^ri Js;,-?Vv ',•■.- ■,■■ I \? y //o^.y? ^' ,\^' .1.^ A 1 1D2ILIL2 AiDursiiiiìaa la idi9Iìiìvvdsì'ì DELL' ACCADElllA DILLE SCIENZE SESIOKE ^$11^ ^iD^Utà %tuU ^othonuu Vt Éta^cit ANNO TERZO TOMO ni- NAPOLI DALLO STABILraiENTO TIPOGRAFICO DELL' AQUILA. 1844. ìWx RENDICONTO n\ 13. DELLE ADUNANZE E DE* LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ^>o-^ai>o<3^s)g>fes*-o*^ ' ■- LAVORI DELLE ADUNA^7.E DI GENNAJO E FEBBRAJO. PRESIDENZA DEL SIC. M. TENORE MEMORIE E NOTE LE ITE E PRESENTATE Fisica — Delf azione della luce Lunare sopra alcuni corpi organici vegetabili, ed altri inorganici ; Memoria del Cav. Proff. Gidseppe Gicu, Socio corrispon- dente della R. Accademia delle scienze di Napoli. La Luna , in altri lempi , è stala credula avere un azione immensa e sopra i vegetali. , come sopra gli altri due regni della natura , ed altri poi lo hanno negalo alTntlo ogni potere, e sono i partigiani dell'una e dell'altra opinione re- ciprocamente tacciati di visionari. Noi slam d'avviso che ambe le parti abbiano il torto sembrandoci che ogni potere non si possa negare a questo pianeta, essendo dimostrato che nel fenomeno delle maree vi ha la luna una gran parte per la sua l'orza d'attrazione. Il Sig. Howard ha osservato a Londra che il mercurio s'innalza di più costantemente nel plenilunio dentro il tubo del barometro : questa slessa osservazione è stata falla ullimamonlc da un altro lìsico all'Isola di S. Elena, e questi fatti vanno contro a quelli che non vogliono sentir parlare di un potere qualunque della Luna. Sebbene le precitate osservazioni siaa favorcvoU all' azion della Luna non provano però che debbasi credere estesa tale azione a tulli i fe- nomeni naturali come volevano gli antichi , e come vuole attualmente il volgo. Ci è sembrato in questo contrasto d' o])inioni doversi istituire nuovi esperi- n)enli senza spirilo di partito , i quali polcsser dare qualche lume in proposito, e cominciare a sceverare quello che è vero da ciò che viene asserito come tale. Abbiamo dato principio dal determinare l'azione della luce lunare sulla ve- getazione , ed ecco in breve l' istoria di ciò che si e fallo per giungervi. Verso la metà del decorso Aprile del i843 avemmo luogo di osservare dei vasi in cui erano stale soniinatc delle vcccie , e temile coslantemcntc in una cantina ove non penelra\a ne la luce del sole , ne quella della luna , e tali piante eran biancliis- sinie come avranno anche molti osservato in eguali circostanze. Avevamo veduto di più elle prendevan tali piante una tinta gialla verdiccia nella sommità, se per dei giorni di seguito, dopo cavate dai luoghi privi di luce, erano slate esposte a quella disseminata del sole entro stanze , in una parte delle quali s' introduceva la viva luco solare , ma non cadeva mai sopra lo pianticelle delle veccie. Vari erano questi vasi. Ne volemmo priMidere uno di quei che non erano stati mai esposti ne all' aria libera , nò alla luce solare disseminata , e tenuto continuamente in cantina lo ponemmo soltanto nella notte all' azione dei raggi lunari , e procu- rammo che avanti la levala del sole il vaso fosse nuovamente portato in cantina, e tenuto sotto un bigonzo da uva rovesciatovi sopra. L'esperimento rincomin- ciammo verso r 1 1 d' Aprile del i843 , vale a dire il giorno quinto del primo quarto della luna , e ogni notte si ripeteva 1' esposizione delle veccie dall' un ora di notte fino avanti la levata del sole, e ciò ripetemmo fino al 18 del dello mese giorno quinto del plenilunio. Le piante più robuste acquistarono il color verde simile a quello che comparisce in piante di veccie in questo modo lenule all' aria libera ed anche alla luce solare. Le piante di un altro vasOj tenuto coslantemcnte lontano dalla luce del sole , e della luna , non si sono colorale in conto alcuno, e si sono putrefatte in seguito (Mostra di numero uno) (i). Dopo questa prima osservazione nel mese di maggio ripetemmo alcuni espe- rinicnli diretti, e regolammo la sementa delle veccie in modo che circa il 29 Aprile le piante fossero nate, cioè nel giorno della nuova luna, e le facemmo tenere col medesimo sistema praticato sulle veccie di cui antccedenlemenlc si è discorso, vale a dire, di tenerle in cantina nel giorno , e nella notte esposte all'azione della luce lunare, e continuammo tal sistema dal 7 di maggio, giorno del primo quarlo, e le riscontrammo di un colore giallo verdastro, ma che aveva più predominio il primo che il secondo (Vedasi mostra di numero due). Altre veccie seminate e sviluppalo nel medesimo periodo che l' antecedenti , e tenute anch'esse coslanle- menle alla luce lunare soltanto , e colle solile cautele nel resto della giornata lino al 16 di maggio, cioè tre giorni dopo il plenilunio. Queste si erano bene sviluppate , ed avevano il color verde quasi eguale a quello che si osserva nelle veccie fatte nascere all' aria libera , ed esposte anche alla luce solare ( mostra numero tre ). Veduto che la luce lunare aveva una azione diretta sulla vegetazione, volenmio (t) Le mostre delle piante che hanno servito agli esperimenti , e di cui si parla in questa memoria furono prima immerse in una soluzione d' allumina , e potassa solfata , onde Gssarne il colore , e poi furon di»^eccale. Questi esemplari sono otTcrli unitamente alla presente memoria alla accademia reale delle sciente di Napoli. osservare se era capace Ji faro sviluppare l'ossigcne, facendola cadere sopra alcune piante, anzi sopra alcune foglie. Prendemmo perciò dei pampini, che cogliemmo due ore dopo che era tramontalo il sole, e l'introducemmo entro una boccia di cri- stallo , quindi 1' empimmo d' ac(|ua, la turammo con un foglio disteso di carta, onde impedire all'aria atmosferica d' introdurvisi ; ponemmo la palma della mano, e capovoltammo la boccia , e cos'i turata l' immergemmo dentro un apparato idro- pneumalico-cliimico , ed allora togliemmo la carta, e la parte superiore della boccia contenente i pampini la quale restava fuori del bagno , e 1' esponemmo in un luogo , ove in tutto il corso della notte polosser cadere sulla boccia i raggi della luna. Togliemmo poi 1' apparalo , ed in conseguenza anche la boccia , e collocammo il tutto in una stanza a\anli la levala del sole , e ripetemmo tale espe- rinimlo per tre sere, du(! avanti il plenilunio, cioè 1' 1 1 , e il i2 del medesimo mese, ed il i3, sera del suddetto plenilunio, e non la ripetemmo la sera dopo, i4 , perchè era il cielo copt'rto di nubi. Nello Ire notti di sopra indicate osser- vammo che nella paite superiore della boccia vi si era adunato un gas del vo- lume circa un mezzo pollice , e ciò avvenne nelle prime due sere ; nella terza poi il gas era più voluminoso accostandosi a circa tre quarti di pollice. Questo gas introdotto entro un gazimetro , e posto l' islromenlo nel bagno idro-pneuma- tico-chimico introducemmo per mezzo del nostro decomponilor dei gas nella som- mità del gazimetro una quantità di fosforo , e coli' applicare al gazimetro un lume acceso , e alimentato dall' alcool , procurammo che il fosforo si riscaldasse un poco , e subito togliemmo, e quindi lasciammo tutto in quiete, e in capo di circa tre ore trovammo il gas assorbito , per cui concludemmo essere il medesimo gas ossigeno svaporato per mezzo della luce lunare. Questo secondo esperimento con- ferma, secondo noi, 1' azione della luce della luna nella vegetazione delle piante, e che tanto le prime esperienze che le presenti sembrano indicare esser maggiore la forza di tal luce nel plenilunio che negli altri stadi , e forse perchè la luna presentando una superGcie illuminata più estesa nel plenilunio, anche la colonna lucida che cade sopra i vegetabili deve avere un potere più forte (i). Altri esperimenti quindi eseguimmo sopra dei corpi inorganici. Si sa che se al nitrato d' argento disciollo nell' acqua vi s'i aggiunga del cloruro di sodio (sai gemma ) si forma nel fondo del vaso , ove s' eseguisce questa operazione un pre- cipitato bianco caghoso che altro non è che cloruro d'argento. Si sa egualmente che questo precipitato esposto all'azione dei raggi solari acquista un color quasi nero. Volemmo vedere se un simil cambiamento avveniva mediante la luce della (1) Si si che alCDne foglie di Tegrtabili esalano l' ossigeno anche nn pò di tempo dopo rhe il sole è sparito dall' orizionte , ma Pavere aspettato due ore dopo il tramonto di quest'astro a cogliere i (lampini, ci sem- bra QD periodo tale da allontanare ogni sospetto per attribuire questa separazione non ad una cagione ni. totale > e comune , ma a quella dei raggi lunari. 6 luna . pil a tal (Ine sciogliemmo il nilralo d'argento nell'acqua di pioggia, e v'ag- giungemmo del sale di cucina, e subito si ebbe, come era naturale, il solilo deposito caglioso bianco. PosLi tal materia la sera del 12 di giugno in cui vi era il ple- nilunio in un piattino da caffè ed esposto ai raggi lunari , e toltolo avanti la levala del sole , si cambiò in una materia quasi nera. Nella stessa sera avevamo fatta imbevere con la solita soluzione di cloruro d' argento della carta bianca. Pren- demmo una lente convcsso-convcssa del diametro di io pollici , il di cui fuoco era di pollici 18 , e nel punto ove i raggi stavano più condensati dalla lente vi ponemmo la delta caria preparala, e ve la tenemmo io minuti, a capo ai quali vi si formò nella carta stessa una macchia di color nero un poco più estesa della luce lunare die sopra vi cadeva , e ciò avvenne perchè varie volte la togliemmo dal suo punto per conoscere gli effetti risentiti dal cloruro d' argento, per cui la luce cadeva anche sopra altri punti. Nella sera consecutiva il disco della luna era un poco attorniato da nebbia, con tulio ciò volemmo osservare se si producevano i fenomeni di sopra indicali. La carta proparala col cloruro d' argento fu tenuta esposta all' azione della luce lunare concentrata; ma siccome la luce era meno intensa, a cui si aggiunse che r assistente la cambiava spesso di situazione , così ritrovammo le macchie sparse sulla superficie della carta medesima , e dotate di un colore molto più chiaro di quelle osservato nella carta preparata ed adoperala nell'esperimento istituito la sera del 1 2 giugno, llipelemmo in questa stessa serata 1' esperimento della soluzione del clo- ruro d'argento posto in un piattino da caffè, ed esposto quindi all'azione dei raggi lunari , ma il colornnieiilo di questa materia fu meno intenso , nò penetrò perchè rovesciati alcuni irainmenti , nella mattinata consecutiva si vedeva che man- lenevasi in essi il color bianco nella parte che riguardava il fondo del recipiente. Il Sig. Arago, nella seduta della camera de' deputati di Francia del di 8 Luglio 18.39, sul progetto di legge proposto dal ministro dell'interno per accordare una pensione al Uaguerre , ed al lìglio di Niepcr , il di cui padre era stato compa- gno di Daguerre, per avere esso communicato e pubblicato il segreto con cui eran giunti a scoprire il modo di copiare i disegai per mezzo della camera oscura , \i si legge! che fino a quel momento niuuo era giunto ad ottenere per mezzo della luce della luna , anche rafforzata con lenti, nessuno effetto percettibile , ma colle lamine preparate dal Daguerre , si otteneva per mezzo di questo pianeta un imòiaiif/iiincnlo che ci fa sperare , egli diceva, fare delle carte fotografiche 'lei nostro satellite. Dietro questo semplice annunzio ,, il Sig. Pier Angiolo Ca- gnoni di questa città di Siena valente coltivatore dell' ottica , e d' altre branche della Fisica, nel maggio i8|i ottenne su di una lastra preparata, secondo Da- guerre, e cogli ultimi perfezionamenti, in tre minali primi la figura rotonda della luna di color bianco , e ingrandita poi tal figura eoa un microscopio mollo forte non gli riuscì di osservarvi nessun segno onde poter ritrarre un disegno adattalo air esecuzione della carta desiderala fotogenica. 7 Volendo noi pure aggiungere ai precedenti nostri esperimenti diretti a mo- strare r azione chimica dei raggi lunari, divisammo ripeterli sulle lamine di rame placcate con argento secondo il sistema di Daguerre. A tal fine pregammo il Sig. Giovanni Vannacci impiegato nella regia amministrazione del registro in Siena a volersi compiacere di eseguire il ridetto esperimento. Egli gentilmente si preslù aefl' accordarci questo favore, e nella serata del plenilunio del 7 dicembre i843 preparò la lastra colla maggior attenzione , e con tutte le regole suggerite fin ora dai Fisici. Non fìi fatta cadere la luce della luna direttamente sulla lente della camera oscura , ma sopra uno specchio il quale la rifletteva sopra la nominala lente; cosicché la forza della luce si esercitava debolmente sulla lastra Dngherolipa. La facemmo restare esposta alla luce per lo spazio di ^ìj mimili primi , e tro- vammo dopo le solite preparazioni fatte sulla lastra una traccia trasversale di color bianco , che alle due estremità era rotonda , e nel suo corso vi si vedevano delle interruzioni di color scuro , le quali si dovevano probabilmente a cerle linee in- fossate nel cristallo dello specchio alquanto larghe , se pure tali variazioni di co- se non sieno provenute dalla interruzione della luco solare asserita da vari Fisici, di cui quella della luna ne e un emanazione. Anche questo esperimento sembra confermare l'azione chimica dei raggi lunari. Si deve notare che in quella sera re- gnava neir atmosfera della nebbia , ed il disco del satellite era circondato da un esteso cerchio. Assistevano al ridetto esperimento il rammentalo Sig. Cagnoni, ed il Sig. Giovanni Campani farmacista. Volemmo vedere so facendo cadere la luce lunare molto concentrata sopra il globetto di un termometro si rendeva sensibile al calorico che per avventura potesse svilupparsene. La sera del 12 giugno esponemmo l'istrumento ove era il fuoco della lente adoprata precedentemente , ma non e' avvenne potere scuoprire nessun mo- vimento nel mercurio del termometro , sebbene si fosse fatto annerire il globo del- l'ist« amento onde fossero assorbiti tutti i raggi lucidi. Noi per altro non ci adireremo, ne con Howard , ne col profF. Magrini i quali poterono scoprire 1' azione calorifcra dei raggi lunari , ne condanneremo di fal- sità 0 d'illusioni tali celebri fisici, per non esser giunti soltanto noi pure ad avere questo medesimo effetto ; poiché sarebbe una cosa ingiusta il voler distruggere un fallo con esperimenti negativi ; essendo cosa notissima , e stabilita da tulli i fisici, clie per contraddire , o fissare stabilmente un fatto conviene che 1' esperienze re- lative sian eseguito cogl' istcssi mezzi , e nelle medesime circostanze, e però tal questione per ora resta sospesa , ne si dovranno tralasciare di rinnuovare nuovi tentativi per decidere la medesima. Spesse volle per diverse vie si ottiene il m«'- desimo intento, ed altre fiate adoperando dei processi che sembrerebbero i meglio in- tesi non si ha nessun risultamcnto , ed una conferma ce lo presenta ciò che ha dello il Sig. Arago nel citato suo rapporto : c/ie la luce lunare condensala al fuoco di una gran lente non produceva ìiessun effetto ^sico , mentre senz'aumento di forza , caduta sopra le lastre di Daguerre queste divenivano bianche. 8 Coiicliiiliamo che sembra da tulio ciò clic abbiamo dello che la luce lunare rnaiitonica i,'iunla fino a noi 1' azione chimica , e che quella calonfera è sempre problemalica cosa se sia oppur nò nei suoi raggi. Fisica — Nota del Cav. Cagnazzi , .loeio ordinario , in occasione della memona del Si membro della società Reale di Medicina , avendo fallo molle spericnze sullo j piante xpillonate (éliolérs dei francesi), le quali lenulc all'oscuro imbianchiscono, j 0 ingialliscono , ha trovalo .che le piante esposte la notte al lume della Luna, j e tenute di giorno nell' oscurila , sono sensibilmenle meno gialle, o bianche , j che quelle che stanno nell' oscurità giorno e notte. Il Sig. Ab. Tessier ha j letto su questo argomento delle memorie aU' Accademia delle scienze, che saranno I pubblicate tra quelle degli Scienziati Stranieri. Bertolon ; delt elettricità de j Vegetatiili j . ISon credo poi fuor proposilo fpii menzionare le sperienze ed osservazioni falle dal Sig. Ab. Antonio Maria Vassalli, Profes. di Fisica in Torino sopra gli elTelti dalla luce; lunare e della fiamma su la senlitiva , cera vergine , e luna cornea ; che legger si possono nel volume XVII degli Opuscoli scelti di Milano iicll'anno 1793. Esso .Vulore osservò in risultaincnlo che tali corpi risentono 1' a. zionc della luce lunare ma debolmenle. Fisica applicata = Osservazioni sullo stalo attuale della quistione intorno le ghiacciaie. K noto in generale quanto luUo 1' orbe scienliflco siasi interessalo nella qui- stiono sarta negli ultimi tempi riguardo alle ghiacciaie; questo interesse viene da una p;ule aumentato dalla teorica secondo la quale si prelese che le ghiacciaie in un periodo assai rimolo si fossero dilatate, e dall' altra per la parte attiva che si vuole abbiano esse esercitala durante il loro sviluppamenlo in tanti processi della natura. Sttuler è di parere che le ghiacciaie ed il movimento loro in lega- me inlimo con la struttura di esse siano di tale importanza , che l'orse nessun al- tro esempio si presenta nella natura, in cui la teorica della gravità, del calori- co , della coesione e di altre forze molecolari moslrinsi in cotanto intima connes- sione ; egli però e di avviso che le nostre conoscenze sulle ghiacciaie siano oggi- i!i nello stalo in che trovossi l' astronomia al tempo di Ticone , allorché "^li astro- nomi cominciarono ad osservare con maggiore accuratezza i movimenti de piane- li. Lo stesso pretende F. Ungi, uno de' campioni nella materia in disamina mentre gli avversari suoi credono di avere sciolta diggià la quistione o al meno lo vogliono dare a credere al mondo. La disputa intorno alla storia delle ghiacciaie fu mai sempre promossa dagli Svizzeri e sul suolo svizzero. Le ghiacciaie austriache non offersero mai occasio- ne ad esatte ricerche e durevoli, le tante ascensioni sul Monte Bianco furono or- dinariamente de' fenomeni passeggieri senza alcun risultamento scientifico. Nume- rosi viaggiatori da ogni parte del mondo videro le dilatazioni de' lembi estremi delle ghiacciaie della Savoia e della Svizzera e ne tentarono la spiegazione, scris- S(.'ro suir affogamento della vegetazione delle Alpi cagionato dall' innoltrarsi delle ghiacciaie ovvero dispularono del contrario. Tutte queste furon parole gillalc al vento , poiché nessuno ebbe il coraggio e la forza d' innoltrarsi più avanti onde studiare sul luogo la natura delle cose. Anche nelle regioni settentrionaH le ricer- che sulle ghiacciaie riuscirono sempre insignificantissime. Finalmente ai tempi di Scheitchzer nel XVJ secolo , i racconU degli abitan- ti delle Alpi riguardo alle ghiacciaie ed al loro movimento attrassero l'attenzione degli scienziati , e s' incominciarono ad osservare più attentamente i limiti ove le ghiacciaie finiscono nelle valli. Siffatte osservazioni si fecero da Simlcr , e da llotlingcr ed in particolare dallo stesso Scheuclaer. Ma viaggi propriamente det- to nelle alle regioni delle ghiacciaie non furono mai intrapresi , in luogo di che noi troviamo de passaggi i quali pruo\ano come si considerò la cosa pericolosa, spaventevole ed ineseguibile. Sclieitehzer fu il primo a riconoscere un movimento continuo e lento delle ghia(;ciaie , eh' egli spiegò supponendo che dell' acqua ca- desse nelle fenditure ed altri intervalli delle ghiacciaie ove si congelasse ed in con- 2 IO scgucnza dilatandosi spingesse cosi in avanti la massa della ghiacciaia. Tra ghiac- cio ordinario e quello delle ghiacciaie non si pose una differenza essenziale. Sif- fatta spiegazione prevalse fino a che Gruner pretese jil primo che il movimento delle ghiacciaie in giii a vaile , fosse cagionato da che la massa di esse fonde- vasi sulla propria base e sui lati dove trovisi in contatto col suolo , e venga spinta così in avanti dal proprio peso. Questa idea fu partecipata dal Saussure ; desso fu il primo che intraprese propriamente de' viaggi scientifici sulle ghiacciaie, e che si portò al di là delle ghiacciaie attraversando le regioni della neve perpetua in- sino alla vetta del Monte Bianco ; cosi ebbe egli occasione di formarsi una idea generalo della inteia regione. Perciò non isfuggi all'occhio suo indagatore la mag- gior parte de' fenomeni esterni che presentano le ghiacciaie e che da' suoi ante- cessori erano ignorati ; egli riconobbe però i soli fenomeni esterni , i quali poi da lui furon posti di accordo con la sua teorica sul meccanico sdrucciolare delle ghiacciaie ; la quale poggiandosi su molte osservazioni non divenne solamente la idea dominante , ma distrusse puranche quasi affatto quella dello Scheuc/izer. Secondo Saussure tutte le osservazioni ed i lavori sulle ghiacciaie sono ap- pieno insignificanti ; anzi talune di esso sono de' veri regressi. Conformemente al modo in cui la cosa immaginavasi , ora pretendevasi un avvanzarc periodico , ora un innollrarsi a tratti , come, p. e., Kuhn credè di aver osservato esso mede- simo : altri poi tenevano lo stesso avviso del padre o dell'avo. Or siccome ogni viaggiatore il quale vide solamente una ghiacciaia volle parlare sull'oggetto sen- za neanche comprendere la idea di Saussure , spiegansi per ciò le tante cose as- surde che si scrissero sulle ghiacciaie e che Caratterizzano quell' epoca. Molti del resto valenti viaggiatori ritennero le piccole cadute delle ghiacciaie , le quah dal tFcngcrcn-Alp presentano al certo uno spettacolo imponente , quali proprie va- langhe ; altri Francesi , Tedeschi ed Inglesi raccontarono ne' loro scritti che , p. e., un pezzettino di neve distaccato ingrandivasi ruotolando e diveniva un immen- so globo il quale inghiottiva nel suo corso edifici , uomini e bestiame e precipitavasi giù a valle della grandezza almeno della metà del globo terrestre. Simili ridi- cole dicerie si divulgarono benanche intorno le ghiacciaie di modo che pur mol- li dotti Svizzeri conoscevano la cosa cosi stravolta. Lo stesso ^i^e/ contribuì a da- re delle false idee senza che per altro egli abbia contribuito alla storia delle ghiac- ciaie. Jf'iUenbach , Kuhn ed altri ritennero la parte sporgente del Bimist(jg sul COSI detto mare glaciale del Grindclwald qual punto estremo da poter guadagna- re; di giungere fino alla ghiacciaia del liolhlhal riputavasi qual cosa affatto ine- seguibile ; camminare soltanto per una ora intera sulle ghiacciaie fu credulo co- sa inudiLi ed opcia gigantesca. Cotesto procedere da dilettante degli osservatori di quel tempo ed il generale Umore delle ghiacciaie sembra tanto più sorprendente in (pianto che il Saussure aveva diggià aperta la strada. Soltanto i Signori Meyer di Arau mosiraronsi colà con altrettanta temerità siccome in appresso alla pietra II sul monte Rosa ; enirambi peri) ebbero meno tendenza scientifica , cbe la sola in- tenzione di montare la lungfrau ed il monte Rosa , ed ancora oggigiorno vi so- no pur de' viaggiatori , cbe non da altro che da vana gloria sono spronati a mon- tare sulle erte volle delle montagne. Pochi anni dopo le escursioni de' Meijer , non già qual temerario ascendilo- re di ghiacciaie , ma più tosto come valente osservatore, prcsentossi Clutrpcnlier e si oppose alla teorica del Saussure , esponendone un altra ; la quale però messa nella sua vera luce non varia punto da quella di Seheuchzer. Surse quindi il vecchio Escher von der Linth a difendere le idee del Saussure e trattò il sig. Charpcntìer così acerbamente , che questi ritirossi intimorito e tacque. Gli scritti di Cliarpcnlier e le repliche dell' Escher furono le cose più inte- ressanti che insino a questa epoca possedevansi per le stampe. Nel primo di essi noi vediamo la idea dello Seheuchzer nel modo il più cbiaro ed interamente svi- luppata poggiandosi a molte pruovc , nella risposta di Escher difendcsi con egual successo la idea di Sausstire , non mancando di pruovarla. Entrambi gli scritti |)0Ì presi insieme sono un compendio di tutte le anteriori ricerche sulle gbiac- eiaie. L' uno di essi spiega il movimento e tutti i fenomeni delle gbiacciaie am- mettendo cbe r acqua filtri nelle fenditure e negli altri spazi intermedi delle ghiac- ciaie , ove si congeli , e si dilati e produca in tal guisa il movimento etc. ; r altro poi spiega gli stessi fenomeni supponendo che la massa delle gbiacciaie fon- dasi nella parte inferiore e cbe la stessa venga meccanicamente spinta allo in giù. Entrambe le idee si avrebbero dovuto collcgare. Escher mostrò a Charpen- lier cbe la massima parte delle fenditure delle gbiacciaie passano da una parte air altra , che nella primavera e nella slate , in cui i movimenti delle gbiacciaie sono più energici , tutte le fenditure siano aperte , che in esse vedasi rarissime volte accimiularsi dell' acqua , e che questa non assume giammai nella stale la forma solida che 1' acqua liberamente esposta all' aria congolandosi abbia appe- na la facoltà di spezzare de' vasi di cristallo , ma che la stessa gonfiasi in tal caso all' in su , eie. Così continua Escher e dimostra cbe non rimane più feno- meno alcuno il quale potesse esser addotto in fa\ore della teorica di Charpenlier. Al contrario poi questi arrecò delle pruove della propria teorica , le quali reggono ancora assai meno e dimostrano la sua grande ignoranza sulle gbiacciaie, come p. e. le cadute delle ghiacciaie. La cosa rimase indeterminata e tuttavia proble- matica. Ma il nome di Escher ebbe fama tale , che quanto da lui sostennesi senza pruove accettossi qual moneta contante, in guisa clic nelle osservazioni delle gbiac- ciaie non si operò più niente di notevole. Or sono circa 20 anni cbe Uugi prcsentossi con sacrifizi siffatti, in tempo, strumenti e danaro , quali non potevansi aspettare da un semplice privato. Egli fu il primo che per intere settimane ed anche per mesi dimorò sulle regioni della eterna neve tra blocchi di granito e le masse di ghiaccio , e ciò ripetutamente in 13 anni diversi ; ei mostrossi cosi nelle sue osservazioni , come nel dedurne le con- seguenze allietfanto ardilo clie nell' arrampicaisi per le vette di eterno gelo. \ù Ihifft distrusse tulle le teoriche fin allora in voga, dimostrando, appoggialo ai latti , che tra ghiaccio ordinarlo e quello delle ghiacciaie vi esista una grande ed essenziale differenza. La neve delle alte regioni riducesi assai presto in granelli, di modo che nei giorni cakli dessa rassomiglia a de mucchi di semi di lino ; nella notte poi dossa riducesi ad una massa compatta. Mercè le continue alternative di fusione e di congelamento, di evaporazione e di assorbimento prodotto dalle pre- cipitazioni atmosferiche i singoli granelli accrescono vieppiù il proprio volume , e con essi aumentasi pure la intera massa ; la [quale dilatasi conseguenlemente per ogni verso e delle volte gonfiasi immensamente allo in su ovvero dai lati ; ma per lo più siegue la direzione della minore resistenza , muovendosi nclI' in- cremento suo a poco a poco verso a valle , onde giungere colà alla sua finale dissoluzione. Soltanto a quella profondità dove la neve fondcsi in ogni anno , co- mincia la regione delle ghiacciaie , la regione a questa superiore chiamasi quella del Firn. Lo ghiacciale appaiono esternamente molto ruvide e composte di grossi granelli , ncU' interno poi desse presentano una massa molto compatta , traspa- rente ed uniforme , la quale però è soggetta a ridursi in granelli ogni qual volta trovisi esposta all'influenza dell' atmosfera calda. Da sopra in sotto aumentasi la massa de' singoli granelli , e quanto più a lungo eslendcsi una ghiacciaia tanto più aumentasi ancora la grandezza do' singoli granelli. Il Firn e la ghiacciaia muovonsi cosi mercè il lento e continuo sviluppamento de' singoli granelli ond'è formata la intera massa. Coli' aiuto d' innumerevoli osservazioni e con gli analo- ghi esperimenti ei provò il citato fallo in modo da non lasciar più luogo a ve- run dubbio ; nel tempo stesso egli il primo osservò non solamente il modo come formansi lo fenditure delle ghiacciaie , ma studiò pure attentamente tutti gli altri fenomeni delle stesse ; ed ordinandogli alzò il velo che copriva finora la storia delle ghiacciaie. INelle descrizioni de' suoi viaggi alpestri i3 anni addietro egli comunicò soltanto alcuni schizzi sull' oggello , però promise di darne una descri- zione più minuta e continuò le sue osservazioni insino al presente. In qualsiasi modo possa modificarsi la teorica in avvenire , Ilugi dovrà sempre esser consi- derato qual fondatore di una epoca affatto nuova. Contemporaneamente con Bugi , Venetz osservando i frantumi antichi la- sciali dalle ghiacciaie nelle valli del Vallese , trovò che queste in tempi anteriori dlslendevansi assai più in giù a valle di quello che osservasi oggigiorno. Uietio questo fatto e considerando che le ghiacciaie portano seco via giù nella valle una immensa quantità di blocchi e frantumi di roccie , Fenetz sviluppò la sua idea secondo la quale i cos'i detti bloccfii erratici furono portati giù anche alle valli inferiori delle Alpi. Con siffatta idea però la cagione del movimento delle ghiac- ciaie non fu ancora spiegala. Charpenlier non solamente partecipò la idea di Ve- i3 ìielz , in.i egli eslentleva lo gliiacciaie primitive ancora assai più, facendole giun- gere fino al Giura e deporre ivi nel loro accrescimento progressivo I blocchi nl- peslri. Questa teorica fu abbracciata ancora dall' Agassiz , ma questi la portò an- che un altro passo avanti e fece estendere le ghiacciaie fino nell' interno delle valli del Giura ed ancora al di là di queste. Celesta ii)olesi doveva condurre ne- cessariamente a supporre un generale ricoprimento del ghiaccio , ossia la esistenza rimola di un periodo del ghiaccio. Scfnmper volle dimostrare eh' egli avesse il primo concepito siffatta idea ; ma Agassiz non voile consentire a lasciarsi strap- pare la laurea pretendendo ch'egli fosse l' inventore di quel periodo di ghiaccio. Cosi nacque quella conosciuta disputa sopra un oggetto sul <|uale da tanto tempo crasi parlato , ma che fu posto in connessione eoi blocchi erratici , e questi dal canto loro lo furono con la teorica delle ghiacciaie. Subilo che Venclz ritenne che le ghiacciaie fossero discese per le valli delle Alpi e Cìiarpcntier aggiunse che arrivassero insino al Giura, ed Agassiz le fece distendere per un altro poco in avanti ed in altezza , dovevasi scoprire necessariamente quel periodo di ghiaccio, come si vuole denominare. Ma Agassiz andò alla sorgente di tutte queste teoriche ossia alle gkiacciaie onde potere studiare da cotesto punto la dispersione dei blocchi sul ghiaccio. Rin- venne aneli' egli ciò che Htigi tanto tempo prima di lui trovò, cioè, che ogni ghiacciaia consista in una massa granellosa , che il ghiaccio comincia a svilup- parsi a poco a poco principiando dalla regione del Firn , che per l' accrescimento de' singoli granelli la massa intera muovasi in giù , etc. Che un allro abbia os- servato tutti questi fenomeni prima di lui , che abbia descritto la struttura gra- nellosa anche più esattamente di lui, ei lo ignora; ovvero si dà l' aria di esserne il primo scopritore. L'amor proprio lo indusse contro Hugi , Schimper e Forbcs e contro lo slesso Charpenlier a una condotta eh' era tuli" altra che civile. Che il valente