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Pag ke Nora. — Io conservo in questo genere Parus ancora i seguenti
generi, stabiliti e generalmente adottati dai moderni Naturalisti, giac-
chè non mi è stato possibile di poter trovare fra i Paridi italiani,
per mantenerli divisi ne’ detti generi, niun deciso carattere che ne
avesse il sufficiente valore: Parus Linn. (P. maîor, P. ater, P. coeru-
leus, P. cyaneus); Lophophores Kaup. (P. cristatus Linn.); Poecile Kaup.
. (Parus palustris Linn.}. Siccome peraltro, nella colorazione delle pen-
ne, ed anche nella struttura di queste, presentano fra loro delle dif-
ferenze e delle affinità che permettono d’aggrupparli con molta na-
turalezza, valerfdomi di tali caratteri, benché di valore certamente
poco più che specifico, ne ho formato, seguendo l'esempio del
prof. Ranzani, le tre distinte sezioni, cioè quelle delle Cince pro-
priamente dette, delle Bigiarelle e delle Cince ciuffute. Vi ha per
altro nelle parti Nord-Ovest d’Europa, e nelle prossime d’ America,
un uccello di questa famiglia, il Parus bicolor di Linneo, il quale,
quantunque per la coloritura delle penne somigli perfettamente le
Bigiarelle (Poecile), pure, per la struttura e grossezza del becco, deve
essèr messo in un distinto genere, come appunto fece il Cabanis, il
quale lo denominò Baeolophus bicolor.
> Costumi. — I'abbricano il nido nelle buche degli alberi,
dei massi e dei muri.
20 ORDINE SECONDO.
Sezione I. — PARIDES. (CINCE.)
(Gen. PARUS Linn.)
Senza ciuffo, con degli specchi o fasce trasverse
bianche sulle cuopritrici delle ali.
Color dominante bianco, giallo e nero, che in alcuni
diviene ceruleo, o bianco e nero.
CINCIALLEGRA. PARUS MAIOR. Linn.
Vertice e parte inferiore del collo nero-violetto; tempie e guance bian-
che ; lati dell'addome gialli.
Maschio. Becco nero. Iride nera. Pileo, collo, parte media
del petto e dell'addome d’un bel color nero lucido leggèrmente
cangiante in violetto. Regione dell’ orecchio di color bianco
purissimo. Nuca bianca, cervice giallastra. Penne del dorso e
scapolari verdi-olivastre. Groppone cenerino, con qualche sfu-
matura verdiccia. Lati del petto, fianchi e lati dell'addome.
d’ un bel color giallo. Cuopritrici delle ali nerastre nel mezzo,
celestognole sul margine ; le grandi son terminate di bianco
nella cima. Remiganti bruno-cenerine un poco tendenti al ce-
lestognolo, col margine più chiaro. Cuopritrici inferiori bian-
che. Timoniere nere nella parte media, cenerino-celestognole
sul margine : la prima da ciascun .lato è bianca esternamente.
Penne del sopraccoda cenerino-celestognole; di quelle del
sottocoda, le esterne intieramente bianche, le interne bianche
e nere. Piedi cenerino-celestognoli.
Femmina. Ha i colori meno vivaci, ed il nero dell’ addo-
me spesso è macchiato di bianco.
Cinciallegra, Parus maior, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 14..
Sinonimia. -— Parus maior, Linn. S. N. (1766), I, p. 344. — Pa-
rus fringùlago, Pall. Zoogr. (1844-1834), I, p. 855. — Parus maior,
Temm. Man., 42 parte (1820), p. 287, e 32 parte (1835), p.208. — Pa-
rus robustus, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1834), p. 464. —
Parus maior, Degl. et Ger. (1867), I, p. 558.
Ficure. — Buff., PI. enl. 3, fig. 1. — Parus maior, Eugenio Bet-
toni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-4870), vol. I, tav. 22,
TA
UCCELLI SILVANI. DI
Nomi vOLGARI TOSCANI. — Cincia grossa (Pisano). Cinciallegra,
Capinera (Fiorentino, Senese). Cincera (Bientinese). Cincipottola (Fio-
rentino). Cingallina, Perlonza grossa (Senese).
Nomi voLGarI stRANIERI. — Franc. La Mesange charbonniere.
Ingl. The great Titmouse. Ted. Die Kohlmeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 155; apertura del becco,
0”, 012; coda, 0", 06/1; tarso, 0", 017.
Costumi. — Uccello comunissimo in tutti i siti ed in tutte
le stagioni. Va per il solito in branchetti di quattro o cinque,
visitando l'interno degli alberi, de’ macchioni, entrando a
cercare 1 Ragni negli spacchi de’ muri, de’ sassi, ec.; la notte
suole andare a passarla in qualche vuoto tronco d’ albero.
Secondo varii Autori, è molto ghiotto del cervello dei piccoli
uccelli che assale all’ oggetto d’ impadronirsene, specialmente
se gli trova malati o nidiacei.
Propagazione. È uno de’ primi a covare. Nasconde il nido
in qualche buca di muro, o d’albero: esternamente lo forma
con musco delicato, internamente con lana della più molle che
può trovare. Le sue uova son piccole, rotendeggianti, di color
bianco, con -molti punti rosso-fegatosi, in numero da sette a
venti per covata.
CINCIARELLA. — PARUS CERULEUS. Linn.
Vertice celestognolo; addome giallo.
Maschio. Becco cenerino bruno. Penne del vertice di co-
lore azzurro, più lunghe ed erigibili. Una fascia bianca cinge
quasi a corona il vertice, passando sulla fronte e sull’occipite.
Lati della testa bianchi. Gola e gozzo nero-azzurrognoli. Dalla
base della mascella superiore parte una striscia nero-cerulea,
che passa di là dall’ occhio, s’ estende. sulla nuca, cala sui
lati del collo, e va ad unirsi con la macchia nero-cerulea del
sozzo. Dorso e scapolari color verde-giallastro. Petto, addo-
me e fianchi gialli. Una macchia azzurra nel mezzo dell’ ad-
dome. Ali azzurro-nerastre : le grandi cuopritrici, come le ul-
time remiganti, hanno una macchia bianca nella cima. Penne
del sopraccoda e timoniere azzurre, con lo stelo nero. Piedi
azzurro-cenerini,
x
59. ORDINE SECONDO.
Femmina. Ha i colori più sbiaditi, e la macchia dell’ ad-
dome meno visibile.
Cinciarella, Parus coeruleus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 15.
Sinonimia. — Parus coeruleus, Linn. S. N. (1766), I, p. 344.
— Parus coeruleus, Temm. Man., 1* parte (1820), p.289, e 3° parte
(1835), p. 209. — Cyanistes coeruleus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 99.
— Parus coerulescens, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831),
p. 463. — Parus coeruleus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 561.
Ficure. — Buff., PI. enl. 3, fig. 2. — Cyonistes coeruleus, Euge-
nio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II,
tav. 50.
Nomr voLgari Toscani. — Cincia piccola, Cincia puticchia (Pi-
sano, Fiorentino). Potazzina, Perlonza piccola (Senese).
Nomi voLcari strANIERI. — Franc. La Mesange bleue. Ingl. The
bleu Titmouse. Ted. Die Blaumeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 122; apertura del becco,
0%, 009; tarso, 0, 017.
Costumi. — È comune quanto la specie precedente, ed
ha gli stessi costumi. In primavera sciupa una gran quantità di
gemme agli alberi, e per mangiarne l'interno, e per cercarvi
gl’ insetti che vi si sviluppano.
Propagazione. Costruisce il nido ne’ fori degli alberi, e
questo per la struttura, per il numero, colore e forma delle
uova che contiene, molto somiglia a quello della specie pre-
cedente. .
CINCIA ROMAGNOLA. — PARUS ATER. Linn.
Pileo e gola nera ; tempie e gote bianche; larga macchia bianca sulla cer-
vice; parti inferiori bianco-sudice.
Maschio. Becco nero. Pileo , cervice, gola, gozzo e petto
di color nero tendente al violetto. Lati della testa e del collo,
ed una gran macchia sulla cervice, di color bianco. Parti
inferiori bianco-sudice. Dorso, scapolari, sopraccoda e cuo-
pritrici delle ali color cenerino piombato : le grandi cuopri-
trici hanno una bella macchia bianca sul lato esterno della loro
cima. Remiganti cenerine leggermente cangianti in celesto-
gnolo. Cuopritici inferiori delle ali biancastre. Timoniere bruno-
nere. Piedi nero-violetti.
UCCELLI SILVANI. 93
Femmina. Differisce dal maschio, solo per aver la macchia
nera del gozzo, e le parti bianche dei lati del collo meno estese.
Cincia romagnola, Parus ater, Linn. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 16.
._ Sinonimra. — Parus ater, Linn. S. N. (1766), I, p. 341. — Parus
atricapillus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 554. — Parus carbonarius,
Pall. Zoogr. (1844-1831), I, p. 556. — Parus ater, Temm. Man.,
A* parte (1820), p. 288, e 3* parte (1835), p. 209. — Poecile ater,
Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 114. — Parus abietum, Brehm, Handb.
Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 466. — Parus ater, Degl. et Ger. (1867),
I, p. 560.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 155, fig. A. — Parus ater,
Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1867-1870),
vol. II, tav. 90.
Nomi voLcari sTRANIERI. — Franc. La petite Charbonnière. Ing].
The cole Titmouse. Ted. Der Tannenmeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 147; apertura del becco,
0”, 04; tarso, 0%, 017; coda, 0", 948.
Costumi. — È piuttosto rara. Vive sopra i nostri monti
più alti; ma in autunno, nel tempo del passo degli altri uccel-
letti, sempre qualcuna ne comparisce in pianura.
Propagazione. Non ho mai trovato il suo nido. Lo costrui-
sce negli alberi vuoti, o ne’ fori delle fabbriche rovinate, o in
quelli abbandonati da Topi, ec. Contiene da otto a dieci uova
candide, asperse da poche macchie porporine. !
Sezione II. — BIGIARELLE. (PECILE Kaup.)
Senza ciuffo, senza specchi alle ali.
Color dominante bigio, con pileo nero.
* CINCIA DALMATINA. — PARUS LUGUBRIS. Natt.
Pileo color nero sbiadito ; un lungo sottogola nero cuopre il gozzo, ed
estendesi lateralmente ristringendosi. Lati del collo, petto e penne
cigliari bianchi.
Maschio e femmina. Becco mediocremente grosso, color
di corno. Iride scura. Pileo ed alto della cervice di color nero
1 Temminck, Man. d’Ornith., tomo I. pag. 289.
924. ORDINE SECONDO.
smorto : questo colore s’ unisce con il color sbiadito cenerino-
giallastro del dorso, delle scapolari, delle piccole e medie cuo-
pritrici delle ali e del sopraccoda. Grandi cuopritrici delle ali,
remiganti e timoniere di color cenerino fosco, marginate di
cenerino-biancastro. Dall’ angolo del becco parte una macchia
bislunga che ristringesi dietro l’ orecchio, poi dilatasi, e ter-
mina sfumandosi col color cenerognolo della cervice. Un largo
sottogola nero-sbiadito subtriangolare. Tutte le parti inferiori
di un biancastro-sudicio. Piedi ed unghie cenerino-nerastre.
Cincia dalmatina, Parus lugubris, Natt. Savi, Orn. Tosc., III,
p. 242.
Sinonimia. — Parus lugubris, Natter in Temm. Man., 2° edit.
(1820), I, p. 293, e 3* parte (1835), p. 212. — Poecile lugubris, Kaup.
Nat. Syst. (1829). — Penthestes lugubris, Reichenb. Av. Syst. Nat.
(1850). — Poecile lugubris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 569.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 154, fig. 4.
Nomt voLGaRI sTRANIERI. — Franc. Nonnette lugubre.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0M, 126; apertura del becco,
0m, 012; coda, 0%, 054; tarso, 00, 022.
Costumi. — Il Parus lugubris non mi è noto che giammai
siasi trovato in Italia; ma siccome è un uccello proprio alle
rive orientali dell’ Adriatico, mi sembra cosa facilissima che
qualche individuo traversi quel mare e si fermi in Italia; per
ciò ne pongo in quest’Opera la descrizione. È comune molto
nell’Istria, nella Dalmazia e nell’ Ungheria. Non si conoscono
nè i suol costumi, nè il modo di nidificare.
UCCELLI SILVANI. 95
CINCIA BIGIA. — PARUS PALUSTRIS. Linn.
Pileo e cervice color nero morato; gote, tempie e gola bianche; una mac-
chia nera subrotonda sotto il becco, in. mezzo al bianco della gola;
parti superiori cenerine tendenti al color ruggine, che sui lati del
collo si sfuma col bianco delle tempie.
Maschio. Becco grigio corneo. Pileo ed alto della cervice
nero morato : parte inferiore della cervice chiara, e tutte le al-
tre parti superiori, comprese le cuopritrici delle ali, color ci-
nereo, tendente al color ruggine specialmente sul sopraccoda.
Gote, basso della regione temporale e lati del collo di color
bianco, il quale mentre termina bruscamente attorno al nero
del vertice, si sfuma col cenerino del dorso: lo stesso bianco
s' estende alle cuopritrici inferiori delle ali, sulla gola e sull’ad-
dome; ma ai fianchi, al lati dell'addome e nel sottocoda è
sfumato di fulviccio-grigio: in mezzo della gola, sotto il becco,
una mediocre macchia color nero deciso, che cala sul petto
sfumandosi in bianco. Remiganti e timoniere grigio-nere : le
prime sono esternamente marginate del color del dorso. Tarsi
e diti neri.
Femmina. Ha il color nero meno puro.
Cincia bigia, Parus palustris, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 18.
Sinonimia. — Parus palustris, Linn. S. N. (1766), I, p. 344. —
Parus palustris, Temm. Man., 1 parte (1820), p. 294, e 3? parte
(1835), p. 212. — Parus cinereus montanus, Baldenstein, Neve Al-
pina (1829), II, p. 24. — Poecile palustris, Kaup. Nat. Syst. (1829),
p. 144. — Poecile palustris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 564.
26 ORDINE SECONDO.
Ficure. — Buffon, num. 3, fig. 3.
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. La Mésange Nonnette. Ingl.
The marsh Titmouse. Ted. Die Sumpfmeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 139; apertura del becco,
0”, 09; coda, 0%, 048; 0”, tarso, 0, 016.
Costumi. — Abita i boschetti e le macchie ne’ monti di
elevazione mediocre. Il signor dottor Carlo Passerini l’ ha tro-
vato nelle vicinanze di Firenze ; ! io ne’ poggi del Senese, vi-
cino all’antica Badia di San Galgano. Trovasi a quando a
quando anche nel Pisano.
Propagazione. Secondo Temminck,. nidifica negli alberi
cavi, e partorisce dieci o dodici uova bianche, macchiate di
rosso-porporino. °
# CINCIA BOREALE. — PARUS BOREALIS. Selys.
Pileo, cervice e parte media della schiena color nero morato; gote, tem-
pie, lati del collo e della schiena, e gola, bianco-candidi: una mac-
chia nera assai estesa sotto il becco, in mezzo al bianco della gola;
parti superiori color cenerino puro, o a luoghi appena sfumato di ros-
siccio.
Becco color di corno. Pileo, cervice e parte media della
schiena color nero morato; gote, tempie, lati del collo e della
parte alta della schiena, petto e cuopritrici inferiori delle ali
candidi : sulla gola una larga macchia nera, che inferiormente
sfumasi a macchiette in bianco. Lati della parte inferiore della
schiena, groppone, sopraccoda e cuopritrici superiori delle
ali color cenerino puro, sfumato di rossiccio sopra le scapo-
lari e sul sopraccoda; fianchi, lati del petto e regione anale
color bianco-sudicio tinto di cenerino-rossiccio. Remiganti e
timoniere grigio-nere : le prime marginate esternamente del
color grigio-rossiccio del groppone, le seconde di bianco-
cenerino. Tarsi e diti neri.
Sinonimia. — Parus borealis, De Selys, Bull. de l’Acad. Roy.
de Brux. (1843), II, p. 28. — Poecile borealis, Barth. Rich. Ornith.
(1859), p. 183. — Parus lugubris, Bailly, Bull. de la Soc. d’Hist. Nat.
1 Nuovo Giornale de’ Letterati, n. X, anno 1823.
? Temminck, Man. d’Ornith., pag. 293.
UCCELLI SILVANI. 2
de Savoy. — Parus alpestris, Bailly, Ornith. de Sav. (1853), III,
p. 66.
Nomi voLcarI stRANIERI. — Franc. Mesange boreale.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 140; coda, 0%, 054; ala,
0, 045; tarso, 0”, 02.
Costemi. — Quest’ uccelletto trovasi in Savoia, in Fran-
cia, nel dipartimento delle Basse Alpi; perciò, essendo proba-
bile esista o si faccia vedere qualche volta anche in Italia, ho
creduto conveniente di indicarlo in questo libro. Abita le grandi
boscaglie.
Propagazione. Fa il nido nelle buche degli alberi. Le sue
uova sono otto o dieci, bianche, punteggiate di rossiccio.
Sezione III. — CINCE CIUFFUTE. (LOPHOPHANES
Kaup .)
Con ciuffo alla nuca.
Color dominante bigio-scuriccio sul dorso.
Testa e ciuffo colorati di bianco e nero.
CINCIA COL CIUFFO. — PARUS CRISTATUS. Linn.
Penne del pileo bianche e nere; dorso castagno-olivastro; petto nero;
addome bianco-sudicio.
Maschio. Becco nero-cenerino. Pileo coperto di penne nere
marginate di bianco: quelle dell’occipite, essendo molto più
lunghe e rivolte in basso, formano un bel ciuffo. Gote, tempie
e lati del collo bianchi. Una fascia nera cinge la parte poste-
riore della regione auricolare. Un collare nero limita il bianco
del collo. Parte media della gola e del gozzo, e petto, color
nero puro. Le rimanenti parti superiori color castagno-oliva-
stro. Parti inferiori blanco-sudice. Piedi cenerini.
Femmina. Ha il ciuffo più corto, e la fascia nera del gozzo
più ristretta.
Cincia col ciuffo, Parus cristatus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 19.
Sinonimia. — Parus cristatus, Linn. S. N. (1766), I, p. 340. —
Parus cristatus, Temm. Man., 1* parte (1820), p. 290, e 32 parte (1835);
23
p. 241. — Lophophanes cristatus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 92. —
Parus mitratus, Brebm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1834), p. 467.
— Parus cristatus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 563.
Ficuge. — Buff., PI. enl. 502, fig. 2.
Nomi voLGarI STRANIERI. -— Franc. La Mesange huppee. Ing].
The crested Titmouse. Ted. Die Haubermeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 117; apertura del becco,
0, 09; coda, 0", 4; tarso, 0m, 017.
ORDINE SECONDO.
Costumi. — Abita le Alpi del Piemonte, del Tirolo. Tro-
vasi anche qualche volta, secondo il Durazzo, nel Genovesato.
Propagazione. Nidifica nelle buche, partorisce dieci uova
bianche, macchiate di rosso-sanguigno all’ estremità più ot-
usa.
59° Genere. — ORITES. Moehring.
Becco subeguale in lunghezza allo spazio compreso
fra Ja sua base e Vl angolo anteriore dell’occhio,
subtetragono.
Mascella superiore col margine inferiore leggermente
concavo, un poco più lunga dell’ inferiore.
Coda graduata, lunga.
Becco subeguale alla metà della testa, conico, subtetra-
gono, piuttosto acuto, col margine della mascella superiore
leggermente concavo, e l’ apice un poco rivolto in basso; ma-
scella inferiore un poco più corta della superiore. Narici sub-
rotonde, nascoste dalle pennuzze della base della fronte, ri-
volte in avanti. Lingua troncata, terminata da setole spianate.
Ali mediocri. Prima remigante corta; seconda subeguale alla
nona; quarta, quinta e sesta subeguali: la quarta è la più
lunga. Tarso scudettato, più lungo del dito medio. Unghie
mediocri, subadunche, acute. Coda più lunga del resto del-
l’ uccello, graduata.
Costumi. — Il loro nido è sferoidale od ovato, e lo fab-
bricano fra i rami de’ macchioni.
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 291.
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vp
CT IO III PT NERO L5 SIATE
UCCELLI SILVANI,. 99
CODIBUGNOLO. — ORITES CAUDATUS.
G. ER. Gray ex Linn.
Fianchi rosso-ametistini.
Becco nero. Penne del pileo, della gola, del gozzo e del-
l'addome color bianco-sudicio, debolmente macchiato di scu-
riccio. Fascia sopraccigliare nera. Tempie del color del pileo,
ma striate di nerastro. Nuca e lati del collo neri. Schiena e
scapolari color cenerino-piombato, con qualche macchia ame-
tistina : sulle scapolari v’ è un maggior numero di queste mac-
chie. Groppone, fianchi e sottocoda color ametistino-carni-
cino. Cuopritrici delle ali nere. Remiganti bruno-nere: le
secondarie esternamente marginate di biancastro. Sopraccoda
cenerino-nero. La prima, seconda e terza timoniera da cia-
scun lato. bianche esternamente, nere internamente : le altre
intieramente nere. Piedi neri.
‘Cincia codona, Parus caudatus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 20.
SinoniMmia. — Parus caudatus, Linn. S. N. (1766), I, p. 342.
— Parus longicaudus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 571. — Mecistura
vagans, Leach. Syst. Cat. M. and. B. Brit. Mus. (1816), p. 17. —
Acredula caudata, Koch. Baier. Zool. (1816), T, p. 200. — Parus cau-
datus, Temm. Man. Aa parte (1820), p. 296, e 3° parte (1835), p. 214.
— Zgithalus caudatus, Boie, Isis (1825), p. 556. — Paroides cau-
datus et longicaudus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1834),
p. 470-471. — Mecistura caudata, Bp. B. of Eur. (1838), p. 20. —
Orites caudatus, G. B. Gray. List. Gen. of B. (1841), p. 52. — Orites
caudatus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 571.
Ficure. — Buff., PI. enl. 502, fig. 3. — Mecistura caudata, Euge-
nio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. I,
tav. 12.
Nomi voLcaRI Toscani. — Cincia codona (Pisano). Codibugnolo,
Lanciabue (Fiorentino). Paglianculo, Codilungo (Senese).
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. Mesange a longue queue. Ingl.
The longtailed Titmouse. Ted. Die Schwantzmeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 13; apertura del becco,
Qu, 06; coda, 0m, 077: tarso, 0, 019.
Costumi. — In, Toscana è comunissima, tanto in estate
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RETE AV
30 ORDINE SECONDO.
che in inverno. In branchi di dieci o dodici individui gira con-
tinuamente, visitando gli alberi dei boschi, de’ campi sativi,
de’ giardini, ec.
Propagazione. Il nido che questa Cincia fabbrica è uno
de’ più belli e de’ più curiosi. Lo pone nella biforcazione di
qualche ramo, poche braccia alto da terra: ha una forma
ovale, e da un lato della sua parte più alta v'è l’ apertura,
rotonda, larga solo quanto è necessario per lasciar passare
l’ uccello. Un delicato tessuto di musco, tele di ragno, lanu-
gini vegetabili e animali, ne formano la tunica media, la quale
è la più forte, e quella, da cui è principalmente formato il nido.
Questa tunica è esternamente ricoperta da una gran quantità
di fronde di licheni (particolarmente della Parmelia perlata), le
quali vi sono aderenti per la loro pagina inferiore, che è di
color nero. Jo credo essere oggetto delle Cince codone, ricuo-
prendo il lor nido con queste fronde, di collegar meglio i ma-
teriali, con i quali è esternamente formato. La pagina inferiore
delle fronde di questi licheni, come è ben noto, è ricoperta da
una gran quantità di radichette, corte e adunche, le quali
servono a tenerle attaccate alla terra, o alle scorze su cui
crescono. Ora queste radichette agganciandosi ai fili di ragno
e di lana che, mescolati con borraccina e pagliuzze, formano,
come ho detto, lo strato medio del nido, servono a meglio
collegar fra loro queste sostanze, e per conseguenza danno
una solidità molto maggiore all’ intiera fabbrica. Internamente
tutto il nido è foderato da una quantità grande di penne deli-
catissime. Vi impiegano a costruirlo da diciotto a venti giorni,
vi depongono da dieci a sedici uova, le quali son piccole,
tondeggianti, bianche, con molti punti minuti rosso-cupi, si-
tuati sull’estremità più ottusa: e sono covate per quindici
giorni, e la completa allevatura termina in diciassette.
60° Genere. — PANURUS. Kock.
Becco d’una lunghezza che è maggiore di quella
esistente fra la sua base e l'angolo posteriore
dell’occhio, conico, leggermente incurvo, acumi-
nato.
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UCCELLI SILVANI. 31
Mascella superiore col margine inferiore leggermente
concavo, eguale alla mascella inferiore.
Coda graduata, lunga.
Becco più lungo dello spazio interposto fra la sua base e
l’angolo posteriore dell’ occhio, conico, leggermente incurvato,
acuminato ; mascella superiore con i margini concavi, eguale
all’ inferiore. Narici subrotonde, nascoste dalle setole della
base del becco. Lingua troncata, terminata da setole spianate.
Ali mediocri: prima remigante cortissima, seconda subeguale
alla settima, terza e quarta subeguali ; la quarta è la più lunga
di tutte. Coda più lunga del resto dell’ uccello. Tarso scudet-
tato, più lungo del dito medio. Diti lunghi. Unghie piuttosto
grandi, delicate, adunche.
Costumi. — Costruiscono un nido subsferico, intessendo
foglie secche e sottili fili d’ erba alle canne ed ai giunchi pa-
lustri.
BASETTINO. — PANURUS BIARMICUS. Kock. ex Linn.
Dorso e fianchi color cannella.
Maschio adulto. Becco giallo. Iride gialla. Pileo e gote di
un bel color cenerino-piombato delicatissimo. Gola e gozzo
d’ un bianco puro. Baffi e redini nere. Dorso e fianchi color
cannella giallastro. Addome color carnicino-ametistino. Penne
tibiali e scapolari ceciate. Piccole cuopritrici delle ali baio-
ceciate : medie e grandi color cannella, rossastre sul margine
esterno, biancastre nel margine interno , nere nella parte me-
dia. Angolo e margine esterno dell’ ala e delle grandi remi-
ganti bruno-neri. Piccole remiganti col margine esterno color
di cannella intenso; parte media d’ un nero purissimo, e parte
interna ceciata. Penne del sopraccoda color di cannella inten-
so. La prima timoniera è bianca nella parte esterna e supe-
riore, e nera alla base; la seconda internamente di color can-
nella cupo, esternamente verso l'apice bianca, alla base nera;
tutte le altre sono unicamente di color cannella intenso. Sot-
tocoda nero splendente. Piedi neri.
32 ORDINE. SECONDO.
Femmina. Ha il pileo d’ un color quasi simile a quello del
dorso. Gli mancano le basette nere, e le penne del sottocoda
le ha di color ceciato.
Giovani all’ uscir dal nido. Hanno vna larga macchia nera
sul dorso.
Basettino, Parus biarmicus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 22.
Sinonimia. — Parus biarmicus, Linn. S. N. (1'766), I, p. 342. —
Parus barbatus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 567. — Parus russicus,
Gmel. S. N. (1788), I, p. 164. — Panurus biarmicus, Koch. Baier.
Zool. (1846), I, p. 202. — Calamophilus biarmicus, Leach. Syst. Cat.
M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 17. — Parus biarmicus, Temm.
Man. 4a parte (1820), p. 298, e 3= parte (1835), p. 214. — Mystaci- .
nus biarmicus, Boie, Isis (1822), p. 556. — #githalus biarmicus,
Boie, Isis (1822), p: 975. — Calamophilus barbatus, Keys. et Blas.
Wirbelth. (1840), p. 43. — Panurus biarmicus, Degl. et Ger. (1867),
I{pablot
Ficure. — Buff., P). enl. 618, fig. 1, maschio; fig. 2, femmina.
Nomi voLgari Toscani. — Basettino (Pisano). Codone (Vecchia-
no). Codoncino (Bientinese).
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. La Mésange moustache. Ingl.
The beauded Titmouse. Ted. Die Bartmeise. 3
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 165; apertura del becco,
Qm, 09; coda, 0, 048; tarso, 0%, 024.
Costumi.
Quest’ uccelletto è comune nel padule di Bien-
tina, ed è uno de’ più graziosi ed eleganti per le forme e per
1 colori. Continuamente svolazza, e s’ arrampica fra le can-
nelle, fra le paglie, e fra i macchioni di salci e tamarici, cer-
cando gl’ insetti ed i semi. Grida continuamente e con voce
anche molto sonora. Mi han detto che si addomestica piutto-
sto facilmente, e che in ischiavitù si mantiene bene con del
semolino di granturco.
Propagazione. Secondo ciò che dice il professor Ranzani,
attacca il nido alle canne, ovvero a’ giunchi, e lo intesse con
sottili erbe secche, con giunchi e con piccole pagliuzze: in
ogni covata sono quattro o cinque uova bianco-rossicce, e
macchiate di bruno. *
1 Ranzani, Elem. di Zoologia, tomo HI, parte V, pag. 40.
UCCELLI SILVANI. 33
61° Genere. — AGYTHALUS. Boie.
Becco più lungo dello spazio che è fra la sua base
e l angolo posteriore dell'occhio, conico, diritto,
acutissimo.
Mascella superiore col margine inferiore quasi ret-
tilineo, più lungo della mascella inferiore.
Coda mediocre, troncata, forcuta.
Becco più lungo dello spazio interposto fra la sua base e
l’angolo posteriore dell’ occhio, conico, diritto, acutissimo :
mascella inferiore un poco più corta della superiore. Narici
subrotonde, nascoste dalle pennuzze rivolte in avanti dalla
base del becco. Lingua troncata, terminata da setole spianate..
Ali mediocri: prima remigante cortissima ; seconda subeguale
alla settima; terza, quarta e quinta subeguali; la quarta la
più lunga di tutte. Coda mediocre, troncata, forcuta. Tarso
scudettato, poco più lungo del dito medio. Diti mediocri. Un-
ghie piuttosto grandi, assai grosse, subadunche.
| Costumi. — Sospendono il nido all’ estremità di rami sot-
til e flessibili. — tà
FIASCHETTONE.T— _AGYTHALUS PENDULINUS.
Boie ex Linn.
Pileo.bianco-perlato; una larga fascia nera ricuopre la fronte, gli occhi e
le orecchie.
Maschio. Becco nero con i margini biancastri. Pileo, cer-
vice, lati del collo, gola e gozzo di color bianco-perlato : una
larga fascia nera cuopre la fronte, la regione degli occhi e
delle orecchie. Petto carnicino, con macchiuzze color di noc-
ciòla ; sottocoda bianco-sudicio. Schiena, medie e grandi cuo-
pritrici color di cioccolata vivace. Piccole cuopritrici e grop-
pone lionato-cupo. Sopraccoda ceciato-cenerina. Remiganti e
timoniere nere, marginate di biancastro. Piedi neri.
Femmina. Ha colori più sbiaditi: la fascia nera frontale
più ristretta.
Ornitologia italiana. — II. 3
ET Veterani x CARRI Pi,
PINETO SEBAN SU RATORI
PALAU IRE ENTO IZ
PESTE A II TSIOT
Il ORDINE SECONDO.
Fiaschettone, Parus pendulinus, Linn. Savi, Orn. Tosc., I, p. 24.
Sinonimia. — Parus pendulinus, Linn. S. N. (1766), I, p. 342. —
Parus polonicus seu pendulinus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 565. —
Parus narbonensis, Gmel. S.N.(1788), I, p. 1014. — Parus penduli-
nus, Temm. Man., 1* parte (1820), p. 300, e 3° parte (1835), p. 2/16.
— Zgithalus pendulinus, Boie, Isis (1822), p. 556. — githalus
pendulinus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 575.
Ficure. — Buff., PI. enl. 618, fig. 3 e 708, fig. 1, giovane avanti
la muta, sotto il nome di Mesange de Languedoc. — Mgithalus pen-
dulinus, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-
18170), vol. IT, tav. ‘79. |
Nomi voLGarI sTRANIERI. — Franc. Le Remiz. Ingl. Penduline
Titmouse. Ted. Die Beutelmeise.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 107; apertura del becco,
0%, 09; coda, 0m, 041; tarso, 0, 017.
Costumi. — Abita le gronde de’ paduli coperte da mac-
chie di salci, tamarici, ontani, cannelle, ec. Sta nascosto abi-
tualmente nelle fronde, di modo che difficilmente si scopre.
Se ne trovano nel padule di Bientina, ma non vi sono molto
comuni. Ne ho veduti alcuni nelle salciaie del padule di Ca-
stiglioni.
Propagazione. Fabbrica il nido in prossimità dell’acqua; lo
sospende all’ estremità d’ un ramo pieghevole, ordinariamente
di salcio, e gli dà la forma d’ un fiasco. L’ apertura di questo
nido è situata nella parte superiore del corpo, alla base del
collo del fiasco è tubulosa, e per il solito riguarda l’ acqua.
Qualche volta, invece d’ una, ve ne sono due, una opposta al-
l’altra. I materiali, con i quali è costruito, sono i pappi lanosi
di salcio, di pioppo, di tifa, e di molte altre piante, ridotti
dal becco del piccolo uccelletto in piccoli globetti, e collegati
con filamenti di scorze di scirpi, carici, cannucce, ec. Son que-
ste fibre intessute con le lanugini in un modo al sommo am-
mirabile : traversano da parte a parte ]’ intiera parete, si in-
‘ crociano insieme, si annodano, e danno a tutta la fabbrica
una solidità grande. Dei filamenti della stessa qualità, ma più
grossolani e forti, legano il nido al ramoscello che lo sostiene.
In ogni covata si contano sei uova bianche, macchiettate di
rosso.
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UCCELLI SILVANI.
2° Famiglia. — REGULIDEI.
Becco subulato.
Mascella superiore appena intaccata.
Narici coperte da una sola penna pettinata rivolta
Im avanti.
Tarso quasi intieramente coperto da una sola squama.
62° Genere. — REGULUS. G. Cuo.
Ciascuna narice coperta da una sola penna.
Tarso quasi intieramente coperto da una sola squama.
Becco subeguale alla testa, sottile, appuntato, diritto.
Margine delle mascelle tagliente, un poco rivolto in dentro,
verso la parte media della loro lunghezza: quello della supe-
riore appena intaccato. Lingua scariosa, stretta, setolosa in
cima. Narici basilari, chiuse da una membrana forata nella
parte anteriore e coperte da una penna rivolta in avanti, con
barbe rade. Tarso coperto da una sola squama, più lungo del
dito medio. Diti tre davanti e uno di dietro : l’ esterno saldato
alla base col medio. Unghie piccole, arcùate. Coda di dodici
timoniere, un poco forcuta. Ali rotondate: prima remigante
mediocre; seconda eguale all’ottava; terza, quarta e quinta
le più lunghe.
Costumi. — I fregoli non abbandonano mai il loro paese
nativo, ancorchè sia molto settentrionale, e si contentano solo
d’ andare a passare la cattiva stagione nelle parti più difese
e più calde di quello. I pini, gli abeti, i ginepri, i cipressi e
le altre piante resinose son le più amate da loro, e quelle su
cui ordinariamente pongono il nido. Stan sempre uniti in bran-
chetti, e continuamente fischiettando svolazzano sugli alberi,
sospendendosi ai rami in tutte le positure per cercare gl’in-
setti, unico lor nutrimento. Fanno un nido globoso, e 1’ attac-
cano all’ estremità di qualche ramo. Partoriscono fino ad un-
dici uova.
Li
36 ORDINE SECONDO.
REGOLO. — REGULUS CRISTATUS. Charleton.
Parti superiori olivastre ; gote grigie, unicolori.
Maschio adulto. Becco nero. Cervice, dorso e scapolari
color olivastro. Parti inferiori, penne della base del becco e
delle orbite bianco-grigie. Penne della parte media del pileo
lunghe, sottili ed erigibili, d’ un bel color giallo-aranciato vi-
vacissimo : ai lati di queste vi sono due altre serie di penne,
una per parte, di color giallo-limone: due strisce nere limitano
esternamente queste tre gialle. Penne della fronte e delle gote
cenerino-olivastre. Remiganti nericce, marginate di bianco-oli-
vastro: sulla base delle remiganti secondarie una macchia
‘nera. Grandi cuopritrici delle ali con una macchia biancastra
all’ estremità. Timoniere cenerino-nericce, con sottil margine
verde-giallastro. Piedi giallo-olivastri.
Femmina. In essa la fascia media del pileo non è ‘aran-
ciata, ma color di limone.
Giovani avanti la prima muta. Han la detta fascia di color
verdastro.
Regolo, Regulus vulgaris, Vieill. Savi, Orn. Tosc., II, p. 9.
Sinonimia. — Motacilla regulus, Linn. S. N. (1766), I, p. 338.
— Regulus cristatus, Charleton, Exercit. (1677), p. 95, n. A. — Syl-
via regulus, Lath. Ind. (1790), II, p. 548. — Sylvia reqgulus, Temm.
Man. 1° parte (1820), p. 229. — Regulus flavicapillus, Naum. Vòg.
Deutsch. (1823), III, p. 968. — Regulus cristatus, Temm. Man.,
3* parte (1835), p. 157. — Regulus cristatus, Degl. et Ger. (1867), I,
p. 553.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 48, I. — Regulus cristatus,
Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. II, p. 106.
NomI voLgari Toscani. — Fiorrancino, Arancino (Pisano, Fioren-
tino). Fiorrancio (Senese).
Nomi voLGaRrI stRANIERI. — Franc. Le Roitelet. Ingl. The Gold
crested Wren. Ted. Der gekrònter Stinger.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 92; apertura del becco,
0”, 012; coda, 0, 032; tarso, 0%, 013.
Costumi. — Nell’ ottobre compariscono in pianura, e vi
it Bei
UCCELLI SILVANI. DI
rimangono tutto l’inverno. Sono pochissimo paurosi, e la-
sciansi accostare a piccolissima distanza.
Propagazione. Qualcuno, ma in piccolissimo numero, ne
rimane a nidificare sui nostri monti. Il nido, secondo Tem-
minck, è sferico, e lo attaccano all’ estremità dei rami. Con-
tiene fino ad undici uova di color bianco-roseo. *
Caccia. Tanto di questa, che della seguente specie, se ne
prendono molti e facilmente, civettando.
FIORRANCINO. — REGULUS IGNICAPILLUS.
Lichi. ex Brehm.
Parti superiori olivaceo-giallastre; gote bianche striate di nero.
Maschio. Becco nero. Cervice, dorso e scapolari di color
verde-giallo dorato. Parti inferiori di color bianco-sudicio : sul
pileo una serie di penne lunghe, sottili, di bel colore aran-
cione vivace : lateralmente ad essa due più strette di color li-
mone: tutte e tre dai lati e dalla parte anteriore sono limitate
da una striscia nera. Penne che cuoprono la base superiore del
becco d’ un bianco-sudicio. Fascia sopraccigliare bianca: una
macchia dello stesso colore è al di sotto dell’ occhio. Redini e
penne dell’ orecchio di color bruno nero: una piccola linea
nera voltata in basso è situata alla base del becco. Remiganti
cenerino-nerastre, marginate di giallo-verde: una macchia
nera sulla base delle secondarie. Grandi cuopritrici con una
macchia bianca in cima. Timoniere cenerino-nerastre, con sot-
til margine verde-giallastro. Piedi giallo-olivastri.
Femmina. Ha i colori più smorti.
Fiorrancino, Regulus ignicapillus, Savi, Orn. Tosc., II, p. 10.
SinonImia. — Sylvia ignicapilla, Brehm, in Temm. Man., 1° parte
(1820), p. 234. — Regulus pyrocephalus, Brehm, Lehrbuch. (1823),
I, p. 276. — Regulus ignicapillus, Licht. Doub. Zool. Mus. (1823),
p. 36. — Regulus ignicapillus, Temm. Man., 3* parte (1835), p. 158.
— Regulus ignicapillus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 555.
Ficure. — Fiorrancino, Olina, Uccelliera (1622), tav. 8. — Buff.,
PI. enl. 654, fig. 3, maschio, sotto il nome di Soucì ow Poul.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Roitelet triple bandeau.
1 Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 281.
38 ORDINE SECONDO.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 97; apertura del becco,
0%”, 012; coda, 0”, 028; tarso, 0, 016.
Costumi. — Come la precedente specie, comparisce in pia-
nura verso la fin d'ottobre, ma è più rara. I suoi costumi
sono i medesimi.
Propagazione. Non so che nidifichi in Toscana. Ecco ciò
che Schinz dice del suo nido: « Egli lo costruisce in forma di
» palla, e lo sospende con fibre sottili di scorza all’ estre-
» mità d’ un ramo di pino o d’ abeto; la sua apertura ora è
» terminale, ora laterale. Lo forma con borraccina delicata,
» internamente lo consolida con dei lunghi fili d’ Usnea barbata
» e d’altri licheni, ed internamente lo tappezza di penne,
» peli, lanugini, vegetabili, bozzoletti, ec.... Le uova sono molto
» piccole, ottuse all’ estremità, e di colore giallo-pisello ten-
dente al rosso. » !
v
QUATTORDICESIMA TRIBÙ.
I PRATAIOLI. — PRATENSES.
Becco sottile, subconico, diritto.
Narici nude.
Zampe con tre diti davanti, ed uno di dietro.
Prima remigante una delle più lunghe. I
Nora. — Avendo preso per uno de’ caratteri essenziali delle
tribù la proporzione delle remiganti e la nudità delle narici, era im-
possibile che i due generi Motacilla ed Anthus potessero rimanere
uniti agli altri Canori, e naturalmente essi ne vennero divisi; ed
esaminando poi i loro costumi, scorgesi a prima vista la naturalezza
di questa nuova famiglia. Mediante gli Anthus essa benissimo s’ uni-
sce con le Alaudae della seguente famiglia, e si collega assai natu-
ralmente alla famiglia dei Canorì per mezzo delle Saxicolae.
Costumi. — Si pascolano solo d°’ insetti, che prendono
sulla terra o fra l’erbe de’ prati, qualche volta anche inse:
' Schinz, Mist. Natur. des Nids, etc., fasc. II, pag. 8, tav. 4.
UCCELLI SILVANI. 39
guendoli a volo. Abitano, o in mezzo alle estese lande, o sul
limite de’boschi, o sulle cime scoperte delle Alpi, o lungo il
corso de’ fiumi. Giammai stanno abitualmente nell’ interno dei
boschi, o dei campi alberati: solo per poco si posano sulle
frasche. Volando, più o meno fischiano. La loro voce è presso
a poco nella stessa maniera modulata tanto in inverno che
nell’ epoca degli amori: stanno uniti in brigate o in famiglie,
qualche volta in branchi grandissimi. Quasi tutti amano segui
tare i bestiami, mentre pascolano. I maschi del maggior nu-
mero delle specie s’ adornano di nuovi colori in primavera. Il
nido lo pongono, o ne’ bassi cespugli, o sulla terra, o ne’ massi
spaccati, o nelle buche e crepe delle antiche fabbriche. Tutti
emigrano : alcuni vanno a passare la cattiva stagione nelle
parti meridionali d’ Europa, altri in Affrica ed in Asia.
1° Famiglia. — MOTACILLIDEI. Le MoraAcitLe.
Le due timoniere medie eguali o più lunghe delle
esterne.
Parti superiori di colori uniformi.
63° Genere. — MOTACILLA. Linn.
Unghia del dito posteriore non più lunga del dito.
Becco subeguale alla testa, diritto, sottile, conico-subte-
tragono; alla base tanto alto che largo, nella metà estrema
un poco compresso. Mascella superiore lesgerissimamente cur-
va, con apice debolmente intaccato. Mascella inferiore diritta.
Lingua scariosa, troncata, rotondata, bifida, lacerata. Narici
basilari, scoperte, semichiuse superiormente da una mem-
brana nuda. Tarso più lungo del dito medio, scudettato, o
coperto da una sola squama. Diti tre davanti, uno di dietro :
l’ esterno anteriore saldato alla base col medio. Unghie ante-
riori mediocri, subadunche, subcompresse, acute; la poste-
riore più lunga, mai più lunga del dito. Coda lunga, troncata,
o leggermente rotondata : di dodici timoniere. Ali appuntate :
prima, seconda e terza remigante eguali e le più lunghe ; una
40 ORDINE SECONDO.
delle remiganti secondarie eguale in lunghezza alle più lunghe
remiganti primarie.
Le Motacille hanno una figura svelta ed ele-
gante, e vivaci ed allegre sono le loro mosse. Volano con as-
sai rapidità, descrivendo quasi sempre tante piccole curve ver-
ticali, quanti sono i colpi d’ ala che danno, e facendo sentire
nel tempo stesso un piccolo e sottil fischio, vario, secondo le
varie specie. Durante il giorno raramente e per poco tempo si
posano sugli alberi, stando quasi sempre sulla terra, ove
corrono con gran velocità inseguendo Mosche, Tipule, Farfal-
lette ed altri insettini, che sono il loro cibo esclusivo. Di conti-
nuo, con gran lestezza, alzano e abbassano tremolando la coda,
dal che esse han preso il nome di Batticode, Coditremole, ec. Il
greto de’ fiumi, i campi da poco lavorati, i giardini e le strade
umide e solitarie delle città, sono i luoghi che esse frequenta-
no: mai stanno fra gli alberi folti de’ boschi. Son sottoposte
ad una doppia muta, ed in alcune specie, in quella di prima-
vera, compariscono sul loro collo nuovi colori. Il nido non lo
pongono mai sui rami, nè dentro le buche degli alberi.
Costumi.
BALLERINA. — MOTACILLA ALBA. Linn.
Occipite e cervice di color nero puro. Fronte, fascia sopraccigliare, redini,
fascia sottorbitale, tempie e lati del collo bianchi; gola bianca (ma-
schio in primavera) o nera, come pure il gozzo ed il petto (maschio
in inverno). Addome bianco.
Adulti in abito d’ inverno. Becco nero. Fronte, gola, goz-
zo, lati del collo, petto, addome e sottocoda di color bianco-
candido. Vertice, occipite, cervice ed una larga macchia se-
milunare sul petto di color nero puro, che con le sue estre-
mità scorre sui lati del collo fin sotto all’ orecchio. Dorso,
scapolari e fianchi cenerini. Penne del sopraccoda nere: le
esterne con margine bianco dal lato esterno. Piccole cuopri-
trici delle ali cenerine ; medie e grandi nere, marginate di ce-
nerino-biancastro. Remiganti nere, con sottilissimo margine
biancastro dal lato esterno. Timoniere : le due esterne bian-
che, con una gran macchia sul’lato interno, cuneata, nera; le
medie hanno un sottil margine bianco. Piedi neri.
UCCELLI SILVANI. 41
In abito d’ amore. Hanno una gran macchia nera, che cuo-
pre tutta la parte anteriore della gola, gozzo e petto.
Giovani avanti la prima muta. Vertice, occipite e cervice
di color cenerino. La macchia della parte anteriore del collo
ha la stessa forma che negli adulti in inverno, ma è poco vi-
sibile e cenerina. Il color bianco delle varie parti è sudicio.
Ballerina, Motacilla alba, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 28.
Sinonimia. — Motacilla alba, Linn. S. N. (1766), I, p. 3341. —
Motacilla cinerea, Briss. Ornith. (1760), TII, p. 461. — Motacilla alba,
Temm. Man., 1° parte (1820), p. 255, e 3° parte (1835), p. 178. —
Motacilla alba, Degl. et Ger. (1867), I, p. 383.
Figure. — Ballerina o Cutrettola, Olina, Uccelliera (1622), p. 43.
— Buff., PI. enl. 652, fig. 1, individuo in abito di estate; fig. 2, in-
dividuo in abito di autunno; 674, fig. 4, giovane avanti la prima
muta, sotto il nome di Bergeronnette grise. — Motacilla alba, Eugenio
Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. I,
tav. 37.
Nomi voLgari Toscani. — Cutrettola, Batticoda bianca (Fioren-
tino). Ballerina, Biancola (Pisano). Cessaiola (Bientinese). Codinzin-
zola o Codotremola bianca (Senese).
Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. La Lavandière. Ingl. The
Withe wagtail. Ted. Der weisse Bachstelze.
| DIMENSIONI. — Lunghezza totale: 0m, 184; apertura del becco,
Om, 017; coda, 0, 084; tarso, 0%, 022.
Costumi. — In quasi tutti i luoghi ed in tutte le stagioni
si trovano delle Ballerine; ma nell’ ottobre, ordinariamente
dopo le prime piogge, per il corso di alcuni giorni, ne compa-
risce una quantità molto maggiore. Esse allora , unite in bran-
chi di vario numero, correndo e svolazzando, seguitano dap-
presso i contadini che arano e seminano i campi, per beccare
gl insetti ed i vermiciattoli che il vomere discuopre smovendo
la terra. Fuori di quest’ epoca, stan per il solito sui pascoli at-
torno alle Vacche, ai Cavalli, alle Pecore. Verso il tramontar
del sole, quando i bestiami si riuniscono e s’ adagiano sui
prati per passarvi la notte, o sono guidati da’ guardiani alle
stalle, le Ballerine abbandonano anch’ esse quei luoghi per
andare a’loro soliti alberghi. É quella l'ora in cui, lungo i
fiumi ed i torrenti, sì comincia a sentire il fischio acuto ed in-
terrotto di questi uccelletti, e veggonsi comparire da ogni
49 ORDINE SECONDO.
parte: ben presto, riuniti in tante piccole brigate, van l'uno con
l’altro scherzando ed inseguendosi a volo, or sul mezzo, or
lungo il margine del fiume, fin tanto che l’ oscurità crescente
non gli obbliga a posarsi e a cercare un ricovero sui rami
delle vetrici o degli ontani, che pendenti sull’ acqua ne adom-
bran la riva. È piccolo il numero delle Ballerine che sverna
in Europa, paragonato al numero di quelle che vanno nel-
.l’isole dell’ Arcipelago, in Asia, in Affrica e particolarmente
sul Nilo. In domesticità vivono molto’ bene, nutrendole con il
pastone de’ Rusignòli, e con la pasta fatta di Bacacci.
Propagazione. Fabbrica il nido nelle buche dei massi, sotto
i tegoli dei tetti e negli edifizi semidiruti. La parete esterna
di questo nido è fatta con stecchi, radichette e paglie; la pa-
rete interna è di lana e foderata di crini. Contiene cinque o
sel uova, di color bianco tendente un poco al celeste, e mo-
schettate da una gran quantità di punti cenerino-scuri.
Caccia. Nell’ epoca del passo se ne prendono molte alle
reti aperte, mentre tendesi alle Lodole, quando bensì se ne
abbia uno zimbello, e meglio ancora qualcuna ingabbiata. Poco
dopo che l’ultime covate volarono, tendendo sulle spiagge, se
ne fanno cacce assai abbondanti. Gol frugnòlo ancora è facile
il prenderle, cacciando lungo il corso de’ fiumi.
BALLERINA VEDOVA.— MOTACILLA YARELLII.
Gould.
Tutte le parti superiori, gola, gozzo e petto tinte di nero puro. Fronte,
fascia sopraccigliare, redini, spazio sotto l’ occhio e lati del collo
candidi, come pure l’ estremità delle cuopritrici delle ali j; addome
candido.
Adulti in abito di primavera. Becco nero. Fronte, lati della
testa, del collo e del petto, addome e sottocoda color bianco-
niveo. Pileo, occipite, dorso, groppone, scapolari, una gran
macchia che ricuopre la gola, il gozzo e la parte media del
petto, di color nero. Fianchi cenerino-neri. Piccole cuopritrici
delle ali nere, grandi e medie nere, marginate di bianco ; re-
miganti nere, con margine bianco dal lato esterno. Penne del
sopraccoda nere; l’esterne marginate di bianco dal lato esterno.
Prima e seconda timoniera bianche, con lunga macchia nera
UCCELLI SILVANI. 43
cuneata sul margine interno; le altre timoniere son nere. Piedi
neri. Unghia posteriore subeguale al dito.
Abito completo d’ inverno. Gola e gozzo di color bianco-
niveo, senza alcuna macchia : sul petto vi è una gran macchia
semilunare, le cui estremità risalgono quasi fino all’orifizio
dell’ orecchio ; nel rimanente somigliano gli individui in abito
da estate. *
Giovani avanti la prima muta. Son di color cenerino-nero
molto cupo, in tutti i luoghi ove gli adulti in abito d’ inverno
son di color nero. La macchia semilunare del petto risale la-
teralmente fin quasi alle tempie. I lati della testa, la gola, il
gozzo e la fronte son di color bianco-sudicio, e spesso mac-
chiettato di nerastro; l’addome è biancastro. La macchia nera
cuneata delle due timoniere esterne è più grande ne’ giovani
che ne’ vecchi. °
Ballerina vedova, Motacilla lugubris, Pallas, Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 34.
Sinonima. — Motacilla lugubris, Temm. Man., 1® parte (1820),
p. 253, e 3 parte (1835), p. 175. — Motacilla alba, Flem. Brit. An.
(1828), p. ‘72. — Motacilla Yarellii, Gould, B. of Eur. (1832-1837),
p. 142. — Motacilla alba lugubris, Schleg. Rev. crit. (1844), p. 37. —
Motacilla Yarellii, Joub. et Barth. Riches. Om. (1859), p. 277. — Mo-
tacilla Yarellii, Degl. et Ger. (1867), I, p. 384.
Figure. — Gould, B. of Eur. (1832-1834), pl. 142.
Nomi voLGaRrI stRANIERI. — Franc. Hochequeue d’ Yarrell.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 184; apertura del becco,
00447; coda; 0%, 077; tarso, 0%, 022.
Costumi. — Dicesi che sia comune in Egitto; e, secondo
ciò che anni addietro mi disse il celebre viaggiatore E. Rup-
pel, è la specie che vi si trova comunemente nell’ estate,
quando la Motacilla alba è tornata in Europa. Io non l’ho mai
veduta in Toscana; ma essa non è rara nel Genovesato, ove
il professor Calvi la trovò fino dal 1821 e nel 1827. Il Durazzo
l’indica egualmente come non rara colà. Ed anche il signor
. professor Magni-Griffi dissemi d’ averla più volte trovata nella
Riviera di Levante. È la specie più abbondante iù Inghilterra.
1 Temm., Man. d’Ornith., pag. 254.
2 Id., op. cit,, pag. 254
CS
Al ORDINE SECONDO.
S'incontra qualche volta anche nella Francia meridionale. Ha
gli stessi costumi della Motacilla alba.
Propagazione. Fa quattro o cinque uova per covata, color
grigio pallido, un poco tendente all’ azzurrognolo, con punteg-
giature cenerine e scuro-cupe.
CUTRETTOLA. — MOTACILLA BOARULA.
Linn. Pennant.
Dorso cenerino o cenerino-olivastro; addome giallo; timoniere esterne
bianche sul margine interno.
Adulti in inverno. Becco nero. Pileo, sote, cervice, lati
del collo e scapolari d’ un bel color cenerino-piombato, con
una leggiera sfumatura giallastra. Fascia sopraccigliare stretta,
bianco-giallastra. Gola e gozzo bianchi. Petto giallo-canarino
chiaro. Sottocoda giallo-canarino vivacissimo. Sopraccoda
giallo-canarino tendente all’ olivastro. Cuopritrici inferiori delle
ali bianche. Le due timoniere esterne intieramente bianche ;
le seconde e le terze bianche, con parte del margine esterno
nera ; le quarte nere, con una macchia bianca cuneata verso
la base dal lato interno ; le quattro medie intieramente nere,
con la base del loro margine esterno giallastra. Piedi giallo-
carnicini. i
Adulti nel tempo degli amori. La fascia sopraccigliare è in
essi un poco più larga e più bianca. Le parti superiori son di
color cenerino più intenso. La gola ed il gozzo di color nero.
Una striscia bianca parte da ciascun lato della base del becco,
e cala fin verso:la metà del collo, separando il color nero della
gola e del gozzo dal cenerino dei lati e della cervice. Parti
inferiori di color canarino vivace.
Nora. — Qualche volta il nero della gola e del gozzo è mac-
chiato di bianco.
Cutrettola, Motacilla boarula, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 32.
Sinonimia. — Motacilla flava, Briss. Ornith. (1760), III, p. 471.
— Motacilla boarula, Penn. Brit. Zool. (1768), I, p. 492. — Motacilla
sulphurea, Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. 459. — Motacilla
melanopa, Pall. Zoogr. (1811-1834), I, p. 500. — Matacilla boarula,
rd
UCCELLI SILVANI. 45
Temm. Man., I° parte (1820), p. 257, e 3a parte (1835), p. 179. —
Calobates sulphurea, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 33. — Motacilla
montium, Brehm, Handb. Nat. Vég. Deutsch. (1831), p. 348. — Palle-
nura flava, Bp. Rev. crit. (1850), p. 146. — Pallenura sulphurea,
Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 7. — Motacilla sulphurea, Degl. et Ger.
(1867), I, p. 385.
Ficure. — Buff., PI. enl. 28, fig. A, individuo in abito d’ inverno.
NomI voLGaRI Toscani. — Ballerina gialla (Pisano).
Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. La Bergeronnette jaune.
Ingl. The grey Wagtail. Ted. Die graue Bachstelze.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 194; apertura del becco,
Qnm, 015; coda, 0, 105; tarso, 00, 022.
Costumi. — Questa specie, fra le nostrali, è la meno nu-
merosa. Nell’ estate vive sui monti dentro i botri sassosi, ove
scorrono acque limpide. Nell’ ottobre cala in pianura, e, soli-
taria o unita in coppie, vi passa tutta la cattiva stagione, cer-
cando di che cibarsi lungo i fossi, nelle fogne, negli orti o
giardini, e spesso anche nelle strade umide e immonde della
città.
Propagazione. Essa nidifica sui monti, nelle buche delle
grotte e de’ massi che sporgono sull’acqua, de’ muri che for-
mano le pescaie, le sore de’ mulini, ec. Il nido è fatto con ra-
dichette, fili di paglia, foglie, ec., e contiene sei uova bianca-
stro-sudice macchiettate di scuriccio.
64° Genere. — BUDYTES. G. Cuv.
Unghia del dito posteriore più lunga del dito.
Nora. — Questa essendo l’unica differenza di struttura che
osservasi fra le Motacillae e le Budytes, l’ unico carattere generico,
credo inutile ripeterne l’ esposizione degli altri particolareggiati nel
precedente genere.
Le varie specie europee del genere Budytes somigliansi tutte
perfettamente fra loro nelle forme e dimensioni degli organi esterni:
talchè trovansi solo nella colorazione del loro manto le caratteristiche
specifiche; le quali peraltro essendo notevoli, decise e costanti nelle
specie che son proprie alle varie regioni, dal maggior numero degli
Ornitologi si ritennero come di tal valore da poter su di esse stabi-
lire altrettante diverse e ben distinte specie. Attualmente peraltro
14.6 ORDINE SECONDO.
varii Ornitologi han mutato maniera di vedere su tal particolare, e
non ammettendo per vera specie che la Budytes flava, tutte le altre
le ritengono per varietà permanenti, dovute specialmente alla loro
stazione: il fatto incontestabile di trovare individui che per la colo-
razione fanno il passaggio dall’ una all’ altra specie, è la prova pri-
maria di questo lor modo di vedere. To peraltro, non ritenendo che
si abbiano fino ad ora i dati sufficienti per considerare come decisa
la questione, continuo ad indicare come distinte le seguenti.
CUTTÌ. — BUDYTES FLAVA. Bp. ex Linn.
Dorso olivastro; timoniere esterne bianche, con lunga macchia nera sul
margine interno; una larga fascia sopraccigliare bianca; pileo e nuca
cenerino-piombato (maschio adulto), o cenerino-sudicio (femmina);
gola gialla, bianca lungo la mascella (maschio adulto), o biancastra
(femmina); parti inferiori gialle (maschio adulto), o biancastre (fem-
mina.
Maschio adulto. Becco nero. Iride scuro-nera. Pileo, nuca
e lati della testa d’ un cenerino-piombato. Parte inferiore della
cerviee, schiena, scapolari, groppone e sopraccoda di colore
olivastro : il groppone ed il sopraccoda son d’ un olivastro più
tendente al giallo. Dalle narici comincia una larga fascia can-
dida, che si estende fino al di là dell’ orecchio. Penne cigliari
bianche. La gola, il gozzo, petto, addome, fianchi e sottocoda
d’ un bel color giallo acceso. Le penne della gola, prossime
alla mascella inferiore, son bianche. Sui lati del gozzo vi è
una serie longitudinale di macchiette olivastre. Le piccole cuo-
pritrici delle ali sono olivastre, tutte le altre sono scuro-nere,
con istretto margine biancastro-sudicio. Remiganti scuro-nere,
con sottil margine bianco-sudicio. Le prime due timoniere da
ciascun lato candide, con una macchia cuneata, nera sul
margine interno, che ne occupa i due terzi inferiori; le altre
timoniere son nere, con sottilissimo margine olivastro verso la
loro base. Piedi con unghie nere : l’ unghia del dito posteriore
subeguale al dito.
Femmina. Tutte le parti superiori di color cenerino leg-
sermente tendente all’ olivastro : nel color del pileo e della
cervice domina più il cenerino, e nel groppone e soprac-
coda domina di più l’ olivastro. Fascia sopraccigliare e penne
cigliari candide. Gola, gozzo, petto e parte anteriore dell’ ad-
UCCELLI SILVANI. AT
dome bianche, leggerissimamente sfumate di lionato. Sui lati
del gozzo, e spesso sul mezzo del petto, traspariscono alcune
macchie cenerognole. La parte inferiore dell’ addome ed il
sottocoda sono anch’ essi bianchi, ma sfumati di color giallo-
canarino. Cuopritrici delle ali nerastre, con largo margine
cenerognolo. Le due timoniere esterne da ciascun lato bianche,
con lunga macchia nera sul margine interno: timoniere in-
terne nere. Piedi neri.
Cutti, Motacilla flava, Linn. Savi, Orn. Tosc., III, p. 215.
Sinonimia. — Motacilla flava, Linn. S. N. (1766), I, p. 331. —
Motacilla verna, Briss. Ornith. (1760), III, p. 468. — Motacilla fla-
veola, Pall. Zoogr. (1811-1831), I, p. 501. — Motacilla flava, Temm.
Man., 1% parte (1820), p. 260, e 3: parte (1835), p. 181, e 4° parte
(1840), p. 622. — Budytes flava, Bp. B. of Eur. (1838), p. 18. —
Motacilla neglecta, Gould, Proceed. Zool. Soc. (1832), p. 129. —
Budytes flava, Degl. et Ger. (1867), I, p. 376.
Ficure. — Buff., P]. enl. 674, fig. 2, sotto il nome di Bergeron-
nette du printemps. — Budytes flava, Eugenio Bettoni, Uccelli che
nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 62.
Nomi voLGaRI STRANIERI. — Franc. La Bergeronnette de printemps. 721
Ingl. The yellow Wagtail. Ted. Die gelbe Bachstelze. {\
— Diressioni. — Lunghezza totale: 0®, 165; apertura del becco,
0%, 013; coda, 0, 069; tarso, 0”, 021; unghia del dito posteriore,
om, 09.
Costumi. — Questa bella specie è comune nell’ Europa
settentrionale: non so se nella Lombardia s’incontri,-ma sono
indotto a crederlo dalle osservazioni fatte nella Biblioteca Ita-
liana sul II tomo della Orrnitologia Toscana, ove 1° Estensore,
per incidenza, dice che la Motacilla flava delle vicinanze di Ve-
nezia ha chiaramente visibile la fascia sopraccigliare. In To-
scana vi comparisce accidentalmente : io non ve l’ aveva mai
incontrata prima dell’ aprile 1831. La figura esatta, che se
ne dà nella Storia degli Uccelli, mostra esservi stata altre volte
trovata. Era il 14 del detto aprile, quando cacciando, nel pa-
dule d’ Arnino, presso al mare, m’imbattei in un branchetto
di Motacille, che allora arrivavano. Per semplice curiosità uc-
cisane una, la trovai d’ una specie non peranche vista in
Toscana. In quel giorno, nello stesso padule, un altro bran;
chetto di otto o dieci ne incontrai posate fra delle Vacche ; e
4.8 ORDINE SECONDO.
nel giorno seguente, essendo tornato a caccia a bella posta
per procacciarmi degli altri di tali uccelli, quasi tutti erano
spariti, e ne vidi solo un piccolo branchetto di tre fermi fra i
giunchi. Tutti erano così poco paurosi, da non fuggire nem-
meno allo sparar del fucile ; seguivano sempre il bestiame, e
volando mandavano il solito fischio interrotto delle Strisciadole,
ma un poco più corto e, per quel che mi parve, più sonoro.
Propagazione. Temminck dice che fa il nido nei buchi ab-
bandonati dalle Talpe, sotto le radiche degli alberi, nelle pra-
terìe e fra i grani. Partorisce per covata sei uova subrotonde,
d’un color verde-olivastro, con delle macchie molto chiare
di color carnicino.
* STRISCIAIOLA. — BUDYTES CINEREO-CAPILLA.
Bonap.
Dorso olivastro; timoniere esterne bianche, con Junga macchia nera sul
margine interno; nessuna fascia sopraccigliare (maschio adulto), o
una stretta giallastra (femmina); pileo e nuca di color cenerino-piom-
bato (maschio adulto), od olivastro (femmina); gola candida (ma-
schio), o bianco-sudicia (femmina); parti inferiori gialle (maschio
adulto), o bianco-giallastre (femmina).
Maschio adulto. Becco nero. Iride scuro-nera. Pileo, nuca
e lati della testa di color cenerino-piombato. Parte inferiore
della cervice, schiena, scapolari, groppone e sopraccoda di co-
lore olivastro : il groppone ed il sopraccoda son d’un oliva-
stro più tendente al giallo. Penne cigliari cenerino-nere. Gola
candida. Gozzo, petto, fianchi, addome e sottocoda d’un bel
giallo acceso. Sui lati del gozzo vi sono alcune macchie scuro-
olivastre. Piccole cuopritrici delle ali olivastre ; tutte le altre
sono scuro-nere, con sottil margine bianco-sudicio. Le prime
due timoniere da ciascun lato candide, con una macchia cu-
neata nera sul margine interno, che ne occupa i due terzi in-
feriori: spesso anche una sottil macchia scorre lungo lo stelo
della seconda timoniera bianca. Le altre timoniere sono nere,
con sottilissimo margine olivastro verso la loro base. Piedi ed
unghie nere : l’ unghia del dito posteriore più lunga del dito.
Femmina. Pileo, nuca e lati della testa cenerino-olivastri.
Parte inferiore della cervice, schiena, scapolari, groppone e
UCCELLI SILVANI. 49
sopraccoda color olivastro fosco : il groppone ed il sopraccoda
hanno un colore olivastro un poco più acceso. Penne cigliari
biancastre. Gola e gozzo bianchi. Petto, fianchi, addome e sotto-
coda di color giallo-pallido. Piccole cuopritrici delle ali oliva-
stre: tutte le altre sono scuro-nere, con margine bianco-gialla-
stro. Remiganti scuro-nere, con stretto margine biancastro.
Timoniere : le due esterne da ciascun lato bianche, con mac-
chia nera alla base; le interne, nere. Piedi ed unghie nere.
Giovani. Variano molto per i colori e per la disposizione
di questi. La gola e il gozzo, ora l'hanno di color giallo intenso,
ora d’ un color giallo più debole, e spesso han queste parti
intieramente bianche. Il loro petto, o è bianco-niveo, o bianco-
giallastro, o bianco-lionato. Spesso intorno alla gola ed al
gozzo vi è una specie di collana di macchie rotondate, cene-
rino-olivastre, anch’ esse molto soggette a variare nella gran-
dezza. Quasi sempre han le fasce sopraccigliari, ma strettis-
sime, e di color bianco-giallastro.
Nora. — Quando, scrivendo il II tomo dell’ Ornitologia Toscana,
io volli determinare le Motacillidi di questo paese, preso per norma
il Temminck, le disposi secondo la classazione di lui, ed eccettuate
la Motacilla lugubris e la Motacilla citreola, tutte le altre specie
credei averle ritrovate in Toscana. Ma, per la Motacilla flava, fra
quella del Temminck e quella a pancia gialla abitante i nostri
piani in estate trovai alcune differenze tanto sensibili, che le indi-
cai in una nota di esso tomo II alla pagina 35. E se, per il timore
di errare e di moltiplicare inutilmente i nomi, non fossi stato tanto
circospetto a formare nuove specie, fin da quel tempo mi sarei
creduto munito di tali prove da poterlo fare. Siccome però io non
aveva fino allora veduta la vera Motacilla flava di Linneo, mi imma-
ginai che le riscontrate differenze fossero accidentali, e che in gran
parte fossero anche prodotte da una cattiva interpetrazione che io
dava alle descrizioni degli Autori. Ma l’arrivo in Toscana della vera
Motacilla flava dissipò tutti i dubbii, ed ognuno sì accerterà della
chiara distinzione che la mia nuova specie separa dalla già cognita,
mediante le seguenti diagnosi specifiche, e le estese descrizioni «che
qui sotto riporto. Debbo qui accennare ancora come, fra le varietà
di colorazione da me osservate negli individui di questa specie, una
ne ebbi nell’ aprile del 1846, eguale in due individui contempora-
neamente presi, la quale, mentre era simile per tutti ì caratteri specifici
offerti dalla colorazione della parte superiore della testa, dorso, grop-
Ornitologia italiana. — Il. 4
PA RECAZTIOA
ORDINE SECONDO.
pone, ali, sottocoda, fianchi, addome, petto e gozzo, ne diversificava
peraltro in quella della gola, la quale, anzichè candida, era dello stesso
bel giallo-zolfino delle altre parti inferiori; di più i due indicati
individui presentavano, sui lati del gozzo, parecchie macchie cine-
reo-scure, disposte a guisa di collana. Sembrami che a questa va-
rietà si debba referire la Budytes Feldeggii di Hechd e Michaelles.
Strisciaiola, Motacilla cinereo-copilla, Savi, Orn. Tosc., III,
p. 216.
Sinvonimia. — Motacilla cinereo-copilla, Savi, Nuovo Giornale
dei Letterati, n° 57 (1831). — Budytes cinereo-copilla, Bp. B. of Eur.
(1838), p. 19. — Motacilla flava cinereo-copilla, Schleg. Rev. crit.
(1844), p.38.— Motacilla Feldeggii, Michaelles, Isis (1831), N. 4 cah.—
Motacilla dalmatica, Bruch, Isis (1832). — Budytes cinereo-copilla,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 379.
Ficure. — Bp. Faun. Ital., I, pl. 34, fig. 2.
Nomi voLcariI stTRANIERI. — Franc. Bergeronnette à téte cendree.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 17; apertura del becco,
om, 0417; coda, 0", 061; tarso, 0m, 023.
Costumi. — Ogni anno, da’ primi d’ aprile fino al settem-
bre, tutti i campi aperti delle pianure abbondano di Strisciasole.
Esse meno delle altre specie frequentano i fiumi ed i torrenti,
preferendo invece i luoghi ove sono acque morte, le praterìe
paludose, le gronde degli stagni, ec. Sempre stanno attorno, e
seguono i bestiami, e nell’ agosto e settembre, terminate le
cove, si vedono riunite in branchi di dieci, quattordici, spesso
di venti e quaranta, volare nelle pasture fra i piedi delle Vac-
che e de’ Cavalli, fischiando e dando la caccia agl’ insetti, che
sempre in quantità vi si trovano. Poco dopo i primi di agosto
cominciano ad emigrare dal Settentrione verso le parti meri-
dionali. Dalle ore dieci della mattina fino alle due pomeri-
diane di que’ giorni tranquilli, in cui un sole potentissimo ri-
scalda la terra in tal modo da far comparire tremolante l’aria
che vi riposa, mentre quasi ogni altro uccello è ritirato al
meriggio ne’ boschi, o fra le canne e i giunchi de’ paduli, ac-
cade il passo maggiore delle Strisciaiole. Arrivano esse fischian-
do, ad una, o due, o tre, o cinque alla volta, e si vanno a
posare, ove vedono un numero più grande delle loro. compa-
gne. Si trattengono per tutto il settembre, ma passato quel
mese, neppur una resta in Toscana, tutte vanno a svernare
è»
UCCELLI SILVANI. SI
verso l’ Egitto. Questa specie di Budite arriva da noi dopo la
flava ; la sua venuta sempre non è nella medesima abbondanza.
Nell’ anno 1831, per esempio, furono rarissime, mentre negli
antecedenti e in quest’ ultimi, tutti i campi ne furono pieni.
‘Trovasi questa specie anche in Provenza, dovendone giudicare
dall’ opera del signor Polidoro Roux;! giacchè egli, parlando
della Motacilla flava, dice che alcuni individui se ne vedono, i
quali han la gola bianca, ed altri in cui mancano del tutto le
fasce sopraccigliari. Ma sembra sia accaduto a questo Natura-
lista, come a me accadde, cioè che egli non abbia avuto per
anche l’ occasione di comparare e distinguere le due specie,
imperocchè attribuisce tali variazioni d’ abito solo alla stagione
ed all’ età.
Propagazione. Nidificano nelle pianure estese, ove sono
erbe alte ed acque stagnanti. Molte scelgono per loro dimora
i campi di grano e di fave. Il nido lo fabbricano in terra in
qualche incavo, nell’ impronta di piede di Cavallo o di Vacca,
o fra le zolle. Esso è emisferico , ed assai ben fatto : esterna-
mente è formato di fieno, radici filamentose e foglie ; inter-
namente vi ha uno strato di crini. Le uova che contiene sono
ordinariamente in numero di cinque o sei, di color grigiastro,
macchiettate di bruno. Si osservi che fra il color delle uova di
questa specie, e quello che il Temminck assegna alle uova
della Motacilla flava, vi è differenza : forse questo ancora sarà
un carattere atto a ben distinguere le due specie, ma con-
viene innanzi verificare se 1 colori siano costanti.
Caccia. Nell’ agosto, quando questi uccelli arrivano fra noi
per seguir poi la loro strada, se ne prendono moltissimi con le
reti aperte. La tesa si deve fare nei prati, vicino a’ bestiami,
e non a gran distanza dall’ acqua. Il cacciatore con un pic-
colo fischio da Pispole, imitando il grido delle Strisciasole,
iruiti, truiti, truiti, le richiama vicino alle reti, e le determina
poi a gettarvisi dentro, coll’ aiuto di qualche zimbello della
loro specie : ed al principio della caccia, quando ancora non
si han zimbelli, ponesi nel mezzo alle reti per richiamo la C#-
vetta, di cui ordinariamente son curiosissime. Quanto maggiore
è il numero degli zimbelli sulla piazza, con tanto maggior fa-
1 Ornithologie Provencale, tomo I, pag. 30.
52 ORDINE SECONDO.
cilità si prendono le Strisciaiole che arrivano: main quell’ora,
essendo caldissimo il sole, e bruciante la terra, talmente sof-
frono quelli uccelletti legati in mezzo alle reti, che ben pre-
sto cessano di svolazzare e fischiare, e spessissimo ancora
muoiono ; perciò devonsi continuamente mutare, ad essi so-
stituendo quei che successivamente si prendono. Quantunque,
a causa del calor della stagione, questa caccia non sia delle
meno faticose, nonostante è assai piacevole, ed anche profi-
cua, giacchè un sol cacciatore non di rado è giunto a pren-
derne in una sola tesa cento e centocinquanta. Molto facil-
mente accorrono le Strisciaiole al fischio, e di poi o si buttano
spontaneamente sulla piazza, 0, passandovi più volte di sopra,
danno comodamente l’ occasione al tenditore d°’ invilupparle
- nelle reti. E quand’ anche volando passino sopra alle reti ad
una altezza maggiore delle aste, può il cacciatore far quasi
con certezza il suo tiro, giacchè, come tutte le altre specie di
Motacilla, hanno il singolar modo di calare ad un tratto, o come
sul dirsi tuffarsi, al vedere le reti che si sollevan da terra, ed
entrar così da loro stesse nel mezzo di quelle.
CUTTÌ CAPO-NERO. — BUDYTES MELANOCEPHALA.
Ménést. ea Licht.
Dorso olivastro; timoniere esterne bianche, con lunga macchia nera sul
margine interno; nessuna fascia sopraccigliare ; pileo e nuca nero-
morato; gola e tutte le altre parti inferiori gialle (maschio adulto).
Maschio adulto. Becco nero; pileo, nuca e lati della testa
color nero morato. Penne inferiori della cervice, schiena, sca-
polari e sopraccoda di colore olivastro : la schiena ed il so-
praccoda son d’ un olivastro più acceso. Penne cigliari nere.
Gola, gozzo, petto, addome, fianchi e sottocoda d’ un bel co-
lor giallo acceso. Piccole cuopritrici delle ali olivastre; medie
e grandi scuro-nere, con margine bianco-giallastro. Remiganti
scuro-nere, con sottilissimo margine biancastro. Le prime due
timoniere da ciascun lato candide, con una macchia nera cu-
neata sul margine interno, che ne occupa i due terzi inferiori.
Lungo la base dello stelo della seconda timoniera bianca vi
è un’altra sottil macchia nera : le altre timoniere son nere,
UCCELLI SILVANI. 53
con sottilissimo margine olivastro verso la base. Piedi ed un-
ghie nere.
Maschio giovane. Becco nero; pileo, nuca e lati della te-
sta color nero morato : dietro la parte posteriore della palpe-
bra superiore vi è una piccola macchietta bianca, rivolta verso
la nuca. Parti superiori verdi-olivastre: l’ olivastro del soprac-
coda e groppone tendente al giallognolo. Gozzo e tutte le al-
tre parti inferiori gialle, ma il giallo della gola è separato dal
nero de’ lati della testa da una larga sfumatura bianca. Sotto-
coda d’ un color giallo più pallido di quel dell’ addome. Piedi
ed unghie nere.
Nora. — Il professor Lichtenstein, direttore del Museo di Ber-
lino, nel 1823 fece conoscere una nuova specie di Motacilla, sotto
il nome di Mofacilla melanocephala, stata trovata in Nubia, e presso
al lago Aral. Nello scorso anno (1829) il dottor Michaelles di Norim-
berga mi scrisse, clte nel suo viaggio in Dalmazia aveva ancor là tro-
vata una tale specie. Ed in questi ultimi giorni ho saputo che anche
l’ Ornîtologia Italiana deve essere arricchita di quest’ uccello, giacchè
il professor Calvi, parlandomi in una sua lettera delle diverse Mota-
célle da lui trovate presso Genova, mi ha chiaramente fatto conoscere
la Motacilla melanocephala. Perciò ho riportato qui sopra la frase,
e l’intiera descrizione del maschio adulto, fatta sopra un individuo
proveniente di Nubia, e del maschio giovane preso vicino a Genova.
Cutt capo-nero, Motacilla melanocephala, Licht. Savi, Orn.
Tosc., Ill, p. 219.
Sinonimia. — Motacilla melanocephala, Licht. Doubl. Zool.
Mus. (1823), p. 36. — Motacilla melanocephala, Savi, Nuovo Giornale
dei Letterati, n° 57 (1831), p. 193. — Budytes melanocephala, Mé-
nest. Cat. des Ois. du Cauc. (1832), p. 34. — Motacilla flava melanoce-
phala, Schleg. Rev. crit. (1844), p. 38. — Motacilla flava, Var. 3a
borealis, et Var. 52 africana, Sundevall. — Budytes melanocephala,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 380.
Ficure. — Bp. Faun. Ital., pl. 34, fig. 3. — Ripp. Reis. Nord.
Afr., pl. 33, fig. 6.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Bergeronnette melanocéphale.
Dimensioni del maschio adulto. — Lunghezza totale: 0m, 165;
apertura del becco, 0, 013; coda, 0, 063; tarso, Om, 022.
i Appartenente alla 4% edizione dell’Ornitologia Toscana, tomo III, pag. 220.
54 ORDINE SECONDO.
Costumi. — Trovasi in Nubia, presso al lago Aral ed in
Dalmazia. Trovasi ancora nella Francia meridionale. Frequente
in Sicilia, al dire del signor Benoit. Nel Genovesato fu il primo
a trovarlo il professor Calvi, che nel 1829 ne ebbe un indivi-
duo ucciso ne’ fossi delle fortificazioni di Genova. Nel Pisano è
molto raro, giacchè non ne ho trovato che uno, ucciso nelle
praterie summarine di Tombolo nel 5 aprile 1832. Era un
maschio in perfetta livrea d’ amore, con pileo e cervice neris-
simi, come quello degl’ individui Mc
CUTTÌ FORESTIERO. — BUDYTES RAYI. Bp.
Dorso verde-olivastro; timoniere esterne bianche, con larga macchia nera
sul margine interno; larga fascia sopraccigliare giallo-zolfina; pileo e
nuca verde-olivastri; gola, gozzo e parti inferiori d'un giallo-zolfino
allegro (maschio in primavera).
Maschio adulto in primavera. Becco nero ; iride bruno-
chiara. Pileo, lati della testa, cervice, dorso, groppone e so-
praccoda di color verde-olivastro. Larga fascia sopraccigliare ;
gola, gozzo e tutte le altre parti inferiori d’ un bel color giallo-
zolfino. Penne delle ali grigio-scure, marginate di verde-oliva-
stro. Timoniere medie nerastre, esse pure marginate di verde-
olivastro : le due laterali da ogni lato bianche esternamente.
Piedi neri.
Femmina în primavera. 1 colori delle parti superiori son
più sbiaditi; le fasce sopraccigliari e la gola quasi biancastre.
Sinonimia. — Motacilla flava, Ray, Synop. (1713), p. 75. —
Motacilla campestris, Pall. Voy. (1786), edit. franc. in-8, VIII, Ap-
pend., p. 74. — Motacilla flaveola, Temm. Man., 3° parte (1835),
p. 183. — Budytes Rayi, Bp. B. of Eur. (1838), p. 18. — Motacilla
flava Rayi, Schleg. Rev. crit. (1844), p. 38. — Budytes Rayi, Jaub.
et Barthél. Riches. Ornith. (1859), p. 280, con due figure. — Budytes
Rayi, Degl. et Ger. (1867), I, p. 378.
Ficure. — Gould, Birds. of Eur., pl. 145.
Nomi voLcarI sTRANIERI. — Franc. Bergeronnette Hereole.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 175,
Costumi. — Questo grazioso uccelletto, che non vidi mai
in Toscana, al dir del Durazzo non di rado apparisce nelle vi-
cinanze di Genova, ove per la prima volta l’incontrò il pro-
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UCCELLI SILVANI. 55
fessor Calvi. Secondo il signor Barthélemy, comparisce ancora
in Francia; ma l’ Inghilterra è il paese, ove naturalmente ed
ogni anno s’ incontra.
2° Famiglia. — ANTIDEI. Le PrispoLe.
Le due timoniere medie più corte delle esterne.
Parti superiori con macchie più scure oblunghe.
65° Genere. — ANTHUS. Bechst.
Becco subulato, subcompresso verso la cima, quasi
diritto.
Unghia del dito pò
al dito stesso.
Gambe corte, poco sporgenti fuori delle
l'addome.
lù corta o subeguale
Becco subeguale alla testa ; alla base tanto alto che largo,
diritto, conico-acuto, un poco compresso verso la cima. Ma-
scelle con il margine leggermente riflesso in dentro nella parte
media : la superiore è leggermente intaccata all’ apice. Narici
basilari, ovato-bislunghe, scoperte, semichiuse superiormente
da una membrana nuda. Tarso più lungo del dito medio, scu-
dettato ; il dito esterno unito alla base col medio. Unghie ante-
riori corte, poco adunche, acute; quella del dito posteriore più
corta o subeguale al dito, e poco curva. Coda mediocre, tron-
cata, di dodici timoniere : le due medie più corte delle altre.
Ali mediocri; le tre prime remiganti subeguali, e le più lun-
ghe. Una delle remiganti secondarie subeguale alle remiganti
primarie più lunghe.
Costumi. — Abitano gli Anthus in estate sulle montagne,
nelle vicinanze delle acque. Al principio dell’ autunno scen-
dono nelle pianure ; alcuni passano l’inverno nelle parti me-
ridionali e temperate dell’ Europa, altri vanno nelle isole del-
l’ Arcipelago, in Egitto, ec. Di rado e per poco si posano sopra
gli alberi, stanno quasi sempre, come le Motacille, pascolando
ne’ luoghi aperti, erbosi e palustri. Gli insetti formano il loro
cibo. Il nido lo pongono sulla terra fra1° erbe. Nel tempo de-
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Ri
56 ORDINE SECONDO.
gli amori alcuni mutano il colore del petto. In quell’ epoca i
maschi cantano anche assai piacevolmente, innalzandosi e so-
spendendosi nell’ aria, quasi come sogliono fare le Lodole.
SPIONCELLO. — ANTHUS SPINOLETTA.
Bp. ex Linn.
Parti superiori di color cenerino-olivasuu; regione auricolare e lati del
collo cenerino-olivastri; petto con macchie bislunghe cinereo-oliva-
stre; timoniera esterna d'ogni lato della coda bianca esternamente.
Piedi bruni.
In autunno. Becco scuro-nerastro. Penne del pileo, della
cervice, della schiena e scapolari di color cinereo-cupo oliva-
stro, con la media di color più cupo. Fascia sopraccigliare
stretta, bianco-sudicia. Groppone dello stesso colore cenerino-
olivastro, ma con macchie meno apparenti. Parti inferiori
biancastre. Lati del collo, petto e fianchi coperti da molte
macchie cenerino-olivastre. Penne delle ali bruno-nericce,:
marginate di grigio-biancastro. Piccole cuopritrici marginate
di olivastro-cenerino ; grandi e medie di bianchiccio-cenerino.
Sopraccoda e le due timoniere medie color bruno-olivastro.
Prima timoniera esterna con il margine esterno e l'estremità
bianca ; seconda con una macchia bianca nella cima ; le altre
sono nerastre. Piedi bruno-neri. Unghia del dito posteriore
poco più lunga del dito stesso.
Maschio e femmina nel tempo degli amori. Hanno il collo,
il petto e i fianchi senza alcuna macchia, e di color ceciato-
rossastro tendente al roseo. La fascia sopraccigliare molto più
lunga, e le parti superiori più tendenti al cenerino.
Nora. — Nel Manuel d’Ornithologie di Temminck s° asserisce
che i soli maschi in primavera prendono il color rossastro sul petto.
Ma io posso assicurare che lo prendono anche le femmine: e l’ indi-
viduo da me trovato così colorito era impossibile che lasciasse alcun
dubbio sul suo sesso, giacché egli aveva le uova quasi perfette.
Spioncello, Anthus aquaticus, Bechst. Savi, Orn. Tosc., II, p. 39.
Sinonimia. — Alauda spinoletta, Linn. S. N. (1766), I, p. 288.
— Anthus aquaticus, Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. 745. —
Anthus montanus, Koch. Baier. Zool. (1816),. I, p. 179. — Anthus
aquaticus, Temm. Man., 1* parte (1820), p. 265, e 3* parte (1835),
UCCELLI SILVANI. 57
p. 187. — Alauda testacea, Pall. Zoogr. (1841-1834), I, p. 526. —
Anthus spinoletta, Bp. B. of Eur. (1838), p. 18. — Anthus spinoletta,
Degl. et Ger. (1867), p. 374.
Ficure. — Buff., PI. enl. 664, fig. 2, sotto il nome di Alouette
pipit. — Anthus spinoletta, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano
in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 63.
Nomi voLgari Toscani. — Fossaccio, Fossaione (Pisano). Pri-
spola della neve (Fiorentino).
«Nomi vocgari stRANIERI. — Franc. Le Pipit Spioncelle. Ing].
The-Buskg-Larek. Ted. Der Wasser-Pieper.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 09, 165; apertura del becco,
Om, 017; coda, 0%, 062; tarso, 02, 021.
Costumi. — Nell’ ottobre vengono in pianura, e vi si trat-
tengono quasi tutto l'inverno. Non stanno mai in branchi.
Due, o al più tre, si trovano insieme sopra i prati umidi, lungo
i fossi, fra i giunchi de’ paduli, ove -cercano gl’ insetti acqua-
tici, di cui quasi unicamente si nutrono. È un caso ben raro
che da noi si trovino in abito di nozze: all’ epoca in cui lo ve-
stono, sono ui sempre ‘partiti Pure nel 1824, verso la metà
d° spailo, io n’ ebbi una coppia, mas Chio, e femmina, dae ave-
L3
quente nelle marcite, ove ne La, pareechi con le reti
Ep,
dette antennelle. Non vive in domesticità. DR
nidificare nelle regioni più elevate de’ monti, ove, hi,
delle cadute d acqua, delle fontane o degli altri ne î %
e le loro uova, di color bianco-sudicio, son coperte da piccolî
punti bruni. ® Credo che nidifichi anche fra noi, sulle Alpi
Apuane, e sulla MIO N vo son certo. ©
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1 Temm., Man. 60 pPàgN 26 N
2 SPIONCELLO FORESTIERO. —\){ US OBSCURUS. Gmel.
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Parti superiori cenerino-olivastre ; regione allieta e della gola cenerino-olivastra,
marginata inferiormente, e superiormente ornata da una breve fascia bianco-ceciata. Petto
con macchie bislunghe cenerino-olivastre più cupe delle parti superiori; timoniera
esterna d’ ogni lato della coda cenerino-cupa esternamente.
Per la forma e per i colori delle penne somiglia moltissimo al ossaccio, 0
Anthus spinoletta; se ne distingue peraltro chiaramente dai caratteri che ho riunito
nella frase scientifica, ed ancora per aver sul suo petto più abbondanti le macchie scure.
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Quest uccelletto è comune in Inghilterra, ove nidifica. Periodicamente arriva in
x
58 ORDINE SECONDO.
PRISPOLONE. — ANTHUS ARBOREUS. Bechst.
Parti superiori olivastro-chiare, macchiate di nerastro; petto ceciato vi-
vace con macchie nere ; piedi giallo-cenerini; unghia del dito poste-
riore più corta del dito stesso.
Becco bruno-nerasiro superiormente, grigio-carnicino in-
feriormente. Penne del pileo, cervice, schiena, scapolari e so-
praccoda di colore olivastro chiaro, con la parte media bruno-
nera. Penne del groppone del medesimo colore olivastro, ma
con le macchie brune meno apparenti. Gola, gozzo, lati del
collo e petto d’ un bel color ceciato vivace. Addome e fianchi
bianchi, leggermente tendenti al ceciato: una piccola stria
nera parte dalla base del becco, cala sui lati del collo, ove si
unisce ad un gruppo di macchie nere che circonda uno spa-
zio ovato bislungo posto sulla gola e sul gozzo : il petto è co-
perto dalle stesse macchie nere, che s° estendono sui fianchi
e sull’addome, diminuendo in grandezza. Penne del sottocoda
giallo-ceciate. Cuopritrici superiori delle ali nere, con largo
margine bianco-ceciato. Remiganti bruno-nere, con sottil mar-
gine bianco-olivastro. Prima timoniera nera alla base dal lato
interno, bianca nel rimanente, con una macchia cenerina nella
‘ cima dal lato esterno ; seconda tutta nera, con una macchia
bianca triangolare in cima; le due medie scuro-nerastre nel
mezzo, sfumate d’ olivastro sul margine: tutte le altre son
nere, con sottilissimo margine bianco-olivastro. Piedi giallo-
carnicini. Unghia del dito posteriore più corta del dito stesso
ed arcuata.
Prispolone, Anthus arboreus, Bechst. Savi, Orn. Tosc., II, p. 40.
Sinonimia. — Alauda arborea et pratensis? Briss. Ornit. (1760),
INI, p. 340 e 343. — Alauda trivialis, Gmel. S. N. (1788), I, p. 176.
.- Alauda minor, Lath. Ind. (1790), II, p. 494. — Anthus arboreus,
Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. '706. — Motacilla Spipola, Pall.
Zoogr. (1811-1834), I, p. 512. — Anthus arboreus, Temm. Man,
Na parte (1820), p. 271, e 3° parte (1835), p. 194. — Pipastes arbo
Olanda, ed anche in alcune parti della Francia; un bell’ individuo ne ebbi da Abbeville
In Italia non so che sia stato trovato; pur nonostante reputai utile il farlo conoscere
in questo libro, essendo probabilissimo che prima o dopo ve ne capiti qualche individuo.
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UCCELLI SILVANI. 59
reus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 33. — Dendronanthus arboreus,
Blyth, in Bp. C. Gen. Av. (1850), I, p. 248. — Anthus arboreus,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 366.
Ficure. — Buff., PI. enl. 660, fig. A, sotto il nome di Farlouse.
— Dendronanthus arboreus, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano
in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 47.
Nomi voLgari Toscani, — Prispolone (Fiorentino, Pisano). Tor-
dino (Senese, Bientinese).
Nomi voLGARI sTRANIERI. — Franc. Le Pipit des buissons. Ing].
The Wood Lark. Ted. Der Baum-Pieper.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 184; apertura del becco,
Om, 017; coda, 0%, 06; tarso, 0”, 02.
Costumi. — Benchè il Prispolone somigli moltissimo alla
. Pispola per la fisura e per i colori, nonostante, oltre i caratteri
sopra indicati, ne differisce ancora infinitamente peri costumi.
Esso arriva in Toscana molto prima, giacchè nell’ agosto, e
qualche volta nel luglio, si comincia a trovare; mai si unisce
in branco, e mai sta nell’ aperta campagna: i siti più freschi
de’ margini de’ boschi, sotto gli alberi che sono in mezzo ai
prati, i campi di saggina e di granturco, son quelli in cui si
ferma, e si trattiene. Questi uccelli stanno sempre sulla terra
a cercare gl’ insetti, di cui si cibano; ma appena sono spaven-
tati, volano sugli alberi vicini, facendo sentire più volte il loro
fischio bsstim, bssiim, fischio ancor esso affatto diverso da
quello della Pispola. Verso la metà d’ ottobre son quasi tutti
partiti, e non ricompariscono che nell’ aprile : allora si trat-
tengono solo pochi giorni.
Propagazione. Non è a mia notizia che nidifichino in Tosca-
na. Il nido lo pongono fra l’ erbe su d’ una piccola eminenza,
ed esso contiene cinque uova bianco-rossastre, intieramente
coperte da molte macchie rosso-cupe. '
Caccia. Siccome diviene grassissimo, egli è uno degli uc-
celli più apprezzati. Qualcuno si prende alle reti aperte, ed
anche con i panioni, quando si tende a’ Codibiunchi, ma il mag-
gior numero s’ uccide col fucile. In Lombardia se ne fanno
delle abbondanti cacce con l’ alberello, su cui si attirano me-
diante il canto d'altri Prispoloni ingabbiati.
1 Temm., Man. d’Ornith., pag. 272.
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60 ORDINE SECONDO.
PRISPOLA. — ANTHUS PRATENSIS. Bechst. cx Linn.
Parti superiori e regioni auricolari di colore olivastro-chiaro, macchiate
di nerastro ; gola e petto bianco-ceciati, senza macchie; nella parte
centrale con macchie nero-olivastre. Unghia del dito posteriore più
lunga del dito, debolmente arcuata ; piedi grigio-carnicini.
In inverno. Becco bruno superiormente e all’ estremità,
grigio-carnicino inferiormente alla base. Penne del pileo, cer-
vice, scapolari, schiena e cuopritrici superiori di colore oliva-
stro-chiaro, con la parte media bruno-nera. Penne del grop-
pone del medesimo colore olivastro, ma con le macchie brune
meno visibili: tutte le parti inferiori di color bianco leggeris-
simamente tendente al ceciato. Lati del collo, il petto, e i
fianchi coperti da macchie rotondate nero-olivastre. Cuopri-
trici superiori delle ali bruno-nere, con margine grigio-bian-
castro. Remiganti bruno-nere, con sottil margine olivastro.
Sottocoda bianco. La prima timoniera nera inferiormente dal
lato interno, bianca nel rimanente, con una macchia cenerina
nella cima dal lato esterno; seconda tutta nera, con una mac-
chia bianca triangolare nella cima ; le due medie bruno-nera-
stre, sfumate d’ olivastro sul margine : tutte le altre son nere,
con sottilissimo margine olivastro. Piedi grigio-carnicini. Un-
ghia del dito posteriore più lunga del dito stesso, e quasi di-
ritta.
Maschio adulto nel tempo degli amori. 11 Temminck asse-
risce che la Pispola ha in quell’ epoca il gozzo di color fulvo-
roseo pieno, con una sottile stria longitudinale da ciascun
lato ;! io non potei verificare tale asserzione.
Femmina. Ha queste medesime strie, ed il gozzo di color
bianco-niveo.
Prispola, Anthus pratensis, Bechst. Savi /Orn. Tosc., II, p. 43.
SinoNIMIa, — Alauda pratensis, Linn. S. N. (1766), I, p. 287. —
Alauda sepiaria, Briss. Ornith. (1760), III, p. 347. — Anthus praten-
sis, Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. 732. — Anthus sepîarius,
Vieill. N. Dict. (1818), XXVI, p. 486. — Anthus pratensis, Temm.
Man., 1° parte (1820), p. 269, e 32 parte (1835), p. 190. — Anthus
1 Temm., Man. d’Ornith., pag. 270.
UCCELLI SILVANI. 61
tristis, Baill. Mém. de la Soc. d’Enc. d’Abbeville (1834), p. 62. —
Anthus pratensis, Degl. et Ger. (1867), I, p. 367.
Ficure. — Buff., PI. enl. 660, fig. 2, sotto il nome di Cujelier.
Nomi voLgariI ToscaNI. — Pispola (Fiorentino). Prispola (Pisano).
Prispolino (Bientinese).
Nomi voLgari stRANIERI, — Franc. Le Cujelier; la Farlouse,
ou Alouette des pres. Ingl. The Tit-Lark. Ted. Der Wiesen-Pieper.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 146; apertura del becco,
0%, 013; tarso, 0m, 019, |
Pisi
Costumi. — La Pispola è uno de’ più comuni abitatori
delle nostre campagne in autunno ed in inverno. Ne sono po-
polatissime tutte le praterìe umide, le giuncaie, i campi bassi
ed erbosi. Di rado s’ incontra ne’luoghi cinti da alberi, e quasi
mai sopra questi si posa. Mentre le Pispole stanno a terra, per
il solito son silenziose; ma subito che prendono il volo, inco-
minciano a ripetere il loro fischio psî, psî, psi... psi, psi. Come
le Ballerine e le Strisciaiole, amano molto a seguitare i bestia-
mi. Quando arrivano, ordinariamente sono in branchetti di
quattro o cinque; ma dopo che si sono in qualche luogo stan-
ziate, si riuniscono in branchi, qualche volta numerosissimi.
Propagazione. Non è a mia notizia che alcuna nidifichi
in Toscana. Nel Nord nidifica sulla terra, fra l’ erbe degli sta-
eni e fra i piccoli cespugli, vicino all’ acqua. Le sue uova sono
fino a sei per ogni covata, rossastre e macchiettate di por-
porino.
Caccia. Nell’ ottobre e nel novembre si fan con le reti
aperte di grandi prese di Pispole. Alcune volte esse amano
molto a veder la Civetta, ed allora questa s° adopra per zim-
bello ; ordinariamente è meglio servirsi di due o tre Pispole.
Ma la cosa che contribuisce il più a render la caccia copiosa,
è l abilità del cacciatore nel sapere imitar bene il fischio di
quest’ uccelletto.
PRISPOLA A GOLA ROSSA. — ANTHUS CERVINUS.
Keys. et Blas. cx Pallas.
Parti superiori color grigio-olivastro, con larghe macchie bislunghe nere,
che quasi le occupano intieramente; gola, lati della testa e fasce
sopraccigliari color nocciòla-rossiccio assai acceso, il quale calando
208) Bor: vai sc
62 È ORDINE SECONDO.
sfumasi sui lati del collo e sul petto. Lati del collo, del gozzo e petto
con macchie ovate scuro-nere decise; piedi grigio-carnicini. Unghia
del dito posteriore poco più lunga del dito.
Maschio adulto. Becco color di corno nella cima, gialla-
stro alla base; iride scura; tutte le penne delle parti superiori,
compreso il pileo, fino a tutto il dorso, di color nero legger-
mente castagno, con stretto margine grigio-rossastro; groppone
e sopraccoda coloriti nello stesso modo, ma il grigio-rossa-
stro predomina al nero. Sottocoda, addome, fianchi e petto
bianco-ceciati. Sul petto e sui fianchi numerose ed assai lar-
ghe macchie ovali più o meno allungate di color nero. Fasce
sopraccigliari, gola, lati del collo e gozzo color cannella-casta-
gno, tendente un poco al rosso. Lati del gozzo, con macchie
analoghe a quelle del petto, di color nero; tutte le penne delle
ali nero-sbiadite, marginate di bianco-ceciato sudicio. Timo-
niere nero-scure : l’ esterna d’ ogni lato bianca, con macchia
nera cuneata che terminasi ai tre quarti del lato interno della
penna; la seconda tutta nera ha una macchia bianca triango-
lare alla cima. Piedi grigio-carnicini. Unghia del dito poste-
riore poco più lunga del dito stesso.
Maschio adulto in abito d’ amore. Differisce questo abito da
quello dell’ inverno, giacchè le fasce sopraccigliari son più de-
cise e il loro colore, come quello della gola, lati del collo e
gOZZo, è uno scuro-rosso acceso che tende al paonazzognolo.
Sinonimia. — Motacilla cervina, Pall. Zoogr. (1814-1831), I,
p. II. — Anthus Caecilii, Aud. Descr. de l’Ésypte, Zool. (1828),
XXIII, p. 360. — Anthus rufagularis, Brehm, Handb. Nat. Vog.
Deutsch. (1834), p. 320. — Anthus rufagularis, Temm. Man., 3* parte
(1835), p. 192. — Anthus cervinus, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840),
p. 48. — Anthus pratensis rufagularis, Schleg. Rev. crit. (1844),
p. 36. — Anthus cervinus, Degl. et Ger. (1867), p. 369.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 140.
NomI voLGARI STRANIERI. — Franc. Pipîit gorge-rouge.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 44; coda, 0m, 052; ala,
0%, 077; tarso, 0°, 02.
Costumi. — Giudicandone da quanto ne dice il signor De
Betta, sembra che i suoi costumi sieno assai analoghi a quelli
del Prispolone. Lo stesso Autore asserisce esser questa specie
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UCCELLI SILVANI. 63
assai comune nel Veronese all’ epoca de’ due passi, cioè in
primavera ed in autunno. È stata trovata ancora nel Genove-
sato, ed anzi il Durazzo asserisce che un anno vi nidificò. Mai
la vidi in Toscana. È comune in Egitto, e le descrizioni qui
sopra riportate son tolte da individui provenienti di colà.
66° Genere. — AGRODROMA. Swains.
Becco subulato, subcompresso verso la cima, quasi
diritto.
Unghia del dito posteriore subeguale al dito, legger-
mente arcuata.
Gamba poco sporgente dalle penne dell’ addome.
Becco subeguale alla testa, alla base quasi tanto alto che
largo, diritto, subconico, un poco compresso verso la cima.
Mascelle con il margine leggermente riflesso in dentro nella
parte media : la superiore leggerissimamente intaccata all’api-
ce. Narici basilari ovato-bislunghe scoperte, semichiuse da
una membrana nuda. Tarso lungo più d’ un terzo del dito me-
dio. Dito esterno unito alla base col medio. Unghie dei diti
anteriori subeguali alle respettive penultime falangi, quella del
posteriore subeguale al dito. Gambe quasi interamente nasco-
ste nelle penne dell’ addome. Coda assai lunga, troncata, con
le timoniere medie più corte delle laterali. Ali mediocri: le
tre prime remiganti subeguali; una delle secondarie subeguale
in lunghezza alle tre esterne primarie.
Costumi. — Son solitari, o vivono in poco numerose bri-
gate, sui terreni scoperti.
CALANDRO. — AGRODROMA CAMPESTRIS.
Swains. ex Briss.
Parti superiori di color grigio-ceciato, macchiate di bruno.
Becco brunastro; iride scura. Penne delle parti superiori
grigio-ceciate, con la parte media di color nericcio. Fascia so-
praccigliare di color ceciato sudicio. Gola, gozzo, addome,
fianchi e cuopritrici inferiori della coda color bianco-ceciato ;
64 ORDINE SECONDO.
il colore del petto è un poco più acceso ; una piccola striscia
nerastra sotto l’ occhio, un’ altra sotto ciascun lato del collo ;
il petto è coperto da molte macchiuzze bruno-nericce. Cuo-
pritrici delle ali e remiganti bruno-giallastre, marginate di
bianco-ceciato. Prima e seconda timoniera bianche esterna-
mente, nere internamente: la prima timoniera ha bianco anco
lo stelo ; terza, quarta e quinta nere, con sottil margine ce-
ciato ; le medie son simili alle penne del sopraccoda, cioè con
largo margine grigio-ceciato, e la parte media bruno-gialla-
stra. Piedi grigio-carnicini. Unghia del dito posteriore poco ar-
cuata, e più corta del dito.
Calandro, Anthus campestris, Bechst. Savi, Orn. Tosc., I, p. 45.
Sinonimia. — Alauda campestris, Briss. Ornith. (1760), III,
p. 349. — Alauda mosellana, Gmel. S. N. (1788), I, p.'794. — Anthus
campestris, Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. 722. — Anthus ru-
fescens, Temm. Man. (1815), p. 150; 1° parte (1820), p. 267, e
3 parte (1835), p. 189. — Anthus rufus, Vieill. N. Dict. (1848),
XXVI, p. 493. — Agrodroma campestris, Swains. Nat. Syst. (1837),
III, p. 241. — Agrodroma campestris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 361.
Ficure. — Buff., PI. enl. 661, fig. 1, adulto, sotto il nome di
Alouette de marais; 654, fig. 1, giovane in muta, sotto il nome di
Fiste de Provence; fig. 2, giovane avanti la muta, sotto il nome di
Pivote ortolane de Provence.
Nomi voncari Toscani. — Ciurletto, Ciurlottino, Avina (Pisano).
Calandro (Bientinese).
Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. Rousseline. Ingl. TheTFitam
Kark. Ted. Der braun Pieper.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 189; apertura del becco,
0%, 019; coda, 0, 067; tarso, 0, 027.
Costumi. — Verso i primi d’ agosto si cominciano a tro-
vare i Calandri nelle nostre pianure, ma sempre in piccol nu-
mero, e sparsi chi in qua e chi in là. Stanno ne’ siti incolti e
nudi, ne’ campi ove è stato smosso il terreno, ec., e mai si
trovano fra gli alberi. In ottobre spariscono, e solo si fan ri-
vedere in aprile.
Propagazione. Nidificano sui monti, e qualcuno anche sui
nostri. lo ho avuto un maschio d’ una coppia che covava sui
monti di Castelnuovo di Val di Cecina; ma il nido io non
l’ho mai veduto. Secondo Temminck, lo fanno sulla terra fra
vr I pate ori . È vai A A x
UCCELLI SILVANI. 65
l’ erbe, dietro qualche zolla, e contiene da quattro a sei uova
subglobose celestognole, con macchie e strie rosse e violette. *
Caccia. Se ne prendono spesso, tendendo con le reti alle
Strisciaiole.
67° Genere. — CORYDALLA. Vigors.
Becco conico, subtetragono, leggermente arcuato
verso la cima.
Unghia del dito posteriore più lunga del dito stesso.
. Gambe lunghe, molto sporgenti fuori delle penne
dell’ addome.
Becco subeguale alla testa, conico, leggermente piegato
in basso verso la cima. Mascelle con il margine leggermente
riflesso in dentro nella parte media. La superiore è legger-
mente intaccata all’ apice. Narici basilari, ovato-bislunghe,
scoperte, semichiuse da una membrana nuda. Tarso lungo
poco meno del doppio del dito medio: 1’ esterno unito alla
base col medio. Unghie anteriori corte, poco acute; posteriore
più lunga del suo dito. Gambe lunghe. Coda assai lunga, tron-
cata, con le due timoniere medie un poco più corte delle al-
tre. Ali mediocri: le tre prime remiganti subeguali e le più
lunghe; una delle secondarie subeguale alle primarie.
Costumi. — Analoghi a quelli degli Anthus.
CALANDRO FORESTIERO. — CORYDALLA RICHARDI.
Vig. cx Vieill.
Parti superiori lionato-scure, macchiate di nero ; piedi grigio-carnicini.
Maschio. Becco superiormente nerastro, inferiormente
carnicino. Iride castagno-cupa. Penne delle parti superiori
nere, con largo margine lionato-fosco. Gola, addome, sotto-
coda e gambe bianco-ceciate. La fascia sopraccigliare che è
larga, il gozzo, il petto e i fianchi di color ceciato-lionato.
Due strie nerastre partono da ciascun lato dalla base della
mascella inferiore, e si riuniscono insieme sotto 1’ orecchio ;
1 Temm., Man. d’ Ornith., pag. 269.
Ornitologia italiana. — ll. h)
ì
#01
ASTRI
66 ORDINE SECONDO.
lati del collo e petto coperti da molte macchie a gocciola,
nero-scure, ben visibili. Cuopritrici superiori delle ali con
margine ben distinto ceciato. Coda lunga. Timoniera esterna,
da ciascun lato, bianca, con macchia nerastra cuneata alla
base dal lato interno ; la seconda ha nera quasi tutta la parte
esterna, e più estesa la macchia cuneata interna ; le altre tre
son nere, con sottil margine lionato ; le due medie sono un
poco più corte delle altre, ed hanno il margine più largo.
Piedi grigio-carnicini. Unghie cenerognole.
Calandro forestiero, Anthus Richardi, Vieill. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 46.
Sinonimia. — Anthus Richardi, Vieill. N. Dict. (1818), XXVI,
p. 491. — Anthus Richardi, Temm. Man., 4a parte (4820), p. 263, e
3a parte (1835), p. 185. — Anthus longipes, Hollandre, Faune de la
Moselle (1825 et 1836), p. 84. — Corydalla Richardi, Vig. Gen. of
B. (1825), p. 5. — Anthus rupestris, Ménést. Cat. des Ois. du Cauc.
(1832), p. 37. — Anthus macronya, Gloger, Handb. Nat. Vòg. Eur.
(1834), p. 269. — Corydalla Richardi, Degl. et Ger. (1867), I, p. 363.
Ficure. — Gould, Birds. of Eur., pl. 135.
Nomi voLGaRI STRANIERI. — Franc. Pipit Richard.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 198; apertura del becco,
0, 019; coda, 0", 08; tarso, 0, 032; lunghezza del dito posteriore
con l’ unghia, 0%, 032.
Nota. — L’ individuo qui sopra descritto è un poco diverso da
quello, di cui parla Temminck nel Manuel d’Ornithologie; giacché
egli ha la fascia sopraccigliare, la gola e l’ addome non bianchi, ma
di color ceciato, la prima timoniera esterna con una gran macchia
nera, e non intieramente bianca, e delle dimensioni maggiori. Que-
ste differenze dipendono forse dal sesso o dall’ età? L'individuo
che ho qui descritto sarebbe un maschio adulto?
Costumi, — Il primo Corydalla Richardi veduto in To-
scana fu quello che presi il 13 ottobre 1826, tendendo alle .
Pispole nella Curigliana ! detta le Moggiola, dalla parte setten-
trionale di Pisa, ed è l’individuo adulto che sopra ho descrit-
to. Questo bell’uccello fino ad ora è pochissimo conosciuto.
Nei libri di Orritologia non si parla che di due o tre individui
stati esaminati, così che quasi niente si sa de’ suoi costumi,
1 Chiamasi Curigliana nel Pisano ogui estensione di pianura spogliata d° alberi.
UCCELLI SILVANI. 67
e delle varietà dell’ abito, a cui è soggetto. Poco o nulla io
sono in grado d’ arricchirne la storia. Il suo fischio somiglia
quello del Prispolone, ma è meno tremulo e più acuto. Vola
con molta velocità, e quasi sempre a falcate. Nello stomaco di
quello sopra descritto non trovai che pochi avanzi di Formiche.
[ein
QUINDICESIMA TRIBÙ.
I CAMPERECCI. — CAMPESTRES.
Becco di varia forma e lungo più della testa, o me-
diocre, conico, o diritto o leggermente curvo.
Narici coperte da pennuzze, o da peli voltati in
avanti, ed anche nude.
Diti tre davanti ed uno di dietro.
Prima remigante corta o cortissima.
Unghia posteriore quasi diritta.
Nora. — La proporzione relativa delle prime remiganti, la quale
mi ha somministrato, fra gli Uccelli europei, un carattere per distin-
guere la tribù de’ Prataioli da quella de’ Canori, mi somministra
adesso un carattere per distinguere ancora le Lodole dai Granivori,
insieme con i quali gli Ornitologi le avevan fino adesso confuse.
Oltre i caratteri di conformazione che distinguono chiaramente fra -
essi questi due gruppi di uccelli (de’ quali caratteri è uno de’ primi
la forma del becco di mediocre forza, e piuttosto lungo e sottile), vi
ha ancora quello del colore dell’ abito biancastro-rugginoso nelle
specie europee, rugginoso-isabellino in quelle che ci vengono dall’Af-
frica. Ed oltre ciò, se ponesi attenzione al modo di vivere dei miei
Prataioli e de’ miei Granivori, credo che chiunque si convincerà
della naturalezza di questa divisione.
Costumi.
Caratteri distintivi degli uccelli di questa
tribù sono: l’ abitare nei luoghi aperti, il non passar la notte a
pollaio, il nutrirsi ordinariamente di semi che essi sbucciano ;
la loro voce ed il luogo, da cui soglion cantare, il nido sem-
pre posato sulla terra, il colore costante delle penne, ec., fan
che essi hanno un abito e delle abitudini a loro particolari e
diverse del tutto da quelle degli altri Silvari.
68 ORDINE SECONDO.
4° Famiglia. — CERTHILAUDIDEI.
Becco più lungo della testa.
Mascella superiore e mascella inferiore leggermente
arcuate.
Costumi. — Gli uccelli di questa famiglia son proprii delle
grandi pianure sabbiose dell’ Affrica settentrionale, e solo ac-
cidentalmente e di rado ne arrivano, come smarriti, alcuni in-
dividui nelle parti meridionali di Europa.
68° Genere. — CERTHILAUDA. Swains.
Becco più lungo della testa.
Mascella superiore ed inferiore leggermente arcuate.
Una delle remiganti secondarie interne poco più
corta delle maggiori primarie esterne.
Unghia del dito posteriore un poco più corta del dito.
Remigante prima corta; seconda minore della sesta;
terza, quarta e quinta subeguali; terza la più
lunga di tutte.
SIRLI DEL DESERTO. — CERTHILAUDA DESERTORUM,
Bp. ex Stanley.
Parti superiori colore Isabella. Remiganti secondarie in-
terne bianche, 1’ esterne bianche con due larghissime fasce
trasverse nere. Prima timoniera d’ogni lato nera, con sotti]
margine bianco sul lato esterno ; gola bianca : le altre parti
inferiori bianche, con rade macchie nere a fiammella sul petto.
Sinonimia. — Alauda desertorum, Stanl. Salts Reise Abyss.,
App., p. 60. — Alauda bifasciata, Licht. Doubl. Zool. Mus. (1823),
p. 27. — Alauda bifasciata, Temm. Man., 32 parte (1835), p. 199, e
4a parte (1840), p. 636. — Certhilauda bifasciata, Bp. B. of Eur.
