y

OPUSCOLI

D I

GIOVANNI BATXKfSA VIGO

RACCOLTI E PUBJBIJOA'2^ D A

CARLANTONIO DE ROSA

MAKCHESE DI VILLAROSA.

NAPOLI i8i8.

PRESSO PORCELLI

Con Approvazione »

VéSSny

Ili

L' EDITORE

A CHI LEGGE

er oìior del vero devo qui far palese un abbaglio in cui sono incorso nella stampa del Kolume de ma antecedentemente pubblicato. Volendo correggere un fallo commesso dal- l' editore della vita di Gio: Battista Vico rapportata nel /. Tomo della Raccoltct degli opuscoli del P. Calogerà^ ove si pone il Vi- co nato nel 1670, io dissi che la sua nasci- ta segui nel 1G60, ingannato dal cattivo ca- rattere con cui era scritta la Fede di Bat- tesimo esistente negli Atti Matrimoniali dello stesso Gio: Battista nella Curia Arcivescovi- le di Napoli nella quale il numero arabico 8 era così malamente formato ^ che sembrava il segno o. Ma riscontrata la Fede di Battesi- mo presso la Parrocchiale Chiesa di S. Gen^

A na-

IV

naro alV Olmo , ox^e il Vico fu battezzato , scritta con carattere più intelligibile , mi as^vidi dclVerrore , e proccurai al momen- to di correggerlo nel miglior modo che si poteva in quasi tutti gli esemplari ; ma se in taluno di essi non si è il primo ab- baglio corretto , fo qui nuovamente pale- se esser nato Gio: Battista Vico a l'ò Giu- gno 16G0, e di esser passato alV altra- vita a t2o Gc'inajo iy\^ di anni 76. Ad evitare però qualunque equivoco stimo qui di pub- blicare la fede del Battesimo estratta da' li- bri della Chiesa Parrocchiale di sopra indi- caia , di' è la seguente :

» Fo fede io qui sottoscritto Parroco ed » Abate della Parrocchiale Chiesa di S. Gen- -ìò naro all' Olmo , e de"^ Ss. Severino e Sos- » SLO di Napoli , come avendo perquisito il M Libro VI il. de' battezzati al fot. 64 ho ri- >5 trovato il seguente not amento n. 5. A w Ventiquattro di Giugno Mille Seicento Ses- » sàntotto 16G8. Gio: Battista figlio di An- 5> tonio di Vico , e di Candida Masullo Con- 5> jugi di nostra Parrocchia , battezzato per •» me sopradetto Rettor Curato di S. Gen- « naro alP Olmo. , Mammana Anna di Gas-

M par-

w pciìTO , nato S ahi) aio 2 5 di detto. Cosi sta >:> notaio ed in fede zr jSapoJi primo Dicem- 53 hre 1818 ;=: Pasquale Carlino Parroco , ed ^ 33 Jhaie x=- Vi è il suggello della Parrocchia Nella Pig* ic)5. di detto Volume al nu- mero 55 do qualche hres?e notizia di Andrea Matteo Acquasfiva Duca di Airi. Ascendo indi* rizzato il medesimo Volume al dottissimo mio grafide Amico Alate Ca^. Iacopo Morelli , ( uliimamente a danno di tutta V Italia^ come quegli che più degli altri ne sostenea il lan- guente letterario decoro^ da cruda morte ra- pito) con quella cortesia , che fra le sue vii- tic non era V ulti ma , si degnò scri<^eiini , e mostrarsi ben grato della dedica da me fat- tagli ^ facendomi grazioso dono di una lette- ra inedita di Andrea Matteo Acquawa scrit- ta ad Aldo Manuzio , la quale mostra sem- pre più con quanto impegno ed amore aves- se questo nobile ingegno napoletano coltivato la letteratura , e la singoiar protezione , die in ogni circostanza manifestava agli uomini di merito. Credo quindi di far cosa gra- ta cu lettori col qui pubblicarla anche per gratitudine alV estinto amico che fu nulli fle- bilior , (juaai milii.

VI

AD ALDITM MANUCIUM ROMANUM VIRVM CLARISSIMUM ATQUE NOBIS INTIMUM.

)) /\.ndreas Matthaeus Aquavivus de Aragonia Aldo » Manutio Romano S. P. D.

» Magna sunt Aide Manuti de tonarum litera-

5) rum studiis merita tua quoniam ii tot annos

» fuere laLores tui in excudendis reeognoscendis-

)) que cum graecis tum latinis voluminibus , ut

» non parum per te liomines latini in utraqué

)) lingua delectati , et locupletati sint : quumqué

» nil aliud continue agas quam in lucem proniere

» detersa ruLigine quos nactus fueris Lonos aucto-

» res , qui diu nescio quo fato , vel cuius iniuria

)) temporis latitarunt , et praesertim graecos qui cum

» a Sila expulsi in aliena patria essent minusque au-

» derent prodire dum a nemine vel àdmodum paucis

» intelligerentur , elficis tu quotidie isto tuo lion€-

)) stissimo conatu , ut exeant in lucem, permittant-

)> que sese tractari a latinis , unde ex frequenti no-

)) biscum eorum consuetudine sint iam iam complu-

)) res qui eos et alloquantnr , et loqnentes prò in-

» geniorum captu accipiaiit , àc non eloquentiam mo-

)> do, «ed in altioribus quoque rebXis discant ab eis

» quae prius nescirent vel scirent depravate : Me-

» rito igitur tibi acceptum literati omnes praedicant^

» et

VI!

et se JeLeie fatentur : quod te fautofe et vindice non solum loquendi libertatem, sed etiam nitoreiu )) illis diu latitantibus accurata doctrìna tua restitue- » ris. Inter quos sum ego non tamquam litei'atus , » sed qui semper literatos amarim, qui niearn liuiusce » debitionis partem prò te tanta et tibi j^ro arbi- M tratu tuo a me exigendam, et mihi prompte exol- » vendum pulera ; quamquam ea bellorum fortuna , )) ii eventus fuerint , ut in isto nostro remigratu pos£ » restituiam corporis liberta tem laceram , et undi- » que discerptam ditionem nostrani offenderimus , )) ofFero tamen tibi res meas qualescumque hae sint, )) immo me ipsum : utque tanto fidenti us bis utaris ^ » iniungiinus tibi ne nostra causa pigeat et docere )> nomlnatim quos nunc graecos autores iu ista tua » operosa officina excussos habeas , quos mìbi tam- » quam denuo in kicem e custodia venienti eligas se- » ponas , ac precium denuncies : quando pecuniani » mox numerandam vel istic ubi es , vel abbi ubi » veHs , iubebo. Ad baec quoscumque in posterum. )j tua incude istis tam speciosis formulis imprimen- » dis paras impensa dignos quaeso singillatim cuius- « libet auctoris volumen unum in pergamene mibi » excudatur , sive magnum sive parvum fuerit , nec )) enim mora ulla quin pecuniam statim mittam sol- » vendam ad te. Et quamquam universos amo , duos )) tamen in primis cupio , Platonem scilicet cùius » opera tametsi a Marsilio Ficino viro in omni do-

)' etri-

vili

)) ctrinarum genere consummatìssimo latina et erudite )) et elegante!" facta sint, multo tamen gratius mihi ì) esset tanti pliilosopliì propriam et patriam ei vo- » cem audire j Deinde Strabonem , nam quem lati- )) nitale donatum liabemus (ni iudicto falliraur) man- » cum , mutilatum invenimus , qui si per te una » cum aliis et graecus et integer exeat , laudem tihi » paries immorlalem , et anctoris illius manibus et » 1 itera tis omnibus facies rem gi^atissimam. Vale et » bonos codices ut facis e tenebris in lucem eriie , » quos possimus in nostra parva ( non tamen pror- » sus incuba ) bibliotbeca collocare. Datum Conver* » sani V. lulj iSo^ (a).

Nella pag. 227 dell' istesso Volume da me pub- blicato , avendo nella nota 66 fatto breve menzione di Monsignor Diego Vincenzo Vidania Cappellan Maggiore in questo Regno dissi , cbe nella Chiesa Parrocchiale di S. Anna di Palazzo ove fu sepolto gli fu mesfsa una lapide sepolcrale ora molto consu- mata dal tempo. Riscontrati a caso gli Opuscoli del nostro Matteo Egizio mi son avveduto , che tale In- scrizione è deir anzidetto chiarissimo Autore , e quin- di credo far cosa grata anche qui rapportarla .

)) D.

(a) Ex Cod. Fatte. Chart. in f. conlinen. varias litcras aufhographas n. f\io'^. p> 1^.

IX

» D. O. M. D. Didaco Vincentio de Vidania Vl- >) ro omnìgena eruditione ac praecipue antiquaria » longe clarissimo. Qui Patriani Oscensem in Hisp. )> Terraconensi Serlorianam Academiam puLlice ju- » risprudentiam professus illustravit . Qui Religionis » quaesitor ac item Censor Panhormi Hispan . Mo- )) narchiam Chronographus et in Supremo Aragonum )) Senatu Regens integritatis et doctrinae uLique fa- » mam adeptus est. Qui R. Neapolitano Sacello per » Annos XXXIX Praef. Episcopales infulas prae- » sertìam Tarentinas ingenti quidem animo sed citra » fastum respuit. Postremo senio confectus Obiit » An. aet. CVIIL XIV Kal. Sept. An. Sai.

» MDf.CXXXII. D. IVarcissus Roder Andrada Ra- )) mirez de Avellano Miles S. lacoLi et Caesar,

» Classiura Inspector Amico B. M. P.

FKOSE ITALIANE.

ELOGIO

D I

VIRGINIA PIGNATELLI BONITO ,

DUCHESSA DELL' ISOLA.

Vi

irginia Pignatelli Napolitana, di Gio: Bat- tista , e di Lucrezia pur Pignatelli , nelP anno l656 nacque nella Famiglia de* Principi di Strongoli , uno de' molti rami di quel gran cep- po, che diffonde la sua chiarezza fin nelP Ame- rica , per P ampia e ricca Signoria del Va- glio , retaggio che in questa Casa , per lato materno, pervenne dal gran Cortese conquista- tore del nuovo Mondo . Giunta appena agli anni dell' umano discernimento fu commessa alP educazione di Suor Caterina Pignatelli sua Zìa nel Monistero detto di Regina Coeli dell* ordine di S. Agostino : e quivi fu nell' arti della pietà , e del signoril costume diligente- mente educata. Tosto, nella prima età di ma- rito , fu data in moglie a D, Giulio Cesare

A % Bo*

4

Bonito Duca dell' Isola , e Consigliere del Re nel' Consiglio detto di S. Chiara : al quale con felice fecondità , e molto più con saggia edu- cazione , diede , ed adornò di nobili virtudi ben otto figliuoli, cinque maschi e tre femine; in ciascuno de' quali ella seppe inspirare una singoiar gentilezza , talché questa virtù sembra loro famigliare . Le figliuole vivono ne' Chio- stri a Dio cons€grate : Il Duca è il sostegno oggi della scuola Cavalleresca : Fra Filippo ha applicato r animo agli Studj , cosi ameni del- la Toscana Poesia, come severi della Filosofia, e delle Matematiche ; e ne coltiva stretta ami- cizia con D. AlessaTidro Riccardi, Avvocato del Consiglio d' Italia in Vienna , e con Agostino Ariani , Primario Professore di Matematiche nel- la Regia Università di Napoli . Due altri figliuo- li cioè Don Luca , e Don Lodovico , vestito V abito Cassinense , sopra P età in quella Reli- gione fioriscono per le dottrine migliori della Filosofia , della Teologia , de* Canoni , e delP Eloquenza : frutti della buona coltura della sag-^ già Madre , che vedova gli educò con quelP arte, la qual sola produce alle famiglie felici- tà. Nella conversazione civile dilettavasi di uo- mini , i quali ad ima grande letteratura unis- se-^

5

sero altrettanta morale virtù ; onde ella fu sti- mata deirua di essere annoverata alla nostra Adunanza di Arcadia col nome di Atalanta Po- liade . Tra costoro fu egli il più frequente il Padre Don Benedetta Laudati , Abate della Tlon- gregazione Cassinense , uomo per dottrina , e bontà di vita chiarissimo , e '1 Padre Tommaso Pagani , ornamento de' Padri delF Oratorio , da' quali volle anco avere gli ultimi ricordi dell' immortalità, nel passaggio eh' ella vi fece in età di s^ettantaquattro anni a d\ i^ Febbrajo P anno 1720. La singoiar pietà de' figliuoli le fecero celebrare sul caclavero un magnificen- tissimo Funerale nella Chiesa de' PP^ Girolami- ni , ove lasciar volle la sua spoglia mortale : la qual pompa servì di stimolo agli spettatori, che in gran numero vi convennero , di ram- mentare con più vivezza di dolore le grandi virtù , delle quali ella aveva adorna tutta la vita : ne men sensibile riuscì una tal perdita alla mentovata Ragunanza degli Arcadi ; del cui cordoglio entrando Noi a parte, abbiam qui proccuratQ di dargli qualche sfogo col mettere alla pubblica vista la seguente Inscrizione Se- polcrale .

A 5 AI-

Alla Saggia e valorosa Donna Atalanta Poliade Di antico sangue E per pregi di Dardo e di Sampogna Nobilissimo Nata: Che a lei mentre visse La riverenza e V onore Di tutti coloro che la conobbero Tesserono Di rare lodi Corona immortale Laufilo Terio Con questa testimonianza Del comun dolore di Arcadia Sopra P onorata Urna Con mente china e casta mano Sospende

EPt

EPISTOLA DEOrCATORTA ,

JPRE MESSA ALLA SIFILIDE DI GIROLAMO FRACASTORO ,

TRADOTTA DA PIETRO BELLf,

AlV Eccellentìssimo^ e Reverendlssinio Moìì^- signore Ernesto de'' Conti di Ilarvach Udi- tore della Sacra Ruota Romana-. Nap. 1701. 8. (1)

p

ercliè , come i libri eli ogni piti sulìlune scren*- za, così quelli di Medicina da chiarissimi Au- tori furono scritti a' potentissimi Re , o altre persoive grandi , come Asclcpiade sommo Filo- so*

(.1) Quantunque la presente dedica si vegga impressa eoi nome del traduttore del Poema Pietro Belli, pare da uno squarcio di essa da me ritrovato fra le Carte del Vico deducesi esserne costui stato l'Autore. Ed oi- ^e a ciò dallo stile , e dalle cose che contiene tutte

uniformi ai pensieri del Vico , clìiàrament* si scorge

averla egli distesa interamente .

A4

8

sofante , Medico , ed Oratore scrisse i suoi a Mitridate Re di Ponto , e '1 famoso Collegio de* Medici di Salerno scrisse il celebre Libro inti- tolato la Scuola Salernitana a Roberto Re d^ Ingbilterra ; sopra questi esempli , e qui ora quello più potente di entrambi , deW incompa-* rabii latin Poeta , o famoso Medico de' suoi tempi Girolamo Fracastoro , che indirizzò la sua maravigliosa Sifilide a Monsignor Pietro Bembo , amplissimo Cardinale ; io ora prendo r ardire di presentare umilmente all' E. V. Re- rerendissima questa Traduzione , la quale ne ho fatto , nella nostra volgar lingua : la qua- le , quanto per se stessa non lo è , tanto per lo merito del celebratissimo Autore , e di essa Opera originale , reputo degna di portare in fronte il Vostro Nome chiarissimo ; anzi stimo far cosa , che se lo stesso Fracastoro vivesse a nostri , avrebbe esso lui fatto , messe in con- tesa ^ o sia contrapposto la nobiltà , l'età , l'eru- dizione di entrambi . Pietro Bembo gentiluomo Veneziano , la quaPe nobiltà di Signori in una Repubblica Aristocratica la più riputata dei Mondo ; Ella nata da una delle più nobili e splendide Case delia Germania , la quale non accolse mai dentro il suo seno Togbe, e Fasci

Ro.

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Romane , le quali comandarono a tutto il Mon- do: quegli vecchio fu creato Cardinale di San- ta Chiesa ; Voi in troppo giovanile età i'nilo Auditore della Sagra Ruota Romana , prossimo scaglione all' amplissima dignità del Cardina- lato : quegli ornato di amene Lettere Lati.ie , e Toscane , cosi di prosa come di verso , on- de fu uno de' maggiori lumi de' Letterati del Cinquecento ; ^'^oi di più ricco di scienze ripo- ste , e sublimi , per le quali già siete in am- mirazione alla Repubblica de^ Letterati . lnij[>cr- cioccbe Ella insieme con V Eccellentissimo Si- gnor Conte Ferdinando , tanto ne"* grandi ta- h3nti , e studj generosi , quanto per lo nobilis- simo sangue germano Fratello vostro , per mol- ti anni in Roma con la direzione del dottissimo Padre Abate D. Celestino Galiani , ora ben degno Arcivescovo di Taranto , e dell' eruditis- simo Signor Canonico Marci , assai ben costu- mato Ajo vostro , essendo stata istruita dopo le cognizioni delle Lingue , delle Leggi Civili, e delle Storie Profane , a meraviglia bene nel- le Matematiche , nelle Filosofie , nelle Storie Ecclesiasficbe, e ne\Sagri Canoni , e sopra tutt' altre nell' ampia Scienza sublime del Diritto Na- turale delle Genti , la quale tutte quasi le dian- zi

zi noverate Discipline , come propria siippelfct- tile , debbono fornire ed adornare . Studio de^o della vostra Anima grande , T erudizione del Diritto , che i'u detto Fas Deonim , le cui leggi sono acclamate Leg€S Generis Humani ^ Leges Aeiernae^ Foedeia Humanae Società- tis ; Diritto , col (jiial« i Vincitori regolano il cieco furore delle armi , e la sfrenata insolen- za delle vittorie; e r vinti ne consolano i dan- ni delle guerre , e la sug sezione delle conqui- ste : il civi Prudente si può degnamente dire Giureconsulto del Genere Umano ; la cui pro- fessione porta di seguito necessariamente la- gloria ; perche ha per fine la. conservazione delP Umana Società, la quaPè tutta l'occupa- zion della gloria: Giurisprudenza incompara- Lilraente più degna sopra quella delle leggi o di Atene, o di Sparta, o di Roma, le tre più luminose città , che fiorirono nella scorsa di^ tutti i tempi, e nella distesa di tutte le Nazio- ni ; i Diritti delle quali furono piccole particel- le di questo Diritto» Universale ed Eterno : Sa- pienza degna del Popolo Romano , della cui grandezza non vide il sole maggior al Mondo; come senza punto di adulazione Virgilio con^ tede a' Greci tutte le belle Arti dell' Ingegno^;

QQTIr

concede le Scienze riposte ; concede la gloria del bel parlare : ma riserba la Sapienza di tal Diritto a' Romani :

Excudent alii spirantla molllus aera : Credo equidem : vivos dacent de marmore

vultus : Orabunt caussas mellus ; Coelique meatus Descrlbent radio; et siirgentla sidera dicent: Tu regere imperio populos^ Romane, memento^ ( Hae Tibi erunt artes) pacique iniponere

morem ; Pare ere subjectis , et debellare super bos . Perchè questa scienza è propria delle Sovra- ne Potenze ; e perciò dalla Romana sapiente- mente praticata , fece tutta la Romana Gran- dezza : ma non è ella professata pubblicamen- te sotto le Monarchie ; perchè i Monarchi la racchiudono dentro i lor Gabinetti : non nelle Repubbliche Aristocratiche ; perchè sol' impor- ta saperla ai loro Senati Regnanti , de' quali 1' anima , con cui reggono e vivono , è il Se-» greto di Stato . E perciò il grande Ugone Grò- zio ne incominciò prima di ogni altro a tratta- re, e per la sua inarrivabile erudizione e dot- trina, che vi abbisognavano, ne divenne Prin- cipe in tale sorta di studj : perchè era cittadi- no

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no di una RepiiLblica libera popolare , nella quale per civil natura cotale Scienza deLLe a tutti essere pubblica ; ove ogni cittadino dee esser ben informato tal Diritto, per coman- dare giustamente o guerre , o paci , o allian- ze , o altra delle parti che ne compiono T in- tiero subbjetto ; che h la cagione, per la quale ne sono erette le pubbliche Cattedre in Olanda, e nelle Città libere di Germania , e non nelle altre Nazioni di Europa : ove da per tutto si legge di Giurisprudenza Privata ; perchè gì*" Imperadori Romani ne chiusero nel Corpo del- le Romane leggi solamente quelle , che trattano della Privata Ragione , e le menome della Pub- blica, che parlano de Iure Fisci ^ e degli Or- dini Civili , e de' corpi delle Arti , e Collegj : onde ninno di tutti gì' Interpreti così antichi , come moderni applicarono V animo a ragionar- ne . Per tutto ciò FÉ. V. Reverendissima colP Eccellentissimo vostro Signor Fratello , indiriz- zando entrambi i vostri magnanimi studj al glo- rioso fine di servire in questa parte alla gloria del nostro Augustissimo Imperadore , a cui par- ticolarmente per la giustizia dell' armi s' inchi- na riverente tutta 1' Europa , e 1' Asia timoro- sa si umilia; si determinarono di fare un Lei- te-

iS

terario Viagi^io , per conoscere gli nomini va- lorosi in sapere , e particolarmente di tal di- ritto : nello che seguiste 1' esemplo del saggio disse y

Qui mores hominum multoritm s>idlt , et urbes; facendo uso per la Sapienza de' fatali erro- ri , e delle fatali tempeste del Mare , clie sonò i bollori e i trasporti della Gioventù, la qual h più tempestosa nella condizione de' Grandi : schivando le Calipsi , le Circi , le wSirene , che sono i piaceri de^ sensi , troppo esposti alla For^ tuna de' Sovrani : superando le rabbie funeste di Scilla e Cariddi , che sono le violente pas- sioni de' giovani , e più de' giovani nati Gran- di ; accortamente schernendo la fierezza ed immanità de' Polifemi , che sono la ferocia e l'orgoglio, i quali sono vizj dei Grandi. Co- si forniti di varia e profonda letteratura , la qual rendete più ammirabile col subhme inge- gno , di che siete a dovizia da una benigna particolar natura dotati ; con una vivace pre- senza di spirito , che vi la vostra naturai Signoria; con una comprensione, che vi ha fat- to la vostra Grandezza ; con un purgato giu- dizio , coltivato da una severissima Critica ; con una somma chiarezza di mente, provenu- ta-

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*tavi dalla Potenza , nella quale siete nati , e cresciuti; della quale è propia la facilità, che vi ba prodotto una signori!' Eloquenza, con cui sponete in una naturale facile, e spiegata com- parsa le più astruse ed aspre materie , delle quali imprendete a ragionare ; le quali virtù della mente rendete amabili e care Con la singolare soavità de'costumi , i quali a meravi- glia temperale di gentilezza e di gravila : con augusti auspicj partiste per lo vostro Letterario Viaggio da Roma ; e giunti qui in Napoli , vi conciliaste la venerazione di tutti i dotti uo- mini , co^ quali entraste in letterarj ragio- namenti ; de' quali sopra tuli' altri mostraste di dilettarvi di quelli , che si facessero d' in- torno a materie di Diritto naturale delle Nazio- ni : con 1* occasione d' uno de' quali essendo- sene l'È. V. Reverendissima ricordata , Ella al lettore di Eloquenza di questi Regj Studj , Si- gnor Giamo attista Vico , che è il primo , il qua- le in Italia n' ha scritto , gentilmente disse , di averne in Roma veduto un di lui libro , che ne trattava ; e gli diede 1' ardire di presen- targlielo il giorno appresso, ed Ella con gran- dezza d' animo gradinne il presente , ed ono- 4'onne l'Autore, Quindi perle rìmanentq d'Ita- lia ,

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Jia, e per Oltramonti destaste di Voi Pnmmi- -razione negli animi de* più grandi letterati di Europa , come del Signor Abate Lo7iguerue{i)^ il quale per 1' ammirabile sublimità del sapere vien riputato il Socrate della Francia ; del Si- gnor Fontenell-e (2), gran Filosofo , e Matemati- co , ond'è riputato uno de' maggiori ornamen- ti delF Accademia Real di Parigi ; de' due ra« ri Ingegni, de" quali va adorna e superba la celebratissima Accademia di Lcjden, voglio di- re del Signor GravQsande (5) , e del Signor Z^/- iìiario (4), il primo assai eccellente nelle Scienze Fisiche e Matematiche , 1' altro nella cono- .scenza universale delle leggi e della storia ; apprendendo da quello , come da vivo e pieno l'onte , le sperienze d' intorno alla Na- turale Scienza, e da questo il Diritto del- la Natura e delle Genti , al qual solo fnie imprendeste si lodevole , e lungo cammino . Formovvi a cotesta sublime , e per parlare con dignità , Eroica Idea di Sapienza la vosti-a splendidissima Prosapia, nella quale, come ru- scelli in fiume , è derivato il Sangue di tante Case Sovrane della Giermania : e come aure fe- conde , vi cospirarono a crescere , germogliare, e produrre le celesti frutta dell' umano , e di- vip Saj^ere i vostri gloriosi Maggiori , per im-

pre-

iG prese di guerra , e per arti di pace chiarissi- mi . E perchè l'ora heu luQgo , e materia pia ampia , che da chiudersi dentro i hrievi confl- m lina lettera, ripetergli da' loro primi an- tichissimi tempi; e perche ad imitare vaglio- no più efficacemente i vicini , e più di tutti i presenti ; cotesti furono un Eminentissimo , e 2>cr dottrina , e per alti maneggi sapientissimo Cardinal Ernesto Adolfo d' Harrac Arcivescovo di Praga, Vescovo di Trento, il quale incari- calo degli affari dell' Imperadore intervenne al Conclave di Clemente X. ; un Signor Conte Fer- dinando Bonaventura d' Harrach vostro Avolo, Maggiordomo Maggiore , e primo Ministro dell* Impcrador Leopoldo di gloriosa memoria : i vo- stri valorosi Zii Monsignor di Hanach Arcive- scovo di Salzhurgo , passato a miglior vita , e 1 Signor Conte Feld Maresciallo Gio: Giusep- pe Conte di Harrach ; invitandovi a generosa gara il Signor Conte Federico Primogenito Fra- tello vostro Inviato per lo Regno di Boemia al- la Dieta di Ratisbona , Ambasciatore alla Cor- te di Torino, ed or incaricato degli più im- portanti affari di S. C. C. Maestà alle Corti delP Imperio ; come anche il Signor Conte Ven- cislao di Harrach Gran Croce della Religione Gerosolimitana, ed in acerba, ^uantuncfue as- sai

*7

sai di senno matura etadc , glorioso Generale delle Galee di Malta, e per essa Religione Anoi- basciatore al Re di Portogallo , ed a questo nostro Eccelkmtissimo Signor Viceré vostro Pa- dre , ed ora Colonnello nel Reggimento del Si- gnor Conte M'Aesciallo vostro Zio . Ma più d'o- gni altro sopra cotesta grande Idea vi ha for- mato col vivo esemplo della sua incomparaLil Virtù, e Sapienza l'Eccellentissimo Signor Con- te di Harrach , odierno Viceré di questo gran- de Reame , vostro Padre degnissimo ;. il quale gloriosamente ostinato del solo, giusto, e diritto, gloriosamente appassionato del solo merito lia promosso sapientissimi Giureconsulti a Regj Mae- strali , dottissimi e Santissimi Preti , e Regola- ri , e tra questi con raro esemplo dentro un anno, e poco più cinque Regj lettori di questa Università a' Regj Vescovadi : e con una sol- lecita vigilanza sopra degli Ordini , con una osservanza religiosissima inverso le leggi , con una pazienza indefessa , e singolare benignità nelle udienze , con una inistancabile industria, sopraiFmo scorgimento, e ammirabil prudenza nel comandare gli affari , con una venerabile gravità nelle risposte , con una sempre a se si- mile, e con tutte l'altre corrispondente costan- za nelle azioni , ne fa godere la pubblica sicu- Tom. II. B rez-

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rezza , non che ne^ luoghi celebri , nelle più diserte Campagne , 1' abbondanza nelle Piazze, la giustizia ne' Tribunali , e la Civil felicità dappertutto . Onde pubblico voto e di tutti , che '1 Nostro Augustissimo Imperadore Re delle Spagne lo vi maatenga al Governo di questo Regno , finche Egli vive , e che viva gii anni di JNestoré . E ben tutto ciò , che cou addolo- rare la vostra modestia , ho di voi detto , e molto anco di più , che noi ne abbiam detto di meno; Sua C. G. M. ha contestato, con aver no- minalo TE. V. Reverendissima alPAuditorato della Sacra Ruota Romana : e ne fa sperare in brieve lo stesso delP Eccellentissimo Sig. Conte Ferdi- nando , formato con essolei allo stesso torno così della Dottrina, come della Virtù. Si com- piaccia adunque 1" E. V. Reverendissima per tutti questi argomenti di gradire con la grandezza dell'animo propia del vostro alto Stato, e Sapien- za questo piccol dono, che riverentemente l'of- fcro in testimone del moltissimo , che con tut- ti i giusti eslimalori delle cose io professo del- la stima . che si dehbe al merito vostro immor- tale . Di V. E. Rgverendissima

Napoli a io Ottobre lyoi,

VmiL Div. ed Obhllgat. Seiv,

PlETftO BjELLI .

PRE-

t9

PREFAZIONE

GIO. BATTISTA VICO.

Premessa alla Traduzione della Sìfdide di Frac a s toro fatta da Pietro Belli Napo- letano impressa in Napoli nel 1701.

» Xl Signor D. Pietro Belli nato da una del- le più nobili famiglie , che illustrano la cit- tà di Lecce , la quale dopo Napoli capitale di questo Regno e per magnificenza di edificj , e ;per frequeiiiia di abitatori , e per isplendore di civili costumi , e per ricchezza di marittimi traffichi è la più riputata ; adorno di buone cognizioni di Filosofìa, assai ben inteso di Lin- gua Latina , e nella Toscana versati ssinto ha tradotto la Sifilide di Girolamo Fracastoro , la quale ora o per elezione, o per fortuna hai tu ora , discreto Leggitore , preso tra le maai . Mi piace di ragguagliarti cosi della cagione , la quak V ha mosso a far questa traduzione >

B a co-

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come del consiglio , che ha seguitato in con- durla . La principal cagione, la quale l'ha in- dotto a ftirla , è stata , per profittare nella Toscana Poesia ; la qual facoltà non può con più util esercizio acquistarsi, che col traduccn- do gareggiare i Poeti migliori della Lingua La- tina , tanto naturalmente eroica , sublime , e grande , quanto è tenera , gentile , e delicata volgarmente la Greca : perchè , cosi facendo y le nobili maniere del concepire poetico restano più altamente impresse nella fantasia col trat- tenervisi molto sopra , e col proccurare di ren- derle nella nostra favella con uguale splendore^ ornamento , e bellezza : ond* è avvenuto , che gli più valoi-osi Toscani Poeti del cinquecento sono stati anche chiari Poeti Latini , come lo furono Giovanni Casa , Pietro Bembo , Gia- como SannazzaiK)^ ed altri. In fatto studio egli , coni* era diritto e ragione , ha ammira- to il Conte deir Ans^uillara in quella dell' E- neide di Virgilio , ed in quella della Tebaide di wStazio /' Eminentissimo Cardinal Bentivo- glio , sommo e sovrano ornamento a nostri della letteratura Italiana in pregio di poesia , quanto lo fu in quello della Prosa 1' altro Car- dinal Bentivoglio , Scrittore delle Guerre di

Fian-

HI

^Fiandra . Con assai diritto giudizio quella del Marchetti non gli è parata di tanto , a cagion che Tito Lucrezio Caro tenne uno stile di ser- nion volgare Latino , dello che meritò pur una somma lode d^ aver portato nella Lingua Lati- na , ed in versi di piìi un' affatto nuova ma- teria Greca : ma a riserva delle poetiche Intro- duzioni a^ suoi libri , e d' una od altra digres- sione , come quella nella nota delicata inimita- bile descrizione della tenera giovenca , che ha perduta la madre , e quella nella nota grande incomparabile ^ ove descrive la pestilenza di Atene ; del rimanente tratta le materie fisiche con uno stile , niente diverso da quello , con cui si sarebbon insegnate in una Scuola Latina di Filosofìa Naturale . Onde s' intenda , quanto taluno , non che degli stili Poetici Latini , sia affatto ignorante di essa lingua medesima ; il quale ragguaglia coloro che non hanno vedu- ta l'opera, che'l Padre QuìnzJ della Compa- gnia di Gesù abbia scritto i suoi nobilissimi Li^ bri de"" Bagni alla maniera di Lucrezio; quan- do ed esso chiarissimo Autore apertamente pro- fessa di avergli lavorati sulP esemplo della Geor- gica di Virgilio, ove tratta poeticamente di es- sa arte villereccia , e l'opera stessa ad ogni sco-

B 3 la^

f ^2

laretto , che lia nella Scuola della Gramatica Virgilio spiegato , manifestaraenle il dimostra Perciò il nostro avvedulissirao Traduttore si ka eletto pili degli altri questo celebratissimo Poe- ta , il quale sol di tanto ha da ceder agli più celebrati Latini , nei tempo ; ma p^r questo istesso egli non dee loro ceder punto in valore, anzi , mi fo lecito dirlo , gli. supera : perchè quelli avevano scritto , quando essa lingua vi- vente fioriva; e questi scrisse, quando per lun- go tratto di secoli era già morta , e scrisse poe- ticamente d' una materia affatto nuova , non che a Latini , a medesimi tempi suoi i e tutto ciò il Signor Belli ha egli fatto per avvezzare r ingegno con simigliante esercizio non solo a parlare poeticamente di ciò che <leve , peroc- ché quel Poeta, che parla di ciò che vuole ^ egli è il triviale Pittor di Orazio , il quale

Scit simulare cupressum; ma^^ anche per accostumarlo af più diffìcile , perchè più grande lavoro della Poesia , il qua- l'è , con la novità della materia sti'ascinarsi die- tro , come necessaria , la novità della locuzio- ne , e con enti'amhe destare la maraviglia , la qual sola passione del cuore umano è quella cj.ie col silenzio acclama allo stil isuLlime . Pe-

a5

rc) egli sembra , cV essa materia non aLbia dell' eroico : ma a chiunque leggermente vi ri- fletta sopra , e combini , fa manifesto eh' ella lo ha pur benissimo . Perchè la Medicina negli antichissimi tempi fu professione di Eroi ; onde tant' erbe ne serbano ancora i nomi fin al d' oggi : Medea co* suoi rimedj vinnovella il suo vecchio padre Esone : la moglie di To- no Re di Egitto ad Elena regala il Nepente : e di esser lo Dio della Medicina fa vanto esso Apollo , il (juale nella Scienza Nuoi^a si è ri- trovato Dio della Luce Civile , o sia della No- biltà : ed a tempi barbari ricorsi ella fu sola- mente praticata da' Grandi Signori , de' quali insigne è Giovanni Signor di Procida , che fu r autore del Vespro Siciliano , e ne serba oggi ancor il nome il suo empiastro ; come altri me- dicamenti pur gli serbano di Re , e di Gran- di, quali sono il Mitridatico, l'Unguento del- la Contessa , ed oggi è celebratissimo purgan- te la polve del Conte Palma ; il qual costume eroico veggìamo rimasto tra Potenti Signori , i quali si gloriano di graziosamente dispensare chi uno, chi altro efficace specifico per gli ma- lori che travagliano la salute degli uomini : e gli Re d'Inghilterra si pregiano di esser Prin-

B 4 ci-

^4

cipl (Iella Real Società Anglica , la quale per lo più si compone di Medici , i quali in quel Reame son nobilissimi ; e la Casa de' Gran Du- chi di Toscana fra le altre pone magnificenza nellti sua Fonderia . Il vero e , ck' €ssa mate- ria è trattata con principj , i quali ora non sod- disfano al buon gusto del lìsicare presente ; percliè r Autore siegiie la vanità dell' Astrolo- gia, e spiega le ragioni naturali di cotal mor- to per qualità ; ma nientemeno vi sfolgora di tempo in tempo alcuni grandi kmii di Fisica , e Medicina . Oltreché questi libri sono necessa- rissimi d'esser rapportati in tutte le lingue vi- venti , almeno per la Storia Naturale d' un tan- to malore , die ha dato il guasto ad una gran parte , ed Ita gravemente infievolito P altra di quasi tutto il genere umano > Ciò sia detto d* intorno all' elezione di tal fatica , che ha fatto con saggio avvedimento il nostro nobil Tradut- tore di tal Poeta : ora mi rimane poc* altro a dire della condotta , che vi ha tenuto . Egli si è ristretto tra gii Autori Principi della Tosca- na favella, particolarmente Poeti, per apparec- chiare alle idee poetiche latine la materia più pura , e l' impronto migliore , che posson un- puemai avere le voci , e le frasi nostre poetiche

Ita^

a5

Italiane . Quindi nel tradurre questi aurei Li- bri ha avuto due cose principalmente dinanzi agli occhi , la verità de' sentimenti per esser fe- dele , e la degnila deW espressioni per esser esatto Traduttore. E per l'interesse della veri- tà , d' intorno alle voci dell' Arte , le quali non Si sanno , che da Maestri delle arti , egli par- ticolarmente nella Botanica , come la prudenza jl richiedeva , si e consigliato con saccenti , espertissimi Professori . Per la degnità poi si è a tutto potere studiato dentro i medesimi trat- ti Latini di dir in volgare ne più , ne meno , altrimenti , per isperimentare quanto pos- sa la nostra rendere del nerbo e vigore che ba la poetica Latina favella : e per ciò fare ha usato , ove la bisogna il richiedeva , alcune maniere antiche , le quali anco senza cotal ne- cessità , a tempo e luogo adoperate, fanno gra- ve e veneranda essa poetica locuzione . Pren- di adunque , o discreto Leggitore , a leggere questa lodevolissima traduzione con animo di compiacertene , il qual animo certamente non puoi tu avere , se non la prendi a leggere al- meno con una indifferente curiosità di veder ciò che dica ; e ti prie^o a giudicarne su questa riflessione , che del tuo giudizio ha a giudica- re

26

re il Comune de' dotti : e non voglio, ne deb- ho , ne '1 voglio , perchè non debbo estimarli, che tu non sappia disccrnere i confini eterni delle cose , le quali tra loro a morte combat- tono , e che si abbia t£Co a ponere in consul- ta la necessità , se tu ami meglio d" approvar- ti appo gP indifìerenti per giudice di cuor di- ritto ed equanimo , o di accusarti per un in- vidioso livido e dimagrato . Vivi l^elice , che i Filosofi diffiniscono con salute e con sa- pienza » .

GIU^

^7 GIUDIZIO

SOPRA

DANTE

JLja Commedia di Dante Alighieri ella è da leg- gersi per tre riguardi : e d' Istoria de' tempi barbari dell'Italia, e di fonte di bellissimi par- lari Toscani , e di esemplo di sublime Poesia. Per ciò che si attiene al primo ^ egli sta cosi dalla Natura ordinato e disposto , che per una certa uniformità di corso che fa la m^nte co- mune delle Nazioni sul cominciare ad ingenti- lirsi la lor barbarie , la (juaF è per naturai co- stume aperta e veritiera ^ perchè manca di ri- flessione, la quale applicando a male , è Puni- ca madre della menzogna ^ i Poeti vi cantino Istorie vere . Così nella nuova Scienza d* in- torno alla Natura delle Nazioni abbiamo Ome* ro essere il primo Storico della Gentilità , lo che più si conferma nelle Annotazioni da noi scritte a queir Opera, nelle quali Pabbiam tro- vato affatto altro da quell' Omero , il qual fi- Jiora è stato da tutto il Mondo creduto; e cer- ta-

28

tamente il primo Storico de' Romani a noi co- nosciuto fu Ennio , die cantò le guerre Carta- ginesi : agli stessi esempli il primo , o tra^ pri- mi degP Istorici Italiani egli si fu il nostro Dan- te . Ciò cli^ egli nella sua Cc/mmedia mescolò di Poeta , è , che narra i trapassati secondo i meriti di ciascuno allogati , o nelF Inferno , o nel Purgatorio , o nel Paradiso , e quivi , q^ual Poeta debba ^

Sic s^erls falsa remiscet , per esser un Omero , od un Ennio convenevo- le alla nostra Cristiana Religione, la qual c'in- segna i premj e i castighi delle nostre buone o cattive operazioni essere , piò che i tempo- rali , gli eterni . Talché le allegorie di tal Poe- ma non sono piò di quelle riflessioni , che dee far da se stesso un leggitore d* Istoria , di trar- vi profìtto dagli aPrui esempli . Il secondo ri- guardo , per lo quale Dante e da leggersi , e\ eh' egli è un puro e largo fonte di bellissimi favellari Toscani : nella qual cosa non e ancor soddisfatto di un profittevol Commento , per quello stesso, che dicesi volgarmente, che Dan- te v' abbia raccolto i parlari di tutti i Dialetti d' Italia : la qual falsa opinione non ha potu- to che indi provvenire , perchè al cinquecen- to.

^9

to , che dotti uomini si diedero a coltivare la Toscana favella , che si era in Firenze parlata al Trecento , che fu il Secolo d' Oro di cotal lingua , osservando essi un gran numero di parlari in Dante , de' quali non avevano affat- to rincontri da altri Toscani Scrittori ; ed al- tronde riconoscendone per fortuna molti ancor vivere per le bocche di altri popoli dell'Italia, credettero , che Dante 1* avesse indi raccolti , e nella sua Commedia portati : che è lo stesso Fato appunto , che avvenne ad Omero , il qua- le quasi tutti i popoli della Grecia vollero che fusse lor cittadino , perchè ciascun popolo ne di lui Poemi ravvisava i suoi natii ancor vì- venti parlari . Ma si fatta opinione ella h falsa per due ragioni gravissime ; la prima , perche doveva pure in quei tempi Firenze avere la maggior parte de' parlari comuni con tutte le altre città dell' ItaHa , altrimenti P Italiana fa- vella non sarebbe stata comune anco alla Fio- rentina : la seconda e , che in que' secoli in- felici non ritrovandosi Scrittori in volgari idio- mi per le altre città dell' Italia , come in effet- to non ce ne sono pervenuti , non bastava la vita di Dante per apprender le lingue volgari da tanti popoli , onde nel comporre la sua

Com-

Zo

Commedia avesse avuto poi pronta la copia di quei parlari , che a lui facevano d* uopo per ispiegarsi . Onde sarebbe mestieri agli Accade- mici della Crusca , cbe mandassero per P Ita- lia un Catalogo di si fatte voci e parlari , e dagli ordini bassi delle città , clic meglio de^ nobili e degli uomini di Corte , e molto più da' contadini , che meglio d-e' piìi bassi ordini delle città conservano i costumi ed i linguagr §i antichi , ed indi informarsi , , quanti , e qua- li ne usassero, e in che signi ficaziane P usasse- ro, per averne essi la vera intelligenza. Il ter- zo riguardo perchè e Dante da leggersi è, per contemplarvi un raro esemplo di un sublime Poeta . Ma questa è la natura della sublime Poesia, eh' ella non si fa apprender per alcu- n'artc . Omero è il più sublime Poeta di quanti mai appresso gli son venuti; ne ebbe alcun Lon- gino innanzi, che gli avesse dato precetti di poetica sublimità . E gli stessi, principali fonti > che ne dimostra Longino , non si possono gu- stare , se non se da coloro a' quali è stato conceduto e dato in sorte dal Cielo. Sono es- si li più sacri, e li più profondi, non più che due ; primo altezza di animo , che non curi altro che gloria ed immortalità , onde disprei- zi

Si

zi e tenga a vile tutte quelle cose che am- mirausi dagli uomini avari , ambiziosi , molli , delicati , e di femmineschi costumi ; secondo » animo informato di virtù pubbliche , e grandi , e sopra' tutte di u^agnanimitii , e di giustizia come senz' alcun' arte , ed in forza della subli- me educazione de' fanciulli ordinata loro da Li- curgo , gli Spartani , i quali per legge eraa proibiti saper di lettera, davano tutto giorno ^ e volgarmente in espressioni cotanto sublimi e grandi , che ne fiireljbono pregio i più chiari Poeti Eroici , e Tragici darne di poche simi- glianti ne' loro Poemi . Ma quello che è piìi proprio della sublimità di Dante , egli fu la sorte di nascer grande ingegno nel tempo della spirante barbarie d' Italia ; perchè gP ingegni umani sono a guisa de' terreni , i quali per lun- ghi secoli incolti , se fmalmente una volta ri- duconsi alla coltura , danno sul bel principia frutti e nella perfezione , e nella grandezza, e nella copia meravigliasi ; ma stanchi di essere tuttavia più e più coltivati gli danno pachi , sciapiti , e piccoli . Glie h la cagione , perchè nel finire de' tempi barbari provennero un Dan- te nella sublime , un Petrarca nella delicata poesia , un Boccaccio nella leggiadra e gra- zio-

ÙZ

aiosa prosa , esempli tutti e tre incomparabili , che si debbono in ogni conto seguire , ma non si possono a patto alcuno raggiungere; ma de* tempi nostri coltissimi si lavorano delle belle opere d' ingegno , nelle quali altri possono er- gersi in isperanza, non die di raggiungerli, di avanzarli . A tutto ciò , crcd'' io , avendo avu- to riguardo N. N. ha scritto le presenti Anno- tazioni alla Commedia di Dante, nelle quali con quel difficil nesso di chiarezza e di brevità fa verisimile la Storia delle cose , o fatti , o per- sone che vi si mentovano dal Poeta , spiega con ragionevolezza i di lui sentimenti , onde si può venire in cognizione della bellezza , o leg- giadria , delP ornamento , o dell' altezza de"* di lui parlari , che è la maniera più efficace per conseguire la lingua de' buoni Scrittori , con entrare nello spirito di ciò che han sentito , e che essi han voluto dire ; onde nel cinquecento per tal via riuscirono tanti chiarissimi Scritto- ri Latini ed in prosa, ed in verso , innanzi di celebrarsi i Calepini , e tanti altri Dizionarj : tralascia ogni morale , e molto più altra scien- ziata allegoria : non vi si pone in Cattedra a spiegare V Arte Poetica; ma tutto si adopera , che la gioventù il legga con quel piacere, che

gu-

gustano le mentì umane , ove senza pericolo di nausearsi apparano molto in breve da' lunghi Commenti , ne' quali i Commentatori a disagio sogliono ridurre tutto ciò eh' essi commonta- no . Perciò le stimo utilissime in questa età par- ticolarmente , nella quale si vuol sapere il, pro- prio delle cose con nettezza e facilità. .

PREMESSA ALLE RIME SCELTE DI GHERARDO

DE AIVGELIS STAMPATE CON LA DATA DI

FIRENZE lyoo. TOM. I. 8.

GIAMBATTISTA VICO

AL LEGGITORE,

T

XI Signor de Angelis quattro suoi Canzonieri, che a lui giovinetto avevano conciliato la sti- ma de' dotti uomini , ha in buona parte sop- pressi , ed in poca rimastavi ha migliorati e contornati ad una forma più luminosa . Lo che certamente , o cortese Leggitore , dovratti recar meraviglia , che non essendo in lui ancora ^ non diciam raffreddato, ira intiepidito P ardor dcir invenzione, e invenzion giovanile , il qual Tom, IL C fer-

34 fervendo , rappresenta le opere troppo confornii all' idee , dalla qiial conformazione , e non al- tronde y nasce il compiacimento ; egli con senii maturezza di senno abbia potuto sconoscere ta- li suoi nobili parti d^ ingegno di fresco nati , i quali naturalmente non si sconoscono che per lunga età dagli Autori già fatti vecchi . Ma cesserai di maravigliartene , se sarai persuaso deir altezza dell' animo , die è ''l fomento , on- de s* accende 1' estro , che debbe infiammare lo stil sublime, con la quale l'Autore , disprez- zando tutto ciò che suol' ammirare il volgo > e 'n conseguenza ogni dottrina o vana , o falsa» che si appaga suU' ammirazione del volgo , le lodi di essi dotti egli non ha per meta , ma per incentivi e sproni al corso , che tiene verso la vera Gloria . Maraviglia bensì dovrà cagionar- ti , che egli ha ciò fatto , ove abbia avuto al- cun brieve tempo di rallentar 1' animo dagli studj severi e gravi o della Scienza, in divini- tà , o da^ lavori delle sacre Orazioni ,. le quali ora , da lui recitandosi , tanta lode gli acqui- stano appresso i Saccenti , quanlxi glien' aveano recato le Poesie . Perchè le cose della nostra Teologia, che superano ogni senso , ed ogni immaginazione , di troppo spossano Poetica

Fa-

o5

Facilità, la qiuilc allora è più grande, ove più vivamente sente, ed immagina: ed appo i Gre- ci , ci Latini furono cosi stabilmente divisi , e fermi , e religiosamente osservati i conilni dell" Eloquenza e della Poesia , che non vi ha pur uno , eh' avesse vi scritto ed Orazioni e Poemi; e di Cicerone, che volle osarlo, ven- nero in tanto discredito , che francamente da Giovenale sono motteggiati ridenda Poemata . Cagion di ciò ella fu., perche vivendo esse Lin- gue ^ e regnando le medesime in Repubbliche popolari , e p;erchè la lingua* de' Poeti dovendo esser diversa dalle volgari de', popoli , onde Ci- ceron disse, Poetae aliena , o , come meglio altri leggono, alla lingua loquuntitr; per quel- la eterna proprietà uscente dalla natura di es.- sa Poesia , ritruovata nella Scienza Nuova , eh' ella fa un parlar naturale de" popoli eroi- ci, i quali fiorirono innanzi di formarsi le Lin- gue Volgari ; perciò gli Oratori si guardarono a tutto potere di comporre in versi, per timo, re che nelle dicerie non cadesse loro inavve- dutamente di bocca alcuna espressione , la qua- le , perche non volgare , offendesse il popjolo , che voleva ben essere informato delle cause , le quali si trattavano , e de' motivi 5 onde do-

C 2 ve-

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ve va più in una , che in altra forma comandar- le : per la cui contraria ragione i Poeti erano naturalmente vietati di esercitare 1' Arte Orato- ria . Ma , quantunque ora nelF Italia non vi sia tal timore , perchè la lingua della prosa og- gi è una lingua comune de^ soli Dotti , e gli stati vi sono quasi tutti monarchici , ove non ha molto che far V Eloquenza per ciò che ne avvisa r Autore del Dialogo , de Caussis cor- riiptae eloquendae , sia egli Quintiliano , o Ta- cito ; pur dura tal distinzion di confini , che tra tutti appena due vi han lavorato Orazioni e Poesie egualmente grandi , Giovanni Casa , e Giulio Camillo Delininio . Gotal riflessione ti può dare certo argomento^ o Leggitore , che'l nostro valoroso Giovane ahhia a riuscire anche un grande Predicatore . Ciò finora si è detto per quello riguarda V ingegno , la facoltà , e ^1 giu- dizio dell^ Autore ; mi rimane poco a dire , per approvartene il costume . Egli aveva ciò fatto per tranquillare la coscienza delle sue cognizio- ni , e veder privatamente tutti i suoi Componi- menti vestiti d' un color più conforme di stile. Ma gli euuici , i quali sopra il di lui animo naturalmente gentile ed ossequioso posson mol- to e per amicizia , e per autorità , e co' con-

for-

57

forti , e co' prleglii V hanno spinto , che lascias- se di nuovo uscirgli per le stampe . Non e per- ciò che contengano cose , le quali sconvenga- no al suo presente più degno stato ; e pochis- simi Componimenti , fatti da lui nella più fer- vida ctade , pur da sensi onestissimi sono av- vivati . Vivi felice .

Giudizio di Giambattista Vico iktorno alla Grammatica di Antonio d* Aronne .

JLia Metafìsica è una scienza , la quale ha per oggetto la Mente umana . Ond' ella si stende a tutto ciò che può giammai pensar V uomo , Quindi ella scende ad illuminare tutte le Arti, e le Scienze , che compiono il subhietto dell' umana Sapienza . Le prime tra queste sono la Grammatica , e la Logica ; P una , che le regole del parlar dritto , V altra del parlar ve^ ro . E perchè per ordine di Natura dee prece- dere il parlar vero al parlar dritto ; perciò con generoso sforzo Giulio Cesare della Scala , se- guitato poi da tutti i migliori Grammatici che gli vennero dietro , si diede a ragionare delle cagioni della Linguai Latina co' principj di Lo-

C 5 gi-

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gica . Ma in ciò veiiHe fallito il gi'an disegno, con attaccarsi a' principj di Logica, che ne pen- sò un particolare uomo Filosofo , cioè colla Lo- gica di Aristotele , i cui principj essendo trop- po universali, non riescono a spiegare i quasi iniuiFti particolari , che per natura vengono innanzi a chiunque vuol ragionare di una lin- gua . Onde Francesco Sanzio , che con magna- nimo addire gli tenne dietro nella sua Mineìva^ si sforza colla sua fauiosa Ellissi di spiegare grSnnunierahili particolari , che osserva nella Lingua Latina; e con infelice successo, per sai- vare gli universali principj della Logica di Ari- stotele , riesce sforzato e importuno in una quasi innumerahile copia di parlari Latini , dei <juali crede supplire i leggiadri ed eleganti di- fetti, che la Lingua Latina usa nello spiegarsi. Ma il quanto acuto , tanto avveduto Autore di questa novella Grammatica ha ridotto tutte le maniere di pensare , che nascer mai possono in mente umana intorno la Sostanza , e le innu- merahili varie diverse Modificazioni di essa , a certi principi metafisici cosi utili e comodi , che si ritrovano avverati in tutto ciò che la Grammatica Latina propone nelle sue regole » e nelle sue eccezioni , Il frutto di una fatta

Grani-

Grammatica è grandissimo , perchè il fanciul- lo , scnz^ avvedersene , viene informato di una Metafisica , per dir così , pratica , con cui ren- de ragione di tutte le maniere del suo pensare; appunto come colla Geometria i giovani , pur senz' avvedersene /apprendono un abito di pen- sar ordinatamente . Per tutto ciò , secondo il mio debole e corto giudizio , stimo questa Grammatica degna della pubblica luce, sicco- me quella che porta seco una discoverta di grandissimi lumi alla Repubblica delle lettere

RISPOSTA

Nella quale si sciogllono tre gravi opposizio- ni fatte da Dotto Signore contra il primo Libro de Antiquissima Italorum Sapientia, ctc. Ovvero della Metafisica degli Antichissimi Filosofi Italiani tratta da' Latini Parlari.

OSSERVANDISS. SiGNOR MIO.

I

ntorno al mio primo Libro de Antiquissima Italorum Sapientia ex Linguae Latinae ori- ginibus erumda , contenente la Metafisica, V.S.

C 4 ^0"

4o

con quella autorità , die tiene sopra di me , mi propone tre importantissimi dubhj .

w I. Cbe desiderereste di veder provato ciò w che a tutta V opera è principal fondamento ^ 53 anzi singolare : donde io raccolga , che nel- w la latina favella significhino una istessa cosa oj Factum e Verum , Causa e Negocium « .

w II. Che vi date a credere, che nel compi- >3 lare questo libricciuolo , io abbia avuto in. x> pensiero di dare anzi uu^ idea , ed un sag- » gio della mia Metafisica , che la mia Me- >3 ta fi sica stessa « .

» III. Che in essa scorgete cose moltissime » semplicemente proposte, che sembrano aver >i> bisogno di pruovaa .

Io con quella mia propria brevità , non iscom- pagnata dalla riverenza , che vi professo , vi rispondo :

L Che le locuzioni , fondamenti principali , anzi unici della mia Metafisica, hanno appo La- tini avuto i sentimenti , che io dico .

II. Che la mia Metafisica in quel libricciuo- lo è compila sopra tutta la sua idea .

III. Che non vi manca nulla di pruova .

I.

I.

Che le voci Verum e Factum , Caussa e

Negocium non significarono appo i

Latini due cose .

E

per quello che si appartiene alle prime due voci , Fedria nell^ Eunuco di Terenzio do- manda Doro :

Cherean^ tuam vestem detraxit tibi ? E questi risponde :

Factum . Soggiunge il giovane padrone: Et e a est indutus ? E 1' Eunuco similmente risponde :

Factum . Che un' Italiano nelP una e nelP altra rispo- sta tradurrebbe , è vero .

Cremete nel Tormentator di se stesso ri- prende il figliuol Clitifone :

Fel liere in convivio quam immodestus

fuisti ? E '1 Siro , che finge andare a seconda del vecchio , conferma ; Factum . >ki perchè potrebbesi qui dire , che ne' rap-

por-

portati liioglii si ragiona di fatti , dove Lefìi può stare factum per quello che noi diciamo , c^li è succeduto , cw^enuto , o altro simigliane te : arrcchiam luogo de' molti , dove si favella di cose , e factum non può altrimenti prender- si , che per verum .

Lo Pseudolo di Plauto^ e Calidoro alterna- tamente ingiuriano il ruffiano Ballione ; e que- sti sfacciatamente afferma , esser tutte vere le ingiurie clie gli si dicono .

SV,Impudice, BA. Ita est. CA. Sceleste.'hh, Dicis vera . "PS . Verhero ,

BA. Quippeni? FS. Furclfer. BA, Optime factum .

Che iiiuno può altrimenti intendere , che , è verissimo .

Ma delle altre due , egli è tanto volgar la- tino , che caussa e negocium significano la stessa cosa , che questo volgar nostro cosa non altronde viene , che dal latino caussa . Onde ciò che noi esplichiamo per cosa , i Latini rendono in neutro genere : e noi diciamo , per cagion d' esempio , buona cosa ^ ciocche i La- tini dicono , bonum , ove i Grammatici suppli- scono negocium . Ma perchè altro è il parlar de' Grammatici, altro quel de' Latini, allo sce-

ve-

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vero , clie ne fa Fabio Quintiliano , per toglier mezzo questa difficultà , andiamo da' latini Scrittori . I Giuri s consulti , fedeli depositar] della latina purità sino a' teuipi più corrotti , la prima idea , che formano nel!' udire questa voce caussa , ella è di negozio , come Pavver- tisce Giovan Calvino nel suo Lessico . On- de la principal differenza , cbe essi ingegnano a' principianti tra il patto e '1 contratto , ella è , che contratto è , dove si contenga il nego- zio , che essi esplicano alcun fatto , come V im- prestito , la determinazione del prezzo alla mer- catanzia, o le solennità delPyinterrogare , e del rispondere ; e perciò il mutuo , la vendita , la ^ stipulazione siano contratti . Per contrario pat^ to è quello , che negozio , o fatto alcuno non contiene ; ma è un semplice trattato di fare , come sono le promesse di dare in prestito , di vendere, di stipulare, e l'appellano essi nude promesse ^ a nudi patti , perchè nudi di cau- sa , nudi di negozio , nudi di fatto . Ma potreb- be alcun dire , queste esser voci d' Arte ripo- sta ; e nostro proponimento fu di trarre V An- tica Sapienza d' Italia dalla favella volgar la- tina . Non resti non soddisfatto costui ; e da in numerabili luoghi de'' Comici , i cui parlari

« son

44

son volgarissimi , ne Irasceglio quel di Teren^ zio xìdV And liana, dove a Panfilo, il qual di- ce , Cremetc contentarsi , che Pasìbula resti in sua moglie ;

De uxore , iiaitt possedi^ nihil mutat Chre- mes \

Cremete risponde ; Caussa optlma est .

Che noi renderemmo in lingua Italiana , il negozio , // partito è buonissimo . La più sot- til dififei^xiza , che si possa mai addurre fra queste due voci , e la rapportata da Quintilia" jio , che caussa significa vtto^ìc^iv , negocium TTffKT'raTiv , chc tauto dire , quanto quella il grosso del fatto , questa le circostanze : lo che non fa , che la voce caussa non importi ciò che noi negozio appelliamo . Credo già , se io non vado errato , che abbastanza since- rato io mi sia per uomo , che abbia punto di rossore , il quale tratti col Mondo letterato con quella buona fede , alla quale è precisa- mente obbligato colui che ragiona e scrive senza addurre luoghi , testimonj , ed autorità : e cosi cotesto vostro dubbio potea ripcfJiare sul credito , che intorno a ciò era vostra gentilez- za di avermi .

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II.

Che la nostra Metafisica è compita sopra tutta la sua Idea .

I

dea compita Metafisica è quella , nella qua- le si stabilisca V Ente e '1 Vero , e , per dir- la in una , il vero Ente ; talché non solo sia il Primo , ma l'unico Vero: la meditazion del quale ci scorga alP origine , e al criterio delle scienze subalterne ; e die questo unico Vero si fermi contro Dogmatici , se mai in altra cosa il ripongono , e contro gli Scettici , cbe non ammettono Vero alcuno . Vi si tratti dell' Idee, che empirono tutte le pagine della Metafìsica Platonica , e degli universali, materia perpetua della Metafisica x^ristoteìica . E perchè in que- sta scienza si va investigando la prima causa , vi si fondi, quale ella sia : e trattandovisi delle cose eterne ed immutabili , vi tenga il maggio- r' e miglior luogo il ragionamento dell' essenze, e della sostanza ; e vi si dimostri , qual sia quella del corpo , quale quella della mente , e, sopra air una e all'altra, qual sia la so- stanza che tirtlo sostiene e muove . E per- chè questa e la scienza , che ripartisce i proprj

sog

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soggetti , 0 le particolari materie a tutte le al- tre ; da lei si derivino le prime definizioni nel- le Matematiche , i principj nella Fisica ; le pro- prie facoltà, per usar Lene la ragione , nella Logica ; V ultimo fme de' Leni , per unlrvisi .^ nella Morale . Queste sono tutte le linee , che aLLozzano il disegno di una intera Metafisica y nella quale , come per Luona proporzion del disegno, richiedesi , die scrivendosi da Cittadi- no di RepuLLlica Cristiana , le materie si trat- tino acconciamente alla Cristiana Religione .

Le origini delle voci volgari latine mi haii messo avanti questo disegno , sopra il quale Ito cosi m<3ditato :

Primieramente staLilisco un f^^er^o , che §1 con- verta col Fatto, e così intendo il Buono del- le Scuole , che convertono con V Ente : e quin- di raccolgo in Dio esser 1' unico Vero , perchè in lui contiensi tutto il Fatto '^^ e per questo istesso Iddio è il vero Ente , ed a petto di lui le cose particolari tutte veri enti non sono , ma disposizioni delP Ente vero . E facendo servire questa Sapienza de' Gentili alla Cristiana , pruo- vo , che perchè i Filosofi della cieca Gentilità stimarono il Mondo eterno , ed Iddio sempre operante ad extra , essi convertivano assoluta-

inen-

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mente il Vero col Fatto. Ma perche noi il cre- diamo creato in tempo , dobbiamo prenderlo cou questa distinzione ^ che in Dio il J^ero si con- verta ad intra col Generato , ad extra col Fatto : e che egli ,^olo è la vera Intelligenza^ perchè egli solo conosce tutto ; e che la Divina Sapienza è il perfetlissuno Verbo ^ perchè rap- presenta tutto ; contenendo dentro di se gli ele- menti delle cose tutte; e contenendogli, ne dis- pone le guise , o siano forme dalP infmito ; e disponendole le conosce, ed in questa sua co- gnizione le fa : e questa cognizione di Dio è tutta la Ragione , della quale V uomo ne ha una porzione per la sua parte ; onde fu delta da' Latini Animai jmrtecipe di ragione : e per questa sua parte non ha F intelligenza , ma la cogitazione del tutto , che tanto è dire non comprende V Inllnito , ma bene il può andar raccogliendo .

Formata questa idea di Vero , a quella ri- duco r origine delle Scienze umane ,. e misu- ro / gradi della lor verità : e pruovo princi- palmente ^ che le Matematiche sono le uniche scienze che inducono il Vero umano : per- chè quelle unicamente procedono a simiglianza della scienza di Dio : perchè si han creato in

un

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un certo modo gli elementi , con definir certi nomi ; gli portano sino all' infinito co' postu- lati ; si hanno stabilito certe verità eterne con gli assiomi ; e per questo lor finto infinito , e da questa loro finta eternità disponendo i loro elementi , fanno il Vero che insegnano : e r uomo contenendo dentro di se un' immagi- nato Mondo di linee e di numeri , opera tal- mente in quello con V astrazione , come Iddio nclP Universo con la realità . Per la stessa via procedo a dar V origine , e'i criterio delle al- tre scienze , e delle Arti .