scienziato risenlivasi pur troppo ed estimavasi al di là dui proprio valore ne abbiamo negli scritti suoi pruove sufficienti , abbenchò del resto contengono moltissimo di buono. Contro la pretensione dell' Agassiz che la quislione sulle ghiacciaie sia ri- soluta , Hugi usci in campo con una memoria , in cui egli dichiarò tulle le osservazioni parziali e tutto il sapere come a centoni , pretendendo clic le nostre cognizioni sulle ghiacciaie siano tuttora pur troppo assai limitale. Nel tempo stesso egli pubblicò una quantità di osservazioni tutte nuove , che richiamarono 1' atlcn- zione dell' universale e fece tante dimando da poter far passare ad ogn' uno la vo- glia di cimentarsi sulle ghiacciaie. La memoria stessa non conteneva mica alciuia cosa che potesse offendere Agassiz; ma ciò non ostante i suoi amici scrissero contro Hugi in un tuono che fece indegnarc 1' Hugi medesimo , il quale poi con una seconda memoria si difese a spada tratta. Contemporaneamente alzaronsi delle «i voci e de dubbi da tutte le parti contro la teorica di Agassiz , come da lSIu- der , Forbes , Frommherz ed altri. Rinssumondo tutto ciò ch'è contenuto negli scritti più riputali a questo ri» guardo la quistionc riducesi a quanto sieguc. Il Firn è una lenta continuazione della formazione delia neve granellosa, come la ghiacciaia lo ò quella del Firn; la estensione succede quindi per la massa intera , e cosi le immense masse ven- gono dal proprio incremento spinte di sii in giù nelle calde valli , dove nò la neve né il ghiaccio altrimenti regge ; ma desse scendendo in giù s' avvicinano a poco a poco alla finale loro dissoluzione. Ciò addivenne un fatto pruovato dalle ricerche di Ungi , e più tardi anche Aa\Y Affassiz , e formò il principale risul- tamento dello ricerche a cui Charpentìcr prima non applaudiva che in parte, poiché non sembrava disposto ad abbandonare la teorica di Scìieuchzer. Ora Agassiz spiega cos'i 1' accrescimento dello masse ; il ghiaccio tanto del Firn, che quello delle ghiacciaie è ovunque penetrato da canali capillari , ch'egli nella sua memoria considera quali vescichette compresse di aria. L' acqua atmo- sferica e quella prodotta dalla liquefazione del ghiaccio scorrendo por questa relè di meati capillari , vi si congela , ingrandisce i granelli dilatando cos'i la massa intera , «ia quale in conseguenza di ciò nella state muovesi continuamente allo in giù. Cercò egli di dimostrare questa idea in apparenza molto semplice e naturale, perforando la ghiacciaia , e trovando nell' interno ovunque una tcmperaluia che si arresta allo zero o tdquanto al di sotto; tra due grandi fenditure dosso taglia un cammino nel ghiaccio , versa dei liquidi coloriti , e trova che questi penelra.io attraverso la massa della ghiacciaia , poscia ci discende nelle fenditure e vi trova del ghiaccio colorilo , che dichiara qual prodotto delia filtrazione della sua acqua attraverso la massa ; cos'i egli vide delle strisce intere e strati in situazione verti- cale , contro la sua propria- teorica de' meati capillari. Il risullamento era sempre che la ghiacciaia fosse ovunque compenetrata di acqua liquida. Contro siffatti esperimenti Ih^ii esce in campo dimostrando che dogli inter- stizi capillari non erano delle vescichette aeree , ma bens'i formino i limiti de' sin- goli granelli ; che la rete di meati capillari di A(]assiz diventava più grande a pie della ghiacciaia e rassomigliava nelle alture ad un tessuto cellulare più fino ; che i singoli granelli di firn siano più compatti nel nocciuolo della massa che presso la superficie loro , che la crosta formata alla superficie di essi sia molto porosa e ripiena d' aria , ma che il nocciuolo ingrnndisi esi conlinuaniciilc diven- lando la massa della corteccia mercè la evaporazione e lo assorbimento delle pioggie, etc. , eguale alla massa del nocciuolo eie. A temperature maggiori , esso dice , \\ Jtm e le ghiacciaie perdono a molti piedi di profondità la coerenza, in modo che tutta la massa si decomponga no' singoli granelli , il ghiaccio interno delle ghiacciaie è nella i'ratlura di un chiaro speculare , assai compatto e non mostra traccia alcuna di formazione granellosa, solLinto all' aria calda presentasi una rete i5 di fenditure , la nuova massa della corteccia dei singoli granelli si liquefa assai più facilmente che la massa antica del nocciuolo , e cosi anche la massa interna delle ghiacciaie riducevasi ne' primitivi granelli. In oltre egli dimostra che 1' acqua calda versata sul ghiaccio delle ghiacciaie ha la proprietà di liquefare il ghiaccio soltanto alla parte esterna che fa diventare assai levigala senza però elevarne mi- nimamente la temperatura della crosta , neanche di snudare la rete delle spac- cature , ma che 1' aria calda penetra assai più profondamente nella massa e la fa ridurre in singoli granelli ; mostra in oltre che i liquidi coloriti attraversano sol- tanto la massa sbranata , ma che nelle fosse intagliale nel ghiaccio compatto delle ghiacciaie non iscorgesi traccia alcuna di quel fluido per nitrazione , (Ino a che la crosta delia ghiacciaia non comincia a ridursi in granelli , caso nel quale il liquido si rigetlii prontamente. Dippiù egli dimostra che il cloruro di calcio ed altri corpi igroscopici lacchiusi nella massa interna delle ghiacciaie non manife- stino affatto dell' acqua libera ; che A ciaschedu- na delle quali spiegava diversamente il fenomeno della rugiada : lo. prima voleva che le stille rugiadose scendessero dal cielo ; la seconda , che sorgessero dall^^ terra ; ed ognuno recava le osservazioni e le sperienze piìi idonee ad avvalore^',^ r ipotesi abbracciata. 1 Fisici che sostenevano la scesa si appoggiavano principale- mente sulla osservazione delle pociie stille di rugiada rinvenute sotto gli alhcri. A costoro Wells rispose con due argomenti irrefragahiU : 1' anzidetta differenza grandissima tra le quantità di rugiada che si precipitano sopra una lamina di vetro e sopra una lamina metallica : ed il vario accrescimento di peso osservalo su due ciocche uguali di lana, 1' una liberamente sospesa sul prato, l'altra po- sta , alla medesima altezza , sul medesimo prato , ma entro un tubo , o cilindro vcrlicale di terra aperto ad ambe le eslremità. Siffatti argomenti sono valevoli del pari a dimostrare l'insussistenza della ipotesi contraria ; ma noi riporremo queste armi , terribili troppo contro le de- boli difese de' nostri avversari ; e trarremo invece dagli archivi dell' antica fisica uno esperimento che , a prima giunta , sembra favorire, meglio di qualunque al- tra osservazione, l' ipotesi del sollevamento della rugiada. Si piglino parecchie falde , o pallottole , uguali di cotone , e si appendano con altrollanli fili , parimenti uguali, a cinque spranghelle di legno, distribuen- dole uniformemente ; per modo che ciascheduna ne sostenga almeno una dieci- na I queste spranghe dovranno poi essere stabilmente fermate su cinque soste- gni di altezze gradualmente maggiori : il primo di due piedi , per esempio , il secondo di tre , il terzo di quattro ; e via dicendo. Preparate cinque bilancelle coir occorrente necessario a scoprire ogni menoma variazione di peso , e dispo- sto il lutto entro una stanza a pien terreno d' una casa situala in vicinanza di un gran prato , si espongano i cinque sostegni in mezzo alla prateria, durante una bella serata d' autunno. Ad ogni quarto d' ora si stacchi una falda per ciaschedun so- stegno , si portino tutte nella detta stanza , e si pesino contemporaneamente. Si troverà che la prima ad acquistare un aumento di peso e quella sospesa al soste- gno di due piedi ; seguirà poscia la falda apparlenente al sostegno di tre piedi : e cos'i progressivamente. Di più : quando 1' ultima falda comincierà a risentire l' ef- fetto dell' umidità, l'aumento di peso nelle falde inferiori starà in ragiono inversa della loro altezza, e scemerà pertanto coli' aumentarsi della distanza della faida alla superficie terrestre : per cui si direbbe , che la rugiada si solleva gradualmente dalla terra e viene man mano investendo il cotone disposto ad altezze crescenti. Ma chi avrà bea ponderate le considerazioni , dianzi esposte, intorno al mas* 2i simo frodilo che acquista l'erba ne' prati , pel ristagno dell'aria circonfusa, ve- drà tosto la cagion vera di queste apparenze. E di fatto, la rugiada non può de- porsi sulle nostre falde di cotone , prima che la loro temperatura non si sia ab- bassala di un cerio numero di gradi. A questo abbassamento di temperatura prov- vede ^ come abbiam dello , la libera loro radiazione verso il cielo — ma l'erba, e qualunque altro corpo posto sulla superficie terrestre , si raffredda più che 1 corpi situali ad una corta altezza — e però le falde non acquisteranno mai la bassa temperatura dell'erba solloslanle. — Vi sarà, pertanto, un azione frigorifìca del prato sullo falde: e quest'azione avrà manifestamente una energia maggiore nelle minori disianze — Dunque il freddo sussidiario dell'erba, sommandosi col freddo dovuto all' aspollo del del sereno , farà si che la rugiada dovrà essere tanto più pronta e copiosa, quanto minore sarà la distanza della falda di cotone alla super- ficie torrcslro. E noto che nelle immense pianure del Bengala , dove la lemperalura scende rarissimo volle sino allo zoro del termometro, si trovano stabilite, da tempo im- memorabile , dello Jabhriclte di ghiaccio. Le operazioni eseguilo in queste fab- briche per ollcnore la congelazione dèli' acqua sono semplicissimo^ e si riducono; a scavare nel terreno alcuno fosse d' un piede circa di profondila ; a riempirne il fondo di paglia o di cannucce spezzale ; e a posarvi sopra de' vasi di stoviglia a pareli bassissime ove s' introduce di nollotempo 1' acqua da congelarsi. So il cielo è sereno , 1' aria calma e la temperatura di sei o selle gradi sopra lo zero, il liquido comincia a gelare dopo alcune ore di esposizione, e , continuando le me- desime condizioni atmosferiche, si rappiglia finalmente in una sola massa di ghiac- cio. La congchizione cessa incontanente, quando il cielo si copre di nubi, o quando s' innalza un vento bastantemente gagliardo. Questo vario circostanze mostran chiaro che l'origino del fenomeno è dovuta alla radiazione dell'acqua verso le regioni superiori dell' atmosfera. Ma il Fusi- nieri si crede autorizzalo a respingere questa spiegazione come insudiciente , per- chè , die' egli , sollevando i vasi ad una certa altezza , la congelazione dell' acqua non ha più luogo. INoi non risponderemo a questa obbiezione, trovandosi essa suf- ficientemente confutata da quanto abbiam dianzi esposto, intorno alla cagione , por cui le fronde elevate delle pianto arborescenti sono assai meno rugiadoso delle fo- glie erbacee , ed altri corpi posali sulla superficie torroslro. Alcuni fenomeni di varia essiccazione del suolo provengono dalle diverse quantità di rugiada assorbite dai vegetabili , e spiogansi , siccome vedremo , colla massima facilità, mediante i principi della radiazione più o nion libera delle pian- te verso il cielo, checché no dica, in contrario, il sig. Dottor Fusinicri. Jla, pri- ma di passare alla descrizione di questi fatti, ci è d' uopo esporre altre osservazio- ni dello stesso Fusinicri , eh' egli .adduce quali prove manifesle di certo misterio- so slato nativo del calore , e quali argomenti vittoriosi contro le teoriche am- messe dai fisici intorno a questo poderoso agente della natura. 25 Chi ohbc occasione di frequentare, durante l'inverno, le campagne rivestite di neve , avrà probabilmente osservato, che il terreno si scopre più presto intorno ai Ironcbi degli alberi ed agii sleli delle erbe , che lontano dalle piante. 11 Dottor Fusinieri si diede ad uno studio iiulcfesso di questi fenomeni, e dopo dodici anni d' osservazioni , e di spcrienze , pubblicò diverse proposizioni , che possono rias- sumersi nelle (ùnquc seguenti. 1°. La fusione sollecita , o struggimento prematuro, della neve presso le piante, ha luogo , non solamente intorno ai fusti de vegetabili , ma anche sotto le loro diramazioni. ^ i>j 2". Dcssa è tanto più pronta e copiosa , quanto più sottili e numerosi sono i rami , o gli steli , delle piante. 3°. Il fenomeno si mostra più vigoroso , di molto , sotto 1' azione dell' aria tiepida, che allora quando la temperatura atmosferica è fredda , o vicinissima allo zero del termometro. -ifl 4-°» A parità di temperatura , lo struggimento precoce della neve intorno alle piante è più rapido per un tempo sereno, che sotto un cielo nuvoloso. 5°. In qualunque caso. Io scoprimento del terreno comincia sempre dal lato di mezzogiorno , e va poscia dilatandosi , progressivamente , sino a settentrione. Questa scomparsa più rapida della neve intorno alle piante non deriva , né da una sorta di calar vitale che possederebbero esse piante , ne dalla minor quan- tità di neve caduta sul terreno sottostante. Per dimostrarlo , basta piantare alcuni pali, orami secchi, nel bel mezzo di un prato uniformemente coperto di neve, e sospendere altri rami orizzontalmente , sullo stesso prato , ad una certa disianza dalla superfìcie terrestre : i rami ed i pali dovranno esser prima ridotti alla tem- peratura atmosferica per un lungo soggiorno all' aria aperta : la fusione prema- tura della neve si mostrerà pure in virtù di cosifatti legni morti , precisamente come nel caso delle piante vive. Le cinque proposizioni suddette sono verissime , e nessuno pensò mai , per quanto mi sappia, a contraddirle ; ma non è punto vero, come lo pretende il sig. Dottor Fnsinieri , che presentino difficoltà insormontabili alle teoriche dominanti. Anzi , alcune sono tanto facili a spiegarsi colle antiche nozioni della fisica intor- no al calore , che reca veramente stupore, il vedere un osservatore istruito , con- sacrare una lunga serie d'anni a studiarle, e venir poscia additandole al pubbli- co per le stampe , quali cose peregrine , degne delle meditazioni del mondo scientifico ! Lasciamo stare , per alcuni istanti , la scoperta ancora recente della eteroge- neità degli elementi che compongono gli efflussi del calorico raggiante (i), a tutti (1) Questa etcrogcDcità , dimostrata da tante sperieDze cUiare , conriaccnti , e mille volte ripetute, 4 26 è nolo , per esempio , che la neve in fusione esposta a qualunque grado di ca- lore si coiiser\'a costanlemenle a zero , e che ogni altra sostanza stabilmente so- lida 0 liquida si riscalda a poco a poco , quando cresce la temperatura del mez- zo ambiente. Ora , se il calore dell' alinosl'era dopo di essere slato parecchi gior- ni Ticino allo zero del termometro , come suole d' ordinario succedere nei tempi di neve , s' innalza poi di parecchi gradi al di sopra, in virtù dei venti sciroccali, o d' altre vicende melcorologiche , chi non vede che gli alberi , gli arbusti , i gambi suUicienlcmente elevali delle erbe, e qualunque altro corpo emergente dalla neve , si riscalderanno ; e comunicando , por contatto o per radiazione , il calor concepito alla neve circostante , ne scioglieranno una certa porzione ? Chi non vede , che lo struggimento della neve avrà luogo, lanto più rapidamente, quanto maggiore sarà il cambiamento sopraggiunlo nella temperatura dell'aria ^ e quanto minoro sarà il diametro delle piante ? per cui la neve si scioglierà sempre in mag- gior copia presso gli steli e i rami minuti , i quali acquisteranno più presto de' tronchi arborei la temperatura dell' aria. Chi non vede infine, che gli effetti som- mandosi por la costanza della temperatura nella neve rimasta , e pel calor cre- scente nei vegetabili , jl terreno dovrà necessariamente scoprirsi intorno agli al- beri , arbusti , ed erbe sporgenti , prima che ad una certa distanza , ove la neve si struggo solamente per virtù dell' aria calda , la quale opera del pari iu lontananza, e presso i fusti delle piante ? Aggiungasi, che ne' luoghi scoperti la neve si raffredda assai, durante la not- te, raggiando liberamente il proprio calore verso lo spazio, e resiste pertanto all'a- zione dell' aria calda con maggior elHcacia della neve vicina alle piante , che le impediscono in parie la radiazione , e il freddo risultante , togliendole l'aspetto di una porzione del cielo : per cui la fusione continua di nottetempo intorno ai ve- getabili , e s illanguidisce e fermasi talora del tutto , ad una certa distanza. Anzi questa , e non altro , si è la cagione dello struggimento precoce della ìnlorno alle varie trasmissioni , rirraziopi , e difTusioni dei raggi calorifici , i ora ammessa e spicgma in lulli gli clcmcnli classici di Fisica recentemente pubblicali in Italia, e fuori. Tuttavia il signor Fusinieri la ricusa , e pretende sostituirvi dappertutto 1' azidctta teorica del calor nativo , che non troviamo riferita in nessun trattato classico , elementare , o sublime , italiano , o straniero... È vero che il dottor Ambro- gio non nronoic« aulorilà , tranne quella della ragione,. Ma , siccome vi sono , in questo mondo , varie specie di ragioni , secondo le composizioni e le alterazioni de' cervelli ; e che la sua maniera di argomentare trovasi quasi sempre in opposizione col raziocinio univcrsnle ; cosi . noi, che confessiamo di (idaroi tanto poco mlle deboli nostre forze intellettuali , da risentire un gran confurto ogni qualvolta i nostri lavori BCicnlillci ottengono 1' approvazione de' giudici competenti , dobbiamo necessariamente seguire 1" impulso di questa debole natura , ed attenerci alle autorità degli Accademici , e de' Professori di Fisica , più ri. nomati. Il dottor Ambrogio vorrà pertanto scusarci se non ci occupiaipo , della prediletta sua teorica del crilor naiit'o , c se riprenderemo in vece , a momenti ■ i) tema a lui (lotanto antipatico , della eterogentità Mie rudiuiivpi calorifiche, 27 neve solfo i rami degli alberi ed arbusti : imperocché il debole calore acquistalo dai vegetabili pel contatto dell' aria ambiente , non può operare ad una certa di- stanza dalla superficie terrestre. Laonde si riproduco qui una combinazione di cause e d' effetti analoga a certi fatti sperimentali complessi, donde se ne volle, a torto, arguire un a/ione , che non è , nel lume della luna. Vedendo la carne e le foglie di certi vegetabili , esposte durante lanette nell'aperta campagna, imputri- dire e corrompersi men presto all'ombra, che al lume della luna, si attribuì alla radiazione lunare la proprietà di accelerare la putrefazione delle sostanze organi- che. Ma quando fìi nota la bella teorica , dianzi accennata , intorno alla forma- zione della rugiada, si pensò tosto, che la carne sulla quale batteva il lume della luna ricevendo la reazione frigorifica di tutta , o quasi tutta , la volta celeste , per- deva in maggior copia il proprio calore , e soffriva , per conseguenza, un mag- gior abbassamento di temperatura di quell'altra carne esposta all' ombra de corpi, die lo nascondevano una porzione del cielo : per cui si doveva precipitare sulla sua superficie una maggior quantità di rugiada. Ora , 1' acqua essendo uno de- gli elementi necessari alla decomposizione delle sostanze organiche , non era da maravigliarsi se la carne dopo di aver sofferta la radiazione della luna , cadeva più sollcciliimente in putrefazione. Cos'i , nel nostro caso , non è già il debole calore vibrato dai rami superiori , che sommandosi col calore di contatto dell'aria, rende più copiosa , di nottetempo , la fusione della neve sottostante ; ma sì bene r ostacdlo opposto dòli predetti rami alla libera radiazione della neve verso il ciel sereno , che permettendole di conservarsi alla propria temperatura di zero gradi, o in quel torno , le comunica , per così dire, lo stato più idoneo alla pronta sua liquefazione in virtù del contatto dell'aria calda : dove che, la superficie della neve situata ne" luoghi aprichi , raffreddandosi di parecchi gradi sotto lo zero del ter- mometro , può resistere del tutto al calore dell' atmosfera , o patire uno struggi- mento assai minore. Le tre prime proposizioni del Fusinieri sono dunque , come dicevamo , pure e semplicissime conseguenze delle nozioni più elementari della fisica. E così dicasi della quarta , la cui spiegazione rientra del tutto nelle precedenti : imperocché, durante le giornale serene , oltre il calore dell' aria , anche quello de' raggi so- lari verrà a riscaldare i fusti dei vegetabili, più o meo presto secondo il minore o maggior loro diametro , senza poter mai innalzare la temperatura della neve sopra lo zero del termometro ; sicché avremo , come dianzi , de' corpi caldi , i quali struggeranno , per contatto o per radiazione , la neve circonfusa. Uispello alla (piiiita proposizione, non occorre certo la mente del Galileo o del New- ton per inlenilere come le neve debba squagliarsi in maggior copia verso la parte meridionale di mi albero, die dalla banda di seltenlrione ; poiché i raggi solari, dirotti o dilfusi , percuotono vigorosamente la pianta da un lato , e mancano del tutto , 0 sono più deboli dall' altro ; ne segue , che la riverberazione della pianta * 28 sulla neve circoslanle è più gagliarda nel primo caso , che nel secondo : e così , la fusione risullanlc. Si consideri infine , che 1' azione prolungata della radiazione riscalda più fortcìnenle 1' alhcro dal lato meridionale; e che sifTatla elevazione di temperatura contribuisce, essa pure , a sciogliere una maggior quantità di neve dalla parie del mezzodì. Tra questa serie di conseguenze accessibili a chiunque conosca i primi ele- menti della calorimetria , stava tuttavia un fallo di un ordine alquanto più rile- vato ; e noi non mancammo di metterlo in evidenza isolatamente , mediante una nostra scrittura pubblicala neììii Biò/io(eca Universale di Ginevva i>ev V anno i838. Supponiamo la terra vestila dappcrtutlo di neve, e la temperatura a zero. Quan- tunque meno pronta e copiosa , la fusion precoce intorno ai vegetabili , si ma- nifesta pure , secondo il Fusinieri , in siffatte circostanze ; e , sotto un cicl se- reno, essa produco anzi in breve lo scoprimento totale del terreno circonfuso, se- gnalamcnle presso gli sterpi ed altri minuti ramoscelli sporgenti oltre la super- ficie della neve. Quindi, anche nel caso ove 1' atmosfera manca del calore oppor- tuno ad innalzare la temperatura delle piante sopra la temperatura invariabile della neve che sta sciogliendosi, il suolo si scopre prima a mezzogiorno , poscia a settentrione ,: sicché 1" islanle arriva , in cui la neve trovasi tuttavia sul terreno aprico , ove battono diretlamenle i raggi solari , ed è scomparsa del lutto intor- no ai fusti dei vegetabili , persino dal lato scllenirionale. La radiazione solare affeiolila per la stia Irasmissiane lenta e mediala attraverso la jnanta , ope- ra dunque con maggior energia della radiazione diretta. Questa conseguenza formerebbe al cerio uno strano paradosso scientifico , qualora si ritenesse tuttora dai fisici 1' omogeneità del calorico raggiante, ela/e?/- cotcrmia ( bianchezza calorifica ) della neve. Ma ora che conosciamo la termocro- si ( colorazione calorifica ) di questa sostanza , e 1' eterogeneità degli elementi che compongono gli cfllussi liberi del calore , siffallo paradasso diventa una propesi- ne olliemodo facile ad intendersi (i). E veramente, il complesso de raggi calorifici (1) È ""lo fhe i rapi-'i calorifici di qualunque maniera iroversano tulli in egual proporzione , e copio- samenic , lo lamine dioranc Ui salgemma Oiioslo passaggio rellilineo , immedialo , islantaneo , loialmcnlc •iniile a quello dei rapgi lucidi , succede anche nel vclro , nell'acqua, ed altri mezzi limpidi e senza co loro : ma allora avvi un assorbimenlo più o men grande , secondo la natura di essi corpi o la qualità del ralor incidente Prefcnlando una serie di lamine rerfellamenie diafane e prive di qualunque colorazione apparenie , di grossezza uguale , ma i diversa natura . alla radiazirne calorifìca di una data sorgente , le quantità trasmesse di calore variano si fattamente che, ne' casi estremi , le une superano nove volte il v.ilore dello altrr. ('ambiando la sorgente , la trasmissione si eslingue del lutto per alcune sostanze , e continua , più o irrD vigorosa, per le altre. Trovate parecchie lamine di diversa natura, che Irasmcttan sole la nJcde^ima quantità di raggi calorifici , qualora si procuri di far passare per una d esse il calore emerso da un al- tra , si tedr.i la proporzione trasmessa dalla seconda lamina variar tanto , da essere talora copiosissima, e talora seasitilmeiitc nulla. •9 del sole è comparabile ad una dala qualità di luce, alla luce azzurra per efcm- pio ; ed a questo niedrsinio colore, cioè , alla tinta azzurra , può colore) colora/ione del calore. I corpi che la posseggono sono pertanto leimocroici , qualunque sia il loro stato di trasparenza o di opacità per rispetto al calore : altrimenti ; terinucroico i ogni corpo dolalo della lermocrosi , sia pur esso dtalcrmicu (da dia , per , a traverso, e rermon trasparente pel calore , o adiatermico ( da a , pri- vativa e diale rmicoj ) opaco pel calore. I mezzi che , come il salgemma , trasmettono indistintamente ogni specie di calorico raggiante , vengono chiamati diatermici atermorruici , cioè tuscalcsccnii senza colore calorifico. Diciamo finalmente (euco/ermici. bianchi pel calore , quei corpi i quali , come l'argento biancki- lo , riverberano con eguale energia qualunque sorla di radiazione calorifica. 3o della luce incidcnle, ed invece di risplondcro, come farebbe una superficie rossa, apparisce sudicio e scuro agli occhi dell' osservatore (i). Varie sperienze vennero da noi allegate per convalidare questa teorica , nella (1) Queste comparazioni , degli effetti luminosi e calorifici , le quali sono, a parer nostro, esattissime, possono estendersi a diversi altri casi analoghi , e giovano assai alla intelligenza di parecchi fenomeni na- tnrali. Cosi . a cagion d' esempio , i pannilini ed altre stoffe candide , la carta , il gesso , il bianco de' muri hanno , essi pure , come la neve , una icrmocrosi simile a quella del sole , e perù si riscaldan poco sotto r azione della sua radiazione : ma assorbiscono \igorosamentc il calorico raggiante vibrato dalle liam- me terrestri e dai corpi incandescenti , perchè la tcrmocrosi di queste radiazioni è al tutto diversa dalla loro propria. Anche qui, regge pertanto, la similitudine del panno azzurro, successivamente esposto, alla luce azzurra, e rossa: il primo caso vale per l'esposizione delle prel'ale sostanze candide al roggi solari; il secondo, per l' espoBÌziune di queste medesime sostanze al raggiamento de fuochi terrestri. S' intenderà ora, perchè un termometro a bulbo imbianchilo s innalzi, a un dipresso, come un termome- tro dipinto in nero , quando i due str menti vengono esposti simultaneamente alla radiazione delle fiam- me o de carboni arroventiti ; e perchè il termometro bianco cammini poi, assai più lento del nero, quando sulla medesima coppia di termometri si fa pervenire la radiazione del sole. Avvertasi tuttavia, che la ter- mocrosi da raggi analoga a quella dei suddetti corpi bianchi, non è carattere proprio e speciale del sole , trovandosi essa del pari nelle radiazioni delle sorgenti luminose dì calor terrestre ; ma commista ad una enor- me quantità d' altri raggi di diversa , e direm quasi , opposta tcrmocrosi. Però la massima pane di que- sti raggi viene intercettata ed assorbita da uno strato d' acqua d uno o due centimetri di profondità ; nel qual caso , se la radiazione restante è sufficientemente gagliarda , ( come succede per la trasmissione del- l' elUusso calorifico vibrato dalla combustione del gas idrogeno carburato nei luminelli concentrici del Fa- raday ) allora si vede il termometro nero innalzarsi molto più rapidamente del bianco , come sotto 1' in- fluenza del calor solare. E reciprocamente , la tcrmocrosi de' raggi diversa da quella de' corpi candidi non s' appartiene alle sole radiazioni di calor terrestre, trovandosi essa parimente ne' raggi solari ; in proporzione debole si, ma tuttavia sensibilissima. Per dimostrarlo, basta pigliare una lamina sufficientemente ampia di quella specie di vetro verde che intercetta compiuiameute il rosso dello spettro , e sottoporre la coppia de' termometri ai raggi emergenti dalla delta lamina concentrati danna lente di salgemma, onde compensare, in parte, il calor perduto nella trasmissione. Allora il termometro nero , ed il termometro bianco si veggono camminare con velocità pressoché uguali , come nel caso delle sorgenti di calor terrestre L' eguaglianza del riscalda- mento dei due termometri diventa anche maggiore quando i raggi concentrati si trasmettono per una sotti- lissima lamina di mica nera , o di vetro nero , compiM((imeii(e opaca, prima di farli arrivare sui termo- metri. A chi obbiettasse , che, in tal caso, I' effelto prodotto deriva dalla lamina riscaldata , si risponderà rimovendo i due termometri dal loro posto e spingendoli lateralmente fuori del fuoco della lente , conser- vandoli però sempre alla medesima distanza dal vetro nero; in br ve e' scenderanno alla temperatura del mezzo ambiente ; e se nascesse il dubbio che l'azione fosse minore, per virtù della obbliquità de' raggi , si farà girare la lamina opaca intorno al proprio asse e la si renderà di bel nuovo parallela al piano che passa pe" centri de' due termometri ; e, malgrado questo rivolgimento, i termometri rimarranno nelle condizioni di prima ■ mostrando cosi , che l' effelto ottenuto nel primo caso era unto dovuto ai raggi solari concentrati dalla lente di salgemma , e immediatamente trasmessi dalla lamina opacT di vetro nero. Dalle cose dette in questa nota, si raccoglie : 1', che non ami nessuna differenza essenziale tra il ca- Intico radiante del sole , e quello delle sorger nomeni sarebbe più agevolo di veder comparire , ci parve prudenza 'di attenerci ad un medio. Vogliamo finalmente dire che abbiam trovala anche un altra maniera di elemento dalla quale si può avere qualche cosa di più , per lo ma- gnetismo temporario del ferro. Preso un cilindro depresso di ferro ilolce e ver- so i suoi estremi collocati perpendicolarmente ad esso due corti cilindretti dello stesso metallo , vengonsi con 1' avvolger de' fili ad avere tre spirali adagiato so- pra i tre pezzi di ferro , le quali unite Ira loro danno un aumento mercè le induzioni sopra le due spirail aggiunte , provenienti dal magnetismo del ferro. Questo però c'induce nella necessità di collocare gli elementi ad una maggiore di- stanza Ira loro. E qui giova notare come la distanza che separar deve gli ele- menti tra loro ci-esce con la forza di essi , onde elementi piìi vigorosi dovendo es- sere collocali sullo stesso telaio v' inducono nella necessità di far questo più lun- go e però più difficile a nmovcrsi : ecco il vero limile, se si vuole, della gran- dezza degli clementi , il quale ci obbliga a scegliere un medio da cui possa con- seguirsi il maggiore effetto col minimo incomodo. (IJ V. Rendiconto ec. n°. 