(1838), p. 37. — Alaemon desertorum, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840),
p. 36. — Certhilauda desertorum, Bp. Rev. crit. (1850), p. 144. —
Certhilauda desertorum, Degl. et Ger. (1867), I, p. 355.
UCCELLI SILVANI. 69
Ficure. — Temm. et Long., PI. col. 393.
Nomi voLcari stRAN:ERI. — Franc. Sirli des deserts.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 19; coda, 02, 08; apertura
del becco, 0%, 03; tarso, 0, 06.
Costumi. — Proprio della Nubia e della parte settentrionale
dell’ Affrica; abbonda ancora in Candia. Il Temminek dice nel
suo Manuale che è stato ucciso ancora in Sicilia ed in Pro-
venza.
SIRLI DEL DUPONT. — CERTHILAUDA DUPONTI.
Swains.
Parti superiori colore Isabella; remiganti scuro-nere;
prima timoniera d’ogni parte bianca, con macchie nere cuneate
sul lato interno ; la seconda d’ ogni lato nera, con margine
bianco sul lato esterno; terza, quarta, quinta e sesta nere.
Parti inferiori di color bianco tinto d’ Isabella, con nume-
rose macchie nere a fiammella sul petto.
SinonIMia. — Alauda Duponti, Vieill. Faun. franc. (1828), p. 173.
— Alauda Duponti, Temm. Man., 3* parte (1835), p. 197. — Alae-
mon Duponti, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 36. — Certhilauda
Duponti, Bp. Ucc. Eur. (1842), n° 103. — Alauda ferruginea, Von
der Miihle, Ornith. Grech. (1844). — Certhilauda Duponti, Degl. et
Ger. (1867), I, p. 356.
Ficure,. — P. Roux., Orn. Prov., pl. 186.
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. Sirli de Dupont.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 22.
Costumi. — Vive nella Siria, sulle coste di Barberìa;
qualche volta, secondo il Temminck, si trova nelle Isole d’ Hyè-
res ed in Provenza: prove certe che nè questa specie nè la
precedente si trovino in Italia; fino ad ora non le abbiamo.
Ma siccome Ornitologi rispettabili le hanno annoverate nella
sua Fauna, e siccome, tanto per la loro patria, quanto per le
emigrazioni avventizie da loro certamente a quando a quando
eseguite, possono trovarvisi, ho creduto doverle io pure nu-
merare in questo libro.
70 ORDINE SECONDO.
2° Famiglia. — ALAUDIDEI.
Becco più corto della testa, subconico, o diritto o
leggermente arcuato verso la cima.
Becco più corto o subeguale alla testa, subconico. Ma-
scella superiore leggermente curva in basso, non intaccata.
Mascella inferiore appena più corta della superiore, diritta o
leggermente curva in basso. Lingua scariosa, depressa, stret-
ta, bifida. Narici basilari, ovate, semicoperte da peli e pen-
nuzze della fronte rivolte in avanti. Tarso scudettato, più
lungo del dito medio. Diti tre davanti, uno di dietro : gli ante-
riori interamente separati. Unghie anteriori corte, poco curve,
appuntate : la media con un piccolo solco dalla parte supe-
riore interna. Unghia posteriore diritta, più lunga del dito.
Coda mediocre, troncata, di dodici remiganti. Ali grandi:
prima remigante piccola o piccolissima; seconda e terza le
più lunghe ; una delle remiganti secondarie subeguale, o non
molto più corta della remigante più lunga.
Costumi. — Non incontransi giammai le Lodole nel fondo
de’ boschi: qualche specie si ferma di rado ne’ campi cinti da
alberi, o nelle spiazzate delle selve; ma la loro dimora ordi-
naria sono le praterìe estese, i campi sativi non alberati, i
colli scoperti, ec. Quasi tutte le specie stanno riunite in bran-
chi, fuori del tempo delle cove; ed in branchi emigrano dal
Settentrione al Mezzogiorno, o dalle Alpi ne’ piani. Mangiano
semi ed insetti: e di questi ultimi quasi esclusivamente si ci-
bano nella lor gioventù, e quando debbono imboccare i figli;
ma fuori di queste epoche adattansi bene a non si nutrire che
con i semi, perciò è facile tenerle domestiche. Sono uccelli
canori ed han l’ abitudine di cantare volando, o stando librati
sulle ali. Amano a rotolarsi nella polvere. Tutti costruiscono
il nido in terra, con poc’ arte, e le loro uova son biancastre,
sempre asperse d’ una gran quantità di punti scuri. Nell’abito
poco differiscono i maschi dalle femmine. I giovani han le
penne cinte da un largo margine ceciato.
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UCCELLI SILVANI. 71
69° Genere. — GALERIDA, Boe.
Becco più lungo della metà della testa, conico, sub-
compresso.
Mascella superiore ed inferiore leggermente curvata
in basso.
Una delle remiganti secondarie interne poco più
corta delle maggiori primarie ed esterne.
Unghia del dito posteriore quasi diritta, e poco più
lunga del dito stesso.
Remiganti: prima cortissima, seconda subeguale alla
sesta, terza e quinta eguali, quarta la più lunga
di tutte.
CAPPELLACCIA. — GALERIDA CRISTATA.
Boie ex Linn.
Prima timoniera scuro-nocciòla chiara, dal lato esterno scuro-nera, dal-
l'interno giallo-biancastra; ciuffo sull’ occipite.
Adulti. Becco poco più corto della testa, grigiastro, supe-
riormente scuro-corneo. Iride scuro-gialliccia. Penne delle
parti superiori di color grigio-lionato tendente al rugginoso,
con la parte media più scura. Quelle del pileo son molto più
lunghe delle altre, nere, con sottil margine grigio-lionato :
esse formano un ciuffo erigibile. Parti inferiori color bianco-
ceciato sudicio. Lati della gola macchiati di nerastro; sopra i
lati del petto una macchia bruno-nera. Petto e parte supe-
riore de’ fianchi con macchie brune longitudinali. Penne delle
ali scuro-cenerine, con la parte media un poco più cupa. Coda
tre centimetri circa più lunga delle ali. Prima timoniera nero-
scura col margine color di nocciòla, terza e quarta intera-
mente nere, quinta e sesta scuro-lionate. Piedi grigio-car-
nicini.
Giovani avanti la prima muta. Han le penne di color più
chiaro che gli adulti, con una macchia bianca nella cima,
macchia con punta che attacca allo stelo : una fascia ceciato-
79 ORDINE SECONDO.
lionata fa margine al rimanente della penna, ed una sottile
stria limita, in varli luoghi dal lato interno, più chiaramente
questo margine.
Cappellaccia. — Alauda cristata, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 59.
Sinonimia. — Alauda cristata, Linn. S. N. (1766), I, p. 288. —
Alauda undata, Gmel. S. N. (1788), I, p. 797. — Alauda galerida,
Pall. Zoogr. (1811-1831), I, p. 524. — Alauda cristata, Temm. Man.,
Aa parte (1820), p. 277, e 3a parte (1835), p. 204. — Galerida cri-
stata et undata, Boie, Isis (1828), p. 3241. — Lullula cristata, Kaup.
Nat. Syst. (1829), p. 92. — Galerida viarum, Brehm, Handb. Nat.
Vog. Deutsch. (1831), p. 315. — Galerida cristata, Degl. et Ger.
(1867), 1, p. 357.
Ficure. — Buff., PI. enl. 503, fig. 1, sotto il nome di Cochevis,
e fig. 662, sotto il nome di Coquillade.
Nomi voLGarI Toscani. — Lodola cappellaccia, Cappellaccia,
Gracchiellaccia (Pisano). Allodola cappellaccia (Fiorentino, Senese).
Nomi voLGarI stRANIERI. — Franc. L’Alovette Cochevis. Ingl.
The erosted Lark. Ted. Die Haubenlerche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 184; apertura del becco,
0%, 019; coda, 0%, 056; tarso, 0%, 024.
Costumi. — La Cappellaccia è comunissima in tutti i campi
ed in tutte le praterìe, tanto di monte che di piano, tanto
all’ aperto che in luogo alberato. Da noi è uccello stazionario,
benchè in parti più settentrionali dell’ Europa emigri in au-
tunno. Non va mai a branchi, ma o solitario o a coppie: rare
volte in famiglie. È molto accorto e sospettoso, perciò difficil-
mente si prende alle reti ed ai lacci, in cui facilmente so-
glion cadere le altre Lodole. Con tutto ciò non teme la vici-
nanza dell’uomo, ed anzi spessissimo stabilisce la sua dimora
vicino a lui, ed una grandissima quantità, particolarmente in
inverno, se ne vede sempre sopra le strade di campagna a
cercar semi o insetti nello sterco de’ Cavalli, il grano caduto
da' sacchi, o a spollinarsi nella polvere. Nel tempo degli amori
tanto il maschio che la femmina cantano, ma quest’ ultima
con minore abilità dell’ altro.
Propagazione. Le Cappellacce fabbricano il nido o ne’campi
o ne' prati, riunendo insieme rozzamente de’ fili di fieno. Le
UCCELLI SILVANI. 713
uova son quattro o cinque per ciascun nido, con molte mac-
chiuzze bruno-nerastre.
70° Genere. — MELANOCORYPHA. Boie.
Becco subeguale alla metà della testa, subconico,
ottuso, grosso; spigolo della mascella superiore
e dell’inferiore convesso verso alla metà termi-
nale. |
Remigante secondaria interna assai più corta delle
primarie esterne.
Unghia del dito posteriore il doppio più lunga del
dito stesso.
Remiganti: prima cortissima; seconda, che è la più
lunga, quasi eguale alla terza.
CALANDRA. — MELANOCORYPHA CALANDRA.
Boie ex Linn.
Prima timoniera intieramente bianca nella metà esterna; due grandi
macchie nere sui lati del collo; gola biancastra; parte media del
petto con macchiette nere angolate.
Maschio adulto. Becco più corto della testa, grosso, nella
parte superiore e nella cima color nero di corno, giallastro
nel rimanente. Penne delle parti superiori scuro-nere nel
mezzo, grigio-lionate sul margine : quelle della cervice e del
groppone son più tendenti al cenerino. Fascia sopraccigliare
larga ceciata. Redini bianche : una piccola stria nera va dagli
occhi alle narici. Gola, parte media del petto, addome e sot-
tocoda di color bianco. Lati della gola macchiati delicatamente
di nerastro: due larghe macchie di nero-morato sui lati del
sozzo. Parte superiore del petto bianco-ceciata, con molte
macchie scuro-nerastre a goccia. Cuopritrici delle ali scuro-
nerastre, con largo margine lionato-cupo. Remiganti nere, le
primarie col margine esterno lionato : la prima di queste lo
ha quasi bianco, le secondarie con la cima bianca. Coda che
appena oltrepassa l’ estremità delle ali : prima timoniera bian-
14 ORDINE SECONDO.
ca, con la base, dalla parte interna, cenerina; la seconda,
terza e quarta son nere, con piccola macchia bianca in cima,
ed uno stretto margine lionato sui lati: le medie, anch’ esse
nere, non han macchia bianca, ed il margine lionato è molto
più largo. Piedi bigio-carnicini.
Femmina. Ha le macchie nere del gozzo due terzi più pic-
cole che il maschio.
Giovani all’uscir dal nido. Hanno tutte le penne delle parti
superiori di color cenerino-bruno, con margine largo bianca-
stro, sul quale è un cerchio nero. Remiganti e penne della
coda marginate di bianco puro; le timoniere esterne intiera-
mente bianche. Tutte le parti inferiori d’ un colore un poco
più chiaro che nel maschio adulto. ‘
Calandra, Alauda calandra, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 50.
Sinonimia. — Alauda calandra, Linn. S. N. (1766), I, p. 226.
— Alauda calandra, Temm. Man., 1a parte (1820), p. 276, e 3a parte
(1835), p. 206. — Melanocorypha calandra, Boie, Isis (1828), p. 322.
— Melanocorypha calandra, Degl. et Ger. (1867), I, p. 350.
Ficure. — Buff., PI. enl. 363, fig. 2. — Calandra, Olina, Uc-
celliera (1622), p. 30.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. La grosse Alouette, ou Ca-
landre. Ingl. The Calandre and Morgalian Lark. Ted. Die Kalander-
Lerche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0», 484; apertura del becco,
Om, 017; coda, 09, 058; tarso, 0%, 027. — Le dimensioni della
femmina sono millimetri 9 minori di quelle del maschio.
Costumi. — È la Calandra uno de’ più abili cantori. Con
la sua voce dolce e flessibilissima imita a perfezione tutti gli
uccelli che essa ode cantare. Può dirsi non avere un verso a
lei proprio, non essendo il suo canto altro che una vaga e
maestrevol riunione di quelli d’ un infinità d’altri volatili. Men-
tre è librata sulle ali, o ascende o discende con cerchi per
l’aria, essa canta, ora col gorgheggiar della Lodola, ora col
verso d’ amore del Montanello, ora con quello dello Zigolo ; in
un tratto passa ad imitare il fischio che le Pispole, le Balle-
rine, i Verdoni fanno sentire in inverno, e nuovamente con
brusco passaggio ritorna ad imitare il canto della Lodola, e
1 Temm., Man. d’Ornith., tomo T, pag. 277.
UCCELLI SILVANI. 75
contraffà tutte queste voci con tal perfezione da ingannare
anche il più esperto cacciatore. Nelle nostre Maremme, ove le
Calandre sono comunissime, è una cosa al sommo sorpren-
dente, e che la prima volta sembra un'illusione, il sentire nel-
l’ alto di quell’aria infocata dal sole estivo, e resa fioca, grave
ed opprimente dalle malefiche esalazioni degli stagni, il sen-
tire, dico, le voci d’ inverno del Pettirosso, del Fanello, della
Pispola e di molti altri uccelli che solo trovansi in que’ luoghi
nel tempo del freddo, quando l’ aria, ovunque pura e sana, e
1 raggi del sole di poca forza, permettono al passeggiero di
viaggiare ovunque franco e sicuro. I piani del Grossetano,
dell’ Orbetellano, come quelli che dalla Cecina s’ estendono
lungo il mare fino alla Torre di San Vincenzo, sono i luoghi
ove più che in ogni altro abbondano le Calandre. Nella pianura
Pisana non se ne trovano, o solo accidentalmente. Sono uc-
celli stazionari.
Propagazione. Nidificano ne’ campi di grano o nei prati.
Le loro uova sono in numero di quattro o cinque, di color
biancastro-porporino, con grandi macchie cenerine e dei
punti scuro-cupi. !
71° Genere. — CALANDRELLA. Kaup.
Becco più lungo della metà della testa, piuttosto
grosso, conico, acuto.
Spigolo della mascella inferiore appena convesso
verso l' apice.
Una delle remiganti secondarie interne subeguale alla
primaria esterna.
Unghia del dito posteriore quasi diritta, lunga quanto
il dito stesso.
Remigante prima la più lunga; seconda poco più
corta della prima.
! Temm., Man. d’Ornith , pag. 277.
Rete x Ae
76 ORDINE SECONDO.
CALANDRINO. — CALANDRELLA BRACHYDACTYLA.
Kaup.
Prima timoniera nera, col margine bianco dal lato esterno; due macchie
scuro-nere ristrette sui lati del collo; gola biancastra; parte media
del petto e del gozzo senza macchie. !
Adulti. Becco mediocremente grosso, subeguale alla metà
della testa, di color grigio-corneo. Penne del pileo, della cer-
vice, del dorso, scapolari, groppone e sopraccoda d’ uno
stesso color grigio-lionato, con macchie bislunghe nerastre.
Fascia sopraccigliare e penne cigliari biancastre. Gola, gozzo,
e lati del collo biancastri; sui lati della gola, di là dall’ an-
golo del becco, quindici o sedici piccole macchie nero-cene-
rognole. Petto di color bianco leggermente ceciato, con qual-
che piccola macchiolina nera lateralmente: una macchia più
grande nera è fra i lati del petto e la base della cervice. Ad-
dome di color bianco-ceciato. Cuopritrici delle ali bruno-nere
nel mezzo, col margine ceciato-lionato. Remiganti cenerino-
nerastre: l’ esterna ha il margine esterno bianco-ceciato: una
delle secondarie eguale in lunghezza alle primarie più grandi.
Coda più lunga delle ali. Timoniere esterne ceciato-lionate,
con una gran macchia cuneata alla base del margine interno:
la seconda nera, col lato esterno ceciato; la terza e quarta
nere, con sottilissimo margine ceciato ; le quattro medie sono
più corte delle altre, e colorite presso a poco come le penne
del sopraccoda, solo hanno la parte media più nera. Penne
del sottocoda bianche. Piedi grigio-carnicini. Diti corti. Unghie
de’ diti anteriori corte e grosse. Unghia del dito posteriore sub-
eguale al dito.
Giovani avanti la prima muta. Hanno le penne delle parti
superiori marginate di ceciato, .il qual margine, dal lato in-
terno, è più distintamente separato dall’altro color della penna
mediante un orlo nerastro.
Calandrino, Alauda calandrella, Bon. Savi, Orn. Tosc. II, p. 67.
Sinonimia. — Alauda brachydactyla, Leisl. Annal. Weter. Ge-
' Quando alla prima penna remigante, o alla più esterna, per il solito molto più
corta delle seguenti, si dia il nome di remigante spuria , carattere delle Calandrelle è
d’ esser prive di tal penna.
UCCELLI SILVANI. V(4:
sellsch. Natur. (1814), II, p. 357, pl. 19. — Alauda arenaria, Vieill.
N. Dict. (1816), I, p. 343. — Alauda brachydactyla, Temm. Man.,
Aa parte (1820), p. 284, e 3a parte (1835), p. 205. — Calandrella
brachydactyla, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 39. — Melanocorypha
itala et brachydactyla, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1831),
p. 311. — Melanocorypha arenaria, Bp. B. of Eur. (1838), p. 38. —
Phileremos brachydaciyla, Keys et Blas. Wirbelth. (1840), p. 37. —
Calandritis brachydactyla, Caban. Mus. Orn. Hein., pars. 1*, Osci.
(1850-1851), p. 122. — Alauda brachydactyla, Degl. et Ger. (1867),
I, p. 344.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 163. — P. Roux, Orn.
Prov., pl. 182.
Nomi voLGarI sTRANIERI. — Franc. L’Alouette Calandrelle. Ted.
Die kurzzehige-Lerche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 155; apertura del becco,
0%, 011; coda, 0%, 062; tarso, 0%, 017. i
Costumi. — Non so se nell’ inverno questa sorta di Lo-
dole sì trattenga in Toscana, ma essa vi si trova comunemente
nella primavera e nell’ autunno, particolarmente sulle prate-
rìe non lontane dal mare. Nel Pisano è piuttosto rara, ma
nel pian di Grosseto ve ne ho vedute in branchi innumerevoli,
particolarmente nel maggio, quando tornano dall’ Affrica. Erano
esse così poco paurose, che appena si scansavano per lasciar
passare il Cavallo su cui viaggiavo. Vivono bene in gabbia, e
s’ addomesticano sollecitamente.
72° Genere. — ALAUDA. Linn.
Becco subeguale alla metà della testa, conico, assai
acuto, di mediocre grossezza.
Una delle remiganti secondarie interne poco più
corta delle primarie esterne.
Unghia del dito posteriore leggermente arcuata, sot-
tile, acuta, ed un terzo più lunga del dito.
Remigante prima cortissima, seconda eguale alla
quarta, la terza è la più lunga.
Coda piuttosto lunga.
78 ORDINE SECONDO.
LODOLA PANTERANA. — ALAUDA ARVENSIS.
Linn.
Prima timoniera bianca, con macchia nera allungata sulla lamina interna;
gola bianca; parte media del petto e del gozzo con macchiette allun-
gate scuro-nere.
Adulti. Becco lungo la metà della testa color grigio-cor-
neo. Penne delle parti superiori lionato-grigiastre sul margine,
nero-scure nel mezzo. Penne del pileo più lunghe delle altre,
rotondate nella cima, erigibili. Fascia sopraccigliare bianco-
sudicia. Lati del collo e gozzo bianco-ceciati, con piccole mac-
chie nerastre, lanceolate, a gocciola. Sui lati del petto una
macchia bislunga scuro-nera, ben visibile solamente quando
si allunga molto il collo. Petto ceciato, con macchie scuro-
nere bislunghe : queste macchie sono anche sopra i fianchi,
ma più chiare, più rade e più grandi. Addome e sottocoda
bianchi, tendenti un poco al ceciato. Penne delle ali bruno-
nere, con margine ceciato cupo. Coda mediocre, un poco for-
cuta: prima timoniera bianca, con una lunga macchia cuneata
nerastra sul margine interno; seconda nera, col margine
esterno bianco ; terza, quarta e quinta nere, con sottilissimo
margine ceciato : le due del mezzo son più corte delle altre,
brune, con largo margine color lionato-scuro. Piedi carnicino-
scuricci.
Giovani avanti la prima muta. Hanno tutte le penne delle
sp Ù
UCCELLI SILVANI. ‘© 79
parti superiori, quelle delle ali e della coda d’un color più
debole che ne’ vecchi, ornate d’un margine ben distinto,
di color lionato, il quale è limitato dalla parte di dentro da
una sottil fascia nerastra. Gola e gozzo ceciati. Le macchie
del petto son d’ un color molto più debole che negli adulti.
Panterana, Alauda arvensis, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 55.
Sinonimia. — Alauda arvensis, Linn. S. N. (1'766), I, p. 287. —
Alauda vulgaris, Leach, Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816),
p. 21. — Alauda coelipetta, Pall. Zoogr. (1841-1831), I, p. 524. —
Alauda arvensis, Temm. Man., 1a parte (1820), p. 184, e 3a parte
(1835), p. 203. — Alauda cantarella, Bp. B. of Eur. (1838), p. 37. —
Alauda montana, Crespon, Faun. Mérid. (1844), I, p. 319. — Alauda
arvensis, Degl. et Ger. (1867), I, p. 339.
Ficure. — Lodola nostrale, Olina, Uccelliera (1622), p. 12. —
Buff., P]. enl. 363, I. — A/auda arvensis, Eugenio Bettoni, Uccelli
che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 60.
Nomi voLgari Toscani. — Lodola, Lodola buona, Lodola di
passo (Pisano). Lodola panterana (Fiorentino). AUodola panterana
(Senese).
Nomi voLGarI strANIERI. — Franc. L’Alouette ordinaire. Ingl.
The Sky Lark. Ted. Die Feldlerche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 18; apertura del becco,
02, 021; coda, 0%, 067; tarso, 0%, 024.
Nota. — Fino dal 1832 il principe G. Luciano Bonaparte comifi-
ciò a parlare d’un’a!tra specie di Lodola italiana, che designò col
nome d’ A/auda cantarella; e nella sua Fauna Italiana, dando nel 1834
un’idea generale delle nostre ricchezze ornitologiche, così si esprime
riguardo a quell’ uccello: « La scaltrita Cantarella (Alauda cante-
rella Bp.) più piccola e più scura » intendesi della Lodola panterana
(Alauda arvensis) « che alla perfine ammetter dovranno i Naturalisti,
è ben distinta dai cacciatori. » Per quanto io mi sappia, le due ac-
cennate caratteristiche, d’ esser più piccola e più scura, sono le sole
differenze che il Bonaparte potè riscontrare fra le due qualità di
Lodole. Ma sono queste differenze di tale importanza da autorizzare
la formazione d’ una nuova specie? Egli è vero che diversificano fra
loro ancora per la stazione: le une, le Lodole grosse, arrivano da
noi all’epoche delle emigrazioni, e perciò i cacciatori le chiamano
specialmente Lodole di passo, mentre le altre restano tutto l’ anno ed
in gran quantità vi si moltiplicano; che si possono notare fra loro
egualmente differenze di costumi, queste ultime arrivando in branchi
PRIORI AIAR REV IE RES AGOS RE II INTO E n
La Ver.” 8/3 « ’ CI » LA
80 ORDINE SECONDO.
numerosissimi, e volando per ordinario in torme serrate, e traman-
dando un fischio, un particolar pigolio diverso da quello delle Lo-
dole piccole: ma chi ci assicura che tali differenze biologiche non
dipendano essenzialmente dalle condizioni diverse, in cui quegli uc-
celli si trovan fra noi, gli uni d’esservi stazionari, gli altri di passo?
Per tutte queste ragioni, sembrandomi manchino tuttora dati suffi-
cienti per decidere tal questione ornitologica, io seguirò 1’ esempio
della pluralità dei Naturalisti, designando l’Alauda canterella come
semplice varietà climatica dell’Arvensis. Trovasi adottata questa spe-
cie 0 semplicemente citata dai seguenti Autori:
Bonaparte, Iconografia della Fauna Italiana, Introduzione alla
classe 2a, Uccelli. Roma, 1841.
De Betta, Fauna Veronese, p. ‘71. Verona, 1863. — Esso senza
niuna esitazione ammette le due specie, ed indica a ciascuna di esse
costumi assai diversi.
Costumi. — La Lodola è uno de’ primi uccelli che entri
in amore, e ci avvisi con il suo canto del ritorno della buona
stagione. Tuttora le campagne son nude e devastate dal ri-
gore e dalle burrasche d’ inverno, gli alberi sono spogliati e
la neve giace tuttora sulle più alte cime dell’ Alpi Apuane,
che di già la Lodola, sollevandosi da terra col descrivere lar-
ghe spirali, incomincia a far sentire dall’ alto dell’ aria il suo
verso tirile, tirile, modulato con ogni abilità e dolcezza ; verso,
con il quale quest’ aereo cantore seguita poi a rallegrare i
campi ed i prati, per tutto quel tempo in cui le erbe e le
mèssi crescono, maturano , son segate e raccolte. Mentre la
Lodola s’ innalza, spesso soffermasi librata sulle ali, come per
dare un’ attenzione maggiore al suo verso: e così volando
giunge ad un'altezza sì grande, che quasi appena o solo
come un punto si scorge, benchè il suo canto sempre arrivi
alle nostre orecchie intiero e distinto. ! È molto raro di sen-
tirle cantare posate in terra. Fuori del tempo delle cove stan
sempre riunite in branchi, siano esse stanziate in una pianu-
ra, o siano in viaggio per le loro emigrazioni. Molte covano
ne’ nostri piani, e sui nostri monti; ma ogni anno in ottobre
ne passano numerosissimi branchi, diversi de’ quali si trat-
tengono a svernare in Toscana. Questi branchi, a cui si dà
1... . Volatu perpendiculari in aère suspensa cantillans in Creatoris laudem:
Ecce suum tirile , tirile , suum tirile tractat, etc. — Linn., Syst. Natur.
UCCELLI SILVANI. CRE 81
il nome volgarmente di puntate, per il solito da noi arrivano
sul mezzogiorno : allora le Lodole volano serrate l’una accanto
all’altra, quasi rasentando la terra; e ripetendo il fischio chio,
chio, chiio, fischio che solo in quella circostanza sogliono far
sentire. In domesticità vivonò molto bene e lungamente, ma
è necessario tenerle in gabbie assai lunghe, affinchè abbiano
spazio ove muoversi; il/ fondo dev’ esser fatto a guisa di
cassetta, e pieno di rena, la quale bisogna mutare ogni qual-
volta è fradicia : così esse stan sempre sane ne’ piedi, e roto-
landosi nella terra si liberano da’ pidocchi. Per nutrirle è ugual-
mente buona la vena, il grano, l’ orzo, ec.; il miglio bensì è
ciò che loro si suol dare. Si abbia poi cura che non stian mai
senz’ erba, cioè indivia, radicchio, o, meglio cavolo, imperoc-
chè sempre ne mangiano una quantità»grandissima, e contri-
buisce più che ogni altra cosa a tenerle in salute. Le nidiacee
si allevano con facilità, quando si prendano già bene impen-
nate : allora s’imboccano con cuore tritato, bachi da Rusi-
gnuolo, Mosche, ed altri insetti. Qualora poi sieno in grado di
beccare, si porge loro un impasto di carne tritata, insetti e
miglio.
Propagazione. Nidificano ne’ campi e ne’ prati, tanto di
piano che di monte. Il covo lo fanno sulla terra; in qualche
buchetta, dietro qualche zolla. È fatto con paglia ed erba
ammassata grossolanamente. Le uova son quattro o cinque,
cenerine, con macchie brune.
Caccia. È a tutti noto quanto sia grande il consumo che
si fa di questi uccelli per quasi tuttoil tempo, nel quale è
permessa la caccia. L’ arrosto di Lodole è a tutti gradito, e
per il sapore e odor suo,-é per la bizzarra riputazione, di cui
gode fino da’ tempi renfotissimi, d’esser uno specifico e pre-
servativo di varie malattie, come dolori colici, renelle, ec.
Perciò non vi è tavola, un poco lauta, che quasi ogni giorno
non ne resti fornita; così un numero grande di cacciatori è
continuamente occupato a tender loro insidie in molte manie
re. Ecco le principali di queste cacce che si fanno in Toscana.
Nel tempo del passo la massima parte di queste Lodole, che
vengono sui nostri mercatîì;.si prendono con le reti aperte
o da Lodole. Allora, cioè dal primo d’ ottobre fino a dopo
San Martino, tutte le nostre pianure son fittamente asperse
Ornitologia italiana. — lì. (1
892 ORDINE SECONDO.
di reti, giacchè, oltre i cacciatori di professione, in quel tempo
di vacanze autunnali moltissimi cittadini divengono tenditori,
per avere così un sollievo alle continue e noiose cure del-
l’anno. Allora nelle belle giornate, poco dopo la levata del
sole, all’ aprirsi delle porte della città, vedesi escire da ognuna
di quelle una torma di cacciatori, di qualunque età, di qua-
lunque condizione, che ragionando fra loro delle prese fatte,
e delle speranze o timori per il giorno presente, chi con il
passo rapido ed agile della gioventù e dell’ esercizio, chi con
quello incerto e posato dell’ età matura, e della perduta abi-
tudine, s' avviano alla volta della loro tesa, dalla quale, per
il solito, non ritornano che tre o quatt’ ore dopo mezzogiorno.
Si fa la caccia, di cui parliamo, mediante due reti molto lun-
ghe, che tese sul terreno adeguatamente, ed a giusta distanza,
son dal cacciatore chiuse addosso all’ uccello da lui attiratovi
mediante gli zimbelli ed i richiami. Le dimensioni d’ ambo le
reti sono le stesse: quelle adoprate nel Pisano e nel Livor-
nese, essendo montate, occupano ciascuna uno spazio lungo
metri 17 e 509 millimetri, largo metri 2 e 43 millimetri. Due
corde di canapa (che diconsi le maestre), della grossezza circa
d’ una penna da scrivere, le sorreggono dai lati più lunghi,
passando entro le loro maglie; e due aste di legno, che s° at-
taccano a’ capi delle maestre, formano i lati più corti. Le reti
sogliono esser di lino, ma essendo di seta è molto meglio: or-
dinariamente si tingono di scuro, immergendole nella deco-
zione bollente di mallo di noce. La grandezza delle maglie va-
ria, giacchè, quando voglionsi solo prender Lodole, s’ adoprano
reti, le cui maglie abbianjper ciascun lato 29 millimetri; men-
tre, volendo far caccia ancora di Fanelli e di Raperini, è ne-
cessario adoprare reti di maglia più fitta. Si avverta di più che
la larghezza della rete deve essere molto maggiore di quel
che basterebbe per arrivare da una maestra all’altra, affinchè
essa rete, stando lente e facendo un sacco profondo, possa
bene inviluppare gli uccelli, che altrimenti sarebbero sbalzati
fuori della stessa rete, se questa fosse molto tirante 0, come
suol dirsi, avesse poco panno. Ad una delle estremità d’ogni
asta, dalla medesima parte di rete, è attaccato un cavicchio,
lungo circa 292 millimetri, mediante due nodi scorsoi, fatti
con un pezzo di corda addoppiata, detta nasiza ; e ad ognuna
UCCELLI SRLVANI. 83
delle altre estremità delle aste sj legano dei pezzi di corda
grossa come quella delle maestrd, lunghi circa metri 8 e 754
millimetri, che si chiamano risqontrî o venti. Un cavicchio
simile a quello delle aste pendelall’ estremità del riscontro.
Questo è tutto quello che è necespario per tender le reti: ecco
adesso il modo di tenderle. Si cohficchi in terra un cavicchio
d’ un’ asta, poi mettendo l’ asta distesa sulla terra, in modo
che faccia angolo retto con quellal linea, in cui il cacciatore si
vuol situare, si conficchi in terralil cavicchio del riscontro che
è attaccato a quell’ asta, in maniera che egli, essendo su
quella linea stessa, con la quale fa angolo retto l’ asta, man-
tenga il riscontro ben teso. Fattp ciò, vadasi a piantare in
terra il cavicchio dell’ asta opposja, in tal modo che egli sia
perfettamente tesa. Si collochi alldra la seconda rete, in ma-
niera che fra l’ una e l’ altra rimhnga uno spazio maggiore
circa d’ un terzo, o poco più di quello che cadauna rete può
‘ guisa d’Y serve poi per far chiuddre le reti: fruito dicesi da
noi questa corda, e la sua biforgatura le forbici. Tutto il
traito ordinariamente è lungo metili 35 e 18 millimetri, ed
ogni ramo della forbice metri 8 e 754 millimetri, Le cime delle
braccia da questo cavicchio, ed in tal\ positura, tirando a sè
quella fune, come facilmente s’ intendè, può far chiudere a
suo piacere le reti: ed a fine che ei là possa impugnare co-
modamente, e far su di essa la forza qhe è necessaria, nel
a cui si fa la caccia, che rinchiusi in gabbie poste accanto alle
reti, con i loro fischi o con i lor canti vi &ttirano gli uccelli
i
SMETTA
‘84 ORDINE SECONDO.
selvaggi. Per la caccia delle Lodole panterane, nel Pisano, non
si adoprano richiami, benchè si usino nel Fiorentino ed in
altri luoghi di Toscana. Gli Zimbelli poi o Endici, come ancora
s’ appellano, sono in ogni caso indispensabili: essi consistono
in uccelli vivi, ancor essi della stessa razza di quelli che si
cacciano, posti nella metà della piazza più vicina al cacciato-
re: alcuni son semplicemente legati ad un piccol cavicchio, e
diconsi Passeggini ; altri poi son legati in cima d’una leva lunga
584 o 817 millimetri, la quale può essere sollevata a pia-
cere dal cacciatore, mediante un filone che scorre fino a lui.
Son queste leve fatte di sottili rami di tamarici, fissate in
terra dalla loro cima più grossa, per mezzo d’ uno o due
cavicchietti, e tenute in guida o da due venti o dalle loro due
gambe, quando alla base si fanno forcute come un Y. L'Endice
si attacca all’ estremità libera di questa leva, facendo sollevare
la quale può il cacciatore far svolazzare l’Endice a piacere.
Questo è adunque tutto quello che è necessario per la
tesa delle reti aperte, e questo è il modo con cui essa s' ese-
suisce: tesa, con la quale non solo si prendono le Lodole, ma,
come ho già detto, e come ancora avrò occasione di dire in
seguito, che serve per far preda d’ un’ infinità d’ uccelli di varie
sorte, secondochè si tende in una o in un’ altra stagione, o si
adopra una od un’altra sorta di richiami. Ma ora, seguitando
a parlare della tesa alle Lodole, io dirò, che 1’ abbondanza
maggiore o minore delle prese dipende poi dalla scelta del
luogo, dall’ abilità del cacciatore a zimbellare e soprattutto
dall’ abilità sua nel fischiare, abilità indispensabile particolar-
mente qua nella pianura Pisana, ove non s’ usano richiami. È
impossibile insegnare a fischiare : lo studio del vario modo, con
il quale fischiano le Lodole selvagge nelle varie occasioni, un
lungo esercizio per imitar questi fischi, ed il discernimento
necessario per adoprarli a dovere, possono unicamente ren-
der maestri in quest’ arte. Ma a quei che tanto tempo non vo-
gliono impiegarvi, o cui non riescì la loro impresa, io consi-
glio d’ adoprar de’ richiami, cioè di tenere intorno alle reti,
in basse gabbie di filo di ferro, ed incassate più che mezze
nel terreno, delle Lodole, a cui sia stata data la chiusa, le
quali con il loro continuo pigolio, con il fischiare e cantare in
versi, attirano stupendamente le Lodole passeggiere nelle reti,
UCCELLI SILVANI. 85
anche da una distanza molto maggiore di quello che sia pos-
sibile al più abile fischiatore. In quanto allo zimbellare ripe-
terò ciò che da tutti gli Autori fu scritto, e che è conosciuto
da ogni tenditore. Il zimbellare, quando 1’ uccello passeggiero è
troppo lontano o rivolto da altra parte, è cosa inutile, anzi
dannosa, giacchè strapazza e fatica 1° Endice. È cosa dannosa
il zimbellare, quando 1’ uccello passeggiero è vicino ed osserva
la tesa, giacchè egli allora o s° accorge che il suo compagno
è fatto muover per forza, o, credendo che voglia fuggire, an-
ch’ ei seguita la sua strada. È cosa inutile finalmente il zim-
bellare ad un uccello che, dopo avere attentamente osservato
il gioco dei zimbelli, vòlta e se ne va, giacchè quell’ uccello,
il quale non rimase ingannato arrivando , quasi mai lo è quando
si risolvette a partire. Perciò non conviene zimbellare se non
in quel momento, in cui gli uccelli sono ad una tal distanza
o in una tal positura, dalla quale, benchè essi s° accorgano
del volo del loro compagno, non possono conoscere la causa
che lo ha messo in moto. Si abbia poi sempre cura di solle-
vare dolcemente le leve, affinchè gli Endicî svolazzino rego-
larmente e non spaventati. E perchè essi facciano bene il loro
uffizio, bisogna adoprare di quei che già vi sono avvezzati, e
che convenientemente siano stati attaccati al zimbello. La tesa
alle Lodole di passo devesi fare nelle pianure sgombre d’ al-
beri; ed un prato coperto d’erba corta e rossiccia, oppure
un campo sodo, sono i posti più convenienti per posarvi le
reti. E si potrà quasi dir con certezza che in quel tal sito ac-
cadrà un abbondante tragitto d’ uccelli, se dal lato di Setten-
trione vi è lo sbocco d’ una o più vallate, o (parlo per la To-
scana) se è sulla riva del mare. Circa alla direzione, in cui
devonsi porre le reti, son varii i modi di pensare: alcuni amano
di riguardare il lato, da cui giungono gli uccelli, altri gli vol-
tano le spalle ; alcuni cercano di volgere le spalle al sole per
non essere offuscati, altri tendono le reti nella stessa dire-
zione del vento, ec. Ma siccome vi sono dei vantaggi e degli
inconvenienti per tutti questi metodi, io non saprei quale in-
dicare come il migliore, e lascio la scelta al discernimento
del cacciatore. Avanti di terminar quest’ articolo conviene che
io dica qualche cosa circa al modo di rimediare agli sconcerti
prodotti alla tesa da un vento forte. Se il vento spira nella
ME: SITA RIE
CI ZI E Pi LE
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> A Y
O
86 ORDINE SECONDO.
direzione medesima delle reti, non produce danno notabile;
ma se spira in traverso, fa sì che una rete si chiude molto
più sollecitamente dell’ altra, oppure impedisce anche assolu-
tamente a questa di chiudersi. Se il vento è poco gagliardo, si
può riparare a’ suoi danni in due maniere: o portando il #raéto
un poco obliquamente verso la parte del vento, in modo da
agire più direttamente sulla rete che egli trattiene ; oppure
mutando per questa rete il luogo ai cavicchi dei riscontri,
piantandoli cioè un palmo più in dentro della linea, in cui sono
i due dell’ aste. Ma se poi il vento è molto forte, volendo che
ambo le reti si chiudano a dovere, non v'è che da adoprare
il riscontrino. Ecco in cosa consiste, e come s' adopra: si ab-
bia un cavicchio ed un pezzo di corda lunga da una volta e
mezzo un’ asta ; ad una delle sue estremità vi sia legata una
campanella di metallo, o meglio una carrucolina. Il cavicchio
si pianta in terra fra le forbici, discosto circa 1 metro e 167
millimetri dai cavicchi delle aste, e, secondo da qual parte il
vento fa ritardare la rete, si passa dentro la carrucolina o
campanella il braccio della forbice di quel lato, e si lega al
cavicchio la corda che ad essa campanella è attaccata, facen-
dola star tirante in maniera da accostare assai al cavicchio
quella parte di forbice. In questa maniera si provvede all’osta-
colo che ogni qualunque vento può opporre, giacchè, in ra-
sione che egli è più intenso, scorciando maggiormente il ri-
scontrino, si fa che sempre gén egual celerità si chiudano le
reti.
Anche col fucile si gtcidono molte Lodole, ma più dai di-
lettanti che dai cacciatori di mestiere. Due modi si adoperano
per fare avvicinare”le Lodole e poter comodamente colpirle. Il
primo di-questi modi è quella macchinetta chiamata lo spec-
chietto. Consiste essa in un prisma di legno, a tre facce, lungo
circa centimetri 29, grosso 9 millimetri, e terminato da due
facce a smusso. Nella parte inferiore, cioè in quella faccia sotto-
posta al lato più corto, vi è confitto un pernio di ferro, il quale
s’ introduce in un foro fatto longitudinalmente nella testa d’un
cavicchio : di modo tale che, quando il cavicchio sta confitto
in terra a piombo, il prisma possa liberamente e facilmente
girare sopra al suo pernio. Le quattro facce superiori del pri-
sma si cuoprono con piccoli specchietti rotondi, ed ogni inter-
UCCELLI SILVANI. 87
vallo che fra uno specchio e 1’ altro rimane, si cuopre anche
esso con panno di color rosso vivace. Nelle giornate serene
dell’ottobre il cacciatore di fucile va per i campi da poco se-
minati, ove sempre stan numerosi branchi di Lodole già stan-
ziate, e dove s’ aggirano quelle passeggiare. Là egli conficca
in terra il cavicchio con lo specchietto, 6
alternativamente tirandone uno a sè /mentre allenta 1’ altro,
fa girare sul suo asse lo specchietfo, e con molta velocità.
Quello allora, riflettendo da ogni lgto e sotto ogni angolo in-
terrottamente i raggi del sole che /o percuotono, risplende e
brilla con un vivissimo lume. Le fLodole, sempre per loro na-
tura curiose, e di più in quel tenfpo, nel quale, calando per la
prima volta dalle valli solitarie/ delle Alpi, sono ancor sem-
plici ed ignare degli inganni che dovunque loro tendono gli
uomini, accorrono tutte gaief canterellando e brillando di
gioia, al veder quel nuovo spettacolo, e per meglio osservarlo,
soffermandosi sulle ali a pocg altezza da terra, dan l’ occa-
sione al cacciatore di colpirld
In vece dello specchietto
cendola volare sciolta, ma coh un largo pezzo di carta attac-
cato alle pastoie. Questo è l’altto mezzo, di cui voleva parlare.
si fanno : c'è quella della Lanciatoia, deRe Pantiera, dello
Strascino, dell’ Antennella, ec.; ma queste, o nof=si=usano in
Toscana, o non si usano comunemente: perciò a me non
tocca parlarne, non essendo mia intenzione scrivere un trat-
tato completo di caccia, ma sibbene un’ Ornitologia locale.
73° Genere. — LULLULA. Kaup.
Becco subeguale alla metà della testa, conico, acu-
minato, diritto, piuttosto sottile.
88 ORDINE SECONDO.
Remigante secondaria interna poco più corta della
primaria esterna.
Unghia del dito posteriore leggerissimamente arcua-
ta, acuta, lunga poco più del doppio del dito.
Remigante prima corta, seconda eguale alla quinta.
Coda corta.
TOTTAVILLA. — LULLULA ARBOREA. Kaup. ex Linn.
Prima timoniera nero-scura, con il margine esterno bianco, ed una mac-
chia biancastra triangolare nella cima; gozzo e petto bianchi, con
macchiette nere angolate.
Becco subeguale alla metà della testa, superiormente
scuro-corneo, inferiormente di color più chiaro. Penne del pi-
leo rotondate nella cima e molto più lunghe, così che for-
mano un ciuffo. Queste, quelle della cervice, del dorso e le
scapolari son bruno-nere nel mezzo, con largo margine lio-
nato-isabellino. Groppone e cuopritrici della coda cenerino-
lionate. La fascia sopraccigliare, che s° estende sopra la nuca e
la cinge da una parte all’ altra, è di colore bianco-ceciato. Al
di sotto dell’ occhio vi è una fascia scura, che s’ estende fino
a cuoprire l'orecchio. Parti inferiori bianco-ceciate; sui lati
della gola e del collo, delle macchiuzze lanceolate bruno-ce-
nerine ; sul petto vi sono delle macchie simili, ma più grandi.
Fianchi cenerino-ceciati. Addome e sottocoda bianco-gialli.
Sui lati del petto una macchia bislunga bruno-nera, ben visi-
bile solo quando il collo è allungato. Grandi .... delle
‘ remiganti primarie scuro-nere, con grandi macchie bianche
nella cima: le cuopritrici delle altre remiganti somigliano per
il colore le penne del dorso. Remiganti cenerino-nerasize@@on
sottil margine biancastro. Coda poco più lunga delle ali. Pri
timoniera esterna nerastra, più cupa verso la base, col mar-
gine esterno biancastro : seconda nera, con margine ‘esterno
bianco nella parte superiore ; e di più una bella macchia bianca
triangolare. La terza e quarta timoniera sono nere, ed hanno
ancor esse una macchia bianca nella cima. Le quattro medie
son nero-scuricce. Piedi grigio-carnicini.
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UCCELLI SILVANI. 89
Tottavilla, Alauda arborea, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 65.
Sinonimia. — Alauda arborea, Linn. S. N. (1766), I, p. 287. —
Alauda nemorosa, Gmel. S. N. (1788), I, p. 797. — Alauda crista-
tella, Lath. Ind. (1790), II, p. 499. — Alauda arborea, Temm. Man.,
4a parte (1820), p. 282, e 3° parte (1835), p. 203. — Lulula arborea,
Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 92. — Galerida nemorosa et arborea,
Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 316-317. — Alauda
arborea, Degl. et Ger. (1867), I, p. 340.
Ficure. — Tottavilla, Olina, Uccelliera (1622), tav. 27. —
Buff., PI. enl. 503, fig. 2, sotto il nome di Petite Alouette huppée. —
Alauda arborea, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombar-
bia (1868-1870), vol. II, tav. 61.
Nomi voLcari Toscani. — Bontcola (Pisano, Fiorentino). Matto-
lina (Fiorentino, Senese). Cowilello (Senese).
Nomi voLcarI stRANIERI. — Franc, L’Alouette Lulu. Ingl. The
Wood Lark, and Lesser-crested. Ted. Die Baum-Lerche.
Dimensioni. — Lunghezza tolale: 0%, 165; apertura del becco,
02, 012; coda, 0%, 012; tarso, 0%, 024.
Costumi. —- Abita ne’ luoghi sparsi d’ alberi o vestiti di
macchioni. Quasi sempre sta sulla terra, come le altre Lodole,
ma qualche volta vedesi ancora posata sui rami. Quando vola,
manda un fischio che si esprime assai bene con il di lei nome
Tottavilla, giacchè continuamente ripete tottavi, tottavi. Il ma-
schio canta con bella voce e molto piacevolmente e, al dir
dell’ Olina, ancor nella notte. In inverno ed in autunno se ne
vedono de’ branchi numerosi sui cotoni e ne’ siti più radi
de’ boschi sublittorali.
Propagazione. Fanno il covo nelle vallatelle dei monti o
de’ colli, ove sono degli alberetti, ma non bosco folto. Lo
pongono sulla terra fra l’ erbe, o a’ piedi di qualche cespu-
glio: esternamente è fatto con musco grossolano, interna-
mente di pagliuzze e foglie secche. Contiene quattro o cin-
que uova assai grosse, rotondate, bianche ed asperse da
moltissimi punti, irregolari, color di cioccolata : questi, attorno
all’ estremità più ottusa, essendovi in maggior numero, for-
mano una specie di corona.
Caccia. Se ne prendono molte in autunno con le reti
aperte e con i paretai, avendone qualcuna ingabbiata per ri-
chiamo. Nell’ inverno molte rimangono ai lacci.
90 ORDÎNE SECONDO.
74° Genere. — OTOCORIS. Bonap.
Becco più corto la metà della testa, conico, appun-
tato, diritto.
La maggiore delle remiganti secondarie interne un
terzo più corta delle remiganti primarie esterne,
Unghia del dito posteriore subeguale al dito stesso.
Remigante prima eguale alla terza, poco più corta
della seconda, che è la più lunga.
LODOLA GOLA GIALLA. — OTOCORIS ALPESTRIS.
Bp. ex Linn.
Prima timoniera nera, col margine esterno e cima bianca ; un largo collare
nero fra la gola ed il petto; gola e gozzo giallo-zolfino,
Maschio adulto. Becco nero di corno. Vertice, occipite,
cervice e lati del collo d’un color grigio-scuro che pende al
color di cannella. Penne della schiena, scapolari e groppone
dello stesso colore, ma leggermente tendente all’ olivastro, e
con macchie longitudinali nerastre. Penne del sopraccoda del
color della cervice, ma con sfumatura nera lungo lo stelo:
di più hanno un sottil margine biancastro. Una fascia gialla si
stende dalle narici fin sopra agli orecchi, passando sopra gli
occhi. Fronte nera : una fascia di questo stesso colore mar-
gina le fasce sopraccigliari. Dalla base del becco s° estende
una fascia nera sotto l'occhio, che sulle gote si dilata. Gozzo
coperto da una bella e larga macchia nera. Tutte le penne
nere son nella cima terminate da un sottilissimo margine
gialliccio. Gola di color giallo-zolfino. Lati del collo bianco-
giallicci. Petto e addome bianchi: sul petto vi son delle mac-
chiette nero-scuricce. Fianchi grigio-cinnamomei. Sottocoda
candido. Cuopritrici delle ali color cannella, marginate di bian-
castro. Remiganti nerastre, marginate di scuro-cannella: la pri-
ma ha il margine esterno quasi bianco. Le due timoniere me-
die sono del color delle cuopritrici, tutte le altre nere: l'esterna
UCCELLI SILVANI. 91
ha tutto il margine esterno bianco, la seguente ha bianco il
margine solo nella cima. Piedi cenerino-neri,
I giovani e la femmina hanno i colori più sbiaditi.
Lodola gola gialla, Alauda alpestris, Linn. Savi, Orn. Tosc., III,
Appendice al tomo II, p. 221.
SinoNIMIA. — Alauda alpestris, Linn. S. N. (1766), I, p. 289. —
Alauda virginiana, Briss. Ornith. (1760), III, p. 367. — Alauda
flava, Gmel. S. N. (1778), I, p. 800. — Alauda nivalis, Pall. Zoogr.
(1811-1831), I, p. 519. — Alauda alpestris, Temm. Man., 42 parte
(1820), p. 279, e 3a parte (1835), p. 201. — Eremophila cornuta,
Boie, Isis (1828), I, p. 322. — Phileremos alpestris, Brehm, Handb.
Nat. Vog. Deutsch. (1834), p. 313. — Otocoris alpestris, Bp. Ucc.
Eur. (1842), p. 29. — Ofocorîs alpestris, Degl. et Ger. (1867), I,
p. 346.
Ficure. — Buff., PI. enl. 630, fig. 2, sotto il nome di Alouette
de Sibérie.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Alouette à hausse-col noir,
ou la Ceinture de prétre. Ingl. The Shore Lark. Ted. Die Berg-Lerche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 175; apertura del becco,
0%, 016; coda, 0%, 058; tarso, 0%, 019.
Costumi. — Quest’ uccello, proprio delle parti più setten-
trionali d’ Europa e d’ America, qualche volta, benchè rara-
mente, viene in Italia ; fu nell’ ottobre del 1829 che ne fu preso
uno per la prima volta: lo presero nel Friuli.! E nel 17 no-
vembre 1863 un bell’ individuo maschio fu preso a Vecchiano
presso Pisa. Dice il Barthélemy che comparisce a quando a
quando anche in Provenza.
SEDICESIMA TRIBÙ.
I PASSERACEI. — PASSERINI.
Becco più corto della testa, perfettamente conico, o
debolmente compresso.
Narici più o meno coperte da penne corte, setolose,
rivolte in avanti.
' Biblioteca Italiana, N° 182, febbraio 1881.
Lana.
92 ORDINE SECONDO.
Gambe vestite di penne.
Diti tre davanti ed uno di dietro.
Prima remigante una delle più lunghe.
Nora. — I passaggi da una in un’altra forma e le gradazioni
de’ caratteri son tali e tante in questa tribù, quando si considera
formata da tutte le specie cognite, che quegli, il quale volesse con-
servar solo quei generi dotati di caratteri distinti, sarebbe certamente
costretto, seguendo l’ esempio dell’ Illiger, a non formarne che un
solo e gran genere. Ancora esaminando le sole specie d’ Europa,
non si trovano caratteri generici molto cospicui: ma pure per queste
qualcuno essendovene, io in quei generi le dividerò in modo che da
tali differenze mi verranno a sufficienza indicate.
Costumi. — Sono loro cibo ordinario le mandorle dei
semi di moltissime piante : mediante il loro becco conico a
margini taglienti, con facilità separano e rigettano il guscio
anche dei semi più duri, che colgono sulle piante stesse o van
cercando sul terreno. Nel tempo delle cove son quasi esclusi-
vamente insettivori, giacchè con insetti nutrono i figli, me-
scolando peraltro sempre dell’ erba agli altri alimenti. Amano
a lavarsi ed a spollinarsi nella polvere. Quasi tutti mutano
le penne una sol volta l’anno; in alcuni vi è differenza di
colore fra i maschi e le femmine, e la differenza è in alcuni
casi notevolissima, mentre in altri è appena manifesta; in
tutte le specie poi si ha notevole differenza fra i giovani
avanti la muta e gli adulti. Sono molto industriosi per la co-
struzione del nido, il quale molto varia da una specie all’ altra
e per i materiali e per la situazione. Abitano in tutte le parti
del globo: quasi tutte le specie vivono in branchi durante
l’ inverno, ma nell’ autunno quei branchi si uniscono in bran-
chi maggiori che sembrano fra loro concertare la partenza
verso i paesi più caldi, che ad un dato istante effettuano real-
mente tutti insieme; alcune ve ne sono delle stazionarie. A
primavera, cioè al tempo degli amori, i maschi della maggior
parte delle specie sviluppano una voce più o meno bella, con
la quale cantano versi più o meno piacevoli, e che variano
anche da un individuo all’ altro della specie stessa. Nidificano
quasi tutti sugli alberi: poche specie nelle buche de’ muri o
dei tronchi. Si addomesticano tutti con molta facilità.
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UCCELLI SILVANI. 93
Caccia. Il paretaio è la caccia, con la quale se ne prendono
una quantità immensa d’ ogni specie. Essa ha nome dalle due
reti che servono a rinchiudere gli uccelli, e che son dette pa-
reti, luna delle quali è ordinariamente più grande che l’altra.
Si sceglie per far la tesa la sommità di qualche poggetto,
privo d’ alberi, situato in dirittura di qualche foce rivolta al
Nord, ed in luogo ove non siano ostacoli capaci di deviare gli
uccelli che passano. In mezzo alle reti, sulla piazza, vi deve
essere un piccolo boschetto, che per il solito è di carpine, ad
oggetto d’ invitare gli uccelli a fermarsi. Delle bassissime sie-
pette sono piantate intorno alle reti per nasconder meglio le
corde, ed a circa 29 centimetri discosto dall’ esterna maestra
di ciascuna rete (che così chiamasi la corda, in cui sono infilate
le maglie) vi è una siepetta più grande, vuota nel mezzo, de-
stinata a nasconder le gabbie con i Cantarelli o Richiami. Il
cacciatore, che deve far serrare le reti e fare operare gli En-
dici, sta nascosto in un piccolo capannello bassissimo e ri-
coperto con frasche in modo che non possa essere scorto da-
gli uccelli passeggeri. I richiami che sono nelle gabbie, appena
sentono i loro simili che passano fischiando per l’aria, essi
pure fischiando e ancora cantando con tutto il vigore gli al-
lettano ad abbassarsi : e di fatto pochi son quelli che imme-
diatamente non si posino sopra il boschetto, e non rimangano
dalle reti coperti. Ma affinchè questi richiami operino bene, è
necessario che nel tempo del passo, cioè nell’ autunno, non.
solo cigolino o fischino come sogliono fare, ma che cantino
col vigore medesimo del tempo de’loro amori, cioè della pri-
mavera. E per quest’ oggetto si fa da’ tenditori de’ paretai la
operazione di mettere in chiusa gli uccelli, lo scopo della quale
operazione è di sospendere e ritardare l’ epoca, in cui essi en-
trano in amore. Perciò verso la fine di aprile, quando questi
uccelli son bene in amore, si cerca di sospendere questo loro
stato col cibarli meno sostanziosamente, e col tenerli di con-
tinuo in un luogo oscuro e fresco. Di fatto subito che sono
nell’ oscurità smettono di cantare, e ricominciano solo quando
si fa ad essigodere nuovamente della luce, cioè all’ epoca del
passo d’ antunno.
Per mettere in chiusa gli uccelli, bisogna cominciare a
toglier loro la luce a poco a poco, giacchè altrimenti molti ne
9% ORDINE SECONDO.
perirebbero : e maggior diligenza richiedesi ancora quando si
rendono alla luce, il che suol farsi verso il 9 o 11 di ago-
sto. Durante la chiusa, bisogna averne la cura più grande:
di sera col lume debbonsi pulire le loro gabbie, porvi l’acqua,
il panìco e la nuova erba; aprire le finestre, perchè godano il
fresco della notte, ec. Ma nonostante queste cure, quasi sem-
pre alcuno ne muore, non potendo resistere a quello stato
forzato. Alcuni muoiono estenuati, altri per la troppa pingue-
dine. I primi si possono medicare col dare ad essi cibi più so-
stanziosi, per esempio torlo d’' uovo assodato, e col rimetterli
alla luce; i secondi con lo scemare il panìco, aumentar l’erba,
e collo spennar la coda.
Molti degli uccelli, che in Toscana sì adoprano per i pa-
retai, son ciechi. La barbara operazione dell’ accecatura ha
per oggetto d’ impedire che, quando sono attorno alle reti, sva-
gandosi o spaventandosi, cessino di cantare. Ma quando si
possiedono degli uccelli domestici, è superfluo ed anche dan-
noso accecarli, giacchè a diversi, secondo ciò che mi hanno
detto abili ed istruiti cacciatori, l’accecatura produce sovente,
dopo un anno o due, la sordità.
Con le reti e con i cantarelli si tende ancora agli uccelli
da canto in un altro modo, come dicesi alla proda, cioè senza
boschetto sulla piazza, ma tendendo accanto ad una proda di
un campo cinto da alberi. Allora gli uccelli, dopo essersi po-
sati sull’ albero, calano sulla piazza, ove vedono passeggiare
gli Endici, credendo che vi sia grassa pastura.
12 Famiglia. — GLI ZIGOLI. EwBrRrIZzIoEI.
Becco conico, acuto.
Mascella superiore, nella sua parte media, più stretta
e più bassa dell’ inferiore nella stessa porzione.
Apertura del.becco angolata.
Margine d’ ambo le maseelle ripiegato in dentro nella
loro parte media.
Nora. — Questa famiglia, la quale componesi delle sole specie
del genere Emberizza di Linneo, adesso, secondo il maggior numero
UCCELLI SILVANI. 95
degli Ornitologi, è stata suddivisa in un numero grande di generi
(in dieci nell’ ultima classazione del principe Carlo Bonaparte stam-
pata a Milano; in tredici nel Catalogue di I. E. Gray of the Genera,
Bird British Museum). Ma siccome il maggior numero di questi ge-
neri non si basa sopra caratteri dell'importanza che è necessaria,
secondo il mio modo di pensare, per poterli ritenere come generi
ben determinati, così io son costretto ad ammettere solo que’ tre,
ne’ quali tali caratteri si riscontrano, cioè i generi Plectrophanes,
Emberizza, Euspizza.
75° Genere. — PLECTROPHANES. Meyer ek Wolf.
Becco conico, acuminato, più corto della testa.
Margine della mascella inferiore molto piegato in
dentro.
Palato appena rilevato.
Unghia del dito posteriore quasi diritta, DEE lunga
del dito stesso.
Becco più corto della testa, conico, acuminato. Margine
delle mascelle intiero, diritto ; quello dell’ inferiore molto pie-
sato in dentro. Palato pianeggiante, un poco convesso, quasi
allo stesso livello de’ margini della mascella. Lingua conico-
acuminata, carnoso-cartillaginea. Narici basilari, rotondate,
nascoste dalle penne della fronte, rivolte in avanti. Tarso più
lungo del dito medio, scudettato. Diti tre davanti, uno di die-
tro ; l’ esterno appena saldato alla base col medio. Unghie :
le anteriori mediocremente lunghe, poco curve, acuminate ;
la posteriore più lunga del dito, e debolmente arcuata. Coda
di dodici timoniere, troncata, forcuta. Ali mediocri: la prima
e seconda remigante le più lunghe.
Costumi. — Abitano le pianure spogliate, o i monti aridi
del Settentrione : stan sulla terra o sui sassi, e raramente si
posano sopra i rami, per il che molto somigliano alle Lodole.
Mutan le piume una sol volta l’ anno, ma il loro abito cangia
molto per il consumarsi delle penne,
ba lg i,
72,
96 i ORDINE SECONDO.
ZIGOLO DI LAPPONIA. — PLECTROPHANES
LAPPONICA. Selby ex Linn.
Remiganti secondarie senza punto color bianco.
Maschio adulto. Becco giallastro, conla punta nera. Penne
della testa, gola, gozzo e mezzo del petto di color nero puro:
delle larghe macchie di questo stesso colore si stendono so-
pra i lati dell'addome. Cervice d'un bel color baio di ruggine:
una fascia color di ruggine parte dall’ occhio e si stefide fino
alla cervice. Penne delle parti superiori nere, marginate di ce-
ciato rugginoso. Parti inferiori candide: fianchi con. macchie
nere bislunghe. Penne delle ali nere, marginate di giallo-rug-
gine. Timoniere nere: la prima ha una lunga macchia bianca
cuneata nella cima dal lato esterno, la seconda ne ha una
molto più piccola. Piedi nerastri.
Femmina. Ha il pileo nero, macchiato di rossastro-ruggi-
ne; la cervice è macchiata di nero. Lati della testa neri. Gola,
sozzo e petto candidi: una collana di macchie nere cinge
queste parti. Il dorso, il sopraccoda e le scapolari son colo-
riti come nel maschio. Parti inferiori candide ; delle macchie
nere longitudinali sui fianchi.
Giovane. Becco giallastro, con la punta nerastra. Penne
del pileo, del dorso e le scapolari scuro-nere internamente,
con margine biancastro-ceciato. Penne della cervice scuro-
fulve, con margine biancastro-ceciato. Fascia sopraccigliare
biancastro-ceciata : su ciascun orecchio una larga macchia
nera che trasparisce a traverso il grigio-ceciato dell’estremità
‘ delle penne. Gola e lati del collo, del petto, addome e penne
del sottocoda biancastro-ceciati. Sul mezzo del petto una larga
macchia nera, velata dal margine ceciato delle penne. Una
macchia simile, ma bislunga, sopra ciascun lato del petto.
Fianchi ceciati, con macchie bislunghe scuro-nere. Cuopritrici
delle ali nere internamente, con largo margine : le piccole e
medie bianco-ceciate ; le grandi con margine color di nocciòla
dal lato esterno, biancastre nella cima. Remiganti nere; le
secondarie esternamente con largo margine color di nocciòla.
Piedi scuro-neri.
UCCELLI SILVANI. 97
Zigolo di Lapponia, Plectrophanes lapponica, Nilss. Savi, Orn.
Tosc., II, p. 73.
Sinonimia. — Fringilla lapponica, Linn. S.N. (1766),I, p.317.—
Fringilla calcarata, Pall. Voy. (1776), édit. franc. in-8°, VII, Append,,
p. 57. — Emberiza calcarata, Temm. Man. (1815), p. 190: 12 parte
(1820), p. 322, e 3* parte (1835), p. 239. — Hortulanus montanus,
Leach, Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 16. — Emberiza
lapponica, Nilss., Orn. Suec. (1817-1821), I, p. 157. — Passerina
lapponica, Vieill. N. Dict. (18417), XXV, p. 12. — Plectrophanes
calcaratus, Mey. et Wolf. Tasch. Deutsch. (1822), Suppl., p. 57. —
Plectrophanes lapponica, Selby, Trans. Linn. Soc., XV, p. 156. —
Centrophanes lapponica, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 158. — Plectro-
phanes lapponicus, Degl. et Ger. (1867), I, p. 334.
Ficure. — Gould, Birds. of Fur., PI. 169.
Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. Grand MNT Ingl. The
lapland Bunting. Ted. Der Spornerammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 146; apertura del becco,
09, 012; coda, 0%, 058; tarso, 00, 019.
Costumi. — Abita il Settentrione, ove solo propagasi. I
| giovani in inverno, emigrando, arrivano fino in Piemonte: di-
‘versi esemplari ne ho veduti nel Museo di Torino; ed il cele-
bre e dotto mio amico professor Bonelli mi disse non esser
molto rari. Incontrasi anche ne’ Monti Veronesi. In Toscana
non so che mai sia stato trovato.
Propagazione. Nidifica sulla terra ne’luoghi paludosi: le
sue uova sono in numero di sei, di color giallo-rossastro, con
macchie brune a onde.'
ZIGOLO DELLA NEVE. — PLECTROPHANES
NIVALIS. Mey.
Remiganti secondarie bianche alla base.
Giovani in autunno. Becco giallo, scuriccio in cima. Ver-
tice castagno cupo. Al di sopra ed all’intorno degli occhi co-
lor cenerino-gialliccio. Regione degli orecchi castagna. Gola,
gozzo, lati del collo e addome color ceciato-cenericcio. Lali
del petto e fianchi tinti di*castagno. Penne del sottocoda bian-
che. Cervice grigio-lionata, macchiettata di nerastro. Dorso e
i Temminck, Man. d’Ornith. ., lomo Li, pag. 324.
Ornitologia italiana, — II. 7
98 ORDINE SECONDO.
scapolari lionato-scure, macchiate di nero. Penne deì soprac-
coda fulvo-lionate, nerastre nel mezzo: le esterne esterna-
mente bianche. Remiganti nere, con sottil margine ceciato.
Cuopritrici nere, marginate di bianco. Timoniere interne bian-
che alla base, nerastre, marginate di lionato-gialliccio: la
esterna è bianca, con una macchia nera bislunga sulla cima
del margine esterno, ed una sulla base del maegine interno : .
la seconda è bianca, con la macchia interna più grande: la
terza ha tutto il margine nero, e la macchia bianca è solo nel
mezzo. Piedi neri.
Vecchio maschio în inverno. Penne della testa e della cervice
bianche, tinte di color ruggine nella cima. Penne del dorso e
scapolari nere, con margine bianco-fulviccio : quelle del so-
praccoda bianche e nere, tinte di fulvo. Parti inferiori bianche.
Piccole e medie cuopritrici bianche candide, grandi esterne
nere. Remiganti secondarie medie candide, alcune di queste
con macchia nera in cima. Timoniere: le tre esterne candide,
con piccola macchia in cima nera e bislunga ; la quarta nera,
con macchia alla base bianca e bislunga; le altre nere.
Vecchio maschio in abito d’ estate. Becco giallo alla base,
nero in cima. Testa, collo, tutte le parti inferiori e groppone
candidi. Penne della schiena e scapolari nere. Nelle ali, le re-
miganti secondarie interne, i due terzi superiori delle remi-
ganti primarie e l’aletta son nere, nel rimanente candide.
Nella coda, le tre timoniere esterne son candide, con la cima
del margine esterno nera; la quarta è nera, con i due terzi
inferiori del margine esterno e con il terzo inferiore del mar-
gine interno bianchi; la quinta ha bianco solo il terzo inferiore
del margine esterno ; l’ altra è intieramente nera. Piedi neri.
Vecchia femmina în estate. Ha la testa, il collo e la re-
gione degli orecchi tinti di color ruggine; il petto ha lo stesso
colore; le penne del dorso e le remiganti secondarie interne
son marginate di bianco-lionato ; le remiganti primarie e le
timoniere medie son marginate di biancastro. !
Zigolo della neve, Plectrophanes nivalis, Meyer Savi, Orn.
Tosc., II, p. 75.
Sinonimia. — Emberiza nivalis, Linn. S. N. (1766), I, p. 308. —
! Temminck , loc. cit., pag. 349.
UCCELLI SILVANI. . 99
Hortulanus nivalis, Briss. Ornith. (1760), III, p. 285. — Emberiza
montana et mustelina, Gmel. S. N. (1788), I, p. 867. — Emberiza
glacialis, Lath. Ind. (1790), I, p. 398. — Plectrophanes mivalis, Mey.
‘et Wolf. Tasch. Deutsch. (1810). — Hortulanus glacialis, Leach,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p.15. — Passerina nivalis,
| Vieill. N. Dict. (18417), XXV, p. 8. — Emberiza nivalis, Temm.
°Man., 4? parte (1820), p. 319, e 3* parte (1835), p. 238. — Emberiza
borealis, Degl. Ois. obs. en Eur. (1839), p. ‘76. — Plectrophanes ni-
valis; Degl. et Ger. (1867), 1, p. 332.
Ficure. — Buff., PI. enl. 497, fig. 4, maschio, sotto il nome di
Ortolan de neige; AA, fig. 2, femmina, sotto il nome di Ortolan de
passage.
Nomi voLGaRI STRANIERI. — Franc. Ortolan de neige. Ingl. The
snow Bunting. Ted. Der Schneeammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 163; apertura del becco,
om, 09; coda, 0%, 058; tarso, 0", 021.
Costumi. — È un caso molto raro il veder in Italia, e
particolarmente in Toscana, quest’ uccelli che vivono nelle
regioni più lontane del Settentrione, cioè nelle montagne sas-
sose dello Spitzberg, sulle Alpi della Lapponia, della Groen-
landia, ec. Ma pur non ostante qualche volta degl’ individui
isolati, forse spersi, vedonsi comparire anche fra noi. Nell’au-
‘ tunno, quando già l’ inverno ha rese inabitabili le regioni del
cerchio artico, essi emigrano verso il Mezzogiorno, e vanno a
svernare nelle parti settentrionali della Germania, Olanda, ec.
In quel tempo se ne vedono comparire di quando in quando
fra noi, insieme con gl’ innumerevoli branchi degli altri Gra-
nivori. Nell’ autunno del 1824 ne fu preso uno in un prato
non lungi da Pisa, con le reti aperte; ed un altro fu preso
nel 1828 vicino a Vecchiano. Ambedue erano giovani, e non
so che in Italia giammai siansene visti degli adulti. Il cibo dello
Zigolo della neve consiste in semi e vermiciattoli che trova sul
terreno o fra lo sterco, ove, come le Lodole, quasi continua-
mente sta razzolando.
Propagazione. Fa il nido fra i massi sui monti. Le sue
uova sono in numero di cinque per covata, ottuse, bianca-
" È 5 . 4
stre, con un gran numero di macchie brune e cenerine,
1 Temminck, loc. cit., pag. 382,
100 ORDINE SECONDO.
76° Genere. — EMBERIZA. Linn.
Becco conico, subeguale alla testa.
Margine della mascella inferiore molto piegato in
dentro.
Palato più o meno rilevato.
Unghia del dito posteriore adunca, più corta del
dito stesso.
Becco conico, compresso, acuminato , raramente ottuso,
più corto della testa. Margine della mascella superiore intiero,
o appena intaccato; alla base, da ciascun lato, fa un angolo
rientrante, e quello della mascella inferiore, nel posto corri- |
spondente, fa un angolo sporgente: in ambedue le mascelle |
questo margine è piegato in dentro, e nell’inferiore molto più |
che nella superiore. Palato convesso, cioè con una protube- |
ranza più o meno rilevata : in alcune specie moltissimo, in al-
tre poco. Lingua conico-acuminata, carnosa, cartilaginea, bi-
fida in cima. Narici basilari, rotondate, ricoperte più o meno
dalle penne della fronte. Tarso scudettato, subeguale al dito
medio. Diti tre davanti, uno di dietro ; l’ esterno saldato un
poco alla base col medio. Unghie subadunche, di mediocre
lunghezza; quella del dito posteriore più corta del dito stesso.
Coda di dodici timoniere, troncata. Ali grandi: prima, seconda
e terza remigante subeguali, e le più lunghe.
Costumi. — La voce d’ appello di molte specie è un fischio
acuto e troncato, una specie di zirlo, il quale appunto gli ha
fatto dare il nome di Zigoli. Vivono gli Zigoli ne’ boschi bassi,
tanto di piano, quanto di montagna, ne’ giardini, sul margine
delle foreste. Alcuni ve ne sono che solo la sera, per andare
all’ albergo ne’ macchioni, abbandonano i prati e le secche;
altri poi stan sempre fra le canne dei paduli, o sulle siepi ed
arboscelli che li cingono. In inverno stanno in branchi, e
tutti emigrano, più o meno, verso il Mezzogiorno. Le specie
nostrali mutano le penne una sol volta 1’ anno; ma queste, es-
sendo dotate d’ un colore alla base, d’ un altro nella cima, ne
segue che col confricamento, l’ azione dell’ aria, ec., consuman-
UCCELLI SILVANI. 101
dosi a poco a poco il color superiore, in autunno e in inver-
no, subito dopo la muta, sembrano avere una livrea, un’ altra
in primavera e in estate. Nidificano sulla terra, fra i cespugli
o le erbe. Le loro uova son subglobose, e dipinte da segni
contorti ed angolosi.
Sezione I.— SFREKLO44I-(Gen:MFETARFA Brehm.)
Becco piuttosto grosso, con apertura fortemente an-
golata.
Mascella superiore più stretta e più bassa dell’ infe-
riore.
Protuberanza palatina molto sviluppata.
Addome bianco-gialliccio.
Abito simile in ambedue i sessi.
STRILLOZZO. — EMBERIZA MILIARIA. Linn.
Pileo ceciato-grigio, macchiato di nerastro; addome ceciato, macchiato di
nerastro ; sottocoda ceciato.
Adulti. Becco compresso. Mascella superiore assai più
stretta dell’inferiore, con la protuberanza molto sporgente:
colore giallo-cenerognolo. Penne delle parti superiori color gri-
gio-ceciato, con una macchia nera sullo stelo. Parti inferiori
ceciate: copiose macchie nerastre, quasi fatte a ferro di lan-
cia, cuoprono i lati del collo, lo spazio fra la gola e il gozzo,
tutto il petto ed i fianchi. Timoniere e remiganti nerastre,
con margine lionato-ceciato. Piedi cenerino-carnicini.
Giovani avanti la prima muta. Hanno il margine delle
penne delle parti superiori di colore più sbiadito che negli
adulti, più largo e non sfumato col nero, ma decisamente
separato. Le parti inferiori sono di color ceciato più pallido :
solo il petto e i fianchi son coperti di macchie fatte a goccia,
e non a ferro di lancia: sulla gola non vi sono che due pic-
cole serie di macchiuzze nere, che scendono dagli angoli della
mascella inferiore.
102 ORDINE SECONDO. Ù
Strillozzo, Emberiza miliaria, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 79.
Sinonimia. — Emberiza miliaria, Linn. S. N. (1766), I, p. 308.
— Cynchramus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 292. — Emberiza mi-
liaria, Temm. Man., 4? parte (1820), p. 306, e 3* parte (1835), p. 219.
— Miliaria septentrionalis, Germanica et peregrina, Brehm, Handb.
Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 291 e 292. — Miliaria europaea, Swains.
Nat. Syst. B. (1837), II, p. 290. — Cynchramus miliaria, Bp. B. of °
Eur. (1838), p. 35. — Spinus miliarius, G. R. Gray, Gen. of B.
(1841), p. 61. — Cryptophaga miliaria, Caban. Mus. Orn. Hein.,
pars 1°, Osci. (1850-1851), p. 127. — Miliaria europaca, Degl. et
Ger. (1867), I, p. 308.
Ficure. — Strillozzo, Olina, Uccelliera (1622), tav. 44. — Buff.,
PI. enl. 233, sotto il nome di Bruant de Francè, appelé Proyer.
Nomi voLgari Toscani. — Stiattaîone (Pisano). Strillozzo, Spic-
chierone (Fiorentino). Schiozzo (Bientinese). Sbraviere (Fucecchio).
Nomi VoLcari srranieERI. — Franc. Bruant Proyer. Ingl. The
common Bunting. Ted. Der Grauammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 01, 20; apertura del becco,
o®, 023; coda, 0", 077; tarso, 0", 029.
Costumi. — Nelle aperte campagne delle pianure basse,
ne’ vasti stagni submarini, che asciutti rimangono in estate,
trovasi in quella stagione lo Strillozzo in compagnia ed ‘in
eguale abbondanza delle Lodole. Là egli nidifica, e là si trat-
tiene fino all’ inverno, tempo in cui prende la via dell’Affrica,
dando luogo ad altri che, nati in climi più settentrionali, si
contentano per svernare del soggiorno nel nostro paese. Sol-
tanto nel tempo della cova essi stan riuniti a coppia: nelle al-
tre epoche son sempre in branchi, e spesso numerosissimi. Il
loro cibo consiste in semi ed in bacolini, che essi cercano fra
la terra, ove quasi sempre son posati. Nel tempo degli amori
il maschio non fa che cantare: poco dopo il levare del sole,
mentre esso tramonta, e nel tempo ancora in cui il calor sof-
focante che sul mezzogiorno invade i nostri piani ha fatto che-
tare ogni altro uccello, sempre odesi lo Strillozzo che, stando
posato sulla vetta d’ un macchione o in cima ad un palo o su
qualunque altro corpo elevato e prossimo al luogo, dove la
sua compagna è a covare, canta di continuo quel suo verso
stridulo tri, tri, tri, tririri, che acutissimo rompe a grandi
distanze quell’ aria pesante e sorda. Passata quell’ epoca,
mentre sono riuniti in branco, non fan sentire che uno zirlo
te TELAI {MNT SORIANO PET OSANO MT OI, TA
PIREO TUTI i, t ‘ .
= (4 ate” |
UCCELLI SILVANI. 103
simile a quello de’ Tordi. È un uccello selvaggio, che difficil-
mente si addomestica.
Propagazione. Fa il nido sulla terra, ne’ luoghi aperti:
questo è grossolanamente fatto con paglie e crini. Contiene
quattro o sei uova di color bianco, con molte strie contorte
rosso-brune.
Caccia. Se ne prendono molti nell’ autunno con le reti
aperte, avendone qualcuno in gabbia per richiamo. Ma nel no-
stro piano di Pisa la quantità più grande prendesi nell’agosto.
I giovani d’ un dato distretto, appena sono capaci a volare ed
a cercarsi il cibo senza il concorso della madre, unisconsi in
branchi, i quali, continuamente aggiungendosi altri individui,
ben presto divengono numerosissimi. Gli Strillozzi, come le
Passere, han 1’ abitudine di andare ad albergare costantemente
nello stesso macchione: verso il cader del giorno tutti riuni-
sconsi insieme, poi, prendendo un volo quasi a fior di terra,_
vannò nel luogo che hanno scelto per loro ricovero. I cacciatori
adunque, dopo avere osservato il sito su cui passa il branco
degli Strillozzi, là si conducono il giorno che han stabilito per
la caccia, e molto prima del momento del passo vi tendono
a traverso uno o due panni di rete. Distesisi poi col ventre a
terra, o nascosti in un macchione, attendono pazientemente
l’arrivo del branco che, giunto al di sopra delle reti, rimane
in maggiore o minor quantità in queste racchiuso, secondo
che più alto o più basso da terra vola, o secondo che il cac-
ciatore le ha a tempo serrate. Se ne prendono ancora in copia
tendendo il diluvio ai macchioni, ove essi albergano.
Sezione II. — ORTOLANI. (Gen. GLYCYSPINA Cab.)
Becco piccolo, subacuto, con apertura angolata.
Mascella superiore più stretta e più bassa dell’ infe-
riore.
Protuberanza palatina appena visibile.
Addome o fulvo-nocciòla, o fulvo-giallo, o cenerino,
0 bianco.
Abito diverso ne due sessi.
104. ORDINE SECONDO.
Costumi. — Abitano i boschi, le macchie ed i campi sa-
tivi, così de’ colli come de’ piani.
ZIGOLO MUCIATTO. — EMBERIZA CIA. Linn.
Pileo cenerino-lionato, macchiato di nerastro; cuopritrici inferiori delle
ali bianche; timoniere esterne bianche sul lato interno; sottocoda
fulvo.
Maschio. Becco conico-compresso. Mascella superiore
presso a poco della stessa larghezza dell’ inferiore, con la pro-
tuberanza mediocremente sporgente: color cenerino-corneo.
Vertice cenerino, striato di nerastro, cinto anteriormente e la-
teralmente da una fascia nerastra. Fascia sopraccigliare che
si estende al di là dell’ orecchio, di color biancastro-cenerino.
Una fascia nera parte dall’ angolo del becco, oltrepassa l’ oc-
chio, e termina al di là dell’ orecchio : un’ altra ne parte dal-
l’angolo inferiore della mascella, cala lungo la gola, poi, an-
dando indietro, va quasi a raggiungere la fascia nera che passa
attraverso l’ occhio. Tempie e gote cenerine. Cervice cenerina,
macchiata di olivastro e di nero. Penne della schiena, scapo-
lari, cuopritrici delle ali e remiganti secondarie nere, con
largo margine di color fulvo-nocciòla. Groppone e sopraccoda
di color fulvo-nocciòla. Gola, gozzo e petto d’ un bel color ce-
nerino-piombato. Addome, fianchi e sottocoda di color fulvo-
nocciòla. Remiganti primarie nerastre, marginate sottilmente
di bianchiccio. Cuopritrici inferiori delle ali bianche. Timoniere
nere: le due medie marginate sottilmente di fulvo ; le due
esterne con gran macchia bianca, cuneata dal lato interno;
quella della seconda più piccola che quella della prima. Piedi
cenerino-carnicini.
Femmina. Ha i colori della testa tendenti al giallastro ; le
fasce nere appena visibili ; la gola, il gozzo e il petto color ce-
nerino-giallognolo, ed aspersi di piccole macchie brune fatte
a ferro di lancia.
Zigolo muciatto, Emberiza cia, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 85.
Sinonimia. — Emberiza cia, Linn. S. N. (1766), I, p. 310. —
Emberiza pratensis, Briss. Ornith. (1760), IIT, p. 266. — Emberiza
barbata, Scop. Ann. I, Hist. Nat. (1768), n° 210. — Emberiza lotha-
UCCELLI SILVANI. 105
ringica, Gmel. S. N. (1788), I, p. 882. — Emberiza cia, Temm.
Man., Aa parte (1820), p. 315, e 3* parte (1835), p. 227. — Buscarla
cia, Bp. Rev. et Mag. de Zool. (1857), 2e sér., IX, p. 163. — Embe-
riza cia, Degl. et Ger. (1867), I, p. 312.
Ficure. — Buff., PI. enl. 30, fig. 2, sotto il nome di Bruant de
pré de France, e 51, fig. 1, sotto il nome di Ortolan de Lorraine. —
Emberiza cia, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia
(1868-1870), vol. II, tav. 97.
Nomi voLcari ToscanI. — Zivol muciatto (Pisano, Fiorentino).
Nizola prataiola (Senese).
Nomi voLGaRI stRANIERI. — Franc. Le Bruant fou, ou de pre.
Ingl. The Foolish or lorrain Bunting. Ted. Der Zipammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 165; apertura del becco,
Om, 09; coda, 0%, 067; tarso, 00, 067.
Costumi. — Arriva da noi nell’ autunno, e vi rimane
tutto l’ inverno. Abita particolarmente i colli. È uccello poco
selvaggio: ama a vivere ne’ giardini, e vicino alle case.
Propagazione. Non so di certo se si riproduca in Toscana.
Qualcuno mi ha assicurato che fa il nido anche sull’ Appen-
nino. Dicesi che in abbondanza nidifica nella Germania, sulle
rive del Reno. Pone il nido ne’ cespugli, nelle siepi e ne’ campi
di, miglio. Partorisce quattro o cinque uova biancastre, mac-
chiate di linee e di strie nere poco numerose. '
ORTOLANO. — EMBERIZA HORTULANA. Linn.
Pileo olivastro-chiaro, macchiato di nerastro; addome cannella-chiaro;
cuopritrici inferiori delle ali gialle; sottocoda giallo-fulvo.
Maschio. Becco carnicino. Pileo, cervice e tempie di co-
lor giallo-olivastro, finamente striato di nero. Penne cigliari e
fascia sopraccigliare di color giallo. Dorso e scapolari color
castagno-giallognolo, con grandi macchie bislunghe nerastre.
Groppone castagno-giallognolo , ma senza macchie. Gola e lati
del collo gialli: due sottili strie nere partono dall’ angolo in-
feriore della mascella inferiore, e sì dirigono verso il petto.
Gozzo color d’ oliva-giallastro. Petto color cannella-giallogno-
lo: l’addome, i fianchi e le penne del sottocoda son di questo
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 317.
106 ORDINE SECONDO.
stesso colore, ma più tendente al giallo. Piccole cuopritrici
delle ali baio-olivastre : grandi nerastre, con margine ben di-
stinto bianco-ceciato. Remiganti bruno-nere, con sottil mar-
sine baio. Cuopritrici inferiori gialle. Timoniere bruno-nere,
marginate di lionato : le due esterne da ciascun lato hanno
una gran macchia cuneata nella parte superiore del margine
interno. Piedi carnicini. |
Femmina. Ha i colori più pallidi ; il pileo e la cervice co-
perti d’ un gran numero di macchie nerastre. É più piccolo.
Ortolano, Emberiza hortulana, Linn. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 87.
Sinonimia. — Emberiza hortulana, Linn. S. N. (1766), I, p. 309.
— Hortulanus, Briss. Ornith. (1760), III, p. 269. — Emberiza chlo-
rocephala, Gmel. S. N. (1788), I, p. 837. — Emberiza Tunstalli, Latb.
Ind. Orn. (1790), I, p. 418. — Emberiza hortulana, Temm. Man.,
A parte (1820), p. 311, e 3° parte (1835), p. 225. — Citrinella hortu-
lana, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 142. — Hortulanus chlorocephalus,
Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 4. — G/ycyspina hortulana, Caban. Mus.
Orn. Hein., pars 1a, Osci. (1850-1854), p. 128. — Emberiza hortu-
lana, Degl. et Ger. (1867), I, p. 316.
Figure. — Ortolano, Olina, Uccelliera (1622), tav. 22. — Buff.,
PI. enl. 247, fig. 1, femmina o giovane. — Hortulanus clorocephalus,
Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. II, tav. 68.
Nomi voLgari stRaNIERI. — Franc. Le Bruant Ortolan. Ing].
The SR Ted. Der Gartenammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 165; apertura del becco,
0%, 012; coda, 0”, 058; tarso, Om, 019.
Costumi. — Nella buona stagione tutte le nostre colline
e tutti i bassi monti vestiti di cespugli o macchia sono po-
polati da questi uccelli. Il maschio sta spessissimo posato so-
pra un qualche rametto alto un braccio o poco più da terra, e
canta continuamente con voce assai bella un verso non spia-
cevole. Nell’ agosto cominciano già a muoversi per emigrare,
ed in quel tempo si fa loro la caccia. Il buon sapore della
carne e la facilità che han d’ingrassare resero questi uccelli
ricercatissimi fino dall’ epoca dei Romani. Quando si prendono
ordinariamente son magri, così che è necessario farli ingrassare
avanti di mangiarli. Ciò si fa chiudendoli in una piccola stanza
od in una gabbia espressamente fatta, ma sempre in luogo ove
i ee e de
PA no Vu Li n PU IE :
poro
UCCELLI SILVANI. 107
siano quasi all'oscuro: di modo che mangiando in abbon-
danza, e non facendo alcun moto, nè avendo alcuna distra-
zione, si caricano ben presto talmente di pinguedine, che non
di rado muoiono. Nell’ Uccelliera dell’ Olina si posson vedere
chiaramente e minutamente descritte tutte Ie cautele da usarsi
per porre gli Ortolani ad ingrassare nel serbatoio.
Propagazione. Il suo nido è di paglia e di radici esternamen-
te ; nell'interno è foderato di crini. Vi depone quattro o cinque
uova, di color bianco leggerissimamente tinto di vinato, tutte
dipinte di larghe macchie irregolari nere, ed assai grandi. Per
il solito questo nido è posto sulla terra, ne’ campi d’orzo 0
di segale, che son coltivati ne’ luoghi montuosi.
Caccia. Se ne prendono al chioccolo ed all’ abbeveratolo ,
ma in numero maggiore si prendono in agosto al paretaio, ove
per richiamo se ne son messi di quelli stati in chiusa. Ancora
con le panie, in alcuni luoghi, ne fanno cacce abbondanti.
|
ZIGOLO RUGGINOSO. — EMBERIZA CASSIA. Cretesch.
Pileo cenerino; redini, gola e gozzo color fulvo-nocciòla; addome di
questo stesso colore, come pure il petto, i fianchi ed il sottocoda;
cuopritrici inferiori delle ali cenerine, macchiate di bianco-sudicio ;
sottocoda fulvo-nocciòla.
Becco piccolo, di color rossiccio=grigio, cohico, appunta-
to, con mascella superiore più bassa e più stretta dell’ infe-
riore: protuberanza palatina appena visibile; pileo, occipite,
lati del collo e petto color cenerino-piombato ; tutte le penne
delle parti superiori, dorso, scapolari e cuopritrici delle ali
nere, con largo margine color nocciòla; groppone e soprac-
coda color nocciòla ; redini, la parte anteriore del gozzo, gola,
due fasce che dall’ angolo del becco tornano verso i fianchi,
basso del petto, addome, fianchi e sottocoda, color fulvo+noc-
ciòla; remiganti nere esternamente marginate di color noc-
ciola, come pure le due timoniere medie: le altre timoniere
esse pure nere: le due esterne da ciascun lato hanno un sot-
til margine bianco esternamente, con la parte terminale bianca
macchiata di nero all’ estremità dal lato esterno. Piedi rossic-
cio-grigi.
108 ORDINE SECONDO.
Sinonimia. — Emberiza caesia, Cretzschmar in Riipp. Reise
Nordt. Afr. Vog. (1826), p. 7, pl. 10, 6.— Emberiza rufibarbata, Hemp.
Ehremb. Symb. Phys. (1820-1845), Aves. — Emberiza caesia, Temm.
Man., 3* parte (1835), p. 225. — Fringillaria caesia, Bp. Rev. crit.
(1850), p. 165. — Glycyspina caesia, Caban. Mus. Orn. Hein., pars 1*,
Osci. (1850-1851), p. 129. — Horthulanus caesius, Bp. Cat. Parzud.
(1856), p. 4. — Emberiza caesia, Degl. et Ger. (1867), I, p. 348.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 112 bis, maschio, sotto il
nome di Bruani-fou male, varieté. — Riippel, Reise Nordt. Afr. Vòg.,
pi. 10, fig. b, Mdle au printemps.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Beuani cendrillard.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 142; apertura del becco,
0", 14; coda, 0”, 058; ala, 0%, 085; tarso, 0”, 048.
Costumi. — È proprio della Siria, dell’ Egitto e della Bar-
berìa, ma a quando a quando ne compariscono alcuni indivi-
dui erratici nel Genovesato, essendone stati presi varii indivi-
dui da Sarzana fino a Savona : ed anche nella Provenza, ove
lo vide per il primo Pol. Roux, il quale per altro lo giudicò
una varieta del Muciatto, o Emberiza cia.
ZIGOLO PARRUCCA BIANCA. — EMBERIZA
PITHYORNUS. Pallas.
Pileo e nuca nella parte media bianche; fronte traversata da una stretta
fascia nera, la quale estendesi più amplia lateralmente a quelia bianca
del pileo e della nuca ; gola, gozzo e lati della testa color croceo-cioc-
colata; macchia bianca sugli orecchi. Addome macchiato di fulvo-
croceo e di bianco; color delle cuopritrici inferiori misto di cenerino
e di bianco; sottocoda bianco.
Maschio. Becco scuro-corneo di sopra, giallastro di sotto.
Una gran fascia bianca copre la parte media del pileo e della
nuca, ed è anteriormente e lateralmente marginata di nero ;
gola, gozzo e lati della testa color croceo-cioccolata: una
macchia bianca parte ristretta di sotto l’ occhio ed allargan-
dosi estendesi sulla regione auricolare; dorso, scapolari e
groppone di color fulvo-nocciòla, con macchie allungate nere;
gozzo bianco; petto fulvo-croceo: questo colore estendesi sui
fianchi ed al sottocoda; la parte media dell’ addome bianca,
ma lateralmente coperta da macchie allungate fulvo-crocee che
s’ uniscono con questo stesso colore de’ fianchi: sottocoda
UCCELLI SILVANI. 109
bianco; cuopritrici superiori delle ali nere, con lo stelo ed una
larga marginatura di nocciòla-chiaro ; remiganti nero-scure,
marginate di color nocciòla; sopraccoda fulvo-nocciòla; sotto-
coda-bianeo-; timoniere cinereo-scure: le due esterne con la
parte estrema resa bianca da una gran macchia che terminasi
a cuneo inferiormente ; la prima ha bianco anche il margine
esterno per tutta l’ estensione della detta macchia, ma cine-
reo-scuro lo stelo; nella seconda tutto il margine esterno
fino allo stelo è scuro-cinereo. Piedi giallastri.
Femmina. Ha poco bianco sulla testa: le manca il color
croceo della gola e sui lati del collo; il bianco predomina sul-
l’addome; parti superiori miste di fulvo ,, grigio e nero.
Sinonimia. -— Passer sclavonicus, Briss. Ornith. (1760), III, p.94.
— Emberiza pithyornus, Pall. Vòg. (1776), édit. franc. in-8°, VIII,
Append., p. 60. — Emberiza leucocephala, S. G. Gmelin, Nov.
Comm. Petrop., XV, p. 480. — Fringilla dalmatica, Gmel. S. N.
(1788), I, p. 875. — Emberiza pilhyornus, Temm. Man., 4 parte
(1820), p. 310, e 3° parte (1835), p. 224. — Emberiza Bonapartii,
Barthélemy-Lopommer. in Bp. Cat. Meth. Ucc. Eur. (1842). Spec.
235, p.45. — Emberiza sclavonica, Degl. Ornith. Eur. (1849), I,
p. 252. — Buscarla pithyornus, Bp. Rev. et Mag. de Zool. (1857),
2° sér., IX, p. 163. — Emberiza pithyornus, Degl. et Ger. (1867), I,
p. 314.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 104.
Nomi voLGariI sTRANIERI. — Franc. Bruant Pithyorne.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 016; apertura del becco,
0”, 011; coda, 0”, 075; ala, 0%, 095; tarso, 0w, 031; dito medio,
Om, 014.
Costumi. — Il Temminek dice che questo Zigolo è pro-
prio della Siberia e del Mezzogiorno della Francia; raro nelle
vicinanze del Mar Caspio; ed avventizio in inverno nell’ Un-
gheria, in Boemia, in Iliria ed in Provenza. Comparisce a
quando a quando in Italia, giacchè il signor De Betta! dice
esserne stati presi diversi nelle vicinanze di Verona; ed il
signor Tommaso Salvadori asserisce ° d’ averne veduto un in-
dividuo preparato nella collezione del signor De Negri in
Genova, stato preso negli ultimi anni presso Savona.
1 De Betta, Fauna Veronese, pag. 76.
? Catalogo degli Uccelli di Sardegna, pag. 26,
st
110 ORDINE SECONDO.
Sezione III. — NIZZOLE. (Gen. CIRLUS Kaup.)
Becco piccolo, subacuto, con apertura angolata.
Mascella superiore più stretta e più bassa dell’ in-
feriore.
Protuberanza palatina ben distinta.
Addome giallo.
Abito diverso ne due sessi.
ZIGOLO NERO. — EMBERIZA CIRLUS. Linn.
Pileo olivastro=chiaro, macchiato di nerastro; addome giallo-citrino ; cuo-
pritrici inferiori citrine; sottocoda citrino; timoniere esterne con
larga macchia bianca sul margine interno.
Maschio adulto in abito di primavera. Becco conico com-
presso, acuminato. Mascella superiore più stretta dell’ infe-
riore, con la protuberanza molto sporgente: colore cenerino-
bruno. Pileo e cervice di color olivastro, con strie longitudinali
nere. Fascia sopraccigliare larga di giallo-canarino. Una fa-
scia larga e nera parte dall’ angolo del becco, passa attra-
verso l’ occhio, e ricuopre l’ orecchio. La gola è di color nero,
e questo colore risale sui lati del collo, e va ad unirsi con
quello che cuopre le orecchie: lo spazio che rimane fra la
fascia nera dell’ occhio ed il nero della gola, è color giallo-
canarino. Dorso e scapolari di color castagnòlo, macchiato di
nero e di olivastro. Groppone e sopraccoda olivastro-fulvi,
macchiati di nericcio. Gozzo giallo. Petto olivastro-cenerino.
Addome giallo-citrino. Lati del petto di color fulvo-marrone.
Fianchi macchiati longitudinalmente di castagno e di nerastro.
Piccole cuopritrici nere, marginate d’ olivastro: grandi cuo-
pritrici e remiganti secondarie nere internamente, aventi ester-
namente un largo margine castagno-fulvo. Cuopritrici inferiori
gialle. Timoniere bruno-nere, marginate d’ olivastro : la prima
esterna ha il margine esterno bianco, ed una gran macchia
cuneata bianca nella parte superiore del margine interno; la
seconda ha la macchia cuneata più piccola, ed il margine bianco
del lato esterno non giunge fino alla base. Penne del sotto-
coda giallo-citrine, con lo stelo nero. Piedi cenerino-rossastri,
UCCELLI SILVANI. 14]
Maschi in inverno. Hanno le penne nere de’ lati della fe-
sta e della gola e quelle del petto marginate di gialliccio,
così che in quell’ epoca i loro colori sono meno vivaci.
Femmina. Fascia sopraccigliare giallo-pallida. Gote grigio-
olivastre, macchiate di scuriccio. Gola e gozzo giallo-citrini;
una fascia di macchiuzze nerastre cala da ciascun angolo
inferiore della mascella inferiore e va a perdersi sul petto,
che è di colore olivastro-giallognolo, tutto asperso di mac-
chiuzze bislunghe, nere. Nel rimanente somiglia il maschio,
ma tutti i colori sono in essa più sbiaditi.
Giovani avanti la prima muta. Somigliano la femmina per la
distribuzione delle macchie e de’ colori; ma ove questa ha.il ca-
stagno o il fulvo, essi quasi sempre non han che dell’ olivastro.
Zigolo nero, Emberiza cirlus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 81.
Sinonimia. — Emberiza cîrlus, Linn. S. N. (1766), I, p. 311. —
Emberiza sepiaria, Briss. Ornith. (1760), III, p. 263. — Emberiza
elaeathorax, Bechst. Nat. Deutsch. (1807), III, p. 292. — Emberiza
cirlus, Temm. Man., 12 parte (1820), p. 313, e 3 parte (1835), p. 227.
— Emberiza cirlus, Degi. et Ger. (1867), I, p. 341.
Ficure. — Buff., PI. enl. 653, fig. 1, vecchio maschio, sotto il
nome di Bruant de haie; femmina o giovane.
Nomi voLGarI Toscani. — Zivolo comune (Pisano). Zivol nero
(Fiorentino). Nizzola nera (Senese). i,
Nomi voLGarI stRANIERI. — Franc. Bruant zizìi. GL 45 ondig
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 155; apertura del becco,
Om, 012; coda, 0m, 067; tarso, 0m, 019.
Costumi.
È una delle specie più comuni in Toscana,
in qualunque stagione. Abita sul margine de’ boschi o nelle
spiazzate e radure di questi. In inverno va riunita in bran-
chetti, ed emigra insieme con gli altri uccelli di becco grosso.
Propagazione. Fa il nido vicino alla terra, dentro i cespu-
gli de’ boschi. Questo nido è assai elegante: esternamente è
Y di foglie d’ ellera, querce, \ec.; il secondo strato è fatto con
delicata borraccina; l’ interno di pagliuzze e sottili radichette.
Le uova son quattro o cinque, subglobose, di color bianco-
perlato, con molti freghi torti in mille modi, di color rosso-
bruno o quasi nero. I nostri contadini credono scorgere fra
questi de’ numeri, e non di rado vanno espressamente a cer-
1192 ORDINE SECONDO.
care le uova dello Zigolo per trovare in esse i numeri che deb-
bono giocare per vincere al lotto.
Caccia. Essendo lo Zigolo nero un uccello poco sospetto-
so, molti se ne prendono al paretaio, alla tesa dell’ acqua, al
chioccolo, ec.
ZIGOLO GIALLO. — EMBERIZA CITRINELLA. Linn.
Vertice e addome giallo-zolfino vivace ; sottocoda giallo ; timoniere esterne
con larga macchia bianca sul margine interno.
Maschio. Becco conico, compresso, acuminato. Mascella
superiore più stretta dell’ inferiore, con la protuberanza molto
sporgente : colore cenerino-corneo. Pileo giallo-canarino, con
alcune macchie olivastre. Lati della testa gialli, macchiati
d’ olivastro. Cervice grigio-olivastra. Penne della schiena, sca-
polari, cuopritrici delle ali e remiganti secondarie nere nel
mezzo, con largo margine di color castagno-fulvo. Penne del
groppone e del sopraccoda fulve, con sottil margine gialliccio.
Gola, gozzo e addome di color giallo-canarino vivace. Dagli
angoli della mascella inferiore partono due corte, ma larghe
fasce formate da macchiuzze fulvo-castagne. Porzione superiore
del petto con larghe e deboli macchie olivastre: porzione in-
feriore e fianchi con lunghe macchie fulve: nelle parti poste-
riori de’ fianchi le macchie sono nere. Penne del sottocoda
gialle, con lo stelo nero. Cuopritrici inferiori delle ali bianca-
stre, marginate di giallo. Remiganti bruno-nere, con sottilis-
simo margine bianchiccio. Timoniere nerastre: le medie mar-
ginate sottilmente di lionato-sudicio ; la prima timoniera ha
internamente una gran macchia bianca cuneata, la seconda
ne ha una più piccola. Piedi grigio-carnicini.
Femmina. Ha il color giallo meno acceso, ed è aspersa
d’ una maggior quantità di macchie.
Zigolo giallo, Emberiza citrinella, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p.83.
Sinonimia. — Emberiza citrinella, Linn. S. N. (1766), I, p. 309, et
Auct. — Emberiza citrinella, Temm. Man., 1 parte (1820), p. 504, e
3* parte (1835), p. 218. — Emberiza citrinella, Degl. et Ger. (1867),
I, p. 310.
Ficuge. — Zivolo, Olina, Uccelliera (1622), tav. 50. — Buff., PI.
enl. 30, I, maschio, sotto il nome di Bruant de France. — Emberiza
"o
Ve "7 pe 7 204: 9°
Le e SE a I
UCCELLI SILVANI. 113
citrinella, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-
1870), vol. I, tav. 23.
Nomi voLgari Toscani. — Zivol giallo (Pisano, Fiorentino).
Nizzola gialla o Setaiola (Senese). Gialletto (Bientinese).
Nomi voLGarI stRANIERI. — Franc. Le Bruant jaune. Ingl. The
yellow Bunting. Ted. Der Goldammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 175; apertura del becco,
0, 012; coda, 0%, 074; tarso, 0", 021. Pio
Costumi. — Questa specie di Zigolo è molto più comune
nell’ Italia settentrionale che in Toscana. Da noi ne rimangono
parecchi a svernare, ma non so che alcuno vi nidifichi.
Propagazione. Si propaga in abbondanza ne’ paesi oltra-
montani: il nido lo pone ne’ macchioni o ne’ cespugli, for-
mandolo con musco e fieno esternamente, di radici filamen-
(III
tose e lana nell'interno. Le uova sono in numero di quattro
o cinque, bianco-celestognole, con macchie e linee irregolari,
a zig zag, di color nero, o scuro, o violetto. *
Sezione IV. — MIGLIARINI. (Gen. CYNCHRAMUS
Bose.)
Becco piuttosto acuto, con apertura angolata.
Mascella superiore più stretta e più bassa dell’ in-
ferlore.
Protuberanza palatina nulla, o piccolissima.
Color generale dell’ addome bianco, o biancastro.
Sottocoda e cuopritrici inferiori delle ali bianche.
ZIGOLO DI MITILENE. — EMBERIZA RUSTICA. Pallas.
° >»
Pileo nero, con macchie bianche o biancastre, o rossastre, o castagne ;
addome bianco; petto macchiato di castagno ;‘cuopritrici inferiori
delle ali anchio! sottocoda bianco; spigolo Si. mascella superiore
leggermente tario
Becco conico, appuntato, con spigolo rilevato alla base,
verso la cima incavato, di color di corno. Iride nera. Penne
del pileo erigibili, di color nero, con l’ apice tinto di gialla-
1 Roux, Ornith. Provene., pag. 171.
Ornitologia italiana. — ll. 8
a i ri IR a È AA RARA VET UIL NPA Ii SEO
FARCITO SI COSROE SL SE A UCOTUER, ANGLE BORAT RARO RAT
114. ORDINE SECONDO,
stro=ocraceo : sulla nuca una macchia ceciato-ocracea, che è
più visibile quando le penne del pileo s’ inalzano. Sui lati della
testa v'è una gran macchia dello stesso color nero del pileo;
dal lato posteriore dell’ occhio parte una macchia bianco-
ocracea, che estendesi fino alla cervice. Gola, gozzo e petto
bianco-ceciati. Da ciascun angolo della mascella inferiore
parte una serie di macchiuzze d’ un bello scuro-cioccolata, la
quale scorre fino al petto, ove si confonde con una larga
fascia di questo stesso colore: a questa fascia terminano an-
cora due serie di larghe macchie dello stesso colore, ciascuna
delle quali scorre su ciascun fianco. Addome e sottocoda
candidi. Cervice color di cioccolata, con macchie di ruggine.
Penne del dorso, le scapolari e quelle del sopraccoda di colore
scuro-cioccolata, leggermente marginate di grigio-rugginoso.
Penne cuopritrici superiori delle ali colorite come le altre del
dorso, ma le più esterne son biancastre nella cima. Remiganti
nere, marginate di color cioccolata. Coda subtroncata. Timo-
niere: le due medie marginate di castagno-fulvo, le esterne
esternamente bianche. Piedi cenericci. Unghie cenerino-grigie :
quella del dito posteriore mediocre, adunca.
Nora. — Quest’ uccello, tanto il Bonaparte nell’ Iconografia,
quanto il Barthélemy, lo considerano come una particolar livrea del-/
l’Emberiza rustica.
Zigolo di Mitilene, Emberiza lesbia, Linn. Savi, Orn. Tosc., III,
Append. al tomo II, p. 223.
Sinonimia. — Emberiza rustica, Pall. Voy. (1776), édit. franc.
in-8°, VIII, Append., p. 64. — Emberiza lesbia, Gmel. S. N. (1788),
I, p. 882. — Calvi, Cat. d’Orn. di Genova (1828), p. 46. — Embe-
riza lesbia, Temm. Man., 12 parte (1820), p. 317, e 3a parte (1835),
p. 235. — Emberiza borealis, Zetterstedt, Faun. Lappon. (1838), I,
p. 107. — Hypocentor rusticus, Cab. Mus. Orn. Hein., pars 1? , Osci.
(1850-1851), p. 134, note. — Cynchramus rusticus, Degl. et Ger.
(1867), I, p. 329.
Ficure. — Bufî., PI. enl. 656, fig. 2, giovane, sotto il nome di
Mitiléne de Provence. — Pallas, Zoogr., pl. 47, fig. 2. — Temm. et
Schleg., Faun. Lappon., pl. 58. — Emberiza rustica, I. B. Jaubert. et
Barthélemy-Lopommer, Richesses Ornithol., etc. (1859), p. 161, con
due tavole. — Emberiza lesbia, Bp., Faun. Ital., tav. 132, fig. 4,
dA
Nomi voLGarI sTRANIERI, -—— Franc. Cynchrome rustigue Ab decla
[SI
UCCELLI SILVANI. 115
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 146; apertura del becco,
Om, 012; coda, 0», 048; tarso, 0, 047.
Costumi. — In Toscana non è mai stato trovato questo
rarissimo uccello ; ed io non so che si conservi in alcun altro
Museo che in quello del professor Calvi a Genova, presso di
cui ebbi la fortuna di poterlo esaminare, mentre ancora lo
‘conservava vivente, e fu allora che ne feci la descrizione qui
sopra riportata. Era stato preso nel dicembre del 1827 da
un cacciatore, che con le reti aperte tendeva nella Polcevera,
sulla costa di Rivarolo. Buffon ed altri Ornitologi dicono che
questa specie non raramente incontrasi nel Mezzogiorno della
Francia; ma ancor là vi è rara assai, come l’ attestano nelle
loro opere il Roux ed i signori Jaubert e Barthélemy-Lopom-
mer. Per quanto iò,so, dopo l'individuo trovato nel 1827 dal
Calvi presso Genova, altro ne fu preso colà verso il 1864,
cioè quello, del quale parla il signor Tommaso Salvadori nel Ca-
talogo degli Uccelli di Sardegna,' e che in quell’ epoca vide tut-
tora vivente in Genova presso.il signor De Negri. Si dice
questa specie propria dell’ Asia settentrionale ed orientale, ma
asseriscesi essere ancora assai frequente in Grecia, ed in
specie a Mitilene, ove, racchiusa in forti gabbie appese ai
muri de’ pollai, è adoprata qual vedetta, onde avvertire con i
suoi gridi le Galline, i Piccioni, ec., dell’ approssimarsi del Nib-
bio o dello Sparviere. Secondo le osservazioni del professor
Calvi, quest’ uccelletto suol E un zirlo
simile a quel del Tordo: e nell’ aprile e nell’ agosto 1’ indi-
viduo che mantenne vivo fece sentire un canto melodioso.
MUCIATTO MINORE.— EMBERIZA PUSILLA. Poll.
Pileo scuro-ceciato, con due fasce più cupe, scuro-castagno sbiadito, che
scorrono dal becco alla cervice, sopra le fasce sopraccigliari bian-
castre tinte di grigiastro; becco piccolo, con spigolo superiore poco -
arcuato; statura minore di quella del Migliarino di padule.
Maschio in inverno. Becco piccolo, conico, acuminato,.
con lo spigolo superiore poco arcuato : color grigio-corneo su-
periormente, più chiaro inferiormente. Pileo con fascia me-
diana longitudinale scuro-rossastra rugginosa, la quale è
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di Salvadori, Catalogo degli Uccelli di Sardegna. Milano, 1864, pag. 26.
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116 ORDINE SECONDO.
posta in mezzo da due altre fasce di colore un poco più.in-
tenso, limitate esternamente dalle fasce sopraccigliari bian-
castro-lionate grigiastre: gote e regione sottorbitale color
grigio-castagno, marginata di più scuro, e a luoghi di nera-
stro, con macchia bianco-giallastra sulla regione auricolare.
Gola, gozzo, petto, addome e fianchi di color bianco legger-
mente tinto di lionato, in specie sul petto e sui fianchi; una
serie di macchie nere o scure parte da ciascun lato della base
del becco: esse calano in basso dilatandosi, ed includono uno
spazio subovato o intieramente bianco, o con qualche mac-
chiuzza scura o nera, riunendosi sul petto; sui lati poi si
continuano e confondono con numerose macchie, o a coda
o a fiammella, che abbondano sui lati del petto e sui fianchi;
all’ esterno d’ ognuna delle descritte serie di macchie vi ha
una fascia bianco-lionata sporca, la quale dall’ altro lato è li-
mitata dal margine nero-scuro che guarnisce la regione subor-
bitale e le gote: queste fasce, che figurano come due grandi
basti di color chiaro, vanno a sfumarsi verso la spalla col
grigio ferrugginoso della cervice. Penne del dorso e scapolari
nero-scure o nere, con margine castagno o biancastro-lio-
nato; quelle del groppone nere sulla parte media, marginate
di biancastro-lionato, che passa a luoghi al grigio-violetto.
Angolo dell’ ala color fulvo-castagno: cuopritrici superiori
nere, marginate esternamente da larga fascia di fulvo-castagno
analogo a quel dell’angolo dell’ ala : remiganti nero-grigie gial-
lastre, marginate esse pure di color nocciòla o fulvo-castagno.
Cuopritrici inferiori delle ali e penne del sotto:oda bianche.
Coda leggermente forcuta ; le due timoniere medie grigie-nere
nel mezzo, marginate di color nocciòla lionato ; le tre seguenti
da ogni lato intieramente nere; le due esterne hanno nella
parte estrema un’ amplia macchia triangolare bianca (maggiore
sull’ esterna remigante che sull’ interna); nel resto della loro
estensione, come pure sul margine esterno, sono grigio-nere.
Piedi scuro-chiari.
Femmina. Ha colori più sbiaditi: la collana che cinge il
bianco della gola e del gozzo, come pure il margine dello
spazio scuro de’ lati della testa, son meno ricchi di nero, e
più vi abbonda lo scuro. ‘
1 Descrizione degl’ individui avuti da) Durazzo,
UCCELLI SILVANI. 117
Nora. — La specie, della quale trattasi in questo articolo, è così
generalmente ammessa dagli Ornitologi, che non credo poter fare a
meno di riportarla in questa Ornitologia, quantunque tutti gli studii
che ho potuto fare sulla medesima non abbian dissipato il mio dub-
bio che possa trattarsi d’ una semplice varietà dell’ Emberiza schoe-
niclus, anzichè d’ una vera specie. Sarebbe troppo lungo il tratte-
nersì ad esporre tutte le discussioni a cui questa specie diede luogo, e
tutti gli argomenti che m’ inducono a non considerarla come specie
distinta. Essa fu instituita dal principe Bonaparte, col nome di Em-
berizza Durazzi, dedicandola al marchese Durazzo di Genova, presso
il quale ei vide il primo individuo conosciuto. Poco dopo quell'epoca,
io ricevei un maschio ed una femmina della nuova specie dallo stesso
marchese Durazzo, per lo che ho ogni ragione di credere essi indivi-
dui identici a quello descritto e figurato dal principe Bonaparte. Io
adunque, volendo far conoscere tale specie, credo il miglior partito
sia di pubblicare la descrizione de’ due indicati individui, dal Du-
razzo inviatimi col detto nome, e tuttora conservati in questo Mu-
seo. Gli Ornitologi, che abbiano maggiori e migliori mezzi di me
per schiarire i dubbi e le incertezze sopraccennate, mi faran cosa
gratissima a comunicarmi le loro relative osservazioni, ed a darmi
così modo di correggere o di completare il presente articolo.
Sinonima. — Emberiza pusilla, Pall. Voy.(1776), édit. franc.
in-80, VIII, Append., p. 63. — Buscarla pusilla, Bp. Rev. Mag. de
Zool. (1857), IX, p.163. — Emberiza Durazzi, Bp. Durazzo marchese
Carlo, degli Uccelli Liguri (1840), p. 49. — Schoenicola pusilla, Bp.
ex Pall. Doderlein, Avifauna (1870), p. 89. — Cynchramus pusillus,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 327.