Quindi confuto non già 1' Analisi , come voi ragguagliate , con la quale il Cartesio pervie- ne al suo Primo Vero . Io V appruovo , e Tap- pruovo tanto , che dico anche i SosJ di Plau- to , posti in dubbio di ogni cosa da Mercurio , come da un Genio fallace, acquetarsi a quello,

Sed quum cogito^ equidem siim. Ma dico> che quel cogito h segno indubitato del mio essere , ma non essendo cagion del mio essere, non m' induce scienza dell' essere . , Poi mi volgo contra gli Scettici , e gli me- no là , dove gli sforzo a confessare , darsi cojjz- prensione di tutte le cause , dalle quali pro- vengono gli eflfetti j che sembra loro vedere :

la

%

fa qiral comprensione delle cagiorà ttUte io pon- go per Primo Vero .

Passo quindi a ragionare de'' Generi^ o guise ^ o modi fi e azioni , o forme come si vogiian di- re , e delle specie , o simulacri^ o apparen- ze , come appellar le volete; e pruovo , forme Metaiìsiche esser le guise , con le quali ciasclie- duna cosà particolare e portata all' attuai suc5 essere da' suoi principj , fin donde da prima si mossero , e da ogni parte , onde si mossero : e Cosi la guisa vera di ciascheduna cosa e da ri- vocarsi a Dio: e per conseguenza i Generi so- no non per unlversalilà , ma per perfezione infiniti : e questo essere il bricve , e vero sen- so del huìgo , ed intricato Parmenide ài Pla- tone ; e questo intendimento doversi dare alla famosa So ala delle idee , onde i Platonici pervengono alle perfettissime ed eterne . Con- fermo ciò dagli effetti , numenmdo strettamen- te i beni , che le Idee , i uuìli , che gli uni- Tersali portano all'umano sapere. Pruovo , che le forme Fisiche sono formate dalle Metati siche; e, poste al paragone , queste vere , quelle fal- se si truovano ; queste simulacri ed apparenze, quelle salde ed intere . Ma perchè gl'impronti portano evidenza di se , raziocinio di ciò c\\q

Tom, li, D si-

5o

significano ; perciò mentre io considero la mia forma particolare , posta nel mio pensiero , non ne posso dubitare in conto alcuno ; ma ad- dentrandomi nella forma Metafisica , truovo es« ser falso , che io penso , e die in me pensa Dio : e cosi intendo in ogni forma parUc-iìare esser T impronto di Dio . Ma riflettendo , che Generi sono nelle Scuole detti Materia Meta- fisica , osservo esser ciò detto sapientemente, se il detto in questo sentimento si prenda , che la forma Metafisica consista in esser nuda di ogni forma particolare : cioè a dire , che ella riceva tutte le particolari forme con tutta la faciltà , ed acconcezza : e quindi raccoglio la forma, a cui debba il Saggio conformar la sua mente .

Prosieguo il cammino, e pruoyo che vera^ an^ zi unica causa e quella , che , per produrre r effetto, non ha di altra bisogno; come quel- la, la qual contiene dentro se gli elementi del- ie cose , che produce , e gli dispone , e si ne forma, e comprende la guisa, e comprendendola, manda fuori P effetto , Questa definizione della causa , non istabilita in Metafìsica , ha fatto cader molti in moltissimi errori , che hanno opinato, Dio oprar come Fabbro , e, le cose

crea-

5i

cveate esser d-* altre cose cagioni , e non più. tosto parti delle guise, che comprende la men- te eterna di Dio . Ma non è da tralasciarsi quello, clic, per non essersi considerata la ve- ra causa , comunemente sono stimate le Maie- maticlie essere scienze contemplative , ne pruo- var dalle cause ; quando esse sole tra tutte so- no le vere scienze operatrici , e pruovano dal- le càuse : perche di tutte le scienze umane es- se unicamente procedono a simiglianza della Scienza Divina .

Indn qua si è formato il capo della nostra Metafìsica ; ora succede il corpo , per cosi di- re : ed entro nel vasto campo delt essenze ^ e col lume delle verità, geometriche acceso al fonte d' ogni lume delP umano sapere , dico la Metafisica , fo vedere P essenza ( perocché il nulla non può cominciare , ne finire ciò , che e ; V '1 dividere è in certo modo finire) fo ve- dere , dico , r essenza consistere in una sostai-- za iiidivisiLilc , e che altro non è , che una indefinita virtù , o uno siiorzo delP universo a mandar fuori e sostener )e cose particolari tut- te : talché V essenza del. corpo sia una indefi- liita virlù , di mantenerlo disteso , la quale a cose distese , quantunque disugualissime vi sia

D 2 set-

sotto egualmente : e questa istessa sia iÀdefinU ta virtù di muovere , che egualmente sta sot- to a moti , quantosi voglia inuguali : la qual virtù eminentemente è atto in Dio . Onde pro- viene . che con somma proporzione si corrispon- dano , quinci Dio , materia e corpo ; quindi quiete , conato , e moto : e Iddio atto sem- plicissimo , perchè tutto perfezione , gode vera quiete ; la materia h potenza , e sforzo ; i cor^ pi , perchè costano di materia , che in ogni punto , e in conseguenza in ogni istante si sfor- za y e impedendosi P un T altro gli sforzi , per la continuità Uelle parti , si muovono : talché moto altro non è, che sforzo impedito, che se esplicar si potesse , andrebhe nel!' infinito a quietarsi , e si ri tornerebbe a Dio ^ donde è uscito . Per tutto ciò la sostanza da gli antichi Filosofi Italiani , in quanto e virtù di sostenere il disteso , fu detta , Punctum ; in quanto di sostenere il moto , Momentum : V uno e 1' al- tro da essi preso per una cosa stessa , q peP una cosa stessa indivisibile . Ed in si fatta guisa vendico alla Filosofia d' Italia i Punti di Zenone , e gli sincero da sinistri sentimenti da- ti loro da Aristotele , seguitato in ciò da Re- nato : e gli fo vedere ess^fe di gran lunga al- tra

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tra cosa , da quella , che fin' ora e stata inte- sa ; che non già il corpo fisico costi di punti geometrici ; onde fu ricevuta con tanto credito r obbiezione ; punctum additiim pancia non facit €Xtensum\ ma, come il punto geometri- co , perchè è stato definito non aver parti , ci le dimostrazioni , che le linee altrimenti incommensurabili , si tagliano eguali ne' loro punti ; cos\ in natura siavi una sostanza indi- visibile , che egualmente sta sotto a' saldi stesi inuguali : talché il punto geometrico sia un* esempio , o somiglianza di questa Metafisica vir- tù , la quale sostiene , e contiene il disteso ; e perciò da Zenone fu punto Metafìsico nomi- nata; perocché con questa similitudine, e non altrimenti possiamo ragionare dell' essenza del corpo; perchè non abbiamo altra scienza uma- na , che quella delle Matematiche ^ la qual procede a simiglianza della Divina .

La serie di queste cose mi mena a ragiona- re de' momenti , e de' moti , per quanto a me- tafìsico s' appartiene .

E pruovo , non isf orzarsi le cose stesse , ma bensì muoversi ; perchè i punti sono i principii de' moti, e i principii de' moti sono i momenti .

Che non si diano moti inetti in natura , ma

D 3 che

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che gli sforzi siano a' moli retti, e die i moti Sono composti di sforzi a' retti . E imn^aginare i corpi muoversi drittamente per lo vano, è di mente imbevuta <lelPerrore degli spazj immagi- nar j .* perchè non solo non si moverehLero a di- rittura nel vano , ma non si moverebbero , an- zi non sarebbero affatto : perche in tanto i cor- pi costano , e sono corpi, in quanto F univer- so col pieno suo gli sostiene , nel pieno suo gli contiene .

Che in natura non si dia quiete : perchè gli sforzi sono la vita della natura , e '1 conato non è quiete .

Finalmente , che / moti non si comunicano; perchè , essendo il moto corpo , che si muove, il comunicarsi i moti sarebbe , quanto che i corpi si penetrassero : e fingere , il <jorpo mosso portarsi dietro tutto , o in parte il mo- to del corpo movente , è molto più , che fin- ger V attrazione .

Ragionato della sostanza distesa , e del 7wo- 'to 5 passo alla cogitante -, e tratto deW jdnima^ o della vita ; delP Animo , o sia del senso ; e deir aria , o etere , detta da Latini Anima ; e pruovo , che V aere del sangue è il veicolo della vita . quel de' nervi del senso ; e che non

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già , come ragguagliate , il moto de' nervi si dcLba al sangue , ma j1 moto del sangue a' nervi ; dovendosi al cuore , che e un' intiero muscolo , ed un^ opera reticolata , moltiforme d' innumerabili nervìcciuoli .

Tento , die P opinione delV anima dè^ bmti fosse conosciuta , ed approvata dagli antichi Filosofi dMtalia, che appellarono bruiuin Vim- mobile .

Ragiono della Sede delV animo , cioè , dò- Te principalmente faccia i suoi ufficj , e T allo- go nel cuore .

Cosi compita la dottrina dell' una , e dell' altra sostanza , passo a vedere della Mente ^ o sia del pensiero : e qui noto Mallebvance , che vuole , Iddio creare in noi l'idee , che è tanto dire , quanto che Iddio pensa in noi ; e nel primo Vero di Renato^ ed ammette per vero , che ego cogito . Ragiono della libertà dell' arbitrio umano , e della immutabilità de* Divini decreti , e come insieme compongansi .

Come appendici di queste cose mi si offeri- scono ìe facultà delP animo ; ed essendo la facultà una prontezza di operare, ne raccolgo, che 1' animo con ciascuna facultà si faccia il suo proprio soggetto : come i colori col veder

D 4 re ,

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re , gli odori col fiutare , i suoni eoa V udire, e così delle altre .

Ragi^ono delia memoria , e dalla fantasia , <j fermo , che sono ima medesima facultà .

Poi derivando da fatti principj la partico- lar faciihà del sapere , dico esser lo Indegno', perche con quesla V uomo compone le cose , le r|uali a coloro , che pregio d' ingegno non hanno , semlìravano non aver tra loro nessun rapporto . Onde T Ingegno umano nel Mondo delie arti è , come la IN' atura nel!' Universo è l'Ingegno di Dio . Con ciò discorro delle tre operazioni delia mente umana ; e do tre Ar- ti per regolarle , Topica , Critica , e Metodo-. Arti , io dissi , e non Facultà , come voi rag- guagliate ; perchè la Facultà è quella , che è indrizzata , regolata , ed assicurata dalP Arte . E qui , del Metodo ragionando propongo i van- taggi della Sintesi , sopra 1' Analisi ; perchè quella iiisegna la guisa di far' il vero , questa va tentone trovandolo .

Finalmente mi fermo in contemplare il Som- mo Facitore ; e fo vedere , che lo sia Nume , perchè col cenno , o per meglio dire con l'istan- taneo operare vuole , col fare parla ; talché le opere di Dio sono i suoi parlari , che dissero

57 Fati', con le lìscite delle cose fuor della nostra opinione è Caso : e perchè tutto ciò , che la , e biiorio per 1' universo , è Fortuna .

E da questa Metafisica fo sparsamenie vede- re , qualmente la Geometria , e P Aritmetica ne prendono certi finti indivisibili : quella il fninto , che si disegna , e questa V uno , che si multiplica; sopra le definizioni de^ quali due nomi la Matematica appoggia tutta la graix mole delle sue dimostrazioni .

Similmente la Meccanica ne ha preso 1' in- divisibil virtù del muovere , il momento , o il conato ; e , fmgendolosi ne' particolari corpi ^ vi innalza sopra le sue macchine .

La Fisica ne prende ì punii metafìsici^ c'ioh V indivisibil virtii dell' estensione , e del moto ; e da' punti , e da' momenti per termini di Mec- canica , o sia di macchine procede a trattare del suo proprio soggetto , che è il corpo mobile. La Morale ne prende /' idea della perfetta mente del saggio ; che sia informe d^ ocjni par- ticolare idea , o suggello ; e che , con la con- templazione, e con la pratica dell'umana vi- ta si meni , come pasta , e si renda mollissi- ma , per così dire , a ricevere facilmente gF impronti delie cose , con tutte le ultime lor

e ir-

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cFrcostanze . Onde provenga quella indifFerenza alliva dei saggio, quella capacilà in compren- dere molli , e diversi aQari , quella destrezza iiell' operare , quel giudizio delle cose secondo il loro merito, e finalmenle quel dire , e quel fare così proprio , clic per quanta altri vi pensi, non possa più acconciamente , ne dir , fa- re: onde tanto si commendano i detti ^ e i fat- ti memorabili degli uomini sapienti .

Da questi stessi principi eli Metafìsica as- se lisce , e si conferma la verità alle Mate- watiche ; e si esplica la cagione , perchè gli uomini comunemente si acquetano alle sue di- mostrazioni : perclìè in quelle essi sono V '^ - tera causa degli eiretti,clie operano; ess' com- prendono tutta la guisa , come opera \ e si fanno il vero in conoscerlo .

E da questi stessi principi , e non altronde nasce la ragione , onde gli uomini pur s' ac- quetano a quella Fisica^ la quale Ja vedere le ' cose meditate con gli sperimenti , clic ci diano apparenze simili a quelle , clie ci la natura : si celie la Fisica si contenta delle ap- parenze , delle quali la Metafìsica sa le cagio- ni ; e la razionai Meccanica promossa da fior d' ingegno si studia lavorarvi le simiglianze .

Ma

59 Ma quel die sopra ogni altra cosa più im- porta, serve alla Teologia Cristiana , nella (jLiale professiamo un Dio tutto scevero da cor- po , nel quale tutte le virtù delle particolari cose si contengono, e in lui sono purissimo at- to; perchè egli solo è atto infinito, ed in ogni cosa finita , quantunque raenoma , mostra la sua onnipotenza ; onde è tutto in tutto , e tutto in quantosivoglia menoma parte del tutto .

Questo è il ristretto , o per meglio dire lo spirito della nostra Metafisica , tutto brieve- mente compreso ; senza far bisogno , eh' il 77- stretto uguagli la mole del libro ; dal quale ogni dotto può agevolmente fare adeguato con- cetto , come tutte le cose cospirino in un siste- ma di Metafisica già compiuta : e non con un mozzo e confuso ragguaglio porre altri , che non han letto il mio libricciuolo , in opinione, che la sia più tosto un' Idea . Oltreché dovean ritenervi a fare cotal giudizio le innumerabili speculazioni , di che , voi medesimo dite , ogni linea , non che pagina essere affollata', e che dove io ho speso tanti pensieri , io non abbia avuto in animo darne un disegno , che quan- tunque vasto si può con poche linee abbozzare; ma che io abbia in effetto voluto dare un'o-

pe-

pera già compita . E mi perdoni pure , che senza che io il meriti , ella mi tratti da no- mo , che con titoli magnifici voglia destare la curiosità ne' dotti, e poi fraudare la loro aspet- tazione . Ma che che siane stata di ciò la cagio- ne, io devo e voglio, particolarmente con voi, pregiatissimo Signor mio , prenderla in buona parie ; e che a voi per la picciolezza del li- bricciuolo sia paruta un' Idea . Ma era pur vostro il considerare , che gli Scrittori utili al- la Rep. delle lettere si riducono a due sorti . Una è di coloro , che vogliono giovare la gio- ventù : ed a costoro e necessario esplicar le co-i se da^ primi termini , esporre spianatamente le altrui opinioni , e rapportarne tutte le ragioni appuntino , o per fondarsi in quelle , o per confutarle : indi addurre alcuna cosa del loro in mezzo , e farne vedere tutte le conseguen- ze , e raccorne fino agli ultimi coroUarj . E questi sono i voluminosi ; e in rapportargli è lecito , anzi debito trasandare moltissime co- se , cioè dire tutto V altrui . Altri sonro , che non vogliono gravare 1' ordine de' datti di più fatica , ne obbligargli , che per leggere alcune poche lor cose , abbiano a rileggere le mol- tissime, che hanno già lette in altrui: e costo- ro

6i

ro mandali fuori alcuni piccioli libri cciuoli , ma tutti pieni di cose proprie . Io sonmi studiato essere in questa seconda schiera : se T abbia conseguito, il giudizio e de' dotti . Se non pu- re , perchè il soggetto della nostra Metafisica sono i Punti Metafisici ; e voi avrete stimato , poco o nulla appartenervi : onde nel raggua- glio ve ne passate seccamente , dicendo ; ragio- na de* punti Metafisici , ne altra parola ne fa- te : perciò a voi forse sarà paruto un' Idea . Ma in questa maniera , che io fo , parlano gli uomini , non le cose ; del che ormai pimto non mi diletto : onde volentieri passo al terzo vostro dubbio .

Ili,

Che ninna cosa proposta manca di pruova .

V.

oi dite , che vi sono moltissime cose , che vi sembrano aver bisogno di pruova . È il giu- dizio in termini troppo generali : e gli uomi- ni gravi non hanno mai di risposta degnato , se non le particolari e determinate opposizioni, che loro sono fatte . Con tutto ciò per V ono- re,

6'z

re , in die devo avervi , voglio far la ricerca , e vedere delle moltissime incontrarne qualcuna.

Un luogo può esser quello : che ciò , che contiene gli elementi delle cose, e le guise co- me son fatte , e in conseguenza le cose, stesse, non pruovasi clie sia mente; ed un gentile Fi- losofo potrebLe dire , clic lo sia un"* infmilo cor- po moventesi .

Ma a costui sta risposto , dove dico , che siccome V uno , virtù del numero , genera il numero , e non è numero ; cos'i il punto , vir- tù delP estensione , fa il disteso , ne e disteso: al quaP esempio or' io *^gginngo , che '1 cona- to , virtLi del molo , produce il moto , ne pe- e moto .

IMa replicherà costui , non aver' altra idea , che di estensione , e di moto ; e pi ima dell' estensione ha idea del suo pensiero , perocché il pensiero sia il moto particolare , che '1 costi- tuisca nelF es.er uomo; e perciò non poter ra- gionare delle altre cose per altri principj , che di estensione e di moto .

E pure a ciò sta risposto , ove notammo , che tanto yiristotele pecca in trattare la Fisica metafisicamente , per potenze ed infinite virtù ; quanto Beìiato , che tratta fisicamente la Me- ta-

6

o

tafisica , per atti e per forme finite . E la ra- gion dell'errore d'entramlji e una; percliè amen- due trattarono delle cose con regola inflnitamcu- te sproporzionata . Perciò Zenone non portò a dirittura 1' una nei!' aitra , ma vi frappose la Geometria, che sola e quella scienza, che trat- ta infmiti , ed eterni fuili ; e col suo ajuto ne ragionò . Perchè P essenza e una ragion d' es- sere ; il nulla non può cominciare , Unir ciocche e : e in conseguenza noi può dividere ; perchè il dividere è in un certo modo fln:re . Dunf|ue 1' essenza del corpo consiste in indivi- si])de : il corpo tuttavia si divide : dunque P es- senza del corpo , corpo non è : dunque è altra co- sa dal corpo . Cosa è dunque ? è una indivisi- bil virtìi , che contiene , sostiene , mantiene il corpo , e sotto parti disuguali del corpo vi sta egualmente ; sostanza , della quale è solamen- te lecito ragionare per principj di quella scien- za umana , che unicamente si assomiglia alla divina , e perciò unica a dimostrare 1' umano vero . Per questa via tentando ragionarne il Gran Galileo nel Primo Dialo ^^o della Scien- za nuova , dalle amenissime dimostrazioni , che ne fa , è costretto a prorompere in fatte pa- role :

■>:> Quc-

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?j Queste son quelle cliiFicuItà , die derivana n dal discorrere , che noi facciamo col nostro }> intelletto fluito intorno agF infiniti , dando- >3 gli cjuegli attributi , che noi diamo alle co- >3 se finite e terminate : il che penso , che sia >3 inconveniente ; j^^^chè stimo , che questi at« ìì tributi di maggioranza , minorità , ed egua- w lilci non ccnvengliino agi" infiniti , de' quali w non si ptiò dire uno esser maggiore , o mi- w nore , o eguale dell' altro ce

E poco innanzi ingenuamente confessa , per- dersi ira ^r Ì7i finiti ^ e ^V indivisibili. Mirò Ga* l'ileo la Fisica con occhio di gran Geometra , ma non con tutto il lume della Metafisica ; e perciò stimò l'indivisibile altro dalP infinito , e parla di più infiniti . Kon sono più infiniti , XiKi uno in tutte le sue finite parti , quaniosi- vogìia inuguali , uguale a se stesso . Uno ò l'Indivisibile ^ perche uno è T infinito : e P in- finito e indivisibile : j)erche non ha in che di- vidersi , non potendo dividerlo il nulla .

Qui appunto costui mi aspetterà , come al varco ; e risponderammi , che tutto ciò ben si avvera in wn corpo infinito; e che lo sia indi- visibile , perche non vi sia vano , o vuoto , in che divider si possa .

E

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E ql^esto varco pure è stato inr>anzi osserva- to da noi : perchè quanlup.que ci abbandoitia- mo nella vasta fantasia d'im^iiifinito corpo , pe- rò il corpo di piccioìissimo granello d'arena non è infinito; e pure contiene una virtù inlinit» di estensione ; p€r la quale voi , dividendolo , andrete all' infinito . Questo è quel , che io dissi , dove ragiono , che Jristotcle sconviene da Zenone in cose diverse , conviene nel me- desimo : egli parla di divisione del corpo , che moto , ed atto ; Zenone parla di virtù , per la quale ogni corpicciuolo corrisponde ad ima estensione infinita . Dividete attualmente un granello d' arena , sempre vi resta a dividere : ma parla ciò che non pensa colui , eh© perciò dica ; il granello' di arena è un c()r])o d* infi- nita estensione ^ e grandezza : perchè all' idea del granello sta attaccata una picciola estensici- Be: e r idea di una estensione indefinita è tut- ta ingombrata dall^ Univèrso . Questo è quel, che io dico in più luoghi , che sono mal con- sigliati coloro , i quali le cose formate vogliou far regala delle informi , Ma allo- incontro è parlare alle cose conforme il dire : nel granel- lo di arena vi ha una cotal cosa, che dividen- do voi tuttavia quel picciolo eorpicelio, vi dà,

E e vi

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e vi sostiene una infinita estensione ^ e gran- dezza ; SI che la mole delP Universo nel corpo del granello di arena non vi e in atto , ma in potenza , in ,virtu . Questo io medito esser lo sforzo dell* Universo , che sostiene ogni piccio- lissimo corpicciiiolo , il quale non e ne Pestea- sione del corpicciuolo , ne l'estensione dell^Uni- verso . Questa è la mente di Dio y pura di ogni corpolenza , che agita e muove il tutto .

Ma costui persisterà, dicendo, aver più evi- denza del pensiero , e dell' estensione , che di qualunque dimostrazion geometrica ; e in con- seguenza queste idee dover' esser regola di tut- to r umano sapere .

Ed a ciò sta risposto ancora , ove è det- to ; che '1 conoscere chiara e distintamente e vizio anzi che virtù delP intendimento umano ; ed ove si e pruovato , che le forme fisiche so- no evidenti , finche non si pongono al parago- ne delle metafìsiche ; ed ove questo istesso si è confermato , clie finche considero me , son cer- tissimo , che se io penso , ci" sono : ma adden- trandomi in Dio , che è 1' unico e vera Ente , io conosco, veramente non essere. Cosi mentre consideriamo l'estensione, e le sue tre misure^

sta-^

67 slabillamo nel Mondo dell' astrazioni verità eter- ne : nia in fatti

Caelum ipsum petimits siultiiia : perchè solamente F eterne verità sono in Dio . Teniamo a conto d^ eterna verità , il tatto è maggior' della pai'ie \ ma ritornati a' principj , ritroviamo falso l'assioma ; e vediamo dimostra- ta tanta virtù di estensione nel punto del cer- chio , per cagion d" esempio , quanta ve ne ha in tutta la circonferenza , attraversando linee per lo centlo , che da tutti! punti della circon- ferenza sieno menate . Conchiudiamla : in Me- tafisica colui avrà profittato , che nella me- ditazione di questa scienza abbia se stesso per- duta .

Sarà forse altro luogo quello , ove non sem- bri pruovata la libertà dell' umano arbitrio , posta F infallibilità de' divini decreti . Ma non devo stimarlo del vostro grande ingegno , che , in leggendo dove io pruovo , che i moti non si comunicano , non abbia facilmente avver- tito una simiglianza , come ciò possa stare : poiché di incomprensibil misterio non possiamo ragionare altrimenti . Onde credo bene , che ella agevolmente abbia rapportato ciò , che ragiono de' movimenti de' corpi , a quel degli

E a ani*

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animi : e come il movimento comune dell' ana diventa proprio e vero moto della fiamma, del- la pianta , della bestia ; mercè delle particola- ri macchine, onde ciascuna di queste cose par^ ticolari ha la propria sua forma; cosi il Divi» volere diventa proprio e vero moto della nostra volontà , mercè delP anima nostra , che e la forma particolare di ciascun di noi: talché ogni nostro volere sia insiememente vero e proprio nostro arbitrio , e decreto infallibile del som- ino Iddio .

Ma a ciò par, che contrasti quel, che i La- tini sentirono de'bruti , che gli vollero immobilu

In risposta potrei dire, che gli dissero immo- bili , i^erchè gli guardarono come mossi daU* aria , e non come moventisi da se : ma per quello , che abbiano poc' anzi ragionato , non perchè mossi dalP aria , si toglie loro il muo- versi per se stessi . Io però non entro a soste- nere cotal sentenza , che i più fidi Interpreti della mente del Cartesio stimano essere una bellissima favola , e solamente da commendar- si per 1' acconcezza de^a sua tessitura .

Ma certamente a Voi sarà paruto proposto^ e non provato, che i corpi non si sforzano. E, vi avrà a ciò spinto la comune do* Cartesla--

ni ,

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ni , elle pongono per prima base della loro Fi« sica, i corpi sforzarsi andar lontani dal centro. Ma uno è lo sforzo nclP Universo , perchè dell' Universo; ed e V indivisibile , centro , che non e lecito trovare nelP Universo , e che den- tro le lin^e della sua direzione tutti i disugua- li pesi sostenendo con egual forza tutte le parti- colari cose sostiene insiemcmente, ed aggira (i). Questa è la sostanza , che si sforza mandar fuo- ri le cose per le vie più convenevoli alla sua somma potenza , le brevissime , le rette ; ed impedita dalla continuità de' corpi , gli muove in giro : e dovunque , e comunque può espli- care la sua attività , forma proporzionata dia- stole , e sistole , per la quale le cose tutte han- no le loro forme particolari : tanto che non è de' corpi lo sforzo allontanarsi dal centro , ma è del centro sostenere a tutta sua possa le co- se . Ma i Meccanici s' han finto questo conato ne/ corpi , perchè ninna scienza bene incomin- cia , se non dalla Metafisica prende i principj:

per^

(i) Le quali due azioni i Latini dissero con un sol verbo t or (j lieo : Axem humero torquet steUis ardeniibus aptum

E 5

70

perclic ella è la scienza , che ripartisce alle al- tre i loro proprj soggetti : e poiché non può darle il suo , loro certe immagini del suo . Onde la Geometria ne prende il punto , e ^1 di- segna ; l'Aritmetica F uno, e 'I multiplica ; la Meccanica il conato , e F attacca a' corpi : ma siccome ne il punto , che si disegna e piìi pun- to ; ne l'uno, che si multiplica , è più uno : così il conato de' corpi non è più conato .

Io non so ad altro pensare : se non forse voi dubitate di quello , come F essenza sia Metafi- sica , e F esistenza Fisica cosa .

Confesso in verità non averlo dedotto da* principj della latina favella ; ma egli in fatti da que^ principj deriva . Perchè existere non altro suona , clie esserci > esser sorto , star -,j$j9^ra\ come potrei pruovarlo per mille luoghi di latini Scrittori . Ciò che e sorto da alcuna altra cosa è sorto : onde F esser sorto , non è proprietà de' principj . E per F istessa cagione non la e lo star sovra: perche il sovrastare di- ce, altra cosa star sotto ; e i principj non di- cono altra cosa più in di se stessi. Per con- trario F essere e proprietà de^ principj : perchè F essere non può nascer dal nulla . Dunque sa- pientemente gli Scrittori della bassa latinità

dis-

71 dissero ciò , die sta sotto sostanza , nella qua- le noi abbiamo riposto la vera essenza . Ma in quella proporzione , clic la sostanza tiene ra- gion di essenza , gli attributi tengono quella delP esistenza . L' essenza noi provammo esser materia metafisica , cioè virtù . Dunque può ciascun per se trarne le conseguenze , la sostan- za è virtù : gli attributi sono esistenza , ed atti della virtù . E qui non posso non notare , che con impropri vocaboli Renato parla , ove me- dita ; Io penso , dunque sono . Avrebbe do- vuto dire ; Io penso , dunque esisto : e , pre- sa questa voce nel significato , che ci la sua saggia origine , avrebbe fatto più brieve cam- mino , quando dalla sua esistenza vuol perve-» nire ali* essenza , cosi ; Io penso , dunque ci sono ; quel , ci , gli avrebbe destato immedia- tamente questa idea : Dunque s>i ha cosa , che mi sostiene , che è la sostanza ; la sostanza porta seco V idea di sostenere^ non di essere sostenuta ; dunque è da se\ dunque è eter- na ^ ed infinita ; dunque la mia essenza è Iddio , che sostiene il mio pensiero . Tanto importano i parlari , de' quali sieno stati Au- tori i sapienti uomini , che ci fan risparmiare lunghe ^erie di raziocinj . E per queste istesse

E 4 ^^^

7^ ragloiM ogli è ila notarsi ancora , quando dal- la esistenza sua vuole inferire 1' esistenza di Dio . Impropriamente esplica la sua pietà : per- chè da ciò , che io esisto , Dio non esiste , ma e : e per gli nostri ragionati principj di Meta- fisica ì' esistenza mia si truova falsa , quando si è pervenuto da quella a Dio ; perchè ella non è in Dio , a ragione che V esistenza delle creata cos€ è essenza in Dio . Iddio non ci è , ma è; perchè sostiene, mantiene , contiene tut- to, da lui tutto esce , in lui tutto ritorna .

Questa è la ricerca , che per soddisfarvi , ho fatto delle moltissime cose , che a voi sembra- no aver bisogno di pruova : non so vedere le altre: priegovi a farmene accorto; ma insieme- mente a considerare queste tre cose . I. Che per vera cagione intendo quella , che per pro- durre r effetto non ha di altra bisogno . II. Che la guisa , onde ciascuna cosa si forma , si ha a ripetere , onde furono mossi gli elementi da prima , e da tutte le parti dell' Universo. III. Che la virtii è lo sforzo del tutto , col quale manda fuori , e sostiene ogni cosa particolare . Teda , non le vostre difficultà tutte si possano sciogliere, con farsi da capo ad una, o a tut- te e tre queste Definizioni , e poi le mi scriva; e divotamente vi riverisco .

75 RISPOSTA

D 1

GIAMBATTISTA VIGO

AW Articolo X del Tomo FIIL del Giornale de'' Letterati d^ Italia-

I

0 mi reputo favorito molto , ed egualmente onorato dalia Replica , clie le SS. VV. Illu- strissime nclP Articolo X. del Tomo Vili, del Giornale de* Letterati d^ Italia hanno scritto contro alla Risposta , che io mandai fuo- ra in difesa della Metafisica , contenuta nel mio Primo Libro De Antiquissitna Italorum Sapienti a ex Linguae Latinae originilms era- enda . Imperciocché , avendo io questa in driz- zato ad un Dotto Signore Anonimo , per di- mostrare che io voleva difender me , non già dar briga a Voi : che quantunque gli esempj di ciò sieno spessi e molti in Francia, in Olan- da , in Germania ; non volea io però esser il primo a darlo in Italia con Voi, i quali tanto bene meritate delle Lettere Italiane , per dub- bio non gli altri , seguendolo attaccassero con- te-

74

tese , se «giammai si sentissero poco Soddisfatti de* vostri rapporti , e gludizj : e perche non sapea di certo qual Signore di Voi avesse concepito l'estratto di quel mio libricciuolo , ed anche avendolo di certo sa])iilo , per vostro , e suo riguardo , non 1' avrei men fatto ; perche non e lecito di scovrire , chi vuole star nascosto , e molto meno chi lo deve , per non ferire la libertà , che liassi a lasciar iutiera ad ini' ordine di Uomini , che sostengono persona di Storici veritieri, e di Giudici spaiisionati de' Letterati viventi : Con tutto ciò Voi , per vo- stra bontà, non avete voluto come per ragion potevate ., che 1' Jnonìmo stesso privatamente confutasse la mia Risposta', ma tutta la vostra Ragunanza , cioè a dire una Università di let- terati Uomini , con la favella comune del vo- stro Giornale , avete favorito rispondere , e si farmi degno in un certo modo , (quando io non lo sono , ne ho ardito , poteva ardire pretenderlo ) di starvi a petto , e del pari »

Mi ha recato maraviglia però ciò , che sul principio scrivete (a) w che io mi sia aggravato»

>:> ed

(a) Pag 3 10.

75 » ed offeso di chi dislese l' estratto , e che trop- ?:» acerbamente mi sia doluto di alcune pic- » ci ole cose , che da Voi con tutta modestia w mi vengono opposte ce . Tanto è lontano dal vero , che io sia di cotal natura o feroce , o delicata , non mi so dire , che avendo io letto quelP Articolo , mi sentii pungere in vero da un qualche legg-iero stimolo di passione ; ma perchè F amor proprio alP ora più ci è nemi- co quando più ci lusinga , non volli ascoltar- la sola; ma portatomi A^\ Signor Matteo Egi- zio^ , che trascelsi tra tutti , perchè più di tut* ti il conosceva ben' affetto alla vostra Assem- blea ; il domandai avendoglielo dato a consi- derare , che esso farebbe se cosi fossesi scrit- to d' un' opra sua ; ed egli , uomo altrimenti di riposatissimi affetti, risposemi , che stimereb- be esser lui posto in obbligazion di rendere ragione di ciò , che esso avrebbe scritto . On- de io non per dolore di aggravio , o di torto alcuno, ma perchè non mancassi all'obbligo mio, mi determinai al difendermi

Di poi la maniera da me usatavi a chiun- que avrà letta quella Risposta , ogni altra co- sa mostra fuorché acerbezza; perchè fui sem- pre di sentimento, che le cose appartenenti al- le

76

le scienze trattar si debbano con sedatissima maniera di ragionare; ed appresso di me è gra- ve argomento , esser nulla , o poco vere le co- se , ove si sostengono con istizza , e con rab- Lia ; ed osservo tuttavia ne' costumi , die chi ha potenza non minaccia , e chi ha ragione non ingiuria . Al piii al più , le filosofiche di- spute , oltre a' lavori della mente , non ammet- tono altro dell' animo , per ristorarsi di tempo in tempo del duro travaglio dell' intenzione , che certi piacevoli motti , i quali diano a dive^ dere gli animi de' Ragionatori esser placidi e tranquilli , non perturbati e commossi ; ed ove abbiamo a riprendere , vi entri a farlo la gra- vità, con la quale possiamo pungere civilmen- te, non offendere da villani: acciocché i fdoso- fi , i quali contendono di cose , che non sog- giacciono all' appetito si distinguano dal vol- go , che difende le sue cose , con la compas- sione , e con 1' ira . E ciò sia generalmente detto per la difesa del mio costume .

Ora passo alle cose , e mi sia lecito primie- ramente domandare vostra buona licenza , se io non sieguo V ordine della Replica vostra ; prima perchè tener dietro con un cammino non mai interrotto alle scritture degli Avversar) ^

egli

77 celi mi pare esser d* uomo pugnace, e clie vt)- glia più tosto opprimere l'oppositore, die rin- tracciare la verità ; alla quale non si tien die- tro per ogni via , ma per quella as^'olittamen- te , che permetlon le cose : Dipoi , perchè Voi medesimi me ne fate ragione , che non segui- taste l'ordine, che io ho tenuto nella Risposta. Vedo la vostra Replica in tutto contener quat- tro parti; {a)l. Una riprensione del ripartimento da me fatto della vostra censura ; in confer- mazione del vostro detto , che in quel mio li- bro si esponga una Idea di Metafisica , non già una Metafisica già compita ; (^)II. L'oppo- sizione delle cose, che vi ho meditato; (<?) III. La confutazion delie origini , che io adduco delle voci , Verum et Factum , Caussa et Nego- cium (d) , e di alquante altre . IV. Un desiderio della condotta , che vorreste avessi io tenuto nel rintracciare 1' antica Filosofia degli Italiani. A me semLra dar coniinciamento a risponder- vi da qncUa parte , che poneste in ultimo luo-

(a) Pag. 3n.

(b) Pag. 3 14. (e) Pag. 3 18. (d) Pa^, 336.

78

go , dalla condotta ; dipoi difendermi la distri- buzione , che feci della vostra censura : quin- di confermare V origini delle voci : e finalmen- te stabilire le cose vi ho meditate . Percliè pri- mo in questa impresa fu il consiglio della con- dotta , alla quale poi seguì T opera : e 1' origi- ni debbon precedere , che mi diedero occasione di meditare le cose .

§. I.

DELLA CONDOTTA DELl' OPERA .

v^Irca la condotta di me onorevolissimamente dite cosi : (a) w Dipoi chiediamo alla benignità di » quelP erudito Signore la facoltà di dir con >:> modestia in questo proposito il nostro senti- ate mento ; cioè , che volendosi riceixare , qual w fosse la filosofia antichissima deir Italia , e' >:> fton era da rintracciarla tra F origini , e si- ■>:> gnificati de' latini vocaboli , la qual via è » incertissima , e soggetta a mille contese ; ma » egli era da procacciarsela in rivangando , e

» dis-

(a) Pag, 336,

79 w (lisotterrando , per quanto si può , i monu- » menti più antichi della vecchia Etruria , on- >3 de i Romani ricevettero le prime leggi , spet- w tanti al governo civile della sua Rcpub- » blica , a' riti sacri della sua Religione . >j Ovvero almeno egli era da ricercare , quali 5:) fossero i principi di quella Filosofia, cui dalla 33 Ionia traslalò Pitagora nclP Italia , la quale w avendo messe le sue radici dov' ora il Sìg, w di Pico fa con tanto di gloria spiccare la w sua eloquenza e dottrina , in spazio assai 33 brieve di tempo , si dilatò per io stesso La- 33 zio ancora « ,

E per quello , che dite delle cerimonie , e delle leggi Romane , io non niego esser cotesti nobilissimi desiderj ; ma ad eguali, e forse mag- giori incertezze sarebbe stata P una , o V altra opera soggetta . Imperciocché ali' una avreb- be arrecato grandissime tenebre ii secreto delia Religione , che sempre , per farla piili venera- bile , fu tenuto in gran conto ; avendosi ad iscoprire mister] , che perciò lo sono , perchè sono difficili ad iscoprirsi . Onde giudico , sa- rebbe stata r istessa fatica , che rintracciarla dalle antiche favole : poiché da^ Poeti i Fonda- tori delle Repubbliche presero le Deità ^ e le

prò-

8o

proposero a temere , e riverire a lor popoli . Ma ciascun sa , quanto in cotal lavoro abbia- no travagliato con infelice successo i Mitologi ,

Il poco numero poi delle leggi regie , che Len poterono di Toscana passar in Roma , e'I non sapere or noi di certo, quali tra frammenti della legge delle XII. tavole esse sieno , a di- stinzione di quelle , che portate di Grecia Leu dieci n^ empirono , faceano non meno difllcile , e contrastata quest' altra impresa .

Ripeterla finalmente fin dalla Ionia , e dalla Pitagorica Scuola , egli non era investigare la Filosofia antichissima delP Italia , ma una più novella di Grecia .

Perchè io da quelle poche memorie , che ci giunsero de' suoi placiti , che son pochissime j ed oscurissime ^ la ripeto s\ da Pitagora , ma non la fo venire di Grecia , e la fo più antica di quella di Grecia . Coneiosiacasache nel Proe- mio di tutta r onera arrecai forte confjhiettu- ra , che in Italia fossero lettere molto più an- tiche delle Greche , a cagioa che P Architettu- ra Toscana è la più semplice dell' altre quattro restanti greche : e V invenzioni tutte su i lor principi sono semplicissime , poi tratto tratto vanno adornandosi , e conipoìiendo . Onde por- to

8t io ferma opiniane, che quando nelP Egitto fia- liva quel giaiidissimo Imperio , che si disten- deva per quasi tutto 1' Oriente , e per F Afri- ca ; dei quale se non fusse venuto in talento a Germanico (rt) di andare a vedere le antichità di quel paese , e tra esse le sue antichissime co- lonne , dove in satri caratteri n' erano le ma- gnifiche memorie scolpite ; oggi noi non a- vremmo notizia alcuna . Il perchè verisimile , anzi necessaria cosa egli è , che gli Egizj si- gnoreggiando tutto il mare interno , facilmente per le sue riviere avessero dedotto colonie , e COSI portato in Toscana la loro Filosolla . E quivi essendo poi sorto un Regno ben grande, e che diede il nome a tutto questo tratto di mar nostro ^ che bagna di Toscana fino a Reg- gio r Italia , forza è che anche fusse visi diffu- sa la lingua , e di questa ne avessero più pre- so i popoli più vicini del Lazia, A questo ag- giungesi quel , che è certissimo , che la scien- za Augurale di Toscana vennesi in R^rma ; e tanto esser favoloso , che J^ urna fos^e ito a scuo- la

(a) Tacit. J, AnnaL

82

la di Pitagora , quanto egli h vero , clie fu il fondatore della Religione Romana .

Per lutto ciò venendomi per dinanxi un gran XiumerOi di latini parlari pieni di profonda sa- pienza ; e non avendo essi , per quel , clie si e ragionato , per loro autori i Greci ; stimai es- sermi aperta una nuova , e sicura via di rin- tracciare, addentrandomi nelle loro origini , l'An- ticliissima Sapienza d' Italia . Alla quale impre- ssa mi stimolò V esempio di Platone , che per ristessa via nel Cratilo tentò investigare l'an- tica Sapienza de' Greci; e ^autorità di M. Gar- rone ^ che quantunque nella greca versatissimo, e di tanta letteratura , che meritò l'elogio , ^o-. ctissimiis , et Romanorum doctlssimus , nelle sue Origini della latina fas; eli a si studia da- re alle voci qualunque altra , fuorichè greca , come per cagion d'esempio , più tosto vuol si dica, -pater ^ da patef adendo semine , che da.

Ora per tutto il ragionato ardisco asseve- rantemente dire , che Pitagora non avesse da Ionia portato in Italia la sua dottrina : perche cotal fu costume de'Sofisti, i quali per far gua- dagno della lor' arte , andavano vendendo per fuora il lor vano , ed ostentato sapere : la qu^'^l

co-

85

cosa dò. P occasione, e '1 decoro al dialogo di Platone , intitolato il Protagora . Ma i Filo- sofi uscivano fuori delle lor patrie , è si porta- vano in lontani paesi , menati dal desiderio d' acquistar nuove conoscenze. E cosi come di- cesi di Platone in Egitto, Pitagora in Italia a cotal fme portatosi , qui avendo apparato Plta- liana Filosofia , e riuscitovi dottissimo , li fos- se piaciuto fermarsi nella magna Grecia in Co* trone , ed ivi fondar la sua scuola. E di que- sto sentimento io sono stato , quando nel Proe- mio-dissi : {a) Ah lonibas aiUem bonam ma^ gnamque linguae partem ad latinos importa- tam Ethrmologica testaiumfaciunt; cioè ^ che poteano servire a rintracciare V antichissima Sa- pienza d^ Italia le origini greche repetite dagli abitatori del mar' Ionio, tra' quali fiorì P Italia- na setta : talché , se vi ha voce latina di sa- piente significazione , che ahhia indi l'origine, ella s^ abbia a stimare , esser stata quella mol- to innanzi portata da- Toscana in magna Gre- cia, e prima che in magna Grecia, nel Lazio. Così con la condotta delle ori«:ini lume

al

(j^) Pag. 5.

F 1

^

al dùgma Pitagorico , clie '1 mondo costi- di numeri , tanto fin' ora oscuro , che or non truova seguaci ; e dal Dogma Pitagorico spie- go l'opinione degli antichissimi Filosofi d^Italia d'intorno a i Punti, i quali poi ìq Zenone ci furono da Jrisiotele gvandissimamente alterati. 1 latini confusero punto , e momento , o per 1* una e p^r P altra voce intesero una stessa co- sa , e cosa indivisibile; per momento propria- mente s' intende cosa che muove . Pitagora disse , le cose costar di numeri : i numeri si ri^ solvono ultimamente nel!' unità : ma 1' uno , e'I punto sono indivisibili y e pure fanno il diviso; quello il numero , questo la linea , e tutto ciò nel mondo degli astratti . Dunque nel mondo, vero e reale , vi ha un che indivisibile , che produca tutte le cose , che ci danno apparen- ze divise . Perchè per 1' istessa via avea io in- vestigato i nostri antichissimi Filosofi aver nel- le lor^ massime , che V uomo talmente opera nel mondo delle astrazioni , quale opera Id- dio nel mondo delle reali tadi . E così il mo- do pili proprio di concepire la generazion del- ie cose, s' apprenda dalla Geometria e dalP A- ritm etica , che non in altro dilFeriscono , che aella spezie delia (juantità > che trattano ; del

lir

8^

rimanente sono una cosa istessa : talché i Ma- tematici conforme vien loro in talento , o più in acconcio , dimostrano una stessa verità or per linee , or per numeri ,

Ma più che difficile , e contrastala , come Voi , altri può stimar questa via inverisimile : perchè i Romani tardi cominciarono a gustare le lettere ; e questa saggia lingua , che io im- magino , doveagli da prima farli dottissimi .

Provi ddi cotesta obiezion nel Proemio , ove dissi per cotal ragione appunto , che i Romani €us ( locutiones ) ab alia dociu natione ac^ cepisse , et impnidentes usos . Perchè tutte quelle , che stimansi comunemente fortune de* Romani , io riduco a questa sapienza , che es- si seppero far buon uso de'frutti della dottrina dell' altrui Repubbliche , e mantenere Tignoran- «a , e per mezzo di questa conservar la ferocia tra' suoi : ne' quali tempi assolutamente essi si stabilirono l'Imperio del mondo , con la distru- zion di Cartagine . Presero da' Toscani la Re- ligione , quantomai tragica , per dirla con Po- libio , imagi nar si potesse ; e quel che più fa al nostro proposito un'Arte di schierar batta-^ glie Sola al mondo , per la quale un Autor sapientissimo di fatta Arte stima essere sta-

F 3 ti

ss

ti invincibili , la quale non potea essere , se non frutto delle mateniaticlie de' Toscani : pre- sero le leggi dagli Spartani , e dagli Ateniesi, due popoli i pili chiari del Mondo , uno per dotlrina, l'altro per virtii : poi spensero affat- to r Imperio , e '1 nome Toscano ; e per tre- cento anni dopo le leggi non ehber commer- cio co' Greci ; stimando esser bastevoli da se a mantenere i buoni ordini , la Religione , e le leggi, con inviolabilmente osservarle: onde pro- venne quella somma loro scrupolosità delle foll- inole . E cosi i Romani parlarono lingua di Filosofi senza esser Filosofi .

Così 1' origini , che io investigando non sono già quelle de' Grammatici , come gli al- tri ad altro proposito fin' ora ban fatto , cbe considerano le derivazioni delle voci : e 1' eti- mologia, cbe essi in gran parte traggono dal- la greca lingua de' popoli abitatori delle rivie- re del mar' Ionio , mi servono sol d' argomen- to , cbe 1' antica favella Etrusca fosse sparsa tra tutti i popoli dell' Italia , ed ancbe nella magna Grecia ; non mi servono per altr' u§o * Ma mi sono dato a contemplare le ragioni , come i concelti de^ sapienti uomini si oscuras- sero , e si perdessero di vista , divolgandosi ,

8; «d irapropriandosi dal volgo i lor dotti parlari. Questo é r arcano , con clic ho stimato po- ter' iscoprire qiial fosse il sapere degli antichis- simi Filosofi Italiani . E cosi stando , per ca- gion d' esempio , su le medesime vostre oppo- sizioni , Caussa in significazion propria deTi- losofi , significa cosa , che fa . I Romani signi- ficarono con questa voce ciò che negozio anche s' appella . Mi pongo in ricerca , come egli potè avvenire , che la voce , la qual significa ciò , che fa , passasse a significar ciò , che ò fatto. pLjfletto altresì, ciò, die nasce dalla cau- sa , appellarsi da' latini effectus , e F efi'etto in sua elegante significazione dinota fatto perfet^ tamente , Non truovo , come queste cose aL- hiano tra loro rapporto alcuno ; e pure sou certo , che le voci non sieno poste a caso . Dun- que hassi a dire necessariamente , che vi fosse stata opinione di que' primi Sapienti , che die- dero i nomi alle cose , che causa fosse ciò , che contenesse dentro di se l' effetto , e con esso fosse una cosa istessa , e '1 producesse con tut- ta perfezione , la qual cosa è assolutamente pro- pria di Dio . Cosi geniis appo Filosofi , dicesi ciò y che nella specie dividesi ; e appo volga- ri significa la guisa ^ o maniera : All'incontro

F 4 ^P^'

88

spevles volgarmente dinota apparenza , filoso- ficamente parte del genere^ o individuo , Con- sidero sotto voci islesse diversissime cose; qual- che ragione d' attacco ha dovuto frapporvisi ; non altrove il rinvengo, che avessero i Sapien- ti autori della lingua opinalo, darsi l'Uno ve- ro , che dividesi in più apparenti unità, talché qucKle fossero apparenze , e simulacri di quel- lo ; e 1' Uno sia la maniera , i più sieno lavori su la maniera : quello vero come originale , questi falsi come ritratti .

Ma con tutto ciò non resterà pure maravi- gliarsi alcuno , come a niun de' Romani nati , e dotti in quella lingua , sia giammai venuto in pensiero per si fatta via rintracciarne l'origi- ni . Io rispondo a costui , a niuno de' medesi- mi cadde in mente d' investigar da Filosofo le cagioni de' lor costumi , ed usanze : Dunque falso è ciò , che ne scrisse un Filosofo stranie- ro P/ii/rtrco? Sciogliamo dunque la maraviglia. Fu spento il Regno Etrusco molte e molte cen- tina] a d^ anni innanzi , che^ Romani coltivasse- ro lettere : la lingua latina dominante a' tempi de' dotti avea oscurate le altre minori d' Ita- lia; il fasto della Romana grandezza sdegnava anche le delicatezze delF Attica , come abbiamo

ve-

89

veduto in Varrone : la loro felicità gli lusin- gava , come suol fare , che tutti i Leni , die essi godevano , fussero proprj , e nativi . Dun- que non è stravagante , ma necessaria cosa , che non riflettessero a quello , die ho io riflet- tuto .

Or mettete insieme di grazia da una parte i più antichi Sapienti del mondo gentile essere stati gli Egizj ; il loro Imperio in Colonie per le riviere del Mediterraneo diffuso ; il potente Regno de^ Toscani in Italia, e le lingue diffon- dersi con gli Imperj ; P Architettura Toscana più antica delle greche ; la Religione più tra- gica , e 1* arte militare più sapiente di venu- ta a' Romani ; sempre essere stati tenuti sapien- ti gli Autori di lingue sagge ; e un gran nu- mero àx voci latine non mostrare niuna ragione de' loro progressi ; ma se si repetono dalle ori- gini , che io ragiono , averle piene di profonda sapienza : dall' altra parte ponete P arcano del- la religione , che non fa di leggieri scovrirsi ; il poco numero , e F incertezza delle leggi re- gie, i pochi, ed oscurissimi dogmi di Pittago- ra ; e giudicate , (jual delle due sia più consi- gliata condotta .

%. II,

§. II.

DELLA DIVISIONE ,

Con la quale nella prima Risposta si partì

la Censuiri , che il Giornale nel to. v.

art. VI. aveva dato della

nostra metafisica .

R

iprendete la divisione , che io nella mia antecedente Risposta feci della vostra Censura; e dite , non altrimenti esser tre P opposizioni quivi da Voi fatte contra la mia Melafìsica ^ ma sol' una ; e propriamente quella , cLe io fo seconda , cioè , che io ahbia dato più tosto una Idea di Metafisica , che una Metafìsica perfet-» ta ; e che la terza , e la prima sieno ragioni della seconda , e non parti , che con la secon- da facciano un'intiero di quel giudizio. E per più chiaramente provare una si fatta proposi- zione , v' aggiiignete le seguenti ragioni , m I. M Perchè noi v^ osserviamo cose non poco trop- pi pò brevemente accennate, le quali e' conver- » ria trattare alquanto diffusamente . JI. Perchè w vi sono cose alquanto oscure , che vorrehbon w più chiaramente esporsi . III. Perchè sembra

» es-

91 w esservi cose puramente proposte , che per al- >3 tre essendo o mal note a' suoi leggitori , o » disputate in tra' Filosofi , sembran ricliiede- w re qualche sorta di prova . IV. ( Il che pe- >:> noi protestiamo , non essere una ragione >j distinta da quella , che s' è addotta in terzo 33 luogo, ma una come appendice della mede- 33 sima) perchè non a tutti e noto, che gli ac- 33 connati latini vocaboli , principale , e unico 33 fondamento della Metafìsica del Slgfior di 33 ySco , abbiano quel significato , che loro 33 attribuisce « ,

Primieramente potrei scusare la cortezza del- la mia mente , che quando io era tutto ad al- tro inteso , avessi contra le regole della buo- na divisione fatto entrare il tutto, che si divi- de, nelle parti, che lo dividono; potrei scusar, dico , questa mia cortezza di mente con la vo- stra comprensione ; e pure Voi nel tempo istes- so , che di ciò mi riprendete , fate il riparti- mento delle cose , che Voi prima nella censura diceste bisognose di pruova , in brievi , in o- scure, e proposte semplicemente , e non pruo- vate , che è tanto dire , quanto bisognose di pruova , sotto le quali comprendete le dispu- ta-

tate ancor tra' Filosofi , ed , oltre a queste > r origini .

Ma io ingenuamente confelTo , che dopo la vostra Replica^ nella quale siete discesi a' par- ticolari , e come giudico , a tutti quelli , che giudicavate proporzionati ad oppormi ; confes- so , dico , che la mia divisione è viziosa . Ma innanzi , perchè le vostre opposizioni erano ge- nerali, io non poteva indovinare, che quella voce Idea volesse significare abbozzo mancan- te di ultima mano nelle origini delle voci , e nelle pruove delie cose propostevi ; e non più tosto, perchè in quel libro non si fussero trat- tate tutte le quistioni , che si sogliono trattare in Metafisica ; come in vero non vi sono trat- tate , ma le sole principali ; onde P altre son coroUarj , che si lasciano raccorre a' dotti di queste cose ; entrasse in ciò la contesa , quali cose debbano essere in Metafisica principalmen- te trattate . Onde par verni così ben partitamene te parlare, come un, che dicesse: Questa fab- brica manca nelle fondamenta : e perchè non vi sono alzate tutte le parti , che la compisco- no , sembra più tosto una pianta , o disegno , che un'edificio compito; ed in molte delle par- ti già alzate manca de' fujimenti .

95

Per tal cagione adunque divisi , come ho fat- to , quella Risposta , e in secondo luogo mi diedi a delineare un' Idea di una Metafisica , sulle sue parti principali , e necessarie compi- ta , sulla quale fusse lavorata la nostra . Ma , poiché ora Voi avete detcrminato la vaghezza di quella voce Idea^ io volentieri con Voi con- vengo del vizio della nostra divisione .

Ptrò a cotesta vostra spiegazione io sono po- sto in obbligo rendervi ragione della brevità. , delP oscurità , e delle cose , che qui solamen- te s^ accennano , e sono ancora tra' Filosofi contrastate .

Dintorno alla brevità dico , che ella qui , an- zi che vizio , è virtù . Imperocché qui non si tratta Fisica , nella quale bisogna una copiosa ed esatta istoria dejle cose naturali , un grande apparecchio di Meccanica , e vi si dee andare con la ragione tentando mille spericnze : non si tratta Geometria , dove bisogna una copia di nomi dilFiniti , di massime incontrastate , <U postulati discreti , e camminarvi dritto , e sen- za salti per istretta e lunga via di dimostra- zioni . Si tratta Metafìsica , nella quale 1' uomo ha da conoscer^ , e spiegare la sua mente , pu^ rissima e semplicissima cosa . Talché a questo

prò-

94 proposito cade molto in acconcio quello y clie si osserva tutto dì, far molto pi ìi profìtto nel- le cose dello spirito Cristiano le meditazioni ? cTie brievemente j)ropongono pochi punti , per li quali r uomo entri in se stesso a purgarsi l'anima, che le prediche più eloquenti, e pi ù spiegate di facondissimi Predicatori . Per Io clic parmi , che Renato sapientemente MQcUtazioni avesse questi studj intitolato , ove le principa- li cose tratta con tanta brevità , che la sua Metafisica si chiude entro poche pagine; e pu- re egli , come ora Voi opponete a me , scrisse con nuovi principj > e nuovo metodo , cose la maggior parte non più udite . Onde il con- siglio di Quintiliano non sembra fare a vostro prò , che pili, conduca talora il dir so\rerchio con tedio y che tacere co% pericolo- il neces- sario', perchè ragiona ivi di narrazione de'iìtt- ti a' giudici , che sono pignoranti de' fatti : ma ove si è proposto ragionare con intendenti, bas- si a osservare quello, sapienti verbum sai est,

DalP oscurità , poiché nasce dal non dilìlni- re i nomi, io me ne purgherò dove me P op- porrete .

Le cose finalmente , che qui semplicenfiente s" accennano , e sono ancor tra' Filosofi con- trae

S5 irastate^ da me si lasciano ad ossa loro a de- terminarsi : porcile mio proposito , fu mandar fuori un libricciuolo tutto pieno di cose proprie, e sarei hen contento di aver provato le mie .

Siane di ciò un' esempio : V ingegno da' la- lini fu ancor detto memoria : n'è Ijeilo il luo- go iìgW Jndiiana^àoxe Parmenone^ che vuol concertare con Miside {a) una gran furberia , le dice,^

Misis , mine opus est tua

Miài ad liane reni expronipia. memoria , aique astutia ,

Quello , che noi diciamo Immaginare , Im- maginazione , pur da' latini dicevasi memora- re ^ e memoria", onde comminisci ^ e commen- tum , significano ritrovare y e ritrovato ^ 6 in- venzione ; per quello pur degno da notarsi al- tro luogo nell' Andriaiia {U) , dove Carino , querelandosi della creduta malignità , e perfìdia di Panfilo , dice:

Boccine est credibile , aut memorabile y

Tanta veeordia innata cuiciuam ut siet ,.

Ut

(ia), Act. 4. Se. 3.. (b) Act, 4. Se. 1.

96

Ut malls gnudeai , et e, E pure r ingegno ò il ritrovatorc di cose mia- Te , e la Fantasia , o la Forza d* immaginare è la Madre dello poetiche invenzioni : lo che non avvertendo i Gramatici ^ dicono molte co- se poco vere dintorno alla Memoiia , Dea de' Poeti , alla quale essi ricorrono ne' loro mag- giori bisogni: e con l'implorare 1' ajuto di quel- la , danno ad intendere al volgo succedute le cose , che narrano ; ma in verità essi F implo- rano per ritrovar cose nuove. Ciò bastami per ritrarre , clie queste voci furono usate in cotal saggio sentimento dagli antichi Filosofi Italiani, che essi opinassero , noi non aver cognizione alcuna , che non ci venga da Dio . Che poi ciò si faccia per via de^ sensi, come yoWc Ari- stotile , ed Epicuro ; & che V imparare non sia altro , che ricordarsi , come piacque falsamen- te a Socrate , od a Platone \ o clie P idee in noi sieno innate , o congenerate , come medita Renalo \ o che Iddio tuttavia le ci crei , come la discorre Malebrance , nel quale volentieri inclinerei; lo lascio irresoluto: perche non vol- li trattare in quel llbrlcciuolo cose di altrui .

S- ni

97

s-

ra.

ITELLE

ORIGINI

vJirca le orìgini delle voci (a), in cotesta Repli- ca , mostrate non esser soddisfatti de' luoglii , end' io conferiiro le prime due pari , e dubi- tate di alcune altre seguenti. E primieramente non vi appaga il luogo di Plauto , dove optime factum , spiego adprime verum : e replicate , che a quella ingiuria Furcifer , che gli dice Pseudolo , JBallione risponda , optime factum ^ cìoa ^ fu fatto aerassimo^ j^er fatto con som-

ma ragione

Ma dubito fortemente , che la buon' aria del jmrlar latina non permetta fatta spiegazione; a cagion che un tal sentimento sr suole spie- gare con- la frase jiòre factum , non bene fa- cium : poiché noi vediamo usarsi la frase be- ile factum , ogni qualunque volta ci vien nar- rato avvenimento di cosa desiderata . Onde in infiniti luoghi de^ due Comici all'udire liete no- ve!-

(a) P. 320.

98 velie , sentiamo rispondere da clii se ne ralle- gra , o congratula , bene factum , bene , in- quam , factum , bene , ita me Dj ameni , fa- ctum ; che si renderebbe in Italiano , io ne ho un gran gusto . Onde al più al più quel luo- go si dovrebbe per cotesta verso spiegar così che ali"* ingiuria , la quale gli dice Pseudolo di P ortaf orche ^ Ballione risponda, oh che gran- dissimo gusto , che mi hai tu dato !

Talché seguendo cotaP interpretazione , sem- bra nulla conferire al vostro prò quelP altra , che gli date , Egli è {ferissimo^ ciò essere ot- timamente fatto , e tutto ciò , che in conferma- zione ne adducete deirAristotelico di buon gusto Onorato Fabri (a) (6). Perchè tutto ciò avrebbe luogo , se Ballione avesse risposto juj'e factum^ e per la serie delle prime risposte tutte dino- tando verità , ita est , ^*era dicis , quippini ? quest' ultima si enuncierebbe ; egli è i>ero , ciò esser inerissimo , della q^uale enunciazione non si può immaginare ne più inutile, ne più vana.

Della voce caussa opponete , che dovrebbe significare negozio , non come dall' Oratore , e dal Legista si considera , ma come dal Me-

ta-

(a) P. 319,

99 tafisico In seiiliiiicnto della cagione, ed in spe- cie dell' efficiente ; talché come in Cicerone si legge , in seininlbics caussa est arborum , et stir piani , e appo Virgilio ,

Felix qui potuit rerum cognoscere caussas\ isi avesse potuto latinaijaente sostituire la voce negocium .

Della medesima maniera vorreste , che io avessi addotto luoghi , dove la voce gcnus si- gnificasse ybr/wa , quale i Fisici intendono ; e la voce specics significasse quello , che da'Fi- losofì Individuo s' appella .

All' una e all' altra di coteste opposizioni cre- do già essersi soddisfatto , dove ragionammo della Condotta : perchè in cotal guisa , nella quale Voi richiedete da me le pruove delle ori- gini , io avrei ritratto P antica Sapienza d'Ita- lia da esse voci latine , non dalle origini loro, che è il mio argomento .

Quel che di più mi opponete , che la parola anima in sentimento di aiia cijli vcnsa dal greco , appo quali l' aria mossa fu detta «yf- /zos : onde io malamente ne faccia autori i Fi- losofi Italiani .

Egli pure per tutto il ragionato della Con- dotta sta risoluto : perchè dalle pruove ivi

G 2. fat-

100

fatte facilmente si può dedurre , clie quegli E- gizj antichissimi , che naandarono in Italia co- tal voce in cotal sentimento , 1' avessero pari- mente mandata in Grecia ; e cosi essersene tutte e due queste nazioni servite , senza aver- ne alcun commercio tra essoloro .

Ma è bisogno , che io vi nieghi quelP altro poi , che Lucrezio da' giardini di Epicuro trasportò nel Lazio la distinzione delle voci animus , et anima , con quelle loro eleganze , che anima vis>amus , animo sentiamus : al qua- le proposito adducete i suoi leggiadrissimi ver- si , e ne inferite , che sia dottrina forastiera ^ non nativa d' Italia .

lo pur lo dis«i ragionando dell' eleganze di queste due voci {a) ; Eie ganti a duum horum verborum animus et anima, quod anima viva^ mus , animo sentiamus tam scita est , ut T. Lucretius eam velati in Epicuri hortulo na- tam vindicet snam ; ma la voce sfeluti impor- ta improprietà . ]Ne in vero Lucrezio potea di Grecia ripeterla : perchè essi con la voce istes- sa 4''xi significano e 1' uno e 1' altro , e quanr do essi ragionano d'immortalità, che da^La-

(a) Cap. 5. P. 88.

