I ni na Rare A He aa sg n IR LEBRARN Not PALAEONTOGRAPHIA ITALICA — MEMORIE DI PALEONTOLOGIA De Stefani C. .... ‘— Gli Echinidi yiventi e fossili della Sicilia. Parte quinta: Echinidi mibcenici (Tav. V-X Checchia-Rispoli Checchia-Rispoli G. G. PUBBLICATE PER CURA DEL PRORRAPIa LO CANAVESE Musko GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI Pisa Vorume XXI 1917. Indice. — Fossili carboniferi dell’ Isola d’ Elba (Tav. I-IV [I-IV] e Fig. 1 interc.). [X-XV] e Fig. 1-8 interc.). — Gli Echinidi viventi e fossili della Sicilia. Parte sesta: Echinidi eocenici (Tav. XI, XII [XVI, XVII] e Fig. 1-6 intere.). Greco R......... — Faunacretacea dell'Egitto raccolta dal Figari Bey. Parte terza: Lamellibranchiata. Fase. 1.9 1 \ Considerazioni geologiche. — Lamellibranchi del Maestrichtiano e del Coniaciano (Tav. - XII-XVII [XII-XVI]). £ PISA TiPOGRAFIA EDITRICE CAV. F. MARIOTTI Piazza dei Cavalieri, 5 È $ i @ 15) RAS sn n) IOOIGON CUGOEVI RIASAMIS UCI FAMA VARO PALABONTOGRAPHIA ITALICA MEMORIE DI PALEONTOLOGIA PUBBLICATE PER CURA PROBMMEARIORECAINASNIA RI Museo GroLoGIco DELLA R. UNIvERSITÀ DI PISA e Vorume XXIII. — 1917. PISA Piazza dei Cavalieri, 5 =, ATI: VAYUNEVII MONRANKIAO INDICE DEL VOLUME XXIII VA De Srerani OC. ... — Zossili carboniferi dell’ Isola d’ Elba (Tav. HIV [HIV]) . . . pag. CrHeccHIA-RispoLi G. — Gli Echinidi viventi e fossili della Sicilia. Parte quinta (Tav. Vadpsevi o CaeccHia-Rispori G. — Gli Echinidi viventi e fossili della Sicilia. Parte sesta (Tav. RT IVI] EE IE A Ma aa rr Greco B.. ...... — Fauna cretacea dell’ Egitto raccolta dal Figari Bey. Parte terza, Ce . fasc. 1.0 (Tav. XII-XVII [XIIE-XVI]) v 4 o TI VT we TEM dI ì 1 i; y i i LI 1) i LI n TRS ) o i 5 X n, VUoti \ i i 4 Vv î p. ni (I 4 E PI ù "e LI Il 1) \ i ì POTRO LI Safe i: A DI A AE EOVIAGAT A x ICT COANII p PARE à nai a pIN Robo ALA RARI oh n Ò AMA LIE I sw WIVOR î Mak pugii IIS] x (0) DI boe (o CARLO DE STEFANI FOSSILI CARBONIFERI DELL'ISOLA D ELBA (Tav. I-IV [I-IV] e Fig. 1 intercalata). Cenni litologici. — Nella regione orientale dell’ Elba oltre le rocce ritenute per ora assai antiche del Capo Calamita e quelle pure altamente cristalline, ridotte a gneiss, traversate da vene e filoni granitici, di Porto Longone, trovasi una lunga serie di rocce schistose ed arenacee assai meno metamorfosate, che costituisce tutto il littorale al di sotto di calcari infraliassici i quali appaiono verso occidente. Le dette rocce sono arenarie o quarziti grossolane rossastre o giallastre, di rado passanti a puddinghe, assai più frequentemente a scisti ardesiaci pieni di noduli e di vene di quarzo grasso più o meno colorato da ossido di ferro. Alternano filladi più nettamente e più sottilmente strati- ficate, di colore cenerino, ceruleo, rossastro, gialliccio, verdognolo, costituite da minutissimi elementi micacei muscovitici, probabilmente di idromica o sericite che è un primo avviamento a vera mu- scovite, e cloritici per alterazione susseguente della idromica stessa. Quegli stessi elementi col quarzo e con gli ossidi e idrossidi di ferro diffusi ovunque costituiscono pure le quarziti. Le filladi sono sovente ripiene di sostanza carboniosa diffusa ed acquistano in tal caso colore scuro: vi appaiono concentrate in vari punti macchie carbonioso-ferruginose come nei così detti dai germani Mlecken- Schiefer. Sebbene poi veri straterelli arenacei o schistosi cloritosi alternino dovunque, pure essi prevalgono specialmente nella più antica zona visibile lungo il mare fra Rio e Vigneria, al di sopra delle serpentine di età tutt'ora assai incerta. Essi alternano con quarziti e con puddinghe scure a ciottoletti grossi come nocciole, assai poco alterate, identiche a quelle eoceniche del non lontano isolotto dei Topi. Straterelli di pochi cen- timetri di grafitoide e di vera antracite più o meno grafitosa trovansi al Malpasso, alla” Ripabianca, nel fosso del Giove: furono scavati più volte per farne tinte da acquarellare e furon noti al SeR- rISTORI, al SAvi, al CoccHi, al LomtI, etc. Del resto filladi e quarziti alternano costantemente senza discontinuità o discordanze, contra- riamente a quanto fu ritenuto dal LortI. Soltanto gli strati sono turbati da ripetute contorsioni e da faglie locali: donde provengono talora apparenti discordanze puramente locali fra strato e strato e coi materiali ferriferi inclusi o sovrastanti. i Risalendo dagli strati inferiori situati sul mare lungo i torrentelli e le pendici dei monti verso l’Infralias, nelle cinque escursioni fatte durante il 1892 ed il 1893, non ho trovato, nemmeno nelle vicinanze di Rio, che le quarziti e le anageniti costituiscano la parte più alta degli strati paleo- zoici; anzi questa è costituita da schisti quarzosi filladici, biancastri o scuri, tanto nel Fico, quanto nel Giove, nel M. Zazzera e nel bacino delle Fornacelle. La quarzite alterna a varie riprese, e nei Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 1 2 C. DE STEFANI [2] dintorni di Rio trovasi per lo più negli strati mediani, poco sopra a quelli del Malpasso e di Ri- pabianca. Presso Rio, nella valletta del Camposanto, negli schisti attribuiti alla zona ritenuta se- conda dal Lorti ho rivisto lenti carboniose, quantunque nell'insieme quegli schisti sieno meno carboniosi e meno scuri degli schisti del Malpasso. Più in alto, nelle filladi attribuite alla zona terza col nome di quarziti, ho trovato gli stessi noduli, rispondenti a probabili fossili, della Ripabianca. Gli strati più alti di tutta la serie, immediatamente sottostanti all’ Infralias, fra Capo Pero e la Cala del Telegrafo, ripetono quelli più antichi del Malpasso e della Ripabianca. Vi sono le me- desime lenti antracitifere, alte fin 20 cm. pure scavate talvolta, le medesime puddinghe quarzose poco alterate, i medesimi schisti ardesiaci con quarziti e cor filladi lucenti. Per quanto piccola sia l’importanza che si voglia dare al criterio litologico, bisogna convenire che nella serie com- prensiva di tutte queste rocce distinzioni di zone litologiche non si possono fare. In queste formazioni sono aperte le antichissime miniere di oligisto di Rio, minerale che può benissimo essere considerato derivante da riduzioni del solfuro di ferro o pirite. Cristalletti di pirite sono al solito diffusi in tutta la formazione e dalla idrossidazione dei medesimi deriva con ogni verosimiglianza la colorazione ferruginosa gialliccia o rossiccia delle rocce. Miniere di ferro e loro origini. — Fu supposto da alcuni osservatori, incoraggiati anche dalle gettate e dagli scarichi antichi ricoprenti irregolarmente ogni altra roccia, che i minerali ferriferi dei dintorni di Rio fossero stati depositati alla superficie di tutti i terreni. Quella supposizione portava a ritenere che i depositi fossero di età geologicamente recentissima, anche postpliocenica, e indusse dei calcoli fallaci, inferiori al vero, sulla potenza del minerale. Esclusa questa ipotesi dovevano escludersi pure quelle fatte coerentemente sull’ origine del minerale, cioè che esso fosse prodotto da superficiali sublimazioni o da sorgenti che avessero tenuto in soluzione l’ossido di ferro, a traverso reazioni più o meno complicate, come pure l’idea che il minerale fosse stato ab- bandonato da acque ricche di bicarbonato di ferro depositato alla superficie come carbonato tra- sformato poi col tempo in ossido od in altro minerale di ferro. Cadeva finalmente “anche l’idea che per avventura fosse proposta di una deposizione di acque contenenti l’ossido allo stato col loide, ovvero abitate da Batteriacee o meglio da Oscillarie che segregassero il ferro. Oggi, si attribuisce generalmente al minerale origine filoniana interna. Il CoccHi ritenne che esso si fosse formato in filoni, per sublimazione, in un periodo posteriore al Trias, oggi si direbbe all’Infralias, e non più antico della Creta, poichè egli attribuiva alla Creta terreni posti oggi nell’ Focene. Ritiene il Lotti, col FaBRI e con altri, che l’ossido di ferro sia stato portato da « acque termo minerali o soluzioni acquose ferrifere » e soggiunge che « se le acque oltre al bicarbonato di ferro contenevano acido solfidrico si otteneva pure un precipitato di solfuro di ferro ». Egli ritiene la formazione dei filoni essere in «rapporto colle eruzioni dei graniti», sebbene « all’ Elba non vedasi una relazione fra i giacimenti ferriferi e le rocce granitiche » locali e quantunque «non si possa invocare la superficialità della loro origine»; però «l’età è posteriore a quella degli strati eocenici »; perchè sono implicati pure calcari dell’ Eocene «e roccie granitiche », le quali formaronsi in un periodo compreso fra l’ Eocene ed il Miocene superiore, opinione, quest’ ultima, assai controversa e non divisa da altri, me compreso, non foss’altro perchè le arenarie dell’ Eocene medio dell’Elba e dei colli di Piombino sono costituite da quarzo, feldspati e miche rispondenti al granito elbano. Inoltre, trovandosi ciottoli di granito nel Miocene del Massetano questi provano che la roccia era già tanto antica da formare alla snperficie scogliere che la denudazione e la erosione banno poi ‘ finito di distruggere. do i e (o C. DE STEFANI 3 Però la disposizione a lenti e banchi intercalati nella roccia schistosa, o diciamo sedimentaria, ben visibile ad esempio lungo il Fosso delle Cavaccie, alle Fabbriche, a Vigneria, a Rialbano, alla Cavina e ammessa dal Vom RatH e dal De LaAuxnaAy, escluderebbe pure l’importanza eccessiva che si dava e si dà all’origine filoniana e infirma l’efficacia delle inutili ricerche fatte a S. Bartolom- meg; in Rio, Marina, al Tarambano per rintracciare con gallerie la base o radice dei detti filoni, mentre le gallerie avrebbero forse incontrato il livello del minerale se fossero state spinte verso gli strati calcarei che ricoprono le rocce schistose ferrifere. Così pure l'ipotesi, emessa dal De Launay e da altri, che i filoni sien fuorusciti secondo una direzione da Nord a Sud, deve essere richiamata al vero stabilendo che quella è appunto la direzione delle stratificazioni schistose, per conseguenza delle intercalazioni minerali. Anche l’idea delle faglie stabilite in correlazione con questa ipotesi, faglie da alcuna delle quali sarebbero usciti i filoni, è eccessiva, ed esaminando la serie degli strati sì vede che non risponde al vero. Il De Launay accetta quasi per intero le conclusioni del LortI: ma, pur opinando che non tutto il « minerale sia stato originariamente solfuro di ferro » ritiene che esso, in massima parte, come quello di alcuni altri luoghi, anche in Toscana, si sia originato sotto forma di bisolfuro di ferro e precipuamente di pirite monometrica, la quale si sarebbe trasformata prima o poi ed in parte tuttora, secondo le circostanze, in magnetite, ematite o idrossido, «per alterazione superfi- CIANERELtE che si produce giornalmente. Egli immagina..... come ipotesi la più semplice..... un fenomeno igneo..... fumarole metallizzanti..... forse dipendenti dalle intrusioni dei magmi grani- tici manifestati durante l’ Eocene »! d'accordo in ciò col LortI. Già prima, nel 1886, il SiòcrEN aveva sostenuto la medesima ipotesi per i giacimenti ferriferi del Banato. Che il minerale fosse in origine solfuro di ferro poi trasformato per alterazioni superficiali è precisamente l'ipotesi ammessa da me nel 1894?. Non metto in dubbio che pirite di ferro si possa originare direttamente per emanazioni mineralizzatrici, ma escluderei la possibilità di quasi tutte se non di tutte le reazioni ammesse, come passaggio di solfuro idrico sul carbonato di ferro o sul sesquiossido anidro a basse temperature: il contatto di ferro nativo con un eccesso di zolfo; l’ a- zione termica per una miscela d’ossido di ferro, di zolfo, di sale ammoniaco; l’azione di solfuro di carbonio sull’ossido ferrico; il riscaldamento di cloruro di ferro anidro con pentasolfuro di fo- sforo; l’azione di polisolfuri di potassio sul cloruro di ferro a 180°? Alcune di queste reazioni possono bensì avvenire presso la superficie nei vulcani, dando luogo a limitatissime tracce di pirite; altre reazioni affatto superficiali si possono formare in sorgenti termo-minerali. È ben noto che la pirite sotto l’azione del calore si altera e si trasforma e il vecchio BrscHoF, maestro a tutti quelli che dopo di lui hanno trattato di Chimica minerale, conclude che quel fatto dell’alterazione per calore « parla contro la formazione della pirite per via plutonica»* ed intesta una delle sue pagine col motto « Eisenkies ist keine plutonische Bildung»?. e i L. DE Launay. La métallogénie de V Italie. Congrès international. Compte rendu de la X session. Mexico, 1906, t. I, pag. 664-666. ? €. De STEFANI. Gli schisti paleozoici dell’ isola d’ Elba. Boll. Soc. geol. italiana, vol. XIII, 1894, pag. 61. 3 H. Morssan. Traité de Chimie minérale, t. IV, pag. 364. Paris, 1905. 4 G. BiscHor. Lehrbuch der chemischen ‘und physikalischen Geologie, Bd. 1, pag. 987. Bonn, 1847. ° Ip. Ibidem, pag. 935. 4 x C. DE STEFANI [4] Invece è universalmente nota la formazione di bisolfuro di ferro per via sedimentaria in terreni attuali o antichissimi. Io notavo già nel 1894 (Schisti pal. dell’ is. d'Elba), come le recenti ricerche abbiano mostrato «quanta sia l'abbondanza delle materie ferrifere nelle massime profondità dei mari e come in queste si accumulino incessantemente residui di sostanze albuminoidi d’ organismi animali, specialmente inferiori, in decomposizione. Lo zolfo contenuto nelle medesime, dando origine a solfuro idrico, per la presenza dell’idrossido di ferro, può formare solfuri ferrosi, formazione fa- cilitata dai sali alcalini dell’ambiente ». Da lunghissimo tempo è nota la formazione della pirite per intervento di sostanze vegetali in macerazione e specialmente di alghe; onde il BrscHor concludeva che «la pirite di ferro può for- marsi dovunque sì trovino a contatto sali solfurei, ossido di ferro e sostanze organiche » (p. 986). Così si spiega da antico tempo la formazione di pirite all’ uscita di acque termominerali, la trasfor- mazione dei fossili in pirite frequente negli schisti e meno nei calcari impermeabili, la diffusione di essa nei depositi carboniferi e lignitiferi, nelle torbiere, nelle cloache lungi dall’immediato contatto con l’aria. Non ancora si conosceva in addietro la possibile reazione delle sostanze albuminoidi con gli ossidi di ferro nei mari. L’attenta osservazione mostra che il minerale fu coevo agli strati in mezzo ai quali si trova e coi quali, specialmente nella loro parte superiere, è alternante. È possibile dunque che il solfuro di ferro si originasse in tali quantità per riduzioni di elementi ferruginosi coevi sotto l'influsso di sostanze organiche vegetali ed animali attestate dagli abbondanti strati carboniosi e dai fossili qua e là ritrovati. La pirite si trasformò poi in sesquiossido e in idrossido di ferro per fenomeni pneumatolitici o agenti mineralizzatori e per acque anche superficiali, la cui azione tuttora persi- stente è attestata dalle acque solfato ferriche dei dintorni di Rio e dalle velature limonitiche pro- dotte qua e là da numerose sorgentucce ad opera delle Beggiatoae. Gli ossidi così formati riem- piendo le fessure e le cavità delle rocce hanno formato vene, e talora anche un cappello ai terreni più antichi: sotto questo solo punto di vista si potrebbero dire posteriori alla deposizione ed agli spostamenti degli strati; quindi anche postpliocenici ed attuali. È Nello stesso territorio di Rio in qualche punto il minerale è a contatto coi calcari secondari e presso il contatto forma vene e filoncelli nel calcare stesso per azione di acque discendenti super- ficiali od anche ascendenti dopo essersi internamente mineralizzate, acque arrivate lungo la su- perficie di contatto fra lo schisto impermeabile ma dotato di notevole capacità cubica per l’acqua ed il calcare permeabile in grande ma di scarsa capacità cubica. Contro l’idea che il minerale pri- mitivo di Rio fosse pirite osservarono altri che la trasformazione in ossidi di ferro a contatto coi calcari avrebbe dovuto dare luogo a depositi di gesso i quali mancano completamente. Bensì la trasformaziene dalla pirite ha huogo anche lungi dai calcari, quindi senza produrre gessì; d’altra parte quella si è manifestata da così antichi tempi e così lentamente chei gessi per av- ventura formati debbono via via essere stati sciolti ed asportati dalle acque permeanti. Non mi pare il caso di applicare ai depositi ferriferi di Rio l’idea che sieno un prodotto della diretta trasformazione di glauconia sedimentare in ossido di ferro, come con buone ragioni hanno proposto o supposto GLyNKA per certi giacimenti di Russia, SPuRR per altri della catena di Mesabi nel Minnesota, CAaveux per il minerale di Grandprè nelle Ardenne, vari altri altrove, e in sostanza il TarIcco ed il FrancnI per gli ossidi di ferro della Nurra in Sardegna. Età della formazione. — Gli strati dell'intera formazione quarzoso-filladica pendono quasi re- golarmente verso occidente; ma furono quasi sempre parzialmente rotti e screpolati, direi quasi milonitizzati dalle intense pressioni e dai movimenti ai quali, ne’ tempi, furono soggetti. [5] C. DE STEFANI d Volendo determinare l’età di questa formazione dal punto di vista stratigrafico, solo si potrebbe dire che essa è più antica dell’Infralias. Savi e MeweGHINI !, è più tardi il CoccHI, distinguendo schisti e quarziti, attribuirono i primi al Carbonifero per analogie con quelli di Tano nel Fiorentino, le se- conde alla’ parte più alta del Paleozoico e il CoccHit a dirittura al Permiano. Dietro le determina- . zion} di fossili fatte dal MENEGHINI, il LortI?, attenendosi sostanzialmente ai criteri stratigrafici del Coccàt che dirigeva il lavoro, distinse quella formazione in tre zone, cominciando dal basso: Di ° Schisti carboniosi sul mare fra Vigneria e la Ripabianca attribuiti al Siluriano superiore. o Schisti micaceo-arenacei, ritenuti sovrastare con discontinuità e lacuna alla roccia precedente. 30 Arenarie e puddinghe Permiane. Già ho detto che questa distinzione dal -punto di vista litologico e stratigrafico non può essere fatta e di ciò convennero il De AneELIS e il Sacco. Oggimai conviene dire che neppure paleonto- logicamente quella distinzione si può mantenere. Nel 1882 il Lorri trovava negli schisti grafitosi inferiori di Vigneria presso Rio Marina dei fos- sili che il MenEGHINI nel 1884 attribuiva ad Orthoceras sp., Cardiola cfr. bohemica BARR., Actinocri- nus sp., e negli schisti ardesiaci pure inferiori del M. Arco esemplari ritenuti con dubbio Monograp- tus sp.5 Questi fossili erano attribuiti al Siluriano superiore. Nello stesso tempo il Fossen tra Capo Pero e la Cala del Telegrafo, negli strati schistosi e quarzosi di poco superiori ai precedenti rac- coglieva dei Crinoidi che il MENEGHINI stesso riportava con dubbio al Carbonifero. Più tardi fra Vigneria e Ripabianca raccoglievo io pure articoli di Crinoidi, impronte di Anel- lidi, e mal sicure Bivalvi4. Al Malpasso e a Ripabianca sulla superficie degli schisti scuri battuti dal mare compaiono spesso dei noduletti rilevati che in parte potrebbero essere residui di fossili. Di poi, nel settembre 1904, nell’escursione della Società geologica italiana il DE AneEuIs rin- veniva, pur negli strati grafitosi inferiori presso Vigneria, una impronta vegetale «lunga mm. 30, larga mm. 10 con strie longitudinali sottilissime tra le quali alcune prendono nn maggiore svi- luppo », della quale mi favoriva il disegno, attribuita ad Asterophyllites, genere paleozoico che dura dal Devoniano al Permiano® e propendeva a riportare i relativi terreni piuttosto al Carbonifero che al Siluriano, infirmando le precedenti determinazioni; quantunque soggiungesse che « l’ incerta determinazione del fossile non ci porge nessun argomento che ci sveli la posizione cronologica degli schisti ». Di dubbi che avevo manifestato sulla determinazione e sull’età del fossile 6 dovetti poi ricre- dermi. La scoperta del De AnGELIS veniva confermata ed i suoi dubbi erano eliminati alcuni anni dipoi nel marzo del 1906, dal CanavarI, il quale assai sopra le più basse filladi grafitose, nelle fil- ladi idromicacee giallicce alla base della frana alta di Vigneria, trovava con rozze impronte di bi- valvi resti di piante non carbonizzate, che egli gentilmente mi inviò e fra le quali si distinguono resti di Calamites Suckowii Bronen., e Annularia stellata ScnLotREMM, specie ambedue comuni al 1 P. Savi e G. MeneGHINI. Considerazioni sulla geologia stratigrafica della Toscana, Prospetto generale. Firenze, 1851. \ ? B. LottI. Descrizione geologica dell’ isola d’° Elba, pag. 31. Roma, 1896. 3 Ip. Ibidem, pag. 31 e seg. 4 C. De STEFANI. Gli schisti paleoz. 1894. * G. De AneELIS. Sopra il primo fossile vegetale trovato nenti schisti carboniosi paleozoici dell’ Elba orientale. Boll. Soc. geol. ital., XIII, 1894, pag. 176. 6 C. DE StERANI. Flore carbonifere e permiane della Toscana. Firenze, Carnesecchi, 1901. 6 C. DE STEFANI [6] Carbonifero ed al Permiano; ma fra noi trovate solo nel Carbonifero superiore a Iano nel territorio fiorentino, e anche alla Traina nel Monte Pisano la prima, alla Villa Massagli pur nel Monte Pi- sano la seconda. Ciò conferma che ben si tratta di terreno Carbonifero, non Siluriano, e di Carbo- nifero superiore piuttosto che di Permiano, poichè questo sarebbe escluso poi dagli altri fossili da me raccolti in strati alquanto più alti. i Inoltre nel maggio 1913 il Sacco procedendo lungo mare entro argilloschisti sericitici pure car- boniosi e limonitici soprastanti agli schisti grafitosi più volte mentovati, fra Vigneria ed il Malpasso, raccoglieva «impronte di Bivalvi mal determinabili, diversi frammenti di steli di Crinoidi proba- bilmente Actinocrinus e pseudofueoidi » e nei medesimi argilloschisti poco più oltre, cioè in strati alquanto più alti ma sempre nella zona attribuita al Siluriano, dal Malpasso a Ripabianca, trovava delle Fenestella. Egli le inviava per istudio al GortANI ed a questi parve che «la forma si possa avvicinare con fondamento alla XY. Veneris FiscHeR propria del Carbonifero delle Alpi Carniche, della Russia e forse del Belgio. Di specie devoniane non ne conosce alcuna che si possa parago- nare con la forma»! Questa fu raccolta recentemente anche negli strati più alti fra tutti dal cav. G. BreescHi al M. Orello. Pochi anni dopo del LortI, nel 1892 e nel 1893, io trovava alla Ripabianoa i soliti crinoidi e gli altri fossili mal definiti. Inoltre negli schisti filladici scuri che costituiscono la parte più alta della zona schistoso arenacea non molto sotto l’Infralias, entro strati attribuiti nella Carta geolo- gica ® al Permiano come « puddinghe quarzose e quarzite» e nel Testo esplicativo della Carla geo- logica d&ll’ Elba incertamente al Carbonifero, alla Cala Baccetti che è la più vicina a mezzogiorno della Cala del Telegrafo, presso il Cavo, quindi in prossimità dei luoghi già citati, scoprivo un ricco giacimento di fossili, che sebbene mal conservati subito apparivano paleozoici. Li attribuivo da prima al Devoniano *; ma un più attento esame mi persuadeva poi che piuttosto si trattasse di Carbo- nifero * e probabilmente di Carbonifero medio o superiore. Intanto i rinvenimenti del De AnGELIS, del CANAVARI e del Sacco, lAsterophyllites, il Calamites, la Fenestella, starebbero a provare che gli strati degli argilloschisti inferiori da Rio Marina a Ripa- bianca appartengono al Carbonifero, non già al Siluriano. Il fossile esaminato e determinato ap- prossimativamente dal MenEGHINI come Cardiola dovrà attribuirsi ad altro genere, prescindendo dal- l Orthoceras sp. e dall’Actinocrinus sp., generi non significativi. I fossili da me trovati negli strati più alti confermano l’antico ordinamento cronologico proposto da Savi e MeNnEGHINI e la dubbiosa attribuzione al Carbonifero già fatta in base ai mal conservati Crinoidi trovati dal Fossen. Il Mo- nograptus sp. accennato dal MenEGHINI nel M. Arco pur come Siluriano è evidentemente altra cosa: il Sacco dice « non sono rare negli schisti ardesiaci le impronte pseudograptolitiche di incerta in- terpretazione ». i ; In conclusione tutta la zona arenaceo-schistosa sovrastante alle serpentine nella ‘parte orientale dell’ Elba da Rio al Cavo al M. Orello appartiene al Carbonifero. Come non si possono fare distin- zioni litologiche nella successione degli strati, così non si possono fare distinzioni di epoca. La distinzione ammessa nella Carta geologica di due periodi, Siluriano e Permiano, non fondata lito- logicamente nè paleontologicamente non si può conservare: non esiste la supposta discordanza o ! F..Sacco. Rinvenimento di Fenestelle all’ Elba. Boll. Soc. geol. ital., vol. XXXII, 1913. . ? R. Ufficio geologico. Carta geologica dell’ isola d’ Elba. Scala di 1 : 25,000. 1884. 3 .C. DE STEFANI. Gli schisti pal. dell’ is. d’ Elba, pag. 57; — Découverie d’une faune paléozoique à l ile d' Elbe. Bull. de la Soc. géol. de France, s. III, I, 1894, pag. 30. : 4 C. De STEFANI. Fossili paleozoici dell’ isola d’ Elba. Rend. R. Acc. Lincei, 21 giugno 1914. [7] C. DE STEFANI td interruzione fra la zona ritenuta siluriana e quella attribuita al Permiano, ma come ha ricono- sciuto pure il Sacco gli strati si succedono regolarmente concordanti e tutti per ora devono attri- buirsi al Carbonifero. a e. Descrizione dei fossili. — La Cala Baccetti è una piccola insenatura non nominata nella Carta, un poco a mezzogiorno del Cavo. Vi si approda facilmente dal mare quando questo è buono. I fossili si ractoglievano abbondanti quasi in riva al mare sulla sinistra della valletta che termina alla Cala. La prima volta, nel 1892, portai via pochi esemplari di fossili che si potevano raccogliere sulla su- perficie corrosa della roccia: la seconda volta nel 1893 portai via parecchi quintali di roccia che spezzai dopo a Firenze. Tornatovi una terza volta trovai quasi più niente; ma dopo lungo periodo di intemperie nuovi fossili debbono comparire alla superficie. La roccia, come. già dissi, è una fillade cerulea o rossastra, spesso quarzosa e idromicacea o clo- ritica, avente generale inclinazione verso ponente, talora alquanto contorta e tutta screpolata. Quan- tunque si trovi all’infuori della zona abbondantemente mineralizzata pur vi sono frequenti vena- ture di quarzo e di idrossido di ferro. Tracce di carbonato di calcio non se ne trovano più: i gusci dei fossili sono talora convertiti in quarzo ed in tal caso sono spesso integri e ben conservati, non compressi e deformati, sebbene quasi sempre sieno tutti finamente screpolati: talvolta però furono successivamente anche spostati e sformati. Più spesso la parte calcarea fu sostituita da limonite o più raramente da sesquiossido di ferro ocracei, perciò ordinariamente i fossili sì trovano sotto forma di modelli di rado perfetti, per lo più sfigurati, ed essendo costituiti da ocra sfattibile è dif- ‘ ficile che si possano isolare intieri. Rimangono le impronte del modello quasi sempre spostate in- sieme colla roccia che le racchiude. Ciò avviene particolarmente degl’individui e delle specie di maggiori dimensioni come la Myalina ilvaensis. Quasi mai si scopre la superficie esterna del gu- scio, e ciò rende assai difficile la determinazione. La forma del cardine si induce dai modelli ma un cardine integro e perfetto non comparisce quasi mai. Talvolta nell'interno dei gusci ferrugi- nosi ben chiusi distribuiti in mezzo alla fillade originariamente argillosa è una materia sabbiosa- ferruginosa silicea nella quale sono grossi cristalli di quarzo bipiramidato che non spuntano al di fuori. Ritengo si tratti di sabbia originariamente assai silicea che formasse in parte il fondo del mare sul quale le conchiglie vivevano, chiusa nell’interno dopo la morte dell’animale e prima che il guscio ruzzolasse in mezzo ad argille o fosse coperto da queste in sostituzione alla sabbia. per i movimenti del mare stesso. Dalla sabbia in seguito per i lunghi successivi metamorfismi sì origi- narono gl’inclusi quarzosi. In mezzo agli strati schistosi sono delle lenti o dei noccioletti ferruginosi costituiti dai fossili ammassati come una lumachella ed in mezzo a questi è più facile imbattersi in buoni esemplari anche delle specie meno comuni. La fauna è costituita quasi solo da Molluschi. Le specie si trovano confuse con irregolarità ; solo le abbondanti e grosse Myalinae sono disposte talora con una certa regolarità secondante la stra- tificazione. Esse, collegate quasi sempre in gruppi, erano fornite di solido bisso che le teneva ferme al posto a profondità non molto grandi, verosimilmente soggette a movimenti del mare per modo che pure gli steli dei Crinoidi sono tutti sfatti. L’interno dei modelli ferruginosi, perfino nei pic- coli Dentalium ed Euphemus, è spesso ripieno di valve isolate o rotte di conchiglie, pure ferruginose, più piccole. Tracce di rotolamento non se ne trovano ma quel riempimento dei nuclei e la miscela delle specie più piccole confermerebbe che gli organismi vivevano se non proprio presso i littorali, ciò che sarebbe escluso pur dalla presenza delle Arcaceae e delle Pleurotomariidae, per lo meno a profondità non molto grandi, sulla piattaforma littorale di una terra ferma esistente forse dalla Ss C. DE STEFANI [8] parte della Corsica e della Sardegna, prevalentemente costituita da rocce assai più antiche. Ciò sa- rebbe confermato del resto dalla presenza dei fossili vegetali negli strati adiacenti: lo stesso ge- nere Schizodus così abbondante fra i nostri fossili, anche secondo il parere di WHeELTON Hinp per i fossili carboniferi inglesi, pare fosse proprio di non grandi profondità e stesse forse non lungi dalla foce di grossi fiumi. Parmi che la quasi mancanza di Cefalopodi ed i pochi individui di Brachiopodi di generi diffe- renti attestino pure profondità non molto ragguardevoli. Gran parte degli esemplari, trovandosi le valve separate isolate ed accatastate insieme quelle di specie diverse, erano già stati spostati prima di fossilizzarsi, prima di essere sepolti nella roccia: nè escluderei che vari di essì fossero rotti già prima a conferma dei movimenti delle acque ohe sì manifestavano su quel fondo. I fossili poi in- sieme con la roccia risentirono pressioni, spostamenti e si direbbe parziale milonizzazione; essi sono perciò screpolati come la roccia, e le fenditure avvenute già forse in parte nel guscio calcareo quando questo ancora esisteva, sono occupate dall’ idrossido di ferro. Le fessure e spesso la superficie dei fossili sono assai di frequente coperte da reticolati più o meno irregolari pur di idrossido di ferro che somigliano alle così dette figure di limacciosità ma che in vari casi si potrebbero prendere, forse con ragione, per Briozoi incrostanti. La conversione dei gusci in ossidi di ferro, ed i- nuclei ferruginosi, sono quasi certamente ori- ginati da alterazione del solfuro di ferro del quale anzi talvolta si vedono i cubetti residui. Com- parisce in questo caso anche più verosimile l’ipotesi già fatta che la pirite sia derivata dalla riduzione del ferro diffuso nei sedimenti marini del posto, a contatto con le materie albuminoidi in decom- posizione dei molluschi e di altri organismi molli che popolavano i mari come avviene negli oceani odierni. Ciò non poteva avvenire se non co ntemporaneamente al deposito degli strati e ne traggo conferma alla ipotesi da me sostenuta della origine sedimentare del minerale ferreo di Rio. Nelle fenditure dei fossili e della roccia si trovano piccoli gruppetti di cristallini d’ oligisto aderenti alle pareti, quasi fossero statì prodotti da locale, limitata sublimazione. Li credo prodotti dall'azione di acque o vapori acquei ad elevata temperatura ed a pressione fuori del contatto con l'atmosfera, senza di che quel minerale non avrebbe potuto originarsi. Le specie sono per lo più di piccole dimensioni, salvo la Myalina ilvaensis che è pure la specie più frequente: nell'insieme si direbbe che la fauna per le dimensioni ricordi quella triassica di S. Cassiano. Per numero, oltre la Myalina che riempie da sola intieri strati, è frequentissimo il Macrodon Achiardii. Le altre specie sono sporadiche, e salvo qualche Schizodus sono rappresentate da pochissimi individui. Genere assai frequente è lo Schizodus rappresentato da varie specie; perciò la fauna potrebbe anche appellarsi fauna a Schizodus come certe altre faune del Carbonifero delle Asturie studiate dal BaRROIS. Ecco ora l'elenco delle specie da me osservate, alle quali ho aggiunto quelle poche constatate dagli altri. I fossili ai quali non è aggiunta indicazione speciale sono tutti di Cala Baccetti. Animali. Circopora Savii n. — Malpasso. Cidaride sp. Zoophycos sp. _ Fenestella cfr. Veneris FiscHeR — Ripabianca (GoR- Lumbricaria sp. — Ripabianca. TANI, Sacco), M.Orello?(BieescHT), Cala Baccetti? Cyathocrinus? sp.— Vigneria, Malpasso (MenEGHI- Lingula Foresii n. nI, LortI, Sacco), Ripabianca, Cala Baccetti. —Chonetes? sp. [9] C. DE STEFANI 9 Productus comp. sp. Modiola Fosseni n. P. curvirostris?? SCHELLWIEN Lucina? sp. Janeia Matteucci n. f. Dentalium (Plagioglypta) Novaresei n. Solenomorpha? elegantissima n. Lepetopsis Maillosevichi n. Ctenodonta (Palaeoneilo) Bigeschii. Bellerophon (Pharkidonotus) anthracophilus FRECH UG! (Pal.) Manassei n. Euphemus Meneghinii n. C. (Pal.) sp. Murchisonia Deangelisi n. Macrodon Achiardii n. M. Paretoi n. M. Martellii n. M.? cylindroides n. Myalina Rosteri n. Ivania? Fabrii n. M. ilvaensis n. Naticopsis rivulensis n. Schizodus (Protoschizodus) Campanae n. Macrochilina Corsti n. S. (Prot.) Saccoi n. M.? brevis n. S. (Prot.) Cocchii n. Loxonema Pillai n. S. (Prot.?) Grattarolae n. Holopella? Canavarii n. S. Prot.?) Lottii n. Turbonitella Gortanii n. S.(Prot.?) Aloisii n. Nautiloide sp. S. (Prot.?) corbuloides n. Ehyncholites sp. S. etruscus n. Ammonites sp.— Ripabianca. S. (Myophoria) Mattiroloi n. Trilobite?? — Ripe bianche. 8.2 (Myophoria?) sp. n. Decapode? Vegetali. Asterophyllites sp. (De ANGELIS) — Vigneria. Annularia stellata ScaLorHEIM — Vigneria. Calamites Suckowiî BronaNIART — » Comparando questo elenco con quelli che avevo dato anteriormente si vede che ho successiva- mente soppressi vari generi ed alcune specie fondati sopra esemplari incerti ed imperfetti od interpretati poi differentemente, e cioè prima Plumulites, Beyrichia, Anthracoptera, Pterinaea?, Limoptera?, Tellinomya, Edmondia, Leptodomus, Cardiola, Hyolithes, indi Conocardium, Sanguinolites genere multiforme e mal sicuro, Cardiomorpha, Nucula, Cucullella, Goniophora, Allorisma cfr. corbu- loîdes BEUSsH. Le specie che rimangono sono, se non tutte, quasi tutte nuove, eccettuate la Fenestella cfr. Ve- neris FiscHeR, il Bellerophon anthracophilus FaEcH; il Calamites Suckowii Broxe. e l’ Annularia stel- lata ScHLoTH., che appartengono al Carbonifero, la prima a quello delle Alpi Carniche, della Russia e forse del Belgio; la seconda a quello dell’ Ungheria, della Serbia e di Moravia; la terza e la quarta al Carbonifero superiore (Stefaniano) di molti bacini d'Europa. Le prime due specie si trovarono anche in calcari carboniferi più antichi dello Stefaniano. Il Productus curvirostris SCHELLWIEN, al quale ho ravvicinato incertamente una specie elbana è proprio del più alto Carbonifero delle Alpi Carniche e degli Urali. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 10 C. DE STRFANI [10] Puro l'Euphemus Meneghinii n. ha molte affinità con lE. Ureî Fren. e con tipi vicini del De- voniano e del Carboniforo. IL Dentalium (Plagioglypta) Novaresei n. è vicino alla P. cyrtoceratoides De Kon. del Carbonifero inferiore del Belgio. Il genere Circopora pure si trovò finora solo nel Carbonifero superiore della Salt Range (Middle Productus Limestone) dell'India. La Myalina il- vaensis n. ha le maggiori analogie con la M. bilsteinensis F. Rormer del Devoniano medio di Ger- mania è con la .M. subgquadrata SnumarD, del Carbonifero superiore degli Stati Uniti d'America. Molte specie fra gli Schizodus hanno certamente analogie con tipi devoniani; altri Schizodus le hanno con specie carbonifere e permiane: ma fra gli Schizodus sono pure specie che hanno af- fini non nel Carbonifero, bensì con altre specie permiane dell'India e fin nel Trias e perfino con le Trigonia più recenti. Ponendo mente ai generi si vede che alcuni (Palaeoneilo, Plagioglypta, Mur- chisonia, Naticopsis, Loxonema) si estendono dal Paleozoico al Trias e gli Schizodus sotto forma di Myophoria fino al Retico. Altri (Modiola, Lucina) dal Paleozoico arrivano: fino ad oggi ed il Cidaroide vi arriva partendo dal Carbonifero inferiore. Parecchi altri generi invece non passano oltre al Paleozoico non giungendo al Trias. Alcuni (Janeia, BelleropRon, Euphemus, Macrochilina) cessano nel Permiano; altri nel Carbonifero (Cyathocrinus, genere del resto abbastanza incerto, Macrodon, Myalina, Ivania?, Turbonitella); è pure assai incerto se ì generi Solenomorpha e Lepetopsis passino dal Carbonitero al Permiano; alcuni vorrebbero che le MyaZinae simili alle specie nostre cessassero prima del Carbonifero, opinione però da non accettare. Mancano al Siluriano e principiano nel Devoniano Janeia, SARRI ?, Modiola, Euphemus, Murchisonia, Ivania?, Naticopsis, Macrochilina, Turbonîtella. Sono dunque LT le analogie con generi e con specie del Devoniano e poco meno con al- tre del Permiano. Però ponendo mente ai generi che non passano oltre al Carbonifero, specialmente ai Macrodon ed alle Myalinae cui appartengono quasi tutti gli esemplari raccolti, non che alle tre o quattro specie trovate altrove nel Carbonifero, conviene riconoscere che la fauna di Cala Bac- cetti appartiene assai probabilmente al Carbonifero. I Brachiopodi pessimamente conservati, ma certo appartenenti a varie specie (Chonetes, Productus), quantunque non determinabili, quali sì siano, non hanno affatto tipo secondario, bensì paleozoico ed in ciò almeno la determinazione dell’ età da essì data non contrasta quella che sì può dedurre dagli altri fossili esaminati. Ad ogni modo l’im- perfezione e la scarsità dei medesimi, la mancanza dì buoni Corallarii, Briozoi, Cefalopodì, Trilobiti lascerebbe incerti sull’appartenenza ad uno o ad altro piano del Carbonifero. TRRLAE altra volta (Foss. pal.) che « peì rapporti con specie devoniane non si può escludere sì tratti di Carbonifero inferiore; mentre certi rari rapporti con forme secondarie avvicinerebbero i fossili al Permiano. Probabilmente sì tratta di Carbonifero medio o superiore. Di fronte alla medesima incertezza .si trovarono autori che trattarono di altre faune carbonifere d’ Europa». La grande incertezza deriva principalmente dal fatto che la fauna marina del Carbonifero superiore è poco nota. Fortunatamente l'osservazione dei fossili raccolti più di recente dal Cawavari, fra ì quali sono Culamites Su- ckewii Bronan. e Annularia stellata ScHLotH. comuni al Carbonifero superiore ed al Permiano, ma fra noì trovate solo nel Carbonifero, mi hanno indotto a ritenere che la fauna di Cala Baccettì e în generale quella della regione orientale del" Elba appartenga al Carbonifero superiore o Stefa- niano. Infatti, come dissi, gli strati dì Cala Baccetti sono superiori a quelli con fossili vegetali di Vigneria e Ripa Bianca. Che la fauna suddetta possa giungere al Permiano mi sembra escluso dalle cose sopra dette e dalla mancanza di analogia col Permiano delle regioni più prossime, cioè non tanto colla fauna del Sosio e delle Alpì Carniche la quale appartiene ad una facies diversa, e che, almeno la prima, sì trova ad immediato contatto sotto il Trias, quanto pure con la fauna a Belle- rophon e con altre affinì delle Alpi Venete. [11] . ©. DE STEFANI 11 Con altri terreni carboniferi d’ Italia è difficile il paragone. I terreni carboniferi della Corsica occidentale, più antichi, presentarono alcuni fossili marini non comparabili con quelli dell'Elba; quelli del Seulo! e dell’ Iglesiente in Sardegna ?, contengono solamente vegetali appartenenti alla parte più alta del Carbonifero superiore od al più antico Permiano. La prima volta che vidi nel 1896 alcuni mal conservati esemplari’ dell’Iglesiente manifestai il dubbio che si trattasse di impronte siluriane male interpretate?; però mi ricredetti rivedendo poco di poi presso il Lovisaro esemplari migliori. Passando alla penisola è molto probabile che la fauna marina alternata negli strati a vegetali del Carbonifero superiore (Stefaniano) di Iano in Provincia di Firenze* presenti strette analogie ‘ con quella dell’ Elba; ma finora è scarsa e poco studiata. Vi conosco una bivalve, probabilmente uno Schizodus, ed un Productus. Questo è stato erroneamente creduto un P. horridus permiano, ad onta del responso dei fossili vegetali che appartengono sicuramente allo Stefaniano; ma fu poi riconosciuto che la determinazione ‘era sbagliata. Al Permiano ed allo Stefaniano appartengono gli strati a vegetali del Monte Pisano scoperti da me e dal Risrori?, ma insieme non vi si trovano fossili marini: questi si trovano invece in parecchi punti del Monte negli strati sottostanti i quali perciò non possono essere più recenti del Carbonifero superiore. Il Fucini che li ha descritti e figurati in massima parte come Cyrenae li ritiene cretacei.* Sono quasi unicamente Bivalvi, tra le quali sembra dominare per numero di esemplari una specie multiforme, probabilmente una Edmondia. La fauna non sembra presentare analogie con la nostra. Nè si incontrarono fossili ma- rini negli strati a piante Carbonifere delle Alpi Occidentali appartenenti quasi tutti al Westfaliano, perciò più antichi dei nostri. Il Carbonifero superiore comparisce nelle Alpi Venete ed in esso furono descritti molluschi 1 J. MenEGHINI. Paléontologie de Vile de Sardaigne, pag.143. Turin, 1857; — Granp’Eury. Flore carboni- . fere du département de la Loire et du Centre de la France, partie I, pag. 433. Paris, 1877; — L. PampPaLoNI. I terreni carboniferi di Seuì ed oolitici della Perdaliana in Sardegna. R. Acc. Lincei, Rendiconti, 11 giugno 1900; * — G. ARCANGELI. Contribuzione allo studio dei, vegetali permo-carboniferi della Sardegna. Palaeontographia italica, vol. VII, pag. 91. Pisa, 1901. ? V. GAMBERA. Relazione sulla scoperta di fossili nell’ Tglesiente, pag. 16. Iglesias, 1897; — Sulla scoperta di nuove zone del Carbonifero e sulla stratigrafia dell Iglesiente. Cagliari, 1897; — ARCANGELI. Loc. cit.; — V. No- VARESE. Il rilevamento geologico delle tavolette di Iglesias e di Nebida. Boll. R. Com. geologico, vol. XLIV, pag. 52. Roma, 1914; — L. Testa. Il terreno Carbonifero a Sud di Monteponi. Res. riunione Ass. mineraria Sarda. Anno XIX, n. 3, pag. 31. Iglesias, 1914; — V. Novarese. L’ Autuniano in Sardegna. Boll. Soc. geol. it., vol. XXXVI, pag. LXXXVIII. Roma, 1918. ; 3 C. DE STEFANI. Flore carb. e perm. della Toscana, pag. 169. 4 P. Savi e G. MENEGHINI. Cons. geol. strat. Toscana, pag. 286-288, 337-340, 386, 387, 432, 462, 486, 490. Firenze, 1850; — G. MENEGHINI. Nuovi fossili toscani. Ann. Università toscane, pag. 4. Pisa, 1853; — 0. HEER. Arnold Escher von der Linth. Lebensbild einers Naturforschers, pag. 151, nota. Ziirich, 1873; — S. DE BosnIa- sKI. Flora fossile del Verrucano nel Monte Pisano. Proc. verbali d. Soc. toscana di Sc. nat., 16 nov. 1890; — G. ARCANGELI. Sopra due fossili di Tano. Bull. Soc. botanica it., 12 gennaio 1896; — DE STEFANI. Loc. cit.; — L. BARSANTI. Contribuzione allo studio della flora fossile di Tano, pag. 3. Atti Soc. toscana di Sc. nat., vol. XIX. Pisa, 1903. I nomi delle specie sono diversi da quelli da me adottati; — C. AGnoLUCcCI. La flora fossile nella Formazione carbonifera di Tano. Rassegna mineraria, XXV. Torino, 1906. 5 C. DE STEFANI. Loc. cit. 5 A. Fucini. Cenni preventivi sulla geologia del Monte Pisano. Proc. verb. Soc. tosc. Sc. nat., vol. XXII, 6 luglio 1913, pag. 43. — Fossili wealdiani del verrucano tipico del Monte Pisano. Palaeontogr. italica, vol. XXI, 1915. ’ 12 C. DE STEFANI [12] fossili in Carnia al Col di Lanza e nel Monte Pizzul!, nei quali luoghi alternano con strati a ve- getali; ma non hanno analogia con la fauna nostra: nè la hanno i fossili marini del Col Mezzodì pure in Carnia attribuiti al Permo-Carbonifero ?, probabilmente appartenenti secondo il mio concetto al Carbonifero superiore. In conclusione, come dicevo, mancano o scarseggiano molto i termini di paragone, come scarseggiano poco meno con terreni non italiani. Non rimangono perciò meno pre- cisate la stratigrafia e l’età della fauna di Cala Baccetti. Indicazione delle specie. — La descrizione delle specie è accompagnata da fotografie, talora ingrandite, e da disegni; a volte — per certe specie che non si sono potute completamente liberare dalla roccia — dalle une e dagli altri, eseguiti ambedue sotto la mia direzione. Le prime furono fatte dal Conservatore del Museo di Firenze sig. EnrIco BERCIGLI, i secondi, con ogni cura, dalla esimia signora Arkinson-GrymsHAw. Si abbiano i miei cordiali ringraziamenti. Ho apposto alle specie nuove nomi di quelli che più o meno illustrarono la geologia e la mi- neralogia dell’isola d'Elba, cioè a coloro che già sopra ho nominato nella indicazione dei terreni e dei fossili, al mio maestro Gruseppe MeNEGHINI, a PaAoLo Savi, a BerNARDINO LorTtI, a PieTRO Fossen, a FeperIcCo Sacco, a Mario CanAvaARI, a GrovaccHIino De AncELIS D’'Ossar, a MICHELE GorranI: inoltre ai miei diletti discepoli RarrArLLo MaArtTEUCCI che ha portato assai innanzi l’il- lustrazione dei porfidi, ALessanpro MartELLI che illustrò un pirosseno di Rio, DomeNIco DeL Cam- PANA che pubblicò i Mammiferi quaternari della grotta di Porto Longone. Ho ricordato inoltre gl’indimenticabili e gloriosi LropoLno PiLLa e Lorenzo PARETO che furono tra i primi illustratori della geologia elbana, Ierno CoccHt il quale primo la completò, AnToNIO e Giovanni D’ACHIARDI ai quali tanto deve la mineralogia dell’ Elba, Ernesto MANASsSsE, GrorGio Roster, GrusePPE GraT- TAROLA, FepeRICO MiLLosevica, ArnaLDO Corsi, descrittori di vari minerali, Prero Anorsi che studiò principalmente le rocce cristalline della regione orientale, Virrorio Novarese che studiò litolo- gicamente il granito di Monte Capanne, Antonio FasRI descrittore delle miniere di ferro, ErtoRE MarmRoLo, RarrarLLo ForesI la cui ricca collezione paleoetnologica è oggi nel Museo d’ Etnologia ed Antropologia di Firenze e finalmente la famiglia BreescHI che mi offerse la prima occasione ad escursioni successivamente ripetute alla preziosa isola. A tutti, particolarmente agl’ illustri estinti, vada la comune gratitudine pei contributi che apportarono; ai viventi si aggiunga l’inco- raggiamento a compiere. altri studi nell'isola, campo inesauribile di osservazione e di novità. 1 A. Tommasi. Sulla scoperta del Carbonifero al M. Pizzul in Carnia. Boll. Soc. geol. it.j VIII, pag. 564; — C. F. PARONA. Brevi notizie sulla fauna carbonifera del M. Pizzul in Carnia. Boll. Soc. geol. it., IX, 1890, pag. 56; — L. Bozzi. La flora carbonifera del M. Pizzul. Boll. Soc. geol. it., vol. IX, 1890, pag. 71; — G..DE ANGELIS. Con- tribusione allo studio della fauna fossile paleozoica delle Alpi Carniche. Atti R. Acc. Lincei, 1896; — P. Vinassa De ReGnY e M. GorranI. Fossili carboniferi del M. Piscul e del Piano di Lanza nelle Alpi Carniche. Boll. d. Soc. geòl. it., vol. XXIV, 1905, pag. 461. s ? M. GortanI. Contribuzioni allo studio del Paleozoico Carnico, I. La fauna permocarbonifera del Col Mezzodì. Palaeontographia italica, vol. XII, 1906; — M. GortANI. Rinvenimento di filliti neocarbonifere al Piano di Lanza (Alpi Carniche). Boll. Soc. geol. it., vol. XXX, pag. 909. Roma, 1911. i [13] . C. DE STEFANI 13 DESCRIZIONE DEI FOSSILI Ondulazioni di origine meccanica. Ripplemarks. — Tav. IV [IV], fig. 39. Sulla superficie di alcuni strati di arenaria a Ripabianca vedonsi tracce che probabilmente sono riferibili a ondosità (Ripplemarks) proprie d’ogni età, piuttosto che a movimenti delle stratifica- zioni, perchè non sì propagano da uno strato all’ altro. Classe Edrozoi. Sottocl: Idromeduse Voar. Ord. Tubulariae ALLMAN. Fam. Sphaeractinidae WaaGEN et WeENTZEL. Cireopora Savii n. — Tav. III [III], fig. 25-28. Nella compatta roccia schistosa, nera, del Malpasso trovansi dei cilindri o meglio delle ellissoidi molto allungate di materiale siliceo, spugnoso, bianco-gialliccio, che originariamente dovette essere calcareo. Fui lungamente in dubbio se si trattasse di Corallari o di Spugne; ma non vi è indizio di setti, nè di spicule, nè di cloaca centrale o d’altra struttura di vere spugne. È invece palese la struttura di un Idrozoo segregante uno scheletro o Aydrophyton calcare, assai vicino alle Stroma- toporae, ma non emisferico o globulare o fungiforme, bensì cilindrico. Fra tutte le numerose specie paleozoiche e mesozoiche finora indicate somiglia assai alle Circopora WaaGEN et WENTZEL rap- presentate finora da due specie della middle Productus limestone della Salt Range nell'India. Si tratta di un hydrophyton allungato, talora non completamente rettilineo, a sezione più o meno irregolarmente cilindrica, o ellittica, dal quale; esaminandolo nelle sezioni longitudinali, sporgono in alcuni tratti brevi rami laterali o tubercoli. Esemplari da me osservati, assai vicini uno all’altro, paralleli fra loro od intrecciati, erano lunghi più di un decimetro con diametro od asse di circa 1 cm. La terminazione che giudico superiore apparisce emisferica: di quella inferiore non v'è indizio. Lo scheletro consiste in una serie di numerose lamine ricoprentisi e disposte concentricamente una sopra l’altra a uso calotte o cupolette emisferiche secondo la direzione dell’asse maggiore: la con- vessità è diretta all'insù, la concavità in giù. Queste lamine sono sottili, talora assai fitte, talora distanti, con intercalazioni più alte della roccia nera schistosa e sono ordinariamente più grosse e più fitte alla periferia che al centro. Non sempre si sovrappongono con assoluta regolarità ma talora ad una serie continua, uniforme, ne succede un’altra il cui asse devia leggermente dal primo, oppure è fornita di un diametro trasversale minore della serie sottostante. Le lamine sono connesse da brevissimi non molto numerosi pali o partizioni radiali perpendicolari alla superficie delle lamine stesse, sovente poco visibili, uniformi, oppure alquanto ingrossati alle estremità ove 14 C. DR STEFANI [14] sì riuniscono alle lamine. Essi traversano sovente due o più lamine, ma talora un solo spazio in- terlaminare. Lamine e palî sono traversati da numerosi pori irregolarmente distribuiti, assai più numerosi nelle prime: questi pori sono distinti particolarmente quando i pali traversano uno o due spazi interlaminari: mancano in altri casì per ampio tratto. Gli spazi interlaminari in molti casi sono più alti delle lamine e sono suddivisi dai pali in concamerazioni rettangolari più larghe che alte, o esagonali, o rotonde, comunicanti l’una con l’altra per mezzo dei pori. Lo stato di conservazione non permette di osservare bene la struttura microscopica. In alcuni tratti delle sezioni si vedono indizi di una sottilissima epiteca a superficie appena irregolare formata dai margini delle lamine costituenti lo scheletro. Non ho trovato corpi estranei nell'interno. Waacen e WenrzEL ravvicinano il genere Circopora alle EMlipsactinia giuresi e cretacee, sog- giungendo che queste, quand’anche assumano forma cilindrica, hanno lamine più grosse e pali più scarsi e sempre «obliqui con canali che traversano le lamine molto meno numerosi e più larghi. A dir vero i nostri esemplari si direbbero intermedi ai due generi predetti, perchè i pali sembrano meno numerosi che nelle Circoporae; essi però sono verticali, non obliqui e le lamine sono sotti- lissime: ma forse si tratta di semplici differenze specifiche. Le lamine sottilissime, solo alquanto più grosse alla periferia, più fitte; i pali meno numerosi; gli spazi interlamellari più alti distinguono la nostra specie dalle C. foveolata Waac. et WeNTZ. e C. tubulosa Waae. et Wentz. del Carbonifero superiore dell'India. Ord. Emncertae sedis. Gen. Zoophycos Massaronco. — Tav. IV [IV], fig. 42. bj 1855. A. MassaLonGo. Zoophycos novum genus plantarum fossilium cum 3 tabulis. Veronae, 1855. _ = Taonurus FiscHER OostER. 1858. T. von FiscHeR Ooster. Die fossilen Fucoiden der Schweiser-Alpen nebst Eròrterungen iber deren geologi- sches Alter, mit 16 Tafeln. Bern, 1858. = Spirophyton Han. 1866. J. HaLL. Contributions to Palaeontology. (Sixteenth report on the Cabinet of Nat. History). Observations upon some spiral-growing fucoidal remains of the Palaeozoic rocks of New-York. Genus Spirophyton, pag. 78. New York, May, 1863. i Un frammento di schisto di Cala Baccetti presenta una parte di lamina e forse più d’una so- vrapposte, di consimile tipo fossile, il quale dai più antichi terreni paleozoici seguita fino al più recente, poichè nelle argille plioceniche di mare profondo vengono descritti il Z. funiculatus Sacco var. pliocenica Squinasor di Borzoli in Liguria ed il Z. Gastaldii Sacco var. pliocenica Sacco di Govone d’Alba in Piemonte. È un organismo o parte di organismo delicatissimo che sicuramente deve trovarsi anche vivente. Il frammento di lamina di Cala Baccetti mostra tendenza ad essere contorto in senso spirale, ed è costituito da 7 o 8 coste semplici, crasse, radianti, rilevate, alternanti con depressioni più o. [15] C. DE STEFANI 16 meno arcuate; altri minori caratteri non compaiono ma la superficie bianca per la conversione in silice risalta bene sullo schisto nero. Poco sarebbe da aggiungere al bello studio che di simili im- pronte fece il FucHs (Ta. Fucns. Studien diber Fucoiden und Hieroglyphen. Denkschr. d. math. nat. Classe d. k. Ak. d. Wiss., Bd. LXII. Wien, 1895, pag. 42 e seg.). Un esemplare da me trovato nel Tongriano inferiore od Eocene assai alto di presso Borgotaro nel parmense è aderente ad un pezzo di legno oggi carbonizzato che dovette lungamente galleggiar sul mare, ed era probabilmente un organismo di alto mare. Le spirali in alcuni esemplari arrivano a superare il diametro di i m. In un calcare marnoso a Globigerinae che ritengo miocenico nella Valle del Sosio in Sicilia simile fossile gremisce ogni straterello per chilometri di superficie e per centinaia di metri d’altezza. Gli spirali che ho veduto in posto sono concavi verso la parte inferiore degli strati, convessi verso l'alto. Come notò il FucHs simili tipi sono frequentissimi nei terreni di mare profondo ed anzi in Italia direi che ne sono quasi esclusivi; e questa considerazione, prescindendo da altro, esclude l'opinione comune che si tratti di Alghe simili a certe laminarie spirali viventi, esclusione già fatta dal NarHorst e dal Fucras contro il parere di MassaLonGo, FiscHer OostER, HALL, HgER, SaPortA, ScHIMPER, SQquINABOL, Sacco e tanti altri. Così per la forma a spirale e per i minuti ca- ratteri può escludersi si tratti dell'impronta di passi di Anellidi o di altri animali. La forma spi- rale è quella di certi Briozoi Fenestell dae, come gli Archimedes paleozoici, ma non vi è traccia di parti calcaree. Nemmeno appare affinità con le Gorgoniae, alle quali incertamente come pure ad Alghe col nome di Speirothamnion le aveva riferite il MeneGHINI. Il FucHs le ritiene nidi d’uova di Molluschi Prosobranchi e specialmente di Nudibranchi come le Doris e le Eolis, e questa opi- nione è in certi casi verosimile, quantuuque non si debba ritenere come definitiva. Credo sarebbero a fare nuove ricerche fra gl’Idrozoi, specialmente fra le Campanulariae. Il nome del MassaconGo, assai più antico, col quale tali fossili furono descritti tante volte fra noi, deve senza dubbio preferirsi a quelli sopra indicati e a tanti altri ancora, successivi, che d’al- tronde furono anche meno usati del pimo. L’esemplare mio è troppo incompleto per poterlo paragonare con sicurezza con lo Z. carboni- ferus Bozzi del Carbonifero superiore di Lanza e del Pizzul nelle Alpi Carniche, o col Z. (Spiro- phyton) Jani ArcanceLI del Carbonifero superiore di Tano in provincia di Firenze. D'altra. parte queste specie trovate ambedue negli strati marini non sono state nemmeno figurate. Classe Vermi? Ord. Errantia. Gen. Lumbricaria Munster (= Lumbricites ScHLOTH.) Lumbricaria sp. — Tav. IV [IV], fig. 36. Vermicolazioni irregolari che altri chiamerebbe Cylindrites quali compaiono in tutti i terreni, si trovano anche a Ripabianca presso Rio sulla superficie degli strati di arenaria corrosi dal mare. Appaiono oggi costituite da un materiale un poco più resistente dell’arenaria; perciò l’azione delle onde marine sulla spiaggia e le intemperie le lasciano scoperte. Sono lunghe 10 centimetri, rilevate fin 2 mm. od appena impresse, larghe 2 o 3 mm., uniformi, con qualche leggero accenno di irrego- lari strozzature e rigonfiamenti, con tendenza a disposizione spirale; mai ramificate. L'andamento non è mai rettilineare; anzi sono curve, talora sovrapposte le une alle altre senza però traversarsi come 16 C. DE STEFANI [16] avverrebbe qualora si trattasse di gallerie sotterranee, e con ritorni sopra se stesse a forma di amo o di mezza cifra 8, quasi di animale che strisciando lentamente sul fondo tornasse sui passi suoi. Sono, come dicevo, finite, non per lunghi tratti continue. Credo si debba escludere che raffigurino lo strisciamento di Anellidi o di altro animale che fa- cesse gallerie nella sabbia a poca distanza dal fondo o strisciante su questo, e più ancora che ap- partengano ad Alghe. Piuttosto mi sembra si tratti di Coproliti appartenenti a Molluschi, a Cro- stacei od a Pesci o meglio a veri Anellidi come le Lumbricaria del Giura. Classe Crinoidea. Cyathocrinus? sp. — Tav. I [I], fig. 23-27. 1883. Actinocrinus sp. ind. MENEGHINI. Fossili siluriani dell’ Isola d’ Elba. Proc. verb. d. Soc. toscana di Sc. nat., vol. III, pag. 211. 1886. Actinocrinus sp. ind. MENEGHINI. LOTTI. Descrizione geologica dell’ Isola d’ Elba, pag. 31. I resti di crinoidi sono assai comuni a Cala Baccetti, a Ripabianca, al Malpasso e in generale presso Vigneria: nè, da quanto rimane, si può dedurre che nei diversi luoghi appartengano a specie diverse. Le parti calcaree sono sempre trasformate in quarzo: ma oltre a ciò le braccia cilindriche, racchiuse nello schisto, di dimensioni spesso molto ragguardevoli, profondamente alterate per antica decomposizione del carbonato calcico, sono traversate da vene normali od alquanto inclinate sul- l’asse longitudinale del cilindro, e spesso minutamente anastomizzate fra loro, di calcite, che fu poi completamente sostituita da quarzo. Queste vene finissime ma talora ragguardevoli, alte da mm. 0,2 a mm. 1, di rado intercalate a distanze regolari, non arrivano mai a penetrare nello strato scistoso rac- chiudente. Appartengono spesso a due o più periodi diversi perchè se ne vede una maggiore tra- versare e interrompere altre minori. Sono rettilineari e continue a traverso il cilindro, ma non sem- pre di altezza uniforme da una parte all'altra. Sono quasi sempre piane e rettilineari, senza incur- varsi presso il margine del cilindro, e sono formate da quarzo fibroso come si vede anche nel po- lariscopio. Tanto nelle fenditure maggiori, quanto in quelle minime le sottilissime e brevi fibre sono verticali sul piano della venatura, come avviene nelle vene di calcite o di aragonite; ma la parte interna o mediana osservata microscopicamente apparisce più compatta, quantunque ciò non sem- pre apparisca al polariscopio nel quale i cristalli si vedono passare da una parte all’altra come innestati fra loro. Nelle sezioni trasversali risultano meglio le minutissime dimensioni dei cristalli distinti dai vivaci colori d’ interferenza, senza commistione di altro minerale. Si tratta dunque di quarzo «pseudomorfo di calcite fibrosa la quale si formò per dissoluzione del carbonato calcico del fossile. Queste apparenze mi avevano risvegliato il dubbio che si trattasse di Stromatoporidea come gli Stylodyction Nicnotson, o di altri Idrozoi, ovvero di Tetracoralli come le Cyathophyllidae; ma le vene, supposte tabulae e dissepimenti, invece di essere sottili, sono troppo alte ed irregolari, nè presentano la disposizione che dovrebbero avere; oltre di che mancano i setti longitudinali ed altri caratteri degli Antozoi. Per queste ragioni e per le altre che dirò ho ritenuto sì tratti di Crinoidi, quantunque non si possa fare una determinazione precisa: come tali li descriverò. Come dissi, talora si conserva la stessa parte calcarea primitiva del fossile, ben inteso comple- tamente silicizzata; mentre la parte organica, di sovente sostituita da limonite, originariamente pi- rite, oppure la cavità lasciata furono riempite dalla roccia argillosa, presentemente schistosa. I fossili {17] °C. DE STEFANI 17 sono completamente racchiusi nella fillade de’ cui strati seguono l'andamento, essendosi sdraiati sul fondo dopo morti. In un grosso frammento roccioso di Cala Baccetti, alla superficie dello schisto serepolato e scom- posto (fig. 27) sono resti ‘di forse 8 calici proporzionatamente assai piccoli, ma così mal conservati che nulla se ne può dire. Si vedono bensì alcune placche reciprocamente spostate, le quali po- trebbero essere considerate come radiali, trasversalmente allungate, a ferro di cavallo, ed altre basali pure allungate trasversalmente, irregolarmente esagonali. Le reciproche facce di giuntura sembra fossero striate a giudicare dai solchi incisi visibili esternamente. Una placca interradiale è intercalata fra due raggi. Niuna traccia della base nascosta nella roccia e del tegmen calicis, se non indizio della relativa cavità. L’esemplare apparentemente meglio conservato è largo 12 mm. ed alto 20 mm. A questo calice si innestano libere sui radiali due forti braccia alla distanza che loro spette- rebbe come Crinoidi con braccia inserite sopra cinque placche radiali. Una è larga 50 mm, l’altra 55 mm. e si internano nella roccia o sono coperte da braccia di altro calice. Appaiono alla base larghe rispettivamente 9 e 5 mm. Una, ad altezza di 30 mm., è dicotoma. Non vi appaiono pinnule. Due articoli alla base paiono alti, rettangolari, uniseriati: gli altri potrebbero essere cuneiformi; ma per le fenditure trasversali sottilissime, ripiene di quarzo, non si potrebbe dire nulla di preciso. Altre numerose braccia consimili appaiono nello stesso esemplare, non che in moltissimi altri pure di Cala Baccetti, di Vigneria, di Ripabianca, ma specialmente del Malpasso: nè presentano ca- tatteri per i quali si possa dire che appartenessero a specie diverse. A Ripabianca ed al Malpasso ne vidi alcune lunghe qualche metro; tutte però sono poco bene o a dirittura male conservate. Al- cune specialmente al Malpasso sono convertite in parte in limonite, cioè originariamente in pirite. Sono lunghe fino a 160 mm., sovente serpeggianti: cilindriche od ellissoidali per compressione; raggiungono il diametro di 10 mm. e quando sono appaiate anche più. Sono replicatamente, fino 3 e 4 volte dicotome, ma con rami sempre pochissimo divergenti, e se ne vedono sovente 2 o 3 appaiate per successive dicotomie (fig. 23, 24, 25). Passando ad esemplari di dimensioni minori gli articoli uniseriali delle braccia, rettangolari inferiormente, sembrerebbero talora cuneiformi e biseriali a qualche distanza dal calice a causa della variabile disposizione dei setti quarzosi, che in certi casi sembrano avere occupato gli spazi intermedi piuttosto che avere sostituito gli articoli; ma negli esemplari limonitizzati, meno alte- rati, sembrano sempre uniseriali e rettangolari, anche nelle braccia più piccole e da ritenersi più lontane dal calice. In alcuni esemplari meglio conservati e isolati di Ripabianca (fig. 26) gli articoli silicizzati hanno diametro di mm. 2,80 ed altezza di mm.0,75: alternano giunti di roccia silicea scura, di dimensioni non uniformi tra loro; ma poco diversi dai precedenti. Altre braccia più piccole conver- tite interamente in silice senza alterazioni successive presentano articoli alti mm. 1, larghi mm. 1,5. Alcune di queste braccia, tra le meglio conservate, si presentano dalla parte interna con evi- dente solco ambulacrale. Nell'aspetto generale taluni degli esemplari di medie dimensioni (fig. 23) si prenderebbero per quella forma del Lias inferiore di Coregna presso la Spezia che il CapPELLINI descrisse come Isis coregonensis (J. CAaPELLINI. Note sur une nouvelle espèce d’ Isis fossile. Bull. de la Soc. géol. de France, 2.° série, t. XVI, pag. 451. Paris, 1859) che è probabilmente un Crinoide. Gli esemplari delle ultime dicotomie scendono al diametro di 1 mm. Nelle parti prossiinali delle braccia cioè in quelle maggiori e medie per lunghissimo tratto si può escludere la presenza di pinnule; quantunque da alcune tracce di cicatrici a losanga con Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 3 18 O. DE STEFANI [18] canaletto centrale si potrebbe credere che ve ne fossero state alcune e che fossero caduche. Nemmeno facendo sezioni trasversali delle braccia maggiori si vedono indizi di pinnule. Bensì in tutte le predette località, quando appaiono braccia più sottili, larghe poco più di 1 mm., cioè distali, le dicotomie successive appaiono così fitte e così sottili che a primo aspetto si suppor- rebbe l'esistenza di tali pinnule (fig. 25). Le ultime e più sottili braccia, leggermente serpeg- gianti, sono lunghe almeno mm. 6, larghe mm. 0,3 e con lo stesso aspetto delle braccia principali. . Sulle superfici della roccia che fu direttamente esposta all’azione del mare la parte schistosa delle braccia fu portata via e rimangono i sepimenti silicei staccati, irregolarmente accumulati, spe- cialmente delle braccia di minori dimensioni. Esaminando al microscopio sezioni trasversali ed altre longitudinali delle braccia, secondo l’asse, notasi la parte centrale fornita di canale longitudinale come già vedevasi ad occhio nudo in al- cune sezioni. Il canale apparisce piuttosto rettangolare che regolarmente cilindrico: è riempito di materiale scuro come la roccia circostante, costituito da cristallini di quarzo, clorite verde scura e materia carboniosa: sì vede che fu riempito in origine dal materiale argilloso circostante. In qual- che raro caso parrebbe di constatare nelle sezioni trasversali residui del minutissimo tessuto cri- briforme poroso a magliette rettangolari che è proprio delle parti centrali delle braccia e delle co- lonne dei Crinoidi. Il tessuto è quarzoso, talora alquanto limonitico; le minute cavità sono occu- pate dal materiale scuro carbonioso. Lo si vede spesso con una forte lente anche sulle superfici lustrate. In parecchi esemplari isolati di Cala Baccetti e del Malpasso si vedono segmenti della colonna basale, che probabilmente non era molto lunga. In pochissimi casi sono riuniti in colonna 4 a 6 segmenti. Sono silicizzati o convertiti in limonite alternata dalle solite traverse di quarzo fibroso, o per lo più allo stato d’impronta ferruginosa: di proporzioni quasi uniformi: circolari, del dia- metro di circa mm. 2,5 a 4, alquanto gonfiati nel mezzo; apparentemente senza cirri; bassi, ester- namente lisci; con canale centrale circolare, non grande: la superficie di giuntura è piana, con 20 a 40 costoline rilevate, raggianti, che quasi mai arrivano fino al canale centrale, %lasciando uno spazio abbastanza largo fra il loro termine e questo, ma talora vi giungono. In vari frammenti glì articoli silicizzati appaiono spugnosi. Apparentemente somigliano gli articoli figurati come Actinocrinus tenuistriatus PuiLLiPs del Devoniano e del Carbonifero inglese, specialmente alle figure c. d. e. (J. PatuLIPS. Figures and Descriptions of the Palaeozoic fossils of Cornwall, Devon and west Somerset, pag. 31, tav. 16, fig. 44. London, 1841) ma somigliano altrettanto a vari segmenti di co- lonna di Cyathocrinus p. e. dei C. Kittaensis Waac., Virgalensis WaaG., anche di PhyMocrinus del Carbonifero della Salt Range, e perfino dì Encrinus triasici. : Il MexeGHINI, sopra esemplari di Vigneria, colonne e segmenti basali trovati dal LorTI, attribuì simili crinoidi agli Actinocrinus MiLLeR; genere e famiglia che escluderei perchè le braccia verso la base sono uniseriali. Per questo carattere, per le braccia libere, dicotome, non pinnulate, e pro- babilmente biseriali nella parte superiore, î nostri esemplari appartengono piuttosto al Gruppo o Sottordine dei Fistulata Wacnswura et SerinarR, sezione dell'ordine degl’ Imadunata WacHsw. et Sperina., che va dall’Ordoviciano al Trias, e più propriamente alla famiglia dei. Cyathocrinidae RorxEr, sottofamiglia Cyathocrininae, che si estende dal Siluriano al Carbonifero, al genere Cya- thocrinus MrLLER distinto appunto per braccia usualmente dicotome, liberamente espanse, e la co- lonna basale ordinariamente rotonda. Fra i generi appartenenti alla stessa sottofamiglia i Lopho- crinus del Carbonifero superiore di Germania hanno piccoli ramuli divaricati dalle braccia. Alcuni esemplari assai mal conservati di Vigneria e del Malpasso, di dimensioni assai piccole con le braccia evidentemente pinnulate, si trovano negli stessi strati coi precedenti. Sono come [19] | €. DE STEFANI 19 questi trasformati in limonite, e con gli articoli limonitici alternano spesso le traverse di quarzo fibroso rispondenti alle giunzioni. Questi potrebbero appartenere ai Poteriocrinidae RoeMER, famiglia che va dal Devoniano al Permiano; ma essi forse non sono che le porzioni più distali delle braccia dei crinoidi precedenti non pinnulati per lunghissimo tratto verso la base. Classe Echinoidea. Fam. Cidaridae. — Tav. I [I], fig. 29, 30. L’impronta in limonite di un frammento di placca interambulacrale presenta un tubercolo primario eccentrico con terrazza basale crenulata (fig. 30) e anello scrobiculare con un forellino nel mezzo il quale potrebbe attestare che il tubercolo era perforato. Vi sono attorno circa 16 tu- bercoletti secondari disposti in serie irregolari, imperforati. Altro frammento consimile, quasi certamente della stessa specie, presenta pure un tubercolo primario eccentrico, perforato, con una trentina di tubercoletti secondari disposti in serie irrego- lari, e questi pure sembrano perforati. Questi tubercoletti, irregolarmente disposti, mancanti negli Archaeocidaride estesi dal Siluriano al Permiano, mi fanno pensare che si tratti piuttosto di Cidaroidi Duncan, e preferibilmente di Cidaridae Gray, che vanno dal Carbonifero inferiore all'attualità. Il genere Miocidaris comincia nel Carbonifero inferiore ed arriva al Giura; ma determinazione generica per simili esemplari non si può fare. Una Archaeocidaris pizzulana GorTANI è citata nel Carbonifero delle Alpi Carniche (P. Vinassa pe ReGny e M. GorranI. Fossili carboniferi del M. Pizzul e del piano di Lanza nelle Alpi Carniche. Boll. Soc. geol. it., vol. XXIV, 1905, pag. 586, tav. XV, pag. 29-33, 36 f.); ma non pare abbia che fare coi nostri frammenti. Archaeocidaris ne furon più volte citate nel Carbonifero e nel Permiano; ma in parte debbono attribuirsi ad altri generi. 