/f X»-. /f/^ ACCADEMIA PONTANIANA ^.//so.3^ /• Il, e Genn Febb. e Marzo SI RENDICONTO DELLE TORNATE DELL'ACCADEMIA PONTANIANA I M PRESSO PER CURA DEL SEGKETARIO PERPETRO 1855 i REnnicomTO DELLE TORNATE DELL'ACCADEMIA PONTANIANA ^ lAIFBESSO PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO 1853. AMIVO PRIMO NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEL TJRAMATER Vico S. Grsgorio Armeno N, 2. AVVERTIMENTO Essendo generalmente riconosciuta la necessità dì dare un celere corso a lavori delle società scìenlìjlche e lettera' rie, V Accademia Pontaniana Ita voluto istituire un rendiconto delle sue tornate , a cui si dà comineiamento col, presente anno iSS3. Oltre gli esemplari , da distribuirsi gratuitamente a tulli ì sodi residenti, ed cC principali corpi scìentijìci ita- liani e stranieri, sarà tirato un certo numero di copie del rendiconlo per coloro i quali desiderassero di riceverlo per associazione. Le condizioni dell' associazione sono le seguenti : 1. Sarà pubblicalo ogni tre mesi un fascicolo /m 178i). }{ 5 )( cvec le dos du scatpel. Poteva mai il dorso dello scalpello tagliare !' aderenza tra la palpebra e X occhio ? Cerio che no. Inoltre se Celso voleva indicare il dorso dell' istromento avrebbe scritto averso. Ed in vero nel Capitolo I del Libro 7." trattando del modo di deterger il sangue nscito per lo taglio fatto con lo scalpello , per indicare il dorso scrìsse detergeatur eodem (scalpello) averso projluens sanguis. Non voglio mancare di Bvverlire che in alcune edizioni il passo or ora citalo trovasi scritto con la parola adverso , ma il dottissimo Targa , mentre nella i.» edizione da lui falla dell'opera di Cornelio Celso avea scritto adverso^ poi nella 2.* edizione pubblicata nell'anno i8iO corresse e scrisse averso : ed in una nota fece avvertire: ita ha- beni pleritjue codìces in ter qiios med. I et vai. Vili, in altìs et in omnibus edd. perperam legitur eodem adverso : in modo che resta confermato che il vocabolo adverso significa sempre opposto , e averso significa la parte posteriore o sia il dorso dello scalpello , e per lo specillo ne esprime la estremità infe-* riore. Il recente traduttore francese di Celso, il dolt. des Elangs nel i84-6 ha volle le parole adverso scalpello « scalpel doni le tranchant esl dirige eu haut ». Questa traduzione si accosta alcun poco al significato, ma non corrisponde esattaraenle al vocabolo, e mollo meno mette in chiaro la mente dell' antere. Il dottor James Grpyre nell'anno i8i4, traslatando in inglese l'opera di Celso giunto alle parole citale scrisse : « wilh a knife» cioè con un coltello, senza darsi carico AeW adverso. La stessa cosa è slata fatta dall' italiano doli, del Chiappa nell'anno 1824., il quale tra- dusse fendere con lo scalpello. Il laboriosissimo cav. de Renzi nell'anno i85i nei suoi sludi sopra Cornelio Celso Iradocendo in italiano le parole adverso scalpello le ha volle col coltello te- nuto ohbliquamenle , ma senza precisare a qual parte debba ri^ ferirsi questa obbliquila. Da questo cenno delle diverse traduzioni fatte del passo di Cornelio Celso apparisce non essersi ancora con parole chiare )( 6)( trasportata la idea cicli" ;iiiture. Io sono di avviso elio la parola adverso la quale ogoano sa tradursi in italiano , opposto, di- rimpello , debba avere un signiGcato relativo al silo del Medico, il quale deve tenero nelle sue mani lo ecaljìello in modo che la parte tagliente gli stia dirimpetto , adverso scalpello. Impu- gnato lo stromento in un punto tra il globo dell'occhio e la palpebra, sempre col tagliente in avanli , l'operatore potrà ve- dere bene il tagliente e potrà dirigerlo io modo da recidere la falsa membrana di aderenza tra la palpebra e l'occhio senza offendere la palpebra medesima , e con la parte non tagliente resterà protetto l'occhio, affinchè eseguendo lutto ciò magna cum moderatìone ( come dice Celso ) si ottenga ut neque ex oculo ncque ex palpebra quidquam abscindùtur, ac si necesse est ex palpebra potius. Per conoscere se questi miei pensieri cor- rispondessero al fatto neir eseguire la operazione dell' anchilo- blefaro ne feci parola coli' ottimo chirurgo operatore D. Giuseppe Testa, mio collega nell'Ospedale degl'Incurabili, ed egli con altri Buoi pensieri so la parola averso e adverso !o manifestò all' e- ruditissimo cav, de Renzi con una sua lettera da costui inserita nelle dotte Aggiunte alla traduzione dell'Opera di Cornelio Celso. Dal Cn qui detto io conchiudo che le più volte replicate parole adverso scalpello debbono esser volte nel seguente mo- do : con lo scalpello il di cui tagliente si tenga opposto all'operatore. Questa interpelrazione , che da me si è data al passo di Cornelio Celso , viene confermata da altri luoghi del- l'opera dell' islesso antere , tra i quali ho scolli i seguenti. Scri- vendo egli che nella cura delle fratture dell'osso dell'omero il medico debbe essere situato dirimpetto al suo infermo, ecco co- me si esprime a sed homo collocatur allo sedili , mcdicus autem hutniliore adversus {\) y> . Trattando del modo come de- ^' essere situalo \ infermo da subire la operazione e Ila cala- fi) Lib. Vm Cap IV S 2. )( 7 )( ralla, scrisse « in adverso sedili (homo) collocandus est loco lucido lumine adverso » : qai dae volle replica adverso (i). Ma più chiaramente Io esprime trallando de ungue Gculorum, scrivendo vel adversus in sedili contra medicum homo collocan- dt4S {2), ove olire a.\y adverstis vi ha aggiuolo anche ì\ contra. E Virgilio parlando dell' Iride, per far conoscere che nella comparsa di questa meteora il Sole trovasi in sito opposto alla nube in coi le gocce di acqua fanno ammirare ì colori della set- templice luce dell'astro luminoso del giorno, al vocabolo Sole vi appiccò r epiteto adverso quando caniò » Ergo Iris croceis per caelum roscida pennis » Mille trahens varios adverso Sole colores » De volai (3). Ziòrt offerti in dono. La Campania industriale , giornale della Società economica di Terra di Lavoro : quad. XXVII, Napoli. CoLLECTio Salernitana : ossia documenti inediti e trattati di medicina appartenenti alla scuola medica Salernitana, rac- colti ed illustrati da G. S. T. Henschel , C. Daremberg, e S. de Renzi ; premessa la storia della scuola , e pubblicati a cura di Salvatore de Renzi : Tomo I. — Nap.i853 in-8* Guanciali (Quiuiino) — in die anniversario obitus marchionis Nicolai Santangeh) , carmea — Neap. iS52 in 4- Semeraro (ab. Pasquale) — Elogio funebre di D. Giuseppe Ta- furi , Arcidiacono della Chiesa Calledraie di Caslellaneta — Napoli, Stamperia dell' Iride, i852 in 8. 'J'enore (cav. Michele) — Index seniinura , quae anno i853 ia horto regio neapolilano prò mutua commulaliune offeren' tur. Neapolt, (1) Lib. VII. Cap. VII § 14. (2) Lib. Vii. Cap. VU <ìj i (3) iEneidos, Lib. IV v. 700 s. ){ sx TORNITA DB* 3o GENNAIO. Il socio resiliente sig. Michele B.iIJnccliìni ha lello un sag- gio della sua versione meiriea del Prometeo Legato di Eschilo ; e durante la lettura il Segretario perpetuo , ed il sig. ab. Vito Fornari ne hao fatto il coofroato col testo greco. SAGGIO Dì traduzione metrica di' Eschìlo del sig. Michele Baldacchini. PROLEGOMENI Tuli' i monumenti giganteschi e colossali dell'arie, comin- ciando dalla Bibbia (i), sacro codice degli Ebrei e di noi Cristiani, dalla parte estetica considerati, e lasciando per reverenza di parlar della Bibbia, tutt' i monumenti giganteschi e colossali dell'arte, da Omero a Dante , e fors'anco al Tasso ed al Milton, sono di natura loro polisensi , cioè ammettono vari sensi, il letterale , il mistico e rallogorico. Or il senso mistico e l'allegorico non escludendo il senso letterale, ragion vuole che si cominci dal fermar questo , e poi si ascenda gradatamente al riposto ed arcano, per cosi procedere dal più al raen noto. Questo metodo ho tenuto nel tentare di tradurre il Prometeo legato., tragedia d' Escili Io, in versi ilaliani. Intorno alla quale antica tragedia basii da principio il dire, che viene iu (l) Nelln Sacra Scrilluia è racchiuso un quadruplice senso: il senso slorico, l'allegorico, il figurato ed il mistico. Vedi Si-rmoni di Papa Iduo- ceiizo terzo in consecratinne romani ponti/ìcis , appresso Hunter , Stor. d'Ii.D'cenio terzo, vol.l, libi, \ìit^. 108 (traduzioue ilal. l>itlauo 1850;. )( 9 )( essa r antico simbolo rappresentalo della espiazione, non della col- pa, ma dei beDeflcio. Apresi la scena di questa tragedia nel luogo del supplizio di Prometeo, benefattore degli uomini, il quale ebbe loro fatto copia del fuoco, rapito al Cielo, e con esso del conoscimento delle arti e delle utili discipline. Di che sdegnato Giove comanda che Prometeo venga incatenato ad una rupe, in quel di Scizia, sopra una mon- tagna deserta. Questo è il luogo della scena. Viene in effetto Pro- meteo , carico di catene, tratto da Vulcano e dal Potere e dalla Forza, fedeli ministri di Giove, a' quali esso Giove commise il pieno adempimento delle sue vendette (2). Vulcano a malincuore obbe- disce, indirizzando al tormentato parole di compassione. Ma i due Potere, e Forza Io premono e lo istigano a fare che compisca il suo debito , acécmpagnandolo in quest' opera dispietata. Il Potere in- sulla al condannato. Prometeo oppone un fermo silenzio, sin che costoro sono presenti. Ma partiti, e lasciato solo, prorompe in fieri lamenti : si rivolge alla intera natura : la chiama in testimonianza di ciò che gli tocca solferire : se non che , inslrutto del decreto del destino , e dotato, com' è, di spirito profetico, esorta sé stesso a soffrire tutto pazientemente. Questo è il brano della tragedia d' fi- schilo, che qui si legge tradotto in versi italiani. // Potere e la Forza, Vulcano e Prometeo. Il Potere. ^ccQ alfin pervenimmo alle lontane Della terra contrade , agli ermi lochi Della barbara Scizia , invii e selvaggi. — Vulcano , or t' è meslier con somma cura I precelli adempir che a te diè'l padre , (2) 'O^yidhìn o Zivi , irapa.ll'^aiirni aùròc KqòLru xxi Bla , roìs avrov 5ir>)- )( IO )( E alla scoscesa rupe avvincer slrello Di nodi indisloghcvuli di l'erro Questo di popol sed ultore audace : Costui , Vulcan , dich' io , che il tuo bel vanto , L' almo splendor del foco , a tutte acconcio Opere d' arte , ebbe furalo al sole , E ne feo copia agli uomini mortali. D' un tal delitto giusto è ben eh' ei n' abbia Pena dovuta dagli Dei ; che apprenda Di Giove sommo a riverir l' impero ; E dall' amor degli uomini soverchio Per silfalto gastigo ei si risani. Falcano. Forza e Poler , ben fu per voi compito Di Giove il cenno : altro a voi far non resta. Ma a me , noi niego , e* mi si spezza il core Ch' io deggia un nume , a me congiunto , a forza A questa rupe , esposta alle tempeste , Di catene legar ; ma del cor rocca Far deggio ; che al voler del padre espresso Contravvenir per non curanza è grave. (Rivolgeadosi a Prometeo) 0 di Temide , giusta consigliera , Illustre figlio , non volente io lego Te non volente , in nodi indissolubili , A quest' alpestre balza , ove d' umana Voce non fia che ti consoli il suono ; Ne Ga mai che tu d' uora veda l' aspetto. Alla pura del sol fiamma sarai Abbrustolato , come a lento foco , E fia si muli di tua pelle il fioro. ^ Gioconda agli occhi tuoi verrà la notte Col vario di sue stelle ornato manto A li celar del chiaro dii la luce. )('0( Se non che il sol dissiperà di novo La brezza mattutina , e il dolor sempre Sempre ti crucerà del mal presente , Che il tuo liberalor non anco è nato. Tal del tuo ceco inver gli uomini amore E del beneGcar frutto còrrai. Che , nume essente , non dovevi T ira De' numi provocar , fuor dell' onesto E del giusto a' mortali onor facendo. Per cotanto error tuo starai confitto In questa dura pietra , e ritto *n piedi, Il ginocchio piegar non ti fia dato. Senza sonno le notti , di lamenti Vani , e l' aere di pianti assorderai. — Dura ed inesorabile è la mente Alla di Giove , e sempre aspro e crudele Torna colai che di recente impera. Il Potere. E sia; che badi a far lamenti indarno Su questo disprezzato? In cor tu forse Non odieresti un Dio venuto in ira Agli altri tutti ? un che '1 tuo pregio e 'I vanto Senza consiglio agli uomini donava ? ^»/cano. L'aOinità , la dolce antica nsanza Hanno gran forza in noi. // Potere. Te lo consento; Ma come mai , come del padre al cenno Contravvenir ? Fulcano. Rigido sempre , e fero Sempre se tu. Il Potere. Qual prò' di ciò dolersi ? Non affannarti mai di ciò che a nullo Util riesce. Fulcano. Oh , troppo abboniinato )( 12 )( Di mie man minislerìo e officio vile f— //jPo/éTC.Delestarlo , e perchè? Non de' presonli Mali esso è la cagìoD , schiello io favello. ^Vulcano. Oh , perchè non toccava ad altri in sorte ? Il Potere. 'Vaile cose agli Dei foron concesse, Tulio dato fn lor , fuor che soltanto , D' esercitar 1' autorità saprema : — Che libero non è che solo Giove. Vulcano, Troppo il so ben ; né rai li voglio opporre. Il Potere. i^he indugi adunque , a che non gitli i lacci Sovra costai , che Giove non s' avveda D' alcuna tua dimora , e se ne offenda ? Vulcano. Gli apparecchiati vincoli vederli Ognun ben puole. Il Potere. Afferragli , e sue roani Entro vi caccia , e col martello baiti Senza pietade , e nel configgi a' sassi, Vulcano. Ecco è già fatto , e vana opra non fia. II Potè re. Vm forte ancor , ben più. Stringilo in guisa Che non si scota. Usar non dei mollezza. Astutissimo egli è. Trovar i modi D'uscir d'ogni viluppo egli sapria. Vulcano. Stretto gli ho il braccio in guisa che provarsi Di sciogliersi non puole. // Potere. Or l' altro braccio. Con gran forza recingi , ed assecura ; A ciò che al fine questo scaltro apprenda Quanto Giove lo superi d' ingegno. Vulcano. Niun prima di costui tenersi offeso Da me giusta cagione nnqua non ebbe. Il Potere. Co\ dente mascillar di ferreo chiodo Tutto il petto trapassagli fuor inora. Vulcano. Ahi , ahi , Prometeo , su tue |)en(* io gemo ! ){ '3 )( Il Polere.To di noTo t' abbatti « agi' inimici Compiangendo di Giove ? locante , bada Che sa te un giorno pianger ta non debba. Vulcano. Spellacol vedi agli occhi miserando I Il Potere. Yeggo nn audace che de' suoi delitti La giusta pena meritata ottenne.— Giltagli all'anche le gravi catene. Vulcano, Io so quel eh' è da farsi , e i tuoi comandi Ben tu puoi risparmiarli. Il Potere. Io tei comando» E , s' Dopo fia , t' inciterò. Discendi , E negli anelli a stringergli le gambe Usa la forza della tua persona. Vulcano. L'opra compiei , ne di lung'arte ebbi uopor JlPotere.Vm forte de' sooi piedi i ceppi inchioda, Si che il ferro gli seghi beo le vene. Riveditor di questi fatti è Giove , Tu '1 sai. Vulcano. Pari all'aspetto hai 'I dir feroce. Jl Poiere.\& , se il vuoi , t'ammollisci, e la diversa Indole aspra ed audace in me riprendi. Vulcano. Andianne. Io gli ho le reti intorno avvolte. Il Potere {rivolgendosi a Prometeo) Ora insulta, protervo, agli alti Dei, Ed i doni , rapiti agi' immortali , Ai viventi on sol di, stolto, dispensa! Mal ti nomano Promele'o gli Dei , Qual di provvida mente (i), or che d* nn tale Ch' abbia provvida mente hai ta mestieri , Che sappia trarti d'esli lacci fuora. Vulcano , il Potere e la Forza partono. (Lungo silenzio) (1) n^o^nStvf , »o^, ó sigaifica ia greco chi sa in ogni cosa qu«l partito prendere. )( a )( Prometeo esciama - Oh , etere divino , e voi dall' ali Lievi e celeri , o venti , 0 de' fiumi sorgenti , Largo sorriso dell' equoreo Uutto , Terra di tulli allrice , E tu, cerchio del sol, che scovri 'I tulio ! 10 voi , deserto e gramo , Iq testimonio io chiamo. Me Dio vedete, quali Onte dagl'immortali A me nemici numi , Quali io riceva oltraggi , E quale amaro assaggi Rio tempestar di colpi, e per lunghi anni Com' io sia sprofondalo in gravi affanni ! 11 novo de' boati Correggilor colai per mia rovina Trovò tormento infame e disciplina. 0 lasso me dolente ! M' affanna la presente , M'affanna la futara Orribile sciagura I Quando sarà che vegna 11 fin che a' miei travagli il fato assegna? Pur che fia mai ch'io dica? Io ben previdi Chiaro già quel che a me avvenir dovea, E nulla a me d' inopinalo avviene. Ma vuoisi sopportar pacatamente La sorte , a cui ciascun fu destinalo. Cosi il savio oprar dee, che il far contrasto Contro alla forza del destin non vale. — Come il lacere, il non tacer di questa Mia tremenda sciagura io già non posso. )( I3 )( Che d'aver falfo ìioncfieio insigne A' mortali cotal premio ricevo. Con la ferola andai rubando al sole Del foco alla sorgente i vivi rai. Il foco, insegnator d'ogni arte, e grande Comodifade agli uomini io donava. Di questo mio trascorso or pago il fio Spietatamente , con chiodi confitto A questa balza , allo alle ingiarie esposto Inclementi dell'aere. Aimè infelice. Misero me , deserto , abbanJonato !— Ma qual odo rumor , quale indislìnfo Alilo novo di fragranze ignote Soavemente mi spira sul volto? Un Dio m'annuncia, un uomo, o un seraideo, Che a goder viene in sull'estremo colle Del rio spettacol de' miei mali atroce? 0 a che mai vien? Mirate un infelice Nume, venuto a Giove in ira, e a tutti Gli Dei che accoglie la magion celeste Pel suo sformato in ver gli uomini amore f Aimè di novo lo strepilo ascolto Approssimarsi di volanti angcili. Al batter delle lievi ali dintorno L'aere risnona. Al cor mette paura Tutto qael che oramai mi si avvicina. Viene il Coro delle Ninfe Oeeanino. )( i6 )( Libri offerti in dono. MlNA-P&LUMBo (Francesco) — Sugli effelli de busti, che usano le donne. Discorso — Palermo , 184.1 in 8. ^^•^m Sa di OD fagiolo petrìHcalo rinvenuto nelle Madonie , \q\- tera al doli. Pietro Calcara — Palermo , i843 in 8. ■ I Inlrodozlone alla storia naturale delle Madonie — Palermo 18M in 8. Duca di Ventignano — BiograGa di Vincenzo Moreno — Na- poli i853 io 8. TORNATA DB* |3 FEBBRAIO Il Presidente cav. Tenore ha proposto di pnhblicarsi on più celere rendiconto de' lavori accademici : ed il Segretario perpetuo ba promesso di presentarne on disegno nella prossima riunione. Il 6Ìg. Scipione Volpicella, secondo un suo precedenle inca- rico, ha letto ona relazione solla edizione delle opere del Porzio inviata in dono dal prof. Lodano Scarabelli : ed il sig. ab. Paolo Emilio Tolelli ha letto ona simile relazione sopra la collana di te- Bti di lingua inediti e rari del secolo XIV raccolti per cura di Mi- chele dello Kasso. BEL AZI ON B Sulla edizione delle opere del Porzio, fatta in Torino dal pr, Scarabelli. la conformità del disposto di questa Accademia , mi fo a dire poche parole intorno alla novella stampa torinese delle Opere di Camillo Porzio ridotte a corretta lezione secondo le in- tensàonì di Pietro Giordani dal prof. Luciano Scarabelli. )( 17 )( Non poteva qnel nobile pello di Pietro Giordani, né ha po- talo il sao degno seguace prof. Scarabelli disconoscere l'opera di qaesl' Accademia , a cni si deve la pabblicazione de' fram- menti deWlstoria dltalia deiranno i^4j, e della Relazione del Regno di Napoli, ed il pregiato ragionamenlo intorno alla vita ed agli scritti di Camillo Porzio seri Ito dal nostro chia- rissimo Agostino Gervasio. Onde Io Scarabelli ne fa nella stampa torinese onorala menzione , e ripnbblica il ragionamento del Gervasio , la coi sostanza avea veduta compendiata nella edi- zione delle opere del Porzio messa in loce dal Lemonnier senza che del Gervasio vi si facesse alcun mollo, E ciò s' appartiene a questa nostra Accademia. Ma qaanfo è alle opere del Porzio , si vuole osservare due parti , la filolo- gica e la storica. La parte filologica in questa stampa, essendo frullo di Pie- Irò Giordani, di Francesco Ambrosoli e di Luciano Scarabelli, co- raechè forse non dia talvolta pienamente nel segno , è cosi ricca e piena di tanto gusto , che deve per fermo tornare utilissima alla perfetta conoscenza della lingua italiana. Ma la parte storica , quantunque giudiziosamente condotta e per avventura con maggior larghezza della proposta, non sera- pre perviene a correggere taluni luoghi delle storie del Porzio, e massime della Congiura de' Baroni , che solo possono essere dichiarali e verificati con l'assiduo studio delle carte e delle me- morie napolitane. Il che m' induce ad indicare due cose , in cui pare essere il Porzio caduto in errore. L' una è eh' ei dice nel capitolo II del libro I che Antonello Petrocci tolse per moglie ima donna degli Arcamoni , e nel ca- pitolo VI del libro III che quegli ebbe a cognato Anello Arca- mone conte di Burello. Ma sapendosi dall' un lato essere stata una donna dei Vassallo la moglie del Peirucci, e vedendosi dal- l'altro nella lapide di Rinaldo padre di quella, eh' è nel pavi» )( «« )( iDfiilo della cliiesa di Monte Olivete , l'arme dei Vassallo con- f^iiinla con l'armo diagli Arcainone dentro uno scudo, si può Sospettare non avesse il Porzio , trovando dello Anello Arcanioae cognato del Segretario , credulo essere siala moglie del Peirocci una donna Arcainone, a cui il conte di Burello era fratello car- nale , in luogo d'una donna Vassallo, a cui quegli era fratello cugino. L' altra è che dice il Porzio nel capitolo VI del libro III , «.ho il conte di Fondi, incrudelendo contro il figliuolo conia di Morcone , il qnale era de' baroni della congiura , persuase re l'crdinando a chiuderlo in carcere. Ma il contemporaneo Tri- btano Caracciolo e le lettere regie chiararaeule dimostrano, che particolari differenze della famiglia Gaetana , e non alcuna ri- bellione o ragione di stalo , indussero mal volentieri re Ferdi- nando ad imprigionare il giovine conte ili Morcone per soddis- fare al vecchio conte di Fondi. Scipione Volpicella RELAZIONE Sopra la Collaua dì lesti di lingua inediti e rari del See. XIF" raccolti per cura di Michele dello Russo. » Molle preziosissime scritture del secolo di oro d' Ila fa- » velia italiana rimangono tuttavia inoilile, o impresse da lungo )) tempo T sono oggimai divenule assai rare. Divulgare, quanto ;> più è possibile , questi tesori della nostra lelleratura, è cosa » al certo che dee lornar graia a tutti i nobili ingegni , e a )) quei gentili animi segnatamente (e chi fra gli Italiani non ha » gentile animo ?j i quali sono teneri e vaghi della purità e della M proprietà della bellissima Ira tulle le lingue viventi. » Con queste brevi e modeste parole bellamenle si fa ad a- I r;r l'auiiuo suo l'egregio giovano sig. Michele dello Russo , a X '9)( ' mosfrar Y inlendimpnfo da Ini vagheggialo col porre a s'amna la sua Collana dei Testi di Lingua inediti e rari del Sec.XlV. A Inane opere della Collana già messe a luce sono stale dal gen- tile editore profferte in dono a questa Accademia, dalla quale nii viene imposto l'onorevole incarico di tenerne ora breve discorso. A conoscere l' importanza di qoesla letteraria pubblicazione basta leggere i nomi degli autori e 1 titoli delle ojiere che la (ìollana comprende. Questa si compone di opere asceliche , mo- rali , filosofiche, storiche, e politiche. Tra i nomi risplendono (jiielji dell' eloquente solitario di Chiaravalle , di S. Agostino , di Marco Tullio , di Tito Livio , di Valerio Massimo e di Marco Polo. Tra le opere si leggono il trattalo della Coscienza di S. Bernardo, la Cùlà di Dio di S. Agostino, le Tuscnlane , gli Ujjìci e le Uelloriche di Cicerone , le Sforie di Tilo Livio. e i /^^iz^'^e" di Marco Polo. E tutte queste opero, eie allrc mi- nori , di cui per brevità tralasciamo i titoli , volte in volgare neir aureo secolo del trecento. Ormai è cosa consenlila da tutti gl'intendenti delle buone lettere , che a poter divenire pulito corretto ed elegante scril- tore nella propria favella, fa d'uopo rifarsi da' principi di essa, e negli autori primi di tempo della medesima, ricercare quella natia venustà e quella spontaneità e purezza di dire , che son proprietà nate e non fatte , e che solo rinvenire si possono negli scrittori originali ed antichi della lingua. Onde è avvenuto, che ogni qual volta s'è desto un verace amore per i cari sludi della patria lelteratnra, sono venuti su in onore gli scrittori del buon secolo della lingua, e molla lode han conseguito quei beneme- riti e diligenti uomini, i quali si son falli a pubblicarli perle stampe , e con cementi e chiose ad illustrarli per nso degli sin- diosi. Quanto bene abbiau prodotto alle patrie lettere colesti diligenti editori delle prime scrittore di nostra favella, ciascuno Italiano sei vede, e sei vede ciascuno di questa nostra gentile e nobilissima Napoli ; ove per opera principalmente di un nostro X 20 )( chiarissimo Accademico , non lia molli anni rapitoci ioDaozi tem- po dalla morto , vennero promossi gli studi del patrio idioma sopra le opere del buon secolo. Sicché ci ha ora tr^ noi una eletta schiera di nubilissimi scrittori , i quali , o compagni o segnaci di quella fiorilissima scuola, mostrano che nell'arie del dire SI in prosa che in versi, vanno forse mollo innanzi a quelli in generale delle aline province d' Italia. Jla se molla laude è dovuta ad ognuno , che si fa edi- tore delle auree scrillure del trecento , e le sparge fra le mani de' giovani , acciò quesli ne sapessero trarre le caste forme e le verginali bellezze proprie di quella eia spontanea della lingua; maggiormente , a parer nostro , è da commendare l' impresa dell' egregio sig. Rlichele dello Russo. Il quale al primo scopo di offerire ai leggitori lihri di aureo e forbito dettato , ha di più inteso all' altro più nobile scopo , qual' è quello di pubbli- care opere , per lo conlenuto della scienza , immortali ; in cui non solo si possa apparare la bella lingua e il bello stile, ma eziandio la sapienza più riposta del genere umano. in falli non havvi alcuno che fra le produzioni più stn- peode dell' umano ingegno , e che più onorano 1' umana spe- cie , non voglia annoverare le opere immortali di Marco Tullio, di Tito Livio , e del gran Vescovo d' Ippoua , e segnatamente di qaest' ultimo, la Ciltà di Dio ; la quale opera immortale vale essa sola nna intera letteratura, in quanto che contenendo ella in sé la somma della sapienza de' Greci e de' Romani , vi si ritrova depurata degli errori del paganesimo , e grandemente accresciuta al divino riflesso della dottrina di Cristo. Sicché rendere popolari questo classiche opere , con offerirle voltale in idioma per forma purissimo e da lutti inteso , è lo slesso che mirare al doppio scopo e di proporre esemplari impareggiabili di arte di lingua e di stile , e proporre quanto di meglio ci ha tramandato la sapienza del popolo più maràviglioso del mondo. E forse senza addarscne , 1' egregio editore ha parimente X2lX provveduto ad (in bisogno pressantissimo degli sludi f iosofici de' tempi nostri, e particolarmente del nostro gentile italiano paese^ Non saremo noi al certo fra coloro i quali asseriscono, che agli uomini del presente secolo sia venuta meno la vena dell' ingegno speculativo, e che perciò gli sludi altissimi della filosofia siano ora in decadenza piuttosto che in via di perfezionamento. Anzi siam di credere, che tutto consideralo e generalmente parlando, la filosofia moderna vada molto innanzi all' antica, non solo pep la sua diffusione in un maggior numero di luoghi e di nazioni, che vivono e si beano alla sua luce , ma eziandio perchè nuove scoverle su le antiche ha fatto V intelligenza moderna , meglio ha posto e compreso il problema universale del cosmo s , e più vaste e profonde applicazioni ne ha fatto alla vita civile del genere umano. Conciussiachè la filosofia modi'rna nelle sue stesse abberrazioni e nei suoi voli forse troppo arditi e prosunluosi , spesso ha incontralo per via novelle regioni, ha scoverlo all'io^ teiligenza incogniti mondi, e ne ha riportato a noi sprazzi lami* cosi d' incognita luce. l'utlavia questa stessa maravigliosa tendenza del pensiero umano a camminar sempre innanzi, ha bisogno di essere alquanto temperata, acciò alla per fine non andasse a rompere nello strano e nella regione oscura dell' indefinito. Anche perchè l' amore saio* dato del nuovo e del sempre nuovo , non faccia sperdere il te- soro della verità già ritrovala. Onde scorgesi esser savio provve- dimento quello di ritornare spesso col pensiero al sapere antico, ove la verità già fermata e sedente quasi per dire in suo trono, sparge intorno di sé una luce serena , che beatifica la mente, e calma col suo sorriso le dubitazioni dell' intelletto e le tempeste del cuore. Tale è 1' effetto che , almeno io , ritraggo, o Signori, io passando dalla lettura dei filosofi moderni a quelli del tempo antico , e segnatamente di Platone e di Tullio. Il qaale oltimo accogliendo nella sua mente maravigliosa tutta la sapienza dei Greci y ha saputo nel suo sermone latino rappresentarla in mo* )( 22 )( do, che alla venustà e alle grazie di sua greca origine, v' ha congiunlo la grandozza e la maestà romana. Ma un' altra ntililà grandissima dalla ielttira di questi clas- sici niosoli voltati nel nostro idioma pnò trarre l'italica Glosofiai e questa utilità si è quella di potere ricavarne in gran parte il lìlosofico linguaggio , del difetto del quale molli fra' nostri filosofi danno giusto motivo di lamentare, l'erocchè è ormai tem- po , che la filosofia , qncsla investigatrice amorosa del vero, si sposi allo stadio della bella letteratura, e cerchi con molta cura rappresentarlo sotto vaghe e belle Torme , e con acconce ed or- nale parole renderlo persuasivo alle schive e spesso ritrose menti degli uomini. Ora non si potrà meglio conseguire questo nobilis- simo fine , che col porre in mano agli studiosi gli^eterni volumi della sapienza antica , nel dettato bellissimo del trecento italia- namente volgarizzali. Sicché molta lode e grande incoraggiamento si deve a Michele dello Russo , per avere colla sua Collana , a questo scopo , con molla sna fatica diligenza e spesa, sì accon- ciamente provvedalo. Del che egli si abbia le congralul.izioni di questa illustre e nobilissima Accademia, e di quanti sono in Italia , che vivono teneri della scienza patria e della patria lel- teralara. ^ Paolo Emilio T nielli. Libri offerii in dono. Fusco (doti. Vincenzo) — La vera medicioa — Nap. i8j3 in 12. )( 23 )( TORNATA DE 27 FEBBRAIO Il Segretario Perpetuo ha fatto rilevare che il 5." velame de' nostri atti è già al sno termine , e che è mestieri farne la pnbblicnzione. E poiché la Maestà del nostro Angusto Sovrano ebbe la dognazione di accettare la dedica de' precedenli volami, ha proposto che anche qnesta volta si pregasse la Maestà Sua, perchè ci accordi nna novella prnova della Sna alla prolezione. E slato quindi incaricato lo stesso Segretario Perpetuo di recare nella prossima adunanza un progetto di dedica per po- tersi presentare alia lodata Maestà Sua , dopo che sarà appro- vato dall' Accademia. II sig. Barone Francesco d' Epiro , compiendo ana sua an- tica promessa , di recitare a quando a quando alcuna delle sue sacre poesie, tuttavia inedite, ha pronunziato un componimento in ottava rima sul SS. Nome di Gesù. L'autore con tah stanze scritturali , teologiche , ed isteriche , rivestite di poetiche forme, dopo aver toccato della eternità del Verbo , discorrendo dalla natività alla risurrezione del nostro divin Redentore , dalle per- secuzioni e da' martiri al trionfo delia Chiesa , si fa a provare come il Vangelo, divina scuola del Dio nmanato, ed nnica via di Destra salute, disnebbiando gli errori è la vera filosofia , e che sf nzn del Vangelo ogni cosa è vanità ed errore. L' autore con- chiude esorlando a benedire quel Nome , di cui imprese ad esporre le glorie. Libri offerti in dono. Rendiconti della Reale Accademia de'Georgofili pe' mesi di Ot- tobre , Novembre e Dicembre i852. Tenore (Cav. Michele) — Osservazioni sopra alcuni alberi men- tovati negli scrittori del Medio-Evo — Napoli i853 in 4.° )( 24 )( TUBNATA DK 6 MARZU Il Spgrelario Pcrpeluo ha dato Iclliira di un progcUo di dedica a Soa Maestà da premettersi al 5." volume degli alti , di cui è prossima la pubblicazione. L'Accademia ne ha adollato il tenore alla unanimità. Si è perciò deliberato di pregare il Sig. Direttore degli affari ecclesiastici e della Istruzione Pubblica, perchè si conjpiac- cia d'impetrare dall'Augusto Sovrano il permesso di continuare a fregiar del Suo Nome le nostre scientifiche produzioni. Dopo di ciò si è aperta la discussione sul progetto del ren- diconto de' lavori dell' Accademia presentato dal Segretario per- petoo ; e fattevi alcune modificazioni e variazioni, sono stati a- dottati i seguenti articoli. Art. I. Oltre la notizia annuale de' lavori accademici, da farsi dal Segretario Perpetao , viene istituito un trimestrale ren- diconto ; perchè possano con maggiore celerità diffondersi i la- vori e le scientifiche comanicazioni, le quali hao laogo Del seno deir Accademia. Art. 2. Saranno oggetto del rendiconto gli estratti delle memorie lette in Accademia , e tutte quelle comunicazioni, che interessano in qualunque modo le scienze , o i loro caltori. Art. 5. Saranno ancora stampate per esteso le relazioni , che si leggeranno per particolari incarichi da uno o più socii ; quante volte queste relazioni fossero di tale importanza da me- ritare la pubblicazione , a giudizio di una Commissione , di cui sarà detto Dell' art. 5. Art. 4. I sunti delle memorie, o le comunicazioni di qua- lunque genere , saran distesi dagli autori , e passati al Segre- tario perpetuo , a cui rimane alEdata esclusivamente la cura della stampa del reodiconto. )( 25 )( «^ " Art. 5. Sarà nominata una Commissione , composta d' in* dividoi di tutto le classi , i qaali aniti al Presidente annuale ed al Segretario Perpetuo giudicheranno colla massima solleci- tudine , se nel rendiconto debba farsi menzione delle relazioni , o delie scicntifìche comunicazioni , e se debbano le stesse inse- rirvisi per estratto , o nella loro integrità. Lo slesso Segretario Perpetuo ha ricordato spettare alla classe dolio Belle Lettere la facoltà di proporre in questo anno il programma per lo premio di ducati cinquanta : giusta l' art. 26 de' nostri Statuti. Si è perciò risoluto di convocarsi la classe suddetta , per una tale proposizione. Libri offerti in dono Rendiconti della reale Accademia de' Georgofili pel mese dì Gen- najo i853. Rocco (Niccola) — La capacità civile del religioso professo 3.» ediz. Napoli i85i in 8. TORNATA de' i3 MABZO Messosi in discussione in qua! modo dovesse venir formata •a commissione per lo rendiconto de' lavori dell' Accademia si è concordemente deliberato che al Presidente annuale dell' Ac- cademia ed al Segretario perpetao si unissero tutti i Presidenti ed i Segretarii delle classi , ed on altro socio per ogni classe da nominarsi dal Presidente annuale dell'Accademia. In conseguenza sono stati prescelti dalle rispettive classi i Signori Ernesto Capocci , dottor Gabriele Minervini , Giorgio Masdea , Michele Baldacchini , e Scipione Volpicella. II Segretario Perpetuo ha letto la seguente ■ )(26)f NOTIZIA De lavori dfli Accademia per gli anni 1S4S, 184^, e 18S0. Signori Colloghi Conlinnando la prcced(?Qte relazione de' lavori dell' Acca Io- mia , darò un breve ragguaglio di quelli che si riferiscono ad un intoro triennio; cominciaaJo dall'anno iS4-8 , e terminando al i85o. Io dividerò , al solilo , la mia narrazione secondo lo varie classi, nelle «quali l'Accademia è riparlila. I Nel i84-S varii lavori furono prescnlatij pertinenti alla classe dille scienze naturali. Il cav. Pasquale Panvini lesse un cenno intorno alcuni misteri in medicina ; ed il cav. Giambalisla Quadri fece argomento di una sua discussione il sistema tera- peatico della ilropalia. Ria on lavoro di più lunga lena fa esibito dal prof. Oron- zio- Gabriele Costa. Ognun sa quanto sieno importanti le ricer- che intorno a' fossili 0 animali 0 vegetabili , i quali si rinven- gono nella crosta terrestre. Soventi volte è dato al naturalista di ravvisare nella dura pietra generi e specie tuttavia esislenli, soventi riconosce varietà perdute , 0 almeno più non visibili m date località. E di questi fatti atlenlaraenle osservati si giova la scienza geologica , per risolvere que' difficili problemi , che sulla formazione e sulle modificazioni del nostro globo già ten- nciu e ti.iigono tuttavia occupate le menti de'dolli. Questa scienza •le' l'ossili , che acquistò a buon dritto all' immortale Cnvier il titolo di grande archeologo della Natura, formò il soggetto delle X 27 X ricerche del profosior Costa. La nostra paleontologia assai mi- sera figurava al confronto di quella delle altre regioni ; perchè <]uasi nessun cultore aveva finora avuto fra im questa branca dello scibile unìano. Se ne logli pochissime sjjpcie aiutiate dal nostro illustre concittadino Filippo Cavolini , nessuna ricerca si era fatta su fossili del reame di Napoli. A (|uesta mancanza provvedeva con un suo interessante lavoro il dotto nostro colle- ga. In seguito di peregrinazioni e ricerche fatte con tutta la diligenza , e con tutto il sapere , il professor Costa esibiva per gli alti la prima parte della sua Paleontoìofjìa del Regno ; n.dla quale già molle specie bellamente figuravano : e promet- teva la conliniiazjone delle sae ricerche, per una seconda parte dell' opera. Alla classe delle scienze morali si riferisce la memoria del sig. Vincenzo Antonio lìossi sulle opere pubbliche , e su coloro^ che sono chiamali a soprainlenderle . In quanto alla classe di storia e L'It^ratu k antica, ricordo due dissertazioni del sig. Conte Trojauo Marnili ; la prima in- torno una Ialina iacrizìone credula antica ; la seconda con- tenente un appendice di osservazioni su falli militari di An- nibale e de Romani a Canne; sulla quale storica ricerca erasi r autore medesimo precedentemente esercitato. Molti poetici componimenti , e di svarialo argomento , fu- rono presentati nell'anno iS^S : ne furono autori Giiisoppe Cam- pagna , Domenico Andreotti , Giuseppe Regaldi , e Giacinto de Sivo. Non vi additerò , o Signori , i particolari soggetti di que- ste differenti poesie. Sarebbe Io slesso che lungamonto mtratte- nervi , senza darvi una idea precisa di quei componimenti; giac- ché è ben conosciuto che i lavori del genio non possono gu- starsi , se non che sotto quelle medesime forme sotto le quali furono concepiti e prodotti. La classe delle scienze naturali fu particolarmenle occupata in questo anno. )(28)( Voi ben sapete che nell'anno i846 fu proposto il program* ma per Io concorso al premio di ducali cinquanta , dandoseoe r argomento ne' seguenti termini — Descrivere la topografia medica, la meteorologia , le malallìe prerlominanli , irime- dìi naturali , la statistica e la storia delle epidemie di una delle Provincie del regno delle due Sicilie. Essendo state inviale al concorso due memorie , la classe occupossi a farne coscienziosamente l'esame. La prima concer- nente la topografia e slalistica medica della Calabria Ultra pri- ma , fu giudicata immeritevole del premio ; la seconda relativa alla provincia di Terra d' Olranlo colla epigrafe Metaponto fa dalla classe premiata , abbenchè non poche osservazioni facesse tendenti ad ottenerne il migliorameolo, e la possibile perfezione. L' Accademia aderì volentieri al giudizio delia classe , e volle che quelle osservazioni si comunicassero all' autore dottor Giacomo Glionna di Genosa , affinchè aver potesse il mezzo di perfezionare e di compiere il suo lavoro. Due chiarissimi colleghi ci furono rapiti da morte nell'anno 184-8: Leopoldo Pilla, e Michele Cimar elli. 11 Pilla dedito sin dalla sua prima età agli studii della mineralogia e della geolo- gia , pubblicò non pochi lavori relativi a queste scienze , stu- diando particolarmente le nostre vulcaniche regioni. Privato pro- fessore in Napoli era stalo da parecchi anni chiamato ad inse- gnar dalla cattedra nella università di Pisa , ove pubblicò varii pregevoli lavori : ed in questo offizio lasciò miseramente la vita esercitandosi in una palestra assai diflerente da quella della scienza. Michele Cimorelli dotto cultor delle lettere, segnalamente italiane, die per le slampe alcuni saggi de' suoi studii: molte lodate scritture , delle quali tra poco diremo , e la gloria del SQO nome furono T unico retaggio della sua famiglia. La biblioteca si aumentò in questo anno pe'doni do'Signori cav. arcidiacono Luca de Samuele Cngnazzi , Pietro Calcara , mons. Giuseppe Capozzi , ab. Matteo Carpino , cav. Giuseppe )( 29 )( de Cesare, Nicco!a Concia, Salvatore Fenicia, Ambrogio Fu- sinìeri , ab. Giulio Canoino , ab. Raimondo Gaarini , Federico Lancia , Visconte de Lapasse , Gian Alessandro Majocchi , cav. P. S. Mancini , Giuseppe Malucci , P. Alessio Narbone , Fran- cesco Pais , cav. Pasquale Panvini , cav. Pier Alessandro Paravia , doli. Francesco Romaui , doli. Giovanni Sannicola , Gennaro Se- rena , Giacinlo de Sivo , Francesco Sav. Sorda , cap.° Francesco Sponzilli , cav. Michele Tenore, Ulrico Yalia , e Stanislao Zi* garelli. Ricevemmo pure la conlinaazione del giornale economico di Principato ulteriore ; e della nuova serie del giornale il Progresso, a cui 1* Accademia trova vasi associata. II Neir anno 184^9 il sig. Vincenzo Antonio Rossi presentò una elaborata memoria analìtica sulle superfìcie anulari a cono direttore. Per quanto si appartiene alla classe delle scienze naturali , ho a rammentare nna nota del sig. Giuseppe Ignone, colla quale propose il modo dì correggere un difetto essenzialissimo del vino asprino : nna memoria del sig. Oronzio-Gahriele Costa con- lenente alcune osservazioni sopra i denti de' pesci: e final- mente un accurato lavoro del sig. Achille Costa , relativo alla sto- ria della Tenlreiine produttrice delle galle delle foglie del salice. Né tralascerò la menzione di nn importante discorso del cav. Salvatore de Renzi intorno le condizioni della medicina in Italia dal 6 all' 1 1 secolo dell' era volgare ; che alla storia delle scienze si riferisce. Alla classe delle scienze morali va riferito il lavoro sul no* Siro celebre concittadino Giambatista Vico , di cai die lettura io varie tornale il sig. Cesare Marini. Io questa scrittura 1' a. dopo alcuni cenni sulla vita dì quell' uomo insigne , a cui la posterità X 3o )( dovea Iribulare gli onori negatigli da' contemporanei , fav^-llava delle sae opero , delle sue dollrine , de' suoi maeslri. Non mi IVr- merò più a discorrere di questo (radalo ; giacche il sig. Mariiii ne ha ormai falla la pdbblicazione in un separalo volume. Per quel che risgnarJa la slotia e lellcralura aulica , il sig. Luigi Firrao , socio corrispondenle deli' Accademia, lesse un di- scorso sulle tragedie Ialine ; ed il sig. Oronzio-Gabriele Costa» innestando le ricerche sloriche cuKe cog.'jizioni delle scienze natu- rali , presentò la illustra zio iì e della cosi detta Grotta della Zinzanusa preteso tempio di Minerva in Otranto. Molti poetici componimenti furono in qncsl' anno pronunziati da signori Giuseppe Campagna , Giuseppe d' Elena , e barone Francesco d'Epiro. Resero il meritalo onore a' socii defunti con particolari elogii il sig. Conic Trojano Marnili al cav. Antonio Nanula, ed il sig. Lorenzo Morgigni a Michele Cimorelli. Riusciva quest' ulliuio elo- gio di particolare interesse ; imperciocché il sig. Morgigni annun- ziava la esislenza di molli manoscritti lasciali da quel nostro egre- gio collega. L' Accademia intenta sempre a promuovere il decoro del proprio paese prender volle esatta conoscenza di quei mauo- scrilli , nominando una commissione composta de' Signori Giulio Canoino, Giuseppe d' Elena , e dello stesso sig. jMorgigni. Ri- levavasi dalla costoro relazione essere interamente compiuti e pronti per la slampa selle volumi del eorso critico esef/etico delle lettere italiane , da servir di continuazione al primo già da molti anni pubblicalo : veniva ugualmente a sapersi chu- ri- manevano quattro volumi di una grammatica universale , la quale però non era ridotta a perl'ezioue , né compiutamente ordinala. La Classe delle scienze naturali fu incaricala dell'esame di un'opera del sig. Giustino Marroncelli , che si offriva dall' a. pe' nostri Atti : era essa intitolata siste?na naturale di scienza della viva organizzazione dell' uomo sano e iiial«io : e l'a. )( 3i )( annnntiava richiedersi ancora molto lavoro per condarla al suo termine. La classe riconobbe di fatti non esser l' opera a tale stato recala da poter vedere la pubblica luce ; e la res)itai al sig. M.irroncelli . perchè ne compisse la trattazione. Due comunicazioni furono fatte all'Accademia dal professore Oronzio -Gabriele Costa. Golia prima e' fé conosctié di essergli riascilo di ritrovare un metodo per rendere i corpi opachi tras- lacidi e trasparenti ; in goisa da potersi sottoporre alla osserva- zione microscopica nella loro interna slrultnra. Ricordava il prof. Costa che finora gì' Inglesi aveano ragginnlo un tale scopo , per mezzo di una particolare sostanza, a cui egli altra ne avea sostituita. Esibiva poi in altra adunanza an saggio della sua interessante scoperta sottoponendo alla osservazione microscopica ana laminetta di una particolare sostanza : scorgevasì questa in parte preparata e resa diafana , in parie conservata nella sua primitiva apparenza. Ed era bello il vedere , osservando col mi- croscopio quel sito, su cui era caduta la preparazione, palesarsi internamente vascolari ramificazioni , qoali son proprie delle or- ganiche sostanze. La seconda comnnicazione del prof. Costa ris- guardava il ritrovamento di an intero scheletro di Mastodon angustldens sepolto in un Ietto di argilla coperto di sabbia e di ghiaja, deposito di un corso di acqua^ dolce a dodici miglia da Torino , verso Asti : il nostro collega richiamava questo no- vello fallo in appoggio delle sue osservazioni tendenti a dimo- strare che le caverne ossifere , ed i depositi di ossami di grandi mammiferi s' incontrano sempre in valli abbandonate dal corso di grandi fiumi , o nelle loro sponde. Noir anno 1849 '"" pubblicato il- terzo e quarto fascicolo del volume quinto de' c.oslri alti. Di molti illustri colleghi avemmo a deplorare la perdila. Pa» sqttate Borrelli uomo di varia dottrina, insigne oratore, e filosofo, \\A lasciala di sé grande rinomanza, nel compiere la sua gloriosa carriera fra le occupazioni de! Foro, e dolio ledere. 3 )( 32 )( Carlo Hocco valente matematico, passò la vita ooH'insegnA- mcDto della giuveiitìi,al quale scopo diresse tulle le sue scienlifìche produzioni. Salvatore Fusco fu dolio cullore di diplomatica , che ap- plicò principalmente alla conoscenza della numismatica del medio evo. La sua memoria sul ducato di Re Ruggiero stabilisce lo basi della storia della nostra monelazioue, alla quale rivolse coulinna- mente Io studio : come n'è dato di rilevare dalle altre sue pubbli- cazioni, e dagl' innnmerovoli manoscritti, preziosa eredità del suo figliuolo Giuseppe , altro nostro collega, il quale da molti anni se- gue le paterne vestigia. Giosuè Sangiovannìy nomo di semplicissimi costumi, formò soggetto delle occupazioni di tutta la sua modesta esistenza lo sio- dio della storia naturale : conservatore del gabinetto zoologico della regia Università degli slndii ebbe a classificare la non piccola serie di animali ivi cnslodita. Poco scrisse della scienza da lui col- tivata: e noi attendiamo una notizia più particolare della sua vita e delle sue opere, segnatamente incililc, dal nostro valoroso col- lega sig. Francesco Briganti. Ultimo ad essere rammentalo è Gt'ftxrppp ìgnonp , a coi va attribuita la lode di aver sempre fatte utili ed ingegnose applica- zioni delle chimiche conoscenze. Oltre la memoria de' socii residenti , non [ìosso tralasciare qnella della insigne poetessa e nostra socia onoraria Maria Giu- seppa Gitacci ; e ricordo che ne fn dettalo l'elogio rial sig. Mi- chele Baldacchini, di coi accoropngnaron le lodi alcnui de' nostri colleghi con loro poetici lavori. Forono offerle in dono letterarie produzioni da' signori Pie- tro de Angelis, Gap." Giuseppe Bifczzi, doli. Antonio Bollicchio , Federico Bursolli, Prospero Gnbasse, cav. Vito Capialbi, Agostino Casazza, Federigo Gassino, Niccola Gorcia, sig. Faider, Salvatore Fenicia , cav. P. S. Mancini , Gonte Gennaro Marnili , Gregorio Misartì , Vito Pascasio, Marchese Ginimnaria Puoli, ab. x\ntoriio Uosmiui, e Vitaliano Sabatini. )( 33 )( m. Ricco d' imperlanti comunicazioni e lavori fu T finoo i85o , th* è pur r nllimo di qoesta succinta relazione. Cominciando dalla classe mafemalica , mi è necessario far menzione della memoria del sig. Vincenzo Antonio Rossi sulla quoBlione se convenga o pur no deviare le acque diun Jiume torbido : io una seconda memoria Io stesso collega , continuando le sae ricerche idrauliche , ragionava sulla sistemazione JinaU di Val di Chiana^ su di che tanto si è lavorato da' dotti. il sig. Annibale de Gasparis ecopriva colla sua diligente os- servazione due nuovi asteroidi, in Giugno Parlenope y ed in No- vembre Egeria , a cai per suo volere dal celebre Leverrier fu imposta la denominazione: l'illustre scopritore non mancò di farne sollecitamenle intesa la nostra Accademia, la quale si congratulava eoo lui di qaesti novelli trionfi , che non doveano esser gli ullimi per chi era destinalo ad indagare con sì maravigliosa felicità le celesti regioni. Ricorderò tra' lavori pertinenti alla classe matematica , il rapporto sulle ricerche analitiche del sig. Rossi intorno le superficie anulari : imperciocché era in tal guisa accuratamente dettato, che r Accademia volle se ne facesse la pubblicazione insieme alla me- moria, alla quale si nleriva. Passo a favellare delia classe delle scienze naturali. I! cav. Quadri die conto di alcune cure da lui felicemente esegnile, me- diante il dolickos pruriens : ed il cav. Panvioi lesse nna disser- tazione sul magnetismo animale. Se questi lavori risguardavano il più nobile degli esseri, che abitino sulla terra ; non mancaron di quelli che prendessero di mira le altre parli del regno animale. Di fatti il sig. Costa, prose* guendo le sue ricerche su' fossili del reame di Napoli , presentava all' Accademia la relaziono di una peregrinazione scientifica io Pie- irnroja, nella quale crngli rioscito di fare novelle inforcssanJi bco- jicrlc, elio arricchiscono la nostra paleontologia ; e prosonlava an- cora alcuni disegni di pesci fossili da luì Btmliosaropnte raccolti in quella poco osservata rogione. E queste scoperte nnile ad olire precedenti ricer( he lo misero al caso di presentare altresì la seconda parto della paleontologia del regno, che formava alla prima una ragguardevole aggiunta. IVr quel che concerne la filologia, il sig. Guglielmo Gaspar- rini lesse le sue ossei'vazionì sopra un trasudamento linfatico in alarne piante cereali. In quanto alla storia e letteratura antica , non ho a ramroen- lare che la memoria del socio corrispondente sig. Francesco Firrno sulla vita e svile tragedie di Seneca. Varii lavori furono letli pertinenli alla classe di belle lettere. Il sig. Conte Trojano Marnili recitò un ragionamento sulla impos- sibilità di una grammatica universale : ed il cav. Giuseppe de Cesare diede la dicliiamzione di due l^o^hi della divina Comme- dia dell' immenso Alighieri non oscuri ma oscurati da male imma- ginali comenli. Né mancarono i seguaci delle Muse di far sentire la loro mo- dulata armonia : recitarono di falli poetici componimenti i signori flb. Giulio Genoino, Vincenzo de Kilis, parroco Giuseppe Montuori, e Domenico Bolognese. Tacerò al solito gli argoaenli delle loro poesie ; ma farò una eccezione per la signorina Giannina Milli, la quale estemporaneamente invitata pronunziava colla velocità del pensiero due sonetti colle rime date e sopra argomenti proposti. Esprimeva il primo il ritorno di Torquato Tasso nella sua })alria, e l'altro la impressione, che riceve il poeta trovandosi in una società di cnltori delle scienze e delle lettere. Nell'anno i85o farono accresciute le stampe dell'Accademia: che vide Sa luce il quinto fascicolo del volume quinto degli Alti : fu impressa la colizia de* lavori per gli anni i84-i) , \SJi6 , e 1847 > fu compinto e pubblicalo il terzo volume degli Atti, del quale la )( àìi )( Maestà del noslro Aiiguslo Monarca degnossi di acceUare la dedica; e finaluienle si compiè il primo fascicolo del volucuo sesto; ed altra pubblicazione ebbe luogo, della quale parleremo fra breve. Acquistammo pure la scientifica corrispondenza colla Società economica di Terra di Lavoro, la quale e' inviava in dono la Cam- pania industriale , ricevendone in ricambio uu esemplare delle nostre pubblicazioni. La memoria de' moltissimi collcghi perduti in questo anno viene a funestare questa mia breve notizia. Il consigliere Giuseppe Castaldi integro magistrato coltivò gli sludii epigrafici , ed illustrò le patrie memorie; mori carico di anni, mentre era presidente della reale Accademia Ercoianese. Il cav. Giacomo Filioli acuto ed elegante scrittore, impiegalo intelligente ed onesto, fini la sua onorata esistenza colpito da apo- ])Icssia , che lo tolse alle lettere ed agli amici. Voi già ne ndisle l'elogio tessutogli da! suo successore parroco Morituori ; a cui fecero eco il sig. Genoino con un sonetto , ed il sig. Guanciali con una Ia- lina elegia. Il cav. Antonio Niccoliìii fu artista ingegnoso ed istruito. Egli ha il grandissimo merito di aver fondalo il reale Istituto di Belle Arti , di cui era Direttore, e da cui provennero ì nostri più valenti artisti pittori , scultori ed architetti. Nella scenografia fu maestro Ira' primi , e so ne additano allievi , che già quasi ne ag- guagliano l'abilità ed il sapere. Fu per molti anni presidente della reale Accademia delle Belle Arti, e Presidente generale interino della Società reale Borbonica. Fito Btwnsa'ilo , uomo venerando, tulle le sue cure diresse a formar la mente ed il cuore della più tenera età. A lui dobbiamo una quasi enciclopedia pe' fanciulli : né trascurò di accompagnare i giovinitli con altra serie di più elevate produzioni. Laboriosissimo fino alla età più decrepila, era inleso a' suoi sludii, quando fu tocco «a apoplessia, che in poche ore lo trasse al sepolcro i). 