Ficure. — Emberiza Durazzi, Bp. Faun. Ital. Ois, (1832-1841),
pI. 36, fig. I. A
Nomi voLGari stRANIERI. — Franc. Cynchrame nain. Lt
Dimensioni. — Lunghezza totale: 00, 42,
Costumi. — "Trovasi nell’ Italia media e meridionale,
nonchè in Provenza. I suoi costumi son press’a poco quelli
della specie seguente.
77
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118 ORDINE SECONDO.
MIGLIARINO DI PADULE. — EMBERIZA .
SCHOENICLUS. Linn Bunli
Pileo, cervice e lati della testa di color nero (maschio in abito di nozze),
o macchiate di scuro e di nero (femmine e maschi in inverno); becco
piccolo acuminato, con lo. spigolo della mascella superiore assai ar-
cuato. Statura dello Zigolo giallo.
Maschio adulto in primavera. Becco conico, acuminato,
piccolo, della grandezza e forma di quello dello Zigolo mu-
ciatto: la protuberanza della mascella superiore è poco spor-
gente; color nero di corno. Tutta la testa è d’ un bel color
nero. Cervice e lati del collo candidi. Penne della schiena e
scapolari di color nocciòla sul margine, nere nel mezzo. Grop-
pone grigio-cenerino, con qualche sfumatura fulva. Dalla gola
parte unalarga macchia nera, che, ricoprendo ilgozzo, s’ estende
fino sul mezzo del petto. Dagli angoli della mascella inferiore
parte una fascia bianca, che va ad unirsi col bianco della cer-
vice e con quello de’ lati del collo, che è continuato sull’ ad-
dome, il quale, come tutte le altre parti inferiori, è candido.
Sui fianchi vi son delle macchie bislunghe castagne. Le penne
delle ali son nere, con largo margine color di nocciòla carico.
Le remiganti hanno il margine sottile. Le cuopritrici inferiori
son bianche. Timoniere : l’ esterna bianca, con una gran mac-
chia nera cuneata dal lato interno, ed un’altra macchia pic-
cola cuneata, nera, nella cima; la terza, quarta e quinta in-
tieramente nere ; la sesta, ossia la media, è nera nel mezzo,
ed ha un largo margine lionato-nocciòla. Piedi scuro-neri., Un-
ghie nere.
Maschio în inverno. Le penne nere della testa, della gola,
del gozzo e della parte media del petto hanno la cima giallo-
lionata. Le penne bianche della cervice hanno la cima cene-
rino-scura, così che il bianco è nascosto. I fianchi son tinti
di gialliccio=scuro.
Femmina. Becco cenerino-nero di corno. Pileo, cervice, lati
del collo, dorso e penne scapolari di colore scuro, con macchie
nerastre. Penne del sopraccoda castagno-scure. Fascia soprac=
cigliare ceciata. Gote e tempie castagno-scure, macchiate di
nerastro. Gola, gozzo, petto e fianchi ceciati. Dagli angoli della
UCCELLI SILVANI. 119
mascella inferiore partono delle macchie nere e castagne, che
formano quasi una specie di collana. Il petto e i fianchi son co-
perti di macchie bislunghe, scure. Addome e sottocoda candidi.
Migliarino di padule, Emberiza schoeniclus, Linn. Savi, Orn.
Tosc., II, p. 89.
Sinonimia. — Emberiza schoeniclus, Linn. S. N. (1766), I,
p. 3411. — Hortulanus arundinaceus, Briss. Ornith. (1760), 1II, p. 274.
— Emberiza passerina, Pall. Voy. (1776), édit. frane. in-8°, VIII,
Appen., p. 62. — Emberiza arundinacea, S. Gmel. Reise (1770-1784),
II, p. 175. — Emberiza schoeniculus, Temm. Man., 1 parte (1820),
p. 307, e 3* parte (1835), p. 219. — Cynchramus schoeniclus, Boie,
Isis (1826), p. 974. — Cyncramus stagnalis et septentrionalis, Brehm,
Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 301 e 302. — Schoenicola arun-
dinacea, Bp. Rev. crit. (1850), p. 164. — Buscarla pityornis, Bp.
Rev. et Mag. de Zool. (1857), p. 164 e 209, e fis. 7, sotto il nome
d’Ember. scotata, Bonomi. — Cyncramus schoeniculus, Degl. et .
Ger. (1867), I, p. 323. — Schoenicola schoeniculus, Bp. ex Linn.
Doderlein, Avifauna (1869), p. 89.
Figure. — Buff., PI. enl. 247, fig. 2, maschio; 497, fig. 2, fem-
mina, e 656, fig. 4, giovine, sotto il nome di Gavoue de Provence. —
Emberiza Durazzi, Bp., Fauna Ital. Ucc. (1832-1841), tav. 36, fig. 2.
Nomr voLgari stRANIERI. — Franc. Bruant de roseaua. Ingl.
The reed Buxting. Ted. Der Rohrammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0°”, 14; apertura del becco,
0”, 09; altezza del becco al di là delle narici, 0", 04; coda, 0”, 067;
tarso, 0%, 024,
Costumi. — È molto comune fra noi. Nell’ estate abita
l’interno de’ paduli fra le cannelle, o sul margine di essi nelle
siepi e macchioni. Nell’ inverno trovasi spesso anche lontano
dall'acqua, pascolando ne’ campi o fra i cespugli, insieme con
1 Fringuelli, Passere mattugie, ec.
Propagazione. Fa il nido fra le canne, vicino a terra, o
fra le radici degli arbusti che nascono vicino alle acque, e
spesso anche fra le erbe. Partorisce quattro o cinque uova di
color grigio-cupo , con delle macchie e strisce angolari scure. !
Caccia. Oltre il prendersene con lacci, paretaio, ec., una
quantità grande si chiappa con i panioni e con la Civetta,
presso a poco come suol farsi per 1 Pettirossi.
1 Temminck , Mur. d’Ornith., pag. 310.
REA IO e) N A RT tele a e RETI
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120 ORDINE SECONDO.
Sezione V.— PASSERE DI PADULE.
(Gen. SCHENICOLA Bp.)
Becco grosso subottuso.
Mascella superiore più alta e d’egual larghezza del-
l’inferiore nella parte media ed alla base.
Protuberanza palatina nulla.
Addome bianco.
Abito diverso ne’ due sessi.
Nora. — Essendo sì grande la differenza che riscontrasi fra il
becco della Passera di padule (Emberiza pyrrhuloides, Pallas) e quello
degli altri uccelli del genere Emberiza, sembra impossibile che essa
sia stata messa in questo genere. La somiglianza grande dell’ abito
della Passera di padule con quello dello Zigolo muciatto (Emberiza
schoeniclus, Linn.), e di più l’esistenza d’un altro uccello Emberiza
intermedia, Michaells, esso pure dotato della stessa livrea, e d’un
becco che, non per la forma, ma per le dimensioni è intermedio o
costituisce un passaggio dalla Passera di padule al Migliarino, sono
state le cause di tal riunione. Riguardo a quest'argomento, o all’ap-
poggio dato a simil riunione dall’ esistenza degl’individui distinti col
nome di Emberiza intermedia, sembrami esso cada da se stesso, pa-
ragonando accuratamente il becco di questo uccello, tanto con quello
della Passera di padule, quanto con quello del Muciatto, giacchè al-
lora agevolmente riconoscesi che, mentre la Emberiza intermedia ha
un becco che per le dimensioni è in realtà intermedio a quello delle
altre due specie, tal becco non ha, per le forme né per le proporzioni.
relative delle mascelle, nulla che fare con quello del Muciatto, né
delle altre Emberize, ed invece presenta tutti i caratteri di quello della
Passera di padule. Per ciò, siccome i caratteri tolti dalla struttura
del becco devonsi considerare, come difatti sono, de’ più importanti
e costanti, mentre invece i colori delle penne e la loro distribu-
zione hanno un’importanza molto minore; siccome infine, mentre
intendesi esser- possibile d’incontrare specie effettivamente diverse,
le quali si rassomiglino nell’ abito, non è per altro possibile, almeno
per adesso, il rendersi ragione del come in individui della stessa
specie possano avvenire sì grandi variazioni di forme e di propor-
zioni, quali si riscontrano negl’indicati uccelli, d’incontrarle, dico,
in un apparato così importante quale è il becco, e che ha tante cor-
relazioni con l’intero corpo dell’ animale; così io ripeto che con-
UCCELLI SILVANI. 121
verrebbe anche in questo caso seguire le norme generali adottate in
tassonomia, per ciò distinguere fra loro i detti uccelli, anche più che
specificamente. È adunque solo per non mettermi in contradizione
con tutti gli Ornitologi che lascio anche per adesso la nostra Passera
di padule al posto, nel quale l'hanno collocata, e che provvisoria-
mente ne formo una distinta sezione del mio genere Emberiza, di-
chiarando per altro esser mia opinione convenga formarne un genere
distinto.
PASSERA DI PADULE. — EMBERIZA
PYREHULOIDES. Pall.
Sottocoda bianco; becco grosso, simile a quel d’una Pyrrhula. Testa nera
(adulto). Cuopritrici inferiori delle ali bianche.
Maschio adulto in primavera. Becco grosso, compresso la-
teralmente, tondeggiante di sopra e di sotto, ottuso nella
cima, di color nero, simile assai al becco d’ una Passera, ma
più corto: protuberanza della mascella superiore poco spor-
gente. Tutta la testa di color nero morato. Gola nera: questo
colore s’ estende sul gozzo e sulla parte media del petto. Poco
sotto l’ angolo del becco ha origine una larga fascia bianca, la
quale s° unisce col bianco de’ fianchi e dell'addome, e con
quello della cervice, che è tutta di questo colore. Schiena e
scapolari nere, con largo margine castagno-fulvo. Groppone e
penne del sopraccoda nero-cenerine. Addome, fianchi e sotto-
coda bianchi: sui fianchi vi sono delle macchie scuro-nerastre
longitudinali. Penne delle ali nere, marginate di baio-casta-
gno: le piccole cuopritrici hanno un margine più largo e di
color castagno-fulvo. Cuopritrici inferiori bianche. La prima
timoniera esterna è bianca, con macchia grande, nera e cuneata
dal lato interno, ed una piccola in cima. La seconda è nera,
con macchia bianca cuneata in cima dal lato interno. Le al-
tre timoniere son nere. Le due medie sono marginate di lio-
nato-sudicio. Piedi nero-scuri, piuttosto robusti. Unghie nere.
Maschio in autunno. Ha le penne della testa, della gola,
del gozzo e della parte media del petto nere e ceciate in cima.
Le penne bianche della cervice con tal margine scuriccio in
cima, che il bianco quasi non comparisce. Tutte le penne delle
parti superiori hanno un margine baio più esteso, e che
termina quasi in lionato.
stano,
di
199 ORDINE SECONDO.
Femmina. Pileo, lati della testa e cervice di colore scuro-
castagno, con macchie nere. Fascia sopraccigliare larga, di
color lionato-sudicio, che termina al di là dell’ orecchio. Una
macchia quasi nera ricuopre la regione dell’ orecchio. Gola e
gozzo di color bianco-ceciato sudicio: da ogni angolo della
mascella inferiore parte una striscia scuro-nerastra, che ar-
riva sopra il petto. Petto e fianchi di color bianco-ceciato sudi-
cio, coperti di macchie bislunghe scure. Nel ILECIE simile
al maschio.
Nora. — Quest’ uccello, che fu ed è il soggetto di grandi di-
scussioni fra gli Ornitologi in Italia ed in Francia, fu fatto per la
prima volta conoscere da me, cioè nel 1829, quando lo pubblicai nel
tomo II dell’ Ornitologia Toscana col nome di Emberiza palustris,
nome che allora fu adottato dal Roux, al quale aveva comunicato le
mie relative osservazioni (Ornit. Prov., 1825, p. 380.), dal principe
Carlo Bonaparte (Iconografia della Fauna Italiana), e da molti altri
Ornitologi. Per altro, siccome negli ultimi tempi si conobbe che il
Pallas l’aveva fin dal 1811 descritto col nome di Emberiza pyrrhu-
loides, così d'allora in poi il nome da me assegnatogli, come era
giusto, fu abbandonato. Avendo la Passera di padule dato luogo,
come ho detto, a molte discussioni, in ispecie a causa della strana
forma del suo becco, così io reputo opportuno di ristampare adesso
quanto sopra il medesimo ne scrissi, senza nulla cangiarvi. È È
Nora pubblicata nel tomo II dell’ Ornitologia Toscana, nel 1899:
Lo Zigolo, di cui io parlo, da molto tempo è fra le mani degli Orni-
tologi. L’Emberiza figurata nella Storia degli Uccelli col nome di
Migliarino di padule chiaramente riconoscesi, dalla forma del becco,
appartenere a questa specie. Nel Museo di Torino, ed in quello del
Giardino delle piante di Parigi, è conservato come una semplice va-
rietà dell’Emberiza schoeniclus. Il signor dottor Paiola di Venezia me
loinviò nell’anno passato, indicandolo come una specie nuova. Ed io
stesso da gran tempo tale lo dubitavo : ma siccome dall’ esame della
distribuzione dei colori, della proporzione delle penne, ec., non
riscontravo nessun carattere che distinguere lo potesse dall’ altra spe-
cie, e niente sapendo allora dei suoi costumi, per timore di com-
mettere errore, mai come nuovo non lo feci conoscere, e solo provvi-
soriamente lo posi col nome di Emberiza palustris nella collezione
del Museo Pisano. Adesso però, avendo potuto fare molte nuove
osservazioni sulle forme e costumi delle due specie, son persuaso
esser esse assolutamente diverse. Le ragioni principali, che m’indu-
cono a pensar così, sono le seguenti:
UCCELLI SILVANI. 195
I caratteri distintivi dell’ Emberiza palustris e della Schoeniclus
consistono: nell’ essere la Palustris un poco più grossa della Schoe-
niclus; nell’aver la testa, in proporzione delle altre parti, più volu-
minosa; nell’ avere il tarso proporzionatamente più corto ed un
poco più grosso; nell’ avere i colori delle parti superiori più intensi,
e finalmente nell’ avere il becco di dimensioni e forme diversissime.
Ora, siccome tali caratteri non consistono che in uno sviluppo mag-
giore di intensità di colori, qualcuno mi obiettò che potessero dipen-
dere dall’ età diversa, cioè che il Migliarino di padule invecchiando
potesse acquistare le proporzioni ed i colori del becco della Passera
di padule. L’ aumento di volume, od il cambiamento de’ colori, non
mi sembrava strano potessero esser prodotti dall’età: ma che l’età 0
qualunque altra causa fosse capace in uno stesso individuo di far can-
giar tanto le forme e le proporzioni del becco) difficilmente poteva
imaginarmelo, e quasi lo trovava impossibile / pensando che un tal
cangiamento nella forma e nelle dimensioni dégli organi masticatori
doveva indispensabilmente indurre negli altri ossi della faccia e del
cranio, a quelli connessi, delle alterazioni sì grandi da non potersi
supporre in animali adulti, e particolarmente in uccelli, cioè in ani-
mali, ne’ quali prestissimo accade la consolidazione delle ossa. Ma
con tutto ciò, per avere una prova più positiva di quella tratta dal
raziocinio, io ho messo in\esperienza de’ Migliarini di padule. Ne ho
mantenuti diversi in mia càsa per circa un anno, e, come supponeva,
in alcuno non è accaduta vefuna mutazione nella forma, nè nelle di-
mensioni del becco. Oltre di quèsto, anche i costumi loro provanola
differenza. specifica. L'Emberiza schogniclus sta spesso ne’ macchioni,
spesso sta sulla terra lontano dall’acqua, beccando i piccoli semi.
L’Emberiza palustris mai non l’ho trovata stabilita distante dall’acqua:
sta sempre rampicandosi sulle cannellé, o pascolando sul fondo pan-
tanoso e fradicio delle ripe degli staghi. Mai queste due specie non
si confondono nello stesso branco. Io ne ho successivamente uccise col
fucile più diecine della medesima truppa, senza che v’ abbia trovato
un Migliarino; e (cosa di non/piccol momento) senza che fra quel
gran numero d’individui uno’ve ne fosse, il cui becco avesse forma
o grossezza media a quella del becco del Migliarino, come dovrebbe
naturalmente accadere qualora questo non fosse che una varietà di
quello. ,°
Passera di padule, Emberiza palustris, Savi, Orn. Tosc., Il,
pis9ik
Sinonimia. — Emberiza pyrrhuloides, Pall. Zoogr. (1811-1834),
II, p. 49. — Emberiza palustris, Savi, ©rn. Tosc. (1829-1834), II,
p. 91, e III, p. 225. — Emberiza caspia, Ménést. Cat. des Ois. du
pr
1924. ORDINE SECONDO.
Cauc. (1832), p. 41. — Emberiza palustris, Temm. Man., 3? parte
(1835), p. 220, e 4 parte (1840), p. 639.— Schoenicola pyrrhuloides,
Bp. Rev. crit. (1850), p. 164. — Cynchramus pyrrhuloides, Caban.
Mus. Orn. Hein., pars 1*, Osci. (1850-1854), p. 130. — Schoenicola
pyrrhuloides, Doderlein, Avifauna del Modenese e della Sicilia (1869),
p. 90. — Cynchramus pyrrhuloides, Degl. et Gerb. (1867), I, p. 325.
Ficure. — P. Roux., Orn. Prov., pl. 114 bis. — Bp., Faun. Ital.
Ucc., tav. 35, maschio, femmina e giovane.
Nomi voLgari Toscani. — Passera di padule (Bientinese).
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Cynchrame pyrrhulovdes, ou
Bruant de Marais.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0©, 153; apertura del becco,
0", 019; altezza del becco al di là delle narici, 0", 07; coda, 0", 044;
tarso, 0%, 021.
Costumi. — Il fischio loro, mentre volano o chiamano i
compagni, è simile molto a quello de’ Prispoloni. Ha bensì an-
che quest’ Emberiza una specie di rullo corto ed acuto, ma
che io non ho sentito se non quando ne ho preso in mano
qualcuno ferito. Nel forte dell’inverno pochi o punti se ne
trovano fra noi: in primavera arrivano, si trattengono qua a
covare, ed in autunno una gran quantità popola i nostri pa-
duli. Gli stagni coperti di cannelle e di paglioni sono la loro
abitazione ordinaria: negli altri non si fermano che pochi mo-
menti. S° arrampicano benissimo sui culmi delle canne, come
fanno i Forapaglie, e come questi gli ho veduti beccare i pic-
coli insetti che sopra vi abitano. Ma la più gran parte del cibo
essi lo trovano vicino all’ acqua, fra l’ erbe, e nella mota, su
di cui stan quasi sempre posati. Sono d’ un naturale poco sel-
vaggio, ed anzi molto curioso, di modo che non fuggono se
non essendo loro assai d’ appresso; ed allo sparar del fucile
invece di prendere il volo e fuggirsene via, dopo essersi ras-
sicurati del subitaneo fragore dell’ esplosione, accorrono tutti
a rimirare estatici il cacciatore ed i suoi cani: così che spes-
sissimo mi è accaduto, essendo nell’ ottobre a caccia di questi
uccelli, in mezzo alle folte cannelle o del Padule d’ Arno Vec-
chio o di quello di Maciuccoli, ec., dopo averne ucciso qualcuno,
mentre ero fermo, occupato a ricaricare il fucile, di vedermi
in poco tempo del tutto attorniato da un’innumerabile quan-
! Articolo pubblicato nel tomo II dell’ Ornitologia Toscana, loc. cit.
Si
UCCELLI SILVANI. 125
tità di Passere di padule, le quali, a due o tre passi da me
lontano, posate sulle cannelle a varie altezze, stavano ad 0s-
servarmi immobili, o solo drizzando od abbassando le penne
della testa. La carne loro è poco buona a mangiarsi, giacchè
puzza di Formiche, forse più di quella delle Fondini e del
Torcicollo, per il che differiscono ancora dall’ Emberiza schoeni-
clus, la cui carne è molto buona.
Costumi. — Quest’ uccello trovasi in Toscana ancor nel-
l’ estate, ed allora abita i luoghi acquosi che da cannelle son
coperti. Un gran numero ne cova nel Padule di Castiglione,
cosicchè quando si traversano gl’ intricati viaggioli, ° fatti dai
pescatori tagliando o piegando la canna, che foltissima impe-
disce il passaggio, ed elevandosi lascia solo vedere un ristretto
spazio di cielo, non odesi interrotto quel continuo, ma lento
gemito del vento scorrente sulla pieghevole canna, se non
dalla lontana voce del Tarabugio, che rauca ed ondolante si
spande sulla morta acqua, e dal continuo gracidare della Pus-
sera di padule, che allora sta ostinatamente nascosta. Essa ha
una voce similissima a quella de’ Ranocchi (Rana esculenta),
solo è meno stridula e più sonora: ed è tanto diversa da
quella de’ veri Zigoli, che, ponendo mente anche alla forma del
becco di questa Passera, ed ai suoi costumi, parmi sarebbe
cosa conveniente formarne un genere a parte. |
Fu questa Emberiza trovata ancora nelle vicinanze di Ge-
nova. Il dottor Michaells di Norimberga mi ha scritto che in un
viaggio da lui fatto in Dalmazia vide in quel paese una specie
di Emberiza, il cui becco ha forme e dimensioni intermedie
fra quello della Schoeniclus e quello della Palustris. È questa
una specie distinta, o una semplice varietà? Io non sono in
grado di decidere una tal questione.
Propagazione. Fabbrica il nido ne’ paludi, fra le radici de-
gl’ arbusti, o ne’ ciuffi di piante acquatiche, cannelle, salicchi,
e posandoli sugli acumi di paglie e steli che vi si trovano riu-
niti. Componesi il nido esternamente di paglie secche e radici,
e nell’ interno con paglie lunghe di scirpi e carici, senza so-
stanze lanose nè vegetabili nè animali; bensì fu detto che vi si
trovino talvolta penne e crini. Depone quattro o cinque uova,
1 Articolo pubblicato nel tomo III dell’ Ornitologia Toscana, nel 1831.
? Così chiamansi gli stradelli che percorrono il padule,
fake
SRO PASTREOTTAT CA IPB RARO RO TERNGORAO I IA
126 ORDINE SECONDO.
piuttosto sferiche, color grigio-violaceo, con macchie più o
meno lineari in zig zag di puro nero.
77° Genere. — FRINGILLARIA. Swainson.*
Becco conico acuminato, poco più corto della testa.
Margine delle due mascelle leggermente ripiegato
in dentro.
Mascella superiore più larga dell’inferiore: verso la
base alta quanto l' inferiore.
Protuberanza palatina poco rilevata.
Unghia del dito posteriore arcuata, più corta del
dito stesso.
Becco conico acuminato, poco più corto della testa; mar-
gine delle due mascelle leggermente ripiegato in dentro; ma-
scella superiore intiera, più larga un poco dell’ inferiore, nella
porzione inedia alta quanto l’ inferiore; protuberanza palatina
poco rilevata. Apertura del becco angolata; narici basilari,
attondate, in parte coperte dalle penne della cavezza. Tarso
scudettato, poco più lungo del dito medio. Unghie piccole, sub-
adunche: quella del dito posteriore più corta del dito stesso. Ali
mediocri: prima remigante subeguale alla quarta, un poco più
corta della seconda, che è la più lunga, e subeguale alla terza.
Coda troncata.
* FRINGILLARIA STRIOLATA. Swain. ex Licht.
Testa, collo ed alto del petto di color cenerino-piombato, con macchiette
allungate nere; il resto del corpo color nocciòla-chiaro.
Maschio adulto. Becco conico, grigio superiormente, gial-
lastro inferiormente. Iride scura. Tutta la testa, il collo e
l’ alto del petto color cenerino-piombato, con macchiette lon-
gitudinali nere che si sfumano col cenerino. Dorso, groppone,
1 Fra gl’ Uccelli emberizidei che asseriscesi trovarsi in Europa in regioni analoghe
all’ Italia, e che per conseguenza vi ha possibilità ne capitino una volta o l’altra, enu-
merandosi ancora la Fringillaria striolata , secondo il mio costume, ne do qui in ap-
pendice tanto i caratteri generici quanto gli specifici. (iS
SIZE
A aa i Ad e IT ds ce Pie Rd
UCCELLI SILVANI. 127
sopraccoda e cuopritrici superiori delle ali color nocciòla as-
sai intenso. Petto, addome, fianchi, sottocoda e cuopritrici
inferiori delle ali dello stesso color nocciòla, ma più chiaro.
Remiganti e timoniere scuro-nere, con marginatura, ove più
ove meno, ristretta, del solito color nocciòla. Piedi giallastri.
Femmina e giovani. Hanno i medesimi colori del maschio,
ma molto meno decisi.
Sinonimia. — Fringilla striolata, Licht. Doubl. Zool. Mus. (1823),
n° 245, p. 24. — Emberiza striolata, Cretzschmar in Riipp. Reise
Nordt. Afr. Vog. (1826), p. 15, pl. 10, a. — Fringillaria striolata,
Swains. Nat. Syst. B. (1837), p. 290. — Emberiza striolata, Temm.
Man., 4a parte (1840), p. 640. — Polymitra striolata, Caban. Mus.
Orn. Hein., pars. 1,, Osci. (1850-1851), p. 129. — Fringillaria strio-
Tata, Degl. et Gerb. (1867), I, p. 306.
._ Ficure. — Gould, Birds. of Eur., pl. 152.
Nomi voLcarI srRANIERI. — Franc. Fringillaire striole, ou
Bruant striole.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 145; apertura del becco,
0m, 011; coda, 02, 06; ala, 0, 088; tarso, 0m, 017.
Costumi. — E comune nell’ Andalusia; trovasi ancora
nell’ Egitto e nell’ Affrica settentrionale: vive ne’ cespugli e
nei macchioni.
78° Genere. — PASSERINA. Vieill.
Becco conico, acuminato, subeguale alla testa.
Margine delle due mascelle un poco piegato in
dentro.
Mascella superiore un poco più bassa, nella parte
media, dell’inferiore, ed eguale per lunghezza
a questa.
Protuberanza palatina pochissimo visibile.
Unghia del dito posteriore eguale o subeguale al
dito stesso.
Becco subeguale alla testa, conico, acuminato. Margine
delle mascelle intiero, curvato in dentro. Parte media della
128 |. ORDINE SECONDO.
mascella superiore e quella dell’inferiore della stessa larghezza:
quella della superiore un poco meno alta di quella dell’ infe-
riore. Protuberanza palatina pochissimo rilevata. Narici basi-
lari, subovate, quasi intieramente scoperte dalle penne della
fronte. Tarso scudettato, eguale e un poco più lungo del dito
medio. Unghie subadunche, di mediocre lunghezza, quella del
dito posteriore eguale o subeguale al dito stesso. Coda medio-
cre, troncata. Ali grandi. Seconda remigante la più lunga, su-.
beguale alla prima ed alla terza.
Costumi. — Vengono fra noi solo accidentalmente; son
proprie delle regioni a noi orientali. |
ZIGOLO CAPINERO. — PASSERINA MELANOCEPHALA.
. Vieill. ex Scopoli.
Pileo ed occipite neri. Gola, petto, addome e sottocoda gialli.
Maschio adulto in primavera. Becco conico, acuminato,
piuttosto largo, debolmente compresso. Protuberanza del pa-
lato poco sporgente. Narici rotondate, quasi intieramente sco-
perte. Pileo e lati della testa neri. Cervice, scapolari e grop-
pone color baio-fulvo. Sopraccoda scuro-fulviccio. Gola, gozzo,
lati del petto, addome, fianchi e sottocoda color giallo-cana-
rino. Cuopritrici superiori delle ali e remiganti secondarie
scuro-nere, marginate di biancastro. Remiganti primarie scuro-
nere, con sottilissimo margine biancastro. Cuopritrici inferiori
delle ali bianche. Timoniere scuro-nere, le esterne solo un
poco più chiare delle altre, e col margine esterno biancastro.
Maschio in inverno. Becco giallastro. Le penne nere della
testa marginate di ceciato-scuriccio. Le cuopritrici e le remi-
ganti secondarie marginate di lionato-scuriccio. I lati del collo,
il petto ed i fianchi son tinti leggermente di baio.
Femmina. Tutte le parti superiori di color cenerino-scu-
riccio. Gola bianca. Le altre parti inferiori di color fulvo-bian-
castro, con qualche tinta giallastra. Cuopritrici delle ali e re-
miganti secondarie nerastre, con margine fulvo-cenerino.
Sottocoda giallastro. ‘
1 Temminck , Man. d’ Ornith., pag. 304,
UCCELLI SILVANI. 129
Zigolo capinero, Emberiza melanocephala, Scopoli Savi, Orn.
Tosc., II, p. 95.
Sinonimia. — Emberiza melanocephala, Scopoli, An. I, Hist.
Nat. (1769), p. 142. — Tanagra melanictera, Giildenst. Nov. Com.
Acad.sc. Petrop. (1775), tomo XIX, p. 466. — Fringi/la crocea, Vieill.
Ois. Chant. (1805), pl. 27. — Xanthornus caucasicus, Pallas Zoogr.
(1841-1821), I, p. 428. — Passerina melanocephala, Vieill. N. Diet.
(1817), XXV, p. 28. — Emberiza melanocephaia, Temm. Man.,
A® parte (1820), p. 303, e 3= parte (1835), p. 217. — Euspiza mela-
nocephala , Bp. B. of Eur. (1838), p. 32. — Emberiza granalivora, Mè-
nést. Cat. Cauc. (1832), p. 40. — Granativora ‘melanocephala, Bp.
Cat. Parzud. (1856), p. 5. — Euspiza melanocephala, Salvadori, Uc-
celli di Sardegna-(1864), p. 62. — Passerina melanocephala, Degl. et
Ger. (1867), I, p. 304. — Passerina melanocephala, Doderlein, Avi-
fauna (1870), p. 85.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 104 bis, maschio di pri-
mavera; 104 ter, femmina. — Gould, Birds. of Eur., pl. 172.
Nomi voLcari stranIERI. — Franc. Le Bruant à téte noire.
Ingl. The black-headed Bunting. Ted. Der schwarzkòpfiger Ammer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0M, 159; apertura del becco,
Qm, 013; coda, 0, 102; tarso, 0m, 023.
Costumi. — Non mi è noto che questo bell’ uccello sia
stato trovato in Toscana, benchè non di rado egli si prenda
poco da noi lontano, cicè nel Genovesato. Il signor professor
Calvi di Genova ne possedeva diversi individui nella sua bella
raccolta, i quali sono stati presi nelle vicinanze di quella
città. A Rimini, come scrive il chiarissimo professore Ran-
zani, ' ne fu preso un vecchio maschio. Ma la sua patria, al
dire del Temminck, è l’ Istria e tutto il. Levante. Nelle vici-
nanze di Trieste è comune: abita fra i macchioni delle colline
che costeggiano l’ Adriatico. La sua voce è piacevole assai, e
canta ordinariamente stando posato sopra qualche palo o ce-
spuglio.
Queste son press’a poco le notizie sui costumi di questo
singolare uccello che avevansi fino a questi ultimi tempi.
Adesso è molto meglio conosciuto, in grazia del professor Pie-
tro Doderlein, il quale nella sua gioventù, avendo abitato la
Dalmazia, in Ragusa, la parte cioè dell’ Europa, ove esso uccello
1 Ranzani, Elem. di Zoologia , tomo II, $ 6, pag. 2.
Ornitologia italiana. — II, 9
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è più abbondante, e dove annualmente sì conduce, ne potè
studiare con accuratezza i costumi, che adesso si è fatto
un pregio di esporre nell’ interessante opera che va pubbli»
cando.
Lo Zigolo capinero arriva lungo le coste della Dalmazia
verso la metà d’ aprile: si fissa per lo più ne’ piani arborati,
e sulle costiere coltivate a cereali. Ai primi di maggio dà opera
a costruire il nido, che colloca generalmente ne’ cespugli, sul
tronco delle viti basse, od attacca presso il suolo a parecchi
steli di frumento, intessendolo di paglie, di sottili radichette
d’ Agnuscastus, e dandogli una forma ovoidale a canestro, en-
tro cui depone quattro o cinque uova bianco-cenerine, tempe-
state di macchie brune. Cova anche due volte di seguito, mas-
sime se per tempo si tolgano le uova. Durante la covatura,
ed anche abitualmente, il maschio suol posarsi sull’ alto degli
alberi circostanti, e di preferenza sulla cima de’ ciliegi, d’ onde
ripetutamente emette un canto forte, vibrato, monotono, che
termina in una cadenza tronca, e che press’ a poco potrebbe
esprimersi con la voce cirririri cirrirì. Egli ha un altro grido
querulo, comune alle femmine, che di tratto in tratto ripete,
quando è impaurito, e che può rendersi con la sillaba cià, cià.
Spiccato il volo da un albero, rasenta la superficie de’ campi
di biade con volo basso, continuo, regolare, finchè, giunto
presso un altr’ albero, si rialza velocemente postandosi sulla
più alta sua cima, ove tosto ifituona il monotono suo canto.
Quest’ uccello è un tremendo devastatore dei campi di cereali.
Tenendosi abbrancato a parecchi steli di frumento, egli ne
strugge le spighe prossime a maturità, mangiandone in parte
i granelli, e lasciandoli nella maggior parte cadere a terra.
È poi tenerissimo perla sua prole che, insieme con la compagna,
guida e difende, finchè divenuta grandicella. Compiuta la mieti-
tura del grano, e circa la metà di luglio, li Zigoli capineri in-
cominciano a sfilare al Mezzodì, talchè ai primi d’ agosto non
ne rimane più individuo veruno ne’ piani. Questi uccelli mala-
mente sopportano la schiavitù, e difficilmente si lasciano ad-
domesticare. Tenuti in gabbia si agitano, si malmenano, ed
il più delle volte prescelgono morir di fame anzi che pren-
der cibo qualsiasi, massime se adulti. Anche presi giovani,
non sopravvivono per lo più all’ epoca dell’ emigrazione autun-
ORDINE SECONDO,
UCCELLI SILVANI. 134
nale. Tuttavia, eccezionalmente, ne vidi qualcuno allevato e (7700
vivente, a Genova ed a Trieste. !
Propagazione. Nidifica nelle siepi, e ne’ piccoli macchio-
ni, a poca altezza da terra; partorisce quattro o cinque uova
bianche, asperse di piccoli punti cenerino-chiari. °
ZIGOLO DALMATINO.— PASSERINA AUREOLA. Vieill.
Fronte nera; gola nera; gozzo, petto e addome gialli; una fascia traversa
color cioccolata-cupo fra il gozzo ed il petto; soltocoda bianco sfu-
mato di giallo (maschio adulto).
— Maschio adulto. Becco scuro superiormente, giallo infe-
riormente. Iride scura. Gola, lati del collo e fronte color nero-
morato. Il nero della fronte e de’ lati del collo si sfuma col
bel colore scuro-cioccolata acceso di tutte le parti superiori,
compresevi le grandi cuopritrici, che han bianco il margine.
Piccole cuopritrici delle ali bianche. Gozzo, petto, addome e
fianchi di color giallo-limone; sui fianchi numerose macchie
di varia grandezza a gocciola ed a fiammella; sottocoda co-
lor bianco, che estendesi e sfumasi col giallo dell’ addome.
Remiganti secondarie nero-scure, marginate esternamente di
castagno: remiganti primarie scuro-nere, con sottil margine
bianco-gialliccio. Coda piuttosto piccola, troncata; timoniere
‘nero-scuricce, con sottil margine bianco-gialliccio: prima
esterna con macchia bianca nella lamina interna, che la per-
corre obliquamente in quasi tutta la sua lunghezza; la seconda
con macchia triangolare interna verso la cima, che continuasi
in basso in ristretla fascia. Piedi scuri.
Femmina adulta. La sua coloritura è analoga a quella del
maschio adulto, ma le tinte son meno accese; il nero della
testa ha sfumature grigie, e le macchie de’ fianchi sono più
numerose.
Femmina giovane. Le manca la maschera nera: tutto il
pileo ha penne nere marginate di grigio-gialliccio: in egual
modo colorite son tulte le altre penne delle parti superiori,
eccettuato*il groppone, che è vestito di castagno chiaro: una
fascia bianca va dall’ occhio alla nuca; gola bianca; gozzo,
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1 Doderlein, Avifauna, pag. 85.
? Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 100.
132 ORDINE SECONDO.
petto ed altre parti inferiori giallastre; fianchi con macchie
longitudinali scuro-nere; medie cuopritrici esterne delle ali
bianche: le altre penne delle ali e della coda scuro-nere, mar-
ginate di giallo grigio.
Sinonimia. — Emberiza pinetorum, Lepechin. Voy. (1771), II,
p. 188. — Emberiza aureola, Pall. Voy. (1776), edit. franc. in-8°, Ap-
pend., VIII, p. 61.— Passerina aurcola et collaris, Vieill. N. Dict.
(1819), XXV, p. 6 e 9. — Emberiza aureola, Temm. Man., 32 parte
(1835), p. 232. — Emberiza Selysii, Verany, Act. du Congrès Sc. de
Naples (1845). — Emberiza dolichonia, Bp. Atti della settima Adun.
degli Scienz. ital. (1845), p. 715. — Euspiza aurcola, Bp. Rev. crit.
(1850), p. 166. — Hypocentor aureolus, Cab. Mus. Ornith. Hein.,
pars 12, Osci. (1850-1851), p. 123. — Emberiza aurcola, Jaubert et
Barthélemy-Lopommer, Richesses Ornithol., etc. (1859), p. 153, con
tre belle figure della diversità di livrea. — Passerina aureola, Degl,
et Gerb. (1867), I, p. 301.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 174.
Nomi voLgari stRanNIERI. — Franc. Bruant auréole.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0», 146; apertura del becco,
Om, 013; coda, 0", 065; ala, 0», 076; tarso, 0”, 02.
Gostumi. — Le regioni orientali dell’ Europa e quelle del-
l’ Asia possono egualmente riguardarsi come patria di questo
uccello. Trovasi nella Russia, in Turchia, in Siberia e fino
sulle sponde del fiume Amur: è molto comune nelle vicinanze
d’ Arcangelo; ma, cosa singolare, capita assai frequentemente
nella Provenza, ed è stato preso ancora in Italia, presso
Genova, come riporta il dottor Tommaso Salvadori. *
Propagazione. Le sue uova son di color verde-pallido, con
delle marmorizzature di violetto sbiadito e punteggiate di bian-
castro: hanno la lunghezza di circa 20 millimetri, e la lar-
ghezza di 15. ®
2% Famiglia. — LE PASSERE. PassERIDEI.
Becco conico, punto o appena rigonfio alla base.
Mascella superiore d'altezza o maggiore 9 eguale
all’inferiore.
1 Salvadori, Catalogo degli Uccelli di Sardegna, pag. 26.
® Barthélemy, Rich. Ornith., pag. 534,
i a a i pate pani Pisi
UCCELLI SILVANI. 133
Apertura del becco quasi rettilinea.
Margine delle mascelle piegato in dentro, solo verso
la base. |
Penne della cavezza solo sui lati del becco, cortis-
sime, che solo in parte ricuoprono le narici.
Basette rade, setolose, diritte, assai lunghe.
Coda troncata.
Abito o eguale o differente ne due sessi.
9° Genere. — PASSER. Briss.
Becco conico, un poco rigonfio alla base, superior-
mente senza spigolo, ed attondato.
Margine delle mascelle debolmente arcuato.
Narici quasi nascoste dalle penne della cavezza.
Abito differente ne’ due sessi.
E tt
Becco conico, leggerissimamente compresso nella cima,
Fat
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Po IA I RE A
un poco rigonfio alla base, attondato e senza spigolo supe-
riormente, a profilo leggermente incurvo, in îspecie verso la
cima; margine delle due mascelle leggermente arcuato: quello "te
della superiore leggermente volgente in dentro, il suo apice Ù
un poco ricurvo in basso, ed un poco più lungo dell’ apice È.
della inferiore. Palato piano. Narici basilari, rotondate, nasco- i
ste quasi perfettamente dalle penne della cavezza. Tarso sub- Sp
eguale al dito medio. Dito esterno saldato alla base col me- i di
dio. Unghie mediocri, arcuate, poco acute: quella del dito 19
posteriore poco più corta del dito stesso. Coda troncata. Ali me- E
diocri: le tre prime remiganti subeguali, ma la seconda più ì;
lunga di tutte.
Nora. — Non solo per trovarsi fra le tre specie che costituì-
scono questo genere eguaglianza di forma, e gran somiglianza nella
coloritura delle penne, ma più specialmente per incontrarsi non di
rado individui che presentano livree intermedie, ora all'una ora
all’altra delle specie stesse, è in oggi generale opinione debbansi
considerare non come vere e distinte specie, ma solo come varietà
134 ORDINE SECONDO.
o razze permanenti, dovute all’ influenza del clima da esse abitato.
Ancora io propendo per tale opinione. Ma non avendosi per anche
fatti capaci a pienamente ammetterla e dimostrarla, ho creduto non
potere a meno di continuare ad annoverarle come specie distinte.
PASSERA REALE. — PASSER ITALLE.
Degland. Ornith. ex. Vieill.
Dorso castagno-biancastro e nero; pileo castagno-cupo (maschio), o gri-
gio-sudicio (femmina); mezzo del petto nero (maschio), o bianco-su-
dicio (femmina); regione delle orecchie biancastra; fianchi senza
macchie; una fascia bianca a traverso delle ali; timoniere nerastre.
Maschi adulti in primavera. Becco nero. Pileo e cervice di
un bel color castagno. Penne della schiena castagne dal lato
esterno, nere nell’ interno, bianco-ceciate alla base. Groppone
cenerino, macchiato di scuro-grigio. Fascia sopraccigliare
bianco-ceciata. Spazio fra l’ occhio ed il becco, gola, gozzo e
parte media del petto di color nero-puro: le penne nere, che
marginano inferiormente questa macchia, orlate di bianco.
Lati del collo candidi. Addome bianco-sudicio. Fianchi cene-
rino-grigiastri. Sopraccoda cenerino-scuriccia. Penne del sot-
tocoda grigie internamente, bianche nel margine. Penne sca-
polari nere dal lato interno, color castagno-acceso dall’ esterno.
Piccole cuopritrici color castagno vivace: medie bianche nella
metà superiore: grandi nere, con margine color di nocciòla.
Remiganti scuro-nere, con margine color di nocciòla. Coda
troncata. Timoniere bruno-nerastre. Piedi scuro-carnicini. Un-
ghie cenerognole.
Maschi in inverno. Differiscono dai qui sopra descritti per
aver tutte le penne nere delle parti anteriori marginate di
bianco, quelle del dorso e le scapolari più lunghe, e margi-
nate di color di nocciòla. Il becco è scuro-corneo.
Femmina. Pileo, lati del collo, cervice, groppone e soprac-
coda color cenerognolo-gialliccio. Penne della schiena e sca-
polari nere dal lato interno, dal lato esterno grigio-ceciate,
o cenerognolo-giallicce. Fascia sopraccigliare ceciato -sudicia.
Parli inferiori di color bianco-cenerognolo sudicio. Cuopritrici:
piccole e grandi nerastre, marginate di grigio-giallognolo; me-
UCCELLI SILVANI. 135
die nere, in cima bianco-sudice. Remiganti e timoniere scuro-
nerastre, marginate di ceciato-sudicio.
Giovani avanti la prima muta. Somigliano le femmine.
Passera reale, Fringilla cisalpina, Temm. Savi, Orn. Tosc., II, p.98.
Sinonimia. — Fringilla Italiae, Viell. N. Dict. (1818), XII,
p. 199. — Fringilla cisalpina, Temm. Man., la parte (1820), p. 351,
e 3a parte (1835), p. 256. — Pyrgita Italica, Ch. Bonap. B. of Eur.
(4838), p. 31. — Passer domesticus, Var. B. Italicus, Keys et Blas.
Wirbelth. (1840), p. 40. — Passer domesticus cisalpinus, Sclileg. Rev.
crit. (1844), p. 64. — Passcr Italiae, Degl. Ornith. (1849), I, p. 207.
— Passcr Italiae, Degl. et Ger. (1867), I, p. 242.
Figure. — Passer domesticus, Olina, Uccelliera (1822), tav. 42.
— Fringilla cisalpina. Bp. Icon., Faun. Ital.(1832-1841), fiz. 1 e 2, ma-
schio e femmina; fig. 3, maschio giovane. — Passer Italiae, Eugenio
Bettoni, Uccelli che nidificano. in Lombardia (1868-1870), vol. II,
tav.13. — Vieill., Gal. des Ois., pl.63. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 82
bis, maschio adulto in estate. — Gould, Birds. of Eur., pl. 185, fig.2.
Nomi voLgaRrI Toscani. — Passera reale, Passera grossa (Pi-
sano, Fiorentino). :
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. Moineau Cisalpin, ou Gros
bec Cisalpiîn.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 13; apertura del becco,
0m, 013; coda, 0", 05/1; tarso, 0%, 019.
* Costumi. — Sembra che quest’ uccello non possa vivere
che con l’uomo. Eccettuate quelle regioni alpestri, ove re-
enano perpetuamente i ghiacci, in qualunque altro luogo, in
cui l’uomo si è stabilito, la Passera l’ha accompagato; ed in-
differente alla prospera od alla contraria fortuna, essa ha posto
dimora nella dimora di lui. In riva degli stagni, in mezzo alla
quiete de’ boschi delle Maremme, sulla povera ed umile ca-
panna d'un pescatore o d’ un pecoraio, han domicilio le Pas-
sere, le quali trovano il loro cibo nella sementa di grano del
piccolo campo, ne’ frutti dell’ orticello, nello scarso becchime
gettato alle Galline od ai Piccioni. E nel modo stesso voi le
vedete, nel centro delle più grandi e clamorose città, porre il
nido fra gli ornati d’ una grandissima Cattedrale, o sui tetti
d’un regio palazzo; voi le vedete andare a saccheggiare i
frutti d’ un giardino didelizia, e cercare le granella o miche di
pane in mezzo alle piazze più popolate. Ma se l’uomo cessa
Sd,
"-
ORDINE SECONDO.
d’ abitare quella capanna, o quella città, la Passera anch’ essa
l’abbandona. Chi, girando nelle Maremme, passa per anti-
che e disabitate abbazie, per fortilizi, o ville in rovina, vedrà,
dalle finestre più elevate di quelle, fuggire de’ Piccioni insel-
vatichiti, ulrà gridar la Civetta che abita fra gli spacchi dei
muri vestiti d’ ellera e di parietaria, vedrà la Ballerina conti-
nuare a fabbricarvi il nido; ma invano egli là cercherà il
volatile parasito dell’ Europeo, quella specie d’ uccello che,
prima, per il numero, ogni altro ne superava in quel luogo.
Così, nel modo stesso che una figura geometrica vista sulla
sabbia fu giudicata dal naufrago Filosofo per un segno certo
della vicinanza dell’uomo, per un tal segno ancora può rite-
nersi la presenza delle Passere. Malgrado però quest’ apparente
simpatia fra gli uomini e le Passere, sempre vi è guerra aperta
fra loro. Non cibandosi esse che del cibo dell’ uomo, rubando
il seme che egli getta ne’ campi, dando il sacco alle mèssi,
divorando le frutta, egli come suoi dichiarati nemici cerca di-
struggerle, o almeno discacciarle. E fa al certo meraviglia il
‘tedere come questa razza d’ uccelli, mediante i compensi del
suo istinto, e mercè l’ estrema fecondità, sa scansare molte
delle insidie a lei tese, e invece di diminuire, mantenersio anzi
aumentare. Per avere un’ idea della fecondità sua basta dare
un'occhiata al numero da cui siam circondati, e riflettere poi
alla quantità immensa che ne è distrutta in capo all’ anno dagli
animali carnivori, tanto quadrupedi quanto volatili, ma in special
modo poi dall’ uomo, il quale ha trovato alcune specie di cac-
cia, con cui non poche per volta ne uccide, ma diecine e centi-
naia: cacce tanto più funeste per questi animali, quanto che
diverse si fanno nel tempo delle cove, allora: che una morte
cinque o sei morti seco necessariamente si trae.
Le Passere in Toscana non emigrano: ove nascono, ordi=
nariamente rimangono per tutto il corso della loro vita; ma
fui assicurato non esser così in altre parti d’Italia, e spe-
cialmente nel Genovesato. Le buche de’ muri, lo spazio che
resta fra il tetto, ‘e gli embrici, i fori de’ pagliai, o degli alberi
vicini alle . case) sono 1 luoghi ove abitano, ed ove pongono
il nido. La iissera italiana impiega cinque giorni a fare il
nido, secon, se osservazioni del signor Bettoni. Per quindici
giorni è cosi a covare le uova, e per sedici ad imbec-
UCCELLI SILVANI. 137
care i piccoli, sommando a quarantadue i giorni che a lei
occorrono a compiere l’ allevamento di una covata. Secondo
le osservazioni ed i calcoli di Riccardo Bradley riportati da
Beltram, un solo paio di Passere, che abbia da nutrire la sua
‘covata, consuma a quest’ oggetto 480 insetti al giorno, in
conseguenza per settimana 3360. E siccome in ogni anno
fanno due covate, ed i figli vengono dai genitori alimentati per
quattro settimane, così ne consegue che in un sol nido di Passere
si consumano per l’ alimento 26,880 insetti. Quasi sempre vi-
vono in branchi. I giovani, appena sono abbandonati dalla ma-
dre, sì riuniscono insieme, ed insieme vanno per la campagna
in cerca del cibo. Ma, sul far della sera, tutti si raccolgono per
dormire sopra un medesimo albero, non solo quelli d’ un
branco, ma tutti i branchi d’ un medesimo distrelto ; così che
l'albero o il macchione che han scelto per ricovero, e che
da’ cacciatori pisani si chiama albergo, è nella notte carico di
una immensa quantità di questi uccelli. Avanti che il sole
tramonti, si vedono accorrere da tutte le parti de’ piccoli stuoli
di Passere, le quali avviansi al luogo dell’ albergo; ma in que-
sto esse subito non vanno: prima sì riuniscono su qualche
albero o macchione delle vicinanze, e poi in branchi più
grandi vanno su quello, volando ordinariamente molto vicino
a terra. Queste ragunate sono clamorosissime; tanto la sera
quando sì sono posate, quanto la mattina avanti di partire, tutte
le Passere gridano, e volando e saltellando si beccano e si
strapazzano, di maniera che sembra quasi abbiano aspettato
a quell’ ora per discutere e decidere delle dispute della gior-
nata. Questi alberghi, che spesso si fanno anche assai lontani
dalle case, sciolgonsi tutti con l’ accostarsi del freddo, per
scansare il quale tornano le Passere ad abitare quei posti ove
fecero il nido, o dove nacquero.
Propagazione. Come ho detto, fanno il nido sotto i tegoli
de’ tetti, ne’ buchi delle muraglie, non di rado in quelli degli
alberi: e qualche volta ancora lo fanno nell’ inforcatura d’ un
ramo. In tal caso esso è di forma sferica, con apertura laterale,
ed ha le pareti molto grosse: queste sempre son fatte con fieno,
penne, fili, cenci, tutto insieme grossolanamente mescolato.
Ogni parto è di cinque o sei uova, bislunghe, bianche, con
larghe macchie celestognole.
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nero sudicio; e finalmente per avere il groppone non rosso,
ma degli stessi colori scuri delle altre parti superiori.
Maschio vecchio dopo la muta d’ autunno. Non si distingue
| dal giovane che per deboli sfumature più cupe: il suo grop-
. 1
pone conserva un color fulvo-roseo, con delle macchie scure.
Nora. — Non possiedo di questa specie che un giovane, così
che, per formarne la frase e per darne le descrizioni, ho dovuto
attenermi a ciò che ne hanno scritto il Temminck ed il Vieillot.
Montanello Riska, Fringilla montium, Gmel. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 130.
Sinonima. — Fringilla flavirostris, Linn. S. N. (1766), I, p. 322.
— Linaria montana, Briss. Ornith. (1760), III, p. 145. — Fringilla
montium, Gmel. S. N. (1788), I, p. 917. — Fringilla montium,
Temm. Man., 1° parte (1820), p. 368, e 3? parte (1835), p. 262. —
Cannabina flavirostris et montium, Brehm, Handb. Nat. Vég. Deutsch.
N (1831), p. 278. — Linota montium, Bp. B. of Eur. (1838), p. 34. —
Cannabina flavirostris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 290. — Linota
montana, Doderlein, Avifauna (1869), p. 84.
Ficure. — Fanello dell’ Aquila?, Olina, Uccelliera (1622), p.8. —
P. Roux, Orn. Prov., pl. 93, maschio. — Bp. et Schl. Mou. des Lox.,
pl. 50, maschio e femmina.
Nomi voLGaRI STRANIERI. — Franc. Linotte è bec jaune.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0M, 4134; apertura del becco,
Om, 09; coda, 0, 072; tarso, 0, 017.
Costumi. — Comparisce raramente, per quanto scrisse il
Durazzo, nelle vicinanze di Genova; ma sarebbe però meno
raro verso Savona. In Toscana non so che siasi giammai ve-
duto; un individuo per altro fu preso, secondo il prof. Magni
Griffi, presso Sarzana nella primavera del 1860. Anche se-
condo il Perini ed il De Betta, si vede qualche volta, benchè
raramente, nello Stato Lombardo-Veneto al tempo del ri-
passo. Non so poi che siasi in alcun tempo veduto in altra
parte d’Italia. È comune nella Scozia, in Norvegia ed in Sve-
zia. Nell’ autunno passa periodicamente per alcune parti della
Francia, della Germania e dell’ Olanda. Dicesi di carattere
molto stupido, e che si lascia prender facilmente. S’' addome-
stica ben presto; canta con voce stridula e noiosa,
! Temminck, Man, d’Ornith., pag. 368,
pri a
174 ORDINE SECONDO.
6° Famiglia. — BECCHI GROSSI. MacroRANPHIDEI.
Becco grosso, conico, subcompresso, più alto che
lungo alla base ed ivi un poco rigonfio.
Mascella superiore più alta o subeguale all’ inferiore.
Apertura del becco leggermente arcuata.
Margine delle mascelle molto piegato in dentro, spe-
cialmente verso la base.
Penne della cavezza corte, convesse, rivolte in avanti.
Basette di setole rivolte in avanti, pinnate verso la
base, confuse con le penne della cavezza.
Coda o troncata o appena forcuta.
Abito poco diverso ne’ due sessi.
Colori dominanti varii.
89° Genere. — SERINUS. Brehm.
Becco più corto della metà della testa, conico, sub-
rigonfio, in ispecie lateralmente alla base, a pro-
filo leggermente arcuato.
Margine delle mascelle leggermente arcuato: quello
della superiore presso la base un poco piegato
in dentro.
Penne della cavezza mediocri e rivolte in avanti,
distese sul becco, con barbe separate.
Basette confuse con la cavezza,
Coda subforcuta.
Abito poco diverso ne’ due sessi.
Colori dominanti: verdastro, nerastro e giallo.
Becco più corto della metà della testa, conico, subrigon-
fio, in ispecie lateralmenle alla base, a profilo leggermente ar-
cuato; margine delle mascelle leggermente arcuato: quello
UCCELLI SILVANI. 175
della superiore, presso la base, un poco piegato in dentro.
Penne della cavezza mediocri, rivolte in avanti, distese sul
becco, a barbe separate; basette confuse con la cavezza. Pa-
lato piano. Narici basilari, attondate, intieramente nascoste
sotto le penne della cavezza. Tarso ricoperto da poche squame,
più lungo del dito medio ; dito esterno appena saldato col me-
dio alla base. Unghie piuttosto piccole, sottili, acute, legger-
mente arcuate: quella del dito posteriore un poco più corta
del dito stesso. Coda forcuta. Ali mediocri: prima remigante
poco più corta della terza, seconda poco più lunga di questa,
come più lunga di tutte le altre.
RAPERINO. — SERINUS MERIDIONALIS. Brehm.
Dorso olivastro, con macchie longitudinali nericce; fianchi striati di
nerastro; vertice giallo-olivastro , con macchie nericce; timoniere
scuro-nere..
Maschio. Becco corto, grosso, color di corno. Fronte e
fascia sopraccigliare giallo-canarine. Penne del pileo, della nuca
e della cervice olivastre in cima, con sottile macchia bislunga
nericcia sullo stelo, alla base gialle. Penne della schiena e
scapolari verdi-olivastre, con larga macchia nera sullo stelo.
Groppone giallo-canarino , macchiato di verdastro. Penne del
sopraccoda olivastre-verdi. Lati del collo macchiati di olivastro
e giallo. Gola, gozzo, petto e parte superiore e media del-
l'addome giallo-canarini. Addome e sottocoda bianchicci. Fian-
chi bianchicci, con macchie bislunghe nere. Penne delle ali
nere, con largo margine olivastro. Coda forcuta: timoniere
nerastre, con sottilissimo margine olivastro. Piedi scuro-car-
nicini. | ì
Femmina. Ha tutti i colori più smorti. Invece del giallo
vivace della testa e del collo, vi è un bianco-gialliccio. Solo
nel mezzo dell'addome vi è un poco di giallo-zolfino. Le
macchie de’ fianchi son più abbondanti che nel maschio.
Raperino, Fringilla serinus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 132.
Sinonimia. — Fringilla serinus, Linn. S. N. (1766), I, p. 320. —
Serinus, Briss, Ornith. (1760), III, p. 179. — Loria serinus, Scop.
E ID La aio CALI e ee Lastre RI A Ra 1349
EMETTE OE ROOT, OA,
î Sutra VERS TRI (OMNIA ile I MINOZADANI
d TA RAI
176 ORDINE SECONDO. |
Ann. I, Hist. Nat. (1769), p. 205. — Fringilla serinus, Temm. Man.,
A= parte (1820), p. 356, e 3* parte (1835), p. 259. — Fringilla Islan-
dica, Fab. Prod. Ist. in Isis, Supp. (1824), p. 792, e (1826), p. 1088.
— Serinus meridionalis, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831),
p. 255. — Pyrrhula serinus, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 40. —
Dryospiza serinus, Salv., Cat. Ucc. di Sard. (1864), p. 66. — Serinus
meridionalis, Degl. et Ger. (1867), I, p. 285. — Serinus meridionalis,
Doderlein, Avifauna (1869), p. 83.
Ficure. — Verzellino, Olina, Uccelliera (1622), p. 13. — Buff.,
PI. enl. 658. — Fringilla serinus, Bp. Icon., Faun. Ital. (1832-1841),
fig. 1 e 2, maschio e femmina.
Nomi voLGARI Toscani. — Raperino (Pisano, Fiorentino, Senese).
Crespolino (Senese).
Nomi voLcari sTRANIERI. — Franc. Le Serin, ou Cini. Ingl.
The Serin Finch. Ted. Der Girlitz.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 147; apertura del becco,
0", 07; coda, 0", 946; tarso; 0%, 043.
Costumi. — I boschetti, i giardini e le vigne sono nella
buona stagione presso di noi ovunque rallegrati dal canto di
questo bell’ uccellino, che, di natura dolcissimo, viene a tessere
il nido anche presso alla nostra porta, e si posa a cantare
sull’ alberetto che ci difende con la sua ombra. Sul finir del-
l'estate è il Raperino già riunito in branchetti, i quali, poco
dopo, prendono la via del Mezzodì, per dar luogo ad altri
che qua vengono a svernare da’ più boreali paesi. Nell’ aprile
essi tornano dalle loro emigrazioni: se ne vedono allora bran-
chi numerosissimi che, sospendendosi ed arrampicandosi sulle
punte de’ rami de’ pioppi, ne van visitando le gemme ancor
serrate, per cibarsi de’ piccoli bachi che dentro vi stanno. Tali
branchi restan poco tempo fra noi: o seguono il loro viaggio,
o si sciolgono in coppie, che trovan dimora per le nostre cam-
pagne. Il Raperino è uccello de’ climi temperati d’ Europa : non
trovasi nelle parti settentrionali della Francia, nè della Ger-
mania.
Propagazione. Fa un piccolo nido, intessuto esternamente
con sottili stecchi, internamente è foderato di lana; lo pone
sopra alberi bassi. Le sue uova son piccole, bianche, con molti
puntolini sull’ estremità più grossa,
Ù
UCCELLI SILVANI. sz
90° Genere. — CHLORIS. Briss.
Becco più lungo della metà della testa, conico, leg-
germente rigonfio alla base, subcompresso alla
cima.
Profilo superiore leggermente arcuato, con uno spi-
golo poco accennato presso la fronte.
Margine delle mascelle variamente ricurvo, quello
della ‘superiore presso la base piegato in dentro.
Penne della cavezza piuttosto corte, rivolte in avanti,
convesse, con barbe separate.
Basette di poche setole, piumate alla base, confuse
con le penne della cavezza.
Coda subforcuta. |
Abito poco diverso nei due sessi.
Colori dominanti: verde, verde-scuro, giallo.
Becco più corto della metà della testa, conico, legger-
mente rigonfio alla base nella mascella superiore, subcom-
presso alla cima, di sopra attondato, a profilo leggermente ar-
cuato, con uno spigolo un poco più distinto presso la fronte;
margine della mascella superiore dolcemente arcuato, quello
dell’ inferiore, versa la metà, rilevato ad angolo: ambedue un
poco rivolti in dentro, quello della superiore di più, presso
alla base. Perine della cavezza piuttosto corte, rivolte in avanti,
debolmente convesse, a barbe separate. Basette di poche se-
tole pinnate alla base, confuse con le penne della cavezza.
Palalo piano. Narici basilari attondate, appena nascoste dalle
penne della cavezza. Tarso ricoperto da poche squame, poco
più lungo del dito medio: questo appena saldato alla base con
l’ esterno. Unghie mediocri, adunche, arcuate, acute: quella
del dito posteriore subeguale al dito stesso. Ali mediocri: prima
remigante appena più lunga della quarta, terza più lunga di
tutte, poco maggiore della seconda, che lo è poco più della
prima. Coda subforcuta.
Ornitologia italiana. — II. 12
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178 ORDINE SECONDO.
VERDONE. — CHLORIS VIRIDIS. Briss.
Color verde-olivastro; petto e fianchi senza macchie (adulto); pileo oli-
vastro; remiganti marginate esternamente di giallo; timoniere esterne
gialle alla base sul margine esterno.
Maschio in primavera. Becco grigio-cenerino. Tutte le
penne di color verde-giallo: qua più tendente al verde, là al
giallo. Fronte, fascia sopraccigliare e gola tendenti al giallo.
Bor del vertice e della regione degli orecchi terminate di
‘ cenerino-celestognolo. Quelle della schiena, scapolari e me-
die e piccole cuopritrici verdi-olivastre cupe. Grandi cuopri-
trici cenerine. Remiganti nere dalla parte interna: dall’ esterna,
le secondarie cenerine, le primarie inferiormente gialle. An-
golo dell'ala color giallo-citrino. Coda forcuta. Sopraccoda
color del dorso. Sottocoda giallo. Timoniere: la media nera
con margine scuriccio, le cinque laterali nere in cima, gialle
alla base, con lo stelo nero. Piedi grigio-carnicini. Unghie co-
lor di corno. o |
Femmina. In essa le parti superiori sono di color olivastro
smorto tendente allo scuro: il groppone solo è d’ un colore
un poco più vivace. Il cenerino è convertito in fscuriccio. Parti
inferiori ancor esse sbiadite. Addome e sottocoda bianchi, ap-
pena tinti di giallastro. Timoniere nere, marginate d’ olivastro.
Solo le due esterne hanno il margine esterno giallo alla base.
Maschi in inverno. Diversificano dal maschio in primavera,
per aver colori meno vivaci e più tendenti all’ olivastro.
Giovani avanti la prima muta. Pileo, cervice, schiena, lati
del collo e scapolari colore olivastro-scuriccio ondeggiato di
verdastro. Groppone olivastro-verdognolo. Gola; gozzo e petto
color bianco-gialliccio, con macchie nerastre longitudinali. Ali
e coda simili a quelle della femmina.
Verdone, Fringilla chloris, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 134.
Sivonimia. — Lozxia chloris, Linn. S. N. (1766), I, p. 304. —
Chloris, Briss. Ornith. (1760), III, p. 190. — Fringilla chloris, Temm.
Man. (1815), p. 206. — Ligurinus chloris, Koch, Baier. Zool. (1816),
I, p. 230. — Fringula chloris, Temm. Man., A? parte (1820). p. 346,
e 3° parte (1835), p. 254. — Serinus chloris, Boie, Isis (1822), p. 555.
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UCCELLI SILVANI. 179
— Chlorospiza chloris, Bp. B. of Eur. (1838), p. 30. — Chloris /la-
vigaster, Swains., Nat. Syst. Birds. (1831). — Ligurinus chloris, Degl.
et Ger. (1867), I, p. 269. — Chloris viridis, Doderlein, Avifauna
(1869), p. 79.
Ficure. — Verdone, Olina, Uccelliera (1622), p. 26. — Buff.,
PI. enl. 267, fig. 2, sotto il nome di Verdier. — Chlorospiza chloris,
Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. I, tav. 21.
Nomi voLgari Toscani. — Verdone (Pisano). Calenzuolo (Fioren-
tino). Verdello (Senese). spin
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Verdier. Ingl. The Gruu-$3"
ling. Ted. Der griiner Sperling. i
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 136; apertura del peso
Om, 013; coda, 0%, 052; tarso, 0", 017.
Costumi. — In quantità grande passano 1 Verdoni per la
Toscana nell’ autunno, venendo dal Settentrione; ma un gran
numero ne resta qua anche d’ estate a covare. Degli avven-
tizi, molti si fermano da noi, particolarmente nelle pianure vi-
cine al mare, ove riunisconsi in branchi numerosissimi. Amano
molto mangiare i semi dell’ euforbie e della mercoriella, ben-
chè si cibino anche con quei di cardo, d’insalata, panìco, ec.
Alcuni cacciatori esperimentati mi hanno assicurato che i Ver-
doni accecali divengono sollecitamente sordi, così che è bene
non privarli della vista, volendosene servire come richiamo.
Progagazione. Il nido del Verdone è fatto grossolanamente.
All’ esterno è di stecchi intessuti, internamente è di lana e
di penne. Le uova sono di color bianco tendente al perlato,
con poche e piccole macchie scure. Il nido suole esser posto
alla cima degli alberi.
7° Famiglia. — I FROSONI. COCCOTHRAUSTES.
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Becco conico, alla. base tanto alto quanto largo,
grosso come la testa, non rigonfio.
Mascella superiore assai più alta dell’ inferiore,
Cavezza formata da penne cortissime.
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180 ORDINE SECONDO.
Basette lunghe, ricurve in alto, setolute, pinnate di
setole alla base.
Coda piccola, forcuta.
91° Genere. — COCCOTHRAUSTES. Briss.
Becco conico, alla base tanto alto quanto largo, quasi
grosso come la testa, non rigonfio, lungo poco
meno della testa.
Cavezza di penne cortissime.
Basette lunghe, ricurve in alto, setolute, pinnate
* di setole fino alla base. ;
Becco conico, alla base così alto come largo, grosso
quanto la testa, non rigonfio, subcompresso all’ apice, con
profilo superiore in generale quasi rettilineo, alla base declive
verso la fronte, all’ estremità leggermente arcuato, nel re-
stante appena incurvato, presso la fronte in traverso attondato,
senza spigolo; margine delle mascelle assai arcuato in basso,
fortemente ripiegato in dentro. Penne della cavezza piccolis-
sime, arcuate in.basso, rivolte in avanti; basette numerose,
lunghe, ricurve in alto, setolute, pinnate di setole alla base.
Palato piano. Narici basilari, attondate, nascoste dalle penne
della fronte e della cavezza. Tarso ricoperto da poche squa-
me, un poco più lungo del dito medio: questo appena saldato
con l'esterno. Unghie mediocri, subadunche, acute; quella del
dito posteriore assai più corta del dito stesso. Ali mediocri:
prima remigante poco più lunga della quarta, seconda e terza
subeguali ed un poco più lunghe della prima; remiganti secon-.
darie con apice troncato, acuminato. Coda piccola subforcuta.
FROSONE. — COCCOTHRAUSTES VULGARIS. Vieill.
Gola nera; remiganti secondarie troncate, acuminate. Coda bianca in cima,
Maschio adulto. Becco giallo rossiccio. Iride fulvo-scu-
riccia. Penne della cavezza e spazio fra l’occhio ed il becco
di color nero. Metà anteriore del pileo lionata, posteriore fulvo-
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UCCELLI SILVANI. 181
castagna. I due colori sono fra loro uniti gradatamente, sfu-
mandosi. Lati della testa dello stesso color della fronte. Cer-
vice di colore cenerino-ametistino. Schiena e scapolari colore
scuro di terra d’ ombra, che insensibilmente si converte nel
color lionato scuro del groppone e del sopraccoda. Gola nera.
Lati del collo, gozzo, petto e addome color carnicino-ameti-
stino. Fianchi dello stesso colore, ma un poco più intenso.
Regione anale e sottocoda candidi. Piccole cuopritrici delle
ali nere: medie bianco-ametistine nella metà superiore, nere
nell’ altra, grandi, nere le più esterne, le medie bianco-ame-
tistine esternamente, nere dal lato interno; le interne, ossia le
più vicine al corpo, sono lionato-castagne. Remiganti di color
nero-cupo cangiante in paonazzo: le primarie ristrette e ro-
tondate in cima: le altre in cima allargate e trasversalmente
troncate ed ondulate. Tutte hanno una larga macchia bianca
sul margine interno. Coda piccola, troncata. Timoniere tron-
cate in cima: le due medie son nere alla base, di color lio-
nato-castagno nella parte superiore, bianche in cima; le altre
son nere alla base, bianche in cima, col lato esterno nero 0
scuro, fino alla cima. Piedi di color carnicino.
Femmina in primavera. Becco color cenerino-turchiniccio.
Il color del pileo è sbiadito, e leggermente tende all’ olivastro.
Tutti gli altri colori sono gli stessi che nel maschio, ma più
smorti e lividi.
Giovani all’ uscir dal nido. Somigliano molto le femmine,
ma ne differiscono per avere il becco in proporzione molto più
piccolo, la gola non nera, ma gialla, e le penne dell’ addome
e de’ fianchi con larghe macchie rotonde, grigio-nere.
Frosone, Fringilla coccothraustes, Temm. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 139.
Sivonimia. — Lozia coccothraustes, Linn. S. N. (1766), I, p. 299.
— Coccothraustes, Briss. Ornith. (1760), III, p. 219. — Fringilla
coccothraustes, Temm. Man. (1818), p. 203. — Coccothraustes vulga-
ris, Vieill. N. Dict. (1817), XIII, p. 519. — Fringilla coccothraustes,
Temm. Man., 1* parte (1820), p. 344, e 3a parte (1835), p. 253. —
Coccothraustes vuljaris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 266.
Ficure. — Frosone, Olina, Uccelliera (1622), p. 37. — Buff., PI.
enl. 99, maschio, e 100, femmina. — Coccothraustes vulgaris, Eu-
od.
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NEGRONI GIRETTO RA ETRE
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1320
genio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. IT, tav. 71.
Nomi voLcarI sTRANIERI. — Franc. Le Gros-Bec. Ingl. The com-
mon Gros beak. Ted. Der Kirschkernheisser.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 197; apertura del becco,
0%, 022; coda, 0%, 058; tarso, 0%, 023.
ORDINE SECONDO.
Costumi.— Pochi sono i Frosoni che si riproducano da noi,
e non moltissimi son quelli che ci vengono dal Settentrione
in autunno. Pure ogni certo numero d’ anni, ogni tre secondo
l’osservazione di cacciatori esperimentati, il passo de’ Frosoni
è abbondante. Abitano questi uccelli ne’ boschi d’ alto fusto,
e quasi sempre stan sulie frasche. Si cibano delle gemme e
de’ semi d’ una gran quantità di piante: le mandorle de’ noc-
cioli più duri, come di ciliegie, olive, ec., i semi di pino e di
aheto molto piacciono ad essi. Varii anni addietro un bran-
chetto d’ una ventina di questi uccelli si trattenne a svernare
nelle vicinanze di Pisa, e frequentava gli orti della sua parte
occidentale ed il Giardino botanico. Un boschetto di tassi
(Taxus baccata) era quello che ve li attirava, giacchè a loro
piacevano molto i frutti di detto albero: ma sembra che que-
sti sieno venefici, giacchè ne trovavo spesso de’ morti sotto i
detti alberi, ed a que’ cadaveri trovai in tutti di tali semi,
non tanto la polpa, quanto la mandorla, nel loro stomaco.
Non s’addomesticano mai; sembra che il loro naturale sia
stupido.
Propagazione. Nidificano sugli alberi ad una mediocre al-'
tezza. Il nido è fatto con radici, più grossolane all’esterno,
più fine e delicate internamente. Le uova sono in numero di
tre o quattro, di color glauco, macchiettate e striate di scu-
riccio. La femmina ha una grande affezione per i figli, e co-
raggiosamente li difende. Nel maggio del 1824 alcuni cac-
ciatori de’ contorni di Pisa mi portarono un nido di Frosone,
ove era un giovane, e mi portarono ancora la madre da loro
stata uccisa con un colpo di bastone, mentre ad essi volava
attorno per difendere il figlio.
Caccia. Oltre il prendersene ai paretaii, agli olivi, ec., se
ne prendono molti alle uccelliere da Tordi, giacchè in esse si
sogliono tenere de’ Frosoni ingabbiati, i quali col loro canto
attirano i passeggeri sopra i panioni.
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UCCELLI SILVANI. 183
8* Famiglia. — LE PIRRULE. PyrruLipI.
Becco grosso, conico, rigonfio alla base, tanto alto
quanto largo.
Mascella superiore più alta o subeguale all inferiore.
Aperkyra del becco più o meno arcuata.
Margine delle mascelle un poco piegato in dentro.
Penne della cavezza mediocrf, più o meno convesse.
Basette appena distinte dalla ‘cavezza. .
_Coda appena forcuta.
92° Genere. — CARPODACUS. Kaup.
Becco più lungo che metà della testa, conico, sub-
gonfio, con apice appena compresso; con largo,
ma poco distinto spigolo, che dalla fronte va di-
minuendo, calando verso l'apice del becco.
Profilo superiore uniformemente ed assai arcuato,
Margine della mascella arcuato in basso verso la
cima, quasi rettilineo verso la base: quello della
mascella superiore un poco piegato in dentro.
Penne della cavezza corte, convesse, a barbe di-
stinte, terminate da setole ricurve.
Basette di setole brevi, confuse con la cavezza.
Coda subforcuta.
Abito un poco diverso nei due sessi.
Colori dominanti: maschi adulti, rosso-cremisi e
scurc-rossastro; giovani e femmine, olivastro o
grigio-olivastro.
Becco più lungo che la metà della testa, conico, sub-
gonfio, con apice appena compresso: profilo superiore unifor-
memente edassai arcuato, con largo, ma poco distinto spigolo :
nd
184 ORDINE SECONDO.
margine delle due mascelle verso la cima arcuato, verso la.
base quasi rettilineo: quel della mascella superiore un poco
piegato in dentro. Cavezza di penne corte, convesse, a barbe
distinte, terminate da setole ricurve. Basette di setole brevi,
confuse con la cavezza, Palato piano. Narici basilari, atton-
date, appena nascoste dalle penne della cavezza. Tarso rico-
perto da poche squame, eguale al dito medio: questo appena
saldato alla base con l’ esterno. Unghie subadunche, acute :
quelle del dito. esterno ed interno più piccole di quelle del
medio e del posteriore: quest’ ultima un poco più corta del dito
stesso. Ali mediocri: prima, seconda e terza remigante sub-
eguali; la seconda più lunga di tutte. Coda subforcuta.
VERDONE BASTARDO. — CARPODACUS ERYTHRINUS.
G. B. Gray. sur
Pileo olivastro scuro, o scuro cenerino, con macchie nere: gola e gozzo
giallo-ceciati (femmina e maschio giovane). Pileo, gola e gozzo cre-
misi acceso: dorso scuro, sfumato di cremisi (maschio adulto).
Maschio adulto in istato selvaggio. Penne della gola, del
gozzo, lati del collo, pileo e cervice rosso-cremisi nella metà
estrema: nella basilare, quelle del pileo e cervice scuro-cioc- :
colata, quelle della gola e gozzo biancastre. Quelle dei fian-
chi e dell'addome bianco-rosee, che gradatamente si tingono
in rosso-cremisi più vivace, accostandosi al petto, ove si sfuma
ed unisce al bel cremisi della gola e del gozzo. Penne del
dorso e della schiena, scapolari ed angolo delle ali scuro-
‘ cioccolata all’ estremità, passante al cremisi: quelle del grop-
pone e del sopraccoda, alla base del solito scuro-cioccolata,
alla cima cremisi, ma lo spazio di questo colore, che sfuma
con lo scuro, molto più esteso che quello delle altre parti su-
periori. Cuopritrici delle ali, remiganti e timoniere scuro-
chiare, marginate di lionato sporco: cuopritrici inferiori delle
ali e della coda bianche, sfumate fugacemente di rosso.
Maschio adulto ne’ primi anni di domesticità, Becco color
corneo. Margine delle mascelle arcuato. Narici coperte appena
dalle penne della fronte. Basette in mediocre numero, poco
UCCELLI SILVANI. i 185
ramose. Iride color di nocciòla. Fronte scura, con ogni penna
terminata da sottil margine d’ un bel rosso-aranciato, sotto
cui apparisce appena lo scuro. Occipite, regione auricolare,
. cervice, spalle, dorso e sopraccoda d’ uno scuro-verdastro
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(oliva-marcia), sulle spalle ondeggiato con tinte un poco, più
forti. Gola, gozzo e petto d’ un bel giallo-giunchiglia, che si
estende ai lati della mascella inferiore, e separato da stretta
linea verdognola (come si vede nell’ Emberiza Ortulana): que-
sto color giallo si sfuma in verdognolo sui fianchi, e in bianco-
giallastro sull’addome. Fianchi, addome e sottocoda giallo-
biancastri. Remiganti scure, orlate di giallognolo : le secondarie
con margine più largo; grandi e piccole cuopritrici simili, ma
nella cima con porzione giallognola, talchè formano sull’ ala
due fasce di questo colore. Timoniere scure, orlate di verda-
stro sulla metà inferiore del margine esterno. Piedi nerastri. ‘
Femmina 0 maschio giovane? Becco color di corno. Penne
del: pileo nere nel mezzo, con margine olivastro, che termina
in olivastro-gialliccio. Cervice, scapolari, dorso e sopraccoda
colore scuro-olivastro. Gola e gozzo giallo-ceciati. Lati del
collo e spalle olivastro-lionate. Petto e fianchi lionato-olivastri,
con macchie longitudinali più cupe. Addome e sottocoda bianco-
sudici. Cuopritrici e remiganti nero-olivastre, col margine dal
lato esterno olivastro-lionato: sull’ estremità di ciascuna delle
medie e grandi cuopritrici una macchia lionato-sudicia, dalla
riunione delle quali compariscono sulle ali due fasce trasverse
di questo colore. Timoniere colorite nel modo stesso delle re-
miganti. Piedi corneo-cenerini.
Giovani avanti la prima muta. Tutte le parti superiori. di
colore scuriccio appena cenerognolo; ogni penna avente una
macchia di color nero intenso; tutte le parti inferiori bian-
castre, con macchie brune; nessun indizio di rosso alla fronte,
nè di giallo-giunchiglia alla gola. Cuopritrici delle ali e remi-
santi secondarie terminate di bianco-giallognolo. *
Nora. — Come rilevasi dalla particolareggiata sinonimia che qui
ho riunito, questo Pirrulideo è quel raro uccello che nell’ Ornitologia
Toscana descrissi col nome di Fringilla incerta, stato per la prima
1 Calvi, Catalogo d’ Ornitologia dì Genova, pag. 54.
? Ibid., idem.
R:
186 ORDINE SECONDO.
volta così nominato dal Risso, che l’aveva trovato presso Nizza, e
che io vidi in Genova dal professor Calvi, il quale avevane uno
vivente, stato preso nelle vicinanze di quella città. Il Bonaparte, il
Durazzo, ec., che verso quella stessa epoca ebbero luogo di studiarne
altri individui, adottarono il nome dato dal Risso, essi pure consi-
derandolo come un uccello per l’innanzi non conosciuto. Adesso per
altro da tutti gli Ornitologi si è cambiato maniera di pensare su tal
proposito, giacchè ritiensi non esser la Fringilla incerta che indivi-
dui giovani della Pyrrula erythrina del Temminck, o Carpodacus
erythrinus di Kaup., uccello, il quale non solo cambia cospicuamente
il suo abito col cambiare dell'età, ma ancora cambiando dimora e.
modo di vivere; onde gl’ individui che divengono adulti in gabbia,
sono del tutto diversi da quelli uccisi selvaggi. Ciò è chiaramente
provato dalla descrizione che qui riporto dell’ individuo divenuto
adulto vivendo in gabbia presso il Calvi, e paragonandola con quella
dell’ individuo selvaggio da me tratta da una pelle pervenutami dal-
l’ Europa orientale.
Verdone bastardo, Fringilla incerta, Risso, Savi, Orn. Tosc., II,
p. 136.
Sinonimia. — Loria erythrina, Pall. Nov. com. Ac. s. Imp.
Petrop. (1770), XIV, p. 587, pl. 23, fr.1. — Fringilla flammea, Retz.
Faun. Suec. (1800), p. 247. — Fringilla erythrina, Mey. Vòg. Livon.
und Esthl. (1815), p. 77 pl. — Pyrrhula erythrina, Temm. Man.,
fa parte (1820), p. 336, e 3a parte (1835), p. 247. — Linaria ery-
thrina, Boie, Isis (1822). — Fringilla incerta, Risso, Hist. Nat. de
l’Eur. merid. (1826), III, p. 52. — Fringilla incerta, P. Roux, Orn.
Prov. (1825), p. 378 (Suppl.), pl. 78 bis. — Fringilla incerta, Cal-
vi, Catal. d' Orn. di Genova (1828), p. 54. — Erythrothorax rubri-
frons, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch, (1831), p. 249. — Frin-
gilla incerta, Temm. Man., 4° parte (1840), p. 642. — Chlorospiza ‘
incerta, Bp. B. of Eur. (1838), p. 30, e C. Gen. Av. (1850), I, p. 513.
— Clorospiza incerta, Durazzo, Uccelli Liguri (1840), p. 51. — Car-
podacus erythrinus, G. R. Gray. Gen. of B. (1844-1849), II, p. 387,
num. 1.— Erythrospiza incerta, Degl. Ornith. (1849), II, p. 540. —
Pyrrula erythrina, De Betta, Fauna Veronese (1863), p. 77, e Chlo-
rospiza incerta, id. p. 78. — Pyrrhula erythrina, Selys de Long-
champs, Faune Belge (1842), p. '79. — Carpodacus erythrinus, Jau-
bert et Barthélemy, Richesses Ornith. (1859), p. 118, con una tavola
e 3 belle figure. — Carpodacus erythrinus, Doderlein, Avifauna del
Modenese e della Sicilia (1869), p. 77. — Carpodacus erythrinus,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 254.
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UCCELLI SILVANI. 187
Ficure. — Bp. et Schleg., Mon. des Lox., pl. 14, maschio e fem-
mina. — Chlorospiza incerta, Bp., Icon. Faun. Ital. (1839), fog. 122.
Nomi voLcari sTRANIERI. — Franc. Roselin cramoisi.
Dimensioni (dell individuo qui sopra descritto col nome di fem-
mina o maschio giovane). — Lunghezza totale: 0, 413; apertura del
becco, 0%, 012; coda (timoniere esterne), 0", 047; tarso, 0%, 021. —
(Del maschio adulto preso nell’ Europa orientale, egualmente qui de-
scritto). Lunghezza totale: 0%, 43; apertura del becco, 0, 012;
coda, 0%, 047; ala, 0m, 08; tarso, 0, 02. _ i
Costumi. — Sono sua patria le regioni più orientali del-
l’ Europa, e le nordiche dell’ Asia. Trovasi anche nella Siberia,
esi ha luogo di credere che si faccia vedere ancora nell’ Indie e
nel Giappone. I signori Norman e D’Eversman dicono essere as-
sai comune nelle provincie meridionali della Russia, ove, fuori
che nell’ epoca degli amori, molti ne vivono riuniti in branchetti
nelle pianure e bassi colli. La comparsa fra noi di quest’ uccello
è deltutto ‘accidentale o erratica, e, cosa singolare, fin adesso,
per quanto io mi sappia, sono soltanto individui giovani quelli
che nell’ autunno raramente si prendono nell’ Italia media e
Nord-Ovest/ Stando a quanto scrisse il Perini, nel Veronese
ne sarebbero state prese tre femmine adulte, cioè una nel 1850,
l’altra nell’ 11 novembre 1856, la terza nel 1857. ! La prima
volta che quest’ uccello fu visto in Italia, sembra fosse ne’ con-
torni di Palermo, ove n’ ebbe un individuo giovane il Raffine-
sque, il quale nel 1810 ne pubblicò la descrizione col nome
di Fringilla olivacea.: quindi nel 1826 altro individuo nello stesso
abito lo ebbe dalle vicinanze di Nizza il Risso, che lo fece cono-
scere col nome di Fringilla incerta ; verso il 1830 due indivi-
dui ne furono presi con le reti vicino‘a Genova, l’ uno a Corni-
gliano, l’ altro a Querri, e son quelli descritti dal professor Calvi
nel suo Catalogo, e dal Bonaparte nell’ Sconografia della Fauna
Italiana, ove ne pubblicò ancora una figura. Nel 1835 fu preso a
Lavagno nel Veronese, come ne dà notizia il Perini. Don Astengo
di Savona n’ ebbe nell’ ottobre del 1839 altro individuo, che
donò al marchese Durazzo ; nel 1846 altro ne fu predato nel
Veronese, e pochi anni addietro due altri si presero nella Ri-
viera di Ponente, e son quelli prima posseduti dal signor Luigi
1 De Betta, Fauna Veronese, pag. 77.
ERTROTA: DI E PTC,
188
De Negri, adesso dal marchese Giacomo Doria. Un solo indi-
viduo, per quanto mi sappia, è stato fino ad ora preso in To-
scana: fu nell’ autunno del 1852 che, nelle vicinanze di Pistoia,
ne fu predato vivente un individuo giovane dell’anno, il quale,
avutosi dal nobile signor avvocato Luigi Rosselmini, distinto
ed istruito cultore di Ornitologia, fu mantenuto in domesticità
fino al corrente anno, talchè quegli ebbe campo di poterne
studiare i numerosi ed interessanti fenomeni delle mute, le
quali costantemente e regolarmente ogni anno si ripeterono
nell’ ottobre. Quando quest’ uccelletto fu predato, aveva, come
-dissi, la livrea giovanile: l’anno dopo, essendo già divenuto
talmente domestico d’ andare a prendere il mangiare in mano -
al suo padrone, e festeggiarlo battendo le ali, vestì livrea ana-
loga a quella descritta dal Calvi, e qui sopra riportata. Nel.
seguente ottobre, cioè in quello del 1854, escì dalla muta con
la stessa livrea, ma-più splendida per i colori più vivaci e più
decisi, mentre che nell’ ottobre del 1855 la livrea che rivestì
fu del tutto diversa, giacchè esso divenne d’ un uniforme color
nero-piombato, variato solo da sottil margine bianchiccio sulle
remiganti primarie.
In domesticità cibasi di panìco e di erbe, radicchio, ca-
volo, ec. Canta assai piacevolmente nella primavera, ed imita
assai bene varli uccelli. Scrivevami il signor Rosselmini che l’ in-
dividuo da lui posseduto imitava benissimo la Passera ed il
Cardellino.
Propagazione. Dicono i signori Norman e D’ Eversman che
nella Russia meridionale pone il suo nido sui grandi alberi nel
limitare dei boschi, e che depone per ogni covata cinque o sei
uova azzurro-verdognole, con poche macchiette rossastre.
ORDINE SECONDO.
93° Genere. — ERYTHROSPIZA. Bonap.
Becco lungo circa la metà della testa; e quanto essa
è alto alla base, ove la sua altezza è eguale alla
sua larghezza, con dorso attondato e senza spi-
golo.
Profilo superiore molto ed nica nie arcuato.
UCCELLI SILVANI. 189
Margine delle mascelle quasi rettilineo: quel della
superiore leggermente curvo in basso alla punta,
in ambedue appena piegato in dentro.
Penne della cavezza mediocri, spianate, con lo stelo
setoluto all’ apice.
Basette di penne setolute, assai foltamente pinnate
alla base: mediocremente lunghe.
Coda poco forcuta.
Abito poco diverso ne due sessi.
Colori dominanti: grigio-chiaro, con sfumature di
rosso-vinato acceso.
Becco lungo circa la metà della testa, e quanto essa è
alto alla base, ove è tanto alto quanto largo, con dorso attondato
e senza spigolo; profilo superiore, molto ed uniformemente
arcuato; margine delle mascelle quasi rettilineo, quel della su-
periore leggermente curvo in basso alla punta: in ambedue
appena piegato in dentro; penne della cavezza mediocri, spia-
nate, con lo stelo setoluto all’ apice; basette di penne setolute,
assai foltamente pinnate, lunghe. Palato piano. Narici basila-
ri, attondate, nascoste dalle penne, della cavezza. Tarso total-
mente scudettato, più lungo del dito medio: questo appena
saldato aHebase con _l’ esterno. Unghie subadunche, mediocri:
quella del dito posteriore subeguale al dito stesso. Ali medio-
cri: prima remigante più lunga di tutte, poco più della se-
conda. Coda leggerissimamente forcuta.
#
TROMBETTA. — ERYTROSPIZA GITHAGINEA.
Bonap.
Becco e zampe rosso-corallo; tutte le penne di color cenerino, tinte di
rosso-vinato porporino,
Maschio adulto. Becco rosso-corallo: penne della testa,
del collo, del dorso, del petto e dei fianchi, scapolari e cuopri-
trici delle ali di color cenerino, a luoghi tendente allo scuric-
cio, porporino-vinato ‘verso l’ apice: in quelle della gola, del
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190 ORDINE SECONDO.
gozzo, dell'addome, del groppone e nel sopraccoda il detto %
color rosso predomina; come pure sulle cuopritrici delle ali, e
sul margine esterno delle remiganti, le quali, in tuito il resto
della loro estensione, son nere: questo colore uniscesi mercè
sfumatura col grigio-rosso del margine; cuopritrici inferiori
delle ali, regione anale e sottocoda di color bianco, tinto di
roseo-vinato. Zampe color corallo. |
Femmina e giovani. Hanno la stessa coloritura del maschio
adulto, ma le sfumature rosse o mancano o son più deboli.
Sinonimia. — Fringilla githaginea, Licht. Doub. des Zool. Mus.
(1823), p. 24, — Pyrrhula Payraudaci, Audouin, Egy. explic. des
PI. (1825), XIII, p. 369. — Pyrrhula githaginea, P. Roux, Orn.
Prov. (1825), p. 377, tav. 74. — Pyrrhula githaginea, Temm. Man,
3° parte (1835), p. 249. — Erythrospiza githaginea, Bp. B. of Eur.
(1838), p. 34. — Erythrospiza githaginea, Degl. et Ger. (1867), I,
p. 252. — Erythrospiza githaginea, Doderlein, Avifauna (1869),
pelo.
Ficure. — Temm. e Long., PI. col. 400, fig. 1, maschio; fig. 2,
femmina. — Erythrospiza githaginea, Bp., Icon. Faun. Ital. (1839).
Nomi voLGarI STRANIERI. — Franc. Bouvreuil githagine; Ery- -
throspize githagine.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0M, 126; coda, 0m, 046; aper-
tura del becco, 0, 04; ala, 0%, 086; tarso, 0, 019.
Costumi. — È proprio della Nubia e della Siria: per al-
tro, a quando a quando, erraticamente si trova nell’ Isole del-
l’ Arcipelago, a Malta, in POTRA ove lo incontrò il Roux,
ed in Italia credo essere stato io il primo a trovarlo, giacchè
nel 1839 ne ebbi in primavera un bellissimo individuo ma-
schio, preso ai panioni, poco distante da Pisa, nel luogo detto
Fagionaia. Nel 1850, in autunno, racconta il signor Perini che
ne comparvero nel Veronese, comune di Cologno, quattro in-
dividui uniti ad un branchetto di Montanelli, de’ quali un solo,
che era femmina, fu preso, e visse per otto anni in domesti-
cità. Il Doderlein l’enumera nella sua Avifauna come avventizio
nella Sicilia, non per avercelo incontrato, ma fondandosi sul-
l’asserzione del Malherbes, e sulla probabilità che a quando a
quando vi debba giungere, vivendo nella non lontana Affrica,
UCCELLI SILVANI. 191
ed essendo già stato preso a Malta. Il maschie preso nelle vi-
cinanze di Pisa visse prospero ed allegro per circa cinque
anni. Esso sollecitamente s’° addomesticò tanto perfettamente
da mostrar piacere d’ essere accostato, e da venire a prendere
i semi dalla mano di chi ne aveva cura: il suo fischio abituale
era similissimo al suono tramandato dalle piccole trombette
in legno che si danno ai ragazzetti per divertirsi, per lo che,
tanto a Roma dal principe Bonaparte, che ne possedeva uno
vivente avuto da Malta, quanto qui in Pisa, quest’ uccelletto
ricevè il nome di Trombetta o Trombettiere; regolarmente mu-
tava le sue penne in estate, ma giammai in queste mute cam-
biò la sua livrea. In stato selvaggio vive ne’ boschetti, pene-
tra ne’ giardini, ed ama anche posarsi sulla terra.
Propagazione. Secondo il Bonaparte, nidifica sugli alberi,
e partorisce per ogni covata cinque uova verdognole.
94° Genere. — PYRRHULA. Briss.
Becco lungo circa la metà della testa; e quanto essa
è alto alla base, ove la sua larghezza eguaglia
la sua altezza, con dorso attondato e spigolo
poco distinto.
Profilo superiore molto ed uniformemente arcuato.
Margine delle mascelle fortemente arcuato in basso:
in ambedue assai piegato in dentro, specialmente
verso la base.
Cavezza rilevata, formata da copiose penne medio-
cri, convesse, rivolte in avanti.
Basette di setole largamente pinnate, diritte, con-
fuse con la cavezza.
Coda subtroncata.
Abito diverso nei due sessi.
Colori dominanti: cinereo, rosso e nero.
Becco lungo circa la metà della testa, e quanto essa e
alto alla base, ove la sua altezza eguaglia la sua lunghezza,
con dorso attondato e spigolo poco distinto; profilo superiore
192 ORDINE SECONDO.
molto ed uniformemente arcuato. Margine delle mascelle for-
temente arcuato in basso. Cavezza rilevata, formata da co-
piose penne mediocri, convesse, rivolte in avanti; basette di
setole largamente pinnate, diritte, confuse con la cavezza.
Palato piano. Narici basilari, subrotonde, nascoste dalla ca-
vezza. Tarso più lungo del dito medio, vestito da poche squa-
me: dito medio appena saldato alla base con l’ esterno. Un-
ghie subadunche, acute: quella del dito posteriore un poco
più corta del dito stesso. Ali piuttosto corte: prima remigante
eguale alla quinta, seconda eguale alla quarta, terza più
lunga di tutte. Coda subtroncata.
Costumi. — Vivono costantemente ne’ paesi più boreali,
e nelle vicinanze delle nevi, sopra le più alte montagne: e con
tutto ciò sono uccelli ornati di bei colori; cosa non ordinaria
negli animali di quelle regioni, i quali invece sogliono esser
vestiti di colori bianchicci o scuri. Si cibano di mandorle, di
semi duri, di bacche e di gemme d' alberi. Quasi tutte le spe-
cie van soggette ad una doppia muta.
CIUFFOLOTTO. — PYRRHULA VULGARIS. Temm.
Pileo nero.
Maschio adulto. Becco nero. Pileo, sola e gote di color
nero-violetto. Cervice, schiena, scapolari e piccole e medie
cuopritrici delle ali color cenerino-piombato. Groppone, re-
«gione anale e sottocoda candidi. Sopraccoda e coda di color
nero-violetto. Lati del collo, gozzo, petto, addome e fianchi
d’ un bel color roseo. Grandi cuopritrici nere nella metà infe-
riore, cenerine nella superiore. Remiganti nero-violette: le
primarie marginate sottilmente di bianco verso la ‘cima; l’ ul-
tima delle secondarie rossa nella metà esterna. Piedi scuro-
neri. Unghie nere.
Femmina. Parte:nera della testa come nel maschio. Cer-
vice, schiena e scapolari color cenerino-scuro; lo spazio bianco
del groppone molto più ristretto che nel maschio. Lati del
collo, gozzo, petto, addome e fianchi di color cenerino-ros-
siccio. Ali e coda come nel maschio. s
UCCELLI SILVANI. 193
Giovani. Somigliano la femmina, ma invece d°’ aver la te-
sta del bel color nero-violetto, l’ hanno scuriccia.
Ciuffolotto, Pyrrhula vulgaris, Briss. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 142.
Sinonimia. — Loria pyrrhula, Latb. Ind. (1790), I, p. 387. —
Pyrrhula rubicilla, Pall. Zoogr. (1844-4831), II, p. 7. — Pyrrhula
europaea, Vieill. N. Dict. (1816), IV, p. 286. — Pyrrhula vulgaris,
Temm. Man., 12 parte (1820), p. 338, e 3» parte (1835), p. 248. —
Pyrrhula vulgaris, Degl. et Ger. (1867), I, p. 250. — Pyrrhula vul-
garis, Doderlein, Avifauna (1869), p. 76.
Ficure. — Ciuffolotto, Olina, Uccelliera (1622), p. 40. — Bufî.,
PI. enl. 145, fig. 1, maschio; fig. 2, femmina.
Nomi voLgari Toscani, —. Fringuello marino (Pisano). Borgo-
gnone (Bientinese). Ciuffolotto, Monachino (Fiorentino, Senese).
Nomi voLgari stranieri. — Franc. Bouvrewil. Ingl. The Bull-
finch Grosbeak. Ted. Der rothbrustiger Kernheisser.
Divensioni. — Lunghezza totale: 09, 155; apertura del becco,
Om, 012; coda, 0, 058; tarso, 0m, 024.
Costumi. — Vive il Ciuffolotto nella regione de’ faggi di
tutte le nostre montagne. Più a basso cala soltanto, quando la
neve ha ricoperta la sua ordinaria dimora; ma rarissimamente .
si fa vedere nelle pianure. Essendo in libertà, cibasi delle bacche
di piante alpestri, di molte sorta di semi, delle gemme d'’ al-
beri, ec. In schiavitù mangia panìco ed erba, come insalata
o cavolo. Molto ancora ad esso piace, ed è per lui un nutri-
mento sano, la parte farinosa de’ semi del granturco, così
che io consiglio quelli che ne voglion mantenere in gabbia,
di tener sempre nella loro mangiatoia semi di questo cereale.
Il Ciuffolotto, quando ha preso uno di tali semi, lo nasconde
nell’ interno della sua larga bocca, e dopo esser salito all’ alto
della gabbia, averlo posato delicatamente sugli staggi, ripreso,
posato di nuovo, ec., insomma dopo essersi con esso lunga-
mente divertito, ne toglie e mangia l'embrione, rigettandone il
perispermo, che è la parte gialla, troppo duro per lui. In questo .
modo gli si porge un nutrimento sano, ed un mezzo di tra-
‘ stullarsi, cosa necessaria al naturale gaio e giocoso di questi
uccelli. Egli è ancor necessario di tener sempre a loro disposi-
zione un vaso d’acqua, ove sì possan lavare, giacchè, essendo
di climi freddi, temono molto il calore, e trovano un gran sol-
Ornitologia italiana. — Jl. 43.
"e
194 ORDINE SECONDO.
lievo nelle abluzioni. Volendo poi allevarne de? nidiacei, il cibo
migliore, che l’ esperienza mi ha insegnato potersi a loro som-
ministrare, è la farina di granturco semplicemente intrisa con
acqua. L’indole di questo uccelletto è dolce e pieghevole, di-
modochè in poco tempo s’ addomestica, e fortemente affezio-
nasi a chi ne ha cura. Se alla sua gabbia s’ appressa la per-
sona da lui amata, voi lo vedete tutto gaio e contento saltar
: sulla mazza a quella più vicina, e torcendo a destra e a sini-
stra la coda, ora anche piegando elegantemente il suo corpo,
ora inalzando o abbassando la testa, cantare un piccolo verso,
o fare uno stiocco simile a quello d’ un forte bacio, così che,
insomma, sembra egli cercare tutti i modi per manifestare
il suo piacere. Ha una voce bella, dolce e rotonda, simile a
quella d’ un piccolo flauto: ed avendo un orecchio buono e de-
licato, con facilità apprende a ripetere delle marciate, che a
lui s’insegnano, o fischiando, o mediante organini simili a
quelli usati per le Passere dî Canaria, ma per esso espressa-
mente costruiti. Perciò, in grazia alla bellezza sua, amorevo-
lezza ed abilità, spesso diviene oggetto di grande attaccamento
per quelle fra le persone del bel sesso, che avendo, come loro
conviensi, un cuore gentile, pagan d’ affetto l’ affetto, ed un.
vincolo stretto le unisce a chi in qualche modo glielo inspirò.
Ma sovente quest’ affezione è da un forte dolore turbata, giac-
chè, essendo questi uccelli soggetti molto all’ apoplessia, si ha
il dispiacere di vederli ad un tratto morire, mentre pareva
che godessero la più perfetta salute.
Propagazione. Nidifica sopra gli alti faggi o castagni. Il
nido è formato esternamente con radici grossolane e stecchi
intralciati; internamente con radici sottili e delicate. Le uova
son cinque o sei per covata, di color verdastro-celestognolo,
dipinte da macchie larghe ed irregolari, di colore scuro-ros-
sastro.
dl
9: Famiglia. — LOXINIDI. I Crocreri. Mr A a
P
Becco curvato, conico e COMpn RO, più alto che
largo.
Margine delle mascelle, ne’ due ina basilari, rettili-
UCCELLI SILVANI. 195
neo, l'apice della superiore fortemente arcuato
in basso, e quello dell’ inferiore arcuato in alto.
95° Genere. — LOXIA. Briss.
Becco più lungo della metà della testa, curvato, co-
nico, subcompresso, più alto che largo.
Margine delle mascelle, ne’ due terzi basilari, rettili-
neo, l'apice della superiore fortemente arcuato
in basso, e quello dell’ inferiore in alto.
Cavezza di penne assai lunghe, a barbe distanti.
Basette poche, setolute.
Coda forcuta.
Abito diverso nei due sessi.
Colori dominanti: scuro, o scuro tendente al verdic-
cio, che passa al rosso o al giallo.
Becco più lungo della metà della testa, cuneato, co-
nico, compresso, più alto che largo. Profilo superiore forte-
mente arcuato: spigolo amplio, deciso, formato dai lati spia-
nati ed inclinati fortemente della mascella superiore. Margine
delle mascelle, ne’ due terzi basilari, rettilineo: 1’ apice della
superiore fortemente arcuato in basso; quello dell’ inferiore in
alto obliquamente, onde si accavalla all’ altro. Penne della ca-
vezza assai lunghe, a barbe distinte. Basette poche, setolute.
Palato incavato. Lingua intiera. Narici basilari, subrotonde,
nascoste dalle penne della cavezza. Tarso subeguale al dito
medio, scudettato. Diti tre davanti ed uno di dietro; 1’ esterno
appena saldato alla base col medio. Unghie piuttosto grandi,
arcuate; quella del dito posteriore subeguale al dito stesso,
arcuata. Coda di dodici timoniere, subforcuta. Ali mediocri:
‘la prima remigante la più lunga di tutte.
Costumi. -- L° ordinario cibo delle Loxizae consiste in semi
di pino e d’abeto. Per impadronirsene esse sogliono staccare
gli strobili, e, ponendoseli sotto i piedi, ne vanno sollevando
le squame coll’ introdurvi la punta curva delle loro mascelle.
196 ORDINE SECONDO.
Cibansi poi anche di molte altre sorte di semi d' alberi e d’ar-
busti alpestri, e delle loro gemme. S’ arrampicano con faci-
lità, non solo sui rami, ma benanche sulle scorze, nel far che
alutansi ancora col becco. I colori delle loro penne son vivaci
e variabili, giacchè esse in gioventù ordinariamente son cremisi,
e nell’ invecchiare divengono gialle. Quello poi che tali uccelli
presentano di più importante, è l’ epoca in cui fanno il nido:
essi covano nella stagione opposta a quella di tutti gli altri,
cioè neltempo più rigido dell’ inverno. E siccome allora, nelle
regioni boreali, tutto si è nascosto dalla neve, essi vengono a
covare in paesi più meridionali, facendo anche in ciò il con-
trario degli altri uccelli, che per covare van dal Mezzogiorno
al Settentrione.
Li
CROCIERE. — LOXTA CURVIROSTRA. Linn.
Becco debolmente curvo, lungo quanto il dito medio, l’apice della ma-
scella inferiore che sopravanza la mascella superiore (Temm.).
Maschio adulto. Becco scuro-corneo. Iride scura. Color ge-
nerale delle penne verdastro-cenerino. Fronte, gote e fascia
sopraccigliare grigie, con delle macchie giallastre e bianchic-
ce. Schiena, scapolari e piccole cuopritrici delle ali verda-
stre. Groppone giallo; tutte le parti inferiori di color verde-
gialliccio, ma l'addome è grigiastro, con macchie più cupe.
Grandi e medie cuopritrici marginate di bianco-giallastro. Re-
miganti e timoniere nericce, marginate di verdastro. Piedi
scuro-carnicini. I
Maschio dopo la sua prima muta fino all’età d’ un anno.
Tutte le penne del corpo, eccettuate le ali, la coda ed il sotto-
coda, di colore scuro, misto di rosso-cinabro; questo colore
in alcuni luoghi vi è più abbondante, in altri meno: così sulla
festa, groppone, petto e fianchi è quasi puro, mentre negli
altri luoghi è molto sbiadito. Penne del sottocoda nerastre,
con largo margine bianchiccio. Remiganti e timoniere nericce,
marginate di verde-rossastro.
Giovani avanti la prima muta. Parti superiori grigio-nera-
| stre, che passano al verdiccio. Groppone giallastro. Parti in-
feriori bianchicce, con macchie longitudinali, scure e nerastre.
UCCELLI SILVANI. 197
Femmina. Somiglia i giovani: le sue penne son tinte di
verdastro e giallognolo, essa non acquista giammai il color
rosso.
Crociere, Loria curvirostra, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 147.
Sinonimia. — Lozia curvirostra, Linn. S. N. (1766), I, p. 299. —
Loxia, Briss. Ornith. (1760), III, p. 329. — Crucirostra abietina,
Mey. Vog. Liv. und Esthl. (1815), p. ‘72. — Loxia curvirostra,
Temm. Man., 1? parte (1820), p. 328, e 3a parte (1835), p. 242. —
Curvirostra pinetorum, Brehm, Lebrb. (1823), I, p. 166, observat.
— Loxia curvirostra, Degl. et Ger. (1867), I, p. 261. — Loxia cur-
virostra, Doderlein, Avifauna (1867), p. ‘78.
Ficure — Buff., PI. enl. 218, sotto il nome di Bec-croise d' A lle-
magne, — Bp. et Sehleg., Mon. des Lox., pl. 2, maschio adulto; pl. 3,
femmina e giovane.
Nomi voLgari Toscani. — Becca forbice, Becco storto (Pisano).
Crociere (Fiorentino), Crocione (Bientinese).
._ Nomi votcari srranieri. — Franc. Le Bec-croîse. Ingl. The
common Crossbill. Ted. Der Fichten-Kreuzschnabel.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0», 182; lunghezza della ma-
scella superiore, 0%, 017; coda, 0%, 058; tarso, 0m, 049.
Costumi. — La vera dimora di questi uccelli, que’ paesi
ove in maggior quantità e più costantemente si trovano, sono
le parti più boreali del nostro Emisfero: ma ogni anno in in-
verno essi emigrano, e più o meno essi se ne allontanano,
secondo che vi sono costretti dal freddo. Questi loro viaggi
bensì non giungono quasi mai fino alle parti temperate d'Eu-
ropa, arrestandosi essi nelle settentrionali, ove covano, e da
cui ripartono al ritorno della buona stagione. Ma allora sem-
bra che diverse truppe sbaglino strada, e che, invece di ri-
prendere la via del Nord, prendano quella del Sud, giacchè,
tutte le volte che noi li vediamo venire ne’ nostri paesi, è ap-
punto nella buona stagione, quando cioè le loro emigrazioni
periodiche vanno dal Sud al Nord. Queste truppe smarrite di
Crocieri rimangono fra noi, ora più ora meno ; ora fino all’ ot-
tobre, ora fino a tutto novembre. Spariscono poi, e non si
vede più alcuno di tali uccelli per un’ epoca assai lunga; ma
quest’ epoca non è determinata: alcuni la credono di sette
anni, altri di cinque. Nel 1822 molti ne apparvero in Mugello,
sot
198 ORDINE SECONDO.
e vi stettero tutto l’ autunno; nel 1826 vennero sopra i Monti
Pisani, ed anche là assai si trattennero. Due volte ne ho ve-
duti alcuni nell’ Orto botanico di Pisa, ove, senza mostrare
alcun timore, stavano sugli abeti a mangiarne i semi, tenendosi
attaccati al rami col corpo in tutte le direzioni. Essendo que-
st’ uccello poco pauroso e diffidente, con quasi tutte le cacce
facilmente si prende, ed anche adulto sollecitamente addome-
sticasi. In schiavitù vive lungamente. Il mio amico Vincenzo
Savi del Borgo San Lorenzo ne ebbe due in gabbia, ove vis-
sero per molti anni, mantenendosi benissimo. Avendo esso fatte
delle osservazioni assai importanti sopra tali uccelli in dome-
sticità, che volle comunicarmi, qui sotto le riporterò testual-
mente:
« Il cibo loro più confacente è il seme di canapa, col pa-
» nìco campano pochi dì, e muoiono ad un tratto e molto
» magri. Io ne ho uno che conta di già tredici o quattordici
» anni in gabbia. Egli è sempre prospero, bene impennato,
» e vive sanissimo. Solamente due o tre volte all’ anno ingrul-
» lisce, e pare che non si regga in piedi, giacchè sta sem-
» pre a covaccioni. Allora gli do degli spicchi di noce, che
» egli mangia con gran piacere, e subito comincia a riaversi;
» gli si squamano a poco per.volta le gambe, e ben presto
» ritorna prospero ed allegro. Questi uccelli in schiavitù s° oc-
» cupano molto a cantare in versi: cominciano sul finir di
» gennaio, e seguitano fino a che il caldo non è fortissimo,
» cioè fino a luglio. Nell’ ore poi che non cantano, o non man-
» giano, i due che posseggo s’ occupano sempre a roder la
» gabbia. Io li tengo in due gabbie con gli staggi e la man-
» giatoia di legno, e tutto il restante di fil di ferro: ma con
» tutto ciò io sono obbligato a farle spesso rassettare, giac-
» chè ne rodono per ogni dove il legno, in maniera da ri-
» durle in pezzi. Ed il più vecchio ha.diverse volte così solle-
» citamente guasta la sua, che se ne è fuggito, ed è andato
» sui tetti delle case vicine alla mia. Io non ho mai fatta al-
» cuna premura per riprendere un tale uccello flagellatore,
» ma quando la fame ha cominciato a comandargli imperio-
» samente, allora egli si è sempre deciso di nuovo alla schia-
> vitù, ed è tornato da sè in gabbia. Quando voglio fargli un
» regalo, gli do un bel torsolo di cavol fiore o di cavol nero:
UCCELLI SILVANI. 199
» in meno di due giorni lo riduce in pezzi sì piccoli, che il più
» grosso peserà un grano: credo che anche mangi un poco
» della polpa che è dentro quel gambo, giacchè tutto 1’ er-
» baggio gli è graditissimo. E molto ancora gli piacciono i
» semi di mela e di pera: se uno di questi frutti si mette
» nella sua gabbia, fa un buco nella polpa, leva i semi, e
> lascia ogni restante. Quando nell’ autunno del 1822 se ne
» trattennero in questa provincia, fecero molto male alle no-
» stre frutta, perchè le bucavano per toglierne i semi. »
Propagazione. Secondo il Brehm, quest’ uccello nidifica in
tutte le stagioni, ed il Temminck dice che esso si riproduce
così nel dicembre, come nel marzo, aprile e maggio. Pone il
nido nella biforcatura de’ rami: esternamente lo intesse con
sottili stecchi, che più solidamente insieme unisce impastan-
doli con resina d’ abeto; internamente lo riveste di musco. Le
uova son tre o cinque per covata, di color grigio-verdastro, e
hanno sull’ estremità più ottusa una corona di macchie rosso-
brune. L’ incubazione continua per quindici giorni; ed i figli se
ne vanno dal nido, quando hanno venticinque o trenta giorni.
CROCIERE DELLE PINETE. LOXIA
PITYOPSITTACUS. Bechst.
Becco grosso, molto curvo, più corto del dito medio; l'apice della ma-
scella inferiore che non sopravanza la mascella superiore (Temm.).
Maschio adulto. Becco scuro-nerastro corneo. Iride scuro-
cupa. Colore dominante delle penne cenerino-olivastro. Lati
della testa, gola e lati del collo cenerini: sul pileo macchie
scure, marginate di cenerino-verdastro. Groppone giallo-ver-
diccio. Petto e addome di questo colore, ma sfumato di. gri-
giastro. Sui fianchi alcune macchie longitudinali d'un cene-
rino-cupo. Penne del sottocoda scure, con largo margine più
chiaro. Timoniere e remiganti scuro-nericce, marginate di ce-
nerino-olivastro. Piedi scuri.
Maschio dopo la prima muta all’età dl’ un anno. Penne
delle ali e della coda nerastre, marginate di Tulviccio. Tutte
le altre parti del corpo color rosso-ponsò, più o meno vivace,
vira
PI
200 ORDINE SECONDO.
secondo che gl’ individui sono più o meno lontani dal tempo della
seconda muta, che ha luogo nell’ aprile 0 nel maggio. Poco dopo
l’epoca della prima muta, il color rosso delle penne è sfumato
di grigiastro: allora si osservano ancora delle macchie grigie
sopra la gola e sopra le gote. Addome e penne del sottocoda
di color bianco-roseo: quest’ ultime hanno sul mezzo una gran
macchia scura.
Giovani avanti la prima muta. Pileo, cervice, schiena e sca-
polari di color cenerino-scuro. Sul pileo e sulla schiena vi.
son delle macchie scuro-cupe. Groppone e penne del soprac-
coda cenerino-giallastre. Parti inferiori grigio-bianchicce, con
macchie longitudinali scure.
Femmina. Somiglia molto i giovani dell’ anno. Pileo, cer-
vice, schiena e scapolari color cenerino-verdastro, con grandi
macchie bruno-cenerine. Groppone gialliccio. Gola e collo di
color grigio, che passa al bruno. Petto e fianchi cenerini, can-
gianti in giallo-verdastro. Addome bianchiccio. Penne del sot-
tocoda biancastre, con una larga macchia scura nel mezzo.
Crociere delle pinete, Loxia pityopsittacus, Bechst. Savi, Orn.
Tosc., II, p. 150. |
Sinonimia. — Loria curvirostra” maior, Var. Y. Gmel. S. N.
(1778), I, p. 843. — Lozia pityopsittacus, Bechst. Nat. Deutsch.
