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B'REGVARDO i PURCHA SED 1921 | - d 9 #i RS SIA erp) fio>PTE Digitized by the Internet Archive in 2011 with funding from University of Illinois Urbana-Champaign http ://\www.archive.org/details/rapportoalconsig00cava RAPPORTO AL CONSIGLIO FEDERALE SULLE FORESTE DELLE ALTE MONTAGNE DELLA SVIZZERA - dietro l'ispezione eseguita negli anni 1858, 1859 e 41860. DEN LUGANO TIPOGRAFIA FRANCESCO VELADINI E C. 1864. Ta è ; x N (È 5 Petto N "RR; « le. ei di ba Pi De l'a; er i a P i î Re x e = N Pie. ny i ? ’ Y Ve } x ) RL i PSR j att i, ge 4 : so ; dn Cat 7 SANI Sn venete RA ch x Bac È ENEA - N ° so “gps: ! i si car , “E î hei ; : ù \' i ì ‘ "Ad 7 v è {le A A p' . r e./ Li 4 LA È Ò I . ; i fi Ì x UN . LA * E N LI dad ta L Ù è x 4 ) “ Y à f » Y 4 - te 1 K I] ) re? KE, lune: 2 | h, - Di + » 4 c-4 v Av Î È : ho “ È n Î pon : Ù DI x 7 a e ? Y î . I ro Di ra, * ALE AI e be STI Di di | ie Da - Vida AR eionicati PR. x ve ti wi Na ue .% P “e \ Li 74 x Pi de 4 Na La 2 T eda gr \ L , 4 “ u i . x I) } BS n CA % _ Lasi 1 > S Signor Presidente della Confederazione, Signori membri del Consiglio federale, Sotto la data dell 8 maggio 1858 emanava dall'alto Consiglio federale la risoluzione di far procedere ad una ispezione delle foreste delle alte montagne per esa- minarne i rapporti coi principali sistemi fluviali della Svizzera, dirigendo ad un tempo l’attenzione a quanto risguarda l'economia forestale, il governo delle acque e le condizioni geologiche. Il 3 giugno 48538 il medesi- mo Consiglio federale decretava le istruzioni per norma dei periti ed affidava quindi la parte idraulica ai signori ingegnere Hartmann, a Sangallo, e Culmann, Professore della Scuola degli ingegneri al Politecnico a Zurigo; la parte geologica al sig. Escher della Linth, Professore di Geologia al Politecnico; e la parte forestale all’ autore del presente rapporto, Professore della Scuola forestale al Politecnico, al quale fu aggiunto in ciascun Cantone un funzionario forestale designato dall'Autorità canto- nale. Il sig. Wietlisbach, ispettore forestale ad Arau, veniva incaricato di accompagnarlo nei Cantoni dove non ci hanno ancora impiegati forestali tecnici. Datici all’ opera nel 1858, la proseguimmo nel 1859 e nel 1860, sempre nei mesi di agosto, settembre e otto- bre. Nel primo anno visitammo i Cantoni di Appenzello, i JU Î\ IV di Sangallo, dei Grigioni e del Ticino; nel secondo quelli di Glarona, di Svitto, d’Uri e d’ Untervaldo, le parti dei Cantoni di Zug e di Lucerna che possono es- sere considerate come appartenenti alla regione delle montagne, e finalmente le Alpi del Cantone di Berna. Nel terzo anno visitammo il Vallese, le parti del Vodese e del Friborghese appartenenti alla catena delle Alpi, non meno che le foreste del Giura nei Cantoni di Vaud, di Neuchatel, di Berna, di Soletta e di Basilea-Cam- pagna. Così fu per noi compito il lavoro assegnatoci, ed ora abbiamo l’ onore di presentare all’ alto Consiglio fede- rale il nostro rapporto intorno a ciò che si riferisce alle circostanze geologiche e alle condizioni forestali; al quale rapporto, siccome le datene istruzioni richiedono, mandiamo unite le proposte di quanto reputiamo atto a migliorare lo stato delle foreste della Svizzera. — Il rap- porto sulle acque sarà allestito dai periti specialmente di questo affare incaricati. | TAVOLA DELLE MATERIE I. Situazione e terreno Le Alpi Il Giura ; . II. Natura delle rocce e > del ‘stioio 7 A. Le Alpi Re 1. Granito... + Si LZ SLAE RA E a 2. Schisti criflallini 3. Schisto grigio e verde, calco, marmo e gesso delle Alpi centrali . . Serpentino e gabbro . Porfido . . Verrucano , . Calcare e dolomia . . Flysch . . Molassa . Il Giura ì . Ammassi di PRRICEG IRE 41. Massi erratici 2. Clivi e coni di stosceidlalanto III. Clima IV. Vegetazione V. Rapporti di superficie VI. Popolazione e consumo del legname QUO UE ION VI VII. Sviluppo e stato presente della legis- lazione forestale ed esecuzione delle leggi attuali . Legislazione : Cantone d’ Appenzello Esteriore . » Interiore . Sangallo Glarona e . . . . . . . Grigioni Ticino . Uri uliveti dica RE Unterwaldo: a. Sottoselva . » b. Sopraselva . Svitto 1037 Zug . Lucerna Berna Friborgo . Vallese Vaud ; Neuchatel Soletta . ? Basilea-Campagna . Lacune mella legislazione Cantone di S. Gallo Grigioni Ticino Lucerna dI Berna (Giura)... ui. Friborgo . Vallese Vaud Soletta Appenzello (Ester. ed Inter.) . Glarona Cantone d’Uri: Distretto d' Uri » » Distretto d’ Orsera » Untervaldo (ambe parti) » Berna (antico Cantone) » Neuchatel » . Basilea-Campagna » Svitto e Zug Esecuzione delle leggi 4 ; Cantone d’Appenzello (mha aL) » Sangallo . D Glarona » Grigioni » Ticino . SENIO, RIE : » Untervaldo anna TANTO » Svitto . » Zug . » Lucerna » Berna . » Friborgo de » Vallese » Vaud » Neuchatel » Soletta . LIOSATI » Basilea-Campagna. . . . . VIII. Economia sin qui praticata delle fore- reste e stato attuale delle medesime Utilizzazione di boschi e selve Esportazione del legname Importazione del legname Prezzi dei legnami . { Taglio di iegrtiare pel profitto è consumo Prodotti secondari dei boschi Colture . ; E Stato delle icato ; Produzione e consumo di iegnana VIM Pag. Conclusioni : A. Rapporto tra la PERRNEMA e il consumo dei legnami . . 291 B. Corsi d’acqua, conservazione e > fertilità del suolo i 3 Fe 11 C. Clima, CADERE Sc, del past si 08 IX. Coltura, modo di godimento, stato at- tuale dei prati, dei campi, delle alpi e dei pascoli . . 303 X. Proposizioni per o gli attuali inconvenienti ec per introdurre un’ e- conomia agricola, pastorale e fore- stale meglio corrispondente alle esi- genze del tempo . . . .. da A. Proposizioni concernenti l’a agricoltura, le pasture e la selvicoltura _. . . ivi B. Proposizioni pel miglioramento dell’ agri- coltura". . 326 C. id. dell'economia delle pasture alpine + 929 D. id. » forestale -..- VV, Oa E. Proposizioni diverse . . . . 947 F. » sulla legislazione forestale . 952 G. Misure da prendersi dalle Autorità federali 357 Appendice I. Quadro della superficie della Svizzera, dei singoli Cantoni, dei Mi limitrofi e degli ibferni ....,.. 365 Superficie della Svizzera e dei ‘venticiagne Stati confederati“... Lies e Superficie dei laghi: Laghidimitroi. 0... Laghi interni . iL: a sini 7 al E Appendice II. Piante forestali ecc. coll’ indicazione di nomi wedgari. 0 0. sita FERRO LOR £. Situazione e terreno. Le Alpi formano la parte sud-est, e il Giura la parte nord-ovest della Svizzera, situata fra il 45.° 49° e il 47.° 49 di latitudine nord, e il 23.° 37’ e .il 28,° 9’ di longitudine orientale. Stendonsi le Alpi dal Lemano al Reno e alla estre- mità dell’ Engadina su una lunghezza di 62 leghe; la loro larghezza varia da 14 a 50 leghe, la ‘minore è al loro ingresso nella Svizzera, la maggiore si trova fra Mendrisio e Lucerna e fra Poschiavo e Sangallo. La loro superficie è di circa 1151,3 leghe quadrate. Il Giura svizzero comincia alla Dòle nel Cantone di Vaud, e se- gue via via la frontiera nord-ovest svizzera insino al — Randen nel Cantone di Sciaffusa, descrivendo un arco disteso e non lasciando al nord-ovest che poche porzion- celle del territorio svizzero. Il Giura abbraccia una lun- | ghezza di 52 leghe. La larghezza varia da 1 lega a 7, la minore trovasi presso Lignerolles, la maggiore tra il,lago di Bienna e Porrentruy; alle due estremità della catena la larghezza è di 2 leghe. La superficie totale del | Giura è di circa 228 leghe quadrate; ma non può con- tarsene più di circa 193,7 come appartenente alla parte dei Cantoni di Vaud, Neuchatel, Berna, Soletta e Basi- lea-Campagna di cui avremo ad intertenerci. La superficie totale della Svizzera essendo di 1779,53 leghe quadrate, non rimarrebbero per la parte com- presa fra il Lemano e il lago di Costanza e per le pre- alpi che circa 395,5 leghe quadrate. Qui vuolsi però 0s- 4 9 servare che una parte dei Cantoni di Sangallo e di Zug con una superficie di circa 20 leghe quadrate è contata insieme colle Alpi, mentre, a parlar propriamente, essa appartiene al paese di collina e di pianura; come furo- no accomunate alle Alpi tutte le parti più elevate della formazione molassica. Le Api offrono una grandissima varietà di suolo e notevoli differenze nell’elevazione delle montagne. Il monte Rosa, punto il più elevato, è a 15,400 piedi sopra :l Mediterraneo, mentre il più basso scaglione, il lago Maggiore, non giace che ad un altitudine di 657 piedi (1). — I punti più elevati s'incontrano al limite meridionale ‘ e al centro della catena. I principali sono tra altri il’ Finsteraarhorn 414,250 piedi, la Jungfrau 413,890, il: Titlis 410,796, il Piz Bernina 15,507, il Piz Kesch sul . passo dell’Albula 11,390, lo Stammerspitz nella Bassa | Engadina 10,853. Sul versante settentrionale alcune montagne toccano un'altezza considerevole; tale si è il. Maléson 6,683 piedi, il Niesen 7,883, il Pilato 7407, il, Glarnisch 9,355 e il Stintis 8,947 piedi. Il limite inferiore delle Alpi incontrasi al sud, al lago Maggiore, a 657 piedi sopra il livello del mare; il limite superiore è al nord-ovest, appiede al Moléson, all’ alti- tudine'di 2,859 piedi (via da Chàtel-St-Denis a Bulle ). Altri punti che possono considerarsi come formanti il piede delle Alpi sono: il lago Lemano a 4,250 piedi so- pra il Mediterraneo, il lago di Thun a 4,855 piedi, il lago di Lucerna a 4457 piedi, la parte superiore del (4) Altitudine è il termine adoperato ad indicare l' elevazione del suolo sul livello del mare idealmente prolungato su tutta l' estersio= ne del globo terrestre. A lrd (8) lago di Zurigo a 1,965 piedi e il lago di Costanza a 4,527 piedi. . H Giura non ha elevazioni di così considerevoli dif- ferenze, il suolo è pure assai più uniforme. Il punto cul- minante è. il Chasseral ad un’ altitudine di 5,965 piedi, il punto. più basso è il Reno presso a Basilea ad 827 pie- di sopra il mare. La Dòle che forma il limite sud-ovest è a 4,778 piedi, il Randen all’ estremità nord-est ha un'altitudine di 3,010 piedi. Il lago di Neuchatel al sud-est del piede del Giura è a 4,450 piedi sopra il ma- re, illago di Bienna non è che 8 piedi più basso. L’Aar traversa il Giura ad un’ elevazione di 1,070 piedi e il Reno presso Lauffenburg a 977 piedi; la cascata del Re- no è a 4,200 piedi \sopra il mare. Porrentruy è all’ alti- tudine di 4,480 piedi. ._ La superficie delle Alpi e con essa tutta la Svizzera. dividesi in quattro versanti. A tre di essi, cioè a quelli che decorrono verso sud, verso nord e verso ovest, può considerarsi come centro il Gottardo; mentre il quarto, volgente verso l’est, ha suo punto di partenza al Ma- loja. i Il versante meno esteso è quello*dell’ Inn che manda le sue acque al mar Nero. Esso abbraccia tutta l’ Enga- dina e le sue valli laterali. Gli tien dietro, rispetto ad - estensione, il versante le.cui acque devolvonsi verso l'Adriatico, la maggior parte pel Po, la minore per l’A- dige. Le parti del paese che s'inchinano a mezzodì, co- me la valle di Miinster, il Poschiavino, la Bregaglia , la Mesolcina, il Ticino e il dichino meridionale del Sem- pione ne compongono il serbatojo. Non gran fatto più esteso è il versante del Rodano che manda tributo al Mediterraneo. Esso comprende, h all eccezione del versante meridionale del Sempione , tutto il Cantone del Vallese, una parte del Cantone di Vaud, quello di Ginevra e ad una certa distanza i ver- santi nord-ovest del Giura (Doubs). Tutte le altre parti della Svizzera, e quindi il ver- sante settentrionale delle Alpi, tutta la pianura stenden- tesi fra il Giura e le Alpi e la maggior parte del Giura comprendonsi nel versante del Reno che invia le sue acque al mare del Nord. Suoi precipui affluenti sono la Thur, la Limmat, la Reuss , l’Aar e la Birsa, Le vallate principali e le laterali d'una certa esten- sione formano per lo più nella loro parte superiore ba- cini di considerevole larghezza alzantisi in dolci declivi sui fianchi , in fondo a cui scorrono le acque in un letto , ben d’ordinario poco profondo e di poco forte inclina- zione. | Assai estesi sono siffatti bacini nelle montagne dove ha sorgente l’ Inn, come pure nella valle del Reno e nelle numerose sue valli laterali, in quelle della Thur, del Rodano e dei loro principali affluenti, poco estesi. sono nelle valli che volgono a mezzodì; hanno un’ e- ‘ stensione mediocre dalla parte dell’ Aar e de’ suoi af-. fluenti. Coteste superiori vallate prendono sovente la forma di altipiani principalmente sul versante nord delle Alpi, come scorgesi a prima giunta nella valle supe- riore della Sibl e nell’Appenzello. Questi bacini dove siedono popolosi villaggi a un’ al- titudine di 5,000-6,000 piedi, com’ è per esempio nelle valli dell’ Inn e della Reuss, vanno considerevolmente vestringendosi verso il basso. Le montagne divallano in rapide chine sino alle due sponde de’ fiumi, il cui letto angustissimo diviene. Queste chine sono talvolta sì ri- - x pide da non potervisi se non a grande stento praticare vie di comunicazione. Con simili ostacoli non è a discor- rere di trarre dal suolo quel profitto di che pur sarebbe capace. i . Alle inferiori estremità hanno per lo più queste valli un forte dichino, ond’ è frequente l’incontro di belle cascate, come offrono generalmente i più grandiosi spet- tacoli della regione delle Alpi. Questa conformazione del suolo è sorprendente nella valle del Reno posteriore (Via Mala), in quella della Reuss (Schollenen), nel Ticino (so- pra Faido) e in moltissime valli laterali, come sono quelle della Tamina e di parecchi affluenti dell’Aar e del Rodano. Minore sorpresa fa questa configurazione nelle valli dell’ Inn, del Reno anteriore e del Rodano, meno profonde essendone le incavature, nè correndone sui fianchi le vie. Le valli laterali vengono a ristringersi ordinariamente allo sbocco nelle valli principali, ciò che talvolta o non accade punto o non è che su pochissima estensione, sovratutto negli affluenti meno notevoli; allora le acque trabalzano per iscoscese chine nelle valli principali. A questi tratti angusti succedono vallee aperte, ordi- nariamente larghe, col profilo traversale quasi orizzon- tale, con dolce e spesso anche assai tenue generale de- clivio. Assai varia è la larghezza di queste valli, talora di una lega. Il piede delle montagne elevasi immedia- tamente dalla valle con arduo pendente. Un simile ca- rattere presentano nella loro parte inferiore tutte le valli profonde, fra cui distintamente quelle del Reno, della Linth, della Reuss, dell’Aar e del Rodano, e quelle pure della Maggia, del Ticino e della Moesa. E le parti di esse che mercè la loro posizione sarebbero atte ad es- 6 sere col migliore vantaggio coltivate, sono per mala ventura le più esposte alle inondazioni, correndo le. a-. cque tra rive pochissimo elevate ed: essendone: anzi il letto spesse volte più alto del fondo della vallea,. il cui profilo traversale è quasi orizzontale. I pericoli delle inondazioni creseono. im ragione delle materie travolte dalle correnti, della irregolarità del loro corso e della tenuità del declivio. Non sono rari i siti dove l'onda ha scavato e tratto seco grandi tenute di ubertoso terreno, convertendo così le più amene por- , zioni della vallata in isquallido deserto di sassi. Altrove:,, . le acque delle valli laterali e quelle degli:straripamenti, alle quali le rialzate rive contendono il rifluire ne? letti, | originarono de’ paduli che più non lasciano la possibi» , lità di metter a prode il fondo. E in altri luoghi ancora : un solo straripamento tronca le più belle speranze del | ricolto.. Egli è nel Ticino, e specialmente in vicinanza della - Maggia, che veggonsi terreni ingombri di macigni, di | pietrume e di ghiaja; ma anche le vallate del Reno e del: | Rodano hanno notevoli distese da simili disastri infe- state. Le più: vaste paludi sono accanto alla Linth, dove, . prima della correzione del suo corso, avevano reso non : solamente sterili le terre, ma sì pure malsana la con- trada; accanto all’Aar tra Meyringen e il lago di Brienz: e in più parti della valle del Rodano. Tutte le vallate hanno: a deplorare inondazioni, sven- ture assai più frequenti a’ nostri tempi che non in tempi anteriori, ciò che non si esita ad ascrivere all’ esteso diboscamento delle montagne. Maggiormente esposte a simili danni sono le valli del Reno, della Reuss, del- l’Aar e del Rodano. 7 A questi larghi fondi delle valli sono immediatamente adjacenti de’ grandi bacini, nei quali i fiumi depongono le trascinate materie e l’impeto acquetano. I laghi siedo- no per lo più sul confine della regione alpestre. Quando incontrinsi. nelle. valli laterali, — ciò che. d’ ordinario avviene in quelle valli. che penetrano: profondamente nella montagna, — li. vediam circondati di ripide e sco- gliose rive, mentre quelli delle vallate principali hanno rive saglienti in più mite pendio sino ai fianchi delle montagne. I dintorni dei laghi offrono dunque una gran- de varietà secondo che più o meno appartengono al si- stema delle Alpi e alle valli laterali, oppure ai primi contrafforti. e alla regione delle colline. Nel primo caso le montagne s° avanzano — almeno da un lato — immediatamente sino al bacino dei laghi e si elevano. poi ritte e scogliose sino a considerevoli al- tezze, com’ è per es. sul lago di Vallenstadt, sulla parte superiore del lago de’ Quattro Cantoni, sul lago di Brienz ecc. Laddove invece i laghi riposano piuttosto nella regione dei primi contrafforti o in valli principali, le loro circostanze vanno fra le più fertili e le più ame- ne della Svizzera. Sono di questo numero: Il paese che circonda il lago di Lugano, la parte superiore del lago di Zurigo, il lago di Zug, la parte, media e inferiore del lago de’ Quattro Cantoni, il lago di Thun e il Le- mano. Simili plaghe scopronsi qua e là eziandio tra mezzo a montagne, com’ è nominatamente sul lago di Sarnen, situato in una larga vallata ascendente dolce- mente verso. la montagna e facente quasi parte della contrada aperta, bella e fertile che è sulla riva sinistra del lago de’ Quattro Cantoni. I laghi, esercitano, una felice influenza sull’ ulteriore 8 corso dei fiumi, non solamente arrestando le materie da questi condotte, ma ben anche regolandone il livel- lo, poichè le acque emananti da loro più non recano pe- ricolo alle sottoposte contrade, a meno che non ricevano ne’ loro letti altri torrenti delle Alpi. E ciò è appunto pur t'oppo sovente il caso. Allora, come avviene in quelle parti ove non hannoci laghi, i fiumi e i torrenti sono forieri di gravi danni alle pianure inferiori: ammoni- mento agli abitanti di quest’ ultime, aver essi pure un immenso interesse a che l’ autorità faccia esercitare una polizia severa sulle foreste e sulle acque. I fiumi laterali e i ruscelli che numerosi solcano i fian- chi delle montagne, hanno generalmente un precipite declivio, profondi ne sono i letti, formano spesso una serie di cascate separate le une dalle altre da intervalli di quasi uniforme inclinazione e dove l’acqua battendo e scalzando apre delle cavità talvolta profonde assai. Que- ste correnti sono causa di scoscendimenti e di accumu- lamento di congerie al loro sbocco e negli alvei in cui si gettano; i quali casi divengono di maggior momento laddove le montagne non offrono che poca resistenza alla forza distruttiva delle acque, e laddove esse non sono che malamente vestite di boschi. I terreni molas- sici è schistosi sono esposti a simili guasti più di quelli’ ove appare il gneis, il calcare ecc., più i pendii dibo- scati che non quelli cui ammantano le foreste. La verità di quest ultima asserzione riluce e vince come appena si prendano a considerare i bacini del Re- no anteriore, dell’ Emma e dell’Aar. Si vede come i loro affluenti scendendo da montagne mal boscate accumuli- no interri assai maggiori che non quelli che passano per terreni più boscosi. Egli è evidente che la forza distrut- 9 tiva delle acque si fa più gagliarda colla distruzione del bosco protettore delle montagne, raunandosi quelle più prestamente e con maggior furia precipitandosi giù pei fianchi. Le conseguenze del diboscamento fannosi prin- cipalmente sensibili nelle mutazioni conseguite ai letti delle correnti che solcano le schiene di tutte le monta- gne. Sono ordinariamente asciutti, ma rapidamente si riempiono allo sciogliersi delle nevi, all’erompere di temporali o all’ abbondare delle pioggie. Rovesciansi le acque nelle valli, ove le foreste e la vegetazione proteg- gendo il suolo non ne impediscano il raunarsi sovra un comun punto e non ne raffrenino il corso. Si moltipli- cano i letti delle acque e queste, rodendo e scavando, maggior dominio si usurpano sulle chine diboscate, che, lavate della terra vegetale, divengono sterili superficie come i siti occupati dalle masse della trasportatavi con- gerie. La caduta delle acque montane corrisponde or- dinariamente all’ inclinazione dei fianchi su cui decor- rono. L’ inclinazione varia secondo la formazione predomi- nante delle montagne, la vicenda degli strati, la pro- fondità delle valli e l'altezza dei monti. Presenta essa tutte le degradazioni dalla parete verticale od anche uscente di perpendicolo e pendente inchinata sopra la sfondata valle, sino alla faccia orizzontale. I declivii sono per lo più maggiori al piede che non verso il mez- zo delle montagne, maggiori alle cime che non al piede. A questo fatto un altro ne si associa, che cioè le valli elevate sono circondate di declivii più dolci che non quelle che più s’ infossano; le prime corrono sui versanti dove meno ripido cade il pendìo. È raro che nelle Alpi s’ incontrino piani inclinati ed uniformi alquanto estesi, 40 essendo essi quasi sempre interrotti o da depressioni o da costole rilevate, onde ne risulta una gran varietà di aspetto. | La differenza delle altitudini ha una grande influenza sulle differenti maniere di coltura, sulla fertilità del suo- lo, sui rapporti del clima ed anche sulla maggiore 0 minore facilità. di utilizzare i prodotti naturali, e nomi-. natamente sul prodotto principale delle foreste a cui mal si convengono troppo gravi spese di trasporto. Il: basso; delle. vallate, le falde de’ miti pendii, i ri- piani o dossi non soverchio, elevati fannosi quasi. tutti, servire all’ agricoltura. I versanti rivolti al Sud.0.al Sud-. est seno preferibili a quelli che guardano il Nord o l0- vest; quanto più.i terreni coltivabili sono. elevati, tanto più diventa favorevole questa esposizione. I fianchi delle alte montagne. di non troppo repente inclinazione, i dos- si e il vertice delle prime. cordonate formano la regione delle pasture o alpi che occupano la. maggior; parte. del suolo fertile nelle montagne. I ripidi pendii, i vallon» celli, le magre creste, come pure le valli laterali di dif- ficile accesso sono dedicate alla, produzione. del legno. Le parti.superiori delle montagne: sono inette. alla. pro» duzione, vuoi per la soverchia inclinazione, vuoi perla esposizione e per la bassa temperatura predominantevi. Più fertile è il suolo sulle inclinazioni moderate, ripa- rate. e giacenti in basse sinuosità, ove le dannose con- seguenze degli elementi sono meno sensibili. La possibilità d’ utilizzare i prodotti delle foreste. di- minuisce in ragione della difficoltà del loro, accesso e della lontananza dai luoghi del consumo. H; commercio del legname dipende dalla disposizione delle valli, per- ciocchè, eccettuate alcune qualità di; gran pregio, il suo 491 trasporto è sì costoso che mal si conviene tirarlo su per le valli o farlo: passare per le gole dall’ una valle al- l’altra. Le parti boscose dei versanti meridionali delle Alpi non possono adunque mandar legna alle parti della Svizzera povere di foreste: il loro mercato naturale è l’Italia, Per l’Engadina il commercio del legname è li- mitato al Tirolo e alla valle del Danubio. H legname proveniente dalle valli: del Reno, della Reuss e dell’Aar va a fornire i paesi industriali del nord e dell’ est della Svizzera, quella della valle del Rodano sopperisce al bi- sogno di una parte del Cantone di Vaud edi Ginevra. In alcune vallate le parti superiori sono costrette a prov-. vedersi di legna dalle inferiori, in alcune è persin giuo- coforza procacciarsela da altre. Sotto rapporti affatto differenti presentasi il Giura. Le sue valli sono per lo più longitudinali, poco profonde. La maggior parte formano de’ bacini allungati, conser- vanti questa medesima forma anche alle estremità, non avendo aperture per lo scarico delle acque, o se queste hanno: scarico, non essendo esso che sotterraneo o late- rale. Si possono mettere in questa categoria le valli della Brevina e della Sagna senza scolo apparente; quelle del lago di Youx, di Locle e della Chaux-de-Fonds ove le acque hanno scolo per mezzo di vie sotterranee; il Val- de-Ruz insieme colle valli di Moutier-Granval e di Déle- mont, le cui acque hanno scolo lateralmente; e diverse altre piccole valli quasi tutte senz’ acqua. Di profonda infossatura sono le valli sole che mag- gior copia di acque conducono; esse tagliano le monta- gne traversalmente per più o men lunghi tratti, e qui formano poi angustissime gore con pareti saglienti in 412 direzione quasi verticale. La valle dell’Orba, il Val-de- Travers, quelle del Doubs e di Saint-Imier, la valle prin- cipale e le laterali della Birsa, la valle del Diinnern ecc. ne offrono esempi. Ad inondazioni le valli del Giura o non sono punto esposte o solo eccezionalmente e per poca estensione; nè il fondo delle valli vien mai ad essere per gran tratto ingombro di congerie trascinata dalle correnti. Alcune località possedono depositi di torba utilizzabili, come è la valle del lago di Joux e le valli elevate del Cantone di Neuchatel. Le montagne si presentano ordinariamente sotto la forma di rialzi prolungati che seguono per lo più la di- rezione dall’ ovest all’ est in modo più risoluto che non fa la stessa catena generale, e dirigonsi quindi verso la grande pianura che giace al limite sud-est del Giura. Il dichino principale del Giura, in questa direzione, non è dunque determinato dall’ inclinazione sud-est di un solo di questi lunghi rialzi, ma sì dalla successione di molti di essi. I rialzi maggiormente eminenti sono sem- pre dalla parte della pianura svizzera; dalla parte del nord-ovest i terreni vanno successivamente appianan- dosi a poco a poco. | Se profonde sono le valli ed alte le rispettive monta- gne, i versanti ne sono generalmente ripidi, uniforme dall’ alto al basso il pendio. Non possono destinarsi che alla produzione legnosa, e sono anche quasi tutti vestiti di boschi. Laddove all’ incontro le valli sono poco pro- fonde, dolci ne sono i pendii e le eminenze ritondate; il suolo è quindi atto ad altra coltura oltre a quella del bosco, e, a seconda dell’ altitudine, possono aversi ce- reali, fieno, o soltanto pasture. 15 La contrada prende talvolta l’ aspetto d’ un altipiano elevato, a faccia ondulata, qual è per es. nelle Fran- che-Montagne, i cui gioghi più elevati non possono, per causa della loro esposizione, essere utilizzate fuorchè ad uso di pastura. I versanti ripidi, come pur quelli di più tenue incli- nazione, formano in generale de’ piani inclinati prolun- gati ed uniformi, di rado interrotti da pareti di nuda roccia o solcati da burroni profondi. Il Giura non com- prende dunque terreni di una certa estensione onnina- mente infruttuosi, meno guasti vi recano in proporzione le acque e meno frequenti vi sono gli scoscendimenti. Il trasporto del legname è meno difficile nel Giura che nelle Alpi; in tutte le vallate ci hanno di buone strade in comunicazione con quelle che traversano le montagne; i maggiori corsi d’ acqua servono assai bene alla flotta- zione. 414 2, Della natura delle rocce e del suolo. Non è ove si mostri così chiaro ed evidente come nella Svizzera l’intima relazione tra la natura eil giacimento dei terreni dall’ un canto, e la forma della superficie del suolo, la decomposizione delle rocce, lo scolo superfi- ciale o l’infiltramento delle.acque; l’ occasionarsi di fra- ne.e scoscendimenti, e la composizione «e fertilità del suolo formatosi per la decomposizione delle rocce dal- i’ altro canto. Questi rapporti offrono differenze così mareate nei tre grandi gruppi delle Alpi, della Molassa e del ‘Giura che si fa necessario esaminarli separatamente ed esporre quindi alcune considerazioni sui depositi che più non appartengono all’ ossatura del paese. A. Le Alpi. Moltissime essendo le specie di rocce che incontransi nelle Alpi in tutte le giaciture possibili, così esse pre- sentano nel rapporto geognostico una diversità altret- tanto maggiore, in quanto che ne diversifica la natura e la giacitura su uno spazio più volte assai limitato. A facilitarne la veduta gioverà per lo scopo che qui ci pro- poniamo lo stabilire delle rocce i seguenti gruppi: 4. Granito ; 2. Schisti cristallini (gneiss, schisto micaceo anfibo-. lico talcoso, pietra ollare); 19 5. Schisti grigi e verdi, spesso semi-cristallini , il cal- ‘care, il marmo e il gesso delle Alpi centrali ; 4.Serpentino ‘e gabbro ; 5. Porfidi; 6. Verrucano; 7. Calcare e dolomia (terreni del periodo triassico, giurassico e'cretaceo); 8. Montagne di flysch, di ‘schisti e di molassa (tra le Alpi calcari ‘e su lor fianchi). 4. Granito. Si trovano masse di granito propriamente detto, com- posto d’ una compage senz’ ordine di quarzo, di feld- spato, di mica e spesse volte d’ anfibolo, segnatamente nelle montagne del Bernina, in quelle che ‘separano l’Alta-Engadina dall’Albula e dalla Valle di Oberhalb- stein, presso Brusio, nella parte inferiore del Poschia- vino e sopra una piccola estensione ‘superiormente a Trons e a Somvix nella valle del Reno anteriore. Benchè roccia durissima, il granito non resiste indefi- nitamente alla influenza atmosferica e a quella degli al- tri agenti che preparano la disaggregazione ‘in parti più o meno notevoli. Lo troviamo spesso nel luogo di suo giacimento, decomposto in masse di differente po- . tenza. Quando i massi staccati si trasportano rotolando a certa distanza, le montagne prendono col tempo la forma di teste o di coni tronchi il-cui piede è circondato di una grande quantità di ‘rottame. Siffatte alterazioni non si producono che lentissimamente , cosicchè le mon- tagne di granito possono contarsi fra quelle che mag- / 16 giormente resistono alla erosione. Ciò osservasi negli alvei dei corsi d’ acqua dove trovansi frammenti di roc- ce recentemente caduti o massi così enormi da non po- tere essere trasportati dalle acque. Differentissimi sono i rapporti del granito colla for- mazione del suolo e colla vegetazione. Se si stacca in massì senza andar soggetto a decomposizione chimica, allora è sterile; se vi avviene una decomposizione chi- mica del feldspato, il granito forma un suolo argilloso misturato di ghiaja, che è fertilissimo sia per la quan- tità d’ alcali che contiene, sia per la sua facilità di man- tenere a bastanza l’ umidità. 2. Rocce schistose cristalline. (Gneis, schisto micaceo- -anfibolico-talcoso e pietra ollare). Comprenderemo nella medesima analisi queste diverse specie di rocce perchè rinvengonsi insieme nelle Alpi non ostante la differenza delle loro parti costituenti, e perchè le montagne che esse compongono presentano una grande somiglianza di forme, e finalmente perchè hanno molta analogia nel lor modo di decomposizione e nella resistenza che oppongono alla erosione. Assai diffuse sono queste rocce: ad esse appartengono quasi tutte le masse principali che si elevano sopra i ghiacciaj nella regione centrale delle Alpi. Gli schisti di cui parleremo in seguito come pure il marmo che vi è associato, sono a così dire inchiusi nelle masse princi- pali degli schisti. 17 Le montagne formate di schisti cristallini sono: 4. La massa centrale delle Aiguilles-Rouges, la cui estremità nord-est è al nord del Rodano vicino a Morcles; 2. Il Monte Bianco, giugnente quasi sino a Saillon col suo versante settentrionale e che è separato dalla. catena principale per mezzo della valle del Rodano; (Questi due rialti non appartengono alla Svizzera che nella loro estremità orientale). 5. Il rialto delle alte montagne di Berna e d’ Uri, che si stende dalla vicinanza di Louéche al Todi. È li- mitato al nord-ovest da una linea tirata dall’Altels alla Sandalp, passando pressappoco per Erstfeld e Silenen, per le Alpi calcari di Berna, d’ Unter- valdo , d’ Uri e di Glarona, e al sud-est per la lunga valle longitudinale dell’ alto Vallese, Orsera e Ta- vetsch; 4.11 Gottardo che comincia presso Aernen, al sud del Rodano, tocca la sua maggiore elevazione sui pic- chi che fanno orlo al passo del San Gottardo, e al ghiacciajo di Medels, e finisce presso a Vrin nel Lugnetz passando tra lo schisto grigio. Questo rialto è limitato al nord-ovest dalle valli longitudinali del- l'Alto Vallese e del Reno anteriore, al sud-ovest da una zona di schisto grigio stendentesi senza inter- ruzione dall’ Alto Vallese a Lugnetz traversando Binn, Bedretto e Blenio superiore; 5. Il rialto sì esteso delle Alte-Alpi che abbraccia pa- recchie masse centrali, si sviluppa gigantescamente dall’ estremità della valle di Bagnes alle parti po- steriori delle valli meridionali del Vallese, e forma quasi senza interruzione il giogo della catena di To) PSI 48 montagne che separano il Vallese dal Piemonte. Esso comprende ancora tutto il Ticino dalla zona di schisto grigio di cui sopra fu detto, sino al monte San Salvatore e alle altre montagne calcari all’ est di Lugano, e di là si dirige verso l’ est per la Bre- gaglia e il Bernina. Il limite nord di questo rialto è complicatissimo, inoltrandosi per diversi punti assai innanzi nello schisto grigio d'onde si slancia in forma di picchi per lo più coperti di ghiaccio. Stendesi dalia gola di Madrisa e di Soglio sino a Ponte nella Engadina accompagnato dai graniti del Giulio e dell’Albula , di gneiss e di schisto micaceo, da dove questi ulti- mi si protraggono nella direzione sud-est sino sotto a Bormio. 6. Le montagne di Scaletta e di Selvretta, le cui roc- ce cristalline cominciando al nord-est del passo dell’Albula, occupano tutta la regione tra le valli dell’ Inn e del Landwasser presso Davos che pur oltrepassano all’ ovest, dirigendosi verso l’Austria passando tra le montagne calcari del Rhétikon e lo schisto grigio della Bassa Engadina; . Il picco del Rothhorn dei monti di Parpan ergen- tesi come isola fra diverse masse di sedimento; le sue rocce cristalline sono limitate alle montagne della valle di Parpan e ad alcune delle numerose ramificazioni posteriori della valle di Schalfik. Le montagne composte di schisti cristallini presen- iano all’ osservatore due forme principali determinate dalla giacenza degli strati. Allorchè gli strati sono verticali o quasi ritti (nel- \ Aiguilles-Rouges, Mont-Blanc, Alpi bernesi, Todi, et] 19 Gottardo, Selvretta) vedonsi lanciarsi sulla regione delle Alpi e de’ ghiacciaj le più elevate cime, assu- menti la forma di strette creste, di piramidi o di gu- glie colossali. Queste sommità succedonsi a diverse di- stanze, e sono parallele agli strati dello schisto grigio che corrono in linea retta per una estensione di più leghe. ; Da queste irte creste si dipartono le schiene delle mon- tagne, dapprima con moderato, poscia con più rapido dichino secondo che più giù s’avallano. Qui sono le valli o longitudinali, ed allora hanno larghezza e pendio anzi che no uniformi (Létschen, Goscheneri, Maderan sopra Bristen, Alta-Engadina ecc.), o sono traversali, e in queste le strozzature a cateratte alternano con larghi tratti a fondo poco inclinato; le pareti, principalmente sull’ imo, ritte e scoscese (le valli dell’Aar, della Reuss, di Medels ece.). Per siffatte varie circostanze e per loro numerose ra- mificazioni le valli traversali presentano forme ed espo- sizioni più differenti che non le longitudinali ordinaria- mente sì uniformi. Se gli strati sono orizzontali o poco meno, le sommità stanno quasi al medesimo livello, non essendo esse dalle più alte che di poco oltrepassate; le vette vengono ad aver la figura di avanzi degli acrocori quasi fossero stati scapezzati e le valli come di spazio delle porzioni tolte via. Ripide sono le pareti delle valli e formano una ma- niera di scaglioni, mentre gli strati che offrono maggior resistenza alla distruzione mostransi alla superficie co- me liste rupestri di lunga distesa; queste sono separate le une dalle altre mediante strati più friabili e più atti alla vegetazione. 20 Le valli principali hanno una declività piuttosto uni- forme e sono profonde, mentre le acque delle valli la- terali mantengonsi ad una grande elevazione sino a poca distanza dalle valli principali dove si aprono uno stretto varco o precipitano da alte pareti rupestri. Il rot- tame travolto nel loro corso resta nelle soprastanti meno inclinate parti del letto, non arrivandone alle valle prin- cipale che una scarsa porzione. Siffatta conformazione di montagne incontrasi nella parte centrale del Ticino, nella valle di Viège e sul versante meridionale del Sem- pione. Allato a questi due tipi principali offronsi quasi tutte le forme che possono risultare dal passaggio della po- sizione orizzontale alla verticale degli strati. I versanti che corrispondono alla superficie degli strati sono più uniformi e hanno un pendente men risoluto che non quelli che sono in una posizione inversa (il Vallese, il nord del Ticino, la Mesolcina, il Bernina ecc.). Il gneiss ha la medesima composizione del granito. Si distingue solo per la tessitura schistosa e per la strut- tura laminosa che ne dipende, onde può essere adope- rato a più usi. Il suolo che s° ingenera dalla decompo- sizione del gneiss ha non poca analogia con quello che produce il granito. Lo schisto micaceo contiene poco o nulla di feldspato ; parecchie fra le rocce spettanti a questo terreno sono ricche di quarzo ,quelle soprattutto che contengono poco schisto. Il suolo proveniente da queste rocce è quindi infecondo a meno che non vi si associi abbondanza di terriccio.a L’anfibolo e le rocce anfiboliche riscontransi in una zona che si stende quasi in retta linea dalla valle di 94 _ Lotsch a quella di Maderan, poi nella valle del Reno anteriore verso il nord, all’ovest di Trons, nella valle del Ticino al nord e al sud; al Rothhorn di Parpan, e finalmente in maggior copia nelle montagne fra il Prit- tigau e l Engadina, ove i loro strati fanno vicenda con quelli del gneiss. Le rocce d’anfibolo, particolarmente quelle rieche di feldspato, creano colla loro decompo- sizione un suolo fertile e favorevole alla vegetazione. Lo schisto ialcoso e la pietra ollare sono in poca quan- tità rispetto alle altre rocce ‘cristalline e non hanno che una parte secondaria nell’ opera della formazione del suolo; sono utili per le qualità onde sono acconci alla costruzione di stufe giovevoli allo sparagno della legna. Si lavorano per quest’ uso nella valle di Bagnes, nel- l’Alto Vallese, sul Gottardo, al sud di Dissentisio, nella valle Lavizzara, in Mesolcina ecc. L'industria che limi- tatissima se ne fa in alcune località, potrebbe avere una grande estensione. Nella regione del granito e degli schisti cristallini, le rupi presentano sotto alle più alte creste ce sommità, spes- so su una estensione di più leghe, superficie lisce, conca- ve e dolcemente ritondate, somiglievoli a quelle che pur formano oggidì i ghiacciaj sulle rupi circostanti. (Note- volissimi sono questi fenomeni nella valle del ‘Trient, nell'Alto Vallese, nelle valli dell’Aar, di Medels, sul Gottardo, sul Bernina ecc.). Se ne attribuisce l’effetto all’ azione de’ ghiacciaj che suppongonsi esistiti ante- riormente, come ai medesimi si attribuisce parimenti il trasporto dei massi erratici di che avremo poi a parlare. Queste rupi sono ordinariamente saldissime, non pre- sentando esse che pochi punti d’ attacco agli agenti at- mosferici. ol) La regione del granito e degli schisti eristallini è ricca di sorgive che, essendo troppo numerose, non ponno vantarsi per abbondanza d’ acque. Tutte le rocce schi- stose cristalline sono dotate di somma durezza. Le mon- tagne di questa formazione hanno saldamente resistito alla distruzione, non ostante i loro risoluti e spesso bru- schi pendenti e non ostante il dispietato diboscamento patito (Valle Maggia, Verzasca, Blenio, Mesolcina ecc.). Non è però ad abbandonarsi in troppo riposo sulla loro saldezza, tanto più che nessun terreno porta tanti se- gni di devastazioni nei tempi antistoriei sofferte, vuoi per la rovina di intiere parti di montagna, vuoi per al- tri scoscendimenti, come i terreni composti delle rocce in discorso; anche nei tempi storici mal saprebbersi ricordare casi di frane come quelli di cui fanno spaven- tevole testimonio Evionaz, Piuro, Biasca ecc. In questa formazione principalmente osservansi quei movimenti di terreno che mettono gli abitanti in. sospetto di futuri danni: tale è nella valle di San Nicolao sopra Stalden, «a Soglio nella Bregaglia, sopra Grono all’ estremità in- feriore della Calanca, presso.Campo e Fusio nel Cantone del Ticino; si è qui eziandio che apronsi numerosi i burroni profondi minaccianti pericoli; come ne ha per es. l'Alto Vallese, il Canton d’Uri, la Valle Maggia, la Bregaglia, la Mesolcina, le Schlenis, Ha valle di Munster e di Poschiavo. In queste due ultime località le misure ‘adottate per rattenere le revine riuscirono a buon suc- cesso, Le cause della crescente: distruzione di queste masse: che a primo aspetto direbbersi indestruttibili ne sono dasuna parte i ripidi pendenti, dall altra i numerosi crepacci che li solcano, poi i minerali d’ altra ‘specie 25 (déliis) che trovanvisi frammezzo e che portano una di- sposizione della roccia a rompersi od a dividersi, come ‘sono le piriti ed altre; finalmente — e certo non in poca a — gli indiscreti diboscamenti, senza il minimo pensiero di procacciar ristoro alia fatta spogliazione. Quest ultimo fatto, imputabile all’ uomo solo, ha pet conseguenza il divenit più frequente lo smottare de’ ter- reni, più pericolosi i burroni, più ingenti le accumu- lantisi congerie. A trasportar le quali più mon bastando ormai le forze delle acque, gli alvei delle correnti si al- zano, le onde straripano volgendo fertili estensioni in isterili lande. La Vallemaggia ne presenta esempi spa- ventevoli. Il bel piano che si stende sotto al villaggio di Maggia è più che metà sepolto da depositi tra’ quali P acqua si travolve alla volta del lago con un corso af- fatto irregolare. Per farsi un’ idea delle alterazioni ac- cadute in questa vallata nello spazio di pochi anni, ba- sta confrontare il suo stato attuale con la descrizione che ne dava nel 1842 Corrado Escher della Linth: « Il fondo della valle Maggia va alla estremità infe- « riore più e più allargandosi in un piano fertile coperto « di ricche colture italiane ». E più oltre: | « Dalla terra di Someo si gode di una vista che l’ani- « mo tutto allieta. Al di sotto si spiega allo sguardo il « panorama della parte più lontana della vallata; una «grande e bella chiesa siede in capo al villaggio cir- « condato di pampinosi pergolati; il piano della valle « s’ inclina doleemente verso la Maggia che corre con « vario serpeggiamento : fertile campagna al basso: om- « breggianti castagneti coronano la falda delle monta- «gne, le quali, quasi dappertutto vestite di boschi, 24 «vanno terminando in cupole non iscoscese che di tratto «in tratto nè troppo alte ». 5. Schisti grigi e verdi, calcare, marmo e gesso ‘ delle Alpi centrali. Sotto il nome di schisti grigi e verdi noi comprendia- mo delle rocce schistose di differenti periodi, in cui il colore grigio carico dominantevi passa al nerastro, talvolta qua e colà al verde. Queste rocce compongonsi di terra siliciosa e argillosa, contengono ordinariamente fogliette di mica, calce carbonata e talco, e alternano sovente con istrati di fina ghiaja. Variano assai sia ri- spetto alla quantità, sia rispetto al grado di durezza delle loro parti costituenti. Sono cristallini sur una e- stensione più o meno grande; ma, per causa dei mine- rali d’altra specie che trovanvisi frammezzo, sono que- ste rocce sempre più disposte a rompersi o a dividersi che non quelle di cui fu discorso più sopra. Le montagne di questa formazione, per la maggiore facilità di distruzione delle rocce, qualunque sia la gia- citura degli strati, hanno forme più dolci e meno ango- lose che non quelle del gneiss e dello schisto micaceo. Sono tagliate da crepacci riuniti sull’ima parte e ter- minantisi spesso in gole strette e profonde. Le sorgive e il trasudare delle acque sono abbondan- tissimi nelle montagne di questa formazione, e occasio- nano frane e scoscendimenti agevolati dalla mobilità delle rocce e dalle loro fenditure. Il terreno rovinato al basso, massimamente nelle regioni meno elevate, rive- stesi però di vegetazione, essendochè le parti più fria- bili di queste terre producono un suolo fertile ed a ba- stanza umidoso. 29 La forma o il tipo qui sopra descritto è più fiate mo- dificato dallo affacciarsi di banchi solidi che resistono alle erosioni e interrompono a guisa di gradini l’ uni- formità del pendio. Tale è precipuamente il caso allor- chè il calcare o il marmo presentansi in masse ingenti che assumono l’ aspetto di formidabili fortificazioni. Il gesso che rinviensi fra queste rocce in potenti masse su grandi estensioni, non fu sinora adoperato che per le costruzioni; è a credersi che in avvenire abbia a pro- fittarsene anche l’ agricoltura. Nelle Alpi centrali queste rocce occupano una esten- sione quasi altrettanto considerevole quanto il gneiss e lo schisto micaceo. Riscontransi esse nella valle del Trient, tra le Aiguil- les-Rouges il e Monte Bianco, e forniscono le migliori lavagne tegolari della Svizzera. Compongono esse tutte le montagne che riposano fra il Monte Bianco, il Ro- dano, e le montagne di gneiss delle Alpi vallesane. Il gesso si mostra in quest’ ultima regione, nella valle della Drance e nelle vicinanze del Rodano sin dentro l'Alto Vallese. L’antracite (1 che serve principalmente a cuocere la calce, si trova in più località della regione compresa fra il Rodano ed una linea partente da Cha- bles nella valle di Bagnes e giugnente insino a Vissoye. Quantunque non si utilizzi per anco l’ antracite nelle lo- calità dove si presenta in quantità meritevole e suflicien- (4) Antracite, Minerale detto anche carbon fossile lucente, blenda di carbone, carbonilite, antracolite, carburo di ferro siliceo, con- sta di carbone per la massima parte mescolato od anche combinato a dell’ossido di ferro e a della silice, qualche volta anco a dell’ allu- mina. Supplisce il carbon fossile qualora venga abbruciato in fornelli a grande corrente d'aria. 26 te, purc non è a sperare che abbia mai a surrogarsi in rilevante misura alla legna da fuoco. Il perchè non po- tremo tenerne gran conto nel trattare l'argomento dei diversi combustibili. Gli schisti dirigendosi verso l est formano una zona che ricinge il piede del rialto del Gottardo, a Orsera e a Tavetsch stretta , ma che sul lato meridionale comprende il fondo delle valli di Binn e di Bedretto; stendesi sulla destra del Ticino sino a Faido, e s’ avanza dall’Alpe Piora in valle di Blenio sino sotto Olivone. Al punto di , riunione di questo ramo meridionale col settentrionale si rannette la regione di montagne così frastagliata e pur composta delle medesime rocce, nella quale il Lo- gnetz, la maggior parte di Vals, il Reno posteriore, l’Albula e la Plessur sono approfondati. Questi schisti, che si possono mettere insieme a quelli di cui qui trat- tiamo, dominano anche nel Prattigau sino alla calcarea di Rhatikon e di Falknis. Si trova in queste rocce la gran gola del passaggio del Bernardino, il fondo della valle Mesolcina sino alla valle di Forcla, il passaggio dello Spluga e la sommità del Septimer. Le maggiori ‘masse calcaree di questa regione sono all’ ovest sopra Dazio, sul picco di Savien, sul Piz-Beverin, e su una zona che separa il gneiss di Madris e di Ferrera dagli schisti di Avers superiore e dell’ Oberhalbstein. Il gesso incontrasi a Bedretto, presso Airolo, intorno al passaggio del Lucomagno, e in non poche località dell’ Oberhalb- stein. Schisti grigi, in parte assai ricchi di calce e ges- so, formano il fondo e quasi tutto il versante nord-ovest della Bassa Engadina da Guarda in giù. Come già fu detto, questi schisti formano un suolo fertile, onde queste montagne sono ammantate di verde 27 sino al sommo limite della vegetazione più compiuta- mente che non le montagne di schisti cristallini e di cal- carea, nelle quali si scoprono nude rupi in copia mag- giore. Quando il suolo è misturato di calce e d’ argilla, le piante non hanno aspetto così prospero e vivace come quelle delle montagne calcari. In queste montagne schi- stose però non mancano pure parecchi siti sterili dove la rupe mostra le schiena nuda, e ciò- senza contare le rovine già sopra menzionate; chè nelle parti elevate e ripide la distruzione si avanza ben altrimenti che lenta, sicchè il maggiore o minor orrido delle forme si rinnova senza posa, e i rigori del clima difficilmente consentono al terreno l’ onore degli erbosi tappeti. 4, Serpentino e gabbro. ‘Queste due rocce .incontransi spesso insieme, princi- palmente nelle montagne schistose qui sopra appunto mentovate. Sono per lo più circondate d’una zona più o meno larga di schisto verde, di più lenta decompo- sizione producente un suolo meno fertile che non fa lo schisto grigio. Queste rocce sono più che altrove ab- bondanti nel Vallese e ne’ Grigioni; cioè, nel Vallese: principalmente all’ estremità delle valli di Herrens, di Aniviers e di Viége; e ne’ Grigioni: a Schalfick, sul- l’Oberhalbstein e nell’Engadina, dove occupano una grande estensione. IL SERPENTINO,, silicato talcoso idrato, appartiene alle rocce portanti poca disposizione a rompersi o dividersi per causa di minerali di altra specie trovantivisi fram- mezzo (délits), e dà un suolo poco propizio alla vege- tazione. Le contrade ove predomina sono assai deserte. 23 IL GaBBRO si compone di pirosseno e di feldspato; è quindi ricco di calce e di alcali, e forma colla sua de- saggregazione un suolo fertile, attissimo a correggere quello che proviene dal serpentino. Il serpentino e il gabbro s’ alzano mercè la loro soli- dità ordinariamente in figure coniche, cupole o gobbe, e servono d'appoggio agli schisti che sono fra’ loro stra- ti, e così diminuiscono il pericolo degli scoscendimenti ed altre conseguenze della erosione delle acque. ò. Porfidi. Porfidi rossi, riechi di feldspato, non trovansi in I- svizzera fuorchè in poche località e su piccole estensioni soltanto. Incontransene alla Windgelle nel paese d’ Uri sopra una lega quadrata circa; sopra Frauenkirch a Davos, su una estensione circa come l’ ora detta ; presso al lago di Lugano, all’ ovest e all’ est del Ponte di Me- lide, su una estensione deppia. Sono compattissimi e non si lasciano che lentamente alterare dagli agenti at- mosferici, e si trasformano in suolo argilloso e fertile. Intorno al lago di Lugano si trovano porfidi di un bruno carico allato a’ porfidi rossi e su una estensione eguale a quella occupata da quest’ ultimi; scompongonsi - facilmente per l’ influenza degli agenti atmosferici, for- mando terreno fertilissimo. 6. Verrucano. Nelle giaciture normali il verrucano forma lo strato superiore del gneiss e dello schisto micaceo e lo strato inferiore pei calcari, di cui si parlerà nel paragrafo se- 29 guente. Le numerose varietà di questa roccia sono quasi tutte abbondanti in quarzo. Una formazione principale conosciuta nella Svizzera orientale sotto il nome di conglomerato di Sernf o di Mels, componesi di parti di quarzo rilegate insieme da un sedimento argilloso silicioso , contenente talvelta del talco e del ferro e costituente una roccia rossastra com- pattissima, resistente alla distruzione. Sopra a questa roccia e fra i suoi strati occorrono schisti che possono levarsi in lastre e che servono a differenti usi come ma- teriali da costruzione. Principalmente nelle masse infe- riori del verrucano trovasi talvolta un quarzo talcoso più o meno cristallino di grana fina; esso è sparso di crepacci in tutte le direzioni. È una delle rocce ove ac- cadono maggiormente rovine pericolose e dove incon- transi in maggior copia burroni. Allo stato di conglomerato il verrucano si presenta, su una piccola estensione soltanto, sulla montagna di Collonges, sul lato meridionale della Dent-de-Morcles, e in maggiore estensione come quarzite sulla sponda meridionale del Rodano tra le valli d’Anniviers e di Tourtemagne. In quest’ ultima località i crepacci che lo traversano fannolo sommamente esposto alla distruzio- ne; esso fornisce il maggior numero de’ materiali onde ogn’ anno s' aumenta l enorme cono franoso dell’ Illgra- ben. Rinviensi il verrucano in più altre località delle Alpi vallesane. Una quarzite somigliante forma, come all’ Illgraben , una gran parte de’ versanti sul lato nord del Reno an- teriore, fra Trons a Flims, e riscontrasi pure sul lato meridionale; è ventura che vada accompagnata di più altre varietà più solide. Egli è in questa roccia che si 50 trovano i baratri di Rabiusa e di Ringgenberg e i bur- roni presso Ruis e Schlenis; quest’ ultimo presenta più pericoli che non qualsivoglia altro delle Alpi. Appartengono al verrucano tutte le sommità dei Frei- berge di Glarona, i Graue Horner e le loro ramificazioni sino al Wallensee, cosicchè gran parte delle montagne tra le valli della Linth e di Weisstannen e illago di Val- lenstadt compongonsi di verrucano. Tra le valli di Sernf, del Wallensee e di Seez, il ver- rucano sì presenta come un conglomerato assai com- patto, dal quale presso Mels si cavano macine da muli- no, o come uno schisto rosso compatto, stimato assai come materiale da costruzione (lastre). La solidità di questa roccia è tale che non è infrequente il trovar. pa- reti quasi verticali di 1000 piedi d’ altezza, come anche dei letti di torrente profondi assai e quasi baratri (valli della Murg, di Flums e di Seez), ciò che non toglie che non s’ incontri sovente, anche a considerevole altezza, vaste distese coperte di rottame e i segni della caduta di montagne occasionata dalle fenditure di questa roccia. Siffatte rovine non accadono più attualmente su una. grande scala, nondimeno, su certi punti (come nella valle di Sernf sopra Schwanden), mettono a mal partito non solo la fertilità del suolo, ma sì pure le securità delle strade, e rendono perciò necessarie assai costose opere di riparo. Per tutte le pendici franose, e così anche per quelle del verrucano è pericoloso il diboscamento per- chè questo è causa che, e i vecchi burroni s’ allarghino, e di nuovi se ne creino. Veggonsene esempi sui due ver- santi della valle di Sernf sui quali in questi ultimi tempi si fecero grandi tagli di bosco. II verrucano come grès quarzoso e come quarzo tal- 53 coso è rappresentato nelle valli del Landwasser e dcl- l’Albula, non meno che nelle ramificazioni laterali della Bassa Engadina e di Miinster. In quest’ ultima località rovine e burroni pericolosissimi hanno origine nella quarzite dalle spesse fratture; con impegno e con buon successo lavorasi ad ovviare ai disastri. Finalmente, dai bagni di Leuk o Lonéche insino al Todi fra il gneiss e il calcare si può seguire una lista assai stretta e in più siti appena visibile di verrucano composto di quarzo e di schisto rosso. Incontrasene una seconda di poca potenza, pure nella regione cal- care settentrionale, tra la valle di Gentel e Erstfeld, e dalla contrada sopra Spirigen nel Schéchenthal sino al piede orientale del Glarnisch. Rispetto alla formazione del suolo il verrucano vi sta meglio che non sarebbe ad attendersi dalla sua durezza, tenacità e solidità non meno che dalla quantità di quar- zo che contiene. Certo le fenditure e i crepacci che vi si aprono e l'argilla che vi si contiene mantenendovi l u- midità, esercitano una grande influenza sulla sua di- struzione e sulla fertilità del suolo. Allietante vegetazio- ne ti si scopre in alcune località, com’ è sulle montagne di Mels e di Flums, su bei piani leggiermente ondulati e somiglievoli ai campi del ghiaccio; ciò è dovuto allo screpolare e scindersi della roccia facendo luogo al pe- netrare delle radici ad attingere umidità e nutrimento. Qui la distruzione de’ boschi trae seco necessariamente una completa sterilità. Le scaturigini abbondano nel verrucano quando va \ rieoverto di uno strato calcare che lascia passar l’acqua, mentre il verrucano la rattiene o non le permette di fil- trare che lentamente. GI DO 7. Calcare e Dolomia. La zona di montagne appellata ordinariamente Alpi calcaree svizzere è limitata al sud-est dal Rodano da Saillon sino alla estremità della valle di Lòtsch, poi dalle rocce cristalline del rialto del Frinsteraarhorn che sten- desi insino al Tédi, dal Reno da Ilanz quasi sino al Lu- cienstein dove la zona calcarea si estende oltre la vallea. Il limite nord-ovest è determinato da una linea uscente da Vevey e giugnente a metter capo all’ Eichberg presso Altstetten nella Valle del Reno o Rheinthal. Questa zona misura nel Cantone di Berna 50 leghe di lungo, con una larghezza di 5 leghe nell’ Oberhasli; al- Y est e all’ovest ha 10 leghe. Non è però intieramente composta di calcare, chè contiene ammassi di grès (Sandstein) e di schisto, che formano quasi un terzo della massa totale; il loro asse longitudinale è quali parallelo alla direzione della zona. Rocce della stessa natura incontransi ancora sul li- mite nord-ovest della zona calcarea: ne tratteremo più. di proposito nel capitolo seguente. La struttura di questa zona calcarea, — l’ apparire, il tratto percorso e il disparire delle sue catene princi- pali e secondarie tagliate da numerose valli trasverse e | diagonali, — è così complicata, che non ne conviene metterci in più minuta discussione, per quanto l’ argo- mento potesse riuscire interessante particolarmente *dal lato geologico. Dobbiamo quindi limitarci ad alcuni dati intorno alla sua estensione e ai suoi rapporti colla de- composizione. dI Montagne ove predomina il calcare: La Dent-du-Midi che penetra dalla Savoja in Isvizzera, le catene situate fra il limite meridionale del calcare già descritto, e la ‘catena del Niesen che comincia negli Ormonts; le mon- tagne riposanti fra il lago di Thun e quello dei Quattro Cantoni, terminate al sud-ovest da una linea diparten- tesi da Interlaken e dirigentesi a Stanzstaad. Queste montagne si rannettono alla catena del Pilato composta pure di calcare e risolventesi nella cresta di Ralligen; poi la catena della Tour de Mayen e dei Gastlosen; il sistema di montagne dello Stockhorn che abbraccia la Dent-de-Jaman, il Moléson, la Dent-de-Brenlaire ecc.; finalmente il rialto non ingente ma scosceso del Riibli- horn e dei Spiegelgàrten ergentesi come isola sopra le «miti forme del Simmenthal. All’ est del lago dei Quattro Cantoni e della valle della Reuss incontrasi, apparte- nente ancora alla zona del calcare, la catena che corre dalla Windgelle sino al passaggio del Kisten; il Ringel- kopf e il Callanda; il complicato rialto che, prendendo ascesa al nord del Schichenthal e del passo di Klauser, abbraccia il Glarnisch, il Wiggis e la parte meridionale dello Svittese ; poi all’est della valle della Linth, lo Schild, i picchi della Frohnalp e di Mirtschen, i picchi calca- ri sovraposti al verrucano delle valli della Murg e di Flums, i Kurfirsten (principi elettorali) e il Siintis, che al sud-ovest sono rattaccati alla catena del Pilato pel RKiipfenstock, l’Aubrig e i Mythen, la Hochfluh e il Biir- genstock. Le rocce calcaree (terra calcarea carbonata) appar- tengono a quelle che oppongono una forte resistenza alla distruzione e che sono impenetrabili all’ acqua. Queste rocce non subiscono a così dire influenza alcuna distrut- - (3) Sd tiva fuor quella dell’ acido carbonico sparso nell'aria e nell’ acqua e del dilatamento delle fessure per causa dei geli. Questa distruzione di che si hanno esempi in gran- de nelle lave, superficie nudate e assolcate delle Alpi (Lapiaz, Karrenfelder (1), va sì lenta che una vita d’ uomo basta a mala pena per accorgersene. Queste superficie calcari non hanno traccia di vegetazione, @ meno che i muschi che qua e là si sviluppano sulla roc- cia non abbiano potuto col corso de’ secoli formare un velo di terriccio che misto coi detriti della roccia acqui- sta la fertilità necessaria alla vita di vegetabili maggio- ri. L’ infertilità del terreno calcare è aumentata dai nu- merosi spacchi degli strati inferiori, al cui profondo scolando le acque, il suolo si rimane privato della ne- , cessaria umidità. Ad onta di siffatte circostanze disgraziate, le mostre montagne calcari non sono diserte di ogni vegetazione, che anzi, particolarmente nei bacini e sulle meno ripide | pendici, hanno onore di erbosi tappeti e di pasture di gajo aspetto, nè vi manca l’ ornamento di belle foreste , ove pur non sono rari gli alberi di notevole sviluppo. ‘ Questo fatto è dovuto non solo alla vegetazione primitiva ; di cui già fu detto, ma ben anco agli strati di marna e di schisto che alternano in varia guisa coi banchi di cal- care. La loro distruzione non arricchisce soltanto i luo- ghi ove si trovano, ma sì anche il calcare sterile situato più basso. Tutte le montagne calcari offrono di simili esempi. Talvolta la fertilità è dovuta alle terre argillose (4) Lapiaz (Karrenfelder), in ital. Lave, nome dato dagli abitanti del Vallese alle levigature prodotte dall’azione dei ghiacciaj alla su- perficie delle rocce (Pilla). 5h) è siliciose contenute-nel calcare, la cui decomposizione misturata dà un suolo assai propizio alla vegetazione, sia per le sue parti costituenti che per le sue proprietà di conservare l’ umidore. Le contrade sopra Bex, i din- torni di Leuk o Louéche, le Alpi bernesi e quelle della Svizzera orientale ne forniscono esempi non pochi. La scarsezza delle sorgenti nel calcare dipende dalle troppe scissure aperte nelle sue rocce. Le acque pluviali e quelle derivanti dallo sciogliersi delle nevi trapassano per le fenditure verso le profondità, nè prendono a sca- turire se non quando han tocco gli strati impermeabili della marna. Le parti superiori delle montagne man- cano d’ acqua, mentre alle falde spicciano chiare e vi- ve linfe creatrici di gorgoglianti rivi. Prova ne siano le sette fontane della valle di Leuk, il popolo delle sor- genti dell’ Engelberg e delle valli di Bisi, di Wiiggi. della Linth e della Thur. Una particolarità delle montagne calcari si è di aver esse de’ laghi senza emissario manifesto. Un simil fatto non può ascriversi che alle fenditure che nei tempi sto- ricì non subirono ancora una estensione momentosa, Tali sono a mo’ d’ esempio il lago di Daube sulla Gemmi, che alimenta la scaturigine della Spitalmatt, il lago di Seweli al piede nord della Windgelle, quelli dello Stock- horn, della Glattenalp, dell’ Oberlegi, il lago superiore el’inferiore sopra Nàfels, quelli della Plattealp, della Voralp, del Siintis, del Fahlen ecc. Quell’ ascendente come a ripiani o a scalea che hanno quasi tutte le montagne calcari è effetto dei banchi di «5marna, i quali facilmente scomponendosi formano ciò che direbbesi la pedata , mentre i banchi di calcare man- tengono l’ alzata del gradino. { ripiani o terrazzi, finchè 36 non sorpassano il limite della vegetazione, sono coperti d’ erba, facendo il lor verde un singolare contrasto colle nude pareti a cui giacciono interposti. La decomposi- zione procede però talora così rapida da non permettere che il suolo si vesta di verde. I versanti corrispondenti alla inclinazione degli strati o almeno inclinati nella medesima direzione hanno di consueto un suolo la cui composizione è più uniforme che non ha il suolo formato dalle sommità, perchè più estesi ne sono i banchi di calcare e di marna e non fa- cilitano tanto la mistura di questi diversi elementi. Vi sono però molte eccezioni per la ragione che queste rocce alternano sovente sui versanti in istrati stretti a causa della forte declività e di loro molte deviazioni. La decomposizione del calcare sugli erti dechini ha for- mato quasi dappertutto col corso de’secoli ammassi o cli- vi di rovinate materie che circondano il piede delle mon- tagne su una estensione di più leghe con una larghezza considerevole, che proteggono il piede delle montagne contro la distruzione. Questi ammassi di frane formano | una gran parte del suolo oggidì vestito di verdura, di. pasture e di bosco. Quando in questi ammassi predomi-. nino i frammenti calcari, conviensi avere ogni cura @ conservare la vegetazione legnosa di cui il suolo è for- nito, imperocchè la sua distruzione, tanto più se vi si aggiunge il vagarvi del bestiame, adduce una totale ste- rilità, non ostante le più propizie circostanze di clima. Fra i numerosi casi che potrebbero citarsi basterà ri- cordare quelli che presentansi alle falde del Rautispitz e quello dello Schilt nel Cantone di Glarona. I burroni sono meno frequenti nel calcare che negli schisti, essendochè il primo oppone maggior resistenza 57 all’azione delle acque. Ma dove accadono, sono ordina- riamente più estesi e più profondi di quelli dello schisto, la cui distruzione è più uniforme, mentre nel calcare si richiede la riunione di più forze ad effettuarli. I burroni nel calcare non portano gran rottame e sono per conseguenza meno pericolosi. Hanno per lo più origine dagli ammassi franati o dagli strati di schi- sto intercalati, come è a Meyringen, a Mollis e sul Glir- nisch. 1 lavori intrapresi a Mollis, a Nieder-Urnen ed in altre località, provano che con pazienza e preveg- genza l’uomo può giungere ad infrenare le devastazioni degli elementi a cui ogni resistenza parrebbe vana. Ciò che nel calcare fa ancora essere meno frequenti i bur- roni si è che le acque, vuoi le pluviali, vuoi quelle che mandano le nevi delle alture, perdonsi nelle fenditure, o formano numerose cascate in queste montagne a sca- lea o a gradinate. L'acqua non può quindi far troppo danni alla superficie del suolo e la congerie viene in gran parte deposta sui ripiani. Le più belle cascate, come il Giessbach, il Reichen- bach e lo Staubbach pompeggiano nella regione del calcare. Nelle stesse località dove le acque trabalzano in pro- fonde cavità o nei gorghi che esse scavaronsi, pochi so- no gli scoscendimenti laterali , troppa resistenza presen- tando le solide pareti. Qui poca è la congerie sospinta dai corsi d’acqua, mentre poderosa è fra gli schisti. Hannosene grandiosi esempi nello stretto della Linth al ponte di Panten, nella valle della Muotta, nella stroz- zatura di Kirchet sopra Meyringen e in quella di Bol- tingen. 98 Le cadute di rupi sono frequenti anzi che no nel cal-. care, occasionate dagli spacchi che vi occorrono. Cite- remo quelle che accaddero a Yvorne nel 1584, sui Dia- blerets nel secolo scorso, sulla Dent-du-Midi nel 1859, il Felsberg che minaccia attualmente ecc. Il disastro di Lungern nel 1860 fu piuttosto uno scivolamento di ter- reno. Il suolo proveniente da schisto calcare rammol- lato e smosso dalle acque delle nevi perdè l'aderenza, scivolò sul calcare sottogiacente, sinchè cadde in una vallura dove occasionò un nuovo scivolamento; poi, minore essendo l’ inclinazione e meno alte le rive, si estese su fertili terre e minacciò distruzione alla chiesa e ad una parte del villaggio. Questa smotta devastò circa | 50 jugeri di terreno al luogo di sua origine e quasi al- , trettanto laddove giunse e giacque. | La Dolomite circonda le rocce cristalline del Rothhorn | di Parpan, accompagna formando irti picchi le rocce cristalline e il varrucano del rialto di Selvretta dal Rhd- tikon sino a Ponte nell’ Engadina, traversando il Pràt-. tigau, passando dalle due parti del Landwasser e del-. l'Albula, poi stendendosi attraverso la catena del Piz-. Mezzem, del Piz-Pisoi ece. sino al Piz-Lat rimpetto a. Schleuis. La dolomite distinguesi dal caleare per ciò che è.com- posta, nello stato normale, di parti eguali di magnesia carbonata e di calce carbonata. Essa è più porosa, si scompone più facilmente che non il calcare e forma colla sua decomposizione un terreno sollo, facîle all’ in- filtrazione dell’acqua e poco fertile. L'assenza della marna contribuisce ancora all’infertilità del suolo, tanto più che la distruzione delle pareti dirupatissime della dolomia progredendo più rapida che non quella del dI calcare, aùna nuove masse di frantumi che s° accumu- lano sulle anteriori. La regione della dolomia è per rispetto all’ altitudine la più selvaggia ed aspra delle montagne della Svizzera; se c'imbattiamo a qualche case ammantata d'erba, si scorge che la terra vi fu deposta dalle acque o che pro- viene da altre rocce commiste alla dolomia. Convien dunque conservare con tutto studio i boschi di pino che riuscirono a crescere su questi terreni, giacchè uno sconsigliato diboscamento dannerebbe il suolo ad una totale sterilità. 8. Flysch. Flysch nomasi nel Simmenthal una roccia inchiusa nelle montagne calcari e composta con assai differente ‘mescolanza di schisto marnoso, di calcare marnoso e di grès. Il signor Studer ha esteso questa denominazione a tutte le rocce della medesima natura e del medesimo periodo di quelle del Simmenthal. Il flysch si distingue dal calcare per una più facile decomposizione, per le acque abbondanti che contiene, per le più dolci figure delle montagne da lui formate e per la vegetazione on- d’esse hanno ornamento. Le rocce comprese sotto questa denominazione sono nella Svizzera composte quasi dappertutto dei medesimi elementi. Se ci hanno differenze, queste non dipendono che dal predominio che vi ha ora lo schisto, ora il grès. All’ est del lago dei quattro Cantoni siedono tra lo schi- sto e il grès dei banchi di 50 a 200 piedi di potenza di calcaria nummilitica. 40 Gli schisti e la marna del Flysch decompongonsi più facilmente che non fanno gli schisti descritti sotto N. 3 e formano una massa solla che ritiene a lungo le acque. I grès più duri ma gremiti di fessi che trovansi nelle rocce più tenere, scompongonsi in parti più o meno ri- levanti che si immischiano colla massa solla qui sopra detta, divenuta limosa per l’azione delle acque. S° in- contra quindi quasi dappertutto in questa formazione un . suolo fresco ed umido che diviene persino pantanoso laddove l’acqua non ha scolo; le montagne assumono forme arrotondite e dolci se le acque non ne dilamano il suolo. Ogni burrone che si apre appiè delle ripide pendici propagasi prestamente sino ad una elevazione conside- revole, le fenditure profondansi pure prestamente, onde senza resta s'ingenerano rovine sulle pareti; a dritta e a sinistra delle capitali fenditure mostransi nuovi solchi che pur si dilatano e si ramificano per tutti i versi. Non vi è altra specie di roccia ove trovinsi tanti smotta- menti, non rado partecipanti della frana, e una rete cotanto complicata di burroni come nel Flysch. Non cihanno montagne nelle cui valli si trovi tanto ingombro dl franate rocce e di limo come in questa for- mazione. Per anni ed anni s’accumulano talvolta le terre e le pietre negli alvei, finchè, trascinate da un ri- gonfiamento di fiumana e incalzate in alcun tratto an- gusto, alzanvi un tale intoppo per cui le acque traboc- cando allagano e ricoprono delle trasportate materie i piani adjacenti. I pericoli che potrebbero conseguire da una così fa- cile distruzione sono attenuati dalla grande fertilità del suolo che ne risulta, soffice, fresco e quasi umido, ricco 44 di clementi nutritivi. La vegetazione spiegasi rapida- mente non solo sulle rovine, ma eziandio sulle masse che cominciano a smoversi, arrestandone la decompo- sizione. Un così rapido sviluppo della vegetazione age- vola i lavori intrapresi per deviare le acque, rassicu- rare il piede delle erte pendici mediante arginature e favorire e promovere il rivestimento boschivo del suolo. Il flysch s'incontra in Isvizzera nelle località se- guenti: i. Tra il Lemano e il lago di Thun occupa esso lo spazio compreso fra la linea principale del calcare delle Alpi della catena della Tour-d’Aî e de’ Gastlo- sen, lo Stockhorn e i picchi scoscesi del Riibli e degli Spielgirten. Strati di gesso riposano sul con- fine del calcare di questa regione e si scoprono principalmente nella direzione di una linea che dalla regione delle saline e del gesso di Bex e via correndo sopra il Pillon per l’ Engsliegenthal metta capo al lago di Thun, e presso S. Stefano e Diem- tigen ecc.; 2. Il flysch forma una stretta zona fra i Gastlosen e la catena dello Stockhorn e della Dent de Bren- laire; 5. Le colline al sud-ovest di Gruyères, i potenti rialti della Berra, della Pfeiffe e del Gurnigel, come pure . quelle tra il lago di Thun e quello dei Quattro Can- toni sono composte di flysch nel quale ci ha in più siti gesso; 4. Lo spazio elittico limitato dalla catena del Pilato, dal giogo di Brienz e dalla valle di Sarnen appar- tiene parimenti al flysch, e si stende in una stretta zona nella contrada sopra lo Steinibach e il Ricken- “I bach sino a Emmaten. Contiene gesso nelle vici- nanze dei picchi di Giswyl e di Stanz, come anche nello Steinibach; Il flysch forma una lista lunghesso il piede nord- ovest della cresta di Rallingen dal lago di Thun nella direzione nord-est; - All'ovest di Altorf comincia una lista di flysch che forma la parte inferiore della valle di Schichen, e dopo una breve interruzione nella gola di Klausen, abbraccia una grande estensione nel Glaronese, comprendendo da Schwanden in su un’ampia parte delle valli della Linth e della Sernf sino al passo del Kisten, e di qui via via stendendosi verso mat- tina per l’alto delle valli di Weisstannen e di Kal- feuser tra il Calanda e le Corna grigie (graue Hor- ner) sino alla valle del Reno (tra Ragatz e Wangs); . Tutta la regione compresa fra le montagne calcari scoscese del Cantone di Svitto è composta di flysch e di rocce nummulitiche che distinguonsi per la for- ma dolce di loro superficie, l'umidità che ricettano e la tendenza alle ruine. Una lista ora stretta ora più larga di questi terreni si distende ancora lungo. il calcare di Fitznau sino a Niederurnen. Si trova gesso al sud del gran Mythen, presso l’Yberg e il grand’Aubrig; Queste rocce formano una stretta lista da Wesen ad Eichberg, cioè al piede nord-ovest del calcare. Il flysch e i terreni nummulitici costituiscono an- cora la Fahneren ricca di pasture, di foreste e di acque, e finalmente la valle longitudinale che se- para i Kurfiirsten dal Sintis, e si estendono da Gams e Grabs sino ad Amden. B. Molassa. La molassa forma l’ossatura di quella parte di Sviz- zera che è compresa fra la zona calcare delle Alpi e il Giura. Componesi essa di strati di molassa e di marna fra loro alternanti, a cui vanno commisti sur uno spa- zio più o meno esteso dei conglomerati (Nagelfluh) e delle rocce calcari argillose e siliciose. La molassa for- nisce in parecchie località eccellenti materiali da fab- briche. Essa contiene pure alcuni strati di lignite che, fatte poche eccezioni, hanno la sfortuna di non essere ‘abbondanti abbastanza per potersi mettere a profitto. Incontrasi la molassa nella parte centrale di questa zona in istrati quasi orizzontali su una larghezza di 3-7 leghe ; nella parte meridionale gli strati sono perturbati, onde nascono forme ed esposizioni diverse. Così presso Losanna gli strati sono in forma di volta, mentre presso St-Saphorin sono a conca. Di qui sino a Clarens l’ incli- nazione è sud-est e continua in questa direzione insino a Bulle lungo la zona del calcare e del flysch. Tutti i pendii di questa contrada sono dunque a solatio. All’est dell’Aar, alla Falkenfluh presso Thun, ergesi una volta piucchemai manifesta, a cui succede il tenue pendente sud-est della Blume sino a Sigriswyl. Solatii sono pure questi dechini corrispondenti agli strati, mentre le ri- pide chine rupinose sono esposte al nord. Dall’ Entlibuch alla valle del Reno distinguonsi due volte. La linea an- ticlinale della volta meridionale comincia fra Marbach e la Schrattenfluh e via via radendo il piede del Pilato, del Rigi e del Rossberg, e passando sopra Rothenthurm e Galgenen, si dirige su Appenzello ed Eichberg (presso 44 Altstiitten); quella della volta settentrionale segue con alcune deviazioni una linea conducentesi da Schiipfheim ad Au (al sud di St-Margarethen sul Reno). Il versante principale della convessità meridionale volge il gene- rale suo pendente verso sud-est, dalla quale posizione si ha che, tranne una parte del Lucernese, gli strati a mezzodì della linea anticlinale della zona nord discen- dono al sud-est, e quelle del nord della medesima linea discendono al nord-ovest. Perciò le montagne situate al sud della qui sopra indicata linea volgono le tenui loro pendenze al sud, e il lato dirupato al nord-ovest, men- tre l’incontrario avviene di quelle che stanno dalla parte del nord. Questo contrasto di forme del terreno si fa ancora maggiore perciò che i lati dirupati corrispondenti alla linea di separazione, non meno che le pareti delle valli laterali, hanno preso per causa della decomposizione una maniera di ascesa a scalea, su cui le rocce meno compatte formano i piani, o come altri direbbe, le pe- date dei gradini, e le più dure ne danno le alzate. La forma a scalea osservasi il più laddove gli strati di pu- dinga alternano con quelli di marna, com'è particolar- mente sulle montagne molassiche dal Righi sino alla valle del Reno. La pudinga è talmente compatta che la disaggrega- zione procede assai lenta, con tuttochè ripidissimi ne siano i dichini. Lo smoversi e il rovinar del terreno è più frequente assai sui versanti corrispondenti all’ incli- nazione degli strati, tanto più se uno strato potente di pudinga forma la parte superiore e posa sopra un ban- co di marna solcata da crepacci non toccante nè la ci- ma nè la base della montagna. Quando per causa del- 45 l infiltrazione delle acque la marna piglia una consi- stenza saponacea, la pudinga perde l’equilibrio e sci- vola nella valle. Tali sono le frane di Goldau, di Goldin- gen, di Rothenthurm e più altre. Il solo mezzo di pre- venire simili disastri sarebbe d’ impedire alle acque il penetrare insino allo strato della marna, ma ciò riesce in più e più casi impraticabile. L’inclinazione degli strati, e la presenza di banchi di pudinga e di molassa solida favoriscono assai la con- servazione dei letti dei maggiori corsi d’acque nelle valli traversali volte al nord. Ogni banco che traversa un al- veo vi crea una diga, o quasi direbbesi una chiusa natu- rale del vallone, e quindi un salto dell’acqua più o me- no violento, sotto cui il terreno scavandosi infrena la veemenza dell’ onda. Laddove le valli o i valloni siano quasi paralleli alla direzione degli strati, più frequente accade lo scivolar dei terreni, precipuamente sulle pen- dici corrispondenti all’ inclinazione degli strati; l’acqua sottrae la marna che sopporta i banchi di molassa e di pudinga e falle diroccare. Potenti massi e frammenti precipitano nei letti de’ torrenti, sui vicini fondi, e spes- so anche sulle abitazioni, portando disastro. Ne offre stupendo esempio il Biltnerbach nel Cantone di Glaro- na, ove si va studiando d’impedire una più profonda escavazione del letto, non risparmiando a tale scopo sagrificj). Casi simili s' incontrano nel Vodese, nel Fri- borghese, nel Bernese, nel Sangallese ecc. Quanto alla formazione del suolo, le molasse stanno in diversissimi rapporti. Le parti costituenti della marna, la calce carbonata, l'argilla e la silice divise in tenuissime parti, scompon- gonsi prestamente, trasformandosi così la marna in fer- 46 tile terreno principalmente laddove contiene dei detriti ‘di sostanze vegetali ed animali, nel qual caso essa piglia un colore nerastro. Il suolo proveniente dalla marna è però bene spesso argilloso, tenace e freddo. Le molasse sono assai differentemente composte. Le une sono formate principalmente di grani di quarzo e di foglietti di mica fra loro rilegati da un cemento cal- care misto d’ alcun poco di feldspato, e queste formano un suolo sabbioso e infecondo. Altre, quelle principal- mente che sono in contrade ricche di pudinga, compon- gonsi di conglomerati calcari e danno un suolo calcare fertile. Il Nagelfluh forma un suolo tanto meno propizio alla vegetazione, quanto più sodamente legate fra loro ne sono le parti di rocce sì differenti, Nelle località dove la pudinga predomina, i suoi banchi offrono una po- vera vegetazione che fa contrasto con quella dei banchi di molassa e di marna che invece n'è rigogliosa. Que- sti banchi distinguonsi sui versanti nord delle catene inclinate a mezzodì come linee orizzontali, e sulle pa- reti delle valli traversali come terrazzi che s° inclinano verso le Alpi. La pudinga si distingue per la grande in- ‘ fertilità, anche sui pendii corrispondenti agli strati e ‘ bene esposti a mezzodì, a meno che non ci sia della marna sovraposta o che la terra non sia stata condotta dalle acque delle parti superiori. Ma non potendo la pudinga la più solida lungamente resistere alle influenze atmosferiche, la vegetazione se ne impadronisce alla perfine e la veste d’ alberi che for- mano come strette siepi intorno alle praterie e alle pa- sture situate sulla marna, ciò che dà un carattere par- ticolare alle contrade ricche di pudinga. pera “— © anali 41 Quando |’ uomo ‘trascura di conservare al suolo la protezione di cui lo copre la vegetazione arborea, ab- battendola o per fare suo utile del legname o per am- pliare le pasture, senza darsi pensiero dell’ ammenda- mento de’ boschi, le conseguenze della sua spensiera- tezza nen tardano a farsi a lui sentire. Il suolo di fresco sboscato, abbondando di humus, è per alcuni anni ve- ramente liberale di prodotto, ma poi in breve smagren- do, l’ humus decomponendosi, l’ azione delle acque la- sciando il suolo dilavato, ecco il fondo ridotto all’ osso rocciose, a mala pena dalle eriche velato. Se, come abbiamo osservato, il suolo proveniente dalla molassa non appartiene veramente ai più fertili, non è però che non si mostri talvolta non poco propizio alla vegetazione erbosa, di che si hanno esempi nei Cantoni di Sangallo e d’Appenzello, tanto nelle vallee come su pei monti. Questo fatto sembra dipendere sia dall’ alternare che spesso fanno tra loro le differenti rocce onde vengonsi mescolando le loro parti costituenti, sia anche dall’ abbondanza delle sorgive che certo con- feriscono alla fertilità del suolo. C. Giura. Le modificazioni provenienti dall’ influenza atmosfe- rica sono di poco momento nel Giura in paragone a ciò che accade nelle Alpi e nella regione più elevata della molassa. È raro l’ incontrare in queste montagne pareti di roccia in distruzione. Pochi sono i terreni coperti di petroso frantume e pochi i torrenti che coprono le adja- cenze di massi e rocciosi frammenti; rari pur sono i grandi scoscendimenti di terreno. 48 Così poca è Ia congerie travolta dai principali corsi d’ acqua e dalle minori correnti, che si vedono campi e prati e gruppi d’ alberi avanzarsi quasi in ogni dove sino alle sponde. Pochi depositi sono ne’ letti dei fiumi. I maggiori guasti e le rotture delle ripe di correnti, evi- dentemente causati dai gran tagli rasi dei boschi, e i conseguitine interrimenti veggonsi nella valle della Lu- celle (Liissel), nella contrada di Beinwyl. Queste circostanze favorevoli dipendono dalla soli- dità delle rocce del Giura, dall’ ampiezza della maggior. parte delle valli, dalla inclinazione uniforme dei ver- santi e del fondo delle valli, e finalmente dalla vegeta- zione di cui le montagne non oltrepassano il limite, co- me pure dall'essere tutti i ripidi pendii vestiti di boschi. Laddove i versanti non sono formati di roccia conti- | nua, essi sono ricoperti di materie soffici provenienti o dalla scomposizione della base rocciosa o dagli strati che trovansi di sopra. La loro scarpa può in generale considerarsi come stabile, tanto più che il piede dei pendii non è esposto alla erosione delle acque, come non lo è la superficie del suolo protetta dal tappeto che vi sovrastende la vegetazione. Le acque, non traspor-. tanti congerie, serpeggiano senza recar danno. nelle valli longitudinali tenuemente inclinate e nelle pitto- resche valli traversali. Il fondo di quest’ ultime, di più ardito dechino, è traversato da banchi di roccia solidi che, come altrettante dighe o chiuse erette sull’ alveo, rompono la forza della correnzia e salvano le rive. Non ostante l'apparente sua uniformità, la catena del Giura presenta di assai rilevate differenze, tanto rispetto alla natura e alla giacitura delle rocce, quanto rispetto al suolo e alle scaturigini. Per le considerazioni che 49 avremo a metter innanzi su questi diversi punti ben possiamo formare tre gruppi, sebbene non sarà così agevole il separarli affatto ricisamente. 4. La regione che si stende dalla Dòle, punto dove il | Giura penetra in Isvizzera, sino alla valle di Délémont. 2. Il sistema di catene che va dal Monte-Terrible al sud di Porrentruy, nella direzione dall’ ovest all’ est, sino a Bruneck e Regensberg. 5. Il paese a ripiani che si stende tra la catena qui sopra detta e il Reno, al quale appartiene il Randen. Il calcare bianco superiore del Giura predomina nella prima regione, principalmente nella parte meridionale. Questo calcare è duro e ruvido e assai difficilmente la- sciasi dalla influenza atmosferica disaggregare, nè con- tiene che scarsi strati di marna facili a subire quest’ in- fluenza. Il suolo sovr’ esso riposante componesi quindi in gran parte di residui delle produzioni vegetali che nel corso de’ secoli si sono sviluppate su queste rocce di ‘sterile aspetto e vi si sono mantenute. Essendo questo calcare solcato da numerose fessure e crepacci in cui penetrano le acque, così le contrade ove esso ha predominio sono assai povere di sorgive, onde intieri distretti o circondari sono necessitati a valersi di cisterne per conservare l’acqua pluviale. In più val- late abbondanti di torba, — come sono a cagion d’ e- sempio quelle della Sagne, di Lignières, i bassi fondi delle Franches-Montagnes, — le acque correnti perdonsi in aperture infundiboliformi. Un simile fenomeno ha luò- go anche sul lago di Joux, ciò che ingenera le chiare ed abbondanti fontane delle sottoposte contrade. Di questa categoria sono le fonti dell’ Orbe, della Reuse, di Ser- rières, Noiraigue, Neuveville ecc. 4 50 - Questo calcare forma: a) Tutta la superficie delle montagne i cui strati han- no piega a mo’ di volte o di gobbe: il Mont Suchet, il Mont Aubert, Chaumont, Spitzberg, Chaine du Lae ; ecc: b) La cresta superiore e i versanti di quei rialti o masse montagnose (massifs) che hanno l' aspetto di una volta più o meno prolungata e il cui cielo fosse stato come innalzato e rotto : La Déle , il Mont Tendre, il Chasseron, le masse montuose fra Val- de-Ruz e il Locle, il Chasseral e il Montot, ecc. c) La maggior parte dell altipiano ondulato delle Franches Montagnes. d) Il suolo di più bacini longitudinali che stanno fra |, i rialti delle montagne a forme di volta, come per es. tra il Mont Aubert e il Chasseron, Près-Vaillon . tra lo Spitzberg e il Chasseral, il Val Vaufelin e la | valle del Doubs sopra e sotto Sant’ Orsanna. cad Per mantenere la fertilità del suolo su questa roccia, principalmente nelle esposizioni a mezzodì, conviene ‘ essenzialmente conservare la vegetazione e anzitutto le < foreste. Il loro taglio inconsiderato fa sì che il suolo, : composto per lo più di terriccio, scompare rapidamente | facendo luogo alla magra nuda roccia che emerge fu-. gando ogni fertilità. Si hanno di simili esempi tra St-Ger- sues e il Brassu non meno che in altre località. Nei bacini longitudinali, talvolta a notevole elevazio- ne sui versanti, incontrasi il calcare ricoperto di più re- centi rocce appartenenti al periodo della creta e della. molassa. Sono queste propizie all origine delle sorgenti ,. scompongonsi facilmente e formano un buon terreno, Queste contrade, ove almeno il suolo non sia pantanoso, 54 sono le più amene e le più fertili del Giura. Tali sono: la valle del Lac de Joux, Val-de-Travers, la Brévine, St-Imier, il Locle, la Chaux-de-Fonds, Court, Moutier, Undervélier e la valle di Délémont così abbondante di miniere. Un orlo di rocce cretose che si distingue per fertilità di suolo e per copia di acque vive accompagna il piede sud-est di questa regione dal confine francese sino a Bienna. La secchezza che regna nel calcare bianco superiore del Giura è in più guise interrotta dall’ emergere che fa la sottoposta roccia e da strati di frammenti erratici mi- nuti, i quali rinvengonsi massimamente sui versanti ri- volti verso la pianura, sebben s’ avanzino qua e là an- che per entro la montagna, come è in Val-de-Travers ; Val-de-Ruz, ecc. . Il terreno o piano oxfordiano sotto giacente mostrasi in istrati di 400 a 500 piedi di potenza laddove la roc- cia superiore è squarciata come fosse rotta per forza. Esso consta di marna e di calcaree marnose che facil- mente scompongonsi e produce un buon suolo, dice- vole alle scaturigini (Combe al sud della Déòle, Noir- mont ecc.). Gli strati che servono di sostegno alla marna oxfor- dica appajono alla superficie, potenti di 500 ad 800 piedi di spessore, nelle località ove le volte prolungate di cui fu sopra discorso, sono separate in due parti. Compongonsi questi strati di calcare d’ un colore bruno, teneri gli uni, durissimi gli altri, tuttavia più atti a di- struggersi che non parecchie varietà del calcare bianco superiore. .. Laddove questa roccia, conosciuta sotto il nome di solite, non è interrotta o troncata, ma che appare nella D2 sua parte superiore in forma di volta o di dosso che piuttosto direbbesi gobba, ivi forma essa elevazioni s0- pra l oxfordiano , generalmente rivestite di foreste e di pasture. Laddove le marne oxfordiane s’ avanzano, dap- pertutto il suolo si distingue per fertilità e abbondanza di sorgive; onde codeste contrade veggonsi gradevol- mente avvivate dalle abitazioni umane (il Chasseron, il Pasquier, il Chasseral ecc. ). La seconda regione ( quella del sistema di catene del Mont Terrible) che si rannette alla prima mediante le catene di Passwang, dell’ Hauenstein e del Weissenstein, si distingue per ciò che il calcare superiore del Giura è assai meno diffuso, mancando esso quasi affatto nella parte centrale, ed anche per ciò che più sconvolti ne , sono gli strati. In conseguenza di che ci hanno rocce inferiori venute ad emergere dalla superficie, sicchè il terreno ebbe ad assumere forme somiglievoli alle alpi- ne. Le volte di calcare del Giura e quasi tutte quelle dell’ oolite o sono interrotte da infossature ((cluses) tra-. versali, o sono spaccate longitudinalmente. Negli angu- ; sti valloni aperti dalle naturali fenditure (cirques, com-; bes) appare il lias in istrati d’ una potenza di 300 piedi. di spessore, le marne dei quali, di un colore nerastro di- ‘ pendente da materie organiche, fornisce un suolo ac- concio all’ agricoltura e alle praterie, ed è spesso ado- | perato a fertilizzare altre terre. Possono mettersi in que- sta categoria le località seguenti : Sous les Roches, il lato meridionale di Cornol, i dintorni di Tramont e Roche sul Rameux; le spaccature di Oensingen, Miimliswyl, Langenbrugg ecc. In alcune località si incontra eziandio il keuper, ancora più abbasso, ricco in marna e gesso, formante un suolo propizio alla vegetazione ( Bettlach- mi è 1. 09. n io n - dd berg sopra Gunsberg (Grenchen) Birschwyl, Ersch- Wyl ece.). Finalmente il calcare conchiglifero, giacente sotto il keuper, appare su una zona di circa 4/2 lega di largo, da Meltingen sino oltre a Schinznach. La parte supe- riore consta di dolomia che si scompone facilmente, la seconda di rocce calcari solide, e la parte inferiore prin- cipalmente di gesso e d'argilla salifera. Queste rocce stanno in assai diversi rapporti quanto alla loro distru- zione, formano però un suolo che non è punto sfavore- vole alla vegetazione, massimamente laddove siedono in istretti letti l’una accanto all’altra e i loro detriti pos- sono mescolarsi. Nelle montagne più ragguardevoli predominano le rocce calcari solide; in generale il più de’ dossi di que- sta regione sono formati d’ oolite o di calcare conchigli- fero cui va compagno all’ est e all’ ovest il calcare bianco giurese. | Depressioni în assai varia guisa ramificantisi incon- transi il più sovente nelle formazioni dell’ oxfordiano ricco di marna, del lias e del keuper, e sono ordinaria- ‘mente ammantate di prati e campi bellissimi. La molassa, come nella regione precedente, non si mostra che nei bacini longitudinali dove ricopre il cal- care del Giura, come è nelle valli di Ginsbrunnen, di Matzendorf, di Goldenthal ecc. La diversità delle rocce e di loro giacenza favorisce la formazione delle sorgenti; onde qui non ci hanno lo- ealità così povere d’acqua come nella parte sud-ovest del Giura, neppure nell’ uniforme territorio al nord di Soletta. Finalmente nella terza regione si trova l’altipiano di i 54 Porrentruy che è quasi orizzontale, formato di calcare del Giura, coi due bacini molassici di Coeuve e di Alle. IH primo ha un suolo secco e povero di scaturigini; più fresco è il secondo e più ricco di fonti vive. A questo altipiano tien dietro la catena di Berschwyl e dei Blauen, con cupole d’ colite sporgenti dalle marne oxfordiche, ricche di praterie. Le marne sono inchiuse in banchi di calcare del Giura chè si rattaccano al cal- care giurese della catena del Mont-Terrible mediante una mite curvatura, e nella larga valle di Leufon sono ricoperte di molassa. I versanti meridionali intorno a Kleinliitzel provano come una sconsigliata distruzione de’ boschi possa condurre la sterilità del suolo anche su questo calcare. Tra la Birsa e l’Aar questa parte del Giura forma un | altipiano rimarchevolissimo che s’ attacca al piede nord della catena del Mont-Terrible mediante stringate coste provenienti dallo sconvolgimento degli strati, e discen- de a scalea sia dalla parte del Reno, sia dalla parte dei. valloni laterali che lo tagliano. Gli strati sono orizzon- , tali o leggermente inclinati al sud. Non tenendo conto ; delle variazioni degli strati, ogni specie di rocce forma; vina maniera di altipiano traversato da numerosi inta- gli. Il piano superiore non è sempre formato dalla me- desima roccia. Tra la Birsa e la valle di Bubendorf con- sta esso di calcare del Giura sovra cui siede qua e là della molassa. Così è pure nella contrada che si stende da Zeihen a Geissberg passando pel Botzberg, sulla qua= le ultima montagna trovansi persino de’ massì erratici sulla molassa. Se Questo piano, o come usano dire spesso anche i geo» logi italiani e gli svizzeri interni, plateau, s inchina dò dalla parte dell’ oolite in pareti di 500 a 400 piedi d° al- tezza. Laddove manca, come nella massima parte della contrada che giace tra la valle di Bubenberg e il Botz- berg, lo strato superiore è formato dall’ oolite; a Basi- lea-Campagna la sua larghezza giunge sino a due le- ghe. In questo Cantone, come pure in quello d’Argovia, l’oolite si riscontra su grandi estensioni, più o men ri- coperte di marna oxfordiana, a cui al piede della catena del Mont-Terrible sta sovraposta della molassa. Il terreno molassico è abbastanza fertile in questa contrada; quello che proviene da una marna oxfordiana biancastra è piuttosto sterile, segnatamente laddove l’acqua scarseggia. Il suolo formato dagli strati supe - riori d’ oolite rosso-bruna che facilmente scomponesi, è assai acconcio ail’ agricoltura. Le foreste occupano or- dipariamente quello che è formato dall’ colite principale che trovasi sotto alla precedente. Quando il lias e il keuper compajono nelle depressioni delle valli e al piede nord dell’ volite, fertilissimo ne di- viene il suolo e copresi di belle praterie, come pure nella catena del Mont-Terrible in analoghe circostanze. Il lias e il keuper discendono in dolci pendii sino ai ripiani inferiori del Giura ove raggiungono il calcare conchiglifero che presso a Mumph si stende su una lun- ghezza di oltre una lega, si prolunga accuminandosi al- l’ovest verso Baselaugst, e all’est si estende sino al- l’Aar. Verso la valle del Reno presentasi un ripido pen- dio di circa 700 piedi di altezza, vestito di bosco, come lo è una gran parte della rimanente superficie di questo ripiano. 56 D. Ammassi di scoscendimento. Sotto questa denominazione si comprendono quegli ammassi di terreno che si formarono dopo gli sconvol- gimenti principali che hanno dato al nostro paese la sua forma attuale e dai quali ebbero nascimento le mon- tagne e le valli. Qui sono principalmente a considerarsi: 4) I massi e terreni erratici; 2) I clivi e i coni di scoscendimento. 4. Massi e terreni erralici. Questi massi e questi terreni, come già ne indica il loro nome, non sono originari de’ luoghi dove riposano attualmente, onde non appartengono alle rocce che co- stituiscono lo scheletro del paese. I pezzi erratici che trovansi nella Svizzera provengono dalle Alpi, e non s'incontrano solo nelle Alpi stesse e alla pianura, ma-sì pure sui versanti del Giura che fronteggiano le Alpi e in molte sue valli. Se sono di bastevole volume si adope- rano non di rado come materiali da fabbrica, essendo per la loro durezza pregiati. È opinione di quasi tutti i naturalisti che questi massi c frammenti, detti anche trovanti, siano stati traspor- tati, dal luogo di loro origine al luogo ove stanno pre- sentemente, da ghiacciai di una estensione bastevole: per tradurre le pietre del Montblanc e delle Alpi meri- dionali vallesane sino sui monti del Giura, e quelle delle Alpi orientali sino alla parte di là dal Reno. È infatti, nel Giura e nelle Alpi scopronsi le tracce dello sfrega- 97 mento dei ghiacciaj sulle rocce vicine, e inoltre, l’ ana- logia dei massi erratici colle rocce delle Alpi, e gli am- massi detritici, la cui composizione è eguale a quella delle morene che trovansi avanti e accanto agli attuali ghiacciaj, sono altrettanti argomenti che giustificano questa opinione, mentre difficile riesce il presentare al- tre spiegazioni del fatto. Gli erratici sono talvolta massi più o meno vistosi; spesso colossali, sparsi sulla superficie del suolo, tal- volta commisti di grossi e piccoli pezzi, sabbia e limo. Spesso non si avverte in siffatti depositi ordine alcuno, così è nelle morene attuali: e non è fuor d’ ogni caso il trovar anche tracce più o meno manifeste di un giaci- mento regolare, come quello dei depositi attuali dei ghiacciaj colla cooperazione dell’acqua. Laddove questa materia frammentaria ha riempito delle cavità e che fu poscia solcata da correnti, sonovisi formate spaccature tanto più alte e più pericolose, quan- to più potente n'era l’ammasso e quanto più la sua base era esposta alle rosioni dell’acqua. Se ne vedono esempi nella valle d’ Erin ( formazione piramidale di de- trito), nel burrone sopra Mollis, presso Schuders ecc. È probabile che gli ammassi di congerie che ingombrano la valle di Bagne, la Val d’Illier e la Baie de Clarens ap- partengano a questa categoria. Questi materiali, massime i più minuti, formano spes- so la superficie del suolo in istrati più o meno alti in più siti delle Alpi, su una grande estensione della regione della molassa, sul versante sud-est del Giura e persino . in Val-de-Travers e Val-de-Ruz. Questi materiali poi de- terminano la qualità del suolo o almeno contribuiscono a modificare quello che si forma per lo sfacimento delle 5S roccie in posto. Questo suolo è ordinariamente assai propizio alla vegetazione per la quantità di feldspato che sta in tutti cotesti frammenti. 2. Clivi e coni di scoscendimento. Se è fondata la teoria del trasporto degli erratici per via de’ ghiacciaj, il suolo del nostro paese, dopo che questi si furono ritirati, deve essere rimasto nudo e quindi in uno stato in cui le influenze atmosferiche agenti su la sformazione e lo sfacimento del medesimo, potevano senza alcun ritegno esercitare lor azione. Una gagliardissima distruzione deve quindi essere seguiìta principalmente nelle alte montagne; porzioni più 0 meno potenti di roccia sonosi spiccate rovinando sul basso delle erte e dentro i burroni. Nel primo caso, dal rottame delle superbe moli giù fracassate si alzarono alle falde montane de’ clivi o piagge più o meno estese, a superficie più o meno piana, nell’ Elvezia appellate Halde ( Schutthalde, = clivo di franato rottame); nel secondo caso, trascinato il rottame dalla forza delle acque e raunato allo sbocco nelle valli principali, ven- nero ad alzarsi quegli ammassi di conica figura che fu- rono quindi chiamati coni di scoscendimento. Quanto più irregolare era lo stato delle acque nei burroni, tanto più prestamente s’ aumentava la mole di siffatti coni, e quanto più uniforme per lo contro mo- veasi durante l’ anno la corrente, tanto più lento n° era l’ ingrandire. Ciò comprendesi facilmente, imperocchè, se in ambo i casi l’impeto dell'onda spinge innanzi gran copia di congerie, certo è che nel secondo caso, suppo- sto uno stato medio delle acque, ne viene di continuo 59 spinta una parte, mentre nel primo caso, asciutti es- sendo ordinariamente i burroni, tutta la massa si rima- neva giacente sul lor fondo. Egli è dunque all’ estremità de’ letti di queste acque che in generale trovansi i mag- giori accumulamenti. Tutti gli ammassi dei burroni la- terali rispingono il corso principale delle acque sulla opposta sponda; il qual fatto viene massimamente ad accertarsi nei corsi d’ acqua laterali che non asciugano mai. Finchè la faceia della terra rimase nuda, più pronta deve esserne seguita la distruzione e conseguentemente la formazione degli ammassi di scoscendimento; ma fattosi il suolo produttivo e vestitasi di erbe e d’ alberi la superficie, meno forte divenne l’ atmosferica influen- za ; più pacato e più regolare si fece il movimento delle acque, minore il progresso della distruzione, e meno ra- . pido l' accumularsi delle rovine. Più regolare divenne lo scorrere delle acque in molti burroni, le correnti in- fossarono più profondi letti nei banchi della franata ma- teria. Numerosi esempi di simili fatti offrono le Alpi, di grandiosi ne mette innanzi ta valle del Reno anteriore da Tavetsch a Disentisio. Come poi l’uomo s’ internò e prese stanza fra le mon- tagne, piantò di preferenza, ed a buona ragione, le pro- prie abitazioni su monticelli elevati dalle ruine di roc- cia, ivi trovandosi le esposizioni migliori, tanto più se l inclinazione generale sia volta al mezzodì. Il suolo creatosi per la distruzione delle differenti rocce è più che mai propizio alla vegetazione, e I acqua che filtra e trapela attraverso la raunata de’ frantumi vi conferi- sce umidore e frescura. L'ubicazione elevata sopra il fondo delle valli li guarentisce dalle inondazioni; l’aere 60 vi spira più puro, e più ameno si dispiega lo spettacolo della circostante natura, che non avviene sul fondo delle valli e nei bassi piani: Ma questi coni frammentarii non sono però franchi di ogni devastazione; il fondo dei burroni si riempie di quando a quando e qua e colà di frantumi travolti dalle grandi acque, onde formansi di novelli ammassi e si ef- fettuano numerose trasformazioni. La sicurezza si è fatta minore ancora ne’ tempi presenti pel diboscamento della regione degli angusti valloni e delle rovine. Lo scompa- rire del bosco aumenta l'irregolarità del deflusso delle acque, favorisce la caduta delle pietre, la loro concen- trazione dentro ai burroni e lo smovimento e il guasto de’ fianchi di quest’ ultimi. Simili risultanze non tengon dietro immediatamente alla distrezione del bosco, ma si fanno per ogni dove sensibili e talora in ispaventevole modo; le abitazioni e il suolo coltivato su questi terreni di scoscendimerto sono in ben peggior sorte che non innanzi a’ diboscamenti. Ad ovviare a simili disastri e a deviarne il malanno che s’ asside nel paese, onde via via si andrebbe scom- parendo una ragguardevole porzione del più ubertoso terreno, è indispensabile il dar mano alle misure indi- cate dalla stessa madre natura: egli è necessario rispar- miare i boschi, averne cura, vegliare alla conservazione e al ristoramento loro ne’ luoghi minacciati. Non si ar- riverà a prevenire, sopratutto sulle montagne, i grandi cataclismi della natura, ma se ne renderanno meno ro- vinosi gli effetti. Un attento esame di questi ammassi di scoscendimento dimostra che nelle parti più antiche non sì rinvengono residui di vegetabili, e che i due terzi per non dire i quattro quinti della loro massa furono accu- 61 mulati innanzi alla vegetazione attuale, siechè ben poco s'aggiunse alla lor mole da quella remota età in poi. Se a questo fatto si aggiungano i risultati ottenuti da qual- che tempo in qua mediante i lavori intrapresi per con- solidare i posti malsicuri, viene ad ammettersi che buo- na volontà, intelligenza e pazienza possono condur l’uo- mo a prevenire le malaugurate contingenze e a premu- nirsi in gran parte contro i pericoli emergenti da un si- mile stato di cose. Hi. Clima. Il clima della Svizzera presenta una tale varietà e un tale contrasto di circostanze, quale in uno spazio così limitato non s'incontra che tra montagne che, come le Alpi, formano la transizione dall’ Europa meridionale alla centrale. Mentre nella parte meridionale del Ticino e nelle val- late de’ Grigioni aprentisi verso mezzodì si vede il fico e l’ ulivo portar frutti maturi in piena terra, l'alloro essere arbusto ordinario d’ornamento, e il castagno formare intiere selve; mentre i vigneti del Vallese dànno vini i più smaglianti dell’ Europa centrale, e liberali di buon frutto sono quelli della valle del Reno, delle rive del Lemano e del lago di Neuchatel, e il castagno ma- tura regolarmente il frutto nella valle del Reno, sui colli che intorniano i laghi di Zug, dei Quattro Cantoni e di Ginevra, e il granturco dà abbondosi ricolti, — i dossi e le vette delle alte montagne sono coperte di nevi e di ghiacci perpetui. 62 Mentre pochissima neve e di brevissima durata im- bianca le più miti contrade, non passa quasi mese che nelle più elevate regioni e in quelle pure delle alte pa- sture non fiocchi e la temperatura non siavi abbassata dallo imperversare di aspri venti come d'inverno. E così vicini sono fra loro questi contrasti che in una gior- nata si può passare dalla regione del castagno e della vite a quella delle nevi e de’ perpetui ghiacci. Le parti inferiori delle vallate che aprono il seno al mezzodì, come son quelle del Basso Vallese, si allie- tano del più dolce clima. Distinguesi il Basso Vallese per una temperatura assai elevata nella state e per la tenuità della pioggia in questa stagione. Parecchie con- trade oHremontane, come sarebbe la valle del Reno sot- to Coira, quella di Seez, le plaghe esposte a mezzodì nelle parti superiori dei laghi di Zug e dei Quattro Can- toni e le appartenenze delle Alpi che fanno corona al Lemano. godono di amenissimo clima. Poco siede la neve su queste contrade, caldo è l'estate, gradevole l’ autunno. 3 Le circostanze dipendenti dal clima riescono favore- voli anche in tutte le grandi vallate e nelle contrade aperte sino ad una altitudine di 2000 piedi e per insino a 5000 sui versanti esposti a mezzodì e riparati dai | venti freddi del nord-est. Salendo a maggiore eleva- zione hannosi inverni lunghi, copiosa neve, primavera corta, estate variabile, sebben caldo in generale, au- tunno dilettoso sì € non gran fatto variabile, ma con giorni ruvidi e nevicosi. Quanto più alto sì sale, tanto più corta si ha la state e più lungo il verno, finchè si arriva sino ad 8 o 9000 piedi, nella regione il cui calore estivo non basta a sciogliere le nevi accumulate dal ver- Mi a Apa: noe n dI PR Va Istoria; Bra (TR Pr hai 65 no, e dove la vegetazione o intorpidisce o più non ha sviluppo utile all’ uomo. Il clima delle montagne è segnalato per meteore acquee e per un’ atmosfera umidosa, onde è propizio allo svi- luppo dei vegetabili forestali, tanto più che non oltre- passando il limite di 7000 piedi, non sono esposti alle intemperie qui sopra toccate. I geli tardivi dànno meno a temere che nella regione delle colline, più tardivo es- sendo il risvegliarsi della vegetazione. Le tempeste e gli uragani non recano che guasti locali nè prendono quasi mai grandi distese, chè i venti incontrano osta- colo fra le montagnose creste che li tagliano, li deviano, li modificano in varie guise. Abbondevole cade la neve, yma è di consueto asciutta, massime nelle regioni ele- vate. Essa fa in proporzione pochi danni, e soltanto parziali, alle foreste. Nè grande è l’opera dannosa de- gli insetti, quantunque non sia a credere non essere capaci di devastare eziandio foreste montane. I guasti non poco estesi operati dal dermeste tipografo nella valle di Maderan, sul Susten, sotto Gadmen, sul Brii- nig, ecc. e quelli portati ai lariceti del Vallese e del- l Engadina dalla tortrìce del larice (tortrix pinicolana), ben mostrano come non convenga trascurare le possì- bili precauzioni. Molto maggiore influenza che non i tardi geli eserci- tano sulla vegetazione arborea l’ esposizione e l’ abbas- samento della temperatura. Ciò osservasi, — lasciando pur dal dire del deperimento delle essenze più delica- te; —-già nel fatto e delle minori dimensioni a cui gli alberi pervengono vuoi in altezza vuoi in grossezza, e della dimuita facoltà di produzione di grani fecondi. Questa influenza si fa maggiore a misura che più 64 avanziamo verso l’ alto delle montagne, a segno che le piante arboree sono costrette a ceder il posto agli ar- busti e alle erbacee, e così si passa dalla regione delle! foreste a quella delle Alpi propriamente dette. Il quale passaggio ha luogo alla elevazione di 5500 a 7000 piedi, o per termine medio, a 6000 piedi sopra il livello del mare. Queste alte regioni non sono dicevoli alle foreste; non solo ne diminuisce lo sviluppo, ma più difficile fas- sene anzi la conservazione e l’ emendamento, più rare) ne sono le annate feraci di sementi, le esteriori avverse circostanze ne impediscono l’ affoltarsi o presto le vanno diradando; il suolo s’ ingombra di malvage erbe e mal atto diventa al ricetto de’ semi e al loro germinare; Nelle regioni meno elevate le circostanze del clima riori si oppongono alla conservazione e al rinnovellamento| delle foreste, conservarle si potrà, per poco che abbia: sene cura, e con una conveniente amministrazione sì avranno ricchi prodotti. L’ economia delle foreste non è più difficile, nè minore n'è il prodotto in queste re<î gioni, di quanto sia sulle colline o alla pianura, a mendf che non si affaccino ostacoli del tutto locali, come smoti tamenti, scoscendimenti, valanghe ecc., imperocchè vi ha sede tutto che può giovare la vegetazione: suolo su- stanzioso, umida atmosfera, abbondanti meteore acqui-f dose, azione gagliarda della luce. Il limite superiore della regione delle Alpi è all’ alti. tudine di 7500 a 3500 piedi, e talvolta più in su an- cora. Espostissime alle variazioni di temperatura sono queste contrade; brevissimo è il tempo che consente di agire con alcun pro, reso bene spesso ancor più breve dalla caduta delle nevi. 65, Ad eguale altitudine, le circostanze del clima sono più sfavorevoli nel Giura che nelle Alpi. La coltura della vite non è larga di prodotto che al piè della catena sud- ovest in località riparate; i cereali e la patata hanno as- sai incerta riuscita nelle valli elevate sino a 5000 piedi. I supremo limite delle foreste non tocca che una media li 4500 piedi di altitudine, ed è più basso sui versanti il nord-est che su quelli al sud-est. Nel resto ciò che fu letto delle Alpi vale anche pel Giura. HW. Vegetazione, La vegetazione contribuisce eminentemente ad espri- nere il carattere di una contrada; il che si fa evidente iù ch’ altrove ne’ paesi di montagna. Spettacolo di grata naraviglia si è la svariatissima bellezza del verde manto he veste il suolo. I vegetabili che vi sono predominanti che maggiormente attraggono lo sguardo variano nelle ntagne dall’ un tratto all’ altro, come ne variano le ioni che pur puoi comprendere in un rivolgimento ‘occhio; onde quelle cotanto incantevoli indescrivibili rospettive. Nelle valli, sui dolci pendii delle falde mon- ine e sulle terrazze dei versanti esposti all’ amico oc- hio del sole, le piante utili sono quelle da cui ha la pri- ra tinta il panorama. De’ prati il tappeto verdeggiante ne vi spicca ed altre piante coltivate, sebben non più ne parti secondarie della scena, non è però che meno jutino ad avvivarla, tanto più ancora se vi si aggiunge ‘aspetto degli alberi fruttiferi che in più siti pompeg- lano. Sulle ripide chine e sulla più gran parte della re- 5) 66 gione media delle montagne, principalmente ne’ luoghi bacii, tengon primato gli alberi silvani; ma è raro ch compongano boschi di assai ampio spazio. Per lo più questi boschi sono interrotti o da colti e da pasture ne luoghi meglio situati, o da rupi e clivi di terren franati ne’ declivii più ripenti; onde emerge una indici bile vicenda di vedute. Sui primi contrafforti sino a con siderevoli elevazioni, — sui declivii solatii via via sil dentro la montagna, — le piante frondifere dal più chia ro verde hanno predominio , oppure vanno mischiate ii numerosa compagnia al nereggiante popolo delle ac culari ad aggiungere movenza al gran quadro. Seguon più in alto le vaste pasture alpine, le quali si stendon verso il basso a coprire i dossi e i poggi montagnosi mentre sull’ alto hanno intorno intorno, quasi coro ì di giganti merli, le rupi e le guglie d’ ogni vita ignat fuor quella di rari muschi e licheni, o gli immensi cami della neve e dei ghiacci perpetui. Così sono rappresel tate entro breve spazio tutte le gradazioni, dal più viy rigoglio e dalla pomposa varietà della vegetazione sii al lichene succiante misero alimento da rupe brulla. f Il Giura fa eccezione da questo generale panorama | quanto che i suoi monti non si avanzano sin fuori de limiti della vegetazione, anzi il più di loro non oltre passano nemmanco il confine della vegetazione arbore ei boschi ammantano spesso intieri declivi; il perchè paese offre minore varietà di aspetti. i Nei boschi è rappresentato il maggior numero de essenze lignee dell’ Europa centrale; ma le resinose, fra queste particolarmente il pino € il Jarice, han tanto più largo predominio quanto più alto si ascen( Quella specie di pino che chiamasi Pezzo, l’Abete ro: 67 (Pinus Abies L.) forma, singolarmente nella Svizzera centrale, estesissimi boschi senza promiscuità di altre specie. Grandi selve di mere essenze frondifere non in- contransi nelle Alpi se non nelle più favorevoli esposi- zioni, per lo più in quelle solamente che guardano a mezzodì, mentre nel Giura hanno pieno dominio, se- gnatamente sul versante principale verso la pianura svizzera e sui versanti delle valli profonde. Tra le fron- difere domina il faggio, ma gli stanno commiste altre specie, e ciò in una proporzione tanto maggiore in quanto che esso mettesi a profitto in una età meno avan- zata. i Tra le essenze forestali meritevoli di maggiore consi- derazione voglionsi ricordare le seguenti: Il Pezzo o Abete rosso, — Pinus Abies L. — (frane. épicéa, sapin rouge ; ted. Fichte, Rothtanne; tic. pe- scia) è la specie principale delle alte montagne, cresce nelle foreste basse come nelle più elevate, e, laddove non domina il faggio, forma quasi sempre il complesso boschivo principale, anzi spesso estese foreste intere senza mescolanza di altre essenze. S' incontra in tutte le esposizioni e in ogni genere di terreno, quantunque ami le esposizioni all’ ombra e ì terreni freschi e ric- chi di terriccio anzi che i secchi e sferzati dal sole. Sul calcare questo conifero cede il posto agli alberi frondi- feri, ed anche all’ abete bianco (Pinus picea) nelle parti più elevate, non meno che al pino silvestre nei terreni asciutti. Non è mestieri osservare che il suo sviluppo è maggiore ne’ luoghi meno elevati e più riparati che non sulle alture; nondimeno qui pure poco la cede al larice, e cresce ancora ad una elevazione altrettanto conside- revole quanto quest’ ultimo. Il pezzo non disdegna la 68 vicinanza di altre essenze e prospera egualmente all’ a- perto come sotto la protezione de’ prossimi ; onde si tro- va in boschi misti come in meri, tanto nelle foreste go- vernate per decimazione come nelle usufruite a tagli rasi. Mal sopporta il morso del bestiame, e più teme i venti freddi che non l’ uniforme abbassamento della tem- peratura. Il pezzo è pregiato come combustibile, e come legno di lavori da sega e di costruzione è preferito ad ogni altro legname. Il limite supremo cui tocca nella Svizzera orien- tale è all’ altitudine di 6000 piedi, nella Svizzera cen- trale di 5500 a 6000, e nel Vallese da 6000 a 6500. Nella parte meridionale delle Alpi non si alza ad oltre 7000 piedi, ma nell’Alta Engadina quasi sino a 8000 piedi. Non abbonda gran fatto nel Giura. Il Larice, — Pinus Larix L. — (franc. méléze, ted. Lerche) prende, subito dopo l abete rosso, il primo rango fra gli alberi forestali delle montagne. Non tro- vasi dappertutto nelle Alpi; nel Giura popola i luoghi soltanto dove fu introdotto dalla coltura. Il larice ha sua vera patria nell'Alto Vallese, nelle valli laterali del cen- tro e della inferior parte di questo Cantone, nei Grigio- ni, precipuamente nell’Alta Engadina e nelle valli ele- vate. Abbondante vegeta sul Calanda, estendendosi in- sino al basso della valle di Seez che non oltrepassa i 1500 piedi di altitudine, e sino ai primi contrafforti delle Alpi nell’Appenzello (sul Gabris). Non si trova ne’ Can- toni di Glarona, di Svitto, d’ Untervaldo, di Zug e di Lucerna. Ce n’ ha, ma scarsamente, nella vallata prin- cipale di Uri sopra Amsteg ; più frequente è nelle valli dî Goschenen e di Maien, poi sull’alto della valle dell’Aar e _ nelle sue valli laterali e nella valle della Sarina. Boschi ' 69 di larice esclusivamente non s’ incontrano che nel Val- lese, nè pur questi mai di ampia estensione. Il supremo limite del larice è eguale a quello del pezzo, e se occor- re più in alto, è mera eccezione. Sul limite superiore il larice perviene a dimensioni che ne disgradano il pezzo. Riguardo all’ esposizione e al terreno il larice non è schifiltoso, ma è impaziente di una società che gli si serri affollata intorno o che gli rubi l’ aspetto del cielo; egli ama libertà d’aria e di spazio. Non riesce nelle fo- reste governate con tagli a scelta, fuorchè laddove siano ariose. Prospera in quelle aree intermedie (vacui, me- riggi) che rimangon nude per l’ eseguita decimazione del bosco, come pure nei prati e sulle pasture, laonde sì presta opportunamente a far ristoro all’ eccessiva de- cimazione e al difetto di buona forestale economia. Me- no sensibile del pezzo è agli insulti del bestiame il lari- ce; più facili sono le fattegli ferite a rimarginarsi, e poco gli fan danno le nevi, le brinate, gli uragani; on- de non è meraviglia il vederlo propagarsi ne’ luoghi ove cresce naturalmente. Il legno di larice ha lunga durata ed ha buon nome come legno da costruzioni, siano que- ste esposte all’ aria o riparate. Il colore del legno appe- na tagliato è rossastro, e col tempo diviene brunoscuro. L’Abete o Abete bianco, — Pinus picea L. — (sapin blanc, /7eisstanne) compone da solo de’ corpi di bosco sul basso de’ versanti delle valli profonde; in società col pezzo incontrasi insino all’ altitudine di 5000 piedi. Nel Giura costituisce esso i boschi principali laddove alli- gnano i resiniferi, e quindi sui versanti delle valli ele- vate. Ama i terreni freschi dello schisto e del calcare e i siti ombrosi. Le selve di abete bianco possono benissi- mo governarsi con tagli a scelta, tollerando esso l’ om- 10 bria e facilmente rimarginando le ferite che riceve. Gran danni reca il bestiame ai boschi di questa essenza, ed è fortuna che la sua gran forza vegetativa lo tiene in gra- do di resistere a lungo. Il suo legno è noverato tra’ più solidi. i Delle tre essenze qui sopra descritte occorrono qua e là individui di assai rilevante statura. Presso a Schwar- zemberg nell’Entlibuch si vede un abete che misura 22 piedi di circonferenza ; un altro presso St.-Cergues nel Giura, di 47 piedi, giganteggia con una corona del dia- metro di 60 piedi; un pezzo di 18 piedi di circonferenza s' erge presso Bilten. Alcuni anni sono fu abbattuto nella valle selvaggia di Maien un larice che avea 500 anni d’ età e 3 piedi di diametro. Alla Forclaz nelle Alpi vo- desi la folgore ha rotto un larice che toccava l’ età di 270 anni e aveva un diametro di 8 piedi misurato all’ altezza di 9 piedi. Il Pino Silvestre o Tierno, — Pinus sylvestris, — (pin sylvestre, daille; Kiefer, Fohre, Déihle) si trova sui declivii esposti al sole e. sopra terreni asciutti alla elevazione di 5000 a 5500 piedi sul livello del mare, e, laddove favorevoli abbia le circostanze, forma de’ boschi di sua mera essenza, non però mai di vasta distesa. Esso adorna, soprattutto nel calcare, i clivi alzati da sco- scendimenti nelle valli correnti al piede di ritte pendici, i lati scoscesi e le rupi solatie, siti che raramente gli contendono altre essenze. È curioso come questo pino schivi le valli laterali e con tale costanza che nel Can- ton d’ Uri, per esempio, dove è abbondantissimo nella valle principale formandovi boschi quasi meri, all’ in-. gresso delle valli laterali scompare di repente. In que- sto riguardo fauno eccezione alcune valli del Vallese. Liù 74 Nelle regioni superiori, in terreni umidi e talvolta pure in asciutti incontrasi un altro pino che $i distin- gue dal precedente per le foglie più numerose, la cor- teccia e i coni. Questo pino cresce lento, ma dà un le- gno egregio, e veste talvolta di sua mera essenza con- siderevoli distese, come è per esempio tra Laret e Da- vos, sull’ Ofen ecc. Il Zimbro o pignolo delle Alpi, — Pinus cembra, — (Arole; Arve) è raro che formi delle masse di bosco di sua mera essenza; piuttosto si sta commisto col pezzo e col larice in differenti specie di terreno e in diverse situazioni. Appartiene onninamente alla regione supe- | riore degli alberi, nè mostrasi che rado sotto a 4300- 5000 piedi; giunge in ricambio ad un’ altezza superiore a quella del larice. Non è veramente amico della molta ombra, pure si riproduce con buon successo nelle selve diradate con tagli a scelta. Dalle nemiche influenze della natura inorganica poco soffre in proporzione, nè il Dbe- stiame nuoce allo zimbro cotanto come al più delle al- tre essenze; facili a rimarginarsi ne sono le ferite, e gli è propria una grande vitalità. Il legno del zimbro distinguesi pel color bianco, non fannogli gravi offese gli insetti, ed è in pregio per di- versi lavori. E poco frequente, nè si trova in alquanta copia che nelle parti superiori dei versanti delle alte valli, nell’Alta Engadina, nelle valli di Engsteln e di Gadmen, fra Grindelwald e Lauterbrunnen, nell’Alto Vallese, singolarmente nella valle di Tourtemagne. Spes- ‘ so incontransi vecchi tronchi di 14 a 45 piedi di cir- conferenza. È raro che la lunghezza del suo fusto su- peri i 60 piedi. 72 Il Pino di montagna, — Pinus pumilio, = (torche- pin, pin de montagne; Legf6hre, Krummholzkiefer) appartiene particolarmente al calcare, dove soprattutto ne luoghi esposti a mezzodì veste il più povero suolo e persino certi clivi di sfasciume che appajono affatto ste- rili e che questo vegetabile serve a consolidare. Negli schisti e ne’ terreni umidi cede il luogo all’ alno o onta-, no delle Alpi. Sul supremo confine delle foreste che però I il pumilio raramente trapassa, va spesso rivestendo lar- | ghi tratti. Non è rilevante il suo prodotto, ma in assai | conto vuolsi avere il vegetabile per la sua proprietà di | collegare il suolo. Il Giura manca del zimbro e del pu- milio. Il Faggio, — Fagus sylvalica, — (hétre; Buche) preferisce nelle Alpi le posture salutate dal mezzodì a quelle che volgonsi al nord, e ciò sino al piè delle valli profonde. Più che lo schisto e le rocce cristalline gli : conferisce la calcarea e la molassa, e prospera pur in - terreni poco profondi e apparentemente poveri. In so-. cietà con altre specie alligna sino a 5000 piedi sopra il‘ mare, e nelle valli riparate del Ticino anche sino a. 6000 piedi; ma boschi esclusivamente di sue essenze : non ne forma che sino all’ altitudine di 4000 piedi. La conservazione e la riproduzione dei boschi di faggio, nelle località che gli sono propizie, sono facili più che non è per altre essenze. In una rotazione di 70 a 90 anni il faggio si rinno- vella naturalmente con tagli rasi, e usufruito di tal guisa dà un prodotto considerevole. Serbasi assai bene anche in bosco ceduo, sia che si governi per decimazio- ne o che si goda a tagliate regolari. Boschi di mero fag- gio onorano i versanti meridionali di quasi tutti i laghi | i ‘ | 1 | LI i 15 della Svizzera e le profonde vallee. Signoreggia nel Giura, se ne eccettui le valli elevate, e giugne quasi a toccare il lembo superiore della vegetazione arborea. Le Querce, — Quercus, — (chène; Eiche) trovansi abbastanza frequenti nelle basse regioni delle monta- gne, ma di consueto isolate, tranne tuttavia il piede sud-est del Giura dove appajono in aggregazioni esclu- sive, sebben di non ampia distesa. $’ incontrano sino a 5000 piedi sopra il mare, e amano le esposizioni a mezzodì e le valli aperte. Le querce delle Alpi appar- tengono quasi tutte alla specie peduncolata, Quercus pe- dunculata. In generale non pervengono a quell’ intiero sviluppo di che sono suscettibili; nulladimeno, nella valle di Délémont presso Courfaivre, si vede una quer- cia di 52 piedi di circonferenza che darebbe certamente 50 tese di legna. L’Acero sicomoro, detto anche Acero di montagna, Acero bianco, Acero tiglio, Platano falso, Acer pseu- doplatanus, — (sycomore, érable blane des monla- gnes; Bergahorn)preferisce ad ogni altro suolo il cal- careo e sta sino a 5000 piedi sul livello del mare. Ha dimora tanto nelle selve come sulle pasture cui fa orna- mento. È pregiato pel suo legno non solo, ma sì pure per le foglie e per liberalità di ombria e di protezione. Eppure così poca è la cura di propagarlo! Non è raro il trovarne di assai begli individui: uno di 28 piedi di circonferenza pompeggia sull’ alpe Ohr nel Melehthal; un altro nella valle della Linth, valutato non meno di 1000 franchi. 1. L’Acero piano, dagli Italiani pur nomato Piè d’ oca, Platanaria, — Acer platanoides, — (érable plane; Spitzahorn) è raro nelle montagne. Mostrasi in ricam- 74 bio qua e là a piè di esse l Acero campestre, detto an- che Oppio, Chioppo, — Acer campestre, — che ha in- dividui di belle dimensioni, sino a 43 piedi di diame- tro. Trovasi anche l’Acero Duret (Acer opulifolium) sul Giura, nel Basso Vallese e intorno al Lemano. Il Frassino, — Fraxinus excelsior, — ( Fréne ; Esche) non frequenta che l’ orlo dei rivi, Je macchie ece., ma può vegetare all’ altitudine di 4000 piedi. I campa- gnoli delle vallate lo utilizzano potandolo e sbrucandolo per trarne foraggio. | L’ Ontano od Alno biancastro, — Alnus incana, — (aulne blanc; 77eisserle) trovasi ordinariamente lungo. fiumi e rivi, e vegeta sino al lembo superiore della ve-' getazione arborea. È opportuno a consolidare gli am-, massi di scoscendimento e i terreni che si sfasciano,' ove ha buona riuscita, rafferma il suolo e dà buon pro- dotto. In massa fitta non si mantiene se non laddove. frequente vien diradato; su piede libero può toccare un diametro di 16 pollici. L’Alno glutinoso o Vl Ontano comune, — Alnus gi tinosa, — (aulne commun; Schwarzerle) non s’ incon-‘ tra che nelle parti basse delle valli profonde. L'Alno di montagna, — Alnus viridis, — (aulne des montagnes; Alpenerle) s° innalza oltre al limite ordi- nario della vegetazione degli alberi, e riveste tutto il terreno ove ha naturale dimora. Nei terreni schistosi, fre- schi ed umidi quest’ alno fa sostituzione al pino di mon- tagna. È di qualche importanza come combustibile nelle regioni povere di legna; non è di alcuna utilità laddove ce n’ha abbastanza, ma dappertutto giova a consoli- dare il suolo. Non rinviensi questa specie d’alno nel Giura. TÒ La Betula, — Betula alba, — (bouleau ; Birke) cre- sce in tutte le regioni, ma di rado abbondante. Propa- ‘gasì spesso sui dossi rasi o nelle foreste distrutte dal fuoco, e contribuisce a favorire il risorgere delle piante resinose. L° Alberella, — Populus tremula, — (Iremble; Aspe), e il Pioppo nero, — Populus nigra, — (le peuplier noîr; die Schwarzpappel) non sono rare, ma quest’ ul- tima si presenta solo nelle regioni inferiori, mentre l’ alberella s° innalza sino a 5000 piedi sopra il mare. L’ Olmo (Ulmus; Vl ormeau; die Ulme) e il Tiglio (Tilia ; le tilleul ; die Linde) non sono frequenti. Il Nasso o Tasso (Taxus baccata ; V if; die Eibe) manca del tutto nelle alte regioni ed è piuttosto raro anche nelle basse, nominatamente nelle Alpi. Il Sorbo (Sorbus aria; |’ alisier blanc; der Mehl- baum) e il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia ; le sorbier des oiseleurs, der Vogelbeerbaum ; ticin. Ta- marindo) sono frequenti anzi che no, e trovansi alto assai, il secondo sino sopra il limite della vegetazione arborea. I sorbi misurano talora una circonferenza di 50 a 60 pollici. Il Ciliegio a grappoli (Prunus padus ; Je pade; die 7raubenkirsche) è frequente in ispecie nell’Alto Vallese. Inoltre, nelle esposizioni temperate delle Alpi s' in- contra pure il majo, Cytisus, |’ ostria-carpino-nero , Ostrya carpinifolia, e il castagno, Castanea, vesca. La carpinella non trovasi che nel Ticino. Le altre due essenze si affacciano sino a 3000 piedi sopra il mare. H castagno trovasi nelle selve del Ticino e del Basso Vallese sia ceduo, sia di alto fusto; ma questa pianta - è più presto da annoverare tra le fruttifere che non tra 16 le forestali. Forma selve non dense, ma abbastanza estese nelle vallate meridionali de’ Grigioni, nel Ticino e sulle rive del Lemano, dove si riproduce spontaneo, e s’ estolle sino a 70 e a 80 piedi con 9 a 40 piedi di diametro. Non è punto estraneo neppure alla valle del Re- no, alle rive del lago di Wallenstadt (presso Murg fio- riscono all’ ombra dei castagni i rododendri) alla parte superiore del lago di Zug e alla parte meridionale del Righi; ma in queste località è in assai minor numero e meno vigoroso. Nelle vallate meridionali non è raro | imbattersi in un alloro o in un fico romito nella foresta. Queste due » piante crescono in piena terra sino all’ altitudine di 2000 piedi, ma solo in siti tepidi e riparati. Si trovano: clivi che hanno un’ inclinazione di 50 e : più gradi e che pur sono vestiti di bosco; il che dimo- ' stra come l’economia forestale possa più o meno uti. ; lizzare il terreno anche in ripide ed ardue posizioni. . Certo ivi i boschi non sono folti, ma preservano nulla- dimeno il suolo dalla erosione delle acque e danno an- ‘ cora de’ ragionevoli prodotti. Onde a buon dritto i ri- . pidi pendii sono destinati alla coltura forestale. E ben ; è a deplorarsi che in tempi e da lungo e da non lungo ; passati siano stati distrutti i boschi in luoghi dove, nel- l'interesse stesso della profittevolezza del suolo reso quinci inutile, avrebbero dovuto conservarsi. Le piante principali che coltivansi nelle montagne, ma alle°quali non si consacra un’ assai grande estensio- ne di terreno, sone: La vite, gli alberi fruttiferi pomacei e drupacei, i cereali, principalmente l'orzo, la segale, il frumento e il granturco, la patata, le rape e le ca- rote, i cavoli, la lattuga ed altre oleracee. TT Si coltiva la vite nelle vallate volte a mezzodì, nelle valli del Reno e della Seez, sulle rive del lago di Thun, nel Vallese, sulle rive del Lemano e dei laghi di Neu- chatel e di Bienna. Alligna la vite ancora all’ altitudine di 2500 piedi nel Ticino e nel Vallese: dal lato setten- trionale delle Alpi solamente sino a 2000 piedi. Il noce e le pomacee crescono al nord delle Alpi sino a 3000 piedi; al sud e nel Vallese sino a 3500, e in alcune lo- calità sino a 4000 piedi sul livello del mare. Il ciliegio s’ avanza ancora un 500 piedi più in su. L’ orzo e la segale coltivansi all’ altitudine di 4000 piedi sui versanti nord, ne’ siti solatii e riparati; più alto ancora nell’ En- gadina; in alcune vallate del mezzodì e nel Vallese se ne semina ancora a 5000 piedi d’ altitudine. La coltura ‘del granoturco è limitata alle vallate più basse; nondi- meno a Morel nel Vallese è esercitata sino all’ altitudine di 2700 piedi. La patata cresce ad un'altitudine supe- riore ancora a quella dell’orzo, se non che in così ele- vate posizioni trovasi oltremodo minacciata da’ geli. Le rape, le carote, i cavoli, la lattuga ed altre ole- racee affacciansi ovunque sono umane abitazioni, fino | all’ospizio del Sempione, ad un’ altitudine di 6600 pie- di. Nel Giura i cereali e la patata non oltrepassano i 3500 piedi di elevazione sul mare. La coltura delle piante rurali non è esercitata un po’ \in grande che nelle basse vallate del Ticino, nella Bassa \Engadina, sull’ Heinzenberg, nella valle del Reno, sul- l’Hasliberg, nella valle del Rodano, massimamente nelle valli laterali volte a mezzodì. In ques@ ultime, com’ è Iper esempio nella valle d’Anniviers, si coltivano su po- \deri che hanno 4ò gradi di declivio, sui quali costrui- \sconsi delle maniere di terrazzi sostenuti da muricelli. dia FA» Dt 78 Il prodotto di queste colture si fa tanto più modico e la riuscita tanto più malsicura, quanto più alto si sale e quanto più ristrette ne sono le vallate. Più che ragio- nevole sì è quindi la cura che si mette a promovere in siffatte località la pastorizia, cui tutte le circostanze mostransi favorire. Vv. Rapporti di superficie (1), Come già fu notato, la superficie della Svizzera è di . 4775,5 leghe quadrate, contando la lega di 16,000 piedi. | Le Alpi e la parte molassica più elevata occupano 4154,7 leghe quadrate, ossia 7,570,900 jugeri, di cui 4,154,700 , possono considerarsi come suolo forestale. La parte del | Giura qui entrante in argomento misura 493,8 leghe | quadrate, ossia 4,240,100 jugeri, di cui 375,000 vanno coperti di bosco. Nelle Alpi le foreste occupano 15,4, per cento, e nel Giura 50,2 per cento della superficie to- tale. Si ha dunque per termine medio pel territorio in. questione 147,5 per cento della superficie totale occupato da foreste, ossia un totale di 1,509,700 jugeri. poni ii iaia ELA da ati (4) Le cifre che si riferiscono a superficie sono desunte per la 4 massima parte dalle misure trigonometriche eseguitesi nella Sviz-_ zera, e in poca parte soltanto dai catasiri. Laddove le misure trigo- nometriche non erago ancora compiute, come ne’ Cantoni di Uri, Unterwaldo, Lucerna e Berna, furono praticati de’ calcoli il più pos- sibilmente esatti sulle parti già misurate, e dall’ avutone risnltato, . tenuto conto delle rispettive circostanze, fu fatta induzione su duet 7 non ancora misurate. 19 Difficile si è il determinare la quantità di terreno as- segnato per singolo alle altre specie di coltura, essen- dochè in più Cantoni ne mancano speciali dati positivi. Si può tuttavia ammettere che nelle Alpi le pasture oc- cupano il 53 per cento della superficie, le praterie, i campi e i giardini, il 20 per cento, e il suolo improdut- tivo (rupi, ghiacciaj, laghi, fiumi ecc.) il 31,6 per cento. Nel Giura le pasture occupano circa il 25 per cento; le campagne coltivate 59,8, e il suolo improduttivo il 410 per cento dell’ intiera superficie, Lasciandosi da ban- da il suolo improduttivo, i boschi occuperanno nelle Alpi il 22,4, e nel Giura il 33,6 per cento del suolo uti- lizzato. ì E siccome questi differenti termini medii presentano nell’una e nell’ altra contrada differenze notevoli, così fu stimato utile il dare qui in seguito un prospetto com- parativo dei diversi rapporti. »- “uno” E mid 0] 19d cnenads 238910] a] "lo EBV It HOLA -ar mansip au ‘°/ 9} 11 0003 -U9) IYOSOE I LIOLIAISA 1MANSIP ty "uorzesodio 9) è runmor) e nid o] sod ouenads 275910] 3] ‘lo 0I0EIOs ess -10 € ‘9°9 11 0UEdn990 1]9SOq VIP GRANSP. 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Debol- mente popolate di boschi sono inoltre le contrade con monti a dolce pendìo e propizi alla pastura, come è l’Appenzello, gran parte dell’ antico paese di Svitto, le Alpi friborghesi e una parte delle vodesi ece. Ricchi di bosco sono all'incontro: il Giura, singolarmente il pla- teau e più altre parti meno elevate delle Alpi, come per es. la Signoria € la valle Mesolcina ne’ Grigioni, i dintorni di Mendrisio e di Lugano nel Ticino, il Basso Untervaldo e il Simmenthal. Appetto alla maggior parte de’ vicini paesi, la Sviz- zera, principalmente la regione montagnosa, è povera di foreste. Nell’Austria le foreste occupano il 59 per cento della superficie totale, nell'Alemagna meridionale i 25 sino al 33, nella Prussia il 29, nella Francia il 46. per cento; mentre nelle contrade di cui qui è discorso, esse non occupano per termine medio che 17,5 per cen- to, e nelle montagne propriamente dette il solo 15,4 per cento della superficie. La proporzione è minore ancora se non si tien conto delle parti sterili che sono rispetti- vamente più considerevoli nelle Alpi; se poi sì parago- nano le foreste col terreno produttivo solamente, non si ha che 22 per cento. Un simile rapporto, poco favore- vole per una contrada dove il clima è si ruvido, non può non essere oggetto di seria attenzione non solo per ri- guardo all'incremento da darsi ai prodotti del legname, ma ben anche per mantenere in favorevole condizione il clima. "| e TITO e”. 89 In quanto alla proprietà delle foreste ci riuscì difficile il procurarci dappertutto dei dati soddisfacenti, chè nel più de’ Cantoni ne mancano i catastri. Alle cifre espresse nel premesso prospetto dobbiamo aggiungere che nell’Entlibuch quasi tutte le foreste appartengono a particolari. Considerata la cosa da questo punto di vi- sta, si ha qui un rapporto più sfavorevole ancora che non nell’Appenzello Esteriore. Anche nell’ Appenzello Interiore i particolari possedono molte foreste ; e nel distretto bernese di Frutigen un 40 per cento almeno delle foreste è di spettanza di particolari. Nelle altre contrade le foreste appartengono in massima parte a Comuni o a Corporazioni. In Uri e nell’ antico paese di Svitto erano le foreste una proprietà comune a tutti; in Uri furono poi scompartite fra’ Comuni con poche eccezioni. Berna e Soletta possedevano non pochi bo- schi gravati di servitù che sono passati in dominio dei Comuni, e in alcune parti del Bernese vennero persino divisi fra’ borghesi. VI. Popolazione e consumo della legna. Secondo l’anagrafe di dicembre 1860 la Svizzera conta 2,513,883 abitanti in 527,728 fuochi. Le contra- de che sono attualmente oggetto delle nostre conside- razioni hanno una popolazione di 1,261,709 abitanti in 274,202 fuochi, di cui 915,524 abitanti e 199,770 fuochi nelle Alpi, e 348,185 abitanti e 74,432 fuochi nel Giura. Il resto della Svizzera conta dunque 41,252,174 abitanti e 256,526 fuochi. 34 Può quindi calcolarsi per ogni fuoco una media di 92,53 jugeri di terreno di ogni categoria, di cui 4,04 ju- geri di bosco. Nelle Alpi si hanno 36,9 jugeri per fuoco, di cui 5,68 di bosco; nel Giura 17,36 jugeri, di cui 5,25 di bosco; alla pianura si può ammettere per fuoco una media di 40,73 jugeri, di cui 2,44 di bosco. La cifra media degli abitanti per ogni lega quadrata è di 1,416, — di 794 nelle Alpi, di 4,797 nel Giura e di 2.913 alla pianura. Nei Cantoni o nelle parti de’ diversi Cantoni la popo= lazione si scompartisce come segue: 19° | 03°T | 886 L°7 | 032 | GOLT9T"H] 10101 n ty, | 1840 | 062% | #6 |ecy6 |googe | euseduen-eapiseg 787 | 860 | 0007 | 0° |086% | Ic69 | © * © ®MOIOS ‘ojogfeo jau 1sa1dunoo f E0 € c9 0 1IG € L°4 EOS8T | E8E‘L8 ** * ]a,eqonon | ouos pants) [op 21d e 185eKjra 868 66 } 960°] c°4 |SETG6 | 8077 * * (ams) « ‘g6*y asogea osseg | 688 | GL°0 | HIT | 4 le66L |6r79g |" © ‘(idv) pnea [pu “090nj 1ad 09s0q Ip 11afnf F9‘TpOUUeg 19 asolteAoNv ani T8°6 | 6° | 004 64 |eceogt [1806 | - * 9SOIRA eg‘ | 661 | GOL 94 | 186€ |86827 | (Idv) o810qua q8ry è ewoo | 869 | OET | LLYT | 64 |6950% [08986 | * (cano) « 07 fAI0F] “suatiyy ‘ sta eNI C6 S 1 C98 6° CULT YL6OLEI > da (1djy) euIleq ‘ F1aquaziemgog “neuzuazi 2 5 ; | (07e] Lfasiiopg “oramai “ponqunogi 68‘ | #90 | 189% | 86 |cer8 |c0r97 | -1d 19814) eussonT cu6 | 16 | M9 ct |8ce |6688 | (ON) —« cc9 | ELI | 846, 8 |ecoe | 1967, | (0sseg)oppess9ag LAO 7 0 1e6 I HG | 7898 |L6°60 RETE DAR €8 € 840 GC I 0° | 0L8°8 €167 a BNS 619 | GGI EVE L | Were L694T "LL '33 dE - MIj LGS SVI OL6 9° |LI9CG | 6615 f © © © OUDIT O8IGT| 89°£ | 67 e4 |ezo0g |Les6e | ‘1uoSu, 864% | SOT | ENT | 84 |eceL |eeyee | * * euosem Je | eo | geo | 7 |egz6e |699087 |" * * ‘onesues co | 70 CE9 8° |09r°8 LI6TI ‘197 U] € €80 | 30 | 665% | LE |0t3€1 [9687 | ‘10354 oxozuoddy i 090ny 1adfewme s2d| eespenb |o90nj 19d INOLNVI IT TLUVA INOIZVAMISSO 919910] 9N19P eSa] Jod | awIUE IP | IHDONA | ILNVLIAV o INO.LNVID_ 9UOISu9]Sg |IINVLIAYV|OUaWNN 86 Gli abitanti delle montagne attendono la maggior parte alla pastorizia e all'agricoltura; ma ci hanno più contrade ove le industrie sono pure in vivo esercizio, come i lavorii di ricamo (broderies) nell'’Appenzellese e nel Sangallese, le filature di cotone a Glarona, l’ orolo- geria nel Giura. In alcuni cantoni vi sono industrie che consumano assai quantità di legna, come sono parecchi stabilimenti metallurgici nel Bernese e nel Solettese, ve- traje in diverse località, fabbriche (nell’ Oberland ber- nese ) di lavori in legno per pavimenti, soffitte e simili (parqueterie), diversi altri lavori fabbricati in luoghi di montagna di più Cantoni e che vanno sotto la volgar denominazione francese di bimbeloterie, ecc. Nel calcolo che segue più sotto della quantità di le- gname necessario agli abitanti non si potè far entrare il combustibile adoperato dagli stabilimenti industriali , parte per difetto di sufficienti dati, e parte perchè l’ in- troduzione del carbon fossile e il suo uso nelle fabbri- che ecc., divenendo sempre maggiore, il consumo della legna viene ad essere soggetto ad assai varia vicenda. Con tutto ciò il consumo degli stabilimenti industriali è ragguardevolissimo ; le fornaci del Giura, a cagion d’ e- sempio, consumano ogni anno oltre a 4,000,000 di piedi cubi di carbone ligneo. Non fu tenuto conto neppure del consumo delle ferrovie e dei piroscafi per 1’ aumento che vi prende l’uso del carbon fossile diminuendone quello della legna. Le amministrazioni de’ battelli a va- pore quasi tutte, e parte delle vie ferrate servonsi però ancora di legna per la produzione del vapore. In ricambio fu compreso nel calcolo il consumo di le- gna di tutte le piccole industrie, come sono fucine, forni da pane, formaggerie, mattonaje, tegolaje, calcàre, tin- ‘ty 87 torìe, birrerie, distillerie; e così il legname che richie- dono costruzioni, acquedotti, ricinti, dighe, pali, mo- - bili, utensili ecc. Nè i surrogati del combustibile furono pur presi a calcolo, come sono la torba, il carbon fossi- le, l’antracite, le cortecce e le segature, non essendoci plausibili dati in proposito. Parimenti rimasero fuor di contemplazione i prodotti di legna degli alberi fruttiferi, delle vigne, delle siepi vive ecc., essendochè i materiali statistici sulla estensione e il trattamento de’ frutteti e de’ vigneti sono ancora in tanto difetto da togliere ogni merito di fede ai calcoli cui servissero di base. Nel nostro calcolo furono quindi prese in considera- zione le circostanze seguenti: 4. Che il legname impiegato ne’ diversi edifizi e nella costruzione di mobili, utensili ecc. se perde una parte del suo valore, non è però totalmente per- duto, imperocchè dal momento che cessa dal ser- vire all’ uso cui è essenzialmente destinato, è messo a prode come combustibile, non altrimenti che si fa dei frammenti e dei cascami immediatamente utilizzati sui focolari; 2. Che nella maggior parte delle famiglie non si scalda che una stanza e che spesso due famiglie abitano una medesima stanza; 5. Che il consumo del legname cresce pel rigore del clima, per l'abitudine di scaldar gagliardemente le stanze, pel difetto di economiche istituzioni re- lative a cammini e stufe, per l’ uso esteso delle case di legno, e finalmente per le siepi o chiudende che ne assorbono gran copia; 4. Che il consumo delle formaggerie, generalmente già grande assai, viene in più contrade ancora ad 88 aumentarsi per la divisione delle pastorali econo- mie, per la distilleria dello zucchero di latte, e per i quasi dappertutto difettosissimi metodi di far fuoco; 5. Si dovette finalmente tenere a calcolo il numero ‘. delle persone che compongono un fuoco, il modo di vivere degli abitanti e il consumo di legna forte e di legna dolce. Ora le cifre che dietro la contemplazione di tutte le qui sopra noverate circostanze, vengono nel seguente prospetto espresse relativamente al consumo del legna- me, lungi dall'essere superiori alla realtà, vogliono anzi ritenersene inferiori. 0811179 06 cOGTLE | 9121)0I 001°080° 0TT ccm * * rusedmen-B9]iseg 000°CL0°8 0TE poggi Pe 2 ygrog 036 E01%1 0%% eo.gr fede lai DISTEOA *oon 6,1 Jad rqno ipard ‘nER° 050° E 08 CE]° 0 Hi ( EER SE N IESDte e o re ePg OLE 666 |< * © (141v) puea 0GL‘8c9%% 067 ce98E purea @saeg 0£1°406 0EE 1E6‘£ * ** (idv) 0310qu]
. Nel 1850. Nel termine di 6 anni dovranno costruirsi
in tutte le pasture stalle capaci di contenere tutto
il bestiame tenuto nell’ estate. Se i proprietari delle
pasture non hanno il legname da ciò, i proprietari
dei boschi vicini hanno l’ obbligo di lor fornirne la
quantità necessaria.
. Nel 4854 fu ordinato che nel termine di 40 anni,
alle chiudende di legno fossero sostituiti fossi, muri
o siepi vive.
Inoltre, nell’ anno medesimo:
. Una legge sulla formazione obbligatoria di con-
sorzi per l'esecuzione di lavori diretti a rassicu-
rare i burroni, arrestare le ruine dei terreni, in-
frenare i torrenti.
Nel 1857 il Governo presentò alla Landsgemein-
de un progetto di legge forestale assai compiuto, il
quale per mala ventura non fu accettato.
CANTONE DE’ GRIGIONI.
La legislazione forestale in questo Cantone prese le
mosse nell’anno 1822 con una risoluzione del Gran Con-
siglio , ove è prescritto che quando siano inoltrati ricla-
mi contro il taglio di boschi interi, il Piccolo Consiglio
debba sentire la parte contro cui è diretto il riclamo,
informarsi delle circostanze, e a norma del caso far so-
spendere il taglio in quistione, e sottoporre la cosa alla
prima radunanza del Gran Consiglio per la decisione.
A questo primo ordinamento generale tenne dietro un
4106
secondo nel 1827 con cui è vietata l’ esportazione della
resina dal Cantone, e nel Cantone stesso è pure vietato
il toglier resina dalle piante senza l'autorizzazione dei
Consigli municipali.
In seguito ai guasti portati dalle acque nel1854, uscì
nel 1856 un terzo decreto del Gran Consiglio, per cui è
stabilito:
4
9
Nel 1857 il Piccolo Consiglio fu incaricato di provve-.
der semi di piante boschive, di istituire vivaj, di far.
elaborare una istruzione popolare pel miglioramento
dell’ economia forestale grigione, e di introdurre l’in-.
Che debba essere nominato un perito funzionario
forestale pel Cantone.
. Che questo funzionario debba visitare le diverse
parti del Cantone e dividere i boschi in due classi,
cioè:
a) Quelli la cui sregolata economia e il cui taglio
può dannosamente influire sulle strade, sui ri-.
pari dei fiumi, sui fondi più o meno vicini; I
b) Quelli che, comechè fuori de’ pericoli qui sopra.
accennati, fanno tuttavia desiderare un miglior.
governo.
. Nei boschi della I. classe non possono intrapren- |
dersi tagli senza previo avviso al Piccolo Consiglio .
nè senza averne conseguita l’ autorizzazione, ed ‘
inoltre il Piccolo Consiglio deve dare gli ordini che +
si convengono riguardo alla fissazione dei tagli e
al ripopolamento dei boschi e delle selve, obbli-
gando in pari tempo i proprietari ad attenersi alle
regole di una buona forestale economia e a con-,
durne il governo per modo che siano evitate le.
conseguenze perniciose. |
107
Jegnamento della scienza forestale nella Scuola can-
onale.
L’anno 4859 recò al Cantone il primo vero regola-
mento forestale in cui sono fra altre le seguenti dispo-
izioni:
4. Nomina di un ispettore forestale e di due forestali
distrettuali.
9. Istituzione di un’Autorità forestale cantonale e no-
mina di un tutore delle foreste in ogni Comune.
3. Stabilimento di regolamenti forestali comunali.
4. Proibizione di mandar bestie a pascolare dove si
coltivano o si rinnovellano naturalmente i boschi.
5. Proibizione di fare estirpazioni in boschi di I. clas-
se e di far tagli per la vendita senza autorizzazione
governativa.
6. Autorizzazione al Piccolo Consiglio ad emanar
norme per la conservazione deì boschi di I. classe,
non meno che pel loro taglio e ripopolamento.
Nel 1845 fu risolto di somministrar gratis ai Comuni
e necessarie sementi di essenze boschive. Nel 1845 fu
lecretata l’organizzazione di una Commissione canto-
nale d’ economia forestale, la nomina di assistenti fore-
tali e la distribuzione di premj ai Comuni che si distin-
zuono nel ben tenere i loro boschi. In questo medesimo
empo fu ordinato che non potessero mandarsi capre a
pastura se non sotto la custodia di un pastore. Poi fu
stabilito per massima: che non si debba accordar per-
messo di vender legna se non a que’ Comuni che i fun-
zionari forestali dichiarano averne in sovrabbondanza.
Nel 1847 fu decretata l'istituzione di una Scuola fore-
stale periodica per la formazione di forestali comunali.
Nel 1848 fu abrogato il decreto della distribuzione di
108
premj ai Comuni, e fu invece ordinato che a ciascuna
vendita di legname dovesse depositarsi nella cassa dello
Stato tanta parte di denaro, quanta richiedono le spese
pel ripopolamento dell’ area stata diboscata.
Nel 1854 fu decretato: Il personale forestale si com-
porrà di un Ispettore forestale, di un Aggiunto forestale
con un circondario, e di 9 Forestali di circondario. Abo- |
lito l'ufficio della Commissione forestale e gli affari di
quest’ ufficio divolti al Piecolo Consiglio. Tenere il Corso
periodico d'istruzione forestale ogni anno in una di-'
versa località. Passare ai Comuni un sussidio sulla cassa
dello Stato per contribuire all’ onorario dei loro impie-'
gati forestali.
Finalmente il 3 luglio 1854 fu risolto che il conto;
particolare del fondo forestale (che nel budget del 1851, i
era di fr. 404,925. 57) sarebbe soppresso, e che 1° inden-.
nità pei Dazi, in quanto riguarda il legname, verrebbe
versata nella cassa dello Stato, il quale in ricambio as-;
sumerebbe a suo carico tutte * obbligazioni del Fondo|
forestale.
Questo Fondo forestale va debitore della sua esistenza‘
ad un dazio d’esportazione stato decretato rel 4824 su)
legname, carbone e corteccia. Dal1826 in poi l’ammini».
strazione tenne una contabilità particolare dei proventi:
di questo dazio, delle tasse percepite per le bollette, e
delle multe inflitte dalle autorità forestali cantonali. Il
prodotto netto fu versato nella cassa dello Stato debitrice
del Fondo forestale, di cui essa cassa pagò l'interesse
al 4 0/o, sino al 1836, poi al 3 1/2 °/o in seguito ad un
decreto del Gran Consiglio del 1.° aprile di quell’ anno.
Con questo fondo non si pagavano che le spese fatte per
l’amministrazione forestale, spese tenuissime sino @
109
quest'ultimi tempi, giacchè ancora nel 4838 per esem-
pio, queste spese non montavano che a 1897 fiorini gri-
gioni in tutto.
Questo dazio d’esportazione fu nel 1842 oggetto di
discussione nella Dieta. La Deputazione dei Grigioni
spiegò come solo in grazia di questo dazio le Autorità
erano pervenute ad introdurre alcun ordine nell’ econo-
‘mia forestale, e che il toglierlo sarebbe come esporre
gli interessi forestali di questa parte della Svizzera ad
una indeclinabile rovina, con danno di altri Cantoni
non che de’ Grigioni. La Dieta prese in data 8 agosto la
‘seguente risoluzione :
_ «Lo Stato de’ Grigioni è autorizzato a percepire un
diritto di esportazione su legname, carbone e cortecce,
‘@ favore della cassa forestale ».
| Dopo che i dazi passarono all’ amministrazione fede-
rale il Cantone de’ Grigioni riceve dalla Confederazione
come indennità per l'abbandono del suo dazio d’ espor-
tazione sopra detto un’ annua somma di fr. 14,283, 70.
Ne’ cinque anni corsi dal 1853 al 1857 la cassa can-
ale ha speso per l’ amministrazione forestale la som-
a di fr. 90,154. 12; ciò che fa per adeguato 18,026. 82
fr. annualmente. Gli introiti, non contati gli interessi
Jel Fondo forestale, ascesero a fr. 80,999. 46, ossia an-
ualmente fr. 16,199. 89. La spesa vera dello Stato non
‘dunque che di fr. 1827 all'anno, mentre l'interesse
Tel Fondo forestale, senza tener conto del suo aumento
lopo il 1354, al 4 0%, dà fr. 16,177.
A questi diversi ordinamenti seguì finalmente il 26
iugno 1858 un nuovo regolamento forestale emanato
lal Gran Consiglio in cui sono le seguenti disposi-
Ioni :
1410
4.I boschi di qualunque natura e qualità esistenti nel
Cantone sono sottoposti alla sorveglianza della
Stato.
9, Tale sorveglianza è affidata al Piccolo Consigli
che la esercita mediante un Ispettore e quattro Ag
giunti forestali forniti delle rispettive cognizion
scientifiche.
.HN Cantone sarà diviso in circondari e a ciascui
circondario sarà preposto un officiale forestale. |
4. Il personale degli uflic] forestali cantonali è nomi
nato e stipendiato dal Piccolo Consiglio; i forestal
di circondario sono eletti dai Comuni fra quelli cl
hanno ricevuto dal Cantone la patente di capaciti
Lo Stato contribuirà all’ onorario di questi ultin
con un sussidio di fr. 50 sino a 200.
5.1 circondari attuali in cui fu sin qui diviso il Ca
tone saranno provvisoriamente conservati nel sei
so che, di mano in mano che avvengon nomine
installamenti de’ forestali ne’ circondari della nuoè
va divisione, abbiano quelli della vecchia divisiol
a diminuire e finalmente a rimanere per intiei
soppressi. |
. Tutti i boschi dividonsi in due classi. Alla prim
appartengono quelli che per la postura loro eley
ta, ripida, esposta, o per la natura del terrei
possono esercitare una certa influenza protettri
su strade, fiumi e torrenti, edifizj e fondi più
meno vicini. Nella seconda classe entrano tutti i.
manenti. 4
7. Qualunque scompartimento; estirpamento e vi
dita di boschi di Comuni e di corporazioni s0
proibiti; di boschi di I. classe, a chiunque app@iî
Gio
(@p)
40.
4{d
tengano, non potrà nè vendersi nè tagliarsi legno
alcuno senza previa autorizzazione del Piccolo
Consiglio. Il quale nel caso che accordi l’ autoriz-
zazione, prescrivert tutte le misure di polizia e di
economia forestale necessarie e potrà eziandio esi-
gere il deposito di una somma equivalente all’im-
porto delle spese presumibili pel ento dei
boschi da tagliare.
A tutte le foreste dovrà farsi la demarcazione dei
confini. Si stabilirà un piano pel governo di tutte
quelle che spettano a Comuni o a Corporazioni
onde guarentirne un prodotto continuo. Determi-
nata che sia la quantità da esportarsi dal bosco ,
questa non potrà essere oltrepassata senza autoriz-
zazione del Piccolo Consiglio.
. Le espedizioni di legna da’ boschi di Comuni o di
Corporazioni, come pure da’ boschi di proprietà
privata appartenenti alla classe I., non possono aver
luogo che sull’ indicazione dell’officiale forestale.
A qualunque vendita di legname per l’ esporta-
zione fuori del territorio del Comune in cui sta la
foresta deve precedere una stima officiale-forestale
del prezzo.
Il Piccolo Consiglio è autorizzato ad emanare
tutti gli ordini che stimerà opportuni per intro-
durre nelle foreste di I. classe una più razionale
economia e per meglio guarentirne la conserva-
zione.
Il medesimo potrà parimenti ordinar colture pel
rivestimento di terreni nudi laddove siano a te-
mere valanghe, rovine di pietre ecc.
4412
15.
16.
dT:
. La pastura del bestiame nelle colture e nei novel-
. Ogni Comune dovrà preparare il suo regolamento
Il raccoglier erba, foglia, sementi, resina o qual-
siasi sugo degli alberi non può aver luogo nè nelle
foreste de’ Comuni, nè in quelle delle Corporazio-
ni, nè pure nelle particolari di I. classe, se non
conforme ai regolamenti forestali comunali. Per
raccogliere questi prodotti al fine di trasportarli
fuori del Comune è necessaria l’ autorizzazione de-
gli impiegati forestali cantonali.
lami naturali deve essere esclusa finchè gli impie-
gati forestali cantonali il giudicano necessario.
forestale che sarà sottomesso all'esame e all ap-
provazione del Piccolo Consiglio. In questi regola
menti saranno stabilite le norme per la nomina
dell’Amministrazione delle foreste, per la maniera
di utilizzarle, per la loro conservazione e per la
repressione delle contravvenzioni. Essi dovranno
inoltre contenere prescrizioni sull’ esercizio della
pastura, sul modo di economizzare il legname ecc
Finalmente questo regolamento forestale si es
stende ancora:
A fornire istruzioni per evitare gli incendi. |’
A regolare la competenza penale e l’ estensione
delle pene, attribuendo al Piccolo Consiglio la com:
petenza di pronunciare la punizione delle trasgres:
sioni degli ordinamenti cantonali, alle Municipalità
la medesima competenza riguardo ai regolament
comunali, in quanto che le trasgressioni siano av:
venute in boschi giacenti entro i confini del terri
torio comunale, e ai Tribunali di distretto il pro
nunciare sulle contravvenzioni agli ordini comu
115
«mali commesse in boschi sui quali il Comune terri-
toriale o non ha diritto od ha soltanto un diritto
di proprietà indivisa. i
Un altro regolamento speciale, unito alla legge fore-
stale, versa sul Corso cantonale d’istruzione forestale
attivato sino dall’anno 1848. Questo Corso, se appena
presentinsi sei allievi, deve essere tenuto ogni anno per
la durata di tre mesi almeno, ed è diretto ad educare
forestali pei circondari. Viene tenuto alternativamente
in diverse parti del Cantone. — Con decreto del 22 no-
vembre 1858 del Piccolo Consiglio, il Cantone fu diviso,
conforme al regolamento forestale, in 73 circondari.
L'estensione media di ciascun circondario è di 4,400 ju-
geri (. Il numero dei Comuni compresi in un circonda-
rio varia tra uno e sette. Dietro petizioni state inoltrate
su questa bisogna, i circondari furono poi ridotti al nu-
mero di 67.
CANTONE DEL TICINO.
. ke leggi emanate nel Cantone Ticino intorno alla
economia forestale sono :
1. Un decreto del 10 dicembre 4807, una legge del
28 maggio 1808 e un decreto del 23 gennajo 1824,
contenenti disposizioni e garanzie contro gli abusi
nel godimento dei boschi.
2. La legge sul taglio de’ boschi e sulla condotta dei
legnami per acqua, del 15 giugno 1837.
3. La legge forestale del 28 novembre 1840.
_(1) Il jugero svizzero, misura agraria, = 40,000 piedi quadrati, 0s-
ia = 400 trabucchi quadrati. Il trabucco svizzero =10 piedi; 4 piede
= metri 0,30.
Ò
414
La legge indicata sotto N.° 2 stabilisce discipline sulle
vendite e sulla flottazione dei legnami, ma disposizioni
tecnico-forestali propriamente non ne contiene. Questa
legge è dalla nuova legge forestale mantenuta in tutte
le disposizioni non contrarie a quest’ ultima.
Nella legge forestale del 1840 sono le seguenti essen-
ziali disposizioni :
4. Tutti i boschi, comprese le selve castanili, appar-.
tenenti a Comuni, a Corporazioni o ad altri pubblici
stabilimenti, sono sotto la sorveglianza dello Stato,
la quale si estende anche su boschi e selve di pro-
prietà particolare in quanto sia ad impedirne la
distruzione che potesse avere conseguenze perni:
ciose. i 1
2, La sorveglianza sui boschi è esercitata dal Consi-®
glio di Stato per mezzo di un Ispettore forestale
cantonale, di Conservatori di circondario e per
mezzo delle Municipalità. Ogni Municipalità, come;
pure tutte le Amministrazioni patriziali proprieta=%
rie di boschi devono nominare Guardaboschi. |
3.I boschi in montagna che sono riuniti in un sol
corpo, non possono, — quand’ anche appartenes SI
sero a più particolari o società, — essere nè disso=4
dati nè divisi. i
4. È proibito il dissodare ed anche il solo tagliar ra:
sente terra, e lo sguernire di piante i terreni a bo
sco od a selva, siano essi piantati di alberi o di ar-
busti, quando il diboscamento abbia a far temer
frane o valanghe. I contravventori sono risponsa
bili dei danni, e sono inoltre obbligati a ripristi
nare i luoghi ad uso di bosco o selva nel termini
di due anni. Mancando i contravventori all’ adem:
115
pimento di quest obbligo, l’Ispettore forestale vi
provvede a tutta loro spesa.
5. Nel novero dei boschi sono comprese le ripe dei
fiumi e dei torrenti, per una larghezza di 50 piedi.
6. Le Autorità comunali e i Capi delle Corporazioni
che hanno boschi e selve sono in obbligo di pro-
porre regolamenti sul godimento e sul governo fo-
restale e di sottoporli all’accettazione degli usu-
fruttuarii, all'esame dell’Ispettorato cantonale e
all'approvazione del Consiglio di Stato.
7. Questi regolamenti devono provvedere acciocchè il
pascolo del bestiame arrechi al bosco il minor dan-
no possibile e alla protezione delle giovani piante
contro il morso delle capre. I Comuni hanno la fa-
coltà di restringere ed anche di proibire assoluta-
mente il pascolo delle capre. Restano in vigore le
anteriori leggi e i decreti che vietano nelle selve il
pascolo delle bestie minute.
8. La vendita dei legnami, siano in piedi, siano ta-
gliati, deve farsi per pubblica asta, e 15 giorni
prima dell’ esposizione degli avvisi deve darsene
comunicazione al Conservatore forestale di circon-
dario.
9. Il proprietario può a sua richiesta redimere i suoi
boschi da ogni diritto d’ uso di legna, servitù di pa-
scolo ecc.
10. Il riscatto si fa mediante il pagamento di una som-
ma in denaro eguale a 20 volte il valore medio an-
‘muale del diritto d’uso o mediante cessione di una
proporzionata parte del suolo vincolato all’ aggra-
vio; il quale ultimo dispositivo però fu poscia al-
quanto modificato da altre leggi.
146
44. I diritti d'uso non riscattati devono essere regolati
‘n modo che l'esercizio loro sia col minor possibile.
pregiudizio del bosco e della selva.
42. La punizione de’ delitti e contravvenzioni com-
messe in boschi e selve ha luogo d’ ufficio. La legge
non riconosce alcun aggiustamento fra il delin-
quente e il proprietario del bosco danneggiato; il
processo d'ufficio ha luogo non ostante qualsivo-.
glia accomodamento. À
La legge determina inoltre i gradi delle pene per le
contravvenzioni alle discipline di polizia forestale, la
processura, e la esecuzione delle condanne. Questa legge
entrava in vigore col 4 gennajo 1841 e non aveva effetto
retroattivo per rispetto ai contratti stipulati prima della
sua promulgazione, a meno che l'esecuzione di questi
non apportasse pericolo di gravi ed irreparabili danni.
Dopo la promulgazione di questa legge, la bisogna |
forestale sembra essere caduta in una morta bonaccia ;
per quasi 45 anni non più interrotta che da un decreto
legislativo del 6 giugno 1845, pel quale è stabilito che:
alla carica di Ispettore e di Aggiunto forestale non de-
vono essere nominate se non persone che abbiano stu=.
diato l'economia forestale, e al quale poi anche tenne
dietro una Memoria del 13 dicembre 1846 del sig. Kast-
hofer, statone consultato, « Sulla condizione dei bosch
e sui mezzi di migliorarla ». Finalmente, nel maggio)
1856 fu da parte del Gran Consiglio incaricato il Cons
glio di Stato della esecuzione della legge forestale, ondi
gli affari concernenti l' economia forestale vennero affi:
dati alla cura del Dipartimento di Pubbliche Costruzioni,
e nell’ agosto seguì la nomina di un Ispettore forestali
che subito nel successivo settembre entrò in funzione:
s *
rsu È
147
Il budget del 1857 contiene le prime spese per l’eco-
nomia forestale, e ciò nella somma di 12,200 fr., di cui
fr. 8200 per onorari e diete dell’ Ispettore e dei due Ag-
giunti forestali da nominarsi, e fr. 4000 per provvista
di sementi.
Nell’ aprile 1857 il Consiglio di Stato emanò le istru-
zioni per l Ispettore, per gli Aggiunti forestali e pei
Guardaboschi, comprendendovi diverse disposizioni che
fanno complemento e commento alla legge forestale, e
fra le quali meritano segnatamente menzione le se-
Apiontia
O 4. La divisione del Cantone in tre circondari fore-
stali.
2. L'istituzione di Ispettori comunali (sotto-ispettori
forestali locali) coll’incarico di sopraintendere ad
uno o più Comuni o Corporazioni, a seconda del-
l’ estensione ed importanza dei boschi rispettivi.
3. L'ordine di praticare le misure e levare le mappe
dei boschi per mezzo degli Aggiunti forestali.
4. La sistemazione de’ boschi in modo da assicurare
un continuo prodotto, e lo stabilimento di piani
d’economia forestale alla cui esecuzione sono obbli-
gati i proprietari.
I1 4 aprile 1358 entrarono in carica due Aggiunti fo-
stali nominati provvisoriamente per un semestre, uno
ei quali ha già abbandonato il servizio. Essi non ave-
ano, nè l’un nè l’altro, fatto studii tecnici forestali.
Nei primi tre mesi del 1858 le Comunità e Corporazioni
ossedenti boschi furono chiamate a nominare i guar-
laboschi, ai quali poi l’Ispettore, in un corso di solo
leuni giorni, tenuto nelle diverse parti del Cantone,
‘mpartì istruzione sullé attribuzioni e sui doveri loro, e
148
lor diede un breve istradamento all'esercizio delle loro
funzioni.
Intanto però i guardaboschi non furono nominati in
completo numero fuorchè nel I. Circondario (Leventi-
na, Riviera e Blenio). Negli altri circondari ci hanno
più Comuui che in questo proposito si rimangono an-
cora in ritardo.
CANTONE D' URI.
In ciascuno de’ due distretti di Uri e di Orsera vige .
una legislazione particolare rispetto a’ boschi, che sì |
compone di diversi decreti della Landsgemeinde e del |
Landrath, le cui più essenziali disposizioni sono:
Distretto d’ Uri.
Tutti i boschi e le pasture indivise sono beni comuni .
e partonsi in quattro classi:
Boschi sacri dello Stato.
Boschi sacri protettori di fondi.
Boschi sacri protettori di luoghi abitati.
Boschi comunali donde gli aventi diritto possono
trarre la legna a loro necessaria.
La prima classe è sottoposta alla sorveglianza del-,
l'Autorità distrettuale; le tre altre sono sotto la sorve-,
glianza e l’amministrazione dei Comuni nel cui territo-,
rio si trovano, con riserva dei diritti di alta sovranità.
Questa risoluzione pare essere stata presa per la pri-,
ma volta dalla Landsgemeinde nel 1769, rinnovata più,
fiate dappoi, e da ultimo nel 1821. }
t
1419
Discipline forestali generali.
Hanno per base i decreti della Landsgemeinde degli
anni 41740, 1774, 1779, 1806, 1819, 1822 e 1825, e le ri-
soluzioni del Landrath del 1807 e 1820.
4. Il tempo de’ tagli comincia alla fine d’aprile e fini-
sce in agosto; il legname atterrato deve essere tolto
dal bosco entro un anno.
2. Nei boschi destinati all'uso degli aventi diritto è
vietato sotto pena di ò fiorini di multa di tagliar al-
beri che, a 14 '/2 piede sul suolo, non ne abbiano
4 di diametro. Sotto pena della medesima multa è
vietato il tagliar legname per ricinti o chiudende.
Il taglio degli aceri è o sotto pena di una
multa di 8 fiorini.
5. Qualunque esportazione di legnami è proibita.
Questa proibizione fu estesa nel 1829 alle foreste
appartenenti a particolari, e la vendita fu vincolata
all’obbligo di conseguirne dalle Autorità locali
l'autorizzazione. La proibizione di vendere legna-
me proveniente da boschi comunali fu rinnovata
nel 14859. Il Landrath (Consiglio del paese ) sotto il
5 gennajo 1846 decretò che le Municipalità nel fare
il preavviso sulle domande di autorizzazione alla
vendita di legname, debbano dichiarare se i tagli
in quistione possano aver per conseguenza pericoli
di valanghe, lavine, scoscendimenti su beni o in
alvei sottoposti.
4. I Tribunali di distretto devono ogni anno sotto-
mettere al Governo lo stato quantitativo della le-
gna da fuoco che vuol essere tratta da’ boschi,
120
Db.
6.
rf
8.
9. Ogni Comune deve aver guardie incaricate di far
eseguire gli ordinamenti forestali.
Un decreto del Landrath del 1812 prescrisse disci-
pline per lo strascico del legname a tutela di fondi, uo-
indicando la quantità necessaria a ciascuna fami-
glia ; il Governo potrà approvarne le liste o restrin-
gerle.
Chi taglierà di più dell’accordatogli sarà punito
con una multa di ò fiorini per ogni tronco. In
quanto alla legna stata accordata, se riesce troppa
pel proprio bisogno, si potrà venderne; ma in tal
caso è d’uopo che sia stata abbattuta e trasportata
dalla famiglia stessa dell’ avente diritto o da’ suoi
domestici. i
Sotto pena di una multa di & fiorini è vietato il re- |
care offesa agli alberi o distruggere comechesia |
piante novelle; e così il recidere da alberi o levarne
corteccia da farne foraggio per le capre è pari- ,
menti vietato sotto pena di una multa di © fiorini.
È proibito di levare con istromenti la resina nei
boschi di abete, sotto pena di una multa di 9 fiori- |
ni. — Una disposizione del 1843 permette ciò a |
condizione che sia fatto a mano, senza stromenti.