1 Classe Bryozoa. Fenestella cfr. Veneris FiscHer (M. GortanI in Sacco). 1888. Fenestella Veneris FiscHER. STUCKENBERG. Anthozoen und Bryozoen des russischen Kohlenkalks. Mémoires du Comité géologique de Russie, vol. IV, tav. III, fig. 39-41. 1913. Fenestella cfr. Veneris GorTANI. Sacco. Rinvenimento di Fenestelle all'Elba. Boll. della Soc. geolog. ital., vol. XXXII, pag. 442. Spiaggia di Ripa Bianca, Monte Orello. « Si tratta di un frammento di fronda, misurante circa 3 cm. di altezza e 2 di larghezza. Il reticolo è abbastanza regolare, con rami diritti, o dolcemente arcuati, arrotondati, non carenati, sottili (mm. 0,3-0,5 di diametro) debolmente ramificati per dicotomia. Ponti trasversali diritti, sot- tili, con diametro generalmente inferiore a quello dei rami (mm. 0,2-0,3), ispessiti all’attacco coi rami, di guisa che le finestrelle hanno contorno quadrangolare arrotondato. Esse misurano in media mm. 1 nel senso longitudinale e mm. 0,5-0,8 nel senso trasversale; in mezzo centimetro d’intervallo se ne contano 4 o 5 nel verso della lunghezza, 6 o 7 nel verso della larghezza. Dalle rare tracce delle ectocisti, sembra che queste fossero grosse e disposte alternativamente in due serie, 2 o 3 in corrispondenza di ogni finestra. 20 È C. DE STEFANI [20] Dall’insieme di questi caratteri, parmi che la formula in esame si possa avvicinare con fonda- mento alla F. Veneris FiscHerR propria del Carbonifero delle Alpi Carniche, della Russia e forse del Belgio. La forma delle finestrelle, spesso allungata, ha somiglianza notevole con quella dell’affine F. angusta FiscHER; in quest’ultima però le dimensioni sono maggiori ed a ogni finestrella corrisponde un maggior numero di ectocisti. Di specie devoniane non ne conosco alcuna che sì possa paragonare con la forma studiata (GORTANI). Nelle screpolature o sulla superficie dei fossili e della roccia a Cala Baccetti (Tav. IV [IV], fig. 40) e a Monte Orello sono spesso delle figure a maglie, ferrugginose, che si potrebbero prendere per figure di viscosità o limacciosità ; ma non escluderei in modo assoluto che vi fossero anche delle Fenestellae od altri Briozoi Cryptostomati o Treptostomati. Classe Brachiopoda. Sono rappresentati certo da più specie, ma da pochissimi individui, tutti limonitici, malissimo ‘conservati e frammentizi. In uno si vede parte dell'apparato brachiale convertito in silice. Mi pare di poter distinguere i seguenti tipi generici. Ord. Atremata BrECHER. Sup. ord. Lingulacea Waagen. Fam. Lingulidae Gray. Lingula Foresii n. sp. — Tav. I [I], fig. 1,2. Una valva ventrale ovale, stretta, lunga mm. 9, ha margine anteriore alquanto rotto, ovale, non sinuoso, posteriormente alquanto più acuto, con l’ apice leggermente incurvato e forame assai pic- colo. L'esterno è liscio, forse per esportazione della parte più superficiale, ma presenta sui margini presso l'apice sottili linee concentriche. Le impronte muscolari interne doveano essere fortemente marcate. Somiglia alla L. mytiloides SowerBy del Carbonifero inglese e belga più antico del nostro (TH. Davipson. A Monograph of British Carboniferous Brachiopoda. Palaeontographical Society, pag. 207, pl. XLVIII, fig. 20-36. London, 1857-62); ma la nostra specie è meno ellittica, quindi più allungata. Anche la L. Batesvillae Girry del Carbonifero superiore dell’ Arkansas (G. Girty. The Fauna of the Moorefield shale of Arkansas. U.S. Geol. Survey, Bulletin 439. Washington, 1911, pag. 32, pl. 1, fig. 1-10) è meno ovale e meno allungata, prescindendo dai caratteri interni che non si vedono nella nostra. Ord. Protremata BxrECcHER. Fam. Productidae Gray. Subf. Chonetinae Waacrn. Chonetes? sp. — Tav.I [I], fig. 3. Una valva ventrale convessa, liscia perchè quasi certamente decorticata all’esterno, non sinuosa, presenta internamente un’area cardinale mediocremente alta, triangolare, bene sviluppata, limitata mediante due netti solchi dalla periferia della valva e bisecata dal deltidio triangolare del quale [21] ©. DE STEFANI 2I DI rimane il modello interno. Il deltidio che doveva coprire l’area cardinale è scomparso. Il margine cardinale è rettilineare. Il fossile, rotto ai margini, non pare fosse molto allargato trasversalmente. Si tratta quasi certamente di un Chonetes. 2 r Supf. Productinae Waagrn. Productus? sp. Durante la raccolta sul posto vidi una sola valva ventrale, limonitica, serbante la superficie in- tatta che prestamente si perdette, la quale presentava delle appendici tubiformi: era certamente un Productide. ; | Però dal modello rimasto non si dedurrebbe nemmeno la famiglia e l’ordine al quale apparteneva. Altri esemplari pure si presentano in modelli decorticati e frammentizi, dalla parte esterna ov- vero dall’interno. Due valve ventrali senza pieghe, più larghe che alte, possibilmente appartenenti ad un Productus, presentano nell'interno concrezioni limonitiche, filiformi, circolari, che a primo aspetto si prenderebbero per residui di un apparecchio brachiale. i In una sola valva ventrale nell’ interno, a forte ingrandimento, si vede la struttura a strie fina- mente punteggiate. Productus? sp. — Tav. I [I], fig. 4. Un piccolo frammento limonitico presso l’apice dell'interno d’una valva ventrale ha le contro- impronte di due crura divergenti rilevate, silicizzate. La valva poco convessa ed abbastanza ampia può benissimo rispondere ad un Productus. Productus eurvirostris?? ScneLLwIEN. — Tav. I [I], fig. 5. Altra valva ventrale (fig.50) apparentemente di piccolo Productus, visibile dalla parte interna, è alta mm. 6, larga 5, molto convessa, senza pieghe nè sinuosità longitudinali, ma con cercini concentrici e con tubercoli visibili anche dall'interno, con due alette laterali al margine cardinale. Somiglia alla specie sopra indicata del Permo-Carbonifero secondo GortanI o Carbonifero superiore secondo il concetto di altri del Col di Mezzodì nelle Alpi Carniche (M. GorranI. Contribuzione allo studio del Paleozoico Carnico, I. La fauna permocarbonifera. del Col Mezzodì presso Forni Avoltri. Palaeon- tographia italica, vol. XII, 1906, pag. 23, tav. II, fig. 1-3). Era stata già descritta nél Carboni- fero superiore dell’Auernigg pure nelle Alpi Carniche (E. ScHELLWIEN. Die Fauna des carnischen Fusulinenkalk. Palaeontographica, Bd. XXXIX. Stuttgart, 1892, pag. 26, tav. III, fig. 12-14), e negli Urali, negli strati a Schwagerinae (Ta. TscaERNYscHEW. Die obercarbonischen Brachiopoden des Ural. und des Timau. Mém. du Com. géologique, vol. XVI, n. 2. St. Pétersbourg 1902, pag. 269. e 616, tav. XXIX, fig. 8; tav. LXIII, fig. 9). ScHELLWIEN la cita pure nel Permo-Carbonifero del. Trogkofel nelle Karawanke (E. ScHELLWIEN. Die Fauna der Trogkofelschichten. Abh. d. k. k. geol. Reichsanst.; Bd. XVI. Wien, 1900, pag. 51, tav. VIII, fig. 1,2). Però il nostro esemplare parrebbe meno allungato del tipico P. curvirostris. Una valva dorsale (fig. 5a) assai rotta ai margini, pure liscia, di dimensioni presso a poco rispon- denti, presenta nell'interno un setto mediano che non arriva al margine anteriore. 29 C. DE STEFANI [22] Mollusca. Classe Lamellibranchiata. Janeia Matteuccii n. sp. — Tav. I [I], fig. 6,7. Un guscio quasi intero e vari frammenti. Conchiglia tumida, molto allungata, quindi molto inequilaterale, ovata, quasi rettangolare. Margine dorsale e ventrale quasi paralleli; il primo presso che rettilineo, il secondo appena con- vesso. Margine posteriore un poco convesso: margine anteriore troncato, appena convesso e pro- minente inferiormente. Umboni piccoli ravvicinati, situati affatto all’estremità anteriore, brevi ottusi, con apice centrale leggermente tendente a voltarsi indietro. Ligamento apparentemente interno, sottile, breve, che apparisce in una stretta e corta fossetta posteriore agli umboni. Nella parte anteriore è una lunula, a forma di lancia, piuttosto profonda; posteriormente (fig. 66, 7a) è un corsaletto più allungato per il ligamento. Superficie (fig. 6a) coperta da rughe di acerescimento palesi, regolari, concentriche, ovali, le quali con regolare convessità si incurvano nella parte dorsale raggiungendo con acuto angolo il margine cardinale. Una leggera, ma palese, regolare convessità si dirige in alto, dagli umboni, verso il margine superiore; al di sopra di essa la conchiglia è quasi pianeggiante, anzi fornita di una leggerissima depressione lungo il margine cardinale: al di sotto di una regolare curva raggiunge il margine palleare, sicchè la massima grossezza della conchiglia è nel terzo superiore. Il guscio sotto il primo strato esterno liscio aveva uno strato fibroso prisma- tico come molte Lucine odierne; infatti, dove è scorticato appaiono sottilissime e fitte linee radiali interrotte via via dai residui delle rughe concentriche. Un poco sotto gli umboni, nella parte anteriore, appare traccia di una lunga impronta mu- scolare triangolare. x TEun ghezza Mio MEI ALLOZZA AE TT OOC ICI SMETTO E ANOBII O) IGTOSSEZZA ANI a III LORETO Per la forma del corsaletto, della fossa del ligamento esterno, dell'impronta muscolare anteriore e per la striatura radiale del guscio lo attribuisco ad una «aneia, genere che viene citato dal Devoniano al Permiano. La J. (Sanguinolaria) laevigata Gorpruss del Devoniano somiglia alquanto per la troncatura del lato anteriore. Più ancora somiglierebbe la Clinopistha parvula De Kox. del Carbonifero belga (L. G. De Koninck. Faune du calcaire carbonifère de la Belgique. Partie V. La- mellibranches, pag. 126, tav. XIII, fig. 28, 29; tav. XXIII, fig. 22-26. Bruxelles, 1885), se pure, come altre Clinopistha è una Janeia; ma la nostra specie è assai più grande, più rettangolare e troncata anteriormente. La Cardiomorpha pleurophoriformis ScHAUROTH (Ein Beitrag zur Paldiontologie des deutschen Zechsteingebirges. Zeitschr. d. d. geol. Ges., Bd. VI, 1854, pag. 554, tav. XXI, fig. 6) del Permiano, che potrebbe essere una Janeia ha la parte anteriore meno troncata e non ha il guscio fibroso. Ì Questa specie si avvicina pure alla C. eifeliensis BrusH. degli strati Devoniani a Stringocephalus dell’ Eifel; ne diversifica ad ogni modo per la forma dell'impronta muscolare anteriore sebbene incerta, per essere più rettangolare, più troncata anteriormente e meno evidentemente carenata o meglio costulata nel lato posteriore, non che per le linee radiali dello strato interno del guscio. [23] °C. DE STEFANI 23 I Leptodomus del Devoniano ed i Sanguinolites del Carbonifero sono troppo evidentemente ca- renati all’indietro per essere paragonabili. I Pleurophorus del Carbonifero e del Permiano somigliano molto: però hanno conchiglia coi relativi umbont assai più depressi, costoline radiali esterne in numero variabile, rughe di accresci- mento non regolarmente ovali. Il cardine, così caratteristico, non si vede. Per esempio il P. costatus MeEK et WortHEN del Carbonifero superiore dell’ Ohio, del Kansas, del Colorado (G. H. Girty. The Carboniferous Formations and Faunas of Colorado. U. S. Geol. Survey, Professional Papers, N. 16. Washington, 1903, pag. 444, pl. IX, fig. 11, 12), ha qualche somiglianza con la nostra specie ma è meno rettangolare ed esteriormente costolato: d’altra parte la stessa determinazione generica è ritenuta incerta. Il P. complanatus WaaceN del Permiano (Upper Productus Limestone) della Salt Range, è assai più compresso, col margine anteriore più convesso, non troncato, la regione cardi- nale non depressa come nella nostra specie, e le rughe d’accrescimeno disposte diversamente. Solenomorpha? elegantissima n. sp. — Tav. I [I], fig. 8. Una piccola valva sinistra, ben distinta, molto inequilaterale, ovale, allungata, ma posterior- mente ristretta. Umboni piccoli, situati verso la parte anteriore ad !/, della lunghezza, ravvicinati e voltati all’innanzi. Margini, cardinale rettilineare, posteriore lungo e ottusamente terminato, palleare appena convesso un po’ rientrante in rispondenza alla costolina radiale della quale dirò più sotto, anteriore arrotondato appena concavo sotto l’umbone. Non si vede che la parte poste- riore sia beante. Superficie segnata da tre costoline ottuse separate da tenui concavità delle quali l'anteriore parte dall’umbone ed arriva quasi a metà del margine palleare; la mediana più obliqua parte un poco all’indietro, la posteriore assai più breve e più debole è accennata sotto l’impronta muscolare. Ligamento esterno situato lungo il margine cardinale e questo senza denti; nell’estremità po- steriore vedonsi non una ma due laminette con due solchi corrispondenti paralleli al cardine, come sarebbero nella cresta orizzontale posteriore ai denti cardinali nei generi terziari e recenti Cultellus e Ensis, e come p.e. sono figurate nella S.(Solen) vetusta GoLneuss (Petrefacta Germaniae, pag. 276, tav. 159, fig. 3; 1834-40) dal BrusH4usEN (Die Lamellib. d. Rhein. Devon, pag. 217, tav. XVIII, fig. 3). Impronta muscolare anteriore piccola, rotonda, subito sotto l’umbone; posteriore assai più grande, rotonda, più impressa, situata all’estremo della conchiglia. La impronta palleare non si distingue. Questo genere è raro nel Devoniano e nel Carbonifero e forse nel Siluriano. Si distingue dai Solen e dai suoi sottogeneri per gli umboni non terminali ed alquanto salienti, per le costoline trasversali, per il margine posteriormente angoloso, per l'assenza di denti cardinali, per la forma più triangolare. Il sottogenere Phascus LeacH 1852, terziario e vivente, è anche più somigliante degli Ensis ed Ensiculus per la forma convessa del margine palleare; pure è diverso per l'insieme e per gli altri caratteri precedenti. La S.(Modiomorpha) attenuata WuaireAves (Description of some new or previously unrecorded species of fossils from the Devonian rocks of Manitoba. Trans. of the R. Soc. of Canada, vol. VIII, Sect. IV, 1891, pag. 96, tav. V, fig. 1, 1a) del Devoniano del Manitoba in Canadà sarebbe alquanto somigliante ma è più grande, meno triangolare; la parte anteriore non è così concava sotto gli umboni, e le coste superficiali sono 2, non 3. Vicina, almono esternamente, è quella forma del Permiano del Kreuzberg nel Tirolo che lo StacHE (Beitrige zur Fauna der Bellerophonkalke Sidtirols. Jahrb. d. k. k. geol. Reichsanst., vol. XXVIII, 1878, pag. 122, tav. II, fig. 9 a,8) indica come Pleurophorus sp.: bensì questo ha 5 co- stoline irradianti tutte dall’umbone e margine posteriore arrotondato, non triangolare. 24 C. DE STEFANI [24] Mi viene il sospetto che la Janeia (Solenomya) primaeva Pairr. o Bihmi Sur. del Carbonifero inferiore di Ostrau sia una Solenomorpha; ma ad ogni modo è specie diversa dalla nostra. Eunghezza ito IM 5: PATO ZZ2 SI SONO AIMAN » Larghezza della valva . . . . . » W. Hinp (On a new species of Solenopsis (Solenomorpha) from the Pendleside Series of Hodder Place. Q: G. S., vol. 59, 1903, pag. 334) sostituì il nome Solenomorpha a quello di Solenopsis M’ Coy (1844) comunemente usato per questi tipi, ma già precedentemente impegnato per un ge- nere d’ insetti. Ctenodonta (Palaeoneilo) Bigeschii n. sp. — Tav. I [I], fig. 10. Una valva sinistra, poco allungata, quasi triangolare. Parte anteriore più rigonfia rispetto alla posteriore relativamente più depressa; umbone rigonfio, poco voltato all’innanzi; margini cardinali anteriore e posteriore che s'incontrano sotto l’umbone ad angolo molto ottuso: margine palleare ampiamente arrotondato, che incontra le due parti del margine cardinale, certamente almeno quella posteriore, con angolo acuto, sì che ne deriverebbe una forma vicina alle Leda se non fosse il car- dine tipico da Ctenodonta. La superficie, poichè si tratta di un modello, è liscia. Se dall’apice al margine posteriore sì dirigeva un solco con relativo rilievo marginale, quello era per lo meno poco definito. Impronta muscolare posteriore ben visibile, al termine del cardine, molto forte. Non si vedono quelle profonde impronte muscolari accessorie che sono così frequenti nelle Ctenodonta paleozoiche, anche in altre specie nostre. Cardine (fig. 10%) costituito da due serie di denti verticali: nella parte anteriore se ne vedono 9 ma anteriormente potevano esserne 1 o 2 di più; sono separati da intervalli altrettanto larghi; lunghi assai, quelli anteriori vanno man mano abbreviandosi verso gli umboni e quivi si aggiungono 2 denti triangolari alquanto divergenti. Sotto l’umbone non v'è traccia di fossetta come nelle Nucula; ma 4 brevi dentini verticali, paralleli ai precedenti, bensì i primi sovrapposti al dentino triangolare posteriore, uniscono i denti anteriori a quelli po- steriori pur paralleli fra loro; questi ultimi sono 9 più grossi, più uniformi, meno lunghi di quelli anteriori e leggermente angolosi poco sotto alla loro metà; con l’angolo rivolto verso l’umbone. La forma quasi triangolare, l'essere poco inequilaterale, il margine palleare assai arrotondato, la poca appariscenza della sinuosità posteriore, il numero e la forma dei denti distinguono abba- stanza bene questa specie dalle altre del Devoniano, del Carbonifero e del Trias. Tunghezza. Lio an mm. 11 Grossezza della. valva . . . . . » AMSZZA: ARRE NICE CERRO» Alcuni piccoli esemplari, oblunghi, a cardine denticolato, potrebbero appartenere a questa specie o ad altra affine. Il nome Tellinomya Haut (1847) sarebbe sinonimo di Ctenodonta SALtER (1851), nome general- mente preferito per evitare confusioni con le Tellimya Brown (1827). Le Palaeoneilo si estendono dal Siluriano inferiore fino al Trias. [25] °C. DE STEFANI 26 Ctenodonta (Palaeoneilo) Manassei n. sp. — Tav.I [I] fig. 9. Quattro modelli. Conchiglia molto inequilaterale, che dovette avere guscio assai grosso; allungata, ovale, molto rigonfia: umboni gonfi ma poco prominenti, ravvicinati, situati presso la parte anteriore e voltati verso questa. Parte anteriore appena concava sotto l’umbone, poi, come la posteriore, arrotondata: margine cardinale rettilineo, talora leggermente scendente all’ indietro; palleare poco convesso, al- - quanto irregolare, quasi parallelo al primo. Lungo t=''‘o il margine cardinale posteriore sono due denti laminari incisi a loro volta da nu- merosi piccoli dentini, circa una trentina, paralleli, un poco obliqui, che sotto l’umbone pare diven- tino alquanto più grossi e verticali, tornando obliqui avanti all’umbone fino al principio della con- vessità della parte anteriore. I denti posteriori si sovrappongono alla minor serie anteriore con intermezzo di un più lungo dente obliquo, unico, che notasi sotto l’umbone un poco all’innanzi di esso. La superficie del modello è liscia. L’impronta muscolare posteriore in due esemplari trovasi im- mediatamente sotto il margine cardinale ed all’estremo posteriore; è specialmente in uno di essi as- sal grande, quasi quadrata, e rugosa. Anteriormente, subito sotto l’umbone, in un esemplare è una grossa e forte cavità triangolare, con l’apice verso l’umbone, divisa da un grosso rilievo mediano, e serviva per l'inserzione del muscolo anteriore: in altro esemplare subito sotto l’umbone sopra l’impronta anteriore è un solco scendente ad angolo dal margine cardinale. Qualche esemplare ha sulla superficie dei piccoli solchi accessori. Ligamento esterno in un solco sotto gli umboni. Altro esemplare UNE Nezza Re MIO mm. 10 PATTB E ZZ:A I SE IERI » 8 DUNN GTOSSEZZA A eo » 3-13 di 8 La gonfiezza, la rotondità, l'allungamento trasversale, la situazione piuttosto anteriore degli um- boni sarebbero più che sufficienti.a distinguere questa forma dal Macrodon Achiardii; ma consi- derando la grande variabilità di questa specie e il carattere dei denti, potrebbe trattarsi di una delle tante aberrazioni di quest’ ultima specie. La C. Manassei sì potrebbe avvicinare alquanto per la forma e per la situazione anteriore del- l’umbone alle C. (Nucula?) inconspicua DE KonincK e C. (Nucula?) colliculus De RrcKkHoLt del Car- bonifero belga: ma queste ultime, del resto di genere tuttora incerto, sono meno gonfie ed hanno il margine palleare assai convesso. Ctenodonta (Palaeoneilo) sp. — Tav. I [I], fig. 28. Una valva sinistra alquanto imperfetta anteriormente. Conchiglia piccola, inequilaterale, ovale, allungata. Margini, cardinale retto, posteriore rettangolare, palleare debolmente ma regolarmente convesso, anteriore rotondeggiante. Umboni depressi, situati molto all’innanzi. La superficie è or- nata di 12 o 14 costoline concentriche irregolari, talora confluenti, negl’intervalli delle quali non manca indizio di tralicci radiali quali si trovano in questo genere. Dagli umboni fino alla parte posteriore va una ottusa ma evidente carena sulla quale le coste concentriche deviano con evidente angolo, diventando però meno manifeste. La conchiglia nella parte superiore alla carena è depressa, quasi aliforme. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 4 26 C. DE STEFANI [26] TUNHezza i ER SONE MEO, ATTOZZA RISO I O LIE UNI IRE Ri Non si vede l'interno della conchiglia. Il cardine presenta indizio di numerosi piccoli denti situati lungo il margine cardinale in unica serie, obliqui anteriormente, verticali posteriormente come p. e. nelle Cfenodonta (Palaeoneilo) crassa BrusHausEN e C. lamellosa Brusa. del Devoniano renano; ma trattandosi di esemplare scompleto non si può escludere che si trattasse di un vero Macrodon o Parallelodon. La specie invero è assai vicina alla C. lamellosa predetta (BrusHauseNn. Die Lamellibr. d. rhein. Devon, pag. 89, tav. VII, fig. 34, 35. 1895) del Coblenziano inferiore, e le avrei serbato questo nome se non la diversificassero la carena posteriore, le lamelle trasversali meno grosse e meno numerose e le dimensioni minori nella nostra. Essa è pure assai vicina al Parallelodon cingulatus M’ Cor e al P. bistriatus PortLocx del Carbonifero inferiore e medio della Gran' Bretagna; anzi con que- st'ultimo condivide la striatura radiale; però le due specie inglesi nuovamente descritte dal WrkELTON Hinp sono più inequilaterali. Negli esemplari inglesi non è stato ancora osservato il cardine e po- trebbe trattarsi di Ctenodontae, non di Macrodon, quantunque caratteri di Macrodon abbia il Pa- rallelodon bistriatus del Carbonifero belga descritto da De KoxIxcx. Macrodon Achiardii n. sp. — Tav. I [I], fig. 11, 13, 14, 17, 20, 22 È la specie più comune, talora in esemplari completi. Ne posseggo un centinaio, quasi tutte valve sinistre. Conchiglia piccola, ventricosa, molto inequilaterale, allungata, più lunga che alta, assai o- bliqua, posteriormente depressa. Margine cardinale retto e lungo poco meno del diametro longitu- dinale; margine posteriore obliquo, che forma insieme ai margini palleare e anteriore una curva, la quale abbassandosi un poco in addietro va poi tosto a raggiungere molto obliquamente l' estre- mità anteriore del cardine. Umboni assai vicini alla parte anteriore, assai gonfi e curvati in avanti, situati al terzo anteriore della linea cardinale, vicinissimi fra loro, essendo piccola la fossetta liga- mentare (fig. 14). Superficie esterna (fig. 11, 17) del guscio fornita di strie di accrescimento abba- stanza regolari, or più or meno grossolane, che strette all’innanzi si allargano in addietro, e presso l'estremità posteriore del margine cardinale che è molto depresso, descrivono ‘una curva legger- mente concava come sì trattasse di dar luogo alla formazione di una piccola orecchietta a uso Avicula. Vi sono pure sottili linee raggianti più o meno profonde. Impronte muscolari, anteriore assai alta sotto gli umboni, posteriore; quando è visibile, più grande, rotonda, poco profonda, più bassa: impronta palleare integra per quanto sì vede. Il cardine (fig. 13 a,b) è costituito anteriormente agli umboni da corti denti obliqui e vin dente obliquo più lungo nella valva destra; in mezzo da numerosi piccoli denti verticali; posteriormente da due denti laminari allungati, longitudinali, il superiore parallelo al cardine, l’inferiore alquanto obliquo, spesso denticolati a loro volta. Verso l’umbone questi denti Rn ricoprono in parte quelli verticali. Il genere è intermedio fra Arcae, Nuculae, Cyrtodontae del Devoniano che ricorda pei denti obliqui anteriori. I Macrodon dei quali è sinonimo in parte il genere Parallelodon, cominciano ra- rissimi .nel Siluriano, sono abbondanti nel Devoniano e più ancora nel Carbonifero. Tipi identici a quelli paleozoici sono incerti nel Trias. È certo però che possedendo esemplari completi delle va- rie specie si dovrebbero fare divisioni in parecchi sotto-generi. Tipi vicini arrivano fino ai mari attuali. Il cardine ha forme differenti in varie specie genericamente unite: io serberei. il nome di [27] C. DE STEFANI 27 Parallelodon per le specie che hanno più di due denti paralleli alla regione cardinale posteriore, come tante ne sono. L’ornamentazione esterna presa in considerazione da WHEELTON Hixp può servire per suddivisioni secondarie. La piccolezza dell’area ligamentare: ravvicina la nostra specie a quelle del Devoniano e del Carbonifero inferiore più che alle altre. Nel cardine ricorda alquanto il M.(Parallelodon) obtusus PrHinips, del Carbonifero inferiore del Belgio e d’Inghilterra (DE KoxnIncK. Faune du calcaire carbonifère de la Belgique, partie V, Bruxelles, 1885, pag. 147, pl. XXIV, fig. 34, 35) ma nella nostra ‘ specie i denti mediani sono verticali e più numerosi. L'essere più obliqua, gli umboni più gonfi e più prominenti e ravvicinati, le strie radianti, la depressione posteriore presso il cardine alquanto più espansa distinguono sufficientemente la nostra specie dal M. (Parallelodon) aviculoides Dr Koxinc€ (Loc. cit., fig. 36, 37) cel Carbonifero inferiore del Belgio, che è molto vicino, del quale il De KonIncK non riusci ad osservare i denti anteriori. Il M. venustus Sorin. del Devoniano renano, del quale non si conoscono i denti, è più allungato e fornito, come in molte Arcaceae, di un solco mediano il quale parte dagli umbori. Lunghezza nel senso della obliquità . . mm. 8 PATGEZZA MI ASSI ARA NO EPSON » 5 CTOSSEZZN ACI Di Queste sono le dimensioni medie; pochi esemplari sono più piccoli; alcuni hanno dimensioni di un terzo maggiori. La variabilità e abbondanza della specie fanno sì che taluni esemplari deformati od alquanto anormali si prenderebbero come appartenenti ad altri generi, p.e. a Nuculae, o se schiacciati per- fino a Lucinae, se non fossero le tracce dei denti; quando vi sono parvenze di carena posteriore, debole, od assai elevata per compressione, acquistano apparenza di Palaeoneilo, di Sanguinolites. Un modello di valva lunga mm. 10,5, grossa 3, alta 6, poco rigonfia, quadrata, anteriormente tron- cata, si sarebbe preso per una Cucullella, genere che va dal Siluriano al Devoniano medio. In questo modello l'impronta muscolare anteriore è piccola, rilevata e cinta da una larga depressione che fa apparire la conchiglia troncata. Sulla superficie esterna sono tre grossi solchi non paralleli i quali vanno dal cardine al margine palleare, ed altri minori rispondenti ai rilievi accessori per le inserzioni muscolari pediose che frequentemente si trovano nelle Nuculidae e Ctenodontidae paleozoiche. Macrodon Martellii n. sp. — Tav. I[I), fig. 12, 15, 16, 18, 19, 21. Va Vari esemplari, quasi sempre nuclei, in numero molto minore del M. Achiardii n. sp. Conchiglia piccola, ventricosa, molto inequilaterale, quasi il doppio più lunga che alta, e in ciò diversa dal M. Achiardii, poco obliqua, posteriormente appena depressa, col. massimo rigonfia- mento rispondente agli umboni. Margine cardinale diritto e lungo, oltre il quale sporge appena l'estrema parte posteriore. Margine posteriore obliquamente troncato, appena appena convesso; con regolare ottusa convessità esso si unisce al margine palleare. Questo, con regolare curva, talora quasi rettilineare, si unisce obliquamente al margine anteriore, per modo che la conchiglia è assai più alta indietro che avanti. Margine anteriore brevissimo, arrotondato, poco alto. Umboni assai anteriori, situati a meno di un terzo della linea cardinale, gonfi, voltati appena all’innanzi, rav- vicinati ma un poco meno che nel M. Achiardii, con fossetta ligamentare abbastanza alta ed estesa specialmente verso la parte anteriore nella quale sono 3 o 4 linee trasversali parallele al cardine. 28 C. DE STEFANI [28] Nell’interno del guscio invece l’area triangolare sotto l’umbone è verticalmente striata. È ordina- riamente assai palese l'impronta muscolare anteriore (tig. 15, 16) immediatamente sotto l’ umbone. Impronta palleare integra. La superfice esterna della conchiglia non è conservata. Il cardine nella valva sinistra è costituito anteriormente da 2 o 3 grossi denti obliqui, diver- genti dalla direzione dell’ umbone, verticalmente denticolati, dei quali quello interno è il più lungo, e da una serie che principia con un grosso dente un poco avanti all’umbone e, ricoprendo la serie anteriore, seguita posteriormente con 21 dentini paralleli, verticali, dei quali i 6 più esterni segna- lano l’inizio di una lamina orizzontale: questa si estende quasi fino all'estremo del margine car- dinale ed è a sua volta denticolata. Nella valva destra (fig. 12, 16) si ha la controparte con due lamine posteriori invece di una: la lamina inferiore è alquanto obliqua sull’ altra. Altezza di una valva . . . . mm. 5 Marg h'ezza MACAO AO » 11,5 GTOSSOZZANN I NC N » 3,5 Per la identità o quasi del cardine avrei ritenuto questa specie come una semplice varietà estrema del M. Achiardii n.; ma la conchiglia è tanto più allungata e nello stesso tempo meno obliqua che ho pensato tenerla separata. Sotto questa forma essa rassomiglia al M. villtmarensis BrusHauseN (Die Lamellib. d. rhein. Devon, 1895, pag. 39, tav. IV, fig. 2) del Devoniano renano, del quale però non si conosce il cardine, che è meno arrotondato anteriormente, col margine palleare più convesso, posteriormente meno alto. I M. (Parallelodon) ovatus Dr Kox. del Carbonifero belga e M. (Parallelodon) semicostatus M’ Coy del Carbonifero inglese hanno qualche somiglianza nella forma; però possiedono un cardine diversissimo senza dentini verticali ed appartengono perciò almeno ad un sottogenere differente. : Della nostra specie non conosco l’ornamentazione esterna, che probabilmente è quella stessa del M. Achiardii, nel quale caso sarebbe grandissima l'analogia col M. (Parallelodon) multiliratus Gratx (U.S. Geol. Survey, Bull. 377, pag. 39, tav. III, fig. 4,5; — The fauna of the Moorefield shale of Arkansas. U.S. Geol. Survey, Bull. 439, pag. 85, tav. XII, fig. 3, 4) del Carbonifero dell’ Oklahoma e dell'Arkansas, tanto che avendone molti esemplari forse la nostra specie potrebbe unirsi a questa, della quale però non conosco il cardine: l’ultima apparisce più grande, e la nostra è più allungata essendo più stretta anteriormente. Posseggo pure esemplari frammentizi probabilmente appartenenti ad altre Arcaceae. Myalina Rosteri n. sp. — Tav. II [II], fig. 1. Un’ impronta di valva. Conchiglia piccola allungata, poco rigonfia, a perimetro quasi trigono, con apice acuto, termi nale, poco prominente. La massima gonfiezza è presso l’apice. Il margine anteriore è ripido e troncato, diritto; margine cardinale rettilineo; il margine posteriore ha regolare, ed ampia con- vessità, drizzandosi di poco appena presso il margine cardinale. La superficie è coperta da finis- sime strie radiali, sottili, irregolari, non continue, manifeste particolarmente verso il margine, e da linee di accrescimento talora molto grossolane. . Quantunque non si conosca il cardine, pure la forma esterna, specialmente il margine superiore rettilineo, assicurano l’attribuzione alle Myalina; anzi non escluderei che si tratti di un giova- nissimo individuo della specie seguente. [29] ‘ ©. DE STEFANI 29 Il genere, in stretto senso, è siluriano, devoniano, carbonifero. La specie combina per la forma con le Myalinae allungata, ornate da strie radiali, comuni nel Devoniano, e specialmente si avvicina alla M.tenuistriata SANDBERGER ( Versteinerungen des rheinischen Schichtsystems in Nassau, 1850-56, pag. 280, tav. 29, fig. 10, 10a) ed alla M. Beushauseni FrecH del Devoniano germanico. Per l’ornamentazione sarebbe intermedia fra le due: la nostra è bensì più trigona. 2 . Lunghezza massima dell’ apice . . . . mm. 8 Lunghezza massima della parte posteriore DIMNO Myalina ilvaensis n. sp. — Tav. II [II], fig. 2-20. È la specie più grande. Si trova a centinaia e centinaia di esemplari accumulati, perchè doveva vivere gregaria attaccata al bisso. A differenza di altre specie non ne ho trovato se non rarissime volte in qualche frammento il guscio convertito in silice e conservato. Ciò forse devesi alla strut- tura madreperlacea, facilmente calcinabile e sfattibile: si ritrova invece una specie di scheletro del modello convertito in limonite. Probabilmente la parte organica decomponendosi dava luogo alla formazione di solfuro di ferro più tardi limonitizzato. A siffatte impronte del modello limonitico conviene limitarsi. Sebbene fra quelle impronte e la superficie esterna esista quasi sempre una ca- vità, pur non si può sempre determinare la grossezza del guscio nè molto meno si possono pren- derne modelli in gesso o in cera, perchè delle produzioni o trabecole limonitiche traversano in ogni punto la cavità e perchè la roccia è stata soggetta a tali pressioni che questa ed il fossile sono tutti compressi, screpolati e spostati, e, come direbbero alcuni, milonitizzati, senza che perciò si debba dedurre uno spostamento complessivo o carreggiamento della roccia da assai lontane regioni. Conchiglia gregaria, di grandi dimensioni, di guscio massiccio, di forma assai variabile, talora trigona, o mitiloide, per lo più a parallelogrammo, in alcuni casi perfino quadrata, alquanto inequila- terale, apparendo un poco maggiore la valva sinistra. Margine cardinale rettilineo; posteriore debol- mente arrotondato; inferiore quasi sempre più convesso ma talora poco convesso e presso che rettili- neo; anteriore quasi rettilineo ovvero appena concavo, cordiforme. Per conseguenza l’angolo che la parte anteriore fa col margine cardinale è molto variabile, avvicinandosi talora al retto e passando fino ad un angolo acuto di poco più che 30°: ciò dipende dal modo di conservazione ma più ancora da diversità di forma. La maggiore gonfiezza è all’umbone ovvero presso a poco nella parte media della conchiglia, donde questa si va deprimendo inferiormente, in alto verso il margine cardinale, e più posterioremente, dove è assai depressa e quasi aliforme e talora irregolarmente’ pieghettata per modo che una valva è concava, e l’altra convessa. Nella parte anteriore una ottusa carena, quasi costola (fig. 13, 17b, 20) scende dall’umbone e si va perdendo verso il basso, racchiudendo una specie di lunula assai lunga, profonda, lanceolata. Umbone terminale assai rigonfio, sebbene non sempre quanto il resto della conchiglia, ordina- riamente sporgente in avanti: ivi, all’umbone, il guscio sembra avere avuto la massima grossezza: lo spazio fra l’apice dei nuclei e l'impronta esterna del guscio arriva in taluni esemplari a 10 mm. La superficie è coperta da rughe o strie d’accrescimento (fig. 10, 18,19); ne appaiono talora di longitudinali nella parte anteriore: dal margine della carena di questo lato partendo con regolare convessità esse si dirigono verso il margine cardinale, ciò che darebbe alla conchiglia un aspetto regolarmente trigono, contradetto da altri esemplari. mitiloidi e quasi rettangolari nei quali casì le strie seguono l’andamento del margine anche presso alla parte posteriore. 30 C. DE STEFANI [30] Non v'è traccia di denti sotto l’umbone. La superficie del ligamento (Tav. II [II], fig. 8, 18 e Fig. 1) sempre parallela al margine cardinale, è alta fin 5 mm. ed è percorsa da 4 a 6 evidenti costoline poco irregolari, parallele al cardine, talora confluenti, di dimensione minore degli spazi intermedi, che in parte scompaiono negl’ individui più adulti, rimanendo il margine quasi liscio o rugoso. a) Impronta muscolare anteriore P) » » posteriore l) Area ligamentare b) Fossetta del bisso. FIG. 1 — Valve sinistre dalla parte interna. Impronte in gesso ricavate da modelli interni. Immediatamente sotto l'apice, come risulta da impronte ricavate da vari modelli (Tav. II [II], fig.7,8,18 e Fig. 1) è una ampia fossetta quasi triangolare. perchè si va un poco ampliando verso l'interno, per l’uscita del bisso: la fossetta esce a traverso un setto più o meno triangolare che intercetta la parte apicale interna di ogni valva, e serve per l’inserzione del muscolo adduttore anteriore. Nei modelli, naturalmente, la fossetta risponde ad una costola rilevata. Una volta sola sulla superficie di un modello interno, sotto l’apice, ho osservato delle granu- lazioni rispondenti ad incavi nel guscio i quali probabilmente segnalano accessorie impronte muscolari anteriori o forse neoformazioni perlacee. | Una profonda ma non grande impronta muscolare posteriore è un poco al di sotto della parte posteriore del margine cardinale, però è assai raramente visibile. Altri attacchi muscolari pediosi molto forti si vedono nella superficie interna e risaltano bene nelle contro impronte ottenute con gesso o con altra materia. Nei modelli interni, cioè rispettivamente nell'interno del guscio, la parte anteriore, cordiforme, - [31] | C. DE STEFANI 31 del modello, è fornita anteriormente di una carena (fig. 10a, 13, 175, 20) variamente angolosa, più acuta in alto che in basso, corrispondente alla costola ottusa esterna del guscio: essa carena scende per un certo tratto verso la commessura delle due valve, che ha luogo secondo un angolo variabile, per lo più acuto, in unarcavità più o meno aperta, rispondente alla lunula, pur essa cordiforme o a guisa di lancia con la punta in basso, dal mezzo della quale sporge la commessura stessa delle due valve. Talora, circa a metà fra la carena e la commessura è un lieve ma visibile solco (fig. 104, 13, 175) che partendo dagli umboni va fino al margine inferiore e risponde ad un rilievo nell’in- terno del guscio per un attacco muscolare accessorio probabilmente in continuazione dell’ impronta muscolare anteriore. Lunghezza del margine cardinale d’ un grande framm. mm. 50 Altezza di altro frammento grande . ., . . .... >» 100 (GTOSSEZZA AN UCI O TA ORO 20-35 Qualche individuo di non grandi dimensioni, allungato, triangolare, potevasi prendere per un Conocardium (fig. 3, 4). Avevo da prima qualche incertezza sui rapporti fra questa specie e le Anthracoptera (SoweRBY, 1862) cui alcuni sostituirebbero il nome Naiadites (Dawson, 1860) più antico ma forse incerto. È il genere Anthracoptera assai frequente nel Carbonifero, e forse vi si potrebbero unire alcune Myalinae del Devoniano quando se ne conoscesse il cardine. La A. quadrata SowerBy del Carbonifero inglese ha qualche somiglianza con la nostra specie e come questa viveva gregaria: ma le dimen- sioni della nostra erano assai maggiori: inoltre l’angolo apicale, fra il margine cardinale ed il margine anteriore, che in qualche caso corrisponde, era in generale più ottuso nella nostra. Del resto WarELTON Hinp (On the affinities of Anthracoptera and Anthracomya. Q. J. G.S., vol. XLIX, 1893, pag. 249) che è il miglior descrittore delle Anthracoptera ritiene che esse diversifichino dalle Myalina per non avere sotto gli umboni il setto triangolare per l'inserzione, egli dice, del muscolo adduttore anteriore. Ora la fossetta apicale per il bisso, così palese e appariscente col setto nella nostra specie, la ravvicina alle Myalina. Furono inoltre le Anthracoptera o Naiadites proprie di acque salmastre, precorritrici delle Congeria, mentre le nostre Myalinae sembra sieno state pret- tamente marine. La M. bilsteinensis F. Rorwer del Devoniano medio di Germania (F. FrecHa. Die devonischen Aviculiden Deutschlands, pag. 150, tav. XV, fig. 3,4a; tav. XVI, fig. 9,10. Berlin 1891) che è la più grande delle Myalina del Devoniano, così multiforme secondo che si trova in modello o in impronta o col guscio, somiglia assai alla nostra e quasi la avrei unita; ma la nostra è ordinariamente più allungata e pare molto meno rigonfia; onde il profilo della parte anteriore è più schiacciato, forse per le grandi pressioni risentite. Non mi sorprenderebbe che esemplari perfetti dimostrassero l'identità. La M. subquadrata SaumarD frequentissima nel Carbonifero superiore (Upper Coal Measures) degli Stati Uniti d'America è assai vicina, e specialmente lo è la forma del Colorado attribuita con qualche incertezza a quella specie dal Girtv (The Carboniferous formations and faunas of Co- lorado, pag. 424, tav. VIII, fig. 6,7. U. S. Geol. Survey. Washington, 1903); ma pare che la porzione infero-anteriore vi sia più sporgente e più carenata. Le varietà nostre più oblique e più triango- lari ricordano, assai parecchie forme del Permiano degli Stati Uniti dell’ America settentrionale (M. permiana Swatx., M. concava SwaALLow) citata la prima anche nel Carbonifero del Nuovo Mes- sico (WHITE. Report on the carboniferous invertebrates fossils of New Messico. U.S. Geogr. Survey 32 C. DE STEFANI [32] West of the 101 meridian, vol. IIT. Washington, 1881, Appendix, p. XXV, pl. III fig. 1) e del Carbonifero ‘superiore del Wyoming, della Pensilvania, del Texas, del Nebraska, Colorado, del Nuovo Messico, del Kansas, della Nevada etc. (M. wyomingensis Lea, M. Apachesi MaRcoU, M. con- generis Walcort, M. kansanensis etc.). Queste forme hanno poi la medesima variabilità della nostra, che però giunge a varietà più quadrate e generalmente più allungate, e che in generale manca del lato anteriore sporgente sotto l’umbone più o meno presente sempre nelle forme americane. £ b*zodus (Protoschizodus) Campanae n. sp. — Tav. III [III], fig. 24. Specie non comune; 2 esemplari uno dei I col guscio siliceo e vari frammenti più o meno compressi. Il BrusHauseN, non senza fondamenti, riunisce il genere Schizodus, ritenuto da altri solo pa- leozoico, ai Protoschizodus ad alle Myophoria. Questo genere Schizodus così inteso comincerebbe incertamente nel Siluriano; è molto diffuso nel Devoniano, e termina nel Retico. Non entrerò nelle varie discussioni che furono fatte in proposito. Serbo i nomi di Schizodus sensu stricto alle specie fornite di 3 denti cardinali, di Myophoria a quelle che hanno 3 denti cardinali striati e la super- ficie ornata di coste radianti, e di Profoschizodus a quelle che hanno la valva sinistra fornita di 2 lunghi denti e la destra di uno. Nelle nostre specie elbane è però difficile fare le distinzioni a cagione della imperfetta conservazione del cardine. Piccola conchiglia, quasi quadrangolare un poco obliqua, quasi altrettanto alta quanto lunga, assai più tumida nella parte anteriore. Anteriormente ma più posteriormente presenta una leg- gera carena che dagli umboni va a delimitare il margine palleare. Margine anteriore quasi rettili- neare e troncato. Margine posteriore depresso, obliquamente troncato, angoloso all’ estremità .in- feriore ed un po’ meno in quella superiore, margine cardinale appena arcuato. Umboni piccoli, a- dunchi, pochissimo ricurvi all’innanzi, situati verso la parte anteriore, con apice centrale. La cresta diagonale posteriore è assai marcata, sebbene ottusa, presso l'apice. La regione cardinale poste- riore che dessa limita è molto depressa. Il cardine presenta almeno un dente non saliente nella valva sinistra. Impronta palleare ben visibile, semplice. Delle impronte muscolari si vede più fre- quentemente quella anteriore. All'esterno si presentano talora sottili rughe concentriche. INIZI BRNO E RENI EOS ASA SIOIDZNII IU NOZZE VIAN ANIA N 7,5 ETOSBEZZAN O e ROSI TN 6 Somiglia moltissimo allo S. (Protoschizodus) ariniformis PorrtLocx (WarELTON Hinp. A Monograph of the british Carboniferous Lamellibranchiata, Part IMI, Palaeontographical Society, vol. LIIT. Lon- don 1898, pag. 228), ovvero per chi non volesse confondere il nome di PorrLocK con lo Schizodus axiniformis Paruips, Protoschizodus Portlockii Brown, del Carbonifero inferiore e medio britannico alla quale specie WreLrHon Hinp giustamente unisce lo S. (Protoschizodus) Wortheni De KonINncK (Faune calce. carb. d. Belgique, V, 1885, pag. 129, pl. 13, fig. 12-16; pl. 22, fig. 4, 5, 9) del Carbonifero belga: ma la nostra specie ha umboni più anteriori e carena assai meno rilevata; inoltre è in generale più quadrata. Lo S. trapezoidalis Roemer del Devoniano superiore (obere Haupt Spiriferensandstein) di Germania è meno angoloso superiormente ed ha carena dorsale meno evidente. Somiglia pure allo S. Pintoensis WaLcort del Carbonifero del distretto di Eureka nella Nevada (C. D. WaLcort. Pa- f [33] C. DE STEFANI 33. lacontology of the Eureka District. U.S. G. S. Monographs. Washington, 1884, pag. 253, tav. XXII, fig. 22 a), però la nostra forma è posteriormente più quadrangolare. Rispetto alle Myophoria cardissa WaaceN e praecor Waac. del Permiano (Upper Productus Limestone) della» Salt Range la nostra specie ha il massimo rigonfiamento anteriore e non ha ca- rene risaltanti ai due lati degli umboni. In complesse, vista anche la variabilità di questi tipi, la specie risponderebbe allo S. Roemeri BrusH. (Myophoria Roemeri Brusnausen. Die Lamellibranchiaten des rheinischen Devon mit Ausschluss der Aviculiden. Abhandlungen der Kén. preuss. geol. Landesanstalt, N. Folge, Heft 17, 1895, pag. 124, tav. IX, fig. 1-5) del Devoniano renano nella quarzite di Coblenza; però oltre ad esser molto più piccola essa ha una evidente carena anteriore mentre è poco evidente quella posteriore, all’opposto del tipo devoniano. È possibile che la presente forma risponda a giovani individui della specie seguente la quale però, oltre ad esser più grande ed assai più allungata, sembrerebbe esser molto più rigonfia ed a- vere la carena anteriore ancor più manifesta. Ritengo che la presente specie sia un vero Protoschizodus per l’analogia già accennata col P. ariniformis PortI. Schizodus (Protoschizodus) Saccoi n. sp. — Tav. INI [III], fig. 19-23. Un grosso esemplare col guscio silicizzato, cui manca la parte posteriore, con le due valve re- ciprocamente spostate (fig. 19a-c) e vari nuclei alcuni dei quali assai bene conservati. Comincerò la descrizione dell'esemplare col guscio. Conchiglia con guscio molto solido, equivalve, assai inequilaterale, quadrato, molto rigonfio, con l’umbone assai incurvato all’ apice con leggera tendenza a voltarsi indietro, situato assai dappresso all'estremità anteriore. Il guscio è solidissimo: alto sin mm. 3,5 presso gli umboni in rispondenza ‘ alla impronta muscolare anteriore si va assottigliando tutto intorno. Margine anteriore subtron- cato, assai poco convesso, quasi rettilineo; palleare pochissimo convesso: quello posteriore è rotto: margine cardinale fornito di leggera concavità sotto l’umbone posteriormente rotto. La parte anteriore della conchiglia (fig. 19,20) è quasi piatta perchè dall’apice verso il margine . anteriore parte una ben manifesta carena, più acuta in alto, che va diventando più convessa verso il margine palleare. Anteriormente .alla carena il guscio si fa alquanto concavo, formandosi un piccolo solco manifesto presso l’umbone fino a poca distanza da esso. Posteriormente parte dall’ a- pice un’ altra carena assai più ottusa, poco distante dal margine cardinale. Deboli strie d’accre- scimento si vedono in qualche tratto della superficie. i I modelli interni meglio conservati (fig. 21-23) a prima vista si attribuirebbero a specie diversa: però esaminandoli attentamente si vede che combinano con la forma precedente. Hanno conchiglia equivalve, assai inequilaterale, posteriormente allungata, con massimo rigon- fiamento quasi nel quarto anteriore in rispondenza alla carena del guscio sicilizzato. Umboni ri- gonfi, situati nel terzo anteriore, leggermente voltati all'indietro, con apice acuto ricoprente il car- dine. Margine anteriore subtroncato, quasi rettilineare; palleare pochissimo convesso: posteriore ro- tondeggiante, assai più breve di quello anteriore, quasi ottusamente triangolare perchè il margine cardinale all'indietro degli umboni si abbassa con evidente concavità. Dall’umbone verso la parte anteriore (fig. 210, 23c) parte una ottusa carena rispondente a quella più corta e manifesta che è nel guscio; nella detta parte anteriore fra la carena e il margine, che è quasi piatta, vedesi traccia del solco radiale intermedio notato nel guscio. Posteriormente, all’umbone, Palaeo:tosraphia italica, vol. XXIII, 1917. 5 34 C. DE STEFANI i [34] non è una vera e sia pure poco distinta carena; bensì un leggerissimo rilievo secondante a poca distanza il margine cardinale, oltre il quale il modello va depresso da una parte al margine pre- detto e dall'altra scende ai margini esterni. In qualche esemplare la superficie esterna presenta tenue traccia di rare e larghe rughe concentriche. Il margine palleare, spesso visibile, è integro: impronta muscolare anteriore, lunga, a guisa di lancetta, poco profonda, assai alta subito sotto l’umbone: impronta posteriore (fig. 23 a) più debole, più bassa, al termine della concavità scendente dall’umbone. Ligamento esterno. Dalla massima parte dei modelli poco si ricava sulla natura del cardine: tutt’ al più si dedur- rebbe che sulla valva destra fosse un grosso dente con due fossette laterali. Però di fronte ad un buon modello di valva sinistra si vedono, in negativa, sotto gli umboni i denti della valva destra; sono due rilievi divergenti; l’anteriore breve, triangolare, molto obliquo; il posteriore (fig. 21a) assai divergente, obliquo, situato lungo l’area ligamentare ma assai più breve di questa. Questi rilievi rispondono a fossette della valva opposta coi caratteri propri dei Protoschizodus e delle Myophoria. Per questo cardine della valva destra dello S. Saccoî servirebbe con precisione la fig.13 della Tav. III [III] dello S. Lotti; soltanto il dente posteriore sembra alquanto più breve e più sollecitamente eva- nescente e quello anteriore non pare mostri tendenza a curvarsi verso l’innanzi. Questo cardine è in sostanza identico a quello di parecchie specie anche devoniane, p.e. a quello dello ,S. (Myophoria) circularis BeusHausEN, ma più ancora a quello dello .S.(Myophoria) Johannis Brusz. (BEUSHAUSEN. Die Lamellibr. d. rhein. Devon, 1895, pag. 129, tav. X, fig. 11 A). Anche nel grosso esemplare silicizzato, essendo le due valve reciprocamente spostate, si vede in sezione il cardine della valva destra, cioè il grosso dente triangolare anteriore obliquo all’ innanzi sotto una breve fossetta e il dente più lungo posteriore sotto al ligamento esterno. . Esemplare con guscio siliceo Modello limonitico ALTEZZA MS I EA TITTI mm. 9-18 î IUISREZZA ER CCA MOTTO. » 18 CTOSSEZZANIRE RIA det AI >» 22 » 12 x L’esemplare siliceo, incompleto come è, somiglia assaì allo S. (Myophoria) truncatus GoLpeuss (Brusa. Die Lam. d. rhein. Devon, pag. 126, tav. IX, fig. 11-13), che è una delle specie più distintive del Devoniano renano. i La somiglianza è quasi perfetta fra la parte anteriore della specie mia e quella posteriore del- l’altra: se non che, appunto, lo S. truncatus è assai più breve e: più riquadrato, e la: parte carenata, almeno secondo il BrusHausen, è quella posteriore. Vi è molta somiglianza, specialmente nei mo- delli, con lo Schizodus pinguis WaaceN (Productus limestone fossils. Memoirs of the Geological Survey of India, pag. 236, pl. XIX, fig. 7-10. Calcutta, 1887) del Permiano inferiore (Upper Productus Limestone della Salt Range): però nei gusci interi da carena anteriore è molto più manifesta, e fre essa ed il margine è più manifesta la depressione: inoltre, anche nei modelli, il margine anteriore è più breve e più troncato: in ambedue le specie bensì il guscio è molto ingrossato in rispondenza alla impronta muscolare anteriore, carattere che il WaaGEN dice vicino alle Myophoria del Trias. La depressione e quasi troncatura della parte anteriore e l’ottusa carena che la separa, l'essere quella più rettilineare, nonchè gli umboni più gonfi, forse la Jùnula e il corsaletto meno appa- riscenti e la mancanza delle costoline sottili a uso cresta irradianti dall’umbone nella parte supero- posteriore distinguono bene questa specie dallo S. Cocchii n. al quale taluni individui potrebbero somigliare almeno pel profilo generale della conchiglia. i {35] ‘©. DE STEFANI 35 Schizodus (Protoschizodus?) Cocchii n. sp. — Tav. III [III], fig. 15-17. Conchiglie con parte di guscio, e modelli: un buon esemplare mancante della parte posteriore: altri integri, talora compressi, e vari frammenti anche discreti. Conchiglia equivalve, molto inequilaterale, molto allungata trasversalmente. Umboni prominenti, ravvicinati, assai anteriori, apparentemente opistogiri ma con l’estremo apice centrale. Margine ‘anteriore regolarmente arrotondato e convesso, con un ristretto campo triangolare allungato deli- mitato avanti agli umboni ma senza vera e propria lunula. Parte posteriore (fig. 16) assai allungata. stretta e più depressa di quella anteriore, quasi caudata, col margine cardinale posteriormente agli umboni quasi retto fino quasi a due terzi della sua lunghezza, poi nell'insieme leggermente con- cavo; indi alla sua estremità si abbassa con angolo ottuso e sì unisce convesso al margine palleare. Questo è leggermente convesso. Sotto gli umboni posteriormente confinato da una netta ed acuta angolosità trovasi un corsaletto breve a forma di lancia che è la fossa esterna del ligamento. Dagli umboni, a poca distanza dal corsaletto, partono due sottili ma distinte creste che si dirigono, leggermente divaricandosi, fino al margine posteriore. Delle strie d’ accrescimento evidenti un poco rilevate si vedono posterior- mente sulla superficie presso il margine palleare, e senza essere perfettamente parallele a questo si dirigono alla parte supero-posteriore con angolo più ottuso. Impressione palleare talora ben visibile, integra. Vedesi l’ impressione muscolare anteriore situata. assai in alto. La valva sinistra ha due denti divergenti dei quali il posteriore obliquo, assai forte: vi rispon- dono due fossette nella valva destra. » IIEZZZEN a o Rn o rr AU mm. 28 mm. 12 E O EZZA EA RE RECANO » — » 28 » 19 GIOBSEZZA TTI VIa) Sa » 15 > (in » 8 La forma ha molta analogia collo Schizodus obscurus SowerBY (Mineral Conchology, 1821, vol. IV, pag. 12, tav. 314, figura superiore) del Permiano d'Inghilterra, ma oltre la mancanza delle forti impressioni muscolari distintive, il margine cardinale posteriore nella nostra è più diritto, la parte posteriore, sebbene talora rotta, appare più lunga, e la distinguono la netta, benchè sottile, carena superiore dello stesso lato posteriore, la mancanza della netta depressione ventrale adiacente, e la mancanza della costola dorsale assai appariscente nella specie inglese, ridotta ad un tenue rigonfia- mento nella nostra. Sotto questo punto di vista somiglia alquanto allo S. axiniformis PHILLIPS = sulcatus SowerBy del ’Carbonifero inferiore e medio d’ Inghilterra e di Scozia; ma la nostra specie oltre forse la diversità dei denti sembra anteriormente più breve ed ha il margine cardinale più concavo; nè i modelli interni presentano sulla convessità una cresta posteriore così appariscente. Alcuni esemplari mancanti nella parte posteriore, un po (cineca, per via della rottura sem- brerebbero rotondeggianti. Schizodus (Protoschizodus?) Grattarolae n. sp. — Tav. III [III], fig. 18. Due modelli limonitizzati di valve destre uno dei quali con piccola parte di guscio siliceo. Conchiglia massiccia, non grande, rigonfia, inequilaterale, quasi triangolare, più alta che larga: umboni ravvicinati, leggermente voltati indietro. In uno degli esemplari vedesi la lunula delimitata 36 C. DE STEFANI [36] da angolosità, breve, poco profonda. Margine cardinale brevissimo, poco ricurvo: margini, anteriore pure brevissimo, alquanto convesso; palleare leggermento convesso; il posteriore, forse in parte rotto, - proteso . più degli altri, leggermente concavo presso l’apice, con ottusa convessità si unisce poi al margine palleare. Dalia parte una assai ottusa angolosità ventrale quasi secondante il mar- gine fino al margine palleare. Fossa ligamentare profonda, piatta, leggermente concava. Margine palleare, per quanto si vede, integro. La valva sinistra presenta per lo meno l'impronta di un forte dente cardinale centrale e di due altrettanto forti fosse laterali per l'inserzione dei denti della valva destra (fig. 18c). ILERRRINEZZZI di e ela Not oli o) o e o IL VND 0 No nio eg es e SI » 18 Grossezza di una valva . . . . » 6 Per la sua altezza e per la brevità della parte anteriore è sufficientemente distinto da altre specie note, e per la forma trigona quasi da Megalodus è diverso dalle altre specie dell’ Elba. Schizodus (Protoschizodus?) Lottii n. sp. — Tav. III [III], fig. 8-14, 29. ? 1882. Schizodus sulcatus (non SoweRBY?) BARROIS. C. BARROIS. Recherches sur les terrains anciens des. Asturies et de la Galice. pag. 340, pl. XVII, fig. 6. Vari esemplari dei quali alcuni di discreta conservazione trovati in gruppo; un modello con le due valve spostate e vari frammenti. Salvo per le dimensioni minori non saprei distinguerli dalla specie descritta da BaRrRoIs come la più abbondante nel Carbonifero medio delle Asturie dove riempie un banco nelle cave di Mo- squitera; però i nostri modelli interni non presentano una carena posteriore così»manifesta e al di sopra di essa verso il margine cardinale sono più depressi. Rimango però assai incerto sulla esatta corrispondenza della specie di BarroIs con quella del SowerBY che poi deve avere il nome di S. axiniformis PaiLLies (non PorrLog) = S. sulcatus Sow. (WHEELTON Hinp, loc. cit., pag. 219) propria del Carbonifero inferiore e medio inglese, tanto più che il WarELToN Hryp non mette in sinonimia le figure del BaRROIS. -Se veramente le predette due specie corrispondessero fra loro ed alla mia, questa sarebbe stata trovata anche nel Carbonifero inferiore d’Irlanda, della Yorkshire e della Tweed. Ma il tipo in- glese e la specie del BarRoIs come è assai probabile sono differenti, perchè gli esemplari inglesi sono più grandi ed evidentemente carenati all’indietro. Ad ogni modo, per gli stessi caratteri per i quali diversificano dalla specie indicata dal Barrois ma inoltre per la forma ovale, allungata, meno rigonfia e forse per la diversità dei denti, i nostri esemplari differiscono anche più dallo S. axiniformis Purrrips. Passo alla descrizione. Conchiglia non molto rigonfia, assai inequilaterale, quasi triangolare ma assal atoaznio poste- riormente, più alta e più gonfia all’innanzi. Umboni ravvicinati, leggermente curvi all’indietro, prossimi al margine anteriore. Questd è convesso, e convesso si unisce al margine palleare. Il mar- gine cardinale, quasi retto presso gli umboni, a traverso il margine posteriore presso che ovale si unisce al margine palleare che è poco convesso. Una assai alta ed ottusa convessità, che appa- risce più acuta nei modelli interni, va dagli umboni verso il margine posteriore: la conchiglia fra [37] ‘| ©. DE STEFANI 37 N la convessità ed il margine cardinale è piuttosto depressa. Nella valva destra (fig. 13) sono due denti divergenti: cioè un lungo dente posteriore assai obliquo ed uno anteriore divaricato ad angolo quasi retto, più solido, obliquo, triangolare con tendenza a curvarsi verso il lato anteriore. Ligamento esterno, con apparenza nei nuclei di breve lunula infossata anteriormente e di lungo corsaletto posteriore. Impressione muscolare anteriore profonda, poco sotto l’umbone; posteriore ovale, più superficiale, all’estremo del margine cardinale rettilineo. Impronta palleare, per quanto sì vede, integra. I i La forma esterna sarebbe quella d’un Trigonodus triassico ma la dentizione è affatto diversa. AZ. si al eo ei ia Lo olivo o oo N CL SNIREZZA) oo o pe eso aloni ilo a » 18 IRRRNEZZO e o Monta do elle oo loro » 6 La specie è molto vicina allo S. Holzapfeli BrusHauseN (Die Lamellibr. d. rhein. Devon, 1895, pag. 120, tav. IX, fig. 21) ma è assai più triangolare e non altrettanto carenata posteriormente. Lo Schizodus Schlotheimi Getz del Zechstein di Germania e d’ Inghilterra, col quale avrebbe comune gli umboni rivolti verso la parte posteriore, è parimente diverso per la distinta carena. Somiglia molto anche allo S. înflatus A. RoeMER pure del Devoniano germanico; ma nella no- stra specie .la carena è più alta, più ottusa, e la estremità posteriore è più ovale. Lo Schizodus Fer- rieri Grrty del Carbonifero superiore del: Wyoming e dell’Idaho è più quadrato. Anche lo Schizodus batesvillensis WeLLER (Girtv. The fauna of the Moorefield shale of Arkansas. U.S.G. S. Bulletin 439, Washington, 1911, pag. 88, tav. XII, fig. 5) del Carbonifero superiore dell’Arkansas è somigliante assai, bensì è posteriormente più allungato e più angoloso. La forma trasversalmente allungata distingue questa specie dalle altre qui descritte. Un modello di valva destra di un giovane individuo (fig. 29) ha l’ apparenza di una Tapes o di una Venus. Schizodus (Protoschizodus?) Aloisii n. sp. — Tav. III [III], fig. 5-7. Vari modelli e frammenti. Conchiglia ovata ma con tendenza ad essere quasi tetragona; pesteriormente cuneiforme quasi triangolare; margine anteriore assai convesso; posteriore allungato, concavo sotto gli umboni, leg- germente convesso inferiormente; margine palleare non molto convesso. Umboni situati quasi a metà della conchiglia, acuti, ravvicinati, voltati all’indietro verso la parte fornita di pieghe. Li- gamento esterno; lunula breve; corsaletto a lancia. Nel cardine sono rimasti indizi dei denti. La superficie in un frammento nel quale essa è meglio conservata si presenta fornita da linee concentriche, irregolari, di accrescimento. Un modello più integro ma con superficie sbucciata mo- ‘ stra in una valva alcune rughe concentriche rilevate a scala, e quasi a squama, come in certe Gram- mysiae; ma si tratta di screpolature tanto frequenti nella roccia e nei fossili rinchiusivi. Poste- riormente in ambedue le valve sono due o tre pieghe ben distinte (fig. 6) separate da leggere convessità le quali dall’umbone vanno al margine seguendo la concavità della parte superiore di esso margine. Una assai ottusa convessità parte dall’umbone verso il margine anteriore. La parvenza di denti al cardine stacca questa specie dalle Grammysia e dalle AMlorisma. D’al- tra parte la forma dalla conchiglia e le pieghe anteriori la ravvicinano alle vere Trigonidae. Il nostro S. Cocchii somiglia alquanto; ma gli umboni quasi mediani, la parte anteriore assai con- vessa, la posteriore quasi triangolare e fornita delle ben distinte pieghe distinguono lo S. Aloisti. 38 C. DE STEFANI [38] Lo ,S. obscurus SowerBy del Permiano inglese.