(1807), III, p. 20. — Crucirostra pinetorum, Mey. Vòg. Liv. und
Esthl. (1815), p. 71. — Lozia pityopsittacus, Temm. Man., 1* parte
(1820), p. 325, e 3* parte (1835), p. 242. — Crucirostra pityopsit-
tacus, Brehm, Lehrb. (1823), I, p. AGG. — Loxia pityopsittacus,
Degl. et Ger. (1867), I, p. 263.
Ficure. — Schleg. et Bp., Mon. des Lox., pl. 1, maschio e fem-
mina adulti.
Nomi voLGARI sTRANIERI. — Franc. Le Bec-croisè perroquet, ou
des sapins. Ingl. The STACCO RETI Ted. Der Kieforn-Kreuz-
schnabel. (SI DG
DIMENSIONI. — ii totale: Qw, 194; lunghezza del becco,
0», 02; coda, 0m, 058; tarso, 0%, 019.
Costumi. — Gli stessi di quelli della specie precedente,
con la quale fa le disordinate emigrazioni verso le parti me-
ridionali. Io non l’ho giammai veduta in Toscana, nè so che
da altri vi sia stata trovata. II dottor Paiola l’ ha trovata in
UCCELLI SILVANI. 201
autunno nel Padovano; il Perini ne designa la presa d’ un in-
dividuo di questa specie avvenuta nel Veronese, ed il signor
professor Magni Griffi dicemi averne trovato altro presso Sar-
zana. Il Calvi scrisse nel suo Catalogo che qualche volta capita
nel Genovesato, e finalmente Polidoro Roux l’ enumera fra gli
uccelli della Provenza.
Propagazione. Fa il nido sopra i rami di pino. In Livonia,
secondo Temminck, lo fabbrica nel mese di maggio. Le uova
son quattro o cinque di color cenerino, con macchie irrego-
lari rosso-sanguigne, grandi attorno il margine ottuso, piccole
negli altri luoghi.
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ORDINE TERZO.
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UCCELLI GIRATORI.
COLUMB.A.
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Becco poco più corto della testa, conico, allungato,
ordinariamente ingrossato ed un poco curvo
alla cima, non vestito d’ astuccio corneo nella
porzione basilare.
Narici laterali, lineari, aperte nella prima metà del
becco, coperte da vòlta cartilaginosa, nuda, fa- /,
rinosa. È Hi (|
Gambe tutte vestite di penne.
Tarsì corti, assai grossi.
Diti quattro, tre rivolti in avanti, uno in dietro;
tutti articolati al medesimo piano; i tre anteriori
completamente separati fra loro.
Unghie mediocri, ottuse, leggermente arcuate.
Nora.— Questi uccelli formano il passaggio dai Silvani ai Gal-
linacei, giaccht i Piccioni, quantundue somiglino più ai primi che
ai secondi, pur&ban caratteri comuni àgli uni ed agli altri. Somi- P
gliano i Silvani, perchè, avendo ali grandhe coda larga, volano fa- UO
cilmente con velociN ed a grandi distanze Nsono monogami; na-
scono nudi, e per un \empo assai lungo {almenà per tutte le specie
nostrali) non essendo capaci nè di muoversi, né & cercare il cibo,
han bisogno d’esser covàji e imbeccati dai loro g&pitori; fanno il
nido sugli alberi o nelle )uche. Somigliano poi ai \Gallinacei per
avere un gozzo molto dilataNle, e dove gli alimenti sAtrattengono
e provano una certa prepardgione alla digestione: i semi, di cui
904. ORDINE TERZO.
quasi esclusivamente si cibano, li inghiottono senza sbucciarli 0
senza romperli; e finalmente, come i Gallinacei, hanno lo sterno
doppiamente scavato. |
Nell’ Ornitologia Tosgaha fo unii i Picciong agli uccelli dell’or-
dine de’ Si vani, seguerdo così |’ esempio di tutti gli Ornitologi di
quell'epoca: non moltofdopo per altro la pubblicazione di quel libro,
cioè nel 1840, il Bongparte dimostrò come i Piccioni diversifichino
cotanto da tutti gli gftri volatili, da non potergi a meno di formarne
un ordine distinto,f come fino dal 1760.aveva fatto l’ abile orni-
tologo francese Brfsson; e fdopo il 1855 la maniera di vedere del
Bonaparte fu genefalmentefadottata. Oltre ai garatteri zoologici qui
sopra notati, differiscono if Piccioni dagli altrijuccelli ancora per al-
tri importantissingi carattgtri biologici e fisiologici, alla testa de’ quali
devesi porre il modo conf cui allevano i figlif cioè somministrando
loro unicamente.fvitto vggetale, animalizzato Soltanto da quelle se-
crezioni che si dffettuagfo dal gozzo materno ie paterno, nel tempo
che ve lo trattenbono, fer attendere che sia ammollito, avanti di vo-
“mitarlo nella ggla def figli. Queste-® :
Ti (Gtaudio Bernafd, Ijecon su }
plan236;-185B), donstano-di-25,25=a1cali p_sati Lie
66;30-acqua,-#-trafce-di Zucchero. Tale si incomincia a
comparire trefo qukitro giorni avanti la nascità dei figli, e dura poco
più che una settinfana. Allora le pareti del gozzo sono assai ipertro-
fizzate, un fo molte pieghejondulate assaf vascolari, la cui su-
perficie si cwoprf di uno strato dj cellule epiteltali, che si distaccano
senza scioglierst e costituiscono @na materia pdltacea, che somiglia
latte accagliatg. Nell’ Europa nori si trovano che quattro specie ap-
partenenti & qfest' ordine, benchè a quando a quando e casualmente
vi si faccign vedere alcuni individui di quelle dì altre regioni, giac-
chè tutte l& parti del globo ne possiedono, ed in quantità così grande,
da doversi considerare il presente ordine come; uno de’ più ricchi
in forme notevolmente svariate.
+ Costumi. — Benchè sieno le Colombe uccelli corpulenti,
sono abili volatori: s’ inalzano ad altezze notabilissime e fanno
tragitti massimamente lunghi, volando con la più grande ra-
pidità. Il loro cibo consiste unicamente in semi e frutti d’ una
gran quantità di piante, e giammai cibansi di vermi o d'’ in-
setti, in che, come ho accennato, differiscono da tutti gli altri
' Non opponesi, secondo la mia maniera di pensare, a quanto io qui dico 1’ asser-
zione del signor De Cossigny, il quale asserisce che vi sono nelle Isolette Transilvane
UCCELLI GIRATORI. 205
uccelli, i quali almeno han bisogno di cibarsene nella loro in-
.fanzia, e nell’ epoca della propagazione della propria specie.
‘- Bevono sorbendo l’acqua, e con tutta la bocca sommersa.
Sono uccelli gregari: diversi si uniscono in società per co-
struire il nido; tutti emigrano in truppe, ed in truppe vanno
a pascolare. Son celebri i viaggi della Columba migratoria del-
l America settentrionale, i cui branchi, che in larghezza si
estendono anche un miglio, seguono a passare per due, tre e
quattr’ ore. ' Il nido lo fabbricano con poca ‘arte, sugli alberi
o ne’ loro tronchi, o nelle buche de’ massi e degli antichi edi-
fizii. Son monogami, ed una volta che han scelta una compa-
gna non l’abbandonano più; si amano ,tenerangente, e sì ac-
carezzano sovente. Il maschio, spesso gemendo e gorgogliando,
gira intorno la femmina, e fa, come ordinariamènte suol dirsi,
la ruota: perciò questi uccelli furono dal Blainville detti gt-
ranti (gyratores). Y_
bi Tide 4
Unica Famiglia. — COLUMBIDET. Le &oousr.
Nora. — Quantunque sieno poche le specie europee proprie a
quest'ordine, numerosissime son quelle delle altre parti del globo,
dappertutto trovandoesene, e con tali modificazioni di forme da me-
ritare di dividerle in varii gruppi chiaramente distinti da caratteri
particolari, cioè in altrettante famiglie, che, secondo il maggior nu-
mero degli Ornitologi, riduconsi a tre, cioè nella famiglia de” Trenu- Mao
rioni, in quella de’ Colombini, ed in quella de’ Gaurini. L'Europa
non possiede che specie proprie alla famiglia de’ Colombinîto Colum-
bidei, la quale, a mio giudizio, non può suddividersi che îh due ge-
neri, cioè nel genere Columba, e nel genere Turtur o Peristera.
41° Genere. — COLUMBA. Linn.
Tarso scudettato, reticolato, impennato solo in un
piccolo spazio della faccia esterna della estremità
superiore.
Color dominante: cenerino.
specie di Piccioni che si nutrono d’insetti, e particolarmente di scarafaggi: giacchè
primieramente, onde ammettere tale asserzione conviene attendere sia da altri osserva-
tori confermata; e quindi, trattarsi di Colwndidei assolutamente diversi dai nostri.
1 Vilson, American Ornithology.
206 È ORDINE TERZO.
Becco poco più corto della testa, sottile, leggermente
compresso: nel terzo estremo, che è quello solamente corneo,
tondeggiante, subfornicato. Mascella superiore con apice un
poco rivolto in basso, intiero: mascella inferiore diritta, con
apice dal lato superiore tagliato a smusso. Lingua. terete, ap-
puntata, intiera. Narici laterali, lineari, aperte. fin verso la
metà del becco; nella sua parte molle, ciascuna coperta da ©‘
lamina molle, fatta a vòlta, nuda, farinosa. Senza cavezza,
senza basette. Tarso scudettato, reticolato, subeguale al dito
medio; nella parte anteriore e superiore, per breve spazio, ve-
stito di penne. Diti tre davanti, uno di dietro: gli anteriori in-
tieramente separati, spianati e dilatati nella faccia inferiore.
Unghie mediocri, subottuse, poco adunche. Goda grande, tron-
cata e subcuneata. Ali grandi: seconda remigante più lunga
di tutte, poco più della prima. Color dominante: il cenerino-
piombato. |
Costumi. — Vivono riunite in branchi, edin grandi a:
chi fanno le loro emigrazioni. Alcune si propagano anche fra
noi, ma il maggior numero va a nidificare nelle regioni più
settentrionali, di dove ritornano nell'ottobre, o per trattenersi
tutto l’ inverno, o per portarsi in regioni più meridionali.
COLOMBACCIO. — COLUMBA PALUMBUS. Linn.
Apice della coda nero; nessuna macchia nera sulle ali; sopraccoda dello
stesso colore del groppone.
Maschio adulto. Becco corneo-giallastro in cima: alla base
rosso, impolverato di bianco. Iride giallo-biancastra. Testa,
parte superiore del collo, cervice, sopraccoda e fianchi color
cenerino-piombato. Dorso, scapolari e cuopritrici delle ali del
colore medesimo, ma più cupo. Gozzo-e petto di color vinato,
verso i lati del collo cangiante in porporino splendente. | ati
del collo tinti di verde-turchino splendente, con due larghe
macchie bianche. Addome grigio-vinato. Sottocoda cenerino-
chiaro, con leggiera tinta carnicina. Angolo dell’ ala e parte
esterna delle cuopritrici esterne di color bianco. Remiganti
cenerino-nere, con sottil margine bianco dal lato esterno.
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UCCELLI GIRATORI. 207
Coda troncata. Timoniere cenerine, con il terzo estremo nero.
Piedi rossi. Unghie nere.
Femmina. Ha i colori meno accesi. Le macchie bianche
più piccole.
Giovani avanti la prima muta. Hanno i colori smorti, e
senza cangiante metallico. Non han le macchie bianche sopra
i lati del collo.
Colombaccio, Columba palumbus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 154. Ì
Sinonimia. — Palumbus, Briss. Ornith. (1760), I, p. 89. — Co-
lumba palumbus, Linn. S. N.(1766), I, p. 282. — Columba palum-
bus, Pall. Zoogr. (1811-1831), I, p. 563. — Columba torquata, Leach,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 26. — Columbus palum-
bus, Temm. Man., 3a parte (1835), p. 444, e 4a parte (1840°, p. 307.
— Palumbus torquatus, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 9. — Columba
Palumbus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 6.
Figure. — Colombaccio, Olina, Uccelliera (1622), p. 54. — Buff,,
PI. enl. 316. — Palumbus torquatus, Eugenio Bettoni, Uccelli che
© nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. I, n. 18. [
«a Nomi voLgari stRANIERI,. — Franc. Le Ramier. Ingl. The ring UU /
P VM Pigedi Ted. Die Ringtaube. ci
— Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 438; apertura del becco,
0®, 029; coda, 0%, 165; tarso, 0%, 029.
Costumi. — Cibansi fra di noi i Colombacci, quasi esclu-
sivamente, di ghiande: ma non trovandone, mangian fave, fag-
giola, ogni sorta di frumento, gemme d°’ alberi, ec. In quasi
tutte le stagioni ve ne sono per i nostri boschi, ma torme im-_
mense ne vengono periodicamente ai tempi del passo e del
ripasso, cioè nell'ottobre e nel marzo. Entrano in Toscana
varcando l’ Appennino: alcuni continuano il loro viaggio verso
AR il Mezzogiorno, seguendo questa catena di montagne; ma un sii
gran numero si porta ‘verso Ponente, e riunitisi sugli alberi
della montagna di Santa Fiora, tutti si dirigono verso il Monte
Argentaro, passando sulle folte boscaglie, che guarniscono il
confine toscano e romano. Un poco si riposano sulle quercie
e sui lecci del Promontorio Argentaro, per prepararsi a varcare
il mare: indi continuano il loro cammino verso 1° Affrica, pas-
sando per l’isole del Giglio, di Giannutri e Sardegna. Accade
spesso che, nel tempo di questi loro passaggi, insorgano venti
208 ORDINE TERZO.
contrarii. In tal caso, quei che non si sono ancora esposti al
tragitto rimangono confinati nel luogo ove si trovavano, e
divengon facile preda agli abitanti. Nè miglior ventura incon-
tran gli altri che avevano spinto il volo in alto mare: perchè,
salvo pochissimi, ai quali, lagciandosi trasportare dall’impeto
de’ venti e cercando inalzaggi nell’ aria, riesce di riprender la
terra, la massima parte, gon avendo forza di superare quel-
l’impeto, son costretti a geguire la direzione de’ venti, nè po-
tendo più regolare il volg, spesso precipitano in mare: ed a
Porto Santo Stefano miyhanno assicurato che, in una simile
occasione, non ha molto tempo, si pescarono a centinaia ca-
daveri galleggianti di questi uccelli.
Propagazione. Nédifica in quasi tutte le parti d’ Europa. Il
nido lo fabbrica sora gli alberi molto alti, ed in qualunque
luogo sian posti, gurchè egli vi goda perfetta quiete. Così non
solo essi covanofhelle foreste lontane dalle abitazioni, ma an-
cor sugli alberifche sono nelle città più estese. A Parigi so-
pra gli olmi deY'Giardin delle Piante, sopra i tigli delle Tuilerie
e del LussemBurgo, si vedono in estate volare continuamente
de’ Colombacti, 1 quali, malgrado del clamor della folla, che
quasi sempre trovasi sotto la loro dimora, e il lungo tragitto
da fare sopra la città per andare a pascolare, preferiscono lo
stabilirsi colà che altrove, conoscendo la sicurezza, di cui go-
dono in que’ siti. Fabbricano un nido largo , ma rozzo, con soli
stecchi intralciati alla peggio; e non vi si trovano che due
uova bianche. :
Caccia. Si cacciano ordinariamente 1 Colombacci col fucile,
attirandoli mediante) zimbelli. Scelta in luogo di passo una
querce alta ed isolatà
dal tronco, un capannell capace di due o tre persone, e nella
parte superiore costrutto\in maniera che i cacciatori possan
vedere la querce, e tirarvi\sopra. Un Piccione già avvezzato
legasi verso la cima dell’ allero sopra una lacchetta, così che,
mediante una funicella poterìdolo a piacere far svolazzare, si
attirano sulla querce i Colomb&cci che passano. Ne’ boschi di
Montepulciano, nel Pitiglianese\e nello Stato Romano, si fa
per la caccia de’ Colombacci un jreparativo maggiore. Sopra
una delle più alte querce del luogò\gve accade il passo, fab-
bricano verso la cima, con tavole e stope, un capannello così
fabbricasi a’ suoi piedi, poco lontano.
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UCCELLI GIRATORI. 209
grande je solido, da contenere e sostenere due o tre persone.
Oltre la porticina, ha questo capannello due o tre finestrine,
e varii pertugi, da’ quali si posson vedere gli alberi circonvicini,
e tirarvi col fucile. Assai avanti che incominci il tempo della
caccia, dieci o dodici PiccionAcolombini, come sogliono chia-
marli, cioè quasi\ del colore dei Colombacci, giovanissimi, e
tanto da non conoscere neppure Ya piccionaia nativa, son por-
tati ed allevati in quella capanna X dalla quale ne’ primi tempi
non è concesso d’ uscire: ma dopo Yuattordici o quindici giorni
son rilasciati in libertà, ed anzi vèngono allettati ad uscire,
ponendo ad essi il mangiare fuori dklle finestrelle. In tal ma-
niera si avvezzano a volare per le vidinanze della loro abita-
zione, ed a ritornarvi sovente per preRdere il mangime. Così,
giunta l’ epoca della caccia, servono ess$di richiamo continuo,
per cui immense torme di Colombacci vàpno a posarsi sulla
querce e sugli alberi circonvicini, e mett@ndosi tutti. sotto il
tiro de’ cacciatori postati nel capannello, ef anche di varii al-
tri appiattati fra gli alberi d’ intorno, una qu&ntità grandissima
ne rimane morta ad ogni scarica. Tal caccià dicesi de’ volan-
tini, Volantini essendo detti i Piccioni domestigi usati per ri-
chiamo. Si prendono ancora molti Colombacci\guarnendo di
paniuzze l’ albero su cui sono i richiami; ed andhe tendendo
le reti aperte, ove prima si sono avvezzati ad andare a man-
giar le ghiande, fave, ec. Ma queste due cacce, descritte dal-
l’ Olina, non si fanno in Toscana.
LI)
COLOMBELLA. — COLUMBA NAS. Linn.
Apice della coda nero; tre serie di 7 nere sulle ali; sopraccoda
dello stesso colore del groppone. PI
Adulti. Becco rosso. Iride a Testa, parte alta
della cervice, gola e gozzo di color cenerino-piombato intenso.
Schiena, scapolari e piccole cugpritrici delle ali cenerino-cupe.
Groppone, sopraccoda, sottocoda, addome e fianchi cenerino-
chiari. Lati del collo e porzione inferiore della cervice di color
verdone-lucente, cangiantein porporino. Petto rosso-ameti-
stino, ma non splendido, Medie e grandi cuopritrici cenerino-
chiare, con tre macchie nere, distanti e di varia grandezza.
Ornitologia italiana. — Il. 14
910 ORDINE TERZO.
Remiganti cenerino-nerastre, marginate esternamente, verso
la base, di biancastro. Timoniere cenerino-cupe, con il terzo
estremo nero: la prima esterna da ciascun lato ha bianca la
parte esterna, verso la base. Piedi rossi. Unghie nere.
Giovani avanti la prima muta. Non hanno il color verde
splendido sui lati del collo, nè le macchie nere sulle ali. *
Colombella, Columba ocenas, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 158.
Sinonimia. — Oenas sive vinago, Briss. Ornith. (1760), I, p. 86.
— Columba oenas, Linn. Fauna Suec. (nec. S. N.), 1761, p. 75. —
Columba oenas, Temm. Man., 2a parte (1820), p. 445, e 42 parte (1840),
p. 308. — Palumbaena columbella, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 9.
— Columba oenas, Degl. et Ger. (1867), II, p. 8.
Ficure. — Gould, Birds. of Eur., pl. 244. — Palumbaena colum-
bella, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-
1870), vol. II, tav. 93.
Nomi voLGari srranieriI. — Franc. Colombe Colombin. Ingl. The
stock Pigeon. Ted. Die Holztaube.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 3411; apertura del becco,
0”, 012; coda, 0%, 117; tarso, 0", 029.
Costumi. — Alla fine di settembre arrivano in Italia gran-
dissimi branchi di Colombelle, che vi restano quasi tutto no-
vembre. D’allora in poi, fino alla primavera, non si vedon che
pochi di questi uccelli, ed abitano solo le grandi foreste. Nel-
l'autunno, quando sono tanto abbondanti, ogni mattina escon
da’ boschi, e spargonsi per le campagne a pascolare, in spe-
cie ove son semente. Volano le Colombelle sempre in truppe,
alcune volte sì grandi che sembrano piccole nuvole. Di rado ne
ripassano copiosamente in primavera; e non mi è noto che al-
cuna ne rimanga a covare per i nostri boschi, benchè, secondo
il signor Bettoni, qualche coppia ne resti in quelli della Lom-
bardia, ove dice che arriva in aprile. ;
Propagazione. Fa il nido nelle buche degli alberi, e vi de-
posita due uova bianche. °
Caccia. In Toscana non si fa alle Colombelle altra caccia
che col fucile. La mattina, avanti 10, spuntar del giorno, fra-
mezzo ai campi di fresco seminati, fabbricasi un capannello
1 Temminck, Man. d Oònitk., etc., seconde partie, pag. 446.
2 Td., op. cit., pag. 446.
UCCELLI GIRATORL DI
di frasche verdi, aperto inlieramente al di sopra. Alla distanza
d’ un tiro di fucile ponesi in terra, legato sopra u
un Piccion grosso o Torraiolo, di quei che pisomigliano alle
Colombelle per i colori, avendo-eura di.-collocarlo dalla parte
del vento. Dipoi, al comparire di qualche branco di Colombelle,
stando nascosti entro le frase e, si fa svolazzare il zimbello.
Le Colombelle quasi sempre vi accorrono, e, o posandoglisi ac-
canto @ eni danno ogni agio a’ cacciatori per
tirar loro OSSO.
Vzza
We627
PICCIONE SELVAGGIO. — COLUMBA LIVIA. Briss.
Apice della coda nero; due larghe fasce nere attraverso le ali; sopraccoda
di color candido.
Becco scuro-nerastro. Testa, schiena, addome, fianchi,
sottocoda e sopraccoda di color cenerino-piombato cupo. Grop-
pone candido. Penne che circondano la base del collo d’un
bel color verdone di splendore metallico. Penne del petto ce-
nerine, cangianti in porporino-metallico. Scapolari e cuopri-
trici delle ali di color cenerino-chiaro. Le ali, essendo chiuse,
son traversate da due fasce nere: la prima è più stretta, ma
più lunga dell’ altra. Remiganti e timoniere di color cenerino-
212 . ORDINE TERZO.
cupo. La coda è terminata da una larga fascia nera: ciascuna
timoniera esterna ha il margine esterno bianco, eccettuato nel
posto, ove è coperto dalla fascia trasversa nera. Piedi rosso-
vinati. Unghie nere.
Piccione torraiolo, Columba livia, Briss. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 160. sal
Sinonimia. — Columba livia, Briss. Ornith. (1760), I, p. 82. —
Columba oenas, Linn. S. N. (1866), I, p. 279. — Columba domestica,
Gmel. S. N. (1780), I, p. ‘769. N Columba ‘lwia, Temm. Man.,
2a parte (1820), p. 446, e 4a parte (1840), p. 308. — Columba livia,
Degl. et Ger. (1867), II, p. 9.
Ficure. — Buff., PI. enl. 510, sotto il nome di Bizet. —. Co-
lumba livia, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia
(1868-1870), vol. II, tav. 80. P,
Nomi voLcari STRANIERI. — Franc.-La Colombe Biset. Ingl. The
Biset and white rumped Pigeon. Ted. Die Steintaube.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0=, 350; apertura del becco,
0», 023; coda, 0m, 107; tarso, 0M, 037.
Li
Costumi. — Il Piccione salvatico 0, come in varii luoghi
della Toscana è chiamato, Piccione marino, è assai comune.
Ve ne sono dentro terfa, ma il numero più grande abita i
fianchi dirupati de’ monti della nostra costiera e gli alti sco-
gli delle isole del Mediterraneo. Dalla lunga enumerazione che
fa il Cetti delle colombaie naturali di Sardegna rilevasi come
quest’ uccello è là abbondante. Io ne vidi molti al Monte Argen-
taro e nelle piccole isole e negli alti scogli che a quello son pros-
simi. Tutte le torri poi, tutte le alte fabbriche anche delle cit-
tà, se han buche o spacchi, sono abitate dai Piccioni torraioli,
i quali altro non sono che Colombe selvagge. Questi uccelli pre-
scelgono sempre per dimora i luoghi eminenti, quasi che, te-
neramente amando la loro compagna ed i giovani figli, sia ad
essi grato, come ad un padre o ad uno sposo, tornando dalle
lunghe escursioni che fan per cercare alimento, di vedere da
lontano il luogo ove sono gli oggetti dell’ affetto loro. Sulla
chiesa di Santa Croce e sulla grandiosa, anzi gigantesca, Cu-
pola del Duomo di Firenze molti ne abitano, e là in parte ho
osservato esser vero ciò che scrissero gli antichi, e che ri-
pete il Getti, circa la buona intelligenza che passa fra il Ghep-
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SEIMILA PIT METRI ARI I, e I ICHINO ka ) w _
po. N, n
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UCCELLI GIRATORI. 913
pio ed i Piccioni, ambedue questi uccelli abitando costante-
mente lo stesso luogo senza nuocersi, e quasi mostrando l’ un
per l’ altro amicizia. Forse il GrReppio non inquieta 1 Piccioni,
per esser troppo grossi in paragone di lui, e son perciò questi
indifferenti alla società d’ un animale per loro innocente, e col
quale non possfn nemmeno aver mai alcuna rivalità di cibo.
ente una favola lo zelo che attribuivasi al
Gheppio di difendere i suoi-gspiti dall’ attacco dello Sparviere,
ed il coraggio e l’ ordine con dpi dicevasi presentarsi in batta-
glia, ogni qual volta questo potente nemico si mostrasse attorno
alla colombaia. Serve di/fibo ai Torraioli una gran quantità
di semi selvaggi e di gfanaglie, o rimaste scoperte nella se-
menta o cadute fra dii dopo la mietitura; amano an-
nte il sale: perciò vedonsi arrivare da
grandi distanze sulle fue del mare, per beccare il sale che si
è cristallizzato sopra gli scogltp sopra gli altri oggetti promi-
nenti della costa, e vedonsi andare in quei luoghi de’ monti,
ove son pietre che producono efflorescenze saline. Nello stato di
domesticità cibansi d’fgni sorta di granaglia e legumi, de’ vi-
naccioli, ec. Mangiano anche-con piacere, ed è per loro cibo
di gran nutrimento, un pastone fatto di patate cotte, sfatte e
salate. e
Questa specie, secondo il signor Bettoni, tollera lunghis-
simi digiuni; ed io sono-della di lui opinione che dalla Colomba
Livia provengano tutte le infinite e diversissime varietà dei Pic-
cioni domesliA ua tutti fra/loro e con la Livia indefinitiva-
mente si propagano, e consérvano più o meno evidenti alcuni
dei caratteri sopraccennati o caratteri di atavishao, come sono
a in una o in altra parite degli abiti,
di un bel cangiAnte in verde e rosso-cinabro, fiato di
splendore uetallico, ecialmente sui lati del, ollo; di più la
fascia trasversa nera fierminale della coda. I/ o, Piecioni
AR che tanto {vantaggio arrecarono, rel terribile assedio
di Parigif non sono ghe una di queste vafrietà.
Dicdno vari Autori che la Colombg' Livia emigra in autunno
verso l’ ffrica Ciò sicuramente nofi accade in Toscana, e se
nota non fosse\l’ esatte?za del prgfessor Ranzani di Bologna,
supporrei che egli avesse sbagliafa questa specie per la pre-
cedente, quando dice ne’ suoi Elementi di Zoologia, che nel Bo-
cora appassionata
dir u >
914 ORDINE TERZO.
lognese « arrivan branchi di questa specie, i ali nei primi
1
» giorni di novembre se ne ripartono. »
Nora. — Ritenendosi dalla pluralità de’ Naturalisti che la Co-
lumba Livia sia la specie selvaggia, da cui ha origine il nostro Pic-
cione domestico ordinario e tutte o la massima parte delle sue va-
rietà domestiche, allorquando scrissi }’ Ornitologia Toscana, credendo
che la vera Columba Livia fosse da noi rappresentata dal Piccione
semiselvaggio che educasi pelle campagne, e che give anche indi-
pendente in molte delle mostre torri e nelle parti più elevate e di
difficile accesso delle noftre grandi ed antiche fabbriche, nel tomo II -
di detto libro commisi l’èrrore di descrivere come Columba Livia il
nostro Piccione torraiolo. Avanti per altro la pubblicazione del III vo-
lume di quell’ opera, mi accorsi dell’ errore,/ed a pagina 227 di
detto tomo pubblicai la descrizione della véra Columba Livia, nel-
l'opinione che il nostro Piccione torraîolo fosse una semplice varietà
di essa. Così per altro non pensò il Bonaparte, il quale ne fece una
distinta specie, col p6me di Columba turricola; ma il fatto costante e
generale di o i nostri Torraioli di ali col groppone gri-
gio, ed altri bianco, mi ha confermato nell’idea che prima ebbi, e
perciò la descrizione della Columba turricola del Bonaparte spetta ad
una pura varietà della Livia. Ancora i signori De Gland e Gerbè
sono di tale opinione, e di più credono che la Columba saratilis del
Brisson debba riferirsi a questa stessa varietà della Columba Lima,
che il Bonaparte denominò Columba turr.cola. Però, come notizie
storiche relative al medesimo argomento, aggiungo le note da me
pubblicate nella prima edizione dell’ Ornîtologia Toscana. .
Nora del 1829. — L' uccello che qui sopra ho descritto, cioè il
Piccione torraiolo, è la razza la più selvaggia de’ Piccioni domestici
della Toscana, la quale spessissimo vive indipendentemente affatto
nelle torri ed in varie fabbriche inabitate e lontane dagli uomini.
Ma questo Piccione igrraiolo, come facilmente si vede paragonando
la mia descrizione con quella che dà il Temminck della Columba.
Livia, con la sua Columba Livia non combina per causa del colore
del groppone, che nel Torraiolo è cenerino, mentre nella Livia del
Temminck è bianco. Da che dipefide questa diversità? Forse è acci-
dentale, ed è una di Quelle tante variazioni, cui van soggette le spe-
cie domestiche? O essendo costante, il nostro Torraiolo vien da una
specie diversa della Columba Livia del Temminck? Io non sono in
grado di decidere per adesso una tal questione, non avendo, peran-
1 Ranzani, Elementi di Zoologia , tome III, parte I, pag. 224.
UCCELLI GIRATORI. 215
che potuto vedere alcuno di que’ Piccioni selvaggi dell’ isole del Medi-
terraneo, dalle forme e dai colori dei quali sembra che il Temminck
abbia caratterizzata questa specie. Di più, io non so se il Piccione
slvaggio delle coste della Toscana sia simile al Torraio/o 0 a quello
che il Temminck descrive, cosa di cuì si potrebbe dubitare per la
descrizione de’ Piccioni selvaggi della Sardegna data dal Cetti. Fra i
nostri Piecionigrossi o casarecci, ve ne sono moltissimi che hanno il
groppone bianeo; anzi si può dire che tutti quelli dotati de’ colori
naturali, cioè grigi colte-fasce nere alle ali, han sempre il groppone
di questo color bianco. Forse ques rta di Piccione ,,che ha sem-
pre dimensioni maggiori del Torratolo }\che poco ama d’allonta-
narsi dalla colombaia, che molto più Econo sarebbe forse
(come lo pensò il Brisson, il quale la chiamò Columba domestica) di
specie diversa dal Torraiolo? Forse è questa la vera Columba Livia
del Temminck? Ma;-on essendo, come ho già detto, in istato di
nulla decidere,/adotto provvisoriamente l’ opinione del Temminck,
cioè che ogni razza di Piccione domestico abbia avuto origine dalla
Columba Livia, è.do a questa per carattere distintivo il groppone di
color più chiaro del sopraccoda; carattere che, fino adesso, ho tro-
vato costante, e che comprende tanto i Piccioni a groppone cénerino,
ma più sbiancato del sopraccoda, quantò quelli a groppone bianco.
Nora pubblicata nel 1831, nel tomo III dell’ Orni/ologia Tosca-
na, a pag. 227. — Nella decorsa primavera, essendo io fra le rovine
dell’ antica Cosa, posta,nella parte più meridionale del littorale to-
scano, fuggi da una buca, che era presso di me in quelle ampie mu-
raglie, un Piccione selvaggio. Esso dovette rallentare il suo volo, onde
svilupparsi dai ramifronzuti d’ un terebinto, così che, quantunque
io non potessi inpadronirmene, ebbi nonostante l’agio di delucidare
il dubbio che.sui Piccioni seldaggi toscani mi restava, cioè sul co-
lore del loro groppone. Esso l’ aveva bianco. Di più, siccome nell’ au-
tunno del 1829 trovai sul nostro mercato, insieme ad una gran quan-
tità di Colombelle (Columba oenas),-la vera Columba Livia descritta
dal Temminck, posso adesso accertare che tutti i Piccioni selvaggi di
Toscana, gli stazionarii ed i viaggiatori, sono compagni a quelli
descritti dal Temminch. Perciò, onde”completare l'articolo che ri-
guarda questa specie, da me-inserito nel precedente volume, e dove
è descritta solo la varietà semidomestica (Piccione torraiolo), qui sotto
riporto la descrizione dell’ individto selvaggio. Aggiungerò ancora,
che il Piccione selraggio delle vicinanze di Trieste ha forme e coiori
precisamente compagni a quei dell’ individuo qui sotto descritto, ed
ho potuto assicurarmi di ciò in grazia del signor dottor Michaelis di
Norimberga, giovine naturalista pieno di cognizioni e di zelo, alla
CÈ,
fel.
916 ORDINE TERZO.
cui corrispondenza debbo una Columba Livia dell’Istria, oltre ad una
infinità d'altri belli e rari animali.
2° Genere. — PERISTERA. Boie.
Tarso intieramente nudo, e scudettato in tutta la
sua estensione.
Color dominante: scuro-grigio, o lionato-scuro.
Becco poco più corto della testa, piuttosto sottile, legger-
mente compresso; nel terzo estremo, che è quello solamente
corneo, tondeggiante, subfornicato. Mascella superiore con apice
un poco rivolto in basso, intiero: mascella inferiore diritta,
coh apice dal lato superiore tagliato a smusso. Lingua terete,
appuntata, intiera. Narici laterali, aperte fin verso la metà
del becco, nella sua parte molle: ciascuna coperta da lamina
molle fatta a vòlta, nuda, farinosa. Senza cavezza, senza ba-
sette. Tarso scudettato, appena reticolato, subeguale al dito
medio. Diti tre davanti, uno di dietro: gli anteriori intieramente
separati, un poco spianati e dilatati nella faccia inferiore, spe-
cialmente verso la base. Unghie mediocri, subottuse, un poco
adunche. Coda grande, cuneato-attondata. Ali grandi: seconda
remigante più lunga di tutte, poco più della prima. Il color do-
minante scuro-grigio passa allo scuro-nocciòla o scuro-lionato.
Costumi. — Vivono in famiglie, ed emigrano in branchi
più o meno numerosi. All’ autunno partono tutte d’ Italia per
andare a svernare in regioni più meridionali, mentre da que-
ste ne ritornano in primavera a nidificare.
Nota. — Quel che specialmente distingue le Tortore daj/ Pic-
cioni; oltre alla grandezza, sono i colori ed i costumi, per gui molti
Ornitologi non le separang, ma le mantengono nel genere-Columba.
Quelli poi che ne 10 A sele distinto, in generale lo desi-
gnano col nome gi ‘io per alagera non alloritanarmi dalle
regole stabilite in/ assonomia, riguardo alla preferenza da darsi ai
nomi sistematici più. nticamente assegnati dopo lariforma Linneana,
prescelsi quello del Boie, che è a tutti gli altri anteriore, come sag-
giamente fece anche il dottor Salvadori.
UCCELLI GIRATORI. 217
TORTORA. — PERISTERA TURTUR. Boie.
Coda bianca nell’ apice.
Adulti. Becco bruno-nero. Iride rossastra. Ciglia nere e
rosse. Fronte, gote e gola bianco-cenerognole vinate. Pileo,
porzione alta della collottola, fianchi ed angolo dell’ ali di co-
lore cenerino-celestognolo. Schiena baio-giallastra. Groppone n
cenerino-piombato. Piume del sopraccoda dello stesso colore,
ma con largo margine baio-giallastro. Petto e parte superiore
dell’ addome di color carnicino-vinato. Penne anali e del sot-
tocoda candide. Sopra i lati del collo. due serie di strisce alter-
nate, cenerine e nere. Penne scapolari, cuopritrici delle ali e
remiganti secondarie interne nere, con largo margine color di
nocciòla. Remiganti nero-scure, con sottilissimo margine gial-
liccio. Coda rotondata. Timoniera esterna bianca in cima, e
in tutto il margine esterno, le due medie intieramente nero-
scure, le altre bianche nella cima. Piedi rossi. Unghie nere.
Giovani. Hanno i colori foschi e sbiaditi. Non han le fa-
sce de’ lati del collo.
Tortora, Columba turtur, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 163.
SinoniMmia. — Turtur auritus, Ray, Synop. Av. (1713), p. 284.
— Turtur, Briss. Ornith. (1760), I, p. 92. — Columba turtur, Linn.
S. N. (1766), I, p. 284. — Columba turtur, Temm. Man., 2? parte
(1820), p. 448, e 42 parte (1840), p. 3412. — Peristera turtur, Boie,
Isis (1828), p. 327. — Turtur migratorius, Selby, Brit. Birds. (1835).
— Turtur vulyaris, Eyton, Cat. Brit. Birds. (1836), p. 32. i ila
auritus, Degl. et Ger. (1867); Il, p. 14.
Ficure. — Tortora, Olina, Uccelliera (1622), p. 34. — Buff.,
PI. enl. 394. — Turtur auritus, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidi-
ficano in Lombardia (1867-1868), vol. I, tav. 34.
Nomi voLGarI Toscani. — Tortora o Tortola o Tortorella (Pi-
sano, Fiorentino, Senese).
S®!’ Nomi voLGari srraNIERI. — Franc. La Tourterelle. Ingl. The
Ti urtle Dave. — Ted. Die Turteltaube.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 263; apertura del becco,
om, :024; coda, 0%, 117; tarso, 0%, 024.
Costumi. — È comunissima la Tortora nella buonaj:sta-
gione, ma alla fine d’ autunno ed in inverno non se ne Lich
pie iN
918 ORDINE TERZO. — UCCELLI GIRATORI.
più alcuna. In aprile incominciano ad arrivare dall’ Affrica; al-
lora esse stan riunite in branchetti, pascolando in silenzio per
le campagne nude ed incolte, nelle secche, o fra i boschetti di
pino, di sondro, di mortelle, di ramerini, ec., che vestono i tom-
boli del nostro littorale toscano. Ed anzi, con quel volo rapido,
con i colori bianco, nero e cenerino del loro vestito, che quasi
splendono al sole { formano esse, in quell’ epoca, uno de’ più
belli ornamenti e, direi, un carattere dell'aspetto particolare e
pittoresco che ha il nostro suolo in primavera, quando, fra il
verde intenso ed immobile delle piante a foglie perenni, com-
parisce il color dolce ed allegro delle frondi del salcio, del
melo salvatico, del prunbianco, ec., che sembrano esser fatte
sviluppare da quei dolci venti, insieme con i quali vediam ri-
tornare alla patria, allegri ed adorni, tutti quegli uccelli sta-
tine esiliati dal rigor dell'inverno. Poco dopo, questi branchi
spariscono, i più avendo continuato il loro viaggio verso Set-
tentrione, e gli altri essendosi divisi in coppie, che stanziano
nelle nostre selve, ove odesi di continuo per tutta l’ estate il
gorgogliare cupo del maschio, che accarezza o rimprovera la
sua compagna. Verso il finire di quella stagione, le società si
riformano dalla progenie dell’ anno; in autunno ancora le vec-
chie Tortore si riuniscono in brigate, e, dopo aver mutato le
penne, ed essersi ingrassate pascolando per le secche e le stop-
pie, riprendono il volo per 1° Affrica, ove passan l’ inverno.
Propagazione. Fanno il nido sopra alberi di varia altezza;
spesso ne’ macchioni. Questo nido è rozzissimo, consistendo in
pochi ramoscelli nudi, ed alla peggio intralciati. Le uova son
due per covata, subglobose, bianche.
Caccia. Nelle due epoche del passo si prendono con le
reti aperte, tendendo in quei luoghi, ove si è veduto che so-
gliono fermarsi. Si devono aver varie Tortore vive: due per
zimbello, l’ altre per passeggio. A tutte soglionsi porre de’ pic-
coli parocchi, perchè non si dibattano e non ispaventino le
selvagge. Nell'agosto e nel luglio, quando le acque sono scar-
se, se ne uccidono molte col fucile, aspettandole agli abbeve-
ratoi, e tendendoci con le reti o con le panie. Al frugnòlo an-
cora se ne uccidono frequentemente in agosto ed in settembre.
— —»-rase—_
ORDINE QUARTO.
_—rRuria—_—
UCCELLI RAZZOLA TORI.
GALLINA.
Becco più corto o subeguale alla testa, fatto a vélta
verso la cima.
Margine della mascella superiore che cuopre quello
‘dell’ inferiore.
Narici coperte da una lamina subcartilaginosa, fatta
|a vélta, nuda o pennuta.
Gambe tutte coperte di penne.
Tarsi piuttosto grossi, di mediocre lunghezza.
Dit quasi sempre quattro, tre davanti ed uno di
dietro; i tre anteriori uniti alla base da una pic-
cola membrana; il posteriore, quando esiste, ar-
ticolato sul tarso più in alto degli anteriori; ov-
vero tre soli diti davanti.
Unghie poco arcuate, ottuse, pochissimo retrattili.
Costumi. — La dimora ordinaria di tali uccelli è sul ter-
reno asciutto, ove van di continuo razzolando per cercare il
cibo loro, che si forma di semi, d’insetti, di foglie tènere, di
gemme o bacche: ma appena esciti dall’ uovo non prendon che
insetti. Hanno i tre stomachi ben distinti : il primo, cioè il goz-
zo, è molto grande, ed il terzo muscoloso e fortissimo. Son
quasi tutti poligami. Il maschio non s’ occupa punto dell’ incu-
bazione, nè d’ allevare i figli. Ogni covata è d’ un gran numero
d’ uova, depositate in un rozzissimo nido, fatto sul terreno: i
220 ORDINE QUARTO.
pulcini escono dal guscio già vestiti d’ una calugine folta, e
talmente sviluppati, che posson seguire la madre poco tempo
dopo, e beccare il cibo da essa additato: ordinariamente non
abbandonano la sua scorta che quando han di già vestito tutte
le penne, e qualche volta restan con lei fino alla sua nuova
epoca degli amori. Hanno costume d’ involgersi e spollinarsi
nella polvere. Gorrono rapidamente: anzi quando si vedono
inseguìti, invece di valersi delle ali, fuggono correndo, o si
acquattano in qualche cespuglio od in una buca del terreno, e
se il loro nemico, o vedendoli o sentendoli con l’ odore; s’ arre=
sta immobile in faccia ad essi, essi immobili rimangono spiando
ogni suo atto, e solo prendono il volo, o come suol dirsi il
frullo, quando veggono che quello nuovamente si move per
piombar loro addosso. Ognuno conosce que’ cani da caccia che,
per istinto o per essere loro stato insegnato, quando son
presso al salvaggiume, lo puntano, come suol dirsi, cioè s° ar-
. restano immobili, quasi paralizzati e tremanti, ed aspettano o
Il comando del padrone, o di scorgere un qualche movimento
nella preda che insidiano, per slanciarsele addosso. Pochissimi
sono i Gallinacei migratori. Quasi tutti volano poco volentieri,
tanto a causa della non grande estensione delle loro ali, quanto
per il poco sviluppo dell’ apparato osseo motore di questo, e
specialmente della limitata parte ossea dello scudo sternale,
nel quale si trovano, dai lati della carena, smangiature così
profonde da risalire fino a poca distanza dall’ articolazione di
questo scudo con gli ossi coracoidei. Nei più vi è gran differenza
fra l’ abito de’ maschi e quello delle femmine e de’ giovani.
Nora. — I caratteri zoologici, anatomici e biologici qui sopra
esposti son tanto identici nel maggior numero degli vchell in que-
st' ordine riuniti, che non si può a meno di considerarlo come uno
de’ più naturali. Vi hanno per altro quelli della prima tribù, gli Alet-
fridi, che, come vedremo, notevolmente ne differiscono, onde io
sono restato lungamente indeciso se dovessi seguire anche adesso
l'esempio del maggior numero degli Ornitologi, e lasciarli nell’ or-
dine de’ Gallinacei, oppure toglierli da questo, ed unirli a quello
de’ Piccioni, con i quali hanno indubitatamente-molto maggiori ana-
logie. Esporrò, parlando di tali uccelli, le ragioni, per le quali ho
reputato più opportuno seguire il primo di tali partiti. >. i
UCCELLI RAZZOLATORI. 921
PRIMA TRIBÙ:
LE PERNICI-PICCIONI. — ALECTRIDES.
Dumeril.
Becco più corto della testa, conico, subcilindrico.
Mascella superiore leggermente fatta a vÒlta, verso
la cima.
Narici laterali, basilari, coperte da una membrana,
vestita di pennuzze, in continuazione di quelle
della base del becco.
Sopraccigli pennuti.
Ali lunghe, appuntate, che chiuse oltrepassano con
l'apice la metà della coda.
Prima remigante più lunga delle altre.
Coda piuttosto lunga, subcuneata.
Tarsi corti, pennuti, od ovunque o solo sulla faccia
anteriore.
Diti brevi, in numero di quattro o tre.
Costumi. — Vivono nelle regioni calde, ed in queste, nei
luoghi scoperti e pianeggianti, o arenosi o sassosi che sieno.
Si uniscono in branchi numerosi, e così riunite, come i Piccioni,
fanno lunghi voli, assai inalzandosi, quindi vanno a posarsi
presso le sorgenti e ristagni, o corsi d’ acqua, per abbeverarsi:
il che fanno, non come gli ordinari Gallinacei, bensì come i
Piccioni, immergendo nell’ acqua tutto il becco, e sorbendo
l’acqua fino che ne siano sazie. S' alimentano di semi, gio-
vani messe di piante ed insetti. Sono monogame; partoriscono
sole due o tre uova, raramente quattro. I figli, ne’ primi giorni
dopo l’escita dall’ uovo, a differenza de’ veri Gallinacei, ‘sono
incapaci di moversi, ed han bisogno d’ essere imbeccati e co-
vati; per altro nascono vestiti di calugine. I giovani, avanti la
prima muta, somigliano assai alle femmine; ed i maschi adulti
+ differiscono assai nell’ abito dalle femmine egualmente adulte*
209 ORDINE QUARTO.
Nota. — Se, come non vedo ragione di dubitarne, son veri i co-
stumi che a questi uccelli si attribuiscono, specialmente riguardo alla
propagazione della specie, dal Darluc, dal Belleval e dal Blainville,
questi offrono, come già ho di sopra accennato, una delle più manife-
ste prove della impossibilità di stabilire precisi e generali caratteri
per distinguere in ordini ben definiti la classe degli uccelli. Il pollice
negli Alettridi, quando esiste, è articolato più alto dei diti anteriori,
onde non possono unirsi ai Silrani nè ai Piccioni, che gli han tutti
ad uno stesso livello, ma debbono porsi insieme ai Gallinacei, ai
quali assomigliano ancora per la corpulenza, per la forma del becco,
e per la breve membrana collegante le dita anteriori. Ma gli Alettridi
invece, come sopra sì è delto, hanno grandi ali, come i Silvani e
come i Piccioni; come quest'ultimi vivono in branchi, ed in bran-
chi volano lungamente ed a grandi altezze: di più, e questa è la cosa
di maggiore importanza, come asseriscono i quì sopra citati Autori,
al loro nascere sono incapaci di camminare e di beccare, perciò
han bisogno d’essere dalla madre covati ed imbeccati. Converrebbe
adunque di formare di tali uccelli un ordine intermedio, giacchè né
con gli uni né con gli altri possono, per essenziali caratteri, essere
uniti. Ma non amando di fare divisioni superflue, e non derivando
confusione alcuna dal lasciare uniti gli Alettridi con i Gallinacei,
anche adesso, come feci nella prima edizione di quest’ opera, e se-
guendo l'esempio del maggior numero de’ Naturalisti, li lascio in
quest’ ordine.
1° Famiglia. — PTEROCLIDEI.
Diti tre davanti, uno di dietro, brevi.
41° Genere. — PTEROCLES. Temm.
Becco mediocre, assai più corto della testa, subconico.
Mascella superiore un poco più lunga dell’ inferiore,
leggermente curvata in basso verso la cima.
Narici basilari, semilunari, superiormente coperte
da una membrana vestita di pennuzze, che uni-
.sconsi con quelle della base della fronte; spigolo “
del becco che internasi un poco nelle penne di
questo, eine
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UCCELLI RAZZOLATORI. : 2923
Tarso'mediocre, vestito solo anteriormente di minute
pennuzze.
Diti in numero di quattro, corti: il posteriore artico-
lato assai in alto, assai piccolo; gli anteriori uniti
fra loro da una membrana.
Unghie assai robuste, un poco curve, ottuse.
Coda mediocre, cuneata, di sedici timoniere, le due
medie che terminansi in punta ristretta; ‘allun-
gala, acuminata.
Ali lunghe, strette: prima remigante più corta dolo
altre.
Costumi. — Uccelli proprii dell’ Affrica e delle regioni calde
dell’ Asia. Due sole specie vivono anche nelle parti più calde
dell’ Europa.
LA GRANDULE. — PTEROCLES ALCHATA.
Licht. ex Linn.
Addome bianco. Le due timoniere medie molto più lunghe delle laterali.
Maschio adulto. Becco color di corno. Pileo, cervice e gozzo
di color giallo-ceciato, debolmente tendente all’ olivastro: so-
pra alcune penne vi sono delle fascioline nere trasverse. Penne
delle parti superiori gialle, con folte strie nere trasverse. Lati
della testa e della gola di color giallo-fulvastro. Una macchia
nera bislunga dietro gli occhi. Gola nera, cinta da penne bian-
che. Una larga fascia color baio-castagno copre trasversal-
mente tutto il petto: questa fascia superiormente ed inferior-
mente è orlata di nero. Addome e fianchi di colore bianco.
Piccole cuopritrici delle ali grigio-giallognole: medie e grandi
grigio-giallognole alla base, giallastre verso la cima, con mac-
chia obliqua e irregolare di colore castagno acceso; le grandi
copritrici interne sono giallo-verdognole, con margine nero
alla cima. Remiganti cenerine, con lo stelo nero: la prima ha
nero ancora il lato esterno. Timoniere cenerine, con delle fa-
sce gialle poco decise sul lato esterno, bianche in cima: l'esterna
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224. ORDINE QUARTO.
da ciascun lato è bianca anche esternamente; le quattro del
mezzo han la punta assottigliata, nerastra, e ni oltrepassa le
‘ altre per la lunghezza di otto centimetri. Penne del sottocoda
bianche in cima, alla base cenerine, con fasce gialle; lo co
nero. Piedi grigi. Unghie nere.
Femmina. Parti superiori presso a poco simili a quelle del
maschio : piccole e grandi cuopritrici delle ali cenerino-celesto-
gnole, con una macchia obliqua scuro-castagna verso la cima,
ed il margine estremo nero. Gola bianca, e, sotto questa parte,
un largo mezzo collaretto nero; il prolungamento filiforme delle
timoniere medie è, al più, lungo otto centimetri. *
Giovani avanti la prima muta. Han l’ abito meno mac-
chiato; le parti superiori son d’ un colore olivastro tendente al
cenerino; il bianco de’ fianchi, dell'addome e delle cosce ha
delle strisciole a zig-zag giallastre e scure. *
La Grandule, Pterocles alchata, Steph. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 170.
Sinonimia. — Tetrao caudacutus, T. G. Gmel., Reise durch Si-
berien (1751-1752), p. 93. — Bonasa pyrenaica, Briss. Ornith. (1760),
I, p. 195. — Zetrao chata, Linn. S. N. (1766), I, p. 276. — Pte-
rocles setarius, Temm. Pig. et Gallin. (1813-1815), III, p. 259. —
Tetrao chata, Pall. Zoogr. (1814-1831), II, p. 73. — Oenas cata,
Vieill. N. Dict. (1817), XII, p. 418. — Pterocles setarius, Temm.
Man., 2? parte (1820), p. 478, e 4a parte (1840), p. 330. — Plero-
cles alchata, Licht. Doub. Zool. Mus. (1823), p. 64. — Pteroclurus
alchata, Bp. C. B. de l’Acad. des Sc. (1856), XLII, p. 880. — Pte-
rocles alchata, Degl. et Ger. (1867), II, p. 23.
Ficure. — Buff., PI. enl. 105, maschio, e 106, agi sotto
il nome di Gelinotie des Pyrenees.
Nomi voLgari stRaNiERI. — Franc. Le Ganga Cuta. Ingl. The
pintailli GrouseTed. Das pyrendische Repphuhn.
Dimensioni. — Lunghezza, dalla punta del becco alla base del
prolungamento filamentoso, 0%, 321; apertura del becco, 0", 019;
coda, dalla base all’ origine de’ prolungamenti filamentosi, 0M, 08;
tarso, Om, 029.
Costumi. — É uccello comunissimo in Persia. In Europa
abita sulle coste del Mediterraneo, nella Spagna, nella Francia
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 479.
2 Ibid., idem.
SI
UCCELLI RAZZOLATORI. 995
e, dicesi, anche nel Napoletano ed in Sicilia. In Toscana non
è mai stato veduto. Vive nelle pianure sterili, riunito in trup-
pe: è paurosissimo , ed all’ approssimarsi dell’ uomo, o di qual-
che altro oggetto per lui da temersi, si solleva rapidissima-
mente, e mandando grandi strida. In alcuni luoghi è stazionario,
come nella Francia, nelle pianure di La Crau: in altri luoghi
emigra irregolarmente. ‘
Propagazione. Si formano le coppie nel marzo, e nel giu-
gno partoriscono due o tre uova, sulla terra, senza fabbri-
carvi alcun nido. °
Caccia. Abitando sopra terreni spogliati, è molto diffi-
cile il procurarsene. Ma nel tempo del grande asciuttore, es-
sendo obbligati ad andare a bere agli stagni od ai fossi,
molti là ne sono uccisi da que’ cacciatori che stanno ad aspet-
tarveli col fucile. Questi raccontano che le Grandule, a cui è
stato tirato mentre si eran fermate per bere, e che sono
scampate, d’ allora in poi bevon volando, e più non si posano
sul margine dell’ acqua. °
GANGA. — PTEROCLES ARENARIUS. Temm.
Addome nero; le due timoniere medie più lunghe delle laterali.
Maschio. Testa, collo e petto di color cenerino-carnicino.
Penne delle parti superiori cenerino-giallastre, macchiate ir-
regolarmente di cenerino-celestognolo e terminate di giallo.
Una macchia triangolare nera sulla gola; la base della ma-
scella inferiore e la region degli orecchi sono di color casta-
gno; una cintura nera si stende sulla base del petto e va da
un’ ala all’ altra. Addome, fianchi e cosce di color nero in-
tenso. Remiganti cenerino-nerastre. Timoniere inferiormente
striate di cenerino-cupo, di fulvo e di giallastro. Penne del
sottocoda nere, con gran macchia bianca in cima.
Femmina. Non ha la macchia nera sulla gola, nè il bel
. color cenerino sulla testa e sul petto: queste parti son gialla-
1 Dictionnaire des Sciences Naturelles, article Ganga.
2 Jbid., idem.
8 1bid., idem.
Ormatologia italiana. — II. lò
aa o de e ae e o gr
x edi O RR ; ee Nea PICARD as ni
Se
Berne
926 ORDINE QUARTO.
stre, con delle numerose macchie nere; il vertice, tutte le
parti superiori ed il petto son di color giallo-ocraceo chiaro,
con una gran quantità di fasce nere a zig-zag; sulla parte su-
periore del davanti del collo vi è una fascia stretta cenerina,
sormontata da una più sottile di color nero; tutte le altre
parti inferiori sono precisamente come nel maschio.
Ganga, Pterocles arenarius, Temm. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 1172.
Sinonimia. — Tetrao arenarius, Pall. N. Com. Petrop. (1774),
XIX, p. 418. — Tetrao orientalis, Hasselq. Reise n. Palaestina (1762),
p. 330. — Tetrao fasciatus, Desfont., Mém. de l’Acad. des Sc. (1787),
p. 502. — Perdia aragonica, Lath. Ind. (1790), II. — Pterocles arena.
rius, Temm. Pig. et Gallin (1813-1815), III, p. 240. — OEnas are-
narius, Vieill. N. Dict. (1817), XII, p. 423. — Pterocles arenarius,
Temm. Man., 2* parte (1820), p. 476, e 4® parte (1840), p. 330. —
Pterocles arenarius, Degl. et Ger. (1867), II, p. 25.
Ficure. — Temm. et Laug., PI. col. 354 e 360.
Nomi voLcari srtRANIERI. — Franc. Ganga unibande. Ing. The
Sand& GrouseTed. Das Ringelwaldhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale del maschio: da 0", 27 a
om, 32.
Costumi. — Secondo il Temminck, trovasi ancora in Sici-
lia. In Spagna vive nella provincia di Granata e nell’ Anda-
lusia. È molto abbondante nell’ Asia meridionale, e nei deserti
dell’ Affrica.
2° Famiglia. — I SIRATTIDI. SyRRHAPTIDEI.
Diti: solo i tre anteriori, manca il pollice.
Tarso vestito di penne su tutti i lati.
2° Genere. — SYRRHAPTES. Illig.
Becco più corto della testa, piuttosto sottile, nudo
nella cima, vestito di penne alla base.
Margine delle mascelle intiero, leggermente curvato
in basso. La mascella superiore poco più lunga
dell’ inferiore.
UCCELLI RAZZOLATORI. 997
Narici basilari, intieramente nascoste da una mem-
brana vestita di penne analoghe a quelle che ri-
vestono la base del becco; lo spigolo della base
della mascella superiore internasi un poco fra
queste penne.
Tarso ovunque vestito di penne.
Diti corti, soli i tre anteriori , il dito posteriore manca
del tutto: il dito medio è il più lungo, l’ esterno
un poco più lungo dell'interno, tutti vestiti da
penne analoghe a quelle del tarso, alle quali
fanno continuazione.
Unghie mediocri, piuttosto robuste, ottuse.
Coda mediocre, cuneata, di sedici timoniere; le due
medie terminano con una punta lunga ed acu-
minata. |
Ali lunghe, strette: prima remigante più lunga delle
altre.
a]
ntiene che due specie, una sola
o Lat,
GANGA FORESTIERA. —_ SYRRHAPTES PARADOXUS,
Licht. ex Pall.
Nota. — Questo genere no
delle d00, è europea.
Maschio adulto. Vertice e lati della testa grigio-chiari,
variamente sfumati di rossastro. Faccia, gola, una linea sopra
ogni lato della testa che si connette all’ occhio, e, al di là di
questo, una macchia triangolare che continuasi in istretta fascia
sulla nuca, di color giallo-arancione assai vivo : questo colore,
scendendo dalla gola, divien più cupo, da giungere ad un colore
scuro-castagno, formando quasi un anello. Dorso, scapolari
e sottocoda color grigio-giallastro cupo, con numerose mac-
chie nere lunulate, che stanno all’ estremità delle penne.
Gozzo e petto di color grigio-cenerino, limitato inferiormente
da una fascia piuttosto ristretta di color biancastro, dipinto
‘2928
da sottili macchie lunulari, le quali stanno presso il margine
di ciascuna penna, ch'è biancastro ; parte inferiore del petto
grigio-giallastro, fino ad una larga fascia nera macchiata del
solito color grigio, la qual fascia s° estende da un fianco all’ al-
tro. Addome, regione anale, sottocoda e penne che ricoprono
i tarsi, color bianco-candido. Cuopritrici superiori delle ali
grigio-giallastre : le piccole unicolori, le medie e le grandi
macchiate all’ estremità; le prime di nero, le seconde di casta-
gno-porporino. Remiganti primarie completamente nere nella
lamina esterna, che ha il margine nerastro ; nella lamina in-
terna, il margine è grigio-turchiniccio pallido o grigio-cine-
reo: tutte le altre remiganti sono egualmente tinte di grigio-
cenerino, ma che volge al bruno-fulvo verso 1’ estremità, con
lo stelo nero all’ esterno. Timoniere color cenerino-cupo, con
la punta bianca, macchiate di scuro-fulvo sulla lamina inter-
na: le esterne marginate di bianco, e la porzione soltanto al-
lungata e ristretta delle due medie nerastra. Becco ed iride
scuri. Unghie nere.‘ )
Maschio giovane d’ un anno. Differisce dall’ adulto per aver
colori più sbiaditi e più foschi. Le fasce inferiori sono incom-
plete, le macchie superiori più numerose. Invece del bianco
candido delle remiganti, del sottocoda e delle penne de’ tarsi,
vedesi un grigio-giallastro sudicio ; ed i prolungamenti ristretti
delle due timoniere medie sono infinitamente più brevi.
Femmina adulta. Vertice e lati della testa di color grigio-
sudicio, con macchiuzze longitudinali nerastre : fronte, mac-
chie dietro gli occhi, nuca e gola di fulvo-scuriccio pallido, con
alcune strie brune. Parte superiore del collo, dorso, groppone
e sopraccoda grigio-giallastri, con gran quantità di piccole mac-
chie trasverse nerastre. La fascia trasversa al di sotto della
sola interrotta, formata da macchie trasverse. Sul gozzo e sulla
parte superiore del petto color grigio leggermente vinato,. con
molte macchie nere, o attondate o cordiformi: la parte infe-
riore del petto color biancastro tinto di vinato, e senza mac-
chie ; cintura dell’ addome con macchie fulvo-vinate. Addome,
regione anale, sottocoda ‘e tarsi tinti di bianco-gialliccio su-
dicio.
ORDINE QUARTO.
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 477,
2/4
UCCELLI RAZZOLATORI. 999
Sinonima. — Tetrao paradoxa, Pall. Voy. (1776), Édit. franc.
.in-8°, VIII, Append., p. 54. — Syrrhaptes Pallasii, Temm. Pig. et
Gallin. (1813-1815), III, p. 282. — Heteroclitus tartaricus, Vieill. N.
Dict, (1847), XIV, p. 453. — Syrrhaptes paradoxus, Licht. in Eversm.
Reise N. Buchara (1822), p. 134 et Doubl. Zool. Mus. (1823), p. 66.
— Syrrhaples heteroclitus , Vieill. Gal. des Ois. (1825), 3* parte, p. 64.
— Syrrhaptes paradorus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 28.
Ficure. — Temm. et Laug., PI. col. 95.
Nom voLGaRI srtRANIERI. — Franc. Syrrhapte paradoral.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 33; apertura del becco,
0%, 02; tarso, 0®, 025; coda, lunghezza delle timoniere laterali alle
due medie, 0m, 095.
Costumi. — Questo singolare e bell’ uccello è proprio del-
l’ Asia occidentale, e particolarmente delle steppe del Turke-
stan, nelle vicinanze del Mar Caspio; ma, per cagioni non co-
nosciute, certamente meteorologiche, a quando a quando alcuni
individui, ed anche numerosi branchi, lasciano la terra natale
e, dirigendosi ad ovest o a nord-ovest, si spandono nelle parti
settentrionali d’ Europa, Russia, Alemagna, Danimarca, Olan-
da, Svizzera, Italia, Francia, ed anche fino in Inghilterra. Fu
nel 1811 che il Pallas lo fece per la prima volta conoscere ai
Naturalisti, avendone avuti alcuni individui uccisi nella Tarta-
rìa Australe. Nel giugno del 1859 ne fu ucciso uno in Inghil-
terra, ove, poco avanti, ne era stato veduto un branchetto :
ma fu nel 1863 che avvenne una grande emigrazione di tali
uccelli, giacchè allora ne comparvero in numero ragguardevole
in tutte le parti nord e nord-ovest dell’ Europa che ho sopra
indicato, e che per la prima volta si fece vedere ancora in Ita-
lia, giacchè, nel luglio di quello stesso anno 1863, uno ne fu
ucciso presso Rimini, il quale conservasi nella Collezione Li-
verani in Imola. Altro esemplare, che adesso trovasi nella Col-
lezione di Torino, fu ucciso presso Novara nel febbraio 1864. *
Un terzo individuo fu preso presso Belluno, ° ed un quarto
finalmente vicino a Carpi nel Modenese. *
1 Salvadori, /bis , 4864, pag. 228. — De Filippi, Gazz. U/. del Regno d’ Îta=
lia, 9 marzo 1864. — Salvadori, Studio intorno ai lavori ornitologici , del profes-
sore De Filippi, pag. 5, 59.
2 Grube, Kolnisubbe Zeilung , 339, 7 dicembre 1863; Ibis, 1864.
3 Doderlein, Ornitologia del Modenese e della Sicilia, pag. 14.
230 ORDINE QUARTO.
I costumi di tali uccelli sono assai ben conosciuti, in gra-
zia delle osservazioni fatte dall’ Eversmann nel loro paese
nativo, e dai signori Mantessus, Altum e Bosse, che li studia-
rono in Francia all’ epoca dell’.abbondante loro comparsa
del 1863. Essi dunque stanno quasi sempre riuniti in truppe,
tanto camminando, quanto volando, non come i Piccioni , ma
con la velocità delle Starne. Quando prendono il volo, s° inal-
zano verticalmente con un grande slancio o frullo, e giungono «
all’ altezza di dieci metri; quindi, prendendo bruscamente un
volo orizzontale, che per altro non è di gran durata, tornano
a posarsi, ove appena giunti s’' acquattano, come fanno le
Pernici e le Starne, se qualche oggetto li spaventa. I semi
delle crucifere sembra sieno da loro preferiti, giacchè quelli
Syrrhaptes che capitarono in Francia si vedevano frequentare
1 campi di Colza; ma il signor Altum trovò nello stomaco
dei Syrrhaptes uccisi nell’ Isola di Borkun molti semi del Lotus
corniculatus.
Propagazione. Secondo l’Eversmann e Middendorff, il nido
di questi uccelli consiste in un incavo fatto nella sabbia, fra-
mezzo ai rari e stentati cespugli di quelle regioni, con po-
chi fili d'erba secca posati nel suo fondo, sui quali riposano
le uova. Queste sono al più in numero di quattro, un poco più
lunghe di quelle delle Starne, e presso a poco della stessa
grossezza : han colore fulvo-chiaro, ed ovunque son macchiet-
tate di scuro-rossastro o di fulvo-cenerino.
=
SECONDA TRIBÙ.
_ DEI TETRAONI. — TETRAONES.
Becco più corto della testa, subconico, assai più
grosso alla base, rigonfio sui lati ed alla cima.
Narici basilari, semichiuse da una membrana fatta a
volta, vestita da pennuzze simili a quelle che ri-
cuoprono la base del becco e la fronte.
Sopraccigli nudi.
sly
UCCELLI RAZZOLATORI. LÌ
Ali che non giungono alla metà della coda, atton-
date: la prima remigante è la Sia, corta, la quarta
la più lunga. È
Coda, o forcuta o subtroncata.
Tarso mediocre, 0 pennuto in tutta’ la sua esten- ‘
sione o: solo nella parte superiore.
Diti di mediocre lunghezza, tre davanti, uno di die-
tro: il posteriore, o mediocremente lungo o breve;
gli anteriori uniti alla base da una membrana
squamosa, che decorre fino all'unighia, nel dito
medio su ambo i lati, negli altri due sull’ interno.
Costumi. — Sono i Tetraoni uccelli delle regioni setten-
‘trionali, e quelli che vivono nelle meridionali stanno nelle parti
più elevate ed alpestri di queste. Prediligono i-luoghi coperti -
di macchioni, ed anche di boscaglie. I più vivono quasi tutto
l’anno uniti in piccole brigate, ma nell’epoca degli amori alcuni
son poligami, altri monogami. Nidificano tutti sulla terra, e
partoriscono molte uova. Vivono di bacche, di semi, di gemme
d’arbusti e d’ insetti. Buonissima è la loro carne.
Unica Famiglia. — TETRAONIDEI.
s° Genere. — LAGOPUS. Briss.
Coda corta, attondata, di Slot timoniere.
Tarsi e diti pennuti:
Dito posteriore cortissimo; unghie assai lunghe. i
Becco corto, grosso, munito di penne fino alla metà.
Penne del sopraccoda che s' estendono fin quasi al-
l’ estremità delle timoniere.
Nora. — Contiene questo genere tre specie europee : cioè il La-
gopus scoticus Bp., il Lagopus albus Vieill., ed il Lagopus mutus
Leach, l’ unica specie italiana.
[I RA
239 ORDINE QUARTO.
PERNICE DI MONTAGNA. — LAGOPUS MUTUS.
Leach.
Remiganti bianche, con lo stelo nero. Redini e spazio dietro l’ occhio ve-
stiti di penne nere.
Maschio adulto in abito d’ estate. Becco nero. Iride cene-
rognola. Pileo, cervice, dorso, scapolari, sopraccoda e le due
timoniere medie di color cenerino-rossastro, traversato da
una gran quantità di strie a zig-zag di color nero puro. Penne
del petto e dei fianchi colorite in questa stessa maniera, fra le
quali se ne trovano sempre molte nere, con poche fasce rade
di color fulvo-chiaro. Una fascia nera parte dal becco, traversa
l’occhio e s' estende fin sopra l’ orecchio. Sopra l’ occhio, un
largo spazio nudo di color rosso vivacissimo, terminato supe-
riormente da una membrana dentellata. Gola quasi sempre
bianca, ma spesso macchiAta di perastro. Addome, penne del
sottocoda, ali e penne de’ piedi bianco-candide. Timoniere la-
terali nere, terminate di bianco. Unghie nero-cornee. 4!
Femmina in abito d’ estate. Penne della testa, del collo, del
dorso, scapolari, sopraccoda, le due timoniere medie, penne
del petto e dei fianchi di color grigio-lionato, sottilmente mac-
chiettate e striate in traverso a zig-zag di nero. Non ha quella
fascia nera che nel maschio traversa gli occhi. L’ addome, la
porzione rimanente delle ali e le ptiDe de’ piedi sono di color
bianco-candido. |
Maschio în abito d’ inverno. Becco nero. Fascia nera che
parte dalla base del becco, traversa l'occhio, e termina so-
pra l’ orecchio; spazio sopra l’ occhio nudo e rosso. Timoniere
laterali nere, terminate di bianco in cima. Stelo delle remiganti
nero verso la cima, dal lato esterno ; tutte Îe: altre perme di
color bianco-candido.
Femmina in abito d'inverno. Somiglia perfettamente il
maschio, tuttochè in questo lo spazio nudo sopraccigliare
sia più piccolo, ed essa non abbia la fascia nera che traversa
l’ occhio.
© Temminck s Man. d’ Ornith., pag. 469. f
UCCELLI RAZZOLATORI. 4 933
Pernice di montagna, Tetrao lagopus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 184.
Sinonimia. — Lagopus, Briss. Ornith. (1760), II, p. 216. — Te-
trao lagopus, Var. Alpina minor., Linn. Fauna Suec. (1761), p. 73. —
Tetrao mutus, Martin, Act. Soc. Physiogr., Lond. (1776), I, p. 153.
— Lagopus mutus, Leach, Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816),
p. 27. — Tetrao alpinus, Nilss. Ornith. Suec. (1817), I, p. 344. —
Lagopus vulgaris, Vieil. N. Dict. (1817), XVII, p. 199. — Tetrao
lagopus, Temm. Man., 22 parte (1820), p. 468, e 4a parte (1840),
p. 322. — Tetrao Islandorum, Faber, Prodr. Island. Ornith. (1822),
p. 6. — Lagopus montanus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1834),
p. 516. — Lagopus alpinus, Nilss. Skand. Faun. (1835), II, p. 98. —
Tetrao rupestris, Jenyns., Man. Brit. Vert. Anim. (1835), p. 471. —
Lagopus mutus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 40.
Ficure. — Buff., PI. enl. 129, femmina in abito d’ inverno; 494,
femmina che perde l’ abito d’estate, sotto il nome di Gelinotte blan-
che, ou Lagopede. — Lagopus mutus, Eugenio Bettoni, Uccelli che
‘nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II, n. 82.
. Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. Le Lagopode, ou Ptarmigan.
Ingl. The Ptarmigan, and Rock grouse,Ted. Das weisse Waldhihn,
das Schwalbhuhn. HE
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 39; apertura del becco,
0%, 024; coda, 0%, 117; tarso, 0", 034.
Costumi. — È fra i Tetraoni la specie più sparsa sul globo,
giacchè, oltre il trovarsi in tutte le montagne dell’ Europa fredda
e temperata, che han nevi perpetue, trovasi anche nell’ Ame-
rica settentrionale. Nell’abito suo variabile al variar delle sta-
gioni, e che prende un colore simile a quello del paese ove
vive, cioè ora scuro come il terreno nudo, ora candido come
la neve che lo ricuopre, vedesi un ammirabile esempio della
legge provvidenziale di Natura che facilita a ciascun animale
il modo di sottrarsi da’ suoi nemici. Questa specie trovasi an-
cora sopra i Pirenei e su tutta la «catena delle Alpi. Nell’in-
verno più individui stanno uniti in famiglie. Si nutrono d’in-
setti, di bacche e d’ erbe alpine.
Propagazione. Vanno i Lagopodi in amore nel maggio; non
forman nido, ma solo ripuliscono, grattandolo con i piedi,
un piccolo spazio di terreno, su cui le femmine depongono otto
o dieci uova bislunghe, giallo-rossastre, coperte d’ un gran
numero di macchie nere o nero-rossastre, di varia grandezza.
< ii
pus
234 ORDINE QUARTO.
Il maschio non prende parte all’incubazione, ma sempre sta
presso alla femmina e l’assiste. Poco dopo la nascita de’ pul-
cini, la madre li conduce sulla cima della montagna.
4° Genere. — TETRAO. Linn.
Coda grande o mediocre, attondata o più o meno
forcuta, di diciotto timoniere.
Tarsi pennuti.
Diti nudi, il posteriore mediocre.
;
Becco subeguale alla testa; mascella superiore vestita di
penne assai ricurve. Narici ricoperte superiormente da una
membrana tutta vestita di penne analoghe, e che si confon-
dono con quelle della fronte. Sopraccigli nudi, papillosi. Tarsi
vestiti di penne, subeguali al dito medio. Diti tre anteriori,
uniti alla base fra loro da una membrana, che si continua,
decorrendo fino all’unghia: la parte che decorre lungo i diti
vestita di squame, delle quali le marginali più lunghe ed acu-
minate. Dito posteriore mediocre. Unghie corte, grosse, sca-
vate a solco inferiormente. Coda piuttosto grande, di diciotto
timoniere. Àli rotondate, concave. Remigante quarta la più
lunga.
Costumi. — Vivono nelle boscaglie delle regioni montane.
Vanno quasi sempre camminando sul terreno, lentamente
cercando il loro nutrimento, che consiste in bacche di frutici
alpestri, in semi di erbe e di pino, in gemme e giovani foglie, ed
in insetti. Nella notte salgono sugli alberi, e là appollaiati dor-
mono. Staccandosi da terra, fanno un frullo molto romoroso e,
dopo un volo assai breve, si posano di nuovo. Sono poligami,
ed in amore ardentissimi, tanto i maschi quanto le femmine.
I due sessi hanno un abito diverso.
UCCELLI RAZZOLATORI. 935
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FAGIANO DI MONTE. — TETRAO TETRIX. Linn.
Coda forcuta. :
Maschio adulto. Becco nero. Iride celestognola. Un largo
spazio papilloso rosso sopra l’ occhio. Penne della testa, del
collo, del dorso e del petto di color nero-violelto. Addome,
fianchi, scapolari, cuopritrici superiori delle ali e della coda,
remiganti e timoniere nere. Lo stelo delle remiganti prima-
rie è bianco. Due large fasce bianche traversano le ali. Penne
del sottocoda bianche: le più lunghe marginate di nero. Coda
larga, forcuta: le timoniere esterne, molto più lunghe delle
altre, sono arricciate in fuori. Penne che vestono i tarsi nere,
macchiate di bianco. Dita ed unghie bruno-nere.
Femmina. Tutte le sue penne son dipinte da fasce trasver-
sali baio-lionate o biancastre, e sottilmente punteggiate di
biancastro e di nero. Le timoniere esterne poco più lunghe
delle interne, perciò la coda appena forcuta. Penne del sotto-
coda striate in traverso di bianco e di nero, e le penne dei
tarsi color bianco-grigio sudicio.
Giovani maschi. Somigliano le femmine.
936 ORDINE QUARTO.
Fagiano di monte, Tetrao tetrix, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 179.
Sinonimia.-— Tetrao tetrix, Linn. S. N. (1766), I, p. 274. —
Urogallus minor, Briss. Ornith. (1760), I, p. 186. — Tetrao tetrix,
Temm. Man., 2a parte (1820), p. 460, e 42 parte (1840), p. 320. —
Urogallus tetrix, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 180. — Lyrurus tetrix,
Swains., Faun. Bor. Amer. (1831), p. 497. — Tetrao tetrivx, Degl. -
et Ger. (1867), II, p. 47.
Ficure. — Buff., PI. enl. 172, maschio; 173, femmina, sotto il
nome di Coq de bruyère a queue fourchue. — Lyrurus tetrix, Eu-
genio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. II, n. 85.
Nomi voLcaRrI stRANIERI. — Franc. Le coq de bruyére dà queue
fourchue, ou Birkhar. Ingl. The Blackgrous. Ted. Das Birkhuhn. È
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 55; apertura del becco,
0”, 029; timoniere esterne, 0”, 024; tarso, 0, 048.
Costumi.
Gli uccelli di questo .genere, abitando le re-
gioni più fredde delle alte montagne, in vicinanza alle nevi
perpetue, per la costituzione fisica e geografica della Toscana .
qua non possono allignare. Ma, benchè nessuno vi se ne trovi
stabilmente, quello che ho qui descritto qualche volta vi è
stato veduto. Il mio amico signor dottor Carlo Passerini mi
assicurò che prossimo ad una sua villa, situata alle falde del-
l'Appennino, dopo una violenta burrasca fu ucciso un Fagiano
di monte, e che un altro individuo fu offerto in vendita al
Museo di Firenze da un cacciatore, il quale lo aveva ucciso
non so in qual parte de’ vicini Appennini.
Propagazione. Giammai non ha nidificato in Toscana. Ove
abita costantemente, depone sulla terra, fra i cespugli d’erica
o di rododendro, dieci o dodici uova di color giallastro, mac-
chiate di scuro-rossiccio. 4
Caccia. Col fucile. In alcuni paesi settentrionali, ove son
molto comuni, nel tempo degli amori sogliono attirare i ma-
schi vicino al luogo, ove è nascosto il cacciatore, mediante
stampe d’ altri maschi.
fe.
:
ì,
PIT und AO. w nie
UCCELLI RAÀZZOLATORI. 937
UROGALLO. — TETRAO UROGALLUS. Linn.
Coda rotondata, o tutta nera o macchiata di nero, senza fascia distinta
nella cima.
Maschio adulto. Becco giallo. Penne della testa, del collo,
della cervice e del groppone nerastre, con macchie cenerine
quasi microscopiche. Penne della gola molto lunghe, e for-
manti come una specie di barba. Penne scapolari, della schie-
na, cuopritrici superiori delle ali e remiganti secondarie scuro-
nere, sottilissimamente punteggiate di lionato-scuriccio. Penne
del sopraccoda nere, verso il margine punteggiate di cenerino,
qualcuna in cima marginata di bianco. Petto di color nero-
verdone splendente. Penne de’ fianchi simili a quelle del dorso,
con delle macchie verso l’ ano. Penne del sottocoda nere, con
la cima bianca. Remiganti scuro-nere: eccettuata la prima, le
primarie hanno il margine esterno bianco verso la base. Coda
grande, rotondata. Timoniere nere, marmorizzate di bianco
nel terzo medio. Penne de’ tarsi colorite come quelle del dorso.
Diti grigio-giallastri. Unghie nere.
Femmina. Becco corneo-giallastro. Penne di tutte le parti
superiori fulve, con fasce trasverse nere, ed il margine della
estremità biancastro, sottilmente macchiato di nero. Le scapo-
lari maggiori hanno una macchia bianca assai grande nella ci-
ma. Gola e gote giallo-fulve. Penne de’ lati del collo e del gozzo
fulve, con gran macchia nera in cima, ed il margine della estre-
mità biancastro. Penne del petto baio-fulve, con alcune mac-
chie nere cangianti verso la cima. Quelle de’ fianchi e dell’ ad-
dome colorite come quelle de’ lati del collo, ma con la cima
bianca. Le penne del sottocoda son fulve alla base, bianche in
cima, ed hanno una larga macchia nera nel mezzo. Remiganti
scuro-nerastre, col margine esterno macchiato di fulvo. Penne
del sopraccoda e timoniere fulvo-baie con la cima bianca, e
delle fasce trasverse nere. Coda grande, rotondata. Penne
de’ tarsi biancastre, macchiettate sottilmente di nericcio.
Maschi avanti la prima muta. Somigliano la femmina.
Urogallo, Tetrao urogallus, Lian. Savi, Orn. Tose., II, p. 181.
Sinonimia. — Tetrao urogallus, Linn. S. N. (1766), I, p. 274.
<
ii VR
RIO RE MEZICI ATA PL
DIGI ORDINE QUARTO.
— Urogallus maior, Briss. Ornith. (1760), I, p. 186. — Tetrao uro-
gallus, Temm. Man., 22 parte (1820), p. 457, e 4a parte (1840), p. 347.
— Tetrao crassirostris, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (18341),
p. 504. — Tetrao urogallus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 44.
Ficure. — Buff., PI. enl. ‘73, maschio; 74, femmina, sotto il
nome di Cog, ou Poule de bruyère. — Tetrao urogallus, Eugenio Bet-
toni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1867-1869), tav. 108.
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. Le grand Coq de bruyére, ou
Tetras Averhau.Ingl. The Wood grouse. Ted. Der Auerhahn, das Auer-
Waldhuhn.
Dimensioni. — Il maschio, lunghezza totale: 0m, 934; apertura
del becco, 0", 058; coda, 0%, 034; tarso, 0%, 09. La femmina, lun-
ghezza totale: 0m, 672.
Costumi. — Va in amore verso l’ aprile. Allora il maschio
è quasi matto: dalla cima d’ un tronco d’albero, ove si è sta-
bilito, ed al cui piede stanno le femmine, non fa che gridare,
spalancare e sconvolgere la coda; cala ogni tanto a visitar le
femmine, e poi risale a continuare le sue amorose pazzie; e
tanto di queste sono in tal tempo gli Urogalli occupati, che
non badano a chi a loro si accosta, e molti rimangon vittima
de’ cacciatori, che spiano quel momento per ucciderli più facil-
mente. Abitano nelle grandi foreste di pini e di abeti de’ paesi
del Nord. Trovansene sulle Alpi della Savoia e su quelle del
Veronese.
Propagazione. Le sue uova son del volume di quelle di
Gallina; ma hanno una forma più globosa, un colore bianca-
stro, e delle macchie giallognole irregolari per figura e per
grandezza. I giovani stan riuniti in brigata con la madre, fino
alla nuova epoca degli amori.
5° Genere. — BONASIA. Steph.
Coda mediocre, attondato-troncata, di sedici timo-
niere.
Tarsi pennuti solo nella parte superiore, nudi nel-
l’ inferiore.
Becco appena lungo quanto la metà della testa; mascella
superiore vestita di penne fino verso la metà, leggermente
curva presso la cima, un poco rigonfia sui lati. Narici ricoperte
1
UCCELLI RAZZOLATORI. 939
superiormente da una membrana vestita di penne, che sì con-
fondono con quelle della fronte. Sopraccigli nudi. Tarsi sub-
eguali al dito medio, vestiti di penne solo nella porzione su-
| periore, nudi e scudettati nell’ inferiore. Diti riuniti alla base
da una membrana, che prolungasì sul loro margine interno,
decorrendo fino alle unghie, vestita di squame attondate: il
margine interno del dito medio è mancante di tal marginatura.
Dito posteriore piuttosto corto. Unghie brevi, subacute. Coda
mediocre, troncato-rotondata, di sedici timoniere. Ali che
giungono alla base della coda, attondate. Prima remigante
corta, quarta e quinta le più lunghe, intermedie graduate.
FRANCOLINO DI MONTE. — BONASIA SYLVESTRIS.
Brehm.
Coda ritondata, con una fascia nera verso la cima; diti nudi.
Maschio. Becco nero. Pileo, cervice, dorso e sopraccoda
color cenerino-gialliccio, con numerose e strette fasce tra-
sverse nere o scure. Una fascia bianca cinge la base del becco,
separando le penne delle narici da quelle della fronte; cala sui
lati della gola, e circoscrive tutta questa parte che è di co-
lor nero. Dietro l’ occhio, sopra l’ orecchio, vi è una macchia
bianca. Penne del gozzo, petto, addome, fianchi e sottocoda
di color fulve-baio, con il margine della cima bianco, ed una
fascia nera avanti di questo : il margine bianco aumenta in lar-
ghezza in ragione che le penne sono più prossime alla coda;
le penne scapolari e le cuopritrici delle ali son presso a poco
colorite come le penne: della schiena, ma hanno verso la ci-
ma ed esternamente: una macchia bianca. Remiganti grigio-
nere, con il lato esterno macchiato di giallo-lionato. Coda
troncato-rotondata. Timoniere grigio-cenerine, per tutto mac-
chiettate di nero: in varii punti queste macchioline si unisco-
no, e formano come delle strie ondulate trasverse; verso la
cima vi è una larga fascia nera, che scorre da una estremità
all’ altra della coda, meno che sopra le due timoniere medie,
le quali differiscono ancora dalle altre per esser d’ un colore
più rossigno. Penne de’ tarsi bianco-sudice. Dita ed unghie
grigio- cenerognole.
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240 ORDINE QUARTO.
Femmina. Lo spazio fra l’ occhio ed il becco è. fulvo; la
gola non è nera. Petto fulvo con macchie nere; un maggior
numero di macchie sulle parti superiori, particolarmente sul
groppone. Le macchie delle scapolari non bianche, ma liona-
te. È più piccola. ‘
Francolino di monte, 7etrao Bonasia, Linn. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 183.
Sinonimia. — Tetrao Bonasia, Linn. S. N. (1766), I, p. 275. —
Bonasia, Briss. Ornith. (1760), I, p. 194. — Tetrao nemesianus et
betulinus, Scop. Ann. I, Hist. Nat. (1769), p. 118-119. — Tetrao
Bonasia, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 463, e 42 parte (1840),
p. 3241. — Bonasia sylvestris, Brehm, Handb. Nat. Vég. Deutsch. (1831),
p. 513. — Tetrao Bonasia, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 64. —
Bonasia sylvestris, G. R. Gray, Sist. Gen. of B. (1841), p. 80. —
Bonasia betulina, Bp. Cat. Parzud. (1856), p.13. — Bonasia sylvestris,
Degl. et Ger. (1867), II, p. 52.
Ficure. — Buff., PI. enl. 174, maschio; 175, femmina.
Nomi voLcari srkanIERI. — Franc. La Gelinotte. Ingl. The
Haselgrous. Ted. Das Schwartzkehlige Waldhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 35; apertura del becco,
om, 023; coda, 0", 117; tarso, 0m, 043.
Costumi. — Abita i paesi settentrionali. Trovasi ancora
sulle Alpi della Savoia, del Veronese, del Tirolo, ec. Nell’ au-
tunno sta in branchi. Vive nell'interno de’ boschi di pini e di
abeti, e si nasconde ne’ cespugli più folti formati da queste
piante.
Propagazione. Partorisce dodici o diciotto uova, in un
nido rozzamente fatto sulla terra, sotto qualche macchione o
arboscello. Il maschio abbandona la femmina subito che que-
sta incomincia a covare.
TERZA TRIBÙ.
PERDIDES. DeLLe PERNICI.
Becco più corto della testa, un poco depresso, con
base nuda.
! Temminck , Mar. d’Ornith., pag. 463.
UCCELLI RAZZOLATORI. 941
Mascella superiore poco curva nella cima.
Narici basilari, laterali, semichiuse da una mem-
brana fatta a vòlta, nuda.
Sopraccigli pennuti.
Ali assai corte, che giungono solo alla base della
coda, attondate: prima remigante quasi sempre
più corta delle altre prossime; la quarta e la
quinta sono le più lunghe.
Coda corta, attondata.
Tarso subeguale al dito medio, nudo.
Diti quattro mediocri, non marginati; il posteriore
piuttosto breve.
Costumi. — Ad eccezione dei soli Fagiani, tutti gli altri
uccelli di questa tribù vivono continuamente sulla terra, o pa-
scolando o nascosti fra le erbe ed icespugli. Fanno il nido roz-
zamente; le madri amano molto i loro figli, e fino a che essi
son piccoli, accuratamente e prudentemente li guidano e li
dirigono, tanto con l’ esempio quanto con la voce e, sopravve-
nendo un qualche pericoloso incontro, esse lo affrontano intre-
pide, perchè questi sien salvi. Alcune specie di esse son costan-
temente stazionarie; altre emigrano di tempo in tempo, ed una
emigra periodicamente. Oltre la caccia col fucile e col bracco,
quella della Zanciatoia, del bacino e della paratella sono gli
ordinari modi per prendere tali uccelli.
1° Famiglia. — FRANCOLINIDEI.
Tarso più lungo del dito medio, ne’ maschi munito
di sperone assai lungo, conico, acuto.
Costumi. — Gl' uccelli di questa famiglia son proprii del-
l Affrica e delle parti calde dell’ Asia, ed anche dell’ Europa,
ove per altro non se ne trova che una sola specie. Abitano le
regioni vestite di arbusti e d’ alberi; e non ne emigrano. Nel
Ornitologia italiana. — ll. 16
Veg
DAI, ORDINE QUARTO.
giorno, come le Pernici, s' aggirano pascolando ne’ luoghi più
o meno coperti: sulla sera vanno ad appollaiarsi sugli alberi,
ove, come i Fagiani ed i Galli, passano tutta la notte. Si nu-
trono di semi, bacche, bulbi, radici, vermi, insetti e piccole
chiocciole, che scavano dalla terra col loro becco assai ro-
busto.
Nora. — Quantunque i Francolini partecipino assai, non solo
alle forme, ma ancora ad alcuni costumi delle Pernici, alle quali
furono riuniti dal Linneo, e per lungo tempo restarono; ciò nono-
stante, siccome rappresentano altri caratteri, i quali, mentre dai detti
uccelli gli allontanano, gli avvicinano assai invece ai Fagiani ed ai
Galli, così io ho creduto conveniente seguire, in questa nuova edi-
zione del mio libro, l’ esempio di quegli Ornitologi che formano dei
Francolini un genere distinto da quello delle Pernici, ma di più ne
ho formata una distinta famiglia.
6° Genere. — FRANCOLINUS. Steph.
Le più lunghe delle remiganti secondarie oltrepas-
sano le primarie, ma giungono appena alla base
della coda.
Becco robusto, allungato, alla base tanto alto quanto largo,
con lo spigolo che s’ interna fra le penne della fronte. Narici ba-
silari, laterali, strette, sottostanti ad una lamina nuda, cartila-
gineo-cornea, leggermente convessa. Tarsi più lunghi del dito
medio, compresa l’ unghia: ne’ maschi muniti posteriormente,
verso il terzo inferiore, d’ un forte sprone conico, a punta ot-
tusa, leggermente piegata in alto; nelle femmine lo sprone
manca, ed in suo luogo vi ha una squama ovata allungata, con-
vessa, pochissimo rilevata. Diti: i tre anteriori riuniti alla base
da una stretta membrana, il posteriore corto, che tocca terra
solo con l’ apice dell’ unghia. Unghie assai piccole, acuminate.
Coda mediocre , troncata, allungata: cuopritrici superiori che
arrivano fino all’ estremità delle timoniere. Ali corte, atton-
date: remiganti esterne graduate. Le più grandi delle remiganti
secondarie che oltrepassano le primarie.
UCCELLI RAZZOLATORI. 243
FRANCOLINO. — FRANCOLINUS VULGARIS.
Steph.
Timoniere nere, con delle strie bianche trasverse semilunari, nella metà
basilare.
Maschio adulto. Becco nero. Penne del ventre e della
nuca nerastre, con largo margine lionato sudicio; la nuca è
cinta posteriormente da una serie di penne bianche e nere.
Lati della testa, gola, gozzo e petto, lati dell’ addome e fian-
chi di color nero. Un largo collare di color castagno-fulvo cinge
la parte media del collo. La parte superiore della base del
collo, le spalle, i lati del petto e dell’ addome ed i fianchi sono
aspersi di grandi macchie rotonde e bianche. Penne del dorso,
scapolari e cuopritrici delle ali di nero-puro, che passa allo
scuro-lionato verso il margine, e che hanno parallelamente a
questo da ciascun lato una fascia lionata. Penne del: groppone
e del sopraccoda, e timoniere medie, lionate e striate in tra-
verso di nero. Quelle della parte media dell’ addome di color
castagno, macchiate in traverso di bianco e di nero. Sottocoda
castagno. Remiganti bruno-nere, con fasce trasverse interrotte,
e con macchie rotonde lionate. Timoniere laterali nere nella
metà superiore: alla base striate in traverso di bianco. Zampe
scuro-rossicce, sprone nerastro. Unghie grigio-cornee.
Femmina adulta. Color generale bianco-giallastro; vertice
bruno; fascia sopraccigliare lunga, bianco-rossigna. Collo con
piccole macchie brune. Penne della schiena brune, orlate di
bianco-giallastro. Groppone e timoniere medie grigio-brune,
con delle strie trasversali dello stesso colore, ma più chiaro.
Petto macchiato di bruno; addome con lunghe fasce di questo
stesso colore; cuopritrici delle ali simili alla schiena. Remi-
‘ ganti primarie brune, con macchie subovali fulve: le secondarie
brune, con fasce trasversali fulve. Timoniere laterali nere, con
alcune strie bianche verso la base. Piedi dello stesso colore di
quelli del maschio.
Francolino, Perdix francolinus, Lath. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 187: Append. al tomo II, p. 229.
Sinonimia. — Tetrao francolinus, Linn. S, N. (1766), T, p. 275.
244 ORDINE QUARTO.
— Francolinus, Briss. Ornith. (1760), I, p. 245. — Perdix francoli-
nus, Lath. Ind. (1790), II, p. 644. — Francolinus vulgaris, Steph.
in Shaw., General. Zool. Aves. (1819), XI, p. 319.— Perdix francoli-
nus, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 482, e 4° parte (1840), p.331. —
Chaetopus francolinus, Swains. Class. of B. (1837). — Attagen fran. —
colinus, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 65. — Francolinus tri-
striatus, Bp. C. R. de l’Acad. des Sc. (1856), XLII, p. 882-953. —
Francolinus vulgaris, Degl. et Gerb. (1867), II, p. 59.
Ficure. — Perdix asclepica, Olina, Uccelliera (1622), p. 33.
— Buff., PI. enl. 147, maschio; 148, femmina.
Nomi voLgari stRANIERI. — Franc. Le Francolin. Ingl. The
Francolin. Ted. Das Indianischeshuhn. O
Dimensioni. — Lunghezza totale : 0r, 33; apertura del becco,
0”, 028; coda, 0”, 08; tarso, 0", 05.
Costumi. — Trovansi i Francolini, come si è detto, in ab-
bondanza sulle coste sud e sud-est del Mar Nero, nella parte
meridionale della Turchia europea, nell’ Affrica settentrionale,
nell’ Isola di Cipro ed in Sicilia. Anticamente era molto co-
mune nell’ Italia orientale, e specialmente in Toscana; ma, per
quelli che vivevano in questo paese, non sappiamo se ne fos-
sero indigeni, come siam portati a credere, oppure se vi fossero
stati trasportati come il Fagiano.
Quando, nel secolo XVI e XVII, i Principi della Toscana
con tanta cura proteggevano le Bandite Regie, i Francolini
abbondavano nella Toscana, insieme a molte altre specie
di selvaggiume prelibato, grosso e minuto. Basta dare una
occhiata alle leggi di caccia di quell’ epoca, per conoscere la
verità di questa mia asserzione. In ognuna si parla di Starne,
Coturnici, Francolini e Fagiani: e varie di queste leggi son
fatte esclusivamente per proteggere le moltiplicazione de’ Fa-
giani e de’ Francolini. Ma ancora, senza rimontare ad epoche
tanto remote, è facile il trovare delle prove dell’ esistenza in
addietro di tali uccelli fra noi: ed io, all’ epoca della pub-
blicazione dell’ Ornitologia Toscana, aveva da poco. tempo par-
lato con alcuni vecchi cacciatori degni di fede, i quali m’assi-
curavano d’ avere uccisi de’ Francolini, e particolarmente nelle
vicinanze del Parco d’ Artimino. Ora però la loro razza è spenta
affatto in Toscana, giacchè nel lungo periodo d’ anni, ne’ quali
m'occupo d’ Ornitologia, non seppi mai che alcuno ne fosse uc-
0) Vi; Ati de Danti ade MA | Wa d card” <7° i 327)] pia pio ATL I ee.
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UCCELLI RAZZOLATORI. 2945
ciso nell’Italia continentale. — Amano i terreni uliginosi, piutto-
sto pianeggianti, coperti di macchie ed anche di qualche albero,
ed è solo temporariamente ed eccezionalmente che sì trovano
sulle colline nude o sui monti sassosi. Sono stazionari e mo-
nogami. Quasi tutti gli Autori che ne parlano asseriscono aver
essi, come i Fagigri; 1 abitudine d’ andare a passar la notte
sugli alti arbusti o sui bassi alberi; il solo signor A. Malerbe
riporta che, secondo le notizie da lui raccolte in Sicilia, il Pran-
colino, come le Pernici, dorme sulla piana terra e non a pol-
laio. Adesso, in Italia, è limitato alla Sicilia, e, mentre negl’ an-
dati tempi eravi comunissimo, adesso si è ridotto, a causa
della caccia attivissima che vi si fa, estremamente raro: è
principalmente nelle pianure umide e. vestite, poste fra Calta-
sirone e Terranova, che si trovano ancora de’ Francolini. Il
loro cibo consiste, come quello de’ Fagiani, in semi, bacche,
vermi, insetti, bulbi, giovani radici.
| Propagazione. Vanno in amore nella primavera. Son mo-
nogami. Il grossolano nido lo fanno sulla terra, specialmente
in mezzo ed anche entro ai macchioni, e vi depositano da
dieci a quattordici uova di color grigio-giallastro uniforme, come
quelli delle Starne di recente partoriti.
2° Famiglia. — PERNICIDEL
Tarso più corto o eguale al dito medio, compresa
l'unghia, o inerme o munito ne’ maschi di pic-
colo tubercolo corneo, invece di sprone.
Costumi. — Abitano le colline ed i monti, raramente le
pianure; sempre in luoghi asciutti, o nudi o vestiti di cespu-
gli e di basse macchie. Sono monagami; stanno quasi sempre
riuniti in truppe, e se per qualche causa debbono separarsi, ciò
è temporariamente; subito cessata la causa della separazione,
si chiamano e si riuniscono. Non prendono il volo che quando
vi son costretti dalla persecuzione d’ un qualche nemico, e so-
glion fare un tragitto assai lungo per condursi in una pastura
distante, o per andare a bere. Volando, poco s’ inalzano dalla
24.6 ORDINE QUARTO.
superficie del suolo, e nel loro volo vanno sempre calando,
mentrechè, quando son sul terreno, nel camminare quasi sem-
pre risalgono sui fianchi de’ colli e de’ monti che abitano.
Nella notte dormono sul terreno, e mai non vanno a pollaio ,
nè sugli alberi nè sugli arbusti. Cibansi di semi di più qualità,
di bacche, frutti, insetti, vermi e molluschi. L’ abito de’ due
sessi è presso a poco eguale; solo i giovanissimi differiscono
dagli adulti. Buonissima è la loro carne.
7° Genere. — PERDIX. Briss. Di sta
Remiganti secondarie quasi eguali o poco più corte
delle primarie (appena d’ un settimo).
Tarso di poco più lungo del dito medio, senza l’ un-
ghia (un ottavo circa), munito di tubercolo ot-
tuso ne maschi.
Penne de fianchi larghe , rotondato-ottuse nella cima,
con zone trasverse bianche e nere.
Dorso ed altre parti superiori unicolori.
Uno spazio nudo triangolare dietro l’ occhio.
Becco assai grosso, più lungo della metà della testa, più
alto che lungo alla base. Mascella superiore poco più lunga
dell’ inferiore, con margine leggermente arcuato. Narici basi-
lari, oblique, sinuose, semichiuse da una lamina scarioso-
membranosa, un poco convessa, nuda. Tarsi assai grossi, me-
diocremente lunghi, ne’ maschi muniti posteriormente d’ un
tubercolo attondato-ottuso. Diti riuniti alla base da una mem-
brana: il medio, compresa l’ unghia, più lungo del tarso; il po-
steriore assai lungo da toccar terra con l’ estremità della fa-
lange. Unghie assai arcuate. Un piccolo spazio nudo dietro
l’ occhio. Coda mediocre, attondata, colle grandi cuopritrici su-
periori che giungono all’ estremità delle medie timoniere. Ali
mediocri, attondate; le più lunghe delle remiganti secondarie,
con l’ estremità loro, arrivano a quella delle più grandi pri-
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UCCELLI RAZZOLATORI. 247
PERNICE TURCHESCA. — PERDIX PETROSA. Lath.
Gola cenerina, cinta da largo margine castagno, macchiato di bianco;
petto cenerino.
Becco rosso-corallo. Fascia sopraccigliare molto larga ed
estesa fin sulla cervice e gola di color cenerino-chiaro. Pileo
e parte media della cervice color castagno. Penne del dorso,
scapolari interne, cuopritrici delle ali, sopraccoda e le due ti-
moniere medie color grigio-olivastro chiaro. Scapolari esterne
d’ un bel color celeste-chiaro, con largo margine baio-fulvo.
Un largo collare cinge il collo, e lateralmente ascende lungo il
colore cenerino-perlato della gola. Questo collare è di color.
castagno, inferiormente termina a smerli, sui lati del collo è
asperso di macchie rotonde bianche. Petto di color grigio—
cenerino chiaro, che inferiormente sfumasi con il color lionato-
cannella della parte anteriore dell’ addome. Penne de’ fianchi
con la cima baio-fulva, la parte inferiore cenerina, due fasce
nere trasverse nella metà superiore, e lo spazio fra queste
due compreso, superiormente bianco, inferiormente lionato.
Gambe, penne-anali e del sottocoda lionato-cenerognole. Remi-
ganti scuro-neraste; eccettuate le esterne, tutte hanno il mar-
gine esterno lionato. Timoniere, eccettuate le due medie, ca-
stagne. Piedi rossi. Unghie nerastre.
Pernice turchesca, Perdix petrosa, Lath. Savi, Orn. Tosc., ll,
p. 190.
Sinonimia. — Perdix rubra barbarica, Briss. Ornith. (1760), I,
p. 239. — Tetrao petrosus, Gmel. S. N. (1788), I, p. 758. — Perdix
petrosa, Lath. Ind. (4790), II, p. 548. — Perdix petrosa, Temm.
Man., 22 parte (1820), p. 487, e 4° parte (1840), p. 333. — Alecto-
ris petrosa, Kaup. Nat. Syst. (1829), II, p. 189. — Caccabis petrosa,
G. R. Gray, Gen. of B. (1844-1846), III, p. 508. — Perdix petrosa,
Salvadori, Catalogo degli Uccelli di Sardegna (1864), p. 75. — Per-
dix petrosa, Degl. et Ger. (1867), II, p. 74.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 260, maschio, — Gould,
Birds of Eur., pl. 261.
Nomi voLGarI sTRANIERI. — Franc. La Perdria Gambra, ou de
Barbarie. Ingl. The Rufous breasted and Barbary partridge. Ted,
Feldhuhn aus Barbarey.
Mat MOTIAR ESRI ON SOR ION Fa LUO POME, Bano RE TR
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248 ORDINE QUARTO.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 282; apertura del becco,
0%, 024; coda, 0”, 088; tarso, On, 038.
Costumi. — Secondo quanto ne scrisse il signor Tom-
maso Salvadori, questa specie differisce dalle altre due sue
congeneri europee per amare 1 bassi colli, anzichè le vette
sassose delle elevate montagne. Essa ama invece, almeno in
Sardegna, i bassi colli in parte vestiti di cisti, di scope e di len-
tischi. Ha meno dalle altre specie il naturale selvaggio, onde
più facilmente s’ addomestica, mala sua carne è meno buona,
I perchè alquanto arida e filamentosa. Abbonda nelle isole ita-
| liane: Corsica, Sardegna, Sicilia; ed in oggi trovasi naturaliz-
zata ancora nell’ Isola di Pianosa, ove del tutto mancava al-
l epoca, nella quale pubblicai 1’ Ornitologia Toscana. Mai non
l’incontrai in Toscana, ed asseriscesi dal maggior numero de-
gli Ornitologi non trovarsi neppure in niun’ altra parte dell’ Ita-
lia continentale. Per altro abita ancora la Spagna, l’ Isola di
Malta e le coste della Barberia.
Propagazione. Partorisce quindici uova in un nido rozza-
mente costrutto, o ne’ campi di gràno, o fra i cespugli de’ luo-
chi selvaggi. Il color delle uova è giallastro-sudicio, asperso
di piccoli punti giallo-verdastri. '
COTURNICE. — PERDIX GRECA. Briss.
Gola bianca, marginata di nero ; petto cenerino-ametistino.
Becco rosso. Tutte le parti superiori di color cenerino-
celestognolo, che in varii punti han delle sfumature bruno-
fulvicce. Gola bianca, cinta da ogni lato da una fascia nera,
che s' estende attraverso l’ occhio fino al becco, e ne ricuo-
pre la parte superiore. Lati del collo, spalle e petto color
cenerino-celestognolo, tendente all’ ametistino. Parte media
dell'addome e gambe ceciato-lionate. Penne de’ fianchi alla
base cenerino-celesti, con quattro fasce trasverse parallele:
la prima, la più vicina alla base, nera; la seconda, più larga
delle altre, ceciata; la terza nera; l’ultima, che forma il
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 488.
CISA pn o tari ‘e Kia n e IT) Lira DT MT
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UCCELLI RAZZOLATORI. 249
margine della penna, castagnòla. Penne del sottocoda color
di nocciola. Remiganti bruno-nere, con lo stelo biancastro ed
il margine esterno lionato. Timoniere laterali color castagno-
nocciòla: le due medie color delle penne del dorso. Piedi rossi.
Unghie nerastre.
Coturnice, Perdix graeca, Briss. Savi, Orn. Tosc., II, p. 191.
Sinonimia. — Perdix graeca, Briss. Ornith. (1760), I, p. 244.—
Perdix saxatilis, Mey. et Wolf, Tasch. Deutsch. (1810), I, p. 303. —
Perdix saxatilis, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 484, e 4* parte
(1840), p. 332. — Caccabis graeca, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 183.
— Tetrao rufa, Pall. Zoogr. (1814-1834), II, p. 79. — Chacura gracca,
G. R. Gray, Sist. Gen. of B. (1841), p. 79. — Perdix graeca, Degl.
et Ger. (1867), II, p. 64.
Ficure. — Buff., PI. eni. 231, femmina, sotto il nome di Bar-
tavelle. — Bp. Icon., Fauna Ital., tav. 39. — Perdix saaatilis, Eu-
genio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870),
vol. II, tav. 94.
Nomi voLGARI sTRANIERI. — Franc. La Bartavelle. Ing. The greek
or red Partridge. Ted. Das Steinfeldhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 292; apertura del becco,
Om, 023; coda, 0", 095; tarso, 0M, 048.
Costumi. — Abita gli alti monti sassosi, dai quali scende
qualche volta in pianura. Essa è comune sui monti della Ligu-
| ria e del Romano, ove trovasi in branchi da dieci a cinquanta.
To non ho mai vedute di quelle state uccise in Toscana, ma da
diversi cacciatori fui assicurato che di quando in quando ancor
qua se ne vedono: cosa probabilissima, giacchè essa si trova
in quasi tutti i monti de’ paesi limitrofi. Nonostante io note-
rò, che non debbonsi credere tutte vere Coturnici quelle che
da’ cacciatori toscani con tal nome s’ indicano, giacchè ordi-
‘ nariamente essi così chiamano, non la Perdix graeca, ma una
varietà più grossa della specie seguente, cioè Perdix rubra,
ossia la Pernice comune.
Propagazione. Fa il nido fra le radici de’ grandi alberi, so-
pra gli ammassi isolati di pietre, o nel musco che le ricuopre.
Il color delle uova è bianco-giallastro, con macchie poco di-
stinte giallo-baie: in ciascuna covata le uova sono in numero
di quindici o venti. !
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 374.
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250 i ORDINE QUARTO.
PERNICE. — PERDIX RUBRA. Briss.
Gola bianca, marginata di nero; petto cenerino-ametistino, macchiato di
nero.
Adulti. Becco rosso. Contorno degli occhi nudo, e di color
rosso. Fronte cenerognola. Vertice, occipite, parte media della
cervice, schiena e spalle color marrone-chiaro, tendente al
porporino. Questo colore, passando dal groppone alle scapo-
lari ed al sopraccoda, prende una tinta olivastra. Fascia so-
praccigliare bianca, che verso il vertice passa al celestognolo.
Lati del collo e mezzo del petto di color celestognolo-ameti-
stino, che passa ad un cannella-ametistino, il quale regnà sul
petto, e che di nuovo passa al celeste sull’ alto dell’ addome.
Gola bianca, cinta da un bel margine nero, largo, e che verso
le spalle e verso il petto termina con dividersiin tante macchie
nere, dalle quali tutto il petto ed i lati del collo sono coperti.
Parte media dell'addome, penne anali, del sottocoda e della
gamba, color lionato. Penne de’ fianchi cenerino-celestognole
alla base, e terminate da tre fasce trasverse, la prima bianca,
la seconda nera, l’ ultima, da cui è formato il margine, casta-
enòla. Remiganti bruno-nere, col margine esterno lionato. Ti-
moniere: le medie del colore di quelle del groppone, le altre
castagnòle. Piedi rossi. Unghie color di corno...
Giovani avanti la prima muta. Becco nero, con la punta
color di corno. Fronte e vertice bruni. Penne della regione del-
l’ orecchio bruno-rossicce. Gola rossiccia, senza alcun rudi-
mento di collana. Gozzo e petto bruno-rossiccio, con macchia
triangolare giallastra all’ apice d'ogni penna. Addome rosso-
chiaro uniforme, non meno che le gambe. Dorso e cuopritrici
superiori delle ali bruno-rossigne, con zig-zag più scuri; verso
il centro dell’ apice una macchia giallognola triangolare, mar-
ginata lateralmente da una macchia nera. Remiganti tutte
rossicce, punteggiate di bruno, con tre, quattro o cinque fasce
d’ un rosso puntato di nero, e con fasce come nelle remiganti.
Groppone bruno. Piedi rossi. *
zioni chirurgiche e d’ Ostetricia nell’ Università di Genova, nel’suo Catalogo ‘d’ Orni-
1 Questa descrizione fu pubblicata dal signor e a d’ opera-
A
#
UCCELLI RAZZOLATORI. È 951
Pernice, Perdix rubra, Briss. Savi, Orn. Tosc., II, p. 193.
Sinonimia.. — Perdix rubra, Briss. Ornith. (1760), I, p. 236.
— Tetrao rufus, Gmel. S. N. (1788), I, p. 756. — Perdix rufa, Lath.
Ind. (1790), II, p. 647. — Caccabis rubra, Kaup. Nat. Syst. (1829),
p. 183. — Perdix rubra, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 307, e
4° parte (1840), p. 332. — Caccabis rufa, G. R. Gray, Gen. of B.
(1844-1846), I, p. 508. — Perdix rubra, Degl. et Ger. (1867), II,
p. 69.
Ficure. — Olina, Uccelliera (1622), p. 57. — Buff., PI. enl. 150,
maschio, sotto il nome di Perdrix rouge de France.
Nomi voLGARI sTRANIERI.-—— Franc. La Perdrix rouge. Ingl. The
querasey Partridge. Ted. Das rothe Rebhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 32; apertura del becco,
om, 023; coda, 0m, 088; tarso, Om, 048.
Costumi. — Nonostante la bontà della carne e, per conse-
suenza, del prezzo non piccolo che ha sui mercati, ed il nu-
mero immenso d’ avidissimi cacciatori che adesso trovansi in
Toscana, con tutto ciò questa bella razza d’ uccelli si molti-
plica, prospera e si mantiene da noi, anche in luoghi molto
. popolati, in grazia del suo carattere accorto e diffidente, e
de’ siti aspri e difficili, in cui sempre abita. I luoghi più sassosi,
ove cresce della scopa bassa o tignamica, divisa in radi ce-
spugli, le balze nude e scoscese de’ monti, i cui massi veg-
gonsi più aspri ed intricati, quelli sono i luoghi prediletti dalle
Pernici. Così essa è comune sulle Alpi Apuane, presso Casti-
glion della Pescaia, nelle montagne granitiche dell’ Isola del-
l’ Elba, ed anche nelle parti più nude del nostro Monte di
San Giuliano prossimo a Pisa. Il volo della Pernice è molto
rapido, particolarmente quando cala. Pedina con gran velocità.
Propagazione. Partorisce sedici o diciotto uova di color
giallo-sudicio, macchiate di rosso e punteggiate di cenerino.
Caccia. Con i lacci, col fucile, col bucine e con le nasse.
Quest’ ultima caccia è molto usata all’ Isola dell'Elba. Abituano
le Pernici, secondo ciò che mi han detto, ad andare a man-
tologia di Genova, ec. Genova, 1828, pag. 66. Operetta di molta utilità, giacchè,
oltre il contenere la lista di tutti gli uccelli proprii alla Liguria , i nomi vernacoli che là
loro si danno, contiene ancora le descrizioni minute e ben fatte di varii uccelli in abiti
per anche non descritti. Solo, per quel che mi pare, l’ Autore ba adottato in quanto ai co-
lori nomi diversi da quelli da me usati ; così che credo il suo Brur0 corrisponda al mio
scuro, il rosso al fulvo o al baio.
1953 È ORDINE QUARTO.
giare in un dato sito, e di poi vi pongono una gran nassa di
vimini, nell'interno della quale è del grano, orzo, od altro.
becchime. Le Pernici, guidate nella massa da una traccia di
granaglia, vi entrano, ma più non ne sanno uscire.
8° Genere. — STARNA. Bonap.
Remiganti secondarie poco più corte delle primarie
(di circa un sedicesimo).
Tarso assai più lungo del dito medio, anche non
compresa l unghia (di circa un quarto), privo di
sprone e di tubercolo, anche ne’ maschi.