101

tini dicesi animorum , non animarutn , essi usano la medesima . wSicchè il Fedone , dove ex professo si tratta , de hnmort al itale ani-* morum , è intitolato tt^^** ^v^iìs . Oltreché Lu- crezio trovò questa eleganza di voci in filoso- fici sentimenti ab antiquo correre per le boc- che Romane , molto innanzi che esso vi portasse P Epicurea Filosofia .

Sol mi rimane intorno a' versi di Lucrezio soggiungere , che quel torno gagliardo , con cui ritondate quel sentimento . w Ma a chi non w è noto , che sovente i vocaboli sentio , et » sensus appo latini hanno il significato me- » desimo , che intelligo , et intellectio , judi^ M co , et judicium ? potevate appianarlo con riconvenirmi, che io medesimo anche nel mar- gine del §. de sensu (a) , dissi ; latinis omnia mentis opera sensus ^ e ne vado investigando le cagioni .

Ma ritornando all'origini, quella però che Intel- li gere (b) , in significazione di raccoglier tutto ^ e di apertamente conoscere ^ è combattuta da

Voi

(a) Pag-, 104. Cb) Pag. 332.

G 3

102

Voi rcn V niitoiita de' Gramatid , iieppur , se- guendo la loro etimologia, sembra essere stata abbattuta . Imperocché la parola i?itel/ige?;e , non viene da inUis legere , che sarebbe Inter- iiauiente raccogliere : onde Voi ne inferite per assurdo , cbe sarebbe V Intelligenza propria dell' uomo , non già eli Dio : ma viene da interlego , fatto più dolce intellego , presa la proposizione Inter , non in sentimento di fra- mezzamento, sicché significasse trascegliere tra le molte le migliori cose , cioè a dire , le vere ; ma in significazione di accrescimento , o di perfezione , come il dimostrano le voci inter- minari , minacciar fortemente , intermortiius , morto affatto , interficere finire un di ferite ; interdicere apertamente ordinare , che non in- tendendo alcuni Interpreti delle leggi , molto divagano dal vero dintorno I' origine della vo- ce Interdictum ,

Rimane finalmente per quello , che riguarda questa parte òeWe origini ^ da non doversi tra- scurare quella , che voi chiamate Questione di nome {a) , se la Topica , Critica , e Metodo abbiano a dirsi arti , non facilità .

Per-

ca) Pag. 3 18.

io5

Perchè non altronde proviene la difTiciiltà , che i latini hanno avuto di rendere in loro idioma la voce p'viropiK^i ; gli ajiiti della quale fanno comunemente Natura , j4rte , ed Eser- citazione , cioè che la natura la promuove , r arte P indrizza , P esercitazione la conferma : e péTOft; appo Greci non significa Maestri deL P arte , ma Oratori : i quali certamente non sono da stimarsi , se non hanno acquistato quel- la faciltà di ben parlare , che possano alP im- pronto patrocinare con eloquenza le cause. Tal- ché trattando io in quel libro di solliii diffe- renze , che si hanno da osservare circa la pro- prietà delle voci , m'importava non confonder- si , particolarmente quando io ex professo le distingueva per le gravi conseguenze , che ne provengono : come una quella ^ che V uomo con ciascuna facultà si fa P oggetto proprio di quella . Onde puossi dare il fondamento a tut- to ciò, che ragiona per vie non tentate innan- zi da altrui Barone Flerb erto {S)t\qÌ suo Whvo de Veritate ; che ad ogni sensazione si spie- ghi , e manifesti in noi una nuova facuìtà , che è il maggior argomento di quella Metafisica.

Chiudo questa parte di ragionamento con quel fine , che io feci proprio di questo luogo

G 4 nel-

io4

nella Blsposta {a) , e Voi avete fatto fine di tutta la vostra Replica {b).\ che non poteva la vostra gentilezza riposare sul credito di quello , che io ne affermava : perchè 53 oggidì si è appresa >:> massima , che è assai pericoloso nelle cose w filosofiche di voler fondare il suo sapere , w anzi sul credito di chi che sia , che sulla for- za ed evidenza delle ragioni . Perchè io ve ne pregava , non dove trattava delle cose , e delle loro cagioni , dove è da osservarsi reli- giosamente la massima ; ma di voci , e delle loro origini , nelle ,cjuali signoreggia V uso , e V autori Iti .

§. IV. Delle cose meditate.

V.

eniamo finalmente alle vostre opposizioni ^ che esse cose , che io in Metafisica ho medi- tate , riguardano : la qual parte importa assai pili di tutte le tre altre unite insieme : perchè

la

(a) Pag. 9.

(b) Pag, 335.

io5

la contesa del riparti mento della vostra Censura latto nella mia Risposta e una questione del giudizio di un uomo , che nulla o poco im- porta alla somma delle lettere ; le due della condotta , e delle origini possono essere per avventura prese per contese d'ingegno, che ne* ritrovati più stravaganti , e ne' maggiori para- dossi suole riportar maggior lode ; ma questa che riguarda i principi delP umano sapere ^ questa si che dee , e merita riputarsi di alto e gravissimo affare ,

Però innanzi di entrarvi non posso far di meno non mostrare il mio rammarico , che in nulla mi avete fatto favore ài quello , nel line della Risposta (a) vi avea pregato; che innanzi di avermi a fare altre difficiiltà, oltre a quelle, che io mi proposi , e risolsi , aveste avuto dian- ni agli occhi quelle tre Definizioni della cau- sa , dello sforzo , e della guisa , e vedere , se forse ad una , o a tutte e tre ricorrendo , si potesser mai sciorre .

Ora Voi mi opponete (^), che io dica cose per

dia-

(a) Pag. 44.

(b) P«g. 326.

loG

diametro opposte : che nel tempo istesso , die ripraovo V Analisi di Ptenaio , con la quale egli si a rintracciare la prima sua verità in Metafisica, insiemcmente l\ipprovi^ e in con- seguenza non la confuti , wa la biasimi .

Con buona vostra pace , in ciò è bastante rispondervi con solo replicare ciocche in quel libricciuolo ne ho scritto (a) . Io concedo quel metodo esser buono a rinvenire i certi segni ed indubitati del mio essere , ma non esser buono a ritrovarne le cagioni (/>>) . Io nella Risposta definii cagione quella, che per produrre l'effet- to non ha di cosa forestiera bisogno . Di fat- ta definizione immedialo corollario è , che la scienza h aver cognizione di questa sorta di causa . Dunque il Criterio di avere scienza ^i una cosa , è il mandarla ad elFetto ; e che il pruovare dalla causa sia il farla ; e questo essere assolutamente vero , perchè si converte col fatto ; e la cognizione di esso , e la opera- zione è una cosa istessa . Questo Criterio è in me assicurato dalla scienza di Dio (c\ che ò fon- te

(a) Cap. I. §. ?.. cap. 36.

{h) Pag. 44.

(e) C'aj). I. pag. 14.

107 te e regola fi' ogni vero : e questo Criterio mi assicura , che le scienze umane sono unicamen- te le Matematiclic (a) , e die esse unicamente pruovano dalle cause : ed oltre a ciò mi la distinzione delle altre , che sono notizie non scientifiche , ma o certe , per via di segni in- dubitati , o probabili per forza di buoni ra- ziocinj , o verisimili per la condotta di conghiet- ture potenti : Volete insegnarmi una verità scientifica , assegnatemi la cagione , che tutta si contenga dentro di me ; che io m' intenda a mio modo un nome ; mi stabilisca un' assio- ma del rapporto , che io faccia di due , o più idee di cose astratte , e in conseguenza dentro di me contenute; partiamoci da un finto indi- visibile , fermiamoci in uno immaginato infinito ; e voi mi jDotrete dire , fa del proposto teorema una dimostrazione , che tanto h a dire, quanto, fa vero ciò , che tu vuoi conoscere ; ed io in conoscere il vero , che mi arete proposto , il farò ; talché non mi resta in conto alcuno da dubitarne , perche io stesso 1' ho fatto . Il Cri- terio della chisiì'a e distinta percezione non

Vài

(a) Cap. L §. 1. pas;-. i6.

io8 mi assicura della cognizion scientifica ; perchè usato nelle fisiclie , e nelle agibili cose , non mi una verità dell' istessa forza , che mi nelle Matematiche . Il Criterio del far ciò , che si conosce , me ne la differenza ; per- chè nelle Matematiche conosco il vero col far- lo ; nelle fisiche , e nelle altre va la cosa al- trimenti .

Ma i Cartesiani dicono , egualmente con chiara e distinta percezione conoscere essi , che ove sieno tre misure , i{>i sia corpo come co- noscono il tatto esser maggior della parte . Domando , perchè da questo assioma matema- tico nasce una scienza , nella qnale -tutti con- vengono ; e da quello Fisico nasce una defini- zione , che gli Epicurei , per difendere il lor vano , la ci combattono ? Questa sorta di con- futare non è biasimare 1' Analisi di Renato , ma più tosto farle giustizia ; e cosi V appruo^ vo nella ragione , che ha , la disappruovo in quella , che si vuole usurpare .

Mi opponete altresì (^)w che non trovate nep- w pur vocaboli negli antichi Autori ; che Ze-

>3 720-

I II !■■ I

(a) Pag. 3o5.

109 » none , e gli Stoici insegnassero i miei punti >5 metafìsici .

Confesso in verità (flt), che datamene P occa- sione di meditargli dalla significazione delle due voci puncium , et momentum , io rivolsi il pensiero a Zenone. Perchè ho sempre stimato, che siccome l'appoggiarsi tutto all'autorità, è camminare da cieco in Filosofìa; e fidarsi tut- to al proprio giudizio è un^ andarvi senza nes- suna scorta : cosi V autorità dehha farci consi- derati a investigare le cagioni , che mai potes- sero gli Autori , e massimamente gravissimi , indurre a questo , o quello opinare . Io avea , come tutti hanno , in grande stima quel Filo- sofo , e particolarmente nelle cose di Metafisi- ca: dall'altro canto considerava la sua senten- za de' punti come Aristotile la ci rapporta , troppo improhabile; che'l corpo costi di punti geometrici, che è tanto dire, quanto una co- sa reale comporsi di cose astratte . Quindi mi diedi seriamente a meditare, quali ragioni mai potessero far probabile cotal sentenza. Di Gre- cia mi ricevetti di nuovo in Italia a Pitagoray

che

(a) Cap. IV. §. 1,

110

die stimava le cose costar di numeri ^ che iu im cerio modo sono delle linee più astratti . Quindi riflelleudo al grandissimo credito , che ehbero di sapere questi due*Principi di Filo- sofiche Sette ; e con la loro autorità , e con gli significati delle voci punctiim , e momen- tum , mettendo insieme quel che ora aggiun- go , che da' Latini diceasi i^/\y , ciò che noi di- ciam quantità*, e l'essenza^ che noj diciamo, essi con le voci vis^ et potestas spiegavano (a): e aggiungendovi la comuu de' Fdosofi , che pongono 1' essenze in cosa indivisibile , ed im- mutabile: e fermando tutte queste riflessioni so- pra quello, che per l'istessa via già su i prin- cipi *^vea meditato (Z>) ; die talmente 1' uomo opera nel mondo dell'astrazioni, come Iddio nel mondo delle cose reali : ne dedussi da tutto ciò in conseguenza , che 1' unica ipotesi , per la quale dalla Metafisica nella Fisica discender giammai si possa , sieno le matematiclie : e che il punto geometrico sia una simigli?fuza del Metafisico, cioè della sostanza ; ^ che" ella sia

co-

ca) Cnp. IV, pag. 53. (b) Cap. 1. ^

I li

cosa, che veramente è, ed è indivisibile; dia ci , e sostiene dislesi ineguaìi con egiial forza : perclie per le dimostrazioni del Gcz- Uleo , ed altre piene di maraviglia , le di- suguaglianze quantosivogliano grandi, ritiran- doci al lor principio indivisibile, cioè appunti , tutte si perdono e si confondono . E così i' es- senze delle cose tutte sono particolari divise virtù eteree di Dio , cìie i Romani dissero Dli imnioriall , le quali prese tutte insieme atto , intendiamo, e veneriamo uno solo Dio potente il tutto . Se avessi volute se£>uire la sola au- torità , avrei dato negli alteiati rapporti , die fa Aristotile della sentenza di Zejione: se a- vessi voluto seguire il solo proprio giudizio , r avrei trascurata con tutti gli altri. Voi or desiderate autori di questo sentimento, che a Zenone . Io vi il medesimo non alterato da Aristotile , non improbabile , come giare ; ma vendicato da* sinistri sentimenti altrui , ed assistito dalla ragione . Che se finalmente non volete ricevere questa sentenza , come di Ze- none \ mi dispiace di darlavi , come mia; ma pur la vi daiò sola , e non assistita da nomi grandi .

De-

11

Desiderate poi (rt) più di spiegazione , e di pruova , che i punii; 3> e^ non s'intendano delle >i parti , in die si può dividere il continuo , o w la sostanza estesa , in quanto estesa ella è , >;> ma della sostanza del corpo presa nel suo » concetto metafisico , nel quale consisttt in. » indis>i sibili , et non suscìpit magis , et mi- » nus , conforme la maniera di favellare sco- >i lastico.

A me non mai cadde in pensiero ^ die la sostanza del corpo dividasi , ma che ella è il principio , nel quale le cose distese , quantun- que disuguali y dividendosi, con ugual cammino ritornano (Z?) ; come per lo più lungo ragiona- mento di quel libretto mi studio far chiaro .

Ma a Voi (e), questo termine di punti sem- bra non spiegato, non definito, ed oscuro.

Io gli definisco per tutto quel ragioifainen-to, una tal cosa indivisibile , che sotto a cos€ re- almente distese ineguali stavvi sotto etjualmen- te ; della quale il punto geometrico assolula-

meu-

(a) Pag. 3i5.

(b) Cap. JF. (e) Pag'. 3 14.

ii3

mente può darne una simiglianza. Vorreste nel definirla iclee proprie, non simili. Ma la meta- fisica non permette di mirar le sue cose al- trimeMi . Perciò dunque è oscura ? anzi per- ciò ella e ckiara, quanto la luce (ci) : Jd ciijus instar metaphysicum verum illustre est ; nul- lo fine concludiiiir y nulla forma discernltur', cjuia est ìnfiniiam omnium formarum princi- pium ; physica sunt opaca , nempe formata^ et finita , in quibus Metaphjsici veri lumen videinus . Il mizzo proporzionato per mirare nelle fisiche cose la metafisica luce , sono le sole matematiche , che da cose formate , e fi- nite , dal corpo disteso astraggono 1' infinito , P informe , il punto, e' L si fingono indivisihi- le , e che non ha estensione alcuna , e dal punto cosi deimito procedono a fare le loro verità .

Diciamla con vostri termini : Questo termi- ne non definito involge tutto quel trattato in tenebre y per così dire ^ palpabili ^ con questa giunta però; a cerù Cartesiani^ che con l'a- spetto di Fisici guardano le metafisiche cose ^

per

(a) Cap. III. pa^. 52.

ii4

per atti , e forme finite ; cioè non credono es- ser luce y se non dove ella riflette : vizio per diametro opposto a quello degli Aristotelici ^ che guardano le cose fisiche con aspetto di Me- tafisici ; per potenze , e virtù ; e così credono esser luce quelle cose , che sono opache . Noi ci sforziamo guardarle con giusti aspetti , le fìsiche per atti , le metafisiche per virtù. Non s^idit ìiaec Aristoteles {a) , quia nietaphjsicam recta in phjsicam intulit : q ilare de rebus phj- sicis metaphjsico genere disserit , per virtù-' tes , et facultates . Non vidit Renatus , quia recta phjsicam in metaphjsicam extulit : et de rebus metaplij sicis phjsico genere cogitai-^ per actus , et formas . Utrumque vicio ver- tendum. Noi ci ahhiam frapposto la Geometria, che è Punica ipotesi, per la quale dalla Me- tafisica in Fisica si discende .

Però mi replicate {b) » il raffinato buon gusto » del secolo lia sbandito questi vocaboli di i//r- w tà^ di potenze y e di aiti ^ e cosi gli reputa w maP intelligilnli , come quelli Simpatie ^ An* tipatie^ e qualitadi occulte « »

Que-

(a) Cap. IV, J. i, -pa^, ^o.

ii5

Questa e in vero una grande opposizione ; ed è grande , perchè opposizione non è : per- chè ritirandosi gli Avversar} al Tribunale del proprio giudizio , con quel dire ; di cotesto , che tu dlci^ non ho idea ^ ài Avversar] diven- gono Giudici . Ma diano essi nella definizione della sostanza Cosa migliore , e poi dicano maP inteUigibili queste voci potenze , ed atti. Essi definiscono la sostanza , cosa , che e ; cosa , che esiste . Però io feci vedere nella Ris* ■posta (rt) , quanto cotal definizione sia sconcia , e contraria a se stessa ; confondere ciò , che è, con ciò , che esiste; cioè l'essere, e Fesser^i^ €Ìò che sta sotto e sostiene , con ciò , che so- vrasta e s' appoggia ; la sostanza con V attri- buto; e finalmente F essenza con l'esistenza. Di che poi nascono quelli cotanto impropri parla- ri , E^o sum , Deus existit : che io sono , e Dio ci è ; quafedo Iddio propriamente è , ed io sono propriamente in Dio : che cort molta proprietà di vocaboli , le Scuole dicono , Dio essere sostanza per essenza , le cos-e create esserlo per participazione . M' insegnino poi

da

(a) Pag, 4^.

H

ii6

da qiiaP altra metafisica bassi il Criterio , per lo quale nelle verità geometriclic tutti unifor- memente convengono : poiché non può darcelo la chiara , e distinta percezione : perchè usan- dola essi in Fisica , per quella le conoscente delle naturali cose non sono divenute punto più scientificlìe . Mi spieghino pure , con qual chiara e distinta idea concepiscono essi , la li- nea costar di punti , che non han parti ; e quando non possono sopportare questa indivisi- bile virtù nelle cose reali , s' inducono unifor- memente a ricevere il punto impartibile, e non più tosto definirlo minimo divisibile in infinito? Ma il punto definito impartibile ci quelle maraviglie dimostrate, che grandezze, e moti incommensurabili , ritornando a' principi , cioè a' punti , uguagliano ogni disuguaglianza . E finalmente avrei voluto essere addottrinato y ia quel granello di arena , che io*dissi nella Ri" sposta {a) ^ cosa sia quella, che dividendolo, ci dà, e ci sostiene un^ infinita estensione, e gran- dezza: se questa grandezza vi sia in attOy e'I granello di arena sia attualmente infinito ; a

iu

(a) Pag. 3S.

li;

in sostanza , e in vlrtìi , per la quale rispon- da ad ogni qiiantosi voglia massima estensione? Era diiopo prima dileguare queste cose , e far- lemi vedere che son nebbie , e poi sarebbe sta- to ragionevole il dire ; il raffinato buon gusto del secolo , etc.

Ma lasciando il secolo , cioè i Cartesiani Fi- losofi di questo secolo , ritorno a Voi ; e sia con buona vostra licenza lecito dirlo , che in replicarmi cotesto , non mi fate ragione . Io mi servo de^ vocaboli di virtù , e di potenze , ap- punto come se ne servono i Meccanici , appo i quali sono voci celebratissime : con questo pe- rò di vario , che essi V attaccano accorpi partico- lari , ed io dico , esser dote propria e sola del- rUniverso . Io nella Risposta (a) , definii la viri ticy io sforzo del tutto ^ col quale manda fuo- ri , e sostiene ogni cosa particolare . E que- sto istesso seguendo il buon gwsto raffinato del secolo : perchè panni tanto dare conato accor- pi , quanto alle insensate cose talento^ appe^ tito , e voglia . Onde dissi apertissimamente (^).

Jam

(a) Pag. 44.

(b) Cap. IV. §. 1. -pag, 77.

H 3

ii8

Jam eniin mellorum virtute Phfsicorum illud dlssereudi genas per studia, et aversioncs na-. turae, per arcana cjusdem Consilia, quas i[Wdi' litates occultas vocant , jam , inquam , est è phjsicis scholis eliminatiim. Super est adirne ex Metaphysica id conatus vocabulum . Quare , quo dlssereudi genus de rebus pìiyslcìs omnino perficiatur ^ è Phjslcorum scholis est ad ine^ taphfsicam amandanduni .

Perchè poi il conato sia uno nel tutto , e in conseguenza in tutti i disuguali movimenti sem« pre eguale a se stesso ; i Cartesiani medesimi il dovrebbero in conseguenza de' loro principi raccorre . Essi ricevono con gli Jristotelici la divisione del corpo in parti divisibili in infini- to, nel clic noi anche con esso lor conveniamo: perchè Aristotile sconvien da Zenone in cose diverse , convien nel medesimo : egli divide in infinito P estensione , 1' attributo ; Zenone dice indivisibile la sostan^^a, P essenza (a). Itaque mila videtur de alio Aristoteles cum Zenone contendere , in idem auiem cons^enire ; nani Uh de actii ( cioè dell' attributo ) hic loquitur de virtute , cioè della sostanza . Riceveranno

adun-

(a) Cap, IV. §. 1. fcig* 62,

"9

adunque la medesima divisione nel moto : pec- che, data una bilancia equilibrata, onde pen- dano quanti si vogliano pesi uguali : s'aggiun- ga da una parte un granello . Domando , se tutto , o parte di quello la faccia sbilanciare ? Non dirà alcuno certamente tutto il granello ; perchè io il dividerò, e con una parte forse la bilancia anche sbilancerà : torno a domandare della metà, se tutta, o parte di quella ; e co- sì domandando io il medesimo delle altre parti minori , e tuttavia minori , con la divisione gli menerò all' infinito . Dunque il principio di co- tal moto , che diciamo sbilanciamento , bassi a ritrovare nelP Universo . Ma il tutto , or sog- giungo , egli e pieno . Dunque quello , che è moto ne' corpi particolari , nelP Universo moto non è : perche P universo non ha con chi altro possa mutar vicinanza : in che essi pongono r essenza del moto . Dunque è una forza , che fa dentro di se medesimo : questo in se stesso sforzarsi è uno in se stesso convertersi . Ciò non può essere del corpo ; perchè avrebbe ciascuna parte del corpo a rivoltarsi contro di se mede- sima (*) . Onde questo sarebbe tanto , quanto

le

(*) Questa pmov* è di Proclo Malematico , che eao

H 4 lie-

120

le parti del corpo si replicassero . Dunque , di- co io , il conato non è del corpo , ma dell' li- ni verso del corpo .

Questa Metafisica schiva quel duro scoglio della comunicazione dé^ moti ^ che è mollo più indefinito , oscuro , e impercettibile, che le qua- litadi occulte , le simpatie , V antipatie : per- chè le quafitadi occulte sono nomi onesti del- l'ignoranza delle cagioni ; le simpatie , 1' anti- patie si fingono da^ Poeti , che danno alle co- se insensate , senso , e volere . Ma la comu- nicazione de' moti , involgendo cose affatto ri- pugnanti tra loro , come impossibile incredibi- le , ne meno può esser materia di favola ; che lasci il corpo ciò , che non può star senza il corpo ; e che passi da corpo a corpo ciò , che non è al^^ in sostanza , che corpo , e corpo . Nella percossa, per esempio , e in moto la ma- no , che/percuote ; e in moto la palla , che par quieta (a), per quello ne ragionammo , non darsi quiete in natura ; e in moto 1' aere , che circon- da e la palla , e la mano , ed e lo spazio , che

tra

tiene a luogo di àiino^trazione ^ n^di suo Teologìa Pla- tonica dimostrata .

(a) Cap> IV, §. 4- F"^- ^^«

121

h-a la mano e la palla si frappone : è in mo- to l'aria allo spazio vicina , e 1' altra vicino a questa infino all' Universo . Al moto della ma- no dunque, perchè egli e pieno , risentcsi FU- niverso ; e si il molo di ciascheduna parte di- viene sl'orzo del tutto ; lo sforzo del tutto è in ciascheduna sua parte indefinito . Dunque la percossa non serve ad altro , che di occasio- ne , che lo sforzo dell' imiverso , il quale era SI dehole nella palla , che sembrava star quie- ta , alla percossa si spieghi più ; e , più spie- gandosi, ci dia apparenza di più sensibile moto. Ed h tanto lungi dal vero j che questa me- tafisica sconvenga al buon gusto della nostra età ; che ora nelle matematiche , e in conse- guenza nelle meccaniche si parla con termini d^ infmiii massimi , minimi , maggiori^ minori^ maggiori e maggiori^ minori e minori e l'uno infinitamente maggiore , o minore delP altro\ li quali termini stravolgono certamente T uma- no intendimento; poiché Tinfinito è schivo d'o- gni moltiplicazione , e comparazione ; se non €i soccorre una Metafisica, nella quale sia sta- bilito, che in ogni parte distesa atto finita, in ogni moto atto terminato siavi sotto virtù , o potenza di estensione , e di moto sempre ugua- le

ma

le a se slessa , cioè in tutti gli attuali distesi, ed attuali movimenti infinita.

È dun(Jue il conato proprietà della materia de* corpi : della materia, dico, metafisica, che e la sostanza , non della materia fisica , che e esso corpo , del quale e proprio il muoversi . La qual differenza (a) di materia fisica da meta- fisica fu da me data , ove scrissi : Jtque hoc differì inter materiam yhjslcam , et metaphf' sicam . Phfsica materia ideo , quamlibet for^ mam peculiarem educai , e due il optimam y quia y qua "via educil , ea ex omnibus una crai : Materia autem metaphjsica , quia pe- culiares formae omnes sunt imperfectae , g-e- iiere ipso , sive idea continet opiimam . Tal- ché la materia fisica è ottima a ricevere di tut- te lina forma particolare ; la metafisica è otti- ma a riceverle tutte insieme ; perchè la materia fìsica è il corpo , che è circonscritto ; la meta- fisica è la sostanza del corpo , che non la puoi definire . E perciò per la generazion d' una pian- ta , per esempio , non basta ogni acqua , ogni aria , ogni terreno ; onde sotto diversi cieli ,

di-

ca) Cap, IL pag. 44.

diverse sorte se ne producono , clic traspianta- te non allignano altrove: ma la materia meta- fisica h dorile ad egualmente ricever tutte; per- che la sostanza sta sotto a tutte egualmente , perche lo sforzo in mandarle fuora, e sostener- le è iti liUle eguale. Onde s'inferisce , che sic- come in fìsica si trattano le cose per termini di corpo , e di moto ; in metafisica trattar si debbano per quelli di sostanza , e di conato : e come il moto non è altro realmente , che cor- po ; così il conato altro realmente non sia , che sostanza. Dalle quali cose tutte cosi considera- te , vedrete soddisfatte , io spero , tutto quel gruppo di opposizioni (tì), che mi fate intorno al conato , le quali tutte dipendono da quella pri- ma muìore; Ma il conato^ conforme insegna il nostro Autore , è lo stesso moto ; la qual SI , che sembra avere bisogno di pruova .

Vagliami terminar questa disputa con questa riflessione ; il raifinato buon gusto del secolo Testa oggi tutto appagato , se vede gli effetti della fisica pruovati con gli efletti della mecca- nica; cioè con esperimenti, che ci diano lavo- ri

(a) Pag. 3 16.

iii4

ri simili a quelli della Natura . Dunque dovreb- be anche appagarsi , se vedrà pruovate le ca- gioni delia fisica con le cagioni della geometria, che nel mondo delle astrazioni operano simil- mente , che la metafisica nel mondo delle rea- litadi . E riceva la sostanza definita in quella maniera , che si può , con P attributo dimo- strato deli' uguaglianza de' suoi sostentamenti ^ e sforzi ; onde s' intenda quel

Jupiter omnibus aequus , Poiché 1' uniche conoscenze scientifiche , che possiamo aver giammai , sono quelle intorno a' rapporti di grandezza , e di moltitudine . Tal- ché la prima idea, che i Filosofi hanno di Dio, dalla quale poi raccogliono tutti i suoi divini attributi , è quella d' infinito , die h un rap- porto della grandezza .

Ma voi dite, che (<3)w tal concetto , che io y> alla sostanza , convenendo altresì alle sostan- >:> ze spirituali , e pensanti ; se ne potrebbe de- w durre , che queste ancora siano principio di w estensione , e di moto ; il che per altro ò un » manifesto assurdo ce .

Que-

(a) Pag. 3 16.

125

Questa dlfilciiltà, come quelle, clic fate del- l' Immortalità dell' Anima , dove par che pre- mete la mano con ben sette argomenti , se non mi fusser fatte da Voi, io giudicherei, che an- dassero più altamente a penetrare in parte , la quale , quantunque si prolegga e sostenga con la vita , e co' costumi , pure s' offende con V istessa difesa . Ma trattiamo le cose . Sostan- za in genere , dico , esser ciò , che sta sotto , e sostiene le cose; indivisibile in se, divisa nel- le cose, che ella sostiene; e sotto le divise co- se , quantunque disuguali , vi sta egualmente. Dividiamola nelle sue spezie, sostanza distesa, è quella, che sostiene estensioni disuguali egual- mente ; sostanza cogitante h quella, che so- stiene pensieri disuguali egualmente : e siccome una parte dell' estensione è divisa dalP altra , ma indivisa nella sostanza del corpo ; cosi una parte della cogitazione , cioè a dire un pensie- ro è divisa clalP altra , cioè da allro pensiero , ed è indivisa nella sostanza dell' anima . Cre- do , se non erro, essersi schivato ogni assurdo. Passiamo a quelle dell'Immortalità dell'Anima umana . Credettero gli Antichi 1' Animo esser veicolo del senso , ed esser V aria insinuata ne' nervi*, come F ^/7/wr^ veicolo della vita,

ed

ed esser V aria insinuata nel sangue . Però non Ilo creduto giammai , clie in ciò la gentile Teo- lop^ia servisse alla Cristiana . Ma io nella lìi- sposta definiva (^) la forma metafisica, guisii^ on- de ciascuna cosa si forma , che si ha a ri- peteie , onde furono mossi gli elementi da prima ^ e da tutte le parti delP Universo . Dissi altrove (^) , che'l sapere vero, è sapere la guisa , scire enim est tenere genus , seu fo?'- mam y qua re s fiat . E nel medesimo luogo diedi cotal differenza tra *1 vero divino , ed umano, che Veruni divinum est imago rerum solida , tamquam plasma , humanum plana , taniquam pictura . E la ragione e spiegata ivi: Scientia sit cognitio generis , seu modi , quo re s fiat , et qua , dum mens cognoscit mo- dum , quia elementa componit , rem faciat , solidam Deus^ quia comprehemlit omnia , pla- 7iam homo , quia apprehendit extima . Onde la mente umana viene ad essere come uno spec- chio della mente di Dio : e perciò pensa 1' in- finito , ed eterno : e quindi la mente umana

non

(b) Cap. I. Pag. 16.

1^7 non è terminata da corpo , e in conseguenza non è anche terminata da tempo , che h misu- rato da' corpi . Dunque ella è in ultima con- chiusione immortale . Se non avessi posto quel- le definizioni delia guisa , e della scienza , e quella dilFerenza del vero umano , e divino , che ho detto , avrebbero luogo quelle vostre ben sette difficoltà .

Ma quivi (a) a torto ( con buona vostra pace sia detto ) mi accusate d'ingiustizia, perchè io dis- si nella Risposta : aver' io scritto , che '1 moto del sangue si debba a' nervi , e Voi aver rife- rito il contrario .

Perchè manca nel rapporto quella spiegazio- ne , che fate or nella Replica ( e chi ? V aria stessa di , cioè dalVarterie,^ e dalle vene)? Olire che con dire di He"* canali de^ ner^i sembra negarsi , che prima siasi il moto dell' aria ne' canali de' nervi insinuato ; e ragione- volmente poteva alcun credere , die essendo nel cuore vasi e sanguigni , e nervosi , 1' aria non ne' nervosi , da' quali son mossi i muscoli de' suoi ventricoli , che son le chiavi maggiori

del

(a) Pag. 335.

\ 1 28

del sangue, ma ne' canali del sangue siasi pri- ma di tutti insinuato . E quantunque addolcile la puntura del mal costume con quelle parole: w Certamente pare , che 'i Signor di Fico >> commetta contro di noi quelP ingiustizia , che » riferisce Wiuiore deirJrte del pensare esser » stato solito commettere Aristotile contro cer- >:> ti Filosofi, a cui egli a torto attribuiva qual- » che grosso errore , per poi mostrare d' aver- w li gagliardamente confutati « . Io però mi -contento del mio poco sapere ingenuo , che es- ser comparato di mal costume ad un gran Fi- losofo . . *

L^ultima delle vostre opposizioni sia quella (r^), che fate contro ciò , che ho ragionato della To- pica^ Critica e Metodo . Prima dite , che io suppongo esservi apprensioni false « e forse ciò >:> è una falsità; una gran parte de^ Filosofi in- >3 segnando , che T apprensioni essenzialmente » sian vere, come ancora il sono tutte le sen- w sazioni « . Io non mai ho inteso dire false V apprensioni nell' esser loro ; perchè i sensi an- che allor qiiando ingannano , fanno fedelmen- te

(a) Pag, 119.

to r itfficio loro ; ed ogni idea quantunque fal- sa, porta seco qualclie realità; essendo il falso percliè nulla , impercettibile . Ma le lio dette false , in quanto sono urti , e spinte al preci- pizio della mente in giudizj falsi .

Dite , che » la Topica è arie di ritrovare » ragioni , e argomenti per provar clic che sia ; ne mai infino ad ora aver veduto To- w pica veruna , che diaci regole di ben rego- w lare, e dirigere le sem^)lici apprensioni del- » le nostre menti .

Io pur definisco così la Topica ; ma argoììieri- io in questa Arte non suona disposizione di una pruoi^a , come volgarmente si prende , e ciarla- tini argumentatio appella ; ma s^ intende quella terza idea , che si ritrova per unire in- sieme le due della questione proposta , che nel- le scuole dicesi mezzo termine ; talché ella è un^ arte di ritrovare il mezzo termine . Ma dico di più , che questa è l' arte di apprender yero; perchè è Parte di vedere per tutti i luo- ghi topici nella cosa proposta , quanto mai ci è 5 per farlaci distinguer Lene , ed averne ade- guato concetto : perchè la falsità de' giudizj non altronde proviene, che perchè Pidee ci rajipre- senlano più , o meno di quello , che sono le

I co-

cose : del che non possiamo star certi , se non avremo raggirata la cosa per tutte le questioni proprie , che se ne possano giammai proporre ; che è la via , che tlen V Herberto nella sua ricerca della verità : che veramente altro non e , che una Topica trasportata agli usi de* Fis'ci sperimentali .

Dite >ji Critica esser arte, che insegna , come 3> abbiasi a giudicare dell' opere prodotte , si >i da' nostri ingegni , si dagli altrui : ma che >i quella sia arte direttrice di quelP operazione »> del nostro intelletto , la quale tiene il secon- >i da luogo , e comunemente chiamasi giudizio^ >> non ancora noi sappiamo .

L' arte altro non è , che un' ammasso di pre« cetli ad un certo fine ordinati : vorrei sapere la comprensione di tutte quelle regole , che si prescrivono in logica circa il Criterio della ve- rità , con quar altro vocabolo , se si vuole propriamente parlare , può appellarsi che Cri- tica ? Non certamente con altro ci risponderà un che professa di greco . Ed è tanto vero > che questa arte di giudicare è una gran parte della logica , che gli Stoici , i quali stavano tutti sopra di questa , con quel loro fasto la chiamarono Dialettica col nome del tutto . Co*

i5i

SI ne rngiona Cicerone iiiTopic. : Ciim omnis ra- tio cUligens disjerendi ( questa è la logica ^duas habeat partes ^ unam inv emendi ^ aUeram ju- dicandi ; lUrinsque princeps , lU wild qnideni videtiiv ^ Aristoieles fiiit . Stoici autein in al^ tera elabonaverunt . Judicandi enim vias di- llgenter perseciiti sunt ^ sani scientiam^ qitam Dialecticen appellant . ( non detto a caso , che gli Stoici cos\ 1' appellavano , perchè la lingua comune la dire])hc Critica ) Inveniendi vero (lìtem^ quae 2^opice dicitur ^ qaaeque ad usum pfotioì' erat^ et ordine naiurae certe piior (per- chè prima è 1' apprendere , poi il giudicare ) totani reliquerunt .MclYoì per avventura ave- te preso la voce Critica nella significazione de^ Grammatici , o vogliam dire Letterati^ non ò.(ò' Filosofi y Q perciò vi siete indotti a dir ciò .

Del metodo finalmente osservate w lui chia- w marsi da' Cartesiani un"* arte di hen' ordina- M re , e disporre i nostri pensamenti , per pò- » ter noi arrivare a una qualche scienza , o >:> per insegnarla altrui . Si che alla medesima >3 scienza conducendoci varie defmizioni , divi- di sioni, postulati , assiomi, dimostrazioni; non » insegna il metodo^ come abhiamo a ben de-

I 2 ?3 li-

loa

>;> finire , a Leu dividere , a ben giudicare , a >i ben discorrere , essendo ciò proprio dell^ al- ^ tre parti della loica ; ma solo insegnaci , co- w me abbiamo tutte quelle cose a ordinarle w acconciamente , e disporre , di modo cbe fa- » cile riesca , e commodo 1* acquisto della scien- » za propostaci . Onde con chiudete , che V or- dinare è una operazione distinta dalle tre pri- me w e dato , die sia arte , ella non è direttri- >:> ce della facultà del ragionare , e discorrere, >j ma direttrice della facultà dell' ordinare , e w disporre .

Qui , o Voi intendete per metodo P Analisi^ come sembrano usarla i Cartesiani , con la quale da una cosa proposta si dividono le co- muni , per venire alla cognizion delle proprie^ affine di conoscerne le proprietà , J>er poi ben definirla : e di questa si servirono bene gli An- tichi , come Platone nel Sofista , il qual Dia- logo non è altro , cbe una continua Analisi , qon la quale Socrate dassi a dividere V arte ^ e rimuove tutte le altre sue spezie , per definir la Sofistica . Ma però il dividere , e "l definire sono lavori della seconda operazion della nostra mente ; e questi sono regolati dalla Critica , riella quale , perchè con essa bassi a dividere,

pre-

prevagliouo gli uomini d'acre ingegno. Sicco- me andar componendo una cosa con tutte le altre , che vi hanno attacco , o rapporto , che è l'altra spezie di metodo, che scappella Sin- tesi , che in fatto è ritrovare ; è opera della semplice percezione , che fassi regolar dalla To- ■pica : la qual via tenne Aristotile , che non scende quasi mai a definir cosa , se non prima ha visto quanto in quella o dentro , o fuori vi sia . La Topica ritrova , ed ammassa ; la Critica dall' ammassato divide , e rimuove : e per ciò gì' ingegni topici sono piti copiosi , e nien v€ri ; i Critici sono più veri , ma però asciutti . O intendete per metodo da vero im- mediatamente far nascer vero ; e questa è la famosa regola delle scuole, e l'uso di essa è '1 maggior frutto di quella lor Logica , di porre sempre il negato in conseguenza , ne mutar mai mezzo termine : e questa è P arte di regolare i discorsi .

Ma voi intendete Metodo , quel che dispo- ne definizioni , postulati , assiomi , dimostra- zioni .

Parliamo con vocaboli proprj , per far com- mercio d' idee distinte . Cotesto ^ che Voi co' Cartesiani dite in genere metodo , egli è in

I 3 spe-

i34

specie metodo GeomeU ico . Ma il metodo va variando , e multiplicandosi secondo la diversi- tà , e inultlplicazione delle materie proposte . Regna nelle cause il metodo oratorio, nelle fa- vole il poetico^ nelle istorie l' istorico , nelle geometrie il geometrico^ nella dialettica il dia- lettico ; che è .arte di disporre un' argomento : clie se il metodo geometrico è la quarta ope- razione delia nostra mente , o F orazione , la favola , V istoria liassi a disporre con metodo geometrico ; o le loro disposizioni non hanno , a cjuaF operazione della nostra mente ridur si debbano : o se il metodo geometrico e degno di esser quarta operazion della nostra mente , non avendo egli ragione sopra le altre già det- te , pretenderanno P Oratoria esser quinta , la Poetica sesta , 1' Istorica settima , e potranno pretendervi il loro luogo l'ordine deli' Architet- tura , l' ordine di schierare battaglie , e sopra tutti questi , perchè comanda a tutti questi , i' ordine , col quale s' ordinano le Repubbliche; perche tutti questi sono pur" ordini di pensare. Però direte : Noi qui trattiamo di metodo , che ci conduca alF acquisto di qualche scienza, e non d' altri . Ma le percezioni , i giudizj , i discorsi non scientifici , pur si riducono alle tre

ope-

i35

operazioni di nostra mente . Dunque o il me- todo , anche come Voi il volete , è operazione della nostra mente , alla quale e gli scientifici, e gli non scientiiici si riducono ; o le percezio- ni , e^ giudizj , e i discorsi non scientifici non sono operazioni della nostra mente .

Ma tutte altre materie , fuoricliò noveri , e misure ^ sono affatto incapaci di metodo geo- metrico . Cotal metodo non procede , se non prima defmiti i nomi , gli assiomi fermi , e con- venuto nelle domande . Però in Fisica si hanno a definire cose, e non nomi; non vi ha placi- to , che non sia contrastato ; ne puoi doman- dar nulla dalla ritrosa Natura . Talché par- mi un' affettazion poco degna , quel dire in parole ^ per la dejìjiizion 4? f^^' io postula- to Q. , per r assioma 3 ; e conchiudere con quelle solenni breviature, Q, E. D, e in fat- ti non far ninna forza alla mente col vero ; ma lasciarla in tutta la libertà ò* opinare , che aveva avanti di udire cotali , metodi strepitosi . Il metodo geometrico vero opera senza farsi sen- tire ; ed ove fa strepito, segno è, che non ope- ra : appunto come negli assalti V uom timido grida , e non ferisce ; V uomo di animo ferma- to tace , e fa colpi mortali . Onde un vantato-

14 ^c

i36

re (li metodo , ove il metodo non traggo ne- cessità (li acconsentire ; quando egli dice, que^ sto è assioma , questo è dimostrato , sembra- mi simile ad un Pittore , clie ad immagini in- formi , le quali per se non si potcsser distin- guere , scrivesse sotto , questo è uomo , que- sto è satiro , questo è leone , questo altra cosa . Ricrediamci : con V istesso metod^ geo- metrico Proclo dimostra i principi delia Fisica di Aristotile , Renato i suai , se non tutti op- posti , almeno tutti diversi ; e pur sono due gran Geometri, de' quali non puossi dire, clie non seppero usar' il metodo . Dunque liassi a concliiudere , che le cose , le quali non sono linee , o numeri , affatto non lo sopportano ; e trasportatovi non opra piti , che la Topica , la qual vale a pruovare una proposta questio- ne da entrambe le parti opposte . Onde quel dirmi: questn è dimostrazione per me\ non è altro in fatti , che professare non esserla ; per- chè se veramente la fusse , ella sarebbe per tutti e due. E P Avversario per avventura, che ron la ravvisa, come {^^/cerone (a) riprende il So- ìite , che in tutto risponde al Metodo Carte^

si-

(a) 7. Academ,

siano ^ co'òì ^\\o con quelle parole confutarlo ••jS'* Ime per vene vis ^ me libi prlmum quidq ; conce" dente^ meum vitiiun Juerlt ; sin ipse tua sponte pì'ocesseris , iiium . Ma io non ti ho concedu- to , che i corpi si sforzano ; o che classi moto dritto in natura ; o che in natura si quie- to ; o che si comunica il moto ; che sono le prime fda, onde ordisci eotesta fisica tela . Pe- rò in questa guisa è badare alle parti ; ma te- niamo conto pur della somma . Le Filosofie al mondo non han per altro servito , che per fare le nazioni, tra le quali fiorissero, mobili, de- stre, capaci, acute, e riflessive: onde gli uo- mini fossero nelP operare pieghevoli , pronti , magnanimi , ingegnosi , e consigliati ; le Mate- matiche , perchè fossero ordinati \ onde avesse- ro il buon gusto del bello , dell' acconcio, del ben' inteso . Or la Repubblica delle lettere fu cosi da prima fondata , che i Filosofi si conten- tassero del j)robabile, e si lasciasse a* Matema- tici trattare il vero . Mentre si conservaron que- sti ordini al mondo , del quale abbiani noti- zia , diede la Grecia tutti i Principi delle scien- ze , e delie arti ; e quei felicissimi secoli furo- no ricchi d' inimitabili Repubbliche , imprese , lavoii , e detti e fatti grandi ; e ^cdè V uma- na

i38 na società ) dtV Greci incivilita tutti i commodij e lutti i piaceri della vita sopra de' barbari . Sorse la Setta Stoica ; e ambiziosa volle con- fonder gli ordini , e occupare il luogo de' ma- lenìalici , con quel fastoso placito , Sapientem iiihil opinavi ; e la Repubblica non fruttò al- cuuxi altra cosa migliore. Anzi nacque un'or- dine tutto opposto , degli Scettici , inutilissinii air umana società : e n' ebl>ero dagli Stoici lo scandalo ; percbè quelli vedendo , questi asse- verare per vere le cose dubbie , si misero a dubitare di tutto . La Repubblica spenta da' barbari , dopo lungbi secoli su gli stessi ordini rimise , cbe '1 censo de^ filosofi fosse il pro- Labile , de' Matematici il vero: e si restituiro- no quasi tutte 1' arti , e le discipline dell' one- sto , del commodo , e del piacere umano nell* antico loro perduto lustro , e in molte parti forse anche maggiore . Si sono ultimamente di nuovo sconvolti gli ordini; e si è occupato dal probabile il luogo del vero : si e invilito que- sto nome dimostrazione trasportandosi ad ogni ragione , non che probabile , bene spesso ap- parente : e , come egli avvenne de' Titoli , che quel di Signore^ che fu rifiutato , come trop- j)o superbo da Tiòe/'io , usandosi poi dare ad

ogni

109 ogni vilissimo uomo , ci ha fiitto perdere la gra* Yo idea di cotnl voce ; cosi il vocabolo dimo- .strazione , dato a probabili , e talora aperta- mente false ragioni , liacci profanalo la venera- zion della verità . Or vediamo gli avanzi , sen- za computar i gran danni , che arreca , e che molto maggiori badi brieve ad arrecare il senso proprio fatto regolatore del vero , che non si leggono , o radi si leggono gli antichi Filoso- fi ; perchè la mente è come un terreno , che per quanto sia di fecondo ingegno , se tuttavia non s' ingrassa con la varia lettura , a capo di tempo si sterilisce . E se talora alcuno se ne legge , si legge tradotto : perchè si stimano oggi inutili gli studj delle lingue, su V autorità di Renato , che dicea , saper di latino non è saper pia di quello , sapea la fante di Ci- cerone ; e r istesso intendendosi anelie detto della Greca ; la coltura di queste due lingue ha fatto perdite considerabili , che amaramen- te deplora, con tutto clip Francese, il /?«/?//? o; percbè le due nazioni, una la piii dotta, P al- tra la pili grande del mondo solamente con la lezione de' loro Scrittori ci potevano comunicare il loro spirilo . Si pensano si nuovi metodi , ma non si truovano nuove cose : ma bensì que- ste

1^0

ste si prendono dagli Sperimentali , e s' appa- recchiano in nuovi metodi : perchè il metodo è hiiono a ritrovare , ove tu possi disporre gli elemenli col metodo ; lo che riesce unica- mente nelle mal ematiche : e nelle Fisiche ci Tiene negato affatto . Ma quel che più impor- ta , si è introdotto tino scetticismo inorpellato di verità ; perchè d' ogni particolar cosa si fan sistemi ; che vuol dire, che non vi ha cosa comune , in che si convenga , e dalla quale le particolari cose dipendano: ed avviene quel vizio, che yh'istotile (a) noia negli uomini di men- te corta , che d^ ogni particolar' evento deter- minano massime generali di vita , dee cer- tamente obbligazione a Renato , che volle ii proprio sentimento regola del vero ; perchè era servitù troppo vile , star tutto sopra V autori- tà : gli si dee obbligazione , che volle l'ordine nel pensare ; perchè già si pensava troppo di- sordinatamente con quelli tanti , e tanto sciol- ti tra loro obiicies primo , obiicies secundo . Ma che non regni altro , che '1 proprio giudi- zio ; non si disponga , che con metodo geome- trico , questo è pur troppo . Ormai sarebbe

tem-

(a) li, Heili. Ccip, XFIL

A i4i

tempo da questi estremi ridursi al mezzo : se- guire il proprio giudizio , ma con un qualche riguardo all' autorità; usare l'ordine, ma qual sopportan le cose . Altrimenti s' avvedranno , tardi però , clie Renato egli ha fatto quel che sempre hau soluto coloro, che si sono fatti ti- ranni , i quali sono cresciuti in credito col par- teggiare la liherlà ; ma polche si sono assicu- rati nelhi potenza, sono divenuti tiranni piìi gravi di quei , che oppressero . Imperocché egli ha fatto trascurare la lezione dogli altri Filoso- fi , col professare , che con la forza del lumei naturale uom possa sapere , quanto altri sep- pero . E i giovani semplicetti volentieri cado- no nelP inganno; perchè la lunga fatica di mol- tissima lezione è molesta : ed è grande il pia- cer della mente d'apparar molto in Lrieve . Ma esso in fatti ; benché 'l dissimuli con grandissi- ma arte in parole , fu versatissimo in ogni sor- ta di filosofie , matematico al mondo celehratis- mo , nascosto in una ritiratissima vita , e , quel che più importa, di mente , che non ogni secolo suol darne una simigliante: co' quali re- quisiti , che uom voglia seguire il proprio giu- dizio , il può , altri ha ragion di poterlo . Leggano, quanto Cartesio lesse, Platone, Ari-

slo-

stotile , Epicuro , Santo Agostino , Bacone ola Verulamio , Galileo ; meditino , quanto Carte- sio ìì\ quelle sue lungliissinie ritirate; «;'l Mon- do avrà Filosofi di ugual valore a Cartesio . Ma col Cartesio , e con la forza del naturai lu- me sempre saranno di lui minori ; e Renato avrassi stabilito tra loro il Regno , e preso il frutto di quel consiglio di rea politica , die ò di spegnere afflitto coloro , per li quali si e giunto al sommo della potenza . E qui prote- sto aver detto queste cose un poco più chiara e diff'usamente , comandato da Voi a spiegar- mi , e da Voi ripreso di brevità : perchè non volli mai dispiacere a' dottissimi Cartesiani , èo' quali ho stietti vincoli d'amicizia: ma per- chè essi sono oltre Cartesio dottissimi , il devo- no prendere in quella parte piìi tosto ^ che , per utile del Mondo , propongo essi in eseai- pio a^ giovani , che vogliono divenire valorosi Filosofi .

Vagliami conchiudere linalmente con una ri- sposta , la quale serva per tutte le vostre op- posizioni : che quanto mi avete opposto , egli l'avete fatto m grazia de' giovani , che si di- lettano di si fatti studj , e prendendo la loro causa , e persona , all' uso degli Oratori , che

di-

i45

dicono esser loro ragione quella, clie è in ve- rità de' clienti ; coleste dirùcultà , die poteano far' essi , e potevate Voi di tutte soddisfargli , avete Voi fatto contro di me, acciocché il li- Lro , cLe innanzi scrissi per dotti , come per Voi, ora servisse anche per essi . M'inducono, e fonorevolez^a loro mi lusingano a crederlo quelle vostre parolo^ E c[\\V^a) siaci lecito di pro- 33 testare, che tutte le sopradette cose non ad- w duconsi da noi per genio di volerle contra- :>i dire , e impugnar come false , o almeno co- w me improhahiti , ma solo intendesi di sem- >3 plicemente accennarle , come bisognose di w qualche sorta di spiegazione , e di pruova. w Che se il Slg, Giambattista Vico , in w cui ahbiam sempre considerato la gentilezza w uguale aihi dottrina , vorrà riguardare que- >:> sta Replica^ come degna di qualche novel- w la Piisposta\ allora noi unendo insieme, co- 3j me in un sol corpo, e'I suo primo lihricciuo- w lo di metafisica, e'I secondo libricciuolo del- w la sua risposta , e ciò noi avrem detto nel » presente articolo , e ciò , che a lui sarà pa- pi ruto di rispondere a noi : allora , io dico ,

ci

(a) Pag, 335.

i44

» ci riputeremo d' avere ottenuto il nostro in- » tento , cioè di tutte quest'Opere insieme es- 55 sersi composta, non più una brevissima Idea 53 di metafisica , ma una metalisica intiera , e » in tutte le sue parti perfetta « . Talché io voglio , e devo volerlo , che '1 mondo creda , con questa Risposta^ me non contender con esso Voi , ma avervi ubbidito ; ed o^ssequìan- do tutte le loro Signorie Illustrissime , k> loro umilissima riverenza.

DE.

i45

DEDICA

DELLA

RACCOLTA DI COhlFONIMENTI

FATTA DA

GIO. BATTISTA VICO

PER LE NOZZE DI D. ADRIANO CARAFA DUCA DI

TRAETTO , E D. TERESA BORGHESE De" PRINGIM

DI SULMONA STAMPATA IN NAPOLI PRESSO

I-ELICE MOSCA l' ANNO I715) IN l\.^

AW lìlust,^ ed EcceÌL D\ Livia Spinola Prin- cipessa di Sulmona^ e di Rossano ec.

k3q. egli e vero , come verissima cosa e , che il consentimento delle nazioni tutte ^ o almeno delle più umane , e più colte , che abitano il gran giro di questa Terra , è una certissima testi moniaB:&a , la quale più^ co^ costumi , e co'

K flit-

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fatti , che con lingua , e parole fanno esse del Divino Volere; e se ..fin da que' tempi, che gli uomini cominciarono a hen usare la lor propria natura , e da fieri , selvatichi e rozzi , mansue- ti , socievoli e civili si ferono , nessuna opera della vita umana tanto con cerimonie , e so- lennità celebrarono, quanto le nozze ; apertis- sima pruova ella è ^ che in quelle una cerla nascosta Divinità hanno riconosciuto . E ben si fatta religione da tulti i popoli , e per tutti i tempi costantemente osservata ciò significare, i sapienti uomini nelle loro divine speculazioni per quella ragione dimostrano ; perchè, le* ge- nerazioni delle cose tutte lavorandosi sopra il vero disegno di un pensiero infinito » onde il sommo Facitore di un eterno amor si compia- ce , quando gli uomini^ che sono la più nohil natura di quante mai qua giù dal seno del Divino Amor sono uscite , per propagare essi la loro spezie , sottomettono 1' amorosa passione alle leggi , che essendo una ragion comandata, son pur dono di Dio \ i popoli , e le nazioni tutte , quantunque con var] , a diversi riti , però con una mente istessa di culto, e di ri- verenza gl^impalmamenti di quelli con le lor donne onorano come santissima cosa . Quindi

avvi e-

i47

avviene , che ove i nuovi sposi o per isplendor di natali, o per bellezza di eorpo^ o per vir- tù d^ animo la comune condizione oltrepassano, come di prescelti nella lor spezie , e per con- seguente più meritevoli di conservarla nella lo- ro posterità, le nozze di quelli di maggior/ onor degne comunemente son riputate. Laonde nel Len lieto giorno, che Teresa Borghese de' Prin- cipi dì Sulmona, e di Rossano, valorosissima figliuola di V, E. fu menata ben lieta sposa a pur ben lieto sposo Adriano Conte Carafa , Du- ca di Traetto , per tutti i poc' anzi mentovali pregi donzella , e garzone molto chiari della chiarissima Italia ; letteralissimi uomini di que- sta Città , i quali , ove da' severi studj vien loro permesso , gli ameni delle sacre Muse con somma lode coltivano , lo tre e quattro volte felice accoppiamento hanno con assai ben colti versi , e con purgate rime in tutte e tre le lin- gue dell' Eloquenza onorato . Ma le lodi , che sono state da quelli leggiadramente intessute alla chiarezza , ed allo splendore delle Fami- glie , onde gli Eccellentissimi Sposi della più candida luce , della quale e la Romana , e la Napoletana nobiltà ri splende , riccamente al Mondo vestiti uscirono ; sono dovette alle vir- tù de' Maggiori , i quali nelle arti della pace ,

K 2 e deU

i48 e della guerra cotanto si segnalarono , ed in gradi eminenti di umani , e divini onori sa- lirono , che come gli alti monti sporgono lun- ghissime l' omhi-e , COSI essi negli anni lontani de' posteri propagano il lume degP immortali lor nomi . Le proprie poi di esso Signor Buca non meno rare , che chiare Todi , come quelle^ in un grande acquisto di alte , e riposte scien- ze una grande riverenza del sentimento comu- ne , in sjomme fortune somma moderazione di animo , pietà singolare , liheralità verso il me- rito , giustizia co* soggetti benigna , rigoiosa con seco stesso ^ quelle in vero , come da indu- striosa cultura , massimamente in terren felice le squisite frutta, così in esso lui dall' EcceW lentissima Chiara Gesualda ^ Avola , e degli amorevolissimi zìi , V Eccellentissimo Principe Francesco , e Giovanni , e Domenico Tornacela li-Cibo provengono : da^ quali orlxo de* parenti fin da' tenevi anni è stato nelle arti di una ve" ramente signorile umanità con saggia , e dili* gentissima cura educato . Ma poiché con som-- mo studio di tali congionti il ben avventuroso marito ha tutte queste alte virtù impiegate in ben amare , e riverire la sua sceltissima don- na , ne §ono a quella le lodi in un certo mo- do dovute : e son dovute tra per la rara bel-

lez-

i49 lezza , e molto più per gli angelici costumi , che sopra ogni umano corso 1^ adornano ; le quali lodi spezialmente debbonsi all'È. V. , che per fama di somma bellezza , e di altera one- stade chiara, quanto altre mai belle, e saggia Principesse d' Italia , siete stata la bella , e saggia forma, sulla quale per forza e di natu- ra, e di esempio la vostra gran Teresa e bel- la , e saggia felicemente formossi. Talché le lo- di di entrambe le nobilissime case dando chia- rezza alle proprie de' valorosissimi sposi , e le proprie di ciascheduno di essi , come di rivo in fiume , e di fiume in mare a V. E. tutte ri- tornando ; per dritto , e ragione io , che per gli molti , e grandi beneficj da esso Signor Du- ca ricevuti , songli obbligato di singolare ossei*- vanza , avendone i componimenti raccolti , con profonda riverenza alP E. V. gli consacro . Ora r altezza dell' animo vostro pari a quella del vostro grado , nella picciolezza del dono , che io le fo per mia parte , d' essermi adoperato in raccorgli , degni riguardare il grande ossequio , con che umilmente gliele presento, inchinandomi. Di r. E.

Napoli il primo Agosto 1719.

Umilissimo Servitore

GIAMBATTISTA VICO.

K 5 At

5o

+L P. BERNARDO MARIA GIACCHI CAPPOCCINO.

s

e vi fiisse questa legge , che le opere let- terarie sì dovessero a qu e' dotti uomini solo re- galare 5 che abbiano come renderne il contrac- cambio, se ne riporterebbero giudizj più equi y ed ogni uno si studierebbe più di far , che di dire , per rendersi veramente degno di doni si fatti: come degnissima èV. P. Reverendissima, che di tempo in tempo ne fa godere le opere ammirabili del suo divinissimo ingegno. Le man- do un mezzo foglio di carta, che ha fatto nel- l'una e nell'altra parte de* gran movimenti in questa Città . Ha trovato favore appo dottissi- mi uomini , perche i potenti sempre furono generosi , come i poveri sempre invidi .Io mi sono sforzato lavorare un sistema della Civiltà , delle Repubbliche , delle Leggi , della Poesia ^ dell'Istoria, e in una parola di tutta l'uma- nità , e in conseguenza di una Filologia ragio- nata , e di tutto Ciò , che fin da primi Greci ci e pervenuto cosi o vano ^ o incerto , o as- surdo , come vi fossero stati tempi , che gli uomini 0 parlassero senza idee , o per non es- ser

i5i

ser intesi , o per cianciare da sennò ; io ne rendo ragioni tali e si fatte , che con (jiielle altre innumerabili convenendo , vi riposa sopra soddisfatta la niente : fin tanto che o non mai si arrechi un sistema migliore , o non voglia- mo perseguitare a pensare di s\ fatte cose cosi sconciamente , come si è fatto per lo passato . Frattanto temo del vostro giudizio raffinato cotanto nella buona Critica , e perciò cotanto raffinato perchè arricchito prima di una sceltis- sima Topica ; e temo , che non mi trovate in fallo o nelle posizioni , o nelle conseguenze : che se io ne riporto favorevole giudizio , che altro vado ceixando , che piacere ad un uom dotto , che è in ammlrazion de' dottissimi ? ed a V. P. Reverendissima fo divotissiraa riverenza.

Napoli 14 Luglio 1720.

JK 4 Al.

lC)1i.

N

Al M e d e s I 31 o.

j

on attribuisca, V. P. Reverendissima, a poca attenzion mia , perchè dopo ben molti giorni io risponda alla vostra pregiatissima Lettera, perchè io r ho riputata tanto superiore al mio merito , che ho stimato ben latto portar vene almeno le lodi , delle quali più lodati uomini 1' avessero prima adornata . Io p^r mio sommo pregio P ho letta , e molti miei Signori ed amici , am- miratori insieme dell' altissimo valor vostro , tra quali il Sig. D. Francesco Ventura , il Sig. Di Muzio di Majo , e '1 Sig. D. Agnello Spa- gnolo. , che vi mandano mille riverenti saluti ^ ne hanno sommamente lodata la proprietà dei giudizio ( se pur V opra mia fosse tale , fjua- le Voi con quella vostra solita maniera grande r avete appresa ) e ne hanno ammirato il su- blime torno di concepire , dal quale esce , co- me da se , il gran. parlare eon la rara nota di una eroica naturalezza. Onde il Signor D. Mar- cello Filomarino ^ che va in ricerca di lettere d'ottima idea, me ne ha richiesto un esempla- re . Per la Città se ne parla , come si suole

di

i53

di ciò , che dicono uomini di grandissima au- torità , ed amici ne vorrebbero copia , affine di opporla all' altrui imaldicenza : ma non ho vo- luto dalla , perche non amo innalzarla come bandiera di una inutil guerra con uomini de* quali più tosto si dee avere pielà , e se si vuo- le giudicar dritto, è anzi loro da farsi ragione. Imperocché io ho scritto a Voi uomini di altis- simo rango , per riceverne censure , opposizio- ni , ed emende ; conforme in f:itti sommamen- te mi pregio , che il Sig. Anton Maria Sal- vini per confessione di tutta Europa un de* primi Letterati d' Italia abbia degnato di suo particolari difficoltà P istesso saggio , che ne diedi , e che sol tanto aveva veduto . Per co- storo ho scritto affine di ricredergli da un nu- mero presso che infinito di errori in tutta la distesa de' Principj della profana erudizione . Ma son cittadino , e molto per miei bisogni conversevole : si ricordan di me fin dalla mia prima giovinezza e debolezze , ed errori : i quali come gravemente avvertiamo in altrui , cosi altamente ci rimangon fissi nella memo- ria , e per la nostra corrotta natura diventar© criterj eterni da giudicare di tutto il bello , e «compito j che per avventura altri faccia d^i poi.

Io

i54

Io non lio riceliezze , dignllà , e mi man- cano due potenti mezzi da conciliarsi la slima delia moltitudine. Tal che costoro o nulla curano di leggere quest'opera , e cosi il travaglio, che dovrebbero durare in meditarla, si fa loro innanzi in comparsa di uno schivo disdegno di farle ono- re ; o se pure la leggono perchè non le pre- cede la stima , non le prestano P attenzione dovuta , e si non comprendendola tutta insie- me , gli si presentano a brani tante novità tut- te diiibrmi dalle loro preconcepite opinioni ^ che veramente fan loro sembiante di mostri. On- de i dotti cattivi , che amano piii V erudizione, che la verità , perchè questa gli distingue , quella gli accomuna con tutti , prendono vo- lentieri occasione col colore di patrocinare P au- torità de* passati , tanto plausibile , quanto e grandissima quella di tutti i tempi , mi conci- tan contro degli odj mortali ; perchè le lodi , di che i veri Savj , come Voi siete , per vo- stra bontà me ne date , gli ritengono a cagio- riarmì disprezzo . Ed in effetto le prime voci , che in Napoli ho sentito contro di me da co- loro , che han voluto troppo in fretta accusar- mi dal medesimo saggio , che ne avea dato , erano tinte di una simulata pietà ; che nel fon-»

do

i55

do nasconde una criidel voglia di opprimermi con quelle arti , con le quali sempre lian so- luto gli ostinati delie antiche , o piuttosto lo- ro opinioni rovinare coloro , che hanno fatto nuove disco v^erte nel Mondo de' letterati. Però il grande Iddio ha permesso per sua infinita Lontà 5 che la Religione istessa mi servisse di scudo , e che un Padre Giacchi primo Lume del più severo , e più Santo Ordine de' Reli- giosi desse tal giudizio per bontà sua delle mie debolezze. Vedete , Rever. Padre , quanto mi onora, quanto mi rinfranca, quanto mi sostie- ne , e difende la vostra pregiatissima lettera ; il sommo Iddio ve '1 riponga con secondare tutti i vostri voti , che non possono essere , che di vera felicità, poiché sono i voti di Sa- vio, e pregandovi, che seguitiate ad amarmi, proteggermi , come mi amate , e mi proteg- gete , vi fo umilissima riverenza. Di V. P. Rever,

Napoli la Ottobre 1720.