è triangolare, meno concavo nella parte antero- superiore, più inequilaterale, non fornito di tante pieghe anteriori. Lo S. Wheeleri SwaLLow (Description of some new fossils from the Carboniferous and Devonian rocks of Missouri. Trans. of the Acad. of Sc. of St. Louis, vol. II, pag. 96; — C. A. WWÙirr. Report on the invertebrated fossils collected in portions of Nevada, Utah, Colorado, New Mexico and Arizona. U.S. Geographical Survey West of the one hundreth meridian, vol. IV, Palaeontology. Washington, 1877, part 1, pag. 154, tav. XI, fig. 6), somiglia per l’attenuazione della parte posteriore, ma non presenta sì evidenti le pieghe visibili nella specie nostra. RMB: ole 0 oo a ano a dio 2 PAVICEZZAR CITCANO- MI E » 20 GTOSSEZZANTARAZIOI SUOR ST » 14 Schizodus (Protoschizodus?) corbuloides n. sp. — Tav. III [III], fig. 1,2. Un modello abbastanza completo, che però fu soggetto a screpolature e pressioni. Conchiglia equivalve, inequilaterale, molto allungata trasversalmente, anteriormente rigonfia, posteriormente assai compressa. Umboni brevi, ricurvi, con l'apice voltato in avanti. Margine ven- trale o anteriore regolarmente convesso, appena un po’troncato all’innanzi; palleare leggermente convesso, quasi pianeggiante; anale, o posteriore, brevissimo, poco convesso; cardinale assai allun- gato posteriormente agli umboni, discendente dall’umbone verso il margine posteriore con legge- rissima concavità per modo che la conchiglia posteriormente è quasi triangolare. Esternamente la conchiglia è un poco convessa all’innanzi, pianeggiante nel mezzo, fornita nel terzo posteriore di una ottusa ma evidente carena la quale partendo dall’umbone va facendosi meno distinta verso il margine palleare: la parte posteriore è appena concava. La superficie è liscia: il residuo di alcune strie radiali attesterebbe che il guscio fosse fibroso e gli danno quasi l'apparenza che ha la parte posteriore dello S. Mattiroloiî n.; la valva destra ed un poco meno la sini- stra presentano alcune di queste deboli Zinee radiali che dall’umbone si dirigono alla parte posteriore. Molto evidenti sono la lunula triangolare all’innanzi ed il corsaletto più lungo posteriormente, pro- fondo, in una fossa come la lunula limitata da angolosità distinta. Ligamento esterno. Dell’impronta palleare si vede solo qualche tratto nel lato posteriore della valva sinistra, che è integro. Delle impronte muscolari vedesi soltanto quella anteriore, debole, situata sul margine poco lontana dal- l’umbone. Si vede la commessura rialzata delle valve rettilineare: dal suo andamento sotto gli umboni parrebbe vi fosse un forte dente nella valva destra e due in quella sinistra. Ho esitato molto nella determinazione di questa forma che dubitavo potesse essere una Leda {= Nuculana), tipo fossile dal Siluriano in poi. Bensì in tutti i cardini delle Nuculidae fossili si vedono così bene i dentini verticali o inclinati che quasi non si può sbagliare. Anche dubitai che fosse una AMlorisma col quale genere combinano la lunula triangolare, il corsaletto assai lungo, il ligamento esterno, la ottusa carena posteriore, gli apici voltati all’innanzi, l'impronta muscolare anteriore assai alta, caratteri rispondenti alle descrizioni del GoopcaiLp (Notes on Carboniferous Lamellibranchia. Proceed. of the R. Physical Soc. Edinburgh, 1891-92, pag. 245), e segnatamente, nella forma, alla A. corbuloides Brusa. del Devoniano renano (BeusHAUSEN. Die Lamellibr. d. rh. Devon, 1885, pag. 259, fig. 26). Bensì i caratteri generali e le apparenze del cardine combinano con gli Schizodus: segnatamente vi è analogia con lo S. Mattiroloi n. che però è allungato posteriormente. Fra le specie già note [39] C. DE STEFANI 39 ha qualche analogia lo S. Wheeleri SwaLLow del Carbonifero superiore di parecchi luoghi degli Stati Uniti d'America e del bacino del Donez in Russia; ma esso è posteriormente meno triango- lare, il margine palleare,non è quasi rettilineo e la carena posteriore all’umbone vi è assai più manifesta, non rettilinea bensì concava. Anche somiglia lo S. arkansanus WeLLER del Carbonifero degli Stati Uniti d’ America (G. H. Girrv. The fauna of the Batesville Sandstone of Northern Arkansas. Bull. of the U.S. G. Survey, n. 593, pag. 101, tav. IX, fig. 3,4) ma la nostra specie è più assottigliata posteriormente. IUS heZz AE EMME 9) PAVLEZZA TE IO » 13 Grossezza della parte anteriore . . . . . » 7 Schizodus etruscus n. sp. — Tav. III [III], fig. 3,4. Un modello della valva destra. Conchiglia inequilaterale, quasi ovale, oblunga, obliqua, più alta che larga, rigonfia. Margine car- dinale retto, anteriore rotondato e obliquamente troncato inferiormente; palleare allungato e molto convesso, ottusamente angoloso; posteriore obliquamente troncato che sembra alzarsi verso il mar- gine cardinale quasi in breve espansione aliforme. Umboni ravvicinati, molto ricurvi, appuntati, situati anteriormente ed anche rivolti verso la parte anteriore. Nella parte posteriore agli umboni la periferia descrive una lieve concavità, mentre nel breve tratto anteriore la concavità è più mar- cata. Una ottusa sebben manifesta carena, con regolare curva all’esterno si dirige dall’ umbone verso il margine posteriore. Tra questa carena ed il margine cardinale posteriore è una lieve ma distinta depressione per- corsa da due solchi paralleli alla carena che non arrivano all’umbone e che forse rispondevano a qualche ornamento o rilievo esteriore. Un'altra carena acuta, assai distinta, che parte pure dal- l’umbone a poca distanza dal margine cardinale, limita quella depressione e lascia un’altra breve concavità triangolare fra essa e l’infossatura del corsaletto. Vedonsi le impronte muscolari; l'anteriore alquanto più forte abbastanza sotto l’umbone; la posteriore, minore, è quasi immediatamente sotto il margine cardinale. L'impressione palleare, da quel poco che si vede pare integra; almeno nella parte anteriore non è parallela al margine. Ligamento esterno profondo. Lunula breve triangolare, profonda, limitata da una carena; cor- saletto più lungo, più profondo. £ Si vedono le impronte dei denti della valva sinistra (fig. 4) sotto l’umbone e parrebbero di vero Schizodus; vi sono un dente posteriore molto obliquo, breve, che pare bifido forse per modo imper- fetto di conservazione; uno breve anteriore ed uno mediano, triangolare, assai grosso. La specie, che a primo aspetto si prenderebbe per una Pterinaea o Pseudomonotis, nel cardine ha i caratteri di Schizodus o Myophoria paleozoici; per la sua depressione od espansione poste- riore è il contrapposto della ,S. Aloisiî n. che ha l'espansione anteriore plicata. Le somiglia alquanto lo S. schwelmensis BrusHAUsEN del Devoniano renano; ma questo è quadrato e gli ornamenti poste- riori sono costituiti da rughe non parallele alla carena, la quale v° è inoltre più centrale. Larghezza lungo il cardine. . ... . ... mm. 12 Lunghezza massima . LL... » 19 Grossezza della valva MR » 6 40 C. DE STEFANI [40] Schizodus (Myophoria) Mattiroloi n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 1,2. Un esemplare discretamente conservato. Conchiglia quasi triangolare, equilaterale, col margine cardinale quasi retto, margine anteriore concavo, posteriore troncato. Umboni prominenti acuti, incurvati ma non ravvicinati, con apice ap- ‘ pena rivoltato all’avanti, lunula e corsaletto abbastanza profondi, triangolari, allungati. Cardine fornito di denti. Pare che la valva sinistra avesse un’ampia fossetta anteriore con forte dente po- steriore poco inclinato, ed altra fossetta posteriore più breve: viceversa la valva destra. - La conchiglia è liscia; ma nella parte posteriore, dagli umboni, lungo il margine cardinale parte una costola acuta, ben distinta, che delimita in parte il corsaletto e scende fino quasi ad un terzo della parte posteriore; sotto questa è una distinta concavità, poi un’ altra acuta carena che scende fino quasi al margine inferiore. Da alcune tracce che rimangono nella parte anteriore si deduce che la conchiglia fosse ornata da coste alquanto irregolari, concentriche, le quali sul margine palleare deviavano quasi ad an- golo retto. Questa specie somiglia ai tipi di Myophoria così frequenti nel Trias ed è una precorritrice dei medesimi insieme con le M. praecor WaAAG., cardissa WaagG. e subelegans Waag. del Permiano infe- riore (Upper Productus Limestone) della Salt Range in India. Perciò le ho serbato il nome gene- rico di Myophoria. Essa però è nettamente distinta dai tipi triassici, per le due coste posteriori assai nette e per non avere gli umboni nettamente voltati all’innanzi. Dalla M. sudelegans pre- detta, cui è molto vicina, diversifica per le coste che non sono così circolari, ma formano come dicevo un angolo retto fra il margine anteriore e quello palleare, e perchè è più gonfia, più equi- laterale, più quadrata. AICEZZA ROSARNO AZ I, ORSO PeR To STAMI PONITTIO SIURÌlo, IUS eZZA MON A » 15 S GIOSSEZZA IAU TA >» 10 Molto probabilmente. se tutti gli esemplari raccolti fossero stati completi avrei potuto stabilire varie altre specie di Schizodus e Protoschizodus. Schizodus? (Myophoria?) sp. n. — Tav. IV [IV], fig. 3. In un pezzetto sono 3 frammenti diversi di questa conchiglia, di uno dei quali, relativamente più grande, ricavai il modello. È questo un frammento anteriore di valva sinistra, che sebbene non possa attribuirsi ad alcuna delle specie conosciute, pure mi sembra debbasi riunire al genere. Myophoria o Schizodus. Manca. ‘ogni indizio del cardine. La conchiglia è convessa, di grandi dimensioni, col margine palloni rotondo. Vi sono 7 0.8 coste radianti concave all’innanzi: le 3 anteriori triangolari, le altre più pianeggianti verso la parte anteriore, convesse posteriormente; quindi quasi embriciate: sono separate da intervalli con- cavi appena più grandi. La stessa embriciatura si vede negli altri frammenti minori. Si vede traccia di rughe concentriche, palesi specialmente sulle coste, e di strie longitudinali sulle coste medesime. La nostra specie Sala assai alla Myophoria ornata Murnsrer del Trias alpino: essa è fra le progenitrici di tipi triassici. [A] | c. DE STEFANI 41 Forme simili alle Myophoria sono assai rare nel Paleozoico: sono quelle citate del Permiano della Salt Rangè, come pure la M. carrica GortanI del Permiano della Carnia (M. GortanI. La fauna degli strati a Bellerophon della Carnia. Riv. it. di Paleontologia. Anno XII, Perugia, 1906, pag. 116, tav. IV, fig. 20):Però queste specie hanno ornamenti molto diversi da quelli del nostro frammento. ù - Modiola Fosseni n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 4. Modello di una piccola valva destra non completa posteriormente, che non so riferire ad altro genere se non a_questo. La conchiglia è allungata, subcilindrica, leggermente triangolare, cioè più alta all’ SO che avanti, forse beante anteriormente; la parte posteriore non si vede. Gli umboni sono piccoli ma nettamente visibili, depressi, con apice centrale, situati molto all’innanzi. L’estremità anteriore si protende rotonda, ma assai breve, lunga meno che un quinto della posteriore. Il margine pal- leare è quasi rettilineo, non parallelo ma diretto con un acutissimo angolo rispetto a quello car- dinale; il posteriore non si vede ma dalle tracce delle rughe concentriche pare dovesse essere quasi troncato. Il margine cardinale è rettilineo, limitato da una debole angolosità parallela al margine stesso e forse la parte anteriore col ligamento formava ottusissimo angolo con quella posteriore. Ligamento esterno assai ben delimitato da strettissima, però evidente, fessura che racchiude all’in- nanzi una specie di lunula e posteriormente un corsaletto che finisce per svanire e riunirsi alla superficie. La fossa del ligamento pare lunga meno che metà del margine cardinale. Non appaiono denti nel cardine; bensì, come nei viventi e fossili Lithodomus ed in certe Modiolariae, un poco indietro agli umboni il cardine lineare sorreggente il ligamento, forma un leggero angolo. Del- l'impronta muscolare anteriore pare si veda leggerissima traccia poco sotto gli umboni. L'altra posteriore è più grande, più evidente, e situata sotto il margine cardinale quasi all'estremo po- steriore. Vi sono traccie di rughe concentriche. Una piccola ma distinta angolosità parte dall’apice verso il lato posteriore limitando il ligamento da una parte e dall'altra sotto l'impronta musco- .lare posteriore. Lunghezza del frammento. . . . . ... mm. 7 Altezza della parte anteriore. . . . +... » 2,5. Altezza della parte posteriore . . . +. . >» » 4 Grossezza\dellagvalva te, een » 1,5 Sono rimasto molto incerto sul genere di questa piccola specie che nella forma generale e nel cardine ha molti caratteri di Lithodomus, genere che principia almeno nel Carbonifero; ma la forma più schiacciata, più alta posteriormente e le angolosità esterne la distinguono. Nell'insieme parmi si tratti di una Modioia simile a quelle viventi. Il genere Modiola apparisce già nel Devoniano e più frequente nel Carbonifero. La piccola M. reniformis De KonincK del Car- bonifero belga (Faune du calc. carbonifére. Lamellibranches, pag. 178, tav. 28, fig. 28) potrebbe rav- vicinarsi ma la nostra è più lunga, più alta anteriormente. Più di tutto si potrebbe identificare con la forma dei calcari a Bellerophon permiani del Titolo meridionale che lo SracHe (Beit. z. Fauna d. Bellerophonk. Siidtirols. Jahrb. d. k. k. geol. Reichsanst., vol. XXVIII, pag. 118, tav. I, fig. 17; tav. II, fig. 7,8. Wien, 1878) chiama Clidophorus sp. pur rite- nendo possibile che si tratti di una Modiola. Di questa forma non è però descritta la parte cardinale. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 6 42 C. DE STEFANI [42] Lucina? sp. — Tav. IV [IV], fig. 5. Un nucleo in limonite con ambedue le valve, però reciprocamente spostate ed alquanto deficenti nell’ estremo anteriore. Il genere è assai incerto perchè non si vede bene il cardine. Conchiglia quasi ovale e quasi equilaterale a umboni piccolissimi. Margine cardinale rettilineo, scendente; posteriore ottusamente arrotondato; palleare non molto convesso; anteriore arrotondato, appena concavo sotto l’umbone. Cardine curvo e lungo: non si vedono denti, nè lunula, nè cor- saletto, ed il ligamento era probabilmente interno osservandosi nella parte conservata del margine cardinale semplicemente una cresta che separava le due valve. Non vi è solco superficiale poste- riore agli umboni. L’impronta palleare posteriore, presso il termine del margine cardinale, è ovale allungata. Per lo meno nella forma e nel margine palleare integro somiglia assai alla Lucina (Paracyclas) dubia Brusnausen (Die Lamellibr. d. rhein. Devon, pag. 176, tav. XV, fig. 18,19) e particolarmente alla fig. 1. Lars h'ezza Re Tom ATOZZA Re O OA EIA AMT GROSBEZZIO lat o I TO LI TRANI e MIO RL SOMIIE Classe Scaphopoda. Dentalium (Plagioglypta) Novaresei n. sp. -— Tav. IV [IV], fig. 6. Moltissimi modelli e impronte, per lo più mal conservati e screpolati. Conchiglia tubulare, simmetrica, piuttosto sottile, conica allungata, leggermente ticurva, a se- zione cilindrica o ellittica. Guscio di spessore medio apparentemente uniforme. Superficie fornita di qualche grossolana ed alquanto irregolare ruga di accrescimento e di sottilissime strie o ‘costo- line appena rilevate, assai visibili in certi esemplari, annulari, regolari, oblique, parallele, equidi- stanti, separate da intervalli alquanto convessi nel numero di circa 8 per mm. Esse sono visibili nelle impronte, mentre i nuclei interni portano solo tracce delle rughe di accrescimento. Presso l’apertura sembra fosse un ingrossamento annulare maggiore. Vi sono pure traccie di sottili strie longitudinali. Nell’interno del tubo, che era vuoto, vedonsi frammenti di, altre conchiglie. Qualche esemplare compresso e schiacciato si sarebbe posso) per una Mg oltiliezo qualche altro più scontorto dalle pressioni per una Serata: Lunghezza di un frena forse rispondente a metà dell'intera conchiglia . . . . . +. +. mm. 37 Asse maggiore di uno dei frammenti più grandi DINO, Apertura dell’ angolo dell’apice, circa . . + . » Per l'apertura dell'angolo apicale, per le sottili strie circolari e specialmente per il loro nu- mero questa specie, se non identica, è per lo meno molto vicina al D. (Entalis) cyrtoceratoides De KownInc€ del calcare carbonifero inferiore di Visè nel Belgio (Faune du calcaire carbonifère de la Belgique, partie IV, pag. 216, tav. XLIX, e 13-15. Bruxelles, 1883); però ne diversifica per le strie circolari più oblique. {43] °C. DE STEFANI 43 Le Plagioglypta Meekiana GrinITZ e P. annulistriata MeEK et WortHEN comuni nel Carbonifero degli Stati Uniti d'America sono assai vicine a quella del Belgio, perciò diverse dalla nostra per la striatura più obliqua, oltre che per le assai minori dimensioni. Altre specie. devoniane o carbonifere vicine non saprei ritrovare. Il sottogenere Plagioglypta PiLsBry et SHARPE con linee circolari estremamente oblique e sinuose va dal Carbonifero al Trias e forse a terreni più recenti. Classe Gastropoda. Ord. Prosobranchia Cuv. Sottord. Cyclobranchina Zir. Lepetopsis Millosevichi n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 7. Un intero esemplare parzialmente coperto di incrostazioni, probabilmente spogliato del sottile guscio calcareo. Conchiglia depressa, subellittica, pianeggiante, molto irregolare: apice rotondeggiante, conico, subcentrale assai ottuso, appena concavo nel lato che suppongo anteriore, convesso posteriormente senza traccia di spira, e questa convessità va terminando verso il margine come una specie di pizzicatura o compressione nel senso laterale della conchiglia. La superficie è liscia senza traccia palese di linee radiali, ma con residui di linee concentriche specialmente alla periferia. Questa è anteriormente e posteriormente incurvata in alto, sì da dare alla conchiglia una apparenza selliforme. Non si vede traccia d’impronte muscolari. Altezza all’apice . |... +... +... mm. 5 Asse maggiore antero-posteriore. . . . » 30 Asse minore laterale |. . . . . . . » 23 Mancando di linee radiali non si può ritenere una Hercinella sebbene negli altri caratteri cor- risponderebbe. Risponde meglio ad alcuni Capulus paleozoici che sono grandemente depressi, p. e. al Capulus (Platyceras) pyramidatum HaL (Palaeontology of N. York, vol. III, tav. 64) dell’Helderberg superiore del N. America ed alla var. selcana del Capulus hercynicus Karser del Devoniano infe- riore dell’ Harz. Però queste due forme sono meno depresse della nostra. ; Somigliante pure è la L. (non Umbrella) laevigata M’ Cov (A Synopsis of the characters of the Carboniferous Limestone fossils of Ireland, pag. 46, tav. V, fig. 31. Loadon, 1862) del Carbonifero d’I- landa; ma questa è più regolare, ha l’apice più eccentrico e pare senza tendenza di curvatura al- l’innanzi. Essa deve attribuirsi al genere Lepetopsis. Dei numerosi Lepetopsis citati da DE KonINcK nel Carbonifero del Belgio nessuno di quelli lisci corrisponde al nostro perchè hanno tutti forma più regolare, ed apice più ottuso, non rilevato, nè incurvato; nè vi corrispondono quelli ornati; sicchè la nostra specie rimane distinta. Qualora si fosse trovata in terreni terziari si sarebbe attri- buita ad una Umbrella, come fece il M’ Coy per la specie sua. L'impressione muscolare interna non si vede, sicchè rimane alquanta incertezza sul genere. Le Lepetopsis sono indicate dal Siluriano al Carbonifero, incertamente nel Permiano d'America. sa. 44 C. DE STEFANI [44] Sottord. Aspidobranchîna ScHwEIG. Fam. Bellerophontidae M’ Coy. Bellerophon (Pharkidonotus) anthracophilus Freca. — Tav. IV [IV], fig. 8,9. 1906. F. FrECH. Die marine Carbon in Ungarn. Foldtani Kòzlony. Zeitschr. d. ungarischen geol. Gesellsch. zugleich amtl. Organ d. Kgl. Ung. geol. Anstalt., vol. XXXVI, pag. 125, tav. II, fig. 6a-d. 1912. R. v. KLEBELSBERG. Die marine Faune der ostrauer Schichten. Jahr). d. k. k. geol. Reichsanst., vol. LXII, pag. 502, tav. XXI, fig. 22-24. Conchiglia piuttosto rara, per lo più in nuclei ferruginosi, con carena dorsale evidente ma senza limiti ben distinti. Sottili linee d’accrescimento, con 4 o 6 grosse rughe fortemente curvate in ad- dietro che si uniscono sulla carena ad angolo molto acuto, manifestandovisi anche più rilevate: la loro forma indica quella del margine libero dell’apertura. Umbilico infundibuliforme, profondo, il quale, nei nuclei, lascia vedere un intero giro interno. L'apertura è molto ampia, per quanto si può vedere ovale; larga e bassa, lateralmente molto espansa, almeno inferiormente. La fascia del seno non si vede affatto. ATDEZZA I IO I POE LI RA O TM Larghezza presso, l’apertura | .-/. +. +... >» 14 Per questi caratteri ho attribuito la specie al B. anthracophilus, che è certo il più vicino fra tutti, quantunque, se i nostri esemplari fossero perfetti, per avventura potrebbero apparire alcuni caratteri atti a tenerli distinti. Il detto Bellerophon fu trovato nella parte più antica del Carboni. fero superiore d’ Ungheria, nel Carbonifero della Slesia e nel Carbonifero verosimilmente più an- tico di Ostrau. d Alcuni Bellerophon permiani del Tirolo meridionale descritti da SracHe (B. Ulrici, sextensis, cadoricus) somigliano; ma le coste trasversali vi sono assai più sottili e più numerose. La specie somiglia pure al B. costatus SowerBy del Carbonifero d’ Inghilterra, di Russia, del Belgio, che però è diverso perchè la nostra ha conchiglia assai più imbutiforme, perciò apertura più espansa, carena apparentemente più elevata, a confini meno distinti, e rughe o coste trasver- sali più rade e più scarse. Il Girry (G. H. Grrry. Annals of the New York Academy of Sciences, vol. 21, pag. 138, 1911; — Fauna of the Wewoka formation of Oklahoma. Bulletin n. 544, U. S. Geol. Survey, 1915, pag. 165, pl. XIX, fig. 4-9), propone il nuovo genere Pharkidonotus per i Bellerophon a grosse pieghe tra- sversali che si incontrano ad. angolo sulla fascia ventrale e che presso a questa sono fornite di nodi. La presente specie vi rientra e ricorda assai perciò i Pharkidonotus percarinatus ConrAD e Harrodi GurLey, forse sinonimi fra loro, del Carbonifero inferiore ‘e superiore di più luoghi del- l'America settentrionale. I Bellerophon si estendono dal Siluriano inferiore al Permiano. I Pharkidonotus sono per ora speciali al Carbonifero. Euphemus Meneghinii n. sp. — Tav. IV [IV], ‘fig. 10-12. Vari modelli interni, che sarebbero indeterminabili, e relative impronte, per lo più frammentizie, dalle quali si possono, in gesso, ricostituire gli esemplari. Un solo piccolo frammento ha il guscio silicizzato, ed altri ne hanno una parte. ; [45] | ©. DE STEFANI 45 Conchiglia globulosa, con un giro esterno ed altro interno visibile nei nuclei: un poco più alta che larga. Ombelico chiuso da una espa.sione callosa, poco profondo. La parte superiore della con- chiglia è liscia o quasi, traversata da alcune rughe d’ accrescimento parallele all’ apertura. Parte mediana rispondente alla fascia carenale o mediale assai ottusa, appena saliente, più visibilmente carenata presso l'apertura, Il resto della superficie nella parte somatica è ornato da costole longi- tudinali che vanno lentamente divergendo verso l'apertura, salienti, nel numero di 3 a 6 per cia- scuna metà laterale alla fascia, separate da solchi lisci assai più ghi delle medesime. La fascia carenale ne porta altre 4 un poco più sottili e separate da intervalli di metà più piccoli di quelli laterali. Anche nel giro più interno si verifica la medesima ornamentazione, ma, pare, con via via minor numero di coste. Vi è pure traccia di rughe trasversali. Apertura ovale depressa, arcuata, assai più larga che alta, inferiormente alquanto espansa ai lati. Fossette ombelicali poco profonde, fornite di 2 o 3 brevi coste iniziali, o liscie probabilmente negli esemplari più adulti. In un solo esemplare nelle linee d’accrescimento presso l’apertura ve- desi traccia della fascia incavata, profonda, stretta. DIMENSIONI DI UN GRANDE INDIVIDUO ANOZZI ANO ARTI I E ATTO Sd Larghezza dell’ apertura . . . . . » 5,5 Questa specie risponde al sottogenere Euphemus che va dal Devoniano al Carbonifero e alla Salt Range; ma per la bocca ovale molto espansa accenna ai Patellostium WaAAGEN del Devoniano. Essa è vicina all’ E. Urii FLEMING comunissimo nella parte superiore del calcare carbonifero d’Eu- ropa ed al suo sinonimo £. carbonarius Cox del Carbonifero superiore del Nord America, che però hanno l’apertura assai più depressa, e somiglia anche perchè sulla parte carenale le costole longi- tudinali sono più numerose e ravvicinate che non ai lati. Però il numero delle costole è assai mi- nore che nel B. Urii il quale ne ha 25 o 30 invece di circa 16. Pure il B. d’ Orbignyi PortLocK del Carbonifero inferiore, che sarebbe somigliante, ne ha 20 a 26. Inoltre nella nostra specie l’aper- tura è più trasversalmente ovale. In altri Euphemus del Carbonifero inferiore il numero delle coste è anche maggiore. Molto somigliante alla nostra specie è il B. (Euphemus) sub-Uriî MALLADA, del Carbonifero medio di Sama in Spagna (C. BarRoIs. fecherches sur les terrains anciens des Asturies et de la Galice, pag. 355, pl. XVII, fig. 25. Lille, 1882) e a questo l’avrei anche attribuita per il numero delle coste, se non fosse che nella specie di Spagna non risulta quella differenza nella disposizione loro fra la regione media e quelle laterali, che è nella nostra. Queste due specie, non però altre, combinano con l’idea proposta dal WaaGEN (W. WAAGEN. Salt-Range Fossils. Palaeontologia Indica, pag. 165. Calcutta, 1887), che cioè il numero delle costole négli Euphemus di questo tipo va diminuendo dai terreni più antichi ai meno antichi. Fam. Pleurotomariidae D’OrB. Murchisonia Deangelisi n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 13. Una ‘impronta donde ricavai il modello e varie altre meno conservate. Conchiglia allungata, turriculata acutamente conica, della quale sono conservati 4 giri. Questi sono divisi in due parti diseguali, ambedue leggermente concave per la acuta sporgenza rispondente 46 C. DE STEFANI [46] x alla fascia del seno. Questa è situata ad un terzo dell’altezza dei giri, più vicina alla sutura infe- riore: è delimitata da due carene ravvicinate. La parte superiore dei giri, più concava della infe- riore, è liscia, salvo la metà più alta, vicino alla sutura, sulla quale appaiono tre sottili linee circolari equidistanti. La parte dei giri inferiore alla fascia, che scende più ripidamente alla sutura, quindi è assai più inclinata sull'asse della conchiglia, ad un terzo di distanza dalla fascia ha una costola circolare assai elevata. Le linee d’accrescimente sono poco visibili. Sembra che la fascia sia rav- vicinata alla inferiore delle due carene della sporgenza; ciò che mostrerebbe l'appartenenza della specie al sotto genere Hypergonia Donanp. In qualche altro esemplare le dette strie e costole circolari sono poco o punto visibili. Vicina assai è la M. tricincta (MuenstER) PairLips del Devoniano inglese. Le M. angulata PriLLips e Archiaciana De Koninc€ del Carbonifero inglese e belga sono alquanto diverse per la minore angolosità della carena e per la disposizione delle strie circolari. Così dicasi della M. su- bangulata pe VernevIL del Permiano di Russia. ANteZzzA TA CITANSI TION IS TITO SSIS Larghezza del giro inferiore circa . . » 7 Il genere Murchisonia abbondante nel Devoniano e nel Carbonifero finisce assai più raro nel Trias. Oltre le specie qui descritte vi sono frammenti di almeno altre due piccole specie. Murchisonia Paretoî n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 14. ‘Una impronta donde ricavai il modello e vari frammenti. Conchiglia piuttosto grande, turriculata, della quale si vedono selo 5 o 6 giri di spira, con angolo spirale assai acuto, acutamente (angolo di 120° circa) carenata. La carena è situata a poco più d’un terzo dell'altezza del giro, presso la sutura inferiore. Le parti superiore ed inferiore dei giri divise dalla carena sono leggermente convesse, ma più la parte superiore che la inferiore. La parte superiore è completamente liscia, mentre quella inferiore porta 6 o 7 sottili coste spirali equidistanti fra le quali la quarta partendo dalla carena è, talora, appena più elevata. Sottili linee longitudinali all’asse della conchiglia, leggermente sigmoidali, poco appariscenti sulla parte liscia, rendono le coste spirali quasi craticolate e rugose. La fascia del seno sta sulla carena fra due sottili linee spirali. Altezza del frammento più completo. . . . . mm. 15 Larghezza del giro maggiore sulla carena, circa » 6 Altri frammenti avevano dimensioni maggiori. Le numerose strie circolari della parte inferiore, la mancanza di esse nella parte superiore, distingono questa specie dalla M. Deangelisi n. Somiglia molto alla specie che De KoxwincK chiama M. angulata Parur. (Faune du calcaire car- bonifère de la Belgique, partie IV, 1883, pag. 18, tav. XXXIV, fig. 4) del Carbonifero inferiore di Visè, che però non è la vera M. angulata Pairuies: però la nostra ha costole spirali più piccole, carena più acuta assai e più vicina alla parte inferiore che alla superiore, ed i giri sopra e sotto alquanto più convessi. Anche la M. Archiaciana De Kon. dello stesso piano è diversa quasi pei medesimi caratteri. Somiglia pure alla M. subtilistriata DonALD del calcare carbonifero inglese; ma i nostri giri sono più convessi, la carena è più acuta, le costicine inferiori più sottili. Nel [47] C. DE STEFANI 47 Devoniano sono molte specie assai vicine appartenenti pur esse al giro di forme della M. angulata Pruiti. e sarebbero la M. cingulata HisinarR del Devoniano inferiore dell’ Urale, la M. Losseni KavsER del Devoniano dell’ Harz; ma gli angoli della carena sono leggermente ian ed il guscio è più liscio. È Marchisonia? cylindroides n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 16. Un esemplare, parte ‘ridotto a nucleo, parte a impronta, però completo. Piccola conchiglia allungata, quasi cilindrica, formata da 5 o 6 giri dei quali il primo embrio- nale, gli altri non rapidamente crescenti, l’ultimo costituente almeno la metà dell’intera conchiglia cilindrico, allungato. Tutti i giri sono SSA convessi, non angolosi, l’ultimo sporge più di tutti; sono separati da suture distinte ma poco profonde. Giudicando dal solo nucleo a prima vista si prenderebbe per un Polyphemopsis: sull’ impronta rimasta entro la roccia e sullo stesso nucleo sono residui di sottili costoline trasversali, delle quali con buona incidenza di luce se ne vedono 7 od 8 verso la base dell’ ultimo giro e 8 o 4 negli al- tri giri; specialmente alla base compariscono pure residui di rughe longitudinali. AVTEZZA A VR SER IPS e MIND Larghezza dell’ ultimo giro... . . 0... » 1,8 Somiglia alquanto alla M. acuta De Kon. del Carbonifero inferiore del Belgio; ma la nostra ha spira assai più breve, angolo spirale più aperto, ultimo giro più convesso e assai più grande. Un frammento di alquanto maggiori dimensioni coi due ultimi giri pure con traccia di linee spirali, sembra appartenere alla stessa specie. Il Subalites compactus Wairraves del Siluriano dell’ Ontario (Canada) (Geol. and N. H. Survey of Canada. Palaeozoic fossils, vol. III, parte I, 1884, pag. 16, tav. VII, fig. 6) è abbastanza somigliante ; però manca di strie circolari e l’ ultimo giro è più lungo. Ivania? Fabrii n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 17. Una impronta dalla quale ricavai un modello. Piccola conchiglia turriculata, non molto acuta, scalariforme, della quale compaiono 6 giri del- l’apice non però i giri inferiori. Quelli sono regolarmente crescenti, carenati, con la carena situata ad un quarto dell’ altezza dei giri presso la sutura superiore. Parte superiore alla carena legger- mente inclinata, quasi piana; inferiore verticale, leggermente convessa. Nella parte superiore, presso la sutura, è una costolina circolare, e fra questa e la carena pare fosse situata la fascia del seno a giudicare dall'andamento di strie longitudinali che si osservano nell’ ultimo dei giri rimasti. Nella parte inferiore, comprendendo quella sulla carena appena più segnalata delle altre, appaiono 3 0 4 linee spirali equidistanti. Pel carattere scalariforme questa specie non potrebbe attribuirsi altro che alle Ivania BaAvLE, cui sinonimo è Baylea De Koxincx. Pare vi siano traccie di nodosità longitudinali, più distinte nella parte superiore, forse 6 o 8 per giro: nel quale caso la specie si distinguerebbe dalle Ivania co- nosciute. Questo genere o sottogenere delle Pleurotomaria è rappresentato da qualche Specie nel Devoniano del Belgio, è più SOGNO nel Carbonifero e qui si estingue. ‘Altezza GGiUZhtiti SI O ZA AT TOTI SONATA Larghezza massima circa. . . ...... » 48 C. DE STEFANI [48] Fam. Neritopsidae FiscHER Naticopsis rivulensis n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 18-27, 33, 34. Specie comunissima in gusci silicizzati e più frequentemente in nuclei limonitici, i quali, senza il confronto diretto, si sarebbero attribuiti ad altro genere. Conchiglia solida, quasi ovoidale, a spira bassissima, poco appariscente, con giri 3,e mezzo ad accrescimento assai rapido, separati da sutura molto superficiale. L'ultimo giro che li racchiude tutti è alquanto pianeggiante superiormente alla convessità; sì che ha una apparenza come d'un tetto, con strie d’accrescimento assai distinte, irregolari, continue dalla sutura alla base, oblique all’ in- dietro per modo che partono dalla sutura con angolo acuto: verso la base si incurvano moltissimo. Sopra le linee d’accrescimento, nello strato più esterno, si incrociano delle linee rette (fig. 18, 20) parallele che non hanno rapporto con le precedenti: esse sono continue da una parte all'altra della superficie e talora ‘nell'incontro con le linee d’accrescimento danno luogo a punteggiature: se ne vedono anche sulla columella ed in questo caso sono quasi normali all’ asse della conchiglia (fig. 18). Sono note in altre specie del Devoniano e del Carbonifero come nella N. elegans De Kon. Piut- tosto che un residuo di ornamentazione colorata quale si trova in tante Naticae credo che esse at- testino la presenza di uno strato estelTno, ora in massima parte scomparso, del guscio. Apertura grande, subovale, obliqua superiormente, presso l’anfratto alquanto angolosa, inferior- mente appena svasata ed in questa parte inferiore accanto alla columella apparentemente un poco inflessa. Columella fornita di ampia callosità, piana esteriormente. Opercolo conservato in parte in qual che esemplare (fig. 19, 21), molto solido, non spirale, assai grosso alla periferia, leggermente concavo nel mezzo. Ombelico chiuso. Essendo il guscio assai grosso i modelli interni dai quali esso è asportato sono canicolati presso le suture e profondamente ombelicati (fig. 23 e, 25). ì La superficie del solido guscio è sovente traversata da minutissimi pori probabilmente di Cliona o di simili Spongiari (fig. 26 a). DIMENSIONI DEI GRANDI ESEMPLARI AITEZZA ON NONO 0 ND, 17 TATE hezza e e AIA » 15,5 Altezza dell’ apertura. >... 0...» » 7 Sospettavo da prima che non si trattasse di una Naticopsis perchè le strie d’ accrescimento non scendono dalla sutura dirette o leggermente curve quasi parallele all’asse della conchiglia. Strie oblique dall’avanti all'indietro, molto inclinate sulla sutura come la presente specie, hanno gli Stro-. phostylus e le Diaphorostoma (= Platystoma). Queste ultime però sono generalmente ombelicate: gli Strophostylus non lo sono ma hanno il labbro interno leggermente inflesso come pare fosse nella no- stra specie. Però ambedue questi generi mancano dell’ ingrossamento calloso sulla columella, che viceversa è distintivo delle Naticopsis. Le Turbonitella hanno il callo più sottile, l’ accrescimento della spira più lento che nelle Naticopsis e nella nostra specie, ed inoltre la spira più elevata e talora leggermente costolata. 1 Le Naticopsis relativamente rare nel Devoniano diventano più frequenti nel Carbonifero e nel ‘ Trias. i [49] «| C. DE STEFANI 49 La nostra è diversa dalla N. ampliata Parrips del Carbonifero perchè la parte superiore del- l’ultimo giro è tettiforme e formante quasi un ottusissimo angolo con la base. La N. brevis De Kon. ed altre specie del Carbonifero hanno in generale la spira meno bassa e meno pianeggiante, oltre la caratteristica costante differenza delle coste d’accrescimento non oblique all'indietro presenti nella nostra specie e forse indizio di carattere più antico. Il Plaiystoma? janthinoides OrHLERT del Devoniano della Mayenne (OrHLERT. Sur les fossiles dé- voniens du département de la Mayenne. Bull. Soc. géol. de France, s s. 3, t. V, 1887, pag. 587, tav. IX, fig. 9, 95) somiglia nella forma e nell’andamento delle strie; però, se pure è un Plafystoma, ha ÙÒ spira più alta, suture profonde, ed è ombelicato. Lo Strophostylus (non Naticopsis) subovatus WoRTHEN del Carbonifero dell’ Illinois (WortHEN. Geol. Survey of the Illinois, Report, vol. V, pag. 596, tav. 28, fig. 9) e del Colorado, se pure è un vero Strophostylus come WELLER e GIrty ritengono, manca della depressione tettiforme nell’ ultimo giro. La N. Tschernyschewi JakowLEWw (Die Fauna einiger ober- palacozoischen Ablagerungen Russlands. Mém. du Com. géol. S. Pétesbourg., vol. XV, N. 3, 1899, pag. 50, 116, tav. V, fig. 5, 7, 8) del Paleozoico superiore nel bacino del Donez è diversa perchè la spira è alquanto più alta e più sviluppata, a parte l’ ornamentazione a zig-zag che le è propria e che del resto ha qualche cosa di simile alla nostra. È da notare che quando sia conservato solo l’ultimo giro, essendo scomparsi quelli superiori, comé avviene in vari nuclei ferruginosi, si ha una apparenza di Capulus (fig. 33,34): della conchiglia appare solo l’ultimo giro, debolmente piegato a sinistra con apice appena incurvato assai ottuso; ma appunto l’incurvamento a sinistra, la depressione di una parte rispondente al lato superiore del giro, l’angolosità a destra e tutti i caratteri persuadono dell’errore. Fam. Pyramidellidae Gray. Macrochilina Corsii n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 32. Un guscio silicizzato con l’ultimo giro incompleto. Conchiglia ovoide con 5 o 6 giri, i primi lentamente crescenti, con apice ottuso, il penultimo grande, leggermente convesso; l’ultimo grande alquanto più che metà dell’intera conchiglia, ovoide, con la base ottusamente angolosa. Suture superficiali. Apertura grandissima, incompleta, superior- mente e inferiormente angolosa. Labbro columellare a quanto pare increspato e calloso alla base. La superficie della conchiglia presenta delle linee d’accrescimento longitudinali leggermente oblique all'indietro, almeno nell’ultimo giro. Presso la sutura inferiore nel penultimo giro si ve- dono tracce di strie trasversali con punteggiature. 2 Altezza dell’esemplare . . .. . . . mm. 17 Lunghezza dell’ultimo giro. . . . . » 10 Il genere durò dal Devoniano al Permiano, ma è sopra tutto frequente nel Carbonifero superiore. Fra le Macrochilina del Carbonifero somiglia alle M. maculata De Kon., conspicua Der Kon., tumida De Kon. del Carbonifero inferiore belga, la seconda pare anche dell’ Uadi el’ Arabah in Egitto (J. WaLtHER. Ueber eine Kohlenfaune aus der cigiptisch-arabischer Wiiste. Zeitschr. d. deut. geol. Ges., XLII, 1890, pag. 441, tav. XXVII, fig. 14) ma la nostra è più ovale, l'accrescimento è assai più lento, essendo il penultimo giro ben più grande .che nelle citate specie. Per la forma la nostra specie somiglia maggiormente alle Spirochrysalis del Trias di S. Cassiano e della Marmolata. La Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 50 i C. DE STEFANI [5O] M.(Macrocheilus) ovalis M' Cov del Carbonifero d'Irlanda è meno ovale ed i giri hanno accresci- mento più lento. Qualora si ritenga buono il genere o sottogenere Sphaerodoma proposto da KeyES (Proceedings of the Academy of Nat. Sc. of Philadelphia, 1889, pag. 303) per i tipi più globosi di Macrochilina la nostra specie vi appartiene; bensì per la sua forma ovoidale si distingue da tutte le .Sphaero- doma americane finora note. Macrochilina? brevis n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 16. Un nucleo. Piccola conchiglia, allungata, a breve spira acuta, con 4 o 5 giri leggermente convessi, separati da sutura piuttosto profonda, regolarmente crescenti, appena scalariformi. L’ultimo costituisce la metà della conchiglia. La base sembra terminare un po’ acuta, non regolarmente convessa. La bocca non si vede. V'è traccia di strie longitudinali voltate all’indietro. Quest’ ultimo carattere, la spira acuminata, breve, quel poco che si vede della base, escludono le Loxonema e le Holopella e la forma della base anche le Turbonitella; perciò ravvicino la specie alle Macrochilina. FACOZZA NOI SOI Lunghezza dell’ ultimo giro . . . >» 2,5 La Macrochilina o Macrocheilus Barroisi GeMMELLARO (La fauna dei calcari con Fusulina della Valle del Sosio, pag. 128, tav. XIV, fig. 27,28. Palermo, Amenta, 1889) del Permiano di Sicilia, ha ultimo giro più gonfio e spira più ottusa. Loxonema Pillai n. sp. — Tav. IV [IV], fig.31. Parte del nucleo e della rispettiva impronta di un esemplare, ed altre parti di nucleo. Piccola conchiglia subulata, quasi cilindrica, composta di giri alquanto convessi, a sutura ben distinta, coperti da coste quasi verticali, subcontinue da un giro all’altro, piuttosto grosse, nel numero di circa 12, occupanti tutta l’altezza dei giri. La proporzione dell’altezza alla larghezza dei giri è come 2 a 3. Il genere Loxonema Pair. va dal Siluriano al Trias ed è del resto rappresentato da forme assai affini sino ai tempi più recenti. Il nostro esemplare, per quanto mal conservato, può paragonarsi al L. strigilatum DE KonINcK del Carbonifero del Belgio; ma nel nostro i giri sono meno convessi, più pianeggianti, le coste assai più grosse e più rade. Il gruppo di forme costate è comune nel dio medio. La L. Roe- meri Kavser (Die Fauna der diltesten Devon-Ablagerungen des Harzes, pag. 108, tav. XVII, fig. 3. Berlin, 1878) del Devoniano inferiore dell’ Harz somiglia; ma è assai più piccola. La L.(Turbonilla . Montis Crucis SracHe del Permiano del Tirolo è molto somigliante, ma è: più acuta, non cilindrica. La Zygopleura plebeja HerRICK (Girtv) che parmi piuttosto una ‘vera Loxonema come HERRICK opinava, del Carbonifero superiore dell’ Oklahoma di S.) è più acuta, ha coste più numerose e più grosse oltre i giri un poco più ovali. Qualora si fosse trovato il solo nucleo liscio non si sarebbero determinati il genere nò la specie. Alcuni frammenti appartengono probabilmente ad altra Loxonèma. o [51] C. DE STEFANI 5I Fam. Scalariidae Brop. 5 Holopella? Canavarii n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 30. N Un guscio silicizzato con superficie non bene conservata. Conchiglia turricolata, quasi cilindrica, assai alta, a spira destrorsa non ombelicata. Doveva es- sere Costituita da 5 o 6 giri, ma sono conservati solamente i 3 inferiori con parte della base. Questi sono regolarmente crescenti, assai poco convessi ma con sutura ben distinta, quasi perpen- dicolare all’asse della spira. L’ultimo giro è grande più che il doppio del penultimo, con base convessa e terminazione inferiore non pianeggiante. Apertura, della quale si vede la parte columel- lare, rotondeggiante, forse angolosa in alto. La superficie è mal conservata; non si può escludere vi fossero delle varici longitudinali e delle rare strie trasversali. In quest’ultimo caso, se fossero presenti delle varici, potrebbe somigliare alla H. varicosa Hot- zAPFEL (E. HozapreL. Das obere Mitteldevon im Rheinischen Gebirge, pag. 192, tav. XVI, fig. 17. Ber- lin, 1895) sobbene la nostra abbia spira meno acuta e giri apparentemente meno convessi. Altezza dei 3 giri rimasti |... +... +... mm. Lunghezza dell’ ultimo giro... . . . . . » La H. trimorpha Waagen del Permiano della Salt Range è assai più acuta, ha suture assai più oblique sull'asse della conchiglia e giri più lentamente crescenti. Fam. Littorinidae Gray. Turbonitella Gortanii n. sp. — Tav. IV [IV], fig. 28, 29. Due nuclei ferruginosi conservati. Conchiglia subfusiforme, a spira acuta, accrescimento rapido. Mancano 2 o 3 giri dell’apice. Gli ultimi 3 sono debolmente convessi, separati da suture appariscenti nel nucleo, che però nella conchi- glia intera dovevano essere superficiali. L'ultimo giro era assai grande, quasi due terzi della con- chiglia, convesso. Apertura ovale, allungata: la parte superiore non si vede: la parte inferiore di- scretamente conservata appena espansa in avanti mostra il margine esterno tagliente, regolarmente convesso; non vi è traccia di canaletto nè di piega sulla columella; questa alla base è piatta, ma non apparisce coperta da callosità. Non vi è ombelico. La superficie è segnata da spesse strie di accrescimento oblique all'indietro, leggermente curve. Ritenevo da prima che si trattasse di una Mucrochilina ma la columella liscia, non piegata, non fornita di grosso callo, non canalicolata, vieta il ravvicinamento. L'apertura somiglia piuttosto ad una Natica o Naticopsis o generi affini del Trias; ma meglio ancora, mancando ogni traccia di fes- sura ombelicale e di callo distinto, ad una Littorina. Attribuisco perciò la specie al genere Turbo- niîtella fossile nel Devoniano e nel Carbonifero, cui si ravvicina anche per le linee d’ accrescimento assai oblique all'indietro. Le specie del Carbonifero sono più piccole e più acute. La 7. subcostata GoLperuss del Devoniano renano è più gonfia e più ottusa. Pur più ovale e più a forma di Natica è la 7. piligera SAnpBERGER pure del Devoniano medio renano (F. SAnDBERGER. heinisches Schi- chtensystem in Nassau, 1853, pag. 235, tav. 26, fig. 6). MVATTEZZA IRR O PIRO AVO) AS imm IArghezZa E OI 52 C. DE STEFANI [52] Classe Cephalopoda. Ord. Tetrabranchiata. Sottord. Nautiloidea. Tav. IV [IV], fig. 38. Un frammento di piccole dimensoni può sicuramente attribuirsi. ad un Cefalopode. La piccola conchiglia è molto rigonfia, sferoidale, molto involuta, a ombelico piccolissimo o forse mancante. La linea suturale è molto semplice. La sella ventrale, unica ben visibile, è molto grande, indivisa, rotondata, falciforme, partendo dall’ombelico con piccolo lobo alquanto convesso verso l’apertura, seguito da un lobo più piccolo verso la regione sifonale che non si vede scoperta. I giri un poco depressi sui lati sono assai arcuati verso il dorso. Concamerazioni più larghe che alte. La lobatura semplicissima sarebbe quella di un Ararcestes, o meglio di una Cyrtoclymenia, ge- neri devoniani od anche quella di un Gastrioceras carbonifero o di un Tropites triassico in stadi molto giovani, ma piuttosto credo si possa trattare di un Nautiloide, e piuttosto che di un vero Nautilide, genere terzario, di altro genere vicino ai C/ydonautilide Hyart che principiano nel Trias e dei quali è un rappresentante recente l’ Aturia; ma per l’incompletezza dell’ esemplare, per non visibilità della regione sifonale, non si può dire alcun chè di sicuro. Un altro cattivo frammento di dimensioni alquanto maggiori ha lobi e selle meno accentuate e traccia d’ombelico; sembra pur esso un Nautiloide. Non si può escludere che ambedue gli esem- plari avessero sul guscio esterno sottilissime e fitte linee radiali. A confermare l'attribuzione degli esemplari predetti ad un Nautiloide aiuterebbe la presenza di altri esemplari dei quali alcuni almeno mi paiono da attribuirsi alle estremità calcificate di man- dibole come i RAyncholites ed i Rhynchoteuthis. Nautilus (Rhyncholithes) sp. — Tav. IV [IV], fig. 36. Un esemplare convertito in silice bianca, conico, alto mm. 5,5 largo alla base 5 ed all'apice 2,5, con apice ottuso, potrebbe essere la mandibola superiore, veduta dalla parte esterna, di un tipo simile alla mandibola di un Temnocheilus triassico (Rhyncholithes hirundo FaurE-BiGuET). Il cappuccio nella sua parte anteriore, essendo quella posteriore compresa nella roccia e man- cando la parte inferiore come qualche volta avviene, ha la superficie porosa e si tratterebbe dello strato interno, la qual cosa confermerebbe l’attribuzione ai A&yrcholithes. Esso è perfettamente convesso, senza traccia di carena, arrotondato e ottuso all'apice. Finora non furono trovati RAyn- cholithes nel Paleozoico, bensì unicamente dal Trias medio in poî (A. Tiri Die fossilen Cephalopoden- gebisse. Jahrb. d. k. k. geol. Reichsanst., Bd. LVII, 1907, pag. 535 e seg.; Bd. LVIII, 1908, pag. 573 e seg.). Rhyneholithes ?? sp. — Tav. IV [IV], fig. 37. Un pezzo integro, silicizzato, ha forma di triangolo quasi equilatero: è solido, liscio, legger- mente convesso all’esterno, con margine basale frastagliato come da festoni a guisa di una placca laterale posteriore di Scalpellum. I lati del triangolo sono lunghi da 7 ad 8 mm. 153] | C. DE STEFANI 53 La forma depressa ed asimmetrica persuade che non si tratta di un ceramo di Entomochiton. Qualche analogia potrebbe esservi con lo scudo di una Lepas vivente, o con una placca del genere Plumulites BaRRANDE, o Turrilepas Woopwarp, od Oploscolea SaLtER proprio del Siluriano e del Devoniano. Ma ‘la maggiore analogia è con l’apice d’una mandibola inferiore di un Nautilus. Altre impronte simili sono forse da riunire alla precedente. Sottord. Ammonoidea. Ammonites sp. Ad altro Cefalopode e quasi certamente ad un Ammonite risponde un fossile del quale compa- riscono i due fianchi diversamente conservati sulle superfici di uno straterello schistoso di Ripa- bianca. Il fossile è alto mm. 5, di forma ellittica per compressione; un asse è lungo 20 mm.; l’altro 10. È involuto con giro regolarmente crescente. Ad una superficie è liscio e si vede solo l'andamento dei giri regolarmente crescenti; all’altra superficie il fossile comparisce in sezione e si vedono setti rettilineari. Ogni determinazione anche generica è impossibile. Un'altra impronta simile, alquanto più piccola, trovasi sul medesimo frammento di schisto. Crostacei ? 2? Tav. IV [IV], fig. 41. Grandemente incerto è un frammento delle Ripe Bianche che potrebbe attribuirsi ai lobi pleurali nel numero di circa 7, di un pigidio ricordante le Pseudophillipsia GemmeLLARO del Permo-Carbonifero di Sicilia e della Carnia. Altro del Cavo, anche più incerto, potrebbe rappresentare una glabella. Eumalacostracei 2 — Pesci ? Un esemplare in parte silicizzato non saprei attribuirlo se non al frammento di un cefalotorace di Decapode forse vicino ai Palinura e precipuamente ai Scillaridea. Sarebbe la metà sinistra, di discrete dimensioni, cui mancherebbe la parte superiore con la cavità orbitale. Ha forma quasi rettangolare; un solco obliquo è diretto dall’ estremità postero- superiore a quella antero esterna. Il margine posteriore è leggermente arcuato, concavo; quello an- DÌ teriore è convesso. La superficie è minutamente granulosa. 4’ Lunghezza massima . . . .., mm. ll DArLNOZZA A I » 9 Decapodi però nel Paleozoico non se ne trovarono mai, cominciando essi nel Trias, salvo il genere Palaeopemphix GemmeLLARO della Valle del Sosio (G. G. GemmeLLARO, I Crostacei del calcare a Fu- sulina della valle del Fiume Sosio nella Provincia di Palermo. Mem. della Soc. it. delle Sc. detta dei XL, t. VIII, s. III, n. 1, pag. 17): ma la superficie del nostro esemplare, se pure si tratti di un cefalotorace, ha parvenza assai meno complicata. Resti assai incerti potrebbero appartenere a dentini di Pesci ed a squame cicloidi, ad esempio di Palaeoniscide. Finito di stampare il 15 dicembre 1917. ISTITANO ca AGgni Sn oa A G. CHECCHIA-RISPOLI GLI ECHINIDI VIVENTI E FOSSILI DELLA SICILIA PARTE QUINTA (*). ECHINIDI MIOCENICI (Tav. V-X [X-XV] e Fig. 1-8 intercalate). INTRODUZIONE. Dai tempi oramai remoti in cui Agostino Sciura ne La vana speculazione disingannata dal senso (1670) figurò in modo perfettamente riconoscibile fra gli altri fossili anche alcuni ricci di mare di vari terreni della Sicilia, per poter trovare un’opera destinata di proposito alla descrizione di questi organismi, che sono comuni specialmente nella formazione miocenica dell'Isola, bisogna risalire sino alla metà del secolo scorso, all’epoca cioè in cui Anprea Arapas, nelle Memorie dell’ Acca- demia Gioenia di Catania, pubblicava la sua Monografia degli Echinidi viventi e fossili della Sicilia (1850-1855). Ma come abbiamo avuto già occasione di scrivere, il valore di quest'opera è diminuito dalla mancanza completa di illustrazioni e le specie, per quanto minutamente descritte, sono nel più dei casi di difficilissima interpretazione. Al di fuori di questo studio, che è rimasto il solo sino ai nostri giorni, non esiste che qualche rara citazione o brevissimo ico di specie intercalato in pubblicazioni di natura geologica. Così nel 1880 il barone Carrci, occupandosi dell’età del calcare della regione sud-orientale del- l'Isola, tra i fossili determinati dal CapeLLINI e dal SEGUENZA, cita anche: Spatangus' pustulosus Wren, Cidaris Adamsi Wrient?, Hemiaster sp. aff. H. Cotteaui WriGnT, Schizaster Desori WrIGH®, e frammenti di altri echinidi determinabili solo genericamente! Nel 1886 il Barpaccr menziona Clypeaster pyramidalis, Clyp. intermedius e Clyp. gibbosus della medesima formazione?. Molto più vicino a noi il Coppa, in un suo studio geologico e paleontologico del Miocene si- racusano, si limita a citare un solo frammento di un Clypeaster, due scutellidi, che riferisce a (*) Per le altre parti vedi i volumi XII (1906), XIII (1907) e XXII (1916) della Palaeont. italica. 1 Carici I. Sulla determinazione cronologica del calcare a selce piromaca e del calcare compatto e marnoso (forte e franco) ad Bchinidi e modelli di grandi bivalvi nella regione SE della Sicilia. Boll. R. Com. geol. d’Italia, vol. XII. 1880. ? Barpacci L. Descrizione geologica dell’ Isola di Sicilia. 1886. 56 G. CHECCHIA-RISPOLI [2] Scutella subrotunda Leske e a S. truncata Vaven. e Schizaster canaliferus Lc. (sic). Recentemente il dott. M. GemmELLARO nomina: Clypeaster scutellatus M. De SerRES, Clyp. altus KLem, Hemiaster coranguinum GrEG. sp., Opissaster Scillae Wricur e Schizaster Desori WrinT del Miocene dei din- torni di Ragusa?. Come ognun vede trattasi di notizie di scarso valore, le quali non riescono a dare un’idea neanche lontana della fauna echinitica di una formazione, che in Sicilia è importantissima sotto tanti aspetti. Il nostro presente studio, che non ha la pretesa di essere una monografia completa, deve essere considerato come un primo notevole contributo alla conoscenza dell’ Echinofauna miocenica sici- liana. Esso comprende la descrizione di una ventina di specie, di cui circa la metà sono nuove. L'interesse principale della fauna si concentra specialmente nella forte percentuale di specie nuove, che le danno una fisionomia particolare. Quelle già conosciute fanno vedere gli stretti rapporti con altre faune coeve delle regioni mediterranee continentali. Tutto il materiale qui illustrato esisteva nelle collezioni del Museo Geologico dell’ Università di Palermo e proviene da vari luoghi della vasta formazione calcareo-marnosa della provincia di Siracusa. Detta formazione dagli autori è riferita complessivamente al Miocene medio; è naturale però, dato il suo rilevante spessore, che in essa debbano andare comprese varie formazioni appar- tenenti a zone batimetricamente differenti, come è confermato dallo studio degli Echinidi *. Palermo, Museo Geologico della R. Università, giugno 1914. DESCRIZIONE DELLE SPECIE Gen. Cidaris RuwmPH. Sottogen. Cyathocidaris LamBERT Cyathocidaris avenionensis DeswouLins. — Tav. V [X], fig. 1. 1670. Hystrix Scrrra. La vana speculazione disingannata dal senso, tav. XXII, fig. 3. 1837. Cidarites avenionensis Desmourins. Étude sur les Échinides, pag. 336. 1846. Cidaris avenionensis Acassiz et Desor. Catalogue raisonné des Hchinides, pag. 31. 1855. — = Desor. Synopsis des Échinides fossiles, pag. 17, tav. VII, fig. 7-8. 1875. — — ‘ De Lorior. Echinol. helvet. Echinid. tert., pag. 15, tav. I, fig. 8, 13. 187. — — CorteaU. Echinid. tert. de la Corse, pag. 229, tav. VIII, fig. 3, 7. 1 Coppa A. Studio geologico e paleontologico del Miocene del Siracusano. Atti e Rd. Acc. Sc. Lett. e Arti d. Zelanti ecc. di Acireale, n. s., vol. IX, Memorie, 1889. ° GemmeLLARO M. Ittiodontoliti del calcare asfaltifero di Ragusa. Giorn. SE Nat. ed Econ. di Palermo, vol. XXX, 1913. ® Una bibliografia completa di lavori geologici e paleontologici sul Miocene del Siracusano è riportata dal Dott. M. GemMELLARO nel lavoro sopra citato. [3] G. CHECCHIA-RISPOLI 57 1891. Cidaris oligocaenus GreGORY. On the Malt. foss. Echin., pag. 589, tav. I, fig. 2, 3 (radioli, non testa). 1896.. — avenionensis DE LorioL. Descript. Echinid. tert. du Portugal, pag. 3, tav. I, fig. 1, 4. 1901. —<- — '. ArracHI. Echinidi terziari del Piemonte e della Liguria, pag.18, tav. I, fig. 1, 8. 1910-12. Cyathocidaris avenionensis LamBeRT. Description des Échinides des terrains néogénes du bassin du Rhone, fasc. I, pag. 11, tav. I, fig. 20-23 e fasc. II, pag. 51, tav. IV, fig. 1 (cum sym). 1914. Cyathocidaris avenionensis COTTREAU. Les Échinides néogénes du bassin méditerranéen, pag.19, tav. I, fig.1-8. Abbiamo ritrovato questa specie, che già AGostIino SciLLa figurò per la Sicilia sin dal 1747, abbondante nei vari sedimenti miocenici da noi esplorati! Essa è rappresentata quasi sempre dagli aculei e rarissime volte questi sono accompagnati nello stesso giacimento da zone di placche. I radioli hanno il loro corpo per lo più cilindrico, ornato di granuli spiniformi sparsi su di una superficie zegrinata, e mostrano spesso, almeno da una sola parte, dei granuli più fini, più stretti, che hanno la tendenza ad allinearsi in serie longitudinali, riuscendo a trasformarsi in vere coste. Altri radioli sono compressi, a sezione ellittica, con le due facce diversamente ornate, come quello figurato dal sig. LamBERT nel suo importante lavoro sugli Echinidi neogenici del bacino del Rodano (v. tav. I, fig. 24, 25), che su di un lato porta dei granuli spiniformi, mentre sull’ altro delle vere costole. I radioli, che possono raggiungere una lunghezza di circa 70 mm., vanno talora progressivamente restringendosi verso l'estremità, oppure terminano troncati, come quello da noi figurato, che è com- pleto e che presenta una certa espansione terminale a forma di corolla, che nel radiolo in esame è poco sviluppata (tale forma dicesi stemmacantha). Il radiolo, da noi figurato che ha la due facce diversamente ornate, presenta la parte articolare ben conservata. L'anello è sporgente, finamente striato; il collaretto è basso e zegrinato; la fac- cetta articolare liscia è provvista di una cavità centrale, appariscente. Località. — Il C. avenionensis è comune nelle brecciuole calcaree intercalate nelle argille dei dintorni di Campofiorito, Palazzo Adriano, Castronuovo, da noi riferite al Langhiano; nei calcari tufacei a Lepidocyclina e Miogypsina, ecc., dell’ Elveziano dei dintorni di Burgio. Gen. Lambertiella nov. « Echinide di medie dimensioni, dal guscio sottile, dal contorno circolare lievemente sinuoso, munito di leggeri intagli in corrispondenza degli ambulacri posteriori e strettamente intaccato nell’interambulacro impari. Faccia superiore ‘fortemente appiattita; inferiore piana; margine tagliente. Petali cortissimi, foliiformi, chiusi all’estremità; sulla faccia inferiore gli ambulacrali non sono accusati da traccia qualsiasi di solchi. Peristoma piccolo, centrale, circolare. Periprocto piccolissimo, ovale, appuntito indietro, più vicino al peristoma che al margine posteriore. Apparecchio apicale stelliforme con quattro pori genitali. Tubercoli scrobicolati, piccolissimi ed avvicinati». ' CaEccHIA-RispoLi G. Sul Miocene medio di alcune regioni delle provincie di Palermo e di I genti. Giorn. di Sc. Nat. ed Econ. di Palermo, vol. XXVIII, 1911. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 8 58 G. CHECCHIA-RISPOLI [4] L’echinide in esame per la sua faccia orale priva del tutto di solchi ambulacrali entra a far parte della tribù degli Echinodiscinae LawBeRT, la quale comprende due soli generi: il gen. Pero- nella Gray con i quattro pori genitali aperti fuori e lontani dall’apice (tipo P. Perroni AG. del- .l’Oceano indiano) ed il gen. Echinodiscus BreyNIUS caratterizzato dal suo peristoma pentagonale, dal periprocto infero, ma poco lontano dal. margine, e dai petali aperti, i quali però nelle forme viventi sono chiusi. Ora l’Echinide di Ragusa pel suo estremo appiattimento, per i suoi petali chiusi e piccoli, pel margine tagliente da ogni lato, per le sue grandi dimensioni, presenta una fisionomia talmente differente dalle specie del genere Echinodiscus, che una fusione generica con questo ci sembra difficile, tanto più che la forma del peristoma perfettamente circolare in luogo di essere pentago- nale, e la posizione del piccolissimo periprocto più vicina al peristoma che al margine posteriore, allontanano la forma in esame dalle varie specie di Echinodiscus, con cui l'abbiamo paragonata. Lambertiella pulehra CreccHIA-Rispori. — Tav. V [X], fig. 2. Echinide dal guscio sottile, dal contorno circolare, con la faccia superiore appiattita, appena rial- zata nel mezzo. Il margine è molto assottigliato e tagliente, poco sinuoso, leggermente intaccato in cor- rispondenza degli ambulacri pari, di più nell’interambulacro impari. Faccia inferiore del tutto piana. Apparecchio apicale esteso, centrale, stelliforme. Il corpo madreporico, che ne occupa tutta la estensione, è sollevato e poroso. I pori genitali, in numero di quattro, sono piccoli, rotondi, e si- tuati ai vertici del pentagono: i fori ocellari, molto più piccoli, sono all’origine dei petali. Petali lanceolati, subeguali, quasi chiusi alle estremità, corti, occupando appena il terzo della distanza che corre tra l’apice ed il margine. La lunghezza dell’ambulacro impari, che è il più. lungo, è di mm. 11, cioè circa un terzo del raggio, che è di 30 mm. La sua larghezza massima è di circa 5 mm. Le zone porifere sono superficiali e strette ed ognuna è larga circa 1,25 mm. La zona interporifera è larga 2,50 mm. 3 Negli ambulacri pari la larghezza aumenta insensibilmente. I pori esterni di ogni zona sono molto allungati, gli interni oblunghi: iì primi sono uniti ai secondi da solchi finissimi ed un poco ondulati. i FiG. 1,2 — Lambertiella pulchra sp. nov. F1G. 1 — Profilo antero-posteriore. Grand. nat. Fic. 2 — Schizzo di parte della faccia inferiore per mostrare la forma e la posizione del peristoma e del periprocto. Grand. nat. [5] G. CHECCHIA-RISPOLI |. 59 Verso le estremità delle zone non si osserva che qualche piccolo solco virgoliforme. I rilievi tra i solchi sono ornati da una serie regolare di piccoli tubercoli in numero di 6 a 7 verso la metà degli ambulacri. Le zone interporifere, che hanno una larghezza doppia di quelle porifere, sono ornate di serie regolari di tubercoli in numero di 6 0 7 su ogni placca: queste serie, per la forma delle placche ambulacrali, fanno tra di loro angoli acuti. Placche coronali grandi, a sutura ben evidente. Peristoma SI, superficiale, centrale, con un diametro di 3 mm.; esso è circondato da 5 larghe placche interambulacrali, che formano:con le ambulacrali una rosetta buccale ben distinta. Periprocto superficiale, piccolissimo, ovale, un po’ appuntito indietro, situato più vicino al pe- ristoma che al margine posteriore e propriamente a 13 mm. dal primo, mentre tutta la distanza tra il margine e la bocca è di 30 mm. I tubercoli tanto sulla faccia superiore che su quella inferiore sono piccolissimi, molto avvici- nati fra di loro, serobicolati. DIMENSIONI Diametro antero-posteriore . . . . . . .. mm. 60 Diametro. trasversale... 0 0 » 60 ATTEZZA O e een LI Lara. ale » 4 Località. — Questa specie proviene dai calcari marnosi teneri giallicci con Ittioliti dei din- torni di Ragusa. Gen. Clypeaster LAMaARCK Sez. Bunactis PomEL Clypeaster Riparii Lovisato. — Tav. V [X], fig. 4. 1913. Clypeaster Riparii Lovisato. Nuove specie di Clypeaster miocenici sardi ecc. B. S. G.I., vol. XXXII, fase. 3, pag. 432, 433, tav. IX, fig. 5 a-d. Specie di piccolissime dimensioni, più lunga che larga, dal contorno pentagonale, rostrato avanti. Faccia superiore elevata sotto i petali, schiacciata in alto. Faccia inferiore molto concava. Margine ispessito ed arrotondato. Apice ambulacrale subcentrale, essendo leggermente spostato avanti. Apparecchio apicale situato in una leggera depressione. Ambulacri sporgenti, lunghi circa i due terzi della distanza che corre tra l'apice ed il mar- gine: l'anteriore è il più lungo, perchè supera i due terzi di tale distanza ed è il più stretto. Verso le estremità gli ambulacri sono un po’ arrotondati ed aperti. cdi DE Zone porifere strette situate sulle pareti del petalo, con pori esterni allungati ed interni piccoli e rotondi, congiunti per mezzo di solchi strettissimi. Costole larghe, ornate di 4 a 5 tubercoli. Zone interporifere, sporgenti, larghe circa tre volte una zona porifera, arrotondante nel profilo trasversale; verso le estremità le zone si confondono col margine. Interambulacri depressi. 60 G. CHECCHIA-RISPOLI [6] Tubercoli grandi e più avvicinati sulla faccia inferiore che sulla superiore, DIMENSIONI ONTO Ro Nolan o puo ol o ao, a IERI dI Lo: Veio colo loreto. è olio o 0 » 47 ANUETZI Fio al aio alito Voda lia da oo » 16 Questo esemplare corrisponde in tutto al Clypeaster Ripariî Lovisaro del Miocene della Sar- degna: esso è un po rotto nella parte posteriore al contrario dell'esemplare sardo che lo è nella parte anteriore; tale esemplare è però meglio conservato sulla faccia inferiore di guisa che lascia vedere, oltre il largo e profondo infundibolo, anche il periprocto, che è grande, circolare e distante circa 3 mm. dall’orlo posteriore, che è convesso. L’esemplare sardo fu dal CorreaU e dal GAUTHIER considerato come giovane individuo del C. crassicostatus; esso però non era ancora liberato inte- ramente dalla ganga e non lasciava vedere nè il largo e profondo infundibolo, nè il periprocto. I caratteri di questi però, venuti fuori con la preparazione del fossile fatta dal Lovisato, ed altri contrassegni particolari permettono di considerare come specie a sè l'individuo sardo. Località. — Il C. Riparii proviene dal calcare marnoso dei dintorni di Ragusa. Sez. Paratinanthus Lamerr et Tuiery. Clypeaster Portisi CHeccHIA-RispoLi. — Tav. VI [XI], fig. 2. 1908. — Clypeaster cfr. melitensis MicHL. STEFANINI, Echini miocenici di Malta esistenti nel Museo di Geologia di Firenze. B. S. G. I., vol. XXVII, fasc. 3, pag. 246, 447, tav. XVII, fig. 3. Clipeastro più lungo che largo, dal contorno subpentagonale con gli angoli largamente arro- tondati. Faccia superiore poco elevata, arrotondata nella regione dei petali e regolarmente declive da tutti i lati verso il margine, che è brevemente assottigliato. Faccia inferiore del tutto piana. Apice leggermente spostato avanti. Petali quasi superficiali, chiusi alle estremità, leggermente spatolati, lunghi circa quanto i due terzi della distanza, che corre tra l'apice ed il margine: l’impari è un po’ più lungo e più stretto degli altri. Zone porifere larghe, leggermente depresse, pori rotondi congiunti da solchi sottili e separati da costole mediocremente larghe, che portano ognuna 8 a 10 tubercoli. Zone interporifere più elevate delle porifere, non molto larghe, quasi appiattite. . Aree interambulacrali situate .allo stesso livello degli ambulacri e regolarmente declivi verso il margine. Peristoma piccolo situato in un infundibolo profondo e scavato, circondato da solchi ambula- ‘ crali discretamente larghi e poco profondi. Periprocto piccolo, circolare, molto avvicinato al margine, da cui dista appena dre millimetri. Tubercoli piccoli, molto fitti, circondati da larghi serobicoli. DIMENSIONI TUDENEIZAA O TATINLTO, RP D'EZZA NI IE ONION ONCE » 100 AItSZza, DI DR Ve apra A SI RARA [7] @. CHEGCHIA-RISPOLI 61 Alla specie in esame crediamo di riferire il Clypeaster cfr. melitensis dello STEFANINI; fra 1° e- semplare nostro e quello di Malta non esiste che una lieve differenza nella forma dei petali; questi sono nell’ esemplare maltese meno spatolati, per quanto quelli della metà sinistra di detto esem- plare sembrano- più arrotondati verso le estremità che quelli di destra: negli altri caratteri essi si corrispondonò. Checchè sia dell'esemplare maltese, è certo però che esso non è assolutamente il C. melitensis. Come diremo appresso, il vero C. melitensis è stato creato su di un modello, ma gli individui con il guscio .hanno un margine larghissimo, che richiama quello del C. marginatus, il che non si verifica nemmeno nell’esemplare dello Cina che è provvisto di guscio. Per i suoi petali chiusi il C. Portisi si distingue a prima vista dal C. ventiensis TOURNOVÉR della molassa di Vence, Località. — Questa specie proviene dal calcare marnoso giallo-rossastro di Melilli in provincia di Siracusa. Sez. Platyelypeina LamBeRrT et THiery. Clypeaster Carapezzai CurccHia-Rispoi. — Tav. VII [XIII], fig. 2; Tav. X [XV], fig. 8. Clipeastro di grandissime dimensioni, poco più lungo che largo, dal contorno subpentagonale con gli angoli arrotondati. Faccia superiore poco elevata e culminante verso l’apice ambulacrale, dal quale declina regolarmente verso il margine, che è poco assottigliato e non sinuoso. Faccia inferiore del tutto piana. Sommità ambulacrale centrale. Ambulacri molto sviluppati, non sporgenti, larghi, lunghi ed occupanti circa i due terzi della distanza tra l’apice ed il margine, lanceolati e quasi chiusi all’ estremità. L’ambulacro anteriore è il più lungo. i î Zone porifere discretamente larghe, leggermente depresse. Pori piccoli, di cui gli interni ro- tondi e gli esterni stretti ed allungati. Solchi e setti molto avvicinati. Zone interporifere larghe, pianeggianti. Interambulacri alquanto sporgenti verso la sommità; il massimo della loro gonfiezza è in cor- rispondenza della metà degli ambulacri, poi si abbassano e vanno a confondersi col margine. TS SON RSS, Fic. 8 — Clypeaster Carapezzai sp. nov. — Profilo antero-posteriore ridotto a 4/ della grand. nat. 1 Lampert. Étude sur les Hchinides de la molasse de Vence, pag. 18, tav. IV, fig. 1,2. G. CHECCHIA-RISPOLI [8] Si (19) Peristoma piccolo, situato in un infundibolo poco profondo e poco largo. Periprocto piccolo, leggermente ovale e distante dal margine circa 8 millimetri. Sulla faccia inferiore i solchi ambulacrali si vanno gradatamente approfondendo verso l’in- fundibolo, pur mantenendosi sempre stretti. Per quanto l'esemplare qui descritto abbia la faccia superiore molto deteriorata, pure limita- tamente in alcuni punti mostra i tubercoli, che sono avvicinati, come del resto lo sono anche su tutta la faccia inferiore. DIMENSIONI DUREZZA ONOR i 60) IEARRE MEZZA o ISS eno o ie e ici oo I ATSZA ON io ei PE Per quanto la conservazione lasci molto a desiderare, pure il clipeastro in esame sembra costi- tuire effettivamente una specie nuova, prossima al Clypeaster Guebhardi Lamsert dell’Elveziano di La Couronne (Bouches-du-Rhòne). Ma quest’ultimo ha i suoi margini più espansi e molto sinuogsi, i suoi petali meno nettamente chiusi, il periprocto del tutto vicino al margine, da cui dista ap- pena 2 millimetri !. Per queste ragioni il C7yp. Carapezzai va anche distinto dall’individuo figurato dal MicHELIN nella tav. XXXII, fig. a, b,c della Monografia dei Clipeastri, col nome di C. melitensis *, che va riu- nito al C. Guebhardi LamperT. Come ha scritto il sig. LamBERT nel suo citato lavoro, il C. melitensis è stato creato su di un modello interno del Miocene di Malta (tav. XXXII, fig. d e tav. XXXIII), al quale il MicueLIn ha riunito un individuo differente del bacino di Vienna (tav. XXXII, fig. a, b, €). Ora questi due individui appartengono a due specie distinte. Il MrcneLIN non ha tenuto conto alcuno del margine quasi completamente distrutto del suo modello; ma gli individui, che hanno il: guscio, hanno un margine larghissimo, che ricorda quello del CIypeaster marginatus. In tal modo il Correa, il LamBeRT, ed il GaurzIER hanno compreso la specie del MricHeLIin. La ferma poi del bacino di Vienna, per i petali più depressi ed avanzantisi molto più presso il margine, che è molto più corto e più declive, meno assottigliato, va riunita, come si è detto, al C. Guebhardi LamErRT. Località. — Il Clyp. Carapezzai proviene dal calcare marnoso tenero bianco-gialliccio dei din- torni di Canicattini in provincia di Siracusa. i i Clypeaster marginatus Lamarog. — Tav. IX [XIV], fig. 1. 