Penne de fianchi assai lunghe, ma leggermente an-
golate nella cima, con una striscia bianca longi-
tudinale nel mezzo. I |
Dorso e altre parti superiori macchiate longitudinal-
mente. Un piccolo spazio triangolare nudo die-
tro l’ occhio. I
Becco mediocre, più breve della metà della testa, più .
alto che largo alla base, un poco compresso alla cima. Ma-
scella superiore assai più lunga dell’ inferiore, leggermente ar-
cuata. Narici basilari, oblique, sinuose, semichiuse da una
lamina scarioso-membranosa, un poco convessa, nuda. Tarsi
piuttosto sottili, corti, e lisci ne’ due sessi. Diti : i tre anteriori
riuniti alla base da una membrana ; il medio, compresa l’ un-
ghia, più lungo del tarso; posteriore corto, che appena tocca
terra con l’ estremità dell’ unghia. Unghie poco arcuate. Un
piccolo spazio nudo dietro gli occhi. Coda corta attondata.
Grandi cuopritrici superiori che giungono all’ estremità delle
timoniere medie. Ali mediocri, attondate: le più lunghe delle
remiganti secondarie assai più corte delle primarie.
STARNA.— STARNA CINEREA. Bonap. ex Charleton.
Gola lionata; petto cenerino, minutamente striato in traverso di nero.
Maschio adulto. Becco color di corno. Dietro gli occhi un
piccolo spazio nudo e di color rosso acceso. Fronte, fascia
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UCCELLI RAZZOLATORI. 953
sopraccigliare, lati della testa e gola color lionato. Penne del
vertice e dell’ occipite colore scuro-nero, con una fascia lio-
nata sullo stelo. Penne della schiena e petto cenerine, con
strie trasverse sottili ed ondulate, nere. Penne del groppone e
del sopraccoda simili a quelle della schiena, ma con una fascia
scura, assai larga, verso la cima. Scapolari, cuopritrici delle
ali e remiganti secondarie grigio-lionate, con macchie scure,
sottili strie trasverse ondulate, ed una bella fascia ceciata so-
pra lo stelo. Remiganti scuro-nere, macchiate di lionato. Parte
inferiore dell’ addome bianca: nella parte media due grandi
macchie castagne. Penne de’ fianchi cenerino-biancastre, striate
finamente in traverso di nero, a zig-zag, con una larga fascia
trasversale castagna, e con lo stelo ceciato. Timoniere: le
quattro medie grigie, macchiate di scuro; le altre d’un bel
color di nocciòla intenso. Piedi grigio-cenerini.
Femmina. Ha il color lionato della fronte più ristretto; un
maggior numero di macchie nere sulle parti superiori: tutto
l'addome bianco, o solo con- qualche macchia castagna; le
fasce trasverse sulle penne de’ fianchi color castagno-cupo. *
Giovani avanti la prima muta. Pileo bruno. Collo, schiena,
gozzo e petto rossigni, e gola biancastra; le penne in tutte
queste parti aventi una striscia di color giallognolo, lungo lo
stelo, incassata in una macchia bruna. Addome e gambe ros-
sicce, uniformi. Sottocoda rossiccio, con macchie longitudinali
brune, munite di una striscia giallastra nel centro. Cuopritrici
delle ali bruno-nere, con una striscia bianco-giallognola lungo
lo stelo, e quattro fasce giallastre trasversali ed irregolari: le
piume cenerine del gozzo e del petto cominciano a spuntare nei
due lati in modo che in tal momento il davanti dell’ individuo
presenta come cinque fasce, delle quali una nel centro, e
due laterali rossigne, che son divise da due cenerine, che tutte
finiscono in punta verso la parte anteriore del collo. Niun ve-
stigio del rosso della fronte, delle gote e della gola, nè della
macchia dell'addome: E ppumne portanti questa macchia sono
le ultime a comparire. *
Varietà accidentale. Di color castagno, sul petto, sul dorso,
1 Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 489.
? Calvi, Man. d’Ornit., pag. 67.
a 254 ORDINE QUARTO.
; sul collo, ec., con macchie irregolari lionate. La testa e l'alto
di del collo di color lionato acceso.
Nora. — Questa varietà da diversi Ornitologi, fra i quali è Va
il Latham, fu considerata come una specie distinta. Il Latham la
0A chiamò Perdix montana.
Starna, Perdix cinerea, Lath. Savi, Orn. Tosc., II, p. 195.
Sinonimia. — Perdix cinerea et vulgaris, Charleton Exercit.
c (1677), p. 83. — Tetrao perdix, Linn. S. N. (1766), I, p. 276. — Per-
dix cinerea, Temm. Man., 2a parte (1820), p. 488, e 4a parte (1840),
p. 334. — Perdix cineracea, Brehm, Hand. Nat. Vòg. Deutsch. (1831),
pe > p. 525. — Starna cinerea, Bp. B. of Eur. (1838), p. 43. — Starna
21 perdix, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 13. — Starna cinerea, Degl.
v et Gerb. (1867), II, p. 73.
Ficure. — Buff., PI. enl. 170, femmina. — Gould, Birds of Eur.,
i pl. 318. — Starna Perdix, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano
ca in Lombardia (1868-1870), vol. I, tav. 8.
Now voLGari stRrANIERI. — Franc. La Perdrix grise. Ingl. The
common Partridge. Ted. Das Rebhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 263; apertura del becco,
0m, 019; coda, 0%, 084; tarso, 0m, 048.
Costumi. — Le Starne abitano e ne’ monti e ne’ piani,
quasi sempre in truppe che si riuniscono sollecitamente ogni
qualvolta per una o per altra causa siansi disperse. Alla fin
dell'inverno sciolgonsi tutte quelle società che ancor si son
mantenute, e le Starne s° appaiano. Spesso accadono fra i ma-
schi delle lotte ostinate per la scelta della compagna. Vivono
ne’ luoghi aperti, ne’ campi sativi, per le secche, nelle praterìe
E di lupinella, negli scopicci, ec. É caso che si trovino ne’ boschi,
solo vi sì ritirano essendo inseguite, o nelle ore più calde del-
l'estate. È la Starna un uccello ora migratorio, ora no, se-
condo le circostanze: in alcuni paesi costantemente emigra
Y all’ approssimarsi dell’ inverno, e vi ricomparisce in prima-
vera; in altri paesi, alcuni anni emigra, alcuni vi rimane sta-
zionaria.
Propagazione. Fanno le Starne il nido ne’ campi di grano
e ne’ prati; depongono da quattordici a venti uova, presso a
poco d’ ugual grossezza di quelle delle Pernicî, ma più glo-
bose, e di colore olivastro-chiaro. Sono covate tanto dal ma-
schio, quanto dalla femmina. Quello dei coniugi che non cova si
UCCELLI RAZZOLATORI. 255
aggira vigilando a non gran distanza dal nido, e se un qualche
nemico, come un Cane, una Volpe, ec., vi si accosta, esso cerca,
correndo o volando terra terra, di attirarlo a sè, e non cessa
una tal manovra fin che non l’ha allontanato da fargli per-
dere le tracce del nido. I pulcini sono in grado di volare in
venti giorni. X
Caccia. La più bella è quella col fucile. In tutte le parti
della Toscana, eccettuato nelle Maremme, ove mai è divieto
di caccia, secondo le nostre leggi attuali, non è permesso uc-
cidere le Starne fino a che non giunga il primo di settembre. La
notte precedente quel giorno, da tanti tanto desiderato, quasi
tutti 1 cacciatori sono in moto. In piccole società di quattro o
cinque, accompagnati da cani da fermo, s° avviano verso il luogo
ove han destinato far caccia, sapendo che/una brigata di Starne
vi si è là stabilita. Avanti che l'aurora comparisca, ognuno
dei compagni, come fu loro imposto dal capocaccia, è andato
a fermarsi su quel tale o tal altro poggetto, su quello o quel-
l’ altro punto del declive del colle, Affine di dominare ogni
circonvicina vallata. Là immobile, con il cane giacente o legato
a’ suoi piedi, sta il cacciatore attento ad ogni romore che turbi
la quiete profonda della campagna giacchè egli spera sentire
la voce delle Starne, e giudicare Ha essa ed il lor numero e
la lor posizione. Infatti, yerso lo spuntar del giorno, cantano
le Starne, come per chiamarsi e riunirsi, poi prendono il volo
in brigata, e vanno a berg, o a posarsi a non molta distanza;
. allora nuovamente cantano, e spesso ancora di nuovo frul-
lano, e posate cantano ld nuovo. È a quel tempo già com-
parsa l’ aurora e, benchè poco distinti, pur si ravvisano gli
oggetti: i cacciatori, abbandonato il lor posto, riunisconsi per
comunicarsi ciò che han veduto e sentito; e di poi, quando
il giorno è tanto crestiuto da poter vedere distintamente le
Starne, qualora frullino, tutti i tiratori ben ordinati vanno
verso il luogo, ove hah veduto posarsi la brigata. I cani ne
sentono ben presto l’ odore, e dopà poco veggonsi puntare o
dare addosso, e far volar via il salvaggiume. Per il solito le
Starne si alzan quasi tuite insieme, dosì che i primi colpi so-
gliono esser molto proficui. Spesso diverse rimangono sulla
terra acquattate, e per questo è prudénza il far bene osser-
vare il terreno da’ cani avanti d’ andarè a cercare, 0, come
Pd
256 ORDINE QUARTO.
suol dirsi, a ribattere quelle scampate da’ primi colpi, e che
sbaragliate dal timore vanno a posarsi chi in un punto, chi
in un altro. Ordimariamente, prima d’ assalir la brigata si la-
sciano ne’ luoghi più eminenti uomini detti badatori ad osser-
vare i siti, ove sì ferman le Starne. E qualora non siasi veduto
il luogo, in cui sì posarono, stanno i cacciatori quieti e fermi:
in breve le Starne scuopronsi da loro medesime, giacchè es-
sendo disperse, e credendo svanito il pericolo, incominciano
a cantare per chiamarsi e riunirsi. Se la caccia è ben regolata,
i tiratori abili e le Starne novizie, poche son quelle che scam-
pano la morte. Una distruzione grandissima si fa ancora di
questi uccelli con i lacciuoli tesi per le secche, ove sono stati
adescati con grano, orzo, ec.
9° Genere. — COTURNIX. Moehrng. 7, teri
Remiganti secondarie assai più corte delle primarie
(di un quarto).
Tarso presso che eguale al dito medio (solo più
lungo di un diciassettesimo), anche senza l’ un-
ghia; del tutto inerme ne’ due sessi.
Penne de’ fianchi piuttosto ristrette ed allungate,
con macchia bianca longitudinale nel mezzo.
Dorso ed altre parti superiori macchiate longitudi-
nalmente.
Spazio dietro l’ occhio tutto impennato.
Becco un poco più corto della metà della testa; presso
che tanto largo quanto alto alla base, verso la punta compresso :
mascella superiore appena più lunga dell’ inferiore. Narici la-
terali, basilari, ovato-allungate, semichiuse da una lamina
membranoso-scariosa, un poco convessa, nuda. Senza spazio
nudo dietro 1’ occhio: così tutto il contorno degli occhi pen-
nuto. Tarso, compresa l’unghia, poco più corto del dito medio.
Diti: i tre anteriori riuniti alla base da una breve membrana.
Tarso che tocca terra solo con l’ unghia, e con l’ estremità
i
UCCELLI RAZZOLATORI. 957
dell’ ultima falange. Unghie corte, mediocremente arcuate,
acute. Coda cortissima, attondata, nascosta sotto le sue cuo-
pritrici superiori, che sono lunghe quanto le timoniere medie:
cuopritrici inferiori di poco più corte di dette timoniere. Ali
corte, acute, le più lunghe delle remiganti secondarie più corte
delle primarie.
Costumi. — Non contiene questo genere che una sola spe-
cie europea, cioè la comunissima Quaglia, la quale è 1’ unico
uccello di questa tribù che sia un vero emigratore: qualità in
esso certamente sorprendente, quando si ponga mente alla
piccolezza delle sue ali di fronte al volume ed al peso del
suo corpo, ed ai lunghissimi tragitti che deve fare quando
emigra. Quantunque si stabilisca qualche volta nelle parti sco-
perte e pianeggianti dei monti bassi, per altro la sua ordina-
ria e gradita dimora sono le grandi pianure, e specialmente
le parti di queste ricoperte da campi sativi, o da praterìe.
QUAGLIA. — COTURNIX COMMUNIS. Bonnat.
Petto color di nocciòla e lionato, con strie longitudinali bianche.
Maschio adulto. Becco scuro-nero. Iride scuriccia. Pileo
scuro-nero, con macchiuzze scuro-lionate, e tre fasce longi-
tudinali bianco-ceciate, che s’ estendono e vanno a perdersi
sulla cervice, la quale è ancor essa macchiata di nero, di lio-
nato, di ceciato. Penne della schiena, le scapolari, quelle del
groppone e del sopraccoda nere, con margine lionato e picchiet-
tato di nero, con alcune fasce lionate trasverse, ed una mac-
chia lionata, cuneata, sopra lo stelo. Un grande spazio biancastro
cuopre la gola, 1 lati del collo e la parte anteriore del gozzo,
ed è cinto da un margine o collana di macchie castagne: nel-
l'interno di questo spazio vi è un’ altra collana, alla prima pa-
rallela, di macchie più folte, unita nel mezzo ad una larga
fascia scuro-nera, longitudinale, la quale scende dall’ angolo
medio della mascella inferiore. Lati del collo, gozzo, petto e
fianchi color lionato acceso, con macchie scuro-castagne, e.
delle linguette ceciate sopra gli steli delle penne. AdS e
sottocoda ceciati. Cuopritrici delle ali e remiganti secondarie
di color grigio-nocciòla, con sottil fascia ceciata sullo stelo,
Ornitologia italiana. — II. TC
258 ORDINE QUARTO,
messa in mezzo da due linee nere, e da macchie irregolari
trasverse, ancor esse ceciate e marginate di nero. Remiganti
grigio-nere, con macchie ondulate lionate. Timoniere nera-
stre, con margine, stelo e macchie ondulate lionate. Piedi
lionato-carnicini.
Femmina. Differisce dal maschio per non aver macchie
scure sul petto, nè la macchia longitudinale scuro-nera sul
mezzo della gola.
Giovani avanti la prima muta. Non han collana, nè dif-
ferenza alcuna di colore fra la gola ed il petto. Queste parti
sono biancastre, e ciascuna penna porta sopra ogni lato una
macchia scura, rotonda.
Quaglia, Perdix coturnix, Lath. Savi, Orn. Tosc., II, p. 199.
Sinonima. — Tetrao colurni®, Linn. S. N. (1766), I, p. 2178
— Coturnix, Briss. Ornith. (1760); I, p. 247. — Perdix coturnix,
Lath. Ind. (1790), II, p. 651. — Coturnix communis, Bonnat. Encycl.
Meth. (1791), p. 217. — Coturrix dactylisonans, Mey. Vog. Liv. und
Esthl. (1815), p. 1607.— Perdix coturnix, Temm. Man., 22 parte(1820),
p. 370, e 4? parte (1840), p. 334. — Coturnix vulgaris, Fleming,
Brit. Anim. (1828), p. 45. — Ortygion coturnia, Keys. et Blas. Wir-
belth. (1840), p. 66. — Coturnia communis, Degl. et Ger. (1867), II,
p. 80.
Figure. — Buff., PI. enl. 96. — Coturnix. communis, agi
Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. I
tav. 5.
Nomr voLcariI ToscANI. — Quaglia (Pisano, Fiorentino, Sene-
se). Quagliera (Pisano). .
Nomi voLcarI STRANIERI. — Franc. La do Ingl. The Quadl.
Ted. Die Wachtel.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 165; apertura del becco,
02, 013; coda, 0%, 036; tarso, 0m, 029.
Costumi. — Sono le Quaglie uccelli viaggiatori, giacchè la
massima parte lasciano in autunno l’ Europa, traversano il
mare, e vanno a passare l'inverno in Affrica ed in Asia. Ma
di Toscana, come pure dalle altre parti meridionali, non par-
tono tutte, anzi una gran quantità ne resta per le stoppie
delle nostre Maremme, ove trovano e molto nutrimento e .
dolce clima. Negli ultimi giorni d’ aprile si rimettono in moto:
quelle che avevan passato il mare lo passan di nuovo, e quelle
UCCELLI RAZZOLATORI. 259
che eransi ritirate ne’ siti aprici si spargono. per tutti 1 campi
e prati. In quel medesimo tempo cominciano ad entrare in
amore, talchè ogni mattina, avanti allo spuntare del sole, da
molti punti della pianura si ode la voce delle Quaglie, la quale
benchè non forte, ma sonora, e nel mezzo al silenzio notturno
ancor regnante in quel tempo, si fa sentire a grandi distanze.
Ma poco dopo la comparsa del sole, le Quaglie si quietano, e,
pascolando o riposando fra l’ erbe, non si fan più sentire che
al cominciar della sera.
Propagazione. Nidificano nelle pianure: quanto più son
basse ed umide, tanto più le amano. 1 campi di grano, di
formentone, le praterìe e le gronde de’ paduli.ne son ripiene.
Fanno le uova in un piccolo incavo della terra, sopra un poco
di fieno o di musco rozzamente ammassato. Le uova sono assai
grosse in paragone dell’ animale, subglobose, di color giallo
verdastro, coperte di macchie irregolari, e grandi e piccole, di
color nero-fegatoso. In uno stesso nido se ne trovano fino a
diciotto. *
Caccia. Vi sono molti modi per prendere qu uccelli.
Il primo è quello del fucile; e siccome le Quaglig/con difficoltà
prendono il-volo, e reggono molto avanti Al bracco, così,
avendo un abile bracco ed essendo in lyago oyé siano abbon-
danti, riesce la caccia di grandissimo diletto. H secondo modo
è la lanciatoia, usandola come per ‘prendere le Pernici e le
Starne. Terzo, la paratella: si usa/per prendere le Quaglie nel-
l’ aprile, poco dopo il loro arry o. È questa una tripla rete,
lunga dieci od undici bracciay alta un/mezzo braccio, o poco
più ; la rete intermedia è dY maglia mezzana, e l’ altre due di
maglia larghissima, costruita insomma nel modo stesso della
ragna. Il cacciatore, wiunito di/un fischio da Quaglie, detto
quagliere, va, poco dopo il levar del sole, alla campagna aper-
ta, fra 1 seminati g ne’ prati, ed imitando con quel fischio la
femmina, scuopre ove sono i maschi, giac-
reo gi Sp 149 Cra DA
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par
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260 ORDINE QUARTO.
riore tocchi perfettamente la terra. Egli ritirasi allora dodici o
quindici passi lontano da quel lato di rete opposto al sito, ove
sa essere la Quaglia maschio, e là, disteso in terra, incomincia
nuovamente a fare il fischio della femmina ad uguali inter-
valli, e con la maggior perfezione: corre il maschio, attraverso
le erbe del prato o per i solchi, e pieno del desiderio di tro-
vare questa supposta bella, da cui crede essere invitato, non
vedendo la rete , v' incappa e vi resta prigione. Quarto, il qua-
glieraio: comincia questa caccia alla metà d'agosto. È neces-
sario, per poterla fare, 1’ aver delle Quaglie ingabbiate, e che
cantino. Le gabbie, in cui si tengono, hanno una struttura par-
ticolare, cioè son di vimini, in forma d’ un cono rovesciato ;
la parte superiore o la punta del cono troncata è chiusa da
tela, e lateralmente hanno un piccolo finestrino, a cui ester-
namente corrisponde il beveratoio. È di poi necessario, nel
luogo ove vuol farsi la tesa, che deve essere in mezzo ad
una vallata, o in qualche luogo pianeggiante ed aperto, semi-
nar con saggina, alla fin di giugno, un pezzo di terra di forma
triangolare. Giunto il tempo della caccia, ecco come questa
si fa. Nel mezzo della saggina, allora già alta, si pianta uno
stollo lungo dieci o undici braccia, e che ha in cima una car-
rucola, mediante la quale, il dì della caccia, si tirano sull’alto
dello stollo le gabbie attaccate ad una fune, a guisa di corona.
Nel triangolo di saggina, poco avanti all'angolo più acuto, e
parallelamente alla base dello stesso triangolo, si tende una
paratella fatta nel modo ordinario, ma molto più lunga della
larghezza del triangolo in quel punto, e molto più alta della
sagginella. I lati di questa paratella, che sporgono in fuora
dello spazio piantato di sagginella, si rivoltano verso la base
del triangolo in maniera da guarnirne una parte de’ lati, e la
porzione superiore di questa medesima rete, la quale sopra-
vanza all’ altezza della saggina, sopra quella si stende, diri-
gendola verso la base. Ordinate le cose in questo modo, il
cacciatore può far ritorno alla sua casa. Verso il levar del
sole, le Quaglie ingabbiate si mettono a cantare, e quelle che
sono nelle vicinanze, o quelle che passan per l’ aria, s’ acco-
stano al luogo ove sentono maggiore schiamazzo, e trovan-
dovi un comodo alloggio e del mangime, vi si fermano e vi
sì trattengono. Fatto giorno, e le Quaglie chetatesi, torna alla
UCCELLI RAZZOLATORI. 261
sua tesa il cacciatore, ed a quella s’ accosta, andando verso la
base del triangolo di sagginella: adagio adagio s’ avanza, sof-
fermandosi un poco ogni tanto, e facendo sonare de’ piccoli
campanelli, o qualche altro strumento che produca piccol
romore. Giunto alla saggina, si sofferma di nuovo, seguita a
far qualche romore, urta. delicatamente i lati del triangolo
con una mazzetta, ed a poco a poco s’avanza verso la rete.
Le Quaglie che erano nella sagginella, impaurite fuggono dalla
parte opposta, fintantochè, trovata la paratella, vi restano in-
trigate. Il quinto modo finalmente di prender le Quaglie è quello
de’ lacci, che si tendono in ogni stagione.
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QUARTA TRIBÙ.
GLI EMIPODI. — CRYPTURI.
Becco più corto della testa, piuttosto sottile, appun-
tato, leggermente cuneato verso la cima.
Mascella inferiore un poco più corta della superiore.
Narici laterali, lineari, orizzontali, assai lunghe, co-
perte superiormente da una membrana nuda,
Spianata.
Ali corte, che giungono solo all’ origine della coda:
prima e seconda remigante le più lunghe.
Coda pendente, acuminata, con timoniere corte, ri-
strette, nascoste dalle penne del sopraccoda e
da quelle del sottocoda.
Diti soli i tre anteriori: il posteriore manca (ne’ ge- |
neri europei).
Tarso piuttosto sottile, nudo ed inerme.
Costumi. — Sono gli uccelli più piccoli dell’ ordine de’ Gal
linacei. Vivono ne’ paesi caldi; per quanto se ne sa, non emi-
grano. Ve ne hanno in Asia, nelle isole dell’ Arcipelago in-
diano, in Affrica, ed una, o forse due sole specie in Europa.
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Ch agita
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262 ORDINE QUARTO.
Unica Famiglia. —I CRYPTURIDEI.
10° Genere. — TURNIX. Bonnat.
Becco sottile, quasi diritto, molto compresso nella
metà estrema.
Mascella superiore un poco curva, più lunga dell’in-
feriore, che è leggermente ingrossata verso la
cima.
Narici laterali, strette, che s' estendono fin verso la
metà del becco, coperte superiormente da una
membrana nuda, spianata.
Contorno dell’ occhio tutto pennuto.
Tarsi mediocri, un poco più lunghi del dito i
nudi, reticolati.
Unghie delicate, appuntate, leggermente arcuate.
Coda composta di dieci remiganti cortissime, flessi-
bili, nascoste dalle penne del sopraccoda e del
sottocoda,
Ali mediocri, concave, appuntate.
QUAGLIA TRIDATTILA. — TURNIX SYLVATICUS.
Bp. ex Desfont.
Gola striata di nero e di biancastro.
Maschio adulto. Becco grigio-corneo, gialliccio verso la
cima. Pileo, cervice, e parte superiore del dorso color casta-
eno chiaro. La fronte ha le sue pennuzze bianche sulla cima.
Le penne del vertice e dell’ occipite color castagno in cima,
hanno una larga macchia nera nel mezzo. Sull’ asse longitudi-
nale del pileo e della cervice una serie di macchiuzze bianche
disposte a spiga. Penne della restante parte del dorso, del grop-
pone e del sopraccoda di color castagno, con fasce nere tra-
sverse, e sul lato esterno marginate di nero e di bianco. Color
generale de’ lati della testa, del collo, dei lati del petto, dell’ad-
UCCELLI RAZZOLATORI. 963
dome, dei fianchi e del sottocoda bianco-ceciato : sui lati della
testa e del collo con numerose e piccole macchie nere, le
quali divengono più larghe calando verso le spalle, ove sono
larghe macchie occupanti la parte centrale, smarginate supe-
riormente, marginate di ceciato; le macchie d’ ogni penna, o
rotonde o smarginate verso la base dello stelo, largamente
marginate di ceciato. Le penne scapolari hanno una simile
dipintura, ma ciascuna di esse ha un margine ceciato assai
più largo, e non tutte han la macchia centrale uniformemente
nera, in varie essendo al nero misto del castagno. La gola è
di un bianco appena tinto di ceciato; tutto il petto è d’ un bel
colore fulvo, che superiormente ed inferiormente sfumasi col
bianco ceciato della gola e dell’ addome. Sottocoda fulvo. Ti-
moniere nero-grigie, con lo stelo nero, margine esterno ce-
ciato. Tarsì e piedi carnicini. Unghie biancastre.
Femmina adulta. Ha la stessa colorazione in generale del
maschio adulto, solo ne differisce per avere la linea bianca
longitudinale del pileo più stretta: lo spazio fulvo del petto
molto più ristretto e limitato nella sua porzione centrale, giac-
chè le porzioni laterali dello stesso collo son coperte da lar-
ghe macchie nere, attondate dal lato inferiore, troncate dal
superiore. Le penne superiori poi, cervice, dorso, groppone
e sopraccoda han colori più sbiaditi.
Giovani. Han le colorazioni delle femmine, ma meno ac-
cese e meno decise. :
Quaglia tridattila di Gibilterra e di Andalusia, Turnix Gibral-
tarica et Andalusica, Vieill. Savi, Orn. Tosc., II, p. 204 e 205:
Append. al tomo II, p. 229.
Sinonimia. — Tetrao sylvaticus, Desfontaines, Ois. de Barba-
rie, Mém. de l’Acad. des Sc. (1787), p. 500, pl. XIII — Tetrao
Gibraltaricus et Andalusicus, Gmel. S. N. (1788), I, p. 766. — Per-
dix Gibraltarica, Lath. Ind. (1790), II, p. 656. — Turnix Africanus,
Gibraltaricus et Andalusicus, Bonnat., Tabl. Encyclop. Ois. (1791),
I, p. 6-7. — Hemipodius tachydromus et lunatus, Temm. Man.,
2a parte (1820), p. 494-495, e 4* parte (1840), p. 340. — Ortygis
Gibraltarica, Bp. B. of Eur. (1838), p. 44. — Turnix albigularis,
Malherbe, Faune Ornith. de l’Algérie (1855), p. 26. — Turnia syl-
vaticus, Bp. Gat. Parzud. (1856), p. 13. — Turnix sylvaticus, Degl.
et Ger. (1867), I, p. 84.
Pula
en
264 ORDINE QUARTO.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 23 bis, giovane. — Gould,
Birds of Eur., pl. 264.
Nomi vOLGARI ITALIANI, — Triugni, Coddu-niurù (Sicilia).
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 152; apertura del becco,
0», 016; coda, 0%, 033; tarso, 0, 024.
Costumi. — Fu creduto, secondo l'opinione emessa dal
Temminck nel 1820 (Manuel d’Ornithologie), che due fossero le
specie di questo genere, le quali vivono in Europa, cioè il
Turnix sylvaticus e l’Andalusicus, e su questa asserzione an-
cor io ne parlai nell’ Ornitologia Toscana sotto il nome di Tur-
nix Gibraltarica e Turnix Andalusica: ma nel 1840 lo stesso
Temminck, confessando di essersi ingannato, dichiarò che, per
quanto era a sua notizia, l’ Europa non poteva annoverare fra
i suoi uccelli altro che una sola specie di Turmix, cioè il Tur-
nix sylvaticus, il che è stato confermato. La patria di questo
singolare uccello è 1’ Europa meridionale, e 1’ Affrica setten-
trionale, specialmente la Barberìa. In Europa si trova nelle
parti più meridionali d’ Italia, cioè nella Sicilia, e precisamente
a Terranova; in Francia nella Provenza, ed in Spagna nel-
l' Andalusia. Vive ne’ luoghi pianeggianti coperti d’ alte e folte
erbe, vola poco, non vi si determina che quando vi è assolu-
tamente costretto: inalzasi solo al di sopra delle erbe della
praterìa, e sollecitamente torna a posarsi. Raramente riprende
il volo una seconda volta; quindi tornato che sia a posarsi
s'accovaccia, e piuttosto che sollevarsi di nuovo si lascia pren-
dere. Il suo nutrimento consiste principalmente, per quel che
se ne scrive, in Formiche ed in semi. È sedentario.
Propagazione. Secondo M. Malherbe, fa il nido ne’ cespugli
erbosi, o sotto un cespuglio : partorisce da sei a dieci uova, le
quali, con l'estremità ottusa assai rigonfiata, son simili a quelle
delle Quaglie, ma un poco più piccole. Il loro colore è gialla-
stro, tulto sparso di punti irregolari e di macchie confluenti
scuro-nere o grigio-violette; e qualche volta ve ne hanno me-
scolate altre scuro-rossastre 0 rosso=giallastre.
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UCCELLI RAZZOLATORI. 265
QUINTA TRIBÙ.
DE’ FAGIANI. — PHASTIANI.
Becco più corto della testa, assai robusto, conico,
appuntato, ma curvato in basso, tanto nel mar-
gine della mascella, quanto e più fortemente
nello spigolo superiore, con cima dilatata.
Mascella inferiore leggermente più corta della supe-
riore.
Narici poste verso la base del becco, a circa la metà
della sua altezza, coperte superiormente da una
membrana nuda.
Gote, lati della testa, e porzione posteriore dell’ oc-
chio nude di penne e vestite da papille erettili.
Coda più o meno eretta, molto lunga, cuneata.
Ali che oltrepassano la base della coda, attondate:
quarta e quinta remigante le più lunghe.
Diti quattro, tre davanti, uno di dietro.
Tarso piuttosto robusto, armato di sprone ne’ maschi.
Costumi. — Sono i Francolini gli Uccelli europei che hanno
le maggiori affinità con i Fagiani, tanto per le forme, quanto
per le abitudini. Ma la patria de’ Fagiani non è l'Europa, bensì
l'Asia. Là trovasi gran numero di specie di questi bellissimi
uccelli, diverse delle quali sono state trasportate in Europa,
ove vivono molto bene, e ne adornano le uccelliere:! ed una,
essendovi stata portata fin dalla più remota antichità, vi sì è
talmente naturalizzata, che merita certamente d’ essere enu-
merata in un libro di questa natura.
' Le specie più comuni nelle uccelliere sono : il Phasianus nictimemes , o Fagiano
argentato , ed il Phasianus auratus, o Fagiano dorato della China.
266 ORDINE QUARTO.
Unica Famiglia. —I FAGIANI. PÒÙasiAnIEI.
14° Genere. — PHASIANUS. Linn.
Becco poco più corto della testa, robusto, fatto a
volta.
Mascelle col margine piegato in basso, e intiero: la
superiore più lunga dell’ inferiore.
Lingua carnosa, subcompressa, intiera.
Narici basilari, piccole, aperte lateralmente ed in
basso, coperte superiormente da una membrana
cartilaginea, nuda, fatta a volta.
Gote, ne’ maschi, nude e papillose.
Tarso nudo, coperto di scudi divisi in mezzo, e nei
maschi, per lo più, spronifero.
Diti tre davanti, uno di dietro: gli anteriori uniti
alla base, per la lunghezza della prima falange,
da una membrana; il posteriore corto, articolato,
più in alto degli altri.
Unghie poco curve, ottuse,
Coda di diciotto timoniere, lunga, cuneata, acu-
minata.
Ali piccole, rotondate: la quinta remigante la più
lunga; le prime tre graduate.
Costumi. — Sono uccelli bellissimi de’ paesi orientali. Di-
verse specie ne sono state trasportate in Europa, ove vivono
molto bene, ed adornano le uccelliere, ed una vi si è natura-
lizzata.
UCCELLI RAZZOLATORI. 267
FAGIANO. — PHASTANUS COLCHICUS. Linn.
Testa e collo verde-cangiante; petto fulvo-dorato (maschio).
Maschio adulto. Becco grigio-carnicino. Iride giallo-rossa-
stra. Testa-e parte superiore del collo di color verdone, can-
giante in azzurro e porporino. Contorno dell’ occhio e gote
senza penne, ma tali spazi coperti di piccole papille rosse;
sotto l’ occhio un piccolo spazio pennuto. Penne della base
della cervice, della schiena, scapolari, gozzo, petto e fian-
chi di color baio-giallo, ma con lo splendore dell’ oro. Le
penne della base della cervice sono marginate nella cima di
nero-verdone, ed hanno ancora sull’ estremità dello stelo una
macchia rotondato-bislunga di questo stesso colore. Le penne
del dorso e le scapolari hanno la parte media bianco-ceciata,
nel centro macchiettata di nero, attorno con largo margine
di questo stesso colore. Penne del groppone e del sopraccoda
di color baio-dorato, cangiante in verdone o in porporino.
Penne del petto e de’ fianchi aventi sulla cima un largo mar-
gine nero cangiante in azzurro. Addome e sottocoda scuro-
castagni. Cuopritrici delle ali e remiganti secondarie interne
giallastro-grigie, con delle pennellate fulve. Remiganti primarie
grigio-cenerognole. Timoniere giallo-olivastre, con macchie
trasverse nere. Piedi grigio-nerastri. Unghie color di corno.
Femmina. Il color generale delle sue penne è il grigio=
ceciato; tutte hanno una macchia nera nel mezzo: quelle
della base della cervice e de’ lati del petto sono colorite di
cenerino-ametistino. Gote coperte da piccole penne.
Giovani. Somigliano molto alla femmina.
Pulcini ancor coperti di sola lanugine. Testa e dorso color
giallo-castagno, con una fascia più cupa che scorre sulla co-
lonna vertebrale. Parti inferiori lionato-giallastre.
Fagiano, Phasianus colchicus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p.174.
Sinonimia. — Tetrao phasianus, Linn. S. N. (1735), I, p. 65. —
Phasianus colchicus, Linn. S. N. (1766), I, p. 271. — Phasianus,
Briss. Ornith. (1760), I, p. 262. — Phasianus colchicus, Temm. Man.,
23 parte (1820), p. 455, e 4° parte (1840), p. 314.— Phasianus colchi-
cus; Degl. et Ger. (41867), II, p. 87.
268 ORDINE QUARTO.
Ficure. — Fagiano, Olina, Uccelliera (1622), p. 49. — Buff., PI.
enl. 114, maschio, sotto il nome di Faisan de France; 122, femmina.
— Phasianus colchicus, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in
Lombardia (1868-1870), vol. II, tomo 57.
Nomi voLgari sTRANIERI. — Franc. Le Faîsan. Ingl. The com-
mon Pheasant. Ted. Der gemeine Fasan.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 876; apertura del becco,
0%, 034; coda, 0, 496; tarso, 0%, 075.
Costumi. — Benchè il Fagiano non sia originariamente
d' Europa, giacchè vi è stato trasportato in tempi remotissimi
dall’ antica Colchide, o l’attuale Mingrelia, con tutto ciò, vi-
vendo egli adesso affatto selvaggio fra noi, ove con attenzione
è posto un freno alla soverchia ingordigia de’ cacciatori, può
riguardarsi come naturalizzato in Italia, e perciò crediamo do-
verne far parola in questo libro. Vivono i Fagiani ne’ siti mon-
tuosi e di piano, purchè vi abbondino le acque, e vi siano.
degli alberi alti, avendo essi l’ abitudine d’ andar la sera a
pollaio sulla lor cima. Gibansi d’ogni sorta di semi, di chiog-
ciole e d’insetti. Vivono solitarii o a coppie. Volano poco,
pedinano molto, e stan quasi sempre razzolando la terra che
è sotto i macchioni o fra i cespigli.
Propagazione. Nidifica il Fagiano o ne’ boschi a’ piedi dei
cespugli, o fra i grani, particolarmente ne’ campi pioppati. Il
nido è fatto rozzissimamente; spesso contiene fino a venti-
quattro uova, che sono più piccole di quelle di Gallina, più
globose, e di color bianco-sudicio od olivastro. Non è difficile
allevare i Fagianotti fatti nascere in casa, o ponendo le uova
sotto una Gallina, o mediante l’incubazione artificiale: ma è
necessario nutrirli nelle prime settimane con larve ed uova di
Formiche, torlo d’ uovo assodato e battuto, e lattuga tritata.
| Caccia. Quella col fucile e con i cani da penna è la più
dilettevole: ma siccome è permessa a pochi, e moltissimi sono
i trasgressori di caccia, che, niente curando le leggi, vogliono
anche illegittimamente avere una parte di questo selvaggiume,
essi hanno trovato varie maniere per prendere in silenzio i
Fagiani, scansando la vigilanza, spesso troppo negligente,
dei guardacaccia. I lacci tesi vicini a’ fossi o pescine ove deb-
bono andare a bere, o ne’ campi ove precedentemente li
hanno avvezzati a pascolare, gettandovi delle granaglie, o nel-
MI
UCCELLI RAZZOLATORI. 969
l’ interno de’ macchioni, per que’ viottoletti che questi uccelli
vi han fatti col passeggiarvi, ne distruggono sordamente un nu-
mero grandissimo. Sterminatrice è la caccia che fanno, ne’campi
coperti di grano, alle brigate di Fagianotti, con una paratella di
seta. E molti cacciatori prevalgonsi ancora, per ucciderne, del-
l'abitudine che questi uccelli hanno d’ andare a dormire verso
la cima degli alberi: nelle notti d’ inverno, quando gli alberi
sono intieramente spogliati di foglie, girano costoro, armati di
fucile, col massimo silenzio per i boschi, osservando attenta-
mente gli alberi; ed il cielo essendo sereno, con la pratica che
hanno acquistata, facilmente vedono sopra i rami i Fagiani a
pollaio, che ordinariamente stanno nella positura più adattata
per ricevere il corpo mortale.
APPENDICE ALL'ORDINE DE' RAZZOLATORI.
UCCELLI RAZZOLATORI DOMESTICI.
na
Oltre i Gallinacei, di cui ho parlato qui addietro, vi hanno
in Italia e fuori d’Italia, ed ovunque l’uomo si è stabilito,
altri uccelli di quest’ ordine, comunissimi ed abbondantissimi
in ogni pollaio. Siccome essi trovansi in questi paesi, non per
esservi stati postì dalla Natura, o esservi da loro stessi venuti,
ma bensì perchè l’ uomo forzatamente ve li ha condotti, essi
non potrebbero aver luogo nell’ Ornitologia Italiana, cioè in
un’ opera, la quale parla solo degli uccelli che naturalmente
s'incontrano nel nostro paese: pure, siccome il mio libro è
destinato per chi non sa nulla d’ Ornitologia, e per quelli an-
cora che di qualunque altra opera sono sprovvisti, essendo
cosa probabile che a qualcun di costoro venga volontà di co-
noscere il nome scientifico, la patria, ec., degli uccelli de’ loro
pollai, credo far cosa utile dando le più essenziali notizie di
tali volatili.
UO
I00
270
ORDINE QUARTO.
12° Genere. — GALLUS. Temm.
Testa con caruncola‘ eretta o cresta.
Gola nuda, con barsgilli. ° |
Becco senza cera.
Gote nude.
Diti quattro.
Coda grande, eretta.
GALLO. — GALLUS DOMESTICUS. Linn.
Da tanto tempo il Gallo è con l’uomo, che questi si è
scordato del luogo da dove lo tolse, e adesso le forme di tale
uccello tanto si son moltiplicate e variate, in grazia dell’ in-
fluenza della domesticità, da esser quasi impossibile di raffi-
gurare fra esse quelle del tipo primario. Nelle Indie orientali
sono state trovate selvagge varie specie di Galli, come il Gallus
Bankiva, Gallus Sonneratti, Gallus furcatus , Gallus ignitus, ec.,
diverse delle quali han somiglianza grande con alcune delle
nostre varietà domestiche, mentre altre varietà hanno somi-
glianza con altre di quelle specie. Perciò queste recenti sco-
perte di specie selvagge di Galli, invece d’ avere schiarita la
questione, di più l’ hanno oscurata. Ma l’ opinione del numero
maggiore de’ Naturalisti si è che il GaWlus Bankiva sia il tipo
del nostro Gallo domestico.
13° Genere. — MELEAGRIS. Linn.
Testa con caruncola pendente, vestita, come pure il
collo, da verruche carnose.
Becco coperto alla base dalla cera.
Coda mediocre, erigibile.
Diti quattro.
1 Aggiunta al cap. III dell’ Introduzione. — Caruncola , Caruncula. Escrescenza car-
nosa, d’una o un’ altra figura, eretta o pendente, d’ uno o un altro colore, situata in
una o in un’ altra parte del pileo.
2 Bargilio, Pa/ea. Caruncole compresse e pendenti, attaccate sotto la mascella in-
feriore.
IENE TOI SITI I ROIO PE
rie if i ae
Sr +’ -
UCCELLI RAZZOLATORI DOMESTICI. 271
TACCHINO. — MELEAGRIS GALLOPAVO. Linn.
Remiganti primarie nerastre, striate di bianco; penne del corpo di color
nero, 0 bronzino splendente (maschio adulto), o bruno-grigio, con
pochi riflessi metallici (femmina e giovane); coda di diciotto penne
di color fulvastro, macchiate di nero, e con fascia nera all'estremità.
Bonaparie.
Tacchino, Meleagris gallopavo, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 2077.
Sinonimia. — Meleagris gallopavo, Temm. Man., 4 parte (1840),
p. 313.
Ficure. — Meleagris gallopavo, Eugenio Bettoni, Uccelli che
nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 81.
Costumi. — È} proprio di tutta l’ America settentrionale,
ma adesso è comune solo negli Stati occidentali, particolar-
mente sulle Montagne Sassose, e negli Stati meridionali. Vive
ne’ boschi in numerose truppe; si riposa a. pollaio sopra i
grandi alberi. Al far del giorno grida; nel tempo degli amori i
maschi combattono, e corteggiano la femmina pavoneggiandosi,
sbuffando e facendo la ruota. Si ciba di ghiande, granturco ed
anche di sostanze animali. Fu introdotto in Europa nel 1526.
14° Genere. — NUMIDIA. Linn.
Testa senza caruncola.
Pileo coperto da un cono corneo, o da una cresta.
Gote nude.
Coda piccola, pendente.
Becco senza cera.
Diti quattro.
GALLINA DI FARAONE.T— NUMIDIA MELEAGRIS.
Linn. ;
Pileo coperto da un cono corneo; penne cenerine, con macchie bianche,
rotonde.
Gallina di Faraone, Numidia meleagris, Linn, Savi, Orn, Tosc.,
II, p. 208.
SinoniMia, — Numidia meleagris, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 208.
re e DO A A PAGE 9 N e
972 ORDINE QUARTO, EC. .
Ficure. — Numidia meleagris, Eugenio Bettoni, Uccelli che ni-
dificano in Lombardia (1868-1870), vol. I, tav. 87.
Costumi. — Adesso è un ornamento di quasi tutti i pollai:
ma grida sì forte e tanto sovente e con voce così ingrata, da
rendere insopportabile la sua vicinanza. È originaria dell’ Af-
frica : fu introdotta in Europa verso il 1508. La sua carne è
squisita. Trovasi adesso selvaggia ancora nell’ Isola di San Do-
mingo.
415° Genere. — PAVO. Linn.
Nessuna caruncola.
Pileo coperto da una cresta.
Gote pennute.
Becco senza cera.
Coda grande, erigibile.
Penne del sopraccoda più grandi delle timoniere.
Diti quattro.
PAVONE. — PAVO CRISTATUS. Linn.
Ciuffo di ventiquattro penne.
Pavone, Pavo cristatus, Linn. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 209.
Sinonimia. — Pavo cristatus, Linn. S. N. (1766), I, pars XI,
p..1129.
Ficure. — Pavo cristatus, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidifi-
cano in Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 81.
Costumi. — Da tutti è conosciuto questo bellissimo uc-
cello, il cui abito ricco in colori è cosa impossibile a descri-
versi per la moltiplicità loro. Ancora del Pavone la carne è
buonissima, e la voce spiacevole. Vive selvaggio nelle parti
settentrionali delle Indie orientali, di dove dicesi che Alessan-
dro lo trasportasse in Europa.
ORDINE QUINTO.
caz
OCCELLE DI RIPA.
GRALLA.
Becco per lo più lungo, qualche volta corto, e fatto
a volta.
Narici nude.
Gambe lunghe e sottili, con uno spazio nudo più o
meno esteso sopra il calcagno. ‘
Tarso lungo e sottile.
Diti quasi sempre quattro; qualche volta tre: i tre
anteriori per lo più tutti riuniti da una mem-
brana, ora solamente alla base, ora fino alla ci-
ma; qualche volta solo l’ esterno è unito col me-
dio. Dito posteriore, articolato, ordinariamente,
più in alto degli anteriori.
Unghie poco adunche, appuntate, poco retrattili.
Costumi. — Abitano quasi tutti sul margine de’ fiumi,
de’ paduli, del mare, ed anche entrano nell’ acqua, e vi cam-
minano, fintantochè essa non sia profonda in modo da bagnar
loro le penne: pochi ve ne sono che nuotino. Alcuni, quei che
più somigliano ai Razzolatori, vivono ne’ luoghi asciutti, sco-
perti e nudi, ove, come fanno le Galline, camminano rapida-
mente, e non a passi lenti e contati, come i più de’ Grallipedi.
Volando tengono le gambe distese in. dietro per equilibrare il
peso del loro lungo collo. Quasi tutti volano molto, e con forza.
1 Il genere Rusticola fa eccezione a questo carattere.
Ornitologia italiana. — II, 18
-
274 ORDINE QUINTO.
I più sono notturni anzichè diurni. Pochi son quei che nascendo
han bisogno d’ esser covati ed imbeccati (quelli soli della fami-
glia degli Erodionî), giacchè, nel maggior numero, poco dopo
usciti dall’ uovo, son vestiti di calugine folta, e tanto sono svi-
luppati da poter camminare, e beccare il cibo. Questo, in ogni
età, consiste di vermi, insetti ed erbe acquatiche, e per qual-
cuno anche di semi. Il tatto squisito che riziede nella pianta
de’ loro piedi, ed in molti anche nella cima del becco, serve
ad essi per trovare i vermi nella mota.
PREMA TRIBÙ.
I CORRITORI. — TACHIDROMI.
Diti tre: il quarto o posteriore manca del tutto.
Nora. — Questa tribù è fondata sopra un carattere assoluta-
mente artificiale, perciò quasi nessuna è la naturalezza della riu-
nione de’ generi in essa compresi. Ma per indicare la causa che mi
ha fatto adottare una tal riunione, non ho che a ripetere quello da
me detto più volte nel corso della mia opera. Scrivendo per princi-
pianti, è cosa di prima importanza l’evitare la confusione, ed es-
sendo mio oggetto il far conoscere gli Uccelli d’ Italia, stimo buono
qualunque mezzo che a ciò mi conduca. Se, adottando un dato
mezzo, io posso seguire una riunione naturale, tanto meglio; ma
quando ciò non si possa, o quando per farlo sia necessario correr
rischio di confondere gli studiosi, io questo mezzo abbandono, e ne
adotto un altro qualunque sia, purché offra una via decisa e chiara,
contentandomi d’ indicare che quel tal carattere, o quella tal riu-
nione, è puramente artificiale. Questo adunque è quello che accade
per la presente tribù: la mancanza del dito posteriore è un carattere
chiaro e riconoscibilissimo, ma egli unisce degli uccelli molto di-
versi fra loro; pure, sitcome non adottandolo io avrei dovuto fare
un maggior numero di divisioni, scegliere altri caratteri meno co-
spicui, ec., insomma imbarazzare maggiormente i principianti, per-
ciò, seguendo l’ esempio di non pochi altri Ornitologi, adotto, senza
esitare, l’ uso di questo carattere.
Io divido per altro gli uccelli, con i quali formo 1’ ordine stesso,
in due gruppi : nel primo riunendovi quelli che generalmente si pon-
gono nel medesimo, e fra i quali si trovan quelli che hanno analo-
UCCELLI DI RIPA. 275
gie non indifferenti con i Gallinacei, e nel secondo quelli che han
maggiori relazioni con le Limicole; sezioni che son ben caratteriz-
zate dalla lunghezza della prima remigante, di fronte a quella delle
altre.
Gruppo I. — CORRITORI.
Corritori con Ta prima remigante eguale o più corta
della seconda.
14% Famiglia. — DELLE OTARDE. OtmIDEI.
Becco subeguale alla testa, subdepresso alla base,
con apertura che giunge fin sotto gli occhi.
Mascella superiore leggermente fornicata, sulla cima.
Narici bislunghe, che guardano lateralmente ed in
alto.
Penne delle gote, che si estendono fino al di sopra
delle aperture nasali.
Tarsi reticolati.
1° Genere. — OTIS. Linn.
Becco poco più corto della testa, diritto, subcom-
presso in cima, con apertura che giunge fin sotto
l'occhio. Margine delle mascelle intaccato; la su-
periore leggermente curva in basso. .
Lingua subcartilaginea, appuntata, frangiata in cima.
Narici poste nella metà inferiore del becco, bislun-
ghe, coperte superiormente da una membrana
vestita dalle penne della fronte.
Gamba col terzo inferiore nudo.
Tarso quasi il doppio più lungo del dito medio; il
tarso e la parte nuda della gamba reticolati.
Diti tre soli davanti, riuniti alla base da una mem-
brana, che risale lungo i loro margini.
276 | ORDINE QUINTO.
Unghie corte ed ottuse.
Coda breve, rotondata, di quattordici, diciotto o
venti timoniere. .)
Ali grandi: la prima remigante poco più corta della
seconda; la terza la maggiore di tutte.
Un fascio di penne a barbe divise si parte, negli
adulti, dalla porzione posteriore delle gote.
Costumi. — Abitano i paesi aperti. Sono uccelli che cor-
rono velocissimamente. Il loro volo è pesante. Si nutriscono
di semi, d’ insetti e di vermi. Depositano le uova in un pic-
colo incavo, che fan nella terra raspando con i piedi. I figli
appena nati seguitano la madre, e beccano da loro stessi.
STARDA. — OTIS TARDA. Linn.
Statura d’ un’ Oca; timoniere venti.
Maschio. Becco nero-celestognolo. Due penne lunghe e
sottili alla base della mascella inferiore. Testa, alto del collo,
gozzo, alto del petto ed angolo dell’ala, color cenerino. Sul pileo
una fascia longitudinale più cupa, che s’ estende sulla cervice.
Dorso, scapolari, piccole e medie cuopritrici delle ali nere,
con delle strie trasversali ceciato-lionate. Grandi cuopritrici
bianco-cenerine, macchiate di nerastro. Basso del petto e ad-
dome bianchi, leggermente tendenti al cenerino. Coda color di.
nocciòla, striata trasversalmente di nero, bianca in cima. Re-
miganti nere. Piedi grigio-carnicini.
Femmina. Non ha le penne a guisa di baffi alla base della
mascella inferiore; e la fascia longitudinale del'pileo è meno
visibile. I
Starda, Otis tarda, Linn. Savi, Orn. Tosc., IT, p. 218.
Sinonimia. — Otis tarda, Linn. S. N. (1766), I, p. 264. — Otis,
Briss. Ornith. (1760), V, p. 18. — Otis tarda, Temm. Man., 2° parte
(1820), p. 502, e 4° parte (1840), p. 342. — Otis maior, Brehm, Handb.
Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 531. — Otis tarda, Degl. et Ger. (1867),
I,:p.96.
Figure. —— Buff., PI. enl. 245, maschio in abito d° inverno.
‘ UCCELLI DI RIPA. 977
NoMI voLGARI STRANIERI. — Franc. La grande Qutarde. Ingl. The
great Bustard. Ted. Der grosse Trappe; die Trappeganz.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 963; apertura del becco,
0%, 071; coda, 0%, 24; tarso, 0%, 136.
Costumi. — È in Toscana un uccello rarissimo. Vive in
quasi tutte le parti d’ Europa; più comune nelle orientali. Corre
velocemente, e vola molto basso.
Propagazione. Fa il nido fra le biade, e vi deposita due o
tre uova di colore bigio-olivastro scuro, con macchie irrego-
lari rosso-sudice e bruno-cupe.
GALLINA PRATAIOLA. — OTIS TETRAX. Linn.
Statura d’ un’ Anatra; timoniere diciotto.
Maschio adulto. Becco bigio-scuro. Penne del pileo nere,
con una stria lionata sullo stelo. Dorso ornato elegantemente
di lineette angolose, le une nere, le altre fulvo-rossicce; que-
ste lmeette son frammiste a grandi macchie nere. Scapolari
colorite presso a poco come le penne del dorso. Lati della te-
sta e gola di color fulvo-bianchiccio, variato di piccole mac-
chie longitudinali nere; parte superiore del collo nero; nel
mezzo circa del gozzo evvi una fascia bianca ben larga, la
quale continua ne’ lati del collo, ristringesi per gradi ed ascende
obliquamente, indi finisce alla nuca: sotto questa fascia ve ne
ha una nera con macchie bianche, dipoi una terza fascia tra-
sversale bianca, e finalmente una quarta nera. Addome bian-
co. Angolo dell’ ala bianco. Piccole e medie cuopritrici delle
ali colorite come le penne del dorso, solo che esse hanno le
macchie nere più piccole; grandi cuopritrici corrispondenti alle
scapolari, nerastre, con l’ apice bianco; le altre bianche, al-
cune però hanno un po’ di nero lungo lo stelo. Cuopritrici in-
feriori delle ali bianche: le quattro prime remiganti bianche
nella base, nerastre nel resto; le sei seguenti bianche, con
una larga fascia trasversale nerastra, e situata verso l’ apice;
le dieci che vengono appresso bianche. Piccole cuopritrici su-
periori della coda colorite come le penne del dorso; le grandi
affatto bianche. Coda corta, composta di diciotto timoniere:
le quattro medie fulve, con larghe fasce trasversali nere, alle
278 - ORDINE QUINTO.
quali son frapposte alcune piccole strisce nere ed angolose;
le altre timoniere son bianche, con delle strisce trasversali an-.
golose nere, e con una larga fascia trasversale nera, situata
verso l'apice. Penne delle gambe bianche. Piedi grigio-scuri. *
Femmina e giovani. Penne del pileo nere, con una fa-
scia ceciata sullo stelo. Lati della testa ceciati, striati di nero.
Parti superiori nere, macchiate di ceciato-lionato. Gola bianco-
ceciata. Penne della base del collo ceciate, e striate trasversal-
mente di nero sullo stelo, ove è una larga fascia longitudinale
senza strie, e marginata di nero. Petto bianco-ceciato, striato
trasversalmente ed ondulatamente di nero. Addome, fianchi e
sottocoda candidi: sui fianchi e sul sottocoda macchie nere.
Remiganti primarie nere, alla base bianche: remiganti secon-
darie bianche, macchiate di nero. Cuopritrici delle ali ceciate,
macchiettate irregolarmente di nero. Timoniere bianco-ceciate,
macchiettate di nero.
Gallina prataiola, Otis tetrax, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 219.
Sinonimia. — Otis tetrax, Linn. S. N. (1766), I, p. 264. — Otis
minor, Briss. Ornith. (1760), V, p. 24. — Tetrax campestris, Leach,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 28. — Otis tetraa, Temm.
Man., 22 parte (1820), p. 507, e 4° parte (1840), p. 343. — Otis fe-
trax, Degl. et Ger. (1867), II, p. 100.
Ficure. — Buff., PI. enl. 10, femmina; 25, maschio, sotto il nome
di Petite Outarde ou Caunepetiòre.
Nomi voLcarI stRANIERI. — Franc. La Caunepetière. Ingl. The
little Bustard. Ted. Der kleine Trappe.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 428; apertura del becco,
0%, 035; coda, 0%, 117; tarso, 0", 065.
Costumi. — In Toscana è un uccello non comune; vi ar-
riva irregolarmente, ed in piccol numero, e non so che vi si
fermi a covare. Pure quasi ogni anno, anche nelle sole vici-
nanze di Pisa, se ne uccide qualcuno. In Sardegna è molto
comune, come indica il Cetti, e come anche mi ha assicurato
il celebre signor generale A. Della Marmora. Egli, che ha avuto
occasione di osservarne ed ucciderne molti, mi ha detto che
nel volare fanno un sibilo, una specie di fischio molto acuto,
il quale però non è prodotto che dall’ urto delle penne con
1 Ranzani, Elementi di Zoologia, tomo IN, parte VIII, pag. 45.
UCCELLI DI RIPA. 2979
l’aria; di più essi tengono il collo sporgente in avanti, nello
stesso modo de’ Germani, ed è da ciò, secondo la sua opi-
nione, che hanno avuto il nome di Canne.
Propagazione. Secondo il Cetti, nel maggio son già nati i
pulcini della Gallina prataiola. Il nido, che consiste in una bu-
chetta scavata fra le erbe de’ prati o de’ campi, contiene tre o
cinque uova di color verde uniforme e lustro.
2° Genere. — HOUBARA. Bp.
Becco lungo quanto la testa, subcompresso alla base,
diritto fin verso la cima, la quale soltanto è un
poco curva in basso.
Tarsi reticolati, lunghi più del doppio del dito medio.
Diti piuttosto grossi, riuniti fra loro da una spessa
membrana, che margina i tre diti , risalendo fino
all’ unghia: i due esterni, dal lato loro interno; il
medio su tutti i due lati.
Negli adulti, un fascio di penne lunghe a barbe di-
vise sul vertice: e penne analoghe ornano late-
ralmente ed inferiormente il petto.
Nora. — Le Oubara non sono Uccelli europei, ma affricani ed
asiatici, due specie de’ quali a quando a quando si fanno vedere
nell’ Europa meridionale ed orientale. In Italia, fino ad ora, non se
ne è trovata che una specie, l’ Undulata; ma siccome sembrami pro-
babile che possa capitarvi ancora l’ altra, così ho reputato non inu-
tile il riportare ancora la frase specifica dell’ altra.
GALLINA PRATAIOLA FORESTIERA.— HOUBARA
UNDULATA. G. E. Gray. ex Jacquin.
Vertice ornato d’ un folto ciuffo di penne bianche curve, a barbe divise;
sulle parti medie e laterali del collo, da ogni lato, una serie di lunghe
penne pendenti, a barbe divise, la massima parte nere, le inferiori
bianche : altre s'estendono in traverso sotto il gozzo, e queste pure
son bianche.
Sinonimia. — Psophia undulata, Jacquin, Beitrage zur Geschi-
chte der Vogel (1784), pl. 2.— Otis houbara, Desfont., Ois. de Barbarie,
.
VERRI i
280 ORDINE QUINTO.
Mém. de l’Acad. des Sc. (1787), p. 496, pl. 10. — Otis houbara,
Gmel. S. N. (1788), I, p. 725. — Otis houbara, Temm. Man., 22 parte
(1820), p. 509, e 4° parte (1840), p. 344.— Houbara undulata, G. R.
Gray, Sist. Gen. of B. (1841), p. 83. — Eupodotis undulata, G. R.
Gray, Gen. of B. (1844-1846), III, p. 533. — Houbara undulata,
Degl. et Ger. (1867), II, p. 104.
Ficure.— Vieill., Gal, des Ois., pl. 227. — Gould, Birds of Eur.,
pl. 268.
Nomi voLGARI sTRANIERI. — Franc. Houbara ondulee.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 65 circa.
Costumi. — La patria di questi uccelli è il nord dell’ Af-
frica, di dove ogn’ anno molti ne passano in Ispagna. Trovansi
ancora non di rado in Portogallo, in Turchia e nelle isole del-
l’ Arcipelago.
Per quanto io so, fino ad ora, in Italia ne furono uccisi i
due soli individui femmine, de’ quali diede notizia nel 1860 il
cavalier Vincenzo Diorio, professore e direttore del Gabinetto
di Zoologia dell’ Università Romana. La prima fu uccisa alla
fin di novembre di quello stesso anno, nella tenuta di San Nic-
cola, a nove miglia di distanza da Roma; la seconda fu presa,
alla metà del successivo dicembre, nel luogo detto la Nemmina
morta, al mezzogiorno di Cisterna. Dalle accennate osservazioni
fatte dal professor Diorio, sul contenuto dello stomaco nel se-
condo de’ detti uccelli, risultò che essi si alimentano di vege-
tabili e d’ insetti: avendolo trovato composto da frammenti di
Cetonia metallica, Geatropes stercorarius, Chrysomela rugosa e
Curculio sexcostatus ; ed in quanto ai vegetali, da frondi d’ Apar-
gia tuberosa, Carex praecoa, Chondrilla juncea, e da alcune
poche foglie d’ Euphorbia palustris; vi erano di più, ed anche
assai abbondanti, frutti di Myrtus communis, Oleaster, Aspara-
gus acutifolius, e d° un Crataegus.
OUBARA. — HOUBARA MACQUEENII. G. E. Gray.
Vertice ornato d'un piccol ciuffo di penne allungate, un poco ricurve, a
barbe divise, bianche alla base, nere al mezzo, di color grigio-ros-
sastro macchiettato di nero all'estremità. Dal di sotto della parte
posteriore delle gote s’ estende sal collo, da ogni lato, un ciuffo di
UCCELLI DI RIPA. 981
penne con barbe divise, le superiori tutte nere, bianche qualcuna
delle inferiori; sotto il gozzo le penne egualmente allungate, di color
cenerino.
.Sinonimia. — Otis houbara, Aliq. — Otis Macqueenii, I. E.
Gray, in Hardw., Illustr. Ind. Zool. (1830-1834), pl. '786. — Houbara
Macqueenii, G. R. Gray, Sist. of Birds Brit. Mus. (1844), III, p. 57.
— Houbara Macqueenii, Degl. et Ger. (1867), II, p. 105.
Ficure. — Hardw,., Illustr. Ind Zool., pl. 47.
Nomr voLGARI stRANIERI. — Franc. Houbara de Macqueen.
Dimensioni. — Lunghezza totale: da 00, 56 a 0, 58 circa.
Costumi. — Proprio dell’ Asia, specialmente della Persia,
Tartarìa ed Indostan. Qualcha volta ne apparisce qualche in-
dividuo in Europa. Tre ne furono uccisi nel Belgio: uno nel
1842, il secondo nel 1844, il terzo nel 1845.
2° Famiglia. — DE' CORRIONI, CursoRrIDEI.
Becco subeguale «alla testa, subarcuato, conico, acu-
minato, con apertura che giunge sotto gli occhi.
Mascella superiore non fornicata.
Narici bislunghe, che guardano lateralmente ed un
poco in alto.
Penne delle gote, che s’ estendono sulla base del
becco, e giungono solo fino all’ angolo posteriore
delle aperture nasali.
Tarsi scudettati.
3° Genere. — CURSORIUS. Lath.
Becco subeguale alla testa, subarcuato, subtetra-
gono, intiero, con apertura che giunge fin sotto
l’occhio.
Lingua appuntata. *
Narici poste alla metà del becco, all estremità delle
penne della fronte, che risalgono sulla mascella
! Ranzani, op. cit., pag. 54.
289 . ORDINE QUINTO.
superiore, bislunghe, aperte in una membrana
nuda,
Gambe lunghe, con la metà inferiore nuda.
Tarso quasi tre volte la lunghezza del dito medio;
il tarso e la parte nuda della gamba scudettati.
Diti tre soli davanti, riuniti alla base da una pic-
cola membrana.
Unghie corte: quella del dito medio depressa, atton-
data in cima, seghettata nel margine interno.
Coda breve, rotondata, di dodici timoniere.
Ali mediocri: prima e seconda remigante subeguali,
e le più lunghe.
Costumi. — Genere composto da poche specie, abitatrici
delle regioni calde ed aride dell’ antico Continente.
CORRIONE BIONDO. — CURSORIUS GALLICUS. Gen.
Gozzo, petto e addome ceciato-lionati; groppone lionato-isabella; remi-
ganti nere.
Adulti. Becco nero, con la base grigiastra. Parte ante-
riore del pileo, cervice, spalle, dorso, scapolari, cuopritrici
delle ali e sopraccoda color lionato-isabella; parte posteriore
del pileo cenerina; penne dell’ occipite nere. Dalla parte supe-
riore dell’ occhio parte una larga fascia bianca, che va sulla
nuca a unirsi a quella del lato opposto. Dall’angolo posteriore
dell’ occhio parte una fascia nera, che serve di margine infe-
riormente alla bianca, e ne segue la direzione. Gola e parte
media dell’addome biancastre. Gozzo, petto, parte anteriore
e laterale dell'addome color lionato-isabella, leggermente ten-
dente al cenerognolo. Remiganti primarie nere, con il mar-
gine dell’ estremità lionato: remiganti secondarie lionato-isa-
belline dal lato esterno, bianche all’ estremità, nere nel lato
interno. Penne de’ fianchi e cuopritrici inferiori delle ali nere.
Timoniere lionato-isabelline, con macchia nera verso la cima,
eccettuata l’ esterna. Piedi grigio-carnicini. Unghie nerastre.
UCCELLI DI RIPA. 983
Giovani. Han le parti superiori d’ un color più chiaro che
gli adulti. Le scapolari e le cuopritrici delle ali hanno un
gran numero di linee a zig-zag d’ una tinta più cupa. Dietro
gli occhi, invece delle fasce nere, non vi è che dello scu-
riccio. *
Corrione biondo, Cursorius Europaeus, Lath. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 223.
Sinonimia. — Charadrius gallicus, Gmel. S. N. (1788), I, p. 692.
— Cursorius Europaeus, Lath. Ind. (1790), II, p. 754. — Chara-
drius corrira, Bonnat., Tabl. Encycl. (1791), p. 23. — Cursorius
isabellinus, Meyer et Wolf., Tasch. Deutsch. (1810), II, p. 328. —
Tachydromus Europaeus, Vieill. N, Dict. (1817), VIII, p. 293. —
Cursorius isabellinus, Temm. Man., 22 parte (1820), p. 313, e 4 parte
(1840), p. 345. — Cursor isabellinus, Wagl. Syst. Av. (1827), Gen.
Cursor, sp. 1. — Cursor Europaeus, Naum. Véòg. Deutsch. (1834),
VII, p. 77. — Cursorius gallicus, Bp. Ucc. Eur. (1842), p. 57. —
Cursorius gallicus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 118.
Ficure. — Buff., PI, enl. ‘795, sotto il nome di Courvite.
Nomi voLcarI STRANIERI. — Franc. Le Coure-vite isabelle. Ingl.
The cream-coloured Courser. Ted. Der isabellfarbiger Liufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 27; apertura del becco,
Om, 033; coda, 0”, 062; tarso, 0, 058.
Costumi. — Questo raro uccello abita l’ Affrica, da dove
ogni tanto qualche individuo accidentalmente ne parte, e viene
nell’ Europa meridionale: per lo che di quando in quando se ne
veggono in Ispagna, in Francia, in Italia, ec. Anche in Toscana
so di certo che non pochi ne sono stati uccisi, e fra gli altri,
uno, molti anni sono, nelle praterìe dette Campaldo, presso Pisa.
Nell’ Affrica è comune, particolarmente in Abissinia, lungo il
Mar Rosso. Vive ne’ luoghi nudi ed aridi, unito in branchi.
L’individuo adulto, qui sopra descritto, fu ucciso in Abissi-
nia, ed il Museo di Pisa lo deve al celebre viaggiatore Ruppel.
3% Famiglia. — I TALLURINI. CEpIcNEMIDEI.
Becco subeguale o poco più lungo della testa, di-
| ritto, subtetragono, con apertura che giunge al
di là dell'angolo anteriore dell’ occhio.
i Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 514.
Me a ORE Sa si E RO da CETTE
a :
984. i ORDINE QUINTO.
Narici bislunghe, aperte in una membrana nuda.
Penne delle gote che non si estendono verso le na-
rici, e terminano bruscamente, conservando suf-
ficiente lunghezza.
Tarsi reticolati.
4° Genere. — EDICNEMUS. Temm.
Becco eguale o più lungo della testa, diritto, gros-
so, subtetragono, appuntato, con apertura che
giunge sotto l’ occhio.
Mascella inferiore con un angolo sporgente inferior-
mente.
Lingua intiera.
Narici bislunghe, strette, poste verso la metà del
becco, aperte in una membrana nuda.
Gambe mediocri, con il terzo inferiore nudo.
Tarso presso a poco il doppio in lunghezza del dito
medio, reticolato.
Diti tre davanti, uniti alla base da una membrana.
Unghie corte, grosse, ottuse.
Coda mediocre, cuneato-rotondata, di dodici timo-
niere,
Ali grandi: prima remigante poco più corta della se-
conda, che è la più lunga.
Costumi. — Uccelli notturni, che cibansi di piccoli verte-
brati, grossi insetti, ec. Non ve ne è che una specie in Eu-
ropa.
OCCHIONE. — &DICNEMUS CREPITANS. Temm.
Becco subeguale alla testa; pileo, cervice e dorso color lionato-grigio,
con delle strie longitudinali nerastre.
Adulti. Becco nero in cima, verdastro-giallognolo alla
base. Iride gialla. Penne del pileo, cervice, schiena, dorso,
UCCELLI DI RIPA. 985
scapolari, sopraccoda, timoniere medie e remiganti interne, di
color lionato-grigio, con una macchia nera longitudinale sullo
stelo, che insensibilmente si sfuma col colore lionato. Lati della
fronte, testa, gola, parte inferiore dell’ addome e penne delle
gambe, di color bianco. Dall’ angolo del becco alla cervice per-
corre una fascia di penne colorite come quelle del dorso. Penne
dei lati del collo, del gozzo e del petto simili a quelle del dorso,
ma d’un lionato più chiaro. Sottocoda lionato-castagno. Cuo-
pritrici delle ali simili alle penne del dorso: sulle medie una
fascia trasversa biancastra; le grandi, che nella cima son nere,
son marginate di bianco. Remiganti nere: l’ esterna è bianca
ne’ due terzi inferiori, la seconda ha una macchia bianca nel
terzo superiore. Timoniere dipinte di larghe fasce angolate,
bianche e nere. Parte nuda delle gambe e tibie giallo-verda-
stre. Unghie nere.
Giovani. Hanno i colori più confusi, e 1’ articolazione della
gamba col tarso molto più grossa che negli adulti.
Occhione, Qdicnemus crepitans, Temm. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 225.
Sinonimia. — Charadrius oedienemus, Linn. S. N. (1766), I,
p. 255. — Pluvialis maior, Briss. Ornith. (1760), V, p. 76. — Otîs
oedicnemus, Lath. Ind. (1790), II, p. 661. — OEdicnemus crepitans,
Temm. Man., 12 parte (1815), p. 322; 22 parte (1820), p. 521, e 4* parte
(1840), p. 348. — Fedoa oedicnemus, Leach, Syst. Cat. M. and B. Brit.
Mus. (1816), p. 28. — OEdicnemus griseus, Koch. Baier. Zool. (1846),
I, p. 266. — OEdicnemus Europacus, Vieill. N. Dict. (1818), XXIII,
p. 230. — OEdicnemus Belloni, Fleming, Brit. Anim. (1828), p. 144.
— OEdicnemus crepitans, Degl. et Ger. (1867), II, p. 115.
FicurE. — Bufîf., P]. enl. 319, sotto il nome di Grand Pluvier. —
OEdicnemus crepitans, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in
Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 102.
Nomi voLcarI Toscani. — Occhione (Pisano). Veregino, Corrione
(Fiorentino). Corrisodo (Bientinese). Tallurino (Senese). Brecciolotto
(Val di Chiana).
Nomi voLGARI sTRANIERI. — Franc. Le grand Pluvier, ou Cour-
lis de terre. Ingl. The Thick|necd bustard. Ted. Der Lerchen-oder
graue Regenpfeifer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 409; apertura, del becco,
0®, 048; coda, 0%, 126; tarso, 0", 081.
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De: 286 ORDINE QUINTO.
Costumi. — Vive l’ Occhione in tutti i luoghi aridi e spo-
gliati della Toscana. Sulle crete del Senese, del Volterrano,
nel letto de’ grandi fiumi, sui larghi prati arenosi, sui tom-
boli del mare, ec., se ne trovano in qualunque stagione. Nel
giorno stanno per il solito accovacciati dietro a qualche cespu-
glio o ad un sasso, di dove rapidissimamente fuggono, correndo,
all’ avvicinarsi di qualche oggetto da essi temuto; e quando la
corsa non basti, inalzansi a volo, e vanno a posarsi alla di-
stanza di due o tre tiri di fucile, e di nuovo cominciano a cor-
rere, così che mai non si trovano nel luogo ove si son visti po-
sare. Comparsa poi la notte, spontaneamente abbandonano i
loro covi, e chiamandosi gli uni con gli altri, mediante un
fischio forte ed esprimente quasi zurlui torlui, vanno a cercare
il cibo, cioè de’ grossi insetti, delle chiocciole, de’ piccoli ret-
tili, de’ topi, ec. Nelle notti della buona stagione essi fischiano
di continuo, fintantochè il ritorno del giorno non li obbliga
l'andare nuovamente a nascondersi.
Propagazione. L° Occhione non fabbrica nido di sorte al-
cuna: deposita le uova immediatamente sulla terra o sulla
rena, nel mezzo d'un prato, o di qualunque altra gran pia-
nura, lontano da sassi o cespugli. Queste uova sono ordina-
riamente in numero di due, della grossezza di quelle di
Gallina, di color ceciato, con un gran numero di macchie, se-
gni e punti, di tutte le forme e grandezze, sparsi in qua ed
in là.
Caccia. Gol fucile: ma non è molto facile, giacchè sono
uccelli sospettosissimi, ed i luoghi aperti ove abitano, rendono
ad essi facilissimo l’ accorgersi dell’ avvicinarsi del cacciatore. ne
Pure, siccome per il solito non temono i cavalli, nè i carri, nè
i barrocci, si giunge sovente a poter tirare ad essi col fucile,
col nascondersi dietro qualcuno di questi oggetti, e così ap-
prossimarsi senza esser veduti. |
42 Famiglia. — DE’ PIVIERI. CHARADRIDEI.
Becco un poco più corto della testa; diritto, subco-
nico, con apertura che poco s' inoltra fra le * Peano
delle gote.
UCCELLI DI RIPA. 287
Narici bislunghe, strette, aperte in una membrana
nuda.
Penne delle gote che non s' estendono fino alle aper-
ture nasali, e che anastomizzandovisi divengono
sempre più piccole e rade.
Coda attondata, lunga quanto l’ estremità delle ali,
serrata.
Estremità posteriori mediocri.
Spazio nudo della gamba breve.
Tarso qualcosa più corto della doppia lunghezza del
dito medio.
Costumi. — Si cibano dei vermi che abitano nella terra
motosa dei prati o del margine dell’ acque. Sono più notturni
che diurni. I loro figli, poco dopo nati, seguono la madre, e
beccano ciò che essa loro addita.
5° Genere. — CHARADRIUS. Linn.
Becco più lungo della metà della testa.
Mascella inferiore diritta.
Tarso reticolato anteriormente e posteriormente: la
reticolatura posteriore è più fine dell’ anteriore.
Dimensioni mediocri; parti superiori macchiettate,
senza collare.
Becco più corto o subeguale alla testa, diritto, terete,
intiero, un poco rigonfio in cima: l’ apertura che appena
oltrepassa le prime penne delle gote. Lingua intiera, terete.
Narici poste nella metà basilare del becco, bislunghe, strette,
aperte in una membrana nuda. Gambe mediocri, con il terzo
inferiore nudo. Tarso più lungo del dito medio, reticolato.
Diti tre davanti: l’ esterno unito col medio da una membrana,
che appena giunge alla seconda falange. Unghie mediocri,
appuntate, compresse. Coda subeguale alle ali, rotondata, di
dodici timoniere. Ali larghe: la prima remigante più lunga
delle altre, le secondarie interne più corte delle primarie.
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288 ORDINE QUINTO.
Costumi. *— Vivono nelle grandi praterìe umide, nelle
campagne aperte e fangose. Mai, oppure accidentalmente, si
fermano sulla riva del mare o sulla spiaggia de’ fiumi. Nella
stagione degli amori i maschi vestono una livrea diversa e
più bella di quella dell’ altre stagioni. Nessuna specie nidifica in
Italia. Gompariscono fra noi in autunno od in inverno. La loro
carne è molto buona.
PIVIERE. — CHARADRIUS PLUVIALIS. Linn.
Pileo e la parte superiore del corpo di color nero, macchiato di giallo
vivace; becco nerastro; piedi neri.
Adulti în inverno. Becco nero-celestognolo. Iride quasi
nera. Tutte le parti superiori sono nerastre, con macchie gialle
o ceciate. Gola e parte inferiore dell’ addome bianche. Gozzo e
petto cenerino-scuricci, macchiati di giallo-chiaro. Timoniere
bruno-nere, con fasce trasverse giallo-biancastre. Remisganti
bruno-nere, con sottil margine biancastro, e con lo stelo bianco
verso la cima. Piedi nero-cenerini.
Abito di nozze de’ giovani maschi, e femmine. Parti supe-
riori nere, con le macchie di un bel color giallo d’ oro: ma fra
queste qualcuna ve ne è di ceciata. Gozzo, parte media del
petto e dell’ addome di un bel nero puro, con delle macchie
bianche; sul petto vi sono ancora delle macchie gialle. Una
fascia bianca cinge da tutti i lati questo color nero, ed essa è
cinta da grandi macchie nere e gialle.
Abito di nozze degli adulti. Parti superiori di color nero Hei
puro, macchiate di giallo vivace. Le inferiori sono colorite come...
ne’ giovani, ma i colori son più vivaci, e sul nero, non vi sono.
macchie bianche.
Nora. — In quest’ultima livrea non ne ho veduto mai alcuno
che fosse stato preso in Toscana. Nell’ aprile, di quando in quando,
si trova qualche giovane con |’ abito di nozze.
Piviere, Charadrius pluvialis, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 235.
Sinonimia. — Charadrius apricarius, Linn. S. N.,10* ediz. (1758),
sp. 7. — Pluvialis aurea, Briss. Ornith. (1760), V, p. 42. — Chara-
drius pluvialis, Linn. S. N. (1766), I, p. 254. — Charadrius auratus,
Suckow, Naturgesch. der Thiere (1800-1801), II, p. 1592. — Cha-
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| UCCELLI DI RIPA. 289
% radrius pluvialis, Temm. Man., 22 parte.(1820), p. 525, e 4° parte
) (1840), p. 352. — Pluvialis apricarius, Bp. Ucc. Eur. (1842), p. 57.
— Charadrius pluvialis, Salvadori, Cat. Uccelli di Sardegna (1864),
p. 82. — Pluvialis apricarius, Degl. et Ger. (1867), II, p. 123.
Ficure. — Buff., PI. enl. 904.
II Nomr voLgari Toscani. — Piviere (Pisano). Martinello (Fioren-
di tino).
hi Nomi voLcarI stRANIERI. — Franc. Le Pluvier dore. Ingl. The
Golden or green Plover. Ted. Der Goldregenpfeifer.
; Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 282; apertura del becco,
00, 034; coda, 0, 071; tarso, 0, 04.
Costumi. — Verso la metà d’ ottobre cominciano ad arri-
vare i Pivieri. Da prima vengono alla spicciolata, due o tre
per volta; ma in seguito ne passano branchi numerosissimi, i
quali, se trovano i prati umidi e gli stagni pieni d’ acqua, si
fermano, e qua si trattengono tutto l’ inverno: altrimenti se-
guitano il loro viaggio verso il Mezzogiorno, e vanno a sver-
nare nelle paludi dell’ Italia meridionale, e nell’ Affrica. Sul
finire poi dell’ inverno, nella quaresima, ripassano, ed anche
allora un poco riposansi .in Toscana. Questi uccelli sogliono
©. viaggiare ne’ tempi nebbiosi, quando il cielo è fosco, e che
pioviscola, e sempre ad altezze grandissime, che appena si
possono seorgere, benchè per il solito facciansi sentire fischian-
do. Nell’ aa tutti, ed in estate mai non ne è stato
veduto alcuno fra noi.
Propagazione. Nidifica in Norvegia, in Svezia, in Russia, ec.,
“sulla terra o sulla rena. Partorisce tre o cinque uova pirifor-
mî, bianco-giallastîe, con un gran numero di macchie rosso-
.% scure”
Da Caccia. Siccome i Pivieri dan molto retta ad un fischio
che imiti il loro, di maniera che udendolo quando viaggiano
nell’ alto dell’ aria, ad ali quasi serrate si gettano accanto al
cacciatore , perciò facilmente si prendono col fucile, o con le
reti. I nostri cacciatori, per contraffare il grido di questi uc-
\ celli, sogliono servirsi d’ un piccolo zufolo, lungo circa tre soldi
..° di braccio, fatto con l’osso della coscia d’un castrato, e
«che dallato inferiore ha un buco: la stretta apertura del suo
»
X D';
È &% 4 Schinz, Hist. Natur. des nids, ete., pag. 5.
rar Ornitologia italiana. — II, 19
290 ORDINE QUINTO.
becco è formata con cera, di modo che il cacciatore può al-
largarla o ristringerla, come egli crede conveniente per me-
glio imitare il fischio. Si fa la tesa delle reti a questi uccelli,
in quelle grandi praterìe ove se ne sono veduti stanziati, o
dove ne sogliono passar molti. Le reti debbono esser grandi,
di maglia larga, ed il cacciatore deve cercare di nasconderle
meglio che può, facendole penetrare fra 1’ erba, od anche sotto
quella poca d’ acqua o motriglia che bagna il prato: ciò si ot-
tiene, picchiandovi sopra con la base d’un fascio di giunchi
strettamente legati. I cacciatori poi stanno nascosti dietro una
piccola e bassa tenda di tela scura, retta da quattro baston-
celli. De’ Pivieri impagliati posti nel mezzo, o all’ intorno delle
reti, con la testa rivolta al vento, ed una Fifa viva attaccata
ad una leva per zimbello, sono i richiami necessarii per deter-
minare i Pivieri viaggiatori ad entrare, o passare di sopra le
reti, dopo che vi furono attirati vicini gal fischio. È cosa uti-
lissima, per il buon esito della caccia, che più d’ uno siano i
cacciatori: quando si è teso nell’ acqua, la forza d’un uomo
non è sufficiente per far sollevare e chiudere le reti con la ne-
cessaria sollecitudine; conviene allora porre al traito una ma-
nicchia molto più lunga, alla quale attaccandosi i due tendito-
ri, che fortemente puntano ì piedi contro un bastone retto in
traverso da due grossi cavicchi, possano, agendo contempo-
raneamente, fare la necessaria forza. Di più, siccome ì Pivéeri,
dopo essere accorsi al fischio, per il solito non si fermano
nelle reti,/ma ad una certa distanza da quelle, è perciò ne-
i, paratore, cioè un altro cacciatore, il quale, girando
dietro a lor8 da lontano, adagio adagio ve li spinga, con l’ac-
costarsi lentamente, col soffermarsi quando li vede troppo
impauriti e pronti a prendere il volo, ec. È questa una caccia
di molta fatica e patimento, giacchè conviene rimanere le in-
tiere giornate esposti ad ogni intemperie, camminando nel-
l’acqua, anche nel tempo più gelato dell'inverno, di modo
che la salute non poco se ne risente. Con tutto ciò, più per
l’innata ed indomabil passione della caccia, che per l’ avidità
del misero guadagno da questa prodotto, molti cacciatori vi
sono, i quali solo di questa caccia si occupano,
UCCELLI DI RIPA. 291
6° Genere. — EUDROMIAS. Bose.
Becco lungo quanto la metà della testa.
Mascella inferiore diritta.
Tarso posteriormente reticolato, anteriormente co-
perto da doppia serie di scudetti, per la massima
parte romboidali.
Di dimensioni mediocri; parti superiori unicolori;
senza collare.
Nora. — Non esistendo fra gli Eudromia ed i Charadri altre
differenze generiche che quelle enumerate nella sopra esposta frase,
credo inutile il ripetere qui tutti gli altri caratteri che esposi nella
descrizione di tutti i caratteri generici de’ Charadrius.
Costumi. — Sono gli stessi press’ a poco di quelli degli
ordinari Pivieri. Due sole sono le specie di questo genere che
si trovano in Europa: cioè 1’ Eudromias Morinella, che vi è as-
sal comune, e l’Evdromias Asiatica, di comparsa accidentale.
PIVIERE TORTOLINO. — EUDROMIAS MORINELLA.
Bose.
Vertice scuro, macchiettato di giallastro; una corona biancastra cinge l’oc-
cipite ; becco nero; zampe cenerino-olivastre.
Maschio adulto in autunno. Becco nero. Iride scura. Pileo
di color nero-scuro, macchiato di lionato. Dall’ angolo ante-
riore dell’ occhio parte una larga fascia bianca, leggermente
tinta di lionato , la quale passa sopra l’ occhio, gira sull’ occi-
pite, ove s’ unisce con quella che viene dall’ altro occhio. Gote
bianco-lionate, striate di scuriccio. Cervice e lati del collo ce-
nerini, macchiati di lionato. Penne della schiena, scapolari,
cuopritrici delle ali e del sopraccoda, di colore scuro-nerastro,
un poco cangiante in olivastro, con largo margine lionato-fulvo.
Gola, parte inferiore dell’ addome, una fascia che passa attra-
verso il petto e penne del sottocoda, bianche. Gozzo e petto
cenerino=giallastri. La fascia bianca del petto è marginata di
nero; attraverso l'addome una fascia fulva, dopo la quale una
NA
999 ORDINE QUINTO.
molto più larga nera, macchiata di bianco. Remiganti grigio-
nere: la prima ha lo stelo bianco. Timoniere cenericcio-oliva-
stre, nere nella parte superiore, bianche in cima. Piedi cene-
rino-olivastri.
Femmina. Ha i colori più sbiaditi.
Giovani. Hanno le parti inferiori di color inca lai
rino, con qualche macchia sbiadita, fulva. La fascia bianca del
petto è appena visibile. Le penne delle parti superiori hanno
il margine macchiato di bianco-ceciato.
Maschio vecchissimo in abito di nozze. Fronte e fascia so-
praccigliare candide. Vertice ed occipite nerastri. Cervice e lati
del collo cenerini. Penne della schiena, scapolari, cuopritrici
superiori e remiganti interne, con largo margine fulvo intenso;
una stretta fascia bruna sul petto, dopo una larga fascia
bianca; la parte inferiore del petto e de’ fianchi fulvo-accesa ;
mezzo del ventre nero intenso; addome bianco-lionato. *
Piviere tortolino, Charadrius morinellus, Linn. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 239.
Sinonimia.— Charadrius Lapponicus, Linn. S.N., 6° ediz. (1748),
Gen. 61, sp. 8 (foemina). — Pluvialis minor sive morinellus et Mori-
nellus anglicanus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 54-58. — Charadrius
morinellus, Linn. '‘S. N. (1766), I, p. 254. — Charadrius sibiricus,
Lepechin, Itin. (1771-1780), pl. 6. — Charadrius tataricus, Pall. Voy.
(1776), édit, franc. in-8°, VIII, Append., p. 50. — Charadrius mori-
nellus, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 537, e 4* parte (1840),
p. 355. — Eudromias morinella, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch.
(1831), p. 545. — Morinellus sibiricus, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 14.
— Morinellus sibiricus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 130.
Ficure. — Buff., PI. enl. 832, individuo in abito d’ estate, sotto
il nome di Guignard.
Nomi voLGari sTRANIERI. — Franc. Le Pluvier guignard. Ing].
The Dottrell. Ted. Der diinner Regenpfeifer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0®, 252; apertura del becco,
Q®, 023; coda, 0”, 071; tarso, 0", 033.
Costumi. — È un uccello piuttosto raro; non comparisce in
Toscana tutti gli anni: e quando qualcuno ne comparisce, ciò
accade solo nell’ agosto o nel settembre. Viene in branchetti
di quattro o cinque al più, e si ferma ne’ prati o campi aperti.
! Temminck, Man. d’Ornith., pag. 588.
UCCELLI DI RIPA. 993
Propagazione. Non si sa che nidifichi se non che nelle
parti più settentrionali della Russia.
Caccia. Nel Pisano non si suol cacciare che con il fucile:
e la caccia riesce ancora facile, giacchè essendo uccelli poco
diffidenti, e quei della medesima truppa molto affezionati fra
loro, quando uno di essi è stato ucciso, gli altri vanno a po-
sarsi a poca distanza per aspettare il loro compagno, di
modo che avviene sovente di potere successivamente ucciderli
tutti.
7° Genere. — AGIALITES. Boie.
Becco poco più lungo della metà della testa.
Mascella inferiore che nella seconda metà risale in
alto. |
Tarsi reticolati, anteriormente vestiti da due serie
di scudetti, per la massima parte esagoni.
Di piccole dimensioni; parti superiori unicolori; con
collare. I
Nora. — Militando per gli Egialites le stesse ragioni che per
gli Eudromias, anche a questi sopprimiamo la descrizione parti-
colareggiata de’ caratteri generici.
Costumi. -- Abitano quasi di continuo le rive de’ fiumi, o
la spiaggia del mare: accidentalmente si fermano discosti
dalle acque. Conservano lo stesso abito in tutte le epoche del-
l’anno. Diverse specie covano in Italia. Son tutte di propor-
zioni molto più piccole di quelle della precedente famiglia. La
carne loro è pochissimo buona a mangiarsi.
CORRIERE GROSSO. — EGIALITES HIATICULA.
Bote.
Un collare bianco; una larga fascia nera sul petto; becco giallo e nero;
piedi gialli.
— Maschio adulto. Becco giallo ranciato, con la punta nera. |
Iride nera. Contorno delle palpebre nudo, giallo acceso. Penne
‘che vestono la base della mascella superiore, quelle della ca-
294: ORDINE QUINTO.
vezza, della parte inferiore dell’ occhio, della regione degli
orecchi e del vertice, di color nero intenso e puro. Fronte
bianca. Occipite, dorso, scapolari, cuopritrici delle ali, remi-
ganti secondarie interne e penne medie del sopraccoda, di co-
lore scuro cenerino-olivastro. Un largo collare candido cinge
tutto il collo, coprendo la gola. Una larga fascia nera cuopre
il petto, e ridotta più stretta, passa sulle spalle, e va sul
dorso ad unirsi a quella dell’ opposto lato : tutte le altre parti
inferiori, le penne laterali del sopraccoda, quelle del sotto-
coda ed il margine delle ali, sono di color candido. Remiganti
primarie nere, con lo stelo bianco verso la cima; remiganti
secondarie cenerino-olivastre, con la cima bianca. Timoniere:
la prima intieramente bianca; la seconda bianca dal lato
esterno e nella cima, dal lato interno cenerina, con macchia
nera; la terza, quarta e quinta, nella metà inferiore cenerine,
nella superiore nere, con la cima bianca; le due medie son
cenerino-olivastre alla base, e divengono nere in cima. Piedi
gialli. Unghie nere.
Femmina adulta. Differisce dal maschio per avere il color
nero della testa e del petto tendente allo scuro, con molte
penne marginate di bianco-ceciato; e per avere il giallo del
becco più ristretto che nel maschio.
Giovani avanti la prima muta. Becco nero in cima, gri-
gio-nerastro alla base. Redini, parte inferiore della regione
orbitale, regione auricolare, vertice, occipite, dorso, scapolari,
cuopritrici delle ali, remiganti secondarie interne, penne me-
die del sopraccoda e base delle timoniere medie, di color ce-
nerino, leggermente tendente al ceciato : quasi tutte le penne
di queste varie parti hanno un margine ceciato-biancastro.
Sul petto vi è un collare largo, del color medesimo delle parti
superiori, ma un poco più intenso; il qual collare ha una
smangiatura nella parte inferiore media. Il color bianco del
collare e delle parti inferiori è meno candido che negli adulti.
Le remiganti sono d’ un color nero più sudicio, e la prima ha
tutto lo stelo bianco. Piedi giallastri.
Corriere grosso, Charadrius hiaticula; Linn. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 241.
Sinonimia. — Charadrius hiaticula, Linn. S. N., 10* ediz. (1758);
NERA] Ace
Dl
UCCELLI DI RIPA. 995
sp. 3. — Pluvialis torquata et Pluvialis torquata minor, Briss. Ornith.
(1760), V, p. 60-63. — Charadrius torquatus, Leach., Syst. Cat.
M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 28. — Charadrius hiaticula, Temm.
Man., 2* parte (1820), p. 539, e 42 parte (1840), p. 337. — Egiali-
tes hiaticula, Boie, Isis (1822), p. 558. — Hiaticula annulata, G. R.
Gray, List. Gen. of B. (1840), p. 85. — Hiaticula torquata, G. R.
Gray, List. of Spec. Brit. Mus. (1844), parte III, p. 68. — Chara-
drius hiaticula, Degl. et Ger. (1867), II, p. 134.
Ficure. — Buff., PI. enl. 920, maschio adulto, sotto il nome di
Pluvier è collier.
Nomi voLgari Toscani. — Fratino, Corrierino (Pisano).
Nomit voLcari srraniERI. — Franc. Le grand Pluvier è collier.
Ingl. The ringed Plover. Ted. Der Halsbandregenpfeifer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 184; apertura del becco,
0”, 0417; coda, 0%, 062; tarso, 0, 027.
Costumi. — Abita le spiagge arenose del mare: in ogni sta-
gione qualcuno sempre se ne trova in Toscana, ma nella pri-
mavera, e nel maggio in ispecie, ne passa un numero grandis-
simo. Egli è uno de’ più belli uccelli di ripa che noi abbiamo ;
oltre ad essere ornato di colori vivaci e decisi, ha ancora
delle mosse destre ed eleganti: cammina leggerissimamente,
movendo con una celerità indicibile le sue sottili gambine, e
tenendo il corpo quasi immobilmente sempre alla stessa al-
tezza da terra: quando soffermasi, alza ed abbassa la testa,
facendo riverenze presso a poco come la Civetta.
Propagazione. Nidifica lungo la spiaggia del mare, o sul
margine de’ fiumi, non molto da quello distanti. Egli scava nel-
l'arena o nella terra un nido che guarnisce di minute pie-
truzze, ed ove depone tre uova di color verde-grigiastro, di-
pinte da un gran numero di punti, e piccole linee d’ un colore
scuro molto cupo. ‘
Caccia. Quando in maggio ne arrivano que’ numerosissimi
branchi, e che per riposarsi si fermano sopra i margini are-
nosì de’ paduli e degli stagni vicini al mare, i cacciatori di rete
ne prendono moltissimi, tendendo loro presso all’ acque, in
que’ siti, per cui que’ branchi sogliono fare tragitto.
! Schinz, Hist. Natur. des nids, etc., pag. 5.
VI
POT
996 ORDINE QUINTO.
CORRIERE PICCOLO. — EGIALITES CURONICUS.
Keys et Blas.
Un collare bianco; una larga [cca nera sul petto; becco nero e sullo:
piedi gialli.
Maschio adulto. Becco nero: solo la base della mascella
inferiore è un poco gialliccia. Iride nera. Contorno delle pal:
pebre nudo e giallo vivace. Penne che vestono Ia base della
mascella superiore, quelle della cavezza, della parte inferiore
‘dell'occhio, della regione degli orecchi e della parte anteriore
della fronte, di color nero intenso e puro; parte anteriore
della fronte bianca. Il color nero del pileo è distinto dal cene-
rino-grigio, che viene dopo, mediante una linea biancastra.
Porzione posteriore del vertice, occipite, dorso, scapolari,
cuopritrici delle ali, remiganti secondarie interne e penne
medie del sopraccoda, di colore scuro cenerino-olivastro. Un
largo collare candido cinge tutto il collo, coprendo la gola.
Una larga fascia nera cuopre il petto, e, ridotta» più*stretta,
passa sulle spalle e va-sul dorso ad unirsi a quella dell’ op-
posto lato. Tutte le altre parti inferiori, le penne laterali del
sopraccoda, quelle del sottocoda ed il margine delle ali, di
color candido. Remiganti primarie nere: la prima con lo stelo
bianco; secondarie, del colore delle cuopritrici. Timoniere:
le prime due esterne bianche, con una macchia nera verso la
cima dal lato interno; la terza cenerino-grigia ne’ due terzi
inferiori, nera superiormente, con macchia bianca grande
nella cima; le due medie sono cenerino-olivastre alla base, e
divengon nere in cima. Piedi gialli. Unghie nere.
Femmina adulta. Differisce dal maschio per avere il color
nero della testa e del petto tendente allo scuro, con molte
penne marginate di bianco-ceciato.
Giovani avanti la prima muta. Redini, parte inferiore della
regione orbitale, regione auricolare, vertice, occipite, dorso,
scapolari, cuopritrici delle ali, remiganti secondarie interne,
penne medie del sopraccoda e base delle timoniere medie,
di colore cenerino, leggermente tendente al ceciato: quasi
tutte le penne di queste varie parti hanno un margine ceciato-
7
UCCELLI DI RIPA. 997
biancastro. Sul petto vi è un collare del medesimo colore delle
PRRAgoSHori ma un poco più intenso. Piedi giallognoli.
Corriere piccolo, C'haradrius curonicus, Gmel. Savi, Orn. Tosc.
IL, p. d4l.
Sivonimia. — Charadrius Philippinus, scono Annus I, Hist.
Nat. (17769), n. 147. — Charadrius curonicus, Beseke, Vie. Kur-
| lands, in Schrift. der Berl. naturf. Ges. (1787), VII, p. 464. — Cha-
radrius fluviatilis, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 422. — Cha-
radrius minor, Meyer et Wolf., Tasch. Deutsch. (1810), II, p. 324. —
Charadrius hiaticula, Pall. Zoogr. (1811-1831), II, p. 144. — Chara-
drius minor, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 542, e 4° parte (1840),
p. 357. — dEgialites minor, Boie, Isis (1822), p. 558. — Charadrius
intermedius, Ménét. Cat. rais. (1832), p. 53. — Charadrius zonotus,
Swains., Birds of West. Afr.(1837), II, p. 235. — Egialites curonicus,
Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 741. — Cri lrinue
Degl. et Ger. (1867), IT, p. 136.
. Ficure. — Buff, PI. enì. 924, adulto, sotto il nome di Petit
Pluvier è collier.
| . Nomi voLcari stRANIERI. — Franc. Le petit Pluvier à collier.
id Ing]. The Coronian Plover. Ted. Der Kkleiner Regenpfeifer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0, 167; apertura del becco,
0», 04; coda, 0, 058; tarso, 0, 026.
| Costumi. — È comune in estate lungo tutti i nostri fiumi.
In inverno, quando l’ alveo loro è inondato, esso li abban-
dona e s’ avvicina al mare.
Propagazione. Nidifica nel letto de’ fiumi, anche molto di-
stanti dal mare. Part isce cinque uova bislunghe, di color
biancastro, dipinte con .macchie poco visibili cenerine, e con
punti neri.
FRATINO. — EGIAEITES CANTIANUS. Boie.
Un collare bianco; due macchie scure sui lati del petto; becco e piedi neri.
diocri, compresse, appuntate : quella del dito posteriore piccolis-
sima. Coda subeguale alle ali, subrotondata, di dodici timoniere.
Ali piuttosto lunghe: prima remigante più lunga delle altre.
Nora. — Le differenze fra le Squatarole ed ì Vanelli europei
son tali e tante e per le forme e per i costumi, che non so intendere
come quasi tutti gli Ornitologi abbiano seguito l'esempio di Bechstein,
unendo insieme queste due sorte d’uccelli. Meglio certamente fece
il Principe di Musignano ' unendo le Squatarole ai Pivieri: ma io
non seguito l’ esempio suo, giacchè, come ho provato poco sopra,
per causa del meccanismo della mia classificazione, ponendo un’ alta
importanza nella presenza o mancanza d'un dito, grande o piccolo
che sia, non posso in nessun modo unire un uccello tetradattilo ai
tridattili. Oltre di ciò, benchè grande sia 1’ affinità fra le Squatarole
ed i Pivieri, pure, nella forma respettiva e nella consistenza del
becco, vi si osserva una certa diversità.
PIVIERESSA. — SQUATAROLA HELVETICA. Nob.
Coda con fasce trasverse nere; penne lunghe de’ fianchi nere.
Adulti in abito dl’ inverno. Becco nero. Iride nerastra. Ver-
tice ed occipite neri, macchiettati di bianco. Cervice cenerina
macchiata di nerastro. Penne della schiena, scapolari e. quelle
del groppone nere, con macchie giallastre rotondate sui lati,
e marginate di bianco. Fascia sopraccigliare, gote, tempie,
lati del collo, gozzo e petto biancastri, con macchiette longi-
tudinali nere. Fronte biancastra. Addome, fianchi e sottocoda
candidi; sui fianchi alcune macchie piccole nericce, e alcune
macchie nere oblique sopra le penne esterne del sottocoda.
Cuopritrici delle ali e remiganti secondarie interne nere, mac-
chiate di bianco. Remiganti primarie nere, con macchia bis-
lunga grande, bianca sul lato interno, e con lo stelo bianco: re-
miganti secondarie con macchia bianca anche sul lato esterno.
Penne lunghe de’ fianchi intieramente nere. Penne del soprac-
coda: le grandi intieramente bianche, le piccole macchiate di
1 The Genera of nord American Birds, and Synopsis of the species found
within the territory of the United States: New-VYork, 1828, pag. 297; e Specchio
comparativo, ec.: Pisa, 1827, pag. 58.
UCCELLI DI RIPA. 315
‘cenerino. Timoniere bianche, con fasce trasverse nere: le
esterne han le fasce solo verso la cima, e dal lato esterno;
tutte all’ apice son leggermente tinte di giallo-scuriccio. Piedi
nero-cenerini.
Adulti in abito perfetto di nozze. Becco nero. Vertice, oc-
cipite e cervice di color bianco-cenerino, con macchiette nere.
Dorso, scapolari e remiganti secondarie interne di colore nero-
morato, che in qualche luogo pende nello scuro, con grandi
macchie bianche. Redini, gote, tempie, lati del collo, gola,
gozzo, petto, parte alta dell'addome e fianchi, di color nero
purissimo. Il margine di tutto lo spazio di questo colore, dalla
fronte fino ai fianchi, è cinto da una larga fascia candida, la
quale si sfuma con il color del pileo, della testa, ec. Penne
delle gambe e regione anale candide. Timoniere candide, con
fasce trasverse nere: la prima non ha che una macchia bis-
lunga, parallela al margine.
Giovani in abito di nozze. Han le macchie bianche delle
parti superiori più piccole; il nero delle inferiori macchiato di
bianco; ed il bianco che cinge questo nero macchiato pure di
nero.
Giovani avanti la prima muta. Le parti superiori d’ una
sola tinta cenerino-grigia, macchiate di bianco. Fronte, fascia
sopraccigliare, lati del petto e fianchi, con macchie più grandi
che negli adulti. Remiganti con margine bianco verso la cima.'
Pivieressa, Squatarola helvetica, Nob. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 253.
SINONIMIA. — Tringa squatarola, Linn. S. N., 10° edit. (1758),
gen. 78, sp. 13. — Vanellus griseus, varius et Helveticus, Briss.
Ornith. (1760), V, p. 100, 103 e 106. — Caradrius hipomelas, Pall.
Voy (1778), édit. franc. in-8°, VIII, Append., p. 51. — Vanellus me-
lanogaster, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 356. — Charadrius
pardela, Pall. Zoogr. (1811-1831), II, p. 142. — Squatarola grisea,
Leach., Syst. Cat. M. and. B. Brit. Mus. (1816), p. 29.— Vanellus Hel-
veticus, Vieill. N. Dict. (1819), XXXV, p. 215. — Vanellus melanoga-
ster, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 547, e 4* parte (1840), p. 359.
— Charadrius Helveticus, Licht., Doubl. Zool. Mus. (1823), p. 70. —
Squatarola varia, Boie, Isis (1828), p. 558. — Squatarola cinerea,
Flem., Hist. Brit. Anim. (1828), p.111.— Squatarola Helvetica, Brehm,
1 Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 548.
316 | ORDINE QUINTO.
Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 554. — Vanellus griseus, Je-
nyns, Brit. Vert. Anim. (1835), p. 181. — Charadrius squatarola,
Naum. Voòg. Deutsch. (1838), IX, p. 554. — Charadrius hypomela-
nus, Nordm. in Demidoff, Voy. dans la Russie mérid. (1841), III,
p. 235. — Pluvialis squatarola, Macgill., Hist. Brit. B. (1839-1841),
Il, p. 48.-— Vanellus squatarola, Schleg. Rev. crit. (1844), p. 84.
— Pluvialis varius, Schleg., Mus. d’Hist. Nat. des Pays-Bas, Cursores
(1865), p. 53. — Pluvialis varius , Degl. et Ger. (1867), II, p.127.
Ficure. — Buff., PI. enl. 853, adulto, in abito di nozze, sotto il
nome di Vanneau Suisse; 845, giovane, questo col nome di Vanneau
gris; 923, adulto, in abito d’ inverno, col nome di Vanneau varie.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Vanneau Pluvier. Ingl.
The-Swiss-Eapwing. Ted. Der schwarzbiuchiger Kiebiz.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 28; apertura del becco,
Om, 034; coda, 0", 069; tarso, 0", 042.
Costumi. — È questo un: uccello comune ne’ paesi setten-
trionali, e piuttosto raro ne’ meridionali. I suoi costumi son
simili molto a quelli del Piviere dorato. Nel Settentrione dicesi
che sta riunito in branchi, ma da noi non arriva che solo o
mescolato alle truppe de’ Pivieri. In Toscana ne ho trovati dei
giovani e degli adulti in abito d'inverno: e nel maggio qual-
cuno in imperfetta livrea di nozze. Il professor Calvi ne ha
trovati a Genova di quelli in livrea completissima.
Propagazione. Nidifica nell’ isole che sono al nord del-
l'Olanda, ma in numero molto maggiore dentro il cerchio ar-
tico. Partorisce quattro uova per covata, più grosse di quelle
di Piccione, periformi, di colore olivastro, macchiato di nero.
414° Genere. — VANELLUS. Linn.
Becco poco più corto della testa, diritto, subcom-
presso, ottuso, acuminato.
Quarta e quinta remigante più lunghe:la prima più
corta di tutte le altre primarie.
Tarsi scudettati.
Parte nuda della gamba più corta del dito esterno.
Testa ornata posteriormente d' un ciuffo di penne.
Becco subeguale alla testa, diritto, subconico, appun-
UCCELLI DI RIPA. 317
tato; con apertura che di poco oltrepassa le penne delle gote.
Lingua mediocre, sottile, appuntata. Narici basilari, laterali,
bislunghe, aperte in una membrana nuda. Gambe piuttosto
corte, con piccolo spazio nudo sopra il calcagno. Tarso più
lungo del dito medio, scudettato. Diti quattro: 1’ esterno unito
alla base col medio da una membrana; il posteriore artico-
lato più in alto degli altri, e che non giunge a toccar terra.
Unghie piccole, leggermente adunche, appuntate. Coda sub-
eguale alle ali, larga, troncata, di dodici timoniere. Ali grandi:
terza remigante più lunga delle altre.
Costumi. — Sono uccelli che cibansi quasi solo di vermi.
Dicono alcuni osservatori che questi uccelli fanno escire i lom-
brichi dal fango, percotendolo celeremente con la pianta del
loro piede. In inverno emigrano dal Settentrione al Mezzo-
giorno; allora sono uniti in gran branchi. La loro carne è poco
buona. |
FIFA. — VANELLUS CRISTATUS. Meyer.
Parti superiori verde-cangianti; addome bianco; sottocoda lionato-fulvo.
Adulti in abito d’ inverno. Becco nero. Iride nera. Vertice
e occipite di color nero, leggermente cangiante in verdone-
turchino. Nella parte posteriore dell’ occipite nasce un ciuffo di
sedici o diciotto penne, che sono ripiegate in alto, tre delle
quali sono in lunghezza quasi eguali al piede. Cervice grigio-
cenerina, che si “fuma con il colore della schiena. Schiena,
scapolari e remiganti secondarie interne di color verde, can-
siante in paonazzo. Groppone verde-cenerognolo. Fascia soprac-
cigliare, lati della faccia e della gola, di color biancastro. Gola,
sozzo e petto di color nero-cupo, un poco cangiante in vio-
letto. Addome e fianchi, - candidi. Cuopritrici delle ali color
paonazzo, cangiante in verdone. Remiganti nere: le primarie
colla cima lionato-sudicia. Sopraccoda color fulvo. Sottocoda
fulvo-lionato. Timoniere: la prima da ciascun lato intieramente
candida, le altre nella metà basilare candide, nell’ altra nere,
colla cima biancastra. Piedi carnicino-cenerognoli. Unghie nere.
Adulti in abito di primavera. Hanno il ciuffo occipitale più
lungo, e le parti superiori ornate di colori più accesi.
Giovani. Differiscono dagli adulti per avere il bianco dei
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318 ORDINE QUINTO.
lati della testa tendente al lionato-sudicio. La gola, il gozzo
e la parte media superiore del petto , di color bianco. Le penne
scapolari, nella cima, marginate di lionato-sudicio; nel rima-
nente somigliano perfettamente a quelle degli adulti.
Fifa, Vanellus cristatus, Meyer Savi, Orn. Tosc., II, p. 256.
SINONTIÀ. — Tringa vanellus, Linn. S. N. (11766), I p. 248. —
Vanellus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 94. — Vanellus cristatus, Meyer
et Wolf., Tasch. Deutsch. (18410), II, p. 400. — Vanellus gavia,
Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 29. — Vanellus cri-
status, Temm. Man., 2* parte (1820), p.550, e 4° parte (1840), p. 362.
— Charadrius gavia, Licht., Doubl. Zool. Mus. (1823), p. 70. — ,
Charadrius vanellus, Wagl. Syst. Av. (1827), Gen. Vanellus, sp. 47.
— Vanellus bicornis, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch (1834),
p. 557. — Vanellus cristatus, Deg]. et Ger. (1867), IL, p. 148.
FicurE. — Buff., PI. enl. 242, maschio.
Nomi voLGARI TOSCANI. — Fifa (Pisano). Pavoncella (Fiorentino).
Miciola (Fucecchiese). Mivola (Senese).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Vannou BUE: Ingl. The
Lapwing. Ted. Der gehaiibte Kiebitz.
DmensionI. — Lunghezza totale: 0", 31; apertura del becco,
Om, 029; coda, 0m, 097; tarso, 0", 048.
Costumi.
Nell'inverno si trovano in grandissima quan-
tità sui nostri prati umidi e vicino ai paduli. Volano molto alto,
ed anche per un tempo assai lungo, ma agitando sovente le
ali, e con poca forza, quasi come gli uccelli notturni. Nel
giorno stanno uniti in grandi branchi, e, comparsa la notte, si
spargono per la campagna in cerca di vermi. Allora sentonsi
sopra tutti i punti della praterìa che l’ un l’ altro si chiamano,
mandando continuamente il loro solito fischio acuto e stridu-
lo, col quale sembrano pronunziare Gi gi. Quando il giorno
rinasce, tutti si riuniscono, prendono il volo e vanno a_ po-
sarsi in qualche luogo appartato e sicuro del padule, ove
stanno ad attender la notte. È uso fra noi di tenerli vivi nei
giardini e per ornamento e per distruggere i lombrichi; così
in libertà non occorre dar loro alcun nutrimento, ma se si
vogliono conservare rinchiusi in una gabbia, o in una stanza,
allora si alimentano con budella tritate di Pollo o Agnello.
Propagazione. Non credo che nidifichi nè in Toscana, nè
in alcun’ altra parte dell’ Italia. Se ne trovano alcune - covate
UCCELLI DI RIPA. 319
in Isvizzera ed in Francia. In Olanda ed in alcuni luoghi della
Germania si portano le loro uova a vendere sopra i mercati,
e son considerate come un delicato nutrimento. Il nido è fab-
bricato sui prati umidi, vicino agli stagni, e contiene tre 0
quattro uova piriformi, ora di colore olivastro-cupo con mac-
chie grandi e piccole nere, ora di color grigio-giallastro chiaro
con le medesime macchie. *
15° Genere. — CHETUSIA. Bp.
Becco subeguale alla testa, diritto, subcompresso,
ottuso, acuminato.
Seconda remigante più lunga delle altre: la prima
appena più corta della seconda, e subeguale alla
terza.
Tarsi scudettati.
Parte nuda della gamba più lunga del dito esterno.
Testa inornata.
Becco subeguale alla testa, diritto, subcompresso, ottuso,
acuminato, con apertura che di poco oltrepassa le penne delle
gote. Narici lineari strette, quasi diritte, aperte in una mem-
brana nuda: solchi nasali larghi, e che si continuano oltre la
metà del becco. Parte nuda della gamba che è eguale, o un
poco più lunga del dito medio. Tarsi lunghi, sottili, scudettati
irregolarmente dal lato anteriore. Diti tre in avanti: esterno
unito col medio, posteriore assai sviluppato, articolato più in
alto degli anteriori, e che non giunge a toccar terra. Ali gran-
di, che chiuse oltrepassano un poco la coda: seconda remi-
sante più lunga di tutte; prima e terza subeguali fra loro ed
appena più corte della seconda. Coda di dodici timoniere, tron-
cata. Testa inornata.
Costumi. — Hanno le abitudini de’ Vanelli. Son proprii
dell’ Affrica settentrionale ed orientale, e dell’ Asia occidentale.
A quando a quando accidentalmente qualche individuo arriva
nell’ Europa orientale e meridionale. S’ alimentano special-
mente d’ insetti coleotteri ed ortotteri.
1 Schinz, ist. Natur. des nids, etc., pag. 4.
320 ORDINE QUINTO.
VANELLO FORESTIERO. — CHETUSIA GREGARIA.
Bp. ex Pallas.
Le due timoniere esterne da ogni Jato intieramente candide; tutte le altre
egualmente bianche, ma con gran fascia nera verso l’ estremità, le
quali nelle varie timoniere impari ingrandiscono in ragione che s° ac-
costano al centro. Una fascia nera parte dall’ angolo del becco, tra=
versa l’ occhio, e si termina nell’ occipite; piedi di color castagno
rosso-lacca.
Maschio adulto. Becco nero. Iride castagno-scura. Pileo
nero, limitato inferiormente dal bianco della fronte, e sui lati
della testa e della gola, trasversalmente, da una fascia nera piut-
tosto ristretta, che partendo dai lati del becco traversa l’ occhio,
e va a terminarsi assottigliandosi sulla regione temporale. Oc-
cipite, parte superiore del collo, dorso, groppone, scapolari e
piccole e medie cuopritrici delle ali, color grigio-cenerino che
passa al lionato; petto di color grigio analogo a quello del dor-
so, ma più sporco. Addome coperto trasversalmente da una
larga fascia nera, la quale posteriormente passa al color mar-
rone-fulvo. Groppone, sopraccoda, sottocoda e penne delle
gambe, di color candido. Remiganti primarie e loro cuopritrici
nere, con poche parti bianche; le secondarie e loro grandi cuo-
pritrici son candide, come lo sono egualmente tutte le cuopri-
trici inferiori, e le grandi penne assillari. Tarsi castagno-scuri,
che volgono al rosso-lacca.
Femmina. Differisce dal maschio per aver colori più palli-
di; e le piume del petto han macchie fosche.
Giovani. Penne del pileo, nel mezzo, fosche; sul margine,
grigio-cineree. Bianco che cinge il palco del pileo, appena ac»
cennato. Penne delle parti superiori olivastre, marginate di co-
lor più chiaro; bianco delle parti inferiori sporco. Non si trova
in loro il color castagno acceso nel di dietro dell’ addome.