6 1S42. Metrologia — Notizia intorno al palmo siciliano ; del Prof. Fedele Amante socio corrispondente. L' Illuslrc .islronomo inglese sig. Baily in un suo importantissimo rapporto sulla Scala Campione della società astronomica di Londra , piesenlato agli 1 1 dcccmbre i835 , espose tutti i particolari delia costruzione e della verificazione di quel nuovo modello delle misure lineari inglesi , e del paragone di esso con i campioni inglesi già esistenti , e col metro. La naturale diligenza e scrupolosità del sig. Baily nelle osservazioni , ed i mezzi perfettissimi di comparazione offer- tigli da un comparatore a microscopi micrometrici nuovamente perfezionalo sotto la sua direzione dal valente artista sig. Traiiglon , danno al lavoro dell' astrono- mo inglese un grado di esaltezza forse non prima raggiunto nelle operazioni di questo genere. E basterà a persuadersene accennare alcune opinioni del sig. Baihj in fatto di misure, dettate dal suo modo sottile di vedere, applicato all'uso degli strumenti di gran perfezione da esso adoperali. Distingue il sig. Baily un semplice campione di misura lineare da una scala campione ; intendendo per campione la distanza , o lo spazio aereo rellilinoo compreso fra due punti fìssi seguati con gran diligenza sopra una spranga di metallo ed indicante la lunghezza di una misura convenuta. Per la costruzione di un simile campione non si richiede che la spranga sia perfettamente spianata, perchè non si tratta se non di dare con precisione la distanza di due punti , od ancorché la spranga fosse curva , purché si conservi invariabile, soddisferà sem- pre al suo oggetto. Non può dirsi lo stesso di una scala campione , intenden- dosi con questo nome una lunghezza assegnata esattamente su di una spranga me- tallica, e divisa in parli eguali, per poter creare con essa altre misure. In tal caso il piano della spranga deve essere esattissimo, altrimenti non si può contare sul giusto valore delle misure intermedie. Una retta divisa in parti eguali, o credute tali dal- l' artista, non può poi aspirare al titolo di scala campione , prima che con mi- gliaja di misure non siasi valutata 1' effettiva lunghezza di ciascuna delle sue par- ticelle in frazioni della lunghezza totale assunta per unità. É un errore , secondo il sig. Baibj , il dire che due misure sono precisa- mente eguali : una sola rarissima eventualità potrebbe far ammettere quella egua- glianza rigorosa , ma ordinariamente duo misure si giudicano eguali quando va- lutandone lo lunghezze con mezzi poco esatti , non si avverte la loro differenza : per la (pini cosa in vece di asserire 1' uguaglianza di due misure , varrà molto mollo meglio assegnarne con precisione la differenza. Nel paragone di due misure deve tenersi conto della loro maggiore o mi- nore vicinanza all' osservatore , per la irregolarità con la quale può sopra di esse influire il calore della persona, e non si otterrà un medio soddisfacente nel con- fronto se non variando ed allernando ordinatamente la posiziono delle misure 37 stesse rlspello all' ossorvalorc , per neutralizzare \ effello della sua vicinanza, se- condo la frase del sig. Baily. La naturale forza , costruzione , o disposizione doli' occhio di chi osserva , ed il modo di collimare o di apprezzare il centro di una linea o di un punto , variano pure sensibilmente da individuo ad individuo; e trattandosi di operazioni delicate , si deve anche toner conto di questa differenza , che può dirsi equazione personale , o sia correzione dipendente dalla persona. Il sig. Bailtj indica un modo di neutralizzare l' azione della equazione personale , scambiando il luogo di due osservatori ai micrometri del comparatore. La conoscenza della dilatazione del campione , sulla quale poggiano tutte lo comparazioni , essendo di grandissima importanza , osserva il sig. Baily che non h abbastanza esatto assumere per dilatazione del metallo di cui è formato un dato campione , quella che trovasi registrata ne' trattati di Fisica ; perocché infinite sono le variazioni cui vanno soggetti i metalli nella loro struttura , ancorché usciti dalla stessa fabbrica. Vuoisi dunque sperimentare la dilatazione del campione in- dividuale , e di più , questo esperimento deve eseguirsi prima di segnare su di esso qualunque linea , perchè i cambiamenti bruschi di temperatura cui deve sot- toporsi una spranga per conoscerne la dilatazione , potrebbero alterare le distan- ze delle linee che si trovassero già segnate su di essa (*). Queste, e molte altre importanti osservazioni, che nella memoria del sig. Baihj si veggono ridotte a fatti positivi espressi in numeri , non isfuggirono all'esimia perspicacia del chiarissimo sig. Brigadiere Visconti , il quale, preposto alla dire- zione del R. Olficio Topografico, ottenne dal R. Governo di far costruire a Lon- dra una copia della scala campione della società astronomica descritta dal Baili/, ed un comparatore di Traugton. Lo slesso illustre astronomo inglese , a pre- ghiera del Visconti, si compiacque di vigilare 1" esecuzione di tali lavori , e di eseguire lo sporionze necessarie per determinare la dilatazione del campione na- politano 0 la sua differenza con la scala della Società astronomica di Londra. Son già due anni che 1' Officio Topografico possiede questi preziosi strumenti , e con essi furono stabiliti i campioni delle misure lineari del Regno nel dar esecuzione alla nuova logge del 6 apiile 184.0 ; i quali campioni debbono considerarsi ot- timi por gli usi ordinarli ma non da servire per ricerche scientifiche. Fra non molto , dovendosi intraprendere la misura di una nuova base geodetica nelle Pu- glie , si presenterà 1' occasione di costruire un campione di inczzacanua diviso in palmi, con le migliori possibili condizioni di esattezza ; perocché non dove ta- cersi che il nostro paese non offre sinora i mezzi opportuni per costruire un cam- (') Questi particolari sodo traiti da ao santo della memorie del fui'ft/ fatto dal dotto capitaao del Geoio sig. Fridolino Giordano. 38 pitmo , e mollo meno una scala campione, clic riuniscano tulle le qualità lit'liic- slo in tali strumenti dagli usi geodetici. La scala campione dell' OIEcio è una lunghezza di cinque piedi inglesi , di- visa in 600 particelle indicanti ciascuna la decima parte del pollice. Queste divi- sioni sono segnalo sopra un tubo di ottone spianato nella sua sommità , e clic si appoggia so|)ra una riga mediante due talloncini s])orgcnti dal tubo stesso , ciascuno distante dall' estremità più prossima della scala per un quarto della lun- ghezza totale. Scconilo le sperienze del sig. Bailif , la lunghezza riunita de tre piedi di mezzo della scala napolitana , ossia la lunghezza del Yard centrale di essa scala, è maggiore della lunghezza del Yard centrale della scala della società astronomica per 0,000268 di pollice inglese^ ossia per circa i/ji)o di millimelro ; e la dilalazionc del tuho è di 0.0000 io6i)2 per un grado del termometro àìFalireinhcil. Questi due dati bastano per mettere in relazione la scala napolitana con quella della società aslionomica di Londra; ed il rapporto di quest'ultima al metro, essendo slato determinato con grande esattezza , con la medesima scrupolosità risulla co- nosciuto il rapporto della nostra scala alla misura universale. E vero che le ri- duzioni dell' una all' altra misura sono molto penose in quanto ai calcoli , ma non può rimanerne per ciò menomamente alterala 1' esattezza dei risultamenti. Il C()mparator(? di Traiiglon è un islrumento forse il più perfetto nel suo genere sinora conosciuto. Esso consiste in una lunga riga sulla quale possono muoversi e fermarsi convenevolmente due microscopi portali da colonnette di ot- tone. Le misure si prendono su i fili de' due microscopi , e per apprezzarle sino all' ultimo scrupolo , ciascun microscopio è fornito di una vile micrometrica , venti giri della quale corrispon(lon() alla lunghezza di un decimo di pollice in- glese ; e poiché un giro della vile è indicalo dalla rivoluzione di una circonfe- renza di cerchio divisa in 100 parli , ne segue evidentemente che con la vite micrometrica si può apprezzare la 2000'""" parte di un decimo di pollice , il che equivale ad 1/800 di millimetro circa. L'ingrandimento lineare dei microscopi essendo di ben Tcntisette volte , il movimento della vite per una sola parte del micrometro , ossia per i;8oo di millimetro riesce abbastanza sensibile. Non è qui il luogo di descrivere tutti i movimenti del comparatore , per portare le misure nel fuoco dei due microscopi , per orizzontarle , per rendere paralleli gli assi ottici dei microscopi stessi , e quanto altro occorre per far uso di uno stru- mento cos'i delicato , il quale esige nell'osservatore non poca diligenza! ed ocula- tezza , tanto per la conservazione di esso , che per la giustezza del risullameuti. Premessa questa breve notizia intorno al campione ed al comparatore pos- seduti dal R. Officio topografico , passiamo a parlare del palmo siciliano , og- getto principale di questa nota. Dopo la rettificazione del palmo napolitano , restituito con la sullodata legge del 6 aprile i84o alla sua lunghezza e nobiltà primitiva., era mollo importanle 3f) conoscere 1' esalta lunghezza del palmo siciliano slabililo con la legge del 3i di- cembre 1808 ; e siccome nella legge medesima non fu indicato il rapporto di quel palmo al metro, o ad altra misura conosciuta, si dovea cercarlo dircllamenlc col pariigonc dei campioni del palmo ad altre misure ben definite. Il Brigadiere Visconti , cui ò dovuto l'impulso, non meno die il materiale scientifico su cui poggia la riforma delle nostre misure nei Reali dominii di qua del Faro , si diede gran premura di proccurarsi varii moduli del palmo di Sicilia , ed al tempo stesso la notizia dei rapporti con altre misure , determinati per avventura da qualche scienziato siciliano. Ebbe presenti molti palmi, raccolse molti rapporti, ma grandi erano le differenze fra i palmi materiali del pari che fra i numerici. INulladimeno in mancanza di altri dati , un' abile coacerva/ione di quelli che erano in suo po- tere lo condusse a slabilirc fra il palmo napolitano ed il siciliano il notabile rap- porto di 4> : -io- Dopo mollo tempo , chiamalo il Visconti a far parte della Commissiono supe- riore di pesi e misure , ha ottenuto , non senza difficollà , di far venire in Na- poli i moduli originali del palmo e del rotolo di Sicilia , depositati presso la Com- missiono di pesi e misure di Palermo ; ma non fu poco sorpreso alla vista del prototipo delle misure lineari siciliane. Esso consiste in una riga di ferro dolco battuto della spessezza di circa una linea , lunga 298 millimetri e larga 87. So- pra una tal riga , rozzamente lavorala , è incisa più rozzamente la misura del palmo con le sue divisioni di once , una delle quali è suddivisa anche in dodici parti. Delle ventiquattro lince verticali segnate sulla riga non ve n' ha neppure una che non sia o storta o raddoppiata , e nessuna passa pel centro del puntino marcalo prima per indicare le parti del palmo ; tulle poi sono disuguali in gros- sezza, tra loro e nelle loro parti. Le distanze fra i punti , e più fra le linee , presentano ancora tali difTerenzc , che si avvertono ad occhio nudo , e possono dirsi enormi , avuto riguardo all' uso della scala. In essa si osserva inoltre un taglio lungo quanto il palmo , ed eseguito in modo che dalla intera riga se ne stacca una porzione rettangolare da servire come campione « bouts , secondo la denominazione francese. Nel costruire la scala si ebbe perciò in mira di fare un triplo campione del palmo , cioè à Irails , { ossiano segni incisi sulla riga ) à bouts , ed a tallone ; ma quanto sia difiìcilo raggiungere un simile scopo lo sa chiun- que conosce per poco gli ostacoli che presentano tali costruzioni. Ci siano permessi questa breve descrizione (Tifica del campione siciliano per due molivi. Primieramente perchè non faccia meraviglia se nello esaminarne la vera lunghezza, mediante il campione inglese dell'Officio, abbiamo creduto inu- tile una lunga serie di confronti , secondo il dollato del sig. Baili/ , e ci siamo contentati di due misure eseguite in due diverbi giorni. In secondo luogo penhò resti confermala col fatto l'opinione avanzala in altra circostanza da qualche chiaro nostro concittadino , che I' autoriiù del P. Piazzi, il cui nome rimarrà altronde lo immortale ne fasti dcJl' astronomia , non può avere gran valore in fallo di misu- re; percioceliè, dopo aver egli omesso nella legge del 1809 il rapporto della nuova misura col metro, 0 con altra lunghezza ben definita, avendola per conse- guenza aflldatii interamente al campione esistente, si contentò della costruzione innan- zi mentovata , e non indicò neppure a quale temperatura il campione slesso dovesse avere la sua lunghezza legale. Del resto la condizione del palmo siciliano sem- brerà meno cattiva , se si rifletterà che una delle nazioni piìi incivilite di Europa, la nazione inglese , sino al i835 , in cui il sig. Baily pubblicò le proprie ri- cerche , non aveva curato nelle sue misure che una legalità , per così dire, tra- dizionale , e nulla più. Il lodato astronomo Baily con ammirabile franchezza ed ingenuità manifesta la sua sorpresa che in Inghilterra istrumenti di trivialissima costruzione fossero stali sino allora tenuti per campioni , e come tali avessero usur- pato r onore ili divenir soggetto di varie leggi ed atti del parlamento ; dei quali fa pure avvertire i non sempre saggi ed opportuni provvedimenti in proposito. Tanto è vero che l' argomento de' pesi e misure , il quale presenta un' apparenza di semplicità , e sembra accessibile a lutti , richiede in vece non poche cognizioni scientifiche accompagnale da lunga pratica di calcolo, e di delicate speciali osser- vazioni. Per dar ragguaglio del confronto istituito fra il palmo napolitano ed il sici- liano , servendoci della scala campione del 11. Officio topografico , è necessario premettere che il campione siciliano , secondo la succinta descrizione datane di sopra , presentava quattro distanze da misurare , cioè I". la distanza fra le due linee estreme segnate sulla riga , II", la distanza fra gli estremi dei due tallon- cini sporgenti dalla riga , quando se ne toghe la striscia rettangolare che rap- presenta il campione di palmo à botits ; IH", e IV. le lunghezze superiore ed inferiore della indicata striscia à bouls. Gli elementi raccolti da due osservazioni dei giorni i, e 4- luglio i84-3, per ciascuna delle quattro disianze, sono i seguenti; avvertendo che nelle esperienze si è evitato di collimare agli angoli dei talloncini 0 della riga , che erano evidentemente logori , e si è collimato in vece due mil- limetri al di sopra dell' origine dei talloncini , e quattro millimetri e mezzo al di sotto del termine dei medesimi. EspEniENZE DEL l" LBGLIO i84j. [ Temperatura della scala poi. giri \in(jlese media di quelle V distanza=ìo,2 — 7,03 del micrometro, lindicafe da due termom. = 'jo,'ó5*' I Temperatura del palmo \ siciliano. . . . :=7i,5 4.1 „» ,. , ,» n {Temperatura della scala =71,4. Il distanza^l -*- 0,06 \TemperaiuTa del palmo =7.> \W distanza =.\^-^,m ■.Temperatura della scalai i^,o^ ' ^ Temperatura del palmo =72,0 iv« j-^ » ^ Temperatura della scala = 71,23 IV distanza ^[ -1,00 ] Temperatura del palmo =12,0 Esperienze del 4 lcglio. poi. giri l Temperatura della scala = 'ji, 55 r distanza =10,2 — 7,05 efe/ »?/broff?e/ro. | / Temperatura del palmo =72,6 11" d/w/anza = I' ^- zero [ Temperatura della scala = j i ,85 ^ ì Temperatura del palmo ="] 2, g ìli' distanza z=l'^--t Al { Temperatura della scala = ^1 5 >* ^ f^jfipgraiura del palmo =70,0 Temperatura della scala = 71,9 Temperatura del palmo =73,2 55 IV* «^f" / I' >» )^ Temperatura della scala = 'j \ ,^5 I dati per le riduzioni delle precedenli misure sono : la dilatazione della scala campione napolitana detcrminata dal sig. Bailtj ; la dilatazione del ferro dolce se- condo l'esperienze de' signori Bulong e Petit, che 00^000006567 per un grado di Fahreìnhcil ; l' eccesso del Yard centrale della scala napolitana su quello della scala della sociolà astronomica di Londra , trovato dal lodalo sig. Baili] ; il rap- porto fra il Yard centrale delia scala della società astronomica ed il metro , il quale, secondo le numerose ed accurate sperienze dello stesso sig. Baili/, corrisponde a pollici inglesi della medesima scala 30,869678 , essendo ciascuna delle misure inglese e francese ridotta alla propria temperatura , cioè la inglese a 62°. di Fah. e la francese a 0° centigradi ; finalmente il rapporto del palmo napolitano al me- tro , il quale, come si sa, eguaglia palmi 3,78, essendo ciascuna misura a 0°. centigradi. Con questi elementi abbiamo intrapreso il calcolo del rapporto dal pidmo si- ciliano al palmo napolitano, e per brevità daremo conto del procedimento tenuto rispetto alla esperienza del 1° luglio riguardante la T. distaiua, ed accenneremo i risultamcnti dei calcoli relativi alla altre. La lunghezza del palmo siciliano , secondo l'esperienza del i. luglio sulla!'. 6 disianza è di pollici 10,164.75 della scala campione a 70°,55 di Fah^. , essen- do il palmo di ferro a gradi 71,5 dello stesso termometro. Bisognerà dunque pri- ma di tulio ridurre i pollici lO^iGiyS osservali a 70,55 FaU, alla temperatura di 62°. Fall', elio ò quella alla quale i campioni inglesi hanno la loro lunghezza legale. Ed a tale oggetto si dirà ; se il pollice a 62° rappresenta l'unità legale di pollice, a 63° sarà eguale ad n-o,oooo 10602 (secondo la dilatazione del campio- ne) , a 64.° sarà eguale ad n- 2 x 0^0000 io652 ec; e però a 70°, 55 il pollice e- guaglierà 1 -(- 8,55 x 0)00ooio652 : e se questo e il valore di un pollice quello di 10,164.75 pollici alla temperatura di 70, 55 FaU. corrisponderà a io, i6475 X J I -+- 8,55 X 0,0000106021 pollici legali a 63° , cioè a pollici 10,165676 le- gali. Dunque un palmo siciliano di ferro alla temperatura di 71,5 Fah. equi- vale a pollici legali inglesi 10,165676 suIIa scala campione dell' Officio. Ora la li'ggo del 1809 , siccome si è accennato di sopra , non delcrminò a quale temperatura il palmo siciliano dovesse avere la sua vera lunghezza. Suppo- nendo che il campione di Sicilia rappresenti il vero palmo a 0°. centigradi , come il palmo napolitano ed il metro , indichiamo per un momento con y il numero di pollici legali inglesi ( sulla scala dell' Odicio ) contenuH nel palmo di ferro a 0° centigradi , ossia a Js" Fah'. ; la lunghezza del palmo a 33° sarà rappresen- tata da y -H y X 0,000006567 (essendo , 0,000006567 '^ dilatazione del ferro per 1°. Fall'. ) ; ed il palmo a 34° sarà espresso da y -t- y X 2 x 0,000006567 ec. e finalmente la lunghezza del palmo di ferro a 71°, 5 , espressa in pollici legali inglesi sarà indicata da y h- y x 39,5 X 0,000006567 =y X 1,0002594. Ma il palmo di ferro alla indicata temperatura 71°, 5 si è trovalo eguale a 10,165676 pollici legali della scala dell' Oflicio , dunnue si avrà l'uguaglianza - i r-c e • j- 10,165076 yx 1,0002094= 10,160676; e qmndiy= — ,000350^ =10,1630397. Ciò premesso , il yard centrale della scala dell' Officio, eccedendo di o''''ooo268 quello della scala della società astronomica di Londra alla medesima temperatura^ il rapporto dei due yards sarà come segue (10I. poi. Yard della Società ; Yard dell Officio : : 36 : 36,000268 : : I : 1,00000744 \ f lo slesso rapporto sussisterà fra i [«)llici delle due scale , onde un pollice disila ,poi. iloir Officio H-i"'"^!.;; scala della società sarà eguale ad 7-; = 0:99')!)93J6. '' 1,00000741 Ma il metro legale francese a 0° centigradi vale a Sg'*' 369678 della scala della società di Londra a 62°. FaliK, dunque il metro ecpiivarrà a 39;3()9678 x Oi99999256 polhci della scala dell'Officio cioè a 39.369385 pollici di essa scala. E poiché il metro corrisponde a 3,78 palmi napolitani legali ^lUa comune temperatura di o" centigradi , uno di ((uesli palmi corrisponderà a — ^^ — j^ pollici della scaia dell' Officio a 62° , cioè 0,70 43 I. palmo legale napolìtanot=. io,4-'5i8i pollici inglesi a 62°. Paht. sulla scala dell Officio. Finalmente , essendosi trovalo che il palmo siciliano a 0° centigradi equi- vale a io,i63o4 pollici inglesi a 62° sulla scala dell' Officio , si avrà la seguente proporzione Palmo napolitano'. Palmo siciliano : : io,4i5i8i : io,iC3o4 ■ = 0'97279i 4.1 : 4-0,0074-3 Lo slesso proccdimenlo si è adoperato per la riduzione delle altre distanze va- lutale sulla scala campione dell'Officio, ed ecco i risultamenti de' calcoli. /". distanza ; esperienza del 4 luglio. 10,16475 pollici a yi'jSSs 10,16475(1 -1-9,55 X 0,000010652} , onde I palmo siciliano a 72,60 = 10,165784. poli, a 62° sulla scala I ... „ . 10,165784 I palmo steli, a 0° centig. = —t—r — rWc—= ìo,i6Zor5 poli, a i-i.4o,6x 0,000006567 fi,»' , ,J / . pai. nap. 1 pai. sic. 62" della scala io,4i5i8i : 10,163075 > : 0,975794 4i : 40,00757 //." disianza ; medio fra le due esperienze del t. e del 4 luglio- io, \6icf poli, a 7i°,62 =: io,i649|i H-9,62 x 0,000010652), e quindi , I. pai. sicil. a 72,2 =s 10,165943 poli, a 62° sulla scala. I ■ ; o io,i65q42 j. pai. sictt. a o cenligr. = ; '■ ,■,..,■■ = 10,1 63230 poli, a i -t-4o,2 X o,ooooo6.-)67 g2° della scala pai. nap. : pai. sic. io,4i5iSi : 10,163259 I : 0,975812 4i : 4o,oo8ig ///.* distanza ; medio fra le sperienze del t e del 4 luglio. io,i58oi25 poli, a 7i°,3= io,i58oi25|i 4- 9,3 X o,ooooio652| ; e però 1 pai. sicil. a 72,5 = 10,159019 poli, a 62° sulla scala 10, iSqoio I pai. sicil. a o centig. ; — = = rr^ =a IO. 1 563 176 no//, a 62° 6 , ^ 4o_5 X 0,000006567 ^^^^/^ ^^^^^ ^ pai. nap. pai. sicil. io,4i5i8i : io,t563i76 I : o,975i46 4i : 39,98097 44 /F.' distanza ; media fra le sperienze del i e del 4 luglio 10, iSqS'jS poli, a 7i°,6= 10,159875(1 -+- 9,6 x o,ooooio652) ; onde I poi. sicil. a 72,6 = I o, 1 609 1 4 /W/. a 62° stdla scala , . ., u • io,i6ooi4 I pai. sictl. a o ccnlig. . ^ ^, ^ ^- „ ,„„„„fiK/in = io,i582o55 poli, a 62». sulla scala. 1 H- 40)6 X 0,000006567 pai. nap, : pai. sicil. io,4.i5i8i : io,i582o55 I : 0,975327 4i : 39,9884 Di tulli i precedenti rapporti meritano maggiore fiducia quelli dedotti dalla r. e dalla li*, distanza, essendo il palmo à bouts evidentemente corto , e cosi co- struito per farlo entrare facilmente fra i due talloncini , rimediando in tah modo alla poca esattezza del lavoro. Per la qual cosa , preso un medio fra le deter- minazioni della 1' e della IT distanza , si ha il palmo siciliano espresso in pollici della scala eguale a io,i63i58, e quindi (A) pai. nap. : pai. sicil. io,4'5i8i I 4i : IO, 1 63 1 58 : 0,975802 : 40,0079 È questo il rapporto più probabile tra il palmo napolitano ed il siciliano che possa ricavarsi dal campione che stiamo esaminando. »^ Ma considerando da un' altra parte che , in mancanza di una definizione legale del palmo siciliano , nell' uso comune si adopera tanto il palmo à iraits che il palmo à bouls , e forse più qnesto che quello : si potranno a buon diritto cumu- lare tutte le esperienze , e la lunghezza media del palmo siciliano dedotta dalle quattro indicate misure sarà 10,160210 pollici a 62" della scala dell' Officio ; onde si avrà (A' pai. nap. : pai. sicil. io,4i5i8i I 4i 10, 1C0210 0,965519 39,99629 Dai calcoli precedenti apparisce che i rapporti (A) , (A') del palmo napolitano al palmo siciliano pochissimo differiscono da quello dei dei due numeri 4' e 4o; e pollile 4' : 4o : = • = 0,975610, ne segue elio adottando por palmo sit:i!iaiio i 4o/4' tlcl palmo di Napoli , si commetterebbe , stando al rapporto (A) , un errore in meno di 0,000192 di palmo napolitano , ossia un errore di 1/20 di millimetro circa ; e stando al rapporto (A') l'errore sarebbe in più, e di 0,00009' ^5 di palmo napolitano , ovvero dì i/la di millimetro circa. 11 rapporto 4-' : 4o e dunque compreso fra i due (A) , (A') , e dinerisce da ciascuno per una quantità piccolissima , avuto riguardo all' imperfezione da cui sono ricavati i rapporti me- desimi. Riflettiamo inoltre che la differenza fra il più lungo palmo ed il più corto dedotti dal campione siciliano , cioò la differenza fra la II*, e la IH", distanza è o,975Si2 — 0,975 146 = o,oooCC6 di palmo napolitano che equivale a più ili 1/6 di millimetro; e quindi l'imperfezione del campione genera una incortezza, o un errore sulla misura più che triplo dell' errore del rapporto 4' • 4» parago- nato al rapporto (A) , e più che settuplo dell' errore dello stesso rapporto con- frontato al rapporto (A'). Per queste considerazioni sembra ragionevolissimo che il rapporto di 4i : 4» fra il palmo napolitano ed il siciliano , stabilito già dal Brigadiere Visconti sopra dati meno esatti , debba esser conservato , anche dopo r esame del campione originale del palmo siciliano. Secondo questo rapporto il palmo siciliano risulta eguale a millimetri 258,09782. ZoJLOGU. — Nota iconograjlea scritta da S. delle Ghiaie intorno alla Carenaria mediterranea (i) Io (2) feci conoscere , qualmente la figura della oloturia sventrata , priva della massa de' visceri e coperta dalla fragile conchiglia e dal notatolo , riportala dal Rondelet (3) e già ammessa dal gran Linneo , apparteneva alla carenaria me- diterranea , di che convenne poscia anche Cuvier (4). La quale sin dal cadere del secolo passato erasi fatta incidere in rame dal Cavolini: e costui con note mss. Ialine registrate nel margine delle varie copie che ne fece tirare, l'andava distri- buendo a parecchi scienziati di Europa , siccome contesta lo stesso Cuvier (5) , e e siccome si è pure divulgato in questo Rendiconto, con identico esemplare appar- tenente alla R. Accademia , indi rimasto presso Pelagna , ed ora pervenuto nel- le mie mam'. In seguito Plron (6) ebbe ancora la fortuna di vedere viva la earenaria nel- la rada di Nizza, e con bastante naturalezza la delineò a soli contorni. Ma un luminare (7) della Francia , nel dipingere col pennello di Linneo animalo dalla (1) Rcndic. della B. Accad. delle se. N.ip. 18i3 , n. Vili 105 ; e pelle noie mss. di CaTolini (estuai- mente riportate p. 101-112. (2] Stém. su la slor. e notom. dejli anim. s. veri. Nap. 1825, II 193-213, t. XIV 1. (3) De Insecl. et zooph. Lugd. 1534 , p. et ic. 12f>. (4) Reg. anim 2. W. Paris 1829, III 08, noia. (5) Ném. tur let Mollusq. Paris 1817. p. 30, t. MI 15. (6) Ann. du .Uuj. d' hist. natur. XV I. Il 13. (7) iìej. anim. Paris 1817. 46 eloquenza ili Buffon e fondalo sulle amilomichc hasi di Vicq-tl'-Azyr , il quxlro del regno animale da servirgli di base alla edizione 2'. della sua Nolomia eoiU- jvirji'a , valutò poco o niente le Dgure rimastene da' suoi concittadini Rondelcl e Piron , e specialmente quella del nostro citalo compatriota. Le medesime a cliia' re i;'^»f» gli dimostravano il naturale andamento di detto Mollusco , avente cioè il notaloio rivolto sopra del corpo e 1 guscio situatovi sotto ; servendogli questo di viscerale prolezione o di barclielta , e quello di remo o vela. Ma egli accor- dando meno fiducia alle altrui osservazioni di fatto , che al fecondo suo inge- gno , ne considerò il portamento in posizione inversa , ossia riguardò la carena' ria capovolta. Epperciò 1' allogò fra' Molluschi gasleropedi scudibranchi invoce degli eleropedi ove dcssa avrebbe dovuto naturalmente appartenere. Il quale errore,poggiato sulla di lui grave autorità,neppure fu schivato da Poli(i) e nii me (2). che esaminammo la carenarìa da Macri ^n\ dal 1812 tenuta nello spirilo di vino. Intanto pubblicossi oltremonte (3) che la carenarla, in mure os- servata vivente , portava sempre la conchiglia su , vp.l dire in opposizione del nota- tolo ch'era giù , e se n' espose eziandio il disegno, che per verità la rappresenta morta anzi da qualche di serbata in acquavite , siccome fu realmente contestalo dal pittore all' uopo impiegalo. Io (4-) aveva già smentito tali mendaci asserzioni col restituire alla carenarla il naturale suo portamento : ne tardarono a farmene giustizia Quoy e G;umard (.')') , indi Rang (6) , ed a convincersene Cuvicr (7) medesimo , dietro le successive osservazioni di Laurillard. Chiarite cosi le cosa conveniva di giustificare la esistenza della citata tavola inedita del Cavolini toc- cante si ammirevole Mollusco , che io accennai sulla fede di Cuvicr (8) , ed a torto dichiarata poscia inesistente (9) , ove leggesi pure la corrispondente spie- gazione autografa , avendovi io aggiunto '\\ facsimile di lui, Macri, Poli e mio, che ne abbiamo benanche Iraltato. (1) Teitac utr. Sic. auct. Poli et Delle CKiaie , Parmae 1826 , III. 26 , e LXHJ. (2) Metn. eitl. II. (31 Ann. dei te nat. Paris 1829, XVI 107, t. I. (4) Mem. citi. Nap. 1828 , III 61, t. XLI 1. (5; Bull, des se. nat. XII 341. (6) M. Rang aisure n' avoir jamait vu eet individus nager avec le nageoir en dessous , cependant . on a/firme ^ Ann. eit.) q«e ceux obsenés nageaient de cette manière, ce qui n' est pas snpposable. lluìl. des te. nat. Paris 1830 , XXI 330. (7) La seule inspection du système nerveux det carinaires m' avait fait juger qu'il tont analogues aux gatlèropodet heleropodes. l'ne anatomie plus complète , faite depuis , e< celle que Poli en donne , ont per- ftilemtnt confirmé cette conjeclure. Iteg. anim. cit. Ili 67. (8) }Iem. sur les Mollusg. p. 30. (9) Au dire de Delle Chiaic , Cavolini en connut la configuration exiérieure et la coquilh, mais il 11' a rien publiè sur cet objet , et ses notes , ainsi que jc» figures , ne sout pas venues jusgu'à nous. Ann. eit. p. 108. 