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1843 RENDICONTO 11°. 9.
j
DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE
ACCADEMIA DELLE SCIENZE
^go^a&gx^^^QgS-Ceig
LAVORI DELLE ADUNANZE DI MAGGIO E GIUGNO.
PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE
MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE
Matematiche. — Saggio di alcune nuove ricerche analitiche sulle superficie
di secondo ordine; del Sig. Francesco Grulu-di socio corrispondente.
Sunto.
Dopo le tante considerazioni fatte da sommi analisti moderni , a cominciar
dall' Eulero , e poi principalmente dal Monge , e dall' Hachctte , rimancTa an-
cora , a perfezionarne la teorica , qualche cosa non avvertita , o non compiutamen-
te notala negli ordinari trattati di Geometria analitica de' moderni , e che appor-
tano durezza nell' apprendimento di tale scienza , e potevano ancora indurre in
equivoco. A ciò riguardando il nostro socio Francesco Grimaldi , ne ha presen-
tato un saggio all' Accademia nella tornata del 25 aprile , applicato alle superfi-
cie cilindroidica-iperbolico-elliltica ( hyperboloide à une nappe ) , e eonoidale-
ipcrbolico-elliltica (hyperboloide à deux nappes J ; fcv ìe quali egli dimostra più
propriamente la duplice genesi della prima per una retta , derivandola dalla sezio-
ne parahoUca 0 iperbolica prodottevi da un piano uniformemente a quello che
trovavasi fatto solamente per la superficie para bolica-iperbolica ( paraboloide ) ; vi
rileva inoltre non sempre esser simili e similmente poste le sezioni de' piani paralleli,
come si era da tutti detto , e vi ti-atta di quelle fatte nel cono asintotico , che di-
mostra risultare della stessa specie delle corrispondenti nelle superficie curve ci-
lindrica-ipcrboIico-cUiltica , e conoidale-iperbolico-ellitlica. E per qucst' ultima ne
ricerca una più propria ragione del perchè non possa aver per generatrice la linea
retta , ed ancor altre cose , che non istimiamo di andar qui con particolarità no-
tando i ma che rileveransi dal suo lavoro , quando sarà di pubblico diritto.
22
Ma perchè fin da ora se ne abbia una cpialche conoscenza faremo osservare clie
1' equazione in generale della sezione fada da un piano secante l' iperboloide ad
una falda essendo
( P sen' 9 cos' o + P' cos' e percorrere dal perielio all'afelio nel ramo a noi visibile della sua curva, già
esso n'avea percorsi 170 quando a noi apparve la prima volta, o per dir meglio
fu da noi osservata, cioè ai 17 di marzo , non avendo ancora potuto conoscere
se qualche altro osservatore meglio di me favorito dallo stato dell'atmosfera, l'ab-
bia osservata in im' epoca anteriore , il che sarebbe di grandissimo vantaggio
per togliere lutti i dubbi presenti , e forse poti'à essere accaduto in Ispagna , ove
si sa che ò stata veduta sin dagli 8 e forse anche dai 5 del mese medesimo. Or
da quel giorno di prima osservazione sino ai 7 del corrente in cui 1' abbiamo
veduto ed osservato per 1' ultima volta j l' astro non ha percorso che altri soli ti'e
gradi circa di anomalia , e da questo brevissimo tratto convieu risalire a determi-
nare tutta la cuna ! Non è dunque ai vostri occhi intelligenti maraviglia , se
i Plana ^ gli Encke, i Carlini ed altri astronomi tra primi di Europa con siffatte
condizioni abbiano con troppa precipitanza dati degli elementi molto lontani dai
veri. Questi clementi realmente pochissimo si discostano da quelli da me indicati
nel nostro giornale ulizialc degli 8 del presente mese, i quali stabiliscono il pas-
saggio dell' astro pel perielio ai 27 di febbraio , e la sua distanza dal sole in
queir istante picciolissima e minore ancora di quella della cometa del 1680 che
passò lontana dalla superficie di questo gran corpo della quarta parte soltanto del
suo raggio.
Ma questa eccessiva picciolezza, che nell'orbita calcolata dal sig. Peters , la quale
rappresenta assai bene tutta la serie delle osservazioni , non eccede i 0,00428, im-
plica i calcolatori in un grave imbarazzo , poiché suppone che la cometa sia pas-
sata dentro la stessa materia luminosa del sole, ovvero sia stata a dirittura pro-
iettala dal suo proprio corpo. Queste deduzioni, come vedete, sono troppo ardile,
e riluttanti alle idee attualmente ricevute per potersi accettare senza una discus-
sione profonda e compiuta di tutte le osservazioni che si potranno raccogliere
di questo astro misterioso, il quale si è dovuto anche meglio vedere dagli osser-
vatori dell'altro emisfero, le cui relazioni ci giungeranno più tardi. Ed intanto
è più naturale di supporre che piccioli cambiamenti negli elementi di detta orbila
rendano la distanza perielia anzidetta abbastanza grande da potere spiegare il pe-
ricoloso passaggio secondo le ordinarie leggi di tali corpi.
Infatti il sig. Arago nella seduta de' 3 del corrente ha data all' accademia
delle Scienze di Parigi un orbila calcolala in quell' osservatorio che soddisfa alla
condizione suddetta, e che perciò egli crede più esatta delle altre pervenute a sua no-
tizia in quel giorno dall' estero. — Noi pure guidali dallo slesso proponimento ci
siamo affaticali a limare la nuova orbita ; e quella che più merita la mia fiducia
sinora , e nella correzione della quale col metodo del Laplace sono stalo coad-
iuato dall' alunno sig. De Gaspcris , è la seguente :
Passaggio al perielio , febbr. 27,564- t- ni. a Napoli
Distanza periclia o,oo538.
Longitudine del perielio. . . . 277° 52' 35' •. \
Longitudine del nodo .... 354. 48 5o. i
Inclinazione 36 58 io.
Molo retrogrado
Quest' orbila , quantunque meno inesatta di quella del sig. Arago , pure de-
ve andar soggetta a piccole variazioni , e non deve riguardarsi , che come prov-
visoria , sino a che ( come ho detto ) si conoscano , e si pongano a profitto tutte
le osservazioni già falle. Da ciò si scorge quanto sia poco sicura la decisione del
sig. Arago contro il parere da me e da altri astronomi emesso suU' incontro presu-
mibile della coda della cometa avvenuto ai 28 di Febbraio, poiché quand'anche
fosse ben certa la direzione della coda il che non è , neppure gli elementi dei
suo calcolo gli permettevano di assegnare con tanta precisione la posizione a noi
relativa della coda suddetta. — Ma ripeto, ciò si potrà conoscere quando sarà sla-
bilita dilHnilivamente la vera orbila. Debbo intanto comunicarvi , che tra le co-
mete sinora calcolale questa ultima a parer mio presenta una notevole somiglianza
con quella del 1689, somiglianza da ninno ancora avvertita ; perchè invero l'inclina-
zione dell'orbila di quella coniela è mollo dall' inchnazione di questa diversa. Ma io
ho ripreso il calcolo originale fatto da Pingrè di quelle antiche osservazioni , e par-
mi positivamente consentire al riavvicinamento supposto. Questa congettura viene an-
che rafforzala dai caratteri fisici ( al lutto identici ) , che han colpito gli osserva-
tori nelle due apparizioni in proposito. ^Questa somiglianza a parer mio è molto
più positiva di tutte le altre sinora pidjblicale , e darebbe alla cometa un perio-
do di 1.54 anni, se pure non fosse in tale intervallo ritornata qualche altra volta. (*)
(') Dopo la s«data ìd cui fa dal socio sig. Capocci letta la nota presente, egli è stato indotto dai suoi
calcoli ad ammcllere che le comete del 1618 , 1068 , 1689 , 1695 , 1702 siano ancora ritorni della slessa
cometa del 1843, e che desso abbia un periodo di soli sette anni circa; come sarà più distesamente spi»-
gate in un' altra comunicaziooc che egli fard all' Accademia dopo le ferie , e che da noi sari riportata nel
prossimo numero.
173
TELLuno-ELETTRiciSMo — La scosstt c la decomposizione dcU acqua per rnczzo
delle correnti indotte dal magnetismo terrestre. Nolù, de soci vorri^pondcnli
Laci Palmieri e P. Saati Linaai. (i)
L' Accademia conosce le nostre antecedenti ricerche sulle correnti lelluro-elet-
triche che si hanno dalle eliche di fdi di rame adagiate su cilindri , su tubi o
fasci di fili di ferro , o anche sopra cerchi o telai di legno di qualunque figura,
collocando queste eliche con l' asse parallelo all'ago d'inclinazione e poi facendole
girare intorno di un asse che passi per le loro mela e sia perpendicolare al me-
ridiano magnetico. Si ricorderà in conseguenza come noi riuscimmo a sommare
per quantità e per tensione le parziali correnti che si hanno in ciascuna spirale,
da avere delle molto vigorose indicazioni galvanometriche dopo le quali nutrim-
mo la speranza di poter giungere a que' risuUamcnti cui erasi pervenuto mercè
le correnti magneto-elcltriche. Per la qual cosa, avendo ora collocate otto eliche
di fili di rame, adagiale su tubi di ferro dolce , sopra un telaio di legno ed ag-
giuntovi un meccanismo per la opportuna interruzione del circuito simile a quel-
lo che trovasi nelle calamite elettriche del Clarke , ci siamo giovali di un tornio
per avere la rotazione continua. In tal modo congiungendo i fili per tensione ,
abbiamo avuta la scossa e la decomposizione dell'acqua. La scossa pareggia quel-
la che si !ia con le armature di quantità de' migliori apparecchi del Clarke. La
decomposizione dell' acqua si ha molto spiccata co' fili di ferro introdotti in ac-
qua acidolata , siccome 1' avca il Nobili dalle correnti delle calamite , per cui
r ossigeno si unisce al ferro e l' idrogeno si raccoglie sello la forma gassosa. A-
dopcrammo de' fili di rame di una certa grossezza , cioè di circa un millimetro,
perchè speravamo di potere avere anche i fenomeni di quantità , ma sia la poca
massa del ferro , avendo adoperati tic' tubi , sia che si richieda una grossezza
maggiore ne' fili , abbiamo avuti i soli fenomeni di tensione. Laonde pare , che
anche in questo caso converrà giovarsi di due armature, una di tensione a filo sot-
tile, ed una di quantità a filo grosso, il che faremo tosto che ci saremo provve-
duti di un motore più acconcio a dare la rotazione continua.
Nella prima serie di esperienze che facemmo seguitando le orme del Nobili
e dell' Autinori , prendemmo in accurata disamina il caso delle spirali adagiate su
ferro, intorno alle quali i due fisici citati incontrarono delle difficoltà. Costoro avendo
collocata una spirale secondo la direzione dell'ago d'inclinazione, v' introduceva-
no un ferro dolce e tosto osservavano la corrente , la quale non era d' induzione
immediata, ma mediata per rispetto alla terra , perocché era essa prodotta uni-
camente dal magnetismo di posizione del ferro dolce e però era poco accconcia a
dimostrare le induzioni tefiuriche ; è questo anche il caso delle armature del Clar-
ke giranti in modo che 1' asta di ferro che le congiunge si trovi nel meridiano
(ij V. il D. 6 di questi gloroale.
174-
magnetico , o di qualunque allro in cui non si abbiano le correnti d' induzione
immcdiala , che con molto sapere furono abbandonate da' due illustri Gsici italia-
ni , come quelle che non dimostrano il fallo che si voleva rendere aperto.
Ma ben diverso è il caso delle spirali che quantunque slian sul ferro , pure
sono col loro asse nel meridiano magnetico in cui si muovono. E per fermo ,
togliete il ferro, rimanendo i soli fili di rame avvolti sopra un tubo di cartono, e
vedrete le correnti sussistere tuttavia, rivolte per lo slesso verso , ma solo alquanto
più deboli ; nell' atto che tolta 1' asta di ferro che congiunge le armature dell ap-
parecchio del Clarke le correnti svaniscono.
Le nostre correnti son dunque telluro-clettriche , ed il ferro viene come ausi-
liatore del pari che in tutti gli altri casi dello stesso genere ; come a dire nelle
sperienze di magneto-elettricismo , ed in quelle delle induzioni elettriche delle pi-
le : in questo modo fu eziandio da uno di noi adoperato per avere la scintilla
d' induzione dalla torpcndine. E per rendere più chiaro quest'uUizio del ferro nelle
sperienze di tal genere , abbiamo anche fatte delle apposite ricerche intorno alle
quali intratleremo 1' accademia in altra tornata.
Se dunque nelle calamite i fdi di rame si avvolgono sulle ancore , i nostri
tubi o cilindri di ferro fanno appunto le veci dell' ancora per rispetto alla terra,
Abbiam dato all' apparecchio il nome di batteria magnclo-elcUro-tdlurìea ,
perchè bene esprimesse la sua natura , ma per brevità si potrebbe forse chiama-
re batteria telluro-elctlrica.
Se con una rotazione più regolare che aver si può da un opportuno conge-
gno , unendo i Gli per quantità , non riusciremo ad ottenere i fenomeni fisici ,
due vie ci restano a tentare le quali sono , o un maggior numero di elementi
nella batteria , o i fili più grossi in ciascuno elemento con cilindri di ferro io
vece di tubi. Allora , come dicevamo , saremo nel caso di avere due armature per
questo nuovo elettromotore, una di tensione a filo sottile con tubi, e l'altra a filo
grosso con cilindri di ferro.
Elettro-magnetismo. — /«/o^rao d fenomeni d' induzioTie delle calamite
temporarie ; sperienze di Luigi Palmieri e P. Sakti Linari.
Se sopra un rocchello di legno o di cartone si avvolgano due fili di rame
coperti di seta, uno più grosso e più corto e l'altro più sottile e più lungo, e fa-
cendo passare pel primo la corrente di una pila si proccuri di avere assai fre-
quenti interruzioni di circuito , si avrà nel secondo una serie di correnti d' indu-
zione le quali cresceranno di vigore se nel rocchello introducasi un cilindro o un
fascio di fili di ferro , ed il signor Dove ha fatto molte ricerche per dimostrare
quando convenga meglio il ferro in massa e quando i fili dello stesso metallo.
Ora noi abbiamo voluto sperimentare l'effetto delle induzioni del magnetismo tem-
porario del ferro indipendentemente dall' cstracorreate, e vedere se le calamite tempo-
175
raric si comporlasscro in lutto come le calamite permanenti. Preparata dunque u-
na calamita temporaria a ferro di cavallo ed animata da sei coppie di una pic-
cola pila alla Wollaston , trovammo che sosteneva un chilogrammo di peso: col-
locata questa in luogo della calamita permanente dell'apparecchio del Clarke, la
quale sostiene dieci chilogrammi , vedemmo col girare le armature apparir to-
sto una vigorosa scintilla e provammo ben forte la scossa. Or potendosi avere
dello calamite tcmporarie di gran lunga superiori alle calamite permanenti è chia-
ro potersi avere con una pila di poca tensione efrelli fisici chimici e fisiologici
molto vigorosi senza giovarsi dell' cstra corrente. Queste spcricnze d' altra banda
sono utili sempre più a ravvicinare i fenomeni di elettricispio e magnetismo.
Giova finalmente notare che g\ì estremi della nostra calamita temporaria era-
no scoperti in modo che le armature rotando passavano presso a queste parti e
non prossime a' giri del filo di rame che circondava il resto del ferro onde I' e-
lettro-magnete era formata.
CmincA — Analisi cMmica di talune sostanze rinvenute in un vaso a Pompei;
del socio signor Giovanni Guarini.
I'.
Le sostanze mandate a questa Reale Accademia dal Direttore del Real Museo
Borbonico , per farle sottoporre a chimica analisi , han richiamato , Signor Pre-
sidente , tutta la mia attenzione , e perchè ella si compiacque d' incaricarmene ,
ed in considerazione della provvenicnza loro ; mentre vedeva che alla fine inco-
minciavasi a voler sodcUsfare il voto di molti dotti , desiderosi di conoscere la com-
posizione di quello fra le sostanze rinvenute a Pompei , la sola vista delle quali
non fa comprendere cosa fossero slate , ed a quali usi dagli antichi nostri de-
stinate. Ed in pruova , non è mollo tempo passato , che Giuseppe Frank mi di-
rigeva molte domande relativamente alla composizione di talune sostanze reputate
à\ spettanza farmaceutica rinvenute a Pompei , alle quali per amor del vero non
potei dare se non risposta negativa , perchè non mai sottoposte ad analisi chimi-
ca , per quanto io mi sapessi. 3Iolta lode debhcsi perciò al dotto Direttore del Real
Museo Borbonico , che anche delle meno appariscenti sostanze vuol si precisi la
natura , onde vieppiù mostrare in quanto pregio abbiamo tultociò che si è rin-
venuto nella classica Città , che dopo 18° secoli è risorta a vita novella.
La sostanza di cui mi sono in primo luogo occupato, è stata rinvenuta nel fondo
di un vaso a Pompei , ha l' apparenza (U un ammasso di materie terrose ; e della
spessezza di circa tre linee, di figura irregolare, senza odore , di saper terreo,
di odore analogo, allorché si aliti forlemcnle sulle sue spezzature recenti , ed ap-
176
plicala sulla lingua vi aderisce come fanno le malorie argillose. La sua superfi-
cie superiore ò leggiermente convessa per due terzi dall' estensione sua , ed ii ri-
manente poi va di mano in mano appianandosi. La superficie inferiore , quella
cLe poggiava sul vaso , k leggermenlo concava ed ia vari punii come irregolar-
mente rosicchiala. Nella porzione più concava della superficie inferiore è come vi
si fosse spolverata una materia bianca e bianco-bigia. L;i spezzatura ha color ter-
reo lavato di gialliccio , poi fosco e scurognolo verso la parte supcriore. Le ma-
terie che formano la massa sono disposte a strati , ciò che mostra che il deposi-
to non si è foi'malo tutto ad un ti'atto , ne dalla evaporazione di una soluzione,
ma che sia stato prodotto da sostanze sospese e disciolto in un liquido.
Quel clic è più degno di nota ò uno strato della spessezza di men di mozza
linea , formato di varie materie lascamcale riunite fra loro , e quasi le une ad-
dossate alle altre , che copre buona parte , dove più dove meno , della superficie
superiore. Nella porzione meno coperta dallo strato indicato si fanno osservare tre
linee curve bianche equidistanti fra loro , come porzioni di cerchi concentrici.
Lo strato di che discorriamo è formalo di vari corpicciuoli facilmente staccabili^
alcuni de' quali , e sono i più , rassomigliano a squamclle di pesci , quasi inte-
re alcune , corrose allre e spezzale , tramischiate a punti lucidi di sostanze cri-
stallizzato ed a granelli di sabbia. Tutti tali corpicciuoli trovansi misti a sostan-
za in apparenza vegetale filamentosa , ed il tutto e riunito da una materia come
glutinosa. —Essendo slato incaricato dell' esame microscopico de' coqiicciuoli cho
formano questo strato il nostro egregio Collega Professor Costa , che lo farà cer-
famente con quell' acume , accuratezza e sapere che gli son propri , mi sono io
limitato soltanto a sottoporre l' intiera massa all' azione de' chimici reagenti , per
conoscere i principi che la conslituiscono.
A tale oggetto una porzione dello strato soprapposto alla massa l'ho tenuta
per qualche tempo in digestione nell'alcoolc. La soluzione alcoolica filtrata, trat-
tata coir acqua s' imbianca , e svaporata a secchezza rimane una piccola macchia
d' un giallo fosco volgente al verdiccio , insolubile in acqua etl alquanto untuosa
ai talto, ma così esile che non ho potuto sottoporla ad altri saggi : ha però tut-
ta r apparenza di sostanza grassa mista a clorofilla.
Ln' altra porzione dello stesso strato di che è parola, l'ho sottoposta alla di-
stillazione secca in una stortina , nel collo della quale aveva introdotta una car-
ta di curcuma, il cui becco pescava in soluzione di solfalo rameico. La materia
introdotta nella storta , riscaldala per qualche tempo , con la fiamma di una
lampana ad alcool , si ò subito annerita , una sostanza scura , oleosa , piroge-
nala si è raccolta sotto il vertice della storta , e lunghesso il terzo supcriore del
suo collo , emanando odor forte , empireumatico , disaggradevole. La carta di
curcuma si è trovala alquanto macchiata di scuro; ma il colore della soluzione
del sale non ha sofferto alterazione di sorla. Oltre di che , come l' oscuramento
177
della carta di curcuma sembrava potersi piuttosto attribuire all' olio che 1' aveva
imbrattata, ed anche perchè tenuta all'aria non riprendeva il suo colore primie-
ro , come neppure riacquistava il giallo suo proprio bagn;indola in acqua acido-
lata con acido acetico , cosi ho stimato dover ripetere lo stesso esperimento me-
scolando però alla materia della potassa caustica. Cosi praticando fin dal princi-
pio del riscaldamento si h veduta subito oscurarsi ed arrossirsi la carta di curcu-
ma , e ripetendo le contropruove di sopra indicate , non ho avuto più dubbio
sullo svolgimento del gas ammoniacale che aveva operalo sulla carta reagente.—
Ciò clic b. rimasto nella storta si è in parte sciolto ncH' acido cloro-idrico , rima-
nendo mollo residuo nero carbonoso. La soluzione acida ha dato un precipitalo
bianco coli' ammoniaca. Il quale , trattato con lisciva potassica, e quindi con ac-
qua stillala , r ho ridisciolto nell' acido indicato e ripricipilato con lo stesso alcali :
raccolto poi , lavato e disseccalo , era in cosi scarsa mole che non ho potuto sot-
toporlo ad altre pruove.
Dopo le riferite esperienze ho preso una porzione delle sostanze sottostanti
al dello strato , e dopo di averla polverizzata , 1' ho falla bollire con acqua stil-
lala. La soluzione acquosa filtrata era di leggiero colore pagliaresco. Svaporala a
secchezza ha rimasto un piccolissimo residuo parimenti coloralo, che si umettava
a contallo dall'aria. Trattato coli' alcool, se ne b sciolta una piccola parte. Ciò
che r alcool non aveva attaccato si e sciolto nell' acqua stillata. Questa soluzio-
ne col cloruro baritico , ha dato un precipitalo bianco , insolubile in acqua ed in
acido cloroidrico ; col fosfato sodico-ammonico ha mostrato contener vestigia di
sale magncsico. — La soluzion alcoolica si è svaporala a secchezza , ed il resi-
duo si è ridisciolto in acqua stillata. Lo soluzione ha dato leggiero precipitalo
bianco coll'ossalalo ammonico, insolubile in acqua acidolala con acido ossalico,
e solubile in acido cloroidrico. Il nitrato argentico vi ha prodotto abbondante pre-
cipitalo bianco , grumoso , insolubile in acido nitrico , solubile perfettamente in
ammoniaca liquida , e che si abbrunava alla luce, il fosfato sodico-ammonico v'ha
del pari cagionalo un precipitato bianco , sebbene scarsissimo.
Quella porzione della materia non disciolla dall'acqua l'ho trattata a caldo
con acido cloroidrico , il quale vi ha prodotto una leggerissima effervescenza.
La soluzione filtrata ha rimasto un residuo formalo di silice , granelli d'
sabbia , e di corpicciuoli lucidi cristallini.
La soluzione acida svaporala a secchezza ha rimasto un residuo deliquescen-
te all'aria. Sciolto questo in acqua , ho trattalo la soluzione coli' ossalato ammo-
nico che r ha precipitalo in bianco.
Separatone il precipitalo con la filtrazione, il fosfato sodico-ammonico ha mo-
strato nel liquore la presenza della magnesia. Rifiltrato il liquore 1' ammoniaca
liquida v'ha prodotto un copiosissimo precipitato bianco, leggerissimamente tinto
di gialliccio : mescolatavi della potassa caustica il precipitalo in massima parte si
è sciolto, rimanendo un piccolo residuo giallo d'ocra. 23
178
Dagli esposti saggi rilevasi essere la materia ia disamina composta dallo se-
guenti sostanze :
Cloruro sodico parte della sostanza )
— calcico Ossido ferrico
— magnesie» Silice
Solfato sodico Sabbia mescolata con corpicciuoli lu-
— raagnesico cidi cristallini
— calcico Materia organica nitrogcnata ( che
Carbonato calcico forma la maggior parte dello stra-
Fosfato calcico ? to si^eriore )
Allumina { che forma la maggior
Ma che cosa può esser mai questa sostanza? Se non contenesse tanta e poi
tanta allumina non dovrebbe esitarsi a dichiararla prodotto della svaporazione di
un acqua minerale salina. In qualunque modo parmi che sol riunendo i risulta-
menti dell' analisi che ho avuto l' onore di leggervi , alle osservazioni microsco-
piche fatte dal Socio Costa , ed a tutte quelle altre notizie relative al luogo ove
si è trovato il vaso , ed alla qualità di esso , si potrà omettere la più probabile
conghieltura sulla natura del liquido primitivo che alla formazione di tale deposito
ha dato luogo.
Zoologia. — Descrizione zoologico-notomica delle Attinie del golfo dì Napoli;
memoria del socio ordinario S. Delle Chiaje.
Le Attinie hanno formato un' obbielto di contemplazione per gli antichi na-
turalisti , ed hanno pure seriamente richiamato 1' attenzione degli odierni , senza
che ne sia slata esaurita la indagine. Né perentori rischiarimenti vi haimo arre-
cato finora , non dico Quoy e Gayniard (i) , Lesueur , Lesson , che videro quelle
di America ; ma Leuckart (2) , Rapp (3) , Blainville (4) , Gravenhost (5) , Ehren-
berg (6), Johnston (7), che ha citato il lavoro mio (8) e di Taele , Brandt (9) ,
Grube (io) , che , come i primi , osservò le attinie del mare mediterraneo e na-
politano, ove Macrì (11) ne aveva riconosciuto qualche specie Linneana. Io tra-
ci) Voy. de V Alni. Paris 1834 , IV 39.
(2) Buppel. Atl. d. Beis. in Afr. Francf 1826-31.
(3) Veber die Polyp. Veim. H29 fig-
(4) Actinol. 322,327 ; tuppl. 664,668.
(5) Tergett. ete.
(6) Abhandl. der Akad. :u Beri. 1834.
(7) A hislory vf the brilish soophytei. 1838 p. 46, 196, 198, 201, 224.
(8) jf«m. Ntp. 162S , II , 228-244 , III e per estraUo Del Bull, dei le. nar. XTII 470,
(9) 4nn. dei te. nat T Ut. V. 180.
(10) Die ^Itlinicn, ete. KoeDigsb. 1810, p. 3-13 fig.
(11) .itti della B. Accad. delle Se. di Kap 1825 , li fg.
'79
Rcurando le riforme da costoro apportale per altri generi di attinie , credo che le
mlacmee e le cribrine sieno slabilile su dubbi, ed incerti caratteri. Tantoppiù,
elle i pertugi nella superficie del corpo di certe allinie eranmi noti prima del-
l' Ehrenbcrg , e son di parere che essi non sieno di costante esistenza nel me-
desimo individuo. Spix(i), e Cuvier (2) si occuparono con qualche successo della
struttura di questi viventi, ma molte cose rimanevano a doversi meglio determinare,
onde completarne l'anatomia. Ecco lo scopo del mio lavoro, del quale però non
sono pienamente contento ; attesoché la indagine nofomica di siffatti esseri mi è
riuscita sempre difficoltosa. Ciò non ostante il poco, che n'espongo, è bastevole
a farne conoscere la fabbrica.
I. Descrizione Zoologica.
Attinia ( Actinia Lin. ).
Corpo cilindraceo , allungato , e talfiata pedicillato , a base larga , libera
perimetro boccale con varie filiere di tentacoli semplici , assolti «•liati.
1) A. crassiemmo (a. crassicornis Linn.). Corpo a base levigata larga con
parecchie fasce longitudinali , trasversalmente rugose , nel dintorno terminalo da
regolare serio di tubercoli ; con due canali a' margini , dal di cui mezzo irrag-
giansi varie lineette giallo-fosche verso la periferia, ove esistono i tubercoh; fi-
liera circolare di tentacoli aventi nell' apice rosso il rispettivo forame , essendo-
vene altri di minore numero, e più corti de' precedenti. La nerastra boccuccia di
questi e quelli fu presa per occhi da taluni naturalisti , avendo Dicquemare osser-
vato , esser la luce troppo viva incomoda a simile razza di viventi. Ne ho vedute
parecchie varietà cineree , e violette , di cui non ho stimato tener conto.
2) J. pedieillala (a. pedunculata Gaert.). Corpo verde, cosperso di papille
rosse ombellicate nel centro , disposte in linea retta , alternanti con triplice serie
di altre rosine ; base a rughe circolari concentriche ; tentacoli rossi , mischiati
a' foschi. Credo esser questa \A. glandulosa di Otto , l' A. rubripuntata di Gru-
be , r allinioccreo sessile , e pedicellato di BlainviUe.
3) A. ejfeta ( a. effaeta Linn. ). Corpo castagno , corredato di fasce bian-
che , quasi parallele , privo di tubercoli ; tentacoli assottigliati , corti , giallicci
con macchie circolari più fosche ; spazio tra questi , e la bocca risultante da fes-
sure longitudinali ad increspature traversali con linee curve , e raggianti. VA.
trasparente n' è giovane individuo , siccome rimarcasi in luglio , cioò con unica
(1) ^nn. dn Mut. d' hiit. nat. dt Parit XJII.
(2J Anat. camp.
i8o
Oliera di screziati tentacoli attornianti la bocca , il corpo privo di rughe , trans-
lucido , in modo da vedersene gli organi interni. Beninteso, che il corpo delle
attinie in un momento cangi figura , ed i coloriti tosto svaniscono. Ecco perchè
non sonosi trovate esatte le descrizioni fattene dagli autori : e le specie ammes-
sene sulla diversa loro forma per lo più vacillano; Le attinie vagano nel mare,
aiutandosi co' tentacoli , essendo in loro balia di rimanere fisse a corpi adiacenti.
4) ^. Rondeletiana ( a. Rondclelii Delle Ghiaie). Corpo lungo , ed assai lar-
go , bianco con fascio longitudinali rosso-fosche , o giallastre ; molte serie di ten-
tacoli giallo-rosei ; bocca o\ ale , bilobata , piede con duplice filiera circolare , e
parallela di tubercoli violetti , corredati di boccuccia bianca nel centro. Pescasi a
bastante profondità nel nostro littorale, essendo sempre tenacemente attaccata al
murice brandaro , come la figurò e descrisse Rondelet , e da ninno zoologista
citata , e confusa coll'/^. ejfela. BlainviUc 1' ha riconosciuta quale specie distin-
ta da questa (i).
5) A. carciniopado ( a. carciniopados Otto ). Corpo bianco-roseo con mac-
chie porporine quadrate , inferiormente espaso sopra i trocki e le nerite , supe-
riormente terminato con denticeUi ; tentacoli a molte serie, rosei.
C) A. rondata ( a. aurantiaca Delle Ghiaie ). Corpo a forma di botte con
fascio longitudinali rancialo , alternanti con altre bianche , rugoso a traverso ;
parecchie serie di tentacoli , affollati , verdi con estremità rosee , pertugiale ; bocca
gialla , rugosa , orlala di rosso ; piede poco slargalo. Grube T ha pure osservata
vivente , e ne dà ampia descrizione ; la figura però la rappresenta moribonda. QucCa-
do r acqua ne riempie il corpo rilevasi più grande di tutte le specie nostrali, di
colore scarlatto fiammeggiato di bianco. É riportata per novella in Lamarck.
7) A. Caro ( a. Cari Delle Ghiaie ). Corpo giallo-fosco cinto da serie or-
bicolare successiva di zone bianche , parallele ; triplice corona di tentacoli , e di
filiera di pedicellati tubercoli bianchi , globosi. Io la descrissi nel iSaS , e Risso
nel 1826 col nomo di A. concentrica , che n esprime la indicata fascia , ed in
seguito è stata osservata da Gravenhost, da Grube, e riportata da Blainville e Du-
jardin tra le nuove specie.
8) A. rossa ( a. rubra Bru^. ). Corpo Iraversalmcnte rugoso , rosso-scarlat-
to , tranne l' orlo sinuoso della base che è bleu ; bocca circondala da triplice
filiera di tentacoli assottigliati , gli esterni intorniati da tubercoli glandulosi , pe-
dicillati , biancastri , conosciuti da Forskahl ; le sarebbe stalo bene approprialo
da Risso r epiteto di A. corallina, ove tale specie non fosse stata vista da questo
zoologista e da Bruguière. Blainville riconosce la nostra fi-asc specifica per essa,
(1) Delle Chiaie a obiené à KajiUs trois espécet d'actinie), a. Cari. uaitDiliC*, tt unttroititm» déja
dterilt par Rondelet Oyjardio in Uaoiarck Anim. i. vert. Ili 418.
i8i
€ per le A. crassicorno , e pedicellata. Meckel afferma di averla pure ossenata
qui.
9) A. allungata ( a. dongata Crtibe ). Corpo lungo , cilindrico con filiera
di puntini , che diventano papille circolari nel corrugamento , rosso-fosco ; orlo
circolare zonato a tre serie di tentacoli ; base alquanto più ampia con tenace al-
lacco. E capace di esternamente rovesciare la intera cavità gastrica.
io) a. bellidc (a. bellis Sol. e Eli. ). Corpo giallastro con sei esterni ordini
di tentacoli rossi con macchiette biancastre, due zone fosche ; le esterne al nu-
mero di ventiquattro e maggiori ; da' quali partono rialti raggianti verso la bocca
traversale ; principio del corpo con sci filiere di papille bucate alle quali per lo
più atlaccansi pietruzzc , frammenti di conchiglie , ecc., indi si continuano sino
alla base ristretta varie fasce longitudinali , ossia fra due maggiori, tre più strette,
tutte rugose per traverso. Sono stato il primo a rivindicare la esistenza di questa
specie eh' era stata dimenticata. Rapp 1' ha qui osservata. Forse la ìnoseala ro-
doclallUa di Blainville esclusivamente vi appartiene.
Il) A. Iraslucida {a. diaphana Rapp). Corpo roseo, trasparente con larghe
fasce longitudinali , e brevi strisce traversali , tre aperture per le quali esce l'a-
cqua , piede ristretto a zone concentiiche , ed in simil guisa è capace di confor-
marsi r intero corpo col rovesciamento della interiore faccia dello stomaco ; unica
corona di tentacoli spesso mutilati.
Le succennate specie di attinie, talune in più ed altre in minore abbondanza,
trovansi nel cratere di Napoli.
II. Descrizione Notomica.
i) Comuni inviluppi e muscoli. D corpo delle atlinie è coperto da sottiL's-
8ima tunica , spalmata da moccio , che vi forma una specie di palina. Da essa
deve ripetersi il colorito delle varie loro specie ; giacche quando quella sia tolta,
i colori benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata in tutte le specie da
me esaminate , tranne l' A. crassicorno i di cui scabrosi tentacoli attaccansi for-
temente alla cute , d' onde appena si possono separare. A tale fenomeno gli anti-
chi attribuirono i pretesi danni delle ortiche di mare. Col microscopico non vi ho
potuto scorgere alcuna ventosa , od altro la cui mercè si fissano a' corpi adiacen-
ti ; facendo anche sperimentare non già prurito , come anticamente credevasi , ec-
cetto r A. Rondeletiana , ma molesta sensazione , quasiché fosse prodotta da in-
finite eminenze scabre , e moricate.
Il secondo integumento delle attinie osservasi meno crasso , il quale anche
risulta da lacerti 'fibrosi con longitudinale direzione , intersecati da altri traversali.
A questi si attaccano le lamine muscolari emulanti le pieghe di un ventaglio, fatte
da valide fibrcUine, avendo un'estremo fissato nel centro interno del piede, con me-
i8s
diana prominenza , indi alle interiori pareti del corpo , e coli' altra estremità fi-
niscono ne' tentacoli. Questi sono fatti da due strati analoghi , necessari polla con-
trazione , ed eslcnsione de' medesimi. L' A. pcdiccllata lia le fibre traversali del
corpo , che sembrano circondale dalle longitudinali. Sono esse disposte a maglie
lacertose si ne'nJistri muscolari longitudinali del corpo, che ne tentacoli. La con-
trallilità dura per più giorni anche quando detti esseri sieno spaccati per lungo,
2) Apparecchio digestivo. L' apertura della bocca dell' A. crassicorno è for-
nita di due canali quasi cartilaginosi opposti. Talché gli animali che le allt'nie
ingoian per nutrirsi, come piccoli testacei , ascidic, seppiette, restano in parie
uccisi, e compressi dalle succennale doccie continuale nello stomaco, che ne favori-
scono maggiormente la digestione , rendendo gli alimenti pastosi. Granoso, e bianco
è r orlo gastrico dell' A. aranciata. Detta cavità vedesi meno ampia nello stato
di contrazione , attesoché è dessa fatta dalle tuniche mocciosa , e fibrosa. Laonde
chiaro emerge, che lo stomaco sia capace di somma ampliazione, e di massimo
restringimento a piacere dell' animale. Io lo credeva chiuso e spesso lacerato nel
fondo. Ciò è un inganno, attesoché nel!' A. Rondelctiana mi sono assicuralo, che
detto cavo non adempia complolameule al suo ufficio , essendo nel fondo natu-
ralmente aperto ; nell'.,^. crassicorno rimarcasi spesso rovescialo al di fuori e ncl-
r A. aranciata i lati sono corredati di denti reciprocamente incastrali. Lo stomaco
delle A. Rondelctiana ed cffcla è tuboloso , esteso sino alla metà del corpo , e
sostenuto da dodici lamine muscolari , che dall' esterna sua faccia dirigonsi alle
interne pareti del corpo , disposte in sei simmetriche , ed equidistanti separazioni.
Non vi ho visto le glandulelte gastriche, ed i cirri vibratili indicati da Johnslon,
n corpo delle attinie ^ quando trovasi entro l'acqua marina , vedesi turgi-
do ; la quale vi circola entrando dalla estremità dei tenlacoli lunghi e corti , indi
pe' canali in essi esistenti fassi strada negli spazi delle laminettc muscolose. E cu-
rioso osservare la corrente di acqua , che , qualora 1' attinia si rilasci , penetra per
alcuni tentacoli , e contratta esce per altri a primi perfettamente opposti. Essa
zampillava pel margine dentato dell' A. aranciata , e mista all' aria pella punta
de tenlacoli , e pe' pertugi del corpo dell' A. bcllide. Quale acquosa introduzione
succede per idrostatico eff(!tlo secondo Duvernoy. Questo artificio da me divulgato
sin dal 1825 , e di che Rapp ha creduto ingiustamente farsi autore nel 1829,
eseguesi in tutte le specie di attinie , richiesto essendo dal voto conservatore della
provvida natura.
3) Apparecchio sessuale. In cadauna delle accennate lamine muscolose , qual-
che volta mediante esile membrana, aderisce la matrice più o meno traversalmente
rugosa , compressa , piena di moccio. Essa è rosso-fosca ncll' A. aranciata , gial-
liccia ueW'A. effeta contenente immensa quantità di uova , scarlatto nell'^^. rossa,
violaceo nell' A. Caro. Emula l' intestino colon umano , ed incomincia assot-
tigliata dal ccnlro del piede. Nel suo margine libero ha il canaletto spermatico
i83
giallo neìYA. crasstcorno , granoso in aprile , e con areola bianca nell' A. effela
facile ad essere separalo , rosso nell' A. rossa , scarlalto nella carciniopado , bian-
co nell'y^. Caro, bianco-macchiato ncW A. pedi'cellala, giallo-fosco nell' ^. aran-
cia/a. Wagner , al dir di Breschct , ammette in ogni uovo delle A. ejfeta , ol-
salica , e rossa il corio , la vescica di Purkinje , e lo strato germinativo. Non ac-
consento a Johnslon pe' cirri vibratili , e per la presenza de' tenUacoli nelle alli-
mette. In quelle dell' A. ejfela , disposte in filiera di cinque a sei sugli scogli ,
essi totalmente mancavano ; ravvisandovisi le sole radici nel perimetro superiore
del corpicino a patente l)occa centrale , e poco lungo. I canali spermatici e la
matrice terminano pendenti nel cavo di ciascheduno tentacolo. Ne riesce difficile
di vederli allungati , ed uscire per la terminale loro apertura , appena che vi si
pratichi leggiera pressione , o venir fuori pello stomaco , oppure da' pertugi del
corpo nella A, lanciata e bcllide: particolarità osservata ancora dal Cavolini (i).
Réaumur sostenne, che siffatti esseri partoriscano perfette altinictie , Cavoli-
ni parteggia lo stesso avviso , e Guvier (2) ampiamente lo conferma. Le uo-
va dell' y^. aranciata in aT^nìc erano gialle, di està violette. Quelle dell' ^. effeta
e carciniopado apparvero trigone 0 rotonde con vescica Purkinjana. Un vasellino
spermatico al microscopio aveva movimento talmente celere ed irrequieto , che a
prima giunta credei essermi ingannato , e lo reputai feto di filaria pe' moti tor-
luosi che mostrava : fenomeno eziandio occorso a Forskahl , e Bruguière (3). Ma
più attente e replicate comlemplazioni mi confermano nella verità del fatto espo-
sto ; vedendo che il medesimo canale era pregno di grani gialli che nelle pareti
avevano macchie nerastre.
Aderiscono alle lamine . mesogastriche ài^ A.crassicorno una flessuosa hnea
esterna , poi una striscetta gialla composta di globetti , indi altra cousimile , sgor-
gandone globicini irrequieti , e zoospermici. Dujardin scrive, che Wagner recen-
temente abbia ricercato gli zoospermi ne' canali seraiferi , da me già osservati ;
ed Hollard (4) me ne rende giustizia, siccome affermano Duveruoy (0), e Dugès (6).
(1) l\ «tiper/Iuo cfce io! tihi li estrae ho veduto che vien rigettato ti» forma di fili di latte cr-agolato ,
e per bocca , e per dodici forami posti intorno quel disco , e per la estremità degV incoia»! tentacoli. Mem .
lai poi. marini. 81.
(2) £nlrc ce sac intérieur { estomac ) et la peau extérieure , est un» oFjanùation attez compUquét
mais encore obseure, consislant sur tout en feuillets verticaux et fibreux , auxquelt adMnrU lei ovairtt
stmblablcs à des fils tres entortiliés. Reg, anim. 2. ed III.
(3) EneyolopéJìe mélhodiq. VII. 11.
(4) Man. d- anat. comp. Bruì. 1836 , p. 149.
(5) Duvcrnoy. loc. cit.
(6) iucun ne parie d' organes maseulint , si ce n' ut Dellt Chiait pour Iti Actiniet , et Ut Hairt-
poTu ( Myt. tomp. Paris 1838. Ili 224 ).
m
Wagner (i) ha puro risto, qualmente gli spermatozoi dell'y^. effela a coda mobi-
lissima abbiano il sacco stomachico che trasparisce dalla tunica esterna.
Pria di completare la descrizione di questi esseri conviene esporre , che ne!
r intcriore margine della grande apertura del corpo presso i tentacoli dell' J. Ca-
ro, ed in quella dell' A. rossa io ho osservalo una serie di tubercoli turgidi di
umore bianchiccio , ed ho allrcs'i rinvenuto corpi litici granosi fra le uova de'.
l' yt. carciniopado ; non che bislunglii acicolari nella interiore faccia gastrica
dell' A. erassicorno.
4.) Apparecchio irrigatore. Niuno aveva osservato eanali nelle attinie (2) ; il
loro sangue manca di siero , ed è ricco di globelli gialli , essendone somma la
mobilità nelle y^. carciniopado ed ejfela. In questa, ncW A. erassicorno , Rondc-
letiana, e bellide, ho osservato eh' essi muovonsi a guisa di granose correnti linea-
ri sulla faccia esterna delle pareti dello stomaco , che parallele , e a determinate
distanze vi scorrono dal principio fino al suo fondo. Allo stesso modo esistono in
quelle del corpo , incominciando dall' orlo del disco superiore fino al centro del
piede. Però nelF A. bellide sono abbastanza larghe , e provengono alcune dalla
interiore superficie gastrica , e per la esteriore del corpo sotto l' epiderme arriva-
no al centro del piede ; alti'c vi pervengono nascendo dalla faccia esterna gastri-
ca , e per la interna del corpo. Esse nell' A. effeta occupano la sola faccia este-
riore dello stomaco , e la intcriore del corpo, essendo equidistanti. Il curioso si
è , che tali globefti , mercè vicendevole attrazione , difibndonsi nel tessuto parenchi-
matoso , essendo affatto privi di canali ; ciocche nella interpet razione di vari fe-
nomeni patologici , che accadono nella macchina umana , fornisce sommo rischia-
rimento per la primitiva formazione de' vasi capellari successivi alle correnti cro-
niche , le quali ne restano circoscritte e rinchiuse.
'o) Pretesa rigenerazione. Io non metto in discussione la forza riproduttiva di
qualche loro parte , soprattutto de' tentacoli ; ma sono per la negativa in riguardo
alla rigenerazione dell' intero loro corpo , dopo che sia stalo ridotto in pezzi , che
mancano della prerogativa di riprodurre individuo analogo a quello , a cui appar-
tenevano. Linguaggio poco più ampio ne tenne Cavolini , che par la sempre di ripro-
duzioni felicemente ottenute di qualche parte di esso. Inganuorci i miei cortesi lettori,
se affermassi appartenermene esperienze dirette, che sarebbero d'impossibile tentati-
vo ; delle qnaii sono stati partegiani Dicquemarc , Rapp, Johnslon. Ma il mio av-
(1) Cs tavant, conclut de mi propnt ohtervationt, et de eelles de Delle Chiate, que ladupUeilé dei leatt
parait élre une condilion imariable , costante de la vie animale. Duvernoy iep. tur les corpi org. Pari»
183$. p. 30.
(2) Delle Chiaie accordi avx tjires et actioies «n re«ou vaieulairt- Dugès Phyt. tomp. n *31.
i85
viso è figlio (li ripelule osservazioni conloslanli la riproduzione de' tentacoli. Le at-
linic vivono più lungo tempo fuori mare , clic nell' acqua dolce. Una di esse ta-
gliata in varie porzioni , diede segni di contrazione per sei giorni dopo che fa
da me sezionata , e lasciata al secco ; quantunque non vi avessi ritrovato il menomo
niello nervoso, che pure taluni lian voluto anmiettcrvi. Dicquemarc , avendo ravvi-
sato , che tulli i cambiamenti di tempo erano constantemcnle annunziati mercè
blraordinarl moli delle allinie , ne trasse partito , onde preconizzare le mutazioni
del mare , paragonando sifTatli animali al barometro. Dal giornale esatto che ne
tenne , avanzò che le incUcazioni da esso ottenute erano sicure quanto quello del
tubo Torricelliano , e talora anche dippiù. Quindi conchiuso, ch'esse contralte ,
bassi a temere vento; che, raccoccialc, annunzino pioggia , freddo , mare agi-
talo ; che , ora aperte , ed ora chiuse indichino tempo mediocre ; che , essendo
non corrugate , convenga attenderselo sereno , e con calma di mare ; da ultimo ,
che , i tentacoli spiegali , e '1 corpo allungato , presagiscano slabile serenità , e '1
mare sommamente quieto. Disgraziatamente però i piloti possono profittare di
tali segni solamente nel cielo sereno. Galeno scrisse che giovano agi' individui cal-
colosi , e Pitagora vietolle a' suoi discepoli , perchè mangiate incitavano alla Ve-
nere. Oggi verificansi le notate proprietà appo coloro , che con sommo trasporlo
gustano fritte le A. crassicorno , e pcdicellala , chiamate ardichelle capelluse
e torze dal volgo napolitano.
Statistica. — Considerazioni sopra due lavori, de chiarissimi Pouullet e Qce-
TELET, letti , il primo nella R. Accademia delle Scienze di Parigi, e il se-
condo nella lì. Accademia delle Scienze di Bruxelles, (/<" Feudinapìdo de Lu-
ca , socio ordinario della R. Accademia delle Scienze.
Due dotti giustamente riputati in Europa , il sig. Pouillet , e il sig. Quetelel
si sodo occupati della ricerca delle leggi sulla popolazione , il primo nell'Acca-
demia delle Scienze di Parigi ove leggeva una memoria nel di 3 novembre i84-2;
ed il secondo nell' Accademia delle Scienze di Bruxelles in seno della quale pre-
sentava delle sue considerazioni risguardanti la memoria del Pouillet nella tornata
del 3 dicembre dello slesso anno. Finora nelle nostre tavole di mortalità non è
entrato in considerazione che il solo elemento degli anni ; e il Pouillet faceva giu-
stamente osservare che ninno aveva volto il pensiero ad introdurre nelle calcola-
zioni delle medesime l' elemento del sesso , senza del quale lo statista doveva tro-
varsi arrestalo ne' suoi computi. Or questo elemento , secondo il celebre fisico
francese , faceva nascere delle nuove relazioni fondamentali intorno alla popola-
zione non avvertite da alcuno prima di lui ; le quali avrebbero obbligati gU sta-
tisti a rifare tutte le tavole di raortalilà ; poiché tutte le calcolazioni sulla vita me-
24
i86
dia degli" uomini saranno sempre imperfette quando non si prenda conto dell' in-
fluenza della causa Dccezionale da lui stabilita sulla medesima. Il fatto osservalo
dal Pouillet è e che il censo della popolazione fatto in Francia dal principio del
j secolo corrente per ogni anno mena alla conseguenza che il numero de' ma-
I schi è minore di quello ddle donne , e la differenza è
nel 1801 727000
nel 1806 4-09000
nel 1821 877000
nel i83i 576000
nel i836 620000
Gli altri Stati in Europa , dice il Pouillet , presentano lo stesso fenomeno ,
cioè differenze analoghe e sempre nello stesso senso. E comechè nel nostro regno
noi non scorgiamo strettamente questa stessa analogia , pure troviamo giusta la
ossen-azione del dotto francese in riguardo alla cifra maggiore che dinota il nu-
mero delle donne che compongono la nostra popolazione. E infatti noi abbiamo
che r eccesso delle donne sui maschi è stato
nel 1828 .... di 117610 (i)
nel i84o .... di 96997 (2),
t Egli importa perciò , dice il Pouillet, di esaminare qual'i; la cagione di quc.
> sta variazione ; se dipenda dalle operazioni del censimento , o da qualche causa
ì accidentale. Egli importa di conoscere se questo risultato esprime le vere leggi
» della popolazione relativa de due sessi , o se annunzia che queste leggi sono
j soggiaciute a qualche perturbazione , delle quali farebbe uopo di ricercare le
j epoche e determinar la influenza j. Ma a noi pare clie la variazione sia reale,
e non già l' effetto delle false operazioni dei diversi censimenti ; poiché dovrebbe
supporsi un accordo di errori in tutl' i censimenti fatti in diversi luoghi e in di-
versi tempi , il che è inammisibile nel calcolo de' probabili. Noi dunque ammette-
remo il fatto come indubitato ; ed allora fa uopo cercarne la cagione , e offrire
al filosofo la risoluzione del seguente problema e qual è la causa , o quali sono
) le cause che aumentano la cifra delle donne in ogni popolazione ? j . Il Pouillet
avrebbe dovqto prima risalire alla sorgente della vjta , ed esaminare il numeno
(I; Vpdi la descrizicnc topografica fisica economica e poliiica de' Beali dominii al dì quii del Faro oel
Begno delle Due Sicilie; del fu chiarissimo Giuseppe del Re.
(2) Sialo della popoUiloae de' Hetli Dominii di qui dei Faro per l'inoo 1840, formilo dall' OlSeina
del ceaiimcnto.
j87
delle nascile de' maschi e delle donne , poiché il problema sarebbe rimaslo cgual-
njcnle e anzi più facilmente sciolto se la cifra della nascita delle donne fosse stata
maggiore di quella dei maschi , rimanendo la cifra della mortalità ne' due sessi
uonscf^uenza del solo elemento degli anni , come generalmente si suppone nelle tavole
di mortalità. 0 pure il problema avrebbe anche ricevuta una soluzione plausibi-
le, se tutt' i risultamcnli statistici avessero avvanzata la cifra della morte de maschi
per una certa età o per tutta la vita umana. Il Pouillet avea efrettivamenle osser-
vato che la cifra statistica della nascita dei maschi era maggiore di quella delle fem-
mine, e ne aveva anche assegnalo il rapporto per tutta l'Europa, espresso da 1,066.
Questo fatto avrebbe dovuto fissare maggiormente la sua attenzione ; che non altri-
menti un maggior numero di nati potrebbe trovarsi , nel corso della vita , infe-
riore ad un numero minore di nate , se non quando la morte facesse più vittime
tra' primi.
Ed ecco in campo il signor Quetelet che dagli stessi fatti del Pouillet, va dritto alla
conseguenza legittima che discende naturalmente da esse , comecliè convenga col fisi-
co di Parigi che in Francia 1' emigrazione e soprattutto la gueiTa abbiano fatti de
grandi vóti nella popolazione francese. Ma queste cause, dice il chiarissimo Segretario
perpetuo dell' Accademia delle Scienze di Bruxelles , «: sovente notate dagli stalislici,
ì sono accidentali, e i loro effetti passaggicri , laddove, anche quando guerre ed
j emigrazioni non vi fossero , la popolazione mascolina tenderebbe ancora a scen-
3 dcre al livello della femminina, e anche farsi minore. La differenza delle cifre
) non risiede essenzialmente nell' azione di una forza perturbatrice , come lo pensa
» il signor Pouillet , ma essa è piuttosto 1' effetto di una causa naturale. Una tale
> differenza provviene da che la legge di mortalità de' due sessi non è la stessa
> e soprattutto da che verso 1' epoca della nascita muojono assai più masclii che
donne » . 11 sig. Quetelet cerca di dar 1' appoggio de' fatti statistici a' suoi ragio-
namenti , e dalla disamina di essi ne deduce un principio il quale diviene l' unica
e naturale cagione di quell' eccesso delle femine su maschi che si ossena in ogni
popolazione , comcchè ovunque nascono più maschi che donne. Il principio testé
mentovato è il seguente, a. Esiste una cagione particolare di mortalità che colpi-
ì sce con preferenza i maschi prima ed immediatamente dopo la loro nascila j*
Comechc il sig. Quetelet si limita alla sola enunciazione della sua legge di popo-
lazione , pure egli è agevole il conoscerne anche intuitivamente la sua uniformità
alle leggi naturali della economia animale ; che il maschio nasce più debole della
femmina e il suo sviluppo è più lardo , onde , nel periodo dell' adoloscenza , f
maschi vanno , in parità di anni , più soggetti a risentire l' impulso delle cagioni
distruttive della vita animale. Ed allora quanto non e ammirabile la provvidenza ,
che per mantenere un certo equilibrio tra i due sessi , come parti componenti
delle popolazioni della terra , ha opposto alla legge naturale di una maggiore di-
i88
struzionc del sesso mascolino quella di una produzione maggiore (i). Ed ecco coor-
dioata dalla sapienza del Creatore la legge naturale , che li ove le nascite sono
maggiori ivi anche la morte faccia maggiori vittime.
n rapporto della morte de' maschi a quella delle feminc, è, secondo il Quete-
let, di 3 a 2 prima della nascita j di 4 «i 3 nel corso de' due primi mesi ; di 5
a 4 nel corso del terzo del quarto e del quinto mese ; e dopo 1' ottavo ed il de-
cimo mese la difTercnza è pressoché nulla. Noi veramente crediamo un poco esa-
gerati questi rapporti , perchè non vanno ben di accordo colle tavole di mortalità
generalmente ricevute , e colle cifre statistiche le quali danno la nascita e la
mortalità di due sessi di una popolazione. Pine intimamente persuasi dell' esat-
tezza della legge stabilita dal Quetelet, amiamo di farne l'applicazione alla po-
polazione del nostro regno. Ed in fatti nel i84o sono nati 1 10764 maschi , e
io544o fcmiue ne' reali doniinii al di qua del Faro; ed ecco verificato l'eccesso
delle nascite maschili sulle fominine. Allo stesso anno morirono 97i34 maschi ,
e goo.'iS feminc; ed ecco manifesto l'eccesso della morte dei maschi sopra quella
delle donne durante il primo anno. Prendendo la differenza de' nati e de' morti
in ciascheduna classe , si trova al principio del i84i un eccesso di i363o maschi
e di i5384 femine ; ed ceco come un anno solo è stalo bastante non solamente
a distruggere l'eccedenza delle nascite mascoline sulle femmine, ma anche a dare
alla parte femminina della popolazione un eccesso su quello de' maschi. Ed iafalti
la popolazione delle provincic del regno al di qua del faro componevasi nel prin-
cipio del i83i di 3, 022638 maschi , e di 3,ii4635 femine.
Fermiamo 1' attenzione alle seguenti cifre le quali si riferiscono all' anno 1828
nelle nostre provincic al di qua del faro. Detratti i morti da' nati in ciascheduno
de' due sessi si è avuto il seguente quadro
, Maschi Femine '
dalla nascita dopo un anno .... 9991 3 9^377
da 2 a 7 anni 44i25i 446669
da 7 a 18 anni 631092 652190
da 19 a 25 anni 301737 371 146
da 26 a 4o 550284 588359
da 4i in poi 724444 752588
Totale 2798722 2916332
D94-
sinii ascrittisi già al concorso applaudirono alla saggia misura presa dal governo^
a vantaggio della gioventù , ed a decoro della nostra Università degli Sludj. Fu
questa 1' occasione , che lo spinse ad occuparsi degli Elementi di Euclide , per
r insegnamento della sua cattedra , che n' era limitato a questi , ed a' principali
teoremi di Archimede sulla sfera ed il cilindro , cui egli aggiugneva il libro
de Dati di Euclide.
Queste nuo\c cure letterarie aggiunte alle altre pratiche di cui dovrò appresso
accennare , e che non volle mai intermettere , gli furon cagiono , nel maggio
del 1825 , di un primo insulto alla testa, che fortunatamente dileguossi in breve
tempo : ed egli si vide costretto da' medici a dimandare un sostituto per la cat-
tedra nella R. A. di Marina j e continuò nel solo esercizio di quella nell'Uni-
versità degli Sludj , con assiduità e zelo, com'era proprio del suo carattere , e
della sua perfettissima morale , finchò non gli venne affatto impedito da' crude-
lissimi accessi di podagra, clic manifestatasi in lui nel 1828, crescendo sempre
in intensità , non gli ebbero prodotti que' mali , che lo hanno sì miseramente di-
strutto.
Creata nel 1808 la R. A. delle Scienze , vi fu egli , a mia proposta , ascritto
fra socj onorarj , e per mezzo mio ancora corrispose all'invito dell'Accademia, con
una sua elegantissima soluzione del problema di^r toccare un cerchio con tre altri
dati di grandezza , e di sito , desumendola da que' lemmi di Pappo , che avevano
servito ad Apollonio Pergeo , per risolvere i problemi Tactionum , che però la
disse divinazione della soluzione Apolloniana. Ed ebbe poi questo corpo distinto
sempre le mire ad accoglierlo tra' suoi socj ordinarj , finchò non gli riesci man-
dare ciò ad effetto nel i838. Nò in tutte le volte, che occorsero nuove nomine,
e eh' egli poteva ben meritamente aspirarvi , potrà alcuno tra noi dire essere stato
da lui richiesto del voto; di tal che se in quell' ultima volta l' Accademia non ve
lo avesse spontaneamente chiamato , giammai egli avrebbe, per sua cooperazione,
conseguito un tal posto.
Sono questi lutti gì' impieghi , eh' egli ebbe , 0 da' quali sebbon ritraesse te-
nue emolumento, ne ritenne per se la minor parte , vivendo più che frugalmente ,
per dividere ciò , che per lui non era superfluo , a poverelli ; di tal che il vid-
dimo finire i suoi giorni in estrema indigenza, ed abbisognando de soccorsi della
nostra Accademia.
Ma e bea che ora mi rivolga a considerare qual parte egli abbia a' progressi
delle matematiche. Ed in vero , sebbene avesse ricevuta , come gli altri suoi col-
leghi una compiuta istituzione in tali scienze , e cos'i 1' avesse ancor tramandata
alla sua scuola ; purtultavia predilesse oltremodo il metodo degli antichi geome-
tri ; sia che il riguardasse come il retaggio di quelle felici regioni nelle quali
era nato , sia che isdegnasse vederlo men coltivalo di quello , che dovevasi , e
come per lo addietro 1' era sfato ; sia che un inlimo presentimento lo spingesse
ad osso , in cui doveva divenir illustre , ed occupare una qualche pagina nella
storia delle Malemaliche del XIX.° secolo , che si onorasse da lui , come dal Sim-
son il XVIII", e dal Viviani il XVU". E se , come hen diceva il Newslon , nelle
Malemaliche non v' ha vera gloria , che per gì' invenlori , ben avventurosamente
lo Scorza preferì la via che tenne a quella di mischiarsi nel numero di coloro,
che coltivando esclusivamente 1' analisi moderna , non potranno esser fortunali al-
segno da prendervi un rango si distinto , e raro.
Egli dunque , cui scmper in delicìis futi scrulari velerà , et ex his quae
scrtptores greciae prodiderant eruere , come diceva di se Cicerone , imbevutosi
di buon ora de' principj della greca analisi nelle opere di Euclide , Archimede ,
ed Apollonio , e fatto profondo studio delle collezioni matematiche di Pappo A-
lessandrino , svolgendone e comentandone ogni luogo lo più oscuro, e nel quale
da' più valenti geometri moderni si era cespicato , all'occasione , che riproducevasi
dal Pergola nel 1 8 1 1 il trattato geometrico delle Sezioni Coniche , e che costui vi
supprimeva T analisi , e la composizione del famoso problema delle quattro rette,
secondo il Newton, già riportata nella prima edizione del 179 1 , a cagione di
non corrispondere alla mente generale degli antichi , si spinse a tentare la di-
vinazione di questo importante luogo perduto della loro analisi geometrica , che
sembrava irreslituibile , a motivo dell' oscurità, che si ravvisa in Pappo nella descri-
zione di esso pervenutaci tutta mutilala e sconcia. E come che tenace oltremodo egli
era al lavoro , ne per difficoltà abbandonava una qualche ricerca , una volta che
r avesse intrapresa , tanto vi si adoperò , che pervenne finalmente a veder coro-
nate le sue fatiche da un felicissimo successo , e ne ottenne dal Pergola una piena
approvazione ; si che costui , forse per tal ragione debbe credersi , suppresse quel
lavoro , che in tale argomfcnto aveva già fatto , come più volte diceva , e del
quale nulla si è trovato tra' suoi Mss. E sempre più meditandovi sopra , vi scorse
r altra mirabil cosa , da ninno prima di lui avvertita , e ne men dal Cartesio ,
che avendo trattalo un tal luogo con la sua novella Geometria , più era nel caso
di accorgersene , cioè, che dal luogo alle rette avessero gli antichi potuta trarre una
compiuta classificazione delle curve geometriche , dette da noi algebriche , in
diversi ordini : di che avendone più- conferito col Pergola , diede a costui 1' oc-
casione di cos'i dire , nel Trattato analitico de luoghi geometrici , che fu pub-
blicato nel 1818 : » Pacilmente avrei potuto col mio metodo ( intendeva quello
a assai elegante da lui proposto , per la composizione ne luoghi geometrici di
3 second' ordine ) divinare quell'opera di Apollonio : ma il signor D. Giuseppe
3 Scorza , che vale assai ne' melodi delle greche scuole , avendo conosciuto i miei
pensieri , e il mio impegno per tale assunto , mi ha prevenuto colle sue geo-
j metriche speculazioni , che all' uscir da' torchi saranno grate a' geometri di buon
» senso «. E dopo poco soggiugnendo. s E il lodato D. Giuseppe Scorza ag-
3 giunse in tal proposito , che la quistionc di Pappo , geueralmcnle concepita ,
3
196
» era un mezzo per la classificazione delle curve algebriche. Lo che mi parve
3 nuovo T. Attcstalo in vero di molto onore per lo Scorza; ma che non tralascia
ancora esserlo di grandissima lealtà pel Pergola , e de' riguardi eh' egli usava
al suo distinto allievo. Mac ben conveniente j che di questo lavoro classico pro-
dotto dallo Scorza si dia qui una qualche breve , e distinta notizia.
Chiunque sia alquanto versato nell'Analisi dogli antichi ben conosce, chela
principale e |)iù dilllcil piirlc di essa consista nella riduzione de' problemi ,
d'onde la loro natura , e la maniera di convenevolmente comporli si rileva: ne
poteva essere a meno, che que' nostri saggi maestri , dopo aver lungo tempo
esitato su' problemi della trisezione dell' angolo , e delle due medie proporziona-
li , non rivolgessero tutt' i loro sforzi a cercai-c una riduzione nel genere , dalla
quale con sicurezza ottenessero le due anzidette cose. Le loro prime ricerche una
gliene avevano già presentala pe' problemi elementari , della quale Euclide sta-
bih la composizione nel VI", de' suoi Elementi e la corrispondente analisi nel li-
bro de Dall': ma questa non essendo del tutto soddisfacente allo scopo , non in-
tralasciarono le loro ricerche , finche non furono condotti ad un luogo generalissi-
mo , al quale , difTerentemcnte modificato , tutt' i problemi , qualunque fosse la
loro natura , riducevansi , che dissero alle rette , perchè dal sito di alcune di es-
se , e da' rapporti di altre , che in dati angoli vi pervengono si aveva quel luogo,
che alle condizioni di un problema era soddisfacente ; e la natura di questo se-
guiva esattamente il numero , il sito , e la combinazione di quelle rette , e del-
le loro incidenti. E siccome per ogni due gradi il luogo non variavasi nel gene-
re , però essi adottarono questa norma nella classificazione de problemi. Se non
che in un genere solo compresero lutti quelli la cui composizione ottcnevasi pe'
luoghi superiori alle curve coniche ; e però a tre soli 'limitarono i generi de' pro-
blemi, che dissero jueam, solidi, e lineari. Or in quanto al primo genere rie-
soiva facilissimo comporne quel luogo di riduzione , che per renderlo più distin-
to e particolare vi scrisse un trallalo il gran geometra di Perga , il qual veniva
nel luogo detto di risoluzione dopo gì importanti . ed oscurissimi libri de' Porismi
di Euclide. Ma essi urtarono grandemente nel luogo del secondo genere, ed Eu-
clide medesimo mollo occupossene , estendendo però alquanto gli elementi de' Co-
nici già da Aristeo compilati ; né però tanto , che potesse giugnere ai desialo
scopo, al quale pervenuto finalmente Apollonio, ne trasse argomento di sublimarsi sul
mitissimo Euclide , e senza molta ragione , il che agi' imparziali geometri di que'
tijnipi dispiacque. Ed è invero una tal ricerca quello che di più sublime, e vantaggio-
so potesse oUenorsi nell" invenzione geonielnVa , ond' è , che l' ingegno crea-
tore del Cartesio , credè , come si è detto , ben degno compimento della sua no-
vella Geometria il nioslraru , che per mezzo di ques.a polevasi facilmente pervenire
ad ottener quella. Ma ciò eh' ei fece riguardando la sola, e semplice analisi di tal
problema , e non mica la tanto desiderala composizione , per la quale egU altra
'97
ne escogitò ingegnosissima , ed ancor nel genere eseguila , sebbene più aritme-
tica , e che esige per ciascun problema un qualche apparcccliio , e parliiolari
modificazioni , diede ben ragionevol motivo al Newton , dopo averlo per inciden-
za liatlato ne suoi Principia Mathematica , di concbiudere : Alque ila proble-
Tìialis Vcteriim de qualuor lineis ab Euclide inecpli, atque ad Apollonio con-
tinuali tion calculus ( intendeva della soluzione del Cartesio ) , sed composi/io
geometrica qualem veleres qnaerebanl in hoc corollario exhibelur.
Intanto non ostante 1' operalo da questo sonmio uomo, la ricerca rimaneva-
si ancora desiderata , per non avervi egli soddisfatto , che per un de' casi più
semplici ; né alamo aveva fatta avvertire T importanza di essa , e la particolarità
della soluzione Newtoniana ; il che notato dal Fcrgola fu di sprone allo Scorza a
meditarvi attentamente sopra, e dopo lungo e tenace lavoro produsse egli in pub-
blico nel 1825 , nn anno dopo la morte del Fergoia, la sua opera , già comincia-
ta a stamparsi nel 1823, intitolandola: Divinazione sull amdisi geometrica de-
gli antichi , della quale non è fuori proposito esporre qui il piano percorrendola
brevemente.
Egli s' introduce al suo lavoro con tre dissertazioni preliminari , che lesse
ancora alla nostra Accademia esponendovi il magnifico piano del metodo analili-
to degli antichi : e specialmente nella prima vi mostra con indicibil chiarezza
la natura de' Luoghi geometrici, e la loro distinzione , da poter intender tali
cose ancor chi fosse appena istituito negli elementi geometrici : e pure esse ben
oscure 1" erano in Pappo , ne da altro prima di lui illustrate ; e varie cose va no-
tando , che facilitano oltremodo l'intelligenza delle opere degli antichi , le quali
cose tanto più difficili ad intendere eran prima , quanto più sembrano di lievo
momento dopo la sua illustrazione. Passa indi a trattare nell' altra dell' uso de'
Luoghi , mostrando la vasta estensione di esso , e con quanto vantaggio gli an-
tichi geometri sen prevalessero ; cominciando fin da qui a far travedere quanto
valessero nella riduzione de' problemi , e dilucidando in modo maravigUoso questa
parte tanto importanle, quanto astrusa di essi , con precetti, e con appositi esem-
pli. Finalmente nella terza dissertazione espone i varj ordini de' luoghi ; e qui
comincia a far ravvisare la meravigliosa riduzione escogitala dagli antichi di tut-
ti gì' infiniti problemi , pe' quali però infinite pur sono le condizioni de' punti di
riduzione, ad una sola forma di Luogo risultante da certi generali rapporti tra
rotte, che da' punti poc'anzi detti inclinansi in angoU dati ed altrettante rette di
sito , 0 che pervenissero a punti dali . o che formassero tra loro dati angoli, 0
die soddisfacessero ad altre condizioni generali : da che la differenza de Luoghi
alti a costruire il problema , la natura di questo analoga a quella de' Luoghi , e
la loro costruzione ud un tempo rilcvansi. ]\lirabilissima riduzione ul certo , che
ben ragionevolmente egh giudicò supcriore a qualunque altro de' mezzi ingegno-
sissimi adoperati nella novella analisi gcomelrica.
Ma se la ricerca di un lai Luogo pel caso delle Ire e le qfialtro relle ,
corrispondente alla geometrica composizione de' problemi solidi esercitò per tanto
tempo , e con non felice successo le menti dc'principali tra gli antichi geometri,
, finché Apollonio non vi ricscisse , rinvenute che ebbe nuove proprietà delle cur-
ve coniche , coni' egli medesimo scriveva ad Eudenio , cosi dicendogli : Tertiua
iiber conltnet multa , et admìrabilia thcoremata , r/tiae utilia erunl, et ad so-
lidoritm locorum r.omposilioncs , ci ad delerminationcs , quorum complura et
pulchcrrima et nova sunl ; ben più difficile doveva riuscire il ripigliare un ta-
le argomento , e divinarlo in tempi tanto da quello lontani , con tanta perdita
di loro opere , con nessun esempio rimastoci , ove l' applicazione di quel Luogo
si vedesse , e quando deviati grandemente eravamo da' nuovi metodi , e dalla co-
modità eh' essi ne offrono. Superando non però tutti questi ostacoli lo Scorza
diede perfettamente compiuto questo mirabilissimo Luogo, nella seconda parte del-
la sua opera , e per modo trattollo , che sicuramente il riconoscerebbe per suo
Apollonio stesso se rivivesse ; se pur non sia egli andato ancor più in là del geo-
metra di Perga , di che abbiamo già un esempio nel Viviani , per la divinazio-
ne sul quinto libro de' Conici.
Io non v' intratterrò oltre , ornatissimi colleghi , nel parallelo eh' egli fa di
una tal riduzione con la Cartesiana costruzione delle equazioni del terzo e quarto
grado , e co' Luoghi geometrici di second' ordine , atta a mostrare , eh' egli non
trattasse il metodo degli antichi senza una profonda cognizione di quello de' mo-
derni ; ne andrò esponendovi la ripartizione del problema generale nella seconda
parte dell'opera, fatta minutamente secondo la maniera degli antichi, superando
in ciò ancora tutto lo studio posto in imitarli dal Simson , nelle sue restituzio-
ni ; e mi restringerò a dire , che con tal suo lavoro si termina quanto sulle or-
me di Pappo era lecito restituire delle opere degli antichi , ed il più difficile ar-
gomento della loro analisi : sicché per tal lavoro lo Scorza dovrà prendere un
rango disfintissimo nella storia delle Matematiche.
Finalmente egli entra , nella terza parte della sua opera , a mostrare col
fatto r uso dei Luogo alle Ire ed alle quattro rette nella composizione de' proble-
mi solidi ; di che , come ho detto , mancavano affatto esempj nella Geometria an-
tica , imprendendo a risolvere i due problemi cardinali in tal genere , e prima
della divisione dell angolo rettilineo in tre parti uguali, soluzione, dopo le tante
altre , nuova ed elegantissima , composta con la combinazione di una parabola
col cerchio : ed in un corollario vi mostra evidentemente i casi del problema ; la
quale analisi serve a comprovarne la natura. Nò di ciò contento, va poi mostran-
*■■? do la riduzione delle soluzioni diverse datene dagli antichi al luogo alle rette , il
qual lavorìo è tanto ingegnoso, e di tanta eleganza , da non presentarci nulla di
eguale ne le opere degli antichi , nò quelle de' moderni , che hanno cercato imi-
tarli. E qui non tralascia opportunamente que' precetti dell' arte , che sono pre-
zioso douo di chi profondamente la conosceva.
'!)9
Per secondo problema riporta quello d' inclinate Ira i luti di un anr]olo una
reità dala , che passasse per un dato punto ; poiché questo era , nel caso del-
l' angolo retto , quello di riduzione dell' antecedente , ed il costruisce col cerchio
e r iperbole , considerandone , pure i casi , e mostrando sempre più con quanta
evidenza possa ciò facilmente ottenersi con I' analisi dogli antichi.
Continua nel terzo problema a trattare la riduzione di Archimede di quello
di Insegar t angolo , che pur costruisce con una iperbole ed un cerchio , facen-
dovi la slessa analisi de casi.
Compiuto così r argomento per l' un de' problemi solidi cardinali degli anti-
chi , imprende nel probi. IV a trattarvi l'altro delle due medie proporzionali ,
dandone un' elegante costruzione col cerchio , e l' iperbole , od a lungo ragionando
sulla medesima nel modo precedentemente tenuto per gli altri. E qui bisogna con-
fessare aver egli patita qualche cosa dell' umano , essendosi fatto vincere dall' a-
mor proprio in creder preferibili le costruzioni in cui F iperbole si adoperasse ,
entrando cos'i in terzo luogo nella difCcile, e delicatissima vertenza tra il Carte-
sio per la parabola , e il Newton per 1' ellisse.
A compiere la schiera de problemi soli eh più famosi rimastici dagli antichi,
egli risolve in quinto luogo quello di Archimede della divisione della sfera in
data ragione , per conseguenza del quale tratta ancor I' altro cui quel sommo
tra geometri il ridusse. E rmalraente un altro ne aggiugne da lui appositamente
congegnato , per mostrare la corrispondenza tra il suo metodo , e la costruzione
Cartesiana delle equazioni del terzo e quarto grado ; o piuttosto per far vedere
come questa rientrasse , come un caso particolare , in quello. Ed il ripeto, tutte
queste cose sono condotte , ed esposte con una venustà , e chiarezza , che sor-
prende cliiunque sia avvezzo a svolgere gli esemplari greci.
Troppo abuserei di vostra pazienza , nobilissimi Accademici , se volessi ad
uno ad .uno accennare gli altri problemi , eh' ei in seguito a' precedenti risolve,
e per r oggetto stesso ; ma non posso fare a meno di dir brevemente di quello di
costruire la piramide triangolare dati i sei lati di essa, che tanta varietà di opinio-
ni, e di risultajnenti aveva presentata nella sua natura , da che la prima volta
il propose r illustre Lagrange , negli Atti di Berhno , fino al momento , che fu
da me rippódollo , presentandolo a questa R. A. ne' bei primi tempi di sua esi-
stenza. E debbo dirvi , che non ostante le cure da me prese, e quelle del Lhui-
iier , e di altri , che il trattarono col metodo analitico de' moderni , nulla vi ha
di comparabile all' elegantissima soluzione dello Scorza , se ad esso direttamente
vogliara limitarci , senza ripeterlo da una più generale considerazione , come ha
ingegnosamente fililo il nostro collega Bruno ; da che i nostri Atti si videro arricchiti
del costui importante lavoro , e degli eleganti sviluppi algebrici , che recovvi il
valentissimo matematico francese sig. Hachette.
Dopo il breve cenno , che ho fatto di un si distinto lavoro dello Scorza , che
zoo
rin)arrà come limite del coltivamenlo della Geometria degli antichi presso i mo-
derni , v' intratterrei invano in descrivere le altre cose da fui fatte , e di talune
delle quali amo ancora sfuggirne la rimembranza , per essergli stata immerila-
mente cagione di amarezze , che ad un uomo come lui , tutto riconcentrato in se
medesimo , e fatto più per gli antichi tempi , che pe' nostri , può sospettarsi non
essere stata l'ultima delle concause di avergli abbreviata l'esistenza,- e però mi
rivolgo a riguardarlo pel lato della maggiore importanza per lui ora, che gli è di-
venula men che polvere ed ombra la gloria di questo mondo.
Tutti conosciamo quanta fosse la pietà , e la religione del Pergola , e come
si fosse sempre adoperato in trasfonderla con l' esempio , e con ottimi insegnamenti,
insieme con la scienza , ne' suoi allievi , che ben profittarono del loro maestro ;
ma nessuno al segno dello Scorza, in cui egli tutta la trasfuse, o tali sovrumane
^irlù, come in ottimo terreno fruttificarono in lui grandemente. Egli in 48 anni,
che il conobbimo , ed in mezzo a tante vicende de' tempi , menò sempre vita
esemplarissima , dividendo la sua giornata equabilmente tra le pratiche di pietA
Cristiana le più utili , l' insegnamento , e lo studio , come divideva i suoi te-
nui appuntamenti con gì' indigenti , amando al sommo grada la carità , ma quella
che dà j e non ostenta ; di tal che tutti noi credemmo , che avesse egli dovuto
almen serbare tanto per se , da bastargli in qualche estremo bisogno ; e pure
ne rimanemmo ingannati , quando nelF ultimo di essi fummo costretti ad accor-
rere , per provvederlo delle cose più necessarie , e per alimentarlo e curarlo ; ed
ancora in tale stato egli nulla badando a se medesimo , voleva ripartiti coi po-
verelli i soccorsi a lui dati , a che bisognò talvolta acconsentire , per sollevargli
alquanto lo spirito, nelle estreme angosce di una feral malattia, ed in mezzo a
pene , e dolori atrocissimi , che questa gli produceva. E pure niuno osservò mai
in lui ne pur lieve rincrescimento , ne dalla sua bocca uscì una" sola parola di
lamento , per 1' acerbezza de' patimenti che tollerava, con una rassegnazione evan-
gelica : ma alla voce degli amici apriva i languidi occhi , quasi per racconsolarli,
sicché più dolevansi costoro di lui , eh' egli di se medesimo.
Cosi finiva quest' uomo di Dio , e delle Matematiche la sua mortai vita , al-
l' albeggiar del giorno cinque maggio , lasciando priva la gioventù di un ottimo
maestro , che istituivala neUa scienza, e nella Religione ; la nostra Università de-
gli Studj , di un valente professore , e quest' Accademia di un utile collaborato-
re , e di sano consigho. Colleghì onoriamo la di lui memoria, e facciamo ogni
sforzo , per alleviarci il dispiacere della non lieve perdita , che in esso abbiamo
fatta , con dargli un coavenevol successore.
201
Fisica generale — Magnetismo. Relazione del viaggio alt E Ina, ed in altri luoghi
di Sicilia ; letto dal signor L. del Re.
( Sunto )
Il socio corrispondente signor Leopoldo del Re nelle duo tornate del 7 marzo
e del 25 aprile i84.3 iia letto la relazione della sua gita in Catania ed all'Etna
nel prossimo scorso mese di dicembre.
Dopo avor dato im rapido cenno di quanto negli ultimi tempi si è oprato
.anche Ira noi nel ramo importantissimo delle scienze fisiche relativo al magnetis-
mo terrestre , passa egli ad esporrà nnnutamcnte i motivi e Io scopo principale
della sua missione. Soggiungendo come per la gran pressa della partenza , avvei
nuta nel termine di men che due di dopo l'incarico ricevutone, non potè fornirsi
di tutto il bisognevole ad eseguire benanche altre operazioni astronomiche intera-
mente estranee all' oggetto primordiale del suo viaggio.
Fa quindi il diario di questo ; narrando in qual guisa dipartitosi dalla do"
minante nel giorno 8 dicembre e passato in Messina nel dì seguente , dovè trat-
tenersi quasiché due giorni in questa città : siccome indugio siffatto gli fa tro-
var la mattina di domenica 11 in Catania, assenti dalla Città ed andati all'Etna
il Barone di Waltcrshausen e 'I suo collega D". Peters ; mentre d'altra banda il
soprnggiunto cattivo tempo gli vieta di andargli colassù a raggiungere. Vengono
pur essi al fine e metlonsi tosto di accordo col del Re per la esecuzione delle loro
ricerche. Le primarie sono dirette alla determinazione della inclinazione dell'ago
magnetico in Catania e propriamente nella gran sala della Biblioteca de' RR. PP. Be.
iiedetlini. Si fanno quivi contemporaneamente le altre osservazioni necessarie a
dedurre la declinazione e la intensità della forza magnetica terrestre. Cosiffatte os-
servazioni seguirono ne' d'i i4 a 17 detto mese inclusivamcnte.
Nel d'i 18 , ad onta della stagione avanzatissima e de' pericoli della eruzione
tuttora in grandissima attività^ si tentò dal medesimo in compagnia del signor
Barone di Waltcrshausen una ascensione all'Etna; la quale riusci appieno felice,
avendo avuto la sorte di praticare le osservazioni all'inclinatorio di Gambey davanti la
cosi detta casa inglese o Gemellaro nel mattino del iq dicembre ; che si ripete-
rono pure nelle ore pomeridiane dello stesso di all' cremo di S. Nicola dell' are-
na , quasi alle falde del monte ignivomo.
Nel giorno 20 , furono eziandio praticate altre analoghe osservazioni d' in-
clinazione nella Città di Aci-realc.
Finalmente nel di 26 dicembre si cseguii'ono benanche in Messina le osserva-
zioni al suddetto inclinatorio.
Esposti cosi circostanziatamente i particolari tutti degni di nota della cscur-
sion sua , nel dover partecipare alla illustre Accademia i risullaoicnti delle loro
26
ao8
osservazioni , il del Re non crede poterlo meglio fare che arrecando la lettera del
Dottor Pelcrs con cui questi , giusta la fattane prevenzione , glieli trasmette ; dan-
dogli pure un prospetto delle antecedenti loro osservazioni.
Senza entrare qui nella discussione de melodi di osservazione e di quanto
nitro è relativo allo eseguimento del comune la\ oro , ciò che ci menerebbe troppo
lungi , indicheremo sol di passaggio il contenuto di quella.
Principiasi dalla sposizione delle osservazioni coli' inclinatorio di Gamboy ,
come oggetto principale del viaggio ; indi si fa un racconto degli sperimenti con-
temporanei air inclinatorio oscillatorio , nonché di quelli per la determinazione
della decUnazione ed intensità assoluta ; infine , dopo un sunto delle anteriori os-
servazioni , si dà lo stato ed andamento dell' unico cronometro adibito ad ottenere
la congiunzione di Catania alla specola R. di Capodimonte.
Avvalendosi di questo ultimo chiude il del Re la relazione arrecando appunto
la dedotta differenza di longitudine tra le due Città enunciate, quasi a comple-
mento de' predetti quadri generali de' risultamenti , che ci facciamo un pregio di
qui sotto riportare.
203
pnosPETTO ni AtrcNE ossnnvAZTOKi wagketiche fatte all etka.
i) Intensilà orizzontali assolute
1839
, Marzo
2D
2,4557
Catania , nel palazzo del Barone della Bruca
i
3
27
2j4-79'
ibidem
i84i
, Dicembre
IO
2,4i54
ibidem
184.2
, Agosto
2
2,4087
ibidem
s
3
8
2,53qQ
Casa inglese
S. Nico a dell' arena
3)
j
II
2,37Ì53
»
Dicembre
i5
2,4768
2,4671
Catania, nella biblioteca del monistero de PP.
i
9
16
ibidem ( Benedettini
2) Declinazioni
1839
, Marzo
21 — 23
i4°36'6",5
10 osservazioni
Catania, palazzo
i84i
, Dicembre
IO
r5 449,1
i5 o46,8
2 j
ibidem ( Bruca
1842
, Agosto
2—6
49 s
ibidem
J
>■>
8
16 6 34.8
I 2
Casa inglese
S.TSic. dell'arena
J
j>
II
Il 27 9,5
i536 2,9
I j
J
Dicembre
14—16
3 T,
Catania , bibliote-
ca de'PP.Bened,
3) Inclinazioni
1842,
Dicembre 1
4—17
54''i4'45"
8 osservazioni
Catania , Biljlioteca de'
(PP. Benedettini
3
»
19
55 20 21
2 2
Casa inglese
J
»
'9
561239
53 lé
2 9
S. Nicola dell'arena
I
j)
20
2 il
Aci-reale, giardino de
(PP. Domenicani
Siegue r estratto di una serie di determinazioni della declinazione , fatte eoa
mezzi di minore esattezza nello scopo di riconoscere in generale la influenza delle
localitA sulla bussola. Alla più facile intelligenza sonovisi aggiunto le coordinate
dei luoghi contate dalla cupola de' PP. Benedettini in Catania , chiamando x la
distanza nel meridiano , positiva verso il sud ; ed y quella nella perpendicolare,
positiva verso 1' ovest. I numeri poi della quarta colonna indicano quanti azimuti
hanno contribuito aOa determinazione , e possono quindi considerarsi corno il peso
di essa.
204
4) Mre decimazioni.
DECLINAZIONE
NOMERÒ DEL-
y
OVEST
LE OSSER.
Monte rosso di Nicolosi
— . 12775'"
-+- C090""
nV.o
4
M. della segreta
— l4l72
15240
-i- 82'64
i5 19,5
4
M. Regalila
-+- 10774
i4 52,4
3
M. Arsi) al cavaliere
— 17364
-H 12375
17 25,4
6
Fondo del cavaliere
— '7489
— 3o436
+ 13837
-+■ 21713
i4 1,9
5
Serra la Colla vicino Bronle
i4 52,5
5
Croce allo stradone di Malelto
— 37926
-H 14710
4 29>8
3
Allo stradone sello M. Dolce
— 39907
— 07195
— 28199
-^ i336
l5 22,7
4 32,5
5
Lingua grossa largo de'Gappuc.
— 54o3
4
Magazzini di Saluslro
2l4o
19 53,5
6
Fontanclli, casa della neve
— 26605
— 779
i5 52,5
4
M. Zoccolare
— 23341
-1- 2094
3 5o,o
4
Cassone
223oi
— 1102
14 38,0
3
JMonlagnuola
— 23689
H- 6465
3i 1,3
3
Valle "di Calanna , n". i
' — 23o6o
— 3i3 ,
12 22,5
I
S » 3 2
— 23o39
— 61
i3 5,5
I
SS 2 » 3
— 2347^5
— 611
11 57,5
5
M. di Calanna , n°. i
- 23993
+ 647
i4 5o,o
II
i) 3 » 2
— 24ll)5
-^ %9
18 23,5
2
a » J) 3
— 24086
+ 464
i4 26,5
2
Salto di giumenta
— i 28710
-t- 1235
17 l5,2
6
Tinipa alla lava femmina morta
— 24746
— 24584
— 184
19 36,5
IO 3o,5
6
Alla lava del 1819
-+- 634
3
Alla lava del 1702
— 24281
-+- 1100
18 4o,5
2
Alla lava del 1802
— 25535
-+- 32
16 27,5
18 6,5
3
Dagala di zappini, n". 1
— 24754
■+■ 1222
5
» )) » 2
— 24980
-4- 1600
19 38,5
2
Valle di Trifoglietto
— 23356
-H 4i8p
9 4o,8
4
Serra di Giannicola , piede
j j Capanna de pecorai
— 24863
-4- 4093
2 53,4
5
— 24834
-4- 4389
1047,4
I
» ì Punta elevata
— 25087
-4- 4^4 J
25 4H,8
4
;) j alla serra
— 25062
-+- 49'8
Il 47.6
4
M. Lepre
— 66558
-h 4232
17 20,2
9
Lapprossiniiita determinazione della differenza di longitudine Ira le due città ri-
sulta pari a — 3' 20", 45 in tempo , o o''5i'22" in arco all'oriente di Napoli; per
la gran meridiana nella chiesa de" PP. Benedettini di Catania.
Infine la inclinazione a Messina dedotta dal medio di due serie di osserva-
zioni eseguile al succennato istrumcnlo pareggia 55° 6',3,
205
RAPPORTI.
Rapporto sulle spericnze de signori Santi Linari e Loci Palmieri , inlorno
a fenomeni d induzione delle calamite tcmporarie,
L' accademia ha affidato ad una commissiono , composta de' sig. Ern. Capoc-
ci , Fcrd. de Luca, Melloni, Sementini e Semmola, l'incarico di esaminare al-
cuni nuovi risullamcnti ottenuti colla batteria magne lo-elcllro-lcllurica dei profee-
sori Linari e Palmieri, che da qualche tempo si vanno occupando felicemente del-
le correnti elettriche indotte dal magnetismo terrestre.
I commissari si sono pertanto recati alla U. Zecca ov' e presentemente stabi-
Jilo lo strumento dei prelodali professori , ed hanno potuto convincersi pienamenle
della verità dei due falli seguenti.
Colla batteria magneto-elcttro-tellurica dei professori Linari e Palmieri si ot-
tiene la decomposizione dell'acqua, ed una scossa affatto simile a quella dell' ap-
parecchio di Clarke.
La scossa si è sentita distintissima da lutti noi negli snodi delle dita bagnan-
do prima la mano con acqua acidolala : alcuni 1' ebbero sensibile persino nei pol-
si. La decomposizione dell' acqua fu riprodotta parecchie volte in presenza nostra
con acqua parimente acidolala , e mediante due fili di ferro ravvolti a spira che
commuiiicavano colle due estremila della batteria wz^yrae/o-f /^///'o-/e//«nm ; si ebbe
quindi lo sprigionamento del solo idrogeno.
Queste due esperienze sembrano suUicienti alla Commissione per destare ben
fondale speranze che , proseguendo le loro indagini , gli egregi professori Lina-
ri e P.ilmieri arriveranno ad ottenere , non solamente scosse più energiche ed
una compiuta decomposizione dell' acqua senza 1' impiego della forza sussidiaria
dell'ossidazione, ma le scintille, e 1' arrovenlamenlo dei CU metallici. Cos'i si
porrà in cvid nza una nuova e bolla serie di fatti , i quali ^mostreranno che ,
anche ne' fenomeni d' induzione scoperti da Faraday , il Globo Terrestre si com-
porta come una gran calamita : ricerca importantissima che merita certamente di
essere proseguita e studiala da qualunque filosofo , promossa ed incoraggiata da
qualunque corpo accademico.
La commissione conchiude col manifestare il proprio desiderio che l' Acca-
demia chicgga a S. E. il Ministro dell'Interno i mezzi pecuniari Indispensabili
ai professori Linari e Palmieri per conlinuare i loro studi su questo ramo inte^
ressantc della Fisica.
Luigi Seme!«ti«i.
Ferdl\a>do de luca.
Ernesto Capocci.
G. Seiuuola.
M. AIeLLO.M aELATORC.
ao6
SUNTI DE' VERBALI.
Tornala degli ii aprile.
SI leggono le seguenti ministoriaii.
1°. Si partecipa di essersi dati gli ordini pel pagamento di ducali 60 al Comm,
Monticelli per prezzo di nove disegni sul ferro oligislo di Canchcroni.
2". Si trasmette airAccademia la dctlica del V. volume degli alti approvata da S.M.
3°. Si comunicano gli ordini dati pel pagamento al signor Gasparrini di du-
cati IO pel compenso del disegno del frutto dell' Opuntia.
11 cav. Flauti partecipa lo stato miserabile ed infelice in cui rattrovasi il so-
cio signor Scorza, immobile nel letto da più tempo per fiera podagra, ed ora sor-
preso da apoplesia, è divenuto scimunito. L' Accademia commossa da si lacrimevole
racconto stabilisce di farsi rapporto a S. E. il Ministro per far accordare all' in-
felice quanto degno nostro socio una sovvenzione.
Il cav. Lancellolti leggo il rapporto relativo all' esame dell' amministrazione
del Rendiconto per l'anno 1842. L'Accademia approva la conchiusione del rap-
porto. Si farà lettera al Cav. Gussone incaricato dell'Amministrazione del Rendi-
conto dichiarandogli l' approvazione ed i ringraziamenti delF Accademia. Le carte si
restituiscono al cav. Gussone che rimane incaricato di consonarle.
Il cav. Cagnazzi legge una sua memoria intitolata Analisi statistica del popò-
amento dell' Isola Pencs nell' oceano australe. Vengono nominali esaminalori di
essa i signori Masdea e Borrelli.
I signori Palmieri e Linari leggono una nota dilucidativa sulla comunicazio-
ne fatta nella precedente adunanza intorno al magnetismo terrestre. — Il Presidente
sceglie ad esaminatori delle sporienze i signori Semmola, Capocci, de Luca e cav.
Melloni.
Libri presentati.
Sul dominio dell' ortopedia , e sulle cure ortopediche praticate nella clinica
di S. M. di Loreto nell' anno i84-2. Discorso del D. Bkuni. 8°. molle copie.
L' igea Salentina ; opera periodica diretta dal D. Giovanni Pagano , Napoli
1842. 8°; quaderno 1°. 02".—
Le scienze e le lettere del sig. Raffaele Mastriani. 8°. 1842.
Lignite cominciata a formarsi mentre nel mondo declinava la civilizzazione.
Memoria del D'. Giuseppe Giulj. Siena 1842.
Esposizione della legge doganale del 19 giuguo 1826 , del sig. D. Raffaele
Mastriani. Nap. i843 4°»
Discorso intorno al lavoro de' fanciulli nelle manifatture , del Conte Petitti
Torino 1843.
Sulla riforma delle carceri dello stesso.
II cav. Cagnazzi viene incaricalo di far rapporto sul libro del Conte Petitti
intorno al lavoro de' fanciulli nelle manifatture. Parimenti al sig. Mancini s' allida
l'esame della polemica insorta sulla riforma delle carceri.
Tomaia de so' ap'ile iSk3.
II Segretario Pcrpcluo prosenta la prima parte del V.Tolumc degli adi accademici.
Si legge un sovrano rescritto col quale si approva la proposta fatta dall'ac-
cademia di accordarsi al signor Scorza un sussidio pecuniario di ducati 80. at-
tesa la sua malattia.
A tal proposito il cav. Flauti Seg. Agg. per le matemaliche dà conto alla
accademia dell' uso che si è fatto della detta somma ed aggiunge aver ottenuto per
lo stesso oggetto altri ducati 3o da S. E. il Ministro.
11 cav. Cagnazzi legge favorevole rapporto sull'opera del Conte Pelilti, riguar-
dante il lavoro dei fanciulli nelle manifatture. L' accademia ne approva il parere.
II cav. Melloni relatore della Commissione nominata per veriGcare le spe-
rienze de' signori Palmieri e Linari ne legge favorevole rapporto nel quale rife-
risce che le sperienze fatte innanzi la Commissione hanno avuto quel risultamento
che gli autori avevano indicato nella nota letta a quest' Accademia , e che tutti
hanno avvertito sensihilmente la scossa ed han verificato scomporsi 1' acqua in
modo da non ammettere dubbio. Il rapporto conchiude che sarebbe da implorarsi
'da S. E. il 3Iinistro una somma a favor de' suddetti signori per far fronte alle
spese fatte ed a quelle che debbon fare per menare a termine nel modo più po-
àtivo le loro belle sperienze.