1816. Clypeaster marginatus LAMARCK. Hist. nat. anim. sans vertèbres (1.8 ediz.), vol. III, pag. 14, n. 3. 1836. — tabellianus GratELOUP. Mémoire de Géo-Zoologie sur les oursins fossiles. Ac. Soc. Linn. Bordeaux, VIII, tav. I, fig. 5 e 6. 1861. Clypeaster marginatus MICHELIN. Monogr. des. Clyp. foss. M.S. G. L., 2, VII, pag. 130, tav. XIX, fig. 1 a-c. - 1906. _ — Lmx. Lampert. Étude sur les Echinides de la molasse de Vence. Ann. Soc. Lett., Se. et Arts des Alpes Marit., tav. XX, pag. 13. 1914. Clypeaster marginatus Lux. CortRrEAU. Les Échinides néogènes du bassin méditerranéen. Anu. Institut Océa- nographique, t. VI, fasc. 3, pag. 105, fig. 25 e 26 (pars) nel testo. 1 LAMBERT: Description des Échinides des terrains néogènes du bassin du Ehéne, fasc. trois., 1913, pag. 108-110, tav. XIII, fig. 1, 2, 3. i i ? MicHELIN. Monographie des Clypéaster, tav. XXXII, fig. a, b, c. 1861. . [9] G. CHECCHIA-RISPOLI 63 Clipeastro di grandi dimensioni, dal guscio piuttosto bruscamente elevato in tutta la regione dei petali; di là si abbassa, si assottiglia, si espande, formando un margina larghissimo. Sommità ambulacrale centrale. Ambulacri cyali, subéguali, essendo i posteriori alquanto più corti degli altri tre. Essi sono poco sporgenti verso l’apice, ma poi lo diventano di più man mano che si avvicinano alla loro estremità; la loro lunghezza è un po’ di meno della metà del raggio. Zone porifere strette e sempre più approfondite verso la estremità, esse non si avvicinano, di guisa che gli ambulacri restano un po’ aperti. I pori sono congiunti per mezzo di solchi strettis- simi; anche le costole sono strette ed ognuna è ornata di 4 o 5 tubercoli. = FIG. 4 — Clypeaster marginatus LAMARCK. — Profilo antero-posteriore ridotto a ‘/ delle grand. nat. Zone interporifere molto larghe, oblunghe, sporgenti, un po’appiattite sul dorso e più arroton- date verso le estremità. Solco mediano distinto. ‘ Interambulacri gonfi, più alti delle zone porifere ed alquanto più bassi di quelle interporifere: essi in corrispondenza degli ambulacri si abbassano bruscamente e vanno a confondersi con il largo margine appiattito. Le suture delle placche nelle dette aree sono assai visibili e danno alla superficie un’ aspetto tessellato. Tubercoli piccolissimi, allontanati fra di loro, mentre il resto delle superficie è cosparso di mi- liari. Sulle zone interporifere si osservano dei minuti tubercoli disposti in due o tre serie. DIMENSIONI Lunghezza . . . . .. +. . mm. 135 (incompleto) WarChezza RR ROS OLO, AIDEZZA RM I I 28 Questo grande clipeastro piatto, con larghi margini, col guscio sollevato sotto i petali va asso- lutamente riferito al C/ypeaster marginatus Lamarck. Detta specie è stata creata per un indivi- duo del Burdigaliano di Dax (Landes) ed è conforme alla figura inferiore della tav. XI di Scinna. Come ha osservato il sig. LamseRrT, il LAMARCK confondeva con questo clipeastro un’altra specie del Linguedoc figurata da Kxorr e che è divenuta il C. intermedius DesmouLINs. Il C. marginatus è stato ben figurato dal GrarELOUP sotto il nome di C. Tabellianus e più tardi dal MicHELIN. Il C. marginatus dell’ Elveziano del Portogallo figurato dal De LorroL corrisponde invece all’esem- plare figurato dal SEGUENZA (tav. X, fig. 3,3a) dell’Elveziano di Reggio e da lui considerato come una varietà (tenuipetalus) del C. marginatus. Il sig. LAMBERT preferisce di distinguere questo esem- plare col nome di Clyp. tenuipetalus, distinto dal C. marginatus per le sue minori dimensioni, per la forma subconica, quasi regolarmente declive dall’ apice al contorno e quindi senza margini di- stinti e per gli ambalacri più stretti o meno arrotondati. A questa specie o varietà corrisponde, 64 G. CHECCHIA-RISPOLI [10] secondo noi, l'esemplare a destra della fig. 26 (nel testo) del CortrEAU, proveniente dall’ Elveziano di Malta. Località. — Il Clyp. marginatus proviene dal calcare marnoso tenero giallognolo dei dintorni di Ragusa. Sez. Pliophyma Powrt. Clypeaster altus KLem. — Tav. VI [XI], fig. 1. 1670. — SciLLa. Za vana speculazione disingannata dal senso, tav. IX, fig.1, 2. 1719. —_ MERCATI. Metallotheca vaticana, pag. 233. 1734. Scutum angulare altum KLEIN. Naturalis dispositio Echinodermatum, pag. 29. 1778. Echinanthus altus (pars) Leske. Addit. ad Kleini natur. disp. Echinodermatum, pag. 189 (fig. escl.). 1816. Clypeaster altus (pars) LamaRcK. Hist, nat. des anim. s. vert., pag. 14, tav. IMI. 1840. —_ turritus Acassiz. Catal. System., pag. 6. 1843. —_ Agassisi Sismonpa. Echin. foss. Nizza, pag. 48, tav. II, fig. 5-7. 1861 _ altus KLEIN. MicHELIN. Monogr. des Clypéasters ecc., pag. 122, tav. XXX. 1877. — — Krerv. CortraU. Echinides tert. de la Corse, pag. 263. 1880. — — Kuein. SEGUENZA. Le formazioni terz. di Reggio ecc., pag. ST, tav. VIII, fig. 17. 1891. — — KLEIN (pars). GautRIER. Echin. foss. de 0 Algerie, pag. 224, tav. III, fig. X. 1896. —_ — De Lorror. Eckhin. tert. du Portugal, pag. 24, tav. X, fig. 1. 1901. =; — Krrin. ArraGHI. Echin. ter. Piemonte e Liguria, pag. 33, tav. II, fig. 1. 1906. —_ — Krrin. Lampert. Étud. s. 1. Éehin. molasse de Vence. 1914. — — Krxkin (pars). CortrEeaU. Fchin. néog. d. dass. medit., pag. 145, tav. IX, fig. 2, 2a. Guscio di grandi dimensioni dal contorno pentagonale, più lungo che largo, con la massima larghezza in corrispondenza dei petali II e IV, ristrettito e largamente rostrato avanti, troncato indietro. Il contorno è poco sinuoso, mostrando delle leggere rientranze in corrispondenza degli interambulacri posteriori. Faccia superiore gonfia, rilevata nella regione dei petali, in alto legger- mente appiattita. I fianchi sono molto declivi e si confondono col margine, che è corto, spesso, leggermente gonfiato, molto arrotondato anteriormente, meno posteriormente. Faccia inferiore tu- mida, piana da principio e poi declive verso il largo è profondo infundibolo. Apparecchio apicale poco esteso, situato in una depressione sensibile. Petali larghi, lunghi, sporgenti, molto aperti all'estremità: l’imparì è un poco più lungo degli altri. Zone porifere larghissime, leggermente depresse. Poriì piccoli, rotondi, disposti a paia oblique, congiunti per mezzo di un solco stretto e poco profondo e separati da costole larghe, ornate da 6 a 7 tubercoli. ‘ Zone interporifere larghe, sporgenti, arrotondate; verso la estremità esse si confondono col margine. Aree interambulacrali lungamente ristrette verso la sommità del guscio, poi slargandosi gua- dagnano una debole convessità che sparisce verso il margine. i Faccia inferiore piana. I solchi ambulacrali s' iniziano dapprima debolmente a grande distanza del margine; poi rapidamente si slargano e si approfondiscono. [11] G. CHECCHIA-RISPOLI 65 Peristoma centrale, grande, situato in fondo ad un infundibolo che è assai largo, profondo e a pareti scoscese. Periprocto piccolo, circolare, distante dal margine 5 millimetri. Tubercoli profondamente scrobicolati; sulla faccia superiore sono più allontanati che su quella inferiore; nelle zone interporifere formano due serie parallele su ogni placca. Lo spazio lasciato libero dai tubercoli è occupato da granuli finissimi ed avvicinati. DIMENSIONI IUNSNEZZA RCN TEO LARA a o anale o olo » 102 IMC SI to 0 o load » 58 L’esemplare in esame per quanto non corrisponda esattissimamente al tipo toscano della specie, tuttavia rientra benissimo tra le forme che gli sono assolutamente inseparabili. Il Clypeaster altus è stato, e purtroppo lo è tuttavia, diversamente interpretato dagli autori e spetta al sig. LAMBERT il merito di aver fissato la sinonimia di detta specie. Ci piace di riassumere qui brevemente quanto a questo riguardo il chiaro paleontologo francese ha scritto nel suo importante studio sugli Echinidi della molassa di Vence. Il primo autore che diede un nome scientifico all'individuo figurato dallo Sciura nella tav. IX della sua opera, ed alla incisione del MERCATI, è stato il Krein nel 1734. In seguito il LESsKE (1778) riunì alla specie altus, creata per le due suddette figure, la figura data dal WaLcH d’una grande specie campanuliforme di Baden (Bassa Austria), poi quella più antica di una forma calabrese ed una specie non figurata del Piemonte. Questo largo modo di vedere fu seguito dal GmELIN e dal LAMARCK e così ancora nel 1816 si confondeva il tipo italiano di C. altus con la forma di Baden figurata da WALCH. Il primo a separare queste due forme fu lo ScHLorHEIM, che chiamò la forma di Baden Echinites campanulatus (1820); ma questa rettificazione sfuggì agli autori susseguenti e l’Acassiz (1847) lasciava ancora le due forme confuse, separando dall’altus alcuni esemplari di Corsica per formare il suo C. umbrella. In seguito sono distinte praticamente le due forme così differenti dall’antico C. altus e questo nome resta esclusivamente alla forma italiana figurata da Sciura e MERCATI, mentre che la forma di Baden ricevè il nome di C. umbrella tosto cangiato in quello di C. gibbosus. Teoricamente però le due forme restano confuse e il CorteAU come il MicHELIN continuarono a mettere il tipo di WaALCcH nella sinonimia di C. altus, benchè LauBE, nella sua Monografia degli Echinidi dell’ Austria-Ungheria, non abbia menzionato il C. altus che non vi si trova, ed abbia unicamente citato il C. gibbosus, frequente a Raubstallbrunn presso Baden. Solamente questo C. gibbosus (nec De SERRES) di Baden è identico al C. campanulatus ScHLotH. e alla forma figurata da WALCH, a torto confuso da lui e da LEsKE con lo Scutum angulare altum di KLEIN. E necessario oggi restituire al clipeastro di Baden e di Corsica il nome più antico di €. cam- panulatus e quello di C. altus KLEIN (Scutum) resterà al tipo di Malta e di Toscana, figurato in seguito dal MrcHELIN, SeGuENZA, DE LorioL e ArracHI. Conviene aggiungere che il C. campanulatus è del Burdigaliano ed il C. altus dell’ Elveziano. Località. — Il CI. altus proviene dal calcare marnoso tenero gialliccio dei dintorni di Ragusa. Paleeontographia italica, vol. XXIII, 1917. i 9 66 G. CHECCHIA-RISPOLI [12] Clypeaster Schopeni CreccHIA-RispoLr. — Tav. IX [XIV], fig. 3. Echinide dal guscio più lungo che largo, dal contorno pentagonale, rostrato avanti, leggermente rientrante in corrispondenza degli ambulacri posteriori. Faccia superiore elevata ed appianata verso la sommità. Margine strettissimo, molto spesso, arrotondato, e solo nell’interambulacro impari al- quanto assottigliato. Apparecchio apicale centrale situato in una leggera depressione, di forma pentagonale. Ambulacri molto sporgenti, lunghi, digitiformi, spatolati, aperti alle estremità: essi si confon- dono col margine, senza distacco alcuno: gli anteriori pari sono i più lunghi, l’impari è il più stretto. Zone porifere molto larghe, depresse; verso le estremità esse si piegano per chiudere un po’ l’am- bulacro, il quale, come ho già detto, è abbastanza aperto. Gli ambulacri posteriori sono quelli più aperti, l’impari è il più chiuso. Pori grandi, circolari; quelli della linea esterna molto più grandi degli interni, coniugati per mezzo di un solco strettissimo e poco profondo e separati da costole larghissime, che portano 4 a 5 tubercoli molto distanti fra di loro. Zone interporifere sporgenti, arrotondate, larghe il doppio di una zona porifera: esse verso l'estremità si confondono col margine. i Interambulacri depressi e leggermente più sporgenti delle zone porifere. Faccia inferiore tumida e declive verso il peristoma, che è mal conservato. Periprocto vicinissimo al margine, piccolo, circolare. Tubercoli grandi, profondamente scrobicolati, sulla faccia superiore distanti fra di loro, disposti a serie nelle zone interporifere, più avvicinati verso il contorno e su tutta la faccia inferiore. DIMENSIONI Lunghezza. . . . ... mm. 120 (incompleto) Larghezza OA » 95 o Alterza e Mein » 53 Questo clipeastro del gruppo del C. altus si distingue per la forma molto più allungata, per i margini molto più spessi e più largamente arrotondati, e per la diversa struttura dei petali. Località. — Il C. Schopeni proviene dai calcari marnosi giallicci dei dintorni di Ragusa. Sez. Oxyelypeina LamBERT et THIERY. Clypeaster Reidii Wriewr. — Tav. VII [XI], fig. 1; Tav. VIII [XIII], fig. 1; Tav. X [XV], fig. 7. 1863. Clypeaster Reidii WricAT. MicHELIN. Monographie des Clypéastres fossiles, pag. 124, tav. XXVI, fig. a-f. © 1914. Clypeaster altus KLEIN var. pyramidalis MicH. CorrreaU. Les Echinides néogenes du bassin mediterraneen, pag. 145-149, tav. IX, fig. 6. Clipeastro di grandi dimensioni, poco più lungo che largo, dal contorno subpentagonale, sub- rostrato avanti e lievemente arrotondato indietro, non sinuoso; a maggiore larghezza è in corrispon- denza degli ambulacri pari anteriori. - i Faccia superiore molto elevata, piramidale; il profilo anteriore più ripido del posteriore che è lievemente concavo, in alto largamente arrotondato. Faccia inferiore piana. Margine corto, acuto. [13] | @. CHECCHIA-RISPOLI 67 Apice centrale. Apparecchio apicale piccolo, a forma di stella, pentagonale, situato in una leg- gera depressione. Pori genitali grandi. Petali molto lunghi ed occupanti circa i tre quarti della distanza che intercede tra l’apice ed il margine; digitiformi; larghi, molto sporgenti alle estremità. L’ambulacro impari è il più lungo, ì più corti sono i posteriori pari. Zone porifere larghe, scavate sulle pareti dell’ambulacro. Esse sono composte di pori molto piccoli: gli esterni allungati sono congiunti agli interni circolari da un solco poco profondo. Le costole sono larghe ed ornate di 12 piccoli tubercoli. Le zone verso le estremità s’inflettono per chiudere un poco l’ambulacro: quello anteriore è il più aperto, i posteriori i più chiusi. Zone interporifere larghe il doppio di una zona porifera, sporgenti, arrotondate; verso le estremità esse si confondono col margine. Interambulacri ristretti in alto e depressi fino alle estremità dei petali, poi si confondono con il resto del guscio per formarne il margine. Faccia inferiore piana. Solchi ambulacrali larghi e poco profondi. Infundibolo largo e profondissimo. Peristoma piccolo, pentagonale. Periprocto piccolissimo, circolare, distante dal margine circa 4 mm. Tubercoli piccolissimi e più avvicinati sulla faccia inferiore che sulla posteriore. DIMENSIONI Lunghezza oi allo eo o lo dl ge oi 165 IARANGZAI olo io olo o ooo » 150 INTE aeta of o olo, aid ono » 87 La forma di questo Clypeaster ricorda sopratutto quella del CI. attas Pomet, il quale d’altronde è molto più grande, a petali proporzionalmente più lunghi e a margine anteriore più spesso e più largamente arrotondato. Il Clypeaster di Monticelli non pare che possa essere riportato al Clyp. pyramidalis Mica. di cui il tipo, del bacino di Vienna, è più allungato, con petali molto più lunghi, più diritti, con zone porifere quasi rettilinee, con margine più irregolare, nullo anteriormente, ove il bordo continua la no declive del petalo impari, ma più distinto sui fianchi e più nettamente prolungato indietro. Nel CI. pyramidalis l’infundibolo è anche più largo. Il CI. pyramidalis CortrEAU molto differente da quello di MicHELIN è invece identico al Clypeaster di Monticelli. Il quale appartiene d’altronde ad un gruppo molto difficile, e pare doversi rappor- tare piuttosto al C. Reidii WriGHm, di cui il CI. Torquati Lovisato è una forma estrema. Il tipo figurato da MrcHELIN ha l’apice eccezionalmente conico. Figuriamo pure in questo lavoro (v. Tav. VIII [XIII], fig. 1) un altro bello esemplare di Clipeastro, che noi credevamo di poter riferire al Clyp. alticostatus MicHELIN, il cui tipo è ancora del bacino di Vienna. Ma il sig. LamBeRT gentilmente ci ha fatto osservare che il Clyp. alticostatus è più allungato, più pentagonale, più rostrato anteriormente che non sia l'esemplare in esame ed inoltre la specie del MicHELIN ha i petali molto più lunghi, discendenti sino ai margini, che sono più distinti, assottigliati e taglienti. Per ciò l'individuo di Sortino dovrebbe essere ancora riferito al Clyp. Reidii WxrieTH. Località. — Nel calcare marnoso gialliccio della contrada Monticelli presso Sortino. 68 G. CHECCHIA-RISPOLI [14] Gen. Tristomanthus Bimver. Tristomanthus Pantanellii SterANINI. — Tav. V [X], fig. 9. 1908. Tristomanthus Pantanellii StEFANINI. Echinidi del Miocene medio dell’ Emilia, P.I, pag. 76, tav. XIII, fig. 6. Echinide di piccole dimensioni, di forma subcilindrica, allungata, arrotondata anteriormente, rostrata indietro. Faccia superiore convessa, con ‘la maggiore altezza nell’interambulacro posteriore, che è un poco carenato. Faccia posteriore ristretta, obliqua e debolmente intaccata sotto il peri- procto. Faccia inferiore ricolma agli orli e declive verso il peristoma. Margine arrotondato. Sommità ambulacrale poco spostata avanti. Apparecchio apicale abbastanza esteso, provvisto di una grande madreporite; esso presenta s0- lamente tre pori genitali, grandi, ovali; manca l’anteriore sinistro. Petali corti, superficiali, che si arrestano ad una grande distanza dal margine, molto aperti alle estremità. Gli anteriori pari sono molto divergenti, mentre i posteriori sono molto avvicinati tra di loro. Le zone porifere sono molto superficiali, semplici, diritte e risultano di pori piccoli, rotondi, uguali, non coniugati, disposti a paia obliqui, distanti fra di loro. Esse sono eguali in ogni petalo: quelle del petalo impari risultano di 14 paia di pori; quelle dei pari 12. Le zone interporifere sono alquanto più strette di una zona porifera. L’ambulacro impari è il più stretto ed il più lungo di tutti. : Peristoma eccentrico in avanti, pentagonale, allungato longitudinalmente, angoloso. ] Periprocto posteriore, piccolo, subrotondo, posto alla sommità di un solco ed in certo modo protetto da un piccolo rostro. Plastron sporgente, triangolare, limitato dalle zone porifere posteriori, che sono depresse. Tubercoli piccoli, scrobicolati, distanti fra di loro, verso il contorno sono più avvicinati. Gra- nulazione intermedia fina ed abbondante. Le placche coronali negli interambulacri posteriori presso il contorno sono turgide nel mezzo. Dimensioni. — Diametro antero-posteriore mm. 20; diametro trasversale mm. 16; altezza mm. 11. Località. — Questa specie proviene dal Miocene medio dei dintorni di Pachino. Gen. Hypsoclypeus Power. Hypsoclypeus doma Pomer. — Tav. X [XV], fig. 1. Guscio di grandi dimensioni, ‘emisferico, dal ‘contorno circolare. Faccia superiore regolarmente arrotondata, faccia inferiore appiattita. ONDA del tutto superficiali, lunghi, stretti, largamente aperti all’ estremità, scendenti diritti verso il margine. L’ambulacro impari è il più stretto; i pari posteriori i più lunghi ed i più larghi. Zone porifere superficiali, gracili, strette, diritte: le zone anteriori degli ambulacri pari anteriori sono di 5 o 6 paia più corte delle zone posteriori, le quali s’arrestano ad 1 cm. circa al disopra del margine. Le zone posteriori degli ambulacri posteriori sono SDESDE di 3 o 4 paia più corte delle anteriori. I pori sono piccoli, gli interni sono rotondi, gli esterni leggermente allungati, congiunti da ‘ un debole solco. [15] G. CHECCHIA-RISPOLI i 69 Zone interporifere larghe. Peristoma centrale, grande, pentagonale, trasverso, cinto da un floscello: i carelli sono molto tumidi e-rigonfi; l’impari è il più grosso di tutti. I fillodi assai depressi sono ben visibili. I solchi ambulacrali ‘sulla faccia inferiore sono ben visibili: essi verso il peristoma si slargano alquanto e i fori si fanno più vicini e più evidenti. Periprocto non conservato. La faccia superiore’ presenta dei piccoli tubercoli profondamente scrobicolati, distanti fra di loro; verso il margine questi si addensano, ma poi avvicinandosi al peristoma si distanziano un poco, pur restando più avvicinati che sulla faccia superiore. Granulazione intermedia ben visibile. DIMENSIONI : INN E DEZzA I ROIO ILENAINCIZZ o eo. d'odio » 110 LAVIS 22 VM OO SANTO AITINA OO OO N RT » 50 (2) Secondo il sig. LAMBERT i caratteri del peristoma di questa specie non permettono di farne un Echinolampas: essa deve essere riportata tra gli Hypsoclypeus e a torto taluni autori la riuniscono agli Echinolampas. Località. — L’H. doma proviene dal calcare marnoso gialliccio dei dintorni di Sortino in provincia di Siracusa. Hypsoclypeus Lamberti CaeccHia-Rispori. — Tav. V [X], fig. 8. Echinide di grandi dimensioni, dal guscio spesso, a contorno subcircolare, leggermente dilatato in corrispondenza degli interambulacri posteriori e sensibilmente appuntito indietro. Faccia supe- riore conica, molto elevata. Faccia inferiore del tutto piana. Margini assottigliati e taglienti. Sommità ambulacrale centrale. Apparecchio apicale poco esteso, mal conservato; si osservano però nettamente i quattro pori genitali, piccoli, rotondi, avvicinati. Aree ambulacrali petaloidi, quasi eguali, larghe, diritte, che non si restringono affatto verso la lora estremità o si arrestano a poca distanza dal margine. Zone porifere strette, superficiali, composte di pori leggermente diseguali, disposti a paia: gli interni arrotondati, gli esterni un po’ allungati, congiunti per mezzo di un solco: ogni paio è di- viso dall'altro da una costola arrotondata e granulosa. Le zone porifere sono tutte presso a poco della medesima lunghezza, e la leggera disuguaglianza si riduce a qualche paio di pori di più o di meno nelle diverse zone. Zone interporifere ugualmente larghe: la loro larghezza è circa 4 volte e mezzo quella di una zona porifera. mR Fi. 5 — Hypsoclypeus Lamberti sp. nov. — Periproeto ingr. 2 volte. 70 G. CHECCHIA-RISPOLI [16] Gli ambulacri a circa 7 od 8 mm. dal margine cessano di essere petaloidi e le zone porifere sono costituite da paia di piccoli pori, quasi invisibili. Gli ambulacri pari anteriori presentano nel loro percorso delle anomalie probabilmente tera- tologiche. Peristoma non visibile. Periprocto piccolo, trasverso, distante dal margine posteriore circa 3 mm. Tubercoli piccoli, molto avvicinati, profondamente scrobicolati; verso il margine essi sono più piccoli e più addensati, tanto che i cerchietti scrobicolari si toccano fra di loro. Lo spazio libero tra ì tubercoli è occupato da fini miliari. DIMENSIONI Diametro antero-posteriore. . . . . +. . mm. 92 » LEAVELIALO NE RETE » $9 AULEZZA TI SAMI e RON © » 57 L' Hypsoclypus Lamberti per i suoi caratteri costituisce una specie particolare che si distingue dalle congeneri e specialmente dall’ H. plagiosomus Ac. per i suoi tubercoli più avvicinati, per i suoi petali più lunghi e per il periprocto meno marginale. Località. — Questa bella specie proviene dalla formazione miocenica dei dintorni dì Pachino. Gen. Echinolampas Gray. Echinolampas Canavarii CueccHIa-RispoLi. — Tav. V [X], fig. 10. Guscio di medie dimensioni, dal contorno subcircolare, leggermente rostrato indietro. Faccia superiore subemisferica, con la più grande altezza dietro l'apice ambulacrale. Faccia inferiore ra- pidamente declive verso il peristoma, che è approfondito. Margine arrotondato. Apice spostato avanti. Apparecchio apicale monobasale, sporgente, a forma di bottone; pori ge- nitali rotondi, di cui gli anteriori più avvicinati dei posteriori. Aree ambulacrali larghissime, di ineguale lunghezza; l’impari è la più stretta; le posteriori pari sono notevolmente più larghe e sono anche le più lunghe. Zone porifere discretamente approfondite, composte di pori a paia obliqui: nella serie interna i pori sono rotondi, nella esterna allungati e fra di loro coniugati da solchi stretti e profondi. Le costole sono strettissime. Le zone sono di ineguale lunghezza: nell’ambulacro impari ognuna è composta di 42 paia di pori, ad eccezione di 4 o © paia di pori microscopici presso l'apice: negli ambulacri pari anteriori le zone posteriori, oltre ad essere più flessuose, sono le più lunghe e con- stano di 50 paia, mentre le anteriori di 35; negli ambulacri posteriori le zone più lunghe sono le | anteriori che constano di 52 paia, mentre le posteriori di 48. In tutti gli ambulacri le zone verso le loro estremità si avvicinano per chiudere un poco gli ambulacri. Zone interporifere molto larghe e un po’ sporgenti: negli ambulacri posteriori esse sono larghe cinque volte una zona porifera. Peristoma grande, pentagonale, trasverso, leggermente eccentrico avanti, posto in una larga e profonda depressione; esso è circondato da fillodi ben sviluppati; i carelli sono tumidi. Periprocto grande, marginale, ovale, trasverso, distante circa 2 !/, millimetri dal margine. [17] | @. CHECCHIA-RISPOLI 71 Solchi ambulacrali ben visibili. Tubercoli scrobicolati, molto avvicinati su tutta la faccia superiore e verso il contorno; ad 1 em. dal margine sulla faccia inferiore diventano più grossi e si distanziano fra di loro. - r DIMENSIONI Lunghezza, i. 0.0. ee mim. 53 IERI NGAZAA olio eo o eo o olo » 48 SNEZZ) O oo oi op ce fol fon orta) to » 25 L’Echinolampas Canavarii è molto differente dalle forme mioceniche conosciute; l’Ech. calarensis Corrrau del Miocene sardo, che è il più vicino, oltre ad essere meno rostrato indietro, ha gli am- bulacri molto più stretti e le zone porifere pure molto strette!. Località. — Questa specie proviene dal calcare marnoso gialliccio dei dintorni di Ragusa. Echinolampas Airaghii LamBert.— Tav. VII [XII], fig.2,3; Tav. VIII [XIII], fig.3-5; Tav.X [XV], fig.2-6. 1901. Echinolampas angulatus ArraGHI. Echinidi terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 47, tav. V, fig. 3. 1913. — Airaghii LamBERT. Description des Echinides des terrains néogènes du bassin du Ehone, pag. 159. Possediamo di questa specie numerosi esemplari e per la massima parte in ottimo stato di conservazione per cui possiamo completarne la diagnosi, non avendosi che quella dell’ AtrAGHI so- lamente, che riferì però il suo esemplare all’ Echinolampas angulatus MERIAN. Echinide di piccole dimensioni, dal contorno ovalare, leggermente allungato e rostrato poste- riormente, con la faccia superiore convessa e più o meno elevata e con quella inferiore declive verso il peristoma. Contorno arrotondato. L'apparecchio apicale è a forma di bottone, sporgente, più o meno circolare: i pori genitali sono di forma circolare e gli anteriori più avvicinati dei posteriori. Petali stretti: l’impari è più stretto degli altri; gli anteriori pari sono i meno diritti. Le zone porifere sono diseguali: nell’ambulacro impari la zona di sinistra è sempre più corta della destra e talora si riduce alla metà di questa. Negli ambulacri pari anteriori sono sempre le zone anteriori le più corte e la lunghezza di questa è anche variabile: altrettanto dicasi delle zone posteriori degli ambulacri posteriori. Le zone sono superficiali, ma talora sono anche leggermente approfondite: esse sono composte di pori ben visibili; gli interni rotondi e gli esterni allungati, congiunti per mezzo di un solco poco profondo. Peristoma subcentrale, trasverso, pentagonale, grande. Periprocto ovale, trasverso, del tutto marginale e situato nella regione del rostro. Tubercoli piccoli, molto avvicinati, scrobicolati; verso il contorno sono più stretti fra di loro. Lo spazio lasciato libero dai tubercoli è occupato da miliari. 1 CortEAU. Description des Echinides miocènes de la Sardaigne, pag. 32, tav. II, fig. 5-7. 72 G. CHECCHIA-RISPOLI [18] DIMENSIONI I II HI IV sv VI VIE VII IX x XI XII Diametro antero-posteriore mm. 43 43 40 43 40 BIS 37 34 33 27 26 25 » trasversale . . >». 38 38 35.‘ 37 33 33 34 34 29 24 22 21 Altezza: to AES Rasa 26°. 20% «as ttagtieisi ag ceo A prima vista noi credevamo di poter rìferire tutti gli esemplari in esame all’ Echinolampas angulatus MeR., ma secondo il LamseRT questì esemplari comparati con i plesiotipi di St. Juste (Dròme) si distinguono per i tubercoli molto più avvicinati, per i loro petali più stretti e per quelli anteriori pari meno diritti. Per questi caratteri vanno invece riferiti alla forma dell’ Elve- ziano di Rosignano figurata dal: dott. ArracHI col nome di E. angulatus, che il LaxsERT ha distinto col nome di E. Airaghii. L'E. angulatus che il CortREAU non a ragione vuol riunire all’. scutiformis DesMmovLINs, entra a far parte con quest'ultimo della sezione detta Psammolampas del LaxBERT, caratterizzata ap- punto per i tubercoli spaziati fra di loro. Località. — L'E. Airaghii proviene dalla formazione miocenica dei dintorni di Pachino. Echinolampas Paronai CHeccHIa-Rispori. — Tav. IX [XIV], fig. 2. Specie di grandissime dimensioni, dal contorno leggermente ovale, appena rostrato posterior- mente. Faccia superiore subemisferica, con la maggiore elevazione verso la sommità ambulacrale, che è alquanto spostata avanti. Faccia inferiore declive verso il peristoma. Margine strettamente arrotondato. Sommità ambulacrale poco spostata avanti (non essendo stato l'esemplare fotografato in giusta posizione, l'apice nella: figura appare molto di. più spostato avanti). a Ambulacri superficiali, lunghi, larghi, diseguali. L'’anteriore è il più stretto ed ha le zone porifere uguali, corte, che si arrestanò a circa 2 centimetri dal margine: ogni zona ha 45 paia di peri. Gli anteriori pari sono più larghi ed hanno le zone molto disuguali: le anteriori sono diritte, corte e constano di 56 paia di pori; le posteriori sono fiessuose verso le estremità, lunghe e con- stano di 68 paia di pori. Gli ambulacri posteriori sono più larghi di tutti ed i più lunghi ed hanno le zone quasi eguali, essendo le anteriori solo di 2 o 8 paia più lunghe delle posteriori che ne hanno 70. Zone porifere composte di pori congiunti da un solco strettissimo e quasi superficiale: î pori esterni sono allungati, gli interni rotondi. Ogni paio è separato dall’altro da una costola larga, ornata di 2 o 3 tubercoli. Fic. 6 — Echinolampae Paronai sp. nov. — Profilo antero-posteriore ridotto a metà della grand. nat. N. B. — La parte anteriore è a sinistra di chi guarda. [19] G. CHECCHIA-RISPOLI 73 Zone interporifere molto larghe: nell’ambulacro impari la zona è larga 8 mm., negli anteriori pari 10, nei posteriori 12. Una zona porifera è larga 1,8 mm. Peristoma mal conservato. e , FIG. 7 — Periprocto Gr. nat. Periprocto del tutto marginale, grande, trasverso, subreniforme. Tubercoli piccoli, profondamente scrobicolati, molto avvicinati tanto sulla faccia superiore che sulla inferiore. Questa specie differisce sostanzialmente dall’Echinolampas hemisphaericus LamarcK (Clypeaster), del quale il sig. LamBeRT ha recentemente figurato il tipo di alcune varietà !. Molto prossimo alla specie lamarckiana ci sembra invece l’echinolampa di Malta descritto dal CorrREAU col nome di Ech. Tagliaferroi?. Località. — L'E. Paronai proviene dal calcare marnoso tenero gialliccio dei dintorni di Ragusa. Gen. Gregoryaster LamBERT. Gregoryaster Mortenseni CarccHIA-RisPori. — Tav. V [X], fig. 3. Echinide dal guscio di grandi dimensioni, gonfio, dal contorno circolare, leegermente intaccato nella parte anteriore. Solco ambulacrale impari relativamente largo, più approfondito nella parte mediana donde si va attenuando verso il margine anteriore, che intacca leggermente. I pori formano delle coppie oblique situate in una escavazione delle pareti laterali del solco; essi sono separati fra di loro da una sporgenza granuliforme. Spazio interporifero largo e fitta- mente granuloso. Ambulacri pari petaloidi, lunghi, chiusi all’estremità, molto scavati e non molto diversamente lunghi. Ogni zona porifera degli ambulacri anteriori è composta di circa 30 paia di pori ed ogni zona dei posteriori di 26. Gli anteriori sono molto divergenti, leggermente e regolarmente arcuati in avanti, subflessuosi: i posteriori sono sensibilmente più corti e poco divergenti. Zone porifere larghe. Pori allungati: ogni paio è separato dall’altro da una costola granulosa. Zone interporifere più strette di una porifera. Aree interambulacrali sporgenti. Sistema apicale centrale. 1 LAMBERT. Description des Échinides des terrains néogènes du bassin du Rhone, fasc. trois., pag. 143, tav. X, fig. 1, 2, tav. XII, fig. 1, 8. 1913. ? CorrrEAU. Les Échinides des terrains néogènes du bassin mediterranéen, pag. 109, tav. VIII, fig. 2; tav. XI, fig. 5; tav. XIII, fig. 8. 1914. Palaeontograplia italica, vol. XXIII, 1917. 11) 74 G. CHECCHIA--RISPOLI [20] Apparecchio genitale allungato, munito di quattro pori genitali, di cui gli anteriori più avvi- cinati dei posteriori: la placca madreporica attraversa tutto l'apparecchio e si prolunga al di là delle ocellari posteriori. Peristoma eccentrico avanti, grande, semicircolare, labiato. Periprocto subcircolare, longitudinale, grande, situato in alto della faccia posteriore. Fasciola peripetalica larga, molto impressa, sinuosa. Tubercoli numerosissimi, perforati, crenulati, molto avvicinati su tutto il guscio, essi sono più grandi sulla faccia inferiore. Sul plastron sono poi seriati. Lo spazio fra i tubercoli è occupato da miliari che si dispongono a cerchi tra i primi. Sulla fasciola si osserva con la lente una fina zegrinatura, molto regolare. Le aree ambulacrali, che sulla faccia inferiore sono molto larghe, non sono nude, ma presentano qua e là dei gruppetti di piccoli tubercoli. A causa delle deformazioni degli esemplari preferiamo non dare le dimensioni di essi che d’al- trondè sarebbero molto approssimative. Gli esemplari in esame si distinguono dal Gregoryaster coranguinum GreGORY sp. (Pericosmus), che pur sta loro vicino, per avere petali più ineguali. Nel G.coranguinum i petali posteriori sono: eguali agli anteriori!; anzi essì sono anche più lunghi degli anteriori, che non nel tipo figurato dal Grecory. Negli esemplari siciliani ì petali posteriori sono sensibilmente più cortì degli anteriori, ì quali, come abbiamo detto avanti, hanno 5 o 6 paia di pori di più e sono inoltre meno diritti. Il Gregoryaster Grateloupi Sismowxpa ha una forma alquanto differente ed una fasciola più larga, meno sinuosa e con forti strozzamenti ?. I nostri esemplari malgrado i rapporti con le suddette specie e col G. coranguinum special. mente, rapporti che servono a situarli nello stesso genere, appartengono ad una specie differente. Come è noto, il genere Gregoryaster è stato stabilito dal sig. LamBERT sul Pericosmus coran- quinum GrecoRry dell'Isola di Malta (Globdigerina limestone). Questa specie per la presenza di 4 pori genitali, per l'assenza della fasciola latero-subanale è stata esclusa dal gen. Pericosmus ed è diven- tata il tipo del nuovo genere, così caratterizzato: « Brissidae di grande dimensionè, dal guscio « sottile, subcircolare, gonfiato superiormente, con solco anteriore molto attenuato verso l'ambito. « Petali lunghi, diritti, situati in solchi assai profondi: l’impari, che è il più stretto, è composto di «porì non coniugati, avvicinati; gli ambulacri pari sono leggermente e regolarmente arcuati, ì po- «steriori poco divergenti. Apice con quattro pori genitali. Tubercoli omogenei. Una sola fasciola « peripetalica »*. Località. — Il Gregoryaster Mortenseni proviene dal calcare marnoso gialliccio dei dintorni di Ragusa. 1 Grecory. The malthese fossi Echinoidea ece. Trans. Roy. Soc. Edinb., vol. XXXVI, 1891, P. III, pag. 615, tav. II, fig. 34. ì ® SisuonDa. Monografia degli Echinidi fossili del Piemonte, pag. 27, tav. II, fig. 1-2. 1841. ® LamBeRrT. Description des Échinides fossiles des terrains miocèniques de la Sardaigne, P.I, pag. 61. 1907. [21] G. CHECCHIA-RISPOLI 15 Gen. Hemiaster Desor. z Hemiaster Loveni CrueccHnia-Rispori. — Tav. V [X], fig. 7. Guscio subgloboso, presso a poco tanto largo che lungo, un po’ ristrettito anteriormente, ove è appena intaccato, troncato indietro. Faccia superiore molto gonfia, con la più grande altezza dietro l’apice che è spostato indietro. Contorno molto arrotondato. Faccia posteriore molto alta e leggermente depressa. Faccia inferiore subconvessa. Apparecchio apicale spostato indietro: esso presenta due pori genitali, grandi, rotondi: la placca madreporica attraversa l’apparecchio apicale e si prolunga indietro (etmolisiano). Solco impari molto largo, con la maggiore profondità verso il primo terzo della sua lunghezza, più largo e molto attenuato verso l’ambito che intacca leggermente ma in modo apparente. Zone porifere situate in basso delle pareti laterali del solco, composte di pori appaiati e situati in una FIG. 8 — Hemiaster Loveni sp. nov. — Profilo antero-posteriore. Grand. nat. leggera depressione, separati da un granulo. Le paia si distanziano fra di loro, man mano che esse s' allontanano dall’apice. Spazio interporifero largo e quasi liscio. Ambulacri pari ineguali, foliiformi, non flessuosi, molto larghi, arrotondati e chiusi all’ estremità ed abbastanza scavati. Gli anteriori molto divergenti e tre volte più grossi dei posteriori che sono piccolissimi. Zone porifere molto larghe e situate sulle pareti degli ambalacri: zone interporifere strettissime. Pori oblunghi, stretti, coniugati da un solco profondo: l’un paio è separato dall’altro da una costola sporgente e granulosa. Aree interambulacrali molto elevate e strette attorno all’apparecchio apicale, ove sono carenate: esse sono formate di placche che presentano, quasi nel centro, una protuberanza nodulosa, che è più accentuata verso i fianchi -del guscio. ; Peristoma posto al primo terzo del margine anteriore, semilunare, trasverso, col labbro appuntito. Periprocto leggermente ovale, longitudinale, posto alla sommità della faccia posteriore. Fasciola peripetalica ben distinta, larga e circoscrivente molto da vicino i petali. Plastron subconvesso, appuntito posteriormente. Tubercoli fini, omogenei, appena un poco più grossi e meglio scrobicolati Son parti meno lon- tane del peristoma. Sul plastron essi formano delle serie oblique assai regolari e mancano sulle aree ambulacrali nella faccia inferiore. DIMENSIONI Lunghezza RC 26 Larghezza NR i, CAMION >» 24 AVEZZANO RA INTE » 19 76 G. CHECCHIA-RISPOLI [22] L’esemplare in esame si differisce dall’ Hemiaster. Scillae WriGHT, il quale è più poligonale e meno arrotondato, più gonfio, ed ha il solco anteriore più profondo ed intaccante più nettamente il contorno anteriore !. Località. — Questa specie proviene dai calcari marnosi dei dintorni di Ragusa. Gen. Schizaster Acassiz. Schizaster Desori WricHtT. — Tav. V [X], fig. 5, 6. 1855. Schizaster Desori WricHT. On fossil Echinoderms from the Island of Malta, pag. 264-266, tav. VI, fig. 3 a-c. 1858. — — WricHT. Desor. Synopsis des Echin. foss., pag. 391. 1864. _ — WricHT. On the fossil Echinidae of Malta. Q. I. G. S. London, XX, pag. 485. 1877. — — WricHT. CorTEAU. Description des Échinides des terr. tert. moy. de la Corse, pag. 305,306. 8920 — . WricHr. GrecoRrr. On the maltese fossil Echinoidea, pag. 617. 1900. = — WricHrT. LAMBERT. Description des Echin. foss. des terr. miocèn. de la Sardaigne, pag. 70, tav. V, fig. 5. 1914. _ — WrieHT. CorrRrEAU. Les Echinides néogènes du bassin méditerranéen, pag.113,tav. XIV, fig. 7. Specie di medie dimensioni, dal guscio per lo più deformato, più lungo che largo, ristretto e acuminato indietro, arrotondato e poco sinuoso avanti. Solco anteriore stretto, profondo, canaliculiforme, ma che si attenua molto al di là della fasciola peripetalica verso l’ ambito. Apice eccentrico indietro. Ambulacri molto scavati. L’impari raggiunge la maggiore larghezza verso il primo terzo della sua lunghezza, poi si restringe alquanto al limite della fasciola e molto attenuato, ma sempre di- stinto, si prolunga sino al peristoma. Le zone porifere sono poste in escavazioni delle pareti del solco: i pori ben visibili. sono disposti a paia separate da un granulo; le coppie si allontanano fra di loro man mano che si avvicinano al margine anteriore. Le assule ambulacrali formano»la base delle pareti laterali del solco, di cui l’altra porzione è costituita dalle assule interambulacrali che formano al disopra del solco una carena sporgente. Zona interporifera molto larga, concava, fina- mente granulosa. si i È Ambulacri pari ineguali, poco flessuosi, poco divergenti, stretti, profondi: gli anteriori sono lunghi tre volte i posteriori. Zone porifere larghe, composte di pori ovali, allungati, coniugati. Zona interporifera più stretta di una zona porifera. Apparecchio apicale munito di quattro pori genitali, di cui gli anteriori più avvicinati dei posteriori. i i Peristoma spostato avanti, grande, mal conservato. Periprocto grande, situato in alto della faccia posteriore. Tubercoli stretti, seriati, più sviluppati verso il contorno e sulla faccia inferiore, ove sono più distanti fra di loro. i i 1 WricHt. Fossil Echinod. Malta. Ann. Mag. Nat. Hist., (2), XV, 1855, pag. 191-193, tav. VII, fig. 1. [28] G. CHECCHIA-RISPOLI (Ad Fasciola peripetalica circoscrivente lateralmente molto da vicino i petali: la laterale, ben di- stinta, si mantiene quasi diritta sui fianchi ed assai alta, poi s’inflette ad U sulla faccia posteriore. I nostri esemplari “corrispondono in tutto allo Schizaster Desori WrIGRT, così come è stato inteso dal MANZONI (v. Echinodermi di Bologna ecc.) e dal LAMBERT (v. Échinides mioc. de la Sardaigne ecc.). Località. — Lo Schizaster Desori proviene dai calcari marnosi giallicci dei dintorni di Ragusa. " Schizaster eurynotus Acassiz. Possediamo di questa specie il solo modello interno, ben conservato. Tale modello per le di- mensioni, per la forma, per l’ampiezza del solco impari, per la flessuosità degli ambulacri anteriori pari e per altri particolari corrisponde benissimo allo Schizaster eurynotus Ag. di Malta e di Cor- sica, al quale noi con sicurezza lo riferiamo. Località. — Nel calcare marnoso tenero gialliccio dei dintorni di Palazzolo Acreide (in prov. di Siracusa). Finito di stampare il 30 dicembre 1917. G. CHECCHIA-RISPOLI GLI ECHINIDI VIVENTI E FOSSILI DELLA SICILIA PARTE SESTA (*) ECHINIDI EOCENICI Tav. XI-XII [XVI-XVII] e Fig. 1-6 intercalate. INTRODUZIONE. I terreni eocenici della Sicilia, che per la loro grande estensione e potenza occupano certamente uno dei primi posti tra le formazioni geologiche dell’isola, sono quanto mai poveri di resti Echinidi. Scarsissime sono anche le notizie al loro riguardo: il marchese De GrEGORIO nel 1881 descrisse e figurò come Echinolampas Suessi LAURE un echinide proveniente dalle argille scagliose dei dintorni di Isnello !, che per noi è diventato invece il tipo di una nuova specie. Pochi altri echinidi sono stati studiati da noi ?.. Le rare citazioni intercalate in qualche lavoro geologico sono di così scarso interesse, che non mette conto di rilevarle. 1 Il presente studio rappresenta perciò un primo contributo non privo di una qualche importanza, sia per il numero delle specie nuove, sia perchè varie altre già note vengono indicate ora per la prima volta non solo in Sicilia, ma nel resto dell’ Italia. ‘’ Erano specie note: Rhabdocidaris mespilum Desor; Cidaris subularis D’ArcHIAc, Cid. striatogra- nosa D’ArcHiac; Triplacidia Van den Heckei Agassiz; Fibularia affinis Desor; Scutellina rotunda Forses; Amblypygus Pellati Correav ed Echinanthus Issyaviensis BrEYN.; sono nuove: Echinanthus Distefanoi, E. Lamberti, E. Delorioli; Echinolampas Baldaccii, E. Degregorioi; Brissoides Segrei. Questo materiale in massima parte esisteva nelle collezioni del Museo Geologico dell’Università .di Palermo, in parte è stato da noi raccolto nei dintorni di Termini-Imerese e di Isnello. Quasi tutte le specie appartengono all’Eocene medio. Cidaris striato-granosa, Amblypygus Pellati e Brissoides Segrei provengono dagli strati a Lepidocyclina più elevati, con i quali si chiude la serie eocenica del Vallone Tre Pietre presso Termini-Imerese. Museo Geologico, R. Università. Palermo, Giugno 1914. (*) Per le altre parti vedi i volumi XII (1906), XIII (1907), XXII (1916) e XXIII (1917) della Pal. Italica. ! De GrecorIO A. Sulla fauna delle argille scagliose di Sicilia (Oligocene-Eocene ecc.). Palermo, 1881. ? CheccHIa-RispoLi G. Sui terreni terziari inferiori del versante settentrionale delle Madonie. Roma, 1916, \ 80 G. CHECCHIA-RISPOLI [2] DESCRIZIONE DELLE SPECIE Gen. Rhabdocidaris Drsor. Rhabdocidaris mespiluam Desor. — Tav. XI [XVI], fig. 6. 1855. Hemicidaris mespilum Desor. Synopsis des Échinides fossiles, pag. 57. 1863. Cidaris pseudoserrata Correau. Échinides fossiles des Pyrénées, pag. 75, tav. II, fig. 17 e 22. 1875. — — CorT. De LorIoL. Description des Oursins tertiaires de la Suisse, pag.12, tav. I, fig. 6. 1877. Porocidaris pseudoserrata Cort. Dames. Die Echiniden der Vicentinischen und Veronesischen terticira- blagerungen, pag. 13, tav. I, fig. 9. 1889-94. — - Cortrat. Hchinides Focènes, tom. II, pag. 474, tav. 311. 1897. Rhabdocidaris mespilum Des. LAMBERT. Notes sur quelques Eehinides éocénes de VAude. B. S. G. de F., (3), XXV, pag. 484. I900-01hTa= = Des. OPPENHEIM. Die Priabonaschichten und ihre Fauna, pag. 84. Radiolo stretto, fortemente compresso, ornato sui margini di denti triangolari, che gli danno l'aspetto di una sega. Tutte e due le faccie presentano delle costole longitudinali in numero di 8 su ciascuna faccia, le quali nella parte mediana del radiolo sono lisce, mentre nelle laterali sono granulose. Gli spazi intercostali sono zegrinati. Non possiamo aggiungere altro intorno a questa specie non possedendo che un solo frammento di radiolo che corrisponde per la parte conservata a quelli del Rhabdocidaris mespilum Desor. Come ha osservato il LamBeRT i radioli descritti dal CorrEAU come Cidaris pseudoserrata e poi come Porocidaris appartengono in realtà al guscio del Rhabdocidaris mespilum Desor (Hemicidaris). Località. — Questa specie è stata da noì rinvenuta in Sicilia nelle brecciuole ad Alveolina appartenenti all’ Eocene medio della contrada Serra Guardiola presso Isnello e nelle brecciuole num- mulitiche coeve della contrada Rocca presso Termini-Imerese. Gen. Cidarîs RuwmPrH. \ Cidaris subularis p° Arcatac. — Tav. XI [XVI], fig. 7,8. 1850. Cidaris subularis D° ArcHIAC. Description des fossiles du groupe nummulitique. M. S. G. F., 2, t. II, pag. 419, tav. II, fig. 4. 1857. _ e p’Arcniac. Desor. Synopsis des Echinides fossiles, pag. 36, tav. VII, fig. 10. Sit. —— _ D’ARcH. DAMES. Die Hehiniden der Vicentinischen and Veronesischen tertiarablagerungen. Paliont., XXV, pag. 7, tav. 1, fig.3. Y 1885. — — D’ARrcH. Kocg&. Die alttertitiren Echiniden Siebenburgens. Jahrb. d.k. ung. geol. Anst., VII, È 3Ta pag. 7, tav. V, fig. 1, 2, 4. 1889-94. - —- D'Arcai. Correau. Échinides éocènes, tom. II, pag. 422, tav. 304, fig. 1-16. 1901. — —_ D’ArcH. Arracni. Echinidi terziari del Piemonte e della Liguria. Pal. ital., vol. VII, e pag. 164, tav. XIX, fig. 9-13. La a D’Arcw. Lamsert. Note sur quelque Echinides tocéniques de VAude et del Herault, pag. 5» [3] G. CHECCHIA-RISPOLI i 8I Riferisco a questa specie alcuni radioli allo stato di frammenti, ma con la superficie ben conser- vata da permettere un sicuro riferimento al Cidaris subularis D’ARrcHIAC. Detti frammenti sono cilindrici, alquanto gonfi verso la base, ornati di spine sporgenti, acute, subcompresse, riunite fra loro da una lamina sottile e disposte in serie regolari equidistanti. Talora nello stesso radiolo le spine sono più ottuse ed acquistano la forma di granuli rotondeggianti di diverse dimensioni, inequidistanti e non disposti in serie regolari. Lo spazio intermedio tra le diverse serie è finamente rugoso. Il collaretto è corto, striato e ben delimitato. Il bottone è molto sviluppato, l’anello è sporgente e percorso da strie molto leggere. Faccetta articolare liscia. i Località. — Questa specie si raccoglie nelle brecciole nummulitiche ad Alveolina della contrada Serra Guardiola presso Isnello ed in quelle a Nummulites della contrada Rocca presso Termini-Imerese; ambedue i giacimenti appartengono all’ Eocene medio. Cidaris striato-granosa p’ArcHIAC. 1850. Cidaris striato granosa D’' ArcHIAC. Description des fossiles du groupe nummulitique. M. S. G. F. 2, III, pag. 420, tav. X, fig. 7. 1889-94. — D’Arcn. Corravu. Échinides éocònes, t. II, tav. 305, fig. 16-21 e tav. 206, fig. 1-4. 1901. — _ D’ARCH. AIRAGHI. Echinidi terziari del Piemonte e della Liguria, pag. 164, tav. XIX, - fig. 44-46. 1911. — - D’ArcH. Boussac. Etudes stratigraphiques et paléontologiques sur le Nummulitique de Biarritz, pag. 40, 78. Old: _— —_ D’ARCH. LAMBERT. Notes sur quelques Échinides éoceniques des Corbières septentrio- nales, pag. 6. Di questa specie possediamo solo un piccolo frammento di un radiolo, ben conservato; esso è di forma cilindrica, ornato di granuli avvicinati, appiattiti, disposti in serie longitudinali molto rego- lari e molto avvicinate fra di loro. Nello stesso frammento si osserva che su certe costole, più accen- tuate di altre, i granulì si toccano fino a confondersi e allora dette costole diventano liscie. Gli intervalli tra le costole sono lisci. Località. — La C. striato-granosa è stata da noi raccolta in Sicilia presso Termini-Imerese nella località detta Cucca, in quegli strati a Lepidocyclina, che chiudono in alto la serie eocenica del Vallone Tre Pietre. A Per quanto essa sia una specie molto diffusa nella formazione oligocenica (Piemonte, Liguria ecc.), purtuttavia, come tante altre, si trova già nel Bartoniano (Biarritz, ecc.) e secondo il Doxcieux fa la sua apparizione nel Luteziano inferiore dell’Aude. Gen. Triplacidia BirrNeR. Triplacidia Van den Heckei Acassiz. — Tav. XI [XVI], fig. 1. 1847. Salmacis Van den Heckei Acassiz et Desor. Catalogue raisonné des Echinides, pag. 55. 1857. —_ = Ac. Desor. Synopsis des Échinides fossiles, pag. 109. o e — Ac. CAREZ. Etudes des terrains crétacés et tertiaires du Nord de Espagne, pag. 306, tav. VII, fig. 5. 1889-94. Triplacidia Van den Heckei Ac. CortEAT. Échinides éocènes, tom. III, pag. 506, tav. 345, 346, 347. 1911. — —_ AG. Boussac. Etudes paléontologiques sur le Nummulitique alpin, pag. 127. Palaeontographia italica, vol. XXJII, 1917. 11 82 G. CHECCHIA-RISPOLI i [4} Specie di grandi dimensioni, di forma globosa, un po’ depressa sopra e sotto, dal contorno subpen- tagonale e con la faccia inferiore profondamente concava attorno al peristoma. Zone porifere poco distinte, subdepresse, formanti nel loro insieme una linea diritta, composta di pori semplici, uniti a paia irregolarmente situati e spostati ora a destra ed ora a sinistra. Aree ambulacrali ornate di due serie di tubercoli sporgenti, avvicinati, crenulati, imperforati e situati presso le zone porifere. Qualche tubercolo secondario isolato, quasi delle stesse dimensioni dei principali, si mostra qua e là, specialmente verso il contorno e sulla faccia inferiore. Lo spazio intermedio è occupato da granuli sparsi ed ineguali. Aree interambulacrali provviste di dieci serie di tubercoli un po’ più grossi dei tubercoli ambula- crali; solo però due serie principali si elevano sino all’apice del guscio. Oltre alle serie principali quattro serie secondarie si mostrano nel mezzo dell’area ed una per ogni lato dei tubercoli principali. Queste serie secondarie, benchè perfettamente sviluppate, scompaiono successivamente e nessuna arriva sino alla sommità apicale. Tanto i tubercoli principali che i secondari formano su ogni placca interambulacrale delle serie orizzontali molto regolari. Le due serie mediane passano appena oltre l’ambito. La zona mediana dell’area, oltre che di miliari, è ornata di granuli ineguali ed abbondanti. Le placche sono allungate, subsinuose e tanto la sutura orizzontale che la mediana sono ben marcate. Peristoma relativamente piccolo e situato in una depressione profonda. DIMENSIONI PALTOZZA RR TAI GOTI O ATI DLL IR0O INDETTA ato e also vo) e o » 83 Nonostante l’imperfetto stato di conservazione dell’esemplare da noi esaminato, pure l'esame minuto delle parti, dove il guscio è ben conservato, ci ha permesso di riconoscere tutti ì caratteri di Tripla- cidia Van den Heckei Acassiz. Questa specie sì distingue da Triplacidia veronensis BirtNER, a cui è vicina ed appartenente allo stesso tipo, per la forma meno conica, per i sui tuberceli interambu- lacrali meno abbondanti sulla faccia superiore, di guisa che essa presenta una zona granulosa sprov- vista di tubercoli molto più larga; differisce da Triplacidia Fraasi De LoRioL per essere molto meno granulata. Località. — Questa specie proviene dall’ Eocene medio dei dintorni di Caccamo. Essa è una forma caratteristica dell’ Eocene medio, ma è molto rara e finora non si conosceva in Italia; era conosciuta solamente a Fonte de Farrier (la Palarea), a Saint-Vallier-de-Thiey e a San. Fructuoso di Bagis in Catalogna. Gen. Fibularia LAWMARCK. Fibularia affinis DesmouLINS. 1894. Echinocyamus affinis Correau. Echinides éocènes, tom. II, pag. 368, tav. 290, fig. 16, 17; tav. 291. Specie di piccole dimensioni, a contorno subpentagonale, ‘più lunga che larga, arrotondata e subangolosa anteriormente, dilatata e troncata indietro. Faccia superiore mediocremente rigonfia, depressa, spessa sui fianchi ed alquanto più elevata nella metà anteriore. Faccia inferiore piana e poi concava attorno al peristoma. Sommità ambulacrale subcentrale, leggermente spostata avanti. Apparecchio apicale molto esteso ‘e munito di quattro pori genitali, di cui gli anteriori più avvicinati dei posteriori. Aree ambulacrali subpetaloidee, lunghe, eguali, molto aperte alle estremità. Zone porifere strette [5] G. CHECCHIA-RISPOLI 83 e formate di piccoli pori rotondi, non congiunti per mezzo di un solco e prolungantisi sino a poca distanza dall’ambito. Zone interporifere larghe. Tubercoli abbondanti, subscrobicolati e di dimensioni uguali fra di loro. Peristoma circolare, assai grande e aprentesi nel mezzo della depressione della faccia inferiore. | Periprocto superficiale, circolare, sito ai */, della distanza che corre tra il peristoma ed il mar- gine posteriore. DIMENSIONI LINE LezzA AR II O x L'ArChezza tor VON II » 4,5 ATCOZZAN A EMA I NAI AN » 2 Questa specie, come giustamente ha osservato il CorrEAU, è alquanto variabile nelle dimensioni, nella forma, nella ornamentazione delle aree ambulacrali ed anche nella posizione del periprocto. In genere si può dire che gli individui giovani hanno la forma più allungata, la metà anteriore più angolosa e la faccia superiore liscia per l'assenza delle costole, che si riscontrano nelle aree ambu- lacrali degli individui adulti. Questi caratteri si riscontrano effettivamente nell’esemplare in esame, che è un individuo giovane, il quale però presenta il periprocto situato non verso il primo quarto di distanza tra il peristoma ed il margine posteriore, ma è più vicino al peristoma e propriamente ai due quinti dalla suddetta distanza. Località. — Questa specie proviene dalla formazione dell’Eocene medio di M. San Calogero presso Sciacca. Gen. Scutella Lawux. Sottogen. Seutellina Acassiz. Scutellina rotunda GaLeorTTI. 1894. Scutellina rotunda Cortrau. Echinides éocèhes, tom. II, pag. 335, tav. 284, fig. 7-21. ‘ Specie di piccolissime dimensioni, subcircolare, depressa e relativameate spessa sui margini. Faccia inferiore piana e leggermente concava nel mezzo. Sommità ambulacrale centrale. Apparecchio apicale non conservato. Aree ambulacrali mediocremente sviluppate e subpetaloidee, a forma di foglia, aperte alle loro estremità, ineguali: l’impari è la più aperta, le anteriori pari molto divergenti e le più lunghe, le posteriori le più corte. Zone porifere formate di pori piccoli, arrotondati, eguali, non coniugati. Zone interporifere quasi della stessa larghezza di una zona porifera. Prima di arrivare verso l’ambito i pori scompaiono tra i tubercoli, però sulla faccia inferiore i solchi ambulacrali sono. visibili. Aree interambulacrali strette: la posteriore è impari e sempre un po’ depressa al di sopra del periprocto. Tubercoli fini, stretti, omogenei, subscrobicolati, più distanti sulla faccia inferiore. Peristoma circolare, centrale, abbastanza grande. Periprocto piccolo, circolare, elevantesi un po’ al di sopra del margine, non visibile dalla faccia inferiore. i DIMENSIONI UNE DOZZA RA ATO O ME T'arghezza O IL ZANNI AUWOZZA O - S4 G. CHECCHIA-RISPOLI [6] Località. — Questa specie proviene dalle brecciuole nummulitiche appartenenti all’ Eocene medio della contrada Impalastro presso Termini-Imerese, dove è comune. Gen. Ambiypygus Acassiz. Amblypygus Pellati Corrrau. — Tav. XI [XVI], fig. 3. , 1863. Amblypygus Arnoldi Correau (nec Acassiz). Échinides fossiles des Pyrénées pag. 109. 1865. _ _ PeLLat. Sur les falaises de Biarritz. B. S. G. F., 2, t. XX, pag. 677. 1863. —_ — Cortrav. Note sur les Échinides des couches nummulitiques de Biarritz. B. S. G. F., 2, t. XXI, pag. ST. 1889-94. _ Pellati Corrravu. Éehinides gocènes, t. I, pag. 492, tav. 131, fig. 4; tav. 132. Echinide dì grandì dimensioni, subovale, più lungo che largo, un po’ ristretto posteriormente. Faccia superiore gonfia, regolarmente convessa. Faccia inferiore profondamente scavata nel mezzo, arrotondata sul contorno. Apice poco spostato avanti. Aree ambulacrali larghe, petaloidee, molto aperte alle estremità. Zone porifere larghe, conservanti sino al margine la loro struttura petaloide, formate di pori ineguali: gli interni arrotondati, glì esterni stretti, ‘allungati, uniti per mezzo di un solco; ogni paio è diviso dall’altro da una piccola costola finamente granulosa. Zona interporifera leggermente sporgente. Verso il contorno le zone porifere sì restringono, i porì diventano piccolissimi, si aggruppano in paia oblique, spaziate, for- manti delle serie lineari, che discendono verso il peristoma. Fre. 1 — Amblypygus Pellati. Profilo antero-posteriore, gr. nat. Tubercoli di piccole dimensioni, finamente crenulati, perforati, subscrobicolati, ì quali sulla faccia inferiore diventano più numerosi, più avvicinati. Peristoma grande, molto approfondito, obliquo, subpentagonale, a lati ineguali, senza traccia di floscella. Periprocto mal conservato, ma dalle tracce rimaste se ne può facilmente dedurre la grandezza, la forma allungata e la sua posizione vicino al peristoma. DIMENSIONI Eunehezza MEN IMMA Larpherzai » 65 ATLOZZAA RR SR LIO » 30 [7] G. CHECCHA-RISPOLI 85 Nonostante lo stato non perfetto di conservazione il nostro esemplare è conforme al tipo descritto dal CorteAU, che come il nostro è sensibilmente più lungo che largo. La sua forma spessa e gonfia e il periprocto vicino al-peristoma non permettono di confonderlo con 1’ Amblypygus dilatatus Agasstz dell’ Eocene medio. (i i Località. — La specie in esame proviene dalla contrada Cucca presso Termini-Imerese dagli strati a Lepidocyclina più elevati che chiudono in alto la serie eocenica del Vallone Tre Pietre. L’Amblypygus Pellati è ‘una specie proprio dell’Eocene superiore (Biarritz) ed è la prima volta che viene segnalata la sua presenza in Italia. Gen. Echinanthus BrEvNIUS. Echinanthus Issyaviensis (KLein) Munier-CHanmas. — Tav. XI [XVI], fig. 5. 1732. Echinanihus BreyNnIus. Schediasma de Echinis, pag. 59, tav. IV, fig. 4,5. 1734. Scutum issyaviensis KLEIN. Naturalis dispositio Echinodermatum, pag. 24, tav. X, fig. a-b. 1778. Echinanthus ovatus (pars) Leske. Natur. dispos. Echinod., pag. 193, tav. XX, fig. a-b. (È Vedizione del- l’opera del KLEIN curata dal LESKE). 1829. Clypeaster Cuvieri MuenstER in GoLpruss. Petref. Muse. Univers. reg. borrus. rhen. bom, pag. 133, tav. XLII, fig. 2. 1836. Echinolampas Cuvieri AcAssiz. Prodr. d’ une monogr. des. radiairies, pag. 187. 1847. Pygorhynchus Cuvieri AGAssIZ et DesoRr. Catal. rais. des Échin., pag. 102. 1857. —_ — Desor. Synopsis des Echinides fossiles, pag. 292, tav. XXXIV, fig. 17, 18. 1875. Cassidulus Cuvieri QuenstEDT. Petrefactenkunde Deutschlands. Echiniden, pag. 470, tav. LKXIX, fig. 24. 1887. Echinanthus issyaviensis MuNIER-CHALMAS. In collectione. 1889-94. —_ —_ CorteaU. Echinides tocènes, tom. I, pag. 555, tav. 154-157. 1902. — —_ OPPENHEIM. Revision des tertiaren Echiniden Venetiens und des Trentino, unter Mittheilung neuer Formen. Zeitsechr. Deutsch. Geol. Gesell., Bd. LIV, pag. 188. Echinide di grandi dimensioni, di forma ovale un po’ ristretta ed arrotondata avanti, dilatata in corrispondenza dell’apice ambulacrale, ma un po’ dietro di questo, e restringentesi rapidamente nella regione posteriore, che è incisa dall’area anale. Faccia superiore gonfia, leggermente declive sui fianchi e vagamente carenata indietro; faccia inferiore regolarmente declive dal margine verso il peristoma. Sommità ambulacrale eccentrica avanti. I Fic. 2 — Echinanthus Issyaviensis, visto posteriormente, gr. nat. Aree ambulacrali petaloidee, aperte alle estremità, di ineguale lunghezza e larghezza. La impari è la più lunga e la più stretta di tutte: essa ha le zone porifere subdepresse, strette e composte di 86 G. CHECCHIA-RISPOLI [8] pori disposti a paia,.di cui gli interni piccoli e rotondi e gli esterni allungati, uniti per mezzo di un solco sottile. Zona interporifera larga poco più di una zona porifera. Le aree pari sono subeguali, perchè le posteriori sono alquanto più lunghe delle anteriori: esse sono più larghe dell’area impari; le zone porifere sono più larghe di quelle dell’ambulacro ante- riore e le zone interporifere hanno una larghezza tripla di una zona porifera. Le zone porifere cessano di essere petaloidee ad una grande distanza dal margine e sono sosti- tuite da pori semplici, microscopici, allontanati fra di loro e appena visibili in mezzo ai tubercoli. I pori si moltiplicano e diventano appariscenti nei pressi del peristoma. Peristoma eccentrico avanti, pentagonale, stelliforme, circondato da una floscella molto pronunciata. Periprocto longitudinale, ovale, aprentesi alla sommità di un’area ben distinta, che intacca sensi- bilmente il margine posteriore. Tubercoli piccoli, perforati, scrobicolati, molto avvicinati su tutta la faccia superiore e nella regione inframarginale, un po’ allontanati vicino al peristoma. DIMENSIONI IMG o ooo allo o Vo. ro LO Lar o hezeai ii I ARISTON » 52 RUIZ ooo Meli lo allo nc » 25 Località. — Questa specie è la prima volta che viene indicata in Italia e proviene dagli strati appartenenti all’Eocene medio dei dintorni di Pachino. È una forma caratteristica dell’ Eocene medio. Echinanthus Distefanoi Creccnia-Rispori. — Tav. XI [XVI], fig. 4. Echinide di grandi dimensioni, dal contorno ovale, alquanto più largo nella metà posteriore che in quella anteriore. Faccia superiore discretamente elevata, tondeggiante, appiattita verso la som- mità e dai fianchi rapidamente declivi. Faccia inferiore piana e scavata verso il peristoma. Faccia posteriore intaccata dal solco anale. Sommità apicale eccentrica avanti. Apparecchio apicale alquanto depresso, compatto, con 4 pori genitali, piccoli, rotondi, di cui gli anteriori più avvicinati dei posteriori; la madreporite è gran- dissima ed occupa il centro dell'apparecchio apicale. Aree ambulacrali petaloidee, larghissime, diseguali, restringentisi verso le estremità, ove restano però sempre abbastanza aperte. Il petalo impari è molto più stretto degli altri: i petali pari hanno circa la stessa isrozza ma i posteriori sono i più lunghi. Zone porifere bene sviluppate, superficiali, formate di piccoli pori disposti a paia oblique sepa- rate da una stretta costola: i pori interni sono rotondi e coniugati agli esterni, molto allungati, per mezzo di un solco sottile. Nell’ambulacro impari le zone sono più strette e si contano per ogni zona 40 paia di pori; nei pari anteriori 45 ed in quelli posteriori 60. Le zone verso le estremità dei petali sono flessuose e a grande distanza dal contorno cessano di essere regolari e sono rimpiazzate da pori semplici allon- tanati fra di loro. La zona interporifera dell’ambulacro impari è loan due volte una zona porifera: quelle degli ambulacri pari circa tre volte. é Peristoma mal conservato. [9] 5 G. CHECCHIA-RISPOLI 87 Periprocto piccolo, longitudinale, ovale ed aprentesi alla sommità di un’area distinta, che intacca il margine posteriore. Tubercoli piccoli, profondamente scrobicolati e molto avvicinati verso l’ambito. Fic. 3 — Lchinanthus Distefanoi, visto posteriormente, gr. nat. DIMENSIONI Lunghezza OC OR IO MI ERIC EZZA EI ION » 59 INTERA, otto ti eo o olio) Voto » 28 L’Echinanthus Distefanoi è prossimo all’ E. Zitteli De Lorror dell’ Egitto (Minich [Mokattam-Stufe] Sinnach)!; la forma in ambedue è la stessa, come pure uguali sono le dimensioni e la posizione del periprocto. La struttura degli ambulacri però è differente: questi, nella specie egiziana, sono più stretti, e più corti, e le zone porifere, oltre ad essere pure più strette, sono di differente lunghezza nello stesso ambulacro; infine tanto i pori esterni che gli interni sembrano egualmente rotondi. L’E. Distefanoi ha invece i suoi ambulacri molto più larghi ed il petalo impari molto meno svilup- pato dei pari. Localita. — Negli strati nummulitici dei dintorni di Pachino. Echinanthus Lamberti CaeccHIA-Rispori. — Tav. XII [XVII], fig. 3 Echinide di grandi dimensioni, dal contorno regolarmente ovale, leggermente ristrettito avanti. Faccia superiore subemisferica con la più grande altezza nell’interambulacro impari dietro l’apice. Faccia inferiore pianeggiante. i Sommità ambulacrale appena eccentrica avanti. Pori genitali grandi e rotondi, di cui gli anioni più avvicinati dei posteriori; placca madreporica sporgente e sviluppata. Petali molto sviluppati, gonfi, leggermente aperti all’estremità, disuguali. L’impari è il più stretto di tutti; i pari sono ugualmente larghi, ma gli anteriori sono i più corti di tutti. Zone porifere molto larghe, subdepresse, formate di pori disposti a paia oblique: gli interni rotondi, gli esterni stretti ed allungati, congiunti fra di loro per mezzo di un solco strettissimo. Ogni paio è separato dall’altro per mezzo di una costola granulosa, discretamente larga. Nell’ambulacro impari ogni zona porifera conta 50 paia di pori, nei pari anteriori 45 ed in quelli posteriori 50. Le zone porifere ad una grande distanza dal margine cessano di essere petaloidee e sono costi- tuite da piccoli pori semplici, allontanati fra di loro ed appena visibili fra i tubercoli. ! DE LorioL. Focene Echinoideen aus Aegypten und der libyschen Wiiste, pag. 19, tac. III, fig. 1 e 2, 1881. (09) (0 0) G. CHECCHIA-RISPOLI : [10] Zone interporifere sporgenti: quella del petalo impari è larga circa due volte una porifera: quelle dei petali pari circa tre. Fic. 4 — Echinanthus Lamberti, visto posteriormente, gr. nat. Peristoma non visibile. Periprocto supramarginale, grande, ovale, longitudinale. Tubercoli piccoli, profondamente scrobicolati e più addensati sul contorno. DIMENSIONI IRMAGNEZA! de eo e o oo lo ira, (80 ILRIRZINGYAAD ceto da e e 0 0 00 » 52 AVTLOZZA A IN RI AIN TRI L’Echinanthus Lamberti sì distingue sopratutto per la struttura degli ambulacri. L'E. elegans Pavay, che sta più vicino alla specie siciliana, ha gli ambulacri largamente arrotondati verso l’estremità, ove sono molto aperti, le zone interporifere molto più larghe ed uua forma più allungata!. L'E. sopi- tianus D’ArcHIac ha la forma più allungata e posteriormente più dilatata, inoltre ha i petali diver- samente conformati e presenta un solco sottoanale abbastanza caratteristico ?. Località. — Questa bella specie è stata trovata nell’ Eocene delle contrada Argivocali presso il F. Choni (Piana dei Greci). Echinanthus Delorioli CREccHIA-RispoLi. — Tav. XII [XVII], fig. 2. Echinide di grandi dimensioni, di forma ovale, più larga nella metà posteriore che in quella anteriore, gonfia, dai fianchi rapidamente declivi. Faccia inferiore pianeggiante verso il contorno e concava attorno al peristoma. Apice eccentrico avanti. Petali lunghi, stretti, affilati e chiusi all'estremità: l’impari è il più corto ed il più stretto di tutti: gli altri sono di eguale lunghezza e larghezza. . Zone porifere strette, superficiali, formate di pori piccoli, Conlugatà ‘disposti a paia non oblique: ì pori interni sono rotondi, gli esterni allungati. Zone interporifere strette: quella dell’ambulacro impari è aa poco più di una zona porifera: quelle degli ambulacri pari sono larghe circa due volte una porifera. 