47 l SUNTI DE' VERBALI. Tomaia de 2f Novembre tS4^. Il Presidente presenta una lettera dell' Accademia delle Sfcienze di Monaco , la quale desidera di niellorsi in corrispondenza con la nostra Accademia. Questa ne accetta con piacere la proposta e stabilisce di riscontrarne analogamente quel Segretario sig. professore Marliny. Si legge un Ufllzio di S. E. il Ministro degli Affari Interni , che rimette all'Accademia una lettera della Congregazione municipale della città di Milano, per\enuta al Ministero degli Affari Esteri per mezzo dell' inviato in Napoli di S. M. I. 0 R. 1" Imperadore d' Austria , contenente un programma , con cui si previene il pubblico, the la città di Milano ha assegnala la somma di io, eoo lire austriache ad una o più grandiose sperienze relative a qualsiasi delle scienze fisiche da eseguirsi in occasione del Congresso Scientifico che si terrà colà nel i844- La congregazione suddetta raccomanda all'Accademia di dare al programma la maggior pubblicità. Il presidente ne distribuisce vari esemplari a diversi soci , e li previene di essersi già pubblicato per tenore nel Rendiconto. Si presentano diversi opuscoli del proff. Bizio , uno de' quali sopra la Por- pora degli antichi , viene alBdato per 1' esame a' sigg. Semmola e Briganti. Altri due intitolati = DelF azione della calce su i carbonaii potassico e sodico — Sid miglior modo di preparare la potassa e la soda caustica == si pas- sano al cav. Lanccllotti per farne rapporto verbale. Il cav. Melloni legge una sua Memoria intitolata cr Ricerche sulle proprietà calorijiche delle varie radiazioni che compongoìio lo spettro solare i . Egli pro- mette di leggere una seconda memoria sullo stesso argomento. L' Accademia considerando l' importanza delle cose traltiile dal cav. Melloni, stabilisce cìie questa prima memoria venga sollecitamente pubblicala per intero nel prossimo numero del Rendiconto. Tornata de o dicembre iSi3. Il Socio delle Chiaie , a nome della Commcssione , logge un rapporto sopra una memoria del signor Nicolucci inlilolata Politalami fossili deli Italia meri- dionale. La Commcssione conchiude di trovar meritevole d'inserirsi negli atti la memoria suddetta , rimborsando all' Autore la spesa del disegno , e quella fatta onde procurarsi j diversi saggi di creta per lui esaminati. L'Accademia consultala per voti segreti approva a maggioranza le conclusioni del rapporto. n Socio Cav. Gussone legge un favorevole rapporto sulle opere presentate dal signor Naozio facendone rilevare i maggiori pregi ; al quale dà termine di- 18 chiarando nicrilarc 1' autore dello medesime di esser Icnuto presento nelle pro- poste anailoiniche. Il socio Cav. LancoUolti parimenti dà lettura di un sunto da lui fatto sopra uno dogli opuscoli aflulatigli per l' esame nella precedente tornata, e propriamen- te su quello relativo all'azione della Calce su i Carbonaii potassico e sodico e sul miglior modo di preparare la potassa e la soda caustica. Il Presidente prosenta le osservazioni mctercologiclie fatte dal Socio corri- spondente Raffaele Cassitto di Alberona per 1' anno i843. Il Socio signor Semmola , relatore della Commessione incaricata di dare il parere sul compenso da accordarsi al DI. Antonino Vinci per la introduzione in Catania delle operazioni cliirurgiclie di Autoplastria e di Litotripsia , legge un rapporto , col quale dice die la Commessione non disconviene su la proposta del Decurionalo di Catania rimunerando il signor Vinci con la somma di once cin- quanta. L' accademia approva ed adotta il parere della sua Commessione , e sta- bilisce di mandare copia conforme del rapporto a S. E. il Ministro. Il Socio Cav. Gussone legge una relazione del Socio corrispondente Padre Tornabene , sulla recente eruzione dell' Etna. Il Socio signor Nobile legge la i" parto di un suo lavoro suU' influenza che esercita la pressione atmosferica sul livello del mare. Tornata de fa dicembre i843. Si leggono talune ministeriali , con la prima delle quali S. E. il Ministro approva che si mandino all' Accademia di Monaco i volumi degli atti acca- demici. Lo stesso Ministro approva il pagamento del doppio gettone al socib signor D. Saverio Macr'i e quello delle spese fatte per la compilazione della sua memo- ria sopra una novella specie di Doride approvata per gli atti. Con altra Ministeriale s'accordano al signor Guarini i gettoni por le sue memorie approvate per gli atti , rimesse alla stamperia e da stamparsi nella 2. parte del 5° volume. S. E. il Ministro delle Finanze no partecipa di aver dati gli ordini oppor- tuni perchè la franchigia sui giornali , atti accademici ed opere pciiodiche che pervengono alla Società reale Borbonica venga prolungala per tulio l'anno 184-4-. Il Presidente stabilisce d' indirizzarsi lettera di ringraziameulo a S. E. il Mi- nistro delle Finanze a nome dell' Accademia. Il signor Arago fa conoscere all' Accademia (Fi aver ricevuto il n° io del Rtindiconlo. Si stabilisce di ringraziare il signor Arago del Cambio del Compie l\endu col nostro Rendiconto. Si presentano laluni opuscoli del signor Le Roy d' Eliolles i quali vengono passali al Cav. Sementini per farne rapporto verbale. i9 Il Socio Cav. Lancellolli Fa rapporlo verbale sur uno opuscolo del signor Bi- zio relativo alla congelazione dell' acqua. Il Socio signor Capocci fa leggere una noia con cui informa 1' Accademia di avere l'alunno signor Teucro Capocci , rinvenuto la sera del io dell'andante la Cometa scoperta nello scorso mese a Parigi nella Costellazione di Orione. Il signor Semmola partecipa di aver ricevuto una risposti ad una sua lettera al signor Berzclius , dalla quale si rileva aver ricevuto le opere del signor Seni', mola ed il nostro Rendiconto con sommo gradimento. 11 Socio corrispondente signor Giardini legge una sua memoria dal titolo, sulle correnti d' induzione magnetica : e descrizione dell' apparecchio inventato da lui. La memoria vien ritenuta dall' autore il quale ne consegna solamente un sunto all' Accademia desiderando di sottoporla all' ordinario esame. 11 Presidente nomina quindi a tale effetto i signori Semmola , Capocci , de Luca, Sementini e Melloni. Tornata del g gennajo tS44' S. E, il Ministro degli Affari Inferni in data de' 23 partecipa di aver rice- vute la copia del parere emesso dalla Commessione nominata per giudicare del compenso da darsi al dottor Vinci. Il Visconte di S. Leopoldo Presidente dell' Istituto geografico di Rio Janeiro ed il signor Consigliere Barbaza Segretario del medesimo Istituto ringraziano r Accademia di averli nominati a Soci corrispondenti. Lo stesso signor Segreta- rio invia la continuazione del Bollettino dell' Istituto geografico Storico e della Società ansiliatrice delie industrie nazionali , e fa istanza a fin di avere i quat- tro primi volumi degli atti della nostra Accademia che gli erano stali mandati e che non hanno ricevuto. Il signor Carlo Morren ringrazia parimente l'Accademia di averlo nominalo Socio corrispondente. Si presenta « il Profilo teoretico dimostrante la disposizione de' terreni della Campagna romana secondo le osservazioni di Monsignore de' Medici Spada e del J'rofcssoro Ponzi s Qucst' opera sarà continuata. L' Accademia ne loda il lavoro, e si dispone ringraziarsene gli autori. Il nostro Socio corrispondente Professor Giuli invia all' Accademia una sua memoria, della quale si dà lettura, avendo per titolo (t Azione della luce lunare, su de' corpi oi'ganici vegetabili ed altri inorganici ». Il Cav. Cagnazzi , fa sugli argomenti trattati nella Memoria talune osserva- zioni , che esporrà in una nota da apporsi alla memoria quando verrà pubbli- ^•ata nel Rendiconto , come si è stabilito. Il Cav. Melloni legge talune e Considerazioni intorno alle objczioni del Dot- 7 5o tor Antonio Fusinier i e de suoi seguaci contro la teoria del Wells , e le leggi della calorimetria adottate da' tìsici , a proposito d' un passo della meteorologia del Kaemtz relativo alla formazione della rugiada > . Questo lavoro verrà del pari inserito nel Rendiconto. L' Accademia degli aspiranti naturalisti invita cortesemente i Soci di questa Accademia ad intervenire alla tornata pubblica de' i4 del corrente. Assiste air Adunanza M. Sirley Woolmer , dotto giurisperito inglese ed ama- tore delle Scienze naturali. I libri presentati sono : O Aiixiliundor ila Industria Nucionnl — ou colleccao de Memorias et Noticias — Periodico montai publicado sob os auspicios da ladustrìa oacional. Rio de Janerio ; dal i838 al fase. 6 del 1845 in 8°. RevistB trimensal de histoiiu e geografia ou lournal de Instituto bistorico geografico brazilei- ro. Rio de Janerio i843. in 8° n. 17 e 18. As prìmeiras negociacoes diplomalicas respeclivas 00 Brasil. Francisco Adolfo Varnaghey. 8°. Durcet ; CoUeclion de Memoires relatifs a 1' assaìnissemenl dcs Atcliers , des édiliccs public» et des bubilalions paUiculi^res. F.it'is iS43. in 4 '<"°- '■ Tomaia de sS gennaj'o f844- II socio cav. Cagnazzi legge la nota risguardante l'azione della luce lunare sulle piante , della quale si era fatta parola nel verbale precedente. Tale nota verrà inserita nel Rendiconto. Il socio corrispondente sig. Palmieri legge una sua nota col titolo : Se diasi un vero limile delle correnti d' induzione tellurica , e sulla utilità di adoperare molle spirali nella batteria magneto^lettro-tellurica, particolarmente quando si faccia uso del ferro. Il Presidente conferma la Commessione compilatrice del Rendiconto per l'an- no i844- Libri presenlati : Discussione sopra due teoremi rimarchevoli di Analisi. Memoria letta nella tornala ordinaria di 17 Giugno 1843 , delP Accademia Gioenia , dal sig. Agalmo Sammnrtlno. Catania i843 4- Memoria slorico-fisico-geometrìca sopra un' antica misura del Centìpodio , dello stesso. Catania i84i 4- Dimostrazione del teorema (ondumentule della teoria delle funzioni analitiche di Lagrange -, dello slesso. Catania i856. h" pag. 16. SuU' esame legale per la Cattedra di matematica sublime della Regia Università di Catania. Tolo ragionato dello stesso ; Catania i843. 8° pag. iti. Suir insegnamento della Cattedra di Astronomia della regia Università di Catania, dello stetsui Catania i8^3. 8° pag. 16. Tormia de Gfcbbrqfo tSM- Si prosentano i giornali che la Real Accademia delle Scienze ha ricevuto in cambio del Rendiconto, e che per lo disposizioni contenute nella Ministeriale dei IO Gcnnajo corrente anno debbono passarsi alla Biblioteca Reale Borbonica. Il Presidente dispone che i giornali presentati in questa tornata sieno pas- sati al Segretario perpetuo per 1' uso di sopra accennato. Il socio sig. Tacci legge l'introduzione ad una sua Memoria dal titolo. Qua- dratura delle porzioni di paraboloide iperbolica terminate da quattro linee rette ; preceduta da osservazioni sulla importanza geometrica ed artistica di tale super- lìcio. Lo stesso sig. Tucci nella prossima adunanaa darà termine alla lettura di tal sua memoria. Il socio sig. Nobile legge la seconda e terza parte della sua memoria. Sul- J influenza della pressione atmosferica sul livello del mare. La memoria vien ri- tornala air autore per darvi un' ultima mano , la quale dopoché sarà stata pre- sentata dovrà passare per 1' esame ad una commessione da nominarsi. Il Dottor Riippel di Francoforte, ed il sig. Schnars di Amburgo assistono al- l' adunanza. I libri presentati sono : Meinuiie della Societù medica di locoraggiamento di Malia j fase. i". Molta t843. 8. Qtlcslo libro sarà passato alla compilazione del Reodiconlo per darne nn sunto. Hisloriu e momorias de 1' academia Reale das Scicncias de Lisboa. Lisboa i845. 4. Leiioiii di geologia dettate all'Università degli Sludi da Arcangelo Scacchi. Napoli 1844. 8. Klementi di chimicu filosofico. — sperimentale del sig. Mamone Capi iu ^ 4° Edizione j Ionio 1 * Napoli ii>44- ^- ANALISI DI LIBRI Della Filosofia del Campanella , libro uno di Micìtele Baldacchini. Napoli alt insegna et Aldo Manuzio iS^S : un volume in ottavo di 21 5 pagine. Il movimento intelleltuaje che di brev' ora precorse l' intero risorgere de' filosofici studi in Eu- ropa fu lutto italiano , perchè operato da ingegni italiani , in fra' quali di molta lode fregiato va il nome di Tommaso Campanella da Stilo , intorno a cui , ad occasione dell'opuscolo sovr' annun- ziato , s' aggira il presente discorso. Il Campanella , quantunque sia stalo da taluni invocato come antesignano del sensualismo (i) , non- dimeno chi tutta abbraccia la sua dottrina s' avvede che non si dee mica confondere co' gretli e meschini filosofi sensualisti ; che per lo contrario por li spazi ontologici tnolto largamente discorre. Maravigliosa cosa è vedere come costui da un lato accenni alla scuola di Loke , dall' allro a quella di Leibnizio , donde la diversità de' giudizi che corrono sul conto di lui , ciascuno volendolo ti- rar dalla sua. Parrebbe che nelle alte regioni della metafisica non dovesse entrare amore di parte. Ma pur troppo non va cosi la faccenda ; e gli uomini usi in tutto a dividersi si dividono anche in questo, per le cose intiUoltuali cioè, e in più schiere, e ciascuno chiama dalla sua gli autori antichi od oscuri , i quali appunto per essere antichi ed oscuri , fanno luogo ad inlerpelrazioni diverse. Quindi nasce la curiosila di scovrire il vero senso riposto di tali autori ( curiosità che anch'essa è un sentimento scientifico), e vedere a quale delle diverse scuole appartengono. A sod- disfare sifTatta cuiiosilà , in quanto al Campanella s'addice, è volto il libro sovrannunziato. Nel quale ii cerca di dar corpo , ed unità di dottrina a' pensamenti di quel nostro antico filosofo , meglio forec che egli stesso non fece. Impresa di grande di£Bcollà che noi non diremo che sia stata al tutto viola in questo lavoro : bene si vuol dar lode al Signor Baldacchini che ciò abbia tentato di fare. Per ben comprendere la dottrina di un filosofo bisogna collocarlo nella serie de' pensatori alla quale esso appartiene. Ogni filosofo ha i suoi antecessori legittimi, e i suoi sncoessori , che ne illu- strarono , e ne diffusero il sistema. Fate la storia d' una scuola ; e voi vi troverete in sostanza «ver fatto la storia dell' intera filosofia. Imperciocché una scuola in tanto è tale in quanto si dificrcn. sia dalle altre che le si contrappongono. Sia Bacone , Cartesio , Leibnizio , nulla rileva. L' Autore ha icelto il Campanella per non uscire da' confini della storia della sua patria. Questi principii pare che abbiano direlto 1' autore nel suo lavoro. (i) Sul Sensualismo ad occasione della Filosofia speculativa del Campanella: Memoria del Prof: Oaofrio Si- monclti, Messina iSJg : Vedi anche nn'art. del Cav. Blanch , inserito nel Progresso sulla citata memoria. Final- menlc ncll'iw/ia/io giornale che ti stampava nel |836 a Parigi si legge uu' .^it. sul Campanella i. fascicolo pag. 31 , lollOKritlo A. H. 53 Determinati i principii che hnono diretto 1' autore nel suo lavoro , vediamo la loro pnili( a applicazione. Per le cose poste è chiaro che bisognava prima cercare quasi la filiazione del filo«o- fo del quale si aveva poi da esporre la dottrina , e stabilire la serie. Ora a taluno parrà che delta serie , attese le idee orientali che sovrabbondano in Campanella , doveva metter capo più su clic 1' autor nostro non fece , e prima ancor del greco era da esaminare il sapere orieniale antichis- simo, al quale per mezzo di Origene si dovea risalire. L' indole mistica della filosofia del Campa- nella doveva consigliar l' autore a vedere i nessi che il suo filosofo ha con Origene. Evvi io Origene, scrive il Rltler (i:), tale un mescuglio di rappresentazioni sensibili, che ricordano la tendenza della sua età. Quamvis ( diceva ancora Origene ) in diversit sit ufficiis orilinnliis , non lairen (lissonans alijue a se discrepuns mimili loliits inlelligimtus est stiitiis ; sed sicul corpus nostrum unum e.T multis mtmliris nplalum est , et al> una iinima lontinetur , ila ile. (a) K il Cuinpanolla : Il jnuii do è un animai grande e perfetto (3:). Origene , come il Campanella , pcnsiivi^ che la materia periià pel fuoco (4:) ec. Per verità il nostro A : si spaccia di Origene in troppo corte parole. Ma v' ha dippiù. In un libro sul Campanella della Ciihbula dovevasi lenire discorso ; a che avrebbe potuto giovare all' autore un recente lavoro pubblicatosi in Francia su questo argomento. E pure in lutto questo volume in vano della Cablala cercheresti il sol nome. Un' iltri omissione , s^ condo noi avvisiamo , deh' A : è nel non aver ricordato che Giovanni Scoto Eiigena , come il Campa- nella, pensava subslanliam lunninis esse Irla ; esse, velie, et scire. (5:) Ma se perla parte degli ante- cessori del Campanella questo lavoro lascia più d' una cosa a desiderare , che diremo per la parte de' successivi filosofi che del Campanella ereditarono le dottriue ? Fa maraviglia che il Lameniiuis nou si trovi neppur nominato. E nondimeno Terenzio Mamiani della Rovere avea già fatto ve- dere le simiglianze del sistema o per meglio dire degli errori del francese colle idee del Calabrese filosofa (6:). Il sistema dinamico del Leibnizio si trova nel Campanella annunzialo , ed a questo proposito del Leibnizio non possiamo fare che non rammentiamo due luoghi dell' Alemanno che con alcune altre opinioni del Campanella hanno singolare riscontro. I due luoghi del Leibnizio sono i se- guenti : N La maniera di parlare che oppone la ragione alla fede, benché accettala dall' uso , è impro- pria. Imperciocché noi dobbiamo credere per ragione. Se la fede ù un fermo assentimento, questo assentimento , regolalo come ti deve , non può darsi che su buone ragioni. E molto è da slare su' questo che la fede sia fondala in ragione. Allrìmenli come anteporremo noi la Bibbia all' .Alcora- no ? M E altrove « La ragione fa conoscere la verità della rivelazione » (7:). Questi lievi accenni non giungono a riempiere ì vuoti lasciali in quest'opuscolo che esaminiamo, ma mostrano, se pure non andiamo errali , come si avrebbe a fare a colmarli , ove l'autore nel silenzio del suo amor proprio s'i/iducesse a una mentale ricostruzione. L' .Autore sembra aver fatto lunghi sludi tu trguenti libri del Campanella: De scnsii rerum ; De libris propriis et recta ralionc stiuLndi , come ancora Dell' atiismo trionfato , delia Muaarcliia Ispanica , e della Città toU.rc. Ma essendo che questi (1 :) Vedi intorno Origene Hiitoire de la |ihiiow|ihie Ciirciirunt I. 1. Iìt. II : p. ^cjt. Quest'opera con- liaaa la materia della Istoria della Filosofia aulica dello stesso autore. ()0 D« Princ : U • 3 f. 85. ^:) Poesie p, g. (40 Bit. isl : citala p. 4<)$. (50 Dapin , Anecd : eccics, VII. p. 79. (6:) Nella nota della Oulologia e del Mcludo ( Parigi 1S41 ) p: 11. (^;) Leibnizio ; nuovi saggi sul!' inteiidiin : um. L 4- "V ■ >~ ■ * eap : ig: H libri del OnmpinelU sono anzi raii che non, avrebbe pohilo meglio dilTondersi in durile eontotza. Neil' ap|M>ndtce a questo Volume è alcuna cosa d' inedito , di che si deve esser gi-ali all' autore , nostro conchtadino, il quale in tutte le sue scritture mostra grande amore per le patrie memorie, e tratta a preferenia soggetti putrì , il che dovrebbe svegliare i nostri giovani scrittori a segui, lume 1' esempio. Resta che della lingua e dello stile dell' autore diamo giudizio. L' Italia ricca di poesia non è ricca ugualmente di buone prose. E se ad alcuno non piacB questa sentenza si rivolgu a Vincenzo Gioberti the più novellamcnle 1* ha profferita , quel Gioberti il quale non può essere crrto accusalo di non amare e pregiare e antiporre alle altre nazioni l'Italia «uà. Or se la sentenza sovraesposta è vera , molto si deve essere obbligati a coloro i quali ci for- niscono di buona prosa italiana. E per prosa non si dee mica intendere quella che s' ode nel no- stro teatro , o nel foro , o diciamolo pure , il più sovente in chiesa dal Pergamo ( fiitte le debite eccezioni, come una nobilissima sarebbe quella del Grossi, che ha predicalo quest'anno passato al Gesù nuovo ) , ma una prosa lavorata con certo artificio, eletta di belle frasi , non affettata , ma piena di decoro a un tempo e «lisirivoltura. Questa piosa in Italia pochi la scrivono , e fri questi pochi chi più crede di scriverla è quegli per avventura che meno vi riesce. Ma lasciando questo discorso che alle orecchie di certuni farebbe un mal suono a udire, nelle materie filosofiche i pochi diven- tano pochissimi. E gli esempi in questa parte di bello scrivere non abbondano. Si va dritto alle cose e si fugge ogni eleganza. Il che , come privilegio, si dovrebbe concedere a chi ci ha da erlice della collina dove è fabbricato I' ocser- T.Korio di Trevandrum. (I suolO presenta una raassa di pietra chiamata laterite ^ la sua super6eie jn vicinanza de' Icrmomeiri è ricoperta di erba , la di cui verdura è mantenuta du leggieri inaf- fijmenti , ed essa d'altronde è aflatlo esposta ai ruggì solari. ( Instilut n. 4^3)- Fisica del globo. — Il sig. dottor Kreil , trasmettendo ali 'Accademia il quadro delle osserva- zioni meteorologiche orarie da lui falli' u Praga dà le srgucnli contezze sulle perturbazioni ma- gnetiche che sono sluto osservale in questa cillà sin dal mese di luglio ultimo. — Ne' 17, 18 e 19 agosto vi è siala perturbazione con forte declinazione dell' .igo magnetico verso mezzodì ; ne' 2, 21 e 29 settembre a 8 ore della sera ; ne' i3, i4, 16, 17 e 23 ottobre , a 6 ore della sera. Dille mignetiche perturbazioni sono state osservate alla specola di Brusselles alle epoche seguenti : 5, 6, 19 agosto ; 2, IO, i3, i4, 2i, 22 e 29 settembre; 1, i4i '7, '8, 26, 27 e 28 ottobre ; 21 e 2J noTimbre. — Il sig. Kreil dà quindi il sunto che sieguc de' tremuoli di cui ha egli avuto notizia: 16 febbraio , a Dscliellalabad , nell' Afganislan ; 6 mii'zo , al far del giorno , in Firenze ; 1 8 aprili; , a 9''4o' del multino ed a 6^7! della sera a Patrasso , in Grecia ; 25 — , a 3''55' del mattino , nello slesso luogo ; 7 magg'o , a 7''2o' di sera , terrcmolo violentissimo in Haiti ; 21 giugno , nella conica di Lancastro , in Inghilterra ; i3 luglio , a Eegseih , sili Sondmor , in Norvegia ; 24 — a 5''3o' di mattina al capo Halli ; 5, — a 7*30' di sera , a Gross-Karioscha , in Ungheria \ 22 agosto , Ira C"" e 7'' di sera ad Anglescy. Il sig. Kreil fa al proposito di questo sunto la riflessione seguente : a L' ultimo trcmuolo è più di tatto importante , poiché desso è stalo ancora qui egualmente indicalo dagli strumenti autografi ( il barometro ed il termometro ) , i quali sono sensibilissimi alla più lieve scossa. In seguito di queste Indicazioni , la scossa ebbe luogo qui ad S'iS" della se- ra. Se adottasi la differenza di meridiano tra Praga ed Anglesey di i^j" , il terremoto , nella supposizione che abbia avulo luogo simultaneamente ne' due sili , avrebbesi dovuto osservare a ^^ iS"" in Anglesey. In conformità di una osservazione, che in un coso somiglianle io feci a Mlluno nel 35 gennajo i858 , credetti di potere concludere che la propagazione de' ireniuoli si avvefassé' in pochissimo spazio di tempo , giacché scorgesi nelle Osservazioni sutt intensità e Mia ihrfzioht' (iella forza magnetica, pag. i53 , che il terremoto accaduto allora a Milano vi si propagò da Odessa in mono di io minuti. Sarebbe adunque desidcrabil cosa, in «[uanto ha riguardo al liemnolo del 22 agosto decorso , Éhe si potesse conoscere con esattezza l'istante iu cui fu desso osservato in Inghilterra » ( Jnslilat. n. 485 ). Meteorologia. Stelle cadérti del Q-12 agosto 184"^. Il sig. Quctelct comunica all'Accademia di Brusselles il risullamenlo delle diverse comunicazioni da lui ricevute suU' apparizione delle stelle cadenti verso l'epoca del 10 agosto. — Ricavasi dallo insieme delle osservazioni che le stelle ca- denti non hanno punlo ingannato l' aspellaliva de' racleorologlii. In Europa nonché in Araeiicn so- nosi esse addimoslrale in numero di assai piii considerevole che nelle notti ordinarie. Le osserva- zioni negative di taluni osservatori in alcuni punii non polendo mica distruggere le positive osser- vazioni che sono state fatte in un gran numero di località. 11 ritorno periodico del 10 agosto i84a è un fatto bene assodato, è desso il ventottesimo ben compruovato a questa epoca dopo il comin- 57 CNiinento drl serolo dfcimonono. — Insìn dal 4 ■' servansi insirnie il Iciniomelro ed il lermomelrografo. Paragonando tra loro le medie diurne ot- tenute da un nuniiro snflìcienic di osservazioni quotidiane alle serai-somine delle temperature mas- sime e minime indicale dal tcrraomttrografo e corrispondenti agli stessi giorni , egli ha trovalo cbe le due medie così ottenute differivano sensibilmente tra loro 5 ma nel tempo stesso egli ha dclermìnalo per ciascun mese dell' anno un coefficiente mediante il quale deducesi la vera tempe- ratura media dai massimi e dai minimi indicali dal lermometrografo. Sia e questo coeiSciente , T la temperatura media cercata , M il maximum , m il minimum , avrassi: T=m-J-(M — m) e. 1 yalori di e per ciascuo mese dell' anno sono i seguenti : Gennajo 0,507 Luglio 0,462 Febbrajo 0,4-6 Agosto o,45i Marzo 0,47^ Settembre 0^433 Aprile 0,466 Ottobre o,447 Maggio 0,459 Novembre 0,496 Giugno 0,453 Dicembre o,5-ii Siffatti coefficienti non sono mica dc6nìtivi e non dovrebbesi fare a meno di stabilirli con tutta la tuia per ciuseiina delle grandi provincie climatologiche della Francia , cullo scopo di de- durre rigorosamente la inedia mensuale dalle indicazioni del lermometrografo. — Il sig. Quelelet fa osservare che a Brusselles la seconda quindicina del mese di novembre fu notabilissima per grandi variazioni barometriche. Cosicché il 18, il barometro s'è innalzato a 77a°"",i4^ , ed il a4 è ricaduto a 735"'°', 81. Fa egli dippiù avvertire , ciò che al presente è da tutti risaputo , cioè , che il fenomeno delle stelle cadenti degli il e iJ novembre , non si è mica percepito nel 1842. Soggiunge una parti- colarità molto notevole , se fosse pur confermata dalle osservazioni fatte in altri punti ; vale a dire , che a Brusselles ne' pochi istanti in cui si è veduto il cielo senza nuvole , è sembrato av- vertire che le meteore fossero meno numerose che nelle notti ordinarie. Era ciò forse un effetto della presenza della Luna , il di cui splendore avrebbe fatto svanire quello delle stelle cadenti, ovvero di una cagione somiglievole all' altra per cui in prossimità delle nebulose trovinsi generalmente degli spazii celesti vuoti di stelle ? Io tutti i casi , sarebbe cosa degna d' interessamento , che si fosse egli occupato ad annotare con egual cura le notti marcabili sia per V assenza che per la presenza delle stelle cadenti. Adkose boreali — Il sig. Argelander , direttore dell' Osservatorio di Bonn scrive che durante un «oggìomo da lui fallo nell' osservatorio di Abo in Finlandia, siasi egli molto occupalo delle aurore boreali. Ha osservato con cura siffatto fenomeno , ed ei crede , anche prima della pubblicazione delle sue osscrvaziuni , di potere annunziare che esse riveleranno molti fatti iutcretsaDli e serviranno alla con- I S9 fntazinne dì molle opinion! erronee. « Cu») , die' egli, in Abo u1 mino , il centro det maggior niimiTo delle uurore boreali non lro\rarsi mica nel meridiano magnelico , ma assai di più all' occiilenle. Esse proveranno ancora quanto poco sia fondata la opinione del tig. Ili-rrick, il ([uale pretende (he le aurore boreali siano più rare in Europa che in America. Nel nuovo mondo esse sono soltanto Tlsibilì a delle latitudini più basse , ciò che potrebbe ancora derivare dalla temperatura più mite la (jualc regna quivi e che pormi essere una condizione essenziale delle aurore boreali. Questi fenomeni hanno alcerto talune determinate epoche di apparizione , sebbene non avvenghioo ogni diciannove anni , secondo crede il sig. Hansteen. L'anno i852 ne offre forse il maximum ; almeno durante l'in' verno del !83i al iSòi io osservai cinquanta aurore boreali in tutto , e rare volte si ebbe imo bella notte senza una simile apparenza. In appresso non mi è stato possibile di osservarle con pari assiduità: io credo intanto che non siano slate più così frequenti , sebbene insino alla mia parlenzj da Finlandia, nel 1B37, esse siano ancora stale a bastanza numerose e fre<|uenlemente brillantissi- me. SilTalta apparizione frequente delle uurore boreali mi fa sospettare delta influenza che loro si attribuisce sulle oscillazioni dell'ago magnetico. Io non pretendo con ciò per verun modo di ri- rliìttmare in dubbio una tale influenza sul luogo stesso dell'apparizione , giacché al contrario io sono disposto ad attribuire particolarmente la toro orìgine a delle correnti elettro-magnetiche ; ma io propendo con forzo a pensare che esse siano mollo più locali di quel che comunemente erede- si , e che II' apparizioni le quali spesso osscrvansi simultaneamente in contrade tra loro discoste le une dalle altre appartengano a delle aurore boreali ìnlerumcntc diverse , la di cui simultaneità spiegasi con uno slato comune d' impressionabilità dell' atmosfera. Intanto siccome non passa ciun giorno , direi quasi niuna ora , senza che in qualche silo della terra non osservìnsì de' chiarori po- lari ; poirebbonsi immancabilmente notare delle aurore boreali ad ogni perturbazione magnetica , se tulle (]iiosic osservassersi. Ma siccome desse hanno luogo simultancameole , una apparizione di- penderà probabilmente dall' altra. SIacketismo tebbestbe. — Il sig. KoUern , direttore dell' osservatorio di Kremsmunster fa no- ti gli elementi del magnetismo terrestre da lui determinali in quella località alla fine del 1841. So- no dessi come seguono : Declinazione magnetica ; .' . i' iB' 45' 24" ovest. Inclinazioae. ' :' . ■ 64° 4'')4 Inlcns'là orizzontale . . . • i,g4ì3ai tohile . . . . . . . . . . 4,54671 Riducendo V ultimo numero alla unità , per la quale si ha l'intensità a Londra di 1,371 , qui diviene , aggiugne il sig. Kollero , pari a i3oi,7. AsTKottOMiA. — La cometa del i843 è stala il soggetto di una particolarizzata comunicazione del sig. Arago. Oggidì che le osservazioni non mancano punto ; han potuto istituirsi bcnanco le calcolazioni analogamente ; traìcegliendo iu preferenza quelle Ir» le prime che presentassero una maggiore probabilità di esalteica. Da un altro lato, lo corrispondenza dell'Accademia ha rìpoitjto da Berlino e da Vienna degli elementi dell' orbila di già bi'lli e calcolali ; di modo che al pre- siiile noi ci troviamo in possesso dì cinque orbile , le quali non cessano mica dì offrire delle no- tabili dilferen/.e : ma il sig. Ar.igo erode di potere afliriHare , che gli elementi calcolali ali" osser- vatorio di Parigi siano i soli esatti. Ma pria d' ogni altro rettifichiamo alcuni errori scorsi nelle nostre ultime indicazioni. Sicché la distanza perielia trovata dal sig. Plantamour in seguito di tre osser- Tazioni falic n Ginevra a! 18,19 * " n>'"'*o i "O" ^ 'o'Ci o,ooo45, come fu impresso nell'ultimo nu- mero , ma 0,0045 ; epualmeiile che il raggio del sole al quale oomparavasi colesla distanza invece di o,ooo458 , è o,oo458 \ del pari che la distanza perielia della cometa del 1680 era 0,006 , e non già 0,0006. Finalmente , poco più appresso , parlando della distanza perielia dell' attuale cometa trovasi stampato 4^ in vece di 45o cento millesioii. Del resto l'errore di una cifra di trop- po essendosi ripetuto in tult' i numeri , le relazioni loro non ne sodo stute alterate , e tutto ciò che a tal riguardo si è dello rimane esatto. Ciò che poi lo è meno , si è appunto la rettificazio- ne che ci si era annunziata di essersi indotta nel numero del sig. Plaotamour dagli allievi astro- nomi del nostro osservatorio , rettificazione in seguilo della quale la distanza perielia della co- meta sarebbesi portata a tre centesimi circa della distanza della terra dal sole , mentre che il sig. Plantamour non aveva indicato per essa che 4^ dieci-millesimi. La cifra del sig. Plaolamour non deve essere cotanto fortemente aumentata. La disianza perielia rimane tra 54 e 55 diecimillesi- mi , ma questo cangiamento nel numero del sig. Plantamour per quanto sia piccolo comparativa- mente a quello annunziato , non ha perciò meno importanza nelle sue conseguenze , allonlanando quella di una penetrazione della cometa nella fotosfera solare , risultando con ciò la distanza pr* rielia maggiore del raggio del sole. Posto ciò , veniamo ora ai particolari degli elementi. Elementi calcolali dal sig. Plantamour u Ginevra giusta le tre osservazioni fatte il 18 , il 19 ed il ai marzo : P.issaggio al perielio, i843, febbraio 37,4882 l.m. (ìins Distanza peiìelia i;> t ' • • O,oo45 Longitudine del perielio ;.. .!•■ • . 379° 13* 11" Longitudine del nodo ascendente. 359 33 ai Inclinazione , , « 36 o 37 Movimento retrogrado Elementi calcolali dal sig. C. de Littrow a Vienna , mediante tre osservaaioui fatte il 18 , it 31 ed il 33 marzo : Passaggio al perielio, i843, febbrajo .... 37,855 t.m. Vien, Logaritmo della distanza perielia ...... 9,76094 Longitudine del perielio i86°38' Longitudine del nodo ascendente 35a 5 Inclinazione , . . , 4** ^^ Movimento retrogrado. Elementi calcolati dal sig. Galle a Berlino , facendo uso delle ouervaziuoi de' ao,ai e aa marzo : Passaggio al perielio , i843 , febbraio , . . . 37,4567 t.m. Beri. Distanza perielia 0,1 lóa Longitudine del perielio , 374°3o'4,''9 Longitudine del nodo asoendcote SSy 43 35, a Inclinaziune , 36 aa 19,8 Movimento retrogrado. 