SINONIMIA. — Charadrius gregarius, Pall. Voy. (1776), édit.
franc. in-8°, VIII, Append., p. 50. — 7ringa Keptuschka, Lepechin,
Ttin. (4771-1780), II, p. 229. — Tringa fasciata, S. G. Gmel. Reise
(1774-1784), II, p. 194, pl. 26.— Charadrius Waglerù, I. E. Gray,
Illustr. Ind. Zool. (1830-1834). — Vanellus Keptuschka, Temm.Man.,
4° parte (1840), p. 360. — Chetusia gregaria, Bp. Ucc. Eur. (1842),
UCCELLI DI RIPA. 321
p. 58. — Vanellus pallidus et macrocercus, Heuglin., Vog. N. O.
Afrik. (1855), p. 55. — Vanellus gregarius, Schleg., Mus. d’Hist. Nat.
des Pays-Bas, Cursores (1865), p. 58. — Chetusia gregaria, Degl,
et Ger. (1867), II, p. 144.
Figure. — Vanellus gregarius, Bp., Fauna Ital., pl. 41. — Nord-
mann, Fauna Pontica, Aves, pl. 3.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Chetusie sociale.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 30 circa; apertura del
becco, 0%, 3; coda, 0%, 7; tarso, 0", 6.
Costumi. — Proprio dell’ Affrica orientale e dell’ Asia oc-
cidentale; casualmente si fa vedere nella Germania, nell’ Un-
gheria, nella Dalmazia, nel Mezzogiorno della Francia, ed an-
che fra noi. Difatti, nel marzo del 1838, il principe Luciano
Bonaparte ne ricevè uno vivente, stato preso con le reti aperte
a grandi maglie nella località della Grotta-perfetta presso Ba-
silica d’ Ostia: e nel 1856, secondo quanto ne scrive il signor
Apelle Dei di Siena, ! altro individuo venne ucciso in Val di
Chiana, fra Montepulciano e Foiano, lungo il Canal della Chia-
na, il quale conservasi nel Museo Senese. L’ individuo avuto
dal principe Bonaparte era una femmina, ed esso lo descrisse
e ne diede una magnifica figura nella sua classica opera intito-
lata: Iconografia della Fauna Italica. I costumi di quest’uccello
sono analoghi a quelli delle Fife e de’ Pivieri: difatti 1’ indivi-
duo avuto dal Bonaparte era unito ad un grandissimo branco
di questi ultimi.
CHETUSIA LEUCURA. Bp.
Tutte le timoniere intieramente bianche; niuna fascia nera sui lati della
testa, attraversante l'occhio; piedi giallo-verdastri.
Maschio adulto. Becco nero. Iride scura. Parte superiore
della testa, del collo e del dorso di color grigio-scuro cangiante
in verdastro-porporino. Piccole cuopritrici delle ali e scapolari
dello stesso colore del dorso, ma più sbiadito. Grandi cuopri-
trici primarie intieramente bianche; le secondarie bianche alla
base e nella cima, con fasce nere oblique nella parte interme-
dia. Remiganti primarie nere, secondarie bianche, le tre o quat-
1 Vedi Catalogo degli Uccelli che si trovano nella Provincia di Siena, del si-
gnor Apelle Dei, pag. 29. Siena, 1862.
Ornitologia italiana, — Il. 21
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329 ORDINE QUINTO.
tro prime terminate di nero, e le ultime più vicine al corpo
grigie alla base della lamina esterna, marginate di bruno scu-
ro, e terminate di bianco. Tutte le timoniere e le sopracau-
dali intieramente bianche. Faccia e gola biancastre: lati del
collo di color grigio-fulviccio chiaro. Gozzo e petto di color
grigio-celestognolo tendente al violaceo. Addome e sottocoda
bianchi. Piedi d’ un giallo-verdastro vivace. ‘
Femmina adulta. Differisce dal maschio adulto soltanto per
avere i colori delle parti superiori meno vivaci, la faccia e la
cola bianco-fulvicce, la tinta del petto meno violacea, e con
ondolature biancastre, addome e subcaudale lionato-chiari. °
SInoNIMIA.— Charadrius leucurus, Licht. in Eversm. Reise Orenb.
nach. Buch. (1823), p.137.— Vanellus Villotaei, Audouin, Descript.
de l’Egypte (1828), XXIII, p. 388. — Vanellus grallarius, Less. Tr.
d’Ornith. (1834), p. 542. — Chetusia leucura, Bp. Rev. crit. (1850),
p. 180. — Chetusia leucura, Degl. et Ger. (1867), II, p. 146.
Figure. — Savigny, Descript. de l’Egypte, Ois. pl. 6, fig. 2.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Chetusie albicaude.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0®, 27 circa.
Costumi. — La sua patria è l'Egitto, la Tartarìa ; qualche
volta, benchè raramente, alcuni individui si conducono acci-
dentalmente anche in Europa. Difatti, varii anni in addietro,
ne fu preso uno a Malta.
22 Famiglia. — I VOLTAPIETRE. STREPSILIDEI.
Becco più corto della testa, conico, diritto, appun-
tato, non ingrossato nella cima, subcompresso.
Mascella superiore appena più corta dell’ inferiore;
sulla base del becco, che è assai alta, presso alle
penne della fronte, un piccolo orliccio di pelle
assai rilevato.
Solchi nasali brevi, piuttosto larghi.
Diti quattro: gli anteriori intieramente liberi; il po-
' Degland et Gerbé, Ornit. Europ., 2a ediz, tomo II, pag. 146.
2 Ibid,, idem.
Vo Re i
Do lt RA
UCCELLI DI RIPA. 323
steriore assai sviluppato, ed articolato pochissi-
mo al di sopra degli anteriori.
16° Genere. — STREPSILAS. Illig.
Becco subeguale alla testa, subconico, appuntato,
leggermente piegato in alto, con apertura che di
poco oltrepassa le penne delle gote.
Lingua corta, compresso-canaliculata, scudettata nel-
l'orlo, appuntata in cima.’
Narici basilari, laterali, bislunghe, semichiuse da
una membrana nuda. |
Gambe piuttosto corte, con piccolo spazio nudo so-
pra il ginocchio.
Tarso eguale al dito medio, scudettato.
Diti quattro: gli anteriori quasi intieramente sepa-
rati; il posteriore articolato più in alto degli al-
tri, e che tocca terra solo con l’ unghia.
Unghie mediocri, subarcuate, subcompresse, poco
appuntate.
Coda subeguale alle ali, subrotondata, di dodici ti-
moniere.
Ali piuttosto strette: prima remigante più lunga delle
. altre.
Costumi. — Questo genere non comprende che una sola
specie, la quale si può considerare come il più perfetto co-
smopolita fra tuttii volatili. Essa è stata trovata tanto nel nuovo,
quanto nel vecchio Continente; tanto nell’ Emisfero australe,
quanto nel boreale. Secondo l’ opinione del Temminck, non è
soggetta che ad una sola muta per anno. I sessi non differi-
scono sensibilmente fra loro, ma i giovani differiscono dai
vecchi per la qualità dei colori, che sono più vivaci.
4 Ranzani, Elementi di Zoologia, tomo III, parte VIII, pag. 102.
rega
3924 ORDINE QUINTO.
VOLTAPIETRE. — STREPSILAS INTERPRES.
IMig. ex Linn.
Sopraccoda scuro; lati del petto scuri o neri; addome bianco.
Adulti. Becco scuro-nero. Fronte, fascia sopraccigliare,
regione auricolare e gola, candide. Una piccola fascia nera va
da un occhio all’ altro, passando sopra la fronte. Dalla base di
ciascun lato della mascella inferiore parte un’ altra fascia nera,
che va ad unirsi con una macchia dello stesso colore, che dal
di sotto dell’ occhio va ai lati del collo, ancor essi coperti da
una gran maccliia nera. Pileo e occipite nero, macchiato lon-
gitudinalmente di bianco-ceciato. Cervice bianca, macchiata di
nero e di lionato. Schiena e scapolari di color nero e fulvo-
castagno misti insieme a macchie. Groppone candido. Gola, ad-
dome, fianchi, sottocoda e cuopritrici inferiori delle ali, can-
dide. Gozzo e lati del petto neri. Cuopritrici delle ali e remiganti
secondarie interne di color fulvo-lionato, con macchie nere:
remiganti primarie nerastre, con stelo bianco; remiganti se-
condarie nerastre, colla cima bianca. Penne del sopraccoda: le
superiori nere, le inferiori bianche. Timoniere bianche e nere.
Piedi giallo-arancioni.
Giovani d’ un anno. Pileo e cervice cenerino-nerastri, con
macchie lionate. Penne della schiena, scapolari e remiganti
secondarie interne, di color nero debolmente cangiante in ver-
done, con largo margine ceciato. Groppone bianco. Gola, ad-
dome, fianchi, sottocoda, lati della gola, gozzo e lati del petto
nerastri, macchiati di biancastro e di ceciato. Cuopritrici delle
ali di color nero-verdone, con largo margine lionato.
‘ Giovani dell’anno. Non hanno alcuna macchia nera nè
fulva. Testa e cervice di color grigio-cenerino, con strie nera-
stre: delle macchie bianche sui lati della testa e del collo.
Schiena, scapolari e cuopritrici delle ali di color nerastro,
con largo margine ceciato. Groppone bianco. Gola e gozzo bian-
castri. Penne dei lati del petto brunastre, terminate di bian-
chiccio. Penne superiori del sopraccoda nerastre, marginate di
fulvo. Piedi gialli. *
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 554,
UCCELLI DI RIPA. 325
Voltapietre, Strepsilas interpres, Leach. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 260.
Sinonima. — Tringa interpres et morinella, Linn. S. N. (1766),
I, p. 248-249. — Arenaria et Arenaria cinerea, Briss. Ornith.
(1760), V, p. 132-137. — Morinella collaris, Meyer et Wolf., Tasch.
Deutsch. (1810),.1I, p. 383 (note). — Strepsilas interpres, Ilig. Prod.
Syst. (1811), p. 263. — Strepsilas collaris, Temm. Man. (1815), p. 349;
2° parte (1820), p. 552, e 4* parte (1840), p. 362. — Arenaria inter-
pres, Vieill. N. Dict. (1819), XXXV, p. 345. — Charadrius cinclus,
Pall. Zoogr. (1841-418341), II, p. 148. — Cinclus morinellus, G. R. Gray,
List. Gen. of B. (1841), p. 85. — Cinclus interpres, G. R. Gray, Gen.
of B. (1844-1846), III, p. 549. — Strepsilas interpres, Degl. et Ger.
(1867), IL, p. 154.
Figure. — Buff., PI. enl. 340, giovane, sotto il nome di Coulon-
chaud de Cayenne; 856, adulto, in abito d’ estate, sotto il nome di
Coulon-chaud; 857, giovane, col nome di Coulon-chaud gris de
Cayenne.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Tournepierre. Ingl. The
Jurustore. Ted. Der steindrehende Strandliufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 24; apertura del becco,
On, 021; coda, 0%, 058; tarso, 0", 024.
Costumi. — Quest’uccello non è comune, ma nemmeno
molto raro in Toscana. La prima volta che l’ incontrai fu nel
1326, sulla spiaggia arenosa di Talamone nella Maremma Or-
betellana. Nel 1847 il signor Apelle Dei di Siena ne ebbe uno
dalla foce dell’ Albegna. Dopo quel tempo, più volte nel mag-
gio ne ho avuti qui in Pisa a due, tre ed anche cinque alla
volta, presi con le reti dai cacciatori de’ Piovanelli e delle
Sterne. Anche in Sardegna vi capita a quando a quando, se-
condo quanto ne scrissero i signori Cara e Salvadori; e non è
raro in Sicilia, giacchè il signor Benoit asserisce che ogni anno
in primavera qualcuno se ne trova nelle vicinanze di Messina.
Il professor Calvi di Genova ne ebbe diversi dalle vicinanze di
quella città. Il Voltapietre ora viaggia in branchi, ora solo: si
ferma ordinariamente sulla riva del mare, qualche volta su
quella de’ grandi laghi, ove corre colla velocità de’ Pivieri e
de’ Piripiri. Cibasi di vermi, di piccoli molluschi e di crosta-
cel, che va a cercare sotto i sassi, gettandoli all’ aria mediante
il suo becco corto e duro.
Propagazione. Nidifica nel Settentrione, in alcune isole del
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326 ORDINE QUINTO.
Mar Baltico, sulle coste di Svezia, e su quelle di Norvegia.
Scava una piccola buca nell’ arena, e là deposita tre o quattro
uova, di color verde-cenerino, qualche votta di colore scuro-
castagno, con delle macchie nerastre. *
3% Famiglia. — DELLE GAMBETTE. ToraAnmes.
Becco diritto, subterete, più lungo della testa, .de-
bolmente piegato in alto, subcilindrico o sub-
compresso, solido e liscio verso la cima, con
l'estremità non ingrossata.
Solchi nasali, che giungono alla sua metà.
Diti quattro: l'esterno unito al medio da una breve
membrana.
Becco più lungo o subeguale alla testa, o diritto o debol-
mente piegato nella parte estrema, o in basso 0, più raramente, _
in alto: subterete alla base, più alto che largo verso la cima,
qualche volta subdepresso, quasi sempre subcompresso. Ma-
scella superiore un poco più lunga della inferiore. Apertura
mascellare che di poco penetra fra le penne delle gote: solco
nasale ristretto, che per il solito giunge verso la metà del
becco. Lingua sottile, di mediocre lunghezza, appuntata. Na-
rici basilari, laterali, limeari, semichiuse da una membrana
nuda. Gambe piuttosto lunghe, con la parte inferiore nuda,
che in lunghezza non è maggiore del dito medio. Tarso scu-
dettato, sempre più lungo del dito medio. Diti quattro: l’ esterno
unito al medio da una membrana fino all’ articolazione della
seconda falange; il posteriore articolato più in alto degli ante-
riori, e che tocca il suolo con l’ unghia soltanto. Unghie me-
diocri, subarcuate, appuntate. Coda o subeguale o più lunga
delle ali, o subtroncato-attondata o cuneata, di dodici timo-
niere. Ali lunghe: la prima remigante o più lunga o eguale
alla seconda, e la maggiore di tutte le altre remiganti secon-
darie interne, poco più corta delle primarie.
Costumi. — Gli uccelli di questa famiglia abitano per il
1 Schinz, Mist. Natur. des nids, etc., pag. 4.
ll
UCCELLI DI RIPA. 327
solito le praterìe umide, o anche inondate, le rive de’ paduli,
degli stagni prossimi al mare; ed alcune specie abitano anche
le spiagge dei fiumi: ma giammai, o solo per accidente, la
spiaggia del mare. Si cibano d’ insetti, larve, vermi e conchi-
gliette che van beccando alla superficie della terra, e non nel
suo interno, ' come le Tringhe. Fanno il nido sui prati, o sulle
rive de’ fiumi. La massima parte delle specie trovasi in To-
scana solo di passo, ma pure alcune ve ne sono che qua si
propagano. Diverse in tempo di primavera sì vestono con penne
più colorite.
17° Genere. — GLOTTIS. Koch.
‘ Becco più lungo della testa, curvo assai visibilmente
in alto, subcompresso.
Mascella superiore un poco più lunga dell’ inferiore;
apice della superiore curvo in basso, quello del-
l’inferiore in alto.
Ali che giungono all’ estremità della coda, questa
subtroncata.
Tarso scudettato, poco più corto d' una volta e mezzo
- la lunghezza del dito medio, compresa l’ unghia.
PANTANA. — GLOTTIS NATANS. Koch.
Timoniere bianche, o bianche perlate, con fasce interrotte ed irregolari
cenerino-cupe; penne del sopraccoda candide, con poche macchie
cenerino-cupe; becco più lungo della testa, subcompresso, debol-
mente piegato in alto.
Adulti in abito d’ inverno. Becco nella cima nero, alla base
cenerino-verdastro. Iride scuro-nera. Pileo bianco, striato lon-
gitudinalmente di nerastro. Cervice e lati del collo scuro-
cenerini, con striette bianche. Penne della schiena, scapolari,
cuopritrici delle ali e remiganti secondarie interne cenerino-
seuricce, con lo stelo nero, sottil margine sbiancato, avanti il
quale ve n’ è un altro nerastro, o contiguo o interrotto a
macchie. Schiena, sopraccoda, fascia sopraccigliare, gola, goz-
1 Temminck, Mar. d’Ornith,, pag. 636.
328 ORDINE QUINTO.
zo, mezzo del petto, addome, fianchi e sottocoda bianco-can-
didi. Lati del petto con macchie nere rotonde. Cuopritrici su-
periori delle ali nere, con margine bianchiccio. Remiganti
nere: la prima esterna con lo stelo bianco. Penne del soprac-
coda bianche alla base, nella cima con fasce trasverse cene-
rino-cupe. Timoniere bianche: le due medie sono intieramente
coperte di fasce ondulate, cenerino-cupe; le altre han queste
fasce solo dal lato esterno, e nella cima hanno lo stelo bianco.
Piedi verdastri.
Abito di nozze. Testa e collo di color bianco-perlato, coperto
da strie nere longitudinali. Penne della schiena, scapolari, grandi
cuopritrici delle ali e remiganti secondarie interne di color
cenerino-piombato, con lunga e larga macchia nera sullo ste-
lo, il margine biancastro, ed avanti questo, o una fascia nera
o una serie di macchie nerastre. Parte inferiore del dorso,
groppone, gola, addome e sottocoda candidi: il petto coperto
di macchie nere ovate, e le altre parti di macchie bislunghe
nere. Piccole cuopritrici delle ali scuro-nere, con margine
bianchiccio. Remiganti nere; l’ esterne con lo stelo bianco. Ti-
moniere: le due medie del color cenerino delle penne scapo-
lari, con lo stelo nero, ed alcune macchie nerastre sul margi-
ne: le altre bianche, con macchie irregolari cenerino-nerastre.
Pantana, Yotanus glottis, Bechst. Savi, Orn. Tosc., II, p. 267.
SinoniMmia. — Limosa grisea, Briss. Ornith. (1760), V, p. 267. —
Totanus griseus, fistulans et glottis, Bechst. Nat. Deutsch. (1809),
IV, pag. 231, 241 e 249. — Totanus chloropus, Meyer et Wolf., Tasch.
Deutsch. (1810), II, p. 371. — Limosa glottis, Pall. Zoogr. (1811-
1831), II, p. 179. — Glottis natans, Koch. Baier. Zool. (1816), II,
p. 305. — Limicola glottis, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus.
(1816), p. 32. — Glottis chloropus, Nils. Orn. Suec. (1817), II, p. 57.
—- Glottis canescens, Strichl. — Totanus glottis, Temm. Man., 2* parte
(1820), p. 659, e 4? parte (1840), p. 420. — Glottis grisea, Brehm,
Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 631. — Totanus griseus, Degl.
et Ger. (1867), II, p. 215.
Ficure. — Buff., PI. enl. 876, giovane, sotto il nome di Barge
grise.— P. Roux, Orn. Prov., pl. 298. — Gould, Birds of Eur, pl. 342.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Barge aboyeuse. Ingl. The
Greenfshank Snipe. Ted. Der griinfissiger Wasserliufer.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0, 35; apertura del becco,
0%, 06/1; coda, 0%, 074; tarso, 0%, 064.
UCCELLI DI RIPA. 329
Costumi. — Abita ne’ letti de’ fiumi, spesso anche nei bo-
schetti inondati che son lungo le ripe. Sta o sola o a coppie;
è fuggiasca e sospettosissima; e quando prende il volo, fa .
ordinariamente un fischio forte e sonoro. Io ne ho trovate nel
Pisano dal settembre fino all’ aprile.
Propagazione. Pochissimo conosciuta: accade nel Setten-
trione.
48° Genere. — TOTANUS. Bechst.
Becco lungo una volta e mezzo circa la testa, terete,
subcompresso in cima.
Apice della mascella superiore che oltrepassa un poco
quello della inferiore, e curvato in basso sopra
questo.
Ali subeguali alla coda.
Coda mediocre, troncato-rotondata.
Tarsì scudettati, poco più corti del dito medio.
rv
CHIÒ-CHIÒ. — TOTÀNUS FUSCUS. Bechst. ex Linn.
Timoniere cenerine, striate di nerastro ; penne del sopraccoda bianche,
striate in traverso di nericcio; remiganti secondarie nero-cenerine,
con macchie bianche; becco molto più lungo della testa; mascella
inferiore giallo-rossa, solo alla base.
Adulti in abito perfetto d’ inverno. Becco nero, con la base
della mascella inferiore rossa. Pileo, cervice, schiena, scapo-
lari e cuopritrici delle ali grigio-cenerine, con lo stelo nera-
stro; una fascia nerastra va dalla base del becco all’ occhio.
Gola, petto, addome e groppone di color bianco puro. Fian-
chi bianco-cenerini. Gote e gozzo macchiati di bianco e di ce-
nerino. Penne del sopraccoda e timoniere rigate trasversal-
mente di cenerino; di nerastro e di bianco. Piedi rossi. *
Adulti in abito di nozze. Testa e collo cenerino-piombato,
macchiato di bianco. Fascia sopraccigliare ed orbita bianche.
Penne del dorso, scapolari e cuopritrici delle ali cenerino-
! Temminck, Man. d’Ornith., pag. 640-646 _\_> _ rr
330 ORDINE QUINTO.
— lavagna, all’ estremità con largo margine bianco, ed ai lati con
att bianche angolate. Groppone candido. Gola bianca, mac-
chiata di cenerognolo. Gozzo, petto, addome, gambe e fianchi
di color cenerino-piombato, con macchie semilunari ed irre-
‘golari bianche. Grandi cuopritrici delle ali e remiganti secon-
darie cenerino-lavagna, col margine coperto da macchie bian-
che angolate. Remiganti primarie nerastre, la prima con lo
stelo candido, le altre biancastro. Penne del sopraccoda e del
sottocoda intieramente coperte da strisce trasverse, larghe,
bianche le une, cenerino-lavagna le altre. Timoniere cenerino-
lavagna, con macchie marginali bianche, e trasverse cenero-
gnole. Piedi rosso-cupi.
Giovani avanti la prima muta. Differiscono dagli adulti in
abito d’ inverno, per avere le loro parti superiori di un colore
olivastro-cupo, le penne del dorso marginate lateralmente di
bianco, le cuopritrici delle ali e le scapolari con alcune piccole
macchie bianche di forma triangolare sul loro margine; tutte
le parti inferiori poi sono biancastre, con un gran numero di
linee a zig-zag, e di macchie di color cenerino-chiaro. Piedi
di color rosso-ranciato. * !
Chiò-chiò, Totanus fuscus Leisler, Savi, Orn. Tosc., Il, p. 269.
Sinonimia. — Scolopax fusca, Linn. S. N. (1766), I, p. 243. —
Limosa fusca, Briss. Ornith. (1760), V, p. 276. — Scolopaa totanus
et Curonica, Gmel. S. N. (1788), I, p. 655 e 659. — Tringa atra,
Lath. Ind. ((1790), II, pag. 738. — Totanus maculatus, natans et
fuscus, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 203 e 227. — Totanus
longipes, Meis. et Schinz, Vog. Schweiz. (1815), p. 216. — Totanus
Raîi, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 34. — Tota-
nus fuscus, Temm. Man., 2? parte (1820), p. 639, e 4° parte (1840),
p. 413. — Erythroscelus fuscus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 54. —
Totanus fuscus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 216.
Ficure. — Buff., PI. enl. 875, sotto il nome di Barge brune.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Chevalier brun, ou Arle-
quin. Ingl. The dusky Snipe. Ted. Der dunkel-brauner Wasserldufer.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0", 32; apertura del becco,
0, 062; coda, 0, 067; tarso, 0%, 052.
Costumi. — Questa e la seguente specie sono uccelli piut-
tosto rari in Toscana: nell'inverno ne compariscono rara-
1 Temminck, op. cit., pag. 640-641,
UCCELLI DI RIPA. 55
mente, in primavera se ne vedono più spesso, e quando già
han preso completamente o in parte l’ abito di nozze. Vivono
o solitarii o a coppie: abitano i prati umidi, i margini de’ fossi
o de’ paduli. Quando prendono il volo, od anche quando sono
per l’aria, fanno un fischio corto e forte, che sembra dire
chiò, chiò, ed è da esso che nel Vecchianese hanno avuto il
nome di C/hiò-chid. La specie presente è più rara dell’ altra.
Propagazione. Non cognita: accade nel Settentrione.
PETTEGOLA. — TOTANUS CALIDRIS. Bechst.
Timoniere laterali e penne del sopraccoda bianche, striate in traverso
di nerastro; remiganti secondarie bianche nella metà apicilare; becco
molto più lungo della testa, nero, giallo-rosso alla base.
Adulti in abito perfetto d’ inverno. Becco nero in cima,
rosso alla base. Pileo, cervice, schiena, scapolari e cuopritrici
delle ali grigio-cenerine, con lo stelo nero. Groppone, fascia
sopraccigliare, parte media della gola e dell'addome candidi.
Lati del collo, gozzo, petto e spalle color bianco-cenerino, con
macchiette nere bislunghe; rotondate. Fianchi e penne del
sottocoda bianche, con macchie bislunghe trasverse, ondu-
late, di color cenerino-nerastro. Remiganti primarie nere: la
prima con lo stelo bianco, le altre con lo stelo nero; remiganti
secondarie cenerine nella metà basilare, bianche nella metà
estrema. Penne del sopraccoda bianche, con fasce nere tra-
sverse, ondulate. Timoniere: le laterali bianche, le medie ce-
nerine, tutte striate in traverso di nero. Piedi rosso-gialli. Un-
ghie nere.
Adulti in abito di nozze. Pileo bruno-nero, macchiato di
grigio-lionato. Cervice cenerino-ceciata, macchiata di nerastro-
scuriccio. Schiena, scapolari, cuopritrici delle ali, e remiganti
secondarie interne, di color grigio-cenerino, leggermente ten-
dente al color d’ oliva marcia, e con leggiero splendore seri-
ceo, con macchia nera sullo stelo, e fasce trasversali ondulate
dello stesso colore. Parte inferiore della schiena e groppone
candidi, con macchie subovate nere. Gola, gozzo, petto, gote
e lati del collo bianchi, coperti di folte macchie nere bislunghe.
Addome bianco, con rade macchie nere bislunghe. Fianchi
bianchi, con macchie nere bislunghe, longitudinali e trasver-
SERENI STARE TO SERATA SARRI. (MATIN FRENIOOI had, 240) VESTO PRE SRO PMO RAG ia
si È È o bo Sd ?
332 ORDINE QUINTO.
sali. Penne del sopraccoda bianche, con fasce folte nere, tra-
sverse. Penne del sottocoda bianche, con rade fasce nere tra-
sverse, ondulate. Remiganti e timoniere come negli individui in
abito d’ inverno. Piedi rosso-cinabri. Unghie nere.
Giovani avanti la prima muta. Becco nerastro in cima,
rosso-livido alla base. Penne del pileo scuricce, con sottil mar-
gine ceciato. Cervice cenerina. Schiena e scapolari grigio-scu-
ricce, marginate lateralmente da macchie angolate ceciate.
Cuopritrici delle ali cenerino-scuricce, marginate e terminate
di ceciato. Una fascia bianca che va dalla base del becco al-
l’ occhio. Gola biancastra, sparsa di piccoli punti nerastri. Lati
del collo e petto cenerognoli, con sottili strie longitudinali ne-
rastre. Addome, fianchi e sottocoda di color bianco: sull’ alto
dell’ addome, sul sottocoda e sui fianchi vi sono delle mac-
chie Tonino Cima delle timoniere rossastra. Piedi slallo-aran-
ciati. ‘*
Pettegola, Totanus calidrus, Bechst. Savi, Orn. Tosc., IL, p. 271.
SinonIMIA. — Scolopax calidris, Linn. S. N. (1766), I, p. 245. —
Totanus striatus et naevius , Briss. Ornith. (1760), V, p. 190 e 200. —
Tringa variegata, Briinn., Ornith. Borealis (1'764), pag. 54. — Tringa
gambetta et striata, Gmel. S. N. (1788), I, p. 671-672. — Totanus
calidris, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 216. — Totanus calidris,
Temm. Man., 2* parte (1820), p. 643, e 4° parte (1840), p. 413. —
Gambetta calidris, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 54. — Totanus littora-
lis, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 636. — Totanus
calidris, Degl. et Gen. (1867), II, p. 218.
Figure. — Buff., PI. enl. 827, giovane dell’anno, in abito di
autunno, sotto il nome di Chevalier rayé; 845, adulto, in abito per-
fetto d’ estate, sotto il nome di Gambette.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Chevalier Gambette. Ingl.
The Gambet Snipe. Ted. Der rothfissiger Wasserlaufer.
DmensioniI. — Lunghezza totale: 0%, 292; apertura del becco,
Om, 047; coda, 0%, 063; tarso, 0%, 049.
Costumi. — Sono gli stessi di quelli della specie preceden-
te; questa bensì è molto più comune.
Propagazione. Non mi è noto che questa specie covi in To-
scana: ma, secondo le osservazioni del dottor Paiola, essa cova
i Temminck, Man. d’Ornith., pag. 644.
UCCELLI DI RIPA. 333
nelle paludi del Veneziano; e so del resto che in Isvizzera, in
Francia ed in Germania lo fa frequentemente; e nell’ Olanda
vi cova in quantità tale, che gli abitanti ne vanno a cercare
le uova per mangiarle. Il nido lo fa in mezzo alle praterìe,
e consiste in un semplice incavo nel terreno: le uova sono per
il solito quattro, piriformi, di color verde-giallastro, con mac-
chie scure, che ordinariamente si riuniscono sull’ estremità più
ottusa. ! i
PIRO-PIRO GAMBE LUNGHE. — TOTANUS
STAGNATILIS. Bechst.
Timoniere e penne del sopraccoda bianche o bianco-perlate, con fasce
trasversali nere a zig-zag; becco lungo, sottile, diritto; parte nuda
della gamba più lunga del dito medio.
Adulti in abito d’ inverno. Becco nero-cenerino. Iride ne-
rastra. Fascia sopraccigliare bianca. Pileo, schiena, scapolari
e grandi cuopritrici delle ali di color cenerino-chiaro, margi-
nato di biancastro. Cervice striata longitudinalmente di bianco
e di nerastro. Groppone, gola, gozzo, petto, addome e sot-
tocoda, candidi. Lati del collo e del petto biancastri, con mac-
chiette nerastre. Piccole cuopritrici ed angolo dell’ ala cene-
rino-nerastri. Coda bianca, strisciata diagonalmente di fasce
nerastre, eccettuate le due penne esterne, che hanno una fa-
scia longitudinale a zig-zag. Piedi verde-olivastri. °
Adulti in abito di nozze. Fronte e fascia sopraccigliare
candide. Pileo bianco-perlato, con gran numero di macchie
nere ovate. Cervice e lati del collo cenerognoli, macchiati di
nerastro. Penne della schiena, scapolari e remiganti seconda-
rie interne di color cenerino, leggermente tendente al vinato,
con lo stelo nero, delle larghe macchie trasverse angolate,
nere, ed un sottil margine bianchiccio: tutte queste penne
hanno un lustro sericeo. Parte inferiore della schiena e grop-
pone candidi. Gola, parte media del gozzo, petto, addome,
fianchi, gambe e sottocoda, candidi: sui lati del gozzo e del
petto delle macchiette rotondate nere; qualcuna anche sui fian-
chi. Cuopritrici piccole delle ali nerastre, marginate di bian-
1 Schinz, Mist. Natur. des nids, etc., pag. 3.
? Temminck, op. cit., pag. 648.
334 ORDINE QUINTO,
chiccio. Remiganti primarie nere: la prima esterna con lo stelo
bianco. Penne del sopraccoda candide, con fasce trasverse an-
golate, nere. Timoniere: le prime tre, da ciascun lato, bianche,
con due linee ondulate nerastre, le quali scorrono sul loro
margine esterno; le due medie del colore del dorso, ma più
chiaro, con fasce trasverse angolate, nere; le altre bianco-
cenerine, con le solite fasce trasverse.
Giovani avanti la prima muta. Differiscono dagli adulti, e
dai giovani in inverno, per avere le penne del pileo e della
schiena, le scapolari e le cuopritrici delle ali bruno-nerastre,
tutte cinte da una larga marginatura giallastra: le timoniere
secondarie interne hanno alcune sottili strie trasverse d’ un
colore scuro molto intenso; la estremità delle remiganti è bian-
castra, e sulla fronte e sulle gote de’ piccolissimi punti nera-
stri. Piedi cenerino-verdastri. ‘
Piro-piro Gambe lunghe, Totanus stagnatilis, Bechst. Savi,
Orn. Tosc., II, p. 278.
SINONIMIA. — Scolopax totanus, Linn. S. N. (1766), I, p. 245. —
Totanus stagnatilis, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 261. — Glot-
tis stagnalis, Koch. Baier. Zool. (1816), p. 306. — Tringa quinetta,
Pall. Zoogr. (1811-1834), II, p. 195. — Totanus stagnatilis, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 647, e 4° parte (1840), p. 444. — Totanus
stagnatilis, Degl. et Ger. (1867), II, p. 221.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 295, maschio. — Gould,
Birds of Eur., pl. 314.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Chevalier stagnatile. Ing].
The Greenîshank Snipe. Ted. Der Teichwasserlaufer.
DIMENSIONI. — Lunghezza totale: 0, 263; apertura del becco,
0”, 042; coda, 0%, 058; tarso, 0%, 055.
Costumi. — È questa la specie più rara, e quella di
cui meno si conoscono i costumi. Arriva nel Pisano verso gli
ultimi di aprile, in piccol numero, e poco qua si trattiene.
Propagazione. Dicesi che accada nel Cerchio artico.
1 Temminck, op. cit., pag. 648.
UCCELLI DI RIPA. 335
PIRO-PIRO BOSCARECCIO. — TOTANUS
GLAREOLA. Temm.
Timoniere con larghe fasce trasverse nerastre; penne del sopraccoda in-
tieramente bianche verso la base, macchiate di nero verso la cima;
becco poco più lungo della testa; parte nuda delle gambe più corta
del dito medio,
Adulti în abito d’ inverno. Becco bruno-olivastro alla base,
nero in cima. Fascia sopraccigliare biancastra. Vertice nera-
stro, striato longitudinalmente di biancastro. Cervice ceciato-
cenerog , con larghe macchie longitudinali nerastre. Penne
della schiena, scapolari e cuopritrici delle ali nerastre, con tre
macchie di color ceciato-sudicio sul margine di ogni lato. Penne
del sroppone nerastre, con sottil margine bianchiccio. Gote,
lati del collo e gozzo bianchi, con macchiette bislunghe nera-
stre. Petto con macchie subrotonde. Gola, addome, fianchi e
sottocoda candidi; solo sui fianchi e sulle parti laterali del
sottocoda alcune macchie bislunghe nere. Remiganti nerastre:
la prima con lo stelo bianco. Penne del sopraccoda candide,
con alcune macchie nere verso la cima. Piedi olivastri.
Adulti in abito di nozze. Han le macchie bislunghe bian-
castre del pileo e della cervice più distinte. Penne della schiena
e scapolari nere nel mezzo, con due macchie bianchicce da
ciascun lato. Gote, lati del collo, gozzo e petto di color bianco
quasi candido, con strisce longitudinali nerastre. *
Piro-piro boscareccio, Totanus glareola, Temm. Savi, Orn. Tosc.,
RI pazze
SINonMIA. — 7ringa glareola, Linn. S. N. (11766), I, p. 250. —
Totanus glareola, Temm. Man. (1815), p. 424; 2* parte (1820), p. 654,
e 4° parte (1840), p. 416. — Totanus grallatorius, Steph. in Shaw.
Gen. Zool. (1824), XII, p. 148. — Totanus sylvestris et palustris,
Brehm, Hand. Nat. Vòg. Deutsch. (1834), p. 638-639. — Rhyacophi-
lus glareola, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 140. — Totanus glareola,
Degl. et Ger. (1867), II, p. 223.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 315, fig. 2, — P. Roux, Orn.
Prov., pl. 297.
4 Temminck, op. cit., pag. 659.
CE A TAGIE TT SVAAAIAIRO N AVO
336 ORDINE. QUINTO.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Chevalier sylvain. Ing],
The Wood Sandpiper. Ted. Der Wood Strandlaufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale : 0", 204; apertura del becco;
0”, 029; coda, 0%, 12; tarso, 0”, 036.
Costumi. — Non l’ ho veduto in Toscana che nella prima-
vera. In aprile ne compariscono immensi branchi, che si stabi-
liscono sui prati umidi e nelle lame, ove le acque son basse,
ancorchè sian poste framezzo ai boschi.
Propagazione. Non si conosce bene.
Caccia. Si prendon con le reti aperte, tendendo loro sul
margine degli stagni, ove si sono stanziati. O
PIRO-PIRO CULBIANCO. — TOTANUS OCHROPUS.
T'emm.
Penne del sopraccoda candide; metà basilare delle timoniere bianca ; metà
estrema con larghe fasce trasverse nere.
Adulti în abito perfetto d’ inverno. Becco nero-olivastro.
Iride nera. Fascia sopraccigliare candida, che solo giunge fino
all’angolo posteriore dell’ occhio. Pileo e cervice color neric-
cio-olivastro, con macchiuzze bislunghe bianchicce. Penne del
dorso, scapolari, cuopritrici delle ali e remiganti secondarie
interne olivastro-nericce, con delle macchie rotondate di color
ceciato sbiadito. Parte media della gola, addome, gambe e
sottocoda bianco-candide. Gote, lati del collo, gola e petto.
di color biancastro, con una gran quantità di macchie cenero-
enole bislunghe e folte. Remiganti nere, con stelo nerastro.
Penne del sopraccoda candide. Timoniere candide, con la metà
superiore traversata da una o tre larghe fasce nere. Piedi oli-
vastri. È f
Adulti in abito di nozze. La distribuzione dei loro colori è
la stessa che negl’ individui in abito d'inverno; ma le parti
superiori hanno una tinta più intensa, uno splendore sericeo,
e le macchie ceciate più distinte. Le macchie de” lati del collo,
del gozzo e del petto son più radé, più distinte ed a forma di
gocciola.
Giovani. Parti superiori tendenti al cenerino. Lati del collo .
7
UCCELLI DI RIPA. 337
e del petto di color bruno-olivastro; le macchie del gozzo e
del petto lanceolate e sbiadite.
Piro-Piro culbianco, Totanus ochropus, Temm. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 273. i
Sinonimia. — Tringa ochropus, Linn. S. N. (11766), I, p. 250. —
Tringa, Briss. Ornith. (1760), V, p. 177. — Totanus ochropus, Temm.
Man. (1815), p. 420; 2° parte (1820), p. 651, e 4° parte (1840), p. 415.
— Helodromas. ochropus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 1444. — 7o-
tanus rivalis et leucurus, Brehm,; Hand. Nat. Vog. Deutsch. (1831),
p. 642-643. — Totanus ochropus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 225.
Ficure. — Buff., PI. enl. 843, sotto il nome di Becasseau, ou
Cul-Blanc.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Becasseau, ou Cul-Blane.
Ingl. The Green Sandpiper. Ted. Der punktierte Wasserldufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 263; apertura del becco,
0%, 044; coda, 0%, 15; tarso, 0%, 036.
Costumi. — È una delle specie più comuni in Toscana.
In estate abita le rive di quasi tutti i nostri fiumi o torrenti
di piano. o di monte. Nell’ inverno cala nelle pianure, sta nei
fossi e lungo i paduli. Ordinariamente vive solitaria. Quando
vola, anche da lontano si riconosce, perchè allora il suo abito
sembra nero-morato, ed il sopraccoda, che è di un bianco-
niveo, accanto a quello risalta vivissimamente: il suo fischio
ancora piro-pîiro, che spesso ripete, la fa ben distinguere. Or-
dinariamente abita ne’ luoghi aperti, ma non di rado si vede
frullare anche di mezzo alle salciaie ed ontanete pantanose.
Propagazione. Un gran numero nidifica fra noi. Essi depo-
sitano le uova. sulla rena o sull’ erba, non molto lontano dal-
l’acqua: queste sono in numero di tre o di cinque, di color
bianco-olivastro, con macchie bruno-scuricce. La loro gros-
sezza è presso a poco eguale a quella delle uova di Quaglia.
19° Genere. —- MACHETES. G. Cuv.
Becco subeguale alla testa, diritto , leggerissimamente
curvo in basso e subdepresso in cima, ed un
poco dilatato.
Ornitologia italiana, — Il, 22
3S5 ORDINE ‘QUINTO. i
Apice della mascella superiore che oltrepassa un poco
quello dell’ inferiore, e su questo si riflette.
Ali un poco più lunghe della coda.
Coda subrotondata, mediocre.
Tarso scudettato, poco più lungo del dito medio,
compresa l’ unghia.
GAMBETTA. — MACHETES PUGNAX. G. Cuo.
Penne medie del sopraccoda grigio-cenerine, macchiate di nerastro ; late-
rali bianche; timoniere laterali cenerino-cupe.
Adulti in abito perfetto d’ inverno. Becco bruno-nero. Iride.
scuro-nerastra. Penne del pileo, del dorso, delle spalle, lati del
petto, scapolari, cuopritrici delle ali, e medie del sopraccoda,
di color grigio-cenerognolo, leggermente tendente al lionato,
con la parte media bruno-nera. Penne della cervice e del collo
quasi unicolori. Contorno del becco e gola bianco-sudicio.
Gozzo e ‘parte media del petto di color grigio-cenerino. Addo-
me, lati del sopraccoda e sottocoda bianchi. Fianchi bianca-
stri, macchiati di scuro-nerastro. Grandi cuopritrici interne e
remiganti secondarie grigio-cenerine, in qualche luogo lionato-
fulve, con macchie trasverse nere e marginate di biancastro.
Remiganti bruno-cenerine, con lo stelo bianco. Timoniere: le
due medie grigio-lionate, con macchie trasverse nere; le altre
grigio-cenerine, con lo stelo bianco. Piedi giallo-grigi. Unghie
nerastre.
Maschi vecchi in abito perfetto di nozze. Le penne della fac-
cia son molto grade, a causa d’una gran quantità di papille
carnose che vì sono frapposte; queste si estendono sulle gote
e sopra i sopraccigli. Le penne della gola, del gozzo e del
petto sono molto più lunghe che in inverno, e molto più folte,
così che da ciascun lato s’ estendono e ricuoprono le penne
delle parti vicine, cervice, fianchi, ec. Le penne dell’ occipite
e della parte superiore della cervice anch’ esse ordinariamente
son molto più folte e più lunghe, di modo che formano una
grande zazzera. Le penne della schiena sono anch’ esse molto
più numerose. Nelle penne delle altre parti non vi è differenza
UCCELLI DI RIPA. III
per la quantità e lunghezza da quelle de’ maschi in abito
. d’inverno; ma la diversità grande è ne’ colori: si può quasi
dire che non trovansi due maschi in abito di parata, i quali
perfettamente si assomiglino. Con tutto ciò ecco i colori, da
cui ordinariamente sono ornati, e la distribuzione loro. Penne
del pileo, cervice, schiena e scapolari color fulvo-lionato, con
macchie trasverse di color nero cangiante in violetto. La zaz-
zera ora è paonazza, ora macchiata di fulvo. Gola, gozzo e
petto, o di colore paonazzo, o candide o fulve, o fulve mac-
chiate di paonazzo, o paonazze macchiate di fulvo e bianco.
Piedi giallo-arancioni.
Nota. — Verso la primavera veggonsi spesso fra noi delle Gam-
bette, che somigliano quelle in abito d’ inverno per il colore delle
ali e della coda; ma che han poi tutta la testa, collo, spalle, fianchi,
petto e addome di color bianco-candido, e spesso delle penne di
questo colore sul dorso, fra le scapolari e le remiganti secondarie.
A prima vista esse sembrano uccelli malati d’ albinismo : ma io non
ho mai osservato in esse né l’ iride carnicina, né il becco o le
zampe sbiancate, come suole essere negli animali attaccati da questa
malattia: oltre di che le Gambette così travisate non sono rare, men-
tre lo soglion essere tutti gli uccelli albini. È adunque forse questo
un abito particolare d’ alcuni maschi? è una conseguenza della suc-
cessiva mutazione dell’ abito di parata? o è un vero albinismo ?
Femmine. Conservano in tutte le stagioni presso a poco lo
stesso abito ; ma facilmente sì possono riconoscere dai maschi,
perchè ne sono assai più piccole.
Giovani avanti la prima muta. Fronte, fascia sopracciglia-
re, gote, lati del collo, gozzo e petto di color cenerino-lionato,
con macchie un poco più intense. Cervice colorita nel modo
stesso, ma più tendente allo scuro. Penne del vertice ed occi-
pite nere, con margine stretto e deciso, gialliccio-lionato. Penne
della schiena, scapolari, cuopritrici delle ali e remiganti se-
condarie interne nere, con margine ceciato-lionato, assai lar-
go, che termina decisamente, cioè non sfumasi col nero. Penne
del groppone e parte media del sopraccoda nere, con margine
sfumato di color lionato-scuro. Gola, addome, fianchi, sottocoda
e parti laterali del sopraccoda bianchi. Remiganti nere, con lo
stelo biancastro. Timoniere con lo stelo bianchiccio di color
pr",
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REESE
340 ORDINE QUINTO,
cenerino-cupo, terminate di lionato-fosco, con macchie nere.
Piedi grigio-olivastri.
Gambetta, Totanus pugnax, Nilson Savi, Orn. Tosc., II, p. 263.
SINONIMIA. — Tringa pugnax, Linn. S. N. (1766), I, p. 247. —
Tringa cinereus, Briss. Ornith. (1’760), V, p. 203, giovane. — Tringa
variegata, Briinn., Ornith. Borealis (1'764), p. 51, maschio in autunno.
— Tringa littorea, Gmel. S. N. (1788), I, p. 677, giovane. — Tringa
equestris, femmina, et Grenovicensis, giovane, Lath. Ind. (1790), II,
p. 730-734. — Tringa rufescens, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV,
p. 332. — Pavoncella pugnax, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit.
| Mus. (1816), p. 29. — Machetes pugnax, G. Cuv., Reg. Anim. (1817),
I, p. 490. — Tringa pugnax, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 634;
Machetes pugnax, Temm. Man., 4% parte (1840), p. 411. — Philoma-
chus pugnax , G. R. Gray, List. Gen. of B. (1841), p. 89. — Mache-
tes pugnax, Degl. et Ger. (1867), II, p. 241.
Ficure. — Buff., PI. enl. 300 e 306, femmina e giovane, sotto il
nome di Chevalier varie; 305, maschio, no il nome di Paon de mer.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Combattant. Ingl. The Dus-
ky, speckled and southern Sandpiper. Ted. Der streiter Strand-
laufer.
Dmensioni. — Del maschio adulto. Lunghezza totale: 0", 283;
apertura del becco, 0%, 037; coda, 0", 062; tarso, 0”, 042. — Della
femmina avanti la prima muta. Lunghezza totale : 0%, 242; apertura
del becco, 0", 031; coda, 0%, 052; tarso, 0%, 0441.
Nora. — Non seguendo l’ esempio del maggior numero de’ mo-
derni Ornitologi, ho posta la presente specie nel genere Totanus, e
non nel genere 7inga, giacché essa non ha il dito esterno separato
dal medio, come gli uccelli di questo genere, ma bensì unito da una
membrana come è nei Totanus. È vero che in essa i solchi della
mascella superiore giungono quasi fino alla cima di questa, mentre
negli uccelli del genere Totanus non arrivano che alla metà, e che
in essa la cima del becco non è terete, bensì debolmente ingrossata :
ma siccome questo carattere è poco visibile, e l’ altro non è a tutti i
Totanus comune (giacchè nel Totanus hypoleucos del Temminck i
solchi giungono fin quasi alla cima del becco), reputo cosa conve-
niente, seguendo l’ esempio del Nilson, porre la Gambetta nel genere
Totanus. Così facendo, situo quest’ uccello con altri che molto a lui
si assomigliano per il modo di vivere, e fo divenire distintivo
de’ due generi il bel carattere della semipalmatura de’ diti esterni.
Costumi. — Quanto è singolare quest’ uccello per la va-
rietà di penne e colori, cui è soggetto, altrettanto ancora lo è
A
UCCELLI DI RIPA. i 34
per i costumi, particolarmente nel tempo degli amori. I ma-
schi allora non fan che combattere insieme per disputarsi il
possesso delle femmine, le quali, al dire di molti Ornitologi,
son sempre in numero minore: e questi combattimenti, non
solo accadono corpo a corpo, ma spesso ancora brigata con
brigata. Di già in quel tempo han vestita la livrea di nozze, la
quale sembra essere stata data loro dalla natura non solo per
ornamento, ma anche per difesa: infatti le penne del collo e
petto sono allora delle altre molto più lunghe, più folte e re-
sistenti, di modo che quando, combattendo, coraggiosamente
presentano la faccia all’ avversario, han difese da un vero
scudo le parti più esposte. Ma fra noi questi combattimenti
non accadono, o raramente, giacchè qua le Gambette non so-
gliono trattenersi a nidificare. Nell’ inverno è caso vederne
qualcuna: in autunno una sol volta ne ho avuti due individui
che ancora non avevano perduta la livrea d'infanzia, dal che
supposi esser nati in Italia. Il tempo del loro passo per la To-
scana è nel marzo e nell’ aprile; allora sopra tuttii nostri prati
paludosi se ne vedono de’ grandissimi branchi, che anche di
giorno sovente sono in moto.
Propagazione. Nidifica ne’ paesi settentrionali, in Inghil:
terra, in Isvizzera, in Germania, e soprattutto in Olanda. Il
nido, che consiste in una buchetta nel terreno, lo fa sui pra-
ti, e vi partorisce quattro uova, che sono piriformi, di color
grigio-verdastro, con una gran quantità di macchie scure od
olivastre, di varia grandezza.® Come sopra ho detto, credo
che qualche volta covi in Italia.
Caccia. Nella pianure summarine di tutta la Toscana se
ne fa una gran caccia nella primavera, come reti aperte, ten-
dendo nel modo stesso con cui tendesi a’ Pivierî, ma adoprando
stampe di Gambette, benchè per zimbello si usi sempre la so-
lita Fifa.
20° Genere. — BARTRAMIA. Less,
Becco subeguale alla testa, diritto, subterete, con
estremità subcompressa.
! Schinz, Mist. Natur. des nids, etc., pag. 8.
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349 ORDINE QUINTO.
Apice delle due mascelle leggermente curvato in
basso; la superiore appena più lunga dell’ infe-
riore.
All più corte della coda.
Coda assai lunga, cuneata, con timoniere. molto
graduate.
Tarso scudettato: circa il doppio del dito medio;
dito posteriore assai lungo, ma che tocca terra
solo con l’ unghia.
GAMBETTA AMERICANA. — BARTRAMIA
LONGICAUDA. Bp.
Cuopritrici delle ali, collo, gozzo e petto di color ceciato, con la parte
centrale scuro-nera. Gola e mento di un bianco-sporco ; piedi grigio-
rossastri.
Maschi e femmine adulti. Becco grigio o scuro. Iride scura.
Tutte le penne delle parti superiori, comprese le cuopritrici
delle ali, e le penne del collo, gozzo e petto, di color ceciato,
con la parte centrale scuro-nera. Le penne del pileo, del dorso
e le piccole cuopritrici delle ali non hanno che uno stretto mar-
gine ceciato; in quelle del collo e del petto la parte scura
centrale è ristretta ed angolata; le medie cuopritrici delle ali
han la macchia scuro-attondata, ed il margine ceciato assai
largo. Gola e mento, parte centrale dell'addome e sottocoda
d’ un bianco sporco. Così le penne de’ fianchi, con macchie
trasverse ondulate, nerastre. Remiganti nero-scure; le interne
marginate di bianco sporco. Timoniere: le esterne biancastre e
ceciate, con fasce trasverse ondulate, interrotte. Le due me-
die scure, con fasce trasverse nere, marginate di ceciato. Piedi
grigio-rossastri.
Sinonimia. — Tringa longicauda, Bechst. in Lath. Ind. Uebers
(1793), p. 453. — Zringa Bartramia, Wilson, Amer. Ornith: (1808-
1814), VII, p. 63. — Totanus variegatus, Vieill. N. Dict. (1846), VI;
p. 397. — Totanus Bartramius, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 650,
e 4 parte (1840), p: 415. — Bartramia laticauda , Less. Tr. d’Ornith.
(1831), p.553. — Tringa (Euliga) Bartramia, Nuttal., Man. Orn. Unit.
UCCELLI DI RIPA. 343
Stat. and Canada (1834), II. — Actiturus Bartramius , Bp. Birds of Eur.
(1838), p. 54. — Actitis Bartramia, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840),
p. 73. — Tringoides Bartramius, G. R. Gray, List. Gen. of B. (1844-
1846), II, p. 574. — Bartramius longicaudus, Bp. Rev. et Mag. de
Zool. (1857), IX, p. 59. — Bartramia longicauda , Degl. et Ger. (1867),
II, p. 234.
Ficure. — Wilson, Amer. Ornith., pl. 59, fig. 2. — Gould, Birds
of Eur., pl. 313.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Bartramie longicaude.
DimensIONI. — Lunghezza totale: 0”, 25.
Costumi. — Quest’ uccello è proprio degli Stati Uniti di
America: ed accidentalmente si è fatto vedere nell’ Europa me-
ridionale.
21° Genere. — ACTITIS. Boite.
Becco diritto, subeguale alla testa, con apice sub-
compresso, un poco ingrossato all’ apice.
Ali più corte della coda.
Coda attondata, piuttosto larga.
Tarso scudettato, eguale al dito medio.
PIRO-PIRO PICCOLO. — ACTITIS HYPOLEUCOS.
Boie ex Linn.
Gola, mezzo del gozzo, petto, addome e fianchi di color bianco-candido;
piedi olivastri.
Adulti. Becco cenerino-olivastro. Iride scuro-nera. Fascia
sopraccigliare e penne orbitali candide. Penne del pileo, cer-
vice, dorso, penne medie del sopraccoda, le due timoniere
medie, cuopritrici delle ali e remiganti secondarie, di color
olivastro-cenerognolo, con lo stelo nero e marginate di nero.
Gote e lati del collo bianchi, con strie longitudinali cenerino-
olivastre. Gola, mezzo del gozzo, petto, addome, fianchi, gambe
e sottocoda bianco-candidi. Remiganti di color olivastro-cene-
rognolo intenso, con margine bianco; le primarie l’ han sotti-
lissimo, le secondarie assai più largo. Coda rotondata. Timo-
niere laterali olivastre dal lato interno, con cima bianca, e mac:
chic bianche dal lato esterno. Piedi olivastri. Unghie nere.
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3A: ORDINE QUINTO.
Giovani. Tutte le penne delle parti superiori, dopo il mar-
gine nero, un altro ne hanno sottile e lionato: le macchie
dei lati del collo e del petto molto confuse insieme.
Piro-Piro piccolo, Totanus CAO 05, Temm. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 1275.
SINONIMIA. — Tringa hypoleucos, Linn. S. N. (1766), I, p. 250.
— Guinetta, Briss. Ornith. (1760), V, p. 183. — Tringa leucoptera,
Pall. Zoogr. (1811-1831), II, p. 196. — Totanus guinetta, Leach.,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 30. — Totanus hypoleu-
cos, Temm. Man. (1815), p. 424; 2° parte (1820), p. 657, e 4? parte
(1840), p. 419. — Actitis hypoleucos, Boie, Isis (1822), p. 649, et Actitis
cinclus, Isis (1826), p. 327. — Actitis stagnalis, Brehm, Hand. Nat.
Vòg. Deutsch. (1831), p. 649. — Tringoides hypoleuca, G. R. Gray,
. List. Gen. of B. (1841), p. 88. — dActitis hypoleucos, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 227.
Figure. — Buff., PI. enl. 850, sotto il nome di Petite alouette de
mer.— Actitis hypoleucos, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in
Lombardia (1868-1870), vol. II, tav. 89.
NOMI VOLGARI STRANIERI. -—— Franc. La Guignette. Ingl. The com-
mon Sandpiper. Ted. Der trillender Strandlaufer.
DmEnsIonI. — Lunghezza totale: 0”, 184; apertura del becco,
0%, 030; coda, 0%, 057; tarso, 0%, 024.
Costumi. — All’ accostarsi del freddo questi uccelli lasciano
il nostro paese, e vanno a svernare in paesi più caldi; ma al
ritorno della primavera in abbondanza ricompariscono, e re-
stano fra noi tutta l’ estate e parte dell’ autunno. Essi abitano
allora le rive motose de’ fiumi: stan fermi e cheti nel giorno,
ma appena arriva la sera si fan sentire e mettonsi in moto.
Quell’ acuto fischio, che nelle belle nottate di primavera odesi
scorrer veloce sulle acque de’ fiumi, è prodotto appunto da
questi uccelletti, che van pascolando lungo le acque o che
scherzano fra loro. Essi volano rasentando l’ acqua, e corrono
rapidamente: qualche volta, ma per breve spazio, notano an-
cora; ma, ciò che è più singolare, san camminare al di sotto
dell’acqua, tenendosi con i diti aggrampati al fondo, appunto
come dicesi fare il Merlo acquatolo, e, come esso, in grazia
delle sue penne folte ed untuose, ne sorgono senza rimanerne
bagnati. La cognizione di questo fatto curioso devesi allo spi-
rito osservatore del più volte citato professore Calvi di Genova:
RI PR SIRO IRE ORE CERO FIS PRONTI Lp POIROT gp et
VI RA ig: Pra v ° - e Ì Pi
Ù sila 4 } ” È.
UCCELLI DI RIPA. 345 5
inseguendo un Totanus hypoleucos, cui aveva con una fucilata
rotta un’ ala, lo vide con maraviglia immergersi nell’ acqua, e
là sotto camminando sui sassi fuggire, mentre le sue penne &
restavano asciuttissime, essendo difese da un sottile strato ;
d’ aria che sopra di esse aderiva.
Propagazione. Nidifica sulla spiaggia o nella ripa de’ fiumi.
Le uova sono quattro o cinque per covata, di color bianco-gial-
lastro, con molte e sottili macchie scure dal lato più ottuso. ! i
. PIRO-PIRO AMERICANO. — ACTITIS SC
MACULARIA. Boîe ex Linn.
Gola, mezzo del gozzo, petto, addome e fianchi di color bianco-candido,
tutto asperso di numerose macchie nericce attondate; zampe rosso-
chiaro. i;
Maschio e femmina adulti in abito d’ estate. Becco cenerino,
con la punta nerastra. Iride scura. Parti superiori di color oli-
vastro-scuro cangiante, debolmente striate longitudinalmente di
nerastro sulla testa e sul collo trasversalmente a zig-zag, sul
dorso e sulle ali. Parti inferiori candide, con macchie attondate
di varia grandezza; una larga fascia biancastra sopraccigliare
parte dall’ angolo del becco e termina alla nuca. Remiganti
nero-olivastre. Le quattro timoniere medie olivastro-scure co-
me il dorso, nerastre in cima; le altre bianche, con macchie
nerastre. Piedi rosso-chiari. Unghie nere.
Maschi e femmine în inverno. Hanno la stessa coloritura
dell’ estate, ma meno vivace, e le macchie nero-scure delle
parti inferiori e laterali del corpo, con macchie più piccole e
meno numerose.
SINONIMIA. — Tringa macularia, Linn. S. N. (1766), I, p. 249. —
Turdus aquaticus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 255. — Totanus ma-
cularius, Temm. Man. (1815), p. 422; Totanus macularia, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 656, e 4° parte (1840), p. 416. — Actitis
macularia, Boie, Isis (1826), p. 979. —, Tringoides macularia, G.R.
Gray, Gen. of B. (1844-1846), III, p. 874. — Actitis macularia, Degl.
et Ger. (1867), II, p. 229.
. Fiore. — Gould, Birds of Eur., pl. 317. l
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Guignette grivelee. Î Ù
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 658.
346 ORDINE QUINTO.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 18: apertura del becco,
0», 026; coda, 0%, 060; tarso, 0%, 024.
Costumi. — Questo grazioso uccelletto, proprio dell’ Ame-
rica settentrionale, dall’ Alto Canadà fino al Messico, qualche
volta è stato ucciso anche sulle coste del Baltico ed in Ale-
magna, e lo Schlegel asserisce essersi trovato anche fra noi
nella Valle del Po.
4° Famiglia. — LIMOSIDEE.
Becco lungo più di due volte e mezzo la testa; di-
ritto ne due terzi estremi, leggermente piegato
in alto nel primo terzo, subdepresso verso la
cima.
Apice delle due mascelle ottuso, un poco ingrossato.
Solchi nasali larghi alla base, che van ristringendosi
accostandosi all’ apice dilatato del becco, presso
del quale scompariscono.
Mascella inferiore di poco più corta della superiore.
Diti quattro: l’ esterno unito col medio da una mem-
brana.
22° Genere. — LIMOSA. Briss.
Becco molto più lungo della testa, subterete, diritto,
o debolmente piegato in alto; più o meno ingros-
sato in cima, con l'apice della mascella supe-
riore non solcato, non sagrinato, e che sopra-
vanza l’inferiore; con apertura che giunge alle
penne della faccia; sopra ciascun lato della ma-
scella superiore - un solco, che giunge fino alla
cima.
Lingua lunga, sottile, appuntata.
Narici basilari, laterali, lineari, semichiuse da una
membrana nuda.
UCCELLI DI RIPA. 347
Gambe molto lunghe, con la metà inferiore nuda.
Tarso più lungo del dito medio, reticolato nella parte
superiore, scudettato nell’ inferiore.
Diti quattro: l esterno unito col medio da una mem-
brana, fino all’ articolazione della seconda falange;
Il posteriore articolato più in alto, e che tocca
terra con l’ unghia.
Unghie mediocri, appuntate.
Coda subeguale alle ali, di dodici timoniere.
Ali lunghe: la prima remigante più lunga di tutte le
altre; remiganti secondarie interne poco più corte
delle primarie.
Costumi. — Le Pittime molto si assomigliano nel modo di
vivere alle Tringhe: come quelle abitano i terreni pantanosi,
ove facilmente possono introdurre il loro lungo becco. Sono
uccelli migratori, che vanno a covare nelle regioni più setten-
trionali. Nel tempo degli amori mutano il color delle penne,
e le loro parti inferiori acquistano un color fulvo-rugginoso più
o meno intenso.
PITTIMA PICCOLA. — LIMOSA RUFA. Briss.
Becco rivolto in alto ; timoniere con otto o nove fasce trasverse nerastre ;
unghia del dito medio corta e non dentata (Temminck).
Adulti in abito d’ inverno. Becco leggermente voltato in
alto, verso la punta nero, alla base porporino livido. Pileo,
spazio fra l’ occhio ed il becco, gote e collo di color cenerino-
chiaro, con numerose strie longitudinali di color bruno-cupo.
Fascia sopraccigliare che è larga, gola, petto, e tutte le altre
parti inferiori, bianco-nivee. Porzione alta della schiena,,sca-
polari e remiganti secondarie interne di color grigio-cenerino:
tutte le penne di queste parti hanno lo stelo nero, ed una
macchia bruno-nerastra lungo questo: parte posteriore della
schiena e groppone bianchi, ma con alcune macchie nerastre.
Cuopritrici delle ali nere, con margine bianco puro. Remiganti
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348 iv ORDINE ; QUINTO.
nero-cenerine. Timoniere bianche, con fasce nerastre sul lato |
interno; l’ esterno è quasi intieramente Mo tutte‘sono mar-
ginate e terminate di bianco. Piedi neri.
Maschio adulto in abito di nozze. Pileo e cervice di doi
lionato-fulviccio, coperto tutto da strie longitudinali nerastre.
Penne della schiena, scapolari e remiganti secondarie interne
nere, col margine coperto da larghe macchie lionato-fulvicce,
ovato-angolate, che in alcune penne sono distanti fra loro, e
che in altre si uniscono insieme. Groppone e sopraccoda-eandi-
di, con macchie nere, lunghe, appuntate. Fasce sopraccigliari
e gola di color lionato-fulviccio. Gote, lati del «collo, gozzo,”
petto, fianchi, addome e sottocoda color fulvo-nocciòla intenso:
sui lati del collo, del petto, de’ fianchi e del sottocoda delle
macchiette nere bislunghe. Alcune volte sul petto, addome e
sottocoda vi sono ancora delle macchie bianche. Cuopritrici
superiori delle ali e remiganti secondarie di color nero sullo
stelo, che accostandosi al margine, il quale è bianco, prima
passa al cenerino, poi con quello si unisce. Grandi cuopritrici
delle remiganti primarie nere. Remiganti primarie nere al-
l’ esterno, bianco-cenerine sul lato interno, con lo stelo bianco
o biancastro. Cuopritrici inferiori delle ali candide, macchiate
di cenerino-cupo. Timoniere: le quattro medie di color bianco
leggermente tinto di lionato, le altre bianco puro; tutte sono
macchiate in traverso di cenerino-nero.
Femmina adulta in abito di nozze. Pileo, schiena e scapo-
lari di color nerastro, con ondeggiature cenerine, macchiate
di giallastro ai margini. Mezzo dell’ addome candido; le altre
parti inferiori di color lionato-fulvastro, molto più sbiadito che
nel maschio; sui lati del petto, fianchi e sottocoda delle mac-
chie bislunghe nere. ° |
Giovani dell’ anno. Pileo nerastro, striato di ceciato-sudicio.
Gervice, lati del collo, gozzo e petto di color lionato-cenero-
gnolo, con lineette longitudinali nere, che son più morate sul
petto. Penne dell’ alto della schiena, scapolari e remiganti se-
condarie interne nere, con largo margine lionato, formato
dalla riunione di macchie ovato-angolate. Gtoppone e soprac-
coda candidi, con molte macchie cenerine ovate. Gola e fasce
L Temminck, Man. d° Ornith., pag. 669.
2 Id., op. cit., pag. 671.
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UCCELLI DI RIPA. ag 349
sopraccigliari biancastre. Gote biancastre, punteggiate di ce-
nerino. Addome, fianchi e sottocoda bianchi. L’ alto dell’ ad-
dome e i fianchi son tinti di lionato-sudicio: sui fianchi vi
sono alcune lineette nere, sui lati del-sottocoda delle macchie
lanceolate cenerino-nere. Cuopritrici superiori delle‘ ali nere
nel mezzo, con largo margine lionato-chiaro. Remiganti pri-
| marie nere, con lo stélo bianco; secondarie nere, marginate di
bianco. Cuopritrici inferiori candide, con poche macchie cene-
rognole. Timoniere di color bianco-sudicio, tutte traversate da
otto o nove larghe fasce irregolari nerastre.
» da
Pittima piccola, Limosa rufa, Briss. Savi, Orn. Tosc., II, p. 298.
SINONIMIA. — Scolopax lapponica, Linn. S. N. (1766), I, p. 246.
— Limosa rufa, Briss. Ornith. (1760), V, p. 281. — Scolopax leuco-
phaea, Lath. Ind. (1790), IL, p. '719.— Totanus leucophaeus et grega-
rius, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 237 e 258. — Totanus glot-
tis, Mey. Tasch. Deutsch. (1810), IT, p. 372. — Limosa Meyerì,
Leisl. Nacht. zu Bechst. Nat. Deutsch. (1811-1815), II, p. 150. — Li
mosa ferruginea, Pall. Zoogr. (1811-1831), II, p. 180. — Limicola
lapponica, Vieill. N. Dict. (1815), II, p. 250. — Limosa novebora-
censis, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 32. — Limosa
rufa, Temm. Man., 2 parte (1820), p. 668, e 42 parte (1840), p. 424.
— Fedoa Meyeri et pectoralis, Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1826),
XII, p. 75 e 79. — Limosa rufa, Degl. et Ger. (1867), II, p. 169.
FiGure. — Buff., PI. enl. 900, individuo in abito di Gsiate,
NOMI VOLGARI STRANIERI. — E Barge rousse. »
DimensIoNnI del maschio. — Lunghezza totale : 0%, 379; apertura
del becco, 0", 069; coda, 0%, 072; tarso, 0", 052. La femmina è un
poco più grande. ,
Costumi. — È comune nel Settentrione sulle rive del Mar
Baltico, in tutta l’ Inghilterra, ed in molte parti della Germa-
nia. In Italia, e particolarmente in Toscana, è molto rara. Nel
Pisano non ne ho trovati che due soli individui giovani: am-
bedue gli ebbi nell’ agosto del 1828.
Progagazione. Non è conosciuta: si crede che accada nel
Cerchio artico.
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350 ORDINE QUINTO.
PITTIMA REALE. — LIMOSA AGOCEPHALA. Leach.
Becco diritto ; coda alla base bianca, nel rimanente di color nero unifor-
me; unghia del dito medio lunga e dentellata; una macchia sulle
remiganti (Temminck).
Adulti in abito d’ inverno. Becco diritto, nero in cima,
giallo-carnicino alla base. Pileo, cervice, schiena, scapolari,
cuopritrici delle ali, remiganti secondarie interne e penne po-
steriori delle gambe, di color cenerino-grigio, con lo stelo ne-
rastro; il groppone è di questo stesso colore, ma assai più
tendente al nero. Fascia sopraccigliare, gola, addome, fianchi,
penne della parte anteriore della gamba e sottocoda, di un
bianco-candido. Gote, lati del collo, gozzo e petto dello stesso
cenerino delle parti superiori, ma assai più chiaro. Le tre re-
miganti primarie intieramente nere sul lato esterno, sull’ in-
terno e sullo stelo bianche ; le altre bianche alla base, nere
alla cima. Remiganti secondarie cenerine e bianche. Cuopri-
trici inferiori delle ali intieramente bianche. Sopraccoda bianco
alla base, nero in cima. Timoniere ancor esse bianche alla
base, nere in cima. Piedi bruno-nerastri.
Adulti in abito di nozze. Pileo, lati della testa, cervice,
lati del collo, gozzo e petto di color fulvo-nocciòla ocraceo: il
pileo, lo spazio fra 1’ occhio ed il becco e la base della cer-
vice sono coperti di folte strie nere longitudinali. Sul petto vi
sono delle fasce trasverse ondulate, nere. Penne della schiena,
scapolari e remiganti secondarie interne nere, con fasce tra-
sverse di color lionato-nocciòla. Groppone nero. Addome, fian-
chi e sottocoda candidi: 1’ alto dell’ addome, i fianchi ed il sot-
tocoda candidi, con delle fasce trasverse ondulate, nere, molte
delle quali han dalla parte inferiore una sfumatura fulva. Ali
come negli individui in abito d'inverno, eccettochè fra le cuo-
pritrici aleune ve ne sono simili alle penne della schiena. So-
praccoda e coda come in inverno.
Nota. — Individui con quest’ abito perfetto di nozze sono rari
fra noi, ed invece in primavera frequentemente se ne vedono di quelli
vestiti dell’ imperfetta livrea, che qui sotto descriverò. Sono questi
individui in muta, o giovani che vestono per la prima volta la li-
vrea di nozze? Mi pare più probabile quest’ ultima supposizione.
UCCELLI DI RIPA. 351
Giovani in abito di nozze? Pileo nero, macchiato di cene-
rino-lionato. Cervice e lati del collo cenerino-lionati, macchiati
di nero. Penne della schiena e scapolari cenerine nella cima
e nere alla base, con fasce trasverse di color fulvo-lionato
sbiadito. Fascia sopraccigliare e gola biancastre. Gote bianca-
stre, macchiettate di nerastro. Lati del collo e gozzo cenerino-
fulvicci, macchiettati di cenerino-nerastro. Petto e fianchi
biancastri, con fasce trasverse ondulate, nere, dalla parte in-
feriore sfumate di fulvo-chiaro. Le altre parti inferiori, le ali e
la coda come negl’ individui in abito d’inverno.
Giovani avanti la prima muta. Pileo nero-scuriccio. Penne
della schiena e scapolari nerastre, cinte da un margine lionato.
Fascia sopraccigliare, gola, base delle timoniere e addome
bianchi. Collo e petto di color lionato-cenerino chiaro. Cuopri-
trici delle ali cenerine, marginate e terminate da un grande
spazio bianco-lionato. Timoniere in cima bianche. ‘
Pittima reale, Limosa melanura, Leisler Savi, Orn. Tosc., II,
p. 301.
Sinonmia. — Scolopax limosa et aegocephala, Linn. S. N. (1766),
I, p- 244-246. — Limosa et Limosa rufa maior, Briss. Ornith. (1760),
V, p. 282-284. — Scolopax belgica, Gmel. S. N. (1788), I, p. 663.
— Totanus aegocephalus, limosa et rufus, Bechst. Nat. Deutsch.
(1809), IV, p. 234, 244 e 253. — Limosa melanura, Leisl. Nacht.
zu Bechst. Nat. Deutsch. (1811-1815), II, p. 150. — Limicula mela-
nura, Vieill. N. Dict. (1815), III, p. 250. — Gambetta limosa, Koch.
Baier. Zool. (1816), I, p. 308. — Limosa aegocephala, Leach., Syst.
Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 34. — Limosa melanura, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 664, e 4° parte (1840), p. 421. — Fedoa
melanura, Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1826), XII, p. 73. — Limosa
islandica, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1831), p. 626. — Li
mosa aegocephala, Degl. et Ger. (1867), II, p. 167.
| Ficure. —Buff., PI. enl. 874, femmina, sotto il nome di Barge;
916, individuo che è per prendere la livrea di estate, sotto il nome
di Grand Barge rousse.
Nomi VOLGARI TOSCANI. — Gambettone (Pisano). Pittima (Fioren-
tino).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Barge. Ingl. The Jadreka
Snipe. Ted. Der schvarzschiwanziger Sum paufer.
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 666.
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352 ORDINE QUINTO.
DmENSIONI. — Lunghezza totale: 0%, 447; apertura del becco,
0®, 419; coda, 0%, 064; tarso, 0%, 088.
Costumi. — Di rado se ne vedono al loro passo, ma in
copia compariscono sul finir dell'inverno, quando ritornano
verso il Nord. Sono allora riunite in branchi grandi, volano
molto alto, e si fermano ne’ siti più fangosi de’ prati o degli
stagni. In quel tempo molte han l’ abito d’ inverno, alcune la
livrea di nozze de’ giovani, pochissime la livrea perfetta.
Propagazione. Accade ne' paesi settentrionali. In Olanda di-
cono gli Autori che ve ne covan molte, fra le erbe palustri, o nelle
buchette dei prati. Partoriscono quattro uova per covata, pirifor-
mi, di color chiaro-olivastro, con macchie scuricce più o meno
slavate. Gli Olandesi ricercano queste uova per mangiarle. ‘
Caccia. Con le reti aperte nella stessa maniera che si pren-
dono ie Gambette ed i Pivieri.
5° Famiglia. — TERECHIDEE.
Becco lungo quasi il doppio della testa, ricurvo as-
sal in alto.
Mascella superiore un poco più lunga dell’ inferiore,
appena ingrossata nella cima, ma solo superior-
mente e lateralmente; apice appuntato ottuso,
che si ripiega in basso su quello della mascella
inferiore.
Solchi nasali ristretti, che giungono solo ai due terzi
della lunghezza del becco.
Diti quattro: i tre anteriori uniti fra loro da due
membrane che risalgono fino alla terza falange,
formando loro una ristretta marginatura.
23° Genere. — TEREKIA. Bp.
Becco lungo quasi il doppio della testa, ricurvo as-
sal in alto.
Mascella superiore un poco più lunga dell inferiore ,
1 Schinz, Hist. Natur. des nids , etc., pag. d.
UCCELLI DI RIPA. 353
appena ingrossata nella cima, ma solo superior-
mente e lateralmente; apice appuntato ottuso,
che si ripiega in basso su quello della mascella
inferiore. |
Narici poste verso la base del becco, distanti dalle
penne delle gote, lineari. Solchi nasali ristretti
che giungono solo ai due terzi della lunghezza
del becco.
Gambe piuttosto corte: parti loro nude poco più lun-
ghe della metà del dito medio.
Tarso di egual lunghezza del dito medio; scudettato
anteriormente e posteriormente.
Diti quattro: i tre anteriori uniti fra loro da una
membrana assai estesa, ma fortemente smargi-
nata, e che risale, ristringendosi sempre, i lati
‘ interni dell’ esterno e dell’ interno, e lungo tutti
e due quelli del medio.
Dito posteriore subeguale in lunghezza alla prima
falange del dito esterno; articolato poco sopra
agli altri, per altro cotanto da non toccar terra
che con l unghia.
Unghie piccole, acute, leggermente arcuate.
Coda subeguale alle ali, troncato-attondata, di do-
dici timoniere.
Ali lunghe: la prima remigante più corta delle altre;
remigante secondaria più interna un poco più
corta della primaria esterna.
PIRO-PIRO BECCO TORTO. — TEREKIA CINEREA. Bp.
Becco nero, lungo, quasi il doppio della testa, ricurvo in alto; una debole
fascia sopracigliare bianca assai larga fino alla nuca: piedi castagno-
cenerini.
Becco nero-corneo. Iride scuro-nera. Penne del pileo, della
parte superiore del collo, del dorso, le scapolari, tutte le cuo-
Ornitologia italiana; — 11. 23
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354 ORDINE QUINTO.
pritrici superiori delle ali e del groppone, di color cenerino-
scuriccio, con linea più o meno larga sullo stelo nero-scura;
sui lati del dorso , presso il gomito, cinque o sei macchie nere
allungate ed assai larghe. Lati della testa dello stesso colore
cenerino del pileo, ma con macchiuzze bianche: la stessa co-
loritura ha la fronte. Una debole fascia sopraccigliare bianca,
assai larga, estendesi fino alla nuca. Gote, gola, gozzo, lati del
collo e parte alta de’ fianchi di color bianco-candido, finamente
striato d’alto in basso di cinereo. Parte bassa del petto e de’ fian-
chi, addome, regione anale, sottocoda e cuopritrici inferiori delle
ali candide, e senza niuna macchia: solo ve ne ha qualcuna
cenerino-cupa sulle cuopritrici inferiori, presso l'angolo del-
l’ala. Remiganti primarie nero-scure, con lo stelo candido la pri-
ma, bianco-sudicio le altre; remiganti secondarie tinte di nero-
smorto, con fascia bianca alla cima. Timoniere cenerino-chiare,
con macchie trasverse più cupe. Piedi castagno-cenerini.
Abito d’ inverno de due sessi. Differisce da quello d’ estate
(secondo il Degland) per i colori meno decisi, e per la man-
canza delle grandi macchie nere sulle spalle.
Sinonima. — Scolopax cinerea, Guldenst. Nov. Com. Petrop.
(1774-1775), XIX, p. 473, pl. 19. — Scolopax terek, Lath. Ind.
(11790), II, p. 724. — Limosa recurvirostra, Pall. Zoogr. (1811-1834),
II, p. 184. — Limicula terek, Vieill. Faun. Franc. (1825), p. 306. —
Fedoa terekensis, Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1826), XII. — Tota-
nus Javanicus, Horst. Zool. Res. in Java (1821-1828). — Xenus
cinereus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 115. — Limosa indiana, Less.
"Tr. d’ Ornith. (1834), p. 554. — Terekia Javanica, Bp. B. of Eur.
(1838), p. 52. — Limosa terek, Temm. Man., 4° parte (1840), p. 426.
— Terekia cinerea, Bp. Cat. Parzud (1856), p. 15. — Terekia cine-
rea, Degl. et Ger. (1867), II, p. 171.
Ficure. — Gould, Birds of Eur., pl. 307.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Terekie cendree.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 22; apertura del becco,
0m, 5; coda, 0m, 057; tarso, 0”, 3.
Costumi. — Secondo il Temminck, questo grazioso e sin-
golare uccello è proprio della Russia, della Siberia e delle
rive del Mar Caspio; ma forma parte ancora delle faune orni-
tologiche del Giappone, di Sumatra e di Borneo, ed anche della
terra di Van Diemen, e di quando in quando comparisce, ben-
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UCCELLI DI RIPA. 355
chè raramente, nelle parti orientali ed occidentali d’ Europa,
onde conviene considerarlo come uno degli uccelli più cosmo-
politi. Secondo il Temminck, ne sono stati presi alcuni indivi-
dui nelle vicinanze di Parigi ed in Normandia: ed al dire di
Jaubert e Barthélemy (Richesses Ornythologiques du midi de la
France), uno ne fu ucciso anche in Provenza. Fino al 1862
niun Ornitologo l’ aveva ritrovato in Italia, ma nel maggio di
quell’anno io ne ebbi tre bellissimi individui ancora viventi,
due femmine ed un maschio, in perfetto abito di primavera, i
quali erano stati presi nelle praterìe paludose di Vecchiano da
un cacciatore che vi tendeva ai Piri-Piri.
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6: Famiglia. — NUMENIDEI. ela)
Becco lungo quasi tre volte la testa, curvo in basso.
Apice della mascella superiore un poco più lungo
dell’inferiore, leggermente ingrossato, subottuso.
Solchi nasali angusti, che s' estendono fino ai due
terzi della mascella superiore.
Diti quattro: i tre anteriori uniti al medio da due
membrane, che risalendo oltre la seconda falange
marginano 1 diti stessi.
24° Genere. — NUMENIUS. Linn.
Becco lungo, arcuato.
‘Redini pennute.
Tutti i diti anteriori uniti alla base da una mem-
brana.
Becco molto più lungo della testa, molto arcuato, subte-
rete, nella cima rigonfio, con l’ apice della mascella superiore
che un poco oltrepassa l’ inferiore, superiormente non solcato
nè sagrinato, e con apertura che di poco olirepassa le penne
delle gote: sopra ciascun lato della mascella superiore un solco ”
longitudinale che giunge fino alla cima. Lingua molto corta,
. appuntata. Narici poste verso la base del becco, laterali, molto
Li
Di
e
356 ORDINE QUINTO.
lunghe, lineari, semichiuse da una membrana nuda. Gambe
lunghe, quasi intieramente nude nella metà inferiore. Tarso
molto più lungo del dito medio, scudettato. Diti quattro: gli
anteriori riuniti alla base da una membrana; quella che è fra
il dito medio e l’ interno più piccola di quella che è fra il me-
dio e l’ esterno; il posteriore articolato più in alto degli altri,
e che tocca terra con l’ unghia. Unghie corte, subcompresse.
Coda subeguale alle ali, subrotondata, di dodici timoniere.
Ali piuttosto grandi; prima remigante una delle più lunghe.
Costumi. — Sono uccelli di passaggio, che viaggiano uniti
in numerosi branchi, volano molto alto e con velocità. In Ita-
lia non si vedono che nell'inverno, e qualche specie solo in
primavera. Cibansi d’insetti, vermi e conchiglie, che cercano
sopra i terreni scoperti, e non molto lontani dall’ acqua: in
questi stessi luoghi, ma ne’ paesi settentrionali, nidificano. Non
mutano le penne che una sol volta l’ anno ; non vi è differenza
fra l'abito de’ maschi e delle femmine, ed i giovani differi-
scono da’ vecchi solo per avere il becco meno curvo.
CHIURLO MAGGIORE. — NUMENIUS ARQUATA. Lath.
Pileo ceciato, macchiato di nero: penne lunghe de' fianchi bianche, con
piccole e poche macchie bislunghe.
Becco quasi il doppio in lunghezza del tarso, nerastro in
cima, con la base della mascella inferiore carnicino-cenero-
gnola. Iride scuro-nera. Penne del pileo, gote, cervice, lati del
collo, gozzo e petto di color ceciato-fulviccio, con una mac-
chia nerastra sullo stelo. Penne della schiena e scapolari nere
sui lati, con largo margine ceciato-lionato: parte posteriore
della schiena e groppone candidi. Sopraccoda candido, con
macchie bislunghe nere. Addome e fianchi bianchi, in qualche
luogo leggermente tinti di ceciato. Le macchie nero-scuricce,
che son sulle penne del gozzo e del petto, s’ estendono anche sul-
l'addome e sui fianchi, diventando più lunghe e più intense.
Penne anali e del sottocoda candide, e senza macchie. Cuo-
pritrici superiori delle ali cenerino-nere, con margine bianca-
stro: nelle medie e nelle grandi questo margine in alcuni luo-
UCCELLI DI RIPA. 357
ghi s'estende verso l'interno, a guisa di fasce trasverse, ed è
tinto di lionato. Remiganti nere: le primarie con macchie bian-
che alla base del margine interno; le altre macchiate di bianco
in ambo i lati e fino alla cima. Cuopritrici inferiori delle ali
bianche, con poche macchie cenerine. Timoniere biancastre,
con fasce trasverse ondulate nerastre. Piedi nero-cenerini.
Unghie nere.
Chiurlo maggiore, Numenius arquata, Lath. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 320.
Scolopax arquata, Linn. S. N. (1766), I, p. 242. — Numenius,
Briss. Ornith. (1760), V, p. 341. — Numenius arquata, Lath. Ind.
(11790), II, p.'710. — Numenius maior, Steph. (nec Schleg.) in Shaw.,
Gen. Zool. (1826), XII, p. 26. — Numenius arquata, Temm. Man.,
2° parte (1820), p. 603, e 4° parte (1840), p. 393. — Numenius me-
dius, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 609. — Nume-
nius arquata, Degl. et Ger. (1867), II, p. 159.
FicuRrE. — Buff., Pl. enl. 818.
NOMI VOLGARI TOSCANI. — Ciurlotto (Pisano). Beccaccia marina
(Padule di Bientina). Chiurlo grosso (Fiorentino).
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Courlis. Ingl. The common
Curlew. Ted. Der grosser Brachvogel.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0m, 622; apertura del becco,
Om, 153; coda, 0», 107; tarso, 0m, 088.
Costumi. — Qualcuno ne giunge in ottobre, e per tutto
l’autunno ed inverno si continua a vederne, ma la maggiore
quantità comparisce nel maggio. Allora si stabiliscono sulle
praterìe per una quindicina di giorni, riuniti in numerosi bran-
chi. Mentre volano, fan sentire un fischio forte e monotono.
Quindi partono tutti.
Propagazione. Vanno a nidificare ne paesi settentrionali:
qualche coppia resta in Germania, in Francia e nella Svizzera;
ma non è a mia notizia che alcuna covi in Italia. Fanno il
nido sulle praterìe, anche su quelle arenose ed asciutte. Le loro
uova son poco più piccole di quelle di GaMiza, di colore oliva-
stro-giallognolo.
Caccia. Se ne prendono molti con le reti aperte, tendendo
ad essi come ai Pivieri ed alle Gambette; ma si adoperano
stampe di Ciurlotti, ed un fischio che imiti il loro.
SALSE TRO es PRTE SLI CROSTA
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358 | ORDINE QUINTO.
CHIURLO PICCOLO. — NUMENIUS PHZEOPUS. Lath.
Pileo con due larghe fasce nerastre longitudinalij penne lunghe de’ fian-
chi candide, con fasce trasverse nerastre.
Becco un terzo più lungo del tarso , nerastro, con la base
della mascella inferiore grigio-carnicina. Gote e fasce soprac-
cigliari biancastre, macchiettate longitudinalmente di cenerino-
nerastro. Pileo nerastro, con una fascia media longitudinale,
nerastra. Penne della schiena, scapolari, medie e grandi cuo-
pritrici delle ali cenerino-nerastre, nere sullo stelo, con mac-
chie biancastre sul margine: quelle della schiena e le scapolari ..
son tinte di ceciato. Groppone candido. Penne del sopraccoda
e quelle che confinano col groppone candide, con macchia
nera sullo stelo ; le altre ceciate, con fasce trasverse nere. Gola
candida; lati del collo, gozzo e petto di color ceciato-sudicio,
con macchie bislunghe cenerino-nerastre, sfumate sul margine.
Penne delle parti superiori laterali dell’ addome bianche, con
macchia nera longitudinale sullo stelo: qualcuna di quelle dei
fianchi ha ancora qualche fascia trasversa. Penne anali e medie
del sopraccoda candide: le laterali candide, con una fascia lon-
d gitudinale sullo stelo, e qualcuna trasversa. Piccole cuopritrici
delle ali cenerino-nerastre, con sottil margine biancastro. Re-
miganti nerastre : le primarie macchiate in trasverso di bianco
dal lato interno; le secondarie anche dal lato esterno. Cuopri-
trici inferiori delle ali candide. Timoniere cenerino-cupe, con
fasce trasverse nerastre. Piedi cenerino-nerastri. Unghie nere.
Chiurlo piccolo, Numenius phacopus, Lath. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 322.
Sinonima. — Numenius minor, Linn. S. N. (1748), 6° édit. —
Scolopax phaeopus, Linn. S. N. (1766), I, p. 245. — Scolopax luzo-
niensis, Gmel. S. N. (1788), I, p. 656.— Numenius phaeopus, Lath.
Ind. (1790), Il, p. 7AN. — Numenius atricapillus; Vieill. N. Dict.
(41818), VIII, p.303. — Numenius phatopus, Temm. Man., 2* parte
(1820), p. 604, e 4* parte (1840), p. 394. — Phaeopus arquatus,
Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1826), XII, p. 36. — Numenius phaeo-
pus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 162.
FiGuRrE. — Buff., P1. enl. 842. l
Nomi voLearI TOSCANI. — Ciurlotto piccolo (Pisano). Lupetta .
(Vecchiano). Chiurlo piccolo (Fiorentino). e
"SO 7 c, i PEN I
cat ei loi è è > di tè , TELIT De size REGIO I PE i
UCCELLI DI RIPA. 359
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le petit Courlis, ou le Cor-
lieu. Ingl. The Whimbrel. Ted. Der Regen-Brachvogel.
DmensIoniI. — Lunghezza totale: 0m, 409; apertura del becco,
"0m, 084; coda, 0m, 088; tarso, 0", 058.
Costumi. — Se ne trovano nel Pisano per tutto l’inverno,
ma in piccol numero: molti se ne vedono arrivare nel maggio,
ma si trattengono pochi giorni. Volano in branchi, serrati, e
con gran velocità. Sono molto sospettosi.
Propagazione. Vanno a covare nelle regioni del Cerchio
artico.
Caccia. Si prendono con le reti aperte, tendendo loro nel
modo stesso che usasi per il Ciurlotto_grosso.
LUN
N
Niarasran
3: STE è
CIURLOTTELLO. — NUMENIUS TENUIROSTRIS.
Vieill.
Pileo ceciato, macchiato di nero; penne lunghe de’ fianchi candide e senza
macchie.
Becco più sottile che quello della specie precedente, un
terzo più lungo del tarso, in cima nero, scuro-nerastro alla
104
"I ARAN
360 { ORDINE QUINTO.
base. Iride nera. Penne del pileo lionate, nerastre nel mezzo.
Fasce sopraccigliari larghe, biancastre, macchiate di nerastro
come il pileo. Cervice dello stesso colore, e macchiata nel
modo stesso delle fasce sopraccigliari. Penne della schiena,
scapolari e remiganti secondarie interne nero-scuricce nel
mezzo, con margine lionato-sudicio. Penne della parte poste-
riore della schiena e groppone candide: quelle del groppone
hanno sullo stelo una bella macchia nera a goccia. Sopraccoda
candido, con alcune macchie nere in cima alle penne. Gola
candida. Gozzo bianco, leggermente tendente al ceciato, co-
perto da folte macchie nere a gocciola. Petto e fianchi can-
didi, con macchie nere rotonde, e qualcuna più piccola a goc-
ciola. Addome e sottocoda candidi. L’alto dell'addome è
asperso da piccole macchie bislunghe nere. Cuopritrici supe-
riori delle ali nerastre, con largo margine irregolare bianco:
quelle delle remiganti primarie hanno il margine bianco solo
nella cima. Remiganti : le prime quattro nero-scure, marginate
di bianco solo internamente; le altre han tutti i loro margini
con larghe e belle macchie bianche, che nelle remiganti se-
condarie si uniscono l’una con l’altra. Timoniere bianche,
con fasce trasverse nerastre. Piedi nero-piombati. Unghie nere.
Ciurlottello, Numenius tenuirostris, Vieill. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 324.
SinoniMia. — Numenius tenuirostris, Vieill. N. Dict. (1817),
VII, p. 202. — Numenius tenuirostris, Temm. Man., 4° parte (1840),
p. 394. — Numenius tenuirostris, Degl. et Ger. (1867), II, p. 160.
Ficure. — Ch. Bp., Faun. Ital., pl. 42.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Courlis a bec gréle.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 438; apertura del becco,
Q=, 8; coda, 0", 095; tarso, 0%, 074.
Nota. — Da poco tempo questa specie è ben conosciuta. Essa
fu per la prima volta descritta dal Vieillot come propria all’ Egitto ,
ma in modo così succinto da darne solo un’ idea; e questa specie
per molto tempo sarebbe anche rimasta incerta, se il celebre orni-
tologo C. L. Bonaparte, principe di Musignano, non l’ avesse di
nuovo e con la conveniente esattezza illustrata. Di più egli è stato
il primo a trovarla in Europa: dopo di lui io l’ ebbi dalle vicinanze
di Pisa, e nello stesso tempo il signor dottore Paiola di Padova
l'aveva trovata nel Veneziano: il professor Bonelli di Torino poste-
UCCELLI. DI RIPA. 361
riormente ne trovò due individui in Piemonte, ed ora che questa
specie è ben nota, non dubito che sollecitamente essa sia ricono-
sciuta come propria di quasi tutte le parti dell’ Europa (e special-
mente dell’ Europa orientale), giacchè mi sembra probabile che fino
adesso essa sia sfuggita allo sguardo degli Ornitologi, confondendola
col Numenius phaeopus, 0, come pensa il sunnominato Principe di
Musignano, sia stata giudicata un giovine di questa specie.
Costumi. — I costumi del Numenius tenuirostris son simili
‘ a quelli del Numemius phaeopus. Secondo le osservazioni del
Principe di Musignano, egli è molto comune lungo il Tevere,
sulle praterie umide: là vi passa l’inverno, e si trattiene fino
alla primavera. Da noi in Toscana è molto raro: non si vede
che nel maggio, ma accidentalmente, giacchè alcuni anni ne
arrivano in quantità, in alcuni altri non se ne vede neppure
un solo individuo, come appunto avvenne nella primavera
del 1828, mentre in quella del 1827 molti individui ne furono
uccisi sui nostri piani.
7° Famiglia. — TRINGIDEI.
‘
Becco più lungo della testa, leggermente curvo in
basso, un poco compresso verso la cima, appun-
tato, ottuso ed ingrossato all’ apice.
Mascella superiore un poco più lunga dell’ inferiore.
Solchi nasali che s' estendono molto verso la cima
del becco.
Diti anteriori o intieramente o quasi intieramente
divisi.
Becco più lungo, o subeguale alla testa, terete o subde-
presso, diritto o debolmente arcuato; n:lla cima ingrossato,
di sopra liscio, non solcato, con apertura che appena oltre-
passa le penne della fronte. Sopra ciascun lato della mascella
superiore un solco, che dalla base va quasi alla cima. Lingua
sottile, intiera, superiormente canalicuiata. Narici basilari, la-
terali, lineari, semichiuse da una membrana nuda. Gambe
mediocri, con la porzione nuda più o meno estesa. Tarso più
r
hu
lira
362 ORDINE QUINTO.
lungo o subeguale al dito medio, scudettato. Diti quattro: gli
anteriori perfettamente separati; il posteriore piccolo, ed arti-
colato più in alto degli altri, e che tocca terra con l’ unghia.
Unghie mediocri, subarcuate, compresse, appuntate. Coda sub-
eguale alle ali, di dodici timoniere. Ali lunghe: la prima re-
migante la più lunga; remiganti secondarie interne subeguali
o più corte delle primarie.
Costumi. — Sono i Zringidei uccelli marittimi, che stan
sempre in branchi numerosi, cercando i vermi nella rena
molle, o fra i fuchi gettati sulle spiagge. Corrono velocemente,
e volano per il solito a poca altezza dall’ acqua, in linea retta,
e nel giorno per poco tempo. In primavera vestono un abito
molto diverso per i colori da quello che portano in inverno;
bensì questi colori non sogliono essere che il fulvo più o meno
intenso, o il nero. Da noi non trovansi che nell’ autunno,
nell’ inverno o nella primavera: ed in quest’ ultimo tempo ne
vediamo il numero maggiore. Non so che alcuna specie nidi-
fichi in Italia. Han carne poco buona per mangiarsi, giacchè
puzza fortemente di salvatico. Divengono grassissimi nell’ au-
tunno, e la loro pinguedine è poco resistente ed oleosa. Si
prendono per il solito con le reti aperte, tese sulle spiagge
ove sono soliti pascolare.
Nora. — La presente famiglia è costituita soltanto dalle suddi-
visioni che sono state fatte nell’ antico genere Tringa, avendone per
altro tolto le Calidris, che, per le ragioni da me già espresse, dovetti
riunire ei Tachidromi. Per altro, quantunque detto antico genere si
componesse di specie fra loro genericamente distinte, pure io non
convengo che di questo si potesse formare quel gran numero di
nuovi generi adottati da molti dei moderni Ornitologi: perciò io
credetti che il partito più giusto ed opportuno da seguirsi fosse
quello da me adotiato, quello cioè di dividere sì il genere Tringa
del Manuale del Ten:minck e dell’ Ornitologia Toscana, ma solo in
quel numero di gruppi, i quali compongonsi d’ uccelli dotati di ca-
ratteri sufficientemente importanti ed abbastanza appariscenti, co-
me, per esempio, quelli delle forme e proporzioni del becco e delle
estremità, non che del portamento dell’ animale. Su tali norme ba-
sandomi, anziché formare, come fecero il Kaup e 1’ Elliot, del mag-
gior numero delle specie dell’ antico genere Tringa altrettanti generi
distinti, io l’ ho diviso ia soli quattro, vale a dire: Tringa, Ancylo-
cheilus, Pelidna e Limicola.
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ùu
UCCELLI DI RIPA. 363
25° Genere. — TRINGA. Linn.
Becco subeguale alla testa, diritto alla base, medio-
cremente alto, subcompresso e subconico, fino
verso la metà della sua lunghezza; quindi dive-
nendo subcilindrico, verso la cima è un poco
più dilatato.
Solco nasale che giunge fino all’ apice ingrossato del
becco. |
Estremità posteriori piuttosto brevi e grosse.
Diti marginati.
Prima remigante più lunga delle altre.
Codà o troncata o subconica.
PIOVANELLO MAGGIORE. — TRINGA CANUTUS. Linn. KC,,.5C
Tutte le timoniere cenerine: sottocoda bianco (in inverno), o bianco
macchiato di rosso (in estate), e con molte zone trasversali nere;
sopraccoda bianco-candido (in inverno), o bianco con macchie nere
con tinta scuriccia (in estate): cuopritrici inferiori delle ali bianche,
‘alcune sfumate di cenerino.
Adulti în abito perfetto d’ inverno. Becco nero-olivastro.
Pileo cenerino, con sfumatura nerastra sullo stelo. Cervice ce-
nerino-chiara, con gli steli neri. Penne della schiena, scapo-
lari e remiganti secondarie interne cenerine, con lo stelo
nero, il margine bianco, e limitato internamente da una lineetta
nera ondulata. Penne del sopraccoda bianche, con una larga
fascia nerastra traversa, ondulata verso la cima: quelle del
groppone hanno la parte inferiore cenerina, e lo stelo nero,
ma queste parti divengono insensibilmente bianche con l’ac-
costarsi al sopraccoda. Lati della testa e del collo bianchi, con
macchiuzze cenerine, folte e larghe. Fascia sopraccigliare,
gola, addome e sottocoda candidi. Gozzo, petto e fianchi
bianchi, con piccole e rade macchie cenerine. Cuopritrici delle
ali cenerine, con lo stelo nero ed un largo margine bianco:
le grandi hanno un largo spazio bianco alla cima. Remiganti
nerastre, con margine e stelo bianco. Coda troncata. Timo:
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364 » ORDINE QUINTO.
niere cenerine, con margine e stelo bianco: la prima esterna
ha delle macchie bianche sul lato esterno. Piedi nero-olivastri.
Unghie nere.
Abito perfetto di nozze dei vecchi. Pileo nero, macchiato di
color fulvo-nocciòla. Spazio fra il becco e l'occhio, e fra l'occhio
e l’ occipite, color nocciòla-cenerognolo, con macchie bislun-
ghe nerastre. Penne medie della schiena nere, con margine
biancastro. Penne laterali della schiena, scapolari e le timo-
niere secondarie interne nere, col margine dell’ estremità
bianco, e sui lati delle grandi macchie rotondate fulvo-noc-
ciòla. Penne del groppone cenerino-cupe, con fasce trasverse
e con margine nerastro. Fascia sopraccigliare, gola, gozzo,
petto e addome color nocciòla-fulvo. Fianchi, gambe e regione
anale bianca, con macchie cenerine. Penne del sopraccoda:
le medie fulvo-nocciòla, con un margine estremo bianco e con
delle fasce nere trasverse ; le laterali bianche, con fasce lar-
ghe, trasverse, nere. Penne del sottocoda bianche, macchiate
di fulvo e di nero. Remiganti nere, con lo stelo bianco.
Abito di primavera dei giovani, che lo vestono per la prima
volta. La disposizione de’ colori è la stessa che negli adulti,
ma le penne medie del sopraccoda non son fulve, bensì bian-
che come le laterali: quelle del sottocoda non han macchie
fulve. Il color fulvo-nocciòla è ovunque molto più pallido : si
estende meno sul ventre, e dove ancora si estende è misto di
macchie bianche. E finalmente quasi tutte le penne del petto
hanno una fascia nerastra parallela al margine.
Abito de giovani avanti la prima muta. Dorso e scapolari
di color cenerino molto cupo. Le penne di queste parti hanno
due linee marginali, l’ esterna nera, l’interna bianca. Una
gran quantità di macchie nerastre sono disposte longitudinal-
mente sul pileo e sulla cervice, delle quali parti il fondo è
cenerino. Petto tinto di lionato. Una fascia scura va dall’ oc-
chio al becco. Piedi giallo-olivastri. Nel rimanente simile agli
aduti in abito d’ inverno.
Piovanello maggiore, Tringa cinerea, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 294.
SINONIMIA. — Tringa canutus et calidris, Linn. S. N. (1766), I
p. 251-253. — Calidris, Briss. Ornith. (1760), V, p. 226. — Tringa
UCCELLI DI RIPA. 365
cinerea et ferruginea, Briinn., Ornith. Borealis (1764), p.53.— Tringa
naevia; grisea et islandica, Gmel. S. N. (1788), I, p. 681-682. —
Tringa australis, Lath. Ind. (1'790), II, p. 737. — Tringa rufa, Wils.
Amer. Orn. (18413), VII, p. 43, pl. 57, fig. 5. — Tringa cinerea, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 627, e 4* parte (1840), p. 409. — Canu-
tus islandicus et cinereus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831),
p. 654-655. — 7ringa canutus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 190.
Ficure. — Buff., PI. enl. 365, individuo in muta, sotto il nome
di Maubéche tachetee; 366, individuo in abito d’ inverno, sotto il nome
di Maubéche grise.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Canut, ou Maubéeche.
Ingl. The Grisled aschcoloured. Ted. Der Aschgraue Strandléufer.
DmensionI. — Lunghezza totale: 0m, 263; apertura del becco,
Om, 034; coda, 0m, 055; tarso, 0", 029.
Costumi. — Io non ho mai trovato quest’ uccello in To-
scana, ma son persuaso che sulle sue coste si debba incon-
trare. Il professor Calvi lo ha veduto in Liguria. Il dottor Paiola
me lo ha inviato dalle paludi di Venezia. Abita quasi sempre
il lido del mare, ove becca i vermiciattoli, le piccole conchiglie
ed i piccoli crostacei. Di rado si ferma presso alle acque dolci.
Propagazione. Segue nel Settentrione, ove egli passa tutta
la stagione calda. Ma non si sa nulla nè del suo nido, nè delle
sue uova.
PIOVANELLO VIOLETTO. — TRINGA MARITIMA.
Briinn. f? iple Saud7 dp i1
Le due o quattro timoniere medie bianco-nerastre, le altre cenerino-
chiare: sopraccaudali medie nerastre, le laterali bianche, macchiate
di scuro-nero; sottocaudali bianche, con sottil linea scura sullo stelo ;
cuopritrici inferiori delle ali cenerine.
Adulti in abito perfetto d’inverno. Becco nero-scuro. Fronte,
fascia sopraccigliare e penne palpebrali bianche. Vertice ed
occipite nero-cenerognoli. Lati della testa e del collo, gozzo
e cervice di color cenerino-lavagna. Penne della schiena e sca-
polari nerastre, cangianti un poco in violetto, con sottil mar-
gine biancastro. Groppone, parte media del sopraccoda e le
due timoniere medie nere. Gola biancastra. Penne del petto di
‘ color cenerino-lavagna, con largo margine bianco. Addome,
fianchi e sottocoda bianchi. Fianchi e sottocoda con grandi
t di
366 ORDINE QUINTO.
macchie cenerine. Cuopritrici delle ali nero-cenerine, con largo
margine candido. Remiganti nero-lavagna: le secondarie con
margine bianco, le primarie con lo stelo bianco. Coda cuneata.
Timoniere laterali bianco-cenerognole. Piedi giallo-ruggine.
Abito di nozze. Simile al sopra descritto, ma le penne
delle parti superiori non hanno il margine bianchiccio, ed in-
vece sono d’ un color nero più intenso, e più visibilmente can-
giante in violetto. Lati del collo, gozzo, petto e fianchi di co-
lor più intenso, e le penne prive della marginatura biancastra.
Giovani dell’ anno. Base del becco gialliccio. Penne del
pileo, dorso, scapolari, secondarie delle ali e le due timoniere
medie di color nero-sbiadito, marginate e terminate di lionato-
chiaro. Cuopritrici delle ali con largo margine bianco. Lati
del collo e gozzo con strie longitudinali, e tutte le penne di
queste parti hanno un margine cenerino. Sull’ addome e sui
fianchi delle grandi macchie longitudinali. Piedi giallo-chiari.
Piovanello violetto, Tringa maritima, Briinn. Savi, Orn. Tosc.,
Il, p.292:
SINONIMIA. — Tringa maritima et undata, Briinn., Ornith. Borea-
lis (1764), p. 54-55.— Tringa nigricans, Montagu, Linn. Trans. (1792),
IV, p. 40. — Tringa canadensis, Lath. Ind. (1802), Suppl., p. 65. —
Tringa arquatella, Pall. Zoogr. (1811-1834), IL, p. 190. — Tringa
maritima, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 619, e 4? parte (1840),
p. 404. — Totanus maritimus, Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1824),
XII, p. 146. — Tringa striata, Flem., Brit. Anim. (1828), p. 110. —
Arquatella maritima, Baird, Birds N. Amer. (1860). — 7ringa ma-
ritima, Degl. et Ger. (1867), I, p. 192.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 284, sotto il nome di Tringa
Schinzù. — Gould, Birds of Eur., pl. 344.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Becasseau violet. Ing].
The Seluinzer Sandpiper.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0m, 213; apertura del becco,
Om, 029; coda, 0m, 062; tarso, 0, 022.
Costumi. — Abita i paesi settentrionali, dai quali emigra
periodicamente. Al dire del Temminck non trovasi che sulle co-.
ste coperte di scogli. In Toscana non l’ ho mai trovato : ma il
professor Calvi di Genova ne ha veduto su quelle coste, e in
primavera e in autunno. Non si sa nulla circa alla sua propa-
gazione.
UCCELLI DI RIPA. 367
26° Genere. — ANCYLOCHEILUS. Kaup.
Becco più lungo della testa, un poco arcuato in basso,
subcompresso, assai alto alla base, subconico
uniformemente fin verso la cima.
Estremità della mascella superiore leggermente di-
latata.
Solco nasale che giunge fin circa ai tre quarti della
lunghezza del becco.
Estremità posteriori assai lunghe e svelte.
Diti debolmente marginati.
Prima remigante più lunga delle altre.
Coda subtroncata, con le due timoniere medie più
lunghe delle laterali.
Nota. — La riunione in un genere distinto dell’ antica Tringa
subarquata alla Cinclus, riunione che ho dovuto stabilire per le ra-
gioni esposte nella precedente Nota, non essendo stata già fatta da
niun Ornitologo, per dare un nome a questo nuovo gruppo generico,
ho creduto più opportuno d’ adottare quello d’ Ancylocheilus già sta-
bilito dal Kaup per la Subarquata fino dal 1829.
PIOVANELLO PANCIA ROSSA. — ANCYLOCHEILUS
SUBARQUATA. Kaup.
Parti inferiori bianche (in inverno), o color rosso-mattone più uniforme
(in estate): sopraccoda bianco o bianco macchiato di rosso-scuro, con
due o quattro macchie nere trasverse; sottocoda bianco puro (in in-
verno), o bianco tinto di rossastro, e macchiato verso il terzo poste-
riore d’ una macchia angolare nera (in estate).
Adulti in abito perfetto d’ inverno. Becco nero. Fronte e
fascia sopraccigliare bianca. Penne dello spazio fra l’ occhio e
il becco, quelle del pileo, dell’ occipite, della cervice, schiena
e scapolari, di calor cenerino, con un sottil margine un poco
più chiaro, e sul mezzo una sfumatura più intensa. Penne del
groppone e cuopritrici medie della coda nerastre, con mar-
gine cenerino. Cuopritrici delle ali nericce, con margine cene-
‘ rino-biancastro. Remiganti nere, col lato interno biancastro:
Vp
368 ORDINE QUINTO.
l’ esterna ha lo stelo bianco. Gola, addome, sottocoda, penne
laterali del sopraccoda e fianchi, candidi. Lati del collo, del
gozzo ed il petto color bianco-cenerognolo, con macchie ce-
nerognole, alcune delle quali nerastre nel mezzo. Timoniere:
le due medie più lunghe delle altre, e nerastre; le laterali
cenerognole, con lo stelo e con uno stretto margine bianchi ;
l’ esterna più lunga delle tre seguenti. Piedi neri.
Maschio vecchissimo în abito perfetto di nozze. Testa, collo,
petto, addome e fianchi color castagno-fulvo; attorno la base.
del becco una leggiera sfumatura biancastra; sul pileo delle
macchie longitudinali nere; qualche macchietta nera sui fianchi
e sul petto ; sull’ addome alcune macchie bianchicce. Schiena
e scapolari dipinte da macchie grandi, angolate, nere e fulve.
Penne del groppone nere, marginate di bianco; penne del so-
praccoda e del sottocoda candide, con una macchia nera verso
la cima, sotto la quale un’ altra fulva sfumata. Cuopritrici delle
ali cenerino-nere, con margine cenerino-biancastro: alcune
ve ne sono che han delle macchie angolate fulve. Remiganti
nerastre, bianchicce dal lato interno, con lo stelo bianco verso
la cima. Remiganti cenerino-nerastre, con uno stretto mar-
gine bianchiccio. Piedi neri.
Abito dei maschi giovani in primavera, e delle femmine vec-
chie. Tutte le penne della testa, del collo, del petto, dei fian-
chi e dell'addome sono d’ un color fulvo-castagno molto più
chiaro che nei vecchi, ed hanno il margine esterno bianco: di
più quelle del petto, dell'addome e dei fianchi han sotto il
margine bianco una fascia trasversa nera. Penne della schiena
e scapolari colorite come nei vecchi, ma di colori più deboli,
e con margine cenerino. Penne del sopraccoda e del sottocoda
bianche, con macchia nera: in esse la macchia fulva o non è
visibile, o è debolissima. Ali e coda come ne’ vecchi. x
Nora. — Oltre gl’ indizii che riscontransi nel color delle penne,
per distinguere i maschi dalle femmine, un altro ne offre la lun-
ghezza del becco : le femmine lo han sempre più lungo due centimetri.
Femmine giovani în primavera. Fronte e fascia sopracci-
gliare bianca. Penne del pileo, dell’occipite e della cervice mar-
ginate nel mezzo di bianco-cenerognolo. Penne della schiena
e scapolari nere, con largo margine cenerino-grigio: qualcuna
n
1)
UCCELLI DI RIPA. 369
ha delle macchie fulve sul margine. Penne del groppone cene-
rino-nere, con margine biancastro. Penne del sopraccoda
bianche, macchiate di nero. Gola, addome, fianchi e sottocoda
bianchi, con alcune macchie trasverse nerastre. Petto cenero-
gnolo, macchiato di color nocciòla e di nero. Ali e timoniere
come nell’ abito d’ inverno.
Giovani avanti la prima muta. Somigliano agl’ individui in
abito d'inverno, ma han sulla cervice una leggiera linta lio-
nata ; il petto leggermente ceciato, e con maggior numero di
macchie, e le cuopritrici delle ali marginate di lionato-ceciato,
Piovanello pancia rossa, Tringa subarquata, Temm. Savi, Orn.
Tosc., II, p. 284.
Sinoximia. — Scolopax subarquata, Giildenst. Nov. comm. Pe-
trop. (1774-1775), XIX, p. 471. — Scolopax africana, Gmel. S. N.
(1788), I, p. 655. — Numenius africanus, Lath. Ind. (1790), II,
p. 712. — Tringa islandica, Retz. Faun. Suec. (1800), p. 192. —
Numenius subarquata, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 148. —
Numemius ferrugineus, Meyer et Wolf., Tasch. Deutsch. (18410), II,
p. 356. — Tringa pygmaea, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus.
(1816), p. 30. — Tringa falcinella, Pall. Zoogr. (1811-1834), II,
p. 188. — Tringa subarquata, Temm. Man. (1815), p. 393; 2° parte
(1820), p. 609, e 4* parte (1840), p. 397. — Ancylocheilus subarqua-
ta, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 50. — Pelidna subarquata et ma-
crorhynchus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 657-658.
— Pelidna subarquata, Degl. et Ger. (1867), II, p. 195.
Ficure.—Buff., PI. enl. 8541, individuo in gran parte rivestito del-
l’ abito d’ inverno, sotto il nome di Alouette de mer. — P. Roux, Orn.
Prov., pl. 285, fig. 4, individuo in abito d'estate; fig. 2, testa del
medesimo individuo che si spoglia delle penne d’ inverno. — Gould,
Birds of Eur., pl. 328.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Beccasseau Cocorli. Ingl.
The red Sandpiper. Ted. Der rothbiuchiger Strandlaufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0m, 188; apertura del becco
della femmina, 0%, 042; del maschio, 0m, 036; coda, 0", 042;
tarso, 0%, 029. 5 ;
Costumi. — Si trovano ne’luoghi stessi, e negli stessi
tempi della specie precedente, ma ne è più abbondante. Nel
maggio le nostre spiagge ne sono coperte, stanno riuniti in
branchi grandissimi, che volano serrati e poco alti da terra.
Ornitologia italiana. — ll, 24
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370 ORDINE QUINTO.
Propagazione. Non credo che segua in Toscana, qualche
volta accade in Olanda, come asserisce il Temminck. Le uova
son quattro o cinque, giallastre, con macchie brune.
Caccia. Con le reti aperte. Nel maggio e nel settembre,
cioè quando passano e quando ripassano, i tenditori ne pren-
dono moltissimi. Sono uccelli poco buoni a mangiarsi.
PIOVANELLO PANCIA NERA. — ANCYLOCHEILUS
CINCLUS. Savì ex Linn.
Parti inferiori bianche (in inverno), o con grandi macchie nere fra loro
riunite sul petto e sull’addome (in estate); sopraccaudali mediane
brune, laterali bianche ; sottocaudali candide.