1 COTTEAU. RT éocènes, t. 1, pag. 571, tav. 165-167. ? CoTTEAU. Op. , pag. 621, tav. 195-197. [11] ‘G. CHECCHIA-RISPOLI 89 Peristoma molto eccentrico avanti, grande, pentagonale trasverso e più largo che lungo, circon- dato da una floscella bene sviluppata. < PA Fic. 5 — Echinanthus Delorioli, visto posteriormente, gr. nat. Periprocto pure molto grande, leggermente appuntito sopra, arrotondato sotto, longitudinale. Tubercoli piccoli, avvicinati, profondamente scrobicolati. DIMENSIONI TUNE D'EZZA MANNI TINO NIRO ILERRINGZZA o o Lal o dn e 0a no co » 53 PATIL OZZANO MNT VOR » 28 L’Echinanthus Delorioli si distingue dall’ E. Distefanoi per l’apice più eccentrico avanti, per gli ambulacri più affilati e chiusi all’estremità, per le zone porifere del tutto superficiali e per i pori non disposti a paia oblique; inoltre la forma e le dimensioni del peristoma e del periprocto sono differenti. Località. — Questa specie proviene dagli strati dell’ Eocene medio dei dintorni di Pachino. Gen. Echinolampas Gray. Echinolampas Baldaccii ChEccnIa-Rispori. — Tav. XII [XVII], fig. 5. Echinide di grandi dimensioni, dal contorno regolarmente ovale, leggermente angoloso indietro. Faccia superiore gonfia, un po’ declive nella metà anteriore, più arrotondata in quella posteriore, con la maggiore altezza proprio in corrispondenza della sommità ambulacrale. Faccia inferiore piana e leggermente depressa nella regione del peristoma. Contorno arrotondato. Sommità ambulacrale spostata avanti. Apparecchio apicale poco esteso, a forma di bottone, con quattro pori genitali relativamente piccoli. ‘ Ambulacri stretti e lunghi; l’impari è il più stretto di tutti, i pari hanno invece uguale lar- ghezza. Essi sono anche inegualmente lunghi; i più lunghi sono gli ambulacri posteriori. Gli ambu- lacri pari anteriori sono molto divergenti, tanto che le zone porifere posteriori di essi sono per la metà della loro lunghezza su di una stessa linea, che corrisponde al diametro trasversale dell’echinide. Zone porifere approfondite, discretamente larghe; esse sono in ogni petalo di eguale lunghezza e sì arrestano tutte a poca distanza dal margine: inoltre sono diritte o solo leggermente flessuose. Esse risultano costituite di pori appaiati, piccoli, di cui gli interni sono rotondi e gli esterni virgoli- formi, uniti per mezzo di un solco stretto; ogni paio è separato dall’altro da una costola sporgente e liscia. Zone interporifere poco sporgenti, larghe circa tre volte una porifera. Peristoma poco spostato avanti, pentagonale, situato in una leggera depressione. Palaeontographia italica, vol. XXJII, 1917. 12 90 G. CHECCHIA-RISPOLI [12] Periprocto marginale, mal conservato. Tubercoli piccoli, avvicinati, profondamente scrobicolati, ugualmenle sparsi su tutta la superficie; fra di essi si scorgono dei rari e piccoli miliari. DIMENSIONI Lunghezza Sio a si vo ana et al IT IUS Par Chez N d ANFORE elle Ue dl aio (So e a » 56 L’esemplare che noi abbiamo descritto era stato dal Marchese De GrEGORIO riferito all’ Echino- lampas Suessi Lause dell’ Eocene di Monte Postale nel Vicentino!; ma in realtà l’echinide che abbiamo fra le mani, per la forma più allungata e meno larga, per l’apice più eccentrico in avanti, per gli ambulacri pari posteriori più lunghi e per le maggiori dimensioni non ha nulla da vedere con la specie vicentina, nè con altre specie di Eckinolampas. Località. —L'Echinolampas Baldacciî proviene dagli strati calcarei intercalati tra le argille scagliose dell’Eocene medio della contrada Serra Guardiola presso Isnello. Echinolampas Degregorioi CaeccHIa-Rispori. — Tav. XII [XVII], fig. 1. Guscio di grandi dimensioni, dal contorno ovale-allungato, arrotondato superiormente, ove è un po’ depresso ed appiattito sulla faccia inferiore, meno verso il peristoma, ove è declive. Contorno arrotondato. : Apice subcentrale. Madreporite bottoniforme con quattro pori genitali grandi e rotondi, di cui gli anteriori più avvicinati dei posteriori.- Ambulacri diseguali, flessuosi, un po’ chiusi verso le estremità: l’impari è il più stretto ed il più corto dì tutti, i posteriori i più lunghi. Zone porifere molto approfondite, larghe, composte di pori disposti a paia non: oblique e sepa- rate da costole larghe e granulose: i pori interni rotondi sono congiunti a quelli esterni allungati per mezzo di solchi profondi. Negli ambulacri anteriori le zone posteriori sono più lunghe delle anteriori di 7 od 8 paia di pori, in quelli posteriori le zone anteriori sono più lunghe delle anteriori di 4 o 5 paia. Ad una grande distanza dal margine le zone sì avvicinano un poco per chiudere l’ambulacro, poi cessano di essere regolari e si continuano per mezzo di pori semplici, che sono nascosti tra i tubercoli; sulla faccia inferiore gli ambulacri tornano ad essere distinti. | Zone interporifere sporgenti: la loro massima larghezza è uguale circa due volte a quella di una zona porifera: nell’ambulacro impari detta zona è larga solo un millimetro e mezzo. .Peristoma quasi centrale, di media grandezza, trasverso, pentagonale. Periprocto trasverso, ovale, situato a breve distanza dal margine superiore. Tubercoli numerosi, profondamente serobicolati e molto avvicinati su tutta la superficie del guscio. DIMENSIONI | ETRE zio, Reali Mo NE, (0° ne) e . mm. 105 (2) Tr ezz A » 45 ATBEZZAr e Let SEI TO II » 42 ! De GREGORIO. Sulla fuuna delle argille scagliose di Sicilia (Oligocene-Eocene) ecc:, pag. 11, tav. I, fig..2. 1881. [13] G. CHECCHIA-RISPOLI 91 Questa nuova specie di Echinolampas si distingue dall’ E. Baldaccii per l'apice meno eccentrico avanti, per gli ambulacri più corti e per quelli anteriori meno divergenti, per le zone porifere più depresse, più flessuose ed avvicinate di più verso l’estremità dell’ambulacro, per la differente lun- ghezza delle zone porifere nello stessa ambulacro ed infine per la forma più stretta. Noi possediamo un altro Echinolampas, proveniente dalla formazione eocenica del Vallone Tre Pietre presso Termini-Imerese (v. tav. XX, fig. 3), conservato solo nella parte superiore, il quale ha le zone porifere molto più flessuose e più scavate, più larghe e nell'insieme irregolari, le quali verso le estremità si avvicinano di molto fra di loro. Questo esemplare ha intimi rapporti con gli Echi- nolampas qui illustrati e specialmente con lE. Degregorioì CH.-Risp.; stante però il suo non com- pleto stato di conservazione, noi non possiamo stabilire se si tratta in realtà di una specie distinta, oppure, come a noi pare, di un esemplare mostruoso appartenente ad una delle specie da noi descritte. Località. — L’Echinolampas Degregorioi proviene dalle brecciole a Nummulites, Alveolina, ecc. appartenenti all’Eocene medio della contrada Serra Guardiola presso Isnello. Gen. Brissoides KLrIN. Brissoides Segrei CarccHIa-Rispori. — Tav. XI [XVI], fig. 2; Tav. XII [XVII], fig. 4. Echinide di grandi dimensioni, di forma ovale, oblunga, acuminata indietro. Faccia superiore depressa, declive sui lati, con la maggiore altezza verso la metà dell’interambulacro impari. Faccia inferiore debolmense convessa, più sporgente sul plastron, che è leggermente carenato. Faccia poste- riore ristretta, troncata. Sommità ambulacrale eccentrica avanti. Apparecchio apicale poco esteso con 4 pori genitali assai vicini, di cui gli anteriori più vicini dei posteriori. Solco anteriore nullo. Aree ambulacrali pari petaloidee, larghe, quasi chiuse alle estremità: le posteriori un po’ più lunghe delle anteriori. Le anteriori sono molto divergenti, tanto che le zone porifere posteriori formano una linea leggermente curva. Le aree posteriori sono invece molto avvicinate alla linea mediana. Area ambulacrale impari molto differente dalle altre, non molto larga, formata di piccolissimi pori, semplici, situati in fossette circolari, che si distanziano sempre più fra di loro, man mano che si allontanano dall’apice. L’atrofia dei pori vicino all’apice è sensibile e si estende molto lontano nelle branche anteriori degli ambulacri II e IV. Le zone porifere degli ambulacri pari sono larghe, depresse, pochissimo flessuose, composte di pori disposti a paia, discretamente allontanati fra di loro, uniti per mezzo di un solco profondo: gli interni sono piccoli e rotondi, gli esterni allungati. Una costola larga e granulosa divide un paio dall’altro. Una zona porifera di un ambulacro anteriore comprende 33 paia di pori ed una di un ambulacro posteriore 40. Zone interporifere sporgenti e larghe circa una volta e mezzo una zona porifera. Peristoma eccentrico in avanti, semilunare, col labbro molto sporgente ed appuntito. Periprocto assai grande, subcircolare, appuntito in alto, situato in basso della faccia posteriore. I tubercoli sono di due specie: i più grandi situati nelle-aree interambulacrali della faccia supe- riore e limitati in giro dalla fasciola peripetalica, sono molto sviluppati, mammellonati, perforati, profondamente scrobicolati. I più piccoli, che sono più numerosi, si sviluppano specialmente oltre la fasciola verso il contorno ove sono addensati, su tutta la faccia inferiore ove sono disposti in serie oblique omogenee, e sul piastrone ove sono seriati. L'area ambulacrale impari è ornata di 92 G. CHECCHIA-RISPOLI [14] grossi tubercoli, come pure di grossi tubercoli sono ornate le zone interporifere. I tubercoli racchiusi dalla fasciola subanale sono di media grandezza e disposti in serie regolari orizzontali. in, — n = FIG. 6 — Brissoides Segrei, visto posteriormente, gr. nat. Le aree ambulacrali sulla faccia inferiore sono nude, come nude sono le zone peristernali. Fasciola peripetalica assai distinta, non molto larga, poco flessuosa; essa circonda i grossi tuber- coli, passando per le estremità degli ambulacri pari; anteriormente si spinge molto avanti quasi un po’ al disopra del contorno, posteriormente essa fa un angolo con l’apice rivolto indietro. Fasciola subanale di forma semilunare; l’area che essa circoscrive è interamente occupata di tubercoli che sì fanno più piccoli verso il periprocto. DIMENSIONI AN 'EZZA N II TOTO) TERRAZZA elio o o o a e » 78 SANTEZZZA io Rotator na l'antica ton oa » 42 ì Questa specie non appartiene al gen. Ewpatagus perchè priva del solco anteriore e per l’area interambulacrale impari provvista, come le altre, di grossi tubercoli; per questi caratteri è un Brissoides. Essa è molta differente dalle sue congeneri e si distingue dal 2. formosus De LorioL (Euspatangus) per i petali un po’ più larghi, per gli anteriori pari un po’ più diritti, per l’interam- bulacro impari più tubercolato e per il percorso della fasciola peripetalica, che posteriormente fa un angolo molto accentuato con la punta rivolta indietro. i Località. — L’esemplare proviene dalla regione Cucca presso Termini-Imerese da quegli strati a Lepidocyclina, che chiudono in alto la serie eocenica del Vallone Tre Pietre. Finito di stampare il 31 dicembre 1917. B. GRECO FAUNA CRETACEA DELL'EGITTO RACCOLTA DAL FIGARI BEY PARTE TERZA: LAMELLIBRANCHIATA. Fasc. 1.°: Considerazioni geologiche. - Lamellibranchi del Maestriehtiano e del Coniaciano. Araya 2NICXOVANE [DAIEXGAN] INDICE DELLE ABBREVIAZIONI USATE NELLA CITAZIONE DELLE SINGOLE OPERE. Alle abbreviazioni indicate nelle due parti precedenti sono da aggiungere per questa terza parte: BayLE E. Prov. de Constantine. — Sur quelques fossiles de la Province de Constantine, in FOURNEL: Richesse mi- nérale de 1’ Algérie. Paris, 1849. Bose E. Senoniano de-Cardenas. — La fauna de Moluscos del Senoniano de Cardenas, San Luis Potosi. — Instituto geolégico de México, Boletin nm. 24. México, 1906. Bose E. 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Nouvelles données sur la zone littorale d’ Angola. — Commission du Service géologique du Portugal. Lisbonne, 1905. 94 B. GRECO [114] Coquanp H. Synopsis ecc. sud-ovest France. — Synopsis des animaux et des vegetaux fossiles observés dans la formation erétacée du sud-ouest de la France. Bulletin de la Société géologique de France. Deuxième série, tome seizième. Paris, 1859. D’ArcHIac. Form. erét. S. O. France. — Mémoire sur la formation erétacée du Sud-Quest de la France. Mém. Soc. géol. France, vol. II, 2. Paris, 1887. Ù D’ARCHIAC et Harme J. Foss. numm. de V Inde. — Description des animaux fossiles du groupe nummulitique de l' Inde. Paris, 1853. DE ALESSANDRI G. Fossili cretacei della Lombardia. — Fossili eretacei della Lombardia. Palaeontographia italica, vol. IV. Pisa, 1899. D’ORBIGNY A. Pal. frane. Terr. erét., vol. INIL. — Paléontologie frangaise. Terrains erétacés, vol. IIT. Paris, 1843. DouviLL® H. Moll. foss. 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Malauguratamente però anche per i Lamellibranchi, come già notammo per i Cefalopodi e per i Gasteropodi, il Figari Bey indicò per la massima parte in modo assai vago i nomi delle località di provenienza, come ad esempio: « Tebaide inferiore, costa arabica, versante orientale », oppure « Bassa Tebaide, Quadi Araba », o anche « Bassa Tebaide, costa arabica, versante orientale, verso il Golfo di Suez », o infine semplicemente « Egitto ». Ne risulta che non è possibile stabilire con sicurezza, anche per la maggior parte dei Lamellibranchi, la località precisa nella quale il Figari Bey li raccolse. In casi più fortunati ci troviamo invece per quegli esemplari, che egli ci ha eccezional- mente con un poco più di precisione indicati raccolti nella « Valle d’Araba, Bassa Tebaide, presso il versante di Quadi Deyr Bakit », oppure « verso il Monastero di S. Antonio », o anche « Costa arabica, Tebaide superiore, versante occidentale, sotto il parallelo di Edfu, Quadi Ababdi », o infine « Quadi Am Rockam ». Appunto dalla formazione calcarea e marnosa grigia nerastra intercalata con marmi neri del- l’Quadi Am Rockam, da noi precedentemente considerata, insieme con i soprastanti calcari grigiastri, corrispondente agli strati con Exogyra Overwegi del Deserto libico e quindi appartenente al Mae- strichtiano!, provengono le seguenti specie di Lamellibranchi: x 1. Pycnodonta vesicularis LAME. sp. 8. Cardita Beaumonti D’ARrcH. sp. 2. Alectryonia Figari FouRTAU sp. (= Cardita libyca Zirm.) (= Ostrea sp. Peron in FouRTAU) 9. Crassatella matercula May.-Eym. 3. Spondylus Dutempleanus D'ORB. (= Crassatella Zitteli WANNER) 4. Spondylus Fornti n. sp. 10. Lucina (Dentilucina) Saharica Quaas (= Sp. cfr. gibbosus D’OrB. PERON in FOURTAU) (= Lucina Barroni PERON et FoURTAU) 5. Lima insolita Peron et FouRrTAU 11. Lucina (Dentilucina) Calmoni PERV. 6. Arca (Barbatia) Balli Peron et FourtaU 12. Cardium (Protocardia) delicatulum Ston. 7. Arca (Trigonoarca) Ferlinii n. sp. 13. Corbula striatuloides ForB. Di esse Alectryonia Figarii FourtAU sp. (= Ostrea sp. Peron in Fourtav), Spondylus Fornii n. sp. (= Sp. cfr. gibbosus D’Ors. PeRON in Fourrau), Lima insolita Peron et FourtAU,. Arca (Barbatia) Balli Peron et Fourtau, Crassatella matercula Mav.-Evm. (= Cr. Zitteli Wann.) e Lucina (Dentilu- cina) Saharica Quaas (= Lucina Barroni Peron et Fourtau) furono già segnalate dal FourtAU? ! Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte seconda, pag. 105 [47]-108 [50]. ? Fourrau R. Faune crét. d’ Egypte, pag. 240-242. [117] | . | B. GRECO 97 all’Ouadi Am Rockam ed indicate raccolte le prime tre nella formazione da lui riferita al Campa-. niano superiore (= Maestrichtiano), mentre le altre tre nella formazione da lui ascritta al Campa- niano inferiore (= Campaniano s. str.), da noi entrambe ritenute Maestrichtiane. Prescimdendo ora nel nostro elenco dalle specie esclusive di tale formazione dell’Ouadi Am Rockam: Alectryonia Figarii Fourfau sp., Spondylus Fornii n. sp., Lima insolita Peron et FourtAU, Arca (Bar- batia) Balli Peron et FourtaU ed Arca (Trigonoarca) Ferlinii n. sp., rimangono otto specie già cono- sciute in altre ragioni: i 1. Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. 5. Lucina (Dentilucina) Saharica Quaas 2. Spondylus Dutempleanus D'ORE. (= Lucina Barroni Peron et FourtAU) 3. Cardita Beaumonti D'ARCH. sp. 6. Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. (= Cardita libyca Zirr.) 7. Cardium (Protocardia) delicatulum Sron. 4. Crassatella matercula Mav.-Evm. 8. Corbula striatuloides For. (= Crassatella Zitteli \VANNER) Ad eccezione della Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. e del Cardium (Protocardia) delicatulum StoL., le altre sei specie sì trovano negli strati con Exogyra Overwegi del Deserto libico !, appartenenti al Maestrichtiano ed anzi tre: Pycnodonta vesicularis Lamx. sp., Spondylus Dutempleanus D’ORB. e Crassatella matercula Mav.-Evm. (= Crassatella Zitteli WANNER) sì trovano anche nella sovrastante Creta bianca del Deserto libico 2, appartenente al Daniano. Delle rimanenti due specie la Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. è originaria del Maestrichtiano della Tunisia* ed il Cardium (Proto- cardia) delicatulum Sror. dell’Arrialoor dell’ India4. Mmoltre Pycnodonta vesicularis LAmx. sp., Car- dita Beaumonti D’ArcH. sp. (= Cardita libyca Zirt.) e Crassatella matercula Mav.-Evw. (= Crassa- tella Zitteli WANNER) sono state citate dal Dr SterANo® nel Maestrichtiano del Deserto arabico tra Chena e Cosseir. A comune poi col Maestrichtiano della Tunisia, ora ricordato, troviamo complessivamente: Pycnodonta vesicularis LAME. sp., Cardita Beaumonti D’ARcH. sp., Lucina (Dentilucina) Saharica Quaas, Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. e Corbula striatuloides; inoltre col Maestrichtiano della Tripo- litania 5: Pycrodonta vesicularis LAmx. sp., Cardita Beaumonti D’ ArcH. sp., Crassatella matercula Mav.- Evm. (= Crassatella Zitteli WannER), Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. e Corbula striatuloides For. Nell’Arrialoor dell’India si trovano complessivamente: Pycnodonta vesicularis Lam. sp.e Cardium (Protocardia) delicatulum Stor., mentre Corbula striatuloides ForB. tipica e originaria del gruppo di Trichinopoly. La Cardita Beaumonti p’Arcn. sp. poi nell'India si trova in una formazione riferita alla parte più elevata del Cretaceo, al Daniano o al Maestrichtiano?. Ed ancora nel Maestrichtiano del Belucistan® si trovano pure: Pycnodonta vesicularis Lamx. sp. e Cardita Beaumonti D’ArcH. sp. » i Quaas A. OQverwegischichten der lib. Wiiste. WANNER J. Fauna oberst. weissen Kreide lib. Wiiste. PervinQquIibRE L. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 253. STOLICZKA F. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 220. Di Srerano G. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. KRUMBECK L. Geol. und Pal. von Tripolis. — De STEFANI C. Tripolitania. — PARONA C. F. Tripolitania. PervinquibRE L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 245. 8 NoEtLING Fr. Fauna the upper Cretaceous (Maestrichtien) beds Mari Hills. n uo do dd tw Palacontographia italica, vol. XXI, 19IT. 13 98 l B. GRECO [118] Inoltre Pycnodonta vesicularis Lamr. sp. e Cardita Beaumonti Arca. sp. (= Cardita Loryi Coe. e Cardita Tripolitensis Co.) sono citate in Algeria dal Coquanp! nel Campaniano da lui inteso in senso ampio. E Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. è stata trovata altrove in terreni del Senoniano elevato in Siria ?, in Palestina *, nell’isola di Madagascar‘, nel Portogallo*, nella Francia$, nell’ In- ghilterra?, nella Germania e nella Svezia5, oltre che negli Stati Uniti? e nel Messico !9; del pari lo Spondylus Dutempleanus D’OrB.!!, originario del Senoniano più elevato della Francia, sì trova pure nell’ Inghilterra!?. Anche dall’esame dei Lamellibranchi quindi mi pare che risulti dimostrata e confermata la con- clusione alla quale giungemmo nella seconda parte di questo lavoro, che cioè non soltanto i calcari grigiastri di Quadi Am Rockam, ma anche i sottostanti calcari marnosi grigio nerastri, intercalati con marmi neri, corrispondano agli strati con Exogyra Overwegi del Deserto libico e che siano quindi da riferire al Maestrichtiano. Ma i cartellini del Freari Bey, che accompagnano quattro esemplari di Pycnodonta vesicu- laris LamK. sp. ci fanno conoscere la provenienza di essi dalla « Bassa Tebaide, Quadi Araba, verso il Monastero di S. Antonio ». Questi esemplari presentano la roccia che li inglobava, costituita da un calcare cretaceo oltremodo candido, da farmi ritenere con fondamento che essi siano stati raccolti dal Ficar: Bey in quegli strati calcarei, posteriormente a lui indicati dallo ScawEINFURTE e dallo Zirren!8 come bianchi di neve, contenenti Gryphaea vesicularis Lamx. ed Ostrea serrata DEFR., ricordati anche dal Fourtau!, il quale osservò che il colore bianco di neve questi calcari presentano nei loro strati superficiali, mentre internamente essi sono di un bel grigio cupo. Tali calcari insieme con strati marnosi, contenenti Ostrea larva Lam. e Roudaireia sp., con altri calcari bianchi, furono ascritti al Senoniano dallo ZirteL, il quale fece anche notare giustamente che, per i fossili contenuti, la formazione accenna ad un sincronismo con gli strati ad Exogyra OQverwegi del Deserto libico. Anche questa formazione quindi del Monastero di S. Antonio, riferita dal Fovrtau, che vi ha pure trovato l’O. vesicularis Lamx., al Campaniano da lui inteso in senso ampio (= Maestrichtiano + Campaniano), ADpartiene al TRO E lo stesso si può dire di un altro esemplare di Pycnodonta vesicularis Tera. SP. fossilizzato in un calcare bianco e indicato raceolto dal Figari Bey nella « Valle d’Araba, Bassa Tebaide, presso il versante di Quadi Deyr Bakit ». Tale esemplare fu determinato erroneamente come Gryphaea arcuata dal Ficari Bey, il quale riferì quindi a torto al Lias la formazione nella quale esso era contenuto e che appartiene invece al Maestrichtiano, 1 Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine. — Coquanp H. bh. suppl. Paléontologie dana BLANCKENHORN M. Kreidesyst. in Mittel-und Nord-Syrien. LartET L. Géologie de la Palestine. — Larter L. Mer Morte. BouLe M. et THEVENIN A. Cote orientale de Madagasear. ° CHOFFAT P. Faure crét. Portugal. Ostreidae.. 6 D’ORBIGNY. A. Pal. frange. Terr. crét., vol. II Woops H. Cretaceous Lamellibranchia of England. 8 NiLsson S. Petrificata Suecana. ® WuHirFieLD R. P. Brachiopoda and Lamellibranchiata ece. of New-Jersoy. 10 Bose E. Senoniano de Cardenas. 11 D'ORBIGNY A. Pal. frane. TPerr. erét., vol. HI, pag. 672. ian vol. II, pag. 254. 1? Woops H. Cretaceous Lamellibranchia of England. 13 ZirteL K. Libysche Wiiste, pag. 80-82. 44 FourtaU R. Faune crét. d’ Egypte, pag. 240. e (RC) ES] [119] B. GRECO 99 Inoltre dai cartellini del Figari Bey si rileva che egli raccolse nella «Costa arabica, Tebaide superiore, versante occidentale, sotto il parallelo di Edfu, Quadi Ababdi » alcuni esemplari di Ostriche da lui denominate erroneamente Ostrea flabelloîdes, mentre sono da riferire alle due specie: Alectryonia Villei Coa. sp.-ed Alectryonia Aucapitainei Coa. sp. Essi sono per la massima parte ben conservati e fossilizzati in un calcare semisilicizzato. Ora nella prima parte di questo mio lavoro feci notare! che la formazione geologica dei din- torni di Edfu, per le specie di Cefalopodi in essa contenute, è da riferire al Maestrichtiano, avvalo- rando così la giusta supposizione, fatta dallo ZrrreL*, che essa corrispondesse agli strati con Exogyra Overwegi del Deserto libico. Feci anche notare come lo ZirtEL; in una visita fatta nel Museo geolo- gico di Firenze alla collezione del Frari Bey, abbia potuto constatare e pubblicare che le deter- minazioni fatte da questo autore come Exogyra virgula, Ex. subplicata, Ostrea carinata ed O. deltoides fossero erronee; come egli abbia indicato la correzione dell’Ex. virgula in O. larva e considerato Ex. subplicata, O. carinata ed O. deltoides come forme molto affini ad O. Renoui, O. Forgemoli ed O. Aucapi- tainei. Ora appunto mi sembra degno di nota il fatto che lo ZirreL non ha nominato in alcun modo gli ‘esemplari sopra ricordati, che il FigArI Bey aveva determinato come 0. fladelloides e indicati espres- samente raccolti nei dintorni di Edfu. È da ritenere probabile quindi che questi fossili non siano stati veduti dallo ZirteL, quando esaminò in Firenze la collezione del Figari Bey, perchè, mentre egli manifestò il suo autorevole giudizio sulle erronee determinazioni di Ostriche fatte dal Figari Bey e sopra ricordate, non fece alcun cenno dell'O. flabelloides. A lui certamente, se avesse veduto questi esemplari, non sarebbe sfuggita la corrispondenza di essi con l’Alectryonia Villei Coq. sp. e con lAlectryonia Aucapitainei Coa. sp. e ciò sarebbe stato ancora un altro valido argomento in favore della giusta conclusione alla quale egli giunse circa l’età di questa formazione dei dintorni di Edfu. Ad eccezione degli esemplari di Ostriche ora ricordati, io non ne ho trovati altri indicati prove- nienti dal Figari Bey da tale formazione di Edfu. Ho bensì veduto dei cartellini portanti le deter- minazioni errate del Figari Bry, sopra riferite, ma accompagnavano fossili non provenienti dai dintorni di Edfu. Comunque sia, Alectryonia Villei Coa. sp. è indicata specificatamente nel Campaniano e nel Maestrichtiano dell'Algeria e della Tunisia dal PervinquIERE ed in Egitto nell’Aturiano in genere dal Fourtau ®. L’Alectryonia Aucapitainei Coa. sp.. nel modo come è giustamente intesa dal PERVINQUIÈRE che vi ha riunito Alectryonia Tripolitana KrumB. ed Alectryonia Arcotensis StoL., è stata trovata, oltre che nel Campaniano dell'Algeria e della Tunisia, anche nel Maestrichtiano della Tripolitania, nell’Arrialoor dell’India ed è stata citata dal Fourtav* nel Campaniano dell'Egitto. I nostri esem- plari di queste due specie, avendo la stessa fossilizzazione in calcare semisilicizzato ed essendo stati trovati nella stessa località, provengono indubbiamente dalla stessa formazione. E siccome il com- pianto Di SrEFANO?, studiando i fossili raccolti dal CorresE nel viaggio attraverso il Deserto ara- bico da Chena a Cosseir, riferì al Maestrichtiano un complesso di strati che si trovano al Gebel Duwi, presso Bir el Ingliz, costituiti nella parte superiore da calcari marnosi semisilicizzati e calcari con noduli di selce, contenente, fra altri fossili, 1’ Alectryonia Villei Coa. sp., ritengo che con molta probabilità le nostre due specie, data la loro fossilizzazione, provengano da una forma- ! Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte prima, pag. 194 [6]-196 [8]. ? ZirteL K. Libysche Wiiste, pag. 76-78. ® Fourtau R. Mollusques Lamellibranches, pag. 57. 4 Fourtau R. Ibidem, pag. 29. 5 DI Sterano G. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 168, 169. 100 B. GRECO [120] zione corrispondente a questa indicata dal Dr SreFANO e che quindi anche la formazione, nella quale sono contenute le nostre due specie suddette, sia da riferire al Maestrichtiano. Il Dr SteFANO ha citato invero nella medesima regione l’ Alectryornia Villei Coq. sp. anche nel Campaniano; ma tale piano geologico è quivi rappresentato da una formazione diversa, costituita da marne bianche, che niente ha che fare con la roccia nella quale sono fossilizzate le due nostre specie ora ricordate. Ma al Maestrichtiano il Di SreFANO ha riferito nella medesima regione alcune marne sabbiose giallastre costituenti, insieme con i calcari marnosi silicizzati e con i calcari con noduli di selce precedentemente ricordati, la parte superiore della formazione del Gebel Duwi, nella quale, oltre all’ Alectryonia Villei Coa. sp. ora ricordata, si trova anche la Aoudaîreia Auressensis Coa. sp. (= Roudaireia Drui Mun.-C&.). Ora appunto in una simile roccia si trovano fossilizzati nella nostra collezione egiziana le 3 specie: Alectryonia Nicaisei Coa. sp., Plicatula decipiens Coo. e Koudaireia Auressensis Coo. sp. (= Roudaireia Drui Mux.-CH.), indicate vagamente dal Figari Bey raccolte rispettivamente l’ Alectryonia Nicaisei Coo. sp. e la Roudaireia Auressensis Coa. sp. nella «Tebaide inferiore, costa arabica », mentre la Plicatula decipiensis Co. più semplicemente nella « Costa orien- tale dell’ Egitto ». Ritengo perciò che anche queste specie, come la formazione nella quale si tro- vano, siano di età maestrichtiana. E del resto l’Alectryonia Nicaisei Coa. è indicata dal PERVIN- quikre nel Maestrichtiano, oltre che nel Campaniano della Tunisia, dal Coquanp! nel Campaniano in senso ampio dell'Algeria, dal Parona nella Tripolitania nel Maestrichtiano e anche nel Santo- niano-Coniaciano. Il Fourtau?® ha citato questa specie in Egitto all’ Quadi Asckar el Baharieh in strati da lui considerati probabilmente di passaggio fra il Santoniano ed il Campaniano; ma gli esemplari da lui esaminati devono provenire da una formazione diversa dalla nostra, perchè co- stituiti da Creta bianca. Recentissimamente lo stesso autore? ha citato la specie nell’Aturiano, da lui inteso in senso ampio, in modo da comprendere il Campaniano ed il Maestrichtiano. La Pli- catula decipiens Coo. era finora specie poco conosciuta, trovata soltanto dal Coquanp 4 in Algeria e da lui ritenuta campaniana. Infine la Roudaireia Auressensis Coa. sp. (= Roudaireia Druì Mun.-CE.), indicata dal PeRON® in tutta la serie del Cretaceo superiore dell’ Algeria e della Trmisia, dal PER- vinquiere nel Maestrichtiano della Tunisia e anche nel Coniaciano, dal KrumBECK e dal Parona nel Maestrichtiano della Tripolitania, è conosciuta anche in Siria ed in Palestina. In Egitto poi, già nota nel Maestrichtiano del Deserto libico (strati con Exogyra Overwegi), è stata citata, come abbiamo veduto, nel Maestrichtiano del Deserto arabico dal Dr STEFANO; recentissimamente ancora è stata indicata dal FourtAu nell’ Aturiano (= Campaniano + Maestrichtiano) del Deserto libico e del Deserto arabico. Dalla formazione calcarea bianco giallognola poi, che fa passaggio al calcare ferrugginoso rosso, da noi già riferito al Coniaciano in base alle Ammoniti ® ed ai Gasteropodi” che essa racchiude, provengono le seguenti specie di Lamellibranchi, gli esemplari delle quali portano nei cartellini del Figari Bey, che li accompagnano, le vaghe indicazioni precedentemente ricordate, relative alle località nelle quali furono raccolte, eccettuato un solo caso, come vedremo. | ! Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 232. ‘* Fourrau R. Faune crét. d° Éqypte, pag. 242, 243 e 301, 302. 3 Fourtau R. Mollusques Lamellibranehes, pag. 43. 4 Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 223. ° Peron A. Moll. foss. Tuniste, partie II, pag. 299. © Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte prima, pag. 198 [10], 199 [11]. ? Greco B. Ibidem. Parte seconda, pag. 108 [50], 109 [51]. [121] B. GRECO 101 1. Ostrea Heinzi Ta. et PERON 11. Nucula Belzonii n. sp. 2. Liostrea Boucheroni Coa. sp. 12. Trigonia scabra (?) LAME. 3. Liostrea Thomasi Peron Sp. 13. Roudaireia Forbesiana Stot. sp. 4. Exogyra laciniata Nirss. sp. 14. Cytherea plana Sow. sp. 5. Alectryonia dichotoma BAYLE sp. 15. Cytherea subovalis D’ ORB. sp. 6. Plicatula Ferryì Coa. 16. Cytherea solitaria StoL. l. Plicatula Flattersì Coq. 17. Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. 8. Lima Bleicheri TE. et PeRON 18. Pholadomya Esmarcki Nirss. sp. 9. Arca (Cucullaea) cretacea D’ O8B. 19. Pleuromya Luynesi LART. sp. 10. Arca (Trigonoarca) Rosellinii n. sp. 20. Corbula Di Stefanoi n. sp. Tralasciando le tre specie nuove, che non possono fornirci confronti cronologici con altre re- gioni, delle restanti specie Ostrea Heinzi Ta. et Peron, Liostrea Boucheroni Coa. sp., Liostrea Tho- masi Peron sp., Exogyra laciniata Nrvss. sp., Alectryonia dichotoma BavLe sp. e Plicatula Ferryi Coa., come vedremo nella descrizione delle specie, sono già state citate in Egitto dal Fourtau nel Santoniano o Emscheriano in senso ampio (= Santoniano + Coniaciano). Parimente nel Santoniano in senso ampio. dell'Algeria furono indicate dal Coquanp e dal PERON Liostrea Boucheroni Coa. sp., Liostrea Thomasi Peron sp., Alectryonia dichotoma BayLE sp. e Plicatula Ferryi Coa. Corrispon- dentemente furono citate dal Prrown nella Tunisia, oltre alle specie ora ricordate, anche Ostrea Heinzi Tn. et Peron ed Exogyra laciniata Nirss. sp. Il PeRvINQUIERE però ha specificatamente se- gnalato in seguito nella Tunisia la Liostrea Boucheroni Coo. sp. nel Santoniano e nel Coniaciano, la Liostrea Thomasi PeRoN sp. nel Senoniano inferiore, l’Alectryonia dichotoma BayLe sp. nel Co- niaciano, oltre che probabilmente nel Campaniano e nel Maestrichtiano, la Plicatula Ferryi Coa. nel Coniaciano, oltre che nel Santoniano. In Tripolitania poi dal Parona sono state segnalate, in terreni coniaciani-santoniani, Ostrea Heinzi Ta. et Peron ed Alectryonia dichotoma Bayre sp.; quest’ultima anche nel Maestrichtiano. Inoltre la Liostrea Boucheroni Coa. sp. si trova anche nel Santoniano della Francia e nel Cretaceo superiore dell’ Inghilterra; 1° Exogyra laciniata Nrrss. sp. poi in tutta la serie del Senoniano in Francia, oltre che nella Svezia e nell’ Arrialoor dell’ India. Delle altre specie non conosciute precedentemente in Egitto, come apparirà dalle loro rispettive descrizioni, la Plicatula Flattersi Coq. è stata trovata in terreni Santoniani in senso ,ampio dal Coquanp in Algeria, dal Peron in Tunisia e dal ParonA in terreni santoniani-coniaciani della Tri- politania; ma il PERVINQUIÈRE più precisamente ci ha fatto sapere che egli in Tunisia l’ha trovata propriamente nel Coniaciano; parimente la Lima Bleicheri Tn. et PrRroN citata dal Peron, nel Santo- niano in senso ampio in Tunisia, è stata indicata con maggior precisione nel Coniaciano della stessa regione dal Pervinquigre. L’ Arca (Cucullaea) cretacea D’OrB. è specie del Senoniano inferiore della Francia, ma citata in Egitto dal Dacqué nel Turoniano di Abou Roahs. La 7rigonia scabra Lawx. è comune in Europa nel Turoniano e nel Senoniano della Francia, della Germania, del Tirolo e dell’ Inghilterra; in Africa è stata segnalata dal Coquanp nel Santoniano in senso ampio dell'Algeria e dal PeRvineuIÈRE precisamente nel Coniaciano della Tunisia; in India si trova nel gruppo di Arrialoor. La Roudaireia Forbesiana Stot. sp., originaria del gruppo di Trichinopoly dell'India, è stata trovata nel Santoniano in senso ampio dal Peron in Tunisia ed indicata in questa regione dal PervinquIÈERE tanto nel Santoniano in senso stretto, quanto nel Coniaciano; dal PARONA è stata se- 102 B. GRECO [122] gnalata nel Maestrichtiano della Tripolitania la Roudaiîreia Forbesiana StoL. sp. var. byzacenica Perv. La Cytherea plana Sow. sp., oltre che nel Cenomaniano della Francia e dell’ Inghilterra, è nota in Europa nel Senoniano inferiore della Francia e della Germania; in Africa è stata indicata nel Santoniano in senso ampio della Algeria e della Tunisia, rispettivamente dal Coquanp e dal PERON; ma il PrRvINQUIÈRE in quest’ ultima regione ne indica la presenza con maggior precisione nel Conia- ciano; in terreni coniaciani-santoniani è stata segnalata dal Parona in Tripolitania ed è anche nota in India nel gruppo di Trichinopoly. La Cytherea subovalis D’ORB. sp., originaria del Senoniano inferiore della Germania, è stata indicata con riserva dal PeRvIinquIkrE nel Maestrichtiano della Tunisia. La Cytherea solitaria Stor. era finora esclusiva del gruppo di Trichinopoly dell’ India. Inoltre la Pholadomya Esmarcki Nivss. sp., originaria del Senoniano della Svezia, si trova in Francia nel Coniaciano. Ed infine la Pleuromya Luynesi LarT. sp. è stata trovata in Palestina in una forma- zione che, per i fossili che contiene, corrisponde al Santoniano in senso ampio della Tunisia e più precisamente alla parte inferiore di questo piano, cioè al Coniaciano. Soltanto in un caso il Figari Bey ci ha indicato con maggiore esattezza il luogo di prove- nienza di alcuni esemplari della formazione geologica della quale ci occupiamo, facendoci conoscere che furono trovati nella « roccia delle colline che attorniano il pozzo di Edfu ». Questi esemplari; fossilizzati nel calcare ferrugginoso rosso, appartengono alla coniaciana Lima Bleicheri Tua. et PERON; sopra esaminata. E poichè noi abbiamo già riferito al Coniaciano tale formazione dei dintorni di Edfu, contenente la Heterotissotia Aegyptia GrEco!, tale riferimento viene ora convalidato dalla presenza di questa specie di Lamellibranco coniaciano, che vi è stato anche trovato dal Figari Bey. Concludendo quindi mi sembra che il riferimento al Coniaciano della formazione calcarea bianco- giallognola passante al calcare siliceo ferrugginoso rosso, da noi stabilito precedentemente sulla base più sicura delle Ammoniti e precisamente del Barroisiceras Haberfellneri v. HauER sp.; di Tissotia Fourneli Bavue sp. e di alcune nuove specie di Heterotissotia, oltre che dall’esame delle specie dei Giasteropodi, venga ad essere confermato anche dallo studio dei Lamellibranchi conte- nuti in questa formazione. i Dai calcari contenenti Vascoceras Durandi Tu. et Prron, Thomasites Meslei Perv. e Pseudo- tissotia (Choffaticeras) segnis Soa. da noi riferiti al Turoniano, riferimento confermato poi anche dall’esame dei Gasteropodi che vi sono racchiusi 3, provengono le seguenti specie di Lamellibranchi, da località al solito vagamente indicate dal Figari Bry. i 1. Lima Flattersi Coa. 3. Cardium (Trachycardium) productum Sow. 2. Avicula atra Coa. 4. Anisocardia Hermitei CHorr. Di esse, come vedremo nella descrizione delle singole specie, la Lima Flattersi Coa. era stata trovata finora soltanto dal Coquanp nel Santoniano in senso ampio dell'Algeria; l’Avicula atra Coa., oltre che dal Coquanp nel suo piano Mornasiano in Algeria, è indicata dal PrRvINQUIÈRE nel Conia- ciano, nel Turoniano e nel Cenomaniano della Tunisia, dal Secuenza nel Turoniano dell’ Italia meri- dionale e dal Parona nel Cenomaniano della Tripolitania. Il Cardium (Trachycardium) productum Sow., noto in Germania, Francia, Belgio e Tirolo nel Cretaceo dal Cenomaniano al Senoniano ed in India nell’ Ootatoor, è stato trovato dal Secuenza nel Cenomaniano dell’Italia meridionale ed è citato dal Prrvinquibre nel Turoniano della Tunisia, dal FourtAU nel Cenomaniano dell'Egitto e dal Parona ' Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte prima, pag. 196 [8]. ? Greco B. Ibidem, pag. 198 [10]. ? Greco B. Ibidem. Parte seconda, pag. 109 [51]. [123] i B. GRECO 103 nel Cenomaniano della Tripolitania. Infine l’ Anisocardia Hermitei CHorr. era nota finora soltanto nél Portogallo, ove è citata nel Turoniano oltre che nel Cenomaniano. Per quanto sia scarso il numero delle specie di Lamellibranchi contenute nella formazione da noi già riferita al Turoniano sulla base più sicura delle Ammoniti, oltre che dei Gasteropodi, e tali specie non siano esclusive di questo piano nelle altre regioni, ma si trovino anche nel Cenoma- niano, oltre che nel Coniaciano, tuttavia poichè esse ad eccezione di una (Lima Flattersi Coa., santo- niana secondo il Coquanp) sono state trovate anche nel Turoniano, mi pare che possa essere con- fermato anche per i Lamellibranchi il riferimento al Turoniano della formazione suddetta. Infine dalla formazione geologica, costituita da calcari marnosi, da calcari arenacei e da marne grigio cenerine o giallognole, appartenente come è noto al Cenomaniano, per le Ammoniti? e per i Gasteropodi? che essa racchiude, provengono le seguenti specie di Lamellibranchi, con le solite vaghe indicazioni date dal Figari Bey, circa le località nelle quali furono raccolte: 1. Liostrea Rouvillei Coa. sp. 22. Trigonia Ethra Coq. 2. Exogyra Olisiponensis SHARPE 23. Cardita Forgemoli Coq. d. Exogyra columba LaAwmx. sp. 24. Crassatella pusilla Coa. Ù 4. Exogyra Africana Lawx. sp. 25. Unicardium (2) Matheroni Coa. 5. Exogyra Delettrei Coa. sp. 26. Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. 6. Exogyra flabellata GoLDF. sp. 27. Cardium (Protocardia) Pauli Coa. 7. Pycnodonta vesicularis Lamx. sp. 28. Cardium (Protocardia) regulare Coa. var. vesiculosa Sow. 29. Cardium (Protocardia) dilatatum Sxre. 8. Alectryonia (Arctostrea) diluviana L. em. 30. Cardium (Protocardia) Combei Lart. Woops. 31. Cardium (Trachycardium) Mermeti Coq. 9. Naiadina Gaudryi Ta. et PeRON 32. Cyprina cordata SHARPE 10. Plicatula Auressensis Coa. 33. Cyprina orientalis Hamu. 11. Plicatula Numidica Coq. 34. Cyprina inornata D’ORB. 12. Plicatula Fourneli Coq. 35. Anisocardia aquilina Coa. sp. 13. Lima intermedia D’ORB. 36. Anisocardia Papieri Coqa. sp. 14. Pecten (Neithea) laevis Drover 37. Venus Reynesi Coa. (= Pecten (Neithea) phaseolus D'OrB. sp. non 38. Venus Cleopatra Coa. LAME.) 39. Venus Mauritanica Coa. ; 15. Pecten (Neithea) Dutrugei Coa. 40. Dosinia Delettrei Coa. sp. 16. Modiola Ligeriensis D'ORB. sp. 41. Anatina Jettei Coq. 17. Modiola (Brachydontes) ornatissima D’ORB. sp. 42. Thracia Seguenzai n. sp. 18. Arca (Barbatia) Trigeri Caa. 43. Liopistha (Psilomya) Pervinquierei n. sp. 19. Arca (Cucullaca) Favrei Coq. (= Liopistha (Psilomya) Ligeriensis PeRv. 20. Arca (Trigonoarca) trigona Ses. non D'ORE). 21. Arca (Trigonoarca) diceras Ses. 44. Liopistha (Psilomya) alta Roew. ! Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte prima, pag. 197 [9], 198 [10]. ? Greco B. Ibidem. Parte seconda, pag. 109[51]}, 110 [52]. 104 (SO on JO O » o 0 nl Do O B. GREGO [124] Prescindendo da Thracia Seguenzai n. sp., che finora è esclusiva dell’Egitto, nel Cenomaniano di questa regione sono già note per i lavori del FourtAU! le seguenti specie: . Liostrea Rouvillei Coq. sp. . Exogyra Olisiponensis SHARPE Coa. sp.) . Exogyra Africana LaAwmx. sp. . Exogyra Delettrei Coq. sp. . Exogyra flabellata GoLpr. . Pycnodonta vesicularis LAmK. sp. var. vesiculosa Sow. . Naiadina Gaudryi Ta. et Peron . Plicatula Auressensis Coa. . Plicatula Fourneli Coq. . Pecten (Neithea) Dutrugei Coa. sp. . Modiola (Brachydontes) ornatissima D’ORB. sp. Exogyra columba Lam. (= Ex. Mermeti 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Arca (Trigonoarca) diceras See. Trigonia Ethra Coe. Cardita Forgemoli Coa. Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. Cardium (Protocardia) Combei Larr. Cardium (Trachycardium) Mermeti Coa. Cyprina cordata SHARPE Anisocardia aquilina Coa. sp. Venus Ieynesi Coa. Venus Cleopatra Coa. Venus Mauritanica Coa. Dosinia Delettrei Coa. sp. Anatina Jettei Coq. Inoltre, ad eccezione di Naiadina Gaudryi Tr. et PrRroN e di Arca (Trigonoarca) diceras Sea., le altre specie ora nominate, come vedremo nelle singole descrizioni di esse, erano state preceden- temente trovate nel Cenomaniano dell'Algeria e, ad eccezione del Pecten (Neithea) Dutrugei Coa. e della Venus Mauritanica Coa., tutte le altre rimanenti erano note nello stesso piano geologico della Tunisia. Restano quindi da considerare le seguenti specie, che non erano ancora state segnalate in Egitto: . Alectryonia (Arctostrea) diluviana L. em. Woops . Plicatula Numidica: Coa. . Lima intermedia D’ORB. . Pecten (Neithea) laevis DROUET (=P. (N.) phaseolus D’OrB. non LAME.) . Modiola Ligeriensis D’ORB. sp. . Arca (Barbatia) Trigeri Coq. . Arca (Cucullaea) Favrei Coq. . Arca (Trigonoarca) trigona Sea. . Crassatella pusilla Coa. 10. 11. 12. . Cardium (Protocardia) dilatatum Ska. Unicardium (2) Matheroni Coa. Cardium (Protocardia) Pauli Coa. Cardium (Protocardia) regulare Coa. . Cyprina orientalis Ham. . Cyprina inornata D’ORB. . Anisocardia Papieriì Coa. sp. ‘ . Liopistha (Psilomya) Pervinquiereì n. sp. eE= Liopistha (Psilomya) Ligeriensis PeRv. non D'ORE). 18. Liopistha (Psilomya) alta Rorm. sp. Di esse, come si vedrà nella descrizione delle specie, la Lima intermedia D’OrB. e la Modiola Ligeriensis D’ORB. sp. si trovano nel Cenomaniano della Francia e la Cyprina inornata D’ORB., nota nell’Aptiano della Francia, della Svizzera e della Tunisia, è stata citata anche nel Cenomaniano ! Fourtau R. Faune crét. d’ Egypte. — In. Mollusques Lamellibranches. [125] della Palestina; il Cardium (Protocardia) dilatatum SEG. era finora esclusivo del Cenomaniano del- B. GRECO l’Italia meridionale e la Cyprina orientalis HamL. del Cenomaniano della Siria. Delle restanti specie, ad eccezione di Arca (T’rigonoarca) trigona Sec., della Liopistha (Psilomya) Pervinquierei n. sp. (= Liopistha (Psilomya) Ligeriensis Perv. non D'ORE.) e della Liopistha (Psilomya) alta Rorm. sp. tutte le altre sono a comune con il Cenomaniano dell'Algeria; parimente, ad eccezione dell’ Arca (Cucullaea) Favrei Co. e del Cardium (Protocardia) regulare Coa., le altre tutte trovano le loro corrispondenti nel Cenomaniano della Tunisia. In quest’ultima regione è stata citata con riserva la Crassatella pusilla CoQ. dal PervinquiÈRE, ma nel Senoniano inferiore. Inoltre di tutte le specie cenomaniane dell'Egitto da noi determinate: Do I è dv DD . Exogyra Olisiponensis.SHARPE . Exogyra columba Lam. sp. . Exogyra Delettrei Coa. sp. . Exogyra flabellata GoLpr. . Alectryonia diluviana L. em. Woops . Arca (Trigonoarca) diceras Sec. T. Trigonia Ethra Coa. 8. Cardita Forgemoli Coa. 9. Anisocardia aquilina. Coa. sp. 10. Anisocardia Papieri Coq. sp. 11. Venus Keynesi Coa. 12. Dosinia Delettrei Coa. sp. e forse anche Liopistha (Psilomya) Pervinquierei n. sp. (= Liopistha (Psilomya) Ligeriensis PERV. non D’ORB.) sono state segnalate dal Parona nel Cenomaniano della Tripolitania. Ed ancora: . Exogyra Olisiponensis SHARPE . Exogyra columba Lamzx. sp. . Exrogyra Africana Lawx. sp. . Exogyra Delettrei Co. sp. . Exogyra flabellata Gorpr. . Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. vat. vesiculosa Sow. . Plicatula Auressensis Coqa. . Plicatula Fourneli Coa. . Arca (Trigonoarca) trigona Sea. Arca (Trigonoarca) diceras SEG. . Trigonia Ethra Coq. . Cardita Forgemoli Cog. 13. Crassatella pusilla Coqa. 14. Unicardium (?) Matheroni Coq. 15. Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. 16. Cardium (Protocardia) Pauli Coqa. 17. Cardium (Protocardia) regulare Coa. 18. Cardium (Protocardia) dilatatum Sra. 19. Cardium (Protocardia) Combei Lar. 20. Cyprina cordata SuarPE 21. Anisocardia aquilina Coa. sp. 22. Venus Reynesi Coa. 23. Venus Cleopatra Coa. 24. Venus Mauritanica Coa. 25. Dosinia Delettrei Coa. sp. trovano le loro corrispondenti nel Cenomaniano dell’Italia meridionale, studiate dal SEGUENZA. Inoltre poi: 1. . Exogyra columba Lamx. sp. IT a 0 N Exogyra Olisiponensis SHARPE . Exogyra Africana Lamx. sp. . Exogyra Delettrei Coq. sp. . Exogyra flabellata GoLpr. 6. Plicatula Auressensis CoqQ. Palaeontographbia italica, vol. XXIII, 1917. 7. Pecten (Neithea) Dutrugei Coa. sp. 8. Cardium (Protocardia) Pauli Coq. 9. Cardium (Protocardia) Combei Lart. 10. Cyprina inornata D’ORB. 11. Dosina Delettrei Coq. Sp. 105 106 B. GRECO [126] sono a comune col Cenomaniano della Palestina ; 1. Exogyra Africana Lamx. sp. 4. Pecten (Neithea) Dutrugei Coa. 2. Exogyra flabellata GoLpr. 5. Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. 3. Plicatula Auressensis Coq. 6. Cyprina orientalis Hamn. col Cenomaniano della Siria. Nell’ Ootatoor dell'India meèridionale sono poi note fra le nostre specie: Exogyra columba LaAwmK. sp., Pycnodonta vesicularis LAME. sp. var. vesiculosa Sow., Alectryonia (Arctostrea) diluviana L. em. Woops, Pecten (Neithea) laevis Drovet e Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. Inoltre Exogyra Olisiponensis SHARPE, Exrogyra Africana Lamx. sp., Exogyra flabellata GoLpr., Pecten (Neithea) laevis DroveT e Cyprina cordata SHaRPE si ritrovano nel Cenomaniano del Porto- gallo, ove poi il Pecten (Neithea) Dutrugei Coq. sp. è rappresentato dalla sua var. Beirensis CHoFF. Col Cenomaniano della Francia ancora si hanno a comune: 1. Exogyra columba Lamx. sp. 6. Pecten (Neithea) laevis DROVET 2. Exogyra flabellata GoLpr. . (= Pecten (Neithea) phaseolus D’ OrB. non 3. Pycnodonta vesicularis LAmx. sp. var. vesiculosa LAmK.) Sow. 7. Modiola Ligerensis D'ORB. sp. 4. Alectryonia (Arctostrea) diluviana L. em. Woops 8. Modiola (Brachydontes) ornatissima D’ ORB. sp. 5. Lima intermedia D’ORB. 9. Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. mentre della stessa regione è originaria, ma in terreni aptiani, come abbiamo veduto, la Cyprina inornata D’ ORB. Inoltre la Exogyra columba LaAmr. sp. è conosciuta ancora nel Cenomaniano dell’ Inghilterra e della Germania; l’ Exogyra flabellata GoLpr. nel Cenomaniano della Germania; la Pycnodonta vesicularis LAmE. sp. var. vesiculosa Sow. nel Cenomaniano dell'Inghilterra; l’Alectryonia diluviana L., . nel senso ampio, come è stata emendata dal Woops, comprende come sinonime specie trovate, oltre che nel Cenomaniano, anche nell’ Aptiano e nel Senoniano nella Svezia, nell’Inghilterra, nella Ger- mania ed anche nel Messico; la Modiola Ligeriensis D’ ORB. sp. è nota pure nel Cenomaniano della Svizzera e dell’ Inghilterra; il Cardium (Protocardia) Hilluanum Sow. è originario del Cenomaniano dell’ Inghilterra; la Cyprina inornata D’ OrB. è nota anche nell’Aptiano della Svizzera e la Lio- pistha (Psilomya) alta RoEm. sp. è originaria del Vraconiano del Texas. iN Concludendo quindi anche l'esame dei Lamellibranchi conferma indubbiamente il riferimento già da noi fatto al Cenomanianio, sulla base delle Ammoniti e dei Gasteropodi, della formazione calcarea, arenacea e marnosa egiziana, nella quale sono racchiusi. Se infine, come riassunto di tutte le considerazioni finora esposte, vogliamo avere sott'occhio nel loro insieme le corrispondenze paleontologiche di tutti i Lamellibranchi cretacei egiziani da noi esaminati, esse risulteranno evidenti dal seguente prospetto comparativo. ì [127] Num. d’ordine NOME DELLE-SPECIE 15 18 19) 201. 21 22; 23:|, 24. 25: 26: I. Lamellibranchi del Maestrichtiano. Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. Alectryonia Villei COQ. Sp... . + Aleciryonia Aucapitainei C0Q. sp... . Alectryonia Nicaisei CoqQ. sp. Alectryonia Figariù FOURTAU Sp. . Plicatula decipiens C0Q.. Spondylus Dutempleanus D’ ORB. . Spondylus Fornii n. sp. . Lima insolita PeRON et. FOURTAU |, . Arca (Barbatia) Balli Peron et FOURTAU Arca (Trigonoarca) Ferlinii n. sp. Cardita Beaumonti D’ ARCH. Sp. (= Cardita libyca ZirtEL) . Crassatella matercula May.-Exm. (= Crassatella Zitteli WANNER) Lucina (Dentilucina) Saharica Quaas Lucina (Dentilucina) Calmoni PeRv. Cardium (Protocardia). delicatulum StoL. Eoudaireia Auressensis: CoQ. sp. (= Roudaireia Drui Mun.-CH.) Corbula striatuloides FoRB. II. Lamellibranchi del Coniaciano. Ostrea Heinzi TAR. et PERON Liostrea Boucheroni Coq. 8p. . .. è Liostrea Thomasi PERON sp. . . . ... Etrogyra laciniata NILSS. Sp. Alectryonia dichotoma BAYLE Sp. Oo o Plicatula Ferryi Coq. , Plicatula Flattersi Coq. . Lima Bleicheri TH. et. PERON Deserto libieo B. GRECO Tunisia Algeria: Tripolitania Palestina Siria Italia merid. Portogallo Francia ++ ++ + Do +++4+++4++ ++++ ++ ++++ +++ Svizzera Tirolo Germania Inghilterra Svezia ina Belucistan Madagascar 107 Stati Uniti Lima intermedia D’ ORB. 108 B. GRECO [128] È S Sl. 3 È NOME DELLE SPECIE =|î|5|£3|# 2[s|f/3\S| |a E: |3 FIG ; | Ae [ss Ea 27| Arca (Cucullaea) cretacea D’ ORB. SPEARS ESS SE NE NETTO II ICT Sl) Eno cl 28| Arca (Trigonoarca) Rosellinii n. sp. . PO ASA [NS ESSI Me] IRSA E CSA AE PE, SAETTA |A AL 29| Nucula Belzonii n. sp. SER ET yi Na] NpenenA] ARES DES | NSSI (2on e o n] ll 30| Trigonia scabra (?) LAMK. e e Ae ele eli |__| S1| Roudaireia Forbesiana StoL. sp. S| + pesa cocaina |=|= 32| Oytherea plana Sow. sp. Scie i 33 | Cytherea subovalis D’ORB. Sp. . scese] =|= 34| Cytherea solitaria StoL. Socci |=|= 35| Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. Pa A] NPA PE] Sn NERI pr ee E E | ll 36| Pholadomya Esmarcki Nirss. sp. . Sie ea |a 37| Pleuromya Luynesi Lart. sp. S|Sepreleacelaepael=|[a={=|=|=|= 38! Corbula Di Stefanoi n. sp... . . . + SS EEE Lc|jla]|a= III. Lamellibranchi del Turoniano. 39| Lima Flattersi CoQ. Sio ao =j=|=|= 40| Avicula atra Coq. Seieoeraeelalhaelnla=|=|=|= 41| Cardium (Trachycardium) productum Sow. sp. SoS Sie ee See certi z|=|-|= 42| Anisocardia Hermitei CHOFF. Slaolcslecpralel=tsleFfaka|=|=|= Lal ZL NRESN | AGRA po IV. Lamellibranchi del Cenomaniano. 43| Liostrea Rouvillei Coo. sp. Saeco] alaela|a|elal=|= DO. 44| Exrogyra Olisiponensis SHARPE CA e "È S| te MS VED | | Spa | 45| Exogyra columba LAMK. sp. allerta ||| Sira it a —|-|+|=|={- 46| Erogyra Africana LAMK. Sp. . elsa] > ni 47 Exogyra Delettrei Coq. sp. = ha pece EZsSsRrRss 48 nica flabellata GOLDF. . —+]+|+|+|+|+{+|+{-|=|+|={={|={|=|=|={|= 49| Pycnodonta vesicularis LAME. sp. var. vesiculosa SOW. | —| +|+|-|—-| | Ceolcolspaoleaep=l=| 50| Alectryonia (Arctostrea) diluviana L. em. Woops —1+|[+[4+[+[|=|=|[+|4.[={(={+|+]|+{+|=|={[(=# 51| Naiadina Gaudryi TH. et PeRON DC S|Secalnlepaepaslpaelb=slha|=][|=]= 52| Plicatula Auressensis CoQ. . —|4+|+/=|[+|[4|+[<|={[|<|[=|=|=|=|={|={={[={f= 53| Plicatula Numidica Coq. Se I A E Se A I 54 Plicatula Fourneli Coa. SOT Vi scel al=la|=la|=j{ = 55 PA N NESS FAO EA] PA O al e o E] Messico - [129] B. GRECO 109 È S 2 ; Ei Lo] NOME DELLE SPECIE gEelelaliala O SIS|SIal=| o || | 8 D z s E SA SANE B|ISIÉ Zi A n 56| Pecten (Neithea) laevis DrovET (= Pecten (Neithea) phaseolus D’ ORB. non Lamx.) | _ {ul x{-{-|-|{-[{+[{+|-|-|-|-|- ee 57| Pecten (Neithea) Dutrugei Coq. sp. . OE dA RI SIE IL SA EI 1 MSA] ERLI IRLIGI bb. 58| Modiola Ligeriensis D’ ORB. sp. AES SE Zi Zi (0 59 | Modiola (Brachydontes) ornatissima D’ ORB. sp. aiet'@>lcelsc|aleele aes 60| Arca (Barbatia) Trigeri CoQ. . . .. =l'vleaelaelelio|pcopaepaepral=|=trae|pa|ahE 61|] Arca (Oucullaea) Favrei CoqQ. . [Jia alal s|a[fajla{ala|lslalaol' aj 62| Arca (Trigonoarca) trigona SEG. . CE VR | eZ FRA | AIET] MPeteRa [SPEZIE A PEN |a | AES | bee ATA EIA ia Nat 63| Arca (Trigonoarca) diceras SEG. . E (IO E ea EEC] NESS IAA | [PESIEO)| VEN pi [NAS NOAA | SIINO | ani 64| Trigonia Ethra Coq. lulu Des E et Ai PAZ 65| Cardita Forgemoli Coa. |Llaaeraell cao Si ch er 66| Orassatella pusilla Coq. |a cei 67| Unicardium (2) Matheroni Cog. PT E e e e les ai pn 68| Cardium (Protocardia) Hillanum Sow. . [eee] 69| Cardium (Protocardia) Pauli Coq. —|+|+|1=|+|-|+|=|=|- = PREr 70| Cardium (Protocardia) regulare Cog. |sulla era 71| Cardium (Protocardia) dilatatum See. lol old elabor 72| Cardium (Protocardia) Combei LARrT. =|a|st|=j| ua = ES RSI LIETA PARE | ESCO Sa 73| Cardium (Trachycardium) Mermeti Coq. ail i aelelclcialaelolàolafa>lol == 74| Cyprina cordata SHARPE | EIA EA IP EA MEI (LI I VO FO |A | POSI on | VUE | SEZ 75 Cyprina orientalis HAML. OT ETA PAS PESCA IVI E |a N ANO CU] pes I | A 76| Cyprina inornata D’ ORB. ae i DA te 77 Anisocardia aquilina Coq. sp. . [lega ca Resia 78| Anisocardia Papieri Coq. sp. SR EA i e e IS A Desa paz 79) Venus Reynesi Coq. —|1L|+ sl, SEN | MESI [EIN] Md PERI FIERA | PRESI atei US | Re, | VB 80| Venus Cleopatra CoQ. e e pe 81| Venus Mauritanica Coq. c|s|&tl={|a|ael=|a>KSpa|[ aaa = 82| Dosinia Delettrei CoqQ. sp. Slice ah 83| Anatina Jettei Co. .. Sellia |e|l=siahla|aslas{=|atas|pa={= 84| Thracia Seguenzai n. sp. MR E A Ea ai Ia PLS STRA Esa REMI RSs DELIA pra SE 85 Liopistha (Psilomya) Pervinquierci n. sp. (= Liopistha (Psilomya) Ligeriensis Perv. non d’ORB.) | —|+{-/+tf-|-|-[|-|=-|{-|=-|-|=|-=|={_- 86| Liopistha (Pisilomya) alta RoEm. sp. N E VP A ESA EM EI ZE ES | SIRO (LO 110 B. GRECO [130] DESCRIZIONE DELLE SPECIE I. Lamellibranchi del Maestrichtiano. Gen. Pyenodonta Fiscaer De W.! 1. Pycnodonta vesicularis Lam. sp. — Tav. XIII [XII], fig. 1-5. 1806. Ostrea vesicularis LAMARCK. Foss. environs Paris. Ann. Museum, vol. VIII, pag. 160, vol. XIV (1809), tav. XXII [XXVII], fig. 3. 1837. — proboscidea D’ArcHIAC. Form. crét. S. O. France, pag. 184, tav. XI, fig. 9. 1846. —. vwesicularis D’OrBIGNY. Pal. frang. Terr. erét., vol. III, pag. 742, tav. 487. 1862. — —_ Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 306. 1862. —. proboscidea Coquanp. Ibidem, pag. 303. 1869. —. vesicularis Coquanp. Monogr. du genre Ostrea, pag. 35, tav. XIII, fig. 2-10. 1869. — proboscidea Coquanp. Ibidem, pag. 72, tav. XV, fig. 10; tav. XVI, fig. 1-12; tav. XVIII, fig. 1-5. 1871. Gryphaea vesicularis SroLiczza. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 465, tav. XLII, fig. 2-4; tav. XLIII, fig. 1; tav. XLV, fig. 7-12. 1872. Ostrea — var. judaica LartET. Géologie de la Palestine, pag. 69, tav. XI, fig. 8.e 9 (non fig. 10). 1877. — —_ LarteT. Mer Morte, pag. 147, tav. X, fig. 17-20 (non fig. 21 e 22). 1883. Gryphaea -- ZirteL. Libysche Wiiste, pag. 65 e 81. 1885. — — WuirriELD. Brachiopoda and Lamellibranchiata ecc. of New-Jersey, pag. 36, tav. III fig. 15 e 16; tav. IV, fig. 1-3; tav. V. 1890. Ostrea proboscidea Peron. Moll. foss.. Tunisie, partie II, pag. 144. 1890. —. ewesicularis Peron. Ibidem, pag. 175. 1890. Gryphaea — BLANCKENHORN. Hreidesyst. in Mittel-und Nord-Syrien, pag. 75 e tabella I. 1897. —_ —_ NoetLING.. Fauna of the upper Cretaceous (Mastrichtien) Mari Hills, pag. 39, tav. X, fig 1 e 2. 1899. = — De ALEssanDRI. Fossili cretacei della Lombardia, pag. 200. 1901-02. Ostnea (Pycnodonta) vesicularis Cnorrat. Faune créi. Portugal. Ostreidae, pag. 103, tav. II, fig. 18. 1902. Gryphaea vesicularis WANNER. Fauna oberst. weissen Kreide lib. Wiiste;, pag. 119, tav. XVII, fig. 10-12. 1902. — hypoptera WANNER. Ibidem, pag. 118, tav. XVII, fig. 13 e 14. 1902. —_ vesicularis: Quaas., Qverwegischichten der lib. Wisie, pag. 188, tav. XXII, ES 1le2. 1903. —_ hypoptera Dacqui. Kreidecomplex von Abou Eoahs, pag. 369, tav. XXXIV, fig. 6. 1904. Ostrea proboscidea FourTAU. Faune crét. d Égypte, pag. 305. 1 PerviNQquiùRE L. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 194. [131] . Bi GRECO 111 1904. Ostrea vesicularis FourTAU. Ibidem, pag. 308. 1906. Gryphaea. — Bose. Senoniano de Cardenas, pag. 49, tav. IV, fig. 1-3; tav. VII, fig. 2; tav. IX, fig. 4; tav. XII, fig. 6. 1906. Ostr ea (Gryphaea) vesicularis BouLE et THEvENIN. Cote orientale de Madagascar, pag. 49 (7), tav. II, fig. 3. 1912. Pycnodonta vesicularis PERVINQUIÈRE. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 195. 1912. Gryphaea — Di STEFANO. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169 e 171. 1913. — — DE STEFANI. Tripolitania, pag. 272, tav. XXIV, fig. 7. 1913. Ostrea — Woops. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 360, tav. LV, fig. 4-9 e figure nel testo 143-182 (cum syn.). ; 1914. Pycnodonta -- Parona. Tripolitania, pag. 19, 20, 23. 1917. Ostrea 3 —_ Fourtau. Mollusques Lamellibranches, pag. 55. Questa specie, che, seguendo l’opinione del PERVINQUIÈRE, riferisco al genere Pycnodonta, è molto ben conosciuta in seguito specialmente agli studi del »’ OrBiGny, del Coquanp, del PeRox, del PrervinquiErE e del Woops. Si sa così che essa è molto variabile nella sua forma. Di aspetto vesci- colare ed assai inequivalve (potendo essere la valva superiore anche molto concava), di forma allun- gata o slargata, si può presentare a contorno ovale, subtriangolare, subquadrangolare, subcircolare, con una o con due espansioni laterali, essendo talvolta anche gibbosa più o meno nella valva infe- riore, che è di variabile convessità; variazioni tutte che sono in correlazione con la forma e le dimensioni della superficie di attacco. Ne è risultato perciò che alcuni autori hanno fatto di queste forme svariate molte specie distinte, che sono state poi mano mano riunite dagli studiosi sopra ricordati alla specie originaria. Il Woops ha dato recentemente dell’Ostrea vesicularis Lamx. una lunghissima completa sinonimia, oltre ad una dotta minuziosa descrizione e discussione; ad esse io completamente mi riferisco. Si può così constatare che in detta sinonimia figurano circa 14 nomi diversi, dati dagli autori ad altrettante specie ritenute distinte da quella della quale ci occupiamo; a questo numero è poi da aggiungere anche Gryphaea hypoptera WANNER, recentemente riunita con fondamento dal PervinquIbRrE alla Pycnodonta vesicularis LAME. sp. Sono ugualmente note le somi- glianze di questa specie con la Pycnodonta vesiculosa Sow. del Cenomaniano, la quale, come vedremo, presenta corrispondenti variazioni, tanto che in qualche caso è difficile farne la distinzione. Così stando le cose, credo anch'io che si tratti di una medesima specie, persistente nel tempo, che dal Cenomaniano sia arrivata al Senoniano superiore, come ha ritenuto recentissimamente anche il Fourtau il quale ha considerato l’Ostrea vesiculosa Sow. come una razza dell’ Ostrea vesicularis Lamz. Nella collezione del Figari Bey la Pycnodonta vesicularis LAME. sp. è rappresentata da 9 esem- plari in buono stato di conservazione. Uno di essi più piccolo (Tav. XIII [XII], fig. la e 10), costi- tuito dalla sola valva inferiore, presenta come caso teratologico la regione cardinale fortemente ispessita e di aspetto calloso; è molto sviluppato trasversalmente e corrisponde per la sua forma e per l’andamento delle lamelle di accrescimento all’esemplare rappresentato dal Weeno, a tav. LV, fig. 8. Fu raccolto dal Frcari Bey nella « Bassa Tebaide, Valle d’Araba ». Un altro individuo (Tav. XIII [XII], fig. 2a-2c), provvisto di entrambe le valve, è assai ristretto, molto allungato, con indistinto solco posteriore, con valva inferiore assal convessa, arcuata, con umbone molto sporgente, ricurvo e piegato anteriormente. Esso, per la sua curvatura, rassomiglia molto all’esemplare rappresentato dal Woops colle figure nel testo 177 e 178, ma se ne allontana alquanto per essere più ristretto, più allungato e privo inferiormente della espansione posteriore. Questo individuo, determinato erroneamente come Gryphaea arcuata dal Figari. Bey; che riferì è 112 B. GRECO [132] quindi a torto al Lias la formazione nella quale era contenuta, fu da lui raccolto nella « Valle d’Araba, Bassa Tebaide, presso il versante di Quadi Deyr Bakit ». Altri 6 esemplari (Tav. XIII [XII], fig. 3a, 36, 4) sono di forma ovale-subtrigona, più o meno espansi nella parte inferiore, col solco longitudinale posteriore indistinto, oppure largo poco profondo a guisa di un avvallamento, con valva superiore profondamente concava, cosicchè ben ristretto doveva essere lo spazio riservato all’animale. Essi corrispondono agli esemplari dell’Ostrea vesicularis Lame. var. judaica Larr. che nel lavoro sulla Geologia della Palestina il LartET ha rappresentato con le figure 8 e 9 della tavola XI e nel lavoro sul. Mar Morto colle figure 17-20 della tavola X. Per ciò che riguarda appunto gli individui della Palestina dal LARTET determinati come ora abbiamo veduto, è da osservare che mentre essi sono stati considerati dal PeROoN e dal Fourrav come rife- ribili all’Ostrea vesiculosa Sow, del Cenomaniano, invece dal BLANCKENHORN sono stati ritenuti con più fondamento appartenenti alla senoniana G7yphaea vesicularis LAME. quelli rappresentati colle figure 17-20 del lavoro sul Mar Morto (quindi fig. 8 e 9 della Geologia della Palestina), mentre quello indicato colle figure 21 e 22 (e quindi rispettivamente fig. 10,11 nella Geologia della Palestina) è stato riunito alla cenomaniana Gryphaea capuloides Conr.! Tali diversità di vedute rispetto ai medesimi fossili costituiscono un’altra prova della intima affinità sopra ricordata della Pycnodonta vesicularis LAME. sp. con la Pyen. vesiculosa Sow. sp. Di questi 6 esemplari, tutti bene ritenuti cretacei dal FreArI Bey, uno determinato già erro- neamente da lui come Gryphaea cymbium, specie che è invece liasica, è indicato semplicemente proveniente dall’ « Egitto » e un altro, denominato a torto Ostrea virgula, dalla « Costa orientale dell’ Egitto»; quattro infine, pure erroneamente determinati, uno come Gryphaea columba e tre come Gryphaea cymbium, ora ricordata, portano l’indicazione di provenienza del loro raccoglitore dalla « Bassa Tebaide, Quadi Araba, verso il Monastero di S. Antonio ». Tutti i nostri 8 esemplari finora esaminati sono fossilizzati in un calcare tenero biancastro; questi del Monastero di S. Antonio però presentano la roccia oltremodo candida, così da farmi ritenere che essi siano stati raccolti dal Figari Bey in quegli strati calcarei, posteriormente a lui indicati dallo ScAWEINFURTH e dallo ZarteL? come bianchi di nere, contenenti Gryphaea vesicularis ed Ostrea serrata. Questi calcari insieme con strati marnosi contenenti Ostrea larva e Roudaireia sp., con altri calcari bianchi furono ascritti al Senoniano dallo Zirtet, il quale fece anche notare che per i fossili contenuti, la formazione accenna ad un sincronismo con gli strati ad Exogyra Qverwegi del Deserto libico. Il Fourrau ha in seguito citato in Egitto nel Santoniano o Emscheriano di Berack-el-Gazal (Massiccio di Abou Roach) l’Ostrea proboscidea D’ArcH. (da considerare invece come varietà dell’ Ostrea vesicularis Lamx. come lo stesso FourraU ha recentemente riconosciuto), mentre ha trovato l’Ostrea vesicularis Lam. in diverse località del Deserto arabico, oltre che nel Santoniano superiore e nel Daniano, princi- mente nel Campaniano o Aturiano, al quale piano riferisce i calcari con Ostrea vesicularis, Ostrea ungulata, Ostrea serrata e Roudaireia sp., che dal Convento di S. Antonio si estendono fino all’Quadi Oum Damarana 3. Ma è da tener presente che il Campaniano del FourtAU comprende anche il Maestrichtiano, al quale piano noi consideriamo appartenente nel Deserto libico gli strati con Exogyra Overwegi, con i quali lo ZirteL propendeva a sincronizzare la suddetta formazione del i Cave T. A. Fossils of Syria, pag. 224, tav. 18, fig. 103 e 104. — BLANCKENHORN M. Areiaenao in Mittel-und Nord-Syrien, pag. 75, 76 e tabella I. ® ZirteL K. Libysche Wiste, pag. 81 e 82. * Fourrau R. Faune crét. d’ Egypte, pag. 235, 308 e 309. [133] pi B. GRECO 113 Convento di S. Antonio. E di età Maestrichtiana appunto ritengo che siano gli 8 esemplari di Pycnodonta vesicularis Lamx. sp., che abbiamo esaminato. Questa conclusione è avvalorata anche dal fatto che dalla formazione di Quadi Am Rockam, erroneamente ritenuta liasica dal Figari BEY e da noi riferita al Maestrichtjano, proviene infine il 9.° ed ultimo esemplare appartenente a questa specie. Si tratta (Tav. XII [XII], fig. 5) di un grosso frammento, costituito dalla valva inferiore, mu- tilata della regione anteriore e di buona parte della inferiore, appartenente ad un individuo, che doveya raggiungere dimensioni relativamente grandiose, poichè la parte conservata della valva misura mm. 110 di altezza, mm. 125 di lunghezza ed ha uno spessore della conchiglia nella rottura di mm. 32. L'individuo doveva essere aderente per un’ampia superfice ad un corpo irregolare con sporgenze e rientranze, poichè presenta la sua forma assai sviluppata trasversalmente, accennando, per quel che.si può giudicare dal frammento, ad un contorno subcircolare e mostra la superfice tutta ondulata per rilievi e depressioni. Posteriormente in basso, in prossimità della rottura infe- riore, mostra bene evidente una parte del solco longitudinale in forma di avvallamento piuttosto ampio e non molto pronunziato. Questo nostro esemplare rassomiglia molto, fra i numerosi indi- vidui di questa specie a forma slargata ed a contorno subcircolare, figurati dal Woops, special- mente a quelli rappresentati dalle figure nel testo 148 e 168, raggiungendo però il nostro. fram- mento dimensioni di gran lunga più grandiose. Nel Deserto libico la Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. è stata trovata tanto nella Creta bianca superiore, quanto negli strati con Erogyra Overwegi. Parimente nel Daniano e nel Maestrichtiano è stata citata dal Di Srerano fra i fossili raccolti dal CortesE nella sua traversata del Deserto arabico da Chena a Cosseir. In Tripolitania la specie è stata indicata nel Maestrichtiano dal De SteFANI e dal Parona. Il Coquanp ed il PeRON, che mantennero distinta 1’ Ostrea vesicularis Lam. dall’Ostrea proboscidea D’ArcH., indicarono la prima specie nel Campaniano rispettivamente dell’ Al- geria e della Tunisia, mentre l’Ostrea proboscidea D’ArcH. fu da loro citata nel Santoniano di dette regioni. Il PeRvInQUIÈRE invece, il quale giustamente ha riunito le dune specie, ha fatto conoscere che, così costituita, la Pycnodonta vesicularis Lamx. sp. si trova in tutto il Senoniano della Tunisia. Essa è specie oltremodo diffusa, la quale, oltre che in Egitto, in Algeria, in Tunisia, in Tripolitania, è stata trovata principalmente in Svezia, in Inghilterra, in Olanda, nel Belgio, in Germania, in Francia, in Italia (a Brenno in Lombardia), in Portogallo, in Siria, in Palestina, nel Madagascar, nell’ India, nel Belucistan, negli Stati Uniti e nel Messico. Gen. Alectryonia Fiscuer DE W. 1. Alectryonia Villei Coo. sp. — Tav. XIII [XII], fig. 6, 7. / 1862. Ostrea Villei Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 231, tav. XXII, fig. 1-4. 1862. — Bomilcaris Coquanp. Ibidem, pag. 230, tav. XXI, fig. 4-6. 1869. — Villei Coquanp. Monogr-. du genre Ostrea, pag. 27, tav. IV, fig. 1-8; tav. V, fig. 1-4. 1869. — Bomilcaris Coquanp. Ibidem, pag. 24, tav. II, fig. 12-15. 1890. — Villei Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 182. 1898. — — BuLLen-Newron. Cretaceous from Egypt, pag. 398, tav. XVI, fig. 1-3. 1912. Alectryonia Villei PervinQquièRE. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 208. 1912. — —— Di Srerano. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 168 e 169. 1917. Ostrea — Fourrau. Mollusques Lamellibranches, pag. 57. l’alaeontographia italica, vol. XXII}, 1917. 15 114 B. GRECO [134] Nella discussione di questa bella specie il PERON, avendone osservato una importante serie di esemplari, fece notare che essa sì collega per mezzo di numerose variazioni ad altre specie vicine, particolarmente all’Ostrea Renoui Coa. ed all’Ostrea Forgemoli Coo., mantenendosi tuttavia un tipo ben distinto e riconoscibile. Aggiunse che le variazioni consistono nelle coste più o meno nume- rose, più o meno grosse e nella forma della conchiglia, che, abitualmente ben triangolare, sì slarga spesso inferiormente in una o due espansioni laterali, qualche volta formando una coda più o meno prolungata. Ritenne che con questa ultima forma il Coquawp abbia stabilito la sua Ostrea Bomilcaris Coa., la quale deve essere considerata perciò come sinonima dell’ Ostrea Villei Coo., costituendone una semplice varietà. Questa giusta conclusione del Peron fu in seguito accettata dal BuLLEN-NEWTON e più recen- temente dal PrrvinquIERE, il quale ha fatto osservare che veramente per le due specie riunite dovrebbe essere adottato il nome specifico di Bomz/caris, che nella descrizione precede di una pagina l’altro nome di Villei; ma, sia perchè è di scarsa importanza la differenza di una pagina, sia perchè il nome di Bomd/caris si riferisce ad una varietà del tipo Villei, ha trovato giustificata questa con- elusione del Peron ed ha denominata la specie Alectryonia Villei Coo. E tale opinione è stata seguita recentissimamente anche dal Fourrau. Ma il Prrox fece inoltre notare altre variazioni che questa specie presenta nella curvatura della valva superiore. Mentre secondo il Coquanp questa valva sarebbe leggermente concava, al contrario nel maggior numero degli esemplari, esaminati dal PrroN, essa sì presenta nettamente convessa, presso a poco al medesimo grado della valva opposta. Così intesa l’Alectryonia Villei Co. sp. è rappresentata nella nostra collezione egiziana da 11 esemplari più o meno completi, in discreto stato di conservazione e semisilicizzati. Nessuno è rife-. ribile alla var. Bomilcaris Coo., ma tutti corrispondono alla forma tipica, presentando però le varia- zioni riguardo alla curvatura della valva superiore ed al numero ed alla grossezza delle coste bifor- cate, poste in evidenza dal PrRroN; in relazione poi con le osservazioni fatte da questo autore, tre esemplari si presentano distorti e gibbosi, accennando a rassomiglianze di forma con l’Alectryonia Renoui Cog. sp.! e con l’Alectryonia Forgemoli Coa. sp.® Un esemplare (Tav. XIII | XII]; fig. Ta, 76) mo- stra in buono stato di conservazione la metà superiore della superfice interna della valva inferiore; si. può così osservare il margine denticolato e la fossetta ligamentare ampia e profonda, come mostra in proporzioni molto più grandi il gigantesco esemplare, che il Coquanp rappresentò a tav. IV, fig. 2 della sua Monographie. Tenuto conto delle variazioni sopra ricordate î nostri esemplari sono per la massima parte riferibili alle fig..1 e 2, tav. XXII del lavoro del Coovann sulla Provincia di Con- stantina, corrispoudenti alle fig. 1 e 2 tav. V della Monographie. Essi nel cartellino del Ficari Bey portano la determinazione di Ostrea fladelloîdes è la indica- zione di provenienza dalla « Costa arabica, Tebaide superiore, versante occidentale, sotto il parallelo di Edfu, Quadi Ababdi », da quella formazione quindi considerata dallo ZirTEL come corrispondente forse agli strati con Erogyra Overwegìi del Deserto libico, e da noi già riferita al Maestrichtiano ® (vedi pag. 99[119]). Come abbiamo già fatto osservare, è probabile che questi fossili non siano stati ! Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 331, tav. XXXV, fig. 9-11. — Monogr. du genre Ostrea, pag. 40, tav. X, fig. 1-11 e tav. XI, fig. 1-4. ® Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 230, tav. XXI, fig. 7-9. — Monogr. du genre Ostrea, pag. 25, tav. II, fig. 1-11. i ° ZirreL K. Libysche Wiiste, pag. 76-78. — Greco B. Fauna cretacea dell’ Egitto. Parte prima, pag. 194 [6], 196 [S]. i [135] | B, GRECO 115 veduti dallo ZirteL, quando esaminò in Firenze la collezione del Fraari Bey, perchè nella nota .a pag. 76, mentre egli manifestò il sno autorevole giudizio sulle determinazioni erronee di Ostriche fatte dal Frcari Bey e da lui ricordate, quali V Exogyra virgula, V Exrogyra subplicata; 1 Ostrea carinata e l’Ostrea deltoides (determinazioni che io ho trovato fatte dal Figari Bey per fossili non prove- nienti dai dintorni di Edfu), non fa alcun cenno dell’Ostrea flabelloides. A. lui certamente, se avesse visto questi esemplari, non sarebbe sfuggito la loro corrispondenza con l’Alectryonia Villei Coo, e ciò sarebbe stato ancora un altro valido argomento in favore della giusta conclusione alla quale egli giunse circa l’età di questa formazione. In Egitto l’Alectryonia Villei Coa. sp. era stata già citata dal BuLLeN-NEW?ron, che, come ha osservato il FourrAU, erroneamente l’attribuì al Turoniano, Più recentemente poi è stata trovata dal Dr Srerano fra i fossili raccolti dal CortesE nel suo viaggio attraverso il Deserto arabico da Chena a Cosseir, tanto nel Campaniano quanto nel Maestrichtiano, nel quale ultimo terreno questa specie si trova nella parte superiore della formazione, costituita da calcari marnosi semisilicizzati. Poichè anche i nostri esemplari di questa specie sono semisilicizzati, non è improbabile che si abbia perfetta corrispondenza anche litologica di essi con quelli studiati dal Di Sterano. Recentissima- mente poi la specie è stata citata dal Fourrav! nell’Aturiano (Campaniano) di tre diverse località dell’ Egitto. In Algeria, donde l’ Alectry "yonia Villei Co. sp. è originaria ed in Tunisia, secondo le indicazioni più precise del PeRvINQUIÈRE, la specie si trova anche tanto nel Campaniano quanto nel Maestrichtiano. 2. Aleetryonia Aucapitainei Coo. sp. — Tav. XIV [XIII], fig. 1. 1869. Ostrea Aucapitainei CoquanD. Monogr. du genre Ostrea, pag. 48, tav. XIV, fig. 5-9. 1871. — (Alectryonia) Arcotensis SroLiczza. Oret. Pelecypoda S. India, pag. 471, tav. XLIII, fig. 3-7. 1906. Alectryonia Tripolitana KrùmBecK. Geol. und Pal. von Tripolis, pag. 97, tav. VII, fig. L1. 1912. —_ Aucapitainei PERVINQUIÈRE. bi. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 212, tav. XIV, fig. 6-14. : 1917. Ostrea = FourtAU. Mollusques Lamellibranches, pag. 29. Riferisco all’ Alectryonia Aucapitainei Coq. sp. tre esemplari, raccolti anch'essi dal Figari Bey, come quelli dell’ Alectryonia Villei Coq. sp. precedentemente esaminati, all’ « Quadi Ababdi, sotto il parallelo di Edfu» e pure essi semisilicizzati. Due di questi individui (Tav. XIV [XII], fg lae1b), per la loro forma subrettangolare, per la valva inferiore convessa e la superiore più o meno depressa, per il numero e per la distribuzione delle coste, corrispondono alle figure 5 e 6 della tavola XIV del Coquanp, distinguendosene solo per le dimensioni molto più grandi e per la forma delle coste meno arrotondata. Il terzo esemplare, in stato non soddisfacente di conservazione, per la sua forma ten- dente al subtriangolare e per la conformazione e l'andamento delle poche coste, che ne ornano la superficie, corrisponde invece alla figura 7 della tavola XIV del PERvINQUIÈRE. L’Alectryonia Aucapitainei Coq. sp., originaria del Campaniano dell’Algeria, è stata successiva- mente trovata dal PervinquikRE anche nel Campaniano della Tunisia, ove in parecchie località ne ha raccolto una cinquantina di esemplari. Egli ci ha fatto conoscere al completo questa specie, ponendo in evidenza le variazioni che presenta ed i caratteri che la distinguono dall’affine Alectryonia i Fourtau R. Faune crét. d’Égypte, pag. 301. 116 B. GRECO [136] Villei Co. sp., ha dimostrato che tanto l’Alectryonia Tripolitana KrumB., quanto l’Alectryonia Arco- fensis SroL. debbono essere considerate come sinonime di questa specie del Coquanp e, in appoggio alle sue osservazioni, ha dato le fotografie di 9 diversi esemplari. Così stando le cose, questa specie : si trova anche nel Maestrichtiano della Tripolitania e nell’Arrialoor dell’ India meridionale. In Egitto l’Alectyonia Aucapitainei Coa. sp. è stata citata, con la sinonimia stabilita dal PeRvIN- QUIÈRE, recentissimamente dal FourtrAU nell’Aturiano (Campaniano) di Qift. I nostri esemplari egi- ziani, essendo stati trovati insieme con quelli appartenenti all’A/ectryonia Villei Co. sp. e, come questi, presentandosi semisilicizzati, provengono pure dalla stessa formazione Maestrichtiana. Anche essi furono determinati dal Figari Bry come Ostrea /labelloides e, per le ragioni che abbiamo detto precedentemente a proposito dell’Alectryonia Villei Co. sp., non furono probabilmente veduti dallo. ZirteL, quando esaminò in Firenze la collezione del Ficari Bey. 3. Alectryonia Nicaisei Co. sp. — Tav. XIV [XIII], fig. 2, 3. 1849. Ostrea elegans BayLEe (non DesHayEs). Prov. de Constantine, pag. 366, tav. XVII, fig. 19-23, 1862. — Nicaisei Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 282, tav. XXII, fig. 5-7. ie Go — Coquanp. Monogr: du genre Ostrea, pag. 34, tav. VI. 1869. — Pomeli Coquanp. Ibidem, pag. 46, tav. XI, fig. 5-10. 890 = — Prron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 171. 1890. — Nicaisei Peron. Ibidem, pag. 178. 1898. — Lyonsi BuLLen-NewToN. Cretaccous from Egypt, pag. 397, tav. XV, fig. 5-7. 1904. — Nicaisei FourTtAU. Faune crét. d’ Égypte, pag. 301. 1912. Alectryonia Nicaisei PERVINQUIÈRE. Ét. paléoni. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 209. 1914. — — Parona. Tripolitania, pag. 19. 1917. Ostrea _ e razza Pomeli FourtAU. Mollusques Lamellibranches, pag. 43, tav. VI fig. 1-4 e taw. Vi, fig. du. Questa elegante specie, originaria del Campaniano dell'Algeria, fu dapprima descritta dal BavLE col nome di Ostrea elegans BayLe; ma successivamente il Coquanp, per distinguerla dalla omonima Ostrea elegans Desn., la chiamò Ostrea Nicaisei Co. Il PrRON in seguito trovò questa specie anche nel CERRO della Tunisia e fece notare la grande rassomiglianza che essa presenta con l’Ostrea Pomeli Coa. A proposito anzi di quest’ ultima specie, constatò giustamente che l’esemplare, con tal nome rappresentato dal Coouanp a tavola XI, figure 8, 9 e 10 della Monographie, deve essere incon- testabilmente riferito all’Ostrea Nicazsei Coq., restando quindi come vero tipo dell’Ostrea Pomeli Cog. l'esemplare rappresentato nella stessa tavola con le figure 5, 6 e 7. Inoltre rettificò una inesattezza nella descrizione dell’Ostrea Pomeli fatta dal Coquanp, riguardante la valva superiore, che è detta convessa, mentre la figura 5 la mostra decisamente concava, come ‘del resto è confermato dallo stesso Coquanp, che distingue appunto tale specie dall’Ostrea Nicaisei Coe. per la valva superiore concava invece che convessa. Ritenne infine che, così ristretta, l’Ostrea Pomelî Coo. nel suo tipo principale fosse ben caratterizzata e distinta dall’Ostrea Nicaiseè Coo. per la forma più allungata, più depressa e meno rotonda, per il suo apice sporgente, diritto ed acuminato, per le pieghe raggianti ondulose in scarso numero e molto irregolari, per la valva superiore abitualmente concava. Ma più recentemente il Pervinquibre ha potuto stabilire che neanche l'esemplare di Alectryonia Pomeli rappresentato dal CoQquanp a tavola XI, figure 5, 6 e 7 può essere separato specificamente [137] B. GRECO 117 dall’Alectryonia Nicaisei Coa., della quale variabile specie costituisce una semplice varietà. Perciò che riguarda il carattere della forma allungata e meno rotonda egli ha fatto notare che il BayLE (e del resto anche il Coquanp) ha osservato che nella sua specie col successivo sviluppo la forma da circolare diventa triangolare, più lunga che larga; che questo carattere di distinzione tra 1’ Alectryonia Pomeli Coa. e l’Alectryonia Nicasei Coo. non ha quindi valore. Avendo poi egli esaminato gli esem- plari della collezione' PERON, appartenenti a queste due specie, ha potuto constatare che degli esem- plari a valva superiore piatta o depressa erano determinati come Ostrea Nicaiseî Coq., mentre che tutti gli esemplari di Ostrea Pomeli Coo. non avevano la valva superiore concava, contrariamente all'indicazione fornita dallo stesso Peron. Egli quindi giustamente concluse che l’esemplare di Ostrea Pomeli Co. sopra ricordato e quelli ad esso riferibili debbano essere considerati come una varietà un poco più allungata più piatta ed a valva superiore depressa dell’Alectryonia Nicaisei Coa. Recentissimamente infine il FourraAU, d’accordo in massima parte con le conclusioni del PeRvIx- QUIÈRE, preferisce considerare l’Ostrea Pomeli Coa. come una razza ancestrale Emscheriana (Santo- niana) dell’Ostrea Nicaisei Coo. dell’Aturiano. Questa specie è rappresentata nella nostra collezione egiziana da due esemplari in ottimo stato di conservazione. Uno di essi (Tav. XIV |XIII] fig. 3a e 3) è in stadio giovanile e, come tale, per il contorno arrotondato, per le valve entrambe convesse, per la forma e distribuzione delle ampie pieghe in numero di 8, che ne ornano la superfice e per il forte sviluppo e l'andamento delle lamelle di accrescimento, corrisponde all’esemplare nello stesso stadio di sviluppo, rappresentato dal Coquanp nella Monographie a tavola VI, figure 12 e 13; se ne distingue soltanto per essere più depresso, rassomigliando per questo suo carattere invece all’esemplare rappresentato colla figura 11. L’altro individuo (Tav. XIV [XIII], fig. 2a-2e) è in stadio più inoltrato di sviluppo ed è riferibile all’esemplare delle figure 10, 11 ed a quello della figura 16 della stessa tavola VI del Coquanp, costi- tuendo un termine di passaggio fra essi. È di forma subtriangolare, con valve poco e quasi ugualmente convesse, ornate di 4 grosse pieghe, separate da più ampi spazi, che ne rendono ondulata la superficie nella quale sono molto spiccate le lamelle di accrescimento. Come carattere differenziale è da notare che il nostro individuo si presenta più ristretto in alto con gli apici appuntiti, essendo inoltre quello della valva inferiore più sporgente, dritto ed acuminato. Tale variazione è dovuta proba- bilmente al fatto che questo individuo rimase ampiamente attaccato ad un’altra Ostrica, dalla quale fu da me separato, restandovi la deformazione, che si osserva nella sua valva inferiore. In ogni modo per tale conformazione della sua regione superiore il nostro esemplare ricorda l'individuo della tavola XI, figure 5, 6 e 7 della Monographie del Coquanp, che già il PERON considerò come tipo dell’ Ostrea Pomeli C0Q. e mostra perciò un altro valido argomento in appoggio alla giusta conclu- sione del PeRvinquiÈRE, che abbiamo sopra esposta, citca la riunione dell’ Alectryonia Pomeli Coa. sp. all’ Alectryonia Nicaisei Coe. sp. Sono riuscito in questo nostro esemplare a separare le due valve e ad osservare i caratteri interni (Tav. XIV [XIII], fig. 24 e 2e). La fossetta ligamentare, alta e bene sviluppata nella valva inferiore, è appena accennata in quella opposta; l’impronta muscolare, netta- mente spostata dalla parte posteriore, è situata molto in basso, profonda e decisamente semilunare; il margine interno delle valve è ondulato in relazione con le pieghe esterne. Il Coquanp indicò tanto l’Ostrea Nicaisei Coa., quanto l’Ostrea Pomeli Co. come provenienti dal Campaniano dell'Algeria. Il PERON citò la prima specie nel Campaniano della Tunisia e la seconda nel Santoniano più elevato. Il PERvINQUIÈRE più recentemente ha raccolto l’ Alectryonia Nicaisei Coa. sp., come è da lui giustamente intesa, oltre che nel Campaniano, anche nel Maestrichtiano. Dal PARONA la specie è stata indicata in Tripolitania sia nel Maestrichtiano e sia nel Santoniano-Coniaciano. Nell’Egitto era già stata segnalata dal Fourrav all’Ouadi Asckhar-el-Baharieh negli strati della 118 B. GRECO [138] Creta bianca, la cui posizione stratigrafica, come egli ha affermato è di difficile determinazione e che sono stati da lui considerati probabilmente come strati di passaggio tra il Santoniano ed il Campaniano!. Lo stesso Fourrav ha fatto anche notare giustamente che l’Ostrea Lyonsi Buu.-Newt. non è altro che un giovane individuo dell’Ostrea Nicaisei Coa. e che erroneamente il BuLLEN-NEWTON la ritenne turoniana, mentre l’Ostrea Nicaisei Coa., forse comparsa al limite superiore del Santoniano, è ben caratteristica del Campaniano. E recentissimamente infine lo stesso autore ha indicato 1’ Ostrea Nicaisei Coo. tipica nell’Aturiano (Campaniano) e la razza Pomeli Coa. moli Emscheriano (Santoniano) di diverse località egiziane. I nostri due esemplari dell’ Alectryonia Nicaisei Coq. sp. provengono, secondo la solita vaga indi- cazione del Frgari Bey, dalla « Costa arabica, Tebaide inferiore ». Poichè essi sono rivestiti di una patina giallastra e non sono affatto bianchi, ritengo che non provengano da una formazione simile a quella osservata dal Fourrav all’ Quadi Asckhar-el-Baharieh e da lui ritenuta probabilmente di passaggio tra il Santoniano ed il Campaniano. Poichè d’altra parte invece il Dr SrerAno? ha rife- rito al Maestrichtiano quelle marne giallastre che il CortESE osservò nel suo viaggio da Chena a Cosseir e l’aspetto della fossilizzazione dei nostri esemplari lascia supporre che essi possano prove- nire da una simile formazione, credo che essi siano di età Maestrichtiana. 4. Alectryonia Figarii Fourrau. — Tav. XIV [XIII], fig. 4; Tav. XV [XIV], fig. 1,2. 1904. Ostrea sp. Peron in FourTAU. Faune crét. d’ Égypte, pag. 241 e 309, tav. V, fig. 1. DIMENSIONI Altezza della valva . . . . +. +. + mm. 158 AREZZO oto, voisi io o tano olo » 145 Spessore massimo DIR sc coleoine DS Il Fourrau raccolse nella formazione calcarea di Quadi Am Rockam, da lui riferita al Campa- niano superiore e da noi considerata come Maestrichtiana, una sola valva incompleta, appartenente ad un grande esemplare di Ostrea. Esaminata dal Peron con la sua ben nota competenza, essa fu da lui descritta e figurata, notandone le affinità col gruppo dell’Ostrea Villei Coa., dell’ Ostrea For- gemoli Coa., dell’Ostrea Renoui Coq., ma non fu determinata specificamente, in considerazione della impossibilità di classificare correttamente fossili così variabili, come sono quelli appartenenti al genere Ostrea, disponendo soltanto di un solo individuo incompleto. Lo stesso PeRoN aggiunse poi che, confrontando tale valva con le forme tipiche delle specie sopra ricordate, si riconosce che non è possibile l’assimilazione con alcuna di esse; ma, considerarido le ‘notevoli variazioni che dette specie presentano, l'esemplare di Quadi Am Rockam, rassomigliando di più all’Ostrea Villei Coa., può essere considerato come una forma molto divergente di tale specie. Egli s’impose però una grande riserva circa questa conclusione, anche per il fatto che all’ Quadi Am Rockam la tipica Ostrea Villei Coo. non è stata trovata. A complemento poi della dissertazione del PrRoN, il FourtAv fece notare inoltre che in Egitto l’ Ostrea Villei Coq. e 1’ Ostrea Overwegi v. Buch sp. sembrano escludersi in modo assoluto, tanto che un solo esemplare di Ostrea Villei non è stato trovato nel ! FourtAU R. Faune crét. d’ Hgypite, pag. 243. ® Di STEFANO ‘G. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. [139] B. GRECO 119 Deserto libico e nel Nord del Deserto arabico, dove abbonda l’Ostrea Overwegi; che ugualmente nei dintorni di Cosseir, dove è comune l’Ostrea Villei, non è mai stato segnalato un solo esemplare di Ostrea Overwegi. A proposito però di questa osservazione, giustissima quando il FourtaAU scriveva il suo impor- tante lavoro, è da notaré che il Dr SteFANo! ha successivamente trovato associate 1’ Alectryonia Villei Coa. sp. e l’Exogyra Overwegi ‘v. Buck sp. nella formazione Maestrichtiana, incontrata dal CorresE nel suo viaggio da Chena a Cosseir, attraverso il Deserto arabico. Comunque sia però il FourtAU concluse che, se qualche paleontologo giudicasse che l'esemplare da lui raccolto sia suf- ficiente per fondare una nuova specie, dovrà dargli il nome di Ostrea Figari che gli aveva riser- vato, nel caso che nuove raccolte avessero permesso di constatare la fissità relativa del tipo da lui trovato. Ora appunto, provenienti dalla stessa formazione di Quadi Am Rockam, si osservano nella col- lezione del FicARI Brv 8 valve di una grande A/ectryonia, tutte corrispondenti all’esemplare de- scritto e figurato dal PeRON e. dal FourtAU. i Per la massima parte sono rappresentate da frammenti più o meno grandi, eccettuata una che è completa, della quale ho sopra dato le dimensioni e che ho figurato a ?/, della grandezza na- turale a Tavola XIV [XIII], fig. 4a e 40 e a Tavola XV [XIV], fig. 1. È la valva destra o superiore di un esemplare di dimensioni assai grandi, la cui conchiglia è molto pesante ed ha uno spessore assai notevole, che raggiunge i 39 mm. È a contorno subcircolare, poco inequilaterale, discretamente convessa, con apice molto ottuso, poco evidente, spostato alquanto in avanti. Sulla superfice della con- chiglia, alla quale aderiscono, come esempio di commensalismo, alcuni tubi di Serpula collaria WANNER? ed una colonia di Astrocoenia cfr. Konincki Epw. et H.*, si osservano circa 30 coste raggianti grosse, presso a poco eguali fra loro, a sezione rotondata, le quali, a quanto è dato vedere, si mantengono semplici nella regione anteriore, mentre nella regione mediana e posteriore si biforcano irregolar- mente a varie altezze. Esse raggiungono in questo esemplare la massima grossezza ad una distanza relativamente notevole dal margine della valva e sono nel restante tratto evanescenti (Tav. XIV [XIII], fig. 4a e Tav. XV [XIV], fig. 1), prendendo il sopravvento le grandi lamelle di accrescimento, che in grandissimo numero qui si accavallano e rendono questa parte estremamente rugosa, assai spessa e col margine non intaccato, mentre esse sono molto meno spiccate nella restante parte della valva. La superfice interna (Tav. XIV [XIII], fig. 40) mostra la fossetta ligamentare larga, lunga, discre- tamente profonda, inclinata in avanti e l’impronta muscolare ben sviluppata, semilunare, spicca- tamente in rilievo, situata presso a poco a metà altezza della valva e spostata in modo da essere assai ravvicinata al margine posteriore. Un'altra valva, pure destra e delle stesse grandi dimensioni, è conservata in 4 frammenti, essendone impossibile la restaurazione. Essa, a quel che è dato giudicare, corrisponde per i carat- teri esterni alla valva sopra descritta; internamente ha ben conservata la regione cardinale, che presenta, rispetto alla precedente, un più notevole spessore e la fossetta ligamentare molto meno profonda e pressochè diritta. Entrambe queste valve, come indica il cartellino, che le accompagna, furono erroneamente denominate dal Figari Bry Lima pectiniformis e riferite al Giurassico *. ! Di SreFrano G. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. ? Wanner J. Fauna oberst. weissen Kreide lib. Wiiste, pag. 109, tav. XV, fig. 14-16. * Fourtau R. Faune crét. d’ Egypte, pag. 346, tav. V, fig. 10 e 11. 4 FicarI Bry A. Studi scientifici sull’ Egitto, pag. 141 e 142. 120 B. GRECO [140] Una terza grande valva, pure destra, è decorticata per buona parte della sua regione superiore e priva dell’umbone; mostra nelle restanti parti in ottimo stato le coste, che sono alquanto più allontanate fra loro e meno numerose rispetto alle corrispondenti delle due valve precedenti; il margine in confronto con queste si presenta molto meno spesso, per il minore sviluppo delle la- melle di accrescimento, che non si accavallano, di modo che le coste arrivano fino al contorno e lo rendono dentellato. È questo uno dei due esemplari che, determinati inesattamente dal Frari Bey come Lima gigantea!, hanno contribuito a fargli erroneamente riferire al Lias la formazione di Quadi Am Rockam, ove essi sono contenuti; l’altro appartiene invece, come vedremo, allo Spondylus Fornii n. sp. Un quarto esemplare è costituito da circa la metà superiore pure di una grande valva destra. Esso (Tav. XV [XIV], fig. 2 in grandezza naturale) ha la superfice in buono stato di conservazione e mostra bene evidenti i caratteri delle coste sopra descritti; presenta inoltre posteriormente una costa triforcata. i Fra gli altri quattro frammenti uno è degno di nota, che, come indica la posizione della sua impronta muscolare conservata, faceva parte di una valva sinistra, o inferiore; esso è l’unico resto di tale valva, che sia stato raccolto dal Figari Bey. Trattandosi però di un piccolo frammento, ben poco sì può osservare. È conservata una porzione della cicatrice di aderenza ed alcune coste della regione posteriore, le quali corrispondono per il loro aspetto alle simmetriche delle valve opposte già descritte; all’interno si osserva la impronta muscolare semilunare, rilevata, simme- tricamente corrispondente a quella della valva destra completa, sopra esaminata. Mentre, ad eccezione di questo frammento, tutti gli altri nostri esemplari rappresentano valve destre o superiori, invece fortunatamente l’individuo raccolto e figurato dal FouRTAU è costituito. dalla valva sinistra. Il PeRoN non lo dice espressamente, ma poichè egli accenna alla cicatrice di aderenza e questa si osserva bene anche nella figura, non vi può essere dubbio a questo riguardo. Così si conoscono ormai entrambe le valve di tale specie di così grande taglia; e poichè il PERON ci ha fatto sapere che detta valva inferiore è poco rigonfia e noi sappiamo che le nostre valve superiori non sono molto convesse, possiamo stabilire ancora un altro carattere di questa specie: essa è presso a poco equivalve e relativamente poco rigonfia. Anche i nostri esemplari, come quello studiato dal PrRoN, presentano analogia specialmente con gli individui dell’Alectryonia Villei Coa. sp.; ma non ritengo che essi siano riferibili a tale specie. A prescindere dai nostri esemplari egiziani di Alectryonia Villei Coa. sp., che sono tutti di piccole dimensioni e, confrontati direttamente con gli esemplari di Quadi Am Rockam in discus- sione, ne sono ben distinti, il Coquanp nella sua Monographie ha figurato a tavola IV, fig. 1 e 2 una valva superiore veduta dalla superfice esterna ed una inferiore che mostra i caratteri ingerni, appar- nenti entrambe ad un grande individuo dell’Alectryonia Villei Co. sp. Prescindendo dal fatto che tale esemplare, misurando mm. 121 di altezza e mm. 128 di lunghezza resta molto al disotto della gran taglia dei nostri esemplari, presenta a differenza di questi la forma subtriangolare caratteri- stica di quella specie, la regione superiore completamente diversa sia per la forma, sia per l'aspetto, per la disposizione e per il numero delle coste, sia per l’umbone submediano, più piccolo e molto meno ottuso. Un altro carattere differenziale poi, degno di nota, riguarda l'impronta muscolare che, a differenza dai nostri esemplari, è spostata molto in basso in prossimità del margine inferiore, poco dal lato posteriore, ed è di forma ovale, bassa, molto larga, concava nell'interno, mentre il bordo è alquanto rilevato. 1 FiGaRI Brr A. Studî scientifici sull’ Egitto, pag. 142. [141] 0 al B. GRECO 121 Poichè questi caratteri differenziali sono costanti in tutti gli individui finora raccolti all’Ovadi Am Rockam, dando un aspetto ad essi tutto caratteristico e, poichè la tipica Alectryonia Villei Coe. sp. non è stata rinvenuta in detta località, io ritengo che i nostri esemplari, insieme con quello rac- colto dal Fourrav, non.siano riferibili come varietà all’ Alectryonia Villei Coq. sp., ma costituiscano una nuova specie ben caratterizzata, alla quale, uniformandomi alla proposta fatta dal FourtAU, attribuisco ben volentieri il nome di Alectryonia Figarii FourTAU Sp. i -Oltre che nel Maestrichtiano di Quadi Am Rockam, tale specie si trova anche in una forma- zione sincrona di un’altra località della « Bassa Teba:de, Valle d’Araba », perchè, con questa indica- zione del Frari Bey, è conservato nella sua collezione un altro frammento pure di valva superiore, con superfice in ottimo stato e mostrante i caratteri sopra ricordati di questa specie. L'aspetto della fossilizzazione di detto esemplare, per il suo colore biancastro, esclude la provenienza dal- l’Quadi Am Rockam; ma nessun altro dato abbiamo per poter sapere con più precisione da quale località della Valle d’Araba esso provenga. Gen. Plicatula LawmarcK. 1. Plicatula decipiens Coo. — Tav. XV [XIV], fig. 3, 4. 1862. Plicatula decipiens Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 228, tav. XVII, fig. 5 e 6. DIMENSIONI I II IMI IV AICeZza RR TOTO A mm. 52 mm. 52 mm. 56 UNE NEZza 0 » 35 » 49 » 47 >» 51 SPESSO RI NN SIN » 22 » — » 25 DIRAZI La Plicatula decipiens, stabilita dal Coquanp su di un solo esemplare non troppo ben conser- vato, fu da lui descritta molto sommariamente e figurata. Essa era rimasta finora esclusiva dell’Al- geria, non essendo stata trovata neanche nella vicina Tunisia. Tuttavia però è da notare che il PeRON!, nelia discussione della Plicatula hirsuta Coq., a proposito della Plicatula decipiens Coq., fece constatare assai opportunamente che la descrizione molto ridotta del Coquanp non porta alcun accenno a piccole coste intermediarie, mentre nella figura 6 data da questo autore sono evidentissime. Risulterebbe perciò, secondo il Prrox, che la Plicatula decipiens Coa., giudicando dalle figure, avrebbe una ornamentazione simile a quella della Plicatula hirsuta Coa., dalla quale si distinguerebbe per la forma un poco obliqua e per la ineguaglianza delle valve. Questi caratteri non sembrarono suffi- cienti al Peron per tener distinta la prima specie suddetta, tanto più trattandosi di un esemplare unico e non troppo ben conservato, quale è l’originale studiato dal Coquanp. Egli pensò quindi che probabilmente la Plicatula decipiens Coa. fosse da riunire alla Plicatula hirsuta Coa., ma non potè affermare sicuramente l’identità di queste due specie, a causa della descrizione incompleta del Coquanp e della figura di un unico esemplare in stato imperfetto, data da questo autore. Aggiunse che se, così fosse, dovrebbe avere la precedenza il nome di Plicatula decipiens Coq., essendo questo più antico. Ciò premesso, a me pare che 4 esemplari della nostra collezione corrispondano alla Plicatula 1 Peron A. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 211,212, tav. XXVI, fig. 25-27. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 16 122 B. GRECO [142] decipiens Cua., quale è rappresentata dal suo autore colle figure 5 e 6 della tavola XVII. Tutti sono ben conservati, in diversi stadi di sviluppo e presentano le dimensioni sopra indicate; tre sono interi, mentre il quarto è costituito dalla valva sinistra, o superiore, isolata, che lascia ben vedere anche la superfice interna. Costituiti da una conchiglia di spessore notevole, essi sono re- golarmente convessi, presso a poco equivalvi, inequilaterali con la parte posteriore più sviluppata, di forma ovale tendente a subtriangolare, molto ristretta agli umboni, con margine anteriore ed inferiore regolarmente arrotondato, mentre il posteriore è quasi rettilinearmente obliquo, onde la massima lunghezza delle valve si ha molto in basso, La superfice è tutta ricoperta da innumerevoli costoline radiali, tanto piccole che potrebbero dirsi anche strie, le quali sono evidenti anche sulle coste radiali, poco rilevate, variabili di gros- sezza e di numero nei diversi esemplari, più o meno distanziate, distribuite irregolarmente fra le costoline e che si vedono bene nella metà inferiore delle valve. Questi ornamenti radiali poi sono incrociati a reticolato da fittissime strie concentriche, sostituite di tanto in tanto da vere e pro- prie rughe di accrescimento, che, in prossimità del margine delle valve, si sviluppano maggiormente, originando delle vere e proprie lamelle scagliose. L’esemplare poi costituito dalla valva sinistra isolata (Tav. XV [XIV], fig. 4a e 40) lascia osservare lo spessore notevole della conchiglia e la su- perfice interna della valva stessa. È possibile così vedere chiaramente l'impronta palleale, che è in- tegra ed elegantemente sfrangiata, l'impronta muscolare unica, subcircolare, ben sviluppata, alquanto spostata dal centro verso la parte posteriore. Nella regione cardinale inoltre l’area, piuttosto ri stretta, è conservata soltanto in prossimità dell’umbone; quasi completa è la fossetta ligamentare triangolare, discretamente sviluppata e situata fra i due denti cardinali, uno per lato, i quali sfortunatamente sono rotti; tuttavia però lasciano bene intravedere la loro direzione divergente e. la loro robustezza. È I quattro esemplari esaminati, essendo in buono stato di conservazione, ci hanno ora permesso finalmente, dopo tanti anni, di conoscere bene ed in modo completo la Plicatula decipiens Coq. Così come è caratterizzata mi sembra che, per quanto sia confermata la sua rassomiglianza con la Plicatula hirsuta Coa., già constatata dal PeRON, essa non debba essere riunita a tale specie, come, giudicando dalle figure del Coquanp, il Peron suppose. Essa è ben distinta dagli esemplari della Plicatula hirsuta Cogo. descritti e figurati dal PeRoN, oltre che per la diversa forma e curva- tura delle valve, per la estrema sottigliezza delle innumerevoli costoline strieformi, che ricoprono la superfice e per la mancanza del carattere specifico al quale quella deve il nome: essa non è irsuta. Gli stessi caratteri differenziali, avendo sempre presente che i nostri esemplari sono a super- fice ben conservata, si possono stabilire anche con le figure che della Plicatula hirsuta Coa. ha dato il PrervinquIÈRE !, sia per la forma tipica e sia per le var. crassicostata e sparsicostata, quantunque per le sue costoline essa rassomigli molto a quest’ ultima varietà. Degno di nota poi il fatto che il PERVINQUIÈRE, nella discussione di detta specie, non ha preso in considerazione alcuna la Plicatula decipiens Coa. In ogni modo però, qualora, allargando ancora di più i confini della Plicatula Rirsuta Coe. vi sì volesse riunire la specie in discussione, sarebbe sempre il nome di Plicatula decipiens Coa., che, d’accordo col Peron, dovrebbe essere conservato, non solo perchè esso è più antico, come ha osser- vato lo stesso Prmron, ma anche perchè tale specie fu figurata dal Coquanp, mentre lo stesso non può dirsi della Plicatula hirsuta Coa. Il Quaas inoltre descrisse e figurò la Plicatula Aschersoni Zirr.,? proveniente dagli strati con 1 Pervinquière L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 164-166, tav. X, fig. 12-19. 2 Quaas A. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 173, tav. XX, fig. 11-15. [143] i ‘ B. GRECO ) 123 Exogyra Uverwegi del Deserto libico, da noi considerati come Maestrichtiani, paragonandola con diverse altre specie conosciute, dalle quali è ben distinta, ma non con la Plicatula decipiens Coa., con la quale invece essa ha grande affinità, giudicando dalle figure del Quaas; per forma e per orna- mentazione. Come. caratteri differenziali possono essere ricordati nella Plicatula Aschersoni Zar. uno spessore minore e le coste radiali più larghe a forma di pieghe. Ma, considerando la grande varia- bilità che tutte le specie di Plicatala presentano, non è improbabile forse che la Plicatula Ascher- soni Zirr. possa costituire una semplice varietà della Plicatula decipiens Coa. “ L’unico esemplare di questa specie, che prima di ora si conosceva, fu raccolto dal FouRNEL sulla riva sinistra dell’Quadi-el-Kantara in Algeria, in una formazione dal Coquanp riferita al Campa- niano. Î nostri quattro esemplari egiziani, per l’aspetto della loro fossilizzazione, rassomigliano a quelli appartenenti all’ Alectryonia Nicaisei Coa., precedentemente esaminati; è da ritenere quindi che più precisamente provengano da una corrispondente formazione Maestrichtiana. Essi al solito furono semplicemente indicati dal FrGari Bry come raccolti nella « Costa orientale dell’ Egitto ». Gen. Spondylus Lixnro 1. Spondylus Dutempleanus p’ Ors. — Tav. XV [XIV], fig. 5, 6. 1846. Spondylus Dutempleanus D’OrBIGNY. Pal. Prang. Terr. erét., vol. III, pag. 672, tav. 460, fig. 6-11. 1850. — — D’OrBIGNY. Prodrome, vol. II, pag. 254. 1901. = —_ Woops. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. I, pag. 125, tav. XXII, fig. 11-14; tav. XXIII, fig. 1-5 (cum syn.). 1902. — — WannER. Fauna oberst. weissen Kreide lib. Wiiste, pag. 115. 1902. — — QuaAS. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 177, tav. XXI, fig. 1, 2; tav. XXXI, fig. 24. 1903. = — DacQqui. Kreidecomplex von Abu Roahs, pag. 362, tav. XXXVI, fig. 6. 1912. — = Di STEFANO. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 171. Riferisco a questa specie di piccola taglia due valve incomplete, a superficie non troppo ben conservata. Esse sono di piccole dimensioni ed entrambe costituite dalla valva sinistra, o superiore, come risulta dalla mancanza di superficie di attacco e dai caratteri del cardine, che, in discreto stato di conservazione, mostra, oltre all’area cardinale assai ridotta, i due robusti denti curvi, distan- ziati, separati da due grandi fossette dentarie, in mezzo alle quali si trova la depressione ligamentare. Una di queste valve (Tav. XV [XIV], tig. 6), priva delle orecchiette, per le sue dimensioni piccole, per la sua regolare curvatura e per gli ornamenti, costituiti da alcune coste raggianti più svilup- pate, con accenni a cicatrici di spine e da piccole costole interposte in numero di cinque, è rife- ribile alla corrispondente valva sinistra dello Spondylus Dutempleanus »° OrB., rappresentato dal D’OrBIGNY colla figura 6; se ne discosta alquanto per la sua convessità che, a giudicare dal fram- mento, sembra essere un poco minore, e per le cicatrici delle spine, che appaiono meno numerose e meno sviluppate, rassomigliando per quest’ultimo carattere invece alla figura 9 dello stesso D'OrBIGnY, la quale pure rappresenta la valva sinistra di un altro esemplare di questa specie. A questa stessa figura 9 corrisponde meglio l’altro frammento di valva sinistra (Tav. XV [XIV], fig. 5), non solo per le cicatrici delle spine meno numerose e più piccole, ma anche per la minore disu- 124 B. GRECO [144] guaglianza di sviluppo delle coste radiali. Questo frammento ha conservato le orecchiette, che ap- paiono provviste soltanto di strie di accrescimento, come appunto si osserva in questa specie. Una differenza si ha nell’aspetto ondulato della sua'superficie; ma il Woops ha fatto notare che in qual- che caso si presenta tale carattere nella valva sinistra dello Spondylus Dutempleanus D’ORB. I nostri due esemplari rassomigliano inoltre alla valva sinistra dello Spondylus Baylei Coa. e dello Spondylus Jegoui Mux.-Ca. Ma lo Spondylus Baylei Coa., specie incompletamente conosciuta del Maestrichtiano dell'Algeria e della Tunisia!, differisce dalle due nostre valve sinistre, perchè la sua valva superiore o sinistra (tav. VI, fig. 23, come si rileva dalla descrizione del Coquanp), è ornata da coste principali più grosse e più rilevate, che portano delle spine assai più sviluppate ed inoltre perchè le orecchiette sono ornate da strie raggianti. Dallo Spondylus Jegoui Mux.-CH.? infine, prove- niente dal Senoniano superiore di Ras Knafès in Tunisia e conosciuto per un solo individuo, le nostre valve si distinguono perchè non presentano le coste radiali ugualmente sviluppate in gros- sezza e separate da solchi più stretti. In Francia lo Spondylus Dutempleanus D’OrB. caratterizza il Senoniano più elevato, costituito dalla Creta bianca. In Egitto è stato trovato nel Deserto libico, sia negli strati con Exogyra Overwegi del Maestrichtiano, sia nella soprastante Creta bianca superiore, appartenente al Daniano, oltre che ad Abu Roahs, negli strati dal DacQué riferiti al Campaniano. Nel Deserto arabico è citata nel Daniano dal Dr SrEFANO, fra i fossili raccolti nei calcari marnosi bianchi dal CortEsE nel suo viaggio da Chena a Cosseir. I nostri due esemplari provengono dal Maestrichtiano di Quadi Am Rockam. 2. Spondylus Fornii n. sp. — Tav. XV [XIV], fig. 7; Tav. XVI |XV], fig. 1,2. 1904. Spondylus cfr. gibbosus PERON in FouRrTAU. Faune crét. d’ Égypte, pag. 241 e 314, tav. V, fig. 7. DIMENSIONI l o PAVTICSZZ A RT ORE TR RESTO MAO TINO MEZZ AA ARTI » 146 Spessore Massimo. >... +0. 0 e » 58 Il Fourrav raccolse nella formazione calcarea di Quadi Am Rockam, da lui riferita al Campa- niano superiore, una sola valva appartenente ad uno Spondylus di grande taglia, che fu da lui figu- rata. Come tutti i fossili trovati dal FourraU in detta località, anche questo esemplare fu studiato dal Peron, il quale lo descrisse e lo paragonò con lo Spondylus gibbosus D’ORB. e con lo Spondylus striatus GoLDr.; ma manifestò tutte le sue riserve circa questi ravvicinamenti, fatti soltanto a titolo di confronto e circa la determinazione specifica, a causa dell’unica valva a sua disposizione e del grande polimorfismo che le specie di Spondylus presentano. Ora nella stessa formazione di Quadi Am Rockam, che noi consideriamo come Maestrichtiana, ” il Figari Bey trovò 5 esemplari più o meno completi, che appartengono ad uno Spondylus corri- 1 Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 220, tav. VI, fig. 23 e 24. — - PERVINQUIÈRE L. Ét. paléont. Anno Gastropodes et Lamellibranches, pag. 152. ® MuniER-CHALMAS. Mission Chotts tunisiens, pag. 69, tav. II, fig. 9-11. — 3 PRRMENQUERE L. Ibidem, pag. 151. [145] . B. GRECO 125 spondente a quello ora ricordato, raccolto dal FourtAU. Uno di essi è completo, leggermente sboc- concellato nel margine infero-posteriore, di grande taglia, presenta le dimensioni sopra riportate ed è rappresentato a */; della grandezza naturale a Tavola XV [XIV], fig.7a-c. È di forma subcircolare, gibboso sù entrambe le valve, ma disugualmente ed a contorno presso che tagliente. La valva sini- stra, con bell'esempio di commensalismo ricoperta nella regione postero-superiore da una bella colonia di Astrocoenia cfr. Konincki Epw. et H.!, è irregolarmente convessa, presentando la sua massima curva- tura in prossimità dell’umbone, ove mostra la sua gibbosità, donde degrada rapidamente ‘per diven- tare appianata in tutto il terzo inferiore; la superficie di questa valva è ornata da numerosissime costole raggianti sottili, separate da spazi più ampi di esse ed incrociate da fini strie di accresci- mento concentriche, le quali sono inferiormente più spiccate, in modo da originare talvolta delle rughe. La valva destra, o inferiore, presenta superiormente un’ampia depressione, corrispondente alla sua superfice di attacco e subito dopo, verso il centro, ma spostata posteriormente, una rile- vante gibbosità in corrispondenza della parte pianeggiante della valva opposta, mentre nelle restanti parti la convessità è regolare e poco accentuata. Gli ornamenti di questa valva: sono diversi da quelli che si osservano nell'altra, essendo costituiti da innumerevoli sottili strie radiali, commiste irregolarmente con altre ancora più fini ed incrociate da linee di accrescimento. Entrambi gli umboni in questo esemplare sono rotti; è possibile però osservare la linea cardinale assai lunga e diritta, le orecchiette ampie e bene sviluppate, specialmente le posteriori; la loro superficie non è in buono stato di conservazione in questo esemplare, ma tuttavia esse appaiono provviste soltanto di strie di accrescimento. Da una rottura antero-inferiore della valva destra si vede il modello della corri- spondente superficie interna; è possibile così constatare dall’aspetto di questo modello che il mar- gine interno della valva era provvisto di numerosissime scanalature strette, fitte e della lunghezza di circa un centimetro. È appunto questo, ora descritto, l’altro esemplare che il Ficary Bey determinò inesattamente, sebbene con riserva, come Lima gigantea (?) e che contribuì a fargli erroneamente riferire al Lias? la formazione di Quadi Am Rockam ove esso era contenuto. Un altro esemplare che porta la stessa erronea determinazione del Figari Bey, come abbiamo già visto, è da riferire invece all’Alectryonia Figari FOURTAU sp. Il secondo esemplare, appartenente alla specie della quale :ci occupiamo, consta di un fram- mento della valva destra o inferiore, veduto dalla superfice interna; esso è rappresentato in gran- dezza naturale a Tav. XVI [XV], fig. 2. Dai resti della regione cardinale si comprende che l’umbone di quosta valva, non conservato nell’esemplare precedente, era molto grande, assai elevato, provvisto di un’area cardinale spiccatamente distinta, alta, larga, triangolare. Della cerniera è conservata, come di tutta la regione umbonale, soltanto la parte posteriore, che presenta la linea cardinale diritta e mostra un robusto dente ed una profonda fossetta dentaria, oltre la quale si ha una larga depressione per l'attacco del ligamento. È incompletamente visibile l'impronta muscolare, spostata posteriormente e poco profonda; il margine mostra spiccatissime le scanalature, che abbiamo ricono- sciute in modello nell’individuo completo sopra descritto. Gli altri tre esemplari sono costituiti da altrettante valve sinistre, in stadio di sviluppo meno avanzato dell'esemplare completo; di queste una sola è intera. Essi, oltre a confermare, tenendo conto del loro stadio di sviluppo, i caratteri precedentemente descritti della corrispondente valva ! Fourtau R.' Faune crét. d’ Égypte, pag. 346, tav. V, fig. 10, 11. ? FicARI Bey A. Studi scientifici sull’ Egitto, pag. 142. 126 B. GRECO [146] sinistra nell’individuo intero, avendo ben conservato la regione cardinale, che in questo invece era in cattivo stato, mostrano (Tav. XVI [XV], fig. 1, in grandezza naturale) l’umbone di essa valva tumido, corto, poco sporgente, ottuso, alquanto appuntito all’apice, che è situato alla sommità dell’area cardinale larga, ma più o meno bassa ed .inoltre i robusti denti della cerniera e le orecchiette, quali le abbiamo sopra descritte; ma qui, essendo la superficie ben conservata, si può constatare che senza dubbio esse sono provviste soltanto di strie di accrescimento. Uno di questi tre esemplari mostra l'impronta muscolare spostata posteriormente, di forma arrotondata e molto più profonda in questa valva sinistra che nella destra sopra esaminata. Come l’esemplare raccolto dal FourtAU, anche i nostri rassomigliano allo Spondylus striatus GoLpr.! del Cenomaniano della Francia, dell'Inghilterra, della Germania, del Belgio ed allo Spondylus gi bosus D’OrB.® dell’Albiano della Francia. Da entrambe le specie però tutti si distinguono, a prescin- dere dalle dimensioni molto più grandi che essi raggiungono, per notevoli differenze nella forma e nelle ornamentazioni. Per l’aspetto generale essi inoltre ricordano molto lo Sporndylus Royanus D’ORB.? del Senoniano superiore della Francia; ma oltre che per la loro taglia assai più grande e per la più spiccata gibbosità, essi se ne distinguono per i diversi ornamenti che ben si vedono nel pic- colo esemplare rappresentato con le figure 2-4 dal p’OreIGNY, mentre la figura 1 rappresenta il mo- dello interno di un individuo più sviluppato. Ritengo quindi che i nostri esemplari, insieme con quello raccolto dal FourtAU, costituiscano, nel Maestrichtiano di Quadi Am Rockam, una caratteristica specie ben distinta da tutte le altre conosciute e che io indico col nome di Spondylus Forniti n. sp. Gen. Lima BruGuUIÈRE 1. Lima insolita Peron et Fourtau. — Tav. XVI [XV], fig. 3. 1904. Lima insolita PeRoN in FourtAU. Faune erét. d’Égypte, pag. 241 e 316, tav. III; fig. 9, 10. Questa specie fu stabilita dal PreRow su una sola valva sinistra, raccolta dal FourmAU nella formazione calcarea dell’ Quadi Am Rockam, da lui riferita al Campaniano superiore e che noi consi- deriamo come Maestrichtiana. Tale specie deve essere ben rara in questa località, perchè anche il Ficary Bey vi trovò una sola valva e per di più in stato meno perfetto di quella del FourTAU, essendo incompleta ed alquanto deformata per compressione. Tuttavia le dimensioni, l'aspetto della parte conservata e gli ornamenti, costituiti da costule raggianti, sottili, serrate, alquanto ondulose, divise in due gruppi divergenti, che partono ad angolo acuto verso il mezzo della valva ed .incro- ‘ciate da pieghe concentriche di accrescimento, non lasciano alcun dubbio circa la determinazione esatta di questo esemplare. Delle orecchiette ne è conservata una sola, la quale, a quel che sì può giudicare, sembra corrispondere alla posteriore dell’individuo del FourrAU, permettendoci così di ! GoLpeuss A. Petrefacta Germaniae, vol. II, pag. 98, tav. CVI, fig. 5. — D’ORBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 660, tav. 453. — D’OrBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 170. ? D’OrBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 658, tav. 452, fig. 1-6. — D’ORBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 139. ® D’OrBIGNY A. Pal. frane. Terr. crét., vol. INI, pag. 671, tav. 460, fig. 1-5. — D’ORBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 254. [147] i B. GRECO 127 ritenere, in confronto con questo, che anche il nostro esemplare sarebbe costituito dalla valva sinistra; mentre, essendo esso deformato ed a contorno incompleto, non si sarebbe altrimenti potuto argo- mentare. Tale conclusione sarebbe avvalorata anche dal fatto che, in questa stessa regione poste- riore, le pieghe di accrescimento sono bene spiccate, come appunto ha osservato il Peron nella valva da lui descritta. i Per la forma ovale obliqua e per la disposizione delle orecchiette, il Peron attribuì giusta- mente al genere Lima la valva sinistra da lui esaminata; ma fece notare che la distribuzione delle costule è veramente eccezionale nelle conchiglie di questo genere, manifestandosi piuttosto in qualche Mytilus o in alcuni Pecten. Ben a ragione quindi egli denominò questa specie Lima insolita, poichè, per tale carattere ornamentale, nettamente si distingue da tutte le specie conosciute, appartenenti a tale genere e lamentò che la insufficienza del materiale non abbia permesso di formarsi un’ idea più precisa di questa specie. Disgraziatamente, per la rarità di essa nel Maestrichtiano di Quadi Am Rockam, il Figari Bey non fu più fortunato del FourtaU; quindi ancora la Lima insolita PeRoN et FourtAu non è completamente ben conosciuta. Gen. Area Linneo \ 1. Arca (Barbatia) Balli Peron et Fourrau. — Tav. XVI [XV], fig. 4-6. 1904. Arca Balli Peron in FourtAT. Faune crét. d’ Egypte, pag. 241 e 323, tav. III, fig. 11 e 12. DIMENSIONI ANO ZZ ANT RION PAESI SI CIO IDA TO TONE I STE ZZA MOIO RO I IE O SITA NRE DERO La elegante e caratteristica Arca Balli, fondata dal Peron su di un solo piccolo esemplare, trovato dal Fourrau nella formazione calcarea marnosa di Quadi Am Rockam, da lui riferita al Campaniano inferiore, è rappresentata nella collezione del Figari Bey da 5 individui provenienti dagli stessi calcari di quella località, da noi considerati come Maestrichtiani. Questi esemplari sono costituiti da 4 valve sinistre ed una destra, più o meno incomplete, con superficie della conchiglia in buono stato di conservazione, una alquanto deformata, e appartengono ad individui in diverso stadio di sviluppo, il più grande dei quali (Tav. XVI [XV], fig. 4) presenta le dimensioni sopra indicate. Di forma trasversalmente ovale, sono molto convessi, inequilaterali, con regione anteriore arro- tondata, priva di carena, con regione posteriore più lunga, obliquamente arcuata, provvista di una carena ottusa, poco spiccata, che dall’apice si dirige evanescendo verso il margine inferiore, il quale, lungo ed arcuato, presenta (Tav. XVI [XV], fig. 6) una insenatura in corrispondenza di una leggera depressione, limitata alla parte inferiore della metà anteriore. Gli umboni (Tav. XVI [XV], fig. 5), spostati alquanto anteriormente, sono assai poco sporgenti, slargati, ottusi e ricurvi in avanti. L’area cardinale, ben visibile nella parte posteriore specialmente in un esemplare, è assai bassa, stretta, allungata e provvista di tre soli solchi divergenti; la linea cardinale è lunga, diritta e dei denti si intravedono soltanto gli ultimi 4 posteriori a disposizione obliqua e relativamente ben sviluppati. La superficie delle valve è ornata da innumerevoli costule raggianti ben spiccate, fini, uniformi, separate da spazi più ampi, le quali nella regione posteriore si assottigliano ancora di più e diven- tano meno spiccate, in forma di strie. Con questi ornamenti radiali si incrociano le innumerevoli e fitte linee di accrescimento, in modo da rendere tutta la superficie elegantemente reticolata. 128 B. GRECO [148] L'esame dei nostri esemplari, ora descritti, non solo ha confermato per questa specie la costanza dei caratteri, così ben posti in evidenza dal PrRoNn per l’unico piccolo esemplare, che egli ebbe a sua disposizione, ma ci ha permesso di conoscere meglio tale specie e di stabilire che, per la con- formazione della sua regione cardinale, essa appartiene al sottogenere Barbatia. Dalla stessa formazione Maestrichtiana di Quadi Am Rockam proviene inoltre un piccolo fram- mento anteriore, appartenente alla valva destra di una Arca (Barbatia), che, per l’aspetto generale dei suoi ornamenti, rassomiglia molto all’Arca (Barbatia) Balli Peron et FourTAU, ma se ne distingue per la ineguaglianza delle coste radiali, essendovene alcune più spiccate principali, molto distan- ziate, tra le quali si osservano due o tre sottili costoline in forma di strie; è specialmente nella parte anteriore che le coste principali sono più pronunziate. Non è improbabile che questo fram- mento possa appartenere ad una specie non ancora conosciuta; ma, essendo esso molto insufficien- temente conservato, ritengo che, almeno in via provvisoria, sia consigliabile di considerarlo come una varietà dell’Arca (Barbatia) Balli Peron et FourtAU. Arca (Trigonoarca) Ferlinii n. sp. — Tav. XVI [XV], fig. 7. DIMENSIONI Altezza approssimativa >... +. + +. +. ..mm. 28 UDO EZZA NE NU N DIM 29) L’unico esemplare di questa caratteristica specie è costituito dalla sola valva destra. Essa è di forma trasversalmente ovale, più lunga che alta, non molto inequilaterale, assai convessa, ma regolarmente. La regione anteriore ha un discreto sviluppo, è arrotondata al margine e presenta, limitatamente alla parte superiore, tre sottili costoline radiali, che si vedono con la lènte. La regione posteriore più sviluppata, alquanto più alta dell’anteriore, è pure essa arrotondata al margine e ben delimitata da una carena evidente, ma ottusa, che dall’umbone si estende allargandosi fino all’an- golo posteriore, sulla quale si osservano due costole poco rilevate, pieghiformi. Questa carena è posta in evidenza da un solco posteriore ad essa e radiale, ampio, discretamente profondo, oltre il quale si presenta una seconda carena arrotondata, ottusa, più larga, ma alquanto più corta della precedente, estendentesi fino al margine posteriore e sulla quale si osservano tre costole simili alle due precedenti; essa è ben delimitata da un debole solco radiale posteriore, oltre il quale si vedono con la lente fino al margine superiore quattro costoline, corrispondenti a quelle della regione ante- riore. Il margine inferiore è debolmente arcuato e tutta la superficie della valva ad esso corrispon- dente, oltre alla massima parte della regione anteriore, si presenta liscia, osservandosi soltanto delle linee di accrescimento concentriche poco spiccate. L’umbone, situato alquanto anteriormente, assai rigonfio e tumido, è addossato al cardine, ma, essendo rotto alla sua sommità, non è visibile l’apice che sembra dovesse essere relativamente piccolo, poco sporgente e ricurvo in avanti; l’area liga- mentare è assai ridotta e molto bassa. La preparazione del cardine non è riuscita perfetta a causa della roccia piuttosto tenace; tuttavia si osserva la linea cardinale leggermente arcuata e si vedono, con l’aiuto della lente, più o meno distintamente i numerosi denti, dei quali i mediani sono più piccoli e verticali, mentre quelli laterali anteriori e posteriori vanno gradualmente diventando più grandi ed obliqui. I caratteri appunto del cardine e dell’area ligamentare 1 m {inducono ad ascrivere questa specie di Arca al sottogenere 7rigonoarca. [149] pari B. GRECO 129 Essa ricorda alquanto l'Arca (17 igonoarca) Ligeriensis D’OrB.!, l'Arca (Trigonoarca) Passyana D’ORB.?, l'Arca (Cuccullaea) Mailleana D’ORB.?, specie tutte del I 0 della Francia 4 oltre che di di regioni, e, fra le specie indiane, la Trigonoarca Gamana Fors.* del gruppo di Ootatoor e la Trigo- noarca Brahaminica Fors.5 del gruppo di Arrialoor. Da tutte si distingue nettamente in modo speciale per la conformazione della sua regione posteriore e per gli ornamenti di questa parte e di porzione della regione anteriore, ornamenti che fanno spiccato contrasto con la restante parte della valva liscia. Per questi caratteri invece ricorda la Trigonoarca galdrina v’Oxs." dell’Arrialoor indiano, specialmente quale è figurata dal Kossmar*; ma se ne distingue per differenze nella forma della conchiglia, nella curvatura, nella conformazione e negli ornamenti della regione posteriore, nell’um- bone, che è più tumido e nell’area molto ridotta. L’esemplare che abbiamo esaminato, fu raccolto dal Figari Bey nella formazione calcarea mar- nosa Maestrichtiana di Quadi Am Rockam. Gen. Cardita BrucuIERE 1. Cardita Beaumonti D’'ArcH. sp. 1850. Venericardia Beaumonti D’ArcHIAC. Hist. progr. géol., vol. III, pag. 263. 1853. Cardita obliqua p’ArcHIAC et Harme. Foss. Nummul. de V Inde, pag. 251, tav. XXI, fig. 8 e 9. 1853. — subcomplanata D’ARCHIAC et HAIME. Ibidem, pag. 252, tav. XXI, fig. 10 e 11. 1853. — Beaumonti p’ArcHIAac et Harme. Ibidem, pag. 258, tav. XXI, fig. 14. 1853. — Viquesneli p’ArcHIAC et Harme. Ibidem, pag. 255, tav. XXI, fig. 7. 1862. — Loryi Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 271, tav. XXXI, fig. 3 e 4. 1871. — Jacquinoti Sroriczxa. Cret. Peleeypoda S. India, pag. 290, tav. X, fig. 15-21. 1880. — Tripolitensis COQUAND. Et. suppl. Paléont. Algerienne, pag. 122. 1881. ‘— ——Barroneti Munier-CHALMAS. Mission Chotts tunisiens, pag. 70, tav. II, fig. 4-8. 13897. — (Venericardia) Beaumonti var. Belucistanensis NoetLING. Fauna of the upper Cretaceous (Maé- strichtien) beds Mari Hills, pag. 45, tav. XII, fig. 2 1897. — _ subeomplanata NoETLING. Ibidem, pag. 46, tav. XII, fig. 3. 1902. — libyca Quaas. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 203, tav. XXIII, fig. 13-21; tav. XXXII, fig. 3-6. 1903. — — et C. Beaumonti Quaas. Berichtigung ecc., pag. 32, 33. 1906. — . Beaumonti KRUMBECK. Geol. und Pal. von Tripolis, pag. 105, tav. VIII, fig.’ 6 1 p’OrBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 227, tav. 317, fig. 1-3 (non 4 e 3). ? D’OrBIGNY A. Ibidem, pag. 241, tav. 827, fig. 1 e 2. — Woops H. Oretaceous Lamellibranchia of England, vol. I, pag. 47, tav. VIII, fig. 9 e 10. 3 D’OrBIGNY A. Ibidem, pag. 229, tav. 318, fig. 3-7. — Woops H. Ibidem, pag. 63, tav. XIII, fig. 4 e 5. 4 D’OrBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 164. ° SroLICZKA F. Cretaceous Pelecypoda S. India, pag. 354, tav. XX, fig. 4 e 5; tav. L, fig. 7. 6 SroLICZKA F. Ibidem, pag. 354, tav. XVIII, fig. 13; tav. XX, fig. 1-3. © SroLICZKA F. Ibidem, pag. 355, tav. XVIII, fig. 2-5. 8 KossMmaT F. Cretaceous of Pondicherri, pag. 94, tav. IX, fig. 1-3. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 17 130 B. GRECO [150] 1912. Cardita libyca Dr SterANO. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. 1912. — Barroneti Pervinquière. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 241, tav. XVIII, fig. 1-3. 1912. —- Beaumonti PervinquIÈRE. Ibidem, pag. 242, tav. XVIII, fig. 4-22 (cum syn.). 1913. — — De STEFANI. Tripolitania, pag. 282 [28], tav. XXVI [IV], fig. 11-19. 1914. — _ PARONA. Tripolitania, pag. 21, 22 e 23. on - FourtAau. Mollusques Lamellibranches, pag. 68, tav. VII, fig. 1. Il PERvINQUIERE illustrò già esaurientemente questa specie, ponendone bene in evidenza le nume- rose variazioni, mediante la particolareggiata, completa descrizione, accompagnata da numerose figure e stabilendone la complicata sinonimia; a tale studio io del tutto mi riferisco. Da esso risulta che non soltanto la Cardita libyca Zirr. è da riunire alla Cardita Beaumonti D’ARcH. sp., come il NoetLING prima ed il Quaas dopo hanno riconosciuto, ma, oltre alle prime 6 specie: con diversi nomi sopra indicate in sinonimia, debbono essere considerate come appartenenti anche alla ardita Beaumonti D'Arca. sp. la Cardita erotica GAB del Perù, la Cardita inflata Levm. con la Cardita Sabothi Leym. dei Pirenei, la Cardita Morganiana RataguNn del Brasile e la Venericardia imbrica- toides Douv. della Persia. Successivamente inoltre ben con ragione il De STEFANI ha aggiunto alla lung® sinonimia di questa variabilissima specie anche la Curdita Barroneti Mun.-CH., in seguito allo studio dei suoi numerosi e belli esemplari della Tripolitania. i Alla Cardita Beaumonti p’AgcH. sp. così intesa appartiene un solo esemplare della nostra colle- zione egiziana. Esso è completo, con la superfice della conchiglia in buono stato di conservazione; ma è deformato obliquamente per compressione, in modo tale che le valve sono anche reciproca- mente spostate dalla loro naturale posizione. Tuttavia, per la sua forma, tenuto conto dello stato di fossilizzazione, per il suo stadio di sviluppo e per i suoi ornamenti, esso corrisponde bene in modo speciale all’esemplare figurato dal Quaas a tavola XXIII, figura 17, o anche a quello dal PERVINQUIERE rappresentato a tavola XVIII, figura 13. La Cardita Beaumonti D’ARrcH. sp. è specie caratteristica del Cretaceo più elevato, cioè del Daniano e del Maestrichtiano; e come tale sì trova, con notevole estensione geografica, nell’ India, nel Belu- cistan, nella Persia, nella Tripolitania, nella Tunisia, nell’Algeria, nei Pirenei, nel Brasile e nel Perù. In Egitto, assai frequente nel Maestrichtiano del Deserto libico, cioè negli strati con Exogyra Overwegi ed illustrata dal Quaas col nome di Cardita libyca Zrrt., è stata più recentemente indicata con la stessa denominazione nel Maestrichtiano del Deserto arabico dal Di StEFANO, nell’elenco dei fossili raccolti dal CorresE nel suo viaggio da Chena a Cosseir. Ed infine recentissimamente è stata citata nell’Aturiano (Maestrichtiano) di diverse località egiziane dal FourtaU, il quale ritiene che a tale specie possa essere riunita come varietà anche la Cardita depressa D’ArcH. et H.! e che la Cardita Viquesneli D’ArcH. et H. forse più giustamente possa piuttosto essere considerata come una muta- zione nummulitica della Cretacea Cardita Beaumonti D'ARCH. Sp., ammielho come decisamente sinonima di quest’ultima specie, come ha stabilito il PERVINQUIERE. L’unico nostro esemplare sopra esaminato proviene dalla formazione calcarea marnosa Maestrich- tiana di Quadi Am Rockam. 1 p’ArcHIac et Harme J. Foss. nummul. de Vl Inde, pag. 255, tav. XXI, fig. 1 e 2. [151] i B. GRECO 6) Gen. Crassatella LAMaARCK - 1. Crassatella matereula Maven-Evwar. — Tav. XVI [XV], fig. 8-18. 1896. Crassatella matercula MayerR-Eyman. Terr. tertiairves inf., pag. 362, tav. IX, fig. 4. 1902. — Zitteli WANNER. Fauna oberst. weissen Kreide lib. Wiiste, pag. 121, tav. XVIII, fig. 3 e 4. 1902. - — Quaas. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 208, tav. XXIII, fig. 22-29; tav. XXXII, fig. 8 e 9. 1904. _ — Peron in Fourrau. Faune crét. d’ Égypte, pag. 328, tav. II, fig. 3. 1906. — — KrumBEcKk. Geol. und Pal. von Tripolis, pag. 107, tav. VIII, fig. 8. 1912. _ — Di STEFANO. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. 1912. — Wanneri PervinquièRrE. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 249, nota 3°. 1917. _ matercula FourTAU. Mollusques Lamellibranches, pag. 75. DIMENSIONI I II III IV V VI VII VIII Altezza . . . . mm.14 mm.15 mm. 24 mm. 25 mm. 25 mm. 30 mm. 24 mm. 31 Lunghezza . . . ale » 19 > 28 » 30 » 35 » 39 » 26 DZ La Crassatella Zitteli fa stabilita dal WANNER su esemplari raccolti nella Creta bianca superiore del Deserto libico. Poco:dopo il Quaas ritrovò tale specie molto più frequente nei sottoposti strati con Exogyra Overwegi della stessa regione, appartenenti al Maestrichtiano, distinguendovi la var. fypica e la var. lucinoides. In seguito il FourrAU raccolse nella formazione calcarea di Quadi Am Rockam, da lui considerata appartenente al Campaniano inferiore e che noi riteniamo Maestrichtiana, nume- rosi esemplari di una Crassatella in buono stato di conservazione, che dal PERON furono pure rife- riti a questa specie, osservandovi rappresentanti di entrambe le varietà, con notevoli variazioni, oltre ad apparenti rassomiglianze con la Crassatella chargensis Quaas, pure degli strati con Exrogyra Overwegi del Deserto libico. Essa fu ancora segnalata, sempre in terreni maestrichtiani, dal KRUMBECK in Tripolitania e più recentemente dal Di StErFANO fra i fossili raccolti dal Cortese nella sua traver- sata del Deserto arabico da Chena a Cosseir. In seguito però il PERVINQUIÈRE propose incidental- mente di denominare Crassatella Wanneri questa specie del WANNER, esistendo già una Crassatella Zitteliana Sror. nell’Arrialoor dell’ India. Se non che recentissimamente il FourtAU ha fatto cono- scere che senza alcun dubbio la Crassatella Zitteli WANNER, che è da lui citata nell’Aturiano (Cam- paniano e Maestrichtiano), deve essere riunita alla Crassatella matercula MayeR-EyMmAR e quindi non può aver seguito la proposta: nuova denominazione del PERVINQUIÈRE. Gli esemplari, che io riferisco a questa specie provengono, come quelli raccolti dal FourTAU, dal Maestrichtiano di Quadi Am Rockam e sono in numero di 16. Sono quasi tutti in buono stato di conservazione e costituiti da valve isolate, 7 sinistre e 9 destre. La preparazione del cardine è inoltre ben riuscita in molte di esse. Un esemplare (Tav. XVI [XV], fig. 8a e 8b), costituito dalla valva sinistra, per la sua forma rotondeggiante e meno rostrata rispetto alla var. typica, per la conformazione del cardine, per gli altri caratteri interni e per gli ornamenti, costituiti da regolari costole concentriche 132 B. GRECO [152] numerose, fitte, serrate, uniformemente distribuite corrisponde assai bene all’esemplare della Crassa- tella matercula figurato dal MaveR-Eymar ed anche all’individuo della Crassatella Zittelì WANNER var. lucinoides, che è pure costituito dalla valva sinistra, rappresentato dal Quaas colle figure 294 e 295 della tavola XXIII, presentandosi però rispetto ad entrambi gli esemplari in stadio di svi- luppo di gran lunga più inoltrato. Un altro individuo (Tav. XVI [XV], fig. 10), costituito pure dalla valva sinistra, di dimensioni alquanto più piccole, corrisponde per la forma all’esemplare ora esami- nato, ma presenta le coste meno uniformemente conformate e distribuite; in esso non è visibile il cardine, giacchè, per la tenacità della roccia, ho dovuto rinunziare a prepararlo. Gli altri individui rassomigliano molto di più, per la loro forma più allungata trasversalmente, agli esemplari della var. fypica, rappresentati dal Quaas con le figure 25 e 26 della stessa tavola XXIII, raggiungendo alcuni però dimensioni più grandi. Mentre però gli individui giovani (Tav. XVI [XV]; fig. 11, 12a e 12) corrispondono bene ad esse anche per gli ornamenti, costituiti da coste alquanto distanziate fra loro, le quali poi possono ad un certo punto assumere lo stesso aspetto che presentano nella var. lucinoides Quaas, collegando le due varietà, negli individui in stadio di sviluppo più o meno avanzato (Tav. XVI [XV], fig. 9, 13, 15, 17) la conformazione e la distribuzione delle coste sono più irregolari, corrispondendo essi più o meno, anche per le dimensioni che possono raggiungere, all’esemplare figurato dal Fourtau, facendoci conoscere altre variazioni di questa specie. Uno di essì (Tav. XVI [XV], fig. 17a) presenta anche anormalmente alcune coste, che posteriormente, prima della carena, si riuniscono due a due rispettivamente in una sola costa più grossa, più rilevata e più distan- ziata dalle vicine immediate. Se non che negli esemplari attualmente in esame il cardine (Tav. XVI [XV], fig. 123, 136, 16, 175 e 188), per i denti più robusti e diversamente conformati, sì allontana da quello rappresentato per la Crassatella Zitteli Wawwer dal Quaas colle figure 27, 28 e 296 della: tavola XXIII, presentando invece stretti rapporti di somiglianza con quello della Crassatella char- gensis Quaas?. Di questa specie l’autore ha dato il disegno del cardine della valva sinistra soltanto, ben visibile nella figura 3, tavola XXIV; e ad esso appunto corrisponde il cardine della valva sini- stra dell'individuo da noi figurato a Tavola XVI [XV], figura 186. Ma molti nostri esemplari, costi- tuiti da valve destre, hanno il cardine ben conservato (Tav. XVI [XV], fig. 125, 130, 16 e 178) e, in confronto con quello della valva sinistra da noi figurata, fanno ben comprendere come, nella relativamente ampia e profonda fossetta dentaria di questa, ben potesse trovare posto il robusto, sporgente e triangolare dente cardinale, che si osserva in quelle. All’infuori però di questa corri- spondenza nei caratteri del cardine, questi fra i nostri esemplari della Crassatella matercula MaveR- Evmar, come quelli del Deserto libico, si distinguono dalla Crassatella chargensis Quaas per la man- canza degli ornamenti radiali, per la regione anteriore non estremamente ridotta con umboni subterminali e per minore e regolare convessità. Tuttavia tale corrispondenza nei caratteri del cardine rende ancora più stretti i legami di parentela esistenti tra la Crassatella matercula MaveR- Evuar e la Crassatella chargensis Quaas, meglio di quello che si rilevi dal confronto delle figure 22, 24 della tav. XXIII e figura 9 della tavola XXXII del Quaas, rappresentanti esemplari della sino- nima Crassatella Zitteli WanwER, con le figure 1 e 2 della tavola XXIV, che rappresentano indi vidui della Crassatella chargensis Quaas e meglio anche di quanto avesse intraveduto il Peron per gli esemplari raccolti dal Fourrav nella stessa località, dalla quale provengono i nostri. 1 Quaas A. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 211, tav. XXIV, fig. 1-3. [153] i < «+ B. GRECO 133 Gen. Luecina BRuGUIÈRE 1. Lucina (Dentilueina) Saharica Quaas var. Rockamensis n. v. —- Tav. XVI [XV], fig. 19. , 1902. Zucina Saharica Quaas. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 214, tav. XXIV, fig. 5-7. 1904. — Barroni Peron in Fourtau. Faune crét. d’ Egypte, pag. 329, tav. II, fig. 1 e 2. 1912. — (Dentilucina) Saharica PeRvINQUIÈRE. Et. paltont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 253. 1917.. — Saharica FourtAU. Mollusques Lamellibranches, pag. 78. DIMENSIONI AITEZA: onto a e oa ao eo iran ETERNI co: Lor ato io o o: Lo a ca VIMONGLO, Da un frammento di calcare, che aderiva ad un fossile proveniente dal Maestrichtiano di Quadi Am Rockam, sono riuscito ad estrarre un solo individuo riferibile a questa specie. Esso è costituito dalla valva destra ed è in buono stato di conservazione, quantunque anteriormente in piccola parte sia rotta la conchiglia, la quale è sostituita in quella regione dal corrispondente modello interno, permettendo così egualmente di osservare tutto il contorno della valva. Esso, per la sua forma depressa, equilaterale, quasi circolare, eccettuata una debole incisione anteriormente al piccolo umbone e per gli ornamenti, costituiti da costule concentriche, quasi circolari, ben rilevate, ristrette e separate da intervalli più ampi di esse, corrisponde, in proporzione con le sue dimensioni minori, all’esemplare della Lucina Saharica Quaas, rappresentato da questo autore a tavola XXIV figura 7 e costituito pure esso dalla valva destra. Se ne distingue alquanto perchè le sue costule concen- triche sono più sottili, più fitte e quindi più numerose. Per quanto la cerniera non sia osservabile nel nostro unico esemplare e quindi non possano istituirsi confronti con le figure 5 e 6 della stessa tavola XXIV del Quaas, le quali mostrano i caratteri del cardine nelle valve sinistra e destra di questa specie, tuttavia la rassomiglianza esterna di esso con la figura 7 del Quaas è tale, che io eredo doverlo riferire appunto alla Zucina Saharica Quaas, considerandolo però come una varietà Rockamensis, a costule concentriche più sottili e più fitte. Dalla Lucina Barroni Peron et FourtaAv, affine alla Lucina Saharica Quaas, alla quale è stata recentissimamente riunita dallo stesso Fourrau, fondata su un solo esemplare raccolto dal FourtAU pure nel Maestrichtiano di Quadi Am Rockam, il nostro esemplare si distingue oltre che ‘per i carat- teri delle costule sopra ricordati, per la sua forma subcircolare e non già più lunga che alta, non presentando il bordo anteriore molto prolungato. i La tipica Lucina Saharica fu stabilita dal Quaas su esemplari provenienti dal Maestrichtiano del Deserto libico, cioè dagli strati con Exogyra Overwegi; successivamente la specie fu pure segna- lata nel Maestrichtiano della Tunisia dal PervIiNQuIÈRE, che, basandosi specialmente sulle figure del Quaas, due delle quali rappresentano anche il cardine, la riferì al sottogenere Dentilucina, proposto dal Fiscuer! per le Lucine ornate di strie o di lamelle concentriche, con lunula e corsaletto ben ! FiscHER P. Manuel de Conchyliologie, pag. 1143. . 134 B. GRECO [154] spiccati e provviste di denti cardinali e laterali evidenti. In seguito alla riunione sopra accennata della Lucina Barroni Prron et FourtAaU con la Lucina Saharica Quaas, anche la forma tipica di quest’ ultima specie si trova rappresentata all’Ouadi Am Rockam, oltre alla nuova sua varietà da noi proposta. 2. Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. — Tav. XVI [XV], fig. 20. 1912. Lucina (Dentilucina) Calmoni PervinquiIidRE. Ft. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 253, tav. XIX, fig. 10-13. lola. = — — PARONA. Tripolitania, pag. 21. . Riferisco a questa specie un solo esemplare, costituito dalla valva destra soltanto, la quale è superficialmente in parte alquanto corrosa e presenta un poco sbocconcellato il margine anteriore e parzialmente l’inferiore. Tuttavia, basandoci anche sull'andamento di due rughe concentriche di accrescimento, che come vedremo, sì osservano verso il contorno, si può stabilire che per la sua forma, per le dimensioni molto piccole (mm. 13 di altezza), per la debole ma regolare convessità, per la conformazione del piccolo umbone e per la superfice ornata di strie concentriche di accre- scimento, ben visibili inferiormente ove la superfice è meglio conservata, fra le quali se ne osser- vano due più sviluppate in forma di rughe, esso corrisponde così bene all’esemplare di Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. rappresentato da questo autore a tav. XIX, fig. 10, che, per quanto nel nostro individuo non sia osservabile il cardine, io credo che ad essa debba essere riferito. Come carattere differenziale è da notare la scarsa evidenza del debole solco posteriore, partente dall’um- bone; ma, a prescindere dal fatto che esso è poco spiccato anche nelle figure del PERVINQUIÈRE, ciò può ben dipendere dal non perfetto stato di conservazione, che la conchiglia del nostro esemplare presenta in quella regione. È La Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv., trovata primieramente in Tunisia, nelle vicinanze di Ghadames nei calcari silicei del Maestrichtiano o del Daniano, in ottimo stato di conservazione, fu. esaurientemente descritta, differenziata e molto ben figurata dal PrrvinquièRre. In seguito fu citata dal Parona nel Maestrichtiano della Tripolitania. L'unico nostro individuo, che la rappresenta in Egitto, fu da me isolato, insieme con l'esemplare della specie precedente, da un pezzo di roccia che aderiva ad un fossile proveniente dal Maestrichtiano di Quadi Am Rockam. Gen. Cardium Linneo 1. Cardium (Protocardia) delicatulum Sror. — Tav. XVI [XV], fig. 21. 1871. Protocardium delicatulum STOLICZKA. Cret. Pelecypoda $. India, pag. 220, tav. XIII, fig. 8. DIMENSIONI NZ OI or no Nol oli tot o SI a 0) IIRIAGINAZZAN Lal o on eo o e o » -8 [155] i . B. GRECO 135 Credo che debbano essere riferiti a questa elegante specie tre soli individui in buono stato di conservazione, di dimensioni assai piccole, costituiti da valve isolate due destre ed una sini- stra. La loro conchiglia è di forma suborbicolata, subtroncata nella regione posteriore, discreta- mente e regolarmente convessa, con omboni prominenti e compressi ai lati. La superfice è ornata nella regione posteriore da numerose, delicate, fitte costule radiali, meglio visibili con la lente, date le piccole dimensioni, mentre nella restante parte della conchiglia è provvista soltanto di sottili strie di accrescimento, pure meglio visibili con la lente al margine antero-inferiore. L’esem- plare costituito dalla valva sinistra, di poco più grande degli altri due (mm. 11 di altezza), avendo nella parte superiore la superfice della conchiglia leggermente corrosa, mostra nella parte mediana alcune sottilissime strie radiali visibili con la lente; ma è da ritenere che ciò sia dovuto al suo stato di conservazione, perchè nella restante parte anteriore ed inferiore, ove la conchiglia è in perfetto stato, tali strie non esistono. Gli esemplari, che abbiamo ora descritto, corrispondono bene. all'individuo del Protocardium delicatulum StoL., descritto e figurato dallo SroLiozra, distinguendosene soltanto per le dimensioni molto più piccole; e, in relazione appunto con il loro stadio più giovanile di sviluppo, essi pre- sentano le strie di accrescimento meno evidenti. Come l’esemplare dello SroLiczra, anche i nostri manifestano stretta affinità specialmente col Cardium (Protocardia) hillanum Sow., che troveremo ed esamineremo fra i lamellibranchi cenoma- niani e che è stato inesattamente segnalato dal Quaas anche nel Maestrichtiano del Deserto libico (strati con Exogyra Overwegi)!, giacchè il FourtAU® recentissimamente ha fatto conoscere che gli esemplari dal Quaas attribuiti a tale specie debbono essere invece riferiti a Protocardia moabitica Larm. Dal Cardium (Protocardia) hillanum Sow. però i nostri esemplari e quello indiano si distinguono per gli umboni proporzionatamente più prominenti e compressi lateralmente, per le costule poste- riori radiali di gran lunga più numerose, più sottili e più fitte, per la mancanza delle costule con- centriche di accrescimento nella restante parte della conchiglia, sostituite da delicate strie pure parallele al margine. Il Cardium (Protocardia) delicatulum Stor. era stato finora trovato soltanto nell'India meridio- nale, in una formazione dallo SroLiczga riferita con molta probabilità al gruppo di Arrialoor. I nostri tre esemplari egiziani, insieme con i rappresentanti delle due precedenti specie, furono da me estratti da un frammento di roccia, che aderiva ad un fossile proveniente dalla formazione Maestrichtiana di Quadi Am Rockam. Gen. Roudaireia? Munrer-CHALMAS 1. Roudaireia Auressensis Co. sp. — Tav. XVI [XV], fig. 22. ; 1862. Trigonia Auressensis Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 203, tav. XII, fig. 10 e 11. 1867. — distans FrAAS (non ConrAaD nec Coquanp). Aus dem Orient, pag. 93, tav. I, fig. 14. 1880. Cyprina acute-carinata Coquanp. Ét. supplem. Paléontologie Algerienne, pag. 112. 1880. Lyriodon Auressensis CoquanD. Ibidem, pag. 387. 1881. Roudairia Drui Munier- CHALMAS. Mission Chotts tunisiens, pag. 76, tav. IV, fig. 1-7; tav. V, fig. 1. ! Quaas A. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 218, tav. XXIV, fig. 18 e 19. ? Fourrau R. Mollusques Lamellibranches, pag. 83-86. ® FiscHER P. Manuel de Conchyliologie, pag. 1072. 136 B. GRECO [156] 1890. Roudaireia Auressensis PerON. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 299, tav. XXIX, fig. 10-12.. 1902. Roudairia Drui Quaas. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 221, tav. XXIV, fig. 20-22. 1906. — Auressensis KruMmBECK. Géol. und Pal. von Tripolis, pag. 110, tav. IX, fig. 1. 1912. Roudaireia Drui PervinquiÈRrE. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 230, tav. XV, fio. 9-13. i 1912. -- auressensis Di STEFANO. Faune cretaciche del Deserto arabico, pag. 169. 1914. — Drui PARONA. Tripolitania, pag. 21. TOT. — auressensis FourtAT. Mollusques Lamellibranches, pag. 63, tav. III, fig. 2 e 8. Il Peron per il primo si accorse della perfetta corrispondenza della Roudaireia Drui Mun.-CR. del Senoniano superiore della Tunisia con la Trigonia Auressensis Coo., indicata dal Coquanp come proveniente dal Cenomaniano dell’Algeria. Data però la grande diversità di giacimento, il PERON, avendo supposto che il Coquanp, come frequentemente gli accadde per i fossili, che a lui furono inviati senza precise indicazioni di provenienza, avesse fatto una confusione di giacimento, comu- nicò a lui uno dei suoi esemplari della Tunisia e gli indicò il vero orizzonte geologico. Il Coquanp riconobbe perfettamente trattarsi della sua specie; ma in seguito trascurò di rettificare la sua prima asserzione circa il giacimento, di modo che il Lyriodon Auressensis Coq. negli Ef. suppl. figura an- cora nel Cenomaniano. Ma il PeRoN in seguito, sicuro dell'identità della Roudadreia Drui Mux.-CA. con la Trigonia Auressensis Coa., giustamente ritenne che la specie proposta dal Coquanp antece- dentemente, invece che al genere Trigonia, fosse da riferire a Roudaireia e che, per diritto di prio- rità, dovesse essere conservato il nome specifico di Auressensis dato dal Coouanp. Inoltre lo stesso PrRoNn potè constatare che la Cyprina acute-carinata Coa. nun è altro che il modello interno di una Roudaireia Auressensis Coa. sp. In seguito poi il BLancKENHoRN! stabili che quell’ esemplare della Palestina dal Fraas riferito alla Trigonia distans Coxr. non appartiene a tale specie, ma è una Raudaireia, che a lui parve di potere identificare con la Roudaireia Drui Mun:-€H. E di fatti la corrispondenza della figura del FraAs con quelle del MuniER-CHALMAS è presso che perfetta. Il Quaas successivamente, pur riconoscendo la identità della Trigonia Auressensis Coa. con la Roudaireia Drui Munx.-CE., non accettò le conclusioni del Peron e mantenne il nome di Roudaireia Drui Mux.-Cx. quantunque posteriore, perchè tale specie, a differenza di quella del Coquanp, fu descritta ed illu- strata al completo dal MunreR-CHALMAS ed è conosciuta ormai con questo nome nella letteratura: Per contro il KrumBEcK ha in seguito condiviso l'opinione del Prrox, descrivendo. la Roudaireia Auressensis Co. sp. della Tripolitania. Ed anche il Dr StrFANO più recentemente si è dimostrato dello stesso parere. : Ma contemporaneamente a lui il PeRrvinquIERE ha accettato come sinonimi della Roudaireia Drui Mux.-Ca. la Cyprina acute-carinata Co. e la Trigonia distans Conr. del Fraas, ma ha conte- stato la conclusione del Prron circa la Trigonia Auressensis Coa. Egli, avendo notato alcuni carat- teri differenziali tra la specie del Munikr-CHaLMmas e quella del Coquanp, quale un minore spessore nel tipo del Coquanp e un più notevole prolungamento nella regione posteriore,.ove si osserva una seconda carena interna, insistendo ancora sull’ età cenomaniana di quest’ ultima; indicata dal Coquanp, gli è sembrato probabile che la originaria Trigonia Auressensis Co. sia diversa dalla oudaîreia Drui Mun.-CH. e che rappresenti un’altra specie di Roudaireia, vissuta durante il Cenomaniano. ' BLANCKENHORN M. Kreidesyst. in Mittel-und. Nord-Syrien, pag. 82. [157] ue B. GRECO 137 E mentre successivamente il Parona la mostrato di accostarsi a tali conclusioni del PERvINQUIÈRE, citando la Roudaireia Drui Mux.-Cn. nel Maestrichtiano della Tripolitania, il FourtAT invece, ba- sandosi sulle variazioni che presentano i suoi numerosi esemplari, ha recentissimamente del tutto accettato l’ opinione del PrRoN. Così stando le cose, io mi permetto di osservare che i caratteri differenziali del minore spessore e del prolungamento posteriore, riscontrati dal PERVINQUIERE nel tipo del Coquanp, data la variabilità della Roudaireia Drui Mun.-CH., fattaci conoscere anche dal FourTAU, non sembrano anche'a me di grande importanza, nè' tali da giustificare una separazione specifica; quanto al carattere poi della seconda carena, essa si osserva anche nell’esemplare di Roudaireia Auressensis Coa. sp. figurato dal PrRoNn, per quanto il PrrvinquiERrE abbia fatto notare che questo carattere non sia stato esatta- mente riprodotto, perchè il disegno del Peron fu eseguito basandosi su diversi esemplari dell’Al- geria, nessuno dei quali mostra effettivamente una seconda carena così spiccata, come si vede nella figura; ma per di più è da notare che il FourrAU recentissimamente ha reso noto che tale seconda carena è nettamente spiccata sopra un esemplare della specie in discussione, raccolto dall’ Hume nell’Aturiano dell'Oasi Dungul. D'altra parte sta il fatto indiscutibile e decisivo che il Coquanp, autore della originaria Trigonia Auressensis, ha riconosciuto come appartenente a tale sua specie l'esemplare di Roudaireia Drui Mux.-Ca., che il Peron gli comunicò. Quanto al fatto poi, sul quale insiste il PeRvINQUIERE, che il Coquanp anche in seguito ha mantenuto l’età cenomaniana della sua specie, per quanto il PeRoN gli avesse comunicato come giacimento vero il Senoniano superiore, lo stesso Peron ci ha fatto sapere che ciò è dovuto ad una dimenticanza del Coquanp. E del resto anche nel caso che la Roudaireia Auressensis C0Q. sp. fosse stata trovata effettivamente dal CoquanD nel Cenomaniano, non è certamente impossibile ammettere, dato il riconoscimento decisivo fatto dallo stesso autore, che essa, bene sviluppata nel Senoniano, avesse incominciato a vivere nel Ceno- maniano, come ha ritenuto il KRuMBECK. Accettando quindi pienamente le giuste conclusioni del Peron e del Fourrau, riferisco alla Roudaireia Auressensis Coo. sp., due esemplari della nostra collezione in diverso stadio di sviluppo e costituiti entrambi dalla rispettiva valva destra. Essi si presentano in buono stato di conserva- zione, ma in tutti e due non mi è stato possibile di preparare la cerniera, perchè ricoperta da roccia molto tenace. Tuttavia essi, per la forma generale della conchiglia, per l’acuta carena limi- tante la larga area posteriore e per la forma, la distribuzione e l'andamento delle coste trasversali, che si arrestano sulla carena posteriore, corrispondono perfettamente in modo particolare, fra le numerose figure, che di questa specie hanno dato gli autori, agli esemplari rappresentati dal Quaas colle figure 20 e 21, differendone soltanto per essere i nostri in stadio più piccolo di sviluppo. La Roudaireia DI VFONZIAI: Co. sp. fu indicata dal Peron in tutta la serie del Cretaceo supe- riore dell’Algeria e della Tunisia; il Pervisquiire l’ha trovata in Tunisia più precisamente nel Coniaciano e nel Maestrichtiano; ariche in Tripolitania è citata dal KRuMBECK e dal Parona in quest’ultimo livello geologico. La specie è nota pure in Palestina ed in Siria. In Egitto fu già indicata dal Quaas negli strati con. Exrogyra Overwegi del Deserto libico, appartenenti al Mae- strichtiano e recentissimamente dal Fourtav nell’Aturiano (Campaniano e Maestrichtiano) di diverse località del Deserto libico e del Deserto arabico. Infine il Di SteFANo l’ha citata fra i fossili rac- colti dal CorresE nel suo viaggio da Chena a Cosseir attraverso il Deserto arabico, in una forma- zione costituita, fra le altre rocce, da calcari marnosi semisilicizzati e dallo stesso Di STEFANO rife- rita al Maestrichtiano. Da una simile formazione appunto credo che provengano i nostri due esemplari, dato l’aspetto della roccia fossilizzante e che essi siano pure quindi di età Maestrichtiana. Il cartellino del Ficar1 Bey, che li accompagna, DERa la solita vaga indicazione di provenienza dalla « Tebaide inferiore, Costa arabica». Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. 18 138 B. GRECO [158] Gen. Corbula BRUGUIÈRE 1. Corbula striatuloides ForB. 1846. Corbula striatuloides FoRBES. Foss. Invert. S. India, pag. 141, tav. XVIH, fig. 14. 1871. — — STOLICZKA. Oret. Pelecypoda S. India, pag. 43, tav. XVI, fig. 13 e 14. 1902. — = Quaas. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 231, tav. XXV, fig. 12-15. 1906. — (Neaera?) striatuloides KruMmBECK. Geol. und Pal. von Tripolis, pag. 111, tav. VIII, fig. 12. 1910 — Pervinquière. Hf. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 295, tav. XX, fig. 23-28. TOA NE N _ PARONA. Tripolitania, pag. 21. 1917. = —_ FourtAU. Mollusques Lamellibranches, pag. 96. Riferisco a questa specie un solo esemplare di minime dimensioni (mm. 4 di altezza), costituito dalla valva destra isolata. Esso ha il rostro rotto all'estremità posteriore e non mostra il cardine; tuttavia per tutti i caratteri della sua conformazione e dei suoi ornamenti, oltre che per le mi- nuscole dimensioni, corrisponde perfettamente a quell’individuo di Corbula striatuloides For. in stadio giovanile di sviluppo e costituito pure dalla valva destra, rappresentato dal Quaas a tavola XXV, figura 15a ed anche all’esemplare pure giovanile della Ana 14, in posa dal lato anteriore. Tale specie, trovata primieramente in India nel gruppo di Trichinopoly, è stata citata in seguito in terreni Maestrichtiani dal Quaas e dal Fourtav nel Deserto libico (strati con Exogyra Overwegi), dal KrumBeck e dal Parona in Tripolitania e dal PeRvINQuIÈRE in Tunisia. Gli esemplari però figu- rati dal Quaas, rispetto alla forma tipica indiana, presentano le coste molto più spiccate, come si vede anche nel nostro individuo; inoltre hanno una forma diversa della piccola valva o sinistra, la quale si prolunga anch’ essa in un rostro, carattere del quale mon si può riconoscere l’esistenza nel nostro individuo, costituito dalla sola valva destra. Il KrRUMBECK, esaminando i suoi esemplari di Corbula striatuloides For. della Tripolitania, ha supposto che forse tale specie sia da riferire più giustamente al genere Neaera, come del resto già lo ZrrtEL! aveva ritenuto per gli esemplari del Deserto libico, secondo quanto ha posto in evidenza il Quaas. Il PervinquiErE ha constatato in seguito la grande variabilità, che questa specie presenta, in ciò che concerne particolarmente lo sviluppo del rostro e della carena posteriore, ché possono essere estremamente ridotte, o al con- trario molto sviluppate, come nelle conchiglie del genere Cuspidaria. E più recentemente infine il De SrEFANI?, descrivendo un esemplare di Cuspidaria (?) sp. della Tripolitania, da; lui confrontato con la Corbula striatuloides (non Fors.?) del Quaas, del KrumBECK, del PERVINQUIÈRE,-perciò che ri- guarda gli esemplari egiziani, tripolitani e tunisini riferiti alla specie del ForBes da questi ultimi autori, ha confermato probabile la supposizione del KRruMBECK, osservando però giustamente che sarebbe da accettare invece il nome generico di Cuspidaria*, sinonimo di Neaera e concludendo che essi rappresentano probabilmente forme intermedie tra Corbula e Cuspidaria. Ed esemplari corri- 4 1 ZirreL K. Lib. Wiiste, pag. 63. ? De SreFANnI C. Tripolitania, pag. 279 [25], 280 [26]. 3 FiscHer P. Manuel de Conchyliologie, pag. 1155. [159] i B. GRECO 139 spondenti a questi del De SteFaNI pure in Tripolitania ha citato in seguito il Parona! L'unica valva destra di un esemplare molto giovanile, con il rostro incompleto e con cardine invisibile, quale io ho potuto esaminare, costituisce un materiale oltremodo insufficiente e tale da non fornire alcun nudvo argomentò atto a risolvere la questione riguardante la esatta determinazione generica di questa specie; mi limito perciò a constatare la perfetta corrispondenza di esso con i piccoli esem- plari della Corbula striatuloides, figurati dal Quaas ed a riferirlo presentemente al genere Corbula, come del resto hanno fatto anche il KrumBECK ed il PARONA, in attesa di un sicuro giudizio circa l'ipotesi affacciata dal KrumBecKk e dal DE STEFANI. 3 Non ho posto in sinonimia di questa specie la Corbula cfr. striatuloides Fors., segnalata dal Prron fra i fossili raccolti dal Fourtav® nel Turoniano di Abou Roach e non figurata, perchè tale determinazione fu fatta con riserva dal Peron, per lo stato difettoso degli esemplari e per alcune differenze, che essi presentano, le quali non escludono totalmente che tali individui possano appar- tenere ad una nuova specie. E di fatti il FourrAu l’ha considerata recentissimamente come specie distinta da quella del ForBes, indicandola col nome di Corbula Peroni FourtAU?. Il nostro minuscolo esemplare di CorBula striatuloides ForB. fu da me estratto, insieme con gli individui di Lucina (Dentilucina) Saharica Quaas var. Rockamensis n. v., di Lucina (Dentilucina) Calmoni Perv. e di Cardium (Protocardia) delicatulum StoL., precedentemente esaminati, da uno stesso frammento di roccia, che aderiva ad un fossile proveniente dalla formazione Maestrichtiana di Quadi Am Rockam. II. Lamellibranchi del Coniaciano Gen. Ostrea Linneo em. H. DouviILLÉ 1. Ostrea Heinzi Tr. et Peron. — Tav. XVI [XV], fig. 23-26. 1890. Ostrea Heinzi Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 193, tav. XXV, fig. 20-33. 1890. -- tunetana (non Mun.-CH.) Peron. Ibidem, pag. 168 (ex parte), tav. XXV, fig. 1-3 e 7, 8 (non fig. 4-6). 1893. — Heinzi var. major THomas. Descr. foss. nouveaux ou critiques Tunisie, pag. 15. 1903. — — Dacqué. Kreidecomplerx von Abu Roahs, pag. 364, tav. XXXIV, fig. 5. 1904. — — Fourrau. Faune crét. d’ Égypte, pag. 298, tav. V, fig. 2 e 3. i 1914. — — Parona. Tripolitania, pag. 18 e 19. 1917. — — Fourtau. Mollusques Lamellibranches, pag. 39. 4 Parona C. F. Tripolitania, pag. 18. ? FourtAU R. Faune crét. d'Egypte, pag. 342. 3 Fourtau R. Mollusques Lamellibranches, pag. 95, tav. III, fig. 5-7. 140 B. GRECO [160] Numerosi esemplari, costituiti da valve isolate in ottimo stato di conservazione, rappresentano nella nostra collezione egiziana questa specie, bene illustrata dal Peron. Essi sono di piccola taglia, costituiti da conchiglia spessa, di forma ovale, ristretta nella regione umbonale; la valva inferiore (Tav. XVI[XV], fig. 23a, 23b, 24a e 240) è assai rigonfia, con superfice esterna provvista di lamelle concentriche di accrescimento poco sporgenti, fitte, oppure regolarmente distanziate, alla quale orna- mentazione concentrica si aggiungono delle costule radiali, poco spiccate, più o meno evidenti e limi- tate alla parte mediana della valva, senza raggiungere il bordo palleale; la valva superiore (Tav. XVI [XV], fig. 25a, 250 e 26) è poco convessa, ornata di lamelle concentriche come quelle della valva opposta e priva di costule radianti, o tutt'al più in qualche caso mostrante qualche accenno a strie radiali. Gli umboni sono corti, poco sporgenti, più o meno deformati in corrispondenza della superfice di aderenza. La fossetta ligamentare è corta e poco profonda. Per le costule radiali, che sì osservano soltanto nella valva inferiore, questa specie è da ascrivere al genere Ostrea s. str., come il DouvILii ! ci ha fatto conoscere. È da tener presente poi che all’Ostrea Heinzi Ta. et PeRON, secondo ciò che in seguito con fondati argomenti ha stabilito il Tzomas, sono da riferire, come var. major, anche alcuni esemplari, che dal Peron erano stati riferiti inesattamente all’Ostrea tunetana Mux.-CH. e precisamente quelli figurati a tavola XXV, fig. 1-3 e 7-8; mentre quelli indicati con quest’ultimo nome e rappresentati nella stessa tavola con le figure 4-6 provengono da terreni suessoniani e sono da riferire all’Ostrea punica Tomas; d'altra parte poi, sempre secondo il THomas, gli esemplari originali dell’Ostrea tunetana, descritti dal Muxier-CHALMAS ?, non provengono dal Senoniano, ma dall’Albiano e sono da considerare come giovani individui dell’Ostrea praelonga SHaRPE. In tal modo I’ Ostrea tunetana Mux.-CH. è stata eliminata dalla letteratura paleontologica. L’ Ostrea Heinzi TA. et Peron, trovata dapprima nel Santoniano della Tunisia, fu in seguito riconosciuta ed illustrata dal Dacqui e dal Fourrav nel Santoniano (s. Z. comprendente anche il Coniaciano) dell’Egitto ad Abou Roach e all’Ouadi Abou Elefieh. Il Fourrau inoltre ci ha fatto conoscere che dall’esame degli esemplari dal BuLLeN-NewToNn riferiti all’ Ostrea Thomasi PeRON (= Ostrea Brossardi Coa. ex parte), esistenti al Geological Museum del Cairo e di quelli dallo stesso FourtaU citati come Ostrea Brossardi Coa., risulta non giustificato il riferimento di essi all’Ostrea Heinzi TA. et Prron, come hanno ritenuto il BLANcKENHORN ed il Dacqug. Recentemente infine la specie è stata citata dal Parona in Tripolitania in terreni santoniani-coniaciani. I nostri esemplari, provenienti dal Coniaciano, giudicando dalla loro fossilizzazione, corrispondono perfet- tamente, oltre agli individui figurati dal Fourrau e dal Dacqué, all’esemplare rappresentato dal Peron a tavola XXV, figure 7 e 8 e da lui riferito inesattamente all’ Ostrea tunetana Mun.-Ca. Essi portano la vaga indicazione di provenienza dalla « Bassa Tebaide ». Gen. Lioestrea H. DouviLLÉ 1. Liostrea Boucheroni Coo. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 1-3. 1859. Ostrea Boucheroni Coquanp. Synopsis ecc. sud-ovest France, pag. 1007. 1862. — Thevestensis Coquaxnp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 227, tav. XIX, fig. 7-13. 1869. — Boucheroni Coquanp. Monogr. du genre Ostrea, pag. 85, tav. XXXI, fig. 1-3, tav. XXXVII, fig. 1-16; tav. XXXVIII, fig. 20. 1 DovviLLé H. Observations sur les Ostréidés, pag. 640. { ? MunIeRr-CHALMAS. Mission Chotts tunisiens, pag. 68, tav. I, fig. 1-5. [161] |». GRECO 141 1890. Ostrea Boucheroni Peron. Moll. foss. Tumisie, partie II, pag. 142. 1904. — —. —Fourrau. Faune crét. a Égypte, pag. 291. 1912. Liostrea Thevestensis PervinquièRre. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 169. 1913. Ostrea .Boucheroni Woops. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 391, tav. LX, fig. 1-15. 1917. — — FourTtAU. Mollusques Lamellibranehes, pag. 29. Questa specie è rappresentata nella collezione del Ficari Bey da 12 esemplari in stato più o meno buono di conservazione. Quasi tutti sì riferiscono (Tav. XVII [XVI], fig. 1a e 15) all’esemplare figurato dal Coquanp col nome di Ostrea T'hevestensis a tavola XIX, figure 7, 8, e col nome di Ostrea Boucheroni a tavola XXXVII, figure 1, 2. Per quanto siano in stadio di sviluppo più gio- vanile, essi presentano, come quello, la conchiglia depressa, slargata, arrotondata e ornata soltanto di rughe di accrescimento concentriche ravvicinate; la valva inferiore poco convessa, provvista posteriormente di una piega obliqua relativamente ampia, che la divide in due parti ineguali e le dà un aspetto ondulato; la valva superiore pianeggiante, adattantesi alle inflessioni della valva opposta ed infine gli umboni piccoli, poco sporgenti, diritti. Degni di nota due esemplari, che pre- sentano, in corrispondenza della sinuosità posteriore, il bordo della valva inferiore spiccatamente sporgente rispetto a quella opposta; ed un altro, deformato per compressione nella metà superiore da un individuo, che vi era ampiamente aderente. Un solo esemplare (Tav. XVII [XVI], fig. 2a e 20), alquanto ristretto lateralmente, risponde alle figure 11 e 12 della tavola XXXVII del Coquanp (O. Boucheroni), essendo però in stadio più giovanile. Ed un altro infine (Tav. XVII [XVI], fig. 3a e 36) sì riferisce a quell’individuo rappresentato dal Coquanp a tavola XXXVII, figure 14 e 15. È in stadio più inoltrato di sviluppo, ma, come quello, ha conchiglia a contorno ovale allungato spic- catamente ristretto ed acuminato nella regione umbonale, arrotondato inferiormente, con piega posteriore indistinta. Il nome di Ostrea Boucheroni fu dato originariamente dal Coquanp ad una specie proveniente dal Campaniano di Lavallette (Charente). L'autore la descrisse sommariamente, ma non la figurò. Im seguito poi nel Santoniano dell’ Algeria egli raccolse e fece conoscere un’altra specie di Ostrea, che distinse col nome di Ostrea Thevestensis, la descrisse e la figurò. Ma successivamente lo stesso Coquanp, essendosi accorto senza alcun dubbio della identità di queste due specie, ritenne santo- niana anche l'originaria Ostrea Boucheroni Coa., che allora figurò e, accettando questo nome per le specie così riunite, pose in sinonimia di essa la sua Ostrea Thevestensis. Queste conclusioni fu- rono accettate in seguito per tale specie dal Peron in Algeria e Tunisia e dal Fourrav in Egitto. Ma il PeRvINQUIÈERE più recentemente, contestando anche all’ autore stesso il diritto di demolire una specie ben stabilita e figurata a profitto di un’altra molto incerta e non figurata, per quanto il nome di questa sia più antico, ha ripreso per tale specie il nome di Thevestensis, mettendo nella sinonimia di essa l’Ostrea Boucheroni. Ma il FourTAU recentissimamente ha a sua volta con- ‘testato tale conclusione, accettando, come primieramente aveva fatto, l’opinione del Coquanp e del Peron. Poichè l’autore stesso di entrambe le specie, che ben conosceva anche l’Ostrea Boucheroni non figurata, si è sicuramente convinto della loro identità e, nella monografia del genere Ostrea, ha poi figurato a tavola XXXI, figure 1-3 l'esemplare della Charente, mi pare giusto, come hanno concluso il Peron ed il FourtAU, in queste condizioni, di accettare la decisione del Coquanp e ‘conservare il più anziano nome di Ostrea Boucheroni Coq. per questa specie, quale è stata in se- guito completamente illustrata dal Coquanp. Il PervInQuIÈRE inoltre ha fatto giustamente osser- 142 B. GRECO [162] vare che essa presenta tutti i caratteri del genere Liostrea!, avendo entrambe le valve provviste soltanto di rughe di accrescimento. i La Liostrea Boucheroni Coq. sp. è stata trovata in terreni santoniani in Francia, in Algeria, in Tunisia, in Egitto. In Tunisia è più precisamente indicata dal PrrvinquiERE nel Coniaciano e nel Santoniano, tenendo egli distinti i due piani, che furono riuniti in Tunisia dal PeRON ed in Egitto dal Fourrau. Giudicando dall’aspetto della fossilizzazione, credo che i nostri esemplari provengano dal Coniaciano. Essi sono indicati raccolti tutti nella « Bassa Tebaide »; per alcuni è aggiunto: un poco meno vagamente anche « Costa arabica». 2. Liostrea Thomasi Peron sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 4, 5. 1869. Ostrea Brossardi CoquanD. Monogr. du genre Ostrea, pag. 45 (ex parte), tav. X, fig. 18 e 19 (non fig. 15-17). 1890. — Thomasi Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 167. 1898. — —_ BuLLen-Newron. Cretaceous from Egypt, pag. 399, tav. XV, fig. 8-10. 1904. — — Fourrau. Faune crét. d' Égypte, pag. 307. 1912. Liostrea — Pervinquibnre. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 172, tav. XII, fig. 15-17. 1917. Ostrea — FourtAUu. Mollusques Lamellibranches, pag. 53. Col nome di Ostrea Brossardi il Coquanp descrisse due specie diverse, come ha fatto notare il Prrow: una (tavola X, fig. 15-17) slargata, arrotondata, provvista di sottili pieghe raggianti; l’altra (tavola X, fig. 18 e 19) subtriangolare e priva di tali ornamenti. Il Peron appunto ha giu- stamente quindi separato quest’ultima forma dall’ Ostrea Brossardi Coa. e l’ha denominata Ostrea Thomasi PrRoN. iS A tale specie io riferisco 4 esemplari della nostra collezione, che presentano una conchiglia di piccole dimensioni, irregolarmente poco rigonfia, di forma subtriangolare, ristretta agli umboni, un poco slargata inferiormente. La valva inferiore è alquanto convessa, provvista soltanto di rughe di accrescimento concentriche più o meno spiccate, lamellose, come la valva opposta, la quale è un poco meno convessa. Gli umboni sono piccoli, piuttosto acuti, poco sporgenti, diritti, o leggermente piegati all’ indietro. Due (Tav. XVII [XVI] fig. 5a e52) presentano la superfice di attacco piccolissima all'estremità dell’umbone della valva inferiore, come ha fatto conoscere il PERON, mentre in altri due (Tav. XVII [XVI], fig.4a 645) essa è piuttosto ampia, come hanno constatato il Fourrau ed il PervinquiÈRre. I nostri esemplari quindi corrispondono bene alla descrizione che dell’Ostrea Thomasi ha dato il Peron. Un giovane esemplare (Tav. XVII [XVI], fig. 4a e 40) sì riferisce bene alle figure 18 e 19 del Coquanp, mostrandosi soltanto un poco meno ristretto nella regione umbonale; gli altri sono in stadio di sviluppo più avanzato, raggiungendo ed uno anche' sorpas- sando SO le dimensioni degli esemplari figurati dal, bor Newton, i quali sono in stato di conservazione meno soddisfacente, per ciò che riguarda la superfice Ola conchiglia. Poichè 1 DouviLLé H. Observation sur les Og pag. 634. — PERVINQUIÈRE L. Ét. paléont. tunisienne. Gastro- podes et Lamellibranches, pag. 167. [163] : È —B. GRECO 143 entrambe le valve sono provviste soltanto di rughe di accrescimento concentriche, questa specie, come ha fatto osservare il PERVINQUIERE, appartiene al genere Liostrea !. La Liostrea Thomasi PeRON sp., indicata primieramente nel Santoniano inferiore dell’ Algeria, è stata.in seguito -trovata in Egitto dal Fourtau allo stesso livello geologico, mentre nella stessa regione è stata indicata erroneamente come Turoniana dal BuLLen-Newron. Più recentemente è stata citata anche in Tunisia dal PrervinquigrE nel Senoniano inferiore. A giudicare dalla fossi- lizzazione ed inoltre dal fatto che il Peron ed il FourrAU, che riuniscono insieme il Santoniano ed il Coniaciano, hanno trovato in Algeria ed in Egitto questa specie nel Santoniano inferiore, ritengo che i nostri esemplari provengano dalla formazione coniaciana. Essi sono stati raccolti, secondo la solita vaga indicazione del Figari Bey, nella « Bassa Tebaide, Costa arabica ». Gen. Exogyra Say 1. Exogyra laciniata Nirss. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 6. 1827. Ohama laciniata Nirsson. Petrificata Suecana, pag. 28, tav. VIII, fig. 2. 1846. Ostrea — D’OrBianYy. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 739, tav. 486, fig. 1-3. ‘1869. — coniacensis CoQuAaNnD. Monogr. du genre Ostrea, pag. 84, tav. XXVI, fig. 6-10. 1869. — laciniata Coquanp. Ibidem, pag. 55, tav. XXV, fig. 1-6 e tav. XI fig. 5. 1871. Exogyra — SroLIczxa. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 460, tav. XXXVIII, fig. 1-3. 1890. Ostrea _ Prron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 165, tav. XXV, fig. 54-56. 1904. — — Fourtau. Faune crét. d' Égypte, pag. 299. Riferisco a questa specie un solo esemplare trovato insieme con i numerosi individui della Ostrea Heinzi TA. et PeRON, dei quali ha lo stesso aspetto di fossilizzazione. Esso è in stadio molto giovanile di sviluppo ed è costituito soltanto della valva inferiore, mutilata di una piccolissima parte della sua conchiglia nel margine posteriore, in vicinanza del bordo inferiore. Essa è exogi- riforme, molto convessa, provvista posteriormente di una spiccata ed ottusa carena, dalla quale si distaccano nel terzo inferiore tre grosse pieghe, dando origine ad altrettante coste divergenti, che arrivano fino al margine, senza però formare delle digitazioni prolungate, come si osservano in alcuni individui adulti di questa specie. Grosse rughe di accrescimento concentriche poi coprono uniformemente tutta la superfice della valva. L’umbone è ricurvo all'indietro a spirale, con l’apice deformato dalla cicatrice di aderenza. La superfice interna, assai concava, mostra poeo spiccata l’unica impronta muscolare posteriore e finamente denticolato tutto il bordo di contatto delle valve. Il nostro piccolo esemplare ora esaminato, come quelli citati dal FourrAU in Egitto, corrisponde agli individui di piccola taglia figurati dal PERON ed in modo speciale a quello rappresentato con la figura 54, essendo però ancora in stadio di sviluppo molto più giovanile. L’Exogyra laciniata Nirss. sp. fu considerata dal Coquanp come esclusiva del Campaniano. Ma il Prron ha già fatto constatare l’inesattezza di questa affermazione, perchè tale specie si trova in Francia pure nel Santoniano e anche nel Daniano. Egli ha inoltre soggiunto che tale indi- 1 PERVINQUIBRE L. It. paléont. tumisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 172. — DouviLLé H. Obser- vations sur les Ostréidés, pag. 634. ® 144 B. GREOO. [164] cazione del Coquanp è dovuta in parte al fatto che egli ha distinto col nome di Ostrea coniacensis Coa. degli individui del Senoniano inferiore, che non possono essere separati dall’ Ostrea laciniata Nrrss. sp. In Tunisia la specie è stata trovata dal PERoN nel Santoniano e nel Daniano; in Egitto è stata citata dal Fourrav nel Santoniano di Abou Roach. Il nostro esemplare, indicato vaga- mente raccolto nella « Bassa Tebaide », ritengo che sia coniaciano, come la Ostrea Heinzi TH. et Peron, insieme con la quale fu raccolto. L’Exogyra laciniata Nirss. sp. era già inoltre conosciuta in Svezia, in Francia e nell'India, ove dallo SroLiczga fu citata nel gruppo di Arrialoor. Gen. Alectryonia Fiscner De WALDHEIM 1. Aleetryonia dichotoma BayLE sp. 1849. Ostrea dichotoma BayLe. Prov. de Constantine, pag. 365, tav. XVIII, fig. 17 e 18. 1862. — = Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 233, tav. XXIII fio. le 2. 1866. — armata KuxrH (non GoLpr.). I'ohlfs Reise von Tripoli nach Ghadames, pag. 281, tav. II, fig. 2. 1869. —. Sollieri Coquanp. Monogr. du genre Ostrea, pag. 56, tav. XXVI, fig. 1 e 2; tav. XXVII, fig. 7. 1869. — Deshayesi Coquanp (non FiscHER). Ibidem, pag. 87 (ex parte), tav. XXI, fig. 2 (non tav. XXI, fig. 1, tav. XXIII, fig. 1 e 2, tav. XXIV, fig. 1-3). 1869. — dichotoma Coquanp. Ibidem, pag. 99, tav. XXVII, fig. 1-6. 1869. — acanthonota Coquanp. Ibidem, pag. 103, tav. XXXVIII, fig. 1-4. 1890. — dichotoma Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 156. È 1903. Alectryonia semiplana DAcQuÉ (non Sow.). Kreidecomplex von Abu Roahs, pag. 366, tav. XXXIV, fig. 1-4. 1904. Lopha dichotoma DouviLLi. Moll. foss. Perse, pag. 274, tav. XXXVII e XXXVIII. 1904. Ostrea — Fourtau. Faune erét. d’ Egypte, pag. 294, tav. IV, fig. 1 e 2. 1906. — (Alectryonia) semiarmata Bose. Senoniano de Cardenas, pag. 44, tav. II, fig..Ly tav. HI, fig. .1 e 2; tav: JIV5, fig. 14; tav. Vi, fig. l'elb. 1912. Alectryonia dichotoma PervinquIidRrE. Ft. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 206, tav. XIV, fig. 19-21. 1914. — —_ ParoNA. Tripolitania, pag. 18, 19 e 20. 1917. Ostrea dichotoma FourtaTt. Mollusques Lamellibranches, pag. 35, tav. V, fig. 8. Fondata dal BayLr su esemplari provenienti dal Santoniano dell'Algeria, questa specie fu poi meglio illustrata dal Coquann. Ma il Prrox, che in seguito ritrovò Ja specie; rappresentata da numerosi esemplari, nel Santoniano della Tunisia, potè constatare che essa è estremamente varia- bile, molto più di quello che appaia dalla diagnosi del Coquanp. Tali variazioni riguardano: la forma, che, più frequentemente ristretta, allungata e diritta, sovente acquista aspetto incurvato, falciforme fino ad una inflessione a semicerchio negli individui anziani: e le coste dicotomiche, che variano in numero, in sporgenza ed in scabrosità alla superficie, per le lamelle di accrescimento, presentandosi qualche volta lisce, ma più frequentemente scagliose e in qualche caso spinose. Inoltre cori fondamento egli dimostrò che debbono essere riunite alla Ostrea dichotoma BayLE sp. l’Ostrea Sollieri Coq., l’Ostrea acanthonota Coq. e in parte (Tav. XXI, fig. 2) l’Ostrea Deshayesi-Coe. (non FiscHER). Successivamente però il DacQué, studiando gli esemplari ben conservati di Alectryonia dichotoma BaxLE sp., provenienti dal Santoniano di Abu Roahs in Egitto, è arrivato alla conclu- [165] 3 . °° B. GRECO 145 sione che tale specie, insieme con altre affini, debba essere riunita all’ AZectryonia semiplana Sow. Se non che il Prron, nella nota sulla fauna cretacea dell'Egitto del Fourrau, ha fatto osservare con validi argomenti che questa conclusione non è accettabile, giacchè se vi sono due specie pro- prio differenti per i loro caratteri sono appunto 1’ Ostrea dichotoma Bavin e l’ Ostrea semiplana Sow. Ed io condivido perfettamente questo suo giudizio, per quanto più recentemente il Woops! abbia accettato la conclusione del Dacqué, come si rileva dalla sinonimia dell’ Ostrea semiplana Sow., senza dirne però le ragioni nel testo e senza fare alcun cenno dell’ Alectryonia dichotoma BAavLE Sp. e delle osservazioni del'Prron. Il PERVINQUIÈRE infine, oltre a confermare tutte le osservazioni già fatte dal PERON per questa specie circa la sinonimia e la variabilità, ha ritenuto in seguito con fondamento che debbano essere considerate come sinmonime di essa l Ostrea armata KuxnTH (non Gonne.) e l’Ostrea semiarmata Bose. Egli ha inoltre fatto conoscere gli stretti rapporti di somi- glianza, che intercedono tra l’Alectryonia dichotoma BayLE sp. e 1° Alectryonia Syphax Coq. sp., que- st’ultima del Cenomaniano dell’Algeria, della Tunisia e dell’Egitto?, concludendo che, per quanto . wicinissime, le due specie possono esser tenute distinte, considerando l’Alectryonia dichotoma del Senoniano, come una semplice mutazione dell’ Alectryonia Syphax del Cenomaniano. E questa con- clusione ha accettato recentissimamente anche il FourtAU. Alla Alectryonia dichotoma BAYLE sp., così come è intesa dal Peron, dal PeRvINQUIERE e dal Fourtau, riferisco 8 valve isolate in buono stato di conservazione della raccolta del Ficari BEY le quali si riferiscono ad individui in discreto stadio di sviluppo e molti frammenti di valve ap- partenenti ad individui giovanili. Anche i nostri esemplari attestano le variabilità, che la specie presenta, come sopra abbiamo riferito e, fra le numerose figure date dagli autori, essi in modo speciale corrispondono a quelle, che, col nome improprio di Alectryonia semiplana, dal Dacqui sono state indicate con i numeri 2 e 4 della tavola XXIV. Nessuno presenta quello spessore straordi- nario della conchiglia per la sovrapposizione delle lamelle di accrescimento, come si osserva in quell’individuo anormale, rappresentato dal Fourtav a tavola IV, fig. 1 e 2. L’ Alectryonia dichotoma BayLE sp. è stata trovata nel Santoniano dell'Algeria, della Tunisia, della Tripolitania, dell'Egitto, della Persia e del Messico. Il PrRrvinquIiERE la cita anche, in Tu- nisia, nel Coniaciano e probabilmente nel Campaniano e nel Maestrichtiano, nel quale ultimo livello geologico è stata indicata, oltre che nel Santoniano-Coniaciano, dal PARONA in Tripolitania. I nostri esemplari, che ritengo appartenenti al Coniaciano, data la loro fossilizzazione, provengono per la massima parte dalla « Bassa Tebaide, Costa arabica »; due dalla « Bassa Tebaide, Valle d’Araba ». Gen. Plicatula LAmaRcK 1. Plicatula Ferryi Coq. 1862. Plicatula Ferryi Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 221, tav, XVI, fig. 7-10. 1862. — Desjardinsi Coquanp. Ibidem, pag. 222, tav. XVII, fig. 3 e 4. 1880. —_ modesta Coquanp. Ét. suppl. Paléont. Algerienne, pag. 163. 1890. — Ferryi Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 207, tav. XXVI, fig. 18 e 19. 1903. — — DacQué. Kreidecomplex von Abu Roahs, pag. 361. ! Woops H. Oretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 379-387. ® FourtaU R. Mollusques Lamellibranches, pag. 53. Palacontographia italica vol. XXIII, 1917. 19 146 B. GRECO [166] 1904. Plicatula Ferryi FourTAU. Faune crét. ad’ Égypte, pag. 313, tav. III, fig. 2 e 3. 1912. — _ PERVINQUIÈRE. bt. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 160, tav. IX, fig. 22; tav. XII, fig. 6-14. 1917. _ — Fourtau. Mollusques Lamellibranches, pag. 23. La Plicatula Ferryi Coa., tanto comune nel Cretaceo dell'Algeria e della Tunisia, ben descritta dal Coquanp, meglio delimitata ed illustrata in seguito dal PrRoN e specialmente dal PERVINQUIÈRE, è già stata segnalata in Egitto dal DAacqui e poco dopo dal Fourrav, il quale ne ha anche figurato un esemplare veduto dalla superfice interna della valva e mostrante la cerniera. Nella nostra colle- zione egiziana questa specie è largamente rappresentata da numerosissimi esemplari in tutti gli stadi di sviluppo. Essi confermano, come è stato osservato negli esemplari dell'Algeria e della Tu- nisia e riscontrato del resto anche in altre Plicatule, la grande variabilità di questa specie, per ciò che concerne il grande numero e la irregolare biforcazione delle più o meno piccole coste squa- mose, separate da spazi intercostali più o meno stretti e privi di strie o costule, come sì osserva nelle figure date dal Coquanp, dal Peron, dal PeRvINQUIERE e dal FourtaU. Già il PERON fece osser- vare che i caratteri differenziali esistenti tra la Plicatula Desjardinsi Coa. e la Plicatula Ferryi Coa. sono di così scarso valore da non essere sufficienti per tenere distinte le due specie; ed in questa conclusione fu seguito dal Fourtau. Ma più recentemente il PERVINQUIÈRE, pur ammettendo la deci- sione del Peron, ha ritenuto che la Plicatula Desjardinsi CoQ. costituisca una varietà ben caratte rizzata, non soltanto per il suo spessore notevole e per le lamelle di accrescimento molto rilevate, . ma anche per la forma più ovale, ristretta all'apice e per l’intercalazione di una costa sottile tra due coste più sviluppate, come si può osservare nell’individuo rappresentato dal PERvINQUIÈRE colla fisura 22 della tavola IX. Inoltre lo stesso autore con fondate ragioni ha fatto constatare che quella piccola Plicatula, descritta dal Coquanp sotto il nome di Plicatula modesta e non figurata, la quale, secondo lo stesso Coquanp, si distinguerebbe dalla Plicatula Ferryi per le sue dimensioni più piccole, per le coste più distanziate e col loro rilievo meno sporgente, data la variabilità di questa ultima specie, sia con ogni probabilità da considerare come fondata dal Coquanp su giovani indi- vidui della Plicatula Ferryi Co. Gli esemplari originali di questa specie, studiati dal Coquanp, provengono dal Santoniano del- l'Algeria. Il PrRoN ne ha esaminati numerosissimi individui, trovati in molte località della Tunisia, appartenenti al Turoniano, al Santoniano e al Campaniano; il PervinquibRE ne ha raccolto una cinquantina di esemplari in terreni Santoniani e Coniaciani di parecchie altre località della stessa Tunisia. Il Dacqug l’ha citata in Egitto nel Santoniano di Abu Roahs ed il FourtAv in terreni del Turoniano, del Santoniano (Emscheriano) e del Campaniano di molte località egiziane. È da tener presente che il Santoniano del Dacqué e del FouRTAU, come fu già inteso dal PERON, com- prende inferiormente il Coniaciano. La roccia, nella quale sono fossilizzati i nostri esemplari, cor- rispondendo a quella che caratterizza in Egitto il Coniaciano, credo che essi siano stati raccolti dal Ficari Bey in terreni di tale età. Il cartellino originale del loro raccoglitore porta al solito la vaga indicazione di provenienza dalla « Valle d’Araba, Bassa Tebaide ». : [167] ) B. GRECO 1 147 2. Plicatula Flattersi Coo. — Tav. XVII [XVI], fig. 7-9. 1862. Plicatula Flattersi CoquanD. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 221, tav. XVI, fig. 11-13. 1872.(?9) — — LARTET. Géologie de la Palestine, pag. 58,.tav. XII, fig. 14. 1877. (2?) — —_ LARTET. Mer Morte, pag. 137, tav. XI, fig. 24. 1890. — — , Pkron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 209, tav. XXVI, fig. 20-24. 1912. — = PervinquiÈrE. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 158, tav. XI, fig. 19-28. ]914. — —_ Parona. Tripolitania, pag. 18 e 19. La Plicatula Flattersi fu stabilita dal Coquanp sopra pochi esemplari in stadio inoltrato di svi- luppo, uno dei quali proprio gigantesco, provenienti dal Santoniano di Refana, presso Tebessa in Algeria. Ma il PrRon in seguito potè esaminare un grande numero di individui, da lui riferiti a questa specie, sia dell'Algeria e sia della Tunisia, in tutti gli stadi di sviluppo. Gli fu possibile quindi di interpetrare, delimitare e fare conoscere molto bene tale specie: più recentemente poi il PervinquIeRE ne ha completato la illustrazione, figurandone numerosi esemplari, per mettere in evidenza le variazioni di essa e la somiglianza con la Plicatula Ferryi Coq. Nella nostra collezione egiziana la Plicatula Flattersi è rappresentata da 11 individui in diversi stadi di sviluppo. In essi, come in quelli del PeROx, si può constatare che Je coste, quasi tutte eguali fra loro, sono in gioventù poco biforcate e spinose; mentre col successivo sviluppo le spine si smussano e la superfice delle valve prende un aspetto scaglioso per l’incontro delle numerose lamelle di accrescimento con le coste radiali, che contemporaneamente si allargano, divenendo meno elevate. Tutti corrispondono bene o alle figure 21, 23 e 24 del Peron, o alle figure 19, 22, 26, 27 e 28 del PeRvINnquIERE. Uno di essi, deformato per compressione, mi ha tenuto per qualche tempo perplesso circa il suo riferimento alla Plicatula Flattersi CoQ., perchè, avendo la superfice della con- chiglia ben conservata, lascia scorgere verso il margine inferiore delle strie radiali in corrispon- denza degli spazi che separano le coste, tanto più che nè il Coquanp, nè il PrRoN, nè il PERVINQUIERE hanno accennato a questo carattere. Avendo però osservato attentamente, meglio con una lente, la figura 26a del PERVINQUIERE, ho potuto facilmente constatare che anche questo esemplare presenta tali strie, quantunque nel testo l’autore non ne abbia fatto menzione; mi sono deciso allora a riferire anche il detto nostro individuo alla specie della quale ora ci occupiamo. Gli esemplari tipici del Coquanp provengono dal Santoniano dell'Algeria; il PERON cita la specie nei terreni Santoniani e Campaniani della Tunisia; il PERvINQUIERE ci fa sapere che tutti i suoi esemplari provengono dal Coniaciano della Tunisia ed il Parona ha segnalato la specie più recen- temente in terreni Santoniani-Coniaciani della Tripolitania. Giudicando dalla roccia fossilizzante, i nostri esemplari egiziani sono da considerare provenienti dal Coniaciano; quasi tutti sono indi- cati dal Figari Bey come raccolti nella « Costa orientale dell’ Egitto », uno solo portando l’indi- cazione di provenienza dalla « Costa arabica, Bassa Tebaide ». Come si rileva dal cartellino origi- nale, che li accompagna, sono questi gli esemplari dal FrgaRI Bry erroneamente denominati Plagio- stoma spinosum?. La Plicatula Flattersi Co. è stata anche indicata dal LartET in Palestina; ma, come giustamente hanno osservato il PrRon ed il PERvINQUIÈRE, la figura datane lascia qualche dubbio circa la giusta determinazione fatta dal LaRrTET. 4 FiGarI Ber A. Studi scientifici sull’ Egitto, pag. 137. 148 B. GRECO [168] Gen. Lima BRUGUIÈRE 1. Lima Bleicheri Ta. et Peroy — Tav. XVII [XVI], fig. 10, 11. 1890. Lima Bleicheri Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 220, tav. XXVII, fig. 11 e 12. 1912. — | = PERVINQUIÈRE. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 147, tav. IX, fig. 11. Questa elegante specie, bene illustrata dal Peron e dal PERVINQUIÈRE, è rappresentata nella colle- zione del Freari Bey da 183 esemplari, due dei quali hanno conservato entrambe le valve, mentre 6 sono costituiti dalla valva destra e 5 dalla sinistra. Come gli esemplari della Tunisia, sono di piccole dimensioni, rigonfi, un poco obliqui trasversalmente, non molto inequilaterali, con il mar- gine anteriore! più sviluppato, quasi rettilineo, mentre il posteriore è arrotondato e si continua con la stessa curva nel margine inferiore. Gli ornamenti pure constano di circa 30 coste radiali uguali, subangolose, le quali, quando la conchiglia ha la superfice ben conservata (Tav. XVII [XVI], fig. lla e 115 ingrandita due volte), osservate con la lente, oltre a lasciare ben vedere interposte fra loro, nella parte più profonda dei solchi intercostali, una piccolissima costula radiale, mo- strano delle sagrinature in forma di piccolissime perle assai numerose, allineate, sia sulla parte più sporgente delle coste, sia sulle finissime costule degli spazi interposti, sagrinature originate dall’incontro con le fittissime strie concentriche assai fini. Tali ornamenti si continuano, atte- nuandosi, tanto nella regione anteriore quanto nella posteriore, fino alle orecchiette, che sono pic- cole, presso a poco uguali ed ornate da costule fini e fitte. Tutti i nostri esemplari corrispondono perciò a quelli descritti e figurati dal PrRon e dal PeRvINQUIERE; come carattere differenziale degno di nota, possiamo porre in evidenza che in nes- suno, nemmeno nei due esemplari provvisti di entrambe le valve, nei quali dovrebbe essere più evidente, si nota nella parte superiore il forte rigonfiamento delle valve, in relazione con il grande allontanamento degli umboni, come si vede bene nell’individuo rappresentato dal PERVINQUIRRE con la figura 11 della tavola IX. Inoltre verso la parte posteriore della conchiglia, la costula situata negli intervalli è accompagnata da una e talvolta da due strie radiali, carattere non ricordato nè dal PeROoN, nè dal PERVINQUIÈRE. La Lima Bleicheri Ta. et PrRoN finora era specie esclusiva della Tunisia; il PERON la citò nel Santoniano, ma il PeRvINQuIERE ne ha precisato meglio la presenza nel Coniaciano. Di questa stessa età sono i nostri esemplari egiziani a giudicare dalla roccia fossilizzante; di essi 11, provenienti dal calcare marnoso giallognolo, sono al solito indicati vagamente dal FicaRI Bey raccolti nella « Tebaide inferiore, costa arabica», mentre due individui, aderenti ad un campione del calcare ferrugginoso rossastro, provengono dalle « colline che attorniano il pozzo di Edfu », fatto scavare dal FrearI Bky?. 1 PervinquièrE L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 150, nota 2.4 ? FiGaRI Bey A. Studi scientifici sull’ Egitto, pag. 26. i [169] | B. GRECO 149 Gen. Arca Linneo x _1. Arca (Cucullaea) cretacea ’ Ore. — Tav. XVII [XVI], fig. 12. 1844. Arca tumida (non Sow.) D’OrBienr. Pal. frange. Terr. crét., vol. III, pag. 244, tav. 328. 1847. — cretacea D’ORBIGNY. Ibidem, pag. 769. 1850. — — D’OrsIeny. Prodrome, vol. II, pag. 244. 1903. Cucullaca tumida DacQqui. Kreidecomplex von Abu Roahs, pag. 327. Il D’OrBIGNY descrisse e figurò primieramente la originaria Cucullaca tumida D’ARCcH., per la quale però poco tempo dopo, dovendo distinguerla dalla omonima Arca tumida precedentemente stabilita dal SowekBY, propose il nome di Arca cretacea D'OrB. A tale specie appunto riferisco con riserva un solo esemplare di grandi dimensioni (mm. 75 di lunghezza), per gran parte conservato in modello, mutilato di un buon tratto della valva sinistra, logorato e lisciato negli umboni, oltre che nella regione posteriore. Tuttavia, a quel che è dato osservare, esso corrisponde alla figura del D’ORBIGNY per la forma subtriangolare allungata, oltremodo rigonfia, con la regione anteriore corta, arroton- data, la posteriore più lunga, ottusamente carenata, troncata con direzione obliqua, angolosa all’e- stremità, col margine inferiore appena arcuato, per gli umboni assai turgidi ed ottusi, per l’area ligamentare, che, nella piccola porzione conservata, lascia vedere dei solchi lunghi e relativamente profondi ed infine per la superfice della conchiglia, la quale, nel discreto tratto conservato inferior- mente, presenta soltanto rughe di accrescimento concentriche. Ma una scrupolosa riserva nella deter- minazione del nostro esemplare s'impone per il suo insufficiente stato di conservazione. Dall'Arca (Trigonoarca) multidentata BuLL.-NEWrON! esso si distingue per forma diversa e più turgida, oltre che per la mancanza delle coste radiali; ciò a prescindere dal fatto che non è possi- bile di constatare nel cardine del nostro individuo la presenza dei numerosissimi denti, che costi- tuiscono una delle caratteristiche della specie del BuLLEN-NEwToN. Parimente per forma alquanto diversa e sopratutto per l’assenza degli ornamenti radiali, constatati dal PrRoN e dal PERVINQUIÈERE, il nostro esemplare si distingue dall’Arca (Trigonoarca) Maresi Co. forma tipica e dalla var. Teu- tobochus Coo.?, del Coniaciano della Tunisia, dell'Algeria e anche dell’ Egitto. La tipica Arca (Cucullaea) cretacea D’ORB. proviene dal Senoniano inferiore della Francia; corri- spondentemente il nostro esemplare, come lo dimostra la roccia fossilizzante, si trova in Egitto nel Coniaciano e fu raccolto dal FigaRI Bry nella « Costa arabica, Deserto orientale della Bassa Tebaide ». La specie col nome di Cucullaca tumida è stata citata in Egitto dal DacquEé anche nel’Turoniano di Abu Roahs. | ! BuLLen-NewToN R. Cretaceous from Egypt, pag. 401, tav. XVI, fig. 4. — FourtaAU R. Mollusques Lamel- libranches, pag. 11, tav. V, fig. 7. ? Pervinquière L. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 105, 106. — PERON A. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 257-259, tav. XXVII, fig. 24-27. — FourtaUu R. Faune crét. d’ Hgypte, pag. 321; Mollusques Lamellibranches, pag. 10. — DacQqui E. Kreidecomplex von Abu Roahs, pag. 371, tav. XXXVI, fig. 4. 150 B. GRECO [170] 2. Arca (Trigonoarca) Rosellinii n. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 13. DIMENSIONI AVEZZANO O 7 UDO D'EZZA NI EIN DITO, SPESSOLONI A MESIA PT OUT AO IO) NT Conchiglia equivalve, poco inequilaterale, trasversalmente subtrigona, molto rigonfia. Regione anteriore relativamente ben sviluppata, ristretta ed arrotondata, continuandosi col margine infe- riore, obliquamente poco curvato; regione posteriore alquanto più lunga dell’anteriore, slargata, troncata quasi verticalmente all’estremità e provvista su ciascuna valva di una ottusa carena, che, partendo dagli apici, doveva con ogni probabilità giungere fino all’estremo posteriore del margine inferiore, rendendolo angoloso; ma, essendo il nostro esemplare rotto in corrispondenza di questa regione, tale carattere non è visibile; margine superiore lungo, rettilineo. Umboni di poco spostati anteriormente, rigonfi, sporgenti, ricurvi, allontanati fra loro, con apici acuti e ben rivolti in avanti. Area ligamentare ben definita, piuttosto bassa, ma ampia, triangolare, occupante tutta la regione cardinale, limitata da due creste per ogni valva, le quali partendo dagli apici, arrivano alle due estremità anteriore e posteriore, provvista di numerosi solchi ad andamento parallelo e più o meno angolosi in corrispondenza degli apici. Superficie delle valve ornata da numerosissime, fitte e strette costule radiali ben spiccate, arrotondate, separate da spazi presso a poco di eguale ampiezza, rego- larmente distribuite e incrociate con rughe di accrescimento concentriche. La cerniera non è visi- bile; perciò non si possono osservare i caratteri relativi alla forma ed alla distribuzione dei denti, nè quindi accertare il riferimento da noi fatto al sottogenere 7rigonoarca, basato sulla configura- zione esterna della conchiglia. La specie ora descritta rassomiglia per la sua forma alla 7rigonoarca telugensis Sron.! del gruppo indiano di Trichinopoly, per quanto sia ancora più ristretta ‘anteriormente; ma se ne distingue inoltre per la sua assai maggiore convessità, per l’area ligamentare molto più sviluppata e per diversa ornamentazione. Dello stesso gruppo di Trichinopoly sono pure specie distinte dalla nostra la Trigonoarca trichinopolitensis ForBes?, la Trigonoarca abrupta Forpes? ed il Macrodon dispa- rile D’ORB.4 Per i caratteri degli ornamenti e dell’area ligamentare la nostra specie ricorda invece a prima vista la Cucullaca Schweinfurthi Zire. del Maestrichtiano del Deserto libico? e della Tunisia ®; ma si riconosce come specie diversa per la sua forma subtrigona, molto più ristretta anteriormente e troncata quasi perpendicolarmente al margine posteriore, per gli umboni più ristretti, per le regioni anteriore e posteriore molto più sviluppate. Il Quaas ha figurato a tavola XXIII, fig. 1, 2,3 ee 1 SroLiczga F. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 352, tav. XIX, fig. 1. ? SroLICZKA F. Ibidem, pag. 353, tav. XVIII, fig. 12 e 14; tav. XIX, fig. 2 e 3; tav. OG, fig. 2, 8,910. i 3 STOLICZKA F. Ibidem, pag. 352, tav. XIX, fig. 4 e 5. * SroLiczka F. Ibidem, pag. 351, tav. XX, fig. 6 QUI 5 Quaas A. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 198, tav. XXII, -fig. 18; tav. XXIII, fig. 1-7. — FourtAu R. Mollusques Lamellibranches, pag. 12. Pi ì 6 PervinquièrE L. Ft, paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 99, tav. VII, fig. 28-31. [171] . B. GRECO 151 quattro esemplari della Cucullaea Schweinfurthi Zrrr., che mostrano ottimamente conservata la cer-. niera ed anche il PervinquibrE ha dato a tavola VII, fig. 30 la fotografia di un individuo che pre- senta il cardine ben conservato. Poichè la linea cardinale è arcuata, non già diritta ed i nume- rosi denti, ‘piccoli e perpendicolari nella regione mediana, vanno gradualmente diventando ai lati più grandi e più obliqui verso le estremità, tornando «poi ad essere più piccoli gli ultimi, invece che presentarsi lateralmente 2-5 grandi creste dentarie parallele al margine cardinale, a me pare che tale specie dello ZittEL possa trovar meglio la sua posizione sistematica nel sottogenere Tr gonoarca, anzichè riferendola a Cucullaea. L'Arca (Trigonoarca) Rosellinii n. sp. è rappresentata nella nostra collezione dal solo esemplare figurato, che proviene dal calcare siliceo ferrugginoso rosso del Coniaciano, come lo indica la roccia fossilizzante e fu raccolto dal Figari Bey nella « Costa arabica, Deserto orientale della Bassa Tebaide ». Gen. Nucula LAMmaRCK 1. Nucula Belzonii n. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 14. DIMENSIONI — PACE ZZA MON I ANS SRI STO IMERELO, Lunghezza approssimativa. . . . » 12 SPESSOLE HE IM OS CO ONE » 9 Un solo esemplare, alquanto sbocconcellato inferiormente dal lato anteriore e da quello poste- riore, ma con conchiglia molto ben conservata, rappresenta questa caratteristica specie nella nostra collezione. La sua conchiglia è piccola, di forma subtriangolare, assai rigonfia, tanto che lo spes- sore è quasi uguale all’altezza, equivalve, completamente chiusa, inequilaterale. La regione anteriore più lunga della posteriore !, ha il suo margine obliquo, che si congiunge con stretta curva col mar- gine inferiore arcuato, come si può giudicare meglio dalle parallele linee di accrescimento, essendo invece la conchiglia deteriorata inferiormente, come abbiamo detto; la regione posteriore più corta è incavata sotto gli umboni, i quali sono relativamente grossi, molto sporgenti, tumidi, assai con- vessi, molto ricurvi, opistogiri e contigui. La lunula, situata posteriormente è ampia, cuoriforme, nettamente delimitata dalle carene ottuse, partenti dagli apici; il corsaletto, visibile dal lato ante- riore, è più lungo ed alquanto meno nettamente distinto dalle carene laterali più ottuse ed evane- scenti verso l’estremo anteriore. La cerniera non è visibile al completo; tuttavia sì può riconoscere la linea cardinale angolosa in corrispondenza degli umboni ed osservare, attraverso alla commessura delle valve, nella regione cardinale, verso l’estremo anteriore e posteriore la presenza di molti denti perpendicolari alla linea cardinale, acuti e disposti in serie, che nessun dubbio lasciano circa il riferimento di questa specie al genere Nucula. La superficie è soltanto provvista di fine strie di accre- scimento concentriche. L’esemplare ora descritto, specialmente per la sua grande convessità, ricorda l'individuo della Nucula glanstriticca Warte., rappresentato a tre volte la grandezza naturale dal WHWirrieLp?,e di 1 FiscHER P. Manuel de Conchyliologie, pag. 982. — Woops H..Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. I, pag. 12, nota. — PervinquièrE L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 91 e 92. ? WxirFrieLD R. P. Cret. foss. Syria, pag. 396, tav. V, fig. 3-5. 152 B. GRECO [172] dimensioni ancora più piccole del nostro, il quale si distingue per essere molto meno allungato, meno inequilaterale, con umboni non terminali, più grossi, più sporgenti, per lunula e corsaletto più sviluppati. Rassomiglia anche a quell’esemplare di Nucula capillata Coa. del Cenomaniano della Tunisia, rappresentato dal PervIinquIÈRE? colle figure 3 e 4 della tavola VII; ma ne è distinto oltre che per la forma più triangolare, meno prolungata anteriormente e più convessa, anche per la man- canza delle coste radiali finissime ed assai numerose, che ornano la superfice delle valve nella specie del Coquanp. Quanto alla Nucula obesa D’ OrB.®, indicata in seguito col nome di Nucula Fhotomagensis D’ ORB.*, per distinguerla dalla omonima specie del MuexstER, infine denominata Isoarca obesa D’ ORB.*, e che rassomiglia alla nostra specie per la grande convessità, si riconosce subito come specie ben diversa. L'unico esemplare di Nucula Belzonii n. sp., fossilizzato nel calcare ferrugginoso coniaciano, è n D s e 5 . n 30 indicato raccolto dal FiearI Bey al solito vagamente nella « Costa arabica, Tebaide inferiore, versante orientale ». Gen. Trigonia BruGuIÈRE 1. Trigonia seabra(?) Lam. 1819. Trigonia scabra LaMaRcK. Hist. nat. an. s. vert., vol. VI, pag. 63, n.° 2. 1843. -. — D’OrbIGnY. Pal. frang. Terr. crét., vol. 1II, pag. 153, tav. 296. 1912. — — PERvINQUIÈRE. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 220, tav. XV, fig. 1-3 (cum sym.). Un piccolo frammento di una Zrigonia, costituito soltanto dalla regione umbonale della valva destra, con l’apice rotto, ma a superfice molto ben conservata, probabilmente appartiene a questa specie. In tali condizioni non è possibile indicare la forma generale della conchiglia, ma si può constatare che per la conformazione molto convessa e gibbosa della parte conservata, per gli orna- menti costituiti da ben spiccate coste trasversali, separate da profondi solchi più ampi di esse e provviste nella parte più rilevata di regolari piccoli tubercoli, per le ornamentazioni della parte visibile dell’area posteriore, esso corrisponde bene alle figure della 7rigonia scabra Lamx., date dal D'ORBIGNY. Il riferimento di esso però a tale specie è fatto naturalmente con riserva per le condi- zioni molto incomplete di conservazione. Invece gli esemplari della Trigonia scabra Lamxk. figurati dal PeRvINQuIÈRE sì allontanano alquanto dalla figura del D’ OrBIGNY e anche dal nostro frammento per essere un poco meno convessi e per presentare i tubercoli delle coste quasi spinosi, avvicinan- dosi in tal modo alla varietà figurata dallo ZittEL, come ha fatto notare il PERVINQUIERE. Il nostro frammento rassomiglia pure alla Trigonia crenulata Lamx.3 del Cenomaniano della Francia®, specie assai vicina, anche secondo il p’ Oxsieny, alla Trigonia scabra LAMK., ma mi pare che non possa essere riferito a quella specie, a quel che è dato giudicare di esso, particolarmente Pervinquière L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 93, tav. VII, fig. 1-4. D’OrBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 180, tav. 304, fig. 10-14. D’ORBIGNY A. Ibidem, pag. 766. ì D’ORBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 163. D’OrBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 151, tav. 295. D’ORBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 161. (O) n [173] A i | B. GRECO 158 per gli ornamenti dell’area posteriore ad andamento obliquo invece che trasversale, costituendo ciò uno dei caratteri differenziali, stabilito dal p’ OrBIeny, tra la Trigonia scabra Lawmx. e la Trigonia crenulata LamK. La Trigonia scabra Lawk. è comune in Europa nel Turoniano e nel Senoniano della Francia, della Germania, del Tirolo, dell’ Inghilterra. Nell’India è stata raccolta nei gruppi di TIE e di Arrialoor!. È stata citata dal Coquanp in Algeria?; più recentemente poi il PERVINQUIERE ne ha illustrati alcuni esemplari molto ben conservati, provenienti dal Coniaciano della Tunisia. Recen- tissimamente infine il Fourrav ha segnalato nell’ Emsckeriano (Santoniano) dell’ Egitto un modello di Trigonia cfr. scabra LAwk.*, ma non l’ha figurato; e d’altra parte per il suo stato di conserva- zione non si potrebbero stabilire correlazioni col nostro esemplare. Di età coniaciana è il fram- mento da noi esaminato, essendo fossilizzato nel calcare siliceo ferrugginoso rosso. Anche esso fu raccolto dal Figari Bey nella «Costa arabica, Bassa Tebaide, versante orientale ». Gen. Roudaireia Muxier-CHALMAS 1. Roudaireia Forbesiana Sror. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 15. 1871. Cyprina Forbesiana StoLiczza. Cret. Pelecypoda S: India, pag. 197, tav. IX, fig. 2-8. 1890. — — Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 295; tav. XXIX, fig. 4 e 5. 1905. Roudaireia — CHnorrar. Zone littorale d’ Angola, pag. 42, tav. I, fig. 3. 1912. — — Pervinquière. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 232, tav. XV, fig. 14 e 15 (cum syn.). 1914. _ —_ PARONA. Tripolitania, pag. 21. Questa specie molto ben conosciuta, essendo stata completamente illustrata dallo SroLiozka, dal PrRoy e dal PERVINQUIEÈRE, è rappresentata nella nostra collezione egiziana da un solo esemplare. Esso è alquanto deformato per compressione e mutilato della metà superiore della valva sinistra, ma presenta la valva destra presso che completa ed ha la superficie della conchiglia in ottimo stato di conservazione. Per la sua forma generale, per l’acuta carena che limita la ben spiccata area posteriore, per l’umbone molto prominente ed incurvato, per i caratteri degli ornamenti, costituiti da coste trasversali molto sviluppate, lamellose, concentriche, angolose in corrispondenza della carena, assai distanziate e provviste negli ampi spazi di numerose strie ad andamento parallelo alle coste, il nostro esemplare corrisponde così bene in modo speciale alle figure 2, 3 e 4 dello SroLIozKA, tenuto conto della sua deformazione, che non mi resta dubbio circa la sua determinazione. Lo SroLiozka riferì questa sua nuoya specie al genere Cyprina; ma in seguito il Munrer-CHALMAS, stabilendo il suo nuovo genere oudazreia, ritenne con fondamento che dovesse esservi riferita, oltre alla Cyprina cristata Sror., anche la Cyprina Forbesiana Sror.* della quale ora ci occupiamo. Ma in seguito il PERoN, non avendo potuto osservare il cardine nei suoi esemplari di tale specie, raccolti in Tunisia, per confrontarlo con quello del senere Roudaireia, fondandosi sulla forma della con- ! SroLICZKA F. Oret. Pelecypoda S. India, pag. 314, tav. XV, fig. 24-26; tav. XVI, fig. 35-40. ? Coquanp H. £t. suppl. Paléontologie Algerienne, pag. 388. 3 Fourrau R. Mollusques Lamellibranches, pag. 59. 4 MuxIER-CHALMAS. Mission Chotts tunisiens, pag. 75 e 77. Palaeovtographia italica, vol. XXIII, 1917. 20 154 B. GRECO [174] chiglia e sugli ornamenti credette più conveniente di mantenere il riferimento di essa al genere Cyprina, fatto dallo Sroniczka. Più recentemente infine il PervinquièrE ha invece accettato la conclusione del MunreR-CHanmas, affermando che la forma ed il cardine della Cyprina Forbesiana Ston. dimostrano che questa specie rientra bene nel genere Roudaireia. E basta infatti confrontare le figure della Cyprina Forbesiana date dallo Sroviczka, due delle quali, figure 7 e S, rappresentano anche il cardine della sua specie, con le figure della Roudaireia Drui, nelle stesse pose, date dal MunIER- CHarmas e dal PERVINQUIÈRE, per persuadercene. Gli esemplari originali della Roudaireia Fordesiana Stot. sp. provengono dal gruppo indiano di Trichinopoly, che nella parte inferiore corrisponde al Turoniano e negli strati superiori al Seno- niano inferiore europeo. In Tunisia la specie è indicata dal Peron nel Santoniano e dal PERVINQUIÈRE più precisamente, oltre che senza dubbio nel Santoniano, anche nel Coniaciano. Ed infine è stata segnalata dal Parona nel Maestrichtiano della Tripolitania la var. Byzacenica Perv. di questa specie. Ritengo che in Egitto il nostro esemplare, giudicando dal suo aspetto litologico, si trovi nel Conia- ciano; il FiarI Bey lo raccolse nella « Costa arabica, Deserto della Bassa Tebaide, versante orientale ». Gen. Cytherea Lawarck 1. Cytherea plana Sow. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 16. 1813. Venus plana Sowerpr. Min. Conch., vol. I, pag. 58, tav. XX, fig. 2. 1839. Cytherea — GoLpruss. Petrefacta Germaniae, vol. II, pag. 238, tav. 148, fig. 4. 1845. Venus -— D’OrBIGNY. Pal. frane. Terr. crét., vol. III, pag. 447, tav. 386, fig. 1-3. 1850. — subplana D’OrbIGNY. Prodrome, vol. II, pag. 237 1862. — — Coquanp. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 303. 1871. Cytherea plana SroLiczra. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 169, tav. VII, fig. 1-4. 1 1889, — — Horzapret. Moll. Aachener Kreide. III. Lamellibranchiata, pag. 171, tav. XII, fe 16-18. 1890. Venus subplana Peron. Moll. foss. Tunisie, partie II, pag. 309. 1907. Callista plana Woops. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 192, tav. XXX, fig. 1-6. 1912. Venus (?) — Pervinquière. Et. paléont. iunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 276. 1914. — — Parona. Tripolitania, pag. 19. Il p’OrBIGNY col nome di Venus subplana distinse una specie del Senoniano inferiore di Tours, Cognac, Aix-la-Chapelle, simile alla Venus plana Sow. del Cenomaniano della Francia e dell’ Inghi- terra !. Ma recentemente il PERvINQUIÈRE, facendo constatare che il Woops è arrivato alla conclu- sione che gli esemplari senoniani, attribuiti alla specie del SowERBY da diversì autori, differiscono molto poco dal tipo cenomaniano, come del resto sì può constatare osservando le rispettive figure, ha ritenuto giustamente che sia il caso di ritornare al nome specifico primitivo. E, benchè il GoLpruss, lo SroLIczka e l’ HoLzaPFEL siano stati in grado di stabilire il riferimento di questa specie al genere Cytherea, egli disponendo di alcuni modelli interni, che rassomigliano molto a quelli di questa specie, ha creduto conveniente di indicarli col nome di Venus(?) plana Sow. Qra io credo appunto che alla Cytherea plana Sow. sp. possa essere riferito, come stadio giova- nile, un solo piccolo esemplare, molto ben conservato, il quale per la forma generale e per gli ! D’OrBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 159. [175] B. GRECÒ 155 ornamenti corrisponde specialmente alla figura 4 dello StoLIczka, presentandosi però in stadio di sviluppo ancora più giovanile. La specie, oltre che nel Cenomaniano dell’ Inghilterra e della Francia, si trova nel Senoniano inferiore della Germania e della Francia. Nell’ India meridionale è stata raccolta nella parte più elevata del gruppo di Trichinopoly, la quale corrisponde al Senoniano inferiore europeo. Nell’Algeria è stata indicata dal Coquanp nel Santoniano; nella Tunisia dal PrRroN nello stesso livello geologico e dal PERVINQUIÈRE più precisamente nel Coniaciano; infine in terreni santoniani-coniaciani è stata segnalata dal Parona nella Tripolitania. Di età coniaciana, come lo indica la fossilizzazione, è il nostro esemplare egiziano, che fu raccolto dal FiGari Bey nella « Costa arabica, Tebaide inferiore, versante orientale ». 2. Cytherea subovalis p’ORB. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 17. 1839. Venus ovalis (non Sow.) GoLpruss. Petrefacta Germaniae, vol. II, pag. 247, tav. 151, fig. 5. 1850. — subovalis D’OrBIGNY. Prodrome, vol. II, pag. 237. 1889. Cytherea ovalis (GoLpr. non Sow.) Horzaprer. Moll. Aachener Kreide. INI. Lamellibranchiata, pag. 169, i tav. XIII, fig. 11-15. 1912. Venus (?) subovalis PERVINQUIÈRE. Et. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 276. Col nome di Venus subovalis il D’ ORBIGNY distinse quegli esemplari del Senoniano inferiore di Aix-la-Chapelle, riferiti dal GoLprvss alla Venus ovalis Sow., specie cenomaniana!. La distinzione fra le due specie fu convalidata in seguito dall’ HoLzaPFEL, che fu in grado di riferire più preci- samente al genere Cytherea la specie del D’ORBIGNY e recentemente dal Woops?, che ha ritenuto d’altra parte la specie cenomaniana del SoweRBY appartenente al genere Clementia. Appunto alla Cytherea subovalis D' ORB. sp. mi pare che possano essere riferiti quattro esemplari in diversi stadi di sviluppo della nostra collezione egiziana. Per quanto essi siano più o meno incom- pleti, eccettuato uno in stadio di sviluppo assai giovanile, presentano però la superfice della con- chiglia in buono stato di conservazione e si può così riconoscere che, per la forma generale, per la posizione e conformazione degli umboni, come anche per gli ornamenti, corrispondono alle figure date dal GoLpruss e dall’ HoLzAPFEL. La specie è caratteristica del Senoniano inferiore della Germania. Recentemente il PERVINQUIERE ha riferito ad essa con riserva alcuni modelli interni del Maestrichtiano della Tunisia. In Egitto, a giudicare dalla fossilizzazione, si trova nel Coniaciano e gli esemplari che ve la rappresentano, furono raccolti dal Figari Bry nella « Costa arabica, Tebaide inferiore, versante orientale, Valle d’Araba ». 8. Cytherea solitaria Sror. — Tav. XVII [XVI], fig. 18. 1871. Cytherea (? Callista) solitaria StoLIozza. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 172, tav. V, fig. 20. 1 D’ORBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 159. ? Woops H. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 191. 156 B. GRECO [176] Credo che appartenga alla Cytherea solitaria Sto. un solo esemplare della nostra collezione, il quale corrisponde alla figura data dallo SroLIozKA per la forma allungata-ellittica, molto inequilaterale, poco convessa, con la regione anteriore breve ed arrotondata, la posteriore molto sviluppata e sub- troncata, per l’umbone molto incurvato, acuto e per l’aspetto delle numerose strie concentriche, le quali si vedono qua e là sulla superficie della conchiglia, che è corrosa in modo da simulare delle pieghe longitudinali nella parte mediana. Anche gli umboni non sono ben conservati e perciò non è possibile di constatare la presenza di quei solchi in vicinanza appunto degli umboni, dei quali parla lo Storiczka. Come carattere differenziale visibile si può indicare soltanto il margine infe- riore leggermente più incurvato nel nostro individuo. Per questo carattere e anche per la forma generale esso ricorda l’esemplare originale della Venus immersa Sow.! del Cenomaniano dell’ Inghil terra, che il Woops? propende a credere che, insieme con il tipo della Venus sublaevis Sow., possa essere riunito alla Cyprimeria (Cyclorisma) faba Sow. sp. dello stesso livello geologico; se ne distingue però, a quel che è dato vedere, per gli umboni più piccoli, molto meno sporgenti e per la regione posteriore più slargata e subtroncata. Per il suo aspetto generale, a prima vista, il nostro esemplare mi aveva fatto supporre che potesse appartenere al genere Tupes; sono stato perciò lieto di leggere nella descrizione della Cytherea solitaria Sror. che anche lo SroLiczka fa notare per essa la rassomiglianza della forma molto allun- gata con quella presentata da specie appartenenti a Baroda, che è appunto sottogenere di Tapes. Avendo potuto però egli osservare il cardine nell’esemplare da lui studiato, gli è stato possibile constatare che, per quanto rassomigli a quello di Baroda per il dente posteriore molto allungato ed i due altri piccoli, presenta però un forte dente lunulare nella valva sinistra, che manca nel car- dine di Baroda; esso si trova in quello di Cytherea, al quale genere ha riferito la sua specie, rite- nendo che più precisamente essa forse possa appartenere al sottogenere Callista. Nel mio esemplare il cardine non è visibile e quindi nulla posso dire al riguardo. La Cytherea solitaria fa fondata dallo SroLiczka su di un solo esemplare costituito dalla valva sinistra, raccolto nel gruppo di Trichinopoly nell’ India meridionale, corrispondente inferiormente al Turoniano e nella parte superiore al Senoniano inferiore europeo. Il nostro individuo egiziano proviene dal Coniaciano ed è stato raccolto, secondo la solita vaga indicazione del FicarI Bxy, nella « Costa arabica, Tebaide inferiore, versante orientale ». Gen. Tellimna LINNEO 1. Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 19-21. Quantunque i quattro esemplari che rappresentano questa specie nella nostra collezione, siano più o meno incompleti, tuttavia, poichè hanno la conchiglia molto ben conservata e l’uno presenta ciò che ad altri manca, dal loro esame complessivo possiamo farci un’idea completa di questa specie e stabilire che è ben distinta dalle altre conosciute. La sua conchiglia, di dimensioni relativamente grandi, è spessa, trasversalmente ovale, poco convessa, inequivalve, avendo la valva sinistra alquanto più curvata, non molto inequilaterale. La regione anteriore, ben sviluppata, è regolarmente arro- tondata; la posteriore alquanto più lunga è anch'essa arrotondata e presenta una depressione obliqua 1 Woops H. Oretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, tav. XXIX, fig. 15. ? Woops H. Ibidem, pag. 187-189, tav. XXIX, fig. 7-15. [177] B. GRECÒ 157 appena distinta; il margine inferiore sembra essere ampiamente arcuato, come si può giudicare in modo speciale dall’andamento delle linee di accrescimento, che naturalmente sono ad esso parallele. Gli umbohi sono molto piccoli, appena sporgenti e poco ricurvi in avanti. La regione cardinale presenta î margini taglienti, specialmente in corrispondenza del lungo e stretto corsaletto, ove in una fossetta profonda sì trovava il ligamento esterno. La superfice della conchiglia è ornata soltanto da fitte, sottilissime strie di accrescimento, le quali, guardate con la lente, si vedono più spiccate e più fitte in corrispondenza della depressione posteriore, appena accennata. Per la conchiglia spessa, per la presenza della piega posteriore, per quanto pocc evidente, per la mancanza di ornamenti radiali, ritengo che la nostra specie sia da riferire al sottogenere Arco- pagia, piuttosto che al sottogenere Linearia!. Essa rassomiglia molto all’Arcopagia numismalis MATA. sp.* del Turoniano della Francia ?; ma, a prescindere dal fatto che, mentre nella descrizione è detto che la valva sinistra è più convessa -dell’altra, come nei nostri esemplari, nella figura invece è dise- gnata più convessa la valva destra, la nostra specie si distingue, oltre che per dimensioni di gran lunga minori, per la forma trasversalmente ovale e non orbicolare, per gli umboni più piccoli e meno sporgenti, per la depressione posteriore ancora meno spiccata e per le strie di accrescimento molto più sottili. Dall’ Arcopagia depressa Coo.* del Cenomaniano dell'Algeria, a quel che è dato vedere dal modello interno figurato dal Coavanp, essa, oltre che per la taglia molto più piccola, differisce per le valve proporzionatamente più convesse, per gli umboni più piccoli, meno sporgenti per la regione superiore arcuata posteriormente e non diritta. L’Arcopagia planissima WHITF.5 cono- sciuta pure come la precedente in modello interno, si riconosce poi a prima vista per specie ben distinta dalla nostra. E parimente diversa sopratutto per gli ornamenti è la piccola Arcopagia Dacquei Peron et Fovrrav® del Turoniano dell'Egitto, la quale, per la mancanza della piega poste- riore e per la superfice ornata da costule raggianti, mi pare che sia piuttosto da riferire al sotto- genere Linearia, invece che ad Arcopagia. I nostri quattro esemplari egiziani di Tellina (Arcopagia) Mianîi n. sp. provengono dal Conia- ciano e furono raccolti dal FigaRI Bey nella « Costa arabica, Tebaide inferiore, versante orientale, valle d’Araba ». Gen. Pholadomya SowerBy 1. Pholadomya Esmarcki Nirss. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 22. 1827. Cardita Esmarcki Nirsson. Petrificata Suecana, pag. 17, tav. V, fig. 8. 1837. _ —_ Hisinger. Lethaea Suecica, pag. 61, tav. XVIII, fig. 14. ’ 1840. Pholadomya Esmarcki GoLpruss. Petrefacta Germaniae, pag. 272, tav. 157, fig. 10a, db, d. 1844. — Carantoniana D’ OrBIGNY. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 357, tav. 365, fig. 1 0 2. 1850. — Esmarcki D’OrBIGNY. Prodrome, vol. II, pag. 234. 1874. —_ — MorscH. Monographie der Pholadomyen, pag. 101, tav. XXXII, fig. 7 e tav. XXXIV, fig. 5 (cum syn.). ! Fiscaer P. Manuel de Conchyliologie, pag. 1148, 1149. ? p’OrBIGNY A. Pal. frang. Terr. crét., vol. III, pag. 415, tav. 379, fig. 1-5. 3 p’OrBIGNY A. Prodrome, vol. II, pag. 194. } ' Coquanp H. Géol. Pal. Prov. Constantine, pag. 191, tav. VI, fig. 8 e 9. ° WHirrieLD R. P. Cret. foss. Syria, pag. 409, tav. VII, fig. 8 e 9. S Fourrau R. Faune crét. d’ Egypte, pag. 338, tav. III, fig. 7 e 8. 158 B. GRECO [178] Riferisco a questa specie un solo esemplare, in stadio giovanile di sviluppo, che presenta forma subtriangolare assai obliqua, rigonfia, con umboni molto sporgenti, compressi lateralmente, con regione anteriore cortissima, sfuggente all’indietro, regione posteriore assai allungata e ristretta all’estremità, regione inferiore regolarmente arcuata. I suoi ornamenti consistono in fitte e ben spiccate rughe concentriche, le quali sono incrociate da ben distinte e numerose coste raggianti, che svaniscono verso l’estremità posteriore. Fra le numerose figure di questa specie, date dai diversi autori, il nostro esemplare, pur rassomigliando a tutte, corrisponde meglio in modo particolare a quell’ individuo rappresentato dal MorscH con la figura 7 della tavola XXXIII, presentando però dimensioni di gran lunga minori, come anche si può dire rispetto a tutte le altre figure sopra ricordate. Il Fraas già citò nel Cretaceo della Syria la Pholadomya Esmarcki Nivss.! e la sinonima Phola- domya Carantoniana D’ORB.®; ma, poichè il BrancKkeNHoRN* ci ha fatto conoscere che entrambe le specie, così determinate dal FraAs, sono da considerare invece sinonime della Pholadomya depacta Ham1.*, ben distinta dalla Pholadomya Esmarcki Nivss. sp., certamente esse non corrispondono al nostro gio- vanile esemplare, da noi riferito a quest’ ultima specie. Del pari diverso dal nostro è quell’individuo determinato dal Quaas5 come Pholadomya ctr. Esmarcki Nivss. sp. La Pholadomya Esmarcki Nivss. sp. è specie nota nel Senoniano europeo e specialmente in Francia nel Coniaciano. Anche in Egitto ritengo che si trovi in quest’ultimo piano, sia giudicando dalla roccia fossilizzante, sia perchè fu trovata insieme con la Pleuromya Luynesi Lart. sp., che fra poco esamineremo, poichè era nella stessa scatoletta. Il nostro unico esemplare, secondo l'indicazione del Figari Bey, è stato raccolto nella « Bassa Tebaide, costa arabica, versante orientale, verso il golfo di Suez». Gen. Pleuromya AGAssiz 1. Pleuromya Luynesi Larr. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 23 e 24. . x 1872. Pholadomya Molli(?) Larter (non Coa.). Géologie de la Palestine, pag. 49, tav. XI, fig. 11. 1877. —_ Luynesi Larter. Mer Morte, pag. 125, tav. XI, fig. 7 e 8. 1890. — —_ BLANCKENHORN. Kreidesyst. in Mittel-und Nord-Syrien, pag. 95. Il Larter non descrisse questa sua nuova specie, ma la figurò bene, in modo da porne chiara- mente in evidenza i caratteri specifici e da renderla ben riconoscibile. A tali figure appunto corri spondono perfettamente otto esemplari della nostra collezione egiziana, i quali, per quanto siano più o meno incompleti, non lasciano alcun dubbio circa la loro determinazione. Sono di forma tra- sversalmente ovale allungata, rigonfi, equivalvi, inequilaterali, con la regione anteriore piuttosto corta ed arrotondata, la posteriore allungata, rotondeggiante al margine e con la regione inferiore ampia- mente arcuata. Gli umboni sono spostati in avanti, mediocremente sporgenti, rigonfi e contigui; la linea cardinale è diritta. Gli ornamenti consistono soltanto in rughe di accrescimento concen- triche, fitte, numerose, ben spiccate, ad andamento irregolare e spesso interpolate. 1 Fraas 0. Aus dem Orient, II, pag. 74. ? Fraas O. Ibidem, pag. 81 e 96. È ® BLANCKENHORN M. Kreidesyst. in Mittel-und Nord-Syrien, pag. 93, tav. V, fig. 12. 4 HamLin CH. Syrian Molluscan fossils, pag. 41, tav. VI, fig. 6. 5 Quaas A. Overwegischichien der lib. Wiiste, pag. 228, tav. XXV, fig. 8. [179] B. GRECO 159 Il LartET ed il BLANCKENHORN considerarono già questa specie come appartenente al genere Pholadomya; ma il PerviNQUIERE! più recentemente, confrontandola con la Panopea Astieriana D’ORB., da lui trovata nel Turoniano della Tunisia, ha affermato che essa non è affatto una Pholadomya, senza pronunziarsi però circa il riferimento generico di essa. Per la mancanza delle coste radiali, ritengo anch'io che questa specie del LaRrET non appartenga al genere Pholadomya, ma che, per la sua forma e per l’ornamentazione, essa possa trovar meglio la sua posizione sistematica quando venga riferita piuttosto al genere Pleuromya. Dalla Panopea Astieriana D'’ORB.? essa si distingue per gli umboni più sporgenti, per la sua maggiore convessità, per la regione inferiore più arcuata e per le rughe concentriche ad andamento irregolare e spesso interpolate. La Pleuromya Servesensis Cuorr.*, del Turoniano superiore del Portogallo, rassomiglia molto a questa specie del LARTET, ma, oltre CLe per le dimensioni minori, con le quali essa si presenta, si distingue per la regione anteriore più corta, per la posteriore ristretta e relativamente più pro- lungata, per gli umboni più spostati in avanti e per le rughe concentriche, che non presentano interpolazioni. La Pleuromya Luynesi Lart. sp., trovata dal LarteT all’ Ouadi Mojib ed all’ Ouadi Heidan, all’Est del Mar Morto in Palestina, fu dapprima ravvicinata alla Pholadomya Molli Coo. Ma in seguito lo stesso LartET, avendo veduto presso il Peron degli esemplari ben conservati della Pholadomya Molli, mal figurata dal Coquanp, si convinse che la sua specie era diversa da quest’ultima e che costituiva una nuova specie, che egli chiamò Pholadomya Luynesi. Constatò inoltre che essa si ritrova pure in Algeria insieme con Hemiaster Fourneli, Cyphosoma Delamarrei e Holectypus serialis. Ora, poichè queste specie caratterizzano in Algeria la parte inferiore del Santoniano, cioè il Coniaciano, è da ritenere che corrispondentemente a questo piano geologico si trovi in Palestina la Pleuromya Luy- nesi Lart. E della stessa età credo che siano i nostri rappresentanti di questa specie in Egitto, a giudicare dalla roccia fossilizzante e dal fatto che essi furono trovati insieme con la Pholadomya Esmarcki Nivss. sp., precedentemente esaminata, poichè erano nella stessa scatoletta, con l’indica- zione di provenienza del Figari Bey dalla « Costa arabica, versante orientale, Bassa Tebaide, verso il golfo di Suez ». Gen. Corbula BRUGUIERE 1. Corbula Di Stefanoi n. sp. — Tav. XVII [XVI], fig. 25. DIMENSIONI Altezza PIRO RIOLO BOATS IPS MOE DESIO ALLO CISTI) ’ TUNE EZZA SR TOO » 12 SPESSOLE MEER NN, 9 Conchiglia spessa, piccola, trasversalmente ovale, più lunga che alta, molto rigonfia, non beante, inequilaterale, assai inequivalve. Valva destra molto ma regolarmente ricurva, col massimo spessore verso la sua metà; margine auteriore obliquo e strettamente arcuato in basso; regione posteriore più lunga, gradualmente assai ristretta, terminante in un acuto rostro un poco rilevato e carenato; 1 PervinQquiÈRE L. Pt. paléont. tunisienne.' Gastropodes et Lamellibranches, pag. 287. ? p’OrBIGNY A. Pal. franc. Terr. crét., vol. III, pag. 342, tav. 359, fig. 3 e 4. 3 CHorrart P. Faune crét. Portugal. Lamellibranches siphonés, pag. 132, tav. IX, fig. 1-3. ) 160 B. GRECO [180] regione inferiore con margine ondulato nella parte mediana, ove ricopre e abbraccia la valva opposta; umbone largo, fortemente ricurvo, contiguo a quello dell’altra valva; superfice elegantemente ornata nella parte superiore da numerose e fitte costoline strieformi trasversali, concentriche, le quali gra- dualmente vanno ingrossandosi verso il margine inferiore e trasformandosi in coste ben spiccate, separate da più stretti solchi; esse posteriormente convergono, riunendosi a fascetti sulla carena del rostro; degne di nota inoltre nella regione inferiore la penultima costa biforcata verso la regione anteriore, mentre l’ultima è triforcata invece verso il rostro, in corrispondenza della parte sporgente nella ondulazione del margine, arrestandosi poi le tre coste, che ne derivano, nella susseguente sinuosità del margine inferiore stesso. Valva sinistra molto più piccola, un poco meno rigonfia, con il massimo spessore verso la regione anteriore, che ha la stessa forma dell’altra valva, donde gradualmente si restringe e diminuisce di spessore verso la regione posteriore, non potendosene osservare la estremità ed il margine inferiore, perchè entrambi sono ricoperti ed abbracciati dalla valva destra; superfice ornata fin verso la metà da costoline trasversali, concentriche, convergenti posteriormente verso la estrema parte ristretta, alquanto più grosse delle corrispondenti nella valva opposta; nella parte inferiore invece si osservano tre sole coste poco spiccate, distanziate da ampi solchi non molto profondi, nei quali si trovano alcune sottilissime strie ad esse parallele. Il solo esemplare figurato rappresenta nella nostra collezione questa elegante specie, ben distinta da tutte le altre conosciute per i caratteri del suo rostro, del margine inferiore e degli ornamenti. Dalla tipica Cordula striatuloides ForB.! del gruppo di Trichinopoly si distingue, oltre che per i caratteri speciali ora ricordati, anche per la regione anteriore più corta, obliqua, più ristretta e per la convessità molto più spiccata in entrambe le valve. Tale specie indiana è stata citata in terreni Maestrichtiani dal Quaas nel Deserto libico*, dal KrumBECK* e dal Parona‘ in Tripolitania, dal PervINQuiERE 5 in Tunisia e finalmente da noi pure nel Maestrichtiano del Deserto arabico setten- trionale all’Ouadi Am Rockam. Gli esemplari figurati dal QuaAAas però, rispetto alla forma indiana, presentano le coste molto più spiccate ed una forma diversa della piccola valva, che si prolunga anch’ essa in un rostro. Il KrUMBECK, esaminando i suoi esemplari di Cordula striatuloides Fors. della Tripolitania, ha supposto che forse tale specie sia da riferire più giustamente al genere Neaera, come del resto già lo ZirTEL® aveva ritenuto per gli esemplari del Deserto libico, secondo quanto ci ha fatto sapere anche il Quaas. E recentemente il De SreranI”, descrivendo un esemplare di Cuspidaria (?) sp. della Tripolitania, da lui confrontato con la Cordula striatuloides (non ForB.?) del Quaas, del KrumBECK, del PERVINQUIERE, per ciò che riguarda gli esemplari egiziani, tripolitani e tunisini, riferiti alla specie del ForBes da questi autori, ha confermato la probabile supposizione del KRUMBECK, osservando però giustamente che sarebbe da accettare invece il nome generico di Cuspidaria8, sinonimo di Neaera, concludendo che essi rappresentano probabilmente forme intermedie tra Corbula e Cuspidaria. Sebbene l’esemplare della nuova specie da noi descritta non lasci vedere il cardine, tuttavia i caratteri esterni che esso presenta sono indubbiamente di Cordula e non di Cuspidaria. 1 SroLiczta F. Cret. Pelecypoda S. India, pag. 43, tav. XVI, fig. 13 e 14. ? Quaas A. Overwegischichten der lib. Wiiste, pag. 231, tav. XXV, fig. 12-15. 3 KruMmBECK L. Geol. und Pal. von Tripolis, pag. 111, tav. VIII, fig. 12. 4 PARONA C. F. Tripolitania, pag. 21. 5 Pervinouière L. Ét. paléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 295, tav. XX, fig. 23-28. 6 ZirreL K. Libysche Wiiste, pag. 63. © DE STEFANI C. Tripolitania, pag. 279 [25], 280 [26]. 8 FiscHeEr P. Manuel de Conehyliologie, pag. 1155. [181] i B. GRECO 161 Il Fourtav! non figurò nel suo lavoro del 1904 le due specie di Corbula del Turoniano di Abou Roach, cioè Corbula cfr. striatuloides Fore. e Corbula cfr. Goldfussiana MatR.; ma dalle descrizioni si capisce che entrambe sono ben distinte dalla nostra specie. E di ciò si ha la conferma anche nella recentissima memoria dello stesso autore, nella quale è pure semplicemente descritta la Corbula cfr. Goldfussiana MAtR.*, ma è figurata ed indicata col nuovo nome di Corbula Peroni FourTAU * la Corbula cfr. striatuloides For. Parimente si riconosce subito come specie diversa dalla nostra la Corbula olivae Wuairr.* e la Corbula neaeroides BLancK.5 del Cenomaniano della Siria, come anche la Corbula elegans Sow. del Cenomaniano dell'Inghilterra”, ma citata dal PervIinQuIÈRE® nel Conia- ciano della Tunisia. Il nostro unico esemplare di Corbula Di Stefanoi n. sp. è stato trovato in Egitto nella forma- zione Coniaciana e fu raccolto, secondo la solita vaga indicazione del FIGARI Bey, nella « Costa arabica, versante orientale, Tebaide inferiore ». Finito di stampare il 31 dicembre 1917. FourtAU R. Fuune, crét. d’ Égypte, pag. 342-344. FourtAU R. Mollusques Lamellibranches, pag. 95. FourtAU R. Ibidem, pag. 95, tav. III, fig. 5-7. WirFrieLD R. P. Cret. foss. Syria, pag. 413, tav. VII, fig. 19-21. BLANCKENHORN M. Kresdesyst. in Mittel-und Nord-Syrien, pag. 96, tav. VII, fig. 3. Woops H. Cretaceous Lamellibranchia of England, vol. II, pag. 216, tav. XXXIV, fig. 23- 28. PeRvINQUIÈRE L. Ft. puléont. tunisienne. Gastropodes et Lamellibranches, pag. 295, tav. XX, fig. 31. dc ufbahie dieta pi St Liu hi SIRIO E SUNT RIS) i Ke ira » 13 a, bd. 23-27. 29, 30. Spiegazione della Tavola I [I] Lingula Foresii n. Superficie esterna di una valva ventrale, — pag. 20 [20]. Lingula Foresii n. Parte interna con la regione cardinale. Chonetes? sp. Area cardinale di una valva ventrale, — pag. 20 [20]. Productus? sp. Apice di una valva ventrale, — pag.:21 [21]. Productus eurvirostris?? ScHELLWIEN: @ valva dorsale, ingrandimento !5/,; d valva ventrale. — pag. 21 [21]. Janeia Matteuccii n. a valva destra, disegno; d parte superiore, disegno, — pag. 22 [22]. Janeia Matteuccii n. a fotografia dalla parte superiore; d parte anteriore. ; se Solenomorpha? elegantissima n. Valva destra; disegno, ingr. */,, — pag. 23 [23]. E Ctenodonta (Palaeoneilo) Manassei n. Valva sinistra, ingr. */, — pag. 25 [25]. Ctenodonta Bigeschii n..a valva sinistra; fotografia, ingr. !*/,; b cardine della valva destra; di- segno, ingr. */,.— pag. 24 [24]. ; Macrodon Achiardii n. Conchiglia con guscio siliceo, valva destra; disegno, ingr. #/,, — pag. 26 [26]. — Macrodon Martelli n. Modello interno di valva destra; disegno, ingr. */,, — pag. 27 [27]. Macrodon Achiardii n. a valva sinistra di un modelle interno, disegno ingr. */;; b cardine della valva destra, disegno ingr. 4/,, — pag. 26 [26]. Ì Macrodon Achiardii n. Valva destra; area ligamentare; disegno, ingr. !9/,. ss Macrodon Martellii n. Modello interno, valva sinistra; disegno, ingr. ‘/1, — pag. 27 [27]. Macrodon Martellii n. Modello interno, valva destra; disegno, ingr. “/,. ( Macrodon Achiardii n. Conchiglia con guscio silicizzato, valva sinistra, ingr. !#/,, — pag. 26 [26]. Macrodon Martellii n. Valva sinistra dalla parte superiore, ingr. !°/, — pag. 27 [27]. Macrodon Martellii n. Valva sinistra. ; Macrodon Achiardii n. Valva destra, dalla parte superiore, ingr. !°/,. Macrodon Martellii n. Valva sinistra, — pag. 27 [27]. ; % Macrodon Achiardii n. Valva sinistra, dalla parte superiore, ingr. !5/,, — ‘pag. 26 [26]. Cyathocrinus sp. Braccia. 238, Ripabianca; 24, 25, Vigneria; 26, Ripabianca; 27, Cala Baccetti, — pag. 16 [16]. i è Ctenodonta (Palaeoneilo) sp. Valva sinistra; disegno, ingr. Ie — pag. 25 [25]. » — Cidaride. Ingr. ‘/,, — pag. 19 [19]. Palacontographia italica, vol, XXI, 1917. I; XXIII, Tav. I. Vo PIERA RIU SANE CA PALAEONTOGRA Fossili carbon ife isola a'* Elba w ri de C. DE STEFANI, 16 T. CALZOLARI & FERRARID-MILANO Pa È 3 RZ dI oa Spiegazione della Tavola II [II Myalina Rosteri n. Valva destra; disegno, ingr. 5/1, — pag. 28 [28]. Myalina ilvaensis n. Valva destra, — pag. 29 [29]. Myalina ilvaensis n. @ valva destra di un modello limonitico alquanto deformato; d parte ante- Myalina ilvaensis n. Lo stesso modello veduto dalla parte cardinale. Myalina ilvaensis n. Valva destra, dall’ esterno. Myalina ilvaensis n. Valve accoppiate, aperte, dall’ interno. Myalina ilvaensis n. Area ligamentare di valva sinistra. Myalina ilvaensis n. Valva destra, parte interna con area ligamentare; impronta in gesso da un ‘ R Myalina ilvaensis n. a valva sinistra, superficie esterna, disegno; d modello interno visto dalla parte anteriore con impronte pediose, disegno. Valva destra veduta dall’ interno. n. Valva sinistra, superficie esterna. Parte anteriore di un modello interno. Valva siuistra, dall’ esterno. . Valva sinistra, dall’ esterno. . Valva destra, dall’ interno; impronta in gesso. . a valva sinistra, dall’ esterno; è parte anteriore della conchiglia. Valva sinistra con area ligamentare della valva destra spostata; disegno. ..Valva destra, dall’ esterno. . Parte anteriore con le due valve. Fig. 1 = >» 2. _ >» 3a,b.— riore dello stesso modello. » 4. = >» 5. — Myalina ilvaensis n. Valva sinistra. 6. _ » 7. — » 8. —_ +» = modello interno. » 10a,bdD. — DLE — Myalina ilvaensis n. » 12. — Myalina ilvaensis » 13. — Myalina ilvaensis n. » 14. — Myalina ilvaensis n. » 15. — Myalina ilvaensis n » 16. — Myalina ilvaensis n » 17 a,b. — Myalina ilvaensis n » 18. — Myalina ilvasnsis n. » 19. — Myalina ilvaensis n » 20. — Myalina ilvaensis n Paladontegraphia italica, vol. XXINM, 19Ì7, PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol, XXIII, Tav. Il. C. DE STEFANI, Fossili carbonsferi dell’ isola d’ Elba DULS: [ Tav. Il}. ELIOT. CALZOLARI L FERRARIB-MILANO i. gn icaro, » » » » 2a, db. d. 4a, b. 18 a-c. 19 a-c. 20. 21 a-c. 22. » 23 a-c. » 24 ac. » 25. » 26. ‘ » 27. » » 28. 29. . Spiegazione della Tavola II [II] .la,b. — Schizodus (Protoschizodus)? corbuloides n. a valva sinistra; disegno; bd visto dalla parte supe- riore; disegno, — pag. 38 [38]. Schizodus (Protoschizodus?) corbuloides n. a valva destra; % parte anteriore. Schizodus etruscus n. Valva destra. Schizodus etruscus n. a valva destra; disegno; d cardine della valva sinistra; disegno. Schizodus (Protoschizodus?) Aloisii n. Valva sinistra, — pag. 87-[37]. Schizodus (Protoschizodus?) Aloisii n. Valva destra. Schizodus (Protoschizodus?) Aloisii n. Valva sinistra. Schizodus (Protoschizodus?) Lottii n. a valva destra; d parte Stio — pag. 36 [36]. Schizodus (Protoschizodus ?) Lottii n. Valva sinistra. Schizodus (Protoschizodus?) Lottii n. a valva destra; d parte superiore. Schizodus (Protoschizodus ?) Lottii n. Valva destra. Schizodus (Protoschizodus ?) Lottii n. a valva destra; d parte superiore Schizodus (Protoschizodus ?) Lottii n. Valva destra; cardine; disegno. Schizodus (Protoschizodus?) Lottii n. a modello interno, valva destra; è parte SI ETIORE5 e ‘parte anteriore. Schizodus (Protoschizodus?) Cocchii n. Valva sinistra col margine palleare rotto, — pag. 35 [35]. Schizodus (Protoschizodus?) Cocchii n. Parte posteriore di un modello; valva destra. Schizodus (Protoschizodus?) Cocchii n. Modello interno; valva destra. u Schizodus (Protoschizodus?) Grattarolae n. a valva destra; b parte anteriore; c cardine di valva destra, ingr. "/,; disegno, — pag. 35 [35]. i 3 Schizodus (Protoschizodus?) Saccoi n. a conchiglia con guscio siliceo; valva destra; d parte an- teriore con valva sinistra spostata; c parte superiore, — pag. 33 (33). Schizodus (Protoschizodus?) Saccoi n. Parte anteriore di guscio silicizzato; disegno. Schizodus (Protoschizodus?) Saccoi n. a modello interno rotto DOSSeNoDISnio valva sinistra; b parte superiore; c parte anteriore. Schizodus (Protoschizodus?) Saccoi n. Modello ima, valva destra. Schizodus (Protoschizodus?) Saccoi n. a modello interno, valva destra; d parte anteriore; c parte superiore. Schizodus (Protoschizodus?) Campanae n. a conchiglia con guscio: siliceo; Ci destra; b parte anteriore; disegno, ingr. #/,; c valva sinistra; disegno, ingr. */,, — pag. 32 [32]. Circopora Savii n. Sezione longitudinale, di Malpasso, — pag. 13 SES Circopora Savii n. Sezione longitudinale, di Malpasso. Circopora Savii n. Sezione trasversale superiore dell’ esemplare fig. 25. — Circopora Savii n. Sezione trasversale inferiore dell’ esemplare fig. 26. Schizodus (Protoschizodus?) Lottii n. Valva sinistra ingrandita 4°%/, — pag. 36 [36]. Il Palacontograpbia italica, vol. XXIII, 1917. 3 3 si RALABONTOGRAIENA INVII Welt SS Ita MIL C. DE STEFANI, Fossili carboniferi dell’ isoli d° Elba. 5 [ Tav. III]. T. CALZTOLARI & FERRARIB-MILANO ro Ù O) » » 1 a-c. 23 a-c. 260, d. Spiegazione della Tavola IV [IV] Schizodus (Myophoria) Mattiroloi n. a valva sinistra; è parte posteriore; c parte superiore, — pag. 40 [40]. Schizodus (Myophoria) Mattiroloi n. Parte posteriore; disegno. Schizodus? (Myophoria?) sp. n. Frammento anteriore di valva sinistra; fotografia da un modello in gesso, — pag. 40 [40]. Modicla Fosseni n. a valva destra, parte interna; è superfice esterna; disegni ingr. */,, — pag. 41 |41]. Lucina? sp. Valva sinistra; disegno ingr. ‘/,, — pag. 42 [42]. Dentalium (Plagioglypta) Novaresei n. a disegno; è ingr. */,, — pag. 42 [42]. Lepetopsis Millosevichi n. a parte superiore; d parte posteriore; c PONS destra; d visto obli- quamente, — pag. 48 [43]. Bellerophon (Pharkidonotus) anthracophilus FrEcH. Parte dorsale, — pag. 44 [44]. Ballerophon (Pharkidonotus) anthracophilus FrECcH. Parte dorsale; disegno ingr. */;. Euphemus Meneghinii n. Parte sinistra; fotografia da un modello in gesso, — pag. 44 [44]. Euphemus Meneghinii n. Parte dorsale; fotografia da un modello in gesso. Fuphemus Meneghinii n. a parte sinistra di altro esemplare; disegno ingr. */; dè parte dorsale; disegno ingr. 5/,. Murchisonia Deangelisi n. a disegno; è FEST di alcuni giri; disegno, — Does 45 [45]. Murchisonia Paretoi n. Fotografia da un modello in gesso, — pag. 46 [46]. Murchisonia? cylindroides n. Disegno ingr. ‘/,,} — pag. 47 [47]. Macrochilina? brevis n. Disegno ingr. #/, — pag. 50 [50]. Ivania Fabrii n. Disegno da un modello in gesso ingr. */,, — pag. 47 [47]. Naticopsis rivulensis n. Parte anteriore; disegno, — pag. 48 [48]. Naticopsis rivulensis n. Parte anteriore con opercolo; disegno. Naticopsis rivulensis n. Parte posteriore ; disegno. Naticopsis rivulensis n. Guscio siliceo; parte anteriore con opercolo. Naticopsis rivulensis n. Guscio siliceo; parte anteriore. i SR Naticopsis rivulensis n. a modello interno, parte ombelicale; » parte superiore; e parte ante- riore; disegni. Naticopsis rivulensis n. Modello interno; parte anteriore. Naticopsis rivulensis n. Modello interno; parte anteriore. Naticopsis rivulensis n. a conchiglia con guscio siliceo, parte posteriore; è modello limonitico in- terno mancante dei giri superiori, parte posteriore. Naticopsis rivulensis n. Conchiglia con guscio siliceo; parte posteriore. Turbonitslla Gortanii n. Parte posteriore, — pag. 51 [51]. Turbonitella Gortanii n. Parte anteriore; disegno. Holopella? Canavarii n. Disegno ingr. */,, — pag. 51 [51]. Loxonema Pillai n. Disegno ingr. */,, — pag. 50 [50]. Macrochilina Corsii n. a parte posteriore; disegno; d di fianco, 23 pag. 49 [49]. Naticopsis rivulensis n. Ultimo giro frammentizio a forma di Capulus visto dall'apertura; di- segno, — pag. 48 [48]. Naticopsis rivulensis n. Ultimo giro frammentizio a forma di Capulus, parte posteriore; disegno. Nautilus (Rhyncholithes) sp., — pag. 52 [52]. Lumbricaria sp. Fotografia ridotta a !/,, di Ripabianca, — pag. 15 [15]. Rhyncholithes? Disegno ingr. */1, — pag. 52 [52]. Nautilus sp. Disegno, — pag. 52 [52]. Ripplemarks di Ripabianea, — pag. 18 [13]. Figure di limacciosità sopra un Macrodon. Achiardii. Ingr. ‘/j; — pag. 8 [8]. Crostaceo?? Disegno ingr. */, — pag. 53 [53]. Zoophycos sp., — pag. 14 [14]. Palacontographia italitu, vol. XXIII, 1917. SIE ava IV v Vi X Vol, LOGRIARIENANIIERAG/AS PALAEON carboniferi dell’ isola d’ E Iba. Fossili DE STEFANI, c. IZ IL\BT CALEOLARI BFARRARID-MILANO Spiegazione della Tavola V [N] Fig.la. — Cyathocìdarìs avenionensis Desa. Gr. nat. Zoe. Campoforito, Miocene medio, — pag. 36 [2]. >» ld. — Cyathocìdarìis avenionensis Desm. Lo stesso visto dall'altra faccia. ST — Lambertiella pulchra Cu.-Risp. Gr. nat. Zoe. Ragusa. Miocene medio, — pag. 58 [4]. > S. — Gregoryaster Mortenseni Cu.-Risp. Gr. nat. Zec. Ragusa. Miocene medio, — pag. 73 [19]. > d» 7a,ò. — Hemìaster Lovenì Cn.-Risp, Gr. nat., visto în ditterentì posìzioni. ZLec, Ragusa. Miocene medio, — pag. 75 [21]. » Sa. — Hypsoclypsus Lamberti Cu.-Rise. Gr. nat. Zee. Pachino. Miocene medio, — pa®»69 [16]. > Sb. . — Hypsoclypsus Lamberti Cu.-Risp. Dettaglio ingrandito della sommità apicale. > 9a-c — Tristomanthus Pantanellii Sreran, Gr. nat. Esemplare visto in ditterenti posizioni. Zoe. Pachino. Miocene medio, — pag. 68 [14]. d 10a-c — Fchinolampas Canavarii Cn.-Risp. Gr. nat. Esemplare visto în differenti posizioni. Lee. Ragusa. Miocene medio, — pag. 70 [16]. Palaeontographia italica, vol. XXIII 191T. V. XXIII, Tav. PATVIOII c ITALI PALABONTOGRAPHIA Sicilia, P, I, della di Echinidi nuiocenic RISPOLI, CHECCHIA CAMPAGNA PHOT, KLIOT CALZULANI& FEURARIO=MILANO SH Spiegazione della Tavola VI [XI] Fig. 1 a-c. — Clypeaster altus KLEIN. Gr. nat. Esemplare visto in differenti posizioni. Loc. Ragusa. Miocene medio, — pag. 64 [10]. » 2a,b. — Clypeaster Portisi Cn.-Risp. Ridotto ai ‘/,. Esemplare visto in differenti posizioni. Loc. Melilli. Miocene medio, — pag. 60 [6]. N Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. XXIII Tav. VI O PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Vol ella Sicilta, P, V. ti tocenici < di m ic Echin RISPOLI, CHECCHIA OAM?AGNA PHOT, LIOT CALZOLANIE FERRARIO-MILANO MIA ZI Re ì Patacontograpbia italica, vol. XXMI 191°. « ì PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Vol XXI, Tav. VII. [ Tav, XII }, CHECCHIA=-RISPOLI, Fekiuidi miocenici della Sicilia, P, I, OAM%AGNA PHOT, ULIOT VALZULANI £ NURMARIO=MILANI A ta fa Spiegazione della Tavola VIII [XIII] Fig. 1a,b. — Clypeaster Reidii WrIGRT. Ridotto a ‘/,. Loc. Sortino. Miocene medio, — pag. 67 [13]. » 2. — Clypeaster Carapezzai CH.-Risp. Ridotto a */3. Loc. Canicattini. Miocene medio, — pag. 61 [7]. » 3-5. — Echinolampas Airaghii Laws. Gr. nat. Loc. Pachino. Miocene medio, — pag. 71 [7]. x Palaeontographia italica, vol. XXNI, 191 Ù) PALAEONTOGRAPHIA NPA LIGA Wal SOS ia VANI CHECCHIA- RISPOLI, Echmidi miocenici della Sicilia, P. V. [ Tav, XII]. CAMPAGNA PHOT, TLIOT. CALZOLARI& FERRARIO-=MILANO Spiegazione della Tavola IX [XIV] Fig. 1. — Clypeaster marginatus Lux. Ridotto a °/. Loc. Ragusa. Miocene medio, — pag. 62 [8]. DO: — Echinolampas Paronai CH. Risp. Gr. nat. Loc. Ragusa. Miocene medio, — pag. 72 [18]. » 3a,b. — Clypeaster Schopeni Cn.-Risp. Ridotto a */,. Loc. Ragusa. Miocene medio, — pag. 66 [12]. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. IX, XXIII, Tav. HIA ITALICA, Vol. PALAEONTOGRAP V. Echinidi nitocenici della Sicilia, P. CHECCHIA- RISPOLI, ELIOT CALZOLARI E FERRARIO-MILANO CAMPAGNA PHOT, Sio nea ua È Spiegazione della Tavola X [XV] Fig. 1a. — Hypsoclypeus doma Power. Loc. Sortino. Miocene medio, — 68 [14]. » 15. — Hypsoclypeus doma Pomet. Peristoma. Gr. nat. » 2-6. — Echinolampas Airaghii LamB. Gr. soi Loc. Pachino. Miocene picaio — pag. 71 [17]. DI Clypeaster Reidii WrIeHT. Ridotto a !/,. Loc. Ragusa. Miocene medio, — SR 66 [12]. » 8. — Clypeaster Carapezzai CH.-Risp. Ridotto a ‘/,. Loc. Canicattini. Miocene medio; pag. 61 [7]. Palaeoutographia italica, vol. XXIII, 1917. PRYVL/NTO NILO GIRARE MMG Volo ire 4 CHECGHIA-RISPOLI, Echkiidi miocenici della Sicilia, P. V. [ Tav. XV]. CARFAGNA REIOT ; BLIOT CALZULARI & FERRARID=MILANC RIA DDA a ESE ig. la. >» 1b. » 2. >» 9. » 4. » 5a, b DIO Vv 13°8. Spiegazione della Tavola XI XVI] i Triplacidia Van den Heckei Ac. Gr. nat. Loc. Caccamo. Eocene medio; — pag. 81 [3]. Triplacidia Van den Heckei Ac. Lo stesso esemplare visto inferiormente. Brissoides Segrei CH.-Risp, Gr. nat. Loc. Regione Cucca presso Termini-Imerese. Eocene supe- riore, — pag. 91 [13]. Amblypygus Pellati Corr. Gr. nat. Loc. Regione Cucca presso Termini-Imerese. Eocene supe- . riore, — pag. 84 [6]. Echinanthus Distefanoi CH.-Risp. Gr. nat. Loc. Pachino. Eocene medio, — Da 86 [8]. Echinanthus Issyaviensis (KLEIN) Mun.-CH. Gr. nat. Loc. Pachino. Eocene medio; — pag. 85 [7]. Rhabdocidaris mespilum Desor. Gr. nat. Loc. Rocca presso Termini-Imerese. Eocene medio, — pag. 80. [2]. Cidaris subularis D’ARcH. Radioli a gr. nat. Loc. Rocca presso Termini-Imerese. Eocene medio, — pag. 80 [2]. Palaeontographia italica, vol XXIII, 1917. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. XXIII, Tav. XI. CHECCHIA-RISPOLI, Echinidi miocenici della Sicilia, P. VI. [Tav. XVI]. CAMPAGNA PHOT. ELIOT CALZULARI & FERRARIO-MILANG Spiegazione della Tavola XII [XVII] Fig. 1. — Echinolampas Degregorioi CH.-Risp. Gr. seo Loc. Serra Guardiola presso Isnello. Eocene < medio, — pag. 91 [13]. » 2 a,b. — Echinanthus Delorioli CH.-Risp. Gr. nat. Loc. Pachino. Eocene medio, — pag. 88 [10]. » 3. — Echinanthus Lamberti CH.Risp. Gr. nat. Loc. Argirocale presso Piana dei Greci. Eocene medio, — pag. 87 [9]. » 4. — Brissoides Segrei CH.-RIsP. Ridotto ai */,, visto di lato. Loc. Regione Cucca presso Termini- Imerese. Eocene superiore, — pag. 91 [13]. D » 5a. — Echinolampas Baldaccii CH.-Risp. Gr. nat. Loc. Isnello. Eocene medio, — pag. 89 [11]. » 5b. — Echinolampas Baldaccii CH.-Risp. Lo stesso esemplare ridotto ai to visto di profilo. Palaeontographia italica, vol. XXDI, 1917. ‘’ PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. XXIII, Tav. XIl CHECCHIA-RISPOLI, Echinidi miocenici della Sicilia, P. VI. [Tav. XVII]. CAMPAGNA PHOT. ELIOT CALZULARIE FERRARIO=MILANO Spiegazione dela Tavola XIII pom iS Fig. 1a. — Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. Valva inferiore veduta dall'esterno. Maes » 1b.— Pycnodonta vesicularis Lamk. sp. La stessa valva inferiore veduta dall'interno, m ÎÌ cardinale teratologicamente molto ispessita e di aspetto calloso. — fine o 2a. — Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. Esemplare veduto dalla valva superiape: Tae 2 bh. — Pycnodonta vesicularis Lam. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla valva i inferiore. _ Cai * *“ » 2c. — Pycnodonta vesicularis LamK. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla regione posteriore. — ù Ra » 8a. — Pycnodonta vesicularis Lamk. sp. Un altro esemplare veduto dalla valva ‘superiore. | » 3b.— Pycnodonta vesicularis Lam. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla valva inferiore, , » 4. -— Pycnodonta vesicalaris LAmk. sp. Un altro esemplare veduto dalla valva inferiore. M — pag. 110 [130]. » 5. — Pycnodonta vesicularis LAMK. sp. Grosso frammento della valva inferiore ni un Fd di diose dimensioni, veduto dall'esterno. Maestrichtiano, pag. 113 [133]. » Ba.-- Alectryonia Villei Coq. sp. Esemplare veduto dalla valva superiore, Maestrichtiano, — pag. 1 p » 6b. — Alectryonia Villei Coq. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla valva inferiore, $ » Gc. — Alectryonia Villei Coo. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla regione anteriore. È Ne at » 7a. — Alectryonia Villei Coo. sp. Frammento di valva inferiore veduto dall’ esterno. Maestrichtiano.. A E » 7b.— Alectryonia Villei Coo. sp. Lo stesso frammento di valva inferiore veduto dall’ interno. ; Palacontographia italica, vol XXDI, 1017 A sE E Ù B. GRECO, BERCIGLI PHOT. PALAEONTOGRAP Fauna cretacea dell’ Egitto, È HIA ITALICA, Vol, XXIII, Tav. KA CIREOLE MECTTCURA STA NI TRRIIE a, Spiegazione della Tavola XIV [XIII] Fig. la. — Alectryonia Aucapitainei Coo. sp. Esemplare veduto dalla valva inferiore. Maestrichtiano, — pag. 115 [135]. » 15.— Alectryonia Aucapitainei Coq. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla valva superiore. » 2a.— Alectryonia Nicaisei CoQ. sp. Esemplare veduto dalla valva inferiore. Maestrichtiano, — pag. 116 [136]. » 2 b. — Alectryonia Nicaisei Coq. » 2 e. — Alectryonia Nicaisei Coq. » 2d.-— .Alectryonia Nicaissi Coq. » 2e.— Alectryonia Nicaisei Coq. » 8a.— Alectryonia Nicaisei Coa. — pag. 117 [137]. » 3. — Alectryonia Nicaissi Coo. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla valva superiore. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla regione anteriore. sp. Valva inferiore dello stesso esemplare veduta dall’ interno. sp. Valva superiore dello stesso esemplare veduto lo x sp. Giovane esemplare veduto dalla valva inferiore. Maestrichtiano, sp. Lo stesso esemplare veduto dalla regione anteriore. » da. — Alectryonia Figarii FourTtAU sp. Valva superiore veduta dall’esterno e ridotta a */, della gran- dezza naturale. Vedi anche Tav. XV [XIV], fono) Maestrichtiano, — pag. 118 [138]. » 4b.— Alsctryonia Figarii FourTAU sp. La stessa valva superiore veduta dall’interno e ridotta a ?/, della grandezza naturale. Vedi anche Tav. XV [XIV], fig. 1, 2. Pulaeobtogtaphia italica, vol; RXî1I, 1918, -_’‘’0’’’’PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. XXIII, Tav. XIV, ii B. GRECO, Zauna cretacea dell Egitto. f ; ; { Tav. XIII ]. | E. BERGIGI! FHOT, ; ELIOT. CALZOLARI S'FERRARIO-MILANO 9° i DE ue oa VIS Spiegazione della Tavola XV XIVI x Fig.1. — Alectryonia Figarii Fourrau sp. La stessa valva superiore della Tavola precedente, figura 4 a e 4b, veduta dalla regione posteriore e ridotta a ?/3 della grandezza naturale. Maestrichtiano, pag. 118 [138]. » 2. -— Alectryonia Figarii FourrAU sp. Grande frammento della valva superiore di un altro individuo, veduto dall’esterno e rappresentato in grandezza naturale. Vedi anche Tav. XIV [XII], fig. 4a e 4b. Maestrichtiano, — pag. 118 [138]. » 9a. — Plicatula decipiens Coo. Esemplare veduto dalla valva sinistra. Maestrichtiano, — pag.121 [141]. i » 3 b.— Plicatula decipiens Coq. Lo stesso esemplare veduto dalla valva destra. » 36. — Plicatula decipiens Coe. Lo stesso esemplare veduto dalla regione posteriore. » 4a.— Plicatula decipiens Coo. Valva sinistra di un altro individuo in stadio di sviluppo più avanzato, veduta dall’esterno. Maestrichtiano, — pag. 121 [141]. » 4b.— Plicatula decipiens Coq. La stessa valva sinistra veduta dall'interno. » :5. — Spondylus Dutempleanus p’OrB. Frammento della valva sinistra, veduto dall’ esterno. Maestri chtiano, — pag. 123 [143]. i » 6. — Spondylus Dutempleanus p’°OrB. Frammento della: valva sinistra di-un altro esemplare, veduto dall’esterno. Maestrichtiano. i i) » 7a. Spondylus Fornii n. sp. Esemplare veduto dalla ‘valva sinistra e ridotto a è/, della gralidezza . naturale. Vedi anche Tav, XVI [XV], fig. 1,.2. Maestrichtiano, — pag. 124 [144]. ‘> 70. — Spondylus Fornii n. ®. Lo stesso esemplare veduto dalla valva destra e ridotto a 2/ della grandezza naturale. Vedi anche Tav. XVI [XV], fig. 1 e 2. Nic Spondylus Fornii n. sp. Lo stesso esemplare veduto dalla regione posteriore e ridotto a 2/3 della grandezza naturale. Vedi anche Tav. XVI [XV], fig. 1,2. Pulacontoglaphia italica, vol, XXIII, 1917, ì ; 5 : pis PALAEONTOGRAPHIA ITALICA: Ta Odi iva B. GRECO, Fauna cretacea dell’ Egitto, [Tavi XIV]. ELIOT CALZOLARI &HERRARIO-MILANU E. GIGLI PHOT. Raf » » » » » e » » ». 22 a, db. 23 a, db. 24 a, b. 25a, b. 26039 Spiegazione della Tavola XVI XV] — Spondylus Fornii n. sp. Altro es., frammento di valva sinistra dall’ esterno, in gr. nat. Maestrichtiano. Vedi anche Tav. XV [XIV], fig. 7a-c, — pag. 124 [144]. — Spondylus Fornii n. sp. Altro es., frammento di valva destra dall’interne, in gr. nat. Maestrichtiano. — Lima insolita Prron et FourtaUu. Valva sinistra IacoMpIch e deformata, dall’esterno. Maestri- chtiano, — pag. 126 [146]. — Arca (Barbatia) Balli Peron et FourtaAUu. Fig. 4, valva sinistra dall’esterno; Fig. 5, altro es.; valva sinistra, dalla regione cardinale; Fig. 6, altro es., valva sinistra, con la sinuosità inferiore e gli ornamenti perfettamente conservati. Maestrichtiano, — pag. 127 [147]. — Arca (Trigonoarca) Ferlinii n. sp. 7a, valva destra dall’esterno; 76, id. dalla regione ear- dinale,@7c, id. dalla regione posteriore. Maestrichtiano, — pag. 128 [148]. — Crassatalla matercula May.-Eym. Es. adulto. 8a, valva sinistra dall’esterno; 86, dall'interno. i Maestrichtiano, — pag. 131 [151]. — Crassatella matercula May.-Eym. Fig. 9, altro es. di Lu meno avanzato, valva sinistra | dall’esterno; Fig. 10, altro es., stadio di sviluppo come il precedente, valva sinistra dal- l’esterno; Fig. 11, es. giovanile, valva destra dall’esterno. Maestrichtiano. .— Crassatella matercula May.-Evm. Altro es. giovanile. 12 a, valva destra dall'esterno; 12, dall'interno. Maestrichtiano. . — Crassatella matercula May.-Eym. Altro es. più sviluppato del precedente. 13 a, valva destra incompleta, dall’esterno; 130, dall’ interno. Maestrichtiano. .— Crassatella matercula May.-Evm. Altro es. ancora più sviluppato. 14a, valva sinistra dal- l’esterno; 14b, dall’ interno. Maestrichtiano. . — Crassatella matercula May.-Eym. Fig. 15, es. adulto, valva destra dall’esterno; Fig. 16, altro es. adulto, valva destra dall” interno. Maestrichtiano. .— Crassatella matercula May.-Erm. Altro es. adulto. 17a, valva destra dall'esterno; 176, dal- l'interno. Maestrichtiano. . — Crassatella matercula May.-Erm. Altro esemplare adulto. 18a, valva sinistra doll'ESno 18, dall’ interno. Maestrichtiano. .— Lucina (Dentilncina) Saharica Quaas var. Rockamensis n. v. 19a, valva destra po 19 b, la stessa ingr. 2 volte. Maestrichtiano, — pag. 133 [153]. .— Lucina (Dentilucina) Calmonii Perv. 204, valva destra dall’esterno; 205, la ‘stessa ingr. 2 volte. Maestrichtiano, — pag. 134 [154]. . — Cardium (Protocardia) delicatulum Sor. Es. giovanile. 21a, valva. destra dall’ esterno; 21 b, la stessa ingr. 2 volte; 21c, la stessa veduta dalla regione posteriore e ingr. 2 volte. La Cigna non ha ben riprodotto le costule radiali della regione posteriore. Maestrichtiano, — pag. 134 [154]. i — Roudaireia Auressensis Coq. sp. 224, valva destra dall’esterno; 22 d, dall’umbone. Magetne chtiano, — pag. 135 [155]. — Ostrea Heinzi TH. et Peron. 23, valva inf. dall’esterno; 235, dall’ interno. Coniaciano, — pag. 139 [159]. — Ostrea Heinzi TH. et Peron. Es. meno sviluppato. 24 a, valva n Mal iesterno, 24 b, dall’in- terno. Coniaciano. % : — Ostrea Heinzi TA. et Peron. Es. giovanile. 25a, valva sup. dall’esterno; 25), dall’interno. Coniaciano. — Ostrea Heinzi TH. et Peron. Es. alquanto più sviluppato del precedente. Valva sup. dal- - l’esterno. Coniaciano. Palaeontographia italica, vol. XXIII, 1917. ‘ | PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. XXIII, Tav. XVI. B. GRECO, Fauna cretacea dell’ Egitto. [Tav. XV]. E. BERCIGLI PHOT,. ELIGT. CALZOLARI& FERRARIO-MILANO Roi Spiegazione della Tavola XVII [XVI Fig. 1a,b. — Liostrea Boucheroni Coq. sp. 1a, esemplare veduto dalla valva inf.; 1, lo stesso dalla valva sup. Coniaciano, — pag. 140 [160]. >» 2a,b.— Liostrea Boucheroni Coq. sp. 2a, altro es. veduto dalla valva inf.; 25, lo stesso dalla valva sup. Coniaciano. ea: » 3a,b. — Liostrea Beuchsroni Coo. sp. 3a, altro es. veduto dalla valva SUP.; 3, lo stesso dalla valva inf. Coniaciano. - » 4a,b. — Liostrea Thomasi Peron sp. 4a, es. veduto dalla valva inf.; 40, lo stesso dalla valva sup. Coniaciano, — pag. 142 [162]. ; » 5a,b.— Liostrea Thomasi Peron sp. 54, altro es. veduto dalla valva-inf.; 50, lo stesso dalla valva sup. Coniaciano. » 6a,b. — Exogyra laciniata Nirss. sp. Valva inf. di un es. in stadio giovanile, 6a, veduta dall'esterno; ._ 65, dall'interno. Coniaciano, — pag. 143 [163]. DEMI: — Plicatula Flattersi Coo. Valva sinistra di un es. giovane veduta dall’ esterno. Coniaciano, ca pag. 147 [167]. » 8a,b. — Plicatula Flattersi Coo. Es. in stadio di sviluppo più inoltrato; 8a, veduto dalla valva destra; 8, dalla valva sinistra. Coniaciano. » 9 a-c. — Plicatula Flattersi Co. Es. in stadio di sviluppo ancora più avanzato; 9a, veduto dalla valva destra; 90, dalla valva sinistra; 9c, dalla regione AMROLIONE: Coniaciano. » 10a,b. — Lima Bleicheri TA. et Prron. Es. con superficie non ben conservata; 10a, veduto dalla valva destra; 105, dagli umboni e dalla regione anteriore. Coniaciano, — pag. 148 [168]. » Jla,b. — Lima Bleicheri TH. et Peron. lla, valva destra veduta dall’ esterno; 11 d, la stessa valva ingr. È 2 volte. Coniaciano. » 12. — Arca (Cucullaea) cretacea D’OrB. Es. veduto dalla valva destra. Coniaciano, — pag. 1491169]. >» 13 a,b. — Arca (Trigonoarca) Rosellinii n. sp. 134, es. veduto dalla valva destra; 13%, dagli” umboni.. Coniaciano, — pag. 150 [170]. Y » Jta-c. — Nucula Belzonii n. sp. 14a, es. veduto dalla valva destra; 14b, dagli umboni; 14e, dagli um- boni ingr. 2 volte. Coniaciano, — pag. 151 [171]. ; ; » 15a,b. — Roudairsia Forbesiana SroL. sp. 15a, es. veduto dalla valva destra; 150, la stessa. valva ve- duta dagli umboni. Coniaciano, — pag. 153 [173]. » 16a,b. — Cytherea plana Sow. sp. Es. giovanile; 164, veduto dalla valva Sua 160, dagli umboni. Coniaciano, — pag. 154 [174]. ‘» I7a,b.— Cytherea subovalis D’OrB. sp. Es. incompleto; 17a, veduto dalla valva N. 170, DICE umboni. Coniaciano, — pag. 155 [175]. ; » 18a,b. — Cytherea solitaria StoL. Es. con superficie alquanto corrosa; 180, veduto dalla valva TEIL: 180, dagli umboni. Coniaciano, — pag. 155 [175]. » 19a,b. — Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. Es. incompleto; 194, veduto dalla valva sinistra; 19%, dagli umboni. Coniaciano, — pag. 156 [176]. » 20a,b. — Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. Altro es. di sviluppo più inoltrato: 204, veduto dalla valva destra; 205, dagli umboni. Coniaciano. >» 21a,b.— Tellina (Arcopagia) Mianii n. sp. Altro es. incompleto; 21a, veduto dalla valva sinistra; po) i dagli umboni. Coniaciano. >» 22 a-c. — Pholadomya Esmarcki NiLse. sp. Es. giovane; 22a, veduto dalla valva sinistra; 22 bd, dalla È valva destra; 22, dagli mumboni. Coniaciano, — pag. 157 [177]. ì > 2% a,b. — Pleuromya Luynesi Larr. Es. incompleto; 23a, veduto dalla valva sinistra; 23b, la stessa valva veduta dall’ umbone. Coniaciano, — pag. 158 [178]. i î >» 24 a,b. — Pleuromya Luynesi Lart. Es. giovane incompleto; 24a, veduto dalla qui destra; di db, dagli i È È umboni. Coniaciano. 3 Los _® 25 a-e. — Corbula Di Stefanoi n. sp. 25, « es. veduto dalla valva desta: 25 b, id. ingr. 2 volte; 2560 dalla valva sinistra ingr. 2 volte; 25d, dagli umboni ingr. 2 volte; 25€, dalla regione infe- | riore ingr. 2 volte. Coniaciano, — pag. 159 [179]. SENI VG Palacontographia italica; vol, XXHI, 1917. | PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. XXIII, Tav. XVII. B. GRECO, Fauna cretacea dell’ Egitto. =i , i MICI NIA 6 î 3 : +. (CT. CALZOLARI & FERRARIO-MILANO F. BEACIGLI PHOT. Ò si ANNERGENZO I primi ventidue volumi della Palaeontographia Italica (1895-1916) di pagine 5823 con 545 tavole, alcune delle quali doppie, e s1o figure intercalate, contengono 138 memorie su vari. ordini di piante e di animali (vertebrati e invertebrati) fossili tro- vati principalmente in Italia. Ie XNelteez\ (1918) è in corso di stampa. . Prezzo di questo volume: Fr. 60. Indirizzarsi esclusivamente presso il prof. Mario Canavari, Museo geologico della R. Università di Pisa ' TI II i | IE i sa MANI III I RINIIIII Il Î | | III i TIINILINIIII i (RILUIRLANI SARTO DI METRES } ste & SI ” i di i tI & « i i \ À I | o FI Ùl } LI a ù v N vd: SUI dI i) n i + ni ; : mi ) O È 3 SL DI Î 23 i ! RI doi Li (°° è 2 x È P gon_r—ee > TR IMLE CT F 4A é Î Ù @ DI: GP, . 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