L' Accademia ne adotta le conclusioni stabilendo a norma dell' articolo 87
degli Statuti di farsene rapporto al Ministro per la somma di ducati 200.
D soc'o signor Guarini legge l'anahsi chimica da lui fatta delle sostanze rin-
venute in un vaso a Pompei. Egli dopo aver dati i ragguagli di detta analisi
conchiude che dalla sola conoscenza de' componenti della medesima ben poco si
può decidere sulla natura di detta sostanza , e che sarebbe necessario di confron-
tare le sue con le analoghe osservazioni microscopiche fatte dal socio signor Costa
e presentale all'Accademia Ercolanese , non che di raccogliere tutti i dati riguar-
danti il luogo dove si è ritrovala la detta sostanza. Pcrlociic si stabilisce di scri-
verne analogamente al signor Cav. Avellino Segretario della detta Accademia
partecipandogli l'analisi del signor Guarini , e pregandolo a darne comunicazione
del rapporto del signor Costa.
Il signor del Re ripiglia la lettura della sua relazione del viaggio all'Elna , e
e dà in questa seconda parte il ragguaglio scientifico di tutti i fenomeni da lui
osservati durante 1' eruzione , notando alcuni nuovi fatti dedotti dalle sue osser-
vazioni magnetiche. Il signor Presidente lo ringrazia a nome dell'Accademia, e sta-
bilisco che un sunto della memoria venga inserito nel Rendiconto , e la Memoria
sarà poi esaminata da una commessione composta da' soci Capocci , Nobile ed il Se-
niore Giannattasio.
Il socio signor Capocci legge un' altra sua nota sulla Comcla comparsa in
febbrajo dell' audiiati; jUino.
20S
Il socio corrispondcnlo signor Grimaldi legge una memoria matematica. 11
Presidente ne commette l'esame a' signori Bruno, de Ruggiero e Giannattasio.
L' altro socio corrispondente signor Nicolucci legge una memoria intitolata
e De quibusdam algis aquac dulcis.
Con ciò si scioglie l'adunanza annunziandosi dal Presidente le ferie di maggio.
Tornala de 6 Giugno i843.
Il Segretario Perpetuo dà lettura delle seguenti lettere ministeriali.
1* S. E. il Ministro dà alcune disposizioni riguardanti la distribuzione della
1" parte del V. volume dogli atti.
2" Si partecipa essersi S. M. degnata di accordare al Cav, D. Antonio Nic-
colini funzionante, da Presidente interino della Società R. Borbonica , la terza parte
dell' emolumento annesso a quella carica ; cioè annui ducati 3oo.
3" Si partecipa l'approvazione sovrana per la nomina de'socl corrispond(!nfi
signori Gasparrini , Pilla , Hombrcs Flrmas^ e Morren.
Dopo r annunzio fattosi dal Segretario Perpetuo dell' avvenuta morte del so-
cio sig. Scorza , nel di 5 Maggio , il Segretario aggiunto per le matematiche cav.
Flauti , legge l'elogio storico dell'illustre defunto con applauso dell' intiera acca-
demia, ed il Presidente, consultatala, destina il lavoro del Cav. Flauti pel Rendi-
conto. Lo stesso sig. Presidente annunzia che nella prossima adunanza si pro-
cederà alla proposta de' candidati per la scelta del socio mancante nella Classe
matematica , e ricorda al Segretario Perpetuo di prevenirne il Presidente generale
interino perche possa intervenire all' adunanza.
Il socio corrispondente sig. Tenente Colonnello Costa, in occasione della nuova
invenzione dell' inglese Henson legge talune considerazioni sugli aerostati e sul-
r areonautica. U qual lavoro vicn destinato pel Rendiconto.
Il socio sig. D. Saverio Macrì restituisce il microscopio che l'accademia gli aveva
dato moltissimi anni or sono,per fargli continuare le sue osservazioni di storia naturale.
1 libri |>i(senlali sono.
— Nouveuax memoires de l'iiceudemie dcs scicnccs et bclles Icttres de Bruxelles. i° tom: 4°.
Brux : i84a. — Come possa considerarsi la bolanica nello sialo attuale delle scienze naturali. Pro-
1 isionc di Filippo Parlatore, in 8° Firenze 1S42. — Sulla teorica del moltiplicatore applicalo alle
t 'rmo-cletlriche , nota di Domenico Ragona Scina ; in 8° Palermo i843. — Bolaniche peregrina-
zioni nell' agro Bi«carcse per la primavera del i84i. di Luigi Baselice in 8° Campobasso 1842.
— Annales de 1' observatoire de Bruxelles ; par Quetelet tom: J°. in 4° Bruxelles i84'J. — Elementi
di agricoltura pratica di Giuseppe Domenico Cestoni tom ; 1. in 8° Napoli i843. — La miologia in
tavole sinotliclic di 0. Giammaria in 8° aprile i84i. — Sulla ricerca del centro di gravità e d'i.
nerzia d! alcune linee piane del Prof: Gio : Borsoni. Lucca i843. — Memoria sobrc as mina»
da Capìtania de Minas Geraes et pelo D. José Vitira Conte; 8». Rio de Janeiro 1842. — Annales
de la socicti entomologigue. Note sur les Callimorpha dominula -, par M. Achille Costa (Scance
da 3 aoul 1842. ) — Rivista Irimensal de hisloria e geogi'aphia , ou journal du instiluto historico e
geograpliicj brasilciro — Rio de Janeiro. 8°. fase: 10 dui ejuaderno V — XtV. Rio Janeiro 1842.
APPENDICE
ANALISI DI LIBRI
EcoitOMU toLrric». — Sul Lavoro de' fanciulli nelle Manifatture — Dissertazione del Conte Ilauoxb
Petitti di Roveto , Consigliere di Stato ec. Estratta dal Voi, III, serie II delle Memorie deità
K. Accademia delle Scienze di Torino.
Reputa l' A. questo assunto come una parte della gran quistione economica d' avvisare al modo
più conveniente di ordinare il lavoro degli operai che sono occupati nelle Manifatture , la quale si
iipparlicne tanlo ai principj dell' economia , quanto a quelli dell' umanilà e della morale. Questa am-
pia materia avrebbe meritato , secondo dice 1' A. , una ben lunga considerazione , ma egli ha vo-
luto limitarla alla sola parte che riguarda l' impiego dei Fanciulli alle manifatture ; da poiché sop-
presse le Corporazioni delle arti, dalle quali grandi vantaggi i figli degli operai rispettivi traevano per
la loio sussistenza ed educazione , mentre ora ne sono privi. Per verità , colla soppressione di
esse corporazioni molto profitto ne ha avuto la produzione , poiché tolti i vincoli che inceppava-
no l'industria, dando libero campo alla concorrenza, ne è derivata la facile produzione, ma d' al-
tronde si è abolito quel mutuo soccorso , che 1' artiere trovava sempre nel corpo della rispettiva ar-
te , non solo per gli suoi bisogni, che per gì' indvidui di sua famiglia. Ora è desiderabile suppli-
re almeno in parte a questo vuoto coli' impiegare i fanciulli al lavoro.
L' A. si limita a parlare del solo impiego all' arte della seta , della lana , e del cotone , giac-
ché per io lino non ancora si è nel Piemonte iolrodotla tale arte eoa macchine , e metodi be-
nintesi.
Osserva l' A. in primo luogo essere necessario nelle manifatture l' opera de' fanciulli , perchè
molte sono le operazioni manuali praticale in esse , cui mal riuscirebbe I' opera degli adulti , la qua-
le opera sarebbe poco profittevole , ed altresì soverchiamente costosa. I fanciulli sono più attivi a
raccogliere e disporre la materia prima per la loro naturale agilità , e tale opera vien pagata con
minore mercede. Inoltre tale operazione non esige molla maestria , anzi poca intelligenza. Tnllo
ciò è una utilità delle fabbriche che ritraggono dell' opera de' Fanciulli.
£ poi una utilità morale , in primo luogo , per essi fanciulli 1' essere occupati con prudente
condotta de' direttori al travaglio « imperocché assuefatti , dice 1' Autore , cosi ad ubbidire sono più
» docili , e più sottomessi , vengono gradatamente avviati a sentire con maggior frutto le esorta-
li zioni ad essi dirette. Contraggono inoltre 1' abito all' ordine ed all' accuratezze, onde nasce in es-
» si quello spirito di previdenza , per cui , falli adulti , meglio possono poi tenersi nella via del
» risparmio e provvedere al proprio avvenire. Ancora , sottratti ad una vita girovaga ed oziosa ,
» mercè di una occupazione continua , acquistano quell' operosa attività , la quale tiene più effica-
V cernente lontano da vizi e dal mal oprare , cui questi trascinano , che non ci riesca qualunque
37
210
)) più calda esortazione. In somma , il fanciullo assuefutto per tempo a lavorare , porche Io sia in
» modo che non prenda avveisione alla fatica, o per essere soverchia , quindi dannosa, o perchè
» viene accompagnata da mali trattamenti , sarà certamente nell' avvenire un opcrajo laborioso co>
M starnato , accurato , docile ed ititcUigcnte , per la qual cosa la moralità di lui risulterà cfficace-
1) mente assicurata con suo evidente vantaggio , come con quello altresì della civile società cui ap-
ì> particne.
» Nù questo solo benefizio ricavasi , poiché la fisica eosliluzionc tlalf infanzia profitta altresì da un
» adeguala fatica del corpo » L' elasticità delle membra , le quali acquistando vigore meglio si svi-
)» luppano e crescono in modo più proporzionalo 5 la forma muscolare aumentata di una robusta sa-
» Iute fondata , sono d' ordinario la conseguenza d' un lavoro che sia moderalo , e perciò abbia la
» condizione essenziale di non trascorrere nel menomo eccesso^ da cui verrebbero effetti opposti.
A cotesti vantaggi morali e fisici , che traggono i fanciulli dalla loro occupazione alle mani-
fatture , vuoisi ancora aggiiigncre il benefizio che ridonda alle loro famiglie. Una famiglia povera,
la quale sia composta di più individui , tutti o quasi tulli d.iti al lavoro , quantunque vi sien co-
loro che per 1" età traggono un profitto tenue da non bastare alla propria sussistenza , nondimeno
sarà sempre in miglior condizione , che se avesse delti fanciulli inoperosi.
Ma se 1' uso temperato e prudente del lavoro per gli fanciulli procura loro i menzionati van-
taggi , 1' abuso cagionar può danni gravissimi , né a ciò dimostrare ci vuol molto. L' avidità del
guadagno , senliraenlo naturale inopinato , pur troppo , dell' umana debolezza , spinge facilmente
a cotale abuso. Il fabbricante produttore , interessalo a ricavare la maggior copia di prodotti col
minor prezzo possibile , pretende spesso il massimo lavoro che gli pare potersi fare. I genitori , cui
interessa deipari di alleviare il peso delta loro famìglia, si determinano spesso a forzare! loro fan-
ciulli in età non ancora atta ad un travaglio forzato. Il risultamcnto immediato da tile precoce , so-
verchio travaglio è la decadenza della fisica costituzione di essi fanciulli. La rachitide la tabe dor-
sale , e mesenterica f lo scrofole^ la lisi, le malattie delle ossa ^ e quelle esantematiche , il marasma,
le febbri atassiche ne mietono gran parte di que' miseri, ed altra parte rimane esile languida e de-
caduta e non pochi terminano fra patimenti la loro breve vita.
Siegue 1' A. a dire b Cotesto infelice stato- di cose risulta non esagerato pure troppo , dalla ispe-
» zione oculare delle molte fabbriche da noi visitate in Francia, nel Belgio, nelle Provincie Renane,
» nella Svizzera, e, dicasi pure , anche tra noi. Risulta dai calcoli istituiti dalli signori Villermè,
» Dupin e molti altri , intorno alla mortalità di quei fanciulli ed alla esile eon meno , ma basii ricordare de' falli conosciuti.
» 1 La maggior parte de' corpi sopra i quali operiamo hanno la loro superficie coperta da
■M sottilissimo velo di materia organica simile a quella de' corpi untuosi , h quale è volatile , o al-
» meno capace di esser portata via da' vapori aquei. — 2° Quando si fa condensare un vapore so-
li pra una superficie levigata , se le varie parti di questa superficie sono diversamente lordate da
» corpi stranieri anche in picciolissima quantità , la condensazione si fa in modo sensibilmente di-
■» verso sulle diverse parli di questa superficie ».
La presenza dunque di una superficie incisa innanzi ad una superficie metallica ben forbita
non farebbe altro che spalmar inegualmente quest' ultima di quella sostanza organica , e quindi
disporla a ricevere dissugualinente i vapori pe' quali 1' immagine si rende visìbile.
Da lutto questo pare che secondo il Fizeau il fenomeno del d.igherrolipo non potrebbe essere
più considerato come un caso speciale di una legge generale. Ciò non pertanto noi pensiamo che
ponendo da banda l' ipotesi delle irradiazioni invisibili del Moser le quali non essendo trasmisibili
attraverso di alcuna sostanza, non possono sostenersi , potrebbe rimaner vera la legge generale che
qualunque cagione modifichi una supeiCcie possa liuianervi delle tracce che alcune evaporazioni
rendono poi sensibili.
Lnci Palmieri.
F.I.ETTTB0-MACKETISMO. — Si parla da' giornali inglesi di una nuova macchina locomotiva mossa
dall' elellromagnesismo fabbncata dal sig. Davidson la quale avendo il peso di 5 in 6 mila chilo-
grammi si mosse sopra una strada di ferro, sebbene con velocità xion molto grande : V. Jrulìlul.
11°. 4(53. i84j.
Meteohologia — Gragnuola di enorme grandezze. La sera del 7 settembre ( 1 84a ) da Lambez
a Muret cadde della graiuline mollo grossa. Essa da prima era configurala a segmenti sferici ali;
circa 4 cenlìmetri , poi ne cadde altra più grartJe ad ellissoidi di rivoluzione il cui asse ma^^io-
re era di 0 ccnlimeiilri td il minine di 4 in 5. Alcuni grani di questa grandine pes.irono 80 gram-
mi e si dice che ve ne furono anche di quelli che pesarono 2o3 grammi , ma è probabile che
siano stati più grani uniti insieme. Essi erano composti di falde altcraitivamenle diafane ed opa-
che , ed erano pei lo più cincpie 0 sei. L. P. f. Compiei Rcndus 1~ novembre 184^,
2l6
FoiocaiFiA. NoifeUa maniera di considerare i fenomeni del Dagherrotipo
del Signor. Gaultier de Chaubus.
M Qnando una lamina di pìucchè di argento , è soUomessa al vapore del iodo , ci è sembra-
to che non vi fosse semplicemente deposito di iodo , ma formazione di ioduro di argento ricoperto
di iodo libero. In cfFctto se si discìoglie il formatosi strato nell' iposolfito di soda , 1' analisi ci ri-
vela la presenitt dell' argento : se al contrario si espone alla luce solare , esso abbrunasi , e l' ipo-
solfito non ne toglie più quasiccbè nulla , a motivo dell' essersi formato un sotto-ioduro di argen-
to , il quale è insolubile. Fenomeni identici debbono evidentemente presentarsi su questa medesima
lamina cambiando la luce del zenit con quella della camera oscura ; ma in tal caso manifestasi una
diS°erenza essenziale nel modo con cui questa lamina resta impressionata. In effetto , in vece di una
luce uniforme sparsa sull" intera superficie , essa riceve qui una distribuzione ineguale , raa regola-
re , di roggi luminosi ; d'allora in poi il ioduro di argento si modifica in ragion diretta delle in-
lensilà ; là dove la luce è più viva vi è produzione abbondante di sotto ioduro di argento , e svi-
luppo più o meno compiuto di iodo libero ; là dove dee comparire una mezza tinta , la formazio-
ne del sollo-ioduro è rallentata nella stessa ragione della diminuzione della luce. In fine nelle om-
bre più scure, il ioduro non è cbe debolmente attaccato , percioccbè l'oscurità non può esser ta-
le che non possa esservi ancora alterazione del ioduro di argento.
Cosa avviene ora nell' alto che una lamina così trattata viene esposta al vapore del mercurio ?
Questo metallo incontra primieramente su tutta la superficie , un primo strato di iodo libero , e ce-
dendo tosto alle loro affinità recipioche questi due corpi si combinano , e del proto-ioduro di mer-
curio ricopre tutta la lamina ; ma bentosto un tal proto-ioduro penetrando lo strato di iodo , nelle
parti più assottigliale dalla luce , si trova in contatto col sotto-ioduro di argento : immediatamente
si scompon°'ono a vicenda ; il sotto-ioduro di argento si ripristina ed il proto-ioduro di mercurio
si divide : una parte passa ad uno stato d' iodurazione più avanzata mentre 1' altra egualmente ri-
pristinata si deposita suU' argento nello stato di estrema divisione. Dipende dunque dalle parti più
chiare che l' immagine mostrasi sulle prime : esse assorbiscono altr elianto più di mercurio , quan-
tocchè essendo state esposte ad ima luce più viva , sono ricoperte di uno sfiato più spesso di sot-
to-ioduro di argento ; le purti più scure al contrario , si trovano al copcito sotto una forte massa
li iodo , e non offrendo die questo corpo alla reazione del mercurio , questo non può giammai
produrre altro che un vcl o più o meno profondo di proto-ioduro , senza giammai pervenire fino
al sotto-ioduro di argento \ il quale resta dunque in riserva per formare di poi gli scuri del qua-
dro. Ma fra questi due punti estremi , fra gli scuri più intensi ed i chiari meglio spiccali , bisogna
stabilire una mezza tinta ammirabilmente graduata e fidele , essendo essa 1' effetto necessario del
lavoro più o meno compiuto della luce ^ essa comparisce in ragione inversa della quantità di iodo
libero , smorzandosi al contrario fino a convertirsi in oscuro , secondo che questo strato presen-
tasi con poca o molta spessezza ( i ).
Perciò all' uscire da questa operazione , la lamina viene a presentarsi allo sguardo con uu ap-
parenza verdastra negli scuri , là dove il proto-ioduro di raercmio si è formato solo , mentre che
essa e gialla , ed anche spesso vivamente rossa ne' chiari più intensi , i quali altro non contengo-
no se non mercurio metallico in gocciolitie impercettibili j ricoperte di uno strato di bi-ioduro di
mercurio.
(i) Se i\ amnirllc assorbimeato d' iodo per parte della lamina, derivaute dalla scomposizione dell'ioduro di
Argento , in tutto o iu paite , o si coasidera questo iodo come restante libero , le rcazioai scambievoli de' iodu-
ri di argento e mercurio non sjiio punto arrestate.
217
Se poi vicnsi a lavare questa lamina con l' ipo-soICto di soda , il iodo , che può trovarsi an-
cora lìbero si discioglie , del pari che i ioduri giuUi e rossi di mercurio ; rispetto al ioduro -ver-
de , esso dee ancora qui scomporsi , e convertesi in bi-ioduro di mercurio , che si discioglie, e in
mercurio metallico nello stato di polvere impalpabile.
Cosi , riepilogando , i chiarì sono prodotti da una polvere sottilissima di mercurio metallico
depositato suU' argento , ma non amalgamato con questo metallo ; i chiari sono tantoppiù spiccati
qujnloppiù vi è di questa polvere. La quale non può dubitarsi che non aumenti singolarmente di
splendore amalgamandosi in debolissima parie con 1' argento provegnentc dalla scomposizione del
sotto-ioduro , cosa che spiega V aderenza di talune vedute che sovente resistono ad un' accurata ptH
litura. In taluni casi siamo indotti a credere che si formi benanche un ioduro particolare di mer-
curio , il quale resta insolubile ncU' ipo-solfito , ed 6 attaccabile dulia luce. Quanto agli scuri essi
vengono prodotti dal sotto-ioduro di argento insolubile ^ ricoperto da uno strato di mercurio som-
mamente diviso.
Questa spiegazione si accorda , per altro , con (ulte le nozioni ammesse dalla sperienza. Si può
in efletlo riconoscere che la polvere degli scuri è formata dal sotto-ioduro di argento ; esponendo
una lamina iodurata alla chiara luce del giorno , e poscia lavandola , la polvere rimane aderente al-
la superficie del metallo. Si sa del pari che il ioduro verde di mercurio si forma con la più gran-
de facilità col semplice contatto di questo metallo col iodo. Né tampoco s' ignora che questo iodu-
ro è scomposto dai ioduri basici , in mercurio ed in bi-ioduro. Se dopo lavata una veduta folo-
genata , se ne ioda leggermente una metà , e poscia si espone tutta al vapore del mercurio , la ve-
duta s' imbianchisce sensibilmente là dove il iodo è stato deposto , l'ultra parte resta intatta. Non
si potrebbe render ragione di tal differenza senza la partecipazione del ioduro verde. Del resto sì
comprende che la sua potenza sopra gli scuri sia fortemente diminuita , perciocché questi essendo
slati lavati , il nuovo strato di iodo non può più avere con essi il medesimo conlatto dello strato
primitivo.
Noi speriamo che questa dichiarazione comunque breve , soddisferà a molle questioni , che non
sono stale ancora perfettamente risolute. Si comprenderà ora perchè sia tanto urgente V evitare che
gli orli della lamina sicno esposti ad un emanazione di iodo o di bromo durante I' esposizione neU
la camera oscura j tale emanazione é nocevolc in quanto che accumola in queste parti , una dose
di iodo , che poco dopo si opporrebbe alla reazione del mercurio. Gli opcrotori vi troveranno be-
nanche gli elementi di una infinità di mezzi , per ottenere delle belle prove-, donde essi compren-
deranno , perchè sia tanto importante iodare convenevolmente , da che la bellezza dell' effetto di-
pende dulia quantità del sotto-ioduro di argento formato. Allorché la lamina nel venir fuora dalla
camera a mercurio , è d' un aspetto appannalo o verdastro , ciò prova che vi è sopra i chiari del
proto-ioduro di mercurio in vece di bi-ioduro ; che la ripartizione convenevole del sotto-ioduro d'ar-
gento o del iodo libero , è fallila per qualche cagione *, in una parola che la prova è pove ra di
mercurio , e per conseguenza mancata. Or se è vero che il mistero della formazione dell' immagi-
ne consiste a convertire il ioduro di argento in sotlo-ioduro , bisogna applicarsi a favorire questa
scomposizione , il meglio ed il più presto possibile. DI già il cloro ed il bromo sono un potente
soccorso ; forse che un' oggettiva colorata in violetto attiverrebbe di più Pozione della luce. Si sa,
In effetto , che i raggi violctli agiscono con una più grande energia degli altri sulle sostanze sen-
sibili ; se questa previsione non andasse fallila , si avrebbe in oltre il vantaggio di rendersi padro-
ne di que' colori ingrati , che è tanto diOìcìle di far venire al dagherrotipo. ( Insiitut, o. 470 ).
P, A. Ds Luca.
28
2lS
Fisica TFREEStrb — Tremuolo. Una scossa di Iremuolo è stala intesa a Nantes il i3 novembre
a IO. 55 Jclla sera ; questa scossa nccompaijnnln da un remore sordo e fragoroso è durata 4 6
secondi ed è sembrata dirigersi dal SO al NE. In un giornale di quella città leggonsi le seguenti
indicazioni sullo stato dell' atmosfera in quell' epoca. D;il g di quel mese , giorno in cui i termo-
metri esposti al Nord segnavano -|- 4- C. il periodo dei venti di NE. che ha cagionalo i prema,
turi freddi da noi provati , avca dato luogo a' venti di quel giorno. Egli è a partire da quesl' ultima
data che le quasi contìnue piogge , un' estrema umidilii ed una temperatura notabilmente alta per
quella stagione , hanno caratterizzato un pronunciato cangiamento nella costituzione atmosferica.
Elettrom.vcnetismo. — Nel dar termine ad una lettura suir elctiriciti galvanica d.ila all' Istituto
politecnico di Falmoulh , il sig. Roberto Hunt in poche parole ha annunciata un' importante sco-
verla fatta da esso lui: egli avrebbe trovato il mezzo di trasportare su di una lamina metallica l'im-
pressione de' caratteri d' ogni specie d' incisioni stampe ce. Avrebbe egli ottenuto questo risultato col
ripetere le esperienze del Moeser che hanno stabilito che i corpi si comunicano costantemente delle
scambievoli impressioni nelle oscurità in forza di una luce latente che il sig. Hunt à certe ragioni per
considerare qual calorico latintr.
La impressione ricevuta sulla lamina metallica è dapprima invisibile ; ma può farsi facilmente
comparire per mezzo del vapore. Il sig. Uunl à fatto vedere alcune mostre d' incisioni in legno
ed in rame trasmesse' dalla carta sul metallo. Queste copie hanno mostrata fino ai più deboli tratti
dell' originale , ed erano perfette quanto quelle ottenute dai migliori dagherrotipi. Il sig. Hunt si
propone di dare a quest' arte il nuovo nome di Tcrmogrnfia.
Kot'aia sui lavori Galeannploslici Iella dal tignar Jacobi aW Accademia di Pietroburgo.
In questa notizia , dopo di aver esposto il punto di veduta filosofica sotto del quale ha egli
considerata la scienza dell' Elettro-magnetismo , il signor Jacobi rammenta sommariamente i lavori
che ha intrapresi e di cui ha fatto conoscere i risultali a diverse riprese.
L' accademia rammenta , egli dice , che 1' anno ecorso io le presentava alcuni saggi Giilvanu-
graficì in nome di S. A. R. il Principe di Leuchtenberg. Questi disegni di diverse specie erano
fatti alcuni sopra lamine di rame, altri sopra lamine di argento e per produrli crasi adoperata una
soluzione di resina d' Amara nell' essenza di terebinlina. Una copia galvanoplastica di queste lamine
dà immediatamente un' incisione del disegno originale che può darsi all' impressione. Questa bella
applicazione della Galvanoplastica apre alle arti del Disegno un nuovo e vasto campo sul quale ecco
come si esprime il Principe in una sua lettera.
I numerosi sag^i cha ho fatto mi hanno prontamente dimostrato potersi con questo mezzo ol-
Icnerc prodotti artistici complelamrnle distinti da quelli della incisione a bolino o in legno. Questi
prodotti vanno del pari con quelli del metodo inglese detto al Lavìs. Ho trovato che la cosa più
facile si era ottener disegni sopra metalli che imitano questa acqua tinta ; ma ho potuto rivaleg-
giare colla stampa de' più belli disegni sopra legno.
In luogo dilla resina Damara S. A. I. si è servila di poi della gomma-lacca ordinaria che si
applica sulla lamina di metallo senza altro preparativo.
Indipendentemente dall' interesse artistico e tecnico che presenta la Galvanografia , i fenomeni
fisici che l' accompagnano hanno egualmente attirala l' attenzione del Principe , e particolarmente
quello pel quale delle superficie non conduttrici si ricuoprono di rame completamente e nel modo
più regolare. Questo fenomeno come potrebbe credersi a primo aspetto ; atteso che non bisogna
pensare ad un continuo sollevamento dal disotto al di sopra delle particelle in rilievo del corpo
non conduttore. Le osservazioni «he il Principe ha avuto oicasione di fare nel corso dalle su»
ncercbe P hanno condotto alle seguenti spiegazioni.
219
Non è necessario cuoprirc il disegno non condutlore di uno strato condultore o di una pel •
licolu metallica , attesoché la precipilazioue galvanica cammina anche perfettamente senza quesU ar-
matura metallici ; perocché , nelle prime 24,48, o 78 ore la lamina bianca si ricuoprc prontamente,
cresce rapidamente , e tosto che nella massa la densità lia cominciato a superare il livello delle
parli in rilievo , comincia allora successivamente la precipitazione. Nella formazione delle mie la-
mine galvanograCchc hanno luogo Ire epoche distintissime : dapprima il ricoprimento simultaneo
delle lamine in bianco in tulli i loro punti conduttori , precipitazione con interruzione , precipita-
zione interstiziale 5 nella seconda epoca , accrescimento successivo pel disegno non condultore ,
per mcz20 dtl quale le parti più basse del rilievo sono siale ricoperte le prime e le più elevale le
ultime; nella terza epoca , l'accrescimento cammina simultaneamente ed egualmente in tulli i punii,
atteso la corrente galvanica non possa che sopra i punii metallici : la precipitazione è simultanea.
la realtà queste lamine galvanograficlie presentano un aspetto assai diverso dalle impressioni
galvanoplastiche ordinarie. In queste ultime , in cui 1' originale consiste in superficie melalliche o
conduttrici , sulla faccia opposta facilmente si scorgono , anche sotto una certa densità , le eleva-
zioni e depressioni corrispondenti a quelle dell" originale , e che sono la controprova della faccia
anteriore. Colle lamine galvanografìchc , al contrario , sulla faccia posteriore si osservano gli stessi
lineamenti che suU' anteriore , nello stesso ordine , e per conseguenza , rovesciali come ne' disegni
originali. Le elevazioni delle sostanze adoperale per delincare il disegno danno depressioni cor-
rispondenti non solo sulla faccia anteriore , ma anche su quella posteriore delle copie galvano-
plastiche.
Lascio ancora sul banco i prodotti di un altro saggio interessante che il Principe ha fallo lo
scorso anno. Invece di servirsi della lamina metallica sulla quale trovasi il disegno come da Calo-
da , egli la fu comunicare col polo rame della batteria in modo da farlo servire da aooda. In
questo modo tutto il resto della lamina fu alluccato galvanicamente e vi si mantennero le sole parli
disegnate formando un disegno in rilievo che poteva stamparsi tipograficamente come le incisioni
ia legno. Da ciò risulla un'altro metodo galvanico che sembra suscettivo di ricevere altri perfeziona-
menti e servire d' intermedio per alcuni oggetti parlicolari.
L' Accademia ha preso tanto interesse alla Galvanografia fin dalla sua nascita , che io mi con-
sidero fortunalu di poter mellcre sotto i suoi occhi degli oggelli comunicatimi dal signor Conte di
Ranizau ambasciadore di Danimarca , e che sono alcune pruove stampale di tavole che il Capitano
d' artiglieria sig. Uoffinunn ha preparale col metodo suindicato , e che per la loro nettezza e pu-
rità soddisfano a tutte le condizioni che possono attendersi da un disegno fatto a penna o d' un
disegno litografico. L'inchiostro di cui fa uso il sig. Hofi'mann non è ancora conosciuto, ma da queste
pruove può giudicarsi che posseder debba preziose proprietà pe' disegui al trailo e che vanamente
si cercano nei malcriali di cui si fa uso ne' processi del vino dell' acqua tinta o della penna. Que-
sto inchiostro secondo il sig. UufTmann scorre si faclimenle nella penna che vi si può scrivere e
designare come si fa coli' inchiostro ordinario sulla caria ; egli gli assegna i vantaggi seguenti che
metterebbero quel processo al di sopra dell' ordinaria incisione a bolino e della litografia — 1 .
Non è necessario scrivere o disegnare a rovescio sulla lamina metallica , di modochè ogni dise-
gnatore può servirsene e riprodurre cosi la sua opera eolla più perfetta fedeltà. —2. 11 trasporto
sul rame si opera in un tempo assai più corto , e , per conseguenza , a mollo minore spesa — 5.
Ogni difetto o errore può correggersi con una estrema facilità senza che la lamina menomamente
ne soffre , ciò che trovasi estremamente utile pel disegnatore onde perfezionare il suo lavoro. —
Dulie pruove che ne abbiamo presenti possiamo raccogliere che questo metodo riescir debbe op.
portunissimo pei lavori calligrafici topografici ed architettonici e che giova desiderare vederlo pub-
blicato ( dall'Istituto, D°. 470 ).
*
aao
Statistica Canale di eomunicazione fra t Oceano Àllantleo ed II Pacìfico.
Il Signor Warden trasmette gli schiarimenti che seguono io ordine al progetto di unione del-
l' Oceano Atlanlico col Paci&co.
» La compagnia autorizzala dal Governo della Nuova Granata a costruire un canale fra i due
Oceani , ha condotto a fine 1' esplorazione de' terreni a traverso l' istmo di Panama , ed ha rico-
nosciuto che l' istmo , in vece di essere una catena di rocce , come dice la maggior parte de' Geo-
grafi , è al contrario una vallea di 4 a i3 miglia di lunghezza , in cui ti trovano molte coniche
elevazioni di 20 a 60 piedi di altezza , fra le qnali scorrono molti fiumi , che discendono dalle ci-
me delle Ande , per giitnrsi , per mezzo di due principali canali , uno , il Fiume Chagre , nel ma-
re Carìbeo , 1' altro , il Rio Grande , nell Oceano Pacifico. L' elevazione del terreno fra questi fiu-
mi non è che di 3? piedi al di sopra della più alta marea , e di 64 al di sopra della più bassa-
li canale proposto non avrà io tutto che 49 miglia : la sua larghezza sarà di i35 piedi alla
superficie , e 55 al fondo ; esso nvrì 10 piedi di profondila , e sarà navigabile pc' bastimenti di
looo a i4oo tonnellate. I due fiumi nelle parti ove essi hanno da 8 a i5 piedi dì acqua , servi-
ranno come canale , dopo essere stati scavali in modo da ottenere una profondità di 10 piedi , e
1' acqua sarà mantenuta a questa altezza da due cateratte di guardia.
La spesa totale è calcolala per i4,83r, 800 franchi, compresavi la spesa di quattro ballelli a
vapore e di due ponti di ferro di i4o piedi di lunghezza , che si apriranno pel passaggio de na-
tigli.
CHiMtCA APPLICATA — Sulle pozzolane. Il sig Vical lesse nell' Accademia delle scienze di Parigi
( Tornata del io giugno 1842 ) uua nota sulle pozzolane. Egli vi veniva raccogliendo alcuni fatti
chimici che sembrano dover dissipare quel resto d' oscurità che ancora covriva certe quistioni ri-
sguardanti la vera natura delle pozzolane ed il fatto della combinazione o non combinazione di questa
«ostanza colla calce grassa nel cemento delle costruzioni subacquee.
Dopo aver detto l'autore come il nome di pozzolana ( puhis puteolanus J fosse dato dai ro-
mani ad una terra rossastra , di origine vulcanica , tratta dal territorio di Pozzuoli , non lungi
dal Vesuvio , passa a parlare del come i romani medesimi se ne servivano nelle costruzioni idrau-
liche , e come a Viiruvio fosse perfettamente nota la sua origine vulcanica , quantunque avesse
dato delle sue proprietà una spiegazione insufiSciente e quale a quei tempi si conveniva — Ricorda
io seguilo 1' autore che alcuni chimici , e segnatamente John di Berlino , han considerato le poz-
zolane come materie afialto passive , non avendo altro vantaggio sulle sabbie ordinarie che una
certa facoltà di assorbimento. Chaptal , e dopo lui quasi tutti gì' ingegneri anno attribuito in parte
la virtù idraulica che le caratterizza al perossido di ferro. I saggi fatti dal Vicat e le sue spericoze
di diversi anni gli hanno dimostrato come pozzolana per eccellenza sia l' argilla perfettamente pura
calcinata in polvere per alcuni minuti fino al rosso un pò più che bruno , in modo che perda 8
a 9 decimi della sua acqua di combinazione. In consequenza le argille dette terre da pipa , ed
altre bianche , dolci e fine , rimanendo bianche dopo lu cottura tono le migliori terre pozzolane
ed a niisura che la presenza del ferro della magnesia del carbonato calcare della sabbia ec. le al-
lontana da un lai grado di purezza , esse perdono ancora proporzionalmente la facoltà di giungere
con la calcinazione al grado di eccellenza delle argille pure.
Cosi la pozzolana lìpo , non è altro che un silicato d' allumina reco quasi anidro per un leg-
gero grado di cottura , e riportato perciò al punto in cui la reciproca affinità de' due principii (ìlice
ed allumina sia al più possibile indebolita.
Riguardo alla quistionc di combinazione 0 non combinazione delle pozzolane colla calr-' grassa
in pasta , ecco i falli che all' autore sembrano togliere ogni dubbio^
221
Tutte le argille erode , le stesse argille trasformate in poMolane , e da ullimo le pozzolane
naturali non abbandonano niuna traccia ponderabile di silice nell' acido idroclorico bollente. Lo
«tesso avviene de' mescugli di calce grussa in pasta ed argille crude , anche dopo un anno d' im-
mersione. Ma , per lo contrario , luti' i mescugli di calce grassa e di pozzolana artificiale o na-
turale , dopo solo tre mesi d' immersione , abbandonano già alla soluzione murìulica tal quantità
di silice che coli' ebollizione di alcuni minuti il liquido si rappiglia in trasparente gelatina.
Cosi ciò che la via secca produce in poche ore sulla silice dei mescugli artificiali o naturali
di calce ed argilla , la via umida 1' opera in alcuni mesi sulla silice de' mescugli di calce e pozzo-
lolana , poiché questa silice diviene solubile mentre prima non lo era.
Questo fatto tronca ogni dilCcoltà sulla teoria della solidificazione di tal maniera di cementi
idraulici evidentemente si opera una combinazione tra i principii posti in contatto , ed il corpo
tolido che ne risulta -, è di certo un' idrosiiicula (T allumina e di calce , tipo per eccellenza del ce-
mento idraulico allorché le sostanze eslrlrance di che la più parte delle argille sono imbrattate non
vengono ad alterarne od almeno ad indebolirne la coesione.
Egli è senza esagerazione alcuna e pel solo mezzo delle cifre che esprimono la resistenza alla
rottura od al traforamento che 1' autore ha stabilito nel rapporto medio di 2 ad i stare la supe-
riorità de' cementi idraulichi tipi su quelli fatti con pozzolana d' Italia di prima qualità.
Queste vedute non mancheranno d' influire potentemente , e recare nel tempo (tesso grande
economia sulla fabbricazione delle pozzolane artificiali , e quindi sul!' esecuzione de' lavori idraulici
dcstioati a iettare costantefflenle sommersi.
e Campus renduSf tom. t^, n 25, giugno tS/f^ )•
SasRn HEDicsB. — Continuazione e fine della memoria del sìg. Gossx sulla tiforma delle quarantine
( yedi Rendiconto pog. jS e 1^4 )•
DOCUMENTI K". i.
IKPOlLTiIRA DELLO SPOGLIO DELLE LlTAiCOB O SS' BACm , B SELLA UNltOVAZIOtfB DELL' ABIA.
Più si riflette all'uficio importante che godono la predLtposizione individuale e F abitudine sulla
introduzione più o men facile nel corpo de' princìpi contagiosi , ed alla facoltà che questi hanno
di aderire alle sostanze pelose o rugose , di condensarsi nelle sostanze porose , o di rimanere in
un' aria non rìnnovellala per certo tempo più o meno lungo senza scomporsi ; maggiormente si
debb' esser convinto dell' assoluta necessità di togliere le proprie vesti agli individui sospetti , di
bagnare o lavare le loro persone , e di toglierle da un' atmosfera mefitica prima di determinare
l'epoca dell'incubazione de' contagi , e per conseguenza quella in cui si debbe incominciar la qua-
rantina dai contumaciatì.
Buon numero di fatti ci provano che persone isolale , ed anche corpi di truppa abbiano po-
tuto trasmettere un morbo contagioso da un' abitazione in un' altra , o d' uno in altro paese per
mezzo degli effetti e vesti loro , senza essere essi colpiti da sifTatlo morbo ; ciò che prova che il
contagio dovette rimanere aderente a quelle vesti , senza scomporsi e senza poter penetrare nel
corpo degli individui che le recavano. Si è veduto anche spesso persone vivere abitualmente in
aria pregna di miasmi contagiosi , senza esserne alTelti , ed individui stranieri succumbervi imme-
dutamente nello entrarvi.
Spesse fiate a capo di qualche tempo , ed allorché il corpo è disposto a ricevere il contagio ,
questo sMorbimento avviene , ed «llon incomincia il perìodo d' incubazione.
222
O' altra parte , i bagni o te lavande , «peciulmcnte coli' acqua di mare , favoriscono questo
assorbimento , se esso debbe avvenire , ed abbreviano il periodo d' incubazione. È questo un fatto
incontestabile.
Quindi il toglier le vesti , quali si sicnn , le lavande o i bagni del corpo , e la sottrazione
dall'aria clic racchiude miasmi contagiosi , possono solamente darci I' assicurazione dell'epoca in
cui il contagio è pcncliato nel corpo , sia fisso o volatile sifT.tto contagio , se l' individuo che vi
si è esposto cade dopo certo tempo malato. Su questo principio è fondato lo spoglio , pratica già
anticamente vigente presso i Veneziani , adottata in quasi tuli' i lazzaretti per circa due secoli ,
raccomandata da tutti gli autori contagiouisli di qualche peso , ad abbandonata verso la fine del-
l' ultimo secolo , non si sa per qual ragione , nella maggior parte degli stabilimenti sanitari.
Negli alti del lazzaretto di Livorno , si trova che lo spoglio ivi era praticato nel j6i2 , e
the da quel tempo esso ha continuato a porsi in uso Uno al i^SS. Dopo aver spogliato ì contu-
macìati delle loro vesti, se ne faceano assumer loro delle altre (vestiti di terra J ^ e per questa
precauzione essi ottenevano spesso una diminuzione della loro quarantina. I padroni ed i segretari
de' navigli avevano specialmente il privilegio, dopo la muta degli abiti, d'essere ammessi iu
libera pratica per facilitare la vendita de' loro carichi.
Una lettera di Livorno in data del 7 novemarc 1785 ci avverte della ecssazioDC di questa pra-
tica. Ivi si dice ; « Kon è opinione più estranea ed insieme pericolosa e inutile quanto a /itr cam-
biare di veste ai qiiarantinanli , precauzione ormai rigettata da lutti i dipartimenti di sanità regolati
da massime originate dal buon senso e dalla ragione ».
Nell'anno 1711 nel lazzaretto di Cagliari in Sardegna non si ricevevano i passaggieri se noij
del tutto nudi. Nel regolamento del 1765 del lazzaretto di Trieste era stabilito , cap. 5 , § 8 :
1 passaggieri , il capitano , 0 il padrone e lo scrivano , se vorranno spogliarsi nudi e rivestirsi con
abito ed addobbi di pratica , gli sia fatta grazia di cinque giorni di contumacia con ammettersi a Ubera
pratica cinque giorni aviinti il termine della quaranlimi imposta al baslimento ».
Dipoi nel § 85 del regolamento del 1769 , s' incomincia a derogarvi siccome segue; » Modifi-
cando C art. 35 del cap. i3 del generale regolamento di sanità , disponghiumo che i soli capitani ,
padroni , scrivani o passaggieri di bastimenti procedenti con patente netta , ( quali volessero permit-
tarsi di abiti possano e devano godere il benefizio di esenzione di cinque giorni , dal guai benefizio vo-
gliamo escluse dette persone procedenti con patente brutta 0 sporca, con ulteriore dichiarazione clic il capi-
tano 0 padrone , o scrivano dclf istesso bastimento nello, non possano esser ambi ammessi all' indicato
benefizio per non lasciarlo alla custodia del solo equipaggio.
Lo slesso avveniva nel lazzaretto dì Marsiglia ; ove in prosieguo si è giunto (ino a sostenere
che , -quando gli uomini di bordo come pure i passaggieri ritenevano i loro abiti , era una ga-
ranzia se gli uni e gli altri non cadevano ammalali.
E nondimeno il padre Maurizio che aveva acquistata spcìienza nelle pesti di Tolone e di Ge-
nova , aveva insistito sullo spoglio per fissare la durata della quarantina.
Mead in Inghilterra raccomandava del pari lo spoglio e le lavande agli individui convalascenti
di peste.
Chenot , l'autore de' regolamenti sanitari austriaci del 1785 sosteneva che se si permettesse
ad un uomo nudu di sortire da una citiò pestifera , questi non contagiercbbe alcuno di peste.
Fodeié , stabilendo le basi delle leggi qiiarantenarie in caso di peste dice formalmente ; che
gl'individui i quali saranno ricevuti in quarantina si spoglìcranno , all'ingresso della barriera di
tutte le vesti , per prenderne nuove ; e si tufferanno in un bagno , od almeno verranno lavati in
tutta la persona. » Altrove egli fa osservare : « esser verosimile che le nazioni le quali vanno nu-
de sieno meno suscettibili di malattie contagiose ; e su questa spcrienza iodubitatamcnte fondarsi
223
la pratica di alcmii naviganli , di obbligare cioè le persone di bordo che cadono ammalati dì
morbo dubbioso , a spogliarsi ed a rimanere nudi nelle camere loro ; ciò che riesce utile ai loro
compagni di viaggio » ( Medicina legale t. "ì, )
La pratica dello spoglio ragionevolmente ba riacquistalo favore nel secolo attuale. Essa da gran
tempo viene adoperala nelle quarantine di terra russe. Gli individui conlumaciali sono esaminati
dal medico. Tulli sono solloposti ad un profumo di cloro ; devono spogliarsi delle vesti loro ed indos-
carne nuove , procurandosele nel paese se son ricchi , o servendosi dille vesti del lazzaretto, che
a tulli vengono offerte nuove e senza retribuzione , se povera è la condizione loro. ( Vedi Loria-
ser. Ucbcr die Pesi des Orienis eie. Berlin l83-] png. 3S5 ).
INella peste di Corfù e di Cefalonia , il doUor Tully ha insislito sullo spoglio e sui bagni di
mare presso cenlinaja di sospetti , e giammai I' incubazione di questo morbo non si e prolungata
al dilà di 7 giorni , né mai il contagio si è ulteriormente propagato nel resto del paese ( Vedi
Hislorjr of lite piagne ec. ce. London 1821, )
Lo spoglio è sialo pure adottato dull' Austria nelle quarantine del Danubio , ed ultimamente
anco a Trieste si diminuirono le quarantine di Egitto e di Grecia , sotto la espressa condizione
dello spoglio e del bagno.
E che mai è risultato dalla negligenza nel cambiar le vesti contumaciale o l'aria contagiosa?
Non altro te non che essa ha favorito spesso la propagazione dei contagi fuori del lazzaretto ,
ed è stala specialmente T origine delle interminabili discussioni sorte per la determinazione delle
quarantine. Difalli più non è stalo possibile , in questo caso di assegnar limiti all'incubazione dei
contagi della peste e della febbre gialla , come pure alla durata delle loro quarantine.
Cosi Dimmerbrock , nella peste di JNimegue , è stato condotto ad ammellere una incubazione
di 3 mesi , in una persona la quale aveva perduto di peste suo fratello e sua sorella , senza pren-
dere alcuna precauzione dopo la morte loro.
11 dottor Vulli , nella peste di Smirne , parla di una vecchia donna la quale dopo aver la-
sciato la sua casa , dove crasi introdotto il princìpio conlagìoso , si porlo in altro luogo lungi dal
commercio di persone sospette , e fu colpita dalla peste il quarantesimo giorno ! Or questa donna
avendo ritenuto le sue vesti , e non essendo sortita dall' atmosfera contagiata della ciltà , trovossi
nell' islesso caso , malgrado il suo isolamento , che se fosse restata sempre in mezzo a' pestiferi ; e
siccome alla sua età l'assorbimento cutaneo è rallentalo , è cosa probabile che il contagio fosse as-
sorbito molti giorni dopo il suo isolamento. Quindi non puossi da questo fatto trarre la conseguenza
che l' incubazione della peste fosse durala !\0 giorni.
Lo stesso è a dirsi del cavaliere Ilosenfeld , il quale infermossi nel 1816 a Costantinopoli ,
nell' ospedale greco dei pestìferi , e che dopo aversi fregato le mani e le braccia col pus de' bu-
boni de' pestiferi , fu nondimeno atlaccato dalla peste 22 giorni dopo ! iVulla prova difjlli che questa
frizione abbia cagionalo il morbo , e che V incubazione del contagio sia durato 21 giorni , ed e
più che probabile che 1' assorbimento del contagio sia avvenuto più lardi , tanto più che de Ro-
«enfeld non si lavò , non cangiò vesti , continuò a vivere ed a dormire in un' atmosfera pestilen-
ziale , ed il suo morbo cominciò dall'essere generale e non locale.
Le medesime regolarità si erano mostrale in Grecia mentre vi regnava la peste nel 1828 (vedi
la mìa relazione di questa peste cap. 5 p:ig. ^4 '^ seguenti ) ed allorché io risjlii alla sorgente ,
trovai che in tult' i casi queste eccezioni avvenivano per non essersi isolati gì' infermi , e special-
mente per non essersi praticato lo spoglio.
Finalmente l'anno scorso i giornali fracesi (Giornale del commercio del i4 ottobre i84i) hanno
eìtali due fallì , comunicali all' Accademia delle Scienze di Parigi dal console di Francia a Malta ,
uno de' quali sembrerebbe provare una incubazione di peste di 16 giorni. Ma qui , come altrove
224-
sempre che gli autori fanno menzione di unit incubazione prolungata si era obliato d' isolare gì' iir-
difiduì dai loro efTelti contumaciati , e non si era usata la pratica dello spoglio , né amminislrato
bagni o lavande. Quindi questi falli straordinari non possono essere di alcun valore-
Ciò che ho detto riguardo alla peste si applica alla febbre gialla. Tutto ci prova che la durata
della sua incubazione sia brevissima , e nondimeno v' hanno autori i quali , nrgligentando le pre-
caiixioni sanitarie che foi°mano il soggetto di questi documenti , non ban cesiate dalle supposizioDÌ
gratuite.
Tali sono fra gli altri i casi riportali neU' opera del dottor Robert ( Osservazione sulla febbre
gialla portala da Maliiga a Pomeguc , ed al lazzaretto di Marsiglia nel settembre 1871. Opuscolo
in 8 Marsiglia 1S13). Ivi è fatta menzione di un bastimento danese, capitano Mold, che parlilo il 36
agosto 1 82 1 da Blalaga , ove la febbre gialla era slata apportata da Barcellona , giunse a Pomegue
il 7 settembre dopo aver perduto un marino , e presentando un secondo malato. Esso fu locato nel
porto di quarantina in mezzo a i5 altri bastimenti , ed in una stessa linea. Il dì 8 settembre, il
tempo essendo caldo umido e pesante , esso aprV i suoi boccaporti donde usci un vapor deleterio
fetido , che tosto s' intese sugli altri bastimenti vicini, qualira dei quali risentirono dopo non molto
gli eSelli. Sopra i5 iodividm che evidcnlemenle caddero ammalati sotto l' influenza di tali contagiose
emanazioni i plìl non presentarono che un iucubazione di 1 a 4 giorni. Solo quattro la raanifeslarono
di 6 a i5 giorni. Ma è a notarsi , secondo il rapporto officiale , che, eccettualo il capitano Mold,
gli altri bastimenti non aveano praticato la perfella depurazione dell' alia nello interno , né si era
fatto eseguire alcuno spoglio né alcun bagno fra le persone di equipaggio e fra le guardie.
In tale maniera si ricade nella incertezza sulla precisa epoca in cui 1' incubazione sarebbe iiv-
cominciala ne' 4 malati , e non si può nulla coucludere sul prolungamento della sua durata: questo
{allo ha solo importanza nel provare che nei porti di quarantina i bastimenti presi o sospetti di
febbre gialla debbano essere isolali dagli altri, e che la purificazione di quosli bastimenti debba co-
minciare avanti la entrata loro nel porlo>
Simili riflessioni ci vengono suggerite dai casi di febbre gialla citati dal dottor Rush di Fila-
delfia , e de' quali l'incubazione sarebbe durata r6 giorni. Questo medico avendo fallo le sue os-
servazioni in una città ove il morbo regnava in forma di conl.^gio epidemico , e dove per conse-
guenza tutta l'atmosfera era pregna di miasmi contagiosi , non è più possibile di specificare l' epoca
■B cui I' incubazione era incorni uciuta.
L'incubazione di febbre gialla riferita dal signor Moreau do Joiines , nella sua Monografia
ilorica e medica delta febbre gialla delle Arilillc ec. ec. Parigi 1820 , non regge ad un rigoroso
esame. L' autore cerca di provare che questa incubasione durò 28 giorni , a contare dal giorno
dell' imbarco , senza tener conto dell' influenza contagiosa dell' aria dei bastimenti, della mancanza
dello spoglio , e della disposizione dell' individua, il quale benissimo poteva aver contratto il morbo
più tardi abbeochè sotto 1' azione giornaliera dell' aria viziata contenuta ucll' interno de' navigli.
DOCUMENTI N°. a.
raCOVB DELLA DCBATA DELl' mCCBAZIOKB BEL CONTAeiO FESTItEI^ZlALB.
Tulli gli autori che hanno studiata la peste sopra hiogo, e quelli specialmente cke han tenuto
conto dell' isolamento assoluto e dello spoglio perfelto prima di cominciare le quarantine di osserva-
zione, si accordano nello stabilire il massimo dell'incubazione a 13 giorni, o nel considerare come
sufficienti le quarantine di i4 a i5 giorni.
Ne' primi tempi i Veoeziaoi avevano ammessa uoa ioeubaiiooe di corta durata , essendo cbe
la qiiiratina de' sospctli non durava presso loro più di io giorni ; ed allorché essi la fissarono a
4o giorni , non P applicarono se non ai coiivalcsccnli : cosa ben diversa. In appresso , e per un
abuso , s' impose ai sospclli la (juarantina de' convalescenti.
Non bisogna dimenticare come nel 1731 l'intendenza di Marsiglia facesse subire solo 18 giorni
di quaratina ai passaggieri provenienti da Costantinopoli , sopra un bastimento con carico suscclli-
bile , ma con patente netta. A questa stessa epoca i passaggieri provenienti da Algicri con pa-
tente netta facevano una quarantina di 12 giorni , se il carico non aveva parte veruna suscettibile.
Questo rcgolamcuto fu cangiato nel 1734 , e si decise che i passaggieri generalmente facessero li
«tessa quarantina de" navigli , senza che questa deliberazione fosse motivata nel registro delle deli-
berazioni.
Sennerlo , senza insistere sullo spoglio, non ammetteva che una incubazione di 8 a 14 giorni
( Vedi Prax. lib. VI parte 5 cap. 3 e lib. IV. cap. 3).
Marsilio ricino , colle stesse condizioni , considerava la quarantina di i4 giorni quale un
massimo suflìcirntc.
Felice Fiaterò ( Prax. Traci. 1 cap. 2 ) e Fabricio Ilildano ( Centur. 1 1 oss, 34 ) stabilivano
l'incubazione delle peste a 7 giorni.
Il celebre Luigi Settata a Milano aveva ridotta la quarantina fino a 3 , o 7 giorni al pii^ ,
poiché per venti egli non poneva mente che all' azione del contagio pestilenziale.
Paolo Zacchia , archiulro a Roma , era dello slesso avviso di Sellala ; nondimeno riteneva per
le persone povere [^ extrcmae pnupeitatis et miseria laborantcs ) una quarautina di i5 giorni indi-
pendentemente dallo spoglio e dalla lavanda degli abili.
Il dottore Russcl il quale , verso la fine dello scorso secolo aveva studiata la peste in Aleppo
con cura notevole , aOerma sia cosa rara divedere l'incubazione di questo morbo protrarsi aldilà
di 10 giorni.
Howard il quale erasi limitato allo studio della peste ne' lazzaretti , pensava nondimeno che
r incubazione della peste miasmatica non si protraesse oltre 48 ore.
Gii nel 1775 , sulle rappresentanze del dottor Canestrini ( Pcslis diagnosis ) , V ìmpcmlot Gìu-
seppe II aveva della meli accorciate le quarantine austriache.
Clicnot ( Tincltitus de peste ; ficnnac 17GG e 1798 ) che più d' ogni altro aveva avuto 1' op-
portunità di studiare la peste sulle frontiere dell' Austria , considerava questa incubazione come bre-
vissima , e dopo il suo avviso nel 1785 si decimarono le quarantine di terra a io giorni per la
patente sospetta. Egli ammise in verilà una quarantina di 20 giorni per la patente bruita, o nei casi
di peste , ma questo fu un sacrificio alle opinioni allora adottale. Questa legge ha continualo a reg-
gere le quarantine austriache di terra fino a questi ultimi tempi.
Mertens ( Pcstis Moscuac , ohscrv. Med. par. u pag. 110) dice chela maggior parte di quelli
che nella peste di Mosca interravano i cadaveri , al numero di 1000 , in niun modo cautelandosi
erano attaccati dopo una incubazione di 4 o 5 giorni ( « Plerosque quarto l'el Qu'mlo die acgwtare
incepisse ab inspcctoribus relalum acccpi a ) ciò che ci rammenta la pronta azione del miasma ]x"-
ctilcnziale.
Franz von Schraud ( Geschichte dcr Pesi in Sirmicn in den Jahreu 1795 et 1797. Pesth iSoi )
affermo, appoggiandosi alle tavole con cura eseguite nella peste di Sirmla, che l'incubazione finisse
nei più la prima settimana , in alcuni la seconda ; solo in a o 3 casi sembrò durare fino al i4°
o 17° giorno, ma in questi casi non si erano prese tutte le precauzioni per assicurarsi del princi-
pio della inuibozione.
Il dottore Enrico di Volmar , il quale ha riseduto per i4 anni nell'Egitto, e che si fa notare
per la sua esattezza , cita i5 panicolarizzale osservazioni di peste miasmatica , io cui l' incuba-
xionc noa ba mai ecceduto 4 giorni ( Abhaudluog der Fcst. Berlino «827 ).
29
22?
Il dottor Pugnet , che acciirnwmcnle ha studiala la peste nella Siria ed in Egitto , durante
y occupazione francese , e che dà delle norme sullo stabilimento delle quaratine in un' opera inti-
tolata, M^moirc sur les fiètres de niaiwais caraclère du Lcmnt et des y//(V/«, stabilisce ( pog. 107 )
la quarantina de' sospetti a i5 giorni , eia che porla I' incubazione a li giorni.
Il Padre Maurizio di Tolone , nel suo trattato della peste ( Trattato politico da praticarsi nei
tempi di peste : Genova iCCi ) , dice a pag 127 e 128 che durante una pratica di 20 anni e più
dopo aver fatto eseguire lo spoglio e lavare il corpo del sospetto con acqua ed aceto , egli ha co-
etantemcnte osservata l'incubazione della peste non oltrepassare il i5° giorno prima che i sintomi
generali o locali si fossero manifestali. Ora , è mestieri notare che parlando de' sintomi del comin-
damento egli cita come locali accidenti non solo i carbonchi ma ancora i buboni , ciò che deve
far riferire il principio degli accidenti a 3 giorni iudietro , cioè al 12° giorno dell'incubazione ,
giacché i buboni allorché non sono proceduti da carbonchi , lo sono sempre da sìntomi generali,
e nelle grandi epidemie dell" epoca , questa successione de' sintomi era aflalto ignota.
Non lo era del pari nel 1S28 , quando io studiai la peste in Grecia, e questo fece che si
credette scovrire un caso d' incubazione la cui durata era stata di 16 giorni , malgrado lo spoglio
ed i bagni. Il fatto avveniva nella quarantina di Proina alle porle di Nauplia. Un certo numero di
famiglie sospette ivi furono accurolamentc sottomesse , e molte volte , allo spoglio od ai bagni di
mare. Quattordici individui caddero maiali in quarantina. In tredici 1' incubazione durò da i a 10
giorni : ma questo periodo parve prolungarsi fino al 16° giorno nell' ultimo individuo. Colpilo da
qnesta anomalia , io ricercai qual fosse la cagione , ed il risultamento sia dei rapporti , sia del
cammino del morbo , mi provò essersi posto mente alla prima comparsa degli accidenti locali ■.
e che in realtà l'incubazione in questo ammalato come negli altri non era stuta maggiore di 11
giorni.
Il dollore Edwards , medico dell' ospedale cattolico delle quarantine a Smirne , ha osservato
nel 1837 sei casi d'invasione di peste sopra 65o individui che erano entrali in questo ospedale
dopo aver faUo lo spoglio. In cinque di questi casi il morbo sviluppossi dal 12°. al i4°. giorno. Il
testo era quello di una donna in cui la malattia non apparve che il i5 giorno; ma anche il medi-
co si era accorto che nell' intervallo essa aveva ricevuto da fuori alcuni oggetti infettati. (Vedi Buffa.
Della Peste. Torino i84i ).
Il dottor TuUy il quale, come ho gii detto, ha avuto l' occasione di studiar la peste nelle isole
ionie , fi» la seguente osservazione nella sua citata opera pag. 3o8 a No istancet aver coming evi-
tlùn mjlinowkdge of disease being prolractcd beyond the sevenlh day, front the application of the con-
tagion. E bisogna notare che il doltor Tully aveva una cura tutta speciale nel far eseguire lo spo-
glio e nel far ripetere ogni giorno i bagni di mare.
Il dottor Bulard , per an' osservazione fatta a Smirne nel iBSy sopra 200 ammalati , ha ria-
venulo che l'incubazione più lunga era slata di 12 giorni ( Vedi la sua opera Della peste orientala
1 voi in 8 Parigi iSjg pag. 57 ) ; le altre osservazioni fatte in Egitto sono di niun valore per
la mancanza dì cautele prese onde assicunirsi del cominciare preciso della malallia.
Il dottor Bella ha veduto ad Alesandria nell'Egitto prolungarsi l' incubazione fino ad il giorni
( BuiTa memoria citata pag 17 ).
Il consiglio sanitario della slessa città ha riconosciuto che la durala dell' incubazione della peste
aia di 8 giorni , allorché gU individui si siano sottoposti allo spoglio ( Buffa Men. cit. pag. 16 ).
Il signor Segur Dupeyron , segretario del consiglio di s.ilute di Parigi , à trovato che in 9
casi di peste , di cui egli ha avulo la storia delUigliata, l' incubazione non era durata B giorni ( Vedi
il suo rapporto al Ministero ).
Valli , nella sua opera sulla peste di Smirne , dice che r incubaziune durava alcune volte 34
ore , più tjiesiO 3 , 4 0 3 giorui , più di raro 637 giorni.
427
Il dottor Bemt ( Ueber die PcslAstfclung tind Vciliiilang Wien i83i ) non ha riovcnuto un
•olo fatto die possa provare che l' incubazione della peste siasi prolungata oltre i i5 giorni. Il dottor
ikubcr! , abbcnrliè aiiliconlagionista , ommctle io giorni d' incubazione , in una Memoria ultima-
mente diretta all' Accademia delle Scienze di P;irigi , ftillo che sembrami difficile ad accordarsi colle
opinioni esclusive dell' autore , poicbé non può esservi incubazione senza contagio.
Il console di Francia a Malta , nel suo rapporto sui casi di peste avvenuti in qucU' isola nel
i84i , cita quella di un battelliere il quale , avendo aiutato il 17 maggio, lo sbarco de' patsag-
gicri e degli effetti conlumaciuli , ed essendo slato isolalo dopo aver praticato lo spoglio, fu colpito
da un bubonc pestilenziale ; il che porta 1" incubazione del virus ad 1 1 giorni.
Ma di lutt'i falli quello che dà i risultamenli più positivi, sopra una scala estesissima, trovasi
registralo nella relazione del dottor Samoilovvitz. La peste che regnò a Mosca durante la stale del i ^7 1
■reva costretto ad adoperare rigorosi isolamenti; nel tempo stesso che avea sviluppato una grande mi-
•eria fra le classi operaie. La commissione sanitaria credette dunque poter accordare agli individui sospet-
ti il permesso di emigrare nelle diverse province della Rrussia ; ed un numero grandissimo ne profittò.
Si contentarono di prendere su di essi le seguenti precauzioni. Dapprima si assicuravano della salute del-
l'einigialo, indi prendevano nota esatta delle vesti che portava seco. Gli si faceva poscia subire una
quarantina di t5 giorni , il suo bagaglio era esposto per 5 giorni alle fumigazion!,e nel tempo rìmanenle
all'aria libera. La quarantina prolungavasi secondo le circostanze. Questa tolleranza non fu Sfguila da ac-
cidente alcuno. Niun individuo assoggettato a questi i5 giorni di quarantina, e di cui gli abiti e gli effetti
furono fumigali, non ammalò; la peste rimase rilegata ne' luoghi primitivamente affelli. Purnondimeno
è da notarsi che il calore di quella state fu cosi elevato in Russia come ne' paesi meridionali ,
poiché secondo Mertens il termometro vi ascese a 34°- ^- all'ombra. Inoltre il contagio erasi ivi
appalesalo sotto tutte le forme , quindi aveva presentato tutte le eventualità di una protratta in-
cubazione.
In tal nodo tutte le pruove da me fomite mi sembrano appoggiare la determinazione della
quarantina di rigore nella peste , a i4 o al più l5 giorni. Del resto la quistiooe sulla durata
dell' incubazione della peste sembra quasi risoluta per certi governi. 11 regolamento sanitario adot-
tato a Costantinopoli il 27 maggio 1840 dice art. ao ; « I passaggicri a bordo dei bastimenti con
patente sospetta o brutta sono obbligati a fare la loro quarantina nel lazzaretto. Questa incomincia
dal giorno del loro arrivo in quello stabilimento , ed è di i5 giorni per la patente brutta , e dj
10 per la patente sospetta. Lo spoglio è una misura ammessa in questo caso. » Ora dall'adozione
di questo regolamento , abbenchò sia imperfetto , e poca diligenza sì sia posto nell' eseguirlo , la
peste ha cessato di dominare permanentemente in Costantinopoli, come altra volta faceva ; e da quel
tempo si è potuto rilasciare con coscienza patenti nette ai bastimenti che di là partono.
Gli Inglesi hanno pure ridotto le loro quarantine del Levante a i4 giorni , compresovi il pas-
saggio. Finalmente il governo Austrìaco ha stabilito a i4 giorni le quarantine di Costantinopoli e
dell' Egitto.
DOCUMENTI K". 3.
PaDOTB DEtxa stniATiL delia iscdsazioke della febbbb cialla.
Abbenchè la natura certamente volatile del contagio della febbre gialla , ed i dubl elevati da
molti autori circa la contagiosità di questo morbo, ci abbiano privato di documenti abbastanza nu-
merosi e particolarizzali , come lo sono per la peste , onde determinare la durala della sua incu-
bazione , nondimeno quelli che possediamo sono tanto positivi ed officiali da poterne trarre sod-
disfacenU conclusioni.
228
Il direttor Mallhei nella sua opera imparziale ed erudita intitolata Untersuchung iibcr das gclle
Fieber Hannover, 1827 3 voi. in 8°. ci fornisce parlicolarmentc dati preziosi intorno a questa
durata.
Il dotto autore si esprime cosi , voi. i png. ■jIi , § '204 ; Dcr Zcitraum von dcr Aufnahmc
(ics Aitsicckangsstoffcs bis zum Ausbruchc dcr Kranklwit, isl cin ichr kuricr ofi kaitm bcmcrkbarcr, tind
so weit aut Bcobac/ilungcn zu schlicsscn ist ivohl knum 4 ^^"0" ubersvl'rcitcml, ( « Il lasso di tempo
che corre dal momento della riceiione del contagio fino all' esplosione della malattia è brevissimo,
spesso appena notabile , e per quanto si possa giudicare dalle già fatte osservazioni , esso appena
supera quattro giorni » ). Egli cita dipoi esempi traili da Frost da Gilpin da Moreau de Jonncs da
Mackcnsie , in favore di una incubazione la quale non è durata che un giorno ; falli desunti da
rSicols, James, Johnson, e Anderson i quali la portano a 2 giorni ; falli ricavati da Revere che la
fa ascendere a 5 giorni ; finalmente cita fatti riportali da Pym che provano l' incubazione della fcb,
Ijre gialla potersi protrarre fino a 4 giorni ( William Pym. Observalions on the Bulam fever which
hos of late vcars prcvailcd in the West Indies on the cuast of America , Gibraltar , Cadix and
othcr parts of Spaio wilh coUection of facls providing it lo be a bighly contagìons disease ; (Lon-
don i8i5 pag. a4 § 4o'0-
Quantunque Palloni non abbia detcrminato la durata .dell' incubazione del miasma della febbre
gialla che regnò a Livorno nel i8i4 , nondimeno egli cita nella pag. 43 della sua opera dal titolo
se ta febbre gialla sia 0 no contagiosa. Liforno 1824 i "" f^"" ^'^ trasmissione contagiosa di febbre
gialla per mezzo degli abili di un padre , morto nella citli , a suo figlio, guardia di sanili a bordo
di un bastimento non sospetto allora in rada ; ed in cui la durata dell' incubazione non fu cl»e
di 5 giorni. 1 dottori Mantelli e Gianelli di Lucca , autori di un'opera intitolata Prospetto suU ori-
gine , natura e caratteri della malattia attualmente dominante nella città di Livorno ; Lucca 1 8o4 ,
fanno la seguente osservazione che supplisce al silenzio tenuto dal dottor Palloni : « i' osservazione
ha fatto giudicare che gli uomini stali attaccati dalt infezione caddero malati al più tardi nel terzo 0
ijuarto giorno, »
Or questi fatti insieme alla testimonianza di Pym che aveva osservalo la malattia a Gibilterra
nel 1804 , hanno tanto maggior valore per quanto il principio conlagidso della febbre gialla pas-
sando dal clima delle Anlille a quello della Spagna e dell' Italia aveva di necessità perduto la sua
attivila , e quindi la durati della sua incubazione doveva essere più protratta.
Di nuovo lo dico che le pruove cilate mi sembrano concludenti per appoggiare la determina-
wone delle quarantine della febbre gialla a 6 giorni al più.
DOCUMENTI K". 4.
PbOOVE dell' EFFICACU del CALOR secco e specialmente di QCELLO poetato k 70 CBADI R.
TER PISTEUGGEBE I Paicip'i CONTAGIOSI.
Da tempo immemorabile si era notala l' influenza che un calore atmosferico elevato esercita
sulla peste in Egitto.
Prospero Alpino distinse specialmente e commentò questo fatto ncllla sua opera intitolala , Da
Medicina AEgyptiorum 4. Venetia iSgi. Ivi dice pag. qS lib. i. cap. XV , XVII e XIII. « Ob-
servatum vero est ab insigni acris calore potius omnc pestifcrum eonlagium extinctum esse ». Più ap-
presso parlando della peste del i58o che devastò il Cairo aggiunge ch'essa durò « ut ad Junium
usque mensem ( quo tempore pcst's contng'um quolccumrpie s'it dcsincre consucvit n ). Ed a pag. 3»
egli fa la medesima osservazione : « Incunde septembn mense sulct invadere populus jEyrpii , Junio
229
tcn mense gualiscimque et quantacumque sii ili peslilenlia , sole primam Cancri parlcm incredicntt
(imniao tollituri^ quod tnultis piane difinum esse non immerito videtur. Sed quod etiam vaìde mirabile
crcditur , omnia stipclccliìia pestifero contagio infccla , lune nullitm conlagii rffectum in cam gcnlcm
edunl , ila ut tane ea tirbs in tutissimo ci tranquillissimo stala rcjucalur ex summe morboso oti/ue
morbi parliculares sporadici a Crccis vocali , lune apparerò incipienl , qui nusquam gcnlitim tempore
pcstis apparcbant ».
Nel cap. XVIII ricercando la cagione d! questa influenza egli fa osseiv.ire che nel mese di
giugno la Icmperatura calda è secca diviene costante , ed il suo interlocutore Guilandino gli prova
che il principili merito di questa cessazione al calor secco si dcbbe attribuire. « A fcìicmcnti aeris
canditale omnc conlagium dissolvi posse vcl omnrs mulicrculae sciunl ». La maggior parte degli autori
che hanno studiato la peste in Egitto parlano egualmente , e riconoscono che nei mesi di està ,
giugno, luglio ed agosto, in cui la temperatura atmosferica si eleva a 34°. o 35". R., cessi subi-
tamente la peste , perda la sua contagiosità , e che gli eOelti e le vesti infette perdono del pari
la facoltà di riprodurla. Cosi il fatto ai nostri giorni è positivo come lo era 3oo anni fa.
TuHy ( opera citata ) abbenchè scettico sull'influenza degli estremi del freddo e del caldo sulla
peste, ricercando di spiegare perchè il Guzerate , Surate , Bombay vadano immuni dalla peste ,
quantunqne i marini presi da questo morbo vengono spesso a perire fuori del golfo Persico , egli
non può astenersi dal dire : « // is noi improbable lìiat this cxemplion ma/ le oiving lo the atmospheric
temperature unhnown in ihose countrics , icliich are llie costant seal of tìiis malady. »
Bla indipendentemente dal calore sta un'ultra condizione osservala da Alpino , che gode ufìcio
importante in questo fenomeno della cessazione della peste , e della contagiosità in generale : que-
età è la secchezza.
Difatti il contagio della peste cessa di agire non solo nei mesi più caldi dell' anno , ma anco
nei più secchi , e nelle parli dell' Egitto che un grado costante di secchezza presentano. Alla
diversità di secchezza nell' aria e nel suolo che esiste tra il Delta del ISilo ed il Cairo , tra questo
e r alto Egitto , tra le rive del fiume e le parti laterali della valle , come pure ai can-
giamenti di temperatura , bisogna attribuire le apparenti auomaUe che presenta il contagio in quelle
iliverse località. Nel Della , paese più o meno umido in tutto il corso dell' anno , il morbo qual-
die volta continua a dominare nell' està sotto forma contagiosa , malgrado il calore. Per tal ra-
gione Pugnet il quale aveva fatta colà lunga residenza , era tentato dì negare la verità dell' adagio
popolare , la stale ammazza la peste ( vedi la sua opera p. gS-g; ). Lo stesso non avviene al Cairo
ove le stagioni si avvicendano in modo più regolare ; e tanto Pugnet quando Wolmar sono d'ac-
cordo sopra questo punto , che la contagiosità e la violenza della peste ivi sieuo sempre in rap-
jxirto col grado di secchezza o di umidità durante i mesi esiivi.
Lungo le catene di montagne che fiancheggiano il jN'ilo e nel mezzo delle onde sabbie del de-
serto dell'alto Egitto , il contagio pestilenziale si spegne , o se per caso vi si mostra , ciò non
avviene che nella stagione delle pioggic , e cessa costantemente al venir de' calori.
Ciò che ho detto della peste si applica del pari alla febbre gialla ; ma siccome nelle Indie
occidentali o sul continente di America non esistono condizioni regolari di secchezza , e cosi precise co-
me sono nell'Egitto, si comprende bene come non si sieno eseguile osservazioni esatte e ripetute, sul-
r influenza di un calor secco elevato sulla conLigiosità della febbre gialla. Tuttavia gli autori rico-
noscono che nelle stagioni e nei luoghi ove il calor secco ascende a 35° o 4o-° ^- '' febbre gial-
la non è più cont;igiosa , e che la condizione di secchezza sia di tale importanza che veggonsi gli
ammalati di febbre gialla morire nei luoghi secchi senza comunicare la malattia.
Fondati sulla sperienza lutti ■ popoli dell' antichità consideravano il fuoco come T agente di-
tlruttore per eccellenza dei contagi , e Klosè uno fra i primi , ne avea indicato 1' uso contro il
cirus della Icpra. Ippocrate faceva accender fuochi per le strade duraute la peste di Alene.
230
L' applicuzione del (erro rovente sui carbonchi peslilenziuH e sullu cangrena di ospedale n
e moslriita vunLiggiosa per arrestare il coniugio. Dopo lo slubiliinenlo dei lazzaretti è stato con-
siderato sulBcicnle a purificare le lettere o le corte V esporle momentaneamente alla fìarania.
Kell' oriente anche ai giorni nostri il caler secco combinato al fumo dello sterco di camello
«erre quasi unicamente a questa operazione. EJ in una Esposizione sui mezzi adoperati in Egitto
per pseservarsi dalla peste, che il signor cavaliere Drovctti si 6 benignato di comunicarmi, è fatto
menzione della purificazione delle lettere per mezzo della bragia accesa e de' profumi aromatici ,
ai quali i pii scrupolosi qualche volta aggiungono un po' di solfo. Questo processo ha sempre cor-
l'isnosto allo scopo e si aggiunge la osservazione « c/ie assai generalmeute si pensa doversi la di-
struzione del miasma meno alla qna.'ilà dei profumi che al calore ».
L' istruzione dell' ufficio di salute di Londra diceva che i materassi , i letti di piume , cii>
icini ec. che han servito ai pestiferi e che non possono senza gravi inconvenienti essere gittati
neir acqua , debbano esser fumigati nella camera infetta , e quindi riunti riportarli sopra carri a
quest' uso destinali in una camera addetta alla purificazione •, ivi vengono risealdati in un forno co-
struito a fjiiesi' uopo per lo spazio di 22 ore ; e che finalmente si espongono per i4 ore all'aria
ambiente (Giornale generale di medicina t. 4 ' P- 448).
Pugnet era stato condotto od ammettere il calor secco come depurativo aon meno eflicars
della ventilazione. In occasione della peste di Damiala egli dice, pag. i84 e i85 della sua opera:
La semplice precauzione di lavare o di passare per la fiamma o di esporre alt aria ts vesti e gli al-
tri oggetti di uso di queste persone ( quelle che erano state in rapporto più immediato con individui
certamente aCTetli ) , non Ita giammai deluso la nostra aspettativa.
Il dottor Tommaso Buteraan si esprime nel modo seguente suU' azione anticontagiosa del ca-
lore. « Tlie opration of beat alor.e appears to be capabte of destroying contagious matter tvitcn
baking or inglosing in an oven , clotìies and otlter artieles impregnated tvit/i it , lias becn recommen-
dcd. Doct. Lind has asserled from bis oivn experiencc , tliat the simple hciit of a dose confineii
fire or the hcat an oven is a destroying potver evhich no infcelion ivhatcver cari rasisi )). ( h L' azione
isolata del calore pare bastevole a distruggere i principi contagiosi , allorché si racchiudono in uà
(orno o fornello bene riscaldato le vesti o gli altri oggetti che ne sono impregnati. Il Dottor Lind
afferma per propria esperienza , che il semplice calore di un fuoco concentrato o quello di un for-
nello eserciti un potere distruttore , al quale alcun contagio nou può resistere » ). Vedi ^ succi/ict
account of tlic contagious fovers in this country: London i8i8 pag. i68.
niuno difatti ignora che le Testi de' scabiosi sottoposte in una stufa ad atta temperatura , per-
dano tosto le loro qualità contagiose. Ed ogni giorno scorgiamo i raercanlì di pellicce ricorrere al-
lo stesso espediente per distruggere le uova degli insetti che quelle divorano.
Tutti questi fatti , e molti altri che io non riporto , devono attirare 1' attenzione delle persone
che si occupano della riforma delle quarantine , ed ispirar loro il desiderio di vedere surrogalo il
calor secco a certi mezzi di depurazione finora ttsitati ne' lazzaretti. Questa idea è sorta pure in
mente di molti pratici.
Il D. Bulard à proposto di sottoporre le mercanzie contumaciale ad una temperatura di 6o.'
e per Io spazio di 1^ a 48 ore.
Il D. Buffa ha convalidato «picsla pratica con fatti e con ragionamenti.
Ulu'mameute anche il D. Aubert ha {atto elevare una discussione su questo punto in seno del-
l' Accademia delle scienze di Parigi.
Convinto ancora io della importanza del soggetto , me ne era occupato fin dal mio ritorno
dalla Grecia nel 1829, e specialmente nel i83i nel viaggio da me fatto in Prussia ed in Austria,
ove dall' Alla Dieta Elvetica ero io inviato onde studiare il colera asiatico. Più considerava la qui-
23 1
ktione sodo i diverti saoi atpctli , e moggiormenle riconosceva la veriti del prìacipio che la regola-
10 comunicai il risullamcnto di questo primo lavoro nel marzo del i8ó8 alla Società mcdico-
chirurgica di Ginevra , e ncll' ottobre dello stesso anno a Sua Maestà il Re Ottone.
Continuando questo esame io riconobbi che in un affare cosi grave come quello delle quaran-
line , non era permesso di adottare innovazioni senza disamina , e senza averle prima sottoposte ad
esperienza. D' altronde osservai che non sarebbe bastato di portare indifferentemente il calore ad
un grado qualunque per togliere ogni dubbio sul risultamento. Abbcnchè fatti incontrastabili provi-
no che una temperatura secca al disopra di ^o°. R. faccia cessare il contagio della peste in Egit-
to e della febbre gialla in America , nondimeno è possibile che questa temperatura media agisca sul
principio contagioso in quel modo con cui agisce sopra certi animaletti , che dissecca assopisce,
ma non distrugge — Sacco aveva pure affermato che una temperatura di 5o.° R. snaturasse il vac-
cino , ma questo fatto poteva essere isolato. ( Vedi il suo Trattato della Vaccinazione Milano 1809,
pag. 98 ).
11 D* Bulard , proponendo una temperatura di 35 a 60 gradi di calore per distruggere il con-
tagio della peste nelle mercanzie , e quella di 37 a 3o per distruggerlo nelle persone , non si ap-
poggiava sopra niun dato positivo ( Vedi la sua opera citala p. i63 ). In questo dilemma , ed in
Mancanza di documenti direttamente applicabili alla peste od alla febbre gialla ho creduto dover
prescegliere un calor secco molto elevato , ed un punto abbastanza determinato onde eliminare ogni
obbiezione , e rendere anche superflue le lontane spcrienze , difficili e spesso dubbiose.
La temperatura secca di 70° R. è il punto che per i suoi effetti corrisponde agli 80° dell'ao-
qna bollente , quella in cui 1' albumina sì coagula , la fermentazione si sospende , le uova e le se-
tnenzc non sono più atte alla riproduzione , io una parola , quello in cui 1' unità vitale è distrulla
negli animali e ne' vegetabili , e che 1' esperienza ha dimostrato costantemente utile per neutralizza-
re qualunque principio contagioso.
Questo è il grado di calor secco che io stabilisco come base delle purificazioni quaran tenarie,
e Io fo con tanta maggior confidenza per quanto la modificazione chimica e vitale che avviene in
questi casi è in armonia coli' azione chimica ed anticontagiosa dell' ossigene e degli acidi , per quan-
to la secchezza dell' aria è una indispensabile garanzia per la conservazione delle mercanzie , e per
quanto finalmente la ventilazione attiva che si stabilisce negli appartamenti sarà un agente depura-
tore molto più efficace che una semplice ed anche protratta ventilazione.
La certezza morale che io aveva dell' efficacia e dell' innocuità del calorico secco portato a -o
R.* non mi ha fatto trascurare le proprie sperienze atte a trasfondere la mia convinzione negli aiii-
inì di tutti.
In luglio i84i ho ripetuto le osservazioni di Sacco sul vaccino , e mi sono sembrate tanto più
concludenti per quanto il vaccino è un contagio originario degli animali , e per quanto è provato
ette questi contagi esposti all' aria al calore od all' azione dell' acqua sieno piik difficili a distrugger-
ci di quelli dell' uomo.
Dopo avere in Ginevra raccolto il vaccino sopra fili di cotone ed aver chiuso questi CU in tu-
bi di vetro accuratamente turati , io ne posi una metà in una specie di calorimetro di Lavoisier ,
composto di due cilindri concentrici di metallo , di cui l' interno era pieno di acqua , contenendo
il cilindro interiore i tubi . e la pallina di un termometro di Réacimur sporgente al difuori a traver-
•o del doppio coverchio dei cilindri.
Riscaldai questo apparecchio per due ore con una lampada a sj>irito di vino mantenendo la
Mpmj>eratura a 70.^ , quindi rimisi i tubi riscaldati e quelli che erano stali conservati a piirte al D.
f runconnet , distinto medico della nostra città. Questo pratico , dopo aver estratto i fili e ricono
tciuto che gli uni e gli altri erano intatti , eseguì la vaccinazione coi primi sopra uno de' bracci
233
di un fanciullo e coi secondi sopra 1" altro braccio. Il vaccino aborll sul braccio inoculalo col vi-
rus esposto al calore , e segui il suo cammino ncU' altro.
Dopo il congresso scicnlitìco di Firenze , al quale io aveva comunicalo il mio progetto di ri-
forma , ho potuto , ripetere merco la gentilezza del dottor Calosi , questa inoculazione nell' ospiào
degli Innocenti,
Avendo surrogato ai fili le piume per facilitare T operazione , io raccliiusi il virus vaccinico
in bottiglie chiuse allo smeriglio , onde assicurarmi che il vapore acqueo non vi penetrasse. Il vi-
rus rimase in tal modo esposto ncll' apparecchio , per io minuti a 70." R. circa , e noi ottenem-
mo gli stessi risultamenti di Ginevra.
Qui unito si rinvengono i verbali di queste sperienze ( Vedi documenti N" 9. )
Trallavasi di ripetere le mie pruove sopra altri contagi ; quindi io ricorsi tosto al virus vaiuo-
loso. Non avendo potuto procurarne a Ginevra , a gravi stenti lo rinvenni a Firenze ; ma fummi
impossibile di trovare alcuno che consentisse a farselo inoculare.
Frattanto il governo di S. A. I. Il Gran Duca di Toscana , desideroso di veder confermali i
miei risultamenti , si è compiaciuto permclterc che saggi fatti in questo senso , venissero eseguili
sotto la direzione del Commendatore e Professor Betti : ed il Dottor Calosi debbc del pari occu-
parsene (1).
Nella mia dimora a Genova io ebbi pure delle conferenze con i Signori Frasca e Lemoyne ,
incaricali della direzione delle vaccinazioni gratuite , e questi medici pieni di zelo e di buon vo-
lere , mi hanno promesso di ripetere neU' ospedale Panmalone le sperienze del D'. Calosi.
Il dottor Buffa , medico aggiunto al Manicomio di Genova , egregio osservatore , già favore-
volmente noto po' suoi lavori scientifici , specialmente per la sua opera sulla riforma delle quaran-
tine , si è premurosamente oflerto ad aiutarmi in queste ricerche j e non dubito che i suoi lumi
non abbiano gran peso in conferma delle mie ricerche.
Finalmente a Torino il professor lyLirtino ed il D.' Sperino mi han ripetuto le stesse obbli-
ganti profferte.
Giunto a tal punto , i miei sforzi isolati non potrebbero continuarsi , ed il governo di Sua
Maestà può solo compiere questa scoverta , ciò che formerebbe il mio più lusinghiero compenso.
Si compiaccia quindi disporre che le mie sperienze sicrio officialraente ripetute coi diversi contagi
virulenti umani indigeni , e che si eseguano pure siraiglianti ricerche sopra quelli degli animali nel-
la scuola vcterinai'ia.
Dippiù , per completare queste ossenazioni , si degni far pervenire ai suoi agenti in Egitto
delle norme perchè sì sottoponga il virus de' buboni pestilenziali ad un calor secco dì 70° U. , e
cosi alterato se ne faccia inoculazione ad individui finora esenti dalla pesle. ( Facendo grazia deU
la vita ai condannati a morte in caso di riuscita, non si lederebbero in quel paese né le leggi del-
la giustìzia nÈ quelle dell umanità*).
Quanto al tempo necessario per operare la distruzione de' contagi col calore , è ancora un pro-
blema da risolversi. E verosimile che sia di breve durata , poiché l' azione dell' acqua bollente è
quasi istantanea , e Sacco dice aver distrutto la facoltà contagiosa del vaccino in 8 minuti 5 ma nel-
1' incertezza io preferisco adottare un termine anche più lungo.
Rimane a sapere il tempo richiesto dal calorico per penetrare nel centro delle grosse balle , di
cotone o di lana senza aprirle. Questa sperienza si è eseguita in Odessa , per ordine del gover-
(1) Quest ultimo I de^c inolU'e sperimentare sul vurciuo l' iuQucnza aDticoQlaijiasa atlribaita all' olio > Dell' epe-
sulla pesle di Tanger , dal Sij,Dor Coate GriieUrg de House.
293
no riisio , e parmì essere risulinto <>s''g<"re l4 °^'^- Come ho già detto, si potrebbe ncrorciorlo col-
loiundo tubi o cnnne nelle bolle nel tempo dell' iinb:illaggio. Ma in ogni caso il governo di Sua
Maesii dovrebbe viicora usicurareene con ripetuti saggi oQìciali.
DOCUMENTI IS" 5.
Provi dell' ErriCAaA dell'acqua , spfcialmbnte pi QrsLiA ci masv rEB vsti^cl'»; l' ajio^b
DEI rikiKciPii co'Tieiosi.
Abbiam veduto che Piignel parlando della peste dì Damial;» considerava come valevole a <]'-
•truggere i germi di contugio pestilenziale la (semplice prccutuionc di fare immergere totalmente nel
Nilo gì' individui che avevano avuto rapporto iiomediato con persone certamente infette- (vedi pag.
1 85 della sua opera ).
Nel 1838 e 1839 , la peste scoppiata fra le truppe russe al Sud del Caucaso fu limitala ed
arrestata ogni volta colla precauzione che si ebbe di far lavare in tutl' i giorni con acqua fredda
o b^ignarc nel fiume lutti gì' individui i bestiami e cavalli deli' armata , senza riguardo a stagione ,
ed immergere nell' acqua o lavare lutto ciò eh' era portato nel campo , eccettuato il pane e le so-
stanze solubili. I risiiltamcnli ottenuti impegnarono i medici e gli uficiali a considerar 1' acqua co-
me uno de principali preservativi e più efficaci contro la peste ( Kurzer liistorisc/icr L'cberllick dei
AiifftrUls , Vcriauss und der Tilgiing dcr Pai , unlcr dcn Truppen jimscits tìes Kauhasus in din lahren
1820 und iSag. Atis dcm Bussischen mn D.' G'òdechcn , im Slagazin dcr Aasl'ùndischen Lilìcralur
der grsammien Heil/cunde , von Gerson und Julius ; 1 835 Heft 7).
La lavanda dei viveri nelP acqua dolce è una pratica usuale nelle quarantine di Oriente.
Alle frontiere austriache ogni anno s' importano migliaia di armenti dalle provincie turche, e
parimenti in tempo di peste non altra precauzione si usa che quella di farli passare a nuoto il fiu-
me. Mai n' è venuto inconveniente alcuno. (Vedi Lorinscr op. cil. p. 402 e 4o3 ).
li' uso dell' acqua salsa o di quella di mare , come agente aniiconlagioso , è all' ordine del
giorno in luti' i luoghi ove regna la peste , ed in tutte le quarantine marittime , e la sua efficacia
è provata da una spcrienza di molli secoli.
Nella peste di Spezia, nel 18^7, altro modo di purificazione non si adoperò per gli effetti e
le bagaglie dei pestiferi o dei sospetti , ed il contagio fu arrestalo.
Tully , nella peste di Corfù e di Cefalonia , servissi della stessa precauzione per le bagaglie e
le tende , la quale fu coronata dal più pieno successo.
In tal guisa questo processo di purificazione non può fonnare il soggetto di alcuna contro-
versia.
Nondimeno bisogna distinguere il modo di azione dell' acqua dolce da quello dell' acqua di
mare.
La prima sembra agire diluendo il principio contagioso , e quello che lo prova è che nella
specie bovina, il contagio si comunica da uno all' altro individuo allorché non si ha cura di rinno-
vare il liquido nel recipiente in cui si fanno bere gli animali. Quindi questo mezzo di purificazio-
ne non potrebbe applicarsi che in quei luoghi in cui i' acqua è abbondante , ed incessantemente
rinnovata.
L' acqua salsa , e specialmente V acqua di mare , sembra per lo contrario operare direttamen-
te una chimica scomposizione de' prìncipi contagiosi e distruggere la loro vilaliui.
Quindi conviene ricorrere piuttosto all' acqua salsa che all' acqua dolce , ogni volta che questo
•ara possibile.
3o
334
DOCUMEMt N" 6.
PBC0T4 DztL* zconomi biscltahtb dau,' cso del calori com acektb di osrcaAziosg.
Noi troviamo nell' opera giù citata del D. Buffa , il calcolo comparativo delle spese fatte ne-
lazzaretti di Marsiglia e di Genova coli' attuale processo di disinfczione , e delle spese che appros-
simativamente bisognerebbero per l' uso del calore.
Da questo calcolo risulta die 600 balle di cotone purificate col calore impoiterebbero 383 fran-
chi , mentre secondo il metodo adoperalo a Marsiglia ed a Genova costano ai5o f. , e secondo il
processo del cloro usato in Odessa , i585 f.
Il grande vantaggio del calorico è che esige piccol numero di impiegati ed un tempo br«vis-
limo. Supponendo quindi che la mano-d' opera ascendesse negli attuali lazzaretti a 600 fr. per 600
balle di cotone , essa non giungerebbe a 23o f. col metodo del calore.
La dimora di 600 bolle di coione , colle attuali quarantine , che non è minore di 3o giorni •
porla l'interesse del loro valore , durante questo tempo , a n5o f. , mentre se si adopera il ca-
lore , la dimora non oltrepassando le 24 ore , questo interesse non eccede i 4> f-
DOCUMENTI N° 7.
Pecote della i:4alteeabilita' dellb uebcanzie esposte ad dr CALO& SECCO DI 70* fi.
Onde far adottare il calorico come mezzo depurante nelle quarantine , era mestieri di assicu-
rarsi prima che una temperatura di 70°. R. non alterasse in modo alcuno le mercanzie contumacia'
le. Disposi quindi il tutto per una decisiva esperienza.
Mi procurai dapprima presso rispettabili negozianti di Genova saggi di diverse mercanzie con»
tumaciate sottoposte allo sciorino , e portali sul regolamento del magistrato di salute di Genova ,
pubblicalo nel 1817 ; avendo cura di scegliere le sostanze più delicate, i colori più leggieri e più
cangianti , e di lasciare a questi negozianti la metà dei saggi , come matrice delle mercanzie rilascia-
te. Feci pure costruire un termometro di Béuumur a grado massimo onde determinare il grado di
temperatura.
Dovetti alla cortesia del Signor Lequin , proprietario di una magnifica cartiera , alla Balie pres-
so Tersoix , il poter far costruire una cassa di legno intorno al camino di ferro della sua mac-
china a vapore , ad uso di stufa secca.
Quindi confidai i miei saggi contrassegnati e la cura della sperieoza al Signor Montgolfìer , di-
rettore dello stabilimento, ed esatto e distinto pratico. Eccone il risultameuto — I saggi, dopo es-
tere slati separuliimcnie pesati , furono locati nella stufa. La prima esperienza essendo fallita per la
rottura del termometro , si ripetette il 19 Maggio i84i.
Le sostanze furono in tal guisu esposte per circa 8 ore ad una temperatura di 70° R. Si pe-
sarono di nuovo nella sorlila , e furono <|uindi assoggettali al giudizio dei negozianti da cui erano
•tale lilasciate j cioè al Signor Latard e Ci- per le stoffe di lana seta cotone e filo, al Signor Miis-
tip figlio pei cuoi bruii di varca e di capra: al Signor Gouy pei galloni d oro ed argento , fini ,
M'mi6ni e falsi : al Signor Fillol per le lane lavale , il cotone bruto , il crine bruto , le piume di
oca , il lino , la canape le spugne : al Signor Hugin pcllicciajo per le pelliccie chinchilla, ermellino,
wnrtora, cignn. ec ; al Signor Forestier , per le slolTe in lana di diversi colori ; al Signor Reichlea
tìglio pei marrucchioi di svariati colori \ ni Signoii fruiteli) BouBjiT per bozzoli di srta.
Tutti questi signori mi hanno inviato i certificali ed i cuiu^ioui sigillali, ed eccetto due liuSt di
b35
cotone che si sono alquanto scolorite, di due pelliccie bianche iniensìLilniente appann DELLA COMP&E^IOBE SCL VACCINO.
Rapporto sommario degli esperimenti e relativi risultati del Calorico posto in azione «1 grado
70°" ciiCa di Reaumur e d' una pressione meoanica forte sul virus vaccino nell' indole sua legitti-
ma preso dall'uomo inoculato , proposti e diretti a volontà del chiarissimo Cuv« Professore Doti'
Qo*s; , medico di Ginevra , eseguiti doli infrascritto M" CL» incaricato della pubblica vaccinazione
di Firenze nella sala a ciò destinata del R* Spedale dcgl' Innocenti alla preseosa del prefalo Pro-
fessor Cosse , Professor Capeiehi ( presente soltanto ul priui" esperimento ) e dei Dottori Petri ,
Pezzati , Chirurgo Gustavo Calosi ed altri.
237
Esperienza prima.
La mMtina del i3 ottobre i84i , alle ore io 1/2 raccogliCTosi al modo consueto in 1" t; li-
tagli di penna di oca il vaccino liquido da una delle putide legillime sviluppate dopo n giorni del-
r innesto della bambina Irene figlia di Angelo Bizzarri , della cura paroccbiale di San Lorenzo in
fireoie.
