e/ / A (Bmw^ IL2ILILI2 & ILI&niirt2I2 2 ILW ILIiV®IR"i DELL' ACCADEIIIA DELLE SCIEME SlESI©raE ^«Ue «Sonictà ì^$mU ^othis>mm ìfì Ctjtyoll ANNO SECONDO TOMO II. NAPOLI DALLO STABILIMENTO TirOGRAFICO DELL' AQUILA 1845. 1843 RENDICONTO ir. 7. i DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ^©■^3>©<Ì5a22S>©^^S««T LAVORI DELLE ADUNANZE DI GENNAIO E FEBBRAJO. PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORB MEMORIE E NOTE LETTE SroniA natuhale. Biflessìoni sopra diversi argomenti di Scienze Fisiche ; lette dal siff. Michele Tenore. Signori Accademici Allorché aveva l' onore di ragionarvi la prima volta da questo posto , io dichia- rava fra r altro , che del piano de lavori annuali richiesto dall' articolo 34- del regolamento , non credevo opportuno occuparmi , e ne chiedeva I' avviso diifini- tivo dell' Accademia. Or comunque questo dotto consesso sembrato ne avesse col silenzio annuirn , non han mancato tra voi chi me ne abbia manifestato diversa opinione. Sembrava a taluni de' nostri colleghi che , senza discendere a troppo speciali distribuzioni , non avrebbe potuto considerarsi estraneo alle nostre istitu- zioni il presentare come in un quadro lo stato attuale delle scienze , ed il cam- mino ulteriore che in ciascun ramo di esse adilitar se ne possa qual norma alle nostre accademiche investigazioni. Nel vagheggiare questa felicissima idea avrei desideralo poterne comprendere ed effettuare lo sviluppo ; ma non ho lardato ad avvedermi che , del mio buon volere molto al di sotto ne rimanevano le forze , che anzi avrei ardito pensare che a tutta volerne abbracciare la vastità , opera di molti accademici anziché di un solo quell' importante lavoro considerar si po- trebbe. Guardando l' ideato piano sotto questa generale veduta , avrei desiderato pro- porlo a soggetto di speciale lavoro di una eletta parte degli Accademici di tutte 4 le classi ; ma diverse considerazioni che uopo non è dichiarare me ne hanno Irat- lenulo. Forse senza abbanilonarnc il pensiero potremo ritornarci , e più posata- mente esaminarlo nel corso di qucst' anno per meglio occuparcene in avvenire. Per ora mi è caro proporne alcuni cenni , limitandoli al ristretto cerchio di quei rami delle scienze fisiche clic piìi da vicino riguardano il campo che per me se ne coltiva. Questi cenni , che rassegno e raccomando alla vostra benevo- lenza sono distribuiti nei seguenti titoli. I. Fisica. I . Bicerchc comparative intorno alla quantità di pioggia dei due emisferi, Quesl' Accademia ebbe contezza di alcune comunicazioni fattemi dal signor Neil Talbol, distinto \ inggialore inglese, che ha fatto lunga dimora nell' Australia e nell' America mcridionide. Tra quelle comunicazioni alcuna ne veniva taciuta , perchè mi riserbava parlarne in altro special lavoro , e che credo opportuno il men- tovare in questo luogo. Il signor Talbot mi riferiva che sulle regioni orientali dell' America Setten- trionale , spccialmenle nel Messico e nella California, è stata osservata una sensi- bile diminuzione nella umidità dell' atmosfera , e quindi nel volume delle acque che si scaricano sulla terra. Questa minorazione vicn dimostrata principalmente dal progressivo prosciugamenlo delle paludi vergini di quelle vaste regioni ; co- sicché i coloni europei hanno osservato che da im trenta anni a questa parte si è grandemente dilatala la zona delle terre coltivabili. Essi raccolgono presente- mente le più produttive derrate da quei terreni medesimi altra volta coperti degli stagni e delle maremme impraticabili che ne venivano alimentate dalle piene de' grandi fiumi. Il signor Talbot aggiungeva che mentre su quello emisfero o- rientale la quantità dell' acqua che vi cade ne sembra sensibilmente diminuita , da non meno ragionevoli considerazioni, era egli indotto a pensare che quella che ne cade sull' emisfero occidentale siasene nella stessa proporzione accresciuta. E- gli ne riferiva in appoggio le alhnioni e gli straripamenti de' grandi fiumi d' Eu- ropa clic in questo medesimo periodo si sono succeduti con maggior frequenza ; polendone servire d' esempio quelli del Uodano , che se per lo innanzi ne avve- nivano a lunghissimi intoivalli , sono di presente divenuti cosi frequenti che in tre anni successivi; cioè nel iS4o , 4' > 42 j han cagionato devastazioni e ruinc immense. Senza pretendere di ritener dimostrala 1' opinione del Talbot, ne sembra non per tanto meritarsi la considerazione de' fisici. Lo studio della meteorologia che a giorni nostri ha preso si grande incremento somministrar potrebbe le osserva- vazioni relative alla caduta delle piogge e delle nevi , calcolate su d' una scala 5 più vasta ; cosiccliè dal confronto della quantità che n' è caduta in un determinalo periodo raccoglier si potrebbero positivi elementi di fatti che non mancherebbero di sparger lume sopra questo importante argomento. Fortunatamente le relazioni attivissime che si mantengono tra gli studiosi di tali branche di fisica ^ cogli os- servatori e cogli stabilimenti che vi sono espressamente consagrati , ne fanno spe- rare che lab universali ragguagli comparativi non saranno limgamente attesi. 2. Diversilà relativa dì livelli ira la terra e 7 mare. In quesli ultimi tempi le ricerc-lie sulle variazioni del livello relativo della terrà e del mare hanno in singoiar modo richiamata F atlonzione de fisici e dei Geologi. I giornali han parlalo delle interessanti osservazioni fatto su questo argo- mento dal signor Bravais in Norvegia. Dalle medesime risulta che i movimenti che hanno operato tale diversilà di livelli in divei-si luoghi del Finmark si sono ri- petuti due volte e sempre nello stesso senso dirigendosi ed avvicinandosi gli uni agli altri , ed incliinandosi verso il mare. Essi hanno avuto luogo come se la massa continentale fosse stata innalzala inclinandosi leggermente , mentre 1' asse del sollevamento coincideva a poco presso con quello della grande catena Norve- gica. Il signore Elie de Baumont, incaricato dall'Istituto di Francia insieme con i signori Biot e LiouviUe di esaminare i lavori del signor Bravais e farne rap- porto , nel tributare i più onorevoli elogi al dotto viaggiatore francese, riconosce per la maggior parte inammisibiU le ipotesi fin ora immaginale per ispiegare i falli dal medesimo osservali. Dimostra egli in pari tempo doversi ammettere che una potenza il cui centro di azione è nascosto nell'interno del Globo abbia agito non sul livello del mare , bensì su quello dei continenti , e li abbia irregolarmente ele- vali a diverse riprese. La dimostrazione d' un tal fatto , soggiunge egli , interessa al più allo grado tulle le parli della fisica terrestre e particolarmente la Geologia. Per quosl' ultima scienza egli è tanto più importante quanto meno potrà dirsi i- Solata. I Geologi non vedranno in questo fallo che uno de' numerosi esempì o-ià noti della ciiiersionc di una vasta estensione di terreno ricoperto di deposili ma- rini in islrali più o meno dislogati , e nel riconoscerli emersi per sollevamenlo vi troveranno un semplice corollario della formazione delle catene delle montagne à strati fortemente inchinati. Ora questa medesima proposizione è suscellibile d' una dimostrazione diretta desunta dalle tracce de diversi livelli che alla semplice vista presentano de' sistemi di strati quasi orizzontali. Perciò che risguarda la fisica que- ste ricerche si legano alle più sublimi quislioni relative alla figura della terra ed alle variazioni del peso de' corpi alla superficie di essa. 11 signor de Baumont conchiude proponendo di continuarsi tali investigazioni ad oggetto di raccoo-liere nuovi fatti che sjìarger possano maggior lume sopra questo importantissimo ar- gomento. Presso noi, essendosene anUcìpfllamcnte ralulala la importanza, non han mancalo alcuni valorosi nostri soci di diriggcrvi i loro studi. Di gii\ i signori Cav. Antonio INic- colini ed Ernesto Capocci lian pubblicata dotti ed importanti lavori su questo soggetto; essi ban preso in ispezial considerazione la diversità de'livclli relativi tra la terra -ed il mare sulle sponilc che circondano il golfo di Pozzuoli e quello di Gaeta. Quo sta ricercbc ne ripromettono serie non infruttuosa di utili applicazioni. Senza tor- nare sulla dibattuta quistione del Serapeo Putcolano , non dovremo tacere di quan- ta importanza egli sia il tener dietro al progressivo innalzamento del livello delle acque del mare clie si opera in tutta quella regione. Rammentiamo d' aver pas- seggiato a piedi asciutti in lutto il ripiano di quelle fimiose terme , dove di pre- sente mirasi raccolto un laghetto da potersi valicare in barca. Questo accresci- mento di acque clic minaccia inondare e coprire tutto il basso paese contiguo , si Ta rapiilamcnle operando , cosicché in meno d' un secolo due volle ha bisogna- lo rialzarne e ricostruirne le banchine e le strade della Città di Pozzuoli. Ivi le maree diventando ogni giorno più considerevoli ne respingono il confine fin pres- so le radici dei contigui monti. Premesse queste considerazioni superfluo sarebbe raccomandarne più efficacemente le ricerche allo studio de' nostri esimi coUeghi. 3. Riflessioni sulP origine delle sorgenti. Il sig. Paolo Einbrodl ha inserito nel quarto fascicolo del Bollettino della So^ cieli! imperiide dei Nalurahsti di Mosca, per l'anno iSSy, alcune gravi riflessioni sulle cagioni che concorrono ad alimentare le sorgenti. Esse ne sembrano di tanta importanza che io dovrò implorare l' indulgenza della Accademia perchè voglia licrnictlernii di riassumerle. Tutlr i fisici convengono intorno all'origine delle sorgenti, ritenendole quali forme sempre rinascenti sotto le quali l'acqua della terra si presenta noi suo eterno movimento ili andare e venire. Diveree sono poi lo opinioni nel precisare il modo in cui agisca il suolo pel raccogliere le vene di acqua, ed allorché seguir si voglia nei suoi particolari il vero cammino della natura. Secondo Vilruvio sono le ac- que piovane che s' infdlrano a traverso del suolo finché non incontrano degli strati di argilla o di ogni altra sostanza impermeabile , nel quale caso le acque si rac- colgono e si aprono uno scolo. Questa benanco nel fondo é la teoria di Mariotto , la quale, diunita a quella di Aristotile adottata da Ilalley, vien risguardata come la vera. Arislolile d'altronde pensava che 1' umidità dell'atmosfera fosse attirata dalle monlagne dove si condensa per colare nelle cavoine che fanno 1' ullizio di serbatoi. Dallon ha messo a calcolo le applicazioni di questa teoria per T Inghil- terra, ed ha cnnluto poter da quelle locali sperienze dedurne conseguenze applica- bili a lulta la Terra. Il sig. Einbrodl con giudiziosi ragionamenti studiasi dimosta- re r erroneità e la poca confidenza che può aggiustarsi ai calceli del fisico ia- 7 ^ese. Dimostra egli benanco l'insuOlcienza degli almometrl dei Dallon non solo, ma di quelli bensì del Bellani, del Leslie e dell'Anderson. Dietro tali considerazioni il sig. Einbrodt sostiene di aver provato che i calcoli de succennati autori non potreb- bero decidere la quistione : di sapere, cioè, se la natura non adoperi altri mezzi per a- limentarc le sorgenti oltre quelli che sono stati indicati da Vitruvio e da Aristotile. Secondo le di costoro teoriche non potrebbero esservi sorgenti alle altezze nelle quali la temperatura media del suolo non ascenda nella state al di sopra dello zero. Frat- tanto sorgenti non solo, ma fiumi e ruscelli copiosissimi sono stali trovati dal capitano James , dal capitano Scoresby e da altri in regioni glaciali tra 70°. a 80°. di la- titudine settentrionale. Le condizioni delle alpi della Svizzera che furono invocate dal VVoodwards per impugnare la teoria del Mariolte non potevano farlo trionfa- re nella disputa avutone col De Lue; ma se avesse egli trasportalo l'attacco sul terreno della Russia la sua vittoria sarebbe stata certa : i fiumi le sorgenti ed "i pozzi perenni di quelle regioni coperte di geli gran paile dell' anno e prive af- fatto di montagne, ne obbligano ad ammettere che tutte quelle acque non possono essere somministrate dalla sola infiltrazione della pioggia 0 dai vapori delle monta- tagne. Senza dunque rifiutare le teorie di Vitruvio e di Aristotile , un' altra non meno venerabile per la sua antichità converrà aggiungerne ad esse, e questa si è quella di Lucrezio Caro che ne veniva riprodotta ed adottata dal Cartesio. Se- condo il proselita di Epicuro , l' acqua del mare s' infiltra a traverso gì' interstizi della terra , vi si purifica e si raccoglie in nuove scaturigini. Per intenderne il come, ne soggiungeva il Cartesio la sua ipotesi , opinando che le acque marine col penetrare nelle viscere della terra per 1' elevata temperatura clie vi regna si con- vertissero in vapori , i quali elevandosi, per la loro tensione, penetrassero nei meati sotterranei e quindi nuovamente addensandosi generassero le sorgenti. Tra gli ar- gomenti ed i fatti più importanti che il Fisico di Mosca studiasi raccogliere on- de afforzare l' ipolesi Cartesiana^ ci hmitererao a citarne i seguenti. Sulla moi-.laona di Odmiloost nella Schiavonia , nel rimuovere alcuni strali di pietra in una mi- niera scavata a considerevole profonchtà uno scoppio di vapori densissimi si ma- nifestava che durava tredici giorni. E bene , tre settimane dojx) queir eruzione tutte le sorgenti del vicinalo ne rimanevano a secco I Nelle vicinanze di Parigi, men- tre nello aprirsi una cava di pietre un denso vapore ne esciva in copia , la sor- gente che animava un mulino ivi dappresso ne rimaneva a secco un tratto. Chiu- sa la cava e soppresso 1' esito del vapore , ricompariva la sorgente a far lieto il mugnajo ! E singolai'e I' osservazione della rigogliosa vegetazione clie ne riveste le contrade ove più scarseggiano le pioggie, e che ne astringono a credere che gran parte della umidità che sopra tutto i grandi alberi van succhiando dall' interno del- la terra, sia tuli' altra che quella sola che le scarse piogge possono infiltrarvi. Questo fatto, di cui abbiamo sotto i nostri occhi un esempio luminosissimo, e che ha formalo mai sempre l' oggetto delle niù alle maraviglie de dotti stranieri che fermansi 8 nella stalo presso noi, non manca di accrescer peso alla ipolesi del Tdosofo fran- cese. Vengono da ullinio i pozzi arlesiani. È inconcepibile come i più illustri dotti nostri ronlempornnoi nl)biano pollilo tenersi palili dell' opinione che ne fa prove- nire l'acqua dalle \cg;c;\ d'equilibrio cbc la Ii\ellano nelle braccia d'un sifone! Una supposizione di tal genere porterebbe a credere che le vene svariatissime e per mille guise interrollc , come esser debbono di cerio lo acque che discendono e s' infil- trano nella terra, serbar possano la lor forza di ascensione, come allorquando ristrette ne vengono nelle pareti d'un lubo ricurro. Non meno di 14.0 miglia lungo esser do- vrebbe il sifone che fa zampillar 1' acqua del pozzo forato nel ripiano di Grenellc a Parigi , quante volle , come lo ha asserito un fisico distinto, quelle acque sup- por si volessero discese dai monti de Vosges ! Se da altra parte ci facciamo a ri- (leltere ài fenomeni che hanno accompagnato il foramenlo di tali pozzi , sì per le acque calde che ne sono sgorgate , si per la copia de vapori e dei gas di vario ge- nere che alle volle ne sono venule fuori , non che per le sostanze che coli' acqua istessa ne son trasportate , saremmo noi portali a credere , che tutta altra acqua che quella sola che ne vogliamo supporre discesa dai monti , ne venghi per mezzo de' pozzi artesiani procacciala. Avvezzi a sperimentare gli effetti della immensa for- za del vapore , con quanta maggiore ragionevolezza spiegar non potremmo la for- za di ascensione che ne viene comunicala alla colonna d'acqua, che ne andiamo ad attingere dalle caverne sotterranee donde se n' eleva l' enorme massa ? Ecco , rispettabili colleghi una serie di problemi lutti egualmente importanti , che le riflessioni messe innanzi dall' accademico russo ne suggeriscono. Trattasi specialmente di fare entrare in linea di calcolo altri dementi oltre a quelli dai Fisici fin oggi valutati in tali disamine. n. Chimica. 4. Esame de processi fotografici del sig. Talbot. Vana e biasimevole pretensione sarebbe la mia se cercar volessi d' andar descrivendo i soggetti e gli argomenti svarialissimi cbc trattar si potranno da' be- nemeriti cultori di questa scienza immensa. Essi parlano per loro medesimi, e si raccomandano pur troppo alle dotte cure di tal classe di accademici. Tuttavia per non passarli affatto sotto silenzio mi pemictterò di mentovarne il solo trovato delle carte fotografiche del Talbot. Dagli ultimi novelli saggi che ho avuto 1' onore di soltoporne a q\icsUi Accademia , ognun di voi , signori , avrà potuto osservare a qual grado di perfezione abbia egli periato questo genere di fisico-chimico pro- cesso. Col sostituire la carta alle lamine meUilliche Dagherriane , oltre al mino- rarne la spesa, 1' altro maggior vantaggio se ne trac di poterne restringere in un 9 portafoglio qualche centinajo di disogni. Prezioso poi sopra lulto , o preferibile al al processo francese , dovrà questo del Talbot ritenersi , per ri trarne fac-simili di antiche pergamene, di codici, di autografi, di firmo e di carte antiche ^d impor- tanti d'ogni maniera , le quali potendosi moltiplicare con immensa facilità, faranno sì che, col divulgarsene lo copie tra gli eruditi, se ne provocheranno le illustra- zioni , i conienti , le deciferazioni , e quindi nuovo lume ne potrà riverberare sulla letteratura antica, ed importanti applicazioni se ne potranno raccogliere per una folla di utili discipline. Uopo è frattanto confessare come, a malgrado di sì evidenti vantaggi , il tro- vato del Talbot ne sia fìnoggi rimaso quasi unicamente confinato nelle sue mani. Troppo occupati dei perfezionamenti del trovato del Daguerre , i fisici ed i chi- mici delle altre nazioni par che abbiano affatto obbliato quello del fisico inglese. Ci(N almeno può raccogliersi dal più accurato esame dei giornali e delle scritture che se ne vorranno consultare. Non cercherò di spinger oltre le mie inchieste; ma son d' avviso che per esserne stato meno esteso 1' esame presso le altre nazioni convenir possa a' nostri chimici d' occuparsene a preferenza. Si tratterebbe perciò di praticare Buove e positive ricerche onde impadronirsi del metodo del Talbot , ed applicarlo colla sfessa facilità e collo stesso successo che ne ha coronato la sagacità e la dottrina del suo illustre scopritore. Dirigendone speciali preghiere ai mici dotti colleghi che di proposito si ap- plirano a tali studi , mi asterrò volentieri di rammentar loro quanto ne fu scritto e pubblicato due anni or sono da me e d'altri , nell' occasione di esseme stati presen- tali a quesl' Accademia i primi saggi ricevutine dallo stesso autore. Essi ricorderan- no che, comunque allora se ne dicesse conosciuto e pubbhcatoil processo , tuttavia si conveniva che F applicazione n' era fallita a coloro che ne avevano voluto re- plicare le pruovo. Si supponeva perciò che qualche cosa ne rimanesse ad indo- vinare taciuta forse dall'autore. Dovrò da ultimo dichiarare clie avendoghene scritto ««pressamente perchè compiaciuto si fosse di chiarirne i nostri dubbi , di altri bei disegni, come il dissi mi ha egli regalato , ma di notizie intorno al suo processo non mi ha istruito altrimenti. ni. MtSEHALOGU. 5. Materiali per servire alla Carla (jeologica del regno. Campo larghissimo di scoperte importanti e di svariale investigazioni ha pre- sentato mai sempre a' nostri dotti lo studio della mineralogia, comecché considerar se ne voglia la parte orittognostica ovvero la geologica. Tuttavia sarà d' uopo confes- sare che le regioni vulcaniche, come quelle che più dappresso alla Capitale ne ri- cingono , richiamata ne abbiano la principale atteniione de' cultori di questa scienza. 2 IO Mollo ancora ci rimane a fare pcrchò ne siano in tulle lo sue parli ben noie e descritte le condizioni geologiche clic ne presentano le diverse provincie del regno. Raccogliere gli sparsi materiali che pur non ne mancano , da molli valentuomini all' uopo preparati , altri aggiungerne inediti o procacciarli dalle corrispondenze accademiche provinciali, esser potrebbe opera utilissima da servir
  • 3 vescicolare j j> discreto 3 » discreta k d confluente T> j successiva d. Vaiuolo a » confluente j j (diverse varietà) b. Varicella equivoca e. Vaccinia j » gloòulosa s s vaccinella ■a T) pustolosa i s vaccinia spuria j j ombelicata s t vaccinia vera. La varicella puslolosa e T ombelicata in qualche caso sta come passaggio e per anello tra la varicella e il vaiuoloide. Da ciò il poter agevolmente sostenere die all' uno o all' altro il male appartenga, secondo che più idoneo è tal giudizio al conforto delle opinioni sopra menzionate sul contagio , sul valor preservativo ecc. Se coir innesto si propaga, si dirà vaiuoloide e vaiuolo , e da altri in voce si affermerà che tal varicella sia contagiosa (Raycr, ed altri). Parimente il vaiuo- loide potrà diventare ad arbitrio varicella , o vaiuolo ; affermarsi male nuovo e speciale , come venne in testa a Moreau de Jonnès , che il fece venir d' Asia per assalire gh slessi vaiuolati ecc. La vera varicella vescicolare certo noa è contagiosa , ed Heim e Jachson non 90 polottcro rigenerarla. Nondimeno Iio io osservato soVenlo questa specie di vari- cella ajiparirc a mano a mano sopra più fanciulli di famiglie in correlazione fra loro nello stesso luogo : fatto questo che insegna star cauti a voler dichiarare con trop|« facilità contagiosi taluni mali solo per tal maniera di apparire , la quale può esser dovuta a tutt' ;iltro che al contagio. II. Il taiuoloide è modificazione in meglio , o benigna del vero vaiuolo , e jwrò è abile a rigenerarlo. L' ultimo grado discendente di esso si potrebbe con- fondere , e si e talvolta confuso con la varicella pustolosa ombelicata o globulosa tanto più agevolmente , clic taluni le voglion contagiose. Da questo 1' origine di molte controversie se di contagio o pur no sien fornite quelle spezie di varicel- le : 0 se abbiano a considerarsi ripetizion di vaiuolo sorvenuto in chi già patillo, o pur ebbe vaccinia. — Il vaiuoloide si è fatto più frequente dal tempo della vac- cinia , perchè questa non sempre estingue cosi compiutamente e stabilmente l' i- doneilà al vaiuolo , quanto 1' estingue un primo vaiuolo. Comecché più raro , il vaiuoloide era pure al tempo anteriore forma benigna di vaiuolo , il quale piglia- va cosi o perchè difettosa naturalmente ritrovavasi in taluni l' idoneità al vaiuo- lo , o perchè questa affatto spenta non era per un primo vaiuolo ; al modo stes- so che ora incontra per virtù della vaccinia. In somma il vaiuoloide è una mo- dificazione di vaiuolo dovuta al temperamento che alla disposizione vaiuolosa reca la vaccinia , o un primo vaiuolo. L' esperienza dimostra che l' idoneità al vaiuolo certamente non sempre sus- siste j ne sempre allo stesso grado nei diversi tempi della vita di una persona per cagioni incognite. Parimente lo è per la vaccinia , la quale ne' primi giorni dalla nascita non piglia cosi come dopo poche settimane. Un fanciullo causa il % aiuolo in un epidemia , e lo riceve più tardi. Di tal guisa la rigenerazione del vainolo in tempi diversi e la modiflcazion sua può agevolmente spiegarsi: ne parmi pos- sibile un giudizio diverso. Non è difficile capire taluni dispareri dei medici rispetto alla virtù preserva- tiva della vaccinia , ed ancora d(;l vaiuolo. Per sostenere la virtù preservativa as- soluta della vaccinia e del vaiuolo , o si nicga che sia stata vainolo vero la pri- ma malattia vaiuoloide ; o si afferma che la prima vaccinia non sia stata perfet- ta ; o «' impugna che l' ultima malattia vaiuoloide sia vaiuolo , asserendo in vece di esser varicella. Sovente per rinfrancar tal sentenza è mirabile vedersene far ricorso al fatto che devesi dimostrare. A modo di esempio : se non si può negare che il morbo attuale è vaiuolo , si alTerma con bonarietà o che la vaccinaz>ene già fatta avanti è mancata , o che ha suscitato imperfetta vaccinia ; o pure si sti- ma che il primo vaiuolo tale non sia stalo , si bene varicella. In altre parole , 8i vuol dimostrare che non è vaiuolo, perchè l' innesto spunta l' idoneità ; e che l'innesto spunta l'idoneità, perchè l' eruzione è varicella , e non vaiuolo. Cosi una reiterata petizion di principio nelle scienze mediche è il frequente punlello dogli 21 errori. Ma ormai chi si ostina a credere la vaccinia preservativo assoluto del va- iuolo s' impelaga in successive contraddizioni , e non solo si oppone ai fatti più comuni , ed al modo consueto di operar delle cagioni naturali , ma pretende al- tresì die la virtù preservativa di essa aggiunga a tanto da superar quella dello stesso \ aiuolo, il quale sehben rarissimamente, pur tal fiala ripiglia. 12. Taluni favoreggiatori del potere assoluto della vaccinia non polendo ne- gar che torni talvolta il secondo vaiuolo , e che dalla vaccinia non si può spera- re di ottenersene più di quello che promette un primo vaiuolo , cercano spacciar- si da tali argomenti con un vocabolo , dicendo che i casi veri verissimi di va- iuolo consecutivo a perfetta vaccinia sicno casi di eccezione , e che non offendo- no il principio della virtù assolulamcnle preservatricc della vaccinia. Ma per a- mor di Dio, cosa significa questo ripiego di eccezione per seguitare a tenersi in quella sentenza ? forse che viene il vaiuolo per caso, per accidenti estranei all' o- pera di quella potenza? Certamente ciò sarebbe assurdo e lo stesso che ammette- re in que' casi un vaiuolo non generato da potenza ^aiuolosa , ed invece per al- tri ed estranei accidenti. Oltrccchè chiaramente si vede che dopo l' innesto per- fetto , se pur viene talora il vaiuolo , ciò è solo l' effetto legittimo di queste due cagioni intrinsecamente ed essenzialmente operanti nel processo vaccinico : virus , ed idoneità al vaiuolo. Se il virus non distrugge \ idoneità, è segno certo, o che esso troppo debole è stato , o che 1' organismo avea troppo d' idoneità per esser tutta distrutta da un primo innesto , o che si è riprodotta dopo qualche tempo. IVeir uno e nell' altro caso la logica e 1' esperienza raccomandano la rivaccinazio- ne , la quale mentre da una parte ci addita se resta idoneità al vaiuolo , dall' altra accresce tanto di maggior sicurezza a preservarci dal vaiuolo rispetto alla prima vac- cinazione , quanto la difficilezza che venga dall' urna un numero detcrminato tra cento , si accresce in ragguaglio di altri numeri aggiunti. Per il che que' falli no- minati di eccezione si dicano piuttosto rari , e cosi esprimendosi il vero esplici- tamente, si posson rimuovere gli ostacoli a risolvere le agitate quistioni. 1 3. La modifitazione cui soggiace la vaccinia in molti vaccinati riducendosi a vaccinella, mi par simile a quella cui soggiace il vaiuolo vero innestalo a co- loro che lo lian già sofferto. Più volte nelle nutrici di fanciulli vaiuolosi , o in co- loro che per curarli frequentemente si sporcano col pus che spremesi dalle pusto- le, ho in tali persone osservato pustole vaiuolose limitale al sito dell'innesto, sen- za alcun altro fenomeno della malattia vaiuolosa. Mi sembra in tal caso che siasi suscitalo un processo vaiuoloso locale (vaiuolo locale) senza reazione generale per trovarsi mancante l'idoneità nell'organismo a risentirne. Ignoro se mai siasi ino- culalo il pus delle menzionate pustole , il quale mi par probabile che possa rige- nerare vaiuolo , come la vaccinella la vaccinia per le mie sperienze (i). FI che se (1) Ho io osservato questo fatto. Innestava raccioia la terza voltn a' miei Ggliaoli dopo che avca lor 22 avviene sarA anche più giusto il paragone clic ho fallo , slar la vaccinella rispello alla vaccinia , come il vaiuolo locale al vero vaiuolo. 14.. Il vaiuolo lien virlù di preservare da un secondo vaiuolo e dalla vac- cinia. La vaccinia del pari preserva da una seconda vaccinia e dal vaiuolo. Sì r uno che r allra adunque rimuovono dal corpo una incognita qualità chiamata i- doneilà, suscctliòililà , d/'sposiztone ecc. , per cui quelle malattie più non han pre- sa suir organismo. Se non che il vaiuolo possiede tal virtù un poco più efBcace- mcnlc che la vaccinia. Ma amcnduc fan cura proGlallica e reciproca di essi stes- si , e son vere potenze omoiopalichc. La preservazione che le due maìaltic indu- cono è più manifesta contro gli cfiluvii 0 la potenza vaiuolifera eterea , che con- tro alia diretta inoculazione della materia vaccinica e vaiuolosa. Se una prima vaccinia purga moltissimi dalla suscettibilità al vaiuolo , pochissimi ancor ne avanza cui non arreca un tal beneficio. Però un secondo innesto di vaccinia , in- dipendentcmoute da csUanei accidenti , se abborlisco , sarà manifesto che il corpo come in quel tempo non piglia vaccinia , del pari non avrebbe pigliato vaiuolo ; 0 se invece rigenera vaccinia , mostra che tuttavia ritrova l' idoneità che coml}at- tc di nuovo. È chiaio che per la rinnovazione della vaccinia dcbbe spegnersi infi- ne ogni Iraccia d' idoneità al vaiuolo. Cliiaro è del pari che per lo stesso magi- stero interpolatamente adoperato si comljattcrà l' idoneità rinascente. E da ciò la proposizion generale evidente , che non si può negare alla vaccinia la virtù di spegnere affatto l'idoneità al vaiuolo per un primo o per innesti successivi. La vaccinia non si comunica che per innestamento. Per tal guisa si comu- nica parimente sopra un certo numero di vaccinati , e per termine medio si può stabilire che si possa rigenerare sopra 20 per ogni :oo di essi. Forse del pari sarebbesi appiccato il vaiuolo in simil proporzione per innesto ; per eflluvii no , certo ; che 1' esperienza , almcn per termine medio , dimostra che il vaiuolo può assalirne 5 per ogni 100 di vaccinati. Il fallo è agevole a spiegare da questo, che i contagi intromessi con arte sul reticolo molpighiano piglian certo più facilmen- te che operando a distanza per fugaci ed eteree impressioni. iD. Dopo le riferite dottrine mi sia permesso allics'i in questo luogo dir breve- mente del valore in che voglionsi tenere le rivaccinazioni , argomento grave at- tuale e molto agitato prò e conlia da' medici non solo, ma dalle stesse corporazioni accademiche. Per quanto il concede lo stalo e la natura de' fatti , io ni' ingegnerò esprimerne il valore numericamente , allineili; torni più chiaro e preciso ciò che si deve sapere sperare e temere, e ponga ciascuno alla portata di giudicarne da fitta la seconda vaccinazione da quattro anni. Sorgeva in essi vaccinella. Da ona di queste pustole , al terzo di dopo r innesto , pi^-liava io pus per inoculare una bimba non mai vaccinata. Ne seguitava vaccinia re- gotariuima.y . i miei « Sptrimvnti di rivaccinazione » pubblicati Del Severino gioraalc medico-chirurgico. Na- poli 1840. 23 se, e disccrnere agevolmente il partito che meglio convenga in una bisogna ri- masa ancor mollo intrigata. E qui avverto a scanso di repliche, clic quantunque i termini da' quali muovo non sien da stimarsi tali che ciascuno del tutto sen con- tenti , ed io stesso li dia solo come approssimativi , nondimeno volgendosi a' ri- sultati vedrà chiaro ([ucsli in ogni caso doversi porre tra limiti non molto lonta- ni dal vero. Il sieno in contrario; ed io sarò conlento d'aver almeno additato il metodo e 1' ordine per istabilire i nuovi dati che ne porgono il giudizio agevole ed aperto. Di ogni 100 vaccinali si può stabilire per termine medio che circa 20 pos- sono aver di nuovo vaecinia , e 5 soli vainolo. Indi l' opera di una prima vac- cinazione arreca un frutto massimo , quello di preservare 0,95 dal vainolo , e renderlo più benigno a o,o5. I o,o5 non preservati dalla prima vaccinazione , parte non son rimasi del tutto franchi della idoneità a prendere il contagio , e parte dopo anni questa con- dizione rinasce. Le reiterate vaccinazioni avrrebbero per iscopo la preservazione de'o,o5 dei vaccinati, nei quali 1' idoneità o non fu spenta del lutto , o rinacque col tempo. A spegnere affatto l' idoneità residua è diretta la rivaccinazione sino a tanto che più non rigenerasi vaecinia ; al che sovente basta un altra sola vaccinazione. Non si hanno, nò forse mai si avranno argomenti tali da giudicare quanto dei o,o5 rimasti abili a patir vainolo , saranno preservati da una seconda vaecinia praticala per annullare l' idoneità residua. Nondimeno stabiliscasi approssimativa- mente, come è probabile, a o,o3, Resteremno 0,02 da esser suggelli a vainolo per la idoneità rigenerata vita durante. Quindi per lo stabile preservamenlo dovrebbonsi a quando a quando ri- far gli innesti nel corso tutto della vita : perocché non vi son dati e leggi che rendan manifesto il quando rinasce F idoneità. E però dovendo esser tal pratica mollo rara , mi sto solo all' esame della unica rivaccinazione, come quella che sarebbe più utile, ed ha tempi e segni de- terminati. La prima vaccinazione riduco il pericolo del vainolo da 100 a 5: la secon- da da 5 a 2 : le altre per annientar la idoneità rigenerata son dirette a rimuo- vere questi due ultimi centesimi. Però r utilità della prima vaecinia sta alla seconda come gS : 3 , o appros- simativamente come 32 : i ; e sta alle ultime vaecinie come 4-8 : i . 16. Si rileva da ciò apertamente che quanto alle rivaccinazioni: 1 . La spesa e l' opera è massima e il frutto minimo : dovendosi operare sopra 100 vaccinati per esser in parte utile a 5 di essi. 2. Vi ha grande dinicoltà per determinare i periodi ed il numero de rinne- staracnti. 2-1 3. Non si possono schivare lo coiifusioni e gli errori provcnionlo dal fallo dogli cseculori. 4. Non è lieve allcndere alla scolla del pus , e ad evilare i dubbii della co- niimicaziono di altri morbi coli' inneslo : pencoli questi che si rinnovano col rin- novar lo vaccinazioni. Queste dilliooltà non si possono sempre felicemente superare coli' opera del- l' amministrazione civile : esse sfuggono all' igiene pubblica ; ma posson trovar riparo noli' igiene privala. Almeno nello concb'zioni civili attuali le rivaccinazioni si potranno menare ad eseguimento in tutte le case privale , o in quelle nelle quali F impulso all' opera può venir pronto e sicuro come in una famiglia. Però le rivaccinazioni fanno por lo famiglie privale al cui governo son uo- mini agiati ed intelligenti , per coloro che dirigono grandi stabilimenti , orfnno- lì'oGi , collogii ce. , per il corpo delle milizie ec. Coloro in fine che fosser vaghi di spegnere di tempo in tempo la sospetta i- doneilà , potrebbero rifar la vaccinia , soprattutto all' insorger di epidemia vaiuo- losa. Di lai guisa se non m' inganno , potrà ciascuno farsi ragione di molti pro- blemi relativi alla vaccinia , scioglierli agevolmente , e quel che più cale , cono- scere in fine senza lunghi ed intrigali argomenti quanta sia V uUlità delle reite- rale vaecinie , e quali le difficoltà dell' eseguirle nelle diverse condizioni so- ciali. (1) L" Acadi'mìc rappellc oh' clic a propose ponr sajct d'un prix de 10000 francs , qui sera dècerne s' il y a licu , dans sa séance publiquc de 1842 la question suivanlc ; Il La vcrlH prtiservativc de la vaccine est-elle absolue , ou Licn ne serail-ello que temporaire ? 0 Dans ce dcrnier tas , dctermincr par des csp ricnccs préciscs et dcs faits aulhcnliqucs le temps » pendant lequcl la vaccine préicrve de la variole. Il Le cow-poi a-t-il une vcrtu preservative plus certaine ou plus persistantc que le vaccin dòjà cm- 1) piove ì un nombrc plus ou moins considérable de vaccinalions succc^sives? n En supposant que la qualilè priiscrvativc du vaccin s' affaiblisse avec le temps, fandra-l-il le renou- » velcr , et par qucis moyens ? « L'intcnsité plus on moins grande dcs phénoméncs locaux du vaccin ai-olle quclque relation avec i> la qualilc preservative de la variole? « E»t-il nécessaire de vaccincr plusicurs fois une memo personnc , et , dans le cas de 1' adìrmative . » après combien d'années faul-il proceder a dcs nouvcllcs vaccinalions 7 — Lcs mémoircs ont dii (Sire re- » mis au sccrétariat de l' Académie avani le 1" avrii 18V2. L'' termo est de rigucur. Toulefois , le grand » nombrc des pièccs adrcsst^es pour le concours n' ajant pas permis de Ics ciaminer complélemcnt jusqu' • ici , le prix ne ponrra *trc dècerne que dans la si'ance publiijne do 1843. Le risposte a mentovati quesiti come si posson cavare dalle mie dottriaoconleoate nel lavoro premesso, sono le seguenti , date con lo stesso ordine del programma. 1. L* Tinii prescnaiiva dob è assoluta ed in vece è relativa. Nel fallo il vaiuolo si è reiterato per Io 25 Zoologia e notomia coMPAttATA. — De molluschi pteropedi ed eteropedi apparsi nel cratere napolitano : memofria presentata alla Reale Accademia delle Scienze dal socio ordinario Stefaìvo delle Chiaje, preceduta da una lettera al Pre- sidente di detta Accademia. Signor Presidente , Non ho mai oblialo il nobile senlimenlo del Decandollc , eh' Ella spesso ri- peteva a' numerosi uditori , die frequentavano le botaniche lezioni da lei dettate nel R. Orto per gli anni scolastici 1817-ig. Vale a dire, che nelle soienzc naturali non convenga scoraggiarsi , ne concepire gelosia , come se tutto fosse fatto e che più nella ragione di cinque volle sopra cento vaccinati esposti a reiterale occasioni dì contrarlo , nel qaal caso rendesi soventemente più benigno , o sia piglia come vainolo modificalo. 2. Che sia in molli temporanea e non permanente la virtù preservativa della vaccinia si argomenta da ' questi due fatti; il primo che la reiterata vaccinazione mentre non riesce sopra i vaccinali e ivaiuolaii sino «d un certo tempo dalla sofferta vaccinazione o vainolo, ripiglia di poi in altre occasioni quando si credeva gii esserne assicurata la permanente preservazione : ed il secondo , che il vainolo da cui era rimaso salvo il vaccinato in più occasioni, accade qualche rara volta che pur ritorni dopo qualche tempo. 3. H determinare quanto tempo duri la virtù preservatrice della vaccinia mi sembra assai dura opera. Si produrranno fatti autentici e sperienze precise , ma queste non potranno mai aver valore di fatto gene- rale : imperciocché le ragioni della qualità preservativa permanente o temporanea , e temporanea a diversa durata, deriva da origini che è impostile scandagliare , e da combinazioni ed accidenti che è impossibile prevedere e valutare : le quali sono da un lato le disposizioni varianti nel subbietto secondo la forza della vaccinia sofferta e le modificazioni generali che ha recato ncll' organismo del vaccinato , I' età , il tempe- ramento , le modificazioni accidentali e transitorie dello stato vitale ed organico ec. ec. ; e dall' altro la gagliardia quantitativa della nuova vaccinia , u della forza della costituzione epidemica del vainolo > o della sua materia contagiosa secondo che opera per clfluvl o viene inoculata, il poter assorbente ed assimilativo per impercettibili circostanze or massima or minimo ecc. 4. Alla quarta domanda non mi son noti , nò par che vi sicno fatti per dar risposta decisiva a meno che da molli anni coloro che si son trovati al caso di usare moUissime volte il cow-poi , e tenerne regi- stro e memoria dc'subbietti, non ne fornissero pruovc. Lasciando però tal decisione specialmente agli Ingle- si o a coloro che del cow-poi faan potuto osservare da lunghi anni il grado di virtù preservativa a petto della vaccinia propagata sull' uomo, osservo soltanto che q«esf ultima ancor non mostra deteriorata la sua virtù dopo quarant' anni di azione e di rigenerazione. 6. Se mai dimostrar si possa il contrario di ciò che abbiamo dichiaralo nel numero precedente, panni non doversi praticare altro mezzo per rinvigorire la vaccinia che quello di rinnovare gì' innesti col cow- poi di tempo in tempo ( circa ogni mezzo secolo ). 6. Il vigor de' fenomeni locali della vaccinia perchè siasi certo del suo poter preservativo deve esser tale quale si richiede perchè buona e regolare vaccinia potessesi dire. Poco più, poco meno, tale vigore nulla toglie alla natura ed Cisenza del lavoro vaccinico ed alla consecutiva forza preservativa. Ma allorché troppo si allontana dalle gradazioni e forme sue proprie , gli effetti locali e generali debbon senza fallo pur sog- giacere a modificazioni , e sovente in tali casi non manca tosto I' appiccarsi nuova vaccinia o venir vainolo più agevolmente che negli altri. Se non che , osservandosi tali folti , non tutti l'inlcrpetrano ad un modo stesso, ed a me sembra che ancor concedendo agli osservatori tutta la buona fede e la scienza, pur possano venirne dispareri da questo : 1" che non sono esattamente determinati , nò forse saran cosi determinabili ì segni , quos ultra citraque, più non esista processo o lavoro vaccinico : 2" che non è determinabile se il pigliar di nuova vaccinia o di vainolo dipendo da mancante e difettoso lavoro e potere vaccinico precedente, 0 da che rimone tuttavia idoneità a que' morbi por idoneità del subbietto: 3' che insorgendo malattie vaiao^ Ioidi con modificazioni più o mcn rilevanti e tali che non posson farle riferire a specie ben dctinitc , non si può giudicare esattamente o concordemente delle vere correlazioni di lali morbi con la sofferta vaccinia. {vedi a. \2) 7. Rispello alla necessità di rivaccinare e dopo quanti anni , sen trovano esplicitamente le risposte io line delle premesse nozioni al numero 13. 4 s6 nulla più rimanesse a scoprirvisi. Ma per la vacala cattedra di notomla umana nella R. Università dogli Sliulì , convenne clie ad altro ramo concentrassi la mia applica/ionc , onde 1' anno seguente sostenervi pubblico concorso. Ritornato in questi Jletropoli , dopo esserne stato asserite da giugno 1820 fino a dicembre 1821 , ebbi incai'ico dal Poli di eseguirgli la dissezione de' Molluschi testacei uni- valvi. Commessione che la giovanile età mi fece ponderare poco circa il richie- stovi corredo di cognizioni zoologico-notomichc da me giammai apparale. Io ero solo in possesso della terminologia botanica , e della antropotomia pratica assai grossolana ; lalciiè l' illustre autore della classica opera su' Testacei delle dac Si- cilie , previa tcsvameataria disposizione , affìdavamene il compimento e la divul- gazione , per avverso destino già rimasta interrotta. In tale laboriosa palestra , facendo tesoro de' precetti ispirali da lei al mio cuore , vidi in realtà che molto restava ad intraprendersi pe' rininnenli animali in\crtebrati marini , tratto tratto descritti da vari dotti stranieri espressamente accorsi sulle rive del Sebeto. A quel- li per altro , dopo F. Imperato, F. Colonna , M.-A. Severino, F. Cavolini e G. Saverio Poli erano mancati patii osservatori , sopratlutto pella interiore organiz- zazione. Ecco dal 1823-29 surte, senza maestri e a proprie mie spese, le Memorie su gli animali invertebrati del Regno di Napoli. E da dSta epoca , distratto da estranee occupazioni , per quasi due lustri dovetti totalmente abbandonare siffatte ricerche. In- tanto negli anni ultimamente decorsi dal defunto Presidente Conte Ricciardi fui impe- gnato di dare opera ad una seconda edizione della mia Nolomia comparata , non che delle citale Memorie , che sotto forma e titolo diverso , accresciute di moltiplici osservazioni novelle , sono al presente prossime a completarsi in cinque tomi di slampa e due di tavole , però con quella sobrietà di tipo-iconografico lusso , desidere- yolc ormai in simigliaati pubblicazioni , e relativo alle ristrcUe finanze di un privato. Quindi ho avuto propizia occasione di osservare non pochi Molluschi pteropedi od eteropedi comparsi nel golfo partenopeo , avendo tre di essi sin dal 1780 ri- chiamato pure l'attenzione del Cavohni. Epporciò il Ministro Zurlo mercè filantro- pica ordinanza inculcava a questa R. Accademia la stampa de' mss. e disegni i- nediti di si rinomalo scrillore. Dopo sette lustri ne è fra le mie mani pervenuto un frammento riguardante la carcnaria. Ed ora insieme al di lui facsimile mi fo scrupoloso dovere di pubblicarlo , e depositare poscia nella R. Biblioteca il suc- cennalo autografo. Inoltre da opportuni documenti risulta , che eziandio attese quegli alla contemplazione della talea e della cimbulia. Laonde le presento la storia zoologico-nolomica , per quanto siami riuscito compatibile , intorno a pa- recchie specie de' generi talea , deodara , creseidc , eimòuh'a , Tiedcmanna , pierotrnchea e carcnaria ; afiinchè ella vegga , se meriti di essere inserita nel Rendiconto de nostri lavori accademici. S. DELLE ChIAIK. 27 PARTE I. Molluschi pteropedi. I. Pteropedi ialeict. Qui riunisco tre generi di testacei , ossia idea (i), deodara (2) e cresei- de (3) , forniti di caratteri naturali , desunti non tanto dalla esteriore forma de gusci ; quanto da quella de' loro abitatori. Il primo di essi , imperfettamente co- nosciuto da Forskahl era molto noto a Cavolini , in onor di cui Abildgaardt (4.) fondò il genere cavolina gran tempo prima di Péron (5) in molti errori corretto da Blainville (6) ; quello de' due ultimi fu illustrato da Quoy e Gaimard (7) e da Rang (8). La notomia della talea abbozzala da Cuvier (9) , in certi punti miglio- rata da Blainville , fu riprodotta da me (io), da Wagner, da Duvernoy, da Me- ckcl , e da Grant. Con quella delle deodare e delle creseidi fu ampiamente ese- guita da Vanbeneden (11) , il quale arruolar vorrebbe se non tutti, almeno parte de' Molluschi anzidetti tra' gastcropedi ; avendovi ammesso duplice qualità di nervi , addetti cioè alla vita conservativa , e d' individuale relazione. (1) Forskahl descript, anim. Haf. 1773 ; Giocni Descr di una fam. di Testac. Nap. 1783, p. 15 fig. 14-lG; Poli cur. delle Cbiojc Test. u(r. sic. Parmae 182G. IH p. I, lab. XLIV. (2) réron et LcMieur Ann. du Mus. de Paris XV ; Qoojf et Gaymard Ann. des. se. nat. X233 , pi. vili, D 123. C3) Ann. des. se. nai. Xill 315 , pi. XVU 3. (4) Monticelli Ph. Caolini cita ; Delle Cbiaje ffecr. de Soc. ori. del R. Istituto d' Ineoragg. Nap. 1822, III 315-328. (5> Ann. du M s. cit. XV, pi. Ili 13. (6; Dict- des. se- nat. Uyale. (7) Vor de V Astrai. II 382, pi. XXVII, 16, (8) Ann. des. se. nat. XII 320. — Conosco il solo annunzio del Voyage dans V emer, marid. di D' Or- bigny. (9) Itlem. cune, i" liyalc. Paris 1817, p. 1-12 , pi. A 1-9; Anat. camp. 2. ed., VI 307, (10) Test. ulr. sicil Parmae 1826 III , P 1; Nolom. camp. Nap. 1832, 1. (11) J' ignare catnpliStement jusqW au l' anatomiste napolitain a poussé ses observaliont , el je ne ma fais aueune scrupulc. de puhlier Ics miennes , persuade qu' ellcs teront eneore bien occucilKe» , « J' a\ 'J« bonheur dt me recontrer ava lui, E.\erc. zootom.. Brai. 1839 , p, 30-47, pi, III-IV. * Descrizione Zoologica. § I. Jalea ( Hyalaea Lam. ). Corpo quasi sferoidco , dislinlo in jwrziono anlcriore o cefalica dilatata in due laterali notalo con bocca mediana e due appendici labiali , ed in posteriore o ad- dominale depressa ; ano nella posteriore regione destra ; branchia pennata ; organo genitale avanti il tentacolo sinistro ; concliiglia sottile , trasparente , convessa so- j)ra , piana sotto , apertura anteriore prolungata pe' lati. J. iridenlala ( h. Indentata Lam. ) Corpo con bocca imbutiforme , costeggiata da notatoi depressi , giallastii , con tenui linee parallele , più crassi in mezzo che nel margine , slargati nell' estre- mità bilobata , orlali di larga fascia cerulea come i due lobelti posteriori rovesciali su r antero-suporiorc faccia del guscio ; rima o solco boccale a margine violetto esteso in linea retta dalla bocca verso questi , indi continuato pe' suoi lati fino all' estremità del secondo lobo di ciascun nolaloio ; appendici pallio-laterali con lungo nastro giallo , talora spir'ale , traversalmente striato ; conchiglia fragilissima di colore e trasparenza dell' ambra , rinchiusa da fievole prolungamento del pal- lio , a bizzarre macchie fiammeggianti con tenui flessuose strie arcuate traversali nella sua gibbosità , ove ne trasparisce la massa epatica ; apertura anteriore con dente latero-marginale ricevuto in apposita fovea inferiore ; due laterali, e strette fessure finite nella estremità , tubetto mediano bucato piìi lungo delle punte laterali. Essa di tanto in tanto apparisce a scliiera nel nostro golfo verso la fine dell' in- verno, e dopo un temporale accaduto a' 17 ottobre 184.0 ne vennerro moltissime, ma piccine in paragone di quelle dame viste in marzo 1S29, 38, e l^o. Naviga la talea con la parte piana del guscio giù , a raro invertisce tale posizione , esclu- siva poi allorché mediante continui moti di altalena favoriti da' notatoi , rimanga a fondo di qualche recipiente. Agita ccleramente e contrae i notatoi , che allunga, 0 dimena or qua or là , e raccorcia a spira le appendici remiformi ; progredisce come un batello movenlesi d' avanti in dietro , ed al contrario da sopra in sotto, ossia co' notatoi addossati sulla convessità della conchiglia ; a perpendicolo elevasi alla superficie delie acque ; e ritiratisi nel guscio i notaioi e le cennale appendici, rapidamente precipita a fondo. Kou ne ho veduto finora alcuna figura , che vi fosse simigliante senza eccettuarne quella della nuova edizione del Regno animale di Cuvier. Ignoro quella fatta da Cavolini esibita a Giocni (i) nel 1780 circa col (1) Ciunfo in Ifapoli ho avuto il pUu-cre di trovar conosciuto recentemente questo genere di testacei da un dUiijent» osservatore il jijnor Dottor F. Caulini , il quale , avendolo acquistato col suo animale , mu- ttremmtnc il disegno , da cui tcorgesi , che abitando il testaceo entro quella specie di barchetta, mette fuori per muoiersi . due membrane . quasi due piccole ale che gli servono probiibilmenlc di remi ; non ho vo iulo defraudare il ;in6tÌKo ed ^iiesla uUerwrt notiùa , e lo scopritore iMUt gloria che gli appai lime. Du. «rt. cit. 28. 29 ' nome di elione volante , rimessa poi ad Abilgaard, (i) con dissertazione , che fu stampala negli alti dell' Accademia di Danimarca sotto il titolo di Cavolìna na- tante. 5 II. deodara ( Cleodora Péron J. Corpo bislungo , gelatinoso , contrattile ; testa con bocca centrale ; laterale coppia di notatoi slargali alle base del collo , ed altra di nastri remiformi poco giù. Conchiglia fragile vitrea , a piramide rovesciata , attenuata dietro con ante- riore apertura troncata. i) C. cuspidata C C. cuspidata Quoy e Gaym. ^ Corpo con notatoi lingueformi , orlali di bianco , interi ; conchiglia romboi- dea , bislunga , fornita di tre spine rilevate dritte , terminali , essendone le laterali curve, e 1' anteriore retta prolungata verso la posteriore più corta , donde esse par- tono , e si confondono. 2) C. lanciolata fé. lanceolata Rang^ Corpo a notatoi quasi spatolato-bilobati , piani con nastrino remiforme ; con- chiglia romboidea , fragile , corredata di etiuidistanli strie paraboliche , avendo gli angoli antero-superiori , mancandone l' inferiore per la apertura trigona , ed i laterali men prolungati del posteriore. § III. Creseide ( Creseìs Rang J. Corpo assottigliato con piccoli notatoi laterali , senza nastri remiformi , con- chiglia sfilala a guisa di cornetto dritto 0 curvo , esile, fragile , a larga apertura. i) C. striala (e. striata Rang z*. Conchiglia cerulea , conico-allungata , dritta , sottile, con apertura circolare attenuata , e pertugiata dietro , fornita di minute strie traversali , approssimate. 2) C. fasciata Ce. zonata Delle Ghiaieti. Conchiglia con apertura più ampia della precedente , a fascio circolari bian- che successive , parallele , diafane , quasiché rilevate da intermedi anelli cerulei. (1) VMrt Cavolina natans ett diente et imprimie dant le second volume de no» Xlemoiret de la Soeieté 4' hittoire naturelle avec la figure quo voui m' avicz donni ; je souhailerai , que louj (ut laisseric: V epilèle de natans au licu de volilans , quoique toutet les especes n' ayent jamais aucune voi. Copcnh. 23 mai ilOi-Abildgaardt. 3o 3) C. ago Ce. acicula Rang^. Corpo provveduto dì notatoi prolungati , diafani ; conchiglia , bislunga tras- lucida , esile , fragilissima , apertura anteriore circolare , e posteriore piccina. È più gracile della e. clava di Rang, e realmente emula una spilla , poco discornen- tlosi entro 1' acqua. Le sopraddette specie di deodare , eccetto la e. laneiolaia che vidi qui, e di crcscidì sono frequentissime nel littorale di Calabria e di Messina, e furonmi recate io acquavita da Contraine. Deschizione Notomica. i) Comuni integumenti e muscoli. Essendosi distinta nell'abitatore della ialea la testa lateralmente fornita di nota- toi , e "1 corpo globoso contenente i visceri e laterali prolungamenti posteriori ; è ben facile il compi-cndere , qualmente il pallio tappezzi tanto la volta del guscio emulante un' eolipila detto periosteo da Giocni , quanto la di lui porzione inferiore quasi come barchetta. Quale inviluppo, tiene l'apertura anteriore corrispondente dietro il lobo traverso mediano de' notatoi, che guida nella cavità branchiale circoscritta in soUo dal sacco adilominale , esteso entro il tubo medio della conchiglia , e slargato a' lati per uscire dalle sue fessure , ove diviene triangolare. Una curiosa particolarità, sinora sfuggila , offre il pallio , che a' mai'gini dell' apertura anteriore e laterale ingracilito abbastanza copre tutta la esterna superficie del guscio, che Vi resta per- fettamente rinchiuso , trasparendone i più fievoU solchi, l'ovaia, le branchie ec. La natura muscolare de' notatoi è stata poco indagata. Osservatone cadauno durante la vita della ialea, più crasso nel mezzo che nel perimetro assottigliato, vi comparisce 1' aia gialla mediana da destra verso sinistra fornita di linee rette muscolari parallele , surte presso il margine anteriore e terminata nel posteriore. N' esiste uno strato supcriore ed altro inferiore con spazio interstiziale , essendo afliendue coperti da Gevolissimo velame epidermico , e pur vi si travede problema- tico rcticino. La palliare porzione sporta fuori le fessure laterali del guscio è al- quanto crassa, e muscolosa, notandovisi traversali lacertelli. Valido è il muscolo mediano , che dritto eslendcsi da sotto la bocca sino al tubo conchifero. Kiuna organica ililfercnza ho rimarcato ne' notatoi sì delle deodare , che delle crcseidi in ambedue congiunte al collo più o meno prolungato. Il loro pal- lio segue le forme de rispettivi gusci , che internamente veste , aderendo a' mar- gini dell' apertura di siffatte conchigliucce. 2) Apparalo gastra-epatico , e sessuale. V orifizio boccale della ialea e delle deodare manca di denti. L' esofago di quella principia tuboloso , e rettilineo termina ncU' ovale ventriglio corroborato 3i da mediana zona muscolosa csicriore, essendo internamcnlc corredato di quattro denti cartilaginei , Iriquclri , per la prima volta indicali da Blainvillc e da me , colla faccia inferiore attaccati alla parete gastrica circolarmente dispostivi. 11 ca- nale enterico , divaricalo a sinistra , iramergoi nella massa epatica , ove descrive una curva incrociata come la cifra 8 , e raddrizzatosi ascende a fianco del ven- triglio per aprirsi in fondo del cavo respiratorio. Trasparisce il fegato blu nella suprema e media parte del guscio, risultando da vari lobi derivali da' solili graj)- poletti follicolosi , e '1 comune dutto eseretorio sbocca entro l' intestino poc' oltre lo stomaco. Quali parli diiferenziano nelle deodare , e creseidi sì per la forma dentaria , clic sono slato il primo a rinvenire nella e. piramidala , come pella disposizione della sostanza epatica affatto conoidca nelle seconde. I naslrini gialli, che pendono da' posteriori angoli palliari offrono, granosa struttura , essendomene sconosciuto lo incarico. A sinistra poco lontano dalla bocca della ialca , giace il membro genitale conico , muricato , surto da imbutiforme guaina a margine ingrossato ; la quale alquanto ampliata termina in filiforme , e serpentino canaluccio , che sospetto essere il vaso spcrmifero. Parrai, a preferenza dcUa fabbrica e dell' analogia , ine- satta norma il determinarne la natura della comparsa degli zoospermi ; i quali per pochi di dell' anno mostransi dotati di possente forza vitale e motrice , e la loro presenza entro gli organi femminei bassi da reputare figlia dell' atto di fe- condazione. Nella inferiore parte della conchiglia rimarcasi F ovaia follicolosa , e giallo-dorata come la matrice sigmoidea , cilindraceo-dcpressa , composta da gela- tinose lamine traversali , curva in un' estremità , con solco nel margine concavo. L' ovidotto parte da orbicolare ovaia , accollata alla fine della matrice , e termina nella corta vagina aperta a destra nel cavo respiratorio. Rosea , conico-spirale è r ovaia delle cleodwe , e più allungata nello creseidi , non che fornita di ovi- dotto. Pel resto si consulti la citala memoria di VanLeneden , che ha eziandio os- servato la forma clittica delle uova della el. hinciolata. Il nervoso collare esofagico risulta dal grosso ganglio cefalico superiore qua- drilatero mercè laterale commissura unito alla contigua coppia ganglica inferiore. In amendue rimarcansi grossi g!ol)elti ncurinici ovali e giallastri. Vari nervi ne partono , oltre i ganglietti destinati pe' nervicciuoli stomaio-gastrici , diretti alle pertinenze della bocca , a' notatoi , ed alla massa viscerale. Le secondarie loro ra- mificazioni nelle indicate parti segue un andamento uniforme a que' della cimbu- lia e della Tiedcmanna. 3) Apparato nerteo , respiratorio , circolante. Sollevato il lobo superiore de' notatoi , rimarcasi 1' apertura de! cavo addetto al respiramento per la introduzione dell'acqua , e dell'aria necessaria al suo galleggia- mento. Le branchie bipennalo-uiulaterali coli' estremità rivolta su , estendonsi dal destro al sinistro suo lato. Lna esile tunica veste così la vena che ne costeggia 33 il margine esteriore convesso , come l' arloriii più lunga clic no occupa l' interiore concavo. Attento vieppiù alla illustrazione dell' acquoso apparalo ne' Molluschi gaste- ropodi marini , dopo di me osservalo da Baer, Wagner, Blainville, Krolin, Carus, Viinbenodoii, Burdach (i), son pervenuto a farmi precisa idea del sistema venoso periforico-hrnneliiale , sinora sconosciuto agli zoolomisli , meritevole di tutta la loro considerazione , non avendo immedialo rapporto col brancliio-cardiaco. Esso è rap- presentato da esilissima rete vascolare superficiale , che facilmente contrae anasto- mosi coir analoga arteriosa , e colle aie cutanee adiacenti pione di acqua marina, e da altra profonda a maglio più grosse che da tutt' i punti versano un liquido sie- roso non ancora elaborato dentro ampio sacco o seno , costrutto da valido pareti, che non ne è lolalmontc riempiuto , e collocato sopra la cavità addominale , con cui non ha commercio alcuno. Indi detto umore invado l' apparato branchiale so- vrapposto al venoso cardiaco , seguendone tulle le divisioni , e forme vascolari ; sempre giacendovi nella faccia superiore ed esterna. Talché introdotto il beccuccio di vitreo tubo pieno di mercurio dentro qualsiasi punto di sifTatlo sistema , es- sendo l'animalo tuttavia invita e pregno di acqua, immantinente tale metallo con somma sollecitudine ne percorre tutto lo vie , senza che ne abbiano veruna im- mediata coir orecchictla del cuore. Maggiore persuasione se ne ac(|uista pel tubo inilicato soQiandovi 1' aria , la quale con più facililà ne gonfia i vasellini diafani torluoso-varicosi tendenti ovunque a disporsi a rete. Per quanto io abbia potuto scrutinare è questo vascolare apparecchio immerso nelle aroole cutanee , le quali oltremodo trovansi turgide di acqua marina. Di manierachè , quando i vasi sieno penetrati dal mercurio , le indicate aio dermi- che ne vengono smunte , 1' acqua tosto esce , ed è più scarsa qualora siono di- stesi dall' aria. La deficienza del sistema linfatico negli animali invertebrati , il singolare andamento doU'attualo, la facoltà delle sue capellari estremità di assorbire il liquido acquoso pregno di molecole organiche esistenti nelle cutanee aree o nel cavo addominale, e di trasportarne grande porzione nelle arterie branchiali, mi fanno decidere di considerarlo come intermedio tra' vasi linfatici de' verlebrali , special- mente de' pesci , ed il venoso afiérente. Io ben volentieri ho fatto passare il mercu- rio 0 r ai'ia dallo capellari estremità di quosla arteria nelle simili della vena bran- chiale. Quindi parmi , che esso reputar debbasi apparato linfatico-venoso , quale tipo primitivo, ed anello di passaggio al sistema linfatico, al venoso, ed all'arterioso de' vertehrati , appo i quali ciascuno di dotli apparecchi offre I' ullimo grado di perfezionamento (2). Quale rete dal contorno di amendue i notatoi vassi ampliando (t) Ptiytiolog. trad. par Jourdan. Paris 1811 , IX. 473. (2) Quelquei anatomistet , tpecialement Carus, onl erri voir les premiòrs rudiments du fytième hjmpha- lifut darli un appareil particulier de lubes acijuiféres , quo delle Chiajo a decouverts chez les lUolhisqucs gatttropodei, et i/uc Baer a re(rouvi depuis dans quelquei bivaivcs. Mais Icur analogie temble les considerer pludt commi (racMet acquifirti. Sreschct Sysième lymph. l'aris 18JC , p. 188. 33 verso il seno venoso adilonilnalc ; da cui è introdollo il sangue nell' arteria bran- chiale. Il tronco della vena branchica , giusta quello che pure vide Vanbeneden, comunica con globosa orecchiella , e questa poi termina nel conico ventricolo del cuore , oltre la sua base , essendo cinti dal pericardio. L' arteria aorta ante- riore , e posteriore non è stala da me accompagnata nelle successive loro distri- buzioni ramee. III. PtEROPEDI aMBULlCI. • La scoverta della cìmbulia, generalmente attribuita a Pèron (i), che la vide sulle coste di Nizza , divulgandone la descrizione nel i8i4, rimonta alla fine del secolo scorso , quando Cavolini (2) la raccolse a Posilipo. Costui vi rimar- cò affinità di naturali caratteri col elione , e proponevasi di elevarla a nuovo genere da intitolarsi ad A. Fasano. Indi ne fece incidere un rame , e morto nel 1810 , per ordine della R. Accademia , da' suoi credi ne fu consegnata una stampa a Macri , presso di cui la ho osservata. A dire il vero tale figu- ra è la più completa , ed esatta di quante sinora ne possegga la Malacologia per le cure di Péron , Laurillard , Rang , Deshayes , Vanbeneden , Edwards , es- sendo state sempre delineate su la cimbulia morta. In quella del Cavolini scor- gonvisi effigiati così bene il portamento , non che le normali relazioni tra il Mol- lusco , e '1 guscio rispettivo, che sembra già vederla vivente , e nel pieno vigore delle vitali attitudini. Io distratto da altri affari non pubblicai la storia compiu- ta della sua notomia , che teneva pronta (3) , avendone soltanto riferito qual- che brano (4-) , e da Grant (5) in parte esaminata. La scienza è debitrice al citalo professore di Lauvain d' interessanti ricerche toccanti la fabbrica della rimbulia. Ed ed presente oso affermare , che neppure inutili vi riusciranno le mie disamine. (1) .Imi. rfu J»fus. d' hist nat. de Paris XV. (2) Inler Mollusco , Coìtehasque novum genus inveniMe tneditabatur. Ma Rhomborum nomine designa- verat ; has vero ex verme Clione opprime simili Clioncm nuncupaverat , et Angelo Phasanio dicare tne- ditabatur. Monliceili Pliil. Caolini vita 35. (3) Delle Chiuie tignale auasi la cjm ulie , mais il se cotilent , camme tous ses prédécesieurs, de dan- nar seulement la forme de l' animai , quoiqu il donne des détails anatomiques tres étèndus sur prtsque , tìM Ics animaiix inf rieures , Exerc. Zool. 3. (i) Anat camp. ì. ed. N«p, 1836 I Si , tav. XX 31. (5) Outl. of camp, anatom. LoDd. 1837 , p. 374 , 282 > 92. ( con tigora snaturata ). 5 34. II. Desciiizione Zoologica. Cimòidia ( Cynibulia Per. ) Corpo farfallcforme , sfornito di testa ed occhi , con due notaloi laterali , posteriormente conico terminato da canalino , otre viscerale su , zoccolo cimboideo carlilagi neo-gelatinoso giù , rostrato innanzi nella cui base semilunare ; pian pia- no scanalato , ed aperto dietro. C. Peroniana ( e. Peronii Cuv. ) mollusco bianco-cilestrino a due tentacoli surti dalla tromba orale ; otre vi- scerale composto dal sacco esterno respiratorio comunicante col prolungamento conico posteriore dotato di lungo tubolino , e da altro interno che racchiude la massa entero-epalica violetto-fosca ; notaloi parabolici , biancastri, quasiché interi , ed appena avanti con denticini ; guscio cartilagineo-gelatinoso inferiore , traspa- rente , avanti con trigono rostro acuto , nella base avendo arcuata incavatura da rendersi slargato , e bipartito ; verso dietro giù carenato , per linee rilevate a fini denti , nella faccia superiore del rostro avendone due laterali ed una mediana , e nella inferiore con tenuissime papilluccie spesso poco visibili , altra mediana, due laterali , tranne una quarta esterna più corta ; margini della conchiglia grossa- mente dentalo. Dopo i temporali di marzo ne' di asciutti viene nel nostro litloralc come fu quando la vidi per la prima volta nel iSSg — 4i. Galleggia supina , ossia tenendo il sandalo a fior di acqua , su cui spande i nolatoi ; apre la bocca , ne slarga i tentacoli , rilira ed allunga il canalino codale. Cangia silo o alternativamente agitando i nolatoi che ora addossa sullo zoccolo, ora sul sacco viscerale , ora quasi rololansi intorno a loro stessi , ora combaciano insieme : an- teriormente Solcando la onde col rostro, a perpendicolo od in direzione alquanto obliqua sollevasi con questo su , oppure corrugali i nolatoi precipita giù. Quando sia prossima a morire distaccasi il Mollusco dalla propria barcliicella , e quello tosto muore : fenomeno che succede pure tuITalolo in acquavite , che diventa lai- tictoosa. II, Desbizione notomica. i) Visceri dirj estivi , e rjenilali. L' apertura delia bocca rimarcasi imbutiforme, internamente gialla, e viola- cea all' esterno , sporgendone a dritta, e mancina due tentacoli laterali neri, as- sottigliati , curvi. L'esofago slargato, tuboloso, termina nel ventriglio quasi ova- le con diverticolo conico in giù , forsi destinalo pel dutto iecorario , abbastanza lacertoso ; nel di cui interno giace la filiera di cinque denti cartilaginei acinaci- 35 formi , t'ornili di speciale orlo membranoso alla base , nel resto liberi , e da me (i) indicati prima di Vanbcncden. Il budello di sempre eguale diametro, fatta la solita girata tra la sostanza del fegato giallo verdiccio granoso, sbocca nel sac- co respiratorio come una borsa allungata. U membro genitale assottiglialo , indi assai ampio sta dappresso 1' esofago , e nel medesimo lato destro poco sotto le brancbio apparisce il forame dell' atrio degli organi generatori , distinti nella matrice otrcforme depressa , ncU' ovidolto da Vabcneden creduto testicolo , indi più stretto verso l' ovario giallastro , a gui- sa di placenta collocata sulla esterna parte , o sotto il fegato violetto-fosco con tu- nica iridea. \ 2) Muscoli , e nervi Il comune integumento cutaneo , che veste 1' animale non mi è sembrato così preciso sulla corrispondente barchetta , in cui è problematica 1' esterna pelli- cola. Offre quello chiare traccio di fibrosa natura , pella contrattilità somma del canaletto del cavo respiratorio. Anzi in amendue le faccie de' notatoi , quando es- si sono agitati , o appena contratti , ravvisansi coniche papillucce disposte in se- rie oblique , equidistanti , ognuna fornita di raggianti fibre , fra le quali ho scorte irregolari globetti solidi. Vanbcncden nelle cimbulie poste in acquavite ha svolti cinque distinti strati muscolosi ne' suoi notatoi. In verità esaminali questi nello stato di vita , agevolmente nolansi due nastri muscolosi curvi , paralelli , interrotti da costante fascia che n' e priva , surti nella loro faccia superiore dal- la parte laterale posteriore del corpo , e finiti a linguette ristrette nel margine di cadauno notatolo ; derivando poi nella inferiore dalla parte anteriore , onde fini- re al modo istesso nel medesimo margine , e decussati co' precedenti. Nella bar- chetta ho visto lievi traccie di fibre traversali , un poco flessuose. n cervello risulla da una coppia di orbicolari globetti cerulei , ciie in giù mandano la solita commessura , e collocati avanti il collo. Da' suoi lati , escono i due nervi nolalori triforcuti , 1' anteriore più grande del posteriore. Intorno agli organi sensori del tatto , e della vista nella cimbuUa , come in tutti gli Pteropedi di cui tratto , mi appartengono osservazioni mcn positive A\ quello che reputasi addetto all' udito ; sebbene io avessi falli uegalln intorno alla presunta funzione di questo ultimo. Sporgono i due giallastri globetti olclitici da mezzo di cadauno lobo cefalico , e sembrano un foUicoletlo indurito. (I) -Mcm. ci(. (au. Notom. comp. Nnp. 183-2 , 1 258 36 4) Apparato respiratorio , e sanguigno. La cavila addetta al respiramenlo vien rappresentata da ovale sacco , entro di cui sta collocato quello de' visceri. Vi noto massima analogia nel gastrottero, specialmente pel canaletto codale , e per altri caratteri da rendere poco distinta , e vacillante la classe degli pteropedi. Dal perimento de notatoi incominciano te- nui ramificazioni venose , componenti una rete a maglie per lo più esagone , fi- nita in tre principali tronchi , il medio cioè , e 1' anteriore maggiori , il poste- riore minore. I quali riunisconsi in un vaso comune , essendone simile la distri- buzione neir altro notatoio , per finire nel seno addominale , quivi pure sboccan- do i due canali provegnenti dall' estremità della coda. I menzionati vasi tanto nel Jlollusco in esame , che nella talea tridentata debbonsi riempire di aria* dalla periferia verso il centro , anziché al contrario , per causa dello rughe valvulifor- rai , che tratto tratto presentano. Il pericandio ovato , ampio , sta in linea rotta del sito , ove si separa la scarpa della cimbidia dal suo abitatore. Contiene il cuore più piccolo della orecchietta , osservandosi le oscillazioni (h ameudue a tra- verso si del pericardio , come de' comuni integumenti , e del sandalo. IV. PtEROPEDI TlEDEMANNlCI. Io dava fine alla pubblicazione delle tavole appartenenti alle mie Memorie , quando in un sereno mattino di aprile i83o mi furono recati vari individui viventi di un Mollusco nudo , di cui feci subito dipingere a naturali colori le esteriori forme , siccome rilevasi dalla figura che ora pubblico , e lo serbai in acquavite- Scorso un lustro, e più (i) vi rivolsi l'attenzione, lo intitolai al celebre fisiolo- go Tiedemann , gli assegnai il dovuto posto fra gli pteropedi , ne distrigai alla miglior maniera possibile la fabbrica. De' tre esemplari , che me ne rimasero , due furono dati a Vanbcnetien (2) in setlcmljre i838 , e 1' altro , che tuttavia conservo, è passato sotto rocchio di Eschrit, Kiohn , Otto, 3Iùller nel loro viag- gio per questa capitale. Somma lode merita il prelato professore di Lovanio , ma non saprei se più per la rara lealtà con cui appagò i miei voli, che per le sue accurate ricerche , e figure noloiniohc. (1 Delle Ghiaie Anal. comp. 2 ed. Nap. 1830, I p. LIX, tav. V 14. (2; Aouj devoni ce MoHuique à M. Delle Chiiiie. Cet illustre anatomiste n' a pus lou/u que ce curi- eux animai reilat fluì lony-temps ignorò des zóologistes , et il nous a engagé de le pubblier dans ces memoi- rtt. Delti Chiaie avait dejà desiyné dans ces notes cet animai sons te nom du e lebre anatomiste d' Bei- detberj , Af. Tiedemann , et nout ne pourrons mieux (aire que de lui conserver le nom de ce savant. Nous lui at'onj impose le nom specifique du lieu ou il a été decouvert et nous te designons par consequcnt sous le nom de Tiedemannia napoliiana. Eierc. Zuot. Brux. 1839 , p. 21-27 , pi. Il 1-2 : Scacchi Aniol. di se. nat. Nap. 184t. 37 I. Descrizione Zoologica. Ttedemanna ( Ticdcmannìa Delle Ghiaie. ) Corpo papiglionaceo privo di testa, occhi, lenlacoli ; invece di concliiglla provve- duto di produzione gelatinosa consistente , anteriore , ovale , convessa su , concava incavata giù , dal cui centro sorge la massa viscerale , che può rincliiudervisi ; da quella continuasi verso dietro un' appendice libera lunga , trigona , e giù re- niforme disco nolatorio muscolo-membranoso , con 1' orifizio orale mediano poco lungi dal suo arco minore. T. crislallina , o napolitana ( T. neapolitana Delle Ghiaie ). Corpo traslucido , bianco-ceruleo , con linea rosea nell' orlo dell' appendice codale trigono-bifida , e delle due faccie del notatolo , ove convergono raggianti serie di puntini d' identico colore provegnenti dal suo arco minore o boccale , tra oguna evvene altra prolungata più oltre il detto margine ; massa viscerale o- vale , ceruleo-iridea , provveduta di ano nel termine. Rare volte la Tiedemanna rimaneva in fondo del bacino destinato a contenerla. Perloppiù reslava galleggian- te sull'acqua , tenendo la inferiore superficie del notatolo coli' orifizio ovale rivol- to al cielo , e la superiore a livello del liquido marino , pendendone sotto la massa viscerale tra la coda , e '1 disco elmoideo , ove sfia spiegato valevole di bar- chetta , ed a proteggerla quando il pezzo superiore si addossi all' inferiore , spes- so vi si muoveva a guisa di parpaglione svolazzante nell' aere. Descrizione Notomica. i) Muscoli , e nervi. Tolta la esile tunica cutanea de' notaloi , apparisconvi tre serie di nastri o linguette muscolari , diversamente disposte. Evvene una serie mediana parallella, arcuata , traverside ed estesa dalla destra verso la sinistra banda del reniforme disco notatolo ; vale a dire ne incomincia il primo nastro dall' arco minoro , pri- ma della bocca , e vi segue il secondo, sempre equidistanti , pian piano più lun- ghi fino all' ottavo prossimo al perimetro esteriore. Come raggi surti dall'ureo minore di detto disco , e finiti ristretti nel maggiore , intersocansi con i prece- denti nastri traversali nella superiore ed inferiore faccia del succennalo disco. E- sili muscolelti longitudinali , e parallelli ha pure la codale appendice. 11 cervello è rappresentato da grosso lobo orbicolare , depresso , sovrastante alla bocca , da cui partono si la solita fascia cefalica verso su , che i ben prò- 38 niinziali nervi nolatorl. Di questi conlansi tre por cadaun lato , ossia il primo minoro anteriore (rilurcalo , il secondo medio laterale quadrifurcalo , e '1 terzo simile posteriore massimo : tutti fra gì' indicati strati muscolari vansi a divarica- re , e perdere nel margine del gran notatolo. L' unica Tiedcmanna per otto an- ni serbata in acquavite , e da me dissecata non mi ha permesso più accurata disamina su i nervi , de' quali Vanbeueden ammette gli slomato-gastrici derivati da' soliti gauglietli sotlosofagci , e le cassulette uditone 2) Organi entero-epatici , e genitali. Io credo qualmente l'orifizio della bocca posto nella codalc biforcatura ammes- so da Vanl)eneden spetti al canaio respiratorio , di cui non ho osservato il corri- spondente sacco. Il tubo gastro-enterico circonda la giallo-granosa massa epatica, r attraversa , e n' esce I' intestino retto. Nulla a/formo intorno al venti-iglio co' ri- spettivi denti , al pene , all' ovario ecc. rinvenutivi da Vanbeneden , che certamen- te ne sosterranno gli analogici rapporti colla cimbuUa. Lo slesso dico per lo sac- co respiratorio ; 0 forse la bocca , vista da Vanbeneden nella estremità cedale, ne sarà 1' apertura esterna. £immck. '— Dair azione del vapore acquoso di fosforo su le soluzioni metalli- che : ricerche del prof . Filippo Casoria. {Vedi le altre precedenti su lo stes- so argomento nel n. III. pag. 82 J. Nel precedente lavoro fu dichiaralo che una soluzione di bicloruro di mercu- rio , sottoposta all' azione della corrente acquea di fosforo , precipitava il mercurio metallico, parte congregato in globuli , parte sotto lo aspetto di polvere nera. In- tanto è da notare che siffatta decomposizione del sale di mercurio non interviene in modo che dal cominciamento della reazione si separi il metallo. E nel vero , sul primo momento della reaziono , producesi un copioso precipitato di color bian- co-gialliccio , che poscia mano a mano imbruna e da ultimo annera. Tai muta- menti di colore nel precipitato non sono derivanti da una modificazione di coe- sione delle particelle del mercurio , ma sibbcno da una graduata decomposizione del sale , cosicché 1' azione decomponente del fosforo debbesi in due tempi divi- dere. Nel primo tempo della reaziono il precipitato di color bianco-gialliccio è protocloruro , che poi nel secondo tempo, mercè la prolungata azione della cor- rente , trasmutasi in mercurio metallico. Se non che non è molto agevole venir determinando in qual punto della reazione si trovi del tutto cangiata in proto- cloruro la soluzione; e ciò chiaramente vien rifermato dall' osservare che il sufa- vellalo protihcloruro contiene sempre gioielli di mercurio metallico. Il giuoco di questa reazione è somigliante a quello che determinasi per l'azione decomponente dell' acido fosforoso su lo stesso bi-cloruro. 39 Palladio. Il vapore aqueo saturato di fosforo reagisce pronlamcnte con le so- luzioni di palladio. Il nitrato di palladio è slato a preferenza adoperato per determinare le reazioni che vengo esponendo. La soluzione subitamente imbruna e poscia anne- ra ; ma dopo pochi momenti perfettamente scolorasi , congregandosi le particelle di color nero e guadagnando il fondo del vaso. Il liquore vien compiutamente decomposto, e ciò rilevasi dall' osservare che l'acido idro-solforico non dà reazio- ne di sorta nel detto liquore. Questa compiuta decomposizione succede e con la soluzione neutra , e con quella resa poco acìila ; che se poi vi si trovi un ecces- so di acido , quello particolette appena visibili di color nero , che si agitano nel liquido , nuovamente disciolgonsi. Il precipitato ottenuto e palladio molto diviso. Iridio. Si è disciolto il nero d'iridio nell'acido regio; la soluzione, comun- que acida , ha fornito un precipitato nero , e si e compiutamente decomposta. Il precipitato è iridio molto df\'iso. A riconoscerne la compiuta preci|>itazione , mi sono giovato dell' acido id)-o-solforico come quel reagente che si adopera nell' analisi quantitativa del sufavcllalo metallo. Ferro. I sali di ferro non danno alcuna reazione. Mafiffanese. Le soluzioni di manganese non reagiscono. Sonomi intanto avve- duto che molli minerali di manganese contengono una notevole quantità di ossido di rame, massime il bi-ossido di manganese pro\'venienle da Calabria. Croma. I sali di croma non reagiscono. Zinco. Le soluzioni di zinco trovansi nelle medesime condizioni. Intanto una ragionevole conseguenza decsi da lai fatti rilevare ; che trova in vero una applicazio- ne all'analisi; che anzi dir dobbiamo acquistare la scienza un nuovo trovato sotto il rapporto de' metodi che si adoperano per separare i metalli tra loro , o i rispet- tivi ossidi. Ciò imporla che il ferro, il manganese, il croma e lo zinco possono essere separati , mercè l' azione del fosforo , dal palladio non solo e dall' iridio , ma da lutti gli altri metalli eziandio che trovansi nelle slesse condizioni dell' iri- dio e del palladio , di che ragionammo nel precedente articolo ( V'. 3. Rend. ). Abbiamo Onora esposto i risullamenli dello reazioni ciie avean luogo quando la corrente aquea del fosforo veniva in presenza di molte soluzioni mclalliche. Dopo ciò non mi rimango dal dichiarare alcune altre ricerche per le quali si possa dar ragione della natura di quelle reazioni. Da prima è da osservare in che stalo si trovi il fosforo nel vapore aqueo , e ciò vuol significare se è nello stato di so- spensione o di soluzione. Dall' osservare il vapore aqueo perfettamente invisibile elevarsi dall'acqua bollente , in un ampio nialraccio di cristallo, ove insieme al liquido furono mtromessi alcuni grani di fosforo , è ragionevole inferire trovarsi il fosforo (Usciolto nel vapore aqueo, non altrimenti come interviene quando lo stesso corpo evaporasi nel gas azoto. SifTallo vapore aqueo, comunque invisibile, contiene disciolla notevole quantità di fosforo , e ciò rilevasi dall' osservare che quando la tensione del vapore aqueo va diminuendo per l'arrestata ebullizionc , 4o e r aria iiitromcllcsi noi matraccio , appajono densi vapori bianchi nel nieclcsimo spazio che atUiiniostrano aver luogo la lenta combustione del fosforo. Intanto se al collo del matraccio si adatti un tubo di vetro di qualsivoglia lungliCiCza ripie- no di fili di aminato o di qualunque altro corpo che non eserciti aziono chimica sul fosforo , si osserva il vapore aqueo , uscente per l' estrcmo opposto del tubo, accompagnaci con fiamma di color verde poco splendente. Ma questo fenomeno non solamente si ravvisa alia temperatura di loo. C. ma eziandio ad una bassis- sima, come a dire, a io. C. Fatla in vero bollire l'acqua insieme a pochi gra- ni di fosforo in un rccipienlc di cristallo mimito di robinetto finché lo spazio so- prastante il li(juido siasi reso affatto invisibile , e chiuso quindi il robinetto , to- gliendosi ad un tempo il recipiente dal fuoco , e da ultimo , dopo che la tempe- ratura del vapore a(|ueo si pose in equilibrio con l' aria esterna , aperto il rubi- netto si osserva , alla temperatura ordinaria , quello spazio invisibile farsi nebbio- so. L' esperienza puossi eziandio in altra guisa più facile modificare , perchè il fatto sia espresso in una maniera piìi semplice. Quando in vero si scalda l' acqua leggiermente nel vuoto TorriccUiano insieme a poche particolelte di fosforo , at- tendendosi poi che il mercuiio rimonti ad un livello costante , il vapore aqueo ivi contenuto è affatto invisibile , e addiventa nebbioso quando vi perviene una bolla di aria. Questa esperienza è stala eseguita alla temperatura di io. G. Da questi fatti dcbbcsi inferire che , non solo il fosforo si dissolva nel vapore aqueo a basse temperature , ma eziandio che , diminuendo la quantità del vapore per r abbassamento di temperatura in un determinato spazio , lo stesso corpo rimane egualmente disciolto. Circa poi la natura delle reazioni da noi esposte in vari numeri , e di bene da prima venir ricordando che le soluzioni di argento , di mercurio , di oro , di platino , di rame , di palladio , d' iridio venivano precipitate in metalli molto di- visi. Da tai fatti si poli-ebbe con ogni ragione stabilire che la riduzione di lai me- talli è una consequenza dell' ossidazione del fosforo , e che in definitiva il fosforo in tali casi opera come un metallo fornito di forte affinità per l' ossigeno. Per lo che , sotto questo rapporto , potrcnnno mettere il fosforo al lato del ferro e del- lo zinco. Ciò viene vie maggiormente rifermato ricordandoci che su le soluzioni di ferro , di manganese, di zinco, di cadmio, di nikcl, di croma, di cobalto, di Urano , il fosl'ero non esercitava alcuna azione decomponente. Ma il ragiona- mento dietro questo solo dato sperimentale ci svela solamente che il fosforo vie- ne ad ossidarsi nelle predette reazioni. Perciocché, atteso i diversi gradi di ossi- dazione di questo corpo , dir non possiamo quale de' suoi acidi venga a generar- si. Intanto dalle seguenti spcricnze resterà dimostrato che il fosforo nella sua azio- ne decomponente gli ossidi metallici , giunge al suo massimo grado di ossidazio- ne , e combinasi ad un tempo a due equivalenti di acqua. Abbiamo di sopra stabilito che il solfato di rame veniva compiutamente de- composto quando trovavasi in presenza della corrente acquea del fosforo. 11 liquo- re oltre 1' acido solforico , conUene 1' acido fosforico , il quale messo nello sta- lo d .solamenlo, mercè i melodi ben noli di analisi, fornisce con l' acetato di piombo quel precipitato che poi la reazione pirognostica dichiara essere appunto .1 los ato d. que la base. In oltre il nitrato di argento in un modo più spedito CI didnara che ,1 precipitato ottenuto col sale di piombo venne generato dall'a- cido osforico. E però senza porre in opera il metodo di eliminazione di due aci- di ,1 precipitato bianco che in que! liquore producesi per la presenza del nitra- to d. argento , e. dichiara che , il fosforo , nella decomposizione dell'ossido ra- meico , SI trasmutò in acido fosforico. .rnW?,'"™ '' '''"■''" di Graham possiamo agevolmente determinare che l'acido d tt^nT ' TT V"'^''''" ''''"'™' '-'Wesentato da una proporzione di acido anidro e da tre di acqua, ma sibbene il piro-fosforico. Nò diversamente puossi ragionare quando mirasi alla reazione prodotta dal nitrato di argento La quale reazione si appalesa in un modo più evidente se, pria di versai-e°il niirato di argento siasi aggiunta qualche goccia di ammoniaca. Un tal fatto dichiara che, I acido fosforico prodottosi nell'atto della decomposizione degli ossidi metal- vSb-r 1 ''T'""^\" "•« Vroponìom di acqua. E sembra veramente mera- viglioso il considerare che , comunque I' acido fosforico incontri grande copia di acqua , pur non d. meno non vi si combina che nel sufavellato rapporto. Siffat- te osservazioni sembra che rifermino viemaggiormente le ricerche del prelodato Chimico , e dieno un altro argomento per addimostrare le proprietà basiche del- La produzione deU' acido fosforico neUe predette reazioni ci dichiara la na- tura d. quelle pertinenti alle soluzioni di stagno, e massime all' acetato di pio" bo. Fu diinostrato appunto essere il precipitato ottenuto da quei sali in gran p^ te fosfato di stagno e di piombo. A rifermare intanto il medesimo principio p^- Mamo valerci di altro ragionamento derivato dalla seguente esperienza Se di Ltti Jensi ragione della quantità di rame precipitato dalla soluzione , non di quel a del fosforo evaporato si avrà un mezzo onde certamente confermare quello che 1 analisi qualitativa finora ci ha dichiarato. Debbesi pertanto por mente che fa mestieri a due condizioni rispondere perchè conseguir si potesse un certo e sicu- ro risultamcnto. In primo luogo è necessario impedire 1' ebollizione del limiido m secondo levar via 'aria del matraccio dove la detta soluzione contieni Di^ tatti , ebollizione del liquido farebbe disperdere una porzione di fosforo , e la presenza dell aria , attesa l'acidificazione dello stesso fosforo , produrrebbe una perdita di che non sarebbe agevole tener conto. Lascio dall'una de' lati siffatti particolari per non dilungarmi di sovercliio. Questo metodo coincide con quello adoperalo da Berzelius nella determinazione del peso atomico del fosforo ed i numeri da me Mcmli , per queUo che si apparUenc alla composizione dell'acido 42 fosforico , imballonsi in quelli segnali dal prelodalo chimico ; se non che egli si giovò di una soluzione di argento. Da ultimo non mi rimango di esporre altre due osservazioni , la prima delle quali riguarda la tenue solubilità del fosforo nelF acqua , la seconda l' uso dello stesso come miglior reagente de sali di argento. A dimostrare la tenue solubilità del fosforo nell' acqua , basta farlo bollire per un istante in questo liquido , e te- nerlo poi raffrciUiato per poco d' ora. Qucst' acqua non dà alcun indizio di fosfo- ro , se in essa vuoisi riconoscere 1' odore o altra qualità di questo corpo , ma , Be si fa reagire col nitrato di argento , ben tosto la presenza di quel corpo si dicliiara , ncU' osservare il precipitato di color pulce che si produce. Non occorre che venga qui dichiarando tutte quelle circostanze che fa mestieri porre diligen- temente in opera perdio il resuUamerito possa tenersi come esperimento decisivo. Basti'rà ricordare solamente eh' è mestieri tener lontano il concorso dell'aria ; e però dcesi adoperare 1' acqua privata affatto di aria , ed un matraccio a collo allo e stretto. Che se, in vece di far bollire il fosforo per poco tempo nel modo sufavellato , fassi arrivare nel!' acqua la corrente aquea saturata di fosforo , mer- cè un sottile tubo , 1' acqua discioglierà tanta quantità di fosforo che non farà bisogno adoperare il nitrato di argento ; perciocché in tal caso la presenza di questo corpo si manifesterà al semplice suo odore caratteristico. E necessario per tanto avvertire che bisogna attendere per molti giorni che 1' acqua si renda af- fatto trasparente , e ciò vuol significare che le particolelte di fosforo tenute in sospensione vengono del tutto a depositarsi. Quest' acqua annera prontamente le soluzioni di argento. Circa poi r uso del fosforo come il miglior reagente delle soluzioni di ar- gento basterà far riflettere che , una dose tenuissima di nitrato di argento , che con r acido idro-clorico o con 1' idro-solforico fornirebbe una reazione tanto de- bole che r occhio durerebbe pena a riconoscerla , imbruna prontamente quando viene sottoposta alla corrente aquea di fosforo. Non ho tralasciato di far questa comparazione con 1' acido idro-solforico , e mi sono avveduto che il fosforo puos- 8i preferire a quel reagente cotanto prezioso. Restami in fine ad esporre quel- la parte che risguarda 1' applicazione all' analisi quantitativa. Filippo Casoivu, 43 CORRISPONDENZA CmMiCA Fahsiacectica. — Intorno alF Acetato di Ammonìaca ; ossia Spirito di Mindercro — - Osservazioni del sig. Amtokio de Vita , comunicate dal sig. Cav. Lakcellotti. L' esame chimico de' rimedi continualamenle adoperali nella nostra pratica medica sembra doversi preferire a qualunque altro lavoro di lai genere , come quello che più da vicino influisce sulla guarigione de' morbi , e quindi al ben' es- sere della pubblica salute. E lai lavoro via più interessante diventa , se trattasi di un composto , sulla cui natura 1' attuale teorica ha portato riforma. Or quan- tunque lo spirito di minderero , uno de' più famigerati farmachi , distinto col nome di acetilo di ammoniaca , quindi con quello di acetato , ed ora qual' acetato di ammonio considerato , fosse stalo esaminato da Baumè , da Lassone , da Higgins, da Destoucher e da altri , ha piu'e , non lia guari , formata 1' occupazione di u- no de' nostri più diligenti ed accurati farmacisti. Il Sig. Antonio de Vita distinto e laborioso chimico di Manfredonia ( già noto per alcune interessanti osservazioni sullo sciroppo di viole pubblicale nel i83o ) ci ha fatto conoscere alcuni incon- venienti , che avvengono nel preparare colai medicamento con 1' ordinario meto- do presso noi adoperalo. Ha egli osservato : 1°. Che la cessazione dell' effervescenza non e un segno certo della neutrali- tà del sale , poicliù spesso aggiungendo carbonaio ammoniacale nel liquido an- cor' acido , non vi ha sviluppo gassoso , e viceversa ancorché vi sia eccesso di base talvolta si veggono delle bolle di aria nell' aggiungere nuovo carbonato di ammoniaca. 2°. Che quantunque sia portato a perfetta saturazione l' acetato ammoniacale, pure presenta reazione alcalina con parecchi reagenti e particolarmente col succo e con lo sciroppo di viole mammole , con le carline colorate, con la tintura dei fiori di malva , con quella di rabarbaro e via discorrendo. Quindi per segno del- la saturazione completa o neutrahtà dell' acelalo di ammoniaca si è servito della reprislinazione della tintura di laccamuffa arrossita. 3°. Che abbandonando a se stesso l'acetato ammoniacale perde costantemen- te acido , in modo che se lo prepari acido lo trovi neutro , o se lo rendi neu- tro diventa basico ( fenomeno dal medesimo osservato più nella stale , che nell' in- verno ). Tale osservazione diventa più rimarchevole, perchè mentre conforma quan- to facilmente si scompongono le soluzioni degli ossiacidi a radicali composti , o de' sali di essi quando vengono conservale , trovasi in opposizione col Sig. Subei- ran , il quale dice , che tenendo per lungo tempo riposto l' acetato di ammoniaca diventa acido. 44 4.°. E da ultimo che dannoso riesce alla neutralità del sale la svaporazione del liquido a maggior concentrazione , come taluno costuma di fare, perchè du- rante la svaporazione si vedbno delle bolUcinc di gas e si avverte 1' odore ammo- niacale , pcrcui perde costantemente base. Proprietà , che per altro si appartiene a molti sali ammoniacali. Auguriamoci che le osservazioni di fatto sempre più si moltiplicano su dei preparati medicamentosi per meglio discernerne la natura e le alterazioni , che possono sicevcre dall' azione scambievole de' loro componenti e degli altri svariati corpi della natura. Storia Natuhale. Congresso de naturalisti Scandinavi a Stoccolma in ottobre fS4^ , tradotto e comunicato dal sig. Vittorio Kohlpr ; estratto da una lei' tera di un Socio Svedese. Molte sere prima dell' apertura del congresso il presidente di questo anno , sig. Berzelius tenue in sua casa delle riunioni alle quali intervennero lutti i mem- bri sin allora giunti. Noi avemmo quattro riunioni generali nella sala de' cavalie- ri ( Riddarhussaal ) in cui vennero ammesse 35o persone del pubblico fornite di biglietto , non comprese le sedie , dette de' cavalieri, occupate dalla famiglia Rea- le e dagli impiegati di maggior rango con le mogli rispettive. Il numero dei membri presenti della società fu di 4.27. Tra costoro osscrvavasi benanche il Prin- cipe ereditario , il quale assistette in qualità di membro ordinario , tanto alle riu- nioni generali quanto a quelle delle sezioni. Queste ebbero le adunanze loro nella sala di riunione de' deputati del regno sul Riddarholmen in uno slesso edificio di modo che all' istante polevasi essere da una sezione all'altra e quindi facilmen- te sapere se un dato oggetto che inlendcvasi ascollare trattavasi nell' una o nel- r altra sezione. H numero delle memorie da leggersi era maggiore di ciò che leg- gere si potesse in selle giorni , ed in generale cranvi trattate più cose imjwrtanti di quanto suole ordinariamente aver luogo in simili circostanze. Noi pranzav.imo lutti assieme nella grande sala della borsa , e le sere passavansi dalla intera so- cietà nel palazzo dirimpetto al teatro dell' opera , che a tal uopo era stalo pre- parato e decorato e dove polevansi avere de' rinfreschi dietro pagamento. Molli da- nesi e norvegi avevano seco loro condotte le mogli , e perciò vi era pure accomo- data una stanza per le signore , e così noi di Stoccolma arrecammo le nostre don- ne ancora a tener loro compagnia. Anche il principe ereditario si trattenne ogni sera un ora o due in siffatta societn. L' ultimo giorno il principe eretlitario dette alla intera società un pranzo nel palazzo della Reggia , dopo il quale noi ci riu- nimmo di bel nuovo nella sala di riunione ove per 1' addio furono vuotate 200 bot- tiglie di Sciampagna. Vi assistettero 27 membri stranieri , Ira i quali Pariseli , Hornschuh , 45 Kaemtz , Eìchwald , Claxisade , Margulies , Ilffruninqff , lohnslon , van der lloeven , Oersted , ( il quale ricevetle alla chiusura del congresso la decorazione della stella polare ) , Ban(j e lacobaon ( il medico ) ebbero il nastro di com- mendatore dell' ordine di Wasa , Schaw , Nordensldoeld , Forschhammer e Zei'se pure 1' ordine della stella polare. Avendo sin qui esposto la parte materiale della nostra riunione passerò a cen- narc anche qualcosa di quella spirituale ; limitandomi però solamente alla chi- mica , di questa toccherò solo alcuni punti , dovendosi tra poco pubblicar tutto ciò che si è detto. Schcerer professore in Cristiania lesse un trattalo sulla causa della isomeria e dimorfia, e fece in pari tempo qualche osservazione sul colore dell' ossido del Cerio e del Lontano ; le sue ricerche lo indussero a supporre che questo venis- se da un' altra sostanza a quelli frammiscliiata. Ciò indusse Mosander , lo scopri- tore del più recente metallo, il Lantano, di uscire in campo con una memoria con- lenente le sue ricerche sul Cerio ed il Lantano , cominciate da diversi anni, ma non ancora finite , e di notare eh' egli ha scoperto in quel corpo che prima te- nevasi semplicemente per ossido ai Cerio e che fu in appresso riconosciuto qual miscuglio di ossido di cerio e di ossido di lantano , l'ossido di un altro corpo semplice , il quale nel regno minerale non solamente accompagna l'ossido del ce- rio e quello del lantano ma benanco la ter7'a d' Il/ria , alla quale rassomiglia as- sai più che a quegli ossidi , e da cui siccome da una sua suora gemella è ben difficile a separarsi. Ciò lo indusse a proporre che siffatto nuovo metallo fosse chia- mato Didimio ( «i8v(ri sperimentatori : quella mostrò che la torpedine possiedo un fluido clcltriro in genere , questa ha decisa assolatamente della identiiii dell' clcltirico della Torpedine posseduta coli' elelirico ordinario , e della piU Siogolarmenle. (i>o(a dell' Autore ) (•) Il slg. Delle Chlajc , che ha studiato 1' apparecchio elettro-motore delle torpedini , ha trovalo le pile costiluile da parecchie globose vesciche a valide pareli, le une incastrale su le altre, e da su in giù reciprocamente compresse , non che provvedute da arteriose e nervose ramilicazioni. Cosicché, dice il sig. Pelle Chiaje , il rigonfiamento degli organi elettrici , a dimensione eguale anziché disjiarata , come disse Risso ■ osservato da taluni fisici nell'alto che la torpedine elettrica e gnliaiùca dardino la scossa, derida dall'espansivo potere di ciascuna vescichetta , facile ad essere isolata dalle compagne e mercè sottile tubo di Tetro , riempiuta d' aria o meglio di mercurio — Slem. letta net R. Istituto d' ìncoraggiam. 10 Aprile 1S39. ( Nota di' Compii. ) 5i RAPPORTI Fisica Applicata. Rapporto sulla Blemona del sic^ìior P. A. de Luca ; intorno ad un nuovo sistema di Tonomctria. Signor Presidente , signori Soci La Società IfaUana delle Scienze residente in Modena , propose un premio a chi compilasse un codice di acustica applicabile alla pratica. Il signor Paolo Ana- nia de Luca fattosi a meditare sul proposito si aradc della impossibilità di ordi- nare l'acustica come teorica alla musica , se non si cominciasse dal riformare la vecchia tonomcti-ia , giacché il comune tonometro delle scuole potea appena me- ritare il nome di cordometro , cioè d' istrumenlo acconcio a misurare la quantità di corda corrispondente a ciascun tuono , ed un vero tonometro mancava. Egli dunque invece di affaticarsi per la compilazione del codice che il dotto consesso Italiano giustamente desiderava , procurò di renderlo possiiile , perfezionando il volgale tonometro cui die a ragione il nome di cordometro , ed inventando un vero tonometro. La Società italiana accolse il lavoro del nostro concittadino e ri- vocò il suo programma. Dopo che il de Luca ebbe di sua mano fabbricati i due slnimenli eh' ei giù» dico acconci a congiungere la teorica con l' arte , correagli in certo modo il de- bito di far conoscere 1' uso di tali stiumenti , ovvero (U riformare con essi la to- nometria. Ed ecco 1' obbietto del lavoro commesso al nostro esame. L' autore incomincia dal riportare la memoria inviata alla Società Italiana di Modena, passa quindi ad alcuni schiarimenti risguardanti particolarmente l'uso delle tavole , e chiude finalmente il suo lavoro con la tonometria propriamente detta , la quale da lui e ridotta a dodici importantissimi problemi generaU oltre a quattro altri problemi speciali tendenti a presentare agli aUicvi la materia per lo pratico esercizio nella soluzione i'ci problemi generaU. Le tavole da cui la memoria del de Luca è accompagnata sonoci sembrate molto utili , e molta fatica egli ha dovuto durare per compUarle. Ciò premesso noi stimiamo questo lavoro di non lieve importanza, e però me- ritevole di far parte degli Atti della nostra Accademia. L. DE Ruggiero. Cav. Cagivazzi. L. Palmieri Relatore. 52 , Fisica Applicata. Relazione alla R. "Accademia delle Scienze intorno a' sistemi di Caleidoscopi proposti dal chiarissimo sig. Paolo Anania de Luca , socio corrispondente della medesima. Il Cilcidoscopio considerato finora come un islrumcnlo catoUrico da passa- tempo , ò divenuto nello mani del nostro socio sig. Paolo Anania de Luca un og- getto interessante a tulle le arti. Analizzando egli il Caleidoscopio del Brewster, e risalendo a principi generali del suo congegnamento , il nostro socio e giunto a scuoprire e costruire una lunga serie d'istriiinenti calollrici del genere del Ca- leidoscopio , lutti meritevoli dell' attenzione dell' ornamentista e di qualunque arte- fice che ha bisogno del disegno per dare a' suoi lavori l' impronta del bello. Da- poicchè coir aiuto di questi strumenti si può all'istante e senza veruna spesa avere un numero inesauribile di bozzetti diversi e simmettrici. Eppcrò il pittore orna- mentista , il ricamatore , il ferrajo , il tessitore, lo stampatore , il fuochista, 1' orefi- ce , il giojcllierc ec. trovano in questo strumento variamente modificato dal no- stro socio di che soddisfare a tuli' i bisogni dell' arte loro. E Brewstor lìc aveva costruito un solo modello. Il nostro socio ne ha costruita una serie , che ha riparlila per ordine, generi, specie e varietà. Ciascheduno di essi ha per carattere di famiglia uno o più specchi piani disposti in guisa da pro- durre un campo apparente , determinato , semideterminalo , o indeterminato. In tre oidini divide il sig. Paolo Anania de Luca luti' i Caleidoscopi da lui imma- ginati. Chiama egli semplici i Caleidoscopi del i° ordine, perche a differenza de- gli allri mancano essi di un ordigno particolare per far muovere gli oggetti che debbono produrre 1' ornato. Essi servono alla soluzione di quei problemi ne' quali non solo e dato il campo da ornarsi, ma benanche qualche altra condizione ri- sguardantc l'ornato che non si amerebbe lasciare in bal'ia dell'azzardo. I Caleidoscopi alla Brewster sono stali dal nostro socio disposti nel 2 ordine e in questi la combinazione degli ornali è tutta dipendente dall' azzardo. Da ultimo il sig. P. Anania de Luca ha immaginato un terzo ordine di Calei- doscopi ad oggetto di presentare allo sguardo una sinunetria di molo come quello che si opera nei fuoghi artificiali , e questi strumenti gli denomina particolarmente Caleidoscopi meccanici , a cagione di un congegno di carrucole e di corde senza fine , destinate a tenere gli oggetli in continuo movimento. Divide il nostro distinto socio ciascheduno de' tre ordini summentovati in tre generi: chiama egli il primo genere, determinato, poiché tutto le diverse specie che contiene offrono, un campo apparente circoscritto da tulle le bande. Dà ai Caleidoscopi del secondo genere il nome de' semideterminati , a motivo che il loro campo apparente si trova sempre iscritto o iscrivibilo fra due rette parallelo indefinite , o fra due porzioni di cerchio concenlriche. Viene in ultimo luogo il genere indeterminato, cos'i denominalo , perchè i Caleidoscopi del 3° genere hanno 53 un campo apparento senza limili , e servono in generale a somministrare do'mo- duli di ornamento per lutti quo' campi i quali o sono irregolari , o possono va- riare nelle loro dimensioni , o nella figura , senza die punto ne soffra la sim- metria dell' ornato. Il carattere distintivo da' Caleidoscopi del primo genere e la disposizione di due specchi sotto un angolo designato dal quoto di 36o diviso per numero pari: Epperò la serie di divisori , 2 , 4- j 6 ce. serve a determinare il carattere distin- tivo di ciasceduna delle infinite specie nelle quali questo primo genere può sud- dividersi. L' autore si è limitato a dicci specie , essendo agevole a quelli che vo- lessero far uso delle specie ulteriori , seguirne le traccie dietro gli stessi principi. E poiché ogni specie dipende dalla simmetria dogli oggetti da rappresentarsi , egli perciò ha indicale lo sue dieci specie del i° genere co' nomi di monadelfa , diadclfa , Iriadclja decadelfa , nomi che esprimono abbastanza lo scopo de' Caleidoscopi di ciascheduna specie. Cosi a ragion di esempio la specie mo- nadclfa s' impiega lultcvolte che il campo è rappresentato da una figura divisa in due parli eguali e simmetriche da un asse ; in questa specie i due specchi fanno tra loro un angolo di ossia i8o gradi , cioè formano uno specchio solo. Gli specchi della specie diadelfa fanno un angolo di 90 gradi , e questa specie si adopera quando il campo è un rombo , una ellisse e qualunque altra figura divisibile da due assi in quattro parli eguali e simmetriche. Il nostro socio ha dato un angolo di 60 gradi agli specchi do' Caleidoscopi dalla 3* specie , di 4.5 a quelli della quarta , di 36 a quelli della quinta, ecc. E fa osservare i. che la specie Iretradclfa è la più importante del genere dclorminato ; dapoicchì; servendo per ornare de' campi tetragoni , abbraccia gli ornali di tuli' i quadrilateri , come mura e suolo , tele ec ; 2. che ciascheduna specie può avere una varietà circo- lare , poligona o polipetala , semplice o modellata secondo il vario contorno che facilmente può darsi al campo apparente con una bcnderella di carta ; che cia- Rcheduna specie può servire a qualunque arte , purché si abbiano de' pezzellini analoghi per servire di oggetti mobiU nella composizione degli ornati. Tre specie il nostro socio assegna a' Caleidoscopi di 2" genere ossia ncmide- ierminalì, la prima dello quali ha per carattere distintivo due specchi piani pa- rallelamente disposti , e eh' egli denomina specie rellilinea monadelfa da che somministrala una serie di ornati monadolfi del 1° genere i quali si succedono ordinatamente fra duo rette parallele. La seconda specie del genere semidetermi- nato ha per caraltere distintivo la disposizione di tre specchi , come sono tre delle quattro faccio del parallelepipedo rettangolare onde gli ornati , comcchc com- presi tra due parallele . purlutlavia sono di specie diadelfa. E la terza specie di questo genere si dislingue per la disposizione di due specchi opposti e non pa- ralleli ; egli la denomina curvilinea come quella che dà per ornato una serie di 54 componcnli di monadolfi onlinati fra due sognienti di corchi concentrici. Egli nio- slra come da ([iioste Ire specie si oUengono i disegni per ogni sorla di bordure , merlature , ringliiere di ferro ce.; o fa osservare come in ciascheduna specie del genere scmidelerminato , al par che nel detcrminato , si possono prodiirre delle varietà con delle benderelle di carta. L' egregio autore passa ad assegnare il carattere distintivo del genere inde- lerminalo , come l'aveva prima fatto per gli altri due generi , e lo stabilisce nella combinazione di tre o (piatirò specchi disposti sotto la forma di una cavità pri- smatica ; e osserva che gli ornali che se ne ollcngono sono un aggregato di or- nali parziali del i° genero simmetricamente sparsi e ornali fra loro sulla intera superficie del campo. L' autore si è limitalo alla considerazione di quelle sole specie di questo genere , che danno combinazioni regolari , dopo di aver però dato un saggio di quelli a combinazioni irregolari. Queste specie sono : i° la (liadclfa , che lia due varietà ; la quadrata , il cui carattere distintivo consiste nella disposizione di quattro specchi che formano una cavità prismatica a base quadrala ; la varietà rcltangolare che ha il suo carattere distintivo nella situa- zione di quattro specchi che formano una cavità prismatica a base rettangolare : 2° la Iriadelfa il cui caratlere distintivo e la disposizione di tre specchi eguali che formano una cavità prismatica a base triangolare equilatera, e questa specie manca di varietà. 3° La tetradelfa , il cui carattere distintivo consiste nella di- sposiziono di tre specchi che formano una cavità prismatica avente per base un triangolo rettangolo isoscele ; e questa specie manca anche di varietà. 4°. La esadclfa , che prende il carattere distintivo nella disposizione di tre specchi che formano una cavità prismatica che ha per base la metà di un trian- golo equilatero ; anche questa specie manca di vaiielà. Di più il nostro socio , oltre le descritte specie , ha costrutto ancora un Caleidoscopio che dà simultanea- mente due bozzetti diversi. Ciocche poi costituisce maggiormente II pregio dellavoro del nostro laborio- sissimo socio è il Simmctrizzatore da lui promesso , il quale debbo riunire in un solo tuli' i descritli generi con le corrispondenti specie. Ed avendo egli indicali i principi della sua coslruttura , siamo certi che adempirà al più presto possibile alla sua promessa. Il lavoro del sig. Paolo Anania de Luca è uno di quel capi d' opera che fanno conoscere noli' autore una monto chiara , una perfetta cognizione della ca- tottrica , e una certa ostinazione a vincere ogni ostacolo. Non sapremmo se lo- darlo per lo servigio reso allo arti , o per la severità matematica , e la esaltezza del metodo con cui ha saputo orcUnare una serie di novità tutte da lui scoperte. Sarebbe desiderabile che egli fosse incoraggiato a proseguire i suoi lavori. Noi intanto ci limitiamo di risguardarc la memoria del sig. Paolo Anania do Luca come degna di far parte de' nostri Atti accademici. Luca de S.umuele Cagjiazzi. Feu. d£ Luca Relatohe. lonAULicA. Cenno sulla memoria storica , crilica e matemaliea sulla portata desumi, pubblicala in Catania dal Professore Agatino San-BIautiko. Signor Presidente Adempiendo l'incarico ch'ella si è degnala d'addossarmi, ho l'onore di sot- tometterle questo breve cenno suU' opera della quale ha fatto omaggio a questa reale Accademia 1' egregio geometra , e sommo analista sig. Agostino San-Mar- tino , Professore emerito della regia Univei-sità di Catania , e socio corrispondente di questa medesima nostra Accademia. La misura della poi-tata de' fiumi fu sempre un problema di somma utilità ed importanza , ma benanche diOìcilissimo e complicato oltre ogni credere ; e tale che la sua soluzione teoretica , volendosi ottenere con lutto il rigore mate- matico, non ostante gl'immensi progressi fatti dall'alta analisi a tempi nostri, si ritiene come cosa quasi che impossiljile ; ed i più cospicui analisti hanno dovuto contentarsi de'risidtamenti per approssimazione che si possono ottenere integrando le due celebri equazioni fondamentali del sommo Lagrange sotto certe opportune condizioni. Non minori difllcoltà si sono incontrate per la niisiu-a pratica delle velocità delle acque correnti , poiché i mezzi sperimentali finora proposti da' più celebri idrometri non vanno esenti da più o meno notabili difetti. Mancava , per quanto io sappia , un' opera che mettesse sott' occhio , ed esa- minasse a fondo quanto si è fatto fino a d'i nostri per la soluzione teorica di questo interessantissimo problema , dagli Eulero , Cliery , Dubual , Lagrpnge , Tadini , Venturoli , Donati , Coulomb , Girard , Prony , Eytclwein ce. e tutto quello che si è proposto per la misura sperimentale della velocità delle acque correnti dai Castelli, Gugbelmini , Lecchi, Mariotte, Lorgna, Venturoli, ec. ec. Or una tale opera appunto è stata diligentemente elaborata , e pubblicata dal sullodato sig. Professore San-Martino col titolo di memoria slorica , critica e malematica sulla portala de' fiumi. In quest' opera 1' autore esamina con acuto ingegno le cose falle da quei sommi matematici , ne discute con alta analisi il merito d' ognuna , ag- giungendo anche alcuni suoi pensieri per gli utili progressi de' lentalivi riguar- danti la soluzione a priori del problema idraulico in quistione , e finalmente con- chiude. 1°. Che la forraola di Eytelwein e la conoscenza più utile e marcala , la più soda e più sicura che abbiamo sul problema della portata de' fiumi. 2°. Che il metodo delle aste relrometricho ( metodo il più generale , spedilo ed approssimalo) è quello che, non ostante gl'inconvenienti da' quali non va esente, è il più comnK'ndc^ole fra tutti i conosciuti per la soluzione pratica-sperimentale . del problema medesimo. 56 n Quindi , signor Presidente , sono d' avviso che 1' Accademia dcblja all' egre- gio Professore San-Marliiio i più disliiili riiigrazianienli pel dono da lui faltole d' un opera cos'i utile , e di tanto cniiaento merito quol" ò la sua iiieinoria stori- ea , critica e niatcoiatica sulla portata de' fiumi. // SOCIO ordinario Ferdinawdo Visconti. Fisica applicata. lìapporlo sulla memoria del socio sig. Melloni ; sulla colorazione di alcuni umori e membrane dell' occhio. Signori Il nostro socio cav. Melloni in questa memoria si fonda sul principio , già precedentemente da lui sLibilito in altro lavoro , approvato da questa Reale Ac- cademia , del prodursi cioè la visione in virtù de' rapidissimi movimenti di vibra- zione che assumono le parti nervce della retina per cfTetto dell'impulso delle onde eteree delle radiazioni luminose. Donde sicgue che questi movimenti ( dai quali nasce la sensazione della vista ) considerati per rispetto alle diverse colorazioni prismatiche , non debbono essere propriamente proporzionali alle quantità di moto contenute nelle dette onde incidenti , ma nascono dall' accordo o relazione di ana- logia che sussiste tra le diverse vibrazioni dell' etere e le oscillazioni più facili ad eccitarsi nogU stami nervosi che compongono la retina. Le onde situate oltre i due limiti dello spettro , sono (secondo la sua maniera di considerar la cosa ) in- capaci al tutto di destare nel detto organo alcun movimento e perciò rimangono invisibili , perchè prive di qualunque accorcb colla tensione del medesimo. Le onde gialle invece sarebbero , per 1' occliio umano , le più lucide , perchè le loro vi- brazioni si conformerebbero meglio di qualunque altra specie di vibrazione colla detta tensione. Questo principio dà pienamente la spiegazione per cui il graduale successivo accrescimento della luce e del calore nelle varie zone colorate dello spettro , vada perfettamente d' accordo dall' estremo violaceo sino al giallo ; ed indi il calore pro- sicgua ad aumentare sino all' altro estremo rosso , e per 1' opposto la luce dopo il giallo principia a decrescere. Difatli ammettendo che le ondo rancc e rosse che succedono alle gialle , concordino meno di queste onde colla tendone molecolare della retina , niente di più naturale clic le prime , quantunque più vigorose dellc> seconde , debbono produrre una luce men forte. Questa ipotesi inoltre pare tanto più plausibile in quanto che spinta agli estremi , conduce , come abbiam detto , a spiegare il come le onde cliimiche situate oltre il violaceo, e le calorifiche, oltre il rosso , sieno invisibili all'occhio umano. Bisogna dunque ammettere nelle onde lucide una diversa altitudine ad eccitare le vibrazioni della retina , la quale per '^1 1' occhio umano lia il suo cjfello massimo nel color giallo. La vostra comniissioiiu o signori, nei far plauso a cosiffalla idea , bramerebbe di vederla confermala ed eslesa con appositi confronti di anatomia comparala , impegnando il cbiarlssimo autore a portare le sue indagini sul proposito , agli organi di altri animali , die sembrano evidentemente affetti dallo particolari sensazioni cromalicbe. Riprendendo ora il fdo delle sue ricerche faremo notare , che secondo il prin- cipio generale del sincronismo tra le oscillazioni dell' etere , e le vibrazioni ato- mistiche derivanti dalla materia ponderabile , le sostanze che vibrano colla mede- sima facilità sotto r azione delle onde luminose di qualunque lunghezza , sono bianche , colorato sono per l' opposto quelle sostanze che vibrano più facilmente in virtù di alcune onde luminose mostrandosi meno sensibili all'azione delle al- tre : per cui una sostanza e rossa , verde , o turchina secondo che la tensione delle sue molecole si confà maggiormente col periodo vibratorio delle onde eteree rosse , verdi o turchine. Viceversa quelle sostanze le cui molecole seguono più fa- cilmente le vibrazioni di tale o tal' altra onda luminosa , saranno necessariamente colorate. Ora 1' esperienza ci insegna che le onde gialle producono 1' efietto mas- simo sulla retina ; dunque ( supposta una certa analogia tra questa membrana e le altre sostanze ) dessa non deve essere bianca, ma gialla. Or questa ardita de- duzione sistematica è stala veramente trovata esaltissima dal nostro autore , nelle esperienze anatomiche , ad onta della comune erronea credenza de' fisiologi, che han sempre tenuta la retina per bianca : difatti egli ha trovato con replicati espe- rimenti fatti col concorso del valente giovane signor Demartino non solo la su- detta colorazione in generale in tutta la retina , ma benanche la sua maggiore appariscenza nella parte distinta col nome di macchia Buzziana , per effetto della maggiore spessezza in tal luogo di quella membrana dilicatissima e però molto diafana. Nò qui si arrestano le sagaci investigazioni del nostro socio. Egli riflette che la relina è per noi xm corpo vibrante sotto 1' azione delle onde eccitate nell'etere nei corpi luminosi ; uq corpo comparabile in certa guisa ad uno strumento mu- sicale , che risuoni per virtù delle onde sviluppate nell'aiia da altri corpi sonanti. Ora questi stromcnll perdono coli' uso le reciproche relazioni delle loro note nor- mali , cioè diventano più o meno scordali. E cos'i succede secondo lui , anche per rispetto alla retina : perocché notomizzando gli occhi di parecchi individui ha tro- vato costantemente la macchia gialla sudetta tanto più sbiadata quanto pia l'oc- chio era invecchiato. Questo progressivo scoloramento della macchia buzziana , dovrebbe produrre alterazioni gravissime nella facoltà visiva , se la mano del Creatore non vi avesse ovviato con uno di que' tratti di provvidenza che ci fanno ad ogni passo mara- vigliare nello studio de' fenomeni organici. Perocché a misura avviene il dello in- debolimento del giallo nella retina , il colore medesimo principia ad invadere la 8 58 lente cristallina , elio nella prima età è sempre perrctlamonte bianca e diafana , e termina nella vecchiezza con un colore tanto carico che rasscmhra ad un pozzo di ambra. Cos'i si efTettua una perfetta compensazione , ed i colori rimangono per lutto le età sempre gli stessi. Cosi si spiega in qiial motlo il bianco si conservi bianco in qualunque età malgrado della colorazione crescente del cristallino ; altrimenli l' interposizione di un mozzo giallo tra gli oggetti e la relina , senza la prodiuionc di un coloramento analogo , sarebbe uno de fenomeni più strani ed inesplicabili. Ecco o signori le principali coso che ci han sembrato degne di nota in que- sto importante lavoro , lo quali , a parer nostro , dovrebbero bastare per farlo pie- namente approvare dall' Accaderiiia. Napoli IO del i843. Luigi de Ruggiero. Erkesto Capocci relatore. MiHERALOGiA. Rapporto stille memorie del sig. commendatore Monticelli ,• intorno al ferino de canf/heroni del Vesuvio, Signor Presidente. n comm. Monticelli riunendo di tempo in tempo i lavori e gli studi da lui fatti per lo spazio di moltissimi anni nell'Orittognosia del Vesuvio, rivolgeva ultimamente il pensiero a dir di quel singolare deposito di ferro oligislo che fortuitamente po- nevasi allo scoperto molti anni avanti in un silo dirupato del N. 0. del vulcano , Sua mente e stata di favellare tutto ciò che avea fatto intorno alle notizie storiche e scientifiche del suddetto mfncrale sin dal tempo che l'Humboldt visitava le no- stre contrade. Egli nel presentarle all' Accademia in tre memorie distinte , dice nella prima della scoperta del sito , e dello dillicoltà durate per raccogliere quel- la sostanza , e riferisce le diverse spcrienze faUc>senc per ridurla in verghe \ io quali riuscirono di ferro eccellente ; tanto che di esse l' Ecc. Min. sig. Marchese Ruffo volle presentare il Re Francesco , con le notizie della origine e del modo ondo veniva lavorato. Nella seconda si propone descriverne le vario forme , e s'in- gegna stabilire tutto le varietà , che gli si sono offerto secondo che sono o pur no deiorminabili. Indi procedo l'autore ad esporro le altre qualità fisiche della mi- niera in esame , ed esplora segnatamente 1' aziono che esercitano le diverse qua- lità e cristalli di (juel ferro oligislo nell'ago magnetico, e ripetendone lo pruove ne la polvere e le minuto particelle , ne inferisce che gli ottaedri e le masso fer- rifere tengono la natura del ferro ossidolato , mentre che in mischianza non vi manca il ferro ossidalo come stima i cristalli basati ed altre particelle che indif- ferenti rimangono al magnetismo. A compimento delle quali indagini il nostro so- 39 Icrle orillologo dimanda il soccorso della chimica , affinchè potesse rinfrancare definitivamente le deduzioni cavale dai fisici cimenti. KcUa terza memoria in fi- ne r autore va indagando la genesi di quel deposito ferrifero , e posto a disami- na le diverse ipotesi per intenderle , slima che in quel sito siasi formato al mo- do medesimo onde osservasi sulle pomici del piccolo Monte conico a Boscotrcca- se , nel qual luogo sembra chiaro aver pigliato origine dal fuoco vulcanico che su- blima e depone in vari cristalli il ferro ossidato copioso nelle materie vulcaniche secondo la diversità della temperatura. Dalle quali cose si argomenta die non po- ca lode si dee al nostro vecchio naturafista , il quale , comecché molestato da ca- gionevole età , pur non lascia dal vacare ai suoi sludi favoriti , e dal raccogliere gli avanzi tuttavia inediti delle sue fatiche. E siccome utili possono queste ritor- nare alla storia del nostro vulcano , della quale ognuno ne tiene assai beneme- rito il nostro socio , così la vostra commessione è di parere approvare lo discor- se memorie per gli Atti. IO Gennajo i843. G. Semmola. De Ruggiero. Botanica. Rapporto sulla memoria del stg. Gasparrini sulle Cai tee. Signor Presidente. Nell'epoca attuale che l'Anatomia, Fisiologia, ed Organografia vegetale han ricevuto lanlo incremento , e di tante interessanti scoperte sono state arricchite , non giunge certamente inopportuna la memoria letta dal nostro socio corrispon- dente sig. Gasparrini , perchè diretta a farne conoscere qud sia la vera struttura del fruito delle Opunzie , non che l' origine del trofospermo e podospermo , e di altre diverse sorte , che da questi idtimi sono prodotte. Il chiarissimo Decandolle nella sua dotta memoria sulle Cattee parlando par- ticolarmente del frutto delle Opunzie , e seguendo le sue idee di morfologia ve- getale , scrisse , che il fi-ulto delle connate piante doveva riguardarsi come una vera trasformazione di un giovine ramo , anziché di una fogUa , come per al- tri succedo. Il Gasparrini nella sua memoria convalidando con altre osservazio- ni queste vedute del Decandolle spinge però più avanti le sue ricerche. Infatti tulli gU autori concordemente descrivono come una bacca il firutto delle Opunzie , senza indicarne altre particolarità , ed il Gasparrini il primo , per quanto è a no- stra no tizia , ei fa conoscere , che mentre il connato frutto ha 1' apparenza di una bacca , non è poi formalo come le altre da un pericarpio, la di cui tenera polpa aderisce da per tulio alle pareli inteme del medesimo , o pure al ricettaco- lo verso la base , ma al contrario essa polpa riunita con i semi in una sola mas- 6o sa pende dentro la cavità del frutto dall' apice dello stesso , e propriamente da sot- to quella specie di disco , sul quale stanno impiantati il calice , i petali , e gli stami. Riconosciuta questa singolare struttura nel frutto delle Opunzie restava a saper- si come vi stasscro attaccali i semi , non potendo per le cose dette essere sostenu- ti da placente veramente parietali, e provenienti dalla base del frutto, come tutti gli autori asseriscono ; ed egli è riuscito a dimostrare che pendono da tante fi- bre , simili per struttura a quelle , che percorrono i teneri rami , e queste della sommità della corleccia , che riveste il frutto , ripiegandosi nel suo interno fan i\i r oQicio di Irofospcrmi e di podospermi nel tempo stesso , rilenendo però la primitiva loro struttura. Or egli da questo fatto , e da altri che riferisce , ragio- nevolmente ne deduce , che le delle fibre sono quelle^ le quali diversamente mo- dificate ne' frutti danno origine agli organi suddetti , senze esservi il bisogno di ricercarla altrove ; lo che sempre piìi dimostra quanto sia semplice l'organizzazio- ne ne' vegetabili , anche i più perfetti. Siccome i frutti dello Opunzie allorché sono immaturi mostrano una cavità cen- trale, che poi al tempo della loro maturazione trovasi piena di tenera polpa non aderente alle pareli del frullo , cosi restava anche a rintracciarsi le provenienza della polpa anzidetta. Leggendo quanto il chiarissimo Endlicher nella sua classica opera sopra i generi delle piante dice de' frutti delle Calice , pare eh' egli abbia quasi conosciuta l' origine della cennata polpa , allorché parlando delle placente le dice nerviformes , rectae veljlexuosae , pulptfcrae. Ed in fatti dalle accurate os- servazioni del Gasparrini si rileva , che gli stessi trofospermi e podospermi di u- nita all' cpispermio son quelli che sviluppano dalla loro superficie quella molle pol- pa otricolare , la quale aumentata finalmente di volume tutti i semi involge e scambievolmente li allontana. Da questo stesso fatto j e da molti altri verificati sopra varie semenze il Ga- sparrini anche dimostra , che i medesimi trofospermi e podospermi sono quel- li , che diversamente espandendosi formano le membrane del seme , e che sotto ai- Ire forme e modificazioni danno origine non solo sWq earuneole , e ad altre par- ti esterne , ed accessorie del seme stesso , ma anche alle difi'erenti forme che suo- le mostrare 1' arillo , e che a torto da alcuni si vorrebbe consiilerare qual produ- zione della semenza. Molte altre pregevoli osservazioni e considerazioni trovansi nella memoria del fiig. Gasparrini , che lungo sarebbe il riferire ; che perciò per le cose delle a noi sembra che possa essere inserita negli atti di questa Real Accademia , pagandosi all'aulore la spese del disegno che va unito alla sua memoria, e che rendesi ne- cessario ìdla perfetta conoscenze di quando da lui si è esposto. Saverio IVUcni. Stefano delle Ghiaie, Giovanni Gcssone Relatore. 6i ESTRATTI DE' PROCESSI VERBALI Tornata de 6 Dicembre 18^2- Lello il processo verbale il Presidente fa rilevare di quanta importanza sia di rappresentare a S. E. il Ministro di far portare in Sicilia dal nostro socio cor- rispondente signor del Re l'islrumento richiesto dal signor Waltershausen, mentre potrebb' essere il signor del Re molto utile specialmente nell' attuale circostanza dell' eruzione deli' Etna. L' Accademia considerando che il signor del Re all' espe- rienze del dotto straniero . potrebbe aggiungere ancora le sue , approva il parere del suo Presidente , anzi vuole che si preghi S. E. il Ministro di accordare al signor del Re una somma di ducati 60 a titolo di ajulo pel viaggio. Il Segretario perpetuo legge fa lettera con la quale S. E. il Ministro affida al cavnlier Tenore Presidente dell'Accademia delle Scienze l' incarico dell' acquisto de' Giornali scientifici. Relativamente a questo incarico si stabilisce di chiedere al signor Presidente generale tutte le carte che vi sono relative. Il signor Quetelet invia in dono all' Accademia molti opuscoli, e prega 1' Acca- demia di mandargli i volumi degli atti de' quali manca ancora 1' Accademia di firusselles. Si legge il programma pel premio Aldini , pubblicato dall' Accademia delle Scienze di Bologna. Il Presidente partecipa di essersi mandati all' Accademia imperiale di Vienna i fascicoli del Rendiconto. R Cav. Melloni presenta due altri fascicoli dell' anatomia microscopica del signor Mandi , il quale con sua lettera ringrazia 1' Accademia di averlo nominato suo socio corrispondente. I detti due fascicoli vengono affidati al sig. delle Cliiajc per farne rapporto verbale. Il Cav. Cagnazzi legge favorevole rapporto sull' opera del signor Vilain XIIII. commessagli per l' esame. Il Presidente lo ringrazia della sollecitudine con cui vi ha adempito, e stabilisce che il rapporto sia rimesso alla compilazione del Rendiconto. II signor Palmieri presenta alcuni opuscoli mandali in dono all' Accademia dal signor Jhijocchi i quali saranno passali alla compilazione del Rendiconto. Per le disposizioni prese nella precedente tornata si diviene alla proposta de' quesiti pel pogramma del i843 e prima di raccogUersi le schede, il Presiilente legge gli articoli dello statuto che vi han relazione. Quindi si raccolgono le schede al numero di diciassette , le quali dopo essere slate lette dal Presiilente vengono firmate dagli scrutatori signori marchese Ruffo e cavalier Flauli. 6a Il socio corrispondente signor cav. Do Cosare presenta una memoria sulla . storia , per leggerla nella prosinia adunanza. Il Padre D. Francesco Torna])cnc presenta pel Rendiconto una sua memoria clic Ila per titolo. « Come si rendano coUivabili le lave dell' Etna, a Il socio signor Scnnnola promette di leggere nella prossima adunanza una sua memoria su i sali doppi. Si presentano i seguenti libri. La Campania industriale ( i tre primi qua- derni. ) Capua 1842. Giornale di agrivoUura della società economica di Pnncipato Ulteriore ( i (|uaderni z'6 e 26 ) Avellino 1S4.2. Atti della società economica del secondo Abruzzo .ulteriore. Aquila 184.2. Quctelet. Nouvcau Catalogne des prìncipalcs apparitions des ctoiles filanles. in 4°. Bruxelles 1842, Quetelet-iVnnuairc de 1' obscrvatoirc royal de Bruxelles-Bnn : 1842 in 12". Annuaire de 1' Acadcmie royal des sciences et bellcs lettrcs de Bruxelles 1842 in 12°. BuUctins de l'Accademie Royalc de Bruxelles i84i. t: 8. dal n. 9. al n. 12 Quelelet-Instructions pour 1' observations des phenomenes pcriodiques in 8°. Mamone Capria Domenico. Dizionario generale di farmacia in 8°. Napoli 1842. Gherard (Silvestro). Relaziono ragionata su i fatti e le cognizioni più. vere e interessanti che si possedevano intorno alla singolare virtù de' pesci elettrici prima della scoperta del Galvanismo e della pila voltaica in 8". di pag. &&. Bologna i838. Scortecagna (Francesco Orazio). Considerazioni intorno ad una specie di Fa- lena in Rovigo nel i83o. in 4°. di pag. 8. fig. Modena i84o. Majocclii Aless. Nuovo Igrometro in 8°. di pag. I2 Milano i84i. Gherardi Silvestro. Della misura delle correnti faradiane del loro confronto reciproco e colle correnti elettriche d' altra origine mediante il comune galvano- metro fornito di particolare appendice; in 8° pag. 38. Bologna i838. Sammartino Agatino. Memoria storico-critico-matematica , sulla portata dei fiumi. Catania i84i. Si scioglie l'adunanza. "C Tornata de i3 Dicembre t842. Si legge una ministeriale con la quale S. E. il Mininislro approva la pro- posta fatta dall' Accademia di spedire il sig. del Re in Sicilia per portare l' in- cUnatore magnetico al sig. Walters''ausen e di raccogliere e fare delle osserva- zioni sul monte Etna , e gli accorda a titolo d' indemiilà di viaggio ducati Qo. 63 L' Accademia slabiliscc di scrivere un ullicio di ringraziamento a S. E. il Mini- stro , 0 di fare annunziare nel giornale ufficiale 1' incarico affidato dall' Accade- mia al sig. del Re. Si dà lettura di un uffizio del Direttore del R. Museo Borbonico col quale chiede che si sottopongano alle analisi chimiciic talune sostanze rinvenute in un vaso in Pompei , le quali rimette all' Accademia. 11 Presidente incarica dell' analisi il sig. Guarirti di accordo col sig. Semmola. Il Presidente partecipa di essersi pagati al macchinista Antonio Marini du- cati 20 in conto degli strumenti che sta costruendo per la società Economica di Capitanata. Si presenta una memoria sulla portata de' fiumi del signor Sammartino ed il Presidente incarica il Cav. Visconti di farne rapporto verbale. Si dispone che i sor? corrispondenti sieno avvisati di portare i quesiti pel pro- gramma Accademico nella tornata de' io Gennaio i84-3 e la votazione generale se ne farà in quella de' 24. detto. Il Socio signor de Luca legge a nome della Commessione un favorevole rap- porto sulla memoria de signori Palmieri e Linari. Si disjwne dal Presidente di mandarsi al partito prima la Memoria del Ca- soria dell' azione del fosforo su' sali metallici per la quale fu presentato il rapporto della Commessione composta da' signori Semmola Lanccllotti e Guarini. La memo- ria rimane approvata per gli atti con 16 voti affermativi e 3 negativi. • Si fe inseguito dietro il rapporto della Commessione messo il partito per la memoria di Palmieri e Linari la quale rimane parimenti approvata per gli atti con 17 voti affermativi e 2 negativi. Legge poi il signor Semmola una sua nota su' sali doppi, promessa già nella tornata precedente. Questa nota si rimette alla Commessione composta de' signori Lanccllotti e Guarini , ed intanto se ne darà un sunto nel Rendiconto. Si scioglie la tornata. "o' Tornata dei 10 Gennaio i843. Dopo la lettura del processo verbale il segretario Perpetuo legge un cenno necrologico sulla morie del sig. Conte di Camaldoli socio ordinario di qucst' Ac- cademia funzionante da Presidente della S. R. A., avvenuta nel d'i 17 dicembre 18.Ì2. Similmente p;u-tccipa {di' Accademia la morte del Conte D. Michele Milano socio onorario della stessa , avvenuta a 6 dello andante mese. Conchiude tali partecipazioni facendo rilevare l' importanza di doversi presto procedere alla nomina del nuovo socio al posto vacante. Il Presidente raccomanda al Segretario di presentare di nuovo all'Accademia il rapporto fatto pel sig. Morren nel quale questo iUustre naturalista veniva prò- 64 poslo per socio corrispondente , e similmenlc di ricercare gli accidenli pe' signori Ombrcs Firnias Gasparrini e Pilla. ìì detto Prosiilenlc per le facoltà elio gli accordano gli statuti di nominar Je cbmmcssloni riconferma pel i843 , quella formata nello scorso anno per la compilazione del Rendiconto , avendosi molto a lodare dello zelo e dell' attività da essa mostrato nel disimpegno del suo incarico. Il socio sig. Cn])0cci logge il rapporto sopra una memoria del cav. Melloni ris^uardantc una colorazione particolare che manifestano i corpi ; nel quale questa memoria h credula degna di far parte degli atti Accademici. L' Accademia con- sultata per bussolo approva il parere della commessione con i8 voti afFerraalivi, e due negativi. Il socio sig. F. de Luca legge altro rapporto sulla memoria del socio corrispon. dente sig. P. A. de Luca su i Caleidoscopi. La commessione crede che la memo- ria del sig. de Luca possa far parte dogli atti accademici. L' accademia annuisco a tal parere con 17 voti affermativi e 4- negativi. Il socio corrispondente signor Palmieri relatore della commessione esamina- trice di un' altra memoria del d. sig. P. A. de Luca , sopra un nuovo sistema di Tonometria , riferisce che la commessione ha trovala questa memoria merite- vole di essere inserita negli atti accademici. Si mette il partito , e si approva la memoria con 17 voti affermativi e 4- negativi. D cav. Visconti legge favorevole rapporto sopra un opera del sig. Sammar- tino relativa alla portata de' fiumi. Si stabilisce di scrivere lettera di ringraziamento all' autore pel dono fatto all' accademia. II Presidente presenta alcuni disegni fotografici del sig. Talbot tra i quali fa notare quello rappresentante un fac simile. Il Presidente fa raccogliere e leggere i quesiti presentati da'sorf corrispon- denti pel pogramma del i84.3. Si presentano i seguenti libri. Morren. Ilistoire littera'irc et scientidque des Tulipes, Jacinthes etc. Bruxelles, 1842. Morren et Deville. Observations sur la feuiUaison , floraison , etc. faites aux Jar- dins botaniques de Licgc etc. pendant F année j84i. De Brignoli. Horti botanici Regii Archigymnasii mutinensis historia. Mutinae 1842. Annali della R. Società Agraria di Torino voi. 2. i842. Montagne. 2. et 3. Centurie des plantes cellulaires cxotiques. Paris 1842. — Praemissa in Floram coryplogamicam insulsae Javae i843. •^— Prodroraus phjcearum in itinere atlantico 1842. Si scioglie r adunanza. C5 Tornata de 24 gennaio i84-3. Il Pi'csidcnlc dispone di ripclersi al minislcro il rapporto per 1' approvazione sovrana della nomina de' soci corrispondenti signori Gaspari-ini , Morren , Ilonibrj Firmas e Pilla. Si legge una ministeriale con la quale si ordina che il più anziano de' Pre- sidenti delle tre Accademie assuma l' esercizio delle funzioni annesse alla Prsidenza della Società R. Borbonica. II P. Maggiore rimette alcuni libri all' Accademia , e si slaljilisce di scriver- gli lettera di ringraziamento. Gli stessi ringraziamenti sai-anno riferiti al presidente del Tribunal Civile di Avellino signor D. Nicola Gonzo pe' libri da lui offerti all' Accademia. Per le disposizioni prese nelle antecedenti tornate si mettono allo squittinio i 3o quesiti proposti da soci ordinari onorari e corrispondenti pel Programma del 1842. Rimane scelto il Programma sulla Caprificazione segnato col n. 19, come quello che aveva ottenuto maggiori voti. Quindi. si stabilisce di stenderne il pro- gramma con le condizioni per rimetterlo all'approvazione di S. E, n sig. Semmola presenta pel Rendiconto un Epilogo delle dottrine relative alle malattie vajoloidi. 11 sig. Briganti parimenti presenta pel Rendiconto una nota contenente poche paVolc sopra un prodigioso numero di AcaleG del genere Velella comparsi nel golfo di Salerno verso la fine di nov. 1842. Si presentano i seguenti libri. Giornale economico rustico di Molise anno XIX. Campobasso 1842. dal sig. D. Raffaele Pepe. Sulla favagine di Aristotile. Dal P. Maggiore Casincse. Catania i84i. Sunto di quattro memorie malacologiche dello stesso autore. Catania i84i. Sopra taluni saggi di Galvanopaslica dello stesso autore. Catania 1842. Biografia di Giuseppe Lapira , dello stesso autore. Catania i84o. Alghe ilahane e Dalmatiche , dal professore Moucghini fase. i. e 2. Padova 1842. Notice sur 1' Euryptcrus de Polodie et le Criroterium de Livonie , par M. G. Fi- scher de Waldheim. Moscou. iSSg in 4- Annali della società Agraria di Torino voi. 2. in 8° 1842. Quelques objections à la theorie de M. Jobard, sur les causes de l'csplosion des chaudières à vapeur. Mons 1842 in 8. par M. Victor Vanden Broeck. Riflexions sur 1' hygiene des mineurs et des ouvriers d'usines metallurgiques, sui- vics de l'exposé des moyens proprcs à les sccoui'ir cn cas d'accidents et d' un vocabulaire des raots lechniqucs. Mons i84o in 8. dallo stesso autore. Traile abregé de Docimasie. Mons 1842 in 8. dallo stesso autore. 9 66 Discorso de' mezzi di ristorare la civile sventura esente da ogni colpa, o da risar- cire r innocenza ingiustamente accusala e punita, in 8. di pag. 26 del sig. Nicola M. Gonzo. l'cnsicri sulla divisione del potere giudiziario , Nap. 184.2 in 8. dello stesso. Pensieri suU' amministrazione della giustizia civile, Napoli 1842, in 8 dello slesso. Intorno alla cosa irrevocabibnenlc giudicata. Napoli i836 in 8. dello stesso. Tornata de j febbraio i843. Essendone di già slati prevenuti i Soci , si procede alla proposta de' candi- dali per la nomina al posto vacante nella classe delle scienze morali ed econo- miche. La terna risulta composta da i signori Marchese di Pietracatella , Barone Gal- luppi e Barone Giuseppe Maria Burini. D Presidente ricorda lo perdile che si son fatte per la morte di molti soci di diverse categorie , ed espone la necessità di riempirne i vuoti. Egli propone nella classe de' soci corrispondenti nazionali. 1°. Il Signor Dottor Antonio de Martino. — 2°. Padre D. Francesco Toma- bene casincse, — 3". Il Dollor Marino Turclii. — l:^. D. Giustiniano Nicolucci. — f)". D. Francesco Palermo. — 6°, D. Nicola Trudi. — 7°. D. Pasquale Stanislao Mancini. — 8°. Cavalier D. Francesco Paolo Bozzelli. In quella de' soci corrispondenti esteri i seguenti. 1°. Signor Professor Plana in Torino. — 2°. Signor Cavalier D. Giuseppe Mo- ris Professore Direttore dell' Orto Botanico in Torino. — 3". Signor Roberto Brown in Londra. — 4°- Signor Endiicher 5 professore Direttore dell'Orto Botanico nella Università di Vienna. — 5°. Signor Nees da Esenbcck Presidente della Accademia de' naturalisti Leopoldina Carolina in Breslavia, — 6°. Signor Dottore Fdippo Par- latore Professor di Botanica nel Rcal Museo di Firenze, Per socio onorario estero. 