Al

i5G Ai. Medesimo.

C,

'on tutto il rispetto dovuto al vostro alto , e raro valore, Reverendissimo Padre, vi man- do questa Raccolta di varj Componimenti , nel- la quale leggerà un mio , che in lavorando io^ mi proposi V. P, Reverendissima come quella ^he de* viventi , che io conosca , sa pensar gran- de 5 affine che avvalorasse i miei sforzi ; ne, ho tenuto il raffinatissimo giudizio , per emendar- ne V ardire , mi ho lusingato di una qualche vostra pregevolissima lode , per consolarne il travaglio . Sicché se contiene alcuna cosa di buono , ella così certamente e vostra, come i difetti son miei . Il riceva dunque come suo , in quanto è lavoro di mente , come mio , in quanto è un picciol dono , che vi fa 1' animo in segno della grandissima stima , che io fo del vostro singolarissimo merito; e pregandola a conservarmi nella sua memoria , parte della più Leir anima , di che Iddio adorni oggi la nostra Nazione , vi fo divotamente umilissi-? ma riverenza.

Napoli 4 Fehbraro 1721,

Ai.

i57 Al Medesimo.

Vinilici può V. P. Reverendissima facilmente conoscere quanto sia grande V autorità , che nella Repubblica de' letterati Ella bassi merita- mente acquistato , che non sono mancati di al- cuni , acquali la mia opera dispiace , che son iti dicendo, il P. Giacchi mal soffrire, che io mi fussi onorato col pubblico del suo Giudizio, che per sommo onor mio con la sua prima let- tera ne avea dato. Ma quanto sono perversi i pensieri degli stolti ! nello stesso tempo , che essi fan 'sì gran conto di una sola vostra testi- monianza, vi appiccano una di voi indegnissi- ma taccia di simulato , e che non sia Ella quel P. Bernardo Maria ornato a meraviglia di una Santa Spartana gravità , con la quale tal si porterebbe , se vivesse tutto solo nel Mondo ^ quale pur si porta pieno di splendore in mez- zo alla pubblica luce di rigidissimi ?leligiosi , e di gravissimi Letterati. Ma la vi/tu per lo sentiero che indispensabilmente un solo le apre la verità , tien s\ dritto in mezzo agli errori dell' ignoranza , e le traversie de vizio , che in brieve spazio aggiunge tutti i Jontani , e

cor-

i58

corre la sterminata lunghezza delP avvenire ; ond' è , che i cuori de' Sapienti son creduti in- dovini , e che essi abbian iarza , e potere so- pra le Stelle. Y. P. Reverendissima come se le fosse giunta alF orecchio questa falsa voce , con quanta grandezza d'animo, con altrettanta gen- tilezza d'espressione ha pubblicato al Mondo la sua buona grazia di ciò , che io , non per pre- sunzione o congettura, ma perchè conosceva il vostro petto veracissimo , e la vostra anima generosa , come per espressa ordinazìon vostra aveva già fatto, adornandomi con tutta la let- teratura alla vostra prima onorevolissima let- tera. Ora scenda Ella con lealtà sua mente nel profondo dell' animo mio , e veda , quanto so- no umili le grazie , che sopra la prima io le conservo per la seconda vostra risposta. Io per mio sommo pregio ne ho dato copie agli altri Signori approvatori dell' Opera mia , i quali l'hanno letta con istima, e piacere egualmente sommi , e sopra tntti il Sig. D. Agnello Spa- gnuolo , ^he umilissimamente vi saluta ; il quale ben tre volte attentissimamente la rilesse, e finalmente con im bacio , che con singoiar rispetto V* iapresse , proruppe in queste paro- le ; lettera degna di esser trascelta tra i più

col-

i5g

colti Scrittori del cinquecento , la quale noa cheì vestito , c'I corpo, ha tutta l'auluia del iavelìar grande Toscano. Io invero , se fcssj ad altrui toccata la sorte di tanto Oiiore , che V. P. Reverendissiiiia ha fatto a me , direi , che la vostra lettera può servire di regola, e di norma a chiunque vuole imparare tutte ad uix tempo due diilìcdtssime cose , cioè uscire da vecchi errori, e apprendere verità non pia udi- te ; che gli faccia mestieri o di una prudente opinione di credito inverso di chi V insegna , come la si acquistarono tutti gli altri Filosofi, che insegnando puLblicamente , tratto tratto an- darono salendo in grido di valenti Maestri, e si stabilirono le loro nuove dottrine, o di vestire uno temporario Scetticismo , col quale vadano a leggere, o per meglio dire a meditare atten- tamente libri di nuofe scoverte, con animo ri- soluto e fermo di niegar tutto , che non gli costringa la forza di una invitta evidenza a ri- ceverlo ; come troppo accortamente volle , che seco si usasse da" leggitori della sua Metalisica Renato delle Carte , il quale per questa unica altra sJrada provvide poter fondare una fdoso- fia tutta nuova da' suoi riposti ritiri , senza pubblicamente professarla neli' Accademie , E

quia-

'^

160 quindi è incomparabile la delicatezza dell' ap- j^arcccìiio , col quale presentate magnificamen- te la lode a^ Signori letterati , clic han degna- to per loro bontà lodare V Opera mia e dell' alta compreiiiione delle loro menti , e della libera signoria sopra le passioni villane : tal meravigliosa destrezza vi fu dettata , cred' io , dalla vostra eroica modestia , essendo Ella uno di loro. Ma intorno a ciò, cVElla dice, dover io quinci contentarmi dell' approvazìon di que' pochi , a quali stea bene tal vostra loda , i quali sono pocliissimi , egli non rate '1 detta la moderazion dell' animo , ma una eerta super- ba necessità , nella quale io volontariamente entrai , quando nella mia vita letteraria mi pro- posi una volta unicamente piacere ad uomini in grado eccellente dotti , e per valor singo- lari , tra quali Ella come un primo Personag- gio mi è sempre stata fìssa dinanzi gli occhi della mente in tutta la Maestà, la quale spie- ga in porgendo le sue divinissime dicerie. E concedendo a voi la rara grandezza di animo, con la quale della vostra coscienza di aver ben oprato fate immortai Teatro alla vostra virtù , so che per la bassezza del mio spirito mi vo cercando di fuori , rendo infinite grazie al som- mo

iGi

ino Iddio, dator d'ogni bene , percTiè non re- stassi abbattuto , e vinto da questo ultimo eol- ico di rea fortuna, che avessi recato disgusto a coloro , a' quali mi son sempre studiato unica- mente piacere , onde ora i rabbiosi morsi , co-^ quali mi lacera la maliziosa Ignoranza , con- solo , gustando il soavissimo frutto di aver con- tentato Voi soli , com' egli è una coppia di lettere , perchè finora non ba mandato fuora ad altri i miei Libri , una del Signor Biagio Ga- rofalo y r altra del P. Toniiiiaso Minorelli (a) , nomi , cb' Ella ben sa assai distinti in Italia per la lor grande letteratura , le quali ora le invio , perchè Ella goda sentirsi alla sua cen- sura far eco uomini di tal rango , e con ogni ossequio baciandole la riveritissima mano , mi confermo quale mi glorio essere Di V. P, Reverendissima Napoli 27 Ottobre 1721.

p

Ai, Medesimo

rendo invero un grande ardimento d' invia- re a V. P. Reverendissima questa mia Orazione

tes-

(a) Le Lettera di costaro sono in i/uesto Koìume\

L

i6a

tessuta in Italiana favella ; ma die aveva io a fare , se me ne faceva forza una certa giu- stizia? poiché se questa contiene alcuna parti- cella di buono , tutta è dovuta a Voi , che siete la norma somma e Sovrana dell' eloquen- za de' nostri tempi , la quale io unicamente mi ho proposta in meditando questa diceria, e co- me se l'avessi a porgere alla vostra presen- za : onde se tra 1' ombre de' suoi difetti risal- ta alcun buon lume , egli vien da Voi come di riflesso, e torna a V^)i medesimo di riverbe- ro . Ella non voleva affatto venirvi innanzi ; ma finalmente ve V ho indotta , persuadendo- gliele sì dalla necessità fattami dal comando , che io n' ebbi di vestirla in questo idioma , e che Voi tra '1 brieve spazio , che la degnerete leggere , scendereste da quella rara sublimità delle vostre maravigliose divine idee, e la guar- dercste col solo aspetto dell'umano vostro gen- tilissimo animo, col quale l'avesse da scusare, e da compatire. Avrei forse fatto meglio noci inviarlavi : ma ho temuto , che ^1 sommo amor vostro verso di me non P avesse attribuito più tosto ad atto di poca attenzione , che di mo- destia . Però siami io pure sfacciato , giugnen- do questa da Voi , vi dirà esser lei un segno

ma-

i65

manifesto , clic io non ambisco altro al Mon- do , che di piacere a Voi , a cui facendo umi- lissima riverenza , mi rassegno qiial per mio sommo pregio appo tutù mi professo.

Di Vosti-a Paternità Reverendissima a cui ris- pettosamente soggiungo di avermi presa con lei sola la licenza di aggiungere ali' Orazione un tratto , che per certi riguardi ho temuto di esporlo al puLbiico.

Napoli 3 Giugno 1724- Al Medesimo.

e

ome per lo eterno obbligo di giustizia , che io tengo con V. P. Reverendissima le mando questo libricciuolo (<:/); cosi per l'onore , eh' El- Li generosamente mi compartisce delia sua con^ fidenza, le scrivo ciò, che non ho potuto con- fidare alle stampe . 11 volume degli Atti di Lip- sia dell^ anno 1727, ov^ è stampata una novel- li letteraria della nostra Scienza nuova , era venuto qua in Napoli fin dal principio del ca- da-

(a) Si allude alF Operella intitolata Vici Findiciae,

L a

t64

djuto anno 1728, e si teneva sotto chiave dalP Autore , che 1' aveva quinci scritta a' Signori Eruditi Lipsiesi , ed accortamente dissimulava- si da altri pochi , che n^ erano consapevoli con esso Autore ; ne e mancato uno di essi , il quale pratica spesso in mia Casa la sera di co- stituirmene reo della scienza , che di tempo in tempo me ne dava contezza , ma sempre incer- ta , varia , indistinta , e confusa , per la qua- le non mai me ne venne talento d' informarmi del vero . Quando finalmente nel passato mese di Agosto tal Volume comparve qui pubblica- mente in piazza de' Librai , insieme con tutto il corpo , venuto a questo Mercadante di libri Niccolò Rispolo ; onde da molti curiosi cotal novella fu letta ; la qual essendo stata per mia buona sorte riferita al P. D. Roberto Sostegni, egli con quella solita sua gran circospezione mi accertò, che i Signori Giornalisti di Lipsia parlavano di quell^ opera , ma che alP orecchia non glie n'era giunta altra accusa, che glorio- sa per me , che V avessi io lavorata conforme al genio della Chiesa Romana . Quindi invo- gliatomi di rincontrarla , perchè 1' osservai con- tenere tredici proposizioni dentro altrettanti ver- $i , delle quali una vera mi reca una somma

glo-

i65

gloria , V altre dodici son tutte false , e che non mi toccano punto , io avrei certamente ri- sparmiato di rispondervi ; ma perchè si aveva a divolgare 1' Autore , come se n' avanzò tut- tavia il rumore qui in Napoli , acciocché non si potesse nemmeno per ombra sospettare , che r andassi io diffamando , e che volessi vederlo punito di quelle gravissime pene e spirituali , e temporali , che glie n' ^spetterehhono , io pre- si a scrivervi queste Note , con tal condotta ^ che vi fo necessaria comparsa di non saperlo chi sia , per tre fini tutti da conseguirli , io da' medesimi Giornalisti , appo i quali esso noa si può a verun patto nascondere : il primo ^ che io ho tutto P affare con essi , con costui nulla , il secondo , eh" essi stessi puniscano que- sto empio con farlo cadere dal loro concetto di esser costui loro buon' amico , e nello stesso- loro concetto il cuoprano tutto d' ignominia , e d' infamia , e nel medesimo tempo per la loro propria imprudenza , e temerità ne restino es- si carichi di vergogna , e di pentimento , d'aver essi ciecamente confidato la loro stima , e '1 lo- ro credito ad uno vilissimo traditore della j)a- tria , della Nazione, e della Religione sua pro- pria , e r ultimo e più rilevante di tutti eh'

L 3 es-

166

essi non sleguano per 1' avvenire a credere ài questa pietosissiiaa Citlà , che voglia dissimu- lare un cotanto scellerato cittadino , che quin- di lia attentato di aprire con essi un commer- zio pubblico di Eresia . Questo e quello , di che doveva io ragguagliarla, del rimanente le parlerà essa Scrittura ; la quale affidato nella di lei alta generosità avviso , che la leggerà con buon occhio , come sempre ha soluto , tutte le altre deboli opere del mio afflittissimo ingegno ; e facendole umilissima riveren^&a mi confesso .

V, P, Res>erencllssima

Napoli 4 Dicembre 1729. Al Medesimo,

M,

andò tutto altiero (^), e poco men che bal- danzoso a V. P. Reverendissima il secondo li- bro , perchè sopra degli altri , onde si pre- gia , il mando ornato del vostro gravissimo giudizio ; col quale Ella parlò di tutta P Ope- ra come già compiuta sopra tutto il suo dise- gno;

(a) Il Libro qiìi mentovato è quello intitolato de cvri" siajitìa Jurisfjrudentis stampato da Mosca nel 1721.

gno : perchè con quel suo altissimo intendi- mento giti avvisava ne' principi del Primo, co- me ne' senii i frutti , contenersi i CoroUarj di questo secondo. GÌ' ingegni corti , o limitati ne dubitavano , e la più parte tenevan per certissimo , che io a mezzo il corso mancassi , Spero in Dio ( e ne avrò di questa sua Divina grazia manifestissimo segno del vostro temuto giudizio ) di aver io complito ed al mio debi- to , ed alla vostra mallevadoria , con la quale Ella assicurò il Pubblico de' letterati , con av* valorar me a soddisfare al mio debito . Io tan- to ansioso ne attendo i riscontri , quanto bra- moso vivo dell' onore de^ suoi pregiati coman- di , mi rassegno .

Di y, P. Res^erendissima»

Napoli 9. Settembre 1721.

Al Medesimo.

XjLCCompagnata dal sommo amore , che le por- to , e da tutta le riverenza , eh' Ella merita mando a V. P. Reverendissima la consaputa Opera. In cotesto Eremo ella goderà tanta pub-» ilica luce , quanto ne potrebbe nella più cele-

L 4 t^^

5G8 bre delle Università dell' Europa, alle quali h indirizzata . In questa Città si io fo conto di averla mandata al Diserto ; e sfuggo tutti i luo* giù celebri , per non abbattermi in coloro , a' quali r bo io mandata : e se per necessità egli addivenga , d.i sfuggita li saluto : nel quale at- to non dandomi essi ne pure un riscontro di averla ricevuta , mi confermano P opinione , clie io r abbia mandata al Diserto . Io poi de- vo tutte le altre mie deboli opere d' ingegno a me medesimo ; percbò le bo lavorate per mie utilità propostemi affine di meritare alcun luo- go decoroso nella mia Città ; ma poiclie que- sta Università me ne ba riputato immeritevo- le, io certamente debbo questa sola Opera tut- ta a questa Università : la quale non aven- domi voluto occupato a trattar paragrafi , mi ha dato l'agio di meditarla. Posso io averglie- ne pili grado di questo ? die mi spiace non potergliene professare altrove , clic in cotesta vo- stra solitudine , dove gridando dico , cbe vor- rei non avere lavorate tutte le altre mie debo- li opere d' ingegno , e cbe restasse di me que- sta sola; percbè le altre erano state lavorate per avere io alcuna Cattedra Prima in questa Università ; ed Ella , giudicandomene indegno,

mi

1%

tnì lia in un tacito modo comandalo , clie io travagliassi questa , alla quale dovevano me- narmi tutte le altre Opere innanzi della mia vita . Sia per sempre lodata la Provvidenza , clie quando agP infermi occhi mortali sembra ella tutta severa giustizia , allora più che mai è impiegata in una somma Lenignità ! Perchè da questa Opera io mi sento aver vestito un nuovo uomo , e pix)vo rintuzzati quegli stimo- li di più lamentarmi della mia avversa fortu- na , e di più inveire contro alla corrotta moda delle lettere, che mi ha fatto taPavversa fortuna: perchè questa moda , €_[uesta fortuna mi hanno avvalorato, e assistito a lavorare quest'Opera. Anzi ( non sarà per avventura egli vero , ma mi piacerebbe che fosse vero ) quest'Opera mi ha informato di uno certo spirito Eroico , per }o quale non più mi j^erturba alcun timore della morte , ^ speri nvento V animo non più cu- rante di parlare degli emoli . Finalmente mi ha fermato , come sopra un' alta adamantina Roc- ca il giudizio ài Dio , il quale fa giustizia al- k Opere d' ingegno con la stima de' saggi , i quali sempre , e da per tutto furono pochissi- mi , non già uomini recitatori de' libri altrui , cke marciscono le notti nella Venere , e '1 Vi- no ,

170 no , o in Infeste meditazioni sono agitali ^ co- me con insidiare alla verità, ed alla virtù deb- Lano covrile le scempiezze , o le ribalderie com- messe nel di passato , per seguitar di parere e dotti , e buoni nel giorno appresso ; non fmal- mente inftngardi , cbe stando tutti sicuri ali" ombra della loro negligenza , anzi scorrendo sconosciuti nella densa notte de' loro nomi van lalrocinando V onor dovuto al merito degli uo- mini valorosi , ed ardiscono in oorwì modo di scannare il di loro credito ; ma tra le tenebre della loro nera passim delFinvidia avventano, e profondano nelle propie loro viscere gli av- velenatissimi colpi : ma sapienti sono uomini di altissimo intendimento , di erudizione tutta propia , generosi, e magnanimi , cbe non altro studiano , che conferire opere immortali nel co- mune delle lettere , tra' quali o il primo , o tra primi è V. P. Reverendissima , la quale ora io divolamente priego ad accogliere con la so- lita vostra altezza d' animo , come ha sempre fatto degli altri , questo mio ultimo , e più di tutti tenero parto , il quale con la buona vo- stra grazia sarà più agiato tra le vostre roz- zissime lane , cbe tra le porpore , « i dibcati

bis-

171

bissi de' grandi , e facendole umilissime rive- renze mi confermo (a).

Di V' P. Reverendissima,

Napoli ^5 Novembre 1725. ,

Al M e d e s I 31 o*

Jl er accertare V. P. Reverendissima quanto mi sia dilettato de* vostri Elogj , ho voluto se- co gareggiare in qualche formola : perchè i disegni sono si belli , che non si possono n - gliorare . Sarà sua gentilezza se vorrà di al- cuna di quelle varietà servirsi , e mia sarà la gloria di avervi solamente ubbidito , e con tut- to r ossequio resto rassegnandomi.

AL CARDINAL LORENZO CORSINI , INDI SOMMO PONTEFICE COL NOME DI CLEMENTE XII.

Eminentissimo Principe.

e

lon r umiliazione più ossequiosa m' inchino a professare a V. E. gP infiniti obblighi per 1' altezza delP animo , onde ha essa degnato

con

(a) "V opera qm mentovata è la Scienza Nuora del- ia prima edizione del 17:^5,

con sensi si generosi , e propri della vostra Grandezza ricevere la mia Opera , e me nella vostra potente protezione : talché benedico ben venticinque anni da me spesi nella meditazione di siffatto Argomento , ed in mezzo le avversità della mia fortuna , e le remore , che mi face- vano gli esempli infelici dcgF Ingegni , che han tentato delle nuove , e gravi discoverte , abbia io menato tant' oltre la vita , che portassi a compimento questo lavoro , che mi ha prodot- to il merito , o per meglio dire la buona ven- tura di compiacersene un Principe di Santa Chiesa di tanta sapienza , di quanta la Fama da per tutto con immortali laudi la celebra . Con 1' istessa umiltà di spirito supplico V. E. a seguitare di proteggermi , e continovarmi V onore , onde mi pregi , profondamente inchi- nandola , di rassegnarmi per sempre . Di y OS tra Eminenza.

Napoli i5 Dicembre 1725. Al Medesimo.

R

endo a V. E. le più umili grazie , che io so , e posso della benigna efficace volontà , «he ha di consolare me , e questa mia povera

Ca-

175

Casa con un qualclie beneficio , onde possa ele- ncarsi un mio fidiuolo , e vostro Servo , per nome Gennaro : ma P alta idea , clie si ha da per tutto della rara generosità , che cotan- to la distingue tra Principi , deve rendermi persuaso , che il differimento delP effetto egli nasca dall'impossibile. Mitigo però la mia av- versa Fortuna frtittanto con la speranza , anzi fiducia di vivere sotto la vostra potente prote- zione , e per di lei somma pietà di esser tenu- to presente alla sua pregiatissma grazia . E col più umile rispetto inchinandola profonda- mente mi rassegno per sempre Di V, E.

Napoli 20 Febbrajo 1726. Al Medesimo.

I

1 chiaro , e distinto onore , di cui F E. V. benignamente si è degnata colmarmi , essendosi compiaciuta di gradire con una generosità pro- pria delia vostra grandezza un mio umile , ed ossequioso desiderio di consagrare sotto l'alto, e potente vostro patrocinio un debol parto del mio scarso ingegno , che sta per uscire alla

lu-

174

luce , acciocché quel credito , che 1' Opera in se slessa non ha per il poco pregio dell' Auto- re , possa sicuramente conseguirlo col portare nella sua fronte lo splendore del luminosissima Nome vostro , mi ora lo spirito di non per- dere un' onorevole occasione di dare a V. £► una piena testimonianza del mio animo umile, e riverente, di annunziarle propizio questo gior- no tanto per noi segnalato, e memorabile, au- gurandoglielo con que' più fervidi voti , che V animo mio può concepire continuato da una lunghissima serie d' anni per la felicità della Cristiana Repubblica ; sperando , che P E. V* con queir istessa grandezza d'animo colla quale anticipatamente si è compiaciuta della mia te- nue ossequiosa offerta , voglia gradire questi miei sinceri sentimenti , mentre io profonda- mente inchinandola mi rassegno umilmente per sempre. Bi F, E.

Napoli aG Dicembre ija5.

AL^

,75

AL SrGNOB D. NICCOLÒ GIOVO .

jAendo iìifiiiite grazie ad V. S. Illustnssiina del jirezioso dono , che mi lia mandato della Signoril Morale, che P Eccellenti ssinio Signor Duca di Laiirenzana ha dato alle stamjìc scrit- ta a' di lui Signori Nipoti, il quale mi è giun- to adorno di tre bellissime circostanze; una di essere accompa^'-nato da un di lui gentilissimo foglio , r altra di avervi unili dodici altri E- scmpltri , de' quali io facessi dono a' degni mici Si^mori , ed amici ; la terza ed ultima di essermi pervenuti per mezzo vostro con altra vostra pre^avoiissima lettera. Io ne. ho profes- sato al Siii[Mor Duca i dovuti obblighi con una mia a lui indiritta , nella quale , perch' egli come saggio , e grave non ama lode , se non quella , che risuoni lontana dalle sue orecchie, gli ho "con poche , e generali parole dilicata- mentc lodato tal sua bell'Opera. Talché mi ri- mane ora con V. S. Illustrissima tutta la liber- tà di diine con chiarezza i mici sentimenti.

E questa è una delle due grandi utilità , che 1' orgoglio , il quale è proprietà de' nobi- li, arreca per la gloria delle nazioni, che quel- lo come gli avvalora a fare delle imprese ma- gna-

17^ gnanime laelle guerre ; cosi gy' essi sieno Leti avviati per la strada del sapere , gli mena a scrivere opere distinte in materia di Ietterei Cospirano a ciò (juelle due altre ragioni , un:t che i jy abili , come osservano i soli sommi Re nella maniera del vivere^ eosi guardano i so- li Principi de' datti in quello ancor dello scri- vere ; e F altra è , perchè stimano di dar essr lustro alla letteratura, e perciò non scrivon ope-^ re per raccogliere gli applausi del basso vol- go, molto meno per fine di vii; guadagno , per le quaii ragioni tutte datemi gli Scrittori nobili- dotti y che le lor opere non possono essere ch'= eccellenti .

Mi rallegro con la nostra età , che un vSi- gnore di cotanto alto stato rinnovelli gli studj- d' intomo airuomo , il quale^ contemplato per tutti gli aspetti della vita Morale, Famigliare^ e Civile- fa la materia perpetua della Sapienza Greca piii sana e robusta , e della Romana , quando questa a studiare e scrivere alla Gre- ca , e di quella d' Italia nel Cinquecento , nei' qual secolo tutta Itr vette in ricoltivare tal sa- pienza Romana , e Greca : onde in tali tempi tutte e ire queste Nazioni sfolgorarono di su- blimi Filasofi , Poeti, Storici , ed Oratori; i-

qua-

177 quali Studj oggi si sono affatto aLLandoiiati ^ perchè il Genio elei Secolo si disgusta di rin- contrarsi nelle idee ottime della vita ; onde è dato tutto a coltivare Studj , che più diletti- no le menti , che perfezionino gli animi , e che quanto facilmente rendon paghi gli studiosi en- tro le solitudini , tanto gli rendono in soavi nella Conversazione Civile .

LETTERA SCRITTA A MONSIGNOR MUZIO GAETA.

H.

o meditato la maravigliosa opera di V. S. Illustriss: ; e con mio sommo piacere , e pro- fitto vi ho scorto , cli^ ella vi una perfetta idea del Cristiano Eroismo , che e tanto dire , quanto una Cristiana Moral dimostrata , del- la quale e per P incertezza della materia , e per la difficoltà del lavoro , come le scris- si nella prima mia lettera , il Cardinale Sfor- za Pallavicino non ne diede , che un em« brione nel suo trattato del Bene ; il Padre Malebrance nelle sue quantunque al suo ar- gomento più adatte , e però poche Meditazio- ni Metafisiche pur v' inciampò , Ludovico giuratori ultimamente nella sua Filosofia Ma-

M /a-

vale non vi è punto più riuscito ; ed or vi aggiungo , clic '1 Pascale^ e'I Nicolio ne han professato quasi l' impossibilità di riuscirvi eoa gli stessi titoli delle loro divine opere , quello di Pensieri , e questo di Saggi della Morale. Ma ella dalle grandi, varie, moltiplici, e nu- merose virtù del Sommo Pontefice Benedetto Xlll. s'innalza a^ principj Metafisici, cioè su- Llimi , ed universali della virtù cristiana ; e con un metodo sorprendente ponendo per pri- mo principio del- suo sistema, clie le Divine verità rivelate , che insegna la nostra Cristiana Religione non solo non pugnano con le divine verità naturali , clie insegna la Metafìsica , che era sol tanto di che erano contenti finora i Teòlogi , ma che quelle dimostrano , e più con- fermano questa ; entra con animo , ed inge- gno egualmente grande nella difficilissima que- stione delle origini delle Idee , di cui vi ha im libricciuolo intitolato Histvria de Ideis , che si conduce fin da primi tempi della Greca Filosofia fino a' nostri idtimi ne' quali ne hanno tanto conteso prima Arnaldo , e Malehrance^ ed ultimamente li due più grandi ingegni ,delP età nostra il Leibnizio , e 'l Neutone ; e con un' altezza d' animo inccmparcihile propria

del^

179

della vostra nascita, e della vostra pietà sta- bilisce come prima pianta, e fondamento dello stupendo edifizio , che dall'eterno decreto dell* unione ipostatica della natura umana , e Divi- na nella persona del Verbo , che ave vasi da incarnare, venne alle menti cosi angeliche co- me umane V origine dell' idee. Quindi discen- de a ragionare de' principj cosi delle menti , come de' corpi ; e per quanto s' appartiene ai corpi , ella disapprovando tutte le Fisiche per ipotesi , con una splendida , e luminosa ma- niera ragiona de' principj Metafisici delle na- turali cose , seguitando Pitagora , Platone , Aristotile , quali sono da Proclo gran Filo- sofo Platonico dimostrati in un libro fatto ra- do , tradotto da Francesco Patrizio col tito- lo de principiis Phjsicae Aristoielis geome- trice demonstratis ; la qual dottrina da alcun tempo in qua , o si riveriva come una Divi- nità occulta , o si riferiva come una riposta erudizione , o si derideva come una vanità. Ma V. S. Illustriss. non usa il metodo mate- matico , il quale , ove non sono figure di li-r, nee , o numeri , o non porta necessità , spes- so in vece di dimostrar il vero , può dar ap- parenza di dimostrazione al falso , come con

Ma \^

i8o

lo stesso metodo Geometrico Benedetto Spirto^ Ut impone a" cervelli deLoli una Metafisica di- mostrala , che porta alP ateismo . Nemmeno vi adoperate le dimostrazioni geometriche , o aritmeliche per somiglianze , come i Filosofi hanno finora usato di fare ; ma con istupore di chi vi le|Tgerà fate scendere i vostri prin- cipi Metafìsici a dimostrare egualmente cosi le perfezioni de^ corpi, de' quali prima proprietà è la grandezza , come quella degli animi , di cui la maggior proprietà è la virtù . E qui mostrate la vostra aria grande e di Teologo, e di Filosofo , e di Oratore, ove si sarehhe ogni altro perduto , che avendo questo Santis- simo Pontefice avuto alcuna fiata de' grandi trasporti , che agli occhi volgari forse han po- tuto sembrare grandi difetti ; Ella per le di esso lui eccellenti , copiose , varie , diverse ini- stancabili virtù avendolo riposto dentro T ordi- ne Universale , nel quale ver san gli Eroi , fa vedere questa essere proprietà di Eroismo, per quel Principio , che stabilite, che la virtù eroi- ca e dentro V Ordine Universale , a cui servo- no talvolta i particolari disordini. E questo è quanto ho potuto io scorgere del vostro gran pensiero, eh' Ella mi comanda , che io indo-^

vi-

TÌnassi , se ecrli vi sia riiiSGÌto : se non ho da- to al se^no , incolpatene non la mia diligen- za , ed attenzione in meditare la vostra Divina Opera , ma la mia poca sagacità , ed acutez- za di penetrarla. La maniera del dire e piena luce , ed è sostenuta da una fiducia gene- rosa , e da un* asseverazione magnanima . lo che assolutamente forma un certo dir da Si- gnore ; la copia de* sentimenti è alFoUala : le parole tutte signoreggiano sulle vostre nuove , rare , e sublimi idee , talché lo stile si condu- ce con una maestosa semplicità , quale debba essere d'un pur parlante Filosofo . Vi si leg- gono e vero spesso le agnominazioui, e bisquit- ti , ma sono essi spontanei , non jùcercati , e vogliono non tanto dileticare gli orecchi, quan- to più illuminare le menti de' leggitori. Io mi rallecrro con la nostra Patria . e con la rìostra lingua Italiana , che merce vostra parìa in un non fmora udito, e quasi suono superiore all'u- mano. Se ella vuole da me le dica alcuna co- sa , che non mi piaccia , egli è soltanto il ti- tolo , che desidererei breve , e schietto , come hanno usato far tutti gravi scrittori , e che re- citasse circoscritto cosi; Orazione di Benedetto

M 5 XI IL ,

iba

XIIL , nella cui vita si scuopre l' idea del Cristiano Eroismo,

Al Medesimo.

G,

"odo infinitamente intendere dalla in sommo- grado egualmente gentile , ed istruttiva risposta di V. S. Illustrissima , che io abbia abbastan- za compresa il nuovo , raro , sublime disegno da essolei condotto nella Orazione funerale dei Sommo Pontefice Benedetto XIIL ; perocché egli mi ha fatto dilettare del mio scorgimento in intendere profondissime opere ^ e di gran peso. Ma il voler Ella che io vi scoprissi errori , e vi notassi difetti , ciò provviene da due cagio- ni , una del grande animo vostro , che mi sti- ma da tanto , quanto io non sonò ; P altra del- la vostra gran mente , del qual genere gli Au- tori architettonici sempre hanno idee più j^er- fette delle medesime loro quantunque bellissime opere . Ne ve ne faccia punto dubitar quello > che gli uomini letterati dieno privatamente as- sai più vantaggiosi giudizj delle opere altrui , di quello farebbono , se ve ne avessero pubbli- camente a far le censure : perchè io cosi la i^cnto di cotale Orazion vostra , come ne ho

scrit-

i85

scritto , che mi recherei a somma gloria , elle tal mio giudizio fosse dato pubblicamente alle. Stampe . Oltreché come poteva io non solo non approvare tutto, lo che ivi da V. S. Illustris- sima sta divinamente pensato , ma anche non dilettarmene , avendovi Ella meditato in una guisa maravigliosa un compiuto sistema di Me- taiisica , d^ intorno- al quale io molti anni fa , aveva intesi tutti i miei debolissimi sforzi , e ne diedi fuori un libro , ch'era il primo di un' Opera con questo titolo De antiquissima Ita- loriun sapienti a eoe linguae Laiinae Origini'- bus eruenda , del quale , come di tutte le al- tre mie , a riserva solo della Scienza- nuova si trova P Originale . Ivi io travagliava di dimo- strare, che l'uomo è Dio nel Mondo delle gran- dezze astratte e Dio è Geometra nel Mondo delle concrete , che h tanto dire quanto nel Mondo della Natura , e de' corpi . Poiché la Mente Umana principia la Geometria dal pun- to , che è cosa , che non ha parti , e'n- conse- guenza è infinito; onde è quello, che egregia- mente Galileo dice , che quando siamo ridotti a punti , si i^tn-de ogni maggioranza , ogni mi- noranza, ogni egualità; il perchè i circoli con- centrici, e i lati de' quadrati con le diagonali

M 4. si

i84 si segano iie^ medesimi punti ; e come comin- cia dalF Infinito , cosi all'Infinito si porta con quel postulato , che sia lecito di menare in in- finito una linea: dentro di se contiene gli ele- menti della grandezza astratta continua , clie sono le proposizioni dimostrale di cotale scien- za : ne dispone essa le guise , e disponendole le conosce , e conoscendole fa il vero geome- trico ; tantoché non sol ne' Problemi , anco ne' Teoremi nel Geometra, come in Dio, lo stes- so è il conoscere , e '1 fare : per lo che non si controverte in Matematica pura , perchè colui , col quale ragionale , in udendovi ragionare , fa quello stesso vero , che fate voi. Indi poscia discendo ad esaminare la certezza , e la verità delle scienze suhalterne , per quanto più o me- no partecipano di tali Principi di Metafisica : lo che V. S. Illustrissima con una maniera non mai più intesa insegna , che le figure Mate-i maliche sieno figure di linee , o pure di nu- meri non sono mica già segni capricciosi , e fantastici ; ma caratteri , e Lelle idee ef- fettive e reali di quelle nature , che ci proda- cono queste idee , ed io il dissi con meno efficacia , e di lume , eh' Ella si serve delle li- nee , e de' numeri non per somiglianza , come

han

i85

ban fatto tutti i Filosofi , e fa discendere i suoi principi Metafisici egualmente a dimostrare co- sì le perfezioni de*corpi , come qi^elle degli ani- mi : dissi tutti i Filosofi , V. S. Illustrissima ne eccettua i moderni, e piii degli altri Malebran- ce : ma egli il Malebrance confessa , e nro- fessa la dura necessità , die naturalmente li preme di spiegare le cose delle menti per rap- porto a quelle de' corpi , lo che sembra confìr- mare generalmente il mio detto . Ella usa pri- ma suitesi per fare PIdea general del suo Ert)e, e poi r analisi per rincontrare tutti gli Eroi nelP idea generalissima del Principio Archetipo più dimostrato . Questo gran momento cosa della vostra opera io confesso , che perdei di veduta , e non iscorsi un grande argomento di vostra somma , e sovrana lode , che ha El- la trasportato alle cose Morali , e Metafisiche il maraviglioso Organo di Bacone da Verula- mio ^ che ha dato cotante discoperte in Fisica, e in Medicina , con usar V Induzione perchè con essa si facci incetta di jìarticolari , come Storie Naturali , osservazioni , ed esperienze per via della Sintesi , onde si formino poi i princi- pi generali da rincontrarli per tutta l'estensio- ne de' loro generi . Ho 1' ardir di afllrmare ,

che

i8G che le vostre sono digressioni ; eh' Ella niega di esserlo , ma sono digressioni Demosteniche ,. nel qual maraviglioso disordine consistono i terribili suoi entimemi , che finge uscir dal pro- posito , e tutto trattava in lontanissime parti- dove trova argomenti , che ceni una felice spe- ditezza d' ingegno al suo proposito fatalmente attaccati i suoi fulmini fu cadere sugli già di- vertiti uditori, tanto piì^i terribili, quanto men preveduti . L' Opera poi da V. S. Illustrissima meditata già innanzi col titolo Idea , a sistema generale della naturale , e sopranaturale verità anzi trasfusa , che trasportata in cotesta Ora- zione la rende piìi raaravigliosa , perchè si uni- sce la sapienza con F Eloquenza , che fu la favella filosofica ben parlante formata nella Scuola di Socrate , con cui parlarono tutti gli Accademici antichi Greci , tra Latini Cicerone, e tra gP Italiani niun altro innanzi V. S. Illustrissima. D'intorno all'argutezze delle vo- ci, ch^ Ella frequenta, già ne la rimordeva la molta copia : ond^ Ella potrà lasciarvi le pih necessarie , che sicno insieme le più naturali. Sto fermo ( pricgo a perdonarmi di questa li- bertà , che mi prendo per vostra gloria ) e mi perdoni , eh' Ella concepisca il titolo semplice,

e bri(i-

187

e Lrleve , e per ciò clie glie ne lio scritto , e perchè la novità , la vastità , e la difficoltà del- la proposizione o sbigottirà , o alienerà il leg- gitore : mi piacerebbe s\, clic ove dissi si scuo- pre P idea , si dica si diniostiu P idea , che farebbe un senso doppio assai acconcio per es- sere r Orazione in genere dimostrativo , e per- chè vi si dimostrano i principi della vostra dot- trina . Le rendo grazie infinite del gentil dono di che V. S. Illustrissima senz^ alcun mio me- rito si è degnata onorarmi per mezzo del Mol- to Reverendo P. . . . Gaeta degnissimo Fratello vostro .

AL SIG. D. FRANCESCO SOLLA

Sig, Mio y Sig, e Padrone Colendissimo,

JLia vostra luminosa maniera di pensare , gen- tilissimo wSlgnor D.Francesco , in verità mi sor- prende , e '1 saper generoso , che se generoso non è , egli non è vero sapere , m' innalza so- pra di me medesimo ; e con una civiltà Socra- tica m' addottrina , e mi emenda . Voi mi fate accorto d'aver io nell'Orazion Funerale di An- giola Cimiai Marchesana della Petrella toccato

(j^uel

i8B ,

quel segno , al quale credeva d'essermi soltar^'- to sforzato d' indirizzare lo stile ; e mi scovri- te la scienza di ciò , che io per un certo sen- so , diritto per avventura, fatto mi aveva: in colai guisa m' illuminate . Di poi stimate da più si fatta Orazioncina , die non sono le al Ire Opere del mio debole ingegno , anco la Scien- za nuova ; di die io aveva certamente opinio- ne affi! Ito contraria . Ma se co tal componimen- to fosse stato egli dettato da una vera eloquen- za , la ragione senza dubbio starebbe dalla par- te del vostro giudizio: perchè la vera Eloquen- za e la sapienza che parla ; e la sapienza e l'aggregato di tutte le virtù e della mente, e dd cuore ; onde naturalmente escono da se stes- se e le più belle , e le più grandi virtù della lingua : le quali tre spezie virtù compiono il vero uomo , che tutto è mente illuminata , cuor diritto , e lingua fedele interprete d' amen- due . Ed in vero innumerabili sono stati gli scienziati uomini autori di grandissime disco- verte : ma due soli al Mojido furono i perfet- ti Oratori, Demostene, e Cicerone; con la cui eloquenza visse , e quelli morti mori la libertà di Atene la più ingentilita , e più dotta , e d'i Roma la più luminosa, e più grande Città del

Mon-

189

Mondo: cosi voi mi einendat<; . De^-iderale quin- ci sapere, come cotale Orazione e siala nco vil- tà dal comune de^ letterati Napoletani , e se n' abbiano sparlato , come bau fatto d^ altre Opere mie, e sopra tulle della Scienza nuova. Io in verità non so darvene contezza alcuna , percbe non bo curato di saper ciò, cb' essi n* abbiano detto . So bene , cbe ^1 comune degli nomini è tutto memoria , e fantasia ; e perciò banno sparlato tanto della nuova Scienza , per- dio quella rovescia loro tutto ciò cb* essi con errore si ricordavano , e si avevano immagina- to de' Principi di tutta la Divina , ed Umana erudizione : pocbissimi sono mente, la qual bi- sogna , come di Arcbi tetto ( giova qui avvaler- mi di im grave giudizio comunicatomi dal Si- gnor Principe della Scalea , fatto da esso in rileggendo la Rettorica di Aristotele) per giu- dicare de^ lavori dell' Eloquenza ; la quale la uso con dignità di tutte le parti del sapere umano , e Divino ; e da un punto , come di prospettiva , ne dee vedere e tra esso loro , e nel tutto la convenevolezza , che fa tutto il bello delP Eloquenza , che si cbiama decoro . Oltracciò io non mi son punto curato informar- mene j perchè vivo già persuaso ^ cbe ne do- * ves-

190 Tessero giudicare , come di una apericciuola fatta per passa-tempo. Perchè la più parte de" Dotti di oggidì fervono in Sludj , che soli re- piitan severi, e gravi, e di Metodi, e di Cri- tiche ; ma Metodi , che disperdon affatto V in- tendimento , di cui proprio è , di veder il tut- to di ciascheduna cosa , e di vederlo tutto in- sieme , che tanto propriamente sona intellige" re , ed allora veramente usiam 1' intelletto y che le nostre menti in questo corpo morale ci può render in un certo modo delia spezie , del- la qual sono le separale , che con peso di pa- rola si chiaman intelligenze ; e per vederne il tutto debhe considerarla per tutti i rapporti , ch'ella può mai avere con altre cose delP Uni- verso , e tra quella , che vuole perfettamente intendere , e cose affatto disperate, e lontanis- sime rinovarvi all' istante alcuna comunità di ragione, nel che consiste tutta la virtù dell'in- gegno , che è P unico padre di tutte le inven- zioni : la qual sorta di percepire ecci assicura- ta dalP Arte Topica , che da presenti Loici , come inutile , oggi si disapprova : la quale so- la ne può soccorrere negli affari ferventi , che non danno tempo al consiglio, e come il per- cepire è prima del giudicare > cosi essa perce-

«9* yjonc piionne apparecchiare al giudizio una cri- tica, quanto più accertata, tanto pili utile al- la Scienza per le sperienze in natura , e per gli nuovi ritrovati delle Arti ; utile alla Pru- denza per ben formai'C le congetture delle cose o fiìtle per giustamente giudicarle , o da farsi per utilmente condurle ; utile all' Eloquenza per la pienezza delle pruove , e per lo piacere delle acutezze . E fmclic tutti i Dotti ebbero gP intelletti scemi di cotesta quarta operazione, che dicon metodo han fruttato il tutto , che abbiamo e di maraviglioso , e di grande in que- sta nostra coltissima Umanità ; ma dappoiché si e in ciò da cotali Filosofi supplita la niente umana, ella è sterilita, e sfruttata, ne ha ri- trovato alcuna cosa più di rimarco. Delle cri- tiche altra e metafìsica , che va finalmente a terminare donde incomincian ad insegnarsi , cioè nello scetticismo , che nelle menti giovanili , quando più tempestano , ed hanno V animo > come di moUissima cera , per ricever altamen- te le impressioni de'vizj, stordisce, e la sola sa- pienza, stando sopra un piede, li può risolvere. Il senso comune , del quale avevano inco- minciato ad imbeversi , con l'educazion icono- mica ^ e doveva loro fermarsi dalla Sapienza

Bi-

192

Riposta , del quale nou ha la Sapienza volgare regola più certa per la prudenza Civile , la qual allora ci assiste , quando operiamo confor- me operano tutti gli uomini di senso diritto . Ma lo Scetticismo mettendo in dubbio la verità, la qual unisce gli uomini , li dispone ad ogni mo- tivo di proplo piacere , e di propria utilità , che sieguano il senso propio : e dalle communanze Civili li richiama allo stato della solitudine , non già degli animali mansueti, che hanno pur talen- to di unitamente vivere ne' gregg-i , e negli ar- menti , ma di fieri , ed immani , che vivono tutti divisi , e soli nelle lor tane , e covili : e la Sapienza Riposta degli addottrinati , che do- vrebbe reggere la volgare de' Popoli , le le più forti spinte a precipitarsi , ed a perder- si . L' altra critica è V erudita , che di nulla serve a far sapienti coloro , che la coltivano . Ma quelP Analisi veramente Divina de' pensieri umani , la quale sceverando tutti quelli , che non hanno naturai seguito tra di loro , per an- gusto sentiero scorgendoci di uno in uno , ci guida sottilmente fiè fdo entro i ciechi laberinti del cuor dell' uomo , che ne può dare , non già gì' indovinelli degli Algebristi ; ma la cer- tezza 5 quanto è lecito umaniimente , del cuor

dell'

1^3 dell'uomo, senza la quale ne la Politica piio maneggiarlo , ne 1' Eloquenza può trionfarne ; e quella Critica , la quale da ciò , che in ogni circostanza è posto V uomo , giudica , clie co^- .sa egli la conformità di quella debba operare^ che è una critica sapientissima dell'arbitrio uma- no , il quaF è per sua natura incertissimo , e perciò sommamente necessaria agli uomini di Stato, entrambe oltre a quello delle morali fi- losofìe , delle quali unicamente s'intesero i Gre- ci per lo infinito studio de' Poeti , degli. Stori- ci, degli Oratori, e delle lingue Greca, e La- tina , che abbisoguan per ben intenderli , si so- no allatto abbandonate : e si son abbandonala principalmente per V autori tii di Renato delle Carte nel suo Metodo , ed in grazia del suo metodo , perocché voglia per tutto il suo Me- todo . Ond' egli si ha fatto un gran seguito pei' quella debolezza della nostra natura umana , che ^1 brevissimo tempo , e con pochissima fa^- tica vorrebbe saper tutto: che è la cagione^ perchè oggi non si lavoran" altri libri , che di nuovi Metodi , e di Compendj ; perche la de- licatezza de' sensi, che è fastidiosissima in que- sto Secolo, essendosi traggettata alle menti , i nuovi libri non per altro si commendano , che

N per

per la facilità ; la quale cosi fiacca , ed avve- lena gì* ingegni ^ siccome la difFicoltà gP invi- goriscc , ed avviva . Però pubblica testimonian- za è ^ che metodi COSI fatti trasportati dalle Matematiche all' altre scienze , di nulla abbia-^ no giovato gP ingegni a dilettarsi dell' ordine , che da essi si è fatto passaggio ( chi 1' crede- rebbe ? ) a scriversi Dizionarj di Scienze ; e ciò, che recar debbe piii maraviglia , delle stesse Matematiche , de' quali noa vi ha maniera piò fatta a caso , ne piò scioperata di apprendere. Così egli e addivenuto, che si condanna lo studio della lingua Greca , e Latina; onde sono da per tutto inutili i prezzi degli Scrittori in entrambe le lingue proprie , e si sono sformatamente alterati quelli de' traduttori : e pure fatto Studio ci può imicamente informare della maniera di pen- sare saggia , e grande de' Romani , ed esatta ^ e delicata de' Greci :. delle quali e 1' una , e l'altra bisognerebbe agli uomini d' alto affare ; che debbono trattare d'i cose grandi co' Grandi e cou altezza d'animo mostrar loro di sottilissimo fdo la verità con aspetto di compiacenza: perche le lingue sono , per dir così , il veicolo , onde si trasfonde in chi li appara , lo spirito delle Nazioni : si condanna lo Studio, che assoluta- mene

mente bisogna per l' intelligenza del Diritto Ro- mano Latino, che molto riceve di lume dall'Orien- tale de' Greci, col quale si giudicano le cause in tutti i Tribunali di Europa: si condanna lo Stu- dio della Lingua della nostra Religione , con cui parlò la Chiesa Greca , e parla tuttavia la Latina ; e precisamente e necessario per le controversie , che debbono nascere con le novi' , che posson sorgere nella Chiesa : si con- danna la lezione degli Oratori , i quali soli ci possono insegnare il tuono , con cui la Sapien- za favella : si condanna quello degli Storici , i quali soli si possono sperare veraci consiglieri de' Principi senza timore, e senz^ adulazione : si condanna finalmente quello de^ Poeti , col falso pretesto , che dican. favole ; nulla rifletten- dosi , che le ottime favole sono verità, che più si appressano al. vero Ideale , o sia vero eterno di Dio , ond'è incomparabilmente più certo del- la verità degli Storici , la quale somministrano sovente loro il capriccio , la necessità , la for- tuna : ma ir Capitano , che finge per cagiou d'esemplo Torquato Tasso nel suo Goffredo è, qual dee esser il Capitano di tutti i tempi , di tutte le Nazioni : e tali sono, tutti i personaggi Poetici per tutte le dilTcrenze , che ne possono

N 1 mai

196

mai dare sesso , età , temperamento , costume , nazione ^ Repubblica, grado, condizione, for- tuna, altro non sono, che proprietà eterne degli animi umani ragionate da politici , iconomici , e morali Filosofi, e da'Poeti portate in ritratti. Air incontro , come se i giovani dalle Accademie do- Tesser uscire nel Mondo degli uomini , il qual fossesi composto di linee , di numeri , e di spe- zie algebraiclie , empiono loro il capo de' ma- gnifici vocaboli di dimostrazioni , di evidenze , di verità dimostrate , e condannano il verisi- mile, che è il vero per lo più , che ne quella regola di giudicare , che è un gran motivo di vero ciò, che sembra vero a tutti, o alla mag- gior parte degli uomini; di che non hanno più sicura i Politici in prender i loro consigli , ne i Capitani in guidare le loro imprese, ne gli Oratori in condurre le loro cause , ne i Giudi- ci in giudicarle , ne i Medici in curare i ma- lori de^ Corpi , ne i Morali Teologi in curar quelli delle coscienze ; e finalmente la regola ^ sopra la quale tutto il Mondo si acquieta , e riposa, in tutte le liti, e controversie , in tut- ti i consigli , e provvedimenti , in tutte l'ele- zioni , die tutte si determinano con tutti , o con la maggior parte de^ voti, E la ragione

di

597 di tutto ciò , che lio scritto , è clie dapper- tutto celebrandosi il criterio della verità del medesimo Renato , che è la chiara , e distinta percezione , il quale non definito e più incerto di quel di Epicuro , che il senso evidente di ciascheduno , il qual ogni passione ci fa parer evidente, conduce eli leggieri allo Scetticismo; il quale , sconoscendo le verità nate dentro di noi medesimi , poco ^ anzi niun conto tiene di quelle , che si deono raccogliere dal di fuori , che bisognano ritrovarsi con la Topica , per fermare il verisimile, il senso comune , e l'au- torità del Genere Umano; e perciò si disappro- vano gli Studj , che a ciò bisognano , che son quelli degli Oratori , degli Storici , e de^ Poe- ti , e delle lingue , nelle quali essi parlaroao» Con questo spirito la maggior parte de^ Dotti a compiacenza danno i giudizj delle opere di lettere , facendone regola la loro capacilk , e la loro capacità giustificando a medesimi la pro*- pria lor passione. Così in questi stessi tempi , che da essi si coltivano metafisiche , metodi , e cri- tiche, un^ opera meditata con una metafisica innalzata a contemplare la mente del Genere U- -mano , e quindi Iddio per F attributo della Prov^vedeiiza , per lo quale attributo Iddio è

N 3 con-

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contemplato da tutto il Genere Umano ; esami- nata con una critica , che si fa sopra essi Au- tori delle Nazioni , la qual unicamente ci può accertare di ciò , che ne dissero gli Scrittori , i quali dopo la scorsa almeno d^ un dieci Se- coli vi cominciarono a provenire ; e condotta con un metodo addentrato nella generazione de' costumi umani , che ad ogni tratto ne importantissime discoverte ; essi , perche vi si tratta di materie , i cui studj si condannano dal metodo di Renato , contro ogni regola di iuon' arte critica , senzk farne verun esame , senza applicarvi punto di attenzione , con un giudizio superbo , che e quel , che non rende ragione del perchè cosi giudica , la condanna- no dicendo, che non sMntenda : e con costan- za \eramentc di Filosofi, coloro, i quali chia- mano questo secolo beato , perocché si goda la libertà di conoscere i Socrati , ed i Fiatoni per lo amore della ragione , e del vero ; fanno plausibile il lor giudizio appresso il volgo igno- rante , che , perocché le volgari tradizioni degli antichi sono state ricevute , come articoli di Fede da tutti i Dotti di tutti i tempi, si deb- ba sopra di esse alla cieca serbare tutta la ve- nerazione dell' Antichità . Quindi potete inten- de-

^99 dere Signor D. Francesco , se io debba esti- mare co testa vostra solitudine per una grande celebrità ; e se la Nuova Scienza abbia degno luogo nel vostro nulla , clie Voi dite per una modestia , nata da una somma grandezza di animo , cbe avendo sgombro la vostra gran mente di tutto ciò , che vi ricordavate , e vi avevate immaginato de' Principj dell'Umanità, vi avete lasciato tutto solo il vostro alto inten- dimento a spaziare nella sua vasta comprensio- ne , per ricevervi la Scienza Nuova : ond'ella entra nel numero di que^ Dottissimi , che sem- pre furono pochi , che sostengono in questo paese ed all'Opera il credito, ed ali* Autore oppresso dalla Fortuna difendono e la patria , e la vita , e la libertà : e vi bacio caramente le Mani. Di F. S.

Napoli a 1,2 Gennajo 1729.

N 4

AL

1ÓO

AL STG. D. GIULIO CESARE MAZZACANE PRINCIPE DI UMIGNANO DEDICANDOGLI UN EPITALAMIO PER LE SUE NOZZE CON D. GIULIA ROCCA DE^ MARCHESI DI VATOLLA

ra le più belle , e più leggiadre costuman- ze le quali erano appresso le due antiche Na- zioni sopra tutte le altre più gentili , ed urna- aie io dico appresso i Greci, « Latini, mi seni- Lia essere stata quella , che usa vasi nelle noz- ze , con la quale la novella Sposa, purché ver- gine fusse stata , era posta nel ietto maritale col nuovo Sposo a giacere ; un coro di don- zelle , ed un altro di garzonetti solevano un Inno in lode del "Dio delle Nozze , intessando- vi ancor le lodi di essi sposf, or Puno , or Pal- tro vicendevolmente cantare, acciocché i pieto- si lamenti , ed i paurosi gridi , che sogliono dalle verginelle in quell' atto mandarsi , non fusscro intesi per avventura d'intorno; e siffat- to Inno chiamavano essi Epitalamio , del qua- le oggi non ne abbiamo migliore esemj)io di quello , che lascionne il soavissimo de' latini Poeti Catullo ; ad imitazione del quale ho io il presente composto nelle felicissime Nozze di

aoi V. S. liluslrisslma con l'Illustrissima mia Si- gnora D. Giulia Rocca (a) ed ora in fede del- l' allegrezza , la quale di esse ho preso , divo- tamcnte glie le presento. E certamente io non ho parole , le quali potessero in piccola parte il piacere adeguare , di che mi ha codesto suo pregiatissimo matrimonio colmato ; consideran- do quanto giustamente il Cielo ahhia concedu- to a V. S. Illustrissima cosi nobile , e valoro- sa Madamigella per isposa degna del suo gran merito. Perocché se riguardo la stimatissima per- sona di V. S. Illustrissima in essa ravviso tutti quei pregi, onde qualunque chiaro Signore possa avere a somma gloria fregiarsi ; cioè antica nobiltà di sangue , e costumi di nohil sangue degnissimi. E per quanto all' antico splendore della sua discendenza si attiene , chi non sa in quale onore , ed in quanta riputazione sia riposto tra le chiare famiglie di questo Regno r Illustrissimo suo casato ? quando ancora e forestieri Scrittori (ò) che presso a due Secoli

ad-

(a) Sara da me rapportato fra le Poesie Italiane del Vico .

(b) Il P. Leandro Alberti nella sua descrizione d' I- ■fcalia , e propriamente de' luoghi mediterranei della Lu

5102

addietro hanno scritto , di esso menzione facen- do , con un'antica signoria di feudi e di vas- salli ornato onorevolmente P avvisano. E qual più chiara , e più certa testimonianza delF an- tico onor suo vi ha di quella , che ne fa il dominio , che V. S. Illustrissima ha di cotesta terra , la quale ella ha ricevuto per lungo-, e diritto ordine di Avi da quel Lionetto Mazza- cane (rt) il merito del quale fu in tanto pregio dal Principe di Salerno tenuto , che io elesse

a so-

canìa,le parole del quale sono le seguenti « Seguitando )) la Valle di Di ano da S.Arsenio un miglio scosto alle 5) radici del Colle giace S. Pietro Castello del Signor )) Biagio Mazzacane , e poco dopo e più oltra quattro » appare sopra il Colle dell' Appenino Diano Castello )) molto ricco , e nobile rammentato da Tolomeo dal 5) quale ha pigliato il nome tutta questa valle : Egli è » detto Castello signoreggiato da Gin: Giacomo Mazza- )) cane Governatore de' Soldati del Principe di Saler- )) no, che conduce per Carlo V. Imperatore 5 più avanti » due miglia vedesi S. Giacomo di Loreto Mazzacano- (a) Quattro altri feudi nobili ebbe in dote Lionetto Mazzacane da Porzia figliuola di Giovanni Capano Ca- valiere del Seggio di Nido , ed avendo in essi la sola giurisdizione Civile , ottenne dalF Imperatore Carlo V, anche la Criminale , come dalle investiture di essi aper- tamente si vede .

!Z03

a sostenere le sue veci di portare il Gonfalone in quel If'and' atto e magnifico dell' incorona- zione dell' Imperatore Carlo V. in Bologna (a). Ma lasciando da parte i suoi maggiori , che ed in guerra , ed in pace hanno sempre mai accresciuto chiarezza , e splendore alla sua fa- miglia chiunque riguarda i sopraumani costu- mi , dc^ quali V. S. Illustrissima ha ricchissi- mo P animo , certamente estima , che se la for- tuna pareggiasse il suo merito , dovrehbe Ella avere <li numerosi popoli libera signoria. Ta- la giustizia, e la pietà che dimostra verso i soggetti ; tanta la gentilezza , e la cortesia , che usa co^ pari ; e finalmente è sifflìtto il valore , di che ha se medesima ornaita. Or tutti cotesti suoi pregi fra meco considerando , non posso contenere nell' animo T allegrezza , che prendo di vedere V. S. Illustrissima accoppiata con maritai nodo coli' Illustrissima mìa Signora D. Giulia Rocca , la quale co' cortesi , e gentili costumi , cogli atti leggiadri , ed accorti , e con le parole piene di senno , e di onestà chiara-

men-

(a) Gìo: Antonio Summonte nel quarto Tomo dellf^ Istorie di Napoli.

io4

mente dimostra esser vero germoglio di quel nobilissimo ceppo , dal quale mentr^sotto gli Angioini Re verdeggiava , e fioriva uscirono ima Sibilla , clie impalmandosi al casato del Balzo (a) de' Conti di Andria , ed una Beatri- ce , eh' entrata nel casato d^ Aquino (^) de' Conti di Loreto , adornano oggi gli Alberi di quelle chiare Famiglie ; come anche di questo ceppo usci una moglie di N. di Tarsia Gene- rale d' armi , Signore di Belmonte , e figliuola di una Sanseverino di Bisignano {e) ; e final- mente un^ Elena sposata a Giovanni di Bremia Conte di Lecce , e Nipote di Ugo Re di Geru- salemme 5 per tacere i molti , e ben chiari Si- gnori , che di questa pianta trassero splendi- damente P origine ; come egli sarebbe a dire di più vicini a noi un Sigismondo Tritavo del- la sua pregiatissima Sposa , marito di PoUisse- na Caracciolo de' Marchesi di Gerace , e dei

più

(a) Dell'Albero della Famiglia di Balzo del Signor Duòa della Guardia.

(b) Deir Albero della Famiglia d' Aquino di Scipio- ne Ammirato.

. ( e) Sambiase nella Kobilla di Cosciw« parlando del* la famiglia Eocca^

so5

più lontani un Giovanni (a) un Guidone (é) ^ un Guglielmo tutti e tre Duchi di Atene; T ul- timo de' quali a tant' altezza di Stato aggiun- se , die meritò per moglie un^ Isabella Prin- cipessa di Acaja , e Sorella di Carlo II. d^An- giò (^). Siccome adunque per tutte queste ra- gioni ho avuto io argomento di rallegrarmi di eoteste sue felicissime Nozze, cosi V. S. Illu- strissima abbia occasione di prendere a grado questa mia fatica, assieme con la quale mi oiFro. Di V. S, Illustrissima^

AL SIG. DUCA DI LAUREJVZANO.

Illusi, ed EccelL Sig. , Sig. Pad, Coleri.

R

.endo infinite grazie a V. E. del preziosis- simo dono , eh' Ella ha degnato farmi della Si" gnoril Morale , che ha scritto a' Signori suoi

ISi-

(a) Nel Registro di Carlo II. d' Angiò segnato 12^8 Leuera C. Fogl. 63.

(b) Nel Registro del medesimo Re segnato 1294 Let- tera 1. Fog. 22.

(e) Nel medesimo registro segnato 1290 Lettera k*

fog. 12.