1) Del Buousanlo fu lello l'elogio dal sig. ab. Paolo Emilio Tulelli uel Ecgucnte anno 1851 ; e ci riserbiamo di i)arlcrnc nella notizia, che ne daremo. ){ 36 )( Giuseppe d'Elcna impiegalo uella Presidenza della Pubblica Istruzione collivò le Muse ilaliane, per quaiiJo gliel consentivano lo sue giornaliere occupazioni ed i doveri della sua carica, eh' egli esallamcnlc adempiva. Ma già discorrer ne udiste più larganienlo dal sig. Scijìione Volpicella , che succedendogli nel pesto accada- Biico gli rose il dovuto onore di un elogio. L'ab. Matteo Carpino ^ del quale recitò le lodi in quell'anno il sìg. Francesco Saverio Arabia, può paragonarsi o Vito Buonsanto nella cura di educare le tenere piante a beneficio della società , e ad ornamento del proprio paese. Molte opere didattiche, e special- mente nn corso di storia universale, furono il prodotto de' suoi stu- di!. A questa dote accoppiava anche quella di essere au felicissimo verseggiatore. Kgli fu molto amante dell' Accademia ; e ne' suoi ultimi anni costretto a non lasciar la propria abitazione per una sventurata cadnta, che gli divietava di recarsi allrote , noe mancò d'inviare a quando a quando opere da lui messe a stampa, o poesie manoscritte. Assai prematura fu la morte del giudice Letto Cor/ora \ egli eollivava indefessamente gli studii elnografioi, de' quali avea dato alcun saggio, e su' quali proparava più estesi lavori. Sidcaiore de Angelis era un dolio matematico, e professava da lunghi anni quelle difficili scienze, che mostrano la vastità del- l' umana intelligenza. Non abbiamo a vantarne nuove speciilawuni, 0 sublimi trovali ; ma diremo francnnienle che a lui ed all' altro chiarissimo collega Francesco Paulo Tua'i è dovuta la schiera di tanti giovani maiemalici, che si resero illustri con classiche pubbli- cazioni. La gloria di costoro non può andarne scouìpagnata da quella de' loro dotti precettori, da' quali appresero ad essere ([iiel che sono addivenuti. Parlo in ultimo luogo del Commendatore Francesco Maria livellino , del quale avrei dovuto dir prima ; perciocché il primo di tulli ci fu tolto , ed al cominciar dell'anno i85o , di cui sto narrando. E inutile che io vi ricordi i pregi del nostro Segretario perpetuo , che per circa sette lustri mostrò il suo zelo ed il suo X 37 )( amore per P Accademia. Dolfo gioreconsulfo , insigne archeologo, sommo nnmismatico ottenne nella soa vita gli onori che meritava , 0 si trovò nel caso di palesare al mondo la sua vasla dottrina. Aa- tore d' innumerevoli produzioni in liilte le parli dell'archeologia, fa in esse riputalo soslenilore della buona scuola, e della più esalta critica. Onorato da' corpi scientifici, decoralo da' Principi, amato ed ammiralo da' suoi concittadini e dagli stranieri fu ano de' pochi esempli che consolano l' nmanità , quando si vede il cullo univer- salmente prestato alla virin ed al sapere. Segretario perpetuo della reale Accademia Ercolanese , primario Avvocato, Direttore del real museo Borbonico, e Soprantendente degli scavi del Regno, a lolle le sue molliplici occupazioni accórreva con maraviglio^ attività, e diligenza. Questa compressione dello spirilo ne limava lentamente la salute e la vita ; ed in età ancor fresca periva vittima di un mi- eidiale Favo alla schiena. Sii^nopi , h-a tutti coloro, che ne piansero la perdita voi non foste gli ultimi. Voi celebraste con particolare adunanza le lodi dell'illustre defunto, e molti poetici componimenti greci, latini, ita- liani faeevnn corona all'elogio dettato dal nuovo Segretario perpe- tuo, pur troppo indegno di succedere a tanto uomo. DI queste no- stre lodi si compose nna particolare raccolta, che fu sollecitamente impressa, ed alla quale fu proceurata la massima dilTusione. Figu- rano in essa i nomi del cav. Piccola Sanlangelo, il quale innestava alle più alle idee dell' nomo di slato la cultura delle amene lettere, dell' ab. Giulio Genuino, del cav. Bernardo Quaranta, di Giuseppa Campagna , di Vincenzo Moreno, del cav. Francesco Ruffa , di Quintino Guanciali , dell' ab. Matteo Carpino , e di Vincenzo de Rilis ; si aggiungevano a' nostri i nomi di Benedetto Minichini, e di Domenico Bolognese, il quale fu poi degnamente trascello a for- mar parte dell'Accademia. I nostri libri si accrebbero ^)er le opere de' signori Fr. Save- rio Arabia, Girolamo Ardizzone, Leopoldo Mariano d'Avella, i\Ii- chele Baldacchini, cav. Nicolaotonio Bianco, pr. Barlolommeo Bia- Bolelto, can." Vincenzo Brancia, ab. Matteo Carpino, Agostino Ca- )( 38 )( sazza , pr, Ginsoppo \n\. Jcl Chiappa , nb. Taddeo do' Con«nni, Salvalore Fen eia, cav. Vincenzo Fliiuli, ab. Giulio Genoino , Mi- chele Giannini , ab. Raimondo Gnarìiii , can.° Niccola Laviola , cav. Agatino Longo , conte Gennaro Marulli , Tommaso Mazz;i , pr.Giuseppo Mazzarella, Raifaele Minervini, Camillo Minieri-Riccio, parroco Giuseppe Monloori, doli. Vincenzo Novara, consìglier Nei- gebaur, pr. Luigi Palmieri, cav. Pasquale Panvini, can.° Geronimo Pirozzi , dottor Paolo Predieri, Luigi Ragacci , Luigi de Renzi» cav. Salvalore de Renzi, Giacomo Rncca, Girolamo Scalamandrè, ab. Raffaele Srailh, L. F. Svanbrrg, cav. Michele Tenore , Giam- balista de Toraraasi , P. Francesco Tornabene , Carlo Venturini , Scipione Voipicella , e pr. Raffaele Maria Zito. Ricevemmo pure il dono della prima e della seconda edizione dell' opera intitolala dei Governo di S. M. il He Ferdinando II in Sicilia , senza nome di autore : la società economica del Principato Ulteriore c'in- viò la continuazione del suo giornale; e la Reale Accademia delle scienze di Stockholm inviò il conto reso delle sue (ornate per l'anno i84-8. A questi doni si aggiiigneva la continuazione del dizionario delle scienze naturali, e la Fauna del Regno del professor Costa ; alle quali opero 1' Accademia era associ;» la. Signori, ho compiuta la mia relazione; ma non posso tacervi la mia gratitudine per avermi nell'anno i85o co' vostri liberi voli Dominalo a succedere al Comm. Francesco M. Avellino. Io riputerò sempre il più bel giorno della mia vita , quello in cui sentii jiro- nunziare il mìo nome da una numerosa schiera di valorosi colleghi. Lungi da me l'idea di agguagliar la virtù ed il sapere del mio ptr- decpssore; ma ninno potrà rapirmi il vanto di rivaleggiar con Ini nel sentimi'nto doll'amore più caldo per la nostra nobile istituzione. Questa è la mia solenne duliarazione; ed io son sicuro cheqnelTa- uima grande mi ojulerà dal Cielo a sostenerne co' l'atti la venia. Libri offerti in dono. ZACCAno (Lorenzo) — iNuovo corso di letloralora elemenlare ; prima parte del voi. 2." — Napoli i853 iu 8. X 39 )( TORNATA DEL IO APRILE In segailo del favorevole parere della classe delle scienze ma- tematiche , si è adottata per inserirsi negli atti la memoria del so- cio sig. ab. Remigio del Grosso, intitolata: Sul modo di ridurre gV integrali delle equazioni lineari di primo ordine a diffe- renze miste in semplici integrali defilili. Nello scorso autanno il nostro socio residente ab. D. Remi- gio del Grosso lesse in quest'Accademia nna saa memoria avente per titolo: u Ridazione degl'integrali delle equazioni lineari a differenze miste del primo ordine in semplici integrali definiti » , ed il Presidente della Classe Matematica cav. de Luca commise* a noi l'incarico di farne relazione. E prima d'ogni altro ne piace dì far notare all'Accademia che il ramo d'analisi con- templalo nella memoria non versa sopra relazioni tra funzioni la CUI ricerca sia di pura curiosila analitica. La ricerca degP in- tegrali delle equazioni a differenze miste mena alla soluzione di degan li e svariati problemi di geometria, e tra questi va com- preso quello delle frajetlorie reciproche, famoso nella storia delle Matematiche , per le ingegnose ma indirette soluzioni datene da Eulero e Gio. Bernonlli. È estesissimo il campo di applicazione di queste ricerche alla somma delle serie infinite per talune delle quah invano si tenterebbe il valore per altra via. La determi- nazione delle funzioni arbitrarie che entrano sotto forma tra- scendente nelle equazioni a differenze parziali , dipende spesso dalla integrazione di nna equazione a differenze miste. Che più? Allorché si cerca la legge di un fenomeno in parecchie delicate questioni di Fisica matematica, si è condotto, posciachè tradotto )( 4o )( siasi io simboli l' insìpiiir' delle condizioni e dati dei problema, a dover Irallaro cqnazioni di qnesta famiglia. In fine vi sono dello teoriche nel calcolo delle probabilità che per essere trattate voglio- no che r analista adoperi il doppio simbolo de' differenziali e delle differenze. Ognnn vede quindi come sia necessario proranovere onesto ramo d'analisi , e come ogni suo perfezionamento pro- metta larga messe di atili consegaenze. Ma sfortunatamente esso è il più difficile di tutti, perchè prendendo a disamina funzioni nelle qnali entrano e coefficienti differenziali , e differenze delle variabili , la difficoltà di trattarlo è , sarera per dire , il pro- dotto delle difficoltà che s' incontrano nel calcolo a differenze infinitesime , ed in quello a differenze finite. Senza voler par- lare di alcnni risultati troppo speciali , tuttoché notevolissimi , ottenuti da geometri oltramontani (fra quali va notata la famosa equazione integrala da Laplace ne! suo trattato analitico salle probabilità) dobbiamo ricordare che il Paoli ha fatto su qae- st' argomento il trattato più completo che si conosca. Egli ha esteso le sue ricerche anche ad equazioni a differenze miste di ordini superiori , ed ha mostrato la ricca applicazione che può farsene alla teorica delle serie. Dobbiamo adunque a questo im- mortale Geometra Italiano la gloria di aver impreso a dissodare un vergine suolo , feracissimo sì , ma ingombro di spine e dì triboli. E in qnesta malagevole via che il sig. del Grosso ha avnlo il nobile ardire d'internarsi avendo a guida il proprio ingegno , e le molte cognizioni matematiche con lungo amore apprese, fìidncendo egli gì' integrali delle equazioni a differenze miste in integrali definiti , ne fa quindi l' applicazione nella ri- cerca della somma di svariale rimarchevolissime serie, e qui è nostro debito far menzione de' recentissimi lavori di Rnmmer , e Smaasscn , i quali anch'essi, tenendo altra via, han tentato di esprimere la somma di una serie per mezzo d' integrali de- finiti. Cominciando il del Grosso da' casi più semplici gradata- mente si deva alla forma più generale delle equazioni che ha X 4i X impreso a frallare, facendo dipendere la solazione di queste da^ risaltali prima oltennli per forme meno complicate. La ricerca degl'integrali definiti ai quali egli ridace gl'integrali delle dif-» ferenti famiglie di equazioni lineari a differenze miste di primo grado fra due o più variabili, dipende dalla risoluzione di equa- zioni a differenziali parziali. Non intendiamo qui produrre obje- zioni sulla convenienza o otìlità di questa dipendenza , spesso verificandosi che la quistione non si trova meglio avanzata, ma si trova riprodotta sotto altra forma. E d' uopo sempre saper grado al sig. del Grosso l' aver messo in vista questo nuovo le- game , altro infine non essendo le Matematiche che la scienza delle misure e de' rapporti. Ne bisogna tacere che può aver luogo che la difficoltà sparisca , ove si presenti sotto altra fac- cia , e dipenda da ostacoli già superati. Ci piace il poter dire che il sig. del Grosso si è rivelato buono analista in questo suo lavoro , eh' è quanto dire destro nella invenzione ed uso delle sostituzioni onde raggiungere lo scopo prefisso , e di rara atti- tudine nello sviluppo algoritmico. Nel finir questo rapporto gli esprimiamo il nostro vivo de- siderio perchè egli compia il suo lavoro presentandone all'Ac- cademia il prosieguo che promette. Desideriamo altresì che avan- zandosi nelle sue ricerche, si bene cominciale, possa giungere a dare ai coefficienti delle equazioni a differenze miste, special- mente per quelle a tre variabili , una forma più generale. È tuttavia desiderato nella scienza il ricercare le condizioni perchè nna equazione a differenze miste ammetta un primo integrale espresso da una equazione a differenze finite la quale sia essa stess'k nna differenza esatta , o ammetta un primo integrale espresso da una equazione a differenze infinitesime , e che ri- sulti essere un differenziale esatto. Può infatti una equazione a differenze miste, che sia integrabile , essere il risultalo di una differenza presa sopra una equazione differenziale , o di una differenziazione esegnita sopra una equazione a differenze finiteti )( 42 )( Qnesli) lavoro resta lullavia a farsi dopo gli analoghi già ese- guili sopra 1 (|uazio. 1 iliffirenziiili , o a dill'orenze fioile. Dielro le qui csposle considerazioni crediamo che la me- moria del sìg. dei Grosso sìa meritevole di essere approvata per gli alti, e ne raccomandiamo la sollecita pubblicazione. Fortunato Padida Annibale de Gasparis., relatore. La Commissione già nominata per lo premio Tenore ha pre- Sfiutato il suo lavoro, di cui ha dato lettura il sig. Marchese Puoti, che ha fatto da relatore. Il lavoro della Commissione costa di due parli : cioè, di un progetto di regolamento, che stabilisce le basi e le condizioni del concorso ; e di no progetto dell' islrnmento da ilipnlarsi tra l'illustre fondatore del premio e l'Accademia. Dopo una breve discussione, che ha avuto luogo sopra alcuni articoli , si il progetto del regolamento che quello dell' islrnmento ■ono stali alla unanimità approvati (i). E poiché la Commissione aveva lasciato ad arbitrio dell'Accademia il diffinire chi dovesse rappresentarla per la stipula del contratto, si è deliberalo che que- sta parte si adempisse dalla Commissione medesima , cioè da' si- gnori Marchese Giammaria Puoti, Giuseppe Campagna, Cav. Gio- vanni Gussone , Quintino Guanciali, e dal Segretario perpetuo. Il socio sig. de Gasparis annunziando la scoperta da lui fatta di un novello asteroide la sera de' 5 del corrente mese di Aprile , ■te ha promesso una breve dichiarazione in una delle prossime a- liuuaoze. Libri offerti in dono. 'IMMANI (Francesco) — Versi e prose. Napoli i853 in I2. Questa collezione è stata donata dal sig. dott. Eligio Romani, ." >:' dell'anlore, il quale cominciò a darla alla luce senza che derno compiuta la stampa. ■ ivoro della Commissione sarà pubblicato , quando si darà com- ne le operazioui necessari» per istabilire il premio Tenore. )( 43 )( TORNATA DE 24 APRILE Il Segretario porpelno ha (]alo lelhira di iin reale rescrillo <\e 12 del ('orrei)le, col quale la Maestà del Re si è degnala accet- tare la dedica del qoinlo volume de' nostri alti. E sialo perciò incaricalo lo stesso Segretario perpetuo di cu- rare sollecitamente la stampa della suddetta dedica, e della notizia de' lavori dell'Accademia per gli anni iS4'8, 1849, iSì^*^? ^^ P''^- mettersi al volume; per potersi fare di questo umile offerta al So- vrano nella occasione del fausto giorno del Suo Augusto Nome , siccome un omaggio della nostra rispettosa devozione. Trovandosi assente il Presidente cav. Tenore , a proposizione del sig. Conte Marulli, si è risolato che una Commissione noaiiiiati dal vice -presidente sig. Gervasio , e composta dallo slesso Conte IVIarulli , e da' signori Cav. Salvatore de Renzi , Scipione Yolpi- cella, parroco Giuseppe Montuori , e dal Segretario perpetuo, si recasse in casa del Presidente , per esprimergli da parte dell' Ac cademia i più vivi ringraziamenti, e le più sincere congratalazioui per la nobilissima istituzione dell'annuale premio di due. i5o, da lui così generosaraenSe messa ad effetto; la quale si collega ad al- tre simili istituzioni fondale a quando a quando fra noi, e che onora oltremodo il paese, e particolarmente la nostra Accademia, che fu Irascelta ad esser ministro e giudice di qnell' annnale largizione. Si è del pari deciso di partecipare in iscritto all' illnstre fondalor(^ questa deliberazione Accademica , perchè gli resti un documend) della nosira sincera riconoscenza. Il socio sig. Guanciali legge un saggio di un suo jioema, clip ha per titolo De Theatro Maximo Farlhenopaco, In poche pn- )( 44 )( role d'iotroc] azione l' aatore espone la origine di qnesta saa scril< tura, che fu occasionala dalla nuova tela del Tealro S.Carlo, che Earà eseguila dal valoroso pitlore sig. Rlaucinelli : egli però di- chiara essere suo intendimento di prendere per soggetto principale il Tealro nel suo insieme , trattando della tela come parte secon- daria ed accessoria. L' autore continua ad esporre il piano del soo lavoro oel se- guente modo. » Per quanto a primo aspetto questo argonaento potrà sem- brarvi circoscritto , e forse poco poetico ; nondimeno polendo es- sere fecondalo da molli elementi storici ed artistici può acquistare nello sviluppo grandi proporzioni , ed aprire un largo campo io fallo di arti. Mio scopo principale sarebbe far risaltare piac- cheraai in questo lavoro l' incremento , il progresso delle belle arli , che quasi tulle concorrono ad abbellire questo patrio mona- luenfo. Seiiibrami inoltre che il soggetto possa avere qualche inte- resse se si consideri come la civiltà presente voglia, per cosi dire , compendiarsi tutla quanta ne' Teatri. Non va però discompagna- to da molte difficoltà , e perchè fa mestieri trattare di cose nuove con ana lingua morta, e per i principi da cai io intendo partire ; vai quanto dire di ritenere dell'antico classicismo latino la semplice locuzione, la parola, ed informare, per quanto è possibile, questa lingua morta dello spirilo deiratluale letteratura; come almeno mi sono ingegnato di fare negli altri miei deboli lavori : io che pre- senta mnggiore difficoltà ; mentre si per gli stessi Classici, che per coloro i quali hanno posteriormente latinamente poetizzato, la Mi- tologia era di una grande risorsa , era per loro di un ricco patri- monio. Voi trovate a quando a quando delle belle descrizioni, de' magolGci episodi, che per lo piò non sono che semplici fatti, e rac- conti mitologici. Vero è che non sempre se ne può fare a meno. Se la lingua è nata con quelle credenze, se tante volle nna parola in se stessa è tolta mitologica, come fare per eliminarla intera- mente? Ma il nostro elemento religioso da una parte , e dall' altra )( 45 )( te più larghe ragioni a cui intende l' arte a di nostri , fan si che la poesia , e per me sfa che non debba andarne esente la Ialina , prenda altra gravità, si vesta di nuove forme, ed attinga da sor- genti più pare le sue ispirazioni. Basta : io mi proverò in questo argomento , che come vedete è tutto patrio ; ne vedremo il suc- cesso ; ed inCne se non per altro servirà per un mio semplice eser- cizio — Vi dirò intanto la protasi del Poema con l'invocazione all'Armonia— Una breve descrizione della nostra Napoli consi- derala sotto un doppio aspetto — Dippiù vi presenterò un rapido quadro delle sue vicende , pregandovi di notare che io intendo ri- montare a tempi molto remoti , come poi in ultimo , se il lavoro andrà avanti , il tutto sarà meglio chiarito dalle note — Quiudi Carlo Terzo in Napoli — L' Armonia gli comparisce — Idea del Teatro S. Carlo — Vi dirò questi versi con tutta la pausa possi- bile , pregandovi ad essermi cortesi della vostra attenzione, e fare tutte quelle osservazioni che meglio credete, essendo questo 1' og- getto por cui vi trattengo b. m THEATRO MAXIMO PARTlIEiNOP.EO LIJ3JII TRES IJBER rui.ni^i Mens frela ingeuio , et nostri solertia sat-cli Dura studia , arlesque ingenuas contendere ubique Cogit , multorumque animus agit aemula virtus Artiiicura , sibi qui nomen memorabile quaerunl , Et patriae late certanl attollere faslus , Nos ultro monumenta oporum , el porleula Thealri )( 46 )( Kxcclsi bine canore , et passini decora alla reducla Arie reccns , qua iisqae ad superos il nolus Apelles , Nunc jovat , et seriem , longequc exordia suraam. Tu Dea , quae Caeli sodos , et lempla serena Concelebras , iinplesqae luis concenlibns auras Ipsa ades Harmonie : aelhereani vix ordine miro Comp.ngom i n forni aiis , et inorila flamine vilae , AlquG omne irnmcnsum moiuque et luce replevit , Secum habnil te Opifex rerara : slellanlis Olympi , fiec minus et sobler totias machina mundi Te rcsonat circam concordi foedere joncta. Et la sola potes morlales pace juvare ; Et cessent corae , atque animis discordibns irae EEGcis , illabens numeris , et peclora complens. Teque ego nnnc sociara scribundis versibus opto Quae mihi dulce sonans peclus, mentemque requiras. Hic obi slat rpgio , caeh'qae beatior ora , Atque alil aelernos flores et odoribos afllat Ver , et ubi loca certalim natura , Deasque Mnneribos tam sponte suis dilasse videtur , Parlbenope nostra ausonias capnt erigit urbes Inter ; et ipsa potens innato flamine mentes AlloUit , facilesque ciet sub pectore motns , Et vi nulla opus ut possint railescere raores ; Dulcisono sed spente raelus bue defluii ore , Atque tenet , mulcetque aores ; facilisque vocatas , Alque nitro illabens venit ipse in carmina Phoebns. Hoc primaeva fides hominum , et praesagia valnm Fingendo si quid laeti posi fata maneret , Elysios posuere hortos , sodesque bealas ; Has Superos habitare plagas , et linqnere Olympum , Et tandem nuliiqnc hominum , nullique Doorom Parcero Sircnis blanda dulcedino vocum. ){ ^1 ){ Felices nimium queis laeta hacc saecula, et aoras Carpere vilales meliori conligit aevo ! Sed toa, Parlhenope , forma , et tot munera caeli Et species rerom variae , ac oberrima semper Vena , flait qnae spente sino , tibi caasa malornm ! Hinc toties exarsit amor te dirus habendi , Et colla implicali gelidis taa barbarus olnis. Heu qaantis jactata malis , quot passa labores Te quolies inimica cohors per tristia bella Irrnmpens saeva pressit dilione , Penatnm , Atqne hominam fas orane abrnpil , et undique saevi Barbaries ! Fngere Artes , fogere Camaenae Tnnc trepidae , Geninsqae loci sese abdidil antro , Barbarns exlrnsas misit dam pectore voces , Horribilique sonos , et verba incondita hialo... Aernmnas numerare taas , snmmamque malorom Qnis queat ? et praedas , captivaqae colla sub arrais , Et turpes ignomìnias , et barbara jussa ? Sique tamen viclrix uno te ex hosle revellis , Nam rediit victis saepe in praecordia virlus, En iterum glomerata phalanx de raontibus altis Irrumpit , quatit igne faces Discordia passim , Afque gigantaeo redivivo e semine monslra Laestrigones ad bella vocat , feralibus ausis Qui renovent caedes : tibi nonquam defuil hoslis , Qui memoris tanta exegit monumenta doloris ; Et secum horrificans animos non defuit unqoam Cacca superslitio : reruraqae oblivia raenles Caeperunt , et cor gelidura , maestamque coibat. Sed tandem haud placitum Superis haec aspera fata Genlìs in exitium servare immola tenorem : Carolus hispano genus allo e sanguine Regura' )( ^8 )( Fala , vicesqiie virùoi , et casus miscialus acerbos I\on lolil exiernis populos Prorogibas aogi , Alque sub arbitrio non aequo fraena teneri. Haec agitat secum , atque italis allabitar oris ; Hostibus et landem pulsis victricibos armis , Littora Parihenopes venit ullro , atqae ipse levamen Sospes adesl , dulcique nsus raoderamine , flagrai Estingui penitus veleris vestigia luclus ; Atque rogit , lenilque animos , sub sccplra reponeng , Et populi mores , legesque et jura Penatum. Exlemplo sed pnlchra , suos oblila labores , Huc illuc Siren ilerum decorala trophaeis Incipit et fasta , et prisca splendescere forma ; Et festiva suos circum cralera fluentes Explicat ipsa sinus : secum late undique plausu Lillora T^rrheni assullanl , Campanaque tellus , Fiuilimaeque nrbes , ac utraque Sicelis ora. Tunc primum caput atlollìl Sebelhus ab antro , Exerlansque humeros vullu laetalur amico ; Atque alacres reduces Arles , facilesque Camaenae Se circum adgloraerant solium , blandilur et illis Magnanimus Rex , corde suo recipitque , fovetque , Regalesque animos explet , caelestibus auris Seque beat : late ipse videi quam pulcbrior arte Hic fieri natura queat ; mitissima gcnlis Peclora et iogenium , mores , pielasque fidesque Daut facìles ausus , et graodia caepta volutat ; Et non ipse minus pielate insìgnis , et aita Mente , preces iterai faveant ut Numina caeplis. Noi erat , atque auimi multa dulcedine caplus losomnia tot caepta operum sub pectore versai : Quum subito traoliui uuiiicris cuucurdibus aula )(49)( Ecce sonat , pura labens regione superna Aslrornm Harraonie , et circnra seplemplice luce Irradians , qua fronte micat diademate cincia , Auratamqoe lyram pulsans haec Regis ad aures : Qaantae molis eral tandem de littore ibero Expectate dia peteres , mitissime Regum , Parthenopem , qaam semper ego magis omnibus unam Et colui terrìs , et nostro numine fovi ; Atque Deus , Deus ìpse potenti flaminis aura Qunm totam eduxit molem , felicibus oris His sibi complacoit : tibi nane et providus ipse Fingere quid pulchri queat ars committil , et ultro Te popolis sperata jabet solatia ferre ; Et quamvis artes , tetigit vix Graecia fastus , Hic tennero locum ; tanien incrementa requiranl , Quippe haad vana fides hominum , et deliria vatum , Ac simulacra Deùm , sed eas vere unica tantum Relligio informare yalet , sacer ignis, et ipse Involvitqne animo? , atque inlas spirilos afflai. Et jam magna tuo flagrai sub corde cupido , Et passim bine qrbem decorari , et surgere moles Aspipip : sed fervei opus dum , te auspice , taatom , Sit tibi cura magis monumentom insigne Theatri Stet mihi , quo Genii insideant , et Gloria mecum ; Meqoe polens Genilor , primi commissa parenlis Post velila , homanas miseralus numine sorles Miscere e caelo jussil commercia vobiscum, Et molcere dedit sensns , et tollero mentes. Hinc mihi late hominum cullus ab origine prisca Saeclorum in terris , hinc arac, templaque ubique... Sed monamenla , tuae quae Jam prope limina sedis Assurgent , rerum vincent rairacula , et omnes Amphilheatrales arcus , quos Graecia quondam , )( ^0 )( Et qnos Roma niilii soleraui more dicaruDl. Nani magis ipsa opornm crevil solerlia , et arlis Noslrae longe alins jam nunc cvolvitur ordo. £ja age , nainque potes , te magaìs iosere cacplis ; En tibi slernil iter populi meliora volcnlis Fidns amor , palriaeque decns sub corde recursal , Exullanlque animi ; teqae adventante , lalebras Laeslrigones peliere suas , Discordiaqae amens Vesevi ruit in pracceps fornacibus intas. Gandia quanta dabis populis ! longo ordine valum Jam mìbi fida cohors mnlta cam laude coronas Inneclant , en jam videor perque aethera labi , Pcrqae choros ferri , per palpila , et ora canenlum , Atque implere novis tolura concentibas orbem. liaec alt , et magis illapsu dulcedinis almae Insinuai se se Regi , lolumqae requirit. Tom Dea .... Dopo di ciò il socio sig. Volpicella ha comanicato il disegno di un importante monumento sepolcrale da lui osservato nella chie- sa di Scala piccola città sopra Amalfi; e ne ha letta la descrizione con alcune brevi dichiarazioni. Descrizione di un monumento sepolcrale nella chiesa di Scala. Nella confessione della principale chiesa di Scala , piccola città posta in monte sopra Amalfi , è muralo un sì singolare se- polcro con baldacchino, tutto lavorato di stucco, che mi pare me- ritevole d'essere descritto ed illustralo. Le due rette parli diagonalmenlo montanti dell'aguzzo fron- tispìzio del baldacchino si mtiovono e sono messe in mezzo da dtie acrolcri simili ad alti o qnfidii camjtanili , ciascuno dr' '[unii è so K 5r )( slenulo da fermi leoncelli 8opra il qaadro abaco del capitello co- rinlio d' una colonna priva di base. II fusto dell' una e dell' altra colonna è talmente di tratto in tratlo scanalalo per traverso, che apparisce di pezzi fatti di larghe fasce congiunte ad angoli acuti, posti l'uno sull'altro: tra' quali è maggiore ed alquanto diverso quel pezzo che ne tiene il mezzo siccome anello. Diviso in tre pia- ni, ciascono de' quali ha quattro colonnelle ne' quattro canti sca- nalate in modo differente da quelle dell'altro, è sì il destro cam- panile come il sinistro : ed è questo non altrimcnii che quello sot- toposto ad un attico , che ha due Gnestre ad arco acuto per faccia con tre merli al disopra. In ciascuna delle finestre sta una cam- pana: ed a pie' del terzo piano del campanile, eh' è incontro al lato destro di chi riguarda, sta, come doveva essere anco nell' altro , l'informe statuetta d'un santo. Sorge tra i merli dell'attico oa piede composto di foglie, che elevandosi si rislrigne sotto un qua- dro, ove posa una rilla statuetta di vecchio. Enoc si vuol dire rap- presentalo dalla slatuella soprapposta all' un campanile , ed Elia dalla statuetta che sta sopra l'altro. Le due rette parti diagonal- mente montanti del frontispizio, le quali si muovono dalla soperior parte del primo piano e presso che da tutto il secondo piano dei due campanili, sono adorne di tredici cerchi tra molte foglie di viti. Nel maggior cerchio, che sta in alto sotto il superiore angolo del frontispizio , si vede nel campo azzurro il busto di nostro Signore in attitudine di benedire. In ciascuno de' sei cerchi che sono nel- l'una parte montante, ed in ciascuno de' sei che sono nell'altra, si Tede parimente in campo azzurro il mezzo busto d'uno degli Apo- stoli. A pie' di ciascuna parte montante del frontispizio è uno scu- do sannitico , dentro cui sopra la leltera A si osserva tra cinque mezzi gigli una coppa. L'orlo superiore dell'una parte montante e dell'altra soltoslà a successive foglie ravvolte, ciascuna delle quali aveva, ed ora poche ritengono, un ritto giglio di color giallo al disopra. L' orlo inferiore delle dette parti montanti soprastà ad un ornamento fallo a drappelloni , i quali hanno mezzi gigli alle )fS2)( punto , e mettono cerchi nel mezzo. La vermiglia colomba dello Spirito Santo, cho vola in suso, si vede in questo ornamento sotto r unione delle due parli monlanli, e sopra il maggior cerchio mes- so in mezzo da due drappelloni, nel quale sta io campo azzurro il venerabil segno Che fan giunture di quadranti in tondo. Sorge dietro la cima del frontispizio nn piede cinto di foglie , che elevandosi si dilata sotto un quadro orlato a ponte di co- rona , ove posa una statuetta di Dio Padre simile ad un pilo» foro de Goti e capelluto de Franchi , a cui sono rivolte le sta- tuette d' Enoc ed Elia soprastanti agli acroteri. L' interno del bal- dacchino, sino all'arca sporgente, è tutto coperto d'assai figure condotte di basso rilievo. Il corpo di nostra Donna sostenuto den- tro on lenzuolo da due persone sopra nn sepolcro circondato dagli Apostoli si vede al disotto. Accosto alla faccia di questo sepolcro, quasi come si osserva in una tavola di Silvestro de' Buoni pittore del secolo XV posta al presente al numero 88 nella prima sala della Pittura Napolitana nel Museo Borbonico , sta on uomo in at- titudine di chi cade a rovescio, per aver le mani, con le quali in- tendeva toccare il sacro cadavere , tagliate dalla spada dell'arcan- gelo san Michele, la cui statuetta addobbata all'eroica posa i pie- di sull'arca. A questa storia della sepoltura della Vergine Madre soprastà senza interruzione l' immagine del glorificamento di quel- la , rappresentata ritta col divino suo figliuoletto in sol braccio manco in campo vermiglio dentro ovata cornice, acni fanno co- rona angeli e santi. Ed a questa storia del glorificamento soprastà ancora senza interruzione quella della Madre di Dio incoronata dalla santissima Triade in campo vermiglio dentro una quadra cor- nice, a cui sono intorno molti angeli suonanti e cantanti. Ancora per la volta del baldacchino sono busti di santi in parecchi com- partimenti. Sotto tutte queste cose è sostennta da due rozzi pila- strini in forma di mensole la sporgente arca parallelepipeda, sopra )( S3 )( la qnale è la figara d'una donna giacente con le mani incrociate in sol grembo e co' piedi sopra cagnuoli per indizio di nobiltà di legnaggio. Nella principal faccia dell' arca sono tre tondi , che stringono dae tondini tra loro. Nel tondo o cerchio , che tiene il mezzo, si vede il mezzo busto di nostra Donna col bambino Gesù nelle braccia. In quello, che sta al fianco destro, si vede il mezzo basto d'nn santo confessore : e nell' altro il mezzo bnsto d'un santo vescovo. 11 tondino , eh' è al lato manco del tondo del santo con- fessore , sottostà al mezzo busto d' nn angelo ad ali distese , e so- prastà alla figurina d' nna donna, che prega inginocchionì innanzi al fondo della Madre di Dio. E l'altro tondino, eh* è al lato de- stro del tondo del santo vescovo, sottostà parimente al mezzo basto d* on angelo ad ali distese, e sopraslà alla figurina d'un uomo , che inginocchioni è rivolto al tondo della Vergine Madre. Sta nel maro in ciascuno de' lati dell'arca uno scudo sannilico , con orna* mento di campo vermiglio all'intorno. Lo scado, che sta al lato destro, si scorge verticalmente diviso io dae parli , con l' arme di ana coppa cinta di cinque mezzi gigli nella parte destra, e con quella di tre gigli al disopra e di tre bande al disotto nella parte sinistra. Nello scado , che sta al lato manco , si vede solo l'arme della coppa cinta de' cinque gigli. Sotto questo scado si osserva il vano di una piccola lapide quadra , ove per avventura stette già r epitaffio. Sopra l'ornamento che circonda lo scado, si all' uno come all' altro lato dell' arca , è una mensola , ove posa una sta- tuetta di donna. La slatuelta allogala al lato sinistro sostiene on calice siccome immagine della transustanziazione del santissimo Corpo di nostro Signore , laddove quella del lato destro è si mal concia dal tempo che non vi si mostra alcun simbolo. Come che il frontispizio angolare ed i due campanili ricordino le figure de' sepolcri d' Albidia e Sibilla mogli di re Ruggiero ri- trovate nel carme di Pietro d' Eboli , il cui codice si crede del se- colo XIII f appartenendo nulladimono la forma del descritto sepol- cro, per i gigli e per i soverchi ornamenti che vi si veggono, al- )( 54. ){ l'ollimo poriodo doli' archilellara che dicevi gotica, usata in qnosle meridionali contrade d'Italia nel tempo del reggimento della regal casa d' Aogiò , la quale ebbe gigli d' oro per arme , è forza con- chiudere che venne in sul cadere del XIV secolo condotta questa opera od in sul cominciare del secolo XV, quando in Napoli lavo- rava il Baboso la porta del dnorao e quella di San Giovanni dei Pappacoda. Ed essendo la coppa circondata di cinque gigli, che si osserva ne' quattro scudi di questo sepolcro, arme della famiglia de' Coppola, ed i tre gigli al disopra e le tre bande al disotto, che si vede nella parte manca dello scudo posto al lato destro dell'arca, arme della famiglia de' Rofolo , conviene affermare essere slato questo sepolcro elevato da qualcuno della casa de' Coppola in me- moria della defunta sua moglie della casa de' Bufolo. Anzi , ove si ponga mente e voglia prestarsi fede ad una iscrizione posta nel 1732 presso il sepolcro, nella quale si fa ricordo d' ona cappella intitolata in quel luogo a santo Antonio abate da un Antonio Cop- pola quattrocento anni innanzi (r), si può dire che l'A sottoposta all' arme de' Coppola, la quale sfa a pie' delle parti montanti del frontispizio del baldacchino indichi il nome Antonio del Coppola che fece presso alla cappella elevare questo sepolcro alla moglie. Non ci ha forse sepolcro che più di questo riunisca simboli e ^1) Segue l'iscrizione. Divo Antonio Abbati sacellum ab Antonio Coppola viro palricio ecce ab hinc annis excìtatum vetustate faliscens et si tu squalens Comes Antonìus Coppola patriciits scalensis Regii Patrimonii praeses avito patronatus iure et pie tate restituii expolivit ornavit anno a Partu Vivginis cididccxxxiz. )(S5)( figure della nostra credenza. I colori che vi si vede , cioè il giallo io Inogo dell'oro, il bianco, 1' azzurro ed il vermiglio, siccome si trova espresso, per tacere d'altre testimonianze, nel canto XXIX del Purgatorio dell'Alighieri , simboleggiano la divinità, la fede, la speranza, e la carità. I leoni, animali vigilantissimi, geroglifico egiziaco nsato dagli Ebrei e divenuto cristiano, sostengono i cam- panili mislicamente divìsi in tre piani, il suono delle cui campane, trovalo antichissimo, perfezionato dalla cattolica civiltà, rivolge le menti alla contemplazione delle cose celesti ed eterne. Il Signore ed il risorgimento della carne, secondo che sono adombrati nell'an- tico Testamento, si manifestano nella statuetta di Dio Padre so- prastante al frontispizio , e nelle statuette de' non nìorli Enoc ed Elia soprastanti agli acroteri. Quasi a distruggere il concetto av- verso alla Triade della fede nicena , che credono taluni eruditi rappresentato da' Goti segnaci d'Ario nel frontispizio angolare ifl opposizione del triangolare frontispizio, d'origine pagana e dive- nuto cattolico, si osserva Inngo 1' angolo del frontispizio di questo sepolcro le immagini di Dio Padre, di nostro Signore e dello Spi- rilo Santo, r una sopra l'altra. 11 nuovo Testamento, che confer- ma r antico e spiega la Triade , è rappresentato , sotto le tre so- praccennate statuette ed ai lati delle figure della Triade , dai do- dici apostoli elfigiati nelle parti montanti del frontispizio tra le foglie di viti, le quali s' osarono per simbolo della Chiesa in me- moria di quelle parole del Cristo riferite nel Vangelo di san Gio- vanni : Ego sum vilìs , vos palmites. A meglio esprimere la ri- surrezione della carne congiunta col mistero della incarnazione del Verbo , è figurata la storia della Vergine Maria, la quale, eletta ad essere madre di Dio , si muore e viene assunta con tutto il suo corpo nel cielo. E finalmente la storia dell' ebreo, il quale , sicco- me san Giovanni Damasceno racconta, volendo oltraggiare il cada- vere della Vergine Madre, ebbe inaridite le mani , mi pare espres- sa, in conformità della penultima legge delle Costituzioni dell'im- peratore Federico II , onde venivano condannali i violatori de' se» 5 )( 56 )( polcri e spogliatoli de' cadaveri ad avere le maDÌ tronche dall'ar- caDgcIo san Michele, armalo minislro di Dio, che taglia con la sua spada le mani e fa cadere V nomo a rovescio innanzi al sepolcro di nostra Donna. Scipione Folpicella. Libri offerti in dono. Atti dell'Accademia romana de' Nuovi Lincei , anno V sess. 2." del 22 Febbr. iSSz. Roma i853 io 4-° Di Cesare (cav. Giuseppe)— Novella interpelrazione del verso della divina Commedia, che comincia il canto f .° dell' Infer» no, i853io8.° Di Cesare (Adolfo) — L' allo notorio , Dramflla io cinque alti , ridotto dai Promessi Sposi del Manzoni. Napoli iS53 in 12. Rendiconto della Società reale Borbonica. Accademia delle Scien- ze , nuova serie n.° 6 Nov. e Die. i852. Rendiconti delle adunanze della reale Accademia de' Georgofili. Febb. e Marzo i853. »-♦#♦-« )( s? )( TORNATA DB 13 GIUGNO Il Presidente cav. Tenore ha espresso all'Accademia la saa riconoscenza per la depo (azione , la qaale , a norma di quanto era stato risolato nella precedente sessione , recossi in sna casa, per adempire all'onorevole incarico ricevuto dall'Accademia di ringraziarlo per la generosa fondazione dell' annuale premio di dac. i5o. Il commend. Francesco Scorza , direttore del Ministero e real Segreteria di Stalo degli affari ecclesiastici e della istra- zione pubblica , e nostro socio onorario , trasmette all'Accade- mia un reale rescritto de' 4 del corrente mese , così concepito : » Signor Presidente dell' Accademia Pontaniana — » Avendo nmiliato a Sua Maestà il Re N. S. 1' esemplare » del quinto volume degli alti di cotesla Accademia, di cui la » Maestà Sua si degnò anteriormente accettare la dedica , e » eh' Ella si piacque trasmettermi col suo foglio del 28 del p.°p." r mese , la Maestà Sua si è degnata ordinarmi di manifeslare » a cotesto consesso il Suo Sovrano gradimento , ed i saoi rin- » graziamenti. » Il Segretario perpetuo ha presentato già impresso il fase, 6 ed ultimo del detto volume quinto degli atti , perchè se ne fa- cesse al solilo la distribuzione. Il Presidente cav. Tenore ha letta la seguente Notizia intorno all'albero che produce il legno detto in inglese Lance-wood. L' analogia di tal nome colle voci Lansium e Lancium , che s' inconlr^o ne' dizionari di Storia naturale , ne invita a )( :ì8 )( ricercar quel legno negli aniori dio han Irallalo degli alberi a' quali venii^ono i dcUi nomi altriboili. Noi dobbiamo perciò consultare la Flora di Giava del Blume , dove froviamo regi- strato il genere Lanstum colla sola specie del Lansium dome' sticum di Romfio (i) ; la monografia delle Meliacee di Adriano de Jassien (2) , cui quel genere vion rapportato , nonché la Flora della Conchmehina del Looreiro che fa parlicolar men- zione di nn' altra specie di Lansium^ cui si riferisce il Lari- sivm sylvestre dello slesso Rnmfio, e ne fonda il genere Qui- naria (3). Da nltimo il lìepertoriwn del Walper che ne rista- bilisce il genere Lansium coli' unica specie del Lansium dome- sttcum di sopra menzionato. Dopo tali ricerche , saremo ia grado di convenire che lolt'i sullodali autori, mentre haa de- scritto partitaraente i caratteri botanici di tali alberi, e le qua- lità speciali del frutto del Lansium syloestre : soggiungendo il Loureiro di Irovarsi-perciò coltivato nella Gina, ove quei frulli se ne vendono ne' mercati col semplice nome di Lance , ninno di essi autori abbia fatta menoma menzione delle qualità del legno di essi alberi. Continuando in tale disamina ci avverrà di avvertire come il Willdenow « in nna nota apposta al citato loogo del Loureiro sia venuto recisamente a pronunziare , che quella Quiiioria Lansium , ovvero \\ Lansium sylvestre del Riin)fio, allro non sia che \a. Cooh'a punetafa del Sonoerat (4.)» e del Relz (5). La Cookia punclata è slata magnificamente illustrata dal Jacquin (6) , ed è pianta introdotta negli Orti botanici di Eu- ropa , non escluso T Orto Regio napolitano. E desso an albe- (1) Beitragen etc p. 164. (2) Memoìres du Miiscum d' Histoire nalurelle t. 19 p. 233. (3) Tom. I, pag.334. (4) Hill. 2. 8,130. (5) Obsrr. fase. 6, p. 29, n. i7. (6) Horlus Schoenbruncn&is I, p. 53, lab. 101. )( ^'9 )( i-elto di 8 a IO piedi , della famìglia delle Aurantiacee , di- stinto priaeipalmeule dall'essere così nel fusto, che uè' rami , nelle foglie e ne' frolli gremita di verruche nerastre, donde ha tratto il nome specifico. Qaesli caratteri mancano nelle dna spe- cie di Lansium leste mentovale ; che perciò cosi il Jacquin , che il Sonnerat , ed il Retz , che tanto accoratamente han de- scritto la Cookìa , non si sono punto avvisali di riferirla ad alcuna delle dette specie di Lansium del Rnmfìo; mentre dal- l'altra parie quest'ultimo, illustre autore (\eW Herùart'um Am- boineiise , nel descrivere miaulamente quegli slessi alberi, e nelle bellissime figure che ne ha dato , nulla vi ha espresso di quel parlicolar carallore della Cookìa , cioè delle verruche nerastre che la ricoprono da per lutto ! La circostanza che più rileva nelle ricerche per noi isliluite ella è di cerio la grandezza de- gli alberi non meno , che la qualità del loro legno , de' quali anche una terza specie troviamo descritta dal Rumfio col nome di Lansium monlaniim all'alto trasandata da tutti gli espo- silori successivi. Quesle specie di Lansium sono tulli alberi di allo l'usto, a' quali il lodalo autore appone il carattere di Arbores excel- sue , e soggiunge : lignum habenl solidum , durum , grave, el tenuibus eonslans Jìbris , e più specialmente parlando del b'gno ùiALanrium montanmn dice: Lgniim al manubria le- lorum , securium , et etiam ad aedium posles adhibetur. Quindi sempreppiù insistendo sulla compattezza e sulla l'orza di esso legno dichiara convenire con quello dell'altro albero india- no da lui descritto col nome di Lingoo saxatìle , che si rife- risce allo lUeiocarpits Braco del Linneo , il cui legno è rico- nosciuto possedere la durezza dylT Ebano. Dopo tali chiarimenti ne sembra potersi concbiudere che la Cookia punclalay e forse anche i due Lansii , il domesli- ctim , ed il sylvestre vanno esclusi dalla classificazione dell'al- bero che produce il Lance-wood ^ e che ijucslu legno con mag- )( 6o )( gìor FoDclamcnto possa riferirsi al Lansium tnonianum del Ilum-^ (io, che rimarrebbe luUora indistÌDto nelle odierne classidcazioDi bolaniclie. M. Tenore Il socio s\g. de Gasparìs ha lelto le segnenti Notizie sul nuovo pianeta Temi. Il nuovo pianeta da me scoperto la sera de' 5 Aprile i853 si è mostrato in apparenza il più piccolo di quanti finora si conoscono appartenere alla zona fra Marte e Giove , ed il cai numero attualmente è 26. Avendone io fatto un omaggio al P. Secchi Direttore dell' Osservatorio del Collegio Romano, que- sti lo ha chiamato Temi, e ne ha fatto copiosa serie di esatr lissime osservazioni. L'orbita di questo pianeta calcolata da' signori Kroger e Forster sulle osservazioni di Napoli e di Bonn , ha fatto rile- vare in tre degli elementi ellittici di maggior importanza, tre rimarchevoli singolarità. Dal semiasse maggiore si rileva essere Temi il pianeta più lontano dal sole di tutti gli asteroidi co^ nosciuti. L'eccentricità è fra le massime finora riscontrate in or- bite planetarie, pareggiando quella di Giunone. Finalmente de' 34 pianeti primarii che si ravvolgono intorno al sole , Urano soltanto , Temi e Massalia sì muovono in piani di minima in= clinazione all' orbita della Terra. Annibale de Gasparis Finalmente il sig. Sabatini richiama l' attenzione dell' Ac- cademia sopra alcune particolarità riconosciute in un taglio di monte in lenimento di Pozzuoli. Egli comincia dall' annunziare che volendosi non ha guari costruire una comoda strada , che da Pozzuoli conducesse sino ad Avcrsa , giunti gli operai alla )( 6i )( così della Montagna Spaccata , s' imbalterono in durissimi massi di fabbrica romacia di opus reitculalum. Essendo slato mestieri tagliare a gradoni la terra , per impedire le frane nel prose- guire il cavamento , si dovè scendere alla profondità di circa piedi i3o dalla cima del monte ; ed a quella profondità fu rin- venuto appunto r edificio romano, di cui ragiona il sig. Sabatini. Il nostro collega si duole che questo antico monumento sia stato danneggiato e distrutto , senza che fossero intese le sue esortazioni por conservare quei ruderi quanto più fosse stato possibile. il cavamcnio [irallicalo nella montagna spaccata ha fallo notare iil sig. Sabatini che il monte si forma di diverse strati- ficazioni di lapillo , alle quah si sovrappongono in alcuni siti altri strali tufacei, e con piccola superficie di terra vegetabile. In conclusione egli richiama l'attenzione dell'Accademia a studiare archeologicamente e fisicamente quel silo, che può dare argomento alle più interessanti ricerche. Libri offerti in dono. Alla Sacra real Maestà di Ferdinando li Re del Regno delle Due Sicilie omaggio dell' Intendente di Calabria Citeriore, e dell'Accademia Cosentina. Cosenza i853 in 8. Atti dell'Accademia Pontificia de' ]\uovi Lincei, anno V sess. II del 22 ff'bbr. i8d2. Campania Industriale : giornale della Società Economica di Terra di Lavoro i quad.°XXIX, voi. Vili quad." I i853 in 4. Capialbi (cav. Vito) — Lettere bibliografiche del cav. Angelo Maria d' Elei , con brevi note. Messina i8i)i in 8. "■ Memorie per servire alla storia della santa chiesa Tro- peana. Napoli i852 in 8. Ad thcatrum chronologicum Cartusiae SS. Slephani et Brunonis de Nemoro addilamentum ab ann. MDCCXXI ad MDCCCXLIV. Napoli i853 in 8. )( 62 )( Indicazione de* prodotti ÌDdastriali e naturali, che si sodo rac- colti io Capitanata ordinati e spediti dalla reale Società Economica della Provincia , per la solenne mostra indu- striale che sarà celebrata in Napoli nel 3o Mdgg. i853. Foggia i853 in 4. MiNiCHiNi (Benedetto) — Sul feretro del Cav. Leonardo Santoro, discorso. Napoli i853 in 8. PflOGRAMMA di premii che dalla reale Società Econooiica della provincia di Terra di Lavoro saran dislribaili nell' adunanza generale de' 3o Maggio i854< , onomastico di S. M. nostro Angusto Sovrano (D.G.), pubblicato nell' adunanza generale della Società del So Maggio i853. Radente (P. F. Alberto) — Interpretazione letterale del celebre supposto enimma bolognese j4elia Laelia Crìspis. Mo- dena i852 in 8. Rendiconti delle adunanze della reale Accademia de' Georgo* fili , Aprile i853 io 8. ToMMASi (G. B.) — L' nomo al cospetto di Dio, inno , in 8. [VoLPiCELLi (pr. Paolo) — Formule pel cangiamento , che nelle dimensioni materiali avviene cangiando la temperatura ; ed applicazione delle medesime. Roma iS5i io 8. 2»— »i#*— « X 63 )( . TORNATA de' 26 GIUGNO Il Segretario perpelao ha presentalo il primo fascicolo del trimestrale rendiconto delle tornate dell' Accademia pe' mesi di Gennajo , Febbrajo , e Marzo del corrente anno. Il professore Lociano Scarabelli da Genova domanda noli- zia deli' esemplare del Porzio da lui mandalo , bramando di conoscere il giudizio accademico ; sì è deciso di scrivergli ÌQ riscontro , che ha già vedala la luce nel nostro rendiconto la relazione del sig. Volpicella su quella sua pubblicazione. La Classe delle Belle lettere ha comunicato il suo favore» Tole avviso in seguito della cJXefajìoue ìe' iSo(mwiióàati óuita memoiia Se^ cav, ©a- vniUo Gu&iia, iutotno it aiuòi&io unìvetóai^ de{ 'obuo- Hazzoù, Con lettera del dì 17 del novembre del i85i del Segreta- rio perpetuo di questa Accademia ci fa riferito, essersi dal Pre- sidente della Classe di Belle Lettere e Belle Arti disposto , che da noi si facesse 1' esame della memoria del sig, Camillo cava- |ier Guerra intorno il Giudizio Universale del Buonarroti desti- nata dall'autore a far parte degli Alti dell'Accademia. Avendo però preso a diligentemente esaminare la memoria del Guerra, abbiamo osservato , che , mosso l' autore dal desi- derio di manifestare i veri termini dell' arte , dai quali non è lecito a veruno altissimo ingegno dilungarsi, ha voluto dappri- ma descrivere il famoso dipinto del Giudizio Universale dell' im- )( 6^ )( mortai Buonarroli, e poi mostrare come questo divino lolclletto, inteso a porro in allo in quell' opera !a potenza della sua racnlc e la vastità delle sue conoscenze , vi abbia condotto innumere- voli Ggure , le quali , essendo mirabili per iscienza d' anatomia e per varietà e novità d' atteggiamenti proporzionali a molte e diverse passioni , non sono sempre corrispondenti alla conve- nienza ed unità del subbietlo. Onde il Guerra concbiude il suo discorso con le seguenti parole : » Se tu vaoi imparare dal qua- li dro del Giudizio la convenienza , la precisione ìslorìca , la j fina espressione , V unità del componimento , mal ti avvise- > resti : la Cena di Leonardo ti devo in ciò insegnare. Ma se B la cerchi la grandiosità dello siile fino al terribile , V imma- i ginoso , lo sviluppo del corpo umano d' ogni specie di scor- > ciò, r ondolazione e mollezza de' contorni , il tutto impron- > tato d'ano spirilo di novità, stalli innanzi al Giudizio: ed i esso, ancorché fossi un ghiaccio, ti desterà in petto qualche » scintilla atta a farli uscir dal mediocre. Ma bada a non farti X sedurre dal prestigio di quesla opera ; sicché inebriato da 1 tanto valore, da si grande rinomanza assai ben meritala, » non t'arrivi la voce della ragione troppo tardi all'orecchio », L'evidenza della descrizione del dipinto, T erudizione con- venipnlo all' argomento, la verità de' principi dell' arte e la chia- rezza dello stile ci hanno indotti a giudicare la memoria del cavaliere Camillo Guerra degna d'essere inserita negli Atti di questa Accademia. Giuseppe Campagna Scipione Volpicella Passatosi il bussolo la memoria del cav. Guerra è stala ac- cettata a formar parte dc^li alti. Il sig. Sabatini legge una memoria intorno allo miniere di piombo di LongobucO , nella quale ricorda alcuno dello ca- gioni , per le qnali sono siale abbandonate. Il sig. pr. Oronzio-Gahricle Costa logg'^ ima sua ){ 65 )( MEMORIA Sopra un erpetolite idrotermale con appendice di osservazioni intorno d depositi di avanzi organici a pie di Monte Nuovo presso Pozzuoli, e nelle marne argillose dell isola d'Ischia. Allorché in dicembre del i85i informava quest'Accademia delle più notevoli cose discoperte nel regno , durante quell'an- no, spettanti alla nostra Paleontologìa (i), chiudeva quei Cenni promettendo tenerle parola di un singolare esempio di feno- meno tutto a noi proprio , e riguardante X Erpetologia fos- sile , della quale si ragionava. Ora è di questo fenomeno per Io appunto che intendo discorrere, soddisfacendo alla già fatta promessa. Che se ciò compio dopo un si lungo intervallo di tempo ; questo indugio è stato richiesto dalla slessa natura del snbbietfo , di che rimarrà agevolmente convinto ciascuno dopo la narrazione che vado a fare. Nella prossima Isola d' Ischia , ove arsero un tempo po- tentissimi vulcanici focolai , e dove dalle ceneri di quelli si riaccese il fuoco già spento , non sono più che tre secoli ; fra le diverse vulcaniche produzioni s' incontrano alcnne termanlidi globuliformi di grandezza svariata e di compattezza e composi- zione diversa. Quelle di maggior dimensione anno 3 pollici di diametro ; le più piccole 3 in 4 linee '■> e ^"^^ questi estremi sì trovano tutte le graduazioni intermedie. E notevole però , che le più piccole meglio sì accostano alla sfericità : e d' ordinario a misura che il diametro aumenta si dilungano dalla Ggura re- golare e sferica, accostandosi all'ellissoide od alla sferoide. Dividendole od in qualsiasi modo rompendole , sì trovano allo interno costantemente formate di strati concentrici, distinti (1) Yctli Addizioni ai Ccuai ininriio allf Scoperlc ce 1851. pag 11. ){ 66 )( fra loro per la successione e per la divcrsìlà , sia di natura , sia di compattezza della loro sostanza terrosa : raro ù il caso d' incontrarle omogenee nella loro molecolare composizione. La- onde cotesti strati o invogli successivi soglioa pure distaccarsi più o meno nettamente , scoprendo sempre la successiva e più centrale sfera di una maggior compattezza , e di forma più regolare. Né manca il caso di trovare quei diversi strali tra- mezzati da sotlil vano , o da straticello di sabbia iinissima , o di altra sostanza cristallizzata di difTerenle natura. Sicché , rompendo la sfera , gii strati esteriori lasciano scoprire i più interni apparlenonti ad una sfera minore , più rilondata, e di- stinta o disgiunta afl'allo , come che fosse un nocciolo rivestito dal proprio pericarpio carnoso. Oltre la irregolarità della forma , la superficie è inegual- mente scabrosa , a causa delle eterogeneità che vi si sono at- taccate da iillimo. Quasi in tutte trovasi nel centro un punto distinto , sia per colore e sia per durezza , come una molecola primordiale, intorno alla fjuale tutti quegli strali successivi a mano a mano si sono ingenerali. Le quali cose tutte appalesano che coleste lor- mantidi sferiche od ellissoidi siansi formate per iuvoglie succes- sive ; e queste per ordinario argillose, o marnose, talvolta me- scolate con ferro, o con limonile ; o sivvero di sostanze vulcii- nicbe diverse ed alla rinfusa rimescolate : in somma di quelle sostanze medesime, che, ora separate e distinte, ora riunite, ed in varie guise fuse o stemprale Ira loro, costituiscono l'os- satura e r epidermide di tutla qucll' isola. Diversa è pure la loro durezza ; sicché altre si rompono al primo colpo di marinilo , altre resistono a più reiterali colpi, e ciò secondo la diversa loro composizione ; molle però sou quelle che per tutti i caratteri simigliano a pallottole di ar- gilla cotta. Tra le numerose lermaulidi di biUalta maniera, rullo a b.lli\ )( 67 )( posta per vederne la ìnlerna straltora, nna se ne offriva al prof. Scacchi , nel cai mezzo appariva un corpo organico , che sve- gliavagli l'idea di nn pesce. Egli si compiaceva porgermelo co- me tale a fine di esaminarlo e definirlo. Ma mi riasci grato ad nn tempo e meno sorprendente nel riconoscervi in laogo di pesciolino un rospelto : e proprio di qnella specie , che , fia dal i833, io discopriva vivere in quei rigagnoli di acqua termo- minerale del bagno ^ così propriamente detto, dappresso al la- ghetto del medesimo nome della stessa Ischia ; la qaale specie trovai più lardi (nel i838} in un lago temporaneo Ira Monteleone e Gerocarne, i coi margini brulicavano di colesti rospi, non pia lunghi di nn pollice. Esso propriamente appartiene al genere Boni', bìnator , e noi lo abbiamo specificamente distiuto con l'aggettivo meridionalis [\). We qnesta determinazione lascia alcun dubbio nell'animo mio, perciocché l'individuo racchiuso e fossilizzalo nella Jermanlide è si ben conservato, che non i soli lineamenti, ma il nativo color cenerino del corpo, il giallo-verdiccio del capo, le oscure macchie caratteristiche della specie, e spezialmente la nera dell' occhio, sono nettamente conservati. E siccome col re- stringersi della massa argillosa , per lo disseccamento sofferto, ì molli suoi visceri furono portati fuor di sito e compressi ; cos'i nel dividersi del globo sono essi rimasti parte nell' una e parte nell'altra delie due metà; e vi si osserva il nero pigmento di cui SODO spalmati , e le macchie bianche delle sostanze fecali. Laonde della sua natura e della sua specialità non lascia a du- bitare né ponto ne poco; e la sola ispezione della figura basta per renderne certo chiunque (2). Io avrei ben potuto fin da quel tempo, in coi annunziava tal fatto, dir pure qnal n'era il soggetto ; ma presentiva ben an- che quali sarebbero slate le inchieste alle quali conveniva rispon- (1) Vedi Erpetolagia della Fauna del Regno di Napoli , Mss. (2) Per le figure , si consulti la nostra Paleontologia , Par. Ili , Tav. in , già sotto i torchi. )( 68 )( ilere , le JifGcollà die si sarebbero elevate , ed i problemi che rcsiavano a sciogliere. Prudenza dcllava quindi lacere fino a che non mi fossi reso padrone di lolle le circostanze relative al fatto, onde poterne coiupletamente e con chiarezza discorrere. Era me- stieri sopratnllo stadiare il fenomeno sopra luogo, ricercare no- velli documenti , e chiarire quello che ci sta per le mani. Per la qnal cosa ne' primi giorni dello scorso mese di mag- gio recavaral in Ischia , che non prima mi era riuscito oppor- tuno, a fine di studiare topograficamente tutte le condizioni che aver possono relazione mediata od immediata con tali proda- zioni, e spezialmente con quella che racchiude il rospo. E poi- ché mi avanzavano tutt' ora alcune altre indagini a compiere , tanfo sopra i depositi di marine spoglie delle diverse località della medesima isola , quanto su quello posto a pie di monte nuovo presso Pozzuoli , mi sono giovato di questa gita per as- solverle tulle : e de' risultaraenli di queste esplorazioni farò il snbbietlo dì un' appendice alla presente memoria. Fra le dubbiezze eh' era mestieri dileguare intorno alla genesi dell' erpelolite di cui si ragiona , la prima che si affac- ciava alla mente era il conoscere, se sia questo un fatto onico ed accidentale, oppure ovvio in quel luogo, e costante in quelle termanlidi ? Era perciò indispensabile averne un copioso numero, e tutte di una stessa località, distinte dalle altre di località di- verse ; polendo ben avverarsi il fenomeno in uno solo, od in più siti analoghi qualora fosse moltiplicato. Erano pur da ricercarsi quelli tra gli esemplari, che più convengono per la natura de* componenti , per la forma , durezza e cose simili ; da ciò la scella tra i molti ; quindi la necessità di moltiplicarne il na- mero per quanto più fosse stato possibile. Laonde , montando r Epomeo per la via di Toccanela, sormontata la contrada cono- sciuta con questo nome, s' incontra un ripiano, d' onde con suc- cessivi dolci declivi si avanza verso il cacume. E su questi ri- piani che pnò farsi copiosa collezione di tali pallottole o globoli, )(69K trovandosene a snperficie di snolo , o coperle appena da {erra mobile , e smossa colla zappa. Sicché , adoperando più per- sone ad OD tempo se ne possono ottenere cenlinaja in un' ora. Per tal modo ò potato esaminarne nn prodigioso numero , ma senza aver trovato però alcun segno del balracino inviluppalo. Per ora danqae è da tenersi on tal fatto come onico ed eveo- toale; senza escludere con ciò la possibilità di presentarsi io altri esemplari che saranno esplorati in prosieguo. Dopo questa sorge la seconda e più importante inchiesta : se il fenomeno di cui è parola debbasi ripetere dal fuoco, dall'ac- qua , 0 dal concorso di entrambi questi elementi. Per la solu- zione di questo problema conviene rimontare alla biologia di tal genere di balracini , e poi discendere a studiarla sol luogo della produzione del nostro erpelolite. Perocché , comunque facile si affacciasse la genesi soa alla mente di chi ben conosce la prima ; le condizioni locali non a tatti ne egualmente chiare possono esser note , onde conciliare la possibilità col fatto. I rospi generalmente si tengono in luoghi umidi ed om- breggiati, a differenza de' ranocchi che vogliono vivere assoluta- mente nell'acqua. È perciò che di tal falla di Balracini s' incon- trano a dovizia ovunque il terreno è allo a conservare 1' umi- dità , come sono le terre argillose , i siti pantanosi, selvatici , i luoghi ruderali ec. E di tal indole sono le nostre alture vul- caniche , per la pozzolana dalla quale sono ricoperte, e le selve che le inverdiscono; per cui i rospi s'incontrano colà ovunque e frequenti. Deslava grande meraviglia un tal fatto allo Spallanzani , che per la prima volta vedevali allo interno ed allo esterno del cratere di Montenuovo presso Pozzuoli , le cui parole si voglio» qai riferire per maggiore chiarezza - » Delle tante e si svariale specie di rane europee (e sotto » un tal genere col Linneo comprendo anche i rospi) non emmi » noto esservene nna sola, che non nasca nell'acqua, e che per na )( 70 )( » tempo non vi soggiorni, fiDlanto che giltala la maschera di gi- » fino pigli la divisa di rana (i) ». Il tempo in cui lo Spallanzani si aggirava per qnoste nostre vnlcaniche contrade era di agosto , ed afferma egli stesso che Monlenuovo era aridissimo. Per ispicgar dunque Io strano fe- nomeno, che tale appariva ai suoi occhi , ricorreva alla ipotesi, che fossero quei rospetti o ranocchi , com' egli dice , provenuti dal non lontano lago di Agnano. Né altro ostacolo incontrava per ammettere questa, eh' è veramente strana conghiellura , eccetto che la differenza specifica , secondo lui , tra le rane che aveva meditate nel lago di Agnano, rammentandosi della loro celebrità elevata da un cerretano (2) , ed i rospi che vedeva in Monte- nuovo. Rimaneva quindi enigmatico un tal fenomeno per quel dotto uomo ; e dichiarava che probabilmente avrebbe sciolto r enigma t forse non senza qualche utilità della scienza, se dato gli era di soggiornare a lungo in quella contrada vulcanica. lo non saprei decidere se tanta meraviglia nascesse nella mente dello Spallanzani , perchè in quel Icmpo non era ancor chiarita la biologia del genere Bufo , o perchè egli entrava nuovo in siffatto aringo. Le sole note aforistiche del Systema natitrae del Linneo , di coi mostrasi padrone , non gli sommi- nistravano cerio lumi baslevoli per comprendere lo svolgimento de' rospi, non essenzialmente, ma sol per gradi diverso da quello de' ranocchi. E però ben antica la osservazione di vedere schiu- dere e saltellare i rospelli al cader della pioggia sopra terreni argillosi 0 marnosi inariditi ; talché da uomini semplicissimi si è sospettato che cadessero dal cielo cosi sotto forma di pioggia, 0 (1) Spallanzani, Viaggio nelle due Sicilie, voi. l, pag. 122 e 123-1792. (2) Narra lo stesso Spallanzani che da un Napolitano crasi dato a ve- dere e ad ammirare a Vailisnicri , stando in Milano , un grande girino ; affermando esser proprio del Lago di Agnano, possedendo questo la virtù di generar mostri , metà tinche, e mela rane. L. e. pag. 118. ){ 71 )( con la pioggia slessa. Abbandonando ora qnesla digreasione , nella quale siamo entrati non senza qualche ragione , ripren- diamo la storia de' rospi, dalla cai biologia rimarraono chiarite tolte queste apparenti stranezze. I vecchi rospi, dorante il verno la primavera e la stale, si tengono appiattali entro cunicoli ch'essi stessi si scavano , ove la molle terra il permeile ; o si rintanano sotto macerie , per entro ì crepacci delle rocce e luoghi simili. Colà essi vivono dando la caccia ad insetti, lumache , ed auimaletti di altre ge- nie , secondo che la località loro ne porge ; e d' ordinario tutto ìngojano con la melma stessa o col molle terreno nel quale giac- ciono. Ivi compiono i loro amori ; ma la femmina pregna cerca nn luogo in cui massimamente T umido predomina, ove non in- contrasse piccoli stagni , ancorché temporanei. Sceglie per or- dinario quei fossetti, che sì scavano nelle terre messe a coltura, a fine di raccogliervi le acque ridondanti e scorrenti nel suolo declive. Ivi depone le nova ed alla buona stagione ne schiudono i piccoli. I quali si tengono nella melma interrali, nutricandosi di ciò che lor porge la melma stessa che lor serve di culla, ed ivi compiono la loro metamorfosi. Se il terreno si conserva molle, vengono indi fuori , e vanno saltellando , vagando , e cercando alimento ; ma se pel contrario s' inaridisce , i rospetti vi riman- gono quasi sepolti , bastando la natura igrometrica del terreno per conservar loro tanta umidità che basii al sostegno della propria vita, eh' è estremamente sobria. Al cader delle piogge però, ram- mollito il terreno , disserrano toslo il carcere , e ravvivati vengono fuora saltellando. Cosi la loro improvvisa comparsa. Quelli poi, che si tengono ristretti fra cunicoli nmidetti ombreggiali e fre- schi, n'escono in tempo delle piogge eslive, sia per cercare più abbondante pastura, sia per compiere 1' atto finale della ri- produzione. Ciò precipuamente è quello che accade ne' nostri ter- reni vulcanici e montuosi, dove l'acqua che proviene dalle piog- ge è proQtamente assorbita , penetra da pertutto , e lascia la 6 )( 72 )( superficie proscingala e quasi arida. Ma i rospi riescono svilup- pali, ed energici, comunque nalurainiente torpidi. Da ciò risulla che appar<^nlcmenle fan mostra di aver vissuto nuli' arido; come afFacciavasi appunto allo sguardo dello Spallanzani. Il genere Bombinator è no poco più acquatico, è vero, stando sopra i mar- gini dì laghi fiumi e rigagnoli ; ma i selli sopradetli in assenza Doo mulansi. Promosse tali cose è facile intendere, che trovandosi di tali rospetli involli in terreno declive, la soprawegnenza d' una forte pioggia può traghettare col terreno ammollito anche il rospetto che serba racchiuso. E so rotolando incontra sempre di simile pasta molle , è cosa chiara che debba vieppiù invilupparsi , e crescere di mole la primitiva pallottola ; mutando poi di natura gli strati a seconda del terreno che successivamente incontra. Tale senza dubbio è stato il caso che noi esaminiarao. Quel rospetto giaceva rannicchiato nella marna che predomina solle altu' re dell' epomeo. Esso fu trascinato giù rotolando dalle piovane; e <|uindi inviluppato più sempre di quelle terre argillose e vulca- niche, finché non venne arrestato in qualche sito. Il primo strato chtì lo mviluppò aderisce perfettamente al corpo dell'animale, fallo anche più duro pel rimescolamento della sostanza terrosa coiromor glutinoso che dalla pelle trasuda (r). Però, il rospo avrebbe ben potuto svincolarsi da quelle parieli che lo invincolavano, se queste fossero rimaste molli. E quando ciò non fosse avvenuto, perchè le resistenze che quelle gli presentavano erano maggiori delle proprie forze , l' umido permanente Io avrebbe portato alla cor- ruzione. Ma pel contrario , esso si trova nello slato normale io quanto alla sua composizione organica ; mentre si manifesta di aver soHerlo una somma compressione quasi da ogni Iato ugual- (.1) Non v' à sostanza più atta a far cousolidare le sostanza tsrrose , quanto il glutine animale : e ce ne danno pruova evidentissima i testacei, i quali presentano un nucleo più solido là dove l'animale si è aggriazit» • dove più abbondava la sua sostanza. )( 73 )( mente. In oltre , se tolti quei globoli , e quello sppzialraente che racchiude il rospelto , ingenerali nel modo come si sono poco in- nanzi descritti, non fossero che semplicemente disseccali ; è chiaro che sarebbero siali rammolliti novellamente, e disfalli dalle piova- ne sopravvenute. Perocché le marne e le argille disseccate per la sola forza del calore solare , si riammoniscono, e si crepacciano ogni volta che sono penetrale dall' acqua. Oppostamente , ninna delle sfere o pallottole di quel silo presenta il minimo indizio di cre- pacciatura , screpolamento , od altra mutazione di stato ; ne si possono menomamente rammollire lenendole immerse nell' acqua. Esse dunque àn dovuto subire un tal grado di disseccazione da pa- reggiare quella delle stoviglie ben colte; che , quando queste non sono giunte a tal grado , vanno pur soggette a rammollimento. Egli è dunque evidente, che quei globoli anno dovalo sperimen- lare nn pronto e forte grado di calore dopo di essere stati ingene- rati; e spezialmente in quello che racchiude il rospo il calore à dovuto agire immanlinenti dopo la genesi sua. Senza andar men- dicando sorgenti di questo elemento per la produzione di tale fe- nomeno, è naturale facile ed evidente il ripeterlo dal calore sot- terraneo di quel vulcanico suolo; il quale, se tuttora è grandissimo in alcuni siti dell'isola , ben poteva essere anche maggiore sulle falde dell' eporaeo , ove à avuto luogo la formazione del nostro erpetolile. Da (ali considerazioni rinnite sembrami poterne conchiudere, che la produzione di tale erpetolite debba ripetersi dall' azione si- multanea dell' acqua e del calore di fumajoli vulcanici : e che per- ciò sia nn fenomeno esclusivo di un luogo, nel quale si trovano riunite tulle le propizie condizioni richieste per avverarsi il feno- meno di cui si è fin qui ragionalo. Laonde non è da registrarsi tra 1 fossili caralleristici de' terreni di antica formazione; ma come pro- prio ed esclusivo , sotto quasi tutti i rapporti, delle nostre vul- caniche contrade , per Io che mi avvisava dirlo tutto a noi pro- prio. Era già slata avvertila la identità delle spoglie testacee che )( 74 )( si Irovano sepolle a pie di Montenuovo presso Pozznoli, e qaelh racchiuse nelle iiinrnp argillose ed in uno slralo sabbionoso dell'i' sola d' Ischia. La loro esistenza nondimeno era limitata alla sola classe de molluschi loslacei , avanzando i Crostacei e gli Entorao- strncì, gli Echinodermi, i Foraminiferi ed i Polipai]. Importando altronde moltissimo il confronto di tulli colesti avanzi organici del- le diverse località , e la conoscenza delle specie reperibili in eia- scona distintamente, m' impegnavo a ricercare con maggiore ac- coratezza le differenti località; anche perchè la Paleontologia dei regno lo reclamava. I risuJlamenti delie ultime peri astrazioni, mentre non iorer- mano le conclusioni dedotte dalle precedenti , ci ammoniscono di parecchie altre importantissime verità. E dapprima la serie delle specie ne viene accresciota per la scoperta di altre non state ancora colà ravvisate , ed altre ignote affatto fin qnì ai coltori di questa scienza. Le quali specie son precedute nel seguente catalogo da uà asterisco per facilitarne la distinzione. Non sarà poi senza interesse notare : I. Che mentre nel deposito coochigliare posto a pie di Mon- tenuovo presso Pozzuoli, abbondano gli Echinidi del genere Spa- taìigus e Schizaster, de' quali si trova solo qualche oscuro segno nelle marne ed argille d' Ischia ; quivi per Io contrario sono fre- quentissimi quelli del genere Echìnocijamus ^ di cui non ò trovato ancora un esempio presso Pozzuoli. Intorno a questi cade ancora in acconcio notare, che gli Spa- tanghi ed i Schizasteri di Pozzuoli si trovano coi loro aculei interi ed attaccati allo scudo sì fortemente , che nou sì distaccano nep- pure dopo averli tenuti in acqua più tempo, e stropicciandoli eoa la spazzoletta. La interna cavità è ripiena di sostanza terrosa lapi- defatta e durissima. In taluni pure si osservano delle tuberosità re- golarmente prodotte ne' solchi ambiculali ; e queste solidissime. E notissimo altronde che ìd questa famiglia di Echioidi gli acolei y 75 )( '29.TraDcatelIa pùnctata, Cost. *3o. ■ aiomas, Cosi. ^Si.Ealiina nitida *32. minata, Cosi. *33. striata, Cosi. 34. acicula 35. polita *36.ChemDÌtzia gracilis 37.Ilissoa cimex^ 38. crenalala 39. — — costata ào. " - Bruguieri Al. 42. 43. — — similis 44 i5. FORAMINIFERI POZZUOLI Orbniina nniversa, d'Orb. ivi ■ vitrea, Cost. ivi Oolioa semiala la, Cost. ivi r\'wtt\m 1 nn^ ivi Hyalaeina monas, Cost. i V e Nodosaria t6iiuistria(a,Co9. Deolaiina forcala, Reos. nilens, Cost. €rìslellaria rotulata,d'0rb. INoflìooina attenuata, Cost. Soldani, d'Orb. stridala, Cost. — — biilloidcs, d'Orb. Oporculina carinata, Cost. perforala, Cosi. ■ aramonia, d'Orb. INjl^ystoujeliu spiuuiosa, Cost. Cyclolina cretacea, d'Orb. Rolalioa nitidissima, Cost. Globigerina bilocularis, Cost. — — trilocularis, Cost. ' quadrilocularis, d'Orb. bulloides, d'Orb. Anomalina Badeuensis, d'Orb. Rosalina horrìdissima, d'Orb. IVI IVI IVI ISCHIA S. Aiessaodro. Luoghi diversi ivi Pannella ITI ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi ivi )(87)( POZZCULl S. Alessandro. Luogbi diversi 26. B(ilimÌDa varicosa, Cosi. Pannella 27. variabilis, Cost. ivi 28. saccinea, Cosi. ivi 29. squaraigera, d'Orb. ivi 3o. paslulosa, Cosi. ivi 3i. Uvigerina striala, Cosi. ivi S2. Dimorphina infiala, Cosi. ivi 33. Galtulina qaadrispiaosa,Cost. ivi 34- cordala, Cost. ivi 35. Polymorphina revoluta, Cost. ivi 36. Bigenerina bifida, Cosi. ivi 37. ' torosa, Cosi. ivi 38. '— — allcrnans, Cosi. ivi Sg. Textularia varicosa, Cost. ivi 4o. Brizaliaa aenariensis, Cost. ivi 4i. Bilocalina simplex, Cost. ivi '^2. '"' inornata, d'Orb. ivi 4.3. — — clipeata, d'Orb. ivi 44' "" — contraria,d'Orb. ivi 4.5. media, Cost. ivi A6. lunula, d'Orb. ivi 4.7. — — amphiconica, Reos. ivi ivi 48. Spiroloculina escavala, d' Orb. 49. ■ canaliculata, Cost. ivi 50. " laevissima, Cost. ivi 5i. rotondata, Cost. ivi 52. Trilocnlina angolosa, Cost. ivi 53. gibba, d' Orb. ivi 54. Spberoidina austriaca, d'Orb. ivi 55. Quinqaeloculiaa dcnticala* la, Cost. ivi )( «« J( POZZUOLI ISCHIA SMossamlro. l>uou!ii diversi 56. Qninqueloculioa Josephina, d'Orb. ivj Pannella 5-j. . Incannata, Cost. ivi ivi 58. Adelosina pnicbella, d'Orb. ivi 5c). ■ elegans, Cosi. ivi ivi 60. lacvigala, Cosi. ivi ivi 61. calcarala, Cost. 62. — — laevissima, Cost. 53, . striala. Cosi. 64" Favosina vitrea, Cost. 65. Cyclolina cretacea, d'Orb. 66. Spirorbolina, Cost. Nuovo genere ivi Libri offerti in dono. Atti dell'Accademia Pontificia de' JNaovi Lincei, sessione Ili del i3 Aprile i852. Rendiconto delle adunanze della reale Accademia de' Georgofdi. I\Iaggio i853. VoLPiCELU ( pr. Paolo ) — Soluzione algebrica della x^^y-sss {fl^J^b-)^ essendo k nn intero qualuoqae. Roma i853 in4'«° ZacCaro (Lorenzo) — Nnovo corso di lelteratara elementare -, dae altri fascicoli della parte i* del voi. 2°. Nap.i853 in 8.- Si sono pure presentati i fascicoli 78-82 della Fauna del Regno di Napoli del pr. Costa, a cai T Accademia e associata. )l «9 )( TORNATA DK I7 LUGLIO La soclelà agraria di Bologna, ricordando di aver da parec- chi anni spedito alcuni volumi delle sue memorie, chiede in ri- cambio le nostre pubblicazioni , promeltendo la continuazione di quei volumi. Avendo il Segretario perpetuo rammentalo, esservi una deli- berazione deir Accademia, per la quale fu stabilito di farsi a <]uel- r onorevole consesso 1 invio de' nostri Alti, è stalo lo slesso inca- ricato di darle sollecita esecuzione. Il socio non residente dottore Agostino de Stefano legge nna memoria col titolo di Osservazioni relative alla raccolta dell A' sarò europeo , ossia Baccarà di Virgilio. Il Professor Tenore nella tornata de' i8 Gennajo del passato anno leggeva alla nostra Accademia una sua memoria sull' Erba Baccarà^ nella quale, tra le altre piante mentovate dagli antichi sotto tal nome, prendeva ad illustrare specialmente quella, cui al- luder ne sembra il Vate di Mantova nell' Ecloga VII eoa le se- guenti parole . : Baccare fronlem Ctngite, ne vati noceal mala lingua futuro. In quella sua scrittura il nostro socio, dopo di aver discorse le opi- nioni emesse dai botanici intorno aW Asaro europeo , che vuoisi corrispondere alla precisa Baccarà di Virgilio , e dopo di aver ricordalo come egli difesa ne avesse la slessa opinione nelle sue a- naloghe ricerche date fuori col titolo di Osservazioni sulla Flora )( 9'^ )( virgiliana del stg. Fée{\) , faceva rifloltere come poco si fosse fermalo a designare in quali luoghi del Regno X asaro sponlanea- nicn le germogliasse. Benvero , soggiungeva , averne indicalo gli Abruzzi nell'altro suo lavoro sulle piante medicinali della Flora napolilana (•?). Io quella slessa occasione, il lodalo noslro collega veniva ad inlraltenerci di altre notizie concernenti Y asaro in quel- lo slesso libro registrale , facendo specialmente avvertire come le foglie di esso venissero dai nostri droghieri surrogate a quelle del- la Senna alessandrina , e che ciò avesse egli scoverlo durante il decennio del blocco continentale, attesa la difficoltà che prova- vasi di provvedersi le droghe straniere dal commercio , come dif- fusamente Iratlalo aveva nella citata Flora medica a tale scopo principalmente diretta. Allora avveniva che il sig. de Stefano, fa- cendo eco a quanto ne asseriva il sig. Tenore , soggiungeva aver egli in quell'epoca spedilo rial suo paese grossi carichi di asaro al droghiere Durante; comecché pianta che copiosamente allignava nelle valli attigue al villaggio di Montella sua patria. Maravigliato ne reslava allora il sig. Tenore che ne nelle valli di quelle contrade da Ini visitale , né al Terminio, né a Montevergine, in verun luo- go erasi a lui mostralo 1' asaro ; e più sorpreso ne rimaneva il cav. Gussone , cui egli riferiva ciò che detto ne aveva il de Ste- fano , comecché più estesamente quei medesimi luoghi perlustrali ne avesse. Caldissime premure ne venivano perciò rivolte al sig. de Stefano , affinchè all' opportuna stagione delle piante fre- sche dell' asaro proveniente dai luoghi da essolui designati ne fossero provvedute. A tali scientifiche inchieste ha corrisposto il nostro socio, laiche ne'primi giorni di luglio, recatosi in quelle irpìne contrade, n' è ritornalo recando seco ampia raccolta di bellissime verdeggianti piante di asaro sparse tatlora di fiori (1) Napoli 1826. (2J Saggio sulle qualità medicinali della piante della Flora capolilana, e sul modo di servirsene per surrogarle alle droglic esotiche. — Seconda edizione. Napoli 1820. già alquanto avvizziti , che dalle vislose dimensioni delle fo- glie, e langhissimi tralci di serpeggianti radici, olezzanti ancora di grato aroma, ben dimostravano di essere slate svelte da località alla più prospera vegetazione di tal pianta talmente accomodate, da potersi di leggieri comprendere dovervi crescere copiosamente. Lieto ne rimaneva il sig. Tenore, che ci ha riferito di averne ripian- tata gran parte in una valletta del R. Orlo botanico, dove appena ne rimanevano scarsi avanzi delle piante che ne aveva raccolto egli medesimo nella valle dell' Orfenlo del monte Majella in Abruzzo , ed averne di altri esemplari arricchito il suo erbario. 11 sig. de Stefano, che ha accompagnato la sua lettura colla dimostrazione di altri saggi della sua raccolta, non ha mancalo di descrivere partitamenle le precise località delle vallale che si dila- tano tra Montella e le basse falde del Terminio che quei terrazzani dicono Tremoli , ed ha cercato di spiegare perche T asaro di quei paesi sia sfuggilo alle ricerche de' sullodali botanici ; avvisando aver potuto ciò avvenire perchè non abbonda egli mica sulle vette, e negli aperti soleggiati ripiani di quegli altissimi monti , come il Terminio, il Cereallo, il monte di Bagnoli ed altri ; dove i bota- nici sogliono dirigere i loro passi essendovi guidali per sentieri più conosciuti ; ma bensì nelle boscaglie ombreg-giate , rivolte al set- tentrione di quelle basse falde , ed accessibili per sentieri appena noti ai pastori ed ai contadini che vi si recano a raccoglier legna e castagne. Sono quei contadini medesimi, ai quali si è rivolto il sig. de Stefano per esservi guidato , ed egli ha soggiunto che quante volte altra quantità di asaro si ricercasse, basterebbe scriverne a quei terrazzani che lo provvederebbero colla stessa facilità. Una importantissima circostanza ne ha fallo avvertire l'autore sa tal pro- posilo, e che egli ritiene qual più stringente argomento in favore della identità dell'acaro colla Baccarà di Fìrgilio\ e questo 8Ì è che volendola da quei luoghi provvedere, converrà indicare \ asaro sotto il nome col quale da quei conladini medesimi si addimanda , ){ y^ )C e questo si è qnello di Èjìba di Bacco , ohe si direbbe Iradizio- nalmente loro trasmesso dai pnsluri di quei rimotissiuii (empì. A vieppiù riferraarne la ragionevolezza, il sig. de Slelano ne ha ricordalo le notizie isloriche attinte da Livio e da altri scrittori, i quali han parlato delle aoliche città che fiorirono in quella irpina regione, e segnatamente della famosa Sabazia, nonché della colo- nia Filoniana tradottavi dai Romani, intorno alla quale ci piace por mente alle memorie che possono tuttora raccogliersene dai nomi, che ne leggiamo nella rispettiva carta del Regno di Bosco di Fol- loni e di valle Follinola. J\ò ha I' autore tralasciato di tener conto dell'altra Incida testimonianza, che ne porge il nome di Campo di Pirgilioi ritenuto dall'estesa prati fera conca, che s' in- contra presso il versante settentrionale delPartenio, ossia Monte- vergine. L' autore ha chioso le sae osservazioni col far cenno delle qualità medicinali delle foglie e delle radici dello asaro , intor- no alle quali ci asteniamo di fare altre parole comecché descritte nella citala opera del sig. Tenore. Dopo di ciò il socio sig. ab. Paolo Emilio Tuielli legge alcuni cenni sulla vita e solle opere del nostro socio non residente Michele Tamborra dettati dal sig. Michele dello Russo , già noto per la sua Collana di Testi di Lìngua inedili e rari del secolo XIV. E perchè non andassero perdute le notizie comunicate all'Accade- mia , lo stesso sig. Tulélli ce ha presentato dq sunto, che « quello che segae. )( 9^ )( Ceìint sulla vita e sulle opere di Michele Tamhjrra , socio non Residente deW Accademia Ponlaniana , per Michele dello lìusso. Michele dello Russo giovane di ottimi stadi nelle toscane let- tere , e nolo all' universale per la sua Collana di Testi di Lin-^ gva inedili e rari del secolo XIV ^ con gentile esempio di gra- titudine tributa omaggio di afl'ettuosa memoria al nome del suo maestro Michele Tamborra da Terlizzi socio non residente dell'Ac- cademia Pontaniana. Eccone un breve sunto. Nacque il Tamborra io Terlizzi in Terra di Bari it di 28 otto- bre 1770 da Fedele e da Maria Ruligliano, e fio dalla sua fanciul- ezza mostrandosi di animo temperato, e sveglialo d'ingegno, ven- ne da' buoni genitori diretto per tempo al culto della virtù e del sapere. Onde cresciuto in età ed in consiglio si rese monaco nel- r Ordine de' PP. Carmelitani Scalzi. In questo novello stalo il Tara- borra dette opera più fervorosamente agli studi delle Scienze mo- rali, filosofiche, e matematiche, apparando in pari tempo la lingua greca ed ebraica, quali mezzi più acconci per addentrarsi nella di- vina scienza della Teologia e della sacra erudizione. Sicché ricco il Tamborra di tanto patrimonio scientifico fu da' Superiori desti- nato a Maestro Reggente di Teologia, di fil^osofia e di matematica nel Collegio dell'Ordine nella città di Noia, reggenza eh' egli tenne per dodici anni continui, e fino ai 1809 , quando soppressi , per le vicissitudini di qne' tempi, gli Ordini monastici, fu costretto a ri- dursi in famiglia nella nalla Terlizzi. Ivi il Tamborra non si rimase dall' insegnare a.nomerosa ed eletta scolaresca le scienze divine ed umane, nò oramise di bandire da' pergami la parola evangelica , venendo chiamalo di frequente a recitare i suoi eloquenti quaresimali nelle Cillà più cospicue del aoslro. reame. Nel i8i3 poi, vacala la Teologale nel Capitolo de U la Cattedrale di Terlizzi, dopo severissimo esame, venne con gran- de salisfazione dill' universale nominalo a quel posto eminente. Viene in seguilo il dello Russo ad enamerare le varie opere lasciate dal Tamborra raanoscrille, e tutte di sommo pregio ; e ci dà pure conoscenza delle Istituzioni Filosofiche messe a stampa dal- l'Autore stesso, della quale opera favorevole giudizio ne porse un noslro onorevole socio, di materie filosofiche inlendentissimo, quan- do si trailo ilulla nomina del Tamborra a socio non residente di questa Accademia. Da ullirao il biografo ci narra, come il Tamborra, dopo nna vita per costumi illibala, per fatiche apostoliche operosa, per scien- za e per studi chiarissima, net dì 6 gennaio del corrente anno i853 si riposò nel Signore. In qnesto breve elogio del Tamborra , il giovane dello Ros- so , oltre alla valentia a lutti nota nelT arte dello scrivere , dimo- stra di avere dalla natura sortito un animo nobile e gentile; tanto è l'affetto e la slima che le sne parole spirano inverso colui, dal (juale primamente egli apprese ì rudimenti delle lettere e della sapienza. Paolo Emilio Tulelii. Libri ojferli in dono* De Guidobaldi (Domenico) — Intorno ad una imagine cerea ed alcuni scheletri acefali rinvenoti in Cuma , ricerche. Napoli i853 in 8. Pascasio (Vito) — Sul bisogno di on miglioramento nell'esercizio della medicina legale presso il noslro foro , memoria. Bari 1849 in 8. Catalogo de' mammiferi della Puglia. Bari i853 in 4- )( 9^ )( TORNATA de' 3i LUGT.IO Il socio non residente sig. Tommaso Perifano ha Iella nna memoria Sulla sovranità diFederigo Barbarossa nella Puglia. Prendendo le mosse dal mettere in luce, come gli slorici anti- chi, e i Cfonichisli io generale, malgrado l'importanza e le parlico- larilà delle loro narrazioni, andassero non di meno falliti nel dise- gno e nei concetto delle loro storie, tranne qualche eccezione, per- chè non ricercarono, o per le condizioni de' tempi, e delle lettere > o per aline cagioni, di qoei fatti medesimi raccontati in tutti i fonti della storia, l'autore ne inferisce a prova di questo vero, che di tulli gli storici delle vicende d'Italia , delle gesla dell' Iraperador Federigo, cognominalo Barbarossa, e degli avvenimenti politici delle nostre provincie continentali, formanti l'antico reame di Puglia, niu- no di essi asseverasse apertamente, o lasciasse per almeno intrave- dere , che queir Imperadore avesse tenula mai per alcun tempo sovranità in tutto, od in qualche parte di questo reame, mentre ei crede doversi reputare siccome certo ed irrecusabile cotesto storico avvenimento , posta l'esistenza di documenti niente sospetti e di specchiai issi Qaa fede.. Entrando poi a dihicidamenlo del proposito, comincia ad ac- cennare ad una prnova monumentale , dicendo : 2 Nel Duomo di Foggia, suscitato dal Guiscardo, e recalo a compimento solfo la prima dinastia, stava allogala una lapida, che \Y restò fino all'anno lySi, quando per orrendo Iremuoto quel tem- pio andò squassalo dalle fondamenta. Cotesla lapida arrecava in- scrizione dettante come spgne : Hic Pater Almus , Filius afqne Antiockeni membra reponunt )( 9^ j( Quìc/iie vagati Climata mundi Fronde virenti mente serena: Nunc Friderico condita Rufo Imperatore Fogia servai. ì) L' obbìeKo di questa inscrizione accenna ad ana seconda riiimazione , o solenne traslazione , delle reliquie de' corpi di due Santi lulelari di quella città, dopo la prima traslazione che teneva luogo di Canonizzazione , essendosi le venerande reliquie collocate entro un aliare , che nel maggior Tempio fu al loro no- me intitolalo. » Nei tempi di mezzo, come ognun sa , e nei monumenti e negli atti pubblici, l'epoca d'ordinario veniva attestata dove dal rome del sovrano regnante , dove da quello del Pontefice , tal- volta dai nomi di amendue. II perche rerezione dell'altare ai santi Patroni portandosi in quella lapida avvenuta a' tempi dell' Impe- rador Barbarossa , fa d'uopo investigare a quale anno si rappor- tasse cotesto avvenimento, e come potesse mai trovarsi nella inscri- zione nominato cotesto Imperatore. Il che non poteva intervenire , se per avventura non avesse tenuta la sovranità della regione , o tlclla città : in opposto il fatto sarebbesi contrassegnato col nome del sovrano legittimo del reame di Paglia, mentre col nomo del Pontefice non sarebbesi dichiarato, perchè Foggia in tutti gli ar- ruffamenti politici del medio evo fu sempre ghibellina , e tenne e ])arti imperlali. > Riuscirà niente malagevole X investigazione , tornandosi a niente, che il Barbarossa si strinse in lega coll'Imperador di Oriente Emmanuele Comneno a' danni di Guglielmo cognominato il Malo, Buccessor di Ruggiero nel reame di Sicilia e di Puglia. Guglielmo dominalo dalle male arti del perfido ed ambizioso Rlajone, vivevasi spensierato fin quando non venne scosso da' moti dello sconvolto reame, che tutto ribollente di turbolenze, non lasciavagli fedeli, se non Napoli, Amalfi , Salerno, Troja, e Mtìifi. Re Guglielmo ve- )( 97 )( nulo di Sicilia trionfò delle cillà ribelli. Quietala Puglia e Terra di Lavoro, tornò a Palermo nel ii56. 3) Non cosi avvenne revoluti quattro anni. I baroni si leva- rono a guerra aperta ; le città negarono obbedienza a re Gugliel- mo ; scacciarono i governatori ; levaronsi a proprio reggimento, Uua lega si formò, nella quale convennero tulli i baroni pugliesi , quasi tolte le città della Puglia, di Terra di Lavoro, di Calabria. 1 ribelli eran sostenuti e confortati da Federigo , che già spediva suoi capitani per la Puglia ; aveva accolto con compiacenza il ri- corso dei Baroni che il sollecitavano al conquisto del reame ; e quando dal marzo 1162 cominciò a datare i suoi diplomi /jos^ de' slructìonem Mediolanì, l'Ilalia parve tutta domata dall' un capo air altro, per concorde testimonianza di tutti gli storici. Tal' era 10 stato sconvolto del reame di Puglia dall'anno 1160, e tale dorò fin quando re Guglielmo non ridiscese, e non ebbe domati le città rivoltose ed i ribelli baroni. » Poste le quali notizie, resterà rischiaralo che l'anno, in che fu collocala l' inscrizione recata avanti , sia slato precisamente il 1161, durante cioè gli anni della rivollura della Puglia , che si sottrasse alla soggezione di re Guglielmo. Imperciocché riman certo dal Bollando che la seconda traslazione delle reliquie de' Santi tu- telari di Foggia intervenne quindici anni dopo la prima riomazio- ne, ossia Canonizzazione', e che questa fu celebrata nell'anno ì i46.' 11 perchè invittamente si fa chiaro, che Foggia, città conspicua, e divenuta allora principale nella Puglia Daonia, avesse in quell'e- poca accettata e riconosciuta la sovranità del Barbarossa,e che noa si governasse con ordinamenti anarchici e rivoltosi, senza riconosci- mento , e soggezione a verun sovrano. 3) Pei quali argomenti porto opinione che la pruova monumen- tale dianzi disaminata certificasse abbastanza la sovranità del Bar- barossa nella Puglia (i). Non intendo già affermare che sia stata (1) Non voglio tacere che questa opiuione fu anche professata^ sebbene cou ari^umenti non acccltcvoli , dal eh. mons. Alessio Aurelio Pelliccia in )( 98 )( una soTranità legittima, una sovranità derivata da bellica conqui- sta, conservala per forza delle armi, delle guarnigioni che avesse in Puglia il conquistatore spedite; ma come che fosse avvenuto, indiibia- mente vool essere assentito, che in qael tempo la Puglia avesse rico- nosciuto, accettato, o gridalo il Barbarossa a suo signore e sovrano. 2 E dico che l'Imperadore avesse tenota sovranità nella Pu- glia, non già in Foggia soltanto, cui l' inscrizione si rapporta, per- chè alla pruova monumentale mi è riuscito di aggiungere una pruo- va antentica, una pubblica donazione , per la quale forza è dire che la sovranità del Barbarossa pur ad altri paesi della Puglia si estendesse. B Tra' titoli conservali dalla Chiesa di S. Maria la Murgia nel Comune di Castelnuovo io Diocesi di Lacera vi ha quello della do- nazione fattale dal Barbarossa di molle carra di terreno col diritto di decimare. E vo' notare , che nella Platea di quella Chiesa for- mala dal Cardinale Orsini è narralo che il Pio Slabilirainto avesse avuto a fondatore Be Federigo Barbarossa , senza che si nomi- nasse lujperadore. Inoltre è pur narrato, che quella clonaii^iflne de terreni avesse egli largita per esser rimasto guarito dalla lebbra. » La Chiesa di presente è nel godimento della donazione. Or come avrebbe potuto il Barbarossa donare terreni del pubblico De- manio, come fondare un pio stabilimento , falli solenni ed autore- voli della sola sovranità, se in quel tempo stato non fosse reputato il sovrano , e non reputasse ei medesimo di poterne esercitare le supreme prerogative ? » Da ultimo alla pruova monumentale e scritturate non è- fuor d'opera di aggiungere eziandio la tradizionale, comunque vol- garissima, ma non si da passare inosservala e negletta» w Nel snccorpo della medesima Chiesa di Foggia esisteva una bella statua al naturale di finissimo marmo , che per abbominata un sno mss. intorno all'antica Chiesa di Arpi. Da questa scrittura poi fa letteralmente copiata dal canonico Manerba in quel suo opuscolo che ha per titolo : Memorie su la origine detta città di Foggia e sua maggior chiesti. )( 99 )( desio di distrDzione d'ogni cosa dell' aDtìchità, fu poi concednta ad essere tramutala in capitelli d' od aliare. La statua rappresentava re Carlo, il primo Angioino. Or la plebe , e gran parte dell' ani- versale, teneva essere quella la statua di Barbarossa. » Più ancora. Restaurala la via per la quale viaggiano le greggi nomadi delle pecore che muovono dagli Abruzzi per Pa- glia, e vi ritornano ogni anno, addiraandala con proprio vocabolo Tratluro , fu innalzato a Foggia a capo di questa via un obelisco di rozza e grellissiraa forma, avente in cima una statua modellata rozzamente di Re Filippo IV, ed il volgo e l' universale portò cre- denza ne' tempi andati di esser quella una statua del Barbarossa. » Questi fatti, che storicamente niente rilevano , moralmente però han forza di tradizioni volgari e popolesche per inferire che in quella città siesi mantenuto col succedersi delle generazioni il nome del Barbarossa, come di un personaggio riverito, e temuto per potestà, e per dominazione su la contrada. M Per le quali tutte cose ei sembra rischiarato abbastanza il fatto storico, che volgendo l'anno 1161, quando il reame di Pu- glia era sconvolto, e ribelle a. Re Guglielmo il Malo, la Puglia si fosse sottomessa alla sovranità, e si fosse data all' imperador Bar- barossa, e questi ne avesse tenute ed esercitate le prerogative. Il che adoprerò con altra mia scrittura più ampiamente ad illustrare. » Tommaso Perifano. Le conclusioni del sig. Perifano han dato luogo ad una di-» scussione , proponendosi varie difficoltà contro di esse , principal- mente dal sig. Giorgio Masdea , e dal cav. Salvatore de Renzi. Il sig. Masdea alle assertive dell' epigrafe lapidaria di Fog- gia , prodotta e cementala dal sig. Perifano (quando pure si pre- tenda di attribuirla a Federigo Barbarossa), ha opposto le testimo- nianze cumulate di tutti i cronicisti di quell' età , siccome Falcan- do , Guarna , de Monte etc. non che di tutti gli storici , siccome Guglielmo da Tiro , Giovanni Cinnamo, Io stesso Ottone da Frey- singen eie, avvertendo esser quelle autorità più decisive di ogni rnuuiimento oscuro e parziale. )( 100 )( Libri offerti in dono. ' Janni (ab. Giuseppe) — Memoria salle coniche iscrìtte e circoscrit- te ad on triangolo. Napoli i853 in 4- Memorie della società agraria della provincia di Bologna, fase. 3 e 4 del voi. Ili, ed i volumi IV, e V, per gli anni i847, 184.9» ^ i85i. Dk Renzi (cav. Salvatore) — Elogio storico di Lionardo Santoro. Napoli i853 in 8. lYiTi (conte Francesca) — Varii oposcoli legati in un sol volume, col titolo complessivo di Discorsi economici amminisirativi. io 8. TORNATA DEL l4- AGOSTO Il sig. pr. Luciano SearabeHi da Genova, già benemerito della nostra Accademia per la sua nuova edizioue delle opere del Porzio, annunzia con sua lettera di attendere presentemente ad una ristam- pa delle Storie dell' Ammirato in sette volumi, de' quali già quat- tro sono impressi : e ne promette il doao all'Accademia, quando tatto il lavoro sarà compiuto. Il prof. Oronzio- Gabriele Costa ha presentato la terza parte della sua paleontologia del Regno : e si è risoluto che se ne comin- ciasse la slampa sollecitamente , per formar parte dell' Vili vo- larne de' nostri Atti. Libri offerti tn dono iVoLPiCELLA (Scipione) — Descrizione storica delta crociera deHa Chiesa de' ss. Severino e Sossio di Napoli. Napoli i832 in 8, )( loi K TORNATA DEL 28 AGOSTO Il Segretario perpetuo della Reale Accademia delle scienze , cav. Flanli , ringrazia da parie di qnel dolio consesso per l' invio del i.° fascicolo del nostro rendiconto, e manda in dono il 2.° fa- scicolo del Rendiconto di quell'Accademia per lo corrente annoi853. La Classe delle Belle Lettere ha partecipato all'Accademia il programma per lo premio di ducati 5o da lei proposto : ed è sss Scrivere una Commedia in lingua Italiana. Si è deciso di convocar l'Accademia, per giudicare della con- venienza del proposto programma. Dopo di ciò il sig. d* Avella ha recitato il primo atto di una 6ua tragedia intitolata Valerio Crispo. CRISPO TRAGEDIA DI HARIAIVO LEOPOLDO D' AVELLA L'autore premette alla Eua lettura queste poche parole d' introduzione^ » Il subbietto di questo lavoro è conosciuto generalmente soUo il titolo di Fausta : lilolo che bene si addice al tema , ove si consideri che 1' azione scenica ha suo principio , nodo e )( 102 )( catastrofe nella detestabile passioDC di quella donna non so se mi debba dire illastre più per 1' eccelso suo grado che per il colpevole sno amore verso il figliastro. A ine piacque non per- tanto dare il nome di Crispo a questa mia tragedia ; percioc- ché intesi a rappresentare più che un vituperevole amore, una virtù sovrumana senza misura infelice. E però mi valsi delie mezze tinte e delle ombre nella dipintura d' inverecondi alTetli ; per modo che la moglie del primo imperator cristiano parrà assai più infelice che rea. In breve mi studiai di far pre- dominare in tutto il lavoro un tipo altamente morale : il che , ee per avventura non m' inganno, ingenerar deve la particolare fìsonomia di questo scritto. Ondechè mi confido di non avere senza prò trattato nn subbietto, il quale sotto diversi nomi ed io tempi assai diversi egregi scrittori nobilineole trattarono. » Per dare un saggio dello stile della tragedia riportiamo due scene del i.°atto, che ci sono state dallanlore comunicale. SCENA III. COSTANTINO , CRISPO , PUBLIO Cost. Publio, tu qui ? Pub. Signor , brev' ora , dopo Lungo silenzio , amica sorte a noi Di ragionar concesse. Cost. Amico sei Di Crispo fu , mei so. Giovar ne puole Vera amislade e ne' consigli... e forse... Neil' opre ancor. Pub. Quando Can giuste. Base A nostra fede , all' amichevoi nodo Salda virtù fu sol. — Prode nel campo Crispo in Gallia conobbi a' primi fatti )( io3 X Di guerra. Imberbe egli era ancor , ma tanto Valor nel braccio e vigoria nel senno -Appalesava , che da tatti nome Di capitan tosto merlò. Tu slesso A' primi onori l' innalzavi. D' anni iJenchè di lui foss' io maggior e capo Delle pretoriane armi , l' impero Delle mie legion gli dava , il sai , lo volontario. Generoso Crispo (elianto modesto al sen mi strinse e amico JVoraorami. Tal fino al sospiro estremo M' avrà , tei giuro. Cost. Capitani egregi Enlrambo foste , e per virtadi e senno Pruni fra tuli* i consiglier vi estimo. A Roma , a me , non che all' impero e a voi Gran prò recar vostri consigli or ponno. — Nemici occulti , pertinaci , fieri Vonno turbar nostra quiete: innanzi Che il foco scoppi e si diffonda e incenda « Fot'z' è si spenga e tosto. Puh. E qua! ? (-'o,t. W adite. — Di mal talento pieni a irromper presti Centra di noi novellamente or sono Di Licinio i devoti in Grecia tutta Ed in Bilinia. Il traditor nemico Non valse aver domo , abbattuto , morto j Ne' suoi rivive e la perfidia e 'l folle Indomabile ardir. Frequenti messi Da' lidi di Bizanzio a me n invia li preside Servili©. Ornai son stanco Di procacia cotanta. E che? mia destra )(io4)( Vigor non ha per maneggiar più il brando ? 0 core in sen più Costantia non hassi ? Vili , tremate. Infami tutti e voi E la memoria di Licinio appella Un novo editto , ed al furor vi danna Dell' armi mie vendicatrici ovunque Il sol risplende sa T inique teste. Pub. Ti calma , Aogosto. La comun quiete , L' onor di Roma e 'I tao molto ne cale. Ma i' ira giù forz' è la ponga , e 'l nostro Giudicio n oda, che dall' alma parte. — Di perseguir , sire , parlavi or dianzi Chi terbi sensi asconde in core? A infamia Dannarli ancor ? Aperta guerra forse Costor li fanno ? Delle torri in cima Il ribelle stendardo ergevaa essi ? Punir ta devi i traditor protervi , Invigilar sopra i sospetti ; i giusti Unqua e i fellon in un medesmo fato Involvere : che tal periglio invero Si corre, ove i pensier , gli arcani sensi Del cor d' alimi investigar s' ardisca E giudicarli. Il reo costume ad altri, Non a te s' acconvien , che generoso E giusto a un tempo e mite sei e pio. Cosi. A te s' aspella il favellare, o figlio. Crts. Dolce mi suona questo nome , angtislo Padre e signor , dopo due lune in grave Dolor trascorse da te lungi , privo Del tuo favor e del paterno affetto. Forse a! ciel piacque da' tuoi sguardi alfine L' ombra fugar che ti celava il vero , E r innocenza discoprir del figlio. )( »o5 )( Lo spero , it credo , tua boDtà mei dice , Che sul tao viso io leggo , e assai più eh' al Irò L' alta fidanza che riponi in Crispo , Lui conslglìer del padre oggi nomando. Di tanto incarco Iddio degn. mi renda , E tal giudicio io dia qual sì conviene Ad nomo , a duce , a cittadino , a figlio. — Della Matrona e della Senna i lidi , La porpora vestita , abbandonavi , Più soli or son. L' alpi varcate y ì passi Volgevi a Roma. L' Allobrogo fiero , Del Ticino , delP Adige , dell' alto Rege de' fiumi , 1' Eridàno , i forti Abitatori il brando tuo fugava. Alla città , de' Cesari soggiorno , Sei presso già ; ma cimentar por osa L' empio Massenzio sua fortuna. Il Tebro Tomba gli dava. — Di Quirino i figli Te salvator salutano di Roma. Ma r armi forse vincitrici , o sire , A te serbavan l' itale contrade ? Presta a tumultuare , a vendicarsi In libertà parea l' Italia tutta. Sol tua prudenza e carità fraterna A giogo soavissimo piegava Cr impazienti spirli. Egnal consiglio , Poscia che i Goti , i Sarmati fur domi . Fu il tuo , signor. Ed in Pannonia presso Cibala le romane aquile in campo Ed in Bilinia se raccolser novi Allor contro le ionamere coorti Di Licinio pugnando , era di guerra E giusta e santa la cagion : di Cristo 8 )( io6 )( Contro i persecalor si combatteva. Cosi di Roma e del romano impero Arbitro solo in breve tempo Tosti. — E fia che incerti , debili sospetti Tuo stile antico or cangino repente? I vasti imperi , il sai , schiatta di rei Han sempre in grembo , e di Bitinia forse N' abbonda il suol ; ma che ta danni a morte » Ad infamia color che an tempo il nome D' imperator diero a Licinio , parmi Non predente consiglio , al certo indegno Del difensor del Labaro ceiosie. Cost. Stnpor mi prende che guerrier tra Tarmi Stalo sempre , colai sensi nudrisca. Splendido dire è 'I tuo , d' arti ripieno , E tal eh' ogni uomo abbarbagliar polria , Angusto tranne che il tao cor conosce. Cris. Padre, che di'^... Pub. Signor.,. (^^st^ In te ben veggio Colui che nn dì comun nemico osava Apertamente con ragioni ad arte Commesse qai difendere. Deir empio Licinio parlo. £rìs, L'oDor tuo , la fama A me caleva, e ^allo il cieli Da suoi Gravi rimorsi lacerato , umile , Annichilato in Nicomedia i giorni Ultimi avria miseramente ci tratto. Ciò mi parea bastevoi pena : in vita (Jaindi lasciarlo io consigliava. Opposta Sentenza a te piacque s-goir. Cost. P'"" sp'nlo )( i07 X Gnorra mi fa saa polve. Cri's, E avea delitti Suo figlio forse ? Ei non compiva un lustro. Cost. Del perfido era sangue. Crts. Sangue tuo. Da Coslanza , a le suora , egli nasceva. Cost. Or si che appien la Ina perfidia splende : Punir sapralla Costanlin. Pitòi Deh ! ni' odi , Signor... Cost. E che ? Tu Costanlin dal soglio Speravi forse rovesciar? suo scellro Strappargli? a Roma dettar leggi , al mondo?... Io vivo e col mio brando a te non meno Che a tuoi seguaci , a miei nemici io basto. Cris. Il vero alfine agli occhi miei Iniluce. Perfido Crispo , vii ? Di man Io scellro Torti sperava?... Egli?... Tuo figlio ?..Ahi lasso ! E tu il dicevi ? e 'I credi tu ?. — Coparte Ancor di Franchi dal mio ferro spenti Son le galliche terre ; ancor di sangue Rosseggian tulle d' Ellesponto 1' onde Mogghianli , e del navilio oslil sovr' esso Antenne , remi , infrante prode anc' oggi Vede nuotare il passagger. Pel soglio , Per la gloria di chi Crispo pugnava ? Per chi versava il sangue suo? — Hagguirda Queste ferite a sommo il petto ; indizi Di fellonia , a vero dir, soa esse. — Chi traditor me crede? chi tua mente Ingannava, o signor? chi te sedusse? Venga il fellon , 1' accusatore infame Del figlio tuo a me dinanzi ; ardisca, 4( )( io8 >, Se lanlo pnoté saa procacia o umana Iniquilade un traditor nomarmi. Ma forse eh' altri il cor di Crispo al padre Discuopra è forza? E noi sai lu sno core? Cost. È ambizioso , inverecondo assai , E talli il sanno. Al mal talento aggingni Anco superbia. Dispregiar t' allenti Chi Costantino onora ed ama e m soglio Tiensi al suo fianco. ^^^!' Tremendo Supplizio è questo. Ove son io?... Nò fora Morte per me stato miglior?... ,p , M' ascolta , ' Angusto , alGn. — Ed esser può che il figlio Malvagio tanto in on sol di sia fatto ? Tuo sdegno eccede e la ragion t' annebbia. Più dritto mira entro le cose : è nota Di Crispo a me la candidissim' alma. Di lui mallevador s offre T amico. Cost. Sno stato omil, ignobile , impolenle Più saldo fia mallevador , più cerio. — Non più Cesare tu ; non più dell' armi Duce primier -, solo , negletto vivi. Prìgion ti fia questa mia reggia ; i passi L' opre , i pensier , tutto , mei credi , Angusto Saprà. — Fa senno. Cris. E fora tal... „ , M udisti. — Loit, )( '09 j{ SCENA IV. CBISPO PUBLIO Cris. Oh Publio.'... Può. Oh giorno ! Cris. E fia vero? Pub. Di «i^eiiM Uà raggio resta.^ Cm. A me sol resta Iddio. Libri offerti in dono. Atti del secondo congresso generale dell'associazione medica de- gli Slati. Sardi, convocalo in Genova Tu ottobre i852 in 8. Mandarini (cav. Salvatore) — Delle condizioni economiche am- ministrative della Provincia di Calabna citeriore — Discorsa pronnnziato il 6 maggio i853 nella solenne inangarazione della provincia tnedesinm *.. in 8. Bendiconto delle adunanza della reale Accademia de'GeorgofiJi. Giugno e Loglio i853 in 8. Eendiconto delle tornate della reale Accademia delle scienze — Nuova serie. Marzo ed Aprile i853 in 4- Zito (ab. Raffaele M.*) — Origine ed utilità delle Cappelle sero- tine. Napoli i852 in 8- — — Intorno la novella casa di asilo di S.* Maddalena in Na- poli^ ragionameolo. Napoli i853 io 8. )( no ;( TORNATA DELL I I SETTEMBRE A domanda di alcuni socii, si è aperta la discossione sulla con- venienza del programma proposto dalla classe dello Belle Lellcre. Dopo di ciie, passalosi lo scrutinio segrclo , è stalo il dello programma adottalo alla maggioranza. Il Segretario perpetuo ha prisenlalo, da parie della reale Ac- eademia de' Georgofili, an secondo rapporto della Commissione sul detersivo delle uve. il Presidente cav. Tenore ha dato lettura di un Sonetto del nostro socio onorario cav. Nicola Nicoliui, eh' è come segue : Ili Ilio 1>Ì 1." DI AC^O.^TO 1853 CALENDE TRISTISSIME DiGiTtis Dei est hic : .... bogate prò me. Exod. e. Vili, V. 19 el 28. Olio lane non son , che a me rapilo Di figliuol caro non men caro un figlio, Lasciommi egro e dolente : il mio consiglio Non spense ; che di Dio vi adoro il dito. Ma cime! degli error miei non ben pentito. D'altre lagrime amare innondo il ciglio; Che, al par sdegnoso del terreno esìglio. Là torna altro angiolcUo end' è parlilo. )( II» A Spoglio di sì bei fior , non piango i dui ; " Piango me che rimango : il Ciel vi elesse INova e viva ghirlanda al tron di Lui. S' Ei d'alto all'avo lunga eia concesse, Pregale; e ond'io mi ricongiunga a vui , Forze £i mi dia di penlimenlo impresse. Da ullimo il sig. Giuseppe Campagna ha recitato on brano di un suo poema inedito , che si collega coli' episodio già da lai pubblicalo , col titolo L abate Giovacchino, Brano di un poema inedilo di Giuseppe Campagna. Già r ali iufaticabili disserra Un Angelo atteggiato di dolore Calandosi dal Ciel verso la Terra. Con arcana possanza il traggo fuore Del sua loco beato , e dolcemente Soccorrevole a noi Io scorge amore. Ogni turpe bassezza, ogni furente Cupidigia, ogni fraudo, ogni astio, ogo'ìra, Ed ogni vizio dell' umana gente Nel suo pensier volgendo, egli sospira. A cessar le miserie , ond' è gravata La progenie d'Adamo, intanto aspira. Nel giungere tra noi s'asside e guata , Come persona che sospesa resta Tra speranza e timor lunga fiata. Pur mentre egli d' aEFelli in gran tempesta Ondeggia, ecco il suol trema ov' era assise, E dal tremante suol fuori la testa )( li;» )( Ud demone spietato erge improvTiso , Intrepida mostrando la rnbella Fronte , non senza scherni tor sorriso. S'affigge il peregrio celeste in quella i Orgogliosa proterva creatura , ^ Non so dir se più misera o più fella, i Ch'agli atti orrendi, alla sembianza scara, ■ Agli sguardi venefici si mostra i Per troppo disperar fatta secura. . Indi grida : Perchè l' infernal chiostra j Lasciasti , ove sa te pesa l' eterna : Giustizia che ti vince e non ti prostra? E tu perchè la regìon superna Lasciasti , ove ti fa di se contento Colui che senza mezzo ivi governa? 11 demone pur grida. Un v'ioleDlo Non estinguibil mai focoso sdegno Del par commove entrambi in quel momento. Nondimen 1' Angel parla : Alto disegno , Per me là suso in Ciel già concepito , Ad incarnar qua gioso in terra io vegno. Dalle sfere mi son quindi partilo , Sperando rivocar gli egri mortali Al diritto sentier eh' hanno smarrito. E r altro : Dunque nuovamente l' ali Spiega , e riedi colà donde scendesti, Son io che spargo per la terra i mali , E tu , certo , a scemarli invan l' appresti ; Anzi i giorni, eh' or vai lieti sognando , Farò nell'ira mia splender più mesti. Qui traggo fuor della vagina il brando , E contra l'avversario maledetto L' Angelo si disserra fulfflinaodo. )('i3)( L' impetuoso ardor che chiade in petto , A simiglianza d' orrido baleno , Gli lampeggia per gli occhi e per l' aspetto^ Ma scioglie anch' esso da qualunque freno L' assalito queir empia oltracotanza , Onde va sempre per suo strazio pieno. E quantunque già fuor d'ogni speranza Pur combatte , eh' ai reprobi in eterno Dannati , il disperar cresce baldanza* All'incessante, ruìnoso , alterno Vibrar de' colpi sovrumani, appare Ch' ivi pugnan tra lor cielo ed inferno. Tnrbin fremente , procelloso mare Orror tanto non han giammai destato » Quanto ne desta si feral pugnare. £ perchè quel combattere ostinato D'immenso dubbio sia fonte perenne. La vittoria , fra 1' uno e l'altro Iato Errando , vola eoa incerte penne. )(i»4r)( • TORNATA DEL iS SETTEMBRE A proposizione del Segretario perpetao , sì è risolalo di pnb- plicare al più presto il programma della Classe di Belle Lettere , pregando il sig. Direttore del Ministero e Real Segreteria di Sialo degli affari ecclesiaslici e della isiruzione pubblica a proccurarne la inserzione nel Giornale del Regno delle due Sicilie. Si è nel tempo stesso deliberato di stampare sepapalameole Tannunzio del medesimo Programma, affin di procacciarne la mas- siina diffusione. L' annunzio adottato dall' Accademia è il seguente ACCADEMIA PONTANIANA PROGRAMMA PER L' ANNO 1853. Si propone al concorso per Io premio di ducati ciaqaanta il eegaente quesito Scrivere una commedia in lingua italiana.. CONDIZIONI 1. Sono esclasi dal concorso ì soci! residenti deir Accademia Pontaniana. 2. Le commedie, che vorranno inviarsi al concorso, dovranno per tolto il di 3i ottobre 1854- farsi pervenire, franche di ogni co- sto, a Giulio Minervini Segretario perpetuo dell' Accademia. Il ler- mìne assegnalo e di rigore. 3. Ogni commedia sarà distìnta da an motto, o da altra epi- grafe , che verrà ripetuto in una scheda suggellala , nella parie interna della quale sarà segnato il nome dell'autore. Gli antori, che in qualunque modo si faranno conoscere, non potranno aspi- rare al premio. 4. Si procederà all' esame di lutti i lavori inviali , ed il giudizio diUinilivo sarà pronunziato nella seconda tornata del mese di Febbrajo i855. 5. Le schede della commedia premiala , e di quelle che avranno meritato X accessit ., saranno aperte, ed i nomi degli autori saranno pubblicali. 6. Saranno bruciate le schede delle commedie non appro- vate , le quali non pertanto saranno depositale nell'archivio dell'Accademia, ciascuna contrassegnata dal proprio motto. Chi si presenterà con uno de molli scritti sulle medesime , potrà eslrar copia del lavoro a cui quel motto appartiene. *l. Volendosi pubblicare per le slampe la commedia pre- miala , o quelle che avranno ricevuto {'accessit, dovrà otte- nersene dal Segretario perpetuo il concordat cogli originali de- jiosilali nell'archivio dell'Accademia, Se la pubblicazione seguirà senza una tale forniaiilà, l'Accademia dichiara di non garentire r autenticità del lavoro. Kapoli 18 Settembre i853. il Segretario perpetuo GIULIO MINEBVINI Il Presidente cav. Tenore ha annunzialo osservarsi per la prima volla in fioritura nel real orto Botanico il Nelumbium spe- ciosuvi , pianla che interessa il naturalista non meno che l'ar- cheologo; ed ha perciò invi lato i suoi colleghi, perchè si re- cassero a visitarla. K"6)( Con qiiesla occasione lo sfosso cav. Tpnore ha presenlalo alcnne osservazioni su quella pianta in ona sua NOTA Sul Nelumòìum speciosum. Tre specie di Loti egiziani Irovansi descritti dagli antichi-, che sì riferiscono a tre specie di Ninfee delle classificazioni bo- taniche. Queste sono i.° Il Loto a fiori bianchi, ossia \\ Giglio del Nilo ajtori di papavero ^ descritto da Erodoto — Nymphaea Lotus , Lin. 2.° Il Loto azzurro di Atenea ^ il cui Gore trovasi più fre- quentemente effigialo ne' tempii di Egitto — Nymphaea caeru^ lea , Lin. 3.° Il Loto Antoniano ^ o roseo., detto ancora Fwa di E- gitto , o Giglio roseo del Nilo , di Erodoto — Nymphaea Nelumbo , Lin. A quest' ultima specie , elevata dai moderni a genere di- stinto col nome di Nebimbium speciosum, si riferisce la varietà caspica coltivata nel nostro Orlo Botanico. Il Nelumbio, tanto celebralo dagli antichi, vuol rilenersi qual pianta asiatica trapiantata da tempo immemorabile nel Nilo;: dove da molti anni più non v> esiste , se è slata più ritrovata in altro luogo dell'Africa. Esso vi esisteva a tempo de' Romani, e si vede effigiato nel corso del Nilo del famoso musaico Pompe- iano, insieme colla Nymphaea Lotus., e con alcuni anùnali che si trovano in quel fiume (i). Le foglie del Nelumbio, che per la loro forma orbicolare pettata Teofrasto paragona a i cappelli Tessali , aggiungono. il diametro di ano a dae piedi , e galleggiano sul!' acqua, il (1) Tedi Tenore , di alcune piante effi^jiate nel Gran Musaico Pom~ ptano. Anaali Civili 1833, tota. 3, pag. ili. Core nella varietà caucasica , grande qnanfo quella della Ma- gnolia grandiflora , costa di molli petali bianchi eoa qualche leggiera sfumatura porporina. Il frutto è imbutiforme come la spugna degl' inoaiHatoi ordinari, ai cui buchi corrispoadono al< tretlaute caselle o alveoli , ne' quali sono allogati ì semi come piccole fave. INel cennato mosaico vi si veggono gli uccelli ac- quatici che vi si librano per beccarle. Nella piametta della se- menza vi si scorgono le fogliuzze ripiegate a ventaglio , avver- tile dallo stesso Teofrasto , che nel germogliamento raffigurano il cappello Tessalo disopra ricordalo. Nella descrizione, eh' egli ne fa , quella piumetta è indicata colla precisa greca voce di Jl Segretario perpetuo ha presentato impresso il secondo tri- mestre del Rendiconto delle nostre tornate per l'anno corrente. Si è deciso di farsene al solito la distribuzione a tulli i socii residenti. Dopo di ciò il sig. Michele Baldacchini ha letto un altro bra- no della sua versione metrica del Prometeo legalo di Eschìio ; ed il Segretario perpetuo ne ha fatto il riscontro col testo greco. SAGGIO Vi traduzione metrica di Eschilo , per Michele Baldacchini. PRELIMINARE AVVERTENZA I componimenti drammatici hanno per rondamenlo la scienza della morale e la profonda conoscenza del cuore umano. Recitando- vi un brano di tragedia tradotto, a me non è dato di parlarvi della moralità della intera favola; ma si dì quella moralità che si trova racchiusa nelle scene che mi apparecchio di leggere, la quale a me pare che si riduca a questo , a mostrar , cioè, che la mercede de' beneficii è il più sovente la ingratiUuline. Ed io ciò infelicissimi io ){ii8)( repafo gli antichi, considerando che anche i! lor Ciove era nno in- grato ; e felici noi moderni che adoriamo an Dio d' infinita perfe- zione e bontà , il quale ci t'en conto d'ogni menomo atto virltioso e ce ne prepara il compenso. QdPsto vizio della ingratitudine ne- gli Dei antichi si vnol per avventura da questo riconoscere , che essi non erano altro in sostanza che il concetto dille ceche for- ze della natura levato a persone divine; e gli Dei non si difTeriva- no gran fatto dagli nomini, salvo che nell'avere più possanza a sod- disfare le loro passioni. Non mancano non di meno di quelli che anche in questo trovano ad invidiare gli antichi. Io per me dico che tal sia di loro, e mi contento delle più pure dottrine, nelle quali sono incardinate le nostre credenze. Ma per ciò che qui non di teo- logia lratiasi,ma di poesia, imploro il vostro com atimento se Irop- j)o umile e dimesso vi parrà il mio stilp, e tro|)po, anzi infinita- mente iuìpari ad uno de' più grandi poeti che mai sien apparili nel nionilo. Io ho cercato a tutl'uomo di fuggire l'ampollosità, consprvar- do a mio potere la semplicità: precipuo pregio de' lavori dell'arie greca. Ma per grandi che sieno le mende e le imperfezioni del m o lavoro, son certo che voi 1' udirete pazientemente, come altra volta avete fatto. Onde senza più frasi mi fo a leggere le due nuove scene tradotte. Lasciammo Prometeo legato alla rupe che si spaventa di non so che strepito d'ali che gli suona intorno. Si appresenlano le Ninfe Oceanine, cioè le figliuole di Oceano, che formano il seguente Coro. Coro delle Ninfe Oceanine. Non paventar: d'am'che una coorte A questa volta l'ale, agile e rattR , (Con pena il padre acconsentendo) mosse. Una del Coro. L' aore veloci mi portar , si forte Suon di martello i marini antri scosse • K"9)( A qnel ramor la Terecondia vinta , A nudo pie , senza calzar , discinta , Sa questo alato carro a voi fai tratta. Prometeo. Lasso me ! Prole di Teli feconda , Figlie di lui , che lolla quanta intorno Cinge la terra con sua vigii onda, Del gran padre Ocean , vedete , oh scorno I Considerate , a che catena indegna Di ferrei lacci stretto in questa balza , Che discoscesa e ripida s* innalza , Guardia non invidiabile io sostegna. Coro delle Ninfe. Veggol , Prometeo , e agli occhi mi si stende Una nube terribile di pianto, Poi che ti scorgo di catene orrende In lacci indisleghevoli costretto A' duri sassi , scarno il corpo e afiFranlo. Reltor novi ha X Olimpo , e con sospetlo Giove imperando crea novella legge Con cai gii Dei sovrano arbitro regge : Sopprime le velaste Cose che faron già sacre ed aagaste. Prometeo. Oh , m' avesse sotterra balestrato Più giù del loco , ove ha Pluton sua sede , Nel ceco oscuro Tartaro , dimora Degli estinti , crndel ! che tal mi diede Castigo, e m'ha in sì fier nodi impigliato! Ch' or de' Beati cullf» Potria f ned altri ancora Pascer l'ingorda vista Dell' acerbo dolor che sì m' attrista : r son de' venti misero trastullo ; Ed il mio strazio atroce Desta a' nemici ia cor gioia feroce. Coro delle Ninfe. Chi degli Dei si duro ha il cor nel petto , Che si rallegri della tua sventura? E non compianga al tuo dolente aspetto , Foor che Giove soltanto? Il quale irato Sempre e inflessibil d' animo , procura Tener gli Dei , stirpe del ciel , sommessi Al sno voler , ne fìa giammai che cessi , Ne fia giammai che in cor plachi lo sdegno , Se pria non sfoghi il suo cradel talento , 0 che qualcun nel troppo arduo cimento Ma hene avventurato , Con fine inganno noi cacci di regno. Prometeo. Certo , quantunque i pie stretto e le mani D' infami ceppi ed aggravalo io sia , Avrà di me mesfiero Il novo correltor de' numi altero , Per saper T arte onde sbalzato ei fia Dal trono , e spoglio degli onor' sovrani. Ma torneran gli accorgimenti vani , E le lusinghe e i blandi modi. Io voglia Nel silenzio dorar , siccome scoglio ; Né le asate minacce e gli inumani Bigor varranno ad ammollirmi : verbo Non moverò , se prima dall' acerbo Kon mi sciolga ÌDifl"al>ile lormenio , E UQ pieno doq mi dia risarcimento. Coro delle Ninfe. In così amare strette Nulla il tuo cor feroce Dall'albagia rimette; E innalzi una gran voce , Libera troppo : i miei pensieri assale Timor : mi fiede il petto acuto strale , Contemplando il tuo male , Di cui né il fin , uè so se un porto il Fato Abbia a tanto infortunio apparecchialo. Ha di Saturno il figlio Arcano , impenetrabile il consiglio ; Né dal proposto Giove Fermo mai si rimove. Protneteo. So quanto Giove è fero , E so eh' ogni gitistiza in suo pensiero Dal solo suo voler piglia misura : E non di meno spoglierà il rigore Queir indurato core Al tocco di sventura .; E poi che ogni astio fia dal petto suidi , M'avrà non renitente in fra' suoi fiJi. Coro delle Ninfe. Tutte cose a noi svela , ed in qnal narra Colto delitto ti condanni Giove A pena tanto obbrobriosa e ria : Narralo , se il narrar nulla li nuoce. 9 Prometeo. Doloroso m' è il dir cotesle cose , Doloroso tacer : miseria in tulio — Poi che da prima in fra' celesti l' ira S' accese , e grave sedizion ne sur«e Con tumulto , in due fnr gli Dei divisi : Alcuni discacciar desiderosi Dal suo seggio Saturno, e collocarvi Giove invece, a coslui benevoglienti : Alili in contrario a patto alcun di Giove IVoii coosenlivao sugli Dei 1' impero. In questa mischia io 1' ottimo partito A' figliuoli d' Urano e della Terra A persuader non valsi. I violenti Dell' ingegno e dell' arie disprezzando I miti mezzi , per forza ed olfraggio Di trionfar , di dominar speraro. A me la madre Dea non una volta ( Temi , 0 la Terra , che in diversi norai Una forma s' adora ) avea predetto Quel che seguilo ne saria. Né forza , I\è violenza , astuto ingegno ed arie Yolersi adoperar per vincer quelli Che han maggior la possanza. Essi d' un guardo Non mi degnaro , allor che in questa guisa L' occulto vulicinio io disvelava. Ottimo allora reputai consiglio IVeir istante pericolo , la madre Tolta con me, di parteggiar per Giove, li qual bramoso me bramoso accolse. A' miei conforti caccia nel profondo 7'artttro oscuro T aulico Saturno X '^3 X Co' suoi compagni ; e poi che da me litio Officio oUiene il regnalor de' numi , Tal me ne rende guiderdon d' affanoo ; Che della mala signoria fu sempre Piaga in sospelto aver gli slessi amici. Quel che poi dimandate , a che sì feri Mi dia tormenti , vi farò palese. Com' ei s* assise sul paterno trono , Agli Dei dispensò grazie ed onori , 11 dovalo a ciascun , T ordin serbando , L' impero stabilì ; ma de' mortali , De' miseri mortali egli non tenne- Conto nessuno : anzi voiea l' intero Germe abolirne , e dar vita ad un altro Gener novello. E niun gli conlendea , Nino : sol per me Tur gli uomini salvati , Che air orco non scendessero disfatti. Or per questa cagion soggiaccio oppresso A cotanto infortunio , a soffrir grave , A veder lacrimoso. E la pleiade , La pietà che per gli uomini impetrai , Non ottengo per me ; ma in questa guisa Io son spietatamente tormentato « Spettacol d' onta a Giove. Coro delle Ninfe. Un cor di ferro Ha chiunque al tao mal non compatisce , 0 d* una selce è nato. Io , Prometeo , Non avrei mai voluto io tali orrori Vedep, d'averli visti il core ha pena. Prometeo. Ed agli amici in ver con diventato )( M){ O^gcllo di pielà Coro delle P»'infe. Ma dì , per caso , NoD osasti anche più ? Prometeo. Nel mortai falò Che non mirasser gh nomiai impedii. Coro delle Ninfe. A questo mal qual farmaco inventasti ? Prometeo. Ceche in lor le speranze io collocai. Coro delle Ninfe. Beneficio a' mortali allo facevi. Prometeo. Ne sol , ma a lor del foco ancor fei dono. Coro delle Ninfe. Che parli ? Il foco a quei che un giorno han vita , Il foco risplendente procacciavi ? Prometeo. Pel qaal molle e varie arti apprenderanno. Coro delle Ninfe. Per cotesti taoi falli adonque Giove In te la mano aggrava , e non rifina Dal danneggiarti , e ninno a le dinnanzi Termine ò posto al tuo marlir , eh' io sappia. )( '25 )( « Prometeo. JNiun , fin che porvi un termine ei non voglia. Coro delle Ninfe. E il vorrà mai ? Vana speranza aduni : Che grave error fu il tuo , con pena io dico Ciò eh' è pena al tuo cor. Metliara da parie Queste querele. Or tu provvedi , e modo E cerca via , se ci ha , d' uscir d' affanno. Prometeo. Facil fu sempre a chi de' mali è fuora Il dar consigli a chi dentro v' affoga , Facil fu sempre d' ammonir gli afflilli. Io volontario ( non fia mai che il neghi Mai per villade) volontario errai. Degli uomini il vantaggio , e la rovina Volli di me , ma non però sì crudo Strazio pensai di me sì saria fatto. Confitto a questa pietra , e rilegato In questa solitudine remota. Pietose voi , non lamentale ( a terra Posate il pie) non i presenti mali , Ma qual sorte m'attende ora apprendele ; A ciò che siale d' ogni cosa instrulle Sino alla fine. Assecondate , prego , Un cor misero tanto , assecondate. Sul nostro capo l' infortunio vola , E a nn modo a una miseria un' altra è sopra. Coro delle Ninfe. A noi volonterose Prescrivi accette cose , o Prometeo. E già con celere Piede dal rapido Carro discendo j le vie trasvolate Aeree dagli augelli abbandonate. A qnest' alpestre rupe io in' avvicino Per adir di Ina bocca il Ino destino, Tutto quanto egli è reo. Oceano. E anch' io raggiunto il fermine Del lungo mio cammino , Ne vegno a te , Prometeo. Questo , cui fren non modera , Drizzando augel veloce. A pietà mosso , credimi , Dal tao tormento atroce. Il parenfevol nodo Mi sforza a qaesto modo , E più del sangue', il vincolo Sacro dell' amistà. E In vedrai , s' è vero Quello eh' io dico : abboraino Un labbro menzognero. Qual posso aita porgerti ? Parla , nella miseria Amico più d' Oceano Nessuno a te sarà. — Prometeo. E che? Ta por, tu pur delle mie pene Spettator vieni? Come osasti i fluiti Lasciar da te nomati , e i petrosi antri, Che Datura cavò , venirne iu questa X 127 )( Del Terrò alirice terra? Le mie sorli Per contemplar, per compatir miei danni? Spellacol mira di dolor ! Colui Che fu di Giove amico , ed il suo trono Consolidò , vedi da quali oppresso Calamiladi è dallo slesso Giove. Oceano. Prometeo, io 'I veg^o, e in ciò opporìuno io voglio Darli consiglio , avvpgna che sii m^llo Scaltro ed accorto. Conosci te slesso : Novelli modi assumi , or cho novello Dominalor è tra gli Dei ; si duro , Si pungente parlar potrebbe udirlo , Quantunque sieda molto in alto , Giove : E il presente rigor potrebbe a petto Del futuro rigor parerti un gioco. Ma , sventurato \ dal tuo core in bando Metti Io sdegno ormai , provvedi al modo Di liberarti da cotante pene. Cheto rimanti e poni alta, tufacea, e non di grana auiformc Questo slrato è prj-, )( i4i )( prio quello che contiene le spoglie testacee , crostacei ed echino- dermi , ehe sembrano freschissimi , quali vennero indicati nella precedente nota. Qui si trova quella copia di più specie di Entomo- slraci ; qui ancora buon numero di foraminifcri ; ma tolto vi sta sepellito per mudo, che discoprir non si possono senza sgretolare il terreno, e ricorrere allo lavande, 3. In continuazione questo strato si muta verso mezzodì, rao- slrandosi disordinalo alquanto e composto di straticelli di diversa naiura, o meno uDiforuii, e costituiti da materiali più grossolani , qua e là senza ordine sperperali , ove più ove meno cospicui 5 ma le conchiglie spellano a specie di grande dimensione , come Pet- tuncoli , Ostriche, Spondili, taluno de' quali giunge fino a mezzo piede di lungo , ]\iniicl , gruppi di Clodocera cespitosa , ecc. Tulle però queste spoglie son calcinate, quali più quali meno, laiche , allo infuori delle Ostriche e degli Spondili , difficilmente una estrar se ne può lolla intera; la massima parte si disfà al più debole attrito ; e le Clodocere si trovano già disgiunte dalle na- tive ceppaje. Laonde, chi si arrestasse su (jucsta parte, nel ricer- care simili s|)oglie , ed avesse in animo di ripetere le nostre os- servazioni o assicurarsene, troverebbe ragiuni suliicienti a smen- tirle. Ponendo mente allronde alla giacitura di quelle, ciascuno avverte ben tosto, che vi sono slate traghellale e deposte dalle pio- vane. La qual cosa vien comprovata dallo ioordinato loro ammas- samento , dall' essere le più ponderóse , e dal trovarsi tra piccoli avvallamenti 0 concavità del suolo. L' azione dell'acqua che pe- rennemente s'infiltra per quel terreno, fatto tutto di materiali gros- solani ed eterogenei , e quella dell'aria alla quale vengono facil- mente a contatto, ne distrugge la naturale composizione, le scolora, e le stritola. Quivi son ben rari gli Echinodermi^ rarissimi i fora- minifcri, e le delicatissime spoglie di £'«tó7«05//'««' scompariscono affatto. Troverai qualche rottame di crostaceo, ma di quelli che , inviluppati da materie consolidate e lapidefatte , come fu dappri- ma avvedilo , han potato resistere alle potenze dislrullive degli agenti esteriori. )( M^ ){ 4.. Quf'sia parlo di suolo è rimasla cosi a nudo d()()o elio il sig. D. Apnslolo Zono, censito , Io ha dissodato, e messo a cnitnra , avendolo con molla intelligenza ridollo a scaglioni. Qtiol eh' è rimasto saldo è appunto la parte che scarseggia di terra su- scettiva di colinra. Se qneslo modo di immegliaraenli si prosegue sul resto, Itilla f|uoIla balza muterà di aspetto ; e la porzione sulla quale or si possono rivedere le cose esposte , e che appartiene al sig. Lorenzo Pesce , più non permetterà di ripeterle. JNè poi lo spazio è mollo lungo, riilncendosi appena ad un cGntinajo di passi. Più oltre il terreno è pure dissodalo e scosceso , quindi di diliicile ricognizione. 5. Premesse tali notizie diciamo di ciò che nelle ultime ricer- che fatte lungo quei diversi strali , quali si sono distinti, siamo pervenni! a discojìrire ; le quali cose servono a dimostrare mag- giormente gli stretti rapporti che ha questo sito con quelli d'Ischia. ]\è credijuiio con questo essere esaurita la serio dello Sjiecie colà snpolfe; altre ancor se ne polranno discoprire iterando le ricerche. Per ora possiamo jigginti^crc al precedente catalogo
  • servano le due varietà di colorito, ad elitre cioè bronzine irro- rate di giallo, e di color bronzino nniforme. Uno de' due perà, minore in grandezza, differisce dal tipo pei tre seguenti caratteri, i.° la spina de' femori anteriori sta sul margine anfero- supe- riore , poco oltre la metà della soa lunghezza , è leggermente incurvata e diretta in fuori : e sol margine antero- inferiore, ia luogo della spina del tipo, vi à un piccolissimo dente — 2,° le anche medie non sì prolungano affatto in forma di dente — 3." la superficie del dorso del protorace à delle rughe che for- mano quasi delle areole , al fondo delle quali restano i punti elevati. Quest'ultimo carattere è di poco rilievo, trovandosi an- che in individui del tipo , ordinariamente i più piccoli ; il se- condo potrebbe considerarsi come mancanza di sviluppo ; ma U primo non può attribuirsi a simile cagione, trattandosi di un appendice che comparisce là dove non era ; e rimanendo i ve- stigi di quella che nel tipo si trova. Per tanfo non avendone che nn solo individuo , trovato insieme col tipo , non possiamo, pronunziare sul valore e sulla costanza di tal carattere. Laonde lo rileniamo per ora come varietà che contrassegniamo col nome di inversus , la quale potrebbe essere anche effetto di anomalia, Copris paniscus, var. rufipennis, n.— Io un recealissirao )( i5G )( invio di coleollori Jella Terra d* Otranto fattoci dal nostro fra- fello Giuseppe , abbiamo avolo questa bella varietà , distinta per l'elitre interamente di color raarrooe-rossigno splendentissimo. II qual colore non dipende da mancanza di sviluppo, come suole talvolta avvenire, essendo le elitre solide e consistenti quanto ne- gl' individui i meglio organizzati. In quanto allo sviluppo del corno , essa appartiene alla varietà hispanua , L. Oedemera similis. — Nella monografia degli Edcraeridei già pubblicata, noi abbiam dichiarato possedere soltanto la fem-f mina, e da quella aver rilevato i caratteri per la diagnosi spe- cifica. Posteriormenle il sig. Francesco Forte , le cui ricerche enlomologiche si rendono sempre più interessanti , raccoglieva ambedue i sessi di questo Coleottero nelle adiacenze di Sanse- verino, i quali egli gentilmente ci comunicava. Dallo esame del maschio abbiamo convalidato la diagnosi non solo , ma abbiam riconosciuto, che anche in questo sesso V ultimo anello ventrale è talvolta giallo-rossiccio , come ne||e femmine. jfchille Costa ^ Libri offerti in dono. Campania industriale , giornale della società economica di Terr^ di Lavoro , voi. VII quad. IV. Cori (Vincenzo) — De' fondamenti, e de' mezzi della scienza nma- na. Napoli 184-7 '"^ ^r ^ ){ 'St )( TORNATA DEL l8 DICEMBRE Il socio sig. Arabia ha presentala una memoria manoscritta de! sig. dolt. Vincenzo Taglè sulla scoperta della quassiiia pura^ e de' suoi sali, con le indagini del lor preciso potere, e della appli- cazione alle singole malattie (i). Il sig. Leopoldo dui Ile ha dato notizia del nnovo pianeta Eq^ terpe , cOmanicando la seguente nota. Comunicazione della orbila del 2 y."^" asteroide , scoperto a Londra nel di 8 p. p. novembre. Egregio Sig.' Presidente , Onorevoli Sig.""* Colleghi Vi è di già nota la scoperta oltimamente fatta in Londra dal rinomatissimo sig. Hind di no altro piccolo pianeta della sì nome- rosa famiglia di asteroidi tra Marte e Giove. E desso il 27. m" nel- l'ordine di quanti se ne sono rinvenuti in Cielo dal principio di que-> sto secolo; come gli altri tutti, è por telescopico quale una bella stellina della nona grandezza fornita di una luce tendente un pò al giallognolo. Non appena ci pervenne contezza, mercè i pubblici fogli e le scientifiche efemeridi, di siffatta scoperta e del quasi con^ temporaneo ritrovamento del pianeta anche in Roma , fu questo ravvisalo del pari nel nostro Osservatorio ; e', a malgrado del lem-- pò avverso, che ne ha impedito le moltiplici osservazioni, una po- (1) Questo lavoro del sig. Taglè è slato poi da lui pubblicato per h t tampe. )f .58 )( B zione a bastanza esatta è riuscita al nostro collega prof, de Ga- ^[)aris di ollencrne nella sera del 7 andante alla macchina equato- riale di qoeslo Reale Osservatorio. Fondato su questa, sull'altra di Roma del 28 novembre, non- ché sulla prima del di 8 detto a Londra dallo scopritore , l'abile a' unno della nostra Specola sig. Emmanuele Pergola ne ha calco- lato il seguenle sistema di elementi ellittici del pianeta slesso , che lui SODO ascritto a debito di qui riferirvi : Epoca, i853, Novembre 8,0 t.^m." a Greenwich ; Anomalia media 354." 17' 49", 5 1 Equin.med. Longitudine del perielio 56 6 82, 5 i ^""■^•^ j del nodo ascendente.... 89 28 9,2 Inclinazione i 52 3, 9 Angolo della eccentricità 5 29 ^i» 8 log. a = 0,3809984 ^og'Jì= 2,9780090 Da' quali elementi ne vien cosi rappresentata la osserva- zione di mezzo : Longil. oss. — cale. = i", 7 Lalit. oss. — cale. = 0,0 . Ad onta di questo accordo bastevolmente preciso, fa d' uopo convenire, che, attesa la tenue inclinazione, e '1 piccolo arco com- preso tra le osservazioni estreme, avran bisogno ancora i suesposti elementi di qualche correzione, siccome si farà manifesto dalle ul- teriori osservazioni di Euterpe. Qaesio è appunto il oome imposto all'astro novello. Leopoldo del fie. )( i59 )( Il sijjV Conte Trojano Maralli legge una sua interpretazione della iscrizione in quattro distici Latini , che trovasi situata a fian- co la porla d' ingresso del convento di San Domenico Maggiore della nostra capitale. L' autore, dopo avere accennali varii altri non pochi letterati precedenti , che si erano occupati a spiegarla, senza fermarsi a discutere le loro interpretazioni , credendolo ina- tile attesa la stranezza dell'epigramma, che ognuno può intendere a suo modo , si limila ad offrire la sua opinione in semplice aa- mento delle altrui. Crede egli dovere stabilire esser questa una ta- bella votiva posta in San Domenico da taluno, che o intraprender doveva nn viaggio, o pnre, che in patria era tornalo : nel primo caso implorava di causare i pericoli delle tempeste, e quello di ca- dere schiavo dei corsari , nel secondo caso reduce salvo inlendea ringraziare la Divinità di averli col suo ajuto causati ; e però in memoria di un tal benefizio collocato aveva lo stranissimo suo epi- gramma. Questa sua opinione egli la va corroborando con la spie- gazione materiale grammaticale dei quattro distici; e tra le idee eterogenee archeologiche, e filologiche, che questi sembrano voler presentare alla mente di chi legga questi strani poetici concetti , per quanto gli è slato possibile, ha procurato rintracciare un filo dia- lettico in qualche modo atto a connettere un sol discorso ragione- vole condocente, e capace di garantire la sua enunciata opinione ; sottomettendo le idee ricavatene al giudizio , ed all' arbitrio di ognuno. La dissertazione porta per titolo : Esercitazione filologica archeologica deW Iscrizione posta accanto alla Porteria di San Domenico Maggiore di Napoli. Libri offerti in dono GiOTANNiNi (dolt. Gaetano) — Del trapano sega. Bologna i853 in 8.0 A P P E ]^ D I e E STATUTI E REGOLAMENTI DELL'ACCADEMIA PONTANIANA Napoli, 10 Ottobre 1825 FRAKCESCO I. PER lA GRAZI! DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE , DI GERUSALEMME ec, DUCA DI PARMA , PIACENZA , CASTRO fiC. eC. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA eC. eC. eC. Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni ; Udito il parere del nostro Consiglio di Stato ordinario ; Abbiamo risoluto di decretare , e decretiamo quanto segue. Art. 1. Gli Statuti dell'Accademia Pontaniana annessi al pre- lente decreto , SODO da Noi approvati. X 162 ){ 2. n uoslro Ministro Segretario di Stato degli affari interni è incaricato della esecuzione del presente decreto. Firmato, FRANCESCO /] Minittro Segretario di Stato degli a/fari interni Firmato, Marcbesk Abuti> 1/ Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de' Ministri Firmalo , de' Meuici. )( «63 )( STATUTI Art. I. La società Pontaniana e la società Sebezia, a norma delle sovrane disposizioni, formeranno da ora innanzi una sola ac- cademia sotto il nome di Pontanìana , e regolata da' segaeali slaloti. 2. L'accademia Ponlaniana si propone dì coltivare le scienze e le lettere nella loro più grande estensione. 3. Essa è divisa in cinqne classi : I. di matematiche pare ed applicate ; z>.. dì scienze naturali ; 3. di scienze morali ed economiche ; 4- di storia e letteratura antica ; 5. di storia e letteratura italiana, e belle arti. l^. Ha un numero determinalo di socii dimoranti in Napoli, che hanno il nome di residenti', e questo numero è di cento. Ha inoltre un numero indeterminato di associati dimoranti nelle pro- vinole del regno e fuori. I primi saranno detti non residenti ^ ed i secondi corrispondenti. Ed ha altresì un numero indeterminato di socii onorarli scelti fra personaggi di merito eminente. I socii residenti hanno il dritto del voto per le cariche. 5. I socii residenti Pontaniani e Sebezii saranno socii resi- denti Pontaniani, sebbene forse possano oltrapassare per ora il Da- merò di cento prescritto dall'articolo 4- A misura però che av* verrà qualche vacanza fra essi , non si passerà ad altra nomina^ fino a che il loro numero non si restringa a quello di soli cento. X i6i ){ 6. Gli ailìcìalì che dirìgono V accademia , sodo : 1. due presidenti , uno onorario e perpetuo , 1' nllro an- nuale , di uguale rango ed onorificenza fra loro ; 2. un vicepresidente ; 3. un segretario generale perpetuo ; 4.. un tesoriere. 7. I presidenti fra le loro attribuzioni hanno quella di accor- dar la parola a' socii che la dimandano, di conservar l'ordine nelle adunanze, di differire le quistioni quando lo slimino a proposilo, di annunziare il risultamento de' voti, di nominare gl'individui che comporranno le varie commessioni. Essi soscrivono i diplomi acca- demici ed i processi verbali unitamente col segretario. 8. In ogni caso di concorrenza fral presidente onorario per- petuo ed il presidente annuale, funzionerà quello di essi che è più anziano accademico. 9. In caso di assenza o di gravi occupazioni de* presidenti , il vicepresidente è rivestito della stessa autorità. 10. In assenza de' presidenti 0 del vicepresidente , uno de' presidenti delle classi il più anziano , o in sua mancanza il socio più anziano in ordine di nomina reggerà 1' adunanze. 11. Il segretario generale perpetuo è incaricato della com- pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con articolo ne- crologico la morte de' socii di qualunque classe, quando anche vi fosse chi volesse scriverne un più esleso elogio. Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell'accademia, le patenti , il processo verbale , e qualunque altra carta, a cui ap- porrà il suggello dell'accademia, di cui è esclusivamente conserva- tore. Manterrà la corrispondenza co' socii stranieri ed assenti, ed anche colle altre società ed instituti lellerarìi. Sarà il conservatore de' registri, de titoli, e di tutte le carte risguardanti 1' accademia , e ne rimetterà in ogni semeslre al pre- sidente un notamento da lui sotloscrilto, ch;i verrà comunicato alla intera assemblea. )( i65 )( Sarà incaricato della castodia della biblioteca e deHarchivio. E finalmente farà an' analisi ragionata, coli' intervento dell'autore, di qnelle memorie che si stimano non potersi tutte intere inserire negli atti. 12. In caso di assenza del segretario generale, il segretario di classe più anziano ne farà le veci. i5. Il tesoriere è incaricato di tatti gì' interessi e di tatto le spese dell' accademia. i4. La darala delle cariche di uno de' presidenti, del vice- presidente e del tesoriere, sarà sempre di un anno. La nomina ne sarà fatta dall'accademia a maggioranza di voti. Potranno esser confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voli de' socii intervenuti, e successivamente ad nnanimilà di voti. Il presidente onorario ed il segretario, eletti nello stesso modo, saranno perpetai. i5. Vi sarà un Consiglio di amministrazione composto da' presidenti, o (in caso di gravi occnpazioni) dal vice-presidente, dal segretario, e da due altri socii che saranno in ogni anno nominati a maggioranza di voli. Il tesoriere assisterà di dritto alle sue ada- danze. Questo Consiglio, per mezzo del segretario generale, e do- po averne ottenuta l'approvazione dell'accademia, prescriverà al tesoriere in ogni mese 1' oso da farsi dell' assegnamento del mese. Il tesoriere è obbligato a conformarvisi. i6. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Con- siglio di amministrazione, e dovrà docamentare che il danaro si è per ogni mese erogato nel modo indicatogli. 17. Restano da ora diffiuite le sole spese alle quali possa ve- nir destinalo T assegnamento che S. M. accorda all' accademia. Esse sono comprese nello stato annesso al presente statuto. 18. Ogni classe sarà composta di venti socii residenti ; ed avrà un presidente ed un segretario annuale , da eleggersi a plu- ralità di voti. 19. Le nomine de' socii residenti si faranno daU'vaccademia )('66)( ÌDtera io ogni caso di vacanza di un posto nel modo seguente. La classe, a cui apparteneva il socio defunto, si unisce e |>ropone Ire individui che erode alli a succedergli. L'accademia por voli se- greti sceglie fra essi. Nel caso di parità di voti, questa sarà decisa dal presidente della classe coi l' individuo appartiene. Nelle adunanze io cui dovrà farsi l'elezione di un nuovo socio residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli altri socii. 20. Le memorie lette all' accademia, che da' loro aulori vo- gliono farsi inserire negli alti di essa, dovranno passarsi dal segre- tario generale al presidente della classe analoga, il quale destinerà dae commissarii per esaminarle e darne il loro giudizio io iscritto. La classe, al numero almeno di dae terzi de' suoi individui, in vi- sta di tal giudizio, ed inteso l'autore su' cambiaraenti che crederà proporgli, darà il suo parere se le memoria debba, o no, inserirsi negli atti. L' accademia deciderà sul rapporto delia classe. 21. Si avrà cura di disporre sollecitamente l'impressione delle memorie approvate 5 ed a conseguir quest' oggetto si pub- blicheranno i volami degli atti io separati fascicoli. 22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze me- morie o articoli, anche coli' intenzione di non destinarle ad essere esaminate ed inserite negli atti. Nel concorso si darà però la pre- ferenza alla lettura di quelle memorie, che si destinano ad essere esaminate. 23. Oltre alle memorie, sarà libaro ad ogni socio il proporre air accademia il piano di nn' opera alla quale egli si dedichi, o la riproduzione di un' opera già stampala , e domandar de' collabo- ratori. L'accademia, sul rapporto della classe corrispondente, de- ciderà se l'argomento dell'opera che si propone, sia degno di nuo- vo stadio e lavoro. Nel caso affermativo, la classe destinerà alcuni de' suoi socii per collaboratori ; e quando 1' opera sarà terminala, dopo essere stata esaminata ed approvata dalla classe, verrà stam- pala a spese ed a profitto dell'accademia, col cedersene solo gra- )( 1^7 )( _ foilamonle un numero di copie determinalo all' a a Ione ed a* suoi collaboratori. 24. Le opere così stampate porteranno il noma dell' autore nel frontespizio ; ma vi si esprimerà pure di essere egli stato se- condato da altri suoi colleghi per decisione dell' accademia Ponta- niana , e che P opera è stata approvata dalla medesima. I nomi de' collaboratori dovranno rammentarsi onorevolmente in un av- vertimento. 25. Ognuno de' socii residenti per giro sarà invitato almeno sei mesi prima a leggere alcan suo lavoro in una determinala adu- nanza. Colai che si scuserà, e che non darà altro lavoro all' acca- demia fino air epoca in cai nuovamente dovrebbe essere invitato, sarà considerato come volontariamente trasferito nella classe de' corrispondenli. 26. In ogni anno una delle class" dell' accademia per ordine proporrà un programma col premio di una medaglia di oro del va- lore di cinquanta ducali. Le memorie che saranno rimesse , ver- ranno giudicale dalla classe che ha proposto il programma , su! rapporto di Ire censori che il presidente dell'accademia destinerà fra gì' individui della classe. Tolti gli uomini di lettere nazionali o forestieri potranno concorrere , eccetto i soli socii residenti Ponlaniani. 2'j. Le deliberazioni dell' accademia si prenderanno a raag gioranza di voli segreti per bussolo. In caso di parità, il volo del presidente , 0 di chi ne fa le veci , deciderà la parità. 28. L'accademia si riunisce ordinariamente due volte al m-- se , e straordinariamenle ogni volta che il bisogno lo richiede. 29. Perchè l'accademia possa deliberare validamente, fuori del caso contenuto nell' articolo ig, basterà la presenza di dieci almeno de' suoi socii residenti. )(«C8)( STATO delle spese ine usuali deW aceudrmia . Art. r. Soldi : A' due impiegali dell' anlica socielà Ponlaniana D. 12 A' due impiegati dcir antica società Sobozia » J2 Art. 2. Spese mimilo Oli impreviste, mensuali » 6 Di queste disporrà il Consiglio di amministrazione. Essendovi rìsparmii , saranno addetti a disporre le solite gratificazioni agl'impiegati, 0 ad ano degli altri seguenti articoli. Art. 3. Spese di stampa, mensuali » 12 Art. 4" Acquisto di libri e giornali, mensuali » 8 Totale D. 5o In ogni anno da' risparmj ottenali, e dalla inversione che po- trà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni di questi arti- coli , dovrà formarsi la somma di ducati cinquanta per l'autore della memoria che verrà coronala. Approvalo. Napoli, il di io di Ottobre 1825. Firmalo, FRANCESCO. Il Consigliere Ministro di Sialo Presidente interino del Consiglio de Ministri Firmalo, de' Medici. NOTA =: Lo stalo delle spese mensuali ha sofferlo talune variazioni per le circosianze verificalesi posteriormente ; per cui ora è come segue 1. All'usciere ed all'amanuense mensuali . . . .10:80 2. Spese imprevedute 4 : 90 3. Spese di stampa 19 : 00 Acquisto di libri e giornali 6 : 50 Totale ... 41 : 20 L'Accademia annualmenle modifica lo stalo delle spese, per aumentare r articolo della stampa. I REGOLAMENTO INTERI«0 X ^v )( REGOLAMENTO INTERNO PJBLL' ACCitPKIillA POMTAI«IAl«A CAPITOLO I. DELIBERAZIONI ACCADEMICHE — NOMINE DE* SOCII -* INTERVENTO DEGLI ESTRANEI NELLE ADUNANZE. 1." Nelle deliberazioni accademiche è vietalo espressamente procedere per acclamazione , ma si osserverà esattamente il pre- scritto neir articolo 27 dello statuto. 2.° In ogni sessione si prenderà conto della esecozione di qaanlo è slato risoluto nella sessione precedente , e sarà questo il primo ariicolo di ogni processo verbale. 3." La proposizione de' socii residenti , non residenti , corri- spondenti, ed onorarli dovrà farsi in ana tornata, e la scelta nelle seguenti. 4..° Niuno pnò essere proposto a socio non residente, se non dimora efJetlivamente e stabilmente fuori della capitale. 5.° Le nomine de' socii non residenti saranno proposte in iscritto, firmate da uno de' socii residenti, ed accompagnate dalia notizia, o dalla esibizione di qualche lavoro edito, o inedito di co- lui , che si propone per socio ; e tal lavoro potrà ad arbitrio del presidente esser sottoposto all' esame di uno , o più socii , per de- liberarsi dopo il rapporto di questi sull* ammissione dell' aqlopi proposto. )( >7'^ )( 6° Nelle tornale accademiche polranno ammellersi uditori, bnslando a ciò il permesso del presidente. Quando nn'aomo di lol- lore non accademico volesse leggere nell' accademia qualche sua produzione potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva , che ne sarà fatta da due socii della classe da nominarsi dal presi- dente , e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però jl presidente dispensare a questa formalità , quando la circostanza il richiegga. CAPITOLO II. RIUNIONE DELLE CLASSI. 7.° Le sessioni delle classi quando avranno luogo, dovranno tenersi regolarmente, e periodicamente negli stessi giorni delle tor- nate un'ora prima, o un'ora dopo delle tornate stesse, secondo le Blagioni , e le circostanze. 8.° I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sot- loscrilti dal presidente, e dal segretario della classe, che delibera, o da coloro, che ne faranno le veci. Q.° I censori non potranno ritardare più di dne mesi l'esa- me delle memorie ed il loro rapporto sa le medesime. CAPITOLO III. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, SPESE DI QUALUNQUE NATURA, AD ECCEZIONE De' SOLI SOLDI, IO." Il consiglio di amministrazione si terrà coslanlemento Dna volta al mese. II." Ne' consigli di amministrazione, ne' quali dee farsi la disposizione de' fondi residuali dell'anno precedente, interverranno gì' individui dell' antico, e quelli del nuovo consiglio» )( «73 )( 12." Ogni spesa straordinaria dovrà essere anlicìpafaraente esaminala, e stabilita da! consiglio di amministrazione, ed appro- vala dall' accademia. iS." I pagamenti da farsi dal tesoriere per qualsivoglia ar- ticolo di spese, ad eccezione de' soli soldi, dovranno essere ordinati raedianle un mandalo in iscritto , nel quale sarà fatta menzione dell'articolo del processo verbale del consiglio di amministrazione, che ne ha fissata la spesa , e di quello del processo verbale della tornata accademica , in cui è stala approvala la spesa medesima. Questi mandali dovranno portare le firme del presidente annuale , del segretario perpetuo, e di un' amministratore. i4.° Le parlile di esi'.o nd rendiconto del tesoriere perqaal- 6ÌvogIia spesa, ad eccezione de' soldi, dovranno giustificarsi co' mandati descritti nell'art. i3 , e colle ricevute delle parti pren- denti. Oaelle partile , che mancassero di questi documenti , sa- ranno significate. CAPITOLO IV. BIBLIOTECA, ED ARCHIVIO. i5.° Nella sala dello tornate accademiche vi sarà un certo numero di armadii, ne' quali saranno riposti tuli' i libri , tutte le stanijie , e tutte le carte del!' accad mia. L' insieme di questi og- getti prenderà il iitolo di biblioteca, ed archivio dell' accademia. iG.° Sarà compilato il catalogo di tutti i libri, che compon-. gono r attuale deposito della biblioteca accademica. I nomi di co- loro , che hanno donalo libri all' accademia verranno inscritti, in Beguilo de' libri donati. Questo catalogo sarà stampato, e distri- buito a' socii. . . 17.° Alla fine di ciascun anno sarà stampato un sapplimento air anzidetto catalogo nel quale verranno inscritti lult'i liliri acqui» slati nel corso di quell'anno. Questo supjìlinienlo sarà igu;>Iiiieol8 distribuito a' socii. 18.° Saranno depositali nelT archivio i." Tulli i registri del segretario descritti nell'art. 22 do- po che ne sarà terminalo ciascun volume. 2.° Tulli gli autografi delle memorie pubblicale negli atti accademici , quante volte si potranno raccogliere. 3.° Tutti gli aalografi di lettere direlli all' accademia. 4.." Tutte le carte amministrative, 5." Ogni altra carta accademica. 19.° Il segretario perpetuo prende sotto la sua custodia tutti libri, stampe, e carte della biblioteca, e dell' archivio. Egli riceve inconseguenza tutte le slampe pubblicale, e da pubblicarsi dal- l'accademia , e ne dispone 1' uso a' termini degli articoli i5 a 18 e 24 a 33. 20.° Volendosi qualche libro in prestito da alcuno de' socii, il segretario perpetuo è facollalo a rilasciarglielo con ricevo , col quale Taccadeuiico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni al più tarili. Si eccettuano i libri di mero lusso , pe' quali è ri- messo alla prudenza del segretario usare le precaozioni necessarie perchè non vengano danneggiali. 21." Se l'accademia disporrà che la sala accademica resti aperta in determinale ore di alcuni giorni della sellimana per la lettura de' libri e giornali, il segrelano perpetuo ne curerà l'adem- pimenlo , potendosi a tal uopo giovare dell'usciere , e dell' ama- nuense , nel modo che sarà stabilito dal presidente, Megislri del Segretario, 22." Il segretario perpetuo terrà presso di se i seguenti reg'slri : i.° De' processi verbali delle tornate accademiche, 2.° De processi verbali del consiglio di amministrazione, 3/ De' processi verbali delle classi. )( 175 X 4." Delle ministeriali, e delle risposte a' ministri, non che delle lettere , che si spediscono all' antorità superiori- 5." Della corrispondenza estera, e nazionale. 23.° Egli cererà, che i suddetti registri sieno recati neil' ac- cademia in tutte le tornate dell' intero corpo accademico , e nelle adunanze de' consigli amministrativi, e delle classi. CAPITOLO V. DEPOSITO, CONSERVAZIONE, ED USO DELLE STAMPE, CHE SI PUBBLICANO. 24..° Sarà fatto un inventario di tutte le stampe pubblicate dalla società, e dall' accademia Pontaniana, e queste saranno de- positate nella sala dell' accademia, e date in consegna al segreta- rio perpetuo. 25.° Delle stampe, che non potranno restar chiuse negli ar- madi!, si faranno delle balle numerate, e munite di suggello a cera lacca, e queste saranno date in consegna all' usciere. 26.° Le stampe , che saranno successivamente pubblicate , verranno aggi(mte all' inventario, e date in consegna, giusta le norme de' due precedenti paragrafi. 27.° L' inventario descritto ne' tre precedenti paragrafi sarà legalo in un sol volume col registro, nel quale verranno descritte minutamente le distribuzioni , e gli usi che si andranno facendo delle stampe pubblicale dall'accademia, giusta le norme de' para- grafi seguenti. 28.° L'accademia avendo disposto, che gli atti, che da essa 6i pubblicano , siano distribuiti come gettoni di presenza ai socii , che assisteranno alle sue tornate , per tener conto di queste distri- buzioni, in ogni tornata il segretario perpetuo passerà all' amanu- ense la lista de' socii, che vi sono intervenuti, affinchè costui possa trascriverla nel registro delle distribuzioni degli alti accademici. )( n^ )( 29.° Pubblicandosi dall' accademia un fascicolo de' suoi adi, il segretario perpetuo, dopo che ne avrà riccvulo dallo stampatore l'intero numero degli esemplari stampali, si applicherà ad eslrarre dal registro descritto nel paragrafo 28 la lista di tutti 1 socii, che sono ammessi a parteciparne , e ne formerà uno statino emargi- nato, che servirà di norma alle distribuzioni. So." Gli statini emarginali aderapili delle analoghe firme de' socii, rimarranno presso del segretario perpetuo per tenersene conto a discarico de' libri a lui consegnati. 