1°. Il signor Visconte Vilain XIllI di Bruxelles. — Per socio onorario nazio- le S. E. il signor Commendatore Ferri Ministro Segretario di stato delle Fi- nanze. Si stabilisce di procedersi alla votazione alla prossima adunanza. Il signor Semmola legge un rapporto sulle memorie lette dal Comm. Mon- ticelli sul ferro de'Cancaroni , dichiarandole degne di essere inserite negli alti. Il Presidente prega 1' Accademia di trasandare per questa sola volta la vo- tazione segreta per l' approvazione delio suddette memorie , per un atto di rispet- to dovuto al degnissimo Autore che ha per tanti anni lavorato per 1' Accademia, e che ha presentati infiniti lavori degni della slima dell'universale. L'Accademia accoglie con acclamazione ed approva ad unanimità il voto del suo Presidente. i misfatti commessi tra loro , quante volte però 1' imputato faccia ritorno nel regno , e non sin )i sialo giudicalo in paese slranicro : se fra' due terrilori vi sia diversità di pene , sarà punito con » la pena più. mite. » Dunque quando C impalato fosse già stato giudicato in paese slranicro , non può darsi mai luogo ad altro giudizio nel regno. E lungi dal potersi attribuire alle nostre leggi l'incom- portabile severità dì applicare al colpevole un supplimento di pena nel caso in cui la pena appli- catagli nel luogo del reato fosse più mite ; sorge al contrario dalle parole del citato articolo , che anche quando sì dasse luogo per la prima volta al giudizio nel regno , i nostri magistrati dovreb- bero applicar non la pena più grave delle leggi nostre , ma quella più mite del paese in cui il rea- to fosse slato commesso. Pensa l' Autore col Mattki e con Giblio Clado , che se un reato sìesì cominciato o tentato in paese estero , e consumato poi nel regno , o viceversa , come se in un paese si formi una car- ta falsa, ed in altro se ne faccia uso ; se s'incominci a ferire un individuo presso il limite teriitoria- Ic di uno Stato, e sempre inseguendolo, .sì finisca di uccìderlo nel territorio dello stato finitimo ; .se vibrandosi un colpo di fucile da chi è al di qua del confine del territorio ; sì ferisca un indi- viduo che si trovi al di là ; se in un luogo sì rapisca una donzella , ed in altro venga stuprata ; se in fine in materia di mandato a delinquere , diversi sieno ì territori , in cui il mandato si è dato , ed in cu! si é eseguito; in questi ed alili casi simili debbasi la corapetcnzi regolare col di- ritto della prei/cnzionc , cioè attribuendosi la potestà di punire l'intero fatto criminoso a quella delle due autorità che sia stata più diligente e sollecita ad ìnqtiircrc , e ad impadronirsi della cognizio- ne del reato , perchè comune ad entrambe è la ragione ed il diritto dì punire , e d' altronde in parles scelus dividi non palesi. A noi sembra , che dietro i progressi della scienza penale , l' accu- rata distinzione de' gradì del tentativo e della progressione varia di ogni fatto punibile , e le massime allamcnle filosofiche sul punto in cui comincia io materia dì mandati l'imputabilità penale 73 del mandante e del roandatarìo, non sia più da accettarsi la soluzione data di tal quìstionc da questi ami- chi scrittori. In fotti altro è il concetto legale ed altra la pena noi reato (// fnlsilìi, ed in quello del semplice uso sciente della caria falsa ; nel reato di semplice firila , ed in quello di omiculio ; nel reato di ratio , ed in quello di stupro ; e cjuindi non pensiamo che le autorità di uno stato esten- der possano la loro punizione non solo al reato commesso nel territorio, ma anc be a quello ben diverso commesso fuori, cioè nello stato vicino. Per la slessa ragione, il reato consumalo comprendendo in sé tulli' i gradi del prccedenlo tcntalU'O , ma il tenlatii'n al contrario non potendo abbracciare nel suo concello anche lo consumazione ; pensiamo che nel territorio dove un reato fu semplicemente cominciato o tentalo non si possa legittimamente punire la consumazione ultima avvenuta nello sta- to confinante , mu si possa applicar soltanto lu pena scritta pel lentatii'o o pel cominciamento di esecuzione. Finalmente riguardo al mandato , non costituendo propriamente reato la sola scellerata commcssionc e l'iniquo contratto, ma sorgendo il concetto del reato e la imputabilità penale di ambi i malvagi coiitracnli soltanto dopo la materiale esecuzione del comandato reato •, sembra chiaro niuna facoltà di punire appartenersi allo stato in cui non si fece altro che dare il mandato , poiché fino a tal punto non vi è certo alcun reato a punire ; ma doversi attribuir la cognizion del fatto cri- minoso unicamente a' magistrati del paese dove il mandato fu eseguito , tanto a carico del manda- tario che del mandante. Ancora non sembra a livello de' più recenti progressi della scienza del Dritto pubblico la ec- cessiva larghezza delle esenzioni che i! sig. Hocco attribuisce alle persone de' miuistri residenti pres- so le Corti straniere , e della loro immunità da ogni maniera di giurisdizione. Cosi non crediamo potersi ammettere col Voet , che i ministri esteri ne' contralti e ne' testamenti sieno dispensati dal» l'osservare le forme imposte dalla legge del paese in cui gli atti stessi si formano, e possano non solo se- guitar le forme statuite nella loro patria, ma anche le semplici precauzioni dettate dalla ragione naturale, sol che resti la volontà loro di una maniera non equivoca certificata. E per contrario ci accordiamo con gli ultimi pubblicisti (i) ad ammettere molli casi in cui 1' inviato straniero possa esser chiamato iooanzi a' ji^igistrati del paese ove risiede , non solo in materia civile , ma anche in materia pena- le ( nel solo interesse ben vero della parie civile che domandi i danni-interessi derivanti da un reato, poiché, quanto alla punizione, i riguardi che i governi reciprocamente sì debbono, impongo- no che si renda al governo rappresentato dall' inviato la giustizia di credere , che esso avrà cura d' infliggere al colpevole il meritato castigo, salva sempre nel luogo del commesso reato la invio- labilità della persona dell' inviato ). Pensiamo non potere l'immunità della casa e degli effetti mobili dell' agente diplomatico eccedere il principio dal quale essa deriva , quello cioè della necessità di non arrecare impedimento al libero disimpegno del suo elevato ufìzio ; e perciò messi in piena sicurez- za gli archivi della sua missione, e prese tutte le precauzioni per metter la persona dell' inviato e la libertà delle sue azioni al coperto da ogni menomo attacco , nulla impedirebbe ad un creditore di eseguire un giudicato facendo sequestrare i mobili del suo debitore , fosse l' inviato stesso , fosse alcuna persona del suo seguito. Che se l' invialo si arrogas.=:e l'assurdo diritto di assicurar nella sua casa la impunità a' malfattori , è riconosciuto potersi 1n gravi casi dar luogo ad ui-a visita, previe simil- raente le più rispettose precauzioni. La finzione della cxlcrritoriatità della casa dell'inviato , messa innanzi a voce unanime dagli antichi pubblicisti , non lascia di essere una semplice finzione , b quale à potuto fare autorità finché 1' Europa è stata governata dal dritto romano , le cui più importami dottrme spesso non poggiano che sopra finzioni somiglianti. Ma è tempo ormai di ri- chiamar la scienza alla realtà , ed a' veri e sani principi. I diritti ed i doveri degli agenti diplo- matici non possono Jerivarejche da' prìncipi generali del mandalo modiScati dalle particolari cìrcostan» (i) rmueino— FeuheiiiIi Piicis dui cours de Droil Public > interne ti ulema, pagt 3^'5. IO 74 ze de' mandami e de' mandabri , e dalla natura , dall' oggetto e dalle difficoltà stesse della nobile ed importantissima delegazione. Basta il considerare la contraddizione in cui cadono gli scrittori, che sostengono non potere il ministro estero soltoporsi alla giurisdizione delle autorità locali , senza derogare all' ulta sua dignità e compromettere la sua indipendenza , mentre essi stessi ammettono che il ministro estero possa farsi attore , o parte civile innanzi alle autorità medesime , anzi con- vengono pure che iiiuoilotta V azione , debba egli rispettar la giurisdizione adita in caso di doman- da riconvcnzionale o di opposizion di terzo. Allora , dicono questi pubblicisti , il ministro à ri- nunziato al suo privilegio. Ma questa replica è contraria a' principi elementari del dritto : un pri- vilegio che non è accordato alla persona , ma al carattere ed alla necessità di proteggere il libero disimpegno de' doveri del proprio ministero, in considerazione degli alti interessi che ne dipendo- no , non potrebbe al certo esser rinunziato o sospeso per sola volontà dell' impiegato. Con la stessa franchezza dichiariamo non dividere sopra alcuni altri punti le opinioni espresse dal PoBTAUS nel suo rapporto , salva sempre la nostra riverenza ad un nome si illustre. Il Rocco proponendosi la fjuistione , sf lo straniero semplicemente residente o passaggiero nel territorio del regno poteste sperimentare contro un altro straniero un azione puramente personale in un paese clic non è il domicilio ne dell' uno né delCaltro ; decide che i giudici del regno possano co- noscere di una tale contesUizione nel solo caso in cui lo stranièro convenuto non declini la loro giurisdizione \ in altri termini , che 1' incompetenza sia relativa e non assoluta , e basti quindi il silenzio del convenuto ad operare mercè l' accordo delle parti la prorogazione della giurisdizione de' magistrati. Tal prorogazione si opera dal solo consenso de' litiganti senza bisogno di quelle? benanche del magistrato , il quale non può ricusarsi a pronunziare. Così disponeva in Roma la legge Giulia judiciorttm, né si potrebbe oggi statuir diversamente senza limitare la libertà dell' arbitramento , forma di giudizio appartenente al dritto delle genti ; senza tollerare che i giudici neghino la giu- stizia , la quale è un debito comune delle nazioni e de' governi , un dovere di dritto na- turale ; senza destituire di ogni sanzione il maggior numero de' diritti fra gli stranieri coabi- tanti in un medesimo paese , ciò che importerebbe collocarli fuori del dritto civile e delle sue gua- lentige, e ridurli ad uno stato d' ilotismo ^ ritenendoli sottoposti alla giurisdizione repressiva e pre- ventiva dello Stato in cui trovansi , e negando poi nelle materie civili ogni protezione a' loro dirit- ti ; senza mettere ostacolo in fine alla libera comunicazione de' popoli , e scacciare gli stranieri da uno slato che lor negasse un giudìzio che essi di comune consenso invocassero. Non pertanto il sig. PoktàUS , a dispetto di sì gravi considerazioni , non dubita dichiararsi di conlraria opinione , e di soscri versi alla decisione dì alcuni tribunali francesi , che ( fuori delle contestazioni commer- ciali e Tnariitime regolate da leggi di eccezione ) anno elevato a princìpio , che i tribunali non sono obbligati a render giustizia agli stranieri , che il consenlimento de' litiganti stranieri non ba- sta ad operare la prorogazione della loro giurisdizione , e che i giudici son sempre liberi di di- chiarar la propria incompetenza. Confessiamo che le ragioni da lui addotte ci sembrano debolissi- me. Elimina egli l'autorità del dritto romano, allegando che la legge Giulia de' giudizi nel subor- dinar la competenza del pretore al solo consenso de' liliganli, non avea riguardo che a'iiligaiiti do- miciliati fuori la giurisdizione del pretore ma sempre ncU' interno dell' impero \ non riferivasi pe- rò agli stranieri. Ma quisa restrizione non è nella citata Legge , di cui ecco le parole : « Canne- nire autcm ulrum intcr pruotos sufficit , an vero etinm ipsias praetoris consensus necrssarius est 1 Lex Julia judictorum ait ; Qcomincs ixter pbivatos conveniat ; sufficit ergo privatorum consensus (i)». Di più Ucos DoNELLO , famoso interprete del romano dritto , e dopo di lui altri gravissimi giù- {i) L. 3 B. de judiciis. 75 reconsuUi ancora , nel comenlar questa Legge , arrecano appunto l' esempio di litiganti esteri che volontar] adiscano la giurisdizione del pretore , né altro senso le attribuiscono dal nostro. Si sa io fatti che Roma ora il luogo di ritrovo di tult' i forestieri della terra ; ed è facile il comprendere quanto superba andar dovesse del diritto di profTerirc giudizio tra stranieri quella Roma, il cui senato altribuivasi la missione di giudicar le contese che insorgevano fra le teste coronate. Reputa il Pon- TAtis non leso il grande interesse della libera comunicazione de' popoli , toslochè siesi fatta ecce- zione delle contestazioni commerciali^ quasi gli stranieri non commercianti non fossero ancora io gran numero in ogni paese , e fuori degli atti di commercio ogni altra specie di diritti e di obbligazioni deri- vanti dalla legge o dalle convenzioni potesse rimaner priva della social proiezione e guarentìgia senza dan- no, sconforto e menomazione di libertà civile. In fine adduce P accademico francese, che non può rimproverarsi a' magistrati il niego di giustizia , poiché essi non debbono la giustizia che a'' na- zionali , ed altronde non possono conoscere tutte le legislazioni straniere , secondo le quali sareb- bero obbligali a giudicare. Ma, se non e' inganniamo, la prima parie di quest'ultimo argomento è una pelizion di principio, dappoiché si disputa appunto, se i magistrati debbano, oppur no, render giusti- zia agli stranieri. E se quando lo straniero é attore contro il nazionale, o quando si rende inler- ventore in un giudizio Ira nazionali , o quando egli stesso da un nazionale è convenuto in giudi- zio , o si contende tra stranieri sopra beni situati nel nostro territorio , o finalmente uno straniero oBreso da un reato commesso in suo danno da altro straniero nello stesso nostro territorio sì ren- de parte civile nel giudìzio contro costui , in lutti questi casi non si mette in dubbio che i nostri magistrati render debbano allo straniero la ginstizia che gli compete j qual vigore rimane alla massima che i magistrati non abbiano il dovere di render giustizia che a' soli cittadini del loro paese ? Non è da dirsi al contrario , che i diritti di ogni individuo trovar debbano da per tutto protezione e difesa 5 che dove le parti son di accordo , negar loro la giustìzia in considerazione della diversità della loio patria sìa peggio che negar loro qualunque altro ufEzio di umanità , e spingerli ad abusar della forza privata ; e che nel proposto caso la giustizia , primo degli umani bisogni, non conosca patria né frontiere , e trovar si debba io ogni paese, come 1' accpia e la lu- ce ? Tali dettami a noi sembra che governar debbano le nazioni incivilite , se vorrà veramente compiersi l'opera di legare con vincoli di universale benevolenza ed ospitalità il genere umano. Né di maggior peso é l' altra parte dell' argomento tratta dalla difficoltà in cui sarebbero i magistrati di conoscere le legislazioni straniere. Non sono forse ricevute ed osservate le mas sime , che la capacità e lo stato delle persone , e le forme de' contralti e de' testamenti deb- bano sempre esser giudicate secondo le prescrizioni e le leggi del paese della nascita della persona , o della formazione dell' atto ? Ebbene : tutto giorno i nostri tribunali invocano in simili- casi ed in altri moltissimi le leggi straniere , quando per incidente si oppugna lo stato di chi sìa nolo all' estero , ovvero si produce in giudizio un atto stipulato parimenti all' estero. Si asten- gono, o possono forse i tribunali astenersi dal pronunziare in tali rincontri col pretesto d'ignorar la legge straniera regolatrice dello sfato della persona o della forma dell'atto? È certo che sarebbero reputati colpevoli di denegata giustizia. Vana è dunque la obbiezione ; dappoiché il dritto inter- nazionale consiste appunto in gran parte a rendere avvertilo il magistrato di uno stato a rispettar nelle persone , o negli atti quelli che sieno efletti incancellabili delle leggi di un altro stato. Per- ciò lo studio della legislazione comparata ottiene di giorno in giorno maggior favore , poiché non è già uno studio sterile, o tendente soltanto al perfezionamento della scienza; ma a misura che son cresciute e moltiplicate le relazioni de' forestieri co' nazionali in ogni culto paese di Europa , più grande si è fallo il bisogno di conoscere le leggi straniere , e più frequente 1' occasione di appli- carle. Ci sìa dunque lecito il coochiudere che non sappiamo accettare la opinione del Fortalis , * 76 e che sembra ingiusta la censura da lui fatta al sig. Rocco su questa quistione. — Non dobbiamo trabsciarc anzi di estendere anclic di più la soluiione d;itane d;il napolitano scrittore , il quale non ammette alcun caso , in cui il giudice possa pronunziare tra due stranieri in materia di azioni personali , quando al convenuto piacesse declinarne la giurisdizione. L' art. 1 5 delle nostre leggi civili è scritto cosi : « Lo straniero anche non residente nel regno , potrà esser citato avanti i » tribunali nazionali per la esecuzione delle obbligazioni da lui contratte nel regno ». Questo articolo contiene un notevolissimo cangiamento u\ corrispondente art. i4 del Codice Francese , che era cosi concepito : « Lo straniero anche non residente in Francia , potrà citarsi avanti i tribuuali » francesi per la esecuzione delle obbliga/.ioni da lui contralte in Francia con un Francese ». Ognun vede che secondo il Codice Francese , se due stranieri avessero contrattato in Francia ^ non pe- rò competenti assolutamente sarebbero stali i tribunali francesi a conoscere gli effetti di siffat' to contralto. Ila la snppressione delle ultime parole avvenuta nelle nostre leggi civili del 1819, mostra chiaramente essersi voluto con esse ampliare la giurisdizione de' nostri tribunali sopra tut- I' i contratti fatti nel regno non meno tra due stranieri che Ira uno straniero ed un nazionale. KuUa in fatti è più consentaneo alla ragione ed al dritto , che sottomettere i contratti celebrali io un paese alLi garentia indistiotamentc delle leggi e de' magistrati del paese medesimo ; senza di che ogni fede fra gli stranieri in esso coabitanti sarebbe sciolta , ed ogni contrattazione fra loro resa impossibile. Esprimiamo dunque con due diverse proposizioni la nostra soluzione alla quistio- ne dibattuta tra il Rocco ed il Poktaus : « La giurisdizione de' tribunali del regno nelle azioni )) personali intentate da uno straniero contro un altro straniero , é necessaria , se si tratti di ob- )> bligazioni coutraltc nel regno ; né il convenuto può declioare siffatta giurisdizione. Se poi non » si tratti di obbligazioni contratte nel regno , in tal caso la giurisdizione de' nostri tribunali è » ivhiiiaria , nel senso the può il convenuto declinarne la giurisdizione ; ma nel silenzio del con- 1) venuto stesso , o nel comune consentimento de' due litiganti, i tribunali medesimi non possono v dichiararsi incompetenti , né rifiutarsi a giudicare ». Una convenzione può esser conchiusa per mezzo di lettere tra due persone, 1' una domiciliata nel regno , V altra nell' estero : qual sarà la legge regolatrice degli effetti della convenzione , quella del luogo dove dimora 1' uno , o quella del passe ove trovasi 1' altro contraente? Gnozio ed Euzio pensarono che un tal contratto restasse sottoposto unicamente al dettame del dritto naturale , al pari di quelle convenzioni che avvenissero in una deserta isola o in alto mare (i), Jl sig. Poetalis opina , che essendo il contratto il concorso di due volontà e di due elementi, ed uno di questi do- vendo necessariamente predominare ; qucst' elemento predominante rappresenterà il motivo , la cau- ta dell' obbligazione, la derivazione del vincutam yuni-; e perciò la legge del paese in cui questo ele- mento nacque , o dovrà esistere e realizzarsi , debba essere la legge del contratto. Quanto a noi , troviamo troppo vaga questa dottrina ; arbitraria e smentita in mille casi la pretesa duplicità degli clementi di ogni convenzione \ più falsa ancora la necessità del volato predominio dì un eicmentn sull' altro. Non è egli vero al contrario che soglia il più delle volte esser comune ed eguale per ambi i contraenti il motivo del contratto , I' idem placituml — Troviamo assai più esatta la risolu- zione che dà il sig. Rocco , a cui sembra , che il contratto si perfezioni non nel domicilio del contraente , il quale ricevuta la lettera , accetti la convenzione , poiché è nolo potersi sempre rÌTOcare I' acccttazione Cnchè non giunga a notizia dell' altro contraente ; ma che il perfeziona- mento del contratto avvenga nel domicilio di colui che à fatta la iniziativa del contratto medesimo, (1) Il sig. Por.TAiii , riportandosi a' principi del drillo pubblico marillimo > osserva ragionevolmente, cho pe' coDiratti fallì io alio mare il vascello sia sottomesso alle leggi del pieic dalla cui baudiera è coperto. 77 allorclic gli pervenga 1^ accettazione ; doversi quindi lisguardarc norma del contratto la legge di quesl' ultimo paese , in cui veramente può considerarsi compiutu e perfezionala la convefizione. Il iig. PoBTAUS trova anche a riprendere 1' avviso del sig. Rocco di potere in alcuni casi un alto commesso in paese straniero , e dalle leggi del paese medesimo dichiarato lecito ed innocuo , venir punito nella persona del delinquente ritornalo in patria , se in essa le leggi lo reputassero criminoso. Ci accordiamo facilmente coli' onorevole relatore nel riguardar le leggi penali come leggi di conservazione e difesa di ciascun territorio, in guisa che la sola società e la sola legge offesa dal reato possano chiederne la punizione. Ma ci permettiamo osservare nel tempo slesso , che egli nella sua esposizione à soppresso le spiegazioni soggiunte dal big. Rocco , il quale restrìnge T applica- zione della sua massima u due soli ragionevoli casi, in cu! sono ap|>uDto la società e la legge della patria del delinquente che vennero offese dui reato , beochè comiuesso fuori del territorio. 1 casi sono ( secondo gli art. 607 delle leggi di procedura ne' giudizi pcniili ) « se i nazionali siensi jenduli fuori del territorio colpevoli di misfalli contro la sicurezza dello slato , o di contraffaci- luenlo di mencie nazionali , di fedi di credilo , dì polizze di banco , o di qualunque caria di uf- fiziale pubblico alla a trar danaro dalle pubbliche casse » : o « se un nazionale fuori del terrilorio abbia offeso con misfatto un altro nazionale , e n(>n sia stalo giudicato da' tribunali forestieri ». Finalmente convieu del pari riconoscere figlia di un equivoco del chiarissimo giureconsulto fran- cese r osservazione che egli fa contro il Rocco a proposilo della quislione , se una donna nel suo contrailo di matrimonio possa stipulare che suo marito non trasferisca il suo domicilio in paese straniero. Il sig. Poktalis utiribuisee al Rocco la risposta di esser lecita in sé stessa siffatta stipu- lazione , ma di esser soggetta a molle difBcollà nella sua esecuzione : ed altameole si pronunzia contro una tale opinione, sostenendo inalienabile la naturale libertà e 1' autorità maritale, T una e V altra esseado di dritto naturale e di ordine pubblico. Noi mentre divìdiamo lo slesso convin- cimento , non dobbiamo però nascondere , che il sig. Portalis altiibuisce al Rocco una risposta ed una opinione , che questi non à manifestata nò punto né poco , poiché nettamente nella sua opera dichiara di aderire alla sentenza del Coakkuvia , il quale sostiene 1' autorità maritale ed il do- vere della moglie di seguitare in tuli' i luoghi il marito ^ dovere ( son le parole del Rocco ) im- posto dalla natura , e di lunga mano rinvigorito e confermato da'' precetti della nostra religione. Md- ILiEEES viais snis sobuitae sixt, sicdt Domino, qcosiam vie caput est mcueeis. Ephes. e. 5. v. 22. Ad onta dì questi parziali dispareri del Portalis , alcuni de' quali abbiam veduto non essere abbastanza fondali, egli conchiude il suo rapporto con le seguenti notevolissime parole, colle quali a som- ma lode del nostro scrittore chiudiamo anche noi questo cenno : «Il lavoro del sig. Rocco è completo; M egli ù fallo uno studio profondo sulla materia che tratta; il suo cammino è metodico, i suol esempi 11 sono bene scelti , la sua (xudizione sobria , giudiziosa e ricca ; la sua dottrina sostanziale : egli >' non turba il giu^io con la varietà ed il numero delle specie ; richiama incessantemente alla 1! legge con lo spirilo della legge : la sua opera meriterebbe di esser tradotta. Messa in rapporto il in ciascun paese con le disposizioni speciali della legislazione del medesimo , essa vi diverrebbe li un eccellente manuale di dritto cw'de internazionale ». Pasquale Stakislao fiUKCiKi. 78 LAVORI SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE. Scienze hedicbe ^ Memoria sulla riforma delle quarantine , indirilta a S. M. C/vRto Alberto Re di Sardegna ec. ce. del sig. L. A. Cosse, (i). Sire Ammesso nel i84o all'onore di presentare i miei omaggi a Vostra Maestò, ebbi il vantaggio di esporle le mie idee sulla riforma delle quaranline marìltime. Io insisteva in modo speciale sulla necessità di ridurre a i4 o i5 giorni le quarantine di peste, a 6 giorni quelle di febbre gialla, a poche ore la purificazione delle mercanzie , e ciò per mezzo di un calor secco elevato , e della acqua di mare ; e Vostra Maestà , premurosa di raccogliere tutto ciò che può riescir utile ai suoi sudditi ed alla umanità , si degnò di ascoltarmi con benevolenza , impegnandomi di fornirle pruove di ciò eh' io metteva innanzi. Incuoralo da somigliunli testimonianze d'interesse da parte di Vostra Maestà , desideroso so- pratntto di meritare la sua augusta approvazione , sonomi occupato fin d' allora a realizzare quei progetti di riforma , ed ardisco ora con confidenza di olTerirle il rcassunto delle mie ricerche e del mìo lavoro. Io son partito dal principio che le leggi quarantenarie adottate da 3oo anni in Europa, sieno imperfette o smodale : eh' esse molte volte abbiano fondamento sopra fatti male osservati o sopra una cicca pratica : che non sicno mica a livello dei progressi che han fatto le scienze mediche 5 da ultimo che rendendo esse un servigio spesso equivoco , sotto il rapporto sanitario , sieno in discrepanza cogli attuali bisogni della società o cogli interessi del commercio. Onde provarlo io mi fondo. 1. Sull'ignoranza in cui siamo stali (inora delle leggi generali del contagio 5 donde n' è pro- venuta la mancanza di dati relativi alla formazione dei principi contagiosi , alle condizioni di loro sviluppo ed esistenza , ed ai mezzi di prevenirli e di combatterli. 1. Sulla confusione stabilita tra i diversi principi contagiosi; il che fa che siansi applicate ir- regolarraenle a tutte le malattie contagiose le stesse leggi di quarantina. 3. Sull' indeterminazione che regna nel linguaggio medico , sotto il rapporto del contagio e dell' incubazione , dolle endemie delle epidemie e de' contagi epidemici. Donde le interminabili discussioni sulle malattie contagiose e d' infezione , quindi 1' incertezza sulla durata reale dell' incubazione , quindi l' adozione di misure quarantenarie spesso opposte allo scopo prefìsso. 4. Sulla imperfetta osservazione della peste , e specialmente dei suo moli» di propagazione , del suo cammino , e de' suoi esili , donde n' è risidlata la dillìcoltà di regolar giudiziosamente i mezzi opportuni a prevenire od a moderare lo sviluppo di questo morbo. 5. Da ultimo suU' esistenza dì una moltitudine di pregiudizi medici che regnavano ne' tempi io cui si stabilirono le prime leggi di quarantina , i quali pregiudizi man roano si sono estinti , e non si è pensato a modificor le leggi clic da essi dipendono. Io quanto al primo punto , io credo di esser giunto fin dal 1823 alla soluzione pili verisi- (i) L' imporlanza del soggetto non meno clic dill' esimio lavoro fallovi dal sig. Cosse, ci ha dctermÌDali a tradarre per intero questa rocraoria , che distribuiamo in più numeri consecutivi. La tavola di cui va corredala si troverà nel fascicolo seguente. ( Daila Bibliottca UnirtrsaCe di Ginevra n. S3. Noia de' eemfil. ) 79 mile del problema , ed bo fatto conoscere nel i83 5 , in una memoria più tardi pubblicata (i) la legge cbc sembra dominare sullo sviluppo de' prìncipi contagiosi ; la quale è la seguente. « O^ni malattia per divenir eontagiosa , debbe presentare accidenti injìammatort sulle superficie del corpo in comunicazione colf atmosfera ». Questa legge tende a porre in accordo i contagionisti e gli an'icon- tagionisti 5 dippiù fornisce i mezzi di prevenire la riproduzione del principio contagioso nell' indi- viduo malato , e (piindi permette di spegnere nel principio le malattie contagiose. Ho cercato di provare che i principi contagiosi possono spontaneamente svilupparsi sotto certe speciali condi- zioni : che la loro composizione chimica si riferisca a quella delle sostanze organiche animali • ch'essi posseggano una esistenza indipendente e che seguano cosi le leggi generali della vitalità. Dopo aver dichiarato il loro modo di agire , ho stabilito le circostanze che li favoriscono li in- deboliscono , o li distruggono. Ilo quindi determinalo le condizioni che agevolano , o no , 1' in- troduzione nel corpo del principio contagioso ; ed ho dimostralo la necessità di ammettere una in- dividuale predisposizione del sistema nervoso , la quale costantemente si associa con un indeboli- mento temporaneo o permanente dell' energia vitale , onde spiegare le anomalie che presenta questo fenomeno. Lo esame degli effetti dell' abitudine mi ha permesso di trattare molte quistioni impor- tanti intorno alle influenze contagiose. Le modificazioni arrecate all' economia animale dall' azione dei principi contagiosi, le reciproche influenze di questi princpt secondo la natura della loro ori- gine ini hanno anche fornito i mez^i di regolare 1' applicazione della facoltà preservatrice che si rincontra in alcuni di essi. In quanto al secondo punto , ho distinto i princìpi contagiosi , i quali si presentano sotto forma fissa da quelli che appariscono sotto forma volatile ; poiché i primi generalmente s' introdu- cono alla superficie della pelle , ed alla origine delle membrane mucose , o per inoculazione sotto r epiderme ; ed i secondi , possono penetrare per la bocca e pel naso fino alla superficie delle membrane mucose interne, per quindi agire direttamente sui centri nervosi. Ho dimostrato che frai principi contagiosi , avvene di quelli che si presentano costantemente sotto forma fissa ( la sifilide la scabbie ce. ce. ) di quelli che appaj ono in forma volatile ( la febbre gialla , il colcrj asiatico , il tifo , la scarlattina ec ce. ) ed altri che prendono ora il carattere fisso ed ora quello volatile ( la peste , il vaiuoìo. ec. ) , ed ho fatto notare che sonovi princìpi contagiosi , i quali attualmente sono stabilmente fissi, mentre in un epoca anteriore erano ora fissi ora volatili ( la sifilide , la le- pra ) ; se almeno se ne debbe appellare rglì autori del tempo ; da ultimo ho ricordato siccome , Ira i principi contagiosi volatili , sembrerebbe esscrvene de' più o meno leggieri, de' più o meno volatili , e che lo stesso principio contagioso divenga più o meno volatile a norma del suo grado di attività e di certe condizioni atmosferiche. Inoltre ho fitto osservare che 1' incubazione de' pria- cìpi contagiosi fissi sia costantemente piili prolungata di quella de' prìncipi contagiosi volatili. Donde ho conchìso che le diverse mallattie contagiose non dovrebbero esser sottoposte alle stesse leggi di quarantina , e che le misure quarantenarie debbono ancora variare secondo i cangiamenti di forma che possono suliirc alcune di quelle malattie. Riguardo al terzo punto , ho cercato di determinare il valore della parola coningio , limitan- dola al principio morboso che posto in contatto sotto forma fissa o iioluttlc, colla superficie della pelle (. delle membrane mucose , od anclic che introdotto accidentalmente sotto questa superficie , determina nel corpo accidenti morbosi identici o simili a quelli che gli (invano dato origine. Ho indicato col nome di virus quei contagi che si presentano in forma solida o liquida , e con quello di miasir.i conta- giosi , quelli che sono volalib. Ho ritenuto l'espressione di' infezione per l'influenza deleteria che (i) Delle malaiiic rrumaiiche. Memoria comunicata alla Società Elvetica delle Scienze Naturalii i voi. in 8. Ginevra o Parigi 1826. So sul!' economìa animale cscrciinno ccrle sostanze alterate , od un' oria viziata da emanazioni nocive non contagiose. L;> dclei'mina7Ìonc di ciò che debbo intendersi per endemie , epidemie , o contagi epidemici, vien d'appivsso a <|uesti primi d;ili, e mi ha indicalo il eomino da seguirsi nel!' accetta- lionc delle dificrciiti misure sanitarie. Finalmente per esser conseguente al valore de' termini , ho limitato la durata del periodo latente della nwlatlia , conosciuto col nome d' incubtizionc , al tempo che corre tra la primiliva introduzione del contagio , e la prima comparsa ili r/iiaìun.). In quanto all'equipaggio che rimane a bordo , questa quarantina non comincerà se non dal giorno in cui le mercanzie saranno state sbarcate e l' interno del bastimento sarà stato venti- lato n fumigato in tutte le sue parti durante i^ ore. Se vi sono stati ammalati o morti di febbre gialla a bordo , nel tempo del tragitto , la ventilazione e le fumigazioni del bastimento si protrar- ranno fino a 48 ore , e la quarantina dell' equipaggio farassi sul ponte , mentre che continuerà la ventilazione dell' interno del legno. Se si manifestasse qualche caso di febbre gialla durante questa quarantina , se ne comincerà una novella , a conlare da tale avvenimento , insistendo sulle fumi- gazioni o sulb ventilazione , ed avendo cura dapprima d'isolare i malati , di cangiar di bel nuovo le vesti , o di bagnar nell' acqua di mitre equipaggio e passaggieri. I bastimenti dello Stato , i quali , abbenchè abbiano dimorato in un porto di America in cui regnava la febbre gialla , nondimeno avranno avuto cura , imbarcando gli uomini dell' equipaggio , di sottoporli allo spoglio ed al bagno di mare, e di non ammettere a bordo mercanzia né sostan- la di contumacia , senza precedente purificazione ; dippiù , nel tragitto , avranno avuto la precau- zione di ventilare o di far frequenti fumigazioni nelle diverse parli del bastimento , sicché gli ef- fetti e le bagaglio dell' equipaggio , che nel tragitto non avranno comunicato con verun legno so- spetto , né avranno avuto a bordo morbo sospetto , ( il tutto sotto la responsabilità de' capitani ) , verranno tosto ammessi in libera pratica. In caso contrario , essi saranno sottoposti alla quarantina di rigore di 6 giorni. Per gO individui provenienti dall' America sopra bastimenti di commercio con patente netta. Abbiano oppur no questi bastimen'i a bordo mercanzie contumaciale , essi verranno subito (0 Lo jpogiio nei lazzaretti del Mediterraneo , significa lo scambio degli abili lOJpetti con noove vesti le quali OOD lieoo state esposte al coolagio. 85 ammessi in libera pratica , come pure i loro cflelti e mercanzie ; a meno die nel tragitto non eb- bero diretta comunicazione con legni sospetti , né alcuna malattia o motte sia loro soprarreouta a bordo che inducesse in timore. Per gli effetti , pesti o mercanzie di contumacia provenienti dal Levante o daW Affrica , sotto pa- tente trutta o sospetta , e suscettibili di essere allcrnli dall' iicjun o dagli agenti chimici , siccome so- no coloni , lane , sloppe , canape , lino , seterie , pelliccic , tele , cenci , slofTe , drappi , piume , carte , colori , cuoi grezzi o lavorati , galloni , crini , involti conlumaulati ec. ec. Saranno rinchiusi in una stufa a temperatura secca di 70" R. 87 cent. 189 Fahr. per lo spa- zio di ^4 ore al più allorché saranno in balle , o al più di G ore allorché saranno spiegati. — Se si conferma l'influenza depiiraliva della semplice pressione, le bulle sottoposte al prcssojo idraulico saranno per questo fatto considerale come purificate nello interno , e quindi non si applitlierà loro il calor secco se non durante sei ore , siccome sì pratica per le mercanzie spiegate , o per i sem- plici invogli. — Il precedente sciorino (1) sarà soppresso. — In quanto alle lettere e carte scritte , si preferirà del pari il semplice calor secco elevato od il passaggio attraverso la fiamma , all' im- mersione neir acqua acida ed alla esposizione ai vapori clorurati o solforosi , tanto più che questi ultimi mezzi alterano alcuna volta la carta e certi inchiostri ordinar! ed esigono l' apertura delle ■kttere , ciò che non è a temersi , e non è aflalto necessario col semplice calor secco. La sperie- la determinerà le precauzioni da prendersi onde impedire 1' alterazione dei suggelli. ( si continuerà). SOCIETÀ' ECONOMICHE DEL REGNO. jttti della Società Economica del secondo Abruzzo Ulteriore , volume 6". Aquila t8/f2. Questo volumetto degli atti di quella Società comincia da un programma nel quale per mag- giormente provvedere ai progressi dell' agricoltura propone V anzidetta Società i principali oggetti su dei quali ella crede dover richiamare V attenzione dei suoi membri . e dei premi annuali da dispensarsi. Segue a questo programma un lungo e pregevole discorso recitato dal Giudice sig. Moz- zetti nell'adunanza generale , nel quale egli discorre de' miscugli minerali capaci di migliorare la natura calcarea delle terre di quella Provincia j le piante che meglio colà convenir possono agli avvicendamenti sia per le terre piane , die per quelle montuose ; dcgl' ingrassi diversi che possono usarsi j del cattivo metodo col quale ti piantano gli alberi e le viti troppo folte ^ della poco cura della putazione degli alberi fruttiferi ; propone ìndi avvedutamente di ridurre a praterie taluni campi destinali alla semina , e viceversa ; condanna lo sboscamento dei monti , e chiude finalmente tal suo discorso con una nota di piante che destinar si potrebbero per i prati artificiali di quella Piovincia. Lo stesso sig. Mozzetti in altra memoria intitolata Ireii cenni di paragone tra la nostra agri- coltura attuale , e queUa di alcuni Stati di Europa , e su talune r/uistioni agricole più influenti al ben essere sociale., fa notare quali e quante innovazinnì sitno adattabili all'agricoltura nel clima di Abruzzo j discute se la colonia parziaria sia preferibile alla locaziuue : se sia più utile all' agricol- colluri di coltivar lati fondi , o piccole tenute , e se il metodo delle permute e dei cambi dei fondi vicini sia giovevole all'agricoltura : oggetti tulli eh' egli con mollo giudizio , e discernimento mette ad esame. Finalmcnie in un breve cenno fi conoscere il modo col quale nella Provincia A- q:iilana si falsifica lo Zafferano, colorando gli stami del Crocus con la tintura di Robbia, e propone opporlun;anente le disposizioni da darsi onde possa impedirsi la frode suddetta. Finalmente il Segretario Generale sig. Vicentini nel solilo annuale rapporto espone minuta- mente quanto quella Società ha fatto , e si propone di fare , e dà un breve cenno delle memorie lette , e presentate , nel corso dell' anno. (1) Si dà il nome dì irwnno alla legge che imiione 1' o'ibligo ai baslimenli di ventilare le Iwgaglie e gli ef- fetti dell'equipaggio 0 de' passeggieri alcuni gioroi piima di comiacior la loro quaraotioa. 86 PROGRAMMA Pel concorso al premio di ducati 3oo ila darsi dall' Accademia dette Scienze delta Società Reale Borbonica , nelC anno l844- La capiificizione , quantunque praticata inlìno da tempi remotissimi, tuttavia non se ne cono- scono incontrastabilmente l' importanza e gli cfTelti. Intorno od essa hanno scritto molli dotti tra an- tichi e moderni , forestieri e nazionali. Alcuni si sono avvisali che per V insetto del caprifico si operi la fecondazione de' semi , altii 1' allegamento de' frulli ; e v' ha chi crede che per esso in- setto avvenga 1' una e 1' altra cosa. Molti autori ammettono concordemente che talune varietà di fichi non abbisognano della caprificazionc per allegare ì loro frutti , e sonovi fìnalmenate di quelli che negano alla caprificazionc qualunque virtù , credendola inutile pratica. Tali e tante opinioni dilTe- reoti sono cosi bene sostenute du' loro fautori , che nello stato presente della scienza , non senza manifesto pericolo di errore , si potrebbe aggiustar fede piuttosto all' una che altra. E dappoiché il fico è generalmente coltivato nel Regno , anzi in alcuni luoghi si considera come una delle prin- cipali industrie agricole , e ce ne ha moltissime varietà e vi si pratica la caprificazione con mollo dispendio, pegli agricoltori , l' Accademia delle scienze, vedendo che col chiarire un punto cosi con- troverso ed inlrulciato di fisiologia vegetabile potrebbe ancora giovare all' agricoltura nazionale , ha deliberato farne il soggetto di un quesito ne' seguenti termini. 1. Esaminare le opinioni degli Autori intorno alla caprfficazione , sopralulto quelle del Ca- volini e del Gallesio , e vedere di che merito sieno Je idee e gli sperimenti di costoro. 2. Descrivere le varietà dei fichi , quelle massimamente sopra cui si pratica la caprificazionc. 5. Dimostrare con esperimenti e con altre ragioni anatomiche e fisiologiche , se per l' insetto del caprifico si operi la fecondazione de' semi , o soltanto 1' allegamento de' frutti , o l' una e r altra cosa insieme , ovvero se l' insetto niuna di queste cose produca , e la cuprifieazione torni inutile. 4. Il lavoro debb' essere corredato di figure , le quali dimostrino le varietà di fichi sopra cui si fanno gli esperimenti , e la struttura de' loro organi della fecondazione e della fruttificazione. Comnzioiu. I. Sono esclusi dal Concorso i soli Soci Ordinari della Reale Accademia delle scienze. 3. Le memorie dovranno essere scritte in italiano o in latino senza il nome dell' autore , ma porteranno in fronte un' epigrafe che si troverà ripetuta sopra una scheda suggellata che accompa- gnerà la memoria , entro cui sarà notalo il nome dell' Autore. Il tutto dovrà tirsi pervenire al Se- gretario Perpetuo dell'Accademia signor Commendatore T. Monticelli. 5. La consegna delle memorie potrà farsi fino a tutto il giorno 3o novembre i844- Questo termine è di rigore. 4. Osservate le norme prescritte dallo Statuto , il giudizio ne sarà pronunziato nella seconda tornata accademica del mese di gennujo i845- 5. Saranno aperte le schede corrispondenti alla memoria premiata e quelle che avranno me- ritato V accessit , e ne saranno pubblicali i nomi degli autori. 6. Le memorie non approvate , dopo essersi bruciate le schede che 1' accompagnavano , re- steranno nell' Archivio dell' Accademia , donde se ne potrà eslrarre copia da chi V avrà presentate. (§) @ © © co co iw li iw ic^ u IO IO i«i. ic ic N^ *-* ^- »-* h- ^^ h- u- ta^ ,_» H— oo(X'^C"-0'**-coioK-oocc'^cr-0'i;s-coiw'— oooc'^CiO'ii^coiwH- ■^H*005'i^OC;il,SCoV]Ctì"c5 00-JOlV.WCOOih^O'cotOwl^ te -4-3 oe«oooH-©ooooO"-'©oo«o«'bS'»]Ocoioi'^ooc5Cocii*oocc5C«;-»loOOOiOOCj| Qo^^_>4 o'o' ce co © o jw co j-» © ►- IO jo _►* j* _to jo bs © j-k co *» co co co is j=> © — ^-^ _;o __-* _>-' © _^ *»g © 'ii. oi cn CT © © io © To lo **• bi 'Li ai oc Vi © O' fcT © C" © co OT © c^ © t.'' ce OT ©__•— ©oooaeoc©ooQe©©oo©>^©©©oc©®^©j-a©»»'j^co*»© ©^ "ifi.lo"coìo1p» « *» O © oc ©lo © OOÌo'i»- © © a ©'5* © O © ©Io *«• IO ifi. © © __ j ©©oooc»aooC0©©M"-©*»l0l0i(»-C0O©C0© e. o > e-. 3? o m ® ^ 1 Fasi delia Luna 1 ~ 1 g L3 g if. li; 'i li - = 3 s r, 5 r. s: s rx - s 0 oc ^ 0 or *. co to H- | Giorni o w H o M OC ~a-3 f k-k ^^ hA h^ h-^ 1 0 «T ti 00 *» 01 M fi t- C5 «0 C5 -1 C3 50 y P'^ P p P « OC 5" t« 5-'' p ,^ .^ — f w 0 e co "-J — ii o> te oc 0 oc "f e 0; lo GC co CI co co òe o.- 00 01 '«a 0 -a 0> 1 a ^2 Ni OOOOO«cSoOlSOOQC00.J00ai000000.40C00OpD00p p^ co [ -~ J Olife> CI C-. CI -- *^ OT-l O *- ti' — =50 CO*=. WbS bSH-- bS H>.Olte- wc~ *^^ 3 1 otIo ob «tu r" si- i n E:^occ3So-w-^wS2rÓ^oc CI ^ptóppp ^icnto oopp 10^ 1 j lo 00 oc to K e V.V-V.To V. oclo oc *»"k IO © IO cj iji» IO C5*~ac 05 00 00 ' f sr CD H 1 3C 1 'ce IXOCOO:CXC:^C:C:S-'^— C-.ife.-^ O p 00 00 p. O Ol _>-» _Q0 OC p p^ *»• oc O OD e oc O lo C> oc "*» tO lo O oc lo *i" lo 'iP» oc O "*» IO rfi- IO 00 IO 00 ii io p iUó'òiwcoL;k-'&;coioH^iotoiocoioioc>iO''bio O^ 0^ C^ =: et «' 01 S e e Oi O Ol 0< CI O CJ< tu © O' e o o cn cu o o n o o o a' i" > o s ■ g; z w n o 00 et 0 ?^= COiTCOia-i&.CoCOCoCTi^iIi-COlOCO| cocoiocococol cocotoiococo O-Ji^ — '-O<0C0C©IO©0i41o"h^ © © © e © © — 7:C'ic:^>-©oo©io©©© — eoo c;©©*^©ocO'io©©© cj-a-©©cc— . --i©co^i»:©©©''^©^co©©iOii^i— ocoo©©© IM o e D c^ig^li^ll^'^^g^^^^l^pll^ii^ 1 ^ Ili 1 7^ ,, V. e i< -/- V. X ^^ ry. r/2 CT CA C' ^ ry <^- T/" ry. fy C >> fA "^ ^ "^ 3 e ^ se cr 5» ;C ^- :>< — V) ^. cr. CA) Si X X et o o o ^- ?^ o ^ ^ C> ^' ^ '-' o e B ^ <^ o ''' K o e ra o e ^ e C5 o e Q e e M co 1 5 3 3 B (A 3 3 '^ 3 533 = 3 = 5 = 35 2. = = .^. 333^ 2. „_3C„33<«» .■ccccc.c = .-:.c.-2 = cc-'^°cc-"2CC32 C3 s;..£jC.ij*..,-cjO_.;^7^£j*.. §■ E» 5 « 1 o o P! r n f- o 33 Si! 3 tA33 BSBoi c/, cntj 53-' .•c:]ccc:,r=cc-.-.'2c^=co^3cccncc;-c- e- o o 3 sor. scr.torb. nuv. nuv. nuv. nuv.var. nuv. nuv. scr.nuv. nuv.var. scr. ncb. nuv. nuv.var. nuv. nu.p.se. nuv.var. scr.nuv. srr.calii;. nuv. nuv. nuv.var. nuv.var. nuv. nuv. nuv.var. nuv.var. nuv. nuv.var. a o o 1843 RENDICONTO n . 8. DELLE ADUNANZE E De' LAVORI DELLA REALE ACCADEKUA DELLE SCIENZE ^to^sao^ssi&'^^^c LAVORI DELLE ADUNANZE DI JLVRZO ED APRILE. PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Matematiche — Belle relazioni Ira i determinanti di due sezioni coniche P una iscritta, r altra circosenlta ad un poligono irregolare. — Memoria letta alla Reale Accademia delle Scienze , nella tornata dei sf marzo , dal sig, Nicola Thpdi socio corrispondente. ( Santo ) Eulero trailo il primo questa ricerca pel semplice caso del triangolo tra due cerchi , e la relazione , che rinvenne , è conosciuta sotto la formola D* = R" — 2R/< nella quale D esprime la distanza dei centri , R il raggio del cerchio circoscritto al triangolo , ed r quello dell'iscritto. Dopo r Eulero l' illustre suo discepolo Nicola Fuss cercò di estendere la ricerca medesima a quadrilateri , e poligoni in generale ; ma da quello di 5 lati in poi incon- trò sifialte difficoltà da scoraggiarlo , e fargliene abbandonar l' impresa. Ecco in fatti coni' L'i si esprime. . . . Varios inlcrdum tentavi modos eadem problemata prò polijgonis plusquam quatuor laterum resolueiuli. At scopum mi/ii attingere non licuit. Crescente cnim numei'o laterum formulae fimdanientales jam tantopere Jiunt perplexae ut oleum, et opera in iis extricandis frustra impenduntur. Dere- lieto igitur problcmate generali maximis obsepto diffìcultattbus ad ea me contuli polygona quae simmetrice irrcgularia vocare licet. ... e quindi , limitandosi a questa classe di poligoni rinvenne, le relazioni per quelli di 5, 6 , 7 , ed 8 lati. 12 90 Da ciò vedcsi, clic il Fuss considerava i suoi risultamcnti come particolari, e convenienti ad una classo di poligoni in certo modo condizionali ; eppure eran dessi quelli appimlo , eh' ci da principio desiderava ; e certamente non avrebbe mancato di avvertirlo se gli fosse stato noto un teorema molto più tardi rinvenuto dal Poncelct , e pubblicato nel suo Traile des propriétéa prqjectives desjigurea. Molli anni dopo , e propriamente nel 1827 una tal quistione apparve pro- posta ai matematici dal distinto geometra Steiner , di Berlino ; ma rimasto al- cun tempo senza risposta , pubblicò i risultamcnti da lui ottenuti pei poligoni di 5 , 6 , ed 8 lati ; da che può scorgersi di non aver avuto cgnal successo ne per quello di 7 , nò por altri poligoni di oltre agli 8 lati — Tacendo pertanto 1' ana- lisi delle sue formole , ne chiedea la dimostrazione. Lo Steiner adunque ignorava il lavoro di Fuss , il quale più dell' altro fortunato avea trovato ancora la rela- zione pel poligono di 7 lati. Eccitato dalla proposta dello Steiner l' illustre Jacobi di Konisberg imprese di- rettamente r analisi del problema , ricorrendo alle trascendenti ellittiche ; cosicché intitolò la dotta memoria da lui pubblicata su tale argomento Ueber die Anwen- DUKG DEtt ELLUTISCHEN TrASCEJÌDENTEN ACF EIN BEKAMJTES PrODLEM DEH ElEMENTAR- GEOMETRIE, c Die Relation zwischen der Distanz der Mittelpuncte und den Ra- dicn zT;feier hrcise zu finden , von denen der cine einem unregelmassingen Poli- gon eingeschrieben , der andere demselben urageschrieben ist » . SulV impiego delle trascendenti ellittiche sopra un coTWSciido problema di geometria. Tro- var la relazione tra la distanza dei centri , ed i raggi di due cerchi uno iscritto , r altro circoscritto ad un poligono irregolare. Ora il Trudi ignaro , com' ei dice , dell' interesse , con cui erasi guardata una tal quistione , non essendo che da poco qui giunti i volumi del giornale del Creile , era stato condotto ad occuparsene , trattovi dalla continuazione di sue ricerche sulla prima delle 3 quislioni proposte dal professor Flauti nel programma da lui dato fuori nel iSSg ; e ne ha quindi presentata una solu- zione per le vie semplicissime dell' analisi elementare , che non solo risolve ge- neralmente il problema pel sistema di due cerchi ; ma che si applica benanche a quello di due cune, del 2°. ordine. Ed in tal modo ei soddisfa ai voti che ne faceva lo stesso Jacobi , il quale nel chiudere la sua memoria cos'i si esprime e ^s diirfie nicht onhe Interesse jur die Theorie der eltiptisehen Funettonen seyn ahnlicha Betrachtungcn unmitt^lbar fur das System zweier Kegelschnilte anzustellen ; c'io'c. , non sarebbe senza interesse per la teorica delle funzioni ellitticfic di estendere simili investigazioni al sistema di due sezioni coniche « Quesl' ultimo inlauto s' introduce al suo lavoro proponendosi a risolvere il seguente problema : Date due curvo coniche si cerca d iscrivere nella prima un poli- gotto di dato numero dilati, che risulti circoscritto all' altra; e rilevando dalla forma dcUc equazioni cui perviene alcuni difGcili teoremi del Poncelct , va poi oc- 9' cupandosi ttella ricerca delle relazioni, che formano l' oggetto del suo lavoro , fis- sando la quislione nei seguenti termini. Trovar la relazione ira i determinanti di due sezioni coniche luna iscritta, /' altra circoscritta ad un poligono irregolare. Ei riduce pertanto una tal ricerca alla eliminazione di un numero d' inco. gnile pari a quello dei lati del poligono tra altrettante equazioni. Cosi pel poli- gono di tre lati tra le sezioni coniche date^alle equazioni y' = zmx •+• nx' (C) cy' -fc zbxy -i- ex' -+- zdy -t- zex -+-/= o . . (C^ nella prima delle quali è iscritto U poligono , ei trova la relazione. (e'— e/) '-t-2n(e*— c/)( 5* , uguagliando a zero i rispettivi coefficienti differenziali di i ." ordine di quelle funzioni. Fra le equazioni numeriche che ne sono risultate, quel- le di 3.° e 4'° grado hanno potuto esser risolute con facilità, per le circostanze particolari che le accompagnavano, di avere cioè quelle di 3." una radice raziona- le , e quelle di 4-°) razionale la somma di due radici; per la qual cosa le radici irrazionali hanno potuto anche essere espresse sotto forma finita. Determinati in tal modo i diversi massimi , si son trovati gli stessi per ambedue le serie , astra- zion fatta dal segno , ed il massimo dipendente dalle differenze terze si è trovato di iS",4) quello delle differenze 4-' di i",i, e delle quinte di i/4 di secondo. La medesima analisi applicata alla terza serie ha fatto conoscere che il mas- simo termine dipendente dalle differenze terze non si eleva che ad i",9, quello delle differenze 4-' è lo stesso che nelle altre due serie , ed il massimo relativo alle differenze quinte è o"oi7 , che deve considerarsi come zero. La terza serie gode dunque , in paragone delle altre due , la proprietà , di dar sempre mollo più piccoli i termini riguardanti le differenze terze, e nulli quelli relativi alle dif- ferenze quinte. Per tal motivo 1' abbiamo prescelta nella costruzione della nuova tavola generale d' interpolazione, che abbiamo l'onore di presentare a questa dotta adunanza. Essa contiene tre parti o correzioni dipendenti dalle differenze 2' , 3* , e 4*- La prima correzione corrisponde a quella che si ottiene dalla tavola di M. Mattieu , perchè 1' espressione del termine relativo alle differenze 2.' nella serie prescelta e appunto la forniola sulla quale è calcolata la tavola francese ; ma que- sto stesso primo termine è stato da noi calcolato di nuovo con maggior cura , ed esteso nella tavola sino ai millesimi di secondo per le applicazioni di cui ora par- leremo ; e di più abbiamo riportate le differenze fra i numeri della tavola per agevolare il calcolo delie parti proporzionali dipendenti dai minuti dispari dell'ar- gomento. La 2*, e la 3* correzione registrate in altro due pagine della tavola sono abbastanza piccole per non aver bisogno di parli proporzionali. La tavola è seguita da varie applicazioni che hanno il doppio scopo di faci- litarne r uso , e di mostrare che , sebbene costiulla per cnlcohuo i luoghi della Luna , può servire per qualunque altra specie d' interpolazione. E però i primi esempi riguardano gli elementi astronomici , i quali non sempre sono calcolati da 12 in 12 ore , e nondimeno possono interpolarsi per mezzo della tavola con moltiplicare 0 dividere opportunamente l' ora data, onde ricavarne l' argomento ne- cessario. Si sono in seguilo calcolati con dieci cifre decimali il seno naturale di un 96 piccolo arco decimale ed il logaritmo seno di un minore arco sessagesimale , ser- vendosi delle tavole di Calici e di Ulacq, ed i risultaracnti ottenuti sono stati vc- riGcati col calcolo diretto della serie d' interpolazione commendata da Oriani. Da ultimo , si è mostrato clic la tavola era anche accomodata a calcolare con dieci cifre decimali il logaritmo di un numero dato , ed il numero di un logaritmo dato , e dall' andamento delle operazioni si fa chiaro che , specialmente il proble- ma diretto, e risoluto con maggior semplicità per mezzo della tavola che mediante le tre tavole adoperate all' uopo da Calici. Il desiderio di far servire la nostra ta- vola a questi svariati oggetti ci ha obbligato di estendere la prima correzione si- no ai millesimi di secondo , mentre per gli elementi astronomici sarebbero bastati i centesimi onde avere con esattezza i decimi. Ci lusinghiamo che questo lenue lavoro non riuscirà discaro agli uomini del mestiere, i quali, se non altro, troveranno in esso un nuovo mezzo di verificare i risultamenti de loro calcoli eseguiti per altra via. Fisica-Elettricismo. Intorno ad una modificazione della macchina elettrica proposta dal Professore Gherardi , considerazioni di Luigi Palmieri. Il eh. professore Gherardi ha osservalo che il potere della macchina elettrica si rende maggiore ponendo i pettini verticali in vece di porli , come si suole , orizzontali , e che la differenza e maggiore ne' tempi umidi che ne' tempi secchi; per la qual cosa pensa che nel fabbricare le macchine elettriche non si debba perdere di vista questo fallo importante. Passando alla spiegazione del fenomeno egli dice : Biiae itaque , et diverse huiusce differenliae causae esse queunt : altera videlicet deduci potest ex disposiiione peclinum verticali , quae forte aptior sit ad discuni pcrfcctae exonerandum quam eorundem horizontalis di- sposino ; altera vero colligi potest ex eo quod pcctines verticales apiiores sint horizontalibus ad relinendani aut minus disperdcndam electricitatem quae ab eodcm disco imbuti sunt. Ma perchè i pettini verticali sono degli orizzontali più acconci a scaricare il disco? 11 Gherardi risponde, perchè in questo caso i pettini stan- no per più tempo dinanzi alla parte elettrizzala del disco e quello che non ha potuto operare la prima punta 1' opererà la seconda e cosi (ino all'ultima. Ma si potreb- be replicare , elio in questo caso una gran porzione del disco strofinata da' cuscini non passa dinanzi a veruna punta e che quindi vi debba esser perdila per un altra ragione. Domanda poi il dotto sperimentatore perchè i pettini verticali riten- gano meglio degli orizzontali roletlricità assorbita? Egli pensa che ciò interven- ga perchè le punte essendo meno prossime all'asse ed all' orlo del disco non pos- sono diffondere nel suolo e ncll' aria l' assorbita elettricità. Questa seconda ragione mi pare più forte della prima. Io per altro avendo vetrificate le osservazioni del professoie Bolognese penso che la zona circolare del disco strofinata da' cuscini 97 (lifTonda l' elettricità la quale si espande rimanendo sempre più carica nel mezzo in cui le punto potranno perciò più energicamente operare. Ecco perchè spesso una sola punta può fare le veci di un pettine orizzontale e talvolta non si vede tra le tenebre la stelletta su tutte le punte de' pettini. Da ciò s' intende perchè ne' tempi molto secchi la differenza si rende minore essendovi meno dispersione dell' elettricità. Comunque sia il fatto osservato dal Gherardi tornar deve di molta utilità nel rendere più energico il potere delle macchine elettriche. A questo pro- posito non voglio tralasciare di dire, che da certe spcrienze da me fatte pare po- tersi concludere che dando alle punte una lunghezza alquanto maggiore di quella che sogliono avere si guadagni alquanto ; giacché la tensione del disco deve di* minuire per la molta vicinanza di que' globi con cui fannosi terminare i conduttori. Zoologia. Esame comparativo delle osservazioni fatte dal Cavolini e dal Quairefages sue/li Embrioni del Syngnathus ophidion Lin ; del Prof. 0-G. Costa. Nel 1787 Filippo Cavolini pubblicava una sua yWéOTor/a sidla generazione de Pesci e de Granchi (i) ; nella quale consegnava preziosi fatti raccolti dalle assi- due e conscenziose sue ossenazioni. Nella prima parte di tale lavoro trovasi espo- sto quanto per lui erasi osservato intorno alla generazione della Scorpeyia, Ga- dus , Mullus, Clupea, Labrus , Sijngnalhws , Alherina , de' Selacini in generale ; della Sepia ojjicinalis , dello Sparus smaris ; e passa à dimostrare l'ermafrodismo della Perca e della Canna. Nella seconda parte va dicendo della generazione di varie specie di granchi , cui fa seguire alcune importanti discussioni intorno alla fecondazione in generale. Compie la sua dissertazione con un appendice, che con- sacra esclusivamente alla disamina del modo di riprodursi de' Singnati Serpe {2} , Cavalletto (3) , e Serpentello (l). Delle quali specie avendone trattato nella pri- ma parte , dichiara esser suo divisamento produrre in questo luogo alcuni nuovi fatti , ed aceompagnarli di opportune Cgure onde megUo farli comprendere. In sulle prime egli ne avverte aver ripreso un tale argomento a motivo cìie di queste specie di pesci , i due primi fanno discendere le uova in una borsa che si forma sotto dell! addominc , /' altro le attacca sotto del petto ; ne' quali luoghi si schiudono (5). Conobbe egli dunque questo doppio modo di sgravio e di attacco delle uova nel gen. Syngnathus ; e lo ripetè poi nella pag. 206 dello stesso luogo. (1) Un Tolomc , in 4». di pag. 220= ^8poIi. (2) Syngnaihut Acus , Lia. (3) Syng. Hippocamput , Lin. (4) Syng. Ophidion , Lin. (») L. C. p. 52 , 54 , 204 e 207. i3 98 Ciò fu nolo ancora a Rafinesquc, il rpialc notava, che la femmina del Sijii- gnalhus ophidion manca noi ventre di qualunque angolosità , e che nella prima- vera vi porla allaccati due ordini di uovi grossi , rotondi , e gialli , al n° di 60 circa (1). Risso , sin dalla prima edizione della lUiologia di Nizza , faceva avvertire la stessa cosa nel suo Stpi. fasciatus ; cioè clic la femmina attacca le uova solfo il ventre per lo mezzo di un glutine , disponendole in due serie. Lo ripete poi nel- l'ophidion, sebbene in modo alquanto ambiguo. Elle est gamie, egli dice, sous r abdomcn de deus rangs de petits oeufs verdàlres qui éclosent sous ces lames, vers le mois d' aoùl (2). Dalle quali parole si deduce , che mentre vedeva le uova attaccate al di sotto dell' addomino , e non già entro la guaina sotto- cedale, suppose poi che come nello altre spezie, in questo ancora vi fossero le due lamine nelle quali si scinde la sudelta borsa. E prima di tutti questi italiani Wil- loghby,findal 1686 pubblicava la medesima osservazione , come il Cavolini il di- chiara. A do maggio del 1842, il sig, Qualrefages presentava all' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Parigi una Memoria sopra gli Embrioni de Singnati, che limita per ora a quelli del solo Sync/nathus ophidion (3). In essa , dopo aver dello essere da gran tempo conosciuto , che i pesci del grande genere Singnato depongono e schiudono le loro uova in una spezie di bor- sa , che la femmina porla nella interior faccia della coda ; dichiara nel secondo paragrafo , che le cose non istessero intieramente così nel Syngnathus Ophidion di Linneo : nel quale le uova sono soltanto aderenti e solidamente ^sse alla inferior faccia dell' addomine , e completamente a niido. A questa dichiarazio- ne fa succedere una nota , in cui solennemente protesta di non aver letta si/al- ia osservazione in alcuno scrittore : e che avendola comunicala al sig. Bibron , questi lo assicurava , aver vedute simili cose in Singnati di altra spezie , ed avere impiegato un tal carattere in una monograBa , come proprio a distinguere una delle divisioni che à egli stabilite in questa famiglia (4.) »• Egli è dunque manifesto , clie al prclodato autore non restava ignoto soltan- to il Rafinesque , i di cui opuscoli sono attualmente ollrcmodo rari ; non ri la- voro del Cavolini , quantunque di una data non molto antica ; ma si pure la It- tiologia del Risso , opera scritta in francese idioma e stampala a Parigi. Dal quale obblio ne conseguita , che il sig. Qualrefages andasse esponendo in (jpiesto suo lavoro tutto quelle osservazioni precedentemente fatte dal Cavohni, senza (1) ladice d Ittiolog. Sicil. p. 87. — Palermo 1810. (2) Ictyolog. de Nicc , p. 09. — Nico 181ÌS. (3) Aonal. des Selene. Nalurel. Oclob. 1842, p. 193 2. Ser. T. 18. (4} Luogo cit. p. 193. 1 a9 farne alcun motto. Laonde e di questo appunto che ci proponiamo render conto , sceverando dal bello e presso che comi)lcto la\oro dei prclodalo zoologo francese le poche ma esattissime osservazioni che si appartengono al naturalista napolitano. L' Autore comincia dal dire che gli uovi del Serpentello ( Vipere de mcr ) sembrano esser state di forma rotonda nel momento dello sgravio (rotonde le con- siderava ancora RaGnesque). Quantunque sia questa una ipotesi gratuita, ed un fatto , ancorché vero fosse , di picciolissimo valore nella scienza , nulla meno ci permetteremo notare essere ben lontano dal vero. Imperciocché , oltre 1' essere negata la sfericità perfetta, ci siamo assicurati direttamente, che gli uovi del iSV/fi' gnalhiis OplìicUon sono sensibilmente elhtliche prima dello sgravio. II Cavolini, nulla dicendo della forma di tali uovi , li rappresentava però cosi allungali da un canto ; talché nella fig. 2 con cJiiarezza sta espresso il punto eminente del suo attacco ( ilo 0 cicatrice ombillcale) , essendo quello un uovo estratto dalle ovaja ; e nella lig. 11 e 12 più sempre elUltiche le va figurando. Se si distaccano gli uovi dal petto di un individuo che gli avesse partoriti di fresco , e ciascuno li- bero Io si mette nell' acqua marina , svaniscono tosto quelle depressioni occasio- nate dalla compressione reciproca , e si restituiscono nella loro figura normale e primitiva. Ciascuno può assicurarsi in tal guisa , che la loro forma alquanto el- littica sia permanente , e che la reciproca compressione soltanto produce le fac- cette che le rende esagone , siccome ben lo avverte 1' autore medesimo. — Che si compone ciascun uovo di due invogli distinti , facili a separarsi , ed ambi trasparentissimi a segno da lasciare intravedere liberamente il picciolo Singnato da quelli racchiuso. Ciò pure conobbe il Cavolini, il quale aggiunge, che la pelle esterna del tuorlo è la pelle esterna delC animale , e quella ette chiu- de propriamente la materia del tuorlo è quella che si continua nel budello del feto (i). Non isfugge al Quatrcfagcs la esistenza di questo doppio invoglio ; ma laddove il Cavolini asserisce in un modo assoluto che la membrana vitellina sia quella che si continua nel budello , il Quatrefages prudentemente ne dice , che le paridi della sfera vitellina sembrano continuarsi con quelle dell' addomino. Stando così le cose sommesse al microscopio , l'uno come l'altro de' dotti scru- tatori rompe la esterna buccia , e mette in hhertà il feto ancor vivo col proprio vitello attaccato all' ombillico. L' uno e 1' altro ben veggono le contrazioni sistoli- che del cuore. Prosegue però il Cavolini (2) a discorrere delle Metamorfosi o tra- sformazioni successive del vitello ; per quali vie i suoi avanzi s' innoltrano nel corpo del feto ; e per quah altre si scacciano. E qui il Cavohui si arresta , dap- poiché di ogni altro particolare che risguarda 1' organizzazione e gli uflizì di eia- dì Cavol. I. e. p. 218. (2) 1. e. pag. 228. 100 scuna parie no aveva prccedenlemcnlo discorso , trattando de' feti delle altre due specie del medesimo genere (i) ; comechc non ravvisava alcuna altra essenziale differenza tra gii embrioni del primo con quelli de' secondi. Dopo ffuesle generalità il sig. Quatrefages passa a discorrere partitamente in altrettanti paragrafi speciali de' caratteri eslertoxì e de tegumenti, dello sche- letro , de' muscoli, degli organi della nutrizione , di quelli della circolazione , del sistema nervoso ed organi de' sensi. 5 I. Caratteri esteriori. L'autore nota dapprima , come la forma esteriore degli embrioni del Singnato di molto differisca da qucUa che dev' essere in segui- to (2). A dimostrar la qual cosa va dicendo , che ne! feto non appariscono quelle leggiere angolosità del corpo dello adulto , che la estremità posteriore sia quasi laminare , e che depressa sia pure la parte anteriore in prossimità del capo. Don- de deduce l'apparente sproporzione del capo in rapporto al corpo, guardalo che sia di fronte 0 dalla parte opposta. La quale sproporzione viene accresciuta dalla cstuberauza enorme degli occhi. Così prosegue a dire di ciascuna parte del crar- nio distintamente. Il Cavolini tacque su tutto ciò ; contentandosi dar una esalta figura dell' em- brione di tre diverse età ed in tre differenti posizioni, quali si veggono nella Ta- vola ni , f. 3 , 4-> e 6 ; alle quali faceva precedere quella che ne rappresenta i Teri primordi del feto , sotto il n". 1 1 della stessa tavola. E quantunque non ap- partenessero lali figure precisamente al Serpentello , ma alle altre due specie , pure le differenze essendo minime oìlreraodo , credè cosa inutile ripeterle per la specie di cui e parola. Una condizione notata dal sig. Quatrefages nello embrione ne sembra però ben importante. A qualche distanza dal capo vedesi da ciascun lato del corpo una spezie di piccola ala a paletta ; la (piale ei crede poter essere veramente la pinna pettorale , che , esistendo nello stato fetale , si perda poi nello adulto. Noi ci per- metteremo osservare esser colcsla ipolesi contro il piano della natura. Impercioc- ché , il dotare di un organo I' animale quando non può in alcun modo usarne , per distruggerlo in quello stato della vita nel quale potrebbe essergli utile , se non del tutto necessario , sarebbe un procedimento contro senso , e però assur^ (1) 1. e. pag. 237 e se?. (2) VeramcDte noi non conoscitmo alcun genere di tDimali , in cui la forma dell' embrione sia somi- gliante a quella dell' animale completo. In tutti il capo è sproponionalmentc maggiore ; e ciò tanto più per quanto meno 1' embrione è sviluppalo. Innoltrc, le forme degli embrioni sono tanto più diverse da quel- le dell' animaUi completo al quale appartengono , per quanto maggiori sono i mulamcnli o metamorfosi che debbono subire. Nei Singnati tali differenze principalmente risultano , non tanto dalla forma propria del- l'embrione , qoanto dalla presenza del vitello che per lungo tempo sussiste , ed intorno al quale trovasi sitorcigliato. Nel resto non vi sono difformità e sproporzioni siffatte , che troppo lo allontanassero dall» fotvM del tipo completo. lOl do. Più naturale è il supporre esser quelli i sacchi, entro de quali stanno racchiu- ei i pennelli brancjiiali , die un gionio debbono schiudere per compiere la fun- zione cui sono deputati : funzione clie nello stalo embrionale è nulla. Lo stesso autore più oltre ammette ancora questa ipolesi , annodandola al fatto riferito da Carus , ed osservato in taluni altri pesci cartilaginosL AT\erte di poi , che il tubo digerente sia posto sul convesso della massa ì Ilei- lina , ove forma una spezie di cresta , che bruscamente si termina , senza aver- vi veduta 1' apertura anale. E pure il Cavolini ben si avvide di questa condizio- ne , e con aggiustatezza diceva esser la pelle che chiude propriamente la materia del tuorlo quella che si continua col budello del feto, (giacché quella sostanza , jiroscguc a dire , altra vscita non può avere che quella dell ano , ec. (i) La qual considerazione egH faceva poggiando sopra simile fatto verificato ne' pesci cartilaginosi , siccome passa poco innanzi a dichiarare. Compie questo paragrafo il sig. Quatrefagcs notando le molte macchie di pigmento, di cui il corpo dell'em- brione si adorna ; facendovi succedere alcuni suoi diìisament: intorno all' uso di questo: e Io slato gelatinoso in cui si trova l'apparecchio tegumentario , siccome e facile ad ognuno a persuadersene , senza potersi egualmente dimostrare. § 2. Scheletro. Cartilaginoso , senza apparenti divisioni in esso distinte , e quelle del cranio completamente fuse in un solo osso continuo : tali sono le con- dizioni principali dello scheletro nello stalo embrionale. E ben si accorge l' autore essere sufficienti le figure per dimostrare tulle siffatte cose. Cosi pure il Cavolini si comporta ; avvedendosi esser queste condizioni comuni a tutti i pesci cartilaginosi. Il sig. Quatrefages prosegue però a fare talune comparazioni per trarre par- tito dagli esposti falli , tra quali noi crediamo importante ripeter questo, e L' asse della faccia è quasi perpendicolare a quello del corpo , invece di coincidere a questo quasi completamente. La faccia trovasi situata alla inferior parlo del cor- po , ini cce di starvi anteriormente , siccome nello animale adulto s . E dopo aver ravvicinato questo fatto con quello stato notato nello embrione del Cyprinus do- buia , ed in quello de' liatracini, conchiude « che sarebbe troppo curioso il vede- re generalizzato tal fatto nella classe de' pesci ed in quella de' rettili a. Nella quale ricerca ripone eziandio un grado d' importanza per rapporto all' embriogenià. Sen- za produrre qui i singoli fatti per noi raccolti su questo argomento , faremo no- tare al dotto autore , che in tutti gli animali zigomorfi si avvera tal legge , variando solo per gradi : cioè , che più 1' animale si allunga più la faccia si rivolge contro il corpo , e vice-versa. Quando la simmetria comincia a declinare , allora la po- sizione diviene sollanto lateralmente obbliqua : cominciando ciò dai rettili sauria- ni, e crescendo negli ofidiani , il cui sommo allungamento del corpo obbliga (1) Cavol. 1. e. pag. 218 e sega. 102 r embrione a rivolgersi in spirale. In qnanlo al Singnato , la posizione perpendi- colare (lolla faccia siili' asso del corpo proviene dal trovarsi (|uoslo avvolto sul con- vesso del vitello. INoH' embrione degli uccelli si avvera la medesima cosa ne' primi periodi della sua vita ; ma sminuisce a misura che la massa vitellina si consuma, il che avviene prima dello schiudere il pulcino. Più , lo allungamento delle ossa della fiiccia ne costituisco una essenziale condizione , siccome avviene negli uc- celli a lungo rostro. Per lo contrario , nel Nolidaniis cmereus la posizione dell' em- brione è quasi jìarallela all'asse del vitello , il corpo appena incurvato , e l'ottu- so suo capo rimane disteso. § 3. Musco/i. Qui nulla di rimarchevole si affaccia all' occhio dell' osserva- tore , tranne la risaputa scarsezza di carnosità in questo genere di notanti. Laon- de la sola ispezion delle figure , tanto dal Qualrefages quanto dal Cavolini esibi- te , è più che suEBciente per farci avvertire come teuuissimi siano i muscoli del- l' embrione. § 4- Orfani della niiirizione. L' autore ripete in questo luogo la esisten2a del doppio rivestimento dell' uovo , che , in parlando del tubo digerente nel § i , ò stalo di già avvertito. Passa a dire della sostanza vitellina giallastra, granellosa, ed opaca ; e conferma quello che il Cavolini intravedeva : eh' essa cioè si strada per l'intestino , ove se ne veggono le tracce. Ragiona indi dell'uso di quelle goccioline oleose , che nella sua superficie si trovano sparse , mostrandosi di contrario avviso del Carus. Dichiara in seguito non essersi avveduto della esistenza di alcun segno di legato , come di ninno altro organo addominale : e da ultimo fa notai'o tro- varsi r intestino da ogni parte investito da una materia trasparente , globolinosa , che nello stato embrionale rappresenta il tessuto cellulare , in mezzo del quale sem- bra , dice r autore , che formar si potessero i diversi organi. § 5. Circolazione. Completa , minuziosa e circostanziata è la descrizione del- l' apparato cireolatore osservato e descritto dal Quatrefages ; di talché questa par- te del suo lavoro non può esser compendiata , ma riprodotta. Per la qual cosa conviene riferirsi all' originale. E la figura da cui viene rappresentata racchiude tutta la bontà artistica del luogo ove è stala eseguita. Se però si consulta il Cavolini , là dove si occupa di questo apparecchio, da lui osservato nel feto del Syngnailius acus , si troverà s'i bene e con chiarezza de- scritto , che altro desiderio non lascia fuor di vederlo effigiato come lo à fatto il parigino scrittore. E com' egli ben lo avesse studiato apertamente il dimostra il se- guente brano. Dopo aver parlato de' canali maggiori soggiunge, esser diffidi co- sa dettagliare il numero ed il sito di quei tronconeelli che si spiccano da Irmi- chi grandi ed attraversano il corpo (i). Ma si ferma indi il nostro naturalista (1) C«T I. e. p. 22<. io3 a ben considerare e descrivere quella porzione del sistema cireolatore die si per- tiene al vitello ; la quale sembra poco apprezzala dal sig. Quatrefages , essendo stata ancor dagli altri o trascurala affatto o non vista giammai. Noi ci pormet- tercmo riprodurla in questo luogo, ed avvalorarla in parie , ed in parte emendar- la, avendola studiata in grande ne' feti del Latrina Anijious. Ecco quello che il Cavolini riferisce parlando del feto del Sijngnalhus acus. Olire a questi elite canali ( parlasi dell' a. aorta e della v. cava ) gran- di , e loro piccioli dipendenti, si osserva alla base delt addomine spiccarsi dal tronco della vena cava un ramo , il quale progredisce alla base del tuor- lo , dove incontra un altra vena per sotto del tuorlo stenso , facendo una cor- rente da X in z, mentre mi altra se ne forma da x verso del cuore , e le due correnti affrontate , deviano sotto la supoficie del tuorlo , scaricandosi con gran impeto del sangue nella già nominata orecchietta del cuore .• e si osser- va bene spesso come le due opposte correnti si collidono , e come /' impeto del- r una spesso superando quello deW altra , il sangue mai sempre scorra per r indicata vena intorno del tuorlo .* e siccome lo sviluppo del feto cresce , il tuorlo diminuisce in volume ^ cosi si osserva che quella vena che lo cinge si riduce a far mille ripiegature sopra di se stessa. Oltre delli suddetti canali , dal cuore medesimo si spicca altro canale arterioso , che probabilmente è t ar- teria appartenente ai visceri addominali , \. e. p. i\!\. e seg. In verità^ ne dalle jwirole , nò dalla figura alla quale si riferiscono può inten- dersi quello cbc dir voleva l' autore. Ed è pur questa la prima volta che costretti siamo a notare una rilevantissima inesatezia ed oscurità nelle osservazioni del Ca- volini. Incapace di aggiungere o sminuire quello che ai propri sensi si offriva , si lasciava tradurre in errore , dipingendone una circolazione che ripugna alla ragion fisiologica. Come mai concepire una circolazione con due opposte correnti cospiranti ad un punto stesso ; che bene spesso si collidono , e che perciò l' im- pelo dell'una superando (lene spesso) quello dell'altra, il sangue mai sempre scorra per le indicate vene intorno del tuorlo ? Nuovo r autore a simiglianti studi si lasciò trascinare in errore dal fatto ma- le osservato. Comechè l'embrione giaceva per uno de' suoi lati sul porta-oggetti, e compresso veniva il vildio dal proprio peso, non poteva vedere ad un tempo come que' due canali sanguigni si comportassero : ne si avvisò di rivolger 1' og- getto per osservarlo dal lato opposto. Vide quindi scorrere il sangue venoso ed affluire in una medesima cavità , in cui suppose che 1' altro tronco ancora im- mettesse ; ciò pertanto non era un fatto , ma una illusione. Quel sangue che da x andava verso z proveniva dal cuore ; ed è questa la vena ombelicale , di cui egli non vide l'origine, perchè si occultava sotto il vitello per lo sliacciamenlo di que- sto contro la superficie del porta-oggetti. Noi abI)iamo avuta occasione di osserva- re complelamenle questo circolo negli embrioni de selacini ; e lo abbiamo rappre- I o4 senlnto della Tav. IV del primo fascicolo do' nostri fmmmenli dì annlomia com- parala, che sommoUemmo allo sguardo dello Istillilo di Francia nella sessione degli II ollobre i84i (i). Ritornando alla memoria del sig. Qualrefages, diremo del sistema nervoso e dell' apparalo sensoriale , che costituiscono il subietto del suo 7°. ed ultimo para- grafo. 11 nostro Carolini indicò appena la midolla spinale distinta ; ma il Qua- trefages vi scorge l' abbozzo de' lobi cerebrali , senza il menomo vestiggio di fili nervosi. Discorre brevemente del grande sviluppo degli occhi ( fallo comune a tulli gli embrioni ) e dell' organo uditivo , nel quale crede avere pur veduto due corpi isolali , che senza dubbio ei riferisce ad otoliti sul cammino di lora forma- zione ; i quali assicura esser cartilaginosi al pari di tutto lo scheletro , sembran- dogli non contenessero sali calcari ! Compie il suo lavoro il diligentissimo autore richiamando 1' attenzione de' fi- siologi sul predominante sviluppo del sistema nervoso e vascolare, relativamente al muscolare e cutaneo : siccome a quello degli organi sensori sopra il digerente. Da quello che ne abbiamo esposto risulta evidentemente , che sebbene il la- voro del sig. Qualrefages debba tenersi come originale e quasi completo , pure , tranne poche cose , lo sgravio del Syngnathiis Ophidion , l' organizzazione del suo embrione, e le funzioni della sua vita embrionale erano state già mezzo secolo prima dal Cavolini vedute , descritte , e rappresentate. Noi chiuderemo questo articolo permettendoci notare , che nello stato attua- le della civiltà , della tipografia e del commercio , essendo dilHcil cosa lo scorrere tutte le opere pubblicate per iscorgcre se l' argomento , se la osservazione , se il fallo sia stalo trattato , rilevata , o notato per altri prima di commetterlo ai tipi; questa diflicollà è ora gravissima, pel diuturno fluire di scritture in opere e gior- nali numerosissimi. Se taluno si proponesse ciò faro , scorrerebbe la vita leggendo i volumi già pubbUcali ; e nel tempo stesso tanti se gliene affollerebbero intorno da restarne soffocato dalla lor mole. Che perciò noi scuseremo il sig. Qualrefages se non si avvide d'un lavoro cotanto antico e speciale; ma questa ?,c\isa. petimusque damusque vicissim ; e ciò peculiarmente trattandosi di notizie sparse in opere periodiche e peregrine. (1) Yeggasi il Com. nnd, della data sud. pag. 784. io5 Zoologia e notomia comparata. Molluschi pleropedi ed eleropedi apparsi nel cm- tere napolilano ; di S. delle Chuje. ( Conlinuazione ejtne, Vedipag. 27 J PARTE II. MoLLCSCHi Pteropedi. La conoscenza della pterotrachea è dovuta a Forskahl (i) , essendo stata ac- cresciuta di parecchie specie da' moderni zoologisti : il di cui nome fu permutalo in quello àxjìrola da Bruguicre , e iì ipiero da Rasinesque. Or tra esse per qual- che tempo è stata annoverata la carenarla , la quale non stancherà mai 1' atten- zione degli osservatori ; tanto e la medesima interessante , ricercata , e feconda di nuove osservazioni. Da Péron (2) , per la pronunziata carena del cimLiforme suo guscio , fu elevata a nuovo genere , detto carenarlo da Denys-Montfort , già nota a Bory che si è sforzato a rivindicarsene la priorità. Io (3) feci conoscere, qualmente la oloturia sbudellata (U Rondelet chiaramente la rappresenti ; quan- tunque mancante di massa viscerale , e della corrispondente conchiglia. Questa priva del suo sconosciuto abitatore non rimase ignota a Gualtieri Favanne ec. ; ma venne però collocata fra gli argonauti da Linneo, e le patelle da Gmelin. Vaglia la verità la sua completa storia naturale e iconografica spetta a Ca- volini (I) , che 1' appellò pterofora. Costui sin dall' anno 1790 , tra molti dotti di Europa come Fontana , Spallanzani , Olivi , Pallas , Bonnet , Abildgaardt , Zim- racrmann , Smith suoi corrispondenti , ne rimise una copia dell' esatta tavola in- cisa su rame , con note di suo proprio pugno scrittevi nel margine , a Friedlaen- dw , da cui passò poscia in potere di Guvier (5). Le pterotrachee adunque diffe- riscono dalla carenaria si polla viscerale massa estraddominale non protetta da guscio , che per la deficienza de tentacoli. La notomia delle pterotrachee non è stata mai intrapresa con esattezza , siccome rilevasi dalle poche nozioni che ne (1) Descript, anim, Haun- 1T75 , p. 17. (2) Ann da Uus. d'hist. nat. de Paris tomo XV. (3) D« pierotracb. observ. posth. auel. J. Poli cum add. S. Dellt Chiaie. Jfem. ei(. Nap. 1825, II iVi- 218 , tab. XV-XVl ; Anatom. camp. 2. ed. Nap. 1836, I-III e Suppl 1-3. (t) Monticelli , Macri Note mss. di Cavolini. (5) Quelque temps après Friedlaender me comuniqud un dessein qui lui avait He donne antiennemeni par le célèbre Cavolini ; il représenla manifeslement un ptcrolracbé« renveri^g , e ett-à dire ayant la iia" geoire tournée vers le haut , et de la face inférieure , qui éloii le dos , ;>enj. de VAstrol Paris 1833. (3) Anat. camp, de Cuvier 2. ed. Paris 183(i. (i) Anal. comp. l 45. (5) Lehrb. divergi, anatotn. I 84 , II 377. (6) Oull. of comp. anat. 209. viscerale oliveformo ; coda lateralmente alquanto depressa con due fdiere di tuber- coli , bilobata ; pene conico-depresso. La figura die ne divulgai nelle Memorie , per mancanza di non essersi avuto pronlamente il disegnatore , fu ricavata da in- dividuo fcmineo posto nello spirito di vino ; come altresì nulla affermo di positivo in riguardo alla differenza od uniformità sua colla specie seguente , che resi di ragion pubblica fin dal i836. 4.) P. o/nAz/Zca/a (p. umbilicata Z>e//e C>^wze). — Corpo fusiforme , levigato, tinto da patina violetto-chiara come la ulva porfiria, fornito nella ventrale regio- ne di sparsi cetili , ossia da orbicolari dischetti granosi a corto canalino mediano, cirrosi , pendenti , contrattili ; testa con otto trigoni denti , disposti in duplici fi- liere ,• nocciuolo viscerale da una parie violetto-fosco a riflessi iridacei , e dall'al- tra rosino per 1' ovaja ; notatolo corredato di ventosa emisferica. Ella vivente cac- cia o ritira i denti entro la proboscide , che qua e là dimena egualmente che questo ultimo coir acetabolo , spesso attaccantesi a' corpi adiacenti, tenendo in giù il nocciuolo de' visceri circondato da branchie ondeggianti : posizione a torto repu- tata inversa da costui. Ne' sereni giorni di marzo ed aprile di tanto in tanto vi- sita il nostro porto. La sua orizzontale stazione diventa spesso perpendicolare , per- chè salta in su , drizzando il collo. Ad essa appartiene \^Jirola Edwardsiana di Deshayes , forse disegnata moribonda. 5 II. Carenaru ( cannarla Lam, ). Corpo bislungo , gelatinoso-ialino ; testa con due occhi alla radice di esili tentacoli ; coda assottigliato-deprcssa ; notatolo su con acetabolo marginale ; massa viscerale giù , superiormente a sinistra cinta da branchie col pène poc' oltre , e coverta da conchiglia conica , posteriormente ricurva , carenata. C. mediterranea (e. mediterranea T'e/'.). — Corpo cilindrico, fusiforme , rosino- cerulescente , cristalhno , gelatinoso , muricato mercè sparse papillucce conico-a- cuminatc ; notatolo reticolato-muscoloso , orbicolare , provveduto di acetabolo in- versamente conoideo presso il margine posteriore; coda lateralmente depressa con carena giù, e cirro terminale; membro genitale curvo munito di solco longitudinale, branchie pennate, ineguali ; massa viscerale rinchiusa entro conchiglia elmiforme, slargata su , curvata dietro, fornita di paralleli rialti, papiracea , trasparente , a carena larghetta , grossamente dentala. La ho vista appena morta nel 1825 .ippo il principe di Ficquclmont , e viva nel 1828. Da marzo ad aprile, però una sola volta di luglio, quantunque non in tutte le annate accorra nel nostro golfo, ove infinitis- simo numero ne venne al i84o , ma sempre individui grandi e non mai piccini. II solo suo guscio , raro ne' musei , per la vitrea natura diflicile a conservarsi intero, a' tempi di Lapeyrouse pagavasi fino a tremila franchi. La pterofora concaeea di io8 Carolini (i), plcrolrachea navicola o nautiligera di Macri e la pt. Iqfira dame cosi delta in preferenza di lojura pel cirro cedale da costoro inosservato , sono sinonimi della specie indicala. In vila essa presenta la conchiglia sempre giù , spesso approssimata al corpo mediante le contrazioni del sacco viscerale , e '1 no- tatoio , siccome Rang ha visto dopo di me , nella banda opposta espaso , talvolta piegato or qua or là , corrugando e rilasciando 1' orlo dell' acetabolo , che sebbe- ne io non abbia veduto giammai aderire alle parti adiacenti , pure me ne persua- de l'analogia. Essa stende la proboscide , che per lo più curva su , raccorcia e gonfia il corpo ; apre la bocca , cacciandone ed immantinente rientrandovi i denti ; im- mette acqua nel suo addome , che diviene turgido vieppiù nel mezzo , da render- ne più sollevati e visibili i cutanei lubercoletti ; piega giù o distende , curva in sotto oppure dimena la coda col proprio cirro ; spande le branchie sul pallio e sovrapposte al cuore , che pulsante trasparisce a traverso il sinistro lato del guscia; allunga i tentacoli , apparendone alla radice il nerognolo bulbo oculare. Frequente ne e la stazione orizzontale : ella lalora quasi a perpendicolo col collo drizzato ascende alla sommità dell' acqua , o tosto calandovi al fondo. Dopo quanto si è riferito , chiaramente emerge , che la figura di Cuvier , quantunque avesse avuto sottocchio la tavola di Cavolini , sia men naturale e più mutilata di quella di iiondclel ; 1' altra che io ne ho divulgata insieme con Poli fu ritratta dalla care' noria morta , da dodici anni serbala da Macrì in acquavite , ma in posizione in- versa. Naturalissimo è il disegno da me datone in seguito (2) , tranne pei tuber- coli cutanei un pò ingranditi , e nienio diverso dall' autografa effigie rimastane dal Cavolini^ che è peraitco alquanto difettosa verso la coda. U. DESCniZIOME KOTOIUCA. I ) Organi digestivi , secretori , genitali. — Dalla boccale apertura delle (1) Toteato e tavolo dall' acqua accettava la conchiglia tlrellamentc al corpo ed npprestata ve la man- teneva : pure la morte tua è quando dalle onde sbatlula nei tcoijli si rompe la tonchiijìia , e si stuccano intieme dal corpo i visceri , e l'animale piomba nel fondo del mare — Molus animalis in aqua progressi- vut I varius : se librai in altum , dimovet alam lanquam remigium , dimovetque tota viscera , caudamque tanquam gulemaculum. Collum dimovei , conlorquel , maxillam exerit.cum qua saepe saepius apprehen- debat virgulam ligneam , cum qua ipsum animai vivum in aqua dimoverem Igitur tentus exqui- *tlM pluiquam in taepia. £avoliai Note mti. (2) La e. de la Mediterranée dicrite et figura par Péron et Letueur , plui récemment a éti perfaite- ment r^priientée et dicrite avee le plus grand loin , ainti que ton anatomie , par M. Delle Chiaie. fé- vustae Bullel. dtt te. Paris 1830 , XXI 330 109 pteróiraehee , e della carenarla (i) principia l'esofago , seguendovi lo stomaco e buona parte dell' intestino , clic a guisa di corda tesa sta lungo l' asse addomi- nale fino alla massa entcro-epalica. Il solo ventricolo vedescne ovale , olreforme, collocalo in quello presso il nocciuolo viscerale , ed appo questa tra la probosci- de e '1 corpo. Attesocbè l' esofago , e 1 budello sono tubolosi , quasi di eguale pe- rimetro , lutti violacei specialmente quando siano pieni di cibo ; ia caso contrario sono carnei , provveduti d' interiori rughe longitudinali , dantino ricetto a partico- lare specie di elminlo o moiwstoma. Il fegato occupa grande porzione del nocciuo- lo violaceo delle plcrolrachee , nella carcnaria verdastro con colelitici grani neri, trasparisce po' comuni integumenti^ E composto da lobicini grappolosi , non aven- do osservalo lo sbocco de' loro dultolini escretori entro l' intestino flessuoso , che lo attraversa , per uscirne il rello > icino alle brancliie nella careiiaria ^ o nell' apice del citato nocciuolo appo le pteróiraehee. Particolarità notevole abbastanza , giac- che la bile sembra inutile alla digestione gastro-duodenale, e forsi totalmente escreata. Intorno alla presenza delle glandule salivari di queste ultime non resto così chiaro , come in quella , giacendo incrociate su loro stesse nella supcriore regione cere- bro-esofagea , cilindriche , lunghette , ed aperte a lati della teca dentaria. Una coppia di rosei nastrini alquanto flessuosi depressi , a margini sinuati ed affatto granosi , a separata origine , poi divaricali partono dalla estremità superiore della coda. Indi man mano approssimati rasente la base del notatolo , nel di cui ante- riore sito sotto una lamina fdjrosa finiscono con foro esteriore , avendo un canale mediano con laterali sacchelti. Presso U pericardio evvi im tessuto glandulare re- ticolato-spugnoso , siccome ho visto in vari Molluschi gasteropedi. Lesueur (2) primo di me avea annunziato il sesso distinto della pt. coronata ed io (3) pochi anni dopo senza saperlo confermai il suo avviso (4). Sono gl'in- (1) Ot artimalis vnde emitM maxillam dentatam : ab apice ad collum colli seu ori» longitudv , quod animai inter promovendum dimovet , atque contorquet , ea'jiie ìongitudo vaUe lacertosa, o( in figura: eorpora bina lalcralia carnosa intra collum seu cavilatcm oris locata , tjuae exerentis maxiltit valde con. fiirunt. In medio est iiujluvies , xmde esopliarjus , seu iiitestinum recte ad visterà locata extra corpus lendens, Tcpletum lenlicula palustri. A colli ialeribut excurrunt notanles lineae cavitatem , quae intra corpus adest, ubi excurrit oosophnijus et locatur cerebrum ; Punctum in extremitam hujus cavitaiis, unde lineae calenula- tae. Cacterum extretnitas hujus cavitatis. Ventriculus lalior , ubi cibum imeni, alioi vermes imeni gelalinosos. Color ventrieuU $vhruber. Substantia musculosa , musculis longiludinalibus. Celerà penjit intestinum , perque hepar exeurrit , desinilque in foramcn. Forma «ntcjdiii exeurrit per hepar; ipse et ventriculus est in venire animalis. Maxil- lam aliquam anima! estro protendi! , cibumque plxuculis dentium teriebut arripuit , ali arripitbat tpro- eulum , quo eam lastabam. Cavolini Note mss. (2) Joum. de VAccad. de Philad. 1Si7. (3j V apparato del sesso maschile della plcrolrachca forse sarà costituito da un canolello dolalo di piccola verruca rossa , posto a destra tra il corpo olivare e V ala , o notatoio descritto. Ci individui che mancano di tal canalino , hanno V ovaia {liancailra jiocenle sul fegato. Sunto delle Xem. tu la star, e iiolom. degV animali s. «eri. Nap. 1824. p. 6; I^'otom. camp. Nap. 1836, II 215 loi;. V 10 , LX 19. (4) £o pt. Kridcriciana presenta un canaletto rosso variamente attortigliato e simit» forse agi' orgard genitali maschili da me accanati nella carenaria. Mem. cit- >'op. 1829, IV 84. no dividili maschili quasi nella proporziono di i : i5 nelle femine di amendue que- sti generi. Le quali dislinguensenc per la mancanza del pène , elio pendolo , ricurvo esiste nella mancina regione laterale del loro corpo , ed al([uanlo più oltre a si- nistra della massa viscerale. Quale organo e tuboloso nello pi. Fridericiana e ialina, ovale-hmciolato tetragono nella pt. ombilicala. Presso la sua punta termi- na il solco spermatico, derivante dalla massa viscerale, fra cui giace il testicolo. Il q\iale ovale e roseo nella carenarla mediterranea occupa il fondo curvo della carena , essendo composto da infiniti dullolini spermifcri trifurcati. Tutti apronsi in particolare solco posto verso la sommità del p;Ulio e continuato fino al pène dapprima rettilineo , poscia incurvalo. La di lui supcriore metà offre uno strato di follicoli prostatici lobati coi dottolini sboccanti nella esterna superficie del me- desimo. L' apparato femminile della carenarla rattrovasi in analogo sito ; discer- nendovisi la ovaia orblcolare depressa , donde sorge centrale ovidutto sboccante vicino la matrice spirale , coverta di tunica esile , avendo altro corpo ovato o borsa accessoria distinta , e due corpicini più oltre vescicoloso-violacoi , simili alla ve- scica di Swammerdam : quali parti terminano nella vagina con forame esteriore a cuore presso la base del sacco palliare. Poli ed io fummo dubbiosi circa la sessua- lità della carenaria , della quale vedemmo sempre qualche femineo individuo. In- torno al distinto di lei sesso io ebbi (i) men chiara idea di quella, che Laurillard vi pronunziò poscia ; ma che megho determinai in seguito , ossia un biennio (2) prima di Edwards (3) , che l'ha pienamente confermata. A costui dcbbesi la co- noscenza degli zoospermi codali e vivacissimi in marzo , non che la osservazione del sacco vitcllario e della macchia Pmkinjaua , visti in cadauno uovo del suc- cennato Mollusco. 2 ) j^pparecchio respiratorio e circolante. — Circa la fabbrica delle bran- chie , che rappresentano una linguetta a superficie e margine rugoso , non ho molto d' avvertire ; traime che il comune integumento copra le laterali ramifica- ti) l\ corpo di cui parla Edwards fa eoo dubbio rcpuUlo testicolo da Poli : V, quod Icsticulus sit an non definire non audemus ( Testac u(r. Sicil. Ili 33 , tab. XLIV i). E soggiunsi : si mca non fallii opi- nio , od maris organa pertiuenl ductus usquedum prorsus ignoti in abdominis cavo conlenli. Più : paullo longiui ab intestini recti orificio observatur vulvae apertura et ad vaginam ducens , in quam confiuunt ovi- ductus ab ovorum receptaculo procedens , matrix , alia duo corpora; quorum primum prò fabrica malriri attimile , atterum plurimis violaceis vesiculis constructum , cujusque o/pcium ignoramus. Observ. cit. 208, tab. XVI 5-6. (2) Fra Menti individui di carenaria e di pterotracbea neppure uno era maschile , e come dissi erano unisessuali. Il testicolo é fatto da vari gruppi di tuboUni seminali 3-4goni. Kotom. camp. Nap, 1839, Suppl. l 8 (3; ^nn. des se. nat. Paris , arr: 1840 , XIII 195. Ili zione secondarie, la rispettiva arteria e vena, collocate ncUa sua faccia superio- re l'una, nell' inferiore l'altra; talché le vicendevoli anastomosi succedono ne' mar- ginali loro ramicelli. Su quelle della carenarla, al numero di sei a destra e di altrettante a sinistra del pallio , vidi vari corpicini giallastri, che tenni per uova di entozoi. N' esiste doppia quantità , ossia dodici a dritta ed cgual numero a si- nistra del nocciuolo viscerale della pt. ombelicata. Sono sempre disposte a filiera, di decrescente lunghezza dal centro verso le due estremità , contrattili , pendenti ec. Avrei bisogno di ulteriori disamino per conoscere la provenienza dell' acqua esi- stente tra le pareli del loro corpo. Chiunque contempli la carenaria nel vitale suo portamento , agevolmente vede quanto essa , che ne inturgidisce il corpo, influi- sca sulla cangiante di lei forma : ecco il motivo dell' errore , in cui sono caduti parecchi osservatori nell' averne riconosciute diverse specie , appartenenti al mede- simo individuo più o meno contratto. Nel prenderla in mano , non solo poco a poco si smunse dello liquido , e ne divenne floscia la tunica cristallina; ma im- mantinente esso uscì da orbicolare apertura vicino l' ano , anziché dal cirro co- dale , che sospettai tuboloso come nel gaslroiiero e nella cimbulìa. Tutta la rete vascolare si della superficie del corpo , che del notatolo della pi. omhilicata comunica colie vene semicircolare e mediana profonde di questo , le quali possono facilmente injettarsi di aria dalla periferia al centro di delle parti , e non al contrario. Elleno sboccano nell'ampio e lungo seno venoso composto da un sacco cliiuso , di valida tessitura , attraversato dal tubo cibale , dal bulbo mu- scolare esteso fino alla origine della coda : nel quale punto poi termina semicir- colare e diviso in tronco destro e sinistro , cadauno con undici decrescenti bran- chie presso il notatoio , avendo mediana interruzione ovale , e poc' oltre presenta varie sinuosità. Ho contato per minuto sedici lente pulsazioni nel suo cuore , e la orecchielta avea inferiore filo bianchiccio. Pel sistema venoso ed arterioso nulla evvi diverso da queUo della carenaria. Dopo reiterate ricerche su questa ho veduto , qualmente il sangue portato en- tro il seno addominale dalle vene reticolate notatorie , d' altre simili più esili deri- vanti dalla superficie del canale che gira pella coda fin dappresso il notatoio , pas- si dentro altra cavila ovale posta in fondo della spira conchiglifera , onde arri- vare alle dodici branchie pennate di unita a quello della vena epatica. É riportata da consimili vene branchiali dentro la orecchietta del cuore (i) , da cui passa nel ventricolo , che lo immette entro 1' arteria aorta , dapprima rislretla. La quale oKliquiunente dirigesi dentro 1' addome , dove si divide in aorta anteriore ramifì- (1) LigamtnXum. , soggiugne Cavalioi , valda eratsum , lubstantia corporit animaiii quod nlinet Wn-< quam suspensorium viscera , quodque penelratur ab oesophago. Cor , vesica alba, tliaphana, pulsant , mo- luique tuoi e/jficiens pulsaiionc. Branchiae pulmonales aquae con(ac(u natanlei , libere exlra vitctra , teu corporit animalis. il» cala nel bulbo esofageo , quÌTÌ Iripartendosi ; ed in posteriore , olio presso la uscita del notatoio d;\ l'arteria genitale abbastanza grossa dirotta ni pène, clic bifurcato cinge , ed alla infero-posteriore parte del corpo ; giacché la superiore riceve un ramo dalla arteria notatoria co' ramicelli inferiori , supciiorc e mediano qua- dripartito. L' accennata aorta , oltre la tunica sierosa , offre longitudinali nastri Cbrosi ; ed injettata di mercurio ha impedito , che questo fosse ritornato al ven- tricolo del cuore , in forza di valvulosc pieghe. 3 ) Sislema nervoso. — Il cervello della pterotrachea ombelicata presenta due ellittici emisferi superiori , internamente uniti da corta coramissura mediana, ed inferiormente forniti della solita fascia nervosa. Da cadauno emisfero partono due nervi verso la bocca , altrettanti dietro , imo grandissimo mediano laterale , che attraversa 1' orbita e nella base del bulbo oculare superiormente forma il se- milunarc talamo ottico. Escono inoltre dall' estremo superiore di ciascuno emisfe- ro sì una coppia nervea avviata alla base del citalo bulbo, come l'altra dall' in- feriore, ossia il primo diretto al cavo orbitale, e '1 secondo alla cassula otelitica, e parecchi verso dietro per incontrare il gran ganglio simpatico scilobato , gia- cente verso r origine del notatolo. Dal trilobato cci-vcllo della care?iaria (i) , vale a dire composto da duplici lobi reniformi destro e sinistro superiori , analoghi più a talami ottici, che ai ce- falici emisferi , nella loro gibbosità congiunti da stretta fascia rettangolare , e dal terzo inferiore semilunarc , nascono vari nervi. Due de' quali hanno innanzi la coppia di ganglietti orbicolari posta superiormente al bulbo esofageo , da essi sor- gono la commissura traversale , l' intermedio reticolato e raggianti nervi a' lati , lo stomato-gaslrico bifurcato , serpentino , disperso su lo stomaco. Que' , che il cervello somministra in avanti , raggiunte le pertinenze della bocca , formanvi apposita corona : da' suoi lati sorge si l'ottico con parecchie ramificazioni a foggia di rote dispersa sopra la coroidea , pervenendo fino al foro pupillare , che l' otelitico giù biforcato. In dietro moltissimi nervi vengono dalla interiore fascia nervosa ence- falica , aOin d' internarsi mercè costante dicotomia in tutt' i punti delle pareti ad- (1) Corpus tubquadratum album, leu non diaphanum ; unde prodeunt antice nervi bini, qui ad gan- glion bihbum in medio oculorutn situm pertingunt , ex postica innumeri radii seu nervi cxcurrunl radiatim qui ad vitcera et reliquum corpus pertingunt. Oculi positi ad articulationem colli cum pectore supra pectut tpium, quod idcirco caput dici potest. Concludentur oculi proprio bulbo cnjstallino locato in ipso substan- tia corporis crystallini animalis. Constant umore proprio oculi , seti sphaera crystallìna corporis animalis in apice locata , nec obducta ulla parte cryslallina corporis animalis. Cingit globum huno in apice mem- brana alerrimam coni truncali figuram repraesentans , antice ex parte anteriore animalis aperta , hoc est non completa , quae ehoroideae seu camerae obscurae loco est , saepius apertura stai 3gona. Durities len. tis ut in piscibus : illa vero tuperficies conica , quae cingit sei» stringit lentem , ad basim revolvitur , basim' que efficit basi perforata in centro, quo intrat nenius oplicus, Tentacvla bina valdì mobilia supra orbitam oculorutn. Cavolioi iViXe m». cit. ii3 dominali, nel notaloio, nella coda. Tra la moltiplicità di essi nolansene due gros- selli , che dal cervello vanno alla coppia ganglionare simpatica anteriore , altro paio equidistante diretto pel mezzo del notatolo insino all'acetabolo, onde ne' soli lati esteriori fornire bifurcali rami alla sua periferia. Mirabile è il nerveo irrag- giamento prodotto dal quadrilobato gran simpatico verso i lati , obliquamente in avanti per la coda , ove vansi replicate volte a biforcare sul membro genitale , presso il sacco addominale , formando un ganglietlo o piccolo simpatico , desti- nato alla massa viscerale. Non ho dissecato mollusco cosi ricco di nervi , quanti me (i) ne offiì la carenarla mediterranea , poco tempo prima di Edwards (2), da cagionarmi difGcoltà somma , se avessi voluto figuraili tutti : dentro il loro neu- rilcjna circolano scarsi globetti neurinici. La pterotraehea coronala ha una cavità ovata colla base indietro , che io chiamo orbitale , ed assai più ampia del centrale bulbo dell' occhio. Appo la ca- tenaria mediterranea nell'anteriore regione oculare rimarcasi un scmicanale , ter- minato vicino l'apertura di detto organo. Questo, tanto néìn plerotrachee, quanto nella carenaria ossi» uno a dritti» e l'altro a sinistra , occupa la parte inferiore della testa , alla radice de' tentacoli , avendo ognuno la direzione laterale alquanto obliqua ; talché trasparisce da' comuni integumenti il suo trigono bulbo violaceo, comparendo la base dell'uno quasiché rivolta verso quella dell'altro. Amendue sem- brano flosci , e quivi forniti di triangolare infossamento , che vi mentisce una fessura. La loro lente cristallina perfettamente sferica è cinta da propria e singo- lare zona nel punto, dove attaccasi l'orlo della tunica sclerotica^ restandone metà fuori e '1 resto entro la cavità ialoidea. Quella è fibrosa , essendo internamente tappezzala da strato piramentico coroideo come ne' Molluschi cefalopedi. Chiaramente bo osservato l' umore aqueo racchiuso in fievolissima membranuccia ialoidea quasi problematica. Sotto la quale sta la retina derivante da grosso nervo ottico , che giugno fino alla lente cristallina della carenaria e nella pleroirachea , mentre vi manca la rete del nervo , evvi il talamo analogo a quello de' Cefalopedi. Non co- nosco il lavoro di Krohn intorno alla esistenza e posizione de' loro occhi, che per solo annunzio da lui stesso datomi. Su quale articolo mi trovo di avere precedentemente dato precise notizie , siccome rilevasi in Dugès (3). Prima che Eydeux e Soulajet (4.) poi rinvenissero l'apparalo uditorio nei Molluschi pleropedi ed eteropedi , e Gau- dichaud (5) nella carenaria , io (6) aveva figurato 1' otohte della pterotraehea , (1) Delle Ghiaie flatom. camp. 2 ed. Supp, Il N«p. 1840 , p. 2. (2) ^nn. de sciencet naturel. Paris 1840 , XUl 196. (3) Phijs. camp. Paris 1838, I 319. (4) Ann. d' anolotn. frane, oct. 1834 , p. 20ìf. (5) Duvernoy Lee. *<"■ '' ''ù*. naturel. Paris 1839 , p. 26. (6) itfem. lu 1' «ccA. umano, ^ap. 1838 , «iv. IX 2 e. i5 N ii4 ma confuso (i) con ganglicUi nella carenarla medìlenanea. In amendue , quello a guisa di corpo sferoideo occupa la regione posteriore intermedia , tra la base dell'occhio e '1 cervello. Esso appo questa ultima apparisce non solo globosa, al- quanto depresso , ma risultante eziandio da duplici cassulelte, 1' esterna cartilagi- nosa cerulea maggioro della interna giallastra, contenendo sferico noccioletto , emulante la lente cristallina , cinto da zona nerognola, fragile, e scrosciante com- presso fra due pezzi piani di cristallo. Il curioso si è , che il grosso nervo , che lo attraversa , n' esca biforcato , onde perdersi nel tessuto adiacente. Se i Cefalo- pedi , eccetto la seppia , oscuramente avvertano le foniche ondolazioni , le medesi- me riuscir debbano nulle si in questi , come in altri Molluschi. 4. ) Sistema cutaneo , muscolare. — Il primo integumento , od esterno pri- vo di epidemie , perfoltamenlc cristallino , a guisa di tremola gelatina , di facile scropolamenlo e dissoluzione , inzuppalo di acqua , è levigato e men grosso nella pterotrac/tea ; anzi gracile e crivellato nella inferiore faccia del viscerale suo noc- ciolo. Appo la carenaria poi mostrasi desso inuricato da tubercoli , a causa di corte e lineari acicolette ossiformi , vieppiù visibili e lravcr9»lmente collocate so- pra la coda , variandone la spessezza minima in questa, media nella proboscide, massima nella prima metà del di lei corpo. Il sottoposto inviluppo , od interno affatto muscoloso , perfettamente ne segue le forme , sebbene più inpicciolito , producendo su il notatoio e giù a foggia di saccato prolungamento il pallio , tap- pezzante la interiore parete, e come diaframma l'apertura ilella conciiiglia. Quale otre offre triplice disposizione nelle muscolari sue fibre : valquanto dire , osservansi esse di aspetto membranoso a' dintorni della bocca ; reticolato-lacertose nel resto della proboscide , più contrattile delle altre ; a duplici serie di nastri obliquamente decussati sino al pène , emulante conica borsa spaccata nella base ; dapprima mem- branacee , indi fievolmente lacertose e per poco nel sacco palliare , punto solito a succedere il distacco da' visceri : poscia di nuovo membranose , a naslrini decussali pella destra e sinistra banda del notatoio e suo acetabolo , mantenuto in silo da altri paralleli traversali ; da ultimo esse come pialli lacerti diradati nella coda, approssiman- si verso il cirro anzidetto. Contansi sei parallele coppie di questi im\h ptei'olrar/tea, clic pel resto del sacco muscolo-membranoso mostra poco 0 niente di notevole. Appartengono (die specie di amendue i generi di tali viventi particolari muscoletli, ossia alla bocca lo sfintere; a'tmtacoli il corrugatore posto lungo il loro asse, al bulbo oculare il depressore giacendovi presso la base , al membro genitale l' eret- tore larghetto. Meriterebbe più minuta descrizione il bulbo muscoloso esofagico , grosso e validissimo , congiunto al citato integumento nell' oralo forame. Ha esso muscoli inlrinsici ed estrinseci : i primi uè compongono la inlcra massa , e le pa- (I) Mim. Nap. 182S II 216 , (ut. XV i p. nò rcli del cavo della bocca , ove trovasi la lingua ovata con particolare membrana fibrosa. Notuvinsi tre disposizioni di denti giallo-dorati , puntali , cartilaginei , os- sia ogni serie ne offre una coppia a destra e sinistra, lungbi e ricurvi, ed altra mediana arcuala , come quelli corti e conici. SciEHZE isTomaiE. -^ Considerazioni sulla Storia; del Cav. Giuseppe di Cesare. In questa memoria l'Aulom si fa la via col riprender quelli elio han tassalo la Storia di nociva , o le han dato dell' inutile al l)en essere sociale. Ei dice che costoro , per avventura indegnati del pessimo andamento de loro tempi , vennero facili neir opinione di credLMJa tale: ma non altro die sojismi essere questi , pero- cliè togliendosi all'uomo il passato ed il futuro , che sol lo distinguono dagli altri esseri animati , non gli rimarrebbe che un materiale grossolano presen- te, e ridotto ei sarebbe alla condizione tnedcsima n Passa quindi l' A. a far notare che l'aumento delle popolazioni si valuta dal tempo in cui si viene a raddoppiare ; come quello del decremento dal tempo ia cui si ridurrebbe a metà ; nel primo caso , se le nascite sono più delle morti , e nel secondo se le morti sono più delle nascite. Chiamando p la quantità di popolazione, 7i il numero delle nascite sopravvaazanti le morti nelle popolazioni "9 crescenti por ogni ccnlinajo, o mancanli dalle morti nelle popolazioni decrescen- li , si trova nel primo caso dopo il primo anno p l J , dopo il se- condo Pi — ^ ) ( ) ) e posto X gli anni in cui si raddoppia la \ 100 I V 100 I (f fi \ CO • 1^ j : e nella popolazione decrescente -i— =: V 100 I Passa quindi 1' A. a raccontare ciò clic vien rapportato da molti scrittori , e specialmente da M. Bullet , (Reponses Critiques, voi. UI. pag. 4-6 ) che nell'an- no iSSg il Vascello Inglese denominato il Negoziante Indiano, trovandosi a vi- sta dell'Isola di S. Lorenzo nell'Oceano Australe soffrì una fiera burrasca dalla quale restò malconcio , ed era al punto di aprirsi quando l' equipaggio salvossi sul palischermo , e disgraziatamente restarono nel vascello il giovane Penès , e quattro donne , cioè , la figlia del padrone del vascello , due serventi , ed una negra schiava. Dopo ti-e giorni il vascello andò a rompersi in faccia ad una pic- ciola isola deserta. Pcncs raccolse tutto quello che potè dai rottami del vascello, e costruì una capanna , ove ricoverossi colle quattro donne , che rese tutte quat- tro sue spose. Dalla relazione che lasciò scritta Penès di suo pugno rilevasi che nulla man- cava in queir Isola da poter tirare innanzi la lor vita i nuovi abitanti agiata- mente. Penès all' età di sessanta anni , ossia ncll' anno quarantesimo dello loro dimora avea già quarantotto figli dalle quattro mogli , e cinquecento sessanta in- dividui dalle ulteriori generazioni do' suoi figli. AH' età di anni ottanta , cioè di sessanta di dimora nell' Isola , Pènes volle numerare i suoi discendenti , e li tro- vò settecento novantadue. Per aversi tale aumento la popolazione dovè raddop- piarsi in ogni cinque anni e mezzo , ed i nati per ogni centioajo di persone in ogni anno dovettero superare i morti di tredeci. Essendo Penès bastantemente vecchio venne a morte in tale età , ma prima fece riconoscere da tutti i suoi discendenti per loro Re e padrone in suo luogo il suo figlio primogenito. Consegnò al medesimo la relazione scritta di suo pugno, perchè mostrata I' avesse a coloro che un tempo sarebbero ivi giunti. Esortò poi i detti suoi discendenti replicalamenle a non abbandonare la religione evangelica da lui insinuata , quella propriamente che avrebbero veduto professata da coloro che parlassero la loro stossa lingua , e restò loro una Bibbia , che avea , affin- chè letta si fosse da alcuni di tanto in tanto in pubblico. Dopo la morte di Penès vi scorsero altri venti anni , ma in questo tempo non si verificò il raddoppiamento in ogni cinque anni e mezzo , come sotto il jialriarcale dominio di Penès , poiché collo stesso progresso la popolazione , fa- 120 cendo tre iillri raddoppiamcnli , sarebbe giunla a cinquanta sci mila e più ; ma iieauche in vcnli anni vi fu un solo raddoppiamculo , giacché all' arrivo di un vascello olandese, nel 1669 la popolazione trovossi di dodici mila abitanti, e non di quattordici mila. Fu di somma meraviglia per gli Olandesi l' aver ritrovata quell' isola popolata di dodici mila abitanti , che parlavano peifeltanicnte l' inglese , ed aveano la re- ligione cristiana . e molto più al sentire che da soli cinque individui la popola- zione era cresciuta fino a quel numero circa , talchi; servi allora questo fatto a molti scrittori di prova a mostrare la possibilità della sollecita moltiplicazione del genere umano , contro gì' increduli che negavano i rapidi incrementi del popolo Israelitico negli antichi tempi. L' Autore ripete la sollecita prolificazione nella prima epoca , e durante la vita di Penòs dal benessere di quella novella popolazione , che di nulla mancava, secondo i fattori della formola ticn ; e degli ostacoli fpm , che al benessere si oppongono , i soli mali fisici che la natura adopera a rinnovare i viventi esi- stevano , ma mancavano i mali politici e morali. Dopo la morte di Penès per lo contrario, cresciuta la popolazione, i fattori del benessere cominciarono a restrin- gersi ne loro limiti; poiché la terra non produceva bastanti mezzi di sussistenza spontaneamente , e dovè cominciarsi ad adoperare il travaglio ; d' altronde i mali politici e morali cominciarono a farsi sentire cessato il governo patriarcale di Penès (i). RAPPORTI. Chimica. Rapporto su la Mcmmna del socio si'g. G. Semmola su i sali formati con il tartrato di potassa e difeiro; letta nella tornala de ì 3 Dicembre f842. Signori Con questa nuova scrittura sopra i sali formati con il tartrato di potassa e di ferro, il nostro collega sig. Semmola non sol vien compruovando quel che ave- va già esposto in altro suo lavoro pubblicato sin dal iSSg sul tartaro solubile marziale e su la tintura di Marte de' Farmacisti , ma sottopone a nuova e più (1) Comunque le cose riferile dal chiar. cav. Cagnazzi sicno raccolte da relazioni e da opere d'illu- stri autori , luttaTia non dovremo lacere che dell' isola del Penès non trovasi fallo cenno veruno negli at- lanti geografici , 0 ne" dizionari e nelle opere di luti' i geografi moderni. Sembra inconcepibile come dopo del 1669, in cui vi approdorono gli olandesi , niun' altro viaggiatore siasi dato il pensiero di far ricerca di que- sl' isola neir Oceano australe , e che ne sia perciò rimasta affatto dimenticata ! E pure in quell" Oceano non ■»i è scoglio che non sia slato definilo visitalo e perlustrato , e l'isola di Pénes al preteso 18". grado di latitudine, con i suoi 12 mila abitanti , e favorita di tult' i doni della natura non avrebbe dovuto sfuggire all' aUenzione degli europei che frequentano qncU' emisfero. Noi preghiamo perciò lo stesso chiarissimo autoro della memoria letta all' Accademia, non che i geografi a quali per avventura cadranno In mano queste pagine, di volere iUomÌDare la oostra igoorama , « darcene qualche più precisa notizia. ( Nata ii' compilatori }. 121 eslesa chimica disamina il prodoUo delle preparazioni di tali sali doppi. E per far meglio rilevare quanto di nuovo gli sembra ili aver discoperto , il nostro socio si avvisa dover ricordare le proprietà ed i metodi in uso per preparare il larlralo ferroso-potassico ed il lartralo ferrico-potassico, che formano le sole specie di que- sti sali riconosciute finora dai chimici , riportandosi a quanto trovasene registralo nel classico recentissimo Trattalo di chimica organica di Licbig , che fedelmente rappresenta lo stalo attuale delle nostre conoscenze su tali argomenti ; e che, per l'oggetto , può ridursi a quanto qui appresso. I*. Il tartralo ferroso-potassico e polvere bianca cristallina , solubilissima in acqua ; assorbe 1' ossigeno dell' aria , si annera e si trasforma in sale ferrico. 2°. 11 tartralo ferrico-polassico è bruno-giallognolo volgente al verde-uliva ; di saper dolcigno ferruginoso leggermente alcalino ed alquanto ristringente ; de- liquescente all' aria ; sciolto in 4 P- '^ acqua forma una soluzione bruna, la qua- le svaporata in una stufa rimane il sale in iscaglie lucide quasi nere. Fin qui il Liebig. Ora il sig. Semmola fa rilevare come nel preparare il tartralo ferrico-polassico , col metodo proposto da Soubeiran , che è anche quello adottalo da Liebig , e da tulli i chimici moderni , s' avvide che malgrado iscema- Tansi le dillicoltà della preparazione, comparalivamenle ai melodi antichi, non of- lenevasi quel composto che adoperavasi in Medicina. Si diede egli perciò a tro- var modo onde ottenere il farmaco in discorso , in abbondanza maggiore , sem- pre identico ed insignito di quelle precise proprietà volute dai Medici e dai Far- macisti. Nello eseguire tale preparazione notò esservi due altre specie di tartrad di ferro e tli potassa non menzionale dai chimici , e che pel metodo di prepara- zione , per le proprietà fisiche e chimiche e per la composizione loro, grandemen- te difleriscono dai puri tartralo ferroso-polassico e lartralo ferrico-polassico. Prima di scendere ai p;irlicolari su la composizione di tali sali , egli li denomina dai colore e con frase generale. Il più importante di questi e il Tartralo nero di ferro e dì potassa , ch'e- gli riguarda come « il perfetto tipo di tutte quelle composizioni usate in Medici- na , e diverso dal lartralo di perossido descritto dai Chimici, a — Questo tartralo è in iscaglie nere lucide , di sapor dolce di ferro , più solubile in acqua del tartra- lo di perossido e forma una soluzione nera e dolcigna di ferro. L' acido cloro- idi'ico precipita abbondantemente questa soluzione in verdiccio e 1' acido gallico in color cioccolalle , dovecchò il primo reagente forma precipitalo gialliccio nella soluzione del puro tartralo ferrico-potassico , ed il secondo un precipitalo azzurro. Il cianuro ferroso-polassico ed il cianuro ferrico-potassico precipitano il i" in az- zurro quest' ultima ed il 2° in verdiccio , mentre appena amendue scolorano le soluzioni del sale nero inverso il gialliccio. — Son questi i fatti su i quali s' appoggia il nostro Autore per dichiarar que- sto composto diverso dal sale ferrico e crederlo di composizione più complicala , come da qui a poco esporremo. iG 122 L'altro sale ch'egli denomina iarirato verde dì ferro e dì potassa è quel cbc rimane , dopo aver separalo coli' acqua il precedente , eh' egli ottiene dalla lenta reaziono del cremore di tartaro e dell' acqua sul ferro metallico ; che cou- slituisce il nuovo metodo da lui proposto. Questo tartrato è d' un bel verde , ha notevole saper ferruginoso ed è appena solubile in acqua. La sua soluzione è gial- lo-verdiccia ed è precipitata lentamente dall'acido gallico in nero e dal cianuro ferroso-potassico in verdiccio. Dà termine alla sua Memoria il nostro Socio esponendo diversi ragionamenti pev dare idea della precisa chimica composizione de' sali di sopra descritti. Egli li ritiene come cliimici composti , e malgrado non avesse per ora potuto farne un'analisi quantitativa, pure ne addita le formole, secondo lui più probabili, che sono pel Tartrato nero , TRO FeO -t- 2T KO FeaO' Tartrato verde, TKO FeO -t- TRO Fe20\ La vostra commessione , Signor Presidente , senza disaminare a parte a par- te il contenuto della Memoria di che è parola , stima dover lodare la premura dell' Autore di chiarire in modo positivo la composizione de' farmachi piìi adope- rati ed il modo di ottenerli. E considerando con quanta facilità i tartrati si scom- pongono per l'azion del calore , e più. le soluzioni allungate, e per l'azion di que- sto e dell' aria ambiente , trova commendevole il metodo da lui proposto per ot- tener quel tartrato di potassa e di ferro adoperato in Medicina , e meritevole di esser divulgato ed adottato dai Farmacisti , mentre con gli altri metodi una mag- giore o minore quantità di acqua , una più 0 meno prolungala ebollizione , il non trovarsi cosi immediatamente a contatto le sostanze che adoperar si debbono per formarlo , rende il farmaco variabile per proporzione di componenti e quindi di non costante azion terapeutica. Or rispetto poi ai due nuovi sali de' quali il sig. Semmola stima potere ar- ricchire la Chimica , egli li considera come specie distinte e determinate — 1° per averli ottenuti con metodo costante ; — 2" per poterli separare distintamente mer- cè r acqua r uno dall' altro ; — 3° per non alterarsi questi sali all' aria ed al- l' acqua , una volta che si son ben preparati , rimanendo il nero ed il verde con le medesime qualità che li distinguono e tra loro e co' precedenti ; — 4-" per le diverse e particolari reazioni che manifestano con taluni chimici agenti , come ab- biamo esposto più sopra ; — 5" per non ottenersi separazione di sorta alcuna con graduata evaporazione ; ecc. ecc. Son questi fuori dubbio argomenti che fissar debbono 1' attenzione del chi- mico , e se taluni di essi dar posson luogo ad altre interpretazioni , riman sempre vero che 1' A. n. ha approfondilo lo studio di corpi non menzionati dai chimici, i 123 ed estese con pruove sperimentali le conoscenze di quelli che al antico si adope- rano in Medicina. La vostra Commcssione si augura che una volta che il dotto Autore ha impreso ad occuparsi di tali argomenti , voglia vie più estendere e molti- plicare le sue ricerche sopra fatti che han molli analoghi e possono esser fecon- di d' importanti risultamcnti. Per le ragioni tutte indicate dichiara quindi la Me- moria del sig. Semmola meritevole di poter far parte de nostri Atti Accademici. Napoli il di ai Marzo i84.3. Fkancesco Lancellotti. GlOVAKHI GoAHIMI IlELATORE. ESTRATTI DE' VERBALI. Tornata de' f4 fehhrajo In questa tornala F Accademia è stata occupata dalla votazione per le nomine del socio ordinario, dei soci onorari, e dei soci corrispondenti, e sono stati eletti a socio ordinario S. E. il sig. Marchese di Pietracatella ; ed a soci onorari , e corrispondenti esteri e nazionali i candidati proposti nella tornata de' 7 febbrajo. Libri presentati. Noticc sur André Alvarez de Almada , et sa descriplion de la Guinee ; par M. le Vicomte de Santarem. Paris i84-2. Dall'autore. Recherches sur la découverte des pays situés sur la cóle occidentale d' Afri- que au déld du Gap Bojador , et sur les progrés de la science gcograpliique aprés les navigations des portugais au XV. siede ; par le mème. Paris 184.2. Quadro dementar das rclagoos politicas e diplomaticas de Portugal com as diversas potencias do Mundo. Paris 184.2, dal Visconte di Santarem. Exlrail des observations faites a l' Observatoire , Ics annèes iSSg e i84x>. Vilna 184.2. Dall' Accademia imperiale delle Scienze a Vilna. Opuscolo in tedesco sul Galvanismo del Direttore Gustavo Crussel. Pietroburgo 184.2. Tornata de 7 marzo. Si legge la partecipazione fattaci dal Presidente interino di un real decreto col quale S. M. si è benignata di approvare le nomine fatte dall'Accademia nella tornata de' 14. febbrajo. Il sig. Cilento da Fojano manda una mappa di osservazioni metcreologichc falle da lui colà nel 1842. Il Presidente la fa inviare al sig. del Re per fame rapporto. Il sig. Cav. di Cesare si fa a leggere la sua memoria già prcsculata a que- sta Accademia col titolo di Considerazioni sulla storia. 124 Il presidente in nome della Commissione compllatrice del Rcndiconlo presenta il bilancio dell' introito ed esito fallo nel 1842. I soci Cav. Lanccllotti sig. de Ruggiero e sig. Giannaltaslo sono incaricati della revisione del suddetto conto. II sig. del Re legge la relazione della sua gita in Sicilia eseguito per inca- rico dell' Accademia. Questa relazione verrà rimessa alla compilazione del Ren- diconto. Tornata de st marzo i843. Il socio signor Guarini relatore della Commissione esaminatrice della memo- ria del signor Semmola i Su sali formati con il tartrato di potassa e di ferro » ne legge nn rapporto favorevole, e dichiara la memoria meritevole di essere in- serita negli atti. Tale parere della Commissione è approvato a maggioranza di voti dall' Acca- demia. Il signor Capocci legge un brano di una lettera del signor Quctelet , ehe lo informa del gradimento del Rendiconto Accademico. Egli quindi manifesta che della gran cometa osservata fin dalla sera del 17 si stanno nel real Osservatorio preparando gli analoghi calcoli, i quali saranno presentati in altra tornata. Il socio corrispondente signor Palmieri comunica all' accademia che egli ed il Professor Linari con la loro batteria magnelo-elctlro-tcllurica domenica 19 del- l' andante aveano ottenuto la scossa e la scomposizione dell' acqua. In tal modo le correnti telluro-elcltriche , ossia indotte dal magnetismo terrestre cominciano a palesare quegli effetti che tra le mani del Nobili le correnti magneto-elettriche manifestarono. I particolari di queste nuove sperieuze saranno esposti nella seguente tornata. Il socio corrispondente signor Trudi legge una sua memoria matematica , nella quale coli' analisi elementare dà la soluzione del seguente problema. Date due curve coniche si corca iscrivere nella prima un poligono di dato numero di lati che risulti circoscrilto all' altra. Questa memoria vien rimessa per 1' esame a' sigg. Hruno , de Ruggiero , ed al seniore Giannatlasio. L' altro socio corrispondente signor Palermo leggo la prima parte di un suo ragionamento sulle dottrine , la vita ed i tempi di Carlantonio de Rosa Marchese di Villarosa. Si presentano i seguenti libri. Prodromo di una monografia delle specie del genere jVbr;/s, del signor Giu- seppe Moretti. Milano 1842. 8. Memoire sur la chaieur des gaz permauens: par Jean Plana. Turin i84i 4- Presentato dal Cav. Melloni. I soci signori Capocci e Cav. Melloni vengono incaricati di far rapporto verbale sul libro del signor Plana. APPENDICE ANALISI DI LIBRI ZooLOClA — Intorno alla Iconografia della Fauna italica del principe Cabio Lcoaso BoTtAFAKn e gli studi di Storia naturati in Italia. Fin dal risorgimento delle scienze 1' Italia si distinse in esse generalmente , ma in parlicolar modo in quelle delle cose naturali , mercè i suoi grandi fisici , il cui glorioso periodo comin- cia con Galileo , prosegue insino ai nostri tempi con Galvani , folla , Ifobile , Melloni , Amici ed altri. Oltre della fisica anche P anatomia , e f anatomia comparata ebbero sempre degli esimi cul- tori , dal Fabrizio di acquapendente maestro di Harvey , da Eustachio e Fallopio persino a Ma- scagni , Poli e Scarpa. La storia naturale descrittiva ( sotto il qual nome non molto convenevole ìntendesi la mineralogia , la geologia , la botanica e la zoologia ) occupò ancora nello scorso secolo taluni uomini sommi , come 1' Olivi , lo Spallanzani , il Celti ed altri , ma più dì questi vi ha contribuito la moderna generazione. La terra classica allettava prima in preferenza degli antiqua- ri , mentre ora , in particolare da che Al. di Humboldt e L. de Bach promossero di bel nuovo lo studio della geografia fisica e quello delle vulcaniche eruzioni , un stuolo numeroso di naturali- sti da tutte le parti di Europa muove in ogni anno verso l' Italia , onde studiare la gran ricchezza dei corpi minerali ed organici ed i fenomeni geologici di quella terra cinta e traversata da alte mon- tagne j bagnata da due mari e che trovasi con le sue isole vicine posta sotto un cielo tanto pro- pizio. Ai naturalisti più distinti e profondi che ora vivono in Italia , appartiene il Principe di Ca- nino e di Jlusignano Carlo Luciano Bonaparle , che ha compiuto una opera grandiosa che forma uno de' bei ornamenti Ictlcrarii delle scienze naturali. Dessa è l'egregia Iconografia della Fauna ita- lica , lu quale fin dal iSSa incominciò a fascicoli e fu terminata in questo anno (1841). Tre vo- lumi in foglio con figure ben disegnate e colorile e con un testo che abbraccia la intiera lettera- tura patria ed estera , ci forniscono una quantità di nuove osservazioni ed originali ed una imma- (jine quasi perfetta della fauna de' vertebrati d' Italia. L' autore trovossi in giaJo di fare i più interessanti confronti, avendo egli vissuto lungo tempo nel nord dell'America, e visitalo a diver- te riprese lutti i più interessanti musei delP Europa. L' opbra è dedicata a S. A. I. R. il gran duca di Toscana LiiOPOLno II , a quel savio Sovrano successore di Lorenzo de' Medici , il quale prese sotto la sua protezione la prima riunione italiana degli Scienziati. Con interesse leggesi l' in- troduzione del principe , la quale comincia con un breve quadro di quanto fu contribuito alla storia naturale dagli scienziati italiani dei tempi più recenti. La geologia '^ tanto congiunta alla zoo- logia mercè la conoscenza delle pietrificazioni , ebbe sempre ad annoverare degli autori attivissi- mi : Giovanni Targioni , Arduini , Fortis , Breislak , Brocchi , Lismonda , Pareto , Della Marmora , Pasini , Savi ed altri hanno descritto la natura geognostica dell' Italia. Ora preparasi dal Napolita- no Pilla e dal Siciliano Gemellaro una carta rappresentante la parte meridionale dell' Italia sulle stesse norme di quella del Dafrcinoy , e di Elia di Bcaumonl , che ne forma la conlinuazionc. Qui è da rammentarsi che i lavori del nostro connazionale Federico IJoffmann di cui deploriamo la immatura morte , pavticolarmentc quelli sulla Sicilia appartengono senza contradizìone alcuna ai 126 più iinporlanli di lai genere ; de Drc/ien pubblicò In caria geognostìca ilella Sicilia di UolTinann che poco allro lascia a dosidcmre. In qnanlo alla bolanica Biionaparle fa in primo luogo menzio- ne delle opere insigni (ìell'illuslrc Danase Sc/iimH\ il qu.ile fece le sue ricerclie bolaniche ispeciiilmenle sull' Cina avendo parlicolar riguardo alla geografia fisica del globo ; indi poi gli italiani Tenore , Glissane , Parlatore , Mentri , Fiorini , Tiirgioni , Sani , Fiviani ( autore di una flora della Corsica e della Libia ) , Pollini , /Vaccavi ; Meneghini , fiiladini , de plsinni , Morit ( autore della flora di Sardegna il quale fu generosamente soccorso dal Re Carlo Alberto dilettante anche esso di botani- ca ) ed il suo collabor.ilore de Kotaris. Ma il merito più distinto seppe acquistarselo il Bcrtoloni colla sua grandiosa intrapresa della Flora ilali:inn. Nella zoologia ( senza far motto degli antichi ) è da menzionare in primo luogo la grandiosa abbcnchè non compita opera sul regno animale di Banzani in Bologna Città , che possiede una università dotata delle più ricche collezioni. Quali distinti zootorai vengono nominati Rusconi , Alessandrini , Panizza , ed indi Pulì e delle Cliinje pei moluscbi. Costa pubblica la fauna napoUtana in monografie , Rossi scrisse la fauna etrusco impor- tante particolarmente sotto 1' aspetto entomologico , Nardo è tuttora occupalo della saa fauna adria- tica e Céne travaglia sulla fauna della isola di Sardegna per la quale intrapresa il Re fece esegui- re tre viaggi. Questa isola , in quanto alla storia naturale è oggigiorno conosciuta al pari di qua- lunque nitro paese d' Europa , dacché della Marmora ne pubblicò la geologia ed il Mnris la flo- ra. Inoltre sono operosi intorno alla fauna italica : Spinola , Passerini , Rolli , Bassi , poi Risso , ferani , ed ancora particolarmente Savi in Pisa , nonché altri. Accanto alla Malacoìogia mediterra- nea di Contraine dcbbesi fare menzione degli eccellenti lavori del nostro nazionale P/iilippi in Cas- sel , il quale studiò per anni due gli animali senza vertebre del Regno di Napoli e della Sicilia , e ne ha pubblicato i più bei lavori. Però non esiste ancora opera alcuna che descriva tutte le spe- cie degli animali d'Italia , di cui il Principe di Canino fa ascendere il numero almeno a i5,ooo tra' quali looo forniti dì vertebra. Tra questi appunto vi ha quelli che formano 1' oggetto della Iconografia in parola vi sono descritte quasi tutte le specie 5 ve ne ha 920 disegnate in 180 ta- vole ; migliaia di esemplari furono tenuti presenti e tutti gli animali sono disegnati dal vero. Il Principe non vi ha fatto risparmio né di fatica né dì spesa tanto per viaggi quanto per la copio- sa corrispondenza , e vi ha adoperalo la massima cura in 260 fogli di testo ne' quali tutti i sino- nimi sono raccolti diligentemente. Dieci anni de' migliori della mia vita , dice il prìncipe , io ho impiegati per questa opera. Dessi sono appunto quei dieci anni , ( esso continua) i quali tennero dietro alla morte del Cuvicr , ma che furono un secolo per la scienza. ( Dalla Gazzetta di Augusta , dicembre 18^2. — C. K. ). AsTBONOMiA — Annuario del R. Os^cmatorio di Palermo per f anno iS^S. Anno secondo. Palermo nella B. Stamperia mi. 1. in-S.° pag. 23o. Gaetano Cacciatore professore e direttore della Specola in Palermo è 1' autore della presente opera , la quale molte utili cose contiene. Sulle prime fissa 1' epoche diverse a cui il presente anno risponde , il computo ecclesiastico , i quattro tempi , le feste mobili , il principio delle quattro stagioni , 1' entrala del sole nei segni del Zodìaco, I' obbliquità apparente dell' Ecclittica ; spiega i segni luminari , zodiacali , planelarii, solari ; stabilisce la durata per ciascuno dei crepuscoli. Dopo , considera per ogni mese le catego- rie seguenti : i giorni le festività il nascere ed il tramontare del sole in ore e minuti come la de- clinazione a mezzodì vero colla sua dilTcrenza ; stabilito il mezzodì vero fa seguire le categorie del- l' equazione del tempo in minuti primi secondi e decimi colla diOcreaza j 1' ascensione retta appa- 127 retile, il semidiametro, la nascita pure del sole ed il mezzodì in ore italiane. Indi passa a notare per ogni giorno del mese il nascere ed il tramontare della luna , il passaggio al meridiano , la de- clinazione ed ascensione retta , come ancora la misura del semidiametro al mezzodì alla mezzanot- te , la paratasse equatoriale tanto al mezzodì che alla mezzanotte , finalmente il nascere ed il tra- montare scgnoto in ore italiane , cosa che nell' annuario del lS^2 mancava. iieguono dappoi dei sei pianeti maggiori Mercurio Venere Marte Giove Saturno Urano di tereotogico di Palermo contiene varie cose utili ed interessanti a diObndere lumi nel popolo : tali sono le nozioni sulP astronomia sulla sfera il calendario dei santi , alcuni risultati statistici fisici e simili ; quali potrebbero togliersi senza far torlo alcuno allo scopo dell' autore. Però gli clTemeridi astronomici a tutti i pianeti dovrebbero estendersi , e notarsi per ciascuno a nascita il tramonto il passaggio e la declinazione al meridiano ; e delle 34 stelle 1' ascensione retta e declinazione dovrebbe conoscersi similmente per ogni di aggiungendosi a queste tutte quelle delle due Orse. L' Annuario in parola è oltremodo interessante nella parte metereologica , perchè presenta un periodo di 5l anno di osservazioni seguite costantemente con le medesime leggi e eoi medesimi sU'umenti , laonde ci danno un vero risultato medio del clima di Palermo , e così l' Italia può van- tare uno de' più lunghi periodi di osservazioni metereologiche eseguite costantemente ed esattamente in un luogo. Così a non trascurare il principale di queste osservazioni trascriviamo quale fosse il risulta- mento medio di tali anni d' osservazioni. I . Barometro Medio annuo 29. p. 718. 2". Termometro Medio annuo F. 62. gjS. 3°. Massa media delle nuvole .... Medio annuo 33. 4°. Pioggia Medio annuo 32, 1. 8t. 128 Storia Natokalb. — Histoire naturellc des Iles Ciinaries , pnr MM. P. Barker-Webb ci Sabin Bertuelot. Paris l836-lS^2. Art. 2." Entomologia. Non v' à chi ignori di quanto profitto sia stata per le scienze naturati la lunga dimora dei due valenti e zelanti uomini Webb e Bcrthclot nelle Isole Canarie. Essi vi àn raccolto interessanti osservazioni d' ogni genere , e ragunato quanto per loro potevasi di naturali oggetti , i quali richiamar doveano 1' attenzione de' scienziati , perchè spettanti ad una terra ove pochi scrutatori vi avcan per lo innanzi posto piede , e niuno quanto i prelodati signori ernvi dimorato. Kitoroali perciò questi in Parigi, distinti Naturalisti della Francia si sono volenterosi incaricati, ciascuno pel ramo da lui coltivato, a definire ed illustrare gli oggetti tutti da quelle Isole provenienti. Ed alla parte scientifica avendo pure aggiunto una edizione splendidissima , àn reso quest' opera di non poco interesse e degna degli autori. Di maniera che resta solo a far voti perchè presto ne venga compiuta. La parte degli Animali Articolati , di cui ci impegniamo a dar qui un breve ragguaglio, è stata già portata a termine, e forma un volume di 1I9 pagine accompagnato da 8 tavole. I signori Brulle, Lucas e Macquart , già conosciuti nell' Entomologia per precedenti plauditi lavori , si àn ripartilo questo campo ; lavorando il primo per i Crostacei e gl'Insetti (i Ditteri eccettuati) , il secondo per gli Aracnidi ed i Miriapodi , e per gì' Insetti Ditteri il terzo. Una introduzione scritta dal sig. Brulle ci fa conoscere i rapporti che gì' Insetti delle Isole Ca- narie anno con quelli delle rimanenti parti del globo : compiendo così uno degli articoli oggi più che mai dalla scienza richiesti , vogliam dire la distribuzione geografica degli animali. Lo stesso à egli fatto per i Crostacei , egualmente che il signor Lucas dui suo canto non 1' ha compiuto altri- mente per gli Aracnidi ed i Miriapodi. Le regioni con le quali le Isole Canarie mostrano aver maggiori rapporti , quanto agli Animali Articolati , ed a giudicarne dalle specie riportate da' due viaggiatori , sono secondo l'Autore della In- ti'oduzione l' Algeria , la Spagna , il mezzogiorno della Francia e la Grecia : senza mancare di spe- cie proprie al Nord di Europa, e taluna dell' Egitto e del Senegal. Noi nel dar ragguaglio di quanto di particolare conticnesi in ciascuna classe di questa branca del B.egno animale aggiungeremo qual- che parola su' rapporti che mostrano aver quelle Isole con questa estrema parte d' Italia che noi abi- tiamo. Crostacei. Il catalogo de'Crostacei delle Isole Canarie esibito dal sig. Brulle contiene óg spe- cie. Di esse 2 3 , secondo l'autore, son comuni col mediterraneo : una con le Isole Antille ( Lepto- podio sagittaria , Fab. ) : una con le Isole di Francia ( Xuntho ritfo-punctatus , Edwards) : due gi£i trovate ne' mari dalla Nuova Olanda ( Grapsiis strigosus , Lat. e Plagusia clavimana , Dcsm.) : una comune cou le Indie {_ Aliunca symnista yVnh.) : una con l'Egitto (Pilumnus Furs/^iilii , 'Ei.ìwards) : una con l'Oceano (^ Porlunus huisatus , Fab. ) : tre col mar rosso ed Oceano indiano ( Tluilamita lìdmelc , Edw. — Crapsus rncssnr , Edw. — Plagusia squamosa , Lam. ) ; e Ire infine con le co- ste di Francia e d' Inghilterra ( Atclccylus crucntalus , Desm. — Inacìuis doryncltus , Leach. — Sic- nosloma lineare , Leach. ). Noi facciain rilevare che due di queste ultime , l' Inaco cioè e lo Slenosto- ma , debbono riportarsi nella categoria di quelle già scoperte nel Mediterraneo : essendo state ritro- vate più volte nel nostro golfo, siccome dalla Fauna del Regno di Napoli può rilevarsi. Sicché delle 09 specie non rcstan che i3 solo non rinvenute finora nel mediterraneo : delle quali 3 nuove affatto nella scienza , e dall' autore descritte e figurate : quali sono il Crj'ptosoma ( nuovo genere af- fine al g. Malata ed Hepate Della famiglia delle Calappe ) dcnlalum , il Patacmon spinosus , e la Squilla oculata. 129 Akacnidi. Gli animali di quesla classe Ai Aiiicolali anno ofTcìto al sig. Lucas un campo mollo più interessante che i Crostacei al sig. BrulU''. Di fulti , delle 35 specie riportale da' due viaggiatori dalle Isole Canarie, 8 sole erano già conosciuti^ nella scicnzi , e la più parte ospitanti in Europa. Le altre 27 sono stale dall' autore trovate nuove aflalto , e cpiindi ne a esibilo la minuta descrizione di ciascuna di esse , corredando il maggior numero di corrispondente immagine. Multe di esse anno le loro affini nel noslro regno: e di due si trovano perfellamcnte le iden- lidie. Una di queste è la Epeiia Cacti-npunt'mc che cosi Irovavasi nominata dal Walknaer nel Mu- sco di Storia Naturale di Parigi senza che però V avesse pubblicata , la cui immagine e slata da più tempo esibila nella figura 4 tavola II.» degli Aracnidi della Fauna del Regno di Napoli. Essa però è quella stessa stala descritta e figurata dal sig. Leon Dufour col nome di Epcira opunliae negli Annali di Bruxelles (i): se non che la figura datane da questo Entomologo non è molto buona , e forse ne rappresenta una varietà. Nel nostro Regno è slata costantemente trovata sull'Agave Ame- ricana, ove il Leon Dufour diceva pur vivere la sua Epcira vpanliac. La seconda specie di Aracni- di Canarìcnsi che à l'identica nel nostro regno è l'^/ms bicotor, che trovasi disegnalo nella Tav. 8, fig. I , 2 inedita della stessa Fauna. Dobbiamo però qui notare che il sig. Lucas à descritto e fi- gurato il maschio soltanto, non avendo conosciuta la femmina. Questa è come all'ordinario più grande del maschio, dal quale principalmente dislinguesi per avere il capo-torace di color fosco, e l'addome cenerognolo con una macchia longitudinale più oscura al di sopra che si estende dalle adiacenze dell'inserzione al capo-torace fino alla estremità posleiiore , ove si termina in una piccola tona quasi nera : i iati di questa fascia sono angolosi standovi nel mezzo 4 punti bianchi : la base dell' addome è nera , e di questo colore son pure i lati (ino al terzo anteriore , al quale sieguono cinque linee trasversali più fosche che ne indicano i segmenti. MiBiAPODi. Sei sole specie di quest'ordine figurano nella Entomologia delle isole in parola. Tre di esse si trovano in Europa ( Scutigera arancoidcs , Lalr. — Lilhobius forcipatus , L. Duf. — Geo- pliilus Walknaeri , Gerv. ) : un' altra conoscevasi solo come abitante dell' Africa e propriamente di Bona e delle coste di Barberi» ( Gcophi/us barburicus , Gerv. ) ; e due spettanti al genere Scolopen- dra sono state dal sig. Lucas descritte come nuove, chiamando valida l' una ed angusta l' altra. Insetti. Una collezione di 49' specie è stato il frullo delle ricerche falle da' signori Webb e Berthelot per questa classe di Articolati. Di esse 180 (2) appartengono all'ordine de' Coleotteri, 38 ad Ortotteri , 4; ad Emitleri , i3 a Neurotteri , 73 ad Imenotteri, 33 a Lepidotteri , e 117 a Ditteri. Dalle quali cifre si rileva che gli ordini di cui àn riportato un numero meno scarso di specie sono i Coleotteri , i Ditteri e gì' Imenotteri . Coleotteri. Le famiglie nelle quali figurano maggior numero di specie sono i Carabicini e gli Eteromeri. Di fatti , sopra le 180 ve ne àn 3g de' primi e 57 de' secondi. Poco men che la metà delle specie (71 ) sono siale dal sig. Brulle stimale non ancor dagli entomologi conosciute , e tro- vansi perciò descritte. Fra queste meritano special menzione due specie di Carabi ( coarctalus , Br- — fauslus , Br. ) che al dir dell' autore anno una fisanomia tutta particolare, per la quale si allon- tanano da tutte le specie conosciute finora di questo genere numerosissimo ; e formano con uds Urza specie già da lungo tempo descritta ( C. abbreviatus , Br. , interruptus , Drj. ) un piccolo gruppo rimarchevole per la disposizione de' tubercoli e delle linee elevate dell'elitre. Oltre di que- sti due Carabi si descrivono nella famiglia de' Carabicini 12 specie nuove , due delle quali spettanti al genere Cjrmindis ( margineìla , Br. — cincta , Br. ) j quattro al g. CuUllms ( dcpresius, Br. ^ (1) Descrizione di 6 Aiacoidi uuovi. Ano. di Brux. Voi. IV. Tav. LXIX , f. 3. (i) Dalla serie numerale si deduce esser 179 le specie di Coleotteri : uà souo in realtà 180, poiché Ma di esse {Sphodnii planm) Don i preceduta da numero. -17. i3o carinaliis , Br. — nlaxoidcs , Br. — augulnrìs , Br. ) rimarchevoli per la forma ùllargala del loro corpo ; una al g. Olislopus ( glabraltis ) : due al grande genere Fcronia ( Argutor canariensis , Br. — Percus glabra , Br.) : uno Scarites ( dìmidialus , Br. ) e due ìii fine al g. Bembidium ( lorlum, Br. — concolur , Br. ). Degli Idrocanlari e Palpicorni non v' à che to specie , tutte comuni in Europa. De' claylcorni si descrivono due nuove specie del genere Silpha ( simplicicamis , Br. fi«urata , Br. ), tu prima delle quali si allontana dalle congeneri per la forma ed altri caratteri , in modo da poter servir di tipo d' un genere distinto. Cosi fra Serricorni v' è una nuova specie di Buprestidc che al Brulle è piaciuto dedicare al sig. Berthelot ( B. Bcrt/ieloti ) della quale v' à la figura ma manca la descrizione : quattro novelle specie di Mfhìonte fra Lamellicorni : quattro nuovi Longicorni spet- tanti a' generi Monoc/iamus, Ar/mpalus , Acanthodcrus. La famiglia degli Eteromeri à offerto un nu- mero di specie nuove molto più considerevole. Esse sono 33, ripartite ne' generi Erodias , Zop/iosis, Hegcter , Tenljrria , Pimelia, BInps , Opnlrum , Pliylax , Crjplicus , Hctops , Dj-lilus , Trogositn ed ffyturgus. Fra Curculionidi si descrivono tre specie di OUorhynchus ( scuìpius , Br. — simplex , Br. squamosus , Br. ) 1' Omiiis Icsscllatus , Br. la Silona verrucosa , Br. il Ulono nyx verkgatus ed il 3y- loJes scaber , Br. Da ultimo nella famiglia de' Crisomclini figurano una nuova Hispa ( occnlnr , Br. e cinque specie del g. C/irysomeh ( canariensis, Br. — obsoleta, Br. — gemina, Br. — nilens, Br.— . rujlpcs , Br. ) Le rimanenti specie son comuni in Europa , non eccettuate le nostre regioni. Ortotteri. In quest' ordine si notano cinque specie del genere Furficula , delle quali due son co- muni in Europa ( gigantca ed anricutaria ) , una che l'autore à riferito alla annidala descrìtta da Fabrìcio come abitante le Antille , e due altre son descritte come nuove (^maxima ,Bi'. — major ^ Br. ) : sei Blatte , 1' Americana , la Maderae , la surinamcnsis la germanica e due nuove ( binittala , Br. — vestila , Br. ) : cinque Mantis , la mendica creduta propria dell' Egitto , la paiiperata e reli- giosa che sono europee e non mancano fra noi , e due altre nuove ( limbata , Br. gracitis , Br. ) quattro Locuste, tre delle quali europee ( falcala, albifrnns e grisca ) ed una nuova ( brevicauda Sr. ) : il Grillus campestris sì comune in Europa ed il G. capensis : due Tr/xatis , il variabitis di Grecia e dell' Egitto ed il tereticornis , Br. : la vulgarissima Tetrix subidala : e i5 Acridi, de' quali 5 nuovi ( loetum, Br. — asperum , Br. — viltalum, Br. — minialum, Br. — lobatum, Br. ) gli altri tulli comuni in Europa , ad eccezione del solo peregrinum ; mentre il Cruciatum , che il Brulle dice trovato an- tecedentemente nella Grecia soltanto , vive eziandio nel Portogallo, nel regno di Napoli e nell'Egitto. r«on intendiamo però come il sig. Brulle insignisca come suo VA. crucialam : mentre con questo stesso nome è stato descritto da Charpentier (i) l' Acridio proveniente dal Portogallo e stante nel museo di Berlino. Questa stessa specie trovasi figurata da Savigny (3), benché senza nome : ed è stata col nome stesso descritta e figurata nella Fauna del Regno di Napoli (3), ritrovato nella Daunia, ove si ren- de infestissimo a' campi. Ove poi la specie del Brulle fosse realmente distinta da quella già cono- sciuta , sarebbe male im])icgato un nome col quale è slata già insignita la specie precedente. Emitteri. La massima parte delle specie di quest'ordine sono identiche a quelle che trovansi più comuni in Europa e che ncppur mancano nel nostro Regno. La Notonecta nwea che I' autore riporta come conosciuta per lo innanzi abitare solo l' Indie , le Isole Borboni e 1' Egitto , trovasi pure abbondantissima ne'corlorni di Napoli nel lago di Agnano , e più raramente nelle altre nostre acque stagnanti. Né fa torto allo scrittore lo aver ignoralo tal fatto , poiché della nostra Entomologia pochi scrissero, e pochissime specie notarono. Non avrebbe dovuto però ignorare egualmente essere questa (1) Horae. Eatom. p. 137. ( i8l5. } (a) Egitto > Tav. 7 , lìg. 10-12. (3) Acridi p. 37, Tav. V. f. 1. ( t83G.) i3i specie sUla già trovata in Sardegna dal Prof. Gene , avendone scritto il sig. Spinola fin dal 1837 (1). Ci permeltioroo egualmente osservare che lo aver considerato V Aphnnus tuscus come una semplice va- rietà dell' Apli. pini sembra poco giusto. Le differenze die si osservano fra queste due specie sono rimarchevoli ; e quel eh' è più, i caratteri per i quali dislinguesi l'A. luscus sono costanti — L'ac- coppiamento della Peniatoma smaragdula e della viriiCissima \\o\S con la torijuala , è un fatto con- testato pur da noi ripetute fiate : per lo che pare doversi sempre più tener per fermo noa esser queste volute specie che 1' una varietà dell' altra. Gli Emilteri descritti come nuovi sono al numero di g : fli'al/is iirìdis ed angustnla , Cureus elfgans ed obtustts , Aphanus /\ punctatus , Cydnus curliis ed aeneus , Miris fuscicornis e pari/aia. Ncurottcri. I Neurotteri son poco numerosi. 'Vi son cinque specie del genere Libellula quat- tro delle quali europee , ed una nuova ( Lib. rubclla Br. ) : quattro Myrmelcon , il ctilla travato per lo innanzi solo all' Isola di Madera , il liluniius che l' autore crede potersi considerare come varietà del precedente , V liyalinas descritto da Olivier nell'Enciclopedia e trovato solo in Arabia ed il quarto nuovo ( alternans , Br. ) : e quattro specie da ultimo del g. Hemerobias, tre delle quali eu- ropee , ed una nuova (/laviccps , Br, ). Jmenolleri. Di quest' ordine ve ne àn , siccome abbiam detto , 70 specie. Di queste 43 erano già d'innanzi conosciute, eia più parte sono come avverte l'Autore specie che Irovansi nel Nord dell' Afiica più che al Mezzogiorno di Europa, e talune di esse anno de' rimarchevoli rapporti con gì' Imenotteri dell' Algeria ed anche dell' Egitto , per 1' intensità e la disposizione de' loro colori. Pfulla dimeno molte di esse vivono pure nel nostro Regno. Tali sono V Osmia muraria, \a Melccla panctala , la Bembex oVmicea , il Pelopacus spiri/ex , 1' AmmoplUla sabulosa , 1' Evania appendi''a- ster , r OJìnn luUus , il Chelonus oculator ed altre specie ancor più comuni. La Formica capitata con le sue varietà , è molto frequente in Sicilia. Le 5o specie descritte come nuove appartengono ai generi Furmica , Osmio, Cotleles, Andrena Halictus , Spliocodcs , Meìccta , Odyncrus , Eumenes , Cerceris , Myzine, Stolia, Crabro, Pompilus Ammnp/iila. Dobbiamo però notare che la Melccla nigra descritta dal Brulle come nuova sembra do- versi considerare appena come una varietà della SkUcta descritta con questo nome stesso dallo Spi- nola (2) e che trovasi pure ne' contorni di Napoli. Il carattere che la fa distinguere consiste solo ne' fascetli di peli bianchi sulla parte esterna di ciascuna delle t^ gambe posteriori. Ma questo carattere è di ben poco interesse , siccome ce ne porgono chiarissima pruova le tante varietà della Melccta panciuta. Lepidotteri. De' pochi insetti di quest' ordine riportati dalle Isole Canarie molli erano ben co- nosciuti , e vivono pure in Europa non escluso il nostro regno. Quattro sole specie si trovano nel- r Africa e propriamente nel Senegal e nell' Egitto ( Danais chrysippas ed alcippus — Vanessa cali/- roe — Picris Clwiranlhi ) : ed una erasi trovata nel solo Nord di America [yanessa Hunteri.) Due specie da ultimo si descrivono come nuove : un poliommatus che trovasi insignito del nome del sig. 'VVebb ( P. R'tbbianus , Br. ) e la Lipnris rufcsccns. Ditteri. È questo, dopo i Coleotteri, l'ordine di cui i signori Webb e Berihelot anno ripor- talo un numero di specie maggiore : fra le quali non poche sconoscinte affatto dagli Entomologi. Il sig. Macquart , che in quest' epoca tiene il primato nella Francia per la Ditterologia , e stalo quegli cheli à illustrali. Delle 107 ne à trovate 4^ nuove, e le à descritte : per due di queste à dovuto crea- re altrettanti generi distinti ( Aporosa , Xemopalpus ) ; altre ne à illustrate, o perchè differenti in qual« (1) Esiai tur Ics genns i Imtctes apparienanis à l'ordrc dcs Hemiplercs , Lin. et à la section dcs Bittcropiats , Uufour , p. 58. {■>) luscctorum Lignriae species novae aut rariores. Fase. I. pag. ^, Tav. I. 6g. XIV. a33 che carattere da' loro tipi , o perchè poco esattamente dagli autori descritte. Le altre specie son tutte più o meno comuni in Europa. coscLCsioNE, Questo è quanto rilevasi dall' Entomologia delle Isole Canarie , scritta da' signori Brulle Lucas e Mae(|iinrt sugli oggetti riportati dal Wcbb e dal Berihelot. Fatto però paragone tra il numero delle specie da questi viaggiatori raccolte e quelle che cacciar si possono in qualunque isola picciola del nostro golfo, si deve conchiudcre che o realmente quelle Isole danno asilo a molto pochi animali di queste classi : o , ciò che pare più probabile , che i sigg. Webb e Berihelot gli abbiano in qualche modo trascurati. Né ciò fa loro gran torto : poiché è ben naturale il compren- dere come due uomini soli impiegati a raccogliere osservazioni ed oggetti in ogni ramo di scienze naturali , non potevano che sbozzare un si arduo levoro , che ad altri sarà concesso il compire. Achille Costa LAVORI SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE. Fisica matematica — n'ola del iig. Cauchy sulle principali differenze ch^ esistono tra le onde luminose e le onde sonore. Se la stessa analisi viene applicata alla teoria delle onde sonore ed a quella delle onde lumi- nose , ciò proviene dal che e le une e le altre possono essere considerate come prodotte da mo- vimenti vibratori infinitamente piccoli , i quali propagarsi a traverso di sistemi di molecole , sog- getti alle forze mutue di attrazione e ripulsione. Questi sistemi, nella teoria del suono, sono i cor- pi solidi , liquidi o gassosi ; ed in quella della luce , il fluido luminoso , spesso denotalo col nome di etere. Neil' una e nell' altra teoria un qualunque movimento infinitamente piccolo può es- sere riguardato come risultante dalla soprapposizione di un numero finito od infinilo di movimen- ti semplici , cioè periodici , e propagali per onde piane. Neil' una e nell' altra teoria la soprappo- sizione di due movimenti semplici o può rendere i fenomeni più sensibili , o può farli scompari- re , sia in parte , sia in totalità , secondo che le impressioni ricevute dall'occhio o dall'orecchio, in virtù de' due movimenti di cui trattasi , si aggiungono o reciprocamente si neutralizzano. Nel- 1' una e nell' altra teoria un movimento semplice , intercetto in parte da una superficie piana , e trasmesso da un mezzo in un altro a traverso una porzione di questa superficie dà orìgine a feno- meni degni dell' attenzione de' fisici. Nelle precedenti adunanze io sonomi specialmente occupato di tali fenomeni , e , dai risultamenti ai quali son pervenuto , ptiossi giudicare de' vantaggi , che alle questioni di fisica matematica può arrecare l'applicazione dell'analisi. Poiché non solo il cal- colo mi ha fatto conoscere 1' esistenza di nuovi fenomeni , come la diffrazione del suono , cui se non m' inganno , non era stala annunziata in ninna opera anteriore alla mia memoria , e cui an- che oggi confermano solo alcune inedite osservazione da young comunicate al sig. Arago ; ma dip- più 1' analisi matematica mi ha dato le leg-i de' nuovi fenomeni siccome di quelli già conosciuti , e particolarmente quella legge notevole che , nella diffrazione delle onde sonore o luminose pro- venienti da una sorgente posta a grandissima disianza dall' osservatore , i parametri delle diverse parabole corrispondenti alle maggiori o minoii intensità del suono o della luce formino una pro- gressione aritmetica , di cui la differenza si e la lunghezza di una onilulaziune sonora o liininosa. !■' accordo delle leggi da me rinvenute colle spcrienze già fatte mi danno speranza che queste leg- gi si accordino pure colle sperienze non ancora intraprese e che pure sembrano degne d' interesse. Ho già esposto in che la teoria del suono abbia somiglianza con quella della luce. Diciamo ora della differenza che esiste tra le onde sonore e le onde luminose. i33 Nella penoltima tornata feci notare , che , se da un canto , un raggio luminoso trasmesso da un mezzo in un altro , attraverso un pertugio praticato in una imposta , si trasformi in un 61o di luce ; e se da un altro lato , le onde sonore sembrino allargarsi dietro un tramezzo in cui trovasi piccola fessura che loro permette il passaggio , basta , a spiegare cfuesto contrusto , il pen- sare come la spessezza media delle onde luminose si riduca a circa 1/2 millimetro , mentre la spes- sezza delle ondo sonore può niggiuog ere molti metri. Ma non è solo dalla lunghezza di ondulazio- ne che le onde sonore dalle luminose si distinguono. Il carattere più pronunziato che fa difTu- renziare le une dalle altre sembrami essere la natura stessa del fenomeno che addiviene sensibile all' occhio od all' orecchio dell' osservatore. Questo fenomeno mi pare essere , nella teorìa della luce , le vibrazioni trasversali del fluido etereo , cioè le vibrazioni eseguite dalle molecole dell' e- fere , perpendicolarmente alle direzioni de' raggi luminosi ; e nella teoria del suono , la condensa- zione ud il dilatamento prodotto in ciascun punto dulie vibrazioni dell' aria o del fluido elastico in cui r osservatore è situato. Ciò posto , se due movimenti semplici , un movimento incidente ed un altro riflesso, si pro- pagano in contrario senso nello stesso mezzo , ciascuno di questi due movimenti, nella teorica della luce , potrì essere separatamente ravvisato dall'occhio , e 1' osservatore scorgerà o solo il raggio incidente , o solo il riflesso , secondo che sarà rivolto in un senso od in un altro. Per lo contra- rio , nella teorica del suono , V orecchio sarà sensibile alla condensazione od alla dilatazione risul- tinte dulia soprapposizione de' due movimenti di cui trattasi ; e siccome questi potranno costante- mente neutralizzarsi in certi punti dello spazio , ne risulta che , nella teorica del suono , le onde possono , siccome la sperienza lo prova , oiTrire nodi fissi molto diversi dai nodi che presenta un raggio semplice di luce , e che sono sempre nodi mobili. A questi nodi fissi , di cui è questione, sembrami riferirsi le sperienze eseguite dal sig. Savart nell' ampio anfiteatro del Collegio di Fran- cia , e citate dal sig. Coriolis. Osservando i fenomeni prodotti dalla riflessione del suono , il sig. Savart ha rinvenuto nodi della stessa specie , i quali egli ha giustamente considerati come resuU tanti dall' interferenza delle onde incidenti e delle onde riflesse . Evvi dippiù ; la soprapposizione di molti sistemi di onde sonore indebolendo od anche annullando 1' intensità del suono in certi luo- ghi dello spazio , necessariamente in altri l'accresce, e tanto più per quanto è p'ìi considerevole il numero de' sistemi di onde soprapposte , ed in tal modo il suono trovasi rinforzato dalla presen- za di uno o di molti ostacoli sulle cui esterne superficie lo si può riflettere. Da ultimo importa os- servare che , nella teorica del suono quale noi veniamo ad ammetterla , il calcolo si accorda col- 1' esperienza relativamente ai posti che devono occupare i nodi fissi prodotti dall'interferenza delle onde incidenti e riflesse. Questi nodi , siccome è stato riconosciuto dal Savart , trovansi situati ad eguale distanza gli uni dagli altri , essendo la distanza del primo nodo dalla superficie riflettente quasi la metà della distanza tra due nodi consecutivi. ( Dall' InstUul, n. 462 ). Fisica del Globo. — Estratto del rapporto del sig. Elie de Beaumont sulle ricerche del sig. Bravaii nel Nord di Europa^ intorno alle diversità di linili relativi della terra e del mare. Uno de' risultamenti di tali ricerche consiste a provare una circostanzi importante che esiste senza dubbio sopra altre coste oltre quelle dei paesi del Nord , nudiate dal sig. Bravais , ma che gene- ralmente fino adesso è generalmente sfuggita all' osservazione. Le tracce d' antiche sponde segnate in tante località del Nord-Ovest dell' Europa, sembrano quusi oriuonlali nella estensione, dove l'oc- i34 cliio può seguirle ; ma ciò non è vero , ed il sig. Bravais ha dimostralo clic neWAUen-fioriì queste linee non solo sono inclinate , ma ancora curve o rotte. Veniamo su tal proposito a qualche particolarità. Comparando fra esse le osservazioni sopra le tracce di antico livello in diversi punti dell' Al- tcnfiord del suo (ondo fino ai dintorni d' Hammerfest , tanto sulla terra ferma quanto sulle due grandi isole di Scylnnd e di Qutiloc, e suU" isoletta di Hoje, il sig. di Bravais ha riconosciuto che vi esistono due piani molto distinti di tracce di livelli anteriori j ve n' ha forse altri intermedi, ma di meno certa esistenza. Le due linee principali girano intorno il litloralc seguendo curve ad esso concentriche e parallele , e malgrado lunghe interruzioni, esse ricompariscono molto frequente- mente dopo cortissimi intervalli , si che non possa esister dubbio ragionevole sulla loro continuità da un capo all' altro del lor cammino. Le comparazioni che I' autore stabilisce fra le linee d' an- tico livello, ne'diversi siti in cui le ha osservalo, riferisconsi in gran parte alle elevazioni io cui esse si trovano io ciascun sito. La misura delle clei'uiioni richiedeva precisione; e sotto questo riguardo il Ijvoro è stato specialmente favorito dal pendio naturalmente più o meno ripido del littorale della Alien-fiord. L' autore scorrendo su di un legno il contorno delle terre, discendeva al lido allorché parevagli evidente V esistenza di qualcuna di queste linee , ed in pochi minuti col barometro 09- scrvavane l'elevazione cercala. Le altezze misurate sono state rapportale al livello medio del mare: ma come esse si son dovute fare ad ogni ora di flusso e riflusso , è stato d' uopo immaginare un processo per trovare il medio livello del mare , quando le acque erano al di sotto ; qui la bota- nica , di cui l'autore si occupa con distinzione, è accorsa in ajuto della fìsica. \i Fucus vesicutosus è, dire il sig, Bravais, un' alga marina si abbondante in questi tratti di lido che , eccetto qualche breve lacuna dovuta alla minor salsedine delle acque , tappezza continualamenle le parti interne Ae^ fiordi e dei sunds del Vest-Finmark. Se il livello delle acque fosse privo di queste oscil- lazioni naturali , è probabile che in bracci di mare così tranquilli , questo fuco giugnerebbe pre- cisamente alla linea del livello costante , o la passarebbe pochissimo. Ma le maree ivi sono sensi- bilissime , ed il livello dell' acqua può variare d' uno a due metri in sopra o in sotto la giacitura media. Cotale circostanza modifica il limite dell' altezza a cui può giungere questo fucus ; ma è da credere che la condizione di sua esistenza sia definita precisamente 5 perchè si arresta di botto ad un' altezza medesima. È piacevole spettacolo il vedere , a bassa marea , queste erbe pendenti al di- sopra lo specchio delle acque disegnare lungo le scogliere una riga giallastra , di cui 1' occhio fa- cilmente percepisce il parallelismo colle sponde. Questa linea è circa 0°* . 6. termine medio al di- sopra del livello medio del mare ; ed ha servita a riferire a questo ultimo livello lutto le misure barometriche. Certe linee di più antico livello sono state misurate col mezzo delle pertiche graduate e d' un cannocchiale orizzontale. Questo metodo e più preciso del barometro , il quale impertanto , come il sig. Bravais il fa vedere con approfondila discussione, gli ha dato sempre le altezze cercate, sebbene molto piccole , almeno del decimo , ad un dipresso del loro valore. Col mezzo di queste misure il sig. Bravais ha riconosciuto che i terrazzi o strade parallele ( pa- ralkt roads ) delC Altenfiord sono paralleli ed orizzontali in apparenza. Sono tali per I' occhio che non può estendersi che sopra piccola parte dello spazio che esse prendono , ma non lo sono per misure rigorose j dalle quali risulla che il movimento relativo della terra e del mare è stato di- scguale ne' difTerenti sili della baja. Questo movimento è stato disuguale almeno in due tempi , e le due volle nel medesimo senso \ perchè le due grandi linee di antico livello oggi s' inclinano nel medesimo senso , e si approssimano 1' una 1' altra nella direzione in cui esse si approssimano al mare attuale. I punti in cui sono più elevate e più discoste l'una dall' altra sono verso il fondo dell'Al- teo-fiord •, que' in cui sono più basse e più ravvicinate sono presso 1' entrata. Tutto fa credere come te la massa cooiiaculalc fosse, stata sollevala ioclinandosi leggermente ì coiaindendo l' asse del sol- i35 IcTamento presso a poco con quello della gran catena norvegica. Seguitiamo V autore nella detec- minazione geometrica di questi giudizi di movimeoti. I punii molto numerosi , in cui le osserviizioni isometriche sono stale fatte , possono essere divisi in sei località cioè: i°. la parie meridionule àeW AUcn-^oril '^ i°. Kragnaes e Tulvigi ; 5*. il Koma-fiord ^ 4°- >' Leerest-fìord fino al Quoenklubb , 5°. la parte orientale della isola de Scy- land ; 6°. i dintorni di Hamcrfest. Le osservazioni fatte in ciascuno di questi sei luoghi danno altrettanti gruppi di misure presso a poco concordanti fra loro. Ciascun gruppo oQic per le altezze delle due linee principali, mezzi che possono essere considerati come espressioni delle altezze di queste linee nel punto centrale di ciaschcdun luogo. Essendo questi mezzi sostituiti a' risultati primitivi , molto più numerosi delle osservazioni , 1' autore li ha comparati con quelli d' una località all' altra per le due principali li- nee di livello. Ne ha formate due serie parallele di numeri che ne han prodotta una terza , sot- traendo quei della seconda linea da quei della prima I II IH IV V VI Linea superiore 67» ,4 56"" , , 5 Si"» . , 8 49", 6 4a"> , ,65 a8" 6 Linea inferiore "ì"'^ ■ . 7 q/v"» : . 5 QO"" , s 18" 3 i6°» 6 i/,"" 5 39°" 7 Sa" , o ói" , 5 31°" 5 aG" , o5 14"" i la queste tre serie, i numeri sono ordinati in ragion delle località prese dal sud al nord , cioè da EIvcbakkeu , che si trova al fondo dell' Alten-fiord , fino ad Hammerfest eh' è situato presso 1' entrala. Basta darvi uno sguardo per leggervi il risultamenlo generale che abbiamo già annuncia- to ; perchè in ciascuna d' esse veggonsi i numeri decrescere dall' estremila sud all' estremità nord. Ognuna delle due grandi linee d' antico livello è dunque inclinata nel medesimo senso in relazione coir inferiore. Il perchè , dopo ogni periodo stazionario che ha prodotto le due grandi linee d'an- tico livello , vi ha avuto luogo un' emersione, rapida o lenta, forse ripresa a più tempi, ma della quale il risultamenlo finale è sempreppiù sensibile a misura che si lega a punti più lontani dal con- torno esteriore de' littoralì. La difTcreiiza di elevazione delle due estremità della parte misurata della linea superiore è circa 40 metri sopra una distanza di 16 a 18 leghe ( g a io miriametri ) ; niuna ipolesi possi- bile di qualunque cangiamento nel cammino de' fenomeni del mare , né quelli delle maree ec. po> Irebbe anco per poco approssimarsi a rendere ragione di siiiiil differenza. Il sig. Bravais non à omesso discuter le ipotesi colle quali si potrebbe alcuno indurre a spie- gare i fatti eh' ci ha comprovato j ma si è applicato piìi seriamente a far vedere che sarebbero quasi tutte inammissibili. In fatti , dice il relatore , non può supporsi una ritirara del mare , che lascerebbe alle anti- che linee di livello la loro orizzontalità originaria j nemmeno può supporsi un cambiamento di dire- zione nel peso , che lascerebbe le antiche linee di livello inclinate , ma inclinate regolarmente ed io maniera appena uniforme, sopra grandi estensioni. Per poter dare una plausibile spiegazione de' fenomeni dcll'Altenfior bisogna ammettere che una potenza il cui centro d' azione è nascosto nell' in- terno del Globo abbia agito, non sul livello del mare, ma su quello delle terre, e le abbia sollevale irre- golarmente a riprese diverse , e fa di mestieri ancora avvertire che malgrado le irregolarità che ne compiono l' evidenza , questo movimento ha fallo girare più volte di seguito la parte sollevata della corteccia terrestre attorno una linea a cerniera costante presso a poco ; perchè le due linee prin- cipali del livello vanno ad incontrarsi in un punto pochissimo lontano da quelli dove toccano 1' at- tuale superficie del mare , e poco loutano ancora dalla linea che circoscrìve estcriormeate la serie delle isole. j36 La dimostrazione di lai fatto interessa al più alto segno tutte le parli della fisica terrestre , e particolarmente la geologia. Per la geologia poi è altrettanto più intercssonle quanto non è isolato. i Geologi non ci vedrebbero in vero , che uno fra i numerosi esempi , oggi conosciuti , dell'emer- sione d' una vasta estensione di terreno coverta di depositi marini in islrali poco o niente slogati. Parecchi geologi ammettono uon pertanto che gli strati marini quasi orizzontali che coprono uà gran numero di piani sono strati di sollevamento; ma questa proposizione è per essi un semplice corol- lario di quella della formazione per sollevamento di catene di montagne a strati fortemente incli- nati. Ora questa stessa proposizione è suscettiva nel massimo numero di casi d'una dimostrazione diretta dedotta dalle tracce di alterazione di livello che presentano sistemi di strali quasi orizzon- tali al semplice vederli. Neil' esempio studiato dal sig. Bravais 1' alterazione sebbene leggiera è af- fatto evidente ed il verso de' movimenti si legge nel risultamcnto delle misure colla massima chiarezza. Sarebbe desiderevote che lo stesso fatto fosse oQerto cosi spiccato nelle altre parti delle coste scandinave e britanniche. Il sig. Elie de Beaumont seguila : « Le investigazioni relative a tale ordine di prò blema tanto più meritano d' esser continuate per quanto si rannodano a quelle alte quistioni di tìsica terrestre per le quali le ricerche relati- ve alla figura della Terra ed alle variazioni del peso sulla superficie si sono in qualche modo an- notate. Di fatti , se la parte ellittica , o , per meglio dire , la parte regolare della figura della terra è in relazione evidente coi fenomeni astronomici , le irregolarità di questa stessa figura anno per cagione probabile de' fenomeni geologici strettamente legati con quelli di cui ci occupiamo io questo rapporto. Le contrade di cui parliamo sembrano ancora oSrire una delle pruove più palpa- bili del nesso dei fatti geologici coi risultamenti delle misure del pendolo e degli archi terrestri , perchè una fra le più grandi anomalìe che siansi notale nelle diverse lunghezze del pendolo delei- minate in dilTerenli luoghi si è a ragione incontrata in questa zona cotanto notevole pei cambia- menti dei livelli relativi fra la terra ed il mare ; voglio dire della differenza considerevole che il pendolo à manifestato fra la intensità del peso a Trondheira e nell' isola d' Unsi , la più sellen- tiionale delle ìsole Shetland ». (daW Istituì, n. tfSj àsthokomia. — SuW anello di Saturno , osservazioni del sig. Asago — In occasione ed in seguito della lettura della nota inviata dal sig. de Vico relativamente alle osservazioni sopra Saturno, fatte nel collegio romano , il sig. Arago ha proposto alcuni chiarimenti di cui diamo il seguente rag- guaglio. Dopo di aver fatto risultare i vantaggi del metodo impiegato dagli astronomi romani , per os- servare i sette satelliti di Saturno con istrumenti di un mediocre ingrandimento , il sig. Arago si è applicato a ricercare la causa fisica che potrebbe portare alla spiegazione di questi fenomeni di visibilità. Egli crede che la cornea dell' occhio , sia per cagione della sua tinta speciale, sia per cagione delle strie che la solcano , disperde in tutti i versi una porzione notabile della luce eh' essa tra- smette , come lo farebbe un vetro leggiermente spulito. Se un astro risplendente si trova nel campo della visione , la retina non può dunque mancare di essere fortemente rischiarata in tutti i suoi punti. Quindi gli altri astri non possono divenir visibili che prevalendo su questa luce diflusa. Ciò posto, allorché nelle osservazioni fatte in Roma, la lamina opaca posta sul foco del cannocchiale copriva Saturno , la retina dell' osservatore cessava di essere illuminata per via di dispersione , il sesto ed il settimo satellite ti pìngevaDO sulle fibre nervose poste in una oscarità pressocchè compiuta e i37 producevano un eflcllo sensibile. Al contrario se Saturno rooslravasi , lulla la retina si rischiarava presso r immagine del pianeta. Le immagini dtboli dei due satelliti erano immediatnmente assorte in questa luce generale , non aggingendo esse alla intensità di detta luce tanto da far che 1' organo più delicato giungesse a scorgere quaiche differenza fra' punti in cui le medesime si pingevaoo ed i punti vicini. Queste condizioni generali hanno condotto il sig. Arago a parlare delle esperienze che egli ha fallo per decidere una quisiione mollo controversa , quella di sopere se mai gli uomini abbiano potuto vedere i satelliti di Giove ad occhio nudo. Quando si guarda Giove ad occhio nudo , dice r Arago , questo pianeta sembra formalo di un punto centrale mollo luminoso d' onde partono per tutti i versi de' ruggi divergenti. Questi roggi sono più o meno lunghi. Vi esistono per questo ri- guardo enormi diflerenze fra gli osservatori. Secondo gli uni non sorpassano tre , quattro , o cin- que minuti di grado, secondo altri essi si allungano a 12 o i5 minuti. Per tutti dunque i satelliti si trovano ordinariamente immersi in una falsa luce. Se noi ora supponiamo che V immagine di Giove , in certi occhi di particolare conformazione si spanda solamente sui roggi di uno o due minuti di ampiezza , non sembrerà più impossibile che i satelliti siano di tratto in tratto veduti senza ' ricorrere all' artifìcio dell' amplificazione. Per verificare questa congettura il sig. Arago ha fallo costruire un cannocchiale del quale 1' o- biettivo e l' oculare hanno presso a poco l' istesso foco , e che per conseguenza non ingrandisce punto. Questo cannccchiale non distrugge interamente i raggi divergenti ma ne restringe conside- rabilmenle la lunghezza. Ebbene ciò ha bastalo fin dal primo saggio perchè un salellile convene- nevolmente lontano dui pianeta sia divenuto visibile. Poiché si è provalo che i satellici di Giove potranno essere veduti senza ingrandimento di veruna sorla , egli è evidente che 1' occhio che ri- durrà i raggi divergenti dell' immagine del pianeta alla lunghezza che questi raggi conservano ve- duti col piccolo cannocchiale , scoprirà questi i)iccoli astri cosi bene come gii occhi ordinari lo fanno impiegando l' istrumento. Tutto porta a credere che vi siano degli occhi naturalmente dolali di questa perfezione , degli occhi che spogliano le immagini degli oggetti lontani e più brillanti di presso che tutta la luce ascitizia (1). (1) CoD tulio il riguardo debito all' autorità d'un ingegno tanto elevato ed istruito , non possiamo astenerci dal manifestare i nostri dubbi su tale pretesa prova , per le considerazioni seguenti: Lo strumenlo adoperalo nello sperimento , e vero che non ingrandisce fumo , ma produce altri cflelli non meno valevoli a favorire la vjsibililù di cui si traila. Difatli se da una parie l'obieliivo adoperalo riceve e trasmette io maggior copia all' occhio i raggi luminosi che vengono da Giove e dal salellile , qucslo pel semplice eRello del- l' accresciuu quanlilà di sua luce , può da invisibile divenir visibile ; e d' altra parte se e vero , come rettamente «uppone il sig. Arago { e come un di noi ha più posilivamcnle mostralo trattando della sciiilillazione ) che la per- fezione più 0 meno grande dell'organo della vislo ristringe più o meno i roggi asciiiil che cingono i corpi lumi- DO«i , lo sperimento suddetto nulla prova di concludente , si.-tnlrcbè quello strumenlo ha in se una facoltà che olun occhio umano possiede, comunque si supponga pcrfetlo, quella cioè di appressare o discoslarc 1' objeltivo dal- l' oculare a misura che i' oggetto osservato è più lontano o vicino : (|Uesia essendo la condizione essenziale j>er ollenera la visione distinta. Or l'occhio nostro non può, rome lo strumento del sig. Arago, adattarsi a coleste grandi distanze, ne lo potrebbe neanche l'occhio degli uccelU di rapina, che sembrano tra gli animali possedere al più allo grado qnetta facoltà. La cosa dunque , dopo lo S|icrimcnlo in proposilo , sembra rimanere ne" medesimi termini di prima , e tutto «i riduce ad una quisiione di fallo , che potrebbe sciogliersi soltanto nello sfidare le persone che si vantano d'una vista perfetta , a provare di vedere il salellile ad occhio nudo , ed a designarne la posizione in prova della realtà della loro virtù visiva, certamente estremamente rara , e probabilmente impossibile. ( ^oia ii Compilatori J. 18 iS8 Meteorologia — Caduta di pietre meteoriche presso Milena , iVi Croazia. Leggiamo nei giornali i seguenti rnggiingli su d' una caduta di pietre meteoriche avvenuta il a6 aprile 1842 alle 8 della sera presso Milena in Croazia. Il ciclo essendo serenissimo furono islanlancamente 1' uno sul!' altro inle:.! tre colpi di tuono dmìU alla scarica di pezzi di cannone d'un grosso calibro ; ìndi un rumore simile a quello d'tm carro che passa rapidamente sopra un ponte di legno e che ha durato circa quindici minuti. Molte persone che erano nei campi , àn veduto , prima della scarica brillar nel ciclo una luce che pro- veniva da un lampo ad otto raggi che presentavano l'aspetto di razzi correnti gli uni verso gli altri in due opposti punti dell' orizzonte per confondersi quindi in una sola massa di luce che si estinse prontamente. Nel punto in cui la luce erasi mostrata , rimase uni volta bianca , che si allargò per ogni verso e sparì. Nello stesso giorno a Pusinsko-Selo , un miglio a mezzogiorno di Milena, è ca- duta dal cielo una grossa pietra. Il signor D'. Kocevar di VVindish e Landsberg che trasmette tutti questi particolari , accompagnalo dal Sindaco del vicinato si retò nel luogo ove essa giaceva e ne à raccolto un pezzo di due libbre e mezza. La pietra è caduta con sibilo in un campo in cui lavorava una contadina , ed à penetrato nella terra per circa un piede , probabilmente aveva un gran peso ma è stata rotta per portarne via due pezzi. La parte che né rimaneva presentava due fratture recenti e tre facce naturali , queste ultime erano coverte d' una crosta nera. Una di queste facce era convessa , sulla porzione più prominente vedevansi qua e là de' piccoli solchi in- terrotti che dimostrano immediatamente di avervi dovuto essere fusione alla superficie. Questa pietra è fragile , e la sua frattura è cornea e giigio cenerina -, essa presenta qua e là de' grani bianco-ros- sastri di lucido metallico ovvero gialli che sembrano nicculo nativo ed ossidato. 11 peso specifico è di circa 5, 5. A un mezzo miglio da Pusinsko-Selo è caduta una seconda pietra meteorica eh' è stata fatta in pezzi dagli abitanti del paese. Il Dottor Kocevar à veduto uno di questi pezzi , che pesava due once , ed era , nel resto , rispetto al colore ed alla frattura , alTatto simile al prece- dente. e diìir Jnstilitt , n. 4^g, 22 dicembre iS^aJ. FoTOGEaFia. — Notìzia data dal signor de Humboldt intorno alle immagini per contatto del signor M. Mòsee ci Koenigsberg. » - . . Oggi sono nel caso di potervi dare qualche schiarimento su di quella immagine cu- riosa che M. Ranch à veduto nascere all' interno d' un cristallo allogato avanti un' opera d' inta- glio , ma senza essere con essa in contatto. Mi sovvengo io stesso aver veduto qualche immagine sulla porcellana , senza averci allora messa molta attenzione. Una serie d'esperienze ed osservazio- ni dirette mi han messo sulla via del fenomeno , eh' è talmente conosciuto dalle persone che in- corniciano opere intagliate , che ciascuno , a Koenigsberg , ne parla come di cosa comunissima. Io trovai già ne' miei primi saggi, che, per bjona sorte , non bisogna lunghissimo tempo a prodursi queste imagini. Le ottenni coi raggi invisibili sopra un cristallo , dopo due giorni. Io non avca impiegalo vapore alcuno. Il ciislallo avea una tinta più bianca nella parte allcrata dai raggi invi- sibili. L' immagine era ben distinta e facile a cancellarsi col soflìogamento. In (juesla prima espe- rienza vi era contatto ; bisognava operare in distanza. Una tavola incisa dimoiò nove giorni alla distanza di — o -^ di linea dal vetro. L'immagine della parte intagliata della lamina era cosi di- stinta sul cristallo come se fosse al conlatto immediato. Queste immagini medesime le ho ottenute sul rame, suU' ottone , sullo zinco , ed anco suU' oro fra cinque giorni. Esse sono di gran finezza ma fa- i39 lilc a dislruggcrsi col sonVeganieiilo. Avenilo provalo già die non esiste efTc-tlo d'un cerio genere di raggi che non possa essere ancora prodotlo da' raggi d" un' altra refrangibilità , io doveva pre- vedere che i fenomeni sarebbero gli stessi se io impiegava la luce visibile in convenevole intensi- tà. Son facilmente riuscito a ottenere (picste immagini col mezzo della luce solare, sul rame, ve- tro , ed ottone. Occupato in questo momento d' altre spcrienzc che m' interessano vivamente , non ho potuto seguitare il fenomeno nel!' aria rarefatta. È molto comune d' altronde di trovare l' immagini nello interno dei nostri oriuoli. . . Queste immagini sono pure biancastre si distinguono perfettamente i divenguno più nette più intense soffiandovi sopra o riscaldandole. Spero potervi quanto prima co- municare risultamenli erniosi sulla trasmissione dei raggi invisibili a traverso di alcune sostanze. CDM-Inslilut , n" 462 J. CEiincA, — STodo d'i scoprire la presenza dello zoìfo nelle piante , pmposlo da Hausman. Si mette in un cannello di vetro lungo un tre pollici e suggellalo a fuoco ad un capo la parte del vegetale che vuoisi esaminare ; vi s' introduce una cartina umcllata d'acetato di piombo ; si chiude leggermente il cannello e poi si riscalda con lampana a spirilo di -vino , fino a che non si svolgo- no più gas. Bisogna badare che la caria non si carichi troppo di olio empireumalico. Negli stessi vegetali ne' quali appena v' è vestigio di solfo la carta prende un lucido metallico bruno jparlico- lare. — Con questo metodo , che può adoperarsi con vantaggio e preferibilmente a qualunque al- tro , si può dimostrar la presenza dello zolfo in due grani di seme di senape ed in 5 grani di corteccia d' angostura. E si è fin giunto a dimostrare l'esistenza dello zolfo ne' vegetali seguenti, ne' quali le prccedenli analisi non avevan trovato né solfo , né solfati : Cortrx china, (analizzata da Pcllclier e Caventou ) ; Cascarilla ( TrommsdorfT) ; Cinna- momi ( Vauquelin ) ; Hyppocastani ( Pellelier , Caventou , Dumeril ) 5 Quereus ( Gerber ) ; Licìien islandicus ( Berzelius ) ; Lignum gunjaci ( Hagero e TrommsdorfT) ; Badijc arnicae ( Pfaff) 5 Ca- lami ( TromsdorfT ) ; Curciimae ( John , Pellelier , Vogel ) ; Jridis Jlorcminae ( Vogel ) ; ononidis arvcnsis ; Riimolina fraxinea. ( Institut , n." 435 , 1842 ). CiNCoTiNA , novello alcali irgclale. Manzini ha cslrallo questo corpo dalla china lannucco ( diina bianca de la Condamine, Cinc/iona ovata , Flora del Perà ). Egli ha adoperato gli stessi me- todi di preparazione della chinina. Il decotto di china si tratta con la calce ed il precipitato si spossa coli' alcool di 56° : col riposo la soluzione alcoolica somministra de' cristalli : 1' acqua-ma- dre si distilla per ricavarne P alcool : il residuo nero si tratta coli' acido cloroidrico , quindi vi si aggiunge una saturata soluzione acquosa di cloruro di sodio , per precipitarne la maggior parte della materia colorante; dopo la filtrazione si precipita coli' ammoniaca : si ripetono i trattamenti coir acido cloroidrico col cloruro di sodio e coli' ammoniaca , fino a che il precipitato ha color pagliaresco : si scioglie allora nell' alcool bollente , vi si mescola del carbone animale ; si filtra bollente e si fa cristallizzare. I cristalli si purificano con ripetute cristallizzazioni. La cineovina è in crislalli bianchi prismatici allungati , senza odore ; amari , insolubili in ac- qua , solubili nell'alcool e nell'etere a caldo; la soluzione inverdisce lo sciroppo di viole e rende azzurra la tintura di tornasole arrossila dagli acidi. La cineovina forma con gli acidi sali cristalliz- zabili ; che son precipitati dagli alcali caustici o carbonati , dal ioduro di potassio , dal bi-cloru- ro di platino , dui cloruro di oro e dagli altri cloruri metallici. L'ammoniaca non precipita la cineovina se non in parte, e la porzione disciolla si separa dalla soluzione ammoniacale coli' evaporazione in cristalli dilicali. Riscaldata fino a i5o° non cam- bia di Bspclto , nò diminuisce di peso. A 188° si fonde in un cannello in un liquido giallognolo , il quale col raffreddamento si rapprende in massa resinosa , somigliante alla colofonia , la cui su- i4o perfide è screpolata ; non 7' è slata perdita di peso ; questa materia può di nuovo fondersi , scio- gliersi nell'alcool bollente e trasformarsi compiutamente in cristalli. A igo° la cincovina si scom- pone e somministra prodotti empireuraalici fetidi ed il carbone che rimane è voluminosissimo. Per quel che riguarda la sua composizione, la media di quattro analisi eseguite da Manzini è : Carbonio 69,58 ; Idrogeno 6,79 ; Azoto 7,48 ; Ossigeno 16,0° ; il che dà per formola Ci^H^i A.tQS ( Insiilut , n." 548 , 1842 ). — — Ripristinazione de'' metalli col cianuro di potassio ; per Licbig. — Secondo una comunica- zione falla da Pelouzc alla Società filomalica di Parigi , il cianuro dì potassio ha la proprietà di ripristinare tutt' i metalli , che ripristina lo stesso potassio. Questa scoverta può diventare di som- ma utilità per lu chimica pratica. ( Rev. scient. ). Metodo pratico per determinare Ut quantità reale cf indaco ncgf indachi di commercio j di Dana. — L'autore propone di trattar l'indaco con soluzione di carbonato di potassa , d'aggiun- ger poi del cloruro di slagno , quindi del bicromato di potassa. L' indaco si precipita allora dalla soluzione rimanendo le sostanze straniere : il prodolto si lava con acido idroelorico , poi coli' ac- qua e si pesa , ecc. ( /. e. ). THota su la Iripoliana , nuoiia specie minerale ; di Doutille de Crcst. — Il sig. Doutille de Crest, ingegnere nel comune di Croysclle ( Ardèche ) ha leste scoverlo presso il torrente di Bautas , una nuova sostanza minerale molto analoga al tripoli e che può, come questo , adoperarsi per dare UD polimento splendente ai metalli ed anche ai mobili di mogano. Questa sostanza , che 1' Autore chiama Iripoliana , è d' un biauco più o meno schietto ; fria- bilissima e si sgretola facilmente tra le dita ; è insolubile ncU' acqua stillala , ma assorbe fortemen- te questo liquido e poi si sfoglia , forma allora una spezie di poltiglia , che deposila una materia bruniccia. La Iripoliana esposta in un cannello ad avanzalo calore , abbandona un poco d' acqua , ti an- nerisce ed emana odore empiieumatico , che manifesta la presenza d' una sostanza organica , alla quale fuori dubbio decsi il color bruno cha la dislingue. Marcel de Serres ha comunicalo all' Accademia un' analisi della tripoliauu , secondo la quale contiene. Silice go Allumina 6 Calce . 3 Perossido di ferro e di magnesia . . . . i Questi Analisi , come si rileva è approssimativa , ma basta per mostrare che la Iripoliana è mescolanza di silice e di silicati d'allumina, di ferro , di calce e di magnesia, uniti ad acqua ed uu poco di materia organica. Il peso specifico della Iripoliana è di 2,08. ( /. e. ). Zoologia : Infusorii. V Accademia delle Scienze di Bruxelles ( Tornala generale del g-io Mag- gio 1842 ) ricevette una memoria del Signor Vogt ( di Neufchalel ) sulle cagioni dell' arrossimento delle acque della neve e de' ghiacci. Questa memoria era seri Illa in forma di leltera al Signor C. Morren. Ci sarebbe impossibile di qui riferire i particolari relativi ai iiiccioli animali ai quali Vogt attribuisce la colorazione della neve rossa eh' egli sovente ha osservalo sulle Alpi. Ma crediamo do- ver riprodurre alcuni passi ne' quali 1' autore discute il valore de' punii rossi negl' infusorii , e cri- tica le classi e le divisioni adottale dall' Ehrenberg. Ecco tali passaggi. » . . . . Voi vi avete piena ragione di proleslare contro l'adozione degli occhi falla all'Ehrem- berg. Ciò che avete dimostralo riguardo alle Disceraea ed alle Trachelomonadi lo sarà ancora per i4-i molti allri Poligaslrici , cioè che il preteso occhio dovrà esser tulio come carallcre generico o spe- cifico. L' occhio de' Poligaslrici rientra assoliilameiite nella stessa categoria della Tescichelta spcr- niatica contrattile e di molle altre cose che Ehrcmberg ha stabilite solo perchè lo esigevano le s'jc idee sulla costiluzione dogli Iiifusorii. Io quanto agli occhi de' Roliferi la cosa va diversamente , ed io credo eh' essi non saprebbero porsi in dubbio. Ma dovrebbero i Roliferi riunirsi in una classe medesima coi Poligaslrici ? ciò mi sembra impossibile. Sonovi tante diiToreoze tra (|uesli due tipi di esseri quante ve n' ha tra una Medusa ed un Granchio. » Veniamo agli stomaci degli Infusorii Poligaslrici. Voi con me converrete che nel maggior numero di questi animali , dolati dall' Khrcmbcrg di molli organi digestivi , i stomaci sieno ìnv!- EÌbili del pari che i gangli nervosi o gli apparecchi della generazione. Certamente , io non voglio negar V esistenza di queste vescichetlc che ricmpionsi di materia coloranle , ne pretendo impugnare che desse sieno appendici dell' intestino. Son lungi d' adottare le vedute di Dujardin , che le ri- guarda quali vescichette vote in mezzo alla sarcoda , materia animale che mica non esiste, e che si è la riproduzione dell' Uncìiliim de' filosofi della natura ; ma se le mie osservazioni mi dimostra- no l' esistenza nelle Disceraca di una cavità interna semplice , perfetlamenle analoga alla cavità di- gestiva delle Idre ( salvo forse 1' ano ) , dovrei far onta perciò ai fatti per collocare il mio animale frai Poligostrici ? e poiché Ehreraberg ha veduto gli stomaci forse in io a 20 per 100 d' Infusorii Poligaslrici , si è perciò nel drillo di pretendere che gli altri 80 per 100 ne sieno anche provvisti? « L'opera dell' Ebremberg Iia aperto un vasto campo ; l'è un' opera che pone il suo autore ili primo rango della scienza. Ma è tristo il vedere che questi colpito , come sembra , dalla luce che dai suoi lavori ne emana non abbia tenuto conto di quelli degli altri , e li abbia cosi legger- mente obliati per quanto egli esagera il valore delle sue proprie ricerche. Se cosi non fosse ■, co- me Ehrcmberg avrebbe potuto mai permettersi di crear generi e specie sopra osservazioni incom- plete , falle , come lui stesso ne conviene, in Egillo con cattivo istrumento , mentre che rigetta le osservazioni ropportale da naturalisti come 0-T. Mullier, Gleichen , Eichhorn , Schrank eie. , senza neppure volerle esaminare ? E purluttavia le sue osservazioni non possono canzare la criiica , e te si vorrebbero attaccare le asserzioni dell' identità da lui ultimamente «labilità tra gì' Infusori e i Polilalamì viventi con quelli della creta, si rinverrebbero ne' suoi propri disegni come nelle descri- zioni che egli ne dà , ragioni assai per rovesciare tulle le conseguenze che ne trae , senza ncanco aver bisogno di ricorrere alla natura. Sarebbe , credo , un servigio immenso per la scienza il sol- lomeltere a critico esame gli ultimi lavori dell' Ebremberg sugi' Infusori fossili , e colla maggior prontezza e severità possibile, primachè i falsi risultamenti ai quali egli è pervenuto sieno scritti ne' codici della scienza; ma a ciò fare converrebbe avere ferma dimora presso il man;. (Dall' /«- slilul. n.° 447- Fisiologia vegetale. — Nuove spericnze e considerazioni sul color proprio delle piante ; in occasione delP influenza eh' esercita sa di esse la caduta della rugiada-^ del sig. Gaeo.veb. Oa gran tempo agìlavasi in isiologia vegetale la qtiistione se le piante avessero o pur no un calore proprio ; e , mercè le replicale spericnze di valenti fisiologisli , eseguite specialmente sulle spatf di diverse aroidee , sembrava che tale quistione dovesse decidersi per 1' ofTermativa. Ma reco che il sig. Gardner viene a giltar nuovo lume su tale argomento , abatteado tutte le ipotesi emesse circa il calore proprio de' vegetabili. A rendere esatte e precise le tue osservazioni 1' A. si è tervito di un elemento termo-elettri- co e di un galvanoraetro. La coppia consisteva in un filo di ferro slagnalo ed un fìl di rame , ciascuno di 1/16 di pollice di diametro, insieme saldati per mezzo dello stagno ad uno de' capi , l4.2 ed all' altro assottigliati in modo da poter penetrare in qualunque parte del vegetabile. Questi fili avevano nove pollici di lunghezza , e passavano per entro pcz«i di sughero , per mezzo de' quali erano tenuti , ed isolati dui contatto della mano. Il galvanometro era un moltiplicatore semplice di Scliweigger ; veniva sospeso da un l'ilo di seta non torto , e portava due aghi perfettamente astatici , e nella parte inferiore un parallelogramma di foglia di stagno il quale era immerso in un vaso di acqua posto ul disotto del galvanometro. Lo scopo di tale disposizione si è quello di regolarizzare le vibrazioni degli aghi secondo il metodo del D. Drapier. Tutto l' apparecchio era ricoverto da una compana di cristallo , nell' interno della quale era collocata una scala graduata a tale altezza che facendo muovere la campana potevasi con facillà accomodare il zero. Per ottenere risultali nelle sue sperienze , 1' autore introduceva 1' estremità assottigliata de' fili nelle parti della pianta specificata. Badava ad evitare qualunque contatto , eseguiva le sperienze al- l' ombra e nel suo gabinetto. Egli in seguito di tali sperienze , ripetute sopra molte piante , pre- senta diver?; quadri , dai quali risulta che mica non esista nei vagctabili un calor proprio , né in alcuna delle loro parti ; ma che la temperatura di essi differisca ti'u certi limiti , ora in più ed ora in meno , da quella dell' ambiente atmosfera. In una seconda serie di sperienze 1' autore ha cercato di stabilire che le differenze in più ed in meno presentate dai vegetabili riguardo alla temperatura atmosferica , dipendano specialmente dalla caduta dilla rugiada , produccndo 1' irrorazione di questa un accrescimento di calore oppo- nendosi alla svaporazione , e la sua scomparsa cagionando freddo per l' aumento della stessa sva- porazione. Riassumendo , l' autore crede di poter conchiudere dalle sue sperienze : 1°. Che la temperatiu-a delle piante a poco presso varia come quella dell'atmosfera, essendo la maggior differenza misurata di circa 5. F. ( 2. 7 C. ). 1". Che le parti de' vegetabili nelle quali i maggiori accrescimenti di calore sono stati osser- vati sieno la sede dell' azion chimica ed organica in tutta la sua energia , come gli ovari , il cen- tro delle foglie , etc. , essendo di rado il fusto al disopra od al disotto della temperatura del- l' aria. 3°. Che le radici ed i fusti sotteranei hanno sempre la temperatura del suolo , la quale è co- stantemente inferiore a quella dell' aria , in ragione della svaporazione che sulla superfìcie della terra avviene. 4°. Finalmente che le piante perdono ancora di calore per lo effetto della radiazione , sicco- me vien provato dall' abbondante rugiada che si depone sulle loro foglie durante le notti serene. L' autore dà termine alla sua memoria con alcune considerazioni sulle cagioni che nello in- verno preservano gran parte di vegetabili dagli effetti della gelata; le quali cagioni egli attribuisce in ispezialità alla presenza delle mucilagini , degli acidi , de' sali , eie. nel succo ; alla proprietà della fibra legnosa di resistere anco alla congelazione più dell' acqua che contiene ; al potere non conduttore della corteccia e del legno ; finalmente , per i bulbi e le radici , all' effetto prolettore del suolo , il quale è massimo , anche allorché la spessezza di quesl' ultimo non è considerevole. ( Eslratlo dalla Biblioteca universale di Ginevra. Ottobre 1842. ) Fisiologia vegetale — SulP assorbimento dei sali nelle piante.— Il sig. A. p^otgel. ha presentalo al- l' Accademia reale di Monaco una memoria sa tal soggetto i Noi qui riporteremo le sole conclusioni che aie autore è sembrato poter dedurre dalle sue sperienze. 1 . Molte piante , essendo intatte le loro radici , periscono in una soluzione di solfato di rame, prontamente assorbono questo sale , lo riducono allo stato (li sale di protossido j e terminano col- r esauiire del tutto la soluzìonci 43 3. Queste piante periscono ancora rapidamente in una soluzione di acetato di rame , lo as- sorbono del tutto, e lo convertono in sale di protossido. 5. 11 solfato di magnesia , il cloruro di magnesio , il nitro ed il ioduro di potassio sono nelle rispettive soluzioni assorbiti dalle piante , e ne cagionano la perdila ; l\. Le piante assorbono il solfato di zinco ed il solfilo di magnesia senza decomporre questi sali; 5. Esse assorbono ancora il nitrato di cobalto e quello di nickel , e periscono senza esaurire queste soluzioni saline j C. II tanacclum fulgore e 1' aconìlum nnpcilus assorbono 1' emetico io gran copia dalla sua so- soUizione , ne periscono senza però decomporre il sale : 7, L' ossalaio ed il tartrato di potassa e d'ossido di cromo sono con lentezza assorbiti dalle piante , e loro recano pregiudizio : il bicromato di potassa è per lo contrario rapidamente assor- bito dulie medesime e le ammazza senza restarne lui stesso decomposto •, la tinnirà stramonium e la galign rffic'mnlis sono quelle in cui con maggior rapidità s'cflcltuisce I' assorbimento ; T i>« jer- iranica assorbe con più lentezza questi sali. 8. Le piante assorbono il nitrato d' argento e ne son colpite , ma nel tempo stesso lo ridu- cono allo stato metallico. c). Il prolonitrato di mercurio vicn dalle stesse completamente assorbito e ne è decomposto. 10. Le piante assorbono dalla sua soluzione il sublimato, o riducendolo allo stato di calome- lano j o senza decomporlo. 1 1. L' acetato di piumbo è lentamente aesorbito dalle piante , ora queste decomponendolo con- temporaneamente , ed ora non esercitandovi alcuna speciale azione ; 13. Le piante che internamente contengono molto carbonato di calce, come \n chara vulgaris e Io slraliodes aloide f , non assorbono i sali di rame dalle loro soluzioni ; il ccrcits variahilis si comporta nel modo istesso ; i3. Finalmente noi non possediamo lumi abbastanza da poter rischiararci tuli' origine del solfo contenuto in alcune piante. ( Djlla Bcui'e sciciìti_fiijuc, maggio 1842. ) Botanica : Sul genere Sclerotium — Il Signor Lóveillé in una memoria su questo genere , vie- ne enumerando il maggior numero di specie del fungo noto col nome di Sclerotium , e fa vedere come questo sia formato da individui di diversa natura , che non dovrebbero trovarsi riuniti. Si può dividere , secondo lui , lo Sclerotium in quattro sezioni. La prima comprende le al- terazioni patologiche prodotte da insetti o da funghi parasili ; la seconda i funghi nascenti o in- terrotti nel loro sviluppo ; la terza le specie che appartengono ad altri generi o che han servito a formarne de' nuovi , e la quarta le specie le quali non sono che varietà. Uicercando poscia il posto cui lo Sclerotium dcbbe occupare nella classazionc micologica , l'au- lorc pretende che ninno gliene convenga , stantechè , die' egli , si è questo un essere imperfetto , un' abozzo di vegetazione, che non presenta traccia veruna di organi di fruttificazione , e malgra- do ciò , sotto I' influenza di certe date circostanze , vegeta di nuovo , e produce funghi perfetti. Cosi lo Sclerotium fungorum dà origine all' Agaricus parasiticus , lo S. lamnosum all' Jgaricus race- mosus , lo S. pitstula al Peziza candolkana , lo S. duriim al Bulrjlis cinerea cte. Il Signor LéveilU paragona quindi lo Sclerotium ad altre modificazione parimenti sterili del tessuto fungico , e fa notare come queste produzioni non sieno che forme del micelio , o primitivo elemento de' funghi , prodotte dal luogo in cui si sono sviluppale, e per 1' eccesso o difetto d'azione dell' aria della luce dell' umidità e della temperatura. L' autore distingue quattro forme di micelio : I . Il filamentoso o nematoidc che è composto di filamenti bianchi o colorati , tramezziti , e che »' anostomizzano tra loro : esso forma i generi Atìic'.ia , TJypha , lùmantia. ce. lU ■j. Il menbrnnoso o imenoUlc : il quale rappresenta membrane d'una maggiore o minore spes- jeira , rlic si disognano coi nomi di Rocotlium e Xylostroma. 3. Il tubercoloio o scternidc che forma il sogello della presente memoria. 4- Il polposo o vmUicoide il quale è carnoso , molle, e raltrovasi nei Phlcbomorpha e Mesen- terica. (Reme cnc/clopcilique , Marzo 1842. ) Scienze mkoiche. — Memoria sulla riforma delle quarantine ce. ( continuazione. Vedi pag. 78 ). — Per gli effetti, vesti 0 mercanzie contumaciale provenienti dal Levante o dall' Alpica , sotto paten- te brutta u sospetta ; le quali non sienn alterabili daW acqua 0 dagli agenti cliimici , come cera , spugne , coralli grezzi ce. ce. Essi saranno immersi nell' acqua di mare od in acque acidule , o verranno esposti alle fumi- gazioni di vapori acidi o clorurali , e vi rimarranno per 24 ore. Gli abili e le biancherìe dell'e- quipaggio o de' passeggieri in contumacia , le quali loro saranno tolte al momento della partenza da un luogo infettato o sospetto prima di salire a bordo di un bastimento che vuol godere di una diminuzione di quarantina , potranno anche immergersi in acqua di mare , menochè non si pre- ferisca fumigarli con vapori clorurati o solforosi , od esporli ad un calor secco di 70°. R. , in un piccolo apparecchio appositamente stabilito fuori del bastimento — Si continuerà a passare le monete i legumi le vivande , ec. in acqua di mare in acqua acetata , od anche in una corrente d' acqua fresca e pura. Gli animali viventi dopo esser sfati antecedentemente sottoposti a lavande od a bagni sia nel- 1 acqua di mare sia nell' acqua clorurata , potranno essere del pari tosto rilasciati in libera pratica. Per gli effetti , vesti o mercanzie conlumacintc provenienti daW America , sotto patente brutta 0 sospetta. Si agirà nello stesso modo delle precedenti : ma la dimora nella temperatura secca di 70°. R. o nell' acqua di mare o nei vapori acidi , sarà diminuita della metà per le mercanzie spiegate o per gì' invogli di contumacia , cioè che non verranno tenute immerse più di tre ore. Riguardo alle mercanzie non contumaciale , ma involte in materie da contumacia , si prende- ranno le precauzioni necessarie onde toglierle dagl' invogli , i quali saranno trattati secondo le re- gole qui sopra «sposte , prima che quelle mercanzie sieno spedite. Per la depurazione de' bastimenti. L' interno de' bastimenti , dopo essere nettato accuratamente , si laverà con acqua di mare , o s' imbiancherà colla calce , o fumigherà con vapori clorurati , o solforosi o nitrosi , a seconda delle circostanze , e sempre si ventilerà al meno per 34 '>''^- L' acqua della sentina verrà rinnova- ta o rimpiazzata da una soluzione di cloruro di calcio o di sodio — S' insisterà specialmente sulla ventilazione e la fumigazione di tutte le parti de' legni provenienti dall' America ; il rinnovamento e la depurazione dell'acqua della sentina saranno effettuili prima di entrare i legni nel porto, i quali nella quarantina saranno dagli altri isolati. Queste sono le principali modificazioni che parmi dover subire i regolamenti sanitari europei nei lazzaretti del Meditcraneo. Solo aggiungerò che , riguar- do alla pratica , questi regolamenti dovranno esser minutamente formolati e con molla cura, onde impedire il menomo arbitrio all' amministrazione incaricata delia esecuzione loro , e far si che si i45 abbia uniformila di vedute e di applicazione. Perciò è mestieri determinare oflìcialmcnte ciò che drbbc intendersi per waUitlia sospetta , e per cumimicazionc diretta con bastimento sospetto. Il valore della patente merita jiure d' esser regolato in modo più positivo di quello si sìa fatto finora. Dovrebbe dapprima la fissazione dì questa patente emanare in ciascuna scala dall' avviso si- multaneo del console residente e di un medico istruito, iinzinlmeiite riconosciuto, convenientemente retribuito , ed incaricalo s|)ecialmcnte di raccorre oQiciali infurmazionì sulla salute del paese ( po- lendo lo slesso medico essere adoperato pc' diversi consolati }. Dovendo quindi variare il valor della patente, secondo il punto di partenza , la natura e I' andamento dei morbi contagiosi esisten- ti , o secondo le stagioni dell'anno, ciascuna di queste condizioni è uopo sia ben determinata , a scanso di equivoco. Per 1' Egitto , a cagion d' esempio , sede endemica della peste , di cui il principio contagio- so fisso puossi in certe circoslonzc conservare intatto per lunghissimo tempo , fuori degli amma- lati ; le quarantine di osservazioni che sono stale stabilite in questo paese dal governo di Mèhé- niet-Ali , possono tult'al più impedire la novella introduzione dall'esterno in Egitto della peste contagiosa , o minorare 1' inlensilà del morbo allorché vi si manifesta in apparenza di conta- gio miasmatico , e sopraltullo di contagio epidemico : ma queste non impediranno mai che si li- produca la malattia nel basso Egitto , verso 1' imboccalura del Nilo , e sì propaghi come contagio virulento nel centro di una miserabile popolazione. Quindi la patente che vi si è rilasciala debbe sempre considerarsi come bruita o sospelta (almeno nell' attuale stato della scienza e dello incivili- mento ) , malgrado la cessazione della conlagìosilà miasmatica , nel mese di giugno , luglio , ed agosto , o ni'gl' intervalli annuali che alcuna volta i conlagi epidemici di peste presentano. Lo etesso non avviene delle altre contrade dell'Oriente e dell'Affrica. Siccome la peste non vi è in- digena , cosi le misure quaranlenarie che potranno adollarvisi dai rispellivi governi sono bastevoli ad allontanarne affatto il flagello. Per la qual cosa potrassi per loro ammettere una patente netta , allorché queste misure sanitarie avranno dalo pruova di loro efficacia. Questo è appunto ciò che r Austria ha fallo per la Grecia , riduccndo le quarantine delle provenienze di colà ad una sem« plice osservazione di 24 o 56 ore. Appoggiandosi in parie su questo principio, la Francia ha nelle presenti circostanze soppresse le quarenlioe di Algeri. Abbenehè alcune parti dell' America possano risguardarsi come luogo natio della febbre gial- la , il principio contagioso di questo morbo essendo sempre volatile e di facile distruzione , e le annuali condizioni di stagione avendo noicvolissima influenza sul suo sviluppo e scomparsa , non- dimeno le patenti brutte o sospette per la febbre gialla non debbono fissarsi che sulla presenza della malattia e nella stagione assegnata alla sua apparizione. La patente sarà netta in altre stagioni — L'ar- rivo dì un legno in Europa in stagione fredda , anco nel caso di patente brutta o sospetta, debbe anche modificare le disposizioni quaranlenarie applicabili a siffatto morbo ec. Per assicurarsi della rigorosa esecuzione delle misure quaranlenarie , e della perfetta separa- zione delle diverse categorie dì contumacie , come per evitare ogni conlrovenzione , senza nuoce- re al servizio , né alle giornaliere comunicazioni tra i contumaciali e gì' individui in libera prati- ca , da ultimo per facilitare le depurazioni delle mercanzie , diminuendo le spese e gli ostacoli d' costruzione \ io propongo di stabilire , presso ad un porlo destinalo ai bastimenti contumaciali , im lazzaretto sul piano pnnottico raggiante , simile a quello che esiste in Egina , nella Grecia , 0 di cui ho dato una succinta descrizione nella mia opera sulla peste ( V. la tavola ). Io questo lazzaretto le corsie di contumacia almeno in numero eguale ai giorni della quaran- tina di rigore per la peste , per esempio di i4 , ciascuna fornita di sane e commode abitazioni con cucine , fontane o pozzi ec , irraggeranno intorno ad una corte centrale in libera pratica , e saranno sorvegliate in tulle le toro parli liM' edijlzio di amministrazione posto nel mezzo del cor- 119 46 tile centrale. Ciascun cortile contumaciato sarà separato dal cortile centrale mercè una doppia grata che servirà di parlatorio. Se lo si giudica conveniente , potrassi costruire un cortile contumaciato particolarmente destinato all' infermeria. L'edificio di amministrazione contcrri , oltre l'abitazione del direttore e de' principali impie- gati , gli ufizj la cucina , ed il vestiario ; sarà sormontato da un' osservatorio co tempo scabiosi. 77> Cresta di gallo { R/iinanihus cristo galli ) — Creata che questa ptanìa possa nuocere ai montoni. 78. Erba aglio ( Teucrium scordium J — Comanki nn odor d'aglio al latte delle pecore e delle capre che ne mangiano. 79. Coclearia ( Cochlearia cfficinalisj -^ VeW» Islanda dessa iograscia i montoni, ma comanica un gusto dispiacevole alla carne loro. (r) Journal des Savants. 1668 VI p. 4g. ID2 So. Canape ( Cannabis saliva J — Il pane de' semi di canape fa male ai montoni , loro cu- gionundo la diarrea allorché mollo ne mangiano. 8i. Fusaginc ( Evunymus europneus ) — Le foglie di questo arbusto sono perniciose al bestia- me j e specialmente ai montoni. 82. Soldinella acquatica C Hydrocotylc lulgaris J — È questa una pianta acre e nocevole ai mon- toni ^ poiché loro cagiona nefrite. 83. Miosote perenne ( ityosotis perenni! ) — Cresce sui margini dei ruscelli , e credesi recar nocumento ai roonloni. Secondo Linneo (i) essa li fa perire. 84. Rosolida e Drosera rolundifolin J — I montoni che mangiano dì questa pianta vengono presi da tosse , che per 1' ordinario si termina colla morte dell' animale. 85. Rododendro porporino ( Rhododendron ponticumj — Molte pecore sono stale attossicate per aver mangiato le gemme e le foglie di questo arbusto , coltivato ne' giardini, 86. Sabina ( Junipcrus Salina) — Le foglie di questo alberclto sono un vero veleno per le bestie lanute. 87. Rutabaga, Brassica di Svezia — Lo inconveniente della /jutrejfcnza ne'montoni, morbo ana- logo a quello cagionato dal distoma epatico , ha distolti i coUivatori del dipartimento dell' Ain dalla coltivazione della rutabaga. 88. Cineraria a foglie cordate ( Seneeio baidcnsis , Cincria cordi/olia J — Questa pianta dura e deleteria , che cresce nelle pingui praterie delle alle montagne , riesce purgante , e produce coliche^ dippiù fa cadere la lana ai montoni Un cfiTetto analogo si osserva in America allorché gli animali fanno uso del grano turco cor- nuto e ergale J. Questo mais viene allora chiamato mais pcladcro, poiché cagiona la pelade , ossia la caduta de' capelli negli uomini , delle setole ne' porci , e de' peli ne' muli ; allorché 1' uomo , ovvero uno di questi animali ne mangiano. 8g. Fellandrio acquatico — L' è questo un veleno pe' montoni. 90. Banunculo fiammetta r Btinuncuhts Jlammula) Idem. gì. Elleboro bianco ( ferarum album) — Allorché i montoni sonosi avvelenati per aver man- gialo siffatta pianta , gli abitanti del Delfinalo per riparare al gonfiore eh' essa produce si servono dell' elleboro puzzolente ( Hcllcborus foclklus )^ come di antitodo ai cattivi effetti dell'elleboro bianco. In tal modo il chelidonio e 1' elleboro fetido , abbf nchè nocevoli ai pascoli , sono nondimeno adoperati quali mezzi curativi. ga. Coda di cavallo f Equisctum arvense) — Ha facoltà di fare abortire le pecore. 93. Fagopiro ( Poljrgonum jagopyrum ) — Determina vertigini ed altri gravi accidenti ne' mon- toni ; questo è certamente ciò che ha voluto esprimere il traduttore della Cultura delle piante a se- mi forinosi nella frase seguente. « La paglia di fagopiro cagiona gonfior di testa ai montoni » invece di dire eh' essa loro cagiona vertigini. Difatti se i montoni mangiano il fagopiro , allorché è fiorito , vcngon presi da capogiri e da una specie di spossamento ; quando è secco le sue pro- prietà sono meno attive , ma 1' uso prolungato dello stesso produce presso a poco gli effetti me- desimi. 94. Topinambur 0 tartufo bianco (Hclianthus tabrosus ) — Le tuberosità di questa pianta , ri- cercate da! montoni , devono con parsimonia loro amministrarsi, poiché altrimenti li ubriachereb- bero. I tubercoli del topinambur non si gelano mai ; essi resistono a qualunque freddo. 95. Pimpinella ( Poterium sanguisorba) — Pianta astringente che costipa i montoni usi ai pascoli (i) Aid. Acid. Yol. i p, Si4> i53 di montagna ; questo efielto si OMCira specialmente allorché loro si appresta nello stato di forag- gio secco. 96. Ossifraga ( Antherkum osslfragumj.^ Indebolisce i montoni a segno che appena possono camminare. 97. Ltt Kttlma latifolla e la Kalmia anguslifolia sono due piante venefiche pe' montoni la i. in Virginia e la 3. a New-york. 98. Erba medica f Mrdiciigo satii'n ) — Fornisce un ottimo pascolo , ma troppo nutritivo : bisogna mescolarla colla paglia : poiché senza questa precauzione essa cagionerebbe la colica ven- trale. Ingrassa però prontamente i montoni. Si pretende che dia al grasso un color giallastro ed un sapore spiacevole. 99. Piripiri Questa specie di cipero a foglie taglienti ha fatto sempre soccombere , nelle isole del mare del Sud , le pecore quante volle sono stale menale ne' pascoli ove abbonda. 100. Pigouil e Festuca /juadricicnlala J — Questa pianta del Perù è venifica per gli armenti , e viene adoperata per coprire capinne. lOi. Iperico crespo ( Iljrpericum crispumj — Allorché in Sicilia i montoni dalla lana bianca hanno masticato o solamente tocco quesla specie d' iperico , 1' irritazione cagionata dal succo se- gregato dalle glandole di questa pianta si è tale , che per mitigarla essi si fregano contro la loro luna , e la fanno cosi cadere come se fosse tocca da sostanza depilante , quindi la loro faccia si ri- gonfia e la morte segue a capo di due setiimane. Cirillo e Marinosci di Martina che attestano que- sti filili , assicurano come essi non avvengono sulle pecore nere , le quali sono più robuste : ond' è che solo queste ultime si educano in quei paesi ove cresce V /lipericum crispum (t). 101. Pruno siiìfalico ( Prunas spinosa) — Linneo ha riportato questo pruno fra le specie no- cive ai montoni , poiché le sue spine loro strappano la lana. I rovi , la rosa a foglie di pimpi- nella , ed i cardi producono 1' eOVtlo medesimo. Da ciò che precede si vede chiaro che i montoni non debbono farsi pascolare in praterie basse ed umide , poiché desse producono assai piante a questi animali nocive , ed arrecano loro ogni ma- niera di mali, le acqua impura e stagnante è dippiù un veleno per le pecore. % VI, Capra. io3. Senape nera ( Sinapis nigra ) — Dicesi che questa pianta noccia alle capre. io4- Sabina ( Juniperus sabina J^^i, del pari un veleno per le uccenale bestie. io5. Fu^a^inc — Questo arbusto , il cui legno solido era adoperato a far fusi , donde il tuo Bome , uccide le capre che ne mangiano. 106. Leandro ^ Una capra rimase attossicata per aver mangiato le gemme e le foglie di questo arbusto. 107. Nnppello {jiconitum napctlus ) —• IjC capre di faìun in Svezia soceomboao pascendosi di questa pianta. 108. Erba medica — Allorché è fresca dessa reca molto documento al bestiame , sia che ri- manga sul suolo , o che venghi recisa -, ma é ancora pia nociva quando è umida , o quando il bestiame beve dopo averne mangiato ; cagiona il meteorismo , che spesso uccide se non vi sì ap. pone medeb. Il trifoglio , la foglia di rapa , di colza , e di altre croeifere , presentano gli stessi inconvenienti , ed i medesimi pericoli. (>) D* C«iidoll«i Fisiologi* vegetale voi. 3 p, m8o. i5| log. MUnria ( Ens'anum aìliariaj. — Il latte delle capro le qaali mangiano questa pianta allo slato fresco , Iia il sapore e l' odore di aglio. no. Sambuco C Samùuciu nigra) — 11 lallc delle capre addiviene amaro, allorché mangiano gran copia di polloni di sambuco , o di piante secche di pomi di terra. III. Euforbia — Se le capre mangiimo titlmalo , il loro latte diviene purgante. III. Ciliso ( Cylisiis fragransj — Nella Dalmazia le foglie di questa specie di citiso danno al latte delle capre una proprietà irritante. ii5. Euforbia delle Canarie ( Euphorbia canaricnsisj — 'Nelle ìsole Canarie le capre mangiano questa pianta che comunica un sapore spiacevole al loro latte ; i pastori conducono allora le capre a pascolare sulle rive del mare j ed essi ne assicurano che le piante tolse corriggano questo elTetta dell' euforbio sopra il btte. 10 non posso terminare questo paragrafo senza ricordare un uso singolare. In alcuni cantoni d' Inghilterra , si crede che possansi prevenire le vertigini de' cavalli , ponendo un becco nella scuderia , e se ne citano numerosi esempi (i). Si conosce il pregiudizio molto invecchiato , seguendo il quale , certi coltivatori pongono un capro nella scuderia de' loro cavalli , onde discacciare , essi dicono , l' aria malsana e prevenire le epizoozie. Ciò sembrami una conseguenza della superstiziosa idea attaccata al capro , il quale vien riguardalo come principe del congresso degli stregoni. Tale costume ha il suo analogo in Oriente : i guardiani che fecero vedere a Grawford gli ele- fanti bianchi di Bangkok , pretendevano che la presenza di due scimie nelle stalle degli elefanti preservasse questi grandi animali dalle malattie. Non evvi però superstizione neh' uso seguente : Le grege di montoni , che , nel mese di Marzo , fanno ritorno dalla pianura di Crau sulle Alpi , hanno alla loro testa i mcnouns , cioè capri , dal collo de' quali pende una campana ; la prudenza di questi animali è , in questo caso , ailoperata a dirigere e preservare gli armenti. 5 8. Porco. II 4- Cicuta ( Conium macuìiilum) — Ammazza i porci dopo averli resi rabbiosi. 1 1 5. Mandorlo ( Amygdalus communis ) — Le mandorle amare sono mortale veleno per i por- ci , ma l' olio di mandorle dolci immantinenti li guarisce. ii6. Pepe ( Piper nigriim ) Secondo Linneo (2) il pepe è un veleno per i porci. Questi animali , dice Abildgaard , possono impunemente ingojare il pepe in grani ; ma , data in polvere , questa sostanza può , pel puguimento meccanico che produce alla trachea-arteria , cagionarne la morte. 117. C/wnopndin ibrido ( Cìwnnpodimu hjbridum ) — Ttago assicura che questa pianta sia mor- tale pc' porci , anche allorché è cotta. 11 signor Vibourg ha osservato che i chenopodi non sono velenosi per i porci. Quest' ani- mali li disprezzano e solo ne mangiano allorché sono giovani. 118. £rio , Sfoco { Ermm crvilia ) — Il signor Santayara di Montelimart assicura che questa ijiccic di cri'um , mangiala fresca dai porci , loro rechi nocumento. Si è notato che a misura che i porci vengono alimentati di semenza di veccia , dimagrano , (1) Nuovo corso com/ilc/o di jigrkoltura , iS32 t. 16 p, 18G, (3) Am. Acad. voi. 1 p- 33i. i55 scomparisce la loro carne , ed essi tcnniDano colla consunzione. Gli abitanti delle campagne lUco- no altura che i neri sono bruciati. Il signor Santayara avess'cgli piuttosto inteso parlare della cicerchia ? Se la cosa non sta cosk tì sarebbero allora molte piante leguminose i cui semi apportano morte ai porci. 119. Segale cornuta — La prlle di que' porci che uè mangiano si ricovre dì macchie gangre- nose. Un porco essendo stato nutricalo di farina di segala cornuta è morto a capo di due mesi , dopo aver perdute le gambe e le orecchie. 120. Lo sclerotium fmcicuìatum sulle foglie di quercia ammazza i porci. Saranno circa sessant' an- ni da che questo fungo fece perire molti cinghiali , nel parco imperiale de' contomi di Vienna. 121. Grano turco cornuto ( Zea mais ergvté ) — Dato per nutrimento esso cagiona in America la caduta delle setole de' porci (1). (Dal CultiMleur; luillet 18^2. La fine si darà nel fascicolo seguente ). GeOGBiFia. — SuUa Geografia comparata del Soudan ; articolo ilei Socio ordinario Ferdinando de Luca estratto in parte dalt Analisi delta Geografia del Soudan ne' secoli di mezzo (2). Sono quasi tre anni che noi leggevamo nella R. Accademia delle Scienze una nostra nota sulla geografia isterica antica e moderna del Giraldes , e di questa opera pregevole davamo una breve DOtizia j dimostravamo come i migliori scrittori di cose geografiche avevano confusa la geografia storica col quadro storico delle nazioni ; che però mancava ancora la geografia storica , la quale alla storia delle città , de' Regni e a tutte le vicende alle quali sono stati essi soggetti dee volgere 1' at- tenzione , non già alla storia e alle vicende de' popoli. E questo nostro pensiere fu ben accolto dal- l' Inslilulo Storico di Francia , che lo adottò nel suo pregevole giornale con espressioni di benevo- lenza, (Janvicr i84o tom. VI, pag. 187.) La geografia storica suona lo stesso che geografia comparata di lutti i tempi e di tutt' i luoghi ; e considerata sotto questo punto generale di veduta , la scienza geografica manca ancora di questa branca interessante ; e probabilmente ne mancherà finché delle accademie speciali non imprendono a trattarla con certo metodo e con un programma ben ideato e ben esaminato da uomini cummendevoli per ispecialità di cognizioni geografiche e storiche di lut- l' i tempi. Però nella deficienza di questi lavori, ti gode 1' animo di leggere nd n. 80 della biblioteca universale di Ginevra un' Jnntisi detta geografia del Sudan ( pigrizia ) ne' tempi di mezzo iì qua- le è un pregevolissimo lavoro del genere di quelli che meriterebbero il nome di geografia storica, secondo la definizione per noi adottata. Il dotto onlorc di qucsl' analisi comincia per mettersi sulle orme del geografo Et Bekri (5) arabo Spagnuolo, il cui libro vide la luce nell'anno 1067; segue le ricerche di El-Edrisi (ii53) (4), di El-Yakouli e di Nassir EJdinc (5) ( ultimi anni del (i) Creph lacera — Qucsla pianta , chiamala coistUona dagli abruzzesi, oiI angina l.igli abitanti del Gargano , ammazza i porci solTocauJoli con iiiljanimazione della gola. Le veoffichc qualità di q^.sla circoracea furono av- vertite da Pietro Antonio Micheli , che la chiama perciò Itieracium apros « luitlos occidins. Egli la porta come indigena del Gargano , ma essa nasce benanche tra le rocce calcari di tuli" i monti del Regno. Funesti accidenti si «00 ripetuti anche per gli uomini che 1' hanno confusa col cicorie selvaggio e ne hanno fatto minestre (Nota dt' tompUalori ). (a) Vedi il n. 80 della blbliolrea Universale di Ginevra pag. gS 1 . (3) L'opera ha per titolo «Libro delle strade e de' Begiii ». (4) « Ricreazioni gcograCche ». (5) CI DiiioDuio geograDco ». « i56 secolo XII); continua il suo lavoro eoo Ibn-al-Ouardl (i) e HamdouUali (iiój); va innanii con Ibn- SaVJ , Abrou-1-Feda e Ouloiigh-Beigh (2) (i353); procede a traverso dell' oscurila de' tempi eoa Ibn Baloulab (5) (i553) e Ibn-K.lialdoiln (4) (iSijo) ; e dopo di aver fatto tesoro delle notizie di El-Bakoui e 5) (fino al XIV secolo), termina il suo lavoro con l'opera di Leone Africano (iSaC) (6). Né di queste sole opere ha fallo egli tesoro , ma anche di molle opere moderne pii pregevoli, alle quali dobbiamo o de' lavori originali sull'Africa, come Walclienaer (7), Chenier (8), de Gayangos (9), Grabcrg de Hcmsò (io), Coolcy (ii), Cardonne (12) , Sylvie de Sacy (i3); o delle traduzioni e nolizie di scrittori orientali, come Quatremère («4)1 Reiske (i5), laubert (16), Lan- glès (17), Ouselcy (18), Hartman (19), Hylander (20) , de Guigny (21). E colla luce di tanti dotti ha potuto l' autore di quel' analisi seguire passo a passo le diverse nazioni eli' erravano Terso il X secolo ne' deserti del Sudan , e i paesi cU' esse abitavano. Cosi la nazione Berbera di Zcndgah ( che secondo ì moderni disegna i Mori di razza mischia ) occupò , come oggi , la parte occidentale del Sahara ad nord del Senegal. Era essa divisa in tre tribù; i Masoufach ( co- nosciuti oggi col nome di Tuat ) erravano nella sterilissima porzione del deserto che traversava il cammino di Tomboklu : i Lamtunah o Lamtah avvicinavansi alla Berberia , e furono lo stipite de' Oultut-Xoun i quali oggi abitano la Valle di Noun ; e i Bcnu-Gaddiilnk al sud de' precedenti. I Lamtah furono quelli che sotto il nome di Marabiti ( Al-Uorabitoun ) invasero il dominio degli Edrisiti (oggi impero di Marocco) e fondarono Marocco nel lOjS , d'onde si sparsero in Ispa- gna per disputare agli Emiri indipend£nli gli avvanzi dell' impero de' Califi. AuUl era la metro* poli de' Godulah , la cui situazione doveva essere al capo S. Anna nella boja di Arguin ; poiché qui è b piccola penisola ove si depositava il sale che quella nazione traeva dalle sue miniere , e quivi ancora si vede la grande abbondanza di quelle tartarucbe cosi grandi , in modo che la loro scaglia serviva qualche volta di navicella a' pescatori (22). Da Sidjilmésah la quale corrisponde , se- condo il Chénier el Walckenaer , a Tafilelt , partivano le caravane pel Sudan , e dopo un viaggio (i) ce La perla maravigliosa », (a) ce Tavola delle Locgiludiuì ». (3J . (4) Istoria generale degli ce Arabi e de' Berberi ». (5) « Maraviglie dell' Ounipotenia sulla Terra ». (6) DeiCnptio Africat. (7) Rccherches sur r Affique septcnirionale ( 1 822) ,—• Relazione de' viaggi in Africa dal 1400 ila oggi » voi. (8) Eiccrcbe so' Mori. (g) Istoria delle dinastie macmeltane in Ispagna. (10, Specchio di Marocco — Annali di Statistica, (il) The Negrolaiid of the Arabs. (la) Storia dell'Africa. (|3) Memorie sopra diverse antichità della Persia. (■4) Traduzione di El-Bikri .^ Notizia de' manoscritti della biblioteca E«ale, (|5) Traduiione aleniaiiua di Abroul-Fcda. (16) Raccolta di viaggi e memorie : Società geografica di Parigi. (17) Notizia generale de' geograG arabi. (18) The orientai gcograply of Ibn-IIaukal. (19) Africa El-Edrisi , Goltingen. (io) Traduiione d' Ibn-alOuardi. (ai) Estrani d' Ibn-alOuardi , d' El-Baloui. (aa) È questi certamente una esagerazione solita preiio i popoli barbari nei quali tatto è immagiaaiiona. .57 •dì due mesi le carovane si trovavano al regno di Ghanab , il cui nome è scomparso dulie oprre de' geogriiG Arabi da più di tre secoli. L'autore dell'analisi s'impegna in una disamina storico- ceografico per determinare la situazione del regno e della citlà di Glianali , la quale, secondo lui doveva essere nelle vicinanze di Tombuklu , la misteriosa Tombuktu oggi finalmente visitata da' Fratelli Llandcr , a' quali si deve anche lo scoprimento di un ramo del Niger, Questo fiume, detto da naturali Djali-ba e Qaorra , si credeva dal geografo Edrisi uno stesso col Senegal. Questo «criltore nacque in Ceuta , e studiò in Cordova ; passò poi alla corte di Ruggiero Re di Sicilia , ove scrisse nel ii53 un libro intitolato Rccrcazioni dette persone desiderose di eonosccre tuli' i ftiie- «i del mondo. Egli segui tutte le migrazioni d«' Barberi Zonatah dal 1067 fino al ii53 , dopo viverci mostrate le terre che avcvan prima abitati. Allo stesso geografo dobbiamo la descrizione del Sahara occidentale colle modificazioni dovute alle migrazioni de' Morabiti. La storia de' Berberi Zonatah si liga a quella della Sp:igna e perciò dell' Europa , poiché queste tribù accolsero sotto le loro tende il giovine Abd-er-Rahman fugitivo e ultimo rampollo degli Omeiadi , e generosamente lo aiutarono a salire sul trono di Cordova. Il viaggio di Ibn Balutah, che nel i353 paiti da Sidjilraèsah e dopo 25 anni tornò nella sua patria, va perfettamente di accordo con quello de' Mandingucs con([uistalori di Gliaiub. Le stesse città si {jresentano e nello stesso ordine , menochè per Tomboklu eh' egli situa nello stesso luogo ove l' intinerario de' Mandingues parla di Ghanah. Di ritorno dal suo viaggio Batutah visitò pure la Nigrizia o Sudan, traversando il deserto, e la sua relazione è un prezioso monumento di geo- grafia comparata, mettendola in confronto colla topografia di que' luoghi ne' giorni nostri. Si usa- va in quel tempo , quando una caravana doveva traversare il deserto di arena mobile, di scrive- re a" corrispondenti al di là del deserto, per venire incontro un certo numero di giorni. La let- Icra si mandava per un corriere ; e se questo fosse perito per istrada , il che qualche volta av- veniva , la caravana privata del soccorso che aspettava , periva egualmente ; che credevano e cre- dono ancora quelle orde esser il diserto pieno di demoni che sbigottiscono il corriere e gli fan- no smarrire la strada. E coerentemente a questa credenza riferisse Marco Polo che il diserto di Los nella Mongolia è dominato da' certi spiriti, i quali chiamano i viaggiatori co' loro nomi e con tuono amichevole per allontanarli dal loro cammino. La caravana di cui faceva parte Ibn Bjtoutah fu però felice. Il deserto ch'essa traversò abbondava di antilopi buboli che i Masoufah uccidevano a colpi di freccia per acquistare 1' acqua che si conteneva nel loro stomaco , di cui si abbevera- vano con avidità. La regione era coperta da molli serpenti , e que' barbari , quando erano mor- si , usavano di porre per molte ore la parte ferita nello stomaco di un camelo che prima uccide- vano. Que' deserti e quegli abitanti, che li percorrevano, non hanno oggi in menoma cosa cambiati. La relazione del viaggio di Ibn-Bjloulah non fa alcuna menzione del passaggio del Niger. Il che mostra che prima de' fratelli Llandcr ninno avesse data una conveniente descrizione di questo gran fiume della Nigrizia. Baloulah parla solo di un gran fiume non valicabile che per via di battelli , eh' egli chiama braccio del Nilo ; ed egli credeva erroneamente che questo fiume , dopo un certo cammino , si dirigeva all'est verso la Nubia. Edrisi lo confuse col Senegal. Leone africano , dopo «ver rimontato il fiume da Tombuctu a Jenni , gli fa prendere la direzione dell' ouest. Cosi le incertezze della geografia moderna si attaccano agli errori di quella degli antichi. La situazio- ne che Batoutah da di Toraboclu corrisponde con grande approssimazione alla situazione moder- na ; e forse se i moderni avessero meglio seguite le indicazioni degli antichi , la misteriosa Tom- buctu non sarebbe rimasta ignota fino al viaggio de' fratelli Llander , ossia fino a pochi anni pri- ma del i83o. Molto tempo dopo il viaggio di Batoutah , la citlà di Kaonkaou da lui descrìtta come flori- da , era giunta allo stato di una grande floridezza. Che n' è ora di questa Città ? A quale citta i58 essa corrisponde? Il silenzio de' geografi cbc vissero dopo rundccimo secolo ha sparso dell' oscu- rila su di questo fallo geografico; il che mostra sempre più la necessità di una geografia compa- rata , lavoro di cui la scienza ancora manca. Tace il giornale di AmiuliFatouma , che fu il solo compagno di Mungo-Paik, il quale gli sia sopravvivuto. Un ilincraiio riferito dal Bowdilch indica una città di Gougara là ove ha dovuto trovarsi Kouga. Un altro itinerario comunicato a Clappcrtoo vi pone una città di Ghagro. Infine un arabo di Egitto disse al maggiore inglese Laing che al- l' ovest di Noufi sul IN'iger , tra la Juuria e Hussa , era una città di uu' immensa estensione chia- mata Kouliou molto rassomigliante a Kaoukaou. Il gran lago centrale dell' Africa, il Tc/unl, era conosciuto alla fine del XII secolo sotto il nome di Koura ; e credcvasi congiunto col Niger ad una lunghezza di looo miglia. Credevasi pure che dalla sua estremità occidentale scorreva il Nilo di Ghanah , e dal suo angolo nord il Nilo di Egitto. Delle carte costruite i5o anni (a confondono egualmente in un sol sistema il Nilo , il Niger , il Senegal, la Cambia ; e anche de' Geografi recenti non hanno rinunziato all' unione del Tihad e del Quorra. Questi errori sono però smentiti dal viaggio di Denham e più di tutto da certe particolarità di geo- grafia naturale delle ragioni idrografiche di quest'immensi bacini. L'equivoco di questi geografi na- sceva da che queste ragioni idrografiche non erano separate da catene di montagne , correndo dritto il deserto tra esse. Ciò veramente non potea asserirsi sopra sole congetture. Del resto poi 1' esi- stenza del mare di Azof , del Caspio , e dell' Arai sopra un paese piano mostra che de' bacini posti in vicinanza possono trovarsi isolati gli uni dagli altri , senza alcuna catena intermedia di men- tagne , sebbene gli uni e gli altri ricevano de' grandi fiumi. I nomi de' p.iesi che s'incontrano suceessivamente negli itinemriì arabi sono, gli Stati di Gha- nah , di Siili , di Tombouctou , di Kaoukaou , di Cheneva , di Tekrour , il primo stato negro con- vcrtito al maomettismo ; e presso a poco nella stessa situazione. La citta di Gouber situata nello Stato di Oaoussa non ha cambiato nome. Denham ritrova il paese di Kanem alla stessa »tuazione ove lo avca iiulicato Ibn-S;i'id alla fine del i5.° secolo. Ponendo a confronto ciocché gli arabi conoscevano dal Soudan con ciocché ne conosciamo nni , il paragone è tutto a vantaggio nostro; essendo diwrsa la maniera di osservare ne' tempi no- stri da quiUa degli Arabi , inesatta e piena di favole e di esagerazioni. Poche cose in verità cono- scono i moderni della Nigrizia , poiché le nostre notizie non abbracciano neppure la porzione del Niger compresa tra Tombocktu e la Jaouria , che può abbracciare uno spazio di circa j5o mi- glia ; ma le più recenti scoperte fatte da' fratelli LIander , mercè le quali noi conosciamo il brac- cio del Quorra , dalla Jaourìu fino alla sua foce al Capo Formoso , ramo che in tutte le carte an- teriori al viaggio de' LIander era conosciuto col nome di riviera di Nun ; e di più la conoscenza che hanno i moderni della porzione del Quorra al di sopra di Sego , e il corso del Cambia , dello Shary , del Bornou , e del perimetro dell'immenso Tcliad , sempre ne' confini della Nigrizia-, luttc queste cognizioni intorno al Soudan sono assai superiori alle tante narrazioni arabe inesatte e ricolme di amplificazioni. Bisogna però confessare , come osserva l' autore dell' articolo inserito nella biblioteca universale di Ginevra , che la geografia comparata dell' Africa ha una sorgente tutta propria di errori, ossia le migrazioni e le devastazioni fatte da' Morabitl. Questi fanatici hanno tru- cidale le popolazioni più floride descritteci dagli antichi scrittori arabi come abitatrici del Soudan, e queste sono scomparse da que' luoghi , senza che si avesse potuto seguire 1' ordine cronologico della loro diversa esistenza. E do^io di aver posto a sacco e a fuoco que' villaggi del deserto , si sono giltati suir Al-Magreb ( Impero di Marroceo ) the egualmente hanno devastato. Quindi si sono perdute le notizie che gli Arabi avevano delle tante strade per traversare il Sahara. La distruzio- ne dì Aoudnghost e di Aoukar ha fatto obbliare la strada di Gbanah per un' altra più lunga e più pericolosa. L'esplorazioni de' Portoglu si fatte lungo In costa occideutule ed orient. dell'Africa nel se- colo XV diedero l'ultìma mano alla devastazione della coita occidentale del Sahara , e compirono il T<3to tra la geografia africana de' secoli di mezzo e la nostra. Tulli que' villaggi erano ridotti in cenere t gli abitanti venduti come schiavi, e fin d'allora cominciò quell'infame sistema di schiavitù tanto opposta o' prìncipi della nostra Religione , e che invano ora tentano di abolire le potenze cristia- ne ; poiché l' ingordigia dell' immenso guadagno si fa superiore a tuli' i pericoli di una giusta ven- detta : e forse si giungerà alla dcsiilerata abolizione , quando la Nigrizia sarà stala popolata da co- lonie cristiane ; che la civiltà è 1' opera della sola religione di amore , e da pcrlutlo la segue co- me l'ombra il corpo. Intanto la dlsparizione di un' orda berbera libera ed industriosa , riunita sul- l' ingrato suolo dì una delle Oasis situate sulle strade commerciali che traversano il deserto , e un fatto deplorabile per la geografìa, e per lo commercio nell' interno dell' Africa, che potevasi prose- guire da' moderni. Noi abbiamo dovuto aprirci delle nuove strade a grandi stenti e col sagrifizio di tanti viaggiatori coraggiosi ; clic la rapacità du' nostri predecessori , e la loro crudista sono state le cagioni più potenti della guerra che quelle orde ci hanno fatto e ci fanno ^ epperò la memoria delle devastazioni fatte dagli Europei, colorate col nome di esplorazioni geografiche, renderà an- cora per molti altri secoli quelle regioni straniere alla scienza. Fesdixasdo de Luca. Stokia. — Giudizio del Rezzoxico mi Discorso di CaklO Trova intorno allu condizione de' Romani finti da' Longobardi ec. Il consigliere F. Rezzokico , membro dell' I. R. Istituto Lombardo-Veneto , uno de' più chiari e profondi giureconsulti che abbia 1' Italia , ha pubblicato nella Biblioteca Italiana ( voi. 4 e 6 ) un Esame del recente lavoro del nostro egregio Gaalo Trova intorno alla condizione de' Bo- mani vinti da' Longobardi , ed alla vera lezione di alcune parole di Paolo Diacono su tale argomen- to (i). Dopo di aver esposta e racchiusa io poche pagine con mirabile lucidezza la sostanza del lavoro del Trova , e fattene rilevare le parti precipue e le opinioni ed argomentazioni più degne di esame , non senza tributare grandissime lodi al benemerito napolitano scrittore per la nuova luce da lui sparsa su queste controversie , e per aver quasi aperta la via a chi voglia più da vi- cino ricercare le orìgini e le riposte ragioni delle consuetudini e degli statuti municipali d' Italia nell' urtarsi e nel fondersi del dritto romano col dritto longobardo ; passa egli con accurata ed urbanissima critica alla discussione di alcune importanti quistioni , ed alla proposta di alcuni suoi pensamenti diversi da quelli del TaovA , dando loro il modesto nome di dubbi , ed invitando lo stesso autore a risolverli e chiarirli. SilTatte quistioni si aggirano sopra tre principali oggetti, cioè sulla Condizione delle persone e delle terre , sulla Legge , e sul Comune : avendo scritto il Troya ( cominciando da una nuova le- zione di un luogo di Paolo Diacono ) che i romani fatti tributari , e divisi fra' vinciloi i furono privati dello vera proprietà e ridotti alla condizione servile di aldii, alla qual sorte non sarebbero sfuggiti che i sacerdoti ed i vescovi , e che tulle le terre soggiacquero a lai destino , non la sola terza parte di esse , giusta il credere di talun : che i vinti romani furono privali interamente del- l' uso pubblico delle loro leggi , ed assoggettati a quelle de' longobardi , non essendo durata la (i) Questo Discorso forma il 5 volume della Storia J balia del IHedio Ero , Ojiera del Taor* rhe tanto ru- more sta menando iu Italia e fuori t e che mostra non ejscre del tutto speata nel nostro paese la genia di quegli uomini dotti e laboriosi ckc consacrano la loro vita ad opere di langa Iena e di faticose ricerche. Ma questo discorso può riguardarsi anche come lavoro compiuto e sussìstente da K'i e come tale lo La considerato il Rtzzosico. i6o legge romana che nella mente degli uomini e ne' giudizi arbiiramentali de' vescovi fincliè non ne fu concesso 1" uso a' romani conquistati da Liulprando o venuti dille Gallie : che in fine il Co- mune romano fu abolito perchè fatta serva la gente che lo costituiva , e sorse un nuovo Co> mune longobardo , nel quulc a poco a poco ricompjivero in seguilo per 1' cITetlo della emancipa- zione i liberi romani , e questo Comune fu il germe di ogni posteriore municipio italiano. Contro siffatte opinioni ecco le osservazioni addotte dtil Rezzomico: I. Il Rezzorico porta avviso sul primo di tali punti; i vinti romani considerali in corpo e co- me nazione essere slati ridotti tributari o ceusuali , ed aver costituito una classe di persone me- no nobile , e , se vuoisi , anche degradata appello de' longob.ii-di ; ma non potersi ammettere che i singoli individui fossero stati affatto privati dilla proprietii delle terre e ridotti allo stato di servitù aht'wnale , da cui non potessero uscire se non pei- 1' unica via della emancipazione. Ed in sostegno di siffatto assunto adduce : I. Che sebbene ai>po gli antichi Germani di Tacito il tributo fosse ignoto ed incompatibile con (piclla piena proprietà che coUegavasi con la capacità civile e politica , in guisa clic l' idea- delia nazionalità si confondeva con quella della compartecipazione alle lene; pure ciò non possa assolutamente appropriarsi a' romani falli tributar! du' longobardi , raccogliendosi da mol,te testi- monianze che costoro conservarono una proprietà, per dir cosi , meno pura e soggetta all' imposta, ma non periamo pro()ricià vera ed efficace in luti' i rapporti di godimento e trasmessione : 1. Che le conlrovcrse parole di Paolo Diacono in qualunque modo intese non valgono a pro- vate che i longobardi consumarono una usurpazione generale di tutte le terre e l' assoggettamento individuale di tulle le persone; ma che una special relazione fosse conosciuta a quei tempi sotto il nome di liospitalilas fra i vincitori ed i vinti , la cyiale attribuiva a' primi la percezione di una de» lerminola quantità di frutti sulle terre conquistate: 3. Che nel sistema del Trova sarebbero assai difficili a spiegarsi , come agevole spiegaziona ottengono nel sistema opposto , due leggi di Rotari , in cui favellandosi di una donna libera fi- icuie a legge longobarda , e di seni emancipali da' longobardi , si suppone chiaramente 1' esistenza di donne libere viventi a legge non longobarda , e di servi emancipati da non longobardi : 4. Che riscontrandosi fin da' primi tempi, fra gli abiUinti delle città artigiani , commercianti, ed anche possessori di terre, un buon numero di persone libere , e tuttavia anche per consenti- mento del sig. Trota , non apparlenenti alla schiera de' longobardi ; anzi grandi masse di uomini liberi come i romani di Oderzo a tempi di Grimoaldo , la plebe di Milano , ed il popolo Pisa- no a tempo di Agilulfo (i) ; bisogna ammettere che i vinti romani non furono ridotti a servita personale , non potendo facilmente consentirsi , che queste masse si componessero tutte di perso- ne o venule dill' estero o emancipate da' longobardi : 5. Che in fine senza negare che gente priva di guidrigildo ( o valutazione personale nella com- posizione pecuniaria dell' omicidio o delle offese ) non potesse, secondo le idee di quei tempi, re- putarsi come libera i non faccia positiva dimostrazione in contrario il non trovarsi alcuna legge la quale a' romani caduti nelle prime conquiste assegnalo avesse un ga WrigiWo proprio ; poi- che o questa legge ha potuto esserci involata dal tempo tra le tante altre , o questa materia del BUidrioiìdo era in gran parte abbandonata anche rispetto a' longobardi alla sola consuetudine, come apparisce da una legge di Liulprando (a) , da altra legge dello stesso che suppone giù stabilito il (I) Paul. Diac. VI. iS — loan. Diac. Vii. S. Greg. Magni. — Fomajaffi, Aot. L0D5., 1 pag. i5. — Balbo, Sloria d' Ilal. 1 , pag. 76. (a) Cc»iuet»lo CDÌra est ut prò minima persona quae exercitatis homo iaveoitnr «se , «5» lolidoi cemponatos. Lieti I. VL 9. i6i guidrigilib anche riguardo a' romani (i), e da una logge di Arechi duca di Benevento il qual« stabili la misura del giticlrigiìch de' sacerdoti , determinalo parimenti fino a quell' epoca dalla sola consuetudine e dalla opinione de' censori , quantum^ue i sacerdoti senza alcun dubbio fossero citta- dini liberi (?). II. Riguardo alla seconda quistione , il REZzortino sostiene, che la legge romana non fu del tutto abolita : ciie rimossa l'idea di essere slati i romani ridotti da' longobardi nella condizione di tililii , e rimossa altresì la voluta mancanza di un guidrigildo proprio de' vinti romani, cessa la pretesa inconipalibilil& della coesistenza delle leggi romane e delle longobarde: che il celebre editto di Biliari , il quale emenda e rimuove tutte le leggi antecedenti , non sia già riferibile all' aboli- zionc del drillo romano , ma delle precedenti leggi logobarde , il che deduce dal ravvicinamento di parei'chi luoghi dell' rdillo: che ritenuto questo editto come legge pe' soli longobardi dettata, il non farsi in esso |>iiroia de' romani e delle loro leggi nulla prova né in favore né in contrario alla abolizione di queste ; anzi questo silenzio è argomento gravissimo per ritenere che loro per legge o per tolleranza fosse concesso di vivere secondo il dritto romano , perche da una parte essi non potevano cadere sotto le disposizioni d'una logge unicamente imposta a' longobardi , e dall'altra parte si può immaginare ne' vinti romani un popolo avvilito e degradato , ma un popolo senza leggi non mai : che alcuni fatti ed alcune leggi, dulie quali vorrebbe dedursi che i longobardi ab< borrissero dalla massima comune agli altri Germani di lasciar vivere ciascuno secondo la propria legge personale, meritano ben diversa spiegazione : che se da' monumenti legislativi dell'epoca, « dalle forue e dal tenore de' contraili de' giudizi e degli altri alti civili non si può trarre pruova diretta della continuazione del Dritto romano nella prima dominazione de' longobardi ; gravissimi argomenti però ne discendono i°. da quella massa di gente che durante la dominazione de' Fran- chi vedesi professare pubblicamente negli atti di vivere secondo la legge romana, cosa inesplicabile te i vinti romani vivevano fino a quell' epoca a legge longobarda, e non Liutprando, né i suoi suc- cessori, né lo stesso Carlo Magno mutarono assolutamente la loro condizione: 3°. dalla grande in- fluenza che il Dritto romano esercitò assai per tempo sulle leggi e su i costumi de' longobardi spe- cialmente riguardo all' introduzione de' testamenti , alla forma della tradizione ed alienazione delle terre, alla' procedura giudiziaria ec, ; effetti che suppongono di necessità un esempio vivo, legittimo, continuato, e frequenti relazioni legali fra le due genti viventi a legge diversa. Procedendo però il dotto crilico con somma circospezione , dichiara che la legge romana non dovè al certo conservarsi con la sapienza delle Pandette , e colla maestà delle costituzioni Impe- riali, né col ministero del pretore ; ma ncll' umile veste di qualche rozzo compendio non immune da qualche miscuglio d' idee barbariche , u guisa di quello di Teodorico , che gì' Italiani sotto il regno de' Culi erano abituati a chiamar legge romana ; e che probabilmente doveva essere appli- Cila ne' giudizi apparentemente da un ministro longobardo , come il messo regio , lo sculdascio ed il conte , ma nel fatto da persone elette fra' romani i più notevoli (boni /lomincs , homines idonei, seabiin , judices e simili ) preseduli da quel ministro (3). (l) Et qui aliler presampserlt faccrc , componat guiJrigilt suuni. VI , 3;. (a) Tiiov-A , J igi. — MiBATOm, Rcr. Ilali. script., voi. II., J i, pag. 335. (J) Il it^^ioMco riferisce gna formala dol codice Veronese ( ad Leg. Awlh. t8a ) in cni il conte che pre- siede al •^iutliiiu ii volije a' giudici e chiede loro che cosa disponga la legge: Bìunc dicUe, tot juditcs, juìd comen- Jet Itz. 21 126 III. Finalmente il Rkzzonico rigella lanlo il parere del Trova che aininetlc soliamo un Co- mune longobardo, che l'opinione di Swi^ny e di Pagxoncelu che fanno quasi csclusivainenle predo- minare nelle citU il Comune romano ; e presenta la nuova ed ardila congetlura che se nella cam- pagna abbia predominato un Comune longobardo , coesistessero però in alcune città il Comune romano , in altre il Comune longobardo , e talvolta entrambi stessero a fronte l'un dell' altro nella stessa città. E questa sentenza egli convalida con poche ma non isprcgevoli induiioni ed analogie , le quali meritano veramente richiamar l' attenzione di tult' i cultori di questi sludi in Italia , per le importanlissime conseguenze che 1' accertamento di un tal fatto produrrebbe nella storia civile e politica della nostra penisola. Coloro i quali anno studiato l'origine ed il progresso di queste ed altre simili quistioni in- torno alla condizione giuridica degl'Italiani del medio evo, all'uso del Dritto romano ed all'onll- namento municipale , nelle opere del Giannone, del Grandi, del d' Asti, del Muratori, del Pognon- celli , e del Savigny da una parte , e del Sigonio , del Tanueci , del Maffei , del Sismondi , di.1 Leo , e più recentemente di Balbo , de Vesrae , Fossati , Sclopis ed anche Manzoni dall' altra parte, possono apprezzare non solo il merito del libro del sig. Trova che lo slesso Rezzonico chiama insigne •jnonumento di erudizione e di dottrina , ma benanche la sagace ed importante critica del giu- reconsulto milanese. Non è nostro intendimento seder arbitri in tanta lite e fra uomini di tanta rinomanza , e ci piacque soltanto dilTondere la conoscenza di questa dotta polemica , e ridurre le proposte quistioni e le analoghe argomentazioni a' loro minimi termini , per richiamare sulle mede- sime gli studi di molli , e per unirci ancora al Rezzonico nell' invitare qud profondo ingegno del TaoYA a dar risposta alle gravi obbiezioni mossegli contra. Se non che , disposti a ricrederci ad ogni migliore dimostrazione, non nasconderemo per ora, che per quanto ci abbia lasciato nell'animo alcuna diffidenza la congettura del Rezzoxico, tuttavia scarsa di pruovc, e per avventura discordante da molte testimonianze storiche , circa la coesistenza del Comune longobardo e del romano ; al- rettauto ci sentiamo inchinevoli a dividere i suoi pensamenti sulle altre due precedenti quistioni , 'arendoci con luì che dopo quella totale abolizione della libertà e della legge romana , il loro jsteriore risorgimento a nuova vita e lo sviliippamenlo della nuova civiltà italiana co' tenui mezzi cennali dal Trota , fosse cosa piuttosto maravigliosa che probabile. Pasquale Stanislao MAXaKi. A N N U N Z 1 1. CoTiO di sludt matematici per F istituzione , f imenzione , e 'i perfczionamente ; del Cav. Vince.nzo Flauti. Quest'opera si compone di i4 volumi distribuiti nel seguenti modo. Corto geometrico ........... voi. 4- Corso di Analisi algebrica. .,.....•. voi. 4- Trattati per l'invenzione geometrica. ....... voi. 6. Opuscoli matematici. . . . . . . . . ■ voi. io. Sono finora pubblicati i voi. 1° e 1V° del Corso geometrico , ed e sotto il torchio il voi. 11°. £ prossima a pubblicarsi la parte I. del trattato àeW Invenzione geometrica , e quella dell'altro Geo- i63 mrtm di Silo sul piano, e nello spazio ; e nel giro del presente anno verranno essi interamente compiuti. Il prezzo e di ducali j,4o per volume per gli esemplari distinti , e di ducati 20 per quelli ad u,o delle scuole; da pagarsi nella consegna de' libri. Presso 1' editore sig. Raffaele Lista se ne distribuisce il prospetto di associazione. (Tico S. LucieUa ai librai n. i3 J. AVVISO. QtriHTA BIDKIOHE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI. Si fa nota che quesU riunione , da tenersi in Lucca nel presente anno , come fu deliberato il 184. ,n quella a Firenze , è graziosamente consentito da s. a. b. l'infante hostbo boga, pria- cipierà col quindici e terminerà col trenta di settembre. Si ripete che hanno diritto a far parte di tali riunioni gì' itaUani ascrittì alle principali ac- cademie o società scientifiche istituite per l'avanzamento delle scienze naturali : i professon delle Kienze fisiche e matematiche; i direttori degli ahi „ud! , o di stabilimenti scientifici dei vari stati d Haha, e gì impiegali superiori nei corpi del genio e dell'artiglieria. Gli' esteri compresi nelle categorie precedenti saranno pure ammessi alla riunione. E a desiderarsi che di questi dotti concorrano molti a Lucca nella detta occasione : ove tro- veranno un festevole accoglimento , e proporzionatamente ogni possibile comodità : grazie alla Sovrana provvidenza , e mediante le cure di una speciale commissione. L'utile grande che deriva dalle rammentate riunioni, per la solenni.à con cui gli alti concetti a vantaggio delle scienze e delle arti si presentano , e per l'esame rigoroso al quale vanno assoggettandosi , andrà sempre più crescendo quando si dia campo a maturarli nella comunione annuale di tanta sapienza. Con altro avviso , dato in tempo opportuno , verranno indicate le regole per agevolare il ti- cevimento dei dotti e per l' ordine del congresso. 6 f g Si partecipa in fine la fatta nomina dei due assessori, nelle persone dei signori avvocato Lui- g. Fornacari segretario perpetuo della R. accademia lucchese e dottore Benedetto PuccinelU prò- fessore di chimica e botanica in questo R. Liceo ; come pure che è stato scelto a segretario gè- nerale il dottore Luigi Pacini professore di anatomia nel medesimo Liceo. 1 direttori degli alti studi , i rettori delle università, i presidenti delle accademie, i capi de- gì l.btut. scientifici , sono pregati di dare ai corpi cui presiedono queste notizie - Lucca a' .5 Marzo l8^a_ Il Presidente generale - Marchese A:.to.mo JIìjzarosa - Il Segretario generale - Prof. Luigi Pacimi, ^ Osiervazioni della Cometa apparsa nel marzo f84-? , fatte all' Equatoriale di Reichenbach della Reale Specola di CapodimorUe. Astro Tfm. dell' 0- . DECIIXAI. AL- OSSESVi- ELEIBOC». /■•'-■ '="C«. L' IjIBCa. lOBX. 1 843. Mino 17. 5 Cometa t EridMO. i» to' 5i",o 5- 3, 0 77*58'5fc" 7S 7 4 — 10° 0' 0" — 9 54 0 Capocci id. M»r. 18. 6 Cometa 7 '8 49-8 63 7 56 — 9 48 56 Cip. id. 25 23,5 64 16 25 4Ó 54 del Re id. 5o 48,3 66 II 16 48 i5 Peters id. 43 4o,5 69 17 3o 47 20 Cap. 1) Eridano 5o 49.5 70 49 16 3o 0 id. • Eridano 56 5o,o 56 19 12 32 56 id. Cometa 8 3 58,5 74 -8 .. 4Ò 8 Per. id. 1 1 0.5 -," 2 9 45 8 dR. ti Eridano 16 16,8 77 7 42 27 36 Pet. id. 21 29,0 78 23 5o 26 4 dR. P Orione 44 33,0 49 45 16 — 8 23 16 Cip. ' EridaDO 48 43,0 76 3 32 — 9 55 36 td. id. 53 5i,5 77 '9 20 54 20 id. Mar. 19. Q Cometo 7 '2 29,8 62 S 2 — . 9 3i 26 Pet. ^ ^1 Eridano 3i 18,6 65 57 26 5o 58 id. Cometa 58 4.0 65 59 16 3o 4° Cap. id. 4' 49-5 66 54 40 3o 7.4 id. 1* Efidano 44 32.8 69 i5 IO 30 16 id. Cometa 4« 28.0 68 35 44 3o 20 Mobile id. 58 24,5 71 1 12 3o 0 id. id. 8 5 34,5 72 .8 42 29 12 dR. i« Eridarro 12 5,0 76 4 56 28 16 .Nob. 24 2 1.2 79 '■> 42 25 34 dR. Mar. 20. Q Cometa 7 46 2 3,0 66 i3 58 — 9 i3 16 Cap. id. 5o 5o,o 67 20 12 13 18 id. K Eridano 54 56.5 66 53 5j 23 55 id. ■ Cometa 8 0 4.0 69 37 12 13 20 >ob. • Erid»iio (d) 31 3l.O 67 5i 26 32 30 id. iUc. 21. g. Coir.ela 7 3' 4o,o 60 5i 53 — 8 56 44 Cap. id. 34 4'. 3 61 36 52 56 44 id. ut. 37 26.6 62 17 3i 56 58 Pet. id. 4. 1:3 63 .0 47 56 55 id. f Erìdano 45 1.0 64 29 56 — 9 23 40 Cap. td. 47 5o.2 65 12 6 23 5i Pel. Coxela 8 5 28,2 69 1 5 26 — 8 56 1 dR. id. 9 3j 5 -0 i5 3o 56 0 .Nob. id. 18 58,o 72 34 58 55 28 id. * Eridaoo (d) 33 1,8 70 25 2 — 9 3i 47 Pet. id. 37 2 ci 7' 27 >4 3l 3i >"ob. 1 M.r. II. 5 C-rattì 7 32 43.5 64 '6 44 — 8 40 0 Sob. id. 8 0 26.5 66 23 2 1 53 55 Pet. d. 5 5,0 67 32 2 39 42 id. l Elidano IO 44.8 70 53 55 -^ 9 22 58 — 9 55 6 td. id. io 45,0 77 58 II 54 .6 >"ob. Ossservaziom della Cometa apparsa nel marzo t84^ , falle ali Efjualofiale di Rcichcnbach della Reale Specola di Capodimunte. Teh. dell' o>f . 1 ? ASTKO ROLOCrO DI ANC. OBARIO| DECLINAZ. AL OSSEBVA BERTnOUD ALL'ISTKVU L' I5TBCH. TOBE. 1843. Mar. a; -e Cometa fi' 7*22 '.r 6o''5t,'3o" _ ..°2a' 0 " Cap. (,/. " 9, J 6r 56 58 2 1 !\0 id. ui. i5 46, 5 63 6 26 2 1 46 Pet. ili. 22 5l, 0 64 52 6 2 1 4" Nob. d Eriduno 3o 12, 0 60 46 36 53 56 Cap. ili. 33 M, 2 61 3i 2 54 8 Pet. ul 36 99, 0 62 20 4 54 16 .\ob. M..r. 2S • & Cometa 8 28 18,0 64 58 4o- — 7 7 3o Nob. <1 Eiìduiio 38 5,0 62 43 56 54 .8 ili. Mar. ig ■ 5 Cometa 8 22 33,0 62 20 54 — 6 55 52 Cip. ili. 52 3,0 64 43 36 53 4» IS'ob. Mai. 3o . V d Eridano 8 27 8,8 59 58 4 - 7 54 3 Cap. Cometa 36 46,5 64 46 34 — 6 4o 18 id. i(l. 42 12,0 66 7 58 4o 36 id. ili. 46 54.5 67 18 i4 4° 0 Nob. id. 5 ' 20,0 68 54 20 59 42 id. d Kndano 59 45,0 68 5 25 - 7 55 48 id. Cometa 9 9 21.0 72 53 i3 — 6 58 4(5 Pet. ili. ■ 4 3.5 74 3 i5 58 ti dn. il KriJano 21 27,2 35 0,0 70 3o 3 1 — 7 52 5o Pet. • :* (1^) 73 7 54 5; 6 id. id. (b) 5o 34,1 74 28 3i 57 e dR. • 7«-S. (e) 36 16,5 75 16 33 — 8 2 36 td. M.r. 3. 9 Cometa 8 42 47,0 65 11 18 — 6 27 0 Nob. ili. 49 2'-o 66 49 53 26 38 Pet. ili. 53 47-0 67 55 5o 26 5o id. ' f * -7* W 56 24.8 69 iq 23 26 0 id. d Eriduno 9 0 i5.4 68 i3 i3 — 7 53 4i id. id. 3 33,5 69 212 53 ?6 Nob. A prile I 5 Cometa 8 44 260 64 33 52 — 6 14 20 Nob. id. 5i 3o 0 66 21 20 • 4 12 Cap. id. 55 2f.,o 67 17 16 14 0 id. ,td. 9 3 12.0 69 i5 6 tj 56 .m. d Eriduno 9 '4 0 70 26 42 — 7 53 24 Nob. V „l. 21 ;..=; 75 22 5', 52 41 C.p. Aj>r. 6. Ci n «1 9 24 *>.o 69 44 12 — 5 17 0 Nob. (d. 34 .4.5 72 i5 58 16 3? id. • 5« (e) 4/ '8,0 71 32 28 .5 4; id. Apr. 7. ? Cometa 9 25 45,0 69 ■)3 4° — 5 •• 5o C.p. id. 3i 58,o 70 53 26 6 3)' Pet. id. 4i 8,0 73 7 12 6 0 .\i.b. id. 53 27,0 76 .5 46 5 36 dR. * 5* (e) 0 I 8,6 74 58 4 .5 4 i\ob. 66 Eriduno 6 27.8 71 56 2 1 — 4 53 2 Pel. » Orìoue 14 6,9 61 56 56 + 7 '■" S Pel. Inefieazioni degli slrumenti meteorologici. BAROMETRO ( Mis. DI Francia) TERM. ATIAC. TER». LIB. Marzo. 18 2;? 9',! 10°, 0 R 7,-8 R •9 8,7 9,7 8,6 31 8,4 10, 0 10,2 22 8 5 10,4 9,5 27 4,2 IO, 5 9,4 00 7,8 IO, 2 8,2 01 9,0 IO, I 9,5 Apr. I 9,2 IO, 2 8,0 6 9, • IO, 0 9'^ 7 9,9 IO, 8 9,6 Stato e cammino deW orologio di Berihoud. Mar. j6 -24' 4. ",4 -^",9 >7 44,3 3,0 18 47 ,3 2,4 19 49,7 J ,9 30 53,6 ' ,9 ai 55,5 3,2 a3 — 25 I ,9 3,2 a4 5,. 2,5 16 IO ,0 3 ,2 aS 16,4 2 ,6 39 ■9 >" 3,2 3o 22 ,2 3,6 3i 25 ,8 2 ,8 Apr. I 28 ,6 2,5 2 31 ,1 3,4 4 37,8 3,0 7 46,7 3,1 9 52 ,8 Annot, La seconda colonna contiene la difTt-renza: Tempo sidereo di Napoli meno Berihoud per mezzodì vero I la terza colonoa la variazione diurna. Posizioni medie dette stette , colle quali la cometa fa confrontata^ pel principio del 7S^3* AR. Decl. VI Eridano 'i''48'45",7r — 9"3i'26",9Q Cat, d.Socasr. t Elidano 3 8 12 ,4f — 9 24 22 ,5i « < Eridano 3 25 3j ,q4 — 9 59 37 ,5o « d Eridano 4 8 2 ,5. — 7 54 2 ,32 « 66 Eridano 4 58 59 ,9( — 4 52 II ,42 « • (a) 3 59 46 , ' — 6 26 2,6 Cat. Zod. Berlin :S 4 .3 5,7 — 7 58 22 , 7 « 4 .5 43 , t -8 4 3' , 4 « Le stelle (d) osservale Marzo. 30— a 1 1 ed (e) osservata Apr. 6—7 noo li troTaoo^rcgisUate uei calalcebi. 1 ® cs © e? (i) 1 •^^^' >EI 1 A I.INA e. co C*i IO IO IO IO Iv IO IO IO to IO »-* ^* — * — ^- t-k M* ta- »— ^-. ►— e o oc ^1 e- o< *> c~ IO >— o '^ oc M ~j il ii. Oi IO — e te ce ^i C". e i-^ c~: IO l'- j Giohm IO -a oc io O M 05 *» Cn 0>M Opppp C OpJS © 00 4* 01JC O C 00 Cip CT »» W_tO © _ CO "-1 *- "w" 4i in Oi CO "-* OC IO "»* H* O CO co O 'r* '.-I Co OC OC CO " h B- e: e ' e w h3 ss o 1 r ' IO © 00 05 S5 cn s> ^ oc eo top c£ e o li oc ec o *» *» oc © © oo os pi e» Cn *» lO^ »_ co "i-. co O 40 lo © oc co © "to co 'i-^ co co 00 oc co oc e co OO co 01 OT 00 "co e co "v "^ ■ e: »• 03 O p p e o e _►- p p p p p o p © p oc ce oc c>: oc _.-) -.j ''©"o"oc"c"c"'©''©''oc'c"c"ci"©"co 1 1 lo co ppp_-'_*-_w._>—j—pp©ppopppp 00 co co co "io 'h^ ©""© 'o "© "co "oc "© "vJ "©"to "*»'*»•'© 'io 'it- ©"— 1 " s- o c;iù.a"ii^oivjootnCi*='OThfc>a'*».i6'W>;*©co©©pwM t»^ Co"éi.'*^."OT Oi ©"v]lo"' p » p "" e s 6S-J 1-^ io p to to p 5o *^ p pi p S p « io co cTi cT" ]o Io IO p p e» ^ p _vi p p IO e ce p^ oc © © "to "*»• "*i" 'oc "e. "ce "o "© © "oc "© io "io "►*. © "oc "ci "© oc "e. "«»• "^- "»-- io ce lo 'e 'c; !^/ ^ in p •-1 p oc p © p p p p >- k- p p -- p ^- to p e p oc p _vj 3C p p V] IO p fc. -1 p^ lo't.'© oc "© Ir ce Io OMO "o<*c lo "©lo "e "t- *> e 'e ^ "e-. 'oc '© "e 'e-. 'ex ^-"c '~. x M io O' to IO IO co to to to t« IO IO 1 IO IO IO to to IO IO to IO IO to IO to to to IO to to to ;,° M p p © p o p p Ol 0' 1 Ci ift. © v| .^ o-i *»< Ol ^ 05 Oi f» p vi © i(» p iJ^ M bl io co ^ io 'l ' il ii. Ói ' ^ io to io ^ Ò1 co ' Ò' Cn CI! * ÒT ^ ~ ©Oi©©©0©©0'© 1 ©tiiC o 00 co ce 'to OT cji^oo*2.H-'-'ip»*"Coco©coccc©-jv4aoocwiii>'©©'vivjts 1 ococ©":? <= 1 ^ 1 5' o o C-I ex O O p p p p p p p p p p p p p p p p p p ©'~©~" H» ^^ ~~~~~' — — -» 'o '—. '— "e "=: 's- 'o "© 'o 1 lo lo "o 1 'o "- "= "© '~ "c; 's 'vj "vi "u- ce li "vi "ci '— lo '© '^ e .-j; — =; e o; IO — -1 vi C-. i' e; - e e ^ - IO e e © co vi -^ -^ - ^, ^ ■z: e ~ ~ — '— rj: — Q.' CA -•■ -• z: = — — ~ ~ y. ~ y t- crocio vi vi--i-- •e e- ^ fR 2. 3> IÌ^|o-|^§-§^O^^^o̧g=^|?^|-=^§^Oc..| 3 / > e rn e» ^ cggiiilic-iP^g^g^ll^^lll^g^^ic ce ì s 3 i -i H o r n r- o nuv. nuv.var. nuv.var. nuv. nuv. scr.nuv. nuv.var. nuv. nuv.scr. nuv.var. nuv. nuv. nuv.p.ser. ser.q.nuv. nuv.p.ser. ser.calig. ser.calig. scr.lorb. nuv.scr. nuv.scr. nuv.scr. nuv.var. scr.nuv. nuv.legg. nuv.lcgg. nuv.var. nuv.var. nu p.sc. iiu.sc.ncb. nuv.var. ser.q.nuv. e 1 3 i 1 1 ^ i II II = g 1 g 1 i P S e 5 1 = e . = o ? t< 2 ^ 5 Si O § .^ ® (S) ta» t» I i; IO ic ic te li. IC ic ic IO IO — — — — "-►—►— — ►— "- ^ I e — » ^1 ~v i' 1^ -- IO — :3 O oc ^ Ci il «-- CJ IO — O cr 00 M o o< ib» ce IO I Fasi della Luna -1 -4 3C OC IO QOMCCl'O'-^OCùCOCSO^DtOtCOOO^OOOiajtOi— — tCOOO' to 05 IO 0^OOCO^COOOO-1«CTC;<00^0«COC«0>-» — 1— ; ooj — ^iooVioiVjw«4wocbe^colobooa;]ii-ì*slo^OiW*» o H o I O ■— to IO IO IO IO f^ IO IO ►— e -• O O O IO H- OC "--7 "i* V: oc"— S ^ "~ O O io -- cz := c^ e: z: ."" P P P P P P Po oooc^ocoiO — I e: e ^ ^ 3 e :; to IO Oi io o; to IO IO IO IO IO ^ >— o o — |o — H^ o _"- h- — -- -- I "-I "iw M oc ó — fe- "-J o -^ ts "s Io --J e -^ o — — "'-^ — jPije^to -J c^io_Q_5--i:k I. C5 C5 CS W "-I CJ' M © '^ OO et 00 00 p O 00 p CS p 01 O CI" Ol tn 01 oc p p 05 Ù'^ oo oc e Vlo'tc'o^'o'c t< O'ix VI Ci ^l'c^"--] fe'"o'Vì«Vi'c;'"o'o''w oc oiì>s oc >■ H > ss r so ; o ' ' ì^ ce O O e ** ito- 05 <1 oc e. S5 *> Ui 00 p O- p _— p — e." ^ ip- p ]0 p *^ jji- p^ ic o: jc *»• ^- ce "!-.- y: ^- lo e; o "oc lo oc oc o »^ ci e to o to ce to e ci *" o io M w' I O IO — = oc oc — > ,:^ -. ,^- 7Ó IO o;o;pp tóppp^ — p^.— .-^PpP^ ■— OD oc V. "ii ' 'f-- "e '*- 'e 'oc "ii- 'e "o O 05 oc "— co Ci ""4 "^ "cc Ci IO IO O '*»• © '£ O' L E COCOt-EOOWtOtOtOkStOtOCOtOCOWOJCOCOCOtOtOt^l^COMlOCOtOCtì" e I iòioo©©«o«^c: ©Qcooc — ©H-p — 7-pppp©*^p©^©^ i - • ■ cji i' — Ìj> — ■ io ii- ito ce ót ò< ix oj to Ib» io co *i- — it- — • ^* *» co co 1^ a» cf' CO^Si©©00©©OC='i"00©0©0 0-i©0<00©0<0'©C;<© Ci co tO&-tOù-is-C0CO © o © p . . - . __^'3a©~Hcc;©^©~©o©c-. ci©©©-- -^c©©© o 5 © — £--'©© = ©©©©10©©©©© — ooc©©itoioo-i©©© > in o s > z PI H o IK^ ^. e •:> V". r/i r/i ,, CAI ,-j rr.'J^'^'-f^ rr '> r^'> rr ^^ ttì *— > h-j I o<^CCPiCcOcmp:OC'WpiOf-QO^O qqKO® : 2 t H e 3 3 e e < < 3 3" Ce." or. . 3 3 :^ r 5 ? « -; "3 ^ 3" o CS r» 2 3 3 e e 8 e • s 3 r e e 3 ré- 3 j;3«2»'3 =.-r<<<^<3''="30-f — • ss- • ■ il- £=^-,(2^1; e s ■a < g=r =-< ss 3 33 »> 3 '/ire -■<-!» 3 3 3 -1 a <« m 2 "■ B ir ra ^ — r" 3 a •! 5 er r= r' -< o o l«*\-azu»iie V .spaccato l'r.iiila ilcllii TofTc (li (liM)ur;izi(iii(' L£XGK\RI u frr/tr c/i mi/j/r/ffì V ^ff/f/rf/rtnor/r «I /ff'/f/v (f/ fi/'f//txic/tr //^ if//r / fìlli/ c^aie />/ Ù6crfr fra/"" L A Z ZA H i; T TO T> AXOTTICO per l'I- < alfiìorir di t (mlunuicic \ l' 1 r " t — ' 0 ^ 0 0 0 0 0 D D. D 0 D D D U n np D . 1 1 n lex-azione e .spaccnfn della llure di Jcpiirazioiir l'i.lliirt d<.'ll,-l Torrr di «Icpiir.TZiniir /./:cr//i\VM/ //irfii i/i J^r'ra irrpr {i mtai^m muiiy/ttpfyr/f /^i/r a/aMazirrir r^ n^/r tnipic^ù t, ii/^ra prnlim Mr/u/z'rr t/r// ft/t/izrr a,,.,,- '•/ile f^ re-M/itauift/i/i f^frtt^'cf^ rfiifài i/ftif fMffMf f i/i/rupre (inr//pe/f fì'i/r// /n/crmrrtii • ^/vr/m/i^i^ m A/rrv /•fn/t'fii ,V/imt&^c in ti'ii/iifnarf/t /h'fc fA man- ^^tfi' frn/nt/f tu /l'Sfrtr pjyt/rfn riiinta (MMierulr r- .z- /.>r J/t^ri 1843 RENDICONTO 11°. 9. j DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ^go^a&gx^^^QgS-Ceig LAVORI DELLE ADUNANZE DI MAGGIO E GIUGNO. PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Matematiche. — Saggio di alcune nuove ricerche analitiche sulle superficie di secondo ordine; del Sig. Francesco Grulu-di socio corrispondente. Sunto. Dopo le tante considerazioni fatte da sommi analisti moderni , a cominciar dall' Eulero , e poi principalmente dal Monge , e dall' Hachctte , rimancTa an- cora , a perfezionarne la teorica , qualche cosa non avvertita , o non compiutamen- te notala negli ordinari trattati di Geometria analitica de' moderni , e che appor- tano durezza nell' apprendimento di tale scienza , e potevano ancora indurre in equivoco. A ciò riguardando il nostro socio Francesco Grimaldi , ne ha presen- tato un saggio all' Accademia nella tornata del 25 aprile , applicato alle superfi- cie cilindroidica-iperbolico-elliltica ( hyperboloide à une nappe ) , e eonoidale- ipcrbolico-elliltica (hyperboloide à deux nappes J ; fcv ìe quali egli dimostra più propriamente la duplice genesi della prima per una retta , derivandola dalla sezio- ne parahoUca 0 iperbolica prodottevi da un piano uniformemente a quello che trovavasi fatto solamente per la superficie para bolica-iperbolica ( paraboloide ) ; vi rileva inoltre non sempre esser simili e similmente poste le sezioni de' piani paralleli, come si era da tutti detto , e vi ti-atta di quelle fatte nel cono asintotico , che di- mostra risultare della stessa specie delle corrispondenti nelle superficie curve ci- lindrica-ipcrboIico-cUiltica , e conoidale-iperbolico-ellitlica. E per qucst' ultima ne ricerca una più propria ragione del perchè non possa aver per generatrice la linea retta , ed ancor altre cose , che non istimiamo di andar qui con particolarità no- tando i ma che rileveransi dal suo lavoro , quando sarà di pubblico diritto. 22 Ma perchè fin da ora se ne abbia una cpialche conoscenza faremo osservare clie 1' equazione in generale della sezione fada da un piano secante l' iperboloide ad una falda essendo ( P sen' 9 cos' o + P' cos'

    e percorrere dal perielio all'afelio nel ramo a noi visibile della sua curva, già esso n'avea percorsi 170 quando a noi apparve la prima volta, o per dir meglio fu da noi osservata, cioè ai 17 di marzo , non avendo ancora potuto conoscere se qualche altro osservatore meglio di me favorito dallo stato dell'atmosfera, l'ab- bia osservata in im' epoca anteriore , il che sarebbe di grandissimo vantaggio per togliere lutti i dubbi presenti , e forse poti'à essere accaduto in Ispagna , ove si sa che ò stata veduta sin dagli 8 e forse anche dai 5 del mese medesimo. Or da quel giorno di prima osservazione sino ai 7 del corrente in cui 1' abbiamo veduto ed osservato per 1' ultima volta j l' astro non ha percorso che altri soli ti'e gradi circa di anomalia , e da questo brevissimo tratto convieu risalire a determi- nare tutta la cuna ! Non è dunque ai vostri occhi intelligenti maraviglia , se i Plana ^ gli Encke, i Carlini ed altri astronomi tra primi di Europa con siffatte condizioni abbiano con troppa precipitanza dati degli elementi molto lontani dai veri. Questi clementi realmente pochissimo si discostano da quelli da me indicati nel nostro giornale ulizialc degli 8 del presente mese, i quali stabiliscono il pas- saggio dell' astro pel perielio ai 27 di febbraio , e la sua distanza dal sole in queir istante picciolissima e minore ancora di quella della cometa del 1680 che passò lontana dalla superficie di questo gran corpo della quarta parte soltanto del suo raggio. Ma questa eccessiva picciolezza, che nell'orbita calcolata dal sig. Peters , la quale rappresenta assai bene tutta la serie delle osservazioni , non eccede i 0,00428, im- plica i calcolatori in un grave imbarazzo , poiché suppone che la cometa sia pas- sata dentro la stessa materia luminosa del sole, ovvero sia stata a dirittura pro- iettala dal suo proprio corpo. Queste deduzioni, come vedete, sono troppo ardile, e riluttanti alle idee attualmente ricevute per potersi accettare senza una discus- sione profonda e compiuta di tutte le osservazioni che si potranno raccogliere di questo astro misterioso, il quale si è dovuto anche meglio vedere dagli osser- vatori dell'altro emisfero, le cui relazioni ci giungeranno più tardi. Ed intanto è più naturale di supporre che piccioli cambiamenti negli elementi di detta orbila rendano la distanza perielia anzidetta abbastanza grande da potere spiegare il pe- ricoloso passaggio secondo le ordinarie leggi di tali corpi. Infatti il sig. Arago nella seduta de' 3 del corrente ha data all' accademia delle Scienze di Parigi un orbila calcolala in quell' osservatorio che soddisfa alla condizione suddetta, e che perciò egli crede più esatta delle altre pervenute a sua no- tizia in quel giorno dall' estero. — Noi pure guidali dallo slesso proponimento ci siamo affaticali a limare la nuova orbita ; e quella che più merita la mia fiducia sinora , e nella correzione della quale col metodo del Laplace sono stalo coad- iuato dall' alunno sig. De Gaspcris , è la seguente : Passaggio al perielio , febbr. 27,564- t- ni. a Napoli Distanza periclia o,oo538. Longitudine del perielio. . . . 277° 52' 35' •. \ Longitudine del nodo .... 354. 48 5o. i Inclinazione 36 58 io. Molo retrogrado Quest' orbila , quantunque meno inesatta di quella del sig. Arago , pure de- ve andar soggetta a piccole variazioni , e non deve riguardarsi , che come prov- visoria , sino a che ( come ho detto ) si conoscano , e si pongano a profitto tutte le osservazioni già falle. Da ciò si scorge quanto sia poco sicura la decisione del sig. Arago contro il parere da me e da altri astronomi emesso suU' incontro presu- mibile della coda della cometa avvenuto ai 28 di Febbraio, poiché quand'anche fosse ben certa la direzione della coda il che non è , neppure gli elementi dei suo calcolo gli permettevano di assegnare con tanta precisione la posizione a noi relativa della coda suddetta. — Ma ripeto, ciò si potrà conoscere quando sarà sla- bilita dilHnilivamente la vera orbila. Debbo intanto comunicarvi , che tra le co- mete sinora calcolale questa ultima a parer mio presenta una notevole somiglianza con quella del 1689, somiglianza da ninno ancora avvertita ; perchè invero l'inclina- zione dell'orbila di quella coniela è mollo dall' inchnazione di questa diversa. Ma io ho ripreso il calcolo originale fatto da Pingrè di quelle antiche osservazioni , e par- mi positivamente consentire al riavvicinamento supposto. Questa congettura viene an- che rafforzala dai caratteri fisici ( al lutto identici ) , che han colpito gli osserva- tori nelle due apparizioni in proposito. ^Questa somiglianza a parer mio è molto più positiva di tutte le altre sinora pidjblicale , e darebbe alla cometa un perio- do di 1.54 anni, se pure non fosse in tale intervallo ritornata qualche altra volta. (*) (') Dopo la s«data ìd cui fa dal socio sig. Capocci letta la nota presente, egli è stato indotto dai suoi calcoli ad ammcllere che le comete del 1618 , 1068 , 1689 , 1695 , 1702 siano ancora ritorni della slessa cometa del 1843, e che desso abbia un periodo di soli sette anni circa; come sarà più distesamente spi»- gate in un' altra comunicaziooc che egli fard all' Accademia dopo le ferie , e che da noi sari riportata nel prossimo numero. 173 TELLuno-ELETTRiciSMo — La scosstt c la decomposizione dcU acqua per rnczzo delle correnti indotte dal magnetismo terrestre. Nolù, de soci vorri^pondcnli Laci Palmieri e P. Saati Linaai. (i) L' Accademia conosce le nostre antecedenti ricerche sulle correnti lelluro-elet- triche che si hanno dalle eliche di fdi di rame adagiate su cilindri , su tubi o fasci di fili di ferro , o anche sopra cerchi o telai di legno di qualunque figura, collocando queste eliche con l' asse parallelo all'ago d'inclinazione e poi facendole girare intorno di un asse che passi per le loro mela e sia perpendicolare al me- ridiano magnetico. Si ricorderà in conseguenza come noi riuscimmo a sommare per quantità e per tensione le parziali correnti che si hanno in ciascuna spirale, da avere delle molto vigorose indicazioni galvanometriche dopo le quali nutrim- mo la speranza di poter giungere a que' risuUamcnti cui erasi pervenuto mercè le correnti magneto-elcltriche. Per la qual cosa, avendo ora collocate otto eliche di fili di rame, adagiale su tubi di ferro dolce , sopra un telaio di legno ed ag- giuntovi un meccanismo per la opportuna interruzione del circuito simile a quel- lo che trovasi nelle calamite elettriche del Clarke , ci siamo giovali di un tornio per avere la rotazione continua. In tal modo congiungendo i fili per tensione , abbiamo avuta la scossa e la decomposizione dell'acqua. La scossa pareggia quel- la che si !ia con le armature di quantità de' migliori apparecchi del Clarke. La decomposizione dell' acqua si ha molto spiccata co' fili di ferro introdotti in ac- qua acidolata , siccome 1' avca il Nobili dalle correnti delle calamite , per cui r ossigeno si unisce al ferro e l' idrogeno si raccoglie sello la forma gassosa. A- dopcrammo de' fili di rame di una certa grossezza , cioè di circa un millimetro, perchè speravamo di potere avere anche i fenomeni di quantità , ma sia la poca massa del ferro , avendo adoperati tic' tubi , sia che si richieda una grossezza maggiore ne' fili , abbiamo avuti i soli fenomeni di tensione. Laonde pare , che anche in questo caso converrà giovarsi di due armature, una di tensione a filo sot- tile, ed una di quantità a filo grosso, il che faremo tosto che ci saremo provve- duti di un motore più acconcio a dare la rotazione continua. Nella prima serie di esperienze che facemmo seguitando le orme del Nobili e dell' Autinori , prendemmo in accurata disamina il caso delle spirali adagiate su ferro, intorno alle quali i due fisici citati incontrarono delle difficoltà. Costoro avendo collocata una spirale secondo la direzione dell'ago d'inclinazione, v' introduceva- no un ferro dolce e tosto osservavano la corrente , la quale non era d' induzione immediata, ma mediata per rispetto alla terra , perocché era essa prodotta uni- camente dal magnetismo di posizione del ferro dolce e però era poco accconcia a dimostrare le induzioni tefiuriche ; è questo anche il caso delle armature del Clar- ke giranti in modo che 1' asta di ferro che le congiunge si trovi nel meridiano (ij V. il D. 6 di questi gloroale. 174- magnetico , o di qualunque allro in cui non si abbiano le correnti d' induzione immcdiala , che con molto sapere furono abbandonate da' due illustri Gsici italia- ni , come quelle che non dimostrano il fallo che si voleva rendere aperto. Ma ben diverso è il caso delle spirali che quantunque slian sul ferro , pure sono col loro asse nel meridiano magnetico in cui si muovono. E per fermo , togliete il ferro, rimanendo i soli fili di rame avvolti sopra un tubo di cartono, e vedrete le correnti sussistere tuttavia, rivolte per lo slesso verso , ma solo alquanto più deboli ; nell' atto che tolta 1' asta di ferro che congiunge le armature dell ap- parecchio del Clarke le correnti svaniscono. Le nostre correnti son dunque telluro-clettriche , ed il ferro viene come ausi- liatore del pari che in tutti gli altri casi dello stesso genere ; come a dire nelle sperienze di magneto-elettricismo , ed in quelle delle induzioni elettriche delle pi- le : in questo modo fu eziandio da uno di noi adoperato per avere la scintilla d' induzione dalla torpcndine. E per rendere più chiaro quest'uUizio del ferro nelle sperienze di tal genere , abbiamo anche fatte delle apposite ricerche intorno alle quali intratleremo 1' accademia in altra tornata. Se dunque nelle calamite i fdi di rame si avvolgono sulle ancore , i nostri tubi o cilindri di ferro fanno appunto le veci dell' ancora per rispetto alla terra, Abbiam dato all' apparecchio il nome di batteria magnclo-elcUro-tdlurìea , perchè bene esprimesse la sua natura , ma per brevità si potrebbe forse chiama- re batteria telluro-elctlrica. Se con una rotazione più regolare che aver si può da un opportuno conge- gno , unendo i Gli per quantità , non riusciremo ad ottenere i fenomeni fisici , due vie ci restano a tentare le quali sono , o un maggior numero di elementi nella batteria , o i fili più grossi in ciascuno elemento con cilindri di ferro io vece di tubi. Allora , come dicevamo , saremo nel caso di avere due armature per questo nuovo elettromotore, una di tensione a filo sottile con tubi, e l'altra a filo grosso con cilindri di ferro. Elettro-magnetismo. — /«/o^rao d fenomeni d' induzioTie delle calamite temporarie ; sperienze di Luigi Palmieri e P. Sakti Linari. Se sopra un rocchello di legno o di cartone si avvolgano due fili di rame coperti di seta, uno più grosso e più corto e l'altro più sottile e più lungo, e fa- cendo passare pel primo la corrente di una pila si proccuri di avere assai fre- quenti interruzioni di circuito , si avrà nel secondo una serie di correnti d' indu- zione le quali cresceranno di vigore se nel rocchello introducasi un cilindro o un fascio di fili di ferro , ed il signor Dove ha fatto molte ricerche per dimostrare quando convenga meglio il ferro in massa e quando i fili dello stesso metallo. Ora noi abbiamo voluto sperimentare l'effetto delle induzioni del magnetismo tem- porario del ferro indipendentemente dall' cstracorreate, e vedere se le calamite tempo- 175 raric si comporlasscro in lutto come le calamite permanenti. Preparata dunque u- na calamita temporaria a ferro di cavallo ed animata da sei coppie di una pic- cola pila alla Wollaston , trovammo che sosteneva un chilogrammo di peso: col- locata questa in luogo della calamita permanente dell'apparecchio del Clarke, la quale sostiene dieci chilogrammi , vedemmo col girare le armature apparir to- sto una vigorosa scintilla e provammo ben forte la scossa. Or potendosi avere dello calamite tcmporarie di gran lunga superiori alle calamite permanenti è chia- ro potersi avere con una pila di poca tensione efrelli fisici chimici e fisiologici molto vigorosi senza giovarsi dell' cstra corrente. Queste spcricnze d' altra banda sono utili sempre più a ravvicinare i fenomeni di elettricispio e magnetismo. Giova finalmente notare che g\ì estremi della nostra calamita temporaria era- no scoperti in modo che le armature rotando passavano presso a queste parti e non prossime a' giri del filo di rame che circondava il resto del ferro onde I' e- lettro-magnete era formata. CmincA — Analisi cMmica di talune sostanze rinvenute in un vaso a Pompei; del socio signor Giovanni Guarini. I'. Le sostanze mandate a questa Reale Accademia dal Direttore del Real Museo Borbonico , per farle sottoporre a chimica analisi , han richiamato , Signor Pre- sidente , tutta la mia attenzione , e perchè ella si compiacque d' incaricarmene , ed in considerazione della provvenicnza loro ; mentre vedeva che alla fine inco- minciavasi a voler sodcUsfare il voto di molti dotti , desiderosi di conoscere la com- posizione di quello fra le sostanze rinvenute a Pompei , la sola vista delle quali non fa comprendere cosa fossero slate , ed a quali usi dagli antichi nostri de- stinate. Ed in pruova , non è mollo tempo passato , che Giuseppe Frank mi di- rigeva molte domande relativamente alla composizione di talune sostanze reputate à\ spettanza farmaceutica rinvenute a Pompei , alle quali per amor del vero non potei dare se non risposta negativa , perchè non mai sottoposte ad analisi chimi- ca , per quanto io mi sapessi. 3Iolta lode debhcsi perciò al dotto Direttore del Real Museo Borbonico , che anche delle meno appariscenti sostanze vuol si precisi la natura , onde vieppiù mostrare in quanto pregio abbiamo tultociò che si è rin- venuto nella classica Città , che dopo 18° secoli è risorta a vita novella. La sostanza di cui mi sono in primo luogo occupato, è stata rinvenuta nel fondo di un vaso a Pompei , ha l' apparenza (U un ammasso di materie terrose ; e della spessezza di circa tre linee, di figura irregolare, senza odore , di saper terreo, di odore analogo, allorché si aliti forlemcnle sulle sue spezzature recenti , ed ap- 176 plicala sulla lingua vi aderisce come fanno le malorie argillose. La sua superfi- cie superiore ò leggiermente convessa per due terzi dall' estensione sua , ed ii ri- manente poi va di mano in mano appianandosi. La superficie inferiore , quella cLe poggiava sul vaso , k leggermenlo concava ed ia vari punii come irregolar- mente rosicchiala. Nella porzione più concava della superficie inferiore è come vi si fosse spolverata una materia bianca e bianco-bigia. L;i spezzatura ha color ter- reo lavato di gialliccio , poi fosco e scurognolo verso la parte supcriore. Le ma- terie che formano la massa sono disposte a strati , ciò che mostra che il deposi- to non si è foi'malo tutto ad un ti'atto , ne dalla evaporazione di una soluzione, ma che sia stato prodotto da sostanze sospese e disciolto in un liquido. Quel clic è più degno di nota ò uno strato della spessezza di men di mozza linea , formato di varie materie lascamcale riunite fra loro , e quasi le une ad- dossate alle altre , che copre buona parte , dove più dove meno , della superficie superiore. Nella porzione meno coperta dallo strato indicato si fanno osservare tre linee curve bianche equidistanti fra loro , come porzioni di cerchi concentrici. Lo strato di che discorriamo è formalo di vari corpicciuoli facilmente staccabili^ alcuni de' quali , e sono i più , rassomigliano a squamclle di pesci , quasi inte- re alcune , corrose allre e spezzale , tramischiate a punti lucidi di sostanze cri- stallizzato ed a granelli di sabbia. Tutti tali corpicciuoli trovansi misti a sostan- za in apparenza vegetale filamentosa , ed il tutto e riunito da una materia come glutinosa. —Essendo slato incaricato dell' esame microscopico de' coqiicciuoli cho formano questo strato il nostro egregio Collega Professor Costa , che lo farà cer- famente con quell' acume , accuratezza e sapere che gli son propri , mi sono io limitato soltanto a sottoporre l' intiera massa all' azione de' chimici reagenti , per conoscere i principi che la conslituiscono. A tale oggetto una porzione dello strato soprapposto alla massa l'ho tenuta per qualche tempo in digestione nell'alcoolc. La soluzione alcoolica filtrata, trat- tata coir acqua s' imbianca , e svaporata a secchezza rimane una piccola macchia d' un giallo fosco volgente al verdiccio , insolubile in acqua etl alquanto untuosa ai talto, ma così esile che non ho potuto sottoporla ad altri saggi : ha però tut- ta r apparenza di sostanza grassa mista a clorofilla. Ln' altra porzione dello stesso strato di che è parola, l'ho sottoposta alla di- stillazione secca in una stortina , nel collo della quale aveva introdotta una car- ta di curcuma, il cui becco pescava in soluzione di solfalo rameico. La materia introdotta nella storta , riscaldala per qualche tempo , con la fiamma di una lampana ad alcool , si ò subito annerita , una sostanza scura , oleosa , piroge- nala si è raccolta sotto il vertice della storta , e lunghesso il terzo supcriore del suo collo , emanando odor forte , empireumatico , disaggradevole. La carta di curcuma si è trovala alquanto macchiata di scuro; ma il colore della soluzione del sale non ha sofferto alterazione di sorla. Oltre di che , come l' oscuramento 177 della carta di curcuma sembrava potersi piuttosto attribuire all' olio che 1' aveva imbrattata, ed anche perchè tenuta all'aria non riprendeva il suo colore primie- ro , come neppure riacquistava il giallo suo proprio bagn;indola in acqua acido- lata con acido acetico , cosi ho stimato dover ripetere lo stesso esperimento me- scolando però alla materia della potassa caustica. Cosi praticando fin dal princi- pio del riscaldamento si h veduta subito oscurarsi ed arrossirsi la carta di curcu- ma , e ripetendo le contropruove di sopra indicate , non ho avuto più dubbio sullo svolgimento del gas ammoniacale che aveva operalo sulla carta reagente.— Ciò clic b. rimasto nella storta si è in parte sciolto ncH' acido cloro-idrico , rima- nendo mollo residuo nero carbonoso. La soluzione acida ha dato un precipitalo bianco coli' ammoniaca. Il quale , trattato con lisciva potassica, e quindi con ac- qua stillala , r ho ridisciolto nell' acido indicato e ripricipilato con lo stesso alcali : raccolto poi , lavato e disseccalo , era in cosi scarsa mole che non ho potuto sot- toporlo ad altre pruove. Dopo le riferite esperienze ho preso una porzione delle sostanze sottostanti al dello strato , e dopo di averla polverizzata , 1' ho falla bollire con acqua stil- lala. La soluzione acquosa filtrata era di leggiero colore pagliaresco. Svaporala a secchezza ha rimasto un piccolissimo residuo parimenti coloralo, che si umettava a contallo dall'aria. Trattato coli' alcool, se ne b sciolta una piccola parte. Ciò che r alcool non aveva attaccato si e sciolto nell' acqua stillata. Questa soluzio- ne col cloruro baritico , ha dato un precipitalo bianco , insolubile in acqua ed in acido cloroidrico ; col fosfato sodico-ammonico ha mostrato contener vestigia di sale magncsico. — La soluzion alcoolica si è svaporala a secchezza , ed il resi- duo si è ridisciolto in acqua stillata. Lo soluzione ha dato leggiero precipitalo bianco coll'ossalalo ammonico, insolubile in acqua acidolala con acido ossalico, e solubile in acido cloroidrico. Il nitrato argentico vi ha prodotto abbondante pre- cipitalo bianco , grumoso , insolubile in acido nitrico , solubile perfettamente in ammoniaca liquida , e che si abbrunava alla luce, il fosfato sodico-ammonico v'ha del pari cagionalo un precipitato bianco , sebbene scarsissimo. Quella porzione della materia non disciolla dall'acqua l'ho trattata a caldo con acido cloroidrico , il quale vi ha prodotto una leggerissima effervescenza. La soluzione filtrata ha rimasto un residuo formalo di silice , granelli d' sabbia , e di corpicciuoli lucidi cristallini. La soluzione acida svaporala a secchezza ha rimasto un residuo deliquescen- te all'aria. Sciolto questo in acqua , ho trattalo la soluzione coli' ossalato ammo- nico che r ha precipitalo in bianco. Separatone il precipitalo con la filtrazione, il fosfato sodico-ammonico ha mo- strato nel liquore la presenza della magnesia. Rifiltrato il liquore 1' ammoniaca liquida v'ha prodotto un copiosissimo precipitato bianco, leggerissimamente tinto di gialliccio : mescolatavi della potassa caustica il precipitalo in massima parte si è sciolto, rimanendo un piccolo residuo giallo d'ocra. 23 178 Dagli esposti saggi rilevasi essere la materia ia disamina composta dallo se- guenti sostanze : Cloruro sodico parte della sostanza ) — calcico Ossido ferrico — magnesie» Silice Solfato sodico Sabbia mescolata con corpicciuoli lu- — raagnesico cidi cristallini — calcico Materia organica nitrogcnata ( che Carbonato calcico forma la maggior parte dello stra- Fosfato calcico ? to si^eriore ) Allumina { che forma la maggior Ma che cosa può esser mai questa sostanza? Se non contenesse tanta e poi tanta allumina non dovrebbe esitarsi a dichiararla prodotto della svaporazione di un acqua minerale salina. In qualunque modo parmi che sol riunendo i risulta- menti dell' analisi che ho avuto l' onore di leggervi , alle osservazioni microsco- piche fatte dal Socio Costa , ed a tutte quelle altre notizie relative al luogo ove si è trovato il vaso , ed alla qualità di esso , si potrà omettere la più probabile conghieltura sulla natura del liquido primitivo che alla formazione di tale deposito ha dato luogo. Zoologia. — Descrizione zoologico-notomica delle Attinie del golfo dì Napoli; memoria del socio ordinario S. Delle Chiaje. Le Attinie hanno formato un' obbielto di contemplazione per gli antichi na- turalisti , ed hanno pure seriamente richiamato 1' attenzione degli odierni , senza che ne sia slata esaurita la indagine. Né perentori rischiarimenti vi haimo arre- cato finora , non dico Quoy e Gayniard (i) , Lesueur , Lesson , che videro quelle di America ; ma Leuckart (2) , Rapp (3) , Blainville (4) , Gravenhost (5) , Ehren- berg (6), Johnston (7), che ha citato il lavoro mio (8) e di Taele , Brandt (9) , Grube (io) , che , come i primi , osservò le attinie del mare mediterraneo e na- politano, ove Macrì (11) ne aveva riconosciuto qualche specie Linneana. Io tra- ci) Voy. de V Alni. Paris 1834 , IV 39. (2) Buppel. Atl. d. Beis. in Afr. Francf 1826-31. (3) Veber die Polyp. Veim. H29 fig- (4) Actinol. 322,327 ; tuppl. 664,668. (5) Tergett. ete. (6) Abhandl. der Akad. :u Beri. 1834. (7) A hislory vf the brilish soophytei. 1838 p. 46, 196, 198, 201, 224. (8) jf«m. Ntp. 162S , II , 228-244 , III e per estraUo Del Bull, dei le. nar. XTII 470, (9) 4nn. dei te. nat T Ut. V. 180. (10) Die ^Itlinicn, ete. KoeDigsb. 1810, p. 3-13 fig. (11) .itti della B. Accad. delle Se. di Kap 1825 , li fg. '79 Rcurando le riforme da costoro apportale per altri generi di attinie , credo che le mlacmee e le cribrine sieno slabilile su dubbi, ed incerti caratteri. Tantoppiù, elle i pertugi nella superficie del corpo di certe allinie eranmi noti prima del- l' Ehrenbcrg , e son di parere che essi non sieno di costante esistenza nel me- desimo individuo. Spix(i), e Cuvier (2) si occuparono con qualche successo della struttura di questi viventi, ma molte cose rimanevano a doversi meglio determinare, onde completarne l'anatomia. Ecco lo scopo del mio lavoro, del quale però non sono pienamente contento ; attesoché la indagine nofomica di siffatti esseri mi è riuscita sempre difficoltosa. Ciò non ostante il poco, che n'espongo, è bastevole a farne conoscere la fabbrica. I. Descrizione Zoologica. Attinia ( Actinia Lin. ). Corpo cilindraceo , allungato , e talfiata pedicillato , a base larga , libera perimetro boccale con varie filiere di tentacoli semplici , assolti «•liati. 1) A. crassiemmo (a. crassicornis Linn.). Corpo a base levigata larga con parecchie fasce longitudinali , trasversalmente rugose , nel dintorno terminalo da regolare serio di tubercoli ; con due canali a' margini , dal di cui mezzo irrag- giansi varie lineette giallo-fosche verso la periferia, ove esistono i tubercoh; fi- liera circolare di tentacoli aventi nell' apice rosso il rispettivo forame , essendo- vene altri di minore numero, e più corti de' precedenti. La nerastra boccuccia di questi e quelli fu presa per occhi da taluni naturalisti , avendo Dicquemare osser- vato , esser la luce troppo viva incomoda a simile razza di viventi. Ne ho vedute parecchie varietà cineree , e violette , di cui non ho stimato tener conto. 2) J. pedieillala (a. pedunculata Gaert.). Corpo verde, cosperso di papille rosse ombellicate nel centro , disposte in linea retta , alternanti con triplice serie di altre rosine ; base a rughe circolari concentriche ; tentacoli rossi , mischiati a' foschi. Credo esser questa \A. glandulosa di Otto , l' A. rubripuntata di Gru- be , r allinioccreo sessile , e pedicellato di BlainviUe. 3) A. ejfeta ( a. effaeta Linn. ). Corpo castagno , corredato di fasce bian- che , quasi parallele , privo di tubercoli ; tentacoli assottigliati , corti , giallicci con macchie circolari più fosche ; spazio tra questi , e la bocca risultante da fes- sure longitudinali ad increspature traversali con linee curve , e raggianti. VA. trasparente n' è giovane individuo , siccome rimarcasi in luglio , cioò con unica (1) ^nn. dn Mut. d' hiit. nat. dt Parit XJII. (2J Anat. camp. i8o Oliera di screziati tentacoli attornianti la bocca , il corpo privo di rughe , trans- lucido , in modo da vedersene gli organi interni. Beninteso, che il corpo delle attinie in un momento cangi figura , ed i coloriti tosto svaniscono. Ecco perchè non sonosi trovate esatte le descrizioni fattene dagli autori : e le specie ammes- sene sulla diversa loro forma per lo più vacillano; Le attinie vagano nel mare, aiutandosi co' tentacoli , essendo in loro balia di rimanere fisse a corpi adiacenti. 4) ^. Rondeletiana ( a. Rondclelii Delle Ghiaie). Corpo lungo , ed assai lar- go , bianco con fascio longitudinali rosso-fosche , o giallastre ; molte serie di ten- tacoli giallo-rosei ; bocca o\ ale , bilobata , piede con duplice filiera circolare , e parallela di tubercoli violetti , corredati di boccuccia bianca nel centro. Pescasi a bastante profondità nel nostro littorale, essendo sempre tenacemente attaccata al murice brandaro , come la figurò e descrisse Rondelet , e da ninno zoologista citata , e confusa coll'/^. ejfela. BlainviUc 1' ha riconosciuta quale specie distin- ta da questa (i). 5) A. carciniopado ( a. carciniopados Otto ). Corpo bianco-roseo con mac- chie porporine quadrate , inferiormente espaso sopra i trocki e le nerite , supe- riormente terminato con denticeUi ; tentacoli a molte serie, rosei. C) A. rondata ( a. aurantiaca Delle Ghiaie ). Corpo a forma di botte con fascio longitudinali rancialo , alternanti con altre bianche , rugoso a traverso ; parecchie serie di tentacoli , affollati , verdi con estremità rosee , pertugiale ; bocca gialla , rugosa , orlala di rosso ; piede poco slargalo. Grube T ha pure osservata vivente , e ne dà ampia descrizione ; la figura però la rappresenta moribonda. QucCa- do r acqua ne riempie il corpo rilevasi più grande di tutte le specie nostrali, di colore scarlatto fiammeggiato di bianco. É riportata per novella in Lamarck. 7) A. Caro ( a. Cari Delle Ghiaie ). Corpo giallo-fosco cinto da serie or- bicolare successiva di zone bianche , parallele ; triplice corona di tentacoli , e di filiera di pedicellati tubercoli bianchi , globosi. Io la descrissi nel iSaS , e Risso nel 1826 col nomo di A. concentrica , che n esprime la indicata fascia , ed in seguito è stata osservata da Gravenhost, da Grube, e riportata da Blainville e Du- jardin tra le nuove specie. 8) A. rossa ( a. rubra Bru^. ). Corpo Iraversalmcnte rugoso , rosso-scarlat- to , tranne l' orlo sinuoso della base che è bleu ; bocca circondala da triplice filiera di tentacoli assottigliati , gli esterni intorniati da tubercoli glandulosi , pe- dicillati , biancastri , conosciuti da Forskahl ; le sarebbe stalo bene approprialo da Risso r epiteto di A. corallina, ove tale specie non fosse stata vista da questo zoologista e da Bruguière. Blainville riconosce la nostra fi-asc specifica per essa, (1) Delle Chiaie a obiené à KajiUs trois espécet d'actinie), a. Cari. uaitDiliC*, tt unttroititm» déja dterilt par Rondelet Oyjardio in Uaoiarck Anim. i. vert. Ili 418. i8i € per le A. crassicorno , e pedicellata. Meckel afferma di averla pure ossenata qui. 9) A. allungata ( a. dongata Crtibe ). Corpo lungo , cilindrico con filiera di puntini , che diventano papille circolari nel corrugamento , rosso-fosco ; orlo circolare zonato a tre serie di tentacoli ; base alquanto più ampia con tenace al- lacco. E capace di esternamente rovesciare la intera cavità gastrica. io) a. bellidc (a. bellis Sol. e Eli. ). Corpo giallastro con sei esterni ordini di tentacoli rossi con macchiette biancastre, due zone fosche ; le esterne al nu- mero di ventiquattro e maggiori ; da' quali partono rialti raggianti verso la bocca traversale ; principio del corpo con sci filiere di papille bucate alle quali per lo più atlaccansi pietruzzc , frammenti di conchiglie , ecc., indi si continuano sino alla base ristretta varie fasce longitudinali , ossia fra due maggiori, tre più strette, tutte rugose per traverso. Sono stato il primo a rivindicare la esistenza di questa specie eh' era stata dimenticata. Rapp 1' ha qui osservata. Forse la ìnoseala ro- doclallUa di Blainville esclusivamente vi appartiene. Il) A. Iraslucida {a. diaphana Rapp). Corpo roseo, trasparente con larghe fasce longitudinali , e brevi strisce traversali , tre aperture per le quali esce l'a- cqua , piede ristretto a zone concentiiche , ed in simil guisa è capace di confor- marsi r intero corpo col rovesciamento della interiore faccia dello stomaco ; unica corona di tentacoli spesso mutilati. Le succennate specie di attinie, talune in più ed altre in minore abbondanza, trovansi nel cratere di Napoli. II. Descrizione Notomica. i) Comuni inviluppi e muscoli. D corpo delle atlinie è coperto da sottiL's- 8ima tunica , spalmata da moccio , che vi forma una specie di palina. Da essa deve ripetersi il colorito delle varie loro specie ; giacche quando quella sia tolta, i colori benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata in tutte le specie da me esaminate , tranne l' A. crassicorno i di cui scabrosi tentacoli attaccansi for- temente alla cute , d' onde appena si possono separare. A tale fenomeno gli anti- chi attribuirono i pretesi danni delle ortiche di mare. Col microscopico non vi ho potuto scorgere alcuna ventosa , od altro la cui mercè si fissano a' corpi adiacen- ti ; facendo anche sperimentare non già prurito , come anticamente credevasi , ec- cetto r A. Rondeletiana , ma molesta sensazione , quasiché fosse prodotta da in- finite eminenze scabre , e moricate. Il secondo integumento delle attinie osservasi meno crasso , il quale anche risulta da lacerti 'fibrosi con longitudinale direzione , intersecati da altri traversali. A questi si attaccano le lamine muscolari emulanti le pieghe di un ventaglio, fatte da valide fibrcUine, avendo un'estremo fissato nel centro interno del piede, con me- i8s diana prominenza , indi alle interiori pareti del corpo , e coli' altra estremità fi- niscono ne' tentacoli. Questi sono fatti da due strati analoghi , necessari polla con- trazione , ed eslcnsione de' medesimi. L' A. pcdiccllata lia le fibre traversali del corpo , che sembrano circondale dalle longitudinali. Sono esse disposte a maglie lacertose si ne'nJistri muscolari longitudinali del corpo, che ne tentacoli. La con- trallilità dura per più giorni anche quando detti esseri sieno spaccati per lungo, 2) Apparecchio digestivo. L' apertura della bocca dell' A. crassicorno è for- nita di due canali quasi cartilaginosi opposti. Talché gli animali che le allt'nie ingoian per nutrirsi, come piccoli testacei , ascidic, seppiette, restano in parie uccisi, e compressi dalle succennale doccie continuale nello stomaco, che ne favori- scono maggiormente la digestione , rendendo gli alimenti pastosi. Granoso, e bianco è r orlo gastrico dell' A. aranciata. Detta cavità vedesi meno ampia nello stato di contrazione , attesoché è dessa fatta dalle tuniche mocciosa , e fibrosa. Laonde chiaro emerge, che lo stomaco sia capace di somma ampliazione, e di massimo restringimento a piacere dell' animale. Io lo credeva chiuso e spesso lacerato nel fondo. Ciò è un inganno, attesoché nel!' A. Rondelctiana mi sono assicuralo, che detto cavo non adempia complolameule al suo ufficio , essendo nel fondo natu- ralmente aperto ; nell'.,^. crassicorno rimarcasi spesso rovescialo al di fuori e ncl- r A. aranciata i lati sono corredati di denti reciprocamente incastrali. Lo stomaco delle A. Rondelctiana ed cffcla è tuboloso , esteso sino alla metà del corpo , e sostenuto da dodici lamine muscolari , che dall' esterna sua faccia dirigonsi alle interne pareti del corpo , disposte in sei simmetriche , ed equidistanti separazioni. Non vi ho visto le glandulelte gastriche, ed i cirri vibratili indicati da Johnslon, n corpo delle attinie ^ quando trovasi entro l'acqua marina , vedesi turgi- do ; la quale vi circola entrando dalla estremità dei tenlacoli lunghi e corti , indi pe' canali in essi esistenti fassi strada negli spazi delle laminettc muscolose. E cu- rioso osservare la corrente di acqua , che , qualora 1' attinia si rilasci , penetra per alcuni tentacoli , e contratta esce per altri a primi perfettamente opposti. Essa zampillava pel margine dentato dell' A. aranciata , e mista all' aria pella punta de tenlacoli , e pe' pertugi del corpo dell' A. bcllide. Quale acquosa introduzione succede per idrostatico eff(!tlo secondo Duvernoy. Questo artificio da me divulgato sin dal 1825 , e di che Rapp ha creduto ingiustamente farsi autore nel 1829, eseguesi in tutte le specie di attinie , richiesto essendo dal voto conservatore della provvida natura. 3) Apparecchio sessuale. In cadauna delle accennate lamine muscolose , qual- che volta mediante esile membrana, aderisce la matrice più o meno traversalmente rugosa , compressa , piena di moccio. Essa è rosso-fosca ncll' A. aranciata , gial- liccia ueW'A. effeta contenente immensa quantità di uova , scarlatto nell'^^. rossa, violaceo nell' A. Caro. Emula l' intestino colon umano , ed incomincia assot- tigliata dal ccnlro del piede. Nel suo margine libero ha il canaletto spermatico i83 giallo neìYA. crasstcorno , granoso in aprile , e con areola bianca nell' A. effela facile ad essere separalo , rosso nell' A. rossa , scarlalto nella carciniopado , bian- co nell'y^. Caro, bianco-macchiato ncW A. pedi'cellala, giallo-fosco nell' ^. aran- cia/a. Wagner , al dir di Breschct , ammette in ogni uovo delle A. ejfeta , ol- salica , e rossa il corio , la vescica di Purkinje , e lo strato germinativo. Non ac- consento a Johnslon pe' cirri vibratili , e per la presenza de' tenUacoli nelle alli- mette. In quelle dell' A. ejfela , disposte in filiera di cinque a sei sugli scogli , essi totalmente mancavano ; ravvisandovisi le sole radici nel perimetro superiore del corpicino a patente l)occa centrale , e poco lungo. I canali spermatici e la matrice terminano pendenti nel cavo di ciascheduno tentacolo. Ne riesce difficile di vederli allungati , ed uscire per la terminale loro apertura , appena che vi si pratichi leggiera pressione , o venir fuori pello stomaco , oppure da' pertugi del corpo nella A, lanciata e bcllide: particolarità osservata ancora dal Cavolini (i). Réaumur sostenne, che siffatti esseri partoriscano perfette altinictie , Cavoli- ni parteggia lo stesso avviso , e Guvier (2) ampiamente lo conferma. Le uo- va dell' y^. aranciata in aT^nìc erano gialle, di està violette. Quelle dell' ^. effeta e carciniopado apparvero trigone 0 rotonde con vescica Purkinjana. Un vasellino spermatico al microscopio aveva movimento talmente celere ed irrequieto , che a prima giunta credei essermi ingannato , e lo reputai feto di filaria pe' moti tor- luosi che mostrava : fenomeno eziandio occorso a Forskahl , e Bruguière (3). Ma più attente e replicate comlemplazioni mi confermano nella verità del fatto espo- sto ; vedendo che il medesimo canale era pregno di grani gialli che nelle pareti avevano macchie nerastre. Aderiscono alle lamine . mesogastriche ài^ A.crassicorno una flessuosa hnea esterna , poi una striscetta gialla composta di globetti , indi altra cousimile , sgor- gandone globicini irrequieti , e zoospermici. Dujardin scrive, che Wagner recen- temente abbia ricercato gli zoospermi ne' canali seraiferi , da me già osservati ; ed Hollard (4) me ne rende giustizia, siccome affermano Duveruoy (0), e Dugès (6). (1) l\ «tiper/Iuo cfce io! tihi li estrae ho veduto che vien rigettato ti» forma di fili di latte cr-agolato , e per bocca , e per dodici forami posti intorno quel disco , e per la estremità degV incoia»! tentacoli. Mem . lai poi. marini. 81. (2) £nlrc ce sac intérieur { estomac ) et la peau extérieure , est un» oFjanùation attez compUquét mais encore obseure, consislant sur tout en feuillets verticaux et fibreux , auxquelt adMnrU lei ovairtt stmblablcs à des fils tres entortiliés. Reg, anim. 2. ed III. (3) EneyolopéJìe mélhodiq. VII. 11. (4) Man. d- anat. comp. Bruì. 1836 , p. 149. (5) Duvcrnoy. loc. cit. (6) iucun ne parie d' organes maseulint , si ce n' ut Dellt Chiait pour Iti Actiniet , et Ut Hairt- poTu ( Myt. tomp. Paris 1838. Ili 224 ). m Wagner (i) ha puro risto, qualmente gli spermatozoi dell'y^. effela a coda mobi- lissima abbiano il sacco stomachico che trasparisce dalla tunica esterna. Pria di completare la descrizione di questi esseri conviene esporre , che ne! r intcriore margine della grande apertura del corpo presso i tentacoli dell' J. Ca- ro, ed in quella dell' A. rossa io ho osservalo una serie di tubercoli turgidi di umore bianchiccio , ed ho allrcs'i rinvenuto corpi litici granosi fra le uova de'. l' yt. carciniopado ; non che bislunglii acicolari nella interiore faccia gastrica dell' A. erassicorno. 4.) Apparecchio irrigatore. Niuno aveva osservato eanali nelle attinie (2) ; il loro sangue manca di siero , ed è ricco di globelli gialli , essendone somma la mobilità nelle y^. carciniopado ed ejfela. In questa, ncW A. erassicorno , Rondc- letiana, e bellide, ho osservato eh' essi muovonsi a guisa di granose correnti linea- ri sulla faccia esterna delle pareti dello stomaco , che parallele , e a determinate distanze vi scorrono dal principio fino al suo fondo. Allo stesso modo esistono in quelle del corpo , incominciando dall' orlo del disco superiore fino al centro del piede. Però nelF A. bellide sono abbastanza larghe , e provengono alcune dalla interiore superficie gastrica , e per la esteriore del corpo sotto l' epiderme arriva- no al centro del piede ; alti'c vi pervengono nascendo dalla faccia esterna gastri- ca , e per la interna del corpo. Esse nell' A. effeta occupano la sola faccia este- riore dello stomaco , e la intcriore del corpo, essendo equidistanti. Il curioso si è , che tali globefti , mercè vicendevole attrazione , difibndonsi nel tessuto parenchi- matoso , essendo affatto privi di canali ; ciocche nella interpet razione di vari fe- nomeni patologici , che accadono nella macchina umana , fornisce sommo rischia- rimento per la primitiva formazione de' vasi capellari successivi alle correnti cro- niche , le quali ne restano circoscritte e rinchiuse. 'o) Pretesa rigenerazione. Io non metto in discussione la forza riproduttiva di qualche loro parte , soprattutto de' tentacoli ; ma sono per la negativa in riguardo alla rigenerazione dell' intero loro corpo , dopo che sia stalo ridotto in pezzi , che mancano della prerogativa di riprodurre individuo analogo a quello , a cui appar- tenevano. Linguaggio poco più ampio ne tenne Cavolini , che par la sempre di ripro- duzioni felicemente ottenute di qualche parte di esso. Inganuorci i miei cortesi lettori, se affermassi appartenermene esperienze dirette, che sarebbero d'impossibile tentati- vo ; delle qnaii sono stati partegiani Dicquemarc , Rapp, Johnslon. Ma il mio av- (1) Cs tavant, conclut de mi propnt ohtervationt, et de eelles de Delle Chiate, que ladupUeilé dei leatt parait élre une condilion imariable , costante de la vie animale. Duvernoy iep. tur les corpi org. Pari» 183$. p. 30. (2) Delle Chiaie accordi avx tjires et actioies «n re«ou vaieulairt- Dugès Phyt. tomp. n *31. i85 viso è figlio (li ripelule osservazioni conloslanli la riproduzione de' tentacoli. Le at- linic vivono più lungo tempo fuori mare , clic nell' acqua dolce. Una di esse ta- gliata in varie porzioni , diede segni di contrazione per sei giorni dopo che fa da me sezionata , e lasciata al secco ; quantunque non vi avessi ritrovato il menomo niello nervoso, che pure taluni lian voluto anmiettcrvi. Dicquemarc , avendo ravvi- sato , che tulli i cambiamenti di tempo erano constantemcnle annunziati mercè blraordinarl moli delle allinie , ne trasse partito , onde preconizzare le mutazioni del mare , paragonando sifTatli animali al barometro. Dal giornale esatto che ne tenne , avanzò che le incUcazioni da esso ottenute erano sicure quanto quello del tubo Torricelliano , e talora anche dippiù. Quindi conchiuso, ch'esse contralte , bassi a temere vento; che, raccoccialc, annunzino pioggia , freddo , mare agi- talo ; che , ora aperte , ed ora chiuse indichino tempo mediocre ; che , essendo non corrugate , convenga attenderselo sereno , e con calma di mare ; da ultimo , che , i tentacoli spiegali , e '1 corpo allungato , presagiscano slabile serenità , e '1 mare sommamente quieto. Disgraziatamente però i piloti possono profittare di tali segni solamente nel cielo sereno. Galeno scrisse che giovano agi' individui cal- colosi , e Pitagora vietolle a' suoi discepoli , perchè mangiate incitavano alla Ve- nere. Oggi verificansi le notate proprietà appo coloro , che con sommo trasporlo gustano fritte le A. crassicorno , e pcdicellala , chiamate ardichelle capelluse e torze dal volgo napolitano. Statistica. — Considerazioni sopra due lavori, de chiarissimi Pouullet e Qce- TELET, letti , il primo nella R. Accademia delle Scienze di Parigi, e il se- condo nella lì. Accademia delle Scienze di Bruxelles, (/<" Feudinapìdo de Lu- ca , socio ordinario della R. Accademia delle Scienze. Due dotti giustamente riputati in Europa , il sig. Pouillet , e il sig. Quetelel si sodo occupati della ricerca delle leggi sulla popolazione , il primo nell'Acca- demia delle Scienze di Parigi ove leggeva una memoria nel di 3 novembre i84-2; ed il secondo nell' Accademia delle Scienze di Bruxelles in seno della quale pre- sentava delle sue considerazioni risguardanti la memoria del Pouillet nella tornata del 3 dicembre dello slesso anno. Finora nelle nostre tavole di mortalità non è entrato in considerazione che il solo elemento degli anni ; e il Pouillet faceva giu- stamente osservare che ninno aveva volto il pensiero ad introdurre nelle calcola- zioni delle medesime l' elemento del sesso , senza del quale lo statista doveva tro- varsi arrestalo ne' suoi computi. Or questo elemento , secondo il celebre fisico francese , faceva nascere delle nuove relazioni fondamentali intorno alla popola- zione non avvertite da alcuno prima di lui ; le quali avrebbero obbligati gU sta- tisti a rifare tutte le tavole di raortalilà ; poiché tutte le calcolazioni sulla vita me- 24 i86 dia degli" uomini saranno sempre imperfette quando non si prenda conto dell' in- fluenza della causa Dccezionale da lui stabilita sulla medesima. Il fatto osservalo dal Pouillet è e che il censo della popolazione fatto in Francia dal principio del j secolo corrente per ogni anno mena alla conseguenza che il numero de' ma- I schi è minore di quello ddle donne , e la differenza è nel 1801 727000 nel 1806 4-09000 nel 1821 877000 nel i83i 576000 nel i836 620000 Gli altri Stati in Europa , dice il Pouillet , presentano lo stesso fenomeno , cioè differenze analoghe e sempre nello stesso senso. E comechè nel nostro regno noi non scorgiamo strettamente questa stessa analogia , pure troviamo giusta la ossen-azione del dotto francese in riguardo alla cifra maggiore che dinota il nu- mero delle donne che compongono la nostra popolazione. E infatti noi abbiamo che r eccesso delle donne sui maschi è stato nel 1828 .... di 117610 (i) nel i84o .... di 96997 (2), t Egli importa perciò , dice il Pouillet, di esaminare qual'i; la cagione di quc. > sta variazione ; se dipenda dalle operazioni del censimento , o da qualche causa ì accidentale. Egli importa di conoscere se questo risultato esprime le vere leggi » della popolazione relativa de due sessi , o se annunzia che queste leggi sono j soggiaciute a qualche perturbazione , delle quali farebbe uopo di ricercare le j epoche e determinar la influenza j. Ma a noi pare clie la variazione sia reale, e non già l' effetto delle false operazioni dei diversi censimenti ; poiché dovrebbe supporsi un accordo di errori in tutl' i censimenti fatti in diversi luoghi e in di- versi tempi , il che è inammisibile nel calcolo de' probabili. Noi dunque ammette- remo il fatto come indubitato ; ed allora fa uopo cercarne la cagione , e offrire al filosofo la risoluzione del seguente problema e qual è la causa , o quali sono ) le cause che aumentano la cifra delle donne in ogni popolazione ? j . Il Pouillet avrebbe dovqto prima risalire alla sorgente della vjta , ed esaminare il numeno (I; Vpdi la descrizicnc topografica fisica economica e poliiica de' Beali dominii al dì quii del Faro oel Begno delle Due Sicilie; del fu chiarissimo Giuseppe del Re. (2) Sialo della popoUiloae de' Hetli Dominii di qui dei Faro per l'inoo 1840, formilo dall' OlSeina del ceaiimcnto. j87 delle nascile de' maschi e delle donne , poiché il problema sarebbe rimaslo cgual- njcnle e anzi più facilmente sciolto se la cifra della nascita delle donne fosse stata maggiore di quella dei maschi , rimanendo la cifra della mortalità ne' due sessi uonscf^uenza del solo elemento degli anni , come generalmente si suppone nelle tavole di mortalità. 0 pure il problema avrebbe anche ricevuta una soluzione plausibi- le, se tutt' i risultamcnli statistici avessero avvanzata la cifra della morte de maschi per una certa età o per tutta la vita umana. Il Pouillet avea efrettivamenle osser- vato che la cifra statistica della nascita dei maschi era maggiore di quella delle fem- mine, e ne aveva anche assegnalo il rapporto per tutta l'Europa, espresso da 1,066. Questo fatto avrebbe dovuto fissare maggiormente la sua attenzione ; che non altri- menti un maggior numero di nati potrebbe trovarsi , nel corso della vita , infe- riore ad un numero minore di nate , se non quando la morte facesse più vittime tra' primi. Ed ecco in campo il signor Quetelet che dagli stessi fatti del Pouillet, va dritto alla conseguenza legittima che discende naturalmente da esse , comecliè convenga col fisi- co di Parigi che in Francia 1' emigrazione e soprattutto la gueiTa abbiano fatti de grandi vóti nella popolazione francese. Ma queste cause, dice il chiarissimo Segretario perpetuo dell' Accademia delle Scienze di Bruxelles , «: sovente notate dagli stalislici, ì sono accidentali, e i loro effetti passaggicri , laddove, anche quando guerre ed j emigrazioni non vi fossero , la popolazione mascolina tenderebbe ancora a scen- 3 dcre al livello della femminina, e anche farsi minore. La differenza delle cifre ) non risiede essenzialmente nell' azione di una forza perturbatrice , come lo pensa » il signor Pouillet , ma essa è piuttosto 1' effetto di una causa naturale. Una tale > differenza provviene da che la legge di mortalità de' due sessi non è la stessa > e soprattutto da che verso 1' epoca della nascita muojono assai più masclii che donne » . 11 sig. Quetelet cerca di dar 1' appoggio de' fatti statistici a' suoi ragio- namenti , e dalla disamina di essi ne deduce un principio il quale diviene l' unica e naturale cagione di quell' eccesso delle femine su maschi che si ossena in ogni popolazione , comcchè ovunque nascono più maschi che donne. Il principio testé mentovato è il seguente, a. Esiste una cagione particolare di mortalità che colpi- ì sce con preferenza i maschi prima ed immediatamente dopo la loro nascila j* Comechc il sig. Quetelet si limita alla sola enunciazione della sua legge di popo- lazione , pure egli è agevole il conoscerne anche intuitivamente la sua uniformità alle leggi naturali della economia animale ; che il maschio nasce più debole della femmina e il suo sviluppo è più lardo , onde , nel periodo dell' adoloscenza , f maschi vanno , in parità di anni , più soggetti a risentire l' impulso delle cagioni distruttive della vita animale. Ed allora quanto non e ammirabile la provvidenza , che per mantenere un certo equilibrio tra i due sessi , come parti componenti delle popolazioni della terra , ha opposto alla legge naturale di una maggiore di- i88 struzionc del sesso mascolino quella di una produzione maggiore (i). Ed ecco coor- dioata dalla sapienza del Creatore la legge naturale , che li ove le nascite sono maggiori ivi anche la morte faccia maggiori vittime. n rapporto della morte de' maschi a quella delle feminc, è, secondo il Quete- let, di 3 a 2 prima della nascita j di 4 «i 3 nel corso de' due primi mesi ; di 5 a 4 nel corso del terzo del quarto e del quinto mese ; e dopo 1' ottavo ed il de- cimo mese la difTercnza è pressoché nulla. Noi veramente crediamo un poco esa- gerati questi rapporti , perchè non vanno ben di accordo colle tavole di mortalità generalmente ricevute , e colle cifre statistiche le quali danno la nascita e la mortalità di due sessi di una popolazione. Pine intimamente persuasi dell' esat- tezza della legge stabilita dal Quetelet, amiamo di farne l'applicazione alla po- polazione del nostro regno. Ed in fatti nel i84o sono nati 1 10764 maschi , e io544o fcmiue ne' reali doniinii al di qua del Faro; ed ecco verificato l'eccesso delle nascite maschili sulle fominine. Allo stesso anno morirono 97i34 maschi , e goo.'iS feminc; ed ecco manifesto l'eccesso della morte dei maschi sopra quella delle donne durante il primo anno. Prendendo la differenza de' nati e de' morti in ciascheduna classe , si trova al principio del i84i un eccesso di i363o maschi e di i5384 femine ; ed ceco come un anno solo è stalo bastante non solamente a distruggere l'eccedenza delle nascite mascoline sulle femmine, ma anche a dare alla parte femminina della popolazione un eccesso su quello de' maschi. Ed iafalti la popolazione delle provincic del regno al di qua del faro componevasi nel prin- cipio del i83i di 3, 022638 maschi , e di 3,ii4635 femine. Fermiamo 1' attenzione alle seguenti cifre le quali si riferiscono all' anno 1828 nelle nostre provincic al di qua del faro. Detratti i morti da' nati in ciascheduno de' due sessi si è avuto il seguente quadro , Maschi Femine ' dalla nascita dopo un anno .... 9991 3 9^377 da 2 a 7 anni 44i25i 446669 da 7 a 18 anni 631092 652190 da 19 a 25 anni 301737 371 146 da 26 a 4o 550284 588359 da 4i in poi 724444 752588 Totale 2798722 2916332 D94- sinii ascrittisi già al concorso applaudirono alla saggia misura presa dal governo^ a vantaggio della gioventù , ed a decoro della nostra Università degli Sludj. Fu questa 1' occasione , che lo spinse ad occuparsi degli Elementi di Euclide , per r insegnamento della sua cattedra , che n' era limitato a questi , ed a' principali teoremi di Archimede sulla sfera ed il cilindro , cui egli aggiugneva il libro de Dati di Euclide. Queste nuo\c cure letterarie aggiunte alle altre pratiche di cui dovrò appresso accennare , e che non volle mai intermettere , gli furon cagiono , nel maggio del 1825 , di un primo insulto alla testa, che fortunatamente dileguossi in breve tempo : ed egli si vide costretto da' medici a dimandare un sostituto per la cat- tedra nella R. A. di Marina j e continuò nel solo esercizio di quella nell'Uni- versità degli Sludj , con assiduità e zelo, com'era proprio del suo carattere , e della sua perfettissima morale , finchò non gli venne affatto impedito da' crude- lissimi accessi di podagra, clic manifestatasi in lui nel 1828, crescendo sempre in intensità , non gli ebbero prodotti que' mali , che lo hanno sì miseramente di- strutto. Creata nel 1808 la R. A. delle Scienze , vi fu egli , a mia proposta , ascritto fra socj onorarj , e per mezzo mio ancora corrispose all'invito dell'Accademia, con una sua elegantissima soluzione del problema di^r toccare un cerchio con tre altri dati di grandezza , e di sito , desumendola da que' lemmi di Pappo , che avevano servito ad Apollonio Pergeo , per risolvere i problemi Tactionum , che però la disse divinazione della soluzione Apolloniana. Ed ebbe poi questo corpo distinto sempre le mire ad accoglierlo tra' suoi socj ordinarj , finchò non gli riesci man- dare ciò ad effetto nel i838. Nò in tutte le volte, che occorsero nuove nomine, e eh' egli poteva ben meritamente aspirarvi , potrà alcuno tra noi dire essere stato da lui richiesto del voto; di tal che se in quell' ultima volta l' Accademia non ve lo avesse spontaneamente chiamato , giammai egli avrebbe, per sua cooperazione, conseguito un tal posto. Sono questi lutti gì' impieghi , eh' egli ebbe , 0 da' quali sebbon ritraesse te- nue emolumento, ne ritenne per se la minor parte , vivendo più che frugalmente , per dividere ciò , che per lui non era superfluo , a poverelli ; di tal che il vid- dimo finire i suoi giorni in estrema indigenza, ed abbisognando de soccorsi della nostra Accademia. Ma e bea che ora mi rivolga a considerare qual parte egli abbia a' progressi delle matematiche. Ed in vero , sebbene avesse ricevuta , come gli altri suoi col- leghi una compiuta istituzione in tali scienze , e cos'i 1' avesse ancor tramandata alla sua scuola ; purtultavia predilesse oltremodo il metodo degli antichi geome- tri ; sia che il riguardasse come il retaggio di quelle felici regioni nelle quali era nato , sia che isdegnasse vederlo men coltivalo di quello , che dovevasi , e come per lo addietro 1' era sfato ; sia che un inlimo presentimento lo spingesse ad osso , in cui doveva divenir illustre , ed occupare una qualche pagina nella storia delle Malemaliche del XIX.° secolo , che si onorasse da lui , come dal Sim- son il XVIII", e dal Viviani il XVU". E se , come hen diceva il Newslon , nelle Malemaliche non v' ha vera gloria , che per gì' invenlori , ben avventurosamente lo Scorza preferì la via che tenne a quella di mischiarsi nel numero di coloro, che coltivando esclusivamente 1' analisi moderna , non potranno esser fortunali al- segno da prendervi un rango si distinto , e raro. Egli dunque , cui scmper in delicìis futi scrulari velerà , et ex his quae scrtptores greciae prodiderant eruere , come diceva di se Cicerone , imbevutosi di buon ora de' principj della greca analisi nelle opere di Euclide , Archimede , ed Apollonio , e fatto profondo studio delle collezioni matematiche di Pappo A- lessandrino , svolgendone e comentandone ogni luogo lo più oscuro, e nel quale da' più valenti geometri moderni si era cespicato , all'occasione , che riproducevasi dal Pergola nel 1 8 1 1 il trattato geometrico delle Sezioni Coniche , e che costui vi supprimeva T analisi , e la composizione del famoso problema delle quattro rette, secondo il Newton, già riportata nella prima edizione del 179 1 , a cagione di non corrispondere alla mente generale degli antichi , si spinse a tentare la di- vinazione di questo importante luogo perduto della loro analisi geometrica , che sembrava irreslituibile , a motivo dell' oscurità, che si ravvisa in Pappo nella descri- zione di esso pervenutaci tutta mutilala e sconcia. E come che tenace oltremodo egli era al lavoro , ne per difficoltà abbandonava una qualche ricerca , una volta che r avesse intrapresa , tanto vi si adoperò , che pervenne finalmente a veder coro- nate le sue fatiche da un felicissimo successo , e ne ottenne dal Pergola una piena approvazione ; si che costui , forse per tal ragione debbe credersi , suppresse quel lavoro , che in tale argomfcnto aveva già fatto , come più volte diceva , e del quale nulla si è trovato tra' suoi Mss. E sempre più meditandovi sopra , vi scorse r altra mirabil cosa , da ninno prima di lui avvertita , e ne men dal Cartesio , che avendo trattalo un tal luogo con la sua novella Geometria , più era nel caso di accorgersene , cioè, che dal luogo alle rette avessero gli antichi potuta trarre una compiuta classificazione delle curve geometriche , dette da noi algebriche , in diversi ordini : di che avendone più- conferito col Pergola , diede a costui 1' oc- casione di cos'i dire , nel Trattato analitico de luoghi geometrici , che fu pub- blicato nel 1818 : » Pacilmente avrei potuto col mio metodo ( intendeva quello a assai elegante da lui proposto , per la composizione ne luoghi geometrici di 3 second' ordine ) divinare quell'opera di Apollonio : ma il signor D. Giuseppe 3 Scorza , che vale assai ne' melodi delle greche scuole , avendo conosciuto i miei pensieri , e il mio impegno per tale assunto , mi ha prevenuto colle sue geo- j metriche speculazioni , che all' uscir da' torchi saranno grate a' geometri di buon » senso «. E dopo poco soggiugnendo. s E il lodato D. Giuseppe Scorza ag- 3 giunse in tal proposito , che la quistionc di Pappo , geueralmcnle concepita , 3 196 » era un mezzo per la classificazione delle curve algebriche. Lo che mi parve 3 nuovo T. Attcstalo in vero di molto onore per lo Scorza; ma che non tralascia ancora esserlo di grandissima lealtà pel Pergola , e de' riguardi eh' egli usava al suo distinto allievo. Mac ben conveniente j che di questo lavoro classico pro- dotto dallo Scorza si dia qui una qualche breve , e distinta notizia. Chiunque sia alquanto versato nell'Analisi dogli antichi ben conosce, chela principale e |)iù dilllcil piirlc di essa consista nella riduzione de' problemi , d'onde la loro natura , e la maniera di convenevolmente comporli si rileva: ne poteva essere a meno, che que' nostri saggi maestri , dopo aver lungo tempo esitato su' problemi della trisezione dell' angolo , e delle due medie proporziona- li , non rivolgessero tutt' i loro sforzi a cercai-c una riduzione nel genere , dalla quale con sicurezza ottenessero le due anzidette cose. Le loro prime ricerche una gliene avevano già presentala pe' problemi elementari , della quale Euclide sta- bih la composizione nel VI", de' suoi Elementi e la corrispondente analisi nel li- bro de Dall': ma questa non essendo del tutto soddisfacente allo scopo , non in- tralasciarono le loro ricerche , finche non furono condotti ad un luogo generalissi- mo , al quale , difTerentemcnte modificato , tutt' i problemi , qualunque fosse la loro natura , riducevansi , che dissero alle rette , perchè dal sito di alcune di es- se , e da' rapporti di altre , che in dati angoli vi pervengono si aveva quel luogo, che alle condizioni di un problema era soddisfacente ; e la natura di questo se- guiva esattamente il numero , il sito , e la combinazione di quelle rette , e del- le loro incidenti. E siccome per ogni due gradi il luogo non variavasi nel gene- re , però essi adottarono questa norma nella classificazione de problemi. Se non che in un genere solo compresero lutti quelli la cui composizione ottcnevasi pe' luoghi superiori alle curve coniche ; e però a tre soli 'limitarono i generi de' pro- blemi, che dissero jueam, solidi, e lineari. Or in quanto al primo genere rie- soiva facilissimo comporne quel luogo di riduzione , che per renderlo più distin- to e particolare vi scrisse un trallalo il gran geometra di Perga , il qual veniva nel luogo detto di risoluzione dopo gì importanti . ed oscurissimi libri de' Porismi di Euclide. Ma essi urtarono grandemente nel luogo del secondo genere, ed Eu- clide medesimo mollo occupossene , estendendo però alquanto gli elementi de' Co- nici già da Aristeo compilati ; né però tanto , che potesse giugnere ai desialo scopo, al quale pervenuto finalmente Apollonio, ne trasse argomento di sublimarsi sul mitissimo Euclide , e senza molta ragione , il che agi' imparziali geometri di que' tijnipi dispiacque. Ed è invero una tal ricerca quello che di più sublime, e vantaggio- so potesse oUenorsi nell" invenzione geonielnVa , ond' è , che l' ingegno crea- tore del Cartesio , credè , come si è detto , ben degno compimento della sua no- vella Geometria il nioslraru , che per mezzo di ques.a polevasi facilmente pervenire ad ottener quella. Ma ciò eh' ei fece riguardando la sola, e semplice analisi di tal problema , e non mica la tanto desiderala composizione , per la quale egU altra '97 ne escogitò ingegnosissima , ed ancor nel genere eseguila , sebbene più aritme- tica , e che esige per ciascun problema un qualche apparcccliio , e parliiolari modificazioni , diede ben ragionevol motivo al Newton , dopo averlo per inciden- za liatlato ne suoi Principia Mathematica , di concbiudere : Alque ila proble- Tìialis Vcteriim de qualuor lineis ab Euclide inecpli, atque ad Apollonio con- tinuali tion calculus ( intendeva della soluzione del Cartesio ) , sed composi/io geometrica qualem veleres qnaerebanl in hoc corollario exhibelur. Intanto non ostante 1' operalo da questo sonmio uomo, la ricerca rimaneva- si ancora desiderata , per non avervi egli soddisfatto , che per un de' casi più semplici ; né alamo aveva fatta avvertire T importanza di essa , e la particolarità della soluzione Newtoniana ; il che notato dal Fcrgola fu di sprone allo Scorza a meditarvi attentamente sopra, e dopo lungo e tenace lavoro produsse egli in pub- blico nel 1825 , nn anno dopo la morte del Fergoia, la sua opera , già comincia- ta a stamparsi nel 1823, intitolandola: Divinazione sull amdisi geometrica de- gli antichi , della quale non è fuori proposito esporre qui il piano percorrendola brevemente. Egli s' introduce al suo lavoro con tre dissertazioni preliminari , che lesse ancora alla nostra Accademia esponendovi il magnifico piano del metodo analili- to degli antichi : e specialmente nella prima vi mostra con indicibil chiarezza la natura de' Luoghi geometrici, e la loro distinzione , da poter intender tali cose ancor chi fosse appena istituito negli elementi geometrici : e pure esse ben oscure 1" erano in Pappo , ne da altro prima di lui illustrate ; e varie cose va no- tando , che facilitano oltremodo l'intelligenza delle opere degli antichi , le quali cose tanto più difficili ad intendere eran prima , quanto più sembrano di lievo momento dopo la sua illustrazione. Passa indi a trattare nell' altra dell' uso de' Luoghi , mostrando la vasta estensione di esso , e con quanto vantaggio gli an- tichi geometri sen prevalessero ; cominciando fin da qui a far travedere quanto valessero nella riduzione de' problemi , e dilucidando in modo maravigUoso questa parte tanto importanle, quanto astrusa di essi , con precetti, e con appositi esem- pli. Finalmente nella terza dissertazione espone i varj ordini de' luoghi ; e qui comincia a far ravvisare la meravigliosa riduzione escogitala dagli antichi di tut- ti gì' infiniti problemi , pe' quali però infinite pur sono le condizioni de' punti di riduzione, ad una sola forma di Luogo risultante da certi generali rapporti tra rotte, che da' punti poc'anzi detti inclinansi in angoU dati ed altrettante rette di sito , 0 che pervenissero a punti dali . o che formassero tra loro dati angoli, 0 die soddisfacessero ad altre condizioni generali : da che la differenza de Luoghi alti a costruire il problema , la natura di questo analoga a quella de' Luoghi , e la loro costruzione ud un tempo rilcvansi. ]\lirabilissima riduzione ul certo , che ben ragionevolmente egh giudicò supcriore a qualunque altro de' mezzi ingegno- sissimi adoperati nella novella analisi gcomelrica. Ma se la ricerca di un lai Luogo pel caso delle Ire e le qfialtro relle , corrispondente alla geometrica composizione de' problemi solidi esercitò per tanto tempo , e con non felice successo le menti dc'principali tra gli antichi geometri, , finché Apollonio non vi ricscisse , rinvenute che ebbe nuove proprietà delle cur- ve coniche , coni' egli medesimo scriveva ad Eudenio , cosi dicendogli : Tertiua iiber conltnet multa , et admìrabilia thcoremata , r/tiae utilia erunl, et ad so- lidoritm locorum r.omposilioncs , ci ad delerminationcs , quorum complura et pulchcrrima et nova sunl ; ben più difficile doveva riuscire il ripigliare un ta- le argomento , e divinarlo in tempi tanto da quello lontani , con tanta perdita di loro opere , con nessun esempio rimastoci , ove l' applicazione di quel Luogo si vedesse , e quando deviati grandemente eravamo da' nuovi metodi , e dalla co- modità eh' essi ne offrono. Superando non però tutti questi ostacoli lo Scorza diede perfettamente compiuto questo mirabilissimo Luogo, nella seconda parte del- la sua opera , e per modo trattollo , che sicuramente il riconoscerebbe per suo Apollonio stesso se rivivesse ; se pur non sia egli andato ancor più in là del geo- metra di Perga , di che abbiamo già un esempio nel Viviani , per la divinazio- ne sul quinto libro de' Conici. Io non v' intratterrò oltre , ornatissimi colleghi , nel parallelo eh' egli fa di una tal riduzione con la Cartesiana costruzione delle equazioni del terzo e quarto grado , e co' Luoghi geometrici di second' ordine , atta a mostrare , eh' egli non trattasse il metodo degli antichi senza una profonda cognizione di quello de' mo- derni ; ne andrò esponendovi la ripartizione del problema generale nella seconda parte dell'opera, fatta minutamente secondo la maniera degli antichi, superando in ciò ancora tutto lo studio posto in imitarli dal Simson , nelle sue restituzio- ni ; e mi restringerò a dire , che con tal suo lavoro si termina quanto sulle or- me di Pappo era lecito restituire delle opere degli antichi , ed il più difficile ar- gomento della loro analisi : sicché per tal lavoro lo Scorza dovrà prendere un rango disfintissimo nella storia delle Matematiche. Finalmente egli entra , nella terza parte della sua opera , a mostrare col fatto r uso dei Luogo alle Ire ed alle quattro rette nella composizione de' proble- mi solidi ; di che , come ho detto , mancavano affatto esempj nella Geometria an- tica , imprendendo a risolvere i due problemi cardinali in tal genere , e prima della divisione dell angolo rettilineo in tre parti uguali, soluzione, dopo le tante altre , nuova ed elegantissima , composta con la combinazione di una parabola col cerchio : ed in un corollario vi mostra evidentemente i casi del problema ; la quale analisi serve a comprovarne la natura. Nò di ciò contento, va poi mostran- *■■? do la riduzione delle soluzioni diverse datene dagli antichi al luogo alle rette , il qual lavorìo è tanto ingegnoso, e di tanta eleganza , da non presentarci nulla di eguale ne le opere degli antichi , nò quelle de' moderni , che hanno cercato imi- tarli. E qui non tralascia opportunamente que' precetti dell' arte , che sono pre- zioso douo di chi profondamente la conosceva. '!)9 Per secondo problema riporta quello d' inclinate Ira i luti di un anr]olo una reità dala , che passasse per un dato punto ; poiché questo era , nel caso del- l' angolo retto , quello di riduzione dell' antecedente , ed il costruisce col cerchio e r iperbole , considerandone , pure i casi , e mostrando sempre più con quanta evidenza possa ciò facilmente ottenersi con I' analisi dogli antichi. Continua nel terzo problema a trattare la riduzione di Archimede di quello di Insegar t angolo , che pur costruisce con una iperbole ed un cerchio , facen- dovi la slessa analisi de casi. Compiuto così r argomento per l' un de' problemi solidi cardinali degli anti- chi , imprende nel probi. IV a trattarvi l'altro delle due medie proporzionali , dandone un' elegante costruzione col cerchio , e l' iperbole , od a lungo ragionando sulla medesima nel modo precedentemente tenuto per gli altri. E qui bisogna con- fessare aver egli patita qualche cosa dell' umano , essendosi fatto vincere dall' a- mor proprio in creder preferibili le costruzioni in cui F iperbole si adoperasse , entrando cos'i in terzo luogo nella difCcile, e delicatissima vertenza tra il Carte- sio per la parabola , e il Newton per 1' ellisse. A compiere la schiera de problemi soli eh più famosi rimastici dagli antichi, egli risolve in quinto luogo quello di Archimede della divisione della sfera in data ragione , per conseguenza del quale tratta ancor I' altro cui quel sommo tra geometri il ridusse. E rmalraente un altro ne aggiugne da lui appositamente congegnato , per mostrare la corrispondenza tra il suo metodo , e la costruzione Cartesiana delle equazioni del terzo e quarto grado ; o piuttosto per far vedere come questa rientrasse , come un caso particolare , in quello. Ed il ripeto, tutte queste cose sono condotte , ed esposte con una venustà , e chiarezza , che sor- prende cliiunque sia avvezzo a svolgere gli esemplari greci. Troppo abuserei di vostra pazienza , nobilissimi Accademici , se volessi ad uno ad .uno accennare gli altri problemi , eh' ei in seguito a' precedenti risolve, e per r oggetto stesso ; ma non posso fare a meno di dir brevemente di quello di costruire la piramide triangolare dati i sei lati di essa, che tanta varietà di opinio- ni, e di risultajnenti aveva presentata nella sua natura , da che la prima volta il propose r illustre Lagrange , negli Atti di Berhno , fino al momento , che fu da me rippódollo , presentandolo a questa R. A. ne' bei primi tempi di sua esi- stenza. E debbo dirvi , che non ostante le cure da me prese, e quelle del Lhui- iier , e di altri , che il trattarono col metodo analitico de' moderni , nulla vi ha di comparabile all' elegantissima soluzione dello Scorza , se ad esso direttamente vogliara limitarci , senza ripeterlo da una più generale considerazione , come ha ingegnosamente fililo il nostro collega Bruno ; da che i nostri Atti si videro arricchiti del costui importante lavoro , e degli eleganti sviluppi algebrici , che recovvi il valentissimo matematico francese sig. Hachette. Dopo il breve cenno , che ho fatto di un si distinto lavoro dello Scorza , che zoo rin)arrà come limite del coltivamenlo della Geometria degli antichi presso i mo- derni , v' intratterrei invano in descrivere le altre cose da fui fatte , e di talune delle quali amo ancora sfuggirne la rimembranza , per essergli stata immerila- mente cagione di amarezze , che ad un uomo come lui , tutto riconcentrato in se medesimo , e fatto più per gli antichi tempi , che pe' nostri , può sospettarsi non essere stata l'ultima delle concause di avergli abbreviata l'esistenza,- e però mi rivolgo a riguardarlo pel lato della maggiore importanza per lui ora, che gli è di- venula men che polvere ed ombra la gloria di questo mondo. Tutti conosciamo quanta fosse la pietà , e la religione del Pergola , e come si fosse sempre adoperato in trasfonderla con l' esempio , e con ottimi insegnamenti, insieme con la scienza , ne' suoi allievi , che ben profittarono del loro maestro ; ma nessuno al segno dello Scorza, in cui egli tutta la trasfuse, o tali sovrumane ^irlù, come in ottimo terreno fruttificarono in lui grandemente. Egli in 48 anni, che il conobbimo , ed in mezzo a tante vicende de' tempi , menò sempre vita esemplarissima , dividendo la sua giornata equabilmente tra le pratiche di pietA Cristiana le più utili , l' insegnamento , e lo studio , come divideva i suoi te- nui appuntamenti con gì' indigenti , amando al sommo grada la carità , ma quella che dà j e non ostenta ; di tal che tutti noi credemmo , che avesse egli dovuto almen serbare tanto per se , da bastargli in qualche estremo bisogno ; e pure ne rimanemmo ingannati , quando nelF ultimo di essi fummo costretti ad accor- rere , per provvederlo delle cose più necessarie , e per alimentarlo e curarlo ; ed ancora in tale stato egli nulla badando a se medesimo , voleva ripartiti coi po- verelli i soccorsi a lui dati , a che bisognò talvolta acconsentire , per sollevargli alquanto lo spirito, nelle estreme angosce di una feral malattia, ed in mezzo a pene , e dolori atrocissimi , che questa gli produceva. E pure niuno osservò mai in lui ne pur lieve rincrescimento , ne dalla sua bocca uscì una" sola parola di lamento , per 1' acerbezza de' patimenti che tollerava, con una rassegnazione evan- gelica : ma alla voce degli amici apriva i languidi occhi , quasi per racconsolarli, sicché più dolevansi costoro di lui , eh' egli di se medesimo. Cosi finiva quest' uomo di Dio , e delle Matematiche la sua mortai vita , al- l' albeggiar del giorno cinque maggio , lasciando priva la gioventù di un ottimo maestro , che istituivala neUa scienza, e nella Religione ; la nostra Università de- gli Studj , di un valente professore , e quest' Accademia di un utile collaborato- re , e di sano consigho. Colleghì onoriamo la di lui memoria, e facciamo ogni sforzo , per alleviarci il dispiacere della non lieve perdita , che in esso abbiamo fatta , con dargli un coavenevol successore. 201 Fisica generale — Magnetismo. Relazione del viaggio alt E Ina, ed in altri luoghi di Sicilia ; letto dal signor L. del Re. ( Sunto ) Il socio corrispondente signor Leopoldo del Re nelle duo tornate del 7 marzo e del 25 aprile i84.3 iia letto la relazione della sua gita in Catania ed all'Etna nel prossimo scorso mese di dicembre. Dopo avor dato im rapido cenno di quanto negli ultimi tempi si è oprato .anche Ira noi nel ramo importantissimo delle scienze fisiche relativo al magnetis- mo terrestre , passa egli ad esporrà nnnutamcnte i motivi e Io scopo principale della sua missione. Soggiungendo come per la gran pressa della partenza , avvei nuta nel termine di men che due di dopo l'incarico ricevutone, non potè fornirsi di tutto il bisognevole ad eseguire benanche altre operazioni astronomiche intera- mente estranee all' oggetto primordiale del suo viaggio. Fa quindi il diario di questo ; narrando in qual guisa dipartitosi dalla do" minante nel giorno 8 dicembre e passato in Messina nel dì seguente , dovè trat- tenersi quasiché due giorni in questa città : siccome indugio siffatto gli fa tro- var la mattina di domenica 11 in Catania, assenti dalla Città ed andati all'Etna il Barone di Waltcrshausen e 'I suo collega D". Peters ; mentre d'altra banda il soprnggiunto cattivo tempo gli vieta di andargli colassù a raggiungere. Vengono pur essi al fine e metlonsi tosto di accordo col del Re per la esecuzione delle loro ricerche. Le primarie sono dirette alla determinazione della inclinazione dell'ago magnetico in Catania e propriamente nella gran sala della Biblioteca de' RR. PP. Be. iiedetlini. Si fanno quivi contemporaneamente le altre osservazioni necessarie a dedurre la declinazione e la intensità della forza magnetica terrestre. Cosiffatte os- servazioni seguirono ne' d'i i4 a 17 detto mese inclusivamcnte. Nel d'i 18 , ad onta della stagione avanzatissima e de' pericoli della eruzione tuttora in grandissima attività^ si tentò dal medesimo in compagnia del signor Barone di Waltcrshausen una ascensione all'Etna; la quale riusci appieno felice, avendo avuto la sorte di praticare le osservazioni all'inclinatorio di Gambey davanti la cosi detta casa inglese o Gemellaro nel mattino del iq dicembre ; che si ripete- rono pure nelle ore pomeridiane dello stesso di all' cremo di S. Nicola dell' are- na , quasi alle falde del monte ignivomo. Nel giorno 20 , furono eziandio praticate altre analoghe osservazioni d' in- clinazione nella Città di Aci-realc. Finalmente nel di 26 dicembre si cseguii'ono benanche in Messina le osserva- zioni al suddetto inclinatorio. Esposti cosi circostanziatamente i particolari tutti degni di nota della cscur- sion sua , nel dover partecipare alla illustre Accademia i risullaoicnti delle loro 26 ao8 osservazioni , il del Re non crede poterlo meglio fare che arrecando la lettera del Dottor Pelcrs con cui questi , giusta la fattane prevenzione , glieli trasmette ; dan- dogli pure un prospetto delle antecedenti loro osservazioni. Senza entrare qui nella discussione de melodi di osservazione e di quanto nitro è relativo allo eseguimento del comune la\ oro , ciò che ci menerebbe troppo lungi , indicheremo sol di passaggio il contenuto di quella. Principiasi dalla sposizione delle osservazioni coli' inclinatorio di Gamboy , come oggetto principale del viaggio ; indi si fa un racconto degli sperimenti con- temporanei air inclinatorio oscillatorio , nonché di quelli per la determinazione della decUnazione ed intensità assoluta ; infine , dopo un sunto delle anteriori os- servazioni , si dà lo stato ed andamento dell' unico cronometro adibito ad ottenere la congiunzione di Catania alla specola R. di Capodimonte. Avvalendosi di questo ultimo chiude il del Re la relazione arrecando appunto la dedotta differenza di longitudine tra le due Città enunciate, quasi a comple- mento de' predetti quadri generali de' risultamenti , che ci facciamo un pregio di qui sotto riportare. 203 pnosPETTO ni AtrcNE ossnnvAZTOKi wagketiche fatte all etka. i) Intensilà orizzontali assolute 1839 , Marzo 2D 2,4557 Catania , nel palazzo del Barone della Bruca i 3 27 2j4-79' ibidem i84i , Dicembre IO 2,4i54 ibidem 184.2 , Agosto 2 2,4087 ibidem s 3 8 2,53qQ Casa inglese S. Nico a dell' arena 3) j II 2,37Ì53 » Dicembre i5 2,4768 2,4671 Catania, nella biblioteca del monistero de PP. i 9 16 ibidem ( Benedettini 2) Declinazioni 1839 , Marzo 21 — 23 i4°36'6",5 10 osservazioni Catania, palazzo i84i , Dicembre IO r5 449,1 i5 o46,8 2 j ibidem ( Bruca 1842 , Agosto 2—6 49 s ibidem J >■> 8 16 6 34.8 I 2 Casa inglese S.TSic. dell'arena J j> II Il 27 9,5 i536 2,9 I j J Dicembre 14—16 3 T, Catania , bibliote- ca de'PP.Bened, 3) Inclinazioni 1842, Dicembre 1 4—17 54''i4'45" 8 osservazioni Catania , Biljlioteca de' (PP. Benedettini 3 » 19 55 20 21 2 2 Casa inglese J » '9 561239 53 lé 2 9 S. Nicola dell'arena I j) 20 2 il Aci-reale, giardino de (PP. Domenicani Siegue r estratto di una serie di determinazioni della declinazione , fatte eoa mezzi di minore esattezza nello scopo di riconoscere in generale la influenza delle localitA sulla bussola. Alla più facile intelligenza sonovisi aggiunto le coordinate dei luoghi contate dalla cupola de' PP. Benedettini in Catania , chiamando x la distanza nel meridiano , positiva verso il sud ; ed y quella nella perpendicolare, positiva verso 1' ovest. I numeri poi della quarta colonna indicano quanti azimuti hanno contribuito aOa determinazione , e possono quindi considerarsi corno il peso di essa. 204 4) Mre decimazioni. DECLINAZIONE NOMERÒ DEL- y OVEST LE OSSER. Monte rosso di Nicolosi — . 12775'" -+- C090"" nV.o 4 M. della segreta — l4l72 15240 -i- 82'64 i5 19,5 4 M. Regalila -+- 10774 i4 52,4 3 M. Arsi) al cavaliere — 17364 -H 12375 17 25,4 6 Fondo del cavaliere — '7489 — 3o436 + 13837 -+■ 21713 i4 1,9 5 Serra la Colla vicino Bronle i4 52,5 5 Croce allo stradone di Malelto — 37926 -H 14710 4 29>8 3 Allo stradone sello M. Dolce — 39907 — 07195 — 28199 -^ i336 l5 22,7 4 32,5 5 Lingua grossa largo de'Gappuc. — 54o3 4 Magazzini di Saluslro 2l4o 19 53,5 6 Fontanclli, casa della neve — 26605 — 779 i5 52,5 4 M. Zoccolare — 23341 -1- 2094 3 5o,o 4 Cassone 223oi — 1102 14 38,0 3 JMonlagnuola — 23689 H- 6465 3i 1,3 3 Valle "di Calanna , n". i ' — 23o6o — 3i3 , 12 22,5 I S » 3 2 — 23o39 — 61 i3 5,5 I SS 2 » 3 — 2347^5 — 611 11 57,5 5 M. di Calanna , n°. i - 23993 + 647 i4 5o,o II i) 3 » 2 — 24ll)5 -^ %9 18 23,5 2 a » J) 3 — 24086 + 464 i4 26,5 2 Salto di giumenta — i 28710 -t- 1235 17 l5,2 6 Tinipa alla lava femmina morta — 24746 — 24584 — 184 19 36,5 IO 3o,5 6 Alla lava del 1819 -+- 634 3 Alla lava del 1702 — 24281 -+- 1100 18 4o,5 2 Alla lava del 1802 — 25535 -+- 32 16 27,5 18 6,5 3 Dagala di zappini, n". 1 — 24754 ■+■ 1222 5 » )) » 2 — 24980 -4- 1600 19 38,5 2 Valle di Trifoglietto — 23356 -H 4i8p 9 4o,8 4 Serra di Giannicola , piede j j Capanna de pecorai — 24863 -4- 4093 2 53,4 5 — 24834 -4- 4389 1047,4 I » ì Punta elevata — 25087 -4- 4^4 J 25 4H,8 4 ;) j alla serra — 25062 -+- 49'8 Il 47.6 4 M. Lepre — 66558 -h 4232 17 20,2 9 Lapprossiniiita determinazione della differenza di longitudine Ira le due città ri- sulta pari a — 3' 20", 45 in tempo , o o''5i'22" in arco all'oriente di Napoli; per la gran meridiana nella chiesa de" PP. Benedettini di Catania. Infine la inclinazione a Messina dedotta dal medio di due serie di osserva- zioni eseguile al succennato istrumcnlo pareggia 55° 6',3, 205 RAPPORTI. Rapporto sulle spericnze de signori Santi Linari e Loci Palmieri , inlorno a fenomeni d induzione delle calamite tcmporarie, L' accademia ha affidato ad una commissiono , composta de' sig. Ern. Capoc- ci , Fcrd. de Luca, Melloni, Sementini e Semmola, l'incarico di esaminare al- cuni nuovi risullamcnti ottenuti colla batteria magne lo-elcllro-lcllurica dei profee- sori Linari e Palmieri, che da qualche tempo si vanno occupando felicemente del- le correnti elettriche indotte dal magnetismo terrestre. I commissari si sono pertanto recati alla U. Zecca ov' e presentemente stabi- Jilo lo strumento dei prelodali professori , ed hanno potuto convincersi pienamenle della verità dei due falli seguenti. Colla batteria magneto-elcttro-tellurica dei professori Linari e Palmieri si ot- tiene la decomposizione dell'acqua, ed una scossa affatto simile a quella dell' ap- parecchio di Clarke. La scossa si è sentita distintissima da lutti noi negli snodi delle dita bagnan- do prima la mano con acqua acidolala : alcuni 1' ebbero sensibile persino nei pol- si. La decomposizione dell' acqua fu riprodotta parecchie volte in presenza nostra con acqua parimente acidolala , e mediante due fili di ferro ravvolti a spira che commuiiicavano colle due estremila della batteria wz^yrae/o-f /^///'o-/e//«nm ; si ebbe quindi lo sprigionamento del solo idrogeno. Queste due esperienze sembrano suUicienti alla Commissione per destare ben fondale speranze che , proseguendo le loro indagini , gli egregi professori Lina- ri e P.ilmieri arriveranno ad ottenere , non solamente scosse più energiche ed una compiuta decomposizione dell' acqua senza 1' impiego della forza sussidiaria dell'ossidazione, ma le scintille, e 1' arrovenlamenlo dei CU metallici. Cos'i si porrà in cvid nza una nuova e bolla serie di fatti , i quali ^mostreranno che , anche ne' fenomeni d' induzione scoperti da Faraday , il Globo Terrestre si com- porta come una gran calamita : ricerca importantissima che merita certamente di essere proseguita e studiala da qualunque filosofo , promossa ed incoraggiata da qualunque corpo accademico. La commissione conchiude col manifestare il proprio desiderio che l' Acca- demia chicgga a S. E. il Ministro dell'Interno i mezzi pecuniari Indispensabili ai professori Linari e Palmieri per conlinuare i loro studi su questo ramo inte^ ressantc della Fisica. Luigi Seme!«ti«i. Ferdl\a>do de luca. Ernesto Capocci. G. Seiuuola. M. AIeLLO.M aELATORC. ao6 SUNTI DE' VERBALI. Tornala degli ii aprile. SI leggono le seguenti ministoriaii. 1°. Si partecipa di essersi dati gli ordini pel pagamento di ducali 60 al Comm, Monticelli per prezzo di nove disegni sul ferro oligislo di Canchcroni. 2". Si trasmette airAccademia la dctlica del V. volume degli alti approvata da S.M. 3°. Si comunicano gli ordini dati pel pagamento al signor Gasparrini di du- cati IO pel compenso del disegno del frutto dell' Opuntia. 11 cav. Flauti partecipa lo stato miserabile ed infelice in cui rattrovasi il so- cio signor Scorza, immobile nel letto da più tempo per fiera podagra, ed ora sor- preso da apoplesia, è divenuto scimunito. L' Accademia commossa da si lacrimevole racconto stabilisce di farsi rapporto a S. E. il Ministro per far accordare all' in- felice quanto degno nostro socio una sovvenzione. Il cav. Lancellolti leggo il rapporto relativo all' esame dell' amministrazione del Rendiconto per l'anno 1842. L'Accademia approva la conchiusione del rap- porto. Si farà lettera al Cav. Gussone incaricato dell'Amministrazione del Rendi- conto dichiarandogli l' approvazione ed i ringraziamenti delF Accademia. Le carte si restituiscono al cav. Gussone che rimane incaricato di consonarle. Il cav. Cagnazzi legge una sua memoria intitolata Analisi statistica del popò- amento dell' Isola Pencs nell' oceano australe. Vengono nominali esaminalori di essa i signori Masdea e Borrelli. I signori Palmieri e Linari leggono una nota dilucidativa sulla comunicazio- ne fatta nella precedente adunanza intorno al magnetismo terrestre. — Il Presidente sceglie ad esaminatori delle sporienze i signori Semmola, Capocci, de Luca e cav. Melloni. Libri presentati. Sul dominio dell' ortopedia , e sulle cure ortopediche praticate nella clinica di S. M. di Loreto nell' anno i84-2. Discorso del D. Bkuni. 8°. molle copie. L' igea Salentina ; opera periodica diretta dal D. Giovanni Pagano , Napoli 1842. 8°; quaderno 1°. 02".— Le scienze e le lettere del sig. Raffaele Mastriani. 8°. 1842. Lignite cominciata a formarsi mentre nel mondo declinava la civilizzazione. Memoria del D'. Giuseppe Giulj. Siena 1842. Esposizione della legge doganale del 19 giuguo 1826 , del sig. D. Raffaele Mastriani. Nap. i843 4°» Discorso intorno al lavoro de' fanciulli nelle manifatture , del Conte Petitti Torino 1843. Sulla riforma delle carceri dello stesso. II cav. Cagnazzi viene incaricalo di far rapporto sul libro del Conte Petitti intorno al lavoro de' fanciulli nelle manifatture. Parimenti al sig. Mancini s' allida l'esame della polemica insorta sulla riforma delle carceri. Tomaia de so' ap'ile iSk3. II Segretario Pcrpcluo prosenta la prima parte del V.Tolumc degli adi accademici. Si legge un sovrano rescritto col quale si approva la proposta fatta dall'ac- cademia di accordarsi al signor Scorza un sussidio pecuniario di ducati 80. at- tesa la sua malattia. A tal proposito il cav. Flauti Seg. Agg. per le matemaliche dà conto alla accademia dell' uso che si è fatto della detta somma ed aggiunge aver ottenuto per lo stesso oggetto altri ducati 3o da S. E. il Ministro. 11 cav. Cagnazzi legge favorevole rapporto sull'opera del Conte Pelilti, riguar- dante il lavoro dei fanciulli nelle manifatture. L' accademia ne approva il parere. II cav. Melloni relatore della Commissione nominata per veriGcare le spe- rienze de' signori Palmieri e Linari ne legge favorevole rapporto nel quale rife- risce che le sperienze fatte innanzi la Commissione hanno avuto quel risultamento che gli autori avevano indicato nella nota letta a quest' Accademia , e che tutti hanno avvertito sensihilmente la scossa ed han verificato scomporsi 1' acqua in modo da non ammettere dubbio. Il rapporto conchiude che sarebbe da implorarsi 'da S. E. il 3Iinistro una somma a favor de' suddetti signori per far fronte alle spese fatte ed a quelle che debbon fare per menare a termine nel modo più po- àtivo le loro belle sperienze. L' Accademia ne adotta le conclusioni stabilendo a norma dell' articolo 87 degli Statuti di farsene rapporto al Ministro per la somma di ducati 200. D soc'o signor Guarini legge l'anahsi chimica da lui fatta delle sostanze rin- venute in un vaso a Pompei. Egli dopo aver dati i ragguagli di detta analisi conchiude che dalla sola conoscenza de' componenti della medesima ben poco si può decidere sulla natura di detta sostanza , e che sarebbe necessario di confron- tare le sue con le analoghe osservazioni microscopiche fatte dal socio signor Costa e presentale all'Accademia Ercolanese , non che di raccogliere tutti i dati riguar- danti il luogo dove si è ritrovala la detta sostanza. Pcrlociic si stabilisce di scri- verne analogamente al signor Cav. Avellino Segretario della detta Accademia partecipandogli l'analisi del signor Guarini , e pregandolo a darne comunicazione del rapporto del signor Costa. Il signor del Re ripiglia la lettura della sua relazione del viaggio all'Elna , e e dà in questa seconda parte il ragguaglio scientifico di tutti i fenomeni da lui osservati durante 1' eruzione , notando alcuni nuovi fatti dedotti dalle sue osser- vazioni magnetiche. Il signor Presidente lo ringrazia a nome dell'Accademia, e sta- bilisco che un sunto della memoria venga inserito nel Rendiconto , e la Memoria sarà poi esaminata da una commessione composta da' soci Capocci , Nobile ed il Se- niore Giannattasio. Il socio signor Capocci legge un' altra sua nota sulla Comcla comparsa in febbrajo dell' audiiati; jUino. 20S Il socio corrispondcnlo signor Grimaldi legge una memoria matematica. 11 Presidente ne commette l'esame a' signori Bruno, de Ruggiero e Giannattasio. L' altro socio corrispondente signor Nicolucci legge una memoria intitolata e De quibusdam algis aquac dulcis. Con ciò si scioglie l'adunanza annunziandosi dal Presidente le ferie di maggio. Tornala de 6 Giugno i843. Il Segretario Perpetuo dà lettura delle seguenti lettere ministeriali. 1* S. E. il Ministro dà alcune disposizioni riguardanti la distribuzione della 1" parte del V. volume dogli atti. 2" Si partecipa essersi S. M. degnata di accordare al Cav, D. Antonio Nic- colini funzionante, da Presidente interino della Società R. Borbonica , la terza parte dell' emolumento annesso a quella carica ; cioè annui ducati 3oo. 3" Si partecipa l'approvazione sovrana per la nomina de'socl corrispond(!nfi signori Gasparrini , Pilla , Hombrcs Flrmas^ e Morren. Dopo r annunzio fattosi dal Segretario Perpetuo dell' avvenuta morte del so- cio sig. Scorza , nel di 5 Maggio , il Segretario aggiunto per le matematiche cav. Flauti , legge l'elogio storico dell'illustre defunto con applauso dell' intiera acca- demia, ed il Presidente, consultatala, destina il lavoro del Cav. Flauti pel Rendi- conto. Lo stesso sig. Presidente annunzia che nella prossima adunanza si pro- cederà alla proposta de' candidati per la scelta del socio mancante nella Classe matematica , e ricorda al Segretario Perpetuo di prevenirne il Presidente generale interino perche possa intervenire all' adunanza. Il socio corrispondente sig. Tenente Colonnello Costa, in occasione della nuova invenzione dell' inglese Henson legge talune considerazioni sugli aerostati e sul- r areonautica. U qual lavoro vicn destinato pel Rendiconto. Il socio sig. D. Saverio Macrì restituisce il microscopio che l'accademia gli aveva dato moltissimi anni or sono,per fargli continuare le sue osservazioni di storia naturale. 1 libri |>i(senlali sono. — Nouveuax memoires de l'iiceudemie dcs scicnccs et bclles Icttres de Bruxelles. i° tom: 4°. Brux : i84a. — Come possa considerarsi la bolanica nello sialo attuale delle scienze naturali. Pro- 1 isionc di Filippo Parlatore, in 8° Firenze 1S42. — Sulla teorica del moltiplicatore applicalo alle t 'rmo-cletlriche , nota di Domenico Ragona Scina ; in 8° Palermo i843. — Bolaniche peregrina- zioni nell' agro Bi«carcse per la primavera del i84i. di Luigi Baselice in 8° Campobasso 1842. — Annales de 1' observatoire de Bruxelles ; par Quetelet tom: J°. in 4° Bruxelles i84'J. — Elementi di agricoltura pratica di Giuseppe Domenico Cestoni tom ; 1. in 8° Napoli i843. — La miologia in tavole sinotliclic di 0. Giammaria in 8° aprile i84i. — Sulla ricerca del centro di gravità e d'i. nerzia d! alcune linee piane del Prof: Gio : Borsoni. Lucca i843. — Memoria sobrc as mina» da Capìtania de Minas Geraes et pelo D. José Vitira Conte; 8». Rio de Janeiro 1842. — Annales de la socicti entomologigue. Note sur les Callimorpha dominula -, par M. Achille Costa (Scance da 3 aoul 1842. ) — Rivista Irimensal de hisloria e geogi'aphia , ou journal du instiluto historico e geograpliicj brasilciro — Rio de Janeiro. 8°. fase: 10 dui ejuaderno V — XtV. Rio Janeiro 1842. APPENDICE ANALISI DI LIBRI EcoitOMU toLrric». — Sul Lavoro de' fanciulli nelle Manifatture — Dissertazione del Conte Ilauoxb Petitti di Roveto , Consigliere di Stato ec. Estratta dal Voi, III, serie II delle Memorie deità K. Accademia delle Scienze di Torino. Reputa l' A. questo assunto come una parte della gran quistione economica d' avvisare al modo più conveniente di ordinare il lavoro degli operai che sono occupati nelle Manifatture , la quale si iipparlicne tanlo ai principj dell' economia , quanto a quelli dell' umanilà e della morale. Questa am- pia materia avrebbe meritato , secondo dice 1' A. , una ben lunga considerazione , ma egli ha vo- luto limitarla alla sola parte che riguarda l' impiego dei Fanciulli alle manifatture ; da poiché sop- presse le Corporazioni delle arti, dalle quali grandi vantaggi i figli degli operai rispettivi traevano per la loio sussistenza ed educazione , mentre ora ne sono privi. Per verità , colla soppressione di esse corporazioni molto profitto ne ha avuto la produzione , poiché tolti i vincoli che inceppava- no l'industria, dando libero campo alla concorrenza, ne è derivata la facile produzione, ma d' al- tronde si è abolito quel mutuo soccorso , che 1' artiere trovava sempre nel corpo della rispettiva ar- te , non solo per gli suoi bisogni, che per gì' indvidui di sua famiglia. Ora è desiderabile suppli- re almeno in parte a questo vuoto coli' impiegare i fanciulli al lavoro. L' A. si limita a parlare del solo impiego all' arte della seta , della lana , e del cotone , giac- ché per io lino non ancora si è nel Piemonte iolrodotla tale arte eoa macchine , e metodi be- nintesi. Osserva l' A. in primo luogo essere necessario nelle manifatture l' opera de' fanciulli , perchè molte sono le operazioni manuali praticale in esse , cui mal riuscirebbe I' opera degli adulti , la qua- le opera sarebbe poco profittevole , ed altresì soverchiamente costosa. I fanciulli sono più attivi a raccogliere e disporre la materia prima per la loro naturale agilità , e tale opera vien pagata con minore mercede. Inoltre tale operazione non esige molla maestria , anzi poca intelligenza. Tnllo ciò è una utilità delle fabbriche che ritraggono dell' opera de' Fanciulli. £ poi una utilità morale , in primo luogo , per essi fanciulli 1' essere occupati con prudente condotta de' direttori al travaglio « imperocché assuefatti , dice 1' Autore , cosi ad ubbidire sono più » docili , e più sottomessi , vengono gradatamente avviati a sentire con maggior frutto le esorta- li zioni ad essi dirette. Contraggono inoltre 1' abito all' ordine ed all' accuratezze, onde nasce in es- » si quello spirito di previdenza , per cui , falli adulti , meglio possono poi tenersi nella via del » risparmio e provvedere al proprio avvenire. Ancora , sottratti ad una vita girovaga ed oziosa , » mercè di una occupazione continua , acquistano quell' operosa attività , la quale tiene più effica- V cernente lontano da vizi e dal mal oprare , cui questi trascinano , che non ci riesca qualunque 37 210 )) più calda esortazione. In somma , il fanciullo assuefutto per tempo a lavorare , porche Io sia in » modo che non prenda avveisione alla fatica, o per essere soverchia , quindi dannosa, o perchè » viene accompagnata da mali trattamenti , sarà certamente nell' avvenire un opcrajo laborioso co> M starnato , accurato , docile ed ititcUigcnte , per la qual cosa la moralità di lui risulterà cfficace- 1) mente assicurata con suo evidente vantaggio , come con quello altresì della civile società cui ap- ì> particne. » Nù questo solo benefizio ricavasi , poiché la fisica eosliluzionc tlalf infanzia profitta altresì da un » adeguala fatica del corpo » L' elasticità delle membra , le quali acquistando vigore meglio si svi- )» luppano e crescono in modo più proporzionalo 5 la forma muscolare aumentata di una robusta sa- » Iute fondata , sono d' ordinario la conseguenza d' un lavoro che sia moderalo , e perciò abbia la » condizione essenziale di non trascorrere nel menomo eccesso^ da cui verrebbero effetti opposti. A cotesti vantaggi morali e fisici , che traggono i fanciulli dalla loro occupazione alle mani- fatture , vuoisi ancora aggiiigncre il benefizio che ridonda alle loro famiglie. Una famiglia povera, la quale sia composta di più individui , tutti o quasi tulli d.iti al lavoro , quantunque vi sien co- loro che per 1" età traggono un profitto tenue da non bastare alla propria sussistenza , nondimeno sarà sempre in miglior condizione , che se avesse delti fanciulli inoperosi. Ma se 1' uso temperato e prudente del lavoro per gli fanciulli procura loro i menzionati van- taggi , 1' abuso cagionar può danni gravissimi , né a ciò dimostrare ci vuol molto. L' avidità del guadagno , senliraenlo naturale inopinato , pur troppo , dell' umana debolezza , spinge facilmente a cotale abuso. Il fabbricante produttore , interessalo a ricavare la maggior copia di prodotti col minor prezzo possibile , pretende spesso il massimo lavoro che gli pare potersi fare. I genitori , cui interessa deipari di alleviare il peso delta loro famìglia, si determinano spesso a forzare! loro fan- ciulli in età non ancora atta ad un travaglio forzato. Il risultamcnto immediato da tile precoce , so- verchio travaglio è la decadenza della fisica costituzione di essi fanciulli. La rachitide la tabe dor- sale , e mesenterica f lo scrofole^ la lisi, le malattie delle ossa ^ e quelle esantematiche , il marasma, le febbri atassiche ne mietono gran parte di que' miseri, ed altra parte rimane esile languida e de- caduta e non pochi terminano fra patimenti la loro breve vita. Siegue 1' A. a dire b Cotesto infelice stato- di cose risulta non esagerato pure troppo , dalla ispe- » zione oculare delle molte fabbriche da noi visitate in Francia, nel Belgio, nelle Provincie Renane, » nella Svizzera, e, dicasi pure , anche tra noi. Risulta dai calcoli istituiti dalli signori Villermè, » Dupin e molti altri , intorno alla mortalità di quei fanciulli ed alla esile eon meno , ma basii ricordare de' falli conosciuti. » 1 La maggior parte de' corpi sopra i quali operiamo hanno la loro superficie coperta da ■M sottilissimo velo di materia organica simile a quella de' corpi untuosi , h quale è volatile , o al- » meno capace di esser portata via da' vapori aquei. — 2° Quando si fa condensare un vapore so- li pra una superficie levigata , se le varie parti di questa superficie sono diversamente lordate da » corpi stranieri anche in picciolissima quantità , la condensazione si fa in modo sensibilmente di- ■» verso sulle diverse parli di questa superficie ». La presenza dunque di una superficie incisa innanzi ad una superficie metallica ben forbita non farebbe altro che spalmar inegualmente quest' ultima di quella sostanza organica , e quindi disporla a ricevere dissugualinente i vapori pe' quali 1' immagine si rende visìbile. Da lutto questo pare che secondo il Fizeau il fenomeno del d.igherrolipo non potrebbe essere più considerato come un caso speciale di una legge generale. Ciò non pertanto noi pensiamo che ponendo da banda l' ipotesi delle irradiazioni invisibili del Moser le quali non essendo trasmisibili attraverso di alcuna sostanza, non possono sostenersi , potrebbe rimaner vera la legge generale che qualunque cagione modifichi una supeiCcie possa liuianervi delle tracce che alcune evaporazioni rendono poi sensibili. Lnci Palmieri. F.I.ETTTB0-MACKETISMO. — Si parla da' giornali inglesi di una nuova macchina locomotiva mossa dall' elellromagnesismo fabbncata dal sig. Davidson la quale avendo il peso di 5 in 6 mila chilo- grammi si mosse sopra una strada di ferro, sebbene con velocità xion molto grande : V. Jrulìlul. 11°. 4(53. i84j. Meteohologia — Gragnuola di enorme grandezze. La sera del 7 settembre ( 1 84a ) da Lambez a Muret cadde della graiuline mollo grossa. Essa da prima era configurala a segmenti sferici ali; circa 4 cenlìmetri , poi ne cadde altra più grartJe ad ellissoidi di rivoluzione il cui asse ma^^io- re era di 0 ccnlimeiilri td il minine di 4 in 5. Alcuni grani di questa grandine pes.irono 80 gram- mi e si dice che ve ne furono anche di quelli che pesarono 2o3 grammi , ma è probabile che siano stati più grani uniti insieme. Essi erano composti di falde altcraitivamenle diafane ed opa- che , ed erano pei lo più cincpie 0 sei. L. P. f. Compiei Rcndus 1~ novembre 184^, 2l6 FoiocaiFiA. NoifeUa maniera di considerare i fenomeni del Dagherrotipo del Signor. Gaultier de Chaubus. M Qnando una lamina di pìucchè di argento , è soUomessa al vapore del iodo , ci è sembra- to che non vi fosse semplicemente deposito di iodo , ma formazione di ioduro di argento ricoperto di iodo libero. In cfFctto se si discìoglie il formatosi strato nell' iposolfito di soda , 1' analisi ci ri- vela la presenitt dell' argento : se al contrario si espone alla luce solare , esso abbrunasi , e l' ipo- solfito non ne toglie più quasiccbè nulla , a motivo dell' essersi formato un sotto-ioduro di argen- to , il quale è insolubile. Fenomeni identici debbono evidentemente presentarsi su questa medesima lamina cambiando la luce del zenit con quella della camera oscura ; ma in tal caso manifestasi una diS°erenza essenziale nel modo con cui questa lamina resta impressionata. In effetto , in vece di una luce uniforme sparsa sull" intera superficie , essa riceve qui una distribuzione ineguale , raa regola- re , di roggi luminosi ; d'allora in poi il ioduro di argento si modifica in ragion diretta delle in- lensilà ; là dove la luce è più viva vi è produzione abbondante di sotto ioduro di argento , e svi- luppo più o meno compiuto di iodo libero ; là dove dee comparire una mezza tinta , la formazio- ne del sollo-ioduro è rallentata nella stessa ragione della diminuzione della luce. In fine nelle om- bre più scure, il ioduro non è cbe debolmente attaccato , percioccbè l'oscurità non può esser ta- le che non possa esservi ancora alterazione del ioduro di argento. Cosa avviene ora nell' alto che una lamina così trattata viene esposta al vapore del mercurio ? Questo metallo incontra primieramente su tutta la superficie , un primo strato di iodo libero , e ce- dendo tosto alle loro affinità recipioche questi due corpi si combinano , e del proto-ioduro di mer- curio ricopre tutta la lamina ; ma bentosto un tal proto-ioduro penetrando lo strato di iodo , nelle parti più assottigliale dalla luce , si trova in contatto col sotto-ioduro di argento : immediatamente si scompon°'ono a vicenda ; il sotto-ioduro di argento si ripristina ed il proto-ioduro di mercurio si divide : una parte passa ad uno stato d' iodurazione più avanzata mentre 1' altra egualmente ri- pristinata si deposita suU' argento nello stato di estrema divisione. Dipende dunque dalle parti più chiare che l' immagine mostrasi sulle prime : esse assorbiscono altr elianto più di mercurio , quan- tocchè essendo state esposte ad ima luce più viva , sono ricoperte di uno sfiato più spesso di sot- to-ioduro di argento ; le purti più scure al contrario , si trovano al copcito sotto una forte massa li iodo , e non offrendo die questo corpo alla reazione del mercurio , questo non può giammai produrre altro che un vcl o più o meno profondo di proto-ioduro , senza giammai pervenire fino al sotto-ioduro di argento \ il quale resta dunque in riserva per formare di poi gli scuri del qua- dro. Ma fra questi due punti estremi , fra gli scuri più intensi ed i chiari meglio spiccali , bisogna stabilire una mezza tinta ammirabilmente graduata e fidele , essendo essa 1' effetto necessario del lavoro più o meno compiuto della luce ^ essa comparisce in ragione inversa della quantità di iodo libero , smorzandosi al contrario fino a convertirsi in oscuro , secondo che questo strato presen- tasi con poca o molta spessezza ( i ). Perciò all' uscire da questa operazione , la lamina viene a presentarsi allo sguardo con uu ap- parenza verdastra negli scuri , là dove il proto-ioduro di raercmio si è formato solo , mentre che essa e gialla , ed anche spesso vivamente rossa ne' chiari più intensi , i quali altro non contengo- no se non mercurio metallico in gocciolitie impercettibili j ricoperte di uno strato di bi-ioduro di mercurio. (i) Se i\ amnirllc assorbimeato d' iodo per parte della lamina, derivaute dalla scomposizione dell'ioduro di Argento , in tutto o iu paite , o si coasidera questo iodo come restante libero , le rcazioai scambievoli de' iodu- ri di argento e mercurio non sjiio punto arrestate. 217 Se poi vicnsi a lavare questa lamina con l' ipo-soICto di soda , il iodo , che può trovarsi an- cora lìbero si discioglie , del pari che i ioduri giuUi e rossi di mercurio ; rispetto al ioduro -ver- de , esso dee ancora qui scomporsi , e convertesi in bi-ioduro di mercurio , che si discioglie, e in mercurio metallico nello stato di polvere impalpabile. Cosi , riepilogando , i chiarì sono prodotti da una polvere sottilissima di mercurio metallico depositato suU' argento , ma non amalgamato con questo metallo ; i chiari sono tantoppiù spiccati qujnloppiù vi è di questa polvere. La quale non può dubitarsi che non aumenti singolarmente di splendore amalgamandosi in debolissima parie con 1' argento provegnentc dalla scomposizione del sotto-ioduro , cosa che spiega V aderenza di talune vedute che sovente resistono ad un' accurata ptH litura. In taluni casi siamo indotti a credere che si formi benanche un ioduro particolare di mer- curio , il quale resta insolubile ncU' ipo-solfito , ed 6 attaccabile dulia luce. Quanto agli scuri essi vengono prodotti dal sotto-ioduro di argento insolubile ^ ricoperto da uno strato di mercurio som- mamente diviso. Questa spiegazione si accorda , per altro , con (ulte le nozioni ammesse dalla sperienza. Si può in efletlo riconoscere che la polvere degli scuri è formata dal sotto-ioduro di argento ; esponendo una lamina iodurata alla chiara luce del giorno , e poscia lavandola , la polvere rimane aderente al- la superficie del metallo. Si sa del pari che il ioduro verde di mercurio si forma con la più gran- de facilità col semplice contatto di questo metallo col iodo. Né tampoco s' ignora che questo iodu- ro è scomposto dai ioduri basici , in mercurio ed in bi-ioduro. Se dopo lavata una veduta folo- genata , se ne ioda leggermente una metà , e poscia si espone tutta al vapore del mercurio , la ve- duta s' imbianchisce sensibilmente là dove il iodo è stato deposto , l'ultra parte resta intatta. Non si potrebbe render ragione di tal differenza senza la partecipazione del ioduro verde. Del resto sì comprende che la sua potenza sopra gli scuri sia fortemente diminuita , perciocché questi essendo slati lavati , il nuovo strato di iodo non può più avere con essi il medesimo conlatto dello strato primitivo. Noi speriamo che questa dichiarazione comunque breve , soddisferà a molle questioni , che non sono stale ancora perfettamente risolute. Si comprenderà ora perchè sia tanto urgente V evitare che gli orli della lamina sicno esposti ad un emanazione di iodo o di bromo durante I' esposizione neU la camera oscura j tale emanazione é nocevolc in quanto che accumola in queste parti , una dose di iodo , che poco dopo si opporrebbe alla reazione del mercurio. Gli opcrotori vi troveranno be- nanche gli elementi di una infinità di mezzi , per ottenere delle belle prove-, donde essi compren- deranno , perchè sia tanto importante iodare convenevolmente , da che la bellezza dell' effetto di- pende dulia quantità del sotto-ioduro di argento formato. Allorché la lamina nel venir fuora dalla camera a mercurio , è d' un aspetto appannalo o verdastro , ciò prova che vi è sopra i chiari del proto-ioduro di mercurio in vece di bi-ioduro ; che la ripartizione convenevole del sotto-ioduro d'ar- gento o del iodo libero , è fallila per qualche cagione *, in una parola che la prova è pove ra di mercurio , e per conseguenza mancata. Or se è vero che il mistero della formazione dell' immagi- ne consiste a convertire il ioduro di argento in sotlo-ioduro , bisogna applicarsi a favorire questa scomposizione , il meglio ed il più presto possibile. DI già il cloro ed il bromo sono un potente soccorso ; forse che un' oggettiva colorata in violetto attiverrebbe di più Pozione della luce. Si sa, In effetto , che i raggi violctli agiscono con una più grande energia degli altri sulle sostanze sen- sibili ; se questa previsione non andasse fallila , si avrebbe in oltre il vantaggio di rendersi padro- ne di que' colori ingrati , che è tanto diOìcìle di far venire al dagherrotipo. ( Insiitut, o. 470 ). P, A. Ds Luca. 28 2lS Fisica TFREEStrb — Tremuolo. Una scossa di Iremuolo è stala intesa a Nantes il i3 novembre a IO. 55 Jclla sera ; questa scossa nccompaijnnln da un remore sordo e fragoroso è durata 4 6 secondi ed è sembrata dirigersi dal SO al NE. In un giornale di quella città leggonsi le seguenti indicazioni sullo stato dell' atmosfera in quell' epoca. D;il g di quel mese , giorno in cui i termo- metri esposti al Nord segnavano -|- 4- C. il periodo dei venti di NE. che ha cagionalo i prema, turi freddi da noi provati , avca dato luogo a' venti di quel giorno. Egli è a partire da quesl' ultima data che le quasi contìnue piogge , un' estrema umidilii ed una temperatura notabilmente alta per quella stagione , hanno caratterizzato un pronunciato cangiamento nella costituzione atmosferica. Elettrom.vcnetismo. — Nel dar termine ad una lettura suir elctiriciti galvanica d.ila all' Istituto politecnico di Falmoulh , il sig. Roberto Hunt in poche parole ha annunciata un' importante sco- verla fatta da esso lui: egli avrebbe trovato il mezzo di trasportare su di una lamina metallica l'im- pressione de' caratteri d' ogni specie d' incisioni stampe ce. Avrebbe egli ottenuto questo risultato col ripetere le esperienze del Moeser che hanno stabilito che i corpi si comunicano costantemente delle scambievoli impressioni nelle oscurità in forza di una luce latente che il sig. Hunt à certe ragioni per considerare qual calorico latintr. La impressione ricevuta sulla lamina metallica è dapprima invisibile ; ma può farsi facilmente comparire per mezzo del vapore. Il sig. Uunl à fatto vedere alcune mostre d' incisioni in legno ed in rame trasmesse' dalla carta sul metallo. Queste copie hanno mostrata fino ai più deboli tratti dell' originale , ed erano perfette quanto quelle ottenute dai migliori dagherrotipi. Il sig. Hunt si propone di dare a quest' arte il nuovo nome di Tcrmogrnfia. Kot'aia sui lavori Galeannploslici Iella dal tignar Jacobi aW Accademia di Pietroburgo. In questa notizia , dopo di aver esposto il punto di veduta filosofica sotto del quale ha egli considerata la scienza dell' Elettro-magnetismo , il signor Jacobi rammenta sommariamente i lavori che ha intrapresi e di cui ha fatto conoscere i risultali a diverse riprese. L' accademia rammenta , egli dice , che 1' anno ecorso io le presentava alcuni saggi Giilvanu- graficì in nome di S. A. R. il Principe di Leuchtenberg. Questi disegni di diverse specie erano fatti alcuni sopra lamine di rame, altri sopra lamine di argento e per produrli crasi adoperata una soluzione di resina d' Amara nell' essenza di terebinlina. Una copia galvanoplastica di queste lamine dà immediatamente un' incisione del disegno originale che può darsi all' impressione. Questa bella applicazione della Galvanoplastica apre alle arti del Disegno un nuovo e vasto campo sul quale ecco come si esprime il Principe in una sua lettera. I numerosi sag^i cha ho fatto mi hanno prontamente dimostrato potersi con questo mezzo ol- Icnerc prodotti artistici complelamrnle distinti da quelli della incisione a bolino o in legno. Questi prodotti vanno del pari con quelli del metodo inglese detto al Lavìs. Ho trovato che la cosa più facile si era ottener disegni sopra metalli che imitano questa acqua tinta ; ma ho potuto rivaleg- giare colla stampa de' più belli disegni sopra legno. In luogo dilla resina Damara S. A. I. si è servila di poi della gomma-lacca ordinaria che si applica sulla lamina di metallo senza altro preparativo. Indipendentemente dall' interesse artistico e tecnico che presenta la Galvanografia , i fenomeni fisici che l' accompagnano hanno egualmente attirala l' attenzione del Principe , e particolarmente quello pel quale delle superficie non conduttrici si ricuoprono di rame completamente e nel modo più regolare. Questo fenomeno come potrebbe credersi a primo aspetto ; atteso che non bisogna pensare ad un continuo sollevamento dal disotto al di sopra delle particelle in rilievo del corpo non conduttore. Le osservazioni «he il Principe ha avuto oicasione di fare nel corso dalle su» ncercbe P hanno condotto alle seguenti spiegazioni. 219 Non è necessario cuoprirc il disegno non condutlore di uno strato condultore o di una pel • licolu metallica , attesoché la precipilazioue galvanica cammina anche perfettamente senza quesU ar- matura metallici ; perocché , nelle prime 24,48, o 78 ore la lamina bianca si ricuoprc prontamente, cresce rapidamente , e tosto che nella massa la densità lia cominciato a superare il livello delle parli in rilievo , comincia allora successivamente la precipitazione. Nella formazione delle mie la- mine galvanograCchc hanno luogo Ire epoche distintissime : dapprima il ricoprimento simultaneo delle lamine in bianco in tulli i loro punti conduttori , precipitazione con interruzione , precipita- zione interstiziale 5 nella seconda epoca , accrescimento successivo pel disegno non condultore , per mcz20 dtl quale le parti più basse del rilievo sono siale ricoperte le prime e le più elevale le ultime; nella terza epoca , l'accrescimento cammina simultaneamente ed egualmente in tulli i punii, atteso la corrente galvanica non possa che sopra i punii metallici : la precipitazione è simultanea. la realtà queste lamine galvanograficlie presentano un aspetto assai diverso dalle impressioni galvanoplastiche ordinarie. In queste ultime , in cui 1' originale consiste in superficie melalliche o conduttrici , sulla faccia opposta facilmente si scorgono , anche sotto una certa densità , le eleva- zioni e depressioni corrispondenti a quelle dell" originale , e che sono la controprova della faccia anteriore. Colle lamine galvanografìchc , al contrario , sulla faccia posteriore si osservano gli stessi lineamenti che suU' anteriore , nello stesso ordine , e per conseguenza , rovesciali come ne' disegni originali. Le elevazioni delle sostanze adoperale per delincare il disegno danno depressioni cor- rispondenti non solo sulla faccia anteriore , ma anche su quella posteriore delle copie galvano- plastiche. Lascio ancora sul banco i prodotti di un altro saggio interessante che il Principe ha fallo lo scorso anno. Invece di servirsi della lamina metallica sulla quale trovasi il disegno come da Calo- da , egli la fu comunicare col polo rame della batteria in modo da farlo servire da aooda. In questo modo tutto il resto della lamina fu alluccato galvanicamente e vi si mantennero le sole parli disegnate formando un disegno in rilievo che poteva stamparsi tipograficamente come le incisioni ia legno. Da ciò risulla un'altro metodo galvanico che sembra suscettivo di ricevere altri perfeziona- menti e servire d' intermedio per alcuni oggetti parlicolari. L' Accademia ha preso tanto interesse alla Galvanografia fin dalla sua nascita , che io mi con- sidero fortunalu di poter mellcre sotto i suoi occhi degli oggelli comunicatimi dal signor Conte di Ranizau ambasciadore di Danimarca , e che sono alcune pruove stampale di tavole che il Capitano d' artiglieria sig. Uoffinunn ha preparale col metodo suindicato , e che per la loro nettezza e pu- rità soddisfano a tutte le condizioni che possono attendersi da un disegno fatto a penna o d' un disegno litografico. L'inchiostro di cui fa uso il sig. Hofi'mann non è ancora conosciuto, ma da queste pruove può giudicarsi che posseder debba preziose proprietà pe' disegui al trailo e che vanamente si cercano nei malcriali di cui si fa uso ne' processi del vino dell' acqua tinta o della penna. Que- sto inchiostro secondo il sig. UufTmann scorre si faclimenle nella penna che vi si può scrivere e designare come si fa coli' inchiostro ordinario sulla caria ; egli gli assegna i vantaggi seguenti che metterebbero quel processo al di sopra dell' ordinaria incisione a bolino e della litografia — 1 . Non è necessario scrivere o disegnare a rovescio sulla lamina metallica , di modochè ogni dise- gnatore può servirsene e riprodurre cosi la sua opera eolla più perfetta fedeltà. —2. 11 trasporto sul rame si opera in un tempo assai più corto , e , per conseguenza , a mollo minore spesa — 5. Ogni difetto o errore può correggersi con una estrema facilità senza che la lamina menomamente ne soffre , ciò che trovasi estremamente utile pel disegnatore onde perfezionare il suo lavoro. — Dulie pruove che ne abbiamo presenti possiamo raccogliere che questo metodo riescir debbe op. portunissimo pei lavori calligrafici topografici ed architettonici e che giova desiderare vederlo pub- blicato ( dall'Istituto, D°. 470 ). * aao Statistica Canale di eomunicazione fra t Oceano Àllantleo ed II Pacìfico. Il Signor Warden trasmette gli schiarimenti che seguono io ordine al progetto di unione del- l' Oceano Atlanlico col Paci&co. » La compagnia autorizzala dal Governo della Nuova Granata a costruire un canale fra i due Oceani , ha condotto a fine 1' esplorazione de' terreni a traverso l' istmo di Panama , ed ha rico- nosciuto che l' istmo , in vece di essere una catena di rocce , come dice la maggior parte de' Geo- grafi , è al contrario una vallea di 4 a i3 miglia di lunghezza , in cui ti trovano molte coniche elevazioni di 20 a 60 piedi di altezza , fra le qnali scorrono molti fiumi , che discendono dalle ci- me delle Ande , per giitnrsi , per mezzo di due principali canali , uno , il Fiume Chagre , nel ma- re Carìbeo , 1' altro , il Rio Grande , nell Oceano Pacifico. L' elevazione del terreno fra questi fiu- mi non è che di 3? piedi al di sopra della più alta marea , e di 64 al di sopra della più bassa- li canale proposto non avrà io tutto che 49 miglia : la sua larghezza sarà di i35 piedi alla superficie , e 55 al fondo ; esso nvrì 10 piedi di profondila , e sarà navigabile pc' bastimenti di looo a i4oo tonnellate. I due fiumi nelle parti ove essi hanno da 8 a i5 piedi dì acqua , servi- ranno come canale , dopo essere stati scavali in modo da ottenere una profondità di 10 piedi , e 1' acqua sarà mantenuta a questa altezza da due cateratte di guardia. La spesa totale è calcolala per i4,83r, 800 franchi, compresavi la spesa di quattro ballelli a vapore e di due ponti di ferro di i4o piedi di lunghezza , che si apriranno pel passaggio de na- tigli. CHiMtCA APPLICATA — Sulle pozzolane. Il sig Vical lesse nell' Accademia delle scienze di Parigi ( Tornata del io giugno 1842 ) uua nota sulle pozzolane. Egli vi veniva raccogliendo alcuni fatti chimici che sembrano dover dissipare quel resto d' oscurità che ancora covriva certe quistioni ri- sguardanti la vera natura delle pozzolane ed il fatto della combinazione o non combinazione di questa «ostanza colla calce grassa nel cemento delle costruzioni subacquee. Dopo aver detto l'autore come il nome di pozzolana ( puhis puteolanus J fosse dato dai ro- mani ad una terra rossastra , di origine vulcanica , tratta dal territorio di Pozzuoli , non lungi dal Vesuvio , passa a parlare del come i romani medesimi se ne servivano nelle costruzioni idrau- liche , e come a Viiruvio fosse perfettamente nota la sua origine vulcanica , quantunque avesse dato delle sue proprietà una spiegazione insufiSciente e quale a quei tempi si conveniva — Ricorda io seguilo 1' autore che alcuni chimici , e segnatamente John di Berlino , han considerato le poz- zolane come materie afialto passive , non avendo altro vantaggio sulle sabbie ordinarie che una certa facoltà di assorbimento. Chaptal , e dopo lui quasi tutti gì' ingegneri anno attribuito in parte la virtù idraulica che le caratterizza al perossido di ferro. I saggi fatti dal Vicat e le sue spericoze di diversi anni gli hanno dimostrato come pozzolana per eccellenza sia l' argilla perfettamente pura calcinata in polvere per alcuni minuti fino al rosso un pò più che bruno , in modo che perda 8 a 9 decimi della sua acqua di combinazione. In consequenza le argille dette terre da pipa , ed altre bianche , dolci e fine , rimanendo bianche dopo lu cottura tono le migliori terre pozzolane ed a niisura che la presenza del ferro della magnesia del carbonato calcare della sabbia ec. le al- lontana da un lai grado di purezza , esse perdono ancora proporzionalmente la facoltà di giungere con la calcinazione al grado di eccellenza delle argille pure. Cosi la pozzolana lìpo , non è altro che un silicato d' allumina reco quasi anidro per un leg- gero grado di cottura , e riportato perciò al punto in cui la reciproca affinità de' due principii (ìlice ed allumina sia al più possibile indebolita. Riguardo alla quistionc di combinazione 0 non combinazione delle pozzolane colla calr-' grassa in pasta , ecco i falli che all' autore sembrano togliere ogni dubbio^ 221 Tutte le argille erode , le stesse argille trasformate in poMolane , e da ullimo le pozzolane naturali non abbandonano niuna traccia ponderabile di silice nell' acido idroclorico bollente. Lo «tesso avviene de' mescugli di calce grussa in pasta ed argille crude , anche dopo un anno d' im- mersione. Ma , per lo contrario , luti' i mescugli di calce grassa e di pozzolana artificiale o na- turale , dopo solo tre mesi d' immersione , abbandonano già alla soluzione murìulica tal quantità di silice che coli' ebollizione di alcuni minuti il liquido si rappiglia in trasparente gelatina. Cosi ciò che la via secca produce in poche ore sulla silice dei mescugli artificiali o naturali di calce ed argilla , la via umida 1' opera in alcuni mesi sulla silice de' mescugli di calce e pozzo- lolana , poiché questa silice diviene solubile mentre prima non lo era. Questo fatto tronca ogni dilCcoltà sulla teoria della solidificazione di tal maniera di cementi idraulici evidentemente si opera una combinazione tra i principii posti in contatto , ed il corpo tolido che ne risulta -, è di certo un' idrosiiicula (T allumina e di calce , tipo per eccellenza del ce- mento idraulico allorché le sostanze eslrlrance di che la più parte delle argille sono imbrattate non vengono ad alterarne od almeno ad indebolirne la coesione. Egli è senza esagerazione alcuna e pel solo mezzo delle cifre che esprimono la resistenza alla rottura od al traforamento che 1' autore ha stabilito nel rapporto medio di 2 ad i stare la supe- riorità de' cementi idraulichi tipi su quelli fatti con pozzolana d' Italia di prima qualità. Queste vedute non mancheranno d' influire potentemente , e recare nel tempo (tesso grande economia sulla fabbricazione delle pozzolane artificiali , e quindi sul!' esecuzione de' lavori idraulici dcstioati a iettare costantefflenle sommersi. e Campus renduSf tom. t^, n 25, giugno tS/f^ )• SasRn HEDicsB. — Continuazione e fine della memoria del sìg. Gossx sulla tiforma delle quarantine ( yedi Rendiconto pog. jS e 1^4 )• DOCUMENTI K". i. IKPOlLTiIRA DELLO SPOGLIO DELLE LlTAiCOB O SS' BACm , B SELLA UNltOVAZIOtfB DELL' ABIA. Più si riflette all'uficio importante che godono la predLtposizione individuale e F abitudine sulla introduzione più o men facile nel corpo de' princìpi contagiosi , ed alla facoltà che questi hanno di aderire alle sostanze pelose o rugose , di condensarsi nelle sostanze porose , o di rimanere in un' aria non rìnnovellala per certo tempo più o meno lungo senza scomporsi ; maggiormente si debb' esser convinto dell' assoluta necessità di togliere le proprie vesti agli individui sospetti , di bagnare o lavare le loro persone , e di toglierle da un' atmosfera mefitica prima di determinare l'epoca dell'incubazione de' contagi , e per conseguenza quella in cui si debbe incominciar la qua- rantina dai contumaciatì. Buon numero di fatti ci provano che persone isolale , ed anche corpi di truppa abbiano po- tuto trasmettere un morbo contagioso da un' abitazione in un' altra , o d' uno in altro paese per mezzo degli effetti e vesti loro , senza essere essi colpiti da sifTatlo morbo ; ciò che prova che il contagio dovette rimanere aderente a quelle vesti , senza scomporsi e senza poter penetrare nel corpo degli individui che le recavano. Si è veduto anche spesso persone vivere abitualmente in aria pregna di miasmi contagiosi , senza esserne alTelti , ed individui stranieri succumbervi imme- dutamente nello entrarvi. Spesse fiate a capo di qualche tempo , ed allorché il corpo è disposto a ricevere il contagio , questo sMorbimento avviene , ed «llon incomincia il perìodo d' incubazione. 222 O' altra parte , i bagni o te lavande , «peciulmcnte coli' acqua di mare , favoriscono questo assorbimento , se esso debbe avvenire , ed abbreviano il periodo d' incubazione. È questo un fatto incontestabile. Quindi il toglier le vesti , quali si sicnn , le lavande o i bagni del corpo , e la sottrazione dall'aria clic racchiude miasmi contagiosi , possono solamente darci I' assicurazione dell'epoca in cui il contagio è pcncliato nel corpo , sia fisso o volatile sifT.tto contagio , se l' individuo che vi si è esposto cade dopo certo tempo malato. Su questo principio è fondato lo spoglio , pratica già anticamente vigente presso i Veneziani , adottata in quasi tuli' i lazzaretti per circa due secoli , raccomandata da tutti gli autori contagiouisli di qualche peso , ad abbandonata verso la fine del- l' ultimo secolo , non si sa per qual ragione , nella maggior parte degli stabilimenti sanitari. Negli alti del lazzaretto di Livorno , si trova che lo spoglio ivi era praticato nel j6i2 , e the da quel tempo esso ha continuato a porsi in uso Uno al i^SS. Dopo aver spogliato ì contu- macìati delle loro vesti, se ne faceano assumer loro delle altre (vestiti di terra J ^ e per questa precauzione essi ottenevano spesso una diminuzione della loro quarantina. I padroni ed i segretari de' navigli avevano specialmente il privilegio, dopo la muta degli abiti, d'essere ammessi iu libera pratica per facilitare la vendita de' loro carichi. Una lettera di Livorno in data del 7 novemarc 1785 ci avverte della ecssazioDC di questa pra- tica. Ivi si dice ; « Kon è opinione più estranea ed insieme pericolosa e inutile quanto a /itr cam- biare di veste ai qiiarantinanli , precauzione ormai rigettata da lutti i dipartimenti di sanità regolati da massime originate dal buon senso e dalla ragione ». Nell'anno 1711 nel lazzaretto di Cagliari in Sardegna non si ricevevano i passaggieri se noij del tutto nudi. Nel regolamento del 1765 del lazzaretto di Trieste era stabilito , cap. 5 , § 8 : 1 passaggieri , il capitano , 0 il padrone e lo scrivano , se vorranno spogliarsi nudi e rivestirsi con abito ed addobbi di pratica , gli sia fatta grazia di cinque giorni di contumacia con ammettersi a Ubera pratica cinque giorni aviinti il termine della quaranlimi imposta al baslimento ». Dipoi nel § 85 del regolamento del 1769 , s' incomincia a derogarvi siccome segue; » Modifi- cando C art. 35 del cap. i3 del generale regolamento di sanità , disponghiumo che i soli capitani , padroni , scrivani o passaggieri di bastimenti procedenti con patente netta , ( quali volessero permit- tarsi di abiti possano e devano godere il benefizio di esenzione di cinque giorni , dal guai benefizio vo- gliamo escluse dette persone procedenti con patente brutta 0 sporca, con ulteriore dichiarazione clic il capi- tano 0 padrone , o scrivano dclf istesso bastimento nello, non possano esser ambi ammessi all' indicato benefizio per non lasciarlo alla custodia del solo equipaggio. Lo slesso avveniva nel lazzaretto dì Marsiglia ; ove in prosieguo si è giunto (ino a sostenere che , -quando gli uomini di bordo come pure i passaggieri ritenevano i loro abiti , era una ga- ranzia se gli uni e gli altri non cadevano ammalali. E nondimeno il padre Maurizio che aveva acquistata spcìienza nelle pesti di Tolone e di Ge- nova , aveva insistito sullo spoglio per fissare la durata della quarantina. Mead in Inghilterra raccomandava del pari lo spoglio e le lavande agli individui convalascenti di peste. Chenot , l'autore de' regolamenti sanitari austriaci del 1785 sosteneva che se si permettesse ad un uomo nudu di sortire da una citiò pestifera , questi non contagiercbbe alcuno di peste. Fodeié , stabilendo le basi delle leggi qiiarantenarie in caso di peste dice formalmente ; che gl'individui i quali saranno ricevuti in quarantina si spoglìcranno , all'ingresso della barriera di tutte le vesti , per prenderne nuove ; e si tufferanno in un bagno , od almeno verranno lavati in tutta la persona. » Altrove egli fa osservare : « esser verosimile che le nazioni le quali vanno nu- de sieno meno suscettibili di malattie contagiose ; e su questa spcrienza iodubitatamcnte fondarsi 223 la pratica di alcmii naviganli , di obbligare cioè le persone di bordo che cadono ammalati dì morbo dubbioso , a spogliarsi ed a rimanere nudi nelle camere loro ; ciò che riesce utile ai loro compagni di viaggio » ( Medicina legale t. "ì, ) La pratica dello spoglio ragionevolmente ba riacquistalo favore nel secolo attuale. Essa da gran tempo viene adoperala nelle quarantine di terra russe. Gli individui conlumaciali sono esaminati dal medico. Tulli sono solloposti ad un profumo di cloro ; devono spogliarsi delle vesti loro ed indos- carne nuove , procurandosele nel paese se son ricchi , o servendosi dille vesti del lazzaretto, che a tulli vengono offerte nuove e senza retribuzione , se povera è la condizione loro. ( Vedi Loria- ser. Ucbcr die Pesi des Orienis eie. Berlin l83-] png. 3S5 ). INella peste di Corfù e di Cefalonia , il doUor Tully ha insislito sullo spoglio e sui bagni di mare presso cenlinaja di sospetti , e giammai I' incubazione di questo morbo non si e prolungata al dilà di 7 giorni , né mai il contagio si è ulteriormente propagato nel resto del paese ( Vedi Hislorjr of lite piagne ec. ce. London 1821, ) Lo spoglio è sialo pure adottato dull' Austria nelle quarantine del Danubio , ed ultimamente anco a Trieste si diminuirono le quarantine di Egitto e di Grecia , sotto la espressa condizione dello spoglio e del bagno. E che mai è risultato dalla negligenza nel cambiar le vesti contumaciale o l'aria contagiosa? Non altro te non che essa ha favorito spesso la propagazione dei contagi fuori del lazzaretto , ed è stala specialmente T origine delle interminabili discussioni sorte per la determinazione delle quarantine. Difalli più non è stalo possibile , in questo caso di assegnar limiti all'incubazione dei contagi della peste e della febbre gialla , come pure alla durata delle loro quarantine. Cosi Dimmerbrock , nella peste di JNimegue , è stato condotto ad ammellere una incubazione di 3 mesi , in una persona la quale aveva perduto di peste suo fratello e sua sorella , senza pren- dere alcuna precauzione dopo la morte loro. 11 dottor Vulli , nella peste di Smirne , parla di una vecchia donna la quale dopo aver la- sciato la sua casa , dove crasi introdotto il princìpio conlagìoso , si porlo in altro luogo lungi dal commercio di persone sospette , e fu colpita dalla peste il quarantesimo giorno ! Or questa donna avendo ritenuto le sue vesti , e non essendo sortita dall' atmosfera contagiata della ciltà , trovossi nell' islesso caso , malgrado il suo isolamento , che se fosse restata sempre in mezzo a' pestiferi ; e siccome alla sua età l'assorbimento cutaneo è rallentalo , è cosa probabile che il contagio fosse as- sorbito molti giorni dopo il suo isolamento. Quindi non puossi da questo fatto trarre la conseguenza che l' incubazione della peste fosse durala !\0 giorni. Lo stesso è a dirsi del cavaliere Ilosenfeld , il quale infermossi nel 1816 a Costantinopoli , nell' ospedale greco dei pestìferi , e che dopo aversi fregato le mani e le braccia col pus de' bu- boni de' pestiferi , fu nondimeno atlaccato dalla peste 22 giorni dopo ! iVulla prova difjlli che questa frizione abbia cagionalo il morbo , e che V incubazione del contagio sia durato 21 giorni , ed e più che probabile che 1' assorbimento del contagio sia avvenuto più lardi , tanto più che de Ro- «enfeld non si lavò , non cangiò vesti , continuò a vivere ed a dormire in un' atmosfera pestilen- ziale , ed il suo morbo cominciò dall'essere generale e non locale. Le medesime regolarità si erano mostrale in Grecia mentre vi regnava la peste nel 1828 (vedi la mìa relazione di questa peste cap. 5 p:ig. ^4 '^ seguenti ) ed allorché io risjlii alla sorgente , trovai che in tult' i casi queste eccezioni avvenivano per non essersi isolati gì' infermi , e special- mente per non essersi praticato lo spoglio. Finalmente l'anno scorso i giornali fracesi (Giornale del commercio del i4 ottobre i84i) hanno eìtali due fallì , comunicali all' Accademia delle Scienze di Parigi dal console di Francia a Malta , uno de' quali sembrerebbe provare una incubazione di peste di 16 giorni. Ma qui , come altrove 224- sempre che gli autori fanno menzione di unit incubazione prolungata si era obliato d' isolare gì' iir- difiduì dai loro efTelti contumaciati , e non si era usata la pratica dello spoglio , né amminislrato bagni o lavande. Quindi questi falli straordinari non possono essere di alcun valore- Ciò che ho detto riguardo alla peste si applica alla febbre gialla. Tutto ci prova che la durata della sua incubazione sia brevissima , e nondimeno v' hanno autori i quali , nrgligentando le pre- caiixioni sanitarie che foi°mano il soggetto di questi documenti , non ban cesiate dalle supposizioDÌ gratuite. Tali sono fra gli altri i casi riportali neU' opera del dottor Robert ( Osservazione sulla febbre gialla portala da Maliiga a Pomeguc , ed al lazzaretto di Marsiglia nel settembre 1871. Opuscolo in 8 Marsiglia 1S13). Ivi è fatta menzione di un bastimento danese, capitano Mold, che parlilo il 36 agosto 1 82 1 da Blalaga , ove la febbre gialla era slata apportata da Barcellona , giunse a Pomegue il 7 settembre dopo aver perduto un marino , e presentando un secondo malato. Esso fu locato nel porto di quarantina in mezzo a i5 altri bastimenti , ed in una stessa linea. Il dì 8 settembre, il tempo essendo caldo umido e pesante , esso aprV i suoi boccaporti donde usci un vapor deleterio fetido , che tosto s' intese sugli altri bastimenti vicini, qualira dei quali risentirono dopo non molto gli eSelli. Sopra i5 iodividm che evidcnlemenle caddero ammalati sotto l' influenza di tali contagiose emanazioni i plìl non presentarono che un iucubazione di 1 a 4 giorni. Solo quattro la raanifeslarono di 6 a i5 giorni. Ma è a notarsi , secondo il rapporto officiale , che, eccettualo il capitano Mold, gli altri bastimenti non aveano praticato la perfella depurazione dell' alia nello interno , né si era fatto eseguire alcuno spoglio né alcun bagno fra le persone di equipaggio e fra le guardie. In tale maniera si ricade nella incertezza sulla precisa epoca in cui 1' incubazione sarebbe iiv- cominciala ne' 4 malati , e non si può nulla coucludere sul prolungamento della sua durata: questo {allo ha solo importanza nel provare che nei porti di quarantina i bastimenti presi o sospetti di febbre gialla debbano essere isolali dagli altri, e che la purificazione di quosli bastimenti debba co- minciare avanti la entrata loro nel porlo> Simili riflessioni ci vengono suggerite dai casi di febbre gialla citati dal dottor Rush di Fila- delfia , e de' quali l'incubazione sarebbe durata r6 giorni. Questo medico avendo fallo le sue os- servazioni in una città ove il morbo regnava in forma di conl.^gio epidemico , e dove per conse- guenza tutta l'atmosfera era pregna di miasmi contagiosi , non è più possibile di specificare l' epoca ■B cui I' incubazione era incorni uciuta. L'incubazione di febbre gialla riferita dal signor Moreau do Joiines , nella sua Monografia ilorica e medica delta febbre gialla delle Arilillc ec. ec. Parigi 1820 , non regge ad un rigoroso esame. L' autore cerca di provare che questa incubasione durò 28 giorni , a contare dal giorno dell' imbarco , senza tener conto dell' influenza contagiosa dell' aria dei bastimenti, della mancanza dello spoglio , e della disposizione dell' individua, il quale benissimo poteva aver contratto il morbo più tardi abbeochè sotto 1' azione giornaliera dell' aria viziata contenuta ucll' interno de' navigli. DOCUMENTI N°. a. raCOVB DELLA DCBATA DELl' mCCBAZIOKB BEL CONTAeiO FESTItEI^ZlALB. Tulli gli autori che hanno studiata la peste sopra hiogo, e quelli specialmente cke han tenuto conto dell' isolamento assoluto e dello spoglio perfelto prima di cominciare le quarantine di osserva- zione, si accordano nello stabilire il massimo dell'incubazione a 13 giorni, o nel considerare come sufficienti le quarantine di i4 a i5 giorni. Ne' primi tempi i Veoeziaoi avevano ammessa uoa ioeubaiiooe di corta durata , essendo cbe la qiiiratina de' sospctli non durava presso loro più di io giorni ; ed allorché essi la fissarono a 4o giorni , non P applicarono se non ai coiivalcsccnli : cosa ben diversa. In appresso , e per un abuso , s' impose ai sospclli la (juarantina de' convalescenti. Non bisogna dimenticare come nel 1731 l'intendenza di Marsiglia facesse subire solo 18 giorni di quaratina ai passaggieri provenienti da Costantinopoli , sopra un bastimento con carico suscclli- bile , ma con patente netta. A questa stessa epoca i passaggieri provenienti da Algicri con pa- tente netta facevano una quarantina di 12 giorni , se il carico non aveva parte veruna suscettibile. Questo rcgolamcuto fu cangiato nel 1734 , e si decise che i passaggieri generalmente facessero li «tessa quarantina de" navigli , senza che questa deliberazione fosse motivata nel registro delle deli- berazioni. Sennerlo , senza insistere sullo spoglio, non ammetteva che una incubazione di 8 a 14 giorni ( Vedi Prax. lib. VI parte 5 cap. 3 e lib. IV. cap. 3). Marsilio ricino , colle stesse condizioni , considerava la quarantina di i4 giorni quale un massimo suflìcirntc. Felice Fiaterò ( Prax. Traci. 1 cap. 2 ) e Fabricio Ilildano ( Centur. 1 1 oss, 34 ) stabilivano l'incubazione delle peste a 7 giorni. Il celebre Luigi Settata a Milano aveva ridotta la quarantina fino a 3 , o 7 giorni al pii^ , poiché per venti egli non poneva mente che all' azione del contagio pestilenziale. Paolo Zacchia , archiulro a Roma , era dello slesso avviso di Sellala ; nondimeno riteneva per le persone povere [^ extrcmae pnupeitatis et miseria laborantcs ) una quarautina di i5 giorni indi- pendentemente dallo spoglio e dalla lavanda degli abili. Il dottore Russcl il quale , verso la fine dello scorso secolo aveva studiata la peste in Aleppo con cura notevole , aOerma sia cosa rara divedere l'incubazione di questo morbo protrarsi aldilà di 10 giorni. Howard il quale erasi limitato allo studio della peste ne' lazzaretti , pensava nondimeno che r incubazione della peste miasmatica non si protraesse oltre 48 ore. Gii nel 1775 , sulle rappresentanze del dottor Canestrini ( Pcslis diagnosis ) , V ìmpcmlot Gìu- seppe II aveva della meli accorciate le quarantine austriache. Clicnot ( Tincltitus de peste ; ficnnac 17GG e 1798 ) che più d' ogni altro aveva avuto 1' op- portunità di studiare la peste sulle frontiere dell' Austria , considerava questa incubazione come bre- vissima , e dopo il suo avviso nel 1785 si decimarono le quarantine di terra a io giorni per la patente sospetta. Egli ammise in verilà una quarantina di 20 giorni per la patente bruita, o nei casi di peste , ma questo fu un sacrificio alle opinioni allora adottale. Questa legge ha continualo a reg- gere le quarantine austriache di terra fino a questi ultimi tempi. Mertens ( Pcstis Moscuac , ohscrv. Med. par. u pag. 110) dice chela maggior parte di quelli che nella peste di Mosca interravano i cadaveri , al numero di 1000 , in niun modo cautelandosi erano attaccati dopo una incubazione di 4 o 5 giorni ( « Plerosque quarto l'el Qu'mlo die acgwtare incepisse ab inspcctoribus relalum acccpi a ) ciò che ci rammenta la pronta azione del miasma ]x"- ctilcnziale. Franz von Schraud ( Geschichte dcr Pesi in Sirmicn in den Jahreu 1795 et 1797. Pesth iSoi ) affermo, appoggiandosi alle tavole con cura eseguite nella peste di Sirmla, che l'incubazione finisse nei più la prima settimana , in alcuni la seconda ; solo in a o 3 casi sembrò durare fino al i4° o 17° giorno, ma in questi casi non si erano prese tutte le precauzioni per assicurarsi del princi- pio della inuibozione. Il dottore Enrico di Volmar , il quale ha riseduto per i4 anni nell'Egitto, e che si fa notare per la sua esattezza , cita i5 panicolarizzale osservazioni di peste miasmatica , io cui l' incuba- xionc noa ba mai ecceduto 4 giorni ( Abhaudluog der Fcst. Berlino «827 ). 29 22? Il dottor Pugnet , che acciirnwmcnle ha studiala la peste nella Siria ed in Egitto , durante y occupazione francese , e che dà delle norme sullo stabilimento delle quaratine in un' opera inti- tolata, M^moirc sur les fiètres de niaiwais caraclère du Lcmnt et des y icini ec. che han servito ai pestiferi e che non possono senza gravi inconvenienti essere gittati neir acqua , debbano esser fumigati nella camera infetta , e quindi riunti riportarli sopra carri a quest' uso destinali in una camera addetta alla purificazione •, ivi vengono risealdati in un forno co- struito a fjiiesi' uopo per lo spazio di 22 ore ; e che finalmente si espongono per i4 ore all'aria ambiente (Giornale generale di medicina t. 4 ' P- 448). Pugnet era stato condotto od ammettere il calor secco come depurativo aon meno eflicars della ventilazione. In occasione della peste di Damiala egli dice, pag. i84 e i85 della sua opera: La semplice precauzione di lavare o di passare per la fiamma o di esporre alt aria ts vesti e gli al- tri oggetti di uso di queste persone ( quelle che erano state in rapporto più immediato con individui certamente aCTetli ) , non Ita giammai deluso la nostra aspettativa. Il dottor Tommaso Buteraan si esprime nel modo seguente suU' azione anticontagiosa del ca- lore. « Tlie opration of beat alor.e appears to be capabte of destroying contagious matter tvitcn baking or inglosing in an oven , clotìies and otlter artieles impregnated tvit/i it , lias becn recommen- dcd. Doct. Lind has asserled from bis oivn experiencc , tliat the simple hciit of a dose confineii fire or the hcat an oven is a destroying potver evhich no infcelion ivhatcver cari rasisi )). ( h L' azione isolata del calore pare bastevole a distruggere i principi contagiosi , allorché si racchiudono in uà (orno o fornello bene riscaldato le vesti o gli altri oggetti che ne sono impregnati. Il Dottor Lind afferma per propria esperienza , che il semplice calore di un fuoco concentrato o quello di un for- nello eserciti un potere distruttore , al quale alcun contagio nou può resistere » ). Vedi ^ succi/ict account of tlic contagious fovers in this country: London i8i8 pag. i68. niuno difatti ignora che le Testi de' scabiosi sottoposte in una stufa ad atta temperatura , per- dano tosto le loro qualità contagiose. Ed ogni giorno scorgiamo i raercanlì di pellicce ricorrere al- lo stesso espediente per distruggere le uova degli insetti che quelle divorano. Tutti questi fatti , e molti altri che io non riporto , devono attirare 1' attenzione delle persone che si occupano della riforma delle quarantine , ed ispirar loro il desiderio di vedere surrogalo il calor secco a certi mezzi di depurazione finora ttsitati ne' lazzaretti. Questa idea è sorta pure in mente di molti pratici. Il D. Bulard à proposto di sottoporre le mercanzie contumaciale ad una temperatura di 6o.' e per Io spazio di 1^ a 48 ore. Il D. Buffa ha convalidato «picsla pratica con fatti e con ragionamenti. Ulu'mameute anche il D. Aubert ha {atto elevare una discussione su questo punto in seno del- l' Accademia delle scienze di Parigi. Convinto ancora io della importanza del soggetto , me ne era occupato fin dal mio ritorno dalla Grecia nel 1829, e specialmente nel i83i nel viaggio da me fatto in Prussia ed in Austria, ove dall' Alla Dieta Elvetica ero io inviato onde studiare il colera asiatico. Più considerava la qui- 23 1 ktione sodo i diverti saoi atpctli , e moggiormenle riconosceva la veriti del prìacipio che la regola- 10 comunicai il risullamcnto di questo primo lavoro nel marzo del i8ó8 alla Società mcdico- chirurgica di Ginevra , e ncll' ottobre dello stesso anno a Sua Maestà il Re Ottone. Continuando questo esame io riconobbi che in un affare cosi grave come quello delle quaran- line , non era permesso di adottare innovazioni senza disamina , e senza averle prima sottoposte ad esperienza. D' altronde osservai che non sarebbe bastato di portare indifferentemente il calore ad un grado qualunque per togliere ogni dubbio sul risultamento. Abbcnchè fatti incontrastabili provi- no che una temperatura secca al disopra di ^o°. R. faccia cessare il contagio della peste in Egit- to e della febbre gialla in America , nondimeno è possibile che questa temperatura media agisca sul principio contagioso in quel modo con cui agisce sopra certi animaletti , che dissecca assopisce, ma non distrugge — Sacco aveva pure affermato che una temperatura di 5o.° R. snaturasse il vac- cino , ma questo fatto poteva essere isolato. ( Vedi il suo Trattato della Vaccinazione Milano 1809, pag. 98 ). 11 D* Bulard , proponendo una temperatura di 35 a 60 gradi di calore per distruggere il con- tagio della peste nelle mercanzie , e quella di 37 a 3o per distruggerlo nelle persone , non si ap- poggiava sopra niun dato positivo ( Vedi la sua opera citala p. i63 ). In questo dilemma , ed in Mancanza di documenti direttamente applicabili alla peste od alla febbre gialla ho creduto dover prescegliere un calor secco molto elevato , ed un punto abbastanza determinato onde eliminare ogni obbiezione , e rendere anche superflue le lontane spcrienze , difficili e spesso dubbiose. La temperatura secca di 70° R. è il punto che per i suoi effetti corrisponde agli 80° dell'ao- qna bollente , quella in cui 1' albumina sì coagula , la fermentazione si sospende , le uova e le se- tnenzc non sono più atte alla riproduzione , io una parola , quello in cui 1' unità vitale è distrulla negli animali e ne' vegetabili , e che 1' esperienza ha dimostrato costantemente utile per neutralizza- re qualunque principio contagioso. Questo è il grado di calor secco che io stabilisco come base delle purificazioni quaran tenarie, e Io fo con tanta maggior confidenza per quanto la modificazione chimica e vitale che avviene in questi casi è in armonia coli' azione chimica ed anticontagiosa dell' ossigene e degli acidi , per quan- to la secchezza dell' aria è una indispensabile garanzia per la conservazione delle mercanzie , e per quanto finalmente la ventilazione attiva che si stabilisce negli appartamenti sarà un agente depura- tore molto più efficace che una semplice ed anche protratta ventilazione. La certezza morale che io aveva dell' efficacia e dell' innocuità del calorico secco portato a -o R.* non mi ha fatto trascurare le proprie sperienze atte a trasfondere la mia convinzione negli aiii- inì di tutti. In luglio i84i ho ripetuto le osservazioni di Sacco sul vaccino , e mi sono sembrate tanto più concludenti per quanto il vaccino è un contagio originario degli animali , e per quanto è provato ette questi contagi esposti all' aria al calore od all' azione dell' acqua sieno piik difficili a distrugger- ci di quelli dell' uomo. Dopo avere in Ginevra raccolto il vaccino sopra fili di cotone ed aver chiuso questi CU in tu- bi di vetro accuratamente turati , io ne posi una metà in una specie di calorimetro di Lavoisier , composto di due cilindri concentrici di metallo , di cui l' interno era pieno di acqua , contenendo il cilindro interiore i tubi . e la pallina di un termometro di Réacimur sporgente al difuori a traver- •o del doppio coverchio dei cilindri. Riscaldai questo apparecchio per due ore con una lampada a sj>irito di vino mantenendo la Mpmj>eratura a 70.^ , quindi rimisi i tubi riscaldati e quelli che erano stali conservati a piirte al D. f runconnet , distinto medico della nostra città. Questo pratico , dopo aver estratto i fili e ricono tciuto che gli uni e gli altri erano intatti , eseguì la vaccinazione coi primi sopra uno de' bracci 233 di un fanciullo e coi secondi sopra 1" altro braccio. Il vaccino aborll sul braccio inoculalo col vi- rus esposto al calore , e segui il suo cammino ncU' altro. Dopo il congresso scicnlitìco di Firenze , al quale io aveva comunicalo il mio progetto di ri- forma , ho potuto , ripetere merco la gentilezza del dottor Calosi , questa inoculazione nell' ospiào degli Innocenti, Avendo surrogato ai fili le piume per facilitare T operazione , io raccliiusi il virus vaccinico in bottiglie chiuse allo smeriglio , onde assicurarmi che il vapore acqueo non vi penetrasse. Il vi- rus rimase in tal modo esposto ncll' apparecchio , per io minuti a 70." R. circa , e noi ottenem- mo gli stessi risultamenti di Ginevra. Qui unito si rinvengono i verbali di queste sperienze ( Vedi documenti N" 9. ) Trallavasi di ripetere le mie pruove sopra altri contagi ; quindi io ricorsi tosto al virus vaiuo- loso. Non avendo potuto procurarne a Ginevra , a gravi stenti lo rinvenni a Firenze ; ma fummi impossibile di trovare alcuno che consentisse a farselo inoculare. Frattanto il governo di S. A. I. Il Gran Duca di Toscana , desideroso di veder confermali i miei risultamenti , si è compiaciuto permclterc che saggi fatti in questo senso , venissero eseguili sotto la direzione del Commendatore e Professor Betti : ed il Dottor Calosi debbc del pari occu- parsene (1). Nella mia dimora a Genova io ebbi pure delle conferenze con i Signori Frasca e Lemoyne , incaricali della direzione delle vaccinazioni gratuite , e questi medici pieni di zelo e di buon vo- lere , mi hanno promesso di ripetere neU' ospedale Panmalone le sperienze del D'. Calosi. Il dottor Buffa , medico aggiunto al Manicomio di Genova , egregio osservatore , già favore- volmente noto po' suoi lavori scientifici , specialmente per la sua opera sulla riforma delle quaran- tine , si è premurosamente oflerto ad aiutarmi in queste ricerche j e non dubito che i suoi lumi non abbiano gran peso in conferma delle mie ricerche. Finalmente a Torino il professor lyLirtino ed il D.' Sperino mi han ripetuto le stesse obbli- ganti profferte. Giunto a tal punto , i miei sforzi isolati non potrebbero continuarsi , ed il governo di Sua Maestà può solo compiere questa scoverta , ciò che formerebbe il mio più lusinghiero compenso. Si compiaccia quindi disporre che le mie sperienze sicrio officialraente ripetute coi diversi contagi virulenti umani indigeni , e che si eseguano pure siraiglianti ricerche sopra quelli degli animali nel- la scuola vcterinai'ia. Dippiù , per completare queste ossenazioni , si degni far pervenire ai suoi agenti in Egitto delle norme perchè sì sottoponga il virus de' buboni pestilenziali ad un calor secco dì 70° U. , e cosi alterato se ne faccia inoculazione ad individui finora esenti dalla pesle. ( Facendo grazia deU la vita ai condannati a morte in caso di riuscita, non si lederebbero in quel paese né le leggi del- la giustìzia nÈ quelle dell umanità*). Quanto al tempo necessario per operare la distruzione de' contagi col calore , è ancora un pro- blema da risolversi. E verosimile che sia di breve durata , poiché l' azione dell' acqua bollente è quasi istantanea , e Sacco dice aver distrutto la facoltà contagiosa del vaccino in 8 minuti 5 ma nel- 1' incertezza io preferisco adottare un termine anche più lungo. Rimane a sapere il tempo richiesto dal calorico per penetrare nel centro delle grosse balle , di cotone o di lana senza aprirle. Questa sperienza si è eseguita in Odessa , per ordine del gover- (1) Quest ultimo I de^c inolU'e sperimentare sul vurciuo l' iuQucnza aDticoQlaijiasa atlribaita all' olio > Dell' epe- sulla pesle di Tanger , dal Sij,Dor Coate GriieUrg de House. 293 no riisio , e parmì essere risulinto <>s''g<"re l4 °^'^- Come ho già detto, si potrebbe ncrorciorlo col- loiundo tubi o cnnne nelle bolle nel tempo dell' iinb:illaggio. Ma in ogni caso il governo di Sua Maesii dovrebbe viicora usicurareene con ripetuti saggi oQìciali. DOCUMENTI IS" 5. Provi dell' ErriCAaA dell'acqua , spfcialmbnte pi QrsLiA ci masv rEB vsti^cl'»; l' ajio^b DEI rikiKciPii co'Tieiosi. Abbiam veduto che Piignel parlando della peste dì Damial;» considerava come valevole a <]'- •truggere i germi di contugio pestilenziale la (semplice prccutuionc di fare immergere totalmente nel Nilo gì' individui che avevano avuto rapporto iiomediato con persone certamente infette- (vedi pag. 1 85 della sua opera ). Nel 1838 e 1839 , la peste scoppiata fra le truppe russe al Sud del Caucaso fu limitala ed arrestata ogni volta colla precauzione che si ebbe di far lavare in tutl' i giorni con acqua fredda o b^ignarc nel fiume lutti gì' individui i bestiami e cavalli deli' armata , senza riguardo a stagione , ed immergere nell' acqua o lavare lutto ciò eh' era portato nel campo , eccettuato il pane e le so- stanze solubili. I risiiltamcnli ottenuti impegnarono i medici e gli uficiali a considerar 1' acqua co- me uno de principali preservativi e più efficaci contro la peste ( Kurzer liistorisc/icr L'cberllick dei AiifftrUls , Vcriauss und der Tilgiing dcr Pai , unlcr dcn Truppen jimscits tìes Kauhasus in din lahren 1820 und iSag. Atis dcm Bussischen mn D.' G'òdechcn , im Slagazin dcr Aasl'ùndischen Lilìcralur der grsammien Heil/cunde , von Gerson und Julius ; 1 835 Heft 7). La lavanda dei viveri nelP acqua dolce è una pratica usuale nelle quarantine di Oriente. Alle frontiere austriache ogni anno s' importano migliaia di armenti dalle provincie turche, e parimenti in tempo di peste non altra precauzione si usa che quella di farli passare a nuoto il fiu- me. Mai n' è venuto inconveniente alcuno. (Vedi Lorinscr op. cil. p. 402 e 4o3 ). li' uso dell' acqua salsa o di quella di mare , come agente aniiconlagioso , è all' ordine del giorno in luti' i luoghi ove regna la peste , ed in tutte le quarantine marittime , e la sua efficacia è provata da una spcrienza di molli secoli. Nella peste di Spezia, nel 18^7, altro modo di purificazione non si adoperò per gli effetti e le bagaglie dei pestiferi o dei sospetti , ed il contagio fu arrestalo. Tully , nella peste di Corfù e di Cefalonia , servissi della stessa precauzione per le bagaglie e le tende , la quale fu coronata dal più pieno successo. In tal guisa questo processo di purificazione non può fonnare il soggetto di alcuna contro- versia. Nondimeno bisogna distinguere il modo di azione dell' acqua dolce da quello dell' acqua di mare. La prima sembra agire diluendo il principio contagioso , e quello che lo prova è che nella specie bovina, il contagio si comunica da uno all' altro individuo allorché non si ha cura di rinno- vare il liquido nel recipiente in cui si fanno bere gli animali. Quindi questo mezzo di purificazio- ne non potrebbe applicarsi che in quei luoghi in cui i' acqua è abbondante , ed incessantemente rinnovata. L' acqua salsa , e specialmente V acqua di mare , sembra per lo contrario operare direttamen- te una chimica scomposizione de' prìncipi contagiosi e distruggere la loro vilaliui. Quindi conviene ricorrere piuttosto all' acqua salsa che all' acqua dolce , ogni volta che questo •ara possibile. 3o 334 DOCUMEMt N" 6. PBC0T4 DztL* zconomi biscltahtb dau,' cso del calori com acektb di osrcaAziosg. Noi troviamo nell' opera giù citata del D. Buffa , il calcolo comparativo delle spese fatte ne- lazzaretti di Marsiglia e di Genova coli' attuale processo di disinfczione , e delle spese che appros- simativamente bisognerebbero per l' uso del calore. Da questo calcolo risulta die 600 balle di cotone purificate col calore impoiterebbero 383 fran- chi , mentre secondo il metodo adoperalo a Marsiglia ed a Genova costano ai5o f. , e secondo il processo del cloro usato in Odessa , i585 f. Il grande vantaggio del calorico è che esige piccol numero di impiegati ed un tempo br«vis- limo. Supponendo quindi che la mano-d' opera ascendesse negli attuali lazzaretti a 600 fr. per 600 balle di cotone , essa non giungerebbe a 23o f. col metodo del calore. La dimora di 600 bolle di coione , colle attuali quarantine , che non è minore di 3o giorni • porla l'interesse del loro valore , durante questo tempo , a n5o f. , mentre se si adopera il ca- lore , la dimora non oltrepassando le 24 ore , questo interesse non eccede i 4> f- DOCUMENTI N° 7. Pecote della i:4alteeabilita' dellb uebcanzie esposte ad dr CALO& SECCO DI 70* fi. Onde far adottare il calorico come mezzo depurante nelle quarantine , era mestieri di assicu- rarsi prima che una temperatura di 70°. R. non alterasse in modo alcuno le mercanzie contumacia' le. Disposi quindi il tutto per una decisiva esperienza. Mi procurai dapprima presso rispettabili negozianti di Genova saggi di diverse mercanzie con» tumaciate sottoposte allo sciorino , e portali sul regolamento del magistrato di salute di Genova , pubblicalo nel 1817 ; avendo cura di scegliere le sostanze più delicate, i colori più leggieri e più cangianti , e di lasciare a questi negozianti la metà dei saggi , come matrice delle mercanzie rilascia- te. Feci pure costruire un termometro di Béuumur a grado massimo onde determinare il grado di temperatura. Dovetti alla cortesia del Signor Lequin , proprietario di una magnifica cartiera , alla Balie pres- so Tersoix , il poter far costruire una cassa di legno intorno al camino di ferro della sua mac- china a vapore , ad uso di stufa secca. Quindi confidai i miei saggi contrassegnati e la cura della sperieoza al Signor Montgolfìer , di- rettore dello stabilimento, ed esatto e distinto pratico. Eccone il risultameuto — I saggi, dopo es- tere slati separuliimcnie pesati , furono locati nella stufa. La prima esperienza essendo fallita per la rottura del termometro , si ripetette il 19 Maggio i84i. Le sostanze furono in tal guisu esposte per circa 8 ore ad una temperatura di 70° R. Si pe- sarono di nuovo nella sorlila , e furono <|uindi assoggettali al giudizio dei negozianti da cui erano •tale lilasciate j cioè al Signor Latard e Ci- per le stoffe di lana seta cotone e filo, al Signor Miis- tip figlio pei cuoi bruii di varca e di capra: al Signor Gouy pei galloni d oro ed argento , fini , M'mi6ni e falsi : al Signor Fillol per le lane lavale , il cotone bruto , il crine bruto , le piume di oca , il lino , la canape le spugne : al Signor Hugin pcllicciajo per le pelliccie chinchilla, ermellino, wnrtora, cignn. ec ; al Signor Forestier , per le slolTe in lana di diversi colori ; al Signor Reichlea tìglio pei marrucchioi di svariati colori \ ni Signoii fruiteli) BouBjiT per bozzoli di srta. Tutti questi signori mi hanno inviato i certificali ed i cuiu^ioui sigillali, ed eccetto due liuSt di b35 cotone che si sono alquanto scolorite, di due pelliccie bianche iniensìLilniente appann DELLA COMP&E^IOBE SCL VACCINO. Rapporto sommario degli esperimenti e relativi risultati del Calorico posto in azione «1 grado 70°" ciiCa di Reaumur e d' una pressione meoanica forte sul virus vaccino nell' indole sua legitti- ma preso dall'uomo inoculato , proposti e diretti a volontà del chiarissimo Cuv« Professore Doti' Qo*s; , medico di Ginevra , eseguiti doli infrascritto M" CL» incaricato della pubblica vaccinazione di Firenze nella sala a ciò destinata del R* Spedale dcgl' Innocenti alla preseosa del prefalo Pro- fessor Cosse , Professor Capeiehi ( presente soltanto ul priui" esperimento ) e dei Dottori Petri , Pezzati , Chirurgo Gustavo Calosi ed altri. 237 Esperienza prima. La mMtina del i3 ottobre i84i , alle ore io 1/2 raccogliCTosi al modo consueto in 1" t; li- tagli di penna di oca il vaccino liquido da una delle putide legillime sviluppate dopo n giorni del- r innesto della bambina Irene figlia di Angelo Bizzarri , della cura paroccbiale di San Lorenzo in fireoie. I ridelli ritagli di penna Tenivano tosto introdotti nel n° di 3 in un boccello di cristallo chiu- so ermclicamenlc con lappo smerigliato , e lì altri quattro in un secondo boccelto pure ben chiu- so e collocato in adallato raclallico apparecchio calorifero , esposti per minuti 25 alla continuata azione dì 68 in 70 gradi di calore del lermumeiro di Reaumur. Spirava questo periodo , ed estraevansi del primo boccctlo li 3 ritagli con vaccino non av- venturato a nessuna causa alterante la sua integrità naturale , il quale tosto con ago di oro scana- lalo veniva trasmesso in tre punti al braccio sinistro dei due parvoli Facondo e Francesca , inno- centi ambedue nell' età di circa un anno , gettatelli dello spedale ; mentre si esliaevano dal 2° boc- oetlo li altri 4 ritagli aventi in slato dì essiccazione il vaccino già sottoposto all' azione ricordala del calorico , qual vaccino rammollito e sciolto con una stilla dì acqua fresca inncstavasi con altro ago di oro in Ire punti del braccio destro di ognuna delle indicate creature. Dopo due giorni e precisamente alle ore 5 e 55 minuti pomeridiane del i5 corrente, osser- vavansi segni roanifeslì delle operate punture nei bracci sinistri e ninno indizio di esse nei destri- Pel 19 olle ore 10 1/4 antimeridiane apparivano regolarmente sviluppate le pustole vacciniche nei bracci sinistri ai punti delle inserzioni ed osservavasi nei destri mancanza totale di eruzione- fiella possibilità che nei giorni successivi potesse nascere il rudimento puslolarc io quest' ultimi , vi ti ripetevano le oculari ispezioni , per le quali veniva confermato il fatto della nessuna eruzione. Esperienza seconda. Nel di 10 del medesimo mese di ottobre , sopra due altri Taceioandi , cioè di Clorinda di Giovacchino Talli nell' età di mesi i 1 , della cura di Si. Lorenzo di questa città , e di Antonietta di Cesare Ricci nei mesi 6 di età , della cura di San Gaetano , ripelevansi le medesime esperieiv- ce , profittando del vaccino liquido nell' istante preso da una delle due pustole vacciniche legittime •viluppale al braccio destro del parvolo Rafuello figlio di Baldassarre Vichi , nell' età di mesi 7 cir- ca , dimorante in Firenze in Via nuova , al n° 02 1 1 , e della cura di San Frediano. Questo vaccino era stalo raccolto alle ore io e 55 minuti di mattina in sei ritagli di penna , tre dei quali erano rimasti esposti all' azione del calorico col processo ed avertrnze medesime im- piegale negli esperimenti antecedenti ; e gli altri tre ritagli invece si erano conservati chiusi in un (odo boccello , all' unico oggetto di guarantire il virus dalle ingiurìe esterne , ed in specie dall'u- ria atmosferica. La dose compresa nei primi tre ritagli , sciolta nel modo solilo , inocuìavasi ai bracci sinistri dei due parvoli prenominati , e nei destri 1' altra porzione dei Ire ritagli serbati nel 1 boccelto- In arnbidue questi individui si reiteravano nel corso di g giorni le osservazioni sulla consegueni« dei praticati innesti , e veriCcavasi nel braccio destro di ciascuno di essi una pustola legittima , e nessuna piistolazione nel tioisiro. Espericma terza. Alle ore 1 1 antimeridiane del citato di 20 , profittavasì dell' altra pustola sviluppata nel me- *38 desimo Rafiaclo Vichi , imbevendo dell' umore Taccinico di quella sei frammenti di filo di cotone. Quattro di essi introdolli e chiusi in un tubetto di Tetro perdurante il tempo accorso nel traspor- lo di loro al laboratorio del Chimico Furmacisla Gaetano Cioni , venivano tolti dal tubetto ridetto e sottoposti ad una fortissima pressione meccanica esercitata per uu' ora incirca ; e li altri due fili Taccioici posti simultaneamente nell' interno di un a^° tubetto si conservavano inalterabili. Alle successive ore ti e 5;4 trasmellevasi il vaccino di quei quattro fili che oveano sofferto U indicata pressione al braccio sinistro dell' Innocente Marziale in mesi 1 1 circa di età , figlio dello ■pedale > e l' altra dose di vaccino nei fili non assoggettati alla potenza comprimente innestavasi al braccio destro del prefnto individuo. Riscontrati in seguito i due bracci vedevasi nel destro una pustola regolare e nessuna eruzione nel sinistro. Oiiervazioni, Abbiamo veduto che il virus vaccino in antecedenza assoggettato ad eminente grado di calo- rico perdurante circa minuti 7o trasmesso, in azione nei surreferili individui è riuscito inefficacissi- mo per la prova in essi derivata della nessuna eruzione. Che la stessa totale mancanza di eruzione si è verificata nel braccio dell' individuo inoculalo col vaccino , sottoposto perdurante circa un' ora innanzi a grado sommo di pressione. E che le vaccinazioni eseguile negli slessi individui dall' altro braccio col virus conservato ptr circa 30 minuti nei principi e condizioni medesime in cui trovavasi mentre fu preso dalla pustola « cosi non sottoposto a niuna delie azioni modificatrici , ebbero il risultato della regolare rruxis- ne vaccioica. Conclusione. Confrontando i resultati raccolti negV individui medesimi inoculati col virus vaccino nelle de- (crilte sue speciali differenze , possiamo dedurre che desso assoggettato alle azioni , o del calorico a grado eminente , o della pressione a grado altissimo , ha mostrato di perdere intieramente la sua proprietà contagiosa. Firenze , 3 1 ottobre 1 84 1 . Firmato Luigi C«i.osi , direttore delle vaccinazioni pubbliche. Nota rtpliealiva della tamia. Ho creduto poter togliere senza inconveniente dal piano del Signor Piolti , T elevato genera- le del lazzaretto e tuli' i particolari di architettura risguardanti I' edificio di amministrazione o le abitazioni de' contumaciali , limitandomi agli oggetti essenziali e caratteristici , cioè al piano gene- rale dello stabilimento ed al particolare delle torri di depurazione. Farò anche osservare che trasformando in infermeria una delle i4 divisioni delle contumacie, io non ho avuto P intenzione di minorare il numero di queste , ma solo d' indicare il posto che debbe occupare l' infermeria nel caso che si giudicherà conveniente di stabilirla. È chiaro che al- lora bisognerà ingrandire la circonferenza del lazzaretto ed aggiungere un quindicesimo cortile. Ammettendo che si possano collocare io conlumaciati in ciascuna delle i4 divitiooì , il lazzaretto potrà per conseguenza contenerne i4o contemporaneamente. 239 Geolocu. — Banchi di coralli e formazioni vulcaniche if America ed altri luoghi della Terra., del signor Dabwik. In un' opera inglese , pubblicata recentemente a Londra , e intitolata: Struttura e distribuitone de' banchi di corallo , del signor Darwin , lavoro cbe forma la prima parie geologica del viaggio del Beagle comandalo dal capitano Fitzroy , noi troviamo un complesso di fatti che sono di na- tura ad interessare al più alto grado i geologi. Essi chiariscono in falli la costituzione del suolo di una vasta contrada , e fanno fede di numerose e violenti agitazioni , alle quali sembra essere •tato soggetto in epoche geologiche recenti. I coralli di qualunque specie essi sieoo non possono crescere e diramarsi che fino ad un cer- io limile , a una profondità e in certe condizioni proprie a questo genere di vegetazione. Confer- foando la presenza de' banchi di corallo a diversa altezza al di sopra del livello del mare , o a delle profondità più o meno considerevoli sotto del suo livello , sarà naturale coucludcre che essi non sono più al loro silo normale , e cbe il suolo che li sostiene deve essere slato per qualche agente possente , o sollevato o abbassato dalla sua posizione primiera. Le ricerche del geologo in- glese su tal soggetto abbracciano un orizzonte immenso \ cioè tutte le isole comprese nell' Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, con le coste del triplo continente che le circoscrive , la costa orien- tale dell' AfTiira , le Indie , la costa occidentale dell' America del Sud. De' numerosi segni di solle- vamento nell' Oceano Pacifico , sono siati osservati nelle isole Sandwich , in quelle dette di Couk. nelle australi , nelle selvagge , in quelle dei navigatori , delle nuove Ebridi ec. . . . Neil' Oceano Indiano , delti segni si sono notali nella nuova Guinea , nelle isole di Cerara, Timor, Java, Su- matra , Bornco , nelle Filippine , al nord di Ceylan , di Madagascar , ec. . . Nelle coste dell"A- frica orientale , sopra una lunga estensione in differenti punti del Mar-Rosso , del golfo Persico , nelle coste della America meridionale , ec. . . Gli abbassamenti si sarebbero falli vedere princi- palracnle dopo un punto siluato presso del limile meridionale del Basso Arcipelago fino al limite acitcnirioniile dell' Arcipelago di Marshall , trailo che abbraccia una lunghezza di 45oo miglia , e io generale in una grande estensione di tutte le parti centrai! dei grandi Oceani Indiano e Pacifico. Il nord dell' Australia presenterebbe la superficie più conquassata del Globo, ove le por- rioni di sollevamento sarebbero continuamente alternate e penetrate di parti abbassale. La corta che «ccompogna il lavoro dell' autore citato , indica con colori diversi le differenti parti solle- rate o abbassate. Un colpo d' occhio dato a questa caria basta per convincersi che vi e una ten- denza generale inlermilicntc fra le aree parallele per ciascuna specie di movimenti , come se lo sprofondarsi di una parte fosse una conseguenza del solUvaisi dell' altra. D' allra parte è impossi- bile di non essere colpito dalla mancanza di vulcani sopra tutti grandi i spizl supposti di abbassa- mento parlicolarrocnle ne' luoghi cenlrali dell' oceano Indiano nel mare della China , nell" Oceano tra l'Australia e la nuova Caledonia , negli arcipelaghi Caroline , Marshall , Gilbert , il Basso Arci- pelago ce. D' allra parte si è , dico , colpiti dalla coincidenza delle principiili catene vulcauiche con gli spaz* definiti dì sollevamento ; e infino in qucsl' ultimo caso dalla presenza de' resti orga- nici di fresca data. Questo fatto , del resto , non ha niente di singolare se si voglia por mente che la intiera linea della costa occidentale dell'America meridionale la quale picsenla la più (jrande ca- tena vulcanica del Mondo , a paitire da' luof(hi vicini all' equatore , fino a una disianza di due * tre mila miglia verso il Sud , è stata sottoposta alla stessa potenza di sollevamento durante i' ulliioa epoca geologica. Noi potremmo dire Io sesso delle isole Litcìin , Luo , Choo del Kiimltchal/ia ove dovunque gli strali d' orijjine terziaria recente , coincidono con la presenza de' vulcani. Ciò che ab- biam detto i più cbe sufficiente per raccomandare a' geologi il lavoro del sìg. Darwin. f Jntiuut. tf. .^u.J ACCADEME E SOCIETÀ' ECONOMICHE DEL REGNO. Giornale economico di Principato Vllerìore. folumi i5° e. 16°. livellino 184^. Il primo degli accennati volumetti è per intero occupalo da ima interessante memoria del Se- gretario generale di qiH'lla R. Società Economica sig. D. Federico Cassini , avendo per tìtolo. Sulla situazione industriale di Principino C('frior(' = L'autore comincia per esporre lo stalo delle va- riazioni meteoriche di quella Provincia dal primo maggio 1840 ad aprile i84i , non che la loro influenza sulF agricoltura , e le industrie , onde dedurne utili precetti per le agrarie operazioni. Discorre indi delle covilo agrarie vantaggiosamente da poco introdotte nell'agricoltura in della Provincia, come sarebbero la preparatione de' semi di cereali col solfato di rame, onde premunirli contro il bufo- ne, la incalciuazione «Ielle delle semenze a secco, la coltivazione del Meliluto per le api, cpiella del- l' orzo immaliense , e dei vantaggi che qucslo arreca. Dimostra poi come la industria armeolizia e molle coltivaiiooi siano in progresso. Tali sono per esempio l' aumento degli alberi boschivi , degli arbusti a spese delle vigne basse , degli olivi , dei gelsi , e quindi dei bachi da seta. Non trascara di notare i danni c.ngionati dagl'insetti per conseguenza delle iuiluenze meleoricbe , e dei rimedi apprestati per impedirne il progresso. Esaminati questi oggetti ugrieoli , passa a ragionare della mendicità, e della povertà, attribuen- done la principale cagione alla mancanza di lavoro nei tempi dirotti invernali ; e ne propone i mezzi per ripararvi. Discorrendo indi dei prodotti, e del consumo fa rilevare come il commercio sia colà stazionario, e le arti non che le manifatture in mediocre stato. Finalmente chiude questo suo lavoro con un cenno sulla corrispondenza letteraria di quella Società, e con riferire il sunto delle memorie presentate da diversi soci nel corso dell' anno. Tali son quelle del sig. Catone sulla storia , e stato fisico di Gesualdo ; quella del sig. Vecihi sulla Geografia , ed economia di S. Angelo all' Esco , qaello del sig. de Marinis sopra i vantaggi delle pianlaggioni dei castagni ; del sig. Carbone sopra le pratiche agrarie di Lapio , e del sig. Mottola sul modo di coltivar le terre e su i prodotti dello stesso comune. Kel secondo fascicolo trovasi una specificala notizia del sig. JazioUa su di talune partico- larità economiche del ripartimento di S. Giorgio alla Molara , seguita da un minuto rapporto pe- riodico sugli andamenti delle quattro stagioni dell'anno i84i nel distretto dello slesso Comune e di Pescolamazza. Una memoria dello slesso sig. Cassini sulle cagioni per le quali nel Principato Ul- teriore scorgonsi poco fruttiferi i ricolti dei cereali in confronto degli antichi , e che l'autore at- tribuisce principalmente alla moltiplicazione degli alberi fruttiferi nei campi eollivati , ed alla dif- ferenza in meno de' capitali che sono ora impiegati all' agricoltura per essere slati addetti ad altre speculazioni. Finalmente il sig. Girone con una sua memoria sulle relazioni che intercedono fra la medicina , e la pubblica economia , e sulla influenza della medicina nella produzione delle ric- . chezze , vuol dimostrale quanto la buona salute dei coltivatori e degli artisti influisca euU' aumen- to di quelle. La Cumpnnìa imhtstrìale — Opera periodica pubblicala dalla Società Economica di Terra di Lavorozss Fulume 1°. dal i°. al 3. quaderno — Dal 3o maggio jS^o al 1842. , È .-tala sempre utile cosa il rendere più popolari le istruzioni relative alle piante che arrecar possono molto vantaggio alla civile e rurale economia , ed a conseguire un cosi lodevole «copo , sono dirette varie memorie di questa Opera periodica. Di tal natura è quella presentata dal sig, Feiiiziuni sulla coltivazione dei pomi di terra , perchè quantunque molto siasi scritto su di questa pianta , pure non sarà mai superfluo dilTondere maggiormente le notizie , che fanno meglio co» nosccre la più acconcia maniera di moltiplicorla , di conservarne i tuberi , i molliplici usi a cui può destinarsi , e finalmente la preferenza che in date circostanze merita sopra date coltivazioni. Sono dirette allo stesso oggetto la memoria del sig. d' Elia sulla coltura del Polygonum tinclo- rium , e sul modo più facile di ottenerne 1' indaco ; quelle del sig. Sannicola sul Cavolo Calzai , sull' orzo di Germania , suU' Acetosella Peruviana , e sulla Madia saliva , non che sulla miglior ma- niera di edurare i bachi da seta ; alla quale memoria v^ unita una interessante lettera del sig. Greco Segretario della R. Società Economica di Reggio , con la quale egli fa noto , che per espe- rienze da lui attentamente praticate per un triennio si è assicurato che i bachi nutriti eoo le fo- glie del Gelso delle Filippine danno una seta più fina , e quindi più adattata per farne merletti , ma mollo più debole di quella ottenuta dai bachi nutriti con le foglie del Gelso nostrale. Il sig. Fasani dà un breve cenno monografico sull' olivo 5 ed il sig. Solis con altro cenno dà conto della già conosciuta longevità del detto albero. Egli per maggior conferma di questo fatto ad duce in esempio quelli olivi che trovansi nelle vicinanze dell' antica Amicle , e vorrebbe provare essere stati piantati da Greci prima della distruzione dell' anzidetta Città ! Più utile a parer nostro è 1' altra memoria dello stesso socio diretta a dimostrare il metodo da lui tenuto per rìdum a coltura un sterile colle calcareo , e sulla vegetazione del Fico d' India. Il sig. Pacelli nel dare un cenno sul Pistacchio, ne propone come cosa nuova l' innesto sul Tere- binto. Ma chi ignora che questo è appunto quello che si pratica da secoli in Sicilia ed io qual- che sito di Calabria ? Alla veterinaria si appartengono un rapporto del sig. Mazza , con cui dimostrasi la necessità di una istruzione veterinaria popolare , e le materie sulle quali a preferenza dovrebbe versarsi di che egli poi in seguito dà un saggio discorrendo dell' Epizoozia Aftosa ; e con altro lavoro fa co- noscere r utile influenza delle Società Economiche , e della veterinaria sull' agricoltura sul com- mercio , e sulla pastorìzia. li sig. Carelli si è occupato dell'esame della malatu'a delle pecore delta Visciola. Egli ne rife- risce le cagioni ; lo stato patologico dei visceri ; i mezzi per prevenirla , ed i pochi rimedi , spes- so inutili a malattia avanzata , proposti per guarirla. Solo a noi sembra che non sia stato egli mol- to felice nel proporre le piante , delle quali dovrebbero essere coperti i pascoli onde prevenirla giacché molte di esse sono costantemente ricusale dalle pecore , né fan parte delle nostre praterie basse o elevate , secche o umide che siano. Finalmente volendo dare una notizia delle memorie , che più da vicino riguardano la mecca- nica , accenneremo quelle del sig. Lostrilto su di nuovi istromenti agrari , e più particolarmente sul Coltro Ridolfi , di cui egli riporta i vantaggiosi esperimenti fattene da lui , e che vennero an- che poi confermati dal sig. Ciccarelli. La memoria del sig. Capocci sugi' inconvenienli dell'attuale struttura dei carri , e sul miglior sistema di costruirli con molto vantaggio pel trasporlo dei gene- ri. Finalmente la memoria del sig. d' Elia , sullo strettojo idraulico , mostrandone i molti vanUggi sul torchio comune. 3i 243 Accademia Pontanìana. Sessione de' i3 novembre l84i> Essendosi lello il parere favorevole della classe di scienze naturali intorno al P. D. Francesco Tor- nabcne, proposto per socio non residente , in Catania , è stato egli ammesso con muggioranza di voli. Sono stati presentati in dono all' Accademia i seguenti libri da parte degli autori. 1°. Combes ( Hippolyle ) De la mcdecine poliiique , discours , 8°. a". Otlaviani ( Vincenzo ) Tre articoli , sulle febbri tifoidi , e sui mezzi per formare una giu- sta diagnosi di varie infermità della stessa natura , mal conosciute tino ad oggi. Urbino i84i. 8°. 5°. Terrario ( Ginseppe ) Ragionamenti sulla utilità , e necessità della statistica patologica te- rapeutica e clinica , e pensamenti sulla istituzione pubblica di una statistica clinica nazionale j e magistrale consentanea alla filosofia medica del secolo XIX. Milano 1842. Il Professor Costa ha presentata la continuazione da marzo ad agosto , del Bulleltino dcU'Ac- cademia degli aspiranti naturalisti. Il signor Corcia ha presentato ancora il 1°. fascicolo della sua Storia delle due Sicilie dall'an- tichità più remota al 1789 -, ed è stato ringraziato dall'Accademia. L' Accademia ha ringraziato pure il signor Jlarchese Villarosa , che ha offerto in dono le poe- sie varie del signor Francesco Saverio de Rogati di cui egli è editore ; e varie altre opere da lui pubblicate , cioè. Memorie di compositori di Musica del Regno di Napoli. Napoli i84o. 8°. R'otizic di alcuni Cavalieri del sacro ordine gerosolimitano. Napoli i84i. 8°. Ritratti poetici con note biografiche di alcuni illustri uomini del secolo XVIII; nati nel reguo di Napoli. Napoli 1842. 8». Il signor Barone d' Epiro , avendone prima ottenuto il permesso , La recitato un suo sonetto, il cui argomento è Michelangelo. Il Cavalier de Renzi ha letta una memoria del Dottor Giocondino del Zio sopra un caso di sonnambulismo guarito da lui con la sottrazione di alcuni vermini sotto la cute del capo. Sessione de' 27 novembre l842. Si è letta una lettera di S. E. il Marchete di Pietracatella, colla quale fi conoscere all'Acca- demia che avendo egli presentato varii esemplari del secondo volume de' nostri alti a sua Maestà, ed agli eccellentissimi Ministri , si sono essi degnati di accoglierli benignamente. Perciò l'Accade- mia ha deciso ringraziarsi iniscritto il nominato eccellentissimo signor Marchese di Pietracatella della bontà , che ha avuta nel compire queir ufizio. Si è letta ancora una lettera del P. D. Francesco Tornabene, colla quale ringrazia l'Accade- mia della sua ammissione a socio non-residcnle. Si è poi dato comunicazione di una lettera del Cavalier Fortunato Luigi Naccari , colla quale accompagnando il dono della sua ^If^otvgia Adnatica , domanda di appartenere alla nostra Accade- mia , in qualità di socio corrispondente in Padova. Si e deliberato di passarsi 1' opera del signor Naccari per esame alla classe delle scienze naturali. Libri presentati. Testa ( Domenico ) Ptltontalo d' Arodas in 3°. Longo ( Francesco ) Sulla malattia , e morte di ttfariann» ^Jiril Castelli Principissa di Torre- muzza. — Palermo 1 iòg : in 8". 34.3 Parlatore ( Philippus ) Platae nnvac vel minus notac opuscuUs diversa olim descriptae, generibus ijuibuscìam spcciebustjue notis adj'eclis ilerunt recognilae. Parisiis 1842 in 8°. Scortcgngnu ( Francesco Orazio ) Osservazioni intorno ad una specie di Falena rìnTenuta in Looigo nel i83o. — Modena i84o in 4°' Cervasio j Osservazioni intorno alcune antiche iscrizioni , che sodo , o furono già in Ifapoli.-^ Napoli 1842 in 4°- Mancini fase. IH e IV. del 184» del giornale intitolato Le ore solitarie. In fine il Segretario perpetuo ha presentato il primo numero del Bullettino Archeologico Pfa- polelano , di cui ha egli intrapresa la pubblicazione. Il signor Cavalicr de Renzi ha proposto per socio non residente il signor Giocondino del Zio, e sono stati nominali Commissari il Professor Costa , il Cavalicr Gussone , ed il signor Sangiovanni. Si è proceduto alla nomina de' funzionari per l'anno i843 , e sono stati eletti. Presidente. Signor D. Ferdinando de Luca. fiCC-Prcsidcnlc. Signor Cavalier di Cesare. Tesoriere. Sicnor Ignone. ... . } D. Giulio Gcnoino. Ammm,strator,. J ^ ^jj^j^^,^ .^.^^^^.^ Nella 1* Classe. Presidenlc. Cavalier Cagnazzi. Segretario. Signor Busca. 2», Classe. Presidente. Cavalier D. Michele Tenore. Segretario. Cavalier D. Salvatore de Renzi. 5*. Classe. Presidente. Barone Durini. Segretario, D. Matteo de Augustinis. 4*. Classe. Presidente. Cavalier di Cesare. Segretario. Signor Corcia. 5*. Classe. Presidente. D. Giulio Genoino. Segretario. X). Giuseppe d' Elcna. In fine sullo proposizione del Segretario perpetuo ; 1' Accademia ha deliberato darsi un' esem- plare de' suoi alti all' Accademia degli aspiranti naturalisti , volendo in tal modo manifestare il suo voto di veder fiorire quella società di eletti giovani , dalla quale si augura che escano profondi e dotti naturalisti. Sessione de' /f decembre lS4'i- Essendosi letto il parere favorevole delle classe di Scienze morali circa l'ammissione del Marchese Carlo de Ribas a nostra Socio corrispondente , ed essendosi proceduto al bussolo , è stato ammesso all' unanimità. Si è letta una lettera di ringraziamento del Professore Giuli per la sua ammissione a corrispondente. I signori Fusco hanno presentato il manifesto dell'opera da essi intiapresa , col titolo di Sto- ria numismatica del Reame di Napoli. L' Accademia desiderando vivamente , che un' opera di tanta utilità , e lustro pel nostro paese sia il più che si possa incoraggiata , ha determinato associarsi alla medesima : ed intanto si so- no distribuite tra' soci presenti le diverse copie de' manifesti. II Segietario aggiunto Signor Minervini ha presentato in dono la sua memoria impressa sul mito d" Ercole , e di Jole , e n' è stalo ringraziato dall' Accademia. Infine il Cavaliere Panvini ha lette le sue osservazioni sulla Cranioscopia. Sessione de' 18 dicembre fS^i. Libri presentati : Guarini Fasti duumvirali , ed annali della Colonia di Pompei , i3 bullettino degli aspiranti naturalisti , foglio 4°' 9U Mastriani ( Rafiaelc ) Le scienze , e le lettere , discorso. Napoli 1 84) in 8*. Bisazza ( Felice ) La morte di Abele , canti cinque di Salomone Gesner , ridotti io teni ita- liani. Napoli i836 in 8°. — • Leggende, e ispirazioni — Messina i64i : >n 8". Il tig. tocto Costa ha letta una memoria sul fonte di Manduria. Sessione de' l5 gennajo iS/fS. Sì sono presentati i seguenti libri. Gallo (Dottor Vincenzo) Almanacco nautico per gli anni i84i; «842; e i845; Venezia 3 tom. 8'. Alcuni fogli de' fascicoli dì Aforismi di procedura Civile del signor Guarìoi. I fascicoli i3 e i4 : della Storia del Regno di Napoli del signor Nugnez. Forieo (Leon. Antonio), Cause, e ragioni, che fanno classico il poema dì Dante partei. ,terza edizione. Genoino ( Giulio ) Nferta pe lo Capodanno. 1 843 in 8°. II fascicolo III. della storia delle due Sicilie , del signor Corcia. Il fascicolo LVin. degli annali Civili. L'index. Scminum io Regio horto botanico Neapolilano anno ii^i. Collectorum. Da questo indice , opera del nostro collega Cavalier Tenore , l'Accademia ha rilevato con piacere , che si sono raccolti ì semi di circa 3ooo piante, nel corso dell'anno 1 84i ; e che sei specie nuove vi sono slate descritte. Di questo felice e splendida ritullamento dovuto alle cure dell' egregio direttore cavalier Tenore, 1' Accademia si è col medesimo congratulata , ringranziandolo del dono. Il signor Presidente de Luca ha letto un ragionamento , col quale ringranziando l' Accade- mia della sua nomina , ha fatte diverse proposizioni tendenti all' esatta esecuzione dello Statuto ; ed ha detto volerle mettere a slampa per discutersi dall' Accademia. Letto il parere favorevole della Classe di Scienze naturali circa l'ammissione di D. Giocondi- no del Zio proposta a socio non residente in Melfi , è stato ammesso alla maggioranza de' roti. Il signor de Augnstinis hu letta la prima parte delle sue Considerazioni sugli studi , e sul sa- pere della Sicilia citeriore dal lS3l al 7842 delle quali segue il Sunto. ( Soalo dell' Autore, ) L' Autore si fa via alle sue indagini , dividendo il suo lavoro in due parti. Nella prima del- le quali dà uno sguardo alla condizione dello scibile nel nostro paese , dall' alba di questo secolo, al i83i. Deplorando i pessimi efTetti delle guerre generali e permanenti , che quasi aveano spento ogni lume di sapere nei tempi vicini al 1 800 , saluta il rinascimento degli studi al cessar di quelle. £ però va man mano osservando come nella pittura , e nella scultura non s' abbiano avuti né arte, né artisti , e come nella musica non vi sìa stata mai interruzione di progresso , al quale Cimaro- >à , PaesicUo , e Guglielmi potentemente conlribuirono in quel primo periodo , ed ora va contri- buendo Mcrcadanle. Di più come nell' agronomia si fosse cominciato a sentire il bisogno di mag- giore istruzione e teorica e come i ruppresenlan(i di questo sapere fossero rimasti al disotto dei bi- sogni del secolo e le società economiche fondate dal governo non fossero slate ben comprese. Al contrario trova che le scienze Daliirali furono più fortunale , e meglio coltivate ed insegnate : cho r arcLiitellura non ebbe Ano al i83o , uomini celebri tranne un solo perduto immaturamente , il giovane Ruffo, ed un altro perduto di poi l' illustre Fazio: che anche l'architettura militare non restò mai obbliata. Crede poi che sopra ogni altro studio fosse slato ben coltivato quello della Geografìa, per lo quale sarebbe bastilo un Luigi Galanti, se il confronto coi tempi passati, e colle altre tut- tioni , l'amore con cui fu appresa nel regno , e la st«m[Ki che ne pubblicò e riprodusse tal mole di libri da agguagliare quella che si pubblicò per tutte le altre scienze, non lo confermassero via- maggiormente. 24.5 I lavori lopograGct sono pure monomenli durevoli del sapere del paese. Ma sono poi uno dei saoi massimi onori , le matemaliche ; che gli uomini ed il governo incontrandosi in un bisogno comune , esse furono grandemente menate innanzi sia da gii morti , sia da viventi. Per gli stu- di , e pc' fatti di guerra , trova che la nostra patria non abbia di che lagnarsi. Quanto alle lette- re , ed alla favella ei ravvisa un deperimento dal 1800 , al i8}5 , scorge una salutare reazione da queir epoca io poi, come le lettere, e la lingua dMlalia si sono nobilmente innalzate. Roman- co , e dramma si può dire non esser mai nati fra noi prima del 1 83o , meno per I' opera d' un colo , la drammatica nacque per 1' età infantile. La poesia segui le lettere , e la lingua , ma la tragedia ebbe molli , e valenti cultori. L' opposto per gli studi Biologici , che furon molli i filologi , molti gli antiquari. Nelle scienze fisiche Poli , e Barba ne mantennero il lustro ; e 'l Fazzìni per la sua dottrina , e per l' ottimo suo insegnamento popolarizza potentemente questi studi fra noi. La chimica fii bene accolta e mìrabiiraenle se ne diffuse lo studio : Furono slan- ci come che rapidi , duraturi , né la medicina si fermò , ma la chirurgia , e la farmaceutica prò gredirono molto in paragone di quella. Cotugno basterebbe a rappresentare il medico sapere , ma pochi altri elevaronsi all' altezza dell' intimo valore della scienza. La veterinaria ha progredito, r^ella scienza del dritto dui 1801 , al i83i , si vantano avvocati valentissimi , ma non buoni scrittori j nei 3o anni dei quali è discorso la letteratura forense non oQVe che tr.iduziooi j vanno tolameole rcceltuati Giuseppe Raflaelli , e Giuseppe de Thomasis. Il dritto assoluto , la genesi del dritto , la filosofia del dritto rappresentano ben vero l' isolato zero nella cifra del sapere legale. La economia non ebbesi che un sol cultore : e va pur citato Delfico più per la sua filantropia , che pel suo economico sapere. Gli studi filosofici van t,! celati di ristrettezza, e di superficialità: ben vero ciò non fu l'opera del paese , ma dei tempi , e della preponderanza d'un sistema. Cosi declinarono fino al i83o , quando furono rianimati, e presero novello cammino. Chiude la prima parte del lavoro un fugace sguardo agli studi ecclesiastici, e l'autore ritiene che se essi non furono grande- mente propagali , ebbero in cambio uomini sommi in tutti i loro nomi. Che le opere di Teologia Morali , e Dommatiche si lasciano indietro quelle degli altri paesi, e le anteriori del regno. Solamen- te è incerto , se la forma possa assolutamente primeggiare , quando la sola scolastica le incatena. Questo rapido abbozzo è 1' at'ant propos , o l' apparecchio a reassumere io poche parole l' argomento proposto. Che di vero il confronto essendo un sicuro elemento di giudizi , è facile seguire 1' an- damento del sapere dal i83i , al li^i , non altrimenti che dal 1800 , al i83i. Non avevamo né scultori , né pittori , ma in questi dodici ultimi anni il vuoto è rimasto col- mato ; lo dicono tutte le opere che son venute fuori. 11 disegno , e lo stile hanno acquistalo man roano correzione , ed uniformità. Quanto alla musica si è vantaggiato in dottrina , e diSusione , ■i é perduto di genio , di spontanietà , e nazionalità : la musica italiana non é più esclusiva- mente tale. Un solo avea colpito il vero tenero passionato che lusingava , e piaceva , ma raorl immaturamente. Oggi lo spianato , la melodia son divenute quasi impossibile , e benché sia smania febbrile quella per la musica , è una mala intesa propensione , che non vantaggia gran fatto il saper musicale. Le altre arti imitatrici sonosi poi spinte del pari che la dottrina architettonica U quale é stata allargata da una istituzione iid hoc e da un'altra schiera di giovini. La instituziooe dei corpi facultativi , e dei ponti e strade gareggiano di bene in meglio. La teorica , e la pratica agraria sono dall' A. riferite sulla buona via 5 dopo il Granata , mille altri han seguito 1' esempio, ed in tutte le provincie una emulazione s' è destata. Le scienze naturali sono arricchite di cultori , e di lavori ; gli studi geografici si sono an- cor essi allargali , non di meno la parte topografica , non ha 1' importanza che merita ; per U <|Uale l' A. desidera che si facciano discorrere a discenti tutte le contrade del nostro paese ao- lichè le straniere. Nello studio di lingua , e di lettere il paese è sempre in progresso , lo appalesa la gran quantità di libri di lingua , e di lettere che si stampano io Napoli ; lo appalesano la euir 246 che si mette al bello scrivere , e lo amore con cui gli studi del latino , del greco , e d'altre lingue morte si vanno facendo per vero amore di sapere , e non per ostentazione di parole. Gli studi filo- logici si sono ingranditi , ed anche il clero riprende i suoi vunti. Vengon fuori opere profonde , e di critica imparziale. Gii studi legali sono immensamente innalzati , la istruzione è divenuta più generale , e le opere di esegesi , di storia , di critica , e di filosofia legale, ne sono una pruova. Nuovi lavori , e nuove opere vengon poi in soccorso della facoltit medica , la quale per uo momento è sembrata paralizzata. Se , salvo le eccezioni , le opere mediche napoletane non si di- stinguono per altezza di pensamenti , hanno in generale il merito della chiarezzi , e dell' osserva- zione. Per le cose morali , e filosofiche , si migliora sempre ; l' ingegno Napolitano ritorna alla sua naturai contemplazione e le scuole si moltiplicano j in somma essi non furon mai in tanto ono- re. Questo miracolo è dovuto al secolo , ed agli sforzi d' un solo uomo. Le scienze economiche hanno acquistato un carattere solenne , e si sono grandemente diffuse. La colta gioventù avrebbe già vergogna di non aver assistito ad un corso d' Economia. È dovuto pure air ultimo decennio lo studio del sapere amministrativo. Gli studi , e il sape* re militare di arti meccaniche , ed industriali si sono popolarizzati. Per la drammatica una gran folla spiega una lodevole attitudine , e molta docilità a' consigli , ed agli esempi. Per la storia v' ha delle opere povere , e di semplici cronache ma ve ne ba molte che vanno Iodate per la pi>r- gatezza , e la precisione , e vastità del sapere. Siffatta fecondazione di sludi ha già preparato un lieto avvenire. In generale è una tendenza al sapere , come altra volta , a meno onorevoli esercizi ; né se ne può più dubitare , quando il giornalismo è apparso come un fenomeno a maggiOrnicnte assicurarne la speranza: che la stam- pa periodica non ha avuto in nessun' altro paese maggiori cultori ; son 36 giornali , che si occu- pano di arti , di scienze è di lettere, e quel che è meglio, l'esempio delle metropoli non va perduta per gì' altri paesi di provincia. V'ha qualche ineonvenienza , ma eede a fronte de' tanti vantaggi. E come evitarla ? Ciò che non va lodato nel giornalismo è la tendenza alla satira , o alla adulazione. Ora occorre spandere il sapere nel popolo e chiamarvi le masse , e 1' universale. Il mutuo e gratuito insegua- menlo , non ha avuto quello svolgimento che meritava. La idea de catechismi è felice , ed è anch' essa una gloria de' due ultimi lustri. Del i-imanente dice 1' A. che ci ha ancora nei nostri studi molte ridondanze , ed inutilità. Egli deplora gli studi delle lingue antiche per coloro che non debbono avvalersene. La intolleran- za nelle opinioni , e negli studi in generale. L'A. conchiude consigliando ogni maniera di studiosi, di affidarsi all' amore , e non all' odio , alla persuasione , e non alla persecuzione , alla dolcezza , e non alla severità. Sessione de' lg gennajo lS43. Si sono presentati in dono i seguenti libri. 1°. Annali della società agraria di Torino, volume secondo , 1842. Torino io 8». 2*. Pepe ( Raffaele ) Giornale economice rustico , anno XIV 1842. Campobasso in 8°. 5". Santoro ( Angelo ) L' Aritmetica , ia geometria piana , e la geometria solida in 60 , le- zioni i84o. Napoli in 8°. — Le ragioni e proporzioni geometriche trattate col metodo dell' analisi , ed analogamente applicale alla soluzione de' problemi 182 5. Napoli in 8°. — Cronaca dell'ingegno umano i84a. Napoli in 8». Il Presidcnle ha dello , che essendosi messe a stampa le proposizioni da lui fatte nella scor- sa tornata , debba questa stampa distribuirsi è tutti socii per discutersi nella tornata vegnente. Il signor de Auguslinis ha letta la seconda parte del suo lavoro , cominciato a leggersi nella scorsa tornata. Il signor Amante La Iella Dna nota intorno ad una nuova tavola generale d' interpolazione. ® (S) © ^ Fasi deii.v Lini re ^ GlOBNI ►— OcD00>JC5Wi|(*Wt0i-'O«00«4 0-itni(a-Wli, -- OOOO-JOlCiti-COICi-» IO o ^h-p OP K' -^ pe 00 06W 0_!0 C;t pi 06 c © o o o « ■^ C^ 'i* «D 'Ij co "-^l H* ►-' co "*» "w 00 co co e ce 00 00 V] "n- I.V ■-J-p M O O OO 00 OO 00 o o _-* — io co C> "-.1 co ""^ "►->• O' oc -k ' 1- S3 o IO o e oooo^'-'Ooe-ieootrcic-Jtooooc li •JC «iOOOCOC-^CSO— „ Ci OT to co ot o le 1— ■ oc o co o co co 1d ]U- o; ó: '--1 e e; i^l^^j»co,;^ii--'"^OCl'C' k-k 1 co Ift- o 00 IO 0> ii< tix ii, i^ Oi j^ t^ io co co IO IO co co co IO IO ^ IO IO IO co co IO IO IO IO ^o jo p^ 1-^ ooeoc'^ooo^^'toooo o '^ o m o '«e e "*» "^ e co ce "1^ "w'"»i^c'~"-J j:ri Cn c;i ai cu tn Cn cn iti- te- co oo IO co co co co IO IO IO co IO co co co co co IO IO IO _lo^ 00 — co "(T. 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' ci5' ?^ < ggcr=:co-g. g o > O O PI o 1843 RENDICONTO n\ 10. j DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE -=:^=;::^»o^3!>© i>* per momento -'-Um'* zx*. 3 Sicché sì avrà 1' equazioDe -|-nm'»i>=: — oJit» (x 7"') '*'■ Il valore di x che rende do massimo il secondo membro , 0 ciò che torna allo stesso la fuozione • z = — x , e questo valore posto nell'equazione (1) dà m' = — « m/ ~rr' < *''* ' " «"'Dimo «lort «he ai poisa dare ad m' affiochì il muro resista alla spinta delle terre. 254 3. Essendo questo valore indipendenlc da h cioè dall' altezza del muro , si de che restando le stesse le quantità « , n > e / ; ciot le gravità specifiche della terra e della fabbrica, e l' inclinazione della scarpa naturale delle terre, l' angolo che la scarpa esterna del muro deve fare con la verticale rimane lo stesso qualunque sia F al- tezza del terrapieno. Di modo che ne' casi particolari in cui per altre circostanze deve darsi ad un muro di rivestimento una data scarpa esterna, si vedrà se il rapporto della base della scarpa all'altezza ò maggiore o minore della quantità — / y — : nel primo caso il muro avrà grossezza maggiore di quella che ri- chiederebbesi pel puro equilibrio ; nel secondo caso e segno che il muro non può terminare a cresta, ma deve avere una grossezza in cima, il cui valore o la grossezza e della base , si determinerà con le formolo riportate da Navier (n. 24.1) > che sono le seguenti g_ #/^ z' /' ( 3 /« — 2 z) -1- n ììf /«' ^ , X ^ n ( A -i- 2z) ove m dinota il rapporto della base della scarpa esterna all' altezza del muro , e z deve essere determinata per mezzo dell' equazione 8 « /' n s' ^ 6 tì /". n A' 2 -t- 2 n" W A' = o (2) Pertanto siccome 1' applicazione di queste formolo riesce incomoda per gli usi pratici , cerchiamo di trasformarle in altre il cui uso riesca più facile. Ma prima è necessario far osservare che potendo 1' equazione (2) dare per z tre valori reali , convien distinguere quale di essi rende un massimo a , e quindi quale e quello che devesi sostituire nell' equazione (i) per determinare la grossezza del muro. A tal oggetto rifletteremo che indicando per brevità con u l' espressione sottoposta al ra- dicale esistente nell'equazione (i) si ottiene du 8tìi' nz' — • Gai' . uh'z ■+■ zn' m' h' "dz" ~ n' ( A -4- 2z)* il qual valore, indicando con «', »", »'" le tre radici dell'equazione (i) disposte per ordine di grandezza, si riduce a _dM 8:^^- ( Z ->• «' ) ( Z— »" ) ( 2 — «'" ) dz n { à -i- 2zy Or dalla forma dell'equazione (1) si vede che delle tre radici »' , »" , a'" una »/ deve essere negativa , e le altre due »" , «'" positive ; la radice negativa non deve considerarsi, perchè non corrisponderebbe ad alcuna linea di rottura, dunque restano ad esaminarsi i due valori »" , «'" ; ed è chiaro che z = *" corrisponde al minimo valore di m, e z ^ »'" al massimo , poiché essendo «" < *"' ponendo z=»"4:;j, j3 essendo una quantità piccolissima,— j — passa dal meno al più, e po- nendo z=six" 'ifi^ , passa al contrario dal più al meno. Quindi allorché 1' equa- 255 lione (i) ha lutle e tre le radici reali bisogna adottare per z la maggiore delle due radici positive , e sostituirla nel valore di a. La necessità di questa discussione si vedrà vie maggiormente, se si rifletta che 1' equazione (i) è applicabile soltanto nel caso di tutte e tre le radici reali : e di fatto quando una radice è reale e le altre due immaginarie , la radice reale dovendo essere negativa , non può ammettersi per quello che poc' anzi abbiam detto. Si vedrà qui appresso dichiarato quando si presenta un tal caso , perchè non si debbono applicare le forraole riportate , e come debbasi determinare la grossezza del muro, non potendolo ora mostrare, attesoché essendo troppo com- plicate le equazioni (i) e (2) ci riuscirebbe troppo difficile un tal esame. 4.. Per cercare intanto di rendere più semplici le equazioni (i) e (2) si faccia z= a. à , ed esse diverranno « — — * -t- "4" — ;~ = 0« vW ove e* =: • n Ed osservando che dall'equazione (1) si ha TO' = ^' ( 3 « — 4 ,' ), il valore di a si ridurrà ad ^ I -t- 2, che si può porre sotto la forma semplicissima a^(iAA^3»(i — ») (2), di modo che dall'equazione (i) si deve prendere il valore di » e sostituirlo nel- r equazione (2) che darà la grossezza a. (*). Ciò posto l'equazione (i) ha una radice reale e due immaginarie quando si ha w»>(t ; cioè quando m'^(\r~ , ma noi abbiamo detto che i valori di »z> —^i ^-jj- danno eccesso di slabilità, anche facendo terminare il muro a cresta, dunque quando l' equazione { i) ovvero la ( 2 , 3 ) ha una radice reale e due im- maginarie si può senza altro calcolo far terminare il muro a cresta, e 1' equilibrio (*) Da qnesta forinola si vede che i valori negativi di » rendono a immaginaria , e qniodi resta me- glio dimostrala la nostra asserzione dedotta nel n°. precedente da riQessiooi attenenti alla natara della qnistione ebe > cioè , non si debbono riieasre i valori oegatiTÌ di Xt percbi cortisponderebbero a liQ«e di rottura che dod possono arer luogo. a56 sarà assicurato. Così resta spiegato , come abbiamo avvertito nel n" ' precedente quando avviene che requazione (2) ha due radici immaginarie, e si vede pure che la reale viene negativa, cioò non corrisponde ad alcuna sezione di rottura, perchè nel muro vi è eccesso di resistenza. Pertanto siccome abbiam detto che si può 3 vt andar cercando la grossezza da darsi al muro nei soli casi in cui ot < -^ / A^"n" 3 . cioè m < — (* , ne risulta che in questi casi 1' equazione (i) avrà sempre tutte e tre le radici reali , e per quel che si e detto nel n°. citato bisogna prendere per a la maggiore delle radici positive. Ma è noto che ponendo -T- = cos^ (3) le tre radici deU' equazione (i) sono » = — cos — ? , «=cos — («■ — ^), « = cos — (*rtrt), dunque il valore di » che dovrà sostituirsi ncU' equazione (2) sarà • = cos — ( *— t ) , e si avrà per conseguenza a = ii. h a/ 3 cos -g- (*— -? ) ( i — .cos — (« — ?)) ed osservando che I — cos -5- ( * — f ) = 2 sen' — (* — .?) si avrà Cnabnente « = (tAsen— («• — ^)i/ 6cos— (* — ^) . . . (4.). 5. Riepilogando quanto abbiam detto sinora , ne risulta che nello stabilire i muri di rivestimento bisogna. I. Calcolarsi la scarpa che dovrebbe darsi al muro perche possa terminare superiormente a cresta , cioè secondo una retta orizzontale , ed il rapporto della base di questa scarpa all' altezza del muro ò dato dalla formola i r II ove / è la tangente trigonometrica della metà dell'angolo che la scarpa naturale delle terre fa con la verticale , « e la gravità specifica delle terre , e n quella del muro. II. Se questo valore si trova troppo grande per poter essere adottato ; tal- chi! altre circostanze prescrivano T inclinazione della scarpa esterna del muro , allora indicando com ;« il rapporto della base della data scarpa all' altezza dei muro , e con w»' il rapporto calcolalo precedealemenle , si troverà nelle tavole uà arco 7 tale che si abbia 257 *=°' * = (4S-)* (*) e la grossezza da darsi alla base del muro sarà data dall' equazione e = A fn' hsea-^{*~-^) g/"^ 6 cos — ( «• — >() ove h indica l' altezza del muro. Queste formole oltre alla loro semplicilà hanno il vantaggio che vi si pos- sono applicare i logaritmi. 6. Intanto siccome dal valore di a si vede che restando le stesse le quantità / , « j n , m il rapporto —r- non cambia, ne segue che restando le stesse la na- tura delle terre e della fabbrica , data l' inclinazione della scarpa esterna del muro è pur dato il rapporto della base all' altezza; talché se in una tavola fossero pe' di- versi casi notali questi rapporti , basterebbe moltiplicare per essi T altezza del ter- rapieno che si considera , ed il prodotto indicherebbe la grossezza della base che deve darsi al muro di rivestimento. Quindi , come si è da principio avvertito , abbiamo formata una tavola che vedesi riportata alla fine di questo articolo in cui limitandoci al caso della fab- brica di tufo e delle terre forti , sciolte , e della sabbia , abbiamo secondo le va- rie inclinazioni della scarpa esterna notati i rapporti della base del muro alla sua altezza. 7. Daremo termine a questo ricerche osservando che siccome variando il va- lore di m cambia a e quindi il volume del muro, così potrebbesi dimandare per qual valore di m il volume del muro diventa un minimo. Per risolvere questa questione si rifletta che , restando le solite denominazioni , la base superiore del muro è espressa da a ^ mh , e quindi l' aia della sezione , ovvero il volume per l'unità di lunghezza, sarà {•ia — mh). — h=. — h\ %^y 3» ( i — ») — w ) onde la funzione 2^ /^3»{i — a) — m è quella che deve essere un minimo. In questa espressione dovrebbesi ora porre per « il valore tratto dall'equazione (i,4) e cosi ridurla a funzione della sola m ; e quindi trovar poi il valore di m che la rende un minimo. 3Ia siccome l'equa- zione (i^4) è di terzo grado rispetto ad», sarà più facile esprimer tutto per ». Quindi avendosi dall'equazione (i,4) »j = (i^3» — 4»* la funzione che deve essere un minimo sarà 2 ;^3» (i — .) — /^3« — 4»'. (') É facile vedere da' ralori di (a e di m' cUe (^ = -— m' , e quindi Tiene il valore Dotato per co;r- w 33 208 Chiamando per brcrìtù u questa quantità avremo du _ 3 ( I — 2 « ) 3(1—4.»') d, ~^/'3,(, — .) "" 2V/3. — 4»' ' , da • . 1. e ponendo — i — = o , si avrà 1 equazione 4 (1 — 2.)' (3 — 4»' ) = 3 ( I ~4** )'(! — »), la quale si scinde nelle due ( I — 2*y = o, 4 (3 — 4»') = 3 ( I4r2,)' (i — .). Di queste la prima dà a = -^ , e la sceonda 3 /"Ts"— I V^T3-f- I 12 12 c poiché i valori di» negativi, o quelli clic danno »>i rendono la funzione u im- 1 i/ ^ maeiuaria, si dovranno considerare soltanto i valor' , =-5-, ed«=_l — Z — HJL . 12 du dti Ora dal valore di — ; — e da' valori trovati per le radici dell' equazione —. — =0 , si a» 0» vedo che da *=o sino ad «=-V) il coefficiente differenziale -j- e positivo; da «=-— -sino -^ d* ^ ad » = -!— 2 — ' e negativo, e da » = _2_Z — ' . sino ad « = 1 torna 12 12 ad essere positivo; quindi « = -x- corrisponde ad un massimo, »=i__I — ZI — 12 ad un minimo , 0 da questo valore di » sino ad » = i la funzione cresce con ». ('!() ha luogo quando si riguarda la quistione corno una semplice ricerca di mas- simi e minimi ; ma siccome » dipende da ?n , ed w è compresa tra i limiti —n , e 0 , cos'i bisogna vedere quali sono i limiti di ». A tal' uopo si osservi che es- seado » = cos -r- ( * — ', ) , e cos ^ = ; il massimo valore di » corrisponde al più gran valore di ^ , cioè al minimo di m, ed è allora »=cos — k=.—\ 3 ; ed il più piccolo valore di » è relativo al più piccolo valore di ^ , cioè al più gran valore di in , che è ;« = — (*. Per trovare il valore di « corrispondente a questo valore è più semplice porre m = -7-1* nell' equazione (1 ,4) , e si ha «^ — . Laonde pe' diversi valori che può assumere wi , » è compresa tra « = -^ ed = — \/"3 , e siccome il primo di quegli valori è maggiore di . VT3"- 12 259 ne risulta che non vi è inclinazione da darsi alla scarpa esterna che corrisponda ad un minimo propriamente detto ; ma avendo già fatto rimarcare che pe' valori di « compresi tra J-_Z — ZI — ed i , il volume del muro andava crescendo con 13 ne 3 3 , §/' •5 2 0 - " 0 s 09 22 |l^ 2 0 a 0 g — È 15 C.g te "s ^'s.js is «li 02 ■— N TI 0 0,266 0,266 0) 37 36" 0,20 0,243 0,218 fe 0,10 B. 0,00 0,21 3ì "0 0,273 0,273 Vi 3i 40° 3i 0,20 0,247 0,10 - 0,223 0 0,00 0,216 0) 0,486 0,4.0 0,486 0,454 ss il co 39 60" o,3o 0,20 0,424 o,4oi V2 0,10 0,387 0,00 0,383 26o I numeri dell' ultima colonna mollìplicatl pep Y altezza del terrapieno espressa in palmi danno la grossezza da darsi alla base inferiore , la base superiore re- sterà poi detcrminata portando la scarpa della faccia esterna secondo l'inclina- zione data dal numero corrispondente della penultima colonna. La faccia interna del muro di sostegno è supposta sempre verticale. Giova far osservare che i valori di a corrispondenti &d m = o sono sempre eguali a quelli corrispondenti al caso in cui la base superiore è nulla moltipli- cati pel numero costante 0,7866. BoTAMCi. — Osservazioni intorno alla struttura delFAriUo ; fatte da GoGLiEiMO Gaspariuni j SOCIO corTispondente. Di questi tempi la scienza delle piante progredisce maravigliosamente in tut- to le sue branche soprattutto nell'Anatomia , ed in quella che intende a far co- noscere r essenza di ciascun organo , tanto nella struttura , come nella origine e funzione , e che addimandasi Organografia. Ci ha una parte del seme che si di- ce Arillo , di cui i Botanici desiderando al presente conoscere compiutamente la sua natura , mi sono avvisato manifestare quello eh' io ne penso ; non già eh' io stimassi i miei pensamenti potessero in tutto soddisfare al desiderio dei dotti , ed al bisogno della scienza , ma solo perciò che forse alcuna delle mie ossena- zioni potrà conferire al subbietlo. Ed in ciò fare mi è parato per chiarezza mag- giore , dover prima toccare , sebbene leggermente , del prodospermo. I. Del podospermo. II podospermo , detto pure funicello ombelicale , è un filamento che unisce il seme al Irofospermo. E varia moltissimo in lunghezza , in alcune acacie. ( Aca- cia melanoxylon ) ò lungo per oltre un pollice , sopra se ed intorno al seme ravvolto , ed in molto piante è tanto corto che poco meno pare che manchi ; an- zi in alcune manca alTatto come nelle piante graminacee , ed allora il seme pro- cede immedialamenle d;il trofospermo. La struttura del podospermo in generale so. miglia a quella di una giovine e tenera (Ibrillina , la quale si compone d' ordina- rio di tr.ichee nel centro e fuori di cellule più o meno allungate , che intorno a quelle fanno una spezie di guaina. Ora nel fatto delle graminacee e di molle al. tre piante in cui il podospermo manca, il seme si trova sempre in cima ad una fibrillina del pedicello ; ed allora quest' essa appunto si può riputare podospermo. 11 quale quando è sporgente nella cavità dell'ovario incontra tal fiata a vederlo ra- moso , in due o tre rami , ciascun ramo con in cima il seme. Questo invero è rarissimo , avendolo osservalo in qualche spezie di Cereo , ( Cereus speciosits ) 0 si può vedere ancora in alcune piante della famiglia delle Cucurbilacee , co- 26l me nella Cucurbita Pepo. La grossezza del podospcrmo varia pure ; avendocene di soUilissimi , quasi capillari , e di quelli che sono grossi come cordoncini. La parie del seme cui aderisce il podospcrmo dicesi ilo ovvero ombelico. Ma il seme del casfagno cavallino, {Aesculus fiypocastanum) per esempio, quello del castagno nostrale oltre di tale aderenza ne hanno altra assai leggera formata dalla cellu- lare , intorno al vero ombelico ; della quale aderenza rimane il segno io sembian- za di macchia più o meno estesa e variamente conformala. In certi casi pare co- me se il podospcrmo entri noli' ombelico e vi aderisca disciollo in molli fdolini , come nella fava , nella ghianda , nel cannacoro. Nientedimeno in somiglianti con- giunture bisogna giudicare del fallo con molla prudenza. Si ricordi il lettore che il guscio esteriore della ghianda è il pericarpio , ed in esso veramente le fibre del ramuscello o peduncolo vi entrano disciolle e disposte con ceri' ordine ; di là dall' endocaipo verso un sol lato ci ha sorla di cortissimo filetto , eh' è appun- to il podospermo, del quale alcuni sottilissimi ramuscelli formano i nervi dello spermoderma , ed un ramo più grosso discorrendo per tm leggier solco di esso giunge all'estremo opposto sello 1' apice del pericarpio alla base del seme dove sta la radicelta dell'embrione. Nel cannacoro il podospermo è coperto da molti filolini intricati , i quali giungendo infino allo spermoderma ei par proprio di vedere a prima giunta tanti ramuscelli del podospermo entrare in quello per altret- tanti forellini ; e pure il podospermo sta dentro di tali filohni , ed è in forma di sollil filamento. I peli in lunghe ciocche intorno all'ombelico nel landro , nell'.-^- sclepias , ed altre piante quantunque provenienti dallo spermoderma possono na- scondere il podospermo o parere ramoscelli di esso. Nella fava poi l'ombelico è grande e quadrilungo ; il podospermo arrivando ad una estremità di esso in- grossa ad un tratto; e l'ingrossamento carnoso corre infino all'altra estremità con aderire allo spermoderma per mezzo della cellulare. Di qui nasce quella sorta di ombelico. Intanto il podospermo si caccia nello spermoderma per solo un punto ; e come prima ci entra in esso si dirama ; un ram^uscello cammina per lo diritto mezzo dell' ombelico come un sottilissimo filo. Questo si vede ri- cercando con molta diligenza , con adoperare pure il microscopio ; e non solo nella fava , ma in altre piante leguminose ancora , in alcune varietà di faggiuoli , di dolichi ecc. Sicché il podospermo diversifica moltissimo , quando è sporgente dal Irofospcrmo , nella lunghezza , grossezza , e conformazione ; rarissimamente fe ramoso ; sposso produce filamcL:!» da cui- ò coperto ; d' ordinario è in forma di filetto , ed entra nello spermoderma per un solo punto , poi diramandovisi in varie guise. Non è già eh" io volessi affermare non si potesse trovare disciolto e cacciarsi nel seme per molti forellini ; perchè le modificazioni degli organi nei regelabili sono cosi strane e differenti che egli è impossibile fermare il tale o tal altro tallo , senza eccezione. Io dico quello ho veduto. E prima di lasciare questo subbiello non debbo passarmi di una cosa che a prima giunta potrebbe 263 parere strana , e fuori la regola di sopra proposta ; cioè che avendo io dello che il podospcrmo è fatto come una tenera fibrillina colle trachee nel centro e fuori le cellule , quello della Magnolia grandiflora , quando il frutto k maturo , essendo fatto soltanto di trachee , sembra una rilevante eccezione. Pure chi lo esamina al tempo della Corcsccnza ci vede esattamente la medesima struttura che nelle al- tre piante. II. Delf Arillo. Questo vocabolo è rarissimo appresso gli antichi scrittori di cose botaniche, e solo pare si sia adoperato per dinotare i semi della vite. Ludvigio poi, secon- do afferma il Bocmero ( De plantarum semine ec. ) ne estese il signiOcato , di- cendo arillo qualunque sorta di seme chiuso in una polpa succulenta. Ma Linneo avendone idea difforcnlc ijilcndeva prima con tal voce la tunica più esterna del seme che spontaneamente si cade : ed appresso correggendosi un poco , eh' era una sorta d' intcgimìcnto che spesso si Jiotava sul seme. I Botanici i quali do. pò Linneo trattarono del medesimo subbictlo , in luogo di chiarezza , arrecarono forse ' maggiore confusione , alcuni leggermente modificando la sentenza del Lin- neo , e molti allargandone il -lignificalo. Dappoiché costoro denominavano pure arillo quando 1' cndocarpo ( Cojfaca ) , quando lo spcrmodcrma polposo (Taber- ncmontana ) j o coperto di peli ( Gossypium ) ; e lalfiata il podospcrmo un pò stranamente conformato ( Acanlhus ) , o il rafe molto rilevato. Solo il Richard ( nouvcaux clémens de Bolanique ) , per quello io ne sappia , pose dell' arillo la migliore definizione , e f idea più semplice e chiara. Egli si pensa niente altro essere l' arillo che parte del trofospcrmo o del podospcrmo, la quale prolungan- dosi oltre l'ombelico cuopre da per tulio ( arillo compiuto ) , o in parie ( arillo incompiuto ) il seme. Quantunque cosi falla definizione non sia giustissima come si vedrà appresso , nientedimeno si può ammetterla , considerando che spesso rie- sce impossibile stabilire i termini precisi delle trasformazioni degli organi vegetabih. HI. Bell' arillo incompiuto. Trattandosi di espansioni , prolungamenti o appendici vi vogliate dire del podospcrmo , queste possono essere diffcrenlissimc , e per intenderle bene , in- nanzi tratto si vuol ricordare la struttura di quello onde procedono ; la quale è semplicissima siccome ho cennato nel precedente capitolo, cioè di trachee nelle parte interiore , e fuori di cellule piii o meno allungate. Adunque in certe pian- te , di questa parte esteriore cellulare del podospcrmo derivano prolungamenti e crescenze di varia guisa. Già ho detto che nel cannacoro da essa provengono molfissimi Glohni distorti intricati e tra loro ravvolti , i quali giungono infino allo 263 spcrmoderma , e son sembrali a certuni tutti quc' Clolini ramusccUi sotlilissimi del podospcriuo e che per tanti forcllini entrassero nello spermoderma : il che è nianifoslo errore , perchè dentro da essi ci ha il vero podospermo , ed è cor- tissimo filamento cilindrico. Nella Strelizia si nota lo stesso fatto ; se non che i fdoliui sono diritti , non mai tra loro intricati , e con tal ordine e simmetria che par di vedere una ben composta zazzera d' un bellissimo color rancio in un lato del seme. Ma non di rado questa sostanza cellulare esterna in luogo di generare tal sorla di prolungamenti , indoppia presso all' ombelico in forma di caruncola , e somigliante nella ( Slernbergia lutea , Ricinus) : il quale ingros- samcnlo essendo ancora più largo nella fava che nelle sopramentovate piante for- ma in quella un grande ombelico quadrilungo. E poco più che fosse allargato già il seme di tal pianta si troverebbe ad essere coperto in un lato da un dilatamento del podospermo in forma di berretto. Il che se non è nella fava , si trova in altre piante , come per atto di esempio nella Turnera, in cui la crescenza del podospermo presso all'ombelico si distende come un prolungamento laterale sul seme , nella Poi y gala in cui è trilobata ; nel cardiospermo in forma di rene alla base del seme. E qui si pare la possibilità almeno , se non la cer- tezza , che questa sorla di dilatamento del podospermo poli-ebbe esser maggiore in altre piante e cuoprire in lutto , o poco meno il seme. Invero che questa pos- sibilità è certezza e fatto ; dappoiché il seme di noce moseada tutto sta dentro una rete polposa d' un bel colore rancio , la quale i Droghieri dicono macis , e pro- cede dal podospermo. Ed in così fatto arillo ci ha una singolarità, ed è, che nei suoi rami avendoci le trachee non procede solo dal tessuto cellulare esterno del podospermo , ma si bene da una diramazione di questo. E dal podospermo deriva pure quella sorta di guscio , che poco men che tutto il seme cuopre dell" evonimo verrucoso. Questi due esempi sono gli ultimi termini dell' arillo incompiuto, per- chè sta ad un pelo che il seme non ne sia in tutto coperto. l\. Dell' arillo compiuto aperto. E già in altre spezie del genere Evonimo 1' espansione del podospermo tan- to s' ingrandisce che tutto il seme n'è coperto. Quello della fusaggine ( Evony- mus curnpaeus ) è quasi sugoso , fatto di due lamine o membrane , l'esterna più ampia. Esso ha piccola apertura nel lato opposto al rafe ; la quale porge indizio dell' esser suo ; e la membrana interna deriva manifestamente dal rafe. Conosco un' altro esempio di arillo compiuto ed aperto poco differente da quello della fu- saggine. Gli è nelle Passiflore. II seme della Passijlora eoerulea è come un noc- ciuolelto con lo spermoderma a tre gusci o membrane , il mezzano doro. Tal se- 264 me sta dentro nn inrolucro molle quasi mucillagginoso di colore rancio aperto nella sommità , fatto d' una fmissima pellicola contenente cellule , e procede dal- lo strato cellulare esterno del podospermo che in quella foggia si allarga. Si ge- nera detto involucro dopo la fecondazione , veggondosi sporgere prima alla base dell' uovicino fecondato , e crescere poi con questo , e finalmente avanzarlo , co- me sia giunto a perfezione. Ora io non so se 1' arillo dell' Evonimo verrucoso , e quello della fusaggine appariscano prima o nel tempo della fecondazione, o im- mediatamente dopo. V. Dell arillo compiuto e chiuso. Gli autori nolano semi di piante diverse coperti da arillo cosi fatto ; intorno a che intendo riferire quello da me veduto ed osservato per poterne giudicare senza dubbiezza. I semi delle zucche, e di altre pianfe cucurbitacee , nel frutto immaturo si trovano a stare in una sostanza sugosa e tenera ; la quale aderisce ancora alla loro superficie. Ma come prima esso frutto finisce di crescere , la so- stanza carnosa si disecca poco a poco , e quella cuopriva il seme si conforma e rassoda nella parte interna in forma di guscio , il quale si può separare agevol- mente dal seme immaturo ; e si vede allora che procede dal podospermo. In que- sto esempio la sostanza cellulare sopraddetta e congenita col seme. E può nasce- re ancora dopo la fecondazione. Nelle opunzie sul tempo della fiorescenza l'ovario ha una sola cavità , e nella parete di essa gli uovicini sopra un podospermo più o meno corto. Ma i semi nel fruito maturo in luogo di trovarsi aggruppali nel centro , siccome ognuno si avrebbe aspettato , stanno piuttosto dispersi , ciascu- no involto in una sostanza molle sugosa. Sopra che ripensando assai fiale e seguitando a grado a grado la maturazione dei frutti son pervenuto a scuoprire che tale mutamento dipende da questo. Il podospermo giunto all' ombelico o lut- t'esso , ovvero la maggior parte in forma di grosso filamento cilindrico cammi- na e circonda 1' uovicino a modo di anello , dal quale anello dislendesi una sot- tilissima membranclla tutta intorno il medesimo uovicino. Dopo la fecondazione, seguitando a mano a mano 1' accrescimento dell' ovario si vede la superficie degli uovicmi, mentre si trasformano in semi, e quella del cortissimo podospermo, cuoprir- si poco a poco di polpa molle dilicatissima , sugosa , la quale si compone di otri- coli , e crescendo è cagione che ì semi sieno allontanali , e ciascuno alla fine si trovi involto nella sua propria polpa. E che la membranclla più esterna del seme proceda dal prolungamento del podospermo sopraddetto si può giudicarlo da que- sto , che talvolta , e per cagioni eh' io non saprei dire , in qualche seme il podo- spermo arrivalo all' ilo non manda quel prolungamento annuiare sopraddetto ; e lai seme non si trova mai coperto dalla polpa. Inoltre nel Cereus cylindricus il fallo essenzialmente non è diverso ; ma quando il seme è maturo la membranclla in 26j forma di vessica coperta di poca polpa separasi spontaneamente da un nocciuolet- to eh' è parte dello s>pcrniodcrma. Cosi nelle zucche come nelle Opunzie tal sostanza cellulare procede della parte esterna della membrana o arillo compiuto che si volesse dire. Ma nel pomidoro e nella Mtisa speciosa Ten. succede il con- trario. D frutto del pomidoro maturo e diviso in più cavità da tramezzi pericar- pici ; i trofospermi sono tanti quante le cavità, e sporgenti dentro di queste. Vi stanno appiccati moltissimi semi , tutti chiusi in una membrana molle che facil- mente si disfa. Ciascun seme poi si trova a stare dentro una vessich etta succulen- ta piena di umore verdiccio mucoso ; la quale vessica o membrana io non saprei dire di certo se la procede dal podospermo, ma fuori ogni dubitazione aderisce al- l' ilo 0 ombelico , per modo che separando il seme da quello essa in nessuna par- te si mostra rotta. Tali cose non si veggon bene nel frutto immaturo , avendoci allora dentro le cellette dell' ovario solo una sostanza carnosa verde che cuopre i semi. Gli uovicini della Musa speciosa Ten. nel tempo della fiorcscenza sono in- volti , ciascuno , in una membrana molle , floscia larga procedente dalla parte esteriore del podospermo , la quale ingrandisce insieme coli' ovario ed i semi. Si vede lo stesso nella Musa sapientum et paradisiaca al tempo dei fiori ; di poi spariscono gli uovicini , empiendosi i carpelli di sostanza polposa fecolacea. Si e creduto che il seme della Melia e delia Sterculia fossero ancora guer- nili di Arillo compiuto intiero. Nel primo la membrana esterna è nera fragile , la seconda più dilicata , la terza biancastra spessa quanto la prima , ma piutto- sto molle quasi carnosa. Chi non vede in questa 1' albume ridotto a quella sotti- gliezza e conformazione ? Ora se la prima fosse arillo , resterebbe al seme una so- la membrana. Neil' altro il fatto è più intricato ; perchè la buccia esteriore di color verde pare più ampia di quanto sarebbe mestieri a contenere esaltamente la mandorla colle altre membrane , per modo che riseccandosi diventa rugosa bru- na ; seguita una buccia di colore rossastro , e tra 1' una e l'altra ci ha paren- chima cellulare con diramazioni fibrose del podospermo proprio come nella foglia. Queste due membrane essenzialmente formano il primo involucro del seme nel quale ci si vede a puntino la struttura di una foglia; il quale involucro cuopre r cndopleura ; e potrebbe parere a prima giunta , o se ne consideri la struttura o r ampiezza , una sorta di particolare arillo. Mi passo di mettere in mezzo altri esempi , parendomi che quelU di cui ho parlato sieno bastevoli a far vedere lo cose più rilevanti intorno all' arillo intiero e compiuto degli autori , e di cui si variamente se n'è ragionato. E tutto ciò ho voluto spone per far comprendere, se- condo pare a me , che in somiglianti casi la prima membrana del seme si è vo- luto denominarla arillo , senz' averci un carattere certo che fosse valevole a distin- guerlo dalle altre membrane , o se ne consideri il numero e la doppiezza loro , o la tenacità e 1' ampiezza. Imperciocché nelle cariossidi delle graminacee proba- bilmente ci Ila una sola membrana , essendo 1' esteriore niente altro che il pori- 34. 266 carpio molto sodile. D' ordinario son due le membrane del seme , ma lalvoUa an- cora tre, o che il mesospcrrao si conformi pur esso a quella maniera, come nel Cannacoro , o che 1' albume essendo esterno e molto sottile prenda pure quell'ap- parenza , come si vede nella mclia ; o che veramente sicno Ire gusci distinti. S'egli fosse costante il numero delle membrane , per esempio due , si potrebbe in certo modo stabilire in principio , che nei semi se ne trovano Ire , l' esteriore , massi- me quando la fosse differcntissima dalle altre, sarebbe l'arillo. Risguardando l'aril- 10 della fusaggine , e della passiflora di cui abbiamo largamente discorso , par di vedere una sorta di particolare involucro più ampio di quanto sarebbe stalo neces- sario alla mandorla; ed allora facilmente si può cadere nella sentenza che l'am- piezza forse polrebb' essere nota se non certissima almeno sufficiente al bisogno. 11 che è manifesto errore ; perchè son molte le piante in cui i semi si hanno l'cpi- spermo assai largo , come \ Amaryllis calyplrala , molte spezie di Crinum; e non è raro di vedere ch'esso è poco più ampio di quanto ci potesse parere ne- cessario. Di ricambio non mancano esempi in cui 1' cndospermo o vogliale dire eudopleura è molto più ampia dell' epispermo , come si può vedere nelle Annona- cee , dove (ale membrana si caccia nelle rughe e sinuosità dell' albume. Ho detto che ne la doppiezza ne la consistenza insieme o disgiunte porgono che sia leggero carattere alla distinzion dell' arillo compiuto intiero dalle membra- ne ; perchè d' ordinario la esteriore di queste è più dura e spessa dell' altra che Je sta sotto , ma è il contrario nella Magnolia ed altri semi. Succedo alla sper- nioderma quasi come al pericarpio ; il quale d' ordinario è più duro fuora che dentro ; e ci ha la pesca, la susina , I' albicocca, la mandorla ed altre frutta in lutto differenti. E siccome in s'i fatti pericarpi le diverse parti onde si compongono in certo tempo sembrano differentissime , parimenti l' epispermo della zucca , del r opunzia , quando tali fruiti sono maturi par che tengano piuttosto della na- tura del pericarpio che di membrana del seme. E se ci ha pericarpi che si aprono per forza elastica , 1' epispermo dell' acolosolla f oxalis eortnculafa J , domandalo pure col nonio di arillo, si apre somigliantemeule. Laonde io dico che nei sopra mentovati semi l' epispermo erroneamente si è disgiunto dall' cndospermo, nominandolo arillo. Rimane a dire della sua origine in cui Richard stabilisce il carattere certo della distinzione dicendo, ch'esso proviene dal Irofospermo o dal podospermo e fa parie del pericarpio , non mai del seme. VI. Della origine dell' arillo , e dello spermoderma. In più luoghi di questa mia scrittura può parere che io non abbia notalo ri- cisamente se la tal cosa derivi dal podospermo o dal Irofospermo. Questo ho fatto ooQ disegno , perciò die l' uno e \ altro in essenza non sono differenti : ed il pò- 2C7 dospermo non è allrlmcnti die un ramuscello del Irofospormo , e quando il seme n è privo , nicnledimcno si trova sempre in cima ad una fibrillina ; la quale allora , quantunque non sia sporgente , si può considerare come podospcrmo. L' arillo mol- to aperto della passìjìora ; quello della Turnera , dell' evonimo e gli altri di cui si e parlato, più o meno maiiifeslamenle , procedono dalla placenta o trofospermo. Ancora Y epispermo della zucca , onde questo si crede della stossa natura. Ma io porto opinione die la provenienza non porge indizio sicuro di diversità , jiotendosi infino a certo punto ammettere che le parti onde si compone lo spermoderma de- rivano pure dal podospcrmo o dal trofospermo. Lascio stare die in alcuni semi si fatte parti non sono difTorentissime tra loro , 0 par di vedere come so il podo- spcrmo allargandosi produca quel guscio , io voglio riferire un fallo clic mula il sospetto o la probabilità in certezza , in cui le membrane del seme si generano evidentemente dal podospcrmo. Nel melarancio l'apparizione degli uovlcini nei carpelli succede lungo tempo innanzi la fecondazione^ in marzo, quando la boccia del fiore è sferica della gran- dezza di piccola lesta di chiodo. Allora tutte le parti sono imperfette , e l'imper- fezione e maggiore verso le parti interne , come se V accrcscimcnlo procedesse da fuora in dentro , cioè che il calice si pare ncH' esser suo meglio della corolla . questa più degli stami. Cominciano in quel tempo a spuntare nelle cellette dell'o- vario gli uovicini senza prominenza ne cavità , ma da per tutto uguali e lisci in forma di granelli sferici , fatti solamente di tessuto cellulare , come il carpello, la placenta , donde procedono. I quali granelli poi si allungano tenendosi all' asse dell' ovario per una estremità , e come prima giungono a tale che la lunghezza superi due volte la larghezza , verso 1' estremità libera più grande comincia a tra- vedersi un nucleo il quale poco appresso apparisce dentro un anello come fosse altro nucleo ; e questi due nuclei allora son chiusi in una spezie di sacco proce- dente dal podospcrmo (e qui io chiamo podospcrmo la parte sottile dell" uovicino che rimane tra il nucleo e la placenta. ) In fino a questo termine 1' uovicino cre- sce senza mutare sua positura. In seguito si curva leggermente , rivolgendo la punta esterna 0 libera verso la parte superiore , intanto che il nucleo più inter- no cresce e diventa sporgente , circondato alla base da due anelli , uno proviene dal nucleo esterno , di cui la circonferenza rimane alla base, l'altro dal podospcr- mo conformatosi a quella foggia. Questi due aneUi principiano poi a loro volta a crescere insolitamente (ed intanto l'apice del nucleo si avvicina all'ilo) forman- do gibbosità nella parte inferiore , e nell' altra una sorla di borsa 0 involucro fallo di due membrane , la quale a poco a poco ristringendosi e prolungandosi verso l'ilo cuopre interamente il nucleo , per diventare spermoderma. In cos'i fatte osservazioni io mi sono riscontrato in ciò che il celebre Ro- bert Brown ., Mirbel ed altri hanno detto iulorno all' uovicino, fuori qualche legge- ra dilTerenza , di cui adesso non posso ragionare. E le sopraddette trasforma/io- 268 ni accadono prima della fecondazione ; e quando la borsa è tanto cresciuta che la sua apertura, delta dal Mirbcl esosloma, più non si vede , dalla placenta escono certi filolini a cuoprirla intieramente. 11 nucleo corrisponde alla noceioletla dello stesso autore , le due membrane delia borsa sono la primina e la secondina , e formano lo spcrmoderraa. Ora la crescenza di questo sperraoderma'ba qualche re- lazione coir arillo della passiflora, tranne che 1' uno apparisce prima e 1' altro dopo la fecondazione. Il quale arillo si nasce evidentemente dal podospermo , e questo uon è che una diramazione della placenta. E nel melarancio dopo 1' appari- zione e r accrescimento del nucleo si tlistendono le due membrane che formano lo spermoderma. E notale singolarità. L' arillo della passiflora quantunque sia più ampio della grossezza del seme , pure e aperto nella sommità ; e lo spermoderma nel melarancio presso all' ombelico non par chiuso si sodamente come ncU' estremo opposto. Sicché , volendo ritornare al principal subbietto del mio lavoro , ripelo che io non trovo carattere che valesse mollo o poco a distinguere l'aiùllo compiuto ed impervio degli autori come cosa differente dall' epispermo ; e eh' esso non do- vrebbe più ammettersi nella scienza come quello che tira in errori e contraddizio- ni. E volendo ritenere tal voce, e darle un significato più giusto, mi penso che col nome di arillo si potrebbe solo dinotare que' prolungamenti che in forma di peli , di appendici membranose e reticolale, di caruncola, d'involucro o di altra conformazione procedono dal podospermo e cuoprono parte del seme. E può esten- dersi all'involucro esterno del seme della fusaggine, delia Passiflora , ed altri esempi somiglianti. Se non che queste due sorte di arillo si voglion considerare come gli estremi termini delle sue trasformazioni , perche dove non fossero aperti non ci avrebbe carattere per distinguerli dall' epispermo. VII. Della funzione dell arillo. Quantunque io non avessi mai potuto scuoprire precisamente la funzione ese- gue r arillo , puie i fatti di sopra narrali , se non m' inganno, porgono un po' di luce a conoscere il disegno o il fine delia natura con tante trasformazioni. Con- ciosiachè a vedere una cosa nasce subito vaghezza di saperne 1' ulKcio cui fu de- stinata ; ed a questo tempo i Botanici desiderano vivamente la dottrina suli' aril- lo . tanto delia organizzazione , come della sua funzione. Quanto alla prima parte mi sembra aver io lucidamente dichiaralo in più luoghi qual sia la struttura del podospermo , e come la parte esteriore o cellulare si trasformi nel convertirsi in illamenti , o caruncole , o in que' dilatamenti che vanno sotto nomo di arillo in- compiuto ; ed 1)0 notato pure che nell' arillo della noce moscada e' entrano le trachee. Ora i due elementi che compongono il podospermo , le trachee ed il tessuto cellulare , si riscontrano ancora nelle membrane del seme ; 1' epispermo spesso fatto di soli otricoli, talvolta stranamente conformati in lunghi tubi , l'endosper- 269 mo d' ordinario dell' uno e dell' altro. Ed ho dichiarato pure che 1' arillo com- piuto degli autori si deve con più ragione considerarlo come parte del seme , anzi come sua propria membrana. Riguardo poi alla funzione io non veggo in esso un organo che lavori 0 conservi una qualche sostanza , un qualche umore particolare , o tale una essenza sottilissima di natura ignota. E se quello della noce moscada rende soave odore , ed ha certa sua virtù medicinale egli è forse r unico esempio nella storia di cosi fatto organo ; e poi 1' essenze di simil sorta non dinolano già il fine principale cui natura fece la tal parte ; come si vede , volendo mettere un esempio in mezzo , nell' albume ; il quale destinato princi- palmente a dover nutricare l' embrione nel primo tempo del germogliamento , si trova congiunta ad esso alcuna fiata sostanza astringente , amara, 0 aromatica; e quando l'embrione sta dentro ed è coperto dall'albume egli prima è difeso da que- sto , nello slato di assopimento , poi nutricalo come prima è desto alla vita. Adunque volendo indagare la funzione dell' arillo per me non so vederla che nella causa fi- nale della natura. 11 fine della natura è la varietà infinita degli esseri viventi con mezzi semplicissimi , la conservazione e propagazione della spezie , affinchè conli- nuamcnte sulla terra e quasi da per tutto fossero vivi segni del suo immenso potere, & di sua meravigliosa grandezza. Per la propagazion della specie ella produce fiori, e stabih la necessità della fecondazione in moltissimi vegetabili , ed ordinava tanto e s'i svariato lavorio per generare 1' embrione. Questo è il termine di una vegeta- rione ed il principio di un altra , e come cosa importante , anzi la speranza della futura generazione, poselo in luogo sicuro e guardato , spesso con provvisione di cibo , dentro un guscio o vessica che si dice endospermo o endopleura ; 1' endo- spcrmo dentro altro guscio domandato cpispermo ; il seme dentro il pericarpio. 0 in altra maniera formava il pericarpio per proteggere e nutrire il seme, 1' arillo 0 le membrane per difendere 1' embrione .Tante e s'i differenti cose si generano con certa successione ed ordine , d' ordinario dall' esteriori alle interiori , prima 1' o- Vcirio , pni r arillo , appresso le membrane , per ultimo 1' embrione. Adunque il podospermo correndo al suo destino eh' è quello di generare l' embrione talvolta ci va per gradi , cominciando infino dalla base a produrre quelle cose di che si è largamente discorso in questa scrittura. Ed in certa guisa gli succede quello che a certe gemme. L' estremità del ramo 0 della fibra nel modificarsi in gemma , co- mincia in alcune piante a produrre prima alcune squame , ed a mano a mano verso le paili interiori si conforma nel germe vuol produrre , ma a questo fine ci va per gradi poco a poco perfezionandosi. La stessa cosa mi par di vedere nella formazione dell'embrione. La fibra il produce dicesi podospermo ; il quale nel cannacoro forma tre gusci l'uno dentro l'altro, appresso l'albume, pure in forma di guscio , indi il sacco embrionale , per jiltirao 1' embrione ; e mentre questo co- mincia ad apparire e crescere manda fuori certi suoi filolini intricali. Il quale embrione , in molte pianle monocotiledoni , componesi pure di due gusci l' uno 270 dentro l' altro , il primo detto cotiledone , il secondo blastemo ; ma questi due sono così perfetti che hanno virtù di riproduzione vivificati sopratutlo dall' essenza del maschio. Egli si pare chiarissimamente una serie successiva di produzioni , le interiori più perfolle generate d' ordinario da quelle più esterne. Queste cose che alla vista sembrano difTcrenlissimc 1" uomo nota e dislingue con varii nomi ; ma la mente vcggendone poi 1' ordine , la struttura , la successione , e l' uffizio ulti- mamente giudica e valuta quelle prime distinzioni, NoTOMiA UMANA — Nota sul forame centrale della retina e sulla macchia gialla del Buzzi nelP occhio del feto umano ; del D'. Antonio de Martino ; Socio corrispondente. Buzzi in Milano è slato il primo a scroprìre nel centro della retina un pic- colo forame ovale , coronato da un alone 0 macchia gialla. Poco dopo Soemme- ring confermava la scoperta dell' anatomico italiano , ma i noloraisti posteriori non eran tutti di accordo ncU' ammettere nel mezzo di una tela continua , sulla quale si effigiano le immagini degli oggetti esteriori , un piccolo spazio in cui mancasse affatto ogni l)enchÌ! minima molecola della sostanza nervosa della relina, e per conseguenza la possibilità di ogni immagine luminosa. E veramente a chi versalo nelle cose anolomiche logge la dotta Monografia suir occhio pel nostro delle Chiaje recherà meraviglia il contare un numero im- ponente di celebri notomisli , come Home , Blainville , Carus , che negano 1' esi. slenza organiaca del forame centrale della retina , il quale in taluni casi slimano effetto di rammollimento morboso , in altra preparazione il credon prodotto delle più leggere lacerazioni. Queste gratuite supposizioni perdono ogni valore al solo riflettere che il forametlo in questione si trova coslantemenle aperto all' estremo posteriore dell' asse centrale dell' occhio , e sempre nel mezzo della macchia gialla della relina. Impertanlo noi siam convinti che la esistenza di un tal forame giuslamcnlc riguardala costante da Delle Ghiaie , si farà infallibilmente ed in tutti i casi ma- nifesta a' notomisli che metteranno qualche delicatezza nella preparazione della retina. Ed i metodi che a tal riguardo non mancan mai al successo : sono 0 di preparar la retina sotto uno strato di acqua , aprendo e vuotando l' occchio ; 0 di far r anatomia dell' occhio per istrali , spogliando prima della sclerotica e poi della tunica coroidea. In ambidue i melodi divaricando destramente la piega che la relina fa nella macchia gialla , nel profondo di essa apparirà netto ed a margine ingrossalo il piccolo forame centrale. Ma questo forame esiste nella retina in tulle le età della vita. L' illustre Am- man , il quale 1' ha credulo di produzione morbosa , ha addotto per pruova della di lui non organica origine la mancanza dello stesso presso la relina dei vecchi 271 la quale la mercè della consistenza acquistala per 1' età e dilBcile a rammollirsi. Dall' altra parte non son mancati de' noloniisti i quali , ammettendone 1' esistenza afBne di spiegarne la produzione sono ricorsi al potere dei raggi concentrati atti a dissolvere in quel punto focale la sostanza della relina. Or nelle belle ricerche isliluile dall' illustre Melloni sulla macchia gialla della relina abbiamo insieme dissezionalo un gran numero di occhi doli' ultima età , in tult' i periodi della vccchiaja sino alla decrepitezza , e quantunque avessimo osservalo il grado della Unta gialla della macchia Buzziana andar dall' età adulta alla vccchiaja diminuendo , pure non ci e venuta mai meno 1' osservazione della costante esistenza del foramctlo centrale. Pel secondo riguardo poi , se la produzione di essi dipendesse dall' azione focale dissolvente de' raggi luminosi concentrali , il foramctlo della retina dovrebbe mancare sull' occhio del feto , la cui relina non ancora è stata esposta ai raggi luminosi. Intanto l'anatomia dimostra inesatta eziandio una tale spiegazione. In- fatti noi abbiamo avuta occasione tli dissecare occhi di feti da 6 a 7 mesi e so- pra le retine con buon successo preparate abbiamo ravvisato il forametto centrale le cui dimensioni relative sorpassan quelle che il medesimo presenta sulla retina dell' occhio dell' adulto. Gli stessi occhi di feto ci han data 1' opportunità di fare alcune osservazioni sulla origine della macchia gialla della retina. Il Melloni ha dimostrato , che tutta la retina è di una tinta uniformemente gialhccia , la quale nel mezzo della stessa costituisce una macchia gialla più carica a cagione della maggior spessezza che la membrana presenta nel suo centro. Negli occhi del felo il forame centrale non è cinto dalla macchia gialla la tinta di questa non è ancora sviluppata. Però su- gli occhi di un feto ad otto mesi ce ne abbiamo osservalo la sua incipiente for- mazione , perciocché nel contorno del forametto cominciava a spuntar un' area la cui tinta di un leggiero giallo paglino appena rendea conlraslo colla debolissima tinta grigio-gialliccia di tutto il campo della retina : il contorno del forametto era insensibilmente sfumato di giallo , nell' area paglina corrispondente al silo xlella futura macchia , il foglietto della retina era pochissimo più spesso. Da que- ste osservazioni conchiudiamo che la macchia gialla della retina del feto umano si sviluppa dalla maggiore intensità che acquista ncU' arca centrale la tinta uni- forme e sbiadala della relina. La lenle cristalUna è interamente scolorata nell'oc- chio del felo. L pur risaputo , che la relina preparata presenta delle pieghe , le quali in varia direzione dal centro vanno alla circonferenza ; e ancor disputato se queste pieghe sono natiu-ali 0 accidentali. Il nostro Delle Chiaje riflettendo sulla grande estensione della retina , crede naturali tali pieghe. E noi che abbiamo avuto fre- quentemente r opportunità di veriGcare le osservazioni di Langhembcg suU' occhio del feto , abbiamo ravvisato come queste pieghe sono Dumcrosissime e come ia 973 lulte le direzioni sulla retina del feto medesimo : in modo che secondo l' esatta espressione del citalo anatomista, queste nitidissime pioglic costituiscono sulla fac- cia interna della retina de' giri ondulati , simili ai budellini contorti e flessuosi. Da questa formazione deduciamo che nell' occhio del feto la retina offre dal bel principio una estensione maggiore della capacità della camera che deve foderare internamente ; ed a misura che la camera dell' occhio s' ingrandisce la retina suc- cessivamente si dispiega , senza però giugner mai a stirarsi completamente : loc- chò se vi avvenisse potrebbe esser condizione da rischiar la retina a pericolose distrazioni nel caso di una pressione subitanea sul bulbo dell'occhio (i). Fisica Applicata = Cenni inlorno all'uso delle correnti galvano-magneiicìie ap- plicate in caso di semi-paralisi , e d' irilide microscopica nervosa cronica ; del Gay. G. B. Quadri ; socio corrispondente. Sono oltre quarant'anni dacché io cominciai ad applicare la scossa elettrica sviluppata mediante la macchina del Franklin ad oggetto di rianimare i nervi afTetti da paralisi o da semiparalisi, quando negli arti superiori o inferiori , e quando ne' contorni degli occhi. E sebbene al primo istante paresse questo fluido portar gio- vamento , pur non di meno sempre il nostro tentativo ci tornò di pochissima uti- lità , e talvolta anche riuscì più dannoso che utile , essendo tornati gV infermi ben presto più debilitati di prima ; talché le più belle speranze ci lasciarono poi a ma- ni vuote e talora con danno degl' infelici. Sicché noi altri medici sconfortati ed afflitti per lo mancato successo , dovemmo ricorrere ad altri espedienti , e riguardare quel mezzo che ci era sembrato ancora sacra , un sovrano rimedio , come una medi- cina coadiuvante e di pochissima utilità. Peggio poi ci riuscì la cosa allorché ab- biamo tentato l' applicazione della corona di tazze del nostro Volta o della sua Pila ; e solo ultimamente si é potuto ritrarre qualche vantaggio dalla macchina elettro-magnetica del Clark. Ma la utilità del fluido che per essa viene posto in mo- vimento , non essendo molto evidente e durevole , ben presto quella pure venne posta in non cale. Ultimamente però avendo sentito lodare in Parigi 1' uso delle due forze combinate galvano-magnetiche , le quali si posson forzare a circolare at- traverso ai nervi indeboliti ponendo in uso conduttori bene appropriati , e vedu- (1) Dopo di aver Iella questa nota alle Beale Accademia , nella tornata del 1. agosto , abbiamo avotc occasione di consonare nella Biblioteca del Cav. Tenore il volume 19 parte seconda degli adi dell' Acca- domia Leopoldo-Carolina di Bonn, ( 1842 ) dove trovasi inserita una importantissima e dottissima memo- ria del dottor G. II. Michaelis di Kiel, che tratta precisamente dello stesso soggetto . col titolo : Uber die Rttina , besonders iiber dia macula lutoa nud das forame centrale. In essa trovansi descritte e delincala lo particolarili del forame centrale a della maccAta dui ziana ne' diversi slati e periodi dell' occhio umano senza escluderne il feto ed II neonato. Non senza vivo compiacimento vi abbiamo trovato la più lumiuoaa confaroM delle cose per noi dascrilte ( ffola itW autori ). 273 tonc io stosso i vantaggiosi cfieltl , conobbi la opportunità e 1' ulilo di questo ap- parcccliio. Ve lo presento in oggi , avendolo fatto costruire da Drotlion in quella capitale ; ed avendone io fatto uso anche unitamente coli' ago puntura con mira- bili effetti tanto per la semiparalisi degli arti , come per l' iritide cronica micro- scopico-ncrvosa e per altre semiparalisi de nervi del 5" pajo o trifacciale ; posso attestare che questa complicazione di forze deve riguardarsi come un mezzo tera- peutico de' più elTicaci , siccome vari medici in Parigi che hanno sapulo profitlar- ne me lo hanno attestato asseveranlcmentc , e più di tutti il nostro braAo Dottor Rognetta che LL. SS. ben conoscono e che ne ha dato conto al pubblico per le stampe. Quanto e come debba usarsi questo mezzo terapeutico , ve lo farò meglio conoscere subitochè avrò raccolto ed ordinato le convenienti osservazioni , le quali ormai sono già in numero bastevolmcnte sufficiente a convincer\i della utilità che se ne potrà ritrarre per 1' arte medica che noi professiamo. Geologu — Osservazioni Geologiche su i contorni di Palermo ,• del sig. Filippo Casohia. È mio pensiero recar fuori alcune brevi osservazioni geologiche su i contor- ni di Palermo , per le quali si metteranno in mostra degli schiarimenti relativi al periodo terziario di questa contrada. In siffatto esame chiaro scorgerassi che il ragionamento deriva da' dati dell' osservazione , che forse altrove potrà in accon- cio aver luogo quando per le particolari circostanze uguali elementi di fatto potran- no del tutto venir meno. E però non deve parer strano , se alcune mie illazioni, che da peculiari fatti da me quivi osservati deduco , trovansi in manifesta oppo- sizione di tutto ciò che vennero sullo stesso obietto dichiarando altri osservatori. Ma ognuno lascerà di fare le sue maraviglie, quando considera che all'ignoran- za , comunque necessaria di alcuni fatti , si vennero per mala ventura congiun- gendo erronee ed equivoche osservazioni. In olire ricerche più studiale potranno forse venir dimostrando che il medesimo ordine di cose abbia avuto luogo negli altri terreni terziari della Sicilia , sebbene alcuna volta mancar potessero eviden- ti dati di fatto valevoli a chiarire le stesse geologiche relazioni. I monti che cingono la pianura di Palermo , cos'i detta Conca d' oro , sono costituiti dal calcare Appennino , e dilungansi per un gran tratto per isvariate di- rezioni. La formazione Appennina , siccome rilevasi dalle osservazioni di Hoffmann , occupa la maggior parte della Sicilia. E nel vero , movendoci dal su favellato piano , osserviamo comprendere il calcare Appennino tutti quei monti che si giac- clono da Capo Gallo sino a Sciava , e da quivi sino alla punta dell' O/no Mor. io. L' osservatore volgendo le spalle alla marina di Palermo rimira a manca la punta di Cat;dfano , e Monte Grifone, ed a destra Monte Cuccio , Dilliemi e. Mon- te Pellegrino. Questi monti , che elevansi a varie altezze , ed il cui aspetto in 3o 274 alcune parli sembra esser quello della roTina, limitano il terreno terziario intorno a cui mirano le nostre osservazioni. Questo terreno terziario si estende sino alla base delle sue favellate montagne , ed in alcune parti aggiungo ad una conside- rabile altezza. Esso viene costituito da una breccia concbiliare poco variante per colore , ma si può dire die il grigio gialliccio e il più comune , ed è molto te gneale. E qucst' ultimo carattere tiene al numero delle conchiglie , ed allo stato del cemento calcareo , clic le agglutina con maggiore o minor presa. In questo limite del terreno terziario il sig. Pliilippi venne determinando numerose specie di conchiglie marine , il cui novero , per esser brevi , trasandiamo. Ordinariamente &u i margini delle coste questa breccia conchiliarc si avvicina al terreno tufaceo marino, cosicché, se venissero meno quelle paiticolari conchiglie dinotanti il ca- rattere proprio della breccia , sarebbe al certo impossibile distinguere questa da quello. Tale slato di rilassamcnio della breccia deriva dal continuo rosicchiare dei liolli marini , che cosi col volger degli anni vicn distrutta la naturale coerenza della roccia. Ne debbo tacermi che anche in alcuni siti , dove al presente 1' azio- ne del mare non ha alcuna possa , questa breccia è si poco tegnente che meglio ]c si converrebbe il nome di tufo. Nel pendio di Nord owest di monte Grifone si giace la caverna di Mare Dolce, in cui trovasi la breccia ossea che ha per ce- mento una marna bruna e ritiene de' ciottoli di pietra calcare , di Quarzo e di Scisto selcioso. Questa breccia ossea occupa la parte anteriore e bassa della grot, ta , e la sua profondità non eccede che venti piedi ; ma la stessa traesi fuora , e per lungo trailo si appoggia sul pendio del monte. Non pochi falli si presenta- no all' occhio dell' osservatore che dichiarano aver quivi il Mare avuto sua stan- za. E nel vero le pareli della caverna sono in molti punti perforate dalle conchi- glie litofaghe , ed il suolo della stessa è ricoverto di sabbia calcarea contenente non poche conchiglie marine. Circa poi la determinazione delle ossa della su fa- vellata breccia, possiamo aquietarci al giudizio de' Signori Cuvier (i) e Laugier. Questi sono ossami d' Ippopotami , dichiaravano quei valentissimi , ed attestavano formare pel gabinetto del Re di Francia un acquisto prezioso. Gli ossami fossili delie caverne di M. Billii-mi non sono diversi da quelli de' quali abbiamo favel- lato , se non che trovansi giacenti in una maggiore altezza , ed in cavila molte anguste alle quali non sarebbe dicevole dare il nome di grolle. Quivi non si os- serva alcun vestigio di residui organici marini, comun(iue la roccia calcarea sol' tostante sia perforata dalle conchiglie litofaghe. Or considerandosi trovarsi la breccia ossea di queste caverne in un livello superiore al terreno terziario , cade subito in pensiero essersi questi ossami con- gregali in breccia dopo che il terreno liitoniano occupò il sotto posto piano. E Ji T. tiiur : «uobrc a. CS 1 agosto 1820 Polcrmu. questo in vero fu il giudizio che mi corse alla mente, quando la prima rolla ven- ni osservando i contorni di Palermo. Ne in diverso avviso imbatlcronsi coloro che si fecero a studiare questa contrada , siccome rilevasi dallo osservazioni del sig. Cristie. (i) Per altro, avendo per fermo che gli ossami conservati in queste ca- verne faccian parte del periodo terziario , cerchiamo di risolvere , se sia possibi- le , il seguente problema. Gli ossami fossili concregati in breccia si deposero nelle circoslanll caverne prima della formazione della breccia conchiliare , ovvero la stessa cagione formò la breccia ossea , e gli strali tritonianl , o in fine gli avvanzi di quei scheletri vennero so- spinti nelle grolle dopo che il terreno triloniano prese il suo consilidamenlo ! Se la comune opinione vogliamo vagheggiare , non poco difficollù ci fanno innanzi , che sembrami impossibile levar via. Tenendosi di fatti come certa una tale congettura , si può con ragione addimandarc , occorse mai rinvenire avanzi di ossami sulla su- perficie del piano? Finora, per quanto mi sappia, niuno si è avvenuto in osser- vazioni di tal fatta. Questa difficoltà non puossi al certo Irasandare ; perciocchi; se quella violenta inondazione , che questi avvanzi della vila trascinò e disfece , intervenne dopo che gli strati conchialiarii si deposero , dovremmo al certo rinve- nire sullo parti elevale o basse della pianura qualche avanzo di q;:cl!e ossa che troviamo sotto 1' aspetto di breccia accumulate nelle caverne. Per altro non saprei quanto voler potesse quell' appicco che all' azione polente , avvegnaechè lenta de- gli agenti meleorologici , la cagione attribuisce della compiuta spaiìzione di questi avanzi della vita. Ne credo esser mestieri addurre in mezzo delle ragioni onde mo- strare il poco , o il nessun fondamento di questa congctlura. Un' altra conseguen- za deriverebbe qual ora si volesse estimare probabile la su favellata opinione ; e si è che la violenza dell' innondazione avrebbe trascinato le conchiglie marine su- perficiaU insieme con le ossa , e però quelle al pari de' ciottoli calcarei e selciosi far dovrebbero parte della breccia. Che se poi vuoisi opinare essersi la breccia ossea accumulata nelle caverne nel tempo in cui si formavano gli strati conchiliari , non minori difficoltà ci si presentano che è di bene recar fuori per breve modo. E pria di lutto il modo di giacere della breccia conchiliare è affatto diverso da quello della breccia ossea. E nel vero la breccia conchiliarea trovasi in istrali orizzontali ; ciò che toglie di mezzo V azione di una violenta inondazione , e ci addila piuttosto che un tran- quillo sedimento e successivo ebbe luogo nel seno delle acque del mare. La brec- cia ossea per lo contrario non si potè formare in tali circostanze. Perciocché am- messa la stessa cagione , e riferiti questi due falli ad una formazione coeva , do- vremmo rinvenire negli strali della breccia conchiUare degH ossami fossili , e delle (<; De la Maroiora Jouroal de Geologie (, III p, 310. de la Beche Manuel Gcologique p. 189. 276 concliiglic marine mescolate con la breccia ossea nelle circostanti caverne ; doc- cile finora dei niuno si ò osservato. Stando adunque le primo due ipotesi in contradizione de' fatti , sembra dover- si seguire quella opinione clic stabilisce essersi formata la breccia ossea prima die si deposero gli strati concliiliari. E siffatta opinione , che tolgo a sostenere , sembra aver faccia di vero , quando si considera che non solo a niuna ditScoltà va soggetta ; ma eziandio da alcune nuove osservazioni viene in acconcio so- stenuta. In quella parte della pianura di Palermo che non sta lungi dal colle di S" . Maria di Baida mi accorso rinvenire degli ossami di varia grandezza. Questi avanzi di scheletri furono tratti da alcuni profondi fosi , che il sig. Barone Anca avca fatto cavare per oggetto di agricola industria. Tra questi frammenti di sche- letri un solo mi è parulo di essere sommesso a disamina con quello che può dar luo^o a ragionevole divinazione. Tai resti organici si giacevano molto al di sotto degli strati della breccia conchiliarc , ed erano avvolti in una grossa sabbia , e ciottoli calcarei mescolati con argilla. Gli ultimi strati conchialiari stavano al di sopra del fondo de' fossi ove rinvenni gli ossami '■ar molti piedi, ne mi occorse in questa grossa sabbia , avvegnacchè avessi diligentemente ricercato , ravvisare avanzi di conchiglie. Il fondo di questi fossi corrisponde quasi all' attuale livello del mare ; nò sono in vero più profondi delle cave ove Iraesi la breccia conchi- liarc. Siffatta circostanza sembra poter derivavo dalla varia fittezza degli strati , e ciò si conferma dal riQettere che le stratificazioni di questa breccia sono di gran lun'^a più profonde in quei siti ne' quali torna profittevole estrarla come pietra di costruzione. Ma in tai luoghi non ho potuto giammai osservare il limite inferiore del terreno tritoniamo. E questa circostanza non e di lieve momento per quello che andoremo qui appresso dichiarando. Ed io metto pegno che , so in queste ca- ve a tale profondità si aggiungesse da non ravvisare più le stratificazioni della breccia , si troverebbero numerosi avanzi di ossami , è però avremmo una serie più estesa di osservazioni , per le quali la nostra opinione acquisterebbe ogni fac- cia di vero. Ma egli è ben facile comprendere che questo solo fatto, indipenden- temente da altri del medesimo ordine che si potranno in processo di tempo per ventura raccogliere , basterà a rifermare quella opinione che abbiamo dichiarato da principio di voler seguire. Nò dubiteremo che questo frammento di scheletro si appartenga al capo inferiore e sinistro del femore di un Ippopotamo, qualora se ne calcolino le relative dimensioni , e si attenda alla descrizione che il Cuvier ce ne presenta. L'altezza dell'osso dalla base all'apice troncato e di cent; i3 i;a. La distanza tra le parti più prominenti di condili si può esprimere per i4 cent: e 3 mil: La circonferenza del collo del condilo interno fc di cent: i3 e quella dell' esterno è di 8 cent: La profondità della cavità articolare è di i cent: Il fusto poi , dice il prelodato zoologo , è cilindrico. La lesta inferiore è grande. Il con- 277 dilo interno e un terzo più grande dell' esterno , ma entrambi salgono mollo in- dietro. La cavità articolare è mollo profonda, i suoi bordi sono ottusi. L'interno si eleva più dell'esterno (i). Messa innanzi la verità di questo fatto di leggieri si comprende quale ragio- nevole illazione dallo stesso puossi dedurre j e qual prova metta in mezzo onde rifermare la nostra opinione. Non è mio il pensiero di mettere in mostra molte ragioni , che si dovrebbero considerare (juai corollari di un tal fatto ; solamente non mi rimango di dichiarare eh' esso ci addita le vere geologiche relazioni che possiamo ravvisare tra gli ossami delle caverne , e la breccia conchiliare del sot- tostante piano. Ne deve ciò sembrare gran fatto a comprendersi dilTicLle , massi- mo se si pon mentCj che secondo il giucUzio del Cuvier, gli ossami delle circostan- ti caverne si appartengono in gran parte all' Ippopotamo. Io penso non potersi un' osservazione più acconcia porre in mezzo , ne un fatto più interessante rin- venire per poter chiunque trarre nel nostro avviso ; il quale in vero sfornito di questo dato non avrebbe che le apparenze di una probabile congettura. Una grave difficoltà per tanto mi si potrebbe parere innanzi , che forse sem- brerebbe assai malaggevole levar via. Il prelodato Christie, armunciando le sue os- scn'azioni sulla breccia ossea della caverna di S. Ciro , dichiarò che essa breccia riposava sugli strati superiori del terreno terziario. Osservazioni di tal fatta ven- gono in manifesta opposizione di tutto ciò che finora abbiamo cercato di rifermare. Ma ogni dubbio sarà rimosso quando si riflette che il prclodato geologo fu tratto in errore , siccome vien chiarito dalle seguenti osservazioni. E pria di tutto è da sapere che la breccia ossea non ha alcun punto di contatto col terreno terziario ; e questa sentenza farà al certo le maraviglie di non pochi , e moverà molti dub- bi. Ma ho piena fidanza che chiunque si farà ad osservare quella formazione se- guirà di buon grado a volentieri il mio avviso , e si convincerà di leggieri che r errore fu derivato da una tale maniera poco appensata di osservare. E nel vero il terreno terziario costituito , siccome pocanzi abbiamo dichiarato , da una brec- cia conchiliare si giace molto al di sotto della grotta ^ non che da quel punto della breccia che costituisce il talus esteriore. E questa parte si addossa , secondo che si e detto sul pendio del monte, e ne segue l'inclinazione. Quivi a partire dal punto in cui erto il Monte s' innalza , fin dove ha cominciamento il margine del ter- reno tiitoniano , evvi una notevole distanza. E questa osservazione non isfugg'i al diligcntissimo Iloffmann che chiaramente si espresse nel dichiarare la condizione geologica de' contorni di Palermo. Or questo pendio è costituito dalla stessa roccia calcarea che forma 1' alta cima del Monte ; la qual condizione si ravvisa in tutto il perimetro di quei monti che Umitano la sottostante pianura. Di fatti se per poco (1) Cavier Becbercbcs sar les osMmeos fossilcs (om : 1. 278 lasciamo considerare il luogo in esame , e ci trasporliamo sul pendio del monte Billicmi , cbc cric del pari , ma meno alto si eleva dirimpetto , osscrvcuemo lo stesso ordine di cose , che anzi in questo sito la breccia ossea giacente nelle ca- vità della roccia calcarea si eleva ad una maggiore altezza. Tranne adunque la difTerenza di livello 0 di cstenzione , le relazioni geologiche della breccia ossea del Monto Billicmi , sono quasi allini a quelle della Grotta di S. Ciro. E con ciò voglio intendere che gli ossami del monte Billicmi non si trovano in contatto del terreno terziario, e del pari ne vengono separati dalla roccia calcarea. Queste adunqne sono le più ragionevoli illazioni che dagli osservati fatti pos- sonsi dedurre , e però idear possiamo che quella violenta e passagiera inondazione, che sospinse gli ossami sul suolo delle caverne precedette il consolidamento della breccia conchiliare che successe nelle acque marine in un modo lento e successi- vo. Forse la stessa sentenza applicar si potrebbe alla formazione della breccia os- sea che trovansi nella baja di Siracusa giacente settanta piedi sul livello del Ma- re. Egli però e certo che nella scienza della Terra non si può un principio , co- raunque sia il risultaniento di numerose osservazioni , assumere qual regola uni- versale capace di applicarsi a tutte le possibili circostanze. E con ciò voglio si- gnificare che r ammettere la formazione della breccia ossea susseguente il perio- do terziario non è una regola ed una norma geologica senza particolari eccezioni ; come altresì è manifesto dalle osservazioni brevemente dichiarate quali esser possono i particolari di questo terreno terziario in relazione di quelli che ci servono come regola e norma in ricerche di lai fatta. I dotti potranno di leggieri far questa com- parazione ; solamente è necessario di osservare che gli strati di questa breccia non presentano alcuna traccia di terreno ninfeo , che su gli strati superiori non mancano di osservarsi delle rocco sparse alluvionali , e che da ultimo questa roc- cia aver potrebbe un ravvicinamento al Muschehandslcin di Studer. Per la qual cosa , se la ragione ci persuade che il precedente fatto non può essere unico nel sito di cui si favella , possiamo stabilire che gli ossami di questi quadrupedi fu- ron ricoverti non da una passeggiera inondazione , siccome in contrario affermiamo de' terréni mobili , o alluvionali , ma dal lungo e tranquillo soggiorno delle acque del mare. No deesi trasandcure che non è molle agevole venir determinando se l'acque del mare abbiano depositato , lai resti organici per il cambiamento del loro livello, o per r innalzamento degli strati della terra. Per altro , se si riflette che in diver- si punti dell' Isola gli strati del terreno terziario Irovansi giacenti in una straor- dinaria altezza, e sotto varia inclinazione , ognuno si persuaderà che piuttosto al sollevamento del suolo anziché al cambiamento di livello delle acque del mare debbasi attribuire la cagione di sì polenti fenomeni. Di fatti , secondo le osserva- zioni di Iloffmann , (i) il terreno terziario de' contorni di Naso si innalza sino a tre (1) Geognostiscbe Beobactangen Gesammcit auf eiaer Reise durch luUoQ uad Sicilien , in den lahreii i830 bis 1832 too Friedrich UofTmaoo. Berlin 1829. 279 mila e più piedi sul livello del mare ; ciocche si osserva in allri punii dell' isola , co- munque , a dir vero, sia questa la maggiore altezza a cui nella Sicilia aggiungano gli strali terziari. Ora stringendo in poco discorso tutto ciò che particolarmente abbiamo divisato , e da concludere che la breccia ossea della caverne che cingono i con- torni di Palermo ebbe il suo consolidamento prima che il terreno terziario si depose sul sotto posto piano , quantunque l' apparente modo di giacere desse ad intendere essersi la stessa breccia accumulata dopo la formazione degli strati tri- toniani. Filippo Casoria. RAPPORTI. Bapporto sulla memoria e sulla struttura e funzioni de nervi cerebrali dell uomo ; del sig. NicoLuca. L' autore della memoria su espressa nell' esaminare la intima struttura de' nervi cefalici ha notato di potersene formare due classi : la prima che offre le fibre nervose di tratto in tratto con ringonfiamenti o varici , come rilevasi ne' nervi ol- fattorio , ottico , acustico , trigemcllo , glosso-faringeo , nelle radici posteriori della midolla spinale ed in parte del gran simpatico ; la seconda poi le offre cilindri- che 0 meglio tubolose , ed appartengono a' rimanenti nervi cefalici , alle radici anteriori della midolla spinale , ed in parte pure al gran simpatico. Quale particolaiità non fu alcerto ignota al Fontana ed a della Torre ; ed in questi ultimi tempi Ehrenberg Valentin Muller determinarono che gii accennati nervi scnsiferi , cioì; olfattorio , ottico ed acustico erano composti da fibre varicose o mo- niliformi. Kicoliicci ha il primo veduto , che da siffatta disposizione non si allon- tanino il 5°. e(J il 9°. pajo di nervi cerebrali e che negli ultimi nervi citali, nei gran simpatico, nelle radici posteriori della midolla spinale le varicosità non sieno molto ampie , avendo le loro fibre l' aspetto di un cordoncino successivamente slargalo e ristretto con ammirevole simmetria. Una serie di sperienze altrui e proprie hanno determinato le funzioni de nervi indicati e d' accordo colle lesioni morbose si è avuto per risultamcnto , che le fi- bre varicose sieno destinate alla sensibilità , e le tubolose alla motilità. Siamo dunque d'avviso ,• che la succennala memoria insieme all' annessa tavola , la cui spesa di disegni e da rimborsarsi all' autoie , meriti di essere inserita ne' nostri alti accademici , e che il sig. Nicolucci sia raccomandalo a S. E. il Ministro de- gli affari interni. L' Accademia approva. G. Semmola Cav. Vclpes Stef. dellb Ciuai£ Rexatobc, 280 Rapporto intorno alla gita del sig. del Re vi Sicilia. Il Barone di Waltcrshauscn fmdal i835 mosse dalla Germania sua patria in Terso Sicilia con intendinicnlo di studiare e descrivere 1' Etna ed i suoi contorni dal lato geologico topografico e fisico , ed arricchire così le scienze di una serie di fatti , i quali importanti por se stessi , posson bene esser fonte di quelle ve- rità generali die costituiscono le basi delle scienze medesime. Aveva egli a collaboratore il valente astronomo danese sig. Poters, ed in- sieme animati d' ardcntissimo amor di gloria , han durate lunghe e penose fatiche non disgiunte da dispendi e gravi pericoli , e condotto a termine un grande la- voro , del quale fan parte la misura di una base , ima rigorosa triangolazione che gira il monte , una carta topografica e geologica del vulcano , e lutto quanto in generale concerne la Fisica-Matematica di esso , di maniera che non e da du- bitare , che lo zelo ed i sforzi generosi a prò delle scienze di questi dotti stranieri non sian per menare a felici successi. Il magnetismo terrestre obbietto importantissimo ed oggi venuto in alto grido non fu punto da costoro obliato , anzi pieni delle recenti dottrine del Gaus , e for- niti degli apparati dovuti alla sagacia di questo chiaro Geometra, presero a stu- diarlo con grande alacrità. Al cader del passato anno avevan già raccolta gran copia di osservazioni ri- sguardanti la forza magnetica terrestre , e scoperte grandi attrazioni e locali per- turbazioni , e benché non avessero essi potuto ottenere una compiuta descrizione magnetica del monte uniformemente ad alcune ingegnose idee del Gaus , biso- gnando a ciò molti altri anni di assiduo lavoro , nondimeno i risultamenti otte- nuti non furono privi di utilità , come può vedersi nel piccolo saggio datone dal sullodalo Pelers in una lettera indiretta al sig. del Re e che forma parte essen- ziale del lavoro di cui qui è parola. Con parlicolar cura volsero essi da prima la loro attenzione alla determina- zione de tre elementi magnetici in tre determinati punti dell' Etna : ma tutti \ loro sforzi per avere negli ultimi tempi con sufficiente esattezza l' inclinazione eran tornati vani , dapoichè 1' apparato cos'i detto inclinatorio oscillatorio a cagione delle viti di già alquanto logore e dell' indebolimento delle barre magnetiche ser- venti alla inversione de' poli dava sempre risultaraonli contradittorì. Laonde si fe- cero da Catania a richiedere a grandi istanze il declinatore magnetico della re. già Università , e la nostr' Accademia unitamente all' istrumento inviava in quella Città il socio sig. del Re, affinchè fosse loro di ajuto, e desse opera ad un tem- pò ad eseguire le sue proprie osservazioni , mollo più che una bella eruzione avve- niva allora in quel vulcano. Il viaggio air Etna del sig. del Re , una breve esposizione delle osservazioni ivi fatte in tale occasione , ed un ragguaglio generale de' principali risultamenti 28 1 magnetici otlcnuli priina e dopo dell' arrivo di questo nostro collega , è appunto r oggetto del lavoro del quale siam chiamali a ragionare. Mettendo da banda tutto quanto concerne gli accidenti vari del viaggio , co- me quelli i quali tornano estranei alla scienza , ricliiamoremo l'attenzione dell'Ac- cademia a quella sola parte del lavoro , la quale può venir considerata come utile incremento della Fisica del globo. In primo luogo troviamo esposte alcune ripetute serie di osservazioni falle coir inclinalore magnetico del Gambay \° a Catania nella gran sala de' Padri be- nedettini ; 2° alla cos'i detta Casa Inglese a circa 2942 metri di altezza sul livello del mare ; 3° a S. Nicola dell' arena ; 4" ad "Aci reale. Queste osservazioni eseguite con molta diligenza da' signori Barone di Wal- tershausen , e del Re furon poscia messe a disamina e calcolate , a cagion di uni- formità , dal sig. Pelers , giusta i principi e suggerimenti ricavati dalla teorica dello strumento e da una pratica illuminata. Non ostante le ricerche sulla declinazione ed intensità magnetica che in di- versi tempi erano state eseguite , si vollero di nuovo ripetere per la medesima epoca per la qual avevansi le inclinazioni allo strumento di Gambay , affinchè fi avessero ad un tempo i tre elementi magnetici , e però fu adoperalo , secondo crasi per lo innanzi praticato , un magnetometro portatile , strumento simile ai grandi magnetometri di Gaus. La esposizione e disamina di queste osservazioni , non che le deduzioni dei corrispondenti risultamenti forma anche parte della comunicazione fatta dal Pe- lers al sig. del Re , e da questi fedelmente e per intero riportata. La determinazione del rapporto della forza magnetica alla forza di torsione , r esame della influenza della torsione medesima suU' azimut dell' asse magnetico , la misura della differenza tra quest' ultimo azimut e quello di un punto lontano determinalo per via delle osservazioni del sole , oggetti importantissimi per avere la declinazione, furono eseguiti con tutto quel rigore che oggi si addimanda in simighanti investigazioni , e che ben di rado vediam praticato. Con non minore esattezza troviamo esaminala la intensità assoluta , poiché dopo l'osservazione della influenza di una seconda barra magnetica posta in varie e debite posizioni , si vie- ne indagando il rapporto del magnetismo libero dell'ago col magnetismo terrestre, la durata di oscillazione della barra deviatrice , e conosciuto il momento d' inerzia, si ottiene il prodotto del magnetismo dell' ago al magnetismo terrestre , il qual pro- dotto combinato col riferito rapporto , somministra la cercata intensità assoluti. Dopo quest' esame sul modo come furon calcolale e discusse le osservazioni e dal quale può inferirsi quanto sia da fidare su le deduzioni ottenutene , segue un quadro in cui vengono esposti e messi a confronto i principali risultamenti ottenuti in diversi lempi intorno alle intensità orizzontali assolute , alle declina- jioni ed inclinazioni , e da ultimo un' altro quadro in cui vengon messe in vi- 36 aS2 sia altre declinazioni , le quali benché oUcnute con mezzi di minore esattezza , son tali nonJinieno da far rilevare le influenze delle località sulla bussola. Da questi quadri si raccoglie di essenziale i" esservi in Catania un incremento progressivo oltremodo forte nella declinazione, e che ascenderebbe a 22 minuti per anno se per avventura venisse confirniato da altri sperimenti ; 2° manifestarsi ne' siti più lontani dal cono centrale del vulcano qualche regolarità nelle perturbazioni, nel mentre ne più vicini pajon variare celeramente , ed in ispezialità presso ai lembi ed in fondo al gran bacino detto valle del Bove. Yii;n chiuso il lavoro magnetico in discorso con un paragone de' componenti la foi7a magnetica in Catania ottenuti per via di osservazioni con quelli ottenuti dal calcolo secondo la teoria del Gaus , ed inoltre con alcune osservazioni all'in- clinalorio del Gambay che il sig. del Re volle eseguire in Messina. Risulta dal primo la necessità di dover correggere le costanti adottate dalla teoria , e dalle seconde essere per quell' epoca ed in quel sito , di 55°.6',3 la inclinazione ma- gnetica. La dilTcrenza di longitudine fra Napoli e Catania fu uno degli oggetti che richiamarono 1' attenzione del sig. del Re , e però munito di opportuno cronometro, ed usando tutte quelle regole che soglionsi in tali casi praticare, ci ha fornitala differenza di longitudine richiesta in 3'.25",45. Laonde conchiudiamo , che ove si ponga mente alla importanza delle osserva- zioni magaeliche alle quali fan oggi giusto plauso tutte le Accademie europee , ove si vadan considerando i gravi risultamenti ottenuti e quelli che potrebbero in seguito trarsi da tante esalto indicazioni , e da ultimo quanto sia scarso il n" delle determinate longitudini geografiche nel nostro regno , non potremo non far buon viso al mentovato lavoro , e però proponghiamo alla nostra Accademia che vo- glia inserirlo negli alti come quello die può tornare di utile documento alla fi- sica del globo. G1.ÌNNATTASJ0. Cipoca. Ant. Nobile Relatore. a83 CORRISPONDENZA Letlera indth'tla al eh. cav. Tenore intorno alla Lanuta (T Imperato ; da Stefamo delle Ghiaie Socio ordinario. Si'g. Presidente. Saplenfcmente avvisaste di metter mano alla illustrazione delle diverse piante descritte e figurate dal Colonna , le quali per mancanza di opportuni chiarimenti locali erano state afTatto ommesse da' botanici odierni (i). Io pensava fare altret- tanto per gli idrofiti registrati nell' altra non men classica opera del nostro con- cittadino Imperato , e caduti in analoga dimenticanza ; ma positivi disguidi di salute me ne fecero abbandonare l'idea. Questo lavoro potrebbe servire di tema per una in- Icrcssanle dissertazione accademica e patria, e far sospendere la pubblicazione della seconda Centuria delle nostre Alghe (2) di che faceste onorata menzione (3). P"'raltan- fo neir essermi da voi mostrato l'originale lavoro di Schullz sulla ciclosi delle pian- te , io ricordava la singolare analogia tra la linfa della cara e quella di uno zoo- fito , conosciuto da Imperato (4) col nome di lanuta , e da costui reputato talas- siofito. Per deficienza di hbri opportuni fui guardingo a non darne la descrizione, ma non trascurai di notarne la essenza animale , i naturali rapporti colle idre e sotto il titolo d' idra verticillata (5) ne divulgai colle slampe la sola spiegazione dello figure, destinate a rappresentarne l'unico frammento de' suoi ramicelli rice- vutone in ottobre 1824. Poco tempo dopo annunziavasi da Ehrenberg (6) il ge- nere zoobotrio , e da Quoy e Gaimard quello di dedalo , che ne diedero notizia a Blainville (7) qualche anno prima che costoro (8) lo pubblicassero nel loro viag- gio M\ Astrolabio. Or lo Z. pellucido, che Ehrenberg vide e delineò nello stato di morte ed alquanto alterato dallo spirito di vino , corrisponde alla mia idra ver- (1) Vedi : Giornnic Enciclopedico di Napoli an. X 1815 , tom. 1. p. 1- Jlfemorie per tenirs alte illustra. «I ad ai comenli delle opere botaniche di F. Colonna ; del Cav. M. Tenore. (2) nydrophyt. regni neapol. descript, et icon. pict. Keap. 1829. (3) Progres, delle scien. Nap. (4) La lanuta fuco marino si rassembra a radicamento di erba : di rami bianchi , flestibUi , simiìi a lombrici , di superfìcie ineguale , nel modo de' lacci , fntli d' intrecciatura e vestili di breve lanugine^ Suole nelli suoi stremi finire in germini , posti in tondo a modo di stella o rameggiamento di tmtrtJfa. Uist. nat. Nap. JU)1C. p. 735. (5) 3Iem. su gli anim ». veri. Nap. 1828, HI 203 , tav. XLVIII 1-2. (6 Symb. j,liys. . Anim. evert. phyt. Berci. 1831 , 111 10. (7) Aclinolon ^-aris 1834 , p. 343 , pi. LXXX 16. (8) Voy. de V M(rol. Paris 1835 , IV 290-95, pi. XXVIl; Umarck Ànim. $. veri., 2. ed Paris 1836 li 172. 284 iicillala , mollo dÌTcr?a dal d. mmmzfano di Quoy e Gaimard , la primitiva cono- scenza della quale rimonla a' tempi d'Imperato, e che dopo di me il naturalista prussiano elevò a nuoTO genere e familia Alcxjonelleorum , siccome io aveva pra- ticato, Zooio /no (Zoobolrion ^//r. ). Polipaio fitoideo trasparente, gelatinoso, fisso, composto da rami intrigati , spesso reticolati , carico di polipi ovali con filiformi tentacoli boccali. Z. verticillato (z. verlicillatum D-Ch.). Fusto ceruleo con puntini e talfiata lineette bianche , diafano , gracile , cedevole , cilindraceo-depresso , quasi bi-ango- lare, levigato, sdraiato, stolonifero, dicotomo o tricotorao ; rami alquanto sparsi verticillati , drilli , ristretti in cadauna articolazione da comparire appena clavefor- iiii ; polipcUi disposti in serie laterali , od afibllali nella sommità de' ramicelli , ca- paci di svariati movimenti. Esso di està abbonda nel nostro porto radicato su gli sco"li, o su le cistosaire : ne rimane staccato da' flutti marini al cadere dell' autun- no , e gitlato in grandi mucchi suU' arena : i marinai lo chiamano erba sloppa a causa della sua intrecciala e vellosa natura , figlia de' polipetti pcndoloni e mor- tivi.: in ottobre del i833 Gasparrini ne rinvenne grande abbondanza lunghesso il lido di S. Giovanni a Teduccio sbalzativi dalle burrasche marine, ed a lui indi- cale per uova o placentario di murici. Un singolare e sinora inosservato feno- meno mi ha presentato il suo fusto tuffato nell' acqua dolce : vale a dire di es- sersi tosto corrugalo , sommamente irrigidito , ed immentincnle staccato da' ri- spettivi rami nel punlo de' restringimenti ; mentre la sua sostanza e rimasta affatto inerte al toccamento , sia tenuto in acqua marina, e sia fuori di questa. Fattovi un taglio traversale chiaramente apparisce , che i polipetti solo per la base vi sie- no collocati. Dall' unico integumento esteriore gelatino-membranacco riesce diffi- coltoso separare 1' epidermico velame. La tubolosa e centrale cavità del medesimo contiene infiuili granelli rotondi e mediocre quantità di altri maggiori ovali , ap- pena mobili. Svaporalo un poco di detto umore , tosto scorgesi qualmente i grani suddetti si aggrupjiino in cristallizzazioni crpciforrai a quattro o ad otto aste , e qualcheduna con prolungamento unipennalo. Particolarità da me ravvisata pure noWa. penna (ola rossa, nonché nel sangue della nereide gigantesca (i) e cu- prea , dell' arenicola (9) ce II che ne rende assai pronunziata la correlazione col sugo della cara recentemente analizzato da Raspali (3) , risultante da quasiché pimili arlwrizzazioni , e composto da idroclorato di ammoniaca , da cristalli di clarato di soda , da cristallizzazioni d' idroclorato di potassa e da ellitiche lamine di tartialo di questa. (1) Mem. cil. ^ap. 1828 , II 431 , tar. XXVII 14-16. (2) Diicr. e not. (kgli anim. inveri. Nap. 1811 , III. 102. (3j Sysi. de Chim. organ. Paris 1838, III 113, pi. 12 ade. 283 Ogni polipolio giallo , assai contrallile , è cinto da un sacco fibroso sparlilo neir apice in olio iaciaiclto tentacolari. N' esce dall' inlerno mediano una lunga pro- boscide , tubolosa, in cima circondala da folti e brevi cirrctli , e prò vegnente dal rispettivo stomaco, ovale, sospeso nell'otre anzidetto. Il quale nella base offre gran copia di globetli giallicci o uova orbicolari , depresse , fornite della Purkin- jana vescichetta. SUNTI DE'VERBAU. Tornata de so Giugno i843. Si leggono tre lettere una del sig. Arago Segretario dell' Accademia delle Scienze di Parigi il quale accusa la ricezione de' 2 primi fascicoli del Rendiconto dell' Accademia ; 1' altra del sig. Abate con cui fa dono all' Accademia della sua opera ; 1' ultima del sig. Presidente nella quale si dà conto all' Accademia dell' e- sito fattosi per 1' acquisto da' giornali stranieri. Si risolve di parteciparsi questa lettera al Ministro per far rivalere il detto sig. Presidente delle spese falle di più sulla somma a lui pagala , e per fargli ottenere un novello acconto. Il Segretario Perpetuo dà lettura del Ragguaglio de' lavori eseguiti da que- sl' Accademia da Luglio 184.2 finora, il quale dovrà leggersi nella tornata genera- le de' 3o Giugno. L' Accademia non trovandoci nulla ad osservare l' approva. Si passa quindi, giusta la prevenzione fattane , alla proposta de' candidali per la provvista del socio mancante nella Classe matematica. Sicché il Presidente ge- nerale interino, fatto raccogliere le schede da' 28 Soci presenti e scelti a scrutato- ri il Cav. Flauti ed il sig. Borrelli , le legge a voce alta. Dalla qual lettura ri- sulta aver ottenuto -^ il sig. Paolo Tucci 16 voti — il sig. Nicola Trudi i5 — il 8ig. Fedele Amante i4 — il sig. Leopoldo del Re i3 — il sig. P. A. de Luca i3 — il sig. Fortunato Padula 5 — il sig. Luigi Grimaldi 4 — il sig. Francesco Fer- gola I — il sig. Gabriele Fcrgola 1 — sig. Colonello Costa i — sig. Perrone 1. La terna dunque da rimeltersi alla classe per l'analoga classificazione resta formata da sig. Tucci , Trudi , e Amante. Interviene alla tornata il Cav. D. Francesco Freirc Allemao, Archiatro del- l' Impero brasiliano e Professore di Botanica in Rio laneiro. Si 'presentano i seguenti libri. Descrizione di Catania e delle cose notevoli dei dintorni di essa — Catania in 8". iB4i. Sajjgio sulla realtà della Scienza umana ; di Vincenzo de Grazia — Napoli 1841. tom. 4. 8°. Esame dell' opuscolo pubblicato in Napoli nel i853 dal sig. Mauro Luigi Rotondo, col titolo 1' Egoismo e C amore ; pensieri economico-politici e riflessi relativi ; del Conte Carlo IlarìoQe Pelitti di Rortto. Milano 1841. 8°. 286 Sulla ricerca del centro di gravili e d' inenia di alcune linee piane ; Memoria del Professo- re Gio. Bursolli. Lucca iS43. 8.° De' principi generali e delle applicazioni della geometria e della meccanica alle arti a' mestieri ed alle belle arti. Memoria dell' Architetto Felice Abate. Napoli i843. il". Revisla Irimensal , o Giornale dell' Istitulo geograOco-storico del Brasile : i primi 1 1 fascicoli , Rio Janeiro i84i-4i' Memoria sulle miniere di Minas Geracs ; Rio de Janeiro 184». Risposta del sig. Lippi alle riflessioni criticlie al suo trattato della flogosi. Firenze i843. Tornata de 4 Luglio i843. Dopo la lellura del processo verbale, il Presidente slabilisce che la classe di malcmatica si riunisca niarlcdi prossimo nello slesso locale delle adunanze accademi- che alle li della mattina, dandosene preventivo avviso a Soci matematici, per pro- cedere alla discussione de' titoli de' candidati al posto vacante in detta classe. L presidente propone per socio corrispondente il Cav. D. Francesco Freire Allemao Archiatro dell' impero brasiliano e Professore di botanica in Rio Janei- ro. L' accademia vi acconsente e stabilisce di passarsi al bussolo nella prima oc- correnza che interverrà il Presidente generale interino. ■ Si leggono le seguenti lettere ministeriali. i*. S. E. il Ministro approva che si affidino a' legni brasiliani i volumi de- gli alti per le Accademie dell' Impero Brasiliano e degli stati del Rio della Piata. 2. Si approva che la seduta generale si differisca pe' 9 Luglio. 3. Si dispone un pagamento di due. 8 a favore di D. Giovanni Guarini per spese da lui fatte nell' eseguire l' analisi chimica delle sostanze rinvenute in Pompei- 4. Similmente si fa per im pagamento a favoiC di D. Giovanni Semmola per le spese da lui erogate nel disimpegno di taluni incarichi affidatigli. 5. Un altro pagamento di due. 200 viene approvato a favore de' sig. Luigi Palmieri e Santi Linari per compenso delle spese da essi fatte e da farsi per menare a termine le loro belle esperienze sul magnetismo terrestre. S. E. il Ministro nel partecipare questa sua approvazione ordina e che nel commettere lavori , e sperimen- j ti scientifici debba 1' Accademia prima pro'^ocarne la ministeriale autorizzazione, i indicando la spesa che all' uopo potrà approssimativamente occorrere , come sem- 3 pre si è praticato per lo addietro in simili rincontri j. 6. Si (hspone un pagamento di due. 8. per indennità di cappotto all' usciere dell' Accademia. Il Segretario Perpetuo dà conti de' libri che egli ha inviati all' impero del Brasile analogamente alla ministeriale accennata di sopra, e di quelli rimessi in Londra. 287 Il sig. Domenico Mamone Capria legge una sua memoria riguardante l' a- zionc del ferro sui sali mcrcuriosi e mercurici. Anlidolo pel deuto-ioduro di mer- curio non che pel bromuro dello stesso metallo. Il presidente ne commette l'e- same a sig. Semmola , Vulpcs ed il Seniore Macri. Interviene all'adunanza, presentato dal presidente , l'areonauta il sig. Antonio Comaschi bolognese. / libri presentati sono. Elementi di medicina prulica di R^iffacle Capobianco. Napoli i84'- 8°. voi. 3. Delle vicende e de' progressi della popolazione e delle industrie ne' domini continentali delle due Sicilie — Discorso pronunziato nella Solenne adunanza della R. Società economica di Terra di Bari; di Carlo d'Addosio — Bari 4°. 1842. Giornale statistico dello Spedule de' pellegrini ; compilato da Raflàele Zarlenga — Programma Napoli 1843. Giornale cconomico-rustico di Molise, relativo all' Agricoltura, Pastorizia, arti, industria e Com- mercio—Anno XIX Campobasso 1842- 8°. Diario da viagem pelas Capitnnias da Para , Rio negro , Matto-grosso , Cuyaba et S. Paulo nos annos de 1780 a 1790. S. Paulo 8°. Rivista trimeosal de Ilistoria et geografia. Rio de Janiero 1842. fase. i5 a 16. Sopra alcuni corpi organici che si osservano nelle infusioni , di Achille Zigno — Padova i84i. 8°. Sulla giacitura de' terreni di sedimento del Trivigiano , del medesimo. Padova i84i. 8°. Uulletin de l' Academie royale des Sciences et belles lettres de Bruxelles \ 8° annèe. Bnix : i84i. 12°. Historia e Memorias da Academia real das Scicncias de Lisboa — Lisboa iSSg. 4- fig> Discurso pe la Sossao pubblica da Academia real das scieucias de Lisboa, paro lo segre. Perpetuo Ioacliim losè de Costa de Macedo Lisboa \^!\ò. 8°. Ester Ziisatz zu der Sclu'ift. Ueber dea Galvaoismus als chemiscbes Keilmillel. v. D' Gustav Crusell. Petcrsburg 1842. Cenno suU' aerostato dell'aeronauta Antonio ComaschK Roma 12. fig. 1842. Tornata de 18 Luglio 18 43. Si leggono le seguenti ministeriali. I*. S. E. il Ministro per parte del Direttore di Guerra e Marina dispone che duo Soci a scelta dell' Accademia vadano a supplire il tenente di Vascello D. Luigi Chretien e D. Gaetano Poderoso nella coramcssionc incaricata, della disami- na delle opere militari, onde dar giudizio di un' opera sulla scienza del Pilotaggio. E qui il Presidente partecipa di aver già nominalo a tale ufficio i sig. de Luca e Nobile. 2. Si partecipa di essersi date le disposizioni per pagarsi al Cav. Tenore due. 100 onde rivalersi di due, 4ij55 da lui erogati per l'acquisto de' giornali , ri- tenendo il resto per le spese consecutive. 88 Si legge parimenti una lettera del Presidente Generale interino il quale non avendo poluto intervenire in questa sessione per affari di R. servizio^ ne previene r Accademia , onde la nomina definitiva del nuovo Socio resti Cssata per la ven- tura tornata. Il Socio sig. D. Francesco Bruno, in nome della Commcssionc esaminatrice del- la memoria del sig. Nicola Trudi, formata da lui e dai sig. de Ruggiero e Gian- natfasio , ne legge favorevole rapporto dichiarando la memoria degna di l;u' par- te de nostri atti. L' accademia aderisce al parere della Commessionc a maggioranza di voti. Il presidenlo informa 1' accademia dello slato d' infermila dal socio Cav. Ca- guazzi , e prega i sig. de Luca e Masdca ed il cav. Nauula di andarlo a visitare a nome di tutti i suoi colleghi. Il cav. Melloni presenta all'Accademia il sig. Maurizio Silvin Professore di Mnemotecnica. Questi avea cliicslo al Presidente di permetlergli di dare un saggio innanzi l' Accademia della sua facoltà memorativa. Sicché il Presidente accordata- gli la parola , si fa il sig. Silvin a dimostrare con acconce parole , analogamente a quanto egli ha esposto ne' manifesti dalia stampa, che la facoltà che egli pos- siede di una portentosa memoria, lungi dall' essere un dono naturale, è effelto di un suo metodo particolare col quale, venendo la memoria sussidiala dall' intelletto col dare un senso ed un significato a tulio quello che non ne ha di sua natura, come alle cifre ed a' nomi propri , e dal raziocinio col classificare e coli' associare tutte le idee che non sono classificate ed associate di loro natura , non che col classificar meglio quelle che sono già in qualche modo classificale ed associate, possa ottenersi facilmente una memoria pronta e fedele. Il sig. Silvin afferma che tal suo metodo è a portata di qualunque memoria e di qualunque intelligenza. Egli qumdi invila l' Accademia ad interrogarlo su ciò che si contiene in un opuscolo stampato , che presenta ; vari accademici dopo ciò gli dirigono molte interrogazioni su diversi epoche della storia alle quali egli risponde con prontezza e precisione. Finalmente dalaglisi ima serie di 44 nomi, dopo averla per qualche istante me- ditata , la ripete in diversi sensi e con reiterate interruzioni. Si presentano in dono i seguenti libri. Cenno intorno alle sorgenti della ricchezza nella Sicilia citeriore ed a' mezzi di aumentarla ; di Aniello M. Carfora 5 seconda edizione. Napoli 1842 8°. pag. 72. Discorso dpU' associazione doganale alemanna, dalla sua origine fino al presente, del Cav. Ludo- vico Bianchini — Palermo i843. 8°. pag. 44- Suilc des memoires et observalions de Physiquc et d' bistoirc naturelle; par M. le B. d' Hom- bres Firmas 8°. Nimes i843. In favore della nuova dottrina sull' accrescimento in diametro del caule delle piante faneroga- me ^ nol« del Farmacista Natale Alojsio. Messina i843. 8°. p.ig. ii. 289 Di una legatura dell' arteria ascellare nll' uscire di solln alla clavicola per emorragia al cavo dell'ascella , osservazioni dì Notale CalaDoso. — Messina i835 , 8°. fig. Manuale di noloinia cliirurgicogenerale e topografica di Alf. A. L. Velpeau — primi versione italiana con note del prof. Pasquale Manfrè ; voi. j". ISìukiIì 8". Tornata del t". Agosto i843. Si dà lettura delle seguenti ministeriali. 1*. S. M. approva che le adunanze accademiche si tengano, non più nella sala de' papiri , ma nella 3" Sala a sinistra dell' ingresso del Ueal Palazzo degli sludi , la quale sarà ridipinta ed abbellita convenevolmente. 2. S. E. il Ministro richiede i nolaraenli delle novità e cangiamenti avvenu- ti nel personale della socicìlà Real Barbonica , per la compilazione dell' Almanacco del i844. Il socio sig. de Luca legge un lungo rapporto su di un opera del Visconte di Santarem , diretta a rivendicare al Colombo la prima scoverta del nuovo Mondo. Si stabihsce di passarsi al Rendiconto. D sig. Palmieri presenta all' Accademia un anemoscopio magnetico fallo da lui costruire qui in Napoli. Egli sul disposto dal Presidente ne fa argomento della seguente nota. E qualche tempo che ne' giornali inglesi si parlò di un anemoscopio magne- tico , il quale sebbene importante per la novità del fenomeno che presentava , pure non era acconcio a prescniarc ed indicare altro fuorché la linea del vento senza farne conoscere la precisa direzione. Ma essendosi replicale siffatte sperienzc a"Ro- chefort si assicura che il nuovo anemoscopio non solo indica con la maggiore pre- cisione la direzione del vento, ma ne indica il cangiamento da circa mezz'ora pri- ma. Dietro siffatta notizia ho fallo fare alla meglio sollecitamente un anemoscopio magnetico che espongo alla vista dell' Accademia , perchè lo credo meritevole di qualche attenzione. Esso come vedete consiste in un ago di legno di .'i pollici di lunghezza bilicalo come un ago da bussola. Verso uno degli estremi sono collocale quattro piccole calamite di molla da orinolo , della lunghezza di due pollici, per- pendicolari all' orizzonte co' poli nord in basso e distanti di circa mezzo pollice r una dall' altra. Finalmente un cerchio graduato , o una rosa de' venti , una base di legno ed una campana di cristallo terminano l'istrumento. ISe' pochi gior- ni che ho tenuto in azione lo strumento ho potuto conoscere che l'ago di legno ha una polarità variabile , che resta fermo quando 1' aria e tranquilla , ma sempre in una giacitura dclcrniinata , talché non è mai senza direzione polare : quando l'aria è agitata da venti l'ago cangia direzione e tid volta oscilla da se solo. A cagione della brevità del tempo e della non opportuna situazione di mia casa, non ho potuto assicurarmi bene del suo valore come anemoscopio , ma stimerei oppor. tuno che in qualche osservatorio ne venisse collocato uno , perche in qualche nio- 37 290 do è curioso ed inipoilanlc vedere un semplice ago di legno con calamita senza polarità a\crc una forza direttrice così varia. E prima di avventurare una spie- gaziouo del piacevole fononiono è mestieri di bene studiarlo. Il presidente slabilisce di rimettersi l' istrumonto al sig. Direttore del Real Osservatorio astronomico a Capodimontc sig. Capocci , affinchè se ne osservasse r andamento. Il sig. D. Antonio do Martino legge una nota c( sul forame centrale della re- lina e sulla macchia gialla del Buzzi nell' occhio del feto umano s. Questa nota vien riscrbala pel Rendiconto. Il Prosidcnic, a nome del Conte Zambeccari, presenta in dono all'accademia una mappa del Rio grande da questi rilevata sopra luogo , e la passa al Generale Vi- sconti per depositarla nel Real Uffizio topografico. Interviene all' accademia l' illustro sig. Magcndie, L' Accademia si riunisce in comitato segreto con l' intervento del Presidente Generale interino Cav. Nicolini , per procedere alla nomina definitiva del socio mancante nella classe matematica. Epperò il detto Presidente interino , dopo la lettura fatta dal Segretario ag- giunto per le matematiche del rapporto della Classe , sceglie a scrutatori i signo- ri de Luca e Capocci , e dispone di passarsi alla votazione segreta de' tre candi- dati proposti dall' Accademia ; dalla quale risulta aver ottenuto il sig. D. Paolo lucci 20 voti affermativi sopra 26 votanti , il sig. D. Nicola Trudi i4 ; ed il sig. 1). Fedele Amante 18. Rimane quindi eletto il sig. D. Paolo Tucci a socio ordinario nella Classe delle scienze matematiche , e si dispone farne analogo rapporto a S. E. il Mini- stro Segretario di slato degli affari interni per rassegnarsi a S. M. Si presentano i seguenti libri. Delle vicissiludini e de' progressi del dritto penale in Italia , dal lisorgiuiento delle lettile sin oggi , di P. C. Ulloa. Palermo i84^. 8». Catecliismo filosofico istorico apologetico della religione cristiana del Professor Giuseppe Maz- zarella. — Ni.poli 1845. 8°. Rapport fait au Ministre secrétaire d' état de la marine et dcs colonies , par la Commisslon i- slitiiée par decision royalc du 26 Mai i84o, pour l' examen des questions rélalives à 1' esclavuge et à la constitulion polili'iuc dcs colonies — Relateur en est le Due de Broglio, Picsidenl de ia Coiu- mission — Paris i843. 4'- APPENDICE ANALISI DI LIBRI. Della Biforma delle Carceri , e di uri Opera del conte petitti di Torino intorno alla polemica penitenziaria. — Rapposto del Socio Avv. Pasquale Stanislao Manuni. S1GK0& Pkesidente , Neil' adempiere all' onorevole incarico afGdatorai d' informar 1' Accademia del contenuto in una recente opera del conte Petitti di Torino , la quale à per titolo Esame della polemica insorta sul- la riforma delle carceri (i) , incomincio dal rendervi grazie della opportunità che mi porgete di fa- vellare intorno ad un argomento , che da alcuni anni forma uno de' più cari miei sludi. E comechc mi sia forza rispettare i brevi confini di un Rapporto , e quindi riserbare ad allro tempo V implo- rare il compatimento dell' Accademia sopra un ordine complesso di pensieri e di osservazioni mie proprie relative ad una materia così grave e discussa ; pure confido che anche una sobria esposi- zione del lavoro del Petitti gioverà a far sentire di quanta importanza sia divenuto ormai nelle pre- senti condizioni della società questo argomento della Riforma delle Prigioni , che è 1' obbiello delle meditazioni de' corpi scientifici , degli scrittoli e degli nomini di slato del vecchio e del nuovo mon- do , e sul quale io ò 1' onore di richiamare d' oggi innanzi benanche una speciale attenzione di <|uesta R. Accademia. La luce della civil filosofia avendo, rischiarati i campi della legislaziuo penale , ricercato il vero principio del tremendo ed innegabile diritto di punire che alla società si appartiene , strappate a' giudici le torture , ed a' carnefici gli strumenti di feroci ed immorali supplizi , si riconobbe in fine una verità per lungo tempo disconosciuta; la pena cioè non esser eìcXusìso fine a sé stessa , ma ancora mezzo uà un /ine più elevato ; né starsi la sua inesorabile rngione unicamente nella espiazione lìi un male già avvenuto ed ormai uscito dalla sfera dell' influenza dell' umana libertà , ma alliesi e sopra mito nella prevenzione di mali futuri capaci di essere impediti. Kè andò guari che una riposata me- ditazione suU' esperienza de' secoli convinse gli animi , che de' due motori della umaaa volontà messi a disposizione della società per preservarla dalle individuali offese , il terrore e 1' emenda, il primo di gran lunga inferiore si rimane al secondo: perciocché l'uno non può che combattere con varia fortuna le passioni malvage che lascia intanto sfrcnatamcnle imperversare negli uomini cor- rotti , mentre 1' altra più intenta a svellere le cagioni del male che a reprimerne i fenomeni . ten- (■; Milano ] 1843- 292 ile appunto a correggere ed educar le passioni , ritraendole ne' confini della moderazione e del ri- spello dell' altrui inco1utDÌti!i , e si studia d'informare gli animi ad oneste e tranquille abitudini. Per altro è antica quanto Platone la sentenza , che fa mestieri punire non perchè si è peccalo, tr.a perchè non si pecchi in nmenire ; e si è ripetuto da tutti gli scrittori di ragion penale dover la pena esser corrcggitricc. Ma forse non si ò mai considerata la cosa sotto un aspetto più rigorosamente filosofico : quello cioè della sconvenevolezza che trae seco il racchiudere i propri simili nelle pri- gioni come bruti , senza fornir loro i mezzi di una istruzione morale e religiosa , e tormentarli senza risanarli. La nequizia del pari che la follia son due malattie dell' animo ; ed intanto mentre in ogni luogo generose cure si prodigano a' rocchiusi nelle case de' folli per ricondurli alla ragione, può forse in buona fede dubitarsi se sia indispensabit dovere della società promuovere a tutto potere la morule emendazione de' colpevoli racchiusi nelle carceri ? Quol era non pertanto a fronte di questo principio salutare lo stato de' luoghi di pena per tutta Europa in tempi poco da noi lontani ? Ben lo vide il pietoso Howaro, allorché con nuovo e no- bilissimo divisamenlo ne visitò le principali prigioni , non perdonando a fatiche , spese e perigli , e morendo martire della più eroica filantropia per un contagio nelle prigioni di Smirne contratto. Fu egli che svelò al mondo lutti gli orrori e le durezze con cui una parte degli uomini insensibi- le e crudele opprimeva 1' altra rinchiusa ed impotente. Da per tulio ei non trovò che covili di Ce- re piulloslo che dimore di uomini , miserie , fame, mendicità, sozzure, peste , morie necessaria. Era quella barbarie eredità di molti secoli , conseguenza di tulle le vecchie infamie che avevan disono' rata la legislazion penale. Uomini e donne, vecchi e fanciulli , il colpevole della più lieve ingiu- ria ed il figlio che uvea le mani bagnate del sangue paterno , le viltime della calunnia ed i mostri di scelleratezza , tulli racchiudeva una sola prigione , tutti le aure istesse respiravano. Colà dove pii- pivasi il delitto , il delitto avea la sua cattedra. La pena che davasi al malvagio eru quella di farlo diventar più malvagio ! A' lamcnli che il generoso viaggiatore sparse tu tanta parte del genere umano degradata ed avvilita , si debbono i primi miglioramenti che per allora porluronsi al materiale trat- tamento de' prigiouieii. Chi guidato da eguale carili si alTacciusse oggidì ai cancelli delle prigioni di molli stati di Euro- pi, se in gran parie scomparsa troverebbe l'antica enùralezza, e nieu travagliala la vita de' condan- nali ; sarebbe non però vinto da orrore e da pietà insieme a considerare il degradameuto morale in cui li gitla l'assoluto difetto di ogni educazione religiosa , morale ed intellettuale nelle case di reclusione. E se più non troverebbe P oscena confusione de' sessi , ben troverebbe quella dell' età, la scelleratezza invecchiala che ignora il rimorso, accanto alla colpa bambina capace di penlinienlo ; ben troverebbe nelle prigioni tante scuole permanenti del vizio , tante fucine di nuovi sociali peri- eli ; ed invocherebbe suU' immenso disordine le illuminate cure de' governi. Avvi chi schivo si mostra di divider lo zelo della nobile intrapresa , quasi avendo a nemici della civil quiete coloro che tanto pensiero si danno del miglioramento di una classe, la quale al a società orrecò danni ed olTese , e che indegna vien quindi reputata di esserne conforXala di pietà e di bcnefiii. Ma gravissimo è l' errore di chi prosa in colai guisa ; dappoiché fatta pure astrazione dalla sublime massima della carità insegnata dulia religione che noi professiamo, è ben facile il comprendere che la grande opera della emendazione morale de' prigionieri non riguarda tanto l' in- Jividuale vantaggio ili costoro , quanto l' interesse della società stessa , acciò questa senza terrore e diUìdcoij possa riaprir le braccia al condannato dopo la espiaiione della pena , e non abbia a 293 troTarc in lui un mostro indomabile ed un nemico perlioace e pericoloso , pronto ognora a squar- ciarle nuovamente il seno con mani sacrileghe e nefande. Sieno rendulc grazie alla civiUà del secolo ; pocle sono oggimai le menti che tuttora annebbia un sì grossolano pregiudizio : e la riforma delle carceri, concepita primamente in Italia per opera pre- cipua di un Pontefice Romano che visse sul principio dello scorsa secolo , vcdesi da So anni pro- mossa con g.ira nobilissima da ambe le rive deli' oceano ed in America e nella nostra Europa i ed in quesl' ultima specialmente nella Svizzera , nella Francia, nel Belgio e neh' Inghilterra. Ma incominciata appena la riforma penitenziaria , avvenne che i promotori della slessa accor- dandosi interamente quanto al principio, si fecero a seguire Ire diversi sistemi, quanto a' mezzi di applicazione propri a ridurla ad atto. Gli uni tenaci di antiche usanze , non chiedevano altro che la sola classificazione de' prigionieri ; gli altri intimamente persuasi della insufficienza di un tal prov- vedimento , facevansi sostenitori chi del metodo di reclusione praticato in Filadelfia, quello cioè del- ''isolamento continuo ed assoluto de'' prigionieri nelle celle.) chi del metodo praticalo in Auburn, cioè del cosi detto isolamento morale , consistente nella sola separazione nollurna de' prigionieri in altrettante cellet- te , e nel lavoro diurno ntlle officine comuni , con la regola del silenzio. L' esperienza in seguito di- mostrava in modo da non lasciare dubbiezza ulteriore la impossibilità di adottare un criterio ragio- nevole e sicuro per la classificazione de' detenuti , e la inevitabile permanenza della maggior parte de' temuti inconvenienti anche dopo qualunque classificazione^ in guisa che ormai quel primo partito si venne a poco a poco scemando e disperdendo. Ma piti pertinaci crebbero le dispute tra i seguaci delle altre due opinioni , ciascuna delle quali vanta nomi illustri , ed allega in suo prò i risultamenti dell'esperienza, e le cifre della stalistica. Niun' altra cosa forse quanto la quistione penitenziaria à dimostralo come sia facile l'abuso della statistica , e come le cifre possano piegarsi alle più contrad- ditlorie deduzioni di fallo , perciocché tra gì' innumerevoli scritti che le due contrarie scuole àn finora dato in luce , alcuno non ve n'à che non invochi in sostegno del proprio assunto l'autorità de' calcoli statistici. Questo contrasto à nociuto di molto alla diOTusione della benefica riforma ; dap- poiché ì governi prudenti àn temuto di determinarsi per un sistema che forse si scoprirebbe più lardi meno proprio al conseguimento dello scopo ; e lutti gli animi oggi sono sospesi , aspettando dall' esperienza e dal ragionamento nuova luce che finalmente rimuova questo stato d' incertezza e di dubbio , e tragga dietro di sé una universale persuasione. A questo fine tender debbono d' oggi innanzi i lavori di coloro che scrivono sul miglioramento delle prigioni. Il nostro benemerito socio sig. conte Ilario:(e Petitti di koreto , Consigliere di Slato di S. M. il re di Sardegna , autore di molle opere assai commendevoli di pubblica economia , si fa appiinlo ad esaminare nel suo ullimo libro questa polemica penitenziaria , considerandola nelle più recenli produzioni delle due opposte scuole ; tra le quali produzioni egli sceglie come le principali da un lato alcune dissertazioni del marchese Carlo Toeiiiciani di Firenze , e dall'altro un opuscolo fran- cese del cavaliere Caslo Lucas. Alla esposizione de' quali lavori tien dietro quella ancora di alcuni altri messi in luce sul medesimo argomento dal principe Oscar di Svezia , e da' sigg. Alaczet e Recis-Allier in Francia. Delle opinioni professale da tutti questi autori il sig. Peiuti istituisce pon- derata discussione , e pronunzia imparziale giudizio. Il ToRsiGiANi , giovine patrizio fiorentino , di colto ingegno e di animo nobile , reduce da alcuni suoi viaggi negli Stali Uniti di America , si manifesta caldo settatore del metodo filadel- fiano , benché con una buona fede che l' onora , non dissimuli mollo doversi ascrivere del buon successo con cui la segregazione assoluta è stata sperimentata in quelle contrade , alle condizioni de' luoghi ed all' indole de' popoli. Riduce egli a quattro i requititì a' quali un buon sistema di deten- 294 zìone soddisfar debba '. la sicurezza dalle CTasioni , la salubrità , la intimidazione in fine , e la emen- dazione morale de' racchiusi , i quali due ultimi requisiti sono inerenti allo scopo stesso della pena. II ToERiciANi crede ottenersi meglio quelli della sicurezza^ della inlimiduzione e della correzione coi metodo filatlcìfiano , cautamente confessando non potersi con cgual certezza affermare clie la salu- brità sia del pari conseguita in quel sistema cbe nell' opposto- Chiude il suo lavoro con proporre il nuovo disegno di una carcere a costruirsi per 1' applicazione del principio fiIndelCano , la quale , secondo egli pensa , ollontanerebbe parecchi inconvenienti che a quel sistema sono stali rimproverati. Il Petitti tenendo dietro a' ragionamenti del Tobriciani , avvisa che la ^icurr::a dalle evasioni ne' due sistemi di Auburn e di Filadelfia sia egualmente conseguibile , sol che nel primo si eser- citi la necessaria vigilanza per impedir qualunque concerto di ribellione o di fuga ; che le espe- rienze crescenti ed i pareri di illustri medici , specialmente di quelli intervenuti al terzo congresso degli scienziati italiani nel i84i in Firenze, lasciano ben poco a dubitare della influenza nociva e pericolosa della segregazione continua sulla salute de' detenuti , tanto sotto il rapporto della mortalità, che sotto quello della follia facile a generarsi dalla prolungata solitudine \ pericoli i quali appariscono poi anche maggiori per le popolazioni de' nostri paesi meridionali , più assuefatte delle altre a vivere ad aria libera ed a godere delle sociali comunicazioni : che la regola filadelfiana ottenga l'utilissimo fine della intimidazione , ma che non possa senza pericolo di eccesso appropriarsi alle lunghe detenzio- ni ; e ciò essersi riconosciuto dagli slessi seguaci di quella scuola , i quali nel chiedere la introdu- zione del sistema non mancano di convenire della necessità di una riduzione graduale della durata di tutte le pene scritte ne' codici ; e tra questi il rispettabile sig. Julios di Berlino nel formolare una tale riduzione , assimila la reclusione a vita usala attualmente a soli sette anni di reclusione £• ladelfiana : che finalmente la correzione del delenulo non sia veramente agevole ad ottenersi nel si- stema di Filadelfia e per lo difetto dell'assistenza comune al divin culto , e per la quasi impossibi- lità di concedere a tanti detenuti nelle rispettive cellette le cure necessarie a far penetrare ne' loro animi un' assidua e reale istruzione tanto morale che religiosa. Il Petitti insiste sopra tutto e con r:igione sulla massima inQuenza dell' elemento religioso , troppo finora trascuralo negli ordinamenti penitenziari. Trova pure insuperabile la difGcoltà della spesa immensa di esecuzione richiesta dal metodo filadelfiano , specialmente secondo il disegno proposto dal Tokhigiani , la quale spesa vien dimostrata con accurato calcolo assolutamente fuori la sfera de' mezzi , de' quali ogni stalo possa di- sporre per qucslo ramo del pubblico servizio. L'opuscolo del Ldcas, Ispellor Generale delle prigioni di Francia, uomo profondamente addottrinalo nella materia ed amico dell' umanità , è stato scritto per discutere la relazione fatta alla Camera de' De" pulati di Francia dal sig. Tocqueville., intorno al progetto presentato nel i84o da quel Ministero per la riforma dalle carceri francesi. Nel progetto di legge presentato dal Governo manifestavasi l'i- ,jea di sopprimere i bagni , di classificare le carceri , ordinando la separazione delle varie specie de' detenuti , di obbligare al lavoro ogni classe di condannali , di confermare i molti miglioramenti già introdolli in parecchie carceri della Francia e nella disciplina e nelle costruzioni per assicurare la separazione almeno notturna dc\lctcnuli \ e di far poi semplici sperimenti dell'applicazione del sistema filadelfiano nelle case di forza da sostituirsi a' bagni , nelle case centrali e nelle prigioni di- partimentali , senza intanto dar determinazione alcuna sulla pi'efercnza del sistema — Nella Commes- sione creata in seno alla Camera per preparare la discussione di questo progetto , il sig. Tocqueville, eletto a Relatore di essa , dopo di aver declamato contro 1' aumento de' reati ìli Francia che in massima parte attribuisce all' influenza corruttrice dell' attuai sistema di reclusione , sostiene indispen- sabile che il Governo determini fin da ora in modo assoluto e diffiuilivo il futuro sistema delle car- ceri , prima che si eseguano le nuove costruzioni ; poiché la costruzione di un carcere, egli dice , nanche il Putitti , che il Ldcas siasi taciuto sulla necessità di sopprimere 1' infamia legale annessa dalle leggi francesi alla pena de' lavori forzati : ed invero dichiarare un uomo infame per sempre e poi volerlo corretto ed onesto all' epoca della sua liberazione è una di (juelle contraddizioni che fanno il disonore della mente umana : d' altra parie 1' infamia è pena lieve , anzi nulla per 1' uomo corrotto e profondamente scellerato , incallito al peso della pubblica riprovazione ; pena immensa ed 'ncalcolabile per l' uomo civile ed educato , caduto per accidente o sventura nel delitto: finalmente non poche volte si è sperimenlala la impotenza della legge sul!' opinion pubblica ; ne al cerio la condanna di un Socrate e di un Aristide a qualsiasi infame pena avrebbe mai potuto essere un comando bastevole a cangiar 1' opinione universale onde essi ottenevano onore e venerazione. Son già noti da gran tempo questi ragionamenti sulla infamia a chiunque abbia familiari le dottrine della scienza penale : ma in Francia , ed in molti siali che pur si vantano avvaniati nella civiltà , questa pena è mantenuta tuttavia, mentre con ragionevole orgoglio noi napolitani possiamo additarla cancellala dal nostro codice penale fin dal 1819, come il Petitti non omette di ricordare con evidente compiacenza. Daidiimo fa parola delle società ili patronalo istituite in molli stati con mirabili eflelli , assegnandosi ogni liberato dalle carceri ad un patrono scello tra i notabili cilladini , il quale volontario ne assuma la paterni direzione , vegli i suoi futuri diportamenti , lo introduca nuovainenle nella società assicurandogli l' im- piego del proprio lavoro , ed ei slesso lo abbandoni infine alla più severa vigilanza ddla pubblica au- torità , quando si avvegga che quegli per avventura volga di nuovo i suoi passi per la via della per- dizione , e sia da temere che si macchi di novelli reati. Delle altre produzioni esaminate dal Petitti , quella del Principe Ereditario dì Svezia è un la- voro di tanto pregio ed importanza che meriterebbe lunga e separata analisi. Per ora ci basta riferire col Petitti che 1' augusto scrittore , dopo alcune belle ed umanissime considerazioni sulla natura delle pene f dal novero delle quali, egli, chiamalo un giorno a regnare, non dubita di proscrivere la pena di morte) , e dopo una succinta e giudiziosa storia della origine e del progresso della riforma delle carceri , istituisce un esame comparativo delle condizioni de' due sistemi filadclfiano ed auburniano : e mentre teoricamente professa le dottrine fìladelGane , arrestato poscia dal senso pratico che lo distingue , ne' farne l'applicazione pende in vece assai più verso V auburniano f slimandolo acconcio a mettersi in opera in tulle le lunghe detenzioni , come altresì pe' recidivi, per coloro che lungamente rimaserg fiol lezzo immorale delle attuali carceri , e per luti' i casi di dubbia possibilità di una radicale <• memlazione — Il libro del Principe Oscar negli ultimi due anni à prodotto gran frullo non solo nella Svezia , la cui Dieta à volato la somma di un milione, destinandola alla riforma delle carceri di quel regno ; ma benanche nella vicina Danimarca , dove il re , previo avviso de' quattro stali provinciali^ à con tua ordinanza prescritta la riforma delle prigioni con un sistema misto della regola yf/apa ) 1' alleozione di quel coiiscsso sulla necessità della inti'odiuiunt della riforma penitenziaria nel nostro paese , e sulla convenienza di cominciarsene il saggio e i'jp- plicazione nel nuovo Gran Carcere Centrale di Avellino , eiù che ogni altro mai capace di essere con leggiere niodifiea^ioni materiali disposto ed accomodato a questo piimo speiimculo. Il Consiglio fece eco alle sue parole , ed in tutti gli anni à supplicato fervidamente il Sovi'ano , perchè la proposizione fosse accolla , pronun/.iandosi benanche , in conformila delle idee del Relatore , per un sistema di detenzione misto , e tale che auUa base del lavoro comune conciliasse tutt' i vantaggi del metodo filadelfìano , e iiiuno dcgl' in. convenienti. E mi gode 1' animo nel riferire , che S. M. il Re N. S. con un primo Riscritto del 1840 ti degnò fare aperta in modo non dubbio la sua volontà , dichiarando giusti ì voli del Consifilio CcneraU; del Principato Ulteriore , td ordinandone 1' adctnpimcnto , eoa uTcr prescritto al Consiglio «99 ,tesso di compilare 1' analogo progello di un Regolamento. Ma il Consiglio modestamenle rimostrò non credere i propri mezzi buslevoli a questo lavoro ; meglio convenire a' dotti , a' giureconsulti •gli uomini s|)t'tii"linenle versati nella materia apparcccliiare gli elementi del progetto , ed a' sommi ■roministralori dello Sialo il discuterli. Allora il Re con allro recentissimo Rescritto del 12 aprile 1843 si degnava rimetlcrc alla Consulla del regno la discussione plenaria della quistione , che è la •tessa che ferve in tante parti di Europa , ed ordinare clic si proponesse il sistema più opportuno alle particolari condizioni morali , fisiche ed economiche del paese- Resta solo , che siccome nelle altre contrade di Europa gli uomini di stalo e gli amministra, tori , pe' quali il tempo è prezioso e consacrato alle iwporlanli cure della cosa pubblica , anno in» Tocalo i lumi della scienza sull' ardua e vasta quistione j e le notizie e gli eleraeniì tulli necessar- alla soluzione della medesima furono ad essi largameiile somministrati da appositi lavori di corpi scienlilici o di srritloii della propria nazione ; cosi T cgiial bisogno oggi si sente appo noi : anzi maggiore , perche inollipl leali olire ogni misura gli scrini sopra cosifiutta controversia , più si av- verte la necessiià di un libro , destinato a raccogliere nella più breve mole possibile quanto basta fornire la conoscenza di ciò che altrove siasi dello , praticato e discusso , e che aiuti a far discerne, l'e in tanta confusione di opinioni ed in tante contraddizioni di riscontri stalislici il vero ed il di- mostrato dal falso e dal probabile j quali sieno i punii da tenersi ormai per islubilili e non su- icellivi di ulteriore discussione, quali le qiiistìoni tuttora incerte e degne di esame, quali gli ec- cessi onde e sempre prudente consiglio tenersi lontani , quali in fine le modificazioni forse richieste dalle particolari condizioni del nostro paese , de' nostri popoli , delle nostre leggi. Quanto a me, essendomi consacrato a tali sludi, da' quali son convinto non lieve ulililà po- ter venire al peifezionamento delle nostre istituzioni penali ; spero poter fra non mollo tempo sot- tomettere al vostro compatimento un mio lavoro scrino appunto con tale intendimento : e la bon- tà delle inlenzioni e l' iinporlanza dello scopo forse otterranno scusa al poco valore dello scrittore. In tal guisa , se quest' Accademia fosse per giudicarlo non indegno di veder la luce , e non del tutto inutile alla pendente discussione ; avremo anche noi imitato 1' esempio degli altri corpi scientifici che in fviropa anno operosamente conlribuilo a procacciate a' loro paesi la inlroduzionc della rifoi^ ma penitenziaria , e non sarà questo 1' ultimo de' molli titoli dell' Accademia slessa a ben merìlar* da lutti coloro che unno in onore l'umanità , la morale, l'incivilimento , il bene pubblico. Stob|4 Ratubale. — Histnire natarelle des Canarics ; par irEan et bertuelOt (vedi Rendiconìo toni. 1. pag./{Zge tom. 11 png. \ii J. Terzo articolo — pbytogrjpbu CANjtRiEUsis. Questa parie dell'opera dei Signori Webb , e JJerthclol sulle piante delle isole Canarie non è meno pregevole delle altre , delle quali ne' precedenti numeri di questo Rendiconto si è dato im •unto. Ottime sono le descrizioui , e le tavole delle quali è fornita ; le piante vi sono disposte per famiglie ; e finalmente sono di mollo interesse per la scienza le osservazioni organografirhe , e 1« notizie di gcogralia botanica , che han rapporto alle piante dagli Autori descritte ; ma affinchè i lettori possano meglio valutarne l' importanza , ne accenneremo le novità le più rilevami. Nella fjuii};lia delle Kdimiiruliicce la sola specie nuova che vi troviamo descritta è 1' Adonii intermedia^ la (piale dislinguesi dulia microcarpa , e iXM' ciesiivalis per avere i frulli angolati, irregolarmente rugosi , forniti di un dente alla parte anteriore della base con due altri laterali più piccoli , ma privi di denti nella parte superiore , ed interiore , ove bensì sono rilevati in una gibbo- •ilk ottusa , situata sotto il breve rostro che li termina , come utW' Adonis Jlammea. Ricbiamiamo 3oo (a di questa specie l' attenzione dei nostri Botanici , perchè irovandosi essa nella Francia meri- dionale , dovrcbb' essere anche indigena del nostro paese. Descrivendo essi il lianunculus cortusae- foliiis ne additano migliori caratteri onde distinguerlo dal creliais , col quale spesso è stato con- fuso ; solo non siamo di accordo con i dotti Autori della riunione fotta del Banunculus opliioglos- tifolius col fontanus , perchè crescendo ambedue queste specie presso di noi , si scorgono sempre diversissime per la loro durata , senza parlare d' altri più rilevanti caratteri. Tr,i le Rutucce viene da essi ammesso il Genere Rutena di ÌHcdiais per la Ruta pinnata. Kelle Z'^n/lltiicce vicn descritto come nuovo lo Zigophyìlum nlbam Dcsf. col nome di Zigop/ijUum Fontanesii , perchè diverso dalla specie Linneana. Nella famiglia delle Malvacec vi osserviamo con- servato il genere Abdttlon di Kant ; son riuniti in un solo Genere , e forse con molta ragione , alla Malva alcune Lamiere , come sarebbero 1' arborea , e la eretica ; e fondati due nuovi generi , cioè Saviniona per la Lamtcra aecrifolia , e Navcaea per la Lai'atcra phocnirea. Di non lieve momento son da slimarsi i cambiamenti fatti u\ solo Genere Hvpericum. Kitenuto questo per lo Hjpericum pcrforalum, glcmdutosum , e condunatum , conservano il Genere Webbia dello Spach per l' Hypericum Jloribundum II. Kcw. , per 1' //. canaricnse Lia. , e per 1' H. canariense H. Paris. , che distinguono col nome di If'ebbia platiscpnia ; ed al Genere Androsemum Ali. vi rife- riscono r H. canaricnse Brouss. col nome di A. Webbiamim. Il chiarissimo Bernardi avendo a ra- gione stabilito il genere Platictipnos per la Fumaria spicata , vien da essi adottato , avvertendo che vi si debbono anche riportare la fumaria corymbosa , e forse anche la Fumaria turbinata Smith , su di che non possiamo pronunciare alcun giudizio non conoscendo le specie anzidette. Sovra ogni altro fermano la nostra attenzione le osservazioni critiche sopra il valore dei ca- ratteri , presi per norma da diversi autori , nel distribuire in tribù la famiglia naturalissima delle Crocijcrr. Essi avvertono , che in una serie naturale a torto sono allontanati i generi Erysimcm, SisTUBRnjM , Hesperis , e Malcolmia , dal Cheirantbus, Nasturtium , Barbarea , Matthiol* , e da questi la Bbassica ; da che la posizione relativa della radicetta ai cotiledoni è un carattere facile a va- riare non solo nei generi della stessa tribù , ma anzi nelle specie del medesimo genere. Per tali conside- razioni non ammettono che quattro sole tribù nella loro flora , cioè quella delle C/icirnnloidce , delle Brassicee . delle Clipcoke , e delle Ibcridcc ; riportando alla prima i generi Arabis , Matildola , Di. croamhus , Kutoceras, Nasturtium, Barbarea, Dcscuriana , Pachipodium , Chnmaepìium ; alla seconda la Sinapis , Eruca , Succovia, Erucastrum, Raphanus , Hirschfcldin , Rapistrum , Cratnbe. ; alla terza la Lobularia Desi'. ; ed alla quarta lajundraba , Sciicbicra, Curonopus, C/nocardamum , Cnpscllo : e volendo noi dire particolarmente qualche cosa dei generi noteremo , eh' essi propongono il geiiei-c Dicliroantlms pel Chciranihus mutiibilis ( scoparius di Sruuss. e WiUd. non Del. ) , al quale conservano il nome di cincrcus impostogli dal Poir ; il genere Dcscuriana pel Sisymbrium Irio e milli-fuliuin ; il Pacltfpodium pel Sisymbrium crjsimoides , al quale secondo essi riferirsi dovrebbe il barsifotium , Co- lumnae , e pannonicum } e rimandano \l Sisymbrium <£idnale al genere Chamaepiium di Waltr, Nella icconda tribù al genere Erucaslrum di Scliimp. , e Spcn , riportano una specie nuova col nome di Erucastrum canuritmc ; che pel suo abito molto si rassomiglia alla Sinnpis iim/ili xicaulis Dcsf. Trattando del genere Baph/inus sono molto pregevoli le osservazioni dell' illustre Gaj , e degli stessi Autori sulla struttura delle silique del cennato genere , e del Raphanistram , dulie q\iali li- sulta , che malamente sono stati separati , quantunque le silique del Raphanus offrano qualche loro particolare carattere. Al genere Hinclifcldia di Mocnc/t riportano la .Sinnpis inrnna. Nella tribù delle Clipcoìce adottano a preferenza il genere Lnbularia Desi'. , invece della Koniga dei chiarissimi Adiinson , e Brown , per V Alj'ssum maritimum , descrivendone altra nuova specie col nome d' inter- media , distìnta da quello per i fiorì sforniti di odore ; non che per le siliquelte con uno o due icmi , e confermano l'osservazione fatta dal lodato Gay ùa dal i83o di trovarsi le quattro glan- 3oi dule ioDanzi ni filamenti , non dietro di essi. Finalmente nell' ultima fatniglia delle Jhcrìdee ripor- tano la Siscalelln auriculata al genere Jondraba di Mcdicns ; dislinguono la Scncbeira dal Corono- pus , e propongono il nuovo genere Cynocardamam pel Lepidium virginicum. Nelle Resetlacce conservando il genere Reseda soltanto per talune specie j come sarebbero l' alba 1 la fruliculosa , e per una nuova che chiamano Resaeda Crystallina , fan notare che in queste si trovano due stirami carnosi , brevissimi , e caduchi inseriti su di ciascun dente della capsula , e che questa si osserva aperta prima della Corilura , si chiude nel tempo della medesima, per aprirsi di nuovo nella fruttificazione. Ammettono il genere Liiteola Tuurn. , per la Reseda tu- tcola , lutea , e ne formano un nuovo per la Reseda subulata e dipelala , che chiamano Rese- delia.— ¥ta\c Violane sono riportate al genere Mnemion dello Spach , la paiola tricolor ^ eie specie affini , aggiungendone due nuove che chiamano palmense , e cheiranthifolium , fra le (|uali questa ultima è certamente molto singolare per le sue foglie ricoperte da un denso tomento bianco , come nelle Mtitliule. Tult' i generi proposti dallo Spach negli /I/m. des Seicnc. nat. eoi. 6 p. i43. , per la famiglia delle Cistinee sono adottati dii nostri autori j tali sarebbero il Tubcraria pel Cistus gut- tatiis , e tubcraria ; lo Slephanocarpus pel Cistus monspclicnsis , il lihodocistus pel Cistus vaginatus j e non senza ragione hanno essi riunito in una sola specie l' Hclianthemum ledifolium , e nilolieum. Passando alle Cariofillee descrivono una nuova specie col nome di Silcnc nocteolens , e riuniscono il JD. vclutinus al D. prolijer , rispetto ai quali è da notarsi che non la pubescenza soltanto , ma un marcatissimo carattere dei semi , è più che sufficiente per farli ben distinguere. Sono pure da notarsi le osservazioni da essi fatte sulle specie del genere Tamarix , e su dei migliori caratteri che servir possono per riconoscerle , specialmente la Tamarix Canariensìt dalla T. Gallica, con la quale spesso si è confusa. Commendevoli del pari , e da non trascurarsi sono le altre osservazioni organografiche sulla famiglia poco ben illustrata delle Crassulacee. In conseguenza di queste essi han creduto ragionevol- mente di poter stabilire dei nuovi generi , come VAithales pel Sedum rubens , e decandrum V Aichry' soli pel Sempcrrìvum teetorum ■, punctatum , radica/is , tortuotum e pigmceam: V jieoniam pel S'emper- fii/um crueulum , strepsieadum , Smitlùi , barbatum , Lindoejf , Goochiae , ccespitosum , balsamiferum , Haivortii , /loloclirjsum , urbicum , cilialum , canariense , non che per le specie dubbie undulatum , cuneatum , Jouiigianum ; la Gr^icnoi'ia pel S. aureum , e dodronlale ^ e finalmente il genere Petrc- p/tjscs pel S. puhjihylluni , bracìiyeaulon , ed agriosluc/ijs j né dubbiamo trascurare che col nome di Umbilicus Hi-ylandianus vien descritta e figurata una novella specie molto prossima all' Vmbilicus lutea. Trallanilu delie Calice fan notare, che la grande specie quasi inerme e con fruiti mangerecci da remoti tempi coltivata neh' Italia meridionale si debba riferire uW'O/Mntia fuus indica , non già ^• VOpuntia eulgaris Haiv.\ specie sulla quale di già il chiarissimo Cav. Tenore nella sua Sylloge p. a4o. (an. 1 83 1 ) aveva promossi dei dubbi ; ed essi avvertono che la Tera Opuniia i-utgaris Mill. , da non molto tempo trasportata dall'America settentrionale in Inghilterra dal sig. Frasrr figlio , e assolutamente diversa. Intanto a torto riuscono insieme coli' Ojiuntia Ficus indica V Opunlia Amvclea Tea. , polendo asserire per propria osservazione , che ambedue le cenn:ite specie si perpetuano da' semi , e si conservano costantemente diverse. Ammettono il genere Cilrulliu deUo Sc/irader Im le Cucurbitacee, e fondano fra le Rosace il genere Bencomia pel Potcrium caudatum, aggiimgendovi l' al- tra specie col nome di Mceijuiniana. L' ultima famiglia compresa in parte nei fascicoli che abbiamo presentì è qocUa delle Legu- minose. Troviumo fra esso bene illustrata e figurata VAnagyris iati/olia , che si distingue dalla no- *ln A.falida , cui molto somiglia, per i fiori più grandi , e per l'ovario densamente tomentoso , che nella nostra è appena coperto di sparsi peli biancastri. Vi troviamo pure, fra l' Ounnis, dcsnilta una bella specie col nome di Aebecarpa, e riunite sotto VOnonis iialnr come varietà la ramoiisiimn, 302 e la hispanica , come pure 1' Ononis riclinata Un. con ^Ononls mollis Safi , ma per i saggi che ab- biamo presenti p:ire che ambedue qiiesle riunioni non possano ammettersi, (lonservando il genere TcUima di Mfdictis notano quali ottimi caratteri possono ricavarsi dallo stimma per distinguerne la «pecie che vi riportano , e che sono la Gcnisln canilicaiis , niniliricnsis , cnmiriinsis , congesta e li- nifolia , il Cy/isus ramosissimus Poir. , non che due nuove che cbiamjino stcnopctnln e rosmarini/o- fin. Ad un nuovo genere designato col nome di Sparto-Cylilus riuniscono lo S/iarlium nubigcnam, ed una specie nuova delta filìpes. Al genere Relama di Boiss. riportano la Genista monosperma di Lind'ey col nome di R. Bliodorhizoides , la G. monosperma Lin. , e (piella di DelHc , che chia- mano R. B/iaifim , per le quali specie merita di esser letta la memoria dello Spneh. inserita ne- gli Ann. des Selene, nai. an, to v. 19. ; al Sarnthiminus di Vimm , riferiscono lo Spnrtium sco- parium , rimanendo al genere Spartium il solo S. juuceum , mentre lo Spneh I. e. riserba questo genere , come fu stabilito dal Tvurn. per alcune specie soltanto del genere Rctama Bois. Sono pure degne di considerazione le osservazioni storico-criticUe sul genere Cyliius , e su dei caratteri che possono aversi dal calice , e dalla caruncula di semi per distinguerlo dafjli affini. Sotto il Metilolus sutcnla vien riportato con un segno di certezza il M. compnela Satzm. , su di che nemmeno siamo di accordo con i chiarissimi autori. E qui raetliam fine al nostro breve esame intorno all' opera indicata , sembrandoci di averne fatto rilevare i pregi più notevoli di esaltezza e novità scientifiche, che nel corso di essa abbiamo creduto rinvenire. Quanto poi potrà riguardare la geografia bota- nica , ed altro particolare , sarà discorso con più precisione tosto che ci verrà rimesso il compi- mento di questa parte. G. GcssoHE. Geocsìfia. — Ricerche storiche critiche e biblUvrafichc sopra Amebico Vespocci , del sig. Visconte di Samt\bem, mcmbrii di molle Accademie e della Società Geografica di Parigi , e della Società Ecale di Geografia di Lonilra. Cenni letti nella R. Accademia delle scienze dal socio ordinario Feedinawdo DE Loci. Dopo lo scuoprimento dell' America , più di 3ooo opere hanno trattala la storia e la geografi» del Nuovo Mondo , e intanto molti problemi sono rimasti insoluti ; molte regioni non descritte per- chè non ancora esplorate ; e , quello che è più , non dilucidali molti punti di storia geografica , comechè comuni all'Europa e all'America. Le ricerche si sono oggi cosi moltiplicale; le disamin» sono divenute così piene di difficoltà di ogni maniera , che i dotti più accreditali hanno impreso a trattare piuttosto delle monografie americane , anziché ingolfarsi nella generalità di tante ricerche. Tali sono le tre opere delle quali il chiarissimo geografo signor Visconte di Sanlarem ha fatto dono a questa nostra Accademia Reale delle Scienze. Nella prima di queste opere, di cui diamo ora questa breve notizia , l' illustre geografo portogheit li» riunite tutte le ricerche storiche , critiche e bibliografiche da lui falle sulla scoperta dell'America , topralutto nella quistione che risguarda i due viaggi , nel i5oi e nel i5o3, che Americo Vespucci volle far credere di aver egli intrapreso per conto del Portogallo , quistione alla quale nel i8a6 era »Uto egli chiamato daU'illnstre signor di Navarrete presidente dell'Accademia Reale di Madrid. Vi sono delle epoche tristi nella storia , le quali favoriscono le imposture di ogni maniera , so- pra tutto ne' tempi ne' quali alla credulità è di appoggio una grande riputazione. Tale fu quella nell» quale sorgeva in Alene il fondatore dell' Accademia , che seppe riunire nella sua persona tutta I» glori» della Scuola di Crotone, quando 1» più crudele e la più ingiusta persecuzione ovea dispersi o «n- 3o3 iipguti nello stesso loro «angue gì' illustri e infelici SlosoG pitagorici : e tale fu anche ad un di presso I' epoca dilla scoperta del Nuovo Mondo , almeno per riguardo ai viaggi cbe in quell' età i più ar- dili intraprendevano per lutt' i versi. All' epoca della scoperta dell' America la cosmograBa ignorata dalla generalità cominciava a sortire dagli artigli della censura : era quell' istante di tregua che suc- cede alla tempesta. Si riproiUiccvano le notizie di certi viaggi , sopratullo degli arabi Cuo alla Gin» coperta ancora da un denso velo , che tutti ripetevano col nome di Culai, e cbe comunemente ere- devasi molto più avvaniala verso l'oriente e però più a[)prossimata all'Europu. Spuntava il XV secoloi * coli' alba delle lettere cominciava a distendersi il desiderio de' Tiaggi. L' illustre Errico figlio di Giovanni Re di Portogallo era il gran rappresentante delle tendenze del secolo ; le sue flotte C0\ •leggiavano (i) l'Africa ; riconoreevano Madera : più tardi i Portoghesi riconoscevario il capo delle tempeste (2) Cupo Turmriitoso , detto poi di Buonasperauza , lo raiM'pjiiiifuho. Gli spi- rili erano storditi da tante scoperte geograOchc , e cominciavano a sentirsi senza ribrezzo la teo- rica della figura sferica della Terra , e la possibilità dell' esistenza degli antipodi. Le opere del Purbach , di Rcgiomontano ignote alla generalità , non lo erano a' Dotti. Colombo le conoscevi tutte , e pieno della sua idea consultava Paolo ToscancUi di Firenze che aveva il primato tra gli astronomi di quel tempo. In questo stato di cose Colombo si avviò con una mal sicura flot- tiglia alla riconoscenza del Calai dalla parte di occidente , senza neppure sospettare eh' egli avrebbe incontrato un nuovo continente. La scoperta delle Lucale avveniva il n ottobre del i49i> Questo avvenimento portentoso riempiva tutti di stupore. La generalità riguardava Colombo come na mago ; la invidia gli suscitava contro ogni specie di persecuzione. Si guardava male in Ispagui che questa gloria fatta sopra legni spagnoli appartenesse ad uno straniero. Era allora riputalo tra' navigatori spaguuoli Alfonso Ojeda , che accortosi dell' avversione che avevano per Colombo Alfon- da Uartolomeo Dias 3o4 Colombo avuto da OJeda , e dallo stesso Colombo di cui implorava la prolezione e ricercava 1' a- micizia per essere accreditato tra' navigatori più riputali di quell'eminente secolo XVI; conquesti mezzi pensò il Vespucci di elevarsi sullo slesso Colombo ; il che non gli fu diQìcile dopo la mor- '« di questo grande Uomo avvenuta nel 1 5o6 , e quando 1' invenzione della stampa conlava appe- na un mezzo secolo , comechè fossero stute già pubblicate tre edizioni delle lettere di Colombo scrit- te a'varii illustri personaggi , nelle quali egli aveva diita ampia contezza delle sue scoperte. Ponendo da banda il primo preleso vijggio, innanzi a quello di Colombo, allribuito a Vespucci dal Canovai suo panegcristu , anlcriorità a cui niuno ha prestala fede , pare che il fonie principale dell'impostura di Vespucci sia stata la sua corrispondenza epistolare, e sopratutto che le lettere scritte da lui al veneziano Soderìni abbiano contribuito a stabilire la concertata impostura. Due falli principali risultano da queste lettere, i" un viaggio fatto avanti al i5oi alle Indie occidentali per ordine del Re di Spagna ; i" i due viaggi , eh' egli dice di aver fatti, uno al i5oi e l' altro al i5o3 , per ordine di D. Manuele Re di Portogallo , da' quali risulterebbe che la scoperta del continente ame- ricano fosse slata 1' opera sua e non di Colombo , di Cabrai , del veneziano Giovanni Cabolto al ser- vìzio degl' Inglesi , del portoghese Gasparo Costareal , i quali 1' un dopo P altro , e tutti dopo Cris- toforo Colombo scoprirono or questa or quella parte del continente americano. Tentò Vespucci sulle prime di togliere a Colombo ogni gloria , e a ([uesto tentativo allude ciocché egli scriveva in una delle sue lettere ( i5oi ) » eh' egli riposavasi a Siviglia da due viaggi falli per ordine del Re di Spa- » gna nelle Indie occidentali » ; ciocché diceva in un' altra lettera sulla fìsonomia e sul color degli abitanti ch'egli aveva scoperti ne' viaggi intrapresi per ordine del Re di Castiglia. Ma poiché vide che questo tenlalivo sarebbe stalo senza elTilto; che lutti conoscevano il viaggio di Colombo nel i493 e la scoperta delle Lucale e delle altre Antille fatte da questo grande Uomo, si rivolse a ciocché aveva minor numero di testimoni e poteva perciò avere T aspetto di maggiore credibilità , cioè al continente americano di cui si spacciò primo scopritore. Per mettere in chiaro questo puuto di storia , toccherò qualche epoca rinomala nella storia delle scoperte, e poi tornerò al Visconte di Santarem. A' 3 di Agosto i49'2 fece vela Colombo dalla Spagna per l' occidente , e a' 12 ottobre dello slesso anno aveva già posto piede nell'isola di Guanahani ch'egli chiamò S. Salvatore. L'isola di Cuba e di Hayti , le due maggiori Antille , furono da lui scoperte in questo primo viaggio. Nella seconda spedizione scuoprl Colombo la Giammaica. Seguiva un terzo viaggio , nel quale Colombo, appoggiando al sud, scuopriva l'isola della Trinità, costeggiava il continente dell' America meridio- nale, vi scendeva , e vi fondava delle colonie : visitava la foce dell' Orenoco nello stato di Venezuela. Ciò accadeva a' 3o KLiggio del i^'ji , giorno in cui accertava Colombo 1' esistenza del continente americano. Nel 1497 "" *'''"° italiano Giovanni Cabotto veneziano visitava la costa dell' America setten- trionale ; e un anno dopo Sebastiano Caboto suo figlio , 1' isola di Terranuova. Nel i5oo due por- toghesi, Gaspare Costareal scuopriva il Labrador, e Pedro Alvares Cabrai continuava la scoperta del continente americano del sud , visitato fino alla foce dell' Orenoco da Colombo. Tornava Cabrai dal- la scoperta del Brasile in Portogallo ove giungeva nel i5oi. Or dietro questo preciso schizzo storico delle principali scoperte fatte sul continente americano ne' primi anni del secolo XVI , nel quale il nome di Vespucci non figura in modo alcuno , chi avrebbe mai creduto che 1' uomo più estra- neo alla scoperta del Nuovo Mondo avesse dovuto dargli il suo nome ? Eppure il Vespucci nella sua prima lettera al Sederini dice » eh' essendo egli a Siviglia e col y> proposilo di non più tornare in Portogallo, gli giunse un espresso messaggiero da parte del Re Em- ■M iDanuele colle lettere patenti » mercé le quali egli era destinato a cercare nuove terre ; e che in » seguito di questo viaggio (i5oi ) scuopri egli il continente meridionale del Nuovo Mondo » Equi il yiiconte di Santarem con una erudizione poco commune e con documenti irrefragabili dimostra l'ira- 3o5 poitura di qu«>to racconto. Tra le innumerevoli pruovc eh' egli ne adduce Irasceglieremo qualclicdu- na delle più importanti. E sulle prime fa egli osservare che le lettere patenti de' Re di Portog^dlo erano tulle registrale nella Cancelleria del Regno ; che questi registri formanti più di 2000 volumi esistono tutti negli archìvii reali della Terra di Tombo ; che niuno di essi è perduto , e che b Can- celleria del Re Enimanucle è compiuta ; che esaminata la medesima con ogni attenzione dal i495 fino al i5o3 inclusivamente , non solo non vi si ritrova alcuna lettera patente diretta a Vespuc- ci e registrala ; ma che fino il nome di Vcspucci non vi si vede mai titalo • laddove si tro- va fatta menzione de' nomi de' più illustri navigatori d! quel tempo. Prende egli a disamina gli 82902 documenti del corpo cronologico ; passa a rivista i 6og5 documenti del corpo delle casse ( corpo das gavetas ) 5 svolge i numerosi involli ne' quali sono conservate le lettere missive de' Re e de' Principi, e di altri grand! personaggi; legge il giornale de' viaggi de' Portoghesi dall'anno i49^ fino al 1602 ; esamina la preziosa collezione de' manoscrilli della biblioteca reale di Parigi , e so- pratutto quelli che hanno relazione a' viaggi falli per lo scuoprimento del Nuovo Mondo ; e in niuno di questi documenti non solo non trova egli fatta menzione di alcun viaggio dirotto dal Vcspuci * alla scoperta di nuove terre : ma non incontra giammai neppure citato il suo nome. E questo si- lenzio di 100 e più mila docfimenti che risguardano delle relazioni diplomatiche istoriche e geo- grafiche di ogni maniera , e che compiendono le epoche de' viaggi e delle scoperte geografiche piii portentose non basterebbe solo a dimostrare 1' inudita temerità del Vcspucci , e la insussistenza delle sue criminose pretensioni? E certo che avvezzo egli al fare della più obbrobriosa impostura , s'im-" padroni delle relazioni di Ojeda che aveva seguilo nel viaggio fatto da questo spagimolo nel '499) e le spacciò come suo , e per persuadere il pubblico che , fra tutti gli Europei , egli era stalo il pri- mo a riconoscere il continente del Nuovo Jfondo , inventò l'altro mendacio che il suo viaggio aveva durato aS mesi ; poiché interrogalo giuridicamente Ojeda su di questo fallo , lo smenti: ma avvezzo il mondo a dare il suo nome alle nuove terre scoperte, per una {nudila superchieria l'er- rore ha prevaluto sulla verità , sono queste parole del dotto Charlevoix citate alla pagina 3o dal Visconte di Santarem. Né è meno notabile la enumerazione di lutti g!i scrittori più accreditali e de' navigatori più ce- lebri contemporanei di Vcspucci , e posteriorr a lui , le cui opere pubblicale o nianoscrille sono state consultate con rara pazienza del chiarissimo Visconte di Santarem , il quale ha da esse trascritti de' bruni preziosi per dimostrare l' insussistenza delle pretcnzioni di Vespueci. Merita parlicolare menzione Damiano di Goes capo degli archivi! reali dalla Torre da Tombo , e contemporaneo di Colombo e di Vcspucci , il quale , mentre parla delle scoperte del primo , e di tanti altri viaggi anche i più insignificanti , neppure una parola poi dice de' pretesi viaggi e delle pretese scnperte liti Vespueci-, Giovanni di Burros anche contemporaneo di Americo, il qtiale, parlando della scoperta del Brasile e nominando i capitani de'navigli della spedizione di Cabrai , non dice una sola parola né di Ve- spueci, né del suo preteso viaggio del 1487 ; il celebre storico Osorio che nella vita del Re Emmanuele non cita nep|ii)re il nome di Vespueci suo contemporaneo, comeché parli egli di qiic' viaggi coman- dati dal preludalo monarca, che dice affidati alla direzione di altri personaggi. Che se due scritlori ita- liani il Padre Canovai e 1' abate Bandini , i soli apologisti di Vcspucci , hanno cercalo di mostra- re la realtà de' suoi titoli alla scoi)erta del Continente del Nuovo Mondo , essi ignoravano la maggior parie de' documenti or messi a giorno dalle penose ricerche del Visconte di Santarem ; e suprjlutto sono degni tli attenzioni', i dubbii sparsi da Sebastiano Cabotto sulle pretese scoperte di Vespueci in una riunione di piloti lenula nel i5i5 , nella quale era presente Giovanni Vespueci nipote di Ame- rico ; e la testimonianza tutta favorevole a Colombo del Guicciardini contemporaneo del Vespueci fiorentino come lui , e ch'era stalo ambasciatore di Firenze in Ispagna presso Ferdinando il calla- lieo : che questo grande istorico , dopo di aver detto che Vespueci aveva visitalo il Nuovo .Mondo, 39 3o6 laa dopo Colombo , soggiugnc » Degni e i Portoghesi e i Spagnuoli e precipuamente Colomba io- li Tenlore di ijucsla più maravigliosa e periculosa navigasione ». Ma sarebbe and.ir Iropp' olire il mostrare tutte le particolarità di questo dotto lavoro del Vi»" conte di Sanlarcin , e basterebbe solo a scuoprire la frode di Vespucci il fare attenzione ad alcune delle tante contruiiizioni nelle quali egli cade , come sempre succede quando si spacciano fole ed imposture. Cosi osserva per esempio il signor de Nuvarrcte che il Vespucci in un luogo della stia narrazione sul suo preteso secondo viaggio assegna alla sua nave una tale distanza della terra fer' ioa , clic , combinata colla direzione S. 0. da lui stesso indicata, avrebbe situato il suo bastimeolo nella parte scltenlrionale del Brasile a circa 4oo miglia ncU' interno del continente } e che le indi' Cuiioni da lui date per due altre posizioni del suo vascello in riguardo alla terra ferma , lo avreb- bero situato, una volta a circa i3o miglia nell' interno del continente , e un'altra volta, sotto il parul. Iclu 19° 7* , a 94'' miglia circa nell'interno delle terre, e lontano dalla costa ove egli pur dicea di es- «erji fermalo. E quello che è maraviglioso si è cbe , mentre il Vespucci parla nelle sue lette- re del bisogno die ebbero i Portoghesi di lui per dirigere la navigaziope , attesa la loro ignuranM crassa della cosmografia , discorre poi nelle sue relazioni del diametro delle stelle j copia letteral- mente le relazioni d i Colombo senza adattarle alla qualità delle sue navi e alla situazione geogra- fica dei suoi bastimenti ; e infine, dimentico di quanto aveva egli detto della direzione e del coman- do a lui aOid ito di quella navigazione , ora parla di un primo capitano , ora di un capitano in cupo e di sei altri capitani che comandavano ì sei navigli della spedizione (i): vale a dire cbe, am- messi anche i due suoi pretesi viaggi del i5oi e del i5o3 , egli non sarebbe stato cbe o uu subalteriko u un avventuriero, e che perciò cadono tult'i suoi titoli sulle pretese scoperte ch'egli stesso sì attribuì. E quando Diigo Colombo , figlio e successore di Cristoforo intentò lite a Vespucci per viocchi aveva inventato , onde dare il suo nome ul Nuovo Mondo j e quando il Consiglio Reale delle Indi* «onsacrò con defiuitiva sentenza 1' impostura e le furberie di Vespucci , ben meritò questi che i^ •ig. Bonné de Cressé (i) dicesse di lui » la pretensione ardita di un impostore fortunato ha tol. » ta all' autore di questa scoperta la gloria che gli apparteneva : il nome di Americo ha soppian- » falò quello di Colombo ». Questa ingiustizia è tanto più grave , in quanto che , secondo l'opi- )• nionc del celebre Humbolt » fu un uomo oscuro colui che inventò il nome di America , e Ut » pose in fronte all'opera intitolata, Cosmographiac Intruductio insnpcr quututir Americt Vespucci niwi- » galiunes ». In questa opera impressa a S. Dies in Lorena nel 1607 , cioè un anno dupo la mor- te di Culoiiibo, si trova per la prima volta il nome di America ; e come se la sorgente di lauta in- giustizia dovesse dislingiieisi per carattere di speciali imposlure , trovasi la stessa opera dedic.la dallo •tesso Vespucci a Renato duca di Lorena colla data di Lisbona del 4 settembre i5o4 , menlre cba questo principe era morto ad Ai» nel il\io , 24 anni prima che fu scritta la dedica. Quando si considerano i maltrattamenti e le ing'uslizie enormi sofferte da Cristoforo Culombo, uomo a cui niun altro fu uè sarà giammai pari ; che fece d»iio al mondo di un altro inoiiil.i , non vi e petto in cui non sorge un priifondu sentimento d'indignazione per tanta injjralilndinc. Tenu- to a visionario , quando col globo in mano mcslrava la possibilità di una navig zioiic intorno iIU Terra : I' esistenza di un nuovo mondo creduta impossibile, qi^mlo il solo Culombu la pieconiz'-n- Vj colla tiaccola del suo ingegnò ; e quando divenne reale, leniila la grande «-copeita a |.) Uiaivuv Ja la maime de tbiu tot pcifilwi iva. i Fvìa iS^^ 3o7 •ilaunie e il carcere. Infine una inaudita impostura , che acquista l' aria ài verità in quei tempi oq quali alla credulitii era sostegno l' ignoranza , impostura foggiala da un altro italiano , tende fin di leppellire il suo nome nell' obblìo. E se i moderni cercano di fregiare del suo nome glorioso or questa provincia , or quella città del Nuovo Mondo , niuna forza umana varrà più a cancellare il nome di America impresso in tutte le opere e in tutte le menti dalla forza di tre secoli e mezzo. Epperò sia lode al cbiarissimo Visconte di Sanlarem che con questa sua coscienziosa e elabo- rata produzione ha esaminalo di nuovo tulli i documenti che prima esistevano e moltissimi altri o inediti o mri, per mettere a giorno la maggiore delle imposture coronate \ ha passati a livisla tulli gli autori più accreditati antichi e moderni ; ha sottomessi alla critica più severa i documenti prodotti iu sostegno di tanta ingimlizia ; ha insomma posalo sullo stabile sostegno della storia , della critì- ra e dell' erudizione la pruova incontrastabile della gloria di Colombo , e dell' impostura di Vespai:- ci ; e questa tanto più grave , quanto più illustre è la patria di Dante e di Galilei , e di tanti al- tri sommi in ogni maniera di studi, alla quale patria preclara per ogni genere di gloria egli pure il Vespucci apparteneva. Febdinanoo de Ll'ca. LAVORI SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE. Fisica. — Società Astronomica di Londra, '» Densità della Terra. •— La Società astronomica io queste due sessioni ha odilo lettura d' una importante memoria del sig. Francesco Baily sopra un soggetto rilevantissimo di Fisica terreslre. Trattasi di sperienze delicate fatte con la bilancia di torsione , per determinare con maggiore esat- tezza che non si era praticalo finora , la densilà media della terra ; renderemo circoslanzialameoK conto di tali sperienze. — Diciamo in prima qualcosa sull' argomento. Nello schizzo istorico che precede la sua memoria , il sig. Baily ricorda in prima ì lavori di Maskelyne e di Cuvcndish. Ei considera gli esperimenti di Maskelyne sull' ullrazione delle montagne Schehuiliane , rome incapaci di sciogliere per verun modo la quistione ; in quanto a quelle fatte da Cavendish con la bilancia di torsione , egli crede che lo scopo di (piesto fisico nel ri'digere la sua memoria , fosse piuttosto quello di presentare un saggio di quanto esso risgiiardava •iccomc un metodo eccellente nella determinazione di sifT^tla importante ricerca , che di dedurne un risultamento il quale nell' epoca attuale abbia diritto alla intera confidenza del mondo scienli- faco. Di fatto C.nendish egli stesso ( che non ha fallo più di q3 esperimenti ) , manifesta eziandio m ordine a questo punlo preciso , alcuni dubbi sul soggetto , ed annunzia talune esperienze diverse eh' egli aveva in vista per allontanare certe irregolarità da lui incontrale. Ma siccome non si lia notizia eh' esso abbia falla veruna sperienza ulteriore , non essendosene trovata alcuna traccia fra le sue carte , /' opportunità e '1 vantaggio di ripeibre le esperienze sotto novelle circosLinze, e cor<' tulli i perfezionamenti arrecali dagli artisti negli strumenti , è stala soventi volle messa d:i' dotti in discussione , poiché ncU' anno i S55 il Consiglio della Società astronomica nominò una commrssione con lo scopo rielerminulo di prendere il soggetto in disamina. Nullo di manco non si prese alcuna risoluzione per mandare ad elT.llo colesla misura fino all' autunno del 183; in cui il sig. Airv , astronomo reale, dimandò ed ottenne dal governo una somma di 5oo lire , onde sovvenire uDc •pMe d! questa esperienza. 11 Sig. Baily eucudosi nel tempo stesso profferte dì «bbracci»re I' impresa laboriosa di ese- 3o8 guire gli ciperimenti proposti e di calcolarne tulli i risultali , fu messa alla sua disposizione e •otto il suo controllo tutla la discussione del piano , e la intiera disposizione del lavoro. È cosa ben singolare che nello stesso istante in cui adoperavasi nella Inghilterra di porre ìa esecuzione cotesto piano , una serie di sperlenze somiglianti sìa stata intrapresa dal sig. Reich , prefessore di filosofia all'Accademia delle miniere di Freybcrg , in Sassonia , il quale ne lia reso conto al Congresso de' dotti alenunni raccolti a Praga nel settembre iSSj. AbbcncKè queste spe- I lenze siano in totalità suOìcienteiDcntc di accordo col risultamenlo generale ottenuto da Cavendish, pure non han desse sospesa la esccu7Ìone del piano che la Società Astronomica meditava , il qnal consisteva non già a ripetere unicamente le sperienze originali di Cavendish in un modo presso- ché identico , ma dippiù ad estendere le ricerche facendo variare la grandezza e la sostanza della • fere ullirute , pruovando gli effetti de' modi differenti di sospensione , adottando differenze con- •iderrvoli di temperatura , ed altri cambiamenti che potrebbonsi immaginare nel corso delle opera- tioni. Il sig. Rcicb ha fatto uso di una sola massa soltanto , e questa pure di gran lunga inferiore in pi so alle due adottate da Cuvendish. Il peso della grande sfera dil sig. Uoich non oltrepassava di mollo yy libbre iwoir-dii pohìs ^ mentre che le due sfere adoperale da Cavendish pisiivuiio in- «ire» ^oo libbre. Le sperienze del sig. Reich sono slate ancora , egualmente che quelle di Ca- vendish , troppo poche di numero ; non se ne sono avute che 67 solamente , da cui egli ha de- dotto i4 l'istillati che danno per media una densità della terra eguale a 5,44 1 vai dire quasi ideulira a quella di Cavendish. Siccome nna gran parie dell" apparecchio che si era ordinato trovuvasi allora presso a poco compiula , id il rimanente era avanzatissimo , il sig. Baily risolse di procedere a queste ricerche non ostante siffatta conferma apparente dei risultati di Cavendish. Diverse località furono designate da persone diverse come le più convenevoli e le più adatte a fare delle sperienze di tal genere; ina , dopo avere visitate le proposte località , e considerato tutte le condizioni della qiiislionc , il Sig. B.iily sì decise infine a farle nella sua propria dimora , eh' ei risguardò non solamente come il locale il più adatto che potesse scegliere J ma che egli ha di più trovato essere il più opportuno e 'I più comodo che quelli pure che sarebbonsi parlicolariocnte preparali a tal fine. Cotesta caM t isolula da ogni altra fabbrica , in mezzo di un gran giardino a qualche distanza dalla strada , e non consiste che in un sol piano. L'autore dà in seguito la descrizione della sala in cui sono state fattele sperienze e tlelP ap- parecrhio il quale è stato costruito per questo oggetto spec'ale. Abbenehc siffatto a|ip:ii(Cchio sullo il general punto di veduta fosse somigliante a quelo di Cavendish , ne differiva pur luliavoltn in alcuni punti essenziali. Le grandi sfere ( o masse , siccome sono state di già chiamale d.il Cavemlisli e dal sig. Reich ) venivano sospese al sodino ; ma il sig. Baily le ha. fitto sostenere <1.>I pavimento sopra una tavola aggiraiilesi sur un perno , ed egli ha poi sospesu al sellino le piccole sfere , invertendo cosi il modo di opLiare. Cotesto inetodu per porre in inuvluu iito lo masse è da lui risguardato siccome di grande importanza ; jioichè , dice egli , » niente pare(parerrhio. Sonosi prese le precauzioni tutte per sottrarre la verga di torsione alla influen- za di ogni subitaneo o parziale cangiamento di temperatura ; e per assicurare del pari la stabilii i e la solidità del sostegno al quale era dessa attaccata. L'autore fa al proposito la osservazione se- guente , che è meritevole di nota. H Adìn di dissipare ogni scrupolo sopra questo punto, nel tempo della costruzione dell' appa- recchio , ho praticato diversi tentativi jier ajiportare una perturbazione sensìbile nel movìiuento della verga di torsione , battendo con frequenza e violentemente le porte , premendo o saltando forteinenU- sul pavinienlo della sala ed al disopra del plafond , ed impiegando diversi altri mezzi collo slgsso intendimento : ma in veruna occasione io non ho potuto marcare giammai il menO;no efTetto sul movimento lalerale dtllu verga, lo ho pure frequentemente leutato la sperienza stessa alla prescnz.ì di molti viiitalori e dopo che 1' a|ipareecliio era sluto compiuto ed ho dippiù appositumeole ed a diverse ripnsc fallo una serie regolare di csiìcrienze per determinare la densilà della terra nel corso delle più violenti tempeste di cui sìa stalo giammai testimonio, e nell'istante nel quale il Tento era si minaccioso e soffiava a sbuffi cotanto (orti che la casa rimanevaoe scussa inllnu M centro. fVon pertanto in vcrun caso non ho ])Otu'o dislinguere il menomo lurbamenlo nel mo- lo laterale dtlla vt-tga dì lorsittne, nò dilTerenza iiKiina ne' lisullatì delie sj>erienze. Ilo stimalo cno- vcnientc dì fare fpieste aiinulazioni , e di ricliìaniarle alla memoria , giucche taluni hanno dal bel principio suii|>oslo che il luogo da me traseello potesse ancora non essere stalo perfeilamenle ido- neo per esperienze di una natura cotanto delicata. Ma un istante di esame ha convinto le ]>erso- ne dell'alte che vcrun muvimenlo tiansaloriu della lìnea dì sosj>ensìone ( se mai vi (ò»r rtis'ilo J non pi leva tendere a produrre un molo irregolaie , Uiltrtilc od uiignìure nella verga di torsione ; ed era questo Uj'piinlo il solo movimcnlo anomalo conilo il quale importava di premunirsi •>.. Il ^. Bai y socgiuiigt- : I' \i ha pure ui/ altra ciiLcstanza uotubilt relativa al soggetto in q:ii>tion« . che io credo del Sto pari dovere qui riferire. Allorcliè la vergii di torsione è rimasta nello sialo di riposo , ho spesse Tolte agitato la scatola di torsione , facemlo muovere con rnpidilì gli estremi suoi innanzi ed in- dietro o da un lato all' altro 4o a 5o volte ed aache dippiù , e giammai non roi è riuscito disco- prire che siSatta perturbazione nella scatola abbia apportato il menomo movimento nella verga di torsione , la quale ha costantemente serbuto la sua primitiva posizione. Questa esperienza ha avuto per testimoni in epoche diverse molli dotti dislinlì. Ma ad onta di questo sialo di torpore della verga di torsione se applicavasi il più leggiiro cambiamento di temperatura presso la parete della scatola , ovvero se le due pareti prossime alle sfere fossero asperse di un poco d' alcool , la verga di torsione veniva immediatamente messa io moto , ed il punto di riposo o di equilibrio pruovava un rapido cambiamento ». Non ostante queste favorevoli circostanze, l'autore si è a prima giunta imbattuto in certe Irre' golarilit e discordanze che non ha potuto rimuovere senza difficoltà , e le quali sembrano essersi incontrate egualmente da Cavcndish e dal sig. Reich , irregolarità occasionate , per quanto ei presu- me , dalle variazioni di temperatura della sala in cui procedevas! agli esperimenti. Cavendish aveva trascelto un padiglione nel suo giardino , ed avendo Gssato il suo apparecchio ncIP interno della fabbrica , faceva muovere le masse mediante corde le quali passavano per de' fori praticati ne' mu- ri, osservando la verga di torsione coll'ajuto di un cannocchiale situato in un'anticamera addossata alla fabbrica. La temperatura generale dell'interno era dunque probabilmente uniforme durante il tempo ch'egli occupavasi di una serie di osservazioni-, ma non si ha ragione alcuna di supporr* che una fabbrica di tal sorta ed in una somigliante situazione , conservi la stessa temperatura uni- forme durante ventiquatiro ore successive , soprattutto nella stagione da lui scella per le sue ope- razioni. Il sig. Reich ha seguito lo stesso piano ; sebbene in circostanze apparentemente più favo- revoli , avendo egli scelto un oscuro cellajo , dove la temperatura non doveva essere cotanto alte- rata ; e chiusane la porta, egli adottò il metodo di Cavendish, di osservare dal di fuori i movi- menti della verga di torsione. Ma pure in situazione sitTalta non può aspettarsi una costante uni- formità di temperatura durante un lungo periodo. Niuno tra questi due autori ha del reslo forni- to delle informazioni a tal riguardo ; entrambi hanno incontrato delle anomalie di cui non hanno essi sapulo rendersi ragione in modo soddisfacente , ed abbenchè Cavendish abbia sospcllala la lau- »a di alcune tra queste anomalie , ei non sembra pertanto che abbia applicato un rimedio al ma- le in veruna delle sue posteriori spcrienzc. Il sig. Baily avverte che le sue prime sperienze sono stale siifGcienlrmenle regolari , abbencbè i risultati loro fossero in .generale maggiori di quelli ollenuli da Cuvendisb e dal sig. Rcicb ; ma che ben presta egli ha notalo delle difTerenze , le quali lo hanno convinto del ritiovarsi in giuoco qualche grave perturbamento , la esistenza del quale ei non aveva ancora avuto la occasioiM ili studiare , e che non poteva discoprire. Una delle più evidenti pruovc di cosiffatta ononialia si è dedotta dalla seguente notabile circostanza, cioè: che 1' arco di oscillazione, durante una sola e mede- cima esperienza , di rado diminuiva nella guisa regolare che avrebbe dovuto arcadere se la verga di torsione fosse slata guidata da una inSuenza uniforme , e di più che nel fatto si vedeva quello lalvolta aumentarsi in opposizione di tutte le note leggi de' corpi rollocati in simili circostanze. Non astante queste interruzioni , egli considerò non solo convenevol cosa di proseguir le sperienze nel- la maniera ordinaria per qualche tempo , colla speranza che cosi perverrebbe a spargere qnaich* lume sulla causa probabile delle anomalie e potrebbe forse applicare una correzione per l' efTt-lt'i della influenza loro ; ma egli si è determinato ad intraprendere diverse nuuvc serie di esperimenti, secondo che si richiedessero dalle circostanze con lo scopo preciso di rischiarare il soggetto. Le teoriche della elettricità , del magnetismo , della temperatura sono state a vicenda chiamate in ausilio j ti (ODO fatte diverte tptrienze per discoprire il probubile efTctto delle correoli d' aria (ai 3lB riiiilinmenli , 1' influenta dei modi diversi di losiiensione medianle fili melnUici semplici o doppii, mediante fili serici ; ri sono pruovate delle «fere composte di sostanze e dimensioni diverse. Il me- todo di condona delle sperienzc si é ancora varialo in diflcrenli guise , sempre per cercar di o^ «CMCre delle informazioni sul punto in quistione. Talune di quelle sono siale eseguile secondo il melodo ili Cavcndish , altre secondo quello del sig. Rcicb; poiché i melodi de' due sperimentato- li erano 1' un dall' altro diversissimo ; il più gran numero n' è stato condono giusta un piano e»- •enzialmente diverso dai due precedenti. Talvolta sonosi applicate delle sfere riscaldate e delle vivaci lampade presso la scatola di torsione , col fine d' innalzare artificialmente la temperatura e cosi pro- durre una energica influenza , e d' altra parte sono slate adoperale delle masse di ghiaccio con lo scopo stesso. Ancora il modo di porre in movimento le masse ha subito numerose modificazioni «olla sperinia di ottenere alcuni dati relativi all' oggetto in quislione. Ma l'autore ha credulo inutiW di entrare nella disamina e nelle particolarità di coleste operazioni infruttuose, le quali sono sUle con- tinuate senza notevole interruzione pel corso di mesi diciollo , e si sono portate a più di i3oo. Molte tra (|ueste ultime hanno avuto un caratlerc mi-rumcnte speculativo , affin di scoprire le ano- miilie in quislione ; ma un luigliaio di esse aimcno sono stale specialmente intraprese per determi- nare la densità della terra e sonosi a tal' uopo ridotte. Pur tuttavia i risultali , sebbene in molli casi di accordo Ira loro, tono stali nella totalità si discordanti e sì poco soddisfacenti , da non po- tersi concedere al general risiiliamenlo fiducia alcuna , in quanto all'esalto valore dell' oggetto ve- ro delle ricerche. E siccome il sig. B.iily aveva precedentemente deciso di non fare scelta di espe- rienze le quali potessero sembrare degli esempli favorevoli o pioprii a foggiare una particolare teo- rica , eliminando e rigettando il resto ; egli risolvette in conseguenza di abbandonare il lutto ( utan- doned the tv/iote. ) Nel corso di tali spcrienze , V autore ricevè spesso visita di alcuni dotti i quali han preso un» vifs parte al lavoro in cui Irovavasi egli impegnato , e che francamente gli hanno manifestata k loro opinione o dato il loro avviso. Purtullavolta è d' uopo notare che ei deve al professor For- l«« di Edimburgo , la eliminazione delle principali anomalie da lui per lo innanzi incontrate. L« •agnizioni profonde di questo fisico nella teorica del calore e nel modo con cui questo comportasi nelle sue diverse maniere di operare , negli effetti suoi , la sua influenza , lo hanno menato a pro- pugnare 1.1 opinione di Cavcndish , che una sorgente almeno delle anomalie potesse al certo allribuir- M allo irnij-guijiifiiiu del calore delle masse , allorché venivano arrec;ite presso alle pareli della acatola di toisii-ne , e che cotesto efrcllo potesse aver luogo ancora, ad onta della interposizinne del- le pareli di questa scatola e le precauzioni digià prese. Qual rimedio a silTlilta influenza , ei con- sigliò di fare indorare le masse e di procurarsi del pari un rccijiir/ilc duralo per la scatola di tor- Hone , con lo scopo di ovviare ull'cfTclto della irradiazione, da qiiaUi.isi fonie dessa provenisse. Adot- tando tale consiglio , il sig. Baily ha fatto eseguire non solo un recipiente dorato nel modo pru- IHXto i ma dippiù egli ha precedentemente falla coprire la scatola su tutta la superficie sua di una dop- pi» flanella. Compiute coleste modificazioni ed altre molte , 1' autore ri«>lse incominciare una st- rie novella dì spcrien/.e , le (piali dovessero ad un tratto essere eseguile sotto aiispitl più f.i%«u-r voli per la determinazione corretta della densità media d'ella terra -, ed ei sembra che i risullaiiieii- tì lo convìncessero eh' egli avesse applicalo il modo convenevole ad iillont.iiiare lu sorgente piiii •ipale delle discordanze , giacché , sebbene in alcuni casi pare che rimangano ancora lievi dilTc- renze , come appunto la d' uopo aspettarsi in ricerche le quali abbracciano un sistema sì drlicato di operazioni ; ciò non pertanto , ogni rinetpa!mefite dall:i n:ttura e d.illa costruzione dt'ma* tcriali di cui son romposte la linea di tospen^ioiie o la verga di loisioiie . senza ihe ufTì Ili iu<- Mwialwttutc il risultato gauerale dall' iusieuc. lu tOktauz' il tig. B»! v Uiibiora che d'poi nini iia 3l2 egli incontrato che un piccolo numero di osservazioni , falle con questo modo di procedere , con- tro le quali si aTCssero delle obieiioni a propone o che fosse necessario rigettare. In conseguen- za ogni esperimento che sin stalo fatto con questa nuova disposizione dell' apparecchio ( o che fos- te buono , cattivo od inditTerente ) veniva registralo e conservato ; tutti sono stati riferiti senza al- cuna riserva , lasciando al lettore la libertà di escludere o ritenere , dì suo buon grado , quelli eh' ei non istinii opportuni. Fatte queste preliminari annotazioni , 1' autore si è occupalo dei diversi modi onde porre ad esecuzione il regolar sistema di operazioni da lui intraprese. Rclalivaniciile alla verga di torsione , egli annunzia che non riman dessa giammai in un riposo assoluto , lua trovasi costantemenle in uno stalo di oscillazioue sul suo centro ; per conseguenza , allorché se ne vede 1' estremo ad una certa distanza con un cannocchiale , scorgesi oscillare di qua e di Ifi di un punto medio , detto punto di riposo ; giacché , quando ancora essa è apparentemente in uno sialo compiuto di ripo- lo , sono tuttavia percettìbili col cannocchiale delle piccolissime oscil lazioui , ed il tempo per de- scrivere degli archi inBnitesimali di lai sorla corrisponde nella maggior parte de' casi e presso a po- co , al le^po medio della oscillazione che ha luogo qualora lu verga di torsione ritrovasi in piena allìvilà. Il sig. Baily fa nondimeno osservare che cotesto punto di riposo non è per iiiun conto permanente o stazionario , e di rado resta nella posizione stessa in un tempo di una certa dura- ta , anche quando la verga di torsione non è aQuIla dallo avvicinarsi delle masse. La estensione e la direzione delle perturbazioni di siiTalla verga , egualmente che l'andamen- to del suo molo , allorquando essa viene cosi disturbala , sono variabilissime e paiono dipendere da cause delle quali non si é a sufficienza reso couto , ma che possono insino ad un cerio punto derivare , sia da un leggiero cambiamento di temperatura , sia da qualche alterazione nelle parti componenti della linea di sospensione. Cotesti movimenti vibratorii del punto di riposo ( che biso- gna distinguere con accuratezza dai cangiamenti oscillutorii regolari dovuti allo avvicinamento delle masse ) non afTettano punto materialmente ì risultali medìi di una serie di sperienze , principal- mente se sia regolare 1' andamento loro. Avviene soltanto allorché succede una transizione improvvisa e considerabile, che possa aver luogo un errore sensibile o materiale ; ma ciò è quanto accade appunto di rado se si è presa la debita precauzione di avvolgere la scatola di torsione convenientemenle. Pur- lulUvolla r autore è di ovviso che sopravvengano ancora delle discordanze , le quali non possono essere attribuite inleramenic ai cambiamenti di temperatura , ma puninco a qualche altra occull.i influenza di cui non abbiuni noi finora cognizione. L' andamento regolare del punto di riposo della verga di torsione è uno dei più importanti oggetti i quali debbono richiamar I' atlcDzione , poiché ogni deviamento per quanto poco considerevole di questa verga è la sorgente di una gran discor- danza , ed in conseguenza esige che sia sorvegliato con cura. £ ia seguito alla forza di torsione che occorre rivolgere 1' attenzione. Il sig. Buily fa notare con aggiustatezza che la forza di torsione di un filo metallico consiste in ipiella forza elastica del corpo , mediante la quale desso Irovasi in islato di tornare alla sua primitiva posizione , non ap- pena che ne sia stalo rimosso da una esterna impulsione. Culesla forza varia con la soslanza , la grandezza e la lunghezza del filo; ma risguardasi in generale come costante per uno slesso fi- lo ; qualunque siasi il peso che vi si trovi altaccato. SiiTalla asserzione deve tullavolta essere limi- tala entro certi confini , poiché il tempo della oscillazione ( eh' è uno degli elementi i quali servo- no a determinare la forza di torsione ) difTcrirà spesso considcrabilissimamente senza veruna appa- rente o sensibile alterazione nelle parli componenli dello apparecchio ; giacché I' autore stabilisce ihc si hanno sovente nella slessa ora delle variazioni rilevanlissirae nel tempo della oscillazione , variazioni le quali mostrano ad evidenza che la forza di torsione ha provalo qualche sensibile cam- biamento. Ma siiTalla alterazione nella forza di torsione non pire che alteri i risullamenli delle I 3i3 sperienze , poiché rinviensi clie qualora il tempo cresca , la deviazione aumenti pure nella stessa proporzione. Per conseguenza la grandezza della forza di torsione non è mica un oggetto ncces- iario d' invcsligazione in queste ricerche. I due oggetti che sembrano meritare la più scria attenzione nello scopo di ottenere i risulta- ti di una qu-ilunque esperienza , sono la determinazione del punto di riposo medio della verga di torsione ed il tempo della sua oscillazione. Ora fortunatamente succede che queste due cose pos- sono essere in ogni caso osservate con la più grande facilità ed esattezza , per quanto esse siano anomale , e che giammai non può insorgere dubbio o difficoltà a loro riguardo. Vi ha tuttavia un altro soggetto di cui conviensi tenere una esatta determinazione in tutte le sperienze , cioè la distanza precisa dal centro delle masse a quello delle sfere. Ciò è quanto si è effettuato median- te linee a perpendicolo le quali cadano contro le masse , di cui per tal modo ad ogni esperien- tu otiengoiisi le disianze col mezzo di un appaiecchio micrometrico accuratamente aggiustale. Per quanto è risultato da diverse sperienze fatte dall' autore , parrebbe che i fili metallici sem- plici di diametri dlfli-rcnti presentano talune leggiere differenze ne' risultamenti. Ma egli avvisa che ì risultiUi più discordi otTronsi qualora le linee doppie di sospensione son formale di seta , e teme < he sifTitic anomalie non derivino dalla circostanza che tutte le fibre da cui è composto il filo non siano mica egualmente tese dalle sfere diverse che atlaccansi successivamente alla verga di torsione; e che in questo stalo i fili vengono diversamente influenzali dalle forze differenti , le quali in con- seguenza producono delle discordanze nei risultamenti. Coleste discordanze peraltro sembrano in generale racchiuse entro ristretti limiti. L'autore presenta in seguilo l'esposto circostanzialo delle sperienze diverse da lui intraprese, con la forma perfezionata del suo apparecchio. Il loro numero s'innalza a 21 55. Questi esi)erimen- li sono siali fatti secondo modi diversi per ispargere qualclie lume sulle lievi differenze le quali a malgrado dell'attenzione sua e delle sue cure , si sono talvolta intromesse. Sarebbe impossibile in un ragguaglio pari a questo di entrare nel minuzioso parlicolarizzamento de' diversi modi che sonosi adottati per condurre a fine coleste operazioni , ma il seguente quadro sinottico e sommario pennellerà al lettore di farsi una idea del general risullaraento che è slato ottenuto con differenti sfere , secondo il modo nel quale sono stale successivamciile sospese. Le selle sfere diverse sono disposte nella prima colonna secondo 1' ordine del peso loro ; ed il numero delle sperienze che si sono falle con ciascuna di esse , egualmente che la densità media risultante dalle stesse, sono das- *jficatc nelle tre colonne collaterali , secondo che la sospensione era formata da linee di seta doppia, ila un doppio filo metallico o da un semplice filo di rame. Le tre serie staccate alla fine del qua, dro , c che contengono 149 esperienze, saranno qui appresso dichiarate. ^ 40 34 FILO DI SETI roPPIO FILO MCTHLI.1C0 DOPPIO riLO METALLICO SEMPLICE trtnc 1 , ■*— ^ — ■ N, . -i- — -V Numeri Densità Numeri Densità Numeri DcDsitù 2 i/a pollici. Piombo. i48 5,60 i5o 5,02 5? 5,58 ■2 ]>ollici. Piombo. 2l8 5,65 .45 5,66 162 5,5q 1 I/I [lollice. Plnlino. ?9 5,G6 » )> 86 9'^ 5,56 1 1/2 pollici. Ollonc. 46 5,72 » )i 5,60 / Zinco. 162 5,75 20 5,68 4o 5,61 1 pollici 3 \ Ciro i58 5,78 170 5,7' 11 » f Avorio 99 5,s. 1O2 5,70 20 5,79 1 1/2 pollici. Piombo con verga in elione . 44 5,62 ■ì pollici. Piombo con verga in ottone . . . 49 5,68 \ :iga in ottone sola. . 56 5i97 1 Non si può mica supporre , in mezzo ad un si gran numero di sperienzc conlintiate mediati- le un si gran numero di metodi e con tanto diversi materiali , che i risultamenti varii ottenuti per mezzo di classificazioni individuali possano tutti essere dello stesso peso. Del resto, l'autore, nel" 1a discussone di tal soggetto ha fatto conoscere che alcune lianno de' titoli ad una più estesa fi- ducia delle altre , e dìppiii , che in taluni esempii vi possono essere delle cause legittime di di- vergenza. Noi non possiamo a tal riguardo entrare qui in veruna spiegazione , e ci basterà di an- nunziare , che supponendo un peso eguale per ciascuna esperienza , il risultato medio dello insie- me di 20o4 esperienze è 5,67 Non vi ha inoltre gran probabilità che il risultalo di questo nume- ro immenso di speiienze sia materialmente alterato aiiclie quando talune di esse , le quali SLiiibrano aSVtlc da qualche sorgente di errore o di discordanza , vengano ad essere eliminate. Il sig. Baily fa notare che non saprebbe sfuggire all' osservazione di veruno siccome il risul- tato medio generale ottenuto da queste esperienze , è mollo più considerevole di i/25 , che quel- lo rinvenuto sia da Cavendish , sin dal sig. Rtich , i quali si actorduno entrambi in una quanti- la stessa , cioè 5 , 44- Ma egli non adduce alcuna probabile cagione di sifTatla discordanza. È intanto evidente , giusta le particolarità in cui egli è entrato sulle sue proprie csperiinzc , the le ditTercnze sensibili non solo provengono dal modo secondo il quale la verga di loisionc è stata sospesa , ma dipendono ancora dai materiali di cui si sono trovale fatte le linee di sospensione. In lutti i casi , non è egli singoiar cosa che ninno de' risultali medii in queste classilìcazloni non sia tosi tenue quanto quello ottenuto ilai due sperimentatori sopranienzionati ? In queste annotazioni non si e ancora tenuto conto alcuno delle i49 spcricnzc retidiiali , che sono state fatte con la verga di torsione in ottone ; e questa una classe di spei imcnti che sono stati intraprcii nello scopo preciso di assicurarsi dell' elTello di una somigliante nii'iira sul general risultamento. SifTutta verga di torsione era pressoché dello stesso peso delle sfere di piombo di 2 pollici , e circa la metà di quelle di a i;2 pollici. Le spericnzc sono state fatte non solamente con cioscunii (li queste sfere successivamente attaccate alla verga , ma benanche con la sola verga e senza rulla sospendervi. Il risultato mostra che l' attrazione delle masse della verga dev' essere diminuita di circa i/so se vuoisi fare andare insieme di accordo questi tre risullamcnti , e con le sfere stesse nonché il modo medesimo di sospensione attaccato alle verghe di torsione più leggiere in legno. ( JnsUlut gerì. 7(^43 ). Fisica cenebale. — Della influenza della luna sulla pressione atmosferica dedotta dalle osservazioni del barometro fatte aW osservatorio magnetico di SanC Elcna , dal luogotenente G. E. Lefrqjr direttore di ijuesi' osservatorio. Collo scopo di determinare la dipendenza che la lunare influenza potesse spiegare sulla barome- trica pressione , l' autore ha disposto tutte le osservazioni fatte di due in due ore per ciascun me- se lunare, relativamente al tempo del passaggio della luna pel meridiano, situando in una colon- na l'osservazione d'ognuno de' giorni più vicini al passaggio pel meridiano, tanto prima che do- po , ed in colonne sepurate quelle corrispondenti alle ore due , quattro , sei , etc. si prima che do- po di quella osservazione. Dopo ciò ci prende le misure medie del passaggio al meridiano per tut- te le due ore , indi le stesse medie agl'intervalli medesimi per ogni tre mesi da settembre 1840 a di- cembre i84>. Dai risidtumenti cosi ottenuti l'autore deduce sembrargli che il passaggio della luna, tanto al meridiano inferiore che al superiore , produca un leggiero incremento di pressione. A ciascuno dei due passaggi vi ha un maximum nella curva ( essendo il secondo leggermente maggio- re ) mentre che i minimum riferisconsi al sorgere ed al tramontar della luna. Parrebbe ancora che la elevazione delle maree non influisca affatto nel valore totale dell' accrescimento di pressione , anche ritenendo eh' essa goda di una tendenza a produrre un effetto di tal natura. L'epoche de' mas- simi non si corrispondono punto ; e non par mica esservì uno stabilimento atmosferico. La pressio- ne e la massima verso il periodo della luna nuova , e più alta nel terzo e a densità , siccome ce lo hanno diiuoslralo la geognosia e le sperienze del pendolo. L' andamento del calcolo semplice è il seguente. Si considera ciascuna catena dì montagne siccome un prisma tiijn- golare posalo orizzontalmenle. L' allezza media de' colli o passi i quali determinano 1' altezza me- dia della cresta di montagne è l' altezza del canto del prisma verticalmente al disopra della super- ficie che costituisce la base della catena. Gii alli-jiiani sono calcolali come de' prismi retti per is!j- bilire la solidità loro. A dare un esempio preso in Europa di questo genere di calcolo , il sig. di Humboldt ricor- da che la superficie della Francia è di io 087 miglia geografiche quadrate. Secondo il sig. Char- JK-Utier, i Pirenei ricoprono 43o di queste miglia quadrate , e , sebbene l'altezza media delle ere- tte de' Pirenei s' innalza a 7500 piedi , il sig. di Humboldt vi pratica una riduzione , a motivo delle erosioni die si sono effctluale sul prisma supposto coricato , e le quali hanno sopratuttu agi- to per diminuire il volume delle profondi vallate trasversali. L' rfl'ello dei Pirenei sopra tutta U Francia non e the di 35 metri o di 108 piedi ; vale a dire che di questa quantità appunto sareb- 3i8 bc aumentala la superficie normale del piano di tulta la Francia , il quale , mediante il confronto di un gran numero di misure esattissime sopra luoghi posli verso il centro ( tali che Bourges , Chartres , Nevers , Tours , etc. ) , è alto di 48o piedi. Questo calcolo che il sig. di Iliimboldt ha fatto in comune col sig. Elia di Beauraont , presenta quindi il risultamento generale the segue nelle misure stesse che sono date dall' Autore : Tese 1. Effetto de' Pirenei 18 2. Le alpi francesi, il Giura ed i Vosgi , alcune tese di più de'Pircnci, eflctto comune. 20 3. Beslano gli alti-piani del Limosino , dell' AIvcrgna , delle Ccvenne, dell' Aveyron , del Forez , del Morvant , della Costa d' oro ; effetto comune , eguale pressoché a quello de' Pirenei 1 S Ora , siccome 1' altezza normale del piano della Francia è nel suo maximum di ... 80 ne segue, che l'altezza media della Francia non eccede ij6 , o piedi 816. Le pianure baltiche , sarmate e russe non sono separate da quelle del nord dell' Asia che dalla catena meridiana degli Urali. Ed è appunto jier questa cagione che Erodoto , il quale co- nosceva il legame dell' estremità meridionale degli Urali nel paese degl' Issidoni chiamava Euro- pa tutta l' Asia al nord dell' Aitai. Nella parte limitrofa alle baltiche pianure , vi ha presso al littorale del mare baltico talune masse parziali di sollevamento le quali meritano una particolare at- tenzione. Air occidente di Danzica , tra questa città e Biitow , nel punto in cui la riva del mare avanzasi assai verso il nord , esistono molti villaggi posti ad un'altezza di 4oo piedi j dippiù il Thurmberg , la di cui misura ha dato luogo a diverse controversie ipsoraetriche , elevasi , giusta le operazioni trigonometriche del maggiore Baeyer , a ioa4 piedi , ciò eh' è forse la elevazione massima che siavi tra 1' Harz e l' Tirale. E cosa da recar maraviglia come, secondo le misure fat- te dal Sig. Struve del punto culminante della Livonia , il Munamaggi , questa montagna non si estolle che di 4 tese di più del Thurmberg della Pomerania ; mentre che , da un altro lato , se- condo la carta del capitano Albrecht , la profondità massima del mar baltico Ira Gothland e Wia- dau non è che di 167 lese , altezza pressoché identica a quella del Thurmberg. Il paese basso esclusivamente europeo , la di cui altezza normale non potrebbesi valutare a più di Go tese , ha secondo esalte misure nove volte la superficie della Francia. La straordinaria estensione di questa bassa regione è la causa per cui 1' altezza continentale media di tutta V Eu- ropa sulle 170 000 miglia geografiche quadrate, è di 3o tese al disotto del risultato che noi ab- biam trovato per la Francia. Del resto per non intrattenersi più lungamente con numeri , il sig. di Humboldt aggiunge che una considerazione importante nello studio de' fenomeni generali della geo- \ogia , è che le masse sollevale sopra degli ampli paesi sotto forma di alti-piani , producono un tut- l' altro efTetto sulla elevaiionc del centro di gravità del volume che le catene delle montagne, al- lorché esse hanno la stessa importanza in lunghezza ed in altezza. Nel mentre che i Pirenei pro- ducono a pena sopra tutta 1' Europa l' efrello di una lesa ; il sistema delle Alpi , le quali coprono una superficie quasi quadrupla di quella de' Pirenei , 1' efTetto di 5 i/3 tese; la penisola iberica con la sua massa alto-piana compatta di 5oo tese, produce 1' efTetlo di 12 tese. L'alto-piano ibe- rico agisce dunque sull' Europa intera quattro volte più del sistema alpino. Questo risultamento de' ralcoli è lanlo più soddisfacente poiché desso pare dedursi prescindendo da qualsiasi antecedente ipotesi. Noi abbiamo acquistato in questi ultimi tempi molle nozioni sulla configurazione dell'Asia. L' effetto delle masse colossali dì sollevamento della meridional parte ritrovasi indebolito , giacché 3i9 ip di tulio il continente asiatico , una porzione della Siberia , la quulc essa sola sorpassa di un terzo la total superficie della Europa , non aggiunge un' altezza normale di l^'3 tese. È questa del pari 1' altezza di Orenburgo sul bordo settentrionale del Caspio. Tobolsk non ha neppure la metà di sifTalta altezza , e Casan che trovasi cinque volte più discosto dal littorale del mar glaciale di quel che Berlino non lo è dal baltico , appena ha la meli dell' altezza di questa ultima città. Nel- lo Irtysch supcriore tra Biiklormensy ed il Uigo Saysan , in un punto in cui si sta più vicino al mar delle Indie che al mar glaciale , il sig. di Humboldt ha trovalo che i piani non toccavano mica gli 800 piedi in altezza ; è intanto colà per lo appunto che si è denominalo 1' altopiano del- l' interno dell' Asia ed il qual silo non ha la metà dell' altezza delle strade di Monaco al disopra del livello del mare. L' altopiano sì celebre tra il lago Baikal e la muraglia della Cina ( il de- serto pietroso di Gobi o Cha-mo), che gli accademici russi sigg. Bungc e Fuss , hanno misura- to barometricamente , non ha clic un' altezza media di 660 tese , la quale è presso a poco quella dei Miiggelsberg alla sommità del del Broiken ; dippiù questo allo-piuno ha nel suo mezzo , al punto dov' è situalo Ergi (lai. 45° 3' ) una depressione a fondo di caldaia il basso della quale di- scende insino a 4oo lese , cioè all' altezza di M;idrid. « Questa depressione , dice il sig. Biingc , in una memoria che non ancora è stata pubblicata , e coperta di Halo e di specie del genere Arando , e , giusta la tradizione de' Mongolli i quali ci accompagnavano , essa altra volta ha for- mato un gran mare interno. » I due estremi di questo antico interior mare sono limitati da ta- lune alte spiuggie rocciose , del tutto simili a quelle di un mare ordirario nelle vicinanze d Olou- baischan e di Zukeld^ikm. La superficie del Globo , nelle tue masse dj sollevamento uniforme e dal sud ovest al nord- ovest, è due volte sì grande che quella di tutta 1' Alemagna , ed innalzerebbe il centro di gravi- tà dell' Asia di 00 lese , mentre che l' Himalaya e 1' Houen-Lun , il quale prolunga l'Hindou-Kho, con gli alti-piani tibetani che ricongiungono 1' Himalaya al Koulen-lun , non produrrebbero che un clTetto di 5tì tese. Nella disamina del considerevol rilievo tra le pianure dell' Indo e 1' alto-piano depresso di Tarim , il quale dipartendosi da Kaschgar è inclinalo ali oriente verso il lago Lop , fa duopu comprendere con maggior cura il punto vicino al meridiano di Kaylasa e de' due laghi s.icri di Manasa e Ravana-Brada , a partir da cui l" Himalaya non va più dall' est verso l' ovest paralle- lamente al Kouen-Lun , ma dirigesi dal sud-est al nord-ovest e riunitcesi ai controflbrti dello Tsun- Ling. Le altezze dei numerosi passaggi di Bamian infino al meridiano di Ttrhamalari ( l!\ 400 l''"^" di ) mediante i quali Turner ha guadagnato 1' alto-piano tibetano dell' H' Lassa , sono ancora cono- sciute sopra una lunghezza disi gradi in longitudine. La maggior parte di esse hanno con uniformi- tà grandissima l4ooo piedi inglesi o ^'ìoo tese , altezza la ([ualc non è punto rara ne' passaggi del- b catena delle Ande. La grande strada che il sig. di Humboldt ha percorso da Quilo andando a Cuenca , ha per esempio ad Assuay ( La'dera de Cadlud ) e senza neve un' altezza di l!^i'& tese, vale a dire piedi i4oo di più che rpicsto passaggio dell' Himalaya. I passaggi, siccome è stalo del- lo , danno le altezze medie delle montagne. In una memoria sulla relazione tra le cime elevate o punti culminanti e l' altezza delle catene ili montagne , il sig. di Humboldt ha tlimoslralo die la catena de' Pirenei , calcolala mercé ven- titré passaggi e gole, fosse di 5o tese più «levala della catena media delle Alpi , abbencliè i pun- ti di culminazione de' Pirenei e delle Alpi slessero ira loro nella ragione di i ad 1 4/'<'- Siccome i passaggi isolati dell' Himalaya , per esempio , il Nili-Gate . pel quale si penetro nella pianura delle capre di Cachemire , sono elevati di 2629 lese , il sig. di Humboldt non ha ritenuto per al- tezza dilla catena dell' Uiinal.y.i la cifra di i4ooo piedi inglesi , ma ei propone di fiss.irla , seb- bene la elevazione sia forse ancora troppo grande , a ijSoo piedi o i452 tese. L' allo-piuno de'lrc Xubets d' Iscardo , Ladiik e H' Lassa , è una intumcscenzu tra due catene che ricongiungonsi. ( L' S20 Bimalaya ed il Kouen-Lan ). H viaggio del sig. Vigne nel Baltislan e'I piccolo Tubel , cV è ap* pena pubblicalo , il giornale de' fratelli Gerard , pubblicalo da I.loyd , egualmente che i lavori fat- ti di recente nell' Indo sull' altezza relativa delle nevi perpetue sui versanti indiani e lubeluni del- l' Himalaya , hanno mostrato che l' altezza media degli alti-piani tibetani era stata finora mollo esa- gerata. Nella opera sua intitolata Asia centrale di cui sono ancora impressi alcuni fogli solamente del tomo terzo , e la quale sarà accompagnata da una carta ipsomctrica dell'Asia dal Pliase in si- no al golfo Pelcheli , e dalle foci comuni dell' Ob e dell' Irlysch insino al parallelo di Delhi , il sig. di Humboldt crede di avere dimostralo , mediante il ravvicinamento di una folla di fatti , che la lutumescenia tra 1' Himalaya ed il Kouen- Lun ( catene le quali sono i limiti meridionale e set« tentrionalc del Tibet ) non s' innalza in altezza media a più dì 1800 tese , ed è, per conseguen- za , di 100 tese più bassa che V alto-piano del lago di Titicaca. La configurazione ipsomeirica del continente asiatico è forse ancora più notabile per le sue pianure e le depressioni sue che per le colossali altezze. Questo continente distinguesi por due prin- cipali traili caratteristici: i.° per la lunga serie di catene meridiane, le quali, con degli assi pa- ralleli ma Ira di loro alternanti ( forse progettati siccome de' filoni ) , si estendono dal lago Co- morino , rimpetto Ceylan , insino alla costa del mar glaciale , con direzione uniforme dal sud-sud- ovest al nord-nordovest , sotto il nome di Ghales , catena Soliman , di Paralasa , di Bolor e d' Ura- ie. Colesta situazione alternante delle catene meridiane aurifere ( Vigne ha visitalo recentemente sul versante orientale del Bolos , nella vallala di Basba , nel B;iltislan , le sabbie aurifere scavate , se- condo i Tibetani , dalle marmotte , e secondo Erodoto , da grandi formiche ) ci rivela quella leg- ge che veruna delle catene meridiane or ora nominate , Ira 64° e "jS" di longitudine , non si esten- de sulle sue vicine tanto verso l'est , che verso l'ovest , e che ciascuna di queste longitudinali ele- vazioni non principia a mostrarsi in latitudine che nel punto in cui la precedente sia perfcliamente disparsa. 2.° Un altro tratto carallerislico , e che non si è abbastanza notato nella configurazione del- l'Asia, è la continuila di una considerevole elevazione , est ed ovest , tra 35° e 36 I/2 di latitu- dine da Tathialoudag , nell' antica Licia , insino alla provincia Cinese di Houpih , elevazione re- cisa Ire volte dalle catene meridiane ( Zagros , nella Persia occidentale , Bolos , nell' Afghanistan , catena dell' Assam nella vallata di Dzangho ) , dall'ovest all' est di questa catena , dopo del paral- lelo di Dicearco eli' è nello stesso tempo quello di Rliodes, Taurus, Elbrouz , Hindou-Kho e Kovun- Lun od A. Neoutha. Nel terzo libro della geografia di Eiatoslene trovasi il primo germe della idea di una catena di monti ( Slrabone , XV , p. 689 Cas. ) che va in modo continuo , e divide l'Asia in due parti. Dicearco ha scorto il legjme che unisce il Tauro dell' Asia-minore colle montagne co- perle di neve dell' Asia , le quali avevano acquistalo tanta celebrila presso i Greci a motivo de' rac- conti e delle menzogne di coloro che avevano accompagnalo i Macedoni. Si poneva della impor- tanza al parallelo di Rodi ed alla direzione di quella catena indefinita di monti. La clamide del- l' Asia doveva trovarsi il più in là sotto di questo parallelo ( Slrabone , XI , p. Sig ) e forse un poco più all'est poteva pure , dice Slrabone , rinvenirsi un altro conlinenle. Il Tauro e gli alti- piani dell' Asia Minore hanno per la prima volta rivelalo ai filosofi greci la influenza dell' allczza sulla temperatura. « Anche nelle latitudini meridionali , dice il grande geografo di Amasis ( Sira bone II p. 73 ) allorché egli paragona il clima delle coste settentrionali della Cappadocia con quello delle pianure dell' Argaios , poste 5ooo stadi più al sud , le monl;.gne e tulli i terreni el( - vali sono freddi , pure quando sifTatli terreni sono de' piani. » Del resto Slrabone è il solo fra gli autori greci che siasi avvaluto della parola dfoifsji» , piano di montagna ( alto piano ). Secondo il linai risullamento dell'intero lavoro del sig. di Humboldt il niaxiniuru dalo di Laplace come 1' alte/.ia media dc'conlinenli sarebbe di troppo considerevole per 2;3. Questo dolio trova , per le Ire palli d.| inondo le quali linnno formalo il suggello de' suoi calcoli ( 1' Africa non presentando ancora docuinculi baslcvoli sullo qutslo uspilio } i;ii clemeiili numerici che seguono : 321 Europa .io5 lese ( 2o5 metri ). AiDerica boreale. ... 117 ^-^ ( 228 ). America australe. ... 177 ( '545 ' ). Asia 180— —(35 1 ). Per la totalità del nuovo continente si hanno 146 tese ( 285" ) , e per l'altezza del centro di gravità del volume di tulle le masse continentali ( eccetto l' Affrica ) al disopra del livello marino attuale , iSj' ; 8 o 307™. Il sig. di HolT, il quale , in una estensione di 224 miglia geografiche quadrate , ha misura- to con una estrema esattezza 1076 punti , la muggior parte nella porzione montuosa della Turin- gia , opina che siunvi allo incirca cinque altezze per ciascun miglio quadrato , ma che vi si tro- vino queste inegualmente scompartite. Il sig. di Humboldt ha richiesto il sig. di HoQ*, con lo sco- po ognora di verificare la ipolesi di Laplace sulla massa de' continenti , di calcolare P altezza me- dia delle misure ipsomeiriche da lui fatte. Questo scienzi;ilo ha rinvenuto 166 lese , vai dire 8 te- te di più del risultamento del*sig. di Humboldt. Se ne deve adunque roncliiudere che , siccome ti è misurato un tratto moutuosissimo della Turingia , la cifra di 157 tese o di 942 piedi sia un numero limite piultosto troppo grande che troppo piccolo. In seguito alla certezza in cui oggidì si è di un sollevamento progressivo e parziale della Sve- zia ( fatto de' più importanti della geografia fisica , del quale siamo debitori al i sto alia realtà delle cose ? Svariate soluzioni hanno dato le diverse scuole a questo problema : l' autore di cui teniam pa- rola le ha trovate o false , o incompiute , e da ciò deduce che ha il dritto e il dovere di esporre la propria , che puole così riassumersi. Egli concepisce sotto un doppio aspetto la sua opera , una critica , e l'altra sistematica : Con- sidera egli , che ciocché nuoce alla scoverta delle verità puoi ridursi , a questo, che le classificazioni de' fatti intellettuali sono , o troppo parziali , o troppo generali , e ci sembra , che vuol dire , che soventi volte elevano le idee contigcnli ad idee necessarie ed universali ; e vice versa, si fanno quest' ultime rientrare nelle variabili e contigcnli , o pure si restringe talmente l' idea culminante eh' è impolente ad esplicare , come è suo ufficio , tutte quelle , che nelb classificazione sono com- prese. Questa è la massima comune misura , che l'Autore si propone di applicare a tutt'i siste- mi , di cui deve far P analisi , per mettere in lume se gli errori , nei quali sono caduti , son nati da uno de' due scogli anzidetti , che viziano tulle le classificazioni sul subielto. Questo punto di vista ha molta affinità con quello dell' illustre Rosmini , il quale dichiara , eh' è per eccesso , o per mancanza che tutti i sistemi filosofici si sono trovati insufficienti ad in- yestigare l' origine dell' idee , mentre in alcuni tra essi si sono moltiplicati i principi , ciocché ha gettato del vago sulla scienza , in altri si sono talmente voluti ridurre all' unità , da non potere risolvere il problema , perchè troppo stretto il principio , da cui prendevano le mosse ; ma ab- biamo ragione da credere , che il De Grazia benché abbia reso di pubblica ragione il suo lavo- ro dopo comparso quello del Rosmini , pure sia nato nella sua mente anteriormente all' epoca , in cui poteva conoscere 1' opere del filosofo da Rovereto , e che ambedue siano stati spinti ad adottare una dottrina , che si mostra simile , benché non identica dalla disposizione della loro non comune intelligenza. Il principio che il De Grazia espone per rendere più esalte le classifica- zioni , puoi cosi formolarsi. )t Nelle conoscenze umane pure , o di fatto , ma ambe necessarie s) nelP immediale , che D Delle dimostrative, lo spirito non ufTcrma , che quanto viene rinchiuso nei dati di una ipolesi-, le Il verità conligentì quando non sono oggetto dell'esperienza non vi è altro mezzo legittimo di compren- » derle naturalmente che 1' induzione ; che di più vi è un' epoca nella vita intellettuale , in cui si » associano delle idee per supplire all'impotenza della ragione in ordine alla verità fondamentale w del senso comune : Cosi la natura ha providaDeole disposto j che un mezzo non legittimo par 33 1 » lecipi quando un buono , e venga ad cisere legittimato. Il fondamento della icienza umana , è » quindi nella veduta immediata dei (atti , veduta , che nel iuo oggetto trova l' esemplare della N realtì oggettiva. Esposto il fondamento del sistema dell' Autore , dal cui svolgimento deve uscirne la dimo- ■trazione della realtà della scienza umana ed il metodo per conseguirla , ci resta in questo cen- no ad esporre se il sistema dell' Autore abbia affinila o relazioni insieme , con altri anteriori , ed a quali di essi più si rannoda , o se si presenta come nuovo , ed isolato da tutte le altre solu- zioni formolate sullo stesso problema. Tre metodi sono stati impiegati per risolvere il problema della realtà della scienza umana , ossia del modo come il soggetto possa rjoggetto percepire , non come semplice fenomeno , ma nella sua realtà ; e sono 1' Omologico , il Logico , ed il Psicologico , i quali sovente si sono mescolati in fra essi , ma il sistema è stato classificato , considerando 1' ele- mento che preponderava nel sistema intiero , e nelle conseguenze che ne venivan fuori. Da quanto dicemmo possiamo dedurne che 1' Autore di cui trattiamo impiega di preferenza 1' induzione co- me il migliore stromento per venire a ritrovare la verità : da ciò risulta , che puoi' essere clas- sificato nella scuola di Bacone , cioè nella Psicologica , e perciò intendiamo dire la scuola Filoso- fica , che si ha approprialo il metodo da Bacone indicalo per le scoverle della filosofia njlura- le , per applicarlo all' intellettuale , e attiva , cioè alle facoltà dell' intendimento e della volon- tà , e per conseguenza preferire il metodo psicologico agli altri due indicati. La scuola di Loie e la scozzese nello scorso secolo , che ambedue discendevano , e si vantavano di essere disce- pole di Biicone, si divisero su di un punto principale, mentre gli ultimi hanno ammesso dei prin- cipi costitutivi della nostra natura , che non possono essere provati con altri principi : perchè la loro dimostrazione risiede nella loro cnuncioz'one , per cui rivestono il carattere degli assiomi in matematica; nel mentre che la scuola di Loie rappresentata , e modificata dal Condillne, non ha altra clusse di fenomeni accettati , tranne quei che vengono dai sensi ; ed il solo principio che ne risultava , era che nulla potesse giungere alla naturai conoscenza dell'uomo , oltre la sensazione e r esperienza ; per cui implicitamente negavano , che vi fossero princìpi , che non essendo suscet- tibili di essere dimostrati , potessero servire a dimostrarne altri : per cui consideravano questa pretenzione , come un ritorno ai principi ontologici proscritti dopo la caduta della scolastica , come Filosofia predominante. Per la qual cosa stimavano come un ritorno alle categorie logiche i principi primi degli scozzesi , e a questo doppio titolo vedevano in questa scuola l' abbandono della psicologia come metodo , e il ritorno agli antichi già giudicati. Dal breve sunto , che abbiamo dato di questa distinta produzione , ne risulta che la qui- slione capitale par che voglia , e possa ridursi a questo cardine del lavoro intiero. « Se ciocche chiama l' Autore la veduta immediata del fatto , che dà la realtà Jell' oggettivo » sia o nò principio che toglie da mezzo tulli gli argomenti degli scettici sulla difficoltà , o piut- »lo l' impossibilità di conoscere 1' oggetto , per mezzo del soggetto. Qiiesl' aspetto ha molta affini- la , col principio adottalo dalla scuola Scozzese , cioè che la percezione dà a differenza della sen- sazione , non l' idee , non l'immagine della realtà , ma la realtà essa slessa degli oggetti , fuori di noi. Ma la dilTerenza , che separa il de Grazia dagli Scozzesi è , che quesl' ultimi raggiungono la realtà nella percezione , con ammettere de' principi soggettivi nell" intendimento , che sono quelli , che per la loro virtù , mutano la sensazione in percezione , e cosi pervengono alla conoscenza della realtà oggettiva. Questo rigetto del nostro Autore dei principi soggettivi , non solo lo allon- tana dagli Scozzesi , ma da Kant , di cui rigetta le categorie , e lo riaccosta alla scuola di Con- dillac. Spingendo la sua idea della veduta immediata , si potrebbe giimgcre all' idea dell' essere del Bosmini , alla percezione della sostanza del Galluppi , come alla formola del lobcrti ; ma queste idee qui sono accennale , e potranno essere fecondate da sapienti in filosofia. Qui limitiamo le no- ùoni preliminari , e possiamo a dire alcuna cosa del 4°- volume. 332 Questo appartiene alla parte dogirintica dell' opera , essendo stata esaurita negli antecedenti la parte critica , e le veriti intuitive che occupano il 5°. volume. Questo si compone di due sezioni divise in più capitoli. Nel. i°. tratta delle conoscenze necessarie di fatto , nel 2°. della coscienza abituale , e dell' analisi riflessiva : Nel 1°. tratta della sostanza , della causa , dello spazio , del tempo , dellu ragione , delle idee di verità , di realtà , del necessario del contigente , e del pos- iibilc. Kel 1°. tratta delle associazione dell' idee e dell' analisi riflessiva. Un quadro delle cause , che hanno ritardato e ritardano tuttavia i progressi della Glosofia , che vertono sulle nozioni a priori non dimostrate , e sull' escogitazioni ontologiche , conchìude il volume ; così dice dopo aver combattuti nitri sistemi. « Ritenuto il fatto dal metodo sperimentale qual subblime compiacimento , ne ritrae il filosofo « al contemplare il dono coìinente dall' Autore della natura accordato allo spirito umano , la ve- » riti che splende di sua propria luce ? » La luce materiale è il mezzo onde l'occhio veda gli oggetti : l'evidenza e la luce interio- >i re , onde 1' umana intelligenza ntU' ordine naturale , vede la Verilii assoluta. Non già idee , e )« verità ispirate al nostro spirito sono i lumi naturali , di cui la r.ngione umana nasce fornita : )> ma nell' ordine naturale 1' evidenza è la vera luce , che illumina 1' umana intelligenza. La sola >) ÉlosoGa sperimentale suol riflettere tutti intiera la luce primitiva. Nel secondo periodo della » vita intellettuale , la ragione ha spiegato tutto il suo potere : l' uomo è già in possesso della » Verità assoluta , e in tal possesso risente la dignità della propria natura : la Filosofia dell' espe- » rienza dispiegando la luce riflessi della verità raddoppia in noi quel prezioso sentimento , che w serve di segreto e contìnua spinta al perfezionamcnte morale », Il Commentario naturale del luogo riportato , si è che 1' evidenza si acquista per mezzo dei •ensi , e 1' evidenza interna è 1' cfTetto di queste sensazioni riflettute nell' intelletto , ciocché è una modificazione del sistema di Condillac , che aveva eliminato la riflessione di Loke , riducendo tutto alla sensazione trasformata , ma ristabilita , e talvolta eloquentemente, nelle lezioni del Laro- miguiere nel nostro secolo sotto il nome di attenzione ; per cui si può dire , che dall' esame per sommi capi di questo 4°- Volume , si vede lumeggiato con nuovi sviluppamenti l' opinione del Lororaiguiere , primo passo al ritorno della teorica della sensazione, quale il Condillae l'avea for- molala , è svolta nella direzione data da questo Filosofo dal Tracy , dal Costa , e modificata dal Lallebasque , che ha tolto la sensazione , come unica produttrice dei giudizi , e della volontà. Laonde a modo mio di vedere , salvo un più adeguato giudizio che potrà farsi quando l' opera «ara compiuta , potrebbe il dotto lavoro del de Grazia riferirsi a quella scuola intermedia , che iursc nel principio del secol nostro , la quale si attacca al passalo pe' lavori del Bonnet di Ginevra. Questa scuola ebbe prima di tutto in .-mimo di non seguitare le dottrine di Condillac io tutte le estreme conseguenze , che prevedeva , si sai°ebbero tirate , come lo è stato dal Broussais , che in ultimo risultamento assorbiva la filosofia nella fisiologia , cioè a dire , faceva della scienza dello «pirito umano , un ramo di quella che trattava dei corpi e dei loro attributi. Da un' altro can- to temeva questa scuola , che il punto di vista ontologico , seguito dalla filosofia antica , e il logico che predominava nella scolastica , non riprendessero vita e vigore , e rimettessero in voga il sillogismo , sostituendolo all' induzione , e per tal modo l'ipotesi sistcmatinhe , e i principi a prio- ri , riprendessero il luogo drl metodo sperimentale di 'Bacone , al quale le scienze fisiche , e na- turali avevano dovuto tutto il loro avanzamento , perocché credevano esser questo metodo il solo che poteva produrre l' istesso elTelto ni'llo studio della Biosofia. Di queste cagioni , credo avesse origine questa scuola intermedia ; che come si disse avca per iscopo di conservare negli sludi fi- losofici il sistema dì Loke e Condilbc , arrestandone però l' illazioni , che spiriti più sistematici potevano dedurne , e comprendevano bene , che le loro ultime conseguente avrebbero fatto torlo 335 •lU filosofia ed al metodo che fermamente credevano essere acconcio eid assicurare l'avvenire della scienza : questa scuola merita come fatto scientifico 1' attenzione de' cultori non solo della fi- losofia , ma anche di lutl'i svariati rami dello scibile umano , mentre è una condizione della no- stra natura di operare per mezzo di reazioni nelle scienze , come nella vita. Le scienze rivestono un carattere diverso a seconda de' periodi che si succedono nelle vicende scientifiche e prati- che , e sono sempre l'espressione delle fisonomia dei loro autori , ì quali imprimono il loro ca- rattere alle opere , che producono ; per cui ora sono moderate , e propongono una transazione , con le dottrine che sembrano voler predominare , altra volta non offrono la pace , ma la guerra nelle sue ultime conseguenze , dichiarando incompatibile la coesistenia nella scienza de' princìpi , e de' metodi che sorgono in opposizione compiuta in fra essi. Per dar pruova del nostro asserto , non abbiamo altro u fare , che lumeggiare le vicende di questa scuola. Alla fine del secolo scor- so , quando in Francia l' ordine sociale scosso dalla rivoluzione , aveva mutato , o almeno modi- ficate le opinioni sulle pratiche applicazioni della filosofia dominante , all' ordimento della società , questa disposizione degli animi si svelò nella letteratura , e si manifestò in un modo più significa- tivo in due misure del governo , cioè nel Concordalo , e nel Codice Civile , e puoi dirsi ouche nel sistema amministrativo , mentre tutte queste novità , che rannodavano il presente al passato rigettavano il principio estremo , che nella rivoluzione era sorto , cioè che vi doveva essere so- luzione di continuità Ira il passato e il presente ; di cui il calendario nuovo si era una pratica espressione , in modo tale , che il ristabilimento deli' antico , fu uno degli atti che mostrò più es- plicitamente il ritorno alla parie del passato , che non fra in opposiicione diretta con le condi- cioni che la società rivestiva dopo i grandi avvenimenti , eh' erano accaduti , malgrado questa chiara disposizione degli spirili a rettificare la loro situazione , che rese popolari tulle queste inno- vazioni. Nella scienza però le doltiine non avevano subito niun apparente mutamento , e questo non si svolse che nel 1809 , quando il Laromiguiere , cominciò il suo tanto stimato corso , che come diceva , avca lo scopo di mettere in armonia la scienza con le disposizioni sociali , le leggi , e lo spirilo della letteratura , che nei giornali faceva guerra aperta alla letteratura del secolo an- tecedente 5 e cosi il sapiente professore cercava poter arrestare l' influenza che sentiva , che pote- va divenir potente in Francia , delle dottrine scozzesi , e più tardi di quella di Kant , di cui il libro del Villcrs cominciava a far parlare, benché in un circolo ristretto, ed i più straordina- ri avvcnimenli , che con tanta rapidità si svolgevano sotto gli occhi di tutti , distraevano com' era naturale dagli studi filosofici , ma lutti sanno che precisamente , fu il successore di Laromigiiiere , uhe comcniò , e pose a portata del pubblico francese le dottrine del Reid , e suoi continuatori della scuola Scozzese , come per il metodo , per la lucidila della forma , per l' avversione ali" ipo- tesi ontologiche , e alle logiche astrazioni , la filosofia Scozzese , che pretendeva essere la figlia legittima del metodo di Bacone , ed interpretare Lolke piucchè apertamente combatterlo , non da- va ne trovò una grande opposizione in Francia , e il merito de' suoi prepagatori contribuì poten- temente a renderla popolare; coincidendo questa disposizione con la pace, che richiamò l'inte- resse sulle scuole, chiuso il campo di battaglia , diede maggior vigore agli studi filosofici , il Tu- rhat fu il filosofo , che segui la strada del Laromiguiere , cercando di arrestore le reazione , che cominciata dagli Scozzesi , che ammettevano dei principi deli' intelligenza indipendenti dalle senss- (ionì , faceva presagire , che per questa parte il movimento filosofico dell' Allemagna era destina- to a penetrare in Francia. In effetto era impossibile , che un movimento cosi importante esposto da uomini si sapienti , e si eruditi , che modificava la letteratura , che discuteva la legislazione , restasse ignorato dalla nazione principale dell' occidente ; e in effetto nell' anno prima della risto- razione , la letteratura romantica , e la filosofia Tedesca eccitarono un vivo interesse nella società, popoluriziute dal libro di una donna celebre. Ad arrestare questo movimento e mostrare che 334 noD erano conseguenze necessarie del sistema di Lolkc le illazioni estreme clie ne arevano (ratte alcuni filosofi , il Lallebasque dedicò le sue vigilie , e il suo bel talento nella nota opera della genealogia del pensiere , malgrado ciò il movimento si svolse nella slessa direzione , e penetrò in Italia , ove la sagacilà del Lallcbasquc gli aveva fallo presentire che verrebbe , ben- ché poco apparente al i8a5 , epoca in cui egli scrisse: sembra , che all' islessa epoca il De Ora» eia , ricco per la sua carriera di conoscenze matematiche , e fisiche intraprendesse di arrestare questo movimento del razionalismo alemanno , e la sua opera ha cominciato a divenir di pubblica razione al 1 84o , e non ancora è compiuta. Essa è stala giudicala , come onorando l' Autore e il paese , ha avuto le opposizioni , che naturali erano nelle dottrine che combatteva , e di cui vo- leva arrestare il corso : era naturale , che chi era attaccato si difendesse ; ma tulli consideraro- no the questa produzione era una pruova di più , che questa terra di meditazione non mancava mai di cultori per le scienze filosofiche , e che anche quando volevano rinvigorire sistemi , che avevano già imperato nell'intelligenza umana, imprimevano loro un certo che d' origintle , e d'in- dipendente , che come altrove dicemmo è ciocché caratterizza il più i filosofi Napoletani dai pe- riodi i più remoli , fino ai contemporanei , che sono una gloria dell' Accademia. E cerio tutte queste condizioni si scovrono nel lavoro del De Grazia , lucido nell'esposizione , ricca di qm'zio- ni sulle scienze esalte , e benché sostiene dottrine note , lo fa con originalità , e non si tr.-'scina- in una volgare imitazione , che caratterizza gli spiriti deboli , ma al contrario cede alla convizio- ne propria piucchè all' aulorilà de' suoi predecessori , ed è degno dell' accademia associare a se un nome che continua gli studi , che fanno sempre 1' onore della nostra patria. Ci sembra .ivcr data un' idea imperfetta di questo iraporlanle lavoro : 1' avermi nominato , suppone che all' accade- mia ciò basti, mentre se voleva più- vasto svolgimento, avrebbe certo trovato nel suo seno gli uomini , che ciò potevano facilmente fare 5 ed è essa che deve presentire se lo scopo dall'autore , sari più fortunato dei suoi predecessori in questo arringo , e se le circostanze sono tali , da far presagire una reazione contro le dottrine , che sembrano predominare , e nella direzione dei la- vori dell' autore , e della scuola alla quale appartiene , o ciò non è vicino. Non sarò certo io debole espositore di ciocché è nolo ardito a portare delle temerarie investigazioni nella regione oscura dell' ignoto e dell' avvenire. E qui circonsciivcndo il lavoro che mi fu commesso , credo necessario per completarlo far osservare , come in questa epoca gli studi filosofici sono con ardore coltivati nella nostra patria. In effetto non vi è che lumeggiare i diversi sistemi , che occupano i sapienti di Europa , per mostrare che in Napoli hanno tulli de' cultori distinti , che disvolgono più peculiariamenle , con- servando quel carattere indipendente , e quell' originalità eh' è propria de' cultori delle filosofiche discipline in questa regione , onde viene che anche quando preferiscono uno di essi , non lo sie- guono con una volgare imitazione , ma vi mettono del proprio. Le scuole , ed i sistemi filosofici si possono ridurre ai seguenti. 1°. Le antiche scuole Italiane fino al iS"». e 16°"». secolo. 1°. La scuola di Cartesio, e tutte le moderne , che ne derivarono al 17"». secolo. 5°. La scuola di Loke svolta da Condillae. 4". La scozjese , e quella di Kant. 5*. Le altre allemanne , che ne sono derivate, come quelle di Fichi, Schelling, ed Hegel. Ebene i lavori del Simonetti , e quello più compiuto , e distinto di Michele Baldacchini >u la filosofia di Campanella , i lavori divenuti celebri del Galluppi , su la scuola di Cartesio , e i tuoi continuatori , 1' elaborazioni del Colecchi su la filosofia dì Kant , che il Galluppi aveva trat- tato a fondo sotto un' aspetto critico , e che il primo ha trattalo con non meno acume sotto un'al- tro aspetto. Le memorie del Cav. Capone su la scuola scozzese , lette all' accademia delle icien- 335 CI! , e il s.'iggio sulla filosofìa Inlellctluale , di cui è comparso il i». Tolume , !□ cai il cbiaio autore ti propone , dopo aver gettato uno sguardo ropido su la storia della filosofia , dare ol- tre un dizionario filosofico, intrapresa quasi nuova, un'esposizione del sislerna di Reid, e come car- dine del suo lavoro una traduzione dell' ultima opera di Leibniz con note. Il Cusani, il Gatti , l'A- tello , valorosi giovani , hanno in diverse memorie publicate , poste in luce le dottrine delle ulti- lue scuole di Allemagna. Indipendentemente da tutti questi lavori bisogna notare quello del Cav. Fiicolioi sulla sintesi e l'analisi, il quale dimostra, che l'occupazione de' pubblici aflTari , non (ilterano punto l'umore dello studio negli UQmini che onorano il paese. Debbono notarsi ancora il corso di filosofia publicato dal padre Liberatore ad uso del Collegio de' Gesuiti in lingua La- lina , e le lucide lezioni rese di publica ragione del Palmieri , le quali ultimo sono una prova di più , che la conoscenza io grado elevato delle scienze fisiche non nuoce , ma illumina quelle dello spirito umano. Già parlai nel corso di questo lavoro con estensione della scuola intermedia , io cui classifi- cai i lavori del Lallebasque e del De Grazia ^ per cui chiaro si mostra , che niuo sistema è ne- gletto dai cultori della filosofia in Napoli , e la loro applicazione a' rami parziali per le scienze morali firn comprendere , che si tirano tutte le conseguenze da questi sludi , e basta citare i lavori del Marchìonna su la filosofia del dritto , e quelli più noti ed apprezzali dalla colta Eu- ropa , su r estetica del Cav. Bozzelli. La Sicilia al di là del faro non mette negligenza alcuna a seguire con calore i lavori degli uomini distinti, che da poco ha perduto e che godevano di meritata riputazione. E tra tanti esempi, noi citeremo , il professore Mancini autore di pregevole opera elementare ed il Tedeschi abilissimo crrìtttore, amico delle dottrine scozzesi, e le memorie del Cav. Paovini loro compatriota su le filosofie di Condillac , e di Cousin letta nella nostra accademia. Da questa rapida esposizione, ci sembra , che potremmo senza temerità asserire, che Io stu- dio della filosofia, era tra noi un'antico retaggio , mai perduto intieramente, e gelosamente con- servato : Ed è lusinghiero , che tutti questi signori , seggono nell' accademia e non potevano certo abbandonare le alte tradizioni del Dottore Angelico, che nel i3.° secolo insegnava filosofia, nella istessa sala , ove 1' accademia si riunisce. Questi sforzi dell' intelligenza meridionale non sono sfuggili all' occhio degli oltramontani, ed ia effetto la Rivista de' due monti del luglio scorso , co- si si esprimeva sul subbietto. » Tutto annunzia , che io Napoli lo studio delle alte quistioni filosofiche , economiche e It- » gislative , occupano gli spirili , che le trallaoo sempre eoa cura , e sovente con felice risulta- » mento ». Lotcì BukBCs. 336 »a06& AMXA D4ir Accademia della tcienie delt Itlituto di Bologna, pel concorso al premio Aldini tul Galfanitmo , per tAnno l8^. Trattare storicamente , e dare giudizio di tutti gli sperimenti e lavori conosciuti fino a questo giorno su la così della Corrente detta rana e sui fenomeni attenenti strettamente ad essa , in modo che si vegga cliiaro ciò , che ai più antichi cultori di questo studio , Gulvani , Volta , Aldini , Valli , Humbold , ce. , s' appartiene , e ciò , cbe ai più recenti , e in modo cbe col raziocinio , e più ancora col lume di nuove esperienze , si tolguno di mezzo possibilmente le principiili di- icrepanze , che sotto il rapporto sperimentale non meno che sotto il rapporto teorico sono tuttavia intorno questo diflìcile e delicato argomento , e venga per tal guisa rischiarata quanto si può la quistione sopra la origine di una eleltricilì o intrinseca e propria dell' animale , od estrinseca. Liberi i concorrenti di toccare di quei fenomeni d' alti-i animali , che essi per avventura giu- dicassero analoghi a quello della corrente della rana , e cosi pure di altri fenomeni elettro-fisiolo- gici , l'Accademia nondimeno avrà solamente riguardo a ciò , che dirittamente si pcrtiene alla conveniente soluzione del prefisso Tema. La quale Accademia conoscendo 1' ampiezza e gravità del Tema vi assegna il maggiore pre- mio , di cui possa ora disporre , che è il doppio dei soliti premi Aldini , e mette al Concorso il più remoto termine che può; cioè tutto l'anno i844- Annunzia pertanto ai Fisici si italiani che stranieri , che retribuirà una medaglia d' oro del valore di dugenlo scudi romani all' autore della Memoria , che a giudizio della stessa Accademia soddisfaccia adequatamente al proposto Tema. Bologna; dalla residenza dell'Istituto il dì 8 Luglio i843. Prof. SILVESTRO GHERARDI Presidente. Cav. Prof. GIO. B. MAGISTRINI Segretario. COSE DIVERSE. Il Sig. Ducrosi in una memoria che ha presentato all'Accademia delle scienze di Francia ha parlato dell' ammoniaca applicata per mezzo d' un pennello alla volta palatina per frenare all' i- slante i tic dolorosi del viso e le emicranie le più intense. Il Sig. Du sourd ha presentato una memoria suU' uso dello sciroppo ferroso per eonserrare le sostanze animali. Questo sciroppo, combinazione di zucchero e ferro, non cristallizza e non fer- menta né si altera a qualsivoglia temperatura. Le carni che vi sono state immerse , si disseccano senza molto cambiar di volume , e resi- itono senza guastarsi ai più attivi agenti della putrefazione. Immerse nell'acqua fredda in uno istante riprendono il volume il colore e 1' odore di quella dei macelli , e possono esser convertit» in vivande piacevoli e sane. (ili Compiei rcndut K. ìì. 5. Juin l84^' J ® !S) ©' cg Fasi della Lisa c:: iC iC ti li li li li ti li> li l* li 1— >-' — — — — — — — .- ■— o --s ix -I cj CU »*• i>; li "- o o 00 -I c. 01 ** ~ li — o tr ce -4 — - ic *• ce li — GlOH.M ? li -4 li ti ''" o "i" 'li Cw bc •-' co 'e. cj s w o li «- 00 co o " ■— •-^CCOO"- — — — — — o — . co e: Vi co co C! C! 'o — li co -J to >— c". '^"^ co w co o< ►-» il o' o"^ ^ "o — ^ C2 -j ì>s w^ e» o li^ c". ta s co""^ i' o C5 ^1 . ''C oc " iy: ce OD 00 oc oc oc ^1 -1 t: ^ M ^ -1 -^i oc oc ce M -J e: C-. ~ C5_ O 'o 'li 'li 'cD ".e '<-■• oc 'i I "cr 'e 'e 'o 'e "c-i ii» co ìi "oc "-- '-^ '-"oT'--t'c'co"oc"c"ti'co"c;i"o"co"c 'oc'oc"io"oi",^" e © 1 gs;©i CT totoCOto tototi-^COl— COCOCTIi— • © © © wl © il © © © Ol CI il © O © O O Oi 1 f — • to ti CO ■_ © © 0 © c 01 0 e . 3 .11101/ 2 cn OC to © CO 00 to CI co co co co ce — CI CO il S5 I totototototol toCOCO I Oi CJ O 01 "J 00 I e. CV S-. 'i*^*^è'^l COtototoCoCOto er. 01 ©©©©©©O©©©©©©©©©© c e e © ©co©©.©© — ©oc© I C/1 t/1 co 5? JC r:/i , ^ ^ cJ^' C '=f 2; ^ » ^ 9t ^ é^ ^ r-^ v. ^- V. -y^ 2? c/> V; -yi 2? C/5 _ C/2 r^ -) w e K O t/i fis n < ^5 O K C«l c - r » ccc— oi-Sccc— „ 5 r' .< := »5' ? e r: 3 ^ • «; t = S S !S « o: » V> 2.5LH.S- 5 b g - - "■ -I < e < -: 35 CKl ''S = "■ e» 2 5 3 i 1= ^^ t= 3 B C — ■ — ti 3 < Od C 1 -■! C 3 < 3 re \"B o p -I -, ? 7 7 3 • re f^ 3 3 S e U C3 3 (■ e - .^ n OS = 7 o n> re "■ b b e e re re b b e e C/1 "'"'Srere"'2re2"'2i'reT iSS* .«•'>re:.^n-3:..;.noren;_^ g S 2 E:2-g g » = = D £ 2:^7 «L ° b 5 < n (R iJ5' < < ''=^ - '^ - ' IO o a5 -"h:^SSc?a.w:S:*:::^5o^o :^ o. o.joj:-,.o^^,rop jo o.jo 5» t- ,- - 1 - -- T T- ■-•-2r;- -- '" ■■= -^ - = o- ° '-^ ° ^- ^ ^'- " l-o-^-O O O-^ tobo-^-*.- IO tO co IO IO ''^ 01 o o p 00 '-J ce b' in H^ oi co o o o e O o cn oc 'co*i.*.ib.cocococococoOJiOib-*»i^te-c;^a'Oii^*; ; *> IO 1- J» !? tò C5 IO O: OT *» 0< CI Ci IO co -4 O N, wo O- Oi 0< -e o e; s o o p p _ b"obb)b!b^ o o g o cocoooooo^ eco 0000000 o o o o e 000 000 o e o 000 O C' o O O O' C/5 ^^ O ry-j -< r/l ono ixi r/3 tyj lyj ^ tyi S S « i^' '^ "^- "^ 1^ <^ 2! > ■? o 2 o dq'oi 35' 5 a[5 < di' era' m -n S « " ? r' :' 3 •no 3 U Oj 3 F'cn'cja' IS S :^ t/1 W) e e ■f 7^ -à £ 2 -1 — 0 < q.nuv sor. a t« 0 '/! VI « •1 -'5 fO •w r: r-. 0 13 3 W u Zi 13 — — • c — • ~" -i~ •n n -J T 5 09 < 05 < t« 3; era < p d5' r* tJq'dS' H H O O w r n 'jì Vi tr n n 'f* "£ ^ — 'r — i: e rt — ^ re -1 o sa £s a» 3 3 35 05 CF5 < •«! u BJ a • C = 3.3-1 ^ e = e • 000 "> "1 "> . 'f> rt ft fti ©^5S)©a posteriore della curoea ir'fspurpiife j e la rn<>mbranclla dcil' iride seri de tta la facci» postcriure della curiiea e I' aiiUriure del cnsts iìuu adultàadoii alla ligara comcfsa di qucsi' ulEituo corjio. 343 Lo se hclclro dell' iride non e , come i foglicUi vascolari , una continuazione delia coroidea ; ma la sua sostanza sembra venir generata e deposta in mezzo ai fo- glietti vascolari come prodotto di una secrezione di materia plastica dovuta ai fo- glietti vascolari medesimi. Da una tale origine e disposizione dell' interno sche- letro dell' irido si comprende facilmente , perchè esso non essendo continuazione della coroide , e coiinetlcndosi col suo grande margine denlcllalo al margine anle- j-iore del legamento ciliare , sia cagione del facile distacco arlificiale dell' inde. Il primo elemento anatomico formatore, che comincia ad animare questo sche- letro membranoso , è il tessuto nerveo-vascolare. Il tessuto vascolare dell' iride fa parte del sistema intermedio sanguigno , ed unisce le due forme del sistema in- termedio medesimo , 1' a7isa ed il reticolo. Il rclicolo maeoloso si osserva propriamente verso il margine esterno del- l' iride , ed ecco 1' origino della sua formazione. I plessi vascolari della coroidea Tei"so il corpo ciliare mandansi scaml)ie\olmenle delle branche anastomoticlie , le quali col loro reciproco sbocco dan luogo ad una rete che si continua sulla grande jona dell iride. Le maglie di questa rete in principio sono larghe , però il diametro dei vasi che la costituiscono è assai sviluppalo. Ma lo sviluppo del tessuto vasco- lare sanguigno dell' iride non si arresta a siffatta relfì , come al limile finale della ina formazione , invece molti vasi di essa si prolungano come tante propagini flessuose verso il margine pupillare dell' iride , in prossimilà del quale si ripie- gano sopra se slessi , e lenendo cammino retrogrado formano delle anse , per ricondursi alla rr/e dalla quale erano usciti. Queste anse vascolari si dispongono intorno inlorno nel cerchio concentrico della grande zona dell' iride ^ e calano convergendo verso il margine pupillare: esse giacciono tulle nello stcsr-o piano tra loro , e nel medesimo piano della rete donde provengono. Il numero delle maglie della relè , e quello delle anse vascolari dell'iride che comincia a formarsi , è poco considerevole^ e cos'i dev' essere : giacche la rete e le anse che si sviluppano vcrto il nuinlo mese in suH' iride , e che finora abbiamo descritte , non disegnano che il campo grossolano del sistema inlcrmc- dio dell' inde medesima. Infatti nei periodi di progressiva formazione di quc- sf organo , noi campo delle grossolane maghe della relè vascolare primordiale s' intessc un reticello di vasi minori . che si prolungano dai primi per anastomiz- zarsi scamhievolmeulc , e formare delle areole il cui campo libero ha dimensioni minori del diametro dei vasellini che lo circoscrivono. Nella stessa maniera dalle anse vascolari primordiali sorgono delle anse di secondo ordine , costi luite dai vasellini minori , che si prohmgano dui primi . e che si ripiegano egualmcnle sopra se stessi verso il margine pupillare : queste an;:he si moltiplicano prodi- giosamente come le maglie del relicello , e cos'i l'iride diviene un organo emi- nentemente vascoloso. Adunque una re/e rara, ed anse poco numerose, che poi co] «iccessivo sviluppo s' infoltiscono olire ogni credere , sono le due forme del Sii sistema informcilio Tascolare doli' iride , col quale comincia la prima tessitura anatomica di questo diafragma dell' occliio tanto importante sotto il riguardo della fisiologia di taluni fenomeni della vista. Or come mai l' iride prima cosi stretta si allunga poi gradatamente, e discen- de verso r asse dell' occhio ? D' onde ripete essa tale forza di sviluppo ? Se noi esaminiamo attentamente le formazioni organiche le più complicate tì scorgere- mo quasi sempre qualche forza meccanica che influisce sul loro successivo svi- luppo. E cosi veramente la forza di formazione che distende ed allunga l' iride è una forza di vegetazione in parte, in parte meccanica. Infatti l'ansa non ò che un vasellino prolungato e ripiegato sopra se stesso: or i due capi di un'ansa vascolare dell'iride non sono sempre della slessa lunghezza; la loro brevità da princiiiio roincide colla strettezza di un iride che comincia a foruiaisi. Col pro- gresso dello sviluppo poi i due capi dell' ansa vascolare si allungano gradata- mente , ed il loro prolungamento coincide colla insensibile distensione dell' irido. Intanto tra questi due fatti coincidenti vi è un chiaro rapporto di causalità, cioè r allungamento delle anse vascolari è la vera causa del prolungamento dell' i- ride. Perciocché prescindendo dalla forza vegetativa che ognuno riconosce nel si- stoma capillare dei vasi . pf?'' la quale la formazione di essi tende ad un pro- gressivo sviluppo che consegue per gradi , non si può rivocarc in dubbio l' urto meccanico che la corrente del sangue , spinta dalla forza del cuore e dei grossi vasi nel sistema intermedio , imprime sulla estremità ripiegata dell' ansa va- scolare. Quesl' urto meccanico , sebben debole , è uno degli agenti che produce il distendimento insensibile de' due capi dell'ausa medesima , e quindi della mcm- branella che n' è sostegno , ossia dell iride. La forma maciilosa aìisala , che presenta primitivamente il sistema vasco- lare intermedio dell' iride nel principio della formazione organica di que^o dia<^ fragma dell' occhio , basterebbe a caratterizzare la natura del tessuto dell' iride medesima. Oggi che l'Anatomia microscopica , mercè i bei lavori del Bcrrcs , è arrivata a determinare le differenze matematiche delle forme del sistema inter- medio vascolai'c in ciascun genere di tessuti , e ad elevare queste forme a ca- ratteri diagnostici della natura de' tessuti medesimi , non riuscirà difficile il de- terminare la natura del tessuto dell' iride dalla ispezione della forma del sistema intermedio de di lei vasi ; tanto più che questa forma Viiscolare si dichiara in sull'iride nell' incij)ieiite formazione, e per lo conseguire successivamente r ulteriore e compiuto s\iluppo non soffre il menomo cambiamento nel suo tipo fondamentale. Ogni tessuto nel cui sistema intermedio vascolare dominano le due forme, di rclìeello e di (iima , è un tessuto in cui lian luogo ad un tempo facoltà secretoria e la facoltà tattile. Ecco una lesi dimoLitrala in Anatomia microscopica. Un rcticello unico , o terminante con aìiìa , U diametro dei cui vasi è assai sviluppato relativamente ai vasi capillari arteriosi e venosi , in riluto 345 ai quali si liova, caratterizza il tessuto erettile. Ecco un'altro risultalo delle ri- cerche di Anatomia microscopica. Questi caratteri anatomici s'osservano chia- ri e spiccati , siccome abbiamo pocanzi dimostralo , sul tipo fondamentide del sistema vascolare intermedio dell iride incipiente. Adunque aiialomicaniente con- ehiudendo , l' irido (in dal principio della sua lormazionc organica presen- terebbe i caratteri di un tessuto erettile. Inoltre la mcinbranclla dell' iride è pieghettata sopra la stessa , e si può arlilicialmcnte distendere. L(! anse vascolari scorrono Ira le slesse pieghe della membranclla. Queste due condizioni anatomiche pcruianonli non rendono diflicile il concepire, come un afflusso periferico di sangue richiamato sull' iride , dall' azione della luce su i nervi ciliari , debbo distendere le flessui;silà delle anse , eriger queste e render le pieghe dell' iride più profonde a cagione di im ingorgo sanguigno ne' vasi che scorrono nel profondo delle sles- so : or il raddrizzamento delle anse verso il margine pupillare restringe naUiral- menle la pupilla , e questa restrizione viene .altres'i favorita dal ravvicinamento delle pieghe. 11 rillusso del sangue dalle anse vascolari ed il dispiegaraento del- l' iride produrranno il dilalamcato della pupilla. Ma il lessulo vascolare non è il solo che entra nella tessitura dell' iride : l'il- lustre professor Delle Chiaic lia posto in grand' evidenza i caratteri anatomici di un altro tessuto dell' iride non meno importante ai movimenti di restrizione e di di- latamento della pupilla ; questo tessuto e il muscolare. Or la libra muscolare dell' iride , secondo i lisultali delle nostro osservazioni , nascerebbe più tardi della formazione del foglietto vascolare , il quale verso il quinto mese fc abba- jlanza s\iliippato senza che in quel periodo si ravvisi alcun vestigio di lessulo fi- broso. (Vedi la ft(jura.... della tavola annessa a questo Jaseieolo J. r.'VLFOiYTOLOGT A — Politami fossUt dclF Tialìa meridionale. Memoria letta alla Reale Jk-cadimia nella tornata de 12 dicembre; dal sio t'oMi^i» et p. 19.) ;5) Tesiula parca, iujiala , ccllulis duodcnis. Mihi Fig. 7. Nelle crete di Gravina e nel calcare compatto di Cerchi e S. Susanna. (6) Tesiula pana , cellulis senis longiludinaliter striatis. Mihi. Fig. 8. Fossile insiem con la precedente di cui 6 più rara. Uo creduto , oltre allo superficie striata che presenta questa specie di Nonionina , doverla ancora di- stiu^tiere dal numero delle cellule : carattere che nella dilTircnza spcrllica di questo genere io mi , cnso falere moltissimo. Non ripelo qui ciò che ho detto poc'anzi sull'anìnit.'i del genere in parola con e ico- ticohne , cssendocht; ho gij dichiarato come quelle si distinguono da queste per il loro margine che, de- prctso nelle une é poi acuto nelle altre. Uo scelto ancora a carattere delle specie del genere Nonionina anche il numero delle cellule per meno delle quali p. es. la IV. Gravinensis si distingue agevolmente da tulle le oltre Parretjbc con ciò se no volesse restringere il novero : ma quando vi fossero altri caratteri , come le diverse apparenze della su- perficie , ec. , allora insieme col numero delle cellule si valuta eziandio l'altra circostanza che lo accom- pagna , sictome ho fatto io medesimo per la J>'. slrialula. (7) Stabilisco questo nuovo jicnerc sopra due specie di Folitolami che non ho potuto riportare a >e- roDO de' generi conusciuti. L' apparenza delle sue formo non i! di\crsa da quella delle ustcrii^ , ma a soli cinque raggi , oude it tuo nomo iodica la forma col numero di raggi clic presenta , cioè slcUuna * c/- wards (2) ha notato nelle Escare , le cui aperture , nello sviluppo successivo del- l' animale , vengono tutte ad essere obUterate. Altri Politalamii hanno nel lor na- scere due 0 tre cellule , come le Bigcnerina e Dimorphina , oppure cellule l'una Buir altra giacenti in forma spirale, come la Clavulina, ma in più avanzalo svi- luppo non formano che un guscio retto e semplice. Questa circostanza sistemati. camcnte importante può essere bene spiegata supponendo , coni' ci par giusto , che il graduato rinforzamento dell' organismo abbia volta la primitiva mollezza e torsione dell' animale ad una considerevole durezza e dirittura. E non è poi da dubitare che , non come dice il d' Orb'igny (3) , che ogni cellula si sviluppa completamente dall' animale , ma che dall' animale madre na- scano bottoni da cui sorge un' altro essere che si forma un guscio capace di dar- gU ricetto ; onde poi si trova la fisiologica interpretazione delle tante svariate forme Politalamiclio. Cosi la Rolalia non è cbe una Nodosaria curvala in forma di spi- rale ; e r Alveolina non è che una Rotalia lateralmente moltiplicata per forma- lionc di bottoni con una superficie larga ligata all' asse comune , ma con diver- si piani spirali delle forme isolate. Le Nummuline del d' Orbìgny , secondo ha notato \ Ehrcnbcrg , sono com- poste di molli clementi eterogenei , i quali appartengono a diverse altre forma, tieni. Alcune specie del sotto genere Axijlina, e forse tutte apparterrauno alla fa- miglia delle Solitine , Aspidiscine, e delle Nummuline proprie , malgrado che es- se somighauti siano nella forma alle Anfistegine , parecchie raramente si dividono in boli che fanno riconoscere una dell'apertura spirale mediante un risalto, che ti' Orbigny chiama ouverture masqueée dans f age adulte (4). Vi sono parimenti delle Nummuline in cui nemmeno apparisce la possibilità di tale imboccatura , od (1) Loc. cit. p. 286. (2) Ann. d se. nalarcUcs , 2». serie , I. V. p. 1. (3) Loc. cit. p. 247. (4J Loc. cit. p. 395. - 45 356 a queste appartengono la JVummiilì'na placrnlula di Forskal delle pietre pirami- dali di Egitto , la IVummulina laciigala di Lamark , C^ Orbigny ed altri. Malut- tavolla , alllne di non indurre scinproppiìi confusione nella sistematica distribu- «one di questi esseri, noi continueremo a ritenere il carattere del ^Orbicjmj per lo Nummuline , o non già la loro imboccatura , ma la disposizione spirale delle cellule dovrà servirci di guida. Lo stesso è a dire delle Lcnticuline di Lamark , cui noi conserviamo nello stesso senso delle Nummoline del d'O/'òiffni/. Quanto alla forma e disposizione della imboccatura , le quiili dal àOròir^ny ed anche prima di lui dal Fìchlal e Moli si eressero a carattere fondamentale dei Polilalamì , e di cui già anche i primi osservatori , fra i quali Soldaìii [\) fece- ro quakhe uso , sono esse per il diligente osservatore un sicuro carattere , ma cJie sovente induce ia errore nelle mani degli imperiti , pcrocchc; ora comparisco- no interamente chiuse , ora chiuse irregolarmente , ora non sono naturali , sic- come molte descritto dal d' Orbi^nj/. Fra queste è da noverare l'apertura delle Ro- laline e Calcarine che possono offrirsi sotto aspetti diversi , talora di fiordaliso , lai iiltra di mezza-luna , di mezzo-disco , oppure rotonde. Erronea del tutto è l'a- pertura delle Vertebralinc del mar Rosso AcW Elirenberg , spesse volte osservate , 0 probabilmente anche quelle delle Dendritine che 1' offrono casualmente ramifi- cala. 1 generi Aniphistcgina ed Jlelerostcgma appartengono , secondo la loro for- iiìa/ione policellulare , a famiglie , le quali difficilmente possono avere un' aper- tura semplice , siccome pretende lo spesse volle citalo naturalista francese. Siccome ho detto in altro mio lavoro , la più semplice forma polilalamica è la Miliola cui potrebbe associarsi la Cromia oviformis. In questa categoria adun- que si allogano i globetli dell' arena di Rimini , i quali non hanno alcun carat- l.Tc distintivo , se non se una piccolissima apertura. Seguono a queste semplici forme quelle che rappresentano una continuazione attuale in linea retta , come la Nodosarina che e uno sviluppo continuato di membri, le Testularie , Uvellinc e Rolaline altro non sono , nella forma esteriore , che Nodosarie sviluppate spiral- mente a grappoli, alla quale formazione si avvicina quella delle Plivatilie , che molto somiglia a piccoli tubetti di alcuni ancllidi della specie delle serpule. Un altra complicanza della forma e natura de' Polilalamì e la formazione po- liparia o a bottoni. Una Miliola che dà bollonl in eguale direzione orizzontale di- vicn simile ad una Fhtstra , e sono queste le forme delle Lvniilili ed Orbiiuliii, die non sono stale mai , come gli altri polilalamì classificate fra molluschi cefa- lopodi , ma sempre fra i polipi , e che forse lutlavolta , come ben si avvide For- tis offrono tutta la rassomiglianza fra di loro. Se queste forme non hanno che una imperfetta apertura , allora si allogano nella famiglia delle Aslerodiscine . Se ;i) /'ro rfejm'òcndij Minimii , fon» /ijunt , ti apcrturis , tum stiam forum «orai» toco pratctfu» inhat- rindun eit. l. l. p. .rv. 357 però 1' apertura e ricoperla dalla pelle dell' animale , si dispongono nella famiglia delle Sorilìne. Quando poi lo sviluppo laterale polipario si dispone intorno ad un centro , si ha la famiglia dulie Frumcntart'ne ; ma se la formazione laterale tro- vasi in direzione orizzonlide col suo asse spirale , nascono allora le forme della Pa- ncroplis , Fcrlcbralina , Pavonina etc. della famiglia della clìcosorine. Ila se la formazione laterale de' bottoni è unita collo sviluppo spirale degli animalucci libe- ri , dimanieraccliè la direzione dello sviluppo de' bottoni esce parallelo all' asso al- lungato della spirale , e per conseguenza sta sul medesimo punto orizzontale , na- scono allora le formo di Mclonia spirali o cilindriche delle AheoUne. Se i botto- ni dominanti sbocciano dal lato interno de' due animali sviluppati primitivamente, allora si formano specie cilindroidi con un largo pettine nel mezzo , le quali pre- sentano una forma spirale lenticuliforme , tal quali la Pul)jslome!le del Dujar- din e le Vorlicialìa del Blainville. Finalmente se la formazione laterale de botto- ni , benché ineguali , è in linea spirale collo sviluppo spirale degli animali liberi, ma non in semplice continuazione , come nelle Peneropljs , nascono allora le Fa- bularia e Coscinospira che costituiscono la famiglia delle Fubularie. Questi pe- riodi comunque introdotti nel sunto della prima memoria, doveano lrascri\crsi in questa che di proposilo tratta della mia nuova classiGcazione. Se esistono realmente Nautill tanto piccoli , come le piccole forme de' PoU- talaml , e un problema che non può negarsi assolutamente ; poiché chi oserebbe contrastare non esistere cefalopodi di i/!i.8 di linea , mentre si trovano mammi- feri di 1/2 pollice , e pesci di i/i5 di linea di lunghezza, ed in conseguenza mera- mente microscopici? EgU è da osservare , fa qui riflettere l' ZT/iW/iitvv^ , e ad una ad una esaminare tutte le forme finora conosciute, ed insistere costantemente nella ricerca , se e verace il carattere adattato della mancanza di un sifone per la dia- gnostica di un animale pohtalamico ; perocché gli è vero che nel maggior nu- mero esso manca, ma sonvi però le ISodosarie e parecchie altre forme, le quali posseggono un' apertura di comunicazione tutt' affatto simile al sifone del Naulilio. Per la perfetta conoscenza di un polilalamio, ricordo per ultimo un caratte- re trovalo dal chiarissimo naturalista poco fa menzionato ; cioè che in (piesti ani- mali r apertura di comunicazione è sempre quella dell' ultimo apicolo cellulare in- viluppato dalla cellula seguente e p'iù ampiamente sviluppata. Se l'apertura dell'ul- tima cellula è prolungala in forma di becco , l' interno ancora delle cellette con- tiene un tubo visibile che perfettamente somiglia al sifone di un nautilio. Ma pe- rò dalla piccola cellula si volge alla più grande che le sta innanzi , e non mai alla cellula posteriore ; eppure talvolta forma uno spazio intermedio tra le due cellule , siccome avviene in molte nodosaiie. Presso il nautilio siffatta continua- zione è in senso opposto , vai dire dallo cellule grandi alle piccole , e il corpic- ciuolo , trovandosi nell' ultimo piano cellulare , riceve , mediante qu(^ta confor- mazione , una liscia superficie sulla quide egli si muove con maggior libertà. Del 358 resto , anche il fondo delle cellule isolale offro un' altra particolarità , ed è che nei Nautilii ò concavo nella parte anteriore e tal fiata anche ondeggiante , men- tre nei politalainii è sempre in linea retta e convesso dalla parte anteriore. Questo carattere facilita di una maniera inconcepibile la naturale conoscenza degli ani- malucci politalamici osservati anche in frammenti. Rapporti — Del f Elogio del fu Conte Milano, pel Commendatore akdkba DE xnGELis —• liajjporto del Mare/tese g. hdffo , cocio ordinario. Signor Presidente , e colleglli ornatissimi. Venendo io questa mane ad interlcnervi dell' Elogio del fu Conte Michele Mi- Inno dettato dal chiarissimo Commendatore Andrea de Angclis , sento di liberar- mi assai lardi dall' affidatomi incarico , imperocché i nostri fogli periodici ne han- no parlato a ribocco , e tulli con meritala lode. Non intendo perciò giurare omag- gio al ffiornalismo , il quale appo noi , ed altrove , se non è , come taluno pen- sa , campo d' intrighi , merce venale , tromba di menzogne e di ciance , molto meno sembrami ( salvo poche eccezioni ) magistrale di riverenza degnissimo. Ma se il clamore de' giornalisti non vale i giudizi di Minosse , pareggia l' eco la qua- le ripetuta slanca 1' orecchio. Onde io guardando alla stanchezza vostra , proccu- rcrò di esser breve. Se la brevità buona ò valore , se confusione la cattiva , la mia , qualunque fosse , è rispetto. Vi confesso , o Signori , che aprendo il picciolo volume del commendatore de Angclis sospetto m'indussero nell' animo il pomposo titolo eh Elogio, e le pro- teste di calda amicizia verso il defunto espresse nella dedica all'egregio Cavalie- re Bozzelli. Ma mi accorsi tantosto , che l'Autore bene apponeva per epigrafe al 8U0 elogio i versi del Manzoni : Il santo vero. Mai non tradir ; né proferir mai verbo Che plauda al vizio , o la virtù derida. E ve ne convincerete pur voi in un subito , se piacciavi por niente alle sue stesse parole. Uditelo di grazia con altenzione , perchè sono il compendio , il culmine dell' eloquente chscorso , la definizione concisa , imparziale e fedele del- l' Elogiato = A far sollevare il povero genere umano i egli dice s sono apparsi nel corso de' secoli su la terra alcuni enti pressoché divini , cui noi eredi del più ricco tra gì' idiomi moderni non sappiamo dare un nome , e che altre nazioni meno impigliate nelle paslojc della lingua addimandano Geni. Tali furono i Pia- toni , gli Aristoteli , gli Archimedi , i Tulli , i Galilei , i Leibinizl , i Baconi, i Ncwtoni , i Carlcsi eie : Questi intelletti trascendenti spiccarono , per cos'i dire , 359 qualche scintilla da quel primo lume della Creazione che si è nmmanlalo di rai- slcrioso velo impcnclrabilc ai deboli sguardi de' mortali. A queste scintille altri pe- regrini ingegni accesero faci di luce più diffusiva per irradiare le menti meno ele- vate di che è popolato il mondo , ed altre più modeste intelligenze , e forse le più proficue , lian cercalo di accomodar questa luce alle visto più corte , e me- no acute. Di questo numero appunto era il Conte Michele Milano , il quale ve- dendo con disgusto come in Italia prevalesse la scienza dulie parole a quella im- portantissima , ed amenissima dello discipline naturali , volle consacrare le sue fatiche ad agevolarne la conoscenza ai già adulti , divenuti poco flessibili a certi apparecchi teoretici , ed alle donne in ispecie , cui non troppo vaimo a sangue le astrazioni matematiche j. Dietro tali giudiziose e franche premesse , il signore De Angclis va ricordan- do le svariate opere fisiche , geologiche , storiche e poetiche del Conte Milano, librandole con retta bilancia , se non che penso male locarsi nel livello medesimo gli clementi di fisica del Milano , e quelli dello Scinà , il quale fabbricò sopra basi più profonde , e larghe , e con altro disegno ; e mal concedersi il sacro no- me di poeta agli artefici di mediocri versi. Poeta è colui che ferisce nel vero col- r arco del bello , che insegna , diletta j commuove , rapisce. Omero e Newton seg- gono amendue a pari in cima alla pirmmide della scienza umana , quegli coro- nato di fiori , questi di spine. Da che il mondo è mondo , e sarà , pochi furono e saranno i poeti : pauci quos aequus amavit lupiter. Andrei troppo per le lunghe se di lutti i lavori dell' ingegno proteiforme , e fecondissimo del Conte Milano vi tenessi ragionamento. Permettetemi soltanto po- chi cenni intorno all'opera intitolata Ze cinque età delta Jilosofia naturale , la migliore forse uscita dalla penna di lui. Il pubblico non conosce j che il solo primo volume , ove si discorrono le Ire prime età , non avendo gli altri due visto la luce. Mi servirò all' uopo degl' istessi detti del do Angelis , che inva- no mi stillerei il cervello a trovarne più acconci. = I tempi oscuri sino a l'alete erano argommlo della prima età ; della seconda i tempi Storici antichi da T;de- te fino al trasferimento della sede imperiale a Costantinopoh ; della terza i tempi storici medi , dui trasferimento della sede imperiale a Costantinopoli fino a B;ico- ne , ed a Galilei ; della quarta i tempi storici moderni , da datone , e Galilei fi- no alla propagazione della scuola Newtoniana ; della quinta finalmente i grandi tempi delle sciiiize naturali , dalle prime scoperte chimiche del Ulack fino al ri- torno della conieta di Ilalley. Quadro assai vasto , siccome ognnno vede , peroc- ché vi si ritraggono i fatti più eminenti, e ccrallcristici della potenza deliamente umana, dal primo barlume della ragione sino alia più ampia irradiazione j. D Le due ultime età della filosofia naturale non pubblicai^ , tuttocchc per- fezionale dalle ultime cure dell'autore, contengono, per cos'i dire, la parte vi- va delle scienze della natura , correndo da Bacone sino ai tempi nostri. E pIoma(icas de Poilugal com as ilìversas putrocia^ do Allindo desdc o priaripio da Monarchia Purlugucza ale aos nossos dias, ordenado pelo Vincolile de Sanlarcm I. 5. Paris i843. Miiiioire sur la dccoiivcrte de la loi du cLoc direct dos torps durs , publiòe cn 1G67 par Alphonse Boriili , et sur Ics formulcs gcuérales du cLoc parirc ed assorbono tanto più mercurio per quanto essendo stata esposta la lamina a più viva luce sono più ricche di sottoioduro. Le ombre più forti per contrario ofTrendo solo ioduro dì argento alla reazione del mercurio , questo non vi può produrre altro fuorché un velo più o meno forte di ioduro verde mescolato ad argento metallico , che per la sua estrema sottigliezza comparisce nero. Ma Ira questi estremi, tra le ombre più fosche ed i chiari più spiccali, deve trovarsi una mcz- ea tinta maravigliosamente fedele ; perocché essa è il risultaraento del lavoro più o meno compia- to della luce , essa tende al chiaro o all' oscuro secondo la maggiore o minor copia di sotloioduro di argento. » Quindi vedesi la lamina nel venir fuori di questa operazione presentare un' apparenza di nero o vcrd.istro nelle ombre , dove il protoioduro di mercurio non è stato punto scomposto , nell' alto che essa é rosea e talvolta anche rossa ne' chiari più intensi, i quali altro non hanno fuor- ché un' amalgama dì argento in picciolissime gocce coperta da un velo di bi-ioduro di mercurio. » Se questa lamina si lavi nella soluzione d'iposolfito di soda , il ioduro rosso di mercurio si scioglie ; ma il ioduro verde deve soffrire una scomposizione , imperciocché esso si converte in bi-ioduro che scomparisce ed in mercurio metallico che rimane sulla lamina. >) Per la qual cosa riassumendo le cose dette concludiamo , che i chiari sono generati da una polvere tcnuissima di amalgama di argento depositata sulla lamina , e sono tanto più forti per quan- to questa polvere é più abbondante e più ricca in argento. Gli oscuri derivano dal deposito di tenuissima polvere di argento meecolata meccanicamente ad un poco di mercurio proveniente dalla lavanda. w Koi ci confidiamo che «(uesta quantunriue rapida esposizione sia bastante a risolvere paiec- chic quistioni non ancora risolute , ed offiirà molli lumi per avere delle belle immagini , imper- ciocché, se è vero, come pare, che il buono cffillo proviene dalla conveniente ripartizione del sot- to-ioduro e del ioduro di argento , dalla semplice ispezione della lamina non ancora lavata si po- 'rà prender regola nel modificare l'operazione. Quando la lamina nell' uscire dalla cassa a mercu- rio ha un aspetto appannato o verdastro è segno che v' ha del protoioduro di mercurio sopra i chiari , che per conseguenza la formazione del bi-ioduro indispensabile ha trovato ostacolo per qualsivoglia cagione , in una parola che 1' immagine è povera di mercurio e però difettosa. » Or fra tutte le cagioni che opiwngonsi alla buona riuscita di un' immagine fotografica , la più generale e nel tempo stesso più nociva, é siccome ci sembra, la presenza di una troppo quan- tità di iodo libero sulla lamina. E per fermo , intcndesi che la superficie metallica esposta alla emanazione del iodo non lo assorbe interamente , ma che il ioduro formato ne rilieoe una parte in istato libero. » Ma questo iodo libero come opera ? Certo che esso in due modi si oppone alla formazio- 365 ne dell' immngine : nella camera oscara convertendo in ioduro di argento tutto ciò che la luce tra- sforma in sollo-ioduro ( qucsl' ultimo non jiolcndo esistere in conlullo del iodi) ) •, nella cassa a mercurio combinandosi con questo mcluUo e formando cosi un velo di ioduro \crde clic si oppo- ne fortemente alla reazione de' vapori mercuriali sulle falde infeiiori. Si può anche considerarlo come un polcnlissimo OMnoolo nllu rapida formazione dell' immagine , perocché temle a distrugge- re conlinuamenle il lavoro della luce. Per evitare lutti questi inconvenienti baslerà di dare il iodo alla laniinu in un luogo conicnienlcmciilc luminoso ; perchè in falli si vede che in tal modo fot- masi nn sotto-ioduro di argento che toglie alla lamina 1' eccesso di iodo libero per ripassare allo stilo di ioduro ; le future reazioni non essendo pia contrariate , la riuscita diventa , si può dire, sicura » Intendesi per tal modo perchè sia utile di passare al vapore del mercurio subito dopo estrat- ta la lamina dalla camcia oscura , imperciocché il iodo rimasto libero deve necessariamente altera- re la impressione operata dalla luce ce. ( V. Comptcs llendus ce. u". 25 , aG Juin iS^j). L. P. Fisica Ceseraie — Misura delle i>arìazicni di tcmpernltira nel barometro ; del sìg. De Ville - KEDVE. In una memoria presentata il i5 del passato Fcbbrajo , il Sig. de Villencuvc aveva stabilito questo principio: In tulli i bai-ometri alla Gay-Lussac la variazione della tempeialiira imeriia de'.lo apparecchio può misurarsi esattamente per mezzo delle variazioni di livello de' due bracci del sifone barometrico. In una nota , comunicala quest'oggi , dimostra egli che il medesimo principio si applica ad ogni barometro di qualsiasi forma , in cui la sezione della parte superiore del barometro sia in co- stante rapporto colla sezione della parte inferiore. Di tal che da he osservazioni fondauienlal! si può calcolare in tali barometri , il rapporto delle due estremità e quindi il coctficiente della dilatazione apparente del liquido barometrico. Con questi dati si può sempre sottrarre per l' osservazione del livello inferiore e del superiore , la temperatura interna. E per reciprocità , da questa premessa il Sig. de Villencuvc coiicliiude che , se si osservi esallamenle la temperatura interna dell' apparecchio e le variazioni di livello d' una estremità del barometro , si potià calcolare facilmente il livello del mercurio nelT altra estremità , e la pressione barometrica totale ridotta a o". Le osservazioni baro- roelriche così calcolate offrono dunque assai maggiore faciltà rapidità ed esattezza , che quelle ottenute col metodo ordinano e 1' operazione numerica non è pili difficile della riduzione delle osservazioni relative alla temperatura del ghiaccio. Tulio l'apparecchio barometrico si Uova quindi ridotto ;dla lettura del livello d' un braccio solo dui sifone , ed a quella d' un termometro di cui la palla al- lungata sarebbe immersa nella parie media del tubo barometrico. Nella 2» parie della memoria il Sig. De Villeneuve presenta una teoria delle oscillazioni baro- inctilche. Secondo lui i movimenti periodici del barometro nella regione equatoriale si spiegano: 1° per la rarefazione dell' aria combinata col vapore acquoso di che s' impregna 1' atmosfera ; 2° per lo aumento di celerità della rotazione dell' atmosfera nelle regioni sempreppiù lontane dalla superfìcie. Nella regione polare i mutamenti seguirebbero al contrario una variazione annule stabilita: 1° Sulla lunghezza de" due periodi di cjldo e di freddo che assimilano l'anno polare al giorno e- qualoriale ; 2. Sul!' afflusso , verso la regione polare , di una correnle calda ed umida , la quale percorrendo la regione superiore atmosferica , si diriga dalla regione equatoriale verso i poli. Questa corrente calda , conseguenza necessaria de' venti regolari , cagionerebbe le grandi depres- sioni barometriche osservate durante il nostro inverno nelle contrade boreali. La condensazio- ne contìnua del vapore aqueo Irasciiinlo in ([uesta corrente produrrebbe una corrente elettrica il cui movimento sarebbe dall' Ovest, all'Est , percorrerebbe l'alto dell'atmosfera assolutamente come • 36G la corrente elettro-magnetica corre dall'Ovest all'Est, noli' alto d'un circuito cliiuso. Questa corrente spiegherebbe bene per mezzo delle sue più importanti variazioni , e per mezzo de' periodi della sua massima intensità , i principali fenomeni del magnetismo terrestre. Essa mostrerebbe il rapporto dell" posizione dcU' Equatore magnetico colla climatologia j rapporto il quale è stalo gii ben avvertito dui Sig. Duperrey. ( Instìlul. n. 479 ) Fisic\ Gei^Rals. — Su le proprietà di trasmissione per la luce che ha il carbone di legno e la piombaggine in lamine sottili e in particelle ; di J. Dìtt. Il carbone di midolla di sambuco consiste in lamine sommamente sottili. Esaminando questo carbone l'Autore ha per la prima volta osservato la proprietà di che è parola. Egli 1' ha scoverta con microscopio di fortissimo ingrandimento. Per analogia , è slato condotto a dedurne che la fa- coltà di trasmetter la luce dee appartenere al carbone in generale in tulle le sue varietà , quando ti riduce allo stato di polvere fina o di filamenti , concliiusione eh' egli ha trovata confermala in gran numero di esempi dilTerenli , come quelli del carbone di midolla di acero falso , di midolla di giunco , di fibra di cotone, di lino, ecc. Ha egli anche trovalo che questa proprietà apparte- neva al nero di lampana ; al carbone di sughero , in polvere fina ; all' antracite , alla piom- baggine. La luce trasmessa varia , rispetto alle sue tinte , dal bianco quasi puro, come per esempio , le lamine più sottili di carbone di midolla di sambuco , fino ai colori bruni e rossi , come nel nero dì lampana , nell' antracite e nella piombaggine. J. Davy considera la proprietà della traslucidità che hanno il carbon vegetale e la piombag- "ine in un grande slato di divisione , come favorevole all' opinione generalmente ammessa che que- ste sostanze ed il diamante , debbono le particolarità che le distinguono , non a dilTcrenza nella mescolanza chimica , ma ad una struttura meccanica . Indica tra le altre i pesi specifici di queste sostanze, annunziando come risultamento delle sue proprie esperienze, che il peso specifico del car- bone , del sughero e dell' antracite , è circa i,5 , e quello delle piombaggine è quasi lo stesso , se si tiene conto delle materie ferruginose e terrose con le quali il carbone è mescolato in q;ie- tCo minerale. Da ultimo egli avventura questa ipotesi, cioè: che le tinte colorate de' vapori e dei liquidi ne' quali è sospeso il carbone possono avere qualche ligame con la traslucida di tale sostanzi , e che altri corpi considerati finora come ojiachi , possono esser capaci di Irasiueltc r la luce quando ti osservano con lo stesso metodo che ha egli adoperato pel carbone. ( InstUiU , l. e. ) Fi&lCA. — Esperienze termometriche , falle sulla luce della nmwn cornila , e sulla luce zodUicule. Lettera del Sig. ad. Mattiivibssek al Sig. Abjco. Se il solo mezzo di propagazione del calore a grandi distanze , i 1' irradiamento , la cometa attuale non invia sensibilmente calore alla superficie tcrreslre. Lunedi , 27 Marzo , alle ore 8 della sera , uno specchio concavo di un metro di diametro , ben pulito , avendo nel suo foco un termometro ad aria molto sensibile , non indicò alcuna el» vazione di temperatura. Uu' elevazione intanto diveniva sensibile dirigendo 1' asse dello specchio alla luce zodicale. La sera seguente , io misi una molto buona pila termo elettrica del Sig. Buhmkopf , di i5 367 coppie , in una ondulazione leggermente concava del terreno , fra 1' Arco della Stella ( a Parigi ), e il bosco di Btmhgnc , in modo clic non fosse esposta ad alcun' oggetto terrestre , tranne 1' erba, in un raggio di 200 a 3ooo metri , ed una piccola casa bianca a 800 metri di disianza , con una sola finestra al nord-est. L' ago del galvanoinctro segnò zero dirigendo la pila munita del suo cono condensatore sulla stella Polare. Uirigindola verso la coda della cometa al di sotto d'Orione , essa restò a zero. Verso il nucleo 1' ago iiiditò 2 gradi. Ma P impressione del calore aumentò gradatamente volgendo la pila verso la luce zodiacale , dopo di aver sorpassato il nucleo della cometa.- Sotto le Pleiadi : IO gradi di deviazione , verso la base della luce zodiacale 12 gradi 5 al di sopra del punto ove il Sole era tramontalo , 5 gradi. Alle ore 9 medesimi risultali per la cometa 5 sotto le Pleiadi , 8 gradi , alla base della luce zodiacale 12 gradi ; al di sopra del punto ove il Sole era tramon- tato , 5 gradi. Alle ore 9 1/2,7, 'O) e 2 gradi e medesimi risultati per la cometa. Per giudicare della sensibilità dell' apparectliio , basterà il dire che la mi:i mano , abbastanza fredda ( giaccbè era appoggiala sull'erba umida) , mandò V ago ad urlare contro la punta messa a yo gradi , alla distanza di i metro. Senza cono si ebbe 1' istesso risultato , la mano essendo a 25 centimetri di disianza dalla apertura esterna della pila. La piccola casa , riscaldata da' raggi del Sole prima del tramonto , fissò 1' ago alle ore 8 , a 26 gradi ; alle otto ore e mezzo , a 21 gradi. Allora si spense il lume che bruciava alla finestra e l' ago discese a 19 gradi. Alle ore 9, i3 , gradi j alle ore 91/2,9 gradi di deviazione. Kccetluatene frequenti perlnibazioni deli' ago cagionate da correnti di aria calda , qualche volta sensibile alta faccia , questi risultati , benché ripetuti quaranta volle furono costanti. 10 sono stalo sorpreso di vedere l' ago restare sul zero in tutte le altre direzioni verso il cielo , io mi aspettava che le parti oblique del cielo , ove lo stato dell' atmosfera è più spesso , o le parli del cielo contenenti molte stelle, o infine il calore dell'erba e della terra riscaldate tutta la giornata dal Sole , darebbero delle impressioni di calore. Si vede da ciò quanto poco ca- lore eraetlono i fluidi elastici , e si vede anche che 1' erba si railVcdda rapidamente e comple- tamente per mezzo dell' umidità della sera. 11 segno lermomctiico essendo costante verso la luce zodiacale, restava a conoscere se queste calore proveniva dall' atmosfera più calda verso il punto di tramonto del Sole ( perchè gli oggetti terrestri in distanza non ))Olevanu inviarne sulla pila , mentre che della pila non ne vedeva alcu- no ), o se questo calure ]>roveniva dalla luce zodiacale. In questa ultima ipotesi , la zona zodia- cale deve essere di una alta tem]>eratura , per essere eccessivamente rada. Togliendo il cono condensatore della pila , la luce zodiacale non diede che 2 a 3 gradi di deviazione verso la sua base : i grado a manca e a destra ; niente per la cometa. Il Flint mollo rifrangente e senza veruna colorazione , soprattutto quello che il Sig. Bonlemt fa per le lenti acromatiche de' microspopl di cui io ho fatto uso , lascia passare a delle piccole «pessczze , più di tre quaili de' raggi calorifici provenienti da un' alta temperatura , e quasi niente di una sorgente al disotto dell' acqua bollente. La mia lente ba 56 centimetri di diametro , e dà 16 centimetri di fuoco principale. Messa avanti alla base della luce zodiacale , la deviazione dell' ago aumenta ; essa »' arresta sui 4 gradi. Al disojira del punto di tramonto del Sole essa discende a zero. Questo risultato tiene in patte a ciò che la luce zodiacale poteva concentrarsi quasi intera- mente sulla pila , mentre che lo spazio a manca o a destra è troppo esteso per produrre un au- mento sensibile , ma egli è evidente ancora che 1' aumento del calore non poteva aver luogo « traverso il Fimi , senza che la sorgente fosse d' un' alla temperatura. 1 5 gradi di deviazione del- l' esperienza col cono , sarebbero dunque prodotti in più gran parte dall' atmosfera calda , ed era- 363 no estinti dall'assorbimento del Flint , mentre che i i5 gradi verso la luce zodiacale erano dovuti principalmente ad essa. La pila nnmila del cono condensatore fu deviare l'ago egualmente di i5 gradi mettendo una candela di sevo accesa avanti ad essa alla distanza di io metri presso a poco ; ciò che fa vedere qaanto è minima la quantità di calore inviala dalla luce zodiacale, e che l'influenza della cometa deve essere realmente impercettibile sulla nostra atmosfera. { Compia rcnduSj tom. XVI. n. i4). Astronomia — SuWeccUssi di Sole di luglio 184^; del sig. Vaiz. Il sig. Valz scrive al proposito delle osservazioni fatte suU'ecclisse di Sole del mese di luglio dello scorso anno. Io aveva atlrib uila la visibilità de' raggi provenienti da' punti brillunli della Luna , all' atmo- sfera polare , ma ora parmi che si a piutlosio nel loro passaggio attraverso all' atmosfera terrestre, nel cono d'ombra presso dello spet tatorc , clir essi raggi divengano visibili , la loro estrema ob- bliquilà non permettendo di dislingticic rinlcrvallo compreso fino ai punti luminosi, massime nelle circostanze pr esenti di cosi poca durata. Io aveva pure avuto ricorso alla stessa atmosfera solare, per la spìegizione della corona luminosa , ed abbenchè essa possa coulribuirc in parte a siffatta apparenza , io non penso che essa ne sia 1' unica causa : perchè avendo ripetute 1' esperienze di Delisle juniore ( Mem. Accad. di Parigi , 1715 , p. i46 e 166 ) , quelle di Lahire ( p. 161 e i65 ) e quelle di Maraldi (i-^S , p. 1 1 i ) mediante l'interposizione sul disco solare, di cilindri C di sfere , ho ancora riconosc luto intorno a questi corpi 1' aureola luminosa , benché molto più intensa che nell' eccli sse , mentre sarebbcsi dovuto crederla molto meno intensa in pieno giorno. Delisle notando molto bene d iffercnza siffalla iiell' eeclisse totale del 1724 , ercdelle doverla allri- buire ad una nebbia , ciò che non 6 confermalo. Ma siccome mi è sembrato che le circostanze non fossero a suDìcicnza identiche , e che , nella espe rienza in piccolo , 1' apertura della pupilla poteva essere comparativamente troppo grande, io la ridussi a o , 01 mercè un foro di un mezzo millimclro praticato in una carta , e così di- stinsi una aureola analoga a quella dell' ecclisse , di un chiarore piacevole , mollo distinta e ben terminata , mentre che avanti essa non 1' era punto ed»era molto difDcile di precisarla. La difTra- zione avrebbe dunque una parte nelle apparenze della corona luminosa ; ma basterebbe essa a spiegare le diverse singolarilà che si sono presentate ? Non parrebbe che così fosse , perchè la diffrazione riproduce un contorno modellalo sopra quello dell' oggetto , invece che la cosa non è slata cosi per l' eeclisse ; qui io ho veduta la corona luminosa con due espansioni opposte. A Tolone , un primo osservatore 1' ha vista nello stesso modo , un secondo vi ha riconosciuto Ire corni in triangolo equilatero , nel mentre che un terzo gli ha visti disposti come negli antichi cappelli a tre punte. Se ne trovano (piatirò in croce nella ligura dell' ecclisse del 1766 (del viaggio di Legentil alle Indie , tav. i5 tom. II.) in fine se ne vedono in gran numero di tali corni no- tati a Sale nell' ecclisse del 1778 e una moltitudine di raggi nello stesso ecclisse , secondo Ulloa rappresentali in due figure nelle Mem. dell' Accad. di Parigi del 1778. (JnstHul, B. 487.) 369 Meteoeoiocìa. — Aurora Boreale. Sig. Stevenson. Da una lettera del sig. Stevenson , data da Dunse 3 aprile abbiamo i seguenti particolari sopra un' aurora boreale eh' è siala veduta in quel luogo nel di 29 marzo scorso. u JNella sera del di 29 marzo siamo stati testimoni dell' apparizione di una magnifica meteora poco dopo le 8 : il cielo principiò ad illuminarsi ed un' aurora boreale apparve aumentando sem- pre più di splendore fino a che ebbe presa la forma di arco luminoso ben dilGnilo col suo ver- tice nel meridiano magnetico ad un' altezza di circa io in 12°. Degli ctlluvii di luce ne scappa- vano da tulli i lati , e questo fenomeno durò per un tempo considerevole. A 9'"' 3o" 1' aurora giu- gneva al suo fine; non si vedeva più cbe una debole luce al KO. Quando all'impiovvìso a 9" 55' comparve una novella e splendida traccia luminosa cbe allraversò quasi interamente il ciclo in una direzione presso a poco perpendicolare al meridiano magnetico. Aveva una larghezza di circa un grado , ed era uniforme in tutta la sua estensione ; V intensilà della luce cominciò a decrescere dal lato di occidciile , ov' era stata la più brillante , ed indi scemò verso 1' oriente. Il suo corso era tra la spada e la cintura di Orione al di sopra di B cane maggiore e del presepe nel can- cro , della testa del lione et e. Il suo punto culniinanle era ad un' altezza di 08° circa al di sopra del punto SSE. In tutta la sua durala che fu di più di 20", cotesla striscia non cangiò punto di posizione , variando soltanto la sua luce ed intensilà. A io*" ogni vestigio dì aurora boreale era sparito. .Sembra che molti abbiano confusa l' apparizione di questo tratto luminoso con la coda della cometa. (Instilut , n. 487). METEOBOtOGU — Su due aeroliti cadali il 2 Giugno , eicino Utrecht — Lettera del Sig. QutTElBT al Sig. Aràco. » Ecco alcuni particolari sopra una caduta di aeroliti , che forsi v' interesseranno ; io li deb- bo alla gentilezza del sig. professor Vau Rees , il quale ha potuto raccogliere sui luoghi le noti- zie che mi ha comunicato. » 11 fenomeno in parola ebbe luogo ai contorni d' Utrecht nella sera del 2 giugno verso le 8 pomer. ; essendo il cielo annuvolalo , s' intese , specialmente ne' villaggi vicini e fino alla di- s anza di 20 a 25 kiloinclri , una forte detonazione simile a quella di tre o quattro cannoni , seguita da un romoreggiamento , cui la maggior parte de' testimoni paragona ad tuia musica mi- litare o ai suoni dell' arpa d' Kolo. Questo fenomeno incusse spavento negli abitanti della campagna. Persone più vicine al punto della caduta intesero , inoltre , distintamente il sibilo d' un corpo che altraveisava con rapidità l'aria. Il rumore sembrava dirigersi dall' ovest all'est, e sarà djrato due o tre minuti. » Nel tempo stesso un conladino , ritornando da' campi coi suoi cavalli , nel comune di Blauwkapcl , a 5 kilometri al nord-est di Utrecht , vide un corpo pesante cadere poco lungi sopra una prateria , ed elevarsi un turbine di polvere fino ad una grande altezza. Avendo ricon- dotto i suoi cavalli , ritornò al medesimo sito , ed osservò tosto un buco di forma conica , al- largalo in allo, al fondo del quale trovò una pietra nera, che giunse ad estrarre. Questa pietra, o meglio questo aerolite , uvea penetralo giù in una direzione verticale fino od un metro di pro- fondità , e si era arrestata su d'un banco di sabbia umida che trovasi al di sotto. La forma co- nica del buco par dovuta alla forza colla quale 1' aerolite , penetrando nel suolo , à espulso la teiTa argillosa che si trova\a projellata a gran distanza attorno il buco. L' aerolito era freddo al tatto. Un quarto d'ora ha potuto passare dallo ietaote della sua caduta a quello in cui si è levalo "ria. Il suo peso è di 7 kilogrammi. 370 » Ai 6 di rpicsto mese s! ò trailo d'una fossa , a distanza di 3 lilometri , all'est del luo- go ove il primo acrolilc era cuJuto , un secondo del peso di 2,7 kiiogramiui , che si era ve- duto cadere al momento stesso dell' esplosione del 1 giugno. I due aerollli sono di figura irregolarmenle poliedrica ad angoli rifondati. Le loro facce presentano degl' infossainenli che sono specialmente pronunciali nel minore de' due corpi. Tali corpi sono intieramente ricoverti d' una crosta nera e rugosa , nella quale si osservano talune leggiere fenditure. Nei punii dove n' è tolta la crosta , si vede la sostanza inlerna , che è granu- losa , grigiastra e sparsa di particelle luccicanti di ferro meteorico. Essi appartengono quindi alla specie più comune di aeroliti , quali sono quelli caduti ad Aigle nel i8o3 , e u Slanncrn nel 1808. » ( Compiei rendiis, tom. XVI. n. 23.) Chimica. — Su i camUamenli di colore del li-ioduro di mercurio , Osscmizioni di Robert HURllieTOff Segretario della Società C/iimica di Londra, ninno ignora che versando una soluzione di ioduro di potassio in una soluzione di bicloruro o di perniirato di mercurio , formasi un precipitalo giallo che pronlamcntc diventa scarlatto; ed è il bi-ioJuro di mercurio. — È solubile in eccesso dell'uno o dell'altro sale, e se si facilita l'a- zione solvente col calore , si può ottenere il bi ioduro in belli cristalli scarlatti che si producono a misura che la soluzione si raflVedda , ed han la forma dell' ollacdro a base quadrata o delle sue modificazioni. Se si riscalda il precipitato di bi-ioduro precedentemente disseccalo , acquista un bellissimo color giallo , si fonde in un liquido di color di succino carico , e produce uu vapore che si rapprende in lamine romboedriche del medesimo color giallo. Questi cristalli per una pertur- bazione meccanica provcnienle dall' inugualc ristringimcnto delle loro molecole durante il raflVed- dameoto , dalla variabile spessezza d' uno stesso cristallo nelle sue diverse parti , o da una parziale rottura , riprendono il primitivo colore scarlatto del precipitato ; in questo caso , il cambiamento di colore incomincia al punto di rottura e da questo sì propaga a tutta la massa cristallina. Tut- tavia si conservano spesso per lunga pezza col loro color giallo , sublimandoli lentamente , fuori il contatto di qualunque altra sostanza , ciò che facilmente si ottiene eseguendo la sublimazione in vasi chiusi , senza smuovere i cristalli. II loro ritorno al colore scarlatto si è attribuito ad una allerazione nella disposizione mole- colare de' cristalli : per dilucidar questo argomento lio col microscopio intrapreso le seguenti ri- cerche. Quando si è sublimata una data mole di bi-ioduro di mercurio , i cristalli hanno una strut- tura mollo complessa ; consistono in numerose lamine romboedriche di varie grandezze , sopra- pesle , e talvolta sorpassandosi le une le altre e produecndo anche una variazione grandissima nella spessezza loro , ma in generale presentando 1' angolo estremo e i due orli lalerali netti e ben determinati ; il saggio fig. i , (i) che si è designato con la camera lucida adattata al microsco- j)io , ne darà un'idea eslalta. Questi cristalli avevano 0°"", 3 di lunghezza. Durante il ralTrcdda- mento , il primo cambiamento che si osserva è ordinariamente una macchia scarlatta , che inco- mincia alla sommità dell'angolo e gradatamente s'estende nell' inlerno , procedendo sempre in una linea retta ben defiìuila ; allorché queslo cambiamento ù giunto fino alla linea ub , fig. i , la li- nea scarlatta investe in un tratto un de' lati , come in ed , e tosto tutta la massa diventa scarlatta cosi rapidamente e confusamente , che 1' occhio non può tener dietro a tal cambiamento. Per ottener qucsii cristalli meglio dclerininali e più netti si costrusse un piccolo serbatoio con due lastre di vetro , che si lasciarono discoste 1' una dall'altra per la doppiezza di un foglio tO \tili la liVaia io 6ac Cvt pnsonte fascicolo. 371 sottile di cartone : nel loro intcrrallo si fece rapidamente sublimare il bi-ioduro , e si esaminarono col microscopio tuli' i cambiamenti che avvennero. In lai modo si ottennero bellissimi cnslalli ben determinati , in prismi drilli a basi rombe , come si scorge , Cg. 3 , in a e i. Si notarono allora i seguenti fenomeni : una linea scarlatta ben drflìnilu di variabile lunghezza traversava il cristallo come in l, e, d, e,/, fig. 2 « e progrediva gradatamente conservandosi sempre retta e tlislinta , fino a che l' intiero cristallo cambiava di colore. I numeri 3 , 3 , 4 i 5 in e ed il n.° 3 in f presentano i diversi stati dell' esperienza a diflerenli epoche dell' osservazione. Spesso quando il cristallo ba soflcrto questo cambiamento scorgonsi distint.imcnle due angoli come in e, ^g. I , e talvolta veggonsi due orli come in cb ed in db , Jig- 2. Ordinariamente quesl' osserva- zione dipende intieramente dalla posizione del cristallo rispetto alP occhio dell' osservatore. Questi fenomeni pruovano incontrastabilmente che il cambiamento di colore di questo com- posto proviene da che le lamine del cristallo sono state le une dalle altre separate nel verso del loro clivaggio dai mezzi da noi indicati j e quel che conferma questa opinione si è che le lamine così separate possono , quando si sottopongono all'azione istantanea del calore rimescolarsi di nuovo con la fusione , ed allora il color giallo si riproduce senza che le dimensioni del cristallo sien notabilmente cambiate. Allorché si avanza lentamente la temperie di calore e si badi diligentemente alla sublimazio- ne , oltiensi gran quantità di cristalli rossi , d' una forma afialto differente ed è quella dell' ottae- dro a base quadrata , come lo mostrano , Ji^. 'ì,a,b,c^d,e. Ma se s' innalza il calore ra- pidamente , la sublimazione produce una massa di cristalli gialli e di forma romboedrica. Da tali fatti risulta , che il biioduro di mercurio ha due vapori che abbandona a temperie diverse di calore , e che questo è un fenomeno di dimorfismo , ciò che è stalo be ne stabilito da alcune spe- rìenze di Frankeoheim che ha questo subbietto diligentemente esaminalo. Come nella preparazione di questo ioduro per precipitazione producesi una polvere gialla che diventa prontamente scarlatta passando per 1' arancio , ebbi 1' idea di sottomettere anche questo fc> nomeno all' esame del microscopio , e di tal modo ottenni risultamenti che non sarebbonsi po- tuti prevedere giammai , prima di produrre il precipitato nel campo del microscopio , onde potere osservare i cambiamenti di colore tosto che manifestavansi f il che ottenni nel modo se- guente. Sì prese una piccola lamina di vetro ordinario lunga o", o8 e larga o", o4 e provveduta sur uno de' suoi orli di una piccolissima lamina facente sporgenza; e vi si pose una stilla del sale di mercurio; si covri poi questo con altro vetro sottilissimo, lungo o", o 28 e largo o", oi5 ed il tutto fu posto al foco dell' ordigno ; s' introdusse allora il ioduro di potassio per capillarità Ira le lamine di vetro. Tosto che le soluzioni vennero a conlatto , miriadi di cristalli d' un giallo pal- lido , della slessa forma romboedrica di quelli ottenuti per sublimazione attraversavano il campo in linea curva , ed estendevansi lentamente abbassandosi j ad una luce trasmessa intensissima, que- sti piccoli cristalli sembravano senza colore ; ma quando si guardavano per riflessione il color giallo subilo appariva. Poco dopo incominciava un curioso cambiamento: i cristalli ch'erano precisi e ben determinali si distruggevano su gli orli , come se ivi fosse qualche azione dissolvente ; a poco a poco diminuivano e finalmente del tutto sparivano ; ma a misura che si esercitava tale azione solvente , molti cristalli rossi apparivano , formandosi trasversalmente al campo , e seguendo a re- golare distanza i cristalli gialli a misur. che dileguavansi ed occupando il loro sito. Questi cristalli rossi , che sembravan formarsi con la distruzione stessa de' primi in mezzo alla soluzione, avevan la forma dell' ottaedro a base quadrata ; e mostravansi anzi del tutto simili a quelli che otteogonsi con lenta sublimazione , tranne di essere più belli. Alcuni trovausi rappresentati con le forme a , i, e, d , e,/, g, A, _fig. 4- Allorché si adoperava eccesso di sale di mercurio o di ioduro di potassio , preparando il bi-ioduro di mercurio , osservavasi un altro genere di distruzione : ì cri- il Malli rossi crnno Icnlamcnle sciolti , propriftb piJi indicata nella prima parie Ji qiicslfi nota : ma la soliizionc scrnhciva incominciare col dis^iunijere i cristalli " , l> , f , g , h nel sito delle segnate , queste linee essendo ni principio d' un rosso splendente , che si oscurava all' eserci- tarsi il poter dissolvente ; e da ultimo producevnsi una compiuta separazione , di maniera che la luce si lasciava scorgere tra le divisioni. Il tutto si disseccava coli' evaporazione ed alcuni de' cri- stalli gialli romboedrici , che non erano stati disciolli e che erano anteriori alla formazione de' cristalli ottaedri a base cpiodrata , osservavansi con linee scarlatte somiglianti a quelle che vedevansi su i cristalli sublimati ne' primi islanli della trasformazione , come vedesi in ^ i , e •J ■,/!"• i. Con la luce polarizzata , i fenomeni testé descritti son di grandissima bellezza , i cristalli gialli oHVono i colori più vivaci , variano di gradazione con la spessezza loro , e presentano l' ap- parenza delle più ricche pietre preziose che 1' immaginazione possa ideare ; i cristalli rossi non ofTron nulla di particolare alla luce polarizzata. Per le esposte osservazioni si è adoperato un ingrandimento di 200 volte in diametro per le esperienze fatte su i cristalli ottenuti per sublimazione e di 610 volte per quelle fatto su i cri- stalli ottenuti per precipitazione. — {j4nn. de Chim. et de P/iys. , 5. sèrie, tom. VII, p. 4l6)- Chimica Obganica. — Processo per discoprire In presenza dcW Azoto nelle minime quantità di materia organica ; del Sig. Lassàigne. Questo processo riposa sulla facilità colla quale formasi il cianuro di potassio , quando si cal- cina al rosso scuro e difeso dall'aria, del potassio in eccesso con una materia organica anche pochis- simo azotata. Il prodotto di questa calcinazione , ove si allunghi con poche gocce d' acqua di- stillala fredda , dà un liquore alcalino , il quale , mischiato a un sale ferroso-f erri co solubile dà luogo ad un precipitato azzurro al contatto di qualche goccia d' acido cloro-idrico. Quantità anche indiscernibili alla bilancia di Fortin d' TJsée d'acido urico d'allantoina , di albumina , di fibrina , di glutine secco , di morfina , di narcotina , calcinate in un piccolo tubo di vetro dopo di averle adattate su di un piccolo pezzetto di potassio , hanno dato reazioni sempre precise e definite che si sono trovate in relazione colle proporzioni di azoto naturalmente contenute in quelle organiche sostanze. Le sperienze comparative fatte sopra principi sprovvisti d' azoto , come lo zucchero puro , l' amido , la gomma ecc. , non hanno dato alcuna analoga reazione. Final- mente operando con materie che nella loro complessa composizione presentano la composizione di principi azotati e non azotati , è stalo possibile , anche sopra minime quantità di circa mezzo millegr. stabilire in un modo non equivoco 1' esistenza dell' azoto in questi prodotti. In tal modo. in qualche minuto si è potuto scuoprire l' azolo in una molecola di fromento d' orzo o di mica di pane secco. Tuttavia per ottenere questi risultati occorrono alcune precauzioni alle quali il Signor Lassaigne ha dato molto peso , e che discendono a particolari troppo estesi per potersi qui rìferire- II dotto professore della scuola d'Alfort ha voluto vedere se si potesse ottenere del cianuro potassico calcinando le materie organiche coU' idrato di potassa o il carbonato di potassa ; ma 1' esperienza gli ha provato che ciò non avveniva. Egli è vero che , se una sostanza organica non azotata trovasi accidentalmente mista ad una picciola quantità d' un nitrato o d' un sale ammonia- cale , il risultato può esser dubbio , perchè può prodursi lui poco di cianuro potassico; ma allora debbesi agire su d' una materia organica purificata e sprovvista di nitrati e di sali ammoniacali , la cui presenza è d' altronde facile a scuoprirsi con i mezzi conosciuti. ( Revue Encyclop. n. i55. ) 373 Nota su la curcuma , del sig. Vocel il giovine — Per ollcncrc il principio colorante della ra- dice di curcuma , si polverina e si fa macerare a varie riprese nell' acqua bollente , fino a che questa quasi più non si colorisce. Si fa (|uindi bollire il residuo disseccalo e dall' ocqua pri- vato della sua materia mucillaginosa e gommosa , e di una parte della sua materia estrattiva , nel- l'alcool di una densità di o,3. In tal guisa la più gran parte della sua materia colorante si scio- glie ; ma è impossibile di separarla intieramente , e la polvere di curcuma rimane sempre colo- rita. Si filtra la soluzione alcoolica , la quale freddala , è d' un rosso-bruno carico. SI separa inseguito una porzione dell' alcool con la distillazione , e si svapora inseguito a secchezza il re- siduo in coppa di porcellana. Rimane allora una massa bruna che ancor ritiene della materia bruna estrattiva contenuta nella radice. Per separare queste due sostanze si è seguito il metodo di Pelletier , il quale consiste in trattare il residuo coli' etere bollente che si colora in giallo-bru- no : la materia estrattiva che resiste all'azione dell'etere è nera ed attrae l'umidore dell'aria , pel clorido di calcio che contiene. L' etere decantato deesi svaporare lentamente : rimane un residuo d' un bruno rosso, il quale riscaldato al rosso su fogli di platino non rimane il menomo vestigio di sostanza inorganica. Si è procurato di volatilizzare 1' olio che 1' odore indica nella curcumina , facendola fondere a varie riprese ; ma questo metodo non essendo riuscito, se n' e tentato un altro che ha dato più soddisfacente risultamento. Si fece sciogliere nell' alcool il residuo ottenuto dall' evaporazione della soluzione eterea , ed avendovi aggiunto una soluzione alcoolica dì acelato di piombo , si formò immediatamente un pre- cipitato rosso : si aggiunse il sale di piombo finché continuò a formarsi precipitato , il quale la» vato e seccato, rimase una polvere d'un giallo rossigno , formalo di materia colorante gialla e di ossido di piombo : la proporzione di quesl' ultimo v.iriava da' 43,67 a 56,33 per 100. Per sepa- rarne il piombo , bisognò stemperare la polvere nell' acqua e trattarla col gas acido idrosolforico. Allorché non vi ha più azione , si lava , e si dissecca la polvere che è d' un bruno carico , e si tratta coli' etere bollente , che scioglie la curcumina e rimane il solfuro di piombo. Svaporando lentamente l' etere, la curcumina si deposila in lamine sonili , trasparenti e senza odore. Ridona in polvere sottile la curcumina è d' un bel giallo , il quale diventa tanto più in- tenso per quar o più la polvere è sottile. In piccole lamine è d' un rosso cannella , ma quando si tiene alla luce è d' un rosso cupo. Oltieosi con questo metodo circa mezz'oncia di curcumina da una libbra di radici. Si è pro- curato invono di sublimarla e di farla cristallizzare. A 4o° *' fonde , ed anche al calor dell'am- biente la polvere sottile si agglutina ; brucia con fiamma splendente , accompagnata da molla fu- liggine. Esposta ai roggi del sole , perde tosto il suo colore intenso e diventa gradatamente d'un bianco-giallognolo : la curcumina essendo insolubile nell'acqua e solubile nell'alcool e nell'etere sembra ravvicinarsi alle resine. Chevreul ha già dello che la curcumina è composta d* ossigeno , di corbonio e d' idrogeno e Vogel ha provalo che per fermo non contiene azoto , non avendo ottenuto vestigio d' ammo- niaca fondendola in un cannello con sei volte il suo peso d' idrato di potassa. La inedia di quattro analisi di curcumina preparata col metodo testé esposto dà : Carbonio fig.Soi '«''ogeno 7,460 Ossigeno . . . , • i3.o"9 100,000 374 Gli acidi allungnli non disciolgono l.i curcumina , ma gli acidi concentrali Iianno questa pro- piielò. Allorché sì versa dell' ncido solforico concentrato su la curcumina in polvere , si scioglie ed oltiensl un^i soluzione di color cremisi. Questo color rosso dileguasi del lutto all' aggiungervi dell' ac^ua , e si depositano de' fiocchi e d' un giallo-verdiccio , che sembrano essere curcumina pu- ra- Gli acidi idroclorico e fosforico operano allo stesso modo j ma l'acido acetico concentrato la scioglie senza produrre cambiamento nel color suo. L'azione dell'acido nitrico diflerisce da quella degli altri. Se si mescola una parte di curcu- mina con due parli di acido nitrirò concentralo , prima allungato con un volume uguale di ac- qua , non si manifesta al calor dell' ambiente cambiamento alcuno ^ ma , a caldo , un moto ra- pido vi si stabilisce ed il liquido si gonfia fortemente. Si riscalda dolcemente la mescolanza , fino a che non isvolge più gas , e la curcumina alterata si separa in massa resinosa , che si deposita in fiiimmenti gialli , ed in una sostanza gialla solubile che rimane nell' acqua. La sostanza resinosa, Invaia varie volte con acqua calda e fatta poi seccare, può facilmente esser ridotta in una bella polvere giiilla , che difTcrisce mollo dalla curcumina e per l'odore e per la coraposizion sua de menlare. La sostanza gialla , solubile nell'acqua, cristallizza in una soluzion concentrata , in aghi rrasparenti , ma la quantità che se ne forma è cosi piccola, e si alterano cosi prontamente all'a- ria , che la loro constituzione chimica non ha potuto ancora essere sufficientemente esaminata. Queste diverse esperienze rispetto all'azione degli acidi su la curcumina spiegano fucilmente per- ché la carta di ctucuma diventa brrma coli' azione degli acidi concentrati , del pari che con quella degli alcali. Gli acidi concentrali sciolgono la curcumina e formano con essa una soluzione bruna. V'ha tuttavia questa difTercnza tra l'azione degli acidi concentrali e quella delle soluzioni al- caline su la carta di curcuma , che l' acqua distrugge immediatamente il colore prodotto dai pri- mi . ciò che non avviene nel secondo caso. La curcumina forma con gli alcali , composti solubilissimi in acqua. Trattando la polvere dì curcumina con la potassa caustica , ne risulta una massa bruna solubilissima in acqua : si può pre- cipitar compiutamente la curcumina da questa soluzione alcalina , con gli acidi diluiti. L' acido sol- foii;:o allungato produce un precipitato nella soluzione alcalina, il quale dopo essere stato lavato, ha Le proprietà della curcumina pura. Secondo le osservazioni di Kartner , non solo gli alcali e le terre alcaline cambiano in bru- no il color giallo della curcumina , ma i sali di piombo , d' mano , 1' acido borico , e i borali pro- ducono anche lo stesso cambiamento , in modo più o meno compiuto. Le tinte brune prodotte su la carta di curcuma dagli alcali e dalle terre alcaline non dif- fiiisrono malerialuiente le une dalle altre ; dipendono dalla concentrazione delle soluzioni alcaline adoperale. Qualunque acido allungato restituisce alla carta di curcuma il color giallo piimitivo che gli alcali avevano abbrunato, e ciò sempliccmcute perchè l'acido si combina coli' alcali, e scom- pone cosi il composto bruno dell' alcali e della curcumina. La calla di curcuma abbrunata da un sale di piombo ripiglia prontissimamente il suo colore mercè gli acidi diluiti ; ma quando è slata alterala dai sali di Urano , diventa quasi nera , ed il suo color giallo non le si può restituire se non bagnando la carta ncU' acido sufficientcnienle concentralo , per circa un «piarlo d' ora. Una soluzione di acido borico nell'alcool rende la carta di curcuma d'un arancio cupo; ma quando si tocca coli' ammoniaca prende un color d' im beli' azzurro che tosto dileguasi per la vo- latilizzazione dell'ammoniaca. Si osserva anche questa tinta azzurra più o meno carica bagnando la carta abbrunata dall' acido borico nelle soluzioni di sostanze alcaline. La carta di tornasole diventa d' un grigio nericcio in una soluzione di borace. I borali neu- tri di potassa o di ammoniaca le comunicano una tinta d' un grigio meno cupo. ( A/m. de Cliim, et tic Phjrs. , 3. Sèrie , t. Vili , p. ó;;. ) 37S Fisiologìa — Intorno al concorso deìP Accademia di Berlino per illustrare lo sviluppo dei corpi organizzati } rapporto del sig. Ehbeitbeec. L' Accademia delle scieoie di Berlino avea nel 1 84o proposta al concorso la quìstione ■«• gucote. « Mulgrado i progressi fatti a quesl' ultimi di della storia dello sviluppo dell' embrione presso » i Mammiferi , vi rimangono tuttavia irresolute molte altre importanti quistioni. Le recenti os» » servazioni sullo sviluppo primitivo de' tessuti per mezzo di cellule simili a quelle delle piante » non che suU' analogia di struttura tra le piante , e gli animali , ban fatto nascere nuovi pro- » blemi concernenti la storia dello sviluppo negli esseri organizzati. L' Accademia domanda sotto » (jiieslo doppio rapporto una serie d' osservazioni microscopiche assai precise sui primi fenomeni » dello sviluppo deli' ovolo d' un Mammifero qualunque , sino alla formazione del canale intesti- » naie , ed alla ìmpiantazione de' vasi sanguigni embrionali nel corion. L' origine del corion, sia » che sì consideri come nuova formazione , o come trasformazione d' una membrana già esistente >> nell' oviii'io , il rapporto de Ila membrana del germe nel tuorlo con gli altri sistemi organici che » appariscono più tardi , la presenza delle pareti del tronco , dell' amnios , dell' allanloide , e » di ciò che chiamasi inviluppo sieroso , nei Mammiferi , sono le cose che è d'uopo chiarire so- » pra ogni allra. Non fanno d' altronde parte della quistione né le osservazioni sul procedimento » interno dello sviluppo dopo la formazione dei primi elementi che costituiscono principalmente » 1' uovo , né le allie sulle difTcrenze relative ne' diversi gruppi de' Mammiferi » . Sono giunte due memorie in risposta a tale quistione , 1' una ron epigiafe in latino , e 1' al- tra con epigrafe in greco. Sembra che ì due concorrenli abbiano perfettamente inteso il proble- ma , e che entrambi Mano anatomici , e fisiologhi esercitali intorno questo soggetto e pienamente abituati all' uso del microscopio. Per una avventurosa coincidenza gli osservatori sì son serviti l'uno e 1' altro di conigli per le loro ricerche , ciò che ne ha renduto facile il paragone che pò- tra dar mollo peso ai loro risullamenli ed opinioni. Kelali\anieiile al carattere principale del lavoro quello con epigrafe in Ialino indica un nolo- mista Ininqiiillo , clic ilibcute sempre dopo i falli il prò , e '1 contra della quistione. Il suo dire è chiaro , di facile intelligenza , ed agevolmente e con piacere la mente può accompagnarlo in tutti i particolari. Quando cammina sopra un suolo poco sicuro ne avverte il suo lettore , a cui per- meile di seguirlo , o di abbandonarlo. Per allro poco si arresta sopra terreno di tal natura , e sembra in generale che rimanga illuminato anziechè dominato dalla sua immaginazione. Conosce pienamente i lavori degli ossirvatori precedenti , ed in ciascun capitolo presenta un quadro di ciò che è slato fatto prima di lui, paragonandolo con i fatti eh' egli stesso ha osservalo. Quindi le sue asseitive niirilano confidenza ; ed ecco i principali risultamenli delle indagini du lui intraprese. L' autore ha in prima verificato la penetrazione degli spermalopari sin nell' ovario. Ha ve- duto solo talvolla nell' ovolo pervenuto alla tromba il moto di rotazione del tuorlo. Nella tromba r ovolo riceve una membrana albuminosa. Conferma il modo di solcamento del tuorlo , ma i glo- betti non sono cellule , ma aggruppamenti di acìnetti del tuorlo intorno ad un nodo centrale tra- sparente. I quali si Irosformano in cellule poliedriche , produceniì sulla superficie della zona una membrana, il blasloderma. Nell'utero la zona pellucida si unisce all'albumina per formare una membrana di debole struttura , da cui vanno a formarsi le villosità j non ha mai osservalo mem- brana caduca , ma invece 1' uovo coverto dall'epilellio dell'utero; nella vescichetta del germe l'au- tore distingue due strali celluiosi il foglietto animale , ed il vcgetalivo. Ha pure constatato che le pretese strìsce primìiive sono una grondaja , che termina in un canale dove poi si colloca il si- stema nervoso centrale. La quale grondaja in prima è limitata nou dal sistema nervoso centrale, 376 ma dall' embrione. Sebbene però questo fuUo sia verisimile , sembra lutlavia che si mancbi , come per r addietro , d' una pruova sufficiente di questa deposizione del sistema nervoso ; e sarebbe necessario d' istituir nuove osservazioni intorno a tuie malciia sulle rane , in cui il color nero dello strato più esterno del tuorlo permetterà di determinare con qualche certezza il rapporto di questa membrana con le strutture che ne rimangono coverte. Se questa membrana nera passa sui bordi che limitano la grond.ija , se è vero che la parte di questa stessa membrana nera che covre la grondaja si trova per 1' obliterazione della grondaja slessa divisa dal canale , e se tale avanzo po- scia rinviensi ncll' interno della midolla spinale , allora non potrà essere più sostenuta 1' opinione che il sistema nervoso si alloghi nel canale. L' amnios si forma , secondo 1' autore a spese del fo- glietto animale della membrana del germe , come negli uccelli , e mentre i|uesta si stende sul dor- so , le pieghe amniotiche si trasformano in una membrana interna ed esterna , 1' ullima delle quali costituisce r inviUiipo sieroso. Il corion è una membrana , la quale o provvienc dall' unione del- l' albumina e della zona con l' inviluppo sieroso , o consiste solo in quest' ultimo , quando la membrana interna dell' novo sparisce intieramente. Fra i foglietti animale e vegetativa si forma il foglietto dei vasi , e l' intestino nasce perfettamente come il signor de Baer 1' ha indicato , ne- gli uccelli. Poscia i foglietti vegetativi e dei vasi si trasformano nella vescichetta ombelicale che è persistente nei conigli , ma che poi sparisce come vescichetta. L' allanloide esiste quando 1' inte- stino è ancor formato in tutta la sua estensione , il perchè non risulta dal rovesciamento dell' in- testino osservandosi anche prima dei corpi di Wolf. L' allantoide è in sulle prime una massa cel- lulosa che non è ancora cava. I primi rudimenti dell' embrione si sviluppano con rapidità , poi- ché , a cominciar dalle loro prime tracce sino alla formazione de' suoi organi principali non de- corrono che quarantotto ore , o nove o dieci giorni. Il secondo concorrente , !- cui memoria porla un epigrafe in greco , presenta altresì nel suo lavoro un gran novero d' osservazioni , ma minore esaltezza ne' suoi giudizi e conchiusioni , come anche minor chiarezza , e più scarsi particolari , e ravvicinamenti con i fatti conosciuti ; ed inol- tre un pò troppo si abbandona alla teoria cellulare de' tempi moderni come a cosa sicura. Ma , tranne questi difetti , è un lavoro stimabile, specialmente per il rinvio de' pezzi che permettono ve- rificare i fatti , la piupparte de' quali concorda con quelli del primo osservatore , ciocché conci- lia alle sue osservazioni un alto grado di confidenza. Ecco i punti principali delle sue ricerche. L' autore ha conslatato che gli ovoli ricevono nella tromba un lello d' albumina , e che i sol- chi del tuorlo si mostrano poco dopo 1' introduzione di questo ovolo nella tromba ; considera i globetti che risultano da questi solchi come cellule , senza poterlo però dimostrare più dell' altra opinione che emette , che il tuorlo consiste in cellule inserite le une nelle altre , e che diventano libere quando i solchi appariscono , opinione puramente teorica. L' autore dice che il tuorlo, dopo i solchi , consiste in cellule con nodo , e chiama il tetto delle cellule poliedriche del tuorlo mem- brana-inviluppo ( Umhiillungsbaut ). La macchia embrionica apparisce come un ammasso di cellule gotto la membrana inviluppo nel luogo che poi è occupato dal germe , mentre il resto dello spa- zio è occupato da un liquido. La macchia embrionica si estende successivamente per la formazione di novelle cellule del tuorlo su tutta la superficie interna della membrana-inviluppo. In questo strato e non in questa membrana sono i primi elementi dell'embrione nell'interno dell'organo. L'ovolo e attaccato per parte del germe all'interno della matrice. Le strisce primitive altro non sono che una grondaja. L' autore opina che i carelli esistenti su gli orli di questa grondaja siano i pri- mi ndimenli del sistema nervoso , ma non lo dimostra. Lo strato intermedio si presenta come negli uccelli. 11 terzo siralo forma il foglietto albuminoso , che verso la fine dello sviluppo , co- stituisce r epilcllio dell' intestino. La membrana ovolare esterna, la zona pellucida , sparisce aflatto; la stessa membrana-inviluppo manda per mezzo di produzioni cellulose delle villosità ; e però il 37T diorion dorivi» dalln mcmbronn-iriTiliipiio, e non da una membrana OTro'»re p'i yeiùeilie Jall' va- rio. Le villosità crescono nelle cavilli della caduca, L' identità del cliorion con la membrana-invi- luppo degli animali cbc compongono uovi , secondo P autore , si fa chiaro da ciò , che al tempo della cliiusiira del sistema nervoso centrale , una parte di questa membrana trovasi con esso di- staccata. Del resto la formazione di lutto il sistema animale avviene come negli uccelli , con par- tecipazione dello strato intermedio , e come formasi il sistema de' vasi sanguigni. A cagione della sparizione delle pieghe dell' amnios la membrana-inviluppo è sollevata sopra 1' embrione , e ne è cnmpiulamcnle separata dalla chiusura dell' amnios , ciocché la trasforma di nuovo in un sacco che sombra identico all' inviluppo sieroso degli embrioni degli uccelli. L* allantoidc esiste nei Mammiferi prima de' corpi di Wolf , sul principio sotto forma di due coni schiacciati elcvantisi sullo strato intermedio , e che crescono simultaneamente. L' allantoidc si trasforma ne' Conigli , e ne' Porcellini d' India in placenta , senza diventar prima vescichetta. I.e sue villosità crescono nelle villosità cave della membrana-inviluppo. Nei Rosicchianti la mem- brana periferica dello strato intermedio, si forma durante il periodo del suo sviluppo, senza chiudersi in una vescichetta ouibelicale , che più probabilmente è completata dalla membrana-inviluppo. La cadora é d' una struttura membrane-albuminosa , ricoverla d' un epitellio. Fino al sesto giorno è un organismo vescicoloso semplice composto di cellule unite poscia in ventiquattro a treni' ore si manifestano gli clementi fondamentali dell'embrione animale sino alla comparsa de' caratteri ge- nerali d' un' organizzazione animale , ma non ancora specificata. Tra '1 nono e '1 decimo giorno tutti gli organi principali son formali. Queste due dissertazioni si prestano de' mutui uffizi! , l' una servendo di compimento , e di verifica all' altra ; ed il relatore si studia di far ravvisare ciocché manca in entrambe , per chia- rir compiutamente la quistione de lo sviluppo dell'uovo nei Mammiferi. Tuttavia comecché il la- voro di ciascuno è d' un gran merito , e risolve in gran parte la quistione , la classe è stata d' avviso d' accordarsi all' uno , ed all' altro il premio intero stabilito. Il nome dell'autore della dissertazione con l'epigrafe in latino è M. D. L. W. BischofT, professore di Medicina nell' Università di Heidelberg ; quello della memoria con 1' epigrafe in greco è M. K. L. Reiehcrt , professore nell' Università di Berlino. ( Instilut. n. /^-j ) Fisiologia ambiale — Assimilazione delle materie grasse nella economia animale; del sig. Dcmas. Il signor Dumas ha comunicato all' Accademia uua nota , la quale non abbiara tema di as- serire che vada a rovesciare da cima a fondo le idee finora ammesse sull' /isi'milazione digli ani- mali. Già poderose opposizioni compariscono , ma uopo sarà che i più appassionati tacti.mo in- nanzi r autorità del signor Dumas. Egli prova con modo logico : cfie tulle le materie grasse degli animali prmvngnno dalle piante o dal nudrimenlo di quegli animali che le assimilano in natura o He- Demente modificale! Ciò che a questa opinione dà un interesse maggiore si è che Liebig spieghi un parere afTutlo opposto , quale egli fa prevalere per l'analisi quantitativa, mentre quest'analisi stessa pur ehe debba distruggerlo , annientarlo. « Oggi , dice Liebig , le relazioni tra gli alimenti e lo scopo che essi compiono nell' econo- » mìa , ci sembrano mollo più chiare , da che la chimica organica esamina quelli con metodo » quantitativo. « Una oca magra, del peso di 4 libbre, aumenta di 5 libbre nello spazio di 36 giorni, du- » rante i quali gli si diano , onda impinguarla , 24 libbre di granturco. Chiara cosa è che il grasso 373 v non si trovi Dello e formato nel nnlrlmenlo , stante che questo non raccliiude neanco un mi- N lionesimo di grasso e di materie simiglianti. Or r autorità di Liebig è tale che Dumas per lungo tempo cercò di esaminare il potere ira- piuguante del granturco. Ma già gli agricoltori sapevano che una misura dì granturco (probabilmente del peso di 10, ii chilog, ) fornisca un litro di olio. Esatte sperienze eseguite insieme dai signori Dumas e Paycn , han fatto chiaro come il mais eflctliTamente contenga g per loo di un'olio gras- so , di cui un saggio ne vien presentato air Accademia. Il metodo quantitativo farà quindi chiaro a Liebig che ingojando un' oca i^ libbre di granturco viene dif:itti a ricevere due libbre e mezzo di materia grassa ; non è quindi sorprendente se possa fornirne tre libbre e mezzo, tenendo conto di quella che antecedentemente contcnea, giucche una oca , per magra che sia , possiede sempre certa quantità di grasso. Si è questa la teoria messa innanzi dal Dumas , teoria la quale non mancherà di prevalere , malgrado forti contestazioni ed opposizioni energiche. Credesi generalmente che Dumas siasi troppo inoltrato, ed aflrettalo assai nell* emettere que* sta opinione. Ma in tale interessante comunicazione non altro scorgeremo se non la brama di confutare colla maggior possìbile sollecitudine una idea emessa da Liebig? No, Dumas, non è stato troppo precipitoso ; egli viene a palesare la sua credenza riguardo a siOatta importante quistione fisiologica, appoggiandosi ad esatte sperienze spesse fiale ripetute. Egli dovette esitare allorché vide Liebig pubblicare la sperienza dell' oca j la sua opinione , è lui che il contessa , vacillò per un istante ; ma poiché replicò l'analisi del granturco, e questo fatto venne ad aggiungersi a mille altri dello stesso genere, non era più tempo di ristarsi ; bisognava che un errore da Liebig pub- blicato , e di sommo pericolo , non venisse a diffondersi. E per verità non è rendere un omag- gio a Liebig il tener dietro ai suoi progressi , lo studiare i suoi lavori? Dobbiamo anzi convenire, che egli non si avrebbe acquistata tanta stima se spesso non fosse entralo in discussione col sig. Dumas. Ma seguitiamo : il visconte di Romanet ha dato cominciamenlo alla comunicazione dell' ono- revole vicepresidente , leggendo una importantissima memoria sulle comunità nel fabbricare for- magì , stabilite nella Svizzera , e sui vantaggi che siffatti stabilimenti potrebbero arrecare alla Francia. In questa memoria trattasi delle vacdte lattanti , e dei prodotti che danno all' ingrasso. Du- mas pensa che i fatti agricoli e le chimiche analisi bene si accordino a provare come la vacca lat- laute sia il mezzo più esatto e più economico onde eslrarre dai pascoli le materie azotate e le sostanze grasse che contengono. I fisiologi ed ì medici rimarranno sorpresi allorché loro verrassi a dire come i foraggi con- tengono materie grasse , dessi non potranno ammettere giammai che il fieno , come vien preso dal Cenile e come gli animali lo mangiano , contenga circa i o;o di materie grasse. Nondimeno que- sto è un fatto che ci viene insegnato dal metodo quantitativo. Il bue all' ingrasso e la vacca lat- tante sempre forniscono minor quantità di materia grassa che non ne contengono i loro ali- neali. Nondimeno per la vacca lattante , il burro rappresenta, a poco presso, le materie grasse della sua alimentazione , almeno per ciò che riguarda gli alimenti che Dumas ha finora studiati. La vacca lattante perciò nelle stesse circostanze è più proficua del bue per lo cuUivalorc sotto il rap- porto dell' ingrasso. I vegetabili preparano le materie grasse, gli animali le assimilano in natura o leggermente mo- dificate. Tali materie grasse vengono lievemente modificate allorché introdoite fluide neU' org inismo animale costituiscono quindi una materia grassa solida. Coloro che non ammettouo tal teoria, non 379 temono di dire : la vacca fornisce il burro , e bene mostralccì la pianta che contenga il burro racchiuso nel latte. L' olio dì fiianlurco sarebbe dunque anulogo al grasso di oca ? È facile com- prendere fiuanlo tali quislioni sicno fuori di proposilo. Qui si vuole ncgurc ull' orgunismo animale il potere di crear corpi grassi , non già quello di modificarli. Ora è egli forse assolutamente vero che, atteso la gran quantità di materia grassa contenuta iu na alimento debba la stessa quantità di tale alimento egualmente impinguare ogni sorla di anima- li ? Certo che no. Tutti gli animali non sono del pari propensi all' impinguamento , l' organismo che dall' alimento separo la materia grassa, e la modifica, esegue tutte queste funzioni con maggiore o minor precisione. Dumas ha comunicato semplicemente una noia , ma egli si riserba di svilup- pare in seguilo ciò che oggi solo accenna. L' impinguamento dell' oca per mezzo della materia grassa del granturco è stato UDicamente citato : ma quanti esempii non meno concludenti di que- sto non ci vediam noi d' intorno ? Continuamente si affretta , nel Perìgord , l' impiguamento dei galli d' india , facendo loro in- gojare delle noci. Puossi mai rinvenire alimento più ricco di materia grassa ? Le allodole , le qua- glie le quali si nutrono di semi di canape divengono grasse iu brevissimo tempo j la materia grassa cooleniila nei granelli dell' uva impingua tosto i tordi ec. ec. Gli animali consumano tre sorte di materie alimeotizie : i". Le materie zuccherose ed amilacee. 2°. Le materie albuminose. 3°. Le materie grasse. Le prime sono modificate , e snaturate nell' organismo \ le seconde passano allo stato di urea e vengono espulse dall' orine j le ultime si aggiungono alla economia animale senza preparazione: esse non vi prcesistono. ( Dalla Revue encyclopéUique ; ottobre 1842 ) Fisioioci*. — i'aWo respirazione degli eiseri organizzati ; ricerche del signor JiCQtiEMiJr (i). Come si può vedere dai titoli che ho dati alle memorie precedenti , io mi propongo di far •uccessivamentc delle ricerche sulle principali maniere di respirazione de' regni organici. La via che mi son tracciata richiede che prima di andare innanzi , esponga le principali ma- niere di respirazione ed i loro caratteri fondaracotali : le mie ricerche dimostreranno fino a qual punto sono fondate le maniere diverse di respirazione da me stabilite, e quali modificazioni biso- gna apportare alle generalità che n' esporremo. Di lutti gli a^'cnli fisici del mezzo ombicute , siccome la luce e la oscurità , il calore ed il freddo , i diversi sluti meteorologici dell' atmosfera , le esalazioni dei corpi ed in generale le par- licene straniere contenute nell' aria , la costituzione del suolo e la natura degli alimenti ec. , l' a- ria è senza dubbio quella la cui influenza sull' organismo e la più energica j la sua azione comin- cia cella vita deh' essere , subisce regolari fasi di accrescimento e di diminuzione e si continua tino alla morte. (1) Nel tomo 19 parte a degli atti delV Accoitemia Leopoldina -^ carolina di Bonn ( iS^a ) trovansì inserite due dottissime memorie col titolo seguente — i?tfcAprc/iei plìitiologiijues et anatomiijue4 sur la rrspiration et ttir Ut piténoménes qui cn sont l«s consfijuences ; par E. Jacquemin, mcmliro dell' Acadcmia ; a^'tc dcux plonc/ies. La pri- ma di dette mcuiorìe tratta della piicutnuticilà degli uccelli io gcuerale. La secouda versa in isjiecie su qticlta del- lo iclicletro degli uccelli. Souo le dette memorie seguile da Qu sunto delle priucipali cose che vi sono trattale 1 e ohe qui riportiamo. 48 3So L'energia dell'influenza Jeirorin, ossia la qnantilà di respirazione , che torna lo stesso, prova numerose vuriazioni secondo la natura degli esseri e le condizioni esterne nelle quali essi vivono. La rospi riizionc , in diflìnilivo non è altro die una reazione , o per dir meglio , una lotta che si esercita tra l' organismo ed il nie/zo anibiciilc. Qiicst' ultimo influisce speciulmenle per la sua esigenza sul llciiiìdo nutritivo contenuto nell' apparato respiratorio. Una continua volatilizzazione di molecole organiche ha luogo nell'essere respirante. Dietro questa volatilizzazione , il liquido nu- tritivo acqui&ta qualità che lo fanno proprio a servire alla nutrizione del corpo. Ma il corpo an- cora in seguito di essa tende coslanlemente a dissiparsi nel mezzo ambiente , e non sussiste che fino a tanto che trovasi capace di riparare le perdile che prova. Arriva un termine nel quale le forze riproduttive s' indeboliscono , ed allora è che 1' azione del mezzo ambiente prendendo il di sopra , diventa una delle principali cause della morte degli esseri e quindi della loro decomposi- zione. Senza dubbio, nella immensa serie dei corpi organizzati la energia di questa lotta Ira l' or- ganismo ed il mezzo ambiente deve ]irodursi a gradi estremamente variali , ma , bene esaminati, raccoglùimo che possi.imo riferirli tutti a due principali gradi , in altri termini a due modi prin cipali di respirazione. A. Modo passivo di respirazione. La più semplice e la più lenta azione respiratoria , il più debole grado d' energia consiste in una esalazione ed un assorbimento gassosi simult;inci , lenti , contiaui e tranquilli , senza inler- isedio riposo , restando 1' organismo in uno stato passivo ed immobile ; tale è la respirazione delle pianic ; questo essere immerso nel mezzo respiratorio , tiene più o meno aperte tutte le sue boc- che respiranti ( stomi ) ; 1' aria vi entra e non si rinnova che quando è alterata , e che per la sua tendenza a mantenersi sempre in equilibrio di densità e composizione , la esterna entra e la interna esce fuori , ma questo rinnovamento del fluido respiratorio s' opera senza contrazione o dilatazione periodica del vegetale. Gli stimmi soltanto possono aprirsi e chiudersi secondo lo stato igrometrico dell' aria. B. Modo attivo di respirazione. L'energia di questa funzione s'anima ed aumenta , i due agenti , il mezzo ambiente e l'or- ganismo , si presentano in una opposizione più viva, e si stabilisce fra essi un giuoco di attrazione e repulsione che si esercita per intervalli periodici detcrminati , manifestandosi un atto di movi- mento. Possiamo da ciò stabilire che il riposo ed il moto sono le due essenziali difTcrenzc tra il regno vegetale ed il regno animale. Il secondo modo di respirazione presenta un gran numero di varietà che possonsi tutte rife- rire a due modificazioni principali. 1°. Respirazione per vibrazione. Questa si avvicina più allo stato d' immobilità della respira- zione vegetale , i moti di attrazione a di repulsione eseguiti dall' organo respiratorio vi si compio- no in cosi corti intervalli , che ne risulta un moto di ondulazione vibratoria sul contorno di que- st' organo , il quale è uno stato intermedio tra il riposo ed il moto. Esiste presso un grandissimo numero d'animali aquatici, e forse in lutti (durante la vita embrionale eia prima età ) negl' in- fusori , le vorticelle , le idatine ( Ehrmb. }, i losfori ( Ehrmb. ) i colpodi , i luciferi , le lacinu- larie , i rotiferi ed altri presentano organi rcspiratorii in forma di filamenti estremamente tenui e trasparenti come il vetro , situati intorno la bocca o in cerchio sulle pareli del corpo. Il molo 38i dell' acqua ne' condotti delle spugne , osservato dal sig. Grand , non è probabilmente che l' ciretlo delle ondulazioni vibratorie delle loro pareli, non essendovi altri organi che potrebbero cagionarlo. I piccoli prolungamenti in mazzcllinì che sì osservano sulle braccia delle plumatelle , sono egualmente organi respiratori. Essi hanno un attivissimo moto di ondulazione vibratoria , (|ueslo molo si escrcila nel loro moto longitudinale ed è causa di un moto vorticoso ncU' acqua in cui vivono. Quando si osservano per qualche tempo , lo stesso fenomeno si manifesta, nella Planorbu e nella Limnea in forza di un molo di ondulazione vibratoria dei loro organi respiratori , cioè a dire che le molecole dell' aequa attratte e respinte a vicenda danno luogo a correnti costanti e regolari. Gli acalefi respirano per mezzo di piccole laminelte branchiali , attaccate lungo i lati del cor- po. Secondo la descrizione datane dal sig. D'Eschhollz, queste laminelle producono un vortice co- lorato in forza dei loro moli ondulalorii estremamente rapidi. Nella maggior parte dei molluschi la respirazione Iia luogo, come è noto, per mezzo delle bran- chie. Le ondulazioni vibratorie vi si manifestano in un modo deciso. Allorché si sottopone al mi- croscopio un pezzo di una laminctla branchiale distaccata dall' animale vivente , vi si osservano le seguenti cose. 1. Ogni fibra o raggio branchiale esegue un moto d' ondidazione eccessivamente rapido sul suo margine , e secondo la sua lunghezza , questo molo è più attivo verso la estremità del filo , e va indebolendosi verso la base. 2. Le molecole dell'acqua sono attratte e respinte alternativa- mente, si producono nell'acqua delle Torrenti regolari e costanti, la più attiva delle quali si erfieic de' corpi solidi inerti nelle acque in- crostanti: 385 D' altronde , fra le iilghc venute nelle slesse acqae , alcane mancano d' incrostazioni , altre ne sonu curichc -, fra queste le proporzioni variano secondo le specie» Ecco la composizione di due coralline : Corallina qfftcinalis Hafymcda opuntia. C:irbonato di calce 671^0 f 90i'6 J Carlionnln di ina{;iiesia .... 9r'5 ? 77)6 5,5o 5 96,1 Solfalo di calce, silice , ce . . i,o5 I u,54 1 Materia organica 2^)4 ^<^ 100,0 lUOjO Cosi, fatta astrazione dall'acqua igroscopica , tutto il tessuto organico di una di queste pian- ta si riduce a 3,8 per 100 ; più di 9O centesimi del suo peso consiste dunque in sostanze mi- nerali. Pel punlo di veduta di queste ricerche , era utile di stabilire la composizione elementare della parte organica , poiché essa doveva corrispondere all' analisi dei vegetabili o degli animali di un ordine inferiore, ed avere, nell'una o l'altro senso , una influenza notevole sulla quistione. La sperienza ha presentato i seguenti risultamcnli ; Materia adoperala Zi'-, i3o. Azoto ottenuto, -'^•'^•.Temperatura -|- i£o Pressione yC""" Donde può conchiudersi che la pianta disseccala contenga , per 1000 parti in peso , 2.63 di azoto equivalente a 17 di sostanze azotate sopra 58 di materia organica totale; questa , privata di sostanza minerale, conterrebbe dunque sopra 100 parti , 44i85 <^' materia azotata , più 55, i5 di materia organica non azotata , opure 6,9 di azoto puro , composizione afTjtlo analoga a i|uella dell' organismo de' vegetabili inferiori , come anche degli organi giovanissimi di tulle le piante fanerogame ; mentre difTcrisce molto dalla composizione elementare de' tessuti appartenenti agli animali. I risiiltamenti ai quali era pervenuto già sembravano concludenti ; nondimeno scmbromnii conveniente di ricercare nei tessuti della corallina le proprietà, che, fuori della composizione elementare , caratterizzano la cellulosa , principio immediato che racchiude ogni struttura vegetale, e costituisce principalmente la sostanza delle mcmbraìie nelle piante. Per raggiungere questo scopo, spogliai dapprima delle sue incrostazioni la corallina officinale , per mezzo dell' acido cloridrico allungato ; lavala e quindi trattala coli' ammoniaca e nuove lavature di acqua , essa fu posta , fra due lamine di vitro , sotto il microscopio , ed in contallo con una soluzione di lode alcojlizzata ; tosto tutta la sostanza a composizione quaternaria , racchiusa nelle cellule o inflllrala nelle pareti loro , si mostrò con una liolu giallo-arancio. Dopo questa preparazione , introducendo Ira le lamine di vetro una goccia di acido solforico a 4 equivalenti di ac(|ua , potetti seguire i progressi del disgregamento che segnavano 1' arrivo ed il passnggio dell' acido : fu questa una colorazione arancia , inbi'unita nelle parti del tessuto fortemente inijiegnata di sostanze quaternarie , quindi , in tutto il resto del tessuto , si veggono le prime reazioni dissolventi determinanti l' effetto della tintura di lode , poiché la cellulosa si tro- vava allora , e successivamente in tulle le sue parli , divisa in questo stato da gruppi di particelle amilacee che disegnavano in bel violetto le cellule cilindroidi irradiate o spiegate simmetricamente a partire dai punti d' inserzione di ciascuno articolo. Questo grazioso fenomeno microscopico finiva elegantemente la dimostrazione che le analisi avevano incominciato. 386 In tal moclo dunqae le organiche disposizioni delle concrezioni , 1' onalisi elementare e le proprietà caratteristiche della cellulosa , concordano colle deicrminuzioni organografichc di De- caisne , per lasciare Ira i vegetabili queste alghe che : suU' autoriti di Lamouroux , si ponevano Del numero de' polipai. {^Campus remlus de tAcadcmie dcs scknccs , 3 Luglio i843.) Geologia dell'Amebica MEnimoKALs — Jn nome di una commissione composta dei signori Alessaudeo Bkogkiart , Dcfresot ed Elie de Beabmoxt , relatore^ si dà Icltura d'un rapporto sopra una vie- moria presentata in ottobre tS/J2 dal sig. Alcide d' Oubicntc intitolata : Cunsidcnizium generali su la Geologia deh' America meridionale. Questa memoria è il risullamento elaborato a bell'agio d'un lungo viaggio dall'Autore fatto nell'America meridionale negli anni 1826, i833. Questo viaggio fu nel i854 il soggetto d'un rapporto che ne determinò la pubblicazione sotto gli auspici del ministro dell' istruzione pubblica. Ma da quell' epoca , proseguendo la pubblicazione non ancor terminata della sua opera , il signor Oibigny , non ha mai cessato di maturare i materiali che aveva portati , di paragonarli tra loro e con quelli dello stesso genere raccolti in altre località , ed ha procurato di dedurne tutte le conseguenze cui potevan condurre nello stalo attuale della geologia. Questo nuovo lavoro ancor manoscritto forma i' oggetto del rapporto di che e discorse. La parte del continente americano situata al sud dell'equatore, considerala nel suo insieme, mostra una grande varietà di configurazione orografica. AH' E. è un gruppo immenso di basse montagne , formante un masso i cui rami sì prolungano da alcuni gradi al sud della Lìnea fico all' imboccatura della Piata : all' O. sia la Cordigliera, le cui alte cime incominciano verso lo stretto di Magellano e sì estendono fino in Colombia segnando una cresta diretta in sensi diversi e dalla quale si slanciano i più alti picchi del Nuovo Mondo. Tra questi grandi sistemi , a partire dal sud della Patagonia , una superficie quasi piana lungo la Cordiglicra occupa prima l' intervallo compreso tra questa importante catena ed il massiccio del Brasile , passa dal bacino della Piata in quello delle Amazzoni , poi in un tratto si slarga all' E, e vien da lungi ad abbracciare le due sponde di questo fiume immenso. Nell'America meridionale , come sopra tutta la superficie del globo , le rocce che formano i primi terreni della serie delle rocce stratificate non ciistalline , son soprattutto gneis. Queste rocce son particolarmente sviluppate nella parte orientale del continente , nella quale i prodotti geologici moderni dominano meno che nella parte occidentale. Esse sono all' incirca da per tulio composte degli stessi elementi. I più unliehi strati che d'Oibigny abbia trovati soprapposti nell'America meridionale alle rocce d'un carattere specchiatamente cristallino presentan da per tutto i segni dì uniforme composizione. Alle parti inferiori son filladi , scistoìdi , azzurrine, spesso mucìfere, passanti nelle parti medie a filladi iridescenti , rosee. Al dì sopra son filladi gressiforrai o gressì filladiferi molto micacei. (Jucsti terreni son ravvicinati da d'Oibigny al sistema siluriano stabilito da Marchinson, ed è pro- babilissimo che gli sieiio molto prossimi. Sì osservano nell' America meridionale sopra spazi consi- derabili ed in punti lontanissimi gli uni dagli altri. In luti' i luoghi ne' (juali d' Orbìgny li ha ve- duti son ricoperti d' enorme massa dì gressi quarzosi , duri , o quarziti , cliu ha giudicaine dalla posìjìone e d.ii fossili loro, egli stima dover rapi)resentare il terreno devoniano, o il vecchio gressu rosso degl'inglesi. 1 diflereuli strati che d' Orbìgny riunisce sotto la denominazione di sistema carbonìfero «on però divisi io due serie distinte, una formala di caleuri, e l' altra dì gressi ; le prime inferiori con 387 {ossili , le ultime superiori senza avanzi di corpi organizzali , e queste due serie che (roransi riu- nite sul grande spianalo boliviano , sono altrove separate. V lia dumiuc tra queste due serie di parli una importante difTcrcnza di giacitura : questa dilTerciiza potrebbe far dubitare che la serie supcriore apparlencsse rcahucnte al sistema carbonifero , ed aulorizzereblie a riferirla con altret- tanta probabilità od alcuno dei sistemi che la seguono in Europa , per cicrapio , al gres rosso. La serie inferiore è la sola che possa esser riferita con grande probabilità al sistema carbonifero. Ed in vero soltanto ne' calcari e ne' gressi calcarifcri della serie inferiore d'Orbigny ha trovato dei corpi or^'anici fossili ; e gran parte di tali fossili sono identici od analoghi alle conchiglie fossili de' terreni carbonifci'i d' Europa. ìli seguito de' periodi siluriano e devoniano, i mari americani han dunque nutrito una fauna diversa da (piella delle due prime epoche e del tutto analoga , per 1' apparenza a quella che vi- veva durante il periodo carbonifero ne' mari europei. Questa analogia non si trova ai di nostri Ira le faune de' mari dell' Europa e dell' America meridionale , e come 1' osserva d' Orbigny , in- dica negli antichi periodi geologici una uniformità di climi che ora più non esiste. Queste deduzioni son tanto più rilevanti perchè poggiano sopra una triplice base. E per fer- mo , i fossili ravvicinano il sistema degli scisti argillosi delle montagne boliviane al sistema silu- riano di Murihison , ed il sistema de' gressi quarzosi al sistema devoniano. Sono dunque nell' A- mcrica meridionale Ire membri del gran sistema paleozoico succedentisi nel medesimo ordine dei membri dello stesso sistema in Europa co' quali han rispettivamente maggiore analogia. Or , (piando sì avessero ancora dubbi sul rigore del ravvicinamento di questi differenti termini considerali uno od uno, sembra L' Accadiniia noterìi che due ipotesi si presentano ; una che attribuisce la formazione de gessi a' vapori sulfurei , che , sfuggendo dall' interro del Globo si propagano a traverso degli slrati di calcare , eh' esse trasformano in calce solfiita j 1' allra , che amuieltc che i gessi deposti al modo degli strati di sedimento h.mno più tardi djto origine allo zolfo per mezzo della loro pro])ria de- composizione. Si possono citare molti falli in appoggio di queste due opinioni che sono , del re- sto , d' accordo 1' una e 1' altra coi fenomeni chimici veduti nei nostri laboratorii. I rostri com- messari si limitano per conseguenza a proporre silTalte quislioni importanti senza provare neanche di risolverle. Le due soluzioni possono essere egualmente vere ma solo in circostanze diverse ; •osi il poco zolfo che si trova nel bacino di Parigi , ove la pietra a gesso è cosi evidcntcìnenlt 394 coDlcmporanea ni terreno , ci sembra il prodotto della decomposizione di questo solfato , mentre clie lo zolfo di SjU^s nei Pirenei , sarebbe più probabilmcnle una Icsiimoniiinza dell'azione del Globo. » Per compiere il suo lavoro sulla Sicilia , il sig. Paillette ha nftgiunlo alla descrizione del terreno sulfureo , una descrizione circostanziata dei procossi per eslrarre il minerale , e della sua liquefazione. Questa parte che leggeranno con frutto gli ingegneri e le persone che si dedicano al- l' industria minerale , si presta difficilmente all' analisi. Noi crediamo , per conseguenza , doverci limitare a menzionarla soltanto: )) In conclusione il sig. Paillette stabilisce ncU' importante memoria di cui ora abbiamo data 1' analisi all' Accademia. I. Che lo zolfo della Sicilia è costantemente accompagnato da gesso , che quasi sempre è ai- sodato al salgemma ed al bitume , e che frequentemente gli strati di marne che lo racchiudono contengono della lignite e del succino; a. Che il terreno sulfureo è situato tra il calcare a nummulili e gli strali superiori dei ter- reni terziari ; 3. Che la sua età corrisponde presso a poco a quella del calcare grossolano di Parigi } 4. Che la sua produzione è probabilmente il risultalo della dccoinposizione del gesso per l'a- zione delle materie organiche che contengono le marne azzturine , decomposizione seguita sotto P influenza dei fenomeni ignei a' quali la Sicilia è slata in preda ; 5. Infine il sig. Paillette espone il processo d' estrazione e di liquefazione dello zolfo. » L' autore ha risoluto diverse tra le (juislioni importanti da noi ora menzionate , e se non ia compiutamente tolto il velo che copre la giacitura e la formazione dello zolfo, di ciò è causa i soggello medesimo eh' egli ha trattato , il quale , per sua natura manca di quelle prove che non lasciano vcrun dubbio sull' animo. » I vostri commessari vi propongono per conseguenza , d'accordare la vostra approvazione ■1 sig. Paillette per le osservazioni contenute nella sua memoria, e d' invitarlo a continuare in Ispa- gna , ove egli ora si trova , lo studio interessante che ha intrapreso nella Sicilia e nella Calabria. ( Compie! rcndus tom. XVI n. 18 }. Mineralogia. — Miniera d' oro degli Urtili in Siberia, Il Sig. d'Humboldt ha inviato all'Accademia delle scienze in Parigi una nota del Sig. KascharofT officiale del corpo delle miniere russe , dalla quale cslrag^hiamo le seguenti notìzie in occasione d'una pepita d'oro di considerevol peso recentemente rinvenuta negli Urali. La massa più grande d' oro nativo eh' era stala trovata fino a questi ultimi tempi ne' monti d'Ural , era presso a poco del peso di io Kilogrammi , il Museo di Storia Naturale ne possiede il modello in placche dorato tra le sue collezioni. Or nel 7 Novembre ultimo nelle stesse montagne, se n' è ricvenula un' altra che pesa più del triplo , cioè , 36 e oaS Kil. Fra' banchi oriferi del Miass nella parte meridionale degli Urali verso il versante asiatico , le miniere di Zorevo-Alexandrofesy hanno di già sonuninistralo più di G5oo Kilogrammi d'oro , ed ivi ancora nel iSj6 alla profondità di qualche centimetro , furono rinvenute la gran massa di io Kil, ed altre di 4 a 6 i;i. Dopo l'anno iSTiy , le miniere di Nicolaefesi e di Alexandrofcsy sembravano e>auiile : s'in. rapresero novelle ricerche in {|(ielle adiacenze, e pi)nci[)alinenle lungo il corso del ruscello Tachnou- largunna , che tornarono felicissicne in quei paludosi piani , e di già tutta la vallata venne esplo- rala , ad eccezione di quella parie occupata dalle fabbriche dello stabilimento per le lavande d'oro. Nel 1841 ti pensò di demolire detti cdiflz! , vi si rinvennero sabbie d' immensa ricchezza , ed in 39^ fine sotto l'angolo dello sfesso stabilimento ad una profondità di lie nutrì apparve la pepila del peso di 3G Kil , che già è stata locata fra le collezioni del corpo delle iiiiiiiorc in S. Pietroburgo. Giusta le nozioni date dal Sig. d'Humboldt nel 3° Voi. dil suo Esame critico della Gcogrnfia M mum Cuntiicnre,h massa d'oro trovala negli Uralì nel 1816, era inferiore in peso a quella rinvenuta nel i5oi fra le alluvioni orifere dell'isola d'Haiti , inferiore del pari all'altra scoverta nel 1821 ncgi Stati-Uniti nella contea di Cavarras , descritta dal Sig. Zoelilcr alunno della scuola delle miniere di Freiberg. La pepita del Miass, rinvenuta cinque anni dietro, pesa 10 Kil e 117, quella della contea di Cavarras 12 Kil e Goo , quella trovala in Haiti nel i5o2 i4 a i5 Kil , la massa d'oro nativo trovata in Kovembre 184^ fra' banchi d'alluvione sopraposti alla Diorite , ol- trepassa più del dojipio detto peso , essendo di 36 Xilogrammi. È tale il prodigioso aumento del prodotto d'oro di lavanda in Russia, sopra tulio in Siberia all' Est della catena mei idionale degli Urali , cbe dopo accurati indizi il prodotto totale dell' oro li sarà elevalo durante l'intiero corso dell'anno 184^ •» 16000 Kilogr. di cui la sola Siberia all' Est degli Urali uè ha somministralo più di 7800 Kil. ( Iiislilut n. 472-) Economia ucralk. — Bicerche sulC ingrassamento de'iestiami e sulla formazione del latte. Questo e il titolo di un lavoro importante intrapreso in comune da' signori Dumas Bvussin- gault e Pinen , e comunicalo ultimamente all' Accademia delle scienze di Parigi. Questo lavoro , come l' indica il titolo , ha per iscopo immedialo il determinare , per mezzo di sperimenti posi- tivi , il meccanismo dell' accumulanienlo deh' adiiie ne' tessuti degli organi e della produzione del latte. Si comprende di leggieri che la soluzione di un tal problema ne implica un'altro di ben [jÌù estesa portala. Chi nou vede ; in efTetti , che la determinazione delle condizioni della formazione dell'adipe e del latte , tocca da dgni lato il gran mistero della nutrizione , e, coli' intermi Zio di una funzione cosi essenziale e così generale , mette in diretto esame i principi fondamentali della Fisiologia e della Patologia ? Cosa risaputa ella è che la nutrizione e 1' opera immediata della composizione de' solidi e de' liquidi , del loro urcreseimenlo , del loro sviluppo come anche della loro decomposizione e della loro deteriorazione. La nutrizione presiede ben' anco alle operazioni organiche d' onde risultano mite le nostre inrcrmilà. Noi dobbiamo ad essa la serie de' fenomeni riparatori designali in chi- rurgia col nome di cicatrici , ed in medicina con (pielli di cozioiw e di processo crUico. La nulli- zioiie finalinente presiede a tulli gli alti vitali , che durante la vita , sì esercitano di contìnuo sul- le menome particelle organiche , cosi nello stato di salute cbe in quello di malaliia. D' altronde è innegabile che la generazione deh' adipe non potrebbe distrarsi dal meccanismo della nutrizione , e che l' ingrasso pentirà la materia organica , non solo appllcandovisi allo esterno sotto forma di p mnicnti , ma specialmente insinuandosi , per cosi dire , nella inlimità della sua sostanza ; lo che sj riferisce a ijnel ben noto fatto che il vero ingrassamento j ben diverso dalla produzione parziale e morbosa del tessuto ad'poso , si efretlua per una totale impregnazione dell'organismo. Bisogna con. fessale che un tale argomento era ben degno di esercitare il genio de' suUodatì tre sperimen- tatori. Le RtCERCHK de' signori Dumas Baussingault e Payen anno già sparso della luce sopra punti inleressanlissiini. Noi non abbiamo bisogno di dire con quanta abilità e precisione sicno slate eoo- dotte. Ma , in presenza di fenomeni cosi complicati e profondi , è quasi impossibile il prevedere tuli! gli oslarolì , e lo scingliere tulle le difCeolu'i. Egli è perciò clic il lavoro di questi onorevoli Accademici non è sl.ilo sancito da tutte le opiuioui. I Signori Licbig e Alageodìc si sono di già 5o 39G prtnjnziati contro alcune induzioni del loro lavoro , altri avversar! si presenteranno di certo. Noi non vogliamo lamentare una discussione , nella tinaie prendono parte uomini cosi eminenti • il valore de' fatti già acquistali , altri ce ne promette di non minore importanza. Noi non dimandia- mo per conto nostro , the di seguire assiduamente la polciuica di cui siamo testimoni , e di espor- ne a' nostri lettori tulle le vicende e tutte le conseguenze. Cominciamo , in questo articolo dallo stabilire uetlamentc lo stalo attuale della quistionc. Si ammetteva fin oggi che le sostanze grasse contennte egualmente negli animali e nelle pian- te si formassero per opera di un parlicolar lavoro , a spese delle materie alimentarie introdotte ne' loro organi. Le ricerche de' signori Dumas, Boussing.iult e Payen tendono a provare al contra- rio che le materie grasse non si formano che nelle piante , che esse passano belle e formate ne- gli animali , e che ivi giunte , possono bruciarsi immediatamente sviluppando il calore di cui l'a- nimale ha bisogno , o fissarsi , più o meno modificate , ne' tessuti , per servire di riserva alla re- spirazione. Il punto capitale di queste ricerche consiste duni e siin- minislralo dagli alimenti. É risaputo che la decomposizione putrida degli avanzi degli animali dà luogo ad una degene- razione adiposa , chiamata grascia de' cailaveri. Gli autori delle Ruercue si impadroniscono di que- sto fallo come d' un primo argomento in favore della loro opinione. Secondo essi , 1' adipe del fruscio elei caJairn non si forma ivi specialmente. Qucll' adipe preesistente viene soltanto messo a nudo dalla distruzione della fibrina, sotlo l'influenza della puliefazione. Alcuni cbimici aveano credulo riconoscere similmente la formazione d'una sostanza grassa nell'azione dell'acido nitrico sull' amido , durante la preparazione dell' acido ossalico ; ma il sig, Chevreul , citato da' sullodali autori , ha pcrfettaraenic stabilito da lungo tempo the la sostanza adiposa che si separa in quelle lireostanze esisteva anteriormeale, e che vien soltanto mtssa in libertà dalla reazione che distrug- ge l' amido. Le osservazioni di fisiologia comparata appoggiano eoo nuove pruove il principio della prò- j)05la teoria. Evvi , in efretti una gran dilTerenza nel chilo degli animali carnivori secondo che si nutriscono di vegetali ricchi di fecola o di zuccaro , o di carne magra , ovvero se si nutiiscono di alimenti carichi di grascio. Kel primo caso il chilo è traslucido assai sieroso, e poco abbando- na air etere ; nel secondo , al contrario è assai opaco , di uno aspetto latteo , ricchissimo di glo- buli , ed abbandona molla materia grassa all' etere. Noi possiamo frattanto accompagnare colla maggiore evidenza le sostanze grasse degli alimenti, vederle stemperate dalla digestione, e passjrc senza positiva alterazione , nel chilo , e di là nel sangue , dove persistono per limgo tempo inal- terale tuttavia , e dove restano a disposizione d-W organismo. Questa traslazione [irogressiva della nialeriu grassa degli alimenti attraverso le vie della digestione e fino al torrente della circolazione, dimostra ancora che il grascio passa nel suo stato naturale dagli alimenli nel corpo degli animali. Secondo gli autori delle Riceuche , qucsla opinione non ammetle alcun dubbio finrhè vogliami! iìmitarei agli animali carnivori , ma nell' estenderla agli erbivori , si presentano le due seguciiii difficoltà. Trovasi egli mai nelle jiiante tanta materia grassa da spiegare col suo favore .' ingrassa- mento del bestiame o la formazione del latte? Non è egli più semplice il supporre the il burro, o il grascio sieno prodotte da alcune trasformazioni dello zucchero facili ad intendersi dietro la com- posizione di esso e delle materie alimentizie? Le reiterale analisi delle piante che servono ad nli- nientorc le specie animali , analisi alle quali il sig. Payen ha consagrato gli ultimi iliori anni , ri- solvono perentoriamente tali difficoltà. Queste analisi hanno realmente dimOAiralo che le materie grasse esistono da per tutto nelle piante , che queste sostanze vengono assimilate in quantit.'i quasi sempre superiore a quella che possiamo suppornc negli organi vegetali ; il sig. P.iyen vi ha tro- 397 Tato quasi sempre una associazione costante di materie azotate neutre e delle sostanze crasse ; egli l'à TeJuta non solo nt' semi , ma ben anco nelle foglie e ne' fusti. Egli è perciò clie gli amori Jcllc RicEBCHK , tenendo strade alTalto diverse , sono stali guidati ulU stessa opinione: il sig. Du- mas diillc vedute di fisiologia animale , il sig. Boussingaiill dalle sue con&iderazioni agrìcole , «I il sig. Paycn dulie sue opinioni sulla fisiologia delle piante , e dalle sue sperienze sulla composi- zione de' Iure tessuti. Secondo questa opinione le sostanze grasse si formerebbero principalmente nelle foglie delle pianle , e spesso vi affclterebbero la forma e le proprietà delle sostanze ceree ; nel passare nel corpo degli erbivori, queste materie forzate a subire nel sangue l'influenza dell'ossigeno, vi pro- verebbero un principio d' ossidazione , d' onde risulterebbe I' acido stearico , 0 oleico che s' in- contra nel sego. Col subire una seconda elaborazione ne' carnivori , queste stesse materie ossidale di nuovo produrrebbero 1' acido margarìco , che caratterizza il loro adipe ; finalmente questi di- versi principi con una ossidazione anche più avanzala potrebbero dare origine agli acidi grassi Tolatilì che compariscono nel sangue e nel sudore. Bene inteso che una combustione completa po- trebbe cangiarli in acido carbonico ed acqua , ed eliminarli dalla economia. Indipcndenlemenle dalla materia grassa somministrala agli erbivori dalle piante alimenlizie, le ricerche intraprese dal signor Dumas hanno provalo che uno de' principi dello zucchero { il gai deificante ) , col subire le diverse trasformazioni , indicate da questo celebre chimico , poteva egli stesso intervenire nella formazione del grasso , dimodo che vi sarebbe ogni ragione da credere che una certa porzione dell' adipe degli erbivori provenghi benanco dalla fermentazione speciale dello zucchero che fa parie de' loro alimenti. Intanto i signori Dumas Boussingault e Payen non ammettono l' Ipotesi che darebbe allo zucchero una parie essenziale nella produzione delle sostanze grasse , comunque riunisca questa in suo favore le ricerche già citate del signor Dumas , e l' erro- nea opinione di Huber e del signor Liebig. L' errore di Uuber derivava da che egli non ve- deva che le Api nutrite col miele o anche collo zucchero , sonimìnislravano la cera , non a spese dello zucchero che digerivano , ma a spese della loro propria sostanza , o del loro proprio grasso ; mentre 1' errore del sig. Liebig spiegasi da che questo scienziato credendo a torlo che il Mais non contenesse sostanza oleosa , riferiva alla fecola di questo cereale l'origine del grasso de- gli animali che se ne nutriscono , laddove il suo potere impinguante sì generalmente applicato dalle ricerche de' Ire sullodati chimici , dipende dalla diretta trasmissione dalla sua materia grassa nel corpo degli animali. Insistendo sul principal punto di vista delle loro ricerche , rimaneva ad investigar la cagione della qualità impinguante di certi prodotti evidentemente meno ricchi del Mais in principio gras- so , tali sono il fieno , il trifoglio , 1' erba medica , la paglia dì avena ec. Speciali spericnze souo state fatte dal signor Boussingault a tale oggetto. Esse anno avuto luogo in grande , sono stale reiterate e continuale per lunghissimo tempo col pensiero di stabilire i rapporti esistenti tra le quantità di sostanze grasse somministrate da queste specie di alimenti , e la misura dell' ingrassa- mento , o della produzione del lalle. Il riassunto dì queste spericnze può ridursi alle seguenti propo- sizioni. Il fieno contiene più materia grassa del latte che non ne serva a formarlo j lo stesso può dirsi degli altri foraggi che si somministrano alle vacche ed alle asine. Il Mais in particolare, gode di una forza ingrassante determinata dalla copia di olio che contiene ; esiste la più perfetta analogia Ira la produzione del latte e 1' ingrassamento degli animali. I pomi di terra , la barbabietola , la ca. rota non ingrassano che per quanto loro si associano de' prodotti che contengono corpi grassi , come la paglia , i semi cereali , la crusca , e le torte de' semi oleaginosi. Tutti questi falli con- fermano completamente 1' opinione che il grasso degli animali sia loro sommioistrato in natura , cioè nelle Qiulcrie grasse lalticinosc degli alimenti. « 398 Questa t- lu sommaria csposÌ2Ìnne delle idee Ju' sigiioi-i Dumas , Boussingault e Payen. Il si- gnor I.iibig non e di questo avviso. Kgli è d' avviso che il grasso degli animali si forma coli' e- l.ibura/iunc di^t stiva sullo zucchero o sull'amido degli alimenti. Ma egli ha opposto un' argomen- to \ì.u diretto al sistema proposto da' chimici francesi. Egli , ha analizzalo gli escrementi di una \acca che per lungo tempo era stata nulrita di fieno e pomi di terra , ed ha riconosciuto clie ((uesti escrementi contenevano a poco presso tutta la materia grassa o cerca contenuta negli ali- menti. Fxco le cifre riferite dal sig. I-iebig. La vacca che consuma giornalmente i5 chil. di pomi di terra e 7 ip chil. di fieno viene a ricevere per via degli alimenti 12G grammi di materia so- lubile ncir etere ; totale in sci giorni ^56 grammi ; ora , gli escrementi in sei giorni forniscono 74? granimi e 56/ 100 della stessa materia grassa. D'altronde , continua il sig, Liebig , una vacca nutrita con pomi di terra e fieno , fornisce in sei giorni 64,92 litri di latte il quale contiene 3,i 16 grammi dì burro -, egli è dunque assolutamente impossibile che 3, 116 grammi di burro nel latte ilella vacca possano provenire da ^56 grammi di materia cerca contenuta nei loro alimenti , pe- rocché gli escrementi della vacca contengono una quantità di materia solubile Dell' etere , eguale a (piella che è stuta consumata. I chimici fraucesi hanno intesa la forza di questa obbiezione , il sig, Dumas ha risposto assi- curando che le sperienze analoghe fatte in concorso con i sig. Boussingault e Payen indebolisco- lio completamente ((uello del chimico tedesco. Egli confirma 1' intiera esattezza dei principi! for- mulati nel loio lavoro. 11 sig. Magendie, che , sotto gli auspicii dell'amministrazione della guerra occupasi presentemente di ricerche relative alla conservazione della salute dei cavalli della nostra cavalleria , ha avuto occasione di paragonare le analisi degli escrementi dei cavalli con i risulta- menti analitici della composizione dei loro alimenti. Le conclusioni delle sue ricerche s' accorda- no con (luellc del sig. Liebig , perocché ha egli trovato nel fieno di cui si nutriscono i cavalli due per cento di materia grassa , e nei loro escrementi 6 p. o/o della stessa sostanza. L'onorevole acca- ilemico aggiunge che ad onta di tal differenza , i cavalli in discorso erano cresciuti di peso e di volume. 11 sig. Payen , che fa parte della commissione le cui osservazioni sono slate riferite dal sig. Jla^cndie, nega che quei cavalli siensi realmente ingrassati : egli opina al contrario che siano iliniagruti. In quanto alla sperienza del sig. Liebig , cosi il sig. Payen come i sigg. Dumas e Bous- singault opinano che alcune cause di errori siensi introdotte nelle di lui determinazioni , sì per la loro natura delicatissima che per aver potuto il sig, Liebig far ì' analisi degli alimenti e degli escrementi sopra diversi soggetti , ovvero ingannarsi nelle proporzioni , come ne aveva dato un esempio nell' analisi del Mais. Tale è lo stato della quistionc riguardante il meccanismo dell' ingrassamento degli animali e la produzione del latte. Noi ci troviamo i principi proposti dai signori Dumas Boussingault e Pa- yen, e le obbiezioni presentate dai signori Liebig e Magendie; da entrambi i lati abbiamo esperienze eseguite da mani egualmente abili , e raccogliamo risultati contraddittorii. Cosa prematura sarebbe il prendere un partito , ma più savia 1' attendere i nuovi schiarimenti che la discussione dovrà { Journal des connaissances usiteìles n, tgt fevrier rS^Z ). 399 PROGRAMMA Accademia Postasiana. Per lo concimo di (lucati duecento , da accordarsi ullu memoria che darà una dichiarazione soddisfaccnie di tulle le particolarità di un fiume torrente del Regno di Ktipoli , e delle opere idrauliche più cuiuluccnli a conlencrlo nel suo alveo. Insliluirc una serie di cspcrimenli su di un fiume-torrente del Regno di Niipoli , per 1. conoscere, e descrivere In ni.lura geologica dell' intero su» bacino, e però de'suoi afflucDli. ■i. Koriniirc una caria diinoslraliva idrograUca del bacino del fiume prescelto u disamina, se- gnandovi gì' influenli , i serbatoi , i villaggi se n' esistono , i monti d' onde scendono gì' influen- ti j indicare se i delti monti sono , o no coperti di alberi , o spogliati del tulio , in seguito di sboscamenti ; e scrivere sullo carta dei numeri , cbe indichino approssimativamente le altezze de- crescenti di tali montagne. 3. Descrivere le particolarità del Ietto degli affluenli , e del fiume, cioè se esistano nell'alveo di essi de" pendi contigui di sensibile dilTerenle inclinazione ; se esistano dei vóti , o altre cagioni produttrici dei vortici ; se vi sono degli ostacoli contro i quali la corrente urta direttamente , in quai luoghi il letto strìnge sensibilmente ; se sono avvenuti degli straripamenti , e in quali luoghi: e quali influenze hanno essi esercitate sulla salute pubblica. 4. Determinare la portata delle sezioni più pericolose ricoDOSciute già , dietro la disamina del letto del fiume , e la portata media dell' intero fiume. 5. Dietro la conoscenza della portata del fiume ; e delle particolarità del suo alveo e del tuo bacino , indicare i migliori metodi per regolare il corso delle acque del fiume prescelto a disa- mina , onde il fiume scorra sempre nel suo alveo , e non allaghi le vicine campagne. CONDIZIONI 1. Sono esclusi dal concorso i soci ordinari dell'Accademia Pontaniana. 2. Le memorie dovranno esser scritte in italiano , senza la sottoscrizione dell'autore. Esse avranno in fronte un mollo che Iroverassi ripetuto in una scheda suggellata e inclusa nella me- moria , dentro la quale sarà segnalo il nome dell' autore. 3. Le memorie saranno rimesse colla direzione al sìg, Ca7. D. Francesco M. Avellino Segre- Uno perpetuo dell'Accademia Pontaniana. Il termine fissalo , olire il quale Don saranno più ri- cevule le memorie, sarà il 3o giugno dell'anno i845. 4oo COSE DIVEilSE Scosse di trewuolo in Napoli, Nella notte dui io uU' ii ottobre , a circa un ora e mczta del mallino , fecesi sentire in Napoli una leggiera srossa di Iremuoto. Essa ebbe la durata di circa 5 secondi , si annunziò con moto vibratorio di snfGcidiic forza per produrre sensibile schriccbia- nicnlo nt'lle imposte delle abitazioni, e continuò con tremilo ondulatorio. Nel giorno io il barometro frasi abbassato di circa 5 linee ; venti australi aveano soffiato coli violenza ; il cielo era stato novolo e piovoso, ed il termoinelro aveu segnato i6 gradi R. ; ma verso la mezza notte il barometro saliva rapidamente , il tempo diveniva bello e fresco ed il vento girava al nord. Nel giorno 1 1 alle ore 8 \\i della sera fu avvertila altra leggiera scossa ondulatoria, con due riprese a brcv' intervalli , la priuia della durala di circa 3 secondi , 1' allra di 4- Manifeslo emanalo dalla Città di Milano in occasione della Sesia riunione degli scienziati Italiani. La Città di Milano , lieta dell'onore d'accogliere fra le sue mura la sesta riunione degli Scien> ziati italiani e bramosa di dare agli Scienziati stessi qualche testimonianza della propria considera- lione che in più parlicolar modo colla natura de' lorn studj s' accorda , ha determinato di disporre la somma di austriache lir. 10,000 destinata ad una o più grandiose esperienze relative a qualsia- si delle scienze 6siche e naturali , da eseguirsi durante il Congresso medesimo. S' invitano quindi tutti i cultori delle scienze slesse , tanto italiani che stranieri , a far pef- venire , non più lardi del 3i gennajo i844 ""a Congregazione municipale della regia città di Mi- lano, l' indicazione dell' esperienza che essi intenderebbero eseguire, della quale l'intiera esecuzione verrebbe sempre affidata al proponente , limitandosi il concorso della civica Amministrazione al solo rimborso delle spese. Scaduto il termine sopra indicato , verranno i diversi progetti presi in esame da un' apposita Commissione scientifica , dalla quale verrà determinato , secondo il relativo grado d' importanza e di spesa , se ad uno od a più dei proposti esperimenti si possa dare esecuzione. Non appena avrà la Commissione deliberato sopra tale argomento , essa si porrà in comunicazione immediata col- 1' autore o cogli autori dei progetti adottati , e procederà d' accordo coi medesimi a tutti gli oc- correnti preparativi. L' esperienza da eseguirsi dovrà essere tale da poter far conoscere qualche nuovo fatto o qualche recentissimo progresso della scienza , essendo da escludersi tutte quelle che non offrissero alcun interesse di novità scientifica ; dovrà parimenti essere di natura da non richiedere un soverchio tempo di esecuzione , dovendo poter essere eseguita in modo che i Membri del Congresso possano corno» damenle assistervi. La Città non s' incarica che delle spese immediatamente relative all' esperimento , rimanendo le spese di viaggio a carico del proponente -, e qualora intendasi che s' abbiano a sostenere anche oltre spese, l'accordarle o meno, farà soggetto di particolare deliberazione secondo l'evenienza del caso. Le indicaiioni ben particolarizzate delle esperienze che si vorrebbero eseguire e che verranno dirette dai proponenti alla Congregazione municipale della regia città di Milano dovranno essere scritte in una dille seguenti lingne : Ialina , italiana o francese. Il prcscnle progr.imina verrà pubblicato diramandolo ai principali corpk scientifici d'Europa, POH che per mezzo delle più importanti pubblicazioni periodiche. Milano dal palazzo municipale li /8 settembre tH^S. ^ ® f3> ^ ^1 Fasi della Lena w 1* li) to ic t-i IO K) ro ixs i-'0«000>J05Wit»'COtO»-'0000»aOU'i(»'Wt*>-' ti) o co te IO -4 co IO IO 00 IO 00 IO IO Vi V| io "^ "--j o ^ ^ lo w w -* oi oi *» o bi w w w e» w o o w Va V| Vi c~ OS w o s K H o 00 IO to to 00 IO IO 00 IO IO ^ 001 lo W e \o W "cj O Vi lo M W W bi b; bi oc 00 W h-» 00 OJ Vi bo O W — W W "--J — 00 05 IO Ol IO o co co to io e 00 co co o 00 O' Cn05'»4C5C:0 0'. C-. e. C~. M'4^-4'^00000000000C3:>0000CDOCOcSCO-O "o oc o oc oc bi '•>! oc bi oc o "o "io bs oc lo lo Vj "co oc b< "e io o lo lo "oc oc b: be' Ci-J-J'^^^^^-^^MMOOOOOOOOcOcOcOCOCOcOOOcOOOOCOO "e; "s "o "e IO lo lo "o< '-J co "oc "oc o; e lo "coir, oo oc b: lo "e oc "o "-J oc "fe- 'Vi "e. 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PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Fisica. — Sa^ffi di una analisi caloì^ìfica dello spettro solare ; del Socio Macedonio BIelloni. MEMORIA PRIMA. Delle relazioni di temperatura fra i raggi luminosi. A tutti son note le vicende cui soggiacquero le nozioni ammesse dai fisici sulla distribuzione del calore nello spettro solare. L' analisi del Newton fece sup- porre, in sulle prime ^ che i raggi di vario colore o di varia rifrangibilità ond'è composta la luce possedevano delle Icnipcralurc proporzionali alle loro facoltà d'il- luminazione ; e questa ipolesi parve confermata dalle sperienze di Landriani , Roclion , e Sencbier , le quali indicarono la temperatura più elevala nella zona più vivida e biillanle dello spettro , cioè a dire, nel giallo inferiore o sul princi- pio dell' aranciaio. I dati cambiarono quando Herschel pubblicò le sue belle os- servazione eliolermicbe , d' onde s' arguì : i° , cbe parecchi raggi ciiloriGci oscuri eran rifratli olire 1' cslrcmilà rossa o inferiore dello spettro solare : 2° , che il massimo di tomperalura slava tra questi raggi vicinissimo alla delta estremità rossa. Malus e Rerard ripeterono più lardi le sperienze d' Herschel in presenza del Bcrtliollet , e confermarono i falli allegali dal celebre astronomo tedesco re- lativamente all' esistenza di varie radiazioni oscure meno rifrangibiU del rosso estremo ; ma non convennero seco lui in quanlo alla posizione del massimo di temperatura, che per le loro ricerche appariva non giù oltre , una si bene sulla cstremiUi meno rifrangibile dello spettro lucido. Leslic , EngleCcld, Wiinsch^ lo4 Riiter , Davy , Rubland , sì diedero essi puro all'analisi del caler solare, e con- Fermarono , or 1' una , or 1' allra delle precedenti conclusioni. Non era certamente credibilo che lo spcricnzc di tanti si sagaci ed abilis- simi fisici fossero erronee o malfatte : donde pertanto la discrepanza delle lo- ro osservazioni ? Dalla qualità delle sostanze che componevano i prismi impie- gati nella decomposizione del raggio solare. Studiando l'andamento del termome- tro negli spettri somministrati da varie sostanze solide e liquide , Seebcck ebbe infatti il massimo calore nel giallo in un prisma d' acqua , nel rancio con un prisma d' alcool o d' acido solforico , nel rosso estremo adoperando un prisma di crownglass o di alcune specie di flintglass , e sotto il rosso , quando lo spet- tro era formato mediante certe altre qualità di flint. Ammesso il fatto , si chiederà ora perchè questi mezzi limpidi e senza nes- sun colore, i quali assorbiscono ugualmente ogni sorta di radiazione lucida, pro- ducono tanta alterazione ne' mutui rapporti delle radiazioni calorifiche ? Tale ap- punto si fìi la quistione che cercammo di sciogliere, anni sono, mediante una se- rie di spericnze, i cui risultamenti vennero comunicati, per la prima volta, all'Isti- tuto di Francia ed inseriti negli Annali di Chimica e di Fisica di Parigi per l'an- no iS32. Esplorate le temperature dei sette colori di uno spettro proveniente da un prisma di crownglass , e verificata la posizione del massimo di calore sul rosso estremo , continuammo ad indagare la distribuzione delle temperature nello spa- lio oscuro consecutivo , e notate le sei posizioni ove il termoscopio sognava , per l'azione di questi raggi oscuri, le medesime temperature de' sei colori prismatici superiori al rosso , interponemmo sul passaggio della radiazione uno strato d' ae- qua , di due linee circa di profondità , imprigionato tra due lamine parallele di retro ; per modo che i raggi emergenti dal prisma venissero trasmessi da questo strato secondo una direzione prossima alla normale : misurammo poscia nuova- mente le temperature delle sei zone oscure e delle sette luminose , e le rinve- nimmo talmente alterate , che certune erano totalmente distrutte , altre trova- vansi aver perduto la metà , il terzo , il quarto della propria energia: altre in- fine non avevano patita che una leggerissima diminuzione. Le zone interamente distrutte erano quelle occupate dai raggi di minima rifrangibiUtà , ove regna- vano le temperature del violaceo dell' indaco , del turchino : la perdita diveni- va di mano in mano più leggieri accostandosi all' estremità rossa , e continuava a scemare di là , sul rosso , sul rancio ^ sul gi;dlo ; dopo il quale , le ragioni delle temperature si trovavano quasi inalterate fino all' estremità violacea. Siffatta azione ineguale dell' acqua sulle varie zone dello spettro doveva manifestamente spostare il massimo di temperatura e trasferirlo verso i raggi piìi rifralti , im- perciocché le zone meno rifrangibili, che per amore di brevità chiameremo zone inferiori , pativano una diminuzione molto maggioro delle zone meno rifraugibili p superiori ; e ciò accadde realmente ; poiché il massimo di calore lasciò il rosso 4o5 estremo o recossl sull' aranciaio. Questo sperimento dimostrava chiaramente die il calore diffuso nelle varie parti dello spettro solare non è omogeneo. La conseguenza ci sembrò imporlantissiraa , atta a riscliiarare molle quislio- ni di calorimelria ; ed intraprendemmo pertanto con gran fervore alcune ricerche intomo alle proprietà degli efllussi calorifici terrestri , donde emerse un fatto talmente contrario alle idee allora dominanti sul calorico raggiante , che dovette necessariamente sconvolgere le ipotesi adottate intorno all' indole di questo agente: intendiamo dire della proprietà che possiede il salgemma di trasmettere le radia- zioni calorifiche oscure nella stessa precisa proporzione del caler luminoso , qua- lunque siasi la temperatura della sorgente. In lutti gli esperimenti anteriori, la quantità di calore trasmesso dalle sostanze diafane , debolissima per le sorgenti di bassa temperatura , non diveniva ben sen- sibile che dopo r arrovenlamcnlo de corpi o lo sprigionamenlo della fiamma ; laonde molti tisici negavano al calor oscuro il potere di traversare i corpi , so- Ldi 0 liquidi , per via immediata j e davan ragione . della trasmissione calorifica nel caso delle sorgenti di temperatura elevata, ammettendo una trasformazione di calore in luce. Ora ognun vede che la scoperta di un mezzo solido il quale tra- smette copiosamente e indistintamente qualunque sorta di calorico raggiante doveva distruggere compiutamente sifTatta teorica, e sosti luirvene una più confor- me al vero. Ulteriori sperienzc ci convinsero infalli che l' eterogeneità degli clementi os- servata nel calor solare, era parimente negli efllussi raggianti di calor terrestre, tanto luminosi quanto oscuri , ciie trovammo tulli composti di parecchi elementi calorifici analogia ai diversi raggi colorati della luce. Questi elemenli traversa- van tulli copiosamente , ed in quantità prossimamente uguali , gli strali esilissi- mi di vetro, d'acqua, d'alcool, e venivano trasmessi in diversa proporzione da- gli strali profondi di siffatte sostanze — Di più — Quantità uguali di calore emerso da strali di varia natura passavano in proporzioni talmente diverse per una data lamina delie medesime sostanze diafane e scolorale , che alcune radiazioni erano totalmente trasmesse , altre lolalmenlc assorbite. Combinando questi dati colla no- zione della trasmissione coslanle del salgemma per qualunque sorla di radiazione calorifica, iliroUa o modificata dal passaggio a traverso qualsiasi mezzo diatermico, ci parve poterne franeamenle arguire, che il cristallo di monte, il vetro, tacqna, t alcool, e ijcneralmcnlc tulli i corpi diafani e privi di qualunque coloì'azion'O apparente , erano colorati rispetto al calore ; cioè a dire , che tali corpi ope- ravano sulle radiazioni calorifiche , come fanno i tnczzi colorati sulla luce. Allora la quislione relativa alla distribuzione delle temperalure nello speltro solare si offri sotto il vero suo punto di vista. L' operazione di chi pretendesse inferire le mutue relazioni dei colori prismatici dallo spettro formalo per virtù di un prisma tinto internamente di rosso o di turchino sarebbe cerlamealc assurda. 4o6 Tali furono realmente le sperienzo di chiunque volle determinare l'andamento del calore negli spettri prodotti dai prismi d' acqua , d' alcool , e delle varie qualità di vetro o d' altra sostanza limpida e scolorala. Per avere una esatta nozione sulle temperature proprie allo diverse zone dello spettro, bisognava scomporre il raggio solare col prisma di salgemma, che essendo ugualmente permeabile da qua- lunque maniera di radiazione calorifica, costituiva , per continuare la nostra simi- litudine , il vclro bianco del calore. Questa sperienza capitale vcmie diffatto da noi intrapresa , ed allora trovossi , che il massimo di temperatura era realmente nello spazio oscuro , non già a conlallo dell' estremità rossa, come lo aveva tro- valo Herschol padre col suo prisma di flinlglass , ma totalmente staccato dai co- lori ad una disianza presso a poco uguale a quella che corre in opposta direzione tra il rosso ed il giallo. Per mostrar poi che le diversità trovato dai nostri predecessori nella posizione del massimo di calore sullo spettro solare erano realmente dovute alla iermocrosi, 0 colorazione calorifica , de' prismi adoperati , facemmo il seguente esperimento. Decomposto il raggio solare col prisma di salgemma, interponemmo succes- sivamente sul passaggio della radiazione prismatica, uno strato di varie sostanze limpide e senza colore. Secondo le idee dianzi esposte intorno alla eterogeneità degli elementi che compongono gli efflussi di calorico raggiante , ed alla termo- erosi degli strali interposti, egli è manifesto, che la radiazione emergente doveva presentare delle serie di temperature presso a poco simili a quello ottenute co' pri- smi pocanzi accennati. E veramente, facendo passare lo spettro calorifico ìiormale a traverso di una grossa piastra di flmlglass , il massimo di temperatura si ac- costò alquanto all' estremità rossa , rimanendo tuttavia tra le radiazioni di calore oscuro. Togliemmo il flint e ponemmo in vece sua un vetro comune : il massi- mo penetrò nella zona rossa. Al vetro comune surrogammo infine uno strato di acqua , ed il massimo si trasferì sul giallo. Ora, a cagione della perfetta limpidità dei mezzi traversati , i colori non sof- frivano la menoma alterazione, ed il massimo di luce trovavasi pertanto costanto- menle sul principio del giallo : dunque le zone inferiori dello spettro solare pos- sono conservare le loro relazioni di energia lucida , e perdere i rapporti delle cor- rispondenti loro temperature: gli clementi calorifici non son dunque soggetti alle medesime vicissitudini degli elomenti luminosi; e pertanto, luce e calorico, sono due agenti diversi, o almeno due modificazioni essenzialmente distinte , di un solo agente. Questa argomentazione contro il principio della identità non patirebbe replica, qualora fosse ben accertato che ad ogni punto dello spettro corrisponde un rag- gio solo , e che parecchi raggi di vaiio qualità non vi si trovano insieme riu- niti. Ora la compiuta separazione degli elcmenli che compongono lo spettro solare è un lirnile impossibile a raggiugnersi , matematicamente parUmdo , per 4.07 virlù (li rifrazione. Collo le circostanze più convenienti , le radiazioni elemen- tari si ottengono certamente tanto dilatate da formare degli spettri , ove una stri- scia esile parallela all' asse del prisma e composta di raggi sensibilmente dolati di un solo grado di rifrangibilità (i) , e tliversi esempi ce ne fornì il sommo (1) Osserveremo tuttavia cbc , se mediante la forza rifrangente di un prisma limpido e scolorato , 8' arriva a separare fra di loro gli elementi della radiazione solare a segno tale da poter considerare ogni zona sottile dello speitro siccome composta di una sola specie di raggi, egli è assolutamente impossibile di far si clic i diversi elementi luminosi dello speltro vengano posti , per questa medesima forza di rifra- liooo , in circostanze perfettamente identiche. È veramente, due clementi, i quali differiscono appena in fatto di rifrangibilità , dovranno allontanarsi e divergere tra di loro tanto maggiormente , nel passare a traverso il prisma , quanto maggiore sarà la Tifrangibilità del colore cui appartengono ; per modo che le zone superiori dello spettro avranno evidente- mente una densità minore delle zone inferiori. Lo spettro neutoniano non può dunque condurre a nessuna cognizione precisa sui rapporti di potere Hluminanle che posseggono i diversi clementi della luce solare. Per ottenere siffatti rapporti il prof. Mossolti ha sottoposto al calcolo le varie circostanze doude ri- sultano gli spettri de' reticoli , i cui colori elementari si schierano gli uni accanto agli altri in virtù della sola interferenza , ed occupano pertanto degli spazi , i quali dipendono unicamente dal loro periodo vibra- torio , ossia dalla lunghezza dell'ondulazione eterea. In questi spettri , che vanno esenti dal difetto indi- cato , il prof. Wossotti rinvenne il punto più illuminato nel bel mezzo del giallo , il quale sta ad cgnal distanza dai due punti estremi : egli trovò pure, che 1' intensione della luce scema regolarmente ed ugual- incnto andando verso 1' una o l'altra estremità; in guisa che il limile rosso, ed il limile violaceo, sono i colori meno vividi dello spettro , e dotati amendue, precisamente, della slessa energia luminosa. 11 prof. Mossolti dimostrò infine, che i colori di questi due limiti derivano da ondulazioni cleree, le cui rispettive lunghezze stanno tra di loro nella ragione semplicissima di 2 : 1. Queste scoperte . comunicale dall' autore all' ultimo congresso degli scienziati italiani , vennero accolte coi più vivi e meritati applausi di quella dotta riunione: la loro somma importanza si manifesta sofBcientemcnte di per se slessa.... Ci sia sola- mente permesso di soggiognere , che questi nuovi dati rendono sempre più probabile la nostra teorica del- le consonaiue e delle dissonanze della retina relativamente alle vibrazioni eleree. ( Vedi il Progresso di Hapoli , e la Itiblioteca Universale di Ginevra per 1' anno 1842. ). Secondo tale teorica la visione sarebbe un vero fenomeno di risonanza che , a cagione della tensione limitala dello molecole nervose le quali compongono la retina, potrebbe soltanto aver luogo sotto l'azione di una cerla serio di ondulazioni eteree. Lo spettro conterrebbe una quantità d'ondulazioni mollo maggiore di quelle che appariscono all'occhio. Di qui dal rosso si troverebbero delle ondulazioni più lunghe; di là dal violaceo delle ondulazioni più brevi : tanto le prime, quanto le seconde, somiglicrebbcro perlcllamenle alle ondulazioni lucide , e sarebbero oscure, invisibili, per la loro inattitudine ad eccitare mo>inienli vi- bratori nella retina, colla quale non avrebbero nessuna analogia di consonanza. V ondulazione gialla, per lo contrario sarebbe la più luminosa di tulle , perchè capace di destare le vibrazioni più energiche nella retina , in virtù della sua concordanza perfetta colla tensione delle molecole le quali compongono questa membrana dell'occhio. Cosi si concepisce facilmente come nello spettro solare I' ampiezza delle ondulazioni eteree, la loro energia , e per conscguente la loro temperatura, possono continuare a crescere andando dal giallo al rosso , e progredendo oltre nello spazio oscuro consecutivo , mentre l' intension luminosa scema rapidamente e si estingue del tulio sul rosso estremo. Ma restava da spiegarsi il perchò sillalta diminu- liore è più rapida ch^ dalla banda opposta , andando cioè dal giallo al violaceo. Presentemenlc, il bel la- voro del prof. Mossolti ci mostra che tale dilTercnza di progressione luminosa deriva unicamente dalla ine- guale distribuzione de' raggi nello spettro prismatico , e che sparisce del lutto negli spettri de' reticoli , le cni radiazioni sono distribuite uoifurmcmentc. La *cma;ione delta luce è dunque più vigorosa nel centro giallo dell' immagine normale ove trovasi l'on- dolaiione dotala del periodo vibratorio più conveniente alla (emione «noloco/are della relina : di là essa diminuisce vgualmente dall'uno e dall' altro lato , sino al punto ove le pulsazioni delle ondulazioni cle- ree divengono troppo rapide o troppo Unti per eccitare movimenti di rijonania nelle molecole della reuoa. 4o8 Newton nelle sue ammirande spcricnzo sulla composizione della luce. Ma i fisici cbc studiarono la distribuzione delle temperature nello spettro solare impiegaron eglino Tcranienle de' roggi omogenei in ogni zona dello spettro ? La quistione è vi- tale pel principio della idenlilà , imperciocché se il rosso , il rancio , e il giallo non fossero puri , e contenessero invece de' raggi di calor oscuro , potrebbe darsi che le alterazioni osservate nelle temperature delle zone inferiori dello spettro de- rivassero da questi raggi , e non già dal calor proprio dei colori ; per modo che, a malgrado dulie apparenze contrarie , le azioni calorifiche de' raggi colorati mantenessero costanti le mutue loro relazioni, traversando le lamine e i prismi di qualunque sostanza trasparente e scolorata: come deve succedere necessariamente se luce e calore sono una cosa sola. Vedremo in breve questa spiegazione consolidata dal fatto : e che .. pertanto, i risultamenli ottenuti dai fisici intorno alle svariate posizioni del massimo di ca- lore nello speltro solare , non sono semplici , ma composti. Questo massimo si rinvenne talora nel rosso , talora nell' aranciato , e talora nel giallo , perchè le so- stanze diafane che costituivano il prisma assorbivano in diversa proporzione certi raggi di calor oscuro commisti ai colori delle zone inferiori dello spettro in forza del metodo difettoso impiegato nelle sperienze. Per avere una prima dimostrazione di questo principio si copra una delle tre superficie d' un prisma ordinario di vetro con uno strato d' inchiostro della china ; e lasciatolo disseccare , si divida in tre porzioni uguali secondo la dire- «ione normale all'asse. Si tolga poi con un temperino o con qualunque altro ar- tifizio , lutto 1" inchioslro dello scompartimento di mezzo , ed una sola slrisciolina larga 4 > o 5 millimetri lungo uno spigolo dei due scompartimenti laterali ; in guisa che queste due strisciohne libere dalf inchiostro siano opposte , e vengano a formare una specie di zeta colla loro riunione a!la fascia centrale. S' intenderà di leggieri, che il raggio solare emerso dal prisma cosi disposto, genererà tre immagini colorate poste l' una accanto all' altra ; l' intermedia vi- vace e briosa dovuta alla porzione interamente scoperta del prisma; le altre due fievoli e palliducce provenienti dalle striscio laterali. S'intenderà parimente, che l'immagine, o spettro di mezzo, avrà ogni sua estremità sugli stessi confini d'una delle estremità appartenenti agli spettri laterali ; e che qualora il suo rosso estre- mo si trovi , per esempio , sulla medesima linea del rosso dovuto allo spoltio si- nisli'o , r estremo suo violetto sarà sulla linea del violetto proveniente dallo spet- tro destro, o viceversa. Quanto agli altri due limiti delle immagini laterali ^ essi non verranno già a disporsi lungo l' estremità dell' immagine centrale , ma con- tro qualcuna delle tinte interne ; e saranno evidentemente , tanto più lontani tra di loro , quanto minore sarà la larghezza delle striscioline scoperte per riguardo all'ampiezza del prisma. In una delle nostre osservazioni relativa ad un prisma equilatero di crown- 4o9 glass (li 4o millimelri d' ampiezza con 5 millimelri di larghezza per le striscio la- terali, si chbe ad una disianza di due metri , il rosso estremo dello spettro siai- Btro sulla stessa linea del giallo superiore appartenente all' immagine centrale , ed il violetto estremo dello spettro destro sulla linea del lurchino della detta im- magine centrale. Un prisma d' acqua , il cui angolo rifrangente era di 79" , pre- parato nello stesso modo , o/Triva delle apparenze al tutto analoghe. Sì nell'uno, che neir altro caso , 1' estremità rossa dello speltro sinistro recavasi a livello del verde dell' immagine centrale, quando le osserrazioni si facevano ad uq metro di distanza dal prisma. Scomponiamo mentalmente la parte centrale e interamente libera del nostro prisma in una serie di elementi longitudinali, le cui larghezze siano quelle smesse delle due striscio degli scomparlimcnlj laterali. Egli è manifesto che ciascheduno di tali elementi produrrà una immagine rifratta simile ai due speltri pallicU do- nili allo dello striscio laterali , e che le due ultime immagini della serie saranno come la continuazione di essi spettri. Dunque il rosso ed il violetto , che vedia- mo accanto al giallo ed al turchino del vivo spettro centrale, sono anche nell' io- temo di queste due ultime tinte. Siffatto argomento sulla presenza di un colore eterogoneo ò irrefragabile ; e vale per tutte, o quasi tutte, le gi-adazioni della imm» gme formata dallo scompartimento centrale , che invece di essor pure, contengono per conscguente vari colori— V'ha più— Oltre il limile rosso dello spettro neu- tomano trovasi la radiaiione calorifica oscura scoperta da Herschel , che secondo le nostro osservazioni , è composta di diverse qualità di calore. Ma I' esperienza ed il raziocinio ci hanno dimostrato che nella parte superiore del giallo avvi uno dei prefati limiti rossi del Newlon. Dunque il giallo , l'aranciato, ed il rosso deUo spettro centrale , cioè il giallo , 1' aranciato , ed il rosso dello speltro prodotto ad uno o duo metri di distanza da un prisma ordinario lolalmenle investilo dal ragw • gio solare , contengono dei raggi di varie specie di calor oscuro. Che siiratlo miscuglio di luce e di calor oscuro fosse nelle sperienze dei fi- sia, 1 quali intrapresero l'analisi del calor solare , non e da dubitare, quando « confronlino colle nostro le loro osservazioni ; poiché h dimensioni dei rag- gì , e dello superficie esplorata ; i valori degli angoli rifrangenti ; le distanw dei punii d'osservazione ai prismi, tutto era consimile a quanto si prese dianzi per esempio. Anzi , quasi sempre , 1' uno o l'altro dei dati fondamentali su cui pogw già la nostra obbiezione , cioè la troppa ampiezza del fascio de' raggi incidcnU, e la frappa vicinanza dei termometri al prisma , erano anche più esagerali. £ ▼eramcnle, Berard misurava le temperature de' selle colori principali dello spettro ad un mezzo ìiiclro di disianza dal suo prisma , il quale era equilatero , e do componeva un raggio solare di i.5 millimetri di diametro: Seebeck faceva le sue ricerche, intorno alla disposizione del calore ncgU spettri prodotti dalle sostanze Jiquide, ad uno o due metri di distanza, ma egh impiegava de prismi le cui su- 4io perficio laterali, totalmente invase dal raggio solare, avevano 80, 100, e persino no millimetri di larghezza ! Un' altra cagione d' errore nella posizione del massimo di temperatura , che non sembra essere stata sin qui avvertita , risiede nello strumento termoscopico. A nessuno dei lauti sperimentatori i quali studiarono le temperature dello spettro solare, cadde forse nel pensiero, cìw facendo passare sueeessivafnetite un termo- metro, 0 termoscopio, per tutte le (jradazioni prismatiche , e supponendo che lo strumento sia arrivato dappertutto allo stalo d equilibrio , la colonna liquida possa rimanere assai piti bassa sulla linea della ?nassitna temperatura dello speltro j che fuori di essa linea : per cui si trovano talune circostanze , ove le indicazioni di un termometro che percorre successivamente le varie zone dello spettro conducono a conclusioni del tutto erronee. Per mostrare la possibilità di queste false indicazioni del termometro , consi- deriamo , prima d' ogni altra cosa , che partendo dalla linea ov' è posto il mas- simo calore , la temperatura non decresce ugualmente dirigendosi verso le due esti'cmità dello spettro. La diminuzione è molto più lenta andando verso il limite violaceo, che dal lato opposto : basti il dire che la distanza tra il massimo ed il primo limite essendo uguale all' unità , il valore della distanza tra il massimo ed il secondo limite arriva a mala pena al terzo , ed in parecchie circostanze si ri- duce persino ad un quinto . o un sesto. Immaginiamo pertanto lo spettro solare diviso in una serie di zone parallele tra di loro ed all' asse del prisma , le quali sian tutte larghe due millimetri , e rappresentiamo le quantità di calore contenute nelle zone vicine al massimo coi numeri seguenti : Numero d' ordine . . . 1 . . . 2 . . . 3 . . . 4 . . . 5 . . . 6 . . . 7 Temperature . . 44 . . . 46 . , . . 48 . , . . 50 . . . 42 . . . 34 . , . . 28 Supponiamo presentemente che si pigli un termometro il cui bulbo 0 serba- tojo abbia sci millimetri di larghezza. È chiaro che tale strumento introdotto in qualun- que posizione dello speltro , non potrà misurare la temperatura di una sola delle prefate suddivisioni , ma si bene la media di parecchie suddivisioni consecutive ; poiché r ampiezza di ogni zona elementare in cui abbiam partito lo spettro e due, mentre quella del bulbo e sci: laonde^ se il principio di esso bulbo si riscontra esattamente col principio di una delie zone elementari , il termometro occuperà di necessità tre delle nostre suddivisioni. Supponiamo inQne, che il termometro per- corra gradualmente o.gni parto dello spoltro , sicché il suo bulbo venga a coprire successivamente , tre per tre , le zone elementari. Si avrà colla massima facili- tà e r indicazione termometrica , e la posizione del raggio cui verrà attribui- ta dall' osservatore siffatta indicazione , riunendo , tre a tre , i valori delle stri- 4ii scie consecutive , in guisa che i numeri corrispondcnlì alle slriscie fli raggi che percuotono i duo lati del lermomclro vengano sotto il numero che corrisponde a quella data osservazione. Queste diverse operazioni sono indicate nella seguente tabella : Nomerò d' ordino .... 1 . Temperataro 44 . Posiz. e temp. del lerm. 2 ^ . 3 . . . 4 . . . 5 . . . 6 . . . 7 46 . . . 48 . . . 50 . . . 42 . . . 34 . . . 28 44 46 48 50 42 48 50 42 34 28 138 . . 144 . . 140 . . 12G . . 104 . . / dalla quale apparisce che il termometro sogna il massimo sotto i! numctro tre : e noi sappiamo tuttavia^ che il raggio piii intenso sta sotto il numero quattro , come Io mostra apertamente la serie delle temj)erature da noi attribuita alle zone ele- mentari. Le osservazioni termometriche posson dunque trarre in inganno , per- rhè il termometro , in vece di misurare la forza calorifica d' ogni raggio indivi- duo , somministra la temperatura media di parecchi raggi consecutivi ; per modo che la probabilità dell' inganno aumenta , manifestamente , col diametro del bul- bo termoscopico. Resta ora vedere , se abbagli di questa fatta sono realmente occorsi nelle sperienze relative all'anfilisi del caler solare. Per saperlo con certezza converrebbe avere una esalta nozione de' diametri degli strumenti termoscopici adoperati ; e non tutti gli autori li hanno indicati. Sappiamo soltanto che Berard fece uso di termometri a mercurio , il cui bulbo , di forma cilindrica , aveva im diametro di 4 millimetri ; e che Scobcck impiegava de' termometri ad aria con palle di mezzo pollice, o i3 mil''melri circa^ di diametro. È presumibile, clic le dimensioni degli strumenti adoperali dagli allri osservatori fossero comprese tra questi due limili. Ad ogni modo, ecco in qual guisa siamo arrivati a convincerci che l'er- rore in quislionc si produce di fatto , con certi prismi , mediante alcune palle tormoscopichc meno voluminose di quelle di cui è parola nelle sperienze del See- bcck. Una pila termoelettrica di 20 coppie , le quali formavano un quadrato di io millimetri di lato, ed un altra di 12 coppie larghe 2 millimetri e disposte in una fila sola , aniendue munite di scatole metalliche con aperture susccllive di au- mento e di diminuzione che davano accesso ad un fascetto più o meno ampio di raggi calorifici, vennero iutrodotle nelle varie zone di uno spettro proveniente da un prisma lontano i"",2o , il cui angolo rifrangente era di 79° , e la parte attiva della sua superficie anteriore 5 millimetri. • Un ottimo galvanometro in comunicazione successiva colle due pile fornì i dati seguenti Sa Iis EnEBGU DEU.A RADIAZIONE CALOBIFICA DUVKTBO DEL COEFO TEBUOSCOFICO. A. B. G. D. E. miniai. IO . . 21,5 . . 26,8 . . 27,5 . 25,6 . . 22,3 5 . . . i6,7 . . 21,8 . . 22,4 . i9>7 • • 16,9 2 . . 21,2 . . 25,4 . . 24,5 . 20,1 . . i4,8 I . . . 4,1 . . 16,8 . . 16,2 . i3,5 . . 9.8 0,5. . 9.2 • . 11,1 . . 10,6 . 9.1 • . 6,4 Le Ictlerc poste in capo delle cinque ultime colonne si riferiscono alle zone oscu- re e luminose, che appariscono sullo tinte prismatiche vedute a traverso una di quelle lamine di vetro di un vivissimo color turchino di cobalto , le quali sono oramai comunissimo nel commercio. Tutti sanno, che lo spettro in tal guisa osservato mo- stra un complesso di zone chiare e scure , le quali fan risaltare vivamente certi colori, ne distruggono alcuni e rendono gli altri sudici, foschi, indistinti. La serie di queste zone , nelle circostanze da noi adottate , cioè , osservate in uno spettro ge- nerato da un prisma il quale sia invaso direttamente dai raggi solari , comincia con una zona di un rosso piuttosto vivo , cui seguita una zona più stretta di rosso cupo , indistinto : vien poscia una zona di un giallo vivido e brillante ; quindi una seconda zona scura di color verdastro, meno fosca e meno ampia della pre- cedente : poscia il turchino un po' annerito: e finalmente l'indaco ed il violetto, che non sono gran fatto alterati per la loro trasmissione a traverso del vetro co- lorato. Le apparenze delle quattro zone chiare e scure cambiano colla larghezza del prisma ed il poter dispersivo della sostanza che lo compone ; ma 1' onUne della loro successione rimane sempre lo stesso ; esse corrispondono invariabilmente alle medesime tinte dello spettro, e possono quindi adottarsi utilmente come pimi i di riseonlro. Un altro vantaggio che si trae dall' impiego del vetro turchino si è la deter- minazione esatta del limite rosso. Quando si guarda ad occhio nudo lo spettro dipinto sopra una data super- ficie , la zona rossa apparisce molto più stielta di quello eh' essa è realmente ; ed osservando per la prima volta 1" immagine prismatica a traverso del vetro turchino , reca veramente maraviglia il vedere F estremità rossa penetrare entro lo spazio oscuro di una quantità notabilissima. Questo fenomeno e manifestamen- te dovuto al grande assorbimento di luce operalo dal vetro turchino sulle radia- zioni della parte centralo dello speltro ; e segnatamente sulle radiazioni dello spa- 4i3 zio circostante , che , malgrado le disposizioni opportune onde operare al buio , riceve sempre una quantità notabile di luce difTusa : poiché la pupilla si dilata per la sopravvenuta oscurità , e 1' occhio diventa più sensibile all' azione della debolissima tinta rossa clic termina 1' estremila inferiore dello spettro. A ciò s' aggiugne la qualità della tinta che sorge su tutti gli oggetti circo- stanti alla immagine prismatica , che per la legge della opposizione , fa spiccare viemaggiormente sul l'ondo turchino il rosso cupo del limile inferiore dello spoltro. Questo limite e rappresentato nel quacbo precedente della lettera A : le altre lettere indicano le quattro principali zone chiare e scure dovute alla interposi- zione della lamina colorata ; e così : A corrisponde al rosso estremo dello speltro. B . . . . alla metà del rosso. G .... al principio dell' aranciaio- D . . . . alla metà del giallo. E . . . . alla metà del verde. Per disporre la pila in questi diversi punti si adatta alla parte anteriore del suo involucro un cartoncino bianco intagliato ove trovasi un segno che indica la linea centrale del corpo tcrmoscopico. Le zone chiare e scure prodotle dalla interposizione del vetro turchino si vedono con tanta chiarezza dipiiitc sul carton- cino da rendere oltremodo facile l' assolto della pila , e da poter gingncre in tal guisa alla massima precisione nelle misure : e che ciò sia , ce lo comprova lo stesso strumento tcrmoscopico , sul quale Icggcsi una indicazione presso a poco costante quando si ripete varie volle di seguilo la medesima esperienza : tre os- servazioni por ognuna delle cinque posizioni suindicate bastano per avere dei dati ben comparabili. S" intende poi che tali osservazioni devono essere collcgate in- sieme per mezzo di serie ascendenti e discendenti , ed eseguite entro brevi in- tervalli di tempo ; cose tutte che si possono facilmente e comodamente ottenere , mercè la sensibilità e la prontezza delie indicazioni del ternio-molliplicatorc. Le osservazioni sono già suQicicnlemcnte comparabili operando due ore prima o dopo il meriggio ; tulle le mie spcricnzc di confronto furono tutlavia effctluate dalle undici antinieriihane al tocco, durante le beile giornate di giugno , luglio e ago- sto , 0 sotto il cielo di Napoli , ben noto per la trasparenza dell' atmosfera. Si disponeva il prisma vicino ad un apertura circolare di un decimetro circa di dia- metro , la quale serviva ad introdurre la luce solare nella stanza buia destinata alle osservazioni : il prisma era orizzontale , e 1' angolo rifrangente disposto per modo da piegare all' insù il raggio rifralto , e farlo uscire sotto un angolo uguale a quello dell' incidenza. La pila termoelettrica, guernita del suo cartoncino e po- sata sopra un sostegno distante i^^jae dal prisma, veniva successivamente sta- 4,i| bilita nollc cinque posizioni suddeUe, mediante un meccanismo a vite, che permet- teva di sollevarla e fermarla saldamente all'altezza necessaria. Abhiam voluto entrare in tutte le minuzie relative a questo metodo di osser- vazione perchò, dovendone riferire parecchie applicazioni in queste nostre ricerche sull'analisi del caler solare, era d'uopo descriverlo, sin dal principio, con suflB- ciente chiarezza, e compiutamente, onde evitare in seguito le inutili ripetizioni. Esaminiamo presentemente le conseguenze risultanti dalla nostra tabella. Lo due prime serie trasversali indicano la massima temperatura in C , e le tre ul- time in B : esplorando la gradazione del calore in eerti spettri, la posizione apparente del maswno cambia dunque effettivamente, per virtù, della sola va- riazione di inde nel corpo termoscopico. Costrutti graficamente i risuilati delle nostre cinque serie , si vede il massi- mo, che nella prima serie era prossimo a C, discoslarsene maggiormente ed avvi- cinarsi a B nella seconda. Quanto alle tre ultime , il massimo non cambia sen- sibilmente di situazione , e si mantiene sempre accanto a B. Tutto ciò si deduce anche dal puro confronto dei dati numerici delle sperienze. D caso , che abhiam preso in considerazione è uno de' più idonei a mostrare r influenza dovuta al diametro del corpo termoscopico sulla posizione apparente del massimo di temperatura nello spettro solare : questa influenza cessa quando il diametro deUa pila si riduce a due millimetri di larghezza ; imperocché tutte le dimensioni inferiori danno il medesimo ri.=u] lamento : se ne arguisce pertanto, che non sarà più possibile l' ingannarsi , per questa cagione , intorno alla posi- zione del massimo, qualora , entro i limili di distanza ove abbiamo operalo , la dimensione del corpo termoscopico secondo la direzione parallela all' asse del prisma^ non oltrepassi il suddetto limite di due millimetri. Ecco perchè quasi tutti i nuovi clementi che recheremo successivamente sul campo delle nostre discussioni furono eseguiti con un termo-moltiplicatore a pila lineare , di una larghezza attiva d' un millimetro , mentre la distanza del prisma era di i'°'',2o. Non credemmo opportuno di operare ordinariamente a maggiori (Ustanze perchò , volendo servirci de' raggi solari direltamento rifralti , senza l' intervento della riflessione che avrebbe troppo affievolito il vigore della radiazione, era d'uopo tenersi alquanto vicino al prisma, onde evitare il movimento troppo rapido delle zone prismatiche dovuto alla rolazion diurna del globo terrestre. E qui gioverà notare che 1' ora delle osecrvazioni , la forma dello strumento termoscopico , la prontezza delle sue indicazioni , cospiravan tutte a rendere sensibilmente nulla nelle nostre sperienze l' influenza del movimento proprio dcUa terra. Infatti qua- lora si osservino i soli deviamenti impulsivi dell' ago galvanometrico dovuti alla anione calorifica delle varie zone dello spettro, senza aspettare altrimente l'equi- librio stabile , o deviamento definitivo del detto ago , giugnesi allo scopo en- tro una fraziono di minuto ; e durante questo breve intervallo di tempo, il movi» 4iS mento del raggio rifrallo in virtìi della relazione diurna , e debolissimo a dodici dccimclri di disianza. Olirceli^ , per 1' ora prossima al meriggio , la traslazione del raggio secondo la verlicalc ò appena sensibile ; e la componente orizzon- lale non prodiu;c nessun effetto nocivo , perchè il prisma essendo orizzontale e più lungo assai delia pila, questa, che sta essa pure orizzontalmente disposta e quindi parallela alle zone dello spettro , rimane di continuo immersa nella me- desima zona , le cui varie porzioni consecutive , di egual forza calorifica , pas- sano successivamente contro la sua apertura. Talvolta la dilficoltà di avere certi prismi di una larghezza sufficiente ci co- strinse ad operare più accoslo al prisma : ma in tali circostanze ristringemmo nella medesima proporzione 1' apertura della pila, ond' evitare l' errore dovuto alla troppa larghezza del corpo termoscopico ; poiché l' influenza della detta dimensione è esattamente proporzionale alla lontananza del prisma : laonde, siccome 1' espe- rienza ci ha dimostrato che, ad una distanza di dodici decimetri , si può adope- rare , senza timore di alterare apparentemente la posizione del massimo , un corpo termoscopico largo uno o due millimetri ; cosi per evitare la medesima cagione d'errore ad una distanza di sei decimetri, per esempio , sarà d'uopo ristringere di una metà 1' apertura della pila ; per quattro decimetri converrebbe ristringerla di due terzi ; e via dicendo. Eccoci ora in possesso di tutti i dati necessari allo studio sperimentale del- l' influenza dovuta alla larghezza del prisma , col quale si ottiene la scomposi- zione del raggio solare. Per avere delle superficie rifrangenti di varie larghezze, avemmo quasi sem- pre ricorso all' artifizio dianzi descritto , il quale consiste a coprire d' inchiostro della china la superficie anteriore di un prisma d' assai ampie dimensioni , e ri- muovere, in seguito, una porzione dello strato sovrapposto. Talora adattammo an- che al prisma una guarnizione con lamine mobili , le quali lasciavano percuo- tere sulla superficie rifrangente un fascio più o meno ampio di raggi. Si nell'uno, che ncir altro caso il prisma era, come abbiam dello , prossimo all' apertura della stanza buia , totalmente investilo dalla luce solare , orizzontalo , e volto in guisa da rendere l'angolo di emergenza uguale all'angolo d'incidenza. Riferiamo presentemente i risultati di Ire serie di sperienze intorno a diversi spettri, che si trassero da un medesimo prisma d' acqua racchiusa entro tre lamine di vetro, congiunte insieme sotto angoli di 4-o°, 61°, e 79°. L'angolo rifrangente impiegalo fu sempre qncllo di 79°, costrutto espressamente ondo aumentare , jwr quanto mai si poteva^ il debole poter dispersivo dell' acqua. 4i6 Lahghezz* dklla FACOà EnEIIGU DELLA lUDIAZIONE CALORIFICA INTliBlOnE DRL PBIS3I1. A. B. C. D. E. mill. 1,5 . . . 9,7 . . 10,4 . . 9,5 . . 8,7 . . 5,6 5 . . . . 14,1 . • 16,8 . . 16,1 . . 13,6 . . 9.8 15 . . . . 17.-> . . 20,0 . 29,8 . . 30.8 . . 29,2 Basta dar un occliiala ai numeri contenuti in questo quadro per accorgersi clic r ordine e la distribuzione delle temperature sono diversissimi ne' tre speltri. Il massimo , che trovasi tra A e B nel primo spettro , passa tra B e C nel so- coudo , e tra G e D nel terzo : la linea del massimo calore si trasporta, per- tanto , gradualmente dal rosso al giallo di 7nano in mano che cresce P am- piezza del prisma. Dopo le considerazioni dianzi esposte intorno alle zone elementari prismati- che , s' intenderà di leggieri la cagione di siffatto trasporto. E per vero , ogni elemento o striscia longitudinale della superficie anteriore dell' angolo rifrangente forma uno spettro composto di raggi calorifici oscuri , e di raggi calorifici luminosi. Supponiamo che i primi sicno rappresentati dalle lettere o , o', o", o'", o"", ec. ed i secondi dalle lettere 1 , 1', 1", 1'", ec. Consideriamo in primo luogo lo spettro calorifico normale , cioè Io spettro calorifico tratto dal salgemma , ove la massima temperatura succede , come ab- biam detto, nello spazio oscuro. Supponiamo^ per maggior chiarezza, che questo spazio contenga cinque sole zone elementari , e che il massimo sia sulla terza. Le temperature delle varie zone lucide ed oscure prodotte dalla rifrazione di un solo elemento prismatico saranno figurate dalla serie o, 0', o", o'", o"", I , 1', 1", 1'", I""ec. ove il valore d' ogni termine andrà crescendo da o sino ad o" , e scemerà po- scia sino al totale estinguimcnlo della radiazione calorifica. S'immagini ora che la luce solare investa prima una sola, poi due , poi tre striscic elementari prismaliche , e via dicendo, cominciando dallo spigolo del- l'angolo rifrangente, ed aumentando man mano la porzione attiva del prisma. Si otterranno evidentemente degli spettri sempre più vigorosi ove le temperature verranno espresse come segue. DlSTRIBUZTONE DELIE TEMPEUATORE SrrcEssioira DEGÙ «PETTRI. 0 . 0 . 0 . . 0' . . o'+o . . o'+o . calar oscuro o" . . 0'" . . o"+o' . . o"'+o" . . o"+o'+o . o"'+o"+o' o"" . . o""+o"' . . o""+o"'+o" I . l + o"" . . l+o""+o"' calar luminoso . 1' . . I" . . . l'+I . . »"+!' • ■ . l'+l+o"" . 1"'+1"+1 1°. 2". 3". «e. . ce. ec. ec. Ora o" essendo per ipotesi il raggio più intenso , e gli altri decrescendo dall' una e dall' altra banda in diversa , ma però sempre regolar progressione, ognun vede che i binomi o"-ho' , e o"'-j-o" saranno quantità superiori a tutti gli altri termini della seconda scric ; e che , per lo stesso motivo , il trinomio o'''-j-o"-fo' sorpasserà qualunque termine della terza serie. Laonde il massimo calore del secondo spettro non cade più esattamente nella terza zona come il massimo del primo spettro , ma si bene tra la terza e la quarta ; ed il terzo spettro, in vece di avere il massimo calorifico sulla terza zona, lo tiene precisa- mente sulla quarta. In altri termini , la zona ove regna la temperatura massima si allontana tanto più dal limite di minor rifrangibili là , quanto maggiore è il numero delle striscio prismatiche elementari che concorrono alla formazione dello spettro. // trasporlo del massimo verso i raggi piii rifratli può dunque sticcedere, in virili del solo aumento di larghezza nel prisma solloposlo alla radiazione solare : e però , da questo lato il salgemma si comporta come 1' acqua , il ve- tro , o qualunque altro mezzo limpido e senza colore. Ma per tutti questi mezzi, diversi dal salgemma , inter\iene una seconda po- tentissima cagione di spostamento nella zona di più alta temperatura, cioè , l'a- zione più o meno energica dell' assorbimento, che siffatte sostanze esercitano sulle varie specie di calore oscuro. É facile il dimostrare , che lo spostamento dovuto a questo assorbimento ha luogo secondo la rifrangibilità ed aumenta , come il precedente , in virtù della larghezza del prisma. E veramente, iramagioiamo una sostanza che assorbisca tutto il calor oscuro: i cinque primi termini delle nostre serie saranno distrutti ; gli altri più o meno modificali ; ed il massimo di calore si recherà, sull' oliavo termine per la terza serie , sul settimo per la seconda , sul sesto per la prima , poiché 1" + 1' + 1 > 1' + 1 > 1 , fi per virtù di 1 > 1' , e di 1' > 1" , l' + l >!" + !'> 1, I>1'>1". 4i8 Si r mp sono le parti che tagliano sugli assi delle x e delle %j , a partire dalla origine , le perpendicolari abbassate dal punto che ha per coordinale jo e y su gli assi medesimi ; così si ricaveranno dulie equazioni «uddclte i valori di p + mq e di^q -f- mp che sono e' (b — 27na)—- e (ò' — zma') P + '"^'=' 2iaù'^òa') ' rf* (ò — •zma) •"' d (ò' — 2ma') ^ + "^= 2ic^'-ba') -^ e si porteranno rispettivamcnfo su gli assi delle X e delle 7/ : e le perpendicolari a questi assi pei punti che per lai guisa vcngonsi a determinare fisseranno la posi- zione del centro del cerchio cercato. 11 raggio poi si determinerà facilmente dal- l'ultima delle equazioni trovale nel num. precedente riflettendo che la quanl'là /)* rh 7* H- zmpq esprime il quadrato della retta che unisce 1' origine delle coor- dinate col centro del cerchio di già determinalo. 4.. Volendo interpetrare che cosa indichi l'equazione di condizione, si rifletta che nulla impedisce di supporre che gli assi defle coordinale sieno paralleli a quelli di una delle due curve date, e che perciò si abbia m = o e b= 0: la sud- detta equazione di condizione, supponendo che non sia c=a, ciocche una delle curve date sia un cerchio , si riduce a b' = 0 : e quindi ne segue che : Se due curve dì secondo grado s incontrario in quattro punti situati sulla periferia di un cerchio avranno gli assi paralleli , e viceversa. 5. Allorché le curve date s'incontrano in f|uatlro punti le equazioni (i), (2) trovate nel n. 2 appartenendo a due iperbole che passano per quesli stessi quattro punii debbono essere idcaliche , come nel cilalo n. abbiamo detto. Ma quando le curve date s' incontrano in tre punti , poiché un cerchio non può mai tagliare una curva conica in tre punti , è chiaro che il cerchio il quale passa pei tre punii comuni alle due curve date incontra poi ciascuna in un altro punto diver- so. Quindi siccome le citale equazioni (1)^ (2) indicano le curve che passano ri- spellivamenle pei punti comuni al cerchio ed a ciascuna delle curve date , ne segue che esso non debbono più essere identiche , e per conseguenza devosi da altri princìpi dedurre la determinazione del cerchio cercalo. Esaminiamo primie- ranicnle qual è la condizione necessaria affinchc le due curve date avessero sol- taolo tre punti di comune : e siccome in questo caso eliminando la y dalle duo 4^9 rquazioni date , dovrebbe aversi un' equazione di terzo grado , così facendo que- sta eliminazione ed uguagliando a zero il coelTicicnlc di ar* , si avrà per la cer- cala equazione tli condizione ( ce' — a'e )' -t {ab' — a'b) {be< -^ ò'c ) = o {ì) {*) Or siccome , qualunque siono le equazioni date, noi potremo sempre , elimi- nandone una volta a?' ed una volta y* , ricavarne altre due , dello quali una sia mancanle del termine in ar* e l' altra del termine in y' , per brevità di calcolo supporremo le equazioni date giù poste sotto questa forma ; cioè che sieno mf -i- bxy ■+■ dy ■+■ ex +f = o , (2) c'x' -ì-b'xij-i- àtj-i- c'x -f y = 0. (3) Allora ponendo a! = e = 0 Y equazione (i) diviene ac' —bb' = 0. Intanto se molliplicliiamo l'equazione (2) per <»a: -f- ,3 > e la (3) per oly -}-jj' sommando i due prodotti , otterremo «fjcT!/' -j- b:,x'^ y -j- fl-^T/' + (Lxy + exx"* -j- dp/ -f- c^^x -\-f^ + b'»'xy' +cV't' y +d'^'y''-\- ò^xy -^c'^'x'' -^f'x'yA-fxX +// ( _ -f c'dxy _|- d'^y 4- é^'x = 0 ed uguagliando a zero i coeCBcicnti di ar'?/ , xy"" ; quello di a;' a quello di y' ; e quello di xy a giacilo di y^ moltiplicato per 2m , si avrà Oj, •+■ b'ì = 0 , b}.-^ c'x' = 0 , V ,,, d*-^b^-t cV -H b'^' = 2m (aa + d'J). i ^*' e r equazione precedente diverrà ( a^-kd>.')(7f-i-2mxy^x') + id^+d'^'+f.')y + {e^+fi + e'^')x+f^+fp^: e J Ponendo in questa equazione a = e e 6 = 0, (Hoò supponcodo ctie una delle curve date sia DD cer- chio , SDppùsto gli assi reltaogolari , si ottiene {e' — a')* +b''=o equazione che non potrebbe Tcrifìcarsi te non facendo pare c'::=a', e &'=:o; onde supponendo che ciò DOD abbia luogo, cio6 che laltra delle curve date sia una curva conica, ne segue, come abbiamo asserito più sopra , che uo ccrcirio dod può mai tagliare una curva del secondo ordine in tre paoli. hZo che appartiene ad un cerchio , il quale passa pei punti comuni alle curve date, e di più incontra la curva dell' equazione (3) nel punto che ha per ascissa x = ~- -~ , e quella dell' equazione (2) nel punto che ha per ordinata y= — ^' Ciò rcndesi manifesto osservando che dopo aver moltiplicata l' equazione (2) per «a; -h ^ r equazione che si ottiene rappresenta la curva data e la retta espressa dall' equazione x = ^ ; e la (3) moltiplicata per «'?/' ■+■ ^' dinota l' altra curva data e la retta dell' equazione y = — ^ ; onde il cerchio dovrà passare pei punti comuni a questi due sistemi di lince. Da ciò deducesi inoltre che il cerchio dato dall' equazione precedente deve passare pure pel pimto che ha per coordinate x-=. — ^>!/ = — jr> come è facile verificare tenendo presenti le equazioni di condizione. Per determinare ora le quantità i , 6 > «' j ^' , si rifletta che dalle prime due delle equazioni (4) si ha donde si ha il valore di — e 1' equazione di condizione ce' — bb' = 0 : le al- tre due poi danno i valori di -L- e di -^ , e siccome I' equazione del cerchio divisa per »' contiene appunto le quantità -^ , -^ > -^' > cosi resterà piena^ mente determinata, e si potrà quindi costruire il cerchio da essa rappresenta- to. Giova avvertire che siccome per mez?o del}' equazione (2) si determina facil- mente r ascissa del punto che ha per ordinata — JL , e per mezzo dell' equa- zione (3) r ordinata del punto che ha per ascissa — 2_ , si potrà costruire forse Cf. più facilmente il cerchio osservando che, come abbiam detto, deve passare per questi due punti , e pel punto che ha per coordinate — -^ , — -^ . Volendo determinare i valori di queste quantità si potrà porre — _L =/ , — 2^ =: w , e le due ultime delle equazioni (4) , tenendo conto dello altre due, diverranno «--/-— + _ 2m(/ + -^j ed esprimono due rette che si tagliano nel punto che ha per coordinate— ~^ > ~~ ^ • l^esterà sempre ne' casi particolari ad esaminare quale andamento conduca a co, struzioni più semplici. 43 1 6, Neil' as-fcgnare 1' equazione di condizione clie esprime la relazione che passar deve fra i determinanti delle curve date aflincliè esse s' incontrino in tre punti , nel caso di a'=c=o, Y equazione (i) dei n. precedente òìac'{af' — bb')=o; noi invece abbiamo abbiiuno fatto uso dell' altra ad — bb' ■= o , ma si vede che se fosse « = 0 , ovvero c' = o, essa sarebbe pure soddisl'alla. Intanto sic- come le equazioni (4) ciidrebbero in questo caso in difetto ; cosi ce ne occupe- remo ora a parte , supponendo che si abbia (^ = o , ovvero che sieno date le equazioni oj/' -4- hxìj -H dy -\- ex-^ f= o , (i) b'xy -t d'y + e'x +/' =3 o. (2) Or se molliplicbiamo come nel numero precedente la prima equazione pcr«:r+(j, e la seconda per a'y -+- f-* , a^ remo dalla prima un termine in x)y , che man- cando nella seconda, non si può far distruggere col porre il suo coelficientc uguale a zero. Ma se nell'equazione (1) non vi fosse il termine in xy , allora mancando in ambedue i prodotti il termine in x'y, non vi sarebbe alcuno inconveniente. Quindi elimineremo prima dalle due equazioni proposte il termine ia xy , e cos'i in vece dell'equazione (i) riterremo la seguente aby + { b'd—b(P) y-h{b'e'-òe')x + b'f— bf = o, {?>) allora dovendosi nelle equazioni (4) c'el n. precedente fare ad un tempo b = o, e & = 0 , la. seconda diventa identica , e le altre tre servono a dare i valori delle incognite , giusta quanto ivi si è detto. 7. Per trovare la comhzione perchè due curve date s'incontrassero in tre punti, abbiamo posto uguale a zero il coefficiente di t* nell' equazione ottenuta dopo l' e- liminazioue della ij dalle due equazioni date. Quest'equazione potrebbe però ridarsi anche al terzo grado se mai fosse il termine nolo uguale a zero; poiché si ren- derebbe divisibile per x , ma allora non è che le curve date s' incontrano in tre punti , ma in quattro , uno dei quali avrebbe per ascissa zero , e siccome l' ordi- nata si avrebbe immediatamente dalle equazioni date , cosi si conoscerebbe allora un punto comune alle curve proposte ; onde la quistione dipende allora dal caso più generale in cui si conoscono le coordinate di un punto comune alle due curve date , e si cerca il cerchio che passa per gli altri tre punti. Or potendosi , passando semplicemente da assi ad assi paralleh, trasportare l'origine delie coordinate nel punto comune alle due curve , le equazioni delle due curve date saranno mancanti del termine nolo , e, per ciò che si è detto più sopra , se ne possono ricavare due della forma ff?/' -t- bri/ -^dy -{• ex = o , ( i) e'x' H- b'xy 4- d'y+ e'x= o, (2) i3a dalle quali è facile ricavarne una forza che appartenga ad una curva che incon- tri ciascuna delle due curve date ne' soli tre punti che hanno di comune olti« r origine delle coordinale. Infilili ponendo le equazioni date sotto la forma {ay +d) y = — {òj/ +e )x, {c'x+e') x=-'{ù'x + d')y, i le ne ricava {aij + d){c'x-te') = (6yhe){ò'x + d') ovvero {ae' '-ÙÒ') xy + (ae' =^6à) y + ( de' — eA' ) ar + cfe' — rfe = o , (3) che è r equazione della curva suddetta. Quindi il problema e ridotto al caso in cui si hanno due curve che si ta- gliano in tre punti , e precisamente al caso contemplato nel n". 6. 8. Supponiamo ora clie si abbiano due equazioni qualunque di secondo gra- do a due incognite, e si cerchi determinare la posizione dei punti secondo i quali bì fagliano , non descrivendo che una sola curva conica ed un cerchio. Siccome possiamo sempre uguagliare i due termini noli , e quindi sottrarre 1' una equa- tiene dall' altra , supporremo che le equazioni date sieno della forma ay' + òxy -f- cx^ j^ dy -\- ex = o , a'y -f b'xy + c'x' ^ày+ e'x +f' = o , Seguendo ciò che abblam detto ne' § 27 e 28 della Raccolta dì problemi immagineremo il punto che ha per coordinate i valori òi x , y che soddisfanno alle due date equazioni , cioè uno de punti cercati , unito con l'origine delle coor- dinale , e porremo •^ = A ; cioè y s= Aar, x le equazioni precedenti diverranno ( oA' + ìA + e ) 3- + (/A + e = o , (i) (a'A' + i'A+e') s' -f ( oTA + e' ) x+f=so dalle quali eliminando x si ottiene la'L' + b'\ + e'){dA + eY'-{dA+e)[d'A+ e') {aA' + òA + c)ì^ +f' (aA'-fM + e)-;-"- i33 CIÒ posto se indichiamo con /, u le coordinale di un punto qualunque pre- io sulla retta espressa dall'equazione u avremo A = — , e 1' equazione precedente si ridurrà ad — [ dà ~ + {de>^d'e)--i-ee'\ \^a — +6 — + ej) Questa equazione considerando /, « come due variabili esprime quattro rette che sono appunto le congiungenti l' origine delle coordinale co' punti cerca- ti : intanto polendo stabilire fra / , u un altra equazione ad arbitrio porremo «• + /' -i- 2mut — znt = 0 , (3) la quale appartiene ad un cerchio , essendo sempre m il coseno dell'angolo com- preso dagli assi delle coordinale. Da questa equazione si ricava W 2 {n — mu ) il quale valore posto nell'equazione (2) la riduce a [ za! (n—mtt) — a't+lt'u-h c'f]\_zd' {n — mu)~-d' l-hzden-he' /"} i — [ idd' {n — mu) — zdd'i + ( de'-\- d'e)u-h ee'/] \_2a (n — 7mi) — a/-hòu-hc/ ] > =o(4) -i- J' L2«(« — inu) — at-i-du-i-eQ' ] che appartiene ad ma curva di secondo grado la quale incontrando il cerchio e- spresso dall' equaziouc (3) determina que' punii che hanno per coordinale i di- versi valori di / , «. Per trovare poi i punti cercati ; cioè quelli di cui le coordi- nate sono X , y si osserverà che l'equazione (1) dà dA -+- e dn ■+- et _^ flA' -4- ^a -t- e 2a (n — mu] — at-^bii-i-ct '^' e basta costruir solo questo valore di x, poiché già sappiamo che il punto x , y lieve trovarsi sulla retta che unisce 1' origine delle coordinale col punto f , u. 434 No' casi particolari si vedrà qual' k il migliore andamento per costruire fa- cilmenlc l' equazione (4) ; ma volendo anche in generale accennare una coslru- zionc che forse nella maggior parie de' casi riuscirà mollo semplice , faremo pri- ma di tutto osservare che una curva di secondo grado, allorché ne sono dati cinque punti si descrive (*) con la medesima facilità che quando se ne conosce un si- stema di diametri coniugali. Or dalla forma che ha 1' equazione (4) si vede che immediatamente si possono assegnare quattro punii : infatti ponendo 2c' {n — ?nu ) — a'( -h b'u -k- c't= o , (6) o pure 2flf" ( n — mu) — d'I -i- 2deu -t- e' / = o , (7) si ha Dell' una e nell' altra ipotesi 2dd {n — mu) — 2dd'( -h ( de'-^d'e ) u •+■ ee'l =/' [ 2fl ( /i — , mu ) ^ at -h 6u -i- et "] , (8) 20 ( n — mu) — al -Ì-. 6u -\- et = 0 : (9) dimodoché costruendo le rolte espresse da queste quattro equazioni, le prime due incontrando le altre due determinano quattro punti che appartengono alia curva espressa dall'equazione (4). Un altro punto si assegnerà poi osservando che fa- cendo neir equazione (4) 2a' {n — ?nu ) — e'/ -t- b'u ■+- c'l= 2a {n — mu ) — at -t 6u -ir et si ottiene 2rf* (n — mu) — d'I -h zdeu -he*/ -^-f [ 2« ( « — mu ) — at-h bu ■± ci} = zdd' ( n .^ mu ) — 2dd'l -4- ( de' -t- d'e ) u ■+■ ee'l ; talché il punto comune alle rette indicate da queste due equazioni è un altro punto delia curva ; e cosi avendosi cinque punti si potrà poi descrivere. Non sarà inutile di avvertire, per facilitare la costruzione di queste due ultime rette, che la prima passa pel punto comune alle rette delle equazioni (6) e (9) , e la seconda pel punto comune alle rette delle equazioni (7) , (8) , onde per ciascuna basta as- segnare un altro punto soltanto C"*) , (*) Ncwton-Philosophiae naluralis principia malhcmalica. (••) È chiaro che una simile costruzione si applica a tulle le equazioni di secondo grado che si presen- laoo tolto la forma (ax+6y + 0) {Bu; + 11» +i>) = (o'x + !-'!/ + e' )(">'* + ft'y +!>'). 435 Finalmenle faremo avvertire che indicando con i \ ascissa del punto della retta espressa dall' equazione (9) che ha per ordinata u , essendo u Y ordinala di uno de' punii comuni alla curva dell' equazione (4) ed al cerchio dell' equazio- ne (3) , il valore di x si riduce ad du -i- et ^ = [c-a) [i-n ' che in generale si costruirà più facilmente dell' espressione (3). Scienze Mediche. — FARMACOtooiA. Spericnze e considerazioni intomo ai medi- camcnli nominati diaforetici; memoria letta nella tornala de 7 Novembre dal signor Semmola socio ordinario. ( Sunto dell' Autore ). Neil' ordinamento de' farmachi secondo le loro virtù è pressoché imiversale ed antico costume , e creduto quasi necessità di scienza, il riunire in una classe distinta tutti quelli la cui special virtù starebbe nella qualità diaforetica. Ed il li- ne n' è stalo certamente questo di porre insieme sostanze che manifestassero quel- la virtù con una certa costanza, che poco più poco meno fosse della medesi- ma natura in tutte , che si fosse /' essenziale lor qualità , che da essa ne di- pendesse la forza curativa , e da ultimo che assai agevole tornar dovesse alla pratica ritrovare in quel poter diaforetico la ragione da usarli contro de morbi. Senza dubbio còl credere vere tali comunanze gli scrittori sono stati pre- murosi e corrivi a rappresentarlo con lo stabilire F ordine de farmachi diafore- tici, e tutti i pratici ad accoglierlo con la persuasione di poterne fare buon uso. Le quali ragioni se non fossero, io non saprei ritrovare qual altro principio po- tesse sussistere ncll' aver cosi gelosamente conservato qucll' ordine. Ciò non per- tanto la dottrina finora prevaluta intorno alle sostanze diaforetiche , dottrina che allora le dae rette (Iole dalle equazioni ax ■'e iy ■\- 1 =^ 0 , mx + ny + p = o, incontrando le rette delle equazioni o'x4- t'y + c' = o , n'x + n'y + p' = o tlclerminano quattro punti della curvo. Ed un altro ponto si ha, quante volte non se ne presenti qoalcbt altro che si determina più facilmente , dall' intersezione delle r. ile corrispondenti allo equazioni aj -I- iy + e = a'x -1- b'ij + e', nut -j- ny + p = m'x + n'j/ + p' , ovvero alle dae oj + 6y + e = m« -h n'y -{- p' , tnj; + fiy + p = a'x + t'y + e'. 55 436 è di fondanicnlo alla formazione di quella classe nella scienza, vuol essere sotto- posta a disaniiua compiuta ed accurata. Sospinto a tale investigazione adduco fatti ed argomenti che io tengo di tanto valore , da porre in evidenza la tota- le erroneità di quelle dottrine , e la necessità di considerare ed ordinare diver- sameute i fatti che le risguardano. Le quali cose van trattate ne' seguenti capi. 5.1. Delle sostanze e delle pratiche opportune ad eccitare il sudore. La stufa , il bagno caldo , il moto , il vino , il deliquio , il vomito , certi patemi d' animo muovono costantemente sudore ; ma non e di tali azioni , quasi direi meccaniche e violenti che componesi l'ordine de' diaforetici. Invece vengono appellali tali quasi universalmente il nitro, l'acetato d'ammoniaca, i diversi anti- niouiah , il mercurio , la salsa pariglia , il sambuco , la bardana , il guajaco , la camamilla, E su di essi perciò cadono in preferenza questi studi. Si. n. Sperimenti dimostrativi che t effetto diaforetico è falso 0 supposto, o assai raro , 0 dovuto ad altre cagioni. Perchè non sianvi errori , avverto doversi fare gli sperimenti con le sostanze menzionate in guisa ciie altre cagioni non intervengano da impedire la diafore- si , o concitarla per propria potenza. Ancora le precauzioni per le dosi e per la for- ma de' farmachi , e la cura di proseguire gli sperimenti almcn dieci giorni per ciascun individuo. Con tali avvertenze ho sperimentato ogni di lo stibio diaforetico da cinque a venti granelli : la polvere di James da cinque a venticinque gra- nelli : il kermes da uno a quattro granelli : il tartaro stibialo da mezzo a due granelli , il nitro da una a tre dramme : la salsa pariglia in polvere da mezza ad una dramma , o in concentrate decozioni da mezza ad un' oncia : alla stessa guisa adoperato il legno di guajaco : il decolto forte non caldo di camamilla , di canna , di bardana e di sambuco , e I' unguento di mercurio. Non mai , o sol rare ìolte si e provocato sudore in coloro le cui condizioni individuali non ba- stassero da se sole a fornirlo , ed in tal caso ncppur chiaro se il fosso per altro condizioni non ben valutabili. Invece non è raro veder sudori in persone inferma che usano quei rimedi , comecché agevole il convincersi che la crudità , la cozio- nCj 0 la crisi del morbo gli arrecano spontaneamente 0 per la risoluzione che ha potuto talvolta esser agevolala di quei farmachi speciali. Onde si scorge che comporre un ordine di farmachi diaforetici fa supporre in essi un potere assoluto e costante che punto non posseggono. 4«7 $. III. Differente Tiaiura delle facoltà diaforetiche , considerata nella sostanza che sen crede fornita. Dlmoslro tal verilà con gran numero di falli comparativi tolti dalla dirersità di natura delle sostanze , e dell' impressione differente che esercitano , secondo le persone , ed i morbi. Ancor è ovvio 1' osservare che un sudorifero arresta o disturba il sudore da un allro eccitalo. Onde conchiudo che , pur conceduti i dia- foretici nel modo comune di considerarli , il collocarli in un solo ordine pone nella monle un secondo errore , quello di far credere identica la virtù diaforeti- ca di quelle sostanze , mentre 1' hanno molto diversa : cosi come vuol esser ri- sguardata nell'uso di essi. §. IV. La facoltà sudorifera quando si trovi è una piccola frazione delle molte virtù che tiene la sostanza che di quella si crede fornita. L' enunciata tesi va dimostrata a pena che si consideri la serie moltipliee degli effetti che ciascuna sostanza diaforetica ingenera secondo variano le dosi , la forma , il modo onde si amministra , ed il luogo , lo stalo vitale , e la ma- lattia delle persone su cui operano. Per il che aggiungo ai precedenti errori cpie- sto, che r azion sudorifera non è certo 1' essenziale virtù , ma un picciol ed inco- stante segno delle tante doti di que farmaclii , e però empirico l'ordine formato a riunirli, tale che punto noa rappresenta le vere correlazioni di quelle sostanze con l'organismo. 5. V. La cognizione della virtù sudorifera non può tornar di buon uso all' arte curativa. Ormai possiam credere tolto il comune errore di esservi correlazione chiara e valutabile tra la natura de morbi e l'azione de' farmachi. Sovente agli anni scorsi mi poneva a tal dimostrazione , nella quale si è già mollo avanti nella scienza. Pe- rò chi si propone curare i morbi coli' idea di saperne la cagione , e di volerla cacciar per la pelle, e slima a priori che a tant'uopo dcbban rispondere queste o quelle sostanze perchè son diaforetiche , s' inganna grossamente. In quo' fatti la ca- gion interna del morbo è incognita , incognita la maniera onde il rimedio cura, 438 e l'ulilità di questo si h trovala solo per esperienza , non perchè sarebbe diaforeti- co ec. Però quella classe di farmachi resta oziosa per la terapeutica , e buona solo al sostegno di nuovi errori (i). 5- vf. Per le divisate ragioni si comprende F origine delle continue incertezze e dell' arbilrio degli seri/lori nello stabilire quali e quanti i diaforetici , il valore , e il poter curativo di essi, §. VII. Epilogo degli argomenti discorsi , e si dichiara iTicomportaòile la classe de' diaforetici nella scienza, %. Vili. V errore dimostrato è comune ad altri ordini di farmachi , d' onde lo sta- io sempre falso variabile ed arbitrario di gran parte della scienza da' rimedi. §• IX. Utilità limitata delle classìJica%ioni empiriche, e norme per /' ordinamento naturale e terapeutico de farmachi. Compendiando le cose più essenziali degli argomenti enunciati , mi stringo a dire solamente , questo di esser chiaro che tutte le qualità ammesse comunale mente nei diaforetici , considerandoli quasi della stessa natura , sono cosi diverse, che ciascuna sostanza rappresenta una specie distinta di azione nelle sue correla-- zioni con l' organismo : la loro virtù diaforetica o falsa , o accidentale , o in- costaute : ancora , se sussistp , dipender da diverse azioni , pè esprimere 1' es- senziale virtù del farmaco , ne imagine e segno poter essa rimanere delle altre raoltiphci qualità : da ultimo non tener alcun attenenza colla natura del morbo, Jid esser però queste le cagioni delle incertezze e delle eontradizioni nello stabi- lire r ordine de' diaforetici , e de' pregiudizi e degli errori onde specialmente gU alunni e i giovani medici falsano la loro meptc , e da quali appena pochi rie- scono in fine a discoprirli dopo molti anni di osservazioni e di studio, come in- contra in que' medici che attesamente han vacato alla clinica. (1) Vedi il mio discorso De' princifali e pii) frequenti efrori di (ilotofia terapeutica ; Napoli 1841, 439 E grave certamente porsi ad abbattere anliclic consunludini scientificlio ; ma questo coraggio non mancherà a chiunque considera il valore e la cliinrezza de- gli argomcnli proposti. Senza ciò le scienze (ulte non mai ricevercI)bero imme- gliamenlo e rettifiche. La medicina sopraltullo restata sarebbe in una perpetua infanzia. Dirò con un filosofo i antiquilatem quidcm certe veneramur , scd ca- tenus , si nimium improbe et conlra rationcm faciet s Oltreché niuno ignora quanto certe false maniere di rappresentarsi i fatti impediscano di porsi nel sen- tiero delle sincere ed utili investigazioni , e di poter trovare gradatamente tutta la verilù. Laonde volgiamo piuttosto lo sguardo al lesto della scienza come ancor vien trattata , e ci accorgeremo che le considerazioni allegate per dimostrare gli errori tra quali ritrovasi la dottrina de' diaforetici, calzino appuntino per altri or- dini di farmachi finora conservati dall' empirismo , o dalle prevenzioni sistematiche. E qui per nulla togliere agli scrittori benemeriti della scienza, non debbo tacere di coloro che di tempo in tempo hanno accennato alcune delle cose dimo- strate. Così in proposito della virtù diaforetica non è mancalo chi la notasse variabile , di diverse origini , ed illusoria. Ma niuno ignora che tali avvertenze isolate non sottoposero ad uno studio compiuto , non confortarono di buone di- mostrazioni, e per lo più si rimasero come appendici di sistemi ipotetici ed er- ronei : e però neglette confuse ed obbliate con i principi che parevano averle ingenerate , si stimarono illegitime , e non valsero a rimuovere le menti dalla via consueta. Ma dove e come collocheremo in un ordinamento scientifico tutte le so- stanze che in tanto lume di scienza ancor non lasciano la falsa ed ignobile di- visa di diaforetici , afllnchè potessero servire esattamente alla teorica ed alla pra- tica della medicina ? Come disporle nella mente aCBnchè non vada errato il mo- do di compierne gli studi ? Noi non sapremmo fare meglio delle norme che già abbiamo tenute nel proporre un ristoro di quella scienza ; per le quali van col- locate e divise in altrettante famiglie naturali quelle sostanze secondocchè trovansi simiU o dissimili in esse le qualità chimiche , fisiologiche e terapeutiche. Ma i dotti uomini giudicheranno se in tal modo resti rappresentata con chia- rezza e con verità tutta la scienza, e così che non più sistematica, sia invece al- l' invasione de' sistemi il più forte propugnacolo. 44o CORRISPONDENZA Lettera del sig. R. Cassitto , socio corrispondente , intorno le osservazioni meteorologiche falle in Alberona. Signor Presidenlu , Con nlquanla tardanza questa volta mi fo a trasmeltere a cofcsla Roale Ac- cademia i visuUamcnli dello mie osservazioni meteorologiche accompagnate da una copia dell' analogo giornale. E per vero , persuaso io , che non raggiunge lo scopo queir osservatore , che 1' anno civile sioguc in preferenza del naturale , mi avvisai suU' esempio del chiarissimo D. Federigo Cassitto mio zio a compilare le osservazioni da Aprile ad Aprile , per avvicinarmi così maggiormente al giro delle stagioni , senza tralasciare la divisione dei mesi come nel calendario Gre- goriano per facilitazione maggiore. Con tali vedute adunque Ella troverà redatto il giornale che ho 1' onore di trasmettere a cotesta Reale Accademia , e dal quale risulta che nell' anno cominciato al i aprile 184.2 , e finito ai 3i marzo i843 nelle ore matutine , allo spuntar del sole spirò il vento Owest per 228 volto , il Sud-Est 18 , il Nord-Oivcst 38 , il Sud-Owcst 38 , il Sud 8 , il Nord 23 , l'Est 7 , il Nord-Est 5. A mezzodì spirò 1' Owest per 187 giorni , il Sud-Est 33 , il Nord-Owcst 35, il Sud-Owest 28 , ti Sud per 12 , il Nord per 22 , 1' Est per 3i , il Nord-Est per 17. Nella sera , due ore dopo il tramonto, 1' Owest spirò per 211 volte, il Sud- Est per 21 , il Nord-Owcst per 28 , il Sud-Owest per 24 , il Sud per 7, il Nord por 22 , il Nord-Est per 22 , 1' Est per 3o , dal che sempreppiù resta conformata la mia esperienza di nove anni che in questo comune perennemente domina l' Owest. Si ebbero i33 mattini nuvoli , in 70 lo stalo del cielo fu poco nuvolo, per 162 si mostiò scrono. A mezzo giorno per i36 volte fu nuvolo il cielo , 113 poco nuvolo , e 117 sereno. Finalmente fu veduto nuvolo per iSg volte di sera, poco nuvolo por ò'o , e sereno por 176. Yi ebbero 11 nebbie di mattino io di mezzodì , ed altretlante di sera. La pioggia cadde dalla mezzanotte al mezzodì 5i volte , di mezzodì 36" , di sera 44 , e ne risultarono in tulio pollici 59,3,8 di aequa. Il mese più pio- voso fu marzo i843 , il più secco luglio 1842. La massima pioggia cadde a 3 settembre 1842 , che in 24 ore si elevò a pollici 3,8, e di tal quantità ne cad- de solo nella notte del 3 al 4 P^r pollici 3,3. Quello fu pure il giorno più umido avendo sognato l' igrometro di Saussure 72 a mezzodì. La massima aridità poi fu segnala a mezzogiorno del 28 luglio in 3i. U tcrmometio segnò il massimo caldo in 25,5 a mezzodì del 7 agosto 1842, 44i ed il massirao freddo fu avrerlifo la sera del 3 gennaio i843 alle ore 7 colla discesa del termomefro a i.5 spirando vento Nord. Gelò per i5 notti col massi- mo di poli. 2.6. a 5 gennaio ultimo. Dal che si raccoglie essere stato temperato r inverno a paragone degli altri anni , quando dal gelo per più gradi discese il termometro sotto zero , e vi si mantenne costante per vari giorni. Nevigò 21 volte nel corso dell' anno sul quale ci versiamo , cinque tuonò , e grandinò a mezzodì del 20 maggio con poco danno. La massima elevazione barometrica in 28-1 fu avvertita ai io dicembre 1842 e la massima depressione , sino a 27,2,3 nel mattino del primo marzo. È osservabile che dei due anni precedenti non mancò di cader la pioggia ai 20 e 21 settembre, ma la solita caligine avvertita ne due anni prima di questo non fu osservata in quei giorni, o al dipresso. La magnifica Cometa ovunque osservala si fece anche vedere su questo oriz- zonte al Sud-Owest , e vi ritornò a prima sera dal 17 al 23 marzo i843. La pioggia di marzo, aprile e maggio 1842 fecero abortire le speranze de- gli agricottori sui siti montuosi , la graiùfìcazione fu contrariata dalle acque con- tinue , e le erbe parassite soggiogarono le piante cereali. Questo però non fu che un preludio dei gravi disastri delle raccolte dell' anno civile , che volge , del che non e questo il tempo di parlare. Accolga , signore , con quella bontà che la distingue queste mie male ac- cozzate notizie , e non le dispiaccia passarle a conoscenza della nostra Reale Ac- cademia , perche possa guardarle con occhio di benigno compatimento , mentre saranno sempre testimonio del mio buon volere non polendo atloslarc il ben fare. Il Socio corrispondente. Raffaele Cassitto. Fisica vclcakica. Lettera del padre Toiinadene sidt attuale eruzione dell' Etna. Volge un' anno che l' Etna aprendosi ad una eruzione considerevole giudicai allora conveniente esibire allo Rendiconto dell' Accademia R. delle Scienze la sto- ria delle mutazioni giornaliere di quella , oggi non meno interessante eruzione il sopraccennato vulcano presentando fa mestieri accennarvi quanto è successo dia- riamente in questa, per ritrai-ne l'Accademia medesima quelle conseguenze utili alla scienza vulcanologica. Novembre i843. . . . . 17. In questo giorno all'Ovest dell'Etna nella regione deserta e precisamente nella contrada del monte Rosso poco discosta dal luogo ov' ebbe capo la eruzione del i832 alle due e mezza pomeridiane si è aporto nuovo cra- tere , che mettendo fuori globi immensi di fumo carichi di arene , e masse ro- venti lasciava pure che corresse un' infocato torrente verso NO. Per tutta quella notte fu frequente lo rumore il quale s' intese dai villaggi e dalle città site al ri- dosso ed alla base della montagna , ma le scosse s' udivano solo nella regione nemorosa. Il corso della lava era rapido in sifTalla maniera , che in poche ore corse alquante miglia e giunse alla regione boschiva. . . iS. La corrente ignivoma nel giorno i8 si divise in tre brac- cia , il primo del quale prendeva la direzione dei boschi di Malctlo , il secondo quello di Bronte , il terzo delle lave o terre coltivate di Adernò. I globi di fumo nelle ore meridiane erano sì densi ed elevati che soipassavano il gran cono del- l' Etna. Le arene accompagnavano il fiuno , ed i venti lo spingevano sulle falde orientali del monte non che sulle occidentali in si gran copia da nuocere all'er- be. Un forte odore di zolfo fu avvertito in tutta la regione piedemonlana del vul- cano , ed alle due e mezza circa una brinata cadde in Catania che arrossò i pa- rapioggia di colore azzurro. Saggiate queste stille all' ammoniaca restituirono il colore alla stoffa de' parapioggia. Erano queste stille un acido , e forse l' iilroclo- rico , che nelle eruzioni vulcaniche suole formarsi sotto forma di gas , e traspor- tato dalle nuvole sotto forma liquida potè cadere in terra. . . . . 19. Segue la corrente infocata a minacciare i boschi di Blaletto e a devastare le terre coltivate di Bronte , ove comincia nella popolazione lo spa- vento. 11 braccio medio a quattro miglia da Bronte scorre con somma celerità e si accosta alle terre coltivate dei Basiliani. Il fumo e le arene sono in grande quantità da continuarne la caduta dal canto occidentale e meridionale dell' Etna. . 20. Il braccio della lava che minacciava Bronte pare deviato al sud fra le lave del monte Giuseppe ; quell' altro verso Maletto ha ritardato il corso r ultimo verso Adcrno segue con celerità. 11 fumo ha ingombrato tutto il vulcano dal lato Sud ed 0\csl. L' apertura del nuovo cratere ove scaturisce la lava è di una lunghezza di passi 3oo e larga 5o ; intorno non si è formato cratere alcuno perchè le scorie che vengono fuori riduconsi a poche. Il forte odore di zolfo è soffocante vicino alla corrente infocata , e le arene sono in gran copia. , . 2 1 . La corrente vulcanica incontrandosi alle falde del monte Giu- seppe ha devialo il corso , per cui è fuori pericolo la città di Brente. I terreni percorsi dalla lava sono coltivati , e quelli de' Basiliani metta restarono bruciati. La corrente si dirigge a tramontana di monte Minardo , e dista poco dalla stra- da provinciale che minaccia coprire al punto detto Tripitò. II corso fatto dalla lava si reputa 8 miglia circa non in linea retta dal puuto di sua origine, la lar- ghezza è varia secondo la superfìcie del suolo. . . . . 22. La lava dista poco dalla colonna miharia n. iSj della stra- da provinciale ; la corrente e larga canne 3o alla palmi 24. Il fumo e le arene seguono dall' apertura ove mette capo la eruzione , il corso è molto ritardato. . . . . 23. La lava ha percorso poco spazio , lentissimo essendo il suo corso. Il cratere dell' Etna ha eruttato denso fumo ed arene. Alle sette p. ra circa 443 la lava ha Iraggillala la slrada provinciale nel luogo indicalo , si dirigge verso il corso del fiume Sinielo. . . . . 24.. Il corso della lava e lento ma tonibilc perchè il sudlo ove scorre il fluido infiocalo ò declive. Il fuoco dista due miglia circa dal Sinieto. . . . . 25. Il corso della lava ò lento e si accosta sempre più al Si- nielo. Il fumo e le arene sono abbondevoli. Il suolo ove scorre è lutto coltivalo quindi le perdile sono significanti. Sarà conlimiato. Osservazioni. Tra la storia delle eruzione dell'Etna, solo nel i6o3 leggiamo avere il corso della lava incontralo il Simeto , allora quando si formò il cos'i dotto Salto di Pitlicello ; ma se qucll' incontro fu assai funesto , funestissimo riu- scirebbe oggi qucst' altro incontro , perchè le vaste pianure ove da noi si mette il Colone saranno prive di acqua. Gradite queste notizie che non mancherò di comunicarvi le ullerìori come accaderanno , mentre sono coi sensi della più sincera slima. Catania li 26 novembre i843. 25. La lava in questo giorno scorre lentamente ed è diretta verso la Cartiera. All' una e mezza circa pomeridiana sì accosta nel luogo detto Fileni ove sono terre paludose ed una conserva di acquo ; l' incontro dell' iguivomo torrente col fluido sviluppo un gas irrespirabile che produsse l'asfissia istantanea di molli che si trovavano a vedere lo spettacolo delle eruzione , e di altri che slavano inlenti a tagliare legna. Il gas fu accompagnato da un nuvolo denso d' infocale arene le quali coprendo quei miseri ne bruciò pria le vcslimenla poi ne bruni le carni linalmcnlo loro cagionò la morte. Molli furono coperte dalla corrente e molli di- Blfutli dai sassi infocati. Caso ben raro! In quell' istante un vcnlo impetuoso tra- sportò un nuvolo di arene inforale sino a Brente lo che suscitò nel paese uà terrore comune temendosi 1' aperlui-a d' un nuuvo vulcano troppo vicino. Il nuovo ceatere d'eruzione aperto nel giorno antecedente sulle Tacche di Coriazzo tra Randazzo e Malello segue lentamente ed crullale infocate lave. 26. La lava corre con lentezza , e passalo il luogo Fileni si accosta alla contrada di Dogale chiuse e Barile. La corrente sulle Tacche dì coriazzo pro- segue. Il monte continua i suoi continui fragori. 27. i muggiti del vulcano sono più frequenti e più spaventevoli , accorapa- guali con scuolimenlo del suolo , fumo denso ; e copiose arene escono dal som- mo vertice del monle la lava dall' uno e I' altro cratere di eruzione segue con lentezza , la maggiore dista un miglio circa dal fiume Sineto , ed ha bruciato alcuni casamenti nella contrada del Barile. 28. La lava alle cinque p. m. circa arresta il suo corso , ed i materiali che vengono fuori non hanno la forza di estendersi sul tracciato sentiero. La cor- rente sul Coriazzo prosegue lentamente ma i fragori nel monle sono più spessi, il fumo denso dal sommo cratere. 5G 444 Osservazioni. Cessata la eruzione dcscrllla il novello cratere alle Tacche di coriazzo mano mano cessò ancora ad emettere materiali infocati. Ma i mug- giti dell' Etna si fecero sentire con frequenza dal lato orientale e meridionale , accompagnati da spesse scosse di tremuoto nei villaggi Nicolosi Pcdara Zaffarana Mascalucia Aci Giarre Belpasso ed anco in Catania. La eruzione ebbe termine nella contrada del Barile poco avanti la chiesetta di questa terra. La natura della lava è simile a quella del iSSa , che , come si disse , ebbe luogo molto vicino a quello dell' attuale eruzione. Il Simeto resta meno di un miglio distante. E dalle Boceaì'cUe di fuoco ( cosi anno appellato oggi il novello cratere j villici di quei luoghi ) sino al luogo notato , il corso della lava ò dieci miglia circa. La larghezza è varia secondo la giacitura del suolo , così nello stradone osservando le colonne miliare dell' uno e dell' altro lato è circa un miglio. Accogliete queste notizie che nelF interesse della scienza anziché per altro motivo vi ho signiGcate , siate però sicuro di avere un vero. Catania li io dicembre i843. P. D. Fhancesco Tornabepte. Sult accidentale arsione umana per T eruzione dell' Etna di novembre iS43. Rag(jua '^o- me scrissesi : incerta bensì rimase la causa dclerminanle , awcngachc 0 improv- visamente proflusse l'igneo torrente, 0 disfatta la collina, ove coloro a mirar Io spetlacolo soffermaronsi , per F urto delle circondanti lave , spenti rimasero. Oppressi altri restali vi sono , ma perchè incautamente avvicinati alla lavica corrente , nello istantaneo espandersi , sovei'ciiiali , ogni salvezza gU è stata tolta. Perir dovea il monomaniaco suicida Coutrel entro il baratro del Vesuvio , al- lorquando per terminare suoi tristi giorni , in gennaro 1820 , si precipitò nel- l' accesa voragine , novello Empedocle , e dopo qualche secondo , ove la lava correa a discopcrlo, fu veduto un corpo ardente sopra di essa, afferma il chiarissimo Monticelli , che mano mano divenne nero e cessò di divampare , da potersi con pertiche sottrarre , se lo sbigotlimenlo de' pochi astanti non avesscli islupidili. Dal che emerge non essere giunto quel misero alle incinerazione , quantunque il cadavere era stabilmente sottoposto alla forza permanente ed immediala dell' ec- cessivo calorico. Ma , preterendo il magnificato scampo de' fratelli Anlìnomo ed Anapio coi vecchi genitori addosso , fra la rovina di quella vetusta eruzione di greca epoca , cvulgaU) da Pausania , e alla cieca ripetuto ed accreditalo da quanti poslcriorj che ricopiansi di tulla buona fede , nessuno ignora l' innocua possibilità di avvi- pinarsi al corso di fluente lava , allorquando la pioggia de' vulcanici prodotti in^ coerenti , che ingombrar suole i prossimi luoghi , 0 le soffocanti esalazioni , lo permettono a' curiosi ed agli sperimentatori. E Carrera dice di se stesso , che , nella eruzione del i636 , avendo gettato una pietra sulla lava che correa , ven- ne portala a galla , e nel tempo medesimo con sommo ardire vi pose il piede sopra , travalicando all' altro margine. Conosce ognuno c^he la celerilà del moto d'ogni volcanica lava dipende dalla giacitura del terreno, dal grado di sua fluidità , e dalla quantità effluente della materia : laonde non sarà improbabile clic da peculiari circostanze possa ancora dipendere un minore o maggiore sviluppo di calorico. I formidabili contrasti tra la rovente lava e i grandi strati di neve ; lo strepito sonoro dolio sprizao delle onde del mare , fra vaporosi turbini , che senza interruzione impetuosamente svolgonsi da ingombrare il cielo , toslocbò quella ne invade il seno ; e l'altra temperatura dell' acqua marina , che acquista per esteso perimenlro , lorquando una eruzione di sottoposto volcano frammezzo vi scoppia, non sono mai sfuggiti alla osscrvazioac. Direbbesi quindi che la fisica trasfusione del calorico , dalla rovente lava unicamente emanato , siane cagione soltanto ? non avervi parte il gas infiammabile , che per tante chimiche azioni generar si debbe ? Pongasi mente oltracciò alla considerabile quantità di combustibili necessaria a ridurre in cenere il corpo umano , ed alla difTicollà che gli antichi duravano onde rendere per la incinerazione gli ultimi doveri a' loro defunti : riducasi al pensiero che , nelle pubbliche esecuzioni di pena di morie , ricliiedcvasi molla fa- tica a consumare col fuoco i corpi de' condannali , bisognando grande catasta , ed aiutarne eziandio 1' energia impeciando la persona di quo' colpevoli. Ed ecco rifuggir r idea d' un facile incendio d' uomo vivente senza la partecipazione di i- doneo combustibile, o nella disianza d'accese materie. 1 greci ed i Romani, poe- ti e storici , fanno conoscere che , onde bruciare i cadaveri di loro trapassati , sce- glievano per il rogo le Icgne più facili incendersi per la copia di resinose sostan- ze contenute , come il pino il tasso il larice il frassino 1' abete ; di cui troppa quantità bisognando , non tutti ottener potevano gli onori della incinerazione ; ed era ignominia per una famiglia , come sappiamo da Cicerone e da Sveto- nio , se il cadavere non fossesi intieramente consumato. La pronta incinerazione adunque di quegli sventurati Etnicoli e degli ani- mali domestici condotti seco , dedur si deve non dallo svolgimento consueto e graduale del calorico dalla rovente materia volcanica , accanlo alia quale senza molestia prima del disastro lavoravano , ma per la poderosa attività di quello che ja subila accensione del cumulato gas infiammabile produsse. 44S RAPPORTO Sulla memoria del sig. Nicolccci intorno ai Polìtalami fossilt deir Italia meridionale. Signor Presidente , La Memoria di Nicolucci , intitolala: Politalami fossili dell' Italia Meridio- nale , e della quale siamo incaricati di fare rapporto a quest' accademia , è divisa in tre palli. Nella prima parte Y Autore discuto ed abbraccia la opinione , che la creta risulti di conchiglie , zooDti , e politalami che ne formano quasi la massima por- zione o massa ; mentre i più grandi petrefatti sonovi come deposti , e se ne ad- ducono in sostegno la cretacea formazione dell'Italia meridionale osservata dal- l' A. al microscopio. Nella seconda parte si ragiona del posto , che i politalami debbono occupare nella serie animalo , e di una loro fisiologica distribuzione. Porzione tU essi era stata classificala da Linneo, seguilo da' moderni, fra i cefalopodi microscopici , ed altra tra' polipi. De Ilaan , Gray , Diijardin , Johnston ne avevano notato il rav- vicinamento con vari zoofili , ma era ancora incerto per essi il luogo , ove do- ì evano collocarli. L' A. ha seguilo 1' EhrcnbcM'g , riunendoli alla classe da' {òry- azoa), di cui formano il primo ordine. Ne ha desunto la distribuzione in fami- glie dal diverso sviluppo di una forma primitiva , la miliola. La terza parte contiene la descrizione zoologica delle 58 specie di Politalami dall' autore riscoulrale nelle crete delle murgie in Gravina , in quelle di Catto- lica e Caltanisetta ; nella sabbia di Monte Mario in Roma ; nella marna d" Ischia e nell' argillosa di Taranto ; ncll' argilla di Tropea , nel calcare compatto del Gargano , nei depositi di ghiaia tra Pozzuoli e Montenuovo ; ne' tufi di Aiùano Lecce Manduria Benevento ; nella matrice calcare- marnosa del Vesuvio ; nel cal- care a nummolili dell' isola di Tremiti; 12 specie ne sono nuove, egualmente che il genere pseudosiderina. Slimiamo duncjue che sifTatto patrio e pregevole lavoro del nostro socio me- riti di essere inserito nei nostri Atti accademici ; rimborsando all'Autore l'im- porto dei disegni che vi sono annessi , e della spesa da lui fatta , onde proccu- rarsi i menzionati saggi di creta. G. Sangiovanni. S. DELLE CniAlE. 0. G. Costa. r M9 SUNTI DE' VERBALI. Tornata del fa Settembre i843. Lello il processo verbale dell' antecedente tornata ed approvato ;. si legge una ministeriale con la quale si accorda al cav. D. Macedonio Melloni un congedo , onde recarsi in Lucca a quel Congresso di dotti , col godimento dei gettoni. 11 socio sig. Guarini partecipa all'Accademia di aver ricevuto dal suo amico sig. Girelli talune foglie di quercia , sulle quali , dicesi , esser caduta pioggia contenente della manna , con l' incarico di lame de' saggi cbimici. Egli promette di occuparsene ed ottenendone dei risultamenti di qualche importanza si farà un dovere di parteciparli all' Accademia. Il cav. Quadri legge una sua memoria sul trattamento della fistola lacrima- le. Egli presenta un piccolo strumento di sua invenzione tanto semplice quanto importante , mercè del quale egli ha praticato delle inje/.ieni di soluzione di ni- trato d' argento pel trattamento di questa malattia , con soddisfacentissima riuscita. Il sig. Nicolucci legge una sua memoria su' Politalami fossili dell' Italia me- ridionale. La quale viene affidata per 1' esame a' signori Costa , Sangiovanni , delle Chiajc ed il Seniore Macri. Si presenta in dono un opuscolo del proff. Elice su' parafulmini che si passa al sig. Palmieri per farne rapporto. L' adunanza si scioglie annunziandosi dal Presidente le ferie autunnali. Tomaia de j Novembre i343. Letto il processo verbale dell'antecedente tornata ed approvato , il segretario perpetuo dà lettura di una lettera ministeriale con la quale si comunica all' Ac- cademia la sovrana approvazione alla nomina del nuovo socio ordinario sig. D. Paolo Tucci. Con altra ministeriale S. E. il Ministro chiede 1' avviso dell' Accademia sul compenso da darsi al Dr. Antonio Vinci per aver introdotto il primo in Catania le operazioni chirurgiche di Autoplastica e di Litotripsia. Ad adempiere un tale incarico il Presidente nomina una commissione composta de' sig. cav. Sauloro , cav. Vulpcs , cav. Nanula ed il professor Semmola. La Società di Scienze, Agricoltura ed Arti di Lilla con lettera de' i6 set- tembre accusa la ricezione de' volumi del nostri Atti e ne ringraziai" Accademia. Il sig. Visconte di Santarem ringrazia parimenti l'Accademia dell'accoglienza da questa falla alle sue opere e promette di mandarne delle altre una al suo grande atlante. 11 sig. Barone d' Hombres Firmas con sua lettera prega il Segretario Pcrpe- 45o tuo di porgere all' Accademia i suoi ringraziamenti per averlo nominato socio corrispondente, ed in pari tempo manda in dono parecchi suoi opuscoli. Il sig. cav. Montagne parimenti con sua lettera invia in dono all'Accademia alcuni opuscoli. Il Seniore della classe di Fisica D. Saverio Macri logge alcuno osservazioni sopra una novella specie di Doride del nostro mar tirreno. L' Accademia si com- piace altamente della laboriosità del suo benemerito ed illustre socio Seniore , ed a mostrargli un alto di rispetto approva per gli atti ad unanimità la memoria suddetta non sottoponendola ad esame. Il socio sig. Guarini legge una nota concernente gli sperimenti cseguitr da lui e dal sig. Girelli per ottenere i disegni col metodo fotografico de' quali pre- senta un buon numero e di plausibile effetto , ricavati principalmente da stampe incise e da sfumo , da stampe colorale , da stampe litografiche , e da disegni a piombino. Ila fatto anche rilevare talune altre applicazioni che possono farsi colla fotografia , ed ha presentato de' disegni ottenuti da oggetti di arti e da oggetti naturali tra quali si fa notare quelli di taluno piante ed insetti. Si stabilisce che questa nota sia inserita nel Rendiconto. Il socio sig. Scmmola legge una memoria intitolata (c Sperienze e conside- razioni intorno ai medicamenti nominati diaforetici a. La quale viene affidata per l'esame ad una Coramessione formata da' sig. cav. Sementini^ cav. Vulpes e dal Seniore Blacri, Si presentano in dono i seguenti libri. Del Cloro e di taluno teoriche della cliiraicii moderna ; del profl". Ag.ilino Longo. Catoni» iS^à in 8. Ultimi progressi della Geografia ; del tig. Jacopo Graoberg de Ilctiiso. Milano i845 in 8. De 1' action chimique d' un seul coiiple voltaiiiue , et dis nioycns d' en auginenter la puissancej par SI. le proff. A. de la Rive; in 8. Genève i843- Intorno ai processi raeccanici atti a sviluppare nei corpi solidi 1' elettricità statica ; di Antonio Perego. Brescia i843 in 8. pag. S'J fig. Notes sur Alais ancien par M. le Baroli d' Uonibrcs Firmas ; in 8. pag. 24" Obscrvalions sur la Tcrebratula Diphesa ; par le ineme in 8. pag. i3. Souvenirs d' un voyage en Italie ; par le mcine in 8. Notice sur les arbres remarquabics du Departement ilii Gard ; par le meme in 8. Essai sur la croissancc dcs arbres ; par le meine in 8. Du Cenrc Xi/>ìiri/i/ivra et a son occasion ; Rechcicbes sur cctle qiicstion : Trouvt-t-on dans le» Fucaicès les deux modes. In 8. pur C. Jlonlagne. Cryptogamoe niilghrrienses ; seu plantaruin cellularliim in monlìbus Penisulae indicae. Neel- Gherrìes diclis a CI. Penottet colleclarum enumcialio ; par I\I. C. Montagne ; in 8. p;ig. q6. Troisitine et quatrieine centurie ile Plantes cclliilaires cxotiques , in 4- P-'g- 5 par le inemc. Sur un nooveau geme de la famille dcs liepatiqiies ; in 4- pag. 5 par le ineme. Memoir of tlie royal astronoraical society. London i843 ; in 4. voi. n, i3 e 14. Mastriaoi , eonlinuazione del dizioDario Storico Geografico Civile del Kcgno delle Due Sicilie. 45i APPENDfCE ANALISI DI LIBRI, JovRVjL DEs ÉcOKOMisTEs — Rcvac McnsucUe de l'Economie Potiiiijue , des Questions Agricole!, Manu- facturièrcs et Commcrciiiles ; par MM. Slanrjui , Bitrct , Dunnycr , Diissard , Fiizy , Fix , Legen- Itl , Morcau de Jonnès , Pance , Pa«/ , Bejbaud , l?oAr , /Ioìji , lya/ , de yillcneuve Sarge- moni , ViUcrmè , >fo/o«'i^(. — Pàkis ; janvicr à décemlre lS^2, Muncava lu Francia di an' opera periadica che per istituto predicasse e diffondesse le pure e ragionevoli ildllriDe della scienza cconomicu •, e questo bisogno tiÉnlo maggiore avverlivasi, per quanto nelle molle e (jriivissiine quistioni di attuale iiilciessc cbe da alcuni anni si Tan discettando nelle CaiDOre francesi , la diversità delle sentenze e de' p:irlili semlira a poco a poco avere insinualo nella opiuion pubblica un deplorabile scetticismo fin su i problemi vitali e fondamentali della scienza. Ed ecco ap parire a proposilo questo Giobnìle degli Economisti. Le penne de" primi scrit- tori che abbia la Francia portano il loro tiibulo alla nuova opera periodica , la quale si annun- zia conscia della sua missione nobilissima di reslnurar la scienza. In falli ci gode 1' animo nel ve- dere in essa professati e sostenuti i bu oni e sani principi , come meglio apparirà dalla esposizio- ne , che non senza qualche speranza di far cosa utile al nostro paese , ci proponghiamo di dare di volta in volta delle materie contenute ne' fascicoli della medesima , cominciando da quelli del caduto anno i84^) che finora abbiamo sotto gli occhi. Merita in primo luogo attenzione una seiie d'importantissimi articoli sulle due quistioni, oggi •ai'dinali della scienza economica ; V una cioè della guerra ognor flagraule tra il sistema delb ti- bera concorrenza e quello de' ci/icw/i e delle proibizioni; e l'allra della centralizzazione governativa. I. Il sig. DoNOTES, consigliere di stato e membro dell' Islituto , esamina in due profondi arti- coli le obbiezioni rleialc negli ultimi tempi contro il regine della concorrenza , le quali consisto- no soprattutto nel ripetere dal medesimo la spaventevole disuguaglianza della distribuzione delle rìc- chczzc , e la decadenza e la miseria delle classi lavoratrici cresciuta in ragione del maggiore svilup- pamento delle ricchezze sociali , e ciò per aver dovuto gì' intra prenditori ridurre i salali per ven- dere i prodotti D minor prezzo , e per aver dovuto sostiiuir le macchine agli operai , il che k fatto mettere a ribasso il prezzo della mano d' opera, attesa la superfluità de' lavoratori lasciati oziosi dalla iulroduzione delle nuove forze meccaniche. Da' quali ragionamenti sì pretende trarre la C0D> •eguenza , che ogni uomo avendo diritto di vivere e di procacciarne i mezzi , la società abbia il do- vere di assiemare a lutti il lavoro bastevole al sostentamento , e che la sola vìa per assicurar la sorte 67 4.5s di tulli sia quella di sostituire t organhtmione e P associazione al sistema della concorrenza libera. Il valoroso economista comincia per maravigli.irsi , clic dopo gli sforzi dulia società sostenuti per piii che venti secoli , aflìn dì conseguire la emoncipaiione del lavoro nell' interesse stesso dello classi lavoratrici, possa alcuno oggi pretendere di avere scoperto clic la uniuniià abbia finora temila una f.ilsa strada ; che questa emancipazione il cui acquisto tanto è costato , non sia che un funesto dono oppressivo per quegli stessi che 1' àn desiderato ; e che il genere umano in somma debba nelle sue tendenze e nella sua ragione aver trovata la più ingannevole guida. Ma prima di prestar fiducia a si inattesa eonchiusione , lo scrittore richiama il lettore a riflettere seco lui , se in vece gli oppositori del sistema della Ubera concorrenza non sieno caduti in gravi e moltiplici errori. E quindi succedono le cinque seguenti dimostrazioni : 1. Che il regime della libera concorrenza , buono o cattivo, utile o ruincso , in realtà non esiste ancora in alcun paese del mondo. Da per tutto esso non è la regola ma la eccezione , dap- poiché ne' paesi i più civilizzati si trovano le dogane , P esclusivo esercizio di certe professioni , un gran numero di privilegi e monopoli , operosa ingerenza governativa , tasse non lievi , for- malità , restrizioni ed ostacoli di ogni maniera al pienamente libero esercizio dell' industria. Quale esperienza si à dunque degli eSettì di un sistema di concorrenza universale eri ilUnntnUi , se questo sistema ò tuttavia un desiderio ? 1. Che il quadro luttuoso della presente ineguale distribuzione delle ricchezze e della degra- dazione e miseria delle clasii lavoratrici è del tutto infedele. Se si tenesse conto della estensione che à ottenuto il benessere e la prosperità universale , si troverebbe che anche le classi le più misere della società sono al di d' oggi di gran lunga meno infelici di quel che fossero tre secoli addietro. Gli operai sono certamente meglio nudriti , meglio vestili e. meglio aUogj^ìati al presen- te ; e la realita di siflilti raigliorameoli si manifesta all' evidenza da un fatto imporlanlissimo , tioi! dal notevole accrescimento del termine medio della vita umana , che fino ad un quarto di sico'o addietro era 1' età di anni trentacinque , ed ora tocca il quarantesimo , giusta i risultamenli delle statistiche : 3. Che ciò che vi C di reale ne' mali delle classi lavoratrici , erroneamente si attribuisce alla libertà del lavoro , alla concorrenza , alle macchine , alla separazione de' mestieri , ed al cumolo de' capitali \ ma tutte queste cose lungi_daU' essere cause di miseria , sono sorgenti feconde di pro- sperità : 4. Che i principali mezzi proposti per ovviare a' magnificati danni da Owcn, da Saint-Simon, e da Fouricr sono impraticabili , e tendono ad aggravarli infinitamente. 5. Finalmente che il solo rimedio veramente applicabile non alla radicale distruzione del preteso male ( che si dimostra cosa ioeTltabile e necessaria nella società la ineguaglianza delle ricchezze e delle proprietà ) , ma a scemare ciò che v' à forse di eccessivo e deplorabile in siffatta disugiia- gliiiDza deve consistere appunto unicamente nel realizzare sotto tuli' i rapporti il trionfo del sistema della libera concorrenza , 1' abolizione de' vincoli , e la completa emaocipaziuqe dell' industria e del lavoro, 'II. Il prof. Biiki^QO! , membro dell'Istituto, in altro suo Discorso letto nell'Accademia delle Scienze Morali e Politiche, ragiona de' pericoli del sistema proibitilo e della necessità di rimedinrin. .Sono io esso ribadite le idee del DukOteh, come per solenne protesta contro le conchiusioni adol- late nel 184^ da' Consigli Industriali francesi. La proposizione che il valoroso scrittore dimostra , può ridursi a questa; che lo stato attuale delle industrie è uno slato contro natur.i, perciocché men- tre le macchine moltiplicano i prodotti , sono intanto chiusi gli sbocchi e le uscite de' medesimi dalle dogane e dalle rettrìzionì ^ in guisa che il cittema incita a produrre ed impedisce di vendere. A questa , dice l' Autore , violenta economica , u questa singolare coi'.traddÌAÌone aoo da altri- 453 buirsi in massima parte i Jisordinl e gli sconcerti che dan luogo a tanti bmenli sulla distribuzione delle riccliczzc nella moderna socielit. III. Il sig. Vincent dimostra in un suo articolo sul sistema Mie dogann , che il sistema ri- strettivo lungi dilli* essere indispensabile , secondo il pensare di taluni , al progresso dell' industria, e provato nocivo da' falli accaduti in IngUllcrra ed in Francia , ne' (juali paesi il progresso indu- striale è dovuto a ben diflerenti cause. IV. Non meno imporlanic 6 una scritlara dello stesso Donotee sul sistema della centralizza- zione govcrnatun. Egli ne esamina la natura , l' influenza che può esercitare sulla prosperità pub- blica , i naturali suoi limili , e le utili riduzioni ohe esso perciò è destinato a ricevere. E mentre rommendu i vniituggì dell' unilù e della celerità che ne derivano, viene poscia esponendo quali cose, secondo lui , il governo non abbia né facoltà né missione di fare o d' impedire ; e conchiude non potere il sistema di cenlralizzaziane estendersi al punto di conquistare a prò del Governo que' di- ritti che secondo la sua natura ed il suo scopo non gli appaiicngono. Ma certo le teoriche di questo scrittore in ordine ai drilli ed al potere del Governo tornano false ed insostenibili ove sì esca dalla forma di governo per la quale egli scrive. V. Ampia messe di rilevanti notizie statistiche si raccoglie da un artìcolo d' Irpoirro Passt, membro dell' Istituto , antico ministro delle Cnanzc , che descrive la situazione agiiiola del dipar- timento di Eurc dopo il iSoo : da due arliculi sulle strade di ferro di Diissabd : da quello sol confronto della popolazione della Francia con gli altri stati di Europa, di Mobe.vd de Jonsès, mem- bro dell' Utiliilo : da una eccellente memoria dello stesso Dussaro intorno allo stilo Cnanziero del- l' l(i"liillerra , eil alle misuro rceenlemenle piopuste d.i' tritici e da' lories : dal quadro della situa- zione induslrìale delle manifatture inglesi nell'ultimo semestre del 18.^1 , di Bubet : dalla propo- sta di riforma nella tariffa delle poste in Francia di Obazio Sax ( 6glio del celebre economista ) : dalle coiisidci azioni a proposilo del trattalo Belgico e della quislione de' lini , di Dcssabd : da un articolo del sig. Lacroix suU' avvenire del commercio francese in Asia : e finalmente da un articolo dell' cconomisla spagnolo RAMo^ della Sacb* sulla industria del cotone, e gli operai in Catalogna. In tulli questi lavori il principio del vero progresso delle industrie, la libertà economie^ , è la stella polare che serve di guida al camraiao de' benemeriti compilatori. VI. In un articolo sulla organizzazione del macello , Obazio Sat combatte con giuste e solide ragioni un progetto di ordinanza che tenderebbe a ridarre i macellai ad una corporazione con li- niiti:zionc del loro numero. Egli ricorda i pericolosi effetti delle antiche corporazioni, e le proscri- ve come funesto all' iniUislria , salve soltanto le disposizioni che spella alla Polizia dì adottare, per allonlunare gì' ineonveiiienli e danni di specie differente che nascer potrebbero dallo sregolalo modo del commercio di beccheria. VII. Alcuni articoli dell' eloquente prof. Blarqdi , che racchiudono alcune Considerazioni tul- io sialo sociale delle popolazioni della Turchia Europea , sono della più alla importanza. Nessun pae- se quanto la Turchia , per quel che da intelligente osservatore à riferito il sig. Blarqdi , può ser- vire a dimostrare la decisiva influenza che la famiglia à sull' intero corpo della società. In fatti, egli affcn la potersi ormai considerare la Turchia come divisa in due grandi popolazioni , la mu- sulmana , che è neh' esercizio di tuli' i poteri , e che non pertanto è in preda al disordine , al- l' ignoranza , alla misceia , oli' avvilimento , alla brutalilà de' vizi , ed alla più completa degra- dazione monde ; e la cristiana , legalmente schiava ed oppressa , e che ciò non ostante manifesta nel suo seno la più eTÌdcnte superiorità dell' intelligenza, dell'agiatezza, della industria e delle ar- * 454 ti , drll' ordine , drlla virlù e della dignilit del carattere. L' una racchiude tulli gli elementi di un* prossima dissoluzione , ed è in una manifosta crescente decadenza : I' altra di giorno io giurno manifcsla ■ germi di uno splendido avvenire , è nclU via di un costante progresso, ed annunzia il tuo vicino risorgimento. Le cagioni delle quali diOerenze il dotto scrittore va ad attingere per la maggior parte nelle diverse condizioni in cui è posta dalla religione e dalle leggi la famiglia musul- mana e la cristiana , 1' economia di ambe le quali il sig. BLA^Q^u à potuto profondamente studia- re in un recente viaggio da lui fatto in quelle regioni , e quindi ollioMmcnle descriverle. Questi articoli contengono inoltre non pochi altri fatti notevolissimi , sul!' a])poggio de' quali l'A. risoluta- mente pronunzia inevitabile e non lontana la distruzione e l' annientamento della preponderanza politica della razza musulmana , per cedere il luogo al dominio della societù cristiana in quelle va- ste contrade , le quali finora non àn veduto messi a profitto i larghi doni e le fertili altitudini loro dalla natura concedute , unicamente per colpa dell' uomo che non seppe conoscerle ed ap - prezzarle. Vili. Argomento affine al precedente oDre una memoria Ictla all' Istituto dal De Salle intor- no alla Poligamia Musulmana , le conchiusioni della quale s'incontrano e si rassomigliano con quel- le del Blanqui. Iu questa memoria si dimostra come il regime della poligamia combinato col di- vorzio e con la schiavitù , rende la costituzione della famiglia musulmana ben inferiore alla cristia- na i come la povertà, le gelosìe e le discordie domestiche , la nessuna educazione della prole , la mortalità slessa de' figli rendono deplorabile la condizione della società turca ; come al contrario nel resto dell'Europa la popolazione è più abbondante , l'uomo più nubile ed intelligente, più agiata la vita , maggiore la somma del benessere , per essersi reso omaggio a' diritti della domi i , per essersi onorata la dignità di una metà dell' uniauità ! IX. Una prolusione del prof. Pellechino Rossi per l' apertura della cattedra di economia al Collegio Reale di Francia , comprende una introduzione alla storia delle scienze economiche , nella (|ua- le racchiudesi un rapidissimo cenno delle scuole economiche passate e presenti con alcune iuipor- taolissìme considerazioni relative , che senza contenere precisa novità portano però l' impronta tut- ta propria dello spirito scientifico del Rossi. Dimostra egli come ordinariamente l'errore della scuo- la precedente sia servito allo stabilimento della seguente , e qual grande bisogno avvertasi di una storia delle scienze economiche , atta a far manifesto il rapporto e la reciproca influenza fra i fatti e le teorie , rapporto ed influenza che costantemente si avverano tanto nelle scienze di osser- vazione quanto in quelle di ragionamento : che i fatti da scegliere all'uopo vorrebbero essere i fa(ti geoerali, non già quelli particolari e variabili secondo gli accidenti , senza che però questi ultimi venissero rifiutali del tutto : e che fuori di questo ufficio altro non sa concepirne per la storia di una scienza qualunque , mentre lo storico suppone la conoscenza teorica della scienza , e quindi non deve prolissamente esporre la successione delle diverse teoriche , ma accennarne soltanto i princ pi e segnalarne i risultati. Passando poscia ad esporre il metodo che egli terrà , premette alcuni prìncipi generali che riguardano le scienze tutte , e stabilisce che non bastano i soli fatti per costituire una scienza , ma fa mestieri che di essi si renda ragione ; bisogna in somma che V uomo volga la sua attenzione su quel che fa , e che quel che fa abbia il suo principio in un» idea predominante. E conphiu4t! applicando tal metodo alla scienza dell' economia. X. Segue up giudizioso lavoro del 6Ìg. Fix Dello spirito progressivo e dello spirilo di consena- tiene in economia politica. Egli svela le erronee conseguenze allequaU riescono tanto coloro i quali tono troppo atnapti delle teorie e delle innovazioni senza tener conto de' fatti reali e possibili , 455 quanto ((uclli che sono ll(;i od un sislcma d! eterna immobilità , e cui ogni progresso oflcndc. Pas- sa a rassegna tutte le giunili riuistioiii dell' epoca •, e sebbene egli condanni gli uni e gli altri , ti dichiara però meno avverso u primi , percioeehè non vi à fatto che non finisca ad una teoria. Ed a tal proposito ■ = 1)5395 Ossido di Manganese 0,10 Potasaa 5,G8 0,62 Soda 4)86 1,24 Perdila al fuoco 0,20 Questa imalisi è stata falla scom ponendo la sostanza coli' mido fluoridrico , dipoi col carbo- nato di potassa , per dosare la silice. Si vede che il rapporto dell' ossigeno della potassa a quello diila soda è di 1 . a 2 ; il rapporto dell' ossigeno delle diverse basi a quello della silice , di 1 . a 4- 35 ; per conseguenza , dietro la composizione conosciuta del feldspato vetroso , se ti osserva 4i>9 che il saggio analizzato non presentava quano , si può considerare questo porfido trachiiiio roim un mii^cuglio inlimu di 5o per o/o di feldspato vetroso , con i^ per o/o d' albitc e ^3 per o/.< di silice , o anc)ie come una dissoluzione di silicato neutro alumlno-alcalino nella silice- Si vede elle vi è poca calce e magnesia, ciò clie va di accordo coli' assenza dell' orniblenda, dell' aiigili' e della mica nella roccia. Una rocciaclic proveniva da un filone di Ponza , ed uvea la più grande analogia con la pre- cedente , ha dato : P. s. a 2,5273. Silicea 75,4 '• È chiaro che i due risultati poco dìITeriseono. Porfido Irachiticn micaceo dell' isola di Ponza. Questa roccia , che , a Ponza come a Pulmarola, si presenta acccompagnata da perliti e da ossidiana , appartiene ad un filone porfirico che può passare ad un conglomerato pomicoso tra- rliilico. Quasi tutte le varietà di questo filone si lasciano classificare fra i porfiri senza quarzo del sig. Bciidunt. La roccia presenta delle numerose p;n;lictlc di mica esa{;on.'ili , ma incomplete ; vi si os- servano anche dei cristalli di feldspato per metà fusi. Ora essa e terrosa , granellosa e facile a rompersi ; ora è compatta , a frattura concoide , simile alla silice ^ in altri casi infine è porosa , ed ha le sue cavità ripiene di una sostanza che rassomiglia all' allumina o all' ossido di ferro nno varoente precipitalo. Il colore varia dal bianco al grigio chiaro , ed anche fino al rosso binjno. La varietà analizata era impastata colla mica ed aveva molta analogia col granito granelloso. Ossig. Silice 73,46 38, 16 Allumina i3,o5 6,09 Ossido di ferro i,49 0,4 1 Calce 0,45 o,u p. s. =3,5598 M^igncsia o,35 o,i5 Manganese traccia » Potassa 4^39 0,76 Soda 6,28 1,60 L'analisi chimica dimostra l'identità di questa roccia colla precedente, e fa vedere che si può considerarla come un silicato acido o come un miscuglio di feldspato vetroso , di albite e di si- lice : se vi t qui una più gran quantità di terra , ciò proviene senza dnbbio dalla presenza della mica nella roccia. Filone poroso di Zannane. Fra le numerose varietà della formazione trachilica di Ongrigia che ■1 sig. Beudant ha fallo conoscere ve n' è alcuna che somiglia alla roccia di Zannone ; il suo a- spetto fisico, e, in certi luogi , la sua posizione geologica , non fanno in alcun modo pensare ad una origine vulcanica. Niun prodotto vulcanico , niun tufo o conglomerato viene a svelare la vera origine di (fuesta roccia che ha un, colore bianco giallastro chiaro , e somiglia tanto al calcare di acqua dolce o travertino da potervi facilmente ingannare. L' analisi ha dato : Ossig. Silice 75,09 39,00 Allumina t3,26 6,19 Ossido di ferro 1,10 o,33 Calce 0,18 o,o5 p. s. =il,6i45 Magnesia 0,16 0,06 Potassa . 8,3 1 1,40 Soda 1,5; 0,43 58 46o Il rapporto dell' ossigeno delle basi à quello delln silice ò di i. a 4'6i ^ ciò che si accorda molto colle analisi precedenti. Considerando l'ossido di ferro come semplicemente mescolalo nella roccia allo stalo di ossido idrato , ciò cVic dcv' essere , percliè si lascia facilmente separare dagli acidi , si potrà rappresentare questo porfido tracliitico per -jS p. o/o silice i,35 perossido di fer- ro , 34-54 ortuctas , 55.83 feldspato vetroso conlenenlo un egiial numero di atomi di potassa e di soda. Questo modo di considerar la roccia è giustificato dalla prcsenia di cristalli periati ( ma- cie fottemenle vetrosi , cUe non hanno lo spigolo si caratteristico dell' alhite. Il sig. Abich si è fermato a studiare il porfido Irachìiico delle ìsole di Ponza , perchè egli è in generale assai poco conosciuto nelle collezioni , benché costituisca un tipo nettissimo di una formazione molto rara in natura. Egli passa in seguito alla fonna/.ioiie trachitica di Lipari , che Ila quasi sempre il carattere di lave , e presenta le loro modifìcazioai vetrose. I porfidi che vi si trovano contengono dei frammenti di rocce pirosseniche apparlenenti ad una formazione più antica, che sembrano aver attraversata: a questo fatto si deve attribuir la dilTcrenza fra questi por- fidi e quelle delle isole Ponze ; il loro colore è più generalmente rosso-bruno , il loro peso speci- fico è un poto accresciuto; vi è meno di silice , più di terra e proporzionalmente meno di alcali, ÌS analisi ha dato , per una varietà compatta di Monte Guardia ( Lipari ). Ossig Silice 68,35 35, 5o Allumina • . . 13.95 6,5o Protossido di firro 2.18 0,-1 Calce 8,^4 o.ia p. s. = s,ri6.-i I\Ijgnesia 2,20 o,S5 Potassa 3,24 0)54 Soda 4)'9 <)09 Perdita al fuoco consistente principalmente in acido solforico e zolfo 4)64 La somma dell'ossigeno degli alcali e delle terre è all'ossigeno dell' ulUimina ;• i ; 3 , e r ossigeno delle busi è a quello della silice come i è a 3,56 ; quindi si può considerare la roc eia come formata di 71,4 pw o/o di feldspato , a due atomi di potassa e a di soda , e come un miscuglio di feldispalo vetroso e di albite nel rapporto di 2 ad i , più 15,78 di Silice. Suppo- nendo che le rimanenti terre ed una parte del ferro formano un bisilicato , ciò che ecccdeiii di ossido di ferro dovrii essere riportato in combinazione coli' acido solforico che si sviluppa , come dell' acido solforoso , durante la calcinazione al rosso. La presenza dell' acido solforico in queste rocce le distingue da tutte la formazioni analoghe; esso dimostra che un' azione energica di vapori solforici ha dovuto esercitarsi sulle eruzioni vul- caniche di Lipari ; ha dovuto esservi qualche cosa analoga al ligo aA acido solforico che s' incon- tra nell'interno del volcano di Bagnia Vangui ( è una parie dell' isola di Giava ); o infine vi sono state delle aiqne come quelle che s' incontrano nelle Ande , e parlicolarminte presso Rio-Vinagrc le quali contengono degli acidi solforico e muriatico. All' isola Vulcano , il porfido Irachitico ha egualmente attraversato le rocce pirosseniche del cratere di sollevamento ; egli è ricoverlo alla sua parte inferiore , sulla costa dell' isola , da ossidia- ne , da tufi , e da conglomerati di perliti. Il suo peso spec. =2,6552 Contenente in silice ^ 75, 5o per o/o' i6t La perdita al fuoco, conji«lpntc principalmente in acido «olforiro e zolfo , è ugnale a 1,74. Qui come nel coso precodoiilc , le rocce ricche in aupilc hiiiino esercitalo una modificazione sulla naturii del porfido trachilico , che è comparso in seguilo ; perchè questo contiene delle hrecce di un mclafiro nero. Se si vuol riassumere tutto ciò che sopra è stalo dello su i porfidi trachitiei , si vede che il loro peso specifico varia tra 2,5279 e 2,6552 , e che contengono da 74,''4 a 60, 35 di silice. Co- ti , si ha : P. s. = 2,5783. Silice 6g,46 per o/o. Si comprende che è impossibile che questa roccia abbia de' corallcri ben marcali , perchè è soggeltii u grandi modificazioni , secondo che impasta più o meno materie straniere ; perl.into i due caratteri precedenti , congiunti ad alcune osservazioni geologiche , basteranno sempre per farla riconoscere. Tiiic/iUr. Si dà questo nome alle rocce che sono ordi(jaiiamentc mollo granellose , la di cui parte ter- rosa olTrc una confusa cristallizzazione ed ha più generalmente un color chiaro: esse sono spesse volte porose. L' albite a ba.se di potassa cd^il Mdspalo vetroso sono i suoi elementi costitutivi ; 1' albite cosliluiscc anche, allo slatn cristallino , la pasta delle trachiti , e sopraltiitlo di quelle chr contengono de' grossi cristalli di feldspato vilroso ; il suo color bianco e lo si)lcndore perlaceo che presenta nella sua frattura , pernullono allrundu di distinguerlo facilmente dal feldspato. È chiaro che certe varietà di granito che si cliiamano granili porfirici , eonlcngono le due varietà di feld- spato , 1' oilosa e r albite. Queste trachiti di cui ora parliamo furmuiio , come si sa , nel genere lU'lle tr.ichiiì , ima varietà analoga a qiulla de' granili porfiiici : ne' due casi , si è I' albite che torma la massa del granito o della trachite , meni re che i cristalli di feldspato vetroso vi sono sparsi . l'rac/iitc ilei Drochcnfcis , nelle selle montagne , pressn Bonn,' Questa trachite , che contiene due varietà di feldspato ha la composizione seguente : P. 5. =1,689? Parie solubile netjli acidi' m'ìt^t p. o/o, Silice 46,11 Allumina 4')58 Ossido di ferro magnetico .... 29,88 Ossido di ferro conlenenle un poco di Titano 3, 95 Calce • . . 5,33 Magnesia 4,66 Potassa 1^58 Soda 1,47 Ossido di Manganese 1^22 Ari|iri e cloro 2.q6 Ossig, 24,45 2,l3 9,56 0.42 i,'i8 i,5o 0.25 0,46 ">;■ Parte insolubile 87. Ì9 per I/co. Ossig. 70,22 36 47 '7!^9 8.92 0,82 0,24 Somma » 2,09 0:4 ' 3,71 5,6a » » 0.58 o.i5 0,64 .,48 « 67.09 i5,65 4,59 o,38 2,25 0-97 3,56 5,07 » 0.45 Os.ig. 54,34 7,29 1,34 0,62 0,35 0,61 1,55 463 Si vede che l' nlbite e la sostnuza molto dominatile della roccia -, la piccola porzione che è solubile nell'acido muiiatico può altronde essere coiisidrralu come uà miscuglio diossido magne- tico con un silicato idrato, L' analisi della roccia mostra che 1' ossigeno delle basi potenti ( alcali calce , magnesia ) è a qnello delle basi più deboli ( allumina ed ossido di ferro ) : : i : 3 ; il rapporto dell' ossigeno ilclle basi u quello della silice è altronde di i a 3. È evidente che questi rapporti non sarebbero cambiali , te nella roccia , entrava una certa quantità di feldspato vetro- so .- cosi noi possiamo coiisiilerare (|uesta trachilc come un silicato neutro contenente in mesco- lanza uò rssere annoverata fra le formazioni di questo genere che sono ricche in silice , ed , in al- cune varietà , si veggono dei piccoli cristalli esaedri di quarzo. È da osservare che il suo peso .speciGco e la sua capaciti^ in silice la ravvicinano molto a quella del porfido trachitico di Lipari: qat in eifetli quest' ultimo passa alla traehite propriamente detta. Trachilc del monte OliLiiiio , prcsiu Pozzuoli. Questa roccia di un' aspetto analogo a quello della traehite di Drachenfcls , ha dovuto indubitabilmente scorrere allo stato di lava , dal monte Olibano fino al mare. Essa è di un grigio di cenere , semidura , a pasta granellosa ; presenta un aggregato di cristalli bianchissimi e tramazzati da feldspato vetroso molto splendente \ infine vi si osserva dell' orniblenda e del ferro magnetico. P. s. =2,685o Silice = 66,89 P- o'°' Questi risultati vanno molto bene di accordo con quelli ottenuti dalla traehite dì Drachenfels . Trachilc di Dallicim , prasn Montaiaur. Questa traehite è in rapporto rimarchevole col basalle che sembra aver allraversato , secondo le osservazioni di M. de Bucli. La sua pasta è granellosa , mollo densa , il suo colore varia dal grigio al verdastro ; presenta un miscuglio inlimo di albile a base di potassa col feldspato vetroso in cristalli splendenti , ma mal detcrminati. Vi è anche un poco di orniblenda e di ossida ma- gnetico. P. s. = 2,7022 Silice = 67,68 p. o/o. È probabile che l'aumento di peso specifico è principalmente dovuto alla presenza dell' or- niblenda e dell' ossido magnetico. Trachilc deh' isola Panaria-— In questa isola , che è interessantissima per lo studio delle tra- chili , si possono distinguere tre varietà : ,. La prima consite in una pasta ora compatta , ora un poco porosa , il di cui colore varia dal rosso-grigio al grigio-verdastro ; comtienc molti crisialli di feldspato vetroso , ma mal determinati. Vi sono dei piccoli cristalli vi orniblenda , molta albile a base di potassa , ma nulla di mica. P.s. = 2,6754 Silice =64,37. La seeonda varietà oflre una pasta vetrosa grigia conpatissima , che presenta molto feldspato ed albite a base di potassa , sovente anche dei grani di quarzo rossastro. In quanto all' orniblen- da , essa è completamente rimpiazzata dalla mica nera che è sparsa in tutta la massa. La terza varietà ha una pasta compatta e dura , con una frattura scagliosa e con un colore 46S •curo ; està somiglia mollo nd iinn specie <\ì pmficlo fcMspolico ( Honinslcin porpliyred ). 1 cri- stalli di feldspato vetioso souo rari , ed , all' incontro , vi si trova molla albilc e poli.ssa ; l' aii- fibolo orniblenda 1' altraversu in tutte le direzioni , vi è un pò di ferro osbidolalo , ma nulla di P. $.=: 2,75^5 Silice = 61,39. Trochile liei ({intorni di Francforl. — Questa tracliile s'incontra fra Grafcnbrucli el Dietzcnbacb, ntllc vicinanze di Fr.Éncforl, e presso le rocce basaltiche. Presenta una pasta di un grigio rossastro t d al primo aspetto somiglia piuttosto ad alcuni calcai i di acqua dolce clic ad una roccia volcanica. Kssa •'^ penetrata da piccoli distaili di feldspato di un colore giallastro che mostrano solamente quii e là delle piccole faccette lucenti. Non vi si rinviene traccia di orniblenda , di mica , né di ferro ossidolato. P. s.r= 2,6181 Silice =67,72. Da ciò che precede , è chiaro che le esperienze fatte sulle trachiti dapoo per media caratte^ rìstica di queste rocce : P. s. = 2,68ji Silice = 65,85 p. o/o. 3°. Domile. Questa roccia che si rinviene in Alvernia ed in Ongrigia , sembra una formazione particolara «he ordinai iamcnle si allontana dai terreni trachilici con i quali non è legata. Essa è grigia bian- I astra , i)iesciita una massa molto granellosa ed appannata , spesso friabile ; vi si osserva una gran quantità di piccoli cristalli di feldspato bianchi e trasparenti , ed anche delle pagliette di mica nrra u bruna. Il sig. Abich ha trovato : P. s. = 2,6354 Silice = 65,5o. Questi risultali sono di accordo con quelli del sig. Berlhier , che dà la Domite come un si< licato neutro. Pertanto il sig. Abich sarebbe portato a credere che si debbon rinvenire nella roc- cia i due alc.ili , solamente sarebbe possibile che non contenga che una piccola quantìlj di so- da : allora essa sarebbe , per rapporto alla trucbite, ciò che è il porfido trachitico bianco di Zìa- none per rapporto al porfido trachitico. Del resio si può osservare , che il peso speciilco e la capaciti in silice della Domile coinci- dono con i valori medi corrispondenti ottenuti per le trachiti. 4°. Funoìilc. A prima vista, si è naturalmente condotto a pensare che devono esistere de rapporti geologici molto intimi fra la fonolite e la trachitie o il basalte. Intanto , 1' osservazione non ha permesso finora di dimostrare con certezza che vi sia passaggio della fonolite al basalte : perchè i punti di contatto tra la fonolite ed il basalte sono rari , ed il più delle volte è evidente che la fonolite , ha attraversato il basalte , di poi si è s]>arsa in forma di cono alla sua superficie. È la contrario frei|Ucntissiino l' incontrare la fonolite colla trachilc , e l' osservazione geologica mena a pensare che esse provengono dalle trasformazioni di una slessa roccia. La fonolite costituisce una roccia omogenea con una struttura scagliosa e leggiermente concoi- de \ il suo colore è il verde-grigiastro il grigio di cenere. Spesso ella è porfiroide , e contiene dei cristalli di feldspato vetroso , intimamente sparsi nella massa , vi si rinviene anche , benché raramente , dell' orniblenda , dell' ausile , del ferro ossidolato magnetico che sono allo stalo mi> cix>$copico e come disciolti cella pasta che costituisce la roccia. m l idvoii ilei sig. Gmelin hanno fallo conoscere che la fonolite può essere considerata come un iniscuglio di feldspato vetroso con inesotipo , e clic le propoizioni de' due principi costiluenli possono essere molto differenti. La composiiione media data dall' analisi al signor Abich ^ la se- guente : MF.niA DI SEI ANALISI Parte solubile 0 niesotipo 35,20. Parie insolubile 0 felils|ialo 64,80. Fonolite. Si ice Allumila Ossido (li ferro Ossido 4IÌ manganese .... Calce M.ignesia Soda r.iU^sa ^■■I- Ossig. 42,16 21,99 23,91 21,16 6,20 1,90 i,i3 0,34 2,22 0,62 1,26 0,48 11,38 2,81 3 ,0 3 0 , S 1 7.41 6,58 Ossig. 65,56 54,o5 17,20 8,o5 2,88 0,88 b,79 0,25 0 68 0,19 » » 3,38 0,86 8,45 .,43 » ì) Ossig._ 57.66 29 96 19,96 9,58 5,?,2 1,04 0.76 0,i2 1,01 o,5o 1,53 o,3g 6,98 1,78 6,06 1,07 2,33 2,07 p. s. = 2.; Si sono rinvenute oncLe alcune tracce di acido titanico , solforico , e di cloro ; ma non se n' è tenuto conto. 11 rapporto dell'ossigeno dilla silice a quello di tutte le basi è di i ; 2 , ed il rapporto del- l' ossigeno degli alcali a quella dell' allumina è di i : 3 ; separando tutl.ivia dalla combinazione una parte dell' ossido di ferro , che si ririguarda come mescolato allo stato di ossido magnetico , la fonolite e rappresentata dalla formola dell' oliglasia similmente che la tracliile lipo , quella cioè di Drachefels , lo è per quella del feldspato veli-oso e dell' ortosa. La Fonolite e la trachite difleriscono essenzialmente in ciò che la prima ha un peso speci- 6co più debole della seconda , ed al contrario , una più gran capacità in alcali. Cosi , secondo Slruve , la fonolite del castello di Toeplilz non contiene meno di 18 p. o/o di alcali, di cui i3 p. o;o di soda; quella di Bilin 16,73 p. o/o d'alcali, di cui i3,ii p. o/o di soda. Come si può spie- gare questa più grande capacità di alcali ? Il sig. Abich pensa che le relazioni geologiche osser- vate Ira la fonolile e la trachite guidano ad ammettere che la prima sia una trasformazione della seconda. ICgli suppone una trachite trasportata in fusione neh' interno di un vulcano ed incontrata dai vapori delle acque del mare , i quali Iraspoitano neccssariamenle con se del cloruro di sodio; dei fenomeni di trasformazione dovranno neccssariamenle prodursi; la roccia riceverà una certa quantità di acqua e di soda- Si formerà una zeolile che darà alla roccia la sua sonorità , mentre che la capacità in silice ed il peso specìfico dovranno dimiuiiire ; in breve si coslilnirà una fo- nolite. Per sostenere questa teoria , nella quale si suppone 1' intervento dell'acqua del mare , ne' vul- cani , il sig. Abich analizza il Pipcrno, che cosliluiscc la massa interna de' Camp-FLcgrci , presso Napoli , in seguito la lava del Monte A/uovo , che somiglia alla fonolite di Hegau e del Rodano. . kTt 00 rsio ir, * IO to C O IO s C". * — ^ o Sc^co -O O"- •^■r a Cto co IO i. tO -v-r -aioo*30»-o t^ «^ uo -^ ^ 4r, IO. c*^ - -' ci io" -" ^ iO t^ «' o" CI 1 ^=- 'O >J» ce O ^^ V e^O '^ -OR<».t;*as s **' dì d^ o~ o" - — fl; ■= co Oto l <£soS - 0 ^T S ^-J-m O^ o 1 C -. ^« ^.^'i. s'^^"-a = e* X: ] O 0 O O vO o O CI ti J \ e 1 -e aot^-i--C» ce 05^ Ci o^to 30 ce 40 tn s ^^2 r. 'b, -"io" to" -^ o" o - io" O " • Ci^-J» O O Kì tO IO Clio aio «>c>-coo-5 - r^ CìvT ri -.cir>.cs^ia-'^^ Ex/O CI 00 Cioo O Ci Kì r^co o » tO "^ "^ "^^ c« ro_ O e <£> es - I*^ l_0 -^ C^-^ !>. - e O O - O r. . r< tO CO C»M CH tctO IO ri — c^ (-^lO -, s u i) SuìCO 0000-» »o H o i rl'S Oto s £ s K PJ O t-'.O "• t-^co s. O ^^ C.iO oc -^ Ci . ^ c« Q r-»« ^^r^f-as; co t-'. O O 0 *^0 ^ o - < >J .'Oci Op«-Or^rN s. te O Ci r-*lO O O "O 5 =^ o J3 jó-O vg-.-00r!«s:r O r^ ^ii tO tO IO fs 0 — Ci C"^"?" fT i-o Ci IO t ^vc to IO IO co n O v^-r IO vg- - IO ?< v^ f< l ^^ - - _ ^ * * -u • • o u 2 • • a- e • * 3 , . -3 Zj ' . . O , t, • " " • • b< . . J^ ^ u " *^ s u -. •- e *C . 2 -a ■= . rt . , . . e ■5 = ? ■£ 2 -, e « .SJiÌJ&.|^'Ì.2 = - 466 Delle unultsi precedenti , si scorge , i°. che per la lavo di monte nuovo , la capaciti in zoo- lite è più grande di 5 p. o/o; 2°. clic vi si contiene due volle più di soda e di cloro nella parte solubile che non ve n' ha in quella del pìpcrno ; 5°. ohe il peso è mollo inferiore. QuinHi il sig. Abich conchiude che l' acqua del mare , lu <|iiale contiene più di i p. o/o di cloruro ili sodio, ha aumcntiilu la quanlllà di zcolile , e portala la soda di 5,g3 a lijSg ; egli arametlc in- fine che la lava di Monte Nuovo , e per consigutnza lu fonolite , sia un pipcrnu fuso e trasfor- malo dall' acqua del mare. 5°. Andesite. Passiamo ora all' Andcsite che , come si sa , forma una scric di rocce appartenenti ai terreni vulcanici del nuovo mondo , ed esaminiamo alcune delle sue varietà. Andcsite del Cliimbora^o. La massa del Chimbora^o , che è formata da andcsite , consiste , secondo le osservazioni del sig. di Humboldt, in una Irachite scmivetrificala , di un grigio brunastro , la di cui pasta è simile al pedi- Stein , e che si divide in colonne quadrangolari alla guisa stessa dei basalti , questa roccia con- tiene dei piccoli cristalli di albile , di feldspato vetroso in cristalli molto grossi , un poco di 01- niblenda , dell' augite e del ferro ossidolato. L'analisi ha dato: Ossig. Silice 65,09 33581 Allumina i5,58 7,27 Ovsido di ferro 3,83 1,16 Proto>sido di It-rrci ,,73 0,59 p. 5. =3 2,6853. Calie 9.O1 0,73 Magnesia 4,,o ,,58 VoiMSa ,jgg 0,33 Soda • 4,46 i,,4 Perdita al fuoco e cloro 0,4 t 99.80 Il rapporto dell'ossigeno delle basi a quello della silice è di i : 2,^54 ; per conseguenza , l' analisi chimica va ben di accordo colle proprietà mineralogiche della roccia che le assegnano un luogo nella serie delle trachiti. Se si considerano gli alcali ed una quaniità corrispondente di calce e di magnesia come costituenti un composto feldspatico neutro , supponendo una parte del ferro allo sUito di ferro ossidolato , ciò che resta rappresenta a poco presso le formole del pi- rosseno e dell' anfibolo ; quindi vi sarebbe nell' anteside 73,89 di albile e di feldspato vetroso , nei rapporto di 3 : i . Per assicuurarsi più completamente dell' esistenza di questo feldspato , se n' è separata una gran quantità per digestione all' acido muriatico ; la polvere cosi otteunla era cristallina con isplcndor di perla ( nacrée ). Il suo peso specifico =: 2,6460 , e la sua capacità in siHce = 67,87 p. o/o, proprietà che caralterizzano l'ossidiana? (Pechstein). JndesUe deh' Antisu- na. L' Andcsite dell' Antisana 6 composta di una pasta di un grigio nero , la quale agisce forte - mente suU' ago calamitato ; contiene dcU' albile e dell' orniblenda. P. s. = 2,7084 Silice = 64,26. Una specie di lava che forma delle masse congiunte al cratere , e che contiene de' piccoli cri- stalli semi-fusi dì un bianco vetroso in una roccia un poco magnetica , ha dato P. «. C3 3,6334 Silice cs 63,23. 46? Queste proprìctì la distinguono dai basalti e dalle rocce affini. AniesUe ilei Colopaxi. Questa andesite costituisce la più gran parte di questo vulcano ; essa somiglia molto a quella dell' Antisana *, è soltanto più compulli , più gODellosa , ed un pò più ricca di ' 'istalli bianchi di ulbitc. P. s. :=2,7i5 Siliceca G3,g8. La roccia die forma il cratere dilTcriscc completamente dalla prima : essa somiglia od un pech» Stein è tendente al bruno o al verde-grigio , la sua frattura è grossolana e scagliosa. Contiene nu- merosi cristalli semi-Tetrificali di albite , e non agisce suU' ago calamitato. P. «. = 2,5 1 85 Silice = 69,58. La sua perdita al fuoco è di o,4o p. o/o. È evidente che questi caraiteri la ravvicinano più al porfido trachitico che all' andesite. Andesilc del Pichincha. Qaesta andesite è vetrosa , essa differisce dall' andesite propriamente detta , come la trachite nera del sig. Beudant dalla trachite. La sua massa è di un nero scuro , e somiglia al pcchstein j si avvicina molto alla sna varietà di cui si tratta , cioè all' andesite deli' An- tisaoa \ la sua polvere ò grìgia tendente al bianco ; contiene di cristalli bioncb' di albite che pre- sentano bene il clivaggio ( bec ) ed hanno nella frattura uno splendore perHceo. £'•-0 i rwllal' deli' analisi : Ossig. Silice e traccia di acido titanico 67,07 34,84 Allumina i3,>9 6,16 Ossido di ferro 4i74 '>45 Ossido di manganese o,35 o,og p. s. =: aSjgg. Calce 3,69 i,o3 Magnesia 3,46 i,33 Potassa 3)18 0,36 Soda 4)9» ro>r.ioSA , bianca spoec^ o CBiciovEnoASTEi II "0 ^ 0 n 0 rt 0 2 re ™ Proporzioiu di ossii;cn<' J'i 1- o 3'l 0,66 19,0.' •6 'i ',,2. ■6 _0 "■,'9 •a 0 1 G £ 0 0 0 0 S II — 0 R R i-1 ,. 2,5^08 6o,5v 0,53 0,59 10,64 3,5o o,o4 o,3o » 1 5 9 2. 2,4770 60,711 ',46. .6,5; 4,26 0,23 0,62 *'>70 ( 1,25 2>97 0,55 ■ 3 •J n CI. G'S 3. 1,98,9 6i,of .,45 '7,37 7w7 0,62 .,46 4,02 2,85 1,82 1,65 "^ "^ "1 g 4. 1,5714 62,4- 0:7'. <■'.,;' 6,84 0,18 3,25 3,28 4,74 1,55 2,41 » " 'j 5. 2,4172 6a,2f )» lO.f; 4,i5 tracce 1,24 o,5o 6,2 1 3,98 3,89 » '■ 1 r (i. 2,4895 62,70 » ,6.gi 4,98 0,39 ■577 0,82 6,09 4,35 0,76 0,52 traccia .) 1 u ?■ 2,4ll5 02, o4 )) iG,5ii 4,43 )) i,3i 0,72 6)39 3,66 3,84 3 10 Sectn'l" gruppo poinicr filmisa , bianca e con ispìendorc seloso. b. 2 ,6.ìoi 6>s,ij 1,2.) b,2, 6,2.. traeol. 0, 14 0,07 »,52 I ,1)0 .,75 0,70 o,6(J 3 14 9' 2 3S46 *''J.7'J » 12, 5l 4,6(1 )) 1,68 0,68 6,69 2,02 ii93 2,83 » 3 i3 IO. 2,2239 7^i77 )) io,83 1,80 )} 1,21 i,3o 4,29 3,00 2,85 « 3 i3 1 1 . ^3771 ;75,7> )) 12,27 2,3. » 0,65 0,29 4,52 4,73 1,12 8,3i n 3 '7 12. 2,3702 74,o5 » '■»,97 2,73 )) 0.12 0 28 4,i5 5,11 0,23 o,3i » 5 '7 i3. 2,4oo^ 66,7- 0,30 .7,55 0,81 » .,i5 1 ,20 4,10 8,27 » ), » 3 12 469 I. Osiidiana di Teneriffn, di un verde-bottiglia splendente, «cmi-traspnrente , con frattura con- coide-, contiene de' piccoli cristalli di feldspato vetroso bianco. a. Pomice di Ttnerlffa. È di un grigio sporco tendente al verde , spongiosa ; »' incontra nella massa dell' ossidiana. Tutto conduce a credere che 1' ossidiana di Tencriffa non sia allri che la roccia istcssa del vulcano , che i- siala vclrificuta. Ili(; 1 - -. 1 - ■- I i:x IO c • 3 • ti • S!- 1? ■5' o^ - o f è i^ ^p. . e o a- °^ OQ (B' e S «:? 3 ^ t_ i- »- 1 2 « . w ■ 0 • 0 • o S 5 o D; G. Q_ .o U) .^ s « Peso apccifico ( V.1 Ci *j fjt ■o LT C cs IJO 00 !0 J '^ «o Contenuto in u (|ua ^J tJ> e ^1 eJ ■^ _ s; _ .a^ o tì , 1 ce co O e ^1 ^j ce o ^o S r. S ce CJ^ •^ •" OI ui Ut Calce \ 4^^ e ^3 ^1 Ol S* ^ J5 v* co CO Magnesia o «~J Ci J" j ^ Potassa JSn. W J=^ o ^ CD ^ c ■^ J- J- Soda VI * o — &. - - - - 1 1 ~ ì B: ? :-> -. --1 V) ^,1 1 ^ ( i.-§ ■c '■C 'C ■e. - 1 V. l 'S " 3. -: s: u o» o. 1 cr ) s ? / 473 È chiaro , Etcondo (jiirsta tavoli, che la formola drlln pai le del (ufo suliibile uv^Vì acidi e quella drir oligocbsia , e va coni]>lelainenlc dì accordo con quella delle pomici I. e IV. della tavola di an:ilisi delle iioniici. Da ciò ne segue che non si deve consiilcrarc il tufo come il risul- tato di Ila sconiposiziunc di una roccia come ciò ha lungo |i io studio della chimica composizioni dì tali rocce il più gran lume ne sparge sjlle loro formazione. Che perciò noi ne raccomandiamo ad essi le chimiche analisi delle altre non poche rocce non comprese m quelle studiate dall' Abich , specialmemle la roccia nerastra di Sorrento » e le rocce vulcaniche de' doe psincìpati. Ciò che dice 1* autore in questo luogo de' tufi busaltici delV isola di f^ìvara e' invila a raromeotane 1' identità dei caratteri ebf ne manifesta quelli descritti da uno di noi nel viaggio al Termiuio ( nciidiconlo tom. I. p. 3i i ) cosicché se le chimiche aiiali.si vt-nisseio a dimostrare l' idcniìlà de' principi si crcscereblje peso all'opinione che li potrebbe riguordare come il prodotto o|)erate in mezzo all'acqua dalle sostanze eru.tale da' vulcani solluniarioi di antichissima data che ban dovuto bruciare uel circoscrillo perimetro che uc accoglie quelle vulcaniche forma- liooi. (Nota de' compilatori ). 474- Boccia del Picco di Teneriffa. Oisig. Silice con traccie di acido titanico .... 57,76 39,01 1 Allumina 17,56 8,18 Ossido di ferro 4|64 ';44 Ossidalo di ferro ......... igOQ 0,45 Ossidalo di manganese. .••*... 0,81 0,17 p. 3.^2,7486 Calce 5,46 1,53 Magnesia 3,76 0,80 Potassa 1,42 0,22 Soda . . • 6,82 1,78 Ctoro o,3o » Acqua traccia. Roccia ScUvelutsch ( kamschatha ) Ossig. Silice 61,92 32,16 Albumina >4t>o 5,57 Ossido di ferro - . . . . 6,22 i,4i Ossidulo di Manganfic 0,20 » p. s. = 2,7780 Calce 6,o3 1,69 Magnesia 5,27 2,o3 Potassa 0,61 0,10 Coda . . ; 4,88 i,o4 Roccia di Lisca-Nera. Roccia di Biannieoia. Ossig. Silice ; . . 62,20 32,5i 57,67 29,55 Allumina 20,80 9,71 11,94 5,97 Calce 2,70 0,75 7,72 2,16 Magnesia i)4o 0,53 7,02 2,71 Ossido di ferro 4)3o 'i^' 6,41 1,96 Potassa 3,10 o,5i » Soda 5,20 1,53 » Ossido di mang » » 0)3° Peso »pec, = 2,775» = 2,794» Peso sp. Silice Roccia di Zoccolaro 2,8086 53,97 Id di Stromboli . . • 2,73o7 7'i78 Id. di Roccamonfina ')795» 54,6a Id. di Junguragua »)7890 67,40 Id. di Riobombi» • . . . 2,790» 6o,35 ~* 475 Rinssumendo i risultati delle analisi precedenti , si osserva che i caratteri presi dal peso epe- litico e dui contenuto in silice sono molto distinti per non poter confondere la Irachitc-dolcrile , col porfido tiachilico , nò coli' andcsite o colle trocliiti. In efl'etti , le osservazioni de' pesi speci- fici sono compresi Ira 2,70 e »,8o , quelli della silice tra 54 e 61 per o;o. Si vede quindi che il massimo di silice ottenuto è anche inferiore a quello che sì è avuto per la trachitc e l'andesi- ic ; del resto fra le rocce analizzate , le une si avvicinano più alle trachite , le altre più alla Do- lerite. In media ai ha ; P. 8. = 3,7863 Silice = 58, oa o/o. £ questi caratteri possono essere presi come caratteristici della tracfy -dolerite. Quelle di Jun- guragna , Roccomonfìna , Lisca e TeoeriOa possono dunque essere considerate come vere trachr- dokrile , ed ul contrario le rocce di Biannlcolo ) e Zoccoluro sarebbero più ravvicioale alla do- lerite. TERZA PARTE. Dolerite 0 roccia vulcaniai colle combinazioni feldspatiche. La Dolerite è una roccia granellerà cristallina , che è il più delle volte grigia-scura o ten- dente al nero per rapporto allo slata di aggregazione , può essere molto compatta o terrosa \ con- tiene dei cristalli dì labradoro , di augitc , e dell' oroiblenda disseminata nella massa. Ecco i risu!i:iti ottenuti analizzando molte varfe)à di dolerili, Pulcriie di Stromboli. Costituisce una roccia che sì estende per la lunghezza di 320 ad 80. piedi ul di sopra del livello del mare , della parte del punto nord dì Stromboli ^ essa è di un giigiu nero, multo compatta , granellosa j e somiglia agli hornfch dell' J7ar(z: infine oflre molti cristalli oetlissimi d' labradoro. Ossig. Silice 53,88 28,00 Alhimina 23,04 ^,62 Ossido di ferro 9,35 2,10 p. i. ca 2,9641 Magnesia 8,83 3,4 ■ Calce 7,96 3,33 Potassa Suda 4i76 1)33 Pcrti volatili . : 1,78 » È chiaro che la somma dell' ossigeno della silice è due volle quella dell' ossigeno di (olle le basi , purché si considera una parte del ferro allo stato di ossido magnetico. Si può riguardare lu roccia come formata dì 4'i'9 P- o/odi labradora , e 68,87 dì augite. Il Rammelsberg ha tro- v.iln , in una vaoietìi d' Irlanda. 38, 18 di labradoro. 61,82 di aogite Questi risultali differiscono , come è chiaro , molto poco dal precedente. Dolerite delt Etna. S'incontra a 100 piedi al di sotto del piano del lago, tra ana roccia h dì cui urigiue sembra dover rimontare alla catraslofe che ha data all' Etna la (orma che ha altual- niviile. Agisce fortemente suU' ego calamitato. * = 655 Silice s= 49,94 6g 476 lami Propostosi a socio non residente il signor D. Giuseppe de' Nobili in Gasoli , sono stati no- minali Commissari i signori de Auguslinis , Semmola , e Cavalier de Eenzi , a cui si sono passate la proposizione , e le opere presentate. Lettosi il parere favorevole delb classe matematica per la nomina del P. Michele Bellini a socio corrispondente in Lucca , si è messa la deliberazione allo sperimeolo del bussolo , ed è sta- lo nominato all' unanimità. D. Giuseppe Vercillo socio non residente intervenuto alla tornata , ha presentato io dono al- l' Accademia un volume intitolato Opusculi Spirituali. Il signor Barone Durioi ha letto una memoria intitolata : qualche considerazione sul calorico de' Vivenli. PROGRAMMA Della classe matematico-Jisica della Reale Accailenùa dell» scienze di Monaco , per /(? premio del l8iSj6. La classe matematico-fisica della Reale bavara Accademia delle scienze , ha scelto il seguente quesito : Determinare i pesi atomici dello zolfo del ferro e del rame , presa per unitó 1' ossigeno , in modo che ciascuno di essi pesi atomici sia derivato da tol^$ le combinazioni delle succenoate so- stanze colle altre. 4So firiiUasi conoscere se dietro i diversi metodi finora ndoperati siusi raccolto un sufficiente nu- mero di osservazioni proprie dirette a far conoscere in parte i valori medi , ed in parte le ano- malìe presentate da ciascuno sperimento fallo per conoscere il medio. Tutto le detorminazioni di peso che si presentono dovranno essere ridotte al vóto , secondo il metodo e le tavole di Bessel. Di tulle le selle di ossoiv.izioni , avuto rìj^iiardo al valore di ci^scutl metodo , dcblinnsi derivare i probabili valori delle nominate soslanxe ed i limiti della certezza di ciascuna determinazione ado- perando il metodo de' minimi qu.idrati. Le osservazioni dovranno presentarsi nella loro forma ori- ginale , affinchè ogni cifra che Influisca sol risultalo possa essere ricercala seguendone le tracce fino agli orìgioali mezzi di sperimento. I^ classe è stala indotta a stabilire questo quesito dalle seguenti considerazioni. Nel calcolo delle cliioiiclic analisi de' pesi atomici avviene non di rado il caso , specialmenle nell esame de' corpi organici , elic la differenza (ra il calcolo e 1' osservazione sia maggiore di ciò che la diligenza e lo studio messo negli sperimenti fatti per determinarli , abbia potuto far presu- mere. SI resta anche sovente dubbioso ilelle complicale composizioni se la iiropory.ione numerira |irescella o la prossima seguente meglio convenga alla osservazione. Questa diversità deriva in parte dalla fallacia degli sperimenti , ma ben anco dalla incertezza nella determinazione do' pesi atomici. Or siccome questa inccriotza v.iia nel grado , e cresce nelle combinazioni , quando anche I' erro- re nella semplice determiuaztono degli atomi sia picciolissima, può nulladiineno esercitare una gran- de influenza sili risultato. Per potersi adunque distinguete qiial parte la determinazione de' pesi atomici pord nella dif- ferenza Ira II c:dcolo e la osservazione , e per vedere se questa incertezza si trovi ncU' ai alisi o nella sua propria , egli è neeess.irio non solo conoscere mollo esatlamentc i pesi atomici stessi , ma ben anco sapersi quando le lóro determinazioni possono deviare dal vero. Non s' ignora che i pesi atomici conosciuti sono derivati da osservazioni ben numerose ed in parte accurate, e che altro notabile perfezionamento nelle loro determinazioni potrebbe ottenersi de- rivando per calcolo i valori di essi dal complesso di tutte le osservazioni e da tulli gli speriiucnli; ma i diversi metodi osservati nelle loro determinazioni , dipendono da osservazioni di troppo ine- gual criterio perchè da un simile lavoro possa attendersene un risultato veramente soddisfacente. La classe si è veduta perciò indotta a proporre Ìl presente nuovo problema , onde procac- ciarsi colle maggiori diligenti possibili ricerche , una solida e complessiva determinazione de' pesi atomici e de' limiti della loro certezza. La scelta delle suddette quattro sostanze è stala determina- la in parte da' maggiori bisogni e dalle più vantaggiose applicazioni , ed in parte , fatta eccezio- ne del ferro e del rame , da tutte le scambievoli moltiplici combinazioni , che porgeranno analo- ghe serie di condizioni. Del resto i pesi atomici formano , come è noto invariabili proporzioni in natura. Lo scientifico valore delle loro più accurate e profonde investigazioni , non ha d' uopo d' ulteriori dicbiarazioui. Le memorie da inviarsi al concorso potranno essere scritte in tedesco , in francese o in Ia- lino , e saranno accompagnate da nn biglietto suggellalo che conterrà il nome dell' autore , e por- terà scritta di fuori la stessa epigrafe che si troverà ripetuta sulla memoria. | Le memorie saranno inviate alla Re.ile accademia di Monaco fino a non più lardi del i". novembre i84s. H giudisio ne sarà pronunzialo nell' adunanza pubblica del ■28 marzo 1846. Il premio è di 100 ducati austriaci ( circa franchi 1100 ). IO •^1 m m (^ Fasi ukli.a Lina e-; li li. li IO li IO li IO li li — —• — >-- -^ — — — — — © ce co -I 03 O' 1^ W li — S « oc. •^I 35 ^i ita. W IO — O -J X ^1 OS i;' il* ce bS w. I ^1-3 f~^ *'"■ r^ 1- • ^ t . ^ j -»> ".. ^ - ,•.• ."^ li'j r.-. .*i", f-'. rt\ r^ t~^ .*.'. .",•. r:i ^^ r^ i .■ - - i . .- • - .• i.'i ^ cr OC ^ ^ o; ce "oc li co OC "li 00 oc o OC "co "o' '— "ce IO io "li ; li li li 00 IO ^1— O©O>-'O»4C0CJ0500C;iC»CsfclC0ÌlC_— cooocooo — -1 r^ *« © Cii C5 V| co*» ò' co co co I— o'-- li- lo Ci co — .^1 'OO M O; Oi"oi © "i;"oo -~ p p p ^ ~ CV li "is. "w. ^^00©C»0** — .^loiOlilico«i''»i;i»it*«»^i*..^(i*»ir e e ^1 li "© *!:; "s Vt © fe- ^ o co ìc "et 'io "-^i "j^ Ir 'w lo "og ^ "i «=*. ti— ** ite- li OC ^ "ci "il — ^*_^" ~,"*.'^ r*-®.~-'^ O © O ►- -» "- IO li IO co IO *»• Oi •-- -i- — - ri.- il O'I O' lo '— oc — o "o co ir; oc il "fa- "■>! 'co fe- 'co 'te ^■:--- oc Jj- io ";r l: ':r "oc "— . :<: "-i io "e: ";^ I; "o Ci oc O Òl li o 00 co Oi ostno©*»©o©©S5i^coib'it*coco'j"jC.''C;'0'©oi£oo©i— so ©CO-'COQD^CO.^-— li co C5 co c;i oc — OJ e — e.-' e e. oc ce IC ;/; © li — _0 — ^i oc tó e ti li co — O w oc li oc oc «-• pb- O li oc ^ C-. — . e C-. il (T. -^ -I_ oc o e li e ife. »- 00 li li © «i- »*• e pfi» oc li *»■ li s lii. ^i- *»• o "r--- "o li o: '~. 'cr.~ > B ! f ss o _x >; o _© o _© >— -* o M oc Ci o 00 e. o co oc o X ii- ».- t- li li '■J" '*" C- C> "e li "x li S5 "e. lo 00 *»• O "»i. oc li li O (i. "e "e e "s oc x lo e i' pi-» oc fi ^ 5 C-. li-- r; I ? ■ e in *» C Crt i' Oi e il Oi ito- *» ib. cn OT È» o< tn cn ii i'i i'i i'i ii ii oi i^ i'i ii -*' PP\^Ty''~[^T'PP'^'t^'^'^'~'^'^'''~'^'~^^''~'^^'^'^^^^ l!t'?^K!:;':if^'^"^''*'-'"i*'*i»coòcii— coiooii-coiUcoiii'i»-*» !->• *i» O Iv, e e X « *» e is. il li X ÌT C! e. i'i -.1 X co e i» *>. CT co »- t o 3 ?^?-'tfr'^52**'S'*'"^^''W^'^'"^ *» ti o o — e; o ti tr co e co I •— ti ii o «-- i' ce ii zs;. t^K \ ^' ^ 5-1 ^ Z ^ y^ Z' c^ ¥ § ^ 5? ^- ^ ^ 3! cij t_ r^ et x 2 z 5. j^; j^ -x I \i VJ i' ,— -- ft o c c "1 "1 ■< < * < < -■ 5^ _ 3 5 1 1! 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Aii*»stb Annuario del Reale oservatorio di Palermo per 1' anno i843. Suir anello di Saturno ; osservazioni del signor Arago Osservazioni sulla cometa del iS43 falle all'Osservatorio di Napoli . Nola sulla gran Cometa del i^43 ; del signor E. Cipocci Esperienze termometriche sulla luce della nuova cometa ec. del signor Mai rnurssEK SuU' ccclissi di sole del i842 ; del signor Vaiz FISICA. Suir clettricilii animale ; del signor Santi Linari Rapporto sulla memoria del signor A. Db Loca intorno ad od nuovo sistema di To- nonictria .......■•••••• ~— intorno ai sistemi de' caleidoscopi del signor De Luca Sulla memoria del C. Meiloni sulla colorazione di alcuni umori e membrane degli echi. — Sulla memoria del signor San-MartIno sulla portala de' fiumi .... Intorno ad una modidcazione della macchina elettrica proposta dal signor Guebaroi Sulle differenze tra le onde luminose e le sonore ; del signor Caucuv Sullo diversità de' livelli relativi della terra, e del mare ; del signor Bbavais La scossa e la decomposizione dell'acqua per mezzo della correnti indotte dal magne- tismo terrestre; de' signori S. Llmari e Palmieri .... lyS 174 j e Relazione del viaggio all' Etna del signor Del Re 201 , e Ricerche sidla formazione delle immagini prodotte dall' azione de' raggi invisiLili ; del signor Moeser. Nuova macchina locomotiva ; del signor Davioson . ■ . • i38 e Sul modo come si fanno le immagini dagherriano , de' signori Moeseh e Fitzaw Nuova maniera di considerare i fenomeni del dagherretipo ; del signor Gacltur di CaAVBus 61 S9 169 93 ia6 i36 164 170 366 368 49 5i 52 S6 55 96 i3* i33 2o5 280 aia 212 3X5 S16 484 Grcgmiola di enorma grandezza .,15 Notltia sul (remuoto di Nantes j,g Mezzo di irasporiare su di una lamina metallica le impressioni dei caratteri di ogni specie; del signor P. Dunt ■ . 3,3 Notiiizia su i lavori galvanoplastici del signor Jacobi jj< Suir uso delle correnti galvano-magncticbo applicale ia casi di semi-pnmlisi e d' irilide microscopica nervosa cronica; del signor Qpadhi 2; a Stilla densità della Terra ; del signor Bault Soy Dell' influenza della Luna sulla pressione atmosferica ; del signor InuoT . . 3i5 Srggio di uua deteiminazione dell'altezza media de' coiii'Hcnti ; del sigilo»- d'Hiji- BOIDT. 3i5 Sulla teoria della pila voltaica , ili L. BonapaiVì^; sunto del signor Arigo . . . 3s9 Breve notizia intorno alla nuova pila del signor Bunsen 323 Sunto di quauto è Stato fatto nella gran cisterna del tempio di Serapide ; del signor C. NlCCOLiNX. 33g Sopra ima maniera di considerare i fenom>ui del Dagherrotipo ; de' signoii Choisflas e rUxEL 363 Misura delle variazioni del baromelro ; del signor Vilienecve 365 Sulle proprietà di trasmissione per la luce che ha il carbone di legno e la piombag- gine in lamine sottili ed in particelle; del signor J. Day? 366 Caduta di pietre meteoriche in don, a r''8 Aurora boreale del signor ST^^t vson SGg Aereolili caduti in Utrecht '. ioi Scosse di tremuolo in Napoli 4oo Saggi di un analisi calorifica dello spoltro solare , del Cavalier Mfuoni ; memoria prima; delle relazioni di temperatura fra raggi luminosi. . , . . , J!^,o3 Nola su i disegni litografici ; del signor G. GuAiirNi 4*3 Osservazioni meteorologiche fatte in Alberona ; del signor H. Gassitto , . . 440 Sull'eruzione dell'Etna di novembre i843 ; del P. Torkabeke. .... 44i Sull'accidentale arsione iiaiana per l'eruzione dell'Etna del i843 ; del signor R. Sa VA , . . 4 '4 CHIMICA. Dell' azione del vapore acquoso di fosforo ; del signor F. Casoh'a .... 38 Intorno all' acciaio di aunnoiiiaca ; del signor A. De Vita .... 4^ Rapporto sulla memoria dal signor Semmola sui sali formali dal larlralo di potassa e di ferro .............. i»o Modo di scoprire la presenza dello zolfo nelle piante ; del signor IFaisjh"». . . 189 Cincovina : nuovo alcaloide vegetale ......... «V Reprislinazione de'molalli col cianuro l'i potassio ....... i4o Metodo pratico per determinare la (luau'ità reale d' indaco ncgl' 'nv^ Natura sulla tripoìiaiia ivi Analisi di talune sostanze rinvenute in un vaso a Pompei ; del signor GuaH''t Sulla memoria del signor Gaspahrini sulle cattce Nuove siìcrienzc e considerazioni sul calor proprio delle piante , del signor Gabdmr Suir assorbimento de' sali nelle piante ; del signor Vooel ..... Sul genere Sclerotium ; del signor LeveIlliS ....... Botanica della storia Naturale delle Canarie del signor Webb .... Sulla composizione del Camiiim e della parte che prende nell' organoger'a vegetale de' signori Miriiel e Paven. ......... Intorno alla struttura dell' arillo ; del signor Gasparriki ..... Nota relativa ai caratteri distintivi cho separano i vegetabili dagli animali ed olle se- erezioni minerali delle piante ; del signor Payem ....... GEOLOGIA MINER \LOGLV PALEONTOLOGIA. Banchi di coralli e formazioni vulcaniche di America e di altri luoghi ; del signor Darwin Osservazioni geologiche su i contorni di Palermo ; del signor Cisoau Politalami fossili dell' Italia Mertdionalo , del signor Nicollki . . . 345 e Sulla Geologia dell' America meridionale , del signor d'Orbicky. .... Ricerclio sulla composizione geologica de' terreni che contengono «elfo in Sicilia ed in Calabria ; del signor Paillette .......... Miniera d' oro degli Urali in Siberia ; del signor Kascoeroff ..... Sulle roccie vulcaniche , specialmente delle due SiciUe ; del signor Abicb . 3ao 323 3 •ii zag i5 iu3 97 124 i4o 178 aS3 34a 375 ■^n 379 1/8 47 59 i4i aa i43 299 260 384 aSo 273 35a 3S6 389 394 457 MEDICINA. Sulle malattie vajuololdi esaminale nelle loro scambievoli correlarioui ; del signor Sem- moLA Memoria sulla riforma dello quarantine ; del signor Gosse . . • 78 , i44 Spericnze e considerazioni intorno ai medicamenti nominali diaforotici ; del signor Seriola .......... GIURISPRUDENZA ECONOMIA POLITICA STATISTICA GEOGRAFIA. Dell'uso ed autorità delle leggi del regno delle due Sicilie, considerale nelle relazioni con lo persone e col territorio degli stranieri ; del signor N. Rocco. Aunlisi del popolamento dell' isola di Pènes ; del signor Cagnazzi. Sulla Geografia comparala del Soudan ; del sig. F. De Lucv .... Considcraz-ioui sopra due lavori de' signori PuuiUet e Quelelet intorno gli elementi del le tavole di mortalità ; del signor P. Db Luca ...... Sul lavoro de' fanciulli nelle manifallure ; del signor I. Petitti. Canale di comunicazione fra l'Oceano ailantlco ed il Pacifico; del signor Wahen Della riforma delle carceri ; de' signori Peiiti e Makcwi ..... Ricerclie storiche sopra Americo Vespucci ; de' signori Samarem e de Luca '1 Giornale degli Economisli ; est'-atio del signor Mancini . . . ECONOMIA RURALE, Indicazione delle piante nocive agli animali domestici. ..... Ricerche sull' ingrassamento de' bestiami e sulla formazione del latte . SCIENZE ISTORICHE. Considerazioni sulla storia ; del signor G. de Cesabe Giudizio del signor Rezzonico sul discorso di C. Troya intorno alla condizione de' ro- mani vinti da' Longobardi ; del signor Mancini ...... Elogio di Giuseppe Scorza ; del signor C. Fiauti ...... Rapporto sull' elogio del Conte Milano ; del signor M. G. Rcffo SUNTI DE' VERRALI. Dicembre 1842—61; gennaro i843 — 63, 66 — febbrajo 66, 128 — marzo — i23, 124 — aprile 206 , 207 — giugno 208 , 285 — luglio 386 , 887 .— agosto 289 , 36i ^ settembre 36a , 449 — novembre 449 ATTI ACCADEMICI— PROGRAMMI. Società Economica del 2". Abruzzo Ulteriore ........ Programma della Reale Accademia Napolitana delle scienze pel i844. Giornale Economico del Principato Ulteriore ........ La Campania ind\istriale ; della S. E. di Terra di Lavoro. . . . . . Accademia Pontaniana 24a , 246 , SaS , 336 , 399 e Programma della Reale Accademia di Monaco Annunzi. .......... 162—163 — 4oo, Tavole metorologiche . 87 , 88 — 167 , 168 ^ 247 > a48 — 336 , 337 — 4oi, '7 221 435 68 118 i55 i85 209 220 291 3oa 4SI i5i 395 159 190 358 85 86 240 s4i 4-79 48o 336 4oa