20G

Nipoti , il quale mi h giunto adorno di tre onorevoli circostanze , e d' essere accompagna- ta da vostro geiitirissimo foglio , e d^ avermi fatto rendere P un e 1' altro per le pregiate ma- ni del Signor Abate Giuvo ; e di, avervi uniti- nove altri esemplari de' quali io mi fossi ono- rato co' miei Simiori . ed Amici* In lea^ere il titolo , mi è ron4>resentato- T Eroico Romano costume , col quale i Zii educavano i lor nipoti, di che è quel motto di Giovenale quiim sapi- mus patriios \ mi venne innanzi Cicerone, il qual ricco di matura Sapienza cosi riposta di gran filosofo^, come Civile di gran Politico scrisse gli aurei liLii degli Uficj al suo unico diletto figliuolo. Jn addentrarmi, nell' Opera ho ammirato la vostra erudizione , e dottri- na tanto- delle antiche , quanto delle mo- derne Filosofìe , e i varj nuovi sublimi lumi , de' quali e quelle^ e queste illustrate. Pone. 1' E. V. la virtù nella moderazione delle pas- sioni , ed in ciò ho scorto , che non P irrigi- disce con gli Stoici, clie ne facciano dispera- re le pratiche, ne la rilascia con Epicuro , che ne apra un vii mercato a chiunque ne voglia a suo capriccio le opinioni: ma la sente con Pla- tone dalla cui Accademia quanti scolari , tan- ti

207

ti uscirono famosi Capitani , e Politici ; la sen- te con Aristotile , che seppe formare un gran- de Alessandro . E mi ha confermato in ciò , che io sempre ho osservato vero , che quando scrivono uomini , i quali o per Signoria , o per cariche hanno gran parte nelle Repubbliche, sempre danno opere sostenute dalla Religione , e dalla Pietà . Ne in vero libri perniziosi agli Stati sono usciti, che da Autori o della vii fec- cia de^ popoli y o malcontenti de"* loro stali . Lo stile poi , il quale dipigne al vivo la natu- ra degli Scrittori con una splendida frase da- pertutto spira una nobiltà generosa , qual è propria della vostra grandezza , onde avevct la ragione il dottissima Cardinale Sforza Pallavi- cino , che ove lodar voleva alcuno Scrittore dallo stile , di cui scrisse un Libro piccolo di mole , ma di gran peso , diceva , scrive da Si- gnore . Perche certamente se si faccia il calco- lo de' libri di conto y clie han sofferto la lun- ghezza de' tempi , si troverà , che le tre parti sono stati scritti da uomini nati nobili , appe- na la quaJta da^ nati bassi . Finalmente nelle vostre luminose Canzoni mescolate d' un aggra* devole gravità , nelle qnali uscite talvolta se- condo il proposito delle mciterie , che ragiona- te ;

io8

te; mi h panilo di leggere nella nostra favella Boezio , il Platon Cristiano , che sovente rad- dolcisce la consolazione della Filosofia co' dolce* mente istruttivi versi , che vi tramezza : Fe- lici gli Eccellentissimi Vostri Nipoti , i quali son formati ad una signorile Virtù con la voce , e con r esemplo di V. E. dottissimo , e virtuo- sissimo Principe . Laonde mi rallegro con la nostra Patria , che nella degnissima vostra Per- sona vede un gran raggio di quella luce , del- la quale rifulse ne' beatissimi tempi degP incli- ti in parte vostri Re Alfonso , e Ferdinando dM- xagona , quando quasi quanti erano grandi Si- gnori del Reame di Napoli , tanti erano gran Letterati , tra quali un Diomede Carafa Conte di Maddaloni in bel latino scrisse dell' Educa- zione de' Figliuoli de' Sovrani Principi : mi ral- legro con la nostra età , che personaggio di tanto alto stato sostenga la cadente riputazion delle lettere , che altrimenti andcrebhe a rovi- nare con la moda , la quale V. E. in questi stessi libri condanna; e consolo finalmente la mia ostinata avversa fortuna , che senza alcun mio merito per vostra generosità mi vegga di tan- to dalPE. V. onorato, a cui rassegnando tut- to il mio ossequio , mi confermo

Di p\ ^.^ Napoli il di i. di Marzo ijoa.

AL

2.09

AL P. C O N C I N A

Mev. Pad, Sig. e Pad/vne Colendissimo

I,

o , e '1 Signor Cirillo dobbiamo certamente dolerci dell' ordine delle Poste meno ben posto qui , che tra Voi , il quale ed a noi ha ritar- dato il piacere di ricevere le vostre giocondis- sime lettere , ed a V. P. Reverendissima ha ac- cresciuto il travaglio di duplicarla . Il P. Mae- stro- Gaspari V è intinitamente obbligato così della somma benignità , con la quale Ella ha ricevuto nella sua protezione la sua domanda alla Cattedra , come degli utili avvisi gli , per farla efficace ; i quali mentre gli porrà in uso , io non resto di caldamente priegarla a continuar di proteggerlo . Io sempre piii e piii son confuso dell' alta stima ^ eli' Ella fa di me, la quale io confesso affatto non meritare . Le rendo infinite grazie tanto degli autorevoli con- forti , onde io sostenga la mia natura , e for- tuna di già cadenti , e de' priegbi , cb' Elia porge a Dio per me , die si degni di conser- varmi , quanto del gentil desiderio di riportar-

O si

filo

si un giorno qui in Napoli , e darmi la Lelia sorte di veder io di persona un mio si dotto , e generoso maestro . La lode del profitto , che Gennaro mio lìgi iuolo, che umilmente v'in- china , fa negli studj migliori ^ la qual scrive esserle con piacere giunta all'orecchia , eFamo- re , che gentilmente perciò gli portate , gli so- no forti stimoli a più vigorosamente correre la strada della virtù . Monsignor Galiano , Pre- fetto de' nostri Studj, chiarissimo letterato d'Ita- lia nel vostro progetto del Dritto Naturale vi ha osservato lumi di severa , e colta dottrina : ma vedete quanto i dotti giudicano diverso a tutto cielo dagli ^ ignoranti ; più di una volta riflettendovi sopra ^ mi disse , che con quello Voi fate saggio ai lettori , che vogliono ador- Tiare le loro Università ^ dover essi promuover le vScienze , che vi professano , è far loro far degli avanzi , coni' Ella in cotal maniera fa della Metafisica . Sto attendendo con ansietà la risposta , che Voi date a costoro ^ i quali di cotesto Lei merito vi riprendono. A' sosteni- tori della favola delle XII Tavole venute di Gre- cia sarà facilmente infrenato il furore con sola- mente replicar loro , che rovescino i Trinci pj della Scienza nuova , e ne incolpino il metodo,

con

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con cui sta condotta : perche il risentirsi delle sorprendenti concliiusioni è di cervelli ottusi , elle sentono il grosso delle cose , e deboli per tenere la continua fatica del metodo geometri- co ; col quale innumerevoli verità escono me- ravigliose in Matematica , le quali pur sono per quella via dimostrate. D'intorno ad altri luo- ghi , che V. P. Reverendissima mi comanda di suggerirle valevoli a più screditare Livio , e Dionisio circa la favola delle leggi delle XII Tavole venute di Grecia se ne sono arrecati molti nel Manoscritto , che aspetta la Terza impressione : ma mi piace di scrivergliene uno , che mi è venuto innanzi nel tempo istesso , che ho ricevuto la vostra lettera , il qnale io stimo gravissimo : mentre rileggendo per mio profitto Polibio, autore, che senza contrasto più seppe di Politica, che Livio, e Dionisio , e fiorì du- gento anni più vicino a Decemviri, che Dioni- sio , e Livio , egli nel Lib. VI al num. IV e molt' appresso dell^ edizione di Giacomo Grono- vio a pie fermo si pone a contemplare la costi- tuzione delle Repubbliche libere più famose de' tempi suoi : ed osserva , la Romana esser di- versa da quella di Atene, e di Sparta, e più, che di Sparta , esserlo da quella di Atene ,

0 2 dal-

aia

dalla quale più , die da S^Darta i Pareggialori del Gius Attico col Romano vogliono esser ve- nute in Roma le leggi per ordinarvi la libertà; ma osserva al contrario somigliantissime tra lo- ro la Romana, e la Cartaginese, la quale ni it- no mai si è sognato essere stata ordinata libera con le leggi di Grecia. Ed uno Scrittore sa- pientissimo ài Repubbliche non fa sopra ciò , questa cotanto naturale , e cotanto ovvia rifles- sione, e non ne investiga la cagion della diffe- renza , le Repubbliche Romana , ed Atene se diverse , ordinate con le medesime leggi, e Re- pubbliche Romana , e Cartaginese simili , ordi- Bate con leggi diverse ? Laonde per assolver- lo di un' oscitanza si dissoluta , è necessaria cosa a dirsi , che neli' età di Polibio non era ancor nata in Roma eotesta Favola delle leggi Greche venutevi ad ordinare il Governo libero. Il luogo finalmente di Livio, ch'Ella da me de- sidera , egli e uno de' molti , che nella Terza edizione sarà illustrato. Diciamo , che Livio nel principio della seconda Cartaginese professa di scrivere la Storia Romana con più certezza , perchè dandole un particolare proemio , profes- sa , beflum maxime memorabile omnium , quue unguam gesta sunt \ me scHpturwn : e

in

ai5

3ti conseguenza per tanta incomparabil grandez- za ne debbon essere più certe le memorie , che dell' altre cose Romane innanzi minori : e pu- re professa di non saperne tre grandissime cir- costanze I. i Consoli sotto i quali Annibale da Spagna prese la volta d' Italia, IL per quali Alpi vi scese; III con quanto esercito , di die trova negli Annali un infinito divario. E qui fo fine , facendole umilissima riverenza. Di V. P. Res^.

Napoli 16. Settembre ijSG.

RISPOSTA AL M. R. P. DE VITRl DELLA COMPAGNIA DI GESU'

M, R. P. Sig, e Padrone Colendissimo»

kJ/ono infinitamente obblifjato a V. Riv. della buona opinione, che Ella ha dell'opera da me inviatale ultimamente data alla luce.

D* intorno a ciò , che ella mi comanda di notizie letterarie di qui , e di Sicilia con miei giudizj per ragguagliarne li Vostri R. P. di Trevaux^A-vda letterati di quelP Isola qui non

0 3 si

si ha affatto contezz' alcuna: di questa Città io posso darle questa novella , cLe da savj uomi- ni qui si vive persuaso , che se la providenza Divina per una delP infinite sue occulte , e ad ogni umano scorgimento nascoste vie non l'in- vigorisce e rinfranca , sia già verso il suo fine la Repubblica delle lettere : Perchè in vero è da far on-ore a chiunque vi rifletta , che di qnesta famosa guerra fatta per la successione di Spa- gna , di cui dopo la seconda Cartaginese , non che quella di Cesare con Pompeo , e di Alessan- dro con Dario, non s'è fatta altra ma seriore nel Mondo ; se non pure questa della stessa Carta- ginese è maggiore , non si è ritrovato alcun So- vrano, a cui cadesse in mente di farla conservare aireternità da qualche penna eccellente in lingua latina, onde si sperasse durare la lunghezza de' tempi colla Imgua della Religione, e delle leggi Romane comune a tutta l'Europa : lo che pur troppo evidentemente ad intendere , che oggi i Principi nemmeno dal proprio interesse della lo- ro Gloria si muovono più a conservare, non che a promuovere le lettere . Ne viene anche ciò 'confermato col fatto funesto a tutta la Rep. Let- teraria , che nella Grecia di questo nostro Mon- do presente ( dico la vostra rrancin)la celebre

li-

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libreria del Cardinal de Roan^ non ha ritrovato compratore , che intera la conservasse ; ed ha dovuto vendersi, per essere lasciata, a Merca- danti Olandesi , e quindi se ne fossero sparsi gP Indici per le Nazioni . Dipoi per tutte le spezie delle Scienze gì' Ingegni d' Europa sono già esausti : gli studj severi delle due lingue Greca , e Latina si consumarono cosi dagli Scrittori del Cinque , come da'* critici del Sei- cento . Un ragionevol riposo della Chiesa Cat- tolica sopra r antichità , e perpetuità , che più che le altre vanta la version vulgata della Bib- bia, ha fatto, che la Giuria delle Lingue Orien- tali fosse de' protestanti , Delle Teolo^ne la Po- lemica riposa : la Dommatica è stabilita . I Fi- losofi hanno intorpiditi gP ingegni col metodc^ di Cartesio ; per lo qual solo paghi della lor chiara e distinta percezione , in quella essi sen- za spesa , o fatica ritrovano pronte ed aperte tutte le librerie . Onde le Fisiche non più si pongono al cimento , per vedere se reggono sotto V esperienze : le Morali non più si colti- vano sulla massima , che la sola comandataci dal Vangelo sia necessaria : le politiche molto meno approvandosi dappertutto, che bastino una felice capacità per comprender gli affari , ed

O 4 ^^^

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una destra presenza di spinto , per maneggiarli con vantaggio . Libri di Giurisprudenza Roma- na colta si fan vedere piccioli , e radi dalla sola Olanda . La Medicina entrata nello scetti- cismo si sta anche sull' epoca dello scrivere . Certamente il fato della Sapienza Greca andò a terminare in Metafisiche , niente utili , se non pur dannose alla civiltà; ed in Matematiche tutte occupate in considerare le grandezze , che non sopportano riga , e compasso , le quali non hanno niun^ uso per le Meccani- che , nelle quali due sorti di studj sembra , che oggi vada a spirare la più del suo giusto punto raffinata letteratura presente . Per tutte le quali parti dello scibile noverate , si vede apertamente la necessità, che hanno gli uomini di lettere di oggidì , d'assecondare il genio del secolo vago piìi di raccontare in somma ciò ,- che altri seppero , che profondarvisi per passar più oltre . Quindi essi devono lavorare o Di-' zionarj , o Biblioteche , o Ristretti , appunto come gli ultimi letterati della Grecia furono gli Suidi , cioè gli stessi , che i Greci, gli Offraan- m , Mordi , Baili, i Fozii colle loro BiMioteche, gli Stohei colle loro Selve , ed altri molti colle loro Ecloghe, che a livello rispondono a ristret- ti

217 ti de' nòstri tempi . E in difetto anche di que- sti sifR^tti autori , per non languire le Stam- perie, si sono ingegnate di allettar il gusto de- licato , e nauseante del secolo , ristampando li- bri con un sommo lusso di Rami , con le più vaghe delizie de' bulini , e con pompa sfoggian- tissima di figure : talché si fatte ristampe sem- brano somigliantissime alle salse , pur oggi introdotte , che allora si condiscono più sapo- rose , ove sulle portate devonsi bandire le car- ni, e i pesci più trapassati . Qui in Napoli non sono Stamperie di questo fondo , ne artefici di questa perfezione ; e quantunque vi si abbondi di acuti ingegni , e di severo giudizio , che potrebbero lavorar opere tutte nuove , e tutte proprie : sono però i nobili addormentati da* piaceri della vita allegra ; que' d' inferior fortu- na sono tratti dalia necessità , o di disperdersi nella folla del nostro Foro , o per menar più tranquillamente la vita , esercitarsi in occupa- zioni , che se non glie ne dissipano , certamen- te pur troppo glie ne infievoliscono la natura . JN'on devo per tanto io tralasciare di darle que- sta notizia letteraria ; ma pur poco lieta per gli avanzi di esse lettere . Questi RR, PP. dell' Oratorio con animo veramente regale, e pieno

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di pietà inverso di questa Patria han compe- rata la celebre libreria del Chiarissimo Giusep- pe Valletta per quattordici mila scudi, la qua- le treiit' amii addietro valeva ben trentamila : ma io che sono stato adoperato ad estimarla , ho dovuto tener conto de^ libri, quanto essi va- gliono in piazza, nella quale i Greci e i Latini, anche delle più belle , e più corrette edizioni primiere sono scaduti più della metà del lor prezzo , e il di lei maggior corpo sono siffat- ti libri Greci e Latini.

Mi perdoni V. R. se ho ecceduti i giusti ter- mini della lettera con alquanto di confidenza ; perchè ho dovuto approvarle ciò , che altra vol- ta le feci intendere dal Signor Abate Esperti , che in ciò Ella mi aveva comandato , se non disperava affatto , diffidava certamente di po- terla servire . Ora pregandole in altre cose , dov' Ella mi conosca abile di onorarmi de'suoi comandi , umilissimamente riverendola mi ras- segno.

Di V. i?.

Napoli ao, Gennajo ijaS»

ail'

all' abate , roi monsiGìNOre Giuseppe luigi

ESPERTI prelato DOMESTICO P^ELLA CORTE DI ROMA.

Illusi, Sìg: Sig, , e Pad, Colend,

R,

.endo a Y. S. Illustrissima cumulatamen- le i lieti augiirj , che volentieri prendo dalla di Lei verso me singolare Lenivoglienza : e nell^ atto stesso , che glie le rendo , glie ne riman- go infinitamente obbligato.

Siccome infiniti obblighi le professo altresì dell' ufìzio passato col Signor Cardinale d'intor- no all^ t)nesta utilità , la quale io credeva aver- mi offerto la Fortuna nella discoverta delle ori- gini eroiche delle due Case di Francia, e d'Au- stria : ma poiché non sembra all' E. S. c-3n ve- nirgli 5 io tanto debbo stimare. Però mi perdo- ni qui la molta affezione, che V.S. Illustrissima ha per gli miei vantaggi , se in ciò non ascolto il di lei consiglio. Perchè stimerei meritare , se non biasimo , almeno poco gradimento appo i Signori Cardinali Cienfuegos , e Polignac , se in- viassi loro gli esemplari dell' opera cotanto tar- di, e di carta ordinaria, perchè delfini se n'è

stam-

stampata ima sola dozzina , e non più; e pre^ sellargli seiizra altra mallevadoria , clie della sua Fama, che, come lo stesso Signor Cardi- nale Corsini diceva con essolei , non aveva in- contralo applauso appresso taluni : i quali de* vono essere i più, tra per le ragioni le quali ella , per favorirmi, gli addusse , ed esso Si- gnor Cardinale con la sua solita generosità si degnò di riceverle , e per queste altre , che io ora le arrecherò»

Il libro e uscito in una età , in cui ^ eoa P espressione di Tacito^ ove riflette sopra i suoi tempi somigliantissimi a questi nostri; corrum^ ■pere , et corrumpì seculum vocatur , e perciò come libro , che o disgusta , o disagia i mol- ti non può conseguire 1' applauso universale. Perchè egli è lavorato sulP idea della Provvi- denza, si adopera per la giustizia del Genere U- mano , e richiama le Nazioni a severità. Ma oggi il Mondo o fluttua , ed ondeggia tra le tempeste mosse a costumi umani dal caso di Epicuro , o e inchiodato , e fisso alla Necessi- tà del Cartesio : e cosi o abbandonatosi alla cieca Fortuna , o lasciandosi strascinare dalla sorda Necessità , poco , se non pur nulla si cu- ra, con gli sforzi invitti di una Elesiion, ragio- ne-

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nevole di regolare V una , o di sdii vare , ed ove non possa, almeno di temprar V altra. Per- ciò non piacciono liLtri , cLe quei , i quali , co- me le vesti , si lavorino sulla moda: ma que- sto spiega l'Uomo socievole sopra, le sue eter- ne proprietà. Gli Scrittori , che amano vivi udire gridarsi i loro nomi e con una gloria tempestiva accoppiar Inutile, e far guadagno de' libri , indnzzano le penne al gusto del Se- colo , perche pin speditamente volino a seconda del Tempo. Ed in vero sarebbe materia degna di tutta l'applicazione degl'Ingegni ben' infor- mati de' particolari nella Repubblica delle let- tere , di scrivere sulle occulte , o sii auiei e cagioni della Fortuna de* Libri. 11 Gassendi ritruovò il mondo tutto marcio in amori di Romanzi, e illanguidito in braccio di una trop- po compiacente Morale , e vivo udì da per tut- to celebrarsi il suo Nome di Ristoratore della buona Filosofia , perchè di un sistema , t he fa criterio del vero il senso , di cui a ciascuno piace il suo , e pone nel piacere del corpo , perchè non vi è altro per Epicuro , che Vano , e Corpo , 1' umana Felicità. In odio della Pro- Labile s' irrigidisce in Francia la Cristiana Mo- rale, e dal vicino Settentrione , e gran parte

del-

212

della Germania , lo spirito interno di ciasclie-' duno si fa divina regola delle cose , clie si deon credere. Vede il Cartesio il tempo di far uso de^ suoi meravigliosi talenti , e de' lunghi e profondi suoi studj , e lavora una Metafisica, in ossequio della Necessità ; e stabilisce per re- gola del vero T idea venutaci da Dio , senza mai definirla : onde tra essi Cartesiani medesi- mi sovente av^viene , che una stessa Idoa per uno sarà chiara , e distinta , oscura , e confu- sa per V altro. E si egli salì vivente in fama di Filosofo celebratissimo in questo Secolo dili- cato , e vistoso , nel quale dagli più con poco studio, e co' soli naturali talenti si vuole com- parir dotti , e fonno la loro capacità regola deMibri, onde stimano buoni i soli spiegati, e facili,, di cui si possa per passatempo ragiona- re con le Dame ; al contrario quelli , che ri- chiedono nel leggittore molta , e varia erudi- zione , e l'obbligano al tormento del molto ri- flettere , e combinare , condannano col solo di- re , che non s'intendono. L'Inghilterra incerta nelle Religioni , ed in un secolo , quanto seve- ro nel dettar massime , tanto dissoluto nel pra- ticarle , a tempi proprj fuori il Loc^e , il quale si studia stabilire la Metafisica della Mo- da ,

Ilo tln, e vuole sposare Epicuro con la Platonica. Tra letterati la maggior parte di lai fiitta , che non amano iissarsi nella lettura di libri di me- ditazione , com' ella a mio prò disse col Si- gnor Cardinale , e quindi Filologi die non si dilettano , che di Dizionarj , e Ristretti , quan- ti pochi deono esser coloro , a cui piaccia que- sta opera : la cui materia , come dice il Signo- re Abhate OdazJ per favorirmi , è una vasta disamina delle cose , la pruova h un pensar forte , per profondarvi , e comprenderle ? Ma consolo le mie lunghe , ed aspre fatiche soffer- te in mezzo alle tempeste della contraria For- tuna , e tra le secche della mia povera nume- rosa Famiglia , che 1' opera sia piaciuta al sa- pientissimo Signor Cardinale Corsini , e che stia al coverto della di lui potente protezione. Quin- di sono io molto ohbli irato al Signor Abbate Odazj per V interesse , che ne dimostra , come a quei molti sani uomini , che egli le disse , sentirne bene,

D"* intorno agli esemplari, disella mi avvisa , che io mandassi a\Signori Cardinali Da via , è Pico , dubito mandargli e tardi , e di carta or- dinaria , però se ella comanda cosi , al suo cen- ilo tosto r avvierò. Godo , che il Siiincr Couic

di

2 24

di Porcia resterà con tento della vita letteraria del Signor Cirillo. Per quella del Signor Bo- ria, Signor D. Marcello Filomarino vi si adopererà con tutta efìicacia , il quale la rive- risce divotamente , ed umilia i suoi rispetti a S. E. Corsini , a cui riverentemente risponde, dispiacere ad esso in sommo grado di difTerire la sua venuta costà , per la quale sta prendendo tutti i mezzi , che vi necessitano, affine di osse- quiare PE. S. di presenza , com'è suo debito^ ed io priegandola dell' onore de' suoi comandi, mi confermo - Di V, S. Illustrissima

LET-

•25

A CHERAI\DO DEGLI ANGIOLI SOPRA l' INDOLE DELLA VERA POESIA

Sigi: 07^ mio 5 e Padrone Osservandlssim& .

H,

.0 ricevuto alquanti Sonetti , ed un Capito- Jo , composti da V.S. in cotesta sua Patria , e vi lio scorto un molto maggiore ingrandimento di stile sopra il primiero , con cui ella due me- si fa era partita da Napoli; talché mi bau da- to forte motivo di osservargli con P aspetto de* Principi della Poesia da noi ultimamente sco- verti col lume della Scienza Nuova cCintorno alla Natura delle Nazioni-, perchè le selve ed i boschi , che non sogliono fare gentili gli ani- mi , ne punto raiFinare gl^ ingegni ( ne certa- mente vedo altra cagione ) han fatto cotesto vostro , tanto sensibile , quanto repentino mi- glioramento . Primieramente ella è venula a tempi troppo assottigliati da' metodi analitici , troppo irrigiditi dalla severità de' criterj , e si di una filosofia , che professa ammortire tuKe le facoltà dell' animo , xhe li prò v vengono dal corpo y e sopra tutte quella d' immaginare ,

P che

aa6

che oggi si detesta , come madre di tutti gli errori umani ; ed in una parola ella è venu- ta a^ tempi di una sapienza , che assidera tut- to il generoso della miglior Poesia : la quale non sa spiegarsi , che per trasporti ; fa sua re- gola il giudizio de^ sensi ; ed imita e pigne al vivo le cose , i costumi , gli alletti , con un fortemente immaginarli , e quindi vivamente sentirli . Ma a'ragionaraenti fdosofici di tali ma- terie , ella , come spesso ho avvertito , soltan- to colla sua mente si affaccia , come per ve- derle in piazza , o in teatro , non per ricever- le dentro a dileguarvi la fantasia , disperdervi la memoria , e rintuzzarvi lo ingegno ; il qua- le senza contrasto è *1 padre di tutte V inven- zioni : onde è quello , che merita tutta la me- raviglia de' dotti : perchè tutte ne' tempi bar- Lari nacquero le piìi grandi , e le più utili in- venzioni ; come la bussola , e la nave a sole vele , che entrambe han fruttato lo scuopri- mento dell' Indie , e '1 dimostrato compimen- to delia Geografia ; il lambicco , che ha cagio- nato colla Spargirica tanti avvanzamenti alla medicina ; la circolazione del sangue , che ha fatto cambiare di sentimenti alla Fisica del cor- po animato , e voltar faccia all^ Anatomia ; la

poi-

227

polvere , e lo schioppo , che han portato una nuova Alte Bellica ; la stampa , e la carta , che lian riparato alla diilicoltà delle ricerche, ed alle perdite de^ manoscritti : la cupola sopra quat- tro punti da altrettanti archi sospeso , ciie ha fatto stupire l'Architettura degli Antichi , ed lia dato motivo a scienza nuova di meccanica , e sullo spirare della harbarie il Canocchiale, che ha prodotto nuovi sistemi di Astronomia . Di- poi ella è venuta in età della quV tra noi ri- fiorente Toscana Poesia : ma un tanto benefi- cio deve ella al tempo , da cui e stata , senza guida altrui , menata a leggere Dante , Petrar- ca 5 Guidiccioni , Casa , Bembo , Ariosto , ed altri Poeti Eroi del cinquecento!, poiché sopra tutti , non per altrui avviso fattone accorto , ma per lo vostro senso poetico , vi compiacete di Dante , contro il corso naturale de' giovani, i quali per lo Lei sangue , che ride loro nelle vene, si dilettano di fiori, d'acconcezze, d'ame- nità , e voi con un gusto austero innanzi gli anni gustate di quel divino Poeta , che alle fantasie delicate di oggidì sembra incolto , e ruvido anzi , che ; ed agli orecchi ammor- biditi da musiche elFemminate suona una so- venti fiate insoave , e bene spesso ancora dì-

P a spia-

228

spiacente armonìa . Cotesto le fu dato dal nie- lanconico umore , di che ella abbonda : onde nelle conversazioni nostre , anclie araenissime , Yoi dal piacere degli esterni solete ritrarvi a quello del vostro senso interiore ; e quantunque dalla vostra tenera età siate versato ben dieci anui nel lume di questa grande, bella, e gen- til Città deir Italia : pure perchè siete nato a pensar poetico , rado e poco parlate con favel- la volgare, e ancora vi comparite poco adde- strato alla pulitezza del nostro sermon Civile. Or è ben fatto , clie sappiate cosa fece gran Poeta , Dante , di cui voi cotanto vi dilettate per un cerio naturai senso , onde egli vi fa Poe- ta , che lavorate di getto , non per riflessione forse men propria, onde egli vi facesse un imi- tatore meschino. Egli nacque Dante in seno alla fiera , e feroce barbarie d^ Italia , la quale non fu maggiore, che da quattro secoli innan- %\ , cioè IX. X. ed XI. e nel XII. di mezzo ad essa , Firenze incrudelì con le fazioni dei Bianchi , e Neri , che poi arsero tutta Italia propagate in quelle de' Guelfi , e de' Gi bellini: per le quali gli uomini dovevano menar la vi- ta nelle selve, o nella Citta, come selve; nul- la 5 e poco tra loro , o non altrimenti , che

per

per le streme necessità della vita comunicando; nel quale stato dovendosi penuriare di una som- ma povertà di parlari , tra per la confusione di tante lingue , quanto furono le Nazioni , che dal Settentrione eranvi scese ad innondarla, qua- si ritornata in Italia quella della gran Torre di Babilonia , i Latini da' barbari , i barbari da* Latini non intendendosi ; e per la vita selvaggia^ e sola menata nella crudel meditazione di ine- stinguibili odj , elle si lasciarono lunga età in retaggio a^ vegnenti : dovette tra gV Italiani ri- tornare la lingua muta , che noi dimostrammo delle prime nazioni gentili , con cui i loro au- tori , innanzi di truovarsi le lingue articolate dovettero spiegarsi a guisa di mutoli, per attf^ o corpi aventino naturali rapporti all' idee , che allora dovevano essere sensibilissime , delle co- se , che volevan essi significare : le quali espres- sioni vestite appresso di parole vocali debbono aver fatta tutta P evidenza della favella poeti- ca : il quale stato di cose dovette più che al- trove durare in Firenze , per lo bollore tur- bolento di quell^ acerrima nazione; come per ben dugento anni appresso , fino che fu tran- quillata col Principato , durò il maroso di quel- la Repubblica tempestosissima . Ma la Provvi-

P 5 dea-

aoo

deiiza , perche non si esterminasse affatto il Ge- nere Umano , rimenandovi i tempi divini del Primo Mondo delle Nazioni , dispose , che al- meno la Religione con la lingua della Chiesa latina ( lo stesso per le stesse cagioni prowid- de all' Oriente con la greca ) tenesse gli uomi- ni deli' Occidente in società : Onde coloro soli^ che se n' intendevano , cioè i Sacerdoti , erano i Sapienti : di che quanto poco avvertite , tan- to gravi ripruove sono queste tre ; L che da questi tempi i Regni Cristiani in mezzo al più cieco furore delle armi si fermarono sopra Or- dini di Ecclesiastici; onde quanti erano Vesco- vi tanti erano i Consiglieri de' Re ; e ne re- stò , che per tutta la Cristianità , ed in Fran- cia più , che altrove , gli Ecclesiastici andaro- no a formare il primo ordine degli stati : IL , che di tempi si miserevoli non ci sono giunte memorie, che scritte in latin corrotto da uomi- ni religiosi , o monaci , o cherici ; III. , che i primi Scrittori de' novelli idiomi volgari furono i Rimatori Provenzali , Siciliani , e Fiorentini ; e la loro volgare dagli Spagnuoli si dice tut- tavia lingua di Romanzo , appo i quali i pri- mi Poeti furono Romanzieri , appunto co- me per le stesse precorreati cagioni noi nella

Scien--

Scienza Nuo^a dimostrammo Omero , come egli è il primo certo autor Greco , che ci e pervenuto ; così è senza contrasto il Principe y e Padre di tutti i Poeti , che fiorirono appres- so ne' tempi addottrinati di Grecia, che li ten- gon dietro , ma per assai lungo spazio lonta- ni . La qual origine di Poesia può ogni uno » che se ne diletti sentire , non che riflettere ^ esser vera in se stessa ; che in questa stessa copia di lingua volgare , nella quale siamo na- ti , egli subito che col verso , o con la rima avrà messa la mente in ceppi , ed in difficol- tà di spiegarsi , senza intenderlo , è portato a parlar poetico , e non mai più prorompe nel meraviglioso , se non quando egli è più angu- stiato da si fatta difficoltà . Per cotal povertà di volgar favella Dante a spiegare la sua com^ media dovette raccogliere una lingua di lutti i popoli delP Italia , come , perchè venuto in tempi somiglianti , Omero avea raccolta la sua da tutti quelli di Grecia ; onde poi ogni uno ne* di lui Poemi ravvisando i suoi parlari na- tj , tutte le Città greche contesero , che Omero fosse suo Cittadino . Così Dante fornito di poe- tici favellari impiegò il colerico ingegno nel- la sua Commedia : nel cui Inferno spiegò tut-

p 4 to-

101

il grande delia sua fantasia , in narrando' ire implacaLili , delle quali una , e non più , lYi quella di Achille ed in membrando quantità di spietatissimi tormenti : come appunto nella fierezza di Grecia barbara Omero descrisse tan- te varie atroci forme di flerissime morti, avve- nute ne' combattimenti de' Trojani co' Greci , che rendono inimitabile la sua Iliade : ed en- trambe di tanta atrocità risparsero le loro favo- le , che in questa nostra umanità fanno com- passione , ed allora cagionavan piacere negli uditori ; come oggi gli Inglesi poco ammolliti dalla delicatezza del Secido non si dilettano di Tragedie, che non abbiano dell^ atroce: appun- to quale il primo gusto del Teatro Greco an- cor fiero , fu certamente delle nefarie cene di Tieste , e dclP empie stragi fatte da Medea di fratelli , e figliuoli. Ma nel Purgatorio , dove si soffrono tormentosissime pene con inalterabi- le pazienza, nel Paradiso , ove si gode infinita gioja con una somma pace dell" animo , quan- to in questa mansuetudine , e pace di costumi umani non lo è , tanto a que' tempi impazien- ti di olfesa , o di dolore era maravipliosissimo Dante: appunto come per lo concorso delle stes- se cagioni , V Odissea ^ oye si celebra T eroica

pa-

!i53

pny.leiiza di Ulisse , h appresa ora minore dell' Iliade , la quale a' tempi barbari di Omero , simifi^lìanti a quelli , che poi seguirono di Dan- te, dovette recare altissima meraviglia. Perciò, che si è detto , ella non già mi sembra esser imitatore di Dante , perchè certamente, quan- do ella compone , non quanto pensa ad imitar Dante , ma con tal melancolico ingegno , tal severo costume , tal incetta di poetici favellari; ò un giovinetto di natura poetica de' tempi di Dante. Quindi nascono cotesto tre vostre poe- tiche proprietà: I. Che colai vostra fantasia vi porta ad entrare nelle cose stesse , che volete voi dire , ed in quella le vedete si risentite, e vive , che non vi permettono di riflettervi ; ma vi fanno forza a sentirle, e sentirle con cotesto vostro senso di gioventù, il quale, come P avver- te Orazio nelPArte , e di sua natura sublime : di più con senso di nulla infievolito dalle presen- ti filosofie , di nulla ammollito da^ piaceri ef- feminati , e perciò senso robusto ; e finalmente per le ombre della vostra malinconia , come all'ombra degli oggetti sembrano maggiori del vero , con senso anche grande : il quale perciò si dee per natura portar dietro P espressione, con grandezza, veemenza, sublimità. Il, Chei vo- stri

254

stri sono sentimenti veri poetici ^ perchè sono spiegati per sensi , non intesi per riflessione ; le quali due sorti di Poeti Terenzio ci divisò nei suo Cherea giovinetto violentissimo , il quale della Schiava , di cui esso , in vedendola pas- sare per istrada , si era ferventissimamente in- namorato , dice al suo amico Antifone

. . . Quid ego ejus Ubi nunc faciem ■praedicern , aut laudem , Antipho ?

Cum ipsum me noris , quam elegans formarum spectator siem ; ecco i Poeti , che cantano le bellezze, e le vir- tù delle loro donne per riflessione , che sono Filosofi , che ragionano in versi , o in rime di Amore , e chiude tutte le somme , e sovrane lodi della sua bella schiava con questo senso poetico in questo motto spiegato con poetica trevità ;

In hac commotus sum , con cui lascia da raccogliere al raziocinio , che la schiava sia più bella , e leggiadra di quan- te belle , e leggiadre donne , e donne Ateniesi abbia giammai veduto , osservato , e scorto un giudice di buon gusto delle bellezze III. E final- mente , perchè i vostri componimenti sono pro- yrj di subielti di cui parlate^: perchè non gli

andate a ritrovare nell' idee de^ Filosofi per cui i subietti tali dovrebbono essere , onde le false lodi , sono veri rimproveri di ciò , che loro man- ca , ma gì* incontrate nell' idee de' Poeti , come in quelle de^ Pittori , le quali sono le stesse , e non differiscono tra loro , clic per le parole, e i colori : e elleno sono idee , delle quali essi subietti partecipano qualche cosa : onde , con merito li compite , contornandoli sopra es- se idee : appunto come i divini pittori compi- scono sopra certi loro modelli ideali gli uomini» o le donne , che essi in tele ritraggono : talché i ritratti in una miglior aria rappresentino gli originali , che tu puoi dire , che è quello o quella .

Per tutto ciò io me ne congratulo con esso lei , e con la nostra Nazione , a cui ella farà molta gloria . Le porto mille saluti , che le manda il dolcissimo ornamento degli amici P. D. Roberto Sostegni ; e le bacio caramente le mani.

Di r.s,

Napoli 36. Dicembre 1725.

LA

2lS6

AL KEVERENDTSSIMO SIGNORE D. TOMMASO ROSSI

ABATE IINFULATO DELL' IxNSIGNE COLLEGIO DI

SAN GIORGÌO della MONTAGNA

Giambattista Vico.

H

.0 letto con sommo mio piacere , perclie con altrettanto profitto , la vostra maravigliosa Disputazione dell' x\nimo Umano , nella quale vigorosamente sciogliete gli Argomenti di Tito Lucrezio Caro contro la di lui Immortalità . Dappertutto vi ho ammirato la bella luce , il vivido splendore , e la grande feracità della vostra suLlimissima divina mente ; e per dirla in un motto , vi ho scorto il vero Metafisico , che quanto dite , quanto ragionate , tutto il traete fuori da' Tesori della vostra altissima Idea ; e senza dirlo con parole , dimostrate di fatto la debolezza di Renato delle Carte , che in sei brievi Meditazioni Metafisiche , per ispie- garsi , vi adopera cento simiglianze , e compa- razioni prese da cose al di fuori di essa Men- te ; quando è proprietà della Mente Umana di prendere da se le comparazioni , e le somiglian- ze y ovunque ella non può altrimenti spiegare

le

le cose , delle quali non sa la loro propria na- tura , cou vincete la corpulenza del Padre Ma- leLrance , cliC apertamente professa , non po- tersi spiegare le cose della Mente, cl>e per rap- porti , i quali si prendon dal Corpo; perche Voi con una maniera veramente divina , e 'n con- seguenza propria di questa Scienza , al lume delle cose deiiO Spirilo rischiarate quelle del Corpo , e dallo spltmdore dell'Idea, illustrate r oscurezza della Materia . Che debbo io dire della vostra generosità , con cui combattete Epicuro , di cui non solo non dissimulate , o almeno infievolite gli argomenti , ma gì' invi- gorite , ed esaltate con nuove vostre interpre- tazioni , che gli Epicurei tutti non seppero in- tendere ; e con animo pugnace cosi gli andate ad incontrare , perchè quindi si scorga il vigo- re , con cui r incontrate , il combattete , il mandate a terra ? Che poi di quel torrente d' Eloqueriza divina, con la quale vi avete fatto una spezie di favellare tutta vostra propria , perchè propria di cotal scienza ? Della bellez- za , e leggiadria de^ trasporti , che usate tutti opposti , come debbono essere , a quelli , che usa 1^ eloquenza Umana ; perchè questa debl)e fare dello spirilo corpo , e^ voi in cerio modo

fa-

i38

fate del corpo spirito. Voi siete degno , Signor D. Tommaso , non già di Montefiiscolo, ma del- la più famosa Università dell' Europa. Laonde perchè la vostra modestia , eguale alla vostra gran dottrina , e virtù ve ne fa contento , al- meno giovate il Mondo di cotesta sapientissi- ma Scrittura ; la quale l'assicuro , die reclierà gloria , non che a Napoli , all^ Italia tutta con inerito grandissimo inverso della Pietà , che si rifonda in utilità di tutte le Repubbliche , e molto più Cristiane : e vi fo divota riverenza .

Napoli 7 Maggio 1755.

A MONSIGNOR GIO: BARBA IN RISPOSTA ALl' OPERA

DAL MEDESIMO INVIATAGLI SVL METODO

DELLE LINGUE STAMPATO IN ROMA

TOM. i. 4- ROMA 1754.

I

///. Sig. Sig, e Pad, Col.

o rendo grandi grazie a V. S. Illustrissima della vantaggiosa opinione , che ha del mio po- co merito , maggiori del gentil ufizio passato meco di congratulazione per Tonore, che mi ha S. M. compartito di suo Storiografo , grandis-

si-

«ime per lo prezioso dono da lei fattomi del primo libro d' intorno all' Arte , e al Metodo delle Lingue ; nel quale propone la magnani- ma impresa di dare una certa scienza di par- lare coito , non die emendato in tutte le lin- gue piò riputate morte , e viventi : e ne ra- giona gli apparecchi con uno stile dotto, eru- dito , e saggio , pieno d' ornamento , e splen- dore . Io mi rallegro con la nostra comune pa- tria d^aver dato un Ingegno s\ vasto, clie ab- bia preso a trattare cosi grande argomento , che riputato per sua natura infinito , ha spa- ventato i dotti ad applicarvi P attenzione. Con- fido nella di lei gravità , che la porterà glorio- samente a fine negli altri due , che promette ^ ed io sto ansiesamente attendendo , e facendo- le ossequiosa riverenza mi confermo Di V. S. Ili.

Napoli 27 Agosto 1735

a4a

A GIUSEPPE PASQUAL CIRILLO*

///. Sig. mio , Signore , e Pad. Col.

V,

oi , per f[iiel singolare amore, clie mi por- tate , vi siete jeri compiaciuto di coinuuicaFmi privatamente la bellissima Orazione , che vi è stato ordinato di recitare nella nostra Univer- sità , ove sarà una pubblica rimostranza d^ os- sequio neli' occasione , che "1 nostro Re si è im- palmato alla Principessa Real di Polonia. L^'Ar- gomento sono Nozze Reali : e gli Re sono la cosa piì^i sublime, che ammirano e venerano le Nazioni sopra Li Terra ; e le Nozze altronde sono l'azione più gaja ed ornata, che celebra- no gli uomini nella vita . Voi con saggio tem- peramento avete concepita e tessuta la vostra pregevolissima Diceria di concetti grandi insie- me, ameni , robusti e teneri, gravi e leggiadri: e r avete vestita d'una locuzione scelta ma non ricercata , naturale ma nobile , dotta , ma che non sa nulla afflitto di scuola , e sembra nata in una bellissima Corte. Io mi rallegro con es- so voi di cotesto bel parto del vostro pronto e

pur-

purgato ingegno; e ve ne auguro molta locfe^ e molto più da coloro i quali soa usi di gu- stare la grandezza della Romana , e la delica- tezza altresì; della Greca; delle quali avete fat- to un bel misto nella nostra Italiana favella , ed umilmente vi riverisco.

? ROSA

/ Per un' annuale Jperturu deW Accademia

istituita da D. Niccolò Salerm.

\^ue.sto nome Accademia , clie aLl>iamo pre- so da^ Greci, per significare un Comune d'uomini letterati urnti insieme aifm di esercita- re gl'ingegni in lavori di erudizione e dottrina, egli, sembra , che con piìi proprietà di origine non si convenga ad altra , che a questa nobi- lissima Ragunanza . Imperciocché le altre o so- no state istituite per recitarvi discorsi d' intor- no a' singolari problemi appesi all'arguta bilan- cia di contrapposti , o per disaminarvi partico' lari argomenti a di lingue ^ o di esperienze . Ma F Accademia fondata da Socrate era im luogo dov' egli con eleganza , con copia , eon ornamenti i^agionava é^i tutte le parti dell' uma-

Q no

no e divin sapere : siccome in questa è ordi- nato che gli Accademici con colte , abbondan- ti , ed ornate dissertazioni vadano scorrendo tutto P ampio campo della sapienza. Talché quest'Accademia può dirsi quella , dove Socra- te ragionava . Un tale ordinamento reca pri- mieramenle quella grandissima utilità , che , quantunque i gentili spiriti ^ i quali vi si ra- dunano , essi o per diletto , ovvero per profes- sione sieno applicati ad un particolare studio di lettere ; però in si fatti congressi vengonsi col tempo a fornire di tutte le cognizioni che fan bisogno ad un sapiente compiuto. Di poi ciò , che importa assaissimo , vi si ricompon- gono col loro naturai legame il cuore ^ e la lingua , che ^Socrate

Pien di Filosofia la lingua , e V petto teneva strettamente congiunti insieme : perchè fuori della di lui scuola si fece quel violento divorzio , che i Sofisti esercitarono una vana arte di favellare , e i Filosofi una secca ed inornata maniera d' intendere. Però gli altri Greci Filosofanti, come di una Nazione, quan- to mai dire » o immaginar si possa delicata e gentile scrissero in una lingua , la quale , co- me un sottilissimo puro velo di molle cera ,

si

M stendeva sulle forme astratte de' pensieri che concepivano : e quantunque ne' loro filoso- fici ragionamenti avessero rinunciato all' orna- mento , calla copia ^ però conservarono l'ele- ganza . Ma ritornandosi a coltivare le Filosofie in mezzo alla più robusta barbarie , dandovi cominciamento Averroe coi commentare le Ope- re di Aristotile , vi s^ introdussero una sorta di j)arlari ciecLi afìatto di lume, non che privi di ogni soavità di colore , una maniera sazievole- di ragionare , perchè sempre l' istessa della forr ma sillogistica , e un portamento neghittosissi- mo , dando i numeri tutto 1' ordine a' loro di- scorsi con quelli praemitto primo ^ praemitto secunda , objicies primo , objicies secando . Tanto che , se io non vado errato , porto opi- nione , die ne' nostri tempi 1' eloquenza nori sia rimessa nel lustro de"* Latini e de' Greci y quando le scienze vi han fatto progressi ugua- li , e forse anche maggiori ^ egli addivenga , perocché le scienze s' insegnano nude affatto d' ogni fregio dell' eloquenza. E con tutto che la Cartesiana Filosofia abbia emendato 1' error dell' ordine , in che peccavano gli Scolastici , riponendo tutta la forza delle sue pruove nel metodo Geometrico; però egli.èco&i sottile

Q a e sti-

=44

e stirato , che se per mala sorte si spezza ia non avvertire ad una proposizione y è negato affatto a chi ode d' intender nulla del tutto che si ragiona. Ma dall' Accademia di Platone, che avea udito per ben otto anni , uscì Demo- stene , ed uscinne armato del suo invitto enti* mema , eh' egli formava con un asi>ai ben re» golato disordine , andando fuori nella causa ia lontanissime cose , delle quali temprava i ful- mini de' suoi argomenti , i quali » cadendo y. tanto più sbalordivano gli uditori , quanto da cssolui erano stati più divertiti. E dalla stessa Accademia Cicerone prolessa essersi arricchito della felice sua copia ^ che a guisa di grau torrente d' inverno sbocca dalle rive, allaga le campagne , rovina balze e pendici , e roto- lando pesanti sassi , ^d annose querce , trion- fante di tutto ciò che fecegli resistenza si ri- torna al proprio letto della sua causa. Ne a difesa del nostro poco spirito , per questo istes- so che afTettiamo d' essere tutto spirito ^ gio- Ta punto risponder quella , che Demostene e Cicerone regnarono in Repubbliche popolari , nelle quali , al dir di Tacito , vanno del pari r eloquenza e la libertà . Perchè quella elo- quenza che aveva Cicerone usato nella libertà,

pò-

2^5 poscia adoperò appresso Cesare , fatto Signore di Roma , a prò di Quinto Ligario , nella qual causa gli tolse dalle mani assoluto quel reo ^ the'l Dittatore in entrando nel Consiglio si era apertamente professato di condannare , dicendo quelle parole nunquam hodie tam bene dioce" rit Cicero , quia Ligarius e nostris manibus ejfugiat, E nel Secolo cinquecento , nel quale si celebrò una sapienza Len parlante , cosi Giu- lio Camillo Delminio fece venire le lagrime su gli occhi di Francesco Primo Re di Francia con r Orazione , che gli disse per la liberazione di suo fratello ; come Monsignor Gio: della Casa commosse V Imperator Carlo V. con quella det- tagli per la restituzion di Piacenza. E pure r Orazione a prò di Ligario è la piìi gloriosa di tutte le altre di Cicerone , nella quale egli trionfò con la lingua di chi con le armi avea trionfato del Mondo : e delle altre due recitata r una ad un grandissimo Re , 1' altra ad un chiarissimo Impera dorè , quella è una Regina, e questa 1' Imperatrice delle Orazioni Toscane, Or per raccogliere il detto in breve Voi , Si- gnori , con maestrevole accorgimento adoperate di praticare quel precetto di Orazio , che ri- stretto in tre versi contiene tutta l'arte così in prosa j come in versi di ben parlare.

Q 3 Seri"

2^6

Scrihendl recte sapere principium etfons est: perchè non vi h eloquenza senza verità, e di- gnità , delie quali due parti compouesi la sa- pienza.

Id ahi Socraticae poicrunt osiendere chartaei cioè gli Studj della Morale , che principalmen- te informano il sapere delF uomo , nella quale, più , che nelle altre parti della Filosofia Socra- te fu divinamente applicato ; onde di lui fu detto : Moralem Philosophiam Socvates do Coelo revocami :

p^erbaqae provlsam rem non invita se- quuntur

per lo naturai legame onde noi dicemmo esse- re stretti insieme la lingua , e '1 cuore ; peroc- ché ad ogni idea sta naturalmente la sua pro- pria voce attaccata , onde V eloquenza non e altro , che la sapienza che parla.

Sono scorsi ormai ben tre anni , che questa nobile Accademia in questo riguardevol luogo dai gentilissimo Signor D. Niccolò Salerni ono- revolmente accolta fu istituita , e con lo stessa fervore col quale ha incominciato felicemente prosiegue , contro il maligno corso della stolta, fortuna , la quale le belle imprese attraversa ^ e soventi fiate ne' primi lor generosi sforzi in-;

vi-

a47

vidiosa opprime. Or ìq quest' Atino la vostra generosità sopra ogni mio merito mi lia voluto ed ordinato Custode , e Collega del Signor di Canosa , nobilissimo fregio , di cui questo Comune si adorna , avendovi creato Censore il Signor D. Paolo Dona , mente di rari e su- blimi lumi , e per le molte opere di Filosofìa, e di Matematica celebratissimo tra dotti di questa età , e per colmarmi di sommo e so- vrano onore mi ba comandato cbe io vi faces- si r anniversaria apertura.

Laonde raccolte tutte le mie potenze in un pensiero di altissima riverenza dettando ni al formola il gran Padre Agostino , sotto la cui protezione quest'Accademia sta rassegnata , con- cepisco questo voto con queste solenni , e con- segrate parole. Odi , umilmente ti priego , odi non favolosa Minerva , Sapienza Eterna , ge- nerata dal Divin capo del vero Giove , V onni- potente tuo Padre oggi in tua lode , in tuo onore , in tua gloria si riapre questo quarta Anno Accademico , lo che sia a perfezione di questi ben nati ingegni ; poiché la Sapienza è la perfeziona Irice dell' uomo nel suo proprio es- ser d' uomo , eh' è mente , e lingua.

L. E, T.

Q 4 Di-

348

Dichiarazione fatta da Gio: Battista Fico

nella Jine delle due Risposte d' Gior"

n alisti di J^enezia.

p

ercliè in questi miei liLricciuali di Metafisica alcuno nou possa con mente men che benigna niun mio detto sinistramente interpretare , met- to qui insieme le seguenti dottrine sparsevi ^ dalle quali si raccoglie ciò che professo : che le sostanze create non solo in quanto ali* esistenza, ma anche in quanto all'essenza, so- no distinte e diverse dalla sostanza di Dio. Nel Cap. 4- della Metafisica pag. 55. dico, P es- senze essere le virtù delle cose : nella prima Risposta pag. J\3, dico , che P essenza e pro- pria della sostanza : nella seconda Risposta^ pag. 56. dico , che F essere è proprio di Dio, Tesserci e delle creature; e che ciò con molta proprietà , dicesi nelle scuole , Dio essere so- stanza per essenza , le cose create per par- ticipazione. Talché essendo Dio altrimenti so- stanza , altrimenti le creature , e la ragion d'es- sere o l'essenza essendo propria della sostanza; si dichiara , che le sostanze create , anche in quanto all'essenza , sono diverse e distinte dal- la sostanza di Dio.

LEI-

^49 LETTERE

PI PERSONAGGI DISTINTI, E LETTERATI DIRETTE A YlCO.

Deir Elettor di Baviera.

s.

ignor Giovan Battista de Vico-. NeW eru- dite sue composizioni scorgo la sua virtù ^ e V suo studio ben disposto alle mie lodi. Ringraziandola jyerò affettuosamente , /' as^ sicuro , che le dimostrerò nelle occasioni la mia ben inclinata volontà^ e le desidero dal Signore ogni bene.

Da Bruselles a di a5. Giugno 1694-

Per farle piacere Emmakuele Elettore*

DEL

a5o

DEL PRINCIPE EUGENtO DI SAVOJA.

Monsieur.

s.

iccome il Signor Alate Garofalo ha in conformità di quanto lo incaricai passati pres-^ so di lei in mio nome gli uffic] di ringrazia* mento per P Opera virtuosa , di cui ha volu- to favorirmi la cortesia sua ; così con la pre-^ sente le ne conferirlo V obbligo mi corre seco^ e ne la ringrazio nuovamente anche per le espressioni particolari ^ che leggo nella lette ra sua in data de' aS. scaduto. E qui desi- aerando aperture di potermi impiegare nelle di lei occorrenze , le bramo frattanto ogni pia compito bene , e sono con parzialità. Monsieur,

Vienna ag. Agosto lya.^*

Àffezionatissimo sempre Eugenio di Savoja

I^T*

aSi-

LETTERA DEL CARDINAL LORENZO CORSINI ASSUNTO

POI AL SOMMO PONTEFLCATO COL NOME

DI CLEMENTE XII.

Molto Illustre Signore.

e.

ori quel gradimento ^ che può V, S* ere- der maggiore Ito ricevuto gli esemplari , eh* ella gentilmente ha voluto imitarmi de* princi^ pj della nuova Scienza intorno alla natura delle nazioni da lei ultimajnente dati alla lu^* ce : Opera al certo , che per antica dignità di lingua , e per solidezza di dottrina basta a far conoscere , che vis-'e anche oggi negrità-^ liani spiriti , no7i meno la nativa particola- rissima attitudine alla" buona eloquenza^ die il robusto felice ardim-ento a nuove produzio^ ni nelle pip^ difficili discipline. Io però JieW istesso tempo , che seco me ne icon gratulo , e con cotesta sua ornatissìma patria , posso ancora assicurarla^ che io già Vho incomin- ciata a leggere con quella attenzione , e di- letto , che merita la gravità istessa dell' argo- mentò\^ ed il credito del riguardevole autore: \^erso cui P affezione già in me nata da pre-

s6a

ventisfci stima , ha preso anche nuovo augU" mento per la legge di gratitudine , dacché egli ^ non contento d^ indirizzare a me la de" dica deir Opera di tanta fama , ha voluto anche mostrarnnsl cortese nella largita del dono di essi esemplari. Da questi sentimenti ■può V' S. ben ravvisare la qualità della gra- ta mia riconoscenza^ e ripromettersene altre-' i proporzionati effetti , ove mi somministri ella , come desidero , le convenevoli aperture da impiegarmi in cose di suo servigio ^ e le auguro intanto ogni maggior felicità. Di V. S.

Roma 8. Dicembre 1725.

Per servirla

Lorenzo Card. Corsini^

del medesimo.

Molto Illustre Signore,

N.

on s^ inganna punto V^ S, nel credermi disposto con tutto P animo a promuover serti^ fre le maggiori convenienne della di lei per-

SO"

i55

sona , e casa ; e può ella esser anche per^ suasa , che io proverei sommo piacere di cor^ rispondere cogli effetti stessi a questa sua giusta opinione. Ma nel particolare per altro del far conseguire qualche benefizio a cotesto suo Signor Figliuolo ^ io \>* incontro delle dif- ficoltà pur troppo contrarie al suo ed al mio desiderio ; imperciocché , oltre aW età assai tenera di esso figliuolo , che può fare non piccolo ostacolo » sd è da considerare anco^ ra , che si trovano in oggi nel palazzo apo- stolico tante persone di Regno , che non si tosto vaca qualche cosa , che già prima as^ sai della vacanza sentesi la provista. Deve V, S, nondimeno esser certa, ^ che dove a me se ne presenti qualche buona apertura , 7ion mancherò di averne ogni piìi sollecito ed affettuoso pensiere ; e le auguro intanto dal Signore copiosi contenti. Di F. S,

Roma ig. Gennajo lyiG.

Per servirla

Lorenzo Card. Corsini.

DEL

a54

DEL MEDESIMO.

Molto Illustre Signore,

K

ella visita , che io feci ultimamenie della mia Diocesi di Frascati ^ mi occorse di met^ ter mano a molte esorbitanti spese ^ per le quali ho fin dovuto restringere alcune altre ^ che qua prima io soleva usare con qualche, larghezza. Su questo confidenzial motivo , che apro alla buona estimativa di V\ S, mi ri- prometto il di lei cortese compatimento , s^ non ho modo , come per altro bramerei , di secondare la sua istanza. Gradirò bensì , cli^ ella me ne porga V adeguato compenso colP impiegarmi in altre occasioni di suo vantag- gio , e le auguro per fine ogni maggior pro^^ sperila. Di F, S.

Roma 20. Luglio 172G. (a).

Per servirla

Lorenzo Card. Corsini. Mol-

(a) Dietro di ima tal lettera vi sono scritte di carat- tere di Vico le seguenti parole.

Let

a55

Molto Illustre Signore.

opera di V- S, de* principj di una nuo- va Scienza aveva già esatta tutta la lode nella prima sua edizione da nostro Signore allora Cardinale , ed ora tornata alle Stanis pe accresciuta di maggiori lumi , ed erudizio- ne dal di lei chiaro ingegno , ha incontrato nel clementissimo animo di sua Santità tutto il gradimento. Ho voluto dar a lei la conso- lazione di questa notizia neW aito istesso , che mi muovo a ringraziarla del libro fatto- mene presentare , del quale ho tutta la con- siderazione che merita .^ ed esibendole in ogni

con-

Lettera di S. E. Corsini, che non ha facoltà di som- ministrare la spesa della Stampa dell' Opera preceden- te alla Scienza nuova , onde fui messo in necessita di pensar a questa dalla mia povertà , che restrinse il mio spirito a stamparne quel libricciuolo , traendomi un anello , che avea ov' era un diamante di cinque grani di purissima acqua , col cui prezzo potei pagarne la stampa , e la legatura degli esemplari del libro , il quale perchè me'l trovava promesso a divulgarlo dedi- «ai ad esso Signor Cardinale.

0,56

congiuntura di suo servizio la mia parzialità^ prego Dio , che la prosperi. Di F. S\

Roma 6. Gennajo 1701.

Ajfezionatissimo sempre Kejri Card. Corsini.

Illustrissimo Signore.

X^ualunque dimostrazione io mi possa fare verso y\ S, Illustrissima non giungerà certamente a quanto il suo merito , e '/ suo profondo sapere richiede. Ella si è resa col- le sue virtuose fatiche nella letteraria Repub- blica così ragguardevole , che si può certa^ mente a buona equità gloriarsi di essere fra i primi annoverato. Spero intanto aver la consolazione di poterle dimostrare il deside- rio , che ho di servirla in tutte le opportuni- tà. E rendendole ben distinte grazie dell' au- gurio di felicità cortesemente avanzatomi , le riauguro da Dio , da cui ogni nostro bene come da vera sorgente deriva , la pienezza

delle

.57 ielle Celesti benedizioni. E con la domtissi- ma stima immutabilmente mi confermo Di F> S.

Roma oi. Dicembre 174^.

Affezionatissimo per scì^virla

a'ROJANO CARD. AC<2UAV1YA.

jS%. mio^ Sig. e Pad. Sempre CoL

J.I crudo spettacolo di Morte , che per luw go spazio ho io qui avuto su gli occhi in un nostro Religioso Fratello , che finalmente è passato dal Tempo aW Eternità^ ini ha riem^ piuto per modo P animo ^ che non mi ha per- messo di prima rendere a f^. S, mio Signore quelle grazie , che ora vi rendo moltissime delV Orazione , di cui vi siete degnato di far- mi il pregiatissimo dono. Io V ho letta non una , ma ben tre , e quattro volte , e sempre con quel piacere , che ad animo ingenuo e sincero recar suole il maschio e verace bel- lo di una eloquenza grande e signorevole : mi piace di credere , che un pari affetto avrà cagionato in tutti coloro , ch^ sono Giudici

R com--

258

competenti di simigliami difficilissimi lavori , e che perciò ve ne abbian data quella lode , alla quale Voi generosamente sovrastate per la secura coscienza di meritarla lungamente maggiore. Così aveste Voi , Signor mio , plìc spesse le occasioni di esercitare in Opere fatte il vostro conosciuto valore , come non avrebbe la Itcdiana favella in questa parte » cìie a lei manca , di die invidiare alla lati- na : ma V infelicità del nostro Secolo tradì* sce V adempimento di un desiderio , che se non (spunta in cuore a molti , la è colpa o della negligenza , o della malizia . Godete Voi Signor mio di Voi stesso , e di quei do- ni , ond^ è ricca la vostra grande anima , e facciamci a sperare dalla Provvidenza ciò » che a torto ci vien dinegato dagli uomini pò- ' co o nulla estimatori della Virtù , quando che sposata non sia ad una splendida fortu- na . Del rimanente continovatemi , vi priego^ la vostra buona grazia , e datemi il come giustamente godere del per me troppo onore- voi titolo di vostro

Jrienzo i5. Luglio 1724.

Dev, ed Obb. ser. vero

IR. BERNARDO MAR. DA NAPOLI CAPPUCCINO.

i5^

Del Medesimo.

Sig. mio e Pad. Semv, Col.

J_l quasi niun commercio , che oggimai ho lo col Secolo , mio gentilissimo Signor Giam^ battista , come mi ha fatto il ritardamento delle grazie vostre , così cagiona quello del mio 7^isponde?^n . Or^ a farlo con V ingenuità ^ che co^ valentuomini delV indole vostra usar si dee ; sul primo ricevere della vostra pre- giatissima Raccolta , non senza qualcìie ri- brezzo mi son messo io a leggerne i Compo- nimenti , timoroso , che per aggirarsi al tor- no di jlrgomento non maschio , non avesse Ci risentirsene la severità troppo gelosa del mio Instituto : ma ben tosto al mio scropulo^ so timore è succeduto il ragionevol contento di vedere con tanta onestà e decoro tratta- ta una passione alla nostra inferma natura anche troppo pericolosa , che su trasportata V anima dalP altezza de"* sentimenti , e dalla signoria delV espressioni , perde di vista af fatto ciò che è terra e fango . La pile paia- te di questa lode deesi a V. S. mio Signora

B 2. per

ver la sedia non meno da Voi fatta di Mii^ se così scune e pudicìie , che per essersi in- fra di esse se^nalaia a maraviglia la vostra nel li chi arar e con tanta grazia e bellezza il hujo yd'i folto della poetica Teologia; in* nestojido così a soggetto ameno cotanto e fe- stevole , con magistero degno di Voi^ il se- rio e '/ grave della più riposta erudizione . Que' virtuosi Signori i cui nomi a rendere ^ coni! è dovere , immortali , celebraste Voi per la lingua di un Nume , sapran fare al valor vostro^ quella giustizia , che ogni amatore deU le buone lettere dee interessarsi a farvi per fomentare in Voi quel sublime felicissimo ge- nio , onde ricevon novello pregio e splendore le letlere , e i letterati , Del rimanente io , che sono obbligato a V. S . assai piìc , che non sa tollerare la mia picciolezza , vi userò giustizia e gratitudine eoi pregarvi da quel Signore , che vi ha data anima così nobile , a ri empi erv eia di quei doni , onde divien r uomo Santo , noumeno che savio . E qui col solito profondissimo rispetto mi dico Di F.S,

Arienzo i. Marzo 1711.

Dev, ed Obb. ser.

JFR. BERNARDO M. DA NAP, CAPP.

Del Medesimo

^L er mezzo del Signor D. Jìfonso Carfora mio gentilissimo Padrone\^ ed estimatore as- sai parziale del valor vostro , mio riveritissi- mo Signor Giambattista , mi fa reso giorni addietro il secondo libro della grande Ope- ra vostra. Io V ho letto con quel gran pia- cere che sentirebbonvi certa^mcnte tutti gli Addottrinati , se usar volessero in leggendo- lo o di un tantino di ragionevol passione , o veramente di una. indifferenza , jìd per dire , affatto Scettica; imperocché una delle due , se io non abbaglio ^fa mestieri a^ ben riceve- re e restar persuaso di certe verità , com^ sono non poche di quelle , die Voi venite ma^ raviglios amente dimostrando , opposte anche troppo alla comune invecchiata credenza , e a quella malnata ritrosaggine , che noi uomi- ni abbiamo a disimparare con profitto , e con lode ciò che dopo lunga stagione e fatica ci venne Iddio sa come imparato, yfggiugne- te , che essendo le tante belle cose , che Voi mettete in luce , fattamente infra di loro attaccate , che mal può divisarsi il vero deW una senza por gli occhi a quello delV altre , uom che non abbia e ampiezza di mente per

li 5 com-

^6%

comprenderle tutte insieme , e la fortezza ne- cessaria a tener giìc P audacia tiranna di nostre torte prevenzioni , difficilissimamente potrà formarne dritto ed uguale il giudizio ; e conciossiacliè ad assai pochi toccò dal Cielo bella grazia e ventura , ei non è quinci per niente da maravigliare , se pochi sieno gli Jp- provatori della maravigliosa Opera vostra . Ma ben Voi , Signor mio , che siete savio non meno che scienziato , dovete soddisfarvi delV approvazione di tai pochi , e in mancan- za eziandio di costoro , soddisfarvi soltanto di voi medesimo ; che ben , la Dio mercè , avete in Voi solo di che pienajnente esser pa- go e contento , cioè dire di quel gran fondo di sapienza verace , ond* è ricca la mente vo^ stra col divino Genio di farne , qual pur ne fate altrui graziosissima copia. Del rimanen- te io vi rendo , Signor mio ^ grazie infinite deW onore segnalaiissimo , che vi è piaciuto di farmi del palesare al Pubblico runico pre- gio , onde io vado giustamente altero di es- sere qual sarò sempre Di V. S. mio Signor

Jrienzo 3. Ottobre 17111

Vmil. Obb. Serv. Divot.

fR. EEE.\ARDO M. CIACCO da WAP. CAPPUCCIIVO.