6i Ecco ora gli rlmicnli clic (Ono stuli calcolali dai sigg. Luugier e Mauvais , adoperaudo lo os- •errazioni falle a Parigi : Passaggio al perielio, i843, febbrajo 37,4}94< <• m. P. Disianza peiiclia o,oo5488 Longiiuiline del perielio a78°45'J8" Inclinazione 35 3i 5o Longitudine del nodo ascendente 3 io o Direzione del moTimeolo , retrograda. Secondo (|iiesli clemenli la disianza dilla cometa dalla siipei fiele dot sole ncll' istante del pe- rielio è stala di 3'ioou leghe. A sifTatla disianza essa aveva una velocità di io4 leglic al secondu , velocità i5 volle maggiore di quella dilla terra , e "j^o volle minore di qiielia della luce , d'onde conchiudesi clic l'aberrazione smebbe di 4'38''=278". Il minimum di distanza alla terra ebbe luugu il 5 marzo. Il suo valore fu di o,84 ovvero di 5i milioni di leghe. Il 1 8 marzo , lungliczzi dell i coda 6o milioni di leghe. Dal 3 all' b marzo la cometa ba comincialo ad emergere dai raggi so- lari. Solo verso cotesta epoca la coda di essa si è dovuto rendere visibile. Prima del passaggio a> |>erielio , alla metà di febbrajo , la disianza dalla terra era di i,i4. Le circostanze principali del movimento sono : 1°. Cbe d.il 2j al ^8 febbraio la cometa ha percorso 297° di anomalia in 34 (»'<^ '■ a". Che nel breve spazio di 2 ore 11 minuti , vale a dire da 9*^4°' » ii'òS" della sera essa è passala dal suo nodo ascendente al suo nodo discendente , descrivendo così 180° di anomalia: 3°. Che in 24 ore la sua latitudine eliocentrica ha variato ancora considerevolissimamente ; dessa era — 3l''4' australe una mezza giornata prima del perielio ; divenula quindi -f- 35''2i' bo- reale allo istante del perielio ; e poscia ritornala a — 26°ii' australe una mezza giornata dopo ; ciò che produce una variazione totale di gi^Só' in latitudine nel corso di 24 oi'<^- Scorgesi pure che i raggi vettori o le distanze della cometa dal sole hanno variato di mollo nello stesso iutcrvallo di tempo. Tali variazioni hanno sorpassato la ragione del semplice al de- cuplo. La cometa si è trovata due volte in congiunzione col sole : la prima volta verso 1' istante del passaggio pel nodo ascendente , a y'^J^ " della sera ; ma in tal caso esscudo la distanza della co- meta dalla terra maggiore di qu»lla del centro del sole ne consegue che la cometa ha passato die- tro il disco di questo astro, hit secondu volta la congiunzione ha avuto luogo verso mezzanotte e i3 minuti. Allora la distanza della coioeLi dalla terra essendo minore di quella del centro del so- le , il nucleo della comela si è dovuto in realtà projellare sul disco solare. Ma tale fenomeno av- venendo a i3 minuti dopo la mezzanotte noa e stalo micn osservabile in Europa. [Jnslitul a. 484 )• AsTEOHOMiA. — La cometa del i843 è stata ancora 1' oggetto di una comunicazione verbale in cui il si 1677 Oi'8 i553 OjSo 1753 o,2i etc eie. Ai risultamenti delle osservazioni e de' calcoli arrecati nel nostro numero antecedente fa d' uo- po unire ancora que' che sieguono. — Il 28 marzo il diametro della nebulosità la quale formava il corpo della cometa è sembralo di 2'4o", ciò che risponde ad un diametro reale di 08000 leghe e ad un volume pari u 1700 volte il volume della terra. Il 27 Febbrajo , all' istanie del passaggio al perielio , il ceniro della cometa non era lontano dalla superficie solare che di 02000 leghe. Sup pungLiamo che il volume della cometa fosse lo stesso il 27 febbraju che il 28 marzo, si avranno a detrarre igooo leghe ( raggio della cometa ) dal numero precedente , onde avere la distanza dulie superficie dei due ostri nel momento del passaggio al perielio. SifTalta distanza minima dille superficie in lisguardo della cometa e del sole trovasi quindi solamente di lóooo leghe. — Se la ■ unghezza della coda fosse stata cosi grande il 27 febbrajo che il 18 marzo (giorno in cui la sua lunghezza assoluta era di 60 milioni di leghe a contare dal nucleo ) l'estremo di essa estendevasi mollo 3I di là della distanza alla quale la terra si aggira intorno al sole. Di che sarcbbesi adunque avuto bisogno nell' istante in cui la cometa s' interpose fra la terra ed il sole perchè la coda ci toccasse ? Sarebbe slato d' uopo , sia che questa coda fosse distesa I sanamente o presso a poco nel piano della orbita terrestre , sia che la sua larghezza avesse una su6Gcienle estensione. Una variazione di 8'' nella latitudine eliocentrica della cometa avrebbe appor- tato silTalto incontro. Perchè questo avesse luogo pel solo fallo della larghezza della coda , T.ile a dire senza arrecare cangiamento alcuno agli clementi parabolici de' sigg. Laugier e Maavait , sif- 63 fatta largheiia nvitbbo dovuto suiierare un poco il decuplo della brghczra misurata. Ecco gli ele- menti di cotesta valutazione. La minima distanza della terra all'asse della coda , il a- febbraio ( i.l- l' istante della congiunzione ) era di 8 5oo eoo leghe ; il semidiametro reale della coda era di GGo ooo leghe , ritenendo a° per la sua larghezza angolare ; la minima distanza della terra al lembo della coda era dunque di pressoché 8 milioni di leghe. Aggiugniarao ancora che la terra trova- vasi il a3 marzo nella regione occupula dalla coda il 27 febbrajo ; di modo che se la cometa fo»- se passala al suo perielio j4 giorni dopo , la terra avrebbe iocvilabilmente traversato la coda Della tua larghezza massima. Diciamo ora che questa cometa , la di coi apparizione inallesa ha recitato tanto interessa- mento , è minacciata di esserci per sempre rapita. Il sig. Enclie difalli scrive che, secondo lui , le ossiTvazioni non possono venire rappresentate da una curvo parabolica od cllitlica. Le osservaziuni da lui falte non sembrangii poter concorilare che con cleinenli iperbolici. Di tal che la cometa dcscri' vercbbe una iperbole , cioè a dire clic sarebbcsi essa a noi up|>resentala per la prima volta e che avrebbe scomparso per non mai più riapparire. Il sig. Arago , anche ammettendo che gli clcmrn- li da lui supposti non rappiesenlino in un modo soddisfacente le osservazioni , ha fallo notare che la iperbole non rappresenta gran fatto meglio o con una perfetta esattezza la curva dilla co- mela ; che anzi egli ha soggiunto esservi minore discordanza tra le osservazioni di Parigi e la curva pai-abolira che Ira queste osservazioni e la curva iperbolica supposta dal sig. Encke. Non avendo noi leoulo [iresente la lettera del sig. Eocke , della quale il sig. Arago si è limitalo a dare una succintissima comunicazione verbale , non siamo al caso di arrecare vcrun' alUa particolarità relativa a questo soggetto. lUa la quisUooe non può tardare di essere esaurita. — n sig, Hansen annunzia di avere rinvenuto un metodo proprio a calcolare le perturbazioni assolute de' corpi celesti moventisi in orbile moltissimo eccentriche ed inclinate. Come primo e- terapio , egli ha calcolato le perturbazioni assolute della cometa di Encke prodotte da Saturno. Fa pure avvertire che un tal metodo non è applicabile esclusivamente alle comete ; esso può usarsi per tulli i Valori [Hissibili della eccenlricitò nella ellissi , e , per conseguenza , applicarsi con suc- cesso al calcolo delle perturbazioni di Pallade e di Giunone cagionate da dove. (^Instiiut. n. 4c5\ AsraoKOMiA. — La cometa del 1843 è siala il soggetto di una verbale comunicazione del sig. Arago. La riassumiamo qui in poche parole. Giusta i calcoli che sono stali fatti all'Osservatorio ed il paragone degli clementi ellillici ed iperbolici con le osservazioni di Parigi , il sig. ^Vrago per- siste a credere che non siavi sufTicienlc motivo onde supporre che invece di descrivere una ellisse eslremanienlc allungata , la cometa percorra una iperbole. Il sig. Encke si è fondato , nel fare questa ipotesi , sopra ciò , che calcolando le osservazioni falle a Bellino nella supposizione di una parabola , Irovansi degli errori più forti di 4<'"> ed una distanza perielia minore del raggio so- lare , invece che all' incontro calcolando nella ipolesi di uru iperbole , non trovasi dilTcrenza al- cuna superiore a u".5. .Sopra 11 dilTcrenzc , 4 soltanto eccedono 10''; tutte le allrc sono al di- sotto : di più la Cornell nella ipolesi iperbolica vercbbe allontanala dalla superficie solare , al pas- saggio pel perielio , di i;8 del raggio di questo astro. Ma il sig. Arago fa prima di tutto avver- tire che la distanza perielia nella parabola dedotta dalle osservazioni parigine , non è giammai stata inferiore al raggio del sole; in seguito , che sull'arco percorso dalla cometa Ira 'l 18 mano ed il 1 aprile inclusivament& , le massime discordanze sono dell' ordine di quelle dal sig. Enrke trovate adottando la iperbole. Sonosi inoltre occupali all' osservatorio della indagine , se delU precise determinazioni sotto- ponibili a calcolo possano venir sosliliiìte alle vaghe considerazioni , mercè le quali il sig. Cooper 64 si i persuaso clie la cometa del i845 , quelle vedute nel ijnì da Marnldi e nel 1668 d:i Cassini non fossero che nn solo e medesimo astro. Con sifTutto sco|)o si sono calcolati gli clementi ellit- tici di quella del lyoa , mediante le poco esatte osservazioni che (ccersi di essa. Quando sarà fi- nito questo calcolo , potrà istituirsi un confronto con le posizioni osservate della cometa nel i843, e trarne le analoghe conseguenze. In ordine alla cometa del 1668 è nolo, che il suo nucleo non fu osservalo ; non è adunque permesso di aver per norma altro che le osservazioni della coda. Ora determinando secondo esse le posizioni dilla cometa a talune epoche , e facendo passare una curva ellìttica per tali posizioni , si sono rinvenute tra il calcolo e l' osservazione delle dilTei'enze le quali non eccedono l'ordine di quelle che sono ammesslbili. Si hanno dunque qualche poco di più che delle vaghe presunzioni per supporre che la cometa del 1 843 sia quella comparsa nel i668j Tale a dire che la sua rivoluzione , supponendo eh' essa non sia giammai più riapparsa nello in- tervallo , sarebbe di 1^5 anni. — Si saprà ben presto cosa bisognerà pensare della cometa del 1702 , e se il tempo della rivoluzione della nostra cometa debba venire ridotto a 54 anni. — In tale aspettativa lendiam conto di talune osservazioni a cui ha dato ancora luogo la cometa. Così il sig. Colla ha scritto che , mercè la teslimonianza di persone diverse , vtdesi u Parma , in pieno giorno , nella mattina dtl 28 febbrnjo all' oriente del sole ed a poca distanza da questo astro , un corpo luminoso perfettamente simile ad una cometa , ed una di quelle ha descritto il fenomeno in questi termini : e Bellissima siella , immediatamente seguita da una coda , la di cui luce tendeva un pochelto al giallognolo. Siffatta coda ben precisa distendevasi verso levarne per una estensione di 4 a 5 gradi. L' osservazione non poteva farsene che mettendosi in modo che un lembo di muro nascondesse il sole. Nello intervallo da io''4!J'" ad 1 1''4^'° non si notò verun can- giamento in queste apparenze «. SìfTalto fenomeno non sembra potersi considerare come un parelio , in prima perchè il cielo era perfettamente sereno , ed indi poi da che le circostanze dell' apparizione sono state le stesse in una estensìon di paese a bastanza grande, come a dire Parma e Bolojjna, n cagion di esempio. Se ravvicinasi questa osservazione con un' altra fatta dal sig. Legrand , professore di Aslro- nomia alla facoltà delle scienze di Monpellieri , il quale vide ncll' 1 1 marzo la cometa dì una tinta rossastra , si sarebbe portati ad ammeltere che la cometa abbia variato di colore ; ognun sa che il 17 , giorno in cui la prima volta videsi a Parigi la sua luce era bianca. Il sig. A. Decous , capitano del bastimento commerciante il Guatimosine vide la cometa ■ Cuba sin dal 5 marzo a 7* della sera. Rilevasi dal disegno eh' egli ha trasmesso che la coda del- l' astro era estremamente allungata. — Si è calcolalo che nel tempo del passaggio al perielio 1' e- stremilà della coda della cometa ha dovuto percorrere 24000 leghe al secondo ; cioè avere una velocità pari al terzo della velocità della luce. Per fluirla intorno alla cometa , una volta per sempre ; noi dobbiamo dire da vantaggio siccome il sig. Plantamour , con una nuova lettera ci annunzia di essere slato condotto , mediante calcoli fatti sopra osservazioni posteriori , ad una distanza perielia la quale è pressoché identio con r altra fornitaci dalle parigine osservazioni ; quella da lui trovata è o,oo58. Aggiugneremo inoltre che il sig. Valz ha riirovato mediante le osservazioni di Marsiglia , fatte i 18, 27, 29, 3o marzo e 2 aprile , gli elementi come sieguooo : Passoggio al perielio, i843, febbrajo 27,43 t. ra. Man. Distanza perielia o,oo52 Longitudine dtl perielio 278°5o' Longiludinc del nodo i 24 Incliuazionc 35 39 Verso dtl movimento retrogrado. 65 Finnlmcnte diremo che gli clcmeuli iperbolici calcolati dal sig. Encke e disopra menlOTali •ono i seguc-nli : Passaggio al perielio, i843, febbrajo 27,49778 t. m. Beri- Longitudine del perielio '"9" ^' ^9")9 Longitudine del nodo 4 '^ ^4;9 iDclinaziooe 55 11 38,3 Eccentricità i,oooqi825 Distanza perielia o,oo52i Verso del moviinealo retrogrado. Geocuafia. — Il sig. Arniinsky , direttore diU' osservatorio di Varsavia , fa conoscere la posi zione esalta di questa città , eli' è stata recentemente detcrminata con molta cura. Eccone i risul tumenii : laiiludine 52° i3'5" ; longiludiae all'oriente di Parigi i''i4' 47"- Clnslitat n. 486 J. Fisiologia vegetale. — Ricerche sulla metamorfosi delle piante ; del Professor Bekkbabdi. Sotto il nome g( nerico di metamorfosi si possono comprendere i cangiamenti che provano i corpi organizzati vivenli nelle forme loro dal primo momento della vita , fino a quello della morte. Esistono due specie di metamorfosi , quella degli animali, e quella de' vegetabili. Negli uni vi han- no specialmente due periodi , ne' quali la forma loro in modo speciale si muta : il primo comincili là dove r uovo si sviluppa in un essere fornito di organi necessari alla vita - il secondo si present.i coi cangiiimenti necessari alla propagazione. Questi ultimi non hanno eguale importanza in tulli gli animali j si osservano negli insetti , i quali sono stali specialmente presi di mira quando si è vo- luto parlare della metamorfosi degli animali. Fenomeni analoghi si rinvengono nelle piante. Pure in queste i cangiamenti principali accado- no all'epoca in cui l'embrione in pianta si trasmuta , ed in quella in cui la foimazionc de' fiori comincia ad efreltiiuisi. Questi ultimi cangiamenti sono quelli che più parlicolarmenic vanno col nome di metauiorfusi delle piante. Nulladiraeno i vegetabili , dalla formazione della semenza fino all' epoca della fioritura , presentano un accrescimento più sensibile di quello degli animali. In que- sti i cnngiiimenti importami fannosi specialmente sullo sviluppo e la trasformazione degli organi già esistenti , menlrc clic mi primi si formano, sia continualaincnlc , sia almeno periodicamrole , nu-o vi organi di specie analoga. La difTerenza Ira la metamorfosi delle piante e quella degli animali è la stessa di quella che generalmente si osserva tra la riproduzione loro ed il modo di accrcscimenlo- Non v' ha che una sola inelumorfo^^i vegetalo la quale offra una maggior somiglianza colle metamor- fosi animiili , e questa sta nello sviluppo delle foglie in frutti. La p'anta dallo svolgimento della semenza sino alla fioritura , s' immerge nel suolo per la sua radice , e nell' apice produce fusti i quali si covrono di foglie , e spesso si ramificano fino alla comparsa de' fiori , i qnoli non sempre sono il termine dello accrescimento di lutla la pi.inta , ma di quello di un ramo. Per lai ragione , dopo Cisalpino ed altri botanici antiihi , Linneo ha det- to : « Flos est pluniarum terminus. » Nello spazio di tempo che separa , nella pianta , la germinazione dalla fioritura , avvengono altri cangiamenti , oltre dello accrescimento e della formazione di numerosi r»mi , i quali princi- palmente consistono nella soppro'isione degli organi divenuti inutili. La nascita del fiore all' estre- mità de' r.inii , non sempre avviene in un modo subitaneo ; ma spesso si osservano cangiamenti nelle foglie ovanti la comparsa di quesi' ergono , e nel fiore istesso le parti esterne che formano 9 66 il calice , sono soventi grandemente somiglianli alle foglie caulinari ; e siccome le pBrti susseguenti formano ordinariamente pure delle espansioni foliacee ; non era dilCcil cota il conchiudere , che il fiore potrebbe non esser altro che una roodiGcuzionc della foglia. Ma niuno prima di Linneo sembra avere formotata questa teoria in un modo soddisfacente. Per lo contrario questo autore si è pronuDciato esplicitamente per silTulla metamorfosi. Nella sua Philosopliia botanica egli vi consacra un piccol capitolo speciale in cui dice ; « Principium foliorum et flurum idem et perianlium sii ex conniilis foliorum rudimenlis « ; ed egli aggiunge nel suo Syslcma vegetiibilium : « Prolcpsis sislit me- tamorphoscus pìniilarum mystcrium quo herbae larva viulctur in declaralam fructificniionem ». Nella tua dissertazione ililamorphosis pliintarum ed altrove egli spesse fiate si appella a questa teoria. Essa trovasi con maggiori particolarità trattala nella prima dissertazione sulla Proìepsìs pluniarum di Ull- maik. L' autore ivi dice molto asseverautemente che le porti del fiore e del calice , come ancora gli stami , sieno formati da foglie , e che puossi attribuire la slessa origine al pistillo , ed inoltre cita fatti che sostengono tale teoria. In lai maniera , per lo esame de* fiori della Rosa e del Me- sembijanlhemum barbalum , vien dimostrata la origine foliacea del calice. NuUadimeno questa dis- sertazione f.ilsamente ammette che agli organi fiorali dell' albero abbisognerebbero sei unni per lo sviluppamento loro , apparendo le brattee nel secondo anno , il calice nel terzo , la corolla nel quarto , gli stami nel quinto ed il pistillo nel sesto. Questi mutamenti in minor tempo si fanno nelle piante annuali. Nel tempo stesso , ed in opposizione a quanto e* insegna l' analisi delle pian- te , 1' autore dice che lo parti fiorali sieoo prodotte dai diversi strati del tronco , che la corteccia dia orìgine al calice , il libro alla corolla , il legno agli stami ) e la midolla al pistillo. Dopo Linneo bisogna riguardare Gasp. Feder. WollT qual fondatore della dottrina della me- tamorfosi delle piante. Neil' anno lySg egli pubblicò la sua tesi « Thcoria gcncrationis » della quale nel 1764 egli diede una traduzione tedesca , accompagnata di addizioni. Una nuova edizione , e- menlatu ed accresciuta , comparve nel 1774 i" Balle. Ecco i punti principali della sua dottrina. Dapertutto ove una pianta cerca di continuare il suo sviluppamenlo , cioè nell'estremità de' rami e nelle gemme, si trovano accumulati gli elementi delle foglie , delle quali le più giovani sono lo- cate in dentro alle più antiche \ allorché le si tolgono , si giunge ad una sostanza cellulosa , pie- na del succo che si debbe supporre dia origine alla vita. Essa occupa il centro del tronco , e può chiamarsi l' asse della midolla , mentre gli elementi delle foglie nascenti debbono considerarsi come organi appendicolari. In seguito dello sviluppamento delle foglie , ivi si formano vasi , i quali fiotio continuazione col tronco, tanto per la nervatura principale, che per un pedicello speciale; e quesf ultimo , esclusane la midolla , può dunque riguardarsi come la continuazione di tutt' i pic- ciuoli. Il Core, secondo WolfT, risulta da un accrescimento in lunghezza quasi del tutto rallentalo ed arrestato ; egli ne spiega la formasione speciale per mezzo di quello della yicia faba , nel cui centro dapprima non si osserva che una prominenza ( lo stilo ) circondata da altre piccole promi- nenze corrispondenti alle antere , delle quali lo sviluppo comincia ad appalesarsi ; queste sono iovolle dal calice , nascendo posteriormente la corolla. In Seguito ul rallentamento della vegetazione , le foglie calicioali restano piccole , non assumono picciuoli , ma si riuniscono alla base in unii sorta di guaina. Egli considera i petali , i quali più tardi si appalesano , siccome dipendenti dai succhi discendenti , i quali non sono assorbiti dalla formazione degli stami e del pistillo , e spiega. la po- ca loro consistenza per lo spazio stretto che gli rimane per isvilupparsi. Secondo Ini gli stami non provengono da foglie , ma sono uno sviluppamento speciale delle gemme le quali nascono nelle ascelle delle foglie calicinali. Egli considera il pistillo come 1' estremità dell' asse , che sostituisca le foglie , ed alla cui parte inferiore si formano nuovi depositi di succo , ì quali lo dilatano -, esso fa nascere una sostanza corticale la «piale segrega verso 1' interno la sostanza midollare che circonda le semenze e nutre insieme la corteccia, È questo il rostro il quale nelle stesse semenzie ^7 forma il nuovo osse midollare. Questa teoria di VVnIff differire da q.iella di Linneo specialinenle in questo , che gli stami non sono mica considerali ,„me f,-(;li.. mc.morfosale , ma sibbenc come una formazione ascellare delle foglie calicinali ; e cl.e essa considera il tronco , eccello la midol- la , come una conlinuazionc delle foglie. Quanto alla midolla VVolIT seg..e gli errori de' suoi pre decessori ; non sembra dar nel vero allorché egli fa nascere la corolla dopo le onte, e : almeno questo coso non si è presentalo in altre Leguminose. Questa teoria ancor più negligentala di quella di Linneo, rimase ignota a Goethe allorché pub. ^'^cò 'isoo Sai-f:io sul/a „,eU.mor/osi ddic pùu.,c. U questo celebre Sc.it.o Guiitbe distingue tre •pece d. metamorfosi : la regobre o progressiva, l'irregolare o regressiva, e 1" accidental fino a quello delle foghe , delle brattee , dei sepali , .lei petali , degli stami , e de' pistilli ■ ,. conda fass, nconoscere per le formazioni in„ormali , quali noi le vediamo sui fiori doppi , U tiZi"\ r™'" :' '"""V '^ '"" "''" '^■'"""""••^ '-'^ '"«-"- "'-"" -<^^- "" . ..on.a , le sue ..cerche s, l.m.tano special.nente ai cotiledoni , ed al p,in,o nodo che le dicotile- ::r:.rce"n::;a^hl' ?V"^"" - ''""''"-" "^"^ '-^"^ """-- ^'- '• - '- ^•-" '» dalle fn ir y';\'"^ """" " «""^^ un-impiccolimenlo nei nodi intermedi. Il passaggio dall foghe fiorai. «1 cal.ce fassi qualche volta in modo insensibile ; in certi casi non si prcsen " heZiVrr r '",^'°^"^ """"^^^ '' ' '°"- ^^ ^---^-^ ^^^ -"- sempre ijdea dt a,. . ' ; ''"" '" """ ""'""''"''' ^' "^"^'''^^- """''P^'« successivamente ed a certe ? m ' s T"''"° '"'""V "" ""'" -■"-. — -torno ad un'asse. La corolla si quello del cal.ce , mentre gì, organ. seguenti , gli .„a,„i , formali parimenti dalle foglie tanto ^ZZC^'^T"- "'"'f ^""""^"^ '"^ ""^^'"^ ""^'^"''- ^' vasispi..ali;ena'for dut d' ,r r :7f '""^ '""''""''' '' """"'"^^ '"^"'"'''"'•- *^" -- -"> spesso prece- rollao„T „:;:'' ""-"='"•-"' P-i-nti per contrazione, uniti qualche volta alia .o- so..: r„:: ■;::;; rjrV"'""™^"'^ ''"^" ''^^""' '''''"'' ^ - -^'-^ ^"^'"- che sembr. Li- T ' ' ^^«""' '""''^ ""S'"'?» "" ^-^^ ""^''eo provenien.c , a quel In loJa ,, 7" "'""'' "°" ^'=''"""'"°- '^•' """ f"--' simiLnente da una con razione ^ ^ er^;S srr' ^ ""' "r ^-'^ -^-—^^ ^^ -""^- -^ ™^..'or estensione , :r: tre „ . sem. eh v. s. for.n«no , s' .ncon.ra il maggior grado di confazione. In lai maniera a par- n. dal pnmo sv„„,,pa.„ento dell' e.nbrione fino alla produzione delle semenze, accado o e ca" g^ men , dovut. a te..nat.v„.„ente alla conlrazio..e ed alla estensione. Goethe s. lega quindi Ten Li- mo a forn..,z.„„e de' frutt. per mezzo delle foglie. Egli é meno felice in qua to'all' o,.igiue d "i alle a celle delle foghe : sono formate da nodi e da foglie più o meno sviluppate, ed i carni che ne n cono possono cons.derarsi quali piante distinte. Il fiore composto è dovuto allo sviluppamen- lo delle ge.nme forlemente ravvicinale e che si cangiano in fiori. e che 1 «mpi.hcaz-one d, quella di Linneo. Egli fa nota. e che quest ultimo si è trovalo onestato prmc,pal„,en,e dalla teoria sull' anticipazione e sulla Irasfo.mazione dei diversi strati legnosi del fu- o. Goethe sembra legare un valo.e particolare ai sei gradi di contrazione e di dilatazione della pian- la , dallo sMiuppo dell embrione sino alla formazione della semenza , abbenchc sieno numerose eccezion, che v. s, notano. Goethe non mai ha fallo conoscere la base su cui appoggiù la sua leo- « 68 ria , la quale sembra senza dubbio dovuta all' influenza cbe sovra di lui avevano gli Elementi me- Infiiici delle scienze miturali di Kant. La teoria di Goetlie sulla metamorfosi delle piante presenta certamente grandi vantaggi su quella di Linneo in questo , eli' egli cioè ba seguila la pianta dalla germinazione fino alla perfetta maturilii del frutto , e che ì dato soddisfacenti spiegazioni inturno a molli di questi fenomeni. Nul- ladimeno essa sul principio non eccitò maggior interesse che lo teoria di Linneo e quella di WolfT, Poslfriormente uno sliidio più profondo della vita vegetale , e delle famiglie naturali fr riconoscere i grandi vantaggi che presenta. Oggi i punti principali della dottrina di Goethe sono accolti , e non si è abbandonala la sua maniera di vedere se non per i casi , in cui realmente essa trovavasì insufficiente. Nulladimeno si rapportano la metamorfosi progressiva e la regressiva alle irregolari me- tamorfosi , e mentre che alcuni cercano di estendere questa metamorfosi facendo dipendere la for- mazione della radice da quella delle foglie , altri 1' applicano più specialmente ai fiori , ma sensa trovarsi d' accordo sulla origine delle antere e della placenta. Linneo sembra essere stato portato alla sua teoria della metamorfosi soprattutto dalla grande analogia che esiste tra certe foglie calicinali colle foglie caulinari -, sulle altri parli iìomli egli ebbe idee meno stabilite , comunque i fiori doppi non gli avessero permesso di dubitare che in luogo degli stami e dei pistilli possono presentarsi pelali , e che in generale certi organi fiorali ne sur- rogano altri. Wolff , e Goethe offrono a tal riguardo maggior precisione, ed allorché in prosieguo si trovarono foglie e giovani germogli nel posto degli ovuli , molli botanici considerarono quisla teoria come irrevocabile. Non è meno certo però che si abbia avuta molla fretta a concbiudete che gli organi , i quali altri surrogano debbano essere considerati quali modificazioni di questi nltimi. Se dei polli , invece di una cresta , portano un ciuffo di penne , non ne conseguila che si debba considerare la cresta come formala da penne riunite , o che i ciuffi di piume sieno ere- tte più tUganteraente formale , ma tutto ciò che lice conchiudere si è , che colà dove si trova- vano le condizioni le quali hanno permesso la formazione di una cresta , vi si possono anche pre- tentare di quelle che rendono possibile la formazione di un ciuffo piumoso. Se dunque noi notiamo nei fiori de' petali in luogo degli stami , noi solo possiamo dedurne che in siffatti punti si sieno operati tali cangiamenti da derivarne la formazione di altri organismi. Allorché si dice che le parti fiorali si compongano di foglie metamorfosate , ci è permesso di dimandare a quali circostanze sieno dovute siffatte modificazioni \ e finché non si sarà risposto in modo soddisfacente a tal quistione, e ptrnu'sso di dubitare di cotal verità , poiché non può essere dimostrata colla semplice identità delle forme. Ma considerandosi pure come ragione sufficiente il passaggio suoccsivo delle foglie caulinari, e delle parti loro in un calice , è difficile il dimostrare pertutto questo passaggio. Nelle Rose, per esempio, nel!» qu.ili i sepali presentano in pnrle grande somiglianza colle foglie caulinari, puossi spiegare in più di un modo la formazione della parte inferiore del calice la qufde circonda gli ovari j ed in molte altre piante , il passaggio del le foglie caulinari a calice trovasi talmente interrotto dalle sllpule e da al- tri or.gani , che rimane dubbio se non sieno piuttosto questi ultimi che diano origine al calici'. Cosi vedesi nelle Ononis il lembo delle foglie caulinari scomparire verso le brattee , ed alcuni .iu- tori cercano di conchiudcre da questo fallo che il calice di tuli piante si trovi formato sen>pli- cemente da stipule saldate col picciuolo. Ma , con simili spiegazioni non si fu che ingarbugliare ■a quistione ; poiché esistono mohe piante , per esempio le Cruciferc , le Graminacee , nelle ()ua- li , tra le foglie caulinari , e quelle del calice , ti rinviene tale interruzione di formazione fiiliacea, che se ncll' Onnnis la spiegzione indicata sola era lo vera , si è portato piuttosto a credere che in queste piante , ove la formazione foliacea manca assolutamente in molli nodi, non saprebbero for- marsi altri organi fuliacei se non sepali. E donde finalmente oasccrebbeao le foglie , le quali cn- trono teoricamente nella composizione del fiore «li molte piante afille , come la Cuscuta , se si ammette che la formazione de" fiori trovasi prima determinala dalle foglie caulinari ? Anclie quan- do ti fanno derivare le appemlici del calice delle Poleulille dalle stipole le quali si sarebbero riu- nite a paja , non si saprebbe dire perchè queste parli sieno spessissimo dentate dui lato corrispon- dente al bordo delle foglie culicinali , poiché le slipule delle foglie caulinari oQrono tali dentellature precisamente nel lato opposto. Bisogna dunque partire da principi molto più generali , allorché Tuolsi spiegare la origini del calice, e non dimenticarsi che ciascun fusto può esser considerato co- me formato dalla saldatura delle parli inferiori delle foglie , e eh' esso generalmente dovrà com- porsi di piccciuoli , i quali , nel fiore , di bel nuovo si separeranno per prendere una forma fo- glicea ; e tale dev' essere il caso della Cuscuta. Un altro fatto non meno sfavorevole alla teoria della metamorfosi , quale generalmente si e- spone , dipende da che puossi evidentemente spiegare la origine delle porti fiorali in più modi , senza che si possa del tulio dimostrare la falsila dell' una o dell" altra di tali spiegazioni. Spesso «i ammette con Goelhe , che il calice e le partì fiorali nascano gencralinrnle dalle foglie le quali, in altre circostanze si sarebbero sviluppate successivamente a certa distanza 1' una dall' altro , e che per lo contrario si concentrano nei fiori , intorno ad un' asse centrale ; ora è chiaro che i differenti verticilli de' quali si compone il fiore possano benissimo spiegarsi per la divisione di tante foglie. Giù gli antichi naturalisti , per esempio Wolff , erano di avviso che si possano con- (iderare due foglie opposte come provenienti da sdoppiamento di una foglia , esistendo spesso ossai chiaramente il legame alla loro base. Difatti noi vediamo che in talune Dicotiledonee , per esem- pio nel Dodectithcon , gli stessi due cotiledoni sono riuniti e rivolti da un sol lato , in modo che rassembrano piiilloslo ad un solo cotiledone fenduto. Sleiohcil ha pure osservalo una Snlria irrbc' naca a foglie alterne , in cui una foglia era bilobata all' apice , e poteva essere considerata come foimata da due foglie ; ciò che permetlercbbe di animellere che le due foglie ordinariamenle op- poste si sarebbero portate da un sol lato . e si sarebbero in maggior parte saldale. Nulladimeno la foglia posta al nodo superiore seguente , non più presentava siffatta divisione ; essa rassomiglia- va ad una foglia semplice che nondimeno si doveva considerare come risullaroento della sutura di due foglie , giucche non v' era un altra che le fusse opposta , e che in nulla si riferisse