Adulti in abito perfetto d’ inverno. Becco nero, appena ar-
cuato. Iride scuro-nera. Fascia sopraccigliare bianca. Pileo,
cervice, schiena, scapolari e groppone color cenerino, con
macchia nerastra lungo lo stelo. Penne medie del groppone e
sopraccoda cenerino-nerastre ; laterali bianche. Fra 1’ occhio
e l’angolo del becco una fascia cenerina. Gola, parte superiore
del gozzo, fianchi, addome e sottocoda candidi. Petto e lati
del collo di color cenerognolo, con macchiuzze bislunghe nere.
Cuopritrici delle ali nerastre, con largo margine cenerino. Re-
miganti: primarie nerastre, con lo stelo bianchiccio ; le secon-
darie nerastre, col margine esterno bianco. Le due timoniere
medie assai più lunghe delle altre, la prima esterna più lunga
della seconda, terza e quarta; le due medie son nerastre, con
lo stelo nero, le altre cenerognole, con lo stelo bianco verso la
cima. Piedi scuro-neri.
Abito perfetto di nozze de vecchi. Fascia sopraccigliare, lati
della testa e collo bianco-cenerini, con qualche sfumatura
giallo-lionata, macchiettati di nerastro. Pileo e regione delle
orecchie nere, con macchie di lionato-nocciòla. Cervice bianco-
lionata, macchiata di nero. Penne del dorso e scapolari nere,
con margine, o due grandi macchie, fulvo-nocciòla: 1’ estre-
mità di queste penne è bianchiccia. Penne medie del groppone
e del sopraccoda cenerino-nerastre, con sottil margine fulvic-
cio. Gola, gozzo e petto bianco-cenerini, con molte macchiette
nere. Fianchi, penne anali e del sottocoda di color bianco,
con sottilissime strie longitudinali. Parte media dell’ addome
UCCELLI DI RIPA. 371
di color nero-puro. Cuopritrici delle ali e le tre remiganti
secondarie interne grigio-cenerine, con macchia più cupa lungo
lo stelo: le altre remiganti secondarie cenerine esternamente,
bianche dal lato interno ; remiganti primarie cenerino-nera-
stre, con lo stelo bianco verso la cima. Timoniere: le due me-
die cenerino-nerastre, le laterali bianco-cenerine. Piedi neri.
Abito che vestono î giovani in primavera. Pileo misto di ne-
rastro, di cenerino e di fulviecio. Cervice cenerina, con mac-
chie longitudinali più cupe. Penne della schiena e scapolari
cenerine nel terzo superiore, nere nel mezzo della porzione
rimanente, che da ciascun lato ha una larga macchia giallo-
fulva. Groppone, ali e coda come negl’ individui adulti in
abito perfetto di nozze. Gote biancastre, macchiettate di cene-
rino. Gola bianca. Gozzo e petto bianco-cenerognoli dai lati,
un poco macchiati di fulviccio: ambedue queste parti folta-
mente asperse di macchiette nere ovate. Addome, fianchi e
sottocoda candidi: sull’addome delle grandi macchie nere o
nerastre. i
Nota. — Su questa specie, come nella seguente, ed in quasi
tutte le altre del genere Tringa, i colori delle penne e la loro di-
stribuzione variano moltissimo ne’ diversi individui e nei diversi
tempi, giacchè, essendo essi più o meno adulti, han colori più o meno
vivi, ed in maggiore o minor dose questi colori compariscono sul
loro abito. Di più, siccome la muta delle penne accade lentamente,
in alcune stagioni trovansi vestiti per metà della livrea da estate, e
per metà della livrea d'inverno: così che hanno allora un abito
particolare e diverso, il quale abito cangia ancora con l’ avvicinarsi
il termine della muta, ec. Il descrivere tutte queste grandi varietà
sarebbe cosa noiosissima ed inutile. Io, seguendo l’ esempio degli al-
tri Ornitologi, ho adunque fatto conoscer qui sopra solo le princi-
pali variazioni, a cui questa specie va soggetta; tocca poi allo stu-
dioso, capitandogli individui in abito intermedio, a determinare con
quale de’ descritti ha maggior somiglianza.
Piovanello pancia nera, Tringa alpina, Linn. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 282.
Sinonmia. — Tringa alpina et cinclus, Linn. S. N. (1766), I,
p. 249-254. — Cinclus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 244. — Tringa
ruficollis, Pall. Voy. (1766), édit. franc., in-8°, VIII, Append., p. 47. —
Numenius variabilis, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 144. —
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ORDINE QUINTO.
Tringa variabilis, Meyer et Wolf., Tasch. Deutsch. (1810), II, p. 397.
— Tringa variabilis, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 612, e 4* parte
(1840), p. 399. — Pelidna variabilis, Steph. in Shaw., Gen. Zool.
(41824), XII, p. 98. — Pelidna alpina, Brehm, Handb. Nat. Véog.
Deutsch. (1831), p. 661. — Pelidna cinclus, Bp. B. of Eur. (1838),
p. 50. — Pelidna cinclus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 197.
Ficune. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 287 e 288. — Gould, Birds
of Eur., pl. 329.
Nowmr VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Beccasseau brunette. Ingl.
Dunlin Sandpiper. Ted. Der vertinderliche Strandldufer.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 184; apertura del becco,
Om, 3; coda, 0m, 044; tarso, 0m, 022.
Costumi. — Nell’ autunno, nell'inverno ed in primavera
quasi sempre trovasene qualcuno sopra le spiagge arenose del
mare, o-in vicinanza dell’ imboccatura de’ fiumi. Nel settembre
e nella primavera periodicamente ne sogliono passare moltis-
simi branchi: ma con tutto ciò alcuni anni vi sono, ne’ quali
non ne comparisce alcuno.
Propagazione. Non è a mia notizia. che nidifichiin Toscana.
Il dottor Paiola di Venezia, oltre l’ assicurarmi che esso tro-
vasi tutto l’anno sopra quei lidi, mi dice ancora che crede
vi nidifichi. Secondo il Temminck, fa il covo fra le erbe, ove
depone quattro uova molto grosse, di color verde-biancastro,
con grandi e piccole macchie scure.
27° Genere. — PELIDNA. G. Cuv.
Becco un poco più corto della testa, diritto, conico,
subterete, un poco dilatato all'apice, ivi subde-
presso.
Solco nasale ristretto, che giunge fino alla dilata-
zione dell’ apice.
Estremità posteriori mediocri e sottili.
Diti debolissimamente marginati.
Prima remigante più lunga delle altre.
Coda mediocre, subtroncata, con le timoniere me-
die più lunghe delle altre.
Wi
UCCELLI DI RIPA. 373
PIOVANELLO NANO. — PELIDNA TEMMINCKII.
Boie.
Petto colorato uniformemente, o sparso di piccole macchie bislunghe.
Stelo della prima remigante bianco, quello delle altre bruno; timo-
niere medie più lunghe delle laterali.
Adulti in abito perfetto d'inverno. Becco nero. Tutte le
parti superiori d’ un color nero-scuro, più cupo sullo stelo.
Gola, gozzo, addome, fianchi e cuopritrici laterali della coda
candide. Cuopritrici intermedie della coda nerastre; le quattro
timoniere medie bruno-cenerine, le altre biancastre ; e le due
esterne intieramente bianche. Piedi scuri. *
Abito perfetto di nozze de’ vecchi. Pileo nero, con macchie
fulvo-nocciòla. Gervice grigio-cenerina, macchiata di fulviccio-
nocciola. Penne della schiena, scapolari e remiganti seconda-
rie interne nere, con largo margine color di nocciola. Penne
del groppone e medie del sopraccoda nerastro-cenerine, con
margine lionato-cenerognolo: fra 1’ occhio e il becco una linea
scuriccia. Fascia sopraccigliare, gola, addome e sottocoda can-
didi. Gote, lati del collo e petto di color lionato-chiaro misto di
cenerognolo, con molte macchiette bislunghe nerastre. Cuo-
pritrici delle ali grigio-cenerine, con margine bianchiccio o
fulvastro; le grandi hanno l’ estremità con largo margine
bianco. Remiganti cenerino-nere, con lo stelo biancastro. Coda
subcuneata. Le tre timoniere esterne quasi intieramente bian-
che ; le altre cenerino-scuricce.
Giovani avanti la prima muta. Tutte le parti superiori di
color cenerino-nerastro, ma più chiaro sulla cervice: tutte le
penne (eccettuate quelle della cervice) strettamente marginate
di giallastro. Le scapolari han di più verso la cima una sottile
fascia nera. Petto e lati del collo d’ un color cenerino, legger-
mente sfumato di lionato. Gola, fascia sopraccigliare, addome,
fianchi e sottocoda candidi. Tutte le penne della coda (eccet-
tuata l’ esterna) terminate di lionato. Piedi bruno-verdastri.
Piovanello nano, Tringa Temminckîi, Leisler Savi, Orn. Tosc,,
IN: ‘p.:287.
SINONIMIA. — Tringa pusilla, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV,
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 623.
374 ORDINE QUINTO.
p. 308. — Tringa Temminckùi, Leisl. Nachtr. zu Bechst. Nat. Deutsch.
(1811-1815), I, p. 65. — Tringa Temminckii, Temm. Man., 22 parte
(1820), p. 622, e 4* parte (1840), p. 405. — Pelidna Temminckii,
Boie, Isis (1826), p. 979. — Leimonites Temminckii, Kaup. Nat. Syst.
(1829), p. 37. — Pelidna Temminckti, Degl. et Ger. (1867), II, p. 205.
Figure. — Gould, Birds of Eur., pl. 333. (7,
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Pelidne Temmia. )97 NA
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0", 4136; apertura del becco,
Om, 019; coda, 0, 049; tarso, 0%, 017.
AN
Costumi. — È meno comune delle altre due specie. Ha gli
stessi costumi, ed arriva ai medesimi tempi.
Propagazione. Non è conosciuta: il Temminck suppone che
accada nelle regioni settentrionali.
GAMBECCHIO. — PELIDNA MINUTA. Boie ex Leisl.
Petto colorato uniformemente o sparso di larghe macchie ovali ed ango-
lose; stelo delle remiganti primarie scuro alla base ed alla punta,
bianco nel resto; quello delle secondarie bianco alla base, scuro in
cima. Timoniere medie ed esterne più lunghe delle intermedie,
Adulti in abito perfetto d’inverno. Becco nero. Le penne di
tutte le parti superiori cenerine, con del nerastro sullo stelo.
Spazio fra l'occhio ed il becco brunastro. Fascia sopracci-
gliare, gola, gozzo, mezzo del petto, addome e fianchi candidi.
Penne del soltocoda e laterali del sopraccoda candide. Lati del
petto cenerino-lionati. Timoniere laterali cenerino-nerastre,
marginate di bianco: le due del mezzo bruno-nere. Piedi neri.*
Abito perfetto di nozze de’ maschi vecchi. Becco nero. Fronte
e fascia sopraccigliare bianche. Penne del vertice, occipite,
cervice, schiena, spalle, scapolari, groppone, penne medie
del sopraccoda e remiganti secondarie interne, di color nero-
morato nel mezzo, con largo margine color di nocciòla-acceso.
Spazio fra l’ occhio e il becco, gote, lati del collo e petto di co-
lor cenerognolo: il petto sui lati è tinto di rossiccio-nocciòla.
Gola, gozzo, parte media del petto, addome, fianchi e sotto-
coda bianco-candidi. Cuopritrici delle ali simili alle penne
della schiena. Remiganti nere, con lo stelo bianco. Le due ti-
moniere medie più lunghe di tutte, e di color scuro-cenerino,
1 Temminck, op cit., pag. 625.
UCCELLI DI RIPA. 375
con sottil margine più chiaro. La prima esterna più lunga della
seconda, terza e quarta: tutte queste e la quinta ancora sono
cenerine, con lo stelo bianco. Piedi neri.
Femmina. Distinguesi in tutte le stagioni per avere il becco
un poco più lungo: e quando ha l’abito d’ estate, per avere
le penne delle parti superiori con un sottil margine bian-
chiccio.
Giovani avanti la prima muta. Penne del pileo nerastre,
marginate di lionato. Fronte, fascia sopraccigliare, gola, goz-
zo, addome, fianchi e sottocoda candidi. Lati del petto ful-
vastri, macchiati di bruno-cenerino: spazio fra l’ occhio ed
il becco bruno-nerastro. Cervice e lati del collo di color cene-
rognolo, macchiato di nerastro. Penne della schiena, scapolari,
e cuopritrici delle ali bruno-nerastre: quelle dell’ alto della
schiena circondate da un largo margine bianco-giallastro, e
quelle delle cuopritrici delle ali da un sottil margine fulvo»
gialliccio. Timoniere medie nerastre, marginate di fulvo-cene-
rino: le altre marginate di bianco. *
Gambecchio, Tringa minuta, Leisler Savi, Orn. Tosc., II, p. 289.
SINONIMIA. — Tringa pusilla, Meyer et Wolf. (nec Bechst.), Tasch.
Deutsch. (1810), II, p. 394. — Tringa minuta, Leisl. Nachtr. zu
Bechst. Nat. Deutsch. (1811-1815), I, p. 74. — Tringa Temminckùi,
Koch. (nec Leisl.) Baier. Zool. (1816), I, p. 292. — 7ringa cinclus,
Pall. (nec. Linn.) Zoogr. (1811-1831), II, p. 201. — Tringa minuta,
Temm. Man., 2° parte (1820), p. 624, e 4* parte (1840), p. 407. —
Pelidna minuta, Boie, Isis (1826), p. 979. — Pelidna pusilla, Brehm,
Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 666. — Actodromas minuta,
Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 59. — Pelidna minuta, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 203.
Ficuak, — Gould, Birds of Eur., pl. 332. — Naumann, Vòog.
Deutsch., pl. 21, fig. 30.
NomI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Pelidne minute.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 146; apertura del becco
del maschio, 0m, 017; della femmina, 0, 019; coda, 0, 036; tarso,
Qu, 021. x
Costumi. — Simili a quelli della specie precedente, della
quale è molto più comune. Arriva in maggio ed in set-
tembre.
{ Temminck, op. cit., pag. 626.
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376 ORDINE QUINTO.
Propagazione. Non si conosce.
Caccia. Con le reti aperte nello stesso modo, e nello
stesso tempo, in cui prendonsi le Tringhe subarquate.
28° Genere. — LIMICOLA. Koch.
Becco poco più lungo della testa, con due lievi curve
specialmente sul profilo superiore: dalle penne
della fronte fino verso la sua metà dirigesi in
basso con inclinazione notevole, quindi va quasi
in piano fin circa ai due terzi della lunghezza,
ed in fine piega di nuovo in basso; visto dalla
parte superiore è conico compresso nella prima
parte, o fin poco oltre l'angolo anteriore delle”
narici; presso queste un poco ristretto e subci-
lindrico, quindi dilatasi e diviene assai depresso,
e così mantiensi fino alla cima, la quale è ottuso-
acuminata,
Solchi nasali ristretti, che giungono quasi all’ apice
del becco, del tutto laterali.
Estremità posteriori piuttosto brevi, mediocremente
sottili.
Diti debolissimamente marginati.
Coda troncata, rotondata, con le due timoniere medie
più lunghe delle altre.
GAMBECCHIO FRULLINO. — LIMICOLA PYGMEA..
Koch.
Becco diritto, subdepresso, più lungo della testa e del tarso; tarso eguale
al dito medio; gamba in parte nuda; coda subtroncata.
Abito di nozze. Becco compresso, nero-castagno. Fascia
sopraccigliare bianco-ceciata, con piccoli punti nerastri. Fronte,
vertice ed occipite neri, con alcune lineette longitudinali ceciate
e castagno-chiare. Cervice, spalle e lati del petto color nero,
UCCELLI DI RIPA. 377
con folte macchiuzze longitudinali biancastre. Penne della
schiena, groppone, scapolari e remiganti secondarie interne
di color nero, marginate finamente di color nocciòla-chiaro; le
scapolari e quelle laterali della schiena hanno il margine assai
largo color ceciato. Cuopritrici delle ali nere, con largo mar-
gine ceciato-cenerognolo. Remiganti nerastre, con lo stelo bian-
castro. Addome, fianchi e sottocoda con qualche macchia nera-
stra. Gola, gozzo e petto grigio-ceciati, con macchiuzze nere.
Coda subtroncata: le due timoniere medie e le esterne appena
più lunghe delle altre, le due interne nerastre, le altre cene-
rine marginate di bianchiccio, e con lo stelo bianco. Piedi
cenerino-verdognoli.
Giovani avanti la prima muta. Becco nero in cima, cene-
rino-rossiccio alla base. Fascia sopraccigliare bianco-ceciata.
Pileo, occipite, schiena, groppone, scapolari, le due timoniere
medie e le cuopritrici delle ali, neri, marginati di castagno-
rossiccio. Fronte, cervice, lati del collo, petto, fianchi e sotto-
coda, bianco-ceciati, con un gran numero di strie longitudinali
nere. Gola e mezzo dell’ addome bianchi. Timoniere laterali
color cenerino-sudicio. Piedi cenerino-verdastri. ‘
NoTA. — Questa specie ha il dito esterno unito col dito medio
da una piccola membrana; un tal carattere, il quale sembra indicare
che, mentre scostasi dal genere Tringa, e avvicinasi al genere 7o-
tanus, è uno fra gli altri che provano la convenienza di separarla
dalle altre Tringhe, con le quali fu costituito il genere Pelidna, e
ciò essendo, io credei conveniente d’ adottare il genere Limicola sta-
bilito dal Koch.
Gambecchio frullino, Tringa pygmaea, Savi, Orn. Tosc., II,
p. 291.
SINONIMIA. — Numenius pygmaeus, Lath. Ind. (1'790), II, p. 743.
— Numenius pusillus, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 152.— Li-
micola pygmaca, Koch. Baier. Zool. (1816), I, p. 315. — 7ringa elorio-
des, Vieill. N. Dict. (1849), XXXIV, p. 435. — Tringa platyrhyncha,
Temm. Man., 2* parte (1820), p. 616, e 4° parte (1840), p. 403. — Pe-
lidna platyrhyncha, Bp. B. of Eur. (1838), p. 50. — Pelidna platy-
rhyncha, Degl. et Ger. (1867), II, p. 206.
Ficure. — Naumann, Vog. Deutsch., pl. 207. — Gould, Birds
of Eur., pl. 331.
1 Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 6417.
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A
378 ORDINE QUINTO.
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. Pelidne platyrhynche.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0», 165; apertura del becco,
Om, 029; coda, 0%, 038; tarso, 0m, 019.
Costumi. — Non sono molto conosciuti. Abitano le rive
degli stagni e dei paduli delle parti settentrionali d' ambo i
continenti. Non è raro sui laghi della Svizzera. Dicesi che sia
stato preso anche nelle Lagune di Venezia. Il Degland asserisce
essersi visto sulle coste della Calabria. È molto raro in To-
scana. Fu nel maggio del 1863 per la prima volta visto nel Pi-
sano, ed anche in assai abbondanza, giacchè ne ebbi una die-
cina d’ individui presi con le reti aperte tese per la caccia dei
Piovanelli, nelle praterìe palustri di Vecchiano : dopo quell’anno
non ne ho più veduti.
Propagazione. Dice il Degland che supponesi nidifichi
nelle contrade temperate dell’ Asia. Esso per altro dice che
nidifica ancora nella Norvegia occidentale. Le sue uova hanno
un fondo grigio-verdastro o giallastro o scuro-rossastro, e son
coperte d’abbondanti macchiuzze, le une profonde grigio-scure,
le altre superficiali scure o nerastre.
8° Famiglia. — SCOLOPACIDI. ScoLopacineI.
Becco lungo, diritto, subterete, subcompresso, leg-
germente dilatato all’ apice, con un sottil solco
mediano longitudinale, tanto nel terzo estremo
della mascella superiore, quanto dell’ inferioré:
questa un poco più corta della superiore; parte
inferiore dell’apice della superiore così dilatato
e ingrossato da ricevere in un corrispondente
incavo quello dell’ inferiore.
Solchi nasali sottili, che s' estendono fino alla cima
“— del becco.
Diti anteriori divisi.
Costumi. — Forme ed abitudini particolari caratterizzano
nettamente questa famiglia di Trampolieri. Non si compone
che di pochi generi, due soli de’ quali sono anche europei.
UCCELLI DI RIPA. 379
Nella loro struttura quel che più particolarmente li caratte-
rizza si è la testa molto compressa, e le cavità orbitali che
sono amplissime, poste del tutto lateralmente nella parte
posteriore del cranio. Sono uccelli più notturni che diurni, i
quali amano a star nel giorno nascosti o fra i cespugli, o fra
le erbe ed i giunchi de’ paduli. All’ accostarsi d’ un qualche pe-
ricolo s' acquattano sul terreno, e non ne fuggono che quando
temono d’ essere scoperti. Allora, con un potente slancio, in-
cominciano il volo, che è rapido e da prima angoloso, od a zig-
zag; quindi procedono in linea retta e, dopo un tragitto più o
meno lungo, tornano a posarsi lasciandosi quasi precipitare
a testa bassa sul suolo, presso al quale arrivati riaprono le ali
per posarsi nella posizione che conviene, e quindi nuovamente
s' acquattano. Le specie dei varii generi qui comprese fanno
tutte sentire un breve è particolar grido nel principio del loro
volo.
29° Genere: — RUSTICOLA. Moehr.
Gambe vestite di penne per tutta la loro lunghezza,
o fino al tarso.
Becco più lungo della testa, diritto, subterete, nella cima
non ingrossato, con l’ apice della mascella superiore che un
poco oltrepassa l’' inferiore, superiormente con un solco longi-
tudinale non sagrinato, con apertura che non oltrepassa le
penne delle gote: sopra ciascun lato della mascella superiore
un solco longitudinale che giunge quasi fino alla cima. Lingua
sottile; depressa, appuntata. Narici basilari, laterali, piccole,
bislunghe, semichiuse da una membrana nuda. Gambe corte,
intieramente vestite di penne. Tarso più corto del dito medio,
scudettato. Diti quattro: gli anteriori intieramente divisi; il po-
steriore articolato più in alto, e che tocca terra con l’ unghia.
Unghie piuttosto piccole, compresse, appuntate: quella del dito
posteriore che non oltrepassa il dito stesso. Coda più lunga
delle ali, rotondata, di dodici timoniere. Ali larghe: REA
remigante una delle più lunghe.
Costumi. — Sono due sole le specie di questo genere: l’ una
abita in Europa, l’ altra nell’ America settentrionale. Sono uc-
380 ORDINE QUINTO.
celli boscarecci, notturni; cibansi de’ vermi che trovano nel
fango. Il loro abito non cangia in nessuna stagione.
BECCACCIA. — RUSTICOLA VULGARIS. Vieill.
Remiganti primarie tutte d’eguale larghezza ; parti inferiori striate in tra-
verso di nero.
Maschio. Becco cenerino-carnicino. Iride nera. Fronte gri-
gio-cenerognola, con piccole strie brune. Verlice ed occipite di
color nero-puro, con tre fasce trasverse ceciate, ed alcune
macchie di color baio acceso. Cervice cenerino-lionata, mac-
chiata a zig-zag di nerastro. Penne della schiena, scapolari e
remiganti secondarie interne irregolarmente dipinte di grigio=
ceciato, di baio acceso, e con grandi macchie angolate d’ un
nero purissimo. Groppone e sopraccoda di color baio acceso,
striato trasversalmente di nerastro. Fascia sopraccigliare e
penne orbitali ceciate: una fascia nera va dall’ occhio al becco.
Gote ceciate, macchiettate di nero. Gola bianco-ceciata. Gozzo,
lati del collo, petto, fianchi e addome ceciato-cenericci, striati
trasversalmente di nero. Cuopritrici superiori delle ali di color
baio acceso, con macchie trasversali nere: alcune terminate
di ceciato. Remiganti nere, macchiate di baio acceso: le pri-
marie solo sul lato esterno, le altre sopra ambedue. Penne del
sottocoda ceciate, con macchia nera longitudinale sullo stelo:
le più lunghe hanno la cima bianca. Timoniere di color nero
purissimo, macchiate sul margine di color baio acceso, con
l’ estremità superiormente di color cenerino piombato, inferior-
mente bianco splendente. Piedi grigio-carnicini.
Femmina. Differisce dal maschio per avere il margine
esterno della prima remigante con macchie alternanti: le altre
lo hanno uniformemente bianco. !
Beccaccia, Rusticola vulgaris, Vieill. Savi, Orn. Tosc., II, p.304.
SinoxIima. — Scolopax rusticola, Linn. S. N. (1766), I, p. 243.
— Scolopax, Briss. Ornith. (1760), V, p. 292. — Scolopax maior,
Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 31. — Rusticola
vulgaris, Vieill. N. Dict. (1816), IIL, p. 348. — Scolopaa rusticolà,
Temm. Man., 2? parte (1820), p. 673, e 4? parte (1840), p. 429. —
1 Temminck, Man. d’Ornith., tomo IV, pag. 429,
pr
UCCELLI DI RIPA. 381
Scolopax pinetorum et sylvestris, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch.
(4831), p. 613-614. — Rusticola europaea, Less. Tr. d’Ornith. (1834),
p. 599. — Rusticola sylvestris, Macgill., Man. Brit. Ornith. (1840),
II, p. 105. — Scolopaa scoparia, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 14. —
Scolopax rusticola, Degl. et Ger. (1867), II, p. 177.
Ficure. — Buff., PI. enl. 885.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. La Becasse. Ingl. The Weod-
cock. Ted. Die Waldschnepfe.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 37 o 40; apertura del bec-
co, 0%, 067; coda, 0”, 084; tarso, 0”, 043.
NotaA.— Se ne trova frequentemente una varietà, la quale, oltre
ad avere i colori più intensi, è anche di dimensioni molto. minori.
Essa dai nostri cacciatori chiamasi Beccaccia scopaiola, e dagli Au-
‘ tori Scolopax rusticola parva. Secondo il Temminck, sono individui
appartenenti alle ultime covate della precedente estate.
Costumi. — Vivono le Beccacce ne’ boschi abbondanti di
terriccio, e sparsi di fontane, ruscelli o laghetti. Pare che la
luce molto le incomodi, giacchè nel giorno stanno sempre na-
scoste ne’ macchioni più folti, con difficoltà prendono il volo,
e questo, per il solito, allora è di poca durata, e sembra fati-
coso ed incerto. E perciò, quando di giorno qualcuna se ne fa le-
vare in una macchia od in un piccolo bosco isolato, essa va a
buttarsi dall’ una all’ altra estremità del boschetto, senza sa-
persi determinare a lasciare quel luogo ombroso, e piuttosto
si espone ai replicati colpi del cacciatore, che avventurarsi
nell’ aperta campagna. Ma nella notte, e particolarmente ai
crepuscoli, esse fan volilunghi e ben sostenudi, ed in quest’ ore
appunto viaggiano. A mezz’ ora di notte lasciano la macchia e
van per i prati, per i campi di fresco coltivati e per gli orti,
a cercare i lombrichi nella terra molle; mezz’ ora circa avanti
lo spuntare del sole, lasciano i luoghi ove han pascolato, e
vanno all’ acqua per bere e, come dicono i cacciatori, per
lavarsi il becco e le zampe: dipoi, ripreso il volo, tornano nel-
l'interno de’ boschi. Verso la metà d’ ottobre arrivano le Bec-
cacce nelle nostre pianure. Sugli Appennini esse vi arrivano
prima, e trovandovi comoda pastura, un poco sì trattengono,
cioè fino al giungere della neve. Nella pianura sì continua a
trovarne in abbondanza fin verso il gennaio: nel gennaio e
febbraio poche se ne incontrano ; ma nella prima metà di marzo
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382 ORDINE QUINTO.
ricompariscono in quantità. Dopo quel tempo, non se ne vede
più alcuna, e se qualcuna se ne trova, è di quelle che, o per
malattia naturale, o per ferite ricevute, non sono in istato di
continuare il viaggio.
Propagazione. Nidificano sopra le montagne alte e boscose
de’ paesi settentrionali. Qualche coppia nidifica ancora sulle
alpi della Svizzera, della Savoia, del Tirolo; ey secondo le os-
servazioni del più volte citato professor Calvi di Genova, nidifica
anche sul lato settentrionale delle vette delle Alpi Liguri, nelle
estese foreste di Ontano che sono presso alle sorgenti dell’ Ur-
ba, della Trebbia e dell’ Aveto.! Il nido loro consiste in una
buchetta scavata nella terra. Le uova sono in numero di tre
o quattro, piriformi, bianco-rossicce e con macchie grigiastre,
più abbondanti sull’ estremità più ottusa.?
Caccia. Si fa a quest’ uccello, in Toscana, col fucile e con
1 lacci. Nelle ontanete, nell’ interno de’ macchioni, nei piccoli
stradelli fatti dai bestiami, son tesi i lacci a scatto o a barcoc-
chio, come diconsi nel Pisano: delle piccole siepette, fatte con
frasche o stecchi, e che fanno ala al laccio da uno e da un
altro lato, obbligano la Beccaccia a passare appunto nel luogo
ove è tesa l’ insidia. Nel giorno, i cacciatori di fucile le cercano
per le macchie con i cani da penna. Sul far della notte o
avanti l’ alba, stanno ad aspettarle al margine de’ boschi ed
in vicinanza delle acque. In alcuni luoghi della Toscana, par-
ticolarmente sull’ Appennino, le van cacciando nella notte, con
un frugnòlo, ne’ prati umidi e lungo i paduli: esse, vedendo la
luce della lampana, s’ accovacciano, restano immobili ad os-
servarla, e danno al cacciatore tutto il comodo d’ ucciderle, o
con la balestra, o con il fucile. Una caccia anche molto bella,
ma poco usata fra noi, si fa tendendo una ragna sottile attra-
verso a quegli sbocchi de’ boschi, da cui sogliono uscire o rien-
trare le Beccacce.
30° Genere. — SCOLOPAX. Linn.
Gambe con spazio nudo nel terzo inferiore della loro
lunghezza.
1 Calvi, Catalogo d’ Ornitologia, pag. 79.
? Schinz, Mist. Natur. des nids, etc., pag. 4.
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UCCELLI DI RIPA. 383
Becco più lungo della testa, diritto, subterete, nella cima
un poco rigonfio, con l’ apice della mascella superiore che un
poco oltrepassa l’ inferiore, superiormente con un solco pro-
fondo longitudinale, fortemente sagrinato, con apertura che
non oltrepassa le penne delle gote: sopra ciascun lato della
mascella superiore un solco longitudinale che giunge quasi fino
alla cima. Lingua sottile, larga, appuntata. Narici basilari, la-
terali, piccole, bislunghe, semichiuse da una membrana nu-
da. Gambe mediocri, non intieramente vestite di penne. Tarso
subeguale al dito medio, scudettato. Diti quattro: gli anteriori
intieramente divisi, il posteriore articolato più in alto degli al-
tri e che tocca terra con l’ unghia. Unghie mediocri, compres-
se, appuntate: quella del dito posteriore che oltrepassa il dito
stesso. Coda poco più lunga delle ali, subrotondata, di dodici
o quattordici, sedici o diciotto timoniere. Ali lunghe: prima
remigante una delle più lunghe.
Costumi. — Questo genere, che non è molto copioso di
specie, è per altro uno de’ più naturali che si conosca, giacchè
tutte si somigliano per le forme, per la distribuzione de’ co-
\L yidori e per i costumi. Abitano ne’ terreni aperti e paludosi, fra
i giunchi, sui prati. Ordinariamente questi uccelli volano e
camminano di notte, e nel giorno stanno nascosti fra le erbe.
Il cibo loro consiste in vermi e larve d’insetti. Non varia il
color delle loro penne in nessuna epoca, quantunque, secondo
le osservazioni del signor Temminck, essi siano soggetti a due
mute per anno. Covano nel Settentrione, e nell’ inverno emi-
grano verso Mezzogiorno. Son tutti uccelli di carne delicata e
saporita.
CROCCOLONE. — SCOLOPAX MAIOR. Linn.
Timoniere diciotto: le quattro esterne da ciascun lato bianche, macchiate
di nero.
Becco il doppio del dito esterno, nero in cima, grigio-ver-
dastro alla base. Testa e gola di color ceciato sudicio. Regione
auricolare nerastra. Una fascia nerastra va dall’angolo del becco
all’ occhio: due partono dalla base superiore del becco, e scor-
rono dilatandosi fin sopra all’ occipite. Gervice e lati del collo
‘ceciati, macchiettati di nero. Schiena, scapolari e remiganti se-
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384 ORDINE QUINTO.
condarie interne di color nero, un poco cangiante in verdone,
con macchie trasverse ondulate fulvo-lionate, e quattro serie di
macchie longitudinali di color ceciato-lionato. Gote macchiettate
di scuriccio. Gozzo e petto di color ceciato sudicio, con mac-
chie scuro-nere. Penne de’ fianchi e della base dell’ addome
biancastre, con macchie trasverse angolate nere. Parte media.
dell’ addome candida. Penne del sottocoda ceciate, con mac-
chie nere irregolari. Ali bruno-nere. Cuopritrici piccole mar-
ginate di ceciato sudicio: medie e grandi terminate da una
larga macchia bianca. La prima remigante ha il margine esterno
macchiato di ceciato. Cuopritrici inferiori delle ali bianche,
macchiate in traverso di cenerino. Penne del sopraccoda ce-
ciato-lionate, macchiate in traverso di nero: le medie son ter-
minate di bianco. Timoniere diciotto: le prime quattro esterne,
da ciascun lato, bianche, macchiate di nero nella metà infe-
riore del margine esterno; la quinta è bianca nel terzo supe-
riore, nel terzo medio giallo-nocciòla, nell’ inferiore bianca,
nel terzo medio e inferiore vi sono delle macchie nere irrego-.
lari. Le tre timoniere seguenti son nere nella parte inferiore,
lionato-fulve nella superiore, macchiate di nero e terminate
di bianco. Piedi cenerino-giallognoli. Unghie nere. |
Croccolone, Scolopax maior, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 309.
Sinonima. — Scolopax media, Frisch. Vòg. Deutsch. (1743-1763),
* pl. 228. — Scolopaa maior, Gmel. S. N. (1788), I, p. 661. — Scolo-
pax paludosa, Retz. Faun. Suec. (1800), p. 175. — Gallinago maior,
Leach., Syst. Cat.‘M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 31. — Scolopaa .
palustris, Pall. Zoogr. (418414-4831), II, p. 173. — Scolopax maior,
Temm. Man., 2* parte (1820), p. 675, e 4° parte (1840), p. 430. —
Telmatias gallinago, Boie, Isis (1826), p. 980. — Telmatias nisoria,
Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 616. — Gallinago Mon-
tagui et maior, Bp. B. of Eur. (1838), p. 52. — Ascalopax maior,
Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p.'78.— Scolopaa solitaria, Macgill.,
Man. Brit. Crnith. (1840), II, p. 102. — Gallinago maior, Degl. et
Ger. (1867), II, p. 484.
Figure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 300. — Gould, Birds of Eur.,
pl. 320.
Nomi voLgarI Toscani. — Coccolone, Croccolone (Pisano). Pa-
squalino (Bientinese). Pizzardo (Val di Chiana).
"NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La double Becassine. Ingl. The
Greatsnipe. Ted. Der Mittelschnepfe.
UCCELLI DI RIPA. 385
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0”, 292; apertura del becco,
0®, 058; coda, 0”, 055; tarso, 0”, 042.
| Costumi. — Il nome di Croccolone gli è stato dato a causa
del grido che manda prendendo il volo. A differenza del Bec-
caccino reale, il Croccolone si frulla difficilmente, e bisogna per
determinarvelo che i cani lo bracchino e gli diano addosso:
oltre di ciò differisce dal Beccaccino anche per il suo modo di
volare, giacchè non serpeggia come questo, ma vola in linea
relta, con volo unito, e quasi pesante, come quel della Quaglia,
ed i suoi voli sono di breve durata. Non si vedono in Toscana,
che nel tempo delle loro emigrazioni, cioè in autunno ed in
primavera: ma in autunno sono rarissimi, ed alcuni anni nep-
pure uno se ne vede. Nell’ ultima metà d’ aprile e nella prima
di maggio, al contrario, ne passano di Toscana moltissimi, ma
solo per pochi giorni si trattengono fra noi. Essi amano i luo-
ghi erbosi e di terra molle, così che, al tempo del loro ripas-
so, fermansi nei campi di fave o di grano, che allora son già
ben rivestiti di verdura.
Propagazione. Nidificano ne’ siti paludosi del Settentrione,
e pongono il nido sopra i grossi cesti di giunchi. Vi sì trovano
tre o quattro uova di color olivastro, con macchie scuro-cupe.!
Caccia. Essendo il Croccolone uno degli uccelli, di cui la
carne è delle più delicate, con gran cura si cercano, in quel
tempo nel quale passano per il nostro paese. Ma, siccome il
passo più copioso accade in maggio, o nell'ultima metà di
aprile, tempo in cui le caccie sono vietate, quasi tutti sen
vanno senza esser punto molestati. I lacci ed il fucile sono i
mezzi adoprati per prenderli. Ed a causa del volo unito e di
poca durata che hanno i Oroccoloni, dell’ abitudine di reggere
molto davanti ai cani da fermo, del bell’ aspetto delle nostre
campagne in quel tempo, della dolcezza dell’aria, ec., tulto
contribuisce a render la loro caccia una delle più dilettevoli.
i Schinz, Mist. Natur. des nids, ete., pag. 4.
Ormitologia italiana. — Il, 2
1a
A
dc
386
BECCACCINO REALE. — SCOLOPAX GALLINAGO.
Linn.
Timoniere quattordici: la prima esterna macchiata di bianco in cima ed
esternamente, e più corta della seconda.
Becco eguale due volte e mezzo in lunghezza al dito ester-
no, grigio-cenerino alla base, nero in cima. Testa e collo di co-
lor ceciato sudicio, macchiettato di nerastro, eccettuato sulla go-
la, che è senza macchie e biancastra: due fasce nere, macchiate
di lionato-fosco, partono dalla base del becco, passano sul ver-
tice, e s' estendono fin sopra l’ occipite. Cervice cenerino-lio-
nata, macchiata di nerastro. Schiena, scapolari e remiganti se-
condarie interne di color nero, un poco cangiante in verdone,
con macchie trasverse ondulate fulvo-lionate, e quattro fasce
longitudinali color ceciato-lionato. Groppone nero, macchiato
in traverso di biancastro. Gozzo, lati del collo e petto di color
ceciato sudicio, macchiato di scuriccio. Addome candido. Fianchi
bianchi, macchiati in traverso di nero. Ali bruno-nere: le cuo-
pritrici delle remiganti primarie marginate nella cima di bianco,
le altre di ceciato sudicio. Prima remigante esternamente mar-
ginata di bianco. Cuopritrici inferiori delle ali cenerino-cupe,
terminate da largo margine bianco. Penne del sopraccoda lio-
nate, macchiate trasversalmente di nero a zig-zag; quelle del
sottocoda ceciato-fosche, macchiate di nero esternamente. Ti-
UCCELLI DI RIPA. 387
moniere quattordici: la prima col margine esterno bianco,
macchiato di nero, l'interno nero alla base, e nella cima
bianco e nero; le due del mezzo nere, con le cime macchiate
di fulvo-chiaro ; le altre alla base nere, nel rimanente fulvo-
chiare, macchiate di nero. Piedi cenerino-olivastri. Unghie
nere.
Pulcini che ancora non han spuntato le penne. Essi sono ve-
stiti di calugine castagno-fulva; lati della gola e fascia soprac-
cigliare di color gialliccio; nel mezzo della gola, sopra la fron-
te, sulle ali e sul dorso, delle macchie nere; sul pileo e sulla
cervice, delle fasce trasverse di punti bianchi; sulle scapole e
sul dorso, altre quattro fasce longitudinali degli stessi punti
bianchi.
NorA.— Secondo le osservazioni de’ moderni Ornitologi, sarebbe
stato riconosciuto che in questa specie il numero delle timoniere, il
quale è per il solito di quattordici, spesso varia, in alcune razze
trovandosi ridotto a dodici, ed in altre aumentato fino a sedici. E
siccome sul carattere del numero delle timoniere soltanto erano
state stabilite varie specie di Scolopax, come la Scolopaa Brehmii
(adottata ancora da me nell’ Ornitologia Toscana), la Scolopa® Sa-
bini Vigors, la Scolopax Lamotti, e la Pygmaca Boie e la Scolopax
peregrina Brehm, tali specie adesso non sono più ammesse.
Beccaccino reale, Scolopax gallinago, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 312.
Sinonmia. — Scolopax gallinago, Linn. S. N. (1766), I, p. 244.
— Gallinago, Briss. Ornith. (1760), V, p. 298. — Scolopax gralli-
naria, Gmel. S. N. (1788), I, p. 662. — Gallinago media, Leach.,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 31.— Scolopax gallinago,
Temm. Man., 2° parte (1820), p. 676, e 4° parte (1840), p. 433. —
Scolopax Brehmi, Kaup., Isis (1823), p. 1147. — Teimatias galli-
nago et Brehmi, Boie, Isis (1826), p. 979. — Pelorynchus Brehmiì,
Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 119. — Gallinago scolopacinus, Brehmii
et Sabini, Bp. B. of Eur. (1838), p. 52. — Ascalopax gallinago et
VV
Sabini, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. '77. — Gallinago scolopa-
cinus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 183.
Figure. — Buff., PI. enl. 883.
Nomi VOLGARI TOSCANI. — Beccaccino, Falciglione (Pisano, Fio-
rentino).
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Becassine ordinaire. Ingl.
The Common Snipe. Ted. Die Heerschnepfe.
“ARE
388 ORDINE QUINTO.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0%, 282; apertura del becco,
Om, 067; coda, 0%, 065; tarso, 0", 036.
Costumi. — I prati bagnati, le rive de’ laghi, gli stagni, i
campi, la cui terra è molto molle ed i fossi quasi secchi, sono
i luoghi ove ordinariamente stanno i Beccaccini; ma qualche
volta essi trovansi ancora sui poggetti, ne’ luoghi aridi, ove il
suolo è vestito di piccole scope. Subito che le prime acque
dell’ agosto han fatto sparire in qualche sito l’aridità dell'estate,
immediatamente si veggono arrivare delle truppe di questi uc-
celli, e si continua a trovarne in copia assai grande per tutto
l’ autunno, nell’ inverno e nella primavera; ma nei tempi del
passo e ripasso il loro numero è sempre maggiore. Appena
sono arrivati, e non han per anco conosciuto il pericolo della
vicinanza dell’uomo, vedendolo approssimare s’acquattano, e
come le Quaglie solo prendono il volo quando quasi si è per
metter loro i piedi addosso: ma dopo avere un poco soggiornato
nei nostri piani che formicolano di cacciatori, s’ infurbiscono,
e per il solito al sentire il più piccolo romore si frullano. Essi
mandano allora un piccolo grido, che qualcuno ha assomigliato
al mugolar di un Capretto, volano da prima in linea torta a
zig-zag; ma poco dopo prendono un andamento rettilineo, e
sogliono andarsi a posare ad una non gran distanza.
Propagazione. Non son certo, benchè ne dubiti, che qual-
che coppia nidifichi ne’ luoghi umidi delle vette dell’ Appenni-
no. Sulle Alpi e in tutti i paesi settentrionali ve ne cova una
gran quantità: il nido lo pongono sui prati o sulle collinette;
contiene qualtro.o cinque uova della grossezza di quelle di
Piccione, piriformi, di color grigio-olivastro, con larghe mac-
chie brune, più abbondanti ed anastomizzate sul lato più
ottuso. *
Caccia. L’ abbondanza di questo selvaggiume, la delica-
tezza della carne, ed il suo volo rapido e tortuoso, lo rende
la delizia de’ cacciatori di fucile, giacchè, mentre uccidendolo
essi esercitano la loro destrezza ed il loro colpo d’ occhio,
hanno anche un certo premio nella preda che fanno. Ma, ben-
chè una gran quantità di Beccaccini sia continuamente uccisa
dai fucili, questo è un nulla in paragone del numero immenso
! Schinz, ZHist. Natur. des nids, etc., pag. 4.
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UCCELLI DI RIPA. 389
che, senza interruzione, ne è distrutto dai lacci a barcocchio
od a scatto. Molti e molti sono i Lacciolaè che nelle vicinanze
di Pisa, in inverno, vivono col frutto di questa caccia. Non vi pa
è campo sodo o prato, boschetto, isolotto, su cui questi uc- 7/0
celli si possano fermare, che diecine e diecine di lacci non vi si
trovino. Fanno i tenditori de’ piccoli fossetti larghi poco meno
d’un palmo, lunghi un paio di braccia, ove scavano e sfanno
la terra: poi nel mezzo di questi, fiancheggiato da due zolle
o da due siepette di stecchi, vi tendono il laccio.
FRULLINO. — SCOLOPAX GALLINULA. Linn.
Timoniere dodici, bruno-nere, macchiate di fulvastro.
Becco in lunghezza poco meno del doppio del dito ester-
no, nero in cima, cenerino-verdastro alla base. Fascia soprac-
cigliare larghissima, ceciata: al di sopra dell’ occhio parte una
linea nerastra che giunge fino alla cervice, e che divide in
due questa fascia; dall'angolo del becco parte una fascia scuro-
nerastra, che va fino all’ occhio. Lo spazio che è fra le due
fasce sopraccigliari è nero, macchiettato di fulvo-lionato. Cer-
vice e lati dèl collo grigio-fulvi, macchiati di bianco e di ne-
rastro. Schiena, scapolari e remiganti secondarie interne di
color nero, in alcuni luoghi a, strisce vivamente cangianti in
verdone-bottiglia, con lineelte trasverse bianche, delle macchie
fulvo-lionate, e quattro fasceAongitudinali ceciato-lionate. Grop-
pone nero-cangiante, matchiato in traverso sottilmente di
bianco. Gote-ceciate, una fascia scuro-nerastra, che va a
cuoprire la regione Auricolare. Gola, ceciata, macchiéttata di
nerastro. Gozzoy petto e fianchi cenerino- -lionatî, macchiati
di scuro e di nerastro. Addome bianco. Penne delle ali nera-
stre: piccole cuopritriti marginate. di, bianchiccio , medie e
grandi di lionato,€on l'estremo margine bianchiccio;Te timo-
niere medie e grandi sono macchiate di fulvo-lionato. Remiganti
scuro-nere;/a primaria esfefna biancastra esternamei lente-aIla
base, le secondarie col Margine dell Gstremità bianco. Penne
del sopraccoda A e] con macchie bislunghe, fulve ,
e ceciate. Penne del sottocoda” bianche,-con macchie scuricce;
‘Timgniere dodici scuro-nefe, con lafgo margine fulvo-lionato.
Piedi grigio-verdastri.
390 ORDINE QUINTO.
Frullino, Scolopa® gallinula, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 317.
Sinonmia. — Scolopax gallinula, Linn. S. N. (1766), I, p. 244.
— Gallinago minor, Briss. Ornith. {1'760), V, p. 303. — Gallinago
minima, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 31. — Sco-
lopac gallinula, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 678, e 4° parte (1840),
p. 436. — Lymnocryptes gallinula, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 118. —
Philolimnos stagnalis et minor, Brehm, Hand. Nat. Véog. Deutsch. -
(1831), p. 623-624. — Gallinago gallinula, Bp. B. of Eur. (1838),
p. 52. — Ascalopaa gallinula, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 77.
-— Gallinago gallinula, Degl. et Ger. (1867), II, p. 185.
Ficure. — Buff., PI. enl. 884, sotto il nome di Petite Becassine.
Nomi voLgari ToscANnI. — Frullino (Pisano). Pinzacchio (Bienti-
nese). Beccastrino (Vecchiano). Beccaccino sordo (Fiorentino).
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. La petite Becassine, ou Sourde.
Ingl. The Jack Snipe. Ted. Der Moorschnepfe.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 204; apertura del becco,
om, 042; coda, 0%, 055; tarso, 0", 027.
Costumi. — È molto più infingardo a fuggire del Beccac-
cino reale, di modo che si lascia lungamente puntare da’ cani,
e senza di questi è difficilissimo il far loro prendere il volo.
Differisce ancora dal comune Beccaccino per esser muto, cioè
non mandar mai alcuno strido nel frullarsi. Vola ordinaria-
mente in linea retta, e quasi mai va a zig-zag. Nel resto poi
ha le medesime abitudini della Scolopax gallinago: trovasi nei
medesimi luoghi, e ordinariamente arriva e parte con essa, e
se ne fa caccia nel modo stesso, cioè con i lacci a scatto, e
con il fucile. i
Propagazione. Nidifica nel Settentrione, ove nidifica il Bec-
caccino reale. Ogni covata è composta di quattro o cinque uova
bislunghe, biancastre, asperse di macchie rossicce. *
Pene,
TERZA TRIBÙ.
DELLE IGROBATE. — HYGROBAT A.
Becco lungo, fortemente depresso, arcuato in alto.
Apertura della bocca che giunge agli occhi.
1 Temminck, Man. d’Ornith., tomo II, pag. 679.
UCCELLI DI RIPA. 391
Diti quattro: i tre anteriori completamente palmati
da una membrana molto marginata; il posteriore
piccolissimo. articolato, molto più in alto degli
anteriori.
- Unica Famiglia. — LE AVOCETTE. RecuRvIROSTRIDEI.
Becco piegato in alto verso la cima.
I tre diti anteriori riuniti in una membrana incavata
nel mezzo.
Pollice rudimentario.
31° Genere. — RECURVIROSTRA. Linn.
Becco compresso, molto piegato in alto nella seconda
metà. |
Becco molto più lungo della testa, sottile, molto depresso,
piegato in alto ad arco, terminante in punta. Margine delle
mascelle intiero. Apertura che appena oltrepassa le penne delle
gote. Redini pennute. Lingua corta, intiera. Narici basilari,
superiori, lineari, semichiuse da una stretta membrana. Gambe
lunghe, in gran parte nude. Tarso più lungo il doppio del dito
medio, reticolato. Diti quattro: i tre anteriori intieramente pal-
mati; il posteriore piccolissimo, articolato più in alto degli al-
tri. Coda corta, di dodici timoniere. Ali mediocri: la prima re-
migante è la più lunga.
MONACHINA. — RECURVIROSTRA AVOCETTA. Linn.
Bianca e nera; piedi cenerino-perlati.
Adulti. Becco nero. Iride rossa. Pileo, cervice, scapolari
interne, piccole e medie cuopritrici e remiganti primarie, di co-
lor nero. Remiganti secondarie interne scuro-nere. Timoniere
bianco-perlate. Tutte le altre penne son candide. Piedi cene-
rino-perlati. Unghie nere.
Giovani avanti la muta. Le penne nere tendono al colore
scuro. Cervice bianca. Penne nere delle scapolari marginate di
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392 ORDINE QUINTO,
giallo-rossastro, e tutte le penne di queste parti sono terminate
da un sottil margine lionato-cenerino. Piedi cenerini. ‘
Monachina, Recurvirostra avocetta, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 366.
SINONIMIA. — Recurvtrostra avocetta, Linn. S. N. (1766), I, p. 256.
— Avocetta, Briss. Ornith. (1760), VI, p. 538. — Recurvirostra avo-
cetta, Temm. Man., 2? parte (1820), p. 590, e 4° parte (1840), p. 387.
— Recurvirostra fissipes, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (18341),
p. 686. — Recurvirostra avocetta, Degl. et Ger. (1867), II, p. 243.
Ficure. — Buff., PI. enl. 353.
Nomi voLGarI STRANIERI. — Franc. L’Avocette. Ingl. The Avocet.
Ted. Der blaufussige Wasser-Sabler.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 428; apertura del becco,
0®, 088; coda, 0", 088; tarso, 0", 077.
Costumi. — Vivono in prossimità del mare, negli stagni
d’ acque basse, alle bocche fangose de’ fiumi. Si cibano di pic-
coli insetti, vermi ed uova di pesci, che beccano sull’ acque
e fra la mota. Sono uccelli molto agili, volano con forza, cor-
rono velocemente, e nuotano benissimo. Non vanno a bran-
chi, ma a coppie. In Toscana, benchè piuttosto rari, pure
quasi ogni anno in primavera qualcuno se ne vede nella no-
slra pianura.
Propagazione. Nidifica in grande abbondanza nel Nord
dell’ Europa, particolarmente in Olanda. Le uova le depone in
una piccola cavità della rena, o fra le erbe; ordinariamente in
numero di due, di rado tre. Sono piriformi, di color giallo su-
dicio, con macchie nere di differenti forme.
QUARTA TRIBÙ.
I PINNATIPEDI. — PINNATIPEDES.
Becco subeguale alla testa, subcompresso.
Diti quattro: gli anteriori o liberi, o piumati su tutte-
le falangi, o palmati nella metà inferiore, o piu-
' femminck, Man. d’Ornith., pag. 591.
UCCELLI DI RIPA. 393
mati nell’ altra; il posteriore o semplice ed arti-
colato, poco più in alto degli anteriori, o piumato
ed articolato a livello di questi.
Nora. — Questa tribù contiene due famiglie d’uccelli che for-
mano un passaggio così graduato fra quelli di ripa e gli acquatici,
che ora furono-posti nell’ uno, ora nell’ altro ordine. Per altro il
maggior numero dei ui li posero in quello de’ Grallipedi,
come faccio adesso ancor io, giacchè han con questi maggiori affi-
nità; e se nella mia Ormitologia li classificai (nel 1834) fra i nuota-
tori, ciò dipese dall’ esservi stato costretto dalla classificazione che
allora reputai conveniente d’ adottare.
Costumi. — Nuotano benissimo, con agilità grande si tuf-
fano, sott’ acqua possono star lungo tempo e percorrere degli
spazii assai grandi; ma son poco buoni a volare, e per il solito
non vi si determinano che nella notte, quando credono d’ es-
sere meno osservati da’ nemici. Sono monogami, ma fuori del
tempo delle cove stanno uniti in truppe. I loro figli non hanno
bisogno d' esser covati nè imboccati. Si cibano d’erbe, d’in-
setti, vermi e molluschi,
41* Famiglia. — I FALAROPI. PHALAROPOIDEI.
Becco o terete o depresso.
Solchi nasali estesi fin verso la cima del Lo
Coda mediocre.
Tarsi appena compressi.
Costumi. — Son proprii delle regioni polari, dalle quali, a
quando a quando, qualcuno si porta nelle temperate.
32° Genere. — LOBIPES. G. Cuv.
Becco più lungo della testa, subterete.
Estremità delle due mascelle un poco piegate l' una
verso l’ altra. Hiton
Prima remigante la più lunga.
Fronte pennuta.
394 ORDINE QUINTO.
Becco più lungo della testa, sottile, terete, diritto. Ma-
5 scelle col margine intiero, la superiore coll’ apice debolmente
( piegato in basso. Lingua filiforme, appuntata.! Narici basilari,
laterali, bislunghe, semilunari, semichiuse superiormente da
una membrana nuda, a margine sporgente sull’ apertura na-
sale. Gambe mediocri, con il terzo inferiore nudo. Tarso sub-
eguale al dito medio, compresso, scudettato. Diti quattro: il
posteriore piccolo, compresso; gli anteriori mediocremente
lunghi, alla base riuniti, nel resto marginati da una dilata-
VO lc; zione subcoriacea e smerlata. Unghie piccole, un poco com-
presse) subadunche. Coda graduata, di dodici timoniere. Ali
grandi, appuntate: prima remigante più lunga di tutte, e sub-
eguale alla seconda. i
Costumi. — Sono abili nuotatori, che si allontanano molto
da terra, e non temono le acque agitate. Il loro cibo consiste
in insetti e piccoli vermi acquatici. Sulla terra camminano poco
bene. I giovani differiscono molto dai vecchi, e 1° abito d° estate
da quello d'inverno; ma poco un sesso dall’ altro. Abitano i
climi settentrionali, e solo per caso si fan vedere sui laghi
dell’ Italia.
FALAROPO IPERBOREO. — LOBIPES HYPERBOREUS.
Steph.
Disotto delle ali cenerino; le più grandi scapolari che raggiungono con
l'estremità quella della quinta remigante primaria.
Maschio adulto in abito perfetto di nozze. Becco nero. Pileo,
lati della testa, regione auricolare, cervice, schiena, gozzo,
fianchi e lati del petto, di color cenerino-piombato intenso.
Groppone e sopraccoda nerastri, con macchie biancastre. Sca-
polari nerastre, con macchie lionato-fulve. Gola candida. Lati
del collo fulvi. Parte media del petto, addome e sottocoda
candidi. Ali nerastre, con una fascia bianca trasversa. Timo-
niere nerastre: le laterali con margine bianco. Piedi cenerino-
verdognoli.
Femmina in abito di nozze. Differisce dal maschio, solo per
aver del fulviccio mescolato col cenerino che circonda gli oc-
1 Ranzini, Elementi di Zoologia, tomo III, parte VIII, pag. 281.
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UCCELLI DI RIPA. 395
chi, per avere il fulvo de’ lati del collo meno esteso e misto
di cenerino, per avere un numero maggiore di macchie longi-
tudinali sul dorso. ‘
Giovani avanti la muta: Pileo, occipite, una macchia dietro
gli occhi e cervice, di color nerastro. Penne del dorso, scapo-
lari e le due medie della coda nerastre, ma tutte marginate
di fulvo-chiaro. Fronte, gola, gozzo, petto e addome candidi:
ma sui lati del petto e sui fianchi delle macchie cenerognole,
sui lati del collo un debol colore fulvastro. Remiganti e cuo-
pritrici delle ali nerastre, terminate di biancastro: la fascia
trasversale delle ali più larga. Parte interna del tarso gialla-
stra: esterna e diti verde-giallastri. °
Falaropo iperboreo, Phalaropus hyperboreus, Lath. Savi, Orn.
Tosc., III, p. 11.
SinoniMia.— 7ringa hyperborea et lobata, Linn. S. N. (1766), I,
p. 249. — Phalaropus cinereus et fuscus, Briss. Ornith. (1760), VI,
p. 15 e 18. — 7ringa fusca, Gmel. S. N. (1788), I, p. 675. — Pha-
laropus hyperboreus, Lath. Ind. (1790), II, p. 773. — Phalaropus
Williamsti, Simmonds, Trans. Linn. Soc. Lond. (1807), VIII, p. 264.
— Phalaropus cinereus, Meyer Tasch. Deutsch. (1818), II, p. 417.—
Phalaropus ruficollis et cinerascens, Pall. Zoogr. (1811-1831), IT, p. 203-
204. — Phalaropus hyperboreus, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 709,
e 4° parte (1840), p. 445. — Lobipes hyperboreus, Steph. in Shaw.,
Gen. Zool. (1824), XII, p. 169. — Phalaropus angustirostris, Naum.
Vog. Deutsch. (1836), VIII, p. 240, pl. 203. — Phalaropus australis,
Temm. in Schleg., Mus. d’Hist. Nat. des Pays-Bas (1864), Scolopa-
ces, p. 58. — Lobipes hyperboreus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 239.
Ficure. — Buff., PI. enl. '766, sotto il nome di Phalarope de
Stberie.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Phalarope hyperbore. Ingl.
The-grey. Phalarope. Ted. Der rothalsiger Wassertreter.
DimensIONI. — Lunghezza totale: 0%, 188; apertura del becco,
OP, 029; coda, 0%, 042; tarso, 0%, 023.
Costumi. — Rarissimamente si è veduto sui laghi della
Svizzera. Abita la Groenlandia e la Lapponia nell’ estate, ne
parte in settembre, e vi torna in aprile. Dicesi che in estate
abiti sopra i laghi, l'inverno sul mare. La sua carne è buona
! Temmivck, Man. d’Ornith., tomo II, pag. 710.
2 Ibid,, idem.
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396
per mangiarsi, edi Groenlandesi ne fan caccie abbondanti con
le loro frecce.
Propagazione. Fa il nido sui terreni asciutti ed erbosi che
marginano i laghi. Le sue uova son tre,o quattro per covata,
di colore olivastro-cupo, con molte macchie nere.
ORDINE QUINTO.
383° Genere. — PHALAROPUS. Briss.
Becco subeguale alla testa, ingrossato alla base, de-
presso e dilatato nella seguente porzione: apice
ristretto, con la punta della mascella superiore
piegata un poco in basso, appuntato.
Prima remigante la più lunga.
Fronte pennuta.
Becco subeguale alla testa, un poco ingrossato alla base,
quindi nella regione delle aperture nasali leggermente ristrin-
gesì, per dilatarsi alquanto in seguito, divenendo così com-
presso: verso l'apice si ristringe di nuovo e termina in punta;
questa è inflessa in basso, sull’ estremità dell’ inferiore ma-
scella. Solchi nasali che giungono quasi presso la punta, lar-
ghi e così profondi da produrre sulla faccia superiore del becco
un ben visibile listelio longitudinale. Narici basilari, laterali,
quasi lineari, aperte in una membrana nuda, appena marginate
superiormente. Gambe mediocri, col terzo inferiore nudo. Tarso
subeguale al dito medio, subcompresso, scudettato. Diti sot-
tili: gli anteriori riuniti per i due terzi da una membrana molto
smarginata, l’ ultima falange marginata a lobo dalla stessa
membrana. Dito posteriore sottile, articolato al di sopra degli
anteriori e che tocca terra solo con l’ unghia. Unghie piccole,
un poco compresse. Ali acute: prima remigante più lunga delle
altre. Coda di poco più lunga delle ali, uniforme, attondata,
con le sottocuopritrici medie più lunghe delle timoniere la-
terali.
Costumi. — Sono analoghi a quelli de’ Lobipes.
i e ERA i re a e E e et
UCCELLI DI RIPA. 397
FALAROPO PLATIRINCO. — PHALAROPUS
FULICARIUS. Bp.
Di sotto delle ali bianco, sfumato di cenerino; le più grandi scapolari che
raggiungono l’ estremità di quella della quaria remigante primaria.
Adulti in abito d’ inverno. Becco fulvo-giallastro alla base,
nerastro verso la punta. Iride giallo-rossiccia. Pileo e cervice
color cenerino-perlato; due larghe macchie di color nero-ce-
nerino occupano la regione auricolare; due fasce di questo
stesso colore prendono origine verso gli occhi, e vanno sul-
l’occipite, ove esse formano una sola fascia che scende sulla
cervice. Penne de’ lati del petto, dorso e scapolari di color
cenerino-celestognolo, con color nerastro verso la base e sullo
stelo. Scapolari più lunghe, terminate di bianco. Fronte, lati
del collo, mezzo del petto e tutte le altre parti inferiori, can-
didi. Ali nerastre, con una fascia trasversale bianca. Timo-
niere nerastre, marginate di cenerino. Piedi cenerino-verda-
stri, !
Abito di primavera. Penne del pileo, lati della testa, cer-
vice, dorso, .scapolari e penne del sopraccoda, di color bruno-
nerastro, con margine fulvo-ranciato. Groppone bianco, mac-
chiato di nero. Fascia sopraccigliare giallastra. Cuopritrici delle
ali nerastre, terminate di bianco. Una fascia bianca a traverso
alle ali. Gola, gozzo, petto, addome e sottocoda di color rosso-
mattone. °
Giovani avanti la muta. Becco cenerino-fosco. Testa bianca.
Sull’ occipite una macchia nera a guisa di ferro di cavallo: una
fascia di questo colore passa sopra gli occhi. Cervice, schiena,
scapolari, penne del sopraccoda e timoniere, di color bruno-
nerastro. Le penne della schiena, le scapolari e le timoniere
medie hanno un largo margine giallastro. Groppone bianco,
macchiato di bruno. Gola, gozzo, lati del collo, petto e addo-
me, candidi. Ali nerastre. Remiganti marginate di bianco. Cuo-
pritrici marginate e terminate di giallastro. Una fascia bianca
a traverso alle ali. Piedi giallo-verdastri.
1 Temminck, Man. d’ Ornith., pag. 712.
2 Ib., op. cit. pag. 714.
SR l'enlcini LT:
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DI
398 ‘ORDINE QUINTO.
Falaropo rosso, Phalaropus lobatus, Lath. Savi, Orn. Tosc., III,
p. 13.
SinoniMia. — Tringa fulicaria, Linn. S. N. (1'766), I, p. 249. —
Phalaropus rufescens, Briss. Ornith. (1760), VI, p. 20. — Tringa gla-
cialis, Gmel. S. N. (1788), I, p. 675. — Phalaropus lobatus et glacia-
lis, Lath. Ind. (1790), II, p. '776. — Phalaropus rufus, Bechst. Nat.
Deutsch. (1809), IV, p. 381. — Phalaropus platyrhinchus, Temm. Man.,
(1815), p. 459; 2° parte (1820), p. 712, e 4° parte (1840), p. 446. —
Phalaropus griseus, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816),
p. 34. — Crymophilus rufus, Vieill. N. Dict. (1847), VII, p. 521. —
Phalaropus fulicarius, Bp. B. of Eur. (1838), p. 54. — Phalaropus
fulicarius, Degl. et Ger. (1867), II, p. 236.
Figure. — Gould, Birds of Eur., pl. 337.
NoxI voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Phalarope platyrhinque.
Ingl. The red Phalarope. Ted. Der rothbauchiger Phalarop.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 239; apertura del becco,
0», 027; coda, 0%, 062; tarso, 0", 021.
Costumi. -— Abita i grandi laghi del Settentrione. Incon-
trasi, benchè di rado, su quelli della Svizzera e del Nord
d’ Italia. Qualche volta è stato visto anche nel Mezzogiorno
della Francia; e, secondo quanto ne scrisse un Naturalista
lombardo, nell’ agosto del 1869 un individuo ne sarebbe stato
ucciso presso Casalmoro in Lombardia. I suoi costumi sono
analoghi a quelli della specie precedente.
Propagazione. Nidifica nelle regioni boreali dell’ America,
sul margine de’ laghi e degli stagni, nascondendo il nido fra
le erbe; e partorisce tre uova piriformi, di un giallo-olivastro
chiaro, con molte macchie, alcune irregolari, altre puntiformi.
2° Famiglia. — LE FOLAGHE. Funicmer.
Becco molto compresso, subtriangolare nel senso
verticale.
Solchi nasali nulli.
Coda corta.
Tarsi molto compressi.
Costumi, — Hanno a patria i paesi temperati e caldi del-
I’ Europa e dell’ Affrica settentrionale.
UCCELLI DI RIPA. 399
34° Genere. — FULICA. Briss.
Fronte nuda.
Prima remigante più corta della seconda.
Becco molto compresso.
Becco subeguale alla testa, mediocremente grosso, conico,
compresso, diritto. Lingua bislunga, depressa, appuntata, in-
tiera. Margine delle mascelle intiero. La base della parte su-
periore del becco si estende e sì dilata sulla fronte in una
lamina cartilaginea candida. Narici poste verso la metà del bec-
co, laterali, bislunghe, semichiuse da una membrana. Gambe
corte, quasi intieramente nascoste fra le penne dell’ addome,
con piccolissimo spazio nudo sopra il calcagno. Tarso più corto
del dito medio, compresso, scudettato. Diti quattro: il poste-
riore di mediocre lunghezza, molto compresso, inferiormente
esteso in una dilatazione cartilaginea ; gli anteriori son lunghi,
marginati da una larga dilatazione subconica, scudettata, e
divisa in tanti smerli quante sono le falangi. Unghie lunghe,
appuntate. Coda corta, subgraduata, di dodici timoniere. Ali
mediocri, rotondate: prima remigante eguale alla sesta; se-
conda e terza le più lunghe.
Costumi. — Hanno le Folaghe grande affinità con le Sciabi-
che per la forma generale del loro corpo, ma ne differiscono
molto per il loro modo di vivere, che è lo stesso di quel degli
Uccelli nuotatori. Il loro cibo consiste in piante acquatiche, in
insetti ed in piccoli molluschi. Questo genere contiene poche
specie, e fra queste due sole si trovano in Europa.
400 ORDINE QUINTO.
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FOLAGA. — FULICA ATRA. Linn. la ft
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Lamina frontale candida, ovato-allungata, che estendesi oltre l’ angolo
posteriore dell’ occhio ; color generale del manto nero-cinereo, ten-
dente un poco all’ olivastro; angolo dell’ ala bianco dal lato interno.
=
Adulti. Becco di color bianco puro, o leggermente can-
giante in roseo. Iride rossa. Capo e collo neri. Parti superiori
di color nero cangiante debolmente in olivastro. Parti inferiori
nero-lavagna, con qualche macchiuzza bianca. Ali, coda e sue
cuopritrici inferiori e superiori del color delle altre parti: an-
golo dell’ ala bianco. Piedi olivastro-cenerini. Parte nuda della
gamba giallo-verdastra.
Giovani quando appena han spuntate le prime penne. Becco
Mr e lamina frontale giallo-olivastri. Parti superiori nero-oliva-
stre. Gola, gozzo e petto bianchi. Addome biancastro.
Pulcini usciti allora dall’ uovo. Tutti vestiti d’ una calugine
nera, eccettuato sulla fronte, gote e gola, ove è fulvo-crocea.
Folaga, Fulica atra, Linn. Savi, Orn. Tosc., III, p. 5.
SinoniMia. — Fulica atra et aterrima, Linn. S. N. (1766), I, F
p. 287. — Fulica.... et Fulica maior, Briss. Ornith. (1760), VI,
p. 23 e 28. — Fulica leucorya et aethiops, Sparm. Mus. Carls. (1786-
1789), pl. 12-13. — Fulica atrata'et pullata, Pall. Zoogr. (1814-1834),
II, p. 158-159. — Fulica atra, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 706,
e 4° parte (1840), p. 444. — Fulica platyuros, Brehm, Handb. Nat.
Hi
lica atra. "i 5 g:
° La femmina adulta somiglia il maschio, ma ha i tubercoli
frontali meno sviluppati.
I giovani avanti la prima muta. Superiormente color nero- i
lavagna: inferiormente di color grigio sudicio, con la placca di i
: \
“deri
> letta RE Nato nh
frontale poco estesa, ed i tubercoli rudimentari pochissimo
visibili.
3
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Sinonmia. — Fulica cristata, Gmel. S. N. (1788), I, p. 704. —
Gallinula cristata, Lath. Ind. (1790), II, p. 779. — Fulica mitrata,
Licht. Nom. Av. (1854), p. 97. — Lupha cristata, Reichenb. Syst.
Av. — Fulica cristata, Degl. et Ger. (1867), II, p. 270.
Ficure. — Buff., PI. enl.'797, sotto il nome di Foulque de Ma-
dagascar. — Ch. Bp., Fauna Ital., pl. 44.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Foulque è créte.
DmensioniI. — Eguali a quelle dell’ ordinaria Folaga, cioè dai
43 a 44 centimetri.
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Costumi. — Sono i medesimi di quelli della Fulica atra,
eccetto che sembra sia più sedentaria. É molto comune nell’ Af-
frica settentrionale, ove abbondante si trova ne’ paduli delle
vicinanze di Bona, d’ Orano, ec. Di là ne passano varii indi
vidui nei paduli che sono sulla sponda europea del Mediterra- .È
neo; in quelle di Spagna in maggiore abbondanza che in qua- t;
lunque altra: così, secondo il Barthélemy-Lapommerai, ogni
anno ne sono uccise sul lago d’ Albasiera. Ne arrivano ancora
in Provenza, ma più raramente che in Spagna. É rarissima
poi è, per quanto mi so, sul Continente italiano, giacchè da
quando incominciai ad occuparmi scientificamente d’ Ornitolo-
gia, cioè dal 1819, fino ad oggi non mi fu dato d’ incontrarne I
che un solo individuo. Fu nel 16 dicembre del 1845 che lo s
alert
406 ORDINE QUINTO.
trovai. sul mercato di questa città, insieme con molte altre Fo-
laghe ordinarie, le quali erano state uccise.il giorno avanti nel
non lontano Padule di Maciuccoli. Per altro, secondo le osser-
vazioni del professore Tommaso Salvadori, non sarebbe raro
nelle prossime grandi isole, giacchè esso si accertò durante il
suo viaggio in Sardegna che ogni anno ve ne sono ammazzate,
e di più, da quanto a lui fu detto da persone del luogo, crede
poter asserire che ancora vi nidifichi.
Propagazione. Nidifica nello stesso modo, e nelle mede-
sime località dell’ altra specie. Partorisce ordinariamente da
otto o dodici uova per covata, le quali son di forma e volume
eguale a quelle della Fulica atra, e solo ne differiscono per
avere una tinta un poco più carica, ed un numero maggiore
di macchiette scuro-nere.
QUINTA TRIBÙ.
I MACRODATTILI. — MACRODACTYLI.
Becco. o subeguale o poco più lungo della testa, com-
presso, più o meno cuneato in senso verticale.
Apertura della bocca che non giunge agli occhi.
Parte nuda della gamba reticolata eguale al dito
posteriore, non compresa l’ unghia.
Diti quattro, articolati ad uno stesso piano. I tre an-
teriori perfettamente liberi.
Le dita lunghe di questi uccelli, e che han fatto dare ad
essi il nome di Macrodattili, servono benissimo a fare trovar
loro un punto d’appoggio bastante per sostenerli, e sulla mota
quasi liquida, e sulle erbe galleggianti delle sponde degli sta-
gni e paduli, ove essi fan dimora costante. Le loro ali sono
piccole, rotondate, e di penne piuttosto flosce, così che vo-
lando con poca agilità, e presto stancandosi, solo quando è
loro necessario si servono di esse. Sono poi agilissimi alla
corsa, ed avendo il corpo lungo e stiacciato, con facilità am-
UCCELLI DI RIPA. 407
mirabile fuggono fra le erbe e le canne più folte, e lasciano
così dietro a loro, e ad una gran distanza, il nemico. Sanno
anche nuotare molto bene, e bisognando si tuffano. Il nido lo
costruiscono sull’acqua, o poco da essa lontano. I loro pul-
cini appena nati son già coperti da una folta calugine d’ un
bel color nero-vellutato, ed agili e svelti vanno dietro la ma-
dre, da loro stessi trovandosi il cibo. Sono uccelli migratori,
che viaggiano di notte. Han voce forte, ma rauca.
1° Famiglia. — DE’ PORCIGLIONI. RaLuDEI.
Becco più lungo della testa, ingrossato ed assai alto
alla base, subterete e compresso.
Narici lineari, aperte nel tegumento molle e nudo
che chiude le fosse nasali.
Queste si prolungano in un solco che giunge oltre
i due terzi del becco.
35° Genere. — RALLUS. Linn.
Becco più lungo della testa, debolissimamente curvo
in basso; alla base alto un poco meno d'un quarto
della sua lunghezza, subcompresso, subterete
verso la cima.
Spigolo superiore del becco attondato, un poco spia-
nato alla base, e che un poco s interna fra le
penne della fronte, terminando in punta ottusa.
Margine delle due mascelle leggermente ripiegato in
dietro.
Penne della fronte con l'estremità del loro stelo privo
di piume ed un poco dilatato.
Lingua lunga, depressa, appuntata.
- Narici lineari, aperte nel primo terzo del becco, nella
pelle molle e nuda che cuopre le fosse nasali, e
È NETTA CANI Ross, IE MRO IA AITINA
PROTO DN i Ì Ù
408 i ORDINE QUINTO.
continuate in un solco assai ristretto, fino ai tre
quarti del becco.
Gambe mediocri, con porzione nuda reticolata.
Di Tarso scudettato anteriormente e posteriormente:
«a scutelli anteriori maggiori de’ posteriori, e che
eo ‘ s'estendono un poco anche sui lati reticolati fra
l'una e l'altra serie di scutelli; un poco più corto
del dito medio, compresa |’ unghia.
» Dito posteriore, compresa l’ unghia, poco più corto
Pe della metà del tarso.
Unghie degli altri diti mediocri, poco curve, appun-
di tate. i
è Coda un poco più lunga delle ali, che sono attondate,
v concave: prima remigante assai più corta della
È, seconda; seconda e terza le più lunghe.
i È GALLINELLA. — RALLUS AQUATICUS. Linn.
Penne del sottocoda bianche; parti superiori olivastro-giallognole , mac-
chiate di nero.
Adulti. Becco superiormente ed in cima nerastro, rosso-
CS0 arancione alla base, ed inferiormente. Iride rosso-aranciata.
Penne della fronte con lo stelo che oltrepassa la parte piumosa,
- LS un poco dilatato in cima. Le penne del pileo, cervice, dorso,
i scapolari, sopraccoda, timoniere, cuopritrici delle ali e remi-
ganti secondarie, di color olivastro-giallognolo, con la parte
media nera: le penne della gola poste sotto la base del becco
ty bianche. Lati della testa, del collo, gola, gozzo, petto, parte
N anteriore dell'addome e de’ fianchi, di color cenerino-piombato.
n; Penne anali e posteriori de’ fianchi nere, con delle fasce tra-
i sverse bianche. Sottocoda bianco: le penne anali che imme-
diatamente lo ricuoprono son nere, con largo margine lionato
sudicio. Remiganti scuro-nere. Piedi scuri.
Giovani avanti la prima muta. Hanno l’ addome giallo—.
rossastro.
UCCELLI DI RIPA. 409
Gallinella, Rallus aquaticus, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 371.
Sinonimia. — Rallus aquaticus, Linn. S. N. (1766), I, p. 262. —
Scolopax obscura, S. G. Gmel. Reise (1772-1774), III, p. 92. — Ral-
lus sericeus, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 33.
— Rallus aquaticus, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 668, e 4° parte
(1840), p. 438. — Rallus germanicus, Brehm, Handb. Nat. Vég. Deutsch.
(1834), p. 690. — Rallus aquaticus, Deg]. et Ger. (1867), II, p. 251.
Figure. — Buff., PI. enl. ‘749.
Nomi voLcaRrI TOscAnI. — Gallinella (Pisano). Acquatica, Merlo
acquatico (Bientinese). Porciglione (Fucecchio). Spulcio (Val di Chiana).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Réle d’eau. Ingl. The Wat
ter Rail. Ted. Der Wasseramsel. i
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 30; apertura del becco,
0%, 042; coda, 0%, 048; tarso, 0”, 042.
Costumi. — Le più alte giuncaie, i folti macchioni di
prun-bianco e di tamarici, posti in siti pantanosi coperti da
sterpi e da erbe, sono il domicilio prediletto delle Gallinelle, e
dove in ogni tempo se ne trovano. Nel giorno stan quasi sem-
pre là dentro nascoste e in silenzio, mentre la notte vanno
girando in traccia de’ vermi e chiocciolette acquatiche, e spesso
ancora fan sentire il loro sonoro gracchiare.
Propagazione. Il nido è poco più alto del livello del ter-
reno, fatto con erbe e giunchi alla meglio ammassati, e con-
tiene sei o dieci uova grosse quanto quelle di Tortora, di co-
lor bianco-gialliccio, macchiate di rosso-fegatoso.
Caccia. Quantunque la Gallinella sia poco buona a man-
giare, nonostante il nostro mercato sempre ne abbonda, e di
queste il numero maggiore ne è preso coni lacci. Quelli stessi
che tendono i lacci sui prati ai Beccaccini, o lungo i macchioni
alle Beccacce, altri ne tendono fra i giunchi ed ì cespugli, ove
vedono il terreno battuto, o piccoli sentieri tracciati, e là pren-
dono sempre un numero grande di Gallinelle. Anche col fucile
. se ne uccidono molte e facilmente, ma solo da quei che vanno
a caccia per diletto, giacchè il valor della preda a mala pena
ricompensa il valor della carica. Ma il vedere tutte le astuzie
con cui questi uccelli cercano di deludere le perquisizioni del
cane, come con fughe velocissime e tortuose, col tuffarsi
sott'acqua, col salire in cima ai macchioni, sì sforzano di far
perdere la traccia a questo loro nemico, è cosa grandemente
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410 ORDINE QUINTO.
divertente. Accade ancora sovente che in tutte queste opera-
zioni riesce al cane d’ ingannare la Gallinella, di troncarle la
strada, sorprenderla ed afferrarla.
2* Famiglia. — DELLE SCIABICHE. GaLuinuLDE.
Becco subeguale alla testa, ingrossato alla base,
subcuneato in senso verticale, con lo spigolo su-
periore subarcuato.
Narici lineari ovate, aperte nel tegumento molle e
nudo che chiude le fosse nasali: queste non si
prolungano in solco.
36° Genere. — ORTYGOMETRA. Linn.
Senza placca frontale.
Dito posteriore breve.
Unghia breve.
Spazio nudo della gamba brevissimo.
Colore delle parti superiori nocciòla-acceso, o noc-
ciòla-lionato, con macchie nere.
Becco compresso, più corto della testa, cuneato in senso
verticale, con lo spigolo superiore ed inferiore verso la cima ar-
cuato oppostamente, alto alla base assai più della metà del
becco. Lunghezza totale, presso la fronte, superiormente spia-
nata attondata, e che inoltrasi formando un angolo fra le
penne della fronte. Margine delle due mascelle un poco pie-
gato in dentro. Narici bislunghe, aperte nel terzo medio del
becco nella pelle molle e nuda che chiude le fosse nasali, le
quali occupano intieramente i due primi terzi del becco. Solchi
nasali nulli. Gambe mediocri, con lo spazio nudo brevissimo, re-
ticolato anteriormente, scudettato posteriormente. Tarsi piutto-
sto grossi e non troppo compressi, scudettati anteriormente
sui lati reticolati, posteriormente con un ramo longitudinale di
scudetti: subeguali al dito medio. Dito posteriore, compresa
UCCELLI DI RIPA. LAc
l’ unghia, poco più lungo d’un quarto del tarso. Unghie piutto-
sto brevi, appuntate: quella del dito posteriore assai più corta
della sua prima falange. Coda attondata, più corta delle ali.
Ali attondate, un poco concave dal lato inferiore: prima re-
migante più corta della seconda; seconda e terza le più lunghe.
RE DI QUAGLIE. — ORTYGOMETRA CREX. Leach.
Penne del sottocoda bianche, macchiate di baio; ali color di cannella.
Becco superiormente carnicino-fosco, inferiormente bian-
castro. Iride giallo-castagna. Penne del pileo, della cervice,
della schiena, del groppone, scapolari, remiganti secondarie
interne e timoniere nere, con largo margine lionato-giallognolo.
Fascia sopraccigliare, gote, tempie, lati del collo, gozzo e petto
di color grigio-lionato. Gola biancastra. Addome bianco-lionato.
Fianchi baio-giallicci, con fasce trasversali bianche. Penne del
sottocoda baie nel mezzo, con largo margine bianco. Cuopri-
trici delle ali di color cannella-fulvo, qualche volta con fasce
trasverse biancastre. Remiganti scuro-nere, col margine esterno
fulviccio. Il margine esterno della prima è ceciato. Piedi cene-
rino-carnicini.
Re di Quaglie, Rallus crex, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 374.
Sinonmia. — Rallus crex, Linn. S. N. (1766), I, p. 261. — Rallus
genistarum sive Ortygometra , Briss. Ornith. (1760), V, p. 159. — Gal-
linula crex, Lath. Ind. (1790), II, p. 766. — Crea pratensis, Bechst.
Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 470. — Ortygometra crea, Leach., Svst.
Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 34. — Gallinula crex, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 686, e 4° parte (1840), p. 439. — Crea her-
“barum et alticeps, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1834), p. 694.
— Crea pratensis, Degl. et Ger. (1867), II, p. 253.
Ficure. — Buff., PI. enl. ‘750, sotto il nome di Rdle de Genet. —
Crex pratensis, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombar-
dia (1868-1870), vol. II, tav. 91.
NowI voLGARI TOSCANI. — Re di Quaglie (Pisano). Re Quaglione
(Fiorentino).
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Rdale de Genet. Ingl. The
Crake Gallinule. Ted. Der Wachtelkònig.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 252; apertura del becco,
Om, 025; coda, 0", 042; tarso, 0", 042.
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4192 ORDINE QUINTO.
Costumi. — Il colore simile qualche poco a quel delle
Quaglie, e l’ abitare spesso con queste, sono le sole cause che
han fatto dare a questa specie di Macrodattilo il nome di Re
di Quaglie. S' incontra nell'Irlanda e nella Norvegia, fino al
Nord dell’ Affrica; è la fine di settembre e l’ ottobre il tempo
in cui compariscono nel Pisano: si fermano allora ne’ luoghi
bassi e ingombri di sterpi e di roghi, fra le paglie de’ paduli
quasi secchi, nelle giuncaie, ec. Ordinariamente in novembre
spariscono tutti, ed alcuno più non se ne incontra fino all’ al-
tro autunno, così che sembra prendano un’ altra strada quando
ritornano dall’ Affrica. Ma questi due fatti non sono costanti,
giacchè in alcune primavere ne sono stati veduti, e nell’in-
verno del 1829 molti rimasero a svernare fra noi.
Propagazione. Io non so che il Re di Quaglie covi in To-
scana. In Piemonte, in Savoia, in Svizzera e negli altri paesi
oltramontani ve ne covano molti. Le uova son della grossezza
di quelle del Merlo, bianco-celestognole, macchiate di casta-
gno-chiaro, in numero da otto a dodici; e le depongono in una
buchetta guarnita di musco, fatta fra le erbe de’ prati. ! I pul-
cini son vestiti d’ una calugine nera e folta. 4
Caccia. I lacci ed il fucile. Per adoprare quest’ ultimo
mezzo è necessario aver de’ cani bene ammaestrati e destri
a seguitar la passata, giacchè i Re di Quaglie sono così veloci
ed astuti, che essendo cacciati da cani o novizi o poco abili,
spessissimo gl’ ingannano e fuggono. Il loro volo, a cui si de-
terminano solo all’ ultima estremità, è pesante e rettilineo,
perciò facilmente s° uccidono anche dai meno esperti: ma se
a caso sì sbagliano, o non si può loro tirare, è inutile 1’ an-
dar a cercare di farli nuovamente frullare, ancorchè ben si
conosca il luogo ove si posarono, mentre avanti che il caccia-
tore vi giunga, pedinando ne fuggirono a gran distanza.
37° Genere. — PORZANA. Vieill.
Senza placca frontale.
Dito posteriore mediocre, con unghia breve.
! Schinz, Hist. Natur. des nids, etc., pag. 6.
UCCELLI DI RIPA. 413
Spazio nudo della gamba subeguale alla metà del
tarso..
Colore delle parti superiori scuro-gialliccio, mac-
chiettato di bianco e di nero.
Becco compresso, più corto della testa, leggermente cu-
neato in senso verticale, cogli spigoli superiori ed inferiori op-
postamente arcuati nella cima, alto alla base meno della metà
della sua lunghezza, presso la fronte superiormente spianato
e che poco internasi, con margini attondati fra le penne della
fronte. Margine delle due mascelle un poco piegato in dentro.
Narici bislunghe, aperte nella prima metà del becco nella pelle
molle e nuda che chiude le fosse nasali, le quali giungono fino
al terzo anteriore del becco. Solchi nasali nulli. Gambe piutto-
sto lunghe, con lo spazio nudo quasi eguale alla metà del tarso,
reticolato anteriormente, cogli scudi che si estendono sui lati,
posteriormente quasi ovunque reticolato, subcompresso, più
corto del dito medio. Dito posteriore, compresa l’ unghia,
presso che eguale alla metà del tarso. Unghie mediocri, appun-
tate: quella del dito posteriore un poco più corta della sua
prima falange. Coda attondata, più corta delle ali. Ali atton-
date, concave un poco inferiormente: prima remigante poco
o assai più corta della seconda; terza eguale o poco più corta
della seconda; seconda e terza le più lunghe.
VOLTOLINO. — PORZANA MARUETTA.
G. ER. Gray ex Briss.
Penne del sottocoda ceciato-lionate; parti superiori olivastre e nere, con
inolte macchie bislunghe.
Adulti in primavera. Maschio. Becco giallo-olivastro in ci-
ma, rosso-aranciato alla base. Iride scuro-gialliccia. Fronte,
fascia sopraccigliare e gola di color cenerino macchiettato di
bianco. Penne del vertice, dell’ occipite, della parte media della
cervice, del dorso, del sopraccoda, timoniere, scapolari e cuo-
pritrici delle ali nere nel mezzo, con largo margine olivastro-
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414. ORDINE QUINTO.
giallognolo. Le penne della parte posteriore della schiena, delle
scapolari, del groppone e del sopraccoda hanno da ciascun
lato una macchia bislunga longitudinale bianco-perlata. Le cuo-
pritrici delle ali e le remiganti secondarie han delle fasce bian-
che a zig-zag trasversali. Lati del collo e del petto di colore
olivastro intenso, con macchie biancastro-perlate. Fianchi nero-
olivastri, con macchie trasverse bianche; il.mezzo dell’ addome
bianco. Penne del sottocoda ceciato-lionate. Margine delle ali
bianco. Remiganti nero-scuricce: l’esterna col margine esterno
bianco. Piedi color verde-pisello.
Femmina. Ha la fascia sopraccigliare, la gola e i lati del
collo tinti di giallastro sudicio. In autunno ed inverno il becco
è olivastro.
Giovani. Han le parti inferiori bianco-lionato sudicio.
Voltolino, Rallus porzana, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 376.
SiNoniMia. — Rallus porzana, Linn. S. N. (1766), I, p. 264. —
Rallus aquaticus minor, sive Maruetta, Briss. Ornith. (1760), V, p. 155.
— Gallinula porzana, Lath. Ind. (1790), II, p. 772. — Ortygometra
maruetta, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 34. —
Gallinula porzana, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 488, e 4® parte
(1840), p. 440.— Crea porzana, Bechst. Doubl., Zool. Mus. (1823),
p. 80. — Ortygometra porzana, Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1826),
XII, p. 223. — Gallinula maculata et punctata, Brehm, Handb. Nat.
Vog. Deutsch. (1831), p. 698-699. — Porzana maruetta, G. R. Gray,
List. Gen. of B. (1841), p. 91. — Porzana maruetta, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 256.
Ficure. — Buff., PI. enl. 751, maschio vecchio. — Porzana ma-
ruetta, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-
1870), tav. 83.
Nomi voLGaRrI TOSCANI. — Voltolino (Pisano). Sutro (Bientinese).
Teccola (Fucecchio).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le petit Rdle d’eau, ou la
Marouette. Ingl. The spotted Gallinule. Ted. Das punktierte Rohrhuhn.
Dimensioni. — Lunghezza totale : 0®, 233; apertura del becco,
Om, 019; coda, 0”, 052; tarso, 0%, 034.
Costumi. — Vivono i Voltolini ne’ luoghi coperti di folte
erbe e cespugli, corrono velocemente e sulla terra e sulle
piante galleggianti, nuotano e si tuffano con gran destrezza;
ma volano lentamente e con fatica, e vi si determinano solo
Lcd
UCCELLI DI RIPA. 415
quando non resta ad essi altro scampo: viaggiano in piccoli
branchi. Nell’ autunno se ne incontrano pochi, e credo sian
quelli che si sono moltiplicati nei nostri paduli. Nell inverno
spariscono intieramente, ma verso l’aprile ritornano abbon-
dantissimi.
Propagazione. Covano anche in Toscana. Fabbricano il
nido sull'acqua, ammassando erba, frammenti di canna ed al-
tre sostanze leggiere e galleggianti. Vi depongono da otto a
dodici uova, poco più piccole di quelle del Merlo, rosso-gialla-
stre, macchiate di bruno o di cenerino. * I pulcini son coperti
di calugine nera.
Caccia. Se ne prendono molti con i lacci, moltissimi col
fucile, ed in primavera quest’ultima caccia è delle più dilet-
tevoli. Quelle piccole vallate e paduletti che separano l’ uno
dall’ altro i tomboli o colline d’ arena del nostro littorale, sono
i siti ove i Voltolini si fermano in maggior quantità, ed ove la
lor caccia è più bella. Allora nel nostro piano l’ inverno è spa-
rito, e mentre veggonsi a non molta distanza da noi sorgere
le Alpi Apuane, le cui aspre cime ancor candide di neve sono
avvolte dalle procellose nuvole gell’ inverno, in quelle valla-
telle sentesi di già il soffio mitefe dolce dell’ aura di prima-
vera, che nuova forza, nuova ‘vita, apporta ad ogni essere
creato. I macchioni di Ulex sono già vestiti de’ loro fiori dorati,
i prati rinverditi son tutti aspersi di Fior Cuculi * e di fiori di
Mustini,® e ne’ glauchi cespugli di tamarici e di salci adorni
dei loro pennacchietti pendenti odesi il gorgheggio delle JSter-
pazzole e de’ Codirossi allora giunti dall’ Affrica, i quali, quasi
troppo commossi dalla vista della patria, non possono spiegare
per anche la loro voce sonora. La vita si è risvegliata ancora
nell’ interno delle acque: le foglie ripullulanti dal fondo dello
stagno convertono in un bel verde cangiante il colore scuro-
livido che egli aveva in inverno; il Rannuncolo acquatico , tutto
carico de’ suoi bianchi fiorellini, forma alla superficie dell’ acqua
delle vaghe isolette, su cui riposano innumerevoli stuoli di
Rane, le quali dall’ interno della mota, ove si ripararono dal
freddo, han già sentito anch’ esse l’ arrivo della nuova stagione,
1 Schinz, Mist. Natur. des nids, etc., pag. 7.
2 Crocus biflorus et Ixia bulbocodium.
3 Muscari botroides.
loi
416 ORDINE QUINTO,
che nel loro linguaggio salutano in coro, con un forte, ma cupo
gracidare. Passeggiando il cacciatore in questi siti amenissi-
mi, non solo continuamente gode di vedere i suoi cani brac-
care, puntare e dar su a Voltolini e a Gallinelle, ma spesso
ancora incontra e Tarabusi e Sciabiche e Croccoloni e Frul-
lini, delle Morette, delle Marzaiole, ed un’ infinità di altri uc-
celli di passo, che si sono fermati in que’ siti, ove prima che in
ogni altro si è manifestata la primavera. Le caccie insomma
che allora sì fanno, oltre ad essere delle più copiose, sono
anche delle più belle e per la varietà della preda, e per lo
stato del clima, e per l’ aspetto della campagna.
SCHIRIBILLA. — PORZANA MINUTA. Bp. ex Pallas.
Penne del sottocoda nere, striate di bianco; parti superiori olivastre,
macchiate di nero, con poche macchie bianche non ben decise.
Adulti. Maschio. Becco verde-smeraldo, con la base rosso-
carnicina. Iride cremisi. Pileo, occipite, cervice, cuopritrici
delle ali, sopraccoda e timoniere, color olivastro-giallo. Penne
del dorso, scapolari e remiganti secondarie interne nere nella
parte media, con largo margine olivastro-giallognolo. Sopra al-
cune delle scapolari e delle penne della schiena poche mac-
chie bianche. Fronte, fascia sopraccigliare, lati della testa e
del collo, gola, gozzo, petto, addome e fianchi, color cenerino-
celestognolo. Penne laterali del sottocoda olivastre, macchiate
di bianco; medie nere, macchiate di bianco. Remiganti scuro-
nerastre. Piedi verdi.
Femmina. Parti superiori colorite nel modo stesso che nel
maschio. Gola bianca. Lati del collo, gozzo, petto e addome
di color lionato.
Schiribilla, Rallus pusillus, Gmel. Savi, Orn. Tosc., II, p. 379.
Sinonima. — Rallus parvus, Scop., Ann. I, Hist. Nat. (1769),
p. 126. — Rallus minutus, Pall. Voy. (1776), édit. in-4°, II, Ap-
pend., p. 700. — Rallus pusillus, Gmel. S. N. (1788), I, p. 719. —
Rallus mixtus, Lapeyre, Mam. et Ois. de la Haute-Garonne (17799),
p. 38. — Gallinula pusilla, Bechst. Nat. Deutsch. (1809), IV, p. 484.
— Zaporina minuta, Leach., Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (18414),
p. 34.— Rallus Peyrousù, Vieill. N. Dict. (1819), XXVII, p. 542. —
UCCELLI DI RIPA. 417
Gallinula pusilla, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 690, e 4° parte
(1840), p. 440. — Crex pusilla, Licht. Doubl., Zool. Mus. (1823),
p. 80. — Phalaridion pusillum, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 173. —
Ortygometra pusilla, Bp. B. of Eur. (1838), p. 53. — Ortygometra
minuta, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840). — Porzana minuta, Bp. Ucc.
Eur. (1842), p. 65. — Porzana minuta, Degl. et Ger. (1867), II,
p. 259.
Figure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 231. — Gould, Birds of
Eur., pl. 345.
Now voLcaRrI TOscANI. — Forapaglie, Puttanella (Pisano). Schi-
ribilla (Padule di Bientina).
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Poule d’eau Poussin. al
The small Gallinule. Ted. Das kleine Rohrhuhn. (0 E ar
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 204; apertura del 0
0», 019; coda, 0%, 055; tarso, 0”, 034.
Costumi. — Arrivano nel tempo stesso de’ Voltolini, e ne
hanno presso a poco gli stessi costumi. In autunno non ne ho
mai trovate. Pedinano velocissimamente, nuotano e si tuffano
a perfezione.
Propagazione. Non credo che nidifichino da noi. Il signor
Schinz dice che compongono il covo con erbe secche, ponen-
dolo sopra de’ciuffi di cannelle o di patto, e che vi partori-
scono sette ad otto uova bislunghe, poco più grosse di un’oliva,
d’un color grigio-giallastro, macchiettato da punti più cupi.
SCHIRIBILLA GRIGIATA. — PORZANA BAILLONII. Degl.
Penne del sottocoda nere, striate di bianco; parti superiori olivastre, mac-
chiate di nero, e con molte macchie bianche, minute, ben decise.
Adulti d’ ambo i sessi. Becco verde. Iride cremisi. Penne
del pileo e delle cervice color olivastro-baio, con la parte me-
dia nerastra. Penne del dorso, scapolari e quelle del soprac-
coda dello stesso colore; diverse ancora con grandi macchie
nere, e molte macchie bianco-perlate irregolari, poste sulle
nere. Fascia sopraccigliare, lati della testa, del collo, gozzo,
petto, addome e fianchi, color cenerino-celestognolo. Gola bian-
ca. Penne della parte posteriore de’ fianchi, anali e quelle del
sottocoda nere, con fasce trasverse bianche. Cuopritrici delle ali
Ornitologia italiana. — Il. 27
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418 ORDINE QUINTO.
olivastro-baie: le esterne e le grandi nella cima hanno delle mac-
chiette bianche. Remiganti nero-olivastre. Piedi verde-olivastri.
Giovani. Nelle parti superiori somigliano perfettamente gli
adulti; ma inferiormente, ove questi sono cenerini, quelli son
bianchi, con sottili macchiette nerastre trasverse, o bianco-
olivastri, con macchiette biancastre.
Schiribilla grigiata, Rallus Baillonii, Vieill. Savi, Orn. Tosc.,
Il, p. 380.
Sinonimia. — Rallus Baillonii, Vieill. N. Dict. (1819), XXVII,
p. 548. — Gallinula Baillonii, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 692,
e 4° parte (1840), p. 440. — Crea Baillonii, Licht. Doubl., Zool. Mus.
(1823), p. 80. — Ortygometra Baillonii, Steph. in Shaw., Gen. Zool.
(1824), XII, p. 228. — Phalaridion pygmaea, Kaup. Nat. Syst.(1829),
p. 173. — Gallinula pygmaea, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch.
(1831), p. 701. — Crex pygmaea, Naum. Vòg. Deutsch. (1838), IX,
p. 567. — Ortygometra pygmaea, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840),
p. 48. — Porzana pygmaea, Bp. Ucc. Eur. (1842), p. 64. — Zapo-
rina pygmaea, Bp. Cat. Parzud. (1856), p. 15. — Porzana Baillonù,
Deg]. et Ger. (1867), II, p. 258.
Ficure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 332, fig. 1. — Gould, Birds
of Eur., pl. 344.
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. Porzane de Baillon.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 184; apertura del becco,
0%, 017; coda, 0%, 042; tarso, 0, 0277.
Costumi. — Sono i medesimi di quei della specie prece-
dente: solo mi è parso d° osservare che arriva più tardi, e che
ne è molto più rara.
Propagazione. Nidifica spesso in Toscana e nelle altre
parti d’Italia. Il Temminck dice che partorisce sette o otto
uova oliviformi, color scuro-olivastro.
Con placca frontale.
Dito posteriore mediocre, con un' unghia breve.
Spazio nudo della gamba eguale alla metà del tarso.
Colore delle parti superiori olivastro-scuro, senza
macchie,
UCCELLI DI RIPA. 419
Becco poco più corto della testa, cuneato in senso ver-
ticale, compresso, alto alla base meno della metà della ‘sua
lunghezza, spianato superiormente alla base, la pelle della
quale espandesi sulla fronte e sul vertice, fino al di là del-
l’ occhio, in una placca nuda, posteriormente attondata. Mar-
sine delle due mascelle appena piegato in dentro. Narici bis-
lunghe, aperte nella prima metà del becco nella pelle molle
nuda che chiude le fosse nasali, le quali giungono fino al
terzo anteriore del becco. Solchi nasali nulli. Gambe mediocri :
parte nuda delle medesime totalmente reticolata, d’ estensione
eguale alla metà del dito posteriore. Tarso scudettato anterior-
mente da scudi che si estendono ancora sui lati, posteriormente
quasi ovunque reticolato, subcompresso, assai più corto del
dito medio, compresa l’ unghia. Dito posteriore presso che
eguale alla metà del tarso. Unghie mediocri: quella del dito
posteriore eguale ad un terzo del dito stesso. Coda attondata,
un poco più lunga delle ali. Ali attondate, concave un poco
inferiormente. Prima remigante assai più corta della seconda,
seconda e terza le più lunghe.
SCIABICA. — GALLINULA CHLOROPUS. Lath.
Penne del sottocoda: medie nere, laterali bianche; partì superiori oliva-
stro-cupe.
Adulti in primavera. Lamina cartilaginea della fronte e
base del becco di color giallo-croceo vivace: punta del becco
Di
A L'rbt ae.
420 ORDINE QUINTO.
giallo-verde. Testa, collo e petto color cenerino-lavagna. Dor-
so, sopraccoda, scapolari e cuopritrici delle ali olivastre. Ad-
dome cenerino-lavagna, con macchie bianche. Regione anale
bianca. Penne del sottocoda: le medie nere, le laterali bianche.
Remiganti nero-olivastre. Margine anteriore dell’ ala bianco.
Timoniere nere. Piedi verdi. Porzione nuda della gamba, ove
confina con le penne, di color giallo-ocraceo.
Adulti in autunno. Hanno la lamina frontale, la base del
becco e la porzione nuda della gamba di color verdastro. La
testa, il collo ed il petto macchiati di biancastro.
Giovani. Lamina frontale poco estesa, di color verdastro
. come le altre parti del becco. Fronte e lati della testa grigio-
olivastri. Vertice, occipite, cervice e tutte le altre parti supe-
riori olivastre. Gola e addome biancastri. Gozzo, petto, fianchi
e penne delle gambe di color cenerino-giallicce. Remiganti
nero-olivastre. Timoniere nerastre. Piedi olivastri.
Sciabica, Rallus chloropus, Nob. Savi, Orn. Tosc., II, p. 382.
SINONIMIA. — Porphyrio olivarius, Barrère, Ornith. Spec. Nov.
(1745), p. 61. — Fulica chloropus, Linn. S. N. (1766), I, p. 258. —
Gallinula , Briss. Ornith. (1760), VI, p. 3. — Fulica fusca, maculata,
flavipes et fistulans, Gmel. S. N. (1788), I, p. 697, 701 e 702. —
Gallinula chloropus, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 693, e 4* parte
(1840), p. 444. — Gallinula chloropus, Lath. Ind. (1790), II, p. 770.
— Crex chloropus, Licht. Doubl., Zool. Mus. (1823), p. ‘79. — Rallus
chloropus, Savi, Crn. Tosc. (1829), II, p. 382. — Stagnicola septen-
trionalis et chloropus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831),
p. 704 e 706. — Gallinula chloropus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 262.
Ficure. — Buff., PI. enl. 877. — Gallinula chloropus, Eugenio
Bettoni, Uccelli che nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. II,
tav. 96.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Gailinule ordinaire.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0%, 35; apertura del becco,
0», 025; coda, 0%, 071; tarso, 0%, 045. di
Costumi. — L’aprile è il mese, in cui si trova una maggior
quantità di Sciabiche. Esse abitano gli stessi luoghi dei Voltolini
e delle Gallinelle, ma stan sempre ne’ posti ove le acque sono
più profonde, ed i macchioni ed i cespugli più densi. Nell’ au-
tunno, e particolarmente in settembre, qualcheduna se ne
UCCELLI DI RIPA. 491
‘ trova, ma in quantità minore che nel tempo del ripasso. An-
cora questa specie cammina al fondo dell’acqua.
Propagazione. Nidifica in Toscana. Il nido lo fabbrica ele-
gantemente, intralciando insieme delle foglie di scirpo e di
carici, e lo pone sopra i grossi ammassi galleggianti di cara o
di rannuncoli acquatici, così che anch’ esso galleggia; fa due
covate per anno, la prima è condotta dal maschio, perchè la
. femmina è occupata dell'altra. Le uova sono grosse quanto
quelle di Piccione, ma più globose, di color ceciato-rossiccio,
con molte macchie e punti scuro-fegatosi. Io ne ho trovate
dodici in uno stesso nido. I pulcini son vestiti di calugine nera.
39° Genere. — PORPHYRIO-GALLINULA. Nob.
Con placca frontale.
Dito posteriore lungo, con unghia lunga.
Spazio nudo della gamba un poco maggiore della
metà del tarso.
Narici aperte nella pelle molle e nuda che chiude le
ampie fosse nasali.
Colore delle parti superiori castagno-gialliccio, con
macchie più scure o nere.
Becco compresso, più corto della testa, cuneato in senso
verticale, ma cogli spigoli superiore ed inferiore assai arcua-
ti, alto alla base più della metà della sua lunghezza. Presso
la fronte vi ha uno spazio triangolare spianato, il cui apice
incomincia a piombo della estremità anteriore delle aperture
nasali, ela sua base allargata assai continuasi sulla fronte; ed è
in linea del principio delle penne delle gote: la pelle che rive-
ste il detto spazio triangolare continuasi della stessa lunghezza
sulla fronte e sul vertice, fino al di là dell’ occhio, in una placca
nuda, posteriormente attondato-acuminata. Margine delle ma-
scelle ripiegato in dentro, specialmente ne’ primi due terzi.
Mascella superiore più lunga dell’ inferiore, con la punta un
poco piegata in basso. Narici allungate, aperte al termine della
prima metà del becco, nella pelle molle e nuda che chiude le
499 ORDINE QUINTO.
fosse nasali, le quali non oltrepassano la prima metà del
becco, sono lunghe assai, e attondate anteriormente. Solchi
nasali nulli. Gambe lunghe: parte nuda delle medesime scudet-
tata, posteriormente reticolata, anteriormente con reticola-
ture molto maggiori, d’ estensione eguale alla metà di quella
del tarso, o del dito posteriore, non compresa l'unghia. Tarso
subcompresso, assai lungo d’avanti indietro, anteriormente
vestito di larghi scudi, i quali ricuoprono ancora gran parte -
de’ lati, posteriormente vestito in parte da uno, in parte da
due altri scudetti, e presso il calcagno da reticolatura eguale
al dito medio, compresa l’ unghia. Dito posteriore, compresa
l'unghia, più lungo della metà del tarso. Unghie assai lunghe,
mediocremente arcuate, acute: quelle del dito posteriore e
del medio sono eguali in lunghezza e le maggiori, e quella del
posteriore è la più robusta di tutte. Coda attondato-cuneata,
poco più lunga delle ali. Ali non molto attondate: prima remi-
gante assai più corta della seconda; questa pochissimo più
corta della terza, che è la più lunga.
PORPHYRIO-GALLINULA ALLENI. Thompson sp.
Becco grigio sudicio. Tutte le penne delle parti superiori,
comprese le cuopritrici delle ali e della coda, le remiganti e
le timoniere son nere, leggermente volgenti al castagno, con
margine più o meno largo giallastro-lionato. Le remiganti e
le penne del groppone hanno tal margine assai stretto, onde
nelle regioni da queste penne occupato domina il nero. Sul
collo, sul dorso e sulle scapole il detto margine essendo
ampio, non apparisce il nero, e vi predomina il giallo-scuro
lionato. Gola e parte media delle regioni addominali ed anali
di giallo-scuro lionato. Di questo stesso colore sono le gote, i
lati del collo, il gozzo, il petto, i fianchi, i lati dell'addome
ed il sottocoda. La gola e la parte media dell'addome sono
d’ un biancastro che si sfuma col lionato contiguo. Penne delle
sambe nere, con sottilissimi tratti lionati longitudinali. Cuopri-
trici inferiori delle ali nero-lavagna, marginate di bianco. Gamba
nuda. Tarsi, diti ed unghie scuro-grigiastri (almeno nell’ indi-
viduo disseccato).
UCCELLI DI PIPA. 4923
Sinonima. — Gallinula Alleni, Thompson, Ann. and Mag. Nat.
Hist. (1842), p.304.— Porphyrio Alleni, G. R. Gray, Gen. of B. (1845),
p. 598, pl. 162. — Gallinula Alleni, Schleg., Mus. d’Hist. des Pays-
Bas (1865), p. 38. — Hydromia porphyrio, Hartl., Syst. Orn. W.
Afr. (1857), p. 243. — Porphyrio Alleni, Bolle, Journ. fiir Orn.
(1858), p. 457. — Porphyrio Alleni, Hart]. ur Finsch, Vog. Ost-Afr.,
p. 785.
testa, del collo, del tronco e delle zampe distese, compreso il dito
medio): 0%, 34; apertura del becco, 0", 027; coda, 0%, 6. — Lun-
ghezza dell’ ala (dall’ articolazione del braccio con la mano fino al-
l’ estremità delle timoniere): 0, 145; tarso, 0", 5; dito medio con
l’unghia, 0", 6; dito posteriore con l'unghia, 0", 034; unghia,
om, 047.
Nota. — Il Grallipede, che qui sopra ho cercato di far cono-
scere con l’ esposte minute descrizioni, fu preso nel 1859 nel ter-
reno umido, perchè riccamente irrigato, che sta attorno alla città
di Lucca. Lo ebbe il signor abate Mezzetti, diligente cultore delle
scienze naturali, e lo depositò nella piccola Collezione ornitologica
del Collegio Lucchese, di cui esso Mezzetti era uno de’ Presidi. Di
là non molto dopo questo raro ‘uccello passò nelle collezioni del
Museo della nostra Università, ove con ogni cura anche ora si
conserva. Mancando de’ convenienti libri, non potei da me stesso
determinarne la specie. Vidi per altro nel Blasius (A List. of the
Birds of Europe, pag. 17) che questo stesso uccello vi è denominato
Porphyrius Alleni Thompson, uccello proprio dell’ Affrica. Tale de-
nominazione io l’ ho al medesimo conservata, e la conservo almeno
fino a quando non abbia prova che la denominazione sia erronea.
Per altro quello che fin d’ ora ho accertato si è, che non appartiene
al genere Porphyrio, benchè ad esso si accosti assai; e parago-
nando i caratteri generici che distinguono i Porfirioni, e quelli pro-
prii all’ uccello in questione, e specialmente quelli importantissimi
caratteri minutamente esposti in queste pagine, sarà agevole il con-
vincersi della verità di quanto asserisco. Ma se di ciò mi potei as-
sicurare con i proprii studii, impossibile mi fu, per mancanza de' li-
bri necessarii, il determinare se già da altri Naturalisti sia stato
determinato e denominato il genere, a cui il mio Porfirionide deve
riferirsi. In conseguenza di ciò ho creduto il più conveniente, in tale
stato di cose, di dare io stesso un nome nuovo a questa particolare
forma generica (Porphyrio-Gallinula), pronto a cambiarlo quando
sappia che di già a questa forma altro nome generico sia stato as-
segnato.
/00
gi STI:
Dimensioni. — Lunghezza totale (cioè formata da quella della = 4
Da?
Seti
4924 ORDINE QUINTO.
Costumi. — Uccello avventizio in Italia, statovi veduto una
sola volta.
3* Famiglia. — DE’ POLLI SULTANI. PorpHYRIONIDEI.
Becco subeguale alla testa, cuneato in senso verti-
cale, con lo spigolo superiore fortemente arcuato,
molto alto alla base.
Narici circolari, aperte nell’astuccio corneo della ma-
scella superiore, che intieramente la riveste an-
che dai lati.
Senza fosse nasali visibili e senza solchi.
Costumi. — Uccelli de’ paesi caldi, di colori vivaci, turchino-
cupo, celeste-acceso e verdone. Il loro nutrimento è più ve-
getale che animale.
40° Genere. — PORPHYRIO. Barrère.
Con gran placca frontale.
Dito posteriore lungo, con unghia lunga.
Spazio nudo della gamba un poco maggiore della
metà del tarso.
Narici circolari, aperte nell’ astuccio corneo.
Senza fosse nasali.
Becco subeguale alla testa, compresso, cuneato in senso
verticale, con lo spigolo superiore fortemente arcuato, l’ infe-
riore poco: alla base alto più de’ due terzi della sua lunghezza.
Lo spigolo della mascella superiore attondato, a piombo delle
prime penne delle gote; dilatasi in amplia placca, che si
estende sulla fronte e sul vertice, attondata posteriormente,
e che giunge al di là dell’angolo posteriore dell’ occhio. Mar-
gine delle due mascelle appena ripiegato in dentro nel terzo
anteriore del becco: negli altri due terzi basilari, quello della
inferiore incontrasi in quello della superiore. Apice della ma-
UCCELLI DI RIPA. © 495
scella superiore che appena oltrepassa quello dell’ inferiore.
Narici attondate corte, aperte al termine del primo terzo del
becco, nel suo astuccio corneo, che intieramente riveste la
mascella superiore anche sui lati fino alle penne delle gote,
e che estendesi un poco ancora sulla fronte. Fosse nasali per-
ciò non visibili. Solchi nasali mancano. Gambe lunghe: parte
nuda delle medesime scudettata posteriormente, latissima-
mente reticolata sul davanti, eguale in lunghezza alla metà
del tarso. Tarso subcompresso, assai largo d’ avanti in dietro,
anteriormente vestito da larghi scudi, i quali ricuoprono an-
cora gran parte de’ lati; posteriormente vestito da altre due
file di scudi, ma più piccoli, presso il calcagno, dal lato in-
feriore, per breve spazio latamente reticolato, un terzo più
corto del dito medio, compresa l’ unghia. Dito posteriore quasi
eguale ai due terzi del tarso, compresa l’ unghia. Unghie lun-
ghe, pochissimo arcuate, acute: quelle dei diti posteriori e
del medio eguali in lunghezza, e le maggiori; quella del poste-
riore è la più robusta di tutte. Coda attondato-cuneata, un
poco più lunga delle ali. Ali subrotondate: prima remigante
assai più corta della seconda; seconda, terza e quarta sub-
eguali, e le più lunghe.
POLLO SULTANO. —- PORPHYRIO CASIUS. Barrère.
Lamina frontale che oltrepassa gli occhi e che forma uno stesso piano con
lo spigolo del becco ; dito medio più lungo del tarso ; penne azzurre
(Temminck).
Becco e lamina frontale di color rosso-vermiglione. Iride
color rosso-lacca. Testa, cervice, lati del petto, addome, gambe
ed ali, di color turchino-indaco. Dorso e scapolari turchino-
verde. Gola, gozzo e parte media del petto turchino-celesti.
Sottocoda candido. Piedi di color rosso-cinabro. Unghie color
di corno.