I ridelli ritagli di penna Tenivano tosto introdotti nel n° di 3 in un boccello di cristallo chiu-
so ermclicamenlc con lappo smerigliato , e lì altri quattro in un secondo boccelto pure ben chiu-
so e collocato in adallato raclallico apparecchio calorifero , esposti per minuti 25 alla continuata
azione dì 68 in 70 gradi di calore del lermumeiro di Reaumur.
Spirava questo periodo , ed estraevansi del primo boccctlo li 3 ritagli con vaccino non av-
venturato a nessuna causa alterante la sua integrità naturale , il quale tosto con ago di oro scana-
lalo veniva trasmesso in tre punti al braccio sinistro dei due parvoli Facondo e Francesca , inno-
centi ambedue nell' età di circa un anno , gettatelli dello spedale ; mentre si esliaevano dal 2° boc-
oetlo li altri 4 ritagli aventi in slato dì essiccazione il vaccino già sottoposto all' azione ricordala
del calorico , qual vaccino rammollito e sciolto con una stilla dì acqua fresca inncstavasi con altro
ago di oro in Ire punti del braccio destro di ognuna delle indicate creature.
Dopo due giorni e precisamente alle ore 5 e 55 minuti pomeridiane del i5 corrente, osser-
vavansi segni roanifeslì delle operate punture nei bracci sinistri e ninno indizio di esse nei destri-
Pel 19 olle ore 10 1/4 antimeridiane apparivano regolarmente sviluppate le pustole vacciniche
nei bracci sinistri ai punti delle inserzioni ed osservavasi nei destri mancanza totale di eruzione-
fiella possibilità che nei giorni successivi potesse nascere il rudimento puslolarc io quest' ultimi , vi
ti ripetevano le oculari ispezioni , per le quali veniva confermato il fatto della nessuna eruzione.
Esperienza seconda.
Nel di 10 del medesimo mese di ottobre , sopra due altri Taceioandi , cioè di Clorinda di
Giovacchino Talli nell' età di mesi i 1 , della cura di Si. Lorenzo di questa città , e di Antonietta
di Cesare Ricci nei mesi 6 di età , della cura di San Gaetano , ripelevansi le medesime esperieiv-
ce , profittando del vaccino liquido nell' istante preso da una delle due pustole vacciniche legittime
•viluppale al braccio destro del parvolo Rafuello figlio di Baldassarre Vichi , nell' età di mesi 7 cir-
ca , dimorante in Firenze in Via nuova , al n° 02 1 1 , e della cura di San Frediano.
Questo vaccino era stalo raccolto alle ore io e 55 minuti di mattina in sei ritagli di penna ,
tre dei quali erano rimasti esposti all' azione del calorico col processo ed avertrnze medesime im-
piegale negli esperimenti antecedenti ; e gli altri tre ritagli invece si erano conservati chiusi in un
(odo boccello , all' unico oggetto di guarantire il virus dalle ingiurìe esterne , ed in specie dall'u-
ria atmosferica.
La dose compresa nei primi tre ritagli , sciolta nel modo solilo , inocuìavasi ai bracci sinistri
dei due parvoli prenominati , e nei destri 1' altra porzione dei Ire ritagli serbati nel 1 boccelto-
In arnbidue questi individui si reiteravano nel corso di g giorni le osservazioni sulla consegueni«
dei praticati innesti , e veriCcavasi nel braccio destro di ciascuno di essi una pustola legittima , e
nessuna piistolazione nel tioisiro.
Espericma terza.
Alle ore 1 1 antimeridiane del citato di 20 , profittavasì dell' altra pustola sviluppata nel me-
*38
desimo Rafiaclo Vichi , imbevendo dell' umore Taccinico di quella sei frammenti di filo di cotone.
Quattro di essi introdolli e chiusi in un tubetto di Tetro perdurante il tempo accorso nel traspor-
lo di loro al laboratorio del Chimico Furmacisla Gaetano Cioni , venivano tolti dal tubetto ridetto
e sottoposti ad una fortissima pressione meccanica esercitata per uu' ora incirca ; e li altri due fili
Taccioici posti simultaneamente nell' interno di un a^° tubetto si conservavano inalterabili.
Alle successive ore ti e 5;4 trasmellevasi il vaccino di quei quattro fili che oveano sofferto U
indicata pressione al braccio sinistro dell' Innocente Marziale in mesi 1 1 circa di età , figlio dello
■pedale > e l' altra dose di vaccino nei fili non assoggettati alla potenza comprimente innestavasi al
braccio destro del prefnto individuo. Riscontrati in seguito i due bracci vedevasi nel destro una
pustola regolare e nessuna eruzione nel sinistro.
Oiiervazioni,
Abbiamo veduto che il virus vaccino in antecedenza assoggettato ad eminente grado di calo-
rico perdurante circa minuti 7o trasmesso, in azione nei surreferili individui è riuscito inefficacissi-
mo per la prova in essi derivata della nessuna eruzione.
Che la stessa totale mancanza di eruzione si è verificata nel braccio dell' individuo inoculalo
col vaccino , sottoposto perdurante circa un' ora innanzi a grado sommo di pressione.
E che le vaccinazioni eseguile negli slessi individui dall' altro braccio col virus conservato ptr
circa 30 minuti nei principi e condizioni medesime in cui trovavasi mentre fu preso dalla pustola
« cosi non sottoposto a niuna delie azioni modificatrici , ebbero il risultato della regolare rruxis-
ne vaccioica.
Conclusione.
Confrontando i resultati raccolti negV individui medesimi inoculati col virus vaccino nelle de-
(crilte sue speciali differenze , possiamo dedurre che desso assoggettato alle azioni , o del calorico
a grado eminente , o della pressione a grado altissimo , ha mostrato di perdere intieramente la sua
proprietà contagiosa.
Firenze , 3 1 ottobre 1 84 1 .
Firmato Luigi C«i.osi ,
direttore delle vaccinazioni pubbliche.
Nota rtpliealiva della tamia.
Ho creduto poter togliere senza inconveniente dal piano del Signor Piolti , T elevato genera-
le del lazzaretto e tuli' i particolari di architettura risguardanti I' edificio di amministrazione o le
abitazioni de' contumaciali , limitandomi agli oggetti essenziali e caratteristici , cioè al piano gene-
rale dello stabilimento ed al particolare delle torri di depurazione.
Farò anche osservare che trasformando in infermeria una delle i4 divisioni delle contumacie,
io non ho avuto P intenzione di minorare il numero di queste , ma solo d' indicare il posto che
debbe occupare l' infermeria nel caso che si giudicherà conveniente di stabilirla. È chiaro che al-
lora bisognerà ingrandire la circonferenza del lazzaretto ed aggiungere un quindicesimo cortile.
Ammettendo che si possano collocare io conlumaciati in ciascuna delle i4 divitiooì , il lazzaretto
potrà per conseguenza contenerne i4o contemporaneamente.
239
Geolocu. — Banchi di coralli e formazioni vulcaniche if America ed altri luoghi
della Terra., del signor Dabwik.
In un' opera inglese , pubblicata recentemente a Londra , e intitolata: Struttura e distribuitone
de' banchi di corallo , del signor Darwin , lavoro cbe forma la prima parie geologica del viaggio
del Beagle comandalo dal capitano Fitzroy , noi troviamo un complesso di fatti che sono di na-
tura ad interessare al più alto grado i geologi. Essi chiariscono in falli la costituzione del suolo
di una vasta contrada , e fanno fede di numerose e violenti agitazioni , alle quali sembra essere
•tato soggetto in epoche geologiche recenti.
I coralli di qualunque specie essi sieoo non possono crescere e diramarsi che fino ad un cer-
io limile , a una profondità e in certe condizioni proprie a questo genere di vegetazione. Confer-
foando la presenza de' banchi di corallo a diversa altezza al di sopra del livello del mare , o a
delle profondità più o meno considerevoli sotto del suo livello , sarà naturale coucludcre che essi
non sono più al loro silo normale , e cbe il suolo che li sostiene deve essere slato per qualche
agente possente , o sollevato o abbassato dalla sua posizione primiera. Le ricerche del geologo in-
glese su tal soggetto abbracciano un orizzonte immenso \ cioè tutte le isole comprese nell' Oceano
Indiano e l'Oceano Pacifico, con le coste del triplo continente che le circoscrive , la costa orien-
tale dell' AfTiira , le Indie , la costa occidentale dell' America del Sud. De' numerosi segni di solle-
vamento nell' Oceano Pacifico , sono siati osservati nelle isole Sandwich , in quelle dette di Couk.
nelle australi , nelle selvagge , in quelle dei navigatori , delle nuove Ebridi ec. . . . Neil' Oceano
Indiano , delti segni si sono notali nella nuova Guinea , nelle isole di Cerara, Timor, Java, Su-
matra , Bornco , nelle Filippine , al nord di Ceylan , di Madagascar , ec. . . Nelle coste dell"A-
frica orientale , sopra una lunga estensione in differenti punti del Mar-Rosso , del golfo Persico ,
nelle coste della America meridionale , ec. . . Gli abbassamenti si sarebbero falli vedere princi-
palracnle dopo un punto siluato presso del limile meridionale del Basso Arcipelago fino al limite
acitcnirioniile dell' Arcipelago di Marshall , trailo che abbraccia una lunghezza di 45oo miglia , e
io generale in una grande estensione di tutte le parti centrai! dei grandi Oceani Indiano
e Pacifico. Il nord dell' Australia presenterebbe la superficie più conquassata del Globo, ove le por-
rioni di sollevamento sarebbero continuamente alternate e penetrate di parti abbassale. La corta
che «ccompogna il lavoro dell' autore citato , indica con colori diversi le differenti parti solle-
rate o abbassate. Un colpo d' occhio dato a questa caria basta per convincersi che vi e una ten-
denza generale inlermilicntc fra le aree parallele per ciascuna specie di movimenti , come se lo
sprofondarsi di una parte fosse una conseguenza del solUvaisi dell' altra. D' allra parte è impossi-
bile di non essere colpito dalla mancanza di vulcani sopra tutti grandi i spizl supposti di abbassa-
mento parlicolarrocnle ne' luoghi cenlrali dell' oceano Indiano nel mare della China , nell" Oceano
tra l'Australia e la nuova Caledonia , negli arcipelaghi Caroline , Marshall , Gilbert , il Basso Arci-
pelago ce. D' allra parte si è , dico , colpiti dalla coincidenza delle principiili catene vulcauiche
con gli spaz* definiti dì sollevamento ; e infino in qucsl' ultimo caso dalla presenza de' resti orga-
nici di fresca data. Questo fatto , del resto , non ha niente di singolare se si voglia por mente che
la intiera linea della costa occidentale dell'America meridionale la quale picsenla la più (jrande ca-
tena vulcanica del Mondo , a paitire da' luof(hi vicini all' equatore , fino a una disianza di due *
tre mila miglia verso il Sud , è stata sottoposta alla stessa potenza di sollevamento durante i' ulliioa
epoca geologica. Noi potremmo dire Io sesso delle isole Litcìin , Luo , Choo del Kiimltchal/ia ove
dovunque gli strali d' orijjine terziaria recente , coincidono con la presenza de' vulcani. Ciò che ab-
biam detto i più cbe sufficiente per raccomandare a' geologi il lavoro del sìg. Darwin.
f Jntiuut. tf. .^u.J
ACCADEME E SOCIETÀ' ECONOMICHE DEL REGNO.
Giornale economico di Principato Vllerìore. folumi i5° e. 16°. livellino 184^.
Il primo degli accennati volumetti è per intero occupalo da ima interessante memoria del Se-
gretario generale di qiH'lla R. Società Economica sig. D. Federico Cassini , avendo per tìtolo.
Sulla situazione industriale di Principino C('frior(' = L'autore comincia per esporre lo stalo delle va-
riazioni meteoriche di quella Provincia dal primo maggio 1840 ad aprile i84i , non che la loro
influenza sulF agricoltura , e le industrie , onde dedurne utili precetti per le agrarie operazioni.
Discorre indi delle covilo agrarie vantaggiosamente da poco introdotte nell'agricoltura in della Provincia,
come sarebbero la preparatione de' semi di cereali col solfato di rame, onde premunirli contro il bufo-
ne, la incalciuazione «Ielle delle semenze a secco, la coltivazione del Meliluto per le api, cpiella del-
l' orzo immaliense , e dei vantaggi che qucslo arreca. Dimostra poi come la industria armeolizia
e molle coltivaiiooi siano in progresso. Tali sono per esempio l' aumento degli alberi boschivi ,
degli arbusti a spese delle vigne basse , degli olivi , dei gelsi , e quindi dei bachi da seta. Non
trascara di notare i danni c.ngionati dagl'insetti per conseguenza delle iuiluenze meleoricbe , e dei
rimedi apprestati per impedirne il progresso.
Esaminati questi oggetti ugrieoli , passa a ragionare della mendicità, e della povertà, attribuen-
done la principale cagione alla mancanza di lavoro nei tempi dirotti invernali ; e ne propone i mezzi
per ripararvi. Discorrendo indi dei prodotti, e del consumo fa rilevare come il commercio sia colà
stazionario, e le arti non che le manifatture in mediocre stato. Finalmente chiude questo suo lavoro
con un cenno sulla corrispondenza letteraria di quella Società, e con riferire il sunto delle memorie
presentate da diversi soci nel corso dell' anno. Tali son quelle del sig. Catone sulla storia , e stato
fisico di Gesualdo ; quella del sig. Vecihi sulla Geografia , ed economia di S. Angelo all' Esco ,
qaello del sig. de Marinis sopra i vantaggi delle pianlaggioni dei castagni ; del sig. Carbone sopra
le pratiche agrarie di Lapio , e del sig. Mottola sul modo di coltivar le terre e su i prodotti dello
stesso comune.
Kel secondo fascicolo trovasi una specificala notizia del sig. JazioUa su di talune partico-
larità economiche del ripartimento di S. Giorgio alla Molara , seguita da un minuto rapporto pe-
riodico sugli andamenti delle quattro stagioni dell'anno i84i nel distretto dello slesso Comune e
di Pescolamazza. Una memoria dello slesso sig. Cassini sulle cagioni per le quali nel Principato Ul-
teriore scorgonsi poco fruttiferi i ricolti dei cereali in confronto degli antichi , e che l'autore at-
tribuisce principalmente alla moltiplicazione degli alberi fruttiferi nei campi eollivati , ed alla dif-
ferenza in meno de' capitali che sono ora impiegati all' agricoltura per essere slati addetti ad altre
speculazioni. Finalmente il sig. Girone con una sua memoria sulle relazioni che intercedono fra la
medicina , e la pubblica economia , e sulla influenza della medicina nella produzione delle ric-
. chezze , vuol dimostrale quanto la buona salute dei coltivatori e degli artisti influisca euU' aumen-
to di quelle.
La Cumpnnìa imhtstrìale — Opera periodica pubblicala dalla Società Economica di Terra di Lavorozss
Fulume 1°. dal i°. al 3. quaderno — Dal 3o maggio jS^o al 1842. ,
È .-tala sempre utile cosa il rendere più popolari le istruzioni relative alle piante che arrecar
possono molto vantaggio alla civile e rurale economia , ed a conseguire un cosi lodevole «copo ,
sono dirette varie memorie di questa Opera periodica. Di tal natura è quella presentata dal sig,
Feiiiziuni sulla coltivazione dei pomi di terra , perchè quantunque molto siasi scritto su di questa
pianta , pure non sarà mai superfluo dilTondere maggiormente le notizie , che fanno meglio co»
nosccre la più acconcia maniera di moltiplicorla , di conservarne i tuberi , i molliplici usi a cui
può destinarsi , e finalmente la preferenza che in date circostanze merita sopra date coltivazioni.
Sono dirette allo stesso oggetto la memoria del sig. d' Elia sulla coltura del Polygonum tinclo-
rium , e sul modo più facile di ottenerne 1' indaco ; quelle del sig. Sannicola sul Cavolo Calzai ,
sull' orzo di Germania , suU' Acetosella Peruviana , e sulla Madia saliva , non che sulla miglior ma-
niera di edurare i bachi da seta ; alla quale memoria v^ unita una interessante lettera del sig.
Greco Segretario della R. Società Economica di Reggio , con la quale egli fa noto , che per espe-
rienze da lui attentamente praticate per un triennio si è assicurato che i bachi nutriti eoo le fo-
glie del Gelso delle Filippine danno una seta più fina , e quindi più adattata per farne merletti ,
ma mollo più debole di quella ottenuta dai bachi nutriti con le foglie del Gelso nostrale.
Il sig. Fasani dà un breve cenno monografico sull' olivo 5 ed il sig. Solis con altro cenno dà
conto della già conosciuta longevità del detto albero. Egli per maggior conferma di questo fatto ad
duce in esempio quelli olivi che trovansi nelle vicinanze dell' antica Amicle , e vorrebbe provare
essere stati piantati da Greci prima della distruzione dell' anzidetta Città ! Più utile a parer nostro
è 1' altra memoria dello stesso socio diretta a dimostrare il metodo da lui tenuto per rìdum a
coltura un sterile colle calcareo , e sulla vegetazione del Fico d' India.
Il sig. Pacelli nel dare un cenno sul Pistacchio, ne propone come cosa nuova l' innesto sul Tere-
binto. Ma chi ignora che questo è appunto quello che si pratica da secoli in Sicilia ed io qual-
che sito di Calabria ?
Alla veterinaria si appartengono un rapporto del sig. Mazza , con cui dimostrasi la necessità di
una istruzione veterinaria popolare , e le materie sulle quali a preferenza dovrebbe versarsi di
che egli poi in seguito dà un saggio discorrendo dell' Epizoozia Aftosa ; e con altro lavoro fa co-
noscere r utile influenza delle Società Economiche , e della veterinaria sull' agricoltura sul com-
mercio , e sulla pastorìzia.
li sig. Carelli si è occupato dell'esame della malatu'a delle pecore delta Visciola. Egli ne rife-
risce le cagioni ; lo stato patologico dei visceri ; i mezzi per prevenirla , ed i pochi rimedi , spes-
so inutili a malattia avanzata , proposti per guarirla. Solo a noi sembra che non sia stato egli mol-
to felice nel proporre le piante , delle quali dovrebbero essere coperti i pascoli onde prevenirla
giacché molte di esse sono costantemente ricusale dalle pecore , né fan parte delle nostre praterie
basse o elevate , secche o umide che siano.
Finalmente volendo dare una notizia delle memorie , che più da vicino riguardano la mecca-
nica , accenneremo quelle del sig. Lostrilto su di nuovi istromenti agrari , e più particolarmente
sul Coltro Ridolfi , di cui egli riporta i vantaggiosi esperimenti fattene da lui , e che vennero an-
che poi confermati dal sig. Ciccarelli. La memoria del sig. Capocci sugi' inconvenienli dell'attuale
struttura dei carri , e sul miglior sistema di costruirli con molto vantaggio pel trasporlo dei gene-
ri. Finalmente la memoria del sig. d' Elia , sullo strettojo idraulico , mostrandone i molti vanUggi
sul torchio comune.
3i
243
Accademia Pontanìana.
Sessione de' i3 novembre l84i>
Essendosi lello il parere favorevole della classe di scienze naturali intorno al P. D. Francesco Tor-
nabcne, proposto per socio non residente , in Catania , è stato egli ammesso con muggioranza di voli.
Sono stati presentati in dono all' Accademia i seguenti libri da parte degli autori.
1°. Combes ( Hippolyle ) De la mcdecine poliiique , discours , 8°.
a". Otlaviani ( Vincenzo ) Tre articoli , sulle febbri tifoidi , e sui mezzi per formare una giu-
sta diagnosi di varie infermità della stessa natura , mal conosciute tino ad oggi. Urbino i84i. 8°.
5°. Terrario ( Ginseppe ) Ragionamenti sulla utilità , e necessità della statistica patologica te-
rapeutica e clinica , e pensamenti sulla istituzione pubblica di una statistica clinica nazionale j
e magistrale consentanea alla filosofia medica del secolo XIX. Milano 1842.
Il Professor Costa ha presentata la continuazione da marzo ad agosto , del Bulleltino dcU'Ac-
cademia degli aspiranti naturalisti.
Il signor Corcia ha presentato ancora il 1°. fascicolo della sua Storia delle due Sicilie dall'an-
tichità più remota al 1789 -, ed è stato ringraziato dall'Accademia.
L' Accademia ha ringraziato pure il signor Jlarchese Villarosa , che ha offerto in dono le poe-
sie varie del signor Francesco Saverio de Rogati di cui egli è editore ; e varie altre opere da lui
pubblicate , cioè.
Memorie di compositori di Musica del Regno di Napoli. Napoli i84o. 8°.
R'otizic di alcuni Cavalieri del sacro ordine gerosolimitano. Napoli i84i. 8°.
Ritratti poetici con note biografiche di alcuni illustri uomini del secolo XVIII; nati nel reguo
di Napoli. Napoli 1842. 8».
Il signor Barone d' Epiro , avendone prima ottenuto il permesso , La recitato un suo sonetto,
il cui argomento è Michelangelo.
Il Cavalier de Renzi ha letta una memoria del Dottor Giocondino del Zio sopra un caso di
sonnambulismo guarito da lui con la sottrazione di alcuni vermini sotto la cute del capo.
Sessione de' 27 novembre l842.
Si è letta una lettera di S. E. il Marchete di Pietracatella, colla quale fi conoscere all'Acca-
demia che avendo egli presentato varii esemplari del secondo volume de' nostri alti a sua Maestà,
ed agli eccellentissimi Ministri , si sono essi degnati di accoglierli benignamente. Perciò l'Accade-
mia ha deciso ringraziarsi iniscritto il nominato eccellentissimo signor Marchese di Pietracatella
della bontà , che ha avuta nel compire queir ufizio.
Si è letta ancora una lettera del P. D. Francesco Tornabene, colla quale ringrazia l'Accade-
mia della sua ammissione a socio non-residcnle.
Si è poi dato comunicazione di una lettera del Cavalier Fortunato Luigi Naccari , colla quale
accompagnando il dono della sua ^If^otvgia Adnatica , domanda di appartenere alla nostra Accade-
mia , in qualità di socio corrispondente in Padova. Si e deliberato di passarsi 1' opera del signor
Naccari per esame alla classe delle scienze naturali.
Libri presentati.
Testa ( Domenico ) Ptltontalo d' Arodas in 3°.
Longo ( Francesco ) Sulla malattia , e morte di ttfariann» ^Jiril Castelli Principissa di Torre-
muzza. — Palermo 1 iòg : in 8".
34.3
Parlatore ( Philippus ) Platae nnvac vel minus notac opuscuUs diversa olim descriptae, generibus
ijuibuscìam spcciebustjue notis adj'eclis ilerunt recognilae. Parisiis 1842 in 8°.
Scortcgngnu ( Francesco Orazio ) Osservazioni intorno ad una specie di Falena rìnTenuta in
Looigo nel i83o. — Modena i84o in 4°'
Cervasio j Osservazioni intorno alcune antiche iscrizioni , che sodo , o furono già in Ifapoli.-^
Napoli 1842 in 4°-
Mancini fase. IH e IV. del 184» del giornale intitolato Le ore solitarie.
In fine il Segretario perpetuo ha presentato il primo numero del Bullettino Archeologico Pfa-
polelano , di cui ha egli intrapresa la pubblicazione.
Il signor Cavalicr de Renzi ha proposto per socio non residente il signor Giocondino del Zio,
e sono stati nominali Commissari il Professor Costa , il Cavalicr Gussone , ed il signor Sangiovanni.
Si è proceduto alla nomina de' funzionari per l'anno i843 , e sono stati eletti.
Presidente. Signor D. Ferdinando de Luca.
fiCC-Prcsidcnlc. Signor Cavalier di Cesare.
Tesoriere. Sicnor Ignone.
... . } D. Giulio Gcnoino.
Ammm,strator,. J ^ ^jj^j^^,^ .^.^^^^.^
Nella 1* Classe. Presidenlc. Cavalier Cagnazzi.
Segretario. Signor Busca.
2», Classe. Presidente. Cavalier D. Michele Tenore.
Segretario. Cavalier D. Salvatore de Renzi.
5*. Classe. Presidente. Barone Durini.
Segretario, D. Matteo de Augustinis.
4*. Classe. Presidente. Cavalier di Cesare.
Segretario. Signor Corcia.
5*. Classe. Presidente. D. Giulio Genoino.
Segretario. X). Giuseppe d' Elcna.
In fine sullo proposizione del Segretario perpetuo ; 1' Accademia ha deliberato darsi un' esem-
plare de' suoi alti all' Accademia degli aspiranti naturalisti , volendo in tal modo manifestare il suo
voto di veder fiorire quella società di eletti giovani , dalla quale si augura che escano profondi e
dotti naturalisti.
Sessione de' /f decembre lS4'i-
Essendosi letto il parere favorevole delle classe di Scienze morali circa l'ammissione del
Marchese Carlo de Ribas a nostra Socio corrispondente , ed essendosi proceduto al bussolo , è
stato ammesso all' unanimità.
Si è letta una lettera di ringraziamento del Professore Giuli per la sua ammissione a corrispondente.
I signori Fusco hanno presentato il manifesto dell'opera da essi intiapresa , col titolo di Sto-
ria numismatica del Reame di Napoli.
L' Accademia desiderando vivamente , che un' opera di tanta utilità , e lustro pel nostro paese
sia il più che si possa incoraggiata , ha determinato associarsi alla medesima : ed intanto si so-
no distribuite tra' soci presenti le diverse copie de' manifesti.
II Segietario aggiunto Signor Minervini ha presentato in dono la sua memoria impressa sul
mito d" Ercole , e di Jole , e n' è stalo ringraziato dall' Accademia.
Infine il Cavaliere Panvini ha lette le sue osservazioni sulla Cranioscopia.
Sessione de' 18 dicembre fS^i.
Libri presentati : Guarini Fasti duumvirali , ed annali della Colonia di Pompei , i3 bullettino
degli aspiranti naturalisti , foglio 4°'
9U
Mastriani ( Rafiaelc ) Le scienze , e le lettere , discorso. Napoli 1 84) in 8*.
Bisazza ( Felice ) La morte di Abele , canti cinque di Salomone Gesner , ridotti io teni ita-
liani. Napoli i836 in 8°.
— • Leggende, e ispirazioni — Messina i64i : >n 8".
Il tig. tocto Costa ha letta una memoria sul fonte di Manduria.
Sessione de' l5 gennajo iS/fS.
Sì sono presentati i seguenti libri.
Gallo (Dottor Vincenzo) Almanacco nautico per gli anni i84i; «842; e i845; Venezia 3 tom. 8'.
Alcuni fogli de' fascicoli dì Aforismi di procedura Civile del signor Guarìoi.
I fascicoli i3 e i4 : della Storia del Regno di Napoli del signor Nugnez.
Forieo (Leon. Antonio), Cause, e ragioni, che fanno classico il poema dì Dante partei. ,terza edizione.
Genoino ( Giulio ) Nferta pe lo Capodanno. 1 843 in 8°.
II fascicolo III. della storia delle due Sicilie , del signor Corcia.
Il fascicolo LVin. degli annali Civili.
L'index. Scminum io Regio horto botanico Neapolilano anno ii^i. Collectorum.
Da questo indice , opera del nostro collega Cavalier Tenore , l'Accademia ha rilevato con
piacere , che si sono raccolti ì semi di circa 3ooo piante, nel corso dell'anno 1 84i ; e che sei specie
nuove vi sono slate descritte. Di questo felice e splendida ritullamento dovuto alle cure dell' egregio
direttore cavalier Tenore, 1' Accademia si è col medesimo congratulata , ringranziandolo del dono.
Il signor Presidente de Luca ha letto un ragionamento , col quale ringranziando l' Accade-
mia della sua nomina , ha fatte diverse proposizioni tendenti all' esatta esecuzione dello Statuto ;
ed ha detto volerle mettere a slampa per discutersi dall' Accademia.
Letto il parere favorevole della Classe di Scienze naturali circa l'ammissione di D. Giocondi-
no del Zio proposta a socio non residente in Melfi , è stato ammesso alla maggioranza de' roti.
Il signor de Augnstinis hu letta la prima parte delle sue Considerazioni sugli studi , e sul sa-
pere della Sicilia citeriore dal lS3l al 7842 delle quali segue il Sunto.
( Soalo dell' Autore, )
L' Autore si fa via alle sue indagini , dividendo il suo lavoro in due parti. Nella prima del-
le quali dà uno sguardo alla condizione dello scibile nel nostro paese , dall' alba di questo secolo,
al i83i. Deplorando i pessimi efTetti delle guerre generali e permanenti , che quasi aveano spento
ogni lume di sapere nei tempi vicini al 1 800 , saluta il rinascimento degli studi al cessar di quelle.
£ però va man mano osservando come nella pittura , e nella scultura non s' abbiano avuti né arte,
né artisti , e come nella musica non vi sìa stata mai interruzione di progresso , al quale Cimaro-
>à , PaesicUo , e Guglielmi potentemente conlribuirono in quel primo periodo , ed ora va contri-
buendo Mcrcadanle. Di più come nell' agronomia si fosse cominciato a sentire il bisogno di mag-
giore istruzione e teorica e come i ruppresenlan(i di questo sapere fossero rimasti al disotto dei bi-
sogni del secolo e le società economiche fondate dal governo non fossero slate ben comprese. Al
contrario trova che le scienze Daliirali furono più fortunale , e meglio coltivate ed insegnate : cho
r arcLiitellura non ebbe Ano al i83o , uomini celebri tranne un solo perduto immaturamente , il
giovane Ruffo, ed un altro perduto di poi l' illustre Fazio: che anche l'architettura militare non restò
mai obbliata. Crede poi che sopra ogni altro studio fosse slato ben coltivato quello della Geografìa,
per lo quale sarebbe bastilo un Luigi Galanti, se il confronto coi tempi passati, e colle altre tut-
tioni , l'amore con cui fu appresa nel regno , e la st«m[Ki che ne pubblicò e riprodusse tal mole
di libri da agguagliare quella che si pubblicò per tutte le altre scienze, non lo confermassero via-
maggiormente.
24.5
I lavori lopograGct sono pure monomenli durevoli del sapere del paese. Ma sono poi uno dei
saoi massimi onori , le matemaliche ; che gli uomini ed il governo incontrandosi in un bisogno
comune , esse furono grandemente menate innanzi sia da gii morti , sia da viventi. Per gli stu-
di , e pc' fatti di guerra , trova che la nostra patria non abbia di che lagnarsi. Quanto alle lette-
re , ed alla favella ei ravvisa un deperimento dal 1800 , al i8}5 , scorge una salutare reazione da
queir epoca io poi, come le lettere, e la lingua dMlalia si sono nobilmente innalzate. Roman-
co , e dramma si può dire non esser mai nati fra noi prima del 1 83o , meno per I' opera d' un
colo , la drammatica nacque per 1' età infantile. La poesia segui le lettere , e la lingua , ma
la tragedia ebbe molli , e valenti cultori. L' opposto per gli studi Biologici , che furon molli
i filologi , molti gli antiquari. Nelle scienze fisiche Poli , e Barba ne mantennero il lustro ; e 'l
Fazzìni per la sua dottrina , e per l' ottimo suo insegnamento popolarizza potentemente questi
studi fra noi. La chimica fii bene accolta e mìrabiiraenle se ne diffuse lo studio : Furono slan-
ci come che rapidi , duraturi , né la medicina si fermò , ma la chirurgia , e la farmaceutica prò
gredirono molto in paragone di quella. Cotugno basterebbe a rappresentare il medico sapere , ma
pochi altri elevaronsi all' altezza dell' intimo valore della scienza. La veterinaria ha progredito,
r^ella scienza del dritto dui 1801 , al i83i , si vantano avvocati valentissimi , ma non buoni scrittori j
nei 3o anni dei quali è discorso la letteratura forense non oQVe che tr.iduziooi j vanno tolameole
rcceltuati Giuseppe Raflaelli , e Giuseppe de Thomasis. Il dritto assoluto , la genesi del dritto , la
filosofia del dritto rappresentano ben vero l' isolato zero nella cifra del sapere legale. La economia
non ebbesi che un sol cultore : e va pur citato Delfico più per la sua filantropia , che pel suo
economico sapere. Gli studi filosofici van t,! celati di ristrettezza, e di superficialità: ben vero ciò
non fu l'opera del paese , ma dei tempi , e della preponderanza d'un sistema. Cosi declinarono
fino al i83o , quando furono rianimati, e presero novello cammino. Chiude la prima parte del
lavoro un fugace sguardo agli studi ecclesiastici, e l'autore ritiene che se essi non furono grande-
mente propagali , ebbero in cambio uomini sommi in tutti i loro nomi. Che le opere di Teologia
Morali , e Dommatiche si lasciano indietro quelle degli altri paesi, e le anteriori del regno. Solamen-
te è incerto , se la forma possa assolutamente primeggiare , quando la sola scolastica le incatena.
Questo rapido abbozzo è 1' at'ant propos , o l' apparecchio a reassumere io poche parole l' argomento
proposto. Che di vero il confronto essendo un sicuro elemento di giudizi , è facile seguire 1' an-
damento del sapere dal i83i , al li^i , non altrimenti che dal 1800 , al i83i.
Non avevamo né scultori , né pittori , ma in questi dodici ultimi anni il vuoto è rimasto col-
mato ; lo dicono tutte le opere che son venute fuori. 11 disegno , e lo stile hanno acquistalo man
roano correzione , ed uniformità. Quanto alla musica si è vantaggiato in dottrina , e diSusione ,
■i é perduto di genio , di spontanietà , e nazionalità : la musica italiana non é più esclusiva-
mente tale. Un solo avea colpito il vero tenero passionato che lusingava , e piaceva , ma
raorl immaturamente. Oggi lo spianato , la melodia son divenute quasi impossibile , e benché sia
smania febbrile quella per la musica , è una mala intesa propensione , che non vantaggia gran fatto
il saper musicale. Le altre arti imitatrici sonosi poi spinte del pari che la dottrina architettonica U
quale é stata allargata da una istituzione iid hoc e da un'altra schiera di giovini. La instituziooe
dei corpi facultativi , e dei ponti e strade gareggiano di bene in meglio. La teorica , e la pratica
agraria sono dall' A. riferite sulla buona via 5 dopo il Granata , mille altri han seguito 1' esempio,
ed in tutte le provincie una emulazione s' è destata.
Le scienze naturali sono arricchite di cultori , e di lavori ; gli studi geografici si sono an-
cor essi allargali , non di meno la parte topografica , non ha 1' importanza che merita ; per U
<|Uale l' A. desidera che si facciano discorrere a discenti tutte le contrade del nostro paese ao-
lichè le straniere. Nello studio di lingua , e di lettere il paese è sempre in progresso , lo appalesa
la gran quantità di libri di lingua , e di lettere che si stampano io Napoli ; lo appalesano la euir
246
che si mette al bello scrivere , e lo amore con cui gli studi del latino , del greco , e d'altre lingue
morte si vanno facendo per vero amore di sapere , e non per ostentazione di parole. Gli studi filo-
logici si sono ingranditi , ed anche il clero riprende i suoi vunti. Vengon fuori opere profonde ,
e di critica imparziale. Gii studi legali sono immensamente innalzati , la istruzione è divenuta più
generale , e le opere di esegesi , di storia , di critica , e di filosofia legale, ne sono una pruova.
Nuovi lavori , e nuove opere vengon poi in soccorso della facoltit medica , la quale per uo
momento è sembrata paralizzata. Se , salvo le eccezioni , le opere mediche napoletane non si di-
stinguono per altezza di pensamenti , hanno in generale il merito della chiarezzi , e dell' osserva-
zione. Per le cose morali , e filosofiche , si migliora sempre ; l' ingegno Napolitano ritorna alla
sua naturai contemplazione e le scuole si moltiplicano j in somma essi non furon mai in tanto ono-
re. Questo miracolo è dovuto al secolo , ed agli sforzi d' un solo uomo. Le scienze economiche
hanno acquistato un carattere solenne , e si sono grandemente diffuse. La colta gioventù avrebbe
già vergogna di non aver assistito ad un corso d' Economia.
È dovuto pure air ultimo decennio lo studio del sapere amministrativo. Gli studi , e il sape*
re militare di arti meccaniche , ed industriali si sono popolarizzati. Per la drammatica una gran
folla spiega una lodevole attitudine , e molta docilità a' consigli , ed agli esempi. Per la storia
v' ha delle opere povere , e di semplici cronache ma ve ne ba molte che vanno Iodate per la pi>r-
gatezza , e la precisione , e vastità del sapere.
Siffatta fecondazione di sludi ha già preparato un lieto avvenire. In generale è una tendenza
al sapere , come altra volta , a meno onorevoli esercizi ; né se ne può più dubitare , quando
il giornalismo è apparso come un fenomeno a maggiOrnicnte assicurarne la speranza: che la stam-
pa periodica non ha avuto in nessun' altro paese maggiori cultori ; son 36 giornali , che si occu-
pano di arti , di scienze è di lettere, e quel che è meglio, l'esempio delle metropoli non va perduta
per gì' altri paesi di provincia. V'ha qualche ineonvenienza , ma eede a fronte de' tanti vantaggi. E
come evitarla ?
Ciò che non va lodato nel giornalismo è la tendenza alla satira , o alla adulazione. Ora occorre
spandere il sapere nel popolo e chiamarvi le masse , e 1' universale. Il mutuo e gratuito insegua-
menlo , non ha avuto quello svolgimento che meritava.
La idea de catechismi è felice , ed è anch' essa una gloria de' due ultimi lustri.
Del i-imanente dice 1' A. che ci ha ancora nei nostri studi molte ridondanze , ed inutilità.
Egli deplora gli studi delle lingue antiche per coloro che non debbono avvalersene. La intolleran-
za nelle opinioni , e negli studi in generale. L'A. conchiude consigliando ogni maniera di studiosi,
di affidarsi all' amore , e non all' odio , alla persuasione , e non alla persecuzione , alla dolcezza ,
e non alla severità.
Sessione de' lg gennajo lS43.
Si sono presentati in dono i seguenti libri.
1°. Annali della società agraria di Torino, volume secondo , 1842. Torino io 8».
2*. Pepe ( Raffaele ) Giornale economice rustico , anno XIV 1842. Campobasso in 8°.
5". Santoro ( Angelo ) L' Aritmetica , ia geometria piana , e la geometria solida in 60 , le-
zioni i84o. Napoli in 8°.
— Le ragioni e proporzioni geometriche trattate col metodo dell' analisi , ed analogamente
applicale alla soluzione de' problemi 182 5. Napoli in 8°.
— Cronaca dell'ingegno umano i84a. Napoli in 8».
Il Presidcnle ha dello , che essendosi messe a stampa le proposizioni da lui fatte nella scor-
sa tornata , debba questa stampa distribuirsi è tutti socii per discutersi nella tornata vegnente.
Il signor de Auguslinis ha letta la seconda parte del suo lavoro , cominciato a leggersi nella
scorsa tornata.
Il signor Amante La Iella Dna nota intorno ad una nuova tavola generale d' interpolazione.
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1843 RENDICONTO n\ 10.
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DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE
ACCADEMIA DELLE SCIENZE
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per momento
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3
Sicché sì avrà 1' equazioDe
-|-nm'»i>=: — oJit» (x 7"') '*'■
Il valore di x che rende do massimo il secondo membro , 0 ciò che torna allo stesso la fuozione
• z = — x , e questo valore posto nell'equazione (1) dà m' = — « m/ ~rr' < *''* ' " «"'Dimo «lort
«he ai poisa dare ad m' affiochì il muro resista alla spinta delle terre.
254
3. Essendo questo valore indipendenlc da h cioè dall' altezza del muro , si
de che restando le stesse le quantità « , n > e / ; ciot le gravità specifiche della terra e
della fabbrica, e l' inclinazione della scarpa naturale delle terre, l' angolo che la scarpa
esterna del muro deve fare con la verticale rimane lo stesso qualunque sia F al-
tezza del terrapieno. Di modo che ne' casi particolari in cui per altre circostanze
deve darsi ad un muro di rivestimento una data scarpa esterna, si vedrà se il
rapporto della base della scarpa all'altezza ò maggiore o minore della quantità
— / y — : nel primo caso il muro avrà grossezza maggiore di quella che ri-
chiederebbesi pel puro equilibrio ; nel secondo caso e segno che il muro non
può terminare a cresta, ma deve avere una grossezza in cima, il cui valore o la
grossezza e della base , si determinerà con le formolo riportate da Navier (n. 24.1) >
che sono le seguenti
g_ #/^ z' /' ( 3 /« — 2 z) -1- n ììf /«' ^ , X
^ n ( A -i- 2z)
ove m dinota il rapporto della base della scarpa esterna all' altezza del muro , e
z deve essere determinata per mezzo dell' equazione
8 « /' n s' ^ 6 tì /". n A' 2 -t- 2 n" W A' = o (2)
Pertanto siccome 1' applicazione di queste formolo riesce incomoda per gli usi
pratici , cerchiamo di trasformarle in altre il cui uso riesca più facile. Ma prima è
necessario far osservare che potendo 1' equazione (2) dare per z tre valori reali ,
convien distinguere quale di essi rende un massimo a , e quindi quale e quello che
devesi sostituire nell' equazione (i) per determinare la grossezza del muro. A tal
oggetto rifletteremo che indicando per brevità con u l' espressione sottoposta al ra-
dicale esistente nell'equazione (i) si ottiene
du 8tìi' nz' — • Gai' . uh'z ■+■ zn' m' h'
"dz" ~ n' ( A -4- 2z)*
il qual valore, indicando con «', »", »'" le tre radici dell'equazione (i) disposte
per ordine di grandezza, si riduce a
_dM 8:^^- ( Z ->• «' ) ( Z— »" ) ( 2 — «'" )
dz n { à -i- 2zy
Or dalla forma dell'equazione (1) si vede che delle tre radici »' , »" , a'" una »/
deve essere negativa , e le altre due »" , «'" positive ; la radice negativa non
deve considerarsi, perchè non corrisponderebbe ad alcuna linea di rottura, dunque
restano ad esaminarsi i due valori »" , «'" ; ed è chiaro che z = *" corrisponde
al minimo valore di m, e z ^ »'" al massimo , poiché essendo «" < *"' ponendo
z=»"4:;j, j3 essendo una quantità piccolissima,— j — passa dal meno al più, e po-
nendo z=six" 'ifi^ , passa al contrario dal più al meno. Quindi allorché 1' equa-
255
lione (i) ha lutle e tre le radici reali bisogna adottare per z la maggiore delle
due radici positive , e sostituirla nel valore di a.
La necessità di questa discussione si vedrà vie maggiormente, se si rifletta che
1' equazione (i) è applicabile soltanto nel caso di tutte e tre le radici reali : e
di fatto quando una radice è reale e le altre due immaginarie , la radice reale
dovendo essere negativa , non può ammettersi per quello che poc' anzi abbiam
detto. Si vedrà qui appresso dichiarato quando si presenta un tal caso , perchè
non si debbono applicare le forraole riportate , e come debbasi determinare la
grossezza del muro, non potendolo ora mostrare, attesoché essendo troppo com-
plicate le equazioni (i) e (2) ci riuscirebbe troppo difficile un tal esame.
4.. Per cercare intanto di rendere più semplici le equazioni (i) e (2) si faccia
z= a. à ,
ed esse diverranno
« — — * -t- "4" — ;~ = 0« vW
ove e* =: •
n
Ed osservando che dall'equazione (1) si ha
TO' = ^' ( 3 « — 4 ,' ),
il valore di a si ridurrà ad
^ I -t- 2,
che si può porre sotto la forma semplicissima
a^(iAA^3»(i — ») (2),
di modo che dall'equazione (i) si deve prendere il valore di » e sostituirlo nel-
r equazione (2) che darà la grossezza a. (*).
Ciò posto l'equazione (i) ha una radice reale e due immaginarie quando si
ha w»>(t ; cioè quando m'^(\r~ , ma noi abbiamo detto che i valori di
»z> —^i ^-jj- danno eccesso di slabilità, anche facendo terminare il muro a cresta,
dunque quando l' equazione { i) ovvero la ( 2 , 3 ) ha una radice reale e due im-
maginarie si può senza altro calcolo far terminare il muro a cresta, e 1' equilibrio
(*) Da qnesta forinola si vede che i valori negativi di » rendono a immaginaria , e qniodi resta me-
glio dimostrala la nostra asserzione dedotta nel n°. precedente da riQessiooi attenenti alla natara della
qnistione ebe > cioè , non si debbono riieasre i valori oegatiTÌ di Xt percbi cortisponderebbero a liQ«e di
rottura che dod possono arer luogo.
a56
sarà assicurato. Così resta spiegato , come abbiamo avvertito nel n" ' precedente
quando avviene che requazione (2) ha due radici immaginarie, e si vede pure che
la reale viene negativa, cioò non corrisponde ad alcuna sezione di rottura, perchè
nel muro vi è eccesso di resistenza. Pertanto siccome abbiam detto che si può
3 vt
andar cercando la grossezza da darsi al muro nei soli casi in cui ot < -^ / A^"n"
3 .
cioè m < — (* , ne risulta che in questi casi 1' equazione (i) avrà sempre tutte
e tre le radici reali , e per quel che si e detto nel n°. citato bisogna prendere
per a la maggiore delle radici positive.
Ma è noto che ponendo
-T- = cos^ (3)
le tre radici deU' equazione (i) sono
» = — cos — ? , «=cos — («■ — ^), « = cos — (*rtrt),
dunque il valore di » che dovrà sostituirsi ncU' equazione (2) sarà
• = cos — ( *— t ) ,
e si avrà per conseguenza
a = ii. h a/ 3 cos -g- (*— -? ) ( i — .cos — (« — ?))
ed osservando che
I — cos -5- ( * — f ) = 2 sen' — (* — .?)
si avrà Cnabnente
« = (tAsen— («• — ^)i/ 6cos— (* — ^) . . . (4.).
5. Riepilogando quanto abbiam detto sinora , ne risulta che nello stabilire
i muri di rivestimento bisogna.
I. Calcolarsi la scarpa che dovrebbe darsi al muro perche possa terminare
superiormente a cresta , cioè secondo una retta orizzontale , ed il rapporto della
base di questa scarpa all' altezza del muro ò dato dalla formola
i r II
ove / è la tangente trigonometrica della metà dell'angolo che la scarpa naturale
delle terre fa con la verticale , « e la gravità specifica delle terre , e n quella
del muro.
II. Se questo valore si trova troppo grande per poter essere adottato ; tal-
chi! altre circostanze prescrivano T inclinazione della scarpa esterna del muro ,
allora indicando com ;« il rapporto della base della data scarpa all' altezza dei
muro , e con w»' il rapporto calcolalo precedealemenle , si troverà nelle tavole
uà arco 7 tale che si abbia
257
*=°' * = (4S-)* (*)
e la grossezza da darsi alla base del muro sarà data dall' equazione
e = A fn' hsea-^{*~-^) g/"^ 6 cos — ( «• — >()
ove h indica l' altezza del muro.
Queste formole oltre alla loro semplicilà hanno il vantaggio che vi si pos-
sono applicare i logaritmi.
6. Intanto siccome dal valore di a si vede che restando le stesse le quantità
/ , « j n , m il rapporto —r- non cambia, ne segue che restando le stesse la na-
tura delle terre e della fabbrica , data l' inclinazione della scarpa esterna del muro è
pur dato il rapporto della base all' altezza; talché se in una tavola fossero pe' di-
versi casi notali questi rapporti , basterebbe moltiplicare per essi T altezza del ter-
rapieno che si considera , ed il prodotto indicherebbe la grossezza della base che
deve darsi al muro di rivestimento.
Quindi , come si è da principio avvertito , abbiamo formata una tavola che
vedesi riportata alla fine di questo articolo in cui limitandoci al caso della fab-
brica di tufo e delle terre forti , sciolte , e della sabbia , abbiamo secondo le va-
rie inclinazioni della scarpa esterna notati i rapporti della base del muro alla sua
altezza.
7. Daremo termine a questo ricerche osservando che siccome variando il va-
lore di m cambia a e quindi il volume del muro, così potrebbesi dimandare per
qual valore di m il volume del muro diventa un minimo. Per risolvere questa
questione si rifletta che , restando le solite denominazioni , la base superiore del
muro è espressa da a ^ mh , e quindi l' aia della sezione , ovvero il volume per
l'unità di lunghezza, sarà
{•ia — mh). — h=. — h\ %^y 3» ( i — ») — w )
onde la funzione
2^ /^3»{i — a) — m
è quella che deve essere un minimo. In questa espressione dovrebbesi ora porre
per « il valore tratto dall'equazione (i,4) e cosi ridurla a funzione della sola m ;
e quindi trovar poi il valore di m che la rende un minimo. 3Ia siccome l'equa-
zione (i^4) è di terzo grado rispetto ad», sarà più facile esprimer tutto per ».
Quindi avendosi dall'equazione (i,4)
»j = (i^3» — 4»*
la funzione che deve essere un minimo sarà
2 ;^3» (i — .) — /^3« — 4»'.
(') É facile vedere da' ralori di (a e di m' cUe (^ = -— m' , e quindi Tiene il valore Dotato per co;r-
w
33
208
Chiamando per brcrìtù u questa quantità avremo
du _ 3 ( I — 2 « ) 3(1—4.»')
d, ~^/'3,(, — .) "" 2V/3. — 4»' '
, da • . 1.
e ponendo — i — = o , si avrà 1 equazione
4 (1 — 2.)' (3 — 4»' ) = 3 ( I ~4** )'(! — »),
la quale si scinde nelle due
( I — 2*y = o, 4 (3 — 4»') = 3 ( I4r2,)' (i — .).
Di queste la prima dà a = -^ , e la sceonda
3 /"Ts"— I V^T3-f- I
12 12
c poiché i valori di» negativi, o quelli clic danno »>i rendono la funzione u im-
1 i/ ^
maeiuaria, si dovranno considerare soltanto i valor' , =-5-, ed«=_l — Z — HJL .
12
du dti
Ora dal valore di — ; — e da' valori trovati per le radici dell' equazione —. — =0 , si
a» 0»
vedo che da *=o sino ad «=-V) il coefficiente differenziale -j- e positivo; da «=-— -sino
-^ d* ^
ad » = -!— 2 — ' e negativo, e da » = _2_Z — ' . sino ad « = 1 torna
12 12
ad essere positivo; quindi « = -x- corrisponde ad un massimo, »=i__I — ZI —
12
ad un minimo , 0 da questo valore di » sino ad » = i la funzione cresce con ».
('!() ha luogo quando si riguarda la quistione corno una semplice ricerca di mas-
simi e minimi ; ma siccome » dipende da ?n , ed w è compresa tra i limiti —n ,
e 0 , cos'i bisogna vedere quali sono i limiti di ». A tal' uopo si osservi che es-
seado » = cos -r- ( * — ', ) , e cos ^ = ; il massimo valore di » corrisponde al
più gran valore di ^ , cioè al minimo di m, ed è allora »=cos — k=.—\ 3 ;
ed il più piccolo valore di » è relativo al più piccolo valore di ^ , cioè al
più gran valore di in , che è ;« = — (*. Per trovare il valore di « corrispondente a
questo valore è più semplice porre m = -7-1* nell' equazione (1 ,4) , e si ha «^ — .
Laonde pe' diversi valori che può assumere wi , » è compresa tra « = -^ ed
= — \/"3 , e siccome il primo di quegli valori è maggiore di
. VT3"-
12
259
ne risulta che non vi è inclinazione da darsi alla scarpa esterna che corrisponda
ad un minimo propriamente detto ; ma avendo già fatto rimarcare che pe' valori
di « compresi tra J-_Z — ZI — ed i , il volume del muro andava crescendo con
13
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3 3 , §/' •5 2
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0,486
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60"
o,3o
0,20
0,424
o,4oi
V2
0,10
0,387
0,00
0,383
26o
I numeri dell' ultima colonna mollìplicatl pep Y altezza del terrapieno espressa
in palmi danno la grossezza da darsi alla base inferiore , la base superiore re-
sterà poi detcrminata portando la scarpa della faccia esterna secondo l'inclina-
zione data dal numero corrispondente della penultima colonna. La faccia interna del
muro di sostegno è supposta sempre verticale.
Giova far osservare che i valori di a corrispondenti &d m = o sono sempre
eguali a quelli corrispondenti al caso in cui la base superiore è nulla moltipli-
cati pel numero costante 0,7866.
BoTAMCi. — Osservazioni intorno alla struttura delFAriUo ; fatte da
GoGLiEiMO Gaspariuni j SOCIO corTispondente.
Di questi tempi la scienza delle piante progredisce maravigliosamente in tut-
to le sue branche soprattutto nell'Anatomia , ed in quella che intende a far co-
noscere r essenza di ciascun organo , tanto nella struttura , come nella origine e
funzione , e che addimandasi Organografia. Ci ha una parte del seme che si di-
ce Arillo , di cui i Botanici desiderando al presente conoscere compiutamente la
sua natura , mi sono avvisato manifestare quello eh' io ne penso ; non già eh' io
stimassi i miei pensamenti potessero in tutto soddisfare al desiderio dei dotti ,
ed al bisogno della scienza , ma solo perciò che forse alcuna delle mie ossena-
zioni potrà conferire al subbietlo. Ed in ciò fare mi è parato per chiarezza mag-
giore , dover prima toccare , sebbene leggermente , del prodospermo.
I. Del podospermo.
II podospermo , detto pure funicello ombelicale , è un filamento che unisce
il seme al Irofospermo. E varia moltissimo in lunghezza , in alcune acacie. ( Aca-
cia melanoxylon ) ò lungo per oltre un pollice , sopra se ed intorno al seme
ravvolto , ed in molto piante è tanto corto che poco meno pare che manchi ; an-
zi in alcune manca alTatto come nelle piante graminacee , ed allora il seme pro-
cede immedialamenle d;il trofospermo. La struttura del podospermo in generale so.
miglia a quella di una giovine e tenera (Ibrillina , la quale si compone d' ordina-
rio di tr.ichee nel centro e fuori di cellule più o meno allungate , che intorno a
quelle fanno una spezie di guaina. Ora nel fatto delle graminacee e di molle al.
tre piante in cui il podospermo manca, il seme si trova sempre in cima ad una
fibrillina del pedicello ; ed allora quest' essa appunto si può riputare podospermo.
11 quale quando è sporgente nella cavità dell'ovario incontra tal fiata a vederlo ra-
moso , in due o tre rami , ciascun ramo con in cima il seme. Questo invero è
rarissimo , avendolo osservalo in qualche spezie di Cereo , ( Cereus speciosits )
0 si può vedere ancora in alcune piante della famiglia delle Cucurbilacee , co-
26l
me nella Cucurbita Pepo. La grossezza del podospcrmo varia pure ; avendocene
di soUilissimi , quasi capillari , e di quelli che sono grossi come cordoncini. La
parie del seme cui aderisce il podospcrmo dicesi ilo ovvero ombelico. Ma il seme
del casfagno cavallino, {Aesculus fiypocastanum) per esempio, quello del castagno
nostrale oltre di tale aderenza ne hanno altra assai leggera formata dalla cellu-
lare , intorno al vero ombelico ; della quale aderenza rimane il segno io sembian-
za di macchia più o meno estesa e variamente conformala. In certi casi pare co-
me se il podospcrmo entri noli' ombelico e vi aderisca disciollo in molli fdolini ,
come nella fava , nella ghianda , nel cannacoro. Nientedimeno in somiglianti con-
giunture bisogna giudicare del fallo con molla prudenza. Si ricordi il lettore che
il guscio esteriore della ghianda è il pericarpio , ed in esso veramente le fibre
del ramuscello o peduncolo vi entrano disciolle e disposte con ceri' ordine ; di là
dall' endocaipo verso un sol lato ci ha sorla di cortissimo filetto , eh' è appun-
to il podospermo, del quale alcuni sottilissimi ramuscelli formano i nervi dello
spermoderma , ed un ramo più grosso discorrendo per tm leggier solco di esso
giunge all'estremo opposto sello 1' apice del pericarpio alla base del seme dove
sta la radicelta dell'embrione. Nel cannacoro il podospermo è coperto da molti
filolini intricati , i quali giungendo infino allo spermoderma ei par proprio di
vedere a prima giunta tanti ramuscelli del podospermo entrare in quello per altret-
tanti forellini ; e pure il podospermo sta dentro di tali filohni , ed è in forma di
sollil filamento. I peli in lunghe ciocche intorno all'ombelico nel landro , nell'.-^-
sclepias , ed altre piante quantunque provenienti dallo spermoderma possono na-
scondere il podospermo o parere ramoscelli di esso. Nella fava poi l'ombelico è
grande e quadrilungo ; il podospermo arrivando ad una estremità di esso in-
grossa ad un tratto; e l'ingrossamento carnoso corre infino all'altra estremità
con aderire allo spermoderma per mezzo della cellulare. Di qui nasce quella
sorta di ombelico. Intanto il podospermo si caccia nello spermoderma per solo
un punto ; e come prima ci entra in esso si dirama ; un ram^uscello cammina
per lo diritto mezzo dell' ombelico come un sottilissimo filo. Questo si vede ri-
cercando con molta diligenza , con adoperare pure il microscopio ; e non solo
nella fava , ma in altre piante leguminose ancora , in alcune varietà di faggiuoli ,
di dolichi ecc. Sicché il podospermo diversifica moltissimo , quando è sporgente
dal Irofospcrmo , nella lunghezza , grossezza , e conformazione ; rarissimamente
fe ramoso ; sposso produce filamcL:!» da cui- ò coperto ; d' ordinario è in forma
di filetto , ed entra nello spermoderma per un solo punto , poi diramandovisi in
varie guise. Non è già eh" io volessi affermare non si potesse trovare disciolto
e cacciarsi nel seme per molti forellini ; perchè le modificazioni degli organi nei
regelabili sono cosi strane e differenti che egli è impossibile fermare il tale
o tal altro tallo , senza eccezione. Io dico quello ho veduto. E prima di lasciare
questo subbiello non debbo passarmi di una cosa che a prima giunta potrebbe
263
parere strana , e fuori la regola di sopra proposta ; cioè che avendo io dello che
il podospcrmo è fatto come una tenera fibrillina colle trachee nel centro e fuori
le cellule , quello della Magnolia grandiflora , quando il frutto k maturo , essendo
fatto soltanto di trachee , sembra una rilevante eccezione. Pure chi lo esamina
al tempo della Corcsccnza ci vede esattamente la medesima struttura che nelle al-
tre piante.
II. Delf Arillo.
Questo vocabolo è rarissimo appresso gli antichi scrittori di cose botaniche,
e solo pare si sia adoperato per dinotare i semi della vite. Ludvigio poi, secon-
do afferma il Bocmero ( De plantarum semine ec. ) ne estese il signiOcato , di-
cendo arillo qualunque sorta di seme chiuso in una polpa succulenta. Ma Linneo
avendone idea difforcnlc ijilcndeva prima con tal voce la tunica più esterna del
seme che spontaneamente si cade : ed appresso correggendosi un poco , eh' era
una sorta d' intcgimìcnto che spesso si Jiotava sul seme. I Botanici i quali do.
pò Linneo trattarono del medesimo subbictlo , in luogo di chiarezza , arrecarono
forse ' maggiore confusione , alcuni leggermente modificando la sentenza del Lin-
neo , e molti allargandone il -lignificalo. Dappoiché costoro denominavano pure
arillo quando 1' cndocarpo ( Cojfaca ) , quando lo spcrmodcrma polposo (Taber-
ncmontana ) j o coperto di peli ( Gossypium ) ; e lalfiata il podospcrmo un pò
stranamente conformato ( Acanlhus ) , o il rafe molto rilevato. Solo il Richard
( nouvcaux clémens de Bolanique ) , per quello io ne sappia , pose dell' arillo la
migliore definizione , e f idea più semplice e chiara. Egli si pensa niente altro
essere l' arillo che parte del trofospcrmo o del podospcrmo, la quale prolungan-
dosi oltre l'ombelico cuopre da per tulio ( arillo compiuto ) , o in parie ( arillo
incompiuto ) il seme. Quantunque cosi falla definizione non sia giustissima come
si vedrà appresso , nientedimeno si può ammetterla , considerando che spesso rie-
sce impossibile stabilire i termini precisi delle trasformazioni degli organi vegetabih.
HI. Bell' arillo incompiuto.
Trattandosi di espansioni , prolungamenti o appendici vi vogliate dire del
podospcrmo , queste possono essere diffcrenlissimc , e per intenderle bene , in-
nanzi tratto si vuol ricordare la struttura di quello onde procedono ; la quale è
semplicissima siccome ho cennato nel precedente capitolo, cioè di trachee nelle
parte interiore , e fuori di cellule piii o meno allungate. Adunque in certe pian-
te , di questa parte esteriore cellulare del podospcrmo derivano prolungamenti
e crescenze di varia guisa. Già ho detto che nel cannacoro da essa provengono
molfissimi Glohni distorti intricati e tra loro ravvolti , i quali giungono infino allo
263
spcrmoderma , e son sembrali a certuni tutti quc' Clolini ramusccUi sotlilissimi
del podospcriuo e che per tanti forcllini entrassero nello spermoderma : il che
è nianifoslo errore , perchè dentro da essi ci ha il vero podospermo , ed è cor-
tissimo filamento cilindrico. Nella Strelizia si nota lo stesso fatto ; se non che i
fdoliui sono diritti , non mai tra loro intricati , e con tal ordine e simmetria
che par di vedere una ben composta zazzera d' un bellissimo color rancio
in un lato del seme. Ma non di rado questa sostanza cellulare esterna in luogo
di generare tal sorla di prolungamenti , indoppia presso all' ombelico in forma
di caruncola , e somigliante nella ( Slernbergia lutea , Ricinus) : il quale ingros-
samcnlo essendo ancora più largo nella fava che nelle sopramentovate piante for-
ma in quella un grande ombelico quadrilungo. E poco più che fosse allargato
già il seme di tal pianta si troverebbe ad essere coperto in un lato da un dilatamento
del podospermo in forma di berretto. Il che se non è nella fava , si trova in
altre piante , come per atto di esempio nella Turnera, in cui la crescenza del
podospermo presso all'ombelico si distende come un prolungamento laterale
sul seme , nella Poi y gala in cui è trilobata ; nel cardiospermo in forma di
rene alla base del seme. E qui si pare la possibilità almeno , se non la cer-
tezza , che questa sorla di dilatamento del podospermo poli-ebbe esser maggiore
in altre piante e cuoprire in lutto , o poco meno il seme. Invero che questa pos-
sibilità è certezza e fatto ; dappoiché il seme di noce moseada tutto sta dentro una
rete polposa d' un bel colore rancio , la quale i Droghieri dicono macis , e pro-
cede dal podospermo. Ed in così fatto arillo ci ha una singolarità, ed è, che nei
suoi rami avendoci le trachee non procede solo dal tessuto cellulare esterno del
podospermo , ma si bene da una diramazione di questo. E dal podospermo deriva
pure quella sorta di guscio , che poco men che tutto il seme cuopre dell" evonimo
verrucoso. Questi due esempi sono gli ultimi termini dell' arillo incompiuto, per-
chè sta ad un pelo che il seme non ne sia in tutto coperto.
l\. Dell' arillo compiuto aperto.
E già in altre spezie del genere Evonimo 1' espansione del podospermo tan-
to s' ingrandisce che tutto il seme n'è coperto. Quello della fusaggine ( Evony-
mus curnpaeus ) è quasi sugoso , fatto di due lamine o membrane , l'esterna più
ampia. Esso ha piccola apertura nel lato opposto al rafe ; la quale porge indizio
dell' esser suo ; e la membrana interna deriva manifestamente dal rafe. Conosco
un' altro esempio di arillo compiuto ed aperto poco differente da quello della fu-
saggine. Gli è nelle Passiflore. II seme della Passijlora eoerulea è come un noc-
ciuolelto con lo spermoderma a tre gusci o membrane , il mezzano doro. Tal se-
264
me sta dentro nn inrolucro molle quasi mucillagginoso di colore rancio aperto
nella sommità , fatto d' una fmissima pellicola contenente cellule , e procede dal-
lo strato cellulare esterno del podospermo che in quella foggia si allarga. Si ge-
nera detto involucro dopo la fecondazione , veggondosi sporgere prima alla base
dell' uovicino fecondato , e crescere poi con questo , e finalmente avanzarlo , co-
me sia giunto a perfezione. Ora io non so se 1' arillo dell' Evonimo verrucoso , e
quello della fusaggine appariscano prima o nel tempo della fecondazione, o im-
mediatamente dopo.
V. Dell arillo compiuto e chiuso.
Gli autori nolano semi di piante diverse coperti da arillo cosi fatto ; intorno
a che intendo riferire quello da me veduto ed osservato per poterne giudicare
senza dubbiezza. I semi delle zucche, e di altre pianfe cucurbitacee , nel frutto
immaturo si trovano a stare in una sostanza sugosa e tenera ; la quale aderisce
ancora alla loro superficie. Ma come prima esso frutto finisce di crescere , la so-
stanza carnosa si disecca poco a poco , e quella cuopriva il seme si conforma e
rassoda nella parte interna in forma di guscio , il quale si può separare agevol-
mente dal seme immaturo ; e si vede allora che procede dal podospermo. In que-
sto esempio la sostanza cellulare sopraddetta e congenita col seme. E può nasce-
re ancora dopo la fecondazione. Nelle opunzie sul tempo della fiorescenza l'ovario
ha una sola cavità , e nella parete di essa gli uovicini sopra un podospermo più
o meno corto. Ma i semi nel fruito maturo in luogo di trovarsi aggruppali nel
centro , siccome ognuno si avrebbe aspettato , stanno piuttosto dispersi , ciascu-
no involto in una sostanza molle sugosa. Sopra che ripensando assai fiale e
seguitando a grado a grado la maturazione dei frutti son pervenuto a scuoprire
che tale mutamento dipende da questo. Il podospermo giunto all' ombelico o lut-
t'esso , ovvero la maggior parte in forma di grosso filamento cilindrico cammi-
na e circonda 1' uovicino a modo di anello , dal quale anello dislendesi una sot-
tilissima membranclla tutta intorno il medesimo uovicino. Dopo la fecondazione,
seguitando a mano a mano 1' accrescimento dell' ovario si vede la superficie degli
uovicmi, mentre si trasformano in semi, e quella del cortissimo podospermo, cuoprir-
si poco a poco di polpa molle dilicatissima , sugosa , la quale si compone di otri-
coli , e crescendo è cagione che ì semi sieno allontanali , e ciascuno alla fine si
trovi involto nella sua propria polpa. E che la membranclla più esterna del seme
proceda dal prolungamento del podospermo sopraddetto si può giudicarlo da que-
sto , che talvolta , e per cagioni eh' io non saprei dire , in qualche seme il podo-
spermo arrivalo all' ilo non manda quel prolungamento annuiare sopraddetto ; e
lai seme non si trova mai coperto dalla polpa. Inoltre nel Cereus cylindricus
il fallo essenzialmente non è diverso ; ma quando il seme è maturo la membranclla in
26j
forma di vessica coperta di poca polpa separasi spontaneamente da un nocciuolet-
to eh' è parte dello s>pcrniodcrma. Cosi nelle zucche come nelle Opunzie tal
sostanza cellulare procede della parte esterna della membrana o arillo compiuto
che si volesse dire. Ma nel pomidoro e nella Mtisa speciosa Ten. succede il con-
trario. D frutto del pomidoro maturo e diviso in più cavità da tramezzi pericar-
pici ; i trofospermi sono tanti quante le cavità, e sporgenti dentro di queste. Vi
stanno appiccati moltissimi semi , tutti chiusi in una membrana molle che facil-
mente si disfa. Ciascun seme poi si trova a stare dentro una vessich etta succulen-
ta piena di umore verdiccio mucoso ; la quale vessica o membrana io non saprei
dire di certo se la procede dal podospermo, ma fuori ogni dubitazione aderisce al-
l' ilo 0 ombelico , per modo che separando il seme da quello essa in nessuna par-
te si mostra rotta. Tali cose non si veggon bene nel frutto immaturo , avendoci
allora dentro le cellette dell' ovario solo una sostanza carnosa verde che cuopre i
semi. Gli uovicini della Musa speciosa Ten. nel tempo della fiorcscenza sono in-
volti , ciascuno , in una membrana molle , floscia larga procedente dalla parte
esteriore del podospermo , la quale ingrandisce insieme coli' ovario ed i semi. Si
vede lo stesso nella Musa sapientum et paradisiaca al tempo dei fiori ; di poi
spariscono gli uovicini , empiendosi i carpelli di sostanza polposa fecolacea.
Si e creduto che il seme della Melia e delia Sterculia fossero ancora guer-
nili di Arillo compiuto intiero. Nel primo la membrana esterna è nera fragile ,
la seconda più dilicata , la terza biancastra spessa quanto la prima , ma piutto-
sto molle quasi carnosa. Chi non vede in questa 1' albume ridotto a quella sotti-
gliezza e conformazione ? Ora se la prima fosse arillo , resterebbe al seme una so-
la membrana. Neil' altro il fatto è più intricato ; perchè la buccia esteriore di
color verde pare più ampia di quanto sarebbe mestieri a contenere esaltamente la
mandorla colle altre membrane , per modo che riseccandosi diventa rugosa bru-
na ; seguita una buccia di colore rossastro , e tra 1' una e l'altra ci ha paren-
chima cellulare con diramazioni fibrose del podospermo proprio come nella foglia.
Queste due membrane essenzialmente formano il primo involucro del seme nel
quale ci si vede a puntino la struttura di una foglia; il quale involucro cuopre
r cndopleura ; e potrebbe parere a prima giunta , o se ne consideri la struttura
o r ampiezza , una sorta di particolare arillo. Mi passo di mettere in mezzo altri
esempi , parendomi che quelU di cui ho parlato sieno bastevoli a far vedere lo
cose più rilevanti intorno all' arillo intiero e compiuto degli autori , e di cui si
variamente se n'è ragionato. E tutto ciò ho voluto spone per far comprendere, se-
condo pare a me , che in somiglianti casi la prima membrana del seme si è vo-
luto denominarla arillo , senz' averci un carattere certo che fosse valevole a distin-
guerlo dalle altre membrane , o se ne consideri il numero e la doppiezza loro ,
o la tenacità e 1' ampiezza. Imperciocché nelle cariossidi delle graminacee proba-
bilmente ci Ila una sola membrana , essendo 1' esteriore niente altro che il pori-
34.
266
carpio molto sodile. D' ordinario son due le membrane del seme , ma lalvoUa an-
cora tre, o che il mesospcrrao si conformi pur esso a quella maniera, come nel
Cannacoro , o che 1' albume essendo esterno e molto sottile prenda pure quell'ap-
parenza , come si vede nella mclia ; o che veramente sicno Ire gusci distinti. S'egli
fosse costante il numero delle membrane , per esempio due , si potrebbe in certo
modo stabilire in principio , che nei semi se ne trovano Ire , l' esteriore , massi-
me quando la fosse differcntissima dalle altre, sarebbe l'arillo. Risguardando l'aril-
10 della fusaggine , e della passiflora di cui abbiamo largamente discorso , par di
vedere una sorta di particolare involucro più ampio di quanto sarebbe stalo neces-
sario alla mandorla; ed allora facilmente si può cadere nella sentenza che l'am-
piezza forse polrebb' essere nota se non certissima almeno sufficiente al bisogno.
11 che è manifesto errore ; perchè son molte le piante in cui i semi si hanno l'cpi-
spermo assai largo , come \ Amaryllis calyplrala , molte spezie di Crinum; e
non è raro di vedere ch'esso è poco più ampio di quanto ci potesse parere ne-
cessario. Di ricambio non mancano esempi in cui 1' cndospermo o vogliale dire
eudopleura è molto più ampia dell' epispermo , come si può vedere nelle Annona-
cee , dove (ale membrana si caccia nelle rughe e sinuosità dell' albume.
Ho detto che ne la doppiezza ne la consistenza insieme o disgiunte porgono
che sia leggero carattere alla distinzion dell' arillo compiuto intiero dalle membra-
ne ; perchè d' ordinario la esteriore di queste è più dura e spessa dell' altra che
Je sta sotto , ma è il contrario nella Magnolia ed altri semi. Succedo alla sper-
nioderma quasi come al pericarpio ; il quale d' ordinario è più duro fuora che
dentro ; e ci ha la pesca, la susina , I' albicocca, la mandorla ed altre frutta in
lutto differenti. E siccome in s'i fatti pericarpi le diverse parti onde si compongono
in certo tempo sembrano differentissime , parimenti l' epispermo della zucca , del
r opunzia , quando tali fruiti sono maturi par che tengano piuttosto della na-
tura del pericarpio che di membrana del seme. E se ci ha pericarpi che si
aprono per forza elastica , 1' epispermo dell' acolosolla f oxalis eortnculafa J ,
domandalo pure col nonio di arillo, si apre somigliantemeule. Laonde io dico che
nei sopra mentovati semi l' epispermo erroneamente si è disgiunto dall' cndospermo,
nominandolo arillo.
Rimane a dire della sua origine in cui Richard stabilisce il carattere certo
della distinzione dicendo, ch'esso proviene dal Irofospermo o dal podospermo e fa
parie del pericarpio , non mai del seme.
VI. Della origine dell' arillo , e dello spermoderma.
In più luoghi di questa mia scrittura può parere che io non abbia notalo ri-
cisamente se la tal cosa derivi dal podospermo o dal Irofospermo. Questo ho fatto
ooQ disegno , perciò die l' uno e \ altro in essenza non sono differenti : ed il pò-
2C7
dospermo non è allrlmcnti die un ramuscello del Irofospormo , e quando il seme
n è privo , nicnledimcno si trova sempre in cima ad una fibrillina ; la quale allora ,
quantunque non sia sporgente , si può considerare come podospcrmo. L' arillo mol-
to aperto della passìjìora ; quello della Turnera , dell' evonimo e gli altri di cui
si e parlato, più o meno maiiifeslamenle , procedono dalla placenta o trofospermo.
Ancora Y epispermo della zucca , onde questo si crede della stossa natura. Ma io
porto opinione die la provenienza non porge indizio sicuro di diversità , jiotendosi
infino a certo punto ammettere che le parti onde si compone lo spermoderma de-
rivano pure dal podospcrmo o dal trofospermo. Lascio stare die in alcuni semi
si fatte parti non sono difTorentissime tra loro , 0 par di vedere come so il podo-
spcrmo allargandosi produca quel guscio , io voglio riferire un fallo clic mula il
sospetto o la probabilità in certezza , in cui le membrane del seme si generano
evidentemente dal podospcrmo.
Nel melarancio l'apparizione degli uovlcini nei carpelli succede lungo tempo
innanzi la fecondazione^ in marzo, quando la boccia del fiore è sferica della gran-
dezza di piccola lesta di chiodo. Allora tutte le parti sono imperfette , e l'imper-
fezione e maggiore verso le parti interne , come se V accrcscimcnlo procedesse da
fuora in dentro , cioè che il calice si pare ncH' esser suo meglio della corolla .
questa più degli stami. Cominciano in quel tempo a spuntare nelle cellette dell'o-
vario gli uovicini senza prominenza ne cavità , ma da per tutto uguali e lisci in
forma di granelli sferici , fatti solamente di tessuto cellulare , come il carpello, la
placenta , donde procedono. I quali granelli poi si allungano tenendosi all' asse
dell' ovario per una estremità , e come prima giungono a tale che la lunghezza
superi due volte la larghezza , verso 1' estremità libera più grande comincia a tra-
vedersi un nucleo il quale poco appresso apparisce dentro un anello come fosse
altro nucleo ; e questi due nuclei allora son chiusi in una spezie di sacco proce-
dente dal podospcrmo (e qui io chiamo podospcrmo la parte sottile dell" uovicino
che rimane tra il nucleo e la placenta. ) In fino a questo termine 1' uovicino cre-
sce senza mutare sua positura. In seguito si curva leggermente , rivolgendo la
punta esterna 0 libera verso la parte superiore , intanto che il nucleo più inter-
no cresce e diventa sporgente , circondato alla base da due anelli , uno proviene
dal nucleo esterno , di cui la circonferenza rimane alla base, l'altro dal podospcr-
mo conformatosi a quella foggia. Questi due aneUi principiano poi a loro volta a
crescere insolitamente (ed intanto l'apice del nucleo si avvicina all'ilo) forman-
do gibbosità nella parte inferiore , e nell' altra una sorla di borsa 0 involucro
fallo di due membrane , la quale a poco a poco ristringendosi e prolungandosi
verso l'ilo cuopre interamente il nucleo , per diventare spermoderma.
In cos'i fatte osservazioni io mi sono riscontrato in ciò che il celebre Ro-
bert Brown ., Mirbel ed altri hanno detto iulorno all' uovicino, fuori qualche legge-
ra dilTerenza , di cui adesso non posso ragionare. E le sopraddette trasforma/io-
268
ni accadono prima della fecondazione ; e quando la borsa è tanto cresciuta che
la sua apertura, delta dal Mirbcl esosloma, più non si vede , dalla placenta escono
certi filolini a cuoprirla intieramente. 11 nucleo corrisponde alla noceioletla dello
stesso autore , le due membrane delia borsa sono la primina e la secondina , e
formano lo spcrmoderraa. Ora la crescenza di questo sperraoderma'ba qualche re-
lazione coir arillo della passiflora, tranne che 1' uno apparisce prima e 1' altro dopo
la fecondazione. Il quale arillo si nasce evidentemente dal podospermo , e questo
uon è che una diramazione della placenta. E nel melarancio dopo 1' appari-
zione e r accrescimento del nucleo si tlistendono le due membrane che formano
lo spermoderma. E notale singolarità. L' arillo della passiflora quantunque sia più
ampio della grossezza del seme , pure e aperto nella sommità ; e lo spermoderma
nel melarancio presso all' ombelico non par chiuso si sodamente come ncU' estremo
opposto. Sicché , volendo ritornare al principal subbietto del mio lavoro , ripelo
che io non trovo carattere che valesse mollo o poco a distinguere l'aiùllo compiuto
ed impervio degli autori come cosa differente dall' epispermo ; e eh' esso non do-
vrebbe più ammettersi nella scienza come quello che tira in errori e contraddizio-
ni. E volendo ritenere tal voce, e darle un significato più giusto, mi penso che
col nome di arillo si potrebbe solo dinotare que' prolungamenti che in forma di
peli , di appendici membranose e reticolale, di caruncola, d'involucro o di altra
conformazione procedono dal podospermo e cuoprono parte del seme. E può esten-
dersi all'involucro esterno del seme della fusaggine, delia Passiflora , ed altri
esempi somiglianti. Se non che queste due sorte di arillo si voglion considerare
come gli estremi termini delle sue trasformazioni , perche dove non fossero aperti
non ci avrebbe carattere per distinguerli dall' epispermo.
VII. Della funzione dell arillo.
Quantunque io non avessi mai potuto scuoprire precisamente la funzione ese-
gue r arillo , puie i fatti di sopra narrali , se non m' inganno, porgono un po' di
luce a conoscere il disegno o il fine delia natura con tante trasformazioni. Con-
ciosiachè a vedere una cosa nasce subito vaghezza di saperne 1' ulKcio cui fu de-
stinata ; ed a questo tempo i Botanici desiderano vivamente la dottrina suli' aril-
lo . tanto delia organizzazione , come della sua funzione. Quanto alla prima parte
mi sembra aver io lucidamente dichiaralo in più luoghi qual sia la struttura del
podospermo , e come la parte esteriore o cellulare si trasformi nel convertirsi in
illamenti , o caruncole , o in que' dilatamenti che vanno sotto nomo di arillo in-
compiuto ; ed 1)0 notato pure che nell' arillo della noce moscada e' entrano le
trachee. Ora i due elementi che compongono il podospermo , le trachee ed il tessuto
cellulare , si riscontrano ancora nelle membrane del seme ; 1' epispermo spesso
fatto di soli otricoli, talvolta stranamente conformati in lunghi tubi , l'endosper-
269
mo d' ordinario dell' uno e dell' altro. Ed ho dichiarato pure che 1' arillo com-
piuto degli autori si deve con più ragione considerarlo come parte del seme ,
anzi come sua propria membrana. Riguardo poi alla funzione io non veggo in
esso un organo che lavori 0 conservi una qualche sostanza , un qualche umore
particolare , o tale una essenza sottilissima di natura ignota. E se quello della
noce moscada rende soave odore , ed ha certa sua virtù medicinale egli è forse
r unico esempio nella storia di cosi fatto organo ; e poi 1' essenze di simil sorta
non dinolano già il fine principale cui natura fece la tal parte ; come si vede ,
volendo mettere un esempio in mezzo , nell' albume ; il quale destinato princi-
palmente a dover nutricare l' embrione nel primo tempo del germogliamento , si
trova congiunta ad esso alcuna fiata sostanza astringente , amara, 0 aromatica; e
quando l'embrione sta dentro ed è coperto dall'albume egli prima è difeso da que-
sto , nello slato di assopimento , poi nutricalo come prima è desto alla vita. Adunque
volendo indagare la funzione dell' arillo per me non so vederla che nella causa fi-
nale della natura. 11 fine della natura è la varietà infinita degli esseri viventi con
mezzi semplicissimi , la conservazione e propagazione della spezie , affinchè conli-
nuamcnte sulla terra e quasi da per tutto fossero vivi segni del suo immenso potere,
& di sua meravigliosa grandezza. Per la propagazion della specie ella produce fiori,
e stabih la necessità della fecondazione in moltissimi vegetabili , ed ordinava tanto
e s'i svariato lavorio per generare 1' embrione. Questo è il termine di una vegeta-
rione ed il principio di un altra , e come cosa importante , anzi la speranza della
futura generazione, poselo in luogo sicuro e guardato , spesso con provvisione di
cibo , dentro un guscio o vessica che si dice endospermo o endopleura ; 1' endo-
spcrmo dentro altro guscio domandato cpispermo ; il seme dentro il pericarpio. 0
in altra maniera formava il pericarpio per proteggere e nutrire il seme, 1' arillo
0 le membrane per difendere 1' embrione .Tante e s'i differenti cose si generano con
certa successione ed ordine , d' ordinario dall' esteriori alle interiori , prima 1' o-
Vcirio , pni r arillo , appresso le membrane , per ultimo 1' embrione. Adunque il
podospermo correndo al suo destino eh' è quello di generare l' embrione talvolta ci
va per gradi , cominciando infino dalla base a produrre quelle cose di che si è
largamente discorso in questa scrittura. Ed in certa guisa gli succede quello che
a certe gemme. L' estremità del ramo 0 della fibra nel modificarsi in gemma , co-
mincia in alcune piante a produrre prima alcune squame , ed a mano a mano
verso le paili interiori si conforma nel germe vuol produrre , ma a questo fine
ci va per gradi poco a poco perfezionandosi. La stessa cosa mi par di vedere nella
formazione dell'embrione. La fibra il produce dicesi podospermo ; il quale nel
cannacoro forma tre gusci l'uno dentro l'altro, appresso l'albume, pure in forma
di guscio , indi il sacco embrionale , per jiltirao 1' embrione ; e mentre questo co-
mincia ad apparire e crescere manda fuori certi suoi filolini intricali. Il quale
embrione , in molte pianle monocotiledoni , componesi pure di due gusci l' uno
270
dentro l' altro , il primo detto cotiledone , il secondo blastemo ; ma questi due sono
così perfetti che hanno virtù di riproduzione vivificati sopratutlo dall' essenza del
maschio. Egli si pare chiarissimamente una serie successiva di produzioni , le
interiori più perfolle generate d' ordinario da quelle più esterne. Queste cose che
alla vista sembrano difTcrenlissimc 1" uomo nota e dislingue con varii nomi ; ma
la mente vcggendone poi 1' ordine , la struttura , la successione , e l' uffizio ulti-
mamente giudica e valuta quelle prime distinzioni,
NoTOMiA UMANA — Nota sul forame centrale della retina e sulla macchia gialla
del Buzzi nelP occhio del feto umano ; del D'. Antonio de Martino ; Socio
corrispondente.
Buzzi in Milano è slato il primo a scroprìre nel centro della retina un pic-
colo forame ovale , coronato da un alone 0 macchia gialla. Poco dopo Soemme-
ring confermava la scoperta dell' anatomico italiano , ma i noloraisti posteriori
non eran tutti di accordo ncU' ammettere nel mezzo di una tela continua , sulla
quale si effigiano le immagini degli oggetti esteriori , un piccolo spazio in cui
mancasse affatto ogni l)enchÌ! minima molecola della sostanza nervosa della relina,
e per conseguenza la possibilità di ogni immagine luminosa.
E veramente a chi versalo nelle cose anolomiche logge la dotta Monografia
suir occhio pel nostro delle Chiaje recherà meraviglia il contare un numero im-
ponente di celebri notomisli , come Home , Blainville , Carus , che negano 1' esi.
slenza organiaca del forame centrale della retina , il quale in taluni casi slimano
effetto di rammollimento morboso , in altra preparazione il credon prodotto delle
più leggere lacerazioni. Queste gratuite supposizioni perdono ogni valore al solo
riflettere che il forametlo in questione si trova coslantemenle aperto all' estremo
posteriore dell' asse centrale dell' occhio , e sempre nel mezzo della macchia gialla
della relina.
Impertanlo noi siam convinti che la esistenza di un tal forame giuslamcnlc
riguardala costante da Delle Ghiaie , si farà infallibilmente ed in tutti i casi ma-
nifesta a' notomisli che metteranno qualche delicatezza nella preparazione della
retina. Ed i metodi che a tal riguardo non mancan mai al successo : sono 0 di
preparar la retina sotto uno strato di acqua , aprendo e vuotando l' occchio ; 0 di
far r anatomia dell' occhio per istrali , spogliando prima della sclerotica e poi
della tunica coroidea. In ambidue i melodi divaricando destramente la piega
che la relina fa nella macchia gialla , nel profondo di essa apparirà netto ed a
margine ingrossalo il piccolo forame centrale.
Ma questo forame esiste nella retina in tulle le età della vita. L' illustre Am-
man , il quale 1' ha credulo di produzione morbosa , ha addotto per pruova della
di lui non organica origine la mancanza dello stesso presso la relina dei vecchi
271
la quale la mercè della consistenza acquistala per 1' età e dilBcile a rammollirsi.
Dall' altra parte non son mancati de' noloniisti i quali , ammettendone 1' esistenza
afBne di spiegarne la produzione sono ricorsi al potere dei raggi concentrati atti
a dissolvere in quel punto focale la sostanza della relina.
Or nelle belle ricerche isliluile dall' illustre Melloni sulla macchia gialla della
relina abbiamo insieme dissezionalo un gran numero di occhi doli' ultima età ,
in tult' i periodi della vccchiaja sino alla decrepitezza , e quantunque avessimo
osservalo il grado della Unta gialla della macchia Buzziana andar dall' età adulta
alla vccchiaja diminuendo , pure non ci e venuta mai meno 1' osservazione della
costante esistenza del foramctlo centrale.
Pel secondo riguardo poi , se la produzione di essi dipendesse dall' azione
focale dissolvente de' raggi luminosi concentrali , il foramctlo della retina dovrebbe
mancare sull' occhio del feto , la cui relina non ancora è stata esposta ai raggi
luminosi. Intanto l'anatomia dimostra inesatta eziandio una tale spiegazione. In-
fatti noi abbiamo avuta occasione tli dissecare occhi di feti da 6 a 7 mesi e so-
pra le retine con buon successo preparate abbiamo ravvisato il forametto centrale
le cui dimensioni relative sorpassan quelle che il medesimo presenta sulla retina
dell' occhio dell' adulto.
Gli stessi occhi di feto ci han data 1' opportunità di fare alcune osservazioni
sulla origine della macchia gialla della retina. Il Melloni ha dimostrato , che tutta
la retina è di una tinta uniformemente gialhccia , la quale nel mezzo della stessa
costituisce una macchia gialla più carica a cagione della maggior spessezza che
la membrana presenta nel suo centro. Negli occhi del felo il forame centrale non
è cinto dalla macchia gialla la tinta di questa non è ancora sviluppata. Però su-
gli occhi di un feto ad otto mesi ce ne abbiamo osservalo la sua incipiente for-
mazione , perciocché nel contorno del forametto cominciava a spuntar un' area la
cui tinta di un leggiero giallo paglino appena rendea conlraslo colla debolissima
tinta grigio-gialliccia di tutto il campo della retina : il contorno del forametto
era insensibilmente sfumato di giallo , nell' area paglina corrispondente al silo
xlella futura macchia , il foglietto della retina era pochissimo più spesso. Da que-
ste osservazioni conchiudiamo che la macchia gialla della retina del feto umano
si sviluppa dalla maggiore intensità che acquista ncU' arca centrale la tinta uni-
forme e sbiadala della relina. La lenle cristalUna è interamente scolorata nell'oc-
chio del felo.
L pur risaputo , che la relina preparata presenta delle pieghe , le quali in
varia direzione dal centro vanno alla circonferenza ; e ancor disputato se queste
pieghe sono natiu-ali 0 accidentali. Il nostro Delle Chiaje riflettendo sulla grande
estensione della retina , crede naturali tali pieghe. E noi che abbiamo avuto fre-
quentemente r opportunità di veriGcare le osservazioni di Langhembcg suU' occhio
del feto , abbiamo ravvisato come queste pieghe sono Dumcrosissime e come ia
973
lulte le direzioni sulla retina del feto medesimo : in modo che secondo l' esatta
espressione del citalo anatomista, queste nitidissime pioglic costituiscono sulla fac-
cia interna della retina de' giri ondulati , simili ai budellini contorti e flessuosi.
Da questa formazione deduciamo che nell' occhio del feto la retina offre dal bel
principio una estensione maggiore della capacità della camera che deve foderare
internamente ; ed a misura che la camera dell' occhio s' ingrandisce la retina suc-
cessivamente si dispiega , senza però giugner mai a stirarsi completamente : loc-
chò se vi avvenisse potrebbe esser condizione da rischiar la retina a pericolose
distrazioni nel caso di una pressione subitanea sul bulbo dell'occhio (i).
Fisica Applicata = Cenni inlorno all'uso delle correnti galvano-magneiicìie ap-
plicate in caso di semi-paralisi , e d' irilide microscopica nervosa cronica ;
del Gay. G. B. Quadri ; socio corrispondente.
Sono oltre quarant'anni dacché io cominciai ad applicare la scossa elettrica
sviluppata mediante la macchina del Franklin ad oggetto di rianimare i nervi afTetti
da paralisi o da semiparalisi, quando negli arti superiori o inferiori , e quando ne'
contorni degli occhi. E sebbene al primo istante paresse questo fluido portar gio-
vamento , pur non di meno sempre il nostro tentativo ci tornò di pochissima uti-
lità , e talvolta anche riuscì più dannoso che utile , essendo tornati gV infermi ben
presto più debilitati di prima ; talché le più belle speranze ci lasciarono poi a ma-
ni vuote e talora con danno degl' infelici. Sicché noi altri medici sconfortati ed afflitti
per lo mancato successo , dovemmo ricorrere ad altri espedienti , e riguardare quel
mezzo che ci era sembrato ancora sacra , un sovrano rimedio , come una medi-
cina coadiuvante e di pochissima utilità. Peggio poi ci riuscì la cosa allorché ab-
biamo tentato l' applicazione della corona di tazze del nostro Volta o della sua
Pila ; e solo ultimamente si é potuto ritrarre qualche vantaggio dalla macchina
elettro-magnetica del Clark. Ma la utilità del fluido che per essa viene posto in mo-
vimento , non essendo molto evidente e durevole , ben presto quella pure venne
posta in non cale. Ultimamente però avendo sentito lodare in Parigi 1' uso delle
due forze combinate galvano-magnetiche , le quali si posson forzare a circolare at-
traverso ai nervi indeboliti ponendo in uso conduttori bene appropriati , e vedu-
(1) Dopo di aver Iella questa nota alle Beale Accademia , nella tornata del 1. agosto , abbiamo avotc
occasione di consonare nella Biblioteca del Cav. Tenore il volume 19 parte seconda degli adi dell' Acca-
domia Leopoldo-Carolina di Bonn, ( 1842 ) dove trovasi inserita una importantissima e dottissima memo-
ria del dottor G. II. Michaelis di Kiel, che tratta precisamente dello stesso soggetto . col titolo : Uber die
Rttina , besonders iiber dia macula lutoa nud das forame centrale. In essa trovansi descritte e delincala
lo particolarili del forame centrale a della maccAta dui ziana ne' diversi slati e periodi dell' occhio umano
senza escluderne il feto ed II neonato. Non senza vivo compiacimento vi abbiamo trovato la più lumiuoaa
confaroM delle cose per noi dascrilte ( ffola itW autori ).
273
tonc io stosso i vantaggiosi cfieltl , conobbi la opportunità e 1' ulilo di questo ap-
parcccliio. Ve lo presento in oggi , avendolo fatto costruire da Drotlion in quella
capitale ; ed avendone io fatto uso anche unitamente coli' ago puntura con mira-
bili effetti tanto per la semiparalisi degli arti , come per l' iritide cronica micro-
scopico-ncrvosa e per altre semiparalisi de nervi del 5" pajo o trifacciale ; posso
attestare che questa complicazione di forze deve riguardarsi come un mezzo tera-
peutico de' più elTicaci , siccome vari medici in Parigi che hanno sapulo profitlar-
ne me lo hanno attestato asseveranlcmentc , e più di tutti il nostro braAo Dottor
Rognetta che LL. SS. ben conoscono e che ne ha dato conto al pubblico per le
stampe. Quanto e come debba usarsi questo mezzo terapeutico , ve lo farò meglio
conoscere subitochè avrò raccolto ed ordinato le convenienti osservazioni , le quali
ormai sono già in numero bastevolmcnte sufficiente a convincer\i della utilità che
se ne potrà ritrarre per 1' arte medica che noi professiamo.
Geologu — Osservazioni Geologiche su i contorni di Palermo ,•
del sig. Filippo Casohia.
È mio pensiero recar fuori alcune brevi osservazioni geologiche su i contor-
ni di Palermo , per le quali si metteranno in mostra degli schiarimenti relativi
al periodo terziario di questa contrada. In siffatto esame chiaro scorgerassi che il
ragionamento deriva da' dati dell' osservazione , che forse altrove potrà in accon-
cio aver luogo quando per le particolari circostanze uguali elementi di fatto potran-
no del tutto venir meno. E però non deve parer strano , se alcune mie illazioni,
che da peculiari fatti da me quivi osservati deduco , trovansi in manifesta oppo-
sizione di tutto ciò che vennero sullo stesso obietto dichiarando altri osservatori.
Ma ognuno lascerà di fare le sue maraviglie, quando considera che all'ignoran-
za , comunque necessaria di alcuni fatti , si vennero per mala ventura congiun-
gendo erronee ed equivoche osservazioni. In olire ricerche più studiale potranno
forse venir dimostrando che il medesimo ordine di cose abbia avuto luogo negli
altri terreni terziari della Sicilia , sebbene alcuna volta mancar potessero eviden-
ti dati di fatto valevoli a chiarire le stesse geologiche relazioni.
I monti che cingono la pianura di Palermo , cos'i detta Conca d' oro , sono
costituiti dal calcare Appennino , e dilungansi per un gran tratto per isvariate di-
rezioni. La formazione Appennina , siccome rilevasi dalle osservazioni di Hoffmann ,
occupa la maggior parte della Sicilia. E nel vero , movendoci dal su favellato
piano , osserviamo comprendere il calcare Appennino tutti quei monti che si giac-
clono da Capo Gallo sino a Sciava , e da quivi sino alla punta dell' O/no Mor.
io. L' osservatore volgendo le spalle alla marina di Palermo rimira a manca la
punta di Cat;dfano , e Monte Grifone, ed a destra Monte Cuccio , Dilliemi e. Mon-
te Pellegrino. Questi monti , che elevansi a varie altezze , ed il cui aspetto in
3o
274
alcune parli sembra esser quello della roTina, limitano il terreno terziario intorno
a cui mirano le nostre osservazioni. Questo terreno terziario si estende sino alla
base delle sue favellate montagne , ed in alcune parti aggiungo ad una conside-
rabile altezza. Esso viene costituito da una breccia concbiliare poco variante per
colore , ma si può dire die il grigio gialliccio e il più comune , ed è molto te
gneale. E qucst' ultimo carattere tiene al numero delle conchiglie , ed allo stato
del cemento calcareo , clic le agglutina con maggiore o minor presa. In questo
limite del terreno terziario il sig. Pliilippi venne determinando numerose specie di
conchiglie marine , il cui novero , per esser brevi , trasandiamo. Ordinariamente
&u i margini delle coste questa breccia conchiliarc si avvicina al terreno tufaceo
marino, cosicché, se venissero meno quelle paiticolari conchiglie dinotanti il ca-
rattere proprio della breccia , sarebbe al certo impossibile distinguere questa da
quello. Tale slato di rilassamcnio della breccia deriva dal continuo rosicchiare dei
liolli marini , che cosi col volger degli anni vicn distrutta la naturale coerenza
della roccia. Ne debbo tacermi che anche in alcuni siti , dove al presente 1' azio-
ne del mare non ha alcuna possa , questa breccia è si poco tegnente che meglio
]c si converrebbe il nome di tufo. Nel pendio di Nord owest di monte Grifone si
giace la caverna di Mare Dolce, in cui trovasi la breccia ossea che ha per ce-
mento una marna bruna e ritiene de' ciottoli di pietra calcare , di Quarzo e di
Scisto selcioso. Questa breccia ossea occupa la parte anteriore e bassa della grot,
ta , e la sua profondità non eccede che venti piedi ; ma la stessa traesi fuora ,
e per lungo trailo si appoggia sul pendio del monte. Non pochi falli si presenta-
no all' occhio dell' osservatore che dichiarano aver quivi il Mare avuto sua stan-
za. E nel vero le pareli della caverna sono in molti punti perforate dalle conchi-
glie litofaghe , ed il suolo della stessa è ricoverto di sabbia calcarea contenente
non poche conchiglie marine. Circa poi la determinazione delle ossa della su fa-
vellata breccia, possiamo aquietarci al giudizio de' Signori Cuvier (i) e Laugier.
Questi sono ossami d' Ippopotami , dichiaravano quei valentissimi , ed attestavano
formare pel gabinetto del Re di Francia un acquisto prezioso. Gli ossami fossili
delie caverne di M. Billii-mi non sono diversi da quelli de' quali abbiamo favel-
lato , se non che trovansi giacenti in una maggiore altezza , ed in cavila molte
anguste alle quali non sarebbe dicevole dare il nome di grolle. Quivi non si os-
serva alcun vestigio di residui organici marini, comun(iue la roccia calcarea sol'
tostante sia perforata dalle conchiglie litofaghe.
Or considerandosi trovarsi la breccia ossea di queste caverne in un livello
superiore al terreno terziario , cade subito in pensiero essersi questi ossami con-
gregali in breccia dopo che il terreno liitoniano occupò il sotto posto piano. E
Ji T. tiiur : «uobrc a. CS 1 agosto 1820 Polcrmu.
questo in vero fu il giudizio che mi corse alla mente, quando la prima rolla ven-
ni osservando i contorni di Palermo. Ne in diverso avviso imbatlcronsi coloro che
si fecero a studiare questa contrada , siccome rilevasi dallo osservazioni del sig.
Cristie. (i) Per altro, avendo per fermo che gli ossami conservati in queste ca-
verne faccian parte del periodo terziario , cerchiamo di risolvere , se sia possibi-
le , il seguente problema.
Gli ossami fossili concregati in breccia si deposero nelle circoslanll caverne
prima della formazione della breccia conchiliare , ovvero la stessa cagione formò la
breccia ossea , e gli strali tritonianl , o in fine gli avvanzi di quei scheletri vennero so-
spinti nelle grolle dopo che il terreno triloniano prese il suo consilidamenlo ! Se la
comune opinione vogliamo vagheggiare , non poco difficollù ci fanno innanzi , che
sembrami impossibile levar via. Tenendosi di fatti come certa una tale congettura , si
può con ragione addimandarc , occorse mai rinvenire avanzi di ossami sulla su-
perficie del piano? Finora, per quanto mi sappia, niuno si è avvenuto in osser-
vazioni di tal fatta. Questa difficoltà non puossi al certo Irasandare ; perciocchi;
se quella violenta inondazione , che questi avvanzi della vila trascinò e disfece ,
intervenne dopo che gli strati conchialiarii si deposero , dovremmo al certo rinve-
nire sullo parti elevale o basse della pianura qualche avanzo di q;:cl!e ossa che
troviamo sotto 1' aspetto di breccia accumulate nelle caverne. Per altro non saprei
quanto voler potesse quell' appicco che all' azione polente , avvegnaechè lenta de-
gli agenti meleorologici , la cagione attribuisce della compiuta spaiìzione di questi
avanzi della vita. Ne credo esser mestieri addurre in mezzo delle ragioni onde mo-
strare il poco , o il nessun fondamento di questa congctlura. Un' altra conseguen-
za deriverebbe qual ora si volesse estimare probabile la su favellata opinione ; e
si è che la violenza dell' innondazione avrebbe trascinato le conchiglie marine su-
perficiaU insieme con le ossa , e però quelle al pari de' ciottoli calcarei e selciosi
far dovrebbero parte della breccia.
Che se poi vuoisi opinare essersi la breccia ossea accumulata nelle caverne
nel tempo in cui si formavano gli strati conchiliari , non minori difficoltà ci si
presentano che è di bene recar fuori per breve modo. E pria di lutto il modo di
giacere della breccia conchiliare è affatto diverso da quello della breccia ossea.
E nel vero la breccia conchiliarea trovasi in istrali orizzontali ; ciò che toglie di
mezzo V azione di una violenta inondazione , e ci addila piuttosto che un tran-
quillo sedimento e successivo ebbe luogo nel seno delle acque del mare. La brec-
cia ossea per lo contrario non si potè formare in tali circostanze. Perciocché am-
messa la stessa cagione , e riferiti questi due falli ad una formazione coeva , do-
vremmo rinvenire negli strali della breccia conchiUare degH ossami fossili , e delle
(<; De la Maroiora Jouroal de Geologie (, III p, 310. de la Beche Manuel Gcologique p. 189.
276
concliiglic marine mescolate con la breccia ossea nelle circostanti caverne ; doc-
cile finora dei niuno si ò osservato.
Stando adunque le primo due ipotesi in contradizione de' fatti , sembra dover-
si seguire quella opinione clic stabilisce essersi formata la breccia ossea prima
die si deposero gli strati concliiliari. E siffatta opinione , che tolgo a sostenere ,
sembra aver faccia di vero , quando si considera che non solo a niuna ditScoltà
va soggetta ; ma eziandio da alcune nuove osservazioni viene in acconcio so-
stenuta.
In quella parte della pianura di Palermo che non sta lungi dal colle di S" .
Maria di Baida mi accorso rinvenire degli ossami di varia grandezza. Questi
avanzi di scheletri furono tratti da alcuni profondi fosi , che il sig. Barone Anca
avca fatto cavare per oggetto di agricola industria. Tra questi frammenti di sche-
letri un solo mi è parulo di essere sommesso a disamina con quello che può dar
luo^o a ragionevole divinazione. Tai resti organici si giacevano molto al di sotto
degli strati della breccia conchiliarc , ed erano avvolti in una grossa sabbia , e
ciottoli calcarei mescolati con argilla. Gli ultimi strati conchialiari stavano al di
sopra del fondo de' fossi ove rinvenni gli ossami '■ar molti piedi, ne mi occorse
in questa grossa sabbia , avvegnacchè avessi diligentemente ricercato , ravvisare
avanzi di conchiglie. Il fondo di questi fossi corrisponde quasi all' attuale livello
del mare ; nò sono in vero più profondi delle cave ove Iraesi la breccia conchi-
liarc. Siffatta circostanza sembra poter derivavo dalla varia fittezza degli strati , e
ciò si conferma dal riQettere che le stratificazioni di questa breccia sono di gran
lun'^a più profonde in quei siti ne' quali torna profittevole estrarla come pietra di
costruzione. Ma in tai luoghi non ho potuto giammai osservare il limite inferiore
del terreno tritoniamo. E questa circostanza non e di lieve momento per quello
che andoremo qui appresso dichiarando. Ed io metto pegno che , so in queste ca-
ve a tale profondità si aggiungesse da non ravvisare più le stratificazioni della
breccia , si troverebbero numerosi avanzi di ossami , è però avremmo una serie
più estesa di osservazioni , per le quali la nostra opinione acquisterebbe ogni fac-
cia di vero. Ma egli è ben facile comprendere che questo solo fatto, indipenden-
temente da altri del medesimo ordine che si potranno in processo di tempo per
ventura raccogliere , basterà a rifermare quella opinione che abbiamo dichiarato
da principio di voler seguire. Nò dubiteremo che questo frammento di scheletro
si appartenga al capo inferiore e sinistro del femore di un Ippopotamo, qualora
se ne calcolino le relative dimensioni , e si attenda alla descrizione che il Cuvier
ce ne presenta. L'altezza dell'osso dalla base all'apice troncato e di cent; i3 i;a.
La distanza tra le parti più prominenti di condili si può esprimere per i4 cent:
e 3 mil: La circonferenza del collo del condilo interno fc di cent: i3 e quella
dell' esterno è di 8 cent: La profondità della cavità articolare è di i cent: Il fusto
poi , dice il prelodato zoologo , è cilindrico. La lesta inferiore è grande. Il con-
277
dilo interno e un terzo più grande dell' esterno , ma entrambi salgono mollo in-
dietro. La cavità articolare è mollo profonda, i suoi bordi sono ottusi. L'interno
si eleva più dell'esterno (i).
Messa innanzi la verità di questo fatto di leggieri si comprende quale ragio-
nevole illazione dallo stesso puossi dedurre j e qual prova metta in mezzo onde
rifermare la nostra opinione. Non è mio il pensiero di mettere in mostra molte
ragioni , che si dovrebbero considerare (juai corollari di un tal fatto ; solamente
non mi rimango di dichiarare eh' esso ci addita le vere geologiche relazioni che
possiamo ravvisare tra gli ossami delle caverne , e la breccia conchiliare del sot-
tostante piano. Ne deve ciò sembrare gran fatto a comprendersi dilTicLle , massi-
mo se si pon mentCj che secondo il giucUzio del Cuvier, gli ossami delle circostan-
ti caverne si appartengono in gran parte all' Ippopotamo. Io penso non potersi
un' osservazione più acconcia porre in mezzo , ne un fatto più interessante rin-
venire per poter chiunque trarre nel nostro avviso ; il quale in vero sfornito di
questo dato non avrebbe che le apparenze di una probabile congettura.
Una grave difficoltà per tanto mi si potrebbe parere innanzi , che forse sem-
brerebbe assai malaggevole levar via. Il prelodato Christie, armunciando le sue os-
scn'azioni sulla breccia ossea della caverna di S. Ciro , dichiarò che essa breccia
riposava sugli strati superiori del terreno terziario. Osservazioni di tal fatta ven-
gono in manifesta opposizione di tutto ciò che finora abbiamo cercato di rifermare.
Ma ogni dubbio sarà rimosso quando si riflette che il prclodato geologo fu tratto
in errore , siccome vien chiarito dalle seguenti osservazioni. E pria di tutto è da
sapere che la breccia ossea non ha alcun punto di contatto col terreno terziario ;
e questa sentenza farà al certo le maraviglie di non pochi , e moverà molti dub-
bi. Ma ho piena fidanza che chiunque si farà ad osservare quella formazione se-
guirà di buon grado a volentieri il mio avviso , e si convincerà di leggieri che
r errore fu derivato da una tale maniera poco appensata di osservare. E nel vero
il terreno terziario costituito , siccome pocanzi abbiamo dichiarato , da una brec-
cia conchiliare si giace molto al di sotto della grotta ^ non che da quel punto della
breccia che costituisce il talus esteriore. E questa parte si addossa , secondo che
si e detto sul pendio del monte, e ne segue l'inclinazione. Quivi a partire dal punto
in cui erto il Monte s' innalza , fin dove ha cominciamento il margine del ter-
reno tiitoniano , evvi una notevole distanza. E questa osservazione non isfugg'i al
diligcntissimo Iloffmann che chiaramente si espresse nel dichiarare la condizione
geologica de' contorni di Palermo. Or questo pendio è costituito dalla stessa roccia
calcarea che forma 1' alta cima del Monte ; la qual condizione si ravvisa in tutto il
perimetro di quei monti che Umitano la sottostante pianura. Di fatti se per poco
(1) Cavier Becbercbcs sar les osMmeos fossilcs (om : 1.
278
lasciamo considerare il luogo in esame , e ci trasporliamo sul pendio del monte
Billicmi , cbc cric del pari , ma meno alto si eleva dirimpetto , osscrvcuemo lo
stesso ordine di cose , che anzi in questo sito la breccia ossea giacente nelle ca-
vità della roccia calcarea si eleva ad una maggiore altezza. Tranne adunque la
difTerenza di livello 0 di cstenzione , le relazioni geologiche della breccia ossea
del Monto Billicmi , sono quasi allini a quelle della Grotta di S. Ciro. E con ciò
voglio intendere che gli ossami del monte Billicmi non si trovano in contatto del
terreno terziario, e del pari ne vengono separati dalla roccia calcarea.
Queste adunqne sono le più ragionevoli illazioni che dagli osservati fatti pos-
sonsi dedurre , e però idear possiamo che quella violenta e passagiera inondazione,
che sospinse gli ossami sul suolo delle caverne precedette il consolidamento della
breccia conchiliare che successe nelle acque marine in un modo lento e successi-
vo. Forse la stessa sentenza applicar si potrebbe alla formazione della breccia os-
sea che trovansi nella baja di Siracusa giacente settanta piedi sul livello del Ma-
re. Egli però e certo che nella scienza della Terra non si può un principio , co-
raunque sia il risultaniento di numerose osservazioni , assumere qual regola uni-
versale capace di applicarsi a tutte le possibili circostanze. E con ciò voglio si-
gnificare che r ammettere la formazione della breccia ossea susseguente il perio-
do terziario non è una regola ed una norma geologica senza particolari eccezioni ;
come altresì è manifesto dalle osservazioni brevemente dichiarate quali esser possono
i particolari di questo terreno terziario in relazione di quelli che ci servono come
regola e norma in ricerche di lai fatta. I dotti potranno di leggieri far questa com-
parazione ; solamente è necessario di osservare che gli strati di questa breccia
non presentano alcuna traccia di terreno ninfeo , che su gli strati superiori non
mancano di osservarsi delle rocco sparse alluvionali , e che da ultimo questa roc-
cia aver potrebbe un ravvicinamento al Muschehandslcin di Studer. Per la qual
cosa , se la ragione ci persuade che il precedente fatto non può essere unico nel
sito di cui si favella , possiamo stabilire che gli ossami di questi quadrupedi fu-
ron ricoverti non da una passeggiera inondazione , siccome in contrario affermiamo
de' terréni mobili , o alluvionali , ma dal lungo e tranquillo soggiorno delle acque
del mare.
No deesi trasandcure che non è molle agevole venir determinando se l'acque
del mare abbiano depositato , lai resti organici per il cambiamento del loro livello,
o per r innalzamento degli strati della terra. Per altro , se si riflette che in diver-
si punti dell' Isola gli strati del terreno terziario Irovansi giacenti in una straor-
dinaria altezza, e sotto varia inclinazione , ognuno si persuaderà che piuttosto al
sollevamento del suolo anziché al cambiamento di livello delle acque del mare
debbasi attribuire la cagione di sì polenti fenomeni. Di fatti , secondo le osserva-
zioni di Iloffmann , (i) il terreno terziario de' contorni di Naso si innalza sino a tre
(1) Geognostiscbe Beobactangen Gesammcit auf eiaer Reise durch luUoQ uad Sicilien , in den lahreii
i830 bis 1832 too Friedrich UofTmaoo. Berlin 1829.
279
mila e più piedi sul livello del mare ; ciocche si osserva in allri punii dell' isola , co-
munque , a dir vero, sia questa la maggiore altezza a cui nella Sicilia aggiungano gli
strali terziari. Ora stringendo in poco discorso tutto ciò che particolarmente abbiamo
divisato , e da concludere che la breccia ossea della caverne che cingono i con-
torni di Palermo ebbe il suo consolidamento prima che il terreno terziario si
depose sul sotto posto piano , quantunque l' apparente modo di giacere desse ad
intendere essersi la stessa breccia accumulata dopo la formazione degli strati tri-
toniani.
Filippo Casoria.
RAPPORTI.
Bapporto sulla memoria e sulla struttura e funzioni de nervi cerebrali
dell uomo ; del sig. NicoLuca.
L' autore della memoria su espressa nell' esaminare la intima struttura de' nervi
cefalici ha notato di potersene formare due classi : la prima che offre le fibre
nervose di tratto in tratto con ringonfiamenti o varici , come rilevasi ne' nervi ol-
fattorio , ottico , acustico , trigemcllo , glosso-faringeo , nelle radici posteriori della
midolla spinale ed in parte del gran simpatico ; la seconda poi le offre cilindri-
che 0 meglio tubolose , ed appartengono a' rimanenti nervi cefalici , alle radici
anteriori della midolla spinale , ed in parte pure al gran simpatico.
Quale particolaiità non fu alcerto ignota al Fontana ed a della Torre ; ed in
questi ultimi tempi Ehrenberg Valentin Muller determinarono che gii accennati nervi
scnsiferi , cioì; olfattorio , ottico ed acustico erano composti da fibre varicose o mo-
niliformi. Kicoliicci ha il primo veduto , che da siffatta disposizione non si allon-
tanino il 5°. e(J il 9°. pajo di nervi cerebrali e che negli ultimi nervi citali, nei
gran simpatico, nelle radici posteriori della midolla spinale le varicosità non sieno
molto ampie , avendo le loro fibre l' aspetto di un cordoncino successivamente
slargalo e ristretto con ammirevole simmetria.
Una serie di sperienze altrui e proprie hanno determinato le funzioni de nervi
indicati e d' accordo colle lesioni morbose si è avuto per risultamcnto , che le fi-
bre varicose sieno destinate alla sensibilità , e le tubolose alla motilità. Siamo
dunque d'avviso ,• che la succennala memoria insieme all' annessa tavola , la cui
spesa di disegni e da rimborsarsi all' autoie , meriti di essere inserita ne' nostri
alti accademici , e che il sig. Nicolucci sia raccomandalo a S. E. il Ministro de-
gli affari interni.
L' Accademia approva.
G. Semmola
Cav. Vclpes
Stef. dellb Ciuai£ Rexatobc,
280
Rapporto intorno alla gita del sig. del Re vi Sicilia.
Il Barone di Waltcrshauscn fmdal i835 mosse dalla Germania sua patria in
Terso Sicilia con intendinicnlo di studiare e descrivere 1' Etna ed i suoi contorni
dal lato geologico topografico e fisico , ed arricchire così le scienze di una serie
di fatti , i quali importanti por se stessi , posson bene esser fonte di quelle ve-
rità generali die costituiscono le basi delle scienze medesime.
Aveva egli a collaboratore il valente astronomo danese sig. Poters, ed in-
sieme animati d' ardcntissimo amor di gloria , han durate lunghe e penose fatiche
non disgiunte da dispendi e gravi pericoli , e condotto a termine un grande la-
voro , del quale fan parte la misura di una base , ima rigorosa triangolazione
che gira il monte , una carta topografica e geologica del vulcano , e lutto quanto
in generale concerne la Fisica-Matematica di esso , di maniera che non e da du-
bitare , che lo zelo ed i sforzi generosi a prò delle scienze di questi dotti stranieri
non sian per menare a felici successi.
Il magnetismo terrestre obbietto importantissimo ed oggi venuto in alto grido
non fu punto da costoro obliato , anzi pieni delle recenti dottrine del Gaus , e for-
niti degli apparati dovuti alla sagacia di questo chiaro Geometra, presero a stu-
diarlo con grande alacrità.
Al cader del passato anno avevan già raccolta gran copia di osservazioni ri-
sguardanti la forza magnetica terrestre , e scoperte grandi attrazioni e locali per-
turbazioni , e benché non avessero essi potuto ottenere una compiuta descrizione
magnetica del monte uniformemente ad alcune ingegnose idee del Gaus , biso-
gnando a ciò molti altri anni di assiduo lavoro , nondimeno i risultamenti otte-
nuti non furono privi di utilità , come può vedersi nel piccolo saggio datone dal
sullodalo Pelers in una lettera indiretta al sig. del Re e che forma parte essen-
ziale del lavoro di cui qui è parola.
Con parlicolar cura volsero essi da prima la loro attenzione alla determina-
zione de tre elementi magnetici in tre determinati punti dell' Etna : ma tutti \
loro sforzi per avere negli ultimi tempi con sufficiente esattezza l' inclinazione eran
tornati vani , dapoichè 1' apparato cos'i detto inclinatorio oscillatorio a cagione
delle viti di già alquanto logore e dell' indebolimento delle barre magnetiche ser-
venti alla inversione de' poli dava sempre risultaraonli contradittorì. Laonde si fe-
cero da Catania a richiedere a grandi istanze il declinatore magnetico della re.
già Università , e la nostr' Accademia unitamente all' istrumento inviava in quella
Città il socio sig. del Re, affinchè fosse loro di ajuto, e desse opera ad un tem-
pò ad eseguire le sue proprie osservazioni , mollo più che una bella eruzione avve-
niva allora in quel vulcano.
Il viaggio air Etna del sig. del Re , una breve esposizione delle osservazioni
ivi fatte in tale occasione , ed un ragguaglio generale de' principali risultamenti
28 1
magnetici otlcnuli priina e dopo dell' arrivo di questo nostro collega , è appunto
r oggetto del lavoro del quale siam chiamali a ragionare.
Mettendo da banda tutto quanto concerne gli accidenti vari del viaggio , co-
me quelli i quali tornano estranei alla scienza , ricliiamoremo l'attenzione dell'Ac-
cademia a quella sola parte del lavoro , la quale può venir considerata come utile
incremento della Fisica del globo.
In primo luogo troviamo esposte alcune ripetute serie di osservazioni falle
coir inclinalore magnetico del Gambay \° a Catania nella gran sala de' Padri be-
nedettini ; 2° alla cos'i detta Casa Inglese a circa 2942 metri di altezza sul livello
del mare ; 3° a S. Nicola dell' arena ; 4" ad "Aci reale.
Queste osservazioni eseguite con molta diligenza da' signori Barone di Wal-
tershausen , e del Re furon poscia messe a disamina e calcolate , a cagion di uni-
formità , dal sig. Pelers , giusta i principi e suggerimenti ricavati dalla teorica dello
strumento e da una pratica illuminata.
Non ostante le ricerche sulla declinazione ed intensità magnetica che in di-
versi tempi erano state eseguite , si vollero di nuovo ripetere per la medesima
epoca per la qual avevansi le inclinazioni allo strumento di Gambay , affinchè fi
avessero ad un tempo i tre elementi magnetici , e però fu adoperalo , secondo
crasi per lo innanzi praticato , un magnetometro portatile , strumento simile ai
grandi magnetometri di Gaus.
La esposizione e disamina di queste osservazioni , non che le deduzioni dei
corrispondenti risultamenti forma anche parte della comunicazione fatta dal Pe-
lers al sig. del Re , e da questi fedelmente e per intero riportata.
La determinazione del rapporto della forza magnetica alla forza di torsione ,
r esame della influenza della torsione medesima suU' azimut dell' asse magnetico ,
la misura della differenza tra quest' ultimo azimut e quello di un punto lontano
determinalo per via delle osservazioni del sole , oggetti importantissimi per avere
la declinazione, furono eseguiti con tutto quel rigore che oggi si addimanda in
simighanti investigazioni , e che ben di rado vediam praticato. Con non minore
esattezza troviamo esaminala la intensità assoluta , poiché dopo l'osservazione della
influenza di una seconda barra magnetica posta in varie e debite posizioni , si vie-
ne indagando il rapporto del magnetismo libero dell'ago col magnetismo terrestre,
la durata di oscillazione della barra deviatrice , e conosciuto il momento d' inerzia,
si ottiene il prodotto del magnetismo dell' ago al magnetismo terrestre , il qual pro-
dotto combinato col riferito rapporto , somministra la cercata intensità assoluti.
Dopo quest' esame sul modo come furon calcolale e discusse le osservazioni
e dal quale può inferirsi quanto sia da fidare su le deduzioni ottenutene , segue
un quadro in cui vengono esposti e messi a confronto i principali risultamenti
ottenuti in diversi lempi intorno alle intensità orizzontali assolute , alle declina-
jioni ed inclinazioni , e da ultimo un' altro quadro in cui vengon messe in vi-
36
aS2
sia altre declinazioni , le quali benché oUcnute con mezzi di minore esattezza ,
son tali nonJinieno da far rilevare le influenze delle località sulla bussola.
Da questi quadri si raccoglie di essenziale i" esservi in Catania un incremento
progressivo oltremodo forte nella declinazione, e che ascenderebbe a 22 minuti per
anno se per avventura venisse confirniato da altri sperimenti ; 2° manifestarsi ne'
siti più lontani dal cono centrale del vulcano qualche regolarità nelle perturbazioni,
nel mentre ne più vicini pajon variare celeramente , ed in ispezialità presso ai
lembi ed in fondo al gran bacino detto valle del Bove.
Yii;n chiuso il lavoro magnetico in discorso con un paragone de' componenti
la foi7a magnetica in Catania ottenuti per via di osservazioni con quelli ottenuti
dal calcolo secondo la teoria del Gaus , ed inoltre con alcune osservazioni all'in-
clinalorio del Gambay che il sig. del Re volle eseguire in Messina. Risulta dal
primo la necessità di dover correggere le costanti adottate dalla teoria , e dalle
seconde essere per quell' epoca ed in quel sito , di 55°.6',3 la inclinazione ma-
gnetica.
La dilTcrenza di longitudine fra Napoli e Catania fu uno degli oggetti che
richiamarono 1' attenzione del sig. del Re , e però munito di opportuno cronometro,
ed usando tutte quelle regole che soglionsi in tali casi praticare, ci ha fornitala
differenza di longitudine richiesta in 3'.25",45.
Laonde conchiudiamo , che ove si ponga mente alla importanza delle osserva-
zioni magaeliche alle quali fan oggi giusto plauso tutte le Accademie europee ,
ove si vadan considerando i gravi risultamenti ottenuti e quelli che potrebbero in
seguito trarsi da tante esalto indicazioni , e da ultimo quanto sia scarso il n" delle
determinate longitudini geografiche nel nostro regno , non potremo non far buon
viso al mentovato lavoro , e però proponghiamo alla nostra Accademia che vo-
glia inserirlo negli alti come quello die può tornare di utile documento alla fi-
sica del globo.
G1.ÌNNATTASJ0.
Cipoca.
Ant. Nobile Relatore.
a83
CORRISPONDENZA
Letlera indth'tla al eh. cav. Tenore intorno alla Lanuta (T Imperato ;
da Stefamo delle Ghiaie Socio ordinario.
Si'g. Presidente.
Saplenfcmente avvisaste di metter mano alla illustrazione delle diverse piante
descritte e figurate dal Colonna , le quali per mancanza di opportuni chiarimenti
locali erano state afTatto ommesse da' botanici odierni (i). Io pensava fare altret-
tanto per gli idrofiti registrati nell' altra non men classica opera del nostro con-
cittadino Imperato , e caduti in analoga dimenticanza ; ma positivi disguidi di salute
me ne fecero abbandonare l'idea. Questo lavoro potrebbe servire di tema per una in-
Icrcssanle dissertazione accademica e patria, e far sospendere la pubblicazione della
seconda Centuria delle nostre Alghe (2) di che faceste onorata menzione (3). P"'raltan-
fo neir essermi da voi mostrato l'originale lavoro di Schullz sulla ciclosi delle pian-
te , io ricordava la singolare analogia tra la linfa della cara e quella di uno zoo-
fito , conosciuto da Imperato (4) col nome di lanuta , e da costui reputato talas-
siofito. Per deficienza di hbri opportuni fui guardingo a non darne la descrizione,
ma non trascurai di notarne la essenza animale , i naturali rapporti colle idre
e sotto il titolo d' idra verticillata (5) ne divulgai colle slampe la sola spiegazione
dello figure, destinate a rappresentarne l'unico frammento de' suoi ramicelli rice-
vutone in ottobre 1824. Poco tempo dopo annunziavasi da Ehrenberg (6) il ge-
nere zoobotrio , e da Quoy e Gaimard quello di dedalo , che ne diedero notizia a
Blainville (7) qualche anno prima che costoro (8) lo pubblicassero nel loro viag-
gio M\ Astrolabio. Or lo Z. pellucido, che Ehrenberg vide e delineò nello stato
di morte ed alquanto alterato dallo spirito di vino , corrisponde alla mia idra ver-
(1) Vedi : Giornnic Enciclopedico di Napoli an. X 1815 , tom. 1. p. 1- Jlfemorie per tenirs alte illustra.
«I ad ai comenli delle opere botaniche di F. Colonna ; del Cav. M. Tenore.
(2) nydrophyt. regni neapol. descript, et icon. pict. Keap. 1829.
(3) Progres, delle scien. Nap.
(4) La lanuta fuco marino si rassembra a radicamento di erba : di rami bianchi , flestibUi , simiìi a
lombrici , di superfìcie ineguale , nel modo de' lacci , fntli d' intrecciatura e vestili di breve lanugine^
Suole nelli suoi stremi finire in germini , posti in tondo a modo di stella o rameggiamento di tmtrtJfa.
Uist. nat. Nap. JU)1C. p. 735.
(5) 3Iem. su gli anim ». veri. Nap. 1828, HI 203 , tav. XLVIII 1-2.
(6 Symb. j,liys. . Anim. evert. phyt. Berci. 1831 , 111 10.
(7) Aclinolon ^-aris 1834 , p. 343 , pi. LXXX 16.
(8) Voy. de V M(rol. Paris 1835 , IV 290-95, pi. XXVIl; Umarck Ànim. $. veri., 2. ed Paris 1836
li 172.
284
iicillala , mollo dÌTcr?a dal d. mmmzfano di Quoy e Gaimard , la primitiva cono-
scenza della quale rimonla a' tempi d'Imperato, e che dopo di me il naturalista
prussiano elevò a nuoTO genere e familia Alcxjonelleorum , siccome io aveva pra-
ticato,
Zooio /no (Zoobolrion ^//r. ). Polipaio fitoideo trasparente, gelatinoso, fisso,
composto da rami intrigati , spesso reticolati , carico di polipi ovali con filiformi
tentacoli boccali.
Z. verticillato (z. verlicillatum D-Ch.). Fusto ceruleo con puntini e talfiata
lineette bianche , diafano , gracile , cedevole , cilindraceo-depresso , quasi bi-ango-
lare, levigato, sdraiato, stolonifero, dicotomo o tricotorao ; rami alquanto sparsi
verticillati , drilli , ristretti in cadauna articolazione da comparire appena clavefor-
iiii ; polipcUi disposti in serie laterali , od afibllali nella sommità de' ramicelli , ca-
paci di svariati movimenti. Esso di està abbonda nel nostro porto radicato su gli
sco"li, o su le cistosaire : ne rimane staccato da' flutti marini al cadere dell' autun-
no , e gitlato in grandi mucchi suU' arena : i marinai lo chiamano erba sloppa a
causa della sua intrecciala e vellosa natura , figlia de' polipetti pcndoloni e mor-
tivi.: in ottobre del i833 Gasparrini ne rinvenne grande abbondanza lunghesso il
lido di S. Giovanni a Teduccio sbalzativi dalle burrasche marine, ed a lui indi-
cale per uova o placentario di murici. Un singolare e sinora inosservato feno-
meno mi ha presentato il suo fusto tuffato nell' acqua dolce : vale a dire di es-
sersi tosto corrugalo , sommamente irrigidito , ed immentincnle staccato da' ri-
spettivi rami nel punlo de' restringimenti ; mentre la sua sostanza e rimasta affatto
inerte al toccamento , sia tenuto in acqua marina, e sia fuori di questa. Fattovi
un taglio traversale chiaramente apparisce , che i polipetti solo per la base vi sie-
no collocati. Dall' unico integumento esteriore gelatino-membranacco riesce diffi-
coltoso separare 1' epidermico velame. La tubolosa e centrale cavità del medesimo
contiene infiuili granelli rotondi e mediocre quantità di altri maggiori ovali , ap-
pena mobili. Svaporalo un poco di detto umore , tosto scorgesi qualmente i grani
suddetti si aggrupjiino in cristallizzazioni crpciforrai a quattro o ad otto aste , e
qualcheduna con prolungamento unipennalo. Particolarità da me ravvisata pure
noWa. penna (ola rossa, nonché nel sangue della nereide gigantesca (i) e cu-
prea , dell' arenicola (9) ce II che ne rende assai pronunziata la correlazione
col sugo della cara recentemente analizzato da Raspali (3) , risultante da quasiché
pimili arlwrizzazioni , e composto da idroclorato di ammoniaca , da cristalli di
clarato di soda , da cristallizzazioni d' idroclorato di potassa e da ellitiche lamine
di tartialo di questa.
(1) Mem. cil. ^ap. 1828 , II 431 , tar. XXVII 14-16.
(2) Diicr. e not. (kgli anim. inveri. Nap. 1811 , III. 102.
(3j Sysi. de Chim. organ. Paris 1838, III 113, pi. 12 ade.
283
Ogni polipolio giallo , assai contrallile , è cinto da un sacco fibroso sparlilo
neir apice in olio iaciaiclto tentacolari. N' esce dall' inlerno mediano una lunga pro-
boscide , tubolosa, in cima circondala da folti e brevi cirrctli , e prò vegnente dal
rispettivo stomaco, ovale, sospeso nell'otre anzidetto. Il quale nella base offre
gran copia di globetli giallicci o uova orbicolari , depresse , fornite della Purkin-
jana vescichetta.
SUNTI DE'VERBAU.
Tornata de so Giugno i843.
Si leggono tre lettere una del sig. Arago Segretario dell' Accademia delle
Scienze di Parigi il quale accusa la ricezione de' 2 primi fascicoli del Rendiconto
dell' Accademia ; 1' altra del sig. Abate con cui fa dono all' Accademia della sua
opera ; 1' ultima del sig. Presidente nella quale si dà conto all' Accademia dell' e-
sito fattosi per 1' acquisto da' giornali stranieri. Si risolve di parteciparsi questa
lettera al Ministro per far rivalere il detto sig. Presidente delle spese falle di più
sulla somma a lui pagala , e per fargli ottenere un novello acconto.
Il Segretario Perpetuo dà lettura del Ragguaglio de' lavori eseguiti da que-
sl' Accademia da Luglio 184.2 finora, il quale dovrà leggersi nella tornata genera-
le de' 3o Giugno. L' Accademia non trovandoci nulla ad osservare l' approva.
Si passa quindi, giusta la prevenzione fattane , alla proposta de' candidali per
la provvista del socio mancante nella Classe matematica. Sicché il Presidente ge-
nerale interino, fatto raccogliere le schede da' 28 Soci presenti e scelti a scrutato-
ri il Cav. Flauti ed il sig. Borrelli , le legge a voce alta. Dalla qual lettura ri-
sulta aver ottenuto -^ il sig. Paolo Tucci 16 voti — il sig. Nicola Trudi i5 — il
8ig. Fedele Amante i4 — il sig. Leopoldo del Re i3 — il sig. P. A. de Luca i3
— il sig. Fortunato Padula 5 — il sig. Luigi Grimaldi 4 — il sig. Francesco Fer-
gola I — il sig. Gabriele Fcrgola 1 — sig. Colonello Costa i — sig. Perrone 1.
La terna dunque da rimeltersi alla classe per l'analoga classificazione resta
formata da sig. Tucci , Trudi , e Amante.
Interviene alla tornata il Cav. D. Francesco Freirc Allemao, Archiatro del-
l' Impero brasiliano e Professore di Botanica in Rio laneiro.
Si 'presentano i seguenti libri.
Descrizione di Catania e delle cose notevoli dei dintorni di essa — Catania in 8". iB4i.
Sajjgio sulla realtà della Scienza umana ; di Vincenzo de Grazia — Napoli 1841. tom. 4. 8°.
Esame dell' opuscolo pubblicato in Napoli nel i853 dal sig. Mauro Luigi Rotondo, col titolo
1' Egoismo e C amore ; pensieri economico-politici e riflessi relativi ; del Conte Carlo IlarìoQe Pelitti
di Rortto. Milano 1841. 8°.
286
Sulla ricerca del centro di gravili e d' inenia di alcune linee piane ; Memoria del Professo-
re Gio. Bursolli. Lucca iS43. 8.°
De' principi generali e delle applicazioni della geometria e della meccanica alle arti a' mestieri
ed alle belle arti. Memoria dell' Architetto Felice Abate. Napoli i843. il".
Revisla Irimensal , o Giornale dell' Istitulo geograOco-storico del Brasile : i primi 1 1 fascicoli ,
Rio Janeiro i84i-4i'
Memoria sulle miniere di Minas Geracs ; Rio de Janeiro 184».
Risposta del sig. Lippi alle riflessioni criticlie al suo trattato della flogosi. Firenze i843.
Tornata de 4 Luglio i843.
Dopo la lellura del processo verbale, il Presidente slabilisce che la classe di
malcmatica si riunisca niarlcdi prossimo nello slesso locale delle adunanze accademi-
che alle li della mattina, dandosene preventivo avviso a Soci matematici, per pro-
cedere alla discussione de' titoli de' candidati al posto vacante in detta classe.
L presidente propone per socio corrispondente il Cav. D. Francesco Freire
Allemao Archiatro dell' impero brasiliano e Professore di botanica in Rio Janei-
ro. L' accademia vi acconsente e stabilisce di passarsi al bussolo nella prima oc-
correnza che interverrà il Presidente generale interino. ■
Si leggono le seguenti lettere ministeriali.
i*. S. E. il Ministro approva che si affidino a' legni brasiliani i volumi de-
gli alti per le Accademie dell' Impero Brasiliano e degli stati del Rio della Piata.
2. Si approva che la seduta generale si differisca pe' 9 Luglio.
3. Si dispone un pagamento di due. 8 a favore di D. Giovanni Guarini per
spese da lui fatte nell' eseguire l' analisi chimica delle sostanze rinvenute in Pompei-
4. Similmente si fa per im pagamento a favoiC di D. Giovanni Semmola per
le spese da lui erogate nel disimpegno di taluni incarichi affidatigli.
5. Un altro pagamento di due. 200 viene approvato a favore de' sig. Luigi
Palmieri e Santi Linari per compenso delle spese da essi fatte e da farsi per menare
a termine le loro belle esperienze sul magnetismo terrestre. S. E. il Ministro nel
partecipare questa sua approvazione ordina e che nel commettere lavori , e sperimen-
j ti scientifici debba 1' Accademia prima pro'^ocarne la ministeriale autorizzazione,
i indicando la spesa che all' uopo potrà approssimativamente occorrere , come sem-
3 pre si è praticato per lo addietro in simili rincontri j.
6. Si (hspone un pagamento di due. 8. per indennità di cappotto all' usciere
dell' Accademia.
Il Segretario Perpetuo dà conti de' libri che egli ha inviati all' impero del
Brasile analogamente alla ministeriale accennata di sopra, e di quelli rimessi in
Londra.
287
Il sig. Domenico Mamone Capria legge una sua memoria riguardante l' a-
zionc del ferro sui sali mcrcuriosi e mercurici. Anlidolo pel deuto-ioduro di mer-
curio non che pel bromuro dello stesso metallo. Il presidente ne commette l'e-
same a sig. Semmola , Vulpcs ed il Seniore Macri.
Interviene all'adunanza, presentato dal presidente , l'areonauta il sig. Antonio
Comaschi bolognese.
/ libri presentati sono.
Elementi di medicina prulica di R^iffacle Capobianco. Napoli i84'- 8°. voi. 3.
Delle vicende e de' progressi della popolazione e delle industrie ne' domini continentali delle
due Sicilie — Discorso pronunziato nella Solenne adunanza della R. Società economica di Terra di
Bari; di Carlo d'Addosio — Bari 4°. 1842.
Giornale statistico dello Spedule de' pellegrini ; compilato da Raflàele Zarlenga — Programma
Napoli 1843.
Giornale cconomico-rustico di Molise, relativo all' Agricoltura, Pastorizia, arti, industria e Com-
mercio—Anno XIX Campobasso 1842- 8°.
Diario da viagem pelas Capitnnias da Para , Rio negro , Matto-grosso , Cuyaba et S. Paulo
nos annos de 1780 a 1790. S. Paulo 8°.
Rivista trimeosal de Ilistoria et geografia. Rio de Janiero 1842. fase. i5 a 16.
Sopra alcuni corpi organici che si osservano nelle infusioni , di Achille Zigno — Padova
i84i. 8°.
Sulla giacitura de' terreni di sedimento del Trivigiano , del medesimo. Padova i84i. 8°.
Uulletin de l' Academie royale des Sciences et belles lettres de Bruxelles \ 8° annèe. Bnix :
i84i. 12°.
Historia e Memorias da Academia real das Scicncias de Lisboa — Lisboa iSSg. 4- fig>
Discurso pe la Sossao pubblica da Academia real das scieucias de Lisboa, paro lo segre. Perpetuo
Ioacliim losè de Costa de Macedo Lisboa \^!\ò. 8°.
Ester Ziisatz zu der Sclu'ift. Ueber dea Galvaoismus als chemiscbes Keilmillel. v. D' Gustav
Crusell. Petcrsburg 1842.
Cenno suU' aerostato dell'aeronauta Antonio ComaschK Roma 12. fig. 1842.
Tornata de 18 Luglio 18 43.
Si leggono le seguenti ministeriali.
I*. S. E. il Ministro per parte del Direttore di Guerra e Marina dispone che
duo Soci a scelta dell' Accademia vadano a supplire il tenente di Vascello D.
Luigi Chretien e D. Gaetano Poderoso nella coramcssionc incaricata, della disami-
na delle opere militari, onde dar giudizio di un' opera sulla scienza del Pilotaggio.
E qui il Presidente partecipa di aver già nominalo a tale ufficio i sig. de
Luca e Nobile.
2. Si partecipa di essersi date le disposizioni per pagarsi al Cav. Tenore due.
100 onde rivalersi di due, 4ij55 da lui erogati per l'acquisto de' giornali , ri-
tenendo il resto per le spese consecutive.
88
Si legge parimenti una lettera del Presidente Generale interino il quale non
avendo poluto intervenire in questa sessione per affari di R. servizio^ ne previene
r Accademia , onde la nomina definitiva del nuovo Socio resti Cssata per la ven-
tura tornata.
Il Socio sig. D. Francesco Bruno, in nome della Commcssionc esaminatrice del-
la memoria del sig. Nicola Trudi, formata da lui e dai sig. de Ruggiero e Gian-
natfasio , ne legge favorevole rapporto dichiarando la memoria degna di l;u' par-
te de nostri atti.
L' accademia aderisce al parere della Commessionc a maggioranza di voti.
Il presidenlo informa 1' accademia dello slato d' infermila dal socio Cav. Ca-
guazzi , e prega i sig. de Luca e Masdca ed il cav. Nauula di andarlo a visitare
a nome di tutti i suoi colleghi.
Il cav. Melloni presenta all'Accademia il sig. Maurizio Silvin Professore di
Mnemotecnica. Questi avea cliicslo al Presidente di permetlergli di dare un saggio
innanzi l' Accademia della sua facoltà memorativa. Sicché il Presidente accordata-
gli la parola , si fa il sig. Silvin a dimostrare con acconce parole , analogamente
a quanto egli ha esposto ne' manifesti dalia stampa, che la facoltà che egli pos-
siede di una portentosa memoria, lungi dall' essere un dono naturale, è effelto di
un suo metodo particolare col quale, venendo la memoria sussidiala dall' intelletto
col dare un senso ed un significato a tulio quello che non ne ha di sua natura,
come alle cifre ed a' nomi propri , e dal raziocinio col classificare e coli' associare
tutte le idee che non sono classificate ed associate di loro natura , non che col
classificar meglio quelle che sono già in qualche modo classificale ed associate,
possa ottenersi facilmente una memoria pronta e fedele.
Il sig. Silvin afferma che tal suo metodo è a portata di qualunque memoria
e di qualunque intelligenza. Egli qumdi invila l' Accademia ad interrogarlo su ciò
che si contiene in un opuscolo stampato , che presenta ; vari accademici dopo
ciò gli dirigono molte interrogazioni su diversi epoche della storia alle quali egli
risponde con prontezza e precisione.
Finalmente dalaglisi ima serie di 44 nomi, dopo averla per qualche istante me-
ditata , la ripete in diversi sensi e con reiterate interruzioni.
Si presentano in dono i seguenti libri.
Cenno intorno alle sorgenti della ricchezza nella Sicilia citeriore ed a' mezzi di aumentarla ;
di Aniello M. Carfora 5 seconda edizione. Napoli 1842 8°. pag. 72.
Discorso dpU' associazione doganale alemanna, dalla sua origine fino al presente, del Cav. Ludo-
vico Bianchini — Palermo i843. 8°. pag. 44-
Suilc des memoires et observalions de Physiquc et d' bistoirc naturelle; par M. le B. d' Hom-
bres Firmas 8°. Nimes i843.
In favore della nuova dottrina sull' accrescimento in diametro del caule delle piante faneroga-
me ^ nol« del Farmacista Natale Alojsio. Messina i843. 8°. p.ig. ii.
289
Di una legatura dell' arteria ascellare nll' uscire di solln alla clavicola per emorragia al cavo
dell'ascella , osservazioni dì Notale CalaDoso. — Messina i835 , 8°. fig.
Manuale di noloinia cliirurgicogenerale e topografica di Alf. A. L. Velpeau — primi versione
italiana con note del prof. Pasquale Manfrè ; voi. j". ISìukiIì 8".
Tornata del t". Agosto i843.
Si dà lettura delle seguenti ministeriali.
1*. S. M. approva che le adunanze accademiche si tengano, non più nella sala
de' papiri , ma nella 3" Sala a sinistra dell' ingresso del Ueal Palazzo degli sludi ,
la quale sarà ridipinta ed abbellita convenevolmente.
2. S. E. il Ministro richiede i nolaraenli delle novità e cangiamenti avvenu-
ti nel personale della socicìlà Real Barbonica , per la compilazione dell' Almanacco
del i844.
Il socio sig. de Luca legge un lungo rapporto su di un opera del Visconte
di Santarem , diretta a rivendicare al Colombo la prima scoverta del nuovo Mondo.
Si stabihsce di passarsi al Rendiconto.
D sig. Palmieri presenta all' Accademia un anemoscopio magnetico fallo da
lui costruire qui in Napoli. Egli sul disposto dal Presidente ne fa argomento della
seguente nota.
E qualche tempo che ne' giornali inglesi si parlò di un anemoscopio magne-
tico , il quale sebbene importante per la novità del fenomeno che presentava , pure
non era acconcio a prescniarc ed indicare altro fuorché la linea del vento senza
farne conoscere la precisa direzione. Ma essendosi replicale siffatte sperienzc a"Ro-
chefort si assicura che il nuovo anemoscopio non solo indica con la maggiore pre-
cisione la direzione del vento, ma ne indica il cangiamento da circa mezz'ora pri-
ma. Dietro siffatta notizia ho fallo fare alla meglio sollecitamente un anemoscopio
magnetico che espongo alla vista dell' Accademia , perchè lo credo meritevole di
qualche attenzione. Esso come vedete consiste in un ago di legno di .'i pollici di
lunghezza bilicalo come un ago da bussola. Verso uno degli estremi sono collocale
quattro piccole calamite di molla da orinolo , della lunghezza di due pollici, per-
pendicolari all' orizzonte co' poli nord in basso e distanti di circa mezzo pollice
r una dall' altra. Finalmente un cerchio graduato , o una rosa de' venti , una
base di legno ed una campana di cristallo terminano l'istrumento. ISe' pochi gior-
ni che ho tenuto in azione lo strumento ho potuto conoscere che l'ago di legno
ha una polarità variabile , che resta fermo quando 1' aria e tranquilla , ma sempre
in una giacitura dclcrniinata , talché non è mai senza direzione polare : quando
l'aria è agitata da venti l'ago cangia direzione e tid volta oscilla da se solo. A
cagione della brevità del tempo e della non opportuna situazione di mia casa, non
ho potuto assicurarmi bene del suo valore come anemoscopio , ma stimerei oppor.
tuno che in qualche osservatorio ne venisse collocato uno , perche in qualche nio-
37
290
do è curioso ed inipoilanlc vedere un semplice ago di legno con calamita senza
polarità a\crc una forza direttrice così varia. E prima di avventurare una spie-
gaziouo del piacevole fononiono è mestieri di bene studiarlo.
Il presidente slabilisce di rimettersi l' istrumonto al sig. Direttore del Real
Osservatorio astronomico a Capodimontc sig. Capocci , affinchè se ne osservasse
r andamento.
Il sig. D. Antonio do Martino legge una nota c( sul forame centrale della re-
lina e sulla macchia gialla del Buzzi nell' occhio del feto umano s. Questa nota
vien riscrbala pel Rendiconto.
Il Prosidcnic, a nome del Conte Zambeccari, presenta in dono all'accademia una
mappa del Rio grande da questi rilevata sopra luogo , e la passa al Generale Vi-
sconti per depositarla nel Real Uffizio topografico.
Interviene all' accademia l' illustro sig. Magcndie,
L' Accademia si riunisce in comitato segreto con l' intervento del Presidente
Generale interino Cav. Nicolini , per procedere alla nomina definitiva del socio
mancante nella classe matematica.
Epperò il detto Presidente interino , dopo la lettura fatta dal Segretario ag-
giunto per le matematiche del rapporto della Classe , sceglie a scrutatori i signo-
ri de Luca e Capocci , e dispone di passarsi alla votazione segreta de' tre candi-
dati proposti dall' Accademia ; dalla quale risulta aver ottenuto il sig. D. Paolo
lucci 20 voti affermativi sopra 26 votanti , il sig. D. Nicola Trudi i4 ; ed il sig.
1). Fedele Amante 18.
Rimane quindi eletto il sig. D. Paolo Tucci a socio ordinario nella Classe
delle scienze matematiche , e si dispone farne analogo rapporto a S. E. il Mini-
stro Segretario di slato degli affari interni per rassegnarsi a S. M.
Si presentano i seguenti libri.
Delle vicissiludini e de' progressi del dritto penale in Italia , dal lisorgiuiento delle lettile sin
oggi , di P. C. Ulloa. Palermo i84^. 8».
Catecliismo filosofico istorico apologetico della religione cristiana del Professor Giuseppe Maz-
zarella. — Ni.poli 1845. 8°.
Rapport fait au Ministre secrétaire d' état de la marine et dcs colonies , par la Commisslon i-
slitiiée par decision royalc du 26 Mai i84o, pour l' examen des questions rélalives à 1' esclavuge
et à la constitulion polili'iuc dcs colonies — Relateur en est le Due de Broglio, Picsidenl de ia Coiu-
mission — Paris i843. 4'-
APPENDICE
ANALISI DI LIBRI.
Della Biforma delle Carceri , e di uri Opera del conte petitti di Torino intorno alla polemica
penitenziaria. — Rapposto del Socio Avv. Pasquale Stanislao Manuni.
S1GK0& Pkesidente ,
Neil' adempiere all' onorevole incarico afGdatorai d' informar 1' Accademia del contenuto in una
recente opera del conte Petitti di Torino , la quale à per titolo Esame della polemica insorta sul-
la riforma delle carceri (i) , incomincio dal rendervi grazie della opportunità che mi porgete di fa-
vellare intorno ad un argomento , che da alcuni anni forma uno de' più cari miei sludi. E comechc
mi sia forza rispettare i brevi confini di un Rapporto , e quindi riserbare ad allro tempo V implo-
rare il compatimento dell' Accademia sopra un ordine complesso di pensieri e di osservazioni mie
proprie relative ad una materia così grave e discussa ; pure confido che anche una sobria esposi-
zione del lavoro del Petitti gioverà a far sentire di quanta importanza sia divenuto ormai nelle pre-
senti condizioni della società questo argomento della Riforma delle Prigioni , che è 1' obbiello delle
meditazioni de' corpi scientifici , degli scrittoli e degli nomini di slato del vecchio e del nuovo mon-
do , e sul quale io ò 1' onore di richiamare d' oggi innanzi benanche una speciale attenzione di
<|uesta R. Accademia.
La luce della civil filosofia avendo, rischiarati i campi della legislaziuo penale , ricercato il vero
principio del tremendo ed innegabile diritto di punire che alla società si appartiene , strappate a'
giudici le torture , ed a' carnefici gli strumenti di feroci ed immorali supplizi , si riconobbe in fine
una verità per lungo tempo disconosciuta; la pena cioè non esser eìcXusìso fine a sé stessa , ma ancora
mezzo uà un /ine più elevato ; né starsi la sua inesorabile rngione unicamente nella espiazione lìi un
male già avvenuto ed ormai uscito dalla sfera dell' influenza dell' umana libertà , ma alliesi e sopra
mito nella prevenzione di mali futuri capaci di essere impediti. Kè andò guari che una riposata me-
ditazione suU' esperienza de' secoli convinse gli animi , che de' due motori della umaaa volontà
messi a disposizione della società per preservarla dalle individuali offese , il terrore e 1' emenda,
il primo di gran lunga inferiore si rimane al secondo: perciocché l'uno non può che combattere
con varia fortuna le passioni malvage che lascia intanto sfrcnatamcnle imperversare negli uomini cor-
rotti , mentre 1' altra più intenta a svellere le cagioni del male che a reprimerne i fenomeni . ten-
(■; Milano ] 1843-
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ile appunto a correggere ed educar le passioni , ritraendole ne' confini della moderazione e del ri-
spello dell' altrui inco1utDÌti!i , e si studia d'informare gli animi ad oneste e tranquille abitudini.
Per altro è antica quanto Platone la sentenza , che fa mestieri punire non perchè si è peccalo,
tr.a perchè non si pecchi in nmenire ; e si è ripetuto da tutti gli scrittori di ragion penale dover
la pena esser corrcggitricc. Ma forse non si ò mai considerata la cosa sotto un aspetto più rigorosamente
filosofico : quello cioè della sconvenevolezza che trae seco il racchiudere i propri simili nelle pri-
gioni come bruti , senza fornir loro i mezzi di una istruzione morale e religiosa , e tormentarli
senza risanarli. La nequizia del pari che la follia son due malattie dell' animo ; ed intanto mentre
in ogni luogo generose cure si prodigano a' rocchiusi nelle case de' folli per ricondurli alla ragione,
può forse in buona fede dubitarsi se sia indispensabit dovere della società promuovere a tutto potere
la morule emendazione de' colpevoli racchiusi nelle carceri ?
Quol era non pertanto a fronte di questo principio salutare lo stato de' luoghi di pena per tutta
Europa in tempi poco da noi lontani ? Ben lo vide il pietoso Howaro, allorché con nuovo e no-
bilissimo divisamenlo ne visitò le principali prigioni , non perdonando a fatiche , spese e perigli ,
e morendo martire della più eroica filantropia per un contagio nelle prigioni di Smirne contratto.
Fu egli che svelò al mondo lutti gli orrori e le durezze con cui una parte degli uomini insensibi-
le e crudele opprimeva 1' altra rinchiusa ed impotente. Da per tulio ei non trovò che covili di Ce-
re piulloslo che dimore di uomini , miserie , fame, mendicità, sozzure, peste , morie necessaria. Era
quella barbarie eredità di molti secoli , conseguenza di tulle le vecchie infamie che avevan disono'
rata la legislazion penale. Uomini e donne, vecchi e fanciulli , il colpevole della più lieve ingiu-
ria ed il figlio che uvea le mani bagnate del sangue paterno , le viltime della calunnia ed i mostri
di scelleratezza , tulli racchiudeva una sola prigione , tutti le aure istesse respiravano. Colà dove pii-
pivasi il delitto , il delitto avea la sua cattedra. La pena che davasi al malvagio eru quella di farlo
diventar più malvagio ! A' lamcnli che il generoso viaggiatore sparse tu tanta parte del genere umano
degradata ed avvilita , si debbono i primi miglioramenti che per allora porluronsi al materiale trat-
tamento de' prigiouieii.
Chi guidato da eguale carili si alTacciusse oggidì ai cancelli delle prigioni di molli stati di Euro-
pi, se in gran parie scomparsa troverebbe l'antica enùralezza, e nieu travagliala la vita de' condan-
nali ; sarebbe non però vinto da orrore e da pietà insieme a considerare il degradameuto morale
in cui li gitla l'assoluto difetto di ogni educazione religiosa , morale ed intellettuale nelle case di
reclusione. E se più non troverebbe P oscena confusione de' sessi , ben troverebbe quella dell' età,
la scelleratezza invecchiala che ignora il rimorso, accanto alla colpa bambina capace di penlinienlo ;
ben troverebbe nelle prigioni tante scuole permanenti del vizio , tante fucine di nuovi sociali peri-
eli ; ed invocherebbe suU' immenso disordine le illuminate cure de' governi.
Avvi chi schivo si mostra di divider lo zelo della nobile intrapresa , quasi avendo a nemici
della civil quiete coloro che tanto pensiero si danno del miglioramento di una classe, la quale al a
società orrecò danni ed olTese , e che indegna vien quindi reputata di esserne conforXala di pietà
e di bcnefiii. Ma gravissimo è l' errore di chi prosa in colai guisa ; dappoiché fatta pure astrazione
dalla sublime massima della carità insegnata dulia religione che noi professiamo, è ben facile il
comprendere che la grande opera della emendazione morale de' prigionieri non riguarda tanto l' in-
Jividuale vantaggio ili costoro , quanto l' interesse della società stessa , acciò questa senza terrore
e diUìdcoij possa riaprir le braccia al condannato dopo la espiaiione della pena , e non abbia a
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troTarc in lui un mostro indomabile ed un nemico perlioace e pericoloso , pronto ognora a squar-
ciarle nuovamente il seno con mani sacrileghe e nefande.
Sieno rendulc grazie alla civiUà del secolo ; pocle sono oggimai le menti che tuttora annebbia
un sì grossolano pregiudizio : e la riforma delle carceri, concepita primamente in Italia per opera pre-
cipua di un Pontefice Romano che visse sul principio dello scorsa secolo , vcdesi da So anni pro-
mossa con g.ira nobilissima da ambe le rive deli' oceano ed in America e nella nostra Europa i
ed in quesl' ultima specialmente nella Svizzera , nella Francia, nel Belgio e neh' Inghilterra.
Ma incominciata appena la riforma penitenziaria , avvenne che i promotori della slessa accor-
dandosi interamente quanto al principio, si fecero a seguire Ire diversi sistemi, quanto a' mezzi di
applicazione propri a ridurla ad atto. Gli uni tenaci di antiche usanze , non chiedevano altro che
la sola classificazione de' prigionieri ; gli altri intimamente persuasi della insufficienza di un tal prov-
vedimento , facevansi sostenitori chi del metodo di reclusione praticato in Filadelfia, quello cioè del-
''isolamento continuo ed assoluto de'' prigionieri nelle celle.) chi del metodo praticalo in Auburn, cioè del
cosi detto isolamento morale , consistente nella sola separazione nollurna de' prigionieri in altrettante cellet-
te , e nel lavoro diurno ntlle officine comuni , con la regola del silenzio. L' esperienza in seguito di-
mostrava in modo da non lasciare dubbiezza ulteriore la impossibilità di adottare un criterio ragio-
nevole e sicuro per la classificazione de' detenuti , e la inevitabile permanenza della maggior parte
de' temuti inconvenienti anche dopo qualunque classificazione^ in guisa che ormai quel primo partito
si venne a poco a poco scemando e disperdendo. Ma piti pertinaci crebbero le dispute tra i seguaci
delle altre due opinioni , ciascuna delle quali vanta nomi illustri , ed allega in suo prò i risultamenti
dell'esperienza, e le cifre della stalistica. Niun' altra cosa forse quanto la quistione penitenziaria à
dimostralo come sia facile l'abuso della statistica , e come le cifre possano piegarsi alle più contrad-
ditlorie deduzioni di fallo , perciocché tra gì' innumerevoli scritti che le due contrarie scuole àn
finora dato in luce , alcuno non ve n'à che non invochi in sostegno del proprio assunto l'autorità
de' calcoli statistici. Questo contrasto à nociuto di molto alla diOTusione della benefica riforma ; dap-
poiché ì governi prudenti àn temuto di determinarsi per un sistema che forse si scoprirebbe più
lardi meno proprio al conseguimento dello scopo ; e lutti gli animi oggi sono sospesi , aspettando
dall' esperienza e dal ragionamento nuova luce che finalmente rimuova questo stato d' incertezza e
di dubbio , e tragga dietro di sé una universale persuasione. A questo fine tender debbono d' oggi
innanzi i lavori di coloro che scrivono sul miglioramento delle prigioni.
Il nostro benemerito socio sig. conte Ilario:(e Petitti di koreto , Consigliere di Slato di S. M.
il re di Sardegna , autore di molle opere assai commendevoli di pubblica economia , si fa appiinlo
ad esaminare nel suo ullimo libro questa polemica penitenziaria , considerandola nelle più recenli
produzioni delle due opposte scuole ; tra le quali produzioni egli sceglie come le principali da un
lato alcune dissertazioni del marchese Carlo Toeiiiciani di Firenze , e dall'altro un opuscolo fran-
cese del cavaliere Caslo Lucas. Alla esposizione de' quali lavori tien dietro quella ancora di alcuni
altri messi in luce sul medesimo argomento dal principe Oscar di Svezia , e da' sigg. Alaczet e
Recis-Allier in Francia. Delle opinioni professale da tutti questi autori il sig. Peiuti istituisce pon-
derata discussione , e pronunzia imparziale giudizio.
Il ToRsiGiANi , giovine patrizio fiorentino , di colto ingegno e di animo nobile , reduce da
alcuni suoi viaggi negli Stali Uniti di America , si manifesta caldo settatore del metodo filadel-
fiano , benché con una buona fede che l' onora , non dissimuli mollo doversi ascrivere del buon
successo con cui la segregazione assoluta è stata sperimentata in quelle contrade , alle condizioni de'
luoghi ed all' indole de' popoli. Riduce egli a quattro i requititì a' quali un buon sistema di deten-
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zìone soddisfar debba '. la sicurezza dalle CTasioni , la salubrità , la intimidazione in fine , e la emen-
dazione morale de' racchiusi , i quali due ultimi requisiti sono inerenti allo scopo stesso della pena.
II ToERiciANi crede ottenersi meglio quelli della sicurezza^ della inlimiduzione e della correzione coi
metodo filatlcìfiano , cautamente confessando non potersi con cgual certezza affermare clie la salu-
brità sia del pari conseguita in quel sistema cbe nell' opposto- Chiude il suo lavoro con proporre il
nuovo disegno di una carcere a costruirsi per 1' applicazione del principio fiIndelCano , la quale ,
secondo egli pensa , ollontanerebbe parecchi inconvenienti che a quel sistema sono stali rimproverati.
Il Petitti tenendo dietro a' ragionamenti del Tobriciani , avvisa che la ^icurr::a dalle evasioni
ne' due sistemi di Auburn e di Filadelfia sia egualmente conseguibile , sol che nel primo si eser-
citi la necessaria vigilanza per impedir qualunque concerto di ribellione o di fuga ; che le espe-
rienze crescenti ed i pareri di illustri medici , specialmente di quelli intervenuti al terzo congresso
degli scienziati italiani nel i84i in Firenze, lasciano ben poco a dubitare della influenza nociva e
pericolosa della segregazione continua sulla salute de' detenuti , tanto sotto il rapporto della mortalità,
che sotto quello della follia facile a generarsi dalla prolungata solitudine \ pericoli i quali appariscono
poi anche maggiori per le popolazioni de' nostri paesi meridionali , più assuefatte delle altre a vivere
ad aria libera ed a godere delle sociali comunicazioni : che la regola filadelfiana ottenga l'utilissimo fine
della intimidazione , ma che non possa senza pericolo di eccesso appropriarsi alle lunghe detenzio-
ni ; e ciò essersi riconosciuto dagli slessi seguaci di quella scuola , i quali nel chiedere la introdu-
zione del sistema non mancano di convenire della necessità di una riduzione graduale della durata
di tutte le pene scritte ne' codici ; e tra questi il rispettabile sig. Julios di Berlino nel formolare
una tale riduzione , assimila la reclusione a vita usala attualmente a soli sette anni di reclusione £•
ladelfiana : che finalmente la correzione del delenulo non sia veramente agevole ad ottenersi nel si-
stema di Filadelfia e per lo difetto dell'assistenza comune al divin culto , e per la quasi impossibi-
lità di concedere a tanti detenuti nelle rispettive cellette le cure necessarie a far penetrare ne' loro
animi un' assidua e reale istruzione tanto morale che religiosa. Il Petitti insiste sopra tutto e con
r:igione sulla massima inQuenza dell' elemento religioso , troppo finora trascuralo negli ordinamenti
penitenziari. Trova pure insuperabile la difGcoltà della spesa immensa di esecuzione richiesta dal
metodo filadelfiano , specialmente secondo il disegno proposto dal Tokhigiani , la quale spesa vien
dimostrata con accurato calcolo assolutamente fuori la sfera de' mezzi , de' quali ogni stalo possa di-
sporre per qucslo ramo del pubblico servizio.
L'opuscolo del Ldcas, Ispellor Generale delle prigioni di Francia, uomo profondamente addottrinalo
nella materia ed amico dell' umanità , è stato scritto per discutere la relazione fatta alla Camera de' De"
pulati di Francia dal sig. Tocqueville., intorno al progetto presentato nel i84o da quel Ministero
per la riforma dalle carceri francesi. Nel progetto di legge presentato dal Governo manifestavasi l'i-
,jea di sopprimere i bagni , di classificare le carceri , ordinando la separazione delle varie specie
de' detenuti , di obbligare al lavoro ogni classe di condannali , di confermare i molti miglioramenti
già introdolli in parecchie carceri della Francia e nella disciplina e nelle costruzioni per assicurare
la separazione almeno notturna dc\lctcnuli \ e di far poi semplici sperimenti dell'applicazione del
sistema filadelfiano nelle case di forza da sostituirsi a' bagni , nelle case centrali e nelle prigioni di-
partimentali , senza intanto dar determinazione alcuna sulla pi'efercnza del sistema — Nella Commes-
sione creata in seno alla Camera per preparare la discussione di questo progetto , il sig. Tocqueville,
eletto a Relatore di essa , dopo di aver declamato contro 1' aumento de' reati ìli Francia che in
massima parte attribuisce all' influenza corruttrice dell' attuai sistema di reclusione , sostiene indispen-
sabile che il Governo determini fin da ora in modo assoluto e diffiuilivo il futuro sistema delle car-
ceri , prima che si eseguano le nuove costruzioni ; poiché la costruzione di un carcere, egli dice ,
nanche il Putitti , che il Ldcas siasi taciuto sulla necessità di sopprimere 1' infamia legale annessa
dalle leggi francesi alla pena de' lavori forzati : ed invero dichiarare un uomo infame per sempre
e poi volerlo corretto ed onesto all' epoca della sua liberazione è una di (juelle contraddizioni che
fanno il disonore della mente umana : d' altra parie 1' infamia è pena lieve , anzi nulla per 1' uomo
corrotto e profondamente scellerato , incallito al peso della pubblica riprovazione ; pena immensa ed
'ncalcolabile per l' uomo civile ed educato , caduto per accidente o sventura nel delitto: finalmente non
poche volte si è sperimenlala la impotenza della legge sul!' opinion pubblica ; ne al cerio la condanna
di un Socrate e di un Aristide a qualsiasi infame pena avrebbe mai potuto essere un comando bastevole
a cangiar 1' opinione universale onde essi ottenevano onore e venerazione. Son già noti da gran
tempo questi ragionamenti sulla infamia a chiunque abbia familiari le dottrine della scienza penale :
ma in Francia , ed in molti siali che pur si vantano avvaniati nella civiltà , questa pena è mantenuta
tuttavia, mentre con ragionevole orgoglio noi napolitani possiamo additarla cancellala dal nostro codice
penale fin dal 1819, come il Petitti non omette di ricordare con evidente compiacenza. Daidiimo fa
parola delle società ili patronalo istituite in molli stati con mirabili eflelli , assegnandosi ogni liberato
dalle carceri ad un patrono scello tra i notabili cilladini , il quale volontario ne assuma la paterni
direzione , vegli i suoi futuri diportamenti , lo introduca nuovainenle nella società assicurandogli l' im-
piego del proprio lavoro , ed ei slesso lo abbandoni infine alla più severa vigilanza ddla pubblica au-
torità , quando si avvegga che quegli per avventura volga di nuovo i suoi passi per la via della per-
dizione , e sia da temere che si macchi di novelli reati.
Delle altre produzioni esaminate dal Petitti , quella del Principe Ereditario dì Svezia è un la-
voro di tanto pregio ed importanza che meriterebbe lunga e separata analisi. Per ora ci basta riferire
col Petitti che 1' augusto scrittore , dopo alcune belle ed umanissime considerazioni sulla natura delle
pene f dal novero delle quali, egli, chiamalo un giorno a regnare, non dubita di proscrivere la pena di
morte) , e dopo una succinta e giudiziosa storia della origine e del progresso della riforma delle carceri ,
istituisce un esame comparativo delle condizioni de' due sistemi filadclfiano ed auburniano : e mentre
teoricamente professa le dottrine fìladelGane , arrestato poscia dal senso pratico che lo distingue , ne'
farne l'applicazione pende in vece assai più verso V auburniano f slimandolo acconcio a mettersi in
opera in tulle le lunghe detenzioni , come altresì pe' recidivi, per coloro che lungamente rimaserg
fiol lezzo immorale delle attuali carceri , e per luti' i casi di dubbia possibilità di una radicale <•
memlazione — Il libro del Principe Oscar negli ultimi due anni à prodotto gran frullo non solo nella
Svezia , la cui Dieta à volato la somma di un milione, destinandola alla riforma delle carceri di quel
regno ; ma benanche nella vicina Danimarca , dove il re , previo avviso de' quattro stali provinciali^
à con tua ordinanza prescritta la riforma delle prigioni con un sistema misto della regola yf/apa ) 1' alleozione di quel coiiscsso sulla necessità della inti'odiuiunt
della riforma penitenziaria nel nostro paese , e sulla convenienza di cominciarsene il saggio e i'jp-
plicazione nel nuovo Gran Carcere Centrale di Avellino , eiù che ogni altro mai capace di essere con leggiere niodifiea^ioni materiali
disposto ed accomodato a questo piimo speiimculo. Il Consiglio fece eco alle sue parole , ed in tutti
gli anni à supplicato fervidamente il Sovi'ano , perchè la proposizione fosse accolla , pronun/.iandosi
benanche , in conformila delle idee del Relatore , per un sistema di detenzione misto , e tale che
auUa base del lavoro comune conciliasse tutt' i vantaggi del metodo filadelfìano , e iiiuno dcgl' in.
convenienti. E mi gode 1' animo nel riferire , che S. M. il Re N. S. con un primo Riscritto del 1840
ti degnò fare aperta in modo non dubbio la sua volontà , dichiarando giusti ì voli del Consifilio
CcneraU; del Principato Ulteriore , td ordinandone 1' adctnpimcnto , eoa uTcr prescritto al Consiglio
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,tesso di compilare 1' analogo progello di un Regolamento. Ma il Consiglio modestamenle rimostrò
non credere i propri mezzi buslevoli a questo lavoro ; meglio convenire a' dotti , a' giureconsulti
•gli uomini s|)t'tii"linenle versati nella materia apparcccliiare gli elementi del progetto , ed a' sommi
■roministralori dello Sialo il discuterli. Allora il Re con allro recentissimo Rescritto del 12 aprile
1843 si degnava rimetlcrc alla Consulla del regno la discussione plenaria della quistione , che è la
•tessa che ferve in tante parti di Europa , ed ordinare clic si proponesse il sistema più opportuno
alle particolari condizioni morali , fisiche ed economiche del paese-
Resta solo , che siccome nelle altre contrade di Europa gli uomini di stalo e gli amministra,
tori , pe' quali il tempo è prezioso e consacrato alle iwporlanli cure della cosa pubblica , anno in»
Tocalo i lumi della scienza sull' ardua e vasta quistione j e le notizie e gli eleraeniì tulli necessar-
alla soluzione della medesima furono ad essi largameiile somministrati da appositi lavori di corpi
scienlilici o di srritloii della propria nazione ; cosi T cgiial bisogno oggi si sente appo noi : anzi
maggiore , perche inollipl leali olire ogni misura gli scrini sopra cosifiutta controversia , più si av-
verte la necessiià di un libro , destinato a raccogliere nella più breve mole possibile quanto basta
fornire la conoscenza di ciò che altrove siasi dello , praticato e discusso , e che aiuti a far discerne,
l'e in tanta confusione di opinioni ed in tante contraddizioni di riscontri stalislici il vero ed il di-
mostrato dal falso e dal probabile j quali sieno i punii da tenersi ormai per islubilili e non su-
icellivi di ulteriore discussione, quali le qiiistìoni tuttora incerte e degne di esame, quali gli ec-
cessi onde e sempre prudente consiglio tenersi lontani , quali in fine le modificazioni forse richieste
dalle particolari condizioni del nostro paese , de' nostri popoli , delle nostre leggi.
Quanto a me, essendomi consacrato a tali sludi, da' quali son convinto non lieve ulililà po-
ter venire al peifezionamento delle nostre istituzioni penali ; spero poter fra non mollo tempo sot-
tomettere al vostro compatimento un mio lavoro scrino appunto con tale intendimento : e la bon-
tà delle inlenzioni e l' iinporlanza dello scopo forse otterranno scusa al poco valore dello scrittore.
In tal guisa , se quest' Accademia fosse per giudicarlo non indegno di veder la luce , e non del tutto
inutile alla pendente discussione ; avremo anche noi imitato 1' esempio degli altri corpi scientifici
che in fviropa anno operosamente conlribuilo a procacciate a' loro paesi la inlroduzionc della rifoi^
ma penitenziaria , e non sarà questo 1' ultimo de' molli titoli dell' Accademia slessa a ben merìlar*
da lutti coloro che unno in onore l'umanità , la morale, l'incivilimento , il bene pubblico.
Stob|4 Ratubale. — Histnire natarelle des Canarics ; par irEan et bertuelOt (vedi Rendiconìo toni. 1.
pag./{Zge tom. 11 png. \ii J. Terzo articolo — pbytogrjpbu CANjtRiEUsis.
Questa parie dell'opera dei Signori Webb , e JJerthclol sulle piante delle isole Canarie non è
meno pregevole delle altre , delle quali ne' precedenti numeri di questo Rendiconto si è dato im
•unto. Ottime sono le descrizioui , e le tavole delle quali è fornita ; le piante vi sono disposte per
famiglie ; e finalmente sono di mollo interesse per la scienza le osservazioni organografirhe , e 1«
notizie di gcogralia botanica , che han rapporto alle piante dagli Autori descritte ; ma affinchè i
lettori possano meglio valutarne l' importanza , ne accenneremo le novità le più rilevami.
Nella fjuii};lia delle Kdimiiruliicce la sola specie nuova che vi troviamo descritta è 1' Adonii
intermedia^ la (piale dislinguesi dulia microcarpa , e iXM' ciesiivalis per avere i frulli angolati,
irregolarmente rugosi , forniti di un dente alla parte anteriore della base con due altri laterali più
piccoli , ma privi di denti nella parte superiore , ed interiore , ove bensì sono rilevati in una gibbo-
•ilk ottusa , situata sotto il breve rostro che li termina , come utW' Adonis Jlammea. Ricbiamiamo
3oo
(a di questa specie l' attenzione dei nostri Botanici , perchè irovandosi essa nella Francia meri-
dionale , dovrcbb' essere anche indigena del nostro paese. Descrivendo essi il lianunculus cortusae-
foliiis ne additano migliori caratteri onde distinguerlo dal creliais , col quale spesso è stato con-
fuso ; solo non siamo di accordo con i dotti Autori della riunione fotta del Banunculus opliioglos-
tifolius col fontanus , perchè crescendo ambedue queste specie presso di noi , si scorgono sempre
diversissime per la loro durata , senza parlare d' altri più rilevanti caratteri.
Tr,i le Rutucce viene da essi ammesso il Genere Rutena di ÌHcdiais per la Ruta pinnata.
Kelle Z'^n/lltiicce vicn descritto come nuovo lo Zigophyìlum nlbam Dcsf. col nome di Zigop/ijUum
Fontanesii , perchè diverso dalla specie Linneana. Nella famiglia delle Malvacec vi osserviamo con-
servato il genere Abdttlon di Kant ; son riuniti in un solo Genere , e forse con molta ragione ,
alla Malva alcune Lamiere , come sarebbero 1' arborea , e la eretica ; e fondati due nuovi generi ,
cioè Saviniona per la Lamtcra aecrifolia , e Navcaea per la Lai'atcra phocnirea.
Di non lieve momento son da slimarsi i cambiamenti fatti u\ solo Genere Hvpericum. Kitenuto
questo per lo Hjpericum pcrforalum, glcmdutosum , e condunatum , conservano il Genere Webbia dello
Spach per l' Hypericum Jloribundum II. Kcw. , per 1' //. canaricnse Lia. , e per 1' H. canariense H.
Paris. , che distinguono col nome di If'ebbia platiscpnia ; ed al Genere Androsemum Ali. vi rife-
riscono r H. canaricnse Brouss. col nome di A. Webbiamim. Il chiarissimo Bernardi avendo a ra-
gione stabilito il genere Platictipnos per la Fumaria spicata , vien da essi adottato , avvertendo che
vi si debbono anche riportare la fumaria corymbosa , e forse anche la Fumaria turbinata Smith ,
su di che non possiamo pronunciare alcun giudizio non conoscendo le specie anzidette.
Sovra ogni altro fermano la nostra attenzione le osservazioni critiche sopra il valore dei ca-
ratteri , presi per norma da diversi autori , nel distribuire in tribù la famiglia naturalissima
delle Crocijcrr. Essi avvertono , che in una serie naturale a torto sono allontanati i generi Erysimcm,
SisTUBRnjM , Hesperis , e Malcolmia , dal Cheirantbus, Nasturtium , Barbarea , Matthiol* , e da
questi la Bbassica ; da che la posizione relativa della radicetta ai cotiledoni è un carattere facile a va-
riare non solo nei generi della stessa tribù , ma anzi nelle specie del medesimo genere. Per tali conside-
razioni non ammettono che quattro sole tribù nella loro flora , cioè quella delle C/icirnnloidce , delle
Brassicee . delle Clipcoke , e delle Ibcridcc ; riportando alla prima i generi Arabis , Matildola , Di.
croamhus , Kutoceras, Nasturtium, Barbarea, Dcscuriana , Pachipodium , Chnmaepìium ; alla seconda
la Sinapis , Eruca , Succovia, Erucastrum, Raphanus , Hirschfcldin , Rapistrum , Cratnbe. ; alla terza
la Lobularia Desi'. ; ed alla quarta lajundraba , Sciicbicra, Curonopus, C/nocardamum , Cnpscllo : e
volendo noi dire particolarmente qualche cosa dei generi noteremo , eh' essi propongono il geiiei-c
Dicliroantlms pel Chciranihus mutiibilis ( scoparius di Sruuss. e WiUd. non Del. ) , al quale conservano
il nome di cincrcus impostogli dal Poir ; il genere Dcscuriana pel Sisymbrium Irio e milli-fuliuin ; il
Pacltfpodium pel Sisymbrium crjsimoides , al quale secondo essi riferirsi dovrebbe il barsifotium , Co-
lumnae , e pannonicum } e rimandano \l Sisymbrium <£idnale al genere Chamaepiium di Waltr, Nella
icconda tribù al genere Erucaslrum di Scliimp. , e Spcn , riportano una specie nuova col nome
di Erucastrum canuritmc ; che pel suo abito molto si rassomiglia alla Sinnpis iim/ili xicaulis Dcsf.
Trattando del genere Baph/inus sono molto pregevoli le osservazioni dell' illustre Gaj , e degli
stessi Autori sulla struttura delle silique del cennato genere , e del Raphanistram , dulie q\iali li-
sulta , che malamente sono stati separati , quantunque le silique del Raphanus offrano qualche loro
particolare carattere. Al genere Hinclifcldia di Mocnc/t riportano la .Sinnpis inrnna. Nella tribù
delle Clipcoìce adottano a preferenza il genere Lnbularia Desi'. , invece della Koniga dei chiarissimi
Adiinson , e Brown , per V Alj'ssum maritimum , descrivendone altra nuova specie col nome d' inter-
media , distìnta da quello per i fiorì sforniti di odore ; non che per le siliquelte con uno o due
icmi , e confermano l'osservazione fatta dal lodato Gay ùa dal i83o di trovarsi le quattro glan-
3oi
dule ioDanzi ni filamenti , non dietro di essi. Finalmente nell' ultima fatniglia delle Jhcrìdee ripor-
tano la Siscalelln auriculata al genere Jondraba di Mcdicns ; dislinguono la Scncbeira dal Corono-
pus , e propongono il nuovo genere Cynocardamam pel Lepidium virginicum.
Nelle Resetlacce conservando il genere Reseda soltanto per talune specie j come sarebbero
l' alba 1 la fruliculosa , e per una nuova che chiamano Resaeda Crystallina , fan notare che in
queste si trovano due stirami carnosi , brevissimi , e caduchi inseriti su di ciascun dente della
capsula , e che questa si osserva aperta prima della Corilura , si chiude nel tempo della medesima,
per aprirsi di nuovo nella fruttificazione. Ammettono il genere Liiteola Tuurn. , per la Reseda tu-
tcola , lutea , e ne formano un nuovo per la Reseda subulata e dipelala , che chiamano Rese-
delia.— ¥ta\c Violane sono riportate al genere Mnemion dello Spach , la paiola tricolor ^ eie specie
affini , aggiungendone due nuove che chiamano palmense , e cheiranthifolium , fra le (|uali questa
ultima è certamente molto singolare per le sue foglie ricoperte da un denso tomento bianco , come
nelle Mtitliule. Tult' i generi proposti dallo Spach negli /I/m. des Seicnc. nat. eoi. 6 p. i43. , per
la famiglia delle Cistinee sono adottati dii nostri autori j tali sarebbero il Tubcraria pel Cistus gut-
tatiis , e tubcraria ; lo Slephanocarpus pel Cistus monspclicnsis , il lihodocistus pel Cistus vaginatus j
e non senza ragione hanno essi riunito in una sola specie l' Hclianthemum ledifolium , e nilolieum.
Passando alle Cariofillee descrivono una nuova specie col nome di Silcnc nocteolens , e riuniscono
il JD. vclutinus al D. prolijer , rispetto ai quali è da notarsi che non la pubescenza soltanto , ma
un marcatissimo carattere dei semi , è più che sufficiente per farli ben distinguere. Sono pure
da notarsi le osservazioni da essi fatte sulle specie del genere Tamarix , e su dei migliori caratteri
che servir possono per riconoscerle , specialmente la Tamarix Canariensìt dalla T. Gallica, con la
quale spesso si è confusa.
Commendevoli del pari , e da non trascurarsi sono le altre osservazioni organografiche sulla
famiglia poco ben illustrata delle Crassulacee. In conseguenza di queste essi han creduto ragionevol-
mente di poter stabilire dei nuovi generi , come VAithales pel Sedum rubens , e decandrum V Aichry'
soli pel Sempcrrìvum teetorum ■, punctatum , radica/is , tortuotum e pigmceam: V jieoniam pel S'emper-
fii/um crueulum , strepsieadum , Smitlùi , barbatum , Lindoejf , Goochiae , ccespitosum , balsamiferum ,
Haivortii , /loloclirjsum , urbicum , cilialum , canariense , non che per le specie dubbie undulatum ,
cuneatum , Jouiigianum ; la Gr^icnoi'ia pel S. aureum , e dodronlale ^ e finalmente il genere Petrc-
p/tjscs pel S. puhjihylluni , bracìiyeaulon , ed agriosluc/ijs j né dubbiamo trascurare che col nome
di Umbilicus Hi-ylandianus vien descritta e figurata una novella specie molto prossima all' Vmbilicus lutea.
Trallanilu delie Calice fan notare, che la grande specie quasi inerme e con fruiti mangerecci da
remoti tempi coltivata neh' Italia meridionale si debba riferire uW'O/Mntia fuus indica , non già ^•
VOpuntia eulgaris Haiv.\ specie sulla quale di già il chiarissimo Cav. Tenore nella sua Sylloge
p. a4o. (an. 1 83 1 ) aveva promossi dei dubbi ; ed essi avvertono che la Tera Opuniia i-utgaris Mill. ,
da non molto tempo trasportata dall'America settentrionale in Inghilterra dal sig. Frasrr figlio , e
assolutamente diversa. Intanto a torto riuscono insieme coli' Ojiuntia Ficus indica V Opunlia Amvclea
Tea. , polendo asserire per propria osservazione , che ambedue le cenn:ite specie si perpetuano
da' semi , e si conservano costantemente diverse. Ammettono il genere Cilrulliu deUo Sc/irader Im le
Cucurbitacee, e fondano fra le Rosace il genere Bencomia pel Potcrium caudatum, aggiimgendovi l' al-
tra specie col nome di Mceijuiniana.
L' ultima famiglia compresa in parte nei fascicoli che abbiamo presentì è qocUa delle Legu-
minose. Troviumo fra esso bene illustrata e figurata VAnagyris iati/olia , che si distingue dalla no-
*ln A.falida , cui molto somiglia, per i fiori più grandi , e per l'ovario densamente tomentoso ,
che nella nostra è appena coperto di sparsi peli biancastri. Vi troviamo pure, fra l' Ounnis, dcsnilta
una bella specie col nome di Aebecarpa, e riunite sotto VOnonis iialnr come varietà la ramoiisiimn,
302
e la hispanica , come pure 1' Ononis riclinata Un. con ^Ononls mollis Safi , ma per i saggi che ab-
biamo presenti p:ire che ambedue qiiesle riunioni non possano ammettersi, (lonservando il genere
TcUima di Mfdictis notano quali ottimi caratteri possono ricavarsi dallo stimma per distinguerne la
«pecie che vi riportano , e che sono la Gcnisln canilicaiis , niniliricnsis , cnmiriinsis , congesta e li-
nifolia , il Cy/isus ramosissimus Poir. , non che due nuove che cbiamjino stcnopctnln e rosmarini/o-
fin. Ad un nuovo genere designato col nome di Sparto-Cylilus riuniscono lo S/iarlium nubigcnam,
ed una specie nuova delta filìpes. Al genere Relama di Boiss. riportano la Genista monosperma di
Lind'ey col nome di R. Bliodorhizoides , la G. monosperma Lin. , e (piella di DelHc , che chia-
mano R. B/iaifim , per le quali specie merita di esser letta la memoria dello Spneh. inserita ne-
gli Ann. des Selene, nai. an, to v. 19. ; al Sarnthiminus di Vimm , riferiscono lo Spnrtium sco-
parium , rimanendo al genere Spartium il solo S. juuceum , mentre lo Spneh I. e. riserba questo
genere , come fu stabilito dal Tvurn. per alcune specie soltanto del genere Rctama Bois. Sono pure
degne di considerazione le osservazioni storico-criticUe sul genere Cyliius , e su dei caratteri che
possono aversi dal calice , e dalla caruncula di semi per distinguerlo dafjli affini. Sotto il Metilolus
sutcnla vien riportato con un segno di certezza il M. compnela Satzm. , su di che nemmeno siamo
di accordo con i chiarissimi autori. E qui raetliam fine al nostro breve esame intorno all' opera
indicata , sembrandoci di averne fatto rilevare i pregi più notevoli di esaltezza e novità scientifiche,
che nel corso di essa abbiamo creduto rinvenire. Quanto poi potrà riguardare la geografia bota-
nica , ed altro particolare , sarà discorso con più precisione tosto che ci verrà rimesso il compi-
mento di questa parte.
G. GcssoHE.
Geocsìfia. — Ricerche storiche critiche e biblUvrafichc sopra Amebico Vespocci , del sig. Visconte di
Samt\bem, mcmbrii di molle Accademie e della Società Geografica di Parigi , e della Società Ecale
di Geografia di Lonilra. Cenni letti nella R. Accademia delle scienze dal socio ordinario Feedinawdo
DE Loci.
Dopo lo scuoprimento dell' America , più di 3ooo opere hanno trattala la storia e la geografi»
del Nuovo Mondo , e intanto molti problemi sono rimasti insoluti ; molte regioni non descritte per-
chè non ancora esplorate ; e , quello che è più , non dilucidali molti punti di storia geografica ,
comechè comuni all'Europa e all'America. Le ricerche si sono oggi cosi moltiplicale; le disamin»
sono divenute così piene di difficoltà di ogni maniera , che i dotti più accreditali hanno impreso a
trattare piuttosto delle monografie americane , anziché ingolfarsi nella generalità di tante ricerche.
Tali sono le tre opere delle quali il chiarissimo geografo signor Visconte di Sanlarem ha fatto dono
a questa nostra Accademia Reale delle Scienze.
Nella prima di queste opere, di cui diamo ora questa breve notizia , l' illustre geografo portogheit
li» riunite tutte le ricerche storiche , critiche e bibliografiche da lui falle sulla scoperta dell'America ,
topralutto nella quistione che risguarda i due viaggi , nel i5oi e nel i5o3, che Americo Vespucci
volle far credere di aver egli intrapreso per conto del Portogallo , quistione alla quale nel i8a6 era
»Uto egli chiamato daU'illnstre signor di Navarrete presidente dell'Accademia Reale di Madrid.
Vi sono delle epoche tristi nella storia , le quali favoriscono le imposture di ogni maniera , so-
pra tutto ne' tempi ne' quali alla credulità è di appoggio una grande riputazione. Tale fu quella nell»
quale sorgeva in Alene il fondatore dell' Accademia , che seppe riunire nella sua persona tutta I»
glori» della Scuola di Crotone, quando 1» più crudele e la più ingiusta persecuzione ovea dispersi o «n-
3o3
iipguti nello stesso loro «angue gì' illustri e infelici SlosoG pitagorici : e tale fu anche ad un di presso
I' epoca dilla scoperta del Nuovo Mondo , almeno per riguardo ai viaggi cbe in quell' età i più ar-
dili intraprendevano per lutt' i versi. All' epoca della scoperta dell' America la cosmograBa ignorata
dalla generalità cominciava a sortire dagli artigli della censura : era quell' istante di tregua che suc-
cede alla tempesta. Si riproiUiccvano le notizie di certi viaggi , sopratullo degli arabi Cuo alla Gin»
coperta ancora da un denso velo , che tutti ripetevano col nome di Culai, e cbe comunemente ere-
devasi molto più avvaniala verso l'oriente e però più a[)prossimata all'Europu. Spuntava il XV secoloi
* coli' alba delle lettere cominciava a distendersi il desiderio de' Tiaggi. L' illustre Errico figlio di
Giovanni Re di Portogallo era il gran rappresentante delle tendenze del secolo ; le sue flotte C0\
•leggiavano (i) l'Africa ; riconoreevano Madera : più tardi i Portoghesi riconoscevario il capo
delle tempeste (2) Cupo Turmriitoso , detto poi di Buonasperauza , lo raiM'pjiiiifuho. Gli spi-
rili erano storditi da tante scoperte geograOchc , e cominciavano a sentirsi senza ribrezzo la teo-
rica della figura sferica della Terra , e la possibilità dell' esistenza degli antipodi. Le opere del
Purbach , di Rcgiomontano ignote alla generalità , non lo erano a' Dotti. Colombo le conoscevi
tutte , e pieno della sua idea consultava Paolo ToscancUi di Firenze che aveva il primato tra gli
astronomi di quel tempo. In questo stato di cose Colombo si avviò con una mal sicura flot-
tiglia alla riconoscenza del Calai dalla parte di occidente , senza neppure sospettare eh' egli
avrebbe incontrato un nuovo continente. La scoperta delle Lucale avveniva il n ottobre del i49i>
Questo avvenimento portentoso riempiva tutti di stupore. La generalità riguardava Colombo come
na mago ; la invidia gli suscitava contro ogni specie di persecuzione. Si guardava male in Ispagui
che questa gloria fatta sopra legni spagnoli appartenesse ad uno straniero. Era allora riputalo tra'
navigatori spaguuoli Alfonso Ojeda , che accortosi dell' avversione che avevano per Colombo Alfon-
da Uartolomeo Dias
3o4
Colombo avuto da OJeda , e dallo stesso Colombo di cui implorava la prolezione e ricercava 1' a-
micizia per essere accreditato tra' navigatori più riputali di quell'eminente secolo XVI; conquesti
mezzi pensò il Vespucci di elevarsi sullo slesso Colombo ; il che non gli fu diQìcile dopo la mor-
'« di questo grande Uomo avvenuta nel 1 5o6 , e quando 1' invenzione della stampa conlava appe-
na un mezzo secolo , comechè fossero stute già pubblicate tre edizioni delle lettere di Colombo scrit-
te a'varii illustri personaggi , nelle quali egli aveva diita ampia contezza delle sue scoperte.
Ponendo da banda il primo preleso vijggio, innanzi a quello di Colombo, allribuito a Vespucci
dal Canovai suo panegcristu , anlcriorità a cui niuno ha prestala fede , pare che il fonie principale
dell'impostura di Vespucci sia stata la sua corrispondenza epistolare, e sopratutto che le lettere scritte
da lui al veneziano Soderìni abbiano contribuito a stabilire la concertata impostura. Due falli principali
risultano da queste lettere, i" un viaggio fatto avanti al i5oi alle Indie occidentali per ordine del
Re di Spagna ; i" i due viaggi , eh' egli dice di aver fatti, uno al i5oi e l' altro al i5o3 , per
ordine di D. Manuele Re di Portogallo , da' quali risulterebbe che la scoperta del continente ame-
ricano fosse slata 1' opera sua e non di Colombo , di Cabrai , del veneziano Giovanni Cabolto al ser-
vìzio degl' Inglesi , del portoghese Gasparo Costareal , i quali 1' un dopo P altro , e tutti dopo Cris-
toforo Colombo scoprirono or questa or quella parte del continente americano. Tentò Vespucci sulle
prime di togliere a Colombo ogni gloria , e a ([uesto tentativo allude ciocché egli scriveva in una
delle sue lettere ( i5oi ) » eh' egli riposavasi a Siviglia da due viaggi falli per ordine del Re di Spa-
» gna nelle Indie occidentali » ; ciocché diceva in un' altra lettera sulla fìsonomia e sul color degli
abitanti ch'egli aveva scoperti ne' viaggi intrapresi per ordine del Re di Castiglia. Ma poiché vide
che questo tenlalivo sarebbe stalo senza elTilto; che lutti conoscevano il viaggio di Colombo nel i493
e la scoperta delle Lucale e delle altre Antille fatte da questo grande Uomo, si rivolse a ciocché
aveva minor numero di testimoni e poteva perciò avere T aspetto di maggiore credibilità , cioè al
continente americano di cui si spacciò primo scopritore. Per mettere in chiaro questo puuto di storia ,
toccherò qualche epoca rinomala nella storia delle scoperte, e poi tornerò al Visconte di Santarem.
A' 3 di Agosto i49'2 fece vela Colombo dalla Spagna per l' occidente , e a' 12 ottobre dello
slesso anno aveva già posto piede nell'isola di Guanahani ch'egli chiamò S. Salvatore. L'isola di
Cuba e di Hayti , le due maggiori Antille , furono da lui scoperte in questo primo viaggio. Nella
seconda spedizione scuoprl Colombo la Giammaica. Seguiva un terzo viaggio , nel quale Colombo,
appoggiando al sud, scuopriva l'isola della Trinità, costeggiava il continente dell' America meridio-
nale, vi scendeva , e vi fondava delle colonie : visitava la foce dell' Orenoco nello stato di Venezuela.
Ciò accadeva a' 3o KLiggio del i^'ji , giorno in cui accertava Colombo 1' esistenza del continente
americano.
Nel 1497 "" *'''"° italiano Giovanni Cabotto veneziano visitava la costa dell' America setten-
trionale ; e un anno dopo Sebastiano Caboto suo figlio , 1' isola di Terranuova. Nel i5oo due por-
toghesi, Gaspare Costareal scuopriva il Labrador, e Pedro Alvares Cabrai continuava la scoperta del
continente americano del sud , visitato fino alla foce dell' Orenoco da Colombo. Tornava Cabrai dal-
la scoperta del Brasile in Portogallo ove giungeva nel i5oi. Or dietro questo preciso schizzo storico
delle principali scoperte fatte sul continente americano ne' primi anni del secolo XVI , nel quale
il nome di Vespucci non figura in modo alcuno , chi avrebbe mai creduto che 1' uomo più estra-
neo alla scoperta del Nuovo Mondo avesse dovuto dargli il suo nome ?
Eppure il Vespucci nella sua prima lettera al Sederini dice » eh' essendo egli a Siviglia e col
y> proposilo di non più tornare in Portogallo, gli giunse un espresso messaggiero da parte del Re Em-
■M iDanuele colle lettere patenti » mercé le quali egli era destinato a cercare nuove terre ; e che in
» seguito di questo viaggio (i5oi ) scuopri egli il continente meridionale del Nuovo Mondo » Equi il
yiiconte di Santarem con una erudizione poco commune e con documenti irrefragabili dimostra l'ira-
3o5
poitura di qu«>to racconto. Tra le innumerevoli pruovc eh' egli ne adduce Irasceglieremo qualclicdu-
na delle più importanti. E sulle prime fa egli osservare che le lettere patenti de' Re di Portog^dlo
erano tulle registrale nella Cancelleria del Regno ; che questi registri formanti più di 2000 volumi
esistono tutti negli archìvii reali della Terra di Tombo ; che niuno di essi è perduto , e che b Can-
celleria del Re Enimanucle è compiuta ; che esaminata la medesima con ogni attenzione dal i495
fino al i5o3 inclusivamente , non solo non vi si ritrova alcuna lettera patente diretta a Vespuc-
ci e registrala ; ma che fino il nome di Vcspucci non vi si vede mai titalo • laddove si tro-
va fatta menzione de' nomi de' più illustri navigatori d! quel tempo. Prende egli a disamina gli 82902
documenti del corpo cronologico ; passa a rivista i 6og5 documenti del corpo delle casse ( corpo
das gavetas ) 5 svolge i numerosi involli ne' quali sono conservate le lettere missive de' Re e de'
Principi, e di altri grand! personaggi; legge il giornale de' viaggi de' Portoghesi dall'anno i49^
fino al 1602 ; esamina la preziosa collezione de' manoscrilli della biblioteca reale di Parigi , e so-
pratutto quelli che hanno relazione a' viaggi falli per lo scuoprimento del Nuovo Mondo ; e in niuno
di questi documenti non solo non trova egli fatta menzione di alcun viaggio dirotto dal Vcspuci *
alla scoperta di nuove terre : ma non incontra giammai neppure citato il suo nome. E questo si-
lenzio di 100 e più mila docfimenti che risguardano delle relazioni diplomatiche istoriche e geo-
grafiche di ogni maniera , e che compiendono le epoche de' viaggi e delle scoperte geografiche piii
portentose non basterebbe solo a dimostrare 1' inudita temerità del Vcspucci , e la insussistenza delle
sue criminose pretensioni? E certo che avvezzo egli al fare della più obbrobriosa impostura , s'im-"
padroni delle relazioni di Ojeda che aveva seguilo nel viaggio fatto da questo spagimolo nel '499)
e le spacciò come suo , e per persuadere il pubblico che , fra tutti gli Europei , egli era stalo il pri-
mo a riconoscere il continente del Nuovo Jfondo , inventò l'altro mendacio che il suo viaggio
aveva durato aS mesi ; poiché interrogalo giuridicamente Ojeda su di questo fallo , lo smenti: ma
avvezzo il mondo a dare il suo nome alle nuove terre scoperte, per una {nudila superchieria l'er-
rore ha prevaluto sulla verità , sono queste parole del dotto Charlevoix citate alla pagina 3o dal
Visconte di Santarem.
Né è meno notabile la enumerazione di lutti g!i scrittori più accreditali e de' navigatori più ce-
lebri contemporanei di Vcspucci , e posteriorr a lui , le cui opere pubblicale o nianoscrille sono
state consultate con rara pazienza del chiarissimo Visconte di Santarem , il quale ha da esse trascritti
de' bruni preziosi per dimostrare l' insussistenza delle pretcnzioni di Vespueci. Merita parlicolare
menzione Damiano di Goes capo degli archivi! reali dalla Torre da Tombo , e contemporaneo di
Colombo e di Vcspucci , il quale , mentre parla delle scoperte del primo , e di tanti altri viaggi
anche i più insignificanti , neppure una parola poi dice de' pretesi viaggi e delle pretese scnperte
liti Vespueci-, Giovanni di Burros anche contemporaneo di Americo, il qtiale, parlando della scoperta del
Brasile e nominando i capitani de'navigli della spedizione di Cabrai , non dice una sola parola né di Ve-
spueci, né del suo preteso viaggio del 1487 ; il celebre storico Osorio che nella vita del Re Emmanuele
non cita nep|ii)re il nome di Vespueci suo contemporaneo, comeché parli egli di qiic' viaggi coman-
dati dal preludalo monarca, che dice affidati alla direzione di altri personaggi. Che se due scritlori ita-
liani il Padre Canovai e 1' abate Bandini , i soli apologisti di Vcspucci , hanno cercalo di mostra-
re la realtà de' suoi titoli alla scoi)erta del Continente del Nuovo Mondo , essi ignoravano la maggior
parie de' documenti or messi a giorno dalle penose ricerche del Visconte di Santarem ; e suprjlutto
sono degni tli attenzioni', i dubbii sparsi da Sebastiano Cabotto sulle pretese scoperte di Vespueci in
una riunione di piloti lenula nel i5i5 , nella quale era presente Giovanni Vespueci nipote di Ame-
rico ; e la testimonianza tutta favorevole a Colombo del Guicciardini contemporaneo del Vespueci
fiorentino come lui , e ch'era stalo ambasciatore di Firenze in Ispagna presso Ferdinando il calla-
lieo : che questo grande istorico , dopo di aver detto che Vespueci aveva visitalo il Nuovo .Mondo,
39
3o6
laa dopo Colombo , soggiugnc » Degni e i Portoghesi e i Spagnuoli e precipuamente Colomba io-
li Tenlore di ijucsla più maravigliosa e periculosa navigasione ».
Ma sarebbe and.ir Iropp' olire il mostrare tutte le particolarità di questo dotto lavoro del Vi»"
conte di Sanlarcin , e basterebbe solo a scuoprire la frode di Vespucci il fare attenzione ad alcune
delle tante contruiiizioni nelle quali egli cade , come sempre succede quando si spacciano fole ed
imposture. Cosi osserva per esempio il signor de Nuvarrcte che il Vespucci in un luogo della stia
narrazione sul suo preteso secondo viaggio assegna alla sua nave una tale distanza della terra fer'
ioa , clic , combinata colla direzione S. 0. da lui stesso indicata, avrebbe situato il suo bastimeolo
nella parte scltenlrionale del Brasile a circa 4oo miglia ncU' interno del continente } e che le indi'
Cuiioni da lui date per due altre posizioni del suo vascello in riguardo alla terra ferma , lo avreb-
bero situato, una volta a circa i3o miglia nell' interno del continente , e un'altra volta, sotto il parul.
Iclu 19° 7* , a 94'' miglia circa nell'interno delle terre, e lontano dalla costa ove egli pur dicea di es-
«erji fermalo. E quello che è maraviglioso si è cbe , mentre il Vespucci parla nelle sue lette-
re del bisogno die ebbero i Portoghesi di lui per dirigere la navigaziope , attesa la loro ignuranM
crassa della cosmografia , discorre poi nelle sue relazioni del diametro delle stelle j copia letteral-
mente le relazioni d i Colombo senza adattarle alla qualità delle sue navi e alla situazione geogra-
fica dei suoi bastimenti ; e infine, dimentico di quanto aveva egli detto della direzione e del coman-
do a lui aOid ito di quella navigazione , ora parla di un primo capitano , ora di un capitano in
cupo e di sei altri capitani che comandavano ì sei navigli della spedizione (i): vale a dire cbe, am-
messi anche i due suoi pretesi viaggi del i5oi e del i5o3 , egli non sarebbe stato cbe o uu subalteriko
u un avventuriero, e che perciò cadono tult'i suoi titoli sulle pretese scoperte ch'egli stesso sì attribuì.
E quando Diigo Colombo , figlio e successore di Cristoforo intentò lite a Vespucci per viocchi
aveva inventato , onde dare il suo nome ul Nuovo Mondo j e quando il Consiglio Reale delle Indi*
«onsacrò con defiuitiva sentenza 1' impostura e le furberie di Vespucci , ben meritò questi che i^
•ig. Bonné de Cressé (i) dicesse di lui » la pretensione ardita di un impostore fortunato ha tol.
» ta all' autore di questa scoperta la gloria che gli apparteneva : il nome di Americo ha soppian-
» falò quello di Colombo ». Questa ingiustizia è tanto più grave , in quanto che , secondo l'opi-
)• nionc del celebre Humbolt » fu un uomo oscuro colui che inventò il nome di America , e Ut
» pose in fronte all'opera intitolata, Cosmographiac Intruductio insnpcr quututir Americt Vespucci niwi-
» galiunes ». In questa opera impressa a S. Dies in Lorena nel 1607 , cioè un anno dupo la mor-
te di Culoiiibo, si trova per la prima volta il nome di America ; e come se la sorgente di lauta in-
giustizia dovesse dislingiieisi per carattere di speciali imposlure , trovasi la stessa opera dedic.la dallo
•tesso Vespucci a Renato duca di Lorena colla data di Lisbona del 4 settembre i5o4 , menlre cba
questo principe era morto ad Ai» nel il\io , 24 anni prima che fu scritta la dedica.
Quando si considerano i maltrattamenti e le ing'uslizie enormi sofferte da Cristoforo Culombo,
uomo a cui niun altro fu uè sarà giammai pari ; che fece d»iio al mondo di un altro inoiiil.i , non
vi e petto in cui non sorge un priifondu sentimento d'indignazione per tanta injjralilndinc. Tenu-
to a visionario , quando col globo in mano mcslrava la possibilità di una navig zioiic intorno iIU
Terra : I' esistenza di un nuovo mondo creduta impossibile, qi^mlo il solo Culombu la pieconiz'-n-
Vj colla tiaccola del suo ingegnò ; e quando divenne reale, leniila la grande «-copeita a |.) Uiaivuv Ja la maime de tbiu tot pcifilwi iva. i Fvìa iS^^
3o7
•ilaunie e il carcere. Infine una inaudita impostura , che acquista l' aria ài verità in quei tempi oq
quali alla credulitii era sostegno l' ignoranza , impostura foggiala da un altro italiano , tende fin di
leppellire il suo nome nell' obblìo. E se i moderni cercano di fregiare del suo nome glorioso or
questa provincia , or quella città del Nuovo Mondo , niuna forza umana varrà più a cancellare il
nome di America impresso in tutte le opere e in tutte le menti dalla forza di tre secoli e mezzo.
Epperò sia lode al cbiarissimo Visconte di Sanlarem che con questa sua coscienziosa e elabo-
rata produzione ha esaminalo di nuovo tulli i documenti che prima esistevano e moltissimi altri o
inediti o mri, per mettere a giorno la maggiore delle imposture coronate \ ha passati a livisla tulli
gli autori più accreditati antichi e moderni ; ha sottomessi alla critica più severa i documenti prodotti
iu sostegno di tanta ingimlizia ; ha insomma posalo sullo stabile sostegno della storia , della critì-
ra e dell' erudizione la pruova incontrastabile della gloria di Colombo , e dell' impostura di Vespai:-
ci ; e questa tanto più grave , quanto più illustre è la patria di Dante e di Galilei , e di tanti al-
tri sommi in ogni maniera di studi, alla quale patria preclara per ogni genere di gloria egli pure il
Vespucci apparteneva.
Febdinanoo de Ll'ca.
LAVORI SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE.
Fisica. — Società Astronomica di Londra,
'»
Densità della Terra. •— La Società astronomica io queste due sessioni ha odilo lettura d' una
importante memoria del sig. Francesco Baily sopra un soggetto rilevantissimo di Fisica terreslre.
Trattasi di sperienze delicate fatte con la bilancia di torsione , per determinare con maggiore esat-
tezza che non si era praticalo finora , la densilà media della terra ; renderemo circoslanzialameoK
conto di tali sperienze. — Diciamo in prima qualcosa sull' argomento.
Nello schizzo istorico che precede la sua memoria , il sig. Baily ricorda in prima ì lavori
di Maskelyne e di Cuvcndish. Ei considera gli esperimenti di Maskelyne sull' ullrazione delle
montagne Schehuiliane , rome incapaci di sciogliere per verun modo la quistione ; in quanto a
quelle fatte da Cavendish con la bilancia di torsione , egli crede che lo scopo di (piesto fisico nel
ri'digere la sua memoria , fosse piuttosto quello di presentare un saggio di quanto esso risgiiardava
•iccomc un metodo eccellente nella determinazione di sifT^tla importante ricerca , che di dedurne
un risultamento il quale nell' epoca attuale abbia diritto alla intera confidenza del mondo scienli-
faco. Di fatto C.nendish egli stesso ( che non ha fallo più di q3 esperimenti ) , manifesta eziandio
m ordine a questo punlo preciso , alcuni dubbi sul soggetto , ed annunzia talune esperienze diverse
eh' egli aveva in vista per allontanare certe irregolarità da lui incontrale. Ma siccome non si lia
notizia eh' esso abbia falla veruna sperienza ulteriore , non essendosene trovata alcuna traccia fra
le sue carte , /' opportunità e '1 vantaggio di ripeibre le esperienze sotto novelle circosLinze, e cor<'
tulli i perfezionamenti arrecali dagli artisti negli strumenti , è stala soventi volle messa d:i' dotti in
discussione , poiché ncU' anno i S55 il Consiglio della Società astronomica nominò una commrssione
con lo scopo rielerminulo di prendere il soggetto in disamina. Nullo di manco non si prese alcuna
risoluzione per mandare ad elT.llo colesla misura fino all' autunno del 183; in cui il sig. Airv ,
astronomo reale, dimandò ed ottenne dal governo una somma di 5oo lire , onde sovvenire uDc
•pMe d! questa esperienza.
11 Sig. Baily eucudosi nel tempo stesso profferte dì «bbracci»re I' impresa laboriosa di ese-
3o8
guire gli ciperimenti proposti e di calcolarne tulli i risultali , fu messa alla sua disposizione e
•otto il suo controllo tutla la discussione del piano , e la intiera disposizione del lavoro.
È cosa ben singolare che nello stesso istante in cui adoperavasi nella Inghilterra di porre ìa
esecuzione cotesto piano , una serie di sperlenze somiglianti sìa stata intrapresa dal sig. Reich ,
prefessore di filosofia all'Accademia delle miniere di Freybcrg , in Sassonia , il quale ne lia reso
conto al Congresso de' dotti alenunni raccolti a Praga nel settembre iSSj. AbbcncKè queste spe-
I lenze siano in totalità suOìcienteiDcntc di accordo col risultamenlo generale ottenuto da Cavendish,
pure non han desse sospesa la esccu7Ìone del piano che la Società Astronomica meditava , il qnal
consisteva non già a ripetere unicamente le sperienze originali di Cavendish in un modo presso-
ché identico , ma dippiù ad estendere le ricerche facendo variare la grandezza e la sostanza della
• fere ullirute , pruovando gli effetti de' modi differenti di sospensione , adottando differenze con-
•iderrvoli di temperatura , ed altri cambiamenti che potrebbonsi immaginare nel corso delle opera-
tioni. Il sig. Rcicb ha fatto uso di una sola massa soltanto , e questa pure di gran lunga inferiore
in pi so alle due adottate da Cuvendish. Il peso della grande sfera dil sig. Uoich non oltrepassava
di mollo yy libbre iwoir-dii pohìs ^ mentre che le due sfere adoperale da Cavendish pisiivuiio in-
«ire» ^oo libbre. Le sperienze del sig. Reich sono slate ancora , egualmente che quelle di Ca-
vendish , troppo poche di numero ; non se ne sono avute che 67 solamente , da cui egli ha de-
dotto i4 l'istillati che danno per media una densità della terra eguale a 5,44 1 vai dire quasi
ideulira a quella di Cavendish.
Siccome nna gran parie dell" apparecchio che si era ordinato trovuvasi allora presso a poco
compiula , id il rimanente era avanzatissimo , il sig. Baily risolse di procedere a queste ricerche
non ostante siffatta conferma apparente dei risultati di Cavendish. Diverse località furono designate
da persone diverse come le più convenevoli e le più adatte a fare delle sperienze di tal genere;
ina , dopo avere visitate le proposte località , e considerato tutte le condizioni della qiiislionc , il
Sig. B.iily sì decise infine a farle nella sua propria dimora , eh' ei risguardò non solamente come
il locale il più adatto che potesse scegliere J ma che egli ha di più trovato essere il più opportuno
e 'I più comodo che quelli pure che sarebbonsi parlicolariocnte preparali a tal fine. Cotesta caM
t isolula da ogni altra fabbrica , in mezzo di un gran giardino a qualche distanza dalla strada ,
e non consiste che in un sol piano.
L'autore dà in seguito la descrizione della sala in cui sono state fattele sperienze e tlelP ap-
parecrhio il quale è stato costruito per questo oggetto spec'ale. Abbenehc siffatto a|ip:ii(Cchio sullo
il general punto di veduta fosse somigliante a quelo di Cavendish , ne differiva pur luliavoltn
in alcuni punti essenziali. Le grandi sfere ( o masse , siccome sono state di già chiamale d.il
Cavemlisli e dal sig. Reich ) venivano sospese al sodino ; ma il sig. Baily le ha. fitto sostenere
<1.>I pavimento sopra una tavola aggiraiilesi sur un perno , ed egli ha poi sospesu al sellino le
piccole sfere , invertendo cosi il modo di opLiare. Cotesto inetodu per porre in inuvluu iito lo
masse è da lui risguardato siccome di grande importanza ; jioichè , dice egli , » niente pare(parerrhio. Sonosi prese le precauzioni tutte per sottrarre la verga di torsione alla influen-
za di ogni subitaneo o parziale cangiamento di temperatura ; e per assicurare del pari la stabilii i
e la solidità del sostegno al quale era dessa attaccata. L'autore fa al proposito la osservazione se-
guente , che è meritevole di nota.
H Adìn di dissipare ogni scrupolo sopra questo punto, nel tempo della costruzione dell' appa-
recchio , ho praticato diversi tentativi jier ajiportare una perturbazione sensìbile nel movìiuento della
verga di torsione , battendo con frequenza e violentemente le porte , premendo o saltando forteinenU-
sul pavinienlo della sala ed al disopra del plafond , ed impiegando diversi altri mezzi collo slgsso
intendimento : ma in veruna occasione io non ho potuto marcare giammai il menO;no efTetto sul
movimento lalerale dtllu verga, lo ho pure frequentemente leutato la sperienza stessa alla prescnz.ì
di molti viiitalori e dopo che 1' a|ipareecliio era sluto compiuto ed ho dippiù appositumeole ed
a diverse ripnsc fallo una serie regolare di csiìcrienze per determinare la densilà della terra nel
corso delle più violenti tempeste di cui sìa stalo giammai testimonio, e nell'istante nel quale
il Tento era si minaccioso e soffiava a sbuffi cotanto (orti che la casa rimanevaoe scussa inllnu
M centro. fVon pertanto in vcrun caso non ho ])Otu'o dislinguere il menomo lurbamenlo nel mo-
lo laterale dtlla vt-tga dì lorsittne, nò dilTerenza iiKiina ne' lisullatì delie sj>erienze. Ilo stimalo cno-
vcnientc dì fare fpieste aiinulazioni , e di ricliìaniarle alla memoria , giucche taluni hanno dal bel
principio suii|>oslo che il luogo da me traseello potesse ancora non essere stalo perfeilamenle ido-
neo per esperienze di una natura cotanto delicata. Ma un istante di esame ha convinto le ]>erso-
ne dell'alte che vcrun muvimenlo tiansaloriu della lìnea dì sosj>ensìone ( se mai vi (ò»r rtis'ilo J
non pi leva tendere a produrre un molo irregolaie , Uiltrtilc od uiignìure nella verga di torsione ;
ed era questo Uj'piinlo il solo movimcnlo anomalo conilo il quale importava di premunirsi •>.. Il
^. Bai y socgiuiigt- :
I' \i ha pure ui/ altra ciiLcstanza uotubilt relativa al soggetto in q:ii>tion« . che io credo del
Sto
pari dovere qui riferire. Allorcliè la vergii di torsione è rimasta nello sialo di riposo , ho spesse
Tolte agitato la scatola di torsione , facemlo muovere con rnpidilì gli estremi suoi innanzi ed in-
dietro o da un lato all' altro 4o a 5o volte ed aache dippiù , e giammai non roi è riuscito disco-
prire che siSatta perturbazione nella scatola abbia apportato il menomo movimento nella verga di
torsione , la quale ha costantemente serbuto la sua primitiva posizione. Questa esperienza ha avuto
per testimoni in epoche diverse molli dotti dislinlì. Ma ad onta di questo sialo di torpore della
verga di torsione se applicavasi il più leggiiro cambiamento di temperatura presso la parete della
scatola , ovvero se le due pareti prossime alle sfere fossero asperse di un poco d' alcool , la verga
di torsione veniva immediatamente messa io moto , ed il punto di riposo o di equilibrio pruovava
un rapido cambiamento ».
Non ostante queste favorevoli circostanze, l'autore si è a prima giunta imbattuto in certe Irre'
golarilit e discordanze che non ha potuto rimuovere senza difficoltà , e le quali sembrano essersi
incontrate egualmente da Cavcndish e dal sig. Reich , irregolarità occasionate , per quanto ei presu-
me , dalle variazioni di temperatura della sala in cui procedevas! agli esperimenti. Cavendish aveva
trascelto un padiglione nel suo giardino , ed avendo Gssato il suo apparecchio ncIP interno della
fabbrica , faceva muovere le masse mediante corde le quali passavano per de' fori praticati ne' mu-
ri, osservando la verga di torsione coll'ajuto di un cannocchiale situato in un'anticamera addossata
alla fabbrica. La temperatura generale dell'interno era dunque probabilmente uniforme durante il
tempo ch'egli occupavasi di una serie di osservazioni-, ma non si ha ragione alcuna di supporr*
che una fabbrica di tal sorta ed in una somigliante situazione , conservi la stessa temperatura uni-
forme durante ventiquatiro ore successive , soprattutto nella stagione da lui scella per le sue ope-
razioni. Il sig. Reich ha seguito lo stesso piano ; sebbene in circostanze apparentemente più favo-
revoli , avendo egli scelto un oscuro cellajo , dove la temperatura non doveva essere cotanto alte-
rata ; e chiusane la porta, egli adottò il metodo di Cavendish, di osservare dal di fuori i movi-
menti della verga di torsione. Ma pure in situazione sitTalta non può aspettarsi una costante uni-
formità di temperatura durante un lungo periodo. Niuno tra questi due autori ha del reslo forni-
to delle informazioni a tal riguardo ; entrambi hanno incontrato delle anomalie di cui non hanno
essi sapulo rendersi ragione in modo soddisfacente , ed abbenchè Cavendish abbia sospcllala la lau-
»a di alcune tra queste anomalie , ei non sembra pertanto che abbia applicato un rimedio al ma-
le in veruna delle sue posteriori spcrienzc.
Il sig. Baily avverte che le sue prime sperienze sono stale siifGcienlrmenle regolari , abbencbè
i risultati loro fossero in .generale maggiori di quelli ollenuli da Cuvendisb e dal sig. Rcicb ;
ma che ben presta egli ha notalo delle difTerenze , le quali lo hanno convinto del ritiovarsi in
giuoco qualche grave perturbamento , la esistenza del quale ei non aveva ancora avuto la occasioiM
ili studiare , e che non poteva discoprire. Una delle più evidenti pruovc di cosiffatta ononialia si è
dedotta dalla seguente notabile circostanza, cioè: che 1' arco di oscillazione, durante una sola e mede-
cima esperienza , di rado diminuiva nella guisa regolare che avrebbe dovuto arcadere se la verga
di torsione fosse slata guidata da una inSuenza uniforme , e di più che nel fatto si vedeva quello
lalvolta aumentarsi in opposizione di tutte le note leggi de' corpi rollocati in simili circostanze. Non
astante queste interruzioni , egli considerò non solo convenevol cosa di proseguir le sperienze nel-
la maniera ordinaria per qualche tempo , colla speranza che cosi perverrebbe a spargere qnaich*
lume sulla causa probabile delle anomalie e potrebbe forse applicare una correzione per l' efTt-lt'i
della influenza loro ; ma egli si è determinato ad intraprendere diverse nuuvc serie di esperimenti,
secondo che si richiedessero dalle circostanze con lo scopo preciso di rischiarare il soggetto.
Le teoriche della elettricità , del magnetismo , della temperatura sono state a vicenda chiamate in
ausilio j ti (ODO fatte diverte tptrienze per discoprire il probubile efTctto delle correoli d' aria (ai
3lB
riiiilinmenli , 1' influenta dei modi diversi di losiiensione medianle fili melnUici semplici o doppii,
mediante fili serici ; ri sono pruovate delle «fere composte di sostanze e dimensioni diverse. Il me-
todo di condona delle sperienzc si é ancora varialo in diflcrenli guise , sempre per cercar di o^
«CMCre delle informazioni sul punto in quistione. Talune di quelle sono siale eseguile secondo il
melodo ili Cavcndish , altre secondo quello del sig. Rcicb; poiché i melodi de' due sperimentato-
li erano 1' un dall' altro diversissimo ; il più gran numero n' è stato condono giusta un piano e»-
•enzialmente diverso dai due precedenti. Talvolta sonosi applicate delle sfere riscaldate e delle vivaci
lampade presso la scatola di torsione , col fine d' innalzare artificialmente la temperatura e cosi pro-
durre una energica influenza , e d' altra parte sono slate adoperale delle masse di ghiaccio con lo
scopo stesso. Ancora il modo di porre in movimento le masse ha subito numerose modificazioni
«olla sperinia di ottenere alcuni dati relativi all' oggetto in quislione. Ma l'autore ha credulo inutiW
di entrare nella disamina e nelle particolarità di coleste operazioni infruttuose, le quali sono sUle con-
tinuate senza notevole interruzione pel corso di mesi diciollo , e si sono portate a più di i3oo.
Molte tra (|ueste ultime hanno avuto un caratlerc mi-rumcnte speculativo , affin di scoprire le ano-
miilie in quislione ; ma un luigliaio di esse aimcno sono stale specialmente intraprese per determi-
nare la densità della terra e sonosi a tal' uopo ridotte. Pur tuttavia i risultali , sebbene in molli
casi di accordo Ira loro, tono stali nella totalità si discordanti e sì poco soddisfacenti , da non po-
tersi concedere al general risiiliamenlo fiducia alcuna , in quanto all'esalto valore dell' oggetto ve-
ro delle ricerche. E siccome il sig. B.iily aveva precedentemente deciso di non fare scelta di espe-
rienze le quali potessero sembrare degli esempli favorevoli o pioprii a foggiare una particolare teo-
rica , eliminando e rigettando il resto ; egli risolvette in conseguenza di abbandonare il lutto ( utan-
doned the tv/iote. )
Nel corso di tali spcrienze , V autore ricevè spesso visita di alcuni dotti i quali han preso un»
vifs parte al lavoro in cui Irovavasi egli impegnato , e che francamente gli hanno manifestata k
loro opinione o dato il loro avviso. Purtullavolta è d' uopo notare che ei deve al professor For-
l«« di Edimburgo , la eliminazione delle principali anomalie da lui per lo innanzi incontrate. L«
•agnizioni profonde di questo fisico nella teorica del calore e nel modo con cui questo comportasi
nelle sue diverse maniere di operare , negli effetti suoi , la sua influenza , lo hanno menato a pro-
pugnare 1.1 opinione di Cavcndish , che una sorgente almeno delle anomalie potesse al certo allribuir-
M allo irnij-guijiifiiiu del calore delle masse , allorché venivano arrec;ite presso alle pareli della
acatola di toisii-ne , e che cotesto efrcllo potesse aver luogo ancora, ad onta della interposizinne del-
le pareli di questa scatola e le precauzioni digià prese. Qual rimedio a silTlilta influenza , ei con-
sigliò di fare indorare le masse e di procurarsi del pari un rccijiir/ilc duralo per la scatola di tor-
Hone , con lo scopo di ovviare ull'cfTclto della irradiazione, da qiiaUi.isi fonie dessa provenisse. Adot-
tando tale consiglio , il sig. Baily ha fatto eseguire non solo un recipiente dorato nel modo pru-
IHXto i ma dippiù egli ha precedentemente falla coprire la scatola su tutta la superficie sua di una dop-
pi» flanella. Compiute coleste modificazioni ed altre molte , 1' autore ri«>lse incominciare una st-
rie novella dì spcrien/.e , le (piali dovessero ad un tratto essere eseguile sotto aiispitl più f.i%«u-r
voli per la determinazione corretta della densità media d'ella terra -, ed ei sembra che i risullaiiieii-
tì lo convìncessero eh' egli avesse applicalo il modo convenevole ad iillont.iiiare lu sorgente piiii
•ipale delle discordanze , giacché , sebbene in alcuni casi pare che rimangano ancora lievi dilTc-
renze , come appunto la d' uopo aspettarsi in ricerche le quali abbracciano un sistema sì drlicato
di operazioni ; ciò non pertanto , ogni rinetpa!mefite dall:i n:ttura e d.illa costruzione dt'ma*
tcriali di cui son romposte la linea di tospen^ioiie o la verga di loisioiie . senza ihe ufTì Ili iu<-
Mwialwttutc il risultato gauerale dall' iusieuc. lu tOktauz' il tig. B»! v Uiibiora che d'poi nini iia
3l2
egli incontrato che un piccolo numero di osservazioni , falle con questo modo di procedere , con-
tro le quali si aTCssero delle obieiioni a propone o che fosse necessario rigettare. In conseguen-
za ogni esperimento che sin stalo fatto con questa nuova disposizione dell' apparecchio ( o che fos-
te buono , cattivo od inditTerente ) veniva registralo e conservato ; tutti sono stati riferiti senza al-
cuna riserva , lasciando al lettore la libertà di escludere o ritenere , dì suo buon grado , quelli
eh' ei non istinii opportuni.
Fatte queste preliminari annotazioni , 1' autore si è occupalo dei diversi modi onde porre ad
esecuzione il regolar sistema di operazioni da lui intraprese. Rclalivaniciile alla verga di torsione ,
egli annunzia che non riman dessa giammai in un riposo assoluto , lua trovasi costantemenle in
uno stalo di oscillazioue sul suo centro ; per conseguenza , allorché se ne vede 1' estremo ad una
certa distanza con un cannocchiale , scorgesi oscillare di qua e di Ifi di un punto medio , detto
punto di riposo ; giacché , quando ancora essa è apparentemente in uno sialo compiuto di ripo-
lo , sono tuttavia percettìbili col cannocchiale delle piccolissime oscil lazioui , ed il tempo per de-
scrivere degli archi inBnitesimali di lai sorla corrisponde nella maggior parte de' casi e presso a po-
co , al le^po medio della oscillazione che ha luogo qualora lu verga di torsione ritrovasi in piena
allìvilà. Il sig. Baily fa nondimeno osservare che cotesto punto di riposo non è per iiiun conto
permanente o stazionario , e di rado resta nella posizione stessa in un tempo di una certa dura-
ta , anche quando la verga di torsione non è aQuIla dallo avvicinarsi delle masse.
La estensione e la direzione delle perturbazioni di siiTalla verga , egualmente che l'andamen-
to del suo molo , allorquando essa viene cosi disturbala , sono variabilissime e paiono dipendere
da cause delle quali non si é a sufficienza reso couto , ma che possono insino ad un cerio punto
derivare , sia da un leggiero cambiamento di temperatura , sia da qualche alterazione nelle parti
componenti della linea di sospensione. Cotesti movimenti vibratorii del punto di riposo ( che biso-
gna distinguere con accuratezza dai cangiamenti oscillutorii regolari dovuti allo avvicinamento delle
masse ) non afTettano punto materialmente ì risultali medìi di una serie di sperienze , principal-
mente se sia regolare 1' andamento loro. Avviene soltanto allorché succede una transizione improvvisa
e considerabile, che possa aver luogo un errore sensibile o materiale ; ma ciò è quanto accade appunto
di rado se si è presa la debita precauzione di avvolgere la scatola di torsione convenientemenle. Pur-
lulUvolla r autore è di ovviso che sopravvengano ancora delle discordanze , le quali non possono
essere attribuite inleramenic ai cambiamenti di temperatura , ma puninco a qualche altra occull.i
influenza di cui non abbiuni noi finora cognizione. L' andamento regolare del punto di riposo della
verga di torsione è uno dei più importanti oggetti i quali debbono richiamar I' atlcDzione , poiché
ogni deviamento per quanto poco considerevole di questa verga è la sorgente di una gran discor-
danza , ed in conseguenza esige che sia sorvegliato con cura.
£ ia seguito alla forza di torsione che occorre rivolgere 1' attenzione. Il sig. Buily fa notare
con aggiustatezza che la forza di torsione di un filo metallico consiste in ipiella forza elastica del
corpo , mediante la quale desso Irovasi in islato di tornare alla sua primitiva posizione , non ap-
pena che ne sia stalo rimosso da una esterna impulsione. Culesla forza varia con la soslanza ,
la grandezza e la lunghezza del filo; ma risguardasi in generale come costante per uno slesso fi-
lo ; qualunque siasi il peso che vi si trovi altaccato. SiiTalla asserzione deve tullavolta essere limi-
tala entro certi confini , poiché il tempo della oscillazione ( eh' è uno degli elementi i quali servo-
no a determinare la forza di torsione ) difTcrirà spesso considcrabilissimamente senza veruna appa-
rente o sensibile alterazione nelle parli componenli dello apparecchio ; giacché I' autore stabilisce
ihc si hanno sovente nella slessa ora delle variazioni rilevanlissirae nel tempo della oscillazione ,
variazioni le quali mostrano ad evidenza che la forza di torsione ha provalo qualche sensibile cam-
biamento. Ma siiTalla alterazione nella forza di torsione non pire che alteri i risullamenli delle
I
3i3
sperienze , poiché rinviensi clie qualora il tempo cresca , la deviazione aumenti pure nella stessa
proporzione. Per conseguenza la grandezza della forza di torsione non è mica un oggetto ncces-
iario d' invcsligazione in queste ricerche.
I due oggetti che sembrano meritare la più scria attenzione nello scopo di ottenere i risulta-
ti di una qu-ilunque esperienza , sono la determinazione del punto di riposo medio della verga di
torsione ed il tempo della sua oscillazione. Ora fortunatamente succede che queste due cose pos-
sono essere in ogni caso osservate con la più grande facilità ed esattezza , per quanto esse siano
anomale , e che giammai non può insorgere dubbio o difficoltà a loro riguardo. Vi ha tuttavia
un altro soggetto di cui conviensi tenere una esatta determinazione in tutte le sperienze , cioè la
distanza precisa dal centro delle masse a quello delle sfere. Ciò è quanto si è effettuato median-
te linee a perpendicolo le quali cadano contro le masse , di cui per tal modo ad ogni esperien-
tu otiengoiisi le disianze col mezzo di un appaiecchio micrometrico accuratamente aggiustale.
Per quanto è risultato da diverse sperienze fatte dall' autore , parrebbe che i fili metallici sem-
plici di diametri dlfli-rcnti presentano talune leggiere differenze ne' risultamenti. Ma egli avvisa che
ì risultiUi più discordi otTronsi qualora le linee doppie di sospensione son formale di seta , e teme
< he sifTitic anomalie non derivino dalla circostanza che tutte le fibre da cui è composto il filo non
siano mica egualmente tese dalle sfere diverse che atlaccansi successivamente alla verga di torsione;
e che in questo stalo i fili vengono diversamente influenzali dalle forze differenti , le quali in con-
seguenza producono delle discordanze nei risultamenti. Coleste discordanze peraltro sembrano in
generale racchiuse entro ristretti limiti.
L'autore presenta in seguilo l'esposto circostanzialo delle sperienze diverse da lui intraprese,
con la forma perfezionata del suo apparecchio. Il loro numero s'innalza a 21 55. Questi esi)erimen-
li sono siali fatti secondo modi diversi per ispargere qualclie lume sulle lievi differenze le quali
a malgrado dell'attenzione sua e delle sue cure , si sono talvolta intromesse. Sarebbe impossibile
in un ragguaglio pari a questo di entrare nel minuzioso parlicolarizzamento de' diversi modi che
sonosi adottati per condurre a fine coleste operazioni , ma il seguente quadro sinottico e sommario
pennellerà al lettore di farsi una idea del general risullaraento che è slato ottenuto con differenti
sfere , secondo il modo nel quale sono stale successivamciile sospese. Le selle sfere diverse sono
disposte nella prima colonna secondo 1' ordine del peso loro ; ed il numero delle sperienze che si
sono falle con ciascuna di esse , egualmente che la densità media risultante dalle stesse, sono das-
*jficatc nelle tre colonne collaterali , secondo che la sospensione era formata da linee di seta doppia,
ila un doppio filo metallico o da un semplice filo di rame. Le tre serie staccate alla fine del qua,
dro , c che contengono 149 esperienze, saranno qui appresso dichiarate.
^
40
34
FILO DI SETI roPPIO
FILO MCTHLI.1C0 DOPPIO
riLO METALLICO SEMPLICE
trtnc
1
, ■*— ^ — ■ N,
. -i- — -V
Numeri
Densità
Numeri
Densità
Numeri
DcDsitù
2
i/a pollici. Piombo.
i48
5,60
i5o
5,02
5?
5,58
■2
]>ollici. Piombo.
2l8
5,65
.45
5,66
162
5,5q
1
I/I [lollice. Plnlino.
?9
5,G6
»
)>
86
9'^
5,56
1
1/2 pollici. Ollonc.
46
5,72
»
)i
5,60
/ Zinco.
162
5,75
20
5,68
4o
5,61
1
pollici 3 \ Ciro
i58
5,78
170
5,7'
11
»
f Avorio
99
5,s.
1O2
5,70
20
5,79
1
1/2 pollici. Piombo
con verga in elione .
44
5,62
■ì
pollici. Piombo con
verga in ottone . . .
49
5,68
\
:iga in ottone sola. .
56
5i97
1
Non si può mica supporre , in mezzo ad un si gran numero di sperienzc conlintiate mediati-
le un si gran numero di metodi e con tanto diversi materiali , che i risultamenti varii ottenuti per
mezzo di classificazioni individuali possano tutti essere dello stesso peso. Del resto, l'autore, nel"
1a discussone di tal soggetto ha fatto conoscere che alcune lianno de' titoli ad una più estesa fi-
ducia delle altre , e dìppiii , che in taluni esempii vi possono essere delle cause legittime di di-
vergenza. Noi non possiamo a tal riguardo entrare qui in veruna spiegazione , e ci basterà di an-
nunziare , che supponendo un peso eguale per ciascuna esperienza , il risultato medio dello insie-
me di 20o4 esperienze è 5,67 Non vi ha inoltre gran probabilità che il risultalo di questo nume-
ro immenso di speiienze sia materialmente alterato aiiclie quando talune di esse , le quali SLiiibrano
aSVtlc da qualche sorgente di errore o di discordanza , vengano ad essere eliminate.
Il sig. Baily fa notare che non saprebbe sfuggire all' osservazione di veruno siccome il risul-
tato medio generale ottenuto da queste esperienze , è mollo più considerevole di i/25 , che quel-
lo rinvenuto sia da Cavendish , sin dal sig. Rtich , i quali si actorduno entrambi in una quanti-
la stessa , cioè 5 , 44- Ma egli non adduce alcuna probabile cagione di sifTatla discordanza. È
intanto evidente , giusta le particolarità in cui egli è entrato sulle sue proprie csperiinzc , the le
ditTercnze sensibili non solo provengono dal modo secondo il quale la verga di loisionc è stata
sospesa , ma dipendono ancora dai materiali di cui si sono trovale fatte le linee di sospensione. In
lutti i casi , non è egli singoiar cosa che ninno de' risultali medii in queste classilìcazloni non sia
tosi tenue quanto quello ottenuto ilai due sperimentatori sopranienzionati ?
In queste annotazioni non si e ancora tenuto conto alcuno delle i49 spcricnzc retidiiali , che
sono state fatte con la verga di torsione in ottone ; e questa una classe di spei imcnti che sono
stati intraprcii nello scopo preciso di assicurarsi dell' elTello di una somigliante nii'iira sul general
risultamento. SifTutta verga di torsione era pressoché dello stesso peso delle sfere di piombo di 2
pollici , e circa la metà di quelle di a i;2 pollici. Le spericnzc sono state fatte non solamente con
cioscunii (li queste sfere successivamente attaccate alla verga , ma benanche con la sola verga e senza
rulla sospendervi. Il risultato mostra che l' attrazione delle masse della verga dev' essere diminuita
di circa i/so se vuoisi fare andare insieme di accordo questi tre risullamcnti , e con le sfere stesse
nonché il modo medesimo di sospensione attaccato alle verghe di torsione più leggiere in legno.
( JnsUlut gerì. 7(^43 ).
Fisica cenebale. — Della influenza della luna sulla pressione atmosferica dedotta dalle osservazioni del
barometro fatte aW osservatorio magnetico di SanC Elcna , dal luogotenente G. E. Lefrqjr direttore
di ijuesi' osservatorio.
Collo scopo di determinare la dipendenza che la lunare influenza potesse spiegare sulla barome-
trica pressione , l' autore ha disposto tutte le osservazioni fatte di due in due ore per ciascun me-
se lunare, relativamente al tempo del passaggio della luna pel meridiano, situando in una colon-
na l'osservazione d'ognuno de' giorni più vicini al passaggio pel meridiano, tanto prima che do-
po , ed in colonne sepurate quelle corrispondenti alle ore due , quattro , sei , etc. si prima che do-
po di quella osservazione. Dopo ciò ci prende le misure medie del passaggio al meridiano per tut-
te le due ore , indi le stesse medie agl'intervalli medesimi per ogni tre mesi da settembre 1840 a di-
cembre i84>. Dai risidtumenti cosi ottenuti l'autore deduce sembrargli che il passaggio della luna,
tanto al meridiano inferiore che al superiore , produca un leggiero incremento di pressione. A
ciascuno dei due passaggi vi ha un maximum nella curva ( essendo il secondo leggermente maggio-
re ) mentre che i minimum riferisconsi al sorgere ed al tramontar della luna. Parrebbe ancora che
la elevazione delle maree non influisca affatto nel valore totale dell' accrescimento di pressione ,
anche ritenendo eh' essa goda di una tendenza a produrre un effetto di tal natura. L'epoche de' mas-
simi non si corrispondono punto ; e non par mica esservì uno stabilimento atmosferico. La pressio-
ne e la massima verso il periodo della luna nuova , e più alta nel terzo e a
densità , siccome ce lo hanno diiuoslralo la geognosia e le sperienze del pendolo. L' andamento del
calcolo semplice è il seguente. Si considera ciascuna catena dì montagne siccome un prisma tiijn-
golare posalo orizzontalmenle. L' allezza media de' colli o passi i quali determinano 1' altezza me-
dia della cresta di montagne è l' altezza del canto del prisma verticalmente al disopra della super-
ficie che costituisce la base della catena. Gii alli-jiiani sono calcolali come de' prismi retti per is!j-
bilire la solidità loro.
A dare un esempio preso in Europa di questo genere di calcolo , il sig. di Humboldt ricor-
da che la superficie della Francia è di io 087 miglia geografiche quadrate. Secondo il sig. Char-
JK-Utier, i Pirenei ricoprono 43o di queste miglia quadrate , e , sebbene l'altezza media delle ere-
tte de' Pirenei s' innalza a 7500 piedi , il sig. di Humboldt vi pratica una riduzione , a motivo
delle erosioni die si sono effctluale sul prisma supposto coricato , e le quali hanno sopratuttu agi-
to per diminuire il volume delle profondi vallate trasversali. L' rfl'ello dei Pirenei sopra tutta U
Francia non e the di 35 metri o di 108 piedi ; vale a dire che di questa quantità appunto sareb-
3i8
bc aumentala la superficie normale del piano di tulta la Francia , il quale , mediante il confronto
di un gran numero di misure esattissime sopra luoghi posli verso il centro ( tali che Bourges ,
Chartres , Nevers , Tours , etc. ) , è alto di 48o piedi. Questo calcolo che il sig. di Iliimboldt
ha fatto in comune col sig. Elia di Beauraont , presenta quindi il risultamento generale the segue
nelle misure stesse che sono date dall' Autore :
Tese
1. Effetto de' Pirenei 18
2. Le alpi francesi, il Giura ed i Vosgi , alcune tese di più de'Pircnci, eflctto comune. 20
3. Beslano gli alti-piani del Limosino , dell' AIvcrgna , delle Ccvenne, dell' Aveyron , del
Forez , del Morvant , della Costa d' oro ; effetto comune , eguale pressoché a quello
de' Pirenei 1 S
Ora , siccome 1' altezza normale del piano della Francia è nel suo maximum di ... 80
ne segue, che l'altezza media della Francia non eccede ij6 , o
piedi 816.
Le pianure baltiche , sarmate e russe non sono separate da quelle del nord dell' Asia che
dalla catena meridiana degli Urali. Ed è appunto jier questa cagione che Erodoto , il quale co-
nosceva il legame dell' estremità meridionale degli Urali nel paese degl' Issidoni chiamava Euro-
pa tutta l' Asia al nord dell' Aitai. Nella parte limitrofa alle baltiche pianure , vi ha presso al
littorale del mare baltico talune masse parziali di sollevamento le quali meritano una particolare at-
tenzione. Air occidente di Danzica , tra questa città e Biitow , nel punto in cui la riva del mare
avanzasi assai verso il nord , esistono molti villaggi posti ad un'altezza di 4oo piedi j dippiù il
Thurmberg , la di cui misura ha dato luogo a diverse controversie ipsoraetriche , elevasi , giusta
le operazioni trigonometriche del maggiore Baeyer , a ioa4 piedi , ciò eh' è forse la elevazione
massima che siavi tra 1' Harz e l' Tirale. E cosa da recar maraviglia come, secondo le misure fat-
te dal Sig. Struve del punto culminante della Livonia , il Munamaggi , questa montagna non si
estolle che di 4 tese di più del Thurmberg della Pomerania ; mentre che , da un altro lato , se-
condo la carta del capitano Albrecht , la profondità massima del mar baltico Ira Gothland e Wia-
dau non è che di 167 lese , altezza pressoché identica a quella del Thurmberg.
Il paese basso esclusivamente europeo , la di cui altezza normale non potrebbesi valutare a
più di Go tese , ha secondo esalte misure nove volte la superficie della Francia. La straordinaria
estensione di questa bassa regione è la causa per cui 1' altezza continentale media di tutta V Eu-
ropa sulle 170 000 miglia geografiche quadrate, è di 3o tese al disotto del risultato che noi ab-
biam trovato per la Francia. Del resto per non intrattenersi più lungamente con numeri , il sig. di
Humboldt aggiunge che una considerazione importante nello studio de' fenomeni generali della geo-
\ogia , è che le masse sollevale sopra degli ampli paesi sotto forma di alti-piani , producono un tut-
l' altro efTetto sulla elevaiionc del centro di gravità del volume che le catene delle montagne, al-
lorché esse hanno la stessa importanza in lunghezza ed in altezza. Nel mentre che i Pirenei pro-
ducono a pena sopra tutta 1' Europa l' efrello di una lesa ; il sistema delle Alpi , le quali coprono
una superficie quasi quadrupla di quella de' Pirenei , 1' efTetto di 5 i/3 tese; la penisola iberica
con la sua massa alto-piana compatta di 5oo tese, produce 1' efTetlo di 12 tese. L'alto-piano ibe-
rico agisce dunque sull' Europa intera quattro volte più del sistema alpino. Questo risultamento de'
ralcoli è lanlo più soddisfacente poiché desso pare dedursi prescindendo da qualsiasi antecedente
ipotesi.
Noi abbiamo acquistato in questi ultimi tempi molle nozioni sulla configurazione dell'Asia.
L' effetto delle masse colossali dì sollevamento della meridional parte ritrovasi indebolito , giacché
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ip di tulio il continente asiatico , una porzione della Siberia , la quulc essa sola sorpassa di un
terzo la total superficie della Europa , non aggiunge un' altezza normale di l^'3 tese. È questa del
pari 1' altezza di Orenburgo sul bordo settentrionale del Caspio. Tobolsk non ha neppure la metà
di sifTalta altezza , e Casan che trovasi cinque volte più discosto dal littorale del mar glaciale di
quel che Berlino non lo è dal baltico , appena ha la meli dell' altezza di questa ultima città. Nel-
lo Irtysch supcriore tra Biiklormensy ed il Uigo Saysan , in un punto in cui si sta più vicino al
mar delle Indie che al mar glaciale , il sig. di Humboldt ha trovalo che i piani non toccavano
mica gli 800 piedi in altezza ; è intanto colà per lo appunto che si è denominalo 1' altopiano del-
l' interno dell' Asia ed il qual silo non ha la metà dell' altezza delle strade di Monaco al disopra
del livello del mare. L' altopiano sì celebre tra il lago Baikal e la muraglia della Cina ( il de-
serto pietroso di Gobi o Cha-mo), che gli accademici russi sigg. Bungc e Fuss , hanno misura-
to barometricamente , non ha clic un' altezza media di 660 tese , la quale è presso a poco quella
dei Miiggelsberg alla sommità del del Broiken ; dippiù questo allo-piuno ha nel suo mezzo , al
punto dov' è situalo Ergi (lai. 45° 3' ) una depressione a fondo di caldaia il basso della quale di-
scende insino a 4oo lese , cioè all' altezza di M;idrid. « Questa depressione , dice il sig. Biingc ,
in una memoria che non ancora è stata pubblicata , e coperta di Halo e di specie del genere
Arando , e , giusta la tradizione de' Mongolli i quali ci accompagnavano , essa altra volta ha for-
mato un gran mare interno. » I due estremi di questo antico interior mare sono limitati da ta-
lune alte spiuggie rocciose , del tutto simili a quelle di un mare ordirario nelle vicinanze d Olou-
baischan e di Zukeld^ikm.
La superficie del Globo , nelle tue masse dj sollevamento uniforme e dal sud ovest al nord-
ovest, è due volte sì grande che quella di tutta 1' Alemagna , ed innalzerebbe il centro di gravi-
tà dell' Asia di 00 lese , mentre che l' Himalaya e 1' Houen-Lun , il quale prolunga l'Hindou-Kho,
con gli alti-piani tibetani che ricongiungono 1' Himalaya al Koulen-lun , non produrrebbero che un
clTetto di 5tì tese. Nella disamina del considerevol rilievo tra le pianure dell' Indo e 1' alto-piano
depresso di Tarim , il quale dipartendosi da Kaschgar è inclinalo ali oriente verso il lago Lop , fa
duopu comprendere con maggior cura il punto vicino al meridiano di Kaylasa e de' due laghi s.icri
di Manasa e Ravana-Brada , a partir da cui l" Himalaya non va più dall' est verso l' ovest paralle-
lamente al Kouen-Lun , ma dirigesi dal sud-est al nord-ovest e riunitcesi ai controflbrti dello Tsun-
Ling. Le altezze dei numerosi passaggi di Bamian infino al meridiano di Ttrhamalari ( l!\ 400 l''"^"
di ) mediante i quali Turner ha guadagnato 1' alto-piano tibetano dell' H' Lassa , sono ancora cono-
sciute sopra una lunghezza disi gradi in longitudine. La maggior parte di esse hanno con uniformi-
tà grandissima l4ooo piedi inglesi o ^'ìoo tese , altezza la ([ualc non è punto rara ne' passaggi del-
b catena delle Ande. La grande strada che il sig. di Humboldt ha percorso da Quilo andando a
Cuenca , ha per esempio ad Assuay ( La'dera de Cadlud ) e senza neve un' altezza di l!^i'& tese,
vale a dire piedi i4oo di più che rpicsto passaggio dell' Himalaya. I passaggi, siccome è stalo del-
lo , danno le altezze medie delle montagne.
In una memoria sulla relazione tra le cime elevate o punti culminanti e l' altezza delle catene
ili montagne , il sig. di Humboldt ha tlimoslralo die la catena de' Pirenei , calcolala mercé ven-
titré passaggi e gole, fosse di 5o tese più «levala della catena media delle Alpi , abbencliè i pun-
ti di culminazione de' Pirenei e delle Alpi slessero ira loro nella ragione di i ad 1 4/'<'- Siccome i
passaggi isolati dell' Himalaya , per esempio , il Nili-Gate . pel quale si penetro nella pianura delle
capre di Cachemire , sono elevati di 2629 lese , il sig. di Humboldt non ha ritenuto per al-
tezza dilla catena dell' Uiinal.y.i la cifra di i4ooo piedi inglesi , ma ei propone di fiss.irla , seb-
bene la elevazione sia forse ancora troppo grande , a ijSoo piedi o i452 tese. L' allo-piuno de'lrc
Xubets d' Iscardo , Ladiik e H' Lassa , è una intumcscenzu tra due catene che ricongiungonsi. ( L'
S20
Bimalaya ed il Kouen-Lan ). H viaggio del sig. Vigne nel Baltislan e'I piccolo Tubel , cV è ap*
pena pubblicalo , il giornale de' fratelli Gerard , pubblicalo da I.loyd , egualmente che i lavori fat-
ti di recente nell' Indo sull' altezza relativa delle nevi perpetue sui versanti indiani e lubeluni del-
l' Himalaya , hanno mostrato che l' altezza media degli alti-piani tibetani era stata finora mollo esa-
gerata. Nella opera sua intitolata Asia centrale di cui sono ancora impressi alcuni fogli solamente
del tomo terzo , e la quale sarà accompagnata da una carta ipsomctrica dell'Asia dal Pliase in si-
no al golfo Pelcheli , e dalle foci comuni dell' Ob e dell' Irlysch insino al parallelo di Delhi , il
sig. di Humboldt crede di avere dimostralo , mediante il ravvicinamento di una folla di fatti , che
la lutumescenia tra 1' Himalaya ed il Kouen- Lun ( catene le quali sono i limiti meridionale e set«
tentrionalc del Tibet ) non s' innalza in altezza media a più dì 1800 tese , ed è, per conseguen-
za , di 100 tese più bassa che V alto-piano del lago di Titicaca.
La configurazione ipsomeirica del continente asiatico è forse ancora più notabile per le sue
pianure e le depressioni sue che per le colossali altezze. Questo continente distinguesi por due prin-
cipali traili caratteristici: i.° per la lunga serie di catene meridiane, le quali, con degli assi pa-
ralleli ma Ira di loro alternanti ( forse progettati siccome de' filoni ) , si estendono dal lago Co-
morino , rimpetto Ceylan , insino alla costa del mar glaciale , con direzione uniforme dal sud-sud-
ovest al nord-nordovest , sotto il nome di Ghales , catena Soliman , di Paralasa , di Bolor e d' Ura-
ie. Colesta situazione alternante delle catene meridiane aurifere ( Vigne ha visitalo recentemente sul
versante orientale del Bolos , nella vallala di Basba , nel B;iltislan , le sabbie aurifere scavate , se-
condo i Tibetani , dalle marmotte , e secondo Erodoto , da grandi formiche ) ci rivela quella leg-
ge che veruna delle catene meridiane or ora nominate , Ira 64° e "jS" di longitudine , non si esten-
de sulle sue vicine tanto verso l'est , che verso l'ovest , e che ciascuna di queste longitudinali ele-
vazioni non principia a mostrarsi in latitudine che nel punto in cui la precedente sia perfcliamente
disparsa. 2.° Un altro tratto carallerislico , e che non si è abbastanza notato nella configurazione del-
l'Asia, è la continuila di una considerevole elevazione , est ed ovest , tra 35° e 36 I/2 di latitu-
dine da Tathialoudag , nell' antica Licia , insino alla provincia Cinese di Houpih , elevazione re-
cisa Ire volte dalle catene meridiane ( Zagros , nella Persia occidentale , Bolos , nell' Afghanistan ,
catena dell' Assam nella vallata di Dzangho ) , dall'ovest all' est di questa catena , dopo del paral-
lelo di Dicearco eli' è nello stesso tempo quello di Rliodes, Taurus, Elbrouz , Hindou-Kho e Kovun-
Lun od A. Neoutha. Nel terzo libro della geografia di Eiatoslene trovasi il primo germe della idea
di una catena di monti ( Slrabone , XV , p. 689 Cas. ) che va in modo continuo , e divide l'Asia
in due parti. Dicearco ha scorto il legjme che unisce il Tauro dell' Asia-minore colle montagne co-
perle di neve dell' Asia , le quali avevano acquistalo tanta celebrila presso i Greci a motivo de' rac-
conti e delle menzogne di coloro che avevano accompagnalo i Macedoni. Si poneva della impor-
tanza al parallelo di Rodi ed alla direzione di quella catena indefinita di monti. La clamide del-
l' Asia doveva trovarsi il più in là sotto di questo parallelo ( Slrabone , XI , p. Sig ) e forse un
poco più all'est poteva pure , dice Slrabone , rinvenirsi un altro conlinenle. Il Tauro e gli alti-
piani dell' Asia Minore hanno per la prima volta rivelalo ai filosofi greci la influenza dell' allczza
sulla temperatura. « Anche nelle latitudini meridionali , dice il grande geografo di Amasis ( Sira
bone II p. 73 ) allorché egli paragona il clima delle coste settentrionali della Cappadocia con
quello delle pianure dell' Argaios , poste 5ooo stadi più al sud , le monl;.gne e tulli i terreni el( -
vali sono freddi , pure quando sifTatli terreni sono de' piani. » Del resto Slrabone è il solo fra gli
autori greci che siasi avvaluto della parola dfoifsji» , piano di montagna ( alto piano ).
Secondo il linai risullamento dell'intero lavoro del sig. di Humboldt il niaxiniuru dalo di
Laplace come 1' alte/.ia media dc'conlinenli sarebbe di troppo considerevole per 2;3. Questo dolio
trova , per le Ire palli d.| inondo le quali linnno formalo il suggello de' suoi calcoli ( 1' Africa non
presentando ancora docuinculi baslcvoli sullo qutslo uspilio } i;ii clemeiili numerici che seguono :
321
Europa .io5 lese ( 2o5 metri ).
AiDerica boreale. ... 117 ^-^ ( 228 ).
America australe. ... 177 ( '545 ' ).
Asia 180— —(35 1 ).
Per la totalità del nuovo continente si hanno 146 tese ( 285" ) , e per l'altezza del centro di
gravità del volume di tulle le masse continentali ( eccetto l' Affrica ) al disopra del livello marino
attuale , iSj' ; 8 o 307™.
Il sig. di HolT, il quale , in una estensione di 224 miglia geografiche quadrate , ha misura-
to con una estrema esattezza 1076 punti , la muggior parte nella porzione montuosa della Turin-
gia , opina che siunvi allo incirca cinque altezze per ciascun miglio quadrato , ma che vi si tro-
vino queste inegualmente scompartite. Il sig. di Humboldt ha richiesto il sig. di HoQ*, con lo sco-
po ognora di verificare la ipolesi di Laplace sulla massa de' continenti , di calcolare P altezza me-
dia delle misure ipsomeiriche da lui fatte. Questo scienzi;ilo ha rinvenuto 166 lese , vai dire 8 te-
te di più del risultamento del*sig. di Humboldt. Se ne deve adunque roncliiudere che , siccome
ti è misurato un tratto moutuosissimo della Turingia , la cifra di 157 tese o di 942 piedi sia un
numero limite piultosto troppo grande che troppo piccolo.
In seguito alla certezza in cui oggidì si è di un sollevamento progressivo e parziale della Sve-
zia ( fatto de' più importanti della geografia fisica , del quale siamo debitori al i sto alia realtà delle cose ?
Svariate soluzioni hanno dato le diverse scuole a questo problema : l' autore di cui teniam pa-
rola le ha trovate o false , o incompiute , e da ciò deduce che ha il dritto e il dovere di esporre
la propria , che puole così riassumersi.
Egli concepisce sotto un doppio aspetto la sua opera , una critica , e l'altra sistematica : Con-
sidera egli , che ciocché nuoce alla scoverta delle verità puoi ridursi , a questo, che le classificazioni
de' fatti intellettuali sono , o troppo parziali , o troppo generali , e ci sembra , che vuol dire , che
soventi volte elevano le idee contigcnli ad idee necessarie ed universali ; e vice versa, si fanno
quest' ultime rientrare nelle variabili e contigcnli , o pure si restringe talmente l' idea culminante
eh' è impolente ad esplicare , come è suo ufficio , tutte quelle , che nelb classificazione sono com-
prese. Questa è la massima comune misura , che l'Autore si propone di applicare a tutt'i siste-
mi , di cui deve far P analisi , per mettere in lume se gli errori , nei quali sono caduti , son nati
da uno de' due scogli anzidetti , che viziano tulle le classificazioni sul subielto.
Questo punto di vista ha molta affinità con quello dell' illustre Rosmini , il quale dichiara ,
eh' è per eccesso , o per mancanza che tutti i sistemi filosofici si sono trovati insufficienti ad in-
yestigare l' origine dell' idee , mentre in alcuni tra essi si sono moltiplicati i principi , ciocché ha
gettato del vago sulla scienza , in altri si sono talmente voluti ridurre all' unità , da non potere
risolvere il problema , perchè troppo stretto il principio , da cui prendevano le mosse ; ma ab-
biamo ragione da credere , che il De Grazia benché abbia reso di pubblica ragione il suo lavo-
ro dopo comparso quello del Rosmini , pure sia nato nella sua mente anteriormente all' epoca ,
in cui poteva conoscere 1' opere del filosofo da Rovereto , e che ambedue siano stati spinti ad
adottare una dottrina , che si mostra simile , benché non identica dalla disposizione della loro
non comune intelligenza. Il principio che il De Grazia espone per rendere più esalte le classifica-
zioni , puoi cosi formolarsi.
)t Nelle conoscenze umane pure , o di fatto , ma ambe necessarie s) nelP immediale , che
D Delle dimostrative, lo spirito non ufTcrma , che quanto viene rinchiuso nei dati di una ipolesi-, le
Il verità conligentì quando non sono oggetto dell'esperienza non vi è altro mezzo legittimo di compren-
» derle naturalmente che 1' induzione ; che di più vi è un' epoca nella vita intellettuale , in cui si
» associano delle idee per supplire all'impotenza della ragione in ordine alla verità fondamentale
w del senso comune : Cosi la natura ha providaDeole disposto j che un mezzo non legittimo par
33 1
» lecipi quando un buono , e venga ad cisere legittimato. Il fondamento della icienza umana , è
» quindi nella veduta immediata dei (atti , veduta , che nel iuo oggetto trova l' esemplare della
N realtì oggettiva.
Esposto il fondamento del sistema dell' Autore , dal cui svolgimento deve uscirne la dimo-
■trazione della realtà della scienza umana ed il metodo per conseguirla , ci resta in questo cen-
no ad esporre se il sistema dell' Autore abbia affinila o relazioni insieme , con altri anteriori , ed
a quali di essi più si rannoda , o se si presenta come nuovo , ed isolato da tutte le altre solu-
zioni formolate sullo stesso problema. Tre metodi sono stati impiegati per risolvere il problema
della realtà della scienza umana , ossia del modo come il soggetto possa rjoggetto percepire , non
come semplice fenomeno , ma nella sua realtà ; e sono 1' Omologico , il Logico , ed il Psicologico ,
i quali sovente si sono mescolati in fra essi , ma il sistema è stato classificato , considerando 1' ele-
mento che preponderava nel sistema intiero , e nelle conseguenze che ne venivan fuori. Da quanto
dicemmo possiamo dedurne che 1' Autore di cui trattiamo impiega di preferenza 1' induzione co-
me il migliore stromento per venire a ritrovare la verità : da ciò risulta , che puoi' essere clas-
sificato nella scuola di Bacone , cioè nella Psicologica , e perciò intendiamo dire la scuola Filoso-
fica , che si ha approprialo il metodo da Bacone indicalo per le scoverle della filosofia njlura-
le , per applicarlo all' intellettuale , e attiva , cioè alle facoltà dell' intendimento e della volon-
tà , e per conseguenza preferire il metodo psicologico agli altri due indicati. La scuola di Loie
e la scozzese nello scorso secolo , che ambedue discendevano , e si vantavano di essere disce-
pole di Biicone, si divisero su di un punto principale, mentre gli ultimi hanno ammesso dei prin-
cipi costitutivi della nostra natura , che non possono essere provati con altri principi : perchè la
loro dimostrazione risiede nella loro cnuncioz'one , per cui rivestono il carattere degli assiomi in
matematica; nel mentre che la scuola di Loie rappresentata , e modificata dal Condillne, non ha
altra clusse di fenomeni accettati , tranne quei che vengono dai sensi ; ed il solo principio che
ne risultava , era che nulla potesse giungere alla naturai conoscenza dell'uomo , oltre la sensazione e
r esperienza ; per cui implicitamente negavano , che vi fossero princìpi , che non essendo suscet-
tibili di essere dimostrati , potessero servire a dimostrarne altri : per cui consideravano questa
pretenzione , come un ritorno ai principi ontologici proscritti dopo la caduta della scolastica ,
come Filosofia predominante. Per la qual cosa stimavano come un ritorno alle categorie logiche i
principi primi degli scozzesi , e a questo doppio titolo vedevano in questa scuola l' abbandono
della psicologia come metodo , e il ritorno agli antichi già giudicati.
Dal breve sunto , che abbiamo dato di questa distinta produzione , ne risulta che la qui-
slione capitale par che voglia , e possa ridursi a questo cardine del lavoro intiero.
« Se ciocche chiama l' Autore la veduta immediata del fatto , che dà la realtà Jell' oggettivo
» sia o nò principio che toglie da mezzo tulli gli argomenti degli scettici sulla difficoltà , o piut-
»lo l' impossibilità di conoscere 1' oggetto , per mezzo del soggetto. Qiiesl' aspetto ha molta affini-
la , col principio adottalo dalla scuola Scozzese , cioè che la percezione dà a differenza della sen-
sazione , non l' idee , non l'immagine della realtà , ma la realtà essa slessa degli oggetti , fuori di
noi. Ma la dilTerenza , che separa il de Grazia dagli Scozzesi è , che quesl' ultimi raggiungono la
realtà nella percezione , con ammettere de' principi soggettivi nell" intendimento , che sono quelli ,
che per la loro virtù , mutano la sensazione in percezione , e cosi pervengono alla conoscenza
della realtà oggettiva. Questo rigetto del nostro Autore dei principi soggettivi , non solo lo allon-
tana dagli Scozzesi , ma da Kant , di cui rigetta le categorie , e lo riaccosta alla scuola di Con-
dillac. Spingendo la sua idea della veduta immediata , si potrebbe giimgcre all' idea dell' essere del
Bosmini , alla percezione della sostanza del Galluppi , come alla formola del lobcrti ; ma queste
idee qui sono accennale , e potranno essere fecondate da sapienti in filosofia. Qui limitiamo le no-
ùoni preliminari , e possiamo a dire alcuna cosa del 4°- volume.
332
Questo appartiene alla parte dogirintica dell' opera , essendo stata esaurita negli antecedenti la
parte critica , e le veriti intuitive che occupano il 5°. volume. Questo si compone di due sezioni
divise in più capitoli. Nel. i°. tratta delle conoscenze necessarie di fatto , nel 2°. della coscienza
abituale , e dell' analisi riflessiva : Nel 1°. tratta della sostanza , della causa , dello spazio , del
tempo , dellu ragione , delle idee di verità , di realtà , del necessario del contigente , e del pos-
iibilc. Kel 1°. tratta delle associazione dell' idee e dell' analisi riflessiva. Un quadro delle cause ,
che hanno ritardato e ritardano tuttavia i progressi della Glosofia , che vertono sulle nozioni a
priori non dimostrate , e sull' escogitazioni ontologiche , conchìude il volume ; così dice dopo aver
combattuti nitri sistemi.
« Ritenuto il fatto dal metodo sperimentale qual subblime compiacimento , ne ritrae il filosofo
« al contemplare il dono coìinente dall' Autore della natura accordato allo spirito umano , la ve-
» riti che splende di sua propria luce ?
» La luce materiale è il mezzo onde l'occhio veda gli oggetti : l'evidenza e la luce interio-
>i re , onde 1' umana intelligenza ntU' ordine naturale , vede la Verilii assoluta. Non già idee , e
)« verità ispirate al nostro spirito sono i lumi naturali , di cui la r.ngione umana nasce fornita :
)> ma nell' ordine naturale 1' evidenza è la vera luce , che illumina 1' umana intelligenza. La sola
>) ÉlosoGa sperimentale suol riflettere tutti intiera la luce primitiva. Nel secondo periodo della
» vita intellettuale , la ragione ha spiegato tutto il suo potere : l' uomo è già in possesso della
» Verità assoluta , e in tal possesso risente la dignità della propria natura : la Filosofia dell' espe-
» rienza dispiegando la luce riflessi della verità raddoppia in noi quel prezioso sentimento , che
w serve di segreto e contìnua spinta al perfezionamcnte morale »,
Il Commentario naturale del luogo riportato , si è che 1' evidenza si acquista per mezzo dei
•ensi , e 1' evidenza interna è 1' cfTetto di queste sensazioni riflettute nell' intelletto , ciocché è una
modificazione del sistema di Condillac , che aveva eliminato la riflessione di Loke , riducendo
tutto alla sensazione trasformata , ma ristabilita , e talvolta eloquentemente, nelle lezioni del Laro-
miguiere nel nostro secolo sotto il nome di attenzione ; per cui si può dire , che dall' esame per
sommi capi di questo 4°- Volume , si vede lumeggiato con nuovi sviluppamenti l' opinione del
Lororaiguiere , primo passo al ritorno della teorica della sensazione, quale il Condillae l'avea for-
molala , è svolta nella direzione data da questo Filosofo dal Tracy , dal Costa , e modificata dal
Lallebasque , che ha tolto la sensazione , come unica produttrice dei giudizi , e della volontà.
Laonde a modo mio di vedere , salvo un più adeguato giudizio che potrà farsi quando l' opera
«ara compiuta , potrebbe il dotto lavoro del de Grazia riferirsi a quella scuola intermedia , che
iursc nel principio del secol nostro , la quale si attacca al passalo pe' lavori del Bonnet di Ginevra.
Questa scuola ebbe prima di tutto in .-mimo di non seguitare le dottrine di Condillac io tutte le
estreme conseguenze , che prevedeva , si sai°ebbero tirate , come lo è stato dal Broussais , che in
ultimo risultamento assorbiva la filosofia nella fisiologia , cioè a dire , faceva della scienza dello
«pirito umano , un ramo di quella che trattava dei corpi e dei loro attributi. Da un' altro can-
to temeva questa scuola , che il punto di vista ontologico , seguito dalla filosofia antica , e il
logico che predominava nella scolastica , non riprendessero vita e vigore , e rimettessero in voga
il sillogismo , sostituendolo all' induzione , e per tal modo l'ipotesi sistcmatinhe , e i principi a prio-
ri , riprendessero il luogo drl metodo sperimentale di 'Bacone , al quale le scienze fisiche , e na-
turali avevano dovuto tutto il loro avanzamento , perocché credevano esser questo metodo il solo
che poteva produrre l' istesso elTelto ni'llo studio della Biosofia. Di queste cagioni , credo avesse
origine questa scuola intermedia ; che come si disse avca per iscopo di conservare negli sludi fi-
losofici il sistema dì Loke e Condilbc , arrestandone però l' illazioni , che spiriti più sistematici
potevano dedurne , e comprendevano bene , che le loro ultime conseguente avrebbero fatto torlo
335
•lU filosofia ed al metodo che fermamente credevano essere acconcio eid assicurare l'avvenire
della scienza : questa scuola merita come fatto scientifico 1' attenzione de' cultori non solo della fi-
losofia , ma anche di lutl'i svariati rami dello scibile umano , mentre è una condizione della no-
stra natura di operare per mezzo di reazioni nelle scienze , come nella vita. Le scienze rivestono
un carattere diverso a seconda de' periodi che si succedono nelle vicende scientifiche e prati-
che , e sono sempre l'espressione delle fisonomia dei loro autori , ì quali imprimono il loro ca-
rattere alle opere , che producono ; per cui ora sono moderate , e propongono una transazione ,
con le dottrine che sembrano voler predominare , altra volta non offrono la pace , ma la guerra
nelle sue ultime conseguenze , dichiarando incompatibile la coesistenia nella scienza de' princìpi ,
e de' metodi che sorgono in opposizione compiuta in fra essi. Per dar pruova del nostro asserto ,
non abbiamo altro u fare , che lumeggiare le vicende di questa scuola. Alla fine del secolo scor-
so , quando in Francia l' ordine sociale scosso dalla rivoluzione , aveva mutato , o almeno modi-
ficate le opinioni sulle pratiche applicazioni della filosofia dominante , all' ordimento della società ,
questa disposizione degli animi si svelò nella letteratura , e si manifestò in un modo più significa-
tivo in due misure del governo , cioè nel Concordalo , e nel Codice Civile , e puoi dirsi ouche
nel sistema amministrativo , mentre tutte queste novità , che rannodavano il presente al passato
rigettavano il principio estremo , che nella rivoluzione era sorto , cioè che vi doveva essere so-
luzione di continuità Ira il passato e il presente ; di cui il calendario nuovo si era una pratica
espressione , in modo tale , che il ristabilimento deli' antico , fu uno degli atti che mostrò più es-
plicitamente il ritorno alla parie del passato , che non fra in opposiicione diretta con le condi-
cioni che la società rivestiva dopo i grandi avvenimenti , eh' erano accaduti , malgrado questa
chiara disposizione degli spirili a rettificare la loro situazione , che rese popolari tulle queste inno-
vazioni. Nella scienza però le doltiine non avevano subito niun apparente mutamento , e questo
non si svolse che nel 1809 , quando il Laromiguiere , cominciò il suo tanto stimato corso , che
come diceva , avca lo scopo di mettere in armonia la scienza con le disposizioni sociali , le leggi ,
e lo spirilo della letteratura , che nei giornali faceva guerra aperta alla letteratura del secolo an-
tecedente 5 e cosi il sapiente professore cercava poter arrestare l' influenza che sentiva , che pote-
va divenir potente in Francia , delle dottrine scozzesi , e più tardi di quella di Kant , di cui il
libro del Villcrs cominciava a far parlare, benché in un circolo ristretto, ed i più straordina-
ri avvcnimenli , che con tanta rapidità si svolgevano sotto gli occhi di tutti , distraevano com' era
naturale dagli studi filosofici , ma lutti sanno che precisamente , fu il successore di Laromigiiiere ,
uhe comcniò , e pose a portata del pubblico francese le dottrine del Reid , e suoi continuatori
della scuola Scozzese , come per il metodo , per la lucidila della forma , per l' avversione ali" ipo-
tesi ontologiche , e alle logiche astrazioni , la filosofia Scozzese , che pretendeva essere la figlia
legittima del metodo di Bacone , ed interpretare Lolke piucchè apertamente combatterlo , non da-
va ne trovò una grande opposizione in Francia , e il merito de' suoi prepagatori contribuì poten-
temente a renderla popolare; coincidendo questa disposizione con la pace, che richiamò l'inte-
resse sulle scuole, chiuso il campo di battaglia , diede maggior vigore agli studi filosofici , il Tu-
rhat fu il filosofo , che segui la strada del Laromiguiere , cercando di arrestore le reazione , che
cominciata dagli Scozzesi , che ammettevano dei principi deli' intelligenza indipendenti dalle senss-
(ionì , faceva presagire , che per questa parte il movimento filosofico dell' Allemagna era destina-
to a penetrare in Francia. In effetto era impossibile , che un movimento cosi importante esposto da
uomini si sapienti , e si eruditi , che modificava la letteratura , che discuteva la legislazione ,
restasse ignorato dalla nazione principale dell' occidente ; e in effetto nell' anno prima della risto-
razione , la letteratura romantica , e la filosofia Tedesca eccitarono un vivo interesse nella società,
popoluriziute dal libro di una donna celebre. Ad arrestare questo movimento e mostrare che
334
noD erano conseguenze necessarie del sistema di Lolkc le illazioni estreme clie ne arevano
(ratte alcuni filosofi , il Lallebasque dedicò le sue vigilie , e il suo bel talento nella nota opera
della genealogia del pensiere , malgrado ciò il movimento si svolse nella slessa direzione , e
penetrò in Italia , ove la sagacilà del Lallcbasquc gli aveva fallo presentire che verrebbe , ben-
ché poco apparente al i8a5 , epoca in cui egli scrisse: sembra , che all' islessa epoca il De Ora»
eia , ricco per la sua carriera di conoscenze matematiche , e fisiche intraprendesse di arrestare
questo movimento del razionalismo alemanno , e la sua opera ha cominciato a divenir di pubblica
razione al 1 84o , e non ancora è compiuta. Essa è stala giudicala , come onorando l' Autore e il
paese , ha avuto le opposizioni , che naturali erano nelle dottrine che combatteva , e di cui vo-
leva arrestare il corso : era naturale , che chi era attaccato si difendesse ; ma tulli consideraro-
no the questa produzione era una pruova di più , che questa terra di meditazione non mancava
mai di cultori per le scienze filosofiche , e che anche quando volevano rinvigorire sistemi , che
avevano già imperato nell'intelligenza umana, imprimevano loro un certo che d' origintle , e d'in-
dipendente , che come altrove dicemmo è ciocché caratterizza il più i filosofi Napoletani dai pe-
riodi i più remoli , fino ai contemporanei , che sono una gloria dell' Accademia. E cerio tutte
queste condizioni si scovrono nel lavoro del De Grazia , lucido nell'esposizione , ricca di qm'zio-
ni sulle scienze esalte , e benché sostiene dottrine note , lo fa con originalità , e non si tr.-'scina-
in una volgare imitazione , che caratterizza gli spiriti deboli , ma al contrario cede alla convizio-
ne propria piucchè all' aulorilà de' suoi predecessori , ed è degno dell' accademia associare a se
un nome che continua gli studi , che fanno sempre 1' onore della nostra patria. Ci sembra .ivcr
data un' idea imperfetta di questo iraporlanle lavoro : 1' avermi nominato , suppone che all' accade-
mia ciò basti, mentre se voleva più- vasto svolgimento, avrebbe certo trovato nel suo seno gli
uomini , che ciò potevano facilmente fare 5 ed è essa che deve presentire se lo scopo dall'autore ,
sari più fortunato dei suoi predecessori in questo arringo , e se le circostanze sono tali , da far
presagire una reazione contro le dottrine , che sembrano predominare , e nella direzione dei la-
vori dell' autore , e della scuola alla quale appartiene , o ciò non è vicino. Non sarò certo io
debole espositore di ciocché è nolo ardito a portare delle temerarie investigazioni nella regione
oscura dell' ignoto e dell' avvenire.
E qui circonsciivcndo il lavoro che mi fu commesso , credo necessario per completarlo far
osservare , come in questa epoca gli studi filosofici sono con ardore coltivati nella nostra patria.
In effetto non vi è che lumeggiare i diversi sistemi , che occupano i sapienti di Europa , per
mostrare che in Napoli hanno tulli de' cultori distinti , che disvolgono più peculiariamenle , con-
servando quel carattere indipendente , e quell' originalità eh' è propria de' cultori delle filosofiche
discipline in questa regione , onde viene che anche quando preferiscono uno di essi , non lo sie-
guono con una volgare imitazione , ma vi mettono del proprio. Le scuole , ed i sistemi filosofici
si possono ridurre ai seguenti.
1°. Le antiche scuole Italiane fino al iS"». e 16°"». secolo.
1°. La scuola di Cartesio, e tutte le moderne , che ne derivarono al 17"». secolo.
5°. La scuola di Loke svolta da Condillae.
4". La scozjese , e quella di Kant.
5*. Le altre allemanne , che ne sono derivate, come quelle di Fichi, Schelling, ed Hegel.
Ebene i lavori del Simonetti , e quello più compiuto , e distinto di Michele Baldacchini >u
la filosofia di Campanella , i lavori divenuti celebri del Galluppi , su la scuola di Cartesio , e i
tuoi continuatori , 1' elaborazioni del Colecchi su la filosofia dì Kant , che il Galluppi aveva trat-
tato a fondo sotto un' aspetto critico , e che il primo ha trattalo con non meno acume sotto un'al-
tro aspetto. Le memorie del Cav. Capone su la scuola scozzese , lette all' accademia delle icien-
335
CI! , e il s.'iggio sulla filosofìa Inlellctluale , di cui è comparso il i». Tolume , !□ cai il cbiaio
autore ti propone , dopo aver gettato uno sguardo ropido su la storia della filosofia , dare ol-
tre un dizionario filosofico, intrapresa quasi nuova, un'esposizione del sislerna di Reid, e come car-
dine del suo lavoro una traduzione dell' ultima opera di Leibniz con note. Il Cusani, il Gatti , l'A-
tello , valorosi giovani , hanno in diverse memorie publicate , poste in luce le dottrine delle ulti-
lue scuole di Allemagna. Indipendentemente da tutti questi lavori bisogna notare quello del Cav.
Fiicolioi sulla sintesi e l'analisi, il quale dimostra, che l'occupazione de' pubblici aflTari , non
(ilterano punto l'umore dello studio negli UQmini che onorano il paese. Debbono notarsi ancora
il corso di filosofia publicato dal padre Liberatore ad uso del Collegio de' Gesuiti in lingua La-
lina , e le lucide lezioni rese di publica ragione del Palmieri , le quali ultimo sono una prova di
più , che la conoscenza io grado elevato delle scienze fisiche non nuoce , ma illumina quelle dello
spirito umano.
Già parlai nel corso di questo lavoro con estensione della scuola intermedia , io cui classifi-
cai i lavori del Lallebasque e del De Grazia ^ per cui chiaro si mostra , che niuo sistema è ne-
gletto dai cultori della filosofia in Napoli , e la loro applicazione a' rami parziali per le scienze
morali firn comprendere , che si tirano tutte le conseguenze da questi sludi , e basta citare i
lavori del Marchìonna su la filosofia del dritto , e quelli più noti ed apprezzali dalla colta Eu-
ropa , su r estetica del Cav. Bozzelli.
La Sicilia al di là del faro non mette negligenza alcuna a seguire con calore i lavori degli
uomini distinti, che da poco ha perduto e che godevano di meritata riputazione. E tra tanti esempi,
noi citeremo , il professore Mancini autore di pregevole opera elementare ed il Tedeschi abilissimo
crrìtttore, amico delle dottrine scozzesi, e le memorie del Cav. Paovini loro compatriota su le filosofie
di Condillac , e di Cousin letta nella nostra accademia.
Da questa rapida esposizione, ci sembra , che potremmo senza temerità asserire, che Io stu-
dio della filosofia, era tra noi un'antico retaggio , mai perduto intieramente, e gelosamente con-
servato : Ed è lusinghiero , che tutti questi signori , seggono nell' accademia e non potevano
certo abbandonare le alte tradizioni del Dottore Angelico, che nel i3.° secolo insegnava filosofia,
nella istessa sala , ove 1' accademia si riunisce. Questi sforzi dell' intelligenza meridionale non sono
sfuggili all' occhio degli oltramontani, ed ia effetto la Rivista de' due monti del luglio scorso , co-
si si esprimeva sul subbietto.
» Tutto annunzia , che io Napoli lo studio delle alte quistioni filosofiche , economiche e It-
» gislative , occupano gli spirili , che le trallaoo sempre eoa cura , e sovente con felice risulta-
» mento ».
Lotcì BukBCs.
336
»a06& AMXA
D4ir Accademia della tcienie delt Itlituto di Bologna, pel concorso al premio Aldini tul Galfanitmo ,
per tAnno l8^.
Trattare storicamente , e dare giudizio di tutti gli sperimenti e lavori conosciuti fino a questo
giorno su la così della Corrente detta rana e sui fenomeni attenenti strettamente ad essa , in modo
che si vegga cliiaro ciò , che ai più antichi cultori di questo studio , Gulvani , Volta , Aldini ,
Valli , Humbold , ce. , s' appartiene , e ciò , cbe ai più recenti , e in modo cbe col raziocinio ,
e più ancora col lume di nuove esperienze , si tolguno di mezzo possibilmente le principiili di-
icrepanze , che sotto il rapporto sperimentale non meno che sotto il rapporto teorico sono tuttavia
intorno questo diflìcile e delicato argomento , e venga per tal guisa rischiarata quanto si può la
quistione sopra la origine di una eleltricilì o intrinseca e propria dell' animale , od estrinseca.
Liberi i concorrenti di toccare di quei fenomeni d' alti-i animali , che essi per avventura giu-
dicassero analoghi a quello della corrente della rana , e cosi pure di altri fenomeni elettro-fisiolo-
gici , l'Accademia nondimeno avrà solamente riguardo a ciò , che dirittamente si pcrtiene alla
conveniente soluzione del prefisso Tema.
La quale Accademia conoscendo 1' ampiezza e gravità del Tema vi assegna il maggiore pre-
mio , di cui possa ora disporre , che è il doppio dei soliti premi Aldini , e mette al Concorso
il più remoto termine che può; cioè tutto l'anno i844-
Annunzia pertanto ai Fisici si italiani che stranieri , che retribuirà una medaglia d' oro del
valore di dugenlo scudi romani all' autore della Memoria , che a giudizio della stessa Accademia
soddisfaccia adequatamente al proposto Tema.
Bologna; dalla residenza dell'Istituto il dì 8 Luglio i843.
Prof. SILVESTRO GHERARDI Presidente.
Cav. Prof. GIO. B. MAGISTRINI Segretario.
COSE DIVERSE.
Il Sig. Ducrosi in una memoria che ha presentato all'Accademia delle scienze di Francia ha
parlato dell' ammoniaca applicata per mezzo d' un pennello alla volta palatina per frenare all' i-
slante i tic dolorosi del viso e le emicranie le più intense.
Il Sig. Du sourd ha presentato una memoria suU' uso dello sciroppo ferroso per eonserrare
le sostanze animali. Questo sciroppo, combinazione di zucchero e ferro, non cristallizza e non fer-
menta né si altera a qualsivoglia temperatura.
Le carni che vi sono state immerse , si disseccano senza molto cambiar di volume , e resi-
itono senza guastarsi ai più attivi agenti della putrefazione. Immerse nell'acqua fredda in uno istante
riprendono il volume il colore e 1' odore di quella dei macelli , e possono esser convertit» in
vivande piacevoli e sane.
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alla ligara comcfsa di qucsi' ulEituo corjio.
343
Lo se hclclro dell' iride non e , come i foglicUi vascolari , una continuazione delia
coroidea ; ma la sua sostanza sembra venir generata e deposta in mezzo ai fo-
glietti vascolari come prodotto di una secrezione di materia plastica dovuta ai fo-
glietti vascolari medesimi. Da una tale origine e disposizione dell' interno sche-
letro dell' irido si comprende facilmente , perchè esso non essendo continuazione
della coroide , e coiinetlcndosi col suo grande margine denlcllalo al margine anle-
j-iore del legamento ciliare , sia cagione del facile distacco arlificiale dell' inde.
Il primo elemento anatomico formatore, che comincia ad animare questo sche-
letro membranoso , è il tessuto nerveo-vascolare. Il tessuto vascolare dell' iride fa
parte del sistema intermedio sanguigno , ed unisce le due forme del sistema in-
termedio medesimo , 1' a7isa ed il reticolo.
Il rclicolo maeoloso si osserva propriamente verso il margine esterno del-
l' iride , ed ecco 1' origino della sua formazione. I plessi vascolari della coroidea
Tei"so il corpo ciliare mandansi scaml)ie\olmenle delle branche anastomoticlie , le
quali col loro reciproco sbocco dan luogo ad una rete che si continua sulla grande
jona dell iride. Le maglie di questa rete in principio sono larghe , però il diametro
dei vasi che la costituiscono è assai sviluppalo. Ma lo sviluppo del tessuto vasco-
lare sanguigno dell' iride non si arresta a siffatta relfì , come al limile finale della
ina formazione , invece molti vasi di essa si prolungano come tante propagini
flessuose verso il margine pupillare dell' iride , in prossimilà del quale si ripie-
gano sopra se slessi , e lenendo cammino retrogrado formano delle anse , per
ricondursi alla rr/e dalla quale erano usciti. Queste anse vascolari si dispongono
intorno inlorno nel cerchio concentrico della grande zona dell' iride ^ e calano
convergendo verso il margine pupillare: esse giacciono tulle nello stcsr-o piano
tra loro , e nel medesimo piano della rete donde provengono.
Il numero delle maglie della relè , e quello delle anse vascolari dell'iride
che comincia a formarsi , è poco considerevole^ e cos'i dev' essere : giacche la
rete e le anse che si sviluppano vcrto il nuinlo mese in suH' iride , e che finora
abbiamo descritte , non disegnano che il campo grossolano del sistema inlcrmc-
dio dell' inde medesima. Infatti nei periodi di progressiva formazione di quc-
sf organo , noi campo delle grossolane maghe della relè vascolare primordiale
s' intessc un reticello di vasi minori . che si prolungano dai primi per anastomiz-
zarsi scamhievolmeulc , e formare delle areole il cui campo libero ha dimensioni
minori del diametro dei vasellini che lo circoscrivono. Nella stessa maniera dalle
anse vascolari primordiali sorgono delle anse di secondo ordine , costi luite dai
vasellini minori , che si prohmgano dui primi . e che si ripiegano egualmcnle
sopra se stessi verso il margine pupillare : queste an;:he si moltiplicano prodi-
giosamente come le maglie del relicello , e cos'i l'iride diviene un organo emi-
nentemente vascoloso. Adunque una re/e rara, ed anse poco numerose, che poi
co] «iccessivo sviluppo s' infoltiscono olire ogni credere , sono le due forme del
Sii
sistema informcilio Tascolare doli' iride , col quale comincia la prima tessitura
anatomica di questo diafragma dell' occliio tanto importante sotto il riguardo
della fisiologia di taluni fenomeni della vista.
Or come mai l' iride prima cosi stretta si allunga poi gradatamente, e discen-
de verso r asse dell' occhio ? D' onde ripete essa tale forza di sviluppo ? Se noi
esaminiamo attentamente le formazioni organiche le più complicate tì scorgere-
mo quasi sempre qualche forza meccanica che influisce sul loro successivo svi-
luppo. E cosi veramente la forza di formazione che distende ed allunga l' iride
è una forza di vegetazione in parte, in parte meccanica. Infatti l'ansa non ò
che un vasellino prolungato e ripiegato sopra se stesso: or i due capi di un'ansa
vascolare dell'iride non sono sempre della slessa lunghezza; la loro brevità da
princiiiio roincide colla strettezza di un iride che comincia a foruiaisi. Col pro-
gresso dello sviluppo poi i due capi dell' ansa vascolare si allungano gradata-
mente , ed il loro prolungamento coincide colla insensibile distensione dell' irido.
Intanto tra questi due fatti coincidenti vi è un chiaro rapporto di causalità, cioè
r allungamento delle anse vascolari è la vera causa del prolungamento dell' i-
ride. Perciocché prescindendo dalla forza vegetativa che ognuno riconosce nel si-
stoma capillare dei vasi . pf?'' la quale la formazione di essi tende ad un pro-
gressivo sviluppo che consegue per gradi , non si può rivocarc in dubbio l' urto
meccanico che la corrente del sangue , spinta dalla forza del cuore e dei grossi
vasi nel sistema intermedio , imprime sulla estremità ripiegata dell' ansa va-
scolare. Quesl' urto meccanico , sebben debole , è uno degli agenti che produce
il distendimento insensibile de' due capi dell'ausa medesima , e quindi della mcm-
branella che n' è sostegno , ossia dell iride.
La forma maciilosa aìisala , che presenta primitivamente il sistema vasco-
lare intermedio dell' iride nel principio della formazione organica di que^o dia<^
fragma dell' occhio , basterebbe a caratterizzare la natura del tessuto dell' iride
medesima. Oggi che l'Anatomia microscopica , mercè i bei lavori del Bcrrcs ,
è arrivata a determinare le differenze matematiche delle forme del sistema inter-
medio vascolai'c in ciascun genere di tessuti , e ad elevare queste forme a ca-
ratteri diagnostici della natura de' tessuti medesimi , non riuscirà difficile il de-
terminare la natura del tessuto dell' iride dalla ispezione della forma del sistema
intermedio de di lei vasi ; tanto più che questa forma Viiscolare si dichiara
in sull'iride nell' incij)ieiite formazione, e per lo conseguire successivamente
r ulteriore e compiuto s\iluppo non soffre il menomo cambiamento nel suo tipo
fondamentale. Ogni tessuto nel cui sistema intermedio vascolare dominano le
due forme, di rclìeello e di (iima , è un tessuto in cui lian luogo ad un tempo
facoltà secretoria e la facoltà tattile. Ecco una lesi dimoLitrala in Anatomia
microscopica. Un rcticello unico , o terminante con aìiìa , U diametro dei cui
vasi è assai sviluppato relativamente ai vasi capillari arteriosi e venosi , in riluto
345
ai quali si liova, caratterizza il tessuto erettile. Ecco un'altro risultalo delle ri-
cerche di Anatomia microscopica. Questi caratteri anatomici s'osservano chia-
ri e spiccati , siccome abbiamo pocanzi dimostralo , sul tipo fondamentide del
sistema vascolare intermedio dell iride incipiente. Adunque aiialomicaniente con-
ehiudendo , l' irido (in dal principio della sua lormazionc organica presen-
terebbe i caratteri di un tessuto erettile. Inoltre la mcinbranclla dell' iride è
pieghettata sopra la stessa , e si può arlilicialmcnte distendere. L(! anse vascolari
scorrono Ira le slesse pieghe della membranclla. Queste due condizioni anatomiche
pcruianonli non rendono diflicile il concepire, come un afflusso periferico di sangue
richiamato sull' iride , dall' azione della luce su i nervi ciliari , debbo distendere
le flessui;silà delle anse , eriger queste e render le pieghe dell' iride più profonde
a cagione di im ingorgo sanguigno ne' vasi che scorrono nel profondo delle sles-
so : or il raddrizzamento delle anse verso il margine pupillare restringe naUiral-
menle la pupilla , e questa restrizione viene .altres'i favorita dal ravvicinamento
delle pieghe. 11 rillusso del sangue dalle anse vascolari ed il dispiegaraento del-
l' iride produrranno il dilalamcato della pupilla.
Ma il lessulo vascolare non è il solo che entra nella tessitura dell' iride : l'il-
lustre professor Delle Chiaic lia posto in grand' evidenza i caratteri anatomici di
un altro tessuto dell' iride non meno importante ai movimenti di restrizione e di di-
latamento della pupilla ; questo tessuto e il muscolare. Or la libra muscolare
dell' iride , secondo i lisultali delle nostro osservazioni , nascerebbe più tardi
della formazione del foglietto vascolare , il quale verso il quinto mese fc abba-
jlanza s\iliippato senza che in quel periodo si ravvisi alcun vestigio di lessulo fi-
broso. (Vedi la ft(jura.... della tavola annessa a questo Jaseieolo J.
r.'VLFOiYTOLOGT A — Politami fossUt dclF Tialìa meridionale. Memoria letta alla
Reale Jk-cadimia nella tornata de 12 dicembre; dal sio t'oMi^i» et p. 19.)
;5) Tesiula parca, iujiala , ccllulis duodcnis. Mihi Fig. 7.
Nelle crete di Gravina e nel calcare compatto di Cerchi e S. Susanna.
(6) Tesiula pana , cellulis senis longiludinaliter striatis. Mihi. Fig. 8.
Fossile insiem con la precedente di cui 6 più rara.
Uo creduto , oltre allo superficie striata che presenta questa specie di Nonionina , doverla ancora di-
stiu^tiere dal numero delle cellule : carattere che nella dilTircnza spcrllica di questo genere io mi , cnso
falere moltissimo. Non ripelo qui ciò che ho detto poc'anzi sull'anìnit.'i del genere in parola con e ico-
ticohne , cssendocht; ho gij dichiarato come quelle si distinguono da queste per il loro margine che, de-
prctso nelle une é poi acuto nelle altre.
Uo scelto ancora a carattere delle specie del genere Nonionina anche il numero delle cellule per meno
delle quali p. es. la IV. Gravinensis si distingue agevolmente da tulle le oltre Parretjbc con ciò se no
volesse restringere il novero : ma quando vi fossero altri caratteri , come le diverse apparenze della su-
perficie , ec. , allora insieme col numero delle cellule si valuta eziandio l'altra circostanza che lo accom-
pagna , sictome ho fatto io medesimo per la J>'. slrialula.
(7) Stabilisco questo nuovo jicnerc sopra due specie di Folitolami che non ho potuto riportare a >e-
roDO de' generi conusciuti. L' apparenza delle sue formo non i! di\crsa da quella delle ustcrii^ , ma a soli
cinque raggi , oude it tuo nomo iodica la forma col numero di raggi clic presenta , cioè slcUuna * c/-
wards (2) ha notato nelle Escare , le cui aperture , nello sviluppo successivo del-
l' animale , vengono tutte ad essere obUterate. Altri Politalamii hanno nel lor na-
scere due 0 tre cellule , come le Bigcnerina e Dimorphina , oppure cellule l'una
Buir altra giacenti in forma spirale, come la Clavulina, ma in più avanzalo svi-
luppo non formano che un guscio retto e semplice. Questa circostanza sistemati.
camcnte importante può essere bene spiegata supponendo , coni' ci par giusto ,
che il graduato rinforzamento dell' organismo abbia volta la primitiva mollezza e
torsione dell' animale ad una considerevole durezza e dirittura.
E non è poi da dubitare che , non come dice il d' Orb'igny (3) , che ogni
cellula si sviluppa completamente dall' animale , ma che dall' animale madre na-
scano bottoni da cui sorge un' altro essere che si forma un guscio capace di dar-
gU ricetto ; onde poi si trova la fisiologica interpretazione delle tante svariate forme
Politalamiclio. Cosi la Rolalia non è cbe una Nodosaria curvala in forma di spi-
rale ; e r Alveolina non è che una Rotalia lateralmente moltiplicata per forma-
lionc di bottoni con una superficie larga ligata all' asse comune , ma con diver-
si piani spirali delle forme isolate.
Le Nummuline del d' Orbìgny , secondo ha notato \ Ehrcnbcrg , sono com-
poste di molli clementi eterogenei , i quali appartengono a diverse altre forma,
tieni. Alcune specie del sotto genere Axijlina, e forse tutte apparterrauno alla fa-
miglia delle Solitine , Aspidiscine, e delle Nummuline proprie , malgrado che es-
se somighauti siano nella forma alle Anfistegine , parecchie raramente si dividono
in boli che fanno riconoscere una dell'apertura spirale mediante un risalto, che
ti' Orbigny chiama ouverture masqueée dans f age adulte (4). Vi sono parimenti
delle Nummuline in cui nemmeno apparisce la possibilità di tale imboccatura , od
(1) Loc. cit. p. 286.
(2) Ann. d se. nalarcUcs , 2». serie , I. V. p. 1.
(3) Loc. cit. p. 247.
(4J Loc. cit. p. 395. -
45
356
a queste appartengono la JVummiilì'na placrnlula di Forskal delle pietre pirami-
dali di Egitto , la IVummulina laciigala di Lamark , C^ Orbigny ed altri. Malut-
tavolla , alllne di non indurre scinproppiìi confusione nella sistematica distribu-
«one di questi esseri, noi continueremo a ritenere il carattere del ^Orbicjmj per
lo Nummuline , o non già la loro imboccatura , ma la disposizione spirale delle
cellule dovrà servirci di guida. Lo stesso è a dire delle Lcnticuline di Lamark ,
cui noi conserviamo nello stesso senso delle Nummoline del d'O/'òiffni/.
Quanto alla forma e disposizione della imboccatura , le quiili dal àOròir^ny
ed anche prima di lui dal Fìchlal e Moli si eressero a carattere fondamentale dei
Polilalamì , e di cui già anche i primi osservatori , fra i quali Soldaìii [\) fece-
ro quakhe uso , sono esse per il diligente osservatore un sicuro carattere , ma
cJie sovente induce ia errore nelle mani degli imperiti , pcrocchc; ora comparisco-
no interamente chiuse , ora chiuse irregolarmente , ora non sono naturali , sic-
come molte descritto dal d' Orbi^nj/. Fra queste è da noverare l'apertura delle Ro-
laline e Calcarine che possono offrirsi sotto aspetti diversi , talora di fiordaliso ,
lai iiltra di mezza-luna , di mezzo-disco , oppure rotonde. Erronea del tutto è l'a-
pertura delle Vertebralinc del mar Rosso AcW Elirenberg , spesse volte osservate ,
0 probabilmente anche quelle delle Dendritine che 1' offrono casualmente ramifi-
cala. 1 generi Aniphistcgina ed Jlelerostcgma appartengono , secondo la loro for-
iiìa/ione policellulare , a famiglie , le quali difficilmente possono avere un' aper-
tura semplice , siccome pretende lo spesse volle citalo naturalista francese.
Siccome ho detto in altro mio lavoro , la più semplice forma polilalamica è
la Miliola cui potrebbe associarsi la Cromia oviformis. In questa categoria adun-
que si allogano i globetli dell' arena di Rimini , i quali non hanno alcun carat-
l.Tc distintivo , se non se una piccolissima apertura. Seguono a queste semplici
forme quelle che rappresentano una continuazione attuale in linea retta , come la
Nodosarina che e uno sviluppo continuato di membri, le Testularie , Uvellinc e
Rolaline altro non sono , nella forma esteriore , che Nodosarie sviluppate spiral-
mente a grappoli, alla quale formazione si avvicina quella delle Plivatilie , che
molto somiglia a piccoli tubetti di alcuni ancllidi della specie delle serpule.
Un altra complicanza della forma e natura de' Polilalamì e la formazione po-
liparia o a bottoni. Una Miliola che dà bollonl in eguale direzione orizzontale di-
vicn simile ad una Fhtstra , e sono queste le forme delle Lvniilili ed Orbiiuliii,
die non sono stale mai , come gli altri polilalamì classificate fra molluschi cefa-
lopodi , ma sempre fra i polipi , e che forse lutlavolta , come ben si avvide For-
tis offrono tutta la rassomiglianza fra di loro. Se queste forme non hanno che
una imperfetta apertura , allora si allogano nella famiglia delle Aslerodiscine . Se
;i) /'ro rfejm'òcndij Minimii , fon» /ijunt , ti apcrturis , tum stiam forum «orai» toco pratctfu» inhat-
rindun eit. l. l. p. .rv.
357
però 1' apertura e ricoperla dalla pelle dell' animale , si dispongono nella famiglia
delle Sorilìne. Quando poi lo sviluppo laterale polipario si dispone intorno ad un
centro , si ha la famiglia dulie Frumcntart'ne ; ma se la formazione laterale tro-
vasi in direzione orizzonlide col suo asse spirale , nascono allora le forme della Pa-
ncroplis , Fcrlcbralina , Pavonina etc. della famiglia della clìcosorine. Ila se la
formazione laterale de' bottoni è unita collo sviluppo spirale degli animalucci libe-
ri , dimanieraccliè la direzione dello sviluppo de' bottoni esce parallelo all' asso al-
lungato della spirale , e per conseguenza sta sul medesimo punto orizzontale , na-
scono allora le formo di Mclonia spirali o cilindriche delle AheoUne. Se i botto-
ni dominanti sbocciano dal lato interno de' due animali sviluppati primitivamente,
allora si formano specie cilindroidi con un largo pettine nel mezzo , le quali pre-
sentano una forma spirale lenticuliforme , tal quali la Pul)jslome!le del Dujar-
din e le Vorlicialìa del Blainville. Finalmente se la formazione laterale de botto-
ni , benché ineguali , è in linea spirale collo sviluppo spirale degli animali liberi,
ma non in semplice continuazione , come nelle Peneropljs , nascono allora le Fa-
bularia e Coscinospira che costituiscono la famiglia delle Fubularie. Questi pe-
riodi comunque introdotti nel sunto della prima memoria, doveano lrascri\crsi
in questa che di proposilo tratta della mia nuova classiGcazione.
Se esistono realmente Nautill tanto piccoli , come le piccole forme de' PoU-
talaml , e un problema che non può negarsi assolutamente ; poiché chi oserebbe
contrastare non esistere cefalopodi di i/!i.8 di linea , mentre si trovano mammi-
feri di 1/2 pollice , e pesci di i/i5 di linea di lunghezza, ed in conseguenza mera-
mente microscopici? EgU è da osservare , fa qui riflettere l' ZT/iW/iitvv^ , e ad una
ad una esaminare tutte le forme finora conosciute, ed insistere costantemente nella
ricerca , se e verace il carattere adattato della mancanza di un sifone per la dia-
gnostica di un animale pohtalamico ; perocché gli è vero che nel maggior nu-
mero esso manca, ma sonvi però le ISodosarie e parecchie altre forme, le quali
posseggono un' apertura di comunicazione tutt' affatto simile al sifone del Naulilio.
Per la perfetta conoscenza di un polilalamio, ricordo per ultimo un caratte-
re trovalo dal chiarissimo naturalista poco fa menzionato ; cioè che in (piesti ani-
mali r apertura di comunicazione è sempre quella dell' ultimo apicolo cellulare in-
viluppato dalla cellula seguente e p'iù ampiamente sviluppata. Se l'apertura dell'ul-
tima cellula è prolungala in forma di becco , l' interno ancora delle cellette con-
tiene un tubo visibile che perfettamente somiglia al sifone di un nautilio. Ma pe-
rò dalla piccola cellula si volge alla più grande che le sta innanzi , e non mai
alla cellula posteriore ; eppure talvolta forma uno spazio intermedio tra le due
cellule , siccome avviene in molte nodosaiie. Presso il nautilio siffatta continua-
zione è in senso opposto , vai dire dallo cellule grandi alle piccole , e il corpic-
ciuolo , trovandosi nell' ultimo piano cellulare , riceve , mediante qu(^ta confor-
mazione , una liscia superficie sulla quide egli si muove con maggior libertà. Del
358
resto , anche il fondo delle cellule isolale offro un' altra particolarità , ed è che
nei Nautilii ò concavo nella parte anteriore e tal fiata anche ondeggiante , men-
tre nei politalainii è sempre in linea retta e convesso dalla parte anteriore. Questo
carattere facilita di una maniera inconcepibile la naturale conoscenza degli ani-
malucci politalamici osservati anche in frammenti.
Rapporti — Del f Elogio del fu Conte Milano, pel Commendatore akdkba
DE xnGELis —• liajjporto del Mare/tese g. hdffo , cocio ordinario.
Signor Presidente , e colleglli ornatissimi.
Venendo io questa mane ad interlcnervi dell' Elogio del fu Conte Michele Mi-
Inno dettato dal chiarissimo Commendatore Andrea de Angclis , sento di liberar-
mi assai lardi dall' affidatomi incarico , imperocché i nostri fogli periodici ne han-
no parlato a ribocco , e tulli con meritala lode. Non intendo perciò giurare omag-
gio al ffiornalismo , il quale appo noi , ed altrove , se non è , come taluno pen-
sa , campo d' intrighi , merce venale , tromba di menzogne e di ciance , molto
meno sembrami ( salvo poche eccezioni ) magistrale di riverenza degnissimo. Ma
se il clamore de' giornalisti non vale i giudizi di Minosse , pareggia l' eco la qua-
le ripetuta slanca 1' orecchio. Onde io guardando alla stanchezza vostra , proccu-
rcrò di esser breve. Se la brevità buona ò valore , se confusione la cattiva , la
mia , qualunque fosse , è rispetto.
Vi confesso , o Signori , che aprendo il picciolo volume del commendatore
de Angclis sospetto m'indussero nell' animo il pomposo titolo eh Elogio, e le pro-
teste di calda amicizia verso il defunto espresse nella dedica all'egregio Cavalie-
re Bozzelli. Ma mi accorsi tantosto , che l'Autore bene apponeva per epigrafe al
8U0 elogio i versi del Manzoni :
Il santo vero.
Mai non tradir ; né proferir mai verbo
Che plauda al vizio , o la virtù derida.
E ve ne convincerete pur voi in un subito , se piacciavi por niente alle
sue stesse parole. Uditelo di grazia con altenzione , perchè sono il compendio , il
culmine dell' eloquente chscorso , la definizione concisa , imparziale e fedele del-
l' Elogiato = A far sollevare il povero genere umano i egli dice s sono apparsi
nel corso de' secoli su la terra alcuni enti pressoché divini , cui noi eredi del più
ricco tra gì' idiomi moderni non sappiamo dare un nome , e che altre nazioni
meno impigliate nelle paslojc della lingua addimandano Geni. Tali furono i Pia-
toni , gli Aristoteli , gli Archimedi , i Tulli , i Galilei , i Leibinizl , i Baconi, i
Ncwtoni , i Carlcsi eie : Questi intelletti trascendenti spiccarono , per cos'i dire ,
359
qualche scintilla da quel primo lume della Creazione che si è nmmanlalo di rai-
slcrioso velo impcnclrabilc ai deboli sguardi de' mortali. A queste scintille altri pe-
regrini ingegni accesero faci di luce più diffusiva per irradiare le menti meno ele-
vate di che è popolato il mondo , ed altre più modeste intelligenze , e forse le
più proficue , lian cercalo di accomodar questa luce alle visto più corte , e me-
no acute. Di questo numero appunto era il Conte Michele Milano , il quale ve-
dendo con disgusto come in Italia prevalesse la scienza dulie parole a quella im-
portantissima , ed amenissima dello discipline naturali , volle consacrare le sue
fatiche ad agevolarne la conoscenza ai già adulti , divenuti poco flessibili a certi
apparecchi teoretici , ed alle donne in ispecie , cui non troppo vaimo a sangue
le astrazioni matematiche j.
Dietro tali giudiziose e franche premesse , il signore De Angclis va ricordan-
do le svariate opere fisiche , geologiche , storiche e poetiche del Conte Milano,
librandole con retta bilancia , se non che penso male locarsi nel livello medesimo
gli clementi di fisica del Milano , e quelli dello Scinà , il quale fabbricò sopra
basi più profonde , e larghe , e con altro disegno ; e mal concedersi il sacro no-
me di poeta agli artefici di mediocri versi. Poeta è colui che ferisce nel vero col-
r arco del bello , che insegna , diletta j commuove , rapisce. Omero e Newton seg-
gono amendue a pari in cima alla pirmmide della scienza umana , quegli coro-
nato di fiori , questi di spine. Da che il mondo è mondo , e sarà , pochi furono
e saranno i poeti : pauci quos aequus amavit lupiter.
Andrei troppo per le lunghe se di lutti i lavori dell' ingegno proteiforme , e
fecondissimo del Conte Milano vi tenessi ragionamento. Permettetemi soltanto po-
chi cenni intorno all'opera intitolata Ze cinque età delta Jilosofia naturale , la
migliore forse uscita dalla penna di lui. Il pubblico non conosce j che il solo
primo volume , ove si discorrono le Ire prime età , non avendo gli altri due
visto la luce. Mi servirò all' uopo degl' istessi detti del do Angelis , che inva-
no mi stillerei il cervello a trovarne più acconci. = I tempi oscuri sino a l'alete
erano argommlo della prima età ; della seconda i tempi Storici antichi da T;de-
te fino al trasferimento della sede imperiale a Costantinopoh ; della terza i tempi
storici medi , dui trasferimento della sede imperiale a Costantinopoli fino a B;ico-
ne , ed a Galilei ; della quarta i tempi storici moderni , da datone , e Galilei fi-
no alla propagazione della scuola Newtoniana ; della quinta finalmente i grandi
tempi delle sciiiize naturali , dalle prime scoperte chimiche del Ulack fino al ri-
torno della conieta di Ilalley. Quadro assai vasto , siccome ognnno vede , peroc-
ché vi si ritraggono i fatti più eminenti, e ccrallcristici della potenza deliamente
umana, dal primo barlume della ragione sino alia più ampia irradiazione j.
D Le due ultime età della filosofia naturale non pubblicai^ , tuttocchc per-
fezionale dalle ultime cure dell'autore, contengono, per cos'i dire, la parte vi-
va delle scienze della natura , correndo da Bacone sino ai tempi nostri. E pIoma(icas de Poilugal com as ilìversas putrocia^
do Allindo desdc o priaripio da Monarchia Purlugucza ale aos nossos dias, ordenado pelo Vincolile
de Sanlarcm I. 5. Paris i843.
Miiiioire sur la dccoiivcrte de la loi du cLoc direct dos torps durs , publiòe cn 1G67 par
Alphonse Boriili , et sur Ics formulcs gcuérales du cLoc parirc ed assorbono tanto più mercurio per quanto essendo stata esposta la lamina a più
viva luce sono più ricche di sottoioduro. Le ombre più forti per contrario ofTrendo solo ioduro
dì argento alla reazione del mercurio , questo non vi può produrre altro fuorché un velo più o meno
forte di ioduro verde mescolato ad argento metallico , che per la sua estrema sottigliezza comparisce
nero. Ma Ira questi estremi, tra le ombre più fosche ed i chiari più spiccali, deve trovarsi una mcz-
ea tinta maravigliosamente fedele ; perocché essa è il risultaraento del lavoro più o meno compia-
to della luce , essa tende al chiaro o all' oscuro secondo la maggiore o minor copia di sotloioduro
di argento.
» Quindi vedesi la lamina nel venir fuori di questa operazione presentare un' apparenza di
nero o vcrd.istro nelle ombre , dove il protoioduro di mercurio non è stato punto scomposto ,
nell' alto che essa é rosea e talvolta anche rossa ne' chiari più intensi, i quali altro non hanno fuor-
ché un' amalgama dì argento in picciolissime gocce coperta da un velo di bi-ioduro di mercurio.
» Se questa lamina si lavi nella soluzione d'iposolfito di soda , il ioduro rosso di mercurio
si scioglie ; ma il ioduro verde deve soffrire una scomposizione , imperciocché esso si converte in
bi-ioduro che scomparisce ed in mercurio metallico che rimane sulla lamina.
>) Per la qual cosa riassumendo le cose dette concludiamo , che i chiari sono generati da una
polvere tcnuissima di amalgama di argento depositata sulla lamina , e sono tanto più forti per quan-
to questa polvere é più abbondante e più ricca in argento. Gli oscuri derivano dal deposito di
tenuissima polvere di argento meecolata meccanicamente ad un poco di mercurio proveniente dalla
lavanda.
w Koi ci confidiamo che «(uesta quantunriue rapida esposizione sia bastante a risolvere paiec-
chic quistioni non ancora risolute , ed offiirà molli lumi per avere delle belle immagini , imper-
ciocché, se è vero, come pare, che il buono cffillo proviene dalla conveniente ripartizione del sot-
to-ioduro e del ioduro di argento , dalla semplice ispezione della lamina non ancora lavata si po-
'rà prender regola nel modificare l'operazione. Quando la lamina nell' uscire dalla cassa a mercu-
rio ha un aspetto appannato o verdastro è segno che v' ha del protoioduro di mercurio sopra i
chiari , che per conseguenza la formazione del bi-ioduro indispensabile ha trovato ostacolo per
qualsivoglia cagione , in una parola che 1' immagine è povera di mercurio e però difettosa.
» Or fra tutte le cagioni che opiwngonsi alla buona riuscita di un' immagine fotografica , la
più generale e nel tempo stesso più nociva, é siccome ci sembra, la presenza di una troppo quan-
tità di iodo libero sulla lamina. E per fermo , intcndesi che la superficie metallica esposta alla
emanazione del iodo non lo assorbe interamente , ma che il ioduro formato ne rilieoe una parte
in istato libero.
» Ma questo iodo libero come opera ? Certo che esso in due modi si oppone alla formazio-
365
ne dell' immngine : nella camera oscara convertendo in ioduro di argento tutto ciò che la luce tra-
sforma in sollo-ioduro ( qucsl' ultimo non jiolcndo esistere in conlullo del iodi) ) •, nella cassa a
mercurio combinandosi con questo mcluUo e formando cosi un velo di ioduro \crde clic si oppo-
ne fortemente alla reazione de' vapori mercuriali sulle falde infeiiori. Si può anche considerarlo
come un polcnlissimo OMnoolo nllu rapida formazione dell' immagine , perocché temle a distrugge-
re conlinuamenle il lavoro della luce. Per evitare lutti questi inconvenienti baslerà di dare il iodo
alla laniinu in un luogo conicnienlcmciilc luminoso ; perchè in falli si vede che in tal modo fot-
masi nn sotto-ioduro di argento che toglie alla lamina 1' eccesso di iodo libero per ripassare allo
stilo di ioduro ; le future reazioni non essendo pia contrariate , la riuscita diventa , si può dire,
sicura
» Intendesi per tal modo perchè sia utile di passare al vapore del mercurio subito dopo estrat-
ta la lamina dalla camcia oscura , imperciocché il iodo rimasto libero deve necessariamente altera-
re la impressione operata dalla luce ce.
( V. Comptcs llendus ce. u". 25 , aG Juin iS^j). L. P.
Fisica Ceseraie — Misura delle i>arìazicni di tcmpernltira nel barometro ; del sìg. De Ville -
KEDVE. In una memoria presentata il i5 del passato Fcbbrajo , il Sig. de Villencuvc aveva stabilito
questo principio: In tulli i bai-ometri alla Gay-Lussac la variazione della tempeialiira imeriia de'.lo
apparecchio può misurarsi esattamente per mezzo delle variazioni di livello de' due bracci del sifone
barometrico. In una nota , comunicala quest'oggi , dimostra egli che il medesimo principio si applica
ad ogni barometro di qualsiasi forma , in cui la sezione della parte superiore del barometro sia in co-
stante rapporto colla sezione della parte inferiore. Di tal che da he osservazioni fondauienlal! si può
calcolare in tali barometri , il rapporto delle due estremità e quindi il coctficiente della dilatazione
apparente del liquido barometrico. Con questi dati si può sempre sottrarre per l' osservazione del
livello inferiore e del superiore , la temperatura interna. E per reciprocità , da questa premessa il
Sig. de Villencuvc coiicliiude che , se si osservi esallamenle la temperatura interna dell' apparecchio
e le variazioni di livello d' una estremità del barometro , si potià calcolare facilmente il livello del
mercurio nelT altra estremità , e la pressione barometrica totale ridotta a o". Le osservazioni baro-
roelriche così calcolate offrono dunque assai maggiore faciltà rapidità ed esattezza , che quelle ottenute
col metodo ordinano e 1' operazione numerica non è pili difficile della riduzione delle osservazioni
relative alla temperatura del ghiaccio. Tulio l'apparecchio barometrico si Uova quindi ridotto ;dla
lettura del livello d' un braccio solo dui sifone , ed a quella d' un termometro di cui la palla al-
lungata sarebbe immersa nella parie media del tubo barometrico.
Nella 2» parie della memoria il Sig. De Villeneuve presenta una teoria delle oscillazioni baro-
inctilche. Secondo lui i movimenti periodici del barometro nella regione equatoriale si spiegano:
1° per la rarefazione dell' aria combinata col vapore acquoso di che s' impregna 1' atmosfera ;
2° per lo aumento di celerità della rotazione dell' atmosfera nelle regioni sempreppiù lontane dalla
superfìcie.
Nella regione polare i mutamenti seguirebbero al contrario una variazione annule stabilita:
1° Sulla lunghezza de" due periodi di cjldo e di freddo che assimilano l'anno polare al giorno e-
qualoriale ; 2. Sul!' afflusso , verso la regione polare , di una correnle calda ed umida , la quale
percorrendo la regione superiore atmosferica , si diriga dalla regione equatoriale verso i poli.
Questa corrente calda , conseguenza necessaria de' venti regolari , cagionerebbe le grandi depres-
sioni barometriche osservate durante il nostro inverno nelle contrade boreali. La condensazio-
ne contìnua del vapore aqueo Irasciiinlo in ([uesta corrente produrrebbe una corrente elettrica
il cui movimento sarebbe dall' Ovest, all'Est , percorrerebbe l'alto dell'atmosfera assolutamente come
•
36G
la corrente elettro-magnetica corre dall'Ovest all'Est, noli' alto d'un circuito cliiuso. Questa corrente
spiegherebbe bene per mezzo delle sue più importanti variazioni , e per mezzo de' periodi della sua
massima intensità , i principali fenomeni del magnetismo terrestre. Essa mostrerebbe il rapporto dell"
posizione dcU' Equatore magnetico colla climatologia j rapporto il quale è stalo gii ben avvertito dui
Sig. Duperrey.
( Instìlul. n. 479 )
Fisic\ Gei^Rals. — Su le proprietà di trasmissione per la luce che ha il carbone di legno
e la piombaggine in lamine sottili e in particelle ; di J. Dìtt.
Il carbone di midolla di sambuco consiste in lamine sommamente sottili. Esaminando questo
carbone l'Autore ha per la prima volta osservato la proprietà di che è parola. Egli 1' ha scoverta
con microscopio di fortissimo ingrandimento. Per analogia , è slato condotto a dedurne che la fa-
coltà di trasmetter la luce dee appartenere al carbone in generale in tulle le sue varietà , quando
ti riduce allo stato di polvere fina o di filamenti , concliiusione eh' egli ha trovata confermala in
gran numero di esempi dilTerenli , come quelli del carbone di midolla di acero falso , di midolla
di giunco , di fibra di cotone, di lino, ecc. Ha egli anche trovalo che questa proprietà apparte-
neva al nero di lampana ; al carbone di sughero , in polvere fina ; all' antracite , alla piom-
baggine.
La luce trasmessa varia , rispetto alle sue tinte , dal bianco quasi puro, come per esempio ,
le lamine più sottili di carbone di midolla di sambuco , fino ai colori bruni e rossi , come nel
nero dì lampana , nell' antracite e nella piombaggine.
J. Davy considera la proprietà della traslucidità che hanno il carbon vegetale e la piombag-
"ine in un grande slato di divisione , come favorevole all' opinione generalmente ammessa che que-
ste sostanze ed il diamante , debbono le particolarità che le distinguono , non a dilTcrenza nella
mescolanza chimica , ma ad una struttura meccanica . Indica tra le altre i pesi specifici di queste
sostanze, annunziando come risultamento delle sue proprie esperienze, che il peso specifico del car-
bone , del sughero e dell' antracite , è circa i,5 , e quello delle piombaggine è quasi lo stesso ,
se si tiene conto delle materie ferruginose e terrose con le quali il carbone è mescolato in q;ie-
tCo minerale.
Da ultimo egli avventura questa ipotesi, cioè: che le tinte colorate de' vapori e dei liquidi
ne' quali è sospeso il carbone possono avere qualche ligame con la traslucida di tale sostanzi , e
che altri corpi considerati finora come ojiachi , possono esser capaci di Irasiueltc r la luce quando
ti osservano con lo stesso metodo che ha egli adoperato pel carbone.
( InstUiU , l. e. )
Fi&lCA. — Esperienze termometriche , falle sulla luce della nmwn cornila , e sulla luce zodUicule.
Lettera del Sig. ad. Mattiivibssek al Sig. Abjco.
Se il solo mezzo di propagazione del calore a grandi distanze , i 1' irradiamento , la cometa
attuale non invia sensibilmente calore alla superficie tcrreslre.
Lunedi , 27 Marzo , alle ore 8 della sera , uno specchio concavo di un metro di diametro ,
ben pulito , avendo nel suo foco un termometro ad aria molto sensibile , non indicò alcuna el»
vazione di temperatura. Uu' elevazione intanto diveniva sensibile dirigendo 1' asse dello specchio
alla luce zodicale.
La sera seguente , io misi una molto buona pila termo elettrica del Sig. Buhmkopf , di i5
367
coppie , in una ondulazione leggermente concava del terreno , fra 1' Arco della Stella ( a Parigi ),
e il bosco di Btmhgnc , in modo clic non fosse esposta ad alcun' oggetto terrestre , tranne 1' erba,
in un raggio di 200 a 3ooo metri , ed una piccola casa bianca a 800 metri di disianza , con
una sola finestra al nord-est.
L' ago del galvanoinctro segnò zero dirigendo la pila munita del suo cono condensatore sulla
stella Polare. Uirigindola verso la coda della cometa al di sotto d'Orione , essa restò a zero. Verso
il nucleo 1' ago iiiditò 2 gradi. Ma P impressione del calore aumentò gradatamente volgendo la
pila verso la luce zodiacale , dopo di aver sorpassato il nucleo della cometa.- Sotto le Pleiadi :
IO gradi di deviazione , verso la base della luce zodiacale 12 gradi 5 al di sopra del punto ove
il Sole era tramontalo , 5 gradi. Alle ore 9 medesimi risultali per la cometa 5 sotto le Pleiadi ,
8 gradi , alla base della luce zodiacale 12 gradi ; al di sopra del punto ove il Sole era tramon-
tato , 5 gradi. Alle ore 9 1/2,7, 'O) e 2 gradi e medesimi risultati per la cometa.
Per giudicare della sensibilità dell' apparectliio , basterà il dire che la mi:i mano , abbastanza
fredda ( giaccbè era appoggiala sull'erba umida) , mandò V ago ad urlare contro la punta messa
a yo gradi , alla distanza di i metro. Senza cono si ebbe 1' istesso risultato , la mano essendo a
25 centimetri di disianza dalla apertura esterna della pila. La piccola casa , riscaldata da' raggi
del Sole prima del tramonto , fissò 1' ago alle ore 8 , a 26 gradi ; alle otto ore e mezzo , a 21
gradi. Allora si spense il lume che bruciava alla finestra e l' ago discese a 19 gradi. Alle ore 9,
i3 , gradi j alle ore 91/2,9 gradi di deviazione.
Kccetluatene frequenti perlnibazioni deli' ago cagionate da correnti di aria calda , qualche volta
sensibile alta faccia , questi risultati , benché ripetuti quaranta volle furono costanti.
10 sono stalo sorpreso di vedere l' ago restare sul zero in tutte le altre direzioni verso il
cielo , io mi aspettava che le parti oblique del cielo , ove lo stato dell' atmosfera è più spesso ,
o le parli del cielo contenenti molte stelle, o infine il calore dell'erba e della terra riscaldate
tutta la giornata dal Sole , darebbero delle impressioni di calore. Si vede da ciò quanto poco ca-
lore eraetlono i fluidi elastici , e si vede anche che 1' erba si railVcdda rapidamente e comple-
tamente per mezzo dell' umidità della sera.
11 segno lermomctiico essendo costante verso la luce zodiacale, restava a conoscere se queste
calore proveniva dall' atmosfera più calda verso il punto di tramonto del Sole ( perchè gli oggetti
terrestri in distanza non ))Olevanu inviarne sulla pila , mentre che della pila non ne vedeva alcu-
no ), o se questo calure ]>roveniva dalla luce zodiacale. In questa ultima ipotesi , la zona zodia-
cale deve essere di una alta tem]>eratura , per essere eccessivamente rada.
Togliendo il cono condensatore della pila , la luce zodiacale non diede che 2 a 3 gradi di
deviazione verso la sua base : i grado a manca e a destra ; niente per la cometa.
Il Flint mollo rifrangente e senza veruna colorazione , soprattutto quello che il Sig. Bonlemt
fa per le lenti acromatiche de' microspopl di cui io ho fatto uso , lascia passare a delle piccole
«pessczze , più di tre quaili de' raggi calorifici provenienti da un' alta temperatura , e quasi niente
di una sorgente al disotto dell' acqua bollente.
La mia lente ba 56 centimetri di diametro , e dà 16 centimetri di fuoco principale. Messa
avanti alla base della luce zodiacale , la deviazione dell' ago aumenta ; essa »' arresta sui 4 gradi.
Al disojira del punto di tramonto del Sole essa discende a zero.
Questo risultato tiene in patte a ciò che la luce zodiacale poteva concentrarsi quasi intera-
mente sulla pila , mentre che lo spazio a manca o a destra è troppo esteso per produrre un au-
mento sensibile , ma egli è evidente ancora che 1' aumento del calore non poteva aver luogo «
traverso il Fimi , senza che la sorgente fosse d' un' alla temperatura. 1 5 gradi di deviazione del-
l' esperienza col cono , sarebbero dunque prodotti in più gran parte dall' atmosfera calda , ed era-
363
no estinti dall'assorbimento del Flint , mentre che i i5 gradi verso la luce zodiacale erano dovuti
principalmente ad essa.
La pila nnmila del cono condensatore fu deviare l'ago egualmente di i5 gradi mettendo una
candela di sevo accesa avanti ad essa alla distanza di io metri presso a poco ; ciò che fa vedere
qaanto è minima la quantità di calore inviala dalla luce zodiacale, e che l'influenza della cometa
deve essere realmente impercettibile sulla nostra atmosfera.
{ Compia rcnduSj tom. XVI. n. i4).
Astronomia — SuWeccUssi di Sole di luglio 184^; del sig. Vaiz.
Il sig. Valz scrive al proposito delle osservazioni fatte suU'ecclisse di Sole del mese di luglio
dello scorso anno.
Io aveva atlrib uila la visibilità de' raggi provenienti da' punti brillunli della Luna , all' atmo-
sfera polare , ma ora parmi che si a piutlosio nel loro passaggio attraverso all' atmosfera terrestre,
nel cono d'ombra presso dello spet tatorc , clir essi raggi divengano visibili , la loro estrema ob-
bliquilà non permettendo di dislingticic rinlcrvallo compreso fino ai punti luminosi, massime nelle
circostanze pr esenti di cosi poca durata. Io aveva pure avuto ricorso alla stessa atmosfera solare,
per la spìegizione della corona luminosa , ed abbenchè essa possa coulribuirc in parte a siffatta
apparenza , io non penso che essa ne sia 1' unica causa : perchè avendo ripetute 1' esperienze di
Delisle juniore ( Mem. Accad. di Parigi , 1715 , p. i46 e 166 ) , quelle di Lahire ( p. 161 e
i65 ) e quelle di Maraldi (i-^S , p. 1 1 i ) mediante l'interposizione sul disco solare, di cilindri
C di sfere , ho ancora riconosc luto intorno a questi corpi 1' aureola luminosa , benché molto più
intensa che nell' eccli sse , mentre sarebbcsi dovuto crederla molto meno intensa in pieno giorno.
Delisle notando molto bene d iffercnza siffalla iiell' eeclisse totale del 1724 , ercdelle doverla allri-
buire ad una nebbia , ciò che non 6 confermalo.
Ma siccome mi è sembrato che le circostanze non fossero a suDìcicnza identiche , e che ,
nella espe rienza in piccolo , 1' apertura della pupilla poteva essere comparativamente troppo grande,
io la ridussi a o , 01 mercè un foro di un mezzo millimclro praticato in una carta , e così di-
stinsi una aureola analoga a quella dell' ecclisse , di un chiarore piacevole , mollo distinta e ben
terminata , mentre che avanti essa non 1' era punto ed»era molto difDcile di precisarla. La difTra-
zione avrebbe dunque una parte nelle apparenze della corona luminosa ; ma basterebbe essa a
spiegare le diverse singolarilà che si sono presentate ? Non parrebbe che così fosse , perchè la
diffrazione riproduce un contorno modellalo sopra quello dell' oggetto , invece che la cosa non
è slata cosi per l' eeclisse ; qui io ho veduta la corona luminosa con due espansioni opposte. A
Tolone , un primo osservatore 1' ha vista nello stesso modo , un secondo vi ha riconosciuto Ire
corni in triangolo equilatero , nel mentre che un terzo gli ha visti disposti come negli antichi
cappelli a tre punte. Se ne trovano (piatirò in croce nella ligura dell' ecclisse del 1766 (del viaggio
di Legentil alle Indie , tav. i5 tom. II.) in fine se ne vedono in gran numero di tali corni no-
tati a Sale nell' ecclisse del 1778 e una moltitudine di raggi nello stesso ecclisse , secondo Ulloa
rappresentali in due figure nelle Mem. dell' Accad. di Parigi del 1778.
(JnstHul, B. 487.)
369
Meteoeoiocìa. — Aurora Boreale. Sig. Stevenson.
Da una lettera del sig. Stevenson , data da Dunse 3 aprile abbiamo i seguenti particolari
sopra un' aurora boreale eh' è siala veduta in quel luogo nel di 29 marzo scorso.
u JNella sera del di 29 marzo siamo stati testimoni dell' apparizione di una magnifica meteora
poco dopo le 8 : il cielo principiò ad illuminarsi ed un' aurora boreale apparve aumentando sem-
pre più di splendore fino a che ebbe presa la forma di arco luminoso ben dilGnilo col suo ver-
tice nel meridiano magnetico ad un' altezza di circa io in 12°. Degli ctlluvii di luce ne scappa-
vano da tulli i lati , e questo fenomeno durò per un tempo considerevole. A 9'"' 3o" 1' aurora giu-
gneva al suo fine; non si vedeva più cbe una debole luce al KO. Quando all'impiovvìso a 9" 55'
comparve una novella e splendida traccia luminosa cbe allraversò quasi interamente il ciclo in una
direzione presso a poco perpendicolare al meridiano magnetico. Aveva una larghezza di circa un
grado , ed era uniforme in tutta la sua estensione ; V intensilà della luce cominciò a decrescere
dal lato di occidciile , ov' era stata la più brillante , ed indi scemò verso 1' oriente. Il suo corso
era tra la spada e la cintura di Orione al di sopra di B cane maggiore e del presepe nel can-
cro , della testa del lione et e. Il suo punto culniinanle era ad un' altezza di 08° circa al di sopra
del punto SSE. In tutta la sua durala che fu di più di 20", cotesla striscia non cangiò punto
di posizione , variando soltanto la sua luce ed intensilà. A io*" ogni vestigio dì aurora boreale era
sparito. .Sembra che molti abbiano confusa l' apparizione di questo tratto luminoso con la coda
della cometa.
(Instilut , n. 487).
METEOBOtOGU — Su due aeroliti cadali il 2 Giugno , eicino Utrecht — Lettera del Sig. QutTElBT
al Sig. Aràco.
» Ecco alcuni particolari sopra una caduta di aeroliti , che forsi v' interesseranno ; io li deb-
bo alla gentilezza del sig. professor Vau Rees , il quale ha potuto raccogliere sui luoghi le noti-
zie che mi ha comunicato.
» 11 fenomeno in parola ebbe luogo ai contorni d' Utrecht nella sera del 2 giugno verso le
8 pomer. ; essendo il cielo annuvolalo , s' intese , specialmente ne' villaggi vicini e fino alla di-
s anza di 20 a 25 kiloinclri , una forte detonazione simile a quella di tre o quattro cannoni ,
seguita da un romoreggiamento , cui la maggior parte de' testimoni paragona ad tuia musica mi-
litare o ai suoni dell' arpa d' Kolo. Questo fenomeno incusse spavento negli abitanti della campagna.
Persone più vicine al punto della caduta intesero , inoltre , distintamente il sibilo d' un corpo
che altraveisava con rapidità l'aria. Il rumore sembrava dirigersi dall' ovest all'est, e sarà djrato
due o tre minuti.
» Nel tempo stesso un conladino , ritornando da' campi coi suoi cavalli , nel comune di
Blauwkapcl , a 5 kilometri al nord-est di Utrecht , vide un corpo pesante cadere poco lungi
sopra una prateria , ed elevarsi un turbine di polvere fino ad una grande altezza. Avendo ricon-
dotto i suoi cavalli , ritornò al medesimo sito , ed osservò tosto un buco di forma conica , al-
largalo in allo, al fondo del quale trovò una pietra nera, che giunse ad estrarre. Questa pietra,
o meglio questo aerolite , uvea penetralo giù in una direzione verticale fino od un metro di pro-
fondità , e si era arrestata su d'un banco di sabbia umida che trovasi al di sotto. La forma co-
nica del buco par dovuta alla forza colla quale 1' aerolite , penetrando nel suolo , à espulso la
teiTa argillosa che si trova\a projellata a gran distanza attorno il buco. L' aerolito era freddo al
tatto. Un quarto d'ora ha potuto passare dallo ietaote della sua caduta a quello in cui si è levalo
"ria. Il suo peso è di 7 kilogrammi.
370
» Ai 6 di rpicsto mese s! ò trailo d'una fossa , a distanza di 3 lilometri , all'est del luo-
go ove il primo acrolilc era cuJuto , un secondo del peso di 2,7 kiiogramiui , che si era ve-
duto cadere al momento stesso dell' esplosione del 1 giugno.
I due aerollli sono di figura irregolarmenle poliedrica ad angoli rifondati. Le loro facce
presentano degl' infossainenli che sono specialmente pronunciali nel minore de' due corpi. Tali
corpi sono intieramente ricoverti d' una crosta nera e rugosa , nella quale si osservano talune
leggiere fenditure. Nei punii dove n' è tolta la crosta , si vede la sostanza inlerna , che è granu-
losa , grigiastra e sparsa di particelle luccicanti di ferro meteorico. Essi appartengono quindi alla
specie più comune di aeroliti , quali sono quelli caduti ad Aigle nel i8o3 , e u Slanncrn nel 1808. »
( Compiei rendiis, tom. XVI. n. 23.)
Chimica. — Su i camUamenli di colore del li-ioduro di mercurio , Osscmizioni di Robert HURllieTOff
Segretario della Società C/iimica di Londra,
ninno ignora che versando una soluzione di ioduro di potassio in una soluzione di bicloruro
o di perniirato di mercurio , formasi un precipitalo giallo che pronlamcntc diventa scarlatto; ed
è il bi-ioJuro di mercurio. — È solubile in eccesso dell'uno o dell'altro sale, e se si facilita l'a-
zione solvente col calore , si può ottenere il bi ioduro in belli cristalli scarlatti che si producono
a misura che la soluzione si raflVedda , ed han la forma dell' ollacdro a base quadrata o delle sue
modificazioni.
Se si riscalda il precipitato di bi-ioduro precedentemente disseccalo , acquista un bellissimo
color giallo , si fonde in un liquido di color di succino carico , e produce uu vapore che si
rapprende in lamine romboedriche del medesimo color giallo. Questi cristalli per una pertur-
bazione meccanica provcnienle dall' inugualc ristringimcnto delle loro molecole durante il raflVed-
dameoto , dalla variabile spessezza d' uno stesso cristallo nelle sue diverse parti , o da una parziale
rottura , riprendono il primitivo colore scarlatto del precipitato ; in questo caso , il cambiamento
di colore incomincia al punto di rottura e da questo sì propaga a tutta la massa cristallina. Tut-
tavia si conservano spesso per lunga pezza col loro color giallo , sublimandoli lentamente , fuori
il contatto di qualunque altra sostanza , ciò che facilmente si ottiene eseguendo la sublimazione
in vasi chiusi , senza smuovere i cristalli.
II loro ritorno al colore scarlatto si è attribuito ad una allerazione nella disposizione mole-
colare de' cristalli : per dilucidar questo argomento lio col microscopio intrapreso le seguenti ri-
cerche.
Quando si è sublimata una data mole di bi-ioduro di mercurio , i cristalli hanno una strut-
tura mollo complessa ; consistono in numerose lamine romboedriche di varie grandezze , sopra-
pesle , e talvolta sorpassandosi le une le altre e produecndo anche una variazione grandissima
nella spessezza loro , ma in generale presentando 1' angolo estremo e i due orli lalerali netti e
ben determinati ; il saggio fig. i , (i) che si è designato con la camera lucida adattata al microsco-
j)io , ne darà un'idea eslalta. Questi cristalli avevano 0°"", 3 di lunghezza. Durante il ralTrcdda-
mento , il primo cambiamento che si osserva è ordinariamente una macchia scarlatta , che inco-
mincia alla sommità dell'angolo e gradatamente s'estende nell' inlerno , procedendo sempre in una
linea retta ben defiìuila ; allorché queslo cambiamento ù giunto fino alla linea ub , fig. i , la li-
nea scarlatta investe in un tratto un de' lati , come in ed , e tosto tutta la massa diventa scarlatta
cosi rapidamente e confusamente , che 1' occhio non può tener dietro a tal cambiamento.
Per ottener qucsii cristalli meglio dclerininali e più netti si costrusse un piccolo serbatoio
con due lastre di vetro , che si lasciarono discoste 1' una dall'altra per la doppiezza di un foglio
tO \tili la liVaia io 6ac Cvt pnsonte fascicolo.
371
sottile di cartone : nel loro intcrrallo si fece rapidamente sublimare il bi-ioduro , e si esaminarono
col microscopio tuli' i cambiamenti che avvennero. In lai modo si ottennero bellissimi cnslalli
ben determinati , in prismi drilli a basi rombe , come si scorge , Cg. 3 , in a e i. Si notarono
allora i seguenti fenomeni : una linea scarlatta ben drflìnilu di variabile lunghezza traversava il
cristallo come in l, e, d, e,/, fig. 2 « e progrediva gradatamente conservandosi sempre retta
e tlislinta , fino a che l' intiero cristallo cambiava di colore. I numeri 3 , 3 , 4 i 5 in e ed il
n.° 3 in f presentano i diversi stati dell' esperienza a diflerenli epoche dell' osservazione. Spesso
quando il cristallo ba soflcrto questo cambiamento scorgonsi distint.imcnle due angoli come in e,
^g. I , e talvolta veggonsi due orli come in cb ed in db , Jig- 2. Ordinariamente quesl' osserva-
zione dipende intieramente dalla posizione del cristallo rispetto alP occhio dell' osservatore.
Questi fenomeni pruovano incontrastabilmente che il cambiamento di colore di questo com-
posto proviene da che le lamine del cristallo sono state le une dalle altre separate nel verso del
loro clivaggio dai mezzi da noi indicati j e quel che conferma questa opinione si è che le lamine
così separate possono , quando si sottopongono all'azione istantanea del calore rimescolarsi di nuovo
con la fusione , ed allora il color giallo si riproduce senza che le dimensioni del cristallo sien
notabilmente cambiate.
Allorché si avanza lentamente la temperie di calore e si badi diligentemente alla sublimazio-
ne , oltiensi gran quantità di cristalli rossi , d' una forma afialto differente ed è quella dell' ottae-
dro a base quadrata , come lo mostrano , Ji^. 'ì,a,b,c^d,e. Ma se s' innalza il calore ra-
pidamente , la sublimazione produce una massa di cristalli gialli e di forma romboedrica. Da tali
fatti risulta , che il biioduro di mercurio ha due vapori che abbandona a temperie diverse di
calore , e che questo è un fenomeno di dimorfismo , ciò che è stalo be ne stabilito da alcune spe-
rìenze di Frankeoheim che ha questo subbietto diligentemente esaminalo.
Come nella preparazione di questo ioduro per precipitazione producesi una polvere gialla che
diventa prontamente scarlatta passando per 1' arancio , ebbi 1' idea di sottomettere anche questo fc>
nomeno all' esame del microscopio , e di tal modo ottenni risultamenti che non sarebbonsi po-
tuti prevedere giammai , prima di produrre il precipitato nel campo del microscopio , onde
potere osservare i cambiamenti di colore tosto che manifestavansi f il che ottenni nel modo se-
guente. Sì prese una piccola lamina di vetro ordinario lunga o", o8 e larga o", o4 e provveduta
sur uno de' suoi orli di una piccolissima lamina facente sporgenza; e vi si pose una stilla del sale
di mercurio; si covri poi questo con altro vetro sottilissimo, lungo o", o 28 e largo o", oi5 ed
il tutto fu posto al foco dell' ordigno ; s' introdusse allora il ioduro di potassio per capillarità Ira
le lamine di vetro. Tosto che le soluzioni vennero a conlatto , miriadi di cristalli d' un giallo pal-
lido , della slessa forma romboedrica di quelli ottenuti per sublimazione attraversavano il campo
in linea curva , ed estendevansi lentamente abbassandosi j ad una luce trasmessa intensissima, que-
sti piccoli cristalli sembravano senza colore ; ma quando si guardavano per riflessione il color giallo
subilo appariva. Poco dopo incominciava un curioso cambiamento: i cristalli ch'erano precisi e
ben determinali si distruggevano su gli orli , come se ivi fosse qualche azione dissolvente ; a poco
a poco diminuivano e finalmente del tutto sparivano ; ma a misura che si esercitava tale azione
solvente , molti cristalli rossi apparivano , formandosi trasversalmente al campo , e seguendo a re-
golare distanza i cristalli gialli a misur. che dileguavansi ed occupando il loro sito. Questi cristalli
rossi , che sembravan formarsi con la distruzione stessa de' primi in mezzo alla soluzione, avevan la
forma dell' ottaedro a base quadrata ; e mostravansi anzi del tutto simili a quelli che otteogonsi con
lenta sublimazione , tranne di essere più belli. Alcuni trovausi rappresentati con le forme a , i,
e, d , e,/, g, A, _fig. 4- Allorché si adoperava eccesso di sale di mercurio o di ioduro di
potassio , preparando il bi-ioduro di mercurio , osservavasi un altro genere di distruzione : ì cri-
il
Malli rossi crnno Icnlamcnle sciolti , propriftb piJi indicata nella prima parie Ji qiicslfi nota :
ma la soliizionc scrnhciva incominciare col dis^iunijere i cristalli " , l> , f , g , h nel sito delle
segnate , queste linee essendo ni principio d' un rosso splendente , che si oscurava all' eserci-
tarsi il poter dissolvente ; e da ultimo producevnsi una compiuta separazione , di maniera che la
luce si lasciava scorgere tra le divisioni. Il tutto si disseccava coli' evaporazione ed alcuni de' cri-
stalli gialli romboedrici , che non erano stati disciolli e che erano anteriori alla formazione de'
cristalli ottaedri a base cpiodrata , osservavansi con linee scarlatte somiglianti a quelle che vedevansi
su i cristalli sublimati ne' primi islanli della trasformazione , come vedesi in ^ i , e •J ■,/!"• i.
Con la luce polarizzata , i fenomeni testé descritti son di grandissima bellezza , i cristalli
gialli oHVono i colori più vivaci , variano di gradazione con la spessezza loro , e presentano l' ap-
parenza delle più ricche pietre preziose che 1' immaginazione possa ideare ; i cristalli rossi non
ofTron nulla di particolare alla luce polarizzata.
Per le esposte osservazioni si è adoperato un ingrandimento di 200 volte in diametro per le
esperienze fatte su i cristalli ottenuti per sublimazione e di 610 volte per quelle fatto su i cri-
stalli ottenuti per precipitazione. — {j4nn. de Chim. et de P/iys. , 5. sèrie, tom. VII, p. 4l6)-
Chimica Obganica. — Processo per discoprire In presenza dcW Azoto nelle minime quantità
di materia organica ; del Sig. Lassàigne.
Questo processo riposa sulla facilità colla quale formasi il cianuro di potassio , quando si cal-
cina al rosso scuro e difeso dall'aria, del potassio in eccesso con una materia organica anche pochis-
simo azotata. Il prodotto di questa calcinazione , ove si allunghi con poche gocce d' acqua di-
stillala fredda , dà un liquore alcalino , il quale , mischiato a un sale ferroso-f erri co solubile
dà luogo ad un precipitato azzurro al contatto di qualche goccia d' acido cloro-idrico. Quantità
anche indiscernibili alla bilancia di Fortin d' TJsée d'acido urico d'allantoina , di albumina , di
fibrina , di glutine secco , di morfina , di narcotina , calcinate in un piccolo tubo di vetro dopo
di averle adattate su di un piccolo pezzetto di potassio , hanno dato reazioni sempre precise e
definite che si sono trovate in relazione colle proporzioni di azoto naturalmente contenute in
quelle organiche sostanze. Le sperienze comparative fatte sopra principi sprovvisti d' azoto , come
lo zucchero puro , l' amido , la gomma ecc. , non hanno dato alcuna analoga reazione. Final-
mente operando con materie che nella loro complessa composizione presentano la composizione di
principi azotati e non azotati , è stalo possibile , anche sopra minime quantità di circa mezzo
millegr. stabilire in un modo non equivoco 1' esistenza dell' azoto in questi prodotti. In tal modo.
in qualche minuto si è potuto scuoprire l' azolo in una molecola di fromento d' orzo o di mica di
pane secco. Tuttavia per ottenere questi risultati occorrono alcune precauzioni alle quali il Signor
Lassaigne ha dato molto peso , e che discendono a particolari troppo estesi per potersi qui rìferire-
II dotto professore della scuola d'Alfort ha voluto vedere se si potesse ottenere del cianuro
potassico calcinando le materie organiche coU' idrato di potassa o il carbonato di potassa ; ma
1' esperienza gli ha provato che ciò non avveniva. Egli è vero che , se una sostanza organica non
azotata trovasi accidentalmente mista ad una picciola quantità d' un nitrato o d' un sale ammonia-
cale , il risultato può esser dubbio , perchè può prodursi lui poco di cianuro potassico; ma allora
debbesi agire su d' una materia organica purificata e sprovvista di nitrati e di sali ammoniacali ,
la cui presenza è d' altronde facile a scuoprirsi con i mezzi conosciuti.
( Revue Encyclop. n. i55. )
373
Nota su la curcuma , del sig. Vocel il giovine — Per ollcncrc il principio colorante della ra-
dice di curcuma , si polverina e si fa macerare a varie riprese nell' acqua bollente , fino a
che questa quasi più non si colorisce. Si fa (|uindi bollire il residuo disseccalo e dall' ocqua pri-
vato della sua materia mucillaginosa e gommosa , e di una parte della sua materia estrattiva , nel-
l'alcool di una densità di o,3. In tal guisa la più gran parte della sua materia colorante si scio-
glie ; ma è impossibile di separarla intieramente , e la polvere di curcuma rimane sempre colo-
rita. Si filtra la soluzione alcoolica , la quale freddala , è d' un rosso-bruno carico. SI separa
inseguito una porzione dell' alcool con la distillazione , e si svapora inseguito a secchezza il re-
siduo in coppa di porcellana. Rimane allora una massa bruna che ancor ritiene della materia
bruna estrattiva contenuta nella radice. Per separare queste due sostanze si è seguito il metodo
di Pelletier , il quale consiste in trattare il residuo coli' etere bollente che si colora in giallo-bru-
no : la materia estrattiva che resiste all'azione dell'etere è nera ed attrae l'umidore dell'aria , pel
clorido di calcio che contiene. L' etere decantato deesi svaporare lentamente : rimane un residuo
d' un bruno rosso, il quale riscaldato al rosso su fogli di platino non rimane il menomo vestigio di
sostanza inorganica.
Si è procurato di volatilizzare 1' olio che 1' odore indica nella curcumina , facendola fondere
a varie riprese ; ma questo metodo non essendo riuscito, se n' e tentato un altro che ha dato più
soddisfacente risultamento.
Si fece sciogliere nell' alcool il residuo ottenuto dall' evaporazione della soluzione eterea , ed
avendovi aggiunto una soluzione alcoolica dì acelato di piombo , si formò immediatamente un pre-
cipitato rosso : si aggiunse il sale di piombo finché continuò a formarsi precipitato , il quale la»
vato e seccato, rimase una polvere d'un giallo rossigno , formalo di materia colorante gialla e di
ossido di piombo : la proporzione di quesl' ultimo v.iriava da' 43,67 a 56,33 per 100. Per sepa-
rarne il piombo , bisognò stemperare la polvere nell' acqua e trattarla col gas acido idrosolforico.
Allorché non vi ha più azione , si lava , e si dissecca la polvere che è d' un bruno carico , e si
tratta coli' etere bollente , che scioglie la curcumina e rimane il solfuro di piombo.
Svaporando lentamente l' etere, la curcumina si deposila in lamine sonili , trasparenti e senza
odore. Ridona in polvere sottile la curcumina è d' un bel giallo , il quale diventa tanto più in-
tenso per quar o più la polvere è sottile. In piccole lamine è d' un rosso cannella , ma quando
si tiene alla luce è d' un rosso cupo.
Oltieosi con questo metodo circa mezz'oncia di curcumina da una libbra di radici. Si è pro-
curato invono di sublimarla e di farla cristallizzare. A 4o° *' fonde , ed anche al calor dell'am-
biente la polvere sottile si agglutina ; brucia con fiamma splendente , accompagnata da molla fu-
liggine. Esposta ai roggi del sole , perde tosto il suo colore intenso e diventa gradatamente d'un
bianco-giallognolo : la curcumina essendo insolubile nell'acqua e solubile nell'alcool e nell'etere
sembra ravvicinarsi alle resine.
Chevreul ha già dello che la curcumina è composta d* ossigeno , di corbonio e d' idrogeno
e Vogel ha provalo che per fermo non contiene azoto , non avendo ottenuto vestigio d' ammo-
niaca fondendola in un cannello con sei volte il suo peso d' idrato di potassa.
La inedia di quattro analisi di curcumina preparata col metodo testé esposto dà :
Carbonio fig.Soi
'«''ogeno 7,460
Ossigeno . . . , • i3.o"9
100,000
374
Gli acidi allungnli non disciolgono l.i curcumina , ma gli acidi concentrali Iianno questa pro-
piielò. Allorché sì versa dell' ncido solforico concentrato su la curcumina in polvere , si scioglie
ed oltiensl un^i soluzione di color cremisi. Questo color rosso dileguasi del lutto all' aggiungervi
dell' ac^ua , e si depositano de' fiocchi e d' un giallo-verdiccio , che sembrano essere curcumina pu-
ra- Gli acidi idroclorico e fosforico operano allo stesso modo j ma l'acido acetico concentrato la
scioglie senza produrre cambiamento nel color suo.
L'azione dell'acido nitrico diflerisce da quella degli altri. Se si mescola una parte di curcu-
mina con due parli di acido nitrirò concentralo , prima allungato con un volume uguale di ac-
qua , non si manifesta al calor dell' ambiente cambiamento alcuno ^ ma , a caldo , un moto ra-
pido vi si stabilisce ed il liquido si gonfia fortemente. Si riscalda dolcemente la mescolanza , fino a
che non isvolge più gas , e la curcumina alterata si separa in massa resinosa , che si deposita in
fiiimmenti gialli , ed in una sostanza gialla solubile che rimane nell' acqua. La sostanza resinosa,
Invaia varie volte con acqua calda e fatta poi seccare, può facilmente esser ridotta in una bella
polvere giiilla , che difTcrisce mollo dalla curcumina e per l'odore e per la coraposizion sua de
menlare. La sostanza gialla , solubile nell'acqua, cristallizza in una soluzion concentrata , in aghi
rrasparenti , ma la quantità che se ne forma è cosi piccola, e si alterano cosi prontamente all'a-
ria , che la loro constituzione chimica non ha potuto ancora essere sufficientemente esaminata.
Queste diverse esperienze rispetto all'azione degli acidi su la curcumina spiegano fucilmente per-
ché la carta di ctucuma diventa brrma coli' azione degli acidi concentrati , del pari che con quella
degli alcali. Gli acidi concentrali sciolgono la curcumina e formano con essa una soluzione bruna.
V'ha tuttavia questa difTercnza tra l'azione degli acidi concentrali e quella delle soluzioni al-
caline su la carta di curcuma , che l' acqua distrugge immediatamente il colore prodotto dai pri-
mi . ciò che non avviene nel secondo caso.
La curcumina forma con gli alcali , composti solubilissimi in acqua. Trattando la polvere dì
curcumina con la potassa caustica , ne risulta una massa bruna solubilissima in acqua : si può pre-
cipitar compiutamente la curcumina da questa soluzione alcalina , con gli acidi diluiti. L' acido sol-
foii;:o allungato produce un precipitato nella soluzione alcalina, il quale dopo essere stato lavato,
ha Le proprietà della curcumina pura.
Secondo le osservazioni di Kartner , non solo gli alcali e le terre alcaline cambiano in bru-
no il color giallo della curcumina , ma i sali di piombo , d' mano , 1' acido borico , e i borali pro-
ducono anche lo stesso cambiamento , in modo più o meno compiuto.
Le tinte brune prodotte su la carta di curcuma dagli alcali e dalle terre alcaline non dif-
fiiisrono malerialuiente le une dalle altre ; dipendono dalla concentrazione delle soluzioni alcaline
adoperale. Qualunque acido allungato restituisce alla carta di curcuma il color giallo piimitivo che
gli alcali avevano abbrunato, e ciò sempliccmcute perchè l'acido si combina coli' alcali, e scom-
pone cosi il composto bruno dell' alcali e della curcumina. La calla di curcuma abbrunata da un
sale di piombo ripiglia prontissimamente il suo colore mercè gli acidi diluiti ; ma quando è slata
alterala dai sali di Urano , diventa quasi nera , ed il suo color giallo non le si può restituire se
non bagnando la carta ncU' acido sufficientcnienle concentralo , per circa un «piarlo d' ora.
Una soluzione di acido borico nell'alcool rende la carta di curcuma d'un arancio cupo; ma
quando si tocca coli' ammoniaca prende un color d' im beli' azzurro che tosto dileguasi per la vo-
latilizzazione dell'ammoniaca. Si osserva anche questa tinta azzurra più o meno carica bagnando
la carta abbrunata dall' acido borico nelle soluzioni di sostanze alcaline.
La carta di tornasole diventa d' un grigio nericcio in una soluzione di borace. I borali neu-
tri di potassa o di ammoniaca le comunicano una tinta d' un grigio meno cupo.
( A/m. de Cliim, et tic Phjrs. , 3. Sèrie , t. Vili , p. ó;;. )
37S
Fisiologìa — Intorno al concorso deìP Accademia di Berlino per illustrare lo sviluppo
dei corpi organizzati } rapporto del sig. Ehbeitbeec.
L' Accademia delle scieoie di Berlino avea nel 1 84o proposta al concorso la quìstione ■«•
gucote.
« Mulgrado i progressi fatti a quesl' ultimi di della storia dello sviluppo dell' embrione presso
» i Mammiferi , vi rimangono tuttavia irresolute molte altre importanti quistioni. Le recenti os»
» servazioni sullo sviluppo primitivo de' tessuti per mezzo di cellule simili a quelle delle piante
» non che suU' analogia di struttura tra le piante , e gli animali , ban fatto nascere nuovi pro-
» blemi concernenti la storia dello sviluppo negli esseri organizzati. L' Accademia domanda sotto
» (jiieslo doppio rapporto una serie d' osservazioni microscopiche assai precise sui primi fenomeni
» dello sviluppo deli' ovolo d' un Mammifero qualunque , sino alla formazione del canale intesti-
» naie , ed alla ìmpiantazione de' vasi sanguigni embrionali nel corion. L' origine del corion, sia
» che sì consideri come nuova formazione , o come trasformazione d' una membrana già esistente
>> nell' oviii'io , il rapporto de Ila membrana del germe nel tuorlo con gli altri sistemi organici che
» appariscono più tardi , la presenza delle pareti del tronco , dell' amnios , dell' allanloide , e
» di ciò che chiamasi inviluppo sieroso , nei Mammiferi , sono le cose che è d'uopo chiarire so-
» pra ogni allra. Non fanno d' altronde parte della quistione né le osservazioni sul procedimento
» interno dello sviluppo dopo la formazione dei primi elementi che costituiscono principalmente
» 1' uovo , né le allie sulle difTcrenze relative ne' diversi gruppi de' Mammiferi » .
Sono giunte due memorie in risposta a tale quistione , 1' una ron epigiafe in latino , e 1' al-
tra con epigrafe in greco. Sembra che ì due concorrenli abbiano perfettamente inteso il proble-
ma , e che entrambi Mano anatomici , e fisiologhi esercitali intorno questo soggetto e pienamente
abituati all' uso del microscopio. Per una avventurosa coincidenza gli osservatori sì son serviti
l'uno e 1' altro di conigli per le loro ricerche , ciò che ne ha renduto facile il paragone che pò-
tra dar mollo peso ai loro risullamenli ed opinioni.
Kelali\anieiile al carattere principale del lavoro quello con epigrafe in Ialino indica un nolo-
mista Ininqiiillo , clic ilibcute sempre dopo i falli il prò , e '1 contra della quistione. Il suo dire
è chiaro , di facile intelligenza , ed agevolmente e con piacere la mente può accompagnarlo in tutti
i particolari. Quando cammina sopra un suolo poco sicuro ne avverte il suo lettore , a cui per-
meile di seguirlo , o di abbandonarlo. Per allro poco si arresta sopra terreno di tal natura , e
sembra in generale che rimanga illuminato anziechè dominato dalla sua immaginazione. Conosce
pienamente i lavori degli ossirvatori precedenti , ed in ciascun capitolo presenta un quadro di ciò
che è slato fatto prima di lui, paragonandolo con i fatti eh' egli stesso ha osservalo. Quindi le sue
asseitive niirilano confidenza ; ed ecco i principali risultamenli delle indagini du lui intraprese.
L' autore ha in prima verificato la penetrazione degli spermalopari sin nell' ovario. Ha ve-
duto solo talvolla nell' ovolo pervenuto alla tromba il moto di rotazione del tuorlo. Nella tromba
r ovolo riceve una membrana albuminosa. Conferma il modo di solcamento del tuorlo , ma i glo-
betti non sono cellule , ma aggruppamenti di acìnetti del tuorlo intorno ad un nodo centrale tra-
sparente. I quali si Irosformano in cellule poliedriche , produceniì sulla superficie della zona una
membrana, il blasloderma. Nell'utero la zona pellucida si unisce all'albumina per formare una
membrana di debole struttura , da cui vanno a formarsi le villosità j non ha mai osservalo mem-
brana caduca , ma invece 1' uovo coverto dall'epilellio dell'utero; nella vescichetta del germe l'au-
tore distingue due strali celluiosi il foglietto animale , ed il vcgetalivo. Ha pure constatato che le
pretese strìsce primìiive sono una grondaja , che termina in un canale dove poi si colloca il si-
stema nervoso centrale. La quale grondaja in prima è limitata nou dal sistema nervoso centrale,
376
ma dall' embrione. Sebbene però questo fuUo sia verisimile , sembra lutlavia che si mancbi , come
per r addietro , d' una pruova sufficiente di questa deposizione del sistema nervoso ; e sarebbe
necessario d' istituir nuove osservazioni intorno a tuie malciia sulle rane , in cui il color nero dello
strato più esterno del tuorlo permetterà di determinare con qualche certezza il rapporto di questa
membrana con le strutture che ne rimangono coverte. Se questa membrana nera passa sui bordi
che limitano la grond.ija , se è vero che la parte di questa stessa membrana nera che covre la
grondaja si trova per 1' obliterazione della grondaja slessa divisa dal canale , e se tale avanzo po-
scia rinviensi ncll' interno della midolla spinale , allora non potrà essere più sostenuta 1' opinione
che il sistema nervoso si alloghi nel canale. L' amnios si forma , secondo 1' autore a spese del fo-
glietto animale della membrana del germe , come negli uccelli , e mentre i|uesta si stende sul dor-
so , le pieghe amniotiche si trasformano in una membrana interna ed esterna , 1' ullima delle quali
costituisce r inviUiipo sieroso. Il corion è una membrana , la quale o provvienc dall' unione del-
l' albumina e della zona con l' inviluppo sieroso , o consiste solo in quest' ultimo , quando la
membrana interna dell' novo sparisce intieramente. Fra i foglietti animale e vegetativa si forma
il foglietto dei vasi , e l' intestino nasce perfettamente come il signor de Baer 1' ha indicato , ne-
gli uccelli. Poscia i foglietti vegetativi e dei vasi si trasformano nella vescichetta ombelicale che è
persistente nei conigli , ma che poi sparisce come vescichetta. L' allanloide esiste quando 1' inte-
stino è ancor formato in tutta la sua estensione , il perchè non risulta dal rovesciamento dell' in-
testino osservandosi anche prima dei corpi di Wolf. L' allantoide è in sulle prime una massa cel-
lulosa che non è ancora cava. I primi rudimenti dell' embrione si sviluppano con rapidità , poi-
ché , a cominciar dalle loro prime tracce sino alla formazione de' suoi organi principali non de-
corrono che quarantotto ore , o nove o dieci giorni.
Il secondo concorrente , !- cui memoria porla un epigrafe in greco , presenta altresì nel suo
lavoro un gran novero d' osservazioni , ma minore esaltezza ne' suoi giudizi e conchiusioni , come
anche minor chiarezza , e più scarsi particolari , e ravvicinamenti con i fatti conosciuti ; ed inol-
tre un pò troppo si abbandona alla teoria cellulare de' tempi moderni come a cosa sicura. Ma ,
tranne questi difetti , è un lavoro stimabile, specialmente per il rinvio de' pezzi che permettono ve-
rificare i fatti , la piupparte de' quali concorda con quelli del primo osservatore , ciocché conci-
lia alle sue osservazioni un alto grado di confidenza. Ecco i punti principali delle sue ricerche.
L' autore ha conslatato che gli ovoli ricevono nella tromba un lello d' albumina , e che i sol-
chi del tuorlo si mostrano poco dopo 1' introduzione di questo ovolo nella tromba ; considera i
globetti che risultano da questi solchi come cellule , senza poterlo però dimostrare più dell' altra
opinione che emette , che il tuorlo consiste in cellule inserite le une nelle altre , e che diventano
libere quando i solchi appariscono , opinione puramente teorica. L' autore dice che il tuorlo, dopo
i solchi , consiste in cellule con nodo , e chiama il tetto delle cellule poliedriche del tuorlo mem-
brana-inviluppo ( Umhiillungsbaut ). La macchia embrionica apparisce come un ammasso di cellule
gotto la membrana inviluppo nel luogo che poi è occupato dal germe , mentre il resto dello spa-
zio è occupato da un liquido. La macchia embrionica si estende successivamente per la formazione
di novelle cellule del tuorlo su tutta la superficie interna della membrana-inviluppo. In questo strato
e non in questa membrana sono i primi elementi dell'embrione nell'interno dell'organo. L'ovolo
e attaccato per parte del germe all'interno della matrice. Le strisce primitive altro non sono che
una grondaja. L' autore opina che i carelli esistenti su gli orli di questa grondaja siano i pri-
mi ndimenli del sistema nervoso , ma non lo dimostra. Lo strato intermedio si presenta come
negli uccelli. 11 terzo siralo forma il foglietto albuminoso , che verso la fine dello sviluppo , co-
stituisce r epilcllio dell' intestino. La membrana ovolare esterna, la zona pellucida , sparisce aflatto;
la stessa membrana-inviluppo manda per mezzo di produzioni cellulose delle villosità ; e però il
37T
diorion dorivi» dalln mcmbronn-iriTiliipiio, e non da una membrana OTro'»re p'i yeiùeilie Jall' va-
rio. Le villosità crescono nelle cavilli della caduca, L' identità del cliorion con la membrana-invi-
luppo degli animali cbc compongono uovi , secondo P autore , si fa chiaro da ciò , che al tempo
della cliiusiira del sistema nervoso centrale , una parte di questa membrana trovasi con esso di-
staccata. Del resto la formazione di lutto il sistema animale avviene come negli uccelli , con par-
tecipazione dello strato intermedio , e come formasi il sistema de' vasi sanguigni. A cagione della
sparizione delle pieghe dell' amnios la membrana-inviluppo è sollevata sopra 1' embrione , e ne è
cnmpiulamcnle separata dalla chiusura dell' amnios , ciocché la trasforma di nuovo in un sacco che
sombra identico all' inviluppo sieroso degli embrioni degli uccelli.
L* allantoidc esiste nei Mammiferi prima de' corpi di Wolf , sul principio sotto forma di due
coni schiacciati elcvantisi sullo strato intermedio , e che crescono simultaneamente. L' allantoidc
si trasforma ne' Conigli , e ne' Porcellini d' India in placenta , senza diventar prima vescichetta.
I.e sue villosità crescono nelle villosità cave della membrana-inviluppo. Nei Rosicchianti la mem-
brana periferica dello strato intermedio, si forma durante il periodo del suo sviluppo, senza chiudersi
in una vescichetta ouibelicale , che più probabilmente è completata dalla membrana-inviluppo. La
cadora é d' una struttura membrane-albuminosa , ricoverla d' un epitellio. Fino al sesto giorno è
un organismo vescicoloso semplice composto di cellule unite poscia in ventiquattro a treni' ore si
manifestano gli clementi fondamentali dell'embrione animale sino alla comparsa de' caratteri ge-
nerali d' un' organizzazione animale , ma non ancora specificata. Tra '1 nono e '1 decimo giorno
tutti gli organi principali son formali.
Queste due dissertazioni si prestano de' mutui uffizi! , l' una servendo di compimento , e di
verifica all' altra ; ed il relatore si studia di far ravvisare ciocché manca in entrambe , per chia-
rir compiutamente la quistione de lo sviluppo dell'uovo nei Mammiferi. Tuttavia comecché il la-
voro di ciascuno è d' un gran merito , e risolve in gran parte la quistione , la classe è stata
d' avviso d' accordarsi all' uno , ed all' altro il premio intero stabilito.
Il nome dell'autore della dissertazione con l'epigrafe in latino è M. D. L. W. BischofT,
professore di Medicina nell' Università di Heidelberg ; quello della memoria con 1' epigrafe in greco
è M. K. L. Reiehcrt , professore nell' Università di Berlino.
( Instilut. n. /^-j )
Fisiologia ambiale — Assimilazione delle materie grasse nella economia animale; del sig. Dcmas.
Il signor Dumas ha comunicato all' Accademia uua nota , la quale non abbiara tema di as-
serire che vada a rovesciare da cima a fondo le idee finora ammesse sull' /isi'milazione digli ani-
mali. Già poderose opposizioni compariscono , ma uopo sarà che i più appassionati tacti.mo in-
nanzi r autorità del signor Dumas. Egli prova con modo logico : cfie tulle le materie grasse degli
animali prmvngnno dalle piante o dal nudrimenlo di quegli animali che le assimilano in natura o He-
Demente modificale! Ciò che a questa opinione dà un interesse maggiore si è che Liebig spieghi un
parere afTutlo opposto , quale egli fa prevalere per l'analisi quantitativa, mentre quest'analisi stessa
pur ehe debba distruggerlo , annientarlo.
« Oggi , dice Liebig , le relazioni tra gli alimenti e lo scopo che essi compiono nell' econo-
» mìa , ci sembrano mollo più chiare , da che la chimica organica esamina quelli con metodo
» quantitativo.
« Una oca magra, del peso di 4 libbre, aumenta di 5 libbre nello spazio di 36 giorni, du-
» rante i quali gli si diano , onda impinguarla , 24 libbre di granturco. Chiara cosa è che il grasso
373
v non si trovi Dello e formato nel nnlrlmenlo , stante che questo non raccliiude neanco un mi-
N lionesimo di grasso e di materie simiglianti.
Or r autorità di Liebig è tale che Dumas per lungo tempo cercò di esaminare il potere ira-
piuguante del granturco. Ma già gli agricoltori sapevano che una misura dì granturco (probabilmente
del peso di 10, ii chilog, ) fornisca un litro di olio. Esatte sperienze eseguite insieme dai signori
Dumas e Paycn , han fatto chiaro come il mais eflctliTamente contenga g per loo di un'olio gras-
so , di cui un saggio ne vien presentato air Accademia.
Il metodo quantitativo farà quindi chiaro a Liebig che ingojando un' oca i^ libbre di granturco
viene dif:itti a ricevere due libbre e mezzo di materia grassa ; non è quindi sorprendente se possa
fornirne tre libbre e mezzo, tenendo conto di quella che antecedentemente contcnea, giucche una
oca , per magra che sia , possiede sempre certa quantità di grasso. Si è questa la teoria messa
innanzi dal Dumas , teoria la quale non mancherà di prevalere , malgrado forti contestazioni ed
opposizioni energiche.
Credesi generalmente che Dumas siasi troppo inoltrato, ed aflrettalo assai nell* emettere que*
sta opinione. Ma in tale interessante comunicazione non altro scorgeremo se non la brama di
confutare colla maggior possìbile sollecitudine una idea emessa da Liebig? No, Dumas, non è stato
troppo precipitoso ; egli viene a palesare la sua credenza riguardo a siOatta importante quistione
fisiologica, appoggiandosi ad esatte sperienze spesse fiale ripetute. Egli dovette esitare allorché vide
Liebig pubblicare la sperienza dell' oca j la sua opinione , è lui che il contessa , vacillò per un
istante ; ma poiché replicò l'analisi del granturco, e questo fatto venne ad aggiungersi a mille
altri dello stesso genere, non era più tempo di ristarsi ; bisognava che un errore da Liebig pub-
blicato , e di sommo pericolo , non venisse a diffondersi. E per verità non è rendere un omag-
gio a Liebig il tener dietro ai suoi progressi , lo studiare i suoi lavori? Dobbiamo anzi convenire,
che egli non si avrebbe acquistata tanta stima se spesso non fosse entralo in discussione col sig.
Dumas.
Ma seguitiamo : il visconte di Romanet ha dato cominciamenlo alla comunicazione dell' ono-
revole vicepresidente , leggendo una importantissima memoria sulle comunità nel fabbricare for-
magì , stabilite nella Svizzera , e sui vantaggi che siffatti stabilimenti potrebbero arrecare alla
Francia.
In questa memoria trattasi delle vacdte lattanti , e dei prodotti che danno all' ingrasso. Du-
mas pensa che i fatti agricoli e le chimiche analisi bene si accordino a provare come la vacca lat-
laute sia il mezzo più esatto e più economico onde eslrarre dai pascoli le materie azotate e le
sostanze grasse che contengono.
I fisiologi ed ì medici rimarranno sorpresi allorché loro verrassi a dire come i foraggi con-
tengono materie grasse , dessi non potranno ammettere giammai che il fieno , come vien preso dal
Cenile e come gli animali lo mangiano , contenga circa i o;o di materie grasse. Nondimeno que-
sto è un fatto che ci viene insegnato dal metodo quantitativo. Il bue all' ingrasso e la vacca lat-
tante sempre forniscono minor quantità di materia grassa che non ne contengono i loro ali-
neali.
Nondimeno per la vacca lattante , il burro rappresenta, a poco presso, le materie grasse della
sua alimentazione , almeno per ciò che riguarda gli alimenti che Dumas ha finora studiati. La
vacca lattante perciò nelle stesse circostanze è più proficua del bue per lo cuUivalorc sotto il rap-
porto dell' ingrasso.
I vegetabili preparano le materie grasse, gli animali le assimilano in natura o leggermente mo-
dificate. Tali materie grasse vengono lievemente modificate allorché introdoite fluide neU' org inismo
animale costituiscono quindi una materia grassa solida. Coloro che non ammettouo tal teoria, non
379
temono di dire : la vacca fornisce il burro , e bene mostralccì la pianta che contenga il burro
racchiuso nel latte. L' olio dì fiianlurco sarebbe dunque anulogo al grasso di oca ? È facile com-
prendere fiuanlo tali quislioni sicno fuori di proposilo. Qui si vuole ncgurc ull' orgunismo animale
il potere di crear corpi grassi , non già quello di modificarli.
Ora è egli forse assolutamente vero che, atteso la gran quantità di materia grassa contenuta iu
na alimento debba la stessa quantità di tale alimento egualmente impinguare ogni sorla di anima-
li ? Certo che no. Tutti gli animali non sono del pari propensi all' impinguamento , l' organismo
che dall' alimento separo la materia grassa, e la modifica, esegue tutte queste funzioni con maggiore
o minor precisione. Dumas ha comunicato semplicemente una noia , ma egli si riserba di svilup-
pare in seguilo ciò che oggi solo accenna. L' impinguamento dell' oca per mezzo della materia
grassa del granturco è stato UDicamente citato : ma quanti esempii non meno concludenti di que-
sto non ci vediam noi d' intorno ?
Continuamente si affretta , nel Perìgord , l' impiguamento dei galli d' india , facendo loro in-
gojare delle noci. Puossi mai rinvenire alimento più ricco di materia grassa ? Le allodole , le qua-
glie le quali si nutrono di semi di canape divengono grasse iu brevissimo tempo j la materia grassa
cooleniila nei granelli dell' uva impingua tosto i tordi ec. ec.
Gli animali consumano tre sorte di materie alimeotizie :
i". Le materie zuccherose ed amilacee.
2°. Le materie albuminose.
3°. Le materie grasse.
Le prime sono modificate , e snaturate nell' organismo \ le seconde passano allo stato di urea
e vengono espulse dall' orine j le ultime si aggiungono alla economia animale senza preparazione:
esse non vi prcesistono.
( Dalla Revue encyclopéUique ; ottobre 1842 )
Fisioioci*. — i'aWo respirazione degli eiseri organizzati ; ricerche del signor JiCQtiEMiJr (i).
Come si può vedere dai titoli che ho dati alle memorie precedenti , io mi propongo di far
•uccessivamentc delle ricerche sulle principali maniere di respirazione de' regni organici.
La via che mi son tracciata richiede che prima di andare innanzi , esponga le principali ma-
niere di respirazione ed i loro caratteri fondaracotali : le mie ricerche dimostreranno fino a qual
punto sono fondate le maniere diverse di respirazione da me stabilite, e quali modificazioni biso-
gna apportare alle generalità che n' esporremo.
Di lutti gli a^'cnli fisici del mezzo ombicute , siccome la luce e la oscurità , il calore ed il
freddo , i diversi sluti meteorologici dell' atmosfera , le esalazioni dei corpi ed in generale le par-
licene straniere contenute nell' aria , la costituzione del suolo e la natura degli alimenti ec. , l' a-
ria è senza dubbio quella la cui influenza sull' organismo e la più energica j la sua azione comin-
cia cella vita deh' essere , subisce regolari fasi di accrescimento e di diminuzione e si continua
tino alla morte.
(1) Nel tomo 19 parte a degli atti delV Accoitemia Leopoldina -^ carolina di Bonn ( iS^a ) trovansì inserite
due dottissime memorie col titolo seguente — i?tfcAprc/iei plìitiologiijues et anatomiijue4 sur la rrspiration et ttir Ut
piténoménes qui cn sont l«s consfijuences ; par E. Jacquemin, mcmliro dell' Acadcmia ; a^'tc dcux plonc/ies. La pri-
ma di dette mcuiorìe tratta della piicutnuticilà degli uccelli io gcuerale. La secouda versa in isjiecie su qticlta del-
lo iclicletro degli uccelli. Souo le dette memorie seguile da Qu sunto delle priucipali cose che vi sono trattale 1 e
ohe qui riportiamo.
48
3So
L'energia dell'influenza Jeirorin, ossia la qnantilà di respirazione , che torna lo stesso, prova
numerose vuriazioni secondo la natura degli esseri e le condizioni esterne nelle quali essi vivono.
La rospi riizionc , in diflìnilivo non è altro die una reazione , o per dir meglio , una lotta
che si esercita tra l' organismo ed il nie/zo anibiciilc. Qiicst' ultimo influisce speciulmenle per la
sua esigenza sul llciiiìdo nutritivo contenuto nell' apparato respiratorio. Una continua volatilizzazione
di molecole organiche ha luogo nell'essere respirante. Dietro questa volatilizzazione , il liquido nu-
tritivo acqui&ta qualità che lo fanno proprio a servire alla nutrizione del corpo. Ma il corpo an-
cora in seguito di essa tende coslanlemente a dissiparsi nel mezzo ambiente , e non sussiste che
fino a tanto che trovasi capace di riparare le perdile che prova. Arriva un termine nel quale le
forze riproduttive s' indeboliscono , ed allora è che 1' azione del mezzo ambiente prendendo il di
sopra , diventa una delle principali cause della morte degli esseri e quindi della loro decomposi-
zione.
Senza dubbio, nella immensa serie dei corpi organizzati la energia di questa lotta Ira l' or-
ganismo ed il mezzo ambiente deve ]irodursi a gradi estremamente variali , ma , bene esaminati,
raccoglùimo che possi.imo riferirli tutti a due principali gradi , in altri termini a due modi prin
cipali di respirazione.
A. Modo passivo di respirazione.
La più semplice e la più lenta azione respiratoria , il più debole grado d' energia consiste in
una esalazione ed un assorbimento gassosi simult;inci , lenti , contiaui e tranquilli , senza inler-
isedio riposo , restando 1' organismo in uno stato passivo ed immobile ; tale è la respirazione delle
pianic ; questo essere immerso nel mezzo respiratorio , tiene più o meno aperte tutte le sue boc-
che respiranti ( stomi ) ; 1' aria vi entra e non si rinnova che quando è alterata , e che per la
sua tendenza a mantenersi sempre in equilibrio di densità e composizione , la esterna entra e la
interna esce fuori , ma questo rinnovamento del fluido respiratorio s' opera senza contrazione o
dilatazione periodica del vegetale. Gli stimmi soltanto possono aprirsi e chiudersi secondo lo stato
igrometrico dell' aria.
B. Modo attivo di respirazione.
L'energia di questa funzione s'anima ed aumenta , i due agenti , il mezzo ambiente e l'or-
ganismo , si presentano in una opposizione più viva, e si stabilisce fra essi un giuoco di attrazione
e repulsione che si esercita per intervalli periodici detcrminati , manifestandosi un atto di movi-
mento. Possiamo da ciò stabilire che il riposo ed il moto sono le due essenziali difTcrenzc tra il
regno vegetale ed il regno animale.
Il secondo modo di respirazione presenta un gran numero di varietà che possonsi tutte rife-
rire a due modificazioni principali.
1°. Respirazione per vibrazione. Questa si avvicina più allo stato d' immobilità della respira-
zione vegetale , i moti di attrazione a di repulsione eseguiti dall' organo respiratorio vi si compio-
no in cosi corti intervalli , che ne risulta un moto di ondulazione vibratoria sul contorno di que-
st' organo , il quale è uno stato intermedio tra il riposo ed il moto. Esiste presso un grandissimo
numero d'animali aquatici, e forse in lutti (durante la vita embrionale eia prima età ) negl' in-
fusori , le vorticelle , le idatine ( Ehrmb. }, i losfori ( Ehrmb. ) i colpodi , i luciferi , le lacinu-
larie , i rotiferi ed altri presentano organi rcspiratorii in forma di filamenti estremamente tenui e
trasparenti come il vetro , situati intorno la bocca o in cerchio sulle pareli del corpo. Il molo
38i
dell' acqua ne' condotti delle spugne , osservato dal sig. Grand , non è probabilmente che l' ciretlo
delle ondulazioni vibratorie delle loro pareli, non essendovi altri organi che potrebbero cagionarlo.
I piccoli prolungamenti in mazzcllinì che sì osservano sulle braccia delle plumatelle , sono
egualmente organi respiratori. Essi hanno un attivissimo moto di ondulazione vibratoria , (|ueslo
molo si escrcila nel loro moto longitudinale ed è causa di un moto vorticoso ncU' acqua in cui
vivono. Quando si osservano per qualche tempo , lo stesso fenomeno si manifesta, nella Planorbu
e nella Limnea in forza di un molo di ondulazione vibratoria dei loro organi respiratori , cioè
a dire che le molecole dell' aequa attratte e respinte a vicenda danno luogo a correnti costanti e
regolari.
Gli acalefi respirano per mezzo di piccole laminelte branchiali , attaccate lungo i lati del cor-
po. Secondo la descrizione datane dal sig. D'Eschhollz, queste laminelle producono un vortice co-
lorato in forza dei loro moli ondulalorii estremamente rapidi.
Nella maggior parte dei molluschi la respirazione Iia luogo, come è noto, per mezzo delle bran-
chie. Le ondulazioni vibratorie vi si manifestano in un modo deciso. Allorché si sottopone al mi-
croscopio un pezzo di una laminctla branchiale distaccata dall' animale vivente , vi si osservano le
seguenti cose.
1. Ogni fibra o raggio branchiale esegue un moto d' ondidazione eccessivamente rapido sul
suo margine , e secondo la sua lunghezza , questo molo è più attivo verso la estremità del filo ,
e va indebolendosi verso la base. 2. Le molecole dell'acqua sono attratte e respinte alternativa-
mente, si producono nell'acqua delle Torrenti regolari e costanti, la più attiva delle quali si erfieic de' corpi solidi inerti nelle acque in-
crostanti:
385
D' altronde , fra le iilghc venute nelle slesse acqae , alcane mancano d' incrostazioni , altre
ne sonu curichc -, fra queste le proporzioni variano secondo le specie»
Ecco la composizione di due coralline :
Corallina qfftcinalis Hafymcda opuntia.
C:irbonato di calce 671^0 f 90i'6 J
Carlionnln di ina{;iiesia .... 9r'5 ? 77)6 5,5o 5 96,1
Solfalo di calce, silice , ce . . i,o5 I u,54 1
Materia organica 2^)4 ^<^
100,0 lUOjO
Cosi, fatta astrazione dall'acqua igroscopica , tutto il tessuto organico di una di queste pian-
ta si riduce a 3,8 per 100 ; più di 9O centesimi del suo peso consiste dunque in sostanze mi-
nerali.
Pel punlo di veduta di queste ricerche , era utile di stabilire la composizione elementare della
parte organica , poiché essa doveva corrispondere all' analisi dei vegetabili o degli animali di un
ordine inferiore, ed avere, nell'una o l'altro senso , una influenza notevole sulla quistione. La
sperienza ha presentato i seguenti risultamcnli ;
Materia adoperala Zi'-, i3o. Azoto ottenuto, -'^•'^•.Temperatura -|- i£o Pressione yC"""
Donde può conchiudersi che la pianta disseccala contenga , per 1000 parti in peso , 2.63 di
azoto equivalente a 17 di sostanze azotate sopra 58 di materia organica totale; questa , privata
di sostanza minerale, conterrebbe dunque sopra 100 parti , 44i85 <^' materia azotata , più 55, i5
di materia organica non azotata , opure 6,9 di azoto puro , composizione afTjtlo analoga a i|uella
dell' organismo de' vegetabili inferiori , come anche degli organi giovanissimi di tulle le piante
fanerogame ; mentre difTcrisce molto dalla composizione elementare de' tessuti appartenenti agli
animali.
I risiiltamenti ai quali era pervenuto già sembravano concludenti ; nondimeno scmbromnii
conveniente di ricercare nei tessuti della corallina le proprietà, che, fuori della composizione
elementare , caratterizzano la cellulosa , principio immediato che racchiude ogni struttura vegetale,
e costituisce principalmente la sostanza delle mcmbraìie nelle piante. Per raggiungere questo scopo,
spogliai dapprima delle sue incrostazioni la corallina officinale , per mezzo dell' acido cloridrico
allungato ; lavala e quindi trattala coli' ammoniaca e nuove lavature di acqua , essa fu posta , fra
due lamine di vitro , sotto il microscopio , ed in contallo con una soluzione di lode alcojlizzata ;
tosto tutta la sostanza a composizione quaternaria , racchiusa nelle cellule o inflllrala nelle pareti
loro , si mostrò con una liolu giallo-arancio.
Dopo questa preparazione , introducendo Ira le lamine di vetro una goccia di acido solforico
a 4 equivalenti di ac(|ua , potetti seguire i progressi del disgregamento che segnavano 1' arrivo
ed il passnggio dell' acido : fu questa una colorazione arancia , inbi'unita nelle parti del tessuto
fortemente inijiegnata di sostanze quaternarie , quindi , in tutto il resto del tessuto , si veggono
le prime reazioni dissolventi determinanti l' effetto della tintura di lode , poiché la cellulosa si tro-
vava allora , e successivamente in tulle le sue parli , divisa in questo stato da gruppi di particelle
amilacee che disegnavano in bel violetto le cellule cilindroidi irradiate o spiegate simmetricamente
a partire dai punti d' inserzione di ciascuno articolo.
Questo grazioso fenomeno microscopico finiva elegantemente la dimostrazione che le analisi
avevano incominciato.
386
In tal moclo dunqae le organiche disposizioni delle concrezioni , 1' onalisi elementare e le
proprietà caratteristiche della cellulosa , concordano colle deicrminuzioni organografichc di De-
caisne , per lasciare Ira i vegetabili queste alghe che : suU' autoriti di Lamouroux , si ponevano
Del numero de' polipai.
{^Campus remlus de tAcadcmie dcs scknccs , 3 Luglio i843.)
Geologia dell'Amebica MEnimoKALs — Jn nome di una commissione composta dei signori Alessaudeo
Bkogkiart , Dcfresot ed Elie de Beabmoxt , relatore^ si dà Icltura d'un rapporto sopra una vie-
moria presentata in ottobre tS/J2 dal sig. Alcide d' Oubicntc intitolata : Cunsidcnizium generali su
la Geologia deh' America meridionale.
Questa memoria è il risullamento elaborato a bell'agio d'un lungo viaggio dall'Autore fatto
nell'America meridionale negli anni 1826, i833. Questo viaggio fu nel i854 il soggetto d'un
rapporto che ne determinò la pubblicazione sotto gli auspici del ministro dell' istruzione pubblica.
Ma da quell' epoca , proseguendo la pubblicazione non ancor terminata della sua opera , il signor
Oibigny , non ha mai cessato di maturare i materiali che aveva portati , di paragonarli tra loro
e con quelli dello stesso genere raccolti in altre località , ed ha procurato di dedurne tutte le
conseguenze cui potevan condurre nello stalo attuale della geologia. Questo nuovo lavoro ancor
manoscritto forma i' oggetto del rapporto di che e discorse.
La parte del continente americano situata al sud dell'equatore, considerala nel suo insieme,
mostra una grande varietà di configurazione orografica. AH' E. è un gruppo immenso di basse
montagne , formante un masso i cui rami sì prolungano da alcuni gradi al sud della Lìnea fico
all' imboccatura della Piata : all' O. sia la Cordigliera, le cui alte cime incominciano verso lo stretto
di Magellano e sì estendono fino in Colombia segnando una cresta diretta in sensi diversi e dalla
quale si slanciano i più alti picchi del Nuovo Mondo. Tra questi grandi sistemi , a partire dal
sud della Patagonia , una superficie quasi piana lungo la Cordiglicra occupa prima l' intervallo
compreso tra questa importante catena ed il massiccio del Brasile , passa dal bacino della Piata
in quello delle Amazzoni , poi in un tratto si slarga all' E, e vien da lungi ad abbracciare le due
sponde di questo fiume immenso.
Nell'America meridionale , come sopra tutta la superficie del globo , le rocce che formano
i primi terreni della serie delle rocce stratificate non ciistalline , son soprattutto gneis. Queste
rocce son particolarmente sviluppate nella parte orientale del continente , nella quale i prodotti
geologici moderni dominano meno che nella parte occidentale. Esse sono all' incirca da per tulio
composte degli stessi elementi.
I più unliehi strati che d'Oibigny abbia trovati soprapposti nell'America meridionale alle rocce
d'un carattere specchiatamente cristallino presentan da per tutto i segni dì uniforme composizione.
Alle parti inferiori son filladi , scistoìdi , azzurrine, spesso mucìfere, passanti nelle parti medie a
filladi iridescenti , rosee. Al dì sopra son filladi gressiforrai o gressì filladiferi molto micacei.
(Jucsti terreni son ravvicinati da d'Oibigny al sistema siluriano stabilito da Marchinson, ed è pro-
babilissimo che gli sieiio molto prossimi. Sì osservano nell' America meridionale sopra spazi consi-
derabili ed in punti lontanissimi gli uni dagli altri. In luti' i luoghi ne' (juali d' Orbìgny li ha ve-
duti son ricoperti d' enorme massa dì gressi quarzosi , duri , o quarziti , cliu ha giudicaine dalla
posìjìone e d.ii fossili loro, egli stima dover rapi)resentare il terreno devoniano, o il vecchio gressu
rosso degl'inglesi.
1 diflereuli strati che d' Orbìgny riunisce sotto la denominazione di sistema carbonìfero «on
però divisi io due serie distinte, una formala di caleuri, e l' altra dì gressi ; le prime inferiori con
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{ossili , le ultime superiori senza avanzi di corpi organizzali , e queste due serie che (roransi riu-
nite sul grande spianalo boliviano , sono altrove separate. V lia dumiuc tra queste due serie di
parli una importante difTcrcnza di giacitura : questa dilTerciiza potrebbe far dubitare che la serie
supcriore apparlencsse rcahucnte al sistema carbonifero , ed aulorizzereblie a riferirla con altret-
tanta probabilità od alcuno dei sistemi che la seguono in Europa , per cicrapio , al gres rosso.
La serie inferiore è la sola che possa esser riferita con grande probabilità al sistema carbonifero.
Ed in vero soltanto ne' calcari e ne' gressi calcarifcri della serie inferiore d'Orbigny ha trovato dei
corpi or^'anici fossili ; e gran parte di tali fossili sono identici od analoghi alle conchiglie fossili
de' terreni carbonifci'i d' Europa.
ìli seguito de' periodi siluriano e devoniano, i mari americani han dunque nutrito una fauna
diversa da (piella delle due prime epoche e del tutto analoga , per 1' apparenza a quella che vi-
veva durante il periodo carbonifero ne' mari europei. Questa analogia non si trova ai di nostri
Ira le faune de' mari dell' Europa e dell' America meridionale , e come 1' osserva d' Orbigny , in-
dica negli antichi periodi geologici una uniformità di climi che ora più non esiste.
Queste deduzioni son tanto più rilevanti perchè poggiano sopra una triplice base. E per fer-
mo , i fossili ravvicinano il sistema degli scisti argillosi delle montagne boliviane al sistema silu-
riano di Murihison , ed il sistema de' gressi quarzosi al sistema devoniano. Sono dunque nell' A-
mcrica meridionale Ire membri del gran sistema paleozoico succedentisi nel medesimo ordine dei
membri dello stesso sistema in Europa co' quali han rispettivamente maggiore analogia. Or , (piando
sì avessero ancora dubbi sul rigore del ravvicinamento di questi differenti termini considerali uno
od uno, sembra L' Accadiniia noterìi che due ipotesi si presentano ; una che attribuisce la formazione de
gessi a' vapori sulfurei , che , sfuggendo dall' interro del Globo si propagano a traverso degli slrati
di calcare , eh' esse trasformano in calce solfiita j 1' allra , che amuieltc che i gessi deposti al modo
degli strati di sedimento h.mno più tardi djto origine allo zolfo per mezzo della loro pro])ria de-
composizione. Si possono citare molti falli in appoggio di queste due opinioni che sono , del re-
sto , d' accordo 1' una e 1' altra coi fenomeni chimici veduti nei nostri laboratorii. I rostri com-
messari si limitano per conseguenza a proporre silTalte quislioni importanti senza provare neanche
di risolverle. Le due soluzioni possono essere egualmente vere ma solo in circostanze diverse ;
•osi il poco zolfo che si trova nel bacino di Parigi , ove la pietra a gesso è cosi evidcntcìnenlt
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coDlcmporanea ni terreno , ci sembra il prodotto della decomposizione di questo solfato , mentre clie
lo zolfo di SjU^s nei Pirenei , sarebbe più probabilmcnle una Icsiimoniiinza dell'azione del Globo.
» Per compiere il suo lavoro sulla Sicilia , il sig. Paillette ha nftgiunlo alla descrizione del
terreno sulfureo , una descrizione circostanziata dei procossi per eslrarre il minerale , e della sua
liquefazione. Questa parte che leggeranno con frutto gli ingegneri e le persone che si dedicano al-
l' industria minerale , si presta difficilmente all' analisi. Noi crediamo , per conseguenza , doverci
limitare a menzionarla soltanto:
)) In conclusione il sig. Paillette stabilisce ncU' importante memoria di cui ora abbiamo data
1' analisi all' Accademia.
I. Che lo zolfo della Sicilia è costantemente accompagnato da gesso , che quasi sempre è ai-
sodato al salgemma ed al bitume , e che frequentemente gli strati di marne che lo racchiudono
contengono della lignite e del succino;
a. Che il terreno sulfureo è situato tra il calcare a nummulili e gli strali superiori dei ter-
reni terziari ;
3. Che la sua età corrisponde presso a poco a quella del calcare grossolano di Parigi }
4. Che la sua produzione è probabilmente il risultalo della dccoinposizione del gesso per l'a-
zione delle materie organiche che contengono le marne azzturine , decomposizione seguita sotto
P influenza dei fenomeni ignei a' quali la Sicilia è slata in preda ;
5. Infine il sig. Paillette espone il processo d' estrazione e di liquefazione dello zolfo.
» L' autore ha risoluto diverse tra le (juislioni importanti da noi ora menzionate , e se non
ia compiutamente tolto il velo che copre la giacitura e la formazione dello zolfo, di ciò è causa i
soggello medesimo eh' egli ha trattato , il quale , per sua natura manca di quelle prove che non
lasciano vcrun dubbio sull' animo.
» I vostri commessari vi propongono per conseguenza , d'accordare la vostra approvazione
■1 sig. Paillette per le osservazioni contenute nella sua memoria, e d' invitarlo a continuare in Ispa-
gna , ove egli ora si trova , lo studio interessante che ha intrapreso nella Sicilia e nella Calabria.
( Compie! rcndus tom. XVI n. 18 }.
Mineralogia. — Miniera d' oro degli Urtili in Siberia,
Il Sig. d'Humboldt ha inviato all'Accademia delle scienze in Parigi una nota del Sig. KascharofT
officiale del corpo delle miniere russe , dalla quale cslrag^hiamo le seguenti notìzie in occasione
d'una pepita d'oro di considerevol peso recentemente rinvenuta negli Urali.
La massa più grande d' oro nativo eh' era stala trovata fino a questi ultimi tempi ne' monti
d'Ural , era presso a poco del peso di io Kilogrammi , il Museo di Storia Naturale ne possiede
il modello in placche dorato tra le sue collezioni. Or nel 7 Novembre ultimo nelle stesse montagne,
se n' è ricvenula un' altra che pesa più del triplo , cioè , 36 e oaS Kil.
Fra' banchi oriferi del Miass nella parte meridionale degli Urali verso il versante asiatico , le
miniere di Zorevo-Alexandrofesy hanno di già sonuninistralo più di G5oo Kilogrammi d'oro , ed ivi
ancora nel iSj6 alla profondità di qualche centimetro , furono rinvenute la gran massa di io Kil,
ed altre di 4 a 6 i;i.
Dopo l'anno iSTiy , le miniere di Nicolaefesi e di Alexandrofcsy sembravano e>auiile : s'in.
rapresero novelle ricerche in {|(ielle adiacenze, e pi)nci[)alinenle lungo il corso del ruscello Tachnou-
largunna , che tornarono felicissicne in quei paludosi piani , e di già tutta la vallata venne esplo-
rala , ad eccezione di quella parie occupata dalle fabbriche dello stabilimento per le lavande d'oro.
Nel 1841 ti pensò di demolire detti cdiflz! , vi si rinvennero sabbie d' immensa ricchezza , ed in
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fine sotto l'angolo dello sfesso stabilimento ad una profondità di lie nutrì apparve la pepila del
peso di 3G Kil , che già è stata locata fra le collezioni del corpo delle iiiiiiiorc in S. Pietroburgo.
Giusta le nozioni date dal Sig. d'Humboldt nel 3° Voi. dil suo Esame critico della Gcogrnfia
M mum Cuntiicnre,h massa d'oro trovala negli Uralì nel 1816, era inferiore in peso a quella
rinvenuta nel i5oi fra le alluvioni orifere dell'isola d'Haiti , inferiore del pari all'altra scoverta
nel 1821 ncgi Stati-Uniti nella contea di Cavarras , descritta dal Sig. Zoelilcr alunno della scuola
delle miniere di Freiberg. La pepita del Miass, rinvenuta cinque anni dietro, pesa 10 Kil e 117,
quella della contea di Cavarras 12 Kil e Goo , quella trovala in Haiti nel i5o2 i4 a i5 Kil , la
massa d'oro nativo trovata in Kovembre 184^ fra' banchi d'alluvione sopraposti alla Diorite , ol-
trepassa più del dojipio detto peso , essendo di 36 Xilogrammi.
È tale il prodigioso aumento del prodotto d'oro di lavanda in Russia, sopra tulio in Siberia
all' Est della catena mei idionale degli Urali , cbe dopo accurati indizi il prodotto totale dell' oro
li sarà elevalo durante l'intiero corso dell'anno 184^ •» 16000 Kilogr. di cui la sola Siberia
all' Est degli Urali uè ha somministralo più di 7800 Kil.
( Iiislilut n. 472-)
Economia ucralk. — Bicerche sulC ingrassamento de'iestiami e sulla formazione del latte.
Questo e il titolo di un lavoro importante intrapreso in comune da' signori Dumas Bvussin-
gault e Pinen , e comunicalo ultimamente all' Accademia delle scienze di Parigi. Questo lavoro ,
come l' indica il titolo , ha per iscopo immedialo il determinare , per mezzo di sperimenti posi-
tivi , il meccanismo dell' accumulanienlo deh' adiiie ne' tessuti degli organi e della produzione del
latte. Si comprende di leggieri che la soluzione di un tal problema ne implica un'altro di ben [jÌù
estesa portala. Chi nou vede ; in efTetti , che la determinazione delle condizioni della formazione
dell'adipe e del latte , tocca da dgni lato il gran mistero della nutrizione , e, coli' intermi Zio di
una funzione cosi essenziale e così generale , mette in diretto esame i principi fondamentali della
Fisiologia e della Patologia ?
Cosa risaputa ella è che la nutrizione e 1' opera immediata della composizione de' solidi e de'
liquidi , del loro urcreseimenlo , del loro sviluppo come anche della loro decomposizione e della
loro deteriorazione. La nutrizione presiede ben' anco alle operazioni organiche d' onde risultano
mite le nostre inrcrmilà. Noi dobbiamo ad essa la serie de' fenomeni riparatori designali in chi-
rurgia col nome di cicatrici , ed in medicina con (pielli di cozioiw e di processo crUico. La nulli-
zioiie finalinente presiede a tulli gli alti vitali , che durante la vita , sì esercitano di contìnuo sul-
le menome particelle organiche , cosi nello stato di salute cbe in quello di malaliia. D' altronde è
innegabile che la generazione deh' adipe non potrebbe distrarsi dal meccanismo della nutrizione ,
e che l' ingrasso pentirà la materia organica , non solo appllcandovisi allo esterno sotto forma di
p mnicnti , ma specialmente insinuandosi , per cosi dire , nella inlimità della sua sostanza ; lo che sj
riferisce a ijnel ben noto fatto che il vero ingrassamento j ben diverso dalla produzione parziale e
morbosa del tessuto ad'poso , si efretlua per una totale impregnazione dell'organismo. Bisogna con.
fessale che un tale argomento era ben degno di esercitare il genio de' suUodatì tre sperimen-
tatori.
Le RtCERCHK de' signori Dumas Baussingault e Payen anno già sparso della luce sopra punti
inleressanlissiini. Noi non abbiamo bisogno di dire con quanta abilità e precisione sicno slate eoo-
dotte. Ma , in presenza di fenomeni cosi complicati e profondi , è quasi impossibile il prevedere
tuli! gli oslarolì , e lo scingliere tulle le difCeolu'i. Egli è perciò clic il lavoro di questi onorevoli
Accademici non è sl.ilo sancito da tutte le opiuioui. I Signori Licbig e Alageodìc si sono di già
5o
39G
prtnjnziati contro alcune induzioni del loro lavoro , altri avversar! si presenteranno di certo. Noi
non vogliamo lamentare una discussione , nella tinaie prendono parte uomini cosi eminenti • il
valore de' fatti già acquistali , altri ce ne promette di non minore importanza. Noi non dimandia-
mo per conto nostro , the di seguire assiduamente la polciuica di cui siamo testimoni , e di espor-
ne a' nostri lettori tulle le vicende e tutte le conseguenze. Cominciamo , in questo articolo dallo
stabilire uetlamentc lo stalo attuale della quistionc.
Si ammetteva fin oggi che le sostanze grasse contennte egualmente negli animali e nelle pian-
te si formassero per opera di un parlicolar lavoro , a spese delle materie alimentarie introdotte
ne' loro organi. Le ricerche de' signori Dumas, Boussing.iult e Payen tendono a provare al contra-
rio che le materie grasse non si formano che nelle piante , che esse passano belle e formate ne-
gli animali , e che ivi giunte , possono bruciarsi immediatamente sviluppando il calore di cui l'a-
nimale ha bisogno , o fissarsi , più o meno modificate , ne' tessuti , per servire di riserva alla re-
spirazione. Il punto capitale di queste ricerche consiste duni e siin-
minislralo dagli alimenti.
É risaputo che la decomposizione putrida degli avanzi degli animali dà luogo ad una degene-
razione adiposa , chiamata grascia de' cailaveri. Gli autori delle Ruercue si impadroniscono di que-
sto fallo come d' un primo argomento in favore della loro opinione. Secondo essi , 1' adipe del
fruscio elei caJairn non si forma ivi specialmente. Qucll' adipe preesistente viene soltanto messo a
nudo dalla distruzione della fibrina, sotlo l'influenza della puliefazione. Alcuni cbimici aveano
credulo riconoscere similmente la formazione d'una sostanza grassa nell'azione dell'acido nitrico
sull' amido , durante la preparazione dell' acido ossalico ; ma il sig, Chevreul , citato da' sullodali
autori , ha pcrfettaraenic stabilito da lungo tempo the la sostanza adiposa che si separa in quelle
lireostanze esisteva anteriormeale, e che vien soltanto mtssa in libertà dalla reazione che distrug-
ge l' amido.
Le osservazioni di fisiologia comparata appoggiano eoo nuove pruove il principio della prò-
j)05la teoria. Evvi , in efretti una gran dilTerenza nel chilo degli animali carnivori secondo che si
nutriscono di vegetali ricchi di fecola o di zuccaro , o di carne magra , ovvero se si nutiiscono
di alimenti carichi di grascio. Kel primo caso il chilo è traslucido assai sieroso, e poco abbando-
na air etere ; nel secondo , al contrario è assai opaco , di uno aspetto latteo , ricchissimo di glo-
buli , ed abbandona molla materia grassa all' etere. Noi possiamo frattanto accompagnare colla
maggiore evidenza le sostanze grasse degli alimenti, vederle stemperate dalla digestione, e passjrc
senza positiva alterazione , nel chilo , e di là nel sangue , dove persistono per limgo tempo inal-
terale tuttavia , e dove restano a disposizione d-W organismo. Questa traslazione [irogressiva della
nialeriu grassa degli alimenti attraverso le vie della digestione e fino al torrente della circolazione,
dimostra ancora che il grascio passa nel suo stato naturale dagli alimenli nel corpo degli animali.
Secondo gli autori delle Riceuche , qucsla opinione non ammetle alcun dubbio finrhè vogliami!
iìmitarei agli animali carnivori , ma nell' estenderla agli erbivori , si presentano le due seguciiii
difficoltà. Trovasi egli mai nelle jiiante tanta materia grassa da spiegare col suo favore .' ingrassa-
mento del bestiame o la formazione del latte? Non è egli più semplice il supporre the il burro, o
il grascio sieno prodotte da alcune trasformazioni dello zucchero facili ad intendersi dietro la com-
posizione di esso e delle materie alimentizie? Le reiterale analisi delle piante che servono ad nli-
nientorc le specie animali , analisi alle quali il sig. Payen ha consagrato gli ultimi iliori anni , ri-
solvono perentoriamente tali difficoltà. Queste analisi hanno realmente dimOAiralo che le materie
grasse esistono da per tutto nelle piante , che queste sostanze vengono assimilate in quantit.'i quasi
sempre superiore a quella che possiamo suppornc negli organi vegetali ; il sig. P.iyen vi ha tro-
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Tato quasi sempre una associazione costante di materie azotate neutre e delle sostanze crasse ; egli
l'à TeJuta non solo nt' semi , ma ben anco nelle foglie e ne' fusti. Egli è perciò clie gli amori
Jcllc RicEBCHK , tenendo strade alTalto diverse , sono stali guidati ulU stessa opinione: il sig. Du-
mas diillc vedute di fisiologia animale , il sig. Boussingaiill dalle sue con&iderazioni agrìcole , «I
il sig. Paycn dulie sue opinioni sulla fisiologia delle piante , e dalle sue sperienze sulla composi-
zione de' Iure tessuti.
Secondo questa opinione le sostanze grasse si formerebbero principalmente nelle foglie delle
pianle , e spesso vi affclterebbero la forma e le proprietà delle sostanze ceree ; nel passare nel
corpo degli erbivori, queste materie forzate a subire nel sangue l'influenza dell'ossigeno, vi pro-
verebbero un principio d' ossidazione , d' onde risulterebbe I' acido stearico , 0 oleico che s' in-
contra nel sego. Col subire una seconda elaborazione ne' carnivori , queste stesse materie ossidale
di nuovo produrrebbero 1' acido margarìco , che caratterizza il loro adipe ; finalmente questi di-
versi principi con una ossidazione anche più avanzala potrebbero dare origine agli acidi grassi
Tolatilì che compariscono nel sangue e nel sudore. Bene inteso che una combustione completa po-
trebbe cangiarli in acido carbonico ed acqua , ed eliminarli dalla economia.
Indipcndenlemenle dalla materia grassa somministrala agli erbivori dalle piante alimenlizie, le
ricerche intraprese dal signor Dumas hanno provalo che uno de' principi dello zucchero { il gai
deificante ) , col subire le diverse trasformazioni , indicate da questo celebre chimico , poteva egli
stesso intervenire nella formazione del grasso , dimodo che vi sarebbe ogni ragione da credere
che una certa porzione dell' adipe degli erbivori provenghi benanco dalla fermentazione speciale
dello zucchero che fa parie de' loro alimenti. Intanto i signori Dumas Boussingault e Payen non
ammettono l' Ipotesi che darebbe allo zucchero una parie essenziale nella produzione delle sostanze
grasse , comunque riunisca questa in suo favore le ricerche già citate del signor Dumas , e l' erro-
nea opinione di Huber e del signor Liebig. L' errore di Uuber derivava da che egli non ve-
deva che le Api nutrite col miele o anche collo zucchero , sonimìnislravano la cera , non
a spese dello zucchero che digerivano , ma a spese della loro propria sostanza , o del loro proprio
grasso ; mentre 1' errore del sig. Liebig spiegasi da che questo scienziato credendo a torlo che il
Mais non contenesse sostanza oleosa , riferiva alla fecola di questo cereale l'origine del grasso de-
gli animali che se ne nutriscono , laddove il suo potere impinguante sì generalmente applicato
dalle ricerche de' Ire sullodati chimici , dipende dalla diretta trasmissione dalla sua materia grassa
nel corpo degli animali.
Insistendo sul principal punto di vista delle loro ricerche , rimaneva ad investigar la cagione
della qualità impinguante di certi prodotti evidentemente meno ricchi del Mais in principio gras-
so , tali sono il fieno , il trifoglio , 1' erba medica , la paglia dì avena ec. Speciali spericnze souo
state fatte dal signor Boussingault a tale oggetto. Esse anno avuto luogo in grande , sono stale
reiterate e continuale per lunghissimo tempo col pensiero di stabilire i rapporti esistenti tra le
quantità di sostanze grasse somministrate da queste specie di alimenti , e la misura dell' ingrassa-
mento , o della produzione del lalle. Il riassunto dì queste spericnze può ridursi alle seguenti propo-
sizioni. Il fieno contiene più materia grassa del latte che non ne serva a formarlo j lo stesso può dirsi
degli altri foraggi che si somministrano alle vacche ed alle asine. Il Mais in particolare, gode di una
forza ingrassante determinata dalla copia di olio che contiene ; esiste la più perfetta analogia Ira
la produzione del latte e 1' ingrassamento degli animali. I pomi di terra , la barbabietola , la ca.
rota non ingrassano che per quanto loro si associano de' prodotti che contengono corpi grassi ,
come la paglia , i semi cereali , la crusca , e le torte de' semi oleaginosi. Tutti questi falli con-
fermano completamente 1' opinione che il grasso degli animali sia loro sommioistrato in natura ,
cioè nelle Qiulcrie grasse lalticinosc degli alimenti.
«
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Questa t- lu sommaria csposÌ2Ìnne delle idee Ju' sigiioi-i Dumas , Boussingault e Payen. Il si-
gnor I.iibig non e di questo avviso. Kgli è d' avviso che il grasso degli animali si forma coli' e-
l.ibura/iunc di^t stiva sullo zucchero o sull'amido degli alimenti. Ma egli ha opposto un' argomen-
to \ì.u diretto al sistema proposto da' chimici francesi. Egli , ha analizzalo gli escrementi di una
\acca che per lungo tempo era stata nulrita di fieno e pomi di terra , ed ha riconosciuto clie
((uesti escrementi contenevano a poco presso tutta la materia grassa o cerca contenuta negli ali-
menti. Fxco le cifre riferite dal sig. I-iebig. La vacca che consuma giornalmente i5 chil. di pomi
di terra e 7 ip chil. di fieno viene a ricevere per via degli alimenti 12G grammi di materia so-
lubile ncir etere ; totale in sci giorni ^56 grammi ; ora , gli escrementi in sei giorni forniscono
74? granimi e 56/ 100 della stessa materia grassa. D'altronde , continua il sig, Liebig , una vacca
nutrita con pomi di terra e fieno , fornisce in sei giorni 64,92 litri di latte il quale contiene 3,i 16
grammi dì burro -, egli è dunque assolutamente impossibile che 3, 116 grammi di burro nel latte
ilella vacca possano provenire da ^56 grammi di materia cerca contenuta nei loro alimenti , pe-
rocché gli escrementi della vacca contengono una quantità di materia solubile Dell' etere , eguale
a (piella che è stuta consumata.
I chimici fraucesi hanno intesa la forza di questa obbiezione , il sig, Dumas ha risposto assi-
curando che le sperienze analoghe fatte in concorso con i sig. Boussingault e Payen indebolisco-
lio completamente ((uello del chimico tedesco. Egli confirma 1' intiera esattezza dei principi! for-
mulati nel loio lavoro. 11 sig. Magendie, che , sotto gli auspicii dell'amministrazione della guerra
occupasi presentemente di ricerche relative alla conservazione della salute dei cavalli della nostra
cavalleria , ha avuto occasione di paragonare le analisi degli escrementi dei cavalli con i risulta-
menti analitici della composizione dei loro alimenti. Le conclusioni delle sue ricerche s' accorda-
no con (luellc del sig. Liebig , perocché ha egli trovato nel fieno di cui si nutriscono i cavalli due
per cento di materia grassa , e nei loro escrementi 6 p. o/o della stessa sostanza. L'onorevole acca-
ilemico aggiunge che ad onta di tal differenza , i cavalli in discorso erano cresciuti di peso e di
volume. 11 sig. Payen , che fa parte della commissione le cui osservazioni sono slate riferite dal
sig. Jla^cndie, nega che quei cavalli siensi realmente ingrassati : egli opina al contrario che siano
iliniagruti. In quanto alla sperienza del sig. Liebig , cosi il sig. Payen come i sigg. Dumas e Bous-
singault opinano che alcune cause di errori siensi introdotte nelle di lui determinazioni , sì per
la loro natura delicatissima che per aver potuto il sig, Liebig far ì' analisi degli alimenti e degli
escrementi sopra diversi soggetti , ovvero ingannarsi nelle proporzioni , come ne aveva dato un
esempio nell' analisi del Mais.
Tale è lo stato della quistionc riguardante il meccanismo dell' ingrassamento degli animali e
la produzione del latte. Noi ci troviamo i principi proposti dai signori Dumas Boussingault e Pa-
yen, e le obbiezioni presentate dai signori Liebig e Magendie; da entrambi i lati abbiamo esperienze
eseguite da mani egualmente abili , e raccogliamo risultati contraddittorii. Cosa prematura sarebbe
il prendere un partito , ma più savia 1' attendere i nuovi schiarimenti che la discussione dovrà
{ Journal des connaissances usiteìles n, tgt fevrier rS^Z ).
399
PROGRAMMA
Accademia Postasiana. Per lo concimo di (lucati duecento , da accordarsi ullu memoria che darà una
dichiarazione soddisfaccnie di tulle le particolarità di un fiume torrente del Regno di Ktipoli , e delle
opere idrauliche più cuiuluccnli a conlencrlo nel suo alveo.
Insliluirc una serie di cspcrimenli su di un fiume-torrente del Regno di Niipoli , per
1. conoscere, e descrivere In ni.lura geologica dell' intero su» bacino, e però de'suoi afflucDli.
■i. Koriniirc una caria diinoslraliva idrograUca del bacino del fiume prescelto u disamina, se-
gnandovi gì' influenli , i serbatoi , i villaggi se n' esistono , i monti d' onde scendono gì' influen-
ti j indicare se i delti monti sono , o no coperti di alberi , o spogliati del tulio , in seguito di
sboscamenti ; e scrivere sullo carta dei numeri , cbe indichino approssimativamente le altezze de-
crescenti di tali montagne.
3. Descrivere le particolarità del Ietto degli affluenli , e del fiume, cioè se esistano nell'alveo
di essi de" pendi contigui di sensibile dilTerenle inclinazione ; se esistano dei vóti , o altre cagioni
produttrici dei vortici ; se vi sono degli ostacoli contro i quali la corrente urta direttamente , in
quai luoghi il letto strìnge sensibilmente ; se sono avvenuti degli straripamenti , e in quali luoghi:
e quali influenze hanno essi esercitate sulla salute pubblica.
4. Determinare la portata delle sezioni più pericolose ricoDOSciute già , dietro la disamina
del letto del fiume , e la portata media dell' intero fiume.
5. Dietro la conoscenza della portata del fiume ; e delle particolarità del suo alveo e del tuo
bacino , indicare i migliori metodi per regolare il corso delle acque del fiume prescelto a disa-
mina , onde il fiume scorra sempre nel suo alveo , e non allaghi le vicine campagne.
CONDIZIONI
1. Sono esclusi dal concorso i soci ordinari dell'Accademia Pontaniana.
2. Le memorie dovranno esser scritte in italiano , senza la sottoscrizione dell'autore. Esse
avranno in fronte un mollo che Iroverassi ripetuto in una scheda suggellata e inclusa nella me-
moria , dentro la quale sarà segnalo il nome dell' autore.
3. Le memorie saranno rimesse colla direzione al sìg, Ca7. D. Francesco M. Avellino Segre-
Uno perpetuo dell'Accademia Pontaniana. Il termine fissalo , olire il quale Don saranno più ri-
cevule le memorie, sarà il 3o giugno dell'anno i845.
4oo
COSE DIVEilSE
Scosse di trewuolo in Napoli, Nella notte dui io uU' ii ottobre , a circa un ora e mczta del
mallino , fecesi sentire in Napoli una leggiera srossa di Iremuoto. Essa ebbe la durata di circa 5
secondi , si annunziò con moto vibratorio di snfGcidiic forza per produrre sensibile schriccbia-
nicnlo nt'lle imposte delle abitazioni, e continuò con tremilo ondulatorio.
Nel giorno io il barometro frasi abbassato di circa 5 linee ; venti australi aveano soffiato
coli violenza ; il cielo era stato novolo e piovoso, ed il termoinelro aveu segnato i6 gradi R. ;
ma verso la mezza notte il barometro saliva rapidamente , il tempo diveniva bello e fresco ed il
vento girava al nord.
Nel giorno 1 1 alle ore 8 \\i della sera fu avvertila altra leggiera scossa ondulatoria, con due
riprese a brcv' intervalli , la priuia della durala di circa 3 secondi , 1' allra di 4-
Manifeslo emanalo dalla Città di Milano in occasione della Sesia riunione degli scienziati Italiani.
La Città di Milano , lieta dell'onore d'accogliere fra le sue mura la sesta riunione degli Scien>
ziati italiani e bramosa di dare agli Scienziati stessi qualche testimonianza della propria considera-
lione che in più parlicolar modo colla natura de' lorn studj s' accorda , ha determinato di disporre
la somma di austriache lir. 10,000 destinata ad una o più grandiose esperienze relative a qualsia-
si delle scienze 6siche e naturali , da eseguirsi durante il Congresso medesimo.
S' invitano quindi tutti i cultori delle scienze slesse , tanto italiani che stranieri , a far pef-
venire , non più lardi del 3i gennajo i844 ""a Congregazione municipale della regia città di Mi-
lano, l' indicazione dell' esperienza che essi intenderebbero eseguire, della quale l'intiera esecuzione
verrebbe sempre affidata al proponente , limitandosi il concorso della civica Amministrazione al
solo rimborso delle spese.
Scaduto il termine sopra indicato , verranno i diversi progetti presi in esame da un' apposita
Commissione scientifica , dalla quale verrà determinato , secondo il relativo grado d' importanza e
di spesa , se ad uno od a più dei proposti esperimenti si possa dare esecuzione. Non appena avrà
la Commissione deliberato sopra tale argomento , essa si porrà in comunicazione immediata col-
1' autore o cogli autori dei progetti adottati , e procederà d' accordo coi medesimi a tutti gli oc-
correnti preparativi.
L' esperienza da eseguirsi dovrà essere tale da poter far conoscere qualche nuovo fatto o qualche
recentissimo progresso della scienza , essendo da escludersi tutte quelle che non offrissero alcun
interesse di novità scientifica ; dovrà parimenti essere di natura da non richiedere un soverchio tempo
di esecuzione , dovendo poter essere eseguita in modo che i Membri del Congresso possano corno»
damenle assistervi.
La Città non s' incarica che delle spese immediatamente relative all' esperimento , rimanendo
le spese di viaggio a carico del proponente -, e qualora intendasi che s' abbiano a sostenere anche
oltre spese, l'accordarle o meno, farà soggetto di particolare deliberazione secondo l'evenienza
del caso.
Le indicaiioni ben particolarizzate delle esperienze che si vorrebbero eseguire e che verranno
dirette dai proponenti alla Congregazione municipale della regia città di Milano dovranno essere
scritte in una dille seguenti lingne : Ialina , italiana o francese.
Il prcscnle progr.imina verrà pubblicato diramandolo ai principali corpk scientifici d'Europa,
POH che per mezzo delle più importanti pubblicazioni periodiche.
Milano dal palazzo municipale li /8 settembre tH^S.
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1843 RENDICONTO n-. 12.
9
DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE
ACCADE MU DELLE SCIENZE
LAVORI DELLE ADUNANZE DI NOVEMBRE E DICEJIBRE.
PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE
MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE
Fisica. — Sa^ffi di una analisi caloì^ìfica dello spettro solare ; del Socio
Macedonio BIelloni.
MEMORIA PRIMA.
Delle relazioni di temperatura fra i raggi luminosi.
A tutti son note le vicende cui soggiacquero le nozioni ammesse dai fisici
sulla distribuzione del calore nello spettro solare. L' analisi del Newton fece sup-
porre, in sulle prime ^ che i raggi di vario colore o di varia rifrangibilità ond'è
composta la luce possedevano delle Icnipcralurc proporzionali alle loro facoltà d'il-
luminazione ; e questa ipolesi parve confermata dalle sperienze di Landriani ,
Roclion , e Sencbier , le quali indicarono la temperatura più elevala nella zona
più vivida e biillanle dello spettro , cioè a dire, nel giallo inferiore o sul princi-
pio dell' aranciaio. I dati cambiarono quando Herschel pubblicò le sue belle os-
servazione eliolermicbe , d' onde s' arguì : i° , cbe parecchi raggi ciiloriGci oscuri
eran rifratli olire 1' cslrcmilà rossa o inferiore dello spettro solare : 2° , che il
massimo di tomperalura slava tra questi raggi vicinissimo alla delta estremità
rossa. Malus e Rerard ripeterono più lardi le sperienze d' Herschel in presenza
del Bcrtliollet , e confermarono i falli allegali dal celebre astronomo tedesco re-
lativamente all' esistenza di varie radiazioni oscure meno rifrangibiU del rosso
estremo ; ma non convennero seco lui in quanlo alla posizione del massimo di
temperatura, che per le loro ricerche appariva non giù oltre , una si bene sulla
cstremiUi meno rifrangibile dello spettro lucido. Leslic , EngleCcld, Wiinsch^
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Riiter , Davy , Rubland , sì diedero essi puro all'analisi del caler solare, e con-
Fermarono , or 1' una , or 1' allra delle precedenti conclusioni.
Non era certamente credibilo che lo spcricnzc di tanti si sagaci ed abilis-
simi fisici fossero erronee o malfatte : donde pertanto la discrepanza delle lo-
ro osservazioni ? Dalla qualità delle sostanze che componevano i prismi impie-
gati nella decomposizione del raggio solare. Studiando l'andamento del termome-
tro negli spettri somministrati da varie sostanze solide e liquide , Seebcck ebbe
infatti il massimo calore nel giallo in un prisma d' acqua , nel rancio con un
prisma d' alcool o d' acido solforico , nel rosso estremo adoperando un prisma
di crownglass o di alcune specie di flintglass , e sotto il rosso , quando lo spet-
tro era formato mediante certe altre qualità di flint.
Ammesso il fatto , si chiederà ora perchè questi mezzi limpidi e senza nes-
sun colore, i quali assorbiscono ugualmente ogni sorta di radiazione lucida, pro-
ducono tanta alterazione ne' mutui rapporti delle radiazioni calorifiche ? Tale ap-
punto si fìi la quistione che cercammo di sciogliere, anni sono, mediante una se-
rie di spericnze, i cui risultamenti vennero comunicati, per la prima volta, all'Isti-
tuto di Francia ed inseriti negli Annali di Chimica e di Fisica di Parigi per l'an-
no iS32. Esplorate le temperature dei sette colori di uno spettro proveniente da
un prisma di crownglass , e verificata la posizione del massimo di calore sul rosso
estremo , continuammo ad indagare la distribuzione delle temperature nello spa-
lio oscuro consecutivo , e notate le sei posizioni ove il termoscopio sognava , per
l'azione di questi raggi oscuri, le medesime temperature de' sei colori prismatici
superiori al rosso , interponemmo sul passaggio della radiazione uno strato d' ae-
qua , di due linee circa di profondità , imprigionato tra due lamine parallele di
retro ; per modo che i raggi emergenti dal prisma venissero trasmessi da questo
strato secondo una direzione prossima alla normale : misurammo poscia nuova-
mente le temperature delle sei zone oscure e delle sette luminose , e le rinve-
nimmo talmente alterate , che certune erano totalmente distrutte , altre trova-
vansi aver perduto la metà , il terzo , il quarto della propria energia: altre in-
fine non avevano patita che una leggerissima diminuzione. Le zone interamente
distrutte erano quelle occupate dai raggi di minima rifrangibiUtà , ove regna-
vano le temperature del violaceo dell' indaco , del turchino : la perdita diveni-
va di mano in mano più leggieri accostandosi all' estremità rossa , e continuava
a scemare di là , sul rosso , sul rancio ^ sul gi;dlo ; dopo il quale , le ragioni
delle temperature si trovavano quasi inalterate fino all' estremità violacea. Siffatta
azione ineguale dell' acqua sulle varie zone dello spettro doveva manifestamente
spostare il massimo di temperatura e trasferirlo verso i raggi piìi rifralti , im-
perciocché le zone meno rifrangibili, che per amore di brevità chiameremo zone
inferiori , pativano una diminuzione molto maggioro delle zone meno rifraugibili
p superiori ; e ciò accadde realmente ; poiché il massimo di calore lasciò il rosso
4o5
estremo o recossl sull' aranciaio. Questo sperimento dimostrava chiaramente die
il calore diffuso nelle varie parti dello spettro solare non è omogeneo.
La conseguenza ci sembrò imporlantissiraa , atta a riscliiarare molle quislio-
ni di calorimelria ; ed intraprendemmo pertanto con gran fervore alcune ricerche
intomo alle proprietà degli efllussi calorifici terrestri , donde emerse un fatto
talmente contrario alle idee allora dominanti sul calorico raggiante , che dovette
necessariamente sconvolgere le ipotesi adottate intorno all' indole di questo agente:
intendiamo dire della proprietà che possiede il salgemma di trasmettere le radia-
zioni calorifiche oscure nella stessa precisa proporzione del caler luminoso , qua-
lunque siasi la temperatura della sorgente.
In lutti gli esperimenti anteriori, la quantità di calore trasmesso dalle sostanze
diafane , debolissima per le sorgenti di bassa temperatura , non diveniva ben sen-
sibile che dopo r arrovenlamcnlo de corpi o lo sprigionamenlo della fiamma ;
laonde molti tisici negavano al calor oscuro il potere di traversare i corpi , so-
Ldi 0 liquidi , per via immediata j e davan ragione . della trasmissione calorifica
nel caso delle sorgenti di temperatura elevata, ammettendo una trasformazione di
calore in luce. Ora ognun vede che la scoperta di un mezzo solido il quale tra-
smette copiosamente e indistintamente qualunque sorta di calorico raggiante
doveva distruggere compiutamente sifTatta teorica, e sosti luirvene una più confor-
me al vero.
Ulteriori sperienzc ci convinsero infalli che l' eterogeneità degli clementi os-
servata nel calor solare, era parimente negli efllussi raggianti di calor terrestre,
tanto luminosi quanto oscuri , ciie trovammo tulli composti di parecchi elementi
calorifici analogia ai diversi raggi colorati della luce. Questi elemenli traversa-
van tulli copiosamente , ed in quantità prossimamente uguali , gli strali esilissi-
mi di vetro, d'acqua, d'alcool, e venivano trasmessi in diversa proporzione da-
gli strali profondi di siffatte sostanze — Di più — Quantità uguali di calore emerso
da strali di varia natura passavano in proporzioni talmente diverse per una data
lamina delie medesime sostanze diafane e scolorale , che alcune radiazioni erano
totalmente trasmesse , altre lolalmenlc assorbite. Combinando questi dati colla no-
zione della trasmissione coslanle del salgemma per qualunque sorla di radiazione
calorifica, iliroUa o modificata dal passaggio a traverso qualsiasi mezzo diatermico,
ci parve poterne franeamenle arguire, che il cristallo di monte, il vetro, tacqna,
t alcool, e ijcneralmcnlc tulli i corpi diafani e privi di qualunque coloì'azion'O
apparente , erano colorati rispetto al calore ; cioè a dire , che tali corpi ope-
ravano sulle radiazioni calorifiche , come fanno i tnczzi colorati sulla luce.
Allora la quislione relativa alla distribuzione delle temperalure nello speltro
solare si offri sotto il vero suo punto di vista. L' operazione di chi pretendesse
inferire le mutue relazioni dei colori prismatici dallo spettro formalo per virtù di
un prisma tinto internamente di rosso o di turchino sarebbe cerlamealc assurda.
4o6
Tali furono realmente le sperienzo di chiunque volle determinare l'andamento del
calore negli spettri prodotti dai prismi d' acqua , d' alcool , e delle varie qualità
di vetro o d' altra sostanza limpida e scolorala. Per avere una esatta nozione
sulle temperature proprie allo diverse zone dello spettro, bisognava scomporre il
raggio solare col prisma di salgemma, che essendo ugualmente permeabile da qua-
lunque maniera di radiazione calorifica, costituiva , per continuare la nostra simi-
litudine , il vclro bianco del calore. Questa sperienza capitale vcmie diffatto da
noi intrapresa , ed allora trovossi , che il massimo di temperatura era realmente
nello spazio oscuro , non già a conlallo dell' estremità rossa, come lo aveva tro-
valo Herschol padre col suo prisma di flinlglass , ma totalmente staccato dai co-
lori ad una disianza presso a poco uguale a quella che corre in opposta direzione
tra il rosso ed il giallo.
Per mostrar poi che le diversità trovato dai nostri predecessori nella posizione
del massimo di calore sullo spettro solare erano realmente dovute alla iermocrosi,
0 colorazione calorifica , de' prismi adoperati , facemmo il seguente esperimento.
Decomposto il raggio solare col prisma di salgemma, interponemmo succes-
sivamente sul passaggio della radiazione prismatica, uno strato di varie sostanze
limpide e senza colore. Secondo le idee dianzi esposte intorno alla eterogeneità
degli elementi che compongono gli efflussi di calorico raggiante , ed alla termo-
erosi degli strali interposti, egli è manifesto, che la radiazione emergente doveva
presentare delle serie di temperature presso a poco simili a quello ottenute co' pri-
smi pocanzi accennati. E veramente, facendo passare lo spettro calorifico ìiormale
a traverso di una grossa piastra di flmlglass , il massimo di temperatura si ac-
costò alquanto all' estremità rossa , rimanendo tuttavia tra le radiazioni di calore
oscuro. Togliemmo il flint e ponemmo in vece sua un vetro comune : il massi-
mo penetrò nella zona rossa. Al vetro comune surrogammo infine uno strato di
acqua , ed il massimo si trasferì sul giallo.
Ora, a cagione della perfetta limpidità dei mezzi traversati , i colori non sof-
frivano la menoma alterazione, ed il massimo di luce trovavasi pertanto costanto-
menle sul principio del giallo : dunque le zone inferiori dello spettro solare pos-
sono conservare le loro relazioni di energia lucida , e perdere i rapporti delle cor-
rispondenti loro temperature: gli clementi calorifici non son dunque soggetti alle
medesime vicissitudini degli elomenti luminosi; e pertanto, luce e calorico, sono
due agenti diversi, o almeno due modificazioni essenzialmente distinte , di un solo
agente.
Questa argomentazione contro il principio della identità non patirebbe replica,
qualora fosse ben accertato che ad ogni punto dello spettro corrisponde un rag-
gio solo , e che parecchi raggi di vaiio qualità non vi si trovano insieme riu-
niti. Ora la compiuta separazione degli elcmenli che compongono lo spettro
solare è un lirnile impossibile a raggiugnersi , matematicamente parUmdo , per
4.07
virlù (li rifrazione. Collo le circostanze più convenienti , le radiazioni elemen-
tari si ottengono certamente tanto dilatate da formare degli spettri , ove una stri-
scia esile parallela all' asse del prisma e composta di raggi sensibilmente dolati
di un solo grado di rifrangibilità (i) , e tliversi esempi ce ne fornì il sommo
(1) Osserveremo tuttavia cbc , se mediante la forza rifrangente di un prisma limpido e scolorato ,
8' arriva a separare fra di loro gli elementi della radiazione solare a segno tale da poter considerare ogni
zona sottile dello speitro siccome composta di una sola specie di raggi, egli è assolutamente impossibile
di far si clic i diversi elementi luminosi dello speltro vengano posti , per questa medesima forza di rifra-
liooo , in circostanze perfettamente identiche.
È veramente, due clementi, i quali differiscono appena in fatto di rifrangibilità , dovranno allontanarsi
e divergere tra di loro tanto maggiormente , nel passare a traverso il prisma , quanto maggiore sarà la
Tifrangibilità del colore cui appartengono ; per modo che le zone superiori dello spettro avranno evidente-
mente una densità minore delle zone inferiori. Lo spettro neutoniano non può dunque condurre a nessuna
cognizione precisa sui rapporti di potere Hluminanle che posseggono i diversi clementi della luce solare.
Per ottenere siffatti rapporti il prof. Mossolti ha sottoposto al calcolo le varie circostanze doude ri-
sultano gli spettri de' reticoli , i cui colori elementari si schierano gli uni accanto agli altri in virtù della
sola interferenza , ed occupano pertanto degli spazi , i quali dipendono unicamente dal loro periodo vibra-
torio , ossia dalla lunghezza dell'ondulazione eterea. In questi spettri , che vanno esenti dal difetto indi-
cato , il prof. Wossotti rinvenne il punto più illuminato nel bel mezzo del giallo , il quale sta ad cgnal
distanza dai due punti estremi : egli trovò pure, che 1' intensione della luce scema regolarmente ed ugual-
incnto andando verso 1' una o l'altra estremità; in guisa che il limile rosso, ed il limile violaceo, sono i
colori meno vividi dello spettro , e dotati amendue, precisamente, della slessa energia luminosa. 11 prof.
Mossolti dimostrò infine, che i colori di questi due limiti derivano da ondulazioni cleree, le cui rispettive
lunghezze stanno tra di loro nella ragione semplicissima di 2 : 1. Queste scoperte . comunicale dall' autore
all' ultimo congresso degli scienziati italiani , vennero accolte coi più vivi e meritati applausi di quella
dotta riunione: la loro somma importanza si manifesta sofBcientemcnte di per se slessa.... Ci sia sola-
mente permesso di soggiognere , che questi nuovi dati rendono sempre più probabile la nostra teorica del-
le consonaiue e delle dissonanze della retina relativamente alle vibrazioni eleree. ( Vedi il Progresso di
Hapoli , e la Itiblioteca Universale di Ginevra per 1' anno 1842. ).
Secondo tale teorica la visione sarebbe un vero fenomeno di risonanza che , a cagione della tensione
limitala dello molecole nervose le quali compongono la retina, potrebbe soltanto aver luogo sotto l'azione
di una cerla serio di ondulazioni eteree. Lo spettro conterrebbe una quantità d'ondulazioni mollo maggiore
di quelle che appariscono all'occhio. Di qui dal rosso si troverebbero delle ondulazioni più lunghe; di là
dal violaceo delle ondulazioni più brevi : tanto le prime, quanto le seconde, somiglicrebbcro perlcllamenle
alle ondulazioni lucide , e sarebbero oscure, invisibili, per la loro inattitudine ad eccitare mo>inienli vi-
bratori nella retina, colla quale non avrebbero nessuna analogia di consonanza. V ondulazione gialla, per
lo contrario sarebbe la più luminosa di tulle , perchè capace di destare le vibrazioni più energiche nella
retina , in virtù della sua concordanza perfetta colla tensione delle molecole le quali compongono questa
membrana dell'occhio. Cosi si concepisce facilmente come nello spettro solare I' ampiezza delle ondulazioni
eteree, la loro energia , e per conscguente la loro temperatura, possono continuare a crescere andando dal
giallo al rosso , e progredendo oltre nello spazio oscuro consecutivo , mentre l' intension luminosa scema
rapidamente e si estingue del tulio sul rosso estremo. Ma restava da spiegarsi il perchò sillalta diminu-
liore è più rapida ch^ dalla banda opposta , andando cioè dal giallo al violaceo. Presentemenlc, il bel la-
voro del prof. Mossolti ci mostra che tale dilTercnza di progressione luminosa deriva unicamente dalla ine-
guale distribuzione de' raggi nello spettro prismatico , e che sparisce del lutto negli spettri de' reticoli ,
le cni radiazioni sono distribuite uoifurmcmentc.
La *cma;ione delta luce è dunque più vigorosa nel centro giallo dell' immagine normale ove trovasi l'on-
dolaiione dotala del periodo vibratorio più conveniente alla (emione «noloco/are della relina : di là essa
diminuisce vgualmente dall'uno e dall' altro lato , sino al punto ove le pulsazioni delle ondulazioni cle-
ree divengono troppo rapide o troppo Unti per eccitare movimenti di rijonania nelle molecole della reuoa.
4o8
Newton nelle sue ammirande spcricnzo sulla composizione della luce. Ma i fisici
cbc studiarono la distribuzione delle temperature nello spettro solare impiegaron
eglino Tcranienle de' roggi omogenei in ogni zona dello spettro ? La quistione è vi-
tale pel principio della idenlilà , imperciocché se il rosso , il rancio , e il giallo
non fossero puri , e contenessero invece de' raggi di calor oscuro , potrebbe darsi
che le alterazioni osservate nelle temperature delle zone inferiori dello spettro de-
rivassero da questi raggi , e non già dal calor proprio dei colori ; per modo
che, a malgrado dulie apparenze contrarie , le azioni calorifiche de' raggi colorati
mantenessero costanti le mutue loro relazioni, traversando le lamine e i prismi di
qualunque sostanza trasparente e scolorata: come deve succedere necessariamente
se luce e calore sono una cosa sola.
Vedremo in breve questa spiegazione consolidata dal fatto : e che .. pertanto,
i risultamenli ottenuti dai fisici intorno alle svariate posizioni del massimo di ca-
lore nello speltro solare , non sono semplici , ma composti. Questo massimo si
rinvenne talora nel rosso , talora nell' aranciato , e talora nel giallo , perchè le so-
stanze diafane che costituivano il prisma assorbivano in diversa proporzione certi
raggi di calor oscuro commisti ai colori delle zone inferiori dello spettro in forza
del metodo difettoso impiegato nelle sperienze.
Per avere una prima dimostrazione di questo principio si copra una delle
tre superficie d' un prisma ordinario di vetro con uno strato d' inchiostro della
china ; e lasciatolo disseccare , si divida in tre porzioni uguali secondo la dire-
«ione normale all'asse. Si tolga poi con un temperino o con qualunque altro ar-
tifizio , lutto 1" inchioslro dello scompartimento di mezzo , ed una sola slrisciolina
larga 4 > o 5 millimetri lungo uno spigolo dei due scompartimenti laterali ; in
guisa che queste due strisciohne libere dalf inchiostro siano opposte , e vengano
a formare una specie di zeta colla loro riunione a!la fascia centrale.
S' intenderà di leggieri, che il raggio solare emerso dal prisma cosi disposto,
genererà tre immagini colorate poste l' una accanto all' altra ; l' intermedia vi-
vace e briosa dovuta alla porzione interamente scoperta del prisma; le altre due
fievoli e palliducce provenienti dalle striscio laterali. S'intenderà parimente, che
l'immagine, o spettro di mezzo, avrà ogni sua estremità sugli stessi confini d'una
delle estremità appartenenti agli spettri laterali ; e che qualora il suo rosso estre-
mo si trovi , per esempio , sulla medesima linea del rosso dovuto allo spoltio si-
nisli'o , r estremo suo violetto sarà sulla linea del violetto proveniente dallo spet-
tro destro, o viceversa. Quanto agli altri due limiti delle immagini laterali ^ essi
non verranno già a disporsi lungo l' estremità dell' immagine centrale , ma con-
tro qualcuna delle tinte interne ; e saranno evidentemente , tanto più lontani tra
di loro , quanto minore sarà la larghezza delle striscioline scoperte per riguardo
all'ampiezza del prisma.
In una delle nostre osservazioni relativa ad un prisma equilatero di crown-
4o9
glass (li 4o millimelri d' ampiezza con 5 millimelri di larghezza per le striscio la-
terali, si chbe ad una disianza di due metri , il rosso estremo dello spettro siai-
Btro sulla stessa linea del giallo superiore appartenente all' immagine centrale ,
ed il violetto estremo dello spettro destro sulla linea del lurchino della detta im-
magine centrale. Un prisma d' acqua , il cui angolo rifrangente era di 79" , pre-
parato nello stesso modo , o/Triva delle apparenze al tutto analoghe. Sì nell'uno,
che neir altro caso , 1' estremità rossa dello speltro sinistro recavasi a livello del
verde dell' immagine centrale, quando le osserrazioni si facevano ad uq metro di
distanza dal prisma.
Scomponiamo mentalmente la parte centrale e interamente libera del nostro
prisma in una serie di elementi longitudinali, le cui larghezze siano quelle smesse
delle due striscio degli scomparlimcnlj laterali. Egli è manifesto che ciascheduno
di tali elementi produrrà una immagine rifratta simile ai due speltri pallicU do-
nili allo dello striscio laterali , e che le due ultime immagini della serie saranno
come la continuazione di essi spettri. Dunque il rosso ed il violetto , che vedia-
mo accanto al giallo ed al turchino del vivo spettro centrale, sono anche nell' io-
temo di queste due ultime tinte. Siffatto argomento sulla presenza di un colore
eterogoneo ò irrefragabile ; e vale per tutte, o quasi tutte, le gi-adazioni della imm»
gme formata dallo scompartimento centrale , che invece di essor pure, contengono
per conscguente vari colori— V'ha più— Oltre il limile rosso dello spettro neu-
tomano trovasi la radiaiione calorifica oscura scoperta da Herschel , che secondo
le nostro osservazioni , è composta di diverse qualità di calore. Ma I' esperienza
ed il raziocinio ci hanno dimostrato che nella parte superiore del giallo avvi uno
dei prefati limiti rossi del Newlon. Dunque il giallo , l'aranciato, ed il rosso deUo
spettro centrale , cioè il giallo , 1' aranciato , ed il rosso dello speltro prodotto ad
uno o duo metri di distanza da un prisma ordinario lolalmenle investilo dal ragw
• gio solare , contengono dei raggi di varie specie di calor oscuro.
Che siiratlo miscuglio di luce e di calor oscuro fosse nelle sperienze dei fi-
sia, 1 quali intrapresero l'analisi del calor solare , non e da dubitare, quando
« confronlino colle nostro le loro osservazioni ; poiché h dimensioni dei rag-
gì , e dello superficie esplorata ; i valori degli angoli rifrangenti ; le distanw
dei punii d'osservazione ai prismi, tutto era consimile a quanto si prese dianzi per
esempio. Anzi , quasi sempre , 1' uno o l'altro dei dati fondamentali su cui pogw
già la nostra obbiezione , cioè la troppa ampiezza del fascio de' raggi incidcnU,
e la frappa vicinanza dei termometri al prisma , erano anche più esagerali. £
▼eramcnle, Berard misurava le temperature de' selle colori principali dello spettro
ad un mezzo ìiiclro di disianza dal suo prisma , il quale era equilatero , e do
componeva un raggio solare di i.5 millimetri di diametro: Seebeck faceva le sue
ricerche, intorno alla disposizione del calore ncgU spettri prodotti dalle sostanze
Jiquide, ad uno o due metri di distanza, ma egh impiegava de prismi le cui su-
4io
perficio laterali, totalmente invase dal raggio solare, avevano 80, 100, e persino
no millimetri di larghezza !
Un' altra cagione d' errore nella posizione del massimo di temperatura , che
non sembra essere stata sin qui avvertita , risiede nello strumento termoscopico.
A nessuno dei lauti sperimentatori i quali studiarono le temperature dello spettro
solare, cadde forse nel pensiero, cìw facendo passare sueeessivafnetite un termo-
metro, 0 termoscopio, per tutte le (jradazioni prismatiche , e supponendo che lo
strumento sia arrivato dappertutto allo stalo d equilibrio , la colonna liquida
possa rimanere assai piti bassa sulla linea della ?nassitna temperatura dello
speltro j che fuori di essa linea : per cui si trovano talune circostanze , ove le
indicazioni di un termometro che percorre successivamente le varie zone dello
spettro conducono a conclusioni del tutto erronee.
Per mostrare la possibilità di queste false indicazioni del termometro , consi-
deriamo , prima d' ogni altra cosa , che partendo dalla linea ov' è posto il mas-
simo calore , la temperatura non decresce ugualmente dirigendosi verso le due
esti'cmità dello spettro. La diminuzione è molto più lenta andando verso il limite
violaceo, che dal lato opposto : basti il dire che la distanza tra il massimo ed il
primo limite essendo uguale all' unità , il valore della distanza tra il massimo ed
il secondo limite arriva a mala pena al terzo , ed in parecchie circostanze si ri-
duce persino ad un quinto . o un sesto.
Immaginiamo pertanto lo spettro solare diviso in una serie di zone parallele
tra di loro ed all' asse del prisma , le quali sian tutte larghe due millimetri , e
rappresentiamo le quantità di calore contenute nelle zone vicine al massimo coi
numeri seguenti :
Numero d' ordine .
. . 1 .
. . 2 .
. . 3 .
. . 4 .
. . 5 .
. . 6 .
. . 7
Temperature
. . 44 .
. . 46 . ,
. . 48 . ,
. . 50 .
. . 42 .
. . 34 . ,
. . 28
Supponiamo presentemente che si pigli un termometro il cui bulbo 0 serba-
tojo abbia sci millimetri di larghezza. È chiaro che tale strumento introdotto in qualun-
que posizione dello speltro , non potrà misurare la temperatura di una sola delle
prefate suddivisioni , ma si bene la media di parecchie suddivisioni consecutive ;
poiché r ampiezza di ogni zona elementare in cui abbiam partito lo spettro e due,
mentre quella del bulbo e sci: laonde^ se il principio di esso bulbo si riscontra
esattamente col principio di una delie zone elementari , il termometro occuperà
di necessità tre delle nostre suddivisioni. Supponiamo inQne, che il termometro per-
corra gradualmente o.gni parto dello spoltro , sicché il suo bulbo venga a coprire
successivamente , tre per tre , le zone elementari. Si avrà colla massima facili-
tà e r indicazione termometrica , e la posizione del raggio cui verrà attribui-
ta dall' osservatore siffatta indicazione , riunendo , tre a tre , i valori delle stri-
4ii
scie consecutive , in guisa che i numeri corrispondcnlì alle slriscie fli raggi che
percuotono i duo lati del lermomclro vengano sotto il numero che corrisponde a
quella data osservazione. Queste diverse operazioni sono indicate nella seguente
tabella :
Nomerò d' ordino .... 1 .
Temperataro 44 .
Posiz. e temp. del lerm.
2 ^
. 3 .
. . 4 .
. . 5 .
. . 6 . .
. 7
46 . .
. 48 .
. . 50 .
. . 42 .
. . 34 . .
. 28
44
46
48
50
42
48
50
42
34
28
138 . .
144 .
. 140 .
. 12G .
. 104 . .
/
dalla quale apparisce che il termometro sogna il massimo sotto i! numctro tre : e
noi sappiamo tuttavia^ che il raggio piii intenso sta sotto il numero quattro , come
Io mostra apertamente la serie delle temj)erature da noi attribuita alle zone ele-
mentari. Le osservazioni termometriche posson dunque trarre in inganno , per-
rhè il termometro , in vece di misurare la forza calorifica d' ogni raggio indivi-
duo , somministra la temperatura media di parecchi raggi consecutivi ; per modo
che la probabilità dell' inganno aumenta , manifestamente , col diametro del bul-
bo termoscopico.
Resta ora vedere , se abbagli di questa fatta sono realmente occorsi nelle
sperienze relative all'anfilisi del caler solare. Per saperlo con certezza converrebbe
avere una esalta nozione de' diametri degli strumenti termoscopici adoperati ; e
non tutti gli autori li hanno indicati. Sappiamo soltanto che Berard fece uso di
termometri a mercurio , il cui bulbo , di forma cilindrica , aveva im diametro
di 4 millimetri ; e che Scobcck impiegava de' termometri ad aria con palle di
mezzo pollice, o i3 mil''melri circa^ di diametro. È presumibile, clic le dimensioni
degli strumenti adoperali dagli allri osservatori fossero comprese tra questi due
limili. Ad ogni modo, ecco in qual guisa siamo arrivati a convincerci che l'er-
rore in quislionc si produce di fatto , con certi prismi , mediante alcune palle
tormoscopichc meno voluminose di quelle di cui è parola nelle sperienze del See-
bcck.
Una pila termoelettrica di 20 coppie , le quali formavano un quadrato di io
millimetri di lato, ed un altra di 12 coppie larghe 2 millimetri e disposte in una
fila sola , aniendue munite di scatole metalliche con aperture susccllive di au-
mento e di diminuzione che davano accesso ad un fascetto più o meno ampio
di raggi calorifici, vennero iutrodotle nelle varie zone di uno spettro proveniente
da un prisma lontano i"",2o , il cui angolo rifrangente era di 79° , e la parte
attiva della sua superficie anteriore 5 millimetri. •
Un ottimo galvanometro in comunicazione successiva colle due pile fornì i
dati seguenti
Sa
Iis
EnEBGU DEU.A RADIAZIONE CALOBIFICA
DUVKTBO DEL COEFO
TEBUOSCOFICO.
A.
B.
G.
D.
E.
miniai.
IO . .
21,5 .
. 26,8 .
. 27,5 .
25,6 .
. 22,3
5 . . .
i6,7 .
. 21,8 .
. 22,4 .
i9>7 •
• 16,9
2 . .
21,2 .
. 25,4 .
. 24,5 .
20,1 .
. i4,8
I . .
. 4,1 .
. 16,8 .
. 16,2 .
i3,5 .
. 9.8
0,5. .
9.2 •
. 11,1 .
. 10,6 .
9.1 •
. 6,4
Le Ictlerc poste in capo delle cinque ultime colonne si riferiscono alle zone oscu-
re e luminose, che appariscono sullo tinte prismatiche vedute a traverso una di quelle
lamine di vetro di un vivissimo color turchino di cobalto , le quali sono oramai
comunissimo nel commercio. Tutti sanno, che lo spettro in tal guisa osservato mo-
stra un complesso di zone chiare e scure , le quali fan risaltare vivamente certi
colori, ne distruggono alcuni e rendono gli altri sudici, foschi, indistinti. La serie di
queste zone , nelle circostanze da noi adottate , cioè , osservate in uno spettro ge-
nerato da un prisma il quale sia invaso direttamente dai raggi solari , comincia
con una zona di un rosso piuttosto vivo , cui seguita una zona più stretta di rosso
cupo , indistinto : vien poscia una zona di un giallo vivido e brillante ; quindi
una seconda zona scura di color verdastro, meno fosca e meno ampia della pre-
cedente : poscia il turchino un po' annerito: e finalmente l'indaco ed il violetto,
che non sono gran fatto alterati per la loro trasmissione a traverso del vetro co-
lorato.
Le apparenze delle quattro zone chiare e scure cambiano colla larghezza del
prisma ed il poter dispersivo della sostanza che lo compone ; ma 1' onUne della
loro successione rimane sempre lo stesso ; esse corrispondono invariabilmente alle
medesime tinte dello spettro, e possono quindi adottarsi utilmente come pimi i di
riseonlro.
Un altro vantaggio che si trae dall' impiego del vetro turchino si è la deter-
minazione esatta del limite rosso.
Quando si guarda ad occhio nudo lo spettro dipinto sopra una data super-
ficie , la zona rossa apparisce molto più stielta di quello eh' essa è realmente ;
ed osservando per la prima volta 1" immagine prismatica a traverso del vetro
turchino , reca veramente maraviglia il vedere F estremità rossa penetrare entro
lo spazio oscuro di una quantità notabilissima. Questo fenomeno e manifestamen-
te dovuto al grande assorbimento di luce operalo dal vetro turchino sulle radia-
zioni della parte centralo dello speltro ; e segnatamente sulle radiazioni dello spa-
4i3
zio circostante , che , malgrado le disposizioni opportune onde operare al buio ,
riceve sempre una quantità notabile di luce difTusa : poiché la pupilla si dilata
per la sopravvenuta oscurità , e 1' occhio diventa più sensibile all' azione della
debolissima tinta rossa clic termina 1' estremila inferiore dello spettro.
A ciò s' aggiugne la qualità della tinta che sorge su tutti gli oggetti circo-
stanti alla immagine prismatica , che per la legge della opposizione , fa spiccare
viemaggiormente sul l'ondo turchino il rosso cupo del limile inferiore dello spoltro.
Questo limite e rappresentato nel quacbo precedente della lettera A : le altre
lettere indicano le quattro principali zone chiare e scure dovute alla interposi-
zione della lamina colorata ; e così :
A corrisponde al rosso estremo dello speltro.
B . . . . alla metà del rosso.
G .... al principio dell' aranciaio-
D . . . . alla metà del giallo.
E . . . . alla metà del verde.
Per disporre la pila in questi diversi punti si adatta alla parte anteriore del
suo involucro un cartoncino bianco intagliato ove trovasi un segno che indica la
linea centrale del corpo tcrmoscopico. Le zone chiare e scure prodotle dalla
interposizione del vetro turchino si vedono con tanta chiarezza dipiiitc sul carton-
cino da rendere oltremodo facile l' assolto della pila , e da poter gingncre in tal
guisa alla massima precisione nelle misure : e che ciò sia , ce lo comprova lo
stesso strumento tcrmoscopico , sul quale Icggcsi una indicazione presso a poco
costante quando si ripete varie volle di seguilo la medesima esperienza : tre os-
servazioni por ognuna delle cinque posizioni suindicate bastano per avere dei dati
ben comparabili. S" intende poi che tali osservazioni devono essere collcgate in-
sieme per mezzo di serie ascendenti e discendenti , ed eseguite entro brevi in-
tervalli di tempo ; cose tutte che si possono facilmente e comodamente ottenere ,
mercè la sensibilità e la prontezza delie indicazioni del ternio-molliplicatorc. Le
osservazioni sono già suQicicnlemcnte comparabili operando due ore prima o dopo
il meriggio ; tulle le mie spcricnzc di confronto furono tutlavia effctluate dalle
undici antinieriihane al tocco, durante le beile giornate di giugno , luglio e ago-
sto , 0 sotto il cielo di Napoli , ben noto per la trasparenza dell' atmosfera. Si
disponeva il prisma vicino ad un apertura circolare di un decimetro circa di dia-
metro , la quale serviva ad introdurre la luce solare nella stanza buia destinata
alle osservazioni : il prisma era orizzontale , e 1' angolo rifrangente disposto per
modo da piegare all' insù il raggio rifralto , e farlo uscire sotto un angolo uguale
a quello dell' incidenza. La pila termoelettrica, guernita del suo cartoncino e po-
sata sopra un sostegno distante i^^jae dal prisma, veniva successivamente sta-
4,i|
bilita nollc cinque posizioni suddeUe, mediante un meccanismo a vite, che permet-
teva di sollevarla e fermarla saldamente all'altezza necessaria.
Abhiam voluto entrare in tutte le minuzie relative a questo metodo di osser-
vazione perchò, dovendone riferire parecchie applicazioni in queste nostre ricerche
sull'analisi del caler solare, era d'uopo descriverlo, sin dal principio, con suflB-
ciente chiarezza, e compiutamente, onde evitare in seguito le inutili ripetizioni.
Esaminiamo presentemente le conseguenze risultanti dalla nostra tabella. Lo
due prime serie trasversali indicano la massima temperatura in C , e le tre ul-
time in B : esplorando la gradazione del calore in eerti spettri, la posizione
apparente del maswno cambia dunque effettivamente, per virtù, della sola va-
riazione di inde nel corpo termoscopico.
Costrutti graficamente i risuilati delle nostre cinque serie , si vede il massi-
mo, che nella prima serie era prossimo a C, discoslarsene maggiormente ed avvi-
cinarsi a B nella seconda. Quanto alle tre ultime , il massimo non cambia sen-
sibilmente di situazione , e si mantiene sempre accanto a B. Tutto ciò si deduce
anche dal puro confronto dei dati numerici delle sperienze.
D caso , che abhiam preso in considerazione è uno de' più idonei a mostrare
r influenza dovuta al diametro del corpo termoscopico sulla posizione apparente
del massimo di temperatura nello spettro solare : questa influenza cessa quando
il diametro deUa pila si riduce a due millimetri di larghezza ; imperocché tutte
le dimensioni inferiori danno il medesimo ri.=u] lamento : se ne arguisce pertanto,
che non sarà più possibile l' ingannarsi , per questa cagione , intorno alla posi-
zione del massimo, qualora , entro i limili di distanza ove abbiamo operalo , la
dimensione del corpo termoscopico secondo la direzione parallela all' asse del
prisma^ non oltrepassi il suddetto limite di due millimetri. Ecco perchè quasi tutti
i nuovi clementi che recheremo successivamente sul campo delle nostre discussioni
furono eseguiti con un termo-moltiplicatore a pila lineare , di una larghezza attiva
d' un millimetro , mentre la distanza del prisma era di i'°'',2o.
Non credemmo opportuno di operare ordinariamente a maggiori (Ustanze
perchò , volendo servirci de' raggi solari direltamento rifralti , senza l' intervento
della riflessione che avrebbe troppo affievolito il vigore della radiazione, era d'uopo
tenersi alquanto vicino al prisma, onde evitare il movimento troppo rapido delle
zone prismatiche dovuto alla rolazion diurna del globo terrestre. E qui gioverà
notare che 1' ora delle osecrvazioni , la forma dello strumento termoscopico , la
prontezza delle sue indicazioni , cospiravan tutte a rendere sensibilmente nulla
nelle nostre sperienze l' influenza del movimento proprio dcUa terra. Infatti qua-
lora si osservino i soli deviamenti impulsivi dell' ago galvanometrico dovuti alla
anione calorifica delle varie zone dello spettro, senza aspettare altrimente l'equi-
librio stabile , o deviamento definitivo del detto ago , giugnesi allo scopo en-
tro una fraziono di minuto ; e durante questo breve intervallo di tempo, il movi»
4iS
mento del raggio rifrallo in virtìi della relazione diurna , e debolissimo a dodici
dccimclri di disianza. Olirceli^ , per 1' ora prossima al meriggio , la traslazione
del raggio secondo la verlicalc ò appena sensibile ; e la componente orizzon-
lale non prodiu;c nessun effetto nocivo , perchè il prisma essendo orizzontale
e più lungo assai delia pila, questa, che sta essa pure orizzontalmente disposta e
quindi parallela alle zone dello spettro , rimane di continuo immersa nella me-
desima zona , le cui varie porzioni consecutive , di egual forza calorifica , pas-
sano successivamente contro la sua apertura.
Talvolta la dilficoltà di avere certi prismi di una larghezza sufficiente ci co-
strinse ad operare più accoslo al prisma : ma in tali circostanze ristringemmo
nella medesima proporzione 1' apertura della pila, ond' evitare l' errore dovuto alla
troppa larghezza del corpo termoscopico ; poiché l' influenza della detta dimensione
è esattamente proporzionale alla lontananza del prisma : laonde, siccome 1' espe-
rienza ci ha dimostrato che, ad una distanza di dodici decimetri , si può adope-
rare , senza timore di alterare apparentemente la posizione del massimo , un corpo
termoscopico largo uno o due millimetri ; cosi per evitare la medesima cagione
d'errore ad una distanza di sei decimetri, per esempio , sarà d'uopo ristringere
di una metà 1' apertura della pila ; per quattro decimetri converrebbe ristringerla
di due terzi ; e via dicendo.
Eccoci ora in possesso di tutti i dati necessari allo studio sperimentale del-
l' influenza dovuta alla larghezza del prisma , col quale si ottiene la scomposi-
zione del raggio solare.
Per avere delle superficie rifrangenti di varie larghezze, avemmo quasi sem-
pre ricorso all' artifizio dianzi descritto , il quale consiste a coprire d' inchiostro
della china la superficie anteriore di un prisma d' assai ampie dimensioni , e ri-
muovere, in seguito, una porzione dello strato sovrapposto. Talora adattammo an-
che al prisma una guarnizione con lamine mobili , le quali lasciavano percuo-
tere sulla superficie rifrangente un fascio più o meno ampio di raggi. Si nell'uno,
che ncir altro caso il prisma era, come abbiam dello , prossimo all' apertura della
stanza buia , totalmente investilo dalla luce solare , orizzontalo , e volto in guisa
da rendere l'angolo di emergenza uguale all'angolo d'incidenza.
Riferiamo presentemente i risultati di Ire serie di sperienze intorno a diversi
spettri, che si trassero da un medesimo prisma d' acqua racchiusa entro tre lamine
di vetro, congiunte insieme sotto angoli di 4-o°, 61°, e 79°. L'angolo rifrangente
impiegalo fu sempre qncllo di 79°, costrutto espressamente ondo aumentare , jwr
quanto mai si poteva^ il debole poter dispersivo dell' acqua.
4i6
Lahghezz* dklla FACOà EnEIIGU DELLA lUDIAZIONE CALORIFICA
INTliBlOnE DRL PBIS3I1.
A.
B.
C.
D.
E.
mill.
1,5 .
. . 9,7 .
. 10,4 .
. 9,5 .
. 8,7 .
. 5,6
5 . .
. . 14,1 .
• 16,8 .
. 16,1 .
. 13,6 .
. 9.8
15 . .
. . 17.-> .
. 20,0
. 29,8 .
. 30.8 .
. 29,2
Basta dar un occliiala ai numeri contenuti in questo quadro per accorgersi
clic r ordine e la distribuzione delle temperature sono diversissimi ne' tre speltri.
Il massimo , che trovasi tra A e B nel primo spettro , passa tra B e C nel so-
coudo , e tra G e D nel terzo : la linea del massimo calore si trasporta, per-
tanto , gradualmente dal rosso al giallo di 7nano in mano che cresce P am-
piezza del prisma.
Dopo le considerazioni dianzi esposte intorno alle zone elementari prismati-
che , s' intenderà di leggieri la cagione di siffatto trasporto.
E per vero , ogni elemento o striscia longitudinale della superficie anteriore
dell' angolo rifrangente forma uno spettro composto di raggi calorifici oscuri , e
di raggi calorifici luminosi. Supponiamo che i primi sicno rappresentati dalle
lettere o , o', o", o'", o"", ec. ed i secondi dalle lettere 1 , 1', 1", 1'", ec.
Consideriamo in primo luogo lo spettro calorifico normale , cioè Io spettro
calorifico tratto dal salgemma , ove la massima temperatura succede , come ab-
biam detto, nello spazio oscuro. Supponiamo^ per maggior chiarezza, che questo
spazio contenga cinque sole zone elementari , e che il massimo sia sulla terza.
Le temperature delle varie zone lucide ed oscure prodotte dalla rifrazione di un
solo elemento prismatico saranno figurate dalla serie
o, 0', o", o'", o"", I , 1', 1", 1'", I""ec.
ove il valore d' ogni termine andrà crescendo da o sino ad o" , e scemerà po-
scia sino al totale estinguimcnlo della radiazione calorifica.
S'immagini ora che la luce solare investa prima una sola, poi due , poi
tre striscic elementari prismaliche , e via dicendo, cominciando dallo spigolo del-
l'angolo rifrangente, ed aumentando man mano la porzione attiva del prisma.
Si otterranno evidentemente degli spettri sempre più vigorosi ove le temperature
verranno espresse come segue.
DlSTRIBUZTONE DELIE TEMPEUATORE
SrrcEssioira
DEGÙ
«PETTRI.
0 .
0 .
0 .
. 0' .
. o'+o .
. o'+o .
calar oscuro
o" . . 0'" .
. o"+o' . . o"'+o" .
. o"+o'+o . o"'+o"+o'
o"" .
. o""+o"' .
. o""+o"'+o"
I
. l + o"" .
. l+o""+o"'
calar luminoso
. 1' . . I" . .
. l'+I . . »"+!' • ■
. l'+l+o"" . 1"'+1"+1
1°.
2".
3".
«e. .
ce.
ec.
ec.
Ora o" essendo per ipotesi il raggio più intenso , e gli altri decrescendo
dall' una e dall' altra banda in diversa , ma però sempre regolar progressione,
ognun vede che i binomi o"-ho' , e o"'-j-o" saranno quantità superiori a tutti
gli altri termini della seconda scric ; e che , per lo stesso motivo , il trinomio
o'''-j-o"-fo' sorpasserà qualunque termine della terza serie. Laonde il massimo
calore del secondo spettro non cade più esattamente nella terza zona come il
massimo del primo spettro , ma si bene tra la terza e la quarta ; ed il terzo
spettro, in vece di avere il massimo calorifico sulla terza zona, lo tiene precisa-
mente sulla quarta. In altri termini , la zona ove regna la temperatura massima
si allontana tanto più dal limite di minor rifrangibili là , quanto maggiore è il
numero delle striscio prismatiche elementari che concorrono alla formazione dello
spettro.
// trasporlo del massimo verso i raggi piii rifratli può dunque sticcedere,
in virili del solo aumento di larghezza nel prisma solloposlo alla radiazione
solare : e però , da questo lato il salgemma si comporta come 1' acqua , il ve-
tro , o qualunque altro mezzo limpido e senza colore.
Ma per tutti questi mezzi, diversi dal salgemma , inter\iene una seconda po-
tentissima cagione di spostamento nella zona di più alta temperatura, cioè , l'a-
zione più o meno energica dell' assorbimento, che siffatte sostanze esercitano sulle
varie specie di calore oscuro. É facile il dimostrare , che lo spostamento dovuto
a questo assorbimento ha luogo secondo la rifrangibilità ed aumenta , come il
precedente , in virtù della larghezza del prisma.
E veramente, iramagioiamo una sostanza che assorbisca tutto il calor oscuro:
i cinque primi termini delle nostre serie saranno distrutti ; gli altri più o meno
modificali ; ed il massimo di calore si recherà, sull' oliavo termine per la terza
serie , sul settimo per la seconda , sul sesto per la prima , poiché
1" + 1' + 1 > 1' + 1 > 1 ,
fi per virtù di 1 > 1' , e di 1' > 1" ,
l' + l >!" + !'> 1, I>1'>1".
4i8
Si r mp sono le parti che tagliano sugli assi delle x e
delle %j , a partire dalla origine , le perpendicolari abbassate dal punto che ha
per coordinale jo e y su gli assi medesimi ; così si ricaveranno dulie equazioni
«uddclte i valori di p + mq e di^q -f- mp che sono
e' (b — 27na)—- e (ò' — zma')
P + '"^'=' 2iaù'^òa') '
rf* (ò — •zma) •"' d (ò' — 2ma')
^ + "^= 2ic^'-ba') -^
e si porteranno rispettivamcnfo su gli assi delle X e delle 7/ : e le perpendicolari
a questi assi pei punti che per lai guisa vcngonsi a determinare fisseranno la posi-
zione del centro del cerchio cercato. 11 raggio poi si determinerà facilmente dal-
l'ultima delle equazioni trovale nel num. precedente riflettendo che la quanl'là
/)* rh 7* H- zmpq esprime il quadrato della retta che unisce 1' origine delle coor-
dinate col centro del cerchio di già determinalo.
4.. Volendo interpetrare che cosa indichi l'equazione di condizione, si rifletta
che nulla impedisce di supporre che gli assi defle coordinale sieno paralleli a
quelli di una delle due curve date, e che perciò si abbia m = o e b= 0: la sud-
detta equazione di condizione, supponendo che non sia c=a, ciocche una delle
curve date sia un cerchio , si riduce a b' = 0 : e quindi ne segue che :
Se due curve dì secondo grado s incontrario in quattro punti situati sulla
periferia di un cerchio avranno gli assi paralleli , e viceversa.
5. Allorché le curve date s'incontrano in f|uatlro punti le equazioni (i), (2)
trovate nel n. 2 appartenendo a due iperbole che passano per quesli stessi quattro
punii debbono essere idcaliche , come nel cilalo n. abbiamo detto. Ma quando le
curve date s' incontrano in tre punti , poiché un cerchio non può mai tagliare
una curva conica in tre punti , è chiaro che il cerchio il quale passa pei tre
punii comuni alle due curve date incontra poi ciascuna in un altro punto diver-
so. Quindi siccome le citale equazioni (1)^ (2) indicano le curve che passano ri-
spellivamenle pei punti comuni al cerchio ed a ciascuna delle curve date , ne
segue che esso non debbono più essere identiche , e per conseguenza devosi da
altri princìpi dedurre la determinazione del cerchio cercalo. Esaminiamo primie-
ranicnle qual è la condizione necessaria affinchc le due curve date avessero sol-
taolo tre punti di comune : e siccome in questo caso eliminando la y dalle duo
4^9
rquazioni date , dovrebbe aversi un' equazione di terzo grado , così facendo que-
sta eliminazione ed uguagliando a zero il coelTicicnlc di ar* , si avrà per la cer-
cala equazione tli condizione
( ce' — a'e )' -t {ab' — a'b) {be< -^ ò'c ) = o {ì) {*)
Or siccome , qualunque siono le equazioni date, noi potremo sempre , elimi-
nandone una volta a?' ed una volta y* , ricavarne altre due , dello quali una sia
mancanle del termine in ar* e l' altra del termine in y' , per brevità di calcolo
supporremo le equazioni date giù poste sotto questa forma ; cioè che sieno
mf -i- bxy ■+■ dy ■+■ ex +f = o , (2)
c'x' -ì-b'xij-i- àtj-i- c'x -f y = 0. (3)
Allora ponendo a! = e = 0 Y equazione (i) diviene
ac' —bb' = 0.
Intanto se molliplicliiamo l'equazione (2) per <»a: -f- ,3 > e la (3) per oly -}-jj'
sommando i due prodotti , otterremo
«fjcT!/' -j- b:,x'^ y -j- fl-^T/' + (Lxy + exx"* -j- dp/ -f- c^^x -\-f^
+ b'»'xy' +cV't' y +d'^'y''-\- ò^xy -^c'^'x'' -^f'x'yA-fxX +// ( _
-f c'dxy _|- d'^y 4- é^'x
= 0
ed uguagliando a zero i coeCBcicnti di ar'?/ , xy"" ; quello di a;' a quello di y' ;
e quello di xy a giacilo di y^ moltiplicato per 2m , si avrà
Oj, •+■ b'ì = 0 ,
b}.-^ c'x' = 0 , V ,,,
d*-^b^-t cV -H b'^' = 2m (aa + d'J). i ^*'
e r equazione precedente diverrà
( a^-kd>.')(7f-i-2mxy^x') + id^+d'^'+f.')y + {e^+fi + e'^')x+f^+fp^:
e J Ponendo in questa equazione a = e e 6 = 0, (Hoò supponcodo ctie una delle curve date sia DD cer-
chio , SDppùsto gli assi reltaogolari , si ottiene
{e' — a')* +b''=o
equazione che non potrebbe Tcrifìcarsi te non facendo pare c'::=a', e &'=:o; onde supponendo che ciò
DOD abbia luogo, cio6 che laltra delle curve date sia una curva conica, ne segue, come abbiamo asserito
più sopra , che uo ccrcirio dod può mai tagliare una curva del secondo ordine in tre paoli.
hZo
che appartiene ad un cerchio , il quale passa pei punti comuni alle curve date,
e di più incontra la curva dell' equazione (3) nel punto che ha per ascissa
x = ~- -~ , e quella dell' equazione (2) nel punto che ha per ordinata y= — ^'
Ciò rcndesi manifesto osservando che dopo aver moltiplicata l' equazione (2) per
«a; -h ^ r equazione che si ottiene rappresenta la curva data e la retta espressa
dall' equazione x = ^ ; e la (3) moltiplicata per «'?/' ■+■ ^' dinota l' altra curva
data e la retta dell' equazione y = — ^ ; onde il cerchio dovrà passare pei
punti comuni a questi due sistemi di lince. Da ciò deducesi inoltre che il cerchio
dato dall' equazione precedente deve passare pure pel pimto che ha per coordinate
x-=. — ^>!/ = — jr> come è facile verificare tenendo presenti le equazioni di
condizione.
Per determinare ora le quantità i , 6 > «' j ^' , si rifletta che dalle prime due
delle equazioni (4) si ha
donde si ha il valore di — e 1' equazione di condizione ce' — bb' = 0 : le al-
tre due poi danno i valori di -L- e di -^ , e siccome I' equazione del cerchio
divisa per »' contiene appunto le quantità -^ , -^ > -^' > cosi resterà piena^
mente determinata, e si potrà quindi costruire il cerchio da essa rappresenta-
to. Giova avvertire che siccome per mez?o del}' equazione (2) si determina facil-
mente r ascissa del punto che ha per ordinata — JL , e per mezzo dell' equa-
zione (3) r ordinata del punto che ha per ascissa — 2_ , si potrà costruire forse
Cf.
più facilmente il cerchio osservando che, come abbiam detto, deve passare per
questi due punti , e pel punto che ha per coordinate — -^ , — -^ .
Volendo determinare i valori di queste quantità si potrà porre — _L =/ ,
— 2^ =: w , e le due ultime delle equazioni (4) , tenendo conto dello altre due,
diverranno
«--/-— + _ 2m(/ + -^j
ed esprimono due rette che si tagliano nel punto che ha per coordinate— ~^ > ~~ ^ •
l^esterà sempre ne' casi particolari ad esaminare quale andamento conduca a co,
struzioni più semplici.
43 1
6, Neil' as-fcgnare 1' equazione di condizione clie esprime la relazione che
passar deve fra i determinanti delle curve date aflincliè esse s' incontrino in tre
punti , nel caso di a'=c=o, Y equazione (i) dei n. precedente òìac'{af' — bb')=o;
noi invece abbiamo abbiiuno fatto uso dell' altra ad — bb' ■= o , ma si vede
che se fosse « = 0 , ovvero c' = o, essa sarebbe pure soddisl'alla. Intanto sic-
come le equazioni (4) ciidrebbero in questo caso in difetto ; cosi ce ne occupe-
remo ora a parte , supponendo che si abbia (^ = o , ovvero che sieno date le
equazioni
oj/' -4- hxìj -H dy -\- ex-^ f= o , (i)
b'xy -t d'y + e'x +/' =3 o. (2)
Or se molliplicbiamo come nel numero precedente la prima equazione pcr«:r+(j,
e la seconda per a'y -+- f-* , a^ remo dalla prima un termine in x)y , che man-
cando nella seconda, non si può far distruggere col porre il suo coelficientc uguale
a zero. Ma se nell'equazione (1) non vi fosse il termine in xy , allora mancando
in ambedue i prodotti il termine in x'y, non vi sarebbe alcuno inconveniente.
Quindi elimineremo prima dalle due equazioni proposte il termine ia xy , e cos'i
in vece dell'equazione (i) riterremo la seguente
aby + { b'd—b(P) y-h{b'e'-òe')x + b'f— bf = o, {?>)
allora dovendosi nelle equazioni (4) c'el n. precedente fare ad un tempo b = o,
e & = 0 , la. seconda diventa identica , e le altre tre servono a dare i valori delle
incognite , giusta quanto ivi si è detto.
7. Per trovare la comhzione perchè due curve date s'incontrassero in tre punti,
abbiamo posto uguale a zero il coefficiente di t* nell' equazione ottenuta dopo l' e-
liminazioue della ij dalle due equazioni date. Quest'equazione potrebbe però ridarsi
anche al terzo grado se mai fosse il termine nolo uguale a zero; poiché si ren-
derebbe divisibile per x , ma allora non è che le curve date s' incontrano in tre
punti , ma in quattro , uno dei quali avrebbe per ascissa zero , e siccome l' ordi-
nata si avrebbe immediatamente dalle equazioni date , cosi si conoscerebbe allora
un punto comune alle curve proposte ; onde la quistione dipende allora dal caso più
generale in cui si conoscono le coordinate di un punto comune alle due curve
date , e si cerca il cerchio che passa per gli altri tre punti. Or potendosi , passando
semplicemente da assi ad assi paralleh, trasportare l'origine delie coordinate nel
punto comune alle due curve , le equazioni delle due curve date saranno mancanti
del termine nolo , e, per ciò che si è detto più sopra , se ne possono ricavare due
della forma
ff?/' -t- bri/ -^dy -{• ex = o , ( i)
e'x' H- b'xy 4- d'y+ e'x= o, (2)
i3a
dalle quali è facile ricavarne una forza che appartenga ad una curva che incon-
tri ciascuna delle due curve date ne' soli tre punti che hanno di comune olti«
r origine delle coordinale. Infilili ponendo le equazioni date sotto la forma
{ay +d) y = — {òj/ +e )x,
{c'x+e') x=-'{ù'x + d')y, i
le ne ricava
{aij + d){c'x-te') = (6yhe){ò'x + d')
ovvero
{ae' '-ÙÒ') xy + (ae' =^6à) y + ( de' — eA' ) ar + cfe' — rfe = o , (3)
che è r equazione della curva suddetta.
Quindi il problema e ridotto al caso in cui si hanno due curve che si ta-
gliano in tre punti , e precisamente al caso contemplato nel n". 6.
8. Supponiamo ora clie si abbiano due equazioni qualunque di secondo gra-
do a due incognite, e si cerchi determinare la posizione dei punti secondo i quali
bì fagliano , non descrivendo che una sola curva conica ed un cerchio. Siccome
possiamo sempre uguagliare i due termini noli , e quindi sottrarre 1' una equa-
tiene dall' altra , supporremo che le equazioni date sieno della forma
ay' + òxy -f- cx^ j^ dy -\- ex = o ,
a'y -f b'xy + c'x' ^ày+ e'x +f' = o ,
Seguendo ciò che abblam detto ne' § 27 e 28 della Raccolta dì problemi
immagineremo il punto che ha per coordinate i valori òi x , y che soddisfanno
alle due date equazioni , cioè uno de punti cercati , unito con l'origine delle coor-
dinale , e porremo
•^ = A ; cioè y s= Aar,
x
le equazioni precedenti diverranno
( oA' + ìA + e ) 3- + (/A + e = o , (i)
(a'A' + i'A+e') s' -f ( oTA + e' ) x+f=so
dalle quali eliminando x si ottiene
la'L' + b'\ + e'){dA + eY'-{dA+e)[d'A+ e') {aA' + òA + c)ì^
+f' (aA'-fM + e)-;-"-
i33
CIÒ posto se indichiamo con /, u le coordinale di un punto qualunque pre-
io sulla retta espressa dall'equazione
u
avremo A = — , e 1' equazione precedente si ridurrà ad
— [ dà ~ + {de>^d'e)--i-ee'\ \^a — +6 — + ej)
Questa equazione considerando /, « come due variabili esprime quattro rette
che sono appunto le congiungenti l' origine delle coordinale co' punti cerca-
ti : intanto polendo stabilire fra / , u un altra equazione ad arbitrio porremo
«• + /' -i- 2mut — znt = 0 , (3)
la quale appartiene ad un cerchio , essendo sempre m il coseno dell'angolo com-
preso dagli assi delle coordinale. Da questa equazione si ricava
W 2 {n — mu )
il quale valore posto nell'equazione (2) la riduce a
[ za! (n—mtt) — a't+lt'u-h c'f]\_zd' {n — mu)~-d' l-hzden-he' /"} i
— [ idd' {n — mu) — zdd'i + ( de'-\- d'e)u-h ee'/] \_2a (n — 7mi) — a/-hòu-hc/ ] > =o(4)
-i- J' L2«(« — inu) — at-i-du-i-eQ' ]
che appartiene ad ma curva di secondo grado la quale incontrando il cerchio e-
spresso dall' equaziouc (3) determina que' punii che hanno per coordinale i di-
versi valori di / , «. Per trovare poi i punti cercati ; cioè quelli di cui le coordi-
nate sono X , y si osserverà che l'equazione (1) dà
dA -+- e dn ■+- et _^
flA' -4- ^a -t- e 2a (n — mu] — at-^bii-i-ct '^'
e basta costruir solo questo valore di x, poiché già sappiamo che il punto x , y
lieve trovarsi sulla retta che unisce 1' origine delle coordinale col punto f , u.
434
No' casi particolari si vedrà qual' k il migliore andamento per costruire fa-
cilmenlc l' equazione (4) ; ma volendo anche in generale accennare una coslru-
zionc che forse nella maggior parie de' casi riuscirà mollo semplice , faremo pri-
ma di tutto osservare che una curva di secondo grado, allorché ne sono dati cinque
punti si descrive (*) con la medesima facilità che quando se ne conosce un si-
stema di diametri coniugali. Or dalla forma che ha 1' equazione (4) si vede che
immediatamente si possono assegnare quattro punii : infatti ponendo
2c' {n — ?nu ) — a'( -h b'u -k- c't= o , (6)
o pure
2flf" ( n — mu) — d'I -i- 2deu -t- e' / = o , (7)
si ha Dell' una e nell' altra ipotesi
2dd {n — mu) — 2dd'( -h ( de'-^d'e ) u •+■ ee'l
=/' [ 2fl ( /i — , mu ) ^ at -h 6u -i- et "] ,
(8)
20 ( n — mu) — al -Ì-. 6u -\- et = 0 : (9)
dimodoché costruendo le rolte espresse da queste quattro equazioni, le prime due
incontrando le altre due determinano quattro punti che appartengono alia curva
espressa dall'equazione (4). Un altro punto si assegnerà poi osservando che fa-
cendo neir equazione (4)
2a' {n — ?nu ) — e'/ -t- b'u ■+- c'l= 2a {n — mu ) — at -t 6u -ir et
si ottiene
2rf* (n — mu) — d'I -h zdeu -he*/ -^-f [ 2« ( « — mu ) — at-h bu ■± ci}
= zdd' ( n .^ mu ) — 2dd'l -4- ( de' -t- d'e ) u ■+■ ee'l ;
talché il punto comune alle rette indicate da queste due equazioni è un altro
punto delia curva ; e cosi avendosi cinque punti si potrà poi descrivere. Non sarà
inutile di avvertire, per facilitare la costruzione di queste due ultime rette, che la
prima passa pel punto comune alle rette delle equazioni (6) e (9) , e la seconda
pel punto comune alle rette delle equazioni (7) , (8) , onde per ciascuna basta as-
segnare un altro punto soltanto C"*) ,
(*) Ncwton-Philosophiae naluralis principia malhcmalica.
(••) È chiaro che una simile costruzione si applica a tulle le equazioni di secondo grado che si presen-
laoo tolto la forma
(ax+6y + 0) {Bu; + 11» +i>) = (o'x + !-'!/ + e' )(">'* + ft'y +!>').
435
Finalmenle faremo avvertire che indicando con i \ ascissa del punto della
retta espressa dall' equazione (9) che ha per ordinata u , essendo u Y ordinala
di uno de' punii comuni alla curva dell' equazione (4) ed al cerchio dell' equazio-
ne (3) , il valore di x si riduce ad
du -i- et
^ = [c-a) [i-n '
che in generale si costruirà più facilmente dell' espressione (3).
Scienze Mediche. — FARMACOtooiA. Spericnze e considerazioni intomo ai medi-
camcnli nominati diaforetici; memoria letta nella tornala de 7 Novembre
dal signor Semmola socio ordinario.
( Sunto dell' Autore ).
Neil' ordinamento de' farmachi secondo le loro virtù è pressoché imiversale
ed antico costume , e creduto quasi necessità di scienza, il riunire in una classe
distinta tutti quelli la cui special virtù starebbe nella qualità diaforetica. Ed il li-
ne n' è stalo certamente questo di porre insieme sostanze che manifestassero quel-
la virtù con una certa costanza, che poco più poco meno fosse della medesi-
ma natura in tutte , che si fosse /' essenziale lor qualità , che da essa ne di-
pendesse la forza curativa , e da ultimo che assai agevole tornar dovesse alla
pratica ritrovare in quel poter diaforetico la ragione da usarli contro de
morbi. Senza dubbio còl credere vere tali comunanze gli scrittori sono stati pre-
murosi e corrivi a rappresentarlo con lo stabilire F ordine de farmachi diafore-
tici, e tutti i pratici ad accoglierlo con la persuasione di poterne fare buon uso.
Le quali ragioni se non fossero, io non saprei ritrovare qual altro principio po-
tesse sussistere ncll' aver cosi gelosamente conservato qucll' ordine. Ciò non per-
tanto la dottrina finora prevaluta intorno alle sostanze diaforetiche , dottrina che
allora le dae rette (Iole dalle equazioni
ax ■'e iy ■\- 1 =^ 0 , mx + ny + p = o,
incontrando le rette delle equazioni
o'x4- t'y + c' = o , n'x + n'y + p' = o
tlclerminano quattro punti della curvo. Ed un altro ponto si ha, quante volte non se ne presenti qoalcbt
altro che si determina più facilmente , dall' intersezione delle r. ile corrispondenti allo equazioni
aj -I- iy + e = a'x -1- b'ij + e', nut -j- ny + p = m'x + n'j/ + p' ,
ovvero alle dae
oj + 6y + e = m« -h n'y -{- p' , tnj; + fiy + p = a'x + t'y + e'.
55
436
è di fondanicnlo alla formazione di quella classe nella scienza, vuol essere sotto-
posta a disaniiua compiuta ed accurata. Sospinto a tale investigazione adduco
fatti ed argomenti che io tengo di tanto valore , da porre in evidenza la tota-
le erroneità di quelle dottrine , e la necessità di considerare ed ordinare diver-
sameute i fatti che le risguardano. Le quali cose van trattate ne' seguenti capi.
5.1.
Delle sostanze e delle pratiche opportune ad eccitare il sudore.
La stufa , il bagno caldo , il moto , il vino , il deliquio , il vomito , certi
patemi d' animo muovono costantemente sudore ; ma non e di tali azioni , quasi
direi meccaniche e violenti che componesi l'ordine de' diaforetici. Invece vengono
appellali tali quasi universalmente il nitro, l'acetato d'ammoniaca, i diversi anti-
niouiah , il mercurio , la salsa pariglia , il sambuco , la bardana , il guajaco , la
camamilla, E su di essi perciò cadono in preferenza questi studi.
Si. n.
Sperimenti dimostrativi che t effetto diaforetico è falso 0 supposto,
o assai raro , 0 dovuto ad altre cagioni.
Perchè non sianvi errori , avverto doversi fare gli sperimenti con le sostanze
menzionate in guisa ciie altre cagioni non intervengano da impedire la diafore-
si , o concitarla per propria potenza. Ancora le precauzioni per le dosi e per la for-
ma de' farmachi , e la cura di proseguire gli sperimenti almcn dieci giorni per
ciascun individuo. Con tali avvertenze ho sperimentato ogni di lo stibio diaforetico
da cinque a venti granelli : la polvere di James da cinque a venticinque gra-
nelli : il kermes da uno a quattro granelli : il tartaro stibialo da mezzo a due
granelli , il nitro da una a tre dramme : la salsa pariglia in polvere da mezza
ad una dramma , o in concentrate decozioni da mezza ad un' oncia : alla stessa
guisa adoperato il legno di guajaco : il decolto forte non caldo di camamilla , di
canna , di bardana e di sambuco , e I' unguento di mercurio. Non mai , o sol
rare ìolte si e provocato sudore in coloro le cui condizioni individuali non ba-
stassero da se sole a fornirlo , ed in tal caso ncppur chiaro se il fosso per altro
condizioni non ben valutabili. Invece non è raro veder sudori in persone inferma
che usano quei rimedi , comecché agevole il convincersi che la crudità , la cozio-
nCj 0 la crisi del morbo gli arrecano spontaneamente 0 per la risoluzione che ha
potuto talvolta esser agevolala di quei farmachi speciali. Onde si scorge che comporre
un ordine di farmachi diaforetici fa supporre in essi un potere assoluto e costante
che punto non posseggono.
4«7
$. III.
Differente Tiaiura delle facoltà diaforetiche , considerata nella sostanza
che sen crede fornita.
Dlmoslro tal verilà con gran numero di falli comparativi tolti dalla dirersità
di natura delle sostanze , e dell' impressione differente che esercitano , secondo
le persone , ed i morbi. Ancor è ovvio 1' osservare che un sudorifero arresta o
disturba il sudore da un allro eccitalo. Onde conchiudo che , pur conceduti i dia-
foretici nel modo comune di considerarli , il collocarli in un solo ordine pone
nella monle un secondo errore , quello di far credere identica la virtù diaforeti-
ca di quelle sostanze , mentre 1' hanno molto diversa : cosi come vuol esser ri-
sguardata nell'uso di essi.
§. IV.
La facoltà sudorifera quando si trovi è una piccola frazione delle molte virtù
che tiene la sostanza che di quella si crede fornita.