Del

263

Del medesimo.

Signor mio , Signore e Padrone Col,

o

ggi appunto sono sei giorni , da die mi venne fra mani il Libro di V^ S. mio risieri- iis. Sig. Giambattista^ e quantunque in tempo corto , anzi che letto , me V abbia io piut- tosto per grandissima avidità dimorato ; niente' dimeno non fo dubbio di affermare esser la Vostra un* Opera , che appena crederanno i dotti esser Opera di un uomo solo. Se Poi alla foggia del Verulamio imitata in molti del Secol nostro^ aveste disegnato soltanto il su- blime vastissimo argomento , pur sarebbe sta- ta la vostra un'Impresa degnissima di ammi- razione , e di lode ; oi' che dovran dire i Sa- vi in reggendolo oltre la speranza e 'l de- siderio a tanta perfezion condotto , a quanta è a Voi riuscito di felicissimamente condurlo Certamente se V invidia lor non torce il giu- dizio dovran tutti concordemente lodare , e benedire il Signore Dio per aver fornita la vostra mente di tanta luce , che basta ad il-- lustrare la nostra eia , non che la P curia

R 4 t^o^

a64 nostra , e rendere a Voi quelV onore , che deesi ci s^alentuomo benemeritissimo della Re- pubblica de^ letterati, Priego V, S. mio pre" piatissimo Signore , a s>oler gradire questo mio schietto sentimento con qicella generosità^ onde vi siete degnato di farmi il gran dono , , e con esso la grazia di potermi giustamente dichiarare per tutta la mia vita. Di F. S.

Arienzo 19 Settembre 1720.

TJmil, Divot. ed Obbl, Servitore

FR, BERNARDO MARIA DA NAP. GAPPUCGFNO . DEL MEDESIMO.

Signor mio , Signore e Pad, sempre CoL

E.

gli è già passato il mese ^ Riv, Sig. Giam^ battista , da che per la via di Caserta , e da mano assai gentile vennemi reso il vostro li- bro del Dritto Naturale delle Genti : ma a iutt* altri , che a Voi saprebbe recar meravi- gliot il mio lungo differire a darvene conr-

265

venevol riscontro : Voi che ben sapete le gran- dissime cose , die nella di lui hrieve mole si contengono , e quanto di attenzione e di studio si richiegga a giustamente compren- derle , mi stimerete presto , anzi che no y neir usajvi difficile ufizio. Quante Voi , Signor mio aK^ete date Opere alla luce , tut- te fuor di dubbio son degne di Voi ; ma questa a me pare , che sia lo specchio il piìt fedele dell' ampiezza , della fecondità , e della fermezza della mente , delV ingegno , e del giudizio vostro . Egli è il vero che in un Secolo snervato e molle eziandio nelle lettere , quaV è il nostro , non in contran for- tuna libri rigidi e severi ; ma tanto bene non saran pochi quelli , che avidi della vera gloria vi terran dietro a qualunque fatica nel sublime cammino; ed avvisati col gire innan- zi a quaP alta eroica meta Voi gli scorgete , si an finalmente per rendervi la lode^ che deesl ad uomo scopritor felice di un Mondo nuo- vo nella scienza pile necessaria , e pile uti- le air umanità . Feliciti il Sig. Iddio pri- ma cagione di ogni nostro bene e questo mio giusto pensiero , e quante ho in petto tene- rissime passioni per ogni qualunque vostro

Cj^Ì"

!2.6G

Cristiano e Civile {vantaggio , dappoiché a mille titoli io pur sono Di V. S.

Arienzo io Xhre lyiS.

Hiv. Obb. serv. divoiis,

FRATE BERNARDO M. GIACCHI DI NAP. CAPPUC

Illustrissimo Sig. Sig, Pad. Col.

E.

gli non è possibile , che io faccia com- prendere ad V. S. Illustrissima la straordi- naria compiacenza risvegliatasi nelV animo mio , in reggendomi onorato da una sua let" ter a , senza che io prima con qualche mia glie- ne abbia dato motivo . Le posso però bensì dire con onesta cristiana e religiosa sincerità ^ che di niun altro letterato del Mondo tutto mi potevano riuscire più gradevoli le lettere ^ che quelle di J^. S. Illustrissima , perchè di ninno io porto maggiore stima , che di lei , mentre giudico le opere sue per le piìc ragio-^ nate di quante mai ne abbia lette . V> S, da per tutto getta principj fondamentali , ed in- concussi , e di una fecondità meravigUosissi-

2.6y ma , r erudizione che tocca ed accenna el- la è immensa ; ma V uso , e 7 raziocinio che sopra ne forma dee sorprendere gP ingegni pia sublimi , e più illuminati. Tutte le parti della Filosofia più scelta ^ la Teologia Sa- cra e Cristiana^ la Giurisprudenza natura-- le ^ e positÌK>a^ la Geometria nel suo metodo^ la Storia , e la Filologia piìi recondita , e le combinazioni più ingegnose di tutte cote^ ste discipline risplendono di una maniera incomprensibile nelle due Opere , che come due tesori della miniera inesausta , e pro- fondissima del di lei ingegno io conser^^o . Bisogna però , che io e offessi ciò che So- crate disse dell' Opera di Eraclito : magnam indolem spirant , quae intellexi ; piito idem fuere , quae non intellexi . Veruni ( 7ion già Delio ) Vico ipso notatole et explicatore opus habent . E le giuro , che niente più io brame- rei y che di esserle vicino per poter essere istruito ed illuminato sopra di molte cose , che non arrivo ad intendere per debolezza del mio ingegno , e per mancanza di quc' re- quisiti accennati da V. S. sul fine deW idea premessa alla sua Scienza nuova. Attenderò frattanto con impazienza le amiotazioni ,

che

268 che si è compiaciuta V. S, porre sul mar^ giiie di quella Copia regalata a mio Fratel- lo : per lo che glie ne rendo infinite grazie y siccome per gli altri favori al medesimo im- partiti , e per gli onori da lai costì riportati singolarmente per le dimostrazioni e sentimenti di K, S. Illustrissima ; ma molto più me le protesto obbligato^ e col piìt vi*^o del mio cuore la ringrazio per i due Opuscoli , che si de- gna di mandarmi in dono per la bontà , che nutre verso di me , e per V aggradimento del- la stima ed ossequio che professo al suo rarissimo merito. Se poi V- S, avesse dato alla luce altre Opere , che non si ritrovasse- ro , la supplico di darmene contezza per mia regola. La ringrazio nuovamente pel favore- vole giudizio , di cui onora la mia Orazione e che io stimo sopra quello di ogni altro, Mn per mio lume mi premerebbe fortemente di es- sere avvisato con piena confidenza da V, S, di tutto ciò , che per entro ci ha scoperto di difettoso , che certamente sarà ben molto. Le giuro , che riceverò tutto con intera docilità^ k con piena soddisfazione, Veneralissimo ed^ amatissimo Signor Vico , mi permetta di sfo - gare seco lei il mio cuore, lo peno , ed af-

fan-

269

fanno per non essere in libertà , ed in (stato di portarmi costà , e dimorare lungo tempo con esso lei , ajjlne di approfittare delle sue sublimi e peregrine cognizioni» Piaccia al- meno all' Altissimo Dio di aprirmi la strada per fare una volta una scappata , e seco lei trattenermi per qualche mese , e con alcun cdtro di cotesti Signori. Io credo essere sta- to un tratto particolare della Divina Provvi- denza , che io già quattro anni , quando fui costì per pochi giorni , non avessi la bella sorte di abboccarmi con V- S. Illustrissima , perchè forse non ini sarei più partito da Na- poli , e con ciò mi sarei opposto alle dispo* sizioni della medesima Provvidenza, ^on re- sta però , che io sempre non me ne risenta , e meco medesimo non mi lagni di aver per- duta una bella occasione di conoscere una ìnente delle più rare , che siano al Mondo ; non esagero , non adulo ; parlo siccome sen^ io neir animo mio. Ma m.olto più però mi doh go , e mi lamento , che 'l merito suo non ven^ ga riconosciuto e premiato da chi il potrebbe^ e dovrebbe. Io non finirei mai di parlare di V. S. ^ e parlerei senza ordine , perchè pe- Vetrato dal suo marito , in cui io non ci veg-

go limiti , ne la mia per altro giusta passio* ne mi permette di pensare ordinatamente , trattandosi di farne uno sfogo in brieve fo- glio , che per la prima volta le umilio. Io r ab- braccio strettamente , e col cuore sulle lab^ bra le stampo un bacio in fronte^ senza pre* giudizio però del sommo rispetto che le por^ to , e per cui fo mia gloria essere riconosciuto Di F. S, Jlius,

Venezia 27 Giugno lyoo.

Devot. Obblig, servitore

F. NICCOLÒ CONGINA.

Illusi, Signore Signore Pad, Col,

D

opo tanto tempo , da che non ho avuto r onore di riverire V, S. Illustrissima , vengo finalmente a rassegnarle la mia antica servi- tù. Aspetto la occasione di trasmetterle un libretto di mio Fratello , nel quale fa giusti- zia alla sua singolare ed incomparabile vir- tù , riponendo il suo nome glorioso tra i pò» chi sapienti veri della nostra Italia nelle Fi"

lo-

losqficlie scienze {a). Con questa occasione io sono a supplicarla del suo Patrocinio presso codesto Signor Reggente Ventura in un interesse del Signor Abate Aloisi , il qua- le essendo particolare mio Amico , bramerei che fusse assistito dalla sua valida protezio- ne. Le porgo pertanto le mie piti fervorose suppliche , acciocché voglia interessarsi a fa- vore di questo degno letterato. Sono sicuro , che non mancherà di favorirmi , e perciò non voglio dilungarle il tedio .

Volentieri sentirò qualche cosa della sua sanità ^ e se V umor nerveo scorre bene . Frat- tanto io le auguro ogni felicità , e la prego a favorirmi di qualche suo comando , e ras^ segnando a V S, lllust» la mia servitù mi raffermo

Di V S. Illusi,

Venezia Rosario ii Dicembre 1704

Devot. ed Obb. servo

rR. DANIELE CONCILA Db' PREDICATORI.

(a) La seguente Nota è scritta di propria mano del Vico nella lettera autografa del P. Concioa.

Il

Illusi, Sisr. Sia. Pad. Col.

s.

e in Napoli ci fosse il bel costume , che è rjui in P^cnezia di esser mandati dalli maestri di Posta alcuni uomini per la Città , e per le contrade .^ clic si segnano nelle Sopra- scritte delle lettere a portar queste alle case medesime di quelli ai quali sono indirizza- te , non così facilmente si smarrirebbero con pregiudizio della puntualità di coloro che costà scri^'ono; siccome mi avveggo essere ac caduto a me in riguardo a V, S, Illustrissi^ ma , e del Signor Giuseppe Cirillo , dai qua^ li con ultime loro intendo non aver ìicevuto le mie risposte a due antecedenti , di che grandemente me ne rammarico, ì^oglio spera- re , che questa volta avrò miglior fortuna dcW altre, lìendo infinite grazie a V. S, JIL

de-

li P. Nicolò Concina Lettor Primario di Metafisica in Padova mi fa quest'onore da me non meritalo in un Progetto Latino dato Fanno i'j36 fuori in istampa d'un Sistema di Diritto Naturai delle genti , il quale fu da ine donato a Monsignor Cappellano Maggiore.

ìustrissima della cognizione recatami intorno, alle rarissime qualità del P, Maestro Gaspa^ ri ; io non mancherò di pubblicarle con ogni premura , producendo V autorità di V* S. che deve prevalere ad ogni altra. Si accerti che userò qualunque diligenza per porre in alto credito il soggetto raccomandato , siccome appunto in questo stesso Ordinario scrivo al Signor Cirillo. Qul^ oltre le testimonianze del valore de* concorrenti alle Cattedre , ci vo" gliono ancora degli qfficj di persone auto- revoli y non però di gente privata , come so^ no Dame e Cavalieri. Io mi stimerei fortu^ natissimo se mi riuscisse di vedere in que-» sta nostra Università un Teologo , che meri- ta la stima di un Signor Vico , la cui men-- te io soglio chiamare Eroica , e di cui sin* ceramente mi contenterei di essere scolare , anzi che Professore in Padova , o in qualuw que altra Università . O quanto mai io so* spiro di conoscerla a faccia a faccia ^ e di trattarla almeno per qualche breve tempo y il che spero Iddio mi farà la grazia di con* seguire > conservando e lei\ e me in vita si" no a che torni a fare un altro viaggio a cotesta amenissima j e letteratissima Paiteno-

5 ' pen

^7-4 *pe . Sicché Ella si faccia coraggio y e go^ verni , ed io non mancherò di pregare il Sir gnore , che la conservi , e V invigorisca per suoy e mio , e comune vantaggio del Mondo letterato. Mi riverisca quel suo figliuolo , che intendo essere di una grande espettazione , per cui sento un ardentissimo amore , e gli bramo ogni miglior fortuna .

Molto e moltissimo mi consolo , che'*l mio mezzo abbozzo del Gius Naturale e delle Genti sia stato gradito da V. Illustrissi- ma , // cui divino ingegno non posso finire di ammirare . Le rendo poi infinite grazie deW onore , che mi vuol fare nella sua Scienza, nuova , che dice di cn^ere notabilmente accre- sciuta , ed illustrata , la quale starò atten^ dendo con impazienza . Oh quanti fecondis-^ simi , e sublimissimi lumi vi sono per entro ! Così avessi io talento da farne uso , e di com-* prejidere il fondo , ed il mirabile artificio^ che parmi alquanto di ravvisare . In breve spero di dare alle stampe una piccola Dis^ sert azione , Ì7i cui credo di rigorosamente di- mostrare non essere io uscito fuori della giu- risdizione Metafisica in trattando del Gius Naturale y siccome qui si è andato spargendo'

da

275 da gente , che non intende la natura di si fatta scienza . Seguita la Stampa ne in\^ierQ una copia a /^. S, di cui aspetterò il giudi- zio . Ne faccio uso in questa della di lei au- torità ; e pongo in vista il giudizio fatto dal Signor Clerico del libro De universi juris uno principio ec. In una mia anzi in due lezioni fatte in questa JJni\fersità mi è caduto in ac- concio di porre in vista la bellissima , ed eru- ditissima opinione di V, S . ^ che le leggi del" le XII. Tavole non sieno state altrimente pre- se da* Greci .^ il che mi ha eccitato contro il Jurore di qualcuno di questi nostri Professo-^ ri di Giurisprudenza Civile , ma che io mol- to non stimo , perchè non sono scientifici , molto eruditi di fondo . Bramerei però qual- che nuovo lume da V' S, se pur vi fosse , e particolarmente per screditare il racconto di Tito Livio , e di Dionigi Alicarnasseo , in particolare desidero sapere il luogo preciso » in cui Livio dice di principiar a narrare lei vera Storia Romana solo dalla Seconda Guer^ ra Punica , siccome V, S, riferisce , senza accennare il luogo dello Storico . Ora non posso scrivere di vantaggio ; mi riserbo ad

Sa al-

!xy6

altro rincontro . Fra tanto sono , e sarò sem^ pre con tutto V ossequio Di V. S, Illustrissima

Venezia i. Settembre 1736.

Devotissimo Obbli patissimo servo Fra Nicola Concina.

Illusi, Sig, Sig, Fad. CoL

K

on saprei esprimere il piacere da me pro^ vaio nel ricevere V amorevolissima lettera di V, S. Illust, del 3 Novembre , la quale mi ha, rinnovato la rimembranza del mio felice sog- giorno in cotesta amenissima Città , basta di^ re , che costà mi trovai sempre colmo di fa^ vori e di grazie compartitemi da quei celebri Letterali , e particolarmente della gentilissima sua persona , che mi ha onorato colle sue eccellenti e sublimi Opere, Vanto che io mi son dato con gli amici della mia conversazio^ ne^ e letterati , che dopo ho praticato né*miel Viaggi d^ Italia , e Francia, Ho digerito di rispondere a V. S, Illust, perchè attendevo la cassetta con gli esemplari ^ dal Sig, Maz- zo-

277 zoni , la quale immediatamente ricevuta ho aperta , e mandato il suo pacchetto e lettera al Signor D. Giuseppe Aver ani di Pisa , e similmente pacchetto e lettera al Sig. Aba- te Anton. M. Saltini inviai col Signor Dot- tor J^erzani , che di qui ripatria in Firenze^ e la lettera e pachetto per il Signor Isacco Newton ho consegnato al Signor Biniamin Crow Ministro della Nazione Inglese di que- sto Porto^ Letterato , e Predicatore eloquen- tissimo , il quale V ha trasmesso in Londra con quattro majioscriiti Ebraici del Decimo Secolo , che io ho mandato al Sig. Conyers Middleton Bibliotecario in Oxfort , cK è sta- to gli anni addietro in Roma , e in Napoli . Manderò il pachetto e lettera del Signor Clerico per fargliele ricapitare in mano pro- pria da un ojnico di Amsterdam , ed allora avrò adempito i miei doveri , ed eseguiio i pregiati comandi di V, S. Illusi, alla di cui gentilezza rendo infinite grazie per V esem- plare , che mi dona , il quale si è letto nel- la nostra conversazione e ammirata la subli- mità della materia e copia di nuovi pensieri che , come mi dice il Signor Clerico , oltre il diletto e profitto , che se ne ricava da tutte

S 5 le

le sue Opere lette attentamente^ motivo di pensare a molte cose per rarità e subii* mità pellegrine e grandi , Chiudo pregando^ la a portare i miei ossequiosi saluti al P. Sostegni , e facendole umilissima riverenza mi ratifico per sempre Di V. S\ Illustrissima

Livorno i5, Febbrajo 172.6.

Umiliss, ed Ohbl, servitore

GIUSEPPE ATTIA .

Illustr. Sig. Sig. e Pad. Col,

a

olla onorevolissima raccomandazione , che P^. S, Illusi, ha fatta al pubblico del mio libro , ho sperato che quella mia per altro sprezzevole opera potesse passare il mare e i monti . Onde , siccome il Sig, D. Giusep- pe Mattioli à mie preghiere ne ha già sparsi molti per Napoli^ presentandola a molti let- terati di cotesta Città ; così col favor vostro ardisco di dire , che vorrei che si facessero capitar fuori ancora: poiché ben so quan-- io per tutto sia riputato il vostro giudizio^ e

ri-

s

^79 riputato il nome vostro. Assicuro V. S. Illusi, che io , piii per accertarmi da ogni parte , e con ciò ad accendermi vie piìc a terminare il secondo libro , che ivi prometto^ che per ambizione fo questa preghiera colla presene te mia supplichevole lettera . A questo fine questo Ecclesiastico mio famigliare ha tutta la facoltà di disponere , e la prontezza di ubbidire ad V, S, Illusi. Priego il Signore a donarle lunga vita , e priego /^. S. Illusi, ad onorarmi alV incontro con suoi comandi^ e con divozione di cuore le bacio riverente- mente le mani

Di V. S. Illustrissima

Sangiorgio 12. Febbraio 17^7

Div, ed Obbligai, servo

a ABATE ROSSI DI S. GIORGIO.

s 4 //-

a8o

Illusi. Sig, Sig, Pad. Cole'n,

JlI merito sommo di V, S. Illustrisi più che i miei buoni uffizj ha contribuito a concilia^ re a lei V amicizia , o la stima del P, Lo^ doli , e del Signor Abaie Conti. Questi due soggetti dottissimi si pregiano al pari di me ó^essere entrati in possesso del di lei amorcy e si fanno gloria di promuos^ere la fama della, di lei virtÌL , e "*/ dtvulgamento delle di lei produzioni di spirito , che tanto onorano Ic^ Filosofia Italiana. Farò intanto sapere al P. Lodoli le difficoltà addotte a V. S. 11^ lustris.^ da cotesto Signor Residente Vene^ ziano intorno al ricapito delle di lei note ai Principi della nuova Scienza , e son verto , ch^ egli si studierà la maniera di tro- varvi il compenso , perchè giungano a noi si^ cure le note accennate. Sino a che arrimio queste non si perderà tempo nel far pubbli^ care la Storia della di lei Vita e Studj , perchè questa serva di norma a chi vorrà aiutarci a proseguire questf Opera , che , se l* amor de* miei pensamenti , e trovati ?ion ìtC inganna , vuol riuscire di profitto e di

glo-

gioirla alle lettere Italiane, Alla Storia stes^ sa farò aggiungere le correzioni , le quali V. S. Illustrissima mi propone nella sua gen- tilissima lettera dé^ i o del caduto Marzo ,v siccome pure le protestazioni^ che la di lei modestia rrH insinua. Io spero , che ogni cosa riuscirà a di lei maggior gloìna , e soddisfa-- zione a me , che desidero ardentissimamen- te promosso e divulgato il di lei merito e nome , e desidero pure qualche suo coman- do in eseguendo il quale possa far conosce^ re 5 che veramente sono con tutta la stima Di F. S. Illust.

F or eia a Aprile 1728.

Dev, Amico ed Obb. servo

GIO : ARTICO CONTE DI FORGIA

Illust. Sig, Sig. Pad. Col.

R

ispondo alla gentilissima ^ e a me cariS" sima lettera , di cui F S. Illustrissima con si bel cuore mi ha favorito , essendomi stato un bel conforto , giunto appena in Patria , tro- var grazie così distinte , per le quali sempre

più

più obbligato me le protesto. Mi sono molto bene avveduto^ cKElla cogli Amici , e Padroni tutti hanno pregato per me^ perchè ho avuto un ^iag^io felicissimo a riserba di una stanchez-r za incomparabile da lungo viaggio. A 18 Giugno giunsi in Modena dove fui a riverire il Sig, Marchese Orsi ^ e 7 Sig. Muratori ., i quali unitamente le rendono i più cordiali saluti , avendo gradito quest* atto al più aU to segno , e si è fatta lunga ^ e degna ram^ mentazione delle sue rare virtù , e del suo alto merito e delle finezze meco praticate, Lodo^ senza fine di sentire il buoji esito del di Jet Scorbuto , e della felicissima cura che si fa al gentilissimo , e amabilis. P. D. Roberto Sostegni ( a cui come presso degli altri amici a lei ben noti ) è pregata di portare i miei piiù ossequiosi , e candidi rispetti. Il Signore prosperai V, S . Illustrissima , e tutta la sua carissima famiglia , e mi rallegro , che la. Sig, D, Luisa sia andata a godere della* buon^ aria; ma vi vada ancor Ella secondo mi promise , e mi riverisca tutti di sua Casa dal primo alP ultimo , perchè tutti e singoli por" io nel cuore. Sentirò con p articolar piacimen- to continue nuove di lei , e del libro suo

che

283

che si dee stampare in Venezia che esito abbia avuto. La famosa Raccolta del Sig* Cranio de Iosa di Potenza stampata dal Ma- zi ( secondo che egli bugiardamente asserisca ) per ora non si è ancor veduta , e ne dovea trovare a centinaja le Copie e in Roma , e in Livorno : oh quante bugie mi ha vendute cotesto buon Signore ! tante che vi vuol met^ iere la carestia ; gli farò però ira non mol- to penetrare i miei sentimenti di amorevol do- glianza , perchè si sia preso scherzo di me , credendomi o credulo^ o semplice ,^ che, non avessi divisato da principio il suo dop-^ pio procedere : buon per noi ^ che ha trova^ to in V, S, Illusi, il rovescio della ìnedaglia^ come dir si suole, e mi ha favorito con geìi- tilezza e sincerità da suo pari . Accludo la presente al M. R. P, Guardiano de^ Cappuc- cini , per mezzo di cui perverrà alle di lei mani , e per non abusarmi della sua sofferen- za le rinnovo il mio rispetto ^ e la mia ser- vitù protestandomi sempre senza fine Di F. S. Illusi,

JJmil. Dev, ed Obblig, servitore

F. MICHELANG. DA REGGIO LETTOR CAPPUC.

a84 Il P. Michelangelo da Reggio Cappuccino eloquentissimo Oratore dé^ suoi tempi seenne con universale applauso a predicare nel Duomo di Napoli nella Quaresima dell'* an^ no 1729. Contrasse stretta amicizia con mol- ti letterati della Città nostra , e fra queste con Gio: Battista Vico , il quale per mostrar- gli la sua stima ed amorevolezza ebbe cura di raccogliere molti Poetici componimenti in sua lode , e di pubblicarli con le stampe presso Felice Mosca in 4- Promessa , she forse non gli attese il Signor de Iosa , come nella lettera di sopra rapportata si ravvisa . Jn fronte della suddetta Raccolta vi scrisse il Vico la seguente Dedica . Jl P. Michelangelo da Reggio di Modena Per tutte e tre le parti Che tutte e tre sono V uomo E per le quali compiute

È la vera eloquenza

La Sapienza che parla

Mente rischiarata da eterne altissime verità

Cuor acceso di magnanime sublimi virtù

Zingua adorna di pura e ben colta favella

Sacro Oratore

Della Religion Cappuccina '"

Jn questa età nostra Chiarissimo

a85

Perchè il suo famoso Quaresimale

In pia nobili e piìc grandi Città d' Italia

fon abbondevolissimo frutto della Cattolica

Chiesa

Ascoltato

Egli nel Duomo di Napoli

Quest* Anno Mille Settecento Ventinos^c

A numerosissima udienza

E con somma Laude de' dotti

Che vi hanno scorto

Profonda soda dottrina

Ben regolato divin ingegno

E grande dissimulazion di grande arte

E con alta maras^igUa dal vulgo

Trattenuto

Da rarità e novità di popolaresca facondia

E con profitto universale di tutti

Ha recitato

Di questi da alquanti gentili spiriti

In onor di lui scritti Componimenti

Acciocché il tempo non gli disperda

Avendo

Come di varj

Fiori in Parnaso colti

^atto un r infuso vago fas eetto

Giambattista Vico

Divotamente consacra

286

Je siits hien faché , Monsieur , de n* avolr pu réussir dans la premiere affaire , que ^ousm'avez fait V honneur de me recomman^ der en faveur de ce bon Religieux Comen- tuel , qui me parait avoir de V esprit et du mérite . Mais il a eu un grand nombre de concurrens qui ont été plus heureux. Je vous prie , Monsieur , d" étre persuade que j'aì fait de mon coté tout ce qui m! a été pos^ sible pour le servir à votre considération y mais il li* a pu avoir que Bj points , et le dernier qui a été admis en a eu 67. J^ espe- re étre plus heureux une aulire fois ,• et \>ous me ferez justice de compier toujours sur ma bonne volonté,

M. V Abbé Esperti m* a fait la grace de me donner votre dernier ouvrage 7 dont je vous suis infiniment obligé . Le dessein m' en a pa^ TU fori beau , -et mele d! une érudition pro- fonde et solide . // est bien de V acheter pour V honneur de notre Sainte Réligion , que vous acheviez tout Védifice dont vous avez donne un si beau pian , et que {>ous fassiez voir que les vrais principes du droit ne se trouvent que dans la sdraie EgHse ,

Com"

aB7 Comme je suis en correspondence a^ec nos Pères de Paris qui travalllent aux méinoires de Trevoux , vous me feriez bien du plaisir^ Monsieuì\ de m'instruire de tout ce qui se pas^ se dans vos quartiers et méme en Sicile par rapport à la benne iittérature , et l' auteur des nousfeaux livres qui .s' impriment , et ce sera encore une plus grande faveur si vous voulez bien j joindre vos rejlexions, P ai l* honneur d^ étre a\>ec beaucoup de considé- ration et de respect , Monsieur

A a Colleg. Romain le 5 de V année 1726.

F'otre très humble et très obéissant servìteur

ED. DE VITRY DE LA COMPAGNIE DE JESUS.

Nap. S. Domenico Maggiore 17 Giugno lyo^*

jTIW Illustrissimo Signor Z>. Giambattista Vico fa ossequiosa riverenza Fr, Tommaso Maria Alfani , e gli fa sapere , che per le sue crude indisposizioni , che da molto tem- po a piacer di Dio lo tras>agliano , non gli è stato fatto di poter leggere P aurea , e ben scienziata Opera de* cinque libri della Scien^

za

2à8

Siiflf nuos>a pHma di alcuni giorni , che cort' ansia somma V ha domandata al Sig. D^ Paolo Emilio Marocco Gentiluomo di Caìaz-* zo di assai gusto purgato , e suo buon amico da cui V ha aitata con molte postille in mar-» gine fatte fare dallo stesso Sig. D. Giambat^ Usta al Fratello di esso D, Paolo Emilio D, Giulio Cesare, Ha letto y riletto e per la terza volta tornato a leggere la Spiegazione della ben ideata dipintura , o sia Tavola , a similiiudvne di quella di C ebete ^ dov'è l'idea tutta delP Opera; e siccome sortì ad Alfonso /. nostro Re , che colla lettura di Tito Livio sollevandosi il di lui animo , e riscaldatogli-' si il sangue rappigliato , e mettendosi in mo^ io giusto y ed eguale , fece che cessasse qua-- si di subito una fera febbre^ che cruciavaloj la quale secondo il Silvio non da altro ^ che dal rappigliarsi il sangue sortisce , e in que^ sto modo non poco altri malori son cagiona^ ti ; così egli è addivenuto a Fr. Tommaso Maria , // quale in leggendo cose così ripO" ste , così varie ^ e così ben trattate , perchè nascono con tutto il Geometrico metodo le une dalla altre , e si inanellano in modo ehe formano una bella catena , nel tempo

che

!i89

che le leggeva nlan dolore per lo miserevole sito corpo sentiva: e poscia gli si sono gli spi- riti così ravvivati , che senz* apportargli inco" modo il suo grave malore è quasi ito via ^ ha potuto seguitare felicemente la lettura delle Annotazioni alla Tavola Cronologica ^ colle quali si è chiarificato e tratto fuori da maggiori dubbii , che in Cronologia egli aves- se , de^ quali ne il Petavio , il Labbè , lo Scaligero^ ne l' Vs serio P avevano appieno soddisfatto , quanto ora si vede dal Sig. D, Giambattista ammaestrato : perchè dovendo la Cronologia servir di base alla Storia , e di piede , se ella non è stabile e ferma , di facile far ali a crollare \ ed egli è assai ve* rissimo ancora , che non distinguendosi bc^ ne i tempi , e con essi i costumi , è agevole a fare idee ingannevoli , e che mettano in confusione le cose tutte , come a cagion di esempio di essere stati i Persiani vinti sotto Alessandro simili cu vincitori sotto Ciro ; che la Grecia fosse stata tanto libera nel tempo di Filippo quanto in quello di Temistocle ; che il Popolo Romano fosse s\ fiero sotto gì' Imperatori che sotto i Consoli , e simili cose^ che per f oscurità cagionata dalla sec-

T QÌm-

a90

chezz'a della Cronologia^ e molto più dalla poca avi^erlenza di chi P ha trattata , fanno tu Storia intralciata di molto , che non poco danno ne può avvenire^ essendo nella Storia la Pocitica in buona parte fondata.

Come ha sommamente goduto nel leggere questo poco ^ e se n' è in molto approfittato ^ così fermamente si assicura e promette di gO' dere , e maggiormente approfittarsi nel leg*- gere il i-est ante delP Opera , nella quale per quello che va scorgendo , vengono con tut* ia distinzione e chiarezza appianate le cose , che dottamente sono toccate nel libro non meno dotto de Constantia Philologiae , e /a il/t- tologia^ e la Filologia ne vengono assai ris^ cliiarate , togliendosi loro quelle fantastiche ed insulse interpretazioni , che i Mitologi , e i Filologi sinora hanno fatto secóndo il capric^ ciò , o per meglio dire il ghiribizzo loro dettava.

E perchè non altro Egli può , non lascerà di pregare il sommo Iddio , acciocché si com- piaccia donare al Sig. D. Giambattista vita lunga y e sana e felice , perchè possa da in colla feconda sua mente rendere chia^ rd ed illustre la nostra Italia a benefizio

dal'

291

della scienziata Repubblica , e e onsol azione sempre più de' suoi buoni amici , servitori e discepoli , tra quali Egli è uno , che con tut" ta divozione gli bacia le Mani.

Del Medesimo

Nap, S. Dom, Éag. a5 Luglio 1739.

A,

II' Illustrissimo Sig. Giambattista Vico fa ossequiosa riverenza Fr, Tommaso Mar. Al" funi , e presentandogli i saluti del Sig, Mar" chese di Salcito , il quale con ispecialità in una lettera di quest' Ordinario glie P impone^ gli manda ancora da sua parte il qui ac-* chiuso Sonetto da lui fatto per volerlo fare stampare aW ultimo delle sue Poesie , che ora dal detto Marchese si stampano , acciocché il Signor D. Giambattista ci faccia la sua, approvazione , avendolo prima col fino suo giudizio esaminato . Fra Tommaso poi ha già letto per la terza volta la nuova Scienza , ed in parola di verità^ Iddio n* è testimonio , gli dice , che si vede uomo nuovo , dispiacendo^ gli solamente , che non ha P antica forza ,

T a e vi"

*3^ e vigore , e non è fornito di quell* ingegno acciocché piìi se ne potesse approfittare.

Egli fuori le Poesie del Marchese , e vi fa una letieru d lettori per vendicare la Poesia cotanto da alcuni malmenata ; ed in questa si serve delle espressioni del Sig. Z?. Giambattista sempre che gli sono' in acconciò^ e non poche volte. La priega però chiarir- lo come s"" intende ciò che nella pag, 06^ della nuova Scienza sta scritto , che i Poeti non siano Metafisici , o secondo V espressio' ne che vi è : ->:» essere impossibil cosa che aU >j cuno sia Poeta , o Metafisico egualmente » sublime ce e questo perchè Egli parlando nella detta Lettera a* Lettori intorno al furor Poetico lo stabilisce non essere altro ^ che un pensare Metafisicando sopra di qualche ogget^ to per formarne poi le immagini veiisimili le quali janno il beilo Poetico . Ma di questo aspetta meglio esserne ammaestrato^ dal Signor D , Giambattista a cui riverentemente bacia, la ninno da suo buono ed affeziona servii.

Si-

3^3

Sigjior mio Carissimo

F

JLj i

ssendo terminato di stamparsi un mio II* òro sopra il buon uso delle umane passioni , che per mio trattenimento mi posi in animo di scrivere : ho' stimato di non potergli dare spaccio pili onorevole , che mandarne le co- pie nelle mani de^ letterati J^omini della nostra Fatria: non già perchè io intenda di mette" re sotto i di loro occhi cosa- di molto pre^ gio , ma affinchè riceva presso di loro quel lume y e schiarimeiito , che da se stesso non potrebbe conseguire . Per lo cui effetto^ ed in significazione della singolare stima , che io seìnpre mi ho coltivato nelV animo della per^ sona di f^.S. glie ne fo giungere dieci di es^ se copije una per lei^ e alV altre nove la prie- go di far ottenere la medesima sorte in dis- pensandole a' letterati suoi amici per testi- monianza della mia attenzione , che sempre mai avrò per li meriti di ciascheduno ^ e spe- zialmente per quello di F". S^ a cui mi esprimo^ Di V. S,

Fie dimonte \[{ Febrajo 1754.

Affezionatissimo servitore

IL DUCA DI LAUREKZAJVO.

T 5 /A

»94

Illusi. Sig. mio Pad. Osserv.

A.

vendo avuto per le mani ha gran tempo una certa mia fantasia ^ che molto abbraccia^ porrei Jinalmenw venere per via di un occhio fili sottile , quanto ella stringa , e quanto vaglia; e dopo molti pensieri , ho deliberato di ricorrere a F. S. Illusi, , come quella , che so , che non solo sa V Istoria ^ ma ha la scienza delle cose; e di questa condizione dev^ essere il Giudice mio , se la cosa , che ho pensata , è di questa qualità , e di modo^ che nel troppo; perchè cerca ristringere le molte verità , anzi tutte , in una sola , e semplicissima verità che di tutte è principio . // materiale Vho preso da due gran Maestri; siccome è S. Agostino , e Cicerone ; se dal -primo ho ricavato la dottrina delle cose , e dal secondo la dottrina delle parole per com-^ porre uno stile anche metafisico ; siccome è quello di Cicerone ; e uno stile , insomma , che abbracciasse la maestà Latina^ e Vameni^ e semplicità Toscana , o Italiana . Per era non vorrei dirle più , per non dirle trop^ , e per avere il gran piacere y e yantag--

gio

gio di sperimentare s'odia indovina i miei pen* sieri , per accertarmi se io gli ho spiegati ab^ bastanza. Pregherò dunque solo la gran pe* vizia , e bontà di V, S. Illusi, a p rendersi questa gì^an briga per favorirmi con suo co* modo^ ed a scusarmi insieme , se io per la prima volta ^ che la prego^la preghi d^impic^ ci ; ma tanto sarà maggiore il suo favore , e 'l mio obbligo ; e questo sarà massimo ^ quanto piìc ella jiiagistralmBnte deciderà lei lite del si , e no ^ che nel capo mi tenzona , perchè il soggetto è strano , V oggetto è va-* stissimo , e H genere della Scrittura è novis* Simo : tutte cose , che han fatto girar il capo ad altre teste della mia per il vario sentimene to del senso comune . Or* io mi metto in buo- ne mani giaccK ella nella nostra stagione ha tentate gran cose , che saran semi di moltis- sime y e importantissime cose ; sicché a lei son ben note le vie non calcate da altri La prego , insomma , e la riprego a leggere^ « rilegger tutto , prima scorrendo , poi esa- minando y e poi censurando ogni cosa in ge- nerale y e in particolare della mia piccola Opera , che le mando con questa , che va a la , come va il Discepolo a scuola del suo

T 4 Mae-

Maestro . Raffermando a V* S, Illusi, tutta'- via V antica stima ^ che sempre ho fatta del suo gran merito , e gran sapere , non farò altro ora , che accertarla del grande obbligo che mi rimarra di soddisfare al p articolar favore del dottissimo ,, e sincerissimo suo giun^ dizio , che io con desiderio attendo ; e così resto con molta ossers^anza , e volontà di ser-^ vi ri a , dichiarandomi pi F.S. Jllust.

Bari 24 Jgosto 1737. Affezionai, ed Osserv. servo vero

M. ARCIVESCOVO DI BARI.

Illusi. Sig. CoL mio Pad. Oss.

^etle le siimctissime lettere di V-S, Illustrisi sima , e vedendole piene , e traboccanti di sapere , e di bontà , mi sono insieme conso* Li io e confuso; tuttavia lodando^ e ammirane do la sua gran mente , e la sua gran cortesia^ per aver così sollecitamente letta ^ e compre* sa la mia Opera ; la quale , se ben piccioli di mole^ coniidne molte delle più universali^

e

^97 e "prime verità , che richieggono tempo , e riflessione particolare per formarne il retto giudizio , che assai vantaggioso ne ^ e che fa pigliar animo alla mia ragione , che sta- va nel gran dubbio di unirsi alla mia fanta- sia , che confesso schiettamente si lusingava di aver conseguito il gran fine , a cui el- la si è cimentata , col disegno di mettere in più chiarezza y col motivo della chiara virtÌL del gran Papa Benedetto XJIL , le verità prime , e pile principali , dalle quali nascono tutte V altre verità. E promettendo- mi y* S. Illustris. di voler con piii agio esaminarne tutto meglio , considerandola as- sai occupata per me in questo esame , pen^ sai di non aggiungere nuove brighe a que- sta briga , col ringrazia ria prontamente con altre mie lettere ^ per farlo meglio^ e in mi- glior modo , e pile pienamente ifi tempo a lei più sbrigato ; pregandola prima a compatirmene , mi permetta ella , che ora- mai almen le dica , che intendo di far- lo con quella maggiore vivezza , che con- viene al suo gran merito , e cortesia , e al mio gran debito , che and era crescendo con lei y giacché mi favorisce , e mi dovrà fa- va^

iforir tuttas>ia ^ per far uscir alla tace ( col JDivin fasore ) quest' Opera con più splendi^ dezza , e lustro , che certamente le darà la sua mente , e V suo nome chiarissimo ; verso il quale mi cresce il gran conto , che sempre ne ho fatto , quando rifletto d* aver ella in poche ore comprese quelle cose , per le quali a me sono bisognati piìi anni ; aven-- do fino ella pescato il mio disegno di cercar d* imitare lo stile degli antichi Filosofi , e specialmente Platonici dietro alla scorta di S. Agostino , e di Cicerone . Starò dunque attendendo con molto desiderio , ma con tut^ to il comodo di V. S, Illusi, il suo intero giù- dizio , e molto più la sua dotta censura ; la quale tanto pile desidero libera , e liberale , qua. ito più ho buona ragione di credere , che in questa maniera la mia Scrittura possa ri- purgarsi da quei difetti , che sempre scor» rono e nella sentenza , e nella elocuzione ; e specialmente nelle cose metafisiche , ed a- stratte \ nelle quali non è così agevole usar chiarezza , che principalmente richieggono , e nettezza , e bellezza di dire \ tanto piii , che la mia Opera abbraccia ( vorrei dire ) tutti i generi del dire , e molto piìc del didas-

ca*

^93 calicò^ ed anche critico; essendo ella insieme e lode , e difesa della virili Eroica di Bene- detto; e come un sistema ^ insomma^ di tut" te le inerita scie fif (fiche , e rii^elate; e final- mente per adempir la promessa d* esser bre- ve , riconfessando in questo modo , e come col silenzio , a f^. S* Illusi, i miei doveri strettissimi , la riprego sempreppiìi a coman- darmi ^ nelV atto ^ che raffermo jil suo chia- rissimo merito la mia migliore osservanza > e così divotamente mi rassegno. Di F* S. Illusi.

Bari a8. Settembre ijSj.

Jffezion, ed Obb. servo vero

M. MCIV. DI BARI.

Illusi, Sig. mie Pad, Osserv,

le lettere di V- S, Illusi, , non meno che la sua gran dottrina sono, insomma, come i gran Fiumi ^ che quanto più scorrono, tarito per via piìc 5' ingrossano , e si spandono , e bagnano , e fecondano , e rallegrano più le

cam-

5o«

campagne ^ e le terre : siccome io sperimene to dalla terza sua lettera , colla quale mag^ giormente m' illumina^ e mi obbliga ^ e mi con-* sola , per cui si accresce il mio debito , e 7 mio projitto , Io dunque di tutto la ringrazio sempre pia , e al suo gran giudizio mi rimet- io , e acquieto , da una cosa in fuori , per- che fa la somma delle mie cose y il pregio della mia Opera ; come è la cosa di passar ella Insolutamente per digressioni , o per ap- picchi quello ^ che fa P or^dine , e comyV os- sa e i ner\>i della mia scrittura ; la qual comincia daW uomo , e procede coW uomo y e termina finalmente neW uomo : giacché co^ mincia dal mio uomo eroico particolare , pro- cede coli* uomo eroico in generale , e fa il gran punto neW uomo eroico Archetipo ; e tutto quanto quii>i si ragiona è quanto qua e si dimostra , . tutto va quivi , e si raggia ra generalmente , e circolarmente intorno al grand* uomo ^ come intorno al centro suo . Ma percìiè si tratta^ di cotesto grcuid" uomo inte^ riore , e mistico assai , non è sempre facile, di ^dimostrarne facilmente ,, e chiaramente il forte , ed il filo , tanto pile quando questi parlari , e come le ossa e i nervi di quest*

Sol

uomo interiore , si van tratto tratto ri^'esten- do di parole , e d' immagini , e di fatti par- ticolari , come ricoprendone tutto lo schele- tro di cartilagini^ e carne ^ e di membra- ne , e di pelle \ le quali cose ci nascondono V esatto ordine , e diramazione delle nostre ossa e de^ nostri nend » Ondalo per far pa- lese quanto poteva il mio ordine , non solo mi son V'aiuto del beli' ordine della sinte^ si , ed analisi , che le accennai , ma anco- ra mi son presa la grossa briga di ripeterlo a rovescio , per via de* tre moti , cioè retto ^ obliquo , e circolare , assegnati alle menti umane , ^d Angeliche dal gran Platonico , e Teologo Jreop€igita , insegnando egli , che le menti umane vanno col moto retto dalle, cose particolari alle universali y e da queste cbliquajìiente tornano a quelle ; e ^finalmente perfezionati questi due moti ^ che fanno tuUo il cammino della meditazione , le menti no- stre ^ se non si van elle baloccando tra via al moto circolare , come nella quiete^ si for- mano ; e questo solo è il ìuolo delle menti angeliche; le quali non hanno perciò bisogno di meditare , se tutte insierii elle contemplano h verità une , e frim^ mi centro delle loro

idee

302

idee unwersali . Or io cominciando dalla mia sintesi meno universale ^ siccome è V univer^ sale delP uomo mio , vado poi a farne Panon lisi pili geìierale , qual dee esser V analisi deW Eroismo , che pili si oc costei alla sem^ plicità ^ e unità de IP uomo archetipo: E que^ sto moto si può chiamare il moto retto ; dal €]ual moto io procedo per i gradi suoi al ma* to obliquo] discendendo via via gradatamene te da il Cristo alla di lui divina Madre^ che fa la prinia immagine della perfezio^ ne del divino Figliuolo : Ed ecco y che pur questa è digressione , ma necessaria progressione; siccome è quella di passar da lei alle perfezioni degli ordini Angelici , e da questi alP uomo Eroico , e da questo a i più , e manco Eroi , per comprovare tut- ta^ia , che P uomo mio tra questi solennissi* mi uomini fosse siato uno de"* più solenni , e singolari ; e finalmente per dimostrare tutto r ordine intero discendo a tutti i gradi degli esseri , e fino alP infililo , siccome è la ragio» ne delle cose insensate ; e cotesto mi pare un belP ordine di ragionare , ed ogni arte , se cotesto è il grand' ordine del fare della Na* Uira y e della Grazia ; il cui ordine quanto

è

3o3

è più perfetto y tanto è più ascoso : onde la la Natura , e la Grazia qtmnto meno ser» bano il loro ordine ordinario , tanto pile so^ no nelVatto del grand'* ordine \ e così si vito^ le intendere quel detto per V antichità giàfat^ io volgare , che tanto bene è ordine il non servar V ordine , cioè V ordine comunale : e queste , e sinùglianti cose le noto di passo in. passo ^ per far meno inciampare ^ e smar- rir tra via il mio Lettore , e per non farlo fermar tutto nelle cose particolari , nelle qua- li non bisogna arrestarsi , ma solo appoggiar- si per procedere innanzi con maggior lena, enoja minore alle nozioni - generali ^ secondo V insegnamento che spesso ripete S. agosti- no nelle sue cose Metafisiche : siccome fa per altro il buon Geometra , che cerca sempre le nude essenze ; e quindi le spoglia sempre fino delle lor proprietà essenziali , non che accidentali ; e quindi è che suppone egli il Punto senza alcuna dimensione ; e in simi- gliante modo considera la linea retta di ogni larghezza scevra , e la dimensione della lar- ghezza senza la profondità ; e in questa ma- niera viene meglio ad ijitendcre l'essenza del- ia trina dimensione del corpo, E così e non

,al'

So4

àttrimente bisogna esaminar la ragion delPor* dine della mia scrittura , sempre astraendo dalle cose particolari deWUomo Eroico par^ iicolare , per esaminarne meglio come lo scheletro , e i nervi , dove è posta V econo^ mia dell' ordine di quanto si ragiona , e in questo modo il pratico N otomista non sbaglia intorno aW ordine , e alla commessura delle umane ossa e nervi , non ostante , che li regge nel corpo vivente coperti di carne , e di pelle : ma io già confesso , che nelle cù* se astratte e dello spirito non sia tanto fa^ die non ismarrirsi nelP ordine , ed anche a spiriti grandi ; sicché non è grafi fatto , che in un'opera di siniil fatta non se ne rintrac* ci tutto V ordine alla prima ^ ed anche dopo molte e molte ricerche ; e questa difficoltà maggiormente si sperimenta quanto n* è mag^ giore V ampiezza e'I numero delle cose , giac" che io dico , che se all' Jutore è bisognato gran tempo^ e grande meditazione per pensar^ le , disporle , e spiegarle ; certo , che mag" gior tempo e pensiero si ricerca per capir-' ne con chiarezza il magistero , e '/ mistero . E di questa gran ragione e profondità sono tutte r Opere eruditissime , ed elevatissime di

r.

3o5

V. S. llUiSt. , le cjuall , non ho riparo di confessare , ho sempre più ammirate > che intese ; facendo buon* uso della regola ma-- gistrale di S, Agostino-^ il quale parlando principalmente della profondità delle disvi- ne Scritture , e proporzionalmente dell' Ope- ra de^ grandi ingegni^ insegna egli , che bi^ sogna , quando non si comprendono alca-- rie cose , confessare , che non ^' intenda- no , e non già , perchè non si capisco- no , censurarle , o notarle d* incoerenza , o d"* errore , procurando sempre di meglio stu- diarle , per meglio capirle . Ed io per ispie- gare con un esempio volgare la confusione , che genera P abbondanza delle cose , soglio valermi di ciò , che mi accadde nel vedere , e rivedere tante volte la gran Basilica di S, Pietro , die pile e più cercandone , e ri^ cercandone , sempre più e più mi purea di ritrovarci cose nuove , e migliori', e 'l mede* simo sperimento quando rileggo alla scordata V istessa mia Opera , di cui ragiono \ io me ne maraviglio quando rifletto a quanto ci è dentro ; tanto che non mi par vero , ch^ ci sia tutto ; giacché avendola rifatta ben no- ve volte 5 dopo averla già fatta alla prima ^

V G^r^

5o6

certo , die per conto fatto a rnio diletto , vi ho aggiunte per ogni Sfolta più di mille cose^ o parole . E da ciò viene , come sempre ho pensato , che certe Opere , che son così più sta gioii ate , si leggano e si rileggano sem- pre con diletto e con profitto , perchè par che vi si ritrovi sempre e vi s^ impari quaU che cosa di pile; e questa novità ne fa il di- letto ; sicché quello che ne fa sazietà per un verso , ne fa gola per /' altro ; la qual go- la ritorna dopo che se 7i' è digerita la sa- zietà^ come tornando sempre la meiite satolla dalla svogliatura alla voglia , e per lo con- trario • Ma non è già , che io creda ^ che V Opera mìa sia delle s\ fatte , se dico so- lo , che ho procurato di farla con questo gran disegno , non ostante che io fossi cer- to , che mi sarebbe fallito in ciò ; siccome è accaduto ai pia ; e per cui non è poco y che V. S. Illust, ne parli bene : dico bene "perchè tanto mi basta ^ perchè il pili del be- ne , eh' ella ne dice , non nd tocca , se non per gentilezza ; di che io sempre pile ne la ringrazio^ e glie ne prometto una grati memo- ria ; al qual debito aggiungo V altro del gen- tilissimo gra dimento \j che mi palesa ella del- ^ la

So7 la pie dola gratitudine , cJie le ho mostrata^ piìc per confessarle , che per soddisfarle le mie partite , che terrò sempre accese , per esser sempre suo buon debitore; e per sem- pre ricordarle di comandarmi ; e per tutta- via riprotestare a V. S, Illusi, in quanto coìito io abbia i suoi f astori , e i suoi meriti'^ e intanto con piena ossers^anza lutto me l' esi- bis cq riprotestandomi . Di r. S. Illusi,

Bari a.6 Ottobre ijSj

AffezioTi» ed Obb, servo vero

MUZIO ARCIV. DI BARI.

Illusi, Sisr. mio Pad, Osserv,

K

on men le seconde , che le prime lettere

di V' S. Illusi, mi accertano tuttavia della

somma sua dottrina , e borita : ojide io sem-

preppiii ne rimango non men contento , che

ammirato e confuso ; ed animato a credere

che ^l mio disegno mi sia riuscito in buona

parte ; e direi forse anche in tutto , s' ella

si fosse compiaciuta avvertirmi meglio di

molte cose , che si dovrebbero o emendare ,

o migliorare : non potendo io a^evolmen-

'5o8 <fe credere , che tanto riuscito mi fosse queU lo , che non è riuscito a tanti spiriti grandi^ di dar fuori si nette , e purgate le loro scritture , che prima di meritare la luce del- le stampe , non comparissero bisognose dei buoni lumi de' bravi e dotti amici ; i quali ^ e per la maggior dottrina , e per la minor passione , ben si possono accorger meglio di quanto abbonda , o manca V Opera : dove io riduco il buono ^ e' l reo di tutte le cose urna- ne. Insomma avrei voluto^ che V> S. Illusi* m^ avesse parlato più chiaro , giacch' ella m* ha compreso abbastanza in cosa , che rac- chiude in poco grandi cose-, e pia cose di quel* le , che esprimono le parole ; che io ho stU" diato di renderle tutte cose , per dire con brevità , e <:on abbondanza ; da che è venu- ta la folla de' concetti ^ i quali , se ben si lijlette , tutti servono al gran disegno ^ non solo della parte dottrinale , ma anche loda" Uva , giacche per ben lodar la virtù , non basta virtù chiamarla , ma per virtù dimo-- strarla nella sua essenza , e nelle sue pro- prietà essenziali-, tanto più che nel caso mio la lode del mio Eroe particolare mi dovea far strada alla dimostrazione della virtù eroi- ca

509

ca iìi generale^ cinzi di qualsivoglia perfeziO' ne creata , per poi collazionar tutto coWAr^ chetipo eroe , e principio universale perfetti^ vo cosi dell' ordine naturale , come dell' or-- dine soprannaturale ;. cimentandomi fino , ad additarlo , e dimostrarlo nelle menti così An~ geliche , come umane y nelF innata nozione , eh" esse hanno del Circolo ; ove sta- il princi- pale intento deW Opera . E intento tanto nuo- vo , che in niiuio Autore antico , o moderno die sia ^ e che io sappia^ se ne trova ti ac- cia , o segnale ; siccome non si trova in S. Agostino , le di cui Opere Metafisiche io paragono alla Natura , nella quale , sicco- me sono tutti i semi delle cose naturali , co- sì in esse Opere si trovano sparse^ e come principiate tutte le verità ; dalle quali , per altro , ho ricavato i migliori lumi ; ciò che fa il Materiale del mio disegno , che posso dir tutto mio per la forma , e tutto di S. Ago- stino per la materia , tramischiata delle mi- gliori notizie della Mistica Teologia ^ e del- la moderna Metafisica : siccome posso dire dello stile , che nel Materiale sia tutto di Cicerone , e dei primi Autori Toscani ; e per quel che riguarda al formale y sia tut-

V 3 m.

io mio; tirando io a fare y e a stabilire non meno un nuo^o sistema , che un nuos^o stile ^ -per purgare le verità , e i parlari da cento , e mille , e infinite superjluità , e svorrei dir torcimenti , che non nascono dalla felicità » e perfezione della Natura , e deW Arte ; ma bene dal disordine , e dalla corruzione d* entrambe , ciò che mi ha portato la me^ ditazione di piti anni ; giacché a dir il vero la consaputa Orazione , od Opera , che vo- gliam dire , se ben prenda la sua epoca dal- la morte di Benedetto XIIL pure ella nasce da un* Operetta Metafìsica ^ che' io cominciai tra i monti , e as>ea per le mani tutta- via ; alla quaV Opera pensava di dar questo Titolo J=J Idea , e sistema generale delle na-- turali^ e soprannaturali verità::^ dove io dall' ordine , e disordine dell' uomo cerco di rica- varie tutte^ per tutte finalmente dimostrarle in Gesù Cristo , che fa il principio universale di questo sistema , che ci abbozza la ragione universale , e ci ritocca la Fede ; e questa è insomma V idea della mia Orazione , ed Opera; nella quale perciò m' è convenuto ac- cennare assai le tracce dell" Ordine , e del disordine dell' uomo , anche col rifiesso , che

mal

Sii

mal si possa dimostrare , o lodare in tutto la virtù , se non si confronta col vizio , neU la guisa , che^ fa Plinio nel suo gran Pane- girico a Trajano . Da questa Economia mi è nata ancora V opportunità , anzi la ne- cessila di dimostrare in maniera assai nuova^ e concludente , che secondo il principio as- segnato , e r ordine posto , dovette nella Gran Madre di Gesìi Cristo esser tutto l^ ordine della Natura , e della Grazia , senza che vi potesse esser disordine mai , e credo , che mi sia riuscito assai \ rischiarando meglio la ragione universale , che si regge da se per via del Circolo circoscritto al Circolo primo, ed uno ; che si fa V idea di Gesù, Cristo ; mettendo così in chiaro un^ altra verità ^ che questi , e simiglianti Caratteri , e Figure di Linee , e Numeri , non son mica già s^g^^i capricciosi , e fantastici , ma carattere , e belle idee effettive , e reali di auelle Naiu-- re , che ci producono queste idee ; cosa mai toccata da altri ; i quali perciò han fatto o mal uso , o non il miglior uso di simiglianti Caratteri; de"^ quali peraltro si son valuti as- sai meglio degli Antichi , i moderni Metafìsi- ci ai quali è riuscito bene , in buona par-

y 4 te.

5l2

te , e meglio al Malebranche , di mettere in chiaro certe s>erità per via de' Matematici ar-^ gomenti ^ e proposizioni geometriche. Or tan^ te cose della mia Opera , ristrette , si può dire , in pochi fogli ^ dai quali io ne potrei far nascer Volumi , m'' han resa V impresa più difficile di quel che io pensava ; e spe^ cialmente per darle la miglior chiarezza , che tutta viene finalmente dal miglior ordine , e metodo ; valendomi perciò a tale oggetto del Sintetico e Analitico ^ pei^ dar prima unHdea generale del mio Eroe e della virtù eroica , per farne poi V Analisi , e compirne meglio la Sintesi colV idea generalissima del princi- pio Archetipo pia dimostrato ; sicché , ciò ben compreso , si può meglio scorgere , cJie il filo di quanto io dico non è mai rotto da €ju.elle cose , che alla prima sembrano digres* sioni , e fino , per quel che io suppongo , non s^ interrompe dalle Critiche che di mano in mano si van facendo del senso comune , e della moderna usanza , e fin anche da certi ornamenti Oratorj , che servendo al fine par^ ticolare di rendere il parlare ornato , e gra* ve , e grande , non trascurano mai di ser- vire al fine primario , che è quello di metta- ne

3i3

, i7i chiaro la perfezione , e V imperfezione delle cose umane , che viene dalV ordine , e disordine rispettivo ; e camminando io per una via così difficile , ci entrai francamente percliè credea , che non fosse tanto disastro^ sa ; ma poi nel corso mi ha spaventato più volte ; siccome avviene a chi entra in mare per far gran viaggio , quando il mare è tran- quillo , die tanto è lontano dal temerlo , quan- to più lo stima spasso , e sollazzo ; ma poi^ trovandosi in alto mare , e H mare imperver- sando^ lo teme tanto ^ quanto si teme la mor- te . Ma mi accorgo oramai d^ essermi troppo disteso ; e perciò più d* un poco abusato del- la sua bontà ; alla quale sempre piìt rendo grazie infinite per le simiglianti , che mi ha dispensate ; e tanto meno io finirò di rin- graziarla , quanto meno ella non finirà d'* istruirmi in generale , ed in particolare , co- me scrive in una sua lettera Monsignor del- la Casa al suo gran Pier Vettori^ mandan- dogli a rivedere una sua Oda , e dicendoseli^ cK egli non uvea fretta nelle sue cose , pia- cendogli di farle ^ e rifarle, per farle meglio^ e particolarmente vorrei , che mi palesasse candidamente il suo dottissimo genio , per

sa-

3i4

sapere s" ella stimasse meglio di togliere dal mio stile , come io già pensasi a di fare , di passo in passo alquante delle as sili ab azioni ^ e alliter azioni , cK ella chiama frequenti , ma spontanee , e non ricercate ; per cui io Ilo impiegata non poca fatica e diligenza , ac^ ciocche comparissero più naturali^ e necessa- rie , che artificiali per dare al mio siile una certa novità^ e numero nuosfo^ che rendesse il parlare più grato ^ e grande ; sapendo io benissimo , che Cicerone le usa ^ ma pile di rado \ ma pili frequentemente S, agostino -, il carattere dé^ quali 7?z' è piaciuto imitare in molte cose; e specialmente nel dir dot* io , e Metafisico , e Magistrale ; donde viene quella fiducia generosa , e asseveranza ma-- gnanima ; e finalmente un certo dir da Si^ enore , coni^ ella dice non men vivamente , che graziosamente , e gentilmente di me ; che ho sempre ammirato in Cicerone^ questo pregio singolarissimo ; da tanti spiriti gran* di in ciò o non imitato perchè non ammira-' io , ovvero ammirato , come cosa assai dif^ ficile ad imitarsi dalla sola arte ; siccome era riuscito all' assai felice arte , e nata* va di Cicerone il maravigliosamente imitare

in

5i5:

in questo pregio Platone , ed Aristotele , e Demostene^ suoi Maestri^ e finalmente riu- scì a S. Agostino cT imitare la fiducia ^ e as- severanza magnanima , e da gran Maestro di Cicerone ; e io dico , che tra^ Toscani non poco ci sia riuscito Monsig. della Casa ; il quale tanto piii ne merita la lode^ quanto il genere delle sue scritture non porta dottri- na , e profondità di sentenza ; e finalmente ognuno abbonda nel senso suo ; e perciò io lasciai la mia. scrittura , come si vede , per- suadendomi / che certe caricature , o affet- tature sian necessarie a quelli , che tentan di fare cose nuove , senza- delle quali sembra si dia finalmente alP istesso^ e alP ordinario. E per finirla ^ prego ^ e riprego V- S, Illusi. a parlarmi più chiaro , giacché in questo par*- iicolare ^ non mi torna niun conto , ch^ ella mi sia tanto discreta^ e gentile^ che tra tan- te cose , che mi potrebbe dire , per miglio- rare notabilmente questa mia cosa , e ira tante belle ^ e abbondanti^ e genero- se lodi , che per troppo favorirmi mi , non mi dia altro lume , e insegnamento , che intorno al Titolo , ch^ ella vorrebbe più ri- stretto , e che io son per far prontamente , sempre eh* ella non approvi il motivo , che

mi

Zi6

mi inos^e a farlo nella forma , che ho fatto per fare , che alla prima il Lettore ai^esse innanzi come una face , per entrar neW O- pera con miglior lume , e per non crederla un puro Pajiegirico , quando insomma è un sistema . Anche su questo particolare starà aspettando gli ulteriori insegnamentildi V^. S. Illusi, alla quale non so dir quanto devo , e quanto io desideri di servirla^ e di soddis- farle tanti debiti meglio che non fo ora col raffermarle la somma stima , e osservanza viigliore ; e pregandola a compatire ancora questa mia dettatura in fretta , con tutto il jìiio animo , e rispetto a V. S. Illusi . mi esi^ bis co , e rassegno , dichiarandomi Di V. S, Illusi,

Bari 5 Ottobre 1757.

Aff^ezion, ed Obb, servo vera

MUZIO ARCIV. DI BARI.

Illusi, Sig. mio Pad, Osserv,

R

icevo in luogo di caro dono e d^ amore,, e di favor singolare non meno le obbligantis- sime lettere di F> S. Illusi. , che la corte- sia , che con pieno gradimento ho ricevuta , d^ una copia di cotesta Reale Accademia ,

ce-

Ó17 celebrata nelle grandi Nozze de* nostri Sere" nissimi Regnanti , che il Signor sempre feli^ citi . Me ne corre dunque il debito di pie- namente , e distintamente ringraziamela ; sic- come avrò primo anche il bel motivo di alta^ mente lodare , e ammirare il grand' ingegno^ ed arte di dotti , ed esperti Accademici ; tra^ quali ella , senza controversia , ha sem- pre avuto il primo luogo ^ e^l primo vanto ; che sempreppiÌL le conviene , e se lo guada- gna maggiore coi nuovi tesiimonj , di' ella ne a dispetto dell* età , e della sanità ag- gravata , e mal menata dalla sua contraria fortuna. Ma solo il Savio sa superare il Fa- to colla virili dell* Ànimo , che si confà con ogni caso , e vicenda delle cose umane ; ed accrescendosi in me V obbligo di servirla , ne raddoppio a V> S . Illusi, le mie istanze^ per riceverne da lei le opportunità piìt coti- facenti al suo genio ^ e al suo gran merito: al quale tutta raffermo la grande stima , che io ne faccio ; e così particolarmente , e cor^ dialmente mi dichiaro Di V. S. Illust.