Pollo sultano, Porphyrio hyacinthinus, Temm. Savi, Orn. Tosc.,
II, p. 369.
SinonMia. — Porphyrio caesius, Barrère, Ornith. Spec. Nov.
(17745), p. 64. — Porphyrio, Briss. Ornith. (1760), V, p. 522. — Fu-
ii e aa RM LIE
VISI RA :
426 ORDINE QUINTO.
lica porphyrio, Pall. Zoogr. (1811-1831), II, p. 156. — Porphyrio
hyacinthinus, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 698, e 4° parte (1840),
p. 442. — Porphyrio antiquorum, Bp. B. of Eur. (1838), p. 54. —
Porphyrio veterum, Bp. Rev. crit. (1850), p. 171. — Porphyrio cae-
sius, Degl. et Ger. (1867), II, p. 265.
FicurE. — Porphyrio antiquorum, Bp., Faun. Ital. Ucc., tav. 44.
NoMI VOLGARI STRANIERI. Franc. La Taleve Porphyrion. Ing].
The blau Porphyrio. Ted. Das gemeine Sultanshuhn.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0m, 52; apertura del becco,
0%, 045; coda, 0%, 092; tarso, 0®, 095.
Costumi. — Questo bell’ uccello, tanto celebrato dagli an-
tichi, che il credettero degno d’abitare i luoghi consacrati alle
Divinità, benchè raramente, pure qualche volta trovasi in To-
scana. Nell'inverno del 1827 me ne fu portato uno stato preso,
quasi con le mani, nel viale di pini che, passando per mezzo
a’ paduli, conduce alla regia Villa di Coltano. Nell’ autunno
del 1870, un individuo fu ucciso nel piano paludoso, posto
presso il Littorale di Pietrasanta, tra Querceta ed il Cinquale:
e più d’un cacciatore di Bientina mi assicurò che diverse
volte ne furono uccisi ne’ gerbai di quel padule. Comunemente
trovasi poi nella parte meridionale della Sicilia e della Sar-
degna, e, al dire del Temminck, anche in Calabria. Non so
che egli siasi giammai fatto vedere di là dall’Appennino, nella
Lombardia. Abita i luoghi erbosi delle rive dei paduli, nei
prati inondati, o nelle risaie. Il suo nutrimento consiste in
radiche di piante acquatiche ed in semi, particolarmente di
cereali: questi ei non li inghiotte intieri, ma prima li spezza
e stritola per mezzo del suo becco fortissimo. Mangiando
l'erba l’impugna con una delle sue zampe, che solleva al
lora alquanto da terra. Ha voce debole e lamentevole. Preso
giovane, con facilità s° addomestica.
Propagazione. Nidifica lontano dalle acque profonde, nelle
risaie inondate, e ne’vasti stagni coperti d’ erbe alte e di
giunchi. Esso vi costruisce un nido, con stecchi e frammenti
di piante, e partorisce tro o quattro uova subglobose bianche. È
1 Temminck, Man. d’Ornith , pag. 699.
iii
UCCELLI DI RIPA. 497
SESTA TRIBÙ.
GLI UNCIROSTRI. — ALECTORIDES.
Becco subadunco, più corto della testa, compresso.
Mascella superiore curva in basso, fino dalla sua
origine.
Apertura della bocca che giunge fin sotto gli occhi.
Diti quattro: itre anteriori imperfettamente palmati;
il posteriore mediocre, articolato più in alto de-
gli anteriori.
Nora. — Quantunque, fino dal tempo del Linneo, sieno state di-
versissime le opinioni de’ Naturalisti riguardo al posto che debbono
occupare le G/areole nella intiera serie degli uccelli, fin da quando
pubblicai 1° Ornitologia Toscana, avendo trovata giusta la maniera
di vedere in proposito del Temminck, d’ unirle cioé ai generi Pala-
medea Linn. (Kamichi), Chavaria Illig. (Chavaria), Psophia Linn. e Di-
cholophus, formandone il gruppo (da esso detto Ordine) degli Alecto-
rides," io pure adottai tal riunione, alla quale conservai lo stesso
nome scientifico d° Alectorides, e per nome italiano diedi quello
d’Uncirostri. Ed in quel tempo imitai egualmente il Temminck nel
porre o classificare gli Uncirostri (Alectorides) subito dopo i Gallinacei,
ed avanti alle Otarde, Cursor, ec., cioè in testa degli Uccelli di ripa
‘ (o Grallae): ma, siccome i miei posteriori studii sulle affinità naturali
degli uccelli mi hanno mostrato non esistere niuna importante ana-
logia fra gli ultimi Gallinacei ed i primi Grallipedi della classifica-
zione da me adottata, mentre che, come lo riconobbe il Bonaparte, °
1 Temminck, Man. d’ Ornith., 2a edizione, tomo II, pag. 497.
2 C. L. Bonaparte nel suo Conrspectus systematis Ornithologiae (Editio refor-
mata additis synonimis Grayunis et Selyglonis), cecco come dispone le varie famighie,
delle quali esso compone prima le tribù dell’ ordine delle GraZ/ae:
Famiglia _72a iii
Id. 732 Ztallidae.
Id. 74a Parridae.
Id. 750 Palamedeidae.
Id. 760 Psophiidac.
Id. 772 Gruidae.
Vin 70 pat
4
428 ORDINE QUINTO.
ve ne ha di notevoli fra gli Uncirostri ed i Macrodattili (giacché esso
pose in una stessa tribù le famiglie de’ Rallidi, Parridei, Palame-
deidi e Psophidei), così mi è sembrato più conveniente il toglierli dal
posto, ove li avevo posti anticamente, e porli invece immediatamente
avanti alla tribù de’ Macrodattili.
Il gruppo degli Uncirostri o Alectorides si può con giuste ra-
gioni dividere in due sezioni, cioé in quella degli Alectorides palustri,
ed in quella degli Alectorides campestri. Il genere Glareola, l’ unico
europeo di questa tribù, appartiene alla prima delle indicate sezioni,
alla quale appartengono egualmente i generi Palamedea Linn. e Cha-
varia Illig. Alla seconda devonsi riportare gli altri generi, cioè Pso-
phia Linn. e Dicholophus, il qual ultimo genere, avendo grandi ana-
logie con quello del Gypogeranus o Falco serpentario del Capo di
Buona Speranza, collega l'ordine de’ Grallipedi con quello de’ Rapaci.
Unica Famiglia. — GLAREOLIDEI.
Becco cortissimo, con la mascella superiore curvata
quasi dalla base; leggermente fenduto sino al
disotto dell'occhio.
Ali molto lunghe, strette; prima remigante più lunga
dell’ altre.
441° Genere. — GLAREOLA. Briss.
Becco più corto della testa, compresso, con apertura
che giunge fin sotto agli occhi.
Margine delle mascelle intiero: la superiore curva
in basso, fino alla sua origine.
Narici basilari, laterali, bislunghe, coperte da una
membrana nuda nella parte anteriore.
Lingua con l'apice cartilaginoso e bifido.
Gambe piuttosto lunghe, con una piccola porzione .
nuda sopra il calcagno.
Tarso scudettato, più lungo del dito medio.
Diti tre davanti, uno di dietro: gli anteriori uniti
UCCELLI DI RIPA. 429
alla base da una membrana; il posteriore artico-
lato, più in alto degli anteriori.
Unghie poco adunche: quella del dito medio lunga,
depressa, intaccata dal lato interno.
Coda di dodici timoniere.
Ali molto lunghe, strette: prima remigante più lunga
delle altre.
Costumi. — Uccelli migratori, volano molto e corrono ve-
locemente; secondo il Temminck, van soggetti a due mute.
PERNICE DI MARE. — GLAREOLA PRATINCOLA:
Leach.
Coda molto forcuta; parti superiori grigio-olivastre.
Adulti. Becco nero in cima, rosso alla base. Palpebre
nude, rosse. Iride scura. Pileo color grigio-rossiccio olivastro.
Cervice e lati del collo grigio-olivastri, tinti di ceciato. Dorso,
scapolari, cuopritrici delle ali e remiganti secondarie dello
stesso color della testa, ma più tendente all’ olivastro. Cima
delle remiganti secondarie medie bianca. Sopraccoda, sotto-
coda, base dell'addome e penne delle sambe candide. Redini
nere. Una stretta fascia nera parte dal lato inferiore dell’ oc-
chio e, girando sui lati della gola e sul gozzo, racchiude uno
spazio semicircolare di color ceciato vivace: fra il ceciato e la
fascia nera ve ne è un’altra stretta e bianca. Petto tinto di
grigio-olivastro. Addome ceciato. Remiganti primarie nere:
l'esterna ha lo stelo bianco. Cuopritrici inferiori delle ali di
color fulvo-castagno. Coda molto forcuta: timoniere bruno-
nere in cima, bianche alla base. Piedi scuro-rossastri.
Giovani. Han delle macchie nere, invece della linea nera;
la macchia subcircolare del gozzo non è ceciata, ma bianca-
stra. Petto ed addome grigio-cupi, con macchie brune: qual-
che volta senza macchie. Parti superiori cenerino-scure, con
ondeggiature più cupe, e delle mezze lune biancastre. |
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 501.
rata giri
e
430 ORDINE QUINTO.
Pernice di mare, Glareola pratincola, Nob. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 214.
SINONIMA. — Hirundo pratincola, Linn. S. N. (1766), I, p. 345.
— Glareola, Glareola naevia et Senegalensis, Briss. Ornith. (1760), V,
p. 141, 147 e 148. — Glareola austriaca, Gmel. S. N. (1788), I,
p. 695-696. — Glareola torquata, Meyer et Wolf., Tasch. Deutsch.
(1810), II, p. 404. — Glareola torquata, Temm. Man., 2* parte (1820),
p. 500, e 4* parte (1840), p. 341. — Glareola pratincola, Leach.,
Trans. Linn. Soc. (1822), XII, p. 131. — Glareola Limbata, Riipp.
— Pratincola glareola, Degl., Orn. Europ. (1843), II, p. 107. —
Glareola pratincola, Degl. et Ger. (1863), II, p. 110.
FicurE. — Buff., PI. enl. 822.
NoMI VOLGARI TOScANI. — Pernice di mare, Rondone di mare
(Pisano). /
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Perdria de mer. Ingl. The
collared Pratincole. Ted. Halsband-Glareol.
DMENSIONI. — Lunghezza totale (cioé dalla punta del becco alla
parte media della coda): 0%, 204; apertura del becco, 0%; 023; ti-
moniere più corte, 0", 062; timoniere più lunghe, 0%, 117; tarso,
Om, 033.
Costumi. — È un uccello di passo, che arriva in Toscana
verso la metà di maggio, ma si traltiene solo pochi giorni. In
quel tempo s’aggira sopra i prati umidi, non lontani dal mare,
volando a branchetti, rapidamente, ed ora in una direzione,
ora in un’altra. Spesso si posa sulla rena e sull’ erba, ove con
molta destrezza e velocità insegue gl’ insetti. S° addomestica
facilmente, ancor preso adulto, ed al segno di non cercar più
a fuggire, e di venire a prendere in mano il suo cibo. Tutti
gl’ insetti gli piacciono, ma le Rufole (Acheta grillotalpa) più
d’ ogni altro. Con tutto ciò non le ingoia vive nè intiere, ma
avanti le uccide col percuoterle fortemente in terra, e toglie
loro le zampe anteriori, che son cornee e pungenti. Mangia
volentieri il torlo d’ uovo assodato, ed anzi gli piace poco meno
delle Rufole; ma giammai non gli ho veduto mangiare nè ret-
tili, nè lombrichi, nè chiocciole, benchè più volte abbia offerti
di tali animali ad una Pernice di mare, che tenni viva in mia
casa per più di due mesi. Essa quando aveva fame comin-
ciava a gridare Kid, kià, kià, kià, con voce forte e squillante,
e tutte le volte che sentiva qualcuno avvicinarsi alla sua
stanza, replicava i gridi fin tanto che non le fosse stato dato
UCCELLI DI RIPA. 431
il suo vitto. Beveva poco, e non cercava mai di lavarsi, e non
volle nemmeno prendere alcune Rufole viventi che le messi
nel fondo del suo vaso d’acqua.
Propagazione. Secondo ciò che ne dicono varii Autori, esse
vanno a nidificare nelle paludi dell’ Ungheria, fra i giunchi
e le erbe acquatiche: partoriscono tre o quattro uova.
Caccia. Quando nel maggio si fan con le reti aperte le
tese alle Sterne, spesso se ne prendono.
SETTIMA TRIBÙ.
GLI EROFONI. — EROPHONI.
Becco un poco più lungo della testa, diritto, conico,
subcompresso, subottuso all’ apice.
Narici ellittiche.
Redini pennute, o setolute, o vestite di pelle carnosa.
Diti quattro: l'esterno unito al medio fino alla se-
conda falange; l'interno quasi del tutto libero; il
posteriore breve, articolato, più in alto degli
altri.
Nota. — Per le forme generali del corpo, per la lunghezza delle
gambe e del collo, ec., non può negarsi che le Gru, unici uccelli
nostrali, compresi in questa tribù, non abbiamo grandi analogie con
le Ardee, gli Aironi, Cicogne, ec., con gli uccelli cioè appartenenti
alla seguente tribù (degli Erodioni), onde son bene scusabili gli Or-
nitologi che ad essi gli unirono. Ma se osservansi poi i caratteri z00-
logici qui sopra riportati, e si paragonano con quelli degli Erodioni,
ed anche con quelli delle altre tribù de’ Gra/lipedi, sarà non solo
agevole il convincersi che gli Erodionì diversificano molto più
dalla gran famiglia de’ Macrodattili, coni quali gli unì il Bonaparte,
che con l’altra degli Uncirostri, al quali, come sopra feci notare,
importanti affinità zoologiche uniscono i generi forestieri Psophia,
Palamedea, ec. Ma le prove più evidenti délla lievissima, anzi, niuna
analogia esistente fra le Gru e gli Erodioni, si ha confrontando l’ in-
terna struttura o i caratteri zootomici proprii agli uni ed agli altri di
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432 ORDINE QUINTO.
tali uccelli. Gli Erodioni sono uccelli puramente carnivori, alimen-
tandosi di rettili, a volte di pesci, di batrachidi e di piccoli mammi-
feri, e, consentaneamente a tal regime, hanno lo stomaco semimu-
scoloso, mancano cioé di vera cipolla o di stomaco muscoloso
propriamente detto, come è quello delle Gru, le quali mescolano al
vitto animale in abbondanza quello vegetale. Di più gli Erodioni,
con la massima parte degli altri Uccelli carnivori, non hanno che una
appendice cecale, e le Gru, come i Frugivori, ne han due. Un altro
importante carattere anatomico assai vistoso ci è presentato dallo
sterno, e dal modo col quale riguardo alla carena di questo si com-
porta la trachea. Negli Erodioni la trachea, dopo aver percorsa la
faccia anteriore delle vertebre cervicali, traversa lo stretto delle
clavicole e degli ossi coracoidei e va ad unirsi ai polmoni; invece
nelle Gru, oltrepassate le clavicole, si volge in basso, penetra fra i
due intavolati ossei che costituiscono la spessa carena del loro ster-
no, vi fa più d’ una circonvoluzione, quindi ne esce e va a pene-
trare nella cavità toracica. Oltre a tutte le indicate differenze, io du-
bito che un’ altra ancora ne abbia da esistere fra i due gruppi
d’uccelli in questione, cioè che, mentre gli Erodioni al loro nascere
son cotanto imperfetti d’ aver bisogno di essere covati ed imboccati,
le Gru invece, come tutti gli altri Grallipedi e come i Gallinacei,
nascono vestiti di piuma, e son capaci d’ alimentarsi da sé, cioè che,
mentre le Ardee, Cicogne, ec., sono uccelli Altrices, le Gru sieno
uccelli Praecoces. Non covando le Gru fra noi, e non avendo trovato
in niuno de’ libri che ebbi a mia disposizione schiarimenti sufficienti
sopra un tale quesito, in questo momento non sono in grado di nulla
decidere su tal particolare.
Costumi. — Sono uccelli dell’antico Continente, vedendo-
Led . .
sene non solo in Europa, nell'Asia orientale e meridionale,
ma ancora nell’Affrica.
Unica Famiglia. — DELLE GRU. Grue.
Becco un poco più lungo della testa, diritto, conico,
subcompresso.
Narici ellittiche, aperte nella pelle nuda.
Diti quattro: |’ esterno unito col medio fino all’ arti-
colazione della seconda falange; l'interno quasi
Mt, at Mc re e Sitia ERBA NE TRO
UCCELLI DI RIPA. 433
intieramente separato; il posteriore breve, arti-
colato, più in alto degli altri. _)
Vr”
42° Genere. — GRUS. Pallas.
Becco più lungo della testa, conico, subtetragono.
Narici ellittiche, aperte nella pelle nuda che chiude
le fosse nasali, estese fino oltre la metà del becco,
triangolari, allungate, troncate all’ apice. na
Fronte leggermente rigonfia. $ | \
Testa coperta nella parte anteriore e sulle tempie da
peli corti, semplici e rigidi.
Vertice ed occipite vestiti (adulti) da papille.
Becco poco più lungo della testa, diritto, conico, com-
presso, quasi ottuso nella cima. Lingua carnosa, larga alla
base, appuntata in cima. Narici poste verso la metà del becco,
bislunghe, comunicanti insieme, aperte nella pelle nuda che
chiude le fosse nasali, le quali s’ estendono oltre la metà del
becco. Gambe lunghe, nude in quasi tutta la metà inferiore.
Tarso molto più lungo del dito medio, vestito anteriormente
da scudetti cornei quadrilateri assai rilevati: posteriormente
e presso le articolazioni reticolati, com’è reticolata la parte
nuda delle sambe. Diti quattro: l’ esterno unito col medio fino
all’articolazione della seconda falange; l’interno quasi intie-
ramente separato; il posteriore piccolo, articolato più in alto
degli altri diti, che appena tocca terra con l’ unghia. Unghie
mediocri, arcuate, poco appuntate, intiere. Coda corta, di do-
dici timoniere. Penne della base del collo e del gozzo analoghe
alle altre delle parti circonvicine. Ali grandi: le grandi cuopri-
trici e le remiganti secondarie interne assai più lunghe delle al-
tre, ristrette, appuntate, con lo stelo debole ed arcuato in basso,
con barbe verso la cima separate. Prima remigante più corta
della seconda; seconda e terza sono le più lunghe.
Costumi. — Gli uccelli di questo genere si cibano più di
sostanze vegetabili che di animali. Vivono in branchi nel tempo
d’inverno e delle loro emigrazioni, che per il solito son molto
Ornitologia italiana. — II. 28
LIaZA ORDINE QUINTO.
lunghe. Quando volano, s’ inalzano molto nell'aria. Il maschio
di quasi tutte le specie ha la trachea che penetra e fa diversi
giri dentro la carena dello sterno. Sono soggetti ad una sola
muta.
GRUE. — GRUS CINEREA. Bechst.
Gola e gozzo nerastro; petto cenerino.
Adulti. Becco rossastro alla base, verdognolo in mezzo, co-
lor di corno in cima. Iride di color rosso-mattone. Pileo e gote
coperte da peli corti, semplici e rigidi. L’occipite ed il vertice
coperti di papille d’un rosso-scarlatto. Dalla parte posteriore del-
l'occhio parte una larga fascia bianca, che va verso la cervice,
ove s’ unisce con la fascia che viene dall’ altro lato. Parte in-
feriore della cervice, tutte le parti superiori, il petto, i fianchi,
l’ addome, penne delle gambe e sottocoda, di color cenerino-
piombato. Gola e gozzo d’un nero-lavagna. Medie e grandi
cuopritrici delle ali con lo stelo nero ed una macchia nerastra
nella cima, che divien più intensa e più estesa quanto più le
penne s’ accostano verso la base dell’ ala. Remiganti primarie
e grandi cuopritrici che ad esse corrispondono nere. Remiganti
secondarie nere sul lato esterno, cenerognole sull’ interno.
Timoniere cenerine nella metà basilare, nerastre nell’ altra.
Piedi neri.
Nota. — Gl'individui che son Wicini a Li penne non han
più il bel color cenerino puro), ma tendono al gial dgnolo.
Giovani. Han la testa o intieramente vestita da pennuzze
cenerine, o con piccolo spazio spennato. Tutto il collo è cene-
rino-scuriccio, e non ha nè il bianco sui lati e sulla cervice,
nè il nero sulla gola e sul gozzo. Di più le grandi penne cuo-
pritrici interne delle ali non son più lunghe delle altre, nè con
barbe separate.
Grue, Grus cinerea, Bechst. Savi, Orn. Tosc., II, p. 331.
SinoniMia. — Ardea grus, Linn. S. N. (1766), I, p. 234. — Grus,
Briss. Ornith. (1760), V, p. 374. — Grus cinerea, Bechst. Nat.
Deutsch. (1801-1809), IV, p. 103. — Grus vulgaris, Pall. Zoogr.
(1811-1831), II, p. 106. — Grus cinerea, Temm. Man., 2° parte (1820),
UCCELLI DI RIPA. 435
p. 557, e 4* parte (1840), p. 366. — Grus cinerca, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 274.
Figure. — Buff., P1. enl. 769.
NowmI voLGARI STRANIERI. — Franc. La Grue. Ingl. The common
Crane. Ted. Der aschgrauer Kranich.
DmensionI. — Lunghezza totale: 1%, 30; apertura del becco,
Om, 126; coda, 0m, 233; tarso, 0", 282.
Costumi. — Il tempo, in cui ne vediamo una maggior
quantità nel Pisano, è il marzo, quando, cioè, ritornano verso
il Settentrione. Nel dicembre ancora ogni tanto qualcuna ne
comparisce, benchè raramente, e giammai accade che tutto
l’ inverno restino fra noi. Giò probabilmente dipende dalla mo-
lestia che da ogni banda ricevono questi grossi uccelloni ap-
pena si son posati, e credo che nelle Maremme nostre, e più
ancora in quelle del Romano, non di rado anche nel forte
dell’ inverno se ne trovino, ed in quella stessa abbondanza
con cui sembra che fossero in tutta Italia in tempi più re-
moti. Viaggiano questi uccelli ad un’ altezza tale, che l’ occhio
non li può discernere, giacchè sorpassa quella delle nebbie e
delle nuvole che ordinariamente veggonsi regnare nel tempo
delle loro emigrazioni. Con tutto ciò è facile accorgersi del loro
passaggio al grido rauco e forte che sogliono di tempo in tempo
mandare. Se l'atmosfera è quieta o mossa solo da quel dolce
vento capace di facilitare e non impedire il loro cammino,
volano disposti in una schiera che, posteriormente si biforca,
ed imita perfettamente un Y. Se al contrario il vento è forte,
o la comparsa di un’ Aquila inquieta la truppa, essi allora si
fortificano concentrandosi in cerchio. Posatosi il branco delle
Grua terra, per pascolare o per ristorarsi dalla stanchezza, una
sempre ne resta in luogo più eminente che attentamente spia
la campagna, e se qualche pericolo s’ accosta, avvisa la truppa
con un grido.
Propagazione. Al ricomparire della buona stagione esse
abbandonano le isole della Grecia e 1’ Affrica settentrionale,
ove la massima parte suole svernare, e vanno a rifugiarsi nelle
parti più deserte delle paludi del Settentrione della Germania,
. Polonia, ec. Là esse pongono il nido sopra qualche monticello
di terra, sopra un tronco d’albero, ec., a tale altezza, che per-
metta all’ uccello di covare le sue uova stando con i piedi in
stud e
436 ORDINE QUINTO.
terra; e se non trovano una eminenza naturale a ciò adattata,
da loro stessi la fanno ammassando de’ siunchi, canne, stec-
chi, ec. Le loro uova sono bislunghe, della grossezza di quelle
d’ Oca, di color verde-celestognolo, Magno di scuro. Cova
tanto il maschio quanto la femmina: ‘e per il solito, mentre uno
cova, l’altro sta a poca distanza in sentinella, e coraggioso si
slancia contro qualunque animale a lui si faccia davanti. *
4 1.80 4057 A
hh
43° Genere. — ANTHROPOIDES. Vieill.
Mo dat
Becco subeguale alla testa, conico, diritto, subte-
tragono.
Narici ellittiche, allungate, leggermente oblique,
aperte nella pelle nuda che chiude le fosse nasali,
estese fino poco oltre la metà del becco, trian-
golari-allungate , troncate all’ apice.
Fronte un poco rilevata.
Testa pennuta.
Dietro ogni occhio pende un fascetto di lunghe penne
a barbe divise.
Gambe lunghe, spazio nudo, un poco minore della metà,
reticolato. Tarso lungo, piuttosto sottile, anteriormente scu-
dettato, dietro e sulle articolazioni reticolato. Unghie piuttosto
piccole, poco arcuate, poco appuntate, intiere. Coda corta.
Penne della base del collo allungate, ristrette, appuntate, pen-
denti. Ali lunghe, subappuntate: le grandi cuopritrici e le re-
miganti secondarie interne un poco più lunghe delle altre,
cuneate, appuntate.
DAMIGELLA DI NUMIDIA. — ANTHROPOIDES VIRGO.
Vieill.
Gola, gozzo e mezzo del petto neri. Ali cenerine, come il resto del corpo.
Becco nero, con la punta verdastra. Fronte e fascia so-
praccigliare nere. Gola, gozzo, lati del collo, alto della cer-
? Vieillot, Nouveau Dictionnaire d’ Hist: Natur.: art, Grue.
UCCELLI DI RIPA. 437
vice e delle lunghe penne che cuoprono il petto, d’ un bel
color nero-morato. Pileo, occipite, base della cervice, dorso,
scapolari, grandi e medie cuopritrici delle ali, lati del petto,
addome, fianchi e sottocoda, d’ un bel color cenerino. Dall’ an-
golo posteriore dell’ occhio parte un gruppo di penne bianche
che in ciuffo si prolungano dietro la testa. Remiganti primarie
e secondarie, e grandi cuopritrici delle primarie nere. Remi-
ganti secondarie interne molto più lunghe dell’altre, e piegate
in basso. Timoniere cenerino-nerastre. Piedi neri.
Damigella di Numidia, Grus virgo, Savi, Orn. Tosc., II, p. 334.
Simonima. — Ardea virgo, Linn. S. N. (1766), I, p. 234. —
Grusnumidica, Briss. Ornith. (1760), V, p. 388. — Grus virgo , Pall.
Zoogr. (1844-1831), II, p. 108. — Anthropoides virgo, Vieill. N.
‘ Dict. (1816), II, p. 163. — Grus virgo, Temm. Man., 4* parte (1840),
p. 367. — Scops virgo, G. R. Gray, List. Gen. of B. (1841), p. 86.
— Anthropoides virgo, Degl. et Ger. (1867), II, p. 279.
Ficure. — Buff., PI. enl. 241, sotto il nome di Demosiselle de
Numidie.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Anthropoide demoiselle.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0", 95; apertura del becco,
Qm, 075; tarso, 0m, 185.
Costumi. — Questo grazioso uccello vive, al dir degli Au-
tori, nella Russia meridionale, in Grecia, nella Turchia, in va-
rie altre parti dell’ Asia e dell’ Affrica, ed accidentalmente qual-
cuno ne capita anche in Europa, come lo provavano gl’individui
presi in Dalmazia. Fino al 1829, nel qual tempo stampai il se-
condo tomo dell’ Orritologia Toscana, non conoscevasi che un
solo esempio della comparsa d’un tale uccello fra noi, e
questa era quella avvenuta nel precedente anno 1828 che io
annunziai, anche dubitativamente, in quel libro. ! Dopo quel
1 Vie un’altra-specie di Gr, propria dell’ Asia e dell’ Affrica, la quale fin adesso
nessuno aveva indicato come. Uccello europeo. Nemmeno io di propria scienza posso dire
che egli vi sia stato trovato; ma siccome ho delle prove molto forti per farmelo credere,
giacchè persona degna di fede mi ha assicurato che nell’ inverno del passato anno 1828
un individuo ne fu ucciso nei nostri paduli svmmarini , e siccome non vedo impossibile
che dalle coste della Barberìa o dell’ Egitto, ove egli certamente si trova, possa essere ar-
rivato sino a noi, nel modo stesso di tante altre specie, percìòsio ne do qui la descrizione.
Ma questo fatto non essendo stato verificato da niun Naturalista , lena una nota,
e come in dubbio, pongo la descrizione di questa specie. — Ornitotogia Toscana,
tomo II, pag. 334.
&
438 ORDINE QUINTO.
tempo, per altro, secondo il Wright, due o tre altri individui
ne furono presi nell’ Isola di Malta, l’ ultimo dei quali vi com-
parve nel marzo del 1861.
44° Genere. — BALEARICA. Briss.
Becco subeguale alla testa, depresso alla base, co-
nico, subtetragono nel resto, un poco fornicato
alla cima.
Narici subovate , aperte nella pelle nuda che chiude
le fosse nasali, assai lunghe, dilatate ed atton-
date verso l’ estremità del becco.
Fronte molto rilevata.
Lati della testa con spazii nudi. ue
f
Pileo coperto di penne erette, sericeo—vellutate.
Occipite ornato d’ un gran ciuffo di penne filiformi,
composte da uno stelo lungo, stiacciato, avvolto
a spira, munito di radissime barbe nei due terzi
inferiori soltanto , ma così sottili che difficilmente
sì vedono. |. | |
Gambe assai lunghe, con lo spazio nudo maggiore
della metà della lunghezza totale.
Tarso lungo, piuttosto sottile: tanto il tarso, quanto la
parte nuda della gamba, confusamente reticolate. Diti quattro:
il posteriore che tocca terra con l'unghia. Unghie piuttosto
piccole, poco arcuate, subottuse, intiere. Coda lunga, troncato-
attondata. Penne del collo, del gozzo, del petto, dei fianchi e
dell'addome allungate, ristrette, acuminate: quelle del gozzo
pendenti. Scapolari esse pure allungate ed acuminate, ma assai
larghe. Grandi cuopritrici della parte omerale dell’ avanbrac-
cio lunghe, a barbe divise: remiganti secondarie interne che
con la cima giungon a quelle delle primarie e molto larghe.
NOTA. — Questà, genere, secondo\gli Ornitologi moderni, con-
tiene solo tre specie: una dell’ Affrica\ settentrionale, ‘he qualche
volta capita in Europa; una del Nord, &d una dell’ Affrica meridio-
nale. i
UCCELLI DI RIPA. 439
UCCELLO REALE. — BALEARICA PAVONINA.
G. R. Gray ex Linn.
Collo, petto, parti inferiori, dorso, scapolari e remiganti primarie nere;
grandi e piccole cuopritrici bianche: di queste ultime le penne più
interne, giallo-fulve.
Maschio adulto. Becco nero. Iride bianca. Fronte e pileo
vestiti di pennuzze erette, a barbe divise, nerissime, sericeo-
vellutate. Penne lunghe e formanti l’amplio ciuffo occipitale di
color giallo, uniformi, ma che compariscono anellate di scuro
‘ per causa dell’ ombra prodotta dall’ essere avvolte a spira. Sulle
tempie e sulle gote una membrana carnosa, nuda, reniforme,
di color rosso vivace nella parte anteriore delle tempie ed in-
feriore delle gote, candida nel resto: sulla gola una specie di
bargiglio o caruncula erettile, essa pure rossa. Penne del dor-
so, scapolari del petto e delle altre parti inferiori, come pure
quelle delle gambe, nere. Remiganti primarie nere, secondarie
di color marrone intenso. Penne dell’ angolo dell’ ala, piccole,
medie e grandi cuopritrici bianche: di queste ultime le più
interne fulve. Parte nuda della gamba, tarso, dita ed unghie
di color nero.
Femmina adulta. È più piccola del maschio; il bianco dei
lati della testa non è candido, ma sudicio, ed il rosso meno
acceso; di più la caruncula gutturale pochissimo sviluppata.
Giovani avanti la prima muta. Becco scuro-chiaro. Penne
dell’ occipite verdastro-rossastre. Testa e parte posteriore del
collo vestite di calugine scuro-rossastra. Tempie, gola e regione
degli occhi sparse di corta calugine bianco-rossastra. Gola
bianca. Penne delle parti superiori, della gola, del gozzo, del
petto e del ventre nerastre, marginate di ruggine. Remiganti
primarie e timoniere nere; remiganti secondarie largamente
marginate di ruggine. Cuopritrici superiori bianche, o color
ruggine. Piedi nerastri.
Sinonmia. — Grus balearica, Antiq. (Aldrov. Jonst. Willugh.)
— Ardea pavonina, Linn. S. N. (1766), I, p. 233. — Balearica, Briss.
Ornith. (1760), V, p. SII. — Anthropoides pavonina, Vieill. N.
Dict. (1816), II, p. 165. — Grus pavonina, Wagl. Syst. Av. (1827),
Gen. Grus, sp. 1. — Balearica pavonina, G. R. Gray, Gen. of B.
440 ORDINE QUINTO.
(1844-1846), II, p. 552. — Balearica pavonina, Degl. et Ger. (1867),
II, p. 282.
Ficure. — Buff., PI. enl. 265, maschio adulto, sotto il nome di
Oiseau-Royal. — Vieill., Gal. d’Oiseau, pl. 257, giovane.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Balearique pavonine.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 1%, 03 circa.
Costumi. — Questo singolare uccello è proprio dell’Affrica
settentrionale ed occidentale. In antico, sembra che fosse co-
mune nelle Isole Baleari, dalle quali esso ha preso l’ odierno
nome generico, che gli fu attribuito come specifico dall’Aldro-
vandi e dal Brisson. Adesso capita solo accidentalmente nelle
parti più meridionali dell’ Europa e nelle isole adiacenti. Lo
Swainson ed il Wright asseriscono esserne capitati a quando a
quando nell’ Isola di Malta, ed è su tali asserzioni che io l’an-
novero in questo libro. E un magnifico uccello, che frequente-
mente si vede e in abbondanza nei Giardini zoologici, dei quali
fa uno dei primarii ornamenti. S'addomestica con gran facilità.
OTTAVA TRIBÙ.
GLI ERODIONI. — HERODIONES.
Becco più lungo della testa, conico, compresso, di-
ritto o debolmente curvato, molto alto alla base,
appuntato.
Redini nude.
Diti quattro: o tutti e tre gli anteriori riuniti fra loro
alla base da una membrana, o solo l’ esterno col
medio; il posteriore articolato a livello o poco più
in alto degli altri. “
a
Nota. — Oltre agli esposti caratteri zoologici, gttrizzno
ancora gli uccelli della presente tribù importanti carattòri anato-
mici e biologici, cioè il nascerWudi, e tanto incompleti da àver bi-
sogno d’ essere imbeccati. Di più, &Ygme ho accennato parlando della
tribù degli Erofoni, hanno stomaco Sgmi-muscoloso, ed una sola ap-
pendice cecale. Il loro regime è animale.
UCCELLI DI RIPA. AA
1° Famiglia. — GLI AIRONI. ARpEIDEI.
Narici aperte nella pelle molle che chiude le fosse
nasali.
Dito medio solo unito coll’ esterno alla base con una
membrana: il posteriore articolato a livello degli
anteriori. SE
Unghia del dito medio pettinata sul margine interno.
Becco più lungo della testa, diritto, conico, compresso,
molto alto alla base e subtetragono. Margine delle mascelle
tagliente, spesso finissimamente seghettato. Apertura che
giunge fin sotto gli occhi. Redini nude. Lingua bislunga, mem-
branosa, depressa, appuntata. Narici basilari, bislunghe, co-
municanti insieme, aperte nella pelle nuda che chiude le fosse
nasali. Gambe lunghe, ora intieramente nude nella metà in-
feriore, ora solo nel terzo, ora intieramente coperte di penne.
Tarso più lungo o eguale al dito medio, scudettato. Unghie
lunghe, arcuate, appuntate: quella del dito medio seghettata
dal lato interno. Coda corta, di dodici timoniere. Ali piuttosto
grandi: seconda e terza remigante le più lunghe.
Costumi. — Vivono questi uccelli di pesci, di rettili, d’ in-
setti acquatici ed anche di piccoli mammiferi. Stando immobili
sul margine de’ paduli, in mezzo alle erbe ed ai giunchi, col
collo ripiegato e colla testa appoggiata al dorso, aspettano pa-
zientemente che qualcuno degli animali, di cui si nutronoggpassi
presso di loro; ma qualora questa caccia non frutti a suffi-
cienza, superata la naturale infingardìa, passeggiano sul fango
e fra le erbe inondate, per far muovere que’ pesci o ranocchi
che là stanno nascosti e che fan fuggire urtandoli con i lunghi
loro diti. La voce degli Aironi è rauca, forte e monotona, ed
ordinariamente odesi nella notte, tempo in cui i più soglion
volare. Alcune specie si trovano in Toscana tutto l’anno, altre
solo per poco tempo. Nidificano sugli alberi, ove stanno a
pollaio facilmente e stabilmente, in grazia delle loro lunghe
dita. I pulcini passano nel nido tutta la loro infanzia, e sono
imboccati e covati fino a che divengano atti a volare. Non vi
—
EAT
eo
449 ORDINE QUINTO.
è differenza di colore fra i due sessi, ma i giovani vestono
sempre un abito più o meno diverso da quello degli adulti.
45° Genere. — ARDEA. Linn.
‘ Becco lungo più del doppio della testa, diritto, colla
parte superiore della base quasi a livello del
vertice.
Mascelle con margine diritto.
Parte nuda della gamba subeguale alla metà del
tarso.
Occhi piuttosto piccoli.
Occipite ornato da un ciuffo di poche penne, molto
lunghe, strette, appuntate.
Penne del dorso e scapolari lunghe, strette, ap-
puntate.
Colori dominanti: cenerino, bianco, nero e castagno—
SCUro.
Costumi. — Il cibo loro è per il solito di pesci e di rettili
acquatici, che essi stanno ad aspettare sui margini dei paduli,
in que’ luoghi ove le erbe, essendo più basse di loro, non im-
pediscono vedere all’ intorno, per. poter fuggire, volando,
quando il nemico ad essi si accosta. Son più diurni che not-
turni, sono socievoli, perciò emigrano in truppe, in compagnia
vanno a pascolare, ed i nidi loro veggonsi a centinaia riuniti
nei medesimi luoghi. Son questi in siti di difficile accesso, ove
supposero che la loro prole godrebbe tranquillità e sicurezza.
Trovansene in varie parti d’ Europa, e diversi, anche molto
cospicui, sono in Italia, ove han nome di Garzaie. Nella parte
orientale del vasto Padule di Castiglion della Pescaia, non
molto lontano dal Chiaro della Meloria, sonovi dei boschetti
di tamarici e salci, ai quali essendo da tutte le parti circon-
dati da foltissime cannelle, vegetanti in una fanghiglia molle,
profonda e coperta da poca acqua, non si può giungere con
i barchetti, e solo vi si può penetrare camminando con gran
fatica, ed anche pericolo, in quell'acqua motosa, ingombra di
UCCELLI DI RIPA. 4453
radiche e di tronchi caduti. In questi boschetti, resi quasi inac-
cessibili all’ uomo, non tanto dalla natura del suolo, quanto
per l’aria pestifera che vi regna in estate, un immenso numero
d’ Uccelli acquatici vi si propaga. Anatre, Folaghe, Sciabiche,
Gallinelle, ec., han stabilito il loro covo fra l’ erbe edi paglioni,
alla superficie dell’ acqua: ma il numero più grande di quei
nidi è d’Aîroni e Marangoni, che riempiono tutti i rami, le
biforcature de’ fusti, la sommità delle ceppe. Giungendo a pe-
netrare in una di queste Garzaie, odesi un romorìo fortissimo
e indescrivibile, prodotto dallo stridere e gracidare contempo-
raneamente di tutto quell’ uccellame. I vecchi ed i giovani ca-
paci di volo prendon tutti da prima la fuga, e quasi un nuvolo
se ne inalza nell'aria: ma ben presto negli adulti l’ amor dei
figli superando il timore, e fors’ anche ignari del coraggio e
del potere dell’ uomo, credendo intimorire e fugare il loro per-
secutore, ritornano nel bosco e ricomincian le strida, e nem-
meno i colpi di bastone o di fucile, dai quali vedono uccidere
un gran numero dei loro compagni, son più capaci d’ allon-
tanarli.
Trovansi di queste Garzaie anche nelle paludi del Bolo-
gnese, ed è celebre quella di Malalbergo, stata maestrevol-
mente descritta dall’Aldrovandi.
NONNA. — ARDEA CINERLA. Linn.
Pileo bianco e cenerino; dorso cenerino; spallacci neri.
Adulti dopo V età di tre anni. Becco e redini gialle. Iride
giallo-aranciata. Fronte bianca. Vertice ed occipite neri. Le
penne posteriori della fronte e quelle dell’ occipite sono strette
e lunghe in modo che formano un ciuffo: fra queste ultime
ve ne sono tre o quattro, le quali eguagliano in lunghezza la
metà del collo. Cervice e lati del collo color bianco, debol-
mente tinto di cenerino. Schiena, groppone, scapolari, cuo-
pritrici delle ali, remiganti secondarie interne, sopraccoda e
timoniere, d’ un bel color cenerino-piombato, che ha una fu-
sace tinta di porporino. Fra le penne della schiena e delle
scapolari ve ne sono delle strette, molto lunghe e biancastre.
Gola e lati della testa candidi. Parte anteriore del collo bian-
peri.
i
4 PACE POR AIAR A VEE SIE TRE LS EI
; Ù si Re x RR
Ah ORDINE QUINTO.
ca, con delle macchie nere bislunghe. Le penne della base del
collo sono strette, molto lunghe e pendenti in basso. Spallacci
neri. Addome, sottocoda e penne delle gambe di color bianco.
Due grandi macchie nere sui lati dell'addome. Regione anale
nera. Angolo dell’ala bianco. Remiganti nere. Piedi color giallo
olivastro. Unghie nerastre.
Giovani all’ uscir dal nido. Mascella superiore scuro-nera-
stra: inferiore gialla. Palpebre e redini olivastre. Pileo nero,
senza il ciuffo. Cervice e lati del collo cenerini, come tutte le
altre parti superiori: questo colore è più intenso che quello
degli adulti, ed è privo di quella bella sfumatura porporina.
Le penne della schiena e scapolari sono tutte larghe ed
ottuse. Gola candida. Parte anteriore del collo macchiata di
bianco e di nero. Penne degli spallacci scuro-nere, con una
fascia longitudinale biancastra sullo stelo. Addome bianco,
con qualche macchia bislunga nerastra sul mezzo. Fianchi
cenerino-cupi. Ali come negli adulti.
Giovani dell’anno dopo la prima muta. Becco con la ma-
scella nero-olivastra, che passa al color giallastro sui margini.
Mascella inferiore gialla. Fronte di color cenerino, che si unisce
insensibilmente al color nero del pileo e dell’ occipite. Le
penne di quest’ultima parte sono lunghe, ma assai meno
che negli adulti. Cervice cenerina, di color più scuro nella
parte inferiore. Penne della schiena e scapolari cenerino-cupe:
molte son lunghe e strette, ma dello stesso colore delle altre.
Groppone e sopraccoda cenerino-cupi. Gola bianca. Parte an-
teriore del collo bianca, con molte macchie nere bislunghe.
Le penne della base del collo sono strette e pendenti, ma
molto meno che negli adulti. Addome bianco. Fianchi cene-
rini: sull’addome una macchia nera, posta avanti la coscia.
Regione anale nerastra. Spallacci neri, con molte penne bian-
che sullo stelo. Ali e coda come negli adulti. Piedi nero-oli-
vastri.
Nonna, Ardea cinerea, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 343.
SINONIMIA. — Ardea cinerea (giovane) et maior (adulto), Linn.
S. N. (1766), I, p. 236. — Ardea (giovane) et Ardea cristata (adul-
ta), Briss. Ornith. (1760), V, p. 392 e 400. — Ardea rhenana, San-
der, Beitr. Gesch. Vog. in Naturf. (1779), XIII, p. 195. — Ardea ci-
nerea, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 567, e 4° parte (1840), p. 371.
UCCELLI DI RIPA. 445
— Ardea cineracea, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1834), p. 580.
— Ardea cinerea, Degl. et Ger. (1867), II, p. 286.
Ficure. — Buff., PI. enl. 755, adulto, sotto il nome di Heron
huppè; '187, giovane, sotto quello di Heron.
Nomi VOLGARI TOSCANI. — Nonna (Pisano). Berta grossa (Vec-
chiano). Scarza cenerina (Fiorentino).
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Heron cendre. Ingl. The
common Heron. Ted. Der aschgrauer Reiher.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 1", 110; apertura del becco,
Om, 158; coda, 0", 184; tarso, 0", 165.
Costumi. — È molto comune in tutte le stagioni. Abita i
grandi paduli, particolarmente ove son prossimi degli alberi.
Propagazione. Fa un nido rozzissimo, sopra gli alberi
erandi o mediocri del mezzo de’ paduli, con canne, frasche
ed erbe acquatiche. Partorisce tre o quattro uova per covata,
poco più grosse di quelle di Gallina, di un color verde-mare
chiaro.
RANOCCHIAIA.— ARDEA PURPUREA Linn.
Pileo nero; dorso cenerino; spallacci fulvo-castagni.
Adulti. Becco giallo, con lo spigolo superiore scuro. Iride
e redini gialle. Pileo di color nero, cangiante in verdone. Dal-
l’ occipite partono tre penne lunghe e strette, dello stesso co-
lore nero-verdone. Cervice e lati del collo color fulvo-nocciòla:
una fascia nera scorre sulla cervice, ed una sopra ciascun lato
del collo. Base della cervice e dorso di color cenerino intenso,
con alcune sfumature leggiere, sparse in qua e in là, di color
fulvo-nocciòla: la massima parte delle penne di queste parti
sono nella cima lunghe e sottili. Le più lunghe sono le infe-
riori delle scapolari, le quali son di color fulvo-nocciòla o ce-
nerino-chiare, o da.un lato fulve e dall’ altro cenerine. Gola
bianca: tutta la parte anteriore del gozzo è bianco-ceciata,
con macchie nere bislunghe. Le penne della base del collo
son lunghe, strette, pendenti, quasi tutte bianco-ceciate nella
cima, alla base fulvastre. Spallacci fulvo-castagni. Fianchi ce-
nerini. Addome color fulvo-castagno, cangiante un poco in
paonazzo, con macchie nere, che verso la regione anale e
416 ORDINE QUINTO.
sul sottocoda si riuniscono insieme. Penne delle gambe lionato-
baie. Margine dell’ala bianco, sfumato di lionato. Cuopritrici
cenerine, con leggiere sfumature fulve. Remiganti cenerine,
| cangianti in paonazzo-porporino. Timoniere dello stesso colore.
Piedi gialli ed olivastri.
Giovani. Han le penne del pileo di color nero, ma non
cangiante, e le tre dell’occipite molto corte. Tutte le penne del
dorso, scapolari, cuopritrici e remiganti secondarie hanno un
larghissimo margine baio-lionato, che si sfuma col color ce-
nerino del mezzo. Lo spazio bianco della gola è molto ristretto,
e ristretta molto è la linea bianca della parte anteriore del collo.
Le penne della base del collo sono assai più corte e più larghe
che negli adulti, di color bianco-ceciato, e di color fulvo alla
base, o con un lato nero. Spallacci fulvo-castagni, con sfuma-
ture lionate. Addome misto di color lionato, fulvo e nero.
Penne delle gambe ceciato-lionate.
Ranocchiaia, Ardea purpurea, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 345.
Sinonima. — Ardea purpurea, Linn. S. N. (1'766), I, p. 236. —
Ardea purpurascens et Ardea cristata purpurascens, Briss. Ornith.
(1760), V, p. 420 e 424. — Ardea variegata, Scop., Ann.I, Hist. Nat.
(1769), sp. 120. — Ardea caspia, S. G. Gmel. Reise (1770-1784), II,
p. 193.— Ardea botaurus, purpurata et rufa, Gmel. S. N. (1788),
I, p. 636, 641 e 642. — Ardea monticola,.Lapeyre, Mam. et Ois. de
la Haute-Garonne (1799), p. 44. — Ardea purpurea, Temm. Man.,
9° parte (1820), p. 570, e 4° parte (1840), p. 372. — Ardea Pharao-
nica, Bp. C. Gen. Av. (1857), Il, p. 113. — Ardea purpurea, Degl.
et Ger. (1867), II, p. 290.
Ficure. — Buff., PI. enl. ‘788, adulto, sotto il nome di Heron
pourpré huppé. — Ardea purpurea, Eugenio Bettoni, Uccelli. che
nidificano in Lombardia (1868-1870), vol. I, tav. 39.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Heron pourpre. Ingl. The
crested purple Heron. Ted. Der purpur Reiher.
DmensionI. — Lunghezza totale: 0m, 925; apertura del becco,
Om, 155; coda, 0, 136; tarso, 09, 107.
Costumi. — Arrivan le Ranocchiaie in Toscana verso l’ul-
tima metà d'aprile. Nei giorni del passo se ne trovano pieni i
nostri paduli: in seguito diminuiscono di numero, benchè molte
ne restino a covare anche fra noi. Arrivato l'autunno, spari
scono tutte, fino alla futura primavera. Quelle che si fermano
UCCELLI DI RIPA. 447
a nidificare in Toscana vanno nelle Garzaie, o riunioni dei nidi
di varie qualità d’Ardee, che trovansi in mezzo ai nostri grandi
paduli; in Lombardia ne restano a nidificare un numero mi-
nore che nella Toscana, e, secondo il Bettoni, colà, anzichè
fabbricare il nido sugli alberi, lo pongono sulla terra, come in
Germania.
Propagazione. È una delle specie più abbondanti nelle Gar-
zaie del Padule di Castiglione. Essa cova più tardi della Nonna.
Anche ne’ paduli del Pisano non di rado qualcuna vi si pro-
paga. Fa un nido rozzissimo, sopra gli alberi di mediocre al-
tezza, con canne, sala e giunchi: vi depone per il solito tre
uova, grosse poco meno di quelle di Gallina, di color verde-
mare.
46° Genere. — EGRETTA. Bp.
Becco lungo il doppio della testa, diritto, con la parte
superiore della sua base più bassa della parte
superiore del pileo.
Mascelle con margine diritto.
Parte nuda delle gambe eguale alla metà del tarso.
Occhi piuttosto piccoli.
Dito esterno unito a metà da una larga membrana.
Occipite ornato d’un ciuffo di poche penne molto
lunghe, strette, appuntate.
Penne del dorso (in adulti) con lo stelo lunghissimo,
un poco arricciato o rivolto in alto nella cima,
guarnito da barbe rade, separate, filiformi, esse
pure lunghissime.
Color dominante intieramente candido.
AIRONE MAGGIORE. — EGRETTA ALBA. Bp.
Pileo , dorso, spallacci bianchi; becco giallo ; zampe nere.
Adulti in estate. Becco giallo, qualche volta nero in cima
superiormente. Redini ed iride gialle. Tutte le penne candide.
A ESITA a
ER
448 ORDINE QUINTO.
Sull’ occipite, alcune sottili penne pendenti. Sul dorso, delle
penne con lo stelo lungo, rivolto un poco in alto, con barbe
.rade, lunghissime e filiformi. Piedi olivastri o nero-olivastri.
La parte nuda della gamba vicina alle penne giallastra.
Giovani avanti la prima muta. Non han le penne lunghe
e sottili, e sono d’un bianco meno candido.
Giovani e adulti in inverno. Differiscono dagli adulti in
estate solo per mancare delle penne lunghe dell’ occipite e
della schiena.
Airone maggiore, Ardea alba, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 347.
Sinonmia. — Ardea alba, Linn. S. N. (1766), I, p. 239. — Ar- .
dea candida, Briss. Ornith. (1760), V, p. 428. — Ardea egrettoides,
S. G. Gmel. (nec Temm.) Reise (1770-1784), II, p. 193. — Ardea
egretta, Bechst. (nec Gmel.) Nat. Deutsch. (1804-1809), IV, p. 335.
— Ardea egretta, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 572, e 4° parte
(1840), p. 372. — Herodias egretta, Boie, Isis (1822), p. 559. —
Ardea melanorhyncha, Wagl., Isis (1832). — Egretta alba, Bp.
B. of Eur. (1838), p. 47.— Erodius albus, Macgill., Man. Hist. Nat.
Orn. (1839-1841), II, p. 134. — Herodias candida, Brehm, Handb.
Nat. Vòg. Deutsch. (1831), p. 584. — Egretta alba et nivea, Bp.
Rev. crit. (1850), p. 188-189. — Egretta melanorhyncha, Hartl.,
Syst. Ornith. Westof. (1858), p. 290. — Egretta alba, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 294.
Figure. — Buff., PI. enl. 886, giovane, sotto il nome di Heron
blanc. — Naumann, Vog. Doch pl. 46, fig. 91, adulto.
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. la grande Agro Ingl. The
great Egret. Ted. Der grosse Silberrether.
Dmensioni. — Lunghezza totale: Am, 6; apertura del becco,
Om, 165; coda, 0m, 146; tarso, 0", 180.
Costumi. — È questa specie molto rara; per il solito ne
compariscono individui in numero mediocre nella primavera,
ma qualche volta. se ne vedono ancora in inverno.
Propagazione. Non mi è noto che nidifichi in Toscana.
Dicesi che il covo lo fabbrichi sopra gli alti alberi, e che vi
deponga quattro o sei uova di color verde-mare chiaro.
4
UCCELLI DI RIPA. 449
AIRONE MINORE. — EGRETTA GARZETTA. Bp.
Pileo, dorso e spallacci bianchi; becco nero; zampe gialle. *
Adulti in primavera ed in estate. Becco nero, un poco
giallastro alla base. Redini giallo-olivastre. Iride gialla. Tutte
le penne candide. Sull’ occipite un gruppetto di penne lunghe
e pendenti. Penne del gozzo lunghe, sottili, acuminate e pen-
denti. Sul dorso, delle penne con lo stelo lungo, forte, rivolto
in alto, e piume rade, lunghissime, filiformi. Parte nuda della
gamba e tarso, neri. Diti, e la porzione del tarso che con
questi confina, di color giallo. :
Giovani avanti V età di tre anni, e adulti in inverno. Son
coloriti come gli adulti, ma non hanno le belle e sottili penne
dell’ occipite e del dorso.
Giovani avanti la prima muta. Han tutto il piede nerastro.
Airone minore, Ardea garzetta, Linn. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 348.
Sinonma. — Ardea garzetta, Linn. S. N. (1766), I, p. 237. —
Egretta, Briss. Ornith. (1760), V, p. 434. — Ardea nivea, S. G.
Gmel., Nov. Comm. Petrop. (1770-1771), XVI, p. 458. — Ardea
garzetta, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 574, e 4a parte (1840),
p. 376. — Herodias garzetta, Boie, Isis (1822), p. 560. — Herodias îu-
bata et nivea , Brehm., Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1831), p. 586-587.
— Ardea nigrirostris et orientalis, G. R. Gray, Zool. Miscel. (1834),
p.19-20. — Egretta garzetta, Bp. B. of Eur. (1838), p. 47. — Erodias
garzetta, Macgill., Man. Hist. Nat. Orn. (1839-1841), IL, p. 135. —
Ardea nigripes, Temm. Man., 4° parte (1840), p. 377. — Herodias
immaculata, Gould, Birds Austral. (1840-1841), pl. 88. — Garzetta
egretta, orientalis, nigripes et immaculata, Bp. GC. Gen. Av. (1857),
II, p. 118-119. — Egretta garzetta, Degl. et Ger. (1867), II, p. 295.
Ficure. — Naumann, Vog. Deutsch., pl. 223. — P. Roux, Orn.
Prov., pl. 315. — Gould, Birds of Eur., pl. '77..
Now voLGaRI TOSCANI. — Airone piccolo (Pisano). Aghella (Vec-
chiano). Gianna piccola (Padule di Bientina).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La petite Aigrette. Ingl. The
little Egret. Ted. Der kleiner Silberreiher.
1 La presente frase è buona solo per gl’ individui adulti, giacchè, come qui sopra
si può vedere, nell’ infanzia ì piedi son tutti neri: così che allora bisogna ricorrere alle
dimensioni per poter distinguere questa specie dalla precedente.
Ornmitologia italiana. — II. 29
Td
450 ORDINE QUINTO.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 701; apertura del becco,
o», 105; coda, 0m, 097; tarso, 109.
Costumi. — Questa specie è rarissima nell’ autunno e
nell'inverno, molto comune in primavera ed estate. Ne covano
nel Padule di Castiglion della Pescaia, nel Bolognese, secondo
l’ asserzione dell’ Aldrovandi; in Lombardia alla sommità de-
gli alti pioppi che fiancheggiano il Po, secondo l’ osservazione
del professor Calvi, ed in Piemonte, come mi disse il profes-
sore Bonelli.
Propagazione. Il loro nido contiene quattro o cinque uova
bianche. ‘
Lr 47° Genere. — BUBULCUS. Pucher:
Becco lungo una volta e mezzo la testa, leggermente
curvato in basso, con la parte superiore della sua
base più bassa della parte superiore del pileo.
Ambedue le mascelle col margine egualmente un
poco curvato in basso.
Parte nuda della gamba più corta della metà del
tarso.
Occhi piuttosto piccoli.
Dito esterno unito alla base col medio da una larga
membrana.
Occipite ornato da penne assai lunghe, a barbe di-
vise, arcuate in basso.
Penne del dorso esse pure lunghe, a barbe divise,
filiformi.
Color dominante bianco e fulvo-lionato.
AIRONCINO FORESTIERO. — BUBULCUS IBIS. Bp.
Pileo lionato ; dorso bianco-lionato; spallacci bianchi.
Adulti. Becco giallastro. Penne del pileo lionate, con piu-
me separate, sottili, diritte. Le penne della base del collo sono
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 977.
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Vee AA e ari pi
UCCELLI DI RIPA. 451
di color lionato, anch’ esse con barbe separate, sottili, lunghe
e pendenti. Le penne della parte posteriore della schiena son
lunghe in modo che giungono fin sulla coda: anch’esse di
barbe separate, filiformi e di color lionato. Tutte le altre parti
pennute son bianche. Piedi gialli. Unghie nere.
Giovani avanti la prima muta. Sono intieramente bianchi,
senza ornamenti all’ occipite, al gozzo, nè al dorso. Piedi ne-
rastri.
Airone forestiero, Ardea russata, Lath. Savi, Orn. Tosc., II,
p. 349.
Sinonima. — Ardea ibis, Hasselquist, Itiner. Palaest. (1757),
p. 248.— Ardea candida minor, Briss. Ornith. (1760), V, p. 438. — Ar-
dea lucida, Rafin, Garatt. alc. nov. Gen. et nov. Spec. di Anim.
(1810), p. 5. — Ardea russata, Wagl., Syst. Av. (1827), Gen. Ardea,
sp. 12. — Ardea bubulcus, Savigny in G. Cuv., Reg. Anim. (1829),
1, p. 512 (note). — Ardea Veranyi, P. Roux, Orn. Prov. (18253-
1839), II, p. 316. — Buphus Veranyi, Bp. B. of Eur. (1838), p. 48.
Ardea russata, Temm. Man., 4° parte (1840), p. 377. — Ardeola bu-
bulcus, G. R. Gray, Gen. of B. (1844-1846), III, p. 556. — Bubul-
cus tbis et ruficristata, Bp. G. Gen. Av. (1857), II, p. 125. — Bu-
bulcus ibis, Degl. et Ger. (1867), II, p. 298.
Fieure. — P. Roux, Orn. Prov., pl. 316, adulto in abito di ,
nozze. — Savigny, Descript. de l’Egypte, Zool., pl. 8, fig. 1.
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. Garde-Beuf ibis.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0", 554; apertura del becco,
0 coda, 0097: farso 00,077.
Costumi. — È questo un uccello affricano, molto comune
nel Basso Egitto, il quale qualche volta arriva anche in Europa.
In Toscana mai non l’ ho veduto, ma ne ho osservato un bellis-
simo individuo conservato nel Museo di Torino, che il mio ami-
co, il celebre professore Bonelli, dissemi essere stato ucciso nel
regio Parco di Racconigi nell’ inverno del 1828. Altro individuo
fu ucciso presso Genova e raccolto dal marchese Carlo Durazzo,
come esso asserisce nel suo Catalogo degli Uccelli liguri, pub=
blicato nel 1840. Il signor Salvadori, sull’assicurazione del
professore Genè, dice esserne stato preso uno in Sardegna, e
dallo stesso signor Salvadori ho saputo che è stato più volte
trovato nell’ Isola di Malta; e di più che esso stesso ne ha ve-
"e
> MATTA
ur (iu *
452 ORDINE QUINTO.
duto un individuo trovato sul Mercato di Genova e conservato”
nella Collezione del signor Negri, in quella stessa città. pi
48° Genere. — BUPHUS. Bp.
Becco lungo un poco meno del doppio della testa,
diritto, acuto, con la parte superiore della base
un poco più bassa della parte superiore del pileo.
Margini delle mascelle alla base diritti, verso la cima
quelli della inferiore un poco piegati in alto,
quelli della superiore leggermente in basso.
Occhi piuttosto piccoli.
Dito esterno alla base unito al medio da una larga
membrana.
Parte nuda della gamba un terzo circa del tarso.
Occipite ornato da lunghe ed assai larghe penne,
lanceolate, pendenti, a barbe unite.
Penne del dorso e scapolari a barbe divise.
Color dominante lionato-chiaro e bianco.
SGARZA CIUFFETTO. — BUPHUS RALLOIDES. Bp.
Pileo bianco-ceciato, con delle strie longitudinali cenerine o nerastre;
dorso giallo-cenerino ametistino; spallacci giallo-ceciati.
Adulti. Becco nero in cima, cenerino-celeste alla base.
Redini verdastre. Iride gialla. Penne del pileo e della porzione
più alta della cervice di color ceciato, con una fascia nera ben
decisa, che scorre da ciascun lato, lungo il margine della pen-
na; quelle penne che son sull’ occipite e sull’ alto della cervice
han queste fasce molto più cupe, ed in qualche luogo quasi
nere: e fra queste penne, alcune ve ne sono molto più lunghe-
delle altre, con la parte media bianca. Cervice, lati del collo,
penne del gozzo, spallacci e scapolari, color ceciato-acceso.
Penne del dorso color giallo-cenerino ametistino. Gola, parte
media ed anteriore del collo e cuopritrici delle ali tinte ine-
gualmente di ceciato. Addome, coda ed ali bianche. Piedi
giallo=grigi. Unghie color di corno.
UCCELLI DI RIPA. 453
Nota. — Secondo l’ età più o meno avanzata, prendono i co-
lori una intensità maggiore o minore.
Giovani avanti l'età di due anni. Mascella superiore bruno-
olivastra, inferiore giallo-olivastra. Redini verdastre. Iride
giallo-chiara. Non han le penne lunghe dell’ occipite. Tutta la
testa, il collo ele cuopritrici delle ali d'uno scuro-fulvo, con
delle grandi macchie longitudinali di color più intenso. Schiena
e scapolari d’ un colore scuro più o meno intenso. Gola, grop-
pone e coda candidi. Penne delle ali bianche sul margine in-
terno, cenerine esternamente ed in cima. Piedi cenerino-
verdastri, *
Sgarza ciuffetto, Ardea ralloides, Scopoli Savi, Orn. Tosc., II,
p. 351.
Sinonimia. — Cancrophagus et Cancr. luteus, Briss. Ornith.
(11760), p. 466 e 472. — Ardea ralloides, Scop., Ann. I, Hist. Nat.
(1769), p. 88. — Ardea pumila et Marsigli, Lepechin, Nov. Comm.
Petrop. (1769-1770), XIV, p. 502. — Ardea castanea, S. G. Gmel.,
Nov. Comm. Petrop. (1770-1774), XV, p. 454. — Ardea comata, Pall.
Voy.(1776), édit. franc. in-8°, VIII, Append., p. 46. — Ardea squatot-
ta, erythropus, senegalensis, Gmel. S. N. (1788), I, p. 634 e 637.
— Ardea audax, Lapeyr, Neve Schwedis. Abhandl. (1794), II,
p. 106; et Mam. et Ois. de la Haute-Garonne (1799), p. 45. — Ardea
ralloides, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 581, e 4° parte (1840),
p. 383. — Ardeola ralloides, Boie, Isis (1822), p. 559; et Buphus
comatus, Boie, Isis (1826), p. 356. — Cancrophagus ralloides, Kaup.
Nat. Syst. (1829), p. 42. — Buphus castaneus, ralloides et Ilyricus,
Brehm, Handb. Nat. Deutsch. (1831), p. 589-590. — Egretta comata,
Swains., Class. of B. (1836-1837), Il, p. 354. — Botaurus comatus,
Macgill., Man. Nat. Hist. Orn. (1842), II, p. 125. — Buphus comatus,
Degl. et Ger. (1867), II, p. 301.
Ficure. — Buff., Pl. enl. 315, giovane, sotto il nome di Petit
Heron roux du Sénegal ; e 348, adulto, sotto il nome di Heron huppe
de Mahon.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Heron Crabier. Ingl. The
Squano Heron. Ted. Der Roller-Reiher.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 438; apertura del becco,
0%, 080; coda, 0%, 073; tarso, 0%, 058.
1 Temminck, Mar. d’Ornith., pag. 589,
454 ORDINE QUINTO.
Costumi. — Ancor questo è uno di quelli Uccelli migratori
che non si trovano in Toscana se non nell’ epoca del loro ri-
torno dall’Affrica, cioè nel maggio. Allora, per quindici giorni
circa, se ne vede una quantità grandissima sopra i paduli er-
bosi, riuniti in branchetti d’otto o dieci, che stan fermi sopra
le larghe foglie della Ninfea, o sopra i ciuffi de’ rami intralciati
di rannuncoli acquatici e potamogeti. Ma poco dopo, o partono
tutti, o solo pochissimi ve ne restano, giacchè fino ad ora non
mi è stato dato di vederne neppure un individuo nè in estate
nè in autunno.
Propagazione. Secondo il signor Riocourt, attacca il nido
alle canne, lo intesse con erbe, e per ogni covata vi depone
quattro uova grosse quanto quelle d’ una SD di color ver-
dastro, con m gcchie brune.
Caccia. Sècome il lero pon nel tempo che si
fan le tese alle Sterne, ara rim CONO prese in quelle
stesse reti.
49° Genere. — BOTAURUS. Steph.
Becco un poco più lungo della testa, leggermente
curvo in basso in ispecie verso l'estremità, con .
la parte superiore della sua base più bassa della
parte superiore del pileo.
Margini delle due mascelle leggermente ed egual-
mente curvate in basso.
Parte nuda della gamba eguale ad un terzo della
lunghezza del tarso.
Occhi piuttosto piccoli.
Dito esterno unito alla base col medio da una larga
membrana.
Occipite senza speciali ornamenti.
Penne scapolari e del dorso di struttura ordinaria.
Colore dominante giallo-lionato, striato in traverso
di nero.
va >
UCCELLI DI RIPA. 455
TARABUSO. — BOTAURUS STELLARIS. Steph.
Pileo nero; dorso giallo, con macchie angolari nere; spallacci gialli, con
macchie angolari nere.
Becco giallastro-scuro. Redini olivastre. Iride gialla. Pileo
nero. Tutte le penne delle altre parti hanno il fondo del colore
giallo-lionato. Sulla cervice e sui lati del collo vi son delle strette
strie trasverse. Quelle della schiena e delle scapolari hanno la
parte media nera, con alcune strie trasverse anch’ esse nere.
Sulle penne del groppone, sulle cuopritrici delle ali, sulle penne
- dei lati del gozzo e sulle anali, vi sono delle strie trasverse nere
ondulate. Dall’ angolo del becco parte una macchia nera che si
estende verso i lati del gozzo. Sul mezzo del gozzo, sull’addome
e sul sottocoda vi sono delle macchie larghe e bislunghe scuro-
nere. Remiganti e timoniere nerastre, finamente macchiate di
lionato. Piedi giallo-olivastri. Unghie color di corno.
NoTA. — Quest’ uccello varia molto per la dimensione. Ve ne
sono individui un. terzo più piccoli di quello, da cui furon tolte le
dimensioni qui sotto riportate.
Tarabuso, Ardea stellaris, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 355.
SINONIMIA. — Ardea stellaris, Linn. S. N. (41'766), I, p. 239. —
Botaurus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 444. — Botaurus stellaris,
Steph. in Shaw., Gen. Zool. (1819), XI, p. 593. — Ardea stellaris,
Temm. Man., 2° parte (1820), p. 580, e 4* parte (1840), p. 384. —
Botaurus lacustris et arundinaceus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch.
(1831), p. 596. — Butor stellaris, Swains., Class. of B. (1837), II,
p. 354. — Botaurus stellaris, Degl. et Ger. (1867), II, p. 308.
Ficure. — Buff., PI. enl. 783.
NomI voLGaRI TOSCANI. — Tarabugio, Tarabuso, Trabucine (Pi-
sano). Cappon di padule, Capponaccio (Fiorentino, Senese).
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Butor. Ingl. The Bittern.
Ted. Der Rohrdommel.
DimensIoNI. — Lunghezza totale: 0%, 817; apertura del becco,
Om, 097; coda, 0%, 117; tarso, 0%, 092.
Costumi. — Per il solito, trovansi nel Pisano i Tarabdusi
solo in autunno ed in primavera: ed in primavera ordinaria-
mente se ne trova il numero più grande, ma alcuni anni vi
Pg ile ale na
Pa AMIN
LAST RN
456 ORDINE QUINTO.
rimangono per tutto l'inverno. Questi uccelli assolutamente
notturni stanno per tutto il giorno nascosti nei paglioni più
folti o frai gran cespugli di giunco, e solo nella notte viaggiano
o batton la campagna. La loro voce è forte, sonora e cupa, e
spesso se ne ode risonare l’aria quieta e silenziosa de’ nostri
paduli. Ha quest’ uccello forza e coraggio, di modo che sa ben
difendersi dal Falco e dai piccoli mammiferi rapaci: appunto
come un lanciere ei si schermisce, presentando sempre al ne-
mico l’acuto suo beccoXe se quello imprudentemente troppo
si accosta, allungando impetuosamente il collo con forza, lo
ferisce di punta. Così non di rado sono stati dai Tarabusi gra-
vemente colpiti de’ cani che han voluto afferrarne alcuni stati
abbattuti, ma non uccisi dal cacciatore.
Propagazione. Non so che si propaghi in Toscana. Nella
Svizzera, in Francia, Germania, ec., nidifica frequentemente
nei paduli e sul margine dei laghi, ove le canne ed i paglioni
sono più folti. Il nido è di frasche, paglie, ec., posto sulla terra
o sui mucchi d’ erba, e contiene ordinariamente tre o cinque
uova, di color verde sudicio ‘o grigiastre. ‘
Caccia. Girando per le giuncaie o per i gerbai con i cani
da penna, e specialmente nel m nei spesso accade di far le-
vare di ge uccelli che, per cagione del loro volo lento e
pesante, difficilmente uggono la ca La sera, stando al-
l'aspetto dei Germani sul margine de? paduli, non di rado se
ne vedono passare. Il Takabuso è fra tutte le Ardee quella di
carne migliore per mangiaìsi, così che da noi è un uccello
piuttosto ricercato), ed è per questa ragione» \che in alcuni luo-
ghi ha avuto il nolne di Cappomdi padule. \
50° Cu. — NYCTICORAX. Steph.
Becco poco più lungo della testa, diritto, verso l’estre-
mità leggermente curvato in basso, con la parte
superiore della sua base più bassa della parte
superiore del pileo.
Margine delle mascelle in modo eguale e legger-
mente curvato in basso.
1 Schinz, Hist. Natur. des nids, etc., pag. 2.
UCCELLI DI RIPA. 457
Parte nuda della gamba eguale ad un quarto del
tarso.
Occhi grandi.
Dito esterno unito alla base col medio da una larga
membrana.
Occipite ornato (in adulti) da poche penne lunghe,
strette, appuntate, a barbe riunite.
Penne del dorso e scapolari di struttura ordinaria.
Colori dominanti: cinereo, nero-verdone, scuro-nero.
ca
n
NITTICORA. — NYCTICORAX EUROPAUS. Steph. ;
Pileo e dorso nero-verdone; spallacci cenerino-perlati (adulti); dorso e
spallacci cenerini, con macchie bislunghe ceciate (giovani).
Adulti. Becco nero. Redini giallo-olivastre. Iride rossa.
Base della fronte e fascia sopraccigliare bianca. Pileo, cervice,
schiena e scapolari color verdone intenso. Tre penne lunghe,
strette, diritte, candidissime, sono impiantate sull’ occipite.
458 ORDINE QUINTO.
Groppone, timoniere, cuopritrici delle ali, remiganti, lati del
collo e spallacci, di color cenerino. Lati della testa, gola,
parte media del gozzo e del petto, addome, fianchi, sottocoda
e penne delle gambe, candidi. Piedi gialli. Unghie nere.
Giovani avanti V età dl’ un anno. Becco nerastro nella parte
superiore, giallo nel resto. Iride gialla. Tutte le parti superiori
sono scuriccio-cenerine, con macchie bislunghe di color ceciato
sullo stelo di ciascuna penna. Parti inferiori biancastre, con
macchie longitudinali cenerine. Piedi verde-olivastri.
Giovani dell’ età di due anni. Becco nerastro superior-
mente, inferiormente giallo sudicio alla base. Redini olivastre.
Iride giallastra. Fascia sopraccigliare biancastra. Pileo nero,
debolmente cangiante in verdone. Cervice, lati del collo, gote
e spallacci color cenerino-scuriccio, con larghe macchie lionato
sudicio. Schiena e scapolari cenerino-scuricce, leggermente
cangianti in verdone. Groppone, sopraccoda e timoniere ce-
nerini. Gola bianca. Parte media del gozzo e del petto bianca,
con deboli macchie nerastre. Fianchi e penne delle gambe ce-
nerognole. Addome e sottocoda candidi. Cuopritrici delle ali di
color cenerino-cupo, leggermente tendente allo scuro: le piccole
cuopritrici hanno una macchia longitudinale ceciata sullo stelo;
le grandi e le remiganti cenerine. Piedi giallo-olivastri. Un-
ghie nere.
Nitticora, Ardea nycticorax, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 353
SINONIMIA. — Ardea nycticorax et grisea (iuv.), Linn. S. N. (1766).
I, p. 275 e 279. — Nycticorax, Briss. Ornith. (1760), V, p. 493. —
Ardea kwokwa, S. G. Gmel., Nov. Comm. Petrop. (1770), XV, p. 452.
— Ardea Gar Gmel. S. N. (1788), I, p. 645. — Nycticorax eu-
ropeus, Steph. in*Shaw., Gen. Zool. (1819), XI, p. 609. — Nycti-
corax ardeola, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 577, e 4a parte
(1840), p. 384. — Nycticorax nycticorax, Boie, Isis (1822), p. 560.
— Nycticorax griseus, Strickl. — Nycticorax orientalis, badius et
meridionalis, Brehm, Handb. Nat. Voòg. Deutsch. (1831), p. 592-
593. — Nyctiardea europea, Swains., Class. of B. (1837), II, p. 355.
— Nycticorax Gardeni, Bp. B. of Eur. (1838), p. 48. — Ardea (Sco-
taeus) nycticorar, Keys. et Blas. Wirbelth. (1840), p. 80. — Nycti-
rodius nycticorae, Macgil., Man. Nat. Hist. Orn. (1842), II, p. 127.
— Nycticoras europeus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 312.
Figure. — Buff., PI. enl. 758, adulto; '759, giovane (e non
femmina).
i TI
UCCELLI DI RIPA. 459
NoMI vOLGARI TOSCANI. — Nonna col ciuffo, Pavoncella di pa-
dule (Pisano).
Nomi voLGARI STRANIERI. — Franc. Le Bihoreau. Ingl. The Night
Heron. Tad. Der Nachtreiher.
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0", 622; apertura del becco,
0%, 095; coda, 0%, 101; tarso, 0%, 079.
Costumi. — Arriva in maggio, e si trattiene per dieci o
quindici giorni; sparisce di poi, e solo de’ giovani, benchè ra-
ramente, ne ho veduti in autunno. Abita il margine de’ paduli,
ove sta immobile su qualche sasso o tronco, o nell’ interno
delle salciaie od ontanete. Per il solito trovasi non molto lon-
tana dal mare. È rara nell’ interno della Toscana.
Propagazione. Si dice che fa il nido ne’ cespugli o fra le
paglie, a poca altezza da terra. Le uova, il Temminck dice che
son di color verde-fosco, e il Sepp le indica come bianche.
51° Genere. — ARDEOLA. bp. |
Becco lungo una volta e mezzo la testa, diritto, ap-
puntato, con la parte superiore della sua base
i un poco più bassa della parte superiore del pileo.
Margine delle due mascelle diritto, ma avanti la cima
un poco divaricate fra loro.
Gambe intieramente vestite di penne, o fino al cal-
cagno.
Occhi piuttosto piccoli.
Dito esterno unito col medio da uti& Piccola mem-
brana.
Occipite, dorso e scapolari senza particolari orna-
menti. :
Colori dominanti: ceciato-vinato e nero, a grandi
spazil.
Costumi. — Il cibo delle Ardeole consiste quasi esclusi-
vamente in insetti. Abitano sempre ne’paduli, e là dove le can-
nelle ed i giunchi sono più folti. Pedinano con tal destrezza
e velocità, che sovente deludono le perquisizioni de’ loro nemici.
4.60 ORDINE QUINTO.
NONNOTTO. — ARDEOLA MINUTA. Bp.
Pileo nero-verdone (adulti), o scuro-nero (giovani); dorso nero-verdone
(maschio adulto), oscuro striato di ceciato (femmina e giovane); spal-
lacci ceciati, con macchie nere (maschio adulto), o scure (femmina e
giovane).
Adulti, maschio. Becco giallastro, con lo spigolo superiore
nero. Redini giallo-olivastre. Iride gialla. Pileo, dorso, scapo-
lari, sopraccoda, remiganti secondarie e timoniere, color nero-
verdone. Lati della testa, cervice e lati del collo color ceciato—
cenerognolo , leggermente tendente al vinato. Parte media e
anteriore del collo ceciata. Penne degli spallacci nere nel mez-
zo, con largo margine ceciato. Addome, penne delle gambe e
sottocoda ceciato-lionati. Cuopritrici delle ali: piccole, gialle;
medie, giallo-cenerognole, in qualche luogo tendenti al perlato;
grandi, cenerino-perlate. Remiganti nere. Piedi giallo-olivastri.
Femmina. Pileo di color nero, debolmente tendente al
verdone. Cervice giallo-fulviccia. Penne del collo, scapolari e
remiganti secondarie interne di colore scuro, con istretto mar-
gine ceciato. Sopraccoda scuro-nero. Timoniere nere; lati della
gola e sottocoda biancastri. Parte media della gola, lati della
testa e del collo, gola, gozzo, addome e penne delle gambe, di
color ceciato, con isfumature più intense. Fianchi ceciati, con
macchie longitudinali, strette e scure. Cuopritrici delle ali ce-
ciato-sudice. Remiganti nero-scure. A
Giovani. Penne del pileo scuro-nere, con margine lionato.
Penne delle parti superiori scure, con largo margine ceciato-
lionato. Cuopritrici delle ali scure nel mezzo, con largo mar-
gine ceciato. Sul davanti del collo delle macchie longitudinali,
strette e scure.
Nonnotto, Ardeola minuta, Gmel. Savi, Orn. Tosc., II, p. 358.
SINONIMIA. — Ardea minuta, Linn. S. N. (1766), I, p. 240. —
Ardeola et Ardea noevin, Briss. Ornith. (1760), V, p. 497 e 500. —
Ardea Danubialis et Soloniensis, Gmel. S. N. (1788), p. 637. — Ar-
. dea minuta, Temm. Man.; 2? parte (1820), p. 584, e 4° parte (1840),
p. 383. — Botaurus minutus, Boie, Isis (1822), p. 559. — Cancro-
phagus minutus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 42. — Botaurus pusillus,
Brehm, Handb. Nat. Viog. Deutsch. (1831), p. 598. — Butor mi-
UCCELLI DI RIPA. 461
nutus, Swains., Class. of B. (1837), II, p. 354. — Ardeola minuta,
Bp. B. of Eur. (1838), p. 48. — Ardetta minuta, E. I. Gray, List.
spec. Brit. An. Birds (1850), p. 163. — Ardeola minuta, Degl. et.
Ger. (1867), II, p. 305.
Ficure. — Buff., PI. enl. 323, sotto il nome di Blongios de Suisse.
— Ardeola minuta, Eugenio Bettoni, Uccelli che nidificano in Lom-
bardia (1868-1870), vol. I, tav. 3.
Nomi voLcaRrI TOSCANI. — Tarabugino, Nonnotto (Pisano). Can-
naiola (Vecchiano). Pennacchino, Guacco (Padule di Bientina).
Nomi VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Blongios. Ingl. The little
Heron. Ted. Der kleiner Reiher.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 0%, 369; apertura del becco,
0», 069; coda, 0%, 048; tarso, 0%, 054.
Costumi. — Arriva in primavera, parte in autunno. È
molto comune nei luoghi paludosi e vestiti d’ erbe folte. Pedina
velocemente a traverso le canne e le paglie, nel modo stesso
delle Gallinelle. *
Propagazione. Fabbrica grossolanamente il suo nido sopra
gli alberetti, o dentro le cannelle: è questo fatto rozzamente
con paglie, giunchi, ec., e contiene cinque o sei uova bianche.
Nidifica anche ne’ paduli prossimi a Pisa.
2° Famiglia. — LE CICOGNE. Ciconipr. 7/0
Narici aperte nell’ astuccio corneo.
Fosse nasali e solchi quasi nulli.
I tre diti anteriori uniti fra loro da membrane assai
larghe.
Dito posteriore articolato quasi allo stesso livello de-
gli anteriori.
Unghia del dito medio ottusa, col margine interno
non intaccato.
52° Genere. — CICONIA. Briss.
Becco più lungo della testa, diritto, conico, com-
presso, molto alto alla base, appuntato.
! Emigrando vola molto alto; quando è stanziato, o pedina o fa piccoli voli e bassi.
462 ORDINE QUINTO.
Redini nude.
Lingua membranosa, triangolare.
Narici basilari, bislunghe, comunicanti insieme, fo-
rate nella sostanza cornea.
Gambe lunghe, nude in tutta la metà inferiore.
Tarso molto più lungo del dito medio, reticolato.
Diti quattro: gli anteriori uniti alla base da una
membrana per la lunghezza di tutta la prima
falange; posteriore articolato quasi allo stesso
livello degli anteriori.
Unghie corte, grosse, ottuse, intiere.
Coda corta, di dodici timoniere.
Ali piuttosto grandi, rotondate: terza, quarta e
quinta remigante le più lunghe.
Costumi. — Uccelli abilissimi volatori, e nel tempo delle
emigrazioni, che sono delle più lunghe, volano a grandi al-
tezze. Si nutriscono di piccoli animali di tutte le classi. Abi-
tano i luoghi bassi, ed ove abbondano le acque. Il nido lo
pongono sempre molto alto da terra. I sessi non differiscono
quasi punto.
CICOGNA BIANCA. — CICONIA ALBA. Briss.
Testa, collo e dorso bianchi.
Adulti. Becco rosso-cinabro. Iride color castagno-cupo.
Redini ed un piccolo spazio triangolare dietro l’ occhio senza
penne e di color nero. Grandi scapolari, grandi cuopritrici
delle ali, penne dell’ aletta e remiganti, di color nero. Gola
senza penne e rossa. Tutte le altre parti del corpo coperte di
penne bianche. Piedi rossi come il becco. Unghie color di
corno. |
Giovani. Non differiscono dagli adulti che per avere il co-
lor nero tendente allo scuro, ed il rosso del becco e delle
zampe di colore sbiadito.
UCCELLI DI RIPA. 463
Cicogna bianca, Ciconia alba, Briss. Savi, Orn. Tosc., II, p. 336.
Sinonimia. — Ciconia alba, Willugh. Ornith. (1676), p. 210. —
Ardea ciconia, Linn. S. N. (1766), I, p. 235. — Ciconia alba, Temm.
Man., 2° parte (1820), p. 560, e 4 parte (1840), p. 369. — Ciconia
albescens, nivea et candida, Brehm, Handb. Nat. Vòg. Deutsch. (1834),
p. 575 e 577. — Ciconia alda, Degl. et Ger. (1867), II, p. 316.
Figure. — Buff., PI. enl. 866.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Cicogne banche. Ing].
The White Stork. Ted. Der weisser Storch.
Dimensioni. — Lunghezza totale: 4%, 049; apertura del becco,
Om, 194; coda, 0", 204; tarso, 0», 213.
Costumi. — Essendo quasi esclusivo cibo della Cicogna
animali a noi dannosi, come rettili e piccoli mammiferi rosica-
tori, essa tien pulite le campagne, in cui dimora. Ed è forse in
grazia di questo servigio prestato all’ uomo, forse anche per il
suo carattere affettuoso per la compagna e per i figli, che in
tutti i tempi è stato un uccello rispettato e qualche volta l’ og-
getto d’ un culto religioso. Anche al presente, benchè più non
si condanni a morte colui che uccide una Cicogna, come face-
vasi in Tessaglia, nonostante in molti paesi considerasi come
azione turpissima l’ inquietar questi uccelli; in altri, essendovi
l’ opinione che seco portino la buona fortuna, si preparan loro
sopra le case de’ luoghi adattati, perchè vi costruiscano il nido.
Nell'estate vivono le Cicogne nell’ Europa settentrionale, po-
nendo il lor covo sopra le capanne de’ contadini, sulle case dei
villaggi, nell’ interno delle stesse città. In inverno esse vanno
in Levante, nell’ Affrica: e qualcuna rimane ancora a svernare
in Italia. Spesso esse percuotono insieme le due mascelle, inar-
cando il collo in maniera che alla fine la mascella superiore
è quasi distesa sul dorso, ed in questa positura seguitano a
battere una parte del becco coll’ altra, producendo un suono
forte che odesi da gran distanza, e che è similissimo a quello
d’una Tabella: è questo il modo loro di chiamarsi ed avvisarsi,
ziacchè sono assolutamente prive di voce.
Propagazione. Come ho detto, covano le Cicogne nel Set-
‘entrione, raramente in luoghi selvaggi, sopra alti scogli o fab-
briche dirute ed abbandonate, quasi sempre al contrario so-
pra le abitazioni dell’uomo, o in prossimità di queste. Il loro
nido è spesso grandissimo, giacchè tornando ogni anno a co-
ia.
Sat Ae
| biancastra nella cima. Penne del dorso, scapolari, ali e coda,
464 | ORDINE QUINTO.
vare nel medesimo luogo, con nuove canne e frasche restau-
rano ed accrescono il vecchio. Le uova di questi uccelli son
molto grosse, di color bianco-giallastro, in numero di ire 0
quattro per nidiata. |
CICOGNA NERA. — CICONIA NIGRA. Bellonio.
Aa,
Testa, collo e dorso neri, o nero-verdoni.
DT n
Adulti. Becco, pelle nuda della gola, redini e spazio die-
tro l'occhio color rosso-cinabro. Iride scuro-nera. Penne della
testa, del collo e del petto, del dorso, ali e coda, di color nero
cangiante in verdone ed in porporino-paonazzo. Addome, fian-
chi, penne delle gambe e sottocoda candidi. Piedi color rosso-
cinabro. Unghie nere.
Giovani. Becco, gola e redini color olivastro. Penne della
testa, del collo e del petto color nero-scuro, con macchia
Ma,
ea
“te,
“aa
UCCELLI DI RIPA. 465
color nero-olivastro debolmente cangiante in verdone ed in
paonazzo. Piedi olivastri. Unghie nere.
Cicogna nera, Ciconia nigra, Bellonio Savi, Orn. Tosc., II,
p. 338.
SINONIMIA. — Ciconia nigra, Gesner, Av. Nat. {1585), p. 273.
— Ardea nigra, Linn. S. N. (1766), I, p. 235. — Ciconia fusca,
Briss. Ornith. (1760), V, p. 362. — Ciconia nigra, Temm. Man.,
2? parte (1820), p. 561, e 4° parte (1840), p. 370. — Ciconia nigra,
Deg]l. et Ger. (1867), II, p. 318.
Figure. — Melanopelargus niger, Reichenb., Syst. Av., pl. 165,
tav. 453 e 454. — Buff., PI. enl. 399, sotto il nome di Cigogne brune.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Cigogne noire. Ingl. The
black Stork. Ted. Der schwarzer Storch,
Dmensioni. — Lunghezza totale: 0”, 993; apertura del becco,
Om, 179; coda, 0%, 242; tarso, 0”, 204.
Costumi. — È più rara della Cicogna bianca. Abita lontano
dall’ uomo, nelle grandi foreste paludose.
Propagazione. Fa il nido sopra alti tronchi d’ albero. Le
uova sono due o tre per covata, di color bianco-giallastro. Non
so con certezza che quest’ uccello covi in Italia, ma l’ essere
stati uccisi per due volte. in Toscana degl’ individui in abito di
gioventù, nel tempo in cui ancora non erano cominciate le
emigrazioni, cioè uno nell’ agosto del 1823, l'altro ne’ primi
di settembre del 1823, mi fa credere che questa specie si pro-
paghi qualche volta anche fra noi.
NONA TRIBÙ.
GLI SPATULIROSTRI. — COCHLORHYNCHI.
Becco più lungo della testa, diritto, alla base tanto
‘alto quanto largo, in cima massimamente stiac-
ciato e dilatato a guisa di spatola.
Diti quattro: gli anteriori uniti alla base da una
membrana assal estesa ; il posteriore assai lun-
go, articolato a livello degli anteriori.
Ornitologia italiana. — 11, 30
dae > eli
466 ORDINE QUINTO.
Unica Famiglia. — DELLE PLATALEE. PLaraLtDI.
Becco alla base così alto come lungo; più largo che
alto in tutto il resto della sua estensione, piegato
in cima,
Unghie strette, quasi diritte, acute.
Solchi nasali, lineari.
Nota. — Questa divisione, prima stata formata dal Dumeril,
poi modificata dal Vieillot, non contiene che i due generi Cancroma
e Platalea, l’ ultimo solo de’ quali è europeo.
53° Genere. — PLATALEA. Linn.
Becco più lungo della testa, diritto, molto stiacciato,
in cima dilatato a guisa di mestola.
Mascella superiore alla base dilatata, e superior-
mente rugosa: apertura che giunge solo sotto le
prime penne della fronte.
Redini nude.
Lingua cortissima, triangolare.
Narici basilari superiori, separate, ovate, aperte nella
sostanza cornea del becco, ciascuna al Panono
d’ un solco che scorre su questo.
Gambe lunghe, nude nella metà inferiore.
Tarso molto più lungo del dito medio, reticolato.
Diti quattro : i tre anteriori uniti alla base da una
larga membrana; il posteriore articolato a livello
degli anteriori.
Unghie corte, ottuse. >
Coda corta, di dodici timoniere.
Ali piuttosto grandi: le due prime remiganti son le
più lunghe.
=
UCCELLI DI RIPA. 4.67
Costumi. — Sono uccelli che vivono in branchi, per il so-
lito non lungi dal mare; si cibano di insetti, vermi e piccoli
pesci. Il nido lo fan sugli alberi, sui quali possono star bene
a pollaio. Non se ne conoscono che tre specie, cioè una d’Eu-
ropa, una d’ America, l’ altra delle Filippine. L
SPATOLA. — PLATALEA LEUCORODIA. Linn.
Candida, con petto tinto di Jionato.
Adulti. Becco nero, con macchia gialla in cima. Redini
e gola, che è senza penne, di color giallo o giallo-arancione.
Iride rossa. Tutte le penne son candide, eccettuate quelle del
gozzo, le quali son come insudiciate di ceciato-rugginoso. Sul-
l’occipite, un lungo ciuffo formato da molte penne, con barbe
separate. Piedi neri.
Femmina. Ha il ciuffo più corto, la macchia del gozzo più
debole, e le dimensioni più piccole.
Giovani dopo il primo anno. Becco nero, giallastro al-
l’ apice. Ciuffo dell’ occipite di mediocre lunghezza, composto
di penne bianche. Testa e collo bianchi. Sul dorso, sulla coda,
sull’addome e sulle cuopritrici delle ali alquante macchie,
varie per la grandezza e per la figura, le une giallicce, le al-
tre di color grigio-fosco più o meno carico. Remiganti prima-
rie nero-fosche nello stelo, nella cima ed in una porzione più
o meno estesa del lato esterno e del margine interno. Lo stelo
delle remiganti secondarie nero nella prima metà circa, can-
dido nel resto. Alcune delle scapolari hanno una qualche mac-
chia grigio-fosca. ‘
Spatola, Platalea leucorodia, Linn. Savi, Orn. Tosc., II, p. 361.
SINoNIMIA. — Platalea leucorodia, Linn. S. N. (1766), I, p. 234.
_— Platea, Briss. Ornith. (1760), V, p. 352. — Platalea alba, Scop.,
Ann. I, Hist. Nat. (1769), p. 115. — Platea leucorodia, Leach.,
Syst. Cat. M. and B. Brit. Mus. (1816), p. 33. — Platalea leucoro-
dia, Temm. Man., 2° parte (1820), p. 595, e 4 parte (1840), p. 387.
— Platalea leucorodius, Glog. Schels. Wirbelth. Fauna (1833), p. 50.
— Platalea leucorodia, Degl. et Ger. (1367); II, p. 324.
! Ranzani, Elementi di Zoologia, tomo HI, parte VIII, pag. 303.
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dei
468 ORDINE QUINTO.
Figure. — Buff., PI. enl. 405.
NoMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. La Spatule. Ingl. The White
Spoonbill. Ted. Der weisser Loffler.
Dimensioni del maschio. — Lunghezza totale: 0%, 963; aper-
tura del becco, 0%, 204; coda, 0%, 134; tarso, 0%, 153.
Costumi. — Quest’ uccello è assai raro in Toscana, e,
quando vi comparisce, ordinariamente è nella primavera. Ne
sono stati uccisi non solo ne’ grandi paduli prossimi al mare,
ma ancora ne’ luoghi umidi dell’ interno della Toscana.
Propagazione. Dice il signor Schinz che nidifica vicino al
mare, sugli alberi, arbusti o canne, per il solito ad una certa
altezza da terra; il covo è formato di erba o fieno. Le uova
son tre o quattro per covata, alcune volte intieramente bian-
che, ma ordinariamente sparse di macchie rossastre, poco ap-
parenti, o come scancellate. !
—_————————
DECIMA TRIBÙ.
I TANTALIDI. — FALCIROSTRI.
Becco molto più lungo della testa, molle, arcuato,
compresso alla base, subcilindrico nel resto, at-
tondato nella cima. i
Diti quattro: i tre anteriori uniti alla base da una
membrana; quella che unisce il medio all'esterno
assai più estesa di quella che unisce l' interno al
medio. Dito posteriore assai lungo, articolato allo
stesso piano degli anteriori.
Unica Famiglia. — DEGL’IBIDEI Isnx.
Becco tetragono alla sua origine; in seguito arroton-
dato assai regolarmente, e curvato dalla base alla
! Schinz, Hist. Natur. des nids , ete., pag. 1.
UCCELLI DI RIPA. 469
estremità, solcato profondamente su quasi tutta
la sua estensione.
Narici lineari, con apertura diretta in alto.
contiene che una sola specià europea, la quale è propria anche del-
l’ Affrica. Fra le esotiche vi é\il famoso Ibis degli antichi, a cui gli
Egiziani offrivano una specie di culto, e del quale trovasi una gran
quantità di mummie nelle Piramidi ed altri sepolerèti egizi.
\
Nora. — Questa pia composta Quccelli di bei colori, non
54° Genere. — IBIS. Illig.
Becco lungo, arcuato.
Redini nude.
Diti anteriori uniti mediante una membrana.
Becco molto più lungo della testa, molto arcuato, com-
presso alla base, subcilindrico verso la cima e leggermente
compresso, con l’ apice della mascella superiore che un poco
oltrepassa l’ inferiore, con apertura che giunge alle penne delle
gote: sopra ciascun lato della mascella superiore un solco lon-
gitudinale che giunge fino alla cima. Lingua corta, triangolare,
ottusa. Narici basilari superiori, bislunghe, semichiuse da una
membrana nuda. Gambe lunghe, nude nella metà inferiore.
Tarso poco più lungo del dito medio, scudettato. Diti quattro:
gli anteriori riuniti alla base da una membrana; quella che è
fra il dito medio e l'interno più piccola di quella che è fra il
medio e l’ esterno; il posteriore articolato allo stesso livello
degli anteriori. Unghie larghe, appuntate. Coda subeguale alle
ali, di dodici timoniere. Ali grandi: prima remigante poco più
corta della seconda; terza e quarta le più lunghe.
MIGNATTAIO. — IBIS FALCINELLUS. Vieill.
Color castagno: ali color verdone cangiante.
Adulti. Becco nero-olivastro: la pelle nuda che ne veste
la base e quella che cuopre le redini di color cenerino-oliva-
stro, che diviene bianco accostandosi al limite delle penne.
HD
X
470 ORDINE QUINTO.
Fronte, tempie e gola di color verdone, cangiante in porpo-
rino. Collo, alto della schiena, petto, addome, fianchi e gambe,
d’ un bel color marrone tendente al rosso-cioccolata. Le penne
di tutte le altre parti sono di color verdone, cangiante in pao-
nazzo o in porporino. Le penne della testa e del collo sono
appuntate, e quelle del pileo e occipite son anche erigibili.
Femmina. Non differisce dal maschio che per essere un +
poco più piccola.
Giovani. Penne della testa e della gola nerastre, con mar-
cine bianchiecio. Gozzo, petto, addome e gambe di color nerc-
lavagna. Ali ed altre parti superiori colorite come negli adulti,
ma meno cangianti.
Mignattaio, /bis falcinellus, Temm. Savi, Orn. Tosc., II, p. 327.
SINONIMIA. — Tringa autumnalis, Hasselquist, Itiner. Palaest.
(1757), sp. 306. — Tantalus falcinellus, Linn. S. N. (1766), I, p. 244.
— Numenius viridis et castaneus, Briss. Ornith. (1760), V, p. 326-329.
— Numenius igneus et viridis, S. G. Gmel., Nov. Comm. Petrop.
(1770), XV, p. 460 e 462. — Ibis ignea, Leach., Syst. Cat. M.
and B. Brit. Mus. (1816), p. 33. — Ibis falcinellus, Vieill. N. Dict.
(1817), XVI, p. 23. — Ibis sacra, Temm. Man. (1815), p. 385; Ibis
falcinellus, 2° parte (1820), p. 598, e 4* parte (1840), p. 389.
— Plegadis falcinellus, Kaup. Nat. Syst. (1829), p. 82. — Jbis
castaneus, Brehm, Handb. Nat. Vog. Deutsch. (1831), p. 606. —
Tantalides falcinellus, Wagl., Isis (1832), p. 1232. — Falcinellus
igneus, G. R. Gray, List. Gen. of B. (1841), p. 87. — Falcinellus
igneus, Degl. et Ger. (1867), II, p. 329.
Ficure. — Buff., PI. enl. 819, adulto, sotto il nome di Courlis
d’Italie.
NomI VOLGARI TOSCANI. — Mignattaio (Pisano). Ciurlotto nero 0
marino (Vecchiano). Chiurlo (Bientinese). Mignattone (Fiorentino).
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Courlis verd, ou d’Italie.
Ingl. The bayaud Glossy. Ibis. Ted. Der glinzender Ibis.
Dimensioni del maschio. — Lunghezza totale: 0%, 659; apertura
del becco, 0", 146; coda, 0”, 097; tarso, 0, 097.
Costumi. — Costantemente ogni anno, dopo la metà di
‘aprile, al più presto, o nel maggio, arrivano da noi, e si trat-
tengono per circa un mese; poi spariscono, e, almeno nelle
vicinanze di Pisa, quasi più nessuno se ne trova: dico quasi,
giacchè nell’ agosto del 1825 un paio ne vidi volare sul Padule
na
ARTE
MA I RIV) PERENEI
i Rab ialer ; Ù : 4 3 , ;i È d "O
UCCELLI DI RIPA. ATI
di Campaldo vicino a Pisa, nella Tenuta di San Rossore, ed
ai piccoli voli che facevano, sembrava che fossero là stanziati.
Quando arrivano in aprile, vanno a stabilirsi sulle gronde dei
‘paduli, o ne luoghi non alberati, ma bene erbuti: stan con il
corpo quasi orizzontale, il collo molto curvato ad $S, e cam-
minano lentamente, alzando molto i piedi. Pascolano uniti in
truppa e distesi in una lunga linea: se voglion cambiare il po-
sto del prato, non prendon volo, ma ci van camminando. Es-
sendo stati spaventati, o mettendosi in viaggio, si sollevano ad
un’ altezza grandissima, prima ascendendo in linea inclinata,
ma retta, poi descrivendo una larga spira: allora tutti gridano
con una voce forte, ed il lor grido"è simile assai al gracidare
delle Oche, e finalmente, dopo essersi ancora di più inalzati,
prendono una direzione trasversale, e poco dopo spariscono
all’ occhiof Si dà in Toscana a questi uccelli il nome di Mt-
gnattai, supponendosi che essi mangino le Mignatte o Sangui-
sughe, ma nessuna delle mie osservazioni conferma una tal
cosa: nel loro stomaco non ho trovato che chioccioline acqua-
tiche, insetti, qualche lombrico, e giammai Mignatte, benchè
io abbia sezionato un gran numero di questi uccelli. Il luogo,
da cui vengono i Falcinelli, si sa esser l’ Affrica, e, da ciò che
10 posso congetturare, quelli che arrivano in Toscana vengono
di Barberìa, passando per le isola di Sardegna e di Corsica. Ma
quando partono di Toscana, ove vanno? Direttamente verso
il Nord essi non s’ incamminano, giacchè ne’ paesi a noi set-
tentrionali o non si trovano o vi son molto rari. Emigrano
forse essi andando obliquamente da Sud-Ovest a Nord-Est, di
modo che, dopo esser passati lungo le grandi isole del Medi-
terraneo, attraversando l’ Italia nella sua metà, vadano poi a
covare nelle vaste paludi dell’ Ungheria? X
=—T—__@&
UNDICESIMA TRIBÙ.
DEI FENICOTTERI. — HETERORHYNCHI.
Becco più lungo della testa, grosso nella prima metà,
poi piegato bruscamente in basso ad angolo,
dopo depresso, spianato.
Ò .
ha o DI
4792 ORDINE QUINTO.
Margine delle due mascelle dentato-lamellato.
Diti quattro: anteriori completamente palmati; poste-
riore corto, sottile, articolato, un poco più alto
degli anteriori.
Unica Famiglia. — DEI FENICOPTERIDI.
Nora. — I caratteri di famiglia sono gli stessi dei caratteri di
tribù.
55° Genere. — PHE&NICOPTERUS. Linn.
Becco piegato in basso verso la cima.
Becco più lungo della testa, grosso, compresso, diritto
nella prima metà, poi piegato bruscamente in basso ad an-
golo. Mascella superiore grossa, e quasi trigona alla base
avanti la piegatura, dopo depressa, superiormente quasi piana,
in cima ottusa, lateralmente solcata; l’ inferiore è un poco più
larga della superiore, alla base depressa, nel mezzo molto più
grossa. Margine delle due mascelle dentato-lamellato. Lingua
grossa e glandolosa alla base, appuntata nella cima, coperta
di papille curve all’ indietro ed uncinate. Apertura che nem-
meno giunge alle penne della fronte. Redini nude. Narici si-
tuate nel primo terzo del becco, laterali, comunicanti insie-
me, bislunghe, chiuse superiormente da una membrana. Gambe
lunghissime, in gran parte nude. Tarso più lungo tre volte del’
dito medio. Diti quattro: gli anteriori perfettamente palmati;
posteriore corto, sottile, articolato, un poco più in alto degli
altri. Unghie corte, stiacciate ed ottuse. Coda corta, di sedici
timoniere. Ali grandi: prima e seconda remigante subeguali,
e le più lunghe.
FENICOTTERO. — PHENICOPTERUS RUBER. Linn.
por ; È SION
Cuopritrici rosse; remiganti nere. N
Masckio vecchio. Becco nero in cima, rosso-sanguigno nel
mezzo, alla base biancastro. Redini di questo stesso colore.
Testa, collo, parti inferiori e coda di color roseo. Dorso, sca-
UCCELLI DI RIPA. 473
polari e groppone di color rosso più acceso. Cuopritrici delle
ali color rosso di fuoco vivacissimo. Remiganti nere. Piedi
color di rosa. Unghie nere.
Femmina. Ha colori meno accesi, e dimensioni più piccole.
Giovani avanti la prima muta. Sono di color cenerino: han
molto nero sulle remiganti secondarie e sulla coda. ‘
Giovani d’ un anno compìto. Becco con la base bianco-
livida. Tutte le penne di color biancastro. Remiganti secondarie
nerastre, marginate di biancastro. Cuopritrici delle ali bian-
che, alla base debolmente rosee, in cima nerastre. Timoniere
con macchie irregolari nerastre.
Fenicottero, Phoenicopterus antiquorum, Temm. Savi, Orn.
Tosc., II, p. 363.
Sinonimia. — Phoenicopterus ruber, Linn. S. N. (17766), I, p. 230.
— Phoenicopterus roseus, Pall. Zoogr. (1811-1834), II, p. 207. —
Phoenicopterus europaeus, Vieill. N. Dict. (1819), XXV, p. 547. —
Phoenicopterus antiquorum, Temm. Man., 2* parte (1820), p. 587,
e 4° parte (1840), p. 386. — Phoenicopterus roseus, Degl. et Ger.
(1867), II, p. 334.
Ficure. — Buff., PI. enl. 63.
NOMI VOLGARI STRANIERI. — Franc. Le Flammant. Ingl. The red
Flamingo. Ted. Der rothe Flammant.
- DiwensIonI.® — Lunghezza totale: 1, 402; apertura del becco,
Om, 107; tarso 0”, 137; ali 0”, 339.
Costumi. — Scrissero varii Autori esser quest’ uccello as-
sai frequente nella Sicilia e sulle coste di Barberìa ; ma tale
asserzione non si potè verificare, ed anzi il signor Benoit
scrisse nella sua Orritologia Sicula, che non solo a lui non è
noto quanto asseriscesi, come pure che in quelle località vi ni-
difichi, e che ovunque vi è assai raro. È comune invece in Sar-
degna, ove, secondo quanto ne scrissero il Cetti, * il La Mar-
mora, ‘ il Cara, il Salvadori, conseguentemente a osservazioni
loro proprie, vi arriva alla metà d’ agosto in numerosi branchi,
e quasi tutti gl’ individui ne ripartono nel marzo e nell’ aprile;
1 Temminck, Man. d’Ornith., pag. 988.
? Secondo Salvadori, Catalogo degli Uccelli di Sar degna
3 Cetti Francesco, Uccelli della Sardegna. Cagliari, 1766, pag. 294.
* Conte Alberto La Marmora, Zîaggio în Sardegna.
ATA i ORDINE QUINTU.
durante la loro dimora in quell’ Isola stanziando presso Ca-
gliari, ne’ paduli di Scaffo oidi Molentergius, oppure in quello
d’ Oristano. Nella Toscana sono assolutamente avventizii: da
quando m’ occupo d’ Ornitologia, cioè in quarantasette anni,
sei soltanto vi sono stati uccisi, cioè nel 1829 ne fu ucciso un
individuo non molto vecchio presso al Padule di Castiglion
della Pescaia; due altri furono presi nella stessa località nella
primavera del 1830, e più tardi, nello stesso anno, altro fu
ucciso sul Lago di Maciuccoli, esso pure molto giovane; nel-
l'autunno dell’anno seguente un altro ne fu preso nell’ Isola
di Gorgona, e l’ ultimo fa ucciso presso Vignale, tenimento
della Maremma Campigliese e Massetana. Questo è l’ indi-
viduo più adulto e più bello stato ucciso fra noi, e conser-
vasi nel Museo di questa! Università, donato dal proprietario
di detto tenimento cavaliere Lelio Franceschi. I Fenicotteri fre-
quentano gli stagni prossimi al mare e le larghe imboccature
de’ fiumi. Stan quasi sempre in branchi, e, quando pascolano,
formano una lunga fila. In branchi ancora emigrano, dispo-
nendosi in un modo presso a poco simile a quello delle Gru:
dicesi che per ogni branco siavi un Fenicottero in avanti a far
la scorta. Sono paurosissimi e sospettosissimi, e siccome a
bella posta scelgono i luoghi aperti e politi, così è difficilissimo
potersi loro avvicinare. Cibansi di pesciolini, di conchiglie, di
insetti e vermi acquatici, che mediante il becco e la lingua tro-
vano e scelgono nella mota. Quando sono in pesca, tengono la
testa sott’ acqua, ed in modg che la parte superiore del becco
è allora l’inferiore. Terminerò questo cenno sui costumi del
nostro Fenicottero riportando il seguente brano del Viaggio în
Sardegna del conte Alberto/La Marmora, che maestrevolmente
dipinge il suo arrivo fra ngi dalle regioni affricane :
« Il Fenicottero emigra verso la fine di marzo, abbando-
nando la Sardegna per rigomparirvi costantemente a mezzo
agosto. A quell’ epoca, di sopra i bastioni che servono di pas-
seggiata agli abitanti di Cagliari, veggonsi arrivare dall’ Affrica
questi magnifici uccelli. Schierati in branchi triangolari, com-
pariscono come una linea di fuoco segnata nel cielo: si avan-
zano con l'ordine il più perfetto; alla vista del vicino stagno
rallentano il volo, ed un istante sembrano immobili nell’ aria:
dipoi descrivendo, con un movimento lento e circolare, una spira
=S
UCCELLI DI RIPA. 475
conica e rovesciata, giungono al termine della loro emigra-
zione. Questi uccelli, allora rilucenti con tutto lo splendore
dell’ abbagliante vestito, ed in una stessa linea disposti, of-
frono un nuovo spettacolo, e rappresentano una piccola armata
in ordine di battaglia, che nulla lascia a desiderare per l’ uni-
formità e la simmetria. Ma lo spettatore deve per allora con-
tentarsi di contemplare da lontano questa pacifica colonia. Di-
sgraziato lui se ardisce penetrar nello stagno in quella funesta
stagione! i terribili effetti della mal’ aria lo punirebbero non
molto dopo della sua imprudenza. »
Propagazione. Mentre è certo che i Fenicotteri annualmente
emigrano dall’ Affrica in varie parti più meridionali d' Europa,
non si hanno notizie sicure riguardo alle località, ove essi,
quando lasciano l’ Europa, vanno a nidificare. In Sardegna, se-
condo il Cara, qualche coppia vi si tratterrebbe a propagarvisi,
lo stesso sarebbe per quelli della Provenza; ma dove si con-
ducano le grandi torme che lasciano in primavera le dette re-
sioni, non è noto con sicurezza, giacchè gli Ornitologi, che
si occuparono dell’ Affrica settentrionale, non riescirono ad as-
sicurarsi che là essi si moltiplichino. È certo per altro, credo
secondo le osservazioni del Pallas, che questi uccelli nidificano
in quantità sulle rive del Mar Caspio, e nei golfi tranquilli e
sugl’ isolotti delle sue sponde. Nidificano ancora nelle lagune
prossime al mare. Ogni coppia inalza, mediante le sue zampe,
un monticello conico d’ erbe e di mota, concavo in cima: essi
depositano le uova in quella cavità, e poi le covano metten-
dosi a cavalcioni al monticello. Le uova son bianche, grosse
quanto quelle d’ Oca, e due per covata.
FENICOTTERO INFUOCATO. — PHGNICOPTERUS
ERYTHRAUS. Verr.
Cuopritrici delle ali rosso-infuocate; remiganti nere.
*
Becco roseo, con l'apice nero. Regione oculare rosea. Tutto
il corpo di color rosso acceso, un rosso molto più acceso che
nel Phoenicopterus ruber. Cuopritrici delle ali rosso-infuocate.
Remiganti nere. Coda rosso-rosacea. Parte nuda della gamba
476 ORDINE QUINTO.
e tarsi rosei.! Di dimensioni costantemente minori di quelle
del Phoenicopterus ruber.
Sinonimia. — Phoenicopterus erythraeus, Verr.?, Revue Zoologi-
que, par M. Guerin-Menneville. — Salvadori, Catalogo degli Uccelli
di Sardegna (1864), p. 102.
Dmensioni. — Lunghezza totale: da 4", 260 a 1%, 200; aper-
tura del becco, da 0%, 112 a 0©, 100; tarso, da Om, 205a 0%, 213;ali,
dall'angolo all’estremità delle remiganti, da 0%, 400 a 02, 380. ?
Costumi. — Fu quest’ uccello per la prima volta fatto co-
noscere scientificamente dai Fratelli Verreaux, e da essi con-
siderato come appartenente ad una distinta specie; tale fu an-
cora l’ opinione del Bonaparte, come pure quella del signor
Tommaso Salvadori, che ebbe occasione di vederne parecchie
spoglie nel Museo di Cagliari. Invece il signor Gaetano Cara,
che, abitando in Sardegna, ebbe occasione di vedere molti di
tali uccelli, asserisce non essere che ordinarii Fenicotteri, più
vivamente colorati a causa d’ età. ® Il Blasius è di quasi ana-
logo parere, giacchè non lo considera che come una razza, e
tale sembra essere ancora l’ opinione del Degland, il quale,
mentre ammette l’ esistenza del Phoenicopterus erythreus, dice
che questo è esclusivamente proprio del Continente affricano. Io,
non avendo su tal questione niuna osservazione propria, non son
certamente in grado di deciderla; ma per il momento, ricono-
scendo il valore degli argomenti riportati dal signor Salvadori,
adotto la sua maniera di pensare, ed ammetto fra gli Uccelli
europei ancora il Fenicottero infuocato. Per quanto riferisce
il più volte citato professore Salvadori, questo Fericottero ha le
stesse abitudini della specie comune; gl’individui ne giungono
in Sardegna cogli altri, e con essi ne ripartono, ma sono sem-
pre in numero molto minore.
1 Tommaso Salvadori, Catalogo degli Uccelli di Sardegna, pag. 102-10
2 Ibid., idem.
® Osservazione al Catalogo degli Uccelli di Sardegna. Cagliari, 1866, p
. 118.
3
477
INDICE DEL VOLUME SECONDO.
ORDINE HH. (Continuazione.) Uccelli silvani................ Pag. 5
Lt="Pribu. Le Miotere. Myoteres: (00 inte cli slo ivi
UNICA FAMIGLIA. Delle Muscicape. Muscicapidei................. 6
EUPICR NE RESO MUVAIS NIE ASI E le E SI ct ivi
Roccalepre:sBalAlis:grisolAzzaner ia ieinrri ivi
DEPAGENERE MUSCLE SIR iena nno 7
Balia col collare. Muscicapa collaris.................. 8
Balia nera. Muscicapa atricapilla............ 0. 000000 9
56° GENERE. Erythrosterna. ..... O I SCA OA nea 40
Piglia-mosche Pettirosso. Erythrosterna parva ........ 44
d2TEribuskSericels Seriali. Ne soil irene 42
UNICA FAMIGLIA. Delle Ampelidi. na SIA E SIRENE ARRESE 43
SZ NE REA MIEUSTRIE IR ti tia ivi
Beccofrusone. AMpelis GArrUlus.... LL... ieri 14
9