L' enunciata tesi va dimostrata a pena che si consideri la serie moltipliee
degli effetti che ciascuna sostanza diaforetica ingenera secondo variano le dosi ,
la forma , il modo onde si amministra , ed il luogo , lo stalo vitale , e la ma-
lattia delle persone su cui operano. Per il che aggiungo ai precedenti errori cpie-
sto, che r azion sudorifera non è certo 1' essenziale virtù , ma un picciol ed inco-
stante segno delle tante doti di que farmaclii , e però empirico l'ordine formato a
riunirli, tale che punto noa rappresenta le vere correlazioni di quelle sostanze con
l'organismo.
5. V.
La cognizione della virtù sudorifera non può tornar di buon uso
all' arte curativa.
Ormai possiam credere tolto il comune errore di esservi correlazione chiara e
valutabile tra la natura de morbi e l'azione de' farmachi. Sovente agli anni scorsi mi
poneva a tal dimostrazione , nella quale si è già mollo avanti nella scienza. Pe-
rò chi si propone curare i morbi coli' idea di saperne la cagione , e di volerla
cacciar per la pelle, e slima a priori che a tant'uopo dcbban rispondere queste o
quelle sostanze perchè son diaforetiche , s' inganna grossamente. In quo' fatti la ca-
gion interna del morbo è incognita , incognita la maniera onde il rimedio cura,
438
e l'ulilità di questo si h trovala solo per esperienza , non perchè sarebbe diaforeti-
co ec. Però quella classe di farmachi resta oziosa per la terapeutica , e buona
solo al sostegno di nuovi errori (i).
5- vf.
Per le divisate ragioni si comprende F origine delle continue incertezze e
dell' arbilrio degli seri/lori nello stabilire quali e quanti i diaforetici , il
valore , e il poter curativo di essi,
§. VII.
Epilogo degli argomenti discorsi , e si dichiara iTicomportaòile la classe
de' diaforetici nella scienza,
%. Vili.
V errore dimostrato è comune ad altri ordini di farmachi , d' onde lo sta-
io sempre falso variabile ed arbitrario di gran parte della scienza da'
rimedi.
§• IX.
Utilità limitata delle classìJica%ioni empiriche, e norme per /' ordinamento
naturale e terapeutico de farmachi.
Compendiando le cose più essenziali degli argomenti enunciati , mi stringo
a dire solamente , questo di esser chiaro che tutte le qualità ammesse comunale
mente nei diaforetici , considerandoli quasi della stessa natura , sono cosi diverse,
che ciascuna sostanza rappresenta una specie distinta di azione nelle sue correla--
zioni con l' organismo : la loro virtù diaforetica o falsa , o accidentale , o in-
costaute : ancora , se sussistp , dipender da diverse azioni , pè esprimere 1' es-
senziale virtù del farmaco , ne imagine e segno poter essa rimanere delle altre
raoltiphci qualità : da ultimo non tener alcun attenenza colla natura del morbo,
Jid esser però queste le cagioni delle incertezze e delle eontradizioni nello stabi-
lire r ordine de' diaforetici , e de' pregiudizi e degli errori onde specialmente gU
alunni e i giovani medici falsano la loro meptc , e da quali appena pochi rie-
scono in fine a discoprirli dopo molti anni di osservazioni e di studio, come in-
contra in que' medici che attesamente han vacato alla clinica.
(1) Vedi il mio discorso De' princifali e pii) frequenti efrori di (ilotofia terapeutica ; Napoli 1841,
439
E grave certamente porsi ad abbattere anliclic consunludini scientificlio ; ma
questo coraggio non mancherà a chiunque considera il valore e la cliinrezza de-
gli argomcnli proposti. Senza ciò le scienze (ulte non mai ricevercI)bero imme-
gliamenlo e rettifiche. La medicina sopraltullo restata sarebbe in una perpetua
infanzia. Dirò con un filosofo i antiquilatem quidcm certe veneramur , scd ca-
tenus , si nimium improbe et conlra rationcm faciet s Oltreché niuno ignora
quanto certe false maniere di rappresentarsi i fatti impediscano di porsi nel sen-
tiero delle sincere ed utili investigazioni , e di poter trovare gradatamente tutta
la verilù. Laonde volgiamo piuttosto lo sguardo al lesto della scienza come ancor
vien trattata , e ci accorgeremo che le considerazioni allegate per dimostrare gli
errori tra quali ritrovasi la dottrina de' diaforetici, calzino appuntino per altri or-
dini di farmachi finora conservati dall' empirismo , o dalle prevenzioni sistematiche.
E qui per nulla togliere agli scrittori benemeriti della scienza, non debbo
tacere di coloro che di tempo in tempo hanno accennato alcune delle cose dimo-
strate. Così in proposito della virtù diaforetica non è mancalo chi la notasse
variabile , di diverse origini , ed illusoria. Ma niuno ignora che tali avvertenze
isolate non sottoposero ad uno studio compiuto , non confortarono di buone di-
mostrazioni, e per lo più si rimasero come appendici di sistemi ipotetici ed er-
ronei : e però neglette confuse ed obbliate con i principi che parevano averle
ingenerate , si stimarono illegitime , e non valsero a rimuovere le menti dalla
via consueta.
Ma dove e come collocheremo in un ordinamento scientifico tutte le so-
stanze che in tanto lume di scienza ancor non lasciano la falsa ed ignobile di-
visa di diaforetici , afllnchè potessero servire esattamente alla teorica ed alla pra-
tica della medicina ? Come disporle nella mente aCBnchè non vada errato il mo-
do di compierne gli studi ? Noi non sapremmo fare meglio delle norme che già
abbiamo tenute nel proporre un ristoro di quella scienza ; per le quali van col-
locate e divise in altrettante famiglie naturali quelle sostanze secondocchè trovansi
simiU o dissimili in esse le qualità chimiche , fisiologiche e terapeutiche.
Ma i dotti uomini giudicheranno se in tal modo resti rappresentata con chia-
rezza e con verità tutta la scienza, e così che non più sistematica, sia invece al-
l' invasione de' sistemi il più forte propugnacolo.
44o
CORRISPONDENZA
Lettera del sig. R. Cassitto , socio corrispondente , intorno le osservazioni
meteorologiche falle in Alberona.
Signor Presidenlu ,
Con nlquanla tardanza questa volta mi fo a trasmeltere a cofcsla Roale Ac-
cademia i visuUamcnli dello mie osservazioni meteorologiche accompagnate da una
copia dell' analogo giornale. E per vero , persuaso io , che non raggiunge lo
scopo queir osservatore , che 1' anno civile sioguc in preferenza del naturale , mi
avvisai suU' esempio del chiarissimo D. Federigo Cassitto mio zio a compilare le
osservazioni da Aprile ad Aprile , per avvicinarmi così maggiormente al giro
delle stagioni , senza tralasciare la divisione dei mesi come nel calendario Gre-
goriano per facilitazione maggiore. Con tali vedute adunque Ella troverà redatto
il giornale che ho 1' onore di trasmettere a cotesta Reale Accademia , e dal quale
risulta che nell' anno cominciato al i aprile 184.2 , e finito ai 3i marzo i843
nelle ore matutine , allo spuntar del sole spirò il vento Owest per 228 volto , il
Sud-Est 18 , il Nord-Oivcst 38 , il Sud-Owcst 38 , il Sud 8 , il Nord 23 , l'Est
7 , il Nord-Est 5.
A mezzodì spirò 1' Owest per 187 giorni , il Sud-Est 33 , il Nord-Owcst 35,
il Sud-Owest 28 , ti Sud per 12 , il Nord per 22 , 1' Est per 3i , il Nord-Est
per 17.
Nella sera , due ore dopo il tramonto, 1' Owest spirò per 211 volte, il Sud-
Est per 21 , il Nord-Owcst per 28 , il Sud-Owest per 24 , il Sud per 7, il Nord
por 22 , il Nord-Est per 22 , 1' Est per 3o , dal che sempreppiù resta conformata
la mia esperienza di nove anni che in questo comune perennemente domina l' Owest.
Si ebbero i33 mattini nuvoli , in 70 lo stalo del cielo fu poco nuvolo, per
162 si mostiò scrono. A mezzo giorno per i36 volte fu nuvolo il cielo , 113
poco nuvolo , e 117 sereno. Finalmente fu veduto nuvolo per iSg volte di sera,
poco nuvolo por ò'o , e sereno por 176. Yi ebbero 11 nebbie di mattino io di
mezzodì , ed altretlante di sera.
La pioggia cadde dalla mezzanotte al mezzodì 5i volte , di mezzodì 36" ,
di sera 44 , e ne risultarono in tulio pollici 59,3,8 di aequa. Il mese più pio-
voso fu marzo i843 , il più secco luglio 1842. La massima pioggia cadde a 3
settembre 1842 , che in 24 ore si elevò a pollici 3,8, e di tal quantità ne cad-
de solo nella notte del 3 al 4 P^r pollici 3,3. Quello fu pure il giorno più umido
avendo sognato l' igrometro di Saussure 72 a mezzodì. La massima aridità poi fu
segnala a mezzogiorno del 28 luglio in 3i.
U tcrmometio segnò il massimo caldo in 25,5 a mezzodì del 7 agosto 1842,
44i
ed il massirao freddo fu avrerlifo la sera del 3 gennaio i843 alle ore 7 colla
discesa del termomefro a i.5 spirando vento Nord. Gelò per i5 notti col massi-
mo di poli. 2.6. a 5 gennaio ultimo. Dal che si raccoglie essere stato temperato
r inverno a paragone degli altri anni , quando dal gelo per più gradi discese
il termometro sotto zero , e vi si mantenne costante per vari giorni. Nevigò 21
volte nel corso dell' anno sul quale ci versiamo , cinque tuonò , e grandinò a
mezzodì del 20 maggio con poco danno.
La massima elevazione barometrica in 28-1 fu avvertita ai io dicembre 1842
e la massima depressione , sino a 27,2,3 nel mattino del primo marzo.
È osservabile che dei due anni precedenti non mancò di cader la pioggia ai
20 e 21 settembre, ma la solita caligine avvertita ne due anni prima di questo
non fu osservata in quei giorni, o al dipresso.
La magnifica Cometa ovunque osservala si fece anche vedere su questo oriz-
zonte al Sud-Owest , e vi ritornò a prima sera dal 17 al 23 marzo i843.
La pioggia di marzo, aprile e maggio 1842 fecero abortire le speranze de-
gli agricottori sui siti montuosi , la graiùfìcazione fu contrariata dalle acque con-
tinue , e le erbe parassite soggiogarono le piante cereali. Questo però non fu che
un preludio dei gravi disastri delle raccolte dell' anno civile , che volge , del che
non e questo il tempo di parlare.
Accolga , signore , con quella bontà che la distingue queste mie male ac-
cozzate notizie , e non le dispiaccia passarle a conoscenza della nostra Reale Ac-
cademia , perche possa guardarle con occhio di benigno compatimento , mentre
saranno sempre testimonio del mio buon volere non polendo atloslarc il ben fare.
Il Socio corrispondente.
Raffaele Cassitto.
Fisica vclcakica. Lettera del padre Toiinadene sidt attuale eruzione dell' Etna.
Volge un' anno che l' Etna aprendosi ad una eruzione considerevole giudicai
allora conveniente esibire allo Rendiconto dell' Accademia R. delle Scienze la sto-
ria delle mutazioni giornaliere di quella , oggi non meno interessante eruzione
il sopraccennato vulcano presentando fa mestieri accennarvi quanto è successo dia-
riamente in questa, per ritrai-ne l'Accademia medesima quelle conseguenze utili
alla scienza vulcanologica.
Novembre i843.
. . . . 17. In questo giorno all'Ovest dell'Etna nella regione deserta
e precisamente nella contrada del monte Rosso poco discosta dal luogo ov' ebbe
capo la eruzione del i832 alle due e mezza pomeridiane si è aporto nuovo cra-
tere , che mettendo fuori globi immensi di fumo carichi di arene , e masse ro-
venti lasciava pure che corresse un' infocato torrente verso NO. Per tutta quella
notte fu frequente lo rumore il quale s' intese dai villaggi e dalle città site al ri-
dosso ed alla base della montagna , ma le scosse s' udivano solo nella regione
nemorosa. Il corso della lava era rapido in sifTalla maniera , che in poche ore
corse alquante miglia e giunse alla regione boschiva.
. . iS. La corrente ignivoma nel giorno i8 si divise in tre brac-
cia , il primo del quale prendeva la direzione dei boschi di Malctlo , il secondo
quello di Bronte , il terzo delle lave o terre coltivate di Adernò. I globi di fumo
nelle ore meridiane erano sì densi ed elevati che soipassavano il gran cono del-
l' Etna. Le arene accompagnavano il fiuno , ed i venti lo spingevano sulle falde
orientali del monte non che sulle occidentali in si gran copia da nuocere all'er-
be. Un forte odore di zolfo fu avvertito in tutta la regione piedemonlana del vul-
cano , ed alle due e mezza circa una brinata cadde in Catania che arrossò i pa-
rapioggia di colore azzurro. Saggiate queste stille all' ammoniaca restituirono il
colore alla stoffa de' parapioggia. Erano queste stille un acido , e forse l' iilroclo-
rico , che nelle eruzioni vulcaniche suole formarsi sotto forma di gas , e traspor-
tato dalle nuvole sotto forma liquida potè cadere in terra.
. . . . 19. Segue la corrente infocata a minacciare i boschi di Blaletto
e a devastare le terre coltivate di Bronte , ove comincia nella popolazione lo spa-
vento. 11 braccio medio a quattro miglia da Bronte scorre con somma celerità e
si accosta alle terre coltivate dei Basiliani. Il fumo e le arene sono in grande
quantità da continuarne la caduta dal canto occidentale e meridionale dell' Etna.
. 20. Il braccio della lava che minacciava Bronte pare deviato al
sud fra le lave del monte Giuseppe ; quell' altro verso Maletto ha ritardato il corso
r ultimo verso Adcrno segue con celerità. 11 fumo ha ingombrato tutto il vulcano
dal lato Sud ed 0\csl. L' apertura del nuovo cratere ove scaturisce la lava è di
una lunghezza di passi 3oo e larga 5o ; intorno non si è formato cratere alcuno
perchè le scorie che vengono fuori riduconsi a poche. Il forte odore di zolfo è
soffocante vicino alla corrente infocata , e le arene sono in gran copia.
, . 2 1 . La corrente vulcanica incontrandosi alle falde del monte Giu-
seppe ha devialo il corso , per cui è fuori pericolo la città di Brente. I terreni
percorsi dalla lava sono coltivati , e quelli de' Basiliani metta restarono bruciati.
La corrente si dirigge a tramontana di monte Minardo , e dista poco dalla stra-
da provinciale che minaccia coprire al punto detto Tripitò. II corso fatto dalla
lava si reputa 8 miglia circa non in linea retta dal puuto di sua origine, la lar-
ghezza è varia secondo la superfìcie del suolo.
. . . . 22. La lava dista poco dalla colonna miharia n. iSj della stra-
da provinciale ; la corrente e larga canne 3o alla palmi 24. Il fumo e le arene
seguono dall' apertura ove mette capo la eruzione , il corso è molto ritardato.
. . . . 23. La lava ha percorso poco spazio , lentissimo essendo il suo
corso. Il cratere dell' Etna ha eruttato denso fumo ed arene. Alle sette p. ra circa
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la lava ha Iraggillala la slrada provinciale nel luogo indicalo , si dirigge verso
il corso del fiume Sinielo.
. . . . 24.. Il corso della lava e lento ma tonibilc perchè il sudlo ove
scorre il fluido infiocalo ò declive. Il fuoco dista due miglia circa dal Sinieto.
. . . . 25. Il corso della lava ò lento e si accosta sempre più al Si-
nielo. Il fumo e le arene sono abbondevoli. Il suolo ove scorre è lutto coltivalo
quindi le perdile sono significanti.
Sarà conlimiato.
Osservazioni. Tra la storia delle eruzione dell'Etna, solo nel i6o3 leggiamo
avere il corso della lava incontralo il Simeto , allora quando si formò il cos'i
dotto Salto di Pitlicello ; ma se qucll' incontro fu assai funesto , funestissimo riu-
scirebbe oggi qucst' altro incontro , perchè le vaste pianure ove da noi si mette il
Colone saranno prive di acqua.
Gradite queste notizie che non mancherò di comunicarvi le ullerìori come
accaderanno , mentre sono coi sensi della più sincera slima.
Catania li 26 novembre i843.
25. La lava in questo giorno scorre lentamente ed è diretta verso la Cartiera.
All' una e mezza circa pomeridiana sì accosta nel luogo detto Fileni ove sono
terre paludose ed una conserva di acquo ; l' incontro dell' iguivomo torrente col
fluido sviluppo un gas irrespirabile che produsse l'asfissia istantanea di molli che
si trovavano a vedere lo spettacolo delle eruzione , e di altri che slavano inlenti
a tagliare legna. Il gas fu accompagnato da un nuvolo denso d' infocale arene
le quali coprendo quei miseri ne bruciò pria le vcslimenla poi ne bruni le carni
linalmcnlo loro cagionò la morte. Molli furono coperte dalla corrente e molli di-
Blfutli dai sassi infocati. Caso ben raro! In quell' istante un vcnlo impetuoso tra-
sportò un nuvolo di arene inforale sino a Brente lo che suscitò nel paese uà
terrore comune temendosi 1' aperlui-a d' un nuuvo vulcano troppo vicino. Il nuovo
ceatere d'eruzione aperto nel giorno antecedente sulle Tacche di Coriazzo tra
Randazzo e Malello segue lentamente ed crullale infocate lave.
26. La lava corre con lentezza , e passalo il luogo Fileni si accosta alla
contrada di Dogale chiuse e Barile. La corrente sulle Tacche dì coriazzo pro-
segue. Il monte continua i suoi continui fragori.
27. i muggiti del vulcano sono più frequenti e più spaventevoli , accorapa-
guali con scuolimenlo del suolo , fumo denso ; e copiose arene escono dal som-
mo vertice del monle la lava dall' uno e I' altro cratere di eruzione segue con
lentezza , la maggiore dista un miglio circa dal fiume Sineto , ed ha bruciato
alcuni casamenti nella contrada del Barile.
28. La lava alle cinque p. m. circa arresta il suo corso , ed i materiali che
vengono fuori non hanno la forza di estendersi sul tracciato sentiero. La cor-
rente sul Coriazzo prosegue lentamente ma i fragori nel monle sono più spessi,
il fumo denso dal sommo cratere. 5G
444
Osservazioni. Cessata la eruzione dcscrllla il novello cratere alle Tacche
di coriazzo mano mano cessò ancora ad emettere materiali infocati. Ma i mug-
giti dell' Etna si fecero sentire con frequenza dal lato orientale e meridionale ,
accompagnati da spesse scosse di tremuoto nei villaggi Nicolosi Pcdara Zaffarana
Mascalucia Aci Giarre Belpasso ed anco in Catania.
La eruzione ebbe termine nella contrada del Barile poco avanti la chiesetta
di questa terra. La natura della lava è simile a quella del iSSa , che , come
si disse , ebbe luogo molto vicino a quello dell' attuale eruzione. Il Simeto resta
meno di un miglio distante. E dalle Boceaì'cUe di fuoco ( cosi anno appellato
oggi il novello cratere j villici di quei luoghi ) sino al luogo notato , il corso
della lava ò dieci miglia circa. La larghezza è varia secondo la giacitura del
suolo , così nello stradone osservando le colonne miliare dell' uno e dell' altro lato
è circa un miglio.
Accogliete queste notizie che nelF interesse della scienza anziché per altro
motivo vi ho signiGcate , siate però sicuro di avere un vero.
Catania li io dicembre i843.
P. D. Fhancesco Tornabepte.
Sult accidentale arsione umana per T eruzione dell' Etna di novembre iS43.
Rag(jua '^o-
me scrissesi : incerta bensì rimase la causa dclerminanle , awcngachc 0 improv-
visamente proflusse l'igneo torrente, 0 disfatta la collina, ove coloro a mirar
Io spetlacolo soffermaronsi , per F urto delle circondanti lave , spenti rimasero.
Oppressi altri restali vi sono , ma perchè incautamente avvicinati alla lavica
corrente , nello istantaneo espandersi , sovei'ciiiali , ogni salvezza gU è stata tolta.
Perir dovea il monomaniaco suicida Coutrel entro il baratro del Vesuvio , al-
lorquando per terminare suoi tristi giorni , in gennaro 1820 , si precipitò nel-
l' accesa voragine , novello Empedocle , e dopo qualche secondo , ove la lava
correa a discopcrlo, fu veduto un corpo ardente sopra di essa, afferma il chiarissimo
Monticelli , che mano mano divenne nero e cessò di divampare , da potersi con
pertiche sottrarre , se lo sbigotlimenlo de' pochi astanti non avesscli islupidili.
Dal che emerge non essere giunto quel misero alle incinerazione , quantunque il
cadavere era stabilmente sottoposto alla forza permanente ed immediala dell' ec-
cessivo calorico.
Ma , preterendo il magnificato scampo de' fratelli Anlìnomo ed Anapio coi
vecchi genitori addosso , fra la rovina di quella vetusta eruzione di greca epoca ,
cvulgaU) da Pausania , e alla cieca ripetuto ed accreditalo da quanti poslcriorj
che ricopiansi di tulla buona fede , nessuno ignora l' innocua possibilità di avvi-
pinarsi al corso di fluente lava , allorquando la pioggia de' vulcanici prodotti in^
coerenti , che ingombrar suole i prossimi luoghi , 0 le soffocanti esalazioni , lo
permettono a' curiosi ed agli sperimentatori. E Carrera dice di se stesso , che ,
nella eruzione del i636 , avendo gettato una pietra sulla lava che correa , ven-
ne portala a galla , e nel tempo medesimo con sommo ardire vi pose il piede
sopra , travalicando all' altro margine.
Conosce ognuno c^he la celerilà del moto d'ogni volcanica lava dipende dalla
giacitura del terreno, dal grado di sua fluidità , e dalla quantità effluente della
materia : laonde non sarà improbabile clic da peculiari circostanze possa ancora
dipendere un minore o maggiore sviluppo di calorico. I formidabili contrasti tra
la rovente lava e i grandi strati di neve ; lo strepito sonoro dolio sprizao delle
onde del mare , fra vaporosi turbini , che senza interruzione impetuosamente
svolgonsi da ingombrare il cielo , toslocbò quella ne invade il seno ; e l'altra
temperatura dell' acqua marina , che acquista per esteso perimenlro , lorquando
una eruzione di sottoposto volcano frammezzo vi scoppia, non sono mai sfuggiti
alla osscrvazioac. Direbbesi quindi che la fisica trasfusione del calorico , dalla
rovente lava unicamente emanato , siane cagione soltanto ? non avervi parte il
gas infiammabile , che per tante chimiche azioni generar si debbe ?
Pongasi mente oltracciò alla considerabile quantità di combustibili necessaria
a ridurre in cenere il corpo umano , ed alla difTicollà che gli antichi duravano
onde rendere per la incinerazione gli ultimi doveri a' loro defunti : riducasi al
pensiero che , nelle pubbliche esecuzioni di pena di morie , ricliiedcvasi molla fa-
tica a consumare col fuoco i corpi de' condannali , bisognando grande catasta ,
ed aiutarne eziandio 1' energia impeciando la persona di quo' colpevoli. Ed ecco
rifuggir r idea d' un facile incendio d' uomo vivente senza la partecipazione di i-
doneo combustibile, o nella disianza d'accese materie. 1 greci ed i Romani, poe-
ti e storici , fanno conoscere che , onde bruciare i cadaveri di loro trapassati , sce-
glievano per il rogo le Icgne più facili incendersi per la copia di resinose sostan-
ze contenute , come il pino il tasso il larice il frassino 1' abete ; di cui troppa
quantità bisognando , non tutti ottener potevano gli onori della incinerazione ;
ed era ignominia per una famiglia , come sappiamo da Cicerone e da Sveto-
nio , se il cadavere non fossesi intieramente consumato.
La pronta incinerazione adunque di quegli sventurati Etnicoli e degli ani-
mali domestici condotti seco , dedur si deve non dallo svolgimento consueto e
graduale del calorico dalla rovente materia volcanica , accanlo alia quale senza
molestia prima del disastro lavoravano , ma per la poderosa attività di quello che
ja subila accensione del cumulato gas infiammabile produsse.
44S
RAPPORTO
Sulla memoria del sig. Nicolccci intorno ai Polìtalami fossilt
deir Italia meridionale.
Signor Presidente ,
La Memoria di Nicolucci , intitolala: Politalami fossili dell' Italia Meridio-
nale , e della quale siamo incaricati di fare rapporto a quest' accademia , è divisa
in tre palli.
Nella prima parte Y Autore discuto ed abbraccia la opinione , che la creta
risulti di conchiglie , zooDti , e politalami che ne formano quasi la massima por-
zione o massa ; mentre i più grandi petrefatti sonovi come deposti , e se ne ad-
ducono in sostegno la cretacea formazione dell'Italia meridionale osservata dal-
l' A. al microscopio.
Nella seconda parte si ragiona del posto , che i politalami debbono occupare
nella serie animalo , e di una loro fisiologica distribuzione. Porzione tU essi era
stata classificala da Linneo, seguilo da' moderni, fra i cefalopodi microscopici , ed
altra tra' polipi. De Ilaan , Gray , Diijardin , Johnston ne avevano notato il rav-
vicinamento con vari zoofili , ma era ancora incerto per essi il luogo , ove do-
ì evano collocarli. L' A. ha seguilo 1' EhrcnbcM'g , riunendoli alla classe da' {òry-
azoa), di cui formano il primo ordine. Ne ha desunto la distribuzione in fami-
glie dal diverso sviluppo di una forma primitiva , la miliola.
La terza parte contiene la descrizione zoologica delle 58 specie di Politalami
dall' autore riscoulrale nelle crete delle murgie in Gravina , in quelle di Catto-
lica e Caltanisetta ; nella sabbia di Monte Mario in Roma ; nella marna d" Ischia
e nell' argillosa di Taranto ; ncll' argilla di Tropea , nel calcare compatto del
Gargano , nei depositi di ghiaia tra Pozzuoli e Montenuovo ; ne' tufi di Aiùano
Lecce Manduria Benevento ; nella matrice calcare- marnosa del Vesuvio ; nel cal-
care a nummolili dell' isola di Tremiti; 12 specie ne sono nuove, egualmente che
il genere pseudosiderina.
Slimiamo duncjue che sifTatto patrio e pregevole lavoro del nostro socio me-
riti di essere inserito nei nostri Atti accademici ; rimborsando all'Autore l'im-
porto dei disegni che vi sono annessi , e della spesa da lui fatta , onde proccu-
rarsi i menzionati saggi di creta.
G. Sangiovanni.
S. DELLE CniAlE.
0. G. Costa.
r M9
SUNTI DE' VERBALI.
Tornata del fa Settembre i843.
Lello il processo verbale dell' antecedente tornata ed approvato ;. si legge una
ministeriale con la quale si accorda al cav. D. Macedonio Melloni un congedo ,
onde recarsi in Lucca a quel Congresso di dotti , col godimento dei gettoni.
11 socio sig. Guarini partecipa all'Accademia di aver ricevuto dal suo amico
sig. Girelli talune foglie di quercia , sulle quali , dicesi , esser caduta pioggia
contenente della manna , con l' incarico di lame de' saggi cbimici. Egli promette
di occuparsene ed ottenendone dei risultamenti di qualche importanza si farà un
dovere di parteciparli all' Accademia.
Il cav. Quadri legge una sua memoria sul trattamento della fistola lacrima-
le. Egli presenta un piccolo strumento di sua invenzione tanto semplice quanto
importante , mercè del quale egli ha praticato delle inje/.ieni di soluzione di ni-
trato d' argento pel trattamento di questa malattia , con soddisfacentissima riuscita.
Il sig. Nicolucci legge una sua memoria su' Politalami fossili dell' Italia me-
ridionale. La quale viene affidata per 1' esame a' signori Costa , Sangiovanni ,
delle Chiajc ed il Seniore Macri.
Si presenta in dono un opuscolo del proff. Elice su' parafulmini che si passa
al sig. Palmieri per farne rapporto.
L' adunanza si scioglie annunziandosi dal Presidente le ferie autunnali.
Tomaia de j Novembre i343.
Letto il processo verbale dell'antecedente tornata ed approvato , il segretario
perpetuo dà lettura di una lettera ministeriale con la quale si comunica all' Ac-
cademia la sovrana approvazione alla nomina del nuovo socio ordinario sig. D.
Paolo Tucci.
Con altra ministeriale S. E. il Ministro chiede 1' avviso dell' Accademia sul
compenso da darsi al Dr. Antonio Vinci per aver introdotto il primo in Catania
le operazioni chirurgiche di Autoplastica e di Litotripsia. Ad adempiere un tale
incarico il Presidente nomina una commissione composta de' sig. cav. Sauloro ,
cav. Vulpcs , cav. Nanula ed il professor Semmola.
La Società di Scienze, Agricoltura ed Arti di Lilla con lettera de' i6 set-
tembre accusa la ricezione de' volumi del nostri Atti e ne ringraziai" Accademia.
Il sig. Visconte di Santarem ringrazia parimenti l'Accademia dell'accoglienza
da questa falla alle sue opere e promette di mandarne delle altre una al suo
grande atlante.
11 sig. Barone d' Hombres Firmas con sua lettera prega il Segretario Pcrpe-
45o
tuo di porgere all' Accademia i suoi ringraziamenti per averlo nominato socio
corrispondente, ed in pari tempo manda in dono parecchi suoi opuscoli.
Il sig. cav. Montagne parimenti con sua lettera invia in dono all'Accademia
alcuni opuscoli.
Il Seniore della classe di Fisica D. Saverio Macri logge alcuno osservazioni
sopra una novella specie di Doride del nostro mar tirreno. L' Accademia si com-
piace altamente della laboriosità del suo benemerito ed illustre socio Seniore , ed
a mostrargli un alto di rispetto approva per gli atti ad unanimità la memoria
suddetta non sottoponendola ad esame.
Il socio sig. Guarini legge una nota concernente gli sperimenti cseguitr da
lui e dal sig. Girelli per ottenere i disegni col metodo fotografico de' quali pre-
senta un buon numero e di plausibile effetto , ricavati principalmente da stampe
incise e da sfumo , da stampe colorale , da stampe litografiche , e da disegni a
piombino. Ila fatto anche rilevare talune altre applicazioni che possono farsi colla
fotografia , ed ha presentato de' disegni ottenuti da oggetti di arti e da oggetti
naturali tra quali si fa notare quelli di taluno piante ed insetti. Si stabilisce che
questa nota sia inserita nel Rendiconto.
Il socio sig. Scmmola legge una memoria intitolata (c Sperienze e conside-
razioni intorno ai medicamenti nominati diaforetici a. La quale viene affidata per
l'esame ad una Coramessione formata da' sig. cav. Sementini^ cav. Vulpes e dal
Seniore Blacri,
Si presentano in dono i seguenti libri.
Del Cloro e di taluno teoriche della cliiraicii moderna ; del profl". Ag.ilino Longo. Catoni»
iS^à in 8.
Ultimi progressi della Geografia ; del tig. Jacopo Graoberg de Ilctiiso. Milano i845 in 8.
De 1' action chimique d' un seul coiiple voltaiiiue , et dis nioycns d' en auginenter la puissancej
par SI. le proff. A. de la Rive; in 8. Genève i843-
Intorno ai processi raeccanici atti a sviluppare nei corpi solidi 1' elettricità statica ; di Antonio
Perego. Brescia i843 in 8. pag. S'J fig.
Notes sur Alais ancien par M. le Baroli d' Uonibrcs Firmas ; in 8. pag. 24"
Obscrvalions sur la Tcrebratula Diphesa ; par le ineme in 8. pag. i3.
Souvenirs d' un voyage en Italie ; par le mcine in 8.
Notice sur les arbres remarquabics du Departement ilii Gard ; par le meme in 8.
Essai sur la croissancc dcs arbres ; par le meine in 8.
Du Cenrc Xi/>ìiri/i/ivra et a son occasion ; Rechcicbes sur cctle qiicstion : Trouvt-t-on dans le»
Fucaicès les deux modes. In 8. pur C. Jlonlagne.
Cryptogamoe niilghrrienses ; seu plantaruin cellularliim in monlìbus Penisulae indicae. Neel-
Gherrìes diclis a CI. Penottet colleclarum enumcialio ; par I\I. C. Montagne ; in 8. p;ig. q6.
Troisitine et quatrieine centurie ile Plantes cclliilaires cxotiques , in 4- P-'g- 5 par le inemc.
Sur un nooveau geme de la famille dcs liepatiqiies ; in 4- pag. 5 par le ineme.
Memoir of tlie royal astronoraical society. London i843 ; in 4. voi. n, i3 e 14.
Mastriaoi , eonlinuazione del dizioDario Storico Geografico Civile del Kcgno delle Due Sicilie.
45i
APPENDfCE
ANALISI DI LIBRI,
JovRVjL DEs ÉcOKOMisTEs — Rcvac McnsucUe de l'Economie Potiiiijue , des Questions Agricole!, Manu-
facturièrcs et Commcrciiiles ; par MM. Slanrjui , Bitrct , Dunnycr , Diissard , Fiizy , Fix , Legen-
Itl , Morcau de Jonnès , Pance , Pa«/ , Bejbaud , l?oAr , /Ioìji , lya/ , de yillcneuve Sarge-
moni , ViUcrmè , >fo/o«'i^(. — Pàkis ; janvicr à décemlre lS^2,
Muncava lu Francia di an' opera periadica che per istituto predicasse e diffondesse le pure e
ragionevoli ildllriDe della scienza cconomicu •, e questo bisogno tiÉnlo maggiore avverlivasi, per quanto
nelle molle e (jriivissiine quistioni di attuale iiilciessc cbe da alcuni anni si Tan discettando nelle
CaiDOre francesi , la diversità delle sentenze e de' p:irlili semlira a poco a poco avere insinualo
nella opiuion pubblica un deplorabile scetticismo fin su i problemi vitali e fondamentali della
scienza.
Ed ecco ap parire a proposilo questo Giobnìle degli Economisti. Le penne de" primi scrit-
tori che abbia la Francia portano il loro tiibulo alla nuova opera periodica , la quale si annun-
zia conscia della sua missione nobilissima di reslnurar la scienza. In falli ci gode 1' animo nel ve-
dere in essa professati e sostenuti i bu oni e sani principi , come meglio apparirà dalla esposizio-
ne , che non senza qualche speranza di far cosa utile al nostro paese , ci proponghiamo di dare
di volta in volta delle materie contenute ne' fascicoli della medesima , cominciando da quelli del
caduto anno i84^) che finora abbiamo sotto gli occhi.
Merita in primo luogo attenzione una seiie d'importantissimi articoli sulle due quistioni, oggi
•ai'dinali della scienza economica ; V una cioè della guerra ognor flagraule tra il sistema delb ti-
bera concorrenza e quello de' ci/icw/i e delle proibizioni; e l'allra della centralizzazione governativa.
I. Il sig. DoNOTES, consigliere di stato e membro dell' Islituto , esamina in due profondi arti-
coli le obbiezioni rleialc negli ultimi tempi contro il regine della concorrenza , le quali consisto-
no soprattutto nel ripetere dal medesimo la spaventevole disuguaglianza della distribuzione delle rìc-
chczzc , e la decadenza e la miseria delle classi lavoratrici cresciuta in ragione del maggiore svilup-
pamento delle ricchezze sociali , e ciò per aver dovuto gì' intra prenditori ridurre i salali per ven-
dere i prodotti D minor prezzo , e per aver dovuto sostiiuir le macchine agli operai , il che k
fatto mettere a ribasso il prezzo della mano d' opera, attesa la superfluità de' lavoratori lasciati oziosi
dalla iulroduzione delle nuove forze meccaniche. Da' quali ragionamenti sì pretende trarre la C0D>
•eguenza , che ogni uomo avendo diritto di vivere e di procacciarne i mezzi , la società abbia il do-
vere di assiemare a lutti il lavoro bastevole al sostentamento , e che la sola vìa per assicurar la sorte
67
4.5s
di tulli sia quella di sostituire t organhtmione e P associazione al sistema della concorrenza libera.
Il valoroso economista comincia per maravigli.irsi , clic dopo gli sforzi dulia società sostenuti per
piii che venti secoli , aflìn dì conseguire la emoncipaiione del lavoro nell' interesse stesso dello
classi lavoratrici, possa alcuno oggi pretendere di avere scoperto clic la uniuniià abbia finora temila
una f.ilsa strada ; che questa emancipazione il cui acquisto tanto è costato , non sia che un funesto
dono oppressivo per quegli stessi che 1' àn desiderato ; e che il genere umano in somma debba
nelle sue tendenze e nella sua ragione aver trovata la più ingannevole guida. Ma prima di prestar
fiducia a si inattesa eonchiusione , lo scrittore richiama il lettore a riflettere seco lui , se in vece
gli oppositori del sistema della Ubera concorrenza non sieno caduti in gravi e moltiplici errori. E
quindi succedono le cinque seguenti dimostrazioni :
1. Che il regime della libera concorrenza , buono o cattivo, utile o ruincso , in realtà non
esiste ancora in alcun paese del mondo. Da per tutto esso non è la regola ma la eccezione , dap-
poiché ne' paesi i più civilizzati si trovano le dogane , P esclusivo esercizio di certe professioni ,
un gran numero di privilegi e monopoli , operosa ingerenza governativa , tasse non lievi , for-
malità , restrizioni ed ostacoli di ogni maniera al pienamente libero esercizio dell' industria. Quale
esperienza si à dunque degli eSettì di un sistema di concorrenza universale eri ilUnntnUi , se questo
sistema ò tuttavia un desiderio ?
1. Che il quadro luttuoso della presente ineguale distribuzione delle ricchezze e della degra-
dazione e miseria delle clasii lavoratrici è del tutto infedele. Se si tenesse conto della estensione
che à ottenuto il benessere e la prosperità universale , si troverebbe che anche le classi le più
misere della società sono al di d' oggi di gran lunga meno infelici di quel che fossero tre secoli
addietro. Gli operai sono certamente meglio nudriti , meglio vestili e. meglio aUogj^ìati al presen-
te ; e la realita di siflilti raigliorameoli si manifesta all' evidenza da un fatto imporlanlissimo , tioi!
dal notevole accrescimento del termine medio della vita umana , che fino ad un quarto di sico'o
addietro era 1' età di anni trentacinque , ed ora tocca il quarantesimo , giusta i risultamenli delle
statistiche :
3. Che ciò che vi C di reale ne' mali delle classi lavoratrici , erroneamente si attribuisce alla
libertà del lavoro , alla concorrenza , alle macchine , alla separazione de' mestieri , ed al cumolo
de' capitali \ ma tutte queste cose lungi_daU' essere cause di miseria , sono sorgenti feconde di pro-
sperità :
4. Che i principali mezzi proposti per ovviare a' magnificati danni da Owcn, da Saint-Simon,
e da Fouricr sono impraticabili , e tendono ad aggravarli infinitamente.
5. Finalmente che il solo rimedio veramente applicabile non alla radicale distruzione del preteso
male ( che si dimostra cosa ioeTltabile e necessaria nella società la ineguaglianza delle ricchezze e
delle proprietà ) , ma a scemare ciò che v' à forse di eccessivo e deplorabile in siffatta disugiia-
gliiiDza deve consistere appunto unicamente nel realizzare sotto tuli' i rapporti il trionfo del sistema
della libera concorrenza , 1' abolizione de' vincoli , e la completa emaocipaziuqe dell' industria e del
lavoro,
'II. Il prof. Biiki^QO! , membro dell'Istituto, in altro suo Discorso letto nell'Accademia delle
Scienze Morali e Politiche, ragiona de' pericoli del sistema proibitilo e della necessità di rimedinrin.
.Sono io esso ribadite le idee del DukOteh, come per solenne protesta contro le conchiusioni adol-
late nel 184^ da' Consigli Industriali francesi. La proposizione che il valoroso scrittore dimostra ,
può ridursi a questa; che lo stato attuale delle industrie è uno slato contro natur.i, perciocché men-
tre le macchine moltiplicano i prodotti , sono intanto chiusi gli sbocchi e le uscite de' medesimi
dalle dogane e dalle rettrìzionì ^ in guisa che il cittema incita a produrre ed impedisce di vendere.
A questa , dice l' Autore , violenta economica , u questa singolare coi'.traddÌAÌone aoo da altri-
453
buirsi in massima parte i Jisordinl e gli sconcerti che dan luogo a tanti bmenli sulla distribuzione
delle riccliczzc nella moderna socielit.
III. Il sig. Vincent dimostra in un suo articolo sul sistema Mie dogann , che il sistema ri-
strettivo lungi dilli* essere indispensabile , secondo il pensare di taluni , al progresso dell' industria,
e provato nocivo da' falli accaduti in IngUllcrra ed in Francia , ne' (juali paesi il progresso indu-
striale è dovuto a ben diflerenti cause.
IV. Non meno imporlanic 6 una scritlara dello stesso Donotee sul sistema della centralizza-
zione govcrnatun. Egli ne esamina la natura , l' influenza che può esercitare sulla prosperità pub-
blica , i naturali suoi limili , e le utili riduzioni ohe esso perciò è destinato a ricevere. E mentre
rommendu i vniituggì dell' unilù e della celerità che ne derivano, viene poscia esponendo quali cose,
secondo lui , il governo non abbia né facoltà né missione di fare o d' impedire ; e conchiude non
potere il sistema di cenlralizzaziane estendersi al punto di conquistare a prò del Governo que' di-
ritti che secondo la sua natura ed il suo scopo non gli appaiicngono. Ma certo le teoriche di questo
scrittore in ordine ai drilli ed al potere del Governo tornano false ed insostenibili ove sì esca dalla
forma di governo per la quale egli scrive.
V. Ampia messe di rilevanti notizie statistiche si raccoglie da un artìcolo d' Irpoirro Passt,
membro dell' Istituto , antico ministro delle Cnanzc , che descrive la situazione agiiiola del dipar-
timento di Eurc dopo il iSoo : da due arliculi sulle strade di ferro di Diissabd : da quello sol
confronto della popolazione della Francia con gli altri stati di Europa, di Mobe.vd de Jonsès, mem-
bro dell' Utiliilo : da una eccellente memoria dello stesso Dussaro intorno allo stilo Cnanziero del-
l' l(i"liillerra , eil alle misuro rceenlemenle piopuste d.i' tritici e da' lories : dal quadro della situa-
zione induslrìale delle manifatture inglesi nell'ultimo semestre del 18.^1 , di Bubet : dalla propo-
sta di riforma nella tariffa delle poste in Francia di Obazio Sax ( 6glio del celebre economista ) :
dalle coiisidci azioni a proposilo del trattalo Belgico e della quislione de' lini , di Dcssabd : da un
articolo del sig. Lacroix suU' avvenire del commercio francese in Asia : e finalmente da un articolo
dell' cconomisla spagnolo RAMo^ della Sacb* sulla industria del cotone, e gli operai in Catalogna.
In tulli questi lavori il principio del vero progresso delle industrie, la libertà economie^ , è la
stella polare che serve di guida al camraiao de' benemeriti compilatori.
VI. In un articolo sulla organizzazione del macello , Obazio Sat combatte con giuste e solide
ragioni un progetto di ordinanza che tenderebbe a ridarre i macellai ad una corporazione con li-
niiti:zionc del loro numero. Egli ricorda i pericolosi effetti delle antiche corporazioni, e le proscri-
ve come funesto all' iniUislria , salve soltanto le disposizioni che spella alla Polizia dì adottare, per
allonlunare gì' ineonveiiienli e danni di specie differente che nascer potrebbero dallo sregolalo modo
del commercio di beccheria.
VII. Alcuni articoli dell' eloquente prof. Blarqdi , che racchiudono alcune Considerazioni tul-
io sialo sociale delle popolazioni della Turchia Europea , sono della più alla importanza. Nessun pae-
se quanto la Turchia , per quel che da intelligente osservatore à riferito il sig. Blarqdi , può ser-
vire a dimostrare la decisiva influenza che la famiglia à sull' intero corpo della società. In fatti,
egli affcn la potersi ormai considerare la Turchia come divisa in due grandi popolazioni , la mu-
sulmana , che è neh' esercizio di tuli' i poteri , e che non pertanto è in preda al disordine , al-
l' ignoranza , alla misceia , oli' avvilimento , alla brutalilà de' vizi , ed alla più completa degra-
dazione monde ; e la cristiana , legalmente schiava ed oppressa , e che ciò non ostante manifesta
nel suo seno la più eTÌdcnte superiorità dell' intelligenza, dell'agiatezza, della industria e delle ar-
*
454
ti , drll' ordine , drlla virlù e della dignilit del carattere. L' una racchiude tulli gli elementi di un*
prossima dissoluzione , ed è in una manifosta crescente decadenza : I' altra di giorno io giurno
manifcsla ■ germi di uno splendido avvenire , è nclU via di un costante progresso, ed annunzia il
tuo vicino risorgimento. Le cagioni delle quali diOerenze il dotto scrittore va ad attingere per la
maggior parte nelle diverse condizioni in cui è posta dalla religione e dalle leggi la famiglia musul-
mana e la cristiana , 1' economia di ambe le quali il sig. BLA^Q^u à potuto profondamente studia-
re in un recente viaggio da lui fatto in quelle regioni , e quindi ollioMmcnle descriverle. Questi
articoli contengono inoltre non pochi altri fatti notevolissimi , sul!' a])poggio de' quali l'A. risoluta-
mente pronunzia inevitabile e non lontana la distruzione e l' annientamento della preponderanza
politica della razza musulmana , per cedere il luogo al dominio della societù cristiana in quelle va-
ste contrade , le quali finora non àn veduto messi a profitto i larghi doni e le fertili altitudini
loro dalla natura concedute , unicamente per colpa dell' uomo che non seppe conoscerle ed ap -
prezzarle.
Vili. Argomento affine al precedente oDre una memoria Ictla all' Istituto dal De Salle intor-
no alla Poligamia Musulmana , le conchiusioni della quale s'incontrano e si rassomigliano con quel-
le del Blanqui. Iu questa memoria si dimostra come il regime della poligamia combinato col di-
vorzio e con la schiavitù , rende la costituzione della famiglia musulmana ben inferiore alla cristia-
na i come la povertà, le gelosìe e le discordie domestiche , la nessuna educazione della prole , la
mortalità slessa de' figli rendono deplorabile la condizione della società turca ; come al contrario
nel resto dell'Europa la popolazione è più abbondante , l'uomo più nubile ed intelligente, più
agiata la vita , maggiore la somma del benessere , per essersi reso omaggio a' diritti della domi i ,
per essersi onorata la dignità di una metà dell' uniauità !
IX. Una prolusione del prof. Pellechino Rossi per l' apertura della cattedra di economia al
Collegio Reale di Francia , comprende una introduzione alla storia delle scienze economiche , nella (|ua-
le racchiudesi un rapidissimo cenno delle scuole economiche passate e presenti con alcune iuipor-
taolissìme considerazioni relative , che senza contenere precisa novità portano però l' impronta tut-
ta propria dello spirito scientifico del Rossi. Dimostra egli come ordinariamente l'errore della scuo-
la precedente sia servito allo stabilimento della seguente , e qual grande bisogno avvertasi di una
storia delle scienze economiche , atta a far manifesto il rapporto e la reciproca influenza fra i
fatti e le teorie , rapporto ed influenza che costantemente si avverano tanto nelle scienze di osser-
vazione quanto in quelle di ragionamento : che i fatti da scegliere all'uopo vorrebbero essere i fa(ti
geoerali, non già quelli particolari e variabili secondo gli accidenti , senza che però questi ultimi
venissero rifiutali del tutto : e che fuori di questo ufficio altro non sa concepirne per la storia di
una scienza qualunque , mentre lo storico suppone la conoscenza teorica della scienza , e quindi
non deve prolissamente esporre la successione delle diverse teoriche , ma accennarne soltanto i
princ pi e segnalarne i risultati. Passando poscia ad esporre il metodo che egli terrà , premette
alcuni prìncipi generali che riguardano le scienze tutte , e stabilisce che non bastano i soli fatti
per costituire una scienza , ma fa mestieri che di essi si renda ragione ; bisogna in somma che
V uomo volga la sua attenzione su quel che fa , e che quel che fa abbia il suo principio in un»
idea predominante. E conphiu4t! applicando tal metodo alla scienza dell' economia.
X. Segue up giudizioso lavoro del 6Ìg. Fix Dello spirito progressivo e dello spirilo di consena-
tiene in economia politica. Egli svela le erronee conseguenze allequaU riescono tanto coloro i quali
tono troppo atnapti delle teorie e delle innovazioni senza tener conto de' fatti reali e possibili ,
455
quanto ((uclli che sono ll(;i od un sislcma d! eterna immobilità , e cui ogni progresso oflcndc. Pas-
sa a rassegna tutte le giunili riuistioiii dell' epoca •, e sebbene egli condanni gli uni e gli altri , ti
dichiara però meno avverso u primi , percioeehè non vi à fatto che non finisca ad una teoria. Ed
a tal proposito ■ = 1)5395
Ossido di Manganese 0,10
Potasaa 5,G8 0,62
Soda 4)86 1,24
Perdila al fuoco 0,20
Questa imalisi è stata falla scom ponendo la sostanza coli' mido fluoridrico , dipoi col carbo-
nato di potassa , per dosare la silice. Si vede che il rapporto dell' ossigeno della potassa a quello
diila soda è di 1 . a 2 ; il rapporto dell' ossigeno delle diverse basi a quello della silice , di 1 .
a 4- 35 ; per conseguenza , dietro la composizione conosciuta del feldspato vetroso , se ti osserva
4i>9
che il saggio analizzato non presentava quano , si può considerare questo porfido trachiiiio roim
un mii^cuglio inlimu di 5o per o/o di feldspato vetroso , con i^ per o/o d' albitc e ^3 per o/.<
di silice , o anc)ie come una dissoluzione di silicato neutro alumlno-alcalino nella silice-
Si vede elle vi è poca calce e magnesia, ciò clie va di accordo coli' assenza dell' orniblenda,
dell' aiigili' e della mica nella roccia.
Una rocciaclic proveniva da un filone di Ponza , ed uvea la più grande analogia con la pre-
cedente , ha dato : P. s. a 2,5273. Silicea 75,4 '•
È chiaro che i due risultati poco dìITeriseono.
Porfido Irachiticn micaceo dell' isola di Ponza.
Questa roccia , che , a Ponza come a Pulmarola, si presenta acccompagnata da perliti e da
ossidiana , appartiene ad un filone porfirico che può passare ad un conglomerato pomicoso tra-
rliilico. Quasi tutte le varietà di questo filone si lasciano classificare fra i porfiri senza quarzo del sig.
Bciidunt. La roccia presenta delle numerose p;n;lictlc di mica esa{;on.'ili , ma incomplete ; vi si os-
servano anche dei cristalli di feldspato per metà fusi. Ora essa e terrosa , granellosa e facile a
rompersi ; ora è compatta , a frattura concoide , simile alla silice ^ in altri casi infine è porosa ,
ed ha le sue cavità ripiene di una sostanza che rassomiglia all' allumina o all' ossido di ferro nno
varoente precipitalo. Il colore varia dal bianco al grigio chiaro , ed anche fino al rosso binjno.
La varietà analizata era impastata colla mica ed aveva molta analogia col granito granelloso.
Ossig.
Silice 73,46 38, 16
Allumina i3,o5 6,09
Ossido di ferro i,49 0,4 1
Calce 0,45 o,u p. s. =3,5598
M^igncsia o,35 o,i5
Manganese traccia »
Potassa 4^39 0,76
Soda 6,28 1,60
L'analisi chimica dimostra l'identità di questa roccia colla precedente, e fa vedere che si può
considerarla come un silicato acido o come un miscuglio di feldspato vetroso , di albite e di si-
lice : se vi t qui una più gran quantità di terra , ciò proviene senza dnbbio dalla presenza della
mica nella roccia.
Filone poroso di Zannane. Fra le numerose varietà della formazione trachilica di Ongrigia che
■1 sig. Beudant ha fallo conoscere ve n' è alcuna che somiglia alla roccia di Zannone ; il suo a-
spetto fisico, e, in certi luogi , la sua posizione geologica , non fanno in alcun modo pensare ad
una origine vulcanica. Niun prodotto vulcanico , niun tufo o conglomerato viene a svelare la vera
origine di (fuesta roccia che ha un, colore bianco giallastro chiaro , e somiglia tanto al calcare di
acqua dolce o travertino da potervi facilmente ingannare.
L' analisi ha dato :
Ossig.
Silice 75,09 39,00
Allumina t3,26 6,19
Ossido di ferro 1,10 o,33
Calce 0,18 o,o5 p. s. =il,6i45
Magnesia 0,16 0,06
Potassa . 8,3 1 1,40
Soda 1,5; 0,43
58
46o
Il rapporto dell' ossigeno delle basi à quello delln silice ò di i. a 4'6i ^ ciò che si accorda
molto colle analisi precedenti. Considerando l'ossido di ferro come semplicemente mescolalo nella
roccia allo stalo di ossido idrato , ciò cVic dcv' essere , percliè si lascia facilmente separare dagli
acidi , si potrà rappresentare questo porfido tracliitico per -jS p. o/o silice i,35 perossido di fer-
ro , 34-54 ortuctas , 55.83 feldspato vetroso conlenenlo un egiial numero di atomi di potassa e
di soda. Questo modo di considerar la roccia è giustificato dalla prcsenia di cristalli periati ( ma-
cie fottemenle vetrosi , cUe non hanno lo spigolo si caratteristico dell' alhite.
Il sig. Abich si è fermato a studiare il porfido Irachìiico delle ìsole di Ponza , perchè egli è
in generale assai poco conosciuto nelle collezioni , benché costituisca un tipo nettissimo di una
formazione molto rara in natura. Egli passa in seguito alla fonna/.ioiie trachitica di Lipari , che
Ila quasi sempre il carattere di lave , e presenta le loro modifìcazioai vetrose. I porfidi che vi
si trovano contengono dei frammenti di rocce pirosseniche apparlenenti ad una formazione più
antica, che sembrano aver attraversata: a questo fatto si deve attribuir la dilTcrenza fra questi por-
fidi e quelle delle isole Ponze ; il loro colore è più generalmente rosso-bruno , il loro peso speci-
fico è un poto accresciuto; vi è meno di silice , più di terra e proporzionalmente meno di alcali,
ÌS analisi ha dato , per una varietà compatta di Monte Guardia ( Lipari ).
Ossig
Silice 68,35 35, 5o
Allumina • . . 13.95 6,5o
Protossido di firro 2.18 0,-1
Calce 8,^4 o.ia p. s. = s,ri6.-i
I\Ijgnesia 2,20 o,S5
Potassa 3,24 0)54
Soda 4)'9 <)09
Perdita al fuoco consistente
principalmente in acido
solforico e zolfo 4)64
La somma dell'ossigeno degli alcali e delle terre è all'ossigeno dell' ulUimina ;• i ; 3 , e
r ossigeno delle busi è a quello della silice come i è a 3,56 ; quindi si può considerare la roc
eia come formata di 71,4 pw o/o di feldspato , a due atomi di potassa e a di soda , e come un
miscuglio di feldispalo vetroso e di albite nel rapporto di 2 ad i , più 15,78 di Silice. Suppo-
nendo che le rimanenti terre ed una parte del ferro formano un bisilicato , ciò che ecccdeiii di
ossido di ferro dovrii essere riportato in combinazione coli' acido solforico che si sviluppa , come
dell' acido solforoso , durante la calcinazione al rosso.
La presenza dell' acido solforico in queste rocce le distingue da tutte la formazioni analoghe;
esso dimostra che un' azione energica di vapori solforici ha dovuto esercitarsi sulle eruzioni vul-
caniche di Lipari ; ha dovuto esservi qualche cosa analoga al ligo aA acido solforico che s' incon-
tra nell'interno del volcano di Bagnia Vangui ( è una parie dell' isola di Giava ); o infine vi sono
state delle aiqne come quelle che s' incontrano nelle Ande , e parlicolarminte presso Rio-Vinagrc
le quali contengono degli acidi solforico e muriatico.
All' isola Vulcano , il porfido Irachitico ha egualmente attraversato le rocce pirosseniche del
cratere di sollevamento ; egli è ricoverlo alla sua parte inferiore , sulla costa dell' isola , da ossidia-
ne , da tufi , e da conglomerati di perliti.
Il suo peso spec. =2,6552 Contenente in silice ^ 75, 5o per o/o'
i6t
La perdita al fuoco, conji«lpntc principalmente in acido «olforiro e zolfo , è ugnale a 1,74.
Qui come nel coso precodoiilc , le rocce ricche in aupilc hiiiino esercitalo una modificazione sulla
naturii del porfido trachilico , che è comparso in seguilo ; perchè questo contiene delle hrecce di
un mclafiro nero.
Se si vuol riassumere tutto ciò che sopra è stalo dello su i porfidi trachitiei , si vede che il
loro peso specifico varia tra 2,5279 e 2,6552 , e che contengono da 74,''4 a 60, 35 di silice. Co-
ti , si ha : P. s. = 2,5783. Silice 6g,46 per o/o.
Si comprende che è impossibile che questa roccia abbia de' corallcri ben marcali , perchè è
soggeltii u grandi modificazioni , secondo che impasta più o meno materie straniere ; perl.into i
due caratteri precedenti , congiunti ad alcune osservazioni geologiche , basteranno sempre per farla
riconoscere.
Tiiic/iUr.
Si dà questo nome alle rocce che sono ordi(jaiiamentc mollo granellose , la di cui parte ter-
rosa olTrc una confusa cristallizzazione ed ha più generalmente un color chiaro: esse sono spesse
volte porose. L' albite a ba.se di potassa cd^il Mdspalo vetroso sono i suoi elementi costitutivi ;
1' albite cosliluiscc anche, allo slatn cristallino , la pasta delle trachiti , e sopraltiitlo di quelle chr
contengono de' grossi cristalli di feldspato vilroso ; il suo color bianco e lo si)lcndore perlaceo che
presenta nella sua frattura , pernullono allrundu di distinguerlo facilmente dal feldspato. È chiaro
che certe varietà di granito che si cliiamano granili porfirici , eonlcngono le due varietà di feld-
spato , 1' oilosa e r albite. Queste trachiti di cui ora parliamo furmuiio , come si sa , nel genere
lU'lle tr.ichiiì , ima varietà analoga a qiulla de' granili porfiiici : ne' due casi , si è I' albite che
torma la massa del granito o della trachite , meni re che i cristalli di feldspato vetroso vi sono
sparsi .
l'rac/iitc ilei Drochcnfcis , nelle selle montagne , pressn Bonn,'
Questa trachite , che contiene due varietà di feldspato ha la composizione seguente :
P. 5. =1,689?
Parie solubile netjli
acidi' m'ìt^t p. o/o,
Silice 46,11
Allumina 4')58
Ossido di ferro magnetico .... 29,88
Ossido di ferro conlenenle un poco di
Titano 3, 95
Calce • . . 5,33
Magnesia 4,66
Potassa 1^58
Soda 1,47
Ossido di Manganese 1^22
Ari|iri e cloro 2.q6
Ossig,
24,45
2,l3
9,56
0.42
i,'i8
i,5o
0.25
0,46
">;■
Parte insolubile
87. Ì9 per I/co.
Ossig.
70,22 36 47
'7!^9 8.92
0,82 0,24
Somma
»
2,09
0:4 '
3,71
5,6a
»
»
0.58
o.i5
0,64
.,48
«
67.09
i5,65
4,59
o,38
2,25
0-97
3,56
5,07
»
0.45
Os.ig.
54,34
7,29
1,34
0,62
0,35
0,61
1,55
463
Si vede che l' nlbite e la sostnuza molto dominatile della roccia -, la piccola porzione che è
solubile nell'acido muiiatico può altronde essere coiisidrralu come uà miscuglio diossido magne-
tico con un silicato idrato, L' analisi della roccia mostra che 1' ossigeno delle basi potenti ( alcali
calce , magnesia ) è a qnello delle basi più deboli ( allumina ed ossido di ferro ) : : i : 3 ; il
rapporto dell' ossigeno ilclle basi u quello della silice è altronde di i a 3. È evidente che questi
rapporti non sarebbero cambiali , te nella roccia , entrava una certa quantità di feldspato vetro-
so .- cosi noi possiamo coiisiilerare (|uesta trachilc come un silicato neutro contenente in mesco-
lanza uò rssere annoverata fra le formazioni di questo genere che sono ricche in silice , ed , in al-
cune varietà , si veggono dei piccoli cristalli esaedri di quarzo. È da osservare che il suo peso
.speciGco e la sua capaciti^ in silice la ravvicinano molto a quella del porfido trachitico di Lipari:
qat in eifetli quest' ultimo passa alla traehite propriamente detta.
Trachilc del monte OliLiiiio , prcsiu Pozzuoli. Questa roccia di un' aspetto analogo a quello
della traehite di Drachenfcls , ha dovuto indubitabilmente scorrere allo stato di lava , dal monte
Olibano fino al mare. Essa è di un grigio di cenere , semidura , a pasta granellosa ; presenta un
aggregato di cristalli bianchissimi e tramazzati da feldspato vetroso molto splendente \ infine vi si
osserva dell' orniblenda e del ferro magnetico.
P. s. =2,685o Silice = 66,89 P- o'°'
Questi risultati vanno molto bene di accordo con quelli ottenuti dalla traehite dì Drachenfels .
Trachilc di Dallicim , prasn Montaiaur.
Questa traehite è in rapporto rimarchevole col basalle che sembra aver allraversato , secondo
le osservazioni di M. de Bucli. La sua pasta è granellosa , mollo densa , il suo colore varia dal
grigio al verdastro ; presenta un miscuglio inlimo di albile a base di potassa col feldspato vetroso
in cristalli splendenti , ma mal detcrminati. Vi è anche un poco di orniblenda e di ossida ma-
gnetico.
P. s. = 2,7022 Silice = 67,68 p. o/o.
È probabile che l'aumento di peso specifico è principalmente dovuto alla presenza dell' or-
niblenda e dell' ossido magnetico.
Trachilc deh' isola Panaria-— In questa isola , che è interessantissima per lo studio delle tra-
chili , si possono distinguere tre varietà : ,.
La prima consite in una pasta ora compatta , ora un poco porosa , il di cui colore varia dal
rosso-grigio al grigio-verdastro ; comtienc molti crisialli di feldspato vetroso , ma mal determinati.
Vi sono dei piccoli cristalli vi orniblenda , molta albile a base di potassa , ma nulla di mica.
P.s. = 2,6754 Silice =64,37.
La seeonda varietà oflre una pasta vetrosa grigia conpatissima , che presenta molto feldspato
ed albite a base di potassa , sovente anche dei grani di quarzo rossastro. In quanto all' orniblen-
da , essa è completamente rimpiazzata dalla mica nera che è sparsa in tutta la massa.
La terza varietà ha una pasta compatta e dura , con una frattura scagliosa e con un colore
46S
•curo ; està somiglia mollo nd iinn specie <\ì pmficlo fcMspolico ( Honinslcin porpliyred ). 1 cri-
stalli di feldspato vetioso souo rari , ed , all' incontro , vi si trova molla albilc e poli.ssa ; l' aii-
fibolo orniblenda 1' altraversu in tutte le direzioni , vi è un pò di ferro osbidolalo , ma nulla di
P. $.=: 2,75^5 Silice = 61,39.
Trochile liei ({intorni di Francforl. — Questa tracliile s'incontra fra Grafcnbrucli el Dietzcnbacb,
ntllc vicinanze di Fr.Éncforl, e presso le rocce basaltiche. Presenta una pasta di un grigio rossastro
t d al primo aspetto somiglia piuttosto ad alcuni calcai i di acqua dolce clic ad una roccia volcanica.
Kssa •'^ penetrata da piccoli distaili di feldspato di un colore giallastro che mostrano solamente quii e
là delle piccole faccette lucenti. Non vi si rinviene traccia di orniblenda , di mica , né di ferro
ossidolato.
P. s.r= 2,6181 Silice =67,72.
Da ciò che precede , è chiaro che le esperienze fatte sulle trachiti dapoo per media caratte^
rìstica di queste rocce :
P. s. = 2,68ji Silice = 65,85 p. o/o.
3°. Domile.
Questa roccia che si rinviene in Alvernia ed in Ongrigia , sembra una formazione particolara
«he ordinai iamcnle si allontana dai terreni trachilici con i quali non è legata. Essa è grigia bian-
I astra , i)iesciita una massa molto granellosa ed appannata , spesso friabile ; vi si osserva una gran
quantità di piccoli cristalli di feldspato bianchi e trasparenti , ed anche delle pagliette di mica nrra
u bruna. Il sig. Abich ha trovato :
P. s. = 2,6354 Silice = 65,5o.
Questi risultali sono di accordo con quelli del sig. Berlhier , che dà la Domite come un si<
licato neutro. Pertanto il sig. Abich sarebbe portato a credere che si debbon rinvenire nella roc-
cia i due alc.ili , solamente sarebbe possibile che non contenga che una piccola quantìlj di so-
da : allora essa sarebbe , per rapporto alla trucbite, ciò che è il porfido trachitico bianco di Zìa-
none per rapporto al porfido trachitico.
Del resio si può osservare , che il peso speciilco e la capaciti in silice della Domile coinci-
dono con i valori medi corrispondenti ottenuti per le trachiti.
4°. Funoìilc.
A prima vista, si è naturalmente condotto a pensare che devono esistere de rapporti geologici
molto intimi fra la fonolite e la trachitie o il basalte. Intanto , 1' osservazione non ha permesso
finora di dimostrare con certezza che vi sia passaggio della fonolite al basalte : perchè i punti di
contatto tra la fonolite ed il basalte sono rari , ed il più delle volte è evidente che la fonolite ,
ha attraversato il basalte , di poi si è s]>arsa in forma di cono alla sua superficie. È la contrario
frei|Ucntissiino l' incontrare la fonolite colla trachilc , e l' osservazione geologica mena a pensare
che esse provengono dalle trasformazioni di una slessa roccia.
La fonolite costituisce una roccia omogenea con una struttura scagliosa e leggiermente concoi-
de \ il suo colore è il verde-grigiastro il grigio di cenere. Spesso ella è porfiroide , e contiene
dei cristalli di feldspato vetroso , intimamente sparsi nella massa , vi si rinviene anche , benché
raramente , dell' orniblenda , dell' ausile , del ferro ossidolato magnetico che sono allo stalo mi>
cix>$copico e come disciolti cella pasta che costituisce la roccia.
m
l idvoii ilei sig. Gmelin hanno fallo conoscere che la fonolite può essere considerata come
un iniscuglio di feldspato vetroso con inesotipo , e clic le propoizioni de' due principi costiluenli
possono essere molto differenti. La composiiione media data dall' analisi al signor Abich ^ la se-
guente :
MF.niA DI SEI ANALISI
Parte solubile
0 niesotipo
35,20.
Parie insolubile
0 felils|ialo
64,80.
Fonolite.
Si ice
Allumila
Ossido (li ferro
Ossido 4IÌ manganese ....
Calce
M.ignesia
Soda
r.iU^sa
^■■I-
Ossig.
42,16 21,99
23,91 21,16
6,20 1,90
i,i3 0,34
2,22 0,62
1,26 0,48
11,38 2,81
3 ,0 3 0 , S 1
7.41 6,58
Ossig.
65,56 54,o5
17,20 8,o5
2,88 0,88
b,79 0,25
0 68 0,19
» »
3,38 0,86
8,45 .,43
» ì)
Ossig._
57.66 29 96
19,96 9,58
5,?,2 1,04
0.76 0,i2
1,01 o,5o
1,53 o,3g
6,98 1,78
6,06 1,07
2,33 2,07
p. s. = 2.;
Si sono rinvenute oncLe alcune tracce di acido titanico , solforico , e di cloro ; ma non se
n' è tenuto conto.
11 rapporto dell'ossigeno dilla silice a quello di tutte le basi è di i ; 2 , ed il rapporto del-
l' ossigeno degli alcali a quella dell' allumina è di i : 3 ; separando tutl.ivia dalla combinazione
una parte dell' ossido di ferro , che si ririguarda come mescolato allo stato di ossido magnetico ,
la fonolite e rappresentata dalla formola dell' oliglasia similmente che la tracliile lipo , quella cioè
di Drachefels , lo è per quella del feldspato veli-oso e dell' ortosa.
La Fonolite e la trachite difleriscono essenzialmente in ciò che la prima ha un peso speci-
6co più debole della seconda , ed al contrario , una più gran capacità in alcali. Cosi , secondo
Slruve , la fonolite del castello di Toeplilz non contiene meno di 18 p. o/o di alcali, di cui i3
p. o;o di soda; quella di Bilin 16,73 p. o/o d'alcali, di cui i3,ii p. o/o di soda. Come si può spie-
gare questa più grande capacità di alcali ? Il sig. Abich pensa che le relazioni geologiche osser-
vate Ira la fonolile e la trachite guidano ad ammettere che la prima sia una trasformazione della
seconda. ICgli suppone una trachite trasportata in fusione neh' interno di un vulcano ed incontrata
dai vapori delle acque del mare , i quali Iraspoitano neccssariamenle con se del cloruro di sodio;
dei fenomeni di trasformazione dovranno neccssariamenle prodursi; la roccia riceverà una certa
quantità di acqua e di soda- Si formerà una zeolile che darà alla roccia la sua sonorità , mentre
che la capacità in silice ed il peso specìfico dovranno dimiuiiire ; in breve si coslilnirà una fo-
nolite.
Per sostenere questa teoria , nella quale si suppone 1' intervento dell'acqua del mare , ne' vul-
cani , il sig. Abich analizza il Pipcrno, che cosliluiscc la massa interna de' Camp-FLcgrci , presso
Napoli , in seguito la lava del Monte A/uovo , che somiglia alla fonolite di Hegau e del Rodano.
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466
Delle unultsi precedenti , si scorge , i°. che per la lavo di monte nuovo , la capaciti in zoo-
lite è più grande di 5 p. o/o; 2°. clic vi si contiene due volle più di soda e di cloro nella
parte solubile che non ve n' ha in quella del pìpcrno ; 5°. ohe il peso è mollo inferiore. QuinHi
il sig. Abich conchiude che l' acqua del mare , lu <|iiale contiene più di i p. o/o di cloruro ili
sodio, ha aumcntiilu la quanlllà di zcolile , e portala la soda di 5,g3 a lijSg ; egli arametlc in-
fine che la lava di Monte Nuovo , e per consigutnza lu fonolite , sia un pipcrnu fuso e trasfor-
malo dall' acqua del mare.
5°. Andesite.
Passiamo ora all' Andcsite che , come si sa , forma una scric di rocce appartenenti ai terreni
vulcanici del nuovo mondo , ed esaminiamo alcune delle sue varietà. Andcsite del Cliimbora^o. La
massa del Chimbora^o , che è formata da andcsite , consiste , secondo le osservazioni del sig. di
Humboldt, in una Irachite scmivetrificala , di un grigio brunastro , la di cui pasta è simile al pedi-
Stein , e che si divide in colonne quadrangolari alla guisa stessa dei basalti , questa roccia con-
tiene dei piccoli cristalli di albile , di feldspato vetroso in cristalli molto grossi , un poco di 01-
niblenda , dell' augite e del ferro ossidolato. L'analisi ha dato:
Ossig.
Silice 65,09 33581
Allumina i5,58 7,27
Ovsido di ferro 3,83 1,16
Proto>sido di It-rrci ,,73 0,59 p. 5. =3 2,6853.
Calie 9.O1 0,73
Magnesia 4,,o ,,58
VoiMSa ,jgg 0,33
Soda • 4,46 i,,4
Perdita al fuoco e cloro 0,4 t
99.80
Il rapporto dell'ossigeno delle basi a quello della silice è di i : 2,^54 ; per conseguenza ,
l' analisi chimica va ben di accordo colle proprietà mineralogiche della roccia che le assegnano
un luogo nella serie delle trachiti. Se si considerano gli alcali ed una quaniità corrispondente di
calce e di magnesia come costituenti un composto feldspatico neutro , supponendo una parte del
ferro allo sUito di ferro ossidolato , ciò che resta rappresenta a poco presso le formole del pi-
rosseno e dell' anfibolo ; quindi vi sarebbe nell' anteside 73,89 di albile e di feldspato vetroso ,
nei rapporto di 3 : i . Per assicuurarsi più completamente dell' esistenza di questo feldspato , se
n' è separata una gran quantità per digestione all' acido muriatico ; la polvere cosi otteunla era
cristallina con isplcndor di perla ( nacrée ). Il suo peso specifico =: 2,6460 , e la sua capacità in
siHce = 67,87 p. o/o, proprietà che caralterizzano l'ossidiana? (Pechstein). JndesUe deh' Antisu-
na. L' Andcsite dell' Antisana 6 composta di una pasta di un grigio nero , la quale agisce forte -
mente suU' ago calamitato ; contiene dcU' albile e dell' orniblenda.
P. s. = 2,7084 Silice = 64,26.
Una specie di lava che forma delle masse congiunte al cratere , e che contiene de' piccoli cri-
stalli semi-fusi dì un bianco vetroso in una roccia un poco magnetica , ha dato
P. «. C3 3,6334 Silice cs 63,23.
46?
Queste proprìctì la distinguono dai basalti e dalle rocce affini.
AniesUe ilei Colopaxi. Questa andesite costituisce la più gran parte di questo vulcano ; essa
somiglia molto a quella dell' Antisana *, è soltanto più compulli , più gODellosa , ed un pò più
ricca di ' 'istalli bianchi di ulbitc.
P. s. :=2,7i5 Siliceca G3,g8.
La roccia die forma il cratere dilTcriscc completamente dalla prima : essa somiglia od un pech»
Stein è tendente al bruno o al verde-grigio , la sua frattura è grossolana e scagliosa. Contiene nu-
merosi cristalli semi-Tetrificali di albite , e non agisce suU' ago calamitato.
P. «. = 2,5 1 85 Silice = 69,58.
La sua perdita al fuoco è di o,4o p. o/o. È evidente che questi caraiteri la ravvicinano più
al porfido trachitico che all' andesite.
Andesilc del Pichincha. Qaesta andesite è vetrosa , essa differisce dall' andesite propriamente
detta , come la trachite nera del sig. Beudant dalla trachite. La sua massa è di un nero scuro , e
somiglia al pcchstein j si avvicina molto alla sna varietà di cui si tratta , cioè all' andesite deli' An-
tisaoa \ la sua polvere ò grìgia tendente al bianco ; contiene di cristalli bioncb' di albite che pre-
sentano bene il clivaggio ( bec ) ed hanno nella frattura uno splendore perHceo. £'•-0 i rwllal'
deli' analisi :
Ossig.
Silice e traccia di acido titanico 67,07 34,84
Allumina i3,>9 6,16
Ossido di ferro 4i74 '>45
Ossido di manganese o,35 o,og p. s. =: aSjgg.
Calce 3,69 i,o3
Magnesia 3,46 i,33
Potassa 3)18 0,36
Soda 4)9» ro>r.ioSA , bianca spoec^ o CBiciovEnoASTEi
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469
I. Osiidiana di Teneriffn, di un verde-bottiglia splendente, «cmi-traspnrente , con frattura con-
coide-, contiene de' piccoli cristalli di feldspato vetroso bianco.
a. Pomice di Ttnerlffa. È di un grigio sporco tendente al verde , spongiosa ; »' incontra nella
massa dell' ossidiana. Tutto conduce a credere che 1' ossidiana di Tencriffa non sia allri che la
roccia istcssa del vulcano , che i- siala vclrificuta. Ili(; 1
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473
È chiaro , Etcondo (jiirsta tavoli, che la formola drlln pai le del (ufo suliibile uv^Vì acidi e
quella drir oligocbsia , e va coni]>lelainenlc dì accordo con quella delle pomici I. e IV. della
tavola di an:ilisi delle iioniici. Da ciò ne segue che non si deve consiilcrarc il tufo come il risul-
tato di Ila sconiposiziunc di una roccia come ciò ha lungo |i io studio della chimica composizioni dì tali rocce il più gran lume ne sparge
sjlle loro formazione. Che perciò noi ne raccomandiamo ad essi le chimiche analisi delle altre non poche rocce
non comprese m quelle studiate dall' Abich , specialmemle la roccia nerastra di Sorrento » e le rocce vulcaniche
de' doe psincìpati.
Ciò che dice 1* autore in questo luogo de' tufi busaltici delV isola di f^ìvara e' invila a raromeotane 1' identità
dei caratteri ebf ne manifesta quelli descritti da uno di noi nel viaggio al Termiuio ( nciidiconlo tom. I. p. 3i i )
cosicché se le chimiche aiiali.si vt-nisseio a dimostrare l' idcniìlà de' principi si crcscereblje peso all'opinione che
li potrebbe riguordare come il prodotto o|)erate in mezzo all'acqua dalle sostanze eru.tale da' vulcani solluniarioi
di antichissima data che ban dovuto bruciare uel circoscrillo perimetro che uc accoglie quelle vulcaniche forma-
liooi. (Nota de' compilatori ).
474-
Boccia del Picco di Teneriffa.
Oisig.
Silice con traccie di acido titanico .... 57,76 39,01 1
Allumina 17,56 8,18
Ossido di ferro 4|64 ';44
Ossidalo di ferro ......... igOQ 0,45
Ossidalo di manganese. .••*... 0,81 0,17 p. 3.^2,7486
Calce 5,46 1,53
Magnesia 3,76 0,80
Potassa 1,42 0,22
Soda . . • 6,82 1,78
Ctoro o,3o »
Acqua traccia.
Roccia ScUvelutsch ( kamschatha )
Ossig.
Silice 61,92 32,16
Albumina >4t>o 5,57
Ossido di ferro - . . . . 6,22 i,4i
Ossidulo di Manganfic 0,20 » p. s. = 2,7780
Calce 6,o3 1,69
Magnesia 5,27 2,o3
Potassa 0,61 0,10
Coda . . ; 4,88 i,o4
Roccia di Lisca-Nera. Roccia di Biannieoia.
Ossig.
Silice ; . . 62,20 32,5i 57,67 29,55
Allumina 20,80 9,71 11,94 5,97
Calce 2,70 0,75 7,72 2,16
Magnesia i)4o 0,53 7,02 2,71
Ossido di ferro 4)3o 'i^' 6,41 1,96
Potassa 3,10 o,5i »
Soda 5,20 1,53 »
Ossido di mang » » 0)3°
Peso »pec, = 2,775» = 2,794»
Peso sp. Silice
Roccia di Zoccolaro 2,8086 53,97
Id di Stromboli . . • 2,73o7 7'i78
Id. di Roccamonfina ')795» 54,6a
Id. di Junguragua »)7890 67,40
Id. di Riobombi» • . . . 2,790» 6o,35
~*
475
Rinssumendo i risultati delle analisi precedenti , si osserva che i caratteri presi dal peso epe-
litico e dui contenuto in silice sono molto distinti per non poter confondere la Irachitc-dolcrile ,
col porfido tiachilico , nò coli' andcsite o colle trocliiti. In efl'etti , le osservazioni de' pesi speci-
fici sono compresi Ira 2,70 e »,8o , quelli della silice tra 54 e 61 per o;o. Si vede quindi che
il massimo di silice ottenuto è anche inferiore a quello che sì è avuto per la trachitc e l'andesi-
ic ; del resto fra le rocce analizzate , le une si avvicinano più alle trachite , le altre più alla Do-
lerite. In media ai ha ;
P. 8. = 3,7863 Silice = 58, oa o/o.
£ questi caratteri possono essere presi come caratteristici della tracfy -dolerite. Quelle di Jun-
guragna , Roccomonfìna , Lisca e TeoeriOa possono dunque essere considerate come vere trachr-
dokrile , ed ul contrario le rocce di Biannlcolo ) e Zoccoluro sarebbero più ravvicioale alla do-
lerite.
TERZA PARTE.
Dolerite 0 roccia vulcaniai colle combinazioni feldspatiche.
La Dolerite è una roccia granellerà cristallina , che è il più delle volte grigia-scura o ten-
dente al nero per rapporto allo slata di aggregazione , può essere molto compatta o terrosa \ con-
tiene dei cristalli dì labradoro , di augitc , e dell' oroiblenda disseminata nella massa.
Ecco i risu!i:iti ottenuti analizzando molte varfe)à di dolerili,
Pulcriie di Stromboli. Costituisce una roccia che sì estende per la lunghezza di 320 ad 80.
piedi ul di sopra del livello del mare , della parte del punto nord dì Stromboli ^ essa è di un
giigiu nero, multo compatta , granellosa j e somiglia agli hornfch dell' J7ar(z: infine oflre molti
cristalli oetlissimi d' labradoro.
Ossig.
Silice 53,88 28,00
Alhimina 23,04 ^,62
Ossido di ferro 9,35 2,10 p. i. ca 2,9641
Magnesia 8,83 3,4 ■
Calce 7,96 3,33
Potassa Suda 4i76 1)33
Pcrti volatili . : 1,78 »
È chiaro che la somma dell' ossigeno della silice è due volle quella dell' ossigeno di (olle le
basi , purché si considera una parte del ferro allo stato di ossido magnetico. Si può riguardare
lu roccia come formata dì 4'i'9 P- o/odi labradora , e 68,87 dì augite. Il Rammelsberg ha tro-
v.iln , in una vaoietìi d' Irlanda.
38, 18 di labradoro. 61,82 di aogite
Questi risultali differiscono , come è chiaro , molto poco dal precedente.
Dolerite delt Etna. S'incontra a 100 piedi al di sotto del piano del lago, tra ana roccia h
dì cui urigiue sembra dover rimontare alla catraslofe che ha data all' Etna la (orma che ha altual-
niviile. Agisce fortemente suU' ego calamitato.
* = 655 Silice s= 49,94
6g
476
lami
Propostosi a socio non residente il signor D. Giuseppe de' Nobili in Gasoli , sono stati no-
minali Commissari i signori de Auguslinis , Semmola , e Cavalier de Eenzi , a cui si sono passate
la proposizione , e le opere presentate.
Lettosi il parere favorevole delb classe matematica per la nomina del P. Michele Bellini a
socio corrispondente in Lucca , si è messa la deliberazione allo sperimeolo del bussolo , ed è sta-
lo nominato all' unanimità.
D. Giuseppe Vercillo socio non residente intervenuto alla tornata , ha presentato io dono al-
l' Accademia un volume intitolato Opusculi Spirituali.
Il signor Barone Durioi ha letto una memoria intitolata : qualche considerazione sul calorico
de' Vivenli.
PROGRAMMA
Della classe matematico-Jisica della Reale Accailenùa dell» scienze di Monaco ,
per /(? premio del l8iSj6.
La classe matematico-fisica della Reale bavara Accademia delle scienze , ha scelto il seguente
quesito :
Determinare i pesi atomici dello zolfo del ferro e del rame , presa per unitó 1' ossigeno , in
modo che ciascuno di essi pesi atomici sia derivato da tol^$ le combinazioni delle succenoate so-
stanze colle altre.
4So
firiiUasi conoscere se dietro i diversi metodi finora ndoperati siusi raccolto un sufficiente nu-
mero di osservazioni proprie dirette a far conoscere in parte i valori medi , ed in parte le ano-
malìe presentate da ciascuno sperimento fallo per conoscere il medio. Tutto le detorminazioni di
peso che si presentono dovranno essere ridotte al vóto , secondo il metodo e le tavole di Bessel.
Di tulle le selle di ossoiv.izioni , avuto rìj^iiardo al valore di ci^scutl metodo , dcblinnsi derivare
i probabili valori delle nominate soslanxe ed i limiti della certezza di ciascuna determinazione ado-
perando il metodo de' minimi qu.idrati. Le osservazioni dovranno presentarsi nella loro forma ori-
ginale , affinchè ogni cifra che Influisca sol risultalo possa essere ricercala seguendone le tracce fino
agli orìgioali mezzi di sperimento.
I^ classe è stala indotta a stabilire questo quesito dalle seguenti considerazioni.
Nel calcolo delle cliioiiclic analisi de' pesi atomici avviene non di rado il caso , specialmenle
nell esame de' corpi organici , elic la differenza (ra il calcolo e 1' osservazione sia maggiore di ciò
che la diligenza e lo studio messo negli sperimenti fatti per determinarli , abbia potuto far presu-
mere. SI resta anche sovente dubbioso ilelle complicale composizioni se la iiropory.ione numerira
|irescella o la prossima seguente meglio convenga alla osservazione. Questa diversità deriva in parte
dalla fallacia degli sperimenti , ma ben anco dalla incertezza nella determinazione do' pesi atomici.
Or siccome questa inccriotza v.iia nel grado , e cresce nelle combinazioni , quando anche I' erro-
re nella semplice determiuaztono degli atomi sia picciolissima, può nulladiineno esercitare una gran-
de influenza sili risultato.
Per potersi adunque distinguete qiial parte la determinazione de' pesi atomici pord nella dif-
ferenza Ira II c:dcolo e la osservazione , e per vedere se questa incertezza si trovi ncU' ai alisi o
nella sua propria , egli è neeess.irio non solo conoscere mollo esatlamentc i pesi atomici stessi ,
ma ben anco sapersi quando le lóro determinazioni possono deviare dal vero.
Non s' ignora che i pesi atomici conosciuti sono derivati da osservazioni ben numerose ed in
parte accurate, e che altro notabile perfezionamento nelle loro determinazioni potrebbe ottenersi de-
rivando per calcolo i valori di essi dal complesso di tutte le osservazioni e da tulli gli speriiucnli;
ma i diversi metodi osservati nelle loro determinazioni , dipendono da osservazioni di troppo ine-
gual criterio perchè da un simile lavoro possa attendersene un risultato veramente soddisfacente.
La classe si è veduta perciò indotta a proporre Ìl presente nuovo problema , onde procac-
ciarsi colle maggiori diligenti possibili ricerche , una solida e complessiva determinazione de' pesi
atomici e de' limiti della loro certezza. La scelta delle suddette quattro sostanze è stala determina-
la in parte da' maggiori bisogni e dalle più vantaggiose applicazioni , ed in parte , fatta eccezio-
ne del ferro e del rame , da tutte le scambievoli moltiplici combinazioni , che porgeranno analo-
ghe serie di condizioni.
Del resto i pesi atomici formano , come è noto invariabili proporzioni in natura. Lo scientifico
valore delle loro più accurate e profonde investigazioni , non ha d' uopo d' ulteriori dicbiarazioui.
Le memorie da inviarsi al concorso potranno essere scritte in tedesco , in francese o in Ia-
lino , e saranno accompagnate da nn biglietto suggellalo che conterrà il nome dell' autore , e por-
terà scritta di fuori la stessa epigrafe che si troverà ripetuta sulla memoria. | Le memorie saranno
inviate alla Re.ile accademia di Monaco fino a non più lardi del i". novembre i84s. H giudisio
ne sarà pronunzialo nell' adunanza pubblica del ■28 marzo 1846.
Il premio è di 100 ducati austriaci ( circa franchi 1100 ).
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Saggio di alcune nuove ricerche analitiche sulle supeiGtie di secondo ordine; del si-
gnor F. GniJiiiDi . • •
Analisi a due coordinate ; ricerche del signor F. Padil*
MECCANICA.
Su lo «"ibilimento de'muri che sostengono la spinta delle terre; del signor P Padul*
ASTRONOMIA.
Nuova tavola generale d' interpolazione del signor F. Aii*»stb
Annuario del Reale oservatorio di Palermo per 1' anno i843.
Suir anello di Saturno ; osservazioni del signor Arago
Osservazioni sulla cometa del iS43 falle all'Osservatorio di Napoli .
Nola sulla gran Cometa del i^43 ; del signor E. Cipocci
Esperienze termometriche sulla luce della nuova cometa ec. del signor Mai rnurssEK
SuU' ccclissi di sole del i842 ; del signor Vaiz
FISICA.
Suir clettricilii animale ; del signor Santi Linari
Rapporto sulla memoria del signor A. Db Loca intorno ad od nuovo sistema di To-
nonictria .......■••••••
~— intorno ai sistemi de' caleidoscopi del signor De Luca
Sulla memoria del C. Meiloni sulla colorazione di alcuni umori e membrane degli
echi.
— Sulla memoria del signor San-MartIno sulla portala de' fiumi ....
Intorno ad una modidcazione della macchina elettrica proposta dal signor Guebaroi
Sulle differenze tra le onde luminose e le sonore ; del signor Caucuv
Sullo diversità de' livelli relativi della terra, e del mare ; del signor Bbavais
La scossa e la decomposizione dell'acqua per mezzo della correnti indotte dal magne-
tismo terrestre; de' signori S. Llmari e Palmieri .... lyS 174 j e
Relazione del viaggio all' Etna del signor Del Re 201 , e
Ricerche sidla formazione delle immagini prodotte dall' azione de' raggi invisiLili ;
del signor Moeser.
Nuova macchina locomotiva ; del signor Davioson . ■ . • i38 e
Sul modo come si fanno le immagini dagherriano , de' signori Moeseh e Fitzaw
Nuova maniera di considerare i fenomeni del dagherretipo ; del signor Gacltur di
CaAVBus
61
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169
93
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164
170
366
368
49
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S6
55
96
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280
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212
3X5
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484
Grcgmiola di enorma grandezza .,15
Notltia sul (remuoto di Nantes j,g
Mezzo di irasporiare su di una lamina metallica le impressioni dei caratteri di ogni
specie; del signor P. Dunt ■ . 3,3
Notiiizia su i lavori galvanoplastici del signor Jacobi jj<
Suir uso delle correnti galvano-magncticbo applicale ia casi di semi-pnmlisi e d' irilide
microscopica nervosa cronica; del signor Qpadhi 2; a
Stilla densità della Terra ; del signor Bault Soy
Dell' influenza della Luna sulla pressione atmosferica ; del signor InuoT . . 3i5
Srggio di uua deteiminazione dell'altezza media de' coiii'Hcnti ; del sigilo»- d'Hiji-
BOIDT. 3i5
Sulla teoria della pila voltaica , ili L. BonapaiVì^; sunto del signor Arigo . . . 3s9
Breve notizia intorno alla nuova pila del signor Bunsen 323
Sunto di quauto è Stato fatto nella gran cisterna del tempio di Serapide ; del signor
C. NlCCOLiNX. 33g
Sopra ima maniera di considerare i fenom>ui del Dagherrotipo ; de' signoii Choisflas
e rUxEL 363
Misura delle variazioni del baromelro ; del signor Vilienecve 365
Sulle proprietà di trasmissione per la luce che ha il carbone di legno e la piombag-
gine in lamine sottili ed in particelle; del signor J. Day? 366
Caduta di pietre meteoriche in don, a r''8
Aurora boreale del signor ST^^t vson SGg
Aereolili caduti in Utrecht '. ioi
Scosse di tremuolo in Napoli 4oo
Saggi di un analisi calorifica dello spoltro solare , del Cavalier Mfuoni ; memoria
prima; delle relazioni di temperatura fra raggi luminosi. . , . . , J!^,o3
Nola su i disegni litografici ; del signor G. GuAiirNi 4*3
Osservazioni meteorologiche fatte in Alberona ; del signor H. Gassitto , . . 440
Sull'eruzione dell'Etna di novembre i843 ; del P. Torkabeke. .... 44i
Sull'accidentale arsione iiaiana per l'eruzione dell'Etna del i843 ; del signor R.
Sa VA , . . 4 '4
CHIMICA.
Dell' azione del vapore acquoso di fosforo ; del signor F. Casoh'a .... 38
Intorno all' acciaio di aunnoiiiaca ; del signor A. De Vita .... 4^
Rapporto sulla memoria dal signor Semmola sui sali formali dal larlralo di potassa e
di ferro .............. i»o
Modo di scoprire la presenza dello zolfo nelle piante ; del signor IFaisjh"». . . 189
Cincovina : nuovo alcaloide vegetale ......... «V
Reprislinazione de'molalli col cianuro l'i potassio ....... i4o
Metodo pratico per determinare la (luau'ità reale d' indaco ncgl' 'nv^
Natura sulla tripoìiaiia ivi
Analisi di talune sostanze rinvenute in un vaso a Pompei ; del signor GuaH''t
Sulla memoria del signor Gaspahrini sulle cattce
Nuove siìcrienzc e considerazioni sul calor proprio delle piante , del signor Gabdmr
Suir assorbimento de' sali nelle piante ; del signor Vooel .....
Sul genere Sclerotium ; del signor LeveIlliS .......
Botanica della storia Naturale delle Canarie del signor Webb ....
Sulla composizione del Camiiim e della parte che prende nell' organoger'a vegetale
de' signori Miriiel e Paven. .........
Intorno alla struttura dell' arillo ; del signor Gasparriki .....
Nota relativa ai caratteri distintivi cho separano i vegetabili dagli animali ed olle se-
erezioni minerali delle piante ; del signor Payem .......
GEOLOGIA MINER \LOGLV PALEONTOLOGIA.
Banchi di coralli e formazioni vulcaniche di America e di altri luoghi ; del signor
Darwin
Osservazioni geologiche su i contorni di Palermo ; del signor Cisoau
Politalami fossili dell' Italia Mertdionalo , del signor Nicollki . . . 345 e
Sulla Geologia dell' America meridionale , del signor d'Orbicky. ....
Ricerclio sulla composizione geologica de' terreni che contengono «elfo in Sicilia ed in
Calabria ; del signor Paillette ..........
Miniera d' oro degli Urali in Siberia ; del signor Kascoeroff .....
Sulle roccie vulcaniche , specialmente delle due SiciUe ; del signor Abicb .
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457
MEDICINA.
Sulle malattie vajuololdi esaminale nelle loro scambievoli correlarioui ; del signor Sem-
moLA
Memoria sulla riforma dello quarantine ; del signor Gosse . . • 78 , i44
Spericnze e considerazioni intorno ai medicamenti nominali diaforotici ; del signor
Seriola ..........
GIURISPRUDENZA ECONOMIA POLITICA STATISTICA GEOGRAFIA.
Dell'uso ed autorità delle leggi del regno delle due Sicilie, considerale nelle relazioni
con lo persone e col territorio degli stranieri ; del signor N. Rocco.
Aunlisi del popolamento dell' isola di Pènes ; del signor Cagnazzi.
Sulla Geografia comparala del Soudan ; del sig. F. De Lucv ....
Considcraz-ioui sopra due lavori de' signori PuuiUet e Quelelet intorno gli elementi del
le tavole di mortalità ; del signor P. Db Luca ......
Sul lavoro de' fanciulli nelle manifallure ; del signor I. Petitti.
Canale di comunicazione fra l'Oceano ailantlco ed il Pacifico; del signor Wahen
Della riforma delle carceri ; de' signori Peiiti e Makcwi .....
Ricerclie storiche sopra Americo Vespucci ; de' signori Samarem e de Luca
'1 Giornale degli Economisli ; est'-atio del signor Mancini . . .
ECONOMIA RURALE,
Indicazione delle piante nocive agli animali domestici. .....
Ricerche sull' ingrassamento de' bestiami e sulla formazione del latte .
SCIENZE ISTORICHE.
Considerazioni sulla storia ; del signor G. de Cesabe
Giudizio del signor Rezzonico sul discorso di C. Troya intorno alla condizione de' ro-
mani vinti da' Longobardi ; del signor Mancini ......
Elogio di Giuseppe Scorza ; del signor C. Fiauti ......
Rapporto sull' elogio del Conte Milano ; del signor M. G. Rcffo
SUNTI DE' VERRALI.
Dicembre 1842—61; gennaro i843 — 63, 66 — febbrajo 66, 128 — marzo — i23,
124 — aprile 206 , 207 — giugno 208 , 285 — luglio 386 , 887 .— agosto 289 ,
36i ^ settembre 36a , 449 — novembre 449
ATTI ACCADEMICI— PROGRAMMI.
Società Economica del 2". Abruzzo Ulteriore ........
Programma della Reale Accademia Napolitana delle scienze pel i844.
Giornale Economico del Principato Ulteriore ........
La Campania ind\istriale ; della S. E. di Terra di Lavoro. . . . . .
Accademia Pontaniana 24a , 246 , SaS , 336 , 399 e
Programma della Reale Accademia di Monaco
Annunzi. .......... 162—163 — 4oo,
Tavole metorologiche . 87 , 88 — 167 , 168 ^ 247 > a48 — 336 , 337 — 4oi,
'7
221
435
68
118
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i85
209
220
291
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395
159
190
358
85
86
240
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4-79
48o
336
4oa