alla sua vera origine. Poiché dunque è possibile di ammettere l' esistenza di simili foglie , perchè non am- mettere ancora che le foglie opposte si trovino formale da una sola foglia decomposta , le cui par- li si sarebbero locate in opposizione 1' una all' altra ? Dippiù , esistono piante , come per esempio molle Si-lanacee , nelle quali due foglie stanno poste lateralmente a paja , o che si possono tonto più facilmente considerare come una foglia decomposta , per quanto non è raro di rinvenire tra esse un peduncolo , in modo che sembrano uon overe tra loro due che una sola ascella. La teo- ria , la quale riguarda le foglie verliiillale come il risultamento dello sdoppiami nto di una sola foglia , trovasi inoltre appoggiata dalla cìrcuélanza che i verticilli soprapposli ofTrino spesso una simile disposizione spirale , ed in ciò rassomigliano alle foglie ullcme. Ma non sono tolameme le foglie alle quali può opplicarsi siffatta maniera di vedere ; la ti può estendere ud altre parli , per esempio alle stipole. Linneo considerava queste ultime quali appendici dille foglie , che ora si trovano alle foglie stesse riunite , ed ora separate; e potsuuo , malgrado tale sdoppiamento, pren- dere le forme più eleganti in tulle le direzioni ; si può pure ammettere che nelle Rubiacee a foglie verticillate , questi verticilli nascano per lo trasformazione delle stipole in foglie , in modo che possono , dietro la origine loro , esser contiderali quali foglie decomposte , alle quali nulladimeno è permesso di r.nvviciiiorsi alla natura delle foglie , in modo da produrre rami nelle loro ascelle (i). Allorché , per lo contrario , le stipole si sald.mo al pedicello , esse prendono , come noi lo ve- diamo in cia>(una iosa , la forma di guaine foli.ici e , e se in qucslo caso , il picciuulo t' impii- (i) Vedi su lai soguello le osjervazioui pubblicale ila lì. Brown , Congo p>g. 28. ciolisce , e spesso impossibile distinguere la slipoln dnl picciuolo, die rìiiiiili non presentano più cbv unii guaina. Risulta da ciò che il picciuolo , la Mipold , la guaina , ed anco la foglia , quando sono locale sopra un solo piano , (almente si ravvicinano che si è spesso nell' imbarazzo di sapere in quale maniera bisogna descriverle , ed allorché i lembi (oliacei mancano , è si fucile di consi- derare una guaina come una foglia , che la maggior parte delle Asfndalce che sì dicono fornite di foglie non portano che guaine. Nello Slrat'uitcs iihictes , dove molte foglie sembrano disposte in verticilli , queste apparenti foglie si debbono rigiiardure come parti di una guaina. Se Trcviranus sostiene che questa non sìa che una teoria orbii-aria , egli da un lato ha ragione ; poiché con pari ar» gomcuto si direbbe che le guaine delle Alonocotiledotiee , considerate come semplici , si trovino composte di molte parli , e questa ipotesi diviene di una assoluta necessità se vuol serbarsi 1' u- nità della scienza, Dutro( lict ha pure tentalo di ridurre ciascun nodo a due foglie , spiegando le divergenze per le 'eggi della dissociazione ; e se in questa ipotesi si fa violenza alla spiegazione di ceni fenomeni , siffatta teoria prova in modo irrefragabile che le idee le quali noi possiamo formarci sull' origine ed i rapporti di diverse parti vegetali , abbiano piuttosto fondamento nel no- stro spirito che nella natura, (sarà continualo) Sulla fticotlà assorbente delle radici de' i>cgetabiU Memoria del Dottor augusto Trinchinelti. Poiché il Liebig pubblicò le sue vedute chimico-fisiologiche sulla nutrizione de' vegetabili, molti naturalisti rivolsero le loro indiigini sopra un tal punto di vegetale fisiologia, onde determinare il valore di quelle teoriche , che tanto dalle già ricevute si discostavano , e rintracciare il vero. Fra questi il Cavalier Tenore lesse all'Accademia delle Scienze di Napoli una nota (i), iu cui con forti e decisivi argomenti , tratti dalle pratiche agricole del nostro paese , che il Liebig con aperta men- sogna negava , confutò la paradossale opinione di costui , che avrebbe voluto torre al terriccio ve- getale ogni influenza sulla vegetazione. Indi lo stesso Cavalier Tenore , sul cominciar di questo anno, proponendo alla medesima Accademia alcuni quesiti di fisica e storia naturale , la cui soinzioue è veranunle desiderabile non solo per l' utile della scienza ma ancora pel bcue della industria e delle arti , espose anche quello di esaminarsi la opinione del De CandoUe sull'escrezione ed assorbimento delle radici , e quella del Liebig sugli ingr:issi e sugli avvicendamenti (3) — Quesl' ultimo volo del naturalista napolitano ecco ora riceve il compimento più pieno e soddisfacente in una memoria del dottor Trinchinetli , premiata djll' \. R. Istituto Lombardo- Veneto , siccome quella che risponde al quesito da questo proposto il 5o Maggio 184^ , il quale mirabilmente concorda eoa quello del Tenore , e di cui egli era affatto ignaro allorché scriveva e pubblicava il suo. Ci é quindi grato lo accennare ai lettori del Rendicondo le ricerche del Trinchinelti, che ri- solvono un problema di somma utilità e vantaggio , dando un breve sunto della sua Memoria. L' Autore fa dapprima la sloiia della quislione e dice : « come attualmente due si possono ri- » tenere le opinioni dominanti : 1' una che le radici assorbano indistintamente qualunque sostanza » disciolla neir acqua , ed in tanto maggior copia quanto più fluida ne è la soluzione ; 1' altra che » esse abbiano la facollà di scegliere , fra molle sostanze che si trovano nel terreno , quelle che » più convengono alla loro nutrizione , rifiutando le altre che loro potrebbero nuocere. Seguono alcune avvertenze sul metodo dall' autore tenuto nello sperimentare ; le quali consi- slooo principalmente in assicurarsi che le radici delle piante sottoposte a sperimento sieno intatte j (1) lustrila nel 3. ISumerc del BendicOQto ilcll' Accadeoiia pag. -jZ, (>) Ibdcm N< 7. p. iì- 7» nel far germot-liuro i semi in ggio fu fatto sulla su- perficie di 3 ore , e di tratto in tratto , fra le parli destinate agli sperimenti se ne trovava una senza concime per confronto de' risultamcnli. Le porzioni assegnate eran separata 1' un dall' altra lon solchi. Tulli i concimi sono stati diluiti nell' acqua , in modo da presentare ciascuno un volume di (j-5 liiri o 3rj5 ellolilii per cllera. L' irrigazione fu eseguita nel 28 maggio i843 con teu)po sec- chissimo j il jo marzo è sopiavvcuuta una pioggia mollo forte , ed il tempo è rimasto piovoso 73 fino ni 5 oprile , in modo clic i concimi vi furono cqnabìlmcnle distribuiti. L' annata è stjla mollo piovosa : la raccolta sc^uì il 3o giugno \ il tutto è stato falciato nello stesso giorno , ed il tempo riuscì propizio al disseccameiilo dopo qualche giorno d' esposizione al sole ardente. Il fieno rac- colto da ciascuna parte è stato pesato separatamente colla massima scrupolosità. Ecco i risullamenti d' diversi suggi calcolali per un' citerà di superficie. Nuin Natura tifi cuocimo a|>f)licalu 1" uamirà retiara Prezzo ogni lOU Cini portati sui lerrcut (Duanlilù ai fit-no raccolto senza coi> ctnie Ouautit: SUlìpli- iiii'iitai'i. do%ula al coiH'im*' Prezzo ogni 100 cbil. Spesa Introito DilTereDi» espriineule il guadagno col 4- e la perdita col — ("Inriiliato d' ammo- chil. ■i66 ' ,oo 4ooo ,7,5 fr. 8 fr. e. •j66,oo 137,28 fs. — 128,72 '.1 niaca Sulfulo d' uiDiuouiuca a 66 6o » i:ì35 » 1 09,60 98,64 — 60,96 3 4 Nitrato di sedi . . Nitrato di soda . . 203 6S u » 800 ■ 724 » » 86,45 172,90 64,00 '37,84 — 22,45 — 35,06 266 65 5 Acqua ammoniacale (a) dille fab. di gas lit. 54oo I » i3oo » 54, oc t 84,00 -f-i3o,oo 0 Soluzione gelatinosa dillo fub. di nero ammoniacale (b) . m666 0,75 B 2493 » 162,49 '99,44 + 37,00 7 Urina di cavallo. ii666 0,75 u 2240 » 162.49 ■79,5" + '7,^0 8 Ingias. fiammingo (e) - m666 0,75 » 5435 » 162,49 274,64 + 112,64 (a) L'acqua ammoniacale della fabbrica del gas di Lilla che ha servilo a questo saggio segnava 4- gradi air ucronuho , pria d' essere sparsa sui Icrrrcni l'ammoniaca contenuta in questo liijuido e siala convcrlila in cloridrato pd miscuglio del lir|UÌdo ammoniacale col doppio del suo volume di acqua acida, proveniente dalla acidiCcazione delle ossa Della fabbrica della gelatina. Questo avanzo non ancora era stalo messo a prolilto nelle mie febbrichc. Il fosfato calcare risultante dalla scomposizione è rimasto mescolato col liquido sparso sui ter- reni , ma la sua immediata influenza à dovuto esser poco notevole , perchè un saggio fallo nelle circostanze incdcsiinc , decomponendo la stretta quantilì di soluzione acidola di fosfato calcare me- diante un leggiero eccesso di calce , ma senza 1' aggiunzione dell' ammoniaca , non ha dato alcun ijotrvole risiillamcnio. Anzi che negare l' influenza di questo fosfato come concime meccanico o chi- mico , io son convinto invece che la sua azione sìa lentissima. (b) Liquido oitcnulo con la ebollizione nell' acqua a cui assoggetto le ossa della cucina per ettrarrc il grasso. L'acqua gelatinosa che resta dopo la separazione del sevo d'osso contiene 2 e ih p. o/o di gelatina impura ni un pò alterata. (e) II p< zzo nero , detto ingrasso fiammingo , applicatovi , consisteva nella orina e materie fecali pure. Era meno acquoso di quello che sì dit comunemente. Lo spaccio di siflTatlo composto IO 74 andando a bcnrfiiio de' domestici , qupsti avcano cura di aggiungervi tulle le acque di essa; per cui si fjn notare delle differenze mollo considerevoli nell'azione fertilizzante di questo concime (i). // quadro preccdcnle permctle sliibilire i seguenti rapporti. Quantità supplì- Quantità di fieno prr 100 Quantilii di (ìeiio ronipnriiie Azoto per ICQ d'ingrasso- nienlaria del Ct-no t ottenulo da una prioia d'azoto coQ- Icnuto nel roii- 100 d'itiolo secondo raccoll;i. cinie. Roussnigault. Cloridrato d'ammoniaca. . . 26,439 645 34,395 10,000 Solfalo d' ammODÌica .... 21,375 463 a 1,660 » Kilrato di soda 16,577 647 4o,o56 » Gelatina secca secondo il sag- gio num. 6 i6,g8o 4,4 q4,555 )> I saggi i di cui particolari si IroTaoo consegnati sui due precedenti quadri danoo luogo alle leguenli deduzioni. Vedute teorkhe. •x°. I sali ammonincali applicali direttamente come concimi chimici agiscono come gli ordina- ti ingrassi azotati j la quantità de' prodotti ricolti è in stretta relazione colla quantità d'azoto che ì lali contengono. 1". Il nitrato di »oda , applicato come concime chimico , dà analoghi risullarneniì ; 1' azoto del nitrato di soda sembra rziandio più facilmente assimilato che quello de' sali ammoniacali , ss non si vuol fare intervenire l'azione della soda del DÌlralo,come avente parte alto accrescimento delle piante. 5". La importanza delta raccolta è stata ne* mìei saggi in una relazione diretta colla quantità del nitrato di soda applicato. 4°. La soluzione gelatinosa applicala come ingrasso ha avuto un' energia d' azione la quale comparala con quella del cloridrato d' ammoniaco , è in relazione colle quantità d' azoto che con- tengono i due corpi. 5°. Il signor Liebig , nella sua Chimica applicata all' agricoltura ; partendo dalla ipotesi che I chil. d' acqua di pioggia non contiene che i;4 di decigrammo d'ammoniaca , giunge a stabili- re che un' arpenta di terra ( 25oo metri quadrati ) riceve annualmente più di 4o chilogiammi di ammoniaca, e per conseguenza 33 chil. 8 d'azoto puro, quantità più considerevole di quella na- cessaria per formare iSiS chilogram. di biada , i4o chilogr. di fieno e loooo chilogr. di bar- baUelole. Non si potrebbe conchiudere da questo argomento che in tulle le condizioni 1' aria almojf»- rica fornisce alle piante la quantità d' azoto necessaria al loro accrescimento. Le mie sperienze dimostrano che se questa quantità d' azoto esiste effullivainente nell' acqua di pioggia , in uno stalo assimilabile dalle piante , una quantità supplimentaria deve esser fornita dagl'ingrassi azotati per dar luogo ad una vegetazione rigogliosa. (i) l'o-hi giorni dopo che qucgl' ingrassi fuiono sparsi si polca vedere la loro azione sulla vegelaziooc , dal vridore più forto d« iemiuali chi; Ij avrauo liocvuli , 5|>icialnicul« i num. 5, 6 id 8. 75 Dimostrano purimenti che questo concime azotato non inlcrTÌene solamente fornendo il suo «lolo ulle piante , ro« dando eziandio alla pianta la foi'M assiniilatrice necessaria per impadroniiw d' una maggior quantità d' azoto dell' atmosfera ( i ). Dimostrano che la forza assimilalrice delle piante cresce colla quaniìli d' azoto che loro si dà : « questa opinione nel mio spirilo non si applica solamente ali assimubziooe dell' azoto , ma altresì , e nella stessa intensità , all' assimulazione de' sali alcalini , de' fossili , da ultimo lutle le sostanze minerali che sono indispensabili ad una buona frullificaiione. Esiste adunque una comunanza fra i due agenti i quali isolati non possono dare se non iv sultamenli incompleti. Ma evvi un altro punto di vista sotto il quale vuoisi riguardare l'intervento de' sali amroooij- cali , al quale mi sembra non aver ancora i chimici rivolto l'anrmo. In una memoria sulle efflorescenze delle muraglie , pubblicata nel 18)9 (i) io mi son con- dotto a dimostrare la esistenza d' una certa quantità dì carbonato di potassa u di soda in tutte le crete , ed in seguilo in quasi tutte le malerìe minerali. Colali osservazioni , che mi hanno incuo- ralo ad emettere un' opinione suU' intervento della potassa nella formazione della maggior parte delle rocce per via umida , possono giustificare 1' esistenza degli alcali dille piante , eziandio di ijuello che crescono ne" torrtni alTullo cretosi. Nieiitt'dimeno è difficile ammettere che la potassa o la soda che si trova nelle piante nello stato di sale ed acido organico , sia sempre consegnato a Tegetali nello stalo di carbonaio o di silicato solubile ; poiché più di sovente vedesi nello stato di solfato e di cloruro. Niuno può contrastare per esempio che le piante marittime non rìcevoDO la maggior parte della loro soda nello stato di cloruro. Ora , in diflerenli modi si possono spiegare le reazioni colle quali i sali ad acido organico si formano col togliere l'acido minerale mollo più polente. L' acido ossalico che si forma mediante le forze vegetative , e che da un sale di calce insolubile , può benissimo spiegare la scomposizione del cloruro di calcio o di solfalo di calce succhiato dalle radici nello stalo di soluzione ; ma i sali a base di potassa o di soda che si for- mano ne' vegetabili essendo tulli solubili , i medesimi reagenti non possono intervenirvi. Il fosfato di calce come quello di magnesia , può essere assorbito dalle piante nello sialo di soluzione nell'acqua carica di acido carbonico o di bicarbonati alcalini (5j. Lu c>istciiza del fos- fato e del solfo ne' tessuti organici si spiega , all' uopo , colla scomposizione de' solfali e de' fos- fati , sotto r influenza disossigrnante della fermenlazione putrida degl' ingrassi. Ma come i cloruri alcalini giungono a dare la loro base a degli aciili organici ? Io ho tutto il motivo di pensare che , in questa trasformazione , il carbonato d' ammoniaca, nsultamenlo abituale della scomposizione , od il carbonaio d'ammoniaca, risullamenlo dal contat- to del cloridralo d' ammoniaca e del solfato d' ammoniaca colla crete sotto la influenza del sole , agisce sui cloruri di sodio e di potassio , si trasforma io cloridralo di ammoniaca ed in carbonati di soda e di potassa suscclllbili d' essere neutralizzati dagli acidi organici. Queste scomposizioni non possono farsi che sotto la influenza dell' umidità e di una reazione basica della lerra , e que- lla ultima condizione fa comprendere tuli a la ellicacis di maatcnerc sempre i terreni nello stato alcalino colle aggiunzioni di calce , di ceneri ec. (1) Per 100 pani il' azolo l'ornilo dagl' ingrassi , e rappresentando ■ sccouJo un'analisi del sigaor Bousiin- gaall , 10000 chilogr. di fieno , si sono procioni ne' mici saggi 31,^4 ed anclie 4°>o°<> chilogr. di lieno ; è sialo aduuque tornilo dall' almosfei a , senza dubbio |uriuenli nello stalo di auiaiouìaca 1 una quaulilà d' azolo più con- siderevole di quella $omriiinÌ9liala d.igli ingrassi. (1) AntiaUn der Pharmacie ; voi. X.XIX ; Abhandtung uber die ta/pfter litUang. (3) lo ho provalo , con aiperienic direllc , che i rosfali di calce e di magnesia questo risultaineato vuoisi falciare ioDsnzi la Goritora .' il fieno raccolto ooa é co>l oik- trilitio ; «re dato verde a' cavalli ed alle vacche. 78 Eco:fuMiA FoKESTàLE. — AppRcazionc ilei processo La Boacìierie nella foresta di Compiegne; del Sìg. Poitfsoi^. Il Sig. Dottor Bouchcrìe , condotto dulia meditazione all' idea di far penetrare gli alberi da fluidi captici di modifìcur vantaggiosamente l'aspetto e la qiiatilh del legno da costruzione ha ottenuto dal Sig. Intendente generale dalla lista civile , disposto sempre a facilitare i progressi della sclen- ra , la facoltfi di applicare i suoi processi ad alcuni alberi della foresta di Compiegne — Due mezzi sonosi posti in uso per operare la penetrazione del legname. Allorché questo è in foglie , il succhiamento naturale basta per far salire un fluido straniero , dal piede dell' albero , dove è messo in contatto al tessuto cellulare fino all'estremità delle foglie. Nella stagione in cui gli alberi sono sfrondali , troncati e ridotti in pezzi , coli' aiuto di una potenza premente si possono intro- durre i fluidi nelle fibre del legno , espellendone il succhio , che non vi oppone che leggerissima resistenza. La rapidità colla quale si compie la sostituzione del fluido straniero al succhio che contiene un albero , il volume di questo succhio , che si raccoglie ne' tinozzi , ollrapassano ogni credere ; citerò infolti come in esempio un tronco di foggio di 16 metri di lungezza sopra o"" 8 6 di dia- metro medio , elevato cubo quindi di 9" ^g^ , il quale , nel mese di dicembre ultimo à colato in 3 5 ore , 3o6o litri di succhio puro , che sono stati rimpiazzati da 33 io litri d'acido pìrole- gnoso. Risulta da questo fatto ben accuratamente comprovato : 1° Che il legno di faggio presenta circa ap solido e i/3 di vuoto destinato alla circolazione del succhio ; 2° Che, nello slato natnrule , nn' albero di eli avanzata contiene alcune parti vuote in cui il succhio non penetra più , poiché 3,2 10 liiri han trovato luogo nel tronco , da cui erano tortiti solamente 3, 060 litri ; rio può essere otiiibuilo allo slato malsano di certe parti del tessuto , nelle quali il succhio non è più condotio dalle forse naturali , ma che han dovuto esser penetrate dal- l' acido che ivi era spinto con una certa forza. A questo modo il Sig. Boucherie giunge a introdurre nei pori degli alberi gli acidi conser- vatori che rimpiazzano il succhio agente tanto attivo di corruzione , ed assicura una durata in- calcolabile , fino a! presente, a legni da costruzione. Col medesimo processo vi trasporta te ma- terie calcari in dissoluzione , le quali ivi ripigliano la loro primitiva solidità , rendono i legni cosi preparali molto più duri , più resistibili , e presso a poco incombustibili , qualità molto prezioM per le costruzioni in generale e particolarmente per quelle della marina. In fine coi processi chimici, il Sig. Boucherie ottiene la colorazione del legno e gli dà il colore che vogliasi ottenere: V azzurro ; il t>crde , il rosso , il giallo, il gioiello sono altrettante tinte che lasciano comparire lutti i nodi , tutte le increspature formate dal tessuto cellulare , e nroducono delle varietà mollo pittoresche nella faccia de' mobili lavorati da cosilTatli legni. Questa colorazione permetterà agli ebanisti e torniiori di formare di bellistimi mobili sensa aver ricorso a legni stranieri , e non esclude il mezzo di dare a tali mobili una durata infinita preservandoli da' tarli e dalla corruzione. Tutti questi vantaggi ottenendosi con processi semplici , e col mezzo di materie molto com- muni , aumentano mollissimo il valore del legno ; vi è ragione adunque d' incoroggiare una sco- vcrta si utile che onorerà il nostro secolo , dalla quale è che debbono ottendcrsi conseguenze im- portantissime in un epoca in cui la Agricoltura à disboscato i terreni , e le grandi costruzioni appena trovano nelle foreste che ci rimangono i mezzi che loro sono indispensabili. {Le Cullii'alcur. Mai iS43' ) 1 ^ o o ^ m S) m f I » SI DPLLA I.rST "oooc^tS«^i<--">£'-o3òó^a. ~ Giorni M. ^ 1—. I-» -* i— ^ ■-1 -1 lo »- c«i òo óo ìc 'oc oc » Ci' OS 1» 1» Vi © '^ lo C5 O' o j J -' 00 O "© in to <0 ^ oc Ot to O lo © © — -J '-I CO © — 0000©O'000C00>:©© ©OCC©'~]>-*0000Cni>*'tO'O0000©©»-l©^000C_ co © "oo"©"*» lì*ol»lo*»iÌ*'OÌU©©©Òo*»©ii«-tO©OCOO*=.©lO©lOi-"ÌU" © to © to to oc to to ife- OC © ^1 © ft- © »^ © oc ti ce © © e; :<: © oc 00 to ttnt)'iis-tocoto-"ito-*»-ii-i»e>-«»-pfe-i-- ©©©H'-itoo-'Co — ^-toio — pei»to — ©p-Kt©cjici©-]oc©-j^©i;^ ',— Co"'~»*»"*COCOtoi»-— — »-10"- ib-iis- — io»» ite-i^ioii. »^lOOO'0'"Ji'*-JIO©©'-ICOpts-0>lOIO©C"*"— OC"-©to.OtO»*-i»— I — 00 co co "to Ci il OC M o.(9.ib.i!s>it>.ib>c;=>©©©©©©©©©©©©© 5 — C/3 w OO PI' ì 2 z O S s; 3« P5 ■>?2 P3 nm P3 g^ X 5* e :< ■^ z i i. ^ C - o ^- o '^ e t^-o is K ^ e 2 2 Z r. ce -z O = tr X ^ cr C c • 2.- s < I; Ci e — < r. ■■ 5" t' X a wi cA e» v) -» .-i e « o o o < o" r" o" S" e" 5" B e i£ = e < T 5 s e ■; < T .* — 5 tre- -i2— ->S.=-<.- r<— — .< B ? ? r" ■ o B ir" e- ; - = 2,2,; • o o : ^ — =■ e P o ^ X -• ^ 33333^3.-' -1-1 = ■CCC = C3 = =- — - = S" ^ OJ 'ij co -a C5 Vi CO — _^ ® ^ © I i ootótcooccorjocoecxcjcooocooocccpooooo^^o-. fioc-. OC5C5 0J^cc^^'-i-.i-jc«coo » o K tr: e c»^wo^c»5'óic»MC«5C»;w— 'iUoo"-soc;i^ — ojbioibioiCC'-coM | te !>£ to IO -^ 00 -4-3 o> t«CCX3C:l0C0C!C0S-'0;i0~Cs0'; M c o MO Cù Qi CJ< O' ce — ' ^1 OTOC^it.ife.OJC*'l-£il»-OtOlOt>»tCCOife'CCOOC>-a*i<_p--»©OtO©_-' o^ _0 e. C'i Ój g; ^ O co Ji O Òj Ó'O C»^ lo lo lo co ce Ci --I i^ ce oc O co O' "--I 00 _ 2.S ri re CiCO — I'SOOOOO^*OOOOOOOt0 10 0'-'-lOlOCOJiJs»cD*»05 ce « GC lo 'ito O 00 Ci C5 O 1* *^ "«^ © !*»• *" O 00 ils> 00 e: C3 C5 O *»■ 00 te it» © O ci e ~ © 00 cr '-4 Ci oc oc oc -J oc oc ^1 ce e e p p cr. jto C5 c<< jto oc _lO *i.^ "© 'c- *© "c- '© "i^ le lo oc %« oc "^~ le "© ji--" o © i£* oc rf^ ito © © 1^ o 00 © 00 © a s Oi Ci CJi C;i e;» Cn Oi in Cn Oi e;» Ci' i' O» O' 4n ai Cf' Ci Cn 0' CT O' C" Oi 01 Cn 2^ C;i e © -4 --I -4 -^T il © C.-I C5 •&■ e: -4 ^ Oi ito ito ^ e: p ce co Cd ito- CI ;e — [T CO""' J^JtocOCOIOii^' COCiC i(s>t«H»Cn »-tblOtOCOi—Ci|toCO co©tecoo — — tiiie-4©oc'^*~iecoto-4©oo-4i— i(^ieo©o^i 00 Ci C te c< te co e CI te © e ao ci ito te to co e e -4 © © cs oc ci ifs- 1^ «o o S z PI H 2 5" .1 Ti ^ 3 3. o e — — O — e r^ 3 — ^ w ^' w ^ p w w O w w w w^ w ^' ^ ^' ^ w ^ 5- Cu „ - o o ic -- e: -- o- '--i o O' b b ó co ó b óo o o o o o o o "- i>:^ o o co 1 3Q £- r-r i i.-. — — ;;' •* :jt w -1 o o o c>: o o o o o o o is«OiO'aiC;rfi-CO 1 u -^si^Scgi^i=^§|i^^li^^^=-Ìg^^^§i ■^^■^-^||So^^-ÌÌS"Oo|"^ÌogoggÌ 5- I 9 I /.=^ p- t^f4vT?ttìvcXj243 jyiX*ii!iQeYeC) CcK\Jolìn\A S , {~o^O^A^io. m&òiieAriuuLA. ozi(jij(y/CioS^^: 1 CohJL^'jJ.'^ piiMy^iy,J-iJ'fOLt^.i^>^^>^0^(^.S (.{l^^fo^ i-yys^---'^- 1844 RENDICONTO n\ 14. 9 DELLE ADU]\ANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMU DELLE SCIENZE :9o4a»o<^^>e«s*<>c LAVORI DELLE ADUNANZE DI MARZO ED APRILE. PRESIDENZA DEL SIC. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Fisica del Globo — Mutamenti del livello del mare per opera della pressione atmosferica e di altre cause diverse ; Memoria di Antonio KouaE. ( Santo dell' Aatore ) PRIMA PARTE. Il livello del mare , soggcllo , come ognun conosce , alle rariazioni che de- rivan dallo forze combinate del sole e della luna , soggiace eziandio a molti al- tri mutanicnli in massima parte dovuti ad accidenti atmosferici. Ma se le leggi colle quali esse variazioni son regolale , grazie alla luce sparsa dal gran principio della universale attrazione , esercitarono fruttuosamente la sagacia de' più chiari geo- metri ed osservatori del passato e presente secolo , le precise leggi degli altri mo- vimenti , come quelle che riferiscono a dottrine che tuttavia resistono agli sforzi riuniti de' dotti , e che neppur meritano nome di scienza , rimangono tuttavia quasi ignorate. Nondimeno , essendo di varia natura secondo le diverse cagioni da cui dipendono, riescono non meno delle altre imprtanti, e però non meno degne di richiamare 1' attenzione de' cultori della fisica terrestre. I venti in fatti sollecitamente e sensibilmente agitano i mari in mille guise, e ne rendono la mobile superficie ora in un senso ed ora in un altro più o me- no inclinata^ e quii;di , rispetto allo stato medio , più o meno alta o più o meno bassa ne' diversi punti , secondo la lor varia direzione , energia, ed estensione. Da altra parte, la varia pressione atmosferica, secondo i diversi luoghi e sLigioni, ca- gionar deve una perenne sorgente di continui mutamenti. A lutto queste varia- li 8a zioni più o meno pronte e riconoscibili , ò mestieri aggiungerne altre le quali, sebbene più lente e meno fugaci , non sono tuttavia men vere. In un precedente lavoro ci facemmo ad esporre i risultati delle nostre osser- vazioni intorno a movimenti delle acque del golfo napoletano dovuti all'azione luni- solare, ed a' venti. CI intratterremo ora principalmcate de' movimenti che provengon dalla pressione atmosferica, i quali in questi ultimi tempi , ed in ispezialtà dopo i be' lavori del Daussy, destarono l'intento de' Fisici ; e toccheremo poscia alcun poco, e per quanto il comportano le nostre osservazioni , di quelli più lenti che dorivan sopra tutto dalla evaporazione , e forse , sebbene in minima parte , dal vario tri- buto dell' atmosfera e delle acque correnti , pur che noa si vogliano attribuire ad un effetto particolare e locale del nostro golfo. ..IJiAU. i. h Influenza della pressione atmosferica. Il primo che abbia avuto in mente , o che almeno abbia manifestato il pon- BÌero di una influenza della pressione atmosferica sul movimento delle acque , si fu il Soussurc al cader del passalo secolo nella sua opera del Viaggio alle Alpi. Egli per la prima volta mise in luce l' idea di una tale influenza , sebbene come una mera ipotesi destinala solo a spiegare le onigmalichc secche del lago di Ginevra, ovvero i grandi rialzamenti ed abbassamenti quasi repentini del livello di quelle acque- Il Schulten d' altra parte , per dar ragione de' rialzamenti Btraordina- ri delle acque del Baltico non men singolari , inesplicabili e grandi di quelli del surriferito lago , sposò , indipendentemente dal i)aussure , la medesima ipotesi che egli poggiava su incerte e vaghe osservazioni. Ma si jl chiaro Fisico di Ginevra e SI l'Idrografo Svedese non solo non attesero a provare per via di fatti le loro supposizioni , non solo non posero ben mente alla quasi stabilità che talvolta mo* gira il barometro durante il fenomeno , e quindi alla poca o niuna connessione che qucsi' ultimo ha colla pressione dell' aria ; ma pziandio non pensarono punto che SI enormi rialzamenti , quali sono quelli che egliqo cercavano di spiegare , non pofison punto direttamente dipendere dulie piccole variazioni atmosferiche di luogo a luogo , o meglio dalle piccole differenze nella pressione atmosferica , ancor- ché queste si voglian supporre doppie ed anche triple di quelle che veramente so» no , e ancorché da altra parte le superfìcie delle acque (la loro esaminate si vo- glian supporre immense. E veramente , pon pure questa spiegazione , ma benanche molte altre del pa- ri non guarentite da valide dimostrazioni , mal resistettero alla pruova del tempo e dell' esperienza , cosicché la vera anch' oggi si rimane ignorata. Il Daussy, ia conseguenza 4clIo esame di UQa serie di psservayioi^ fatte nel- 83 l'Oceano, e propriamente a Brest ( Connaissance des Tcms i83o ) fu il primo a sospettare ed a dare plausibili pruove di una dipendenza fra il livello medio del mare in un dato luogo e le altezze barometriche , ed a mettere quindi in vista una legge di corrispondenza secondo la quale quel livello , facendo 1' ufizio di vero barometro a movimento inverso , sarebbe per divenir più alto o più basso se- condo che la colonna del mercurio nel barometro fosse per tornar più bassa o più alla ; legge , che egli di poi venne appoggiando con maggiori pruove, traen- dole da una serie meglio ordinata di continue osservazioni durate per 5 mesi , quantunque le altezze barometriche ( come 1' autore medesimo avverte ) non fos- sero state prese tutte le volte e al medesimo tempo che eseguivansi le misure delle altezze delle acque , ma in vece fossero stale notate una volta il giorno , e sempre alla slessa ora , mentre le alte e basse maree dalle quali deducevansi i li- Tclli modi variavano ore , come è noto, in tutti i giorni. Si credè , siccome fu detto nella nostra memoria su le maree , non indegno dell' attenzione de' Fisici , 1' eseguir le medesime investigazioni nel Mediterraneo , e propriamente nel nostro golfo. Imperocché , non ostante la poca ampiezza di quel mare paragonata a quella dell' oceano , dal quale possiamo considerarlo come se- parato , la piccola marea e 1' opportunità di avere nel medesimo luogo contem- poranee ed esatte misure delle altezze del mare e del barometro , ne davano spe- ranza di coglier nuovi fatti , sottoporli , insiem co' conosciuti , a nuova disamina, ed illustrare così un punto per quanto importante per altrettanto oscuro della fisica del globo. Del luogo ove furono eseguile le osservazioni , e della maniera come furon condotte, facemmo parola nella citata memoria. Ma qui fa meslieri ricordare come ogni volta che fu notata l'altezza del livello del mare, fu del pari notata quella del vicino barometro , e nella riduzione e disamina delle osservazioni , a ciascun livello medio del mare ottenuto , come altrove fu detto , per via di alte e bas- se maree , si è fatto corrispondere 1' altezza media del barometro che risulta dalle singole osservazioni eseguite contemporaneamente a quelle da cui il medesimo li- vello medio si desumeva ; e di più vi si è fatto corrispondere il vento dominante che spirava nel tempo delle osservazioni slesse , e però il vento che vi esercitava maggiore influenza, qualificandolo in qualche maniera colle denominazioni di calma , debole , moderato , forte , violento , tempestoso. n. Analisi teorica del fenomeno , e principali conseguenze che ne derivano. Il principio teorico dal quale dipender deve la influenza della pressione at- mosferica sul livello del mare, se non andiamo errati, è di tanta semplicità, da do- 84 versi a prima giunta presentare alla mcnle di chiunque per poco sia istruito delle generali nozioni di Fisica ed Idrostatica. È questa forse la ragione per la quale niuno che io sappia siasi fatto ad esaminarne ed esporne i particolari e le con- seguenze ; e coloro i quali han dato opera a meditare sul fenomeno surriferito, han solo posto mente alla parte più essenziale , che per avventura doveva prece- dere ogni altra , a volersi cioè assicurare della verità del fatto comprovandolo per via di osservazioni. Nondimeno poiché in generale il principio teorico, non che le semplicissime formole e conseguenze naturali che ne derivano , furon per noi tolte a guida per regolare queste investigazioni , e meglio inlcrpetrare i ri- sultamenli delle proprie osservazioni e delle altrui ; e poiché , d' altra parte , quel principio medesimo porge opportuna occasione