Ciascuna famiglia deve servirsi della legna statale |
accordata per fare carbone o cuocer calce, e con- |
segne di legname da fabbrica non possono farsi se ‘
non coll’ autorizzazione del Tribunale locale.
La vendita della legna è vietata.
mini ed animali, e nel 18241 fu proibito l' accòrdar le-.
gna di boschi sacri senza urgente necessità. 9
Nel 1824 fu proibito il raccogliere»resina, sia in bo-
schi sacri, sia anche in particolari, — segnatamente.
min
424
per parte di forestieri del rispettivo Comune e coll’ uso
di stromenti di ferro, e ciò sotto pena di una multa di
26 fiorini.
i Nel 4840 fu ordinato che il legname tagliato in frode
fosse confiscato e che chi asportasse legna da boschi sa-
cri fosse punito con una multa di 5—20 fiorini per ogni
pezzo di legname.
. La Landsgemeinde e il Landrath negli anni 1806 e
1815 presero diverse risoluzioni per la conservazione
della foresta sopra Altorf, le quali vennero rinnovate e
completate ancora nel 14847. Tutte hanno per iscopo la
conservazione di questo bosco sacro protettore del bor-
go di Altorf. Riferisconsi queste risoluzioni agli antichi
bandi, e ordinano che i confini del bosco siano deter-
minati. Proibisconvi il raccoglier erba, foglia, resina,
tagliar rami, introdur capre ecc. ecc. La tratta del le-
gname limitato a dati passaggi: proibito il mandar pe-
core in luoghi soggetti a scoscendimenti: non concesso
il raccogliere legna secca fuorchè a più poveri e debili.
Distretto d’ Orsera.
Anno 4817. Chi in onta agli ordini stabiliti taglierà
legna nel bosco sacro di Andermatt pagherà una multa
in ragione di ò fiorini per testa di tutti gli abitanti ma-
scolini del Comune.
Anno 4805. Chiunque avrà la temerità di andar a
prendere legna, sia verde, sia secca, nel bosco, dovrà
pagare una multa di 40 fiorini. — La foresta sarà nuo-
‘vamente cinta di siepe. — A quest’ultima risoluzione fu
nel 1854 sostituita quest’ altra: Invece della siepe sarà
alzato intorno alla foresta un muro.
122
Anno 41844. I fanciulli non dovranno avvicinarsi alla
foresta, sotto pena di una multa di è fiorini. Inoltre,
ogni capo di bestiame che sarà colto nel bosco sarà |
preso in sequestro ; e il proprietario dovrà pagare una
tassa di 6 a 20 fiorini per cavalli, bestie bovine e maja-
li, e 2 fiorini per pecore e capre. H tutto secondo usi
antichi.
Nel 1846 fu stabilito: Vi sarà un forestale o custode
del bosco sacro subordinato alla Commissione forestale,
colle seguenti condizioni:
4. Che esso debba prestare un giuramento;
2. Che sia ajutato nel suo lavoro con prestazioni d'’ o-
pera o di giornate da stabilirsi in Comune; i
5. Che sia obbligato a sequestrare il bestiame di qua-
lunque sorta trovato nella foresta. |
CANTONE D'UNTERYALDO.
a) Sottoselva.
Oltre all'ordinanza del 1856 sul taglio de’ legnami,
vennero a nostra cognizione i seguenti più antichi or-
dinamenti che in parte continuano tattora in vigore:
A. È proibito il prender legna nei boschi sacri dello
Stato senza l’ autorizzazione del Consiglio settima=.
nale. Le autorizzazioni non sono accordate che una.
volta l’anno, nè sono durature che per un anno.
2, E proibito sotto pena di una multa di 30 scellini
per ogni pezzo il prender legna nei boschi parti-
colari di là dal necessario per la domestica econo-
mia. Per una maggiore quantità si richiede Y auto-
rizzazione dell’impiegato comunale il quale non la.
4125
concede ehe dietro esame, a norma dell’ ordine
del 1806. Della suddetta multa è passibile tanto il
compratore come il venditore.
5. Una risoluzione della Landsgemeinde del 4828 di-
spone doversi nominare per la sorveglianza delle
foreste due ispettori dei boschi, dai quali devono
essere esaminati i boschi che intendonsi tagliare.
La mentovata ordinanza sul taglio dei legnami con-
tiene le seguenti disposizioni:
4.I particolari possono bensi tagliare ne’ loro boschi
la legna necessaria al loro proprio uso senza essere
obbligati a domandarne l’ autorizzazione, ma sono
tenuti risponsabili dei tagli dannosi al prospera-
mento del bosco o inutili. Per tagli di legname de-
stinato alla vendita si richiede l’ autorizzazione del
Landrath, la quale autorizzazione è parimenti ne-
cessaria per vendere fuori del Cantone legnami
tolti da boschi di corporazioni.
2. Gli ispettori forestali dovranno visitare i boschi dei
quali vuol vendersi legna e fare esatto rapporto
con preavviso al Consiglio esecutivo, prendendo
principalmente in considerazione le condizioni
della vendita e le circostanze che potessero far te-
mere pericoli di valanghe o smottamenti, o per
rivi e torrenti. Tagliato che sia il legname, essi de-
| vono osservare se questo sia conforme alle condi-
zioni dell’autorizzazione. — L’ autorizzazione si ri-
mane estinta nel termine di 6 mesi.
©. Tutti i boschi devono, dopo stati tagliati, essere
dichiarati sacri per 20 anni, e vi deve essere proi-
bita la pastura di ogni sorta di bestiame sia grosso,
sia minuto.
424
4.
5.
6.
1.
Il raccogliere resina senza permesso del proprieta-
rio è proibito.
Le Autorità comunali veglieranno acciocchè non si
facciano tagli dannosi. Il Governo è autorizzato ad
intervenire. |
Avvenendo de’ tagli dannosi, potranno essere pu-
niti venditori e compratori.
Alle corporazioni e ai particolari è raccomandata
maggior cura a stabilir ripari con sassi a’ corsi
d’acqua e per l’ economia forestale.
b) Sopraselva.
Questo Cantone ha una legge del 26 aprile 1857 di-
retta allo scopo di premunire contro i tagli nocivi, la
quale contiene le disposizioni seguenti :
1.
Per tagliar legna da vendere è necessaria un’ au-
torizzazione, la quale non potrà essere denegata nei
seguenti casì:
a. Se per causa del taglio non sono esposti a patir
pregiudizio i capitali e i diritti assicurati sul fon-
do, o se il ricavo è impiegato al loro pagamento
o riscatto.
b. Se le piante sono mature pel taglio.
c. Se il taglio può esser fatto senza pericolo nè di
valanghe nè di lavine nè di torrenti e senza ap-
portar nocumento ai corsi d’acqua.
d. Se il bosco va ripopolandosi o ci hanno guarenti-
gie del suo ristoro mediante semine o piantagioni.
e. Se trattandosi di boschi comunali, è giustificato |
che il legname non è necessario al consumo de-
gli abitanti nè al riscatto di servitù.
f. Se il bosco non viene estirpato.
4125
2. Le Autorità comunali possono accordare ai parti-
colari l'autorizzazione di tagliare 15 piante; per
una maggiore quantità si richiede l’ autorizzazione
del Consiglio esecutivo. Non può essere accordata
alla medesima persona se non una sola autorizza-
i zione nel corso dell’anno. Ogni autorizzazione per
una quantità alquanto rilevante vuol essere prece-
duta dalla perizia di una Commissione a ciò nomi-
nata, la quale deve fare un particolarizzato rap-
porto al Consiglio.
. Le Municipalità devono intervenire quando i par-
ticolari facessero per proprio uso de’ tagli inconsi-
derati.
4. Le contravvenzioni a questa legge sono punite con
una multa di 5 a 50 franchi. Il Consiglio esecutivo
funziona come autorità giudiziaria, e può farsi ri-
corso al tribunale cantonale. |
‘ Alcuni Comuni hanno regolamenti sui boschi che
contengono qua e là misure di economia forestale. Così
quello di Kerns dispone:
Il far erba con falci o falciuole è proibito; non pos-
sono farsi tagli reali rasi se non laddove già prospera il
bosco rinnovellantesi, ecc.
GI
CANTONE DI SVITTO.
Questo Cantone non ha legge forestale cantonale; non
ha che ordini fatti da questo o quel Comune o Distretto.
Un progetto di legge per regolare il governo de’ boschi
in tutto il Cantone, stato proposto al popolo nel 1856,
non ebbe la ventura di essere aggradito e si rimase
quindi senza effetto.
O
_
126
Alcune ordinanze locali, come per es. quella di Svit-
to, non regolano che i rapporti degli usuari ; altre han- _
no disposizioni sull’economia e sulla polizia forestale. |
Fu a nostra cognizione quella del distretto della Marca,
stata fatta nel 1852, dopo la divisione delle foreste av-
venuta fra i diversi Comuni, e che contiene le seguenti .
principali disposizioni :
4.I Comuni hanno il dovere di prendersi cura solle-.
cita delle foreste a loro toccate e di governarle per
quanto è possibile coi principii della scienza fore-.
stale; essi possono in ricambio utilizzarle per la le-
gna da fuoco e da costruzione che lor fosse neces-
saria, osservando le disposizioni dell’ ordinanza.
. Di tutte le foreste dovranno essere determinati i
confini. È proibito l’ipotecarle, il venderle, il gra=.
varle di servitù, il dividerle. È proibito vendere la.
parte di legname toccata ai singoli usuari. Le ven-.
dite alquanto notevoli di legname non possono
farsi che dietro risoluzione dell’ assemblea comu-.
nale. i
. Le foreste devono essere divise in porzioni pel ta-
glio, e i tagli devono essere a nudo ; i tagli saltuari.
non possono farsi che coll’ autorizzazione del Con-
siglio di alta sorveglianza.
4. Il diritto di pastura non può esercitarsi che in virtù.
di titoli. E proibito il raccogliere foglia, musco,
erba, legna morta, resina, romper via rami, far
carbone, bruciar zolle, accender fuoco, portar lu-
mi accesi nel bosco od in sua vicinanza. Nulla di
tutto ciò potrà aver luogo se non per eccezione è
coll’ autorizzazione speciale dell’Amministrazione..
[N9)
QI
#27
5. I vacui intermedii, da qualunque causa dipendenti,
6.
7.
$.
9:
| By
devono .essere ripiantati di essenze convenienti; i
luoghi pantanosi devono venir prosciugati.
Per quanto il permetteranno le circostanze, alle
chiudende a secco saranno sostituite siepi vive, fossi
o muri.
Le piante che vogliono éssere atterrate saranno
martellate dall’ amministrazione o dalla guardia.
Nessuna pianta potrà tagliarsi su ripidi pendii dove
il taglio potesse ingenerare pericolo, a meno che
non ci sia un’ autorizzazione della Commissione su-
periore di sorveglianza.
L’ ordinanza contiene disposizioni sui mezzi e sulle
vie per cui trarre e rotolare al basso i tronchi, di-
sposizioni penali ecc. Le contravvenzioni commesse
da usuari sono considerate come delitti, quelle com-
messe da altri sono considerate come furti.
ordinanza della comunità di Binzen, distretto di
Einsiedeln, decretata nel 1858, contiene le disposizioni
seguenti sull'economia e la polizia forestale :
n
Le foreste devono essere governate in modo razio-
‘ nale, vale a dire che gli spazi vani e capaci di ali-
mentare essenze boschive devono essere popolati e
cinti di siepe, e che le foreste non devono essere
considerate come da taglio finchè non siano cre-
sciute a sufficiente maturità, e anche queste dovran-
no essere divise per tagli in guisa che non venga
abbattuto più che non sia in proporzione col pro-
dotto di ciascuna foresta.
2. La sorveglianza è esercitata dal Consiglio di comu-
nità, come pure dall’ Ispettore e dalle guardie fore-
stali dal medesimo Consiglio dipendenti.
128
. Sui ripidi pendii montani e sulle rive de’ fiumi e
de’ torrenti, ogni taglio di legname è proibito in
quanto che potesse occasionarsene scivolamenti di
terreni, caduta di rocce o guasti addotti dalle acque. |
4. Le pendici montagnose nude di bosco ed esposte
ai pericoli qui sopra indicati saranno piantate di
essenze adatte, e finchè le piantagioni hanno a te-_
mer danno dal bestiame, vi sarà proibita la pastu-
ra. I vacui intermedii devono essere ripopolati di.
arboree essenze.
5. Nè capre nè pecore potranno condursi a pastura.
tranne ne’ siti dal Consiglio designati. 3
6. L’ allumar fuoco, il far carbone nelle foreste, il.
raccor resina, levar corteccia, forare o ferire co-.
mechesia gli dlboni è vietato. I
7. Le giovani foreste devono essere per tempo e ail
spesso convenientemente diradate. 4
8. Quest’ ordinanza contiene ancora disposizioni sulla |
processura e sulla punizione dei trasgressori degli.
ordini forestali, considerando gli usuari come a
linquenti e gli altri come Îadri.
QI
n
dr I, no Ro
CANTONE DI ZUG.
ll Cantone di Zug non ha nè leggi nè regolamenti
sulla amministrazione forestale, nè esercita controllo
alcuno sul governo nè sul prodotto delle selve e dei bo
schi. I Comuni hanno però per lo più de’ regolament
forestali con prescrizioni più o meno dettagliate sul ri-
parto dei godimenti , sull’’amministrazione e sulla poli
zia forestale e sulla punizione dei trasgressori. Sono pu
re in esse alcune regole di economia forestale.
A
Du
ni
Ù,!
Ta
129
L’ ordinanza forestale zughese che più s’addentra nei
particolari è quella della città di Zug. Essa porta la data
del 4807 e fu riveduta nel 4824 e 1854. Già nel 41824 ve-
niva ordinato l’ imboschimento artificiale di luoghi di-
Serti e si avvisava all’ introduzione di un governo razio-
nale degli aggregati boschivi affine di ricavarne «quanto
più si possa molto e buon legname ».
L'ordinanza del 1851, oggi in vigore, stabilisce che
il Consiglio d’ amministrazione ha il dovere di prendere
tutte le misure allo scopo:
— a) Di utilizzare i boschi in modo regolare;
b) Di ammendare le foreste ed educar boschi sui ter-
reni a ciò destinati ed averne cura;
€) Di mantenere attivo l’ esercizio di una polizia fore-
O stale sufliciente.
| Ci sono inoltre disposizioni per le mappe e la descri-
zione delle foreste, per le piantagioni di essenze conve-
mienti da farsi colle regole della dottrina forestale, sugli
imboschimenti mal riusciti da ristorare e completare,
sulla delimitazione delle foreste e sul dichiarar sacri i
boschi novelli. Si proibisce l’ estrar ceppi in certt siti e
specialmente su ripidi pendii, e si vieta lo stramare a
chiunque non vi abbia diritto. E finalmente è regolato
quanto sì riferisce non solo al godimento, ma ben anco
lla protezione de’ boschi, alla vigilanza contro le tras-
gressioni degli ordinamenti forestali e alla punizione
de’ trasgressori.
| Glialtri regolamenti forestali, come sono a cagion
‘ esempio quelli di Oberzigeri e di Untertigeri, non pon-
o riguardarsi che come discipline rolutbra al godimen-
0; disposizioni di vera economia forestale non ne con-
engoro quasi mica.
9
450
CANTONE DI LUCERNA.
Il primo regolamento forestale generale di questo.
Cantone porta la data del 1764. Allato ‘alle disposizioni _
restrittive del commercio de’ legnami, altri ve n° hannò_.
sull’ economia e sulla polizia forestale; ma non pare che |
abbiano mai avuto vero ed effettivo vigore.
Nei primi trent’ anni di questo secolo non si emana-.
rono che risoluzioni ed ordini diretti a rinnovare gli an-
tichi, o più particolarmente risguardanti il commercio
del legname e l’ esterminazione delle foreste. La più ri-_
levante fra queste risoluzioni è quella che uscì sul prin-
cipio di questo secolo per la quale è totalmente abolita.
la pastura del bestiame nelle foreste, e che essendo stata
eseguita, almeno nelle parti piane del Cantone, ebbe.
una benefica influenza.
Col 3 giugno 1855 fu emanata una legge forestale pro-.
priamente detta, e nel 1839 fu dalla Direzione dell’ In-
terno pubblicata una raceolta di tutte le disposizioni le-.
gislative ancora in vigore su boschi e selve, e di istru-
zioni per gli agenti forestali ecc. La medesima Direzione.
esprimeva il voto: Che questa pubblicazione avesse a
richiamare all’ attenzione e della Autorità e dei citta-
dini le leggi forestali in parte cadute in dimenticanza. |,
Di queste disposizioni le più importanti sono:
A. Disposizioni generali:
1. Senza autorizzazione del Governo non potrà essere
dissodata alcuna parte di suolo boschivo nè per ese
sere altrimenti coltivato, nè per essere convertito il
pastura.
15l
L’ autorizzazione non sarà accordata se non a
condizione :
Che venga messa a bosco un'estensione di ter-
reno eguale a quella che vuol dissodarsi;
Che il terreno da dissodarsi sia trovato inetto al
prosperamento del bosco;
O che il terreno dissodato venga a recare al pro-
prietario un vantaggio eguale a due volte quello del
bosco ;
E che non ci sia a temer difetto di legna ne’ Co-
muni. |
L’ estrar ceppi e qualsiasi estirpazione è proibita
sulle rive di fiumi e torrenti.
2. Ai Comuni e alle corporazioni è proibito il vender
loro foreste. Parimenti è proibito il vendere o alie-
nare separatamente i boschi attinenti a’ poderi; ciò
può solo essere accordato. in via di eccezione dal
Governo.
5. Non può essere tagliato legname per la vendita se
non in quanto ciò sia compatibile col prodotto con-
tinuo del bosco.
Per ogni vendita di legname è necessaria l’ au-
torizzazione governativa.
4. È proibito il far tagli rasi nelle montagne e-sulle
ripide chine non meno che in altri siti ove potes-
sero pregiudicare al naturale rimboschimento.
5. È proibito il tagliar erba o far pascolare il bestia-
me. nelle foreste. Le pasture attigue a foreste de-
vono essere cinte di chiudende, senza di che resta
vietato il condurvi bestie. Non ci ha eccezione che
pei siti da strame e da erba sulle alte montagne e
su’ pendii,
152
6. Il preparar potassa, lo sveller rami di piante resi- 4
nose e il far resina senza l'autorizzazione del pro- |
prietario del bosco e dell’ inlendente forestale è i
proibito.
7. Disposizioni contro la propagazione di insetti dan- |
nosi e i pericoli di fuoco. i
EE RI PRE N
i
B. Disposizioni sui boschi dei Comuni. i
8. Le foreste dello Stato, dei Comuni e delle Corpora-
zioni devono aver confini marcati; deve pur esser- |
ne levata la mappa. Le medesime devono gover-
narsi dietro un piano d° economia stabilito dall’ incl
tendente forestale superiore. i
9. Il tempo dei tagli comincia in ottobre e finisce in
marzo. Da questa disposizione sono eccettuate le |
alte montagne e i tagli fatti per utilizzare la cor= ;
teccia. Il tempo dell’abduzione del legname finisce .
in aprile.
40. È prescritto:
Di nettare le foreste da’ cespugli; |
Di ripopolare gli spazi rimasti vani; i
Di fare le tagliate regolari;
Di provvedere ad un prodotto eguale continuo; |
Di prosciugare e piantare i siti acquidosi;
Di stabilire acconce vie pel trasporto dei legnami.
14. Il rastellar foglia senza l’ autorizzazione del rap-.
presentante de’ proprietari è vietato. La legna secca.
non può raccogliersi che nei i giorni fissati e senza
usare stromenti.
12. La divisione de’ boschi comunali fra i singoli cite
tadinì è proibita.
SA
155
13. Tutte le servitù che aggravano le foreste dello
Stato, dei Comuni e dei particolari devono essere
riscattate.
44.1 Comuni e le Corporazioni devono avere de’ re-
golamenti forestali, i quali devono conseguire l ap-
provazione del Governo.
45. Per ciò che riguarda l amministrazione, la legge
erea un intendente forestale in capo, incaricato
della sorveglianza di tutta l’ amministrazione fore-
‘stale, 5 ispettori forestali o ispettori di circondario,
e un bastevole numero di guardaboschi. — L' in-
tendente in capo e gli ispettori sono nominati per 4
anni e pagati dal Governo. I guardaboschi son no-
minati dai proprietari delle foreste , riservata al Di-
partimento dell'Interno l'approvazione della no-
mina.
è C. Disposizioni pe’ boschi dei particolari.
46. La disposizioni sul tempo dei tagli e dell’ abdu-
zione dei legnami (9) sono applicabili anche ai bo-
schi de’ particolari, quando il legname si destini
alla vendita.
47.1 particolari sono tenuti ad uniformarsi alle mas-
sime vigenti pei Comuni relativamente al godimento
dei boschi; essi riceveranno dal superiore inten-
dente le direzioni e l'appoggio necessario.
48. La legge contiene da ultimo disposizioni penali.
Il regolamento di servizio del personale forestale de-
ermina le funzioni e l'indirizzo degli affari conforme
alla legge e alle circostanze del paese.
154
CANTONE DI BERNA.
La legislazione forestale del Cantone di Berna com-.
prende quella per l’ antico Cantone, quella per il Giura
e le disposizioni generali.
A. Antico Cantone.
Con un’ ordinanza del 48 settembre 1592 il Governo, _
raccomandata l’ economia della legna e chiamata V at-
tenzione sugli abusi, dispone perchè i boschi siano pro- —
tetti contro i tagli smodati e perchè sulle pasture comu- _
nali e ne' boschi stati malconci si piantino e si educhino —
in bell’ ordine novelle essenze, circondandoli di siepi —
onde guarentirli dalle offese del bestiame; ordina che %
per ogni albero che si abbatte, un novello se ne pianti,
e che ad ogni bosco si ponga uno o due custodi. Consi-
mili disposizioni seguirono l’ una dietro l'altra in di-_
versi tempi, come fu negli anni 1623, 1625, e 1644. Le |
ordinanze sulle miniere dell’ Oberhasli del 1654 stabi-
liscono che di tutti i boschi che vengono tagliati debba- |
no essere segnati i confini verso i fondi particolari e ehe
ne debba rimanere bandito il bestiame finchè l’ inten-
dente delle miniere il giudichi necessario, e che siano
nominatì 4 guardaboschi.
Col 47 e 28 febbraio 1725 il Governo emanò la prima
ordinanza forestale generale per la parte tedesca del
Cantone, contenente già i punti più importanti della
legislazione forestale, e obbligatoria non solo per le fo-
reste dello Stato, ma raccomandata eziandio per l’os-
servanza e per l’esecuzione ai Comuni, ai particolari,
- vet
155
| segnatamente ai possidenti di boschi, e ai funzionari in-
caricati della repressione di delitti ed abusi.
« L’ ordinanza pei paesi tedeschi della città di Berna »
de’ 16 e 23 giugno e 7 luglio 1786 stabilisce :
4. I confini de’ boschi devono, per quanto è possibile,
essere segnati con pietre, e non con marche fatte
su alberi. Le foreste dello Stato e dei Comuni devo-
no essere intorniate di fossi con rialzo di terra da
un lato su cui si pianteranno abeti o spini.
2. Senza autorizzazione della superiore Autorità non
potrà dissodarsi bosco alcuno per destinarne il ter-
reno ad altra maniera di coltura.
3. Ogni pezzo di bosco tagliato deve essere sollecita-
mente sgombrato e garantito dal pascolo del be-
stiame. Laddove esistono diritti di pastura non può
essere tagliato più che una terza parte di bosco per
volta, nè il possessore del diritto di pastura può
opporsi a questa maniera di forestale godimento.
Finchè gli impiegati forestali non riconoscano che le
piante sono cresciute a tale stato da non più temer
danno dal bestiame, nelle parti tagliate del bosco
- sarà inibita la pastura. Assolutamente proibita è la
pastura ovunque non ci siano diritti di pascolo. Il
possessore d° un diritto di pastura non può estirpare
nè piante, nè ceppi.
4. È vietato l’introdur capre e pecore nelle foreste i
cui fusti non siano cresciuti a tale da far sicura dai
lor danni la pianta. Nelle montagne si assegnerà ai
poveri, per le loro capre, località ove non possano
recar danno, Chi tiene a casa d’estate una vacca
non può mandar fuori capre alla pastura , nè alcuno
può mandarne fuori più di quante gli son necessa-
rie per la propria domestica economia.
156
5.
Tutti i grandi spazii deserti devono essere semen-
tati di forestali essenze dopo averne acconciamente
preparato il terreno, e ìi minorì vacui saranno ri-
popolati mediante piantagioni. I luoghi umidi e pa-
ludosi devono venir migliorati e rimboschiti o con
seminagioni o con piantagioni.
6, Il legname da tagliarsi deve essere designato dagli
9
ufficiali forestali, e i tagli e il fabbricare devono
aver luogo in tempo conveniente. In capo ad ogni
periodo di 10 a 42 anni le foreste devono essere
sgombrate de’ cespugli e della legna secca e depe-
rente. I tratti da tagliarsi devono essere stretti e
nella direzione dal nord o dall’est a mezzodì o a
ponente. Sulle montagne e nelle valli dalla parte
maggiormente esposta a’ venti si lascerà sussistere
una lista di bosco.
. Si raccomanda come utile l'estrazione dei ceppi
nelle foreste di abete e di quelli de’ veechi alberi
frondiferi che hanno perduto la forza vegetativa;
ma è proibita su’ pendii più o meno repenti. In
ogni caso poi le buche de’ ceppi devono essere riem-
pite e spianate e ripiantate di acconce essenze.
. Il far erba o fieno e lo sfrondare ne’ luoghi tagliati
è vietato, nè si permette pure ne’ boschi adulti fuor-
chè con previa saputa degli ufficiali forestali e sotto
sorveglianza. Il fabbricar pece è proibito ‘a chiun-
que non sia per ciò patentato; nè fuor di paese è
permesso vender pece. E proibito lo scalvare o re-
cidere in giro i rami agli alberi senza averne otte-
nuta l'autorizzazione; nessun albero deve essere
diramato più in su di metà altezza.
È vietato il far carbone con legname che può ado-
157
- perarsi a più utile fine e che può trasportarsi fuor
del bosco.
40. L’ esportazione del legname di qualunque sorta è
vietata ; libero invece n° è il commercio da un luo-
go all’altro de’ nostri paesi; all’ eccezione però del
legname accordato per pensioni 0 di quello che da
Comuni è dato a loro attinenti.
44. Tutto il legname tagliato dovrà pel 4.° maggio es-
sere sgombrato dal bosco, e questo essere chiuso
pel 1.° ottobre.
42. Le rive de’ corsi d’ acqua guernite di piante sa-
ranno considerate e tenute pari alle foreste.
45. Proibizione di far abuso di legname per le costru-
zioni, le siepi, le vie, i ripari.
14. Fissazione delle pene ed esecuzione delle con-
danne.
45. L’ esecuzione della legge è commessa agli amman-
ni, ai forestali e ai-guardaboschi.
Questa ordinanza forestale, notevolissima pel tempo
in cui fu emanata, venne completata nel 1817 colle di-
sposizioni sulla divisione delle foreste, nel 1824 con
quelle ‘sulla vendita del legname e ultimamente colle
eggi e regolamenli qui sotto indicati :
a) Ordini di polizia sull'economia forestale, sull’ estir-
pazione dei boschi, sui tagli e sulla flottazione,
del 26 ottobre 1853, colle seguenti disposizioni :
4. Nell’ Oberland non è permessa alcuna estirpazione
di bosco, ad eccezione di casi tutt’affatto speciali.
Possono far eccezione le estirpazioni che hanno
per iscopo una coltura transitoria del terreno, le
quali possono dalla Direzione del demanio e dei
boschi essere concedute per tre anni. I proprietari
,
133
di boschi detti d’ estirpazione (Riitih6lzer) nell’ Em-
menthal non hanno mestieri d’ autorizzazione per
continuare il medesimo modo di godimento come
sin qui. I boschi portanti questo nome, quando sia-
no popolati di abeti, di pini, di faggi ecc. sono con-
siderati come vere foreste.
. Non sarà accordato di far tagli per esportare i le-
gnami fuor del Cantone se non nel caso:
Che il taglio possa aver luogo senza influire pre-
giudizievolmente sul bisogno di legna dei proprie-
tari, nè sul prodotto continuo del rispettivo bosco ;.
Che il legname sia maturo pel taglio;
Che per causa del taglio non ci sia a temere nè
valanghe, nè smottamenti, nè cadute di pietre o di
ghiacci, nè altri dannosi accidenti;
Che i boschi siano mal piantati, o infestati da:
insetti;
Che finalmente siavi il proposito d° intraprendere.
di nuove piantagioni nel miglior interesse della fo- :
restale economia.
torizzazione, si richiede però che ne sia avvertito |
I’ ispettore forestale. Le Comuni e le Corporazioni
che intendono vendere più di 25 tese di legna de-.
vono averne ottenuta l’ autorizzazione governativa,
quand’ anche il legname non esca dal Cantone.
. Tutti i siti tagliati devono essere difesi dal pascolo
del bestiame e nel termine di un anno ripopolati.
sia mediante semine, sia con piantagioni.
I boschi dei Comuni e delle Corporazioni devono
essere governati in modo che diano un prodotto
continuo ed eguale. Possono farsi tagliate straordi-
. Per tagliare sino a 410 piante non è necessaria |’ val
< p
i
159
narie in casì urgenti; ma l’ anticipato consumo fatto
con questi tagli dovrà con risparmio d’ altra parte
venir ristorato entro un lasso di tempo da fissarsi
dal Dipartimento dell’ Interno.
6. È vietata la divisione dei boschi dei Comuni e delle
Corporazioni senza l’ autorizzazione del Governo.
Non si può estrarre resina fuorchè dagli alberì che
hanno tocco un diametro di 45 pollici e che stanno
su pasture.
7. Tutti i Comuni e le Corporazioni che hanno foreste
devono avere regolamenti sull’ economia e l ammi-
nistrazione forestale. Gli agenti forestali, essendone
richiesti, dovranno cooperare alla formazione di
questi regolamenti, i quali hanno poi ad ottenere
la sanzione governativa.
8.1 nudi clivi montani non formati di roccia e il cui
piede è bagnato da correnti, devono essere pian-
tati di salci, di pioppi, di alberelli, di alni, e di
cespugli; ne deve quindi essere inibito il pascolo
sino a che le piante non siano cresciute a segno da
starsi sicure dal dente del bestiame.
9. Le penalità.
b) La legge detta di cantonamento, del 22 giugno 1840,
| Questa stabilisce per massima che tutte le foreste gra-
vate di servitù sono redimibili mediante cessione di una
parte del suolo. Per mala ventura vi è anche inserita la
massima che gli usuari possono dividere fra loro la por-
zione di foresta ai medesimi abbandonata. Un decreto
del 5 aprile 1844 designa il modo di procedere al ri-
scatto delle servitù.
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258
L’esportazione del legname per l’ estero rappresenta
un prodotto annuale di circa 4,500,000 fr. Quella dal-
l’ uno all’altro Cantone una somma di circa 2,200,000 fr.,
adunque in totale una somma di 6,700,000 fr. Deducen-
dosi il valore dell’ importazione di circa 1,000,000, re-
sta come prodotto annuale la somma di 5,700,000 fr.,
di cui il solo Cantone del Ticino percepisce 1,571,760fr.
Queste cifre potrebbero far credere che il benessere
delle popolazioni abitatrici di contrade ricche di legna-
me siasi non poco aumentato e che i Comuni che più.
ne abbondavano trovinsi in assai prospera - condizione
finanziaria. Ma non è dappertutto così; la vendita de’ bo- —
schi ebbe spesso un effetto del tutto contrario: si sono >
arricchiti i mercanti, non i proprietari. Ben ci furono
Comuni che il danaro ricavato da’ boschi seppero util-
mente impiegare in costruzioni stradali, nell’ crezione
di locali scolastici o di ripari a fiumi e torrenti ; altri al- -
l incontro, massimamente nel Ticino, pare che abbiano |
spartito la pecunia fra' comunisti senza gran vantaggio >
per questi e con gran pregiudizio della comunità; per- |
chè, come dice il proverbio, « La bertuecia ne porta via |
l’acqua », e « Quel che vien di ruffa in raffa se ne va di <
buffa in baffa » (©). Non si saprebbe altrimenti spiegare il |
fatto: che vi sono Comuni i quali hanno venduto tagli di ,
bosco per 100,000 e sino per 200,000 franchi e non
hanno neppure pagato i debiti.
L’ usanza di dare ai comunisti il legname a loro ne-.
cessario produsse conseguenze funeste pe’ boschi. |
(*) Quesli proverbi , sia l’uno che l’altro, sanno troppo di toscano pel
popolo della Svizzera italiana. Qui sarebbe più piano il dire: « Ciò che
vento porta, vento sperde », o anche: «La farina del diavolo va tulta
in crusca »,
CEST ei.
259
Era ne’ tempi andati generale nelle montagne la mala
i ‘usanza che ogni comunista poteva per suo uso tagliar
legna a talento, e quando meglio gli convenisse o pia-
cesse, ne’ boschi comunali, non pagando alla cassa co-
1 munale che appena un insignificante nonnulla, oppur
anco nulla affatto. Quest’ usanza genitrice di gravi danni
| pei boschi è generalmente abolita, ma da troppo poco
tempo; onde gli effetti dell'abolizione non poterono per
anco farsi sentire, In molte vallate sussiste ancora un’al-
tra usanza che pur troppo somiglia alla prima: si è che fu
bensì limitato il numero delle piante concesse a ciascun
attinente della comunità pel taglio, ma rimane poi ab-
‘bandonata all’intero arbitrio di lui e la scelta e il taglio
e il trasporto.
La facoltà di tagliare a talento legna da fuoco e da
‘chiudende è tuttora in uso sulle alpi laddove bosco e pa-
stura appartengono al medesimo proprietario, o quando
esistono servitù; e sì è uno dei gravi inconvenienti con-
‘tro cui ha a lottare una razionale economia forestale.
Il legname per le chiudende potrebbe essere fornito
senza danno delle foreste dalle piante che rimangonsi
soffocate, ma converrebbe che gli alberi fossero assog-
gettati alla martellatura e si agisse energicamente con-
tro quei particolari che si permettessero di abbattere
altre piante infuori da quelle designate. I proprietari
che hanno la facoltà di tagliare a loro talento, vi pro-
| cedono senza riguardo, cernendo ordinariamente i più
bei tronchi dei boschi giovani. In fatto di chiudende se-
guesi per lo più un metodo che porta il maggior consu-
Mo di legname; il qual male non potrà togliersi se non
“assegnando a ciascuno la quantità che gli è strettamente
necessaria, e punendo severamente chi la oltrepassa. In
240
questo riguardo fanno onorevole eccezione il Cantone
del Ticino e buona parte del Giura, ove già da lunghis-
simo tempo è uso servirsi di sassi, ovunque ciò sia pos-
sibile, per le chiudende.
Gli effetti di quest’ uso funesto sì fanno sentire più
tristamente allorchè è praticato sul limite superiore
delle foreste dove maggiori e più particolari esser do-
vrebbero le cure. Le male conseguenze non dipendono
tanto dalla quantità del legname quanto dalla maniera
di abbattere. È raro che i pastori pongan mano ad-al-
beri di considerevoli dimensioni già decadenti o dan-
neggiati, quali trovansi in copia assai sul limite supe-
riore delle foreste; essi non vogliono sottoporsi alla fa-.
tica di ridurli alle dimensioni convenevoli all’ uopo delle |
chiudende. Essi preferiscono tagliare piante di !72 a 1
piede di diametro, in pieno vigore, juantunque preve-
dano che fra breve saranno deserti di legna e che lor.
sarà giuocoforza trasportarlo sulla montagna ; e taglia-
no senza darsi aleun pensiero della conservazione dei
. A è o er
boschi, ma spesso anche per ampliare le pasture. Egli.
è incontestabile che il limite superiore delle foreste ten-.
de ad abbassarsi, e ciò dipende in parte dall’ uso qui
sopra detto e dall’ abuso di far pascolare il bestiame ;
nelle foreste elevate. Siano pur quanto vuolsi favorevoli ,
e il clima e il terreno, è impossibile che sussistano fo-
reste laddove l’ uomo abbatte senza remissione gli alberi
liberali di semi, e il bestiame pilucca e sbruca d’ anno
in anno i getti tenerelli. Se con siffatto governo il bosco,
come fu notato, non può sussistere nemmeno con fayo-
revoli circostanze, se queste poi corrono avverse esso
deve ben presto scomparire. i
Riforme d’urgente necessità sono: Assegnare la legna
} Ch FBr1
(
244
che si richiede pei caseificj e sorvegliare il taglio; alle
‘chiudende di legno sostituir muri, fossi, siepi vive, e
‘ove ciò non sia possibile, fissarne il legname sia nelle
agliate, sia nelle spurgazioni.
. Un funesto effetto ha pure l’ intento peraltro lodevole
delle Autorità comunali, della Svizzera centrale parti-
colarmente, di risparmiare il bosco. Esse non danno
«agli attinenti tutta la legna che loro abbisogna, sebbene
‘questi non possano altrimenti procacciarsene fuori che
da’ boschi comunali, onde, spinti dal bisogno, appi-
gliansi essi a quell’unica via che lor rimane, che è di ta-
; gliare di soppiatto. Non tutti corrono questa via, ma la
frode è generalmente favorita col comprare che fanno
| quasi tutti la legna tagliata in frode. E siccome ciò è con-
| siderato tome una necessità portata dalla stessa ammi-
| nistrazione, nessuno si reputa per simili delitti disono-
“rato, anzi non sono nemmanco puniti severamente ove
siano commessi da tali che vantano diritto sui beni co-
munali. Nè mai diminuiranno siffatti delitti funesti ad
. una buona economia forestale infino a tanto che non sia-
no puniti come qualsiasi altro furto e trovino in certo
cqual modo una sanzione nelle leggi. Non solamente nuo-
cono i delitti alla proprietà, ma, se prendono una con-
Siderevole proporzione, incagliano il regolar come vor-
rebbesi i tagli pel rinnovellamento e rendono malage-
vole il buon governo dei singoli boschi; essi possono
talvolta-portare anche la devastazione delle foreste. De-
I oralizzano inoltre il popolo abituandolo a porre in
16
249
A disordinatissimo trattamento sono in preda Îe fore-
ste appartenenti a più Comuni. Ciascuno cerca di rac-
cattare a scapito del suo vicino, e ciò sempre maggior-
mente quanto più diminuisce la copia del legname e
quanto più i boschi vanno scomparendo. Questi boschi
comuni a più economie comunali sono ne’ Grigioni, nel
Ticino e altrove assai considerevoli, onde si accresce la
necessità di dar mano alla loro divisione fra’ Comuni.
Spesso usansi tagli rasi, anche pel solo bisogno locale,
là dove per conservare i boschi sarebbe indispensabile
il taglio saltuario. Questi tagli rasi avvengono massima-
mente in luoghi in cui il consumo della legna è attual-
mente fuori di proporzione colla produzione. Non si fan-
no veramente sur una distesa così ragguardevole come
sono quelli cui danno occasione le vendite; ma "siccome
ogni anno si ripete la medesima operazione senza mai
pensare a rimettere il bosco, così l’ estensione denudata
viene ad ampliarsi tanto da non poter più essere semen-
tata dai boschi ancora in piedi, onde il ripopolamento
o non avviene minimamente, o solo lentamente e par-
zialmente. Questi tagli presentano dunque gli stessi in-
convenienti dei grandi tagli rasi operati per causa di
vendite. E talvolta sì procede qua e colà per via di ta-
gli saltuari, dove invece ì tagli regolari sarebbero più
favorevoli al ripopolamento e scevri di inconvenienti
notevoli.
Poche purgazioni regolari sonosi intraprese sinora
ne’ boschi di montagna. Difficoltà locali e il poco valore
delle piante di piccole dimensioni vi si oppongono.
Fatte in grande, sarebbero però praticabili, aumente-
rebbero il prodotto de’ boschi e diminuirebbero i danni
che possono recare gli insetti, le nevi, le tempeste.
245
Punto non corrisponde allo scopo l’opera dei delin-
quenti che diradano il bosco.
Il Cantone di Soletta fece in questo riguardo il mag-
giore progresso; vengono in seguito Berna, Neuchatel
e il Giura Vodese. Si comincia a intraprendere purga-
zioni nelle Alpi, — nelle foreste dello Stato e qua e là
anche in comunali e particolari —, ma non sono di uso
generale in nessun Cantone. Nel Giura si usano talora
purgazioni soverchiamente diradanti; il che deve con
ogni studio schifarsi, più nocevoli che utili essendo su
questo calcare secco.
Nelle contrade dove la legna ha tocco un gran va-
lore si cominciò ad estrarre i ceppi, in siti eziandio nei
quali meglio converrebbe lasciarli stare giovando essi a
contenere il terreno; anche i tronchi si tagliano troppo
rasente terra. In quest’ ultimo riguardo fa una rimar-
chevole eccezione l’ antico Cantone di Svitto, dove, non
ostante la gran penuria di legna, si troncano gli alberi
a due piedi e più sopra il suolo. La prudenza non è mai
troppa quando si tratti di por mano a ceppi, , Perchè
se si estraggono dal terreno cui servono a consolidare,
il danno supera d’ assai il vantaggio della maggior quan-
tità della legna guadagnata.
Irami e la legna minuta vengono arataariniionte ab-
bandonati sui tagli per difetto de’ necessari mezzi di
trasporto. Così si perde il 40-12 °/o della massa totale
della legna, e questo quantitativo che va perduto ba-
sterebbe da solo alla spesa delle vie stabili che vorreb-
bero esse sostituite a quelle strade o pensili o sulla terra
costruite con tronchi (scappatoje, sovende).
I boschi cedui, il cui prodotto serve al consumo locale,
sono goduti o per tagli saltuari o. per tagli rasi. Il regime
244
saltuario non segue però affatto senza metodo, avvi-
cinandosi piuttosto al taglio a scelta ossia ai tagli rego-
lari fatti nei boschi di alberi di due età dei quali ven-
gono sempre abbattuti i più vecchi.
Una particolare menzione si merita il trattamento
delle favre o boschi sacri. Abbiam già notato come le
antiche ordinanze vi permettessero la libera pastura,
ma proibissero ogni taglio. Or è ad aggiugnersi che le
popolazioni oggidì ancora tengono quelle disposizioni
in istretta osservanza; nè portano la scure contro que-
sti santuari della natura se non con grande esitanza e
quasi per forza. Un sì profondo rispetto non può aversi
che come un sicuro indizio dell’ importanza che il po-
polo riconosce in questi boschi e della viva fede che ha
nella benefica loro influenza. Peccato che le antiche or-
dinanze non abbiano provveduto a salvarli dall’ insulto
del bestiame, inibendo in essi la libera pastura e che
non abbiano imposto l'obbligo di nettarli dal legname
deperente! Ciò avrebbe pur giovato a più compito otte-
nimento dello scopo.
La cofiservazione delle favre in uno stato capace di
resistere alle lavine, agli scoscendimenti e alle frane è
quasi impossibile col trattamento finora usato. Le piante
attuali vanno invecchiando, muojono, si sfasciano; quelle
che si alzano novelle sono tormentate dal morso delle
capre e dell’ altro bestiame, o se per miracolo ne scam-
pano, non possono pur giugnere a robustezza pel di-
fetto che patiscono di spazio e di luce. Il perchè la
maggior parte delle favre sono in uno stato che alta-
mente riclama una modificazione nel sistema di loro go-
verno. Meritano di essere citati i Grigioni: sebbene la
popolazione di questo Cantone sia fra le più osservanti
245
dell’intangibilità di siffatti boschi, il Governo ha preso
nulladimeno energiche misure, e ha ordinato lo sgom-
bro di ogni rottame e seccume non meno che di ogni
pianta in deperimento che ne medesimi si trovasse, e vi
ha proibito ad un tempo la pastura. Negli altri Cantoni
non incontransi boschi sacri propriamente detti, ma
boschi proteltori o di sicurezza, i quali sono tutti trat-
tati coi massimi riguardi. Il qual modo di trattamento
è veramente più favorevole al ripopolamento che non la
proibizione assoluta di tagliar legna; con tutto ciò non
è meno urgente il bisogno di riforme e quello in parti-
colare di infrenare la libera pastura se voglionsi man-
. tenere simili boschi in condizione da rendere i servigi
a che si destinano. Anche in questi boschi commettonsi
| delitti forestali non ostante la comminazione di più se-
vere pene, essendochè manchevole n° è la sorveglianza
e quindi tanto più agevole al colpevole 1’ eluderla.
Nel Cantone Ticino le favre sono intieramente scom-
| parse dalle valli principali e assai diminuite nelle late-
rali. In quelle che hanno vita ancora non si trova che
poca copia di legna deperente, e la popolazione non
— mostra in generale di sentire gran rincrescimento della
distruzione del rimanente. Così gli abitanti della valle
. di Bedretto, dove verdeggiano piccole favre protettrici
thee: -
vi daga
de’ villaggi e persino delle stalle, pongon mano a ta-
gliare senza risparmio (), nè punto a vantaggio dei pro-
(*) Un tristissimo effelto di quanto è sopra notato si provò di recente:
chè il bosco sotto cui sta la terra di Bedretto, — debole all’ orlo supe-
riore, troppo rado, orbato di razionale e solerte economia forestale, —
non valse a sostenere la rovina della valanga che nel gennajo 1863 sep-
pellì il villaggio, atterrò case e stalle, portando morte a più persone e
miseria a più famiglie.
246
prietari di que’ boschi, ma nell’interesse di coloro ai
quali essi fanno protezione, secondo una singolare mas-
sima di diritto, che cioè: Chi vuol rinunziare alla prote-
zione ha anche il diritto di abbattere il bosco protettore
e venderne il legname.
Nelle montagne si fa molto caso -dei prodotti secon-
dari dei boschi come è segnatamente la pastura e le ma-
terie da strame. In altri tempi non da lungo passati sti-
mavansi questi prodotti più che la legna medesima, e
così è tuttora in parecchie località. Nei boschi delle Alpi
e di buona parte del Giura si esercita il libero pascolo
sia del grosso bestiame, sia del minuto. Solo da poco
tempo in qua si riusci a tenerne riservate quelle porzio-
ni di bosco che appunto vannosi ripopolando, e le favre:
ma non si pervenne ancora a farne compito l’ intento.
Veramente, quanto alla libera pastura, i danni recati
dal grosso bestiame non sono di gran momento; raro è
che facciansi pascolare cavalli nei boschi; ma altrettanto
più funesti sono poi i danni fatti dalle capre ed anche
dalle pecore, sopratutto se queste entrano nel bosco in
grandi frotte, come è nella parte meridionale de’ Gri-
gioni ove si conducono greggie numerosissime dal ber-
gamasco.
Le bestie bovine, condotte alla pastura sulle monta-
gne, scorrazzano pe boschi in primavera ed in autun-
no; nell'estate non li percorrono che allorquando i ne-
vischi molestando le alpi spingonle a cercarsi riparo per
entro la selva; perciò non danneggiano che raramente
i boschi delle regioni inferiori. Più sensibili sono i danni
cagionati dalle bestie da tiro (buoi e cavalli) e dalle
così dette vacche da stalla, poichè gli abitanti delle
montagne hanno per costume di mandare al pascolo i
247
| primi di notte e quest'ultime di giorno. Non è infre-
| quente il vagar loro nei boschi vicini con non lieve
guasto.
«A guasti ancor maggiori sono esposti gli orli supe-
. riori delle foreste delle alte montagne, non essendo esse
abbastanza separate dalle pasture, nè cinte di ripari. Il
. bestiame le percorre come le pasture, e se poi si consi-
dera per giunta il modo usato dai pastori a tagliare la
— legna di cui abbisognano e di che abbiam già sopra
| fatto parola, non è meraviglia che il limite boschivo,
| chiaramente segnato da vecchi tronchi, venga sem-
| pre più abbassandosi. È questo un fatto che non vuol
| punto ascriversi nè a crescente rigidezza di clima, nè al-
— Pavanzarsi che faccia verso il basso la linea delle nevi
| perpetue, imperecchè agevole sarebbe l’ addur prove in
contrario; la causa di qnesto male è unicamente a cer-
carsi nel trattamento usato da uomini ed animali alle
. foreste sulla zona superiore delle medesime.
Ma nonè solo l'esercizio della pastura che fa impic-
. colire l’area boscosa; chè più ancora vi contribuisce il
. diboscamento operato per ampliare la pastura, il prato,
il terreno coltivabile. Si estirpa ogni legno e spesso si
. bruciano le zolle. Così dall’ alto, dal basso, da tutte parti
si lavora alla diminuzione dei boschi e delle selve.
Siffatte usurpazioni esercitate sul suolo boschivo av-
vengono principalmente in quelle località dove i pascoli
appartengono a particolari e i boschi a Comuni, e dap-
| pertutto quando trattisi di estendere i terreno coltiva-
bile. Ed ecco come via via si continui a sottrarre alla
| produzione del legname grandi estensioni; e ciò conti-
| muerà insino a che ai boschi non si fissino confini e di
| questi confini non si vegli al mantenimento.
248 d
Perniciosa usanza si è pur quella di far erba ne’ bo-
schi, essendochè tagliando l’erba si tagliano ad un
tempo le pianticelle che spuntano. E una simile ricolta
si fa principalmente sulle ripide pendici, in siti quasi
inaccessibili volti al sud; assai scarso è questo prodotto,
non potendosi farlo ogni anno ma solo interpolata-
mente.
Ma fra tutti gli abusi sopra accennati il più dannoso
ai boschi è certamente la libera pastura delle capre, la
quale è in uso dappertutto, con poche eccezioni, ed ha
resistito a tutte le misure prese per abolirla. Le capre,
in numero di 550,000, percorrono tuttodì i boschi delle
contrade che sono oggetto del presente rapporto, sia
perchè le pasture non bastano a mantenerle, sia perchè
traversano i boschi per recarsi ai pascoli. Nessun bosco è
all’ingorda bestia troppo lontano, nessun monte è trop-
po alto, nessuna vegetazione inaccessibile; nessuna spe-
cie legnosa rifiuta , e ghiotta è principalmente dell’ abete
rosso (Pinus Abies L.), Vl essenza dominante nelle mon-
gne. In primavera, in autunno e in inverno, abbando-
nate come sono a sè stesse, le capre fanno maggiori gua-
sti che non nella state essendo in quest ultima stagione
sotto la guardia dei pastori. Ma il massimo guasto è nel-
l’ inverno, sbrucando i tenerelli getti, solo lor pascolo
in questa stagione. Quanto più mite è il verno e quanto
più dolce il clima, e più dannosa riesce la libera pa-
stura delle capre.
Ben comprendono e i legislatori e la parte più intel-
ligente del popolo come i danni recati ai boschi dalla
pastura delle capre siano maggiori del profitto che ve
ne trae; con tutto ciò anche i meglio veggenti rigettano
ogni proposizione diretta ad abolirla o a ristringerla.
Ù
:
[
249
. L’obbiezione è dappertutto una sola, cioè che 1 abo-
: izione ola restrizione della pastura delle capre nei bo-
Mine: ridotta ad ur’ estrema angustia.
Se l’abolizione della libera pastura delle capre do-
\Vesse avere una simile conseguenza, certo anche il più
fervido difensore delle foreste dovrebbe ammutolirne ;
wma per buona ventura è dimostrato dall’ esperienza
che il dubbio sulla dirittezza di questa conclusione è
giustificato. L’ esperienza ha dimostrato potersi restrin-
gere la libera pastura delle capre senza mettere come-
chesia a repentaglio l’ esistenza della parte più biso-
p nosa del popolo. Infatti, la maggior copia di queste
Mtio appartengono ai particolari più agiati i quali ne
hanno spesso 20 o 30, e talvolta sino a 70, mentre che
le famiglie povere non ne alimentano che 2 o 3 appena.
Se i benestanti si risolvessero a non tenerne, o alme-
no a non mandarne ne’ boschi più de’ poveri, il numero
di questi animali potrebbe essere ridotto alla metà, e
così diverrebbe possibile il ripararne i luoghi tagliati
ove si va rimettendo il bosco e diminuirne per tal mo-
do il male. E quand’ anche non si potesse dare esecu-
zione a quest ultima misura, non sarebbe pur men ve-
To che il danno recato da 175,000 capre non debba es-
sere minore di quello che recano le 350,000.
— L'esperienza fatta da alcuni Comuni mette in eviden-
za come l’ esecuzione di simili misure non cagioni al-
i economia del popolo inconveniente di sorta, sicchè in
alcune contrade ben potrebbesi anzi totalmente abolire
la libera pastura delle capre, o almeno restringerla a
Segno da lasciar che possano rimettersi de’ buoni corpi
250
di bosco. N° abbiamo esempi nel Togghenborgo, nella
valle della Linth e altrove: alcuni Comuni hanno abo-
lito già da parecchio tempo la libera pastura: altri ten-
gono numerose greggie di capre. Or bene, nessuno s'ac-
corge che il benessere sia venuto :meno ne’ primi, 0p-.
pure che siavi cresciuta la miseria delle famiglie povere.
Adunque a rimuovere l'ostacolo maggiore che si oppone
alla economia forestale nelle montagne, basta far pre-
valere la massima del diritto dei borghesi relativamente
alla libera pastura delle capre ne’ boschi.T benestanti do-
vrebbero sottomettersi tanto più facilmente a simile ri-.
forma in quanto che fruiscono anche vantaggi mag-
giori che non i poveri, sia ricevendo maggior copia di.
legname, sia mandando più numeroso bestiame al pa-,
scolo, sia finalmente perchè o essi o i loro discendenti
trarranno una maggior porzione degli utili che prover-,
vanno dalla soppressione della vaga pastura delle ca-;
pre. Si dovrebbe decretare dappertutto , come già fu.
fatto, sono più di 80 anni passati, in alcuni Cantoni,
che quei particolari che tengono una vacca in istalla
d’estate, non possano mandar capre alla pastura nei/
boschi, e che nessuno possa tenerne più di quanto è ne-.
cessario alla sua domestica economia. Così non si met=;
terebbe in pericolo l’esistenza di famiglia veruna.
Se poi arrogi che 330,000 pecore percorrono le selve.
buona parte dell’ anno, non saranno più inesplicabili
le devastazioni che l’ osservatore scopre dappertutto nei
boschi novelli.
L’uso di raccogliere materie da strame (stramare) nei
boschi ha pure un’ influenza notabile e sull’ economia
delle pasture, e sulla forestale. Quest’ uso consiste sia
nello spogliare il suolo delle foglie mandate a terra da-
251
gli alberi in una coi muschi e colle erbe che vi stan sot-
fo, come anche a recidere ramicelli di piante resinose.
1 primo uso ha luogo dappertutto , il secondo è proprio
incipalmente del Canton d’ Uri, e sebben meno, nel-
| Oberland bernese, ne’ Grigioni e altrove. In Uri e al-
trove le fraschelle servono a foraggio delle capre in tem-
po di scarsezza d’ erba in primavera, e talvolta ezian-
dio a foraggio del manzame. Spogliando il suolo delle
foglie cadute, si toglie quell’ unico ingrasso che le fore-
ste hanno in soîte, e al suolo stesso si ruba una prote-
zione contro i rigori atmosferici e contro il calore che
lo asciuga; il terreno ne soffre, il crescere delle piante
sì rallenta, e per una funesta vicenda si ha per conse-
guenza la diminuzione di tutti i prodotti che servono di
ingrasso. Minor inconveniente ci ha a togliere le erbe che
coprono il suolo, se questa operazione non divenisse
nocevole per la maniera di eseguirla, imperocchè si me-
na la falce senza riguardo alle tenere pianticelle, le
quali si tagliano anzi senza pietà alcuna, rendendo così
impossibile il rimettersi del bosco.
_ Se è impossibile l’abolire dappertutto la raccolta dei
prodotti che forniscono materia d’ ingrasso, possibile
sarà sempre eccettuare il taglio de’ rami e fare che que-
sta raccolta avvenga per guisa che rechi minor danno,
non avversi la conservazione de’ boschi e contribuisca
‘ad assicurare la raccolta medesima anche per l’ avveni-
# quando sia indispensabile il profittarne.
. La libera pastura e lo stramare sono più nocevoli
quando si esercitano in virtù di diritti, giacchè il pro-
prietario del diritto, quello almeno del.diritto.di pastu-
ra, non può trovare il suo immediato interesse a rispar-
‘miarc il bosco. Onde siffatti boschi sono dappertutto
E;
he
252
nella più miseranda condizione, chè il proprietario del
diritto di pascolo si considera bene spesso come pro-
prietario del suolo.
Il cogliere frondi per foraggio ne’ boschi non è gene-
ralmente praticato, se ne eccettui alcune località del Ti-
cino e nominatamente la parte superiore della valle
Verzasca. Invece trovansi dappertutto capitozze sulle
sponde de’ rivi e de’ fiumi, sotto alle pendici, sull’ orlo
de’ boschi, sulle pasture, che danno ùn considerevole.
prodotto per foraggio delle capre e che non nica si.
è il conservare.
La raccolta della pece e la preparazione del catrame
non hanno luogo in generale che in piccolo. La seconda
non ebbe conseguenze funeste, ma la prima, quando si
praticava in grande, come è tuttavia in alcune parti del
Giura e talvolta nelle Alpi, è nocevole all’ incremento
degli alberi e alla qualità del legname.
La preparazione del negrofumo , della potassa ece. è
fuor d’uso quasi dappertutto. In più località e principal-
mente nella parte superiore del Cantone Ticino si fanno
inutilmente grandi guasti nele selve resinose levando,
corteccia per formarne bende da formaggio. Diciamo
guasti inutili perchè questi utensili possono farsi di le-
gno rifesso, che sarebbero assai più durevoli; i pastori
potrebbero anche provvedersene per tutto l’anno ser-
vendosi della corteccia degli alberi abbattuti in prima-
vera. pi
Gli abitanti delle montagne vanno a raccolta dei semi
di simbro (Pinus cembra) di cui sono ghiotti, nuocen-
do così non poco alla riproduzione di questa essenza
cotanto utile nella regione superiore della vegetazione.
Pochi sforzi sonosi fatti sinora per contrabbilanciare,
Ly
- 259
col pcivnio dei vacui e con una più ragionala
economia dei boschi, la disastrosa influenza esercitata
dal modo attuale di atilizzarli, basato in molta parte su
abusi. Qaalche passo innanzi fu però fatto in questo
proposito nelle contrade che formano oggetto delle pre-
senti osservazioni; alcuni Uantoni possono vantare di
hei lavori di questo genere, ma sono per lo più sparsi ,
non essendo che una eccezione il trovarli su una consi-
derevole estensione.
| All’atto de’ tagli si guarda più al vantaggio imme-
diato che da questi s'intende a trarre che non al rim-
boschimento del sito. Così è raro, principalmente nelle
Alpi, che si proceda per tagli regolari o saltuari in modo
che ne sia favorito il ripopolamento.
si
In simile riguardo è ad osservarsi sui diversi Cantoni
pvanio segue:
| L’AppENZELLO EstERIORE dà mano a parecchie coltu-.
re, ma la maggiore attività si manifesta ne’ particolari
‘anzi che ne° Comuni.
. L’AppenzeLLo InterIoRE ha cominciato alcune col-
ture.
%
»
|. SancaLLO impiega ogni anno in colture forestali da 10
a 12 quintali di semi e circa 500,000 piante. Le contra-
de inferiori superano nell'attività per le colture le mon-
tagnose. In gran parte di boschi si praticano espurga-
fe:
| Nel Cantone di GLarona il Comune di Mollis intraprese
vent anni sono le prime prove di colture forestali, grandi
|
DIVE STO
piantagioni compirono e con buona fortuna altri Comu-
ni, e nominatamente quelli di Glarona e di Ennenda, e
istituirono viva], in seguito a’ corsi ordinati dal Governo
e impartiti ai guardaboschi dal sig. W. de Greyerz. Nel
resto del paese non si fecero colture, e gli abitanti,
quelli massimamente del Kleinthal, non mostransi an-
cora gran fatto convinti della necessità di una buona
economia delle foreste.
Il Cantone de’ Grigioni ha stabilito de’ vivaj, fra’ quali
ce n’hanno di considerevoli ; alcune località introdussero.
anche notevolissime colture nelle foreste, sia con pianta»
gioni, sia con seminazioni, come è a Tosanna, a Coira,
a Samaden, a Stalla, a Poschiavo, a Val Darbora ecc,
Da qualche tempo in qua si seminò annualmente da 300
ad 800 libbre di grani forestali, e si piantò da 50,000.
a 100,000 piante novelie. In alcuni luoghi si comincia-
rono espurgazioni che ebbero buona riuscita. |
Il Cantone del Ticino sinora non s' indusse che a met-.
tere alcuni vivaj in diverse parti del paese.
a a.
Uri non fece colture che nel bosco sacro di Andermatt.
Le prime furono intraprese nel 1804 nell’interno della |
foresta; in un sito dove le vecchie piante erano state at-.
terrate dalla bufera piantaronsi individui di abete rosso.
(Pinus abies L.) che attualmente hanno un diametro di
4a 7 pollici e un’altezza di 30 sino a 50 piedi. Dopo il.
1820 si fecero nuove prove coll’ abete rosso, col larice
e col sorbo (Sorbus Aucuparia), e dopo il 1846, così
consigliando il Kasthofer, si esperimentò la seminazione
di abete rosso e di larice dentro e fuori della foresta;
ma l’esecuzione e la riuscita di quest’ultimo esperimento
255
lasciano assai a desiderare. Il far ringiovanire e il dar
incremento a questa foresta non sarebbe punto impossi-
gu: chè le circostanze non sono certamente avverse al
prosperare dell’abete, del larice e dello zimbro. Ne fan-
È prova gli annosi alberi che si ergono a 60 e sino a
90 piedi di altezza con insino a 3 piedi di diametro, co-
‘me anche gli abeti dell’età di 50 anni i quali sono in as-
sai prospero stato.
La coltura artificiale diviene una necessità per rinno-
vellare i boschi delle valli di Goschenen e di Maien, es-
sendo che rapidi progressi va facendo il diboscamento
‘almeno nelle parti rimote, a cui vedesi minacciare il me-
desimo destino come alla valle di Orsera.
. Svitto poco avanzò nelle colture. 11 Comune di Svitto
fece visitare nel 1851 le sue foreste, di una estensione di
almeno 4000 jugeri, per opera dell’Ispettore forestale
sig. W. de Greyerz, il quale presentò delle proposte di-
rette a migliorare l'economia forestale. Nel 1352 questo
medesimo Ispettore, così incaricato dal Comune, diede
un corso d’ istruzione ai guardaboschi, al quale poteva-
no pur intervenire guardaboschi di altri Comuni. Fuori
di questo, quasi null’ altra momentosa miglioria. Le
colture si limitano a quelle state intraprese nel tempo
dei corsi d’istruzione sopra detti; tutte le altre proposte
furono trasandate, se ne eccettui una, quella cioè diretta
a ristringere la quantità di legname da tagliarsi annual-
ente. Vi sono de’ particolari che in fatto di zelo pe’ mi-
ia entrano innanzi al Comune.
. Nelle altre parti del Cantone non furono intraprese
colture forestali che dal solo convento di Einsiedlen e da
alcuni particolari. Ma — segnatamente nella Marca e in
Sgt
256
Einsiedlen — va destandosi il sentimento pel progresso
della economia forestale, massimamente per rivestire i
siti tagliati e per introdurre la pratica delle espurga-
zioni.
Zuc ha attivato da qualche tempo in qua piantagioni
nelle foreste dello Stato; un vasto vivajo fornisce piante
a’ Comuni e a’ particolari. Il Comune di Egerì ed altri,
nella parte inferiore del paese, posero mano ad alcune
colture e stabiliscono vivaj. Si prende pur a fare espur-
gazioni.
Nel Basso UntervaLDO non ci ebbero colture, e nella
parte del paese della Sopraselva soltanto il Comune di.
Sarnen e il convento d’ Engelberg vantano qualche e-;
sperimento. Sarnen aveva incaricato l'ispettore forestale
Wietlisbach di visitare le sue foreste, ed egli vi introdusse!
le colture. Ciò avvenne pure ad Engelberg per opera:
dell'ispettore forestale Kopp, il quale diede anche le pri-.
me direzioni per le espurgazioni. A Stanz nel 1860 die-.
tro disposizione del Governo e per opera del sig. Géldli
di Lucerna venne impartito un corso d'istruzione ai
guardaboschi che fu assai frequentato. Di ie.
non accaddero che pochi esperimenti.
LucERNA va attivando da più anni in qua estese col-
ture nelle foreste dello Stato; ma nelle foreste spettanti
alle parti di cui qui si tratta non vennero introdotte
che nel 4856 in seguito alla riorganizzazione dell’ am-
ministrazione forestale. Parecchi comuni e alcuni par-
ticolari hanno stabilito vivaj ed eseguito piantagioni.
Nelle parti piane del Cantone ci ebbero progressi più
rapidi.
257
. BERNA possede, nelle foreste dello Stato, le cotture più
antiche fatte nelle foreste delle montagne che sono 0g-
getto del presente rapporto ; non sono però così estese
come sarebbe a supporsi considerando la prospera loro
condizione e il lungo tempo dacchè le leggi furono vélte
al loro ordinamento. Le più antiche di questo secolo si
trovano nei dintorni di Wimmis. Le più estese sono
quelle che intorniano Interlaken dove soggiornava il
Kasthofer. Questo eminente forestale aveva destinato il
piccolo Rigen a campo d’ esperimento per le numerose
colture da lui intraprese. Questa montagnetta forma ora
un bel parco che si distingue per la mirabile varietà di
essenze che gli fanno decoro.
In questi ultimi tempi soltanto si giunse ad ottenere
che i Comuni intraprendessero colture, nel quale ono-
revole progresso pur non si distinsero che alcuni de’ più
popolosi, come a cagion d’ esempio quello di Thun.
Rciringen, nell’ Oberland, eseguì le prime piantagioni
nel 1852 solamente.
Molto resta ancora a fare, imperocchè non tutti i Co-
muni hanno dato mano all’ intrapresa di colture; ep-
ure ci hanno ne’ siti tagliati, ne’ vecchi e ne’ nuovi,
randi distese che dovrebbero essere rivestite di bosco
artificialmente o in tutto o in parte.
| Meglio progredì il Giura, dove il naturale rinnovel-
amento è giovato dal buon ordine dei tagli e dove in
più luoghi sono praticate — sebbene talvolta con trop-
po zelo — espurgazioni,
. Che anche nell’ Oberland sonosi messe in corso mi-
liorie ne fa prova il fatto che trovansi attualmente in
juei boschi comunali 25 viva], dai quali nel 4859 furo-
10 tratte 201,000 pianticelle.
&I
258
A’ nostri tempi fu anche fatto assai nelle foreste dello i
Stato, non escluse le più rimote, particolarmente per
conservare e propagare lo zimbro, che è di tanto mo-
mento per le foreste di montagna e così difficile ad al-
levarsi coi mezzi ordinari di coltura. Il pino silvestre e
il pino di Weymouth, coltivati in quantità non poco no-
tevole, dovranno forse più tardi far luogo all’ abete rosso
e al larice nelle alte montagne, tranne sulle pendici e-
sposte a mezzodì e in terreni asciutti.
Nel Cantone di FriBorGo sonosi incominciate opere di
miglioramento, ma non volle la mala ventura che fos-'
sero intraprese nelle foreste di montagna. Nelle monta-
gne friborghesi si tagliano legnami in copia, senza darsi
pensiero della conservazione delle foreste, e se ne togli |
quelle dello Stato e della città, ben poche piantagioni e;
seminazioni furono fatte; pochi corpi di bosco si incon,
trano cui possa dirsi essersi dedicata una cura convene=.
vole. Il libero uso di pascolo perdura ancora in tutto iL
suo vigore, ed è uno dei principali ostacoli all introdu-,
zione delle colture. 1
Il VaLLESE $' arretra înnanzi a qualsivoglia spesa per‘
le foreste e nulla dispose per introdurvi migliorie; onde;
nè colture, nè una ragionata economia poterono av
viarvisi; qui il tutto si limitò all’ esercizio di un con-
irollo contro Y esecuzione dei tagli rasi. Due vivaj, isti=
tuiti per via d’ esperimento, non riuscirono per difetto
di cura, nè servirono a fornir piante, nè ad incorag-
giare ad altri simili esperimenti.
Il Cantone di Vaup amministra bene le foreste dello
Stato sia in questo come in altri rapporti, 0 almeno,
cn irc iii iii
259
laddove una siffata buona amministrazione fu sinora
impossibile, cerca di appianarle la via col redimere i
diritti di pastura, col regolare le quantità di legnami da
accordarsi agli usuari e il loro taglio. All’ incontro, non
molta opera si diede alle foreste comunali nè alle parti-
colari, nè nelle Alpi, nè nel Giura. Si eseguiscono po-
che colture, e i tagli non sono diretti come si vorreb-
bero al fine di favorirne il ripopolamento. Il Giura sem-
bra comprendere l’ utilità delle espurgazioni.
Un modo particolare ci ha nel Giura di godere i bo-
schi promiscui di faggio e di abete rosso. Tagliansi i
faggi quando toccano la grossezza di !/2 — 4 piede, la-
| sciando stare gli abeti. Per tal modo avviene che il faggio,
«come quello che tollerante è dell’ombria, si rimetta sia
ro Cale Le
cca tea sé i PI
è
hi
pel ripullular de’ ceppi, sia pel germogliar de’ semi ri-
coverati in seno alla madre terra. — Una medesima
pratica riscontrasi nel Cantone di Neuchatel e nel Giura
bernese.
NeucHaTEL ha fatto sino dal 1808 in poi grandi semi
nagioni e piantagioni nelle foreste dello Stato. Dal 1845
in poi vi si praticano espurgazioni, e i tagli sono rego-
lati in modo da non perder di vista il ripopolamento. Il
prodotto netto di 5153 jugeri di bosco appartenenti allo
Stato, dall'anno 1750 al 1800 si è elevato da 200 a 8240
franchi. La possibilità di 5013 jugeri di bosco dello Sta-
to fu fissata nel 1840 a 49 piedi cubi per jugero; il pro-
dotto netto medio, presi gli ultimi dieci anni, ammonta
a 59,994 fr. ossia alquanto più di 14 fr. per jugero. L’e-
stensione delle foreste dello Stato sarà portata a circa
I - 4500 jugeri mercè del rinselvamento delle paòture sui
dossi montani.
n
260
Altrettanto non resersi benemeriti in fatto di forestali
migliorie i Comuni, se ne eccettui quello della città di
Neuchatel; onde non poco rimane a farsi massimamente
nelle montagne, dove è vera penuria di legna e dove
regna ancora la libera pastura ne’ boschi. A gran ven-
tura vuol riputarsi l’ abbondanza di torba onde sono
favorite queste montagne così popolate.
SOLETTA, come già fu detto, ha ceduto ai Comuni la
maggior parte delle foreste, essendosi lo Stato riser-
vato sempre la supremazia dell’ amministrazione. Più
che in tutti i boschi e le selve di cui è discorso nel pre-
sente scritto, nel Cantone di Soletta si chiarisce l’ in-
fluenza di una vigilanza attiva e intelligente. Grandi
tratti nudi non s’ incontrano, se ne togli i terreni dibo-
scati e convertiti in pascoli ab antico, alcune pendici
ferzate dal mezzodì, e questo o quel bosco di privata
proprietà. Negli ultimi dieci anni si confidarono alla
terra 802 libbre di semi forestali all’ anno, — termine
medio —, e 952,200 novelle piante; si eseguirono nu-
merose espurgazioni e stabilirono vie pel trasporto dei
legnami.
BasiLea-CaMPAGNA governa i suoi boschi tenendone la
più gran parte cedui e lasciandovi crescere una copiosa
riserva di alti fusti e semiferi, ma poche colture vi han-
no avuto luogo. Poche pure ne furono fatte nelle selve
di alto fusto, e sarebbero state tanto più necessarie in
quanto che all’ atto de’ tagli quasi nulla si pensa al ri-
popolamento.
La riuscita delle colture può riguardarsi in generale
come soddisfacente, il che dimostra come la coltura ar-
' 261
tificiale del suolo boschivo non incontri nelle montagne
difficoltà insuperabili. E’ si conviene però por ben mente
all’ esecuzione, massimamente nel modo di educare le
‘pianticelle; il che tanto più vuol aversi per necessario
laddove meno propizii sono gli influssi atmosferici; ma
queste cure sono poi anche ampiamente ricompensate.
È cosa che comprendesi di per sè, che e le seminagioni
e le piantagioni debbano essere riparate dagli insulti
del bestiame finchè le piante non siansi alzate a segno
‘da poterne essere immuni. Quando la coltura delle fo-
reste sarà generalmente praticata, quando si sarà libe-
rale delle dovute cure ai novelli boschi, allora non si
‘vedranno più, come è oggidì, de’ tagli di 20 a 50 anni
che, senza dare una pastura di alcun valore, non pre-
‘Sentano che poche piante isolate, piluccate, sterpigne.
Più non si perderà un ventenne o trentenne incremento
del bosco, ma il suolo sarà dopo il taglio immediata-
‘mente rivestito e si aumenterà di 25 a 50 per cento il
ppc:
‘ Se tutti tolgono dal bosco e nessuno si dà pensiero
di recarvi ammenda, certo il tesoro dei legnami è forza
‘che diminuisca e deteriori, per quanto amica vi possa
‘essere la natura. Egli è evidente che il modo sin qui
tenuto di trattar le rete, non meno che la maniera
idi utilizzarle, ha un’infausta influenza sul loro stato,
Lo stato deî boschi e delle selve delle Alpi e del Giura,
tranne poche eccezioni, non può quindi presentare un
quadro assai allietante.
“ Tanto nelle Alpi che nel Giura si riscontrano i due
modi principali di governare i boschi: si hanno cioè i
cedui e le alte fustaje. Pochi cedui si scorgono sul ver-
sante nord delle Alpi; molti invece ne posseggono il
262 »
Ticino e il Vallese. Nel Giura sono cedui im assai parte |
i boschi che mantellano i pendii vòlti a mezzodiì; quelli
delle regioni superiori sono ad alto fusto, come pure
alcuni sul basso dei pendii. L’ indicare anche solo ap-
prossimativamente l’estensione dedicata all'una o al-
l’ altra maniera di governo de’ boschi qui sopra mento-
vati, sarebbe cosa difficile, sia perchè in parecchie lo-
calità non ci hanno mappe de’ boschi, sia perchè molti
corpi di boschi sono ormai tali da potersi considerare
come prossimi a trasformarsi da cedui in alte fustaje.
Nelle Alpi i cedui presentansi sotto tre differenti for-
me: come boschi di alno alpino, come boscaglie di ar-
boscelli sull’orlo de’ rivi e de’ fiumi e negli interri da.
loro effettuati, e finalmente come boschi cedui propria- ,
mente detti in terreni atti a portar boschi di alto fusto.
Nel Giura non incontransi che questi ultimi, i quali col,
sistema di conservazione dei pedali di riserva vanno in,
più siti convertendosi in fustaje sopraccedue. E
Si trovano boschi di alno delle Alpi specialmente nello
schisto, non solo sul limite superiore delle foreste, ma.
spesso anche nelle regioni inferiori sui tratti percorsi‘
dalle valanghe. Questi cedui danno poco combustibile;
fuorchè nelle valli elevate quasi del tutto: spoglie di le-.
gna, come è a cagion d’ esempio 1’ Orsera. Ma appunto;
perciò non sono essi immeritevoli di attenzione, tanto
più che la diminuzione di migliori specie obbliga sem-
pre più a far pro di questi arboscelli. Maggior pregio
acquistano poi se si pon mente al servizio che rendono
col raffermare i terreni ed impedire lo scivolare delle
nevi. Non vi è chi ponga in forse l' efficacia de’ boschi
dell’alno delle Alpi in quanto al suolo, sebben non si
stimino sempre potenti al segno da rattenere lo scivolar
ì
209
delle nevi. La differenza d’ opinione in questo partico-
lare dipende certamente dal considerare che fanno gli
uni l’effetto prodotto sul punto di partenza delle lavine,
mentre gli altri non portano l’ attenzione che sulle mas-
| se già in movimento. Sotto il peso delle nevi l’ alno delle
Alpi si piega nè può quindi resistere a una massa che
| giù rovina, quand’ anche non fosse poderosa. Ma esso
impedisce che le nevi si muovano se la loro massa non
f sia troppa. Convien dunque ammettere che utilissimi
sono i boschi di alno delle Alpi laddove il suolo non
]
possa essere coltivato in modo più vantaggioso.
Le boscaglie d' arboscelli ed arbusti o ì boschi cedui
sulle ripe delle acque correnti sono utili non tanto per
causa del loro prodotto quanto per la protezione che
È esercitano contro le erosioni e contro gli interri dei
| piani adjacenti.
È L’alno biancastro forma la maggior parte di queste
— boscaglie, massimamente iubdeTa il suolo sia composto
di frammenti rocciosi deposti dalle fiumane e scarsi di
sostanze fertili. È questa un’essenza che poco esige,
| ‘onde torna più preziosa per restituire al terreno la fer-
| tilità rapita dalla violenza delle acque. Accanto all’ alno
biancastro eccorrono in siffatte boscaglie anche de’ salci
. e de’ pioppi, il ciliegio a grappoli, il ramno frangola,
l’ippofae ramnoide, il biancospino o lazzeruolo salvatico
ì e il prugno spinoso ed altri arboscelli. Lo stato di que-
«sti boschi, — che abbondano più ch’ altrove nel Canton
d’ Uri e specialmente nella parte inferiore del Schèichen-
bach —, per lo più non è tale, quale potrebbe e do-
. wrebbe essere. Si lasciano invecchiare di soverchio e si
tagliano troppo di rado, sicchè la maechia non può
farsi densa, divenendo anzi da un taglio all’ altro più
ri Chet Senttnni
204
povera, e perdendo così sempre vie più la forza di re-
sistenza, nè dando più quel prodotto che peraltro po-
trebbero. In alcune Iocalità si presta cura ai boschi di
alno per raccoglierne strame ed erba.
I veri boschi cedui che si trovano nel Ticino, nel Basso
Vallese e nel Giura non sono ordinariamente tagliati a
nudo, chè vi si usano per lo più tagli a scelta; cioè, a
metà del periodo fissato pel godimento, si va tagliando
i pedali maturi ossiano quelli che hanno tocco un’ età.
pari all’ intero periodo fissato, lasciando stare gli indi-
vidui più giovani. Questa maniera di taglio non è sem-
pre adoperata con tutta regolarità. Il periodo fissato
pel godimento varia tra i 12 anni e i 40; il più breve
è usato nel Ticino, il più lungo nel Giura. Molto do-
mina in cotesti boschi il faggio, che spesso vi forma
aggregati di sua sola essenza. Accanto al faggio appa-
risce l’acero e il frassino, il carpino e il rovere, nel
Basso Vallese e nel Ticino anche il castagno, e intorno
a Lugano anche l’ostria carpino nero.
Rispetto al numero delle piante, i boschi cedui sono
in generale ben messi, ma scarso n'è soventi l’ incre-
mento, essendochè essi ammantano quasi sempre pen-
dici calde, di suolo asciutto, poco profonde. Lo stato
de’ boschi cedui che si governano a due tagliate nel
corso di un periodo è generalmente migliore di quello
dei cedui ordinari; in ispecie giovano essi assai più la
fertilità del suolo e gli offrono maggiore protezione con-
tro le dilavazioni e le smotte. Questo modo di economia
malsi adatta però laddove predominino le essenze troppo
esigenti di luce, intollerariti di ombria. Noi non abbia-
mo dati per istabilire con alcuna certezza il rapporto
comparativo del prodotto de’ due metodi. Un taglio sal-
‘ 265
‘tuario irregolare è evidentemente funesto alla conser-
‘vazione del ceppi e al ripopolamento del suolo boschi-
vo. — A quanto pare, nel Giura i boschi cedui erano
dapprima più estesi che non sono adesso; mentre al-
}incontro nel Ticino e in parte anche nel Vallese, pei
soverchi tagli dei boschi di alto fusto, vannosi aumen-
fpro. I cedui sono ordinariamente in una trista con-
dizione laddove succedono ai boschi promiscui di resi-
‘nose e di frondifere, come è sovente il caso nel Ticino.
Le essenze di minor valore, come nocciuoli, spini ecc.,
vi predominano; il numero de’ ceppi è manchevole ; si
‘taglia irregolarmente e mentre i getti sono ancora trop-
po giovani; e la pastura delle capre vi è esercitata senza
aleun riguardo, cosicchè siffatti boschi anzichè meri-
‘tarsi un tal nome, vogliono più presto dirsi semplici
‘macchie o vepraj.
. Laddove i boschi cedui sono trattati presso a poco a
guisa dei sopraccedui, come si usa talvolta al piede sud-
‘ovest del Giura, il ròvero tiene il primo rango nella
fustaja. In generale queste selve non trovansi nella più
‘consolante condizione. Nei boschi cedui del Vallese e
del Ticino ergonsi come alberi di riserva fruttiferi ca-
Stagni.
zimbro e di pino di montagna o pino mugo, commisti
di aceri, di frassinì, di betule, di alberelli ecc.
LI
L’abete rosso è incontestabilmente l’ essenza domi-
‘Accanto all’abete rosso ci hanno anche boschi piut-
tosto estesi di mero faggio, o con assai poca parteci-
2 E ERE E
266
pazione di altre essenze, mentre esso va per lo più
frammisto con maggiore o minor frequenza alle altre
specie. L’ abete bianco non presenta boschi estesi di
sua essenza esclusiva, mentre il pino silvestre, il zim-
bro, il mugo e talora anche il larice appajono qua e là
in boschi consistenti di una sola essenza. Gli aggregati
di zimbro e di mugo non sono mai completi. Le altre
essenze non s'incontrano che miste colle qui sopra
dette. Una particolar cura si merita anche il pino mu-
zo, della cui utilità ben può dirsi ciò che già fu riferito
intorno all’ alno delle Alpi; esso vuol prendersi in tanto
maggior considerazione in quanto che — nelle monta-
gne calcari segnatamente — ammanta e lega i più ste-
rili ammassi di scoscendimento.
I boschi di solo faggio occupano ordinariamente le
chine esposte a mezzodì e preferiscono il calcare allo.
schisto. Ce n° hanno di assai estesi sul versante meridio-
nale del Gonzen e dei Kurfirsten, nelle parti meridio-
nali de’ Grigioni e del Ticino, sui versanti della riva si-.
nistra della Linth ed anche assai avanti entro il Gross-.
thal, sui pendii ovest e sud-ovest del lago di Zug, sui.
versanti sud delle valli della Muotta e di Isi, sui verdi
santi al sud del Righi, del Biirgen e del Pilato” e final-.
mente sui pendii all’ ovest sotto Engelberg e Gyswyl..
Nell’ Oberland bernese incontransi boschi di solo 0 quasi,
solo faggio sulla destra riva dei laghi di Brienz e di
Thun, come pure all ingresso di quasi tutte le valli,
salendo per insin presso a Guttanen; non hanno però.
l’ estensione di quelli che intorniano il lago de’ Quattro:
Cantoni. Nella foresta di Speicherfluh all’ ingresso del
Gentelthal si trova un bosco di faggio che perla statura
somiglia a quelli di pino mugo; il che si conta come un
iui ce RT
267
| malvagio effetto delle lavine. Boschi di faggio offronsi
. inoltre: nel Basso-Vallese dalla Lizerne e dalla Fava in
giù; non si avanzano però gran fatto nelle valli late-
. rali verso il sud, mentre dominano sui versanti della
— valle principale; nel Vodese, sui versanti verso il Ro-
« dano eil Lemano, e finalmente nel Giura sin dentro
fra’ monti e fin su presso al limite della vegetazione ar-
borea. j
L’'Emmenthal e l’ Entlibuch hanno meno faggeti che
Y Oberland; pochi ce n° ha pure nel Friborghese e nelle
valli Grigioni rivolte al nord.
I boschi di faggio sono in generale in uno stato mi-
gliore che non i resinosi. Non è raro l’incontro di selve
uniformi e compite, come sono a cagion d’ esempio so-
pra Wiggis, sul Biirgen, sotto Gyswyl; e bellissime
sono a dirsi quelle che decorano parecchie località del
. Giura. Nelle Alpi si godono per tagli rasi, ed ove si
proceda con qualche riguardo nello stramare, nè troppo
si estendano le tagliate, vengono anche a rinnovellarsi
in modo da nulla più lasciar a desiderare. Il rinselva-
mento avviene sempre per via di semi qualora gli alberi
abbiano giunto 1’ età di 60-70 anni all’ atto del taglio ; se
si atterrano più giovani, il suolo si rinselva e per semi e
per rigetti de’ ceppi. Nel Giura, in alcune parti, sono
introdotti i tagli successivi, ma più consueti sono ì rasi.
L'incremento annuale di un gran numero dì questi bo-
schi può catcolarsi senza esitanza 1 tesa per jugero, e
qua e là ancora di più. Sopra all’ altitudine di 5500 piedi
non è che una eccezione l’ incontrare boschi di faggio
in corpi ben riuniti e compiti. La rotazione pel godi-
mento oltrepassa raramente gli 80 anni.
Le selve resinose delle parti inferiori delle montagne
268
sono spesso frammiste di faggi, aceri ed altri frondiferi.
Sino alla altitudine di 4500 piedi accade l’ incontro di
simili boschi promiseui, più in alto, si è V abete rosso
che forma boschi da solo o in società col larice ed an-
che, sebben più scarsamente, collo zimbro. Boschi con-
sistenti di meri larici ha soltanto l’Alto Vallese; lo zim-
bro non vanta aggregati di sua sola essenza; il pino
silvestre forma estesi aggregati sui pendii volti a. mez-
zodì e in terreno asciutto sino all’ altitudine di 4000 pie-
di. Il pino mugo sorge principalmente in siti elevati ed
umidi, in aggregati di sua sola essenza o frammisto agli
abeti rossi; è raro che formi ampi boschi ben compiti.
I boschi da lui considerevolmente popolati assumono
una fisonomia spirante un non so che di melanconico,
chè i vecchi individui morenti stanno, per la durevolez-
za del legno, lungo tempo in piedi colle squallide cime,
e i giovani crescono lentamente. L’abete bianco — sen-
za che si trovi riunito in aggregati esclusivi — mostrasi
il più frequente nel Giura e nell’Emmenthal, ma non
manca neppure in altri luoghi intieramente, sino all’al-
titudine di 4000-4500 piedi. Esso aggiugne alle selve
resinose un aspetto di freschezza e di vigorìa e le fa più
capaci di resistere ad esteriori nocevoli influenze.
Lo stato attuale delle selve resinose in generale non
può dirsi soddisfacente. Grandi foreste di alberi annosi
e nelle quali non siasi ancora maneggiata ta scure, più
non ci sono, e se alcuna ce n’ha, non siede ormai più
che in siti inaccessibili. Poca lietezza ne desta il loro
stato: numerosi tronchi secchi la cima e per decrepi-
tezza cadenti; scarsa la novella generazione, e per giun-
ta di malanno, perseguita dal bestiame col morso, o dal-
l’uomo colla falce ; o circostanze malaugurate di terreno
269
e di clima disfavoriscono il germinare de’ semi e la riu-
scita delle giovani piante. Tra queste foreste in deperi-
mento vogliono citarsi la maggior parte dei così detti
poschi sacri o favre, parecchie selve delle più rimote
valli de’ Grigioni, la foresta di Bédmeren dentro la
valle di Muotta, e finalmente non poche nelle valli late-
rali del Vallese.
| Presentano per lo più l'aspetto di foreste mature pel
taglio quelle che furono sin quì regolate con tagli a
celta.
| Mirate dal basso sembrano esse comprendere una
gran ricchezza di legname, perchè par che formino un
mantello compiuto alle spalle dell’ altura, null altra in-
terruzione mostrando, fuor quella delle vie pel traspor-
to della legna, o quella delle lavine e de’ burroni; ma
osto che vi si fa per entro, scopronsi i vacui e si vede
come le piante attempate siano in minor numero di
uanto richiederebbe un ragionato regime, e come nè
e giovani piante né quelle di mezzana età non vi ab-
bondino a quel segno che un buon economo desidera
er lo migliore avvenire. Anzi le piante giovani vi man-
ano talvolta intieramente; il quale difetto, per poco vi
ponga mente, si scorge avere la causa nella troppo
farsa cura e minor riguardo posto nell’esercizio della
astura e nello stramare. Tanto più critico è lo stato
e boschi di questo genere, quanto più si avanza verso
limite della vegetazione arborea, sia perchè la vege-
zione va diminuendo di forza, o sia perchè in quelle
calità più che altrove accade abuso. Necessariamente
boschi devono venir meno e scomparire laddove la
ure del pastore si vibra contro gli alberi in pieno vi-
gore e capaci di portar semi, o le crescenti piante ca-
270
dono sotto la falce del montanaro, o intristiscono È
il dente del bestiame. Ed ecco come le foreste vennero
mano mano scompar endo dalle valli elevate e ritirandosi.
sulle parti superiori delle chine. 1
A questa classe appartengono alcune foreste de’ Gri-.
gioni, del Ticino, della parte superiore del Glaronese,
e la maggior parte di quelle del Canton d’ Uri, molte.
dell’Untervaldo e dell’ Oberland bernese, quasi tutte.
quelle dell’ Emmenthal sulla destra riva dell’Emma, una
parte di quelle dell’ Entlibuch e dei Cantoni di Fribor=.
zo e di Vaud, molte del Vallese e infine le alte foreste.
del Giura. v
Le foreste godute per tagli rasi, o decimazione in-.
considerata, nelle quali cioè non si conservano che.
le piante soffocate, presentansi sotto assai differenti
aspetti. #
Quando le circostanze locali siano favorevoli , quando.
non sia soverchia l'estensione tagliata e non si abusi.
troppo dell’ esercizio della pastura, allora le plaghe di=
boscate si rinselvano, lentamente sì ma compiutamente,
e si ricostituiscono boschi, non dappertutto egualmente
densi nè di eguale vigoria, ma atti nulladimeno a for-
nire in qualità e quantità un prodotto pregevole. Per tal
modo però richiedonsi, ad avere un incremento plau=
sibile, forse 10 anni di più di quel che sia con un artifi=
ciale ripopolamento; onde si perde un decenne cresci»
mento e si hanno boschi più poveri e meno profittevoli.
Boschi di questo genere incontransi nell’Appenzello;
nel Sangallese e nelle valli Grigioni ben esposte, come
anche nella parte inferiore e nella centrale del Glarone-
se, nelle parti dello Svittese inclinate verso ì laghi di
Zurigo e di Lucerna, in qualche parte dell’ Untervaldo,
274
. nell’Entlibuch e nell’ Emmenthal, nel Friborghese e nel
Vedese, nel Giura; qua e là nell’ Oberland bernese ed
anche nel centro del Cantone di Berna, sebbene i tagli
rasi siano qui una eccezione.
Che se all'incontro le circostanze mal sono propizie,
0 troppo estese furono le tagliate, o senza riguardo al-
| cuno si va esercitando la pastura, ivi i tagli rimangonsi
per 20-50 anni diserti, o solo incompiutamente vannosi
nel lungo periodo sementando, e intanto queste distese
subiscono le esteriori influenze come le totalmente di-
boscate. Le acque pluviali e quelle delle disciolte nevi
scorrono rapide e senza ritegno, riempiendo istanta-
neamente i letti dei rivi e lasciandoli ben tosto poscia
asciutti, dilavando il terreno e formando burroncelli che
rapidamente si dilatano e infossano, massimamente se
si fa trasporto di legnami senza precauzione. Il suolo
copresi di cespugli che diminuiscono i pascoli e impe-
discono I° alzarsi e il crescere delle piante novelle.
Qualora poi le circostanze locali siano nemiche, il
suolo non si rinselva punto, la foresta viene ad essere
straformata in una grama pastura, tanto più se ripido e
‘roccioso n’ è il declivio. E se le esteriori circostanze per-
mettono il rimettersi di un bosco , questo riesce sempre
incompleto per iscomparire tutt’ affatto quando venga
tagliato una seconda volta in maniera così inconside-
rata.
Di questo fatto e di tutti i suoi differenti gradi noi ab-
biamo prove ne’ Grigioni e nel Ticino, nel Kleinthal,
nel Glaronese, nella valle superiore di Wiiggis, in quasi
tutto:l’ antico paese di Svitto , nelle valli di Goschenen e
di Meien e in una parte di quella del Maderan e di Schii-
chen, nelle parti elevate del Basso Untervaldo, nelle
272
valli di Schlieren, nell’ Entlibuck, principalmente nelle
sue parti più rimote, nelle vicinanze di Schangnau, in
tutte le vallate superiori dell’Aar e della Sarina, nell’Ab-
lentschen, negli Schwefelberge, sul Guggisberg, nelle
Alpi friborghesi e vodesi, nel Vallese e in alcune loca-
lità del Giura.
Nelle Alpi abbiamo pochi boschi compiuti e assai va-
sti di piante resinose coetanee, di uno sviluppo corri-
spondente a quanto il suolo potrebbe dare, nè molti
pure si incontrano nel Giura. Bei boschi misti di fag-
gi e di resinosi vantano invece le Alpi e il Giura. Poco
estesi sono nelle Alpi, ma uno spazio considerevole ve-
stono nel Giura. sant
Dobbiamo far menzione di una sorta di boschi trat-
stimati
tati in modo affatto speciale (che potrebbe chiamarsi me- .
todo per estirpazione; i confederati tedeschi lo dicono:
Riitiholz), nell’Emmenthal, nelle contrade del Lucer-
nese con esso confinanti, nominatamente intorno a Lun-
thern, Hergiswil e Romoos e in alcune vallate del Val-
lese. Questo modo di economia consiste nel tagliare il
bosco ad ogni periodo di 10-20 annt; si escavano i ceppi,
si bruciano le zolle e si fa campo per un due o tre anni —
che si coltiva ordinariamente a patate o a cereali. Dopo
di ciò il terreno è abbandonato al suo destino e assai
volte ad uso di pascolo. Vi spuntano allora diversi ce-
spugli e specialmente betule e con queste anche abeti
rossi, di che il proprietario profitta tagliando allorchè .
gli pare poter servirsi del terreno per altre produzioni.
Il suolo così preparato si copre talvolta di bei boschi di 3
abete che, lasciati crescere per 30-50 anni, sono ab-
battuti, non ostante il divieto di così procedere coi bo-
schi resinosi, e il terreno è di nuovo soggettato a quella
273
vicenda di cui sopra è detto. L’esperienza ha dimostrato
che à simili boschi s’ apprende assai facilmente la ma-
lattia conosciuta sotto il nome di tigna de’ pini.
Lo sviluppo delle piante è assai vario nei boschi di
montagna. Più che sui poggi prosperano esse sovente
e invigoriscono ne’ siti riparati, in terreni freschi, pro-
fondi e ricchi di humus, come è alla falda di certe pen-
dici, in tranquilli bacini e su montani terrazzi, cosicchè
în un tempo relativamente assai breve questi boschi sono
liberali di molta copia di prezioso legname. È questo un
fatto che ha luogo nei boschi di solo faggio o misti di
essenze resinose, ed anche nei resinosi puri di cui fu di-
‘scorso più sopra. Tutti i gradi di sviluppo si riscontra-
no, dal massimo che può valutarsi un 140 piedi cubi
per jugero all’ anno, sino ad uno sviluppo quasi nullo.
La diminuzione di sviluppo è causata dalle influenze
vuoi meteorologiche e di clima, vuoi di esposizione, e
in buona parte dalla mala cura dell’ uomo. La diminu-
zione di sviluppo non è quindi costante sull’ alto delle
montagne, ma è irregolare e dipende da locali circo-
‘stanze. Addurremo alcuni esempi a dimostrare quanto
scarso sia lo sviluppo in un terreno poco fecondo espo-
sto alle influenze atmosferiche.
. Sopra un’ altura tra Sérenberg e Gyswyl (circa 5400’
di altitudine, sito assai esposto) abbiam trovato un abete
rosso di 3 !/2 piedi di altezza, con 7 linee di diametro
ad 1 piede sopra terra. Ebbene, dalla sezione fatta su
questo punto, cioè 2 !fa piedi dalla cima in giù, risultò
che si contavano 50 strati o circoli annuali. Nella valle
del grand’ Enteln, all’ altitudine di 3600 piedi, in una
esposizione non guari sfavorevole e in un terreno abba-
stanza umido, ci sì offerse un pino di montagna alto 35
cà 18
lE 4 ua I
274
piedi con 22 pollici di circonferenza misurato a 2 piedi
sopra terra, sul quale poteronsi contare 520 strati o
circoli annuali, e a 8 piedi dalla cima, cioè all’ altezza
di 27 piedi, — 400 simili strati circolari. j
Nella medesima località , un abete rosso alto 70 piedi,
che misurato a 6 piedi sopra terra aveva 23 pollici di.
diametro, manifestò a questa stessa altezza 280 strati
circolari, e all'altezza di 65 piedi aveva un diametro
di 4 pollici; fatta la sezione a questo punto, si contaro-.
no 400 strati annuali. Queste due piante non erano più
perfettamente sane e probabilmente non avevano mai.
fatto parte di un corpo di bosco completo.
I boschi che hanno uno scarso sviluppo sono per mala
ventura più numerosi di quelli che hanno vigoroso in-
cremento; del che vuol ascriversi la cagione non meno
alla grama economia che alle circostanze locali; ciò che.
getta una luce ben altro che favorevole sul modo sin qui.
tenuto di governare i boschi.
Per ora non è a discorrersi di fissare una rotazione.
pel godimento di considerevoli complessi di foreste di
montagna, essendone lo sviluppo e l'incremento troppo.
disuguale nelle diverse parti e troppo irregolare essen-.
done stato l’ anteriore trattamento. Da prima i boschi
che si sottoponevano al taglio toccavano per lo meno
l’ età di 100 anni, ma in avvenire, e già attualmente,
bisognerà tagliarne di più giovani, giacchè i vetusti sono
scomparsi.
Una provvisione normale di legname, cioè quella
quantità che un bosco deve contenere, in proporzione
dell’incremento annuale, per fornire ogni anno i le-
gnami convenienti al taglio sia dal lato dell’ economia
forestale, sia pei diversi bisogni, — ne’ boschi e nelle
c
O
Tò
selve che sono oggetto del presente rapporto non si trova
‘che per eccezione. Volendosi dunque introdurre una mi-
gliore economia sì che i boschi contengano una prov-
visione normale non si potrà più tagliare in propor-
zione dell’ incremento, pur già tanto diminuito, impe-
rocchè converrà riserbare una parte per ristorare il di-
fetto causatosi col soverchio consumo precedente.
. I boschi più poveri di legname, da poche eccezioni in
fuori, sono quelli del Ticino e» dell’Appenzello, dei di-
stretti di Svitto e d’ Einsiedlen, delle valli di Goschenen
e del Maien, la parte delle valli di Schlieren appar-
‘tenente ad Alpnach, la superior parte dell’ Entlibuch,
i lati nord ed est del Napf, i dintorni di Schangnau,
J Oberland bernese, la contrada d’ Ablentschen, di
«Schwefelberg e del Guggisberg, le Alpi friborghesi e
‘vodesi, nelle valli della Singina, di Bellegarde e del-
V Hongria.
Le foreste qui sotto noverate, sebbene anch'esse scar-
seggino di legnami, sono però meglio popolate che non
le precedenti. Tali sono: Una parte delle Sangallesi,
delle Glaronesi e delle Grigioni, quelle della valle di
Schichen, la parte inferiore dell’ Entlibuech, una parte
di Kandergrund, di Obersimmen, di Gessenay, e le parti
‘inferiori delle Alpi Friborghesi e Vodesi, le Vallesane e
quelle delle parti superiori del Giura. I boschi meglio
| compiti sono quelli a mano dritta dell’ Emmenthal, del
Basso Simmenthal, di una parte dell’ Untervaldo e di
4 più montagne del Giura.
È PCI i
. A compiere il quadro generale dello stato attuale dei
i nostri boschi ragion vuole che si aggiungano alcune os-
servazioni sui diversi Cantoni.
BEER RR E
276
L'ArrenzeLLo EsteRIORE non ha boschi cedui. Il rap-
porto del sig.-ispettore forestale Keel, di cui già fu paro=.
la, dà a questo Cantone 5014 jugeri di bosco dell’ età di
4-50 anni; 4377 jugeri dell’ età di 30-60 anni, e 4442
jugeri di più vecchi. Ci sono 7816 jugeri di bosco resi-
noso, 99 jugeri a foglie larghe, e 2905 jugeri di bosco
misto di coniferi e di frondiferi. Questi boschi dividonsi
in circa 2000 parcelle. — L’Appenzello Interiore ha mag-
gior quantità di boschi annosi, ma i boschi in generale.
sono meno compiti.
SAncALLO, nella sua parte inferiore, che veramente.
non appartiene alle Alpi, ha pochi boschi vetusti, ma .
molti di mezzana età e molti giovani, che possono dirsi |
in plausibile stato; nelle montagne i boschi di mezzana |
età e quelli che cominciano ad essere da taglio abbon-,
dano più che non i vecchi, e anche in questi ultimi il‘
legname morto è relativamente poco. Pur troppo anche.
qui i boschi manifestano i segni della mala amministra. |
zione.
GLarona. Hanno benessere i boschi nella parte infe-
riore dove dominano i frondiferi ; incompleti sono lad-/
dove più rude è il clima. In tutto il paese è sentito il di- |
fetto di legname forte da opera e da costruzione. Note-.
vole nocumento reca ai più vicini faggeti della valle.
principale l’uso di stramare. I
Nei boschi de’ Gricroni, se ne eccettui quelli della.
Mesolcina e di Poschiavo, dominano le piante resino=
se, e la maggior parte di essi presentansi come go |
vernati con tagli saltuari. I grandi tagli fatti per ven-.
dere il legname formano quasi tutti de’ vacui d’ incre- |
OTT
CAR ROY
| scevole aspetto. Sonvi ancora parecchi boschi primitivi
edi riserva o favre. Quasi diboscato è Avers e alcune
altre minori valli elevate. Ci hanno 61 Comuni che pos-
- sono dirsi poveri di legna.
. Ticino. Sul lago Maggiore e al sud del monte Cenere,
‘tranne le spalle del Camoghè, le selve resinose sono
“scomparse, e i boschi di faggio, non solamente sonosi
andati restringendo entro più angusti confini, ma so-
| nosi altresì assoggettati ad un tal modo di governo che
| poco più li lascia distinguere dai cedui. Quegli stessi bo-
È schetti o gruppi d’ alberi (meriggi), così belli, così libe-
rali d’ombria e di frescura alle pastorali capanne e alle
fontane vanno pur via via scomparendo. I boschi cedui,
che raramente oltrepassano I’ elevazione di 3000. piedi
sul livello del mare, nè per lo più contengono piante
| maggiori di 15 anni, sono ben popolati sui pendii om-
breggiati, ma radi radi trovansi ne’ solatii. La pastura
delle capre è a questi boschi di gran dannaggio, come
. non lo è meno a quelle macchie che nelle parti centrali
del Cantone sono subentrate alle selve tagliate a nudo.
. Tra i boschi di alto fusto non si Ragno quasi più ag-
gregati o corpi di una certa estensione, compiti, oppor-
‘tuni pel taglio, e quelli di mezzana età appajono pur
| pochi di fronte alle molte plaghe diserte o quasi diser-
te; oltracciò sono essi per la mala cura e pel dispietato
‘esercizio del godimento de’ prodotti secondari in difet-
tosissimo stato. Gli estesi tagli fatti negli ultimi 50 anni
‘non sono per anco rivestiti di essenze boschive; i mir-
i tilli, le eriche, i rododendri vi presero stanza, cosicchè
in alcune località non si hanno neppure pascoli di alcun
valore, e sulle pendici particolarmente esposte a mez-
|
Li
»a
IT dg
278
zodi il suolo va divenendo quasi affatto sterile. La prov- |
vigione normale della legna non c’ è ormai più per
metà.
Se il Governo del Ticino non si affretta a por mano a
misure energiche, opponendo a tutti i proprietari di bo-
schi un fermo Non plus ultra! il Cantone corre incon-
tro ad una totale deficienza di legname d’opera e da
costruzione ed anche alla totale rovina de’ suoi boschi e
selve.
Di gran momento sono pel Cantone Ticino le selve ca-
stanili. Osservando la loro capitale destinazione vorreb-
bero i castagni annoverarsi tra gli alberi fruttiferi, ma
essi servono notevolmente anche al bisogno di legna.
I castagni formano veri boschi sino a 3000 piedi sopra
il livello del mare e formano ordinariamente il con-
fine tra il suolo coltivato e il forestale propriamente
detto. La selva — il suolo sotto ai castagni — serve a |.
pastura.
Del trattamento di queste selve formanti un gran soc-
corso per le popolazioni ticinesi non ci ha molto di lo- ,
devole a predicare. La propagazione o conservazion loro
è abbandonata alla benigna natura. E’ non pare che al- :
cuno si pigli pensiero di sostituire giovani individui ai |
guasti e difettosi o a diradare i gruppi troppo fitti, con ‘
che sarebbe pur giovata e la produzione de’ frutti e il
profitto del suolo. Persino alla ricolta dei frutti si pro-
cede in modo dannoso alla salute delle piante, imperoc-
chè vi si intagliano delle tacche onde formarvi una sorta.
di scala per salirvi.
Il prodotto in legna dei boschi di castagno può calco-
larsi a circa 1,500,000 piedi cubi.
i
‘
\ 279
Uni. Le valli superiori di questo Cantone, massima-
. mente quella di Orsera, vogliono porsi fra le contrade
. della Svizzera più povere di legname. Una gran parte
del loro diboscamento si attribuisce ai Francesi che oc-
cuparono il paese al tempo della rivoluzione.
Nella valle principale veggonsi veramente pochi va-
cui, ma i boschi medesimi, tutti goduti per tagli a scel-
ta, sono diradati e incompleti; il novellame manca dap-
| pertutto, distrutto dal bestiame e dalla falce.
Svitto. Abbiam già osservato che l'antico paese di
. Svitto va fra’ più poveri della Svizzera in fatto di legna-
me e che le foreste si trovano in uno stato poco soddis-
facente. In simile malessere versano i distretti di Ger-
sau e d’ Einsiedlen, mentre i boschi della Marca — meno
per causa di savio trattamento che per altre favorevoli
| circostanze — sorìo bensì parimenti assai decimati, ma
tuttavia generalmente in condizione migliore.
Ne’ Cantoni di Zu e UNTERVALDO — eccettuatene le
valli laterali alla sinistra di Obwalden assai diboscate —
trovansi ancora foreste che non presenterebbero troppi
ostacoli all’ introduzione di una buona economia e il cui
| prodotto di poco sarebbe inferiore alla proporzione del-
l'incremento medio.
Nel Cantone di Lucerna, i boschi dell’ Entlibuch pa:
tirono grave disdetta dalle alienazioni di legname: mo-
| stransi qui in tutta la loro enormezza gli inconvenienti
|
| prodotti dall’ essere i boschi in balìa de’ particolari ,
— sebbene troppo frazionate non ne siano le proprietà.
“= «i )
RARE
Iole È
250
Nel Cantone di Berna le foreste del Giura sono in iîstato
migliore che non quelle delle Alpi, sia per le più propizie
influenze del clima, sia per la migliore esecuzione delle
leggi. Le foreste delle Alpi veggonsi peggiorare di mano
in mano che più ci avanziamo verso F' alto.
Imoderni principii di economia forestale hanno spinto
fuor di moda il vecchio sistema sommamente conserva-
tore. A” nostri tempi si trovò che una rotazione di 80, e -
ne’ siti piani anche di soli 60 anni, doveva servir di
base ai calcoli di possibilità ossia di un prodotto eguale
e continuo. Egli è evidente come questo modo di proce-
dere dovesse non poco contribuire a decimare le prov-
vigioni del legname vetusto, essendochè i lavori per le
migliorie non camminarono d’ un passo coll’ aumento
dei tagli. A
Di Frisorco fu già detto come le foreste delle valli
più selvagge siano state soverchiamente diradate e come
s' incontrino vaste distese del tutto diboscate. Meglio
stanno le parti inferiori; qui le foreste sono general-
mente in istato soddisfacente.
TI VaLLESsE ha nelle parti elevate i più estesi boschi di
larice, quasi di una sola essenza. Essi compongono per
lo più una bella orlatura sopra e sotto a quelli di abete
rosso, più o meno misti di larice, assisi sul mezzo dei
declivii; prova certa che il larice meno dell’ abete rosso
soffre dalla pastura del bestiame, la quale al basso e in
alto è assai maggiore che non nell’interno. Il larice for-
ma spesso de’ bei corpi di bosco sui pendii volti a mez-
zodì di cui fa mantello alle spalle. Questi boschi so-
no però ordinariamente così radi che vi si può segare
281
il fieno. Simili corpi di bosco trovansi pure nei Gri-
| gioni.
Le foreste che tengono la parte superiore delle vallee
sono qui pure come altrove non meno prospere di quelle
che godono le più favorevoli posture. Questa generale
osservazione non è però senza qualche eccezione in
quanto che nel Vallese, i boschi situati sui pendii della
valle principale e delle più vicine laterali, sono stati de-
vastati più che in ogni altra contrada. Veramente que-
ste devastazioni sono di antichissima data, e il male
venne poi aumentato dal calore e dalla secchezza che
regna in cotesta vallata; ma la generazione attuale non
| può nulladimeno mandarsi assolta da ogni colpa ; impe-
rocchè nè si desiste dai tagli inconsiderati, nè si ten-
gono in debita cura i boschi esistenti, nè si avvisa ad
acconce misure per far cessare il male. Oltracciò, per
entro i boschi delle posizioni elevate incontransi de’ siti
deserti o quasi deserti di ogni essenza boschiva.
Quantunque il Vallese possa ancora vantarsi di avere
in luoghi remoti alcuni boschi somiglianti ai primitivi,
ne’ quali parecchia legna cade in deperimento, non ha
però più quella scorta media di legname di che do-
| vrebbe essere provvisto se i boschi fossero sottomessi
ad una economia forestale conforme alle circostanze del
paese.
Nel Basso Vallese ci sono alcune selve di castagno, ma
non molto estese.
Di non poco significato sono per la bisogna forestale
del Vallese gli incendi che quasi ogni anno investono
considerevoli tratti distruggendo i boschi e rendendo
talvolta affatto sterile il suolo, come avviene segnata-
pae, fg
mente del calcare e delle pendici solatie. È necessario
282
mettere riparo a questo male, proveniente da negligen-
za, e causa di tanti danni ai possessori di boschi.
Nelle Alpi del Cantone di Vaup, sul boscosissimo ver-
sante meridionale verso il Rodano e il lago, hanno pre-
dominio i boschi frondiferi, i quali, sebbene in parte ce-
dui, compongono al suolo bellissimo vestito. I declivii
del Giura scendenti verso il piano sono per lo più ve-
stiti di boschi cedui, mentre le selve di alto fusto domi-
nano più in alto ove più rude è il clima.
Anche qui, come altrove, si fecero de’ tagli a nudo
che nudi si rimangono ancora e il cui suolo in questa o
in quella parte diviene infecondo. Però vi sono ancora
in complesso abbondevoli scorte di legname, massima-
mente nelle foreste dello Stato. Alcuni Comuni hanno
piani d’ economia, per cui fu provveduto ad un buon
governo e ad un prodotto eguale e continuo.
Il Cantone di NevucHatEL ha selve frondifere di alto
fusto, in bei corpi compiti d’ eguale età, entro cui si fe-
cero espurgazioni, e dei boschi cedui la cui condizione
non è del tutto soddisfacente. I boschi resinosi si gover-
nano ordinariamente per tagli a scelta; la libera pa-
stura non è abolita. I boschi sono quindi incompleti e
radi, e soprattutto difettanti di piante novelle. Questo
stato difettoso delle foreste è tanto più inerescevole in
quanto che poco boscose sono le montagne, mentre
molta n° è la popolazione.
Nel Cantone di SoLETTA sono poche le selve annose;
vi s'incontrano invece parecchi boschi di mezzana età
e quasi da taglio, regolari, ben tenuti. In questo Canto-
289
ne, come in tutti gli altri, trovansi terreni vuoti e de-
serti per causa di antichi e di recenti tagli rasi, sebbene
per avventura non di grande estensione. Il perchè il
Cantone di Soletta, in quanto allo stato delle cose fore-
| stali, vuol collocarsi fra i migliori paesi di quella parte
«di Svizzera che è oggetto delle presenti osservazioni.
BasiLea-CAMmPAGNA ha principalmente buoni cedui con
molto legname di due età, o piuttosto fustaje sopracce-
due, nelle parti basse del paese, mentre nelle parti su-
periori primeggiano le selve di alto fusto , le quali, lad-
dove non siasi fatto abuso di taglio, mostransi in buon
incremento. È sfortuna che sianvi parecchi boschi stati
malamente amministrati.
Esponiamo qui appresso il calcolo del prodotto conti-
nuo che le foreste, governate coll’ intento di introdurvi
una benintesa economia e di ristabilirvi la scorta nor-
male, possono dare attualmente; e il prodotto normale
che le foreste potranno dare, a seconda delle circostan-
ze locali, quando siasi introdotta una buona economia.
Questo calcolo viene espresso nel quadro seguente :
54 DINE
SUOLO
}llo continuo | Prodotto normale |
CANTONE - 4 È I
- cal dei boschi dei boschi OSSERVAZIONI
PARTE DI CANTONE er
jugero do Totale
Jugeri P.:G, Piedi cubi | P.C. | Piedi cubi
Appenzello Ester. 10,800] 60 648,000] 70 756,000] Circostanze di clima generalmente favorevoli.
» © Inter. 5,200 50 260,000 60 312,000 Boschi parte situati in alto.
San gallo do «© gf 92,100] 55 5,065, 500] 65 0,986, 500| Prodotto continuo per Sangallo $0 piedi cubi,
pel Togghenburgo 60, per 1° Oberland 40.
Glàfona < TT è 34,00 40 1,376,000 55 1,892,000 Manca di boschi vecchi.
(Grigioni va È 330,600] 28 9,256,800f 15 14,877,0001 Grandi plaghe improduttive.
Ticino . +. . .{ 135,100] 20 | 2,702,000] 45 | 6,079,500| Gran difetto di boschi da taglio.
Uri Cc ek e 17,900] 30 937,000 40 716,000] Clima rude e sfavorevole.
Svitto PAR 34,000 40 1,360,000 60 2,040,000 Pochi boschi annosi e molti vacui.
Zug vu È 8, 900] 60 534,000] 70 623,000 Esposizione per lo più assai propizia.
Unterwaldo (Basso) 20,000 40 800,000 60 1,200,000 Circostanze di clima per lo più favorevoli.
» (A Ito) 30,400 35 1,064,000 50 1,520,000 Maggiori vacui e più infelice posizione.
Lu@erga@ È & è. 25,300 40 1,012,000 60 1,518,000 Tagli in parte sproporzionati.
Berna (Alpi ) “ne” 166,300 38 6,319, £00f 56 9,312,800 Il prodotto continuo nell’ Emmenthal 55 piedi
cubi, nel Siemmenthal 38, nell” n È
» (Giura). . | 127,300) #0 | 5,092,0001 50 | 6,365,000 DA dn
Fribotgos n = G 23,000] 35 705,000] 50. | 1,150,000| Gran difetto di legname da taglio.
Valfest. Rai 173,700] 27 | 4,689,700] 45 | 7,816,500| Estese plaghe improdattive.
Vaud (Alpi) PA 27,000 35 945,000 50 1,350,000 Molti luoghi acquidosi.
p- (Giutap i 3 82,000] 40 | 3,280,000f 50 | 4,100,000]
Neuchatel . . 06,400] 40 | 2,256,000| 50 | 2,820,000
Soletta <4& a 67,600] 45 | 3,042,000| 60 | /,056,000
Basilea-Campagna 41,700] 45 | 1,876,500] 60 | 2,502,000
Totale [1,509,700| 35 |52,820,900{ 51 |76,992,300
285
Le cifre esposte nella premessa tabella potrebbero
appuntarsi di essere troppo elevate anzichè troppo bas-
se, imperocchè le circostanze dipendenti dal clima di
una gran parte del territorio di cui qui si tratta, sono
poco favorevoli alle produzioni legnose, e i boschi sono
in tale uno stato che lor è impossibile il dare il prodotto
che sarebbe ad attendersi dal suolo. Nei premessi cal-
coli fu compresa la legna minuta e de’ ceppi ovunque
è o potrebbe essere messa a profitto. Entra pure ne’ no-
stri calcoli I’ introduzione dell’ età più opportuna, non
meno che il ristabilimento della scorta di legname onde
vorrebbero essere provvisti i boschi ben governati. Il
prodotto continuo non rappresenta dunque il totale in-
cremento attuale, ma gli è tanto più inferiore quanto
più gramo è lo stato attuale de’ boschi.
Il prospetto che segue qui innanzi mette in confronto
la produzione del legname coi bisogni della popolazio-
ne. E qui ragion vuole che si rinfreschi la già fatta os-
servazione, che cioè nella quantità di legname neces-
saria agli abitanti non fu compreso che il combustibile,
il legname da costruzione e quello adoperato dalle pic-
cole industrie, punto non avendo tenuto calcolo di quello
necessario alle fabbriche e ai mezzi di trasporto col va-
pore.
Da questo specchio comparativo si scorge come il
consumo del legname soverchi di circa 9,420,000 piedi
cubi la produzione, o a dire altrimenti: che l'incremento
disponibile non è che l' 85 °/, del consumo.
Sei boschi fossero ben governati la proporzione sareb-
be inversa, cioè la produzione supererebbe di 14,754 ,000
piedi cubi il consumo.
286
Lasciati da parte i combustibili che fanno surrogato
alla legna, si vedrà che, fra tutti i paesi di cui qui sì
tratta, non ce n’ha che sei da cui possa esportarsi le-
gname, ciò sono: I Grigioni, l'uno e l’ altro Unterval-
do, il Giura bernese e il Vodese ed il Vallese; Soletta
presenta una produzione quasi eguale al consumo; nel-
l’Appenzello Esteriore la produzione è 'f3, e nell’ Inte-
riore poco più di appena ?/s del consumo, e alcune al-
tre parti non producono che poco più della metà del
bisogno.
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288
Nel prendere ad apprezzare le cifre del premesso
prospetto, importa che non siano trasandate le osser- 3
vazioni che vi sono aggiunte, poichè il deficit della le-
gna è in più località coperto da altri surrogati, come —
sono: 4.° La torba che rinviensi in gran quantità nel- —
l’Appenzello, nel Sangallese e nello Svittese, nell’ Ent- |
libuch e nelle valli elevate nel Giura; 2.° Il carbon fos- —
sile e l’antracite che si cava nel Cantone di Sangallo
(Utznach e Morschweil), sul Sonnenberg presso Lucer-
na, nel Simmenthal e nel Basso Vallese; 5.° La legna
degli alberi fruttiferi, dei castagni, dei vigneti, delle
piante d’ ornamento o simili, dei boschetti o gruppi di
alberi sulle Alpi o pasture, le siepi vive ecc. che nel Ti. .
cino e sui primi contrafforti delle Alpi forniscono una
non ispregevole quantità di combustibile.
Non vuolsi dimenticare che ne’ nostri calcoli non fu
compresa la quantità di legna necessaria ai mestieri e
alle industrie indispensabili agli abitanti delle nostre
montagne. A
A comprendere nell’ argomento trattato nel presente
rapporto l’ intiera patria svizzera, viene dato qui in se-
BE ito un prospetto, esteso a tutti i Cantoni, dei rapporti
di superficie, della produzione dei legnami, del consu-
mo, della popolazione e dell’importazione ed esporta-
zione delle legne. In questo prospetto si mostra che
della intiera superficie della Svizzera, di 4779,3 leghe
quadrate, il 18,8 per cento è a bosco, e che, essendo
la popolazione di 2,515,885 anime, toccano a ciascun
abitante 0,85 jugeri di bosco, e ad ogni fuoco 4,05 ju-
geri. Il prodotto attuale continuo di tutti i boschi è di
89,554,900 piedi cubi, ossia 42 piedi cubi per jugero,
mentre noi abbiam calcolato il prodotto normale a 59
np e e IV
0
ione, dell’esportazione |,
Numero
degli Teste
abitanti | Fuochi | per |}rta-
per lega fuoco {ne
quadrata
cubi
bo29 4 43,240 | 3,7
1,6;2 3,160 | 35,8
2,059.:4:39,753 | 4,5 oo
1,123 9 Do L
295 | 20,925 53
970 | 23617 | 46 |l'ooo
313 2; 8 (CR I "CI
1,133 8,870 | 5,0 |
1,921 3,634 | 5,4 |
918 3,053:| 3,8 Il
661 3,228 | 4,2
d425-1- 23,714 | 5,5
1,562 | 92/139 | 5.1 |}009
1,499 | 20,922 | 5,1
2,900 | 15,939 | 5,0
2,790 9:455: | 5,4
25,655 | 12,633 | 3,2
3,213 | 36,652 | 5,3
1,532 | 46,476 | 4,6 {| 000
2551 | 18,593 | 4,7 090
400 | 18,653 | 4,9 || 000
6,695 | 18,552 | #4 |l
3,578 | 50,320 | 4,8 |
2,106 | 19,401 | 4,6 {090
2,730 7,169 | 4,06
eee -/ | ee E / / 1 Le —--l
L’esportlgg
La differ7
740 piedi cubi
= ————___—_—
A pag. 288.
Importa-
zione
piedi cubi
1,2065,000
26,000
2,189,009 ||
137,000 ||
111,000 li
:
1,%5/4,009
1,660,000
6,816,000
Il consuiz,9 piedi cubi
0
»
sl
SÉ
PROSPETTO
dei rapporti di superficie, della produzione e del consumo della legna, della popolazione, dell’esportazione e dell’importazione dei legnami della Svizzera,
Di tutta Suolo forestale |Prodotto continuo | Prodotto normale Numero Per | P. x |
s la 907: A de ROGO RIIAE degli Teste r er Consumo ._ I consumo
Cantone Superficie totale Rione perficie SRetsne dei boschi dei boschi Abitanti SUE Fuochi | per fuoco | lesta rispetto al prodotto è | Esporti
‘Tore ao | a la LI in tutto Per; în Lutto MEO, ato Re, in tutto Sa
200500 | Stato | Comuni privati | juzero jugero Quadrata Bosco fuoco in più in mono
leghe quad ì jueeri —|per cento f per cento per cento” per contofpredi culy {| piedi cubi | {piedi cub cubi jugerì || jugerì e ara
\ppenzello Esteriore 63,600 | 10,800 (158 — | 8 |92_ | 60 |: 653009 756,000 3,7 2,648,000 | 2,000,000| . —
» Interiore 16,900 5,200 | 11,1 ignoto 50 269,000 ‘312,000 3,8 632,001 372,000 A
Sangallo. 561,600 | 92,100 | 16, | 2,7 | 59,8 | 37,5 | 55 | 5,065,000 5,936,500 45 8,752 3,687,200 A
Glarona + 190,800 33/6, 400 —_ ignoto 40 I di 1,892,00) 4,3 VE 351,660 —
Grigioni. 1,916,600 | 330,609 es 28 1#/877,00) 4,3 Su 2,559,800
Ticino 778,200 135,100 4 —_ ignoto 20 6,079,59) 1,6 1,909,060 a
Uri 300,800 17,900 5,0 ignoto 30 037,000 716,090 4,T È *21/4,000 _
Svitto 5 3%,000 | 13,3 —_ ignoto 10 1,350,000 2,010,090 5,0 3,82 "1%,000 _
lg nn de 8,900 6 _ id. 60 13,000 623,00) Db 2,45 192,800 _
lusso Untervaldo 20,000 8 ignoto 40 800,000 1,200,000 3,8 | 6,50 _ 159,080
Alto » 30,00 7 id. 35 1,06,009 1,920,000 4,2 9,42 _ 321,000
\ Lucerna. 70,000 2 id. 55 | 3,350,000 4,550,090 5,5 2,91 1,367,080
Herna p 21,5 7 67 26 45 |18,571,500 22,693,500 5.1 4,58 Dj
Friborgo 160 |/3_|58 |39 60. | ‘374,000 5,103,009 5A | 348
Soletta. c 221,200 30,5 2,5 | 85,2 | 12,3 45 | 3,042,000 4,055,000 5,0 4,82
lisilea-Campagna 118,700 dd; _ ignolo 45 1,876,500 2,502,090 bl lA
Tasilea-Città 10,200 12,7 ignoto 30 63,000 78,090 3,2 | 0,10
\rgovia 356,800 29,3 7,6 | 77,4 | 15,0 URI 6,617,800 7,116,50) 5,3 3,11
Vaud, 888,000 19,3 | 14,5 | 61,5 | 24,0 #7 | 8,069,500 10,290,000 h,6: h 2,16%4,220
Neuchatel. 222,600 25,3 6,0 | 83,7 | 10,3 KO | 2,259,000 2,820,000 Lar 03 2,200,320
Vallese, 3,6 | 1,450,200 12,0 —_ ignoto 27 4,639,700 7,816,500 4,9 { = 30,950
linevra. ni 78,500 10% | — |13,2| 86,8 | 45 369,090 ‘10,000 hh 3,710,400 | 3,341,100 _
lurigo 8 ‘79,000 30,2 | 3,4 | 37,4 | 592 | 55 | 7,964,090 9,‘12,000 1,8 12,390, 400 | 4,426,400 _
Turgovia 2,8 | 274,000 18,3 | 45 |364 | 6LL1| 50 |2,519,000 3,269,500. 4,6 4,268,830 _
Sciallusa 3,0 83,000 36,1 | 18,0 | 75,0 7,0 50 1,500,000 1,950,000 35,574 h,6 = \
Totali | 1775,3 |11,362,400 | 2,134,600 | 1884 — | — | — | 42 [89,354,800] 118,374,000 | 2,519,883 31,884,130 | 3,071,390 lina
Il consumo supera il prodotto continuato di . . . . + + 28,812,
L’esportazione supera l'importazione di . . . . . . +. 3,615,
La differenza fra la produzione ed il consumo è di . . . . J,627,
259
piedi cubi per jugero. Il consumo della legna, lasciato
da un canto quello delle fabbriche industriali e degli
ordigni di trasporto ece., è calcolato a 224 piedi cubi
per fuoco, ossia 118,107,040 piedi cubi per la popo-
lazione totale; onde oltrepassa di 28,812,740 piedi cubi
il prodotto annuale. L° esportazione per l’ estero ascende
a 12,4541,000 piedi cubi; l'importazione dall’ estero è
di 6,816,000 piedi cubi. La prima soverchia quindi la
seconda di ben 5,615,000 piedi cubi e porta il deficit tra
‘prodotto e consumo a circa 54,427,740 piedi cubi.
. Questa enorme differenza tra produzione e consumo
non può lasciar l’ animo tranquillo sull’ avvenire, im-
perocchè è forza ammettere — e ciò tanto più se si con-
siderano gli effettuantisi diboscamenti — che il consu-
«mo del legname si farà maggiore in proporzione del
prodotto che venisse ad aumentare mercè una più
estesa economia forestale. Converrà pur provvedere ai
bisogni dell’ industria divenuta indispensabile; le cave
d el carbon fossile non giungeranno mai a grande rile-
vanza, chè nè ci hanno assai ricchi filoni nè il mine-
rale essendo di buona qualità; la torba che si cava
senza darsi pensiero della sua riproduzione, non può
assicurarci. Nè vuolsi dimenticare che la situazione di
una parte della Svizzera è male acconcia a provvedersi
di combustibile da paesi stranieri. È dunque pregio del-
Yopera il ricercare quale sia la quantità delle diverse
specie di combustibile, tranne la legna, di cui possia-
mo disporre, e quale la quantità di legna richiesta dalle
fabbriche e dai mezzi di trasporto col vapore. Ne spiace
he qui si hanno dati ancor meno positivi e meno certi
di quelli che servirono ai calcoli del prospetto prece-
lente. Le cifre che vengono ad esporsi non vogliono
49
290
quindi considerarsi che come approssimative, essendo
anzi possibile che non poco si scostino dalla realtà.
AI prodotto dei boschi da noi calcolati 89 Sasa
piedi cubi, si può aggiungere:
4. Il prodotto in legna:
a. Degli alberi fruttiferi, delle selve di
castagno, dei boschetti o gruppi dì
piante delle pasture alpestri, delle
siepi vive, dei boschetti, filari d’or-
namento ecc. . . . 6,000,000
b. Delle vigne, 75,000 j juperi a 19 piedi
cubi per jugero . . . —9,000,000
2. La torba, circa 20, 000,000 di pid
cubi, calcolati come combustibile . . 44,000,000
9. Il carbon fossile, calcolato . . . . 53,000,000
4. L’importazione di legna dall’ estero . —6,816,000
5. L’importazione di carbon fossile nel-
l’anno 41860: 2,270,975 quintali, il
quintale stimato equivalente come
combustibile a 9 piedi cubi di abete . 20,438,800
. Totale 4140,509,100
Aì consumo degli abitanti, calcolato . 118,167,040.
è ad aggiungersi:
4. Il consumo di combustibile e di legna-
me da costruzione:
a. Delle fornaci, vetraje ecc. . . . 8,000,000
b: Delle fabbriche . . . . . . . ‘5,000,000
c. Delle ferrovie e de’ piroscafi . . . 9,000,000
2. L’esportazione della legna . . . . 42,451,000
Totale 4152,598,040 |
294
. Il consumo totale soverchia dunque il prodotto totale
di 12,088,920 piedi cubi, che, se le nostre cifre sono
esatte, rappresentano l’ eccesso della quantità tratta
da’ nostri boschi.
‘Un godimento trasmodato dei boschi può aver luogo
sinchè le scorte esistenti superano la scorta normale,
ma dal momento che tale più non sia il caso, o che se
n’inverta il rapporto, come già si è il caso della mag-
gior parte de’ boschi, allora è necessità il far alto, se
non si vuol vedere la devastazione procedere a vasti
passi. L’importazione soverchia già l’ esportazione di
44,800,000 piedi cubi. Dal lato dei bisogni di combu-
stibile e del modo di farvi fronte, la Svizzera non è
dunque più indipendente, onde ha tutto il motivo di
volger 1’ animo alla cura e al risparmio de’ suoi boschi.
Un più attento esame dei precipui dati qui premessi
ci conduce a diverse conclusioni poco rallegranti, le
une riguardanti il presente, le altre soltanto il futuro,
le quali qui si vengono esponendo:
CONCLUSIONI.
A. Rapporti tra la produzione e il consumo dei leguami.
4. Jl prodotto attuale dei boschi non basta al bisogno
degli abitanti. Esso non arriva che al 76.°fo della
quantità richiesta, e calcolandovi anche in ag-
giunta tutte le altre materie combustibili indigene,
il prodotto si rimane.tuttavia di un 4 °f inferiore
al bisogno. Tutte le industrie e i mezzi di trasporto
devono dunque esser rimandati all’ estero a prov-
vedersi del combustibile di loro consumo, se non,
4,
si vogliono decimare oltre misura Je foreste na-
zionali.
. Le Alpi, riguardate sinora come serbatojo ed em-
porio di legname delle più popolose contrade della
pianura svizzera, somministranti all’ estero ingente
copia di legne, non ne producono a bastanza pel
consumo degli abitanti, lasciando pur da parte il
consumo delle industrie e degli stabilimenti di tras-
porto. Ed anche tenendo conto di tutti gli altri
combustibili, non ci ha che un tenue avanzo; onde
ne consegue che la maggior parte dell’ attuale com-
mercio di legname riposa sopra un ricavo smodato
de’ boschi e che la scorta delle legne deve dimi-
nuire d'anno in anno sempre più.
. Nel Giura, sede dell’ industria metallurgica della
Svizzera, la produzione della legna non basta al
bisogno degli abitanti, poca n’ è però la differen-
za, e la proporzione è tale ancora che coll ag-
giunta degli altri combustibili ci ha un avanzo in
favore delle altre industrie. Ma quest’ avanzo è mi-
nore di quanto esse consumano; onde anche qui
— lascisi pur dal contare la non esigua esporta-
zione — è d’ uopo supporre che avvenga una frui-
zione smodata de’ boschi.
Una disproporzione la più sagliente fra prodotto
e consumo incontrasi nell’Appenzello, nelle mon-
tagne Lucernesi, nel Cantone di Neuchatel e nelle
Alpi vodesi. All’ incontro i Grigioni, il Giura vo-
dese, l Untervaldo, il Giura bernese e il Vallese
producono legna più che non consumano.
. Il Ticino, computato anche il prodotto delle selve
di castagno, non giunge a somministrare vera-
295
mente altrettanta legna quanta ne consuma; ciò
nondimeno ne esporta ogni anno una quantità
press’ appoco eguale al reddito de’ boschi e de’ ca-
stagneti. La quantità consumata oltrepassa dunque
del doppio la produzione, ciò che spiega la penu-
ria di piante opportane al taglio ne’ boschi e nelle
selve del Ticino. Se in questo Cantone fosse stata
praticata una buona economia forestale, esso pa-
trebbe mandar fuori annualmente un 3,000,000 di
piedi cubi di legna del valore di un milione di fran-
| chì, mentre adesso, per rimettere la scorta boschi-
va nel suo stato normale, bisognerebbegli impor-
tarne dall’ estero.
6. Il diboscamento progredì maggiormente nelle alte
montagne, cosicchè molte località sono esposte al
pericolo di mancare di legna, ed altre sono già
ormai costrette a gir trasportando il combustibile
necessario dal basso in su per 2-5 ore di viaggio.
7. La scorta della legna è diminuita quasi dappertutto
per modo che la possibilità di sopperire ai bisogni
avvenire si fa assai dubbia, quando non si adotti
una migliore economia forestale e quando non si
mettano all’ esportazione quei limiti che sono ricla-
mati dalla proporzione del prodotto.
8. La popolazione della pianura si lusinga di poter
trarre da’ boschi di montagna i legnami che le fan-
no d’ uopo, qualora più non bastino i propri bo-
schi; ma è lusinga malfondata. Il rapporto natu-
rale per cui le montagne producono il legname ne-
cessario ai coltivatori del piano, non esiste più,
e la quistione: Se si abbia a metter in uso una buo-
na economia ormai ne’ boschi montani, non è più
294
una quistione locale, ma e divenuta una quistione
che interessa l’ intiera popolazione.
9.Il miglioramento dell’ economia forestale delle mon-
tagne è un bisogno urgente. Indugiandosi più a
lungo nella trascuranza, la penuria è inevitabile,
fatale all'industria e al bene stare delle popola-
zioni del monte e del piano. Nè questa è minaccia
di un lontano avvenire, che già si accenna da più
contrade e segnatamente dal Ticino e dalle valli
elevate delle Alpi. Se non si pon mano a misure
risolute, buona parte delle contrade che sono 0g-
getto di questo trattato saranno involte nel mede-
simo disastro prima che passi troppo lungo tempo.
B. Corsi d’acqua, conservazione e fertilità del suolo.
4. Lo stato irregolare dei corsi d’acqua che gonfiansi
e scorrono rapidamente e traboctano per le forti
pioggie, proviene dal diboscamento delle monta-
gne, e specialmente dei ripidi declivii. Le acque
piovane scorrono su questi nudi pendii come sur
un tetto, e sì gettano nel corso d’ acqua più vicino.
Al contrario la pioggia che cade sulle foreste si di-
vide; una parte resta sulle foglie, svapora, oppure
non raggiunge il suolo che lentamente, filtra nel
terreno come quella che giunge direttamente al
suolo, Io penetra e mantiene vive le sorgenti. E
ciò si è quanto accade specialmente quando le fo-
reste formano un completo coperto, e quando il
suolo è soffice e abbondante di terriccio.
Difficile si è l’esprimere con cifre questo rappor-
to, non essendosi raccolti dati sull’ argomento. Ma
295
-. questa asserzione concorda così bene colle osser-
vazioni ed esperienze dei più vecchi abitanti delle
montagne; che non si può dubitare della sua esat-
tezza. Il solo Cantone di Appenzello ci fornisce un
dato in cifre, ove si è veduto che in questo paese
la corrente del Weissbach, nei tempi andati non
si gonfiava, all’ erompere déi grandi temporali, se
non se tre ore dopo che erano scoppiati; mentre
attualmente il fenomeno ha luogo appena un’ ora
dopo. Se tale è il fatto nel Weissbach, dove le con-
trade superiori che l’ alimentano non sono molto
diboscate, ben peggio debb essere nei luoghi molto
diboscati..
2. Il fatto, da nessuno contestato, che cioè un gran
numero di fiumi e torrenti oggidì travolgono una
assai maggiore quantità di congerie che prima non
fosse, proviene dai gran tagli rasi e dal soverchio
diradamento delle foreste godute per decimazione.
Le acque, decorrendo rapidamente trascinano seco
tutta la terra mobile, e si formano dei burroni,
che via via sempre si estendono. I letti dei corsi
d’acqua, che non giacciono nella roccia, si pro-
fondano essi allargano per la forza delle acque che
precipitano nelle valli, aumentata per le materie
‘trascinate, e sovente per la flottazione del legna-
me. Le acque tolgono dai pendii una parte del ter-
reno produttivo, occasionando delle smotte ; talchè
non è raro che intiere pendici si smovano e scivo-
lino abbasso, coprendo di rottami grandi distese
‘nelle valli e rendendole incolte.
Vedonsi numerosi esempi di tal sorta in tutte le
vallate; quali sono i pendii sul lato destro delle
296
valli della Linth e della Scetz, i pendii meridionali
della vallata del Reno anteriore; tutte Je vallate me-
ridionali delle Alpi, come pure quelle della Reuss,
dell'Aar e del Rodano, Se, nelle contrade situate a
mezzogiorno e che sono le più diboscate, invece
del gneiss che resiste alla distruzione, sì trovasse
flisch o schisto che si scompongono facilmente, le
devastazioni avrebbero raggiunto un tal grado,
che gli abitanti dovrebbero abbandonare il pacse.
o. Lo stato irregolare delle acque e le conseguenze
che dal medesimo sono recate riguardo alla fer-
lità delle valli, vanno aumentando ogni dì; que-
sti effetti spiacevoli, che noi abbiamo qui sopra no-
tato, provengono dal diboscamento inconsiderato
delle montagne. Le materie trasportate dalle piene
laterali ingombrano i letti dei corsi d’ acqua prin-
cipali in cui si gettano e il cui pendio non è abba-
stanza forte per trascinarle. Le acque sono co-
strette a cercare nuovi letti, i terreni fertili sono
invasi, e vallate intere sono trasformate in un de-
serto di rottami. Questi disastri non infestano so-
lamente gli abitanti delle montagne, ma eziandio
quelli che abitano le vallate fertili inferiori, quan-
do le acque non incontrano grandi serbatoj ove
deporre le travolte materie. I guasti nelle vallate
inferiori sono l’ inondazione dei terreni vicini ai
corsi d’ acqua e i danni cagionati alle rive. Le
inondazioni fanno molti danni quando il Jetto del
corso d’acqua è elevato, e le acque non possono
entrarvi facilmente. Pertanto non solo i Cantoni
di montagna, ma l’intiero paese è interessato nel
miglioramento dell’ economia forestale rispetto alle
foreste di montagna.
297
Noi non abbiamo che troppi esempi di questi de-
plorevoli fatti. II Reno, la Moesa e tutti i corsi
d’ acqua del Ticino che si gettano nel lago Maggio-
re, e particolarmente la Maggia, la Reuss, l’Aar e
Vl Emma,; come pure il Rodano e altri corsi d’ acqua
di minore estensione lo dimostrano con tale chia-
rezza che non può destarsi dubbio riguardo a que-
sta maniera di considerar le cose. I terreni deva-
stati nelle più belle valli del Ticino, per l’irrego-
larità dei corsi d’ acqua, formano quasi la metà
dell’ estensione totale delle vallate; queste devasta-
zioni, le più considerabili della Svizzera, sono col-
pa del diboscamento ivi cominciato più presto, e
stàto più rapido che non altrove.
4. Le dighe erette a grandi spese sulle rive dei fiumi
sono state quasi sempre distrutte dalle acque poco
dopo il loro compimento; e ciò avvenne non per-
«chè fossero lavori parziali e senza piano sistema-
tico, ma perchè, invece di prender di mira il male
alla sua sorgente, lo si aumentava continuando il
diboscamento e non prendendo cura delle foreste.
I lavori intrapresi nelle valli laterali hanno avuto
maggior successo, perchè combinati in maniera da
arrestare la congerie e impedire alle acque di pro-
fondare gli alvei.
Il rapporto degli esperti incaricati della parte
idraulica darà i dettagli necessar].
5. Le numerose porzioni del suolo, divenute infecon-
de nelle montagne e nelle valli, o che diminuisco-
no considerevolmente i prodotti e tramutano l’ a-
spetto del paese, sono in gran parte la conseguen-
za del diboscamento inconsiderato, Noi non preten-
298
hdi
fn
6.
diamo veramente che alcuno di questi fatti non sia
avvenuto senza il taglio dei boschi, ma certo si è
che il diboscamento li ha aggravati e non poco au-
mentati.
La distribuzione delle foreste sulle montagne arre-
sta lo sviluppo dell’ industria. e rende impossibile
l introduzione di quelle che consuman legna; poi-
chè:
a. La maggior parte delle industrie non prosperano
che nelle contrade dove possono avere facilmen-
te il combustibile che loro è necessario.
b. La poca sicurezza che offrono le rive e i dintor-
ni dei corsi d’acqua impedisce o rende molto
difficile, anche nelle montagne, lo stabilimento
d’ officine mosse dall’ acqua. -
c. Non si può impiegare con vantaggio, neppure
al piano, la forza motrice delle acque che di-
scendono dalle montagne quando non sono de-
poste in un lago; opponendosi l’ irregolarità del
livello a un utilizzazione regolare.
C. Clima, sicurezza è amenità del paese.
.: Le valanghe sono divenute più frequenti per: causa |
dei diboscamenti, e accadono attualmente in loca-
lità dove dapprima non se ne formava che rara-
mente. Esse mettono in forse la sicurezza delle abi-
tazioni, delle strade e dei fondi; e il rimettere il
bosco sulle vie da. loro percorse:divienie impossi-
bile, o almeno è reso più difficile; la fertilità del
suolo è diminuita, 0 è totalmente sparita nelle re-
gioni dove passano o dove depongono i rottami di
|
299
rocce che trascinano seco. Il diboscamento al li-
mite superiore delle foreste ha aumentato questi
disastri favorendo la formazione delle valanghe nei
luoghi dove la presenza dei boschi non lo permet-
terebbe; e quelle che si formano più in alto non
sono rotte prima che abbiano acquistato una gran
forza d’impulso, poichè una volta che l'abbiano
acquistata anche una foresta rigorosa non potrebbe
far loro ostacolo.
. Le cadute di roccia e del pietrume che egualmente
pongono a rischio la sicurezza e la fertilità del suo-
lo, non si sono aumentate sensibilmente per causa
del diboscamento, però succedonsi più frequenti e
pericolose, poichè i frantumi che precedentemente
erano rattenuti dalle foreste, rotolano più in basso,
si fermano sui terreni di valore e minacciano tal-
volta le abitazioni e le strade.
.T fenomeni acquosi se non sono scemati d’intensi-
tà, avvengono per lo meno più irregolarmente.
Dove prima le acque pluviali arrivavano lentamen-
te al suolo, penetrandolo e fertilizzandolo, ora i
temporali tempestosi spesseggiano, poichè sonosi di
troppo abbattuti i boschi, che servono come condut-
tori dell’ elettricità, e formano un serbatojo abba-
stanza regolare per l’ umidità, e rallentano le cor-
renti, soprattutto dei venti caldi e asciutti. La fer-
tilità generale delle Alpi ha diminuito per effetto
di queste differenti cause. Al’ erboso tappeto della
pastura, venne in più siti a sostituirsi il cespuglio;
le modificazioni nella maniera di utilizzare le alpi
sonosi aumentate e il loro limite superiore si è in
più luoghi abbassato.
Veramente non possono prodursi dei dati in ci-
fre intorno a siffatti punti, ma i lamenti che s’ al-
zano da tutte parti e l'opinione di uomini illuminati
abitanti fra le Alpi valgono pèrò a conferire a que-
sta osservazione un grado che può dirsi quello
della certezza. Un fatto potrà convincere chi anco-
ra ne dubitasse. Parecchi pascoli non bastano più
a mantenere il bestiame durante il tempo della pa-
stura, quantunque vi si conduca minor numero di
capre e quantunque sempre vadansi allargando le
pasture a scapito dei boschi, cioè giù verso le
valli.
A chi, opponendo a questa osservazione i bei
prati e i verdeggianti pascoli dell’Appenzello , cre-
desse provare che essa riposi su illusione o pregiu-
dizio, possono additarsi i rasciutti e intristiti monti
del Ticino e molte squallide pasture delle Alpi cen-
trali, e inoltre si farà osservare che quelle belle ver-
deggianti distese dell’Appenzello non appartengono
punto alla regione delle Alpi, e che trovansi gene-
ralmente in assai felici posizioni.
. Non si ha alcuna fondata ragione di supporre che
sia seguito un peggioramento del clima in gene-
rale, portato da cause esteriori indipendenti dal-
l’uomo, e le quali l’uomo non può nè togliere nè
moderare. Ad ammettere anzi il contrario sarem-
mo piuttosto determinati dal fatto contestato del
ritirarsi di molti ghiacciaj, il cui crescere e decre-
scere va anche in relazione colla vicenda degli anni
umidi e degli asciutti. Fertilità delle pasture alpe-
stri diminuita, — il loro limite superiore abbassa-
tosi —, foreste scomparse dalle regioni elevate,
dui cda cati 3 STEN? E 1
501
— clima divenuto meno amico alla vegetazione —,
devastamenti di acque, di valanghe, di frane or
più frequenti e piùrovinosi , — scoscendimenti dalle
chine; raddoppi di congerie nelle valli: ecco lo
specchio dei disastri ascritti all’egoismo dell’uomo
. che disconoscendo le leggi della natura fece man
bassa sulle foreste, dei naturali doni con troppo
colpevole imprudenza abusando: ecco come la pe-
na insegue la colpa e con maggior forza incalzerà
in avvenire.
L’ amenità e la vaghezza di più luoghi sono ormai
venute meno per causa dei diboscamenti. Il viag-
giatore cui allietava il frondoso manto de’ pendii e
il bel verde di primavera e d'estate, e la varietà
delle tinte d’ autunno, sentesi ora stringer l’ animo
all’ aspetto delle aride pendici, squallide, solcate
da burroni, dispogliate dell’ onore dell’ erboso tap-
peto, neganti pascolo al bestiame, o sparse appena
di ciuffi ericacei, di rododendri od altri arbustelli
quasi bronchi. Laddove prima stendevansi i boschi
| resinosi col permanente lor verdescuro, più non
offronsi che gruppi di cespugli piluccati, o nani
crocchi di mirtillo, fra’ quali mostransi ancora gli
squallidi ceppi dell’antico bosco, testimoni di pas-
sata magnificenza. Laddove dapprima pompeggia-
vano i begli aggregati di una sola essenza a far
vago mantello alle spalle e alle schiene di monti
compresi nella zona della regione arborea, oggetti
di grata maraviglia che il passaggero si fermava
per ineanto a contemplare, sono adesso aride di-
stese od anche squallide rupi, e, nelle valli, sterili
interrimenti e strati di rottame occupano una parte
di già ridenti prati. Contrasti sono cotesti che at-
tristano il viaggiatore e l'osservatore non solo, ma
che fanno una penosa impressione nell’ animo dello
stesso abitante che pur vi si è a poco a poco av-
VeZzo.
: Quando non si giunga a migliorare il trattamento
de’ boschi e ad infrenarne il trasmodato godimen- —
to, non si può che aspettarsi di vederli in buona
parte delle contrade che sono oggetto di questo
rapporto, e primamente in quel paese così da na-
tura benedetto qual è il Ticino, precipitare in _to-
tale rovina, subentrando quello stato di cose che
già infesta le montagne del Karst, nell’ Hliria, un
tempo così ricche di boschi, e che già cotanto la-
mento desta nell’Asia Minore, nella Grecia, in as-
sai parte d’Italia, in Ispagna, nella Francia meri-
dionale ecc. Questo stato di cose sarebbe col nostro
clima freddo ed inclemente assai più fatale che non
pe’ paesi qui sopra nominati; impossibile ne di-
ae
verrebbe la coltura del suolo, la popolazione di-
minuirebbe considerevolmente, e le parti elevate
delle montagne oggidìi abitate diverrebbero ina- ‘
bitabili.
505
IX. Coltura, modo di godimento, stato
attuale dei prati, dei campi, delle alpi
e delle pasture.
L’economia forestale sta in istretto rapporto coll’ eco-
nomia agricola e più ancora colla pastorizia, dipenden-
do la prosperità dell’ una da quella delle altre; il perchè
non può non tornar a proposito il qui ragionare del-
l economia rurale delle alpi.
Questa connessione tra l’ uno e l’altro ramo d’econo-
mia non consiste solamente nel fatto per cui il consumo
del legname dipende dalla maniera di utilizzare il suolo
coltivabile e dal distendersi usurpando sul suolo boschi-
vo, ma essenzialmente nella circostanza che l'economia
rurale impiega, secondo il modo praticato, maggiore
o minore quantità di prodotti secondari delle foreste.
L’agricoltura delle montagne — non contando la col-
tura de’ foraggi — è di poco significato, e, nelle parti
del paese di cui ci occupiamo, non è suscettibile di gran-
de sviluppo, mancando di terreni acconci all’ agricol-
tura. Di qui fanno eccezione le regioni inferiori di que-
sta parte non meno che il fondo di parecchie valli, fra
altre la parte nord del Cantone di Sangallo, i dintorni
della superior parte pei laghi di Zurigo, di Lucerna e
di Zug e alcune parti del Giura. I prodotti principali del
suolo sono: granoturco, orzo, segale, avena, più rara-
mente frumento e miglio, patate, fagioli, canapa, lino,
legumi e vino.
Il granoturco riesce assai bene ne’ campi che siedono
fra il lago de’ Quattro Cantoni e il Reno, nella valle del
Reno a Domleschg, nelle parti inferiori del Ticino e
nelle vallate del Vallese.
304
L’orzo, la segale e l’avena — tranne alcune valli ele-
vate — trovansi dappertutto ove il paese è abitato; par-
ticolarmente nella Bassa Engadina, nelle valli laterali
del Vallese e nella parte settentrionale del Giura; in ge-
nerale però la coltura de’ cereali va sul diminuire anzi
che sul crescere. La coltura delle patate è di una im-
portanza generale e formano il precipuo nutrimento de-
gli abitanti delle montagne. Il piantarle troppo spesse
e il cominciar troppo presto a cavarle sono principali
difetti di questa coltura, tanto più che la densità, qua e
là accresciuta ancora con filo di fagioli interposti, rende
malagevole il levarne le male erbe.
A lavorare il terreno non si adopera dappertutto l' a-
ratro; la Bassa Engadina, il Vallese e il Giura sono le
parti dove l’uso n° è maggiore, ma nei primi due paesi
il lavoro procede ordinariamente in modo assai imper-
fetto, perchè non si fa che smovere il terreno, non si ri-
volta. All’ uso generale dell’ aratro si oppone in parte il
soverchio frazionamento delle proprietà, e in parte la
medesima conformazione del suolo.
In parecchi luoghi — nominatamente nell’ interno del
Cantone d’ Uri — la coltura dei vegetabili sopra men-
tovati va accompagnata da grandi difficoltà e fatiche,
essendochè il suolo che vuol coltivarsi bisogna che pri-
ma sia liberato da macigni e sostenuto in forma di ter-
razzi; talvolta vi si trasporta anche la terra togliendola
da siti non vicini per copista scogli.
Non è raro il veder gelare le patate nel cuor della
stagione estiva; la neve copre talora le biade innanzi
alla maturanza, onde si tagliano sovente prima che sia-
no mature facendole poi maturare artificialmente in lo-
cali per ciò preparati.
50ò
Poco produttiva è la coltura dei legnami nelle regioni
superiori; nondimeno, persino ad un’ altitudine di oltre
a 6000 piedi, incontransi orticelli davanti le abitazioni,
ove coltivansi rape, cavoli ecc.
La coltura degli alberi fruttiferi è oggidì maggiore
che prima non era, ma non può avere importanza che
nelle vallee temperate delle montagne, Ben regolati so-
no i frutteti nel Cantone di Sangallo, nella Signoria
e a Domleschg nei Grigioni, nella parte centrale del
Glaronese, nella parte superiore del lago di Zurigo e
intorno ai laghi di Zug e dei Quattro Cantoni e nelle
ampie vallate che vi mettono foce, sulle sponde del Le-
mano e nelle più miti contrade del Giura. I frutti ser-
vono a far mosto, o si disseccano affettati, o si godono
freschi. La coltura degli alberi fruttiferi potrebbe essere
maggiore in più vallate; in altre potrebbe con vantag-
gio essere introdotta. In più luoghi sarebbe a deside-
rarsi una migliore attenzione a questo ramo dell’ agri-
coltura.
La vite è coltivata nelle vallate del Reno e della Seetz,
nelle vallate inferiori del Ticino, verso alla parte supe-
riore del lago di Zurigo, sulle rive dei laghi di Zug e di
Thun, nel Vallese, alla falda delle Alpi vodesi verso il
Rodano e sui pendii del Giura verso i laghi di Neuchatel
e di Bienna. Nel Ticino la vite è educata per lo più a
pergola e con poca cura; in una parte del Vallese la
cura principale dedicata alla vite consiste nel ben lavo-
‘rarne il terreno, mentre in altre parti è coltivata colla
| massima diligenza; ci hanno località ove alla vite non
si risparmia nè tempo nè cura.
La qualità dei vini è assai diversa: vini distinti e
| smaglianti produce il Vallese; buoni ed anche ottimi ne
20
206
danno Vaud, Neuchatel e le valli del Reno e della Seez.
mentre altrove — non escluso il Ticino colla propizia
sua posizione — si producono per lo più vini grami ed
anche gramissimi.
Molta cura si dedica dappertutto ai prati che sono vi-
cini alle abitazioni, i quali soli, e più assai presi insie-
me coi montani, occupano una estensione ben maggiore
di quella de’ campi. Si nettano diligentemente da tutto
quanto può nuocere al crescere dell’ erba, si concimano
a larga mano, si proteggono contro le nocevoli esteriori
influenze, ma considerevole n’ è poi anche il ricavo.
I prati forniscono il primo alimento al bestiame in
primavera, si segano due o tre volte a provvedere il fe-
nile per l’ inverno; si segano anche quando si manten-
gano in istalla ad erba verde le bestie nell'estate, ciò
che dovrebbe pur farsi più spesso; finalmente nell’ au-
tunno essi danno colla terz’ erba il pascolo al bestiame
che discende dalle pasture alpine. Quest’ ultima raccolta
offre un prodotto importante nelle vallate esposte a mez-
zodì ove corrono le strade principali che mettono al-
l’ Italia, pel commercio che se ne fa co’ mercanti che vi
conducono il bestiame.
Si comincia a coltivare con maggior cura anche i piani
erbosi delle alte montagne. Da prima non si aveano bei
prati che nelle valli; ora la concimazione ricrea anche
quei delle alpi a maggior floridezza. Ma ci ha ancor
molto da fare in questo riguardo; parecchi prati si se-
zano una sola volta all’ anno, i quali non si concimano:
danno buon foraggio, ma poco. Altri, che sono umidi,
ne danno molto, ma gramo.
L’ irrigazione ‘de’ prati è ancora poco in uso, fnopghò
nel Vallese dove è praticata in grande e da tempi im-
307
memorabili, Qui si mettono a prode i ruscelli, le cui
acque vengono per canali di mite declivio condotte a
considerevoli distanze {fino a 4-5 leghe, = 12-15 mi-
glia). Con questi canali costrutti sul versante delle mon-
tagne diffondonsi le acque sui prati il cui suolo è asciut-
tissimo e che senza di ciò quasi nessun prodotto dareb-
be. Molti di simili canali veggonsi decorrere l’ uno so-
pra dell’ altro; e la manutenzione e l’uso loro è con
tutta cura regolato.
. Il valore medio delle terre nelle vallate è elevato assai.
Nel Cantone di Glarona un jugero vale 3000 franchi e
più ©). Il medesimo prezzo corre in altre località. I prezzi
così alti dipendono dalla poca estensione dei terreni
produttivi ed anche dalla circostanza che la proprietà
di una terra nella valle fa diritto alle pasture comunali
sui monti.
Quantunque si riconosca generalmente l’ importanza
degli ingrassi, non si dedica ancora tutta l’ attenzione
‘che si merita la loro preparazione. Mal opportunamente
costrutte sono le pozze o buche o fosse ove riporli,
nè si ha cura di raccogliere e tener aunate le materie
che possono giovare all’ uopo; i concimi liquidi per-
donsi senza pro colando nelle vicine correnti, e i solidi
sono inariditi dal sole o stemperati dalla piova. Anche
in questo, il paese che presenta spettacolo di maggiore
imprevidenza è il Ticino; qui non si cava profitto alcu-
no dagli ingrassi liquidi. Egli è indispensabile l’ indu-
striarsi.a migliorare la preparazione e l’uso dei. conci-
mi se si vuole che il terreno produca tutto quanto è ca-
pace di produrre.
(*) Sugli equivalenti del jugero svizzero vedi nota a pag. i13.
5 5
308
In generale fra le montagne 1’ agricoltura è rimasta
in antico andazzo, e — tranne l’ introduzione delle pa-
tate e qualche miglioramento ne’ frutteti e ne’ prati —
da 100 anni in qua non ha fatto che ben poco progres-
so, quantunque i miglioramenti potrebbero farsi senza
incontrare difficoltà insuperabili. La condizione attuale
dell’ agricoltura è tale che non può starsi senza esigere
dal bosco contribuzione di foraggio e di concime, e ne
toglie, come già fu dimostrato, larga misura.
Mentre nelle valli i colti sono così scarsi e a così ca-
ro prezzo, è quasi incomprensibile come nelle spaziose
valli e su ameni colli, e in siti non remoti, anzi in imme-
diata prossimità de’ luoghi abitati conservinsi tuttora
frequenti prati, il cui suolo sarebbe suscettibile di una
coltivazione assai più produttiva se si prendesse a lavo-
rarli coll’ aratro o colla vanga, introducendo l’ uso di
mantenere in istalla le bestie da tiro e le vacche neces-
sarie alla domestica economia. Trovansi inoltre qua e là
in siffatti luoghi estensioni sparse di rari alberi, le quali
fannosi servire a pastura, mentre si estirpa il bosco in
altri terreni di gran lunga peggiori e peggiormente si-
tuati.
Un così malacconcio modo di coltura diminuisce no-
tabilmente la complessiva rendita del terreno, non for-
nisce la necessaria quantità di ingrassi e osteggia una
conveniente rotazione; le vacche, meno bene nutrite,
danno meno latte; per giunta, le bestie adoperate nei
lavori mal possono avere quel riposo che lor è necessa-
rio dopo le fatiche della giornata.
Il regolar convenientemente questi rapporti è dunque
urgente necessità, se si vuole che l’ agricoltura corri-
sponda alle esigenze del tempo attuale e che il bosco
309
non sia dalla medesima messo troppo a contribuzione.
Non saprebbesi ben comprendere come sì poco siasi
fatto nello scopo di togliere un inconveniente che può
dirsi il principale ostacolo che si opponga alla introdu-
zione del sistema di mantenere le bestie a foraggio ver-
de in istalla invece di farle vagare sulle pasture, e par
quasi a credersi che a queste migliorie siano avversi i
benestanti principalmente, i quali con una riforma di
simil genere si vedrebbero obbligati a rinunziare ai pri-
vilegi di cui fanno uso colla maniera attuale di godere
le pasture comuni.
Le alpi o pasture occupano la maggior parte del suolo
produttivo delle montagne. Per mala ventura poco è a
lodarsi della maniera di governarle e utilizzarle, chè in
più luoghi la loro coltura non che progredire andò anzi
indietreggiando, e in complesso è rimasta da ben 500
anni in qua stazionaria.
Una maggiore attenzione fu dedicata alle pasture si-
tuate sui primi contrafforti, ossia sui così detti monti (),
ove il bestiame pascola prima di ascendere alle alpi e
quando ne discende. Su questi monti ci hanno stalle ove
le bestie trovano ricovero e nutrimento nel cattivo tem-
po; qui si ha cura anche dei concimi. Si netta il suolo
da sassi e cespugli e — almeno vicino alle capanne —
si ingrassa; qua e là prosciugansi anche i siti umidi e
per ogni dove si cerca di proteggere questi terreni con-
tro le nocevoli esteriori influenze. Nel Vallese coteste
capanne contengono abitazioni pei proprietari che van-
no a passarvi la state.
Ma come appena si giunga alle alpi propriamente
{*) Nella Svizzera italiana i pascoli delle prealpi si nomano monti.
510
dette, ecco — da poche lodevolissime eccezioni in fuo-
ri — cessare ogni coltivazione. Qui luomo non vuol
che raccogliere, nulla adoprarsi per conservare.
In una gran parte delle alpi, massimamente nelle re-
gioni più ruvide, non trovansi altre abitazioni che le
capanne dove si fa il formaggio e ove alloggiano i pa-
stori tutt’ affatto rusticanamente. Nè vi sono stalle; il be-
stiame è giorno e notte esposto alle intemperie certo
non infrequenti neppure nel sommo estate.
Su quelle alture non ci ha provvista di fieno, onde ne-
vicando e la fioccata neve coprendo, come non rado av-
viene, per più giorni il suolo, ecco il bestiame senza
pasto, costretto a cercarsi alimento nelle foreste infe-
riormente situate, con qual pro delle giovani piante,
ognuno può agevolmente immaginarselo. È raro che i
proprietari si curino di sfurtiiaiane il suolo delle pietre
cadute dalle vicine rocce per ammucchiarle laddove
non farebbero danno, e più raro ancora si è che n° ap-
profittino per erigere ripari contro le valanghe e le
frane, o il formarsi e ampliarsi delle solcature scavate
dalle acque. I siti guasti o ingombri da valanghe, da
frane ecc. restano come sono; non vi ha chi pensi a ri-
stabilirvi la vegetazione erbosa che tanto pur giove-
rebbe a conservare il suolo. Nessuno pon mano a ster-
pare i cespugli che vanno via via ingombrando i pa-
scoli, nessuno si dà pensiero di deviare le acque da siti
che minacciano di smottare, nè di prosciugare siti umidi
da poca erba e grama. Nessuna cura si presta agli in-
grassi, nè a raccoglierli in mucchi, nè a spanderli. Non
ci ha che qualche rara capanna presso cui incontrisi un
sito acconcio, asciutto, ove mugnere, e un sito ove am-
mucchiare il concio.
ag e telai
RO Pe Og
541
Quantunque il prodotto delle pasture sia diminuito e
per difetto di cura e per l’ abbassatosi limite della ve-
setazione, pure vi si manda tuttavia un’ eguale copia di
bestiame come nei tempi passati.
Tutti questi inconvenienti sono più rilevanti sulle alpi
affittate. I proprietarii poco o nulla pongon mente al
modo tenuto dagli affittuari nel cavarne profitto; ciò
che loro importa sì è d’intascare la pecunia pattovita,
mentre ì conduttori, pel poco tempo che dura l'affitto ,
tanto meno pensano a conservare o a migliorare il te-
nimento in quanto che hanno ragione di temere che il
frutto di loro fatiche riesca non a vantaggio loro, ma
unicamente ad utile del proprietario, il quale a causa
delle migliorie e del conseguente maggior ricavo si
sente tentato ad esigere un fitto maggiore o a passare
ad un altro affitto. Poco meglio va la bisogna sulle alpi
comunali, perchè i cittadini del Comune mal risolvonsi
a migliorie, e i pastori difficilmente induconsi a por
mano ad un lavoro che avoli e bisavoli stimarono su-
perfluo. Le alpi meglio trattate sono quelle governate e
godute per economia dagli stessi proprietari. Sebbene.
anche qui non poche sono le eccezioni, e le meglio te-
nute lasciano pur molto a desiderare, cosicchè possiamo
ripetere la sentenza già altrove espressa, cioè: L’ alpi-
coltura, non che migliorata, è anzi deteriorata.
Ancora più abbandonate restan le pasture ove pasco-
lano le pecore, situate per lo più nelle più alte regioni
e sparse di siti sterilissimi. Qui non capita umana crea-
tura, tranne il pastore e il cacciatore di camosci; nes-
suno pensa a favorirvi il crescere dell'erba, a diminuirvi
il danno delle frane. Queste pasture vanno sempre dete-
riorando perchè vi si conducono pecore più che non
542
possono mantenere. Come già accennammo altrove,
una parte di simili pasture, nell’ Engadina e nelle con-
trade meridionali delle Alpi, sono affittate :a de Berga-
maschi proprietari di greggie, ai quali vengono talora
date a godere anche pasture atte al grosso bestiame. Le
numerose frotte delle pecore traversano le foreste, non
occorre il dire con quale effetto.
Il triste quadro della coltura delle alpi, di cuì non
abbiamo che fatto uno schizzo rappresenta lo stato della
maggior parte delle montagne de’ Grigioni e del Tici-
no, ed una assai notevole parte di quelle dell'A ppenzel-
lo, di Sangallo, di Glarona, di Uri, di Berna, del Val-
lese e di Vaud. In altre località, e nominatamente nello
Svittese, nell’ Untervaldo, nell’ Entlibuch , nell’ Emmen-
thal, nel Simmenthal, nel Friborghese e nel Giura, si
procurano migliorie, disgombrando i pascoli da’ fram-
menti rocciosi e sanando i pantani. Se non che que-
st’ ultima operazione si effettua ordinariamente collo
scavo di fosse, il che torna assai inopportuno sovra pa-
sture perchè col calpestio del bestiame si difformano e
in poco tempo si frustra Ja durata fatica. Il prosciuga-
mento mediante quel sistema di scolo che si chiama
drainage non lo trovammo praticato in considerevole
misura che nel Klénthal (Glarona). In parecchie loca-
lità esistono da tempo antico stalle almeno per le vac-
che, come è massimamente nelle basse montagne dei
Cantoni di Berna e di Friborgo e nel Giura; altrove,
come per es. nel Glaronese, vannosi erigendo di simili
stalle. Nell’ Emmenthal, nel Simmenthal e nel Friborghe-
se è dove maggiore attenzione e amore si dedica alle:
alpi. Nel Vallese lo studio dell’ irrigazione si estende si-
no alle alpestri pasture. Veramente una irrigazione col
493
mezzo di acque correnti non è che fatto raro, ma non
è raro poi il trovar qua e là disposizioni per diffondere
ad assai considerevoli distese il favore degli ingrassi
liquidi.
Mentre lodiamo questi lodevoli progressi del Vallese,
duole dall’ altro canto il veder qui pure — anche sulle
alpi meglio tenute — troppo poca cura pei concimi , pel
miglioramento de’ siti acquosi, per lo sgombro de’ rot-
tami, per la depurazione dei pascoli togliendone le er-
bose specie o nocive o inutili o disacconce, per la prov-
vista di fieno all'uopo onde il bestiame non patisca to-
tale privazione di foraggio al sorvenire di certi tempi
| perversì. Ogni studio è posto ad ampliare le pasture,
poco o nulla si studia di migliorarle.
In alcuni luoghi si praticano sulle alpi certe partico-
larità contrarie ad una ragionevole economia, del che
. vuol pur qui tenersi parola.
Una fra le prime di siffatte particolarità è il segnar
le alpi e le pasture o il destinarle a fieno, come si fa
in alcune località e come va sempre più ampliandosene
l’ uso nel Glaronese e in alcune parti del Giura. La rac-
colta del fieno sulle alpi è vantaggiosa quando aceresce
la possibilità di svernare maggior copia di bestiame.
Trovasi quindi quest’ uso là dove più bestie possono
mantenere le alpi d’estate, che non i prati delle valli
d’inverno. Per tal modo i proprietari non han più biso-
| gno di raccattar bestiame mercenajo per la bella sta-
| gione, potendo essi moltiplicarne di proprio, aumen-
tando per cotal modo eziandio il concime e conseguen-
| temente il prodotto delle praterie. Se non che quest’ au-
| mento di concime pe’ prati è una perdita per le alpi
di non lieve inconveniente. Le bestie, pascolandovi,
314
quanto contribuisce alla fertilità del suolo. Non può che
venirne di conseguenza una diminuzione del terriccio e
quindi della fertilità. L’ erba più rara diviene, vi suben-
trano i muschi e i licheni, e così d’ anno in anno il
prodotto vien meno. Nelle montagne basse questi effetti
saranno alquanto più tardivi, purchè non si seghi che
una sola volta, nè a stagione troppo avanzata, perchè
la seconda erba fornisce un po’ d’ingrasso al terreno e
lo protegge d'inverno. Ma nelle regioni elevate ove la
stagione estiva è di sì corta durata, tagliato che sia il
fieno non ci ha quasi più ripullular d’ erba, del che non
tardano a manifestarsi le dannosissime conseguenze.
V ha nondimeno chi pretende esserci nei primi anni
di siffatta mutazione di coltura un maggiore prodotto.
Ciò è possibile, ma non già perchè siasi aumentata la
fertilità; la ragione di questo maggior prodotto de’ pri-
mi anni, se c'è, sta piuttosto nella maggior cura che
si mette a toglier di mezzo sassi, triboli e bronchi che
fanno impaccio ai segatori, e così si aggiunge estensione
al suolo produttivo. Ma quando più nulla siaci da fare
da questo lato, ecco venir meno il prodotto, e ciò tanto
più rapidamente quanto meno favorevoli sono le circo-
stanze. Questo è fatto chiarito dalla stessa esperienza:
Le alpi e le pasture che si segano da 40 anni in poi ed
anche da più lungo tempo, danno attualmente un pro-
dotto inferiore a quello che davano i primi anni di que-
sta pratica. Ogni maniera di coltura che diminuisce il
prodotto deve considerarsi come cattiva, tanto più quan-
do, come nel caso in discorso, mette a repentaglio la
:
3
restituiscono in ingrasso una parte di ciò che consuma= .
no; mentre segando l’ erba, si viene a togliere — eccet-
tuata la poca rivegetazione dopo fatti i fieni — tutto.
515
conservazione del fondo medesimo. — il segare dai pa-
scoli alpini dovrebbe dunque essere abolito, o almeno
dovrebbe alternarsi colla pastura aperta onde mante-
nere la fertilità del suolo. Laddove i monti non si sega-
no che ad ogni periodo di due anni, come nel distretto
di Interlaken, nulla perdono della loro fertilità.
In secondo luogo troviamo il godimento delle alpi di-
viso fra’ particolari, com’ è nominatamente nel paese
d’ Uri, nell’Oberland bernese, in una parte delle mon-
tagne del Vallese e di Vaud. Ogni famiglia va ordinaria-
mente a passar l’ estate sulla montagna, per ritornare
poi in autunno alla valle, certamente non più ricca di
prima. Troppo divisa è la fabbricazione del formaggio,
nè giunge a produrne di tale da potere concorrere nel
commercio. Il prodotto netto delle alpi è quindi note-
volmente diminuito. Anche la divisione del bestiame
— nelle località dove pascola in comune è portata a troppo
piccole frazioni, ciò che torna parimenti a danno della
fabbricazione del formaggio e del prodotto netto. Se le
formaggerie stabilite nei villaggi dànno prodotti supe-
riori in qualità e quantità a quelli delle montagne, non
ostante l’ inferiorità delle erbe e del latte, non è a _cer-
carsene la causa se non nella divisione della fabbrica-
zione che è sulle montagne.
I piccoli caseificj traggon seco non solo le già mento-
‘vate dannose conseguenze, ma influiscono sui boschi
in modo peggiore ancora che non fanno i grandi. In
essi consumasi cioè maggiore quantità di combustibile
e di legname da costruzione, maggiore essendo il nu-
mero delle greggie e delle capanne; così consumasi pu-
re maggior copia di legname per le chiudende; dovendo
ogni alpe essere segregata dall’ altra; finalmente mag-
346
gior copia di bestiame invade il bosco, convenendo sulle
alpi tutto il bestiame domestico — e segnatamente le
capre — in maggior numero che non è laddove sono
grandi caseificj. Siffatti inconvenienti mostransi così
gravi che non può non desiderarsene il rimedio come
cosa urgente. Ma l’ introdurre migliorie in questo ri-
guardo vuol essere impresa malagevole, essendo l’ an-
damento attuale così strettamente associato alle popo-
lari abitudini che per farlo cessare sarebbe forza effet-
tuare molte e molte altre mutazioni.
Nel Giura, e principalmente nella parte bliaricati
molte pasture patiscono disagio di acqua, onde è ne-
cessario provvedere al come raccogliere e serbare la
pluviale. Ma per quanto importanti siano queste prov-
videnze per le pasture, nulladimeno non vi si dedica una
cura tale quale sarebbe a desiderarsi, in ciò appare la
generale noncuranza.
Da quanto fu detto possono facilmente dedursi con-
seguenze sullo stato e sul prodotto delle pasture alpine,
come pure sui pericoli cui è esposto il bestiame. Esse
possono compendiarsi come segue:
Le pasture — con tutto il loro andar via via dilatan-
dosi in giù a scapito del bosco — divengono pur sem-
pre minori, essendochè gli ammassi di scoscendimento,
le solcature e i burroni si vanno senza resta aumentan-
do e occupando sempre maggior parte del suolo ‘pro-
duttivo. Nè la diminuzione riguarda soltanto lo spazio,
ma sì anche la produzione, dappoichè la terra vegetale
è tratta seco dall’ acqua, i siti pantanosi e i cespugliosi
acquistano più ampio dominio. La fertilità del suolo
vien meno eziandio per la poca o nulla cura di favo-
rirla, mentre il concio si secca senza fare effetto alcuno.
stai
347
A tutto ciò s' aggiungono i diboscamenti, in seguito
a’ quali si ebbero considerevoli mutazioni nei fenomeni
acquosi, le montagne sono private della umidità cotan-
to necessaria alla vegetazione, e ciò proprio nel tempo
che maggiore ne sarebbe il Bisogno. Non è quindi ma-
raviglia se qua e là sulle montagne si cede alla neces-
sità di restringere la quantità del bestiame per non ve-
der degenerare le razze, come già avvenne pur troppo
in alcune località.
Privo di stalle il bestiame è esposto alle peggiori in-
clemenze dell’ atmosfera. Non ha riparo contro l’ umi-
dità, il freddo, le tempeste; per intiere giornate pa-
tisce la fame. Il latte diminuisce, è minacciata la sa-
nità, e ritardato il prospero sviluppo dei novelli allievi.
Lo stesso ricavo delle alpi, e segnatamente la fabbrica-
zione del formaggio, si fa via via più difficile pel grave
| difetto di legna, sia da fuoco, sia da costruzione, difetto
apportato dagli inconsiderati diboscamenti. Vi sono
montagne ove la penuria è tale da non potersi aver le-
gna se non con grandi stenti, dovendosi spesso tras-
portarlo sino da due e da tre leghe di distanza.
Il prodotto del suolo dedicato all’ economia pastorale
| difficile riesce a determinarsi in modo da agevolarne un
paragone con quello altrimenti utilizzato, imperocchè
pochissime sono le alpi state assoggettate a misura, e
la classazione usuale a norma del numero delle bestie
| che sono capaci di mantenere nella rispettiva stagione,
si presterà bensì ad un confronto fra l’un’alpe e l’altra,
| ma nel caso nostro non potrebbe giovare finchè si igno-
ra quale e quanta ne sia la superficie. Le basi più sicure
per un calcolo del prodotto sonoci offerte dal Cantone di
Friborgo, ove di una parte delle alpi fu presa la misura.
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Secondo le notizie ricevute da Friborgo e da Neucha-
tel, il tempo della pastura sulle alpi ben esposte va dal
20 maggio al 9 ottobre, — adunque 20 settimane. A
mantenere una vacca ci vogliono 5-6 jugeri di pastura.
Ma questa estensione non basta laddove mal favorevoli
sono le circostanze, qui convien calcolare un 8 jugeri
per capo, e di più ancora laddove più rigido è il clima,
com'è sulle alte montagne. — Il consumo della legna
sulle alpi ove sono vacche, è per capo di 25 a 50 piedi
cubi, laonde vuolsi aggiungere ‘/2 a 3/4 di jugero di bo-
sco per capo, e nelle regioni più elevate anche 41 jugero
intiero. Questa è la base su cui si fa in quei Cantoni il
calcolo del prodotto netto delle alpi. Il prezzo è di 2 a
6 franchi, per termine medio fr. 4 circa, per jugero,
secondo l’esposizione e la qualità del suolo, e-avuto
riguardo alle riparazioni e al fitto delle abitazioni. Da-
gli affitti avvenuti in altre località si hanno press’ a poco.
le medesime cifre. Essi sono infatti di 50 a 40 fr. pero
capo di bestiame nelle esposizioni più favorevoli, e di
20 a 50 fr. nelle meno favorevoli; Je quali cifre danno .
parimenti un prodotto di 2 a 6 fr. per jugero, compresa
la manutenzioue e il fitto delle abitazioni. I prezzi di ‘
vendita che calcolansi da fr. 250 a 300 per. capo corri. |
sponde parimenti al reddito -di cui sopra è detto.
In posizioni sommamente sfavorevoli il prodotto scen- .
de sino ad essere inferiore al minimum calcolato qui
sopra; nè la rendita di simili pasture può prestarsi ad
un confronto con quella dei boschi c delle selve, poichè
coteste pasture s’assidono su elevazioni dove essenza
legnosa più non regge ad essere educata. Un. prodotto
medio di 4 fr. per jugero per le pasture poste fîella re-
gione delle foreste o subito sopra pare possa essere am-.
messo.