Bari i5 Novembre iy3S

Affezionat. ed Obb, servo vero

]\5UZI0 ARCIV. DI BARI.

3i8

Illusi, Sig. Sig. Pad, Colmo.

J.I dottissimo libro , che V. S, Illusi, mi hct fatto capitar nelle mani per mezzo di mio Nipote mi è stato assai caro , perchè oltre P onore , eh* Ella mi ha s>oluto dispensare, con pregiatissimo dono , si è compiaciuta aU ir est darmi V occasione di approfittarmi in poco tempo di tante belle , e nuove idee di somma sapienza . Per quanto ho potuto os^ servare in due giorni da che V ho ricevuto vi veggo per dentro un metodo Geometrico col quale tratta di materie cotanto varie , e diffìcili , le quali sono regolate da una ve^ ra , e soda Metafisica , e spiegate in istile » a cui la brevità , e H laconismo , che usa > ìion toglie la chiarezza , e la perspicuità d* intendere ciò che vuole esprimere , a segno che mi sono rallegrato fra meco stesso dell* altissima riputazione , in cui Ella è salita per tale Opera non men faticosa y che dotta ^ ed in cui fa sormontare eziandio la nostra Cit-- sempre mai jec onda di sublimi ^ e divini ingegni , i quali in ogni tempo P hanno resa celebre e gloriosa sopra le altre di Europa. Non mancherò di leggerla ordinatamente , e con maggior attenzione per trarne quel pro^

fi-

5i9

Jitto , e giovamento ^ che mi sarà conceduto dal mio tar^do ingegno-^ con comunicarla ad altrui miei Jmici , i quali su detta materia hanno buon gusto , e jpensano assai bene . Fer ora rendo a V, S. Illusi, le maggiori grazie , che posso di raro e pregiato do- no y eh' Elia si è degnata di farmi , conser* dandogliene le mie grandissime obbligazioni , le quali non posso abbastanza spiegare . In- tanto desideroso di gualche suo comando^ le rinnovo l'eterne obbligazioni ^ che le professo ^ mi confermo per sempre Di V, S, Illust.

Roma i5 Settembre 1721.

Devotissimo ed Obblig, servo

BIAGIO GAROFALO.

Illust. Sig, Sig, Pad. Colenn.

JL l nome del Sig. Vico , il di cui merito nel- la Repubblica delle piit erudite lettere è già in pieno possesso di una imputazione , ch\è somma ^ non ha bisogno di esser lodato prin- cipalmente da chi non ha capacità per de- gnamente lodarlo . Io perciò consigliatamene te mi astengo daW esprimermi con sentimenti di lode intorno la sua dottissima Opera , pelu- che

Ò10

che questa distìngue col più glorioso d'edito il suo chiarissimo nome da tutti gli altri ^ che sono lontani daW essergli uguali nel tan- to sapere . Li restringo dunque solamente a renderle umilissime grazie per P onore , con cui ha coluto fa<sforire questa nostra Biblio- teca Casanattense alla M inerii a , arricchen- dola col suo eruditissimo libro , che senza dubbio sarà un de' piti degni ornamenti di questo Sacrario di lettere. Tengo per certo ^ che i letterati di miglior gusto uniranno colV Opera t avidamente approfittarsene . Quanto a me ne formo un così risoluto giudizio , per- chè a così giudicarne mi obbliga il conoscer- la , e giustamente ammirarla così ben ricca di profonda dottrina^ e della pile scelta eru- diziojie , pregi , che s' incontrano in pochi , quantunque de* piìi celebri , e de' più rinoma- ti . Per tanto col solamente attestarle la più ossequiosa cognizione d^ miei obbligati dove- ri , aggiungo il rassegnarmi Di F, S, Illusi,

Roma 27 Settembre i^ai.

Devot, ed Gbhlig. servitore.

FR. TOMMASO M. MINORELLI De' PREDICATORI BIBLIOTECARIO DELLA CASANATTEISSE.

òa.1

NOTE DELL' EDITORE.

Pa^. 9. GALI ANI.

M,

oiisignor D. Ccleslino Galiani nacque in Foggia nel 1681. Entrò giovanetto nella Religione de' PP. Ce- lestini , ed in quella fresca etk diede manifesti segni ài esser dotato di un ingegno assai perspicace, poiché da se stesso, vedendo le tenebre nelle quali erano ancora nascoste le scienze Filosofiche, lesse e medita» le Opere di Cartesio , di Locke , e di Newton. Tenne il medesi- mo sistema negli studj di Teologia , apprendendo e le Greche e le Ebraiche lettere , e tutto ciò che tali stu- dj facilitava. Fu dalla sua Religione ancor giovane promosso allia Cattedra , ed in questa sua nuova car- riera confermò l'ottima opinione , che si era di lui con- cepita., componendo nuove Instituzioni Filosofiche , e 'Teologiche , e sostenendo pubbliche disptite , ie quali vennero applaudite da' Giornali di quel tempo . La Re^ pubblica di Venezia, ed il Duca di Savoja lo chiama- rono ad insegnare nei loro Licei , ma egli volle rima- nere in Roma sostenendo la Cattedra d' Istoria Eccle- siastica nell'Archiginnasio della Sapienza. Il Papa Cle- mente XI. lo adoperò per gravi affari , e «pecialmente per alcuni i quali chiedevano un uom perito nelle Mat- tematiche e Fisiche facoltà , volendo anche che scri- vesse un parere sul Giuoco del Lotto . Eustachio Man* ^teiìì dicea del Galiani , che il meno che sapea erano le JVIauematich^ , ma che non conoscca chi nelle Mat-

X te-

32. «2

tematiche lo vincesse \ eppure in tutta la vita nen fu mai vinlo dal desiderio della gloria , volendo esser dot- to , e non comparirlo . Fa fatto prima Procurator Ge- nerale del suo Ordine , indi Generale , poscia Arcive- scovo di Taranto , e finalmente rinunziata tale Chiesa fu promòsso alla carica di Cappellan Maggiore del Re- gno di Napoli., e Prefetto de' RR. Studj. Prima sua cu- ra fu riordinare con miglior sistema la R. Università , chiamandovi ad insegnare gli uomini più celebri di quel tempo , e migliorando il metodo che leneasi neir istrui- re . Venuto il Re Carlo Borbone a governar questi Re- gni non rimosse il Galiani dalle cariche che occupava, ma da giusto estimatore del vero merito è confermollo in esse , e dippiìi Io creò Presidente del nuovo Tribu- nal misto , ed indi lo condusse seco nella Guerra di Velletri , creando Ciappellan Maggiore Interino Monsi- gnor 1). Nicola de Rosa Vescovo di Pozzuoli - L' Impe- rator Carlo VI. V avea eletto a sostener le sue parti presso la S. Sede per la Monarchia di Sicilia , e Car- lo Borbone lo prescelse a terminare il Concordato col Sommo Pontefice. Ebbe il contento di veder termina- te con l'opra sua le lunghe contese fral Sacerdozio e r Impero per tanto tempo agitata . Carico di meriti, zelantissimo delP onore e della gloria del suo Sovra- no , venerato dagli Stranieri e da' Nazionali fini di vi- vere in Napoli nel i^SS di anni 72 , e fu sepolto nella Chiesa ..delP Ascensione di Chiaja de'PP. Celestini . Pa§. 11. GPozio. tJgon Grozio ìiacque a Delft nel i583 , e mor'ì di aiini 62 nelPanno i645. Uomo dotato di acutisMmo ta-

len-

lento , e di vasto sapere^ avrebbe finito miseramente i suoi giorni in una prigione :, ov' era stato in perpetuo condannato^ per essersi trovato mischiato in grave affa- re di Stalo j r astuzia diella sua affettuosa Consorte non r avesse fatto fuggire iii ima Cassa , che di conti- nuo entrava nella sua prigione , piena di libri , e che poi Usciva . Per la qual cosa in grave pericolo sa- rebbe ella incorsa se molti Giudici non V avessero sal- vata , lodandola per la coniugai tenerezza . Da pili dot- ti fu riputato il Grozio il miracolo della sua età -, Di anni 9 compose Versi assai belli , e di i4 corresse ed arriccili note Marziano Cappella . Mentre era immer- so ne' pili gravi Studj si esercitava nella Poesia in mo- do, come questa sola fosse stata la sua unica appli- cazione, come lo fan palese le sue Tragedie, le Selve, gli Epigrammi , ed altre non poche Poesie Greche , è^ Latine -Molte Opere scrisse che palésatio il suo esimio sapere, misto però agli errori ne' quali fu miseramente involto, e fra queste quella che ha per titolo deSatìs* factione Christi confra Fausturn Socinurn ^ le annota' zioni sopra la Scrittura , il Trattato clelV Imperio delle, Somme Potestà nelle Cose Sacre , del%Origine delle Genti americane . Maggior lode si meritò per 1' altra che ha per titolo de Ver itale Religionis Christianae pri- ma scritta in versi Fiamminghi , e poi in Prosa Latina accresciuta di un Supplimento da Gio: Ennichio , e di ampie note da Gio: Clerico, e anche tradotta in diver- se lingue . Ma V opera che renderà il nome di Grozio immortale fu quella de Jarc belli , et pacls , che com- pose ad istanza del celebre Peirescl; che volle che scri-

X 3 vw*

54

Vesse sul dritto di Natura e delle Genti , ed il Grozio Hiewtre cosìi polea intitolarla volle piultosto chiamarla ^e ÌLtre\belli ^ et pacìs . Fu varie volte riprodotta , e corredala di dotte note de'dtie Coccei , e di Barbeyrac, Pubblicò anche 1' Historia Golhoruìn , Vandaloriim , et Longobardoriim , e de Jnti<^uitate JReipublicae Ba- ta^icae . L'Istoria Belgica è Opera postuma, che con- tiene tutto ciò , che accadde ne' Paesi bassi dalla par- tenza di Filippo II. tino al 1608, e vien censurata da Gio: Clerico come oscura «elio stile, avendo voluto troppo imitar Tacito ,

Pag. l5. ABATE LOSTGUEnUE.

Luigi Dufour de Longuorue Abate delle Sette Fon- tane e di Jard nacque in Charleville ( in Francia ) da una famiglia nobile di Normandia nel i652 , e mori in Parigi a 22 Noveml)re i^33 di amii 82. Ebbe per Maestro Richelet , e dell' età di anni 4 inostrò di ave- re una prodigiosa memoria , in guisa che Luigi XIV passando per Charleville volle vederlo , e ne restò sor- preso. Crebbe sempre nelP amore dello studio , e di anni ìf\ apprese anche le lingue Orientali . Si applicò all' Istoria, s€^a trascurar la Teologia, la S. S'Ori tia- ra , la Filosofia , e le belle lettere , e s' internò pro- fondamente nello studio della Cronologia , e Geografìa. Notizie più precise di questo insigne uomo si possono ricavare dall'Opera intito-lata Ilistoire abre'gée de Louis da Four de Longuerue "par Jacques Marie Barois ^ la quale sta in fronte del Catalogo della Biblioteca di que- sto dotto Abate stampala in Parigi nel 1785 ili 12. P<J- po la morte di lui fu pubblicata una Baccoha <ie' suoi

det-

Zi5

detti arguti e pungenti eoi titolo di Longueruana , la cfiiale però è stata ceruurata in una Lettre CrUiqiie in- serita negli ^nnales de Litfe'rature , o Année LUtérai^ re 1^56 Tom^ IV, pag: 332.

Ivi ^ FOWTEWELLE

Bernardo àe Fonteneìle naetjue^ a Roven agli il» Febbrajo i65; , e morii a Parigi in Gcnnajo l'J^']-

Si possono vedere riguardo a questo gran letterato le seguenti Opere . 3Iort et Notice de Mons. de Fonte- nelle per Mons. Fraton dans V anne'e littéraire ijS-j. To. I. pag, ii3. Elogia in obitum Domini de Fonte- nelle leda in consessu Acadeiniae Rotìioinagensis die 26 Januarii lyS^ a D. Jo<in. Saas Canonie- et Acadein, Rothomag. Ibid. ap. Firet l'jS'j. Eloge Hisloriqne de ternari de Fùntenelle par Mon^, d)g Foachy. 3an% VHistoire de PAcadem. des Sciences an. i']^'] p<^g, i85.. Eloge de M\ de Fontenelle par Charles le Beau, Dans les Me'inoires de V Acad. des Inscript. et b. lettres To, XXV 11 pag. 262. Mémoires pour serv^irà VniUoire de la Vie., et des Oeuures de 31. de Fontenelle par Mon. V Ahhé Nicolas Charles J'oseph Troublet Amsterdam chez liejr. Paris chez Lalaine ìn6i 4- Mercure de France Eloge de Fontenelle Agatopisto CrojTzaziano ^ ossia Appiano Buonafede Ritratti Poetici,

Ivi ir GRAVESAKD.

Guglielmo Giacomo de Gravesand nacque a Bois le Bue nel 1688, e mori a Leida nel 1742. Fu uno d(?' Compilatori del Giornale letterario nel i-^iiS. Pubblicò «AH saggio sopra la Prospettiva con un Trattato dell'uso «l^lla Camera oscura pel disegno . Phrslces elernenta

X 3 Ma-

3a6

Malhem, experìm. confirmat. , shc Inlroductio ad PliU losophiam Nevvtonianam stampata in Leida nel 1921 e 1725. e tradotta in Francese nel 1^46 da Mon. Joncouvt. Matheseos nniversalis Elemeiita Leidae 1727. Philoso- phia^ Ne\r'ytonia,nac InsiitutioÀes 17 44- '^' Introdactio ad Pfiilosophiam , Melapliysicam et Loglcam continens .

Ivi Z: VITRIAUIO ,

Due Vitriarj amendue illustri per letteratura conta r Istoria. Gian Giacomo, e Filippo Reiaaldo Vitriario. Quello di cui parla Vico dev' essere Filippo Reinaldo, E^li fu Giureconsulto di Germania , celebre luspubli» cista 5 e diede alla luce moltissime Opere , e sono iz^ De equitibus , et equestribus Ordlnibus Lugd. Ba-- ta\f> 1787 TZ, De Praefectis ^ eorumqiie requisiti s ^ Lugd, Batav, 1694 !=i De forma Jinperii RoìiXani Lugd' Ba- tay. 1694'^ De ludicio Regum ^ seu eorum qui habeiit 7najestate/n ^ugd., Batav. 1687 ;i; De adoptìonibus Jbid, 1714^5 De jure antecessoris in successionem Ar- gent, 1673 4' ^ Jnstitutiones Juris naturae , et gentium in usum PrinC' Christianì Ludovici Marchion, Bran- deburgi ad methodurn HugonÌÈ Grofii . Lugd, Batav, 1692. llalae 1718 8. Norimhergae 1726^ et cum Jo: Frane. Buddei Histor. Jur. Natur.^ Halae 1695 8. CC, Theses Theoret. Pract. ad L. 1. Pandect. Lugd. Bai. 1688;=! Unii^ersum Jus Civile. Lugd.^ Batav. 1697 4- ^ Institut. Jur. Pub. Roman. German. Selectae antiquum et modernum Imp. Rom. German. stafum etc. method. Jnst. lusliman. prim. sub nom. Nic. Danchvuertii Spi' rae i683 4- post, ab ipso auctor. revis» Lug» Bat. 16B6

1697.

■à-x-j

1697. Ihià 1714 ri -^"^ -puhlicam Imp. Rom. German, in Tab. redact, a Midi. Henr. Gereinhard. Lips. 1752. 4. S De adminiculis /ur. Pub. Rom. Genn. Lugd, JBat. 1711. Recudendum cura^it Henr. Guil. Franch, 1740;=; InsHtut. Iiir. Puh. Rom. Germ. selectae -^ ac. ceda aurea Bulla Instrumenta Pacìs f^estphaliae Lug-d- Rat. 1780. =5 Io. Frider. Pfeffingeri Corpus lur. pub. idest Fitriarius ìlhisfrat. cum repertor. locuplétis. Chrisf. Gott. Rie cii l'jìi. 1741 4-. ^ Tnstil. Jur. Nat. et gent. ad method. Hug. Grot. in Op. de jur. beli, et pac. con- scrip. cum not. David. Lud. Vulljamozio. I. C. Laa- sannensi. Accedlt. Io\ Fran. Buddei Histor. Jur.. Nat. et Svnops. Jur. Nat. et Gent. 1745 4- ri Fitriarius it^ lustratus seu Jnst. Jur. pub. Rom. Germ. cum not. Io: Frid. Pfefjingeri Argentoralensi Gothae inSi. 4. ;z:/o: Rhein. Vitriarii Dissertai, de action, perpetuitate Lugd. Bat. 1696.

Pag. 19. PIETRO BELLI

Il Signor Pietro Belli gentiluomo Leccese fu dotato, a sufTicienza di beni di fortuna, ed avendo contratta «tietta dimestichezza con Vico T ojulò bene spesso in urgenti bisogni . Molto versato negli Studj Filosofici, e neir amena letteratura tradusse la Sifilide di Girola- mo Fracastoro , che volle dare alla luce in Napoli nel 1731 in 8. dedicandola a Mons. Ernesto de' Conti di Harrach. Grato il Vico al suo benefattore, ed ami- co si assunse la cura deiredizione corredandola di una sua Prefazione, e distendendone anche la Dedica, del che io sono stato assicurato, avendo fra le Carte auto- g,rafe di Vico ritrovato anche il principio di tale lette-

X 4 ra

5a8

la ctedicatorja sciìlta di suo caraltere . Tradusse il Bel- li anche il Satjaicori di Petronio , e scrisse molti altri Poetici Componimenti , le q^uali produzioni sono ite a. ijaale . Mori verso la meta del Secolo passato.

Pag. 19. GIROLAMO FR\CASTORO.

Girolamo Fracastoro nacq^ue in verona nel i4B3 , e- mori in una sua villa presso detta Citta colpito d'Apo- plessia nel di 8. Agosto i553 di anni yi.

Fu mandalo a studiare in Padova ove fra gli altri Maestri ebbe il Pomponazzi. Fece rapidi progressi nell^ acquisto delle scienze, onde di anni 19 fu nominato, pubblico Professore di Filosofia, il q^ual carico' presta, abbandonò, amando di vivere in un dolce riposo, e tutto dedito a'suoi studj favoriti. Occupatosi interamente della Medicina, coltivò anche la Filosofia, la Matema- tica , r Astronomia , nella quale non essendosi ancora inventato il Teloscopio contemplava l,e Stelle , unencto due lenti , e formandone una specie di Cannocchiale ^ la Musica , ma più di tutte la Poesia . Per le cure Mediche nelle quali fu consultato avrebbe potuto accu- mular ricchezze , se alle altre sue virtù non avesse an- che aggiunta quella di esser benefico e disinteressato . Fu eletto Medico del Concilio di Trento , e volendo, Paolo ni. trasferirlo in Italia , persuase Fracastoro d'in- sinuare ai PP. del Concilio , che cola rimanendo erano minacciati di una malattia contagiosa, onde fu traspor- tato in Bologna. Negli ultimi anni di sua vita lasciò di occuparsi della medicina , e ritirossi nella sua villa, ove fu colpito dalla morte , che fu compianta da' Let- terati con i quali era in corrispondenza , Grata la sua

Patria gli eresse una Statua in una nobil piazza di Ve- rona , tutti lodando la sua modeiazione , e le altre ec- cellenti qualità del suo ottimo cuore , non disgiunte dalle più solide ed eslese eognizioni . Fu elegantissi- mo Scrittor latino cosi in prosa , che in verso ^ nella prima si distinse con le seguenti Opere Himocentrico-^ rum , sive de Stellis liber Unus ::{ De causia criticoruin i dierum S De sjmpathia , et antipathia ;i5 De contagio-^ nibus , et contagwsis morbis , ac eorum curatìones . ;zj De Vini temperatura sententia . :=:, Tre Dialoglii cioè de Poetica^ de intelìectione ^ de anima.

In verso poi il Poema intitolato Sjphilidis sive de Morbo gallico^ che indirizzò al Card. Bembo suo gran- de amico gli acquistò gran lode , essendo scritto col gusto , e con la purità delle Georgiche di Virgilio , unita ad una somma decenza .

Scrisse anche negli ultimi anni suoi un altro Poema di sacro argomento che ha per titolo Joseph , non cosìt pregevole quanto quello della Sifìlide , forse per V età nella quale fu scritto 5 ed un altro Volume di Poesie- Latine. Dai Torchi del Comino uscirono due complet© edizioni di tali Opere Latine Poetiche del Fracastoro alle quali sono aggiunte diverse Prose , e poche Rime Italiane , che dimostrano quan^to il Fracastoro valesse anche nella propria Lingua .

Pag. 20. ANGUILLARA.

Gio: Andrea dell' Anguillara tradusse il solo primo libro deir Eneide di Virgilio in ottava rima stampato In Padova per Grazioso Percaccino i564 in 4 dedicato ^ Cardinal di Trento . Il Mazzucchelli ueirOpera degli

Scrit-

53o

Scrittori d'Italia To. I. png. 89 dice » a noi non è no- ce to che r Anguillara abbia tradotto «e non il primo <( libro, poiché non sappiamo come il Capaccio ne' suoi <( Elogj pag. 3o5 abbia scritto, che alujiiot etiamVir~ « gilii Libros Anguillara transtidit . Scrive il Fabrizio j che sarebbe stato desiderabile , che V Anguillara aves-^ se tradotti anche gli altri libri di questo Poema , e che pare V avesse in pensiero , ma o la morte interruppe tal lavoro, o lo sospese per far cosa grata ad Annibal Caro , e non venire a competenza con costui , eh' era suo amico , ed aveagli fatto, sapere di aver intrapreso lai traduzione (Vedi Caro Lettere Yol. II. pag. 876. Stampò r Anguillara tal Opera a sue spese, dicendo, in ultimo » Tutli quelli che lingrazieranno l'Autore del <( dono almeno con parole, ocon lettere saranno tro- « vati da Enea ne' Campi Elisi , dove saranno da An- « chise lodati -, gli altri si troveranno nelF Inferno non « senza colpa loro . « In molle Copie si legge 1' autore lo dona. Fu ristampato in Venezia per Domenico Far- ri i565 in 8., ed in Brescia nel i6o5 in 12 con una meschina edizione,.

Pag. 20 CARDINAL BENTIVOGLIO..

Cornelio Benlivoglio ( figlio d' Ippolito , che avendo militato in Fiandra e all' assedio di Pavia , coltivò le amene lettere , e specialmente la Poesia Prammatica ) nacque nel 1668 da illustre famiglia , che produsse uo- mini di merito infinito . Dotato di bello ingegno dopo aver appreso la Filosofia, la Teologia , e la Giurispru- denza , si avviò in Roma per la Strada Prelatizia, nel- la quale dopo aver con lode esercitato varie cariche,

ed

35 1

ed Ambascerie ia Jspagna , ed in Francia , fu dal Pon- leficc Clemente XI promosso alla Porpora . In mezzo alle sue gravi occupazioni non intralasciò mai di attendere ai suoi diletti Studj , e specialmente air Italiana Poe- sia . Si hanno di lui diverse Opere date alle Stampe , e fra queste le Rime raccolte da diversi Scrittori , e la Tiaduzioue della Tebaide di Stas'io magnificamente, stampata sotto il nome di Selvaggio Porpora, di cui par- la qui Vico , molto applaudita ; sebbene taluno avesse opinato , non so con qual fondamento , che fosse stato molto aiutato da dotta mano poetica . Lasciò varj m . ss. tra quali la Storia degli avv'enimenti in Francia per la pubblicazione della Bolla XJnigenitus . Mori in Ro" ma nel 1782,

Pag. 31 MARCHETTI^

Alessandro Marchetti nacque in Pontormo Castella situato nella strada , che conduce da Firenze a Pisa nel 1633. , ed ivi mori nel 1714 di anni 82. Applicatosi per necessita alla Mercatura per soccorrere la sua indi- gente famiglia cos\ ridotta per la prodigalità del Padre presto r abbandonò, dedicandosi interamente alle lette- re, e specialmente alla Poesia per la quale avea som- mo trasporto . Con la protezione del Cardinal Leopoldo de' Medici fu mandato all' Università di Pisa, dofe Al- fonso Borrelli vedendo la vivacità del suo ingegno ne prese somma cura , dirigendolo negli Studj di Fisica e Matematica , ne' quali in poco tempo tali progres- si, che fu in istato d'insegnar la Logica nell' Universi- la di Pisa da straordinario Lettore. Ottenne indi la Cat- tedra ordinaria di Filosofìa , e finalmente fu surrogato

air

S3a

air ìslesso suo Precettore nella Cattedra di Mattematica» che ritenne fino alla morie. Ebbe letterarie contese con Lorenzo Viviani, e col P. D. Guido Grandi, e col se- condo il calor della disputa andò tanto innanzi , che vi bisognò l'autorità suprema per porvi fine . Fuori di ta- li controversie egli fu generalmente anìato per la sua dottrina , per le sue urbane maniere , e fu in somma stima de' letterati di quella eia fra i quali il Cassini, il Redi , il Vallisnieri , il Gronovio , il Gravina , il Zeno* e de' Cardinali JNoris, Barbarico, e Quirini. Die- de molte Opere alla luce, ma quella che gli meritò maggiori applausi fu la Versione Italiana in versi sciol- ti di Tito Lucrezio Caro , della quale il Vico qui fa parola . Si ammira in una tal traduzione accuratezza , fedeltà , eleganza , elevatezza di stile , facilita , e dol- cezza di versificazione , pregi tutti che difficilmente si rinvengono in Opere di simil genere. Le altre Opere che pubblicò furono le seguenti . Exercitationes Me- chanicae Pisis 1669 in 4- ^ ^^ reshterttia solidorinn Fior. 1664 in 4- ^ Fandamcnia naìversae scienfiae de tnotu unìfurmìter accelerato Pisa \&'ji in 4* ^Risolu- zioni di 6 , e poi di allri 'j Problemi Geomefrici , e Trigonometrici Pisa 1676 in i2;::5 P^ersione dal Greco in Rime Toscane delle Poesie di Anacreonte S Diverse Poesie impresse a Lucca ^ a Bologna^ e fin ahn ente in- Venezia con la Viia delV Autore ^U F^arie Dissertazio- ni , Lettere , Miscellanee , Opuscoli , e Traduzioni in- cominciate .

Ivi ::5 p. QuiKzn. \l P. Camillo Eucherio Quinzj , o de Quintiis ( di em- ail-

^^'^3

od;

anche qui parla Vico ) nacque nelF Aquila da famìglia Patrizia di quella C/tla circa V anno 16^0. Entrò di fresca età nella Compagnia di Gesù , ed in questa svi- luppò l'eccellenza del suo talento, e specialmente una grande inclinazione , e facilita nello scriver Latino co- s'i in Prosa , come in Verso . Fu per molto tempo Mae- stro , e diretlor di spirito nel. Collegio del Monte di Manso detto allora de' Nobili della Citta di Napoli. Ivi fu assalito da forte mal de' nervi , per liberarsi del quale gli fu consigliato da' Medici di andare a prende- re i Bagni Minerali nel!' Isola d' Ischia . Ricavatone profitto s' invaghì tanto di quelF Isola , e della salubri- tà di quelle Acque Termali, che si diede a scrivere un Poema Latino su le medesime, descrivendone Vuso, e r utile che arrecano alla languente umanità , L' inti- tolò Inarime , sire de Bnlneis fithecusarmn lib. VI. e con nitida edizione di Napoli del 1*^26 la dedicò a Gio: V. Re di Portogallo . La purità Virgiliana con cui è scritta non la rende inferiore agli accreditati Poe- mi de culla horforum del Rapino , e della Botanica del Savastano , il cui traduttore P. Giampietro Bergantiui Servita (che tradusse ancora l'altro Poema della Col- tura della Campagna del Veniero ) traslatò ancora que- sto de' Bagni d' Ischia . Siccome poi in questo Poema, si è mostrato molto versalo nell'Arte Ippocratica, co- sì r Eloy gli ha dato luogo nel suo Dizionario della Medicina, e gli Estensori degli Atti di Lipsia nel 1729 pag. 109 ne fecero questo encomio . Ipsum in iitraque Phoehi arte egregie profecisse , ei hoc ingenil , et do* ctrinae monumento , bene de Patria , et litteris meri-

tum

S34

iam esse projiteamur , citìus si multi exempluin seque*» rentur ^ posset intellìgì , non tam effoetarn esse hanc nostram aetatern , ut posterifatis judiciiun possit tiinere. Compose il Quinzj tal suo Poema mentre dimorava nel Collegio (le* Nobili, ove sotto la sua disciplina sursero Cavalieri assai bene istruiti nelle Scienze ^ e nelle Ar- ti ingenue , fra i quali» meritano di essere annoverati Carlo Franchi Patrizio Aquilano, che divenne T orna- mento e U decoro del Napoletano Foro per la vasti- tà della dottrina e per Teloquenza nel perorar le Cau- se ; ed i due Fratelli Cavalier Francesco , e Gio: Cri- sostomo Vargas Macciucda, il primo de' quali dopo aver esercitata con somma lode V Avvocheria fii promosso alla Magistratura ^ ove pervenne agli estrèmi gradi , fa- cendo sempre in se ammirare profondità di dottrina , anche in materie aliene dalla sua professione \ ed il se- condo , che fu Magisti?ato Provinciale nelF Aquila fin- ché questo Regno fu sotto il Governo Austriaco . Do-^ ve il Quinzj prediligger molto i due Fratelli Vargas , giacche nel Lib. Y dell* anzidetto suo Poema ne fìi menzione con queste parole .

Haec raea , ne inorbls rursum tentata jiii>entus Debilior stiidiis referat sua tlamna , facessant Haec praecepta^ loquor , quos hic lactissima fratres Germina^ P^arghiadum soboles \ quos ornine certo Vix hene praetexta , hullisque aetate relictis , Destinai alma togac virtus , et praecoce cla\fO Majoram. trabeas humeris juvenìlibus aptat : Praesciacfue ad patrios Jam nunc immittil honores.

E

335

E nella sottoposta Nota soggiunge Chrysostomum ^ et Franciscum J^argas MacciUcca Patricii sanguine fraires alloquitur , ut stndiormn càfenalis fracti laboribus ^ il- la tantisper infennittant^ dain reinediis vacant. Si oc- cupò anche il Quinzj a raccoglier me Ili materiali per la continuazione delle Vite de' Pontefici e Cardinali del Ciacconio , che poi passarono nelle mani di Monsignor Guarnacci, che se ne prevalse. Finalmente gravato di nuova infermila fu costretto di ritornar nella Patria , ove finì di vivere nel di 2 Ottobre 1733 in eia di po- co più di 60 anni .

Pag. 20 GIOVANNI SIGNOR DI PROCIDÀ .

Giovanni di Procida , cos\ detto perchè fra le Terre che possedea vi era anche V Isola di Procida, fu un no- bile Cittadino Salernitano celebre nel Secolo XIII. Fra le altre sue cognizioni fu mollo versato nella Medicina 5 che in quei tempi era tenuta in gran pregio, non isde- gnando di professarla e per genio ^ e per carila distin- ti personaggi , Vescovi , ed insigni Prelati , la qual co- sa vien confermai' ancora da una Moneta di Manfredi con la lancetta Chirurgica ^ ed allo Stuccio di detto istrumento vedesi attaccata una Corda per comodo di portarla pendente a' fianchi , la qual Moneta vien rap- portata da Guido Zanetti nel Tomo II. della Raccolta delle Monete, ( Vedi le Memorie di S. Medico Marti- re stampate in Roma nel 1812. 12. dal mio dottissimo Amico Abate Francesco Cancellieri a cui sono per mol- li titoli obbligato , e di arricchirmi specialmente ogni giorno delle sue estesissime letterarie cognizioni della quali è niente avaro )

F.i

IF'u molto affezionato al R. famiglia degli Svcvi > ed assai caro a Federico II. ed al Re Manfredi suo Suc- cessore , che fedelmente seguì anche dopo la venuta di Carlo d' Angiò .-Confiscatigli i beni passò in Arago- na a trovar la Re^^ina Costanza , unico fampoUo della Casa degli Svesri, moglie del Re Pietro , da'quali fu lar- gamente guiderdonato con doni di molte Terre , e Si- gnorie . Grato per tali benefizj , tentò di far riacqui- stare alla Regina Costanza, alla quale appartenevansi, li due Regni di Puglia di Sicilia . Non essendogli po- tuto riuscire il riacquisto del Regno di Napoli , si ri- volse alla Sicilia , ove trovò gli animi assai disposti à. favor suo . Avendo scorsa questa Isola travestito da Frate Francescano , ritornò in Aragona a darne parte «1 Re Pietro , procurando anche i soccorsi di Michele Paleologo, e del Pontefice Niccolò III , clie prevenuto dalla morte non potè prestargli . Cambiando abiti per non esser riconosciuto , ritornò in Sicilia per rassodar gli animi a seguir le sue mire, ed indi di nuovo a Co*- stanlinopoli per tener fermo P Imperator ÌPaìeologo , fa- cendo di tutto Consapevole il Re Pietro . Saputosi final- mente da lui , che V armata del Re Pietro era pronta per mettersi alla Velai, nel 3o Marzo 1281 seconda Fe- »ta di Pasqua al suono della Campana , che chiamava al Vespro, eseguire T orribile strage contro i France- si, tanto nota col titolo di Vespro Siciliano ( Vedi Mu- gnos Storia del Vespro Siciliano Palermo i645. 8.). Non solo si mantenne Gio: da Precida sempre fedele al suo Re Pietro , ma anche morto costui procurò che i figli del medesimo Giacomo , e Federico fossero nel possesso

del.

KÌeìh. Sicilia, impegn.-'.nvlosi presso il Papa Bonifazio Vili a riconoscere il secondo eletto Re in Palermo a i5 Gennajo 1296. Ma tali maneggi non ebbero effetto , es- sendo il Procida morto in Roma appena che vi giunse- Ivi. Deir unguento della Contessa menzionato qui da Vi- co altro non si sa , se non che vien conosciuto nelle Farmacie sotto il nome di Unguento delta Contessa dellu Farìgnana. Ma chi fosse costei, ed in qual luo- go esistè non è stato possibile a me d' indagarlo j tal rimedio suole adoperarsi per prevenire V aborto .

Il Conte di Palma era un Cavaliere Romano nella Villa del quale da un Chierico fu Scoverta V efficacia della Magnesia , e fu esposta in vendita come un Se- greto per guarire tutte le malattie sotto il nome di Pol- vere del Conte Palma , e Magnesia Alba ( Vedi Lan* ceilotto Dizionario Farmaceutico ). Altri rimedj ancora portano il titolt» di personaggi insigni , come P Acqua della Regina di Ungheria fatta dai fiori di Rosmarino infusi , e distillati nello spirito di Vino rettificato , che fu inventata da S. Elisabetta Regina d' Ungheria gio* vevole per le malattie di nervi per languore . Il Bal- samo Innoceneiano promulgato dal Sommo Pontifflce Innocenzo XI , e sotto il suo Governo cominciatosi ad adoperare per li mali del capo esternamente applicato.

Pcig. 33. GHERARDO DEGLI ANGELI.

Gherardo degli Angeli , di cui fa qui onorata men- zione Vico , nacque in Eboli della Provincia di Saler- no a 16 Dicembre 1705 da famiglia molto distinta di quel Paese . Appresi in Patria i primi rudimenti fu

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mancato in Napoli per seguitare con miglior metodo gii Studj sotto la disciplina de' PP. Gesuiti. Da se so- lo cominciò a leggere riioltissiine Opere di Teologia y di Politica , di Filosofia Morale , a specialmente repli- cate volte la S. Bibbia, e gli scritti di Platone, di Tacito, di Cartesio, di Malebranche, di Grozio, di Bacone da Verulamio , di Pietro de Marca , per cui facilmente comprese ( come dice egli stesso nella nar- razione de' proprj Studj al P. Ignazio della Croce Ago- stiniano scalzo) « le concordi ragioni dell'uno e dell' )) altro Impero ed i nuovi pensamenti intorno alla na- )) tura , ed al dritto pubblico delle Nazioni . » Il Padre avrebbe voluto che si fosse interamente applicato al Foro, onde per compiacerlo, dopo aver apprese le Scien- ze legali da Gaetano Mari Piofessore nella R, Univer- sità di Napoli, dovè frequentar qualche Professore del Foro per apprendere la pratica e l'ordine de'giudizii. Essendo fin dalla sua tenera età trasportato per V Ita- liana poesia nel lysS die fuori il primo Volume di Toscane Rime nel quale sotto il Ritratto di lui il rino- mato P. Roberto Sostegni Fiorentino Canonico Latera- nese appose il seguente Distico .

Adspicis hunc quarto vix dum pubescere lustro ? Perlege , dispeream ni libi Nestor erit . Altri volumetti di giovanili Rime die fuori in segui- to del primo , che gli conciliarono la stima de' più va- lenti uomini dell' età sua , per le quali venne chiama- to ad occupar la carica di Poeta Cesareo nell' Imperiai Corte di Viena^ , Qh» costanlemente rifiutò , cedendo

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un tal posto all' incomparabil Metastasio , che in sua vece fu prescelto . Ristuccato delle vanita del Mondo, e della carriera Forense risolvè di dedicarsi agli Altari, onde nel 1^28 entrò nel Collegio detto de' Cinesi eret- to in Napoli dal Sacerdote Matteo Ripa ove dimorò un anno , e finalmente all' invito fattogli dal P. Rai- mondo Gaudelli de' Minimi risolvè di abbracciare tal rigido istituto , lo che avvenne a' 24 Dicembre 1729, Fatto Religioso si applicò interamente all' Oratoria , ed alla continua lettura de' Padri , de' Concilj , e de' Teo- logi Dommatici e Morali , in guisa che in poco tem» diventò Oratore assai riputato, come lo palesarono alcune Orazioni , recitate da lui nella Citta di Saler- no , in cui si trattenne alcuni anni , e come si confermò» per molte altre dette in JN^apoli , essendovi stalo a tal oggetto da Salerno chiamato. Cresciuta la fama del valor suo, si ritirò in Napoli prima nel Convento di S. Luigi di Palazzo, indi in quello di S. Maria della Stella, nel quale la sua dimora finché visse , e quivi sostenne le maggiori sue Oratorie fatiche con aver recitato nelle Chiese più cospicue molte Orazioni Panegiriche per Santi , e moltissimi Elogj Funebri d'illustri personaggi. Fu invitato a passar qualche tempo in Bilonto dal dotto Vescovo Mons. Giovanni Barba , ed ivi similmente compose e recitò alcune Orazioni Sacre , ed anche la Funebre per la morte di quel degno Prelato suo grande Amico avvenuta nel tempo , che cola soggiorna- va. Stando in Napoli altre Funebri Orazioni compose , e recitò , oltre alcune che scrisse per proprio piacere fra le quali 1' Opponimenio al sistema del P. France-

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54o

SCO Antonio Piro de^ Minimi intorno al? origine del tna*- le contro Baile , nella quale mostrò quanto valesse nel»- la Scienza in Divinitk , e nella Matafisìca , ed in essa promise dar fuori imi' altra Operetta intitolata la Con- solazione della Sapienza , per dimostrare appunto qual fosse la vera origine dei male , la quale pili non com- pi , ne pabblicò . Tali sue dotte ed applaudile pro- duzioni andò da volta in volta pubblicando, aggiungen- dovi le sue libiche Poesie composte da Religioso , e scegliendo po.chissime delle antiche sue giovanili, rifiu- tando le altre delle quali cercò dare alle fiamme quan- te ne potea avere, dicendo.

Altri errando cantai -neglètti versi In vario stile , ai quai pentito io dissi Perchè non siete Voi del mondo spersi ? Tre furono le Edizioni compile delle sue Opere , giacche alcune Orazioni avea stampate separatamente . La prima in foglio stampata in Napoli nel iy5o presso Gessari. La i in 8. in tre Tomi nel i^63 presso i^imoni, la 3. in 8. in 4 Tomi dall' Officina Abaziana . Così nelle Rime , come nelle Orazioni si ammirò sempre in lui la sostenutezza , la gravita , la scelta di pure voci locate sempre con somma industria , onde ne risultas- se un armonico suono misto ad una sublimita da far molto avvicinare V Italiano idioma alla dignità della Latina Lingua . Fu un uomo di elevato ingegno , di acre giudizio , di somma modestia , taciturno , veri- dico , e descrivendo se stesso nella citata narrazion de' suoi studj disse , a Egli è dalle narrate cose mani- » festo che sortito abbia costui T ingegno piuttosto acu-

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» to e robusto, che ameno e versatile f onde eon più » agevolezza alle dottrine profonde e forti si applica- •» va , che non alF aperte e leggiadre . Tenacissima de' legami «' quali si era volontariamente stretto egli fu rigido osservatore del suo sacro Istituto 5 inimico de- gli onori e Chiesastici , e del suo Ordine. Rifiutò bea anche il Vescova.do di Ugento , che gli si offerse ^ par- co, liberale co'^ poveri, specialmente negli ultimi estre- mi di sua vita , distribuì loro quanta avea j ammirato- re de' dotti suoi coetanei, fino alla morte coltivò Tarai- cizia de' migliori ^ fia essi cessò di vivere compianto dalla Citta tutta repentinamente nel di 1 Giugna i']783. Sarebbe la memoria di un uomo, cosi degno, che tan- to onore rendè alla Citta nostra , rimasta del tutto estin- ta se il benemerito e dotto suo amico ed allievo Av- vocato D. Vincenzo Ambrogio Caldi nella Chiesa di S. Maria della Stella non gli avesse fatto erigere il seguente monumento.

P^iro Magno Gerardo Angelio Ebolitana Ordinis Minimorum S. Frandsci de Paula Oratorum Aevi Sui Facile Prìncipi Cuius Ad Effingendam Suhlimiorem Eloquentiam Felix Natura Tarn Summo lugenio Twn Acerrimo Judicio praedita Et qua Jjate Patent Interioriim Litterarun% Platonìcae Praesertiin Sapientiae Ac Sacrae Theologiae Studia Certatim Conjiuxere «

Y 3 ri»-

54a

Vincentius Amhrosius Oaldius. I. C. Atque In Supremis Regn, Neap. Tribunal, Caussarum Patronus Amico Incomparabili ' JSt More Sacratico Institutori Olitn lucundissimo Grati Animi Ergo Moerens Titidum Posuit . Natiis Exeunte Ann^ MDCCF, XVII. Kal, Januarias Qui Cunctis Ordinib, Vixerat. Acceptissimus Decessa Non Sine Publico Luctu IV, Non. lunias 3WCCLXXXIII.

Pag-. 36. DELMINIO.

Giulio Camillo soprannominato Delminio nacque circa V anno i48o nel Friuli . Fece i suoi studj in Venezia , ed in Padova , fu Professore di Filosofia nel Friuli , e vi è chi crede che lo fosse anche in Bologna . Ebbe riputazione di esser uomo di molte lellere , e fornito di somma eloquenza , ma che a tali pregi unisse mol- ta impostura . Si vuole che fosse stato tra primi a ten- " tar r impresa della memoria artificiale , o piuttosto di dare ad intendere di averla inventata . Per dar credito a tal sua finzione die fuori un progetto di un'Opera intito- lata Teatro , nella quale dovean essere disposti tutti quei luoghi^ che posson bastare a ministrar tutti gli umani con- cetti^ tutte le cose che sono nel mondo , e che si appara tengono a tutte le scienze .Ma. come, e di qual forma, o materia dovesse esser un tal Teatro , non «i è potuto da ninno indovinare , e forse anche egli che n' era Tau- tore r ignorava. Fece molti viaggi in Francia , ed in

Ita-

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Italia , imponendo co' suoi discorsi , per cui molto cre- dito acquistò presso il Re Francesco 1 , il Cardinal di Lorena , ed il Marchese del Vasto . Ma da molti era creduto per grande impostore , ed in fatti non mai comparì il suo pili volte decantalo Teatro intitolato Idea del Teatro di Giulio Camillo , il cui prospetto fu stampato in Venezia nel i544' Mori in detta Citta ^ poco dopo di tal epoca , di morte improvvisa ^ Lasciò le opere seguenti, alcune stampale dopo la sua morte , ed altre restate medita; i. Pro suo de eloquentia Thear tro ad Gallos Oraìio, Ven. iSS^. 2. // trattato deW Imi^ t azione , ove impugna fra le altre cose il Dialogo di Erasmo intitolato Ciccronianus. 3- La Topica^ oi^ero deir Elocuzione Venezia i56o in 8. 4* Ena traduzio- ne del libro delle idee di Ermogene , con un discorso sopra la medesima. 5. Annotazioni alle Rime del Pe^ irarca . Venezia Giolito i554 in 8. 6. Tutte le sue Opere minori^ cioè le Poesie^, e le Prose '^ nelle quali Opere tutte si vede il suo cervello stravolto , pieno d' idee strane , e poco intelligibili , che póngono il let- tore nella quasi difficolta d' intenderlo. La Vita del me- desimo fu scritta dal Conte Federico Allan di Salva- rolo , e si trova stampala nel Tomo della nuova Rac- colta di Opuscoli del P. Cal^gera . Venezia i^55. 12.

Pxg. 3j. ANTONIO d' ARONNE.

Antonio d' Aronne di Morano Provincia di Cosenza nel Regno di Napoli fu Sacerdote, che insegnò le scien- ze Filosofiche per molti anni nella Capitale . Ebbe riputazione di probo , e saggio uomo. Lavorò molti anni per dar fuori la Grammatica , che vien qui da

Y 4 * Vi-

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Vico lo<3ata ^ Ebbe letterarie controversie col rinoma- tissimo P. Antonio Genovese, che lo tacciava di affa- ticarsi da venti anni per pubblicare la nominata Gram-^ inatira , della qual cosa sdegnato V Aronne censurò molto la Metafisica pubblicata dal Genovese , e ch'era generalmente applaudita, con una Dissertazione Metafi- sica data alle stampe in A>poli nel 1^60 in 8. nella quale mostrò solamente di essere molto sdegnato con- tro del suo avversario , andando cer-cando il nodo nel giungo .

Pag. 37. GIULIO CESARE DELLA SCALA.

Giulio Cesare della Scala nacque nel d\ i3 Aprile l4B4 nel Castello Ripa vicino Verona da Benedetta guerriero di gran valore . Nella sua adolescenza entrò tra i Frati dell' Ordine di S. Francesco , ma poco du- ratoci segu\ anch' egli il mestier delT armi , ed otten- ne onorevol grado nella milizia . lunghi viaggi per r Italia , e per la Germania , e per molte Citta dell' Europa j e finalmente abbandonata la milizia si die- de interamente alle lettere , nelle quali fece mera-* vigliosi progressi onde acquistossi infinita riputazione . Si portò in ultima in Agen Citta della Francia antica Capitale dell' Agenois nella Guienna , dove'dimorò mol- ti anni per cui da taluni fu creduta sua Patria, esercitane dovi anche la Medicina , ed ivi raor\ nell'anno i558 di anni 74" Lasciò due figliuoli. Ebbe fiera inimicizia con Gaspare Scioppio, Girolamo Cardano , ed Erasmo da En- terdam contra do' quali scrisse con molto calore . Ben- ché fornito di somma dottrina , e di acutezza d' ingegno fu preso da quella mania j di cui con somma vergogni^

mol-

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Taoìli uomini di lettere anche a A nostri sono affetti ^ cioè dal voler comparir nobili , giacché egli sostenne neir Opera che ha pf:r titolo Testimonia de Genfe Sca^ ligera la sua famiglia discendere dagli Scaligeri Signori di Verona . Qual sua opinione , sebbene avesse trovata chi r approvasse , da moltissimi poi non ne riscosse che derisione . Vi fu chi non lo credè del tutto Ortodosso di Religione , ma vien difeso da alti'i , che sostengo- no che ciò che di Eterodosso si legge nelle sue Opere vi fosse slato aggiunto da'' Calvinisti , avendone tolte anche tutte le Poesie che scrisse in onor de' Santi . Il cerio è che mori da Cattolico, ed ebbe sepoltura Ec- clesiastica in Agen nella Chiesa degli Agostiniani

Le sue Opere tutte dottissime sono le seguenti^ Exer- cifafionum .Exoticarum ad Hieroii. Cardanum :z; E pi-' stolae et Orationes^zi De cctiisis linguae latinae (Opera che Vico accenna) ti; Hymni et Poeinata Sacra zZ Evi- grammata in clariores Urbes ZH, Poe mata de Ajace Lo^ rario ^ Comment. in Hipp. de Jjisomn. z:; Oraiio in luctum. filioliiri, Oratio in parta Jìlii habitu ';z^ Comment. in Arista de plantis':zi Comment. in Theophrasti lib de planfis ii: De Poetica^ Doctrina verae Alchimiae ai" qiie artis Matallicae ;:;; Oratio prò Cicerone cantra Ci^ ceronianum Erasmi 3 De sapientia , et beatitudine, :z! Eljrsiu^T^ De numeri^ Conici^.

Pag, 38 FRANCESCO SANZIO.

Francesco Sanchez o Sanzio nacque in un Paese dell'Eslremadura Provincia del Regno di Spagna ciiia- mato las Brozas e fu riputalo uomo eruditissimo e d as- sai perito nell^ lingue Greca , e Latina , che insegnò

Oini-

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unitamente alla Rettorlca nell' Università di Salamanca con gran plauso de' nazionali , e stranieri . Giusto Lip- sie in una lettera ad Emmanuele Sarmento lo chiamò Mercuiio , ed Apollo delle Spagne . Vien nominato con somma lode anche da altri insigni letterati . Le Opere che pubblicò furono le seguenti Minerva de causù linguae latiìiae Salmmitic. 1587. 8. Della qual Opera Gaspare Scioppio dice « meridt mi- )) thor communis literatoriun omnium Pater ^ et doctor 3) appellar iiFerae brevesque Grammatices Latinae insti- tutiones Salmantic. 1687 ^- ^^^^^ quale l'istesso Sciop- pio dice omnium obsoliiiissimam y eandnnque brerissi- jnama ^ Oramm^aficae Graecac compendium Salmant. 1592. Antuerp, i58i ^De partibus orationis ^ et de constructione . Sabnant. :zi De arte dicendi Ibid. i556 8. =} De interpretandis aucioribus , sive de exercitatio^ ne dntuer. i582 :z; Paradoxa Ibid, i582. 8. -^ De non- nullis Porphyrii aliorumque in Dialect. erjvr. schol. Dialeciic. Salmant. i588;i5 Commenta in jfnd. Alciati Emblemafa Lugd. ap. Vs^ovil. i563 8. ::3 In Tir gii. Bu- col, notae Salmant. iSgi X^\n Aid-Pers. Flacc. net. Ibid. 1691 8. ;i In Horat.. Art. Poet. adnotat. Ibid. eod. An. ;i Scholia in IP\ Ang-. Politiani Silvas heroico Carmine conseript. scilicet Natriciam , Rii" stìcum , Manto , et Ambram Ibid. i558 8. ^ Pom- ponius Mela a se castigai . ;=; Pentecontarchon qual Opera sebbene vada con altro nome da Gaspare Sci-op- pio si credè scritta dal Santo :=^ Adnotactiones a ìas Obras de Juan de Mena:::^ Notas a las Obras de Gar- cilasso de la Fega Salmat, 1674 16. S Voctrina del

Estoi'

547

Estoico Filosofo Epicteto Jbid^' 1.600 8. et alib. '::i, De^ claration y uso del Relox E:»p<^nnol entretexido en las armas de la muy antigua y exclarecida Casa de lìoxa^ Ibid, i549 4*

Pag. 'j5. MATTEO EGIZIO.

Matteo Egizio nacque in Aapoli a 23 Gennajo 1674 da famiglia originaria della Citta -di Gravina . Ebbe per Maestro delle lettere Umane , e della Lingua Greca Gregorio Messere Professore 9i detta Lingua nella R. Università di Napoli. Apprese le Science Matematiche, e Filosofiche da alcuni PP. Domenicani risokito di ap- plicarsi alla Medicina . Mutato pensiero si die allo Stu- dio legale da se solo , e senza alcun maestro . Ma di questo anche annoiatosi si dedicò inleramente agli Stu-^ ^dj Archeologici, per li quali da fanciullo avea avuto sommo trasporto , frequentando la celebre Biblioteca di Giuseppe Valletta . Essendo ancor giovane compose r Orazione Latina de scientianim ambiguitate , che re- citò in un' Accademia detta degli Uniti. Privo di beni di fortuna per vivere onestamente gli fu bisogno accet- tar la carica di A gente del Principe Borghese de' Feudi che il medesimo area in Napoli , ed indi Uditor dello Stato del Duca di Maddalo ni , e finalmente fu scelto per Segretario del Corpo della Citta di Napoli , carica che in quei tempi occupavasi sempre da uomini forniti di talenti , e di onesta . Continuando ad esser immersa nello Studio dell' alta antichità fu dall' Impcrator Car- lo VI. incaricat9 d' interpretare una antica Lamina di Bronzo , che coutenea un Senatusconsulto della proibi- zione de'Baccanali su cui scrisse uu dottissimo Commen- ta-

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tarìo , che venne generalmente applaudito , per lo qua- le ebbe in dono una collana d' Oro col ritratto deirini- peratore . Tal Commentario fu ristampato nella conti- nuazione del Tesoro di Grevio fatta dal Marchese Po- leni . Nella scelta Libreria del fu Gli. Francesco Dani<e- le conservavasi un beli' esemplare del mentovato Gom- menlario, entro del quale vi erano moltissime aggiunzio- ni fattevi di propria mano dell' Autore , che avea in mente di ristamparlo , se la morte non glie V avesse vietato.

Nel iy35 fu destinato per Segretario d'Imbasciata m Francia presso V Ambasciatore Principe della Torcila , nella qual carica si distinse moltissimo, avendo ottenu- to in dono da quel Sovrano una Collana d' Oro , coli' effigie del Sovrano istesso -, e ritornato in Napoli fu crea- to R. Bibliotecario , ed ottenne anche dopo il titolo di Conte .

Dell' età di anni 71 , e mesi 10 finì di vivere com- pianto da lutti i buoni per gli suoi candidi ed onesti costumi , e per la beneficenza somma della quale era adorno , propenso ancora a migliorare gli altrui lavori letterarj Si esercitò frequentemente a comporre Inscri- zioni Latine, che per la loro eleganza sono, e saran- no , finche lo Studio del Latino sermone sarà in vigo- re , giustamente commendate . Coltivò anche con felice successo r Italiana Poesia. Fu sepolto senz^ alcuna me- moria nella Chiesa di S. Brigida . Le sue Opere sono le seguenti.

Memoriale Cronologico dell' Istoria Ecclesiastica tra--

d'ot-^

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dotta dal Francese di G, Marcello con la serie degV Imperatori Romani Nap. ini 3. in fol.

Opere varie di Sertorio Quattromani da lui pubblica^ te con sue annotazioni^ e la Vita del Quattromani da lui scritta Nap, 1714 ^'^ ^•

Senatus consulti de Bacchanalibus , sii^e aeneae vetu^ stae tabulae Musei Caesarei Findobonensis explicatio . Neap. 1729 /oZ.

Lettre d' un Napolitain à M. V Abbè Latiglet de Fresnoy , par la quelle il est prie de corriger quelque endroit de sa Geographie toucluint le Royaume de Na^ ples à Paris 1788 8.

La stessa tradotta in I/aliano con due lettere sulla stessa materia del Barone Giuseppe y4ntonini al Signor Egizio , con una risposta di questo ^ Nap, i^So 8.

Opuscoli volgari e latini nuòvamente raccolti Nap, 1761 in 4'

Pag. 98. ONORATO FABRI

Onorato Fabri nacq^ue nel 1608 nella Diocesi di Bel- lay , ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1626. Vi distinse con la sua dottrina palesata in molle Opere rapportate dal Sotluello Bibliolli. Scriptor. Soc. Jes. pag. 35o. ]\el Tomo II. delle lettere di uomini illustri eslratte dagli Archivj Medicei , e pubblicate in Firenze da Mons. Angelo Fabroni nel 1772 ve ne sono alcune del P. Fabri . Insegnò lungo tempo in Lione nel Col- legio dejla Trinila , e poi venne in Boma ad occupare il posto di Penitenziere della Basilica Vaticana nella qual Citta mori a 9 di Marzo del 1G80.

Pog-

35o

Pa^. 103 BARONE HERBERTO.

Eduardo Herbert nacque circa V anno i58i a Moli- gomeri Citta del Principato di Galles in Inghilterra. Nel 1595 di anni i4 entrò nel Collegio dell'Università di Oxford , ove fece progressi considerabili negli Stu- dj , che avendo terminati intraprese lunghi viaggi . Tor- nalo in Inghilterra fu fatto Cavaliere dell' Ordine del Bagno nella coronazione del Re Giacomo I. , che segui nel i6o3. Fu scelto da questo Principe per uno de'suoi Consiglieri negli affavi di guerra , ed indi fu spedito Ambasciatore a Luigi XIII Re di Francia, per procu- rare di renderlo favorevole ai Protestanti, ch'erano al- lora assediati in molte parti del Regno . Dimorò in Francia con tal carattere per anni 5 , e ne fu richiama- to per un insulto fatto a M. de Luines Contestabile di Francia . Giacomo I. gli conferì il titolo di Barone di Kervi, titolo che gli fu cambiato da Carlo L con l'al- tro di Barone de Cherbery in Inghilterra . Abbandona il partito del Re per seguir quello del Parlamento, ed essendogli slato demolito il suo Castello di Mongomeri, ne sentì tal dolore che ne prese la morte , la quale av- venne a 20 Agosto 1648 , avendo 6'^ anni . Le Opere del medesimo sono le seguenti i:::^ JJe V^eritate prout di- stìnguitur a res^elatione , a verosiinili , a possibili , et a falso. Par. 1624, e i635 in 4- -f^- Lond. i644 ^^ 4- Tradotto anche in Francese 1639 ^^ 4* ^^^ quest' Opera vi è sparso qualche seme di Deismo , e da tal fonte velenoso attinsero i di loro falsi principj Hobbes , e Spinoza , lo che diede occasione ad una Dissertazione di Cristiano Rortholt , che ha per titolo ;=J De tribiis

56i

ùnpostoribiis magnis Eduardo Herbert , Thoma HobheSy et Bened, Spinoza. Liber. Kilonii 1680 in 4. It. Harn* burgi 1700 4'^ ^^ causis errorum una cum tractatie, de Religione Laici , et appendice ad Sacerdot -, nec non quibusdiim Poemat, Opera pericolosa come la prima , e che si trova in seguito dell' Edizione di Londra i645. in 4. izj Istoria della Vita , e del Regno del Re Errico FUI in Inglese Londra 1649 ? ^^7^9 ® ^^^^ ^'^ fi^' »^ Expediiio Ducis de Bukingham in Reain Insulam an- no 1628. Opera postuma clie pubblicò Timoteo Baldui- no in Londra i656 in 8. ;zi Poesie diverse in lingua In- glese pubblicate da suo figlio i665 w 8, S De Relìgio^ ne Gentìlium erroruin^ue apud eos causis Pars 1 . Land. 1645 in 8. //. Opus integrum Amsfel. i663 4* ^^ ^^^ 1700 m 8. Opera similmente pericolosa;:^ y'int, hVood Uist. Univers. Oxoniensis , et Jthena Oxoniens

Pag. l5o P. BERNARDO M. GIACCO.

Il P. Bernardo M. Giacco Cappuccino nacque in Napoli a 28 Settembre 1672 da onesti , e civili Geni- tori . Dotato di un ingegno vivace e penetrante, dopo aver appreso le umane lettere, continuò il corso degli Studj Filosofici sotto la disciplina de' PP. della Compa- gnia di Gesù , volendo il Padre , che applicatosi indi allo Studio delle leggi , si fosse dedicato al Foro . Ma essendone alieno, di anni i5, senza saputa de' Genitori entrò nell'Ordine Cappuccino, avendo il Padre tentato ogni via di rimuoverlo da tal presa risoluzione, temen- do che la gracile complession del figliuolo regger non potesse alla severità di tale Istituto . Ma riusciti vani «^ucsii tentativi il giovane Giacco s'immerse negli sludj

di

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ci Filosofia , e Teologia ne' quali mostrò la perspicàcia de'suoi non ordinar] ralenti , facendo in tali studj rapi- dissimi progressi. Terminati che gli ei>be , ed abilitato dalla regola di sua Religione a predicare, per potervi riu» scir degnamente si ritirò nel Convento di Nocera ove dopo una profonda lettura della S. Scrittura, e de'PP. cominciò a comporre il suo Quaresimale , e delT eia di «rmi 26 fu in grado di recitarlo Ja prima volta in Pie- dimonte , ove antecedentemente avea predicato nell'Av* vento , sebbene non avesse potuto continuarlo , poicliè per la sua gracile complessione mal reggendo a queir enorme fatica , fu sorpreso da sgorgo di sangue , che lo ridusse in pessimo stato di salute . Ritornalo in Na- poli fu per consiglio de' Medici obbligato di andare a respirar l'aere della Cava, ed ivi dopo qualche tem- po miglioratogli venne dai Superiori ingiunto d'insegnar nel Chiostro Filosofia , e Teologia . Ma non essendo mai giunto a riaversi perfettamente, non fu più in gra- do di esporsi di nuovo alla recita delle Prediche Qua- resimali , potendo appena talvolta recitar in Napoli al- ^ne Panegiriche Orazioni in lode de' Santi . Gli con- ciliaron queste tal riputazione che si acquistò fin d' al- lora la fama di valente Oratore , concorrendo moltissi- mi per ascoltarlo . Per anni i4 fu Definitore della sua Religione, avendo rinunciato alla carica di Provinciale alla quale venne eletto. Sbrigatosi interamente da tut- ti i carichi Monastici, dopo essere stato anni 10 nel Con- vento della Torre del Greco, si ritirò in quello di Arien- zo come più confacente al debole suo temperamento . Ivi perfezionò nell' Arie Oratoria , avendo composte

mol-

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mortissime Orazioni , che in Napoli indi recitò con ap- plausi maggiori , ed i proventi che da queste ricavav;t furon da lui applicati alla ristaurazione e al migliora- mento della Chiesa e di quell' intero Convento a più co- moda e vaga forma ridotto . Ivi morì , replicatogli ga- gliardamente lo sgorgo di sangue a 6. Giugno i^44^i ^^^^^ ^1, e mesi 8. Oltre TArte Oiatoriii , nella quale si distinse cotanto , fu riputato eziandio moltissimo per altre estesis- sime cognizioni delle quali era adorno , che sembravano aliene dal suo istituto , in guisa clie fu in somma stima de' migliori Letterati che in quelF età nella Citta no- stra abbondavano , fra i quali il nostro Vico , come le lettere di costui chiaramente palesano . Il più chiaro segno ^ella verace stima che i medesimi nudrivano per un tal dottissimo Religioso si fu , che avvenuta la mor- te di lui gli fecero a proprie spese celebrare i solenni funerali . Autore di s\ nobile e generosa impresa fu il chiarissimo Giuseppe Aurelio di Gennaro allora Se- gretario della R. Camera indi R. Consigliere amicissimo del defunto, scegliendo a recitarne le lodi l'altro egre- gio Oratore P. Gherardo degli Angeli de' Minimi nella Chiesa di S. Anna de' Lombardi di Napoli , ove intor- bo al temporaneo Tumulo vi compose l'istesso de Gen- naro alcune Inscrizioni in Verso , avendone scritte altre in Prosa il dottissimo Canonico Mazzocchi , e T Avvo- cato Gio: Antonio Sergio .

Ptlg-. l52. D. FRANCESCO VENTURA , p. MUZIO DI MAIO E D. AGNELLO SPAGNUOLO .

D. Muzio de Majo Patrizio Napoletano , dopo aver ««ereitata rAvvocheria con somma lode . per esser do-

. Z ^^-

554

tato fìi molto sapere pervenne alla Magistratura , ed ot- tenne il grado di Regio Consigliere , e Caporiiota ( co- me allora dicevàsi) della Gran Corte della "Vicaria Cri- minale . Alle sue cognizioni legali univa gran trasporto per r amena letteratura, nella quale era egualmente valente . Nella sua casa si univano i migliori letterali Napoletani , de' quali in quell'età non vi era scarsezza. Ivi il celebre Nicola Capasso lesse in diverse volte la Parte dell' Iliade di Omero da lui tradotta in lingua Napoletana che dedicò all' istesso D. Muzio de Majo 5 nel primo verso della dedica , che dice

)> Bello ^ e giiarniito ^ auto e deritto Majo volle an- che mischiarci un di Satira , nella quale Capasso tanto valeva j mentre prendendo V allegoria del Majo '(^uoco usato da Napoletani , che consiste in un lun» go palo alla cima del quale si attaccano molti comme- stibili , e colui gli guadagna che, senza cader giù , per- viene a prenderli , dovendo salir poco per volta ) lo chiama auto , e deritto , alto , e dritto \ mentre il Con- siglier Mnjo era un poco curvo perchè offeso nelle spal- le .. D. Francesco Ventura anche fu un Avvocato Na- poletano di sommo grido , educato , e manodotto nel foro dal dòttissimo Gaetano Argento Presidente del Sacro Consiglio , suo Zio Materno . Giunse il VentHra ad oc- cupar r estremo e più onorevole posto nella Magistratura di quei tempi, cioè di Reggente del Consiglio Collaterale ; ed essendo stato un tal Tribunale abolito da Carlo Bor- bone , fu promosso al grado di Presidente del Tribunal del Commercio , che dall' istesso Sovrano con grandi onorificenze fu creato . . D. Agnello Spagnuolo final-

men-

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mente fu un uom di lettere molto distinto , e felicissimf» Poeta , le rime del quale meritarono di essere inserite nella Raccolta di Rime di Poeti Napoletani fatta da Agnello Albani .

Pag. l53. A3NT0N >iMARIA SÀLVINI*

Antonio M. Salvini nacque in Firenze aM6 Genna- jo i653. Di anni 16 fu mandato dal Padre airUniver- sita di Pisa per fargli apprendere il Dritto Romano , acciocché in seguito divenisse Avvocato. Ritornato in Fi- renze dove avea conseguito la laurea in ambe le leggi, abbandonò lo studio Legale , e tutto si rivolse a quello delle umane lettere delle quali era amantissimo ; non. trascurando anche la Filosofia, la Matematica, la Sto- ria , e lo studio delle antichità. Ma si applicò con par- ticolare attenzione ad apprendere profondamente le lin- gue antiche, e specialmente la Greca della quale di- venne Professore nello Studio di Firenze dell'età di an- ni 23 , non trascurando anche le moderne , nelle quali tutte profittò tanto , che il Redi nel Ditirambo il Bac" co in Toscana disse di lui

// gran Salvin , che ha cento lingue in bocca.

Fuori della Cattedra che occupò con sommo zelo , ed attenzione per lo spazio di anni 53, scevro all' in- tutto di ambizione , non curò di conseguire Mtr"* impie- ghi, ed onori, tutto dedito ad arricchire la letteraria Repubblica con le sue produzioni . Applicalissimo com' «ra allo studio , amava però talvolta di sollevarsi pia- cevolmente con lieta compagnia di scelti amici , che faceauo a gara di godere della Sua amabile ed istrut- tiva conversazione. Fu membro delle due rinopaiate Ac-

Z 1 «ii-

356

Gademie Fiorentine cioè di quella detta degli Apatisti, e deir altra denominata della Crusca , e mollo faticò per la perfezione del Dizionario di quesl' ultima impres- so in Firenze nel 1729 in 6 volumi in fol. Contribuì molto al miglioramento della Lingua Toscana arricchen- dola di nuove voci , e mettendo in uso molte delle an- tiche. Carico di vero merito , e di somma dottrina fornito, caro a' suoi concittadini , veneralo dagli esteri , difficile neir odio e nelle inimicizie fìn'i di vivere iu Firenze a 17 Maggio 1729 di anni 76. Fra le molte sue Opere si distinguono le seguenti .

I. Traduzioni dal Greco in Italiano alcune in Rima , altre in Prosa di jénacreonte ^ di Teocrito^ deW Iliade ed Odissea di Omero , di Oppiano , di Esiodo , di Cai- limaco , di Nicandro , di Museo , di Coluto , di Trifio^ doro , di Arato , di Senofonte , di Diogene Laerzio , di molti Epigrammi Greci , del Poema Astrologico di Manetone y delle Nuvole e del Pluto di Aristofane , di Teognide , di Focilide , e de"" Fersi aurei di Pitagora , 2. Una Versione dal Greco riformata sul! Ebraico del- le lamentazioni di Geremia , e di una parte del Libro di Giobbe . . 3 Traduzione dal Greco in Versi Lati- ni de"" Versi di S. Gregorio Nazianzeno. alcune tra- duzioni dal Greco in Latino , tra le ijuali un discorso di Leone Imperatore in lode di S. Nicola. 5. Versioni dal Latino in Italiano , e specialmente delle Satire di Persio , alle quali unì la traduzione del Trattato della Satira di Casaubono ^ di alcune Satire, e defV Arte Poetica di Orazio , delle Metamorfosi di Ovidio 6. Una Versione daW Inglese in Italiano della Tragedia di

AdiS"

55;

Adhson ^ il Cafone 'j. Traduzione dal Francese del V ar- te Poetica di Beile aii^ della Vita di S . Francesco diSa- les scritta da Marsoìlier, 8. Un Volume di Sonetti 9. Un altro di Prose Sacre 10. Prose Toscane 11. Cen- to Discorsi Accademici sopra diversi duhbj proposti nelV Accademia degli Apatisli 12. Varie Orazioni funebri fra le quali quella di MagHabecchi detta nelP Accade- mia di Firenze. i3 diverse Lettere \^, Molte erudite Note sopra diverse Inscrizioni Greche e PiOmane ^ su i frammenti di Monandro , di Filemone , su V Ecuba di Euripide ^ su di Eustazio ^ su la Cronica di Buonaccor- si Pitti , sul Comcnfo del Boccaccio sopra Dante , sul Mal muntile del Lippi , su la Fiera e la Tancia del Buo- narroti , su di alcuni Sonetti del Casa , e sulla perfetta Poesìa del Muratori . Pag. 168. Intende il Vico di far qui lacitamenle menzione del torto fattogli da' Professori della nostra R. Università , che non gli conferirono la Cattedra di Dritto Civile al- la quale era concorso. Io, che ho letto TElen^'de'com- petitori del Vico, non vi ho scorto uomini, che sono come il Vico, dopo la loro morte sopravvissuti per ap- plaudite Opere date alla luce , e per altii meriti Let- terari , tranne il solo Francesco Rapolla , il quale ot- tenne la Cattedra di Dritto molti anni dopo , e fu in- di promosso alla Mai!;istratura .

Pag. 1^5. NICOLA &IOVO , E NICCOLÒ G A ETANI»

L' Abate Nicola Giovo fu letterato di molto no- me nella Citta di Napoli . Il Principe di Tarsia D. Fer-

Z 3 di-

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«iinahdo Vincenzo Spinelli, allorché apn per uso àc\ pubblico la sua magnifica Biblioteca , V elesse per Bi- blioleccuio (li quella , ed essendosi ivi lenula un' Acca- depaia Poetica per l'apertura della stessa , l'Abate Gio- 70 vi recitò una elegante Orazione Italiana, che fu impressa unitamente cori gli Componimenti Poetici con nitida Edizione del Muzio in 4* nell' anno 1747* Fu il Giovo ancora assai culto Poeta Italiano, avendo pubblicato molte sue Poesie, e fra queste una Canzone sul Vesuvio , con dotte annotazioni stampata in Napo* li nel 1787 in fol.

Il Duca di Laurenzano D. Niccolò Gaetani dell'Aqui- la d' Aragona Gran Giustiziero del Regno, Cavaliere del R. Ordine di S. Gennaro , e Gentiluomo di Camera di S. M. il Re delle due Sicilie fu un Cavaliere Napole- tano fornito di non volgar dottrina , ed amatore de 'buo- ni studj,e de'letterati , co' quali non isdegnava di con- versare, e di proteggerli. Diede alle Stampe le se- guenti molto applaudite Opere. La disciplina del Cava*' liere gl'enne Ragionamenti Tre. Tom. I.Nap. 17384-^ Avverlimenti intorno alle passioni delV animo. To. 1 . Nap. 1732.

Pag. 177. MONSIGNOR MUZIO GAETA ARCIVESCOVO DI BARI,

Muzio Gaeta figlio di Ottavio Duca di S. Nicola Reggente della Cancelleria , e di Fulvia Dentice am- bi di famiglia Patrizia Napoletana , e Nipote di altro Muzio Gaeta Arciv. di Bari, nacque a 26 Ottobre 1686. Ben istituito nelle Scienze s'incamminò nello Stalo Ec- clesiastico , e fu presto fatto Canonico della Metropo- li-

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litana di Napoli. Nel 1722 venne promosso al Vescovado di S, Agata de' Goti , avendo appena anni 36. Dal Pon- tefice Clemente XII fu traslatalo alla Sede Arcivesco- vile di Bari a 21 Novembre lySS. Migliorò, ed ab- bellì molto la Chiesa Cattedrale di Bari , come anche quel Seminario , ed il Palagio Arcivescovile. Cede il luogo AbbaziaJe detto di S. Benedetto all'Ordine Ce- lestino , che vi fabbricò la Chiesa , ed il Cenobio. In- traprese , e ridnsse a fine il Conservatorio delle Penti- te , e concorse alla fondazione della Casa de'PP. del- la Missione in Bari , ed in Copurso luogo di sua Dio- cesi a stabilirvi i PP. Alcanlerini. Pieno di zelo per la sua Chiesa , ed a mantenerne i privilegj soffri molti dissapori specialmente con Monsignor Carafa Priore di S. Nicola di Bari , e col suo Capitolo , per la qua! contesa si scrisse da ambo le parti con molta stizza e calore . Il librajo Napoletano Giuseppe Ponzelli aven- do ristampate in Napoli le Opere di S. Agostino dedi- cò un Tomo di esse a Mons. Gaeta , e nella dedica fe- ce menzione di tali controversie con Mons. Carafa j per cui fu tacciato dal eh. Abate Zaccaria nel Tom. Xv Lib. XI. Cap, 1* pag. 38 1 della sua Storia Letteraria. Si portò r Arcivescovo Gaeta in Napoli per sostenere le fiue pretensioni . Ivi dal Pontefice Benedetto XIV. fu trasferito all' Arcivescovil Sede di Capua vacata per la morte di Mons. Giuseppe Maria Ruffo. Prese il pos- sesso in Marzo 1^55 di detta Chiesa, che governò fino al 1764 allorché cessò di vivere di anni 7 5. Governò anche la Chiesa di Capua con sommo zelo , « vigilanza, essendo riputato Bon solo per eminente dottrina , ma

Z 4 per

5Go

per cristiane virtù, tion trascuranclo di dar ampio ri- storo a' poveri, e^ alle donzelle pericolanti, e vergo- gnose . Ristorò anche in Capua il Palagio Arcivesoovi- ie , che minacciava rovina .

Pag. 177. CARDINAL SFORZA PALLAVICINO.

Sforza Pallavicino figlio del Marchese Alessandro (dì quel ramo di questa illustre famiglia stabilita in Ro- ma) e di Francesca Sforza de' Duchi di Segni nacque in Roma neiranno 1607. Di fresca eia diede chiari se- gni de' rari talenti , de' quali V avea la natura arricchi- to, sostenendo per tre giorni consecutivi una disputa su tutta la Scolastica Teologia . Benché primogenito di sua -Casa volle abbracciare lo Stata Ecclesiastica, ed intrapresa la carriera della Prelatura Romana in breve tempo ottenne in essa onorevoli incarichi . Ma disprez- zando le umane onorificenze , malgrado V opposizion del Padre , di anni 39 entrò fra' Novizj della Compagnia di Gesù, la quale lo destinò ad insegnar per molti an- ni Filosofia, e Teologia, ed esser Prefetto degli Studj nel Collegio Romano , e dipoi fu fatto anche Qualifi- catore del S. Officio, ed Esaminatore de' Vescovi. Fu adoperato in importanti affari da' Sommi Pontefici Inno- cenzo X, ed Alessandro VII , e da quest' ultimo fu crea- to Cardinale nel d^i 19 Aprile 1657 ' sebbene venisse poi pubblicato nel giorno 10 Novembre 1659. ^^^orò la dignità conferitagli non solo con 1' assiduita de' severi studj ^ ma ancora con singolari virtù cristiane , e reli- giose, coltivandole fino all' estremo del viver suo come se fosse vissuto ancora nel Chiostro. Venne a morte di anni 60 nel di 5 , Gìugn© 1667 , e volle esser sepolto

nel-

nella Chiesa di S.Andrea sul Quirinale ore fatto aveaf il suo Noviziato. L'Opera che Tha rendulo celebre è la Storia del Concilio di Trento , che compose per op- porla a quella di Pietro Soave Pelano , o sia Fra Pao- lo Sarpi . Usò in essa uno stile fiorito , ed elegante y ohe più sarebbe piaciuto se tosse stato mcn sentenzio- so. Nel 1664 Ottavio Falconieri s'injpegnò perchè fos- se citata nella terza Edizione del Vocabolario ótìià Crusca , la qual cosa ottenne , sebbene nella quarta edizione del medesimo Vocabolario non venisse citata , Non essendo del mio Istituto far parola del merito di tal insigne lavoro dirò solamente che la pm ricerca- ta edizione di qrtesta storia è quella di Roma del i656, e 1657 stampata in fol. , che fu la prima . Più slima- ta è ancora quella anche ivi eseguita nel 1666 in tre volumi in 4* ristampala poscia in Milano nella stessa forma nel 174^ , ed in Roma nel 1757. in due tomi in fol., poiché in essa vennero falle diverse correzioni, ed aggiunte dall' autore . Ve n' è una versione Latina stampata nel 1670 in tre volumi in 4 1 ®^ un'altra con aggiunta Augusta 1775. in tre volumi in fol. Un Com- pendio dell'Istoria medesima usci fuori nel 1666 sotto il nome di Gianpietro Catalani Segretario del Cardinale, del qual Compendio fu creduto che il Cardinale stes- so fosse 1' Autore , o almeno che fosse stato da lui cor- retto, e riveduto. Altro Compendio ne diede il P.Puc- cinelli senza tutte le discussioni Teologiche. In Venezia nel 1767 si pubblicò un Libro in 8, col titolo di Ri- flessioni fu la stessa Istoria . . Dell' istesso Porporato ne abbiamo le seguenti Opere.

i. Vindicationes Societntis les^x ^ quibus multorunt accusationes in eius Inslitutum refelluntur. Stampala in Roma nel 1649. ^' Trattato dello Stile e del Dialogo^ e diversi Avvertimenti Grammaticali Roma 1662 in 16 Opera stimata 3. Diverse lettere 1669 in 12 4 ^' ^^^ menegildo. Tragedia impressa nel i644 ? ^ ristampata nel 1644 ^0^ "'^ Discorso col quale la difende da f«- rie accuse. 5 Diverse altre Opere in parte Ascetiche , e Morali come i quattro libri del Bene , e V arte della perfezione \ ed in parte Teologiche cioè un Corso di Teologia in 5 voluìni , ed un Comento sulla Somma di S. Tommaso 6, Farie Rime sparse nelle Raccolte di quei tempi , tra le quali tre Canzoni che si leggono nel" Scelta di Poesie Italiane fatta in Venezia nel 1686.

Pag. 180. BENEDETTO SPINOZA.

L* Opera delP empio Benedetto Spinoza ( nato in Am- sterdam a 14 Novembre i632 , e morto alP Aja a 21 Febbrajo 1677 di anni 45 ) deve essere quella , che ha per titolo Pensieri Metafisici ^ che pubblicò in vita coli' altra Principj della Filosofia Cartesiana dimostrati Geo» metricamente , nelle quali Opere gittò i semi del suo Ateismo . Altre Opere pubblicò egualmente pessime , come quella intitolata Ludi Antistii Constantis de ju^ re Ecclesiasticorum , sebbene alcuni negassero esserne egli r autore-, e l'altra, sicuramente sua, cioè il Tra- ctatus Theologico-Politicus tradotta poi in Francese con altro titolo. Le sue Opere inedite , e che furono pub- blicate in Amsterdam souo Politica ^de emendaiione intellectus TU, Epistolae , et responsiones S Compendium Grammaticae Lingua e Hebraeae , le quali Opere furono

da-

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dagli empj suoi seguaci ed allievi ampiamente loda- te. ( Vedi Brukero Hist. Cri tic. Philos. Tom. IV. Par II ) I suoi assurdi sistemi incontrarono gravissimi oppositori , che possono riscontrarsi presso le Memorie di Niceron , fra li quali Pietro Bayle nel suo Diziona- rio air Articolo Spinoza , oltre i migliori Geometri U^^enio, Newton ed i Fratelli Bernoulli , che lo deri- sero anche per aver fatto abuso non solo della Religio- ne , ma anche della Mattematica.

Pag-. 187. FRANCESCO SOLLA.

Francesco Solla , a cui il Vico scrive la lunga e dot- ta lettera rapportata sul foglio di sopra indicato , fu un uomo fornito di vasta letteratura , ed era nato in Montella Terra sita nel Principato Ulteriore , che die- de anche i natali a Sebastiano Bartoli celebre Medico , e Professore di Anatomia dell'Università di Napoli. Venu- to il Solla in Napoli incominciò la carriera del Foro con molto plauso , e strinse amicizia con i migliori letterati di queir età , e stretta dimestichezza contrasse col nostro Vico . Annoiatosi del Foro si ritirò in Mon- tella al qual luogo par che il Vico gli avesse indrizzata la lettera qui rapportata , ed ivi tutto s' internò negli studj severi , e credesi che cola meditasse un' Opera in materia Politica , che forse non ridusse a fine. Fu an- che elegante Poeta Italiano , come si ravvisa in molte Composizioni col suo nome impresse in diverse Raccol- te. Per evitar la persecuzione di un potente del suo Paese , che tentò anche di attaccarlo con un giudizio criminale , abbandonò il suolo natio , ed andossene in Roma, ove finii giorni suoi. Non è jiuscito a me d'in- da^

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dagare ne Tanno della sua nascita, ne della morte ; co- me neanche, per quante diligenze abbia io fatte perso- nalmente ed abbia fatte fare da altri nella Citta di Ro- ma , di avere in mano una Vita m. s. del Vico, che il Solla cola scrìsse , e chi sa in mano di chi capitata.

Pag. 208 DIOMEDE CARAFA.

Diomede Carafa fu il sesto de"* figliuoli di Antonio al quale per la somma pmdenza , e sagacita fu dato il soprannome di MaHzia . Simile al Padre Diomed©^ nella prima età si distinse molto nelF acquisto delle scienze , e specialmente della naturale e morale Filo- sofia. Applicatosi dopo al mestier delle armi si ac- quistò in essa gloria immortale , vantando fra le altre 5ue valorose imprese quella di aver facilitato V acqui- sto del Regno di Napoli àà Alfonso di Aragona, adot- tato dalla Regina Giovanna II , che soffriva aspra guer- ra da Renato d' Angiò, e dagli Sforzeschi, i quali impe- divano che ne divenisse Padrone. Disperando quasi della vittoria era già Alfonso disposto ad abbandonar Tintra- preso disegno, allorché Diomede Carafa pien di coraggi» con altri suoi seguaci entrò nella Città per gli condotti delle acque , ed uccidendo la guardie , che custodiva» le mura sali su di una Torre , e vi piantò il Vessillo di Alfonso, dando V adito all' esercito dello stesso nel- Ja Città , la qual cosa produsse , che il nemico del tutto l'abbandonasse, ed Alfonso ne divenisse Signore. Si adoperò anche di ridurre la Città tutta , ed i Baro- ni del Regno a divozione del vittorioso Re, impedendo che quelli del partito Angioino tentassero di nuovamen- te

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disturbarlo. Nelle spedizioni fatte da Alfonso contro de' Principi Fiorentini si avvalse molto di Diomede Ca- rafa , ne vi era grave affare che senza il consiglio di costui s'intraprendesse. Per tali eroiche azioni fu dall' istesso Re , e dal suo figliuolo Ferdinando , di cui fu educatore, ampiamente rimunerato , essendo stato creato Conte di Maddaloni con molte altre Terre, e poco do- po gli fu conferita ancora la Contea di Cerreto ; oltre di esser stato fatto del Consiglio di Stato, Scrivano di ragione^ Uffizio che badar dovea alle spese di tutto il R. Patrimonio, e finalmente Conservator del medesimo, carica ne prima , ne dopo di lui mai esercitata. Diede alla luce le seguenti Opere. De Regis , et boni Prin^ cipis Officio \, che fu prima scritto in Italiano a richie- sta di Eleonora d' Aragona Duchessa di Ferrara , e poi per voler della medesima tradotto in Latino da Gio' Battista Guarino come scorgesi dalla lettera , che la slessa Eleonora scrisse al Carafa rapportata nelF Edi- zione fattane in Napoli nel 1668 in 8- per opera di Pier Luigi Carafa Vescovo di Tricarico , che V avea avuta in Pergamena dal Cardinale Pier Luigi Carafa, suo Zio. ;zj Gli ammaestramenti Militari div>isi in libri ire stampati in Napoli da Tarquinio Longo nel 1608 ridotti a miglior lezione da Filiberto Campanile, e de- dicati ad un altro Diomede Carafa Duca di Maddaloni, Marchese di Arienzo, e Conte di Cerreto. Il primo di essi fu scritto in nome di Ferdinando I. indirizzato ad Errico Re di Siviglia e di Toledo , dandogli ammae- stramenti come dovea condursi per ottener la vittoria nella guerra che avea col Re di Portogallo che il Chioc- ca-

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carelli crccJe che fosse stato tradotto anche in Latin» da Pietro Gravina nel iSiS , ed impresso in Bologna nel i55o dedicato ad altro Diomede nipote del primo-. Il secondo ad Alfonso d' Aragona Duca di Calabria primogenito del Re Ferdinando per lo Viaggio della Marca di Ancona. Il terzo a Francesco d' Aragona jfi- gliuolo del Re Ferdinando , che stava sotto la discipli- na del Re Mattia in Ungheria , mandatovi dal Padre . Molti suoi Componimenti si veggono nella scelta di Rime di diversi Signori Napoletani impresse nel i556. in 8. Il nominato Chioccarelli porta un' altra Opera com- posta da quest' Autore che ha per titolo De He Àuli- ca ad Ferdinandum, Regem sulP autorità di Agostino Nife, che la cita nella lettera nuncupatoria delP Ope- ra da lui scritta celP istesso titolo de Re Aulica-^ ma ninno che parla di Diomede Carafa fa menzione dell* Opera accennata. E ignoto precisamente 1' anno della nàscita del Carafa ; come si sa il giorno della morte avvenuta a i^ Maggio 1487. Fu sepolto nella Chiesa di S. Domenico come rapporta Giuliano Passero ne* suoi Giornali.

Pag, 209 P. NICCOLÒ CONCIWA.

Il P. Niccolò Concine , Fratello del P. Daniele di tal cognome dell' Ordine de'Predicatori , vesfi anch'egli r abito Domenicano della Congregazione del B. Iacopo Salomoni della stretta Osservanza. Dopo aver insegna- ta la Filosofia , e la Teologia nelle scuole del suo Or- dine passò alla Cattedra di Metafisica nelP Università di Padova. Neil' ingresso che fece in detta Università furono da lui pubblicate le seguenti Operette. Oratio

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kabiia in Gymnasio Patavino , cmn primiim ad 3Iefa- physicam publice projitendam accederei Venet 1732. 8 ti: Census rerum de quibus hoc anno litterario dicturus est Fr. Nicol. Concina e Congreg. Jacob. Salomoni Ordin . Praedicnt. in Gymnas. Patav. publicus Professor Me- faphysicae. Senza luogo di Stampa , e nome di Stam- patore 3 tSy«o;;5Ìs Tertiae partis Metaphjsicae ^ hoc est Theologiae naturalis , qiiam explicabit in Annum litte' rarium incipientem a Mense No'ì>. an. 1732 Fr. Nic, Concina. Ord. Praedic. in Senza luogo di stampa . Questi Opuscoli sono citati dal Cinelli nel To. II. del- la Biblioteca volante pag. 176. Origines., et fundamen-^ ta 5 et capita prima delineata Juris naturalis , et gen-- tium an. 1734.3 Juris Naturalis y et Gentiuin Voctri-* na Metaphjsice asserta an. 1736. Egli cessò di vive- re a 23 Gennajo del 1763. Il P. Lettore Ambrogio Vallotti stampò una circolare per partecipar la sua mor^ te , e per divulgarne le lodi. Medoro Ambrogio Rossi nel To. I. della Biblioteca moderna, ovvero estratti di Libri nuovi, e Memorie Storiche Letterarie Venez.per Sebastiano Coleti , e Domenico Occhi 1763 pag. 32, aggiunge , che lasciò varj rass. inediti sulla Predestina- zione ^ su la libertà Umana"^ su la Grazia Divina ec. Pag. 217 Cos'i impiegavasi il danaro dalle Comunità Religiose in quel tempo che ora credesi di cecità e d' ignoran- za . La nominata Libreria è stata ed è tuttavia aperta per comodo di quelle conosciute persone, che vogliono profittarne . Sarà quando che ?ia al maggior se-»

gno

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^no acciesciuta mercè del dono , che gli verrà fatt« ^al P. D. Luigi Tilesio della Congregazione medesima, <li tutta la sua doviziosissima Raccolta di Libri Ebraici, Greci , e Latini , de' quali egli ( non degenere discen- dente de' celebri Berardino , ed Antonio Tilesio che tanto lustro crebbero alla vera letteratura) ha fatto , da industre Bibliografo fjual è , giudizioso acquisto. Pag. 219.

La lettera di Gio: Battista Vico rapportata nella pag. di sopra indicata diretta all'Abate allora poi Monsignor D. Giuseppe Luigi Esperti Prelato domestico nella Cor- te di Roma fu nel 1792 pubblicata da D. Francesco Saverio Esperti eultissimo ed onestissimo Avvocato Na- poletano , Nipote del nominato Monsignore. Senza ap- porci il suo nome vi premise la seguente modesta e breve Prefazione , che io per memoria del degno uomo, che mi onorò di sua particolare amicizia , qui trascrivo.

Degli uoìnini grandi anche le piccìole cose sono da tenersi in pregio > Che non si pagherebbe una lettera (qualunque ^ se ora si rinvenisse ^ di Francesco Bacone ^ onor delV Inghilterra , e fonte , e lume delle cognizioni pia belle ? Al parer de"* dotti Giambattista Vico è ripa- tato il Bacone di Napoli^ e del nostro Secolo. Una lettera originale da lui scritta , per quanto pare , nel fine del 171 5,0 nel cominciar delV anno appresso ^tem,- po 'ideino alla prima edizione delV im,mortale sua Ope- ra della Scienza nìiovai(^ giacché quella lettera nonpor- ta alcuna data) si è ultimamente rinvenuta tra le car- te del defunto mio Zio, Ilo creduto bene , conser'pando

ge^

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gelosamente V originale , darla alle stampe , tal quale dal chiarissimo Autore fu scritta. Non pretendo con ciò acquistar inerito \ ma bene contentare dottissime persone^ che V han richiesta-^ rendere una testimonian- za a chi mi si appartenne di non oscuro nome\ ed ac~ certar chiunque della sincera stima , che io serbo per le persone di ^era , e non di apparente dottrina fornite.

Pag. 236. D. TOMMASO ROSSI.

D. Tommaso Rossi Abate della Chiesa Collegiata di S. Giorgio nella Provincia di Principato ultra o sia MoRtefusco del Regno di Napoli diede alla luce in detta Citta con la data falsa di Venezia nel 1^36 «m' Opera con questo titolo DelV animo deiV uoino disputazione unica nella quale si sciolgono principalmente gli ArgO' menti di Tito Lucrezio Caro intorno alV immortalità» Sono a lui ben doA^ute le lodi che Vico gli da nella sua lettera, essendola nominata Opera scritta con som- mo giudizio , e sode ragioni. Nella prefazione della medesima promise dar fuori altra disputa su la mente eterna regolatrice del mondo, dimostrandone la reali- ta , combattendo V empio sistema di Spinoza. Se aves- se, o no ridotto a termine tal suo lavoix) , è a me ignoto, carne ignoto è altresì Tanno della sua nasci- ta e morte , e se avesse avute altre cariche più lumi- nose. Ma probabilmente sarà morto poco noto nella medesima piccola Terra di S. Giorgio della Montagna.

Pag. 238. MONSIGNOR GTO: BARBA.

<3riovanni Barba Avvocato Napoletano, e Professore delle Instituzioni Canoniche nella R. Università fu man- dato a Roma in nome della Citta di Napoli acciocché nel.

UU'

numero degli Avvocati Concistoriali vi tosse anche un Napoletano, come per T innanzi si era praticato. Stan- do in Roma e divenuto Sacerdote ottenne la protezio- ne del Cardinal Imperiale , il quale , assunto al Pon- teQcato Clemente XII , lo fece eleggere Cappellano se- greto soprannumerario Pontificio. Per mezzo del Card. Pico indusse quel Pontefice a rimettere la Congrega- zione della direzione degli Studj instituita da Sisto V, essendone stato T istesso Barba fatto Secretario. Anche in Roma presso il Zembel nel iy32 in pubblicò l'Ope- ra da Vico indicata dell' arie , e del fnetodo delle lingue che dedicò all' istesso Pontefle Clemente Xlt. Sebbene una tale Opera promettesse di contener tre libri non è che il solo Lib. i. ed anche mancante forse di una pa- gina. Fu la medesima generalmente applaudita da' mi- gliori Letterati d' Italia di quell'età, come io ho os- servato in molte lettere autografe scritte all' istesso Bar- ba , dalle quali ho tratta quella di Vico qui rapporta- ta. Lo Novelle letterarie di Venezia del i^36 pag. i3i ne danno favorevole giudizio , come altresì una lettera di un anonimo nelle Novelle istesse pubblicata. Fu il Barba poi eletto Vescovo di Bitonlo ove morì ai \i Settembre 1749? e ne' Funerali ivi celebratigli vi re- citò una eloquente Orazione il P. Gherardo de Angeli suo intimo amico che cola trovavasi a diporto ( co- me di sopra ho riferito parlando del de Angelis).

Pag. QIUSEPPE PASQUALE CIRILLO.

Giuseppe Pasqual Cirillo , che a ragióne potea esser chiamato il Demostene Napoletano , per la facilita ed ele- ganza con le quali perorava, le Cause nel Foro,^nacque

in

in Grumo piccola Terra distante da Napoli quattro mi- glia nel 1709. Da fanciullo mostrò un vivacissimo in- gegno molto proclive alla virtù , ed un vivo desiderio d' istruirsi. Fu perciò mandato da suoi Genitori nella Capitale per fargli apprendere le scienze tutte sotto la saggia disciplina di Nicolò Capasso R. Professor di Drit- to nella R. Università degli Studj , e suo congiunto. Co- stui da dotto qual era lo manodusse con somma diligenza all'acquisto tutte le scientifiche cognizioni, con meto- do eccellente, cominciando dallo Studio delle lingue, della Poesia, dell'Eloquenza, sino a quello della Filo- sofia, e della Giurisprudenza per la quale il giovanet- to Cirillo par che avesse sommo trasporto , e che con somma attenzione apprese dall' istesso Capasso. Profittò tanto in detta scienza , che nell' età di anni 20 fu in grado d' insegnarla privatamente in sua casa , ed anche da estraordinario Lettore nella R. Università facendo talvolta le veci del suo Maestro. Ottenuta la laurea nella facoltà Legale , dopo pubblico concorso nel me^ se di Novembre 1729 ottenne la Cattedra di Dritto Ca- nonico . Indi occupò quella delle Instituzioni Civili , su delle quali pubblicò i suoi Commentar) nel 1737 , che meritarono gliElogj del dottissimo Bernardo Struvio nella suaBibl. Jur. §. XIV. Essendo Prefetto de' RR. Stu- dj Mons. D. Celestino Galiani recitò nella stessa Univer- sità una Orazione Latina per la solita annuale apertura degli Studj. Intervenne in tutte le adunanze letterarie, che in quei tempi non eran rare, e fra queste si distinse in quelle di D. Nicola Salerno , e nell' altra denominala Portico «Iella Stadera in casa dell' Avvocalo Girolamo

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Morano recitandovi dotte Disseriazioni , e vivaci Poesie. In quella detta Sebezia , ed in quasi tutte le Raccolte di quel tempo vi si legge qualche Componimento del Cirillo. Si esercitò benanche nella Comica , che usata con la debita discrezione tanto a,iova alla felice riusci- la della gioventù, recitando in molte Commedie , ch^egli stesso compose, ed in molte di quelle che diconsi pres- so di noi aìV i?npronto. Nel i^SS oUenrie la Cattedra di Dritto Municipale , e poco dopo die fuori alcune Osservazioni risponsive alF Opera di Ludovico Antonio Muratori su i difetti della Giurisprudenza. Pubblicò in- di le Instituz. Canoniche , ed ottenne poi la Cattedra Prima del Codice Giustinianeo, essendo stato incaricato anche di spiegare il Dritto Naturale e delle Genti ne' giorni feriali. Volendosi in quel tempo formare un Co- dice di Legislazione per lo Regno di Napoli sotto il no- me di Codice Carolino , creatasi una Commissione di dotti Magistrati a tal uopo, fu dato al Cirillo F incarico di Segretario, per distenderlo in lingua lialiana , e La- lina j il quale dotto ed applaudito lavoro per ignote cagioni non ebbe la sua esecuzione. Avendo preso mo- glie, ed avutone figliuoli, cresciuto per conseguente il l^isogno , risolvè di darsi alP esercizio del Foro, più per fare il piacer d' altrui che per naturale inchinarne nfo , come egli dice in una sua Allegazione. Quivi cominciò talmente il sommo valor suo a farsi più noto , che in breve tempo divenne uno de' più valenti Avvocati dei nostro Foro : tanta era V eloquenza ed eleganza nelP aringare , e la dottrina con cui esponeva in iscritto le «up ragioni cosi cella ragion Civile , che Criminale .

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Fede ne fanno le sue dottissime Allegazioni date alle stampe molti anni dopo la sna morte per cura del suo degno allievo l'Avvocato Domenico Bracale. Fi- nalmente nel 1755 per la morte di Biagio Troisi otten- ne la Cattedra Primaria di Dritto Civile, che sostenne con sommo lustro ed applauso , e con gran frequenza di uditori fino agli ultimi giorni di sua vita , ammi- randosi sempi"^ in lui V eloquente dicitore , ed il pro- fondo Giureconsulto. Nel 1776 avendo cominciato a sof- frire una cronica iudisposizione volle portarsi in Roma, ove dair inmaortal Pontefice Pio VI. fu accolto con molta disti nz^ione , ed amorevolezza. Ma rinnovato il mal di stranguria da cui veniva afflitto nell'anno susse- guente 1776. passò a miglior vita , nelF età di anni 67. "Uomo di puri costumi , amantissimo dello studio , che rare volte temperava con onesti e gioviali passatem- pi , versato in ogni maniera di letteratura , zelantissimo deir onor patrio , stimato molto dagli stranieri avrebbe meritato onori, e ricompense assai maggiori j ma gene- rosamente non le curò mai,, contento solo di quel me- rito, che avea acquistato co' suoi sudori, e che rende- ranno la sua rinomanza indelebile. Fu sepolto nella Chiesa Parrocchiale di S. Anmi di Palazzo accanto alle ceneri de' dottissimi Domenico Aulisio , e Monsignor Vincenzo Vidania Cappellan Maggiore, nella qual Chie- da giacciono ancora senza onor di tomba quelle di Do- menico Malarb^i , e di Giacomo Marlorelii rispettabi- li nomi ne fasti della letteratura Napoletana . Giù- sta Vusanza pessima antica non vi fu alc;mo fra tanti discepoli del Cirillo , molti de' quali faron nel

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numero de' Magistrati , e moltissimi che fecero lumino sa comparsa nel Foro , che grato alla memoria di co- lui che tanto onore avea recato alla nostra Nazione gli ergesse una breve lapide nel luogo ov'è sepolto , la qual cosa trascurat'aveano anche i figli: inescusabile in- gratitudine che non di rado presso di noi si deplora. Il solo suo dotto allievo Avvocato Elia Serrao ne di- slese un Elogio Latino , che premise al^Codice Ca- rolino , e che diede alle stampe in Napoli nel 1789. in 4* Le opere del Cirillo furono le seguenti Ad Lih, IP^. Instit litio num Cwilium Commentarìus perpetuus, Neap. ap, Fel. Muscam 4. 1737, e 1738, che restrin- se per comodo de' suoi discepoli in due Tomi in 4* e pubblicò nel i656. ;=: Insiituhones Canonicae Nea- poL 1745 in 4- Furon riprodotte nel 1756 in due Vo- lumi in 8. presso Giuseppe de Bonis. ^Osservazioni sul Trattato di Luduvieo Ani. Muratori de^ difetti della Giurisprudenza Nap. 1743 3 Commentaria ad TituL Digest, de condii, et demonstrat. De Legatis et fidei- commis. De vulgari^et pupillar. substitut. De jure ad- crescendi. De pactis ^ et transaction. De rescinden. ven^ dit. De donat. De Jure Fisci. Che furon pubblicati in Nap. nel 1771. S Codex Legwn NeapoUtan. Fu dato alle stampe in due Volumi in 4* P^r opera delF Avvo- cato Elia Serrao , avendovi premesso V Elogio del Ci- rillo, come di sopra ho detto. Allegazioni JNap. 1780 in 4- date in luce dall'Avvocato Domenico Bracale, che vi aggiunse in ciascuna V argomento di essa ed un sommario delle cose , che vi si contengono. :=i Oraiio in cbitu Ducis Caietani Argenti S. R, C, Praesidis. hab.

575

in A end. Pitcis ITannih. Marchesii Neap. l'jSo 8, s Oratio hab. in R. Neap. Academ. an. ìiòi cuììi Ci- vii. InsfiL Lib. interpretami, aggrederetur Neap. in 32. 4 ::5 Ora/io ibid. hab. prò solein. Sfudior. instauraiione Neap. 1^87 4* Orazione per le Nozze del Re Carlo Borbone Nap. l'j^S i- ^ Oratio de j are Feudali hab. in Neap Lyceo Neap. 1754 4 ^ Elogio Funebre di Giu- seppe Pappacoda Principe di Centola , dall' autore com- posto in una sola notte. ;zj Elogio funebre di Francesco Spinelli Principe di Scalea Nap. in']^' 1=^ L(i Contesa delle Muse Nella Raccolta fatta dalla R. Università Ji Nap. per le Nozze del Re Carlo Borbone, t:: Ze Nozze di Ercole , ed Ebe. Componimento Drammatico per le Nozze del Principe di FrancaviUa. Nap. l'j^o fol. MoU te Poesie in varie Raccolte. Pubblicò anche V Opera di Donnenico Gentile Vindiciae secundum Cujacium adversus Merillium alla quale premise una sua Prefa- zione. Come anche pubblicò le Battaglie per la lingua Italiana di Girolamo Muzio con sua Prefazione Napo- li 1^44 ^' -> ^ ^^ Poesie di Francesco Lorenzini di cui scrisse la Vita., premettendovi anche una sua Prefazio^ ne Nap. 1744^- Ragguagli delV Accademia degli Ozio» si istituita in Casa del Signor D. Niccolò Salernì e e. Nap. 11 34 8. Lasciò inedite le Opere seguenti.

Dissertazione delle Nozze tra fratelli e sorelle vieta-' te per dritto delle genti •;zi Ragionaìnento sulle Masche- re da Commedia e Tragedia usate dagli antichi ^ Ora- zione in cui si dimostra che dopo V inondamento de"* Barbari tutte le buone Arti rinacquero , e riferirono in Italia ^Dissertazione delle cose de' gentili rimaste pres

a 4 *•

576

so de' Cristiani:::^ Comment. de jur. Regn. Neap. Dis- sertai, de Liher. vendit. ap. Roman. Dissert. de uxor.. in man. viri convention. ;z; Interpret. in leg: 2. Cod. de usiicap. prò emptor. ^ De servitut. ex Contra- ciu ;z; Varie Commeàie , alcune delle quali piihhlicate senza il suo nome.

Pag. 1^1. ACCADEMIA DI D. NICOLA SALEKNO.

D. Nicola Salerno Patrizio Salernitano de' Baroni di Licignano fu un Cavaliere assai culto , amatore dclla^ letteratura amena , e non infelice Poeta. Instituì nella sua casa un' Accademia , nella quale ebbe il piacer di raccogliere i migliori letterati Napoletani di quell'eia. Il dottissimo ed eloquentissimo Giuseppe Pasqual Ci- rillo che v' interveniva , ed aveva quiyi il nome delP agghiacciato^ ne distese la Storia, e gli Statuti ( come rapporta il culiissimo Sig. Giustiniani mio dotto amico nelle sue Memorie degli Scrittori Legali ) con questo titolo « Brieve ragguaglio dell' Accademia degli Oziosi » istituita in Napoli nelP anno 1733 in casa del Signor )> D. Niccolò Maria Salerno Patrizio Salernitano de'Ba- » roni di Ljcignano Nap. 1734 !• Gennajo per Angiolo » Vocola stampatore dell' Accademia, ce Si ragionava neir Accademia medesima su la S. Scrittura , su l' eru- dizione Ecclesiastica ,.sul Dritto Naturale e delle Gen- ti , su la Metafisica, e Fisica, su la Morale, su le an- tichità Sacre, e Profane di Napoli, su 1' arte Bellica antica e moderna, e su la Poetica,, ed Oratoria. L' istesso Signor Giustiniani in un' altra sua Operetta: che ha per titolo Breve contezza delle Accademie isti- tuite nel Regno di Napoli. Nap. 180 1 8. rapporta tali

^77

notìzie , ed i nomi anche di tutti gli Accademici che Iraltar dovevano su le materie di sopra accennate, ma fra questi non ho veduto il nostro Vico , che sicuramen- te dovè intervenirci , avendovi recitata una Prosa per un' annua apertura della medesima Accademia. Bisogna dire , che nel tempo , che fu dal Cirillo pubblicato il nominalo ragguaglio il Vico non avea cominciato ancora ad essere in cotal numero, come neanche il Principe; di Canosa , e Paolo Mattia Doria nominati da Vico nella suddetta Prosa. Il lodato Sig. Giustiniani afferma nella menzionata sua Operetta , che il Cirillo avesse nelF Acca- demia del Salerno recitato una Dissertazione su le Mas- chere della Commedia, e della Tragedia presso gli antichi, e che una tal Dissertazione fosse stata da Vico molto» censurata : lo che conferma , che il Vico interveniva ili detta Accademia 5 ma questa voce allora uscita smen- ù Vico stesso con una lettera al Cirillo indiritta, con la quale dicliiarò , che altro non a,vea detto , se non che tre sole cose alla Dissertazione del Cirillo poteansi ag- giungere , cioè , intorno alla prima Maschera che do- vette trovarsi nel Mondo , e sostenere che fosse quella di Satiro*; i. sull'etimologia della voce Persona 3. in- lorno alla difficolta d' intendere , come nelle favole Drammatiche Greche , e Latine , gP Istrioni diceansì cambiar sembiante , quandoché recitavan mascherati .

Una tal lettera di Vico per quante cure io abbia usale, non mi è stato possibile ritrovarla , ma non può met- tersi in dubbio che abbia esistito -, perciocché V istesso Signor Giustiniani con l'usata sua inirenuita mi ha as- sicuralo averla letta originalmente fra molle carte au- to-

578

tografe , che conservavansi nella libreria del fu Cono Capobianco morto Secretario del Tribunal del Sacro Consiglio di ISapoli , che in mezzo ad un ammasso di Libri di ogni materia , avea avuto il piacere di unir molle Opere appartenenti alla Storia e letteratura Pa- tria , non poco interessanti , che non trovavansi in al- tre Biblioteche, le quali tutte, come le membra di Absirto , fuion disperse , e vendute separatamente la maggior parte su i banconcelli de' più meschini vendi- tori di lihri della Citta nostra. Onde la desiderata let- tera di Vico probabilmente sarà finita fra le mani di un Salumajo»

Niccolà Salerno scrisse alcune Pfovelle sullo stile del Boccaccio che furon pubblicate in Napoli nel \'j6o in un volume in Pubblicò anche un Volume in 8. Nap. 1^32 di Rime per la morte di Anna M. Caterina Boria sua Moglie, al quale precede una elegante lette- ra a lui diretta da Giuseppe Pasqual Cirillo, che lo anima a pubblicar le suddette Kime. A questa lettera del Cirillo rispoudendo V istesso Salerno fra le altre co- so dice, che avea composto anche una Tragedia intito- lala r Antioco , ed un Poema in terza rima ad imita- lion di Dante descrivendo i vizj tutti , che signoreg- giano l'animo umano. Opera sembrata al dottissimo Si^ gnor Gio: Battista Fico (son parole del Salerno ) /ioti dispregevole , ma che T una e V altra non avea voluto pubblicare.

Pag-, 247- SIG. DI CiNOSA. E. PAOLO DORI A.

Il Signor di Canosa qui nominato fu il Sig. D. An- tonio Capece Mioulolo Principe di Canosa Padre del

Prin-

^79

Principe di Canosa Fabrizio Capece Minatolo , che mi tjnorò di sua distiuf amicizia , morto negli anni scorsi in Napoli con dolore di tutti i buoni che conoscevano le sue eccellenti qualità. Fu il Principe D. Antonio Cavaliere assai versato nella letteratura e coltivatore della buona Poesia , come si ravvisa da molte sue ele- ganti produzioui Poetiche , che si leggono in varie Rac- colte,

Di D. Paolo Mattia Boria poche cose ho detto nel Volume degli Opuscoli di Vico da me prima pubbli- cato. Pag. 20^.

Pag.p. lodolì.

Del P. Lodoli ho parlalo ancora neF Volume an- tecedentemente stampato allorché Vico ne fece parola nella Vita , che di se stesso scrisse. Aggiungerò qui , che il P. Calogera nella Prefazione al I. Volume della. Biblioteca volante del Cinelli ne illustrò i pregi , che pure encomiò nel Tomo I. della Raccolta degli Opu- fcoli , come anche nella Prefazione degli Opuscoli me- desimi. Il Marchese Maffei ne parlò anche egli nel fine deir Epistola XXL scritta al P. de Rubeìs , e nel lib. I. degli Anfiteatri ^ ed anche nelle sue Antichità Fran- cesi. Cosi pure è lodato nelle Memorie letterarie del Valvasense Tom. III. Pag. VI. Art. XXVI , nel prin- cipio del Tomo II. delle Opere del Mureto stampate in Venezia in cinque Tomi in 8 ^ nella Rettorica Ec- clesiastica di Luigi Granata stampata in Verona nel 1782; e nelle Vite degli Architetti del Temanza Venezia 1778 pag. 87. Due sue Opere postume furono pubblicate , dair Ambasciador di Venezia Andrea Memo con questi

li-

38o

tiloli Elementi di Architettura LodoUana , o sia arie di fabbricare con solidità scientìfica , e con eleganza non capricciosci Roma 1^86 4- ^ Apologi immaginati estemporaneamente in voce esposti agli Amici suoi dal fu F. Carlo de"* Conti Lodoli Bussano i'^85. Nella pri- ma spiega un genioì per le belle Arti tutto inteso a per- fezionare 1' Architettura. Nella seconda pure scritta Prosa si scorge una fantasia poetica , e pittorica , mar alquanto satirica. L' istesso Memo stampò anche alcune Riflessioni sopra alcuni equivoci sensi intorno aìV Ar-'^ chitettura in difesa del P. Lodoli Padova 1788. Fra gli Apologi del Lodoli seperatamente stampati ve ne sono due con questi titoli Momo Giornalista Apologo Olimpico a Pietro Metasta^iio. La T^una di Agosto- Apologo postumo del P. Lodoli edizione seconda dagli Elisi. Appena morto gli lanciarono addosso molte Satire. Il P. Abate Maratti Cassinese suo estimatore scrisse Lodolius moritur : laceratur faìna super stes. Scinditur a parvulis mortuus ipse Leo.

Pag, 7.87. P. TOMMASO ALFANI

Il P. Tommaso Maria Alfani de' PP. Predicatori nac- que in Salerno nel 1679. Nel 1698. prese V abito Do- menicano nel Convento di quella Citta detto di S. M. della Porta. D' ingegno vivace , e penetrante mal po- tè adattarsi agli usati Studj di sua Religione, e special- mente alla Filosofia Peripatetica. Presto adunque se ne disgustò , e nulla curando gli onori della sua Religione^ ottenne una Cattedra di Mattematica nelle ScuoW di Salerno. Ivi nel 1709 fondò un' Accademia Fisico Mattematica col nome degrinquieti , della quale fu egli

elet-

58 1

filetto Principe perpetuo. Mcdianti valevoli protezioni venne nel Convento di S. Domenico di Napoli, ove rolla mediazione del celebre Appostolo Zeno ottenne dair Imperatore Carlo VI. il Diploma di Teologo Ce- sareo , ed indi fu dichiarato anche Teologo della Citili di Napoli. Ivi menò sempre una vita privata tutta de- dita agli obblighi del suo Istituti , -ed alle letterarie oc- jCupazioBÌ , e per supplire a' suoi bisogni , giacche dal Convento di Napoli niente aver potea perchè non fu in questo ricevuto, lavorava molto per gli Librai di Napoli , facendo prefazioni , e dediche a molte Ope- i-e , che si stampavano , correggendo ancJie le stampe , avendo ,peiduto colla mutazione delle Armi Cesaree r annuo stipendio , che gli avea assegnato V Imperato- le Carlo VI. perchè pubblicasse la Raccolta de^ Conci- Jj del Regno della quale gli avea presentirlo il piano stampato, ed avendo perduto ancora altro annuo asse- gnamento con la morte del Papa Benedetto XIU, che glie r avea fatto assegnare su la Nunziatura di Napoli. Godè gran riputazione non solo in Napoli , m-i anche nel resjo d' Italia , avendo avuto carteggio con i primi Jetterati d' Italia di quel tempo come Muratori , Apo- stolo Zeno , P. Pier Caterino Zeno , P. Calogera ec , ed in molti libri si trova con lode registralo il suo no- me , Mori dopo aver menato una vita assvti laboriosa nel di 26 Agosto l'j^i di anni 63. Diede alla luce le Opere seguenti.

De S. Pontificis auclor itale flore s sen':ciitiar. D^Thom. | per Jo: Card, de Turrecremata coìtecti , ne e 'y'ctustis. Codia, Florent. 171 5. 8.^ // Goffredo, arvero la Gè-

rusalemme liberata di Torquato Tasso rincontrato co" migliori testi , con gli Argomenti di Orazio Ariosti , ed un ristretto della sua Fita^ con varie lezioni^ e gli argomenti di Già: Fine, Imperiali. Napoli 1719. 12. Sii X^ Arcadia del Sannazzaro , insieme con le Rime , ed upa farsa del medesimo , e con la Fifa scritta da Gioì battista Crispo corretta ad illustrata dal P. Tommaso Alfani Nap. ijio 12. ;zj Istoria degli Anni Santi dal di loro cominciamento sino a (fucilo del seguente S. P. Benedetto XIII. Nap. 1723. B. =; Rime , e Prose di M. Già: Guidiccioni la prima volta raccolte. Nap. 1720 8. ^ Lo specchio della vera penitenza di Fr. Iacopo Passavdnti delV Ordine de"" Predicatori. Edizione FUI, Napoli con la data di Firenze 1723 8. z::! Fita ed affi' zj del Fescovo secondo gli ammaestramenti di S. Pao- lo ec. Nap. 1722. S // celeste principato di S. Mi-^ chele Arcangelo. Napé 1731. 8. jzj Racconto Istorico della Fita , e Morte di S. Montano. Torino 1730. 12 j:i Delle Scienze ed arti inventate ed accresciute nel i?e- ^o di Napoli di Già: Befardino TqfuriNap. 1738. 12. L' Alfani vi premise una sua Prefazione :U Orazione in lode del S. P. Benedetto XIF. Trovasi nella Raccolta di Componimenti Poetici in lode di tal Pontefice fatta dall'Avvocato Nicolò Rinaldi nel \']^o. 4- Opere ine- dite;!; Lezioni per lo studio de'' C ondi j'::^ Conciliorum Begni Neap. fragmenta collecla , ac notls et disserta^ iion, illustrata S Storia delle Indulgenze zj Storia del- la Canonizzazione de'' Santi 5S Storia del Fesuvic ^ Fi- fa di D. Girolamo Pignatelli Princ: di MarsiconuovOé

Pag*

385

P(tg, 3 18. BIAGIO GAROFALO.

Biagio Garofalo detto anche Carvophilus nacque in Napoli , ove fece lutto il corso degli Studj , e mostrò ancor giovanetto di esser dotato di fervido ingegno. Si portò adulto in Roma sotto il Pontefìcato di Clemen- te XI al quale fu assai gradito , come anche al Cardi- nal Domenico Passionei. Il Principe Eugenio di Savo- ja lo chiamò in Vienna , ove fu assai stimato da queir Arcivescovo Monsignor Trautson. Ivi cessò di vivere di anni 85. riputalo generalmente siccome T attesta nel suo Elogio il P. Alessandro di S. Gio: della Croce nel Tom. XXXIX Hist. Ecclesiast. Claudii Fleury Aug. Vindel. ing3 pag. 6;o. Diede alla luce le seguenti Opere.

Dìsscrtaiioniim Mise ellanear. Pars J. Ro?n, ì'jìS^.'zI Dissertai, de Mercaturis Ànliqiior. Ihid. z: De reteriun Clypeis Opusculum in quo jdiira qiine ad Graecam /io- manamque mìlitiam perlinent , €xpìicantiu\ et illustrane tur Lugd. BaL ap. Elzeuir. 1751 4* ^^'^"- fi^-"^ ^^ antiquis fodinis , auri , argenti ^ aeris , ferri , pi ambi- que. Viennae i^S^. 4- ^Opiiscula de marmoribus antiquis, Accedunt Dissertationes IV. Findohonne i^^oS. 4- ^ Dissertano de Icone Asclepiadis in Museo Alex. Alba- ni in Dissert, Miscellan. pag: 53 1. 36o. :r Considera- zioni intorno alla Poesia degli Ehrei , e de' Greci Ro- ma per Frane. Gonzaga 1707. 4- tu Osservazioni diOt- iauio Maranta sopra la lettera delV Ebreo Raffaello fat- ta in difesa del Garofalo Ven, ] 7 1 1 . 4-

Pag, 820 P. TOMMASO MINORELLI.

Il P. Tommaso M. Miuorelli Padovano deli' Ordine

4^'

584

de"* Predicatori fu Professore di Teologiii, e Prefelto del- la Biblioteca Casanattense in Roma. Essendo divenuto cieco ottenne per suo compagno il P. Tommaso Vin- cenzo Moniglia, che gli servai di grande aiuto fino alla sua morte, clie segui nel inSS. Nella Vita di questo illustre Collega fra quelle di Monsignor Fabroni To. //. pag. i54 si parla con molta lode anche del P. Mino- relli , di cui si trovano anche varie notizie nella Bi- bliot. Scriptor, Ord. Praedicaf. Abbiamo di lui le se- guenti Opere "^ Oratio in funere Bacccilnurei lordani lordani Patav. 1680 , et 1684". :=! Praesul Coenobiticiis subditoriun sit Meàiciis Oratio paraenetica , habila Ve- net. Vili. Id. Mail in Comitiis Provincialibiis Ve- net. 1688. :i5 Posiiiones Ecclesiasticae propositae coram Jìevmo : P. Fr. Antonino Cloke Gener. Ord. Praedic. Patav, Typ. Semin. 1693. '^nOratio in funere Lucae Calzarellae OUvetan. Rhodig: 1695. :i5 Vrbh Rliodigi- nae cum famiiia Dominicana conventio. Oratio in Co- mitiis Provincial. Rhod. 1696. z^ Il sapere in chi reg^ , la cagione principale della felicità de'^popoli. Ora- zione detta in lode del Conte Gio: Paolo If^idman» Sta neir espressione di ossequio al merito dello stesso Rovigo 1697 tu Vita S. Pii V. Romac ap. Fran. Gon- zaga in 12. 8. Zh De S. Pio V. Oratio :z, Epistola ad lacob. Ladarchìum sub nomine Io. Storchii Patav» Jpud Jó. Manfrè.

585

INDICE

m CIÒ , CHE SI CONTIENE IN QUESTO VOLUME'

E,

logio di Virginia Pignatelli Bonito Duchessa deW Isola. 3

Epistola dedicatoria premessa alla Sifi- lide di Girolamo Fracastoro tradotta da Pietro Belli. 7

Prefazione di Gio: Battista Vico , che va innanzi alla Traduzione della Si- filide di Fracastoro fatta da Pietro Belli. ' 19

Giudizio sopita Dante 27

Prefazione alle Rime scelte di Gherar- do de Angelis 33

Giudizio di Gio: Battista Vico intorno alla Grammatica di Antonio di Aron- ne^ oy

Risposta nelle quali si sciogliono tre gravi opposizioni fatte da dotto Signo- re contro il primo Libro de Antiquis- 4ima Italorum Sapientia. o^

e Ris'

586 Risposta di Gio: Battista Pico alV Ar- ticolo X. del Tomo VI IL del Gior- nale de' Letterati d^ Italia. ?7 Dedica della Raccolta di CoTupnjiiweji- ti fatta dal Fico per le Nozze di D. Adriano Cara/a Duca di Tre etto , e D, Teresa Borghese de^ Piincipi di Sulmona. i45 Lettera al P, Bernardo M. Giacchi

Cappuccino. 1 5 o

Al medesimo. i5i

Al medesimo, ibG

Al medesimo, 167

Al medesimo. 161

Al medesimo. i65

Al medesimo. 166

Al medesimo. 167

Al medesimo. 171

Al Cardinal Lorenzo Corsini indi Som- mo Pontefice col nome di Clemente XTL 171

Al medesimo. 172

Al medesimo. 17^

Al Sig. I), Nicola Giovo. ly^

A Monsignor Muzio Gaeta Arcivescovo

di Bari. 177

Al medesimo 182

Al

58; Al Slg, D, Francesco Solla, 187

Al Sig. D, Giulio Cesare Mazzacane Principe di Omignano dedicandogli un Epitalamio per le sue Nozze. aoo

Al SÌ2:^ Duca di Laurenzano. 2o5

Al P> Concina. ' 209

Risposta al R. P. de Fitrl della Com- pagnia di Gesù. ai3 AlV Abate , poi Monsignore Giuseppe Luigi Esperti Prelato domestico nella Corte di Roma. 219 A Gherardo degli Angeli sopra P indo- le della vera Poesia» aaS Al Reverendissimo Signor D Tommaso Rossi Abate Infulato deWinsigne Col- legio di S. Giorgio della Montagna. ^loS A Monsignor Gioì Barba in risposta al- l' Opera dal medesimo inviatagli sul metodo delle Lingue. a38 A Giuseppe Pasqual Cirillo. 240 Prosa per un annuale apertura deW Ac- cademia istituita da D, Nicola Sa- lerni, 24^ Dichiarazione fatta da Gio: Battista Fi- co nella Jlne delle sue risposte a' Gior- nalisti di Venezia. 248

e a LET-

588

LETTERE DI PERSONAGGI DISTINTI , E LETTERATI DIRETTE A VICO.

Deir E lettor di Baviera. n^g

Del Prìncipe Eugenio di Savoja aSo

Del Cardinal Lorenzo Corsini indi Som- mo Pontefice col nome di Clemente XII, ii5i

Del medesimo, aSa

Del medesimo, - a54

Del Cardinal Nein Corsini, a55

Del Cardinal Trojano Jcquaviva, nSj

Del P. Bernardo Maria Giacchi da

Napoli Cappuccino, a 58

Del medesimo, ^5^

Del medesimo, a6i

Del medesimo, !i65

Del medesimo. a64

Del P. Niccolò Concina de^ Predicatori, a6G Del P, Daniele Concina de"^ Predicatori, lyo Del P. Niccolò Concina de' Predicatojn, 272 Del Signor Giuseppe Jttia, 276

Dell* Abate Rossi di S. Giorgio, 278

Del Conte Gio: Artico di Porcia. a8o

Del P. Michelangelo da Reggio Cap- puccino* a8i

Del

589 Del P. Ed, de Fitti della Compagnia

di Gesù, a86

Del D. Tommaso Maria Alfani de* Pre^

dicatori.

aSj

Del medesimo.

291

Del Duca di Laurenzano.

393

Di Monsignor Muzio Gaeta

Arcivesco-

vo di Bari.

^94

Del medesimo.

396

Del medesimo.

^99

Del medesimo.

307

Del medesimo.

3i6

Di Biagio Garofalo.

3i8

Del P. Tommaso Maria

Minorelli

de'

1

Predicatori.

3iq

NI-

3go

INDICE

Delle Notizie Biografiche riportate nelle Note dair Editore.

jrLlJani - P. Tommaso.

38o

jéngelis - P, Gherardo de.

557

Jrìguillara - Gìo: Andrea,

5'29

Aronne - Antonio d^

343

Barba Monsignor Gio:

369

Belli - Pietro,

3-27

Bentivogfio - CardinaL

35o

Canosa Signor di.

378

Carafa - Diomede.

3G4

Concina - P. Niccolò,

366

Cirillo - Giuseppe Pasquale

370

Delmifuo - Giulio Camillo,

542

Egizio - Matteo.

347

Esperii - Francesco Saverio,

368

Gaeta - Monsignor Muzio -Arcivescovo d^

i

B ari.

558

Gaetano - Niccolò Duca di Laurerizano.

. 353

Ga-

%!

Gallarli' Mofìsis^Jior Celestino,

Zix

G ar afa lo Biagio .

ZAS

Giacchi - P. Bernardo Maria.

55 1

Giovo - Niccolò,

557

Gravesand - Guglielmo de.

5a5

Grozio - Ui^07ie.

5sia

Herbert o - Barone.

35o

Lodoli - P.

379

LoTignerue - Abate de.

324

Majo - Muzio di.

553

Marclietti - Alessandro,

5oi

Minor elli- P. Tommaso,

383

Palma - Conte.

357

Pallavicino- Cardinal Sforza,

oò'o

Procida , Gioì di.

355

Quinzii - P, Camillo - Eucherio.

S5a

Rossi - Tommaso,

5%

Salerno - Niccolò.

576

Santio - Francesco,

5/j5

Scala - Giulio Cesare della.

544

Spagnuolo - Agnello

555

Spinoza - Benedetto,

56a

Solla - Francesco.

563

Ventura - Francesco,

OD3

Vitriario - Filippo, Reinaldo,

5a6

ER-

SgS

ERRORI

CORREZIONI

Piig. a4 unpuemai

Pag. l\ì. quippeni ?

Fag. 67 sparsamenie

Pag. 68 abbiano

Pag. 80 1' opera

Pag. 83 liA Proemio

Pag, 90 perfetta

Pag, 92. confeffo Pag. 98 opponete

Pag. 14* qn alche Pag. 145 che se

Pag. i5o CAPPOcciJiJO Pag. i54 opera

Pag. i56 Febbraio

unquemai <]idppini ? sparsamente abbiamo 1* opera (a)

(a) Pag. 5- nel Proemio (a)

{a) Pag. 4. perfetta (a)

(a) Pag. 3ia confesso opponete (a)

{a) 53o qualche che se (tìj)

{a) Pag. 556

CAPPUCCINO

opera (a)

(a) L* Autore parla dell'opera , che ha per titolo de Urm^ersi Ju- nis uno Principio et fine uno anno 1720. Febbrajo. d Pag,

594

Pag.

176 quando que-

sta

quando questa si die de a studiare e scri- Tere sulla Greca ,

P^g.

177 in soavi

insoavi

Pag.

1122 leggittore

leggitore

Pag.

22.4 detla

della

Pag.

228 anui

anni

Pag.

2 35 non quanto

pensa

non pensa

Pag.

269 Scropuloso

scrupoloso

Pag.

262 CIACCO

GIACCHI

Pag.

273 trattarla

trattarla

Pag.

285 faseetto

fascetta

Pag.

3ii carattere

caratteri

Pag.

334 Lactissima

Lectissima

Pag.

356 al

alla

Pag.

338 a specialmen-

te

specialmente

Pag.

342 Sacratico

Socratico

Pag.

343 lettore

lettore

Tomo

Tomo I.

Pag.

545 Matallicae

Metallicae

Pag.

3^|6 Santo

Santio

Pag.

364 ^^ guardie

le guardie

Pag.

569 combatteudo

combattendo

Pag.

579 Pontefìe

Pontefice

P^g^

582 VysuvÌ

Vesuvio

^J^

Éi.

K^lfe^

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