di paragonar la teorica a' risultati della pratica e trarre pruove o ripruore di entrambi , non sarà forse inopportuno il toccarne qui alquanto in una maniera del tutto elementare , e tal quale noi lo abbiamo ravvisato , innanzi di venire alla disamina delle osservazioni. Egli è certissimo che per opera di tante diverse e perenni sorgenti di agita- lioni costanti e variabili , generali e parziali , visibili ed invisibili , note ed igno- te, cui è soggetta la nostra atmosfera , le colonne barometriche , indipendentemen- te dalle altezze sul livello del mare , debbono tornare , anzi tornano in fatti va- rio non solo in maniera i)orninnf nie nella lorp altezza media , come lo mostran le medio pressioni ne tliversi luoglii a diverse hililpdini , nia ancora accidcntal- nipnle e nel nipdcsinio tempo , come lo iippalesuno lo singole osservazioni ; e che quindi i diversi punti della superficie dell' istesso maro possono essere e sono in fatti nel medesimo tempo diversamente premuti dall' aria soprastante. Or que- sta diversa pressione , la quasi incompressibilità dell' acqua , ed il principio in» concusso e fondamentale dell' Idrostatica , della eguaglianza cioè delle pressioni de' fluidi per tutti i sensi , debbono farci supporre un rialzamento in quella su- perficie del mare la quale soggiace ad una minor pressione , e vi<'eversa un ab- bassamento in quella sottoposta a pressione maggiore. Ed in vero , impiaginia» mo un canale a pareti solide contenente una colonna d' acqua marina , il qual canale vada dolcemente incurvandosi ed internandasi nella massa generale delle acque dj un mare , e che si apra e metta la colonna d' acqua ivi contentata in comunicazione coH'arja libera ne suoi due estremi , che supporremo talmente fra loro distanti da poter talvolta sperimeqtare diverse pressioni atniosferiche. E phia- ro che, comunque sian per essere le grandezze assolute di queste ultira» , sol che esse rimangano tra loro eguali , le colonne liquide debbon sempre conservare le medesime posizioni e le medesime altezze , ovvero il medesimo livello ; ma, se per contrario le due pressioni diventano diverse , del pari d^versj debbon manifestarsi i livelli , poiché debbono assumere quelle posizioni che competono a conservar r equilibrio sotto le nuove condizioni di forze , ossia è necessario che la colonna liq^uida che risponde alla maggior pressioi^e s\ ^ijassi , e c|uella chie rispoq49 8sr alla minore si rialzi in fino a che la differenza di altezza compensi la differenza di pressione ; lalmentechè se M , per esempio , dinota l' altezza dell' acqua ( riferi- ta ad un punto fisso sottoposto ) di un estremo della colonna nel primo sup- posto stato di eguaglianza di pressioni , ed A quella dell' istesso estremo che ma- nifestasi quando queste pressioni, che chiameremo b, b' , differiscono di una quantità qualunque, C {^b — V) esprimerebbe allora la differenza di M ed A, il coefficiente C essendo il rapporto della densità del mercurio a quella dell' acqua marina , ed in generale si ha M ^ A -4- G {b—^U). Si comprende benissimo che , se quella medesima colonna di acqua di cui abbiamo espressa con A 1' altezza , fosse in comunicazione con infinite altre co- lonne rispondenti a pressioni barometriche , il medio delle quali fosse B ; o , il che torna lo stesso , se il canale supposto non esistesse punto , come avviene nel caBo della natura in un mare libero , allora la differenza di altezza tra M ed A deve essere C {b — B ). Da tutto ciò ne segue che 1* altezza media M del mare in un luogo qualun- que scevra dalla influenza della pressione dell'atmosfera , l'altezza media A che im- mediatamente risulta da osservazioni fatte nel tempo in cui han luogo le altezze barometriche é , B , e queste istesse altezze barometriche , possono venir ligate colla seguente semplicissima equazione M = A-4-C {b — B). Le principali conseguenze per quanto semplici por altrcllanlo importanti di questo esame , e però di questa formola generale , sono le seguenti. fatta astrazione da' venti , dagli astri , e da ogni altra cagione di cambia- mento , r altezza media del mare in un luogo qualunque non dipende punto dai valori assoluti di d e B , e quindi molto meno dal solo valore di b , ovvero dalla sola pressione che 1' aria esercita nel medesimo luogo , ma dipende unicamente dalla differenza di quei valori , o da ( i — B ), a cui i suoi mutamenti son pro- portionali ; di tal che ben può avvenire che in un dato luogo , sotto una pres- sione atmosferica eguale alla media , si trovi un livello marino maggiore o mi- nore del vero, e, d'altra parte , che sotto una pressione maggiore o minore della media si ravvisi un livello corrispondentemente maggiore o minore , ed anche c- gualc al vero ; il che tornerebbe perfettamente contrario alla surriferita legge del Daussy , ove la si volesse supporre generale per tutti i mari ; poiché tal quale questa legge viene comunemente enunziata , e tal quale risulla dalla formola em- pirica di cui questo celebre Idrografo si avvale , il livello medio del mare dovreb- be assolutamente ed in tutti i casi tornar eguale , maggiore o minore del vero , ^econdochè la pressione barometrica del luogo torni eguale, minore o maggiore della media. Nella formola del Daussy, in fatti , B, che per noi è essenzialmente variabile , si suppone costante e sempre eguale alla media pressione barometrica. Fatta sempre la medesima astrcizione , segue ancora come legittima conseguenza, non potersi in generale avere il livello medio del mare come un vero barometro 88 di cui t movimcnli venissero indicando le variazioni del peso della colonna olmo- sferica del luogo di osservazioni , ma s» bene fa mestieri averlo come un indicatore della differenza dell' altezza del barometro locale e della media gc^nerale contem- poranea di lutti i punti del mare ; di maniera che quando la prima di queste altezze , ovvero 6 fosse anche nota , il valore di -^r ovvero di „ o d darebbe la variazione della seconda per via di ^ — ^^ i3,3"~i3,3' Ne' grandissimi mari abbraccianti una gran parte del globo , è probabile che il summenlovalo valore di B , come quello che indica il medio di tulle le pressioni cui soggiacciono nel medesimo tempo tutti i punti della superficie di un immen- so mare libero , si trovi di frequente eguale o prossimo alla media pressione ge- nerale di un sol punto , e però quasi costante ; ed è molto probabile in conse- guenza elle la maggiore o minore altezza del livello medio del mare , in questo dato punto , risponda con qualche esattezza ad una colonna barometrica minore o maggiore della media ; il che entra nell' anzidetta legge del Daussy, la quale sarebbe solo relativa ad un grande mare , a che egli veramente la riferì , e di- verrebbe quindi un caso particolare di quella che racchiudesi nella formola per noi riportata. Per contrario nei piccoli mari o in quelli che si possono conside- rare come separati da' grandissimi , tra' quali va compreso il Mediterraneo , è ben difficile che i e B sieno molto fra loro diversi , e per conseguenza è ben difficile che b — B non sia piccolo , e che però non renda in tali mari del pari piccola la influenza C ( i — B ). Se nella formola surriferita potesse esser nota B, come possono esser note b ed A , per via di due osservazioni del livello medio marino nel medesimo luogo ( sotto le medesime condizioni atmosferiche e differenti solo nella pressione ) , e due corrispondenti di barometro , potremmo immediatamente ottenere il coefficiente C, ed assicurarci quindi col tatto della variazione ; e di piìi ottenere il livello medio M scevro dalla influenza della pressione atmosferica , ma relativo ad un medesimo vento , e ciò per via di BI = A-4-G (ó— B) M = A^-t-G (ó' — B'), e segnatamente per via delle formole c=. ^-^' (a) (Ó'__A)-+.(B — B') ma, poiché B e B' sono ignorale , quella formola torna insufficiente a farne de- terminare € ed M , qualunque fosse per essere il numero delle osservazioni , e però insufficiente a farne provare dircltamenle per via di fatti la legge di che ci oocupianiot • '•'' 0»e ai voglia supporre B una quantità costante notn , pei* esempio eguale a o'','j6, C ed M sono allora determinabili, poiché le precedenti formole si can- giano in Ma benché questo caso possa facilmente avvenire , come dicemmo , nei grandissimi Diari , nondimeno non è da crederlo in essi sempre esattamente av- verato , e quindi non è da sperare ( supponendo anche estrema esalleraa e nu- merose osservazioni compcnsantisi scambievolmente ) di conseguire nelle diverse detenaioationi di G ed M fatte in questo modo valori esattamente fra loro concor- danti , molto più quando queste determinazioni vengan fatte sotto la influenia di diversi venti , o in generale sotto diverse condizioni atmosferiche. Quost' ultima considerazione , se nnn andiamo errati , spiega abbastanza , in- dipendentemente da ogni altra cagione che vi possa avere influenza , perchè il Uaussy tiovasso diversi i valori che noi dinotammo con C secondo i diversi ven- ti (i) , e perchè i risultati per noi ottenuti non ci offrano un maggiore accordo. JSe , d' altra parte , nel caso dei mari di non grandissima estensione si voglia abbiìacclarè la medesima supposizione , e si voglia calcolare G con quest' ultima formola la quale non è la esalta , il valore di C che »i ottiene, e che disegnere- mo con (C) per distinguerlo dall' altro , deve allora indicare il rapporto del mo- vimento delle acque a quello del mercurio , e deve risultare non solo vario, ma in generale una quantità minore di C, poidié si prende por divisore di A — A' con la quaatità (ò' —6) -h{B — B' ) , ma in yece ( b' — ò ) che 1' è in gene- rale maggiore , e tanto più maggiore quanto più piccolo fc il mare («). Se da ultimo ci facciamo a considerare da una parte ciò che dianzi dicem- mo, cioè che la variazione del livello del m^re io un dato luogo non dipende dallo (1) n Dniss; «HritHiiva ciò • solo inetto di et^erraiioiri. (3) N«' piccoli miri io fatti t e b' non debbono rispeilivaoMmc differir molto da t e B', «parò 6'»ft e fi^jB' debbooo jo ^eoerale «sscr poco divorai ed aver segai eoolrarl. Si coosidari di più chi A — A' A — A' / , (B — B') £ = • ( B — B' ) A-A' / . (B-B') — »') 4' — 6 V "* [b—b) • (6'_6)> (i' — 6)5 "r • ■ ■ J— j.„j n-r»/. A MKndo ìb geMnle ^sitiTo , come debbono direnire tutti i lermioi f«echia«i Delie pirenieti. 88 stalo della pressione atmosferica locale , ma bensì dalla differenza di esso stato al medio generale , e d' altra parte che la variazione periodica diurna del baro- metro è comune ad un di presso alla più gran parte della terra , noi ne trarre» rao come legittima conseguenza che tali variazioni non dovrebbero in generale avere influenza alcuna sul livello de' mari , e molto meno su quello del Mediter- raneo. . ;',i ... 1 . .,; . 1 ■,.. :■ \'< .- III. , _ ' * - *' ' ' """ Esposizione ed esame delle osgervaztom, esplicazione de principi generali dichiarati , e conseguenze che ne derivano. Comechè l' analisi esposta chiaramente mostri la influenza della pressione atmosferica sulle altezze medie delle acque de' mari e ne determini le condi- zioni generali , nondimeno , in buona logica , non convien ritenere una tale influenza come vera legge di natura, se prima non venga messa fuori dub- bio dal riscontro de fatti bene interpetrati ed esaminali ; che spesso nelle investi- gazioni naturali non basta la sola teorica , supponendola anche rigorosa e scevra da qualunque obbiezione , a mettere in sodo le dottrine , potendo ben avvenire ( e non son l'adi gli esempi ) che un effello il quale dovrebbe manifestarsi per opera di note cause , venga distrutto , anzi non abbia luogo a cagione di altri concomitanti e contrari effetti nati da altre conosciute o sconosciute cause ; oltre di che può ben insorgere nella mente il dubbio che non forse l'omissione di alcun elemento n' abbia tratto in inganno e condotti a conseguenze discordanti dal fatto, ftla se la teorica concorda con la pratica , e se le leggi , le restrizioni e gli acci- denti tutti indicali da quella son da questa verificali . e viceversa , allora le dottri- ne che ne formano il subbictto toccano il massimo grado di probabilità cui nelle scienze è permesso di aspirare. La disamina che noi sarem per fare, perchè versa su àk una materia compli- cata , darà luogo a paragoni e tentativi i quali, isolatamente presi, non saran forse per apportare nel nostro animo piena convinzione ; nondimeno noi li ver- remo esponendo non pure perchè rispondono ad altrettanti effetti naturali , ma ancora perchè nasca dal complesso di essi quella luce che invano cercasi in un solo risultamcnto di tal genere. Por la qual cosa noi procederemo a paragoni i quali ci vennero suggeriti dalle nostre meditazioni , ma non ometteremo ninno di quelli eseguiti dal dotto Idrografo Francese teste menzionato ; e cercheremo dall' unione de' risultamenli che ne derivano , e più ancora dal loro confronto colle formolo e considerazioni teoriche , arrecare maggiore evidenza nelle conclusioni. Innanzi tratto ci faremo a disporre o classificare i livelli medi del mare, ot- tenuti ne' diversi giorni , secondo le altezze baroiuctrichcj in vari gruppi di egual 9g numero ; e posda a paragonar tra loro i medi ricavali da questi gruppi colle corrispondenti altezze barometriche. Ma avrem cura di istituire, per ciascuna serie non interrotta di osservazioni, esami separati, aflìnchè non venissero uniti livelli medi ottenuti in tempi o stagioni mollo fra loro diverse ; poiché crediamo che molto convenga al nostro scopo disunire, per quanto piìi sia possibile, cause, di- verse di alterazione. E d' altra parte torna più opportuno a rimuovere dalla no- stra mente l' idea di caso o combinazione fortuita , e quindi più atto a farne scoprire la verità , il vedere se per avventura i risultamenti parziali di di\crse serie separate di misure colte sotto diverse condizioni atmosferiche , o in generale sotto diverse influenze , diano concordi risultamenti. Laonde abbiamo aggruppati a 3o a 3o nel modo suindicato (ulti i livelli medi ottenuti durante il primo periodo di osservazioni di cui parlammo nella Me- moria sulle maree del golfo di Napoli, e che comprende oltre quattro mesi di con- tinue e non interrotte fatiche. Procurammo eziandio di far rispondere a ciascun li- vello medio ricavato, come altrove fu detto, da due alte ed una bassa marea inter- media 0 da due basse ed una alla, l'altezza barometrica dedotta da contempora- nee osservazioni , ed il vento dominante. Ancora combinammo al medesimo modo, ma a gruppi meno numerosi, due altre piccole serie avute una nella state del / si ha (C)s» n,o4 , Ms=o°',46io4 La terza piccola serie che ebbe luogo nell'inverno dell'anno i843 , e pro- priamente dal 3i gennaio al i3 febbraio, si comprende nelle seguenti indica- zioni I Medio di 7 giorni di osservazioui. , . id. . . Barometro in metri b 0,76881 0,75923 Livelli medi del mare 0,55 3oo 0,65207 Questi numeri danno (C)= 10,38 M = o'" 59581 Co' surriforili valori di M ricavali per mezzo di tre serie di osservazioni colle in allrcttanle epoche diverse , e con la variazione o coefficiente (C) comune ed egua- le a 1 1 ,74 , medio di tutte tre le ottenute variazioni , determineremo i diversi livelli medi del mare corrispondenti alle pressioni barometriche rispettive , affinchè si vegga dentro quali limili possano in generale venir rappresentale le osserva- zioni medesime. A tale oggetto, adoperando i corrispondenti valori di M, deter. mineremo quelli di A per le Ire epoche colle relazioni ed avremo A = o™, 614.20 — 11,74 ( ^ — o'", 76473 ) A = 0°, 46104 — ",74 {b — o™ ,76473 ) A = o", 59581 — 11,74 ( * — o", 76473 ) Barometro A A Diffe. b calcolato osservalo Medi della i* se- o,77i3S 0^53648 ©751823 -|- 0,01825 ne ... . 0,76700 0,58755 0,57600 -j- o,oii55 0,76362 0,62723 o,63<)oo — 0,01177 o,7d886 o,683ii 0,68460 — 0,00149 Medi della 9* s«. 0,76758 0,42759 0,45407 0,42958 — 0,00199 ne ... . o,76o3a 0,45458 •^o,ooo5i Medi della 3* se- 0,76881 0,54791 o,553oo — o,oo5oq ne ... , 0,75922 o,66o5o 0,65207 + 0,00843 92 Sostituendo nelle equazioni precedenti in luogo di A i valori rispettivi osser- vali , e determinando b col calcolo a fin di vedere dentro quali limili possa il li- Tcllo del mare venir rappresentando la pressione atmosferica ( facendo qui sem- pre astrazione da' venti) avremo (i). A osservato b calcolalo b osservalo DifTe. Medi della i* SB' rie ... , Medi della a" se- rie ... . Medi della 3> se- rie ... . 0^53648 0,58735 0,63723 o,683i2 0,42759 0,45407 0,54791 o,66o5o m 0,77135 0,76700 0,76362 0,75886 0,76758 0,76533 0,76881 0,75922 0,77291 o,7'*799 0,76263 0,75886 0,76741 0,76528 0,76837 ''>7^'994' 1—0,00156 — 0,00099 ■\- 0,00100 -(- 0,00000 -f- 0,00017 + o,oooo4 -f- 0,00044 -j- 0,00073 Se da una parte si voglia considerare che gli esposti paragoni eseguiti sor pra misure ottenute in tempi diversi , danno le variazioni 0 i valori di (C), seb- bene alquanto tra loro discordi , lutti positivi ; se da un' altra parte si voglia por mente che per mezzo della media di tutte le variazioni vengon passabilmente rap- presentate le osservazioni fatte , noi possiamo conchiudere senza tema di errare, che in generale il nostro mare è alto quando il barometro è basso, e per contra- rio basso quando quello è alto. E possiamo , conoscendo il solo stato del baro- metro locale , determinare ad un dipresso il livello del marp , p viceversa ; ma non possiamo a rigore conchiudere che una tale corrispondenza , un tale effetto dipenda dalla sola pressione atmosferica; anzi dobbiamo tener per fermo che i venti v'abbiano grandissima parte, poiché questi ad un tempo elevano il nostro mare e deprimono la colonna barometrica qijando spirano dal mezzogiorno ; e per con- trario abbassano quello ed elevano questa quandp vengon dal settentrione. Ma per aver soli' occhio queste relazioni come immediato risultamento delle nostre espcr rienze , metteremo in vista un piccolo quadro riportato altrove , in cui sono espo. sti i medi livelli del mare ricavati sotto 1' influenza di ciascun vento , e vi ag. (1) Si comprende facilmcDie cbe, volendo tener conio in qualche raaniera dell' eSetto del vepto, )>isogner r«bbe cbe M fos«« dctermiaaio parUcolarmeQU per ciaìcano di essi. 93 giungeremo i corrispondenti risultali delle misure barometriche, affinchè si vegga col fatto quanto torni a prima giunta arduo il decidere quale delle due cause ab- bia maggiormente operalo sul livello medesimo , e quale sia la parte di ciascuna- Barometro in melri 0,76123 0,76277 0,76166 0,76240 0,76288 0,76901 0,76716 0,76518 0,76572 0,76477 6,76601 0,76872 0,76770 jo, 76942 0,77332 Livelli medi sodo diversi venti 0,6817 0,6702 o,666a o,6di9 0,6457 o,623o 0,6080 o,6o56 0,5821 0,5721 0.5765 0,5457 0,0167 0,4909 0,4-783 Vena 0,77028 I o,4383 OSO sso o so SSE ESE ONO s ENE SE NE KO E calma N NNE Oltre di tutto ciò , i diversi gruppi de' livelli medi classificati secondo le altezze barometriche , e da' paragoni de' quali abbiamo ricavato le variazioni o i valori di (C), dimostrano non pure aver risentita la influenza de' venti, ma lasce- rebbero forte dubbio se avessero 0 no operalo soli, quando altre diverse pruove non mostrassero la cooperazione della pressione atmosferica. Ed in vero i venti nei due primi periodi di osservazioni trovansi distribuiti nel modo seguente : Nel i" gruppo ^i 3o osssrvazioni. Nel a» . . . id. Nd 3» . . . id. Nel 4° • • • id- "§ I Nel 1° gruppo di i4 osservaiioni . S. ) Noi 8» . . . id. Venti Boreali Venti Australi Venti E. ed. 0. ai 6 3 7 18 5 7 30 3 5 32 3 5 4 5 I IO 3 9* Non abbiamo temilo vcrun coniò delle osservazioni del 3° periodo, e perchè poche, e perchè, mentre vennero eseguite, o fu calma o spiiaron venti austrah. Laonde, tranne il fatto generale, poco di netto, e ninna precisa determinazione possiam trarre dal semplice precedenic esame , come quello il quale ci ha con- dotti ad un valore di ( C ) che è 1' efietlo riunito di due cause alteratrici ; e pe- rò, seguitando il Daussy, verremo eseguendo separatamente la medesima investi- gazione , ed i medesimi calcoli, non ostante il ristretto numero di osservazioni, su que' livelli medi ottenuti co' medesimi venti e della medesima forza valutata , come dicemmo , a un dipresso. In questo modo paragonando dati ottenuti sotto gli stessi venti , e ad un dipresso della stessa forza , par che debba supporsi esclusa la loro influenza nel produrre ciò che vuoisi attribuire alla pressione atmosferica. Il seguente quadro , non bisognevole di altre dichiarazioni , mette compen- diosamente in vista i risultamenti de' calcoli. Ma è mestieri notare che vi facemmo concorrere le osservazioni ovvero i livelli medi di tutte le tre serie , affinchè le conseguenze parziali relative a ciascun vento fossero state più sicure. Avemmo di più cura , per eliminare la influenza di elementi diversi , che ciascun livello me- dio preso in una delle serie avesse il suo corrispondente preso nell' istessa serie ; e di più non avemmo in nessun conto quelli che mancavan di siflatti corrispon- denti, o che furono presi sotto l'impero di venti molto variabili. Ancora con- siderando che il livello del nostro mare , a parte i menzionati mutamenti i quali manifestansi celeremente , ne ha anche , come vedremo in seguito , di quelli lenti e che seguon le stagioni , cosi procurammo di paragonare tra loro quelle misure ottenute in giorni più vicini, ancorché la differenza delle altezze barome- triche non fosse stata troppo grande. Da ultimo escludemmo del lutto simiglianti maniere di paragoni quando i livelli medi del mare rispondenti a un dato vento della medesima intensità eran pochi e non sicuri , o ottenuti in giorni troppo tra loro distanti. 95 N" di Medio delle Medi de" Medio delle Medi de' Variazione Serie. livelli medi. Vento. altezze baro- metriche. livelli medi. altezze ba- rometriche. livelli medi. dedotta. b A bi A' (C) ^""" m m m ai I* i6 calma o,77iSi 0,47225 0,76799 0,49773 7,25 2» 8 id. 0,76772 0,4l25o 0,76615 0,^1925 4,3o 3. 8 id. 0,77307 0,49750 0,76490 o,53o25 4,00 sS NE debole 0,76890 0,56880 0,76477 0,39450 6,22 8 IV debolo O'TTÌ'JQ o,4j95o 0,77289 o,465oo 2,63 12 NO debole 0,7704» 0,49700 0,76761 o,538io l4,32 i»e2' 8 ONO debole 0,77120 0,43710 0,76743 o,4836o 12,23 4 ONO moderato 0,76586 o,7o5oo 0,76243 0,73500 8,74 4 0 tempestoso o,7663i o,6635o 0,75931 0,74500 II, 5i i»ea» i6 0 debole 0,76739 0,76493 0,48237 0,76450 0,49265 3,56 12 OSO moderato 0,63833 0,76021 0,63750 0,43875 4,46 8 OSO debole 0,76696 0,42660 0,76473 5,44 i*e 2" 24 SO debole 0,76637 o,6o5oo 0, 76404 o,6i5oo 3,4. 4 SO moderato 0,76567 o,6355o 0,74758 0,75000 6,33 6 SO debole 0,76640 o,44i5o 0,76525 0,44560 3,56 24 S moderato 0,76766 o,5833o 0,76246 0,64.167 11,22 8 S forte 0,76924 o,55ooo 0,75525 0,71990 12, l4 i6 SSE debole 0.76816 0,553 12 o,76oS9 o,6i35o 9^77 8 ESE debole 0,77637 OjSSySo 0,76856 1 0, 64000 medio generale .... 6,75 7.25 Eschu endo i venti forti e temp eslosi , il me dio è ... . 6,7' IV. Influenza della periodica variazione diurna della pressione atmosferica. sul livello del mare. Le variazioni diurne periodiciie della pressione a(mosferica sembrano , ; diflèrenza delle variazioni irregolari o accidentali , non dipender punto da' venti u almeno da quelli a noi sensibili i quali si manifestano presso la superficie dell;, terra e che direttamente operano sul livello de' mari ; e però , non ostante la lor piccola estensione, paiono tali variazioni a prima giunta molto acconce a disvela- re , anzi a sceverare dalle altre la influenza di che e parola usando un bene or- dinato ed opportuno sistema di osservazioni. Ma d' altra parte , ponendo ben mente a ciò che venne detto nella esposta teorica , cioè che i cambiamenti del livello marino non dipcndon punto da' cambiamenti assoluti della pressione locale, ma ben- sì da' relativi, siffatte variazioni diurne, perchè ad un di presso comuni alla più gran parte della terra , non dovrebbero in generale avere azione alcuna sul livello dei mari , e molto meno su quello del Mediterraneo. Nondimeno , fedeli al nostro propooimcuto , di non ammettere cioè come vere tutte le conseguenze della leo- 96 rica se osse non vongon confermale o diinoslrale per via di direlle osservazioni , volemmo istituire all' uopo alcuni saggi , ed interrogare , per quanto sia possibi- le , la stossa natura (i). So il Mi'ililerraiico , che forma il subbietto delle nostre inveslìgazioni , non manifestasse marca alcuna e non patisse altre leggiere variazioni diurne , o , il che torna Io stesso , so il suo livello in qualunque ora del giorno , per quanto dipende almeno dalle azioni del sole e della luna e di altre cause periodiche, fosse sempre eguale , e perfettamenle eguale, i medi di due lungiie serie di corrispon- denti altezze del mare medesimo costantemente prese in due ore del giorno in cui Iian luogo le massime e le minime elevazioni barometriche , potrebbero for- nire un mezzo da conoscere la influenza della variazione diurna , e forse anche le pruove della istantaneità o non istantaneità della causa ed effetto ; ma poiché il Metti terraneo manifesta una marca più o meno sensibile , e più o meno mo- dificata dalle condizioni locali , e poiché le brezze cagionar vi debbono leggieri e periodici mutamenti , i surriferiti medi ne verrebbero al certo alterati (2) ; ed ancor che si voglia supporre che l' effetto della luna, benché alquanto vario in tutti i giorni , dopo numerose osservazioni ripetute senza interruzione alcuna alla medesima ora , si vada ad un di presso agguagliando , nondimeno la piccola ma costante e ripotuta azione do! sole dove sempre mauifestare il suo effetto ancor che la marea fosse in gencrah! piccolissima e quasi irriconoscibile. Laonde 1' o- pcra dovuta alle brezze ed alla potenza attrattiva di quest' astro sarebbe inevitabil- mente riunita a quella della pressione atmosferica , laddove questa avesse veramente luogo. E né pare possibile in tal caso , qualunque sia il punto del Mediterraneo in cui cade l' esame , poter sceverare queste azioni , pur che non si vogliano supporre alcune di esse conosciute per diversa via esattamente e con tutte le loro variazioni. Le ore dell'alta marea della mattina e della bassa seguente nel tempo delle sizigie , e quindi quelle corrispondenti dell' alta e bassa marca solare giornaliera arrivano nel nostro golfo intorno alle 9'' i/3 mattina e le 3'' 1/2 sera , siccome fu (Umostrato nella citata nostra Memoria ; e però arrivano nel tempo in cui il baro- (1) Mollo più volcnlicri ci mcUcmmo o questa ricerca in quanlochò alcune osservazioni fatte in Algieri dal sig. Aimè (Annatcs de Physiqne et de Chimic 18Ì0 t. 73) par che diano qualche indizio delia influcnia diurna , poichò paragonando egli alcune misure prese a 8'' della mattina con altre eseguite a mezzodì , suppoDCudo nulla la marea luni-solare , deduce che più delle volte quando il barometro in questo intervallo di tempo monta il livello del mare viceversa tende ad abbassarsi ; anzi prendendo il medio delle rispettive giornaliere differenze , mostra che il barometro ne offre una in più , ed il mare una in meno. Ma noi cre- diamo che in quel caso un lai risultamcnto devesi più alla marca solare , alle brezze , ed alle ordinarie variazioni accidentali della pressione atmosferica , anzi che alle periodiche giornaliere. (2) Il sig. Aimè nel citalo suo lavoro asserisce che in Algieri non si manifesta punto la marca luni- solare, ma noi attribuendo questo risaltato singolare alle condizioni locali o al piccol numero di osserva- zioni giornaliere di cui questo dolio fece uso , dod possiamo non ammettere ia geuerale la marea io tuli' i punii del Uediterraoeo. 97 metro Irovasi prossimo alla massima o minima altezza e quando le brezzo possono avere qualclie azione. Questa coincidenza singolare mollo più confonile (pie' diverbi elTelti rendendoli , almeno per le vie ordinarie , del tulio inseparabili , ancorché numcrosissinie fossero le osservazioni. Per la qual cosa conviene in queslo e-jame tenlare altro cammino ; e però prenderemo a paragonare quelle allezzo di un luogo del mare le quali sian pucse senza interruzinne alcuna in tulli i giorni ad ore in cui le brezze non abbiano sensibile influenza e gli rlTt'lli dell' azione solare tornino ad un di presso eguali , e disuguali, per quanto più è possibile, le pres- sioni baromelricbe. E mestieri nuUadimeno clic sian tali altezze talmente nume- rose, da poter supporre in ciascuna parte prossimamente agguagliale le variazioni provenienti dalla luna, o almeno ridotte a tale, che divise pel numero delle os- servazioni formino un errore trascurabile. Le maree tanto diurne che mestrue, oltre di esser di poca estensione, corron nel nostro golfo con regolarità grandissima , ed i due prossimi periodi ascendenlo e discendente delle acque tornano in generale presso che eguali (i). I medi quindi di due serie di altezze del livello del mare abbraccianti ad un di presso intere lunazioni prese ogni giorno ad eguali intervalli di tempo di qua e di là dall' alla marea solare quando 1' effetto delle suddclte brezze può aversi nullo , e di più ottenute inlorno ad un equinozio a fin di togliere per quanto è possibile la influenza delle diverse declinazioni , tali medi , dico , dovrebbero riuscire e- guali dentro limili assai ristretti se la pressione barometrica non vi esercitasse al- terazione alcuna , e disuguali in senso conveniente , se veramente siffatta altera- zione avesse luogo , ed i corrispondenti medi barometrici fossero fra loro alquan- to diversi. L' ora della mattina in cui ba luogo il colmo delle acque per opera del So- le , determinata per diverse vie , e con molte osservazioni, comprese quelle delle quali ora ci gioviamo , essendo slata per noi agguagliala a 9"". 24' , ( memoria citata ) , paragoneremo le osservazioni delle y"". o' con quelle delle 1 1"". 48' ; e delle 8''. o' con quelle delle io*". 48- Per la qual cosa abbiamo estratto dalle no- stre osservazioni una serie di misure prese alle ore suddette per Sg giorni con- secutivi intorno all'. equinozio di autunno , cioè 29 giorni prima e trenta dopo. 1 seguenti numeri comprendono gli elementi immeibalamente ottenuti dalle osservazioni , e da' quali ò lieve ricavare ciò che a noi fa mestieri. Somme de' livelli del mare relativi a 39 giorni di osservazioui. 31,2700 8i> m 32,2600 io" 1/2 32"5467 32,o48o H" 1/2 3i"5383 3i,i23o (1) Tanlo son regolari lo maree, clic nr!!,i citata nostra Memoria abbiam potalo determinare anche Io slabilimcnlo del porlo ed il livello medio assoluto per via dì più serie di altezze prese senza iolerriuione per molti gioroi compoDCDli ad un di presso intere lunazioni. ( RcdUìcoqIo primo t. pag. 118. ) i3 98 Per mozzo di queste somme fra loro diverse per solo eflelto del sole , e che posson quasi riputarsi indipendenti dall' azione della luna e da ogni altra causa, direttamente ottenemmo quelle relative alle ore y"". o' , ed 8'. o' ; e per via di una rigorosa interpolazione , le corrispondenti alle io"". 48' e n"". 4-8' : le quali tutte sono le seguenti (i). 7'' o' 31,2700 ii''48' 3i,27u dil. 0,0011 S** o' 32,2600 loi-iS' 32.2547 o,oo53 Nella più volte citata nostra Memoria esponemmo per altro obbietto una se- rie di altezze del mare prese in molte ore determinate del giorno per tre luna- zioni e mezzo continue , incominciando dal 12 settembre. Una parte di esse sono le seguenti Somme de" livelli del mare relativi a io3 giorni ^ 6«,o44- di osservazioni. 