3i.° Per gli esemplari, che in seguito delle deliberazioni del- l' accademia si destineranno in dono a personaggi distinti , ed a socii corrispondenti , il segretario perpetuo ne disporrà la distribu- zione a' termini dell'articolo del processo verbale della tornala, in cai la deliberazione ebbe luogo. 32. Per gli esemplari , che T accademia vorrà far depositare presso i libraj, il segretario darà comunicazione al tesoricro delle deliberazioni che se ne prendono, affinchè possa egli vigilare ayl'iu- teressi dell' accademia. 33." Nel registro di distribuzione saranno per ordine alfabe- lìco notati tatti i nomi di tutte le persone , siano socii, person.iggi distinti, 0 libraj, che hanno ricevuti gli alti accademici, colla de- signazione de' volumi, e de' fascicoli, che vengon loro progressi- vamente rimessi. CAPITOLO VI. NOMINE de' PUNZIONARII ACCADEMICI. 34." Affinchè non sia tolta a' socii l' opportunità di poter no- minare ad altre cariche secondarie quei candidali, che rimarranno esclusi dalle primarie, resta abolito il metodo fin' ora tenuto di no- minar tuli' i funzionarli in un atto solo, ed io vece vi rimane sur- rogalo il seguente. )( 177 )( 35.° La nomina del presidente annuale si farà in primo luo- go. Ogni socio scriverà a tale oggello su di una scheJula il nome del candidato alla presidenza, e si procederà allo squiltinio, giusta il consueto. 36.° Colui tra i candidati alla presidenza, che avrà ricevuto maggior numero di suffragii dopo il presidente , sarà nominalo vice-presidente. Sy." La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente, co- me quella del prcsidenie. 38,° I dae candidati alla carica di tesoriere , che riuniranno rnaggior numero di suffragii dopo di lui, sarauno nominati ammi- nistratori. 39.° La nomina de' presidenti, e de' segretarii delle classi si farà simultaneamente in un atto solo. 4.0.° Se la nomina del presidente fosse falla all' unanimiìà , si procederà con altro distinto alto alla nomina del vice-presidcnle. La slessa cosa si farà per gli amministratori, se avrà luogo all'u- nanimità la nomina del tesoriere. CAPITOLO VIL CALENDARIO FACIUTAZIOKE DEL SERVIZIO — REGISTRO DELLE DOMANDE PER LETITJUE DI MESIORIE — AVVISI, 4-1,° Per facilitare i! servizio dell'usciere dell' accademia , sarà nella line dell'anno formalo per l'anno segnerile un calendario, iu cui s' indicheranno i giorni delle tornate accademiche ordinarie, rimanendo la convocazione delle straordinarie ad arbitrio del pre- sidente. Vi saranno indicati ancora i giorni iissi, ne' quali si terrà il consiglio di amministrazione, 42.° Il calendario verrà stampato, e ciascun socio ne avrà un esemplare. Oltre a ciò un altro esemplare si terrà alfisso nella sala accademica. )( 178 )( 4.3." I socii , che vorranno leggere qualche memoria , do- ▼raoDO annunziarlo , almeno un mese prima , e le loro domande saranno Irascrille sopra un registro particolare, affinchè siano pre- feriti nella lettura quelli^, che vi si troveranno inscritti prima degli altri. Un estratto di lai registro sarà in ogni tornata accademica affisso nella sala, affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'og- getto della memoria, che si leggerà nella tornata seguente, e l'au- tore della medesima. 44-" Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e del registro, di coi si è fatto parola ne' paragraG 42 , A3 , sia neces- sario di spedire in giro l'usciere co' biglietti di avviso per gii og- getti indicati, ciò sarà disposto dal presidente, e dal segretario per- petuo : e su' biglietti saranno scritti i nomi de' socii, cui si porte- ranno, a scanso di qualunque equivoco. Questa precauzione sarà sempre usata ogni volta, che si lasceranno biglietti in casa de' socii. CAPITOLO Vili. SEGRETÀRIO AGGIUNTO. 4.5.° Il segretario perpetuo potrà scegliere tra* socii residenti pontaniani un segretario aggiunto, da approvarsi dall'accademia. ^-Q." II detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le copie de' verbali delle adunanze, certificate conformi dal segretario perpetuo, ed avrà cura di mettere in esecuzione tutte le disposi- zioni contenute ne' delti verbali. 4.7.° Le lettere, che si dirigeranno a' ministri, continneranno a soltosciiversi dal presidente e dal segretario perpetuo. Le altre saranno firmate dal solo segretario aggiunto. Se però si traili di corrispondenza meramente letteraria e scientifica con altre accade- mie , u con uomini di lettere , la corrispoodeuza oe sarà tenuta dal segretario perpetuo. )(i79)( 48." I verbali del consiglio di amrainislrazione saranno cgoal- mente passali in copia al segretario aggianto per disporne l' ese- cuzione. 4.9.° Apparterrà al segretario aggianto la cara della custo- dia , vendila , e distribuzione degli atti accademici , non che quella della custodia della biblioteca ed archivio , a norma degli articoli 2^ a 33, e quella di far convocare le classi tulle le volte che occorrerà. Egli riceverà dal segretario perpetuo originalmente lutte le carte, memorie e documenti che saranno necessarii per lo disimpegno delle sue funzioni, e ne firmerà ricevo di discarico al detto segretario perpetuo. 5o.° In ogni semestre il segretario aggiunto rimetterà al se- gretario perpetuo con di lai ricevo le minute delle lettere da lui scritte dorante il semestre , e tutte le altre carte di affari ter- minati per conservarsi colle carte accademiche , a norma degli articoli i5 a 23. 5 1 .° Oltre la corrispondenza letteraria , di coi si ragiona neir art." 47» •' segretario perpetuo rimane esclusivamente inca- ricato della redazione de' verbali delle tornale accademiche , e del consiglio di amministrazione, della firma e della spedizione delie patenti, come pure di tutti i lavori lelterarii , e della vigi- lanza sull'edizione e correzione degli atti accademici. In caso d'im- pedimento però sarà supplito dal segretario aggianto. 52. Tolte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e 5 del presente regolamento al segretario perpetuo saranno ad intero carico del segretario aggiunto , tutte le volte che se ne trova nominato ano, e fino a che il nominato occuperà il posto an- zidetto. 53. Volendo il segretario perpetno riprendere V esercizio delle sue funzioni in tutto o in parte , il segretario aggianto non potrà negarsi a dimettersi dalle attribaziooi conferitegli. REC.OLAMENTO PER LK PROPOSIZIONI E NOtMINE De' SOCII NON RESIDENTI, CORRISPONDENTI ED ONORARII. {approvato nella tomaia de' 23 Giugno i833). Art. i." Non sarà ricevuta alcuna proposizione per socio non residente, o corrispondente, se non sotloscritta da un socio residente: se lo stesso socio non mostri all' accademia di essergli state Fatte prcmnre dall' aspiranie : se conlemporanearaenle alla proposta non sottometta all'accademia opere messe a stampa dal medesimo , ovvero memorie manoscritte , o almeno notizie di giornali donde rilevasi , che V aspirante stesso abbia pubblicata alcan' opera. Art." 2.° Il presidente annuale commetierà a tre socii re- sidenti della classe, alla quale le opere, o i manoscrilti presen- sati apparterranno , I' esame di tali lavori. I socii incaricati di siffatta disamina saranno tenuti nella prima riunione della classe di presentarne in iscrillo un'esame ragionalo, nnilameale al loro parere. Se questo sarà favorevole, il presidente della classe di- sporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la maggioranza approvi, che la proposizione si riferisca all'acca- demia : bene inleso però, che trattandosi di lavori manoscritti, nel parere della classe, ove sia favorevole, dovrà enunciarsi che questi meritano di far parie dogli atti accademici. L' avviso af- fermativo , non meno de' censori , che della classe , si leggerà dal segretario di questa nella prossima tornata accademica: dopo di che si passerà lo scrutinio a voli segreti , e la maggioranza deciderà dell' ammissione. )( i8i )( Art," 3." Volendosi proporre alcano per socio onorario, il proponenle sarà tenuto di raanirestarne prima il nome al presi- dente annuale, il quale consulferà segretamente il segretario per- petuo, ed i presidenti delle classi, per esaminare, se la persona, che si desidera proporre , sia fornita delle qualità, che saranno descritte nel susseguente articolo. Risultando il parere favorevole, ne sarà dal presidente annuale autorizzata la proposizione all'ac- cademia , la quale infine deciderà delF ammissione , o rigetto a maggioranza di voti segreti per bnssolo. Se la proposizione sarà rigettata, non se ne farà menzione nel verbale dell'accademia. Art.° 4-° Per poter esser socio onorario, si richiede un nome celebre nelle scienze , ovvero nelle lettere , o nelle belle arti, o pure sommo ufficio civile per lo quale qnel tale personaggio possa contribuire a promuovere le scienze, le lettere e le belle arti. »->^<-«s ?B mv. 92 RENDICONTO DELLE TORNATE DELL'ACCADEMIA PONTANIANA IMPRESSO PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO 1854 R ic r« o I e O ì« T o DELLE TORNATE DELL' ACCADEMIA PONTANIANA IMPRESSO PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO 1854. AWiWO SECOìVD» NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEL TRAMATER Vico Porta piccola Montecalvario N. 29. 18 54. )(3 )( TORNATA DE li) GEXNAJO Il socio non residente sig. Tommaso Perifano legge nna sna disseriazione sulta vera capitale deW antico reame di Puglia, L'autore dichiara di non inlraltenersi a disaminare ben ad- dentro la quistion gravissima, se i re Normanni avessero tenuta mai sovranità nella città di Napoli a simiglianza di quella che ebbero su tutte le altre città e su le proviucie continentali, formanti l'antico reame di Puglia , di che fra gli altri pur volle dubita- re l'accuratissimo storico Angelo dì Costanzo : ed accennando a vari argomenti , ed a quello con ispezialità , che a' tempi di re Tancredi tenesse il governo della città di Napoli quell'Aligerno che spedi il notissimo privilegio agli Amalfitani , ritiene sicco- me irrecusabile l' opinione del Giannone , che ne' tempi de* re Normanni non vi fosse in queste nostre provincie veruna città, che potesse dirsi capo sopra tutte le altre. Epperò Napoli non era repatata da più di qualunque altra città del reame. )> La dinastia normanna tenne in Palermo sua sede regia. Non stabili real residenza, né designò qualsiasi città a capo del reame di Puglia , formalo propriamente da queste provincie con- tinentali. Quantunque volle i re normanni per svariate cagioni furon indotti a venire in questa parte de' loro domini , ferma-; * X4)( rnnsi or iipU' nna or in allra cillà , senza stabile sede , e senra eh" 1' una ciUà potesse dirsi di vantare in su le altre premi- li l'nza , o regal prerogativa. » Eran elle per 1' addietro città conspicue di questo reame llrnevenlo , Bari , Salerno , Capaa — Se non che Benevento fin i!n' tempi de' Normanni venuta in potere de' Pontefici, di capi- tale , qual' era , d' un vasto principato , perde in breve 1' antico splendore. Bari da re Guglielmo il Malo fu adeguala al suolo. Salerno andò in rovina e in desolazione poscia che fu presa e saccheggiala dal sesto Arrigo , inarilo di Costanza. Capila andò in celere decadimento , e man mano perde affatto ogni prisca magnificenza. Per la qual cosa lo slorico Giannone lasciò scritto t non dovrà dunque parere strano , se per la declinazione di quelle illustri città , qui a poco vedremo Napoli sorgere sopra tutte le altre del regno, che col favore di Federico II, e più per Carlo I d' Angiò si rese capo e metropoli di si vasto e no- bil reame ». j Niente però sembra più certo ed innegabile quanto co- teslo equivoco del Giannone. Che dopo la dinastia Normanna, e pria che Napoli fosso prescelta a real residenza, e si estol- lesse perciò a capo ed a metropoli del reame , colesta prero- gativa ben ad altra città f(r solennemente conceduta , siccome è attestato da monumenti sturici , cui giusta estimazione vuol essere retribuita.* j Succeduta alla Normanna la Sveva dinastia , non ap- pena I' Imporator Federigo II, uscito di tutela, tenne libero ed assoluto il possedimento del reame di Sicilia e del Ducato di Puglia , di questa sua preziosa eredità , che indi a due soli anni, nel 1222, stabili esclusivamente in Foggia sua residenza, e facendo questa città prodilella , volle che su tutte le altre primeggiasse, dichiarandola real capitale {urbs regalis), e %{\b. imperiai residenza [sedes inclyla imperialù). Ordinò da prima che un forle ben munito castello si edificasse (an. iaa2),come )( ^ X riferisce Riccardo da S. GermaDo, scrillore sincrono; e nell'anno appresso alJese alla costruzione del suo imperiai palagio , oel luogo che io quella cillà fio al presente si addimaoda Pesche- ria, forse dalle noolte peschiere posle per eniro i reali giardiai. Del quale palagio può agevolmente immaginarsi l'amplitudine e la magnificenza dall'arco del portone, contornalo di modiooi a rilievo con bella architettura di quell'età, unico e misero a- vanzo , campato dal barbarico flagizio di minare e distruggere tulle le opere famose della normanna e della sveva grandezza. Sorretta da aquile imperiali una larga lapida è allogata sovra l'arco del portone , avente inscrizione , eh' è mooomenlo pre- giatissimo e documento irrecusabile a rischiarare , e confurlara invittamente il mio proposito. L,a inscrizione della come segue: Sic Fri ferie US Caesar ^eri jiiSHÌ , ut Urós sii Foqia liegalis , Sedesque Inclyta Imperialis. A. lìICCKXlIl. » Né reslossi l' imperatore a questa sola dichiarazione, ma con ogni maniera di favori , e di splendida magnificenza ado- però a rendere illustre e conspicua la cillà , si che in fallo ad- divenisse , e fosse reputala capo del reame , e sua degna impe- riale residenza. Di altri sontuosi palagi arric<:l]i le reali ville , e i dinloroi della città. Uno fu costruito, a fede di Saba Ma- laspina , nel luogo detto S. Agapito inler Fogiam et Lucer iam; un'altro in su i confiai del l.oimenlo di Foggia coli' agro Tro~ jano ; altri poi belli in su la strada die di Foggia mena a S. Lo- renzo in Carmignano , leggendosi nel citalo Malaspina, che quau- do l'esercito del Papa venne a giornata in que* luoghi con le genti di re Manfredi , distrusse domos , qnas Imporalor F ridericui conslrui Jecerat in S. Laurentii valle pvlchras. E senza qui annoverare tutti gli edifizii pubblici , non r .narrò dal dire ch>; r imperatore a dilettoso alleviamenlo avesse anche ordinata per la )(C)( caccia la |iiaiilagione del grande e famigeralo bosco , non mollo lontano dalla ciltà , addiraandato oggi delV Incoronala. » L'anlore vion poscia narrando gli alti più notevoli e so- lenni celebrali dall' imperatore in quella sua regia stanza ; lo stabilimento in quella città di un tribunale col titolo d'imperiai Capitano di Giustizia ; la morte quivi avvenuta nel 124.1 della Iroperadrice Isabella coiisorle di Federigo, e la morte dell' Im- peradore medesimo iu Ferentino , castello per poche miglia lon- tano da Foggia. B Non appena Corrado moveva per alla volta d' It.ilia a togliere il possesso de' domini redati dal padre , che giunto a Verona indirisse a Manfredi il comandamento in daia del 2j di ottobre del 1239, col quale un general |)arlanioulo m rrc/ììtrm nostrum Siciliae apud Foijiam in festa Nalivilalis Domini prò reformando regno conventum habere decrevimiis. E tolta poi da Manfredi la signoria del reame, continuò a tenere quella città a regia sede, e (|uivi nell'anno i258 solemnom Curiam apud Fagiani universis dira porlam Roseli nobilibus et ba- ronibtis convocalis indixil ; ed in Foggia con ogni maniera di splendidezza volle celebrare le feste della sua incoronazione, descritte con tulle le parlicolarilà dall'enunciato Saba Malaspina. » Spenta di presso al Liri, e ne' piani di Tagli, icozzo la dinastia di Svevia, Carlo I. d' Angiò , avvegnacchò itnpiacato avversatore delle inslitu/iuni e delie opere degli Svevi predeces- sori , non per questo fermò pur egli stabilmente la regia sede in Foggia , e la ritenne a capo del reame , accrescendone il lustro e la magnificenza coli' ediGcamenlo di un altro palagio a sua residenza per non stanziare in quello costruito da Fede- rigo , che tramutò iu forte castello a difesa della ciltà. Altre ville deliziose, ed allri palagi rurali egli attese a suscitare, e Ira tanti è degno di memoria quello posto nella famosa sua TÌlla delta del Pantano, dove fece eziandio edifieare una ricca sontuosa Cappella > sul cui modello volle costruita l' altra, che )( 7 )( posteriormente per suo comando fu edificata nel castello di Bart« » Inoltre re Carlo divise la città per rioni , o quartieri , addiraandnli Pitlagia , dando a ciascuno la propria denomina- zione. Le nozze di Beatrice sua figliuola con Filippo figliuol di Baldovino imperadore di Costantinopoli furooo in Foggia splen- didamente celebrate ; ed innumeri s' incontrano ne' Registri di cotesto Monarca gli alti Sovrani dati dalla sua real residenza di Foggia, dov'egli mori nell'anno 1284. » Del che conseguila , che sotto la dinastia degli Svevi , e durante la dominazione del primo re Angioino , la sola città di Foggia fu tenuta da' Sovrani a regia sede, e quella sola città stette a capo delle al ire del reame, sì che aperto si manifesta 1' equivoco del Giannone , e degli storici posteriori che la opi- nione di lui ciecamente accettarono. » E malgrado a Carlo li. d' Angiò abbiasi davvero ad attri- buire il trasferimento della real sede di Foggia a Napoli, non di mono nei primi anni del regno di questo principe Foggia continuò ad essere città principale, e real residenza; né fu reputata da meno negli anni successivi, a malgrado, tramutata stabilmente in Napoli la real corte, i beni posseduti in Foggia fossero slati inventariali, e parte infeudali, parte venduti, o allogati per conto della Regia Curia. Del che porgono pruova non che gli atti Sovrani , ma bea ancora memorevoli avvenimenti, che durante il regno di Carlo li. furon in Foggia compiuti, fra'quali voglionsi ricordare i Monitori, con che fu comandala l'osservanza de Capitoli di Papa Onorio IV.; e il diploma di Carlo II, dato di Foggia nel 1296 , col quale si dice che nel dì della Purificazione di Nostra Signora sarebbe ar- mato cavaliere in quella città il suo figliuolo Roberto Duca di Ca- labria; e l'altro diploma dato di Napoli a 28 di marzo del 1299, chiamandosi per la Pasqua di quell' anno le milizie feudali per farne in Foggia la rassegna. » Che se l'imperator Federigo prescelse Napoli per lo stabi- ){ 8 )( Iimcnlo di-Ile scuole, litiucendole a forma di Accademia , quesiti jnlervennc a cngioue di non aver egli fondalo, ma io vece nslabi- lilo, e ridotto a migliori ordinamenti quel Ginnasio, che si vuole nato con la città, siccome di greca origine, e che dall' imperalor .Vespasiano era slato poscia restituito. Ed inoltre Federigo fu mosso da quelle cagioni dallo slesso Giannone annoverate « in pri- ma cioè, son parole dello storico, dall'essere siala riputata sempre questa città antica madre e domicilio degli sludi; per secondo dal- l'amenità del suo clima, e per ultimo dall'esser collocala in parli? comoda e vicina al mare, dove con facilità da tulle le parli cosi terrestri come marittime si potevan condacere i giovani a stu- diare ». )» INè ve' tacere, che se Carlo I. d' Angiò attese ad abbellirò Napoli con lo edilìcamento di molli monumenti , come il Castel nuovo, il Duomo, il tempio di S. Lorenzo, e por altri, non per onesto può affermarsi di aver in Napoli slabilila la sede regia , e di averne formala la metropoli del reame. Che, a mirar bene, pur da ragioni politiche era egli sospinto a costruire quelle opere ; ed è certissima cosa, che non si fosse mai determinalo a cumaudare Io edificaraento di un real palagio in Napoli, siccome non dubbia- mente praticò in Foggia. E da ultimo se vogliasi atiche asseverare che avesse in sua mente vagheggialo il pensiero di Iramulare a Napoli la sede regia, egli è innegabile, che infino che visse nou reputò opportuno di recare in allo culeslo suo pensamento, perchè tenue sempre in Foggia sua stanza, e quivi usci di vita ». L' autore chiude la sua memoria colle seguenti parole : » Quanti e quali fossero i beni dai Sovrani Svevi ed Angioini posseduti in Foggia ; quale sorte toccasse a colesti reali possedi- menti ne' tempi posteriori : quali fossero gli edifici pubblici ; ia quale maniera la città andasse divisa, tulio questo esporrò con al- tra mia scrittura ; tenendomi appagalo di aver con questa rischia- rato, non so dire come siami riuscito, che sollo i Suvraui Svevi, ); 9 )( .V ed il primo re Angioino, Foggia |jrÌH di Napoli e di ogni allra ciltà di (|iiesle provincie continentali fosse siala sola ed unica sede regia, e slesse veramente come a capo dell'antico reame di Puglia ». Libri offerti in dono, Pascàsio (Vito) — Coraento ad ana malattia nervosa, in 4-° TORNATA de' 29 GENNAJO II sig. ab. Paolo Emilio Talelli dà lettura di un soo discorso sopra la vita di Giov. Battista Capasso e la sua s'oria universale di Filosofia (i). Libri offerii in dono. Briganti (Francesco) — Esetjuie del cav. Vincenzo Stellali — Na- poli i853 in 4- Guanciali (Quintino) — Versi lii Augiislo Barlliéli^my a Quintino Guanciali e risposta dei Guanciali al Barlhélemy — Napoli 1S54. in 8. Mellone ( Giuseppe ) — Le voci del proFota — Bruxelles i84<0 in 8. Spennati (Giuseppe) — Nomografia del diritto canonico, inventi quadri — Napoli 1S02 in fol. (1) Non si da 1' e.-traUo di questo lavoro , trovandosi accennato nel rapporto della classe di Storia e letteratura italiana e belle arti, che sarà pubblicato a suo tempo. Il Segretario perpetuo. )( >o )( TORNATA Di: 12 FtBBliAJO Il sig. Oronzio-Gabriele Costa ha Ietto una saa relazione sullo scoverte paleontologiche del i853. CENiNI INTORNO ALLE SCOPERTE FATTE NEL REGNO Riguardanti la PALUOlI TOLOGl A Nel corso deWanno 1853 Parrebbe che continuando lo annunzio di ciò che si va dis- coprendo qua e là entro i confini del regno, in fatto di orga- nici avanzi , di anno in anno i soggetti dovessero, se non man- care, sminuire almeno di numero, e forsi ancor d'importanza. E pure il fatto ci verrà mostrando il contrario ; perciocché ed il numero loro e P interesse che rappresentano nella scienza alla quale appartengono aumentano più sempre, ed incitano a nuove ricerche ed a replicali sforzi. La vastità del regno , la posizione svariata delle sue di- verse regioni, la complicazione delle differenti rocce che ne co- stiluiscono l'ossatura ed il rivestimento, frastagliate da vulca- uici sollevamenti , e tante altre condizioni parziali e subordi- nate , ne rendono difficile e quindi prolungata la esplorazione. Laonde non deve recar maraviglia se tutto dì il nostro suolo ne porge materiali , o nuovi del tutto per la scienza, o come tali per rapporto ai nostri appennini ; che , non per ignavia , ma per insufficienza di tempo e di modi lentamente si va senza sostare frugando. Quindi pochi o scarsi ne vengono, ma quoti- dianamcnle si svolgono ; siccome debole è l' inleflello, scarsissimi i mezzi ed isolala V azione. A far si che il namero de' falli ne fosse sollecilamenle ac- cresciuto , e che cìascana delle contrade di Europa , come par quelle delle due Americhe , contribuisse al vaslo ediGzio che si cerca innalzare , gli Alemanni , i Galli , i Britanni e quei del nuovo continente sono ricorsi all'associazione degl' intellelli, del lavoro, e della pecunia. Lo svolgimento delle terre, la scissura delle rocce , e lo esame d' ogni frammento di avanzo organico dissepolto procede per l'opera de' molti investigatori con rapi- dità e larghezza. Noi per lo contrario nel perlustrare il suolo natale , non potendoci avvalere di alcuno di cosiffatti ansilii , vi abbiamo consagrato tutta la propria volontà , tutti i nostri desiderii , tutte le nostre forze , ed impegnale da ultimo tulie le amichevoli ed oneste relazioni. Cosi facendo speriamo perve- nire a tal punto da rendere eziandio la nostra langente : e pare che se l'amor proprio non c'illude, i nostri conati non vadano perduti. Il rapido cenno che andiamo a fare di quanto sì è opralo e raccolto nell'anno, dirà se ci siamo ingannati, o se abbiamo mentito. I. Matnma/i. Ai pochi brani di animali di questa classe, de' quali si è discorso nella prima parie della nostra Paleonto- logia , ed a quel dente di Pliyseler menzionalo nei Cenni del passato anno(i); ci è riuscito graiissimo aggiungere ora più altri denti di Foca , od alcuni canini di Orso. De* primi abbiamo incisivi canini e molari, onde siamo per- venuti a completare l' apparato dentario della specie alla quale appartennero ; e che trovasi nella calcarea teucra di Lecce. Tra' diversi canini uno ci à offerto un fallo identico a quello che si preseniava a Cuvier con un canino A' Ichlhyosauros descritto da quel dolio nelle sue Memorie sopra gli ossi fossili , ed effi- giato nella Tav. i3', fig. 7 del volume 11. (1) Cenni i)el 1832 , pag. 9. y '2 )( Ci svela essa cioè l'iDlima sua slriilliira el il proc( sso del!» dentizione , o il modo del sao acci esci in cn lo. Awegiiacliè. iiwui- cando dei tutto la corona, ed essendosi divisa per lo lungo la radice , nella sua cavità trovasi il cono più interno, che sncce- deva a quello già perduto. Questo à figura conica mollo svelta, OD poco inarcala, a superficie liscia, e di color giallo-terreo. La parte radicale che gli succede è cilindracea, e si va restrin- gendo alquanto ed insensibilmente in senso opposto a quello della corona ; la superficie è quivi trasversalmente rugosa per efl'etto del successivo suo accrescimento ; il colore è bianco • e la fral- tnra trasversale ci lascia vedere i strati snccessivi e concentrici dei quali è composta, siccome il canale interno centrale pel quale passano e nervo e vasi sangnigni. Tanta è la siraiglianza che à questo dente con quello àeW Ittiosauro descritto da Cuvier, che ove non si opponesse la natura dello smallo , la forma della parte radicale , e la mancanza de' solchi e di crespo nella co- rona , si potrebbe restare ingannato , persuadendosi di appar- tenere anch'esso a tal genere di rettili. GÌ' incisivi sono conici, un poco venlricosi, dritti od appena incarvati ; e se fossero per lo lungo solcati, questi maggiormente sì conFonderebbero con quelli dell' Ittiosauro. Noi ne abbiamo. tre alquanto tra loro diversi per grandezza e figura, corrispon- dentemente alla diversa posizione loro nell' arco dentario. Il molare è a corona triloba, con superfìcie un poco scabra o ruvida, radice larga e compressa; e questa trovasi incastonala tutta nella porzione sua propria dell'osso mascellare. In quanto ai canini di Orso nulla ci resta a notare dopo la ricognizione loro , se n' eccettui una sola avvertenza relativa alla distinzione che il sig. Massalongo (i) à credulo stabilire per determinare la spettanza di essi all' inferiore od alla superior (1) Osteologia degli ossi fossili del Veronese; in Haidiuger ecc. Voi. IV Par. Il, pag. 61. ){ i3 )( mascella. Ripone egli la differenza tra ì dne in ciò, che qaellì della mandibola soffrono una specie di torsione sai proprio asse nella corona, per cui pare obliqua, ed à innoltre dae creste ta- glienti , una saperiore in direzione de' molari , Y altra obliqua che forma linea con gl'incisivi; mentre i superiori l'anno dritta e conica perFellaraente , e con una sola cresta ben pronunziata. Or se tali caralteri avessero un valore positivo , noi avremmo solo canini inferiori. Ma consultando la natura, sopra teschi di Orso della specie che vive tuttora nella nostra Majella, e nelle Calabrie, troviamo che anche ne' canini superiori le due creste sono cospicue , senza mancare di una leggiera torsione. Meglio vale la differenza riposta nella radice schiacciala e terminata da punta ottusa negl' inferiori, tondeggiante ed acuta all'estre- mità ne' superiori. Ritenendo questa differenza troviamo degli uni e degli altri ne'lerreai terziari! della Terra di Bari e della Terra ti' Olranlo. 2. Pesci. Malgrado le 64 specie finora registrate nella prima e seconda parie della nostra Paleontologia, venula in lace, più altre ancora ne seguono. Lo scavo fatto eseguire in Pielra- roja nello scorso autunno, benché non avesse corrisposto al tem- po ed alle braccia impiegate , pure ci à reso tali elementi da illustrare talune delle specie, o de' frammenti rimasti oscuri od annebbiali. In quanto agi' Ittiolùì è da notarsi dapprima na esemplare del Pycnodus grandis Cos. maggiore di quello pre- cedentemente ottenuto ; e quale intravedemmo doversi scoprire per le dimensioni de* denti isolali che già trovammo. A questo si è aggiunto un altro esemplare della lunghezza di 8 pollici, il qoale sembra essere una specie distinta, e che meritar potrà l'aggettivo di rotundatus^ se quel che ora è un sospetto sarà dimostrato vero. Perciocché , essendo in gran parte oscuramente improntato, non sì può l'insieme suo definir nettamente. Pel contrario la porzione cefalica ed addominale è cos'i netta , cha quest'ultima per lo meco ci rischiara la sua orgaaizzaziooe, ciò che non sì ù Ha qui ottenuto, malgrado i molli esemplari del P. r/iotnlms e quelli del grcmdis. Una novella specie del genere Smiropsidium è venuta op- portunamente a rafforzare le basi sopra le quali fu questo fon- dalo per noi; accrescendone nel tempo stesso il numero delle specie. L'esemplare , intero nella sua sagoma, offre di se chiara la forma, poco lasciando a desiderare di quanto riguarda la sua diagnosi speciGca ; la quale poggiando principalmente sulla for- ma e proporzione del peduncolo e della pinna Godale, di questa per lo appunto abbiamo sott' occhio più di un esemplare, e tutti identici e nitidi. Per questa slessa abbiam creduto doverlo distin- guere col nome di Sauropsiiùnn angusticauda. Un altro genere , anche per noi precedentemente istituito, aveva per solo rappresentante una specie ; ed il tipo suo era desunto dalla ossatura scheletrica ; V Histiurus elalus. Una seconda specie pressoché di un ogual dimensione ne abbiamo teste discoperta, la quale non manca di altra nota, meno la forma e natura del suo riyestimenlo. Chi si fermasse al semplice aspetto vedrebbe forse nel nostro pesciolino la Clu- pea minima dell' Ag. (V. Tab. 6i, fìg. i) , senza che però ne avesse i caratteri generici. Simigliando meglio altronde alla Seriola Dumerilli^ le abbiamo assegnato il nome àìHstiurus serioloides. Bellissima ci viene una specie del genere Bhynchoncodes, e per la saa interezza , e per uo incidente che supera ogni aspettazione, e previene il massimo de' desiderii. Sembra essersi attegiato il pesciolino per manifestare integralmente la saa ar- matura dentaria : stando con la bocca slargata, ed ambo le ma- scelle piegale in guisa, che si dell'una che dell'altra si veggono i due archi dentarii così distinti da poterne determinare il numero, la figura e le proporzioni de' denti. Dal suo grande capo in rap- porto al corpo, che ne viene misurato due sole fiate, lo appel- liamo lìhynrhoììcodes macrocpphnhis. )(i5){ Da ultimo si presenta per la prima fiata il pigmeo della classe de' pesci; con conoscendosi né fra le generazioni altoali, né Tra le vetuste un pisciolino di taglia minore né uguale. Né può supporsi un piccolo di sj^ecie maggiore, e molto meno na feto ; opponendosi la consistenza o solidità dello scheletro, che bello ed intero è rimasto fra due strati racchiuso; e special- mente le apofisi spinose verticali , le quali mostrano essere di UD completo sviluppo e fermezza. Tutta la lunghezza della sua rachide non eccede 8 linee , mancando del capo e della pinna codale; le quali due parli aggiunte, potrebbe uguagliare un pol- lice. Tale dimensione pertanto é inferiore a quella de' piccoli dell' Aterina , dell' Engraulis , del Gobius nudus e niger^ e simili. Esso va denominalo Piotìsoma minìmus. Non appena messo a slampa il n.° 4- de' Cenni annuali , letto in questa medesima Accademia il 19 dicembre del i852, mi venne fatto scooprire un brano di pesce di allo interesse per la scienza, il quale viene in comprova di un giudizio pronunziato nella seconda parte della nostra Paleontologia (1). Quivi tro- Tasi stabilito il genere Glossodus sopra un apparato dentario, gli analoghi del quale erano stati definiti dall' Agassiz per denti vomerini. Le considerazioni per le quali fummo condotti a sen< tenza opposta a questa dal Paleontologo di Nenchatel si tro- vano esposte già nel citato luogo. A quelle è succeduto per dimo- strazione più ampia e non equivoca il seguente brano ; cioè Una piastra linguale di forma ovaio-allungata, della lun- ghezza di 17 linee, larga 8) con la punta alquanto mozzata, ed an poco sconcia per essere dissestata alquanto tutta la lingua; la base è unita a resti dell'apparato joideo , sfibrati, in mezzo ai quali evvi pure un aculeo, forsi appartenente agli archi bran- chiali. Tutta r aja è coperta di denti a corona ritondata , de- pressa, leggermente convessa, con un piccolo anello più stretto (1) Atti Voi. VII. pag. 30. )( '6 )( alla base , che ne cosliluìsco il collare ; di color bruno marrone. Quelli della pania e della base son di maggiore diametro; mez- zani son quelli del perimetro, e minori gli altri mediani. Tutti slivcli per modo che non resta altro spazio fra loro, eccetto quel triangolo carvilineo che risulla dalle tre periferie circolari a con- tano : incastonali nella sostanza cartilaginea in guisa, che la convessità della corona sormonta appena la superficie di quella. Siccome molli àn perduto la corona, restandovi la porzione ra- dicale infossala e scavala nel mezzo, ove la corona era incasto* nata, cosi vedesi in taluni di essi anche il collare. Si contano i5 denti sulla linea trasversale che ne segna la larghezza, e 3o sopra ciascuna delle due linee curve che ne costituiscono i lati. Armando 1' occhio di ona forte combinazione di lenline , vedesi in taluni siti della superficie qua e là qualche resto di epitelio linguale , riconoscibile al suo tessuto fibroso , a fibre longitudinali e flessuose. Siccome le due prime specie, sopra le quali fu costituito il genere, le appellammo Glossodus anguslatus e Glos. Mantella, conservando a questa nltima il suo primitivo nome specifico ; cosi questa terza vogliamo dedicare al dotto ittiologo Viennese signor Giacomo Heckel, al quale la Paleontologia è debitrice fra lallro della illustrazione di talune nuove specie di pesci fossili austriaci; laonde va essa col nome di Glossodus Heckeli. A questo importante fatto si aggiunse poco dopo un se- condo docnmenlo , che mentre illustra il primo ci avverte pare, che il genere di pesce, al quale cosiffatta lingua appartenne, avea pur l'esofago ed il ventricolo tapezzato di simili denfi. È desso ODO stomaco che, ritenendo in fondo la medesima organizzazio- ne , solo per forma e per più minuti denti misti a semplici pa- pille dalla lingua teste descritta è diverso. E però che sia una cavità vìeo dimostrato da molte chiarissime note, come la com- pleta descrizione di tali parti ne dimostrerà pienamente l'asserto. Tra le specie incomplete, e che mollo ancor lasciano a de- )( '7 X sidcr.nre, noleremo dapprima il capo di un pesce, il qiiale per lii forma (lolle inascellG e dell'apparalo dentario sembra spettare al genere Chirocenlrìles di Hcckei, accoslaodosi precipuamente a quella de! Cliiiocenlrdes Coron'nii. La forma delle mascelle è a modo di iS, spezialmonto l'arco dentario della siiperior mfiscpH.!. Vero è che lo sposlamenlo sof- ferto dall' inlermascellare deslro ne rende ahnianlo equivoca la sua figura ; «na esclusion fnlla della sua porzione eslrema ri- volta troppo in su, considerata l' altra fino alla sinlisi, trovasi sempre una curva flessuosa come la lettera S. I denti , di cui ambo le mascelle sono armate , sono lunghetti , acuti , e poco o niente incurvali ; la loro lunghezza sta al diametro della pro- pria base visibile come 6 : i ne' mezzani, e come b^'. \ nei mi- nori. Questi ultimi appartengono alla porzione posteriore dell'arco dentario, i primi all'anteriore dell' inlermascellare. Quei della mandibola serbano la slessa proporzione , ma in generale sono alquanto piò grandi. I pezzi opercolari, per quella porzione che se ne vede , sembrano essere ritondali nel margine , e senza den- telli. L'osso scapolare è mollo robusto e quasi retto. Del resto niente allro dislinguesi. Appartiene allo slesso individuo una gran porzione di co- lonna vertebrale , nella quale sì contano nettamente io ad ii Yerlebre ; ma che dir si possono 2i, perciocché d'ambo gli estremi vien seguita d' apofisi spinose verlicali the appartengono al corpo di altrettante vertebre ; e di esse se ne veggono 6 Dell' anteriore e 5 nella poslerior parte. Il corpo di tali verlebre è cilindraceo con tre profonde scanalature da ciascun lato ; e la longhezza è di V4 maggiore del diametro. Le apofisi verlicali superiori sono traversate da gran numero di fascelti muscolari, o forse meglio tendinei. Sopra un'altra lapide vi sta di questa medesima colonna una porzione minore. Ai brani d'itliolili della calcarea leceeae aggiungasi un altro, X i8 )( cììP roDsisle In osssmi , od in ona porilon di corpo , (rarersnla «latla propria rachido spinale , nella quale si veggono inlcro g vfriebre con le lispollivc apofisi spinose. Esso è rivestilo di sqiia- iiip a radice donlollain , mollo affini a quelle dell* OsmcroiJes Lewest'nensis , A^. {V. Tab. 60'' fig. i - 60' Gg.2), onde spelta «ir ordine de' Clonoidoi. Ma non possiamo su qucsla conve- nienza generica pronunziare alcun giudizio per ora, ne certo, nò dubbio. I terreni terziarii delle Calabrie ci àn porlo altri e più ri- Icvanli dolili. Già di essi taluni si trovano descrilli ed effigiati in ona Memoria inserita nel VI volume degli Atti della R. Ac- cademia df'lle Scienze. Di recente uno ne abbiamo trovalo fra la sabbia a tritumi di conchiglie di Cannileilo , le cui analogie sembrano essere con quelli del genere Tìmnus od altro della sfossa famii^lia. Un altro ne à somministrato l'argilla figo'ina de' contorni di Reggio, il quale à strelti rapporli con quelli del Cenlrolophius /)0/n/?^///5 in quanto alla struttura, ma di quelli è immensamente più grande. Ed è notevole , che Soldani, nel suo Saggio Oritlo- logico, Tav. XIV", f. y2, p,P, Q, rappresenta nna quasi identica specie (Torsi ad arie Iropjìo regolare 0 simmetrica) , sotlo nome di palata piscium ; vai quanto dire , essorsi egli avvertilo che lai corpo appartiene a pesce, ma si avvisò che np fosse un palalo! Singolari ne abbiam pure della Ferrera di Monteleone, del cosi dello Passo-dt'l -gallo Ira Monteleone e Cerocarne , ec. ec. La monografia di tali parli organiche spellanti a pesci è già di- Bposla per la nostra Paleontologia, e vedrà ben presto la luce. Similmente molte vertebre e squame si trovano nei terreni mioceni del regno: e tulli coirgli frammenti sono valevoli nellf» inani di on perito paleontologo quanto un (jesce intero , polendost per essi determinare almeno la famiglia cui il pesce appartiene. Tra i denti di Squalidei recenlomente raccolti dalla calcare Leccese , uno ce ne forniva il cav. D. Francesco Caselli, di tal )( '9 )( • grantlezza da superare sensibilmente quello, di cui fu falla men- zione nello islitdire il confronto Ira' denti di Sqaalidei degli Slati uniti di America ed i nostrali. : onde la disparità ivi no- tala ne resta per esso sminuita , senza distraggersi. I nostri lerreni terziari! subappennini ci avevano già som- ministrati bellissimi documenti della presenza di questa classe di viventi nell'epoca della loro formazione (i) : tra' quali ricordar, ne potremmo taluno singolarissimo per la sua organizzazione , per esser nuovo nella scienza, e per la giacitura. Il calcare se- condario però, giurassico acretaceo che dir si voglia , il quale non ci aveva porlo ancora vestigio di tale genia , ano ne à schiuso testé, novissimo sotto qualunque aspetto si voglia riguar- dare. Tal documento è inoltre br^Ili^isimo ed amplissimo, perchè con- siste in due quasi ugnali esemplari, j.oco mancanti, ma nitidi in tulio quello che vi è rimasto consolidato, e con molte chele ed altri frammenti aggroppali sopra una stessa lapide, e ben conservati. Per quanto le nostre conoscenze permettono, e per quante no- ihìp abbi;imo potuto raccogliere dalle opere consultale , non tro- viamo alcun genere al quale si possa ascrivere la specie. Essa sembra appartenere alla famiglia delle Callianasse e delle Ta- lassine ; accostandosi meglio che ad altro al genere Axia. E sebbene tulli gli esemplari mancassero di quelle note caralteri- stiche, sopra le quali voglionsi ora basare le generiche riparti- zioni , pure siam costretti crearne uno nominale, onde separare questa nostra 'specie dalle già note, siano della fauna vivente o della estinta. La mollezza del suo lungo ed angusto corpo, tanto mag- giore per quanto più dalla regione cefalo -toracica si accosta alla (1) Vedi i Cenni degli anni preceilsnti 1831 e 1832. * )( 20 }( coda, e l'assenza di qualsiasi vestigio di appendiai frontali e di piedi , ci conduce a giudicarla di quel grappo di crostacei dia vivono abiliialmeiile interrali nella mota, o nella sabbia, come le Cfbbie, le Ca/ianasse -, le T alassine ec. Per altre ragioni poi, non polendosi ad alcuno di tali generi assinoilare , gli abbiamo jìrcscelloil nome di Aglauros^ assegnandogli come specifico l'ag- gcltivo effossa. Appartiene essa alla calcarea di Pietraroja, d'onde proven- gono ancora i tanti illiolili, i rettili, ed altri brani di abitanti delle acque de' quali si è discorso, e di quelli diche ancor ci re- sta a dire. La nostra Carcinologia fossile dunque or si compone di 12 specie di altrettanti generi, come dal seguente specchio ap- parisce : Vecapodt. Brachiuri. Porlnnus Rudianos Cos. Lecce Salalia plenrocaota Cos. Lecce Dactyloplalya granulata Cos. Trecce Diaervehora rectifrons Cos. Lecce 5. Gonoplax rhomboides Pozzuoli 6. Leucosia nncleus Pozzuoli Macrouui -7. Aglnoros effossa 8. Galalhea strigosa Q. Numida Cos. Pietraroja Cannitello Cannilello Palaeoii. Melascoprislis macrophthalma Cos. Lecce Megaluriles nilidum Cos. Lecce j; -^^ ;( Ricca si è falla poi la legione degli Entomostragi per le numerose e ben distinte specie discoperte di roceole presso Poz- zuoli, di cui si fé cenno in una precedente nostra scrillùra (i). Al piccolo numero di specie che per lo innanzi si conoscevano dei terreni lerziarii , n' è di recente succedulo uno grandissimo per opera di accurati esploratori , come del Pr. Heuss di Praga» e del sig. Hall di EiJelberga. Noi ne possedevamo anche alcune poche specie delle Calabrie e della Terra d'Otranto ; ma un ter- reno tanto abbondevole quanto quello teslè menzionalo di Pozzuoli non ci era alato fin qui concesso di osservare , sia per numero d'individui, e sia pure per diversità di specie. In questa sola località , luogo detto le Slarze , si contano iS specie di Cipri- dine e 12 Citerìne , io tutto 3o; mentre nella totalità ne posse- diamo 4-6. In ordine a tale abbondanza e frequenza succeda l'argilla figulina di Leqmle presso Lecce, ed a questa la marna di Taranto ; tre a quattro specie sole essendo comuni alle restanti località. Eccone la serie : I. Cypridina aequalis Cos. Ischia in S.Alesandro 2. biplicata .... Amato 3. centronota Cos. Pozzuoli 4. cicalricosa lienss Lequile , Amalo 5. Ciceroniana Cos. Pozzuoli 6. clypeolala Cos. Pozzuoli 7- cornuta Reuss Calabria, Pozzuoli 8. coronala Kòia Pozzuoli 9- cultrata Cos. Pozzuoli IO. deformis Pie u ss Pozzuoli II. dicerala Cos. Pozzuoli la. emarginata Cos. Pozzuoli (1) Vedi Supplemento alla dfsrri/ion* di uu Erpelolite idrotermal» nel ri'udiroiiio dp] 18o3 p. 139 sigg. i3. i4. il). j6. '7- 18. '9- 20. 21. 22. 23. 25. I. 2. 3. 4. 5. 6. )( 22 )( bis r X Cos, honiila Cos. Iurla Cos. inlcrmodia Cos. Luculliana Cos. pedunoiilata Cos. jjiiicl;ila l{euss Puleolaria Cos. reliculata Reuss semicoronata Cos. speclabilis Cos. tricuspidata Iriiilicala Cos. Cjlhorina abscissa • arcuala ovula coiiiuncta — — gracib's 7- 8. 9- 10. 11. 12. i3. a. i5. i6. J7- 18. 19- Keuss Msl. Cos. Cos. Cos. Cos. Cos. Cos. Cos. laevigala mulabìlìs prona parallela somiluiiala (arcuata) senilis ovulala Cos. subcielloidea Msl. recta Cos. Aenariensis Cos. nasuta Cos. latissìma Cos. Cos. mjliluiJes Reuss. Pozzi ioli Pozzuoli hch a Pozzuoli Pozz oli Pozzuoli Amalo Pozzuoli Pozz ioli Pozzuoli Pozzuoli Legnile tequile Pozzuoli Pozzuoli Pozzuoli Pozzuoli Pozzuoli Pozzuoli Serrucypriola Pozzuoli Serracapriula Pozzuoli Pozzuoli Pozzuoli, Lama Pozzuoli Ischia Ischia Monlel. lucilia Montel. Lequile 20. 21. X ^^ X rudis Cos. Lequilf unguis Cos. GeJtacei Rzz: oli Non è nostro iulendimonlo andar fjiii noverando lullo quello che di raro o di nuovo si è raccolto di questa eslesitsiina classe; che certamente saria troppo hingo. Daremo solo un rapido cenno del più importante come caralterislico del suolo, e quindi inte- ressante per la patria geologia. Pleropodì. Segnalammo ne' precedenti Cenni una specie di Cresta^ trovata insieme all' Atlanea nella marna di Notaresco. Ulteriori ricerche mi anno esihito la Cleodova lanceolata ia quella di S, Alesandro (in Ischia), di Monteleone, e di Reggio. Sono si copiose in qnesl' nlliuia locatila , che predomina quasi tra gli abbondanti foraminiferi de' qual: è gremita. Oltre alla lanceolaia però un' altra ne abbiamo scoperta, che se ne discosta per la mancanza di quel rigonfiamento api- cale che ne forma un carattere proprio e distinlivo , ed anche per un cerio slargamento che soffre nel mezzo del cono non os- servabile in quella. Provvisoriamente noi la contrassegniamo co!- r aggettivo sajiUala. Più rara si, ma trovasi con queste due associata pure la Cresta Gadus di Rang, Si sa oggi che quel dotto Naturalista à cre- dulo riconoscere nel Dentalinm coarctatum una spoglia di Pie- ropode, riferendola perciò al suo sotto genere Cresta; e davii^^li per distintivo il nome di Gadus , nume stalo già assunto da Montago come generico per la slessa conchiglia. Io quanto a questo concetto ci riserbiamo emettere la nostra opinione quando pubblicheremo du lai genere. Per ora ricorderemo solo aver trovala la stessa specie io Ischia, Notaresco (.i), ed altrove. (iti Qui>i aiconipagnata ancora dal U. Oiulum, )( ^^ )( Gasttvnio'Ji. Irnlnsciando di far qui moiizionc Hi cpitf niinutissiim' se non microscopiche specie di quest'ordine, le (|iinl( 8on da IcDersi ancora di equivoco genere (i) ; come pure di talune nlire, rare almeno se non del lullo nuuve; uon possiamo dispensarci iignalmenfo di segnalare un Murice , di cui siam debilore al sig.' Marchese Gagliardi da Monleleone , che corle- semenle , e per amor di palria e di scienza , ce lo rimetteva insieme ad altri fossili di lai natura. Questo Murice in fondo non sembra essere altro che un individuo gigantesco del trun- cultis. Ma tanto esso eccede le dimensioni sotto le quali pre- sentasi quesla specie e viva e fossile, e tanto le sue varici rile- vano 0 si ramificano , che ninno sarà per convenire su questo modo di vedere. Troviamo fillronde in Gualtieri ( Tab. XXXVIII) , sotto Dome di Purpura curvirostia , una specie cotanto affine , cho non esilerei a dirle identiche , se ragioni pari alle precedenti non mi ritenessero. La specie del Gualtieri à dimeijsioni do[)pi<.' quasi di quelle del nostro Murice ; e le pieghe sul uìargitio delle sue varici si terminano più divise e quasi frondoso. Nel nostro le pieghe si trovano identiche, ma essemlo Tassile ed un poco sdrucito , le loro sfrangiature m irginali mancano , ma sf* ne veggono le fratture. In mezzo a lali an)biguilà, riprulestando sempre avverso quelle minuziose e materiali comparazioni, ed a anelli pia o meno dai quali si fanno derivare sovente le diffp- renze specifiche, ci atteniamo al comnn modo di vedere ; e lo regislriamo sollo nome di Murex Gagliardi, per tribolare al venerando signor Marchese Gagliardi un segno non perituro di riconoscenza. L' esemplare à 4- pollici e 9 linee di altezza e 3 di lar- (1) Troviamo di tal natura alcune conchiglie non maggiori di due mil- limetri in diametro, le quali anno il carnllprc dil Planonorhis , essendo marine ; altre stanno tra mezzo ai Solari, alle Delfiuole ed alle Bifronzle. Koi le descriveremo in un gruiipo isolato, per attendere il giudizio de'pivi. )( 23 < ghezza , non misarando 1' espansioni o ramificazioni delle varici; con quesie giunge a quallro pollici e più ; le sue selle varici si ramificano ben nove volte nel lembo, prolungandosi massìraa- mente la seconda, ed incurvando in dietro; le altre sono molto minori, ma seguono lo stesso andamento; tra queste ve ne sono olio intermedie minori ; e poi tutta la conchiglia è a traverso profondamente solcata e striala. L' apertura è ovaio-rotondata , il peristoraa solcalo, il labro esterno dentellato, liscio V interno; la coda largamente scanalata e Iroucala. Un'altra specie ancor mollo distinta abbiamo della mede- sima località. Non può assimilarsi essa ad alcuna delle specie note ; ma siccome V individuo è mollo sdrucito, così ci astenia- uio di definirlo, aspellando che qualche altro esemplare meglio conservato ne venga fra le mani. Oslrea Nella Ferrera di Monteleone, l'arenaria di questa iocalilà racchiude fra le tante specie di questo genere anche r O. crassissima , una delle più grandi specie conosciute del mondo antico, giungendo a due palmi di lunghi zza, ed al peso di 6 rotoli la sola valvola inferiore. Quosla specie descritta da Marcel de Serres costituisce banchi estesissimi ne'con torni di Bar- cellona , ma da Monteleone si è per la prima fiata otleoata, e sombra rara. Pecten latissvntis. Questa specie, la maggiore del genere, che noi riportammo da Monteleone fin dal iSay , trovasi non rara nella slessa località , ed è conosciuta come propria de'ler- reni subappennini. La Calcarea di Pietraroja pertanto racchiade pure la stessa specie, nella quale però i raggi sono molto ap- pianati , siccome meno convesse son le sue valvole. Branchiopoii. — Terebralula pecliuoidea , n. Bellissima , grande , ed unica à qncsla specie proveniente dalle falde del Malese, essendo siala trovala tra Pietraroja e Sopino. Pinna Ir uncala. Phil. Fossile di Serracapriola, luogo dello le Fornaci. Non ancora era sfata trovata fossile tale specie, come rarissima e dubbia appariv.irie i)er lo innauzi iin'aìlra, la P.riili\-. Noi abbiamo fallo conoscere di lai genoro una specie noi» infre- quente, ed a quella aggiungiamo l 'attuale, che non lascia dub- biezze intorno alla sua sj-iecifica diagnosi. Gastrochaena. Non è più nuova nella scienza, ma recon- tissima la scoperta di bivalvi terebranti che vivono allo interno della sostanza conchigliare di diverse spoglie di molloscbi testacei. In quella di un vecchio Mvrex Irunculus fossile presso Taranto noi abbiamo trovalo una minutissima Gastrochena , che occn- pava precipuamente le sporgenze spiniformi delle sue varici: rè ve d' è una sola che non fosse penetrala da un individuo di tale specie. Vi sia tanto celata , che ove l' erosione non ne avesse posto a ondo 1' esterna apertura dell' ostello, non si sarebbe se- spettato esservi dentro on ospite straniero. La specie è pertanto distinta , per essere non solo minutissima , ma ben pure por caratteri organici. cc^iviodeimi, S* indicarono ne' precedenti cenni alcune specie dì Echini dell'Arenaria di Baselice, e di quella di Monleleone ; ma non entrammo mai in questo campo col proponimento di esporre tolta la serie di quelli che s' incontrano ne' diversi terreni del regno. Non devesi tacere che di anno in anno questa serie si è au- mentata per le continue ricerche fatte, sia direttamente, sia per lo mezzo alimi. Ma essendo ora giunta a tal segno da poter- sene giovare i geologi ; ne potendo prevedere se la monografia allestita per la stampa possa veder la luce ; non sarà discaro esibirne una synopsis. Faremo però avvertire , che mentre molti generi dell' or- dine degli Stelleridei novera la Paleontologia nei terreni giu- rassici nel Lias e nel Cretaceo, non si cita che un solo esempio per i terreni terziari. Al quale or se ne deve aggiungere oa'ai- )( -n i Irò spIendiJissimo offertoci dalla Toscana, col Cr&naster disco» perlo neir arenaria mioceua di quella regione. Questo rimar- chevolo vólo deriva senza meno dall' essersi atteso a riconoscere gli animali di quesl' ordine dallo intero loro scheletro , o da brani siffatti da eccitarne facilmente la idea. Ma siccome l' os- satura loro si compone di ossetli di figura e grandezza diversa, e sono facili a risolversi e dissestarsi, seguila la morte , difficil cosa è il trovarli cosi conservati, od almeno improntati. Se d'al- tronde si fosse posta mente a quei tanti ossetti che si frequèn- temente si trovano nei terreni a tritumi , nelle marne e nelle argille, si sarebbero accorti che i slelleridei, non solo non man- cano, ma neppar sono rari. Vero è che per siffatta ricognizione è necessario essere anticipatamente ben informalo della compo- sizione scheletrica di questi viventi; ma siamo convinti del pari, che senza il corredo della notomia comparata la Paleontologia si restringe a poche o materiali conoscenze d'immagini di forme e di empiriche definizioni. E increscevole il non potere descrivere astrattamente tutti i documenti per noi raccolti su questo argo- mento ; ma il nostro lavoro sarà accompagnalo da tali dettagli da porgere ad ognuno il facile modo di riconoscere i generi per lo meno, al quale si riferiscono gli osselti che gli verranno facilmente alle mani. Lo slesso è a dirsi per gli Echinidi : che, non dai soli scadi interi o mutilali deve attendersi 1' essere avvertilo della loro pre- senza. Le schedole, gli aculei, gli ossetli dell'apparalo masticatore, sono tutti ottimi elementi per restarne almeno informato. Che anzi per gli aculei si può ben raggiungere anche il genere o la fami- glia a cui spettano, E qm dobbiamo dichiarare, che noi non divi- diamo l'opinione del sig. Catullo, il quale vorrebbe eliminare gli aculei degli echini come insufficienti a definire le specie. Quando queste appendici sono ben conservale e ben conosciute, valgono quanto i peli de' vertebrati, le piume degli uccelli, gli scudi dei serpenti, le scaglie de' pesci, ec INè quando non si può questa )( 2S )( raggÌQDgere sodo perciò del tallo inaliti al geologo , il quale se ne giova in ogni caso per riconoscerne la presenza nel terreno in esame. Oad' è che in questa classe noi noo abbiamo omesso dì far tesoro eziandio di tali elementi. CATALOGO DEGLI ECHINIDI FOSSILI DEL REGRO DI NAPOLI. 1. Schizasler canaliferus, Ag. 2. Micraster cuboides 3. Micraster subrottindus A' Spatangas 5. Galerites castanea 6. Discoidea (Holoclypus)Peucetius Cos. y. Ecbioolampas Salenlinus Cos. 8. Clypeaster alias g. gibbosas Marc, de Ser. 10. ' rosacens Aact. 11. • I' crassicostatas Ag. 12. ■' complanatas Cos. i3. Amphiope perspicillata i4. biocalala i5. Scalella paalensis i6. Echinocyamus complanatas Cos. ly. . perlurbatus Cos. i8. granulatus Cos. ig. anliqaas Cos. 20. Pedina Cos. 21. Cidarites volgaris 22. Echinas 23. 24- Echinomelra solcosa Pozzuoli Lecce Nardo Lecce Gargano Bari Lecce Monteleone e s. Gio- vanni in Fiore Ivi Jvi, e Cosenza Montel. e Baselice Basel.{ Uomo-morto) Ivi hi Ivi Monteleone Taranto Calabria Amato Majella Lecce Ivi )( «9 )( 2i». depressa 5. Pietro in Lama presso Lecce 26. Goniopygas pygmaeui Cos. Cannitello 97. Asterias Calabrie 28. Ophiora Ivi 29. Mullericrinns Capri, Massa, ee. yotawiivtfeti. NoD è possìbile Io andar narrando tolte le specialità di questa classe io rapporto al nostro suolo, e talune ancor per la scienza. Esse si potranno fra non guari rilevare nel secondo fascìcolo prossimo ad apparire della seconda parte della nostra Paleontolo' già. Qui ci limiteremo quindi a due sole, ed a talune osservazioni più generali, le quali anno una importanza ed nna applicazione molto più estesa. Fu già annunzialo altrove (i) essersi trovata in Pozzuoli una specie del genere Favjasina , ed in Ischia nna Verneulina : le altre due seguenti sono di quelle per molti aspetti di maggiore importanza : la Flabellioa granulata, la Pavonina italica. Il genere FtabelUna comprende 5 specie, Ire delle quali e- sdosive della creta bianca del bacino di Parigi , e due dell'eocene di Mans: d' onde il sig. D'Orbigny à dedotta la conseguenza, che questo genere sia proprio e caratteristico de' terreni cretacei. La nostra Flabellina granulata pertanto proviene dall' Argilla bigia di Casamicciola,ove però è molto rara. Quindi Ggura essa nella serie come eccezionale alla norma prestabilita dal prelodalo scrittore. Il genere Pavonina è stato fondato sopra unica specie vi- vente Dell' Isola di Cuba. Né i mari attuali, né i terreni di Earopa (1) Osserr. ulter. intoroo ai FoM. ergao. di Poztuoli , rgndiconio del 18SS pag. 144. )( ^0 y 0 di altro conlinenle Gn qui esplorali anno schiuso nllro csompio di lai falla. Noi ne abbiamo Irovala ima seconda sppcio, per la prima fiala, nella marna arj'illosa di Roggio, nò sommampnlo rara. E per conlrapposlo alla località dolla prima, abbiamo appellala la S'conda Pavonma italica. Essa ci à porla occasione di moglie riconoscerne l'inliraa sua slriillura, ed anche le anomalie alle qnali è soggetta. Dalle qnali cose n'emergo la persuasione, che nn lai ge- nere non solo è impropriamente regislralo tra i Foraminiferi, ma che per niiin conio può essere riguardalo come spoglia o fabbrica di animalo. E da tenersi al contrario per produzione vegetale della classe dei Talassìofili, stringendosi per inlima organizzazione alle Lunuliti-, e meglio ancora alle Dixcopore. La riterremo pertanto col D'Orbigny tra i Foraminifen del- V ordine degli Sli'costegi ; e nel darne la descrizione esporremo le ragioni per le quali debba esser sottratta da questi, e riposta fra qaelli. Lo esame esleso sopra mnrne od argille di più che cento loca- lità del regno ci à dimostrato, che ciascuna di osse racchiude una specie predominante, la quale appena si fa avvertire in qualche al- tra, o manca afl'allo : cosicché servir può essa di marchio per di- stinguer ciascnoa delle argille o marne sudilelle. Cosi, a cagion di esempio, la marna bigia di Notaresco si dislingne per la presenza della Nodosaria clava., quella di Ceppaloni per la Nodosaria mullicostata, T analoga di Taranto, posta snlla sponda meridio- Bale di Mar piccolo, per la Nodosaria A/spida, V argilla fij)[olina d' Ischia per la Brizalina Acnan'ensis, la marna bianca di Heg. gio per la Truncatulina polymorpha, e per la Lingvlina lacvi- gata, la marna di Lequile presso frecce per le Fialine, quelle del littorale peucezio per le Polymorph'ne, ec. ec. Considerate iodi nel loro insieme si trova, che le Pohjstomelle frequenti nelle marne delle Puglie e de' due Principali , sono rare altrove, e mancano quasi ? o inforoci- vano fra di loro , e per proprio conto , o acconciati a servizio di piò grandi potenti. Le ambizioni deste da fortune poco sperale aveano buono ogni mezzo di salire in alto , onde quella gara di )( 38 )( piccole perfidie, di frodi , di pugnali, di veleni , di che ancotn ci accusano gli sirauieri. Pure fra quei tempi, e da quel lezzo sor- sero Macchiavelli e Michelangelo , Galileo e Raffaello , Ariosto e Leonardo da Vinci , Tasso e Gellini ; sarse il secolo più splendido deir arte italiana. Come ciò potè accadere , e quale fa il principio avvivatone di quelle opere di arte ? In quel tanto rimescolarsi di eventi e di sciagure , avvenne un fatto a prima giunta strano , che la vita si rivesti di una certa serenità , di un godimento , che 1' arte venne ad abbellire delle sue immagini. In quasi tutte le scritture di quo! tempo trasparisce T impronta di questo vivere per godere della vita , dello studio di far che tutto concorresse a renderla più lie- ta. Il dolore sfiorava appena quelle anime fatte tetragone ai suoi colpi , rivelavasi piuttosto come un desiderio non satisfatto , che come un male grave e soprastante. E nemmeno Y altezza della scienza non bastava a spegnere il sorriso ed il brio di quelle fronti sempre giovani. Macchiavelli dal fondo di una carcere celia con sonetti ed epigrammi giocosi, tralascia di scrivere il Principe , le Decadi di Livio, e la Storia di Firenze per la Mandragora e l'Asino d' oro: a Derni un sonetto lepido costava la vita , ed egli sotto la mala signoria del Duca Alessandro non si ristava dal berteggiare con sonetti ed epigrammi , anzi ne toglieva argomento. Fatto strano, ma non al tutto inesplicabile, chi voglia por mente che dopo tanto combattere, e dopo tante speranze andate a vóto nei secoli precedenti , V eccesso dei mali avea gitlato negli animi quello sconforto, e quel disperare funestissimo ed ultimo dei mali di una gente. Di qui quel desiderio di felicità e godimento in- dividuale, che non ebbe se non poche, coraanque granài eccezioni. III. E per quel che più da vicino risguarda gli scrittori , vuoisi ancora ricordare che il secolo precedente avea desto negli animi ){ ^ x quella vaghezza del greco , e del latino , che avea cerco con tanto amore e divulgato con tanto stadio. Ora quella vita che in- formava la greca e la Ialina lelleralara era ona vita di gloria , che parve cosa da non più oltre sperare, e di una certa luce e se- renità di godimenlo , che consonava mirabilmente col genio di quel secolo. Quindi V arte si rivolse a riirarlo , ed a trarne le sua inspirazioni. Platone , e quel suo continuo aspirare verso una mi- steriosa bellezza , soccorse a quegli scrittori , a quei poeti che pia nobilmente sentivano , che rivelavano la quiete e serenità dello spirito , la quale si argomenta meglio dalla qualità del suo desi- derio che dal non averne alcuno ; poiché lo spirilo ha sempre bi- sogno di sentire o di fingere almeno alcun che di affettuoso e di malinconico , che è bello e fa gentilezza. Di qui quel nobile con- cetto dell' amore , quel culto novello della donna , di qui quella cortesia di forme , e quei tanti poeti erotici , come il Casa, il Bem- bo , il Tasso , Yiltoria Colonna , Galeazzo di Tarsia. Ma il goiiere materiale della vita , il godere senz' altro del corpo , e de' sensi , ebbe la soa espressione in una poesia meno sublime , mon pura , e che più che dal sentimento teneva dalla i- mitazione de! mondo di fuori. E però ricca d' immagini , piena ri- boccante (li vita , e di una grazia e venustà unica al mondo. Aa- lori di qursla fnrono gli scrittori di commedie, e di poemi romaa* zeschi ; principe de' quali , e tale che altri non si può nominare dopo di lui , fu come ognuno inlende , Ludovico Ariosto. Cosi , oltre la Commedia, i Poemi romanzeschi , ed i Sonetti o le Canzoni erotiche, sono i generi preferiti del 5oo. Gli scrittori de' primi furono nuovi , originali, 0 s' imitarono fra di loro , che l' antichità nulla porgeva di simigliante , traune forse qualche cosa del Boccaccio. 1 poeli amorosi imitarono , coma era di ragione , il poeta dell' amore, il Petrarca. Di questi molti riuscirono freddi e noiosi rimatori , perchè poetavano senza vena di affetto vero , e di fantasia , onde il giusto lamento di coloro che gli accusano di aver guasta l' arte riducendola a on povero )( 4o )( ricucire Ji frasi , e di mezzi versi del poeta loro maestro. Mft vuoisi nondimeno considerare che di queslo danno non fn cagione r imilazione del Petrarca , sì bene il poetare senza ispirazione, cbe riesce sempre lalso e freddo , o che s' imiti il Petrarca , o un al- tro , o che non s' imiti nessuno. Ne mi fermerei a notare un fatto così chiaro , se taluni dall' esempio de' petrarchisti non traessero una conseguenza contro q(ialun(|ue specie d' imitazione bene inle- sa, che in una letleralura formata parrai sia condiziono necessaria dell' arte. La predilezione pel Petrarca nei cinquecentisti , oltre all' i- denlilà del subbielto , o alla continenza, come essi dicevano , della poesia , eh' era in entrambi T amore , fu in loro ingenerala pure da quella sua forma così gentilissima e piana. In falli come nota speciale e peculiare della poesia di qnel tempo , vuoisi porre questa grande importanza data all' esterna forma , alle ragioni del ritmo e dell'armonia. IV. Del qnal fatto è bene fermarsi un poco a cercar le ragioni. E pare a me fossero due principalmente. Innanzi tjlto , fra quegli amatori per palio e per istudio , moltissimi s' ingegnavano in mancanza di altro di avere almeno lode di questa esterna lin- dura eil eleganza di parole ne' luro componimenti. Ma poi la poesia di quel tempo era , come a dire , nobile e cortigiana , si aggirava per le accademie numerosissime , e per le corti (lei Principi, (ie'C;!rdiiiali, fra cavalieri pomposi, e donne cippale uso a sentirsi j)nrlai'e in sonelli e madrigali , onde non si conveniva mostrare ninna benché minima asprezza di forma osler* na. Perchè (juesta era la pnrle , che come più materiale era sola e meglio intesa e giudicala da quei Principi , da quei cavalieri , da quelle donne , né se ne riitavano , pò che niente pare esserci che più solletichi 1' amor proprio umano del profferir giudizi in )f4' < fallo di arte. La spconda , e più grave ragione , fu che allora ia pilliira , la scolftira , e 1' archilei lura salirono in quella eccelleuza che ognun sa. Onde entrò negli animi un fervore ed un cullo gran- dissimo di qoesle arti. Nelle qaali sendo la forma esterna quasi tallo, agli scriltori, ma poeti specialraenlp, parve il sommo dell'arte loro il dare ai componimenti quella levigatezza esterna , ed una certa abbondanza d' immagini , che sarebbe siala loJe , senza im vizio che la guastò e rivolse a male. Vizio che forma anche esso una impronta particolare della poesia di qael tempo, specialmente della lirica. Perchè l' immagine faccia bellezza , o deve essere porla dalla natura esteriore , ed essere di per se naturalmente bella , o deve stare in certa atlittidine, o movenza dell' iilea intima , che è come una forma spirituale che questa piglia. Quanto a quest'ultima im- magine ,. per trovarla è mestieri concepire altamente e nobilmente l' idea , amarla con affetto e fantasia d' artista per coglipre quel momento supremo e fuggevole in cui si rivela come bella. Ma questo non polca avvenire di quei rimatori , che scriveano sonetti «morosi per patio , per oso , per vezzo di secolo ; essi non senti- vano amore, più di quanto i moderni rimatori sentano il dolore, che è il loro luogo comune. Reslava che l' immagine fosse presa àa\ bello naturale ; ma in questo la fantasia non li soccorreva , non mossa dall' affetto , la natnra parve loro povera , tanto tutti ripetono alcuni paragoni che erano tenuti il sommo dell' arte. Cosi la immagine fu creala dal poeta , per convenzione : ogni concetto ideale ebbe Dna forma plastica, falla tale per oso, le pietre, i crani dei sepolcri parlavano, rispondevano gli uccelli, i Biimi, gli alberi, la morte non compariva mai senza la falce , falce avea il tempo , strali ed archi l'amore ; gli occhi della donna erano sempre soli e stelle che piovevano il verno e la slate non sulla terra, ma sull'ani- mo islesso del poeta. Perciò la poesia vesti questa nota di obbiellivo, pigliando dalle arli pittoriche i mezzi che esse hanno finiti di rap- presentare i concetli della mente, dando loro corpo e figora, che X 42 )( spesso non sono , né possono essere ohe tradizionali e di conven- zione. Ed oltre la perenne imitazione del Ialino, che spesso reslrin- geasi ul suono del periodo , da questo vezzo d' immagini e segni materiali non rispondenti alla interna bellezza se non per patto ed uso, venne pure nei prosatori quello scrivere largo e diffaso; onde avveniva die spesso in molli lunghi periodi non si racchiudesse che una meschina , o troppo volgare idea. Ed ancora dalla grande importanza della lindura e precisione esterna del verso , dall' a- verne fatto il sommo T essenza dell'arte, venivano poi quelle loJi di suprema eccellenza che si davano fra loro. A noi paiono certo esagerate , ma a quei tempi doveano sembrar vere ; perchè se l'arte slava in questo, qual versificatore di quei tempi non aggiun- geva, se non sorpassava l' istesso Petrarca ? Cosi Dante dovea riuscir loro poco giudizioso poeta. E qual- che sua durezza, o scabrosità di ritmo scandelizzò tutti,e parve da fuggire. Per modo che anche coloro che si volsero allo studio della Divina Commedia , come il Celli ed il Varchi , vi cercarono piut- tosto il filosofo che il poeta. Come tale Dante ora si può dire spa- rito , e più per simpatia di anima che per aJtro amato e compre- so forse dal solo Michelangelo. Il quale dispregio passò anche al secolo seguente , come è noto , e crebbe. Un pedante accozzatore di rime , come era Girolamo Ruscelli , non avrebbe ardilo dare del barbaro , e dello strano all' autore della Divina Commedia , se questa non era presso a poco 1' opinione del suo tempo. E Nic- colò Amenta, che intorno al l'jod scrivea la vita di Monsignor Sci- pione Pasquali , cosentino, detto del Malvezzo, dell' Achillini , e del Marini , soggiunge che « oggi giorno innumerabili poeli d' [- » lalia accorgendosi di avere smarrito la vera strada , sono tor- » nati cotanto indietro per ripigliar la buona , che vi è chi su- » perstiziosamente ha preso ad imitare Dante Alighieri. » )( 43 )( Cosi , per qnanlo i limili di nn discorso il concedono, credo si possa adombrare l' indole della letleralura del 5oo , quando sarse quella mano di scriHori , che ben può dirsi scuola Cosenti- na. Fra i prosatori principe, a parer mio, fu Sartorio Quattro- mani. Nacque egli in Cosenza intorno al i54.i. Da quel che ne scrisse Matleo Egizio , divise la vita fra Roma , Napoli e Co- senza. La fortuna , come suoi fare, non gli perdonò il pregio del- l' inlelletlo , e visse piuttosto strettamente, piegando assai mal vo- lentieri il capo orgoglioso al giogo anche dell' amicizia benefat- trice. Sei seppe Ferrante Carrafa Duca di Nocera , che lo volle con onorato stipendio in sua casa. Dopo breve tempo egli tornosr sone in patria , dove l'aspettava l'indigenza , e forse la mise- ria , ma di dove sapeva pure scrivere — « Intorno poi a qnel che I mi accenna, sappia che io fo poca slima se altri è per darmi, 5 perchè non ho bisogno di ninno , e mi vivo del mio in casa B mia , come vivono i gentiluomini della mia patria ,601' animo » grande , e che non si lascia abbattere dagli assalti della forlu- M na , e fo più conto di queste quattro leltei ucce , che mi hanno » concesso i cieli , che di tutt' i tesori dell' Oriento ». Di lui furono raccolte io un volume nelP anno lyà^ molte lettere , una versione in verso del IV libro dell' Eneide , un trat- talo della metafora , una versione della poetica di Orazio, una pa- rafrasi , ed alcune annotazioni sulla medesima poetica , alcnne poesie latine. Ma di queste ultime non porla il pregio di parlare , . lo scrittore quanto è si vede nelle sue lettere. L'eleganza delle quali è veramente maravigliosa , e dopo quelle del Caro , io non saprei trovarne al Ire simili in quel secolo in coi pure si scrivevano così leggiadramente. Sono indirizzale ai più insigni letterati e proiettori di letterali di quel tempo. Ve ne sono ad Annibale Caro, a Berardino Rota , a Berardino Telesio. Per la più parte riguar- X iX )( dano cose letterarie , ed il cinquecenlisla vi si mostra con lo sva- riato corrodo della sua Ialina e greca erudizione , con la belle/z.i della forma esterna , con l' insoffi ronza di ogni vizio di rilmo e d'armonia , col dispregio
  • 5 ( Qtialcho lampo di sdogno , qnalche parola dura e severa gi't- tala qua e colà contro qualche polente o coniro qualche isliluziont? del tempo, non proverebbe forse il contrario di qncl chv' si ilice? Colai che ordisse la trama di una vasta allegoria peccherebbe cor- tamente contro il suo stesso proposito, se venisse a volta a volta qaasì a romperla di saa mano, dicendo in chiari termini quel cho voleva nascondere e dissimulare. Non e' è mestieri danqne di argomenti : ma una grande av- vertenza si vuol fare che basterà per lotti. Non è possibile formarsi più fallace concetto dei grandi no- mini e dei grandi scrittori, che quando alcuno se li fìnga in opjIl sig. Perifano presente alla tornata ha annunziato che farebbe oggello di una novella discassione la importante noti- zia del sig. Volpicella , dicbiaraodo le parole dell' ignoto Vi- terbese scrittore , le quali dar sembrano inaspettala conferma alle sae conghietture. Il sig. Genoino ha letto an sonetto intitolato alla Vergine Santissima. Finalmente il presìdenle cav. Tenore ha data una breve notizia di una specie di Cephalaria , la quale si è trovata com- mista al frumento , in un carico di grano , di cui ebbe egli la occasione di far» l'esame. Libri offerti in dono. Bossi (Vincenzo Antonio) — Principii {bfldamentali della teoria delle resistenze de' materiali , con sanli di definizioni e prin- cipii , ovvero manuale pratico ed utili esempii di applica- tioDe alle costruzioni , all' architettura ed alle macchine»-' Napoli i853 in 8. YoLPiCELLi. (Scipionp) — Gite , due opascolettì In 8. )( e« )( YORNÀTÀ SK 25 APRILE Il segretario perpetoo ha dalo leftara dì nna bozza di dedica da prempllersi al sesto volume de' nostri adi, del quale è vicina la pubblicazione. Avendone l'Accademia approvalo e ritenuto il dettato, si è deciso d'inviarla sollecitamente al sig. Direttore del Rcal Mi- nistero degli affari ecclesiastici e della Istruzione pubblica , af- finchè ne impetri dall' Augusto Monarca la Sovrana approvazione. Il socio sig. Giovanni Manna ha dato leltnra di nn primo Ca- pitolo d'un suo lavoro intorno al Credito immobiliare. Dopo aver discorse le prime origini delle istituzioni di Credito immo- biliare in Germania, ha parlato della loro successiva propaga- zione nella Russia, nelP Austria , nel Belgio e finalmente nella Francia. Ha mostrato come, nate per occasioni tutte particolari e locali , e specialmente per i disastri sofferti dalla nobiltà e dalla proprietà feudale in seguilo delle guerre di successione del secolo passato, si sono dipoi ingrandite e consolidate sopra nuove basi. Dall'esempio della Francia ha dedotta la congettura che le istituzioni del credito immobiliare siano di loro natura destinale a radicarsi e fruttificare presso tutti i popoli civili. Neil' inlendi.naento di chiarire questo importantissimo argo- mento, ha assunto il carico di provare: )( 67 )( I. Che le istituzioni di credito tendono costantemente e per loro natura ad un organizzamento solHario ed integrate ; per modo che da qualunque lato si cominci l' opera, si riesce presto o tardi ad un ordinamento totale e generale di lulte le diverse parli del credito reale e personale. Che per conseguenza, sic- come il credito immobiliare è tra le parli essenziali e non tra quelle puramente accidentali del credito oniversale, cosi lo svol- gersi ed organarsi di questo dee necessariamente portare in ogni dove r apparizione delle istituzioni fondiarie. II. Che non è meramente fortuito il modo di comincia- mento , cioè il cominciar piuttosto dalle istituzioni di credilo personale e mobiliare, anzi che da quelle *Bi credilo immobi- liare. Che anzi ci sono ragioni particolari di luogo e di lem|jo per le quali si dimostra utile e conveniente in certi paesi co- minciar dalle prime , ed in altri dalle seconde. Che , sebbena per questa dopjjia via si riesca al medesimo scopo , pure l' in- gannarsi sulla scella può ritardare e impedire di molto il com- pimento dello scopo. III. Che r esperienza delle grandi famiglie teutoniche , versatissime ed espertissime ora più di tutte le altre nazioni nella istituzioni dì credito, dimostra che la loro preminenza in questa parte, a fronte delle altre più antiche nazioni d'Enropa, è stala in falli ottenuta per due vie diverse ; presso gli uni si è co- minciato l'organizzamento dal credilo personale e mobiliare: presso gli altri si è cominciato dal credito immob Ilare. Che ciò non ostante , gli uni e gli altri tendono all' organizzamento so- lidario e integrale come a scopo comune del loro opposto cam- mino. IV. Che volgendo il discorso alle cose nostre , si troverà che noi siamo nella condizione dì qaei popoli i quali debbono cominciare T organizzamento del credilo dalle istituzioni di cre- dilo immobiliare piuttosto che da quelle di credito personale e mob/larc. Che il nessuno buon s'iccosso avuto finora dai molti )(GS) tonfn'ivi il' org.Tfì'zzam 'nio del credito presso ^i noi, debbano prii^cipnlmpnlo allribiiirsi a quell'errore della scelta e del modo
  • si può sperare nel regno di far entrare nelP intel- ligor'/a o rolla pratica onmnne i buoni melodi che Tanno la ricchp77.a o la prosperila economica di altri paesi civili. La dimnslrazione di queste tre proposizioni sarà accorapa- trnntn , swomlo ch(^ si propone 1' antore, dalla investigazione e .dairesnmf> doi modi pralici di attuazione delle istitazioni Fondin- r"p , 0 ootninrinndo dalle semplici società di proprietaria e «ìalle sociclà di prestatori, si passerà a discorrere delle Banche fomfiarie propriaracnfo dolte , dove l' improsa del prestito e onordinnla colla omissio-io di biglietti di banco , e del Gran libro dei debito immobiliare, che ginsta l'ardito concepimento «li qnnlche economisla , trasferisce 1' organizzamento del credilo immolli! inre dal cnmpo delle islitnzioni private nel rango dello isIilD/.inni pnbbliche e nazionali. Questa analisi servirà di fon- damento alia ricerca eziandio piò sppciale, circa la opportunità G convenienza di nna o di un'altra delle quattro forme saddetle allo stalo e condizione econora'ca del regno. 11 sig. Campagna ha nronnnzialo dne sonetti, il primo siti OJ."" anno della. sva rifa , l'altro per la morte del CUV- l 'i anceseo /Yarnrrn. )( 69 )( COMPIENDO IL LV. ANNO DELLA MIA VITA^ «OMETTO D* ondici lastri la pesante soma , Ch* io vo' nel dubbio e nel dolor portando . Sebben mi vince non però mi dornsi , Né mi ritraggo di me stesso in bando. Con r alloro poetico inghirlando Ancor ben io questa canuta chioma , £ r idea che vagheggio attorno mandQ Vestita deir italico idioma.' 0 Masa , eh' agitandomi par sei V animosa fedel rivelatrice De' miei pensieri e degli affetti miei , Fendermi puoi sol tu meno ìnFelice. Da te lungi la vita io sdegnerei , Che senza te sperar nulla mi licQ. Giuseppe Campagna, K 70 )( IN MORTE DEL CAV. NAVARRO Presidente della Corte Suprema di Giustizia. SONETTO jLe bilaDce d'Astrea reggono il Mondo Ben piò che le carezze o le percosse Della Fortana , e che deir oro il pondo , E che r arbitrio dell' amane posse. Ove tal creder mio vero non fossa Cesserebbe ogni vivere giocondo , Anzi ogni cosa del primier caosse Ricadrebbe nel baratro profondo. Par costui ^ vinto dalla Morte rea , Altamente , con l' opra e col consiglio , Le bilance trattar seppe d' Astrea. Lo sparir di costui quindi assomiglio Al mancar d' nna face , che rendea Oscuro meo questo terreno esigi io. ( Giuseppe Campagna. )( V )( Liòrt offerii in dono^, CBTA-GaiMALDi (Cav. Francesco) — Arlicolo storico d* Italia di- riso ÌQ cito epoche riporlalo nel r. dizionario enciclopw dico di Lipsia , ridollo dai Tedesco in italiano , con nota del Iradatlore — Napoli i853 in 8. Rendiconti delle adaoanze della r. Accademia de' Georgofiii— ^ Febbraio i854. )( 73 )( TORNATA DEGLI II GlUaifO Il Segretario perpetuo Ha dato lettara di un Ueal rescritto del dì 9 del cadato mese di Maggio , Col qnale la Maestà del fioslro Angusto Sovrano sì degna di accettare la deilica del sesto volume dei nostri Atti , del quale è prossima la |iiibbli* cazione. Il Segretario perpetuo della Reale Accademia delle scien- te , e nostro collega sig. cav. Flauti invia da parte di quel dotto consesso il programma per lo premio di ducati ^oo da esso proposto pel corrente anno i8S4: eh' è come segue. r lo m >no ad incifire allri perchè ponga in aporlo quanto la terra nativa gli por^'r» : p fac- ciara voti perchè riuscisse meglio che noi al compimento dell'o- pera iniziata. Ci rpsfa ora lo andare brevemente esponendo il nostro dise- gno , il qualp rettificato , ove si trovasse difettoso, po'rà esser se- guilo per l'omogemità dello iiwieme. Perocché , ove si gii;rio a ciascuno, e se ne apprezzassero gli elementi co' numnri ihe si posseggono , certo ne risulterebbe un lavoro diff)rine , che sarel)- be indi nu'Sliori riandare , riassumere , ed armon'zzare on'e es- serp comparabili le parti di cui si compone. Da c'ò molttplicità di scritture , hinj^hezza di tempo , ed indugio nel porlo a profitto delle scieize coi la Ittiologia fossile servir deve di ausilio. Quando altronde tutte le parti saranno analizzate e chiarite da uua sola mente , quando le definizioni e le descrizioni saranno date con u- nilà di principii e di (netodo, si avrà solo a temere gli errori so-or- ganti dai difetti di un solo ; quindi , riconosciuti , non si avrà che una sola menda d'apporre su tulio il lavoro. A maggiore chia- reeza del nostro divisaraento polrera.no addurre alcuni esempi che ci stanno sott' occhio; ma non polendo ciò fare senza onta dell'a- mor proprio de' loro f utori , sarà meglio lasciarlo al disoernimen- to di colofo che sono familiari in siffatti studii. Emerge qnindi chiaro da tali premesse che non si ammette- ranno in questa opera descrizioni e po'izie di mano straniera. Gli )( 90 )( originali snranno slndiali da noi nerlesimi , e da noi conservati nel proprio nmsoo, onde rispondere ad ogni dubbiezza che sorger potrà ; o chi' si trovino depositati in pubblici stabilimenti , «ve riesce facile a ciascuno riesaminarli. Perciocché nelle mani de'pri- va(i , essontiono facile Io smarrimento , mancar può il documento infallibile di qualche asserzione, che giuo-er potrà rip'jgnaal<; od ambigua. Forai taluno troverà tutte coteste minutezze superflue pe! geologo ; al quale sarà bastevole il sapore quali delle formazioni sono iltiolitiche. Ma se questo fu appen;) ammessibile dalla geolo- gia de' remoli giorni , oggi certo non se ne accoulenta. Vuoi essa anzi conoscere con molla precisione se le s[jecie di una data for- mazione appartengono a genie proprie di acque dolci o salate , o se vivonti promiscuamriite nelP una e noli' altra ; in fìue luHo le diETorenzo di statura, di aruiattiro e rivoslimenli cho trovar hì pos- sono ne' fossili coniparalivnnìenle ai p'^sci tullora viventi. Tulio questo iiiterviene alla soluzione di quegli oscuri problemi , cho si fanno presenti al Irasrondeute peosiere ii un geologo illuminafc Ed anche in questo difficile aringo le prime che vi entrarono fu- rono menti italiane. È troppo noia la gara insorta tra il Testa ed il Forti* , la quale ci disvela, in mezzo agli stessi errori, l'altezza alla qaale entrambi miravano. Che se non pervenne ne V ano né r altro alla dimostrazione del proprio leoroma , esso fo certamente tin comsBtlo sublime , o «lorosamente trattalo con quella copia di erudizione, quale i tempi loro accordavano. Oggi però non ò più permeaso limitarsi alfe 8aperfi«iali comparazioni , alle simi- gliai^e di forraO e di statura ; ma è forza addentrarsi nell'analisi ajintoniica delle parfi le più minute , ed è questo il modo nel qua- le cfl siamo proposti esibire la ittiologia fossile italiana. » H sig. Domenico Bolognese ha recitalo alcune stanze per la ìn»rfle del suo defonlo fratello Gennaro , giovine di liete speranze, e che, avondo comincialo a dar saggio del suo ingegno con applau- di«le produzioni drammatiche , fo acerbamente rapito da terribile t Itftalé morbo. )( 91 X ORE HVt. Vll!H19R« ELEGIA. Or che lo sdegno di od destio nemico Da tatfa gente mi caccia lontano , Cercando vò sa qaeslo colle aprico Un sollievo al mio daol , ma il cerco invano. Che in ogni parte qnel sembiante amico Dell'estinto veggio io dolce germano ; E sovra il ciglio mi richiama intanto ti desiderio di novello pianto. Il veggio è ver , non quale nn giorno egli era Colmo di vita ed in piò lieta sorte , Ma come il vidi nell' estrema sera Sformato già dall' alito di morte : Che mi volgeva in alto di preghiera Lento uno sguardo ... e poi di se più forte Per prodigio d' amor volle abbracciarmi , E morendo dicea — dea non lasciarmi/... Che vai di questa collinetta amena Tutto l' incanto , e la soave calma ? Che vai questa salubre aura serena , Se ognor 1' angoscia sul mio spirto ha palma ? Qui tatto è gioja , e nel mio core è pena ; Qui mi sorride il ciel , ma piange l' alma ; Qui nel bel del creato , ancor piò bello Mi s'appresenta il mìo sposto Fratello ! )( 9« )( E Uilh o^Vt rii>r,oTa al pensior mio l.n si ria del suo crudo alto dolor-' : Rnminoiilo ngni parola , ogipi desio , Ogni sc^spir di queir alFran'o cor/\ Ma il fi-'co sguardo dell' ultimo addio Un duol m' apporta d'ogni diiol magi^iitre ; E quando cereo d' obbliario , allora — Dr/i ton lasciarmi'/ — par che dica ancora. Qiifsta cara e dolente rimembranza ^11 m' ange il core , e il cor più la desia ! E pianilo ... e questo è il solo bon che avanza Alla «adente giovinezza mia ! Non più m'alletta an raggio di speranza , Pia non coro il Tupor d' insidia ria , Gho col veleno di sua bocca impura F no i giorni aitoscò di mia sventura ! Inaudite sventura , onde un baleno Più di {wce non ho , d( serio — oppresso ! Giovin suora (i) già spira , e stringe al seno L' egro fratello che a seguirla è presso ! E«l io cercando di parer sereno , Scrivere io deggio in quel!' Istante istesso , Sorivep lepide scene e aver presente La 900VSL estinta ed il fratel morente I fi) OuMta wrelW a Dama Ginlia , esempio di afTetlODee d) %uìii , moriva pochi giorni prima all' età di 26 anni. Bssa era sposa di fresco del giovine Bartolomeo Passare va- lente ar«hitct»o ed autore della nota commedia , I F»e»m , il (^fcia amaramente l' ha pianta ! }( 93 X Ed or la mano ei mi domanda , or chWe (^he de' bad più ferridi lo copra : Quanto più duino dal dolor mi Tede , Più calma infinge , e di gioir s adopra ! E sciama — se quel Dio nel quale ho fede Mi camperà da Morie che mi è sopra , Più di quanto ( amai ./' ùnfnenso affé Ilo , Saprò a lorurti , o mio JraiM diletto ! Ahi ! chi mi ('à conforto ? Ahi ! chi mi doua Un farmaco a lenir la piaga atroce ì . , . \\ canto de^.li cngei che intorno suona Non aggaaglia la 8ua diielta voce I Queste colline che mi Fan toron» t\ou hnn quei riso chft passò veloc ! Eqnesti fiori in sul!' Aprii ventiti Non dan 1' olc>zzo ellistir- vir'iiti ! Si gipvane moria , né mosse un d.:>ìto Di econfotto , né sdogno nnqua If) jjrtso. IC quando ansioso del dolor sul 1. tio Il collo plauso teatrale apprese ; Placido e rass guaio — oh benedetto , Sclamò , lo sventurato Pergoleae ! E in cosi dir la vittima s mbr»va Che di fior pria di morte un di si ornata. Poi nella notte dal desio portalo l^uovi in mente agitava eventi e scene , Che se da' mali fu il suo fral prcislrato , Lo spit lo era maggior delle sue peoL'. E mentre dalle veglie affaticato Gustava un' ora aifio di bouuo lune , Ecco s' inlese un' armonia d' intorno E u.i chinror yiie di ^plondiùo ^^iocno : £ aa glovio bdilo iacoatro ^li rnovea Con la lira alia maa , 1' alloro ia fronte ; A poeo a]poco eì declinar parea E ammorzar le sae luci altera e pronte , Fioche in quelle di un angelo il vedea Repente tramutar le forme conte , £ abbandonar la spoglia abbietta e sola Come dal verme la farfalla vela. E a lui rivolto — Fien , disse, o fratello , Non è stanza per le questa ove sei ; Lassù degli astri al padiglion più bello Fruir di Dio la vision tu dei. Qui avresti al par di me fato rubello , Noi Siam del fallo dell' ingegno rei , Seguimi in del ; qui son chimere e larve , Pergolese son io f ... disse — e disparve. Jl^mesto sogno ei mi narrava , e quando Di lagrime mirommi il ciglio molle , D' un sorriso il bel volto irradiando , Che calmassi il mio dnol promessa volle. E ascolta , aggiunse , io sol per te domando Pace al Signor che or prostra ed ora estolle ; Ma se morrò , più forte esser tu gi ira . . , Ci rivedremo in region più pura ! Coinè dair alma cancellar l' immago Di chi tai delti profferì morendo ? Di chi sospinto dal pensier presago Ne' casi altrui se stesso andò pingendo ? E che non mai di se medesmo pago , E io poca età tanta ala distendendo Potea dogii anni dalla scuola esperto Italia iogbirlaodar di un altro serto ? . )( 9^ )( Ahi f ho pcrduio , o mio fratel , ce il credo - E torno al tempo che al tuo fianco fui ; Ed a vegliar su! too guanciale io riedo , A confortar di baci i souui lui. Ma quando chiaro il disinganno io veJo , Ogni oggetlo detesto , evito altrui , E in fronte mi si rizzano le chiome Se ascolto Solo A\ fratti! 0 il nome ! A hi i' ho perdi to , ma terrò costante Di te membranza iufiuo alle ore estreme , Ih quelle poche gioie e delle tante Sffnlore e angosce che durammo insieme — E vivrò nel Uiio duolo , e nelle sante Memorie nostre , e nella cara speme Di rivederti un giornee in abbracciarli Dirli nel ciel — Più non dovrò Lisciarli / r?o non temer , diletta ombra , che io posaa Distaccarmi da te che amai cotanto. Verrò sovenle a confortar quell' ossa Slanche e deserte del fraterno pianto , E i pochi fior di tua modesta fotvsa Solo saran la mia delizia e il vanto Pensando ai di che della vita orbato Potrò io queir urna riposarti allato ! Domenico Bolognese X 96 )( A proposraioiie del socio sif;. Agostra» Gervasio , 1' Acoa- biicazioae iutesa ad illustrare priucipalmeote le auliche ni' morie delle nostre classiche contrade. Si sono acquistati per 1' Accademia i spguenti libri : Aescuyli Persae , cum scholiis raediceis , in usimi praelecliuDum, curavjt A. Mtineke -- Berolini MDCCCLIII in 8. BaoNN (H. G.) — Ind(X palaeoDtologicus — Slullgait voi. 3 in 8, i848, 18^9. GiEBiiL (C. G.) — AllgenaeinePalaeontoIogie — Leipzig i85ain8. Hermann (Karl Friedrich) — Lehrbuch der griechischen Anliqui- tàleo — Heidelberg voi. 1 , iS^i \ voi. Il , 184.6 ; voi. HI parte I , i8jo in 8. Lexicon lotios latinitalis, Consilio et cura Jacobi Facciolali, opera et studio Aegidii Forcelliai aluinni seminarii palaviui lucu- braluni , secuudum tertiam edilionem , cuius curaui gessil Josephus Furlauelto alumnus eiusdem seminarli, correclum et auctuui labore variorum — Schnebergae i83i - iS34 , tom. 4- >Q folio. LiNNAEA ENTOMOLOGICA — Zeitschrifl herausgegebcD voo dem eutomologischeu vereine in Slellin — Berlin , Poseu , und Broiuberg — voi. l- VIH , i84'^-i8j^ lu 8. Meter ( Hermann vou ) — Ueber die lieptilieu und Sàugelhiere der verschieiìeneQ Zeileu der Erde — Frankfurt a. M.i852 in 8. Pfeiffer (Ludovicus) — Mooographia pneuinonopomoruu} viven- tiuna — Cassellis , i852 in 8. ■e^ Monographia Huliccorum vivenlium — voi. I - HI Lipsia i853 in 8. QuENSTEDT (Fr. Aug.) — llaudbuch der PetrefakleDkunde — Tu- bi Ug'" i85i iij 8. )( 97 )( Zbttekstedt (Job. Wiih. )— Diptera Scaodinaviae disposila et descrlpta — Loadae i84-3-i852 lom. I - XI in 8. Libri offerii in dono. Atti dell' Accademia PonliGcia de* Nuovi Lincei , Sessione V del- l'1 1 Luglio i852 — Koma 20 Dicembre i853. Anzelmi (Domenico) — Esletica di lettere ed arti belle — Napoli 1 854 in 8. ScAHABEtLi (pr. Luciano) — Discorsi di Sci|)ione Ammirato so- pra Cornelio Tacito, a buona lezione ridotti e commentali — Torino i853 voi. 2 in 8. — Istorie Fiorentine di Scipione Ammiralo ridulle all'origi- nale e annotale — Torino i853 voi. '^ in 8. VoLPiCELLi ( pr. Paolo ) — Rettificazione delle formule per asse- gnare il numero delle sommo ognuna di duo quadrali, nelle quali un intero può spezzarsi — Roma iS53 in 4- TOajJATA DE 9 LUGLIO Con generale soddisfazione si è Iella una ministeriale da parte del sig. Diretlore del Rei Ministero digli affari i-cclesia- stici , e della istruzione pubblica , colla qual« comunica la co- pia di un Real decreto de' io del passalo nu se ci Giugno. Con esso la Maestà del Re si è degnata d' imi.arlire il suo be- neplacito alla nobilissima istituzione del cav. Tenore dell'annuo premio di due. i5oj giusta rislrumeulo sulfODenienle stipulato tra il detto focdalore e I' Accademia rappresentata dal Segre- tario ptrpoliio. )( 98 )( Si ù perciò risoluto di riograziare il Domiaato sig. Direi- lore per la cara da lui adoperala ad ottenere la Sovrana ap- provariooe , e di pregarlo in pari tempo a voler porgere i no- stri ringraziamenti all' Augusto Monarca , che si addimoslra iu Ogni occasione proiettore magnanimo della nostra Accademia. Il decreto , di cai è parola , è come segue. Napoli, iO Giugno iS54 FERDIfVAIVDO SI. PBQ LA GRAZIA DI DIO RE DEL RECITO DKLLB DUE SiCILIK , DI GSRUSALEBWB ec., DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO eC. ec. GIAS »aifi delia prima parte del Codice per lo Re- gno delle due Sicilie. Vedalo il parere della Consulta dei Nostri Reali Domini di qaa dal Faro. Sulla proposizione del Nostro SSiaìstro Segretario di Stato dH Grazia e Giustizia. Abbiamo lisolato di decretare e daicfeliamo qaanto segue., X99)C AaTlCOLO I. Concediamo all'Accademia Pontaniana, in questa Capitale, il Nostro beneplacito , perchè possa accellaro la sopra della di- sposizione fatta dal Cav. D. Michele Tenore , e con le condi- zioni e clansole espresse nel su riferilo alto , salvo però rima- nendo i dritti de' terzi, ABTICOLO 2. I Nostri Ministri Segretari di Stato di Grazia e Giustizia e delle Finanze , ed il Direttore della Ueal Segreteria di Slato degli affari Ecclesiastici e della Istruzione pubblica , ciascuno per la parte che lo riguarda , sono incaricali della esecuzione del presente Decreto. Il Ministro Segretario di Stato di Grazia e Giustizia Firmato, Raffaele Longobardi. Firmato, FERDINANDO Il Ministro Segretario di Slato Presidente del Consiglio de' Ministri Firmalo , Ferdinanuo Tkuja. Per certificato conforme Il Ministro Segreta' io di Stafo Presidente del Consiglio de' AJinistri Firmato , FERD^^A^Do Troja Per copia conforme Il Ministro Segretario di Stato di Grazia e Giustizia Firmato , R.iffable Longobardi. Per copia conforme Il Direttore del Ministero e Eeal Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici e della istiusionu pubblica Firmato, F. Scobza. Si è poi dato Qnovamente lettura di tatto il lavoro della commissione per lo premio Tenore , uf&u di prendere da esso le Qorme per la esecuzione del suddetto Keul decreto. )( '00 X LAVORO della Commissione per lo premio Temorb Signori — La generosa offerta fatta dal sig. Cav. Tener» dì Qoa rendita annaa di ducati ceutociuquaata per istituirsi uà concorso annaale allia di coronarsi ogni anno una memoria , indusse T Accademia a commetterci di preparare lutto quello , di che era mestieri, per condurre quest'opera cosi gloriosa pel fondatore, cosi utile per la nazione, e cusi ouorevole per l'Ac- cademia. Noi abbiamo nel miglior modo , che per noi si è puttito, soddisTatlo al carico — Ed abbiamo l'onore di pre»t*iitarvi !a bozza di una regola iudiriz/;ita a governar questa IUH^tll(it•a istitu- zione , e quella di un fstromeolo da stipularsi fra T Atxudemia ed il fondatore. Vi preghiamo ad kscoitarue la Iattura per fer- mar quello , che all' uopo Blitacrete conduceole. Parrebbe, che essendoci occupati a proporr! ii metodo da assicurar questa istituzione e beo ocodurla si uobila suo fine , dovessimo ancor propor?i gli onori da fare a questo illustre ha- oefico socio per rendergli le grazie , che gli «i debboito , od esaltarne il merito. Ma atti di queai& «orla u(hi haitoo bisogno di estrinseci onori per d.'.r gloria agli autori (oro. Do^m) aoclie molli secoli 1' opera da questo «apienle , e vrirtuooo foadala , dirà a tutti , che , À^ichele Tenore era Peraoiente dotto , per- chè amava tanto il sapere, ed era veramente virtuo, "i , perchè toglieva dal patrimonio, formato col frutto delie sue fatiche scieu- tifìche, an capitale vistoso per beneficare i fuoi connazionali. Né vi è mestieri d' indicar modi {)recÌ8Ì per maaifeslargli la no- stra gratitudine \ che già i nostri voti , e i nostri cachi lo di- coQ troppo : e od giorno in cai si aniianzìerà 1' opera islitaita, (xm Buth fadle ffenswe f impeto di tulli noi per cglaiarlo dì Iodi,; « di riograziamenti» Giuseppe Campagna Quintino Guanciali Co». Giovanni Gussone Giulio Minervini^ segr. perp. Uareh. Giammaria Puoti^ relatore » METODO PER IL CONCORSO ANNUALE AL PRBIf IO VOimiTO DAL SOCIO 6a«. vi^icnei© Oeno«e AST. ì. fn ogni IDOQ r Accademia PootaoiaDa darà on premio di dacati eeDtoctDquanta all'autore della memoria, o dissertazio- ne, che sarà stimata la migliore fra qaelle , che si presenle- ranoo , composte eopra soggetto proposto dall' Accademia me- desima. Art. a. Il concorso sarà aperto pei soli nazionali del Regno delie Dne Sicilie, escluso sempre ogni straniero, essendo scopo del- l' illoBlre fondatore promovere il maggior progresso delle scien- «e , e delle lettere nel proprio paese , e beneficare i suoi con- nazionali^ X »o? )( Art. 3. I sodi residenti dell' Accademia Ponlaniana saranno del pari esclasi sempre dal concorso , restando loro il nobile ofHzio di Giudici del concorso , e di concedenti del premio. L' Accademia intende così di illontanare anche ogni me- nomo sospetto contro F imparzialità del suo gìridÌ2>io< Abt. 4' Come r Accademia è divisa in cinqoe Classi ; così il con- corso verrà in o^ni nnno «pprto por giro sui rami di sapere , che ad una delle Classi appartengono ; ed in ogni cinque anni si avranno cinque concorsi, che risguarderanno le materie di tutte le cinque Classi. Art. 5. Nella prima tornala di ogni anno il Presidente dell' Acca- demia inviterà tulli i soeii a presentare nella seguente tornata ciascuno nn lenia nel ramo della Classe , a cui apparterrà in queir anno il concorso. E questo invilo sarà passato in iscritto a tutti i socii , che non sieno presenti nella tornata. I temi saranno nella tornala seguente presentati in tante pìc- cole schede piegate , nelle quali non sarà notato il nome de' socii che li proporranno. Queste schede si nielleranno in un'arca. Il Presidente le leggerà ad una ad una , ed il Segretario perpetuo le noterà una dopo T altra. Una copia di questo nolamento sarà rimessa a ciascuno dei socii che comporranno la Commissione dell' esame. )( io3 K ìàRT. 6,. Nella medesima seconda tornata dell' anno » il Precìdente dell' Accademia sceglierà otto sodi , dae per cìascnna delle 4 Classi, alle quali il concorso dell' anno non appartiene. Questi otto socii con tatti i soci! delia Glasse, a coi sì rì^ ferfsce il Concorso dell' anno , insieme col Segretario perpetuo, costituiranno la Commissione di esame del Concorso dell'anno. Il Presidente della Classe sarà Presidente della Commissio^ ne , ed ij Segretario Perpetoo aosamerà il sarico di Segretario della Commissione CD«desìm&<. Art. 7. Tnlte b volte , che la Commissione di esame dovrà ceca* paru di coee relative al concorso , si rad onera nel luogo del- l' Accademia, ma sempre ia giorni nei qaali non ci sia tornata Accademica. Abt. 8. La Commissione toglierà dalla nota ì temi, i quali eroderà che meritino meno l' attenzione dell' Accademia. E presenterà nella tornata seguente la nota dì quei temi , che crederà più opportuni. Nella nota i temi prenderanno un numero progressivo cia- scuno , ed a norma della serie de' numeri s' intenderà che la Commissione manifesti la sua opinione di preferenza. In questa operazione la Commissione attenderà sempre a questo, che i temi risgoardino principalmente l' illustrazione del proprio paese , 0 1' applicazione pratica di pubblica utilità. Xto4X , Art. 9. Lelta la nOla de' temi, l'Accademia intera sceglierà dcfi- l^tivaroente il tema da prò porsi. E qaesto si farà in questo mo- do : ogni Socio scriverà in una scheda il nomerò, sotto al quale sarà segnalo nella nota il tema ch'egli preferirà. Tutte le sohiMle piegate saran poste in un' Urna , e due iqnittinatorì , che il Presidente additerà , prenderanno ad una ad una dall' urna le schede , e le leggeranno a voce alla. Il Presidente, il Segretario perpetuo, ed il Presidente della Commissione noteranno quello, che apparirà dalle schede. E re- sterà scolto qnel tema per lo quale maggior numero di Bched» si troveranno notate. In caso di parità si sceglierà col bussolo, facendo dare ii voto se|ifirataroente sopra ognuno de' due temi. E se si cadorà una seconda volta nella parità , si sceglierà a sorte dal Pres- dente fra le due schede , che avraimo formato la parità. Art. io. Si assegnerà ordinariamente un'anno per il concorso. Ed, ov" il tema fosse tate da richiedere molto lavoro, sperimenti, o allro , si potrà :»ure , a giudizio dell' Accademia sulla proposta della Commissione , assegnare due auni. Art. IT. L'apertura del Concorso, il tema assegnato, il premio pro- messo , ed il periodo, entro il quale si dovrà scrivere, saranno annunziati nel giornale delle Due Sicilie, dove s' inserirà l'avviso tre volto in quindici giorni. }( io^ K AfiT. 12. Alla fine del periodo assegnato, e nei (ermìoi pfopriameil'' te, che saranno indicati, verranno presentate le memorie o dis^- sertazioni chiose, e saggellàte con ao segno , ed un motto sul piego. Insieme sarà presentata con ogni memoria ana scheda chiusa e saggellata, nella quale sarà notalo il nome, e T indi- rizzo dell' antore , ed al di fuori lo stesso segno , e lo stesso motto , che sarà sai piego. AtiT. i3. Gli scritti che perverranno al Segretario perpetuo nella for- ma indicata nell'articolo precedente, saranno dal Segretario pas^ sati alla Commissione , conservando gelosamente le schede sug- gellate coi nomi. La Commissione distribuirà ai suoi Componenti in giro la ttiemorie, in guisa che ciascuno le legga tutte. Poi conferiranno i Componenti della Commissione sopra tutte le memorie in una, o più volte, e fermeranno V opinione del merito di ciascuna di esse, che esprimeranno in una relazione ragionata. Ove per caso alla Commissione sembri, che nessuna memoria meriti il premio, lo esprimerà. Art. i5. La relazione della Commissione sarà letta nell' Accademia^ e le memorie rimarranno per un mese nell'ufizio del Segretario perpetuo , ove sarà lecito a tntti i Socii di aidarle a leggere Dei giorni , • nelle ore , che saranno indicate. 8 X ^oG )( Art. i6. Nella prima tornala dopo spirato il mese l'Accademia de- ciderà defiaitivameo'te del concorso , dopo essere slati avvertiti espressamente tatti i Socii. In questa tornala il Segretario perpetuo presenterà tutte le memorie, e tulle le schede suggellale, e ricorderà con qual ordine di preferenza sieno slate notale le memorie dalla Com- missione , senza rileggerne il ragionamento. Dopo di ciò ogni Socio noterà in una scheda la memoria, •che creda doversi coronare, indicandola per il segno, ed il motto, che si troveranno sopra ognuna di esse. Raccolte queste schede io un' urna , il Presidente assistito i noterà il conlenulo in una nota , che si scriverà dal Presi- dente , dal Segretario perpetuo, e dal Presidente della classe , e la memoria , per la qnale si raccoglieranno più voti, resterà coronala. Ove accada parità, si ripeterà la votazione nello stesso •modo. E se ci sarà la parità una seconda volta, si sceglierà per voli secreti col bussolo. Se questo sperimento nemmeno darà una decisione defini- tiva, il Presidente eleggerà tre socii i quali. Ielle un'altra volta le due memorie, nella tornata seguente proporranno 1' opinione di preferenza con una relazione ragionala. E sopra quella opi- nione passerà il bussolo a voti secreti. Art. 17. Dopo il giudizio sul premio , la Commissione di esame si QsirÀ un'altra volta per esamicare se fra le memori« escluse )( 1*1 )( dal premio ce ne sìa alcana , che meriti Yaccessit. E nel caso dell' opinione affermativa , la Commissione ne farà proposta aU r Accademia. Nella tornata seguente l'Accademia determinerà col bussolo 88 debba darsi Y accessit ^ e fermato il sì , definirà a qaal me- moria debba conferirsi questo onore col metodo stabilito per concedere il premio. La dichiarazione dell' accessit conferirà solo qq titolo di OBore. Art. i8. Il Presidente assistito da quattro squittinatorì , che sce- glierà fra i Socii presenti aprirà la scheda , sulla quale starà Io stesso segno , e lo stesso motto , che sta sulla memoria ap^ provata pel premio , e ne pubblicherà il nome in presenza di tolta r Accademia ; ed il Segretario perpetuo lo noterà nell atto della tornata. • Ove ci sia una memoria, che ahh\a..ollenu[o Y accessit, si praticherà lo stesso per pubblicare il nome dell' autore di essa. Tutte le altre schede saranno, senza aprirsi, dal Presiden- te e dagli squittinatori bruciate in presenza dell' Accademia. Art. 19. Ove per avventura nell' aprirsi le schede relative alle me- morie approvate, si trovassero nomi di persone escluse dal con- corso , queste persone non goderanno degli effetti del concorso medesimo. Art. 20. I ducati centocinquanta saran pagati all' autore della memo- ria Irascella con una polizza notala in fede. Una lettera di con- gratulazione scritta dal Segretario perpetuo in nome dell' Accade- )(io8)( Tnra accompagnerà la polizza, e la loltera sarà scrilfa sopra nna corta , che T Accademia terrà per questo uso, in cima alla quale sarà stampato il ritratto del cav.' Michele Tenore con la leg- genda del sno nome in giro, e sotto a questo l'epigrafe Premio BEL CONCORSO FONDATO DAL CAV. MlGHELE TeNORE : 6 la carta sarà ornata nei lati di an ramo di alloro. A chi avrà ottenuto KaC' cessù sark spedila lettera dal Segretario in nome dell'Accademia per significargli 1' onore che gli sarà stato conferito. La memoria coronata, e quella che avrà ottenuto ^accessit:, resteranno di proprietà de'Ioro autori, i quali potranno pubbli- carle per le stampe, sempre che vorranno. Ma se l' Accademia crederà di doverle anch' essa pubblicare , lo potrà fare senza che r autore glielo possa impedire, e T Accademia ne darà all' autore dugeolo copie gratis. Art. si. Se avvenga il caso, che non si presentino memorie alla fine del periodo assegnalo per uno de' concorsi annuali , o che delle memorie presentate nessuna si creda degna di essere coronata , o che il premio si trovi assegnato a persona eselusa , i ducali cento- cinquanta di queir anno costituiranno il premio di un' altro con- corso , che sarà aperto nell' anno seguente oltre dell' ordinario, iu guisa che iu quell' anno ci saranno due concorsi, e due premii da distribuire. Questo concorso straordinario sarà aperto a giudizio dell'Ac- cademia, sulla proposta ragionata della classe, a cui apparteneva il concorso fallito, sopra un nuovo tema, o sopra quello slesso già proposto neir anno passato. E si verrà a questo secondo sistema , quando ci sia luogo a considerare, che la gravezza e 1' estensione del soggetto, e i lavori, e gli esperimenti , che esigeva, non po- teano patir un termine cosi ristretto : ovvero quando l'importanza e Potililà del quesito richiegga, che non si estingua la probabilità
  • 1 ... . {m — i)(w — 2) tali ctie I equazione hnale non saperi il grado- (i). Per quanto è a sua conoscenza , d' allora in poi non è stalo ancor pnhhiicato il lavoro di Steiner intorno alle indicato ricerche ; né a qaelle Bj)eltanti ai punti di flesso ed alle lar- genti doppie , di cui anche parlavasi nel citalo fascicolo del Ilen- diconlo. Intanto nell'anno scorso (i85o) fu pubblicato ne'7V//ow' Annali di Malcmalica compilati da' signori Terquem e Gerono poter essere il numero de' ponti doppi di una curva algebrica del grado wj uguale ad {in - \)' : risultamenlo inesatto contenendosi (w — i) iD questa lormola tn punii più di quelli che in efl'etli può la curva data ammettere. Nel fascicolo di marzo ultimo degli stessi annali è stata ripresa la stessa ricerca dal sig. Transon, (1) Nell'introduzione sta accennata una via da seguirsi per ottenere r equazione di piusto grado ; ma essa è troppo lunga e penosa , né ivi è dimostrato che il sao grado risulti , eome dovrebbe esser», non maggiore ^. (m-i;(tn-2) X '3i )( e con OD andamento quasi simile a qnello (onnto dall'a. e fon- dato sa gli stessi principii , perviene alla formola esatta. Noi richiamar qnesti fatti il sig. Padola dichiara che non intende che il sig. Transon conoscesse il suo lavoro, qaanlnu- qne non sia perdonabile V ignorare dopo sette anni un lavoro pubblicalo nel Rpndiconto di ona delle principali Accademie I- taliane : del resto ferrare commesso , egli dice , è punizio- ne sufficiente per la non curanza che sembrano mostrare i Francesi per i lavori fatti in Italia. Né io avrei cercato dì parlare di questa priorità , se meditando di nuovo sulle ricerche in quistione non mi fosse riuscito di ripianare il vóto rimasto neW altro mio lavoro , e se nella memoria del sig. Transon non avessi scorto che le formale le quali si riferiscono a punti multipli in generale non sono esatte ; il che naturalmente dovea spingermi a vedere in che modo dovevansi modificare. La formola del sig. Transon , detto m il grado della curva ed y il numero de' punti di multiplicità ^ , è la seguente -_(WJ — jm)(27w((/ 1 ) — pt) Or , come avverte il sig. Padula , se in questa formola — 13 facciamo ot=5 e w=4' ne risalta y — r ; cioè che una curva di 5° grado non può ammettere alcun punto quadruplo, men- tre è facile il vedere che ne può ammcllere uno. Facendo ?«=7 e pt=4' ne risulla y ~~.-^ , quindi potrebbe snpporsi y = 2 , e ne seguirebbe che una curva di 7" grado potrebbe avere due punti quadrupli , lo che evidentemente è assurdo, poiché la retta condotta per questi punti taglierebbe la curva data , che è di 7<^ grado , in o(to puDtì. E così per molti altri casi è Facile il vedere che la formola è io difetto or in più or in meno. Pertanto 27;j 1 a. annunzia di aver trovato che quando — e un numero intero w, deve essere y-^n-^)(n--l--) la quale formola corrisponde a quella del sig. Transon. Ma qoan- do — e una espressione frazionaria , indicando con ?/i il nn- mero intero prossimamente maggiore di — e non minore di 4> si ha in luogo della detta formola (n — 3)(2W3 — n) « ^: -, ^< 2(fX-l) Non lascia intanto 1' a. di avvertire che disse nel citato articolo essersi lo Steiner limitalo a determinare il numero dei punii doppi , considerando egli un pualo triplo come la riu- nione di tre punti doppi ; un punto quadruplo come la riunio- ne di sei punti doppi ; ed in generale un punto di mulliplicilà [X come la rionione di ponti doppi. Quindi potrebbe cre- 2 dersi che dividendo la formola corrispondente a'punti doppi per —^ si avesse la formola pe' punti di indice // ; ma la con- 2 chiusiooe non sarebbe giusta , e non era al certo questa l' i- __(?« — i)(w — a) dea di Steiner. Altronde la formola sarebbe y < Kl^-iì )( i33 )( che evidentemente non sempre è esatta. Infatti nel caso di niis±i e M=4. si avrebbe v "Z- ; cioè sì cadrebbe nelF assordo dianzi ^ <2 notato che nna curva di 7° grado potrebbe avere due punti quadrnpli. 11 sig. Padnla accenna poi qoale debba essere il calcolo da esegoirsi in generale per determinare le equazioni convenienti per la ricerca de' punii doppi di nna curva algebrica del grado m data dall' equazione F{x, y)=sO. Il risnltamenlo , a cui dice di essere pervenuto , è il seguente : indicando con c^ (ac) = o l'equazione in x che risulta eliminando y dalle equazioni J'(a;,y)=o dF . , , "^= 0, si cerchi il massimo comun divisore tra ^(x) e 9' (a?), e sia questo "^{a:) : 1' equazione 4^ (a;) s= o avrà per radici le ascisse de' punti doppi , ed il eoo grado non potrà esser mag- giore di — . E chiaro poi che se i dae polinomii ° Alcune speciali alterazioni atmosferiche, incalcolabili molte volte , come ben disse il Semmola , par che possano influire nelP originare le febbri. Noi crediamo che quelle osservale in Napoli nella decorsa stagione furono originate dalla coincidenza del calore col continuo soffiar de' venti variabili, alle * )( t4o )( fiale anche Treschi ed asciutti, ì qaali favorivano i più gravi istan- tanei (Jisr|uilìbri del traspìrabile. Conchiade 1* antere il suo discorso coli' incalcare a' praltici di essere diligenti nello studiare e nel trattare certe infermità , quando presentano una insolita sindrome fenomenica, spinto a ciò dall' andamento del morbo , che forma oggetto del secondo caso narrato : ed avverte esser nopo che i medici conoscano , e tenga- no presenti al pensiero , allorché osservano infermi , certe pecn- liari inflnenze , le qnali danno origine a dati morbi , che di tratto in tratto stabiliscono la loro dimora in date stagioni , ed in ispe- ciali località ; siccome sembra delle febbri periodiche , che pos- sonsi sviluppare indipendentemente dall' azione miasmatica , e quindi mancare di un' argomento che si tiene come norma nsaale per ravvisarle. 6. Da più tempo discorrevasi de 'mirabili fenomeni osservati in Dna infelice giovinetta affetta da volvo catalettico da alcuni mesi nella capitale ; e poiché si conobbe che questa inferma era affidata alla medica cura del eh. collega cav. Vulpes , l' Accademia ri- chiese nna relazione di quel difficile e complicato malore. Il cav. Vnlpes adempì immanlinenli all' onorevole incarico, leggendo un' ampia relazione con mediche riflessioni (i). E poiché non era an- cor terminata la cora di quella infermità , che mostravasi pertan- to in via di goarigione , 1' a. ne promise altro sao lavoro , quan- do la inferma avesse riacquistata pienamente la sanità. Noi quindi rimandiamo a tempo più opportuno la notizia di questa interes- sante comunicazione. 7. La storia della medicina nelle nostre regioni richiamò l'at- tenzione dell' Accademia con una memoria letta dal cav. Salvato- re de Renzi , il quale imprese ad illustrare un importante perio- do , ed a chiarire i fatti risguardanti personaggi illustri e di sto- rica celebrità (2). (1) Tornata de' 16 novembre. (2) Torpata de' 26 genaajo. )( U' )( Espone l'a. alcooi documenti da Ini o trovati per la prima volta , o meglio esaminali , da' quali rileva tanto il modo come era ordinata la medicina nel nostro regno nel tredicesimo secolo , qaanto la inflaenza che spiegava la famosa scuola di Salerno sul- r insegnamento della medicina e sali' esercizio dell' arte. Qaesti documenti , per la maggior parte inediti , sono trascritti da' re- gistri degli Atti Angioini , dell' anno 1266 6no al cadere del de- cimoquarto secolo. Molti medici o scooosciuli 0 mal noti sono così sottratti dall' obblio , e coliegnndosi i loro nomi co' documenti scienliGci che ancora ci avanzano , si chiarisce la letteratura me- dica di un secolo operoso, nel quale si posero le fondamenta dclls principali istituzioni scientifiche de' tempi nostri. La parie preci- pua di questo lavoro si occupa del famoso Giovanni da Precida , uno de' più importanti personaggi di questo secolo come medico , come scienziato , e come politico. Si mostra , per mezzo di docu- menti , che Giovanni da Procida nato intorno al 121 5 si elevò a gran fama come medico della scuola di Salerno , onde divenuto medico di Federico II ne seppe acquistare la benevolenza in modo che n' ebbe onori e ricchezze , e fu all' imperatore unito come no- bile e familiare. Restato essendo presso Manfredi , entrò ne' con- sigli del re , ed occupò 1' elevato grado di Segretario di Stato. Morlo questo principe , Giovanni non sapendo mancare alla sua riconoscenza ed alla sua fedeltà verso l' illustre famiglia degli Svevi , seguì le parti di Gorradino , onde dopo la sventurata ca- duta di questo principe , spogliato di onori e ricchezze fuggi dal Regno , si recò in Ispagna presso la figlia di Manfredi, allora re- gina di Aragona , sostenne con incredibile costanza , astuzia ed ingegno i dritti di questa principessa , ebbe parte principale negli avvenimenti della Sicilia e negli ordinamenti politici di quell'isola. Anche al cader del secolo accompagnando Costanza in Roma, ivi morì neir esilio , senza mancar mai alla sua fede. Importanti so- prattutto sono i documenti , co' quali V autore intende dimostrare calunniosa e falsa L' opinione di coloro che pretendono avesse Lan» )( U2 )( doIGna , moglie dì GiovaoDÌ , mancato agli obblighi saoi, mentre DÌUD favore ella si ebbe dagli Aogioioi , i quali mantennero saldi i loro decreti di confisca , anche de' beni dotali di lei. Infine l'au- tore riporta varii docomenli, co' quali prova l'errore di coloro che dicono aver Giovanni , negli ultimi anni di sua vita , riacquistata la grazia di Carlo II , ed i beni ; ed aver così rinnegati i princi- pii ed i sentimenti con tanta costanza seguiti in una vita lunga , operosa e piena di avvenimenti. Imperocché que' documenti dimo- strano aver Carlo II dopo la morte di Giovanni , ad intercessione di Papa Bonifacio Vili , e di Giacomo re di Aragona , restituiti i beni a Tommaso da Precida , secondogenito di Giovanni, il quale ebbe un figlio a nome anche Giovanni , che segni con calore le parti degli Angioini ; onde avvenne «he coloro che non posero mente al tempo spesso confusero questo Giovanni juniore con l'avo. Questa memoria è slata quindi dall'autore inserita nelle Addì- 3jb»2*alla sua Storia della medicina in Italia. 8. Il professore Oronzio-Gabriele Costa , che da gran tempo in- defessamente lavora ad illustrare la paleontologia del regno , del che i nostri atti presentano lucidissimi documenti, comunicava al- l' Accademia alcuni cenni intorno alle scoperte fatte nell' anno i85i (i). A noi sembra inutile riportarne in questo luogo l'estrat- to ; perchè il eh. autore ha già fatto que' cenni di pubblica ragio- ne , in un accreditalo giornale scientifico napolitano ; ed anche perchè quelle scoperte formano parte di quel magnifico insieme , che siamo intesi a pubblicare ne' volumi de' nostri atti. 9. Una scientifica comunicazione die causa ad un altro lavoro dello stesso professor Costa (2). 11 sig. Federico Lancia di Palermo , enitore della storia na- turale e possessore di una svariata raccolta di naturali produzioni, c' inviò un frammento di conchiglia fossile bivalve, rinvenuto nella (f) Tornata ilti'31 agosto. (2) Toruala de' 13 luglio. X i43 )( Sicilia , e bene apponendosi a determinarne il genere , espresse corleseraente il suo desiderio di dedicarlo alla nostra Accademia , denominandolo Cardium Pontanianum. Il professor Costa inca- ricato particolarmente di sottoporre a diligente esame il framraen- lo in qoislione , partecipò il risultamento delle sue ricerche, dalle qnali veniva confermala la idea dello scopritore , che spettasse il frammento al genere Cardium : il che dedaceva non solo dalla esteriore apparenza, che viene da' naturalisti appellata habitus o facies ^ ma altresì per l'analisi della sua organica strutlara , e per essere stato condotto dai^Iì olempnti curvilinei a trovar la Veca forma della intera conchiglia. Io qnanto alla specie, l'anfore, do- po avere minutamente esaminata la stratiura di alcune appendici che ne adornano le nomerose coste , si è assicurato eh' essa non ha confronto traile specie viventi , tranne una innominata e di mari stranieri , esistente nella sua medesima collezione, ove si ve- de quasi abbozzata. Un esame accurato fatto dall' a. sai Cardium multicostatum del Brocchi , tanto sulla figura, la quale suscita equivoco a primo aspetto , qoanto per la descrizione che l' accompagna , gli fanno francamente pronunziare , che il frammento appartenga a quella specie. E conchiude doverglisi perciò religiosamente conservare il nome impostogli dal primo scopritore e descrittore. Non lascia però 1' a. di rendere al sig. Lancia la dovuta lo- de , per averci col su© pregevole frammento fornita la occasione di chiarire le cose rimaste dubbie dal Brocchi : e lo invila a far novelle ricerche nella speranza che gli riesca di ritrovare una val- vola intera, che potesse far meglio studiare questa poco conoscia- ta bivalve. III. co. Nella classe delle scienze morali ho a rammentare un di- scorso del sig. Michele Baldacchini sullo scellicismo antico (i). Questo fa parte di un più ampio lavoro sierico e filosofico , nel quale l'autore si propone di esaminare Io scellicismo da quando si mostrò la prima volta in Grecia , proseguendolo insino a piti recenti dubitatovi. Data prima una idea in generale dello scetticismo , 1' aolore si ferma all' etimologia della parola , ed e- «amina , confutandole sempre , le opinioni di Pirrone , di Timone di lui discepolo, di Arcesilao , di Cameade , di Enosidemo , di Agrippa , di Menodoto e di Sesto Empirico. Si esaminano in que- sta parte , che fci Iella all' Accademia , i Js'/ia rpÓTrot STroj^ris , che furono di poi a cinque ridolli ; non che si discute se s' abbia a considerare lo scetticismo qual derivazione legittima della scuola di Socrate , o non piullosto come una falsa e bugiarda derivazio- ne della buona scuola socratica. E perchè , come avverte l'a., lo scetticismo non può stare senza supporre quella medesima scienza eh' egli combalte , dà in succinto la storia del dommatismo , ed espone in breve la filosofia di Socrate, di Platone, e di Aristotile, ed in che Platone ed Aristotile s' accordino , in che dissentano : discorre finalmente della filosofia degli Stoici , continuatori dello Stagirita , pe' servigi segnatamente da loro renduti alla logica , alla quale , dice il sig. Baldacchini , aggiunsero le indagini grammalieali , insliluendo un paragone , diremo quasi, un paralleiifimo tra le forme del linguaggio , e le forme del pensiero , continuando in quesi opera Platone ed Aristotile, V uno de' quali aveva nel Cratilo toccato delV origine delle parole , e r altro fitto consistere parte della logica nella interpretazione de vocaboli. (Vico De uno universi juris prin- cipio et fine uno )• (1) Tornata de' 6 aprile. X U5 )( Ragiona in seguilo Va. della rigideaza della morale stoi- ca , chtì ìnenava all' orgoglio individuale , e della rilassa- tezsa della morale degli Epicurei , che poneva nel piacere del corpo C umana felicità ( Vico , Lettera ali ab. Esperti pubblicala dopo !a morte di esso Vico ) , soggiugnendo : Ma travagliato il pensiero umano da tante e si diverse opi- nioni , da tanti e si diversi sistemi , non è maraviglia se ricadesse per gualche tempo di del nuovo nel dubbio. Senza entrare in maggiori particolari sul lavoro de! sig. Baldacchini , avvertiamo in generale , eh' egli al (loramalismo antico annoda r antico scetticismo , confutandolo sempre ; e che di lutti i siste- mi antichi e moderni giudica cansiderandoli dai loro lato mora- le , ammettendoli in quanto buoni , ed in quanto l'alsi rigettaQ- doli. II. Nulla diciamo per ora di un lavoro , di coi il nostro socio sig. Cesare Marini cominciò a dar lettura all' Accademia (i) , e che ha per argomento del dritto divenuto scienza-, giacché sarà più opportuno darne l' estratto , allorché ne sarà compiuta la lettura. IV. 12. Passando alla classe di storia e letleratnra antica , il sigi} confo Trojano Maruili leggeva (2) un discorso intorno una iscri- EÌone pubblicata dal Doni ( classe III , n. 67 pag. i3o) , e da altri. h\ essa leggesi da principio il nome di CostanEo Angusto , e poi la dedica sotto il consolalo di Gordiano Augusto , e di M> Acilio Aviola. L* autore giustamente si maraviglia che si trovas- sero insieme riuniti personaggi , i quali vissero alla distanza di circa UD secolo fra loro. Ci la poi conoscere che avendo su di qae- (1) Tornala de'lS giuguo. (2) Tornala de' 30 marzo. )( l:^ )( ifa insormontabile difficoltà ialerrogalo diie lami dclh nq)olilana epigraGa, il nostro defanlo segreJari» perpetuo comm. A.'eliino, e r altro nostro collega sig. ab. Gnarini , questi spiegarono la cosa con 1' uso non raro nelT antichità di destinare ad altra me- moria epigrafica quello stesso marmo , che fu in tempo preceden- te adoperalo per altra iscrizione : ed il primo richiamava ancora a confronto il costume pratticato nelle statue , precisanenfe im- periali , di toglier loro la testa e sostituirvi quella del dominante imperatore. L' autore con varie ragioni cerca di opporsi alla sud- detta spiegazione de' «noi colleghi , e del pari osserva non essere a proposito richiamala T altra bilingue iscrizione napolilana di M. Cominio Verecondo a lui citala dal Segretario perpetuo sig. Minervini , come un'altro esempio di queste iscrizioni rescritle : e conclude che la lapida del Doni , nello sialo attuale delle nostre cognizioni , debba considerarsi assolutamente inesplicabile. i3. Debbo pure in tal luogo rammentare , o Signori , che il collega de Ritis espose alcune sue idee tttlla vetustissima lingua italiana , e sulla formazione de casi latini (i). V. i4' Essendo costume della nostra Accademia di onorar la me- moria degli estinti colleghi con funebre elogio da recitarsi dal suc- cessore nel poslo accademico , fu adempiuto questo sacro dovere da' signori Mariano Leopoldo d' Avella , e Paolo Emilio Tnlclli. Il primo lesse l'elogio di Michele Cimorelli (2) , rapilo da qual- che anno alle lettere, eh' e' coltivava con indefesso zelo : e poiché il sig. d' Avella richiamava l'attenzione dell'Accademia sul corso esegetico di belle lettere italiane , lascialo manoscritto dal Ci- morelli , e del quale già prima avea dato ragguaglio 1' altro no- (1) Tornata de' 27 luglio. (3) Tornata de' 33 fcbbrajt. )( ;^7 )( Siro collega sig. Lorenzo Morgigni, Ta Domìoafa una commissione composla de' signori cav. Giuseppe di Cesare , conte Trojano Ma- rulli , del nominalo sig. Morgigni , e de' signori d'Avella, Fran- cpsco Saverio Arabia , e Scipione Volpicella , ad oggetto di esa- minare il lavoro del Ci morelli , e farne all' Accademia una più e^ stesa relazione. i5. L'altro elogio recitato dal sig. Tnlelli fn quello del bene- merito ab. Vi lo Baonsanto (i) , che consacrò la sua lunga esisten» za a formare il cnore e la mente della più tenera età. Accompa- gnarono le voci dell' encoraialore varii poetici componimenti : UQ capitolo del vicepresidente sig. Giulio Genoino , un' ode del sig. Barone d' Epiro , ed altrettanti sonetti d«' signori conte Marnili e parroco Montuori. i6. Né solo in questa occasione fu l'Accademia sollevata dai più severi siodii , col dolce favellar delle Muse : che più volte fe- gregio poeta Giuseppe Campagna piacevolmente v' intrattenne , ora trasportato alle piò sublimi idee ragionando della Psiche svenuta pregiatissimo lavoro del Tenerani (2) , ora pronunziando una scherzevole satira , nella quale riprende a dritto una certa perversa maniera di poetare, che venuta d' oltremonti ha trovato in Italia numerosi seguaci (3j : il sig. G (lanciali recitava dq* ode Ialina su quel tremendo flagello , che colmò la infelice terra di Melfi e tutta la Basilicata di desolazione e di spavento (4) : il sig. Francesco Saverio Arabia leggea versi sciolti sopra la storica città di Amalfi , con alcune stanze a Flavio Gioja (5) : e la signorina Giannina Milli ispirata da subitaneo fuoco , colla celerilà del ful- mine , colpi le vostre menti , 0 Signori , pronunziando estempo- ranei sonetti , per tacer delle ottave da lei scritte e lette all' A(S cademia , in occasione della sua nomina a socia onoraria. (1) Tornata de' 29 giugno. (2) Tornata de' i7 agosto. (3) Tornata medesima. (4) Tornata de'B8 settembre. (3) Tornata de' 27 aprile. K US )( Non debbo in questo luogo passar sol lo silenzio die 1' Acca- demia volle pronlamcnle pubblicar per le stampe la bella canzone del Campagna sulla Psiche del Tenerani ; e che ne furono colla massima sollecitudine distribuiti e diffusi i numerosi esemplari. 17. Due altri lavori pertinenti alla classe delle Belle Lettere e delle Belle Arti furono a voi presentati in quest'anno. II primo è Dna memoria del cav. Camillo Guerra , colla quale imprese a di- saminare il celebre dipinto del giudizio universale, opera dell'im- morlal Buonarroti (i). Non mi tratterrò ad esporre le idee del no- stro egregio collega , perchè sono pubblicale appunto in quel medesimo volume degli atti accademici , a' quali andrà premessa questa nostra breve notizia. 18. L' altro lavoro , a cai accenniamo, è dotato al sig. Fran- cesco Saverio Ambia , il quale presentò la storica esposizione de' Irerauoti di Melfi, facendo alcune osservazioni su quella tanto de- plorata catastrofe (2). VI. 19. Weir anno i85i fn proposto al concorso per lo premio di due. 5o il seguente quesito tpettante atfc scienze morali ed eco- nomiche : Investigare le cagioni,, per le quali non vi sieno , o Steno HI decadenza,, nella parte del regno delle due Sicilie di qua dal Faro, 0 in (gualche provincia,, certe produzioni naturali^ o rami d' industria ^ che dovrebbero natural- mente prosperarvi ì ed indicare se tali cagioni possano ri- muoversi e come , senz alterare il libero processo dell' tri' dustria. (1) Tornata de' 16 novembre. (2) Toraala de' 14 dicembre. )( 1^9 )( VII. 20. Traile importanti comnnicazioni noterò quella dei socio prof. Luigi Palmieri (i), il quale annunziava di aver già eseguili gli sperimenli sulla deviazione del pendolo per dimostrare il moto della ferra. Voi accorreste ad osservarli , all' invito dell' illustre collega. E non molto trascorse che la reale Accademia delle scienze e' inviava impressa una nota dell' altro nostro celebre collega cav. Macedonio Melloni solle esperienze del Foucault relative appunta alle oscillazioni del pendolo (2). 21. E mi sia pur lecito di ricordare, ad onore del nostro pae- se , che r Accademia ebbe in questo anno a congratularsi col no- stro valentissimo collega Annibale de Gasparis per la medaglia dì oro decretatagli dalla reale società astronomica di Londra : e che egli sempre piò degno addimostravasi di questa meritata onorifi- cenza , scoprendo un' altro asteroide nella notte del 29 luglio. Le quali scoperte unite a quelle già da lui fatte innanzi , e che do« vea pur fare negli anni susseguenti , ne aumentano di giorno ia giorno la gloria e la rinomanza. Vili. 28. Per ragionar finalmente delle scientifiche corrispondenze , dirò che la illustre Accademia reale delle scienze di Upsal e' inviò in dono dieci volumi de' suoi atti in ricambio de' nostri : e novelle relazioni furono stabilite col principiar d' oggi innanzi l' invio de' nostri atti alla Pontificia Accademia de'Nuovi Lincei di Roma, che cominciò a mandarci i suoi , nonché alla Reale Accademia de* (1) Tomaia de' 27 lugli». (2) Tornala de' 17 agoslo. )(i5o)( Georgofili di Firenze » che ci fé parte de' reodicoo^i delle mg toroate. IX. 23. La nostra biblioteca fa accresciota per V acquisto della coo' tinnazione della Fauna del sig. Costa, e di alcane opere del eh. Teodoro Mommsea ; non che pe' doni de' signori doli. Giuseppe Bandiera , dolt. G. B. Bellini , cav. Vito Capialbi , Ernesto Ca- pocci , Oronzìo-Gabriele Costa , Salvatore Fenicia , cav. Giuseppe Folliero de Luna , dott. Gaetano Giorgio Gemuiellaro , Garcio de Tassy , cav. Odoardo Gerhard , Agostino Gervasio , Quintino Guanciali , Fed. Gugl. Hope , Federico Lancia , cav. Agatino Longo , Salvatore Mandarini , conte Gennaro Maruili , canonico IVIasi , dott. Gabriele Minervini , Giov. Domenico Mocci , p. Ber* nardo da Napoli , Giuseppe de Nobili , Luigi Palmieri , Giuseppe Pansini , cav. Pasquale Panvini , ab. Salvatore Proja , cav. Sal- vatore de Benzi , ab. Giacomo Rucca , dott. Mariano Semmola , Panfilo Serafini , Agostino Taraschi , Carlo Venluri , Paolo Yol- picelli , e prof. Andrea Zambelli. X. L' Accademia ebbe in qaesto anno a deplorare la perdila di cinque socii residenti , del cav. Filippo Rizzi , di Domenico Aq- dreotli , di Fedele Amante , del cav. Francesco Rulla , e del cav. Giambattista Quadri. Io parlerò brevemente di tutti , e solo pia Bpecificatamente di coloro , de' quali mi è riuscito raccogliere le notizie biografiche. 24.. Il cav. Filippo Rizzi fu cultore delle scienze morali ed eco- nomiche , e ne lasciò docnmenti in alcune sue produzioni. 25. Fa r Andreotti nn gentile alunno delle Muse , e non pochi Buoi componimenti recitati in particolari circostanze sono sparsi in varie poetiche raccolte, altri non pochi rimangono tuttora inediti. )( i5i K »6. Fedele Amante vide la Ince in Napoli nel io aprile 1794^ Nella più tenera età fa in Milano affidalo allocare di valenti mae- stri , che lo inlrodassero negli studii della matematica e della let- teralora : e non sarà inopporluno il rammentare che fra' suoi pri- mi precettori fu l' altro nostro collega già da più anni rapilo alle scienze Ferdinando Visconti. Compi l'Amante la saa scientifica e» docazione nel Liceo di Portanova, nel collegio Borromeo , e final- mente nella celebre università di Pavia , ove fa allievo del fami- gerato Brunacci , ed ove meritò con moltissimo onore la laurea^ Non contento il giovinetto della più esatta istituzione matematica, volle applicarsi a studiar benanche la parte prattica dell' astrono- mia , di quella scienza sublime che va indagando la profondità de' cieli e 1' armonia dell' universo. In questa parte de' sooi studii ebbe a guida l'illustre Oriani. E tanta era stata la perseveranza d«l giovine allievo , tanto il suo ingegno capace delle difficili teorie della matematica e del- l' astronomia , che uscì dalla scuola già formato no valente pro- fessore. Non è quindi maraviglia , se nel 181 5 , quando aveva appe- na trascorso il quarto lustro della sua età , fosse destinato ad in- segnare astronomia e geodesia nel reale officio topografico di Na- poli , ove era ritornato degno della stima de' sooi concittadini. Da queir epoca in poi , 0 Signori , e principalmente allorché nel 1S27 fu nominalo professore di geodesia nel real collegio mi- litare , la modesta esistenza di Fedele Amante si ripartì fra le care del precettore , e quelle dello soienzialo. Ed in queste due categorie noi dobbiamo parimenti considerare le sue produzioni. Fu per lo vantaggio della gioventù studiosa ch'egli diede alle stampe gli elementi di Aritmetica y di Trigonometria e di Geo- . desia. Ma si elevò pure non poche volte alle più difficili specu- lazioni della scienza ; e dobbiamo a queste ricerche tre dotte memorie la prima sulle ftrmoU da usarti per proiettare un ){l52)( angoio all'' orizzonte , la seconda inlortw ad un nuovo me- todo di calcolare gli archi terrestri di meridiano e di pa- rallelo , e finalmente la terza sulla semplificazione delle far' mole età adoperarsi nel calcolo delle posizioni geografiche de^ punti geodetici. Dobbiamo a queste ricerche la memoria intorno al palmo siciliano , e le tavole generali 73 )( Qualunque sia il punto M / due punti di contatto ew* stenti suir ovale ed i simmetrici rispetto air asse delle x cfe- gli altri due stanno sopra una parabola che ha per ass» r asse delle y, ed incontra sempre l' asse delle x. ne' punti che hanno per ascisse \Jab , — \fab. V equazione (2^) si poò scindere nelle dae l ic'— 2( V(^'+«) (a;'-f ^)+a^)a?+a5==o , (5) delle quali la. prima dà le ascisse de* punti di-cootatto esistenti soir ovale , e la seconda qaelle degli altri due. Risolta da ciò che poste le cose del teorema i ° Qualunque sia il punto M il rettangolo delle ascisse dei punti di contatto determinati sulV ovale sarà costante , ed «-- guale al rettangolo delle ascisse degli altri due punti di con* tatto. Dalle eqnazionì (4) e (3) risalta che la conginogenle i dae^ ponti di contatto esistenti sali' ovale ha per equazione V^ . y+( \l{x'-^a)[s(^-\-b)-^x^x^ab=Q ,. - ovvero \ \mx' J Inoltra supponendo essere t/ssoc(x4-M) ^ equazione di nna celta qualunque ed jf', y ; a?", y" ; a'", y"' le coordinate de'pnnli , , /x'x"x"' j ove essa incontra la curva , sarà 1/ ^ssv.n ; e sapponendo ' m che i tre ponti sièuo tutti sul tratto parabolico , e che da ciascano )( ni X di essi si lirino all' ovale due tangenti , le tre rette de'oonlntii avranno rispellivamenle per e<|iiazioiii \lmx' .y-\.[a.\lmx' -Jt-s] •i"x"' —x')x'\-ab=o , \lmx^ . t/-\-{»\/mx" + \/x'x"> ^x"]x+aò=o , ) (7) \/mx"'. y +( « \/mx"'+ \fp^' ^x"')x-\-aò=o . Quindi essendo il determinante I V^ a^s/tnx' ^\/x"x"'-^x' l \/mx" ai\Jmx"J^\lx'x"'^x" I yl"^' 0.\lmx"'+\l'^' -^x'" I \jmx' \/x"x"' — x* I yjmx" yjx'x'" —x" 1 yJmx'" ^x'x" —x" :^Jmx'x"x"' \lx' I v^ I V?" I — \lm I \Jx' x' I v^ «" I V^' xf" ne segue che le rette espresse dalle equazioni (7) s' incontrano in un medesimo ponto ; e siccome questa proprietà è proiettiva , converrà a tutte le curve della sezione di cui si tratta ; donde risulta il seguente teorema , che come si è detto è dovnto a Chasles : lina curva del terzo ordine essendo formata da un pez' tu) injinilo e da uri ovale , se si prendano sul primo pezzo )( «75 K tre punti in linea retta , e da ciascuna di questi punti si con- ducano due tangenti all' ovale , le tre corde di contatto pas' sano per uno stesso punto. Allorché il pezzo infinito diviene una retlay l'ovate si cangia in una cornea e si ha il teorema di la Hire. Fortunato Padula. Il segretario aggiaoto sig. Gabriele Mioervini ha Ietto uns foDga relazione , compilata da lai io anione col professor Pah mìeri , sai discorso intorno a* rapporti fra la meteorologia e la medicina inviato all' Accademia dalP autore dottor Paolo Predieri nostro socio corrispondente in Bologna. Esposizione di un opuscolo del Pr. Predierù Non ha guari tempo che il Professor Paolo Predierì no- stro benemerito socio corrispondente indirizzava a questa nostra Accademia un suo opuscolo. Voi, signor Presidente, ci davate l'incarico di informar l'Accademia sol proposito, ed ora noi veniamo a soddisfare T espresso desiderio. L*^ opuscolo del Prof.^ Predieri è 1' annunzio di assai più &• Bleso lavoro» che raotore si propone di fare; ed ha per titolo « Dei rapporti fra la meteorologia e la medicina , dei progress^ I che si desiderano, e dei vantaggi che si possono attendere}).) Noi non possiamo ristarci dal manifestare all' encomiata professore ogni possibile maniera di Iodi , perchè abbia rivolti i suoi stodii , siccome già da molti altri autori venne pur pra^ ticato, all' indagine di questi rapporti, i quali abbenchè tuttora poco approfondili , sono innegabili ; e certamente scrutinati da una mente sagace ed investigatrice , possono produrre grand rischiaramenti sopra una eslesa serie di fatti medici , molti van. faggi arrecare al benessere individaale e lociale , col miglio- rar le condizioni di certi paesi .^ Le iodaginì però debbon farsi colla scorta e coll'aiufo di qaeì mezzi, che finora la scienza ci porge, per poter giognere a dati limiti e noo oltrepassarli ; quindi non bisogna dar campo air ipolctico , ma trattenerci nei confini della critica più se- Tera , traendo esatte illazioni dal complesso di molli fatti difi' genlemcnte osservali, messi assieme e accuratameole confrontali* e discassi, ricordandosi dei detti del gran Bacone: nonjingen- dum aut excogùandum quid natura facial aui ferat , sei inveniendum. Il Prof. Predieri adnnqoe, facendo rilevare fa necessità di qaesto stadio , fa scorgere storicamente come questa Terità sia stala compresa sin da tempi remoli' ; ne'^ quali da^ popoli ante- riori si stabilirono puranche delle divinità simboliche , siccome il Tina per gli Etruschi , il quale secondo Micali , era per essi una forma particolare della suprema intelligenza demiur- gica , OQ simbolo primario delfó universali forze generative ^ o> dei poteri della natura ete. E cosi a mano mano V autore dimostra fa tendenza de- gli altri popoli ai medesimi studii , presso i Greci , gli Orien- tali, i Romani ed altri; studii, che poi nei secoli posteriori sì ebbero maggior numero di più esatti cultori di scienze medi- che e fisiche , per tal modo giugnendo fino a' nostri giorni j ciò ch'ei novera estesamente e che noi per esser brevi trala- sciamo di riferire. Diremo solo che siffallo studio in tempi più vicini ebbe gli Italiani fra i massimi cultori , e che mollo olile derivò dalle loro osservazioni. E tra gli altri, sfoggiti alla memoria del Predieri, noterem- mo il Giornale Meteorologico Economico e Campestre che vedea la loce per opera del nostro chiarissimo socio Oronzio Gabriele Costa. Se il Predieri , nel far il novero di nomini dediti a tali investigazioni , Ira i patologi fa lodevole menzione di Puccinof- ti y di Hartmann , noi nomineremo anche Carlo Emmanaele Ki77)( Slark tra gli ultimi patologi tedeschi , il qaale analizza le Ta* rie teosioni atmosferiche , e nota Y azioDe dei venti per la loro influenza sagli organismi , e io relazione co* morbi che frequen- temente sogliono indurre. Diremo inoltre che nel nostro paese par sì frequentano gli studii meteorologici : e riscontrando le memorie e i rendi- conti della Reale Accademia delle Scienze si resterà dì ciò pier namente convinti. Dice il nostro autore r la statistica medica della provrnda di Sondrio , o della Valtellina pubblicata dal Baliardini , non è forse una importante ed alile monografìa pel medico pratico? Così è: diremo noi altrettanto del bel lavoro di sìmil genere, riferibile a questa città dì Napoli pubblicato dall' egregio nostro socio signor Cav. Salvatore De Aeozi. Ben a ragione il Predieri riconosce la ntilità dì siffatte di« samine, per la pubblica salute , e per la conoscenza delle epidemie ed endemie. E a tal proposito ci piace riferir poche linee dì nn as- sai eradila ed ingegnosa memoria di altro nostro egregio collega. Il chiaro Giorgio Masdea , in una sua locnbrazione sulle condizioni vitali del dolore ( vedi pag. i4.i ) , trovandosi a dire appunto della influenza degli agenti esterni nefla produzione dei morbi di simil genere riconosciuta da saggi medici, conchinde in un bel modo col dire « a' nostri tempi senza dubbio pro- gredita la Meteorologia , e vie via meglio applicandosi nei suoi rapporti all' Economia organica , confermerà o concreterà tali preziose indozioai , e ad altre sospignerà in conseguenza il ge-^ dìo dei dotti ; mentre chi sconosce ormai V intima e assai va- ria connessione del calorico colle forme , e colle forze vitali , in qualunque loro modo immaginabile? . . . Certamente sono slati meglio calcolai' i suoi effetti sulla salute, e sull'esercizio delle fuozioDÌ e quei delia meosuale sua temperatura sulla mor- talità dei fanciulli , e quei della sua assenza relativamente alla genesi di quasi tutf i morbi ... Or qaale proprietà esclusiva distiogaa pia questo flaido dall' elettrico , T elettrico dal ma- gnetico , r ODO e r altro dalla lace , la lace medesima dal ca- lorico ; sicché tatti non abbiano ragion comune sa i fenomeni individai , sicché la determinazion dell' uno non conlraccambii o richiami l'attnalità dell'altro? . . . Non si comprendono tutti fra gli stessi limiti ; e non emanano dallo stesso immenso ser- batoio dell' DoiTerso , quasi soIHo dall' onnipotente ? » Io seguito il Predieri fa rilevare che da queste investiga* zioDÌ OD vantaggio se q' è ritratto , analizzando V influenza di certi climi sopra alcune malattie croniche, e che grande quan- tità dì osservazioni meteorologiche ebbe ad accumulare il dot- tor Clark sopra esleso namero di cillà , specialmenle di quelle che servono da laogo tempo per dimora agi* infermi di affe- zioni tabiche e nearaigtche. Loda il Bufalini e il Farioi, i quali con giuste e sane ra- gioni spingevano gli Scienziati ai Congresso dei naturalisti io Genova, perché »' istituisse ana permanente commissione, la quale corrispondendo cogli altri suoi membri delle diverse città Ita- liane , si avesse &d occupare delle morbose costituzioni, e della corrispondenza delle malfittie popolari od epidemiche colle co- stituzioni cosmo-telluriche. Troppo giustamente l' aotore riconosce però che la meteo- rologia , non ostante la sua importanza per la medicina , nou è per anco a quel posto innalzata , che le si converrebbe come Bosiliaria della medicina , e come parte primaria delia medi* cìoa politica. Yien di poi ad analizzare il potere di aleoni istromenti , 'ntesi ad indagare le cagioni de' varii fatti fisici , non per anco approfonditi ; e ciò per il miglior modo di fare le osservazioni Don solo termometriche , barometriche ed igrometriche, ma an» che le altre eh' egli estima di somma importanza le elettro - magnetiche ; e va esponendo la più opportuna maniera , come vorrebbe che tali osserrazioni si praticassero» perchè no reale X '79 )( TaDiaggio alla medicina ne ridondasse. Tra questi ìstramenti nota la utilità da attendersi dal cianometro di Sanssare , dal- l' igrometro di Beili , e del Cervelleri , dall' Eudiometro pro- gettato dal Colonnello Costa , dall' aero-densimetro del Beaudi- moDt t dalla Clepsidra gastro-cosmica del Mazzoni ; e poi ri- conosce il vantaggio di altri mezzi, siccome meglio adatti airiii« vestigazione dei varii fenomeni del magnetismo terrestre ; e la virtù di una carta luci-sensile confezionata dal chimico Gaa- din , per meglio studiare gli effetti della luce. Tra questi istrumeoti noi non tralasceremo di notare uà patrio elettrometro riconosciuto di molta utilità nella saa ap- plicazione. (Vedi Archives dessciences Physiqnes et natnrelles, Bibliotheque [Jaiverselle de Genève. Juin i854-). E in tal punto ci piace riportare un breve tratto dell'aa- lore, per aver fatta in noi buonissima impressione : riguarda questo le febbri intermittenti, intorno alle quali egli dice « sono di parere ( e ciò parlando dell' elettro-magnetismo ) che se fu- rono lodevoli le ricerche praticate dal Minzi , dall' Orsi , dal Salvagnoli ed altri , per conoscere la presenza di qualche corpo nell'aria dei luoghi paludosi detti dì malaria, ben più utili sarebbero state se colà si fosse tenuto nota delle varie diffe- renze di grado nella elettricità e magnetismo , che ivi si riscon^ trano nelle diverse ore del giorno , non che si notassero le dif" ferenze igrometriche ed altre riferibili agli imponderabili , Ince e magnetismo». Ciò detto, l' autore fa vedere le difficoltà che offrono tali investigazioni , e in certa guisa propone il miglior modo per ovviarvi ; almeno per renderle il più che sia possibile esatte. Accenna quindi a' vantaggi arrecati alla pubblica igiene e alla terapeutica di alcuni morbi specialmente endemici appunto dagli studii climatologici ; e qui nota le osservazioni sopra l'an* tagonismo fra le località proprie della tisi, della scrofola e delie febbri intermittenti ; quelle pure di meteorologia riguardanti )( »8a X r anfagODÌsmo tra la scrofola e la pellagra ; qneHe che si ri- feriscono alla coincìdeoza del gozzo col cretinismo , della tisi polmonare colle febbri tifoidee, dell' infiammaziooe del caore coi reomatismo. Noi altamente lodiamo Y egregio autore, il quale si pro- pone di rivolgere le sue indagrai allo scovriroento, almeno per quanto co' mezzi che si hanno possa ottenersi, di quelle cagioni esterne che sembrar potessero, che abbiano influenza nel far verificare questi fatti osservati j ma nd tempo slessa ci augu- riamo , coDoscendo la sagacia e la diligenza di lui, cbe lo fac- cia con quella sana critica e prodente maniera ,. quanta una scrupolosa esattezza richiede , valutando pria la verità dei fatti che si vorrebbera aramettere , stante che alcuni di essi , loogl daU* essere indubitati , muovono ancora controversie fra i medici. Così è per esempio io quanto all' antagonismo tra scrofola e febbri intermillenti. Anzi noi crediamo che nei sili ove la scrofola suol fare mal governo degl'individui che Ir abitano , si vedona essere del pari frequenti le febbri intermittenti , e nel tempo me- desimo queste febbri si addimostrano più gravi , più facili a reci- divare. Pare a noi sia così appunto per la complicazione delle af- fezioni scrofolose , e di quella diatesi che già pria predominava negl' individui i quali poscia venian da quelle febbri sorpresi ; sicché la malattia scrofolosa è un' assai grave complicanza pel clinico da richiamarvi tutta la diligenza ; essendovi por d' uopo di grande sagacia per nmnodnrre una adattata medicatura; tanta più che sappiamo che i depositi e ì vizii della linfa sono anche essi , dato por che non esistessero antecedentemente , esiti eoa molta faciltà verificabili pel ripetersi de' malefici parossismi feb- brili ; e pel durare 4' essi, quando a luogo sì protraggono, non ostante che sieno di mite e debole forza. Ricordiamo a tal riguardo quello che scrive Giuseppe Frank (Palolog. med. t. I. §. XXVIII, 28) allorché inculca a riflettere sulle complicanze delle febbri colle malattie croniche e fioalmeu- )( i8i )i te« egli dice, vnolsi fare attenzione alle complicazioni delle febbri ìntermitleDti qoalunqae siano il loro carattere , colle malattie croniche, od almeno colla predisposizione a queste malattie negli individui di pessima coslif azione ». Ciò che non isFoggivaa Celso, il quale scrisse : Neque hercnle satìs est , ipsa tantum fehrìi medieitm intuerì, sed eliam totius corporis habitus , et ad eum dirigere curalionem , seu supersunt vires » seu desunt , seu quidam mali effectus intervenerunt. (Lib. III. cap. 6). Va attribuito adunque a simile complicazione il pericolo di Tita a cui talora espongono le intermittenti , quantunque non perniciose, ed ogni qoal volta essa si appalesa , vnolsi esaminare con tutta ac-j coralezza i cangiamenti a coi soggiacquero le intermittenti , sia durante il parossismo, sia nella apiressia ; per esempio per effetto dell' isterismo , dell' ipocondria , delle scrofole , delle emorroidi , dell' artritide, dello scorbuto, dell'atonia (secondo avverte Pucci- notti), e simili. Trascurala la qoal cosa, come dice Frank, la Bcìea cazione ne potrà arrecare quando che sia incalcolabile bene. Forse fummo un poco prolissi nell' inTormar i' Accademia ri- guardo a' preliminari del citato autore , ma ciò Tacemmo meno per esporre quanto dallo slesso venne detto , che per sollecitare ed invogliare altri dotti a consimili investigazioni , che estimiamo Utilissime; le quali ripetute e confrontate, risultando corrispon- denti e concordanti fra loro , potranno in parte farci penetrar l'arcano misterioso potere degli esterni agenti, degP imponderabili massimamente, che sovrastano e circondano l'universo, o che dalla terra nell' aere si sospingono , per risvegliar poi di consenso sva- riate modificazioni nell'intera natura vivente 5 le quali modifica- zioni, abbenchè spesso d'ignota provvenienza, pur sono innpga- bili , pel dislacco che offrono allora ad osservare i corpi organiz- zati , dalle norme naturali e biologiche. 24. Settembre i854- Luigi Palmieri Gabriele Minervini Finalmente il Segretario perpetuo ha dato lettura del pro- cesso verbale della Commissione di esame per io premio Tenore , col quale si presenta la classifica de' temi proposti in una delle tornate precedenti. L' Accademia è passata alla scelta del tema , avendo prima il Segretario perpetuo fatto distribuire un notameuto messo a stampa de' cinque quesiti scelti dalla Commissione , disposti se* )( i83 )( condo r ordine dalla stessa adottalo. Raccolte le schede di tatti i sodi presenti , a norma del regolamento , la scelta è caduta sai secondo tema fermaDdosi in pari tempo le condizioni del pro> gramma. Si è perciò stabilito di pabblicare nel giornale del Regno delle Due Sicilie il seguente annunzio. ACCADEMIA PONTANIANA PRIiUIO TBmOBE PROGRAMMA per l'anno i8ù4' Si propone al concorso per Io premio di ducati centocinqoan* la il seguente tema : Supposto che a traverso dì un fiume o almeno di un alveo , di cui si conoscano i proffili longitudinali e trasver- sali ^ si stabilisca una diga: determinare: i." C ampiezza del rigurgito: •i." la curva ^ secondo la quale si conforma il pelo superiore nel tratto soggetto al rigurgito. Le for* mole che si stabiliranno dovranno essere confermate da suf^ Sciente numero di sperienze. CONDIZIONI. I . Il concorso è aperto pe' soli naf arali del Regno delle dne Si- cilie ; esclusi i soli socìi residenti dell' Accademia Pontaniana< 3. I lavori , che vorranno inviarsi al concorso , dovranno farsi )( i84 )( pervenire franche di ogni costo a Gialio Minerrlni Segrolario perpetao dell' Accademia , per tatto il dì 3i Loglio i856. Il termine assegnato è di rigore. d. Ogni memoria sarà presentata chiosa e soggellata con dd se- gno, ed un molto sol piego. Insieme sarà presentata una sche- da chiosa e soggellata , nella qoale sarà notato il nome, e l'in- dirizzo dell' aolore , ed al di foori lo stesso segno , e lo stesso motto che sarà sol piego. Gli autori che in qualunque modo si faranno conoscere non potranno aspirare al premio. 4* Dopo il giodizio dilHnitivo dell' Accademia , le schede della memoria premiata, e di quelle che avranno meritato Yaccessùy saranno aperte , ed i nomi degli autori saranno pubblicati. 5. Saranno brociate le schede delle memorie non approvate , le qoali non pertanto saran depositate nell' Archivio dell' Accade- mia , ciascuna contrassegnata dal proprio motto. 6. La memoria coronata , e quella che avrà ottenuto V accessit , resteranno di proprietà de' loro autori , i qnali potranno pub- blicarle per le stampe , sempre che vorranno. Ma se l' Accade- mia crederà di doverle anch' essa pubblicare , Io potrà fare senza che V autore glielo possa impedire , e l' Accademia ne darà all' autore dogento copie gratis. Napoli 25 Settembre i854. Il Segretario perpetuo Giulio Minervini. )( i85 )( Libri offerti in dono. Gap ONE (Gioseppe) — Rapido sguardo sol Gholera Morbo — Na« poli i854 in 8. Feniziani (Francesco) — ■ Islrozioae pratica per la coltivazione degli olivi — Napoli i854 in i6. Rendiconti delle adananze della R. Accademia de' Georgofìli — Agosto , 1854. Tenore (cav. Michele) — Ricerche sopra alcane specie di Solanì Napoli 1854. in 4. Dalla reale Accademia delle scienze di Monaco ci sono pervenuti i seguenti libri Bulletin der konigl. Academie der Wissenschaften zu Miinchen — Miinchen , i853 in 4- TON Hermann (dr. Fr. B. W.) — Ueber die Bewegnng der Be« volkernng in Kònigreiche Bayern— Miinchen iS.'ìS in 4- Krabinger { Johann Georg ) — Die Classischen Studien nnd ihre Gegner — Miinchen, i833 in 4- KuNSTMANN (dr. Friedrich) — Afrika vor den Entdecknngen der Portagiesen — Miinchen i853 in 4- VON Thiersgh (Fr.) — Rode zur Vorfeyer des hohen Gebarlsfex stes Sr. Majeslàt des Rònigs Maximilian des II von Bayern ^ am 26 November i852 gehalten — Miinchen i853 in 4- — Rede eie. nt sopra , am 27 November i853 — Miinchen iS53 io 4* 1% )( i86)( TORNATA DE 12 NOVEMBRE L' Eccellenlissirao Presidente del Consìglio de' Minislri cav, Ferdinando Troja ringrazia I' Accademia per V esemplare del sesto volume de' nostri atti a lui rispellosaraente offerto ; ed in- via pure an esemplare del Reale Almanacco per V anno 1854-. Il Segretario dell'I. R. istitalo Lombardo ringrazia 1' Acca- demia per r invio de' nostri atli ; ed annunzia di aver fatta la spedizione della continuazione delle sue memorie, e del sao. gior- nale , per mezzo della casa libraria Stella di Milano. La reale Accademia Cosentina ringrazia , per mazzo del sno Segretario perpetuo , per la continuazione delle nostre pobblica- zìodì. Dopo di ciò il Segretario perpetuo ha annunziato essergli pervennte ondici commedie in seguito del programma proposto dalla classe delle Belle Lettere per lo premio di due. 5o. Sono esse designate da* seguenti titoli : 1. Le donzelle vispe , e gì' infanti sposi , ovvero le due vedove sfortanate. 2. Ma la mia colpa ? 3. Generosità ed amicizia. 4. Il fuggitivo. 5. Filemone e Dauci. 6. Il concorso per una Commedia. 7. Un virtoosissimo amore. 8. Almerino Riddi. 9. Melina. )( '87 )( IO. Gaspare Gozzi , o V Ideale. n. Gli eqnivoci , ossia il Conte Rosbak. II Presidente annuale dell' Accademia , a norma de' nostri Statali , ha destinato tre censori, perchè facessero alla classe una piena relazione sul merito intrinseco , e comparativo de' saddetli lavori. La Classe di Storia e letteratura antica partecipa all' Acca- demia il suo giudizio sul!' unica memoria inviata al concorso tw torno le orìgini della civiltà antichissima dell' Italia. Avendo con esso deciso di non accordarsi uè il premio ne V accessit , il Presidente ha bruciata la scheda suggellata , che accompagnava quella scrittura , affinchè il nome dell' autore rimanesse ignoto. Sono slati rinnovati gli nffizii dell' Accademia per l' anno i855 : ed è caduta la scella su' seguenti socii. Presidente annuale Sig. Giuseppe Campagna Vicepresidente annuale Cav. Michele Tenore Tesoriere Car. Salvatore de Renzi ( confermato alia nnanimità ). Amministratori Cav. Giovanni Gussone Barone Francesco d' Epiro )( '88 )( Presideììti e Segretarii delle Classi I.» Presidente Cav. Ferdinando de Loca Segretario Cav. Annibale de Gasparis 2.* Presidente Cav. Michele Tenore Segretario Cav. Salvatore de Renzi 3." Presidente Marchese Giammaria Paoli Segretario Sig. Costantino Baer '4"* Presidente Sig. Michele Baldacchini Segretario Sig. Niccola Corcia 5.* Presidente Sig. Giaseppe Campagna Segretario Sig. Francesco Saverio Arabia Rimangono taltavia affidate , come per Io passato , le se- guenti cariche : Presidente onorario perpetuo Sig. Marchese di Pietracatella Giaseppe Cera-Grimaldi Segretario generale perpetuo ^ Sig. Giulio Minervini Segretario aggiunto Sig. Gabriele Minervioi Libri offerti in dono. Atti dell' Accademia de' Nuovi Lincei — aa, V , sessione VI del i5 agosto i852 — Roma i854.. Baes (CoslantiDo) — Della moneta di oro , e del sao valore lega-^, le — Napoli i854 in 8. Mandarini ( Cav. Salvatore ) — Dell' azione amministrativa nel corso del i853 e nella calamità del terremoto del dì i2 feb- brajo e seguenti deli' anno volgente , discorso — Cosenza i854 io 8. MiNERYiNi (Gabriele) — Memorie fisiologiche rignardanli la me- struazione—» Napoli 1854- in 8. DE Renzi (Cav» Salvatore) — - Collectio Salernitana , ossia doca- menti inediti della scuola di Salerno , tomo terzo — Napoli i8b'4 in 8. — Filiatre-Sebezio , fase. 287 : ove 1' editore pone a rassegna varii metodi proposti per la cura del Cholera-Morbns. TORNATA de' 26 NOVEMBRE Si è letta una ministeriale del sig. Direttore del Real Mini- stero degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica , colla qualp domanda le notizie relative all' Accademia per inserirle nel reale Almanacco per lo vegnente anno i855. Dopo di ciò il socio sig. Tolelli ha letto un K 190 )( BREVE CENNO Intorno alla Estetica di Lettere ed Arti belle di Domenico Anzelmi. Signori II libro (li sopra annanzialo è uno dei pochi libri che mo- strano nel loro aatore una perizia non cornane del subbietlo che imprendono a Iratlare , perizia non accattata da altrui , ma che frutto de' proprii e lunghi sfndii sopra gli eterni esemplari del bello della natura e dell' arte. L' autore, come quegli che ha lun- gamente meditato e resa propria la teorica che vuole altrui co- municare , procede nello esprimerla con facilità e schiettezza di modi e di parole , con ordine e chiarezza d' idee ; per il che di- mostra , eziandio a chi noi sap pia , quanto egli sia pratico e va- loroso neir arte difficilissima dell' insegnamento. Il libro è intito- lato ad un suo Ggliuolo , ed a que' giovani che al par di lui in- vaghiti delle arti belle , vogliono per tempo iniziarvisi. — Dne pregi noi abbiamo scorto principal mente in questo lavoro ; il pri- mo è che la teorica non va scompagnata da esempi, ove la mente del giovane può vedere a tluati e per così dire incarnati i principi ideali del bello ; i quali esempi l'autore sa trarli tanto da' fonti dell' arte antica quanto da quelli dell' arte moderna , e sì dalla patria , che dalla straniera letteratura. La qual cosa fa vedere Dell' illustre autore la persuasione che il bello è da ricercarsi 0- vunque si trovi, e che lo studio comparato delle opere di arte de- gli altri popoli , conferisce al miglioramento delle arti del pro- prio paese. Il secondo pregio da noi ravvisato in questo lavoro consiste nella qualità intrinseca dtlla Teorica estetica che l'autore propone. In fatti la teorica proposta dall' Aijìelmi è ampia ed u- uiversale in qnanto che abbraccia non solo tutte le forme del bello Del dominio delle lettere, ma eziandio quelle delle altre arti so- X 191 )( relle , qaali sodo la pittura , la scoltara, la masica, e l' architet- tura. Ella è di più una teorica , mi si permetta T espressione temperata e mediana ; la quale nel mentre non ignora i sapremi principii onde discende V essenza e la forma universale del bello pure non imprende temerariamente a svolgerne in astratto il coU' tenuto ; ma si contenta invece de' principii , che Bacon da Vera Jamio chiama medii o mezzani, i quali benché siano corollari dei primi , pure sono da tanto da illustrare e rendere ragione imme- diatamente delle produzioni di qualunque maniera di arte. Ed in questo tanto più è da commendarsi la riservatezza del chiaro au- tore , in quanto che siamo in tempi ne' quali si abusa maraviglio- Bamente del nome di estetica, specialmente da quelli che ignorano e il valore estrinseco della parola , e l' intrinseco della dottrina che vi si contiene. Vietato è a noi, o signori, di portar giudizio critico sul me- rito intrinseco dell' opera , della quale ricevuto abbiamo il carico di riferirvi qualche cosa ; come ancora non possiamo decidere se le opinioni particolari dell' autore sopra alcune quìslioni con- troverse nel campo dell' art© siano o no da accettarsi inappella- hilmenle. Ma ci sarà lecito di dire ad onore del chiaro autore , eh' egli procede sempre con moderata franchezza e con ragionata indipendenza ne' suoi giudizii ; la qual cosa nel mentre mette in mostra la nobiltà dello scrittore , nello stesso tempo commenda ce' lettori l' opera di lui. Paolo Emilio Tulelli. Finalmente il sig. Guanciali ha pronunziato un suo carme •atino in onore del cav. Michele Tenore per la occasione del pre- mio annuale di due. i5o da lui generosamente fondato. )( 192 )( EQUITI CLARISSIMO S^ C/uaiiCiai* Dignum laude virum Musa vetat mori': Horat. lib. IV. Ode VII. EPISTOLA Dam bona pars homÌDam stadia in coDtraria tendant , Natoraeqae altra fìaes agii aoa cupido Ad sammas emergere opes , rernmqae potirì , Et tamen iramodicis , et partis foenore nammis Sani inopes seajper ; te non contagia lacci , Atque tuam non haec aerngo ciipidine cacca lofecit pectas : quid enim , proh numina sanata 1 Congeslam prodest argenti pondus et auri , I\i data liberlas convertere ad ntile qnidqaam , Et patriae , si poscit honos , stadiisque favendo ? Sed neqaennt stolidi haec liobeti cognoscere corde , Delirantque , et amant potius lenligine rampi. At si diviliae tibi sant , et copia rerum Ingenio bene parla tao , et praestanle labore , X 193 )( Tu simal ipse modam calles , artemqiM frnendi , Tecnm agitans quid sii dignum sapiente , bonoqne. Nec tanlum ut possis tradacere leoiter aevum ladalges opìbns , sed rectius uteris illis , Consulis et patriae doctrinae , atque artis amore. Hinc libi Fontani sub pectore cura recursans Integros suasit fontes , laarumqae velustam Comioas adslare , et latices tum fundere circum , Ut magis ipsa queat divinum ducere semen. Et tam certa tibi dura sunl commercia Florae , Quae dulces circum spirai praecordia sensns , Et canit Aosonias tibi nomen laeta per urbes , Ipsius band tantum cullus in honore vigerent Praestiteris (i) , quin et magis incrementa vicissim Accipiant , quas hic Ponlanus colligil , arles. Et studiìs operosa cohors incumbere cerlat locaeptis variis : hic calcalus urgel acumen Mentis, et aèreas cogit tentare latentes Astrorum sedes : illic exquirere causas Naturae simul urget honos , et corda faligal : Qua ratione queant humanae commoda vitae In melios verti , quidve utile , vel quid bonestum Pars agitant : alii saeclorum ab origine prisca Yesliganl hominum mores , et facta recensent." Et demum vis ilia calens per pectora vatum , Ingeniiqoe afflans vires effingere cogit Carmina mnsaeo , patrioqne aspersa lepore. Et specimen dal quisqoe suae , qua dacitur , artis f Atque omnes agii unus amor , filque aemnla virtas , (1) Perlege — Lib. II. Poematis nostri — De Sepiimo Italico C^ngres- su etc. in quo de re bolaoica , et peculiariter de eo ipso sub Linnaei no- mine in descriplìoue Regii Parlheoopaei Horli Botaaici fusius tractavimus. )( 194 )( Et flagrant doctis passim clarescere chartis. Egregiam bine operam , et multa cum laude dedistì Censum ex aere tuo augendo , ne praemia desint , Si cupiaut studiis , qaae macaut ordine quino , Alternis vicìbus , specimen tentare quotannis. Dulce tibi donec Tilales spiritus artus Afilabit , spectare alacres ralìonis alomnos Certare , atqne datam cupidos contlDgere metam , Et tandem merita praecingi tempora lauro. Sed tibi post mutos cineres majora reservat Posteritas ! quod non sit virtus nomen inane , Et comites habeat landes , et semper bonores Ostendet : venient qui polchra ad facla nepotes , Haec olim , memores clamant , baec ille Tenore Praemia conslitait stndiorùm , atque arbìter aeqqi! (i) Et sibi Pontanas ventura in saecula certo Foedere te junget , ne tanti gratia facti Eicidat ex animis ; et nunc ipse ore benigna Talia coniìrmat famae monimenta fulurae. L' Accademia ha adito con tutto l'interesse , e con tutta la soddisfazione la poesia del valente collega ; non senza significare ì sentimenti medesimi in essa espressi all' illustre fondatore dei premio , il quale con quella nobile istituzione aggiunse a se stesso una novella gloria , e nuovo lustro e splendore alla Doslra Acca> demia. (1) VidQlicit ipso Acad«mite Praesid». )( 195 ){ Libri offerti in dono Fusco (Vincenzo) — L' anlifrasta degli olivi — Napoli i854. in i5. RiDOLFi (Luigi) — La malattia dell' uva in Toscana , nell' anno 1854. , e i tentativi fatti in più luoghi per combatteria — Fi- renze 1854. ìd 8. ScHiAVONi ( Federigo ) — Progetto di una livellazione geodetica tra il mar Tirreno , e l' Adriatico — Napoli i854 in 8. TORNATA DE IO DICEMBRE Il sig. Conte Marnili , prendendone la occasione dalla de- finizione dommalica dell'immacolato concepimento di Maria SS., propone di proclamarla special protettrice della nostra adunan- za, e di destinare nna tornata a celebrarne le lodi. Il Presiden- te , a maturare una tal proposizione, nomina una commissione composta de' signori Parroco Monluori , abate Tulelli, Cav. de Kenzi , Cav, Cuerr^ , e Giuseppe Campagna , i quali uniti allo stesso sig. Conte Marnili , ed al Segretario perpetuo, av- visino il modo di effettuarla. li socio sig. Volpicella dà lettura di on sunto da lui com- pilato di una memoria manoscritta indirizzata alla nostra Ac- cademia dal sig. Francesco Casotti , e destinata ad illustrare un luogo delle rime del Petrarca, che fa soggetto a varie in- terpretazioai. )( '96 y Illustrazione di un luogo del Petrarca. Secondo la commessione ricevuta dal Presidente di questa Accademia , mi fo a render conto dell' Esposizione d" un luoga del Petrarca di varia e dubbia lezione indirizzata alt Acca- demia Pontaniana da Francesco Casotti. Il luogo delle Rime del Petrarca , di cni discorre il sig. Ca- sotti, è un terzetto dell' ultimo capitolo del Trionfo della Fa-^ ma , che nelle moderne edizioni si legge : Contra il buon Sire , che /' umana speme Alzò , ponendo l' anima immortale , S' armò Epicuro , onde sua fama geme. Narra il Casotti che altri per il buon Sire intese Dio , ed altri Platone. Dipoi viene a lungamente ed eruditamente mostra- re , giovandosi dell' autorità de' più pregiali scrittori del gentile- simo e del cristianesimo, che il Petrarca , dottissimo poeta e giu- dizioso , non potette intendere in quel terzetto parlar di Ko , e dovette ricordare un filosofo , il quale pose, cioè tenne per oph- Dione ed insegnò, che P anima sia immortale, laddove Epicuro fa Ardito a dir , eh ella nonjitsse tale^ Indi passa a chiarire che non potette parimente il Petrarca intendere per il buon Sire Platone , si perchè non fu questi pri- mo a dispulare dell' immortalità dell' anima, e sì perchè cosa aSr sai strana è il chiamare un lilosofo Sire., e non conforme al booa gusto del famigerato canlor di Valchiusa. Al che mi piace ag- giognere ancora , che , avendo il Petrarca in sul principio del capitolo detto : Valsimi da man manca , e vidi Plato , )( '97 X non dovette farne , contro V ordinaria sua diligenza , un' altra Tolta ricordo. Esposte largamente le dette cose , segue il Casotti il suo ra-j .gionaraenlo con queste parole. » Il chiarissimo Lodovico Antonio Muratori, nel suo Petrar- ca riscontrato coi testi a penna della Libreria Estense e coi fram- menti dell' originale del Poeta , pubblicato in Modena pel Salia- nì , e da altri altrove , notò che i più antichi codici hanno in questo luogo Siro o Sct'ro , e non Sire. Ed Alessandro Tassoni, nelle considerazioni ivi aggiunte , lodò maggiormente la prima delle due diverse lezioni , perciocché anche a lui parve disdire quel titolo di Sire , già voce del francese idioma, ad un filosofo. Tolte le edizioni fatte nel primo secolo della stampa dei Trionfi del Petrarca col cemento di Messer Bernardo Ilicino o Licinio da Siena hanno Siro e non Sire , ed interpretano per Ferecide di Sciro. E COSI ancora leggono ed interpretano le altre falle nel secondo secolo della stampa , col comento di Messer Silvano da Venafro. Sopra i quali due ultimi comenli benché il Crescimheni, nella storia della Volgar Poesia , abbia portato poco favorevole giudizio , giudicandoli quanto barbari nella locuzione tanto strani in taluni luoghi per T interpretazione; nulladimeno fa di mestiere consentire che nel luogo , del quale è proposito , molto meglio che altri espositori sonosi apposti al segno. Finalmente fu que- sto medesimo il parere di Egidio Menagio, gentiluomo fran- cese , miracolo di erudizione , e peritissimo della lingua nostra. Egli dunque nelle dottissime sue annotazioni poste alla Yita di Ferecide scritta' da Diogene Laerzio , dopo di aver riferito le au- torità di Cicerone , Lattanzio , santo Agostino , Esichio Milesio j Snida ed altri a contestare che questo filosofo era stato il primo a ragionare della immortalità dell' anima , esprime così la sua opinione che Petrarca ancora a ciò ebbe rispetto e volle accenna- re nel riferito verso. Une respexit Peirarcha in Triumphi^ eap, 3, de Fama : Centra il buon Siro ec. Sic enim in quiòus- )( »98 )( dam corlìcibus legittir , prò eo qvod vtil/jau' /laòenf ccìnìra. al buon Sire. Quae prior lectìo Caponi magis placet. Idem et mihi vìdebatur , nam et à/KkcùS Syri'us , Pherecydes dìcitur. Con le qnali oltime parole pare levata ancora la dubbiezza , che quella semplice appellazion di Sirio abbia potuto mai in qual- cuno indurre ; perocché ed altri ancora denominarono quel Glo- soFo semplicemente il Sirio , come Pitagora vediamo addoman- dalo da non pochi solamente il Samio. E questo ò quel poco che io ho saputo recare a difesa di quell' antica contro alla moderna lezione: la quale dunque esser dovrebbe così restituita : Cantra 7 buon Siro , che V umana speme Alzò , ponendo V anima immortale , S armò Epicuro , onde sua fama geme ». Scipione Folpicella. \\ sìg. Ginseppe Campagna recita due sonetti di differente argomento. Finalmente il sig. Oronzio-Gabriele Costa , invitato dal Presidente -, informa T Accademia della insolita apparizione fra noi di certe specie di uccelli , avvenute nella primavera dello spirante anno ; cioè della Sylvia cianevola o Petlazznrro , del Pelecanus roseus Gm., che Cuvier crede essere un vecchio del P. Onocrotalus ^ dell' -^«05 rutila , Pali., e di una Cicogna malamente definita per un Marabù, ; ma che nondimeno è di strana apparizione sulle nostre coste ; onde sa questa spezialmente si ferma. Un tal rapporto eccita qualche discussione, e muove la dotta curiosità di molti d'intendere le cagioni di siffatte straor- dinarie apparizioni di accelli. Il Presidente invita perciò il so- cio Costa a farne il soggetto di apposita memoria da leggersi in Accademia , accompagnandola con le rispettive figure. )( »99 )( Libri offerti in dono Ceva-GriMALDI (Cav. Francesco) — Sa la vera forma della croce di nostro signor G. C. , ricordi — Napoli i85A in 8. L' Eco dell' Esperienza , giornale - lettere T.V. — serie XVIII^ Libri venuti in dono dall' I. B. Istituto Lombardo. Memorie , voi. 3. e 4- — Milano i852 e 1854- , in 4. Giornale — Antica serie : tom. VI , i845 : tom. VII , i846 r tom. Vili, i847 io 8. Giornale dell'I. R. Istilalo Lombardo, e Biblioteca italiana tom.I, 1847: lom. II, i85o: tom. III, i85i: tom. IV,i852:, tom. V, i853: lom. VI, i fase. 3i, 32, i854 — Milano, in 4« )( 200 )( TORNITA DE 17 DICEMBRE A richiesta della vedova e de' figli di Michele Cimorelli , si è deliberato di destinare la somma di dacati venti per acquistare nna nicchia , ove riporre le ossa di quel nostro collega defunto , per lo quale già l' Accademia mostrò il suo interesse , raccoman- dando al Ministro della pubblica istruzione le opere da lui lascia- te inedite. Si è risolato di affidar 1' esecuzione al sig. Colonnello Mi- chele d'Urso , nostro collega , il quale aveva pel Cimorelli parti- colare amicizia ed affetto. Il sig. Marchese Puoti ha letto una sua poesia , che ha per (itolo PREGHIERA ALL' ALTISSIMO IN OCCASIONE DEL CHOLERA. Signor , volesti ; e al subito Cenno quest' Orbe fu. D'Eternità da' visceri Cavasti il tempo tu. Agli anni , che dormivano. Dicesti di volar ; E d' ali rapidissime Si vider tosto armar. Segnasti al mare i termini ; La terra ei rispettò. D' Abisso le voragini Il tuo poter colmò. Ai Cieli , agli astri , all' aria Legge il tuo cenno die. Fecondo il mar , Fruttifera Taa man la terra fè^ •)( I cenni faoi seguirono Il Giel , la terra , il mar. Ne alle tae leggi an essere Mai seppe ripugnar. L* DODI dall' abietta polvere La mano taa formò. E an' alma di se conscia Libera in lui spirò. Di te r augusta immagine Neir uomo balenò. Di volontà e giudizio Tua mano l' adornò. Deir orbe a lui V imperio Ti piacque di douar ; Della natura l'arbitro Volesti in lui crear. Di tanti benefizi! , Di tanti doni ei fu Ingratamente immemore , Né a te pensò mai più. GY insipienti dissero Nel cuore : Iddio non è. Negar la tua giustizia , Osar far onta a te. L' obblio del tuo terribile Altissimo poter Seppe infiammar tna collera. Che fece ognun temer. Pietà, che di giustizia Sempre è compagna in te, Volea strapparle il fulmine , Ma vincer noa potè. 201 X Tuo sdegno irreparabile Libero alfin scoppiò. E alle atterrile e trepide Genti sul capo errò. Tremando rimembrarono Che sol sei grande tu ; Che air ira tua resistere Chi possa mai non fu. De 'falli si pentirono , Sommesso ognun pregò ; Di ravvedute lagrime La vena rampollò. Disarma , o Dio terribile , Di altissima pietà , La destra di quel fulmine ,' Che paventar ci fa. Del peccator V eccidio Tu già non sai voler. Tu solo vuoi che pentasi ; Che viva è il tuo piacer. Quando ti sdegni , e trepida La terra al tuo furor , Vuoi che si preghi, e accendesì Tuo sdegno nell' amor. Sempre sei padre , e vivida Fiamma d' amor sei tu. Quando punisci gli nomini ^ > Allor tu li ami più. Gli sdegni tuoi rassembrano Furor , che fren non ha ; E attende il suo sterminio L' oppressa umanità. a )( 202 K Ta n* offri allor dì gloria Beala eternità ; E a noi le porle s' aprono Dell* indila Città. Ma di tua giusta collera Cada il jQagelIo alfin , E di clemenza sfolgori H volto tao dìvin. Basti il punir , dimentica Il cieco nostro ardir , La perfida nequizia , Il lurido fallir. Sol mira il volto squallido Del figlio tuo Gesù. Di noi sue piaghe parlano Morto Ei per noi sol fu. Sfinito fra gli strazii , Deriso Egli spirò , Appeso ad un patibolo , Che sol per noi bramò. Del sangue suo quel rivolo Mira che scorre al suol ;.. L' Alma , che di martirio Satolla spicca il voi. Io Ldì ti affisa , e placati Con r Dom , eh' Ei rìcompròii Pel merto di tal vittima Tuo sdegno oltre non pQÒ. Celeste io lai la Vergine , Tu dei per noi pregar. T* impose q desto uffizio Gesù pria di spirar. Tu madre dell' Altissimo » Sei sposa , e figlia ta. Al peccator rifugio In te riposto fa. Regina sei degli Angeli , Madre del Redentor. A le sol dee ricorrere Afflitto il peccator. De' naufraghi sei V ancora , Porla del Ciel sei ta ; Lo sdegno dell' Altissimo Hai di placar virtù. Versa per noi le lagrime Dol tuo materno amor. Disarma la giustizia Di tatto il suo rigor. Il socio sig. Giovanni Manna ha Ietto nn secondo capitolo del sno lavoro intorno al Credito tmnolfih'are. Ha comincialo dal diuioslrare che la vera importanza della materia del credilo immobiliare non si vede , se non riferendola e ravvicinandola coir organizzameulo generale del credito ; che per questo mo- do le istituzioni immobiliari mostreranno avere in se non aaa utilità meramente accidentale e dipendente dalle circostanze , )( 2o3 )( ma sibbpne nn caraltpre di Decessila , ed una reinzione inlima e ÌDdistrutlibile colT insieme delle istiiazioni di credito. Egli ha fatta derivare la forza di questa assertiva dalla essenziale solidarietà delle istituzioni di credito , e ferman- dosi quindi di proposilo io questo tema della solilariela si è applicalo a provare che l' organismo generale del credito non è mica una serie di fatti staccali o accidentalmente congiunti, ma piottosto od insieme di cose che si generano \ nna dal- r altra , e che rientrano T ana nell' altra , con tale intimità, che dove si pone una parte, si pone virtualmente l'insieme, e dove si ferisce una parte si ferisce T insieme. Ciò posto 1 egli ha messo per argomento di questa prima parte del lavoro il doppio quesito ; E egli vero che ci sia cotesta solidarietà essenziale delle istituzioni di credilo? — E egli vero che il credito immobiliare , come parte inte- grante e sostanziale dell' organismo generale^ sia di neces- sità tratto e governato dalle leggi di quella solidarietà ? La solidarietà delle istituzioni di credito l'ha dimostrala fa primo luogo colla reciprocità delle relazioni di tutte le industrie ornane fra di loro , e con quella quasi mutua responsabilità ia coi sono naturalmente collocale 1' una verso l'altra. Gli ostato facile infatti provare come tutte le indostrie umane s' inlroc- ciano e si richiamano vicendevolmente 1' una coli' altra , si che r una partorisce 1' altra , i danni e i vantaggi di ciascuna si accomunano colle altre, e ogni operosità industriale iniziala di qualunque maniera in nn luogo si moltiplica , si riproduce, si dilata e piglia tutte le forme possibili , e si fa iufioe quasi immagine complessiva e compendiala di tulio il giro delle in- dustrie. Di che ha inferito che il corso naturale delle cose ten- de a spingere promiscuamente tulle le industrie sopra quella via , dove una di esse ha trovata qualche utile novità, a vin- colar tutte con quei legami coi quali una di esse si è legala, e inCne a tirarle e collocarle tolte in quell' organismo in ca )( 204 )( nlcnoA Hi esse ha prima (rovaio il sno assetto e il sno svilappo.* In secondo luogo ha provala la solidarietà del credito! dalla nalaraie comananza e promiscni là delle ^ffr^M/« A misura però che avverrà qualche vacanza fra essi , non si passerà ad al- tra nomina , Quo a che il loro numero non si restringa a quella di soli cento. )( 2i3 )( 6. Gli nrficìali che dirìgono l' accademia , sono : 1. dae presidenti, ano onorario e perpetoo, i' altro annuale , di egaale rango ed onorificenza fra loro ; 2. nn vicepresidente ; 3. un segretario generale perpetuo ; &. nn tesoriere. 7. 1 presidenti Fra le loro attribuzioni hanno quella di accoN dar la parola a'socii che la dimandano, di conservar 1 ordine nelle adunanze, di differire le qaistioni quando lo stimino a proposilOf di annunziare il risultamenlo de' voti, di nominare gl'individui cha comporranno le varie commessioni. Essi soserivono i diplomi ac-* caderaici ed i processi verbali unitamente col segretario. 8. In ogni caso di concorrenza Fral presidente onorario per- petuo ed il presidente annuale , Funzionerà quello di essi che è più anziano accademico. 9. In caso di assenza 0 di gravi occupazioni de' presidenti , il vicepresidente è rivestito delia stessa autorità. 10. In assenza de' presidenti o del vicepresidente , uno dei presidenti delle classi il più anziano , o in sua mancanza il socid piò anziano in ordine di nomina reggerà V adunanze. 1 1 . Il segretario generale perpetuo è incaricato della com-! pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con articolo ne* crologico la morte de' socii di qualunque classe , quando anche vi Fosse chi volesse scriverne un più esteso elogio. Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell' accademia , la patenti , il processo verbale , e qualunque altra carta, a cui ap^ porrà il suggello dell' accademia, di cui è esclusivamente cooser' valore. Manterrà la corrispondenza co' socii stranieri ed assenti ^ ed anche colle altre società ed inslitoti letterarii. Sarà il conservatore de' registri, de' titoli, e di tutte le carte risguardanti l' accademia, e ne rimetterà io ogni semestre al pre« tidente un nolamento da lui sottoscrìtto, che verrà comunicato alia intera assemblea. Sarà Incarieato della cnstodia della biblioteca e dell'archivio. E finalmente farà un'analisi ragionata , coli' intervento dell' an- fore , di quelle memorie che si stimano non potersi tntte intere inserire negli alti. 12. In caso di assenza del segretario generale, il segretario di classe più anziano ne farà le veci. i3. Il tesoriere è incaricato di tutti gì' interessi e di tutte le spese dell' accademia. i4,. La dorata delle cariche di nno de' presidenti , del vice- presidente e del tesoriere, sarà sempre di on anno. La nomina ne sarà fatta dall'accademia a maggioranza di voli. Potranno esser confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voti de'socii intervenuti , e snccessivamenle ad unanimità di voti. Il presidente onorario ed il segretario , eletti nello stesso modo » saranno perpetui. i5. Vi sarà on Consiglio di amministrazione composto dai presidenti, o (in caso di gravi occapazioni) dal vicepresidente, dai segretario, e da doe altri socii che saranno in ogni anno nominati & maggioranza di voti. Il tesoriere assisterà di drilto alle sue adunanze. Questo Consiglio, per mezzo del segrelario generale , e dopo averne ottenuta l' approvazione dell' accademia , prescri- verà al tesoriere io ogni mese l' uso da farsi dell' assegnamento del mese. Il tesoriere è obbligato a con formar vi si. i6. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Consi- glio di amministrazione , e dovrà documentare che il danaro si è per ogni mese erogato nel modo indicatogli. 17. Restano da ora difCnite le sole spese alle qnali possa ve- nir destinato 1' assegnamento che S. M. accorda all' accademia. Esse sono comprese nello stato annesso al presente statolo. i8. Ogni classe sarà composta di venti socii residenti ; ed avrà on presidente ed un segrelario annuale , da eleggersi a plu- ralità di voti. 19. Le Domine de' socii residenti si faranno dall'accademia ÌDtera io ogoi caso dì vacanza di od posto nel modo seguente. La classe, a cai apparteneva il socio defunto, si anisce e propone tre individai che crede atti a soccedergli. L* accademia per voti se-* greti sceglie fra essi. Nel caso di parità di voti, questa sarà decisai dal presidente della classe cui l' individuo appartiene. Nelle adunanze in cui dovrà farsi reiezione dì un naovo sociof residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli altri socii. 20. Le memorie lette all' accademia, che da' loro autori to-« glìono farsi ioterire negli atti di essa, dovranno passarsi dal segre-» tario generale al presidente della classe analoga, il quale destinerà due commìssarii per esaminarle e darne il loro giudìzio in ìscritto.i La classe, al numero almeno di due terzi de'suoi individui, io vi-j sta di tal giudizio, ed inteso T autore su cambiamenti che crederà proporgli, darà il suo parere se le memorie debbano, o no, inserirsi negli atti. L' accademia deciderà sul rapporto della classe. 21. Si avrà cura di disporre sollecitamente T impressione delle memorie approvate ; ed a conseguir quest' oggetto si pub^ bucheranno i volumi degli atti in separati fascicoli. 22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze me^ morie o articoli, anche coli' intenzione di non destinarle ad essere esaminate ed inserite negli atti. Nel concorso si darà però la pre-< ferenza alla lettura di quelle memorie, che si destinano ad essera esaminate. 23. Oltre alle memorie, sarà libero ad ogni socio il proporre air accademia il piano di un'opera alla quale egli si dedichi, o la riproduzione dì un' opera già stampata, e domandar de'coltabo* rafori. L' accademia, sul rapporto della classe corrispondente, de- ciderà se l'argomento dell'opera che si propone, sia degno di nuo- vo studio e lavoro. Nel caso affermativo, la classe destinerà alcnni de' suoi socii per collaboratori ; e quando l'opera sarà terminata , dopo essere slata esaminata ed approvata dalla classe, verrà stam- pala a spese ed a prolìtio dell'accademia , col cedersene solo gra- )(2l6)( toitamente un numero di copie determinalo all'aotore ed a'snoi collaboratori. 24.. Le opere cosi stampale porleranno il nome dell'autore nel frontespizio ; ma vi si esprimerà pure di essere egli sfato se- condalo da altri suoi colleghi per decisione dell'accademia Ponla- niana , e che V opera è stala approvata dalla medesima. I nomi de' collaboratori dovranno rammentarsi onorevolmente in on avi vertimento. 25. Ognuno de" socii residenti per giro sarà invitato almeno sei mesi prima a leggere alcun suo lavoro in una determinata adu- nanza. Colui che si scuserà, e che non darà altro lavoro all' acca- demia fino air epoca in cui nuovamente dovrebbe essere invitato, sarà considerato come volontariamente trasferito nella elasse dei corrispondenti. 26. In ogni anno ona delle classi dell'accademia per ordine proporrà un programma col premio di ona medaglia di oro del valore di cinquanta ducati. Le memorie che saranno rimesse, ver- ranno gindlcate dalla classe che ha proposto il programma , sul rapporto di tre censori che il presidente dell' accademia destinerà fra gì' individui della classe. Tulli gli nomini di lettere nazionali o forestieri potranno concorrere , eccetto i soli socii residenti Pontaniani. 27. Le deliberazioni dell'accademia si prenderanno a mag- gioranza di voli segreti per bussolo. In caso di parità, il volo del presidente , o di chi ne fa le veci , deciderà la parità. 28. L' accademia si riunisce ordinariamente due volte al me- se , e straordinariamente ogni volta che il bisogno lo richiede. 29. Perchè l'accademia possa deliberare validamente, fuori del caso contenuto nell'articolo 19 , basterà la presenza di dieci almeno de' suoi socii residenti. X s»7 )( STATO delle spese mensuali dell' accademia. Art. I. Sòldi : A' due impiegati deir antica società Pontaniana.... D. 12 A' dae impiegati dall'antica società Sebezia » 12 Art. 2. Spese minnte ed impreviste , mensnali » 6 Di queste disporrà il Consiglio dì amministrazione. Essendovi risparmìi , saranno addetti a disporre le solite gratiGcazioni agl'impiegati, o ad uno degli altri seguenti articoli. Art. 3. Spese di stampa , mensnali 9 12 Art. 4> Acquisto di libri e giornali , mensuali s 8 Totale D. 5o In ogni anno da'risparmj ottenuti, e dalla inversione che potrà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni diqnesli articoli , dovrà formarsi la somma di ducati cinquanta per Taa- tore della memoria che verrà coronata. Approvalo. Napoli, il dì io di Ottobre 1825. Firmato , FRANCESCO. Il Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio de Ministri Firmato , de' Medici. NOTA = Lo stato delle spese mensuali ha sofferto talune variazioul per le circostanze verificatesi posteriormente ; per cui ora è come segue 1. All'usciere ed all'amanuense mensuali .... 10 : 80 2. Spese imprevedute 4 : 90 3. Spese di stampa 19 : 00 4. Acquisto di libri 0 giornali 6: SO Totale ... 41 : 20 L'Accademia anDualmeote modifica lo stalo delle spese, per aumentare l'articolo della stampa. i5 )(2i8)( REGOLAMENTO INTERNO DELL' ACCADEMIA PONTANIA^ eiPiToio I. [Deliberazioni accademiche — nomine de' socii^^ intervento degli estranei nelle adunanze, 1. Nelle deliberazioni accademiche è vietato espressamente procedere per acclamazione, ma si osserverà esattamente il prcr ecritto neir articolo 27 dello statuto. 2. Io ogni sessione si prenderà conto della esecnzione di qaanto è stato risoluto nella sessione precedente , e sarà qoe- 6to il primo articolo di ogni processo verbale. 3. La proposizione de' socii residenti , non residenti, cor- rispondenti , ed onorarli dovrà farsi io una tornata, e la scelta nelle seguenti. 4.. Ninno può essere proposto a socio non residente, se non dimora effettivamente e stabilmente faori della capitale. 5. Le nomine de' socii non residenti saranno proposte io iscritto , firmate da ano de' socii residenti , ed accompagnate dalla notizia , o dalla esibizione di qualche lavoro edito, o i- nedilo di colui , che si propone per socio ; e ta! lavoro potrà ad arbitrio del presidente esser sottoposto alF esame di uno , o più socii , per deliberarsi dopo il rapporto di questi soiram' missione dell* autore proposto. X 219 ){ 6. Nelle tornale accademiche potranno ammettersi aJilori, bastando a ciò il permesso del presidente. Quando un'uomo di let- tere non accademico yole83e leggere nell'accademia qualche sua produzione potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva» che ne sarà fatta da due socii della classe da nominarsi dal presi- dente , e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però il presidente dispensare a questa formalità, quando la circostanza il richiegga. CAPITOLO 2. Riunione delle classi. 7. Le sessioni delle classi quando avranno luogo , dovranno tenersi regolarmente, e periodicamente negli slessi giorni delle tor- Date un'ora prima, o un'ora dopo delle tornate stesse, secondo le stagioni , e le circostanze. 8. I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sot- toscritti dal presidente, e dal segretario della classe, che delibera, o da coloro, che ne faranno le veci. 9. I censori non potranno ritardare più di due mesi l'esa- me delle memorie ed il loro rapporto su le medesime. CAPITOLO 3. Consiglio di amministrazione , spese di qualunque natura» ad eccezione de soli soldi. 10. Il consiglio di amministrazione si terrà costantemente nna volta al mese. 11. Ne' consigli di amministraiione, ne'qnali dee farsi la disposizione de'fondi residuali dell'anno precedente, interverranno gr individui dell' antico , e quelli del nuovo consiglio. )( 220 )( 12. Ogni spesa siraordinaria dovrà essere anticipafamente esamìuala, e stabilita dal consiglio di ammioislrazioae, ed appro- vala dall' accademia. i3. I pagamenti da farsi dal lesoriere per qualsivoglia ar- tìcolo di spese, ad eccezione de' soli soldi, dovranno essere ordinali mediante dq mandato in iscritto , nel qaale sarà fatta menzione delTarlicolo del processo verbale del consiglio di amministrazione, che ne ha fissala la spesa , e di quello del processo verbale della tornala accademica, in cai è slata approvala la spesa medesima. Questi mandati dovranno portare le firme del presidente annuale y del segretario perpetuo , e di un'amministratore. i4- Le partite di esilo nel rendiconto del tesoriere per qual- sivoglia spesa, ad eccezione de' soldi, dovranno giustificarsi coi mandali descritti nell'art. i3, e colle ricevute delle parli pren- denti. Quelle partile , che mancassero di questi documenti , sa- ranno significate. CAPITOLO 4- Biblioteca , ed archivio. i5. Nella sala delle tornate accademiche vi sarà un cerio numero di armadii, ne' quali saranno riposti tott'i libri , tulle le slampe, e tulle le carte dell' accademia. L' insieme di questi og- getti prenderà il titolo di biblioteca, ed archivio dell' accademia. iG. Sarà compilalo il catalogo di tutti i libri, che compon- gono r attuale deposito della biblioteca accademica. I nomi di co- loro , che hanno donato libri all' accademia verranno inscritti , in seguito de' libri donati. Questo catalogo sarà stampalo, e distri- buito a'socii. ly. Alla fine di ciascun anno sarà stampalo un snpplimento all'anzidetto catalogo nel quale verranno inscritti tuli' i libri acqui- stati nel corso di quell aDQO, Questo sapplimento sarà egualmente distribuito a'socii. )(a2i)( i8. Saranno deposila'li neir archivio i." Tatti i registri del segretario descritti nell' ari. 22 do- po che ne sarà terminato ciascan volarne. 2.° Tutti gli antografi delle memorie pubblicate negli alti accademici , quante volle si potranno raccogliere. 3.° Tutti gli autografi di lettere diretti all' accademia. 4.° Tutte le carte amministrative. 5.° Ogni altra carta accademica. 19. Il segretario perpetuo prende sotto la sna custodia Inlt'i libri, stampe, e carte della biblioteca , e dell' archivio. Egli riceve in conseguenza tutte le slampe pubblicate , e da pubblicarsi dal- l' accademia , e ne dispone l'uso a^ termini degli articoli i5 a iS e z^a 33. 20. Volendosi qualche libro in prestilo da alcuno de' soci! , il segretario perpetuo è facoltato a rilasciarglielo con ricevo, col quale l'accademico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni al più tardi. Si eccettuano ì libri di, mero, lusso, pe' quali è ri- messo alla prudenza del segretario osare le precauzioni necessarie perchè non vengano danneggiati. 21. Se l'accademia disporrà che la sala accademica resti aperta in determinate ore di alcuni giorni della settimana per la lettura de' libri e giornali, il segretario perpetuo ne curerà l' adem- pimento , potendosi a tal uopo giovare dell' usciere , e dell' a- mannense , nel modo che sarà stabilito dal presidente. Begistri del Segretario. 22. Il segretario perpetuo terrà presso di sé i segaenti registri : i.° De' processi verbali delle tornate accademiche. 2." De' processi verbali del consiglio di amministrazione. 3." De' processi verbali delle classi. X 222 )( 4. " Delle minisleriali, e delle risposte a' mioistri, non che delle lettere , che si spediscono airaalorifà soperiori. 5." Della corrispoDdeaza estera , e Dazionale. 23. Egli carerà, che i suddetti registri sieno recati nell' ac- cademia la tutte le tornate delT intero corpo accademico , e nelle adunanze de' consigli amministrativi , e delle classi. CAPITOLO 5. Deposilo , conservazione , ed uso delie stampe » càe si pubblicano. •2.^. Sarà fatto un inventario di tutte le stampe pubblicate dalla società, e dall'accademia Ponlaniaua, e queste saranno de- positate nella sala dell'accademia , e date in consegna al segre- tario perpeloo. 25. Delle slampe, che non potranno restar chiuse negli af' madii, si Faranno delle bai le numerate, e munite di suggello a cera lacca , e queste saranno date in consegna all' usciere. 26. Le stampe , che saranno successivamente pubblicate , Terranno aggiunte all'inventario, e date in consegna, giusta le norme de' due precedenti paragrafi. 17. L' inventario descritto ne' Ire precedenti paragrafi sarà legato in un sol volume col registro, nel quale verranno descritte minutamente le distribuzioni , e gli usi che si andranno facendo delle stampe pubblicate dall' accademia, giusta le norme de' para* grafi seguenti. 28. L' accademia avendo disposto, che gli atti , che da essa 6Ì pubblicano , siano distribuiti come gettoni di presenza ai socii, che assisteranno alle sue tornate, per tener conto di queste distri- buzioni, in ogni tornala il segretario perpetuo passerà ali* amanu* ense la lista de'socii, che vi sono intervenuti, affinchè cosini possa trascriverla nel registro delle distribuzioni degli atti accademici. )( «3 X 2g. Pabblicaàdost dalP accademia nn fascicolo de'saoi atti, il segretario perpetao, dopo che ne avrà ricevalo dallo stampatore Finterò Damerò degli esemplari stampati, si applicherà ad estrarre dal registro decritto nel paragrafo 28 la lista di lotti 1 socii , che sono ammessi a parteciparne , e ne formerà ano statino emargi- nato , che servirà di norma alle dislrìbazioni. So. Gli statini emarginati adempiti delle analoghe firme dei socii , rimarranno presso del segretario perpetao per tenersene conto a discarico de' l^bri a lai consegnati. 3i. Per gli esemplari, cb^ in seguilo delle deliberazioni del- Taccademia si dìeslineranno in dono a personaggi distinti , ed a socii corrispondenti, il segretario, perpetuo ne disporrà la dislriba- zione a^ termini dell'^articolo del processo verbale della tornata, in coi la deliberazione ebbe luogo. 3^. Per gli esempllari, che l'accademia vorrà far depositare presso i libraj , il segretario, disrà comunicazione al tesoriere delle deliberazioni che se ne prendono, affinchè possa egli vigilace agi* interessi dell' accademia. 33. Nel registro di distribuzione saranno per ordine alFabe- tico notati tutti i nomi di tutte te persone, siano socii, personaggi distinti, o libraj, che hanno ricevuti gli atti accademici , colla de- signazione de* volami, e de' fascicoli ^ che vengon loro.progressi< Tamenle rimessi. CAPITOLO 6. IV ornine de funzionarti accadèmici. ^4-. Affinchè non sia tolta a' socii T opportunità di poter do> minare ad altre cariche secondarie quei candidati, che rimarranno esclnsi dalle primarie, resta abolito il metodo fiu' ora tenuto di no* minar luti' i funzionarii in un atto sob, ed io vece vi rimane sur- rogato il seguente. )( 224 )( 35. La nomina del presidente annuale si farà in primo luo- go. Ogni socio scriverà a tale oggetto su di una schedula il nome del candidato alla presidenza , e si procederà allo squiltinio, giu- sta il consueto. 36. Colui tra i candidali alla presidenza, che avrà ricevuto maggior numero di suffragi! dopo il presidente, sarà nominato vice-presidente. 87. La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente , co- me quella del presidente. 38. I due candidati alla carica di tesoriere , che riuniranno maggior numero di suffragii dopo di lui, saranno nominati ammi- nistratori. Sg. La nomina de' presidenti, e de' segretarii delle classi sì farà simultaneamente in un allo solo. 4.0. Se la nomina del presidente fosse fatta all'unanimità , si procederà con altro distinto atto alla nomina del vice-presidente. La stessa cosa si farà per gli amministratori, se avrà luogo all' a- Danimità la nomina del tesoriere. CAPITOLO 7. Calendario — Facilitazione del servizio — Registro delle domande per letture di memorie — Avvisi. 4i. Per facilitare il servizio dell'usciere dell'accademia, sarà nella fine dell'anno formato per l'anno seguente un calendario, in cui s'indicheranno i giorni delle tornale accademiche ordinarie, rimanendo la convocazione delle straordinarie ad arbitrio del pre- sidente. Vi saranno indicati ancora i giorni fissi, ne' quali si terrà il consiglio di amministrazione. 42. Il calendario verrà stampato , e ciascun socio ne avrà un esemplare. Oltre a ciò un altro esemplare si terrà affisso nella eala accademica. )( 225 }( 43. I soci! , che vorranno leggere qualche memoria, do^ vranno annanziarlo , almeno an mese prima , e le loro domande saranno trascritte sopra on registro particolare, affinchè siano pre- feriti nella lettura qaelli, che vi si troveranno inscritti prima degli altri. Un estratto di tal registro sarà in ogni tornala accademica affisso nella sala, affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'og- getto della memoria, che si leggerà nella tornala segaente, e l'an- fore della medesima. 44" Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e del registro, di cni si è fatto parola ne' paragrafi 4-2 , 43, sia neces- sario di spedire in giro 1' usciere co' biglietti di avviso per gli og- getti indicati, ciò sarà disposto dal presidente, e dal segretario per- petuo : e so* biglietti saranno scritti i nomi de' socii, cni si porte- ranno, a scanso di qualunque equivoco. Questa precauzione sarà sempre usata ogni volta , che si lasceranno biglietti io casa dei socii. CAPITOLO 7. Segretario aggiunto. 45. Il segretario perpetuo potrà scegliere tra' socii residenti pontaniani dd segretario aggiunto, da approvarsi dall'accademia^ 4(). Il detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le copie de' verbali delle adunanze, certificate conformi dal segretario perpetuo, ed avrà cnra di mettere in esecuzione tutte le disposi- zioni contenute ne' detti verbali. 47- Le lettere, che si dirigeranno a'minislri, conlinneranno a sottoscriversi dal presidente e dal segretario perpetuo. Le altre saranno firmate dal solo segretario aggiunto. Se però si tratti di corrispondenza meramente letteraria e scientifica con altre accade- mie, o con nomini di lettere , la corrispondenza ne sarà tenata dal segretario perpetuo. 4S. I verbali del consìglio di anHomistrazioDe saraaoo ognat- meate passati io copia al Begre(aria aggianto per disporne T ese» Caziooe. 49. Apparterrà at segretario aggiunto h cura della costo- èia * vendita, e disiribozione degli atli accademici^ non che qaella della caslodia della biblioteca ed archivio, a nornia degli articoli 24 a 33 , e ^ella di far convocare le classi bitte le volte ehe occorrerà. Egli riceverà dal! segretario perpetuo originalmente tutte le carte, memorie e documenti che saranno necessarii per lo disimpegno delle sue funzioni , e ne firmerà ricevo di discarico al detto segretario perpetuo». 50. In ogni semestre il segretario aggianto rimetterà al se* gretario perpetuo con di lui ricevo le minute delle lettere da lui scritte dorante il semestre, e tutte le ahre carte di affari ter- minati per conservarsi colle carte accademiche, a nonna degU articoli i5^ a 23. 5i. Oltre la corrispondenza letteraria, di coi si ragiona seir art. 4y , il segretario perpetuo rimane esclusivamente inca- ricato della redazione de* verbaU delle tornate accademiche , & del consiglio di amministrazione, della firma e della spedizione delle patenti, come pure di tutti i lavori letterarii, e della vigi^ lanza sul! edizione e correzione degli atti accademici. In caso d'ira* pedimento però sarà supplito dal segretario aggiunto^ 52. Tutte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e ^ de( presente regolamenta al segretario perpetuo saranno ad intero carico del segretario aggiunto , tutte le volte che se ne trova Dominalo nno , e fino a che il nominato occuperà il posto aa- Kidetto. 53. Volendo il segretario perpetuo riprendere 1' esercizio delle sue funzioni in lotto o in parte, il segretario aggiunto non potrà negarsi a dimettersi dalle attribuzioni conferitegli. )(227)( REGOLAMENTO PER LE PROPOSIZIONI E NOMINE De' SOCII NON RESIDENTI , CORRISPONDENTI ED ONORARII. ( Approvato nella tornata afe' 23 Giugno i833 ). Art. i.° Non sarà ricevala alcuna proposizione per socio non residente, o corrispondente, se non sottoscritta da an socio residente : se lo stesso socio non mostri all' accademia di essergli slate fatte premare dall' aspirante : se contemporaneamente alla proposta non sottometta all'accademia opere messe a stampa dal medesimo , ovvero memorie manoscritte , o almeno notìzie di giornali donde rilevasi , che l' aspirante stesso abbia pubblicala alcun' opera. Art. 2." Il presidente annuale commetterà a tre socìi re- sidenti della classe, alia quale le opere , o i manoscritti presen- tati apparterranno , I' esame di tali lavori. I socii incaricali di siffatta disamina saranno tena ti nella prima riunione della classe di presentarne in iscritto un' esame ragionato, unitamente al loro parere. Se questo sarà favorevole , il presidente della classe di- sporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la inaggioranza approvi , che la proposizione si riferisca all'acca- demia ; bene inteso però, che trattandosi dì lavori manoscritti, nel parere della classe, ove sia favorevole, dovrà enunciarsi che questi meritano di far parte degli atti a ccademici. L'avviso af- fermativo , non meno de' censori , che della classe, si leggerà dal segretario di questa nella prossima tornata accademica : dopo di che si passerà lo scrutinio a voli segreti, e la maggioranza decìderà dell' ammissione. )( «8 ;, AftT. S. Volendosi proporre alcaoo p€r socio onorario, il proponente sarà fenato di manifestarne prima il nome al pre- sidente annuale, il qaale consalterà segretamente il segretario perpetuo , ed i presidenti delle classi , per esaminare , se la persona , che si desidera proporre , sìa fornita delle qualità , che saranno descritte nel susseguente articolo^ Risultando il pa- rere favorevole , ne sarà dal presidente annuale autorizzata la proposizione all' accademia , la quale infine deciderà deli' am- missione , o rigetto a maggioranza di voti segreti per bussolo. Se la proposizione aarà rigettata , no n. se ne farà menzione nel verbale dell' accademia. Art. 4« Per poter esser socio onorario, si richiede un nor me celebre nelle scienze , ovvero nelle lettere , o nelle belle arti, O pare sommo ufficio civile per lo quale quel tale personaggio possa contribuire a promuovere h scienze , le lettere e ie belle arti. X «9 X I. Indice delle tornate. Tornata de' i5 gennajo.... pag de' 29 gennajo.... » de' 12 febbrajo ... » de' 26 febbrajo ... 3» de' 12 marzo » de' 26 marzo » de' 2 aprile i de 23 aprile » degli II giugno t> de' 25 giogno » Tornata 3 de 9 iaglio pag. 9 de' 23 luglio » IO de' i3 agosto » 36 de' 20 agosto » l^.^ de' 3 settembre.. » 47 de' a^ settembre.. » 57 de' 12 novembre.. » %b de' 26 novembre.. » 73 de' IO dicembre... » 87 de' 17 dicembre... » If. 97 114 ip IDO 16S 170 18S ,89 195 200 Indice delle comunicazioni scientifiche , e delle letture accademiche. Arabia Frane. Sav. — Del cinquecento e di alcuni scrit- tori cosentini . . . . . . pag. 39 Avellino Teodoro— Elogio del cav.AgnelIo M.* Carfora » 167 Baldacchini Michele — Versione del Prometeo legato di Eschilo ( continuazione ) . . . , » 76 Bolognese Domenico — Ore snlVomero, Elegia . » 91 Campagna Giuseppe — L' Abate Gioacchino , canto 5 m 47 —^ Id. canti 9 e io . . . . » n5 Compiendo il 55." anno della mia vita, Sonetto» 69 • In morte del cav. Navarro , presidente della S. C. di Giustizia , Sonetto . . » 70 — — Due Sonetti di differente argomento , » 19S Casotti Francesco — Illnstrazione di un luogo del Petrarca » igS Costa Oronzio Gabriele — Cenni intorno alle scoperte fatte nel regno riguardanti la paleontologia nell'anno i853 » io Prospetto della ittiologia fossile italiana » 87 Notizia intorno agli ossami di Coccodrillo sca- vati nella calcarea leccese . . » 160 ■ Annunzio de! passaggio di alcuni rari augelli per le nostre contrade . . . » iqS » 60 Irt- 192 » 53 ire 6S » 202 » 46 di » 64 » 5i )( «30 )( Genoimo Giulio — Sonetto alla Vergine SS. . pag. Guanciali Ooìntlno — Ad Clarissimum equilem Nicolaum Nicolini sopremae neapolitanae cariae praesidem re Dunciatom , Ode ..... Eqaitì clarissioio Michaeli Tenore , Epistola Minna Giovanni — Discorso intorno una recente opera so pra Dante Alighieri del Francese sìg. Aroax . SoDto di un lavoro intorno al credilo immobiliare Continuazione ..... Mabulli conte Trojano — Nota sulla malattia delle viti Masdea Giorgio — Discussione sulla pretesa Sovranità Federico Barbarossa nella Puglia MiNERTiNi Gabriele — Nota sul solfato di chinina . Nota sugli officii di due rametti nervosi della corda del timpano . . . . » 124 ■ ■ Nota snir uso degli anelli metallici ne' crampi dell'estremità . . . . » 16S - ■ Esposizione di nn opuscolo del pr. Predieri su' rapporti fra la meteorologia e la medicina (rapporto fatto in unione col socio Palmieri) lyS MlNERViNi Giulio — Notizia del VI volume delle memorie degli antiquarii di Zurigo . . . . » S4< I Notizia de'lavori dell'Accademia per l'anno i85i 129 Padula Fortunato — Nota intorno a talune curve del 3.° grado » 171 PfRiFANO Tommaso— Sulla vera capitale dell'antico reame di Foglia » 3 Discussione sulla sovranità di Federico Barba- rossa nella Puglia . . . . » 65 Pdoti Marchese Giammaria — Preghiera all' Altissimo in occasione del cholera , inno. . . . s 200 Tenoke cav. Michele — Notizia di ona specie di Cephalaria 65 TuLELLi P. Emilio — Sulla vita di Giov. Battista Capasso e la sna storia universale della filosofia . » io , Solle opere filosofiche di Tommaso Rossi napolit. 1 11 - Breve cenno intorno alla estetica di lettere ed arti belle di Domenico Anzelmi . > 190 Sonetto » 207 VoLPiCKLLA Scipione — Nota relativa alla Sovranità di Fe- derico Barbarossa nella Paglia , . • » 63 )( 25» )( ^—— Sunto di uDa memoria del sig, Francesco Ga- sotti : V. Casotti ... : pag. 196 m. • Coge diverse. Accademia Pontaniàna. Concorre a sollevare ì danneg- giati dal Iremuolo nella Calabria Citeriore . 9 ^7 Dispone dì una somma per la sepoltura del so- cio Michele Cimorelli . . . s 200 Atti — Dedica da premettersi al sesto volume . » 66. Pobblicazione del quarto fascicolo del rendiconto per l'anno i853 ...... -yS Pubblicazione del i." quadrimestre del rendiconto per Tanno iSS^ » il^ Pobblicazione del 4*° fase, del voi. VI degli atti » 1711 COBBISPONDENZE. Accademia di archeologia del Belgio . ^ 3S Società agraria della provincia di Bologna » 4-S Accademia Cosentina ...» ^5. i85 Società R. delle scienze di Gottinga . > l6S Accad. Gsio-medico-statistica di Milano » iid I. R. Islitoto Lombardo in Milano . » 1 11. 186 Real Accademia delle scienze di Monaco » 46. 170 Resi Accademia delle scienze di Napoli » 7) Real Accademia delle scienze di Stockholm » 4*1 Società degli antiqnarii di Zurigo . a 7$ Libri ricevuti in dono — pag. 9. 35. 46. ^7. 65. 71. 86.97. ii4. 128. i65. 167. 171. i85. 186. 109. 195. 199. 207. acquistati — 46. 96. i65. 171. Ministeriali — Si domandano le notizie per P Almanac- co reale , » iSgi Morte dì socii di varie classi : Melloni , Bursottì , Paci , Raoul-Rochette > 160 Tafuri » x'i'j PaiVio Tenore. Lavoro della commissione , metodo per lo concorso . . . . , . s 100 )(232)( Invito di presentare i temi . . . pag. 1 1 1 PrescQtazioDe de' temi e formazione della Gommis« sione di esame . . . . . . s ii4. Scelta del tema » 182 Programmi — Risposte al programma proposto dalla clas- se di letteratara italiana . . . . » 186 Giudizio sol programma proposto dalla classe di storia e letteratura antica . . . . » 187 Relazioni delle classi — Relazione della classe di lette- ratara italiana salta memoria del socio Tulelli intorno la vita e le opere di Giov. Battista Capasso » Sy Relazione della classe di storia e letteratara antica contenente il giudizio della sola memoria venata al concorso dell' ultimo programma . . )> 187 Rescritti reali — Si raccomanda di concorrere a solle- Tare i danneggiati dal tremaolo nella provincia della Calabria citeriore ....•» 4-7 S. M. si degna dì accettar la dedica del sesto volume degli atti ...... 7? S. M. approva la istituzione del premio annaalo fondato dal cav. Tenore . . . • "97 S. M. ringrazia 1' Accademia per la rispettosa of- ferta del i.° anno del rendiconto . . » 166 Ufizii dell'Accademia per l'anno i855 . . » 187 EBROBI CORREZIONI P. 35 Iin.25 Ketden ■ Un. 87 de Vincent P. 64 lìn.ib sieno soli a Roma P. 85 lin. 5 si siserba lin. 9 Enrico P.ii5 lin. 0 il nono cacto P.i84< 1ÌQ. I franche Heyden da Vicomle sieno stati a Roma si rìserba Enrico il nono ed il decimo canto franchi 26IJQV.92 AVVERTIMENTO Essendo goneralmente ricoaosoiuta la necessità di dare un celere corso a' lavori delle società scientifiche e lettera- rie , r Accademia Poutauiana ha voluto istituire un Rendi- conto delle sue tornale, a cui si dà cominciamealo col pre- sente anno 1853. Oltre gli esemplari , da distribuirsi gratuitamente a tutti i socii residenti , ed a' principali corpi scientifici ita- liani e stranieri , sarà tirato un certo numero di copie del Rendiconto per coloro i quali desiderassero di riceverlo per associazione. Le condizioni dell' associazione sono le seguenti : 1. Sarà pubblicato ogni tre mesi un fascicolo del Rendiconto. 2. Il numero de' fogli di slampa in ogni trimestre può es- ser variabile , secondo la maggiore o minoro abbondanza delle materie : ben inteso che nell' intero anno non si darà mai un numero di fogli minore di dodici , né maggiore di venti, nel sesto dell'ottavo. 3. il prezz» stabilito per ogni foglio di stampa di sedici pagine è di gr. 5 ■ per modo che l' importo di un intero volume non sarà giammai minore di carlini sei , né mag- giore di dieci- Le associazioni si ricevono in iNapoli presso il Segretario perpetuo dell' Accademia , pagandosi carliui sei nell'atto dell' associazione : salvo a conteggiarsi il costo di tutto il volume alla fine dell' anno. Ben vero non sarà fatta la spedizione del primo trimestre della seconda annata , se non siesi soddisfatto l'importo della precedente. Le spese di posta di qualunque genere andranno a ca- rico (itigli associati. Il Segretario perpetuo Giulio Minervini. m