63,3g6 9° 64,619 10° II" 6O3JI7 ìì 62,193 Volendo nella presente ricerca trarre partito da queste ossenazioni , abbiamo ri- cavato per interpolazione le altezze somme del mare alle to'". 48' e ii"". 48', ed abbiamo ottenuto (2). . m dir. k 7'' 0' 62,0440 / 0,3596 ( ii''48' 62,4o36 r g"- o' 63,3960 \ 0.377» "; ( lo'iS' 63,7686 (1) Per eseguire la ioterpolaziooc ci slamo serviti della funzione y = 32,923 + 0,7305 x— 0,863» i + 0,140» i« iMlla determinata co' quauro oUimi naneri, ci serTi a l«le ialerpolaiione. 99 Tanto tenui sono le differenze ottenute da' paragoni delle prime osservazioni fatte intorno all'equinozio, da non poterle punto attribuire alla influenza della va- riazione diurna della pressione atmosferica, ma bene ad altre piccolissime sorgenti di inesattezza. Dagli ultimi paragoni poi chiaro scorgesi che alle y' ed alle S* in cui il ba- rometro torna più basso di quel che è alle ii'. 48' e io"". ^S' vi corrispondono livelli del maro più depressi, e però in senso opposto alla influenza di che ci oc- cupiamo. Laonde le piccole differenze che ne risultano , le quali rispondono al cumulo di io3 giorni di osservazioni , non posson punto dipendere dalla diversa pressione atmosferica ; e ne possiamo supporre che un tal risullamcnto dipenda dall' essere stata l' influenza della medesima pressione celata in mezzo agli errori derivanti dalle osservazioni , dal non essersi egualmente distribuita 1' azione della luna , e da una piccola differenza de' due periodi ascendente e discendente delle acque ; poiché converrebbe allora supporre che questi medesimi errori fossero nel medesimo senso , e montassero a più del doppio delle surriferite differenze, n che non pare che possa aver luogo, ove si ponga mente alla grandissima cura avuta nel fare le osservazioni , al luogo oltremodo opportuno in cui furono ese- guite ( V. memoria citata ) , ed alla regolarità e piccolezza delle maree (i). Comunque sia, egli è certo che con questo mezzo il quale noi ripuliamo suffi- ciente allo scopo, quantunque non scevro di inesattezze, la influenza della varia- zione diurna non si è punto mostrata , ed il risuUamento ottenutone non e tale da farla supporre. Da tutto ciò che venimmo dichiarando si raccolgono le seguenti cose. Ove (1) Noi non dissimuliamo che per trarre su «jueslo difficile punto conclusioni di maggior poso era mestieri che le nostre osservazioni venissero continuate almeno un anno intero senza interruzione veruna. Nondimeno le conseguenze ricavate dalle poche che esponemmo non debbono andar lungi dal vero. Ed in fatti , la dilTcrenza media dell' alta e bassa marca solare , secondo risulta dalle osservazioni esposte nella citata Memoria e da altre , al massimo si può agguagliare a O', e Uh. 48 dovrebbero tornare eguali dentro ristrettissimi limiti ; e però convien conchiudere che la influenza della variazione di- urna non abbia avuto luogo, e che gli errori delle osservazioni, la non eguagliata azione della luna, qaella piccola disuguaglianza de' periodi ascendente e discendente delle acque , e forse un leggierissimo eOelto delle breize i abbian prodotto li leaae differenza delle somme surriferite. 100 ci facciamo a considerare i risiillamenli che ollcnnc il Daussy, e quelli surriferiti ricavali dalle nostre medesime osservazioni e calcoli, torna facile il ravvisare quanto essi sieno d' accordo colla teorica che esponemmo , ovvero di accordo con quanto emerse dalla disamina della formula tratta da principi generali ed inconcussi. E da prima osserviamo clic , non potendo supporre la media pressione atmosferica generale di tutto un mare nel momento della osservazione , ovvero B , costante e sempre eguale alla media pressione assoluta di un solo luogo del mare mede- simo ; anzi dovendola supporre variabile e quindi a quest' ultima diversa secondo le varie disposizioni dell' atmosfera , e però secondo i diversi venti , la variazione (C) doveva in generale cangiare co' venti stessi indipendentemente dalle incertezze delle osservazioni. Tale infatti la trovava il Daussy, e tale l'abbiamo noi ritrovala; se non che la media che risultava dal pregevole lavoro di quel chiaro Idrografo fu prossima al rapporto della densità del mercurio a quella dell' acqua ; e la media delle variazioni che noi abbiam trovata è di molto più piccola , avendola avuta di 6,7- E questa differenza medesima, la quale veniva fedelmente indicata dalla teorica , nell' istesso tempo che ne costituisce il più solido appoggio , vien raetteodo ne' giusti limiti la legge dell'influenza della pressione atmosferica sul li- vello de' mari. Ancora , avendo noi trovato nullo reffetto della variazione periodica diurna della pressione atmosferica sul maro , non ostante le cure per noi usate .T rinvenirlo, tale dobliiamo a\erlo conconlonicnta cioè allo sunnominate dollrine ieoriclie. Per le quali tutte cose concliiudiamo che la legge detcrminata dal Daussy nel- r Oceano e da ammettersi tal quale egli la espresse, ma che debba venir alquanto modificata quando si voglia adattare a tuli' i mari ; che questa medesima modi- Cca indicata dalla teorica e confermata pienamente dalle nostre osservazioni nel Me» dilerraneo , riduce la logge del dotto Francese ad un caso particolare di un' altra più generale espressa dalla formola M = A-)-C {b — B). SECONDA PARTE, Variazioni lente del livello medio delle acque del golfo napoletano secondo le stagioni. Esaminando le osservazioni del primo periodo , le quali ebbero principio al cader della state del i84o , e fine il nono giorno del seguente anno , ci venne notato un aumento progressivo del livello medio del mare ottenuto , come altrove dicemmo , con basse ed aite maree ; aumento il quale mostravasi indipendente da' venti e da altre note cause passaggere di perturbazione , ma che quasi seguiva il corso della slcagione, Ig quale regolarmente allora procedeva dal caldo al freddo. Questo fatto, perchè sembra ligato ad altro fatto più generale, ci parve noa 101 indegno di esame più maturo , di esser messo cioè in maggior luce col riscon- tro di altre osservazioni eseguite a tempo opportuno. Per il che nella slate del i84i come in febbraio ed agosto del i8-i3 ci facemmo ad eseguire alcune piccole serie di osservazioni destinate non solo a questo scopo ed allo esame esposto nel precedente capo ^ ma eziandio a conseguire alcuni particolari aggruppamenti di misure credute idonee a mettere in più evidenza per altra via la legge della in- fluenza barometrica di che abbiamo tenuto proposito (i). Qui appresso si trovano convenientemente esposti tutti i risultamenli de' pa- ragoni in diverso modo eseguiti Livelli medi otlenuli per mez- zo di alte e basse marce so- LivcUi medi ricavati per mez- lari ricavate ciascuna con i5 zo di all£ e basse marce. giorni continui di osservazio- ni orarie (2). i84o "" Dal 29 agosto a 11 settembre „ o,48oo Dal 12 seltem. a 26 settembre .... o,5345 0,3220 Dal 27 seltem. a 11 ottobre 0,5227 o,5i85 Dal 12 ottobre a 26 ottobre 0,5765 0,5727 Dal 27 ottobre a 1 1 novembre .... 0,6343 o,636o Dal II novem. a 2S novembre .... 0,6748 0,6710 Dal 26 novem. a io dicem 0,6093 o,6i33 Dal II dicem. a 25 dicem. ..... 0,6785 0,6750 Dal 26 dicem. a 9 gennaio i84i . . . 0,6757 o,6S5a Seguono i livelli medi delle due stagioni contrarie. ESTi! Epoca e n". de' livelli medi adoperati ITE Medio di più livelli medi. INVEÌ ; Epoca e n". de' livelli ' medi adoperati. USO Medio di più livelli medi. iSAo. . . n" i5 1841. . . n" 28 i84a. . . n° 12 1843. . . n" IO m 0,48000 O,U209 0,47003 0,46201 ' i84i. . . n" i5 i84a. . . n" IO 1843. . . n° i4 m 0,6757 0,6221 o,6oa6 (1) AlCDni di questi nggrappamenli essendo riascitl insudicienti perchè addimandarano an più gran aa- mero di osservazioni, che alire cure non ci permettevano di eseguire, sono andati esclusi da queste cirta. Esii formeraniio 1' obbielto di un altro lavoro quando ne sari concesio di ottenere dati più copiosi. (3) Si vegga la memoria citata. ioa I seguenti livelli medi sono solo relaUvi agli anni i84-o e iS^i. (i) Estate Vento Inverno 0,46030 calma 0,55875 0,46275 EIVE 0.66000 o,4*i4oo NE 0, 57130 o,4o4oo NNE 0,49000 o,4463o N 0,47900 0,80737 NO 0,6(Ì220 o,48ii5 ONO 0,72000 0,42800 0 0,67012 o,Koioo OSO 0,6()220 0,54625 so 0,67440 o,5634i sso o,7025o o,55igo s 0,64380 o,5iooo SSE 0,70970 0,52670 SE 0,63750 Da tutto ciò si raccoglie che, o paragoninsi i livelli medi delle due sta- gioni contrarie ottenuti sotto diversi venti riuniti, o che tra loro confrontinsi solo quelli colti sotto i medesimi venti , sempre scorgi amo il livello medio del nostro mare più alto la slate che l'inverno. E ne pare che ciò possa ragionevol- mente venir attribuito a venti o allo co ndizioni particolari del nostro golfo , ve- dendo che ne' tempi di calma , e sotto ogni maniera di venti , avvicn sempre la medesima cosa. (2) (1) Talmenle piccole in generale erano le differenze delle medie allezze barometriche relative a' diversi grappi nelle due stagioni da non doverne aver conto. (2) U Cavalier Antonio Niccolini, il quale da più acni intende con lodevole ardore allo studio de' mu- tamenti relativi de' livelli del mare e del suolo, ad oggetto di diOìnire se a questo o a quello son essi mutamenti dovuti , intraprese una serie di osservazioni delle altezze delle acque che invadono il Tempio di Serapide a Pozzuoli, le quali , come è nolo , ban diretta comunicazione con quelle del golfo. Le misu- re del Niccolini non dao punto il livello medio del mare , ma bensì l'altezza a bassa marea , e, d'altra parte furono eseguite in giorni indeterminati, e sempre interrottamentc; nondimeno, abbracciando esse il lungo giro di IC anni , riescon tanto copiose , da non far punto dubitare delle generali indicazioni che ne sono le conseguenze. Laonde volemmo far servire tali misure al nostro scopo, le sottoponemmo adoppor- taoi paragoni , e trovammo piena conferma del fatto per noi testé allegalo. La seguente tabella formata su i numeri riportali nella Tavola Melrica-cronologica , 18S9 del sullo- dalo autore , chiarirà meglio quanto in astratto dicemmo , sebbene non sia da contare su le quantità delle differeoze. Medio di tutto le Medio di tutte le misure prese no' misure prese ne' diversi mesi , in diversi mesi , in millimetri. millimetri. Maggio 69,2 Novembre IOS,a Giugno 64,1 Dicembre 75,S Luglio 64,7 Gennaio 89,3 Agosto 79,7 Febbraio 109,5 Settembre, primi IS giorni . W,0 Marzo , primi 13 giorni . . 110,8 io3 Regna presso i nostri marinari , siccome abbiam raccollo dàlie nostre di- more in riva al mare , una credenza, la quale, se fosse vera, spargerebbe qualche dubbio su la riferita conseguenza. Imperciocché portano eglino opinione che du- rante alquanti giorni invernali, e propriamente nel mese di gennaio, abbian luogo notevoli abbassamenti nelle acque ; abbassamenti che essi addimandano secche di gennaio , e che nella loro ignoranza attribuiscono alla luna di quel tempo. Ponendo mente a tale opinione, abbiam potuto assicurarci che il sopraddetto fenomeno ha talvolta luogo , ma che lungi dall' essere 1' efiello di una causa per- manente e costante , è opera de' venti boreali i quali godono in singoiar modo di questa proprietà, come abbiamo mostrato nel più volte citalo nostro lavoro. E si rende poi piìi sensibile all' occhio volgare un tale abbassamento non solo perchè d' ordinario in quel tempo que' venti spirano con piìi di forza e con qualche per- manenza , ma ancora perchè sono intramezzati da' contrari i quali turbano e gon- fiano in singoiar modo le acque del nostro golfo. Nulladimcno il fatto per noi allegato non cessa di esser vero , come quello che non risulta da vaghe impres- sioni , ma bensì da paragoni ed esatte misure. Sarebbe solo a desiderare che venisse esaminato se altrove avvenga il medesimo cfffUo, il che potrebbe renderlo di ben altra importanza. Troviamo upU' opera intitolata specimen aestus reciproci 7ì>aris ecc .... scritta dal Biimchi intorno alla metà dc^l passalo secolo , che le osservazioni di cinque anni eseguile a Ilimini gli dimostrarono la superiorità del livello di quelle acque nel tempo d' inverno. Se non che la differenza che egli trovava Ira questa stagione e la estiva è di gran lunga maggiore dell' altra per noi rinvenuta a Na- poli. Il medesimo fenomeno in generale avviene in tutto il golfo di Venezia, sic- come ci narra il Poieni , e solo varia la quantità. La qual cosa accresce la pro- babilità e le pruove perchè quell' effetto dianzi riferito non sia locale , ma beasi un effetto generale di cui le condizioni de' luoghi non fanno altro che variare la intensità, come avviene delle maree e di altri movimenti del mare. Ma quale po- trebbe esser la cagione di un tal periodico mutamento ? Non pare che possa al- legarsene altra diversa dalle conosciute e necessarie vicende della evaporazione e de' vari tributi che recansi al mare dall' atmosfera e dallo acquo correnti. Nondi- meno potrebbe solo sorger dubbio intorno alla quantità delf effetto , trattan- dosi di dover dare ragione di una sensibile differenza ; ma se in difello di mi- sure esatte e calcoli che farebbero meslieri in tali casi ci facciamo a considerare che in tutte le lalihidini nelle quali si estende 'I Mediterraneo , r o. Q(n'''mente su tutte le sue coste , appena spunta 1' autunno in cui la evaporazione incomin- cia a diminuire , le piogge aumentano a tal segno da superare di gran lunga le pochissime che cadono nella stagione estiva in cui la evaporazione è grande; se poniamo mente che nella Siria e nelle coste settentrionali dell' Africa rara- mente piove nella slate, frequentemenle nell'inverno, di maniera che quando io4- la declinazione del sole diviene australe le piogge inondano quelle contrade ; e se da ultimo si consideri clic la medesima cosa ad un di presso avviene nelle coste moridinali di Europa , e che le proprie e lo altrui esperienze ci linn dimo- stralo come Napoli, le Puglie, e la Sicilia non si allontanino punto dalla regola generale; non dee sembrare strana la surriferita opinione, anzi il fatto surrife- rito, che ne sarebbe la naturale conseguenza, tornerebbe di appoggio ali" altra si- mile opinione che da più tempo viene allegata per dar ragione della superiorità del livello dell' Oceano a quello del Mediterrano. Per la qual cosa quest' ultimo mare , il quale , secondo le ipotesi più accreditate, si manterrebbe per opera di una maggioro evaporazione perennemente più depresso dell' Oceano e del Mar Nero , dando vita cos'i alle due correnti continue che^ provenendo da quei mari, vengono ad alimentarlo , sarebbe anche soggetto a sensibili periodiche alternative per effetto della evaporazione medesima unita ad altri contemporanei accidenti atmosferici (i). Ma, checche ne sia di tali cosej, non volendo noi allargarci in conseguenze, e volendo in vece sceverare i fatti e ciò che immediatamente ne risulta , dallo deduzioni alquanto da essi remote , o che almeno han mestieri del riscontro di altre pruove , ci faremo solo a mettere in vista ciò che strettamente dipendo dalle nostre osservazioni ; e però diremo che il livello medio delle acque del no- stro golfo , indipendentemente da' venti e da altre accidentali cagioni apparenti , torna sensibilmente più alto nella stagione iemale che nella estiva , e che se questa immediata conseguenza delle nostre osservazioni non riesce sufficiente a provare inappellabilmente una costante legge , una influenza tanto riconoscibile della temperatura , ed in generale delle stagioni sul medio livello lutto intero del Mediterraneo , è tale almeno da richiamare il concorso di altri lavori tendenti al medesimo scopo , a verificare cioè per altra via ed in altri luoghi la mcnlesima legge di variazione , come quella che più utile riuscirebbe alla geografia di que- sl' ultimo mare ed alla fisica del globo , se per avventura venisse dimostrata ge- neralmente. (1) Noi noD igooriamo che, secondo gl'irresistibili ragionamenti di ono dc'piii Torti ingegni de' nostri tem- pi ( Aonnaire du Bureau dcs logitudcs 1836 ) , la piccola difTcrenza di livello de' due mari non paò con piena sicurezza tenersi come causa della corrente ravvisata nello stretto di Gibilterra. Ma noi intendiamo qui por mente solo al fatto della differenza di livello, qualunque sia la relazione che esso abbia colle cor- renti. io5 Geodesia. — Quadro delle operazioni geodetiche eseguite dal R. Officio Topo- grafico , dal t838 sino alf epoca presente , e di altri precedenti lavori non ancora descritti ; del sig. Francesco Pergola , socio corrispmulente ; capitano del Genio addetto al R. Officio Topografico. ( Vedi la tavola messa infine del presente volume J. Noi andiamo a dare un cenno de' principali lavori geodetici eseguiti dal R. Officio Topografico , posleriornicnle a quelli esposti nella Relazione delle osser- vazioni geodetiche eseguite nelle provincie settentrionali del Regno di Napoli, inserita negli Annali Civili , correndo [ anno i838. Essi lavori sono due grandi triangolazioni che partono da Napoli e si prolungano 1' una nel senso del meri- diano che nella massima estensione attraversa le due Sicilie , 1' altra in quello del parallelo di Napoli , senza per altro , potersi dire complete le osservazioni in queste linee. A siffatti lavori se ne congiunge un altro di un'epoca precedente accennato nella detta Relazione , ed è una parte della triangolazione , che negli anni 1882 e i833 ebbe principio a Sciacca , e fu portata a Trapani ed a Paler- mo , non che dall' una all' altra di queste città , ed a Messina ; legandosi que- sf ultimo tratto alla prima delle triangolazioni suddette sul lato trigonometrico terminato dalla chiesa sul monte di Lipari e dalla torre del Faro di Milazzo. Per lo che , riunendo queste operazioni , avremo ad indicare il lavoro geodetico di di due reti di prini' ordine ; la prima delle quali , partendo da Napoli , si distende per i Principati , Basilicata , le Calabrie , donde in Sicilia per le isole Eolie a Mi- lazzo , Cefali! e Palermo , e da qucst' ultima città a Sciatca per una linea ed a Trapani per un'altra. La seconda triangolazione da Napoli , per Principato Ultra e Basilicata , arriva in Puglia sino ad Ostuni e Fasano al termine orientale del- l' arco di parallelo , di cui 1' occidentale e l' isola di Ponza. Noi presentiamo al- l' Accademia la descrizione sommaria di siffatte operazioni con le conseguenze geo- grafiche che da esse possono dcdursi. Indicate le posizioni dei principali punti di queste triangolazioni , per dare un' idea della grandezza de' triangoli e del loro andamento , dietro i calcoli de' loro lati , confronteremo per la prima rete la base geodetica di Castelvolturno con le piccole basi geodetiche di Palermo e di Trapani, e dietro i calcoli delle posizioni geografiche , paragoneremo le latitudini astrono- miche di Palermo e di Sciacca colle corrispondenti geodetiche. Per la seconda rete porremo in confronto il valore di uno stesso lato di triangolo ottenuto per questa e per un altra rete già prima distesa lungo la costa dell' Adriatico ; facendo an- cora conoscere il risultalo di una livellazione trigonometrica ottenuta trai mare Mediterraneo ed il Ionio. Inoltre riassumendo alcuni risultamenti esposti nella Re- lazione suddetta , faremo notare che al valore della differenza cronometrica in longitudine tra le specole di Napoli e di Palermo , può essere convenevolmente sostituito quello della differenza geodetica dedotta da queste ultime operazioni per 4 io6 la longitudine di Napoli : e che l' esaltezza de' lati della triangolazione del Regno vcrificalii sulla distanza dei punti di Civitella del Tronto e di Monlcpagano , de- sunta dulia baso geodetica di Castolvollurno e dall' altra di Milano , vien confer- mata dalle recentissime operazioni geodetiche dall' Italia supcriore portale ai punti trigonometrici della noslra frontiera. Descrizione della prima grande triangolazione. Essa è appoggiata sul lato geodetico terminato dal campanile de' Camaldoli di Napoli e dal segnale di monte Taburno di miglia 23 e passi 4oo, ed il primo triangolo su questa base tiene il suo vertice nel punto culminante della cappella di S. Angelo a tre Pizzi. Di qua si distende per vertici di monti sino a monte Boriilo tra Chiaravallc e Cardinale in Calabria Ultra 2°, e ad Aspromonte in Ca- labria Ultra 1°. E di fatti su di un lato di quel primo triangolo è determinalo il segnale di monte Polveraccio ira Campagna di Eboli ed Acerno , dal quale, e da S. Angelo a tre Pizzi , dominando la vallata del Sole , si sono potute spin- gere convenevolmente le visuali al monte di Marsico-vetere o Vottorino in Basi- licata ed alla Madonna della Stella nel Cilento. Andando oltre, i punti più idonei che si sono trovati nella riconoscenza per portare innanzi tale lavoro , sono stati il niontfi Pollino tra nasiiicala e Calabria citra , od il Monloncro della Regia Sila tra Calabria Citra ed Ultra 2", dai quali si domina la vallata del Crati. E la loro scelta è stata molto opportuna tanto per la congiunzione fra di loro, quanto perchè bisognava attaccarsi ai monti di Cammarota e di Marsico-vetere dal primo di essi , ed ai monti di Tropea e di Cardinale dall' altro ; come pure ai monti di Acri , di Cocuzze e di Belvedere da entrambi. In tal modo la triangolazione è progredita con grandi e ben condizionati triangoli traversando gli appennini , mentre precedentemente si voleva avanzare la rete trigonometrica nelle provincie di Principato Citra e Basilicata con triangoli di soddisfacenti grandezze , ma che poi in Calabria andavano a restringersi tra la costa del Tirreno ed i monti adja- centi , in modo che i lati impiccolendosi di troppo trai Diamante ed il Cozzo del Pellegrino , non sarebbe stalo possibile progredendo , di legare , com' era indi- spensabile , su di un gran lato le isole Eolie. Per la conveniente estensione data al lavoro , si è stabilita come base , per la determinazione di Stromboli , il lato geodetico monte Cocuzzo verso Cosenza e Torre di Galli sulle allure di Tropea della lunghezza Ira 35 e 36 miglia. Per effettuare a ciascuno di tali monti le pre- cise richieste osservazioni , vi furono innalzati , con le norme stabilite , segnali geodetici in pietra di forme prismatiche a base quadrala terminanti in piramide della dimensione di due passi di altezza 0 poco più , e nell' asse di ciascuna pi- ramide è considerato il punto Irigonometrico , cui sono riferite le osservazioni. J^e riconoscenze falle sull isola di Stromboli assicurarono non potersi slabilire un 107 segnale geodetico sulla sua più alla cima. In falli il suolo in quella sommila , formato di arena e pietre vulcaniciic slegate , non avrebbe offerto slalìilità ad una fabbrica come quella de' nostri segnali geodetici. Non polendo adottare per punto trigonometrico il vertice di Stromboli , dopo una corsa pel contorno del- l' isola e ne' punti di altezza media , fu prescelto per la costruzione del sei4;nale un sito verso la cosi della pitnla dell' Omo , alto poco meo di 600 palmi sul livello del mare , al quale la visuale die da monte Cocuzze si dirige trapassa a giorno ed incontra il mare , e 1' altra che vi si conduce dalla Torre di Galli , incontra il monte. E fu appositamente scello un sito di tal fatta , allineile con la slabilità soddisfacesse all' indicata condizione per la visuale di monte Cocuzze. Poiché trovandosi questo monte distante dall' isola circa cinquanta miglia , non vi si sarebbe potuto osservare il segnale di Stromboli con i cannocchiali dell' i- strumento ripetitore , quando avesse projetlato sul monte , mentre anche spor- gendo in mare , bisognava aspettare per vederlo la circostanza che il sole tro- vandosi ad un dipresso nel verticale del segnale in certa ora del giorno , lo fa- cesse apparire chiaramente sulla superficie risplendente delle acque del mare. Spinta la triangolazione al lato Stromboli — Galli , fu agevole legare la Torre del faro di Milazzo , e quindi la chiesa sul monte di Lipari : dai quali punti la trian- golazione progredisce lungo la costa settentrionale della Sicilia per Giojosa anti- ca , Capo di Orlando , Cefalù 0 Palermo. Imperocché in prima , da quei due ul- timi punti Iriconomctrici , fu determinato direttamente il campanile di Giojosa an- tica ed uno spigolo del castello di Capo di Orlando , indi con osservazioni com- binate , oltre Alicuri e Filicuri ed altre delle principali isole di Lipari , un se- gnale alle Madonie ed altri punti elevali de' monti di Val Demone , donde un lato geodelico tra Cefalo e questi ultimi monti , necessario per avere la posizione- delia Chiesa sul monte S. Calogero di Termini , del segnale di monte Alfano o monte della Bagheria dell' altro sulla Rocca di Busambra o monte della Ficozza: come poi da questi , il Telegrafo di monte Pellegrino e la specola reale di Pa- lermo. Si cercò benanche di determinare l' isola di Ustica dai punii di S. Calo- gero , del monte della Bagheria e del monte Pellegrino , mediante le osservazioni fatte tanto ad essi che in Ustica , per le quali si fermò quell" isola in modo esalto come i confronti hanno dimostralo ; perchè un tempo favorevole permise di bene osservare da Ustica , e viceversa, la Torre del telegrafo di monte Pellegrino, non projcltante a giorno, alla distanza di 34 miglia , e S. Calogero di Termini e monte Alfano a distanze maggiori , come pure il campanile di monte S. Giuliano di Tra- pani alla distanza di olire miglia quarantotto. Si deve ancora ricordare che pri- ma di dare opera al lavoro sulla costa sellenlrionale della Sicilia , mentre era- vamo occupali a distendere una triangolazione di 1° ordine da Sciacca lungo la cosla occidentale dell' isola islessa , comprendendovi le determinazioni di Pantel- leria , Levanso , Favignana e Marelimo , legandovi benanche gli estremi di una loS base geodetica misurata nelle vicinanze di Trapani , il nostro collega signor Gio- vanni Alfaro , di cui deplorammo la perdita nell' epoca del feral morbo che af- flisse questa Città , protraeva da Palermo attaccandosi alla base geodetica de' Colli, un ramo di triangolazione verso Trapani, ed un altro per alla volta di Sciacca. Con r insieme de' quali lavori si e pervenuto a misurare una rete continua di trian- goli , in cui sono stati osservati tutti gli angoli con molte serie, partendo dal lato geodetico Camaldoli-Taburno. Laonde appoggiandosi alla base geodetica di Castel volturno si sono trigonometricamente legale insieme le specole astronomiche di Napoli e di Palermo , le piccole basi geodetiche di Palermo e di Trapani , e la posizione della città di Sciacca, Descrizione dell altra triangolazione. Questa rete è appoggiata sul medesimo lato geodetico Camaldoli-Taburno della prima descritta , ed i due primi triangoli sono comuni con essa. Il monte Pob veraccio che col Cervialto trovasi alle sorgenti del Sele , dell' Ofanto e del Ca» lorc , e che si è prescelto come eccellente punto per spingere la triangolazione nelle Calabrie , lo è stato ancora per avanzarsi con grandi triangoli lungo il pa- rallelo di Napoli verso le Puglie , attesa 1' estensione delle visuali che da esso !«i possono condurre trnvcrsnndo il Principato Ultra , al campanile di Monte Leone di liovino ed al segnale di monte Vulture. Il lato Vgllorino-Vulture determinato dal triangolo col Polveraccio ha dato poi )a posizione del campanile di Grassano in Basilicata , ed indi quella del segnale sulla nmrgia di Lamapera nelle vicinanze di Poggiorsini in Terra di Bari. Al di là di Lamapera non si ò potuto progre- dire con grandi triangoli , come si era fatto partendo da Napoli sino a quel punto , perchè le murgie di Gravina e di Altamura impedirono di avanzare di- rettamente il lavoro verso l'est : ond'è stato bisogno volgere alquanto al sud la triangolazione per Stigliano , Monlescaglioso , Moltalbano fino alla torre de' Mat- toni sul Jonio ; indi col lato geodetico Motola-Taranto determinato dai pimti pre- cedenti , coslcggiarc i monti di Martina , e per Roccaforzata , Oria , Ceglie e San Vito si è giunto per Ostuni e Martina a Fasano, cioè al punto estremo del Parallelo. La quale triangolazione protratta a Ponza stabilisce i dati geodetici per la determinazione dell' arco di paralL:Io il più grandp che attraversi il Regno. Uno de' risultamcnti dedotti dalla prima rete trigonometrica è sialo la veri- fica della base geodetica de' Colli in Palermo , misurala dagli ufiziali dello Stalo Maggiore nel i3i3 con la catena di Ramsdeo , e della base geodetica di Trapani misurala dall' astronomo Cacciatore coli' assistenza degli alunni del collegio nau- tico , usando mezzi ugualmente precisi dell' altra : poiché i valori calcolali (iello basi di Palermo e di Trapani , considerandole come lati della triangolazione ap- poggiala sulla base geodetica di CastelvoUurno , si trovano di accordo colle ini- log surc cffellive, quantunque alquanto eccedenti su di queste. Però non si deve fare B meno di notare , che essendo queste basi di Palermo di Trapani molto piccole, perchè la prima supera a pena il miglio geografico e 1' altra n' è minore , non possono concorrere alla migliore determinazione de' lati geodetici ; ma le piccole differenze che scorgonsi al paragone colla base di Castel volturno , lungi dal ri- ferirsi alla stabilita lung}u?zza di questa , devono considerarsi provvenienti in parte dai tonuissimi errori inevitabili di misura , ed in parte dalla poco buona condi- zione de' triangoli di attacco , che da grandi del i° ordine rapidamente impicco- lendosi , le vanno a congiungero : ond' è eh' esse ricevono un accerto , ma non possono arrecare modifica ai valori de' lati geodetici. In cjomprova di ciò , siccome è stato esposto nella citata Relazione , la base geodetica di Castel voi turno ha avuto una verifica del suo giusto valore col para- gone della base geodetica di Milano , per mezzo delle triangolazioni che vi si ap- poggiano e vanno a congiungersi sul lato geodetico Civitella del Tronto-Monte- pagano della lunghezza di i5 miglia e più, in cui tra i due valori si è trovato soltanto la differenza di un palmo. Ed inoltre si è ancora ultimamente ottenuto un altra conferma della giusta scala de' nostri triangoli sul lato geodetico tra i segnali di Pizzo di Sevo e Monte Terminillo , creiti nel i836 per le operazioni geodetiche dcjgli Abruzzi, Questo lato calcolato dalla base geodetica di Castelvol- lurno fu trovato di ug miglia e mezzo circa. In seguito fu determinato dalla base di Milano per mezzo de' triangoli dinunati nell' Italia supcriore dagl' Ingegneri geo- grafi francesi , c di altri triangoli che l'Ingegnere geografo signor Giovanni Ma- rieni al servizio di S. M, Austriaca , nell'anno 184.1, ha osservato nello Stato Ro- mano da Rimini verso il sud. Il lodato ingegnere dovendo assicurare l' andamen- to delle sue osservazioni appoggiate alla base di Milano , ed alla base misurata da Boscovich presso llimini, le ha benanche legate ai due suddetti segnali, e vi ha fatto stazione. Il suo risulUimcnto non è stato differente dal nostro se non per un de- cimo di Riafliìr , cioè di circa un mezzo palmo ; lo che aggiunge una bella con- ferma al valore di quel lato dedotto dalla nostra base geodetica. Ma la rete trigonometrica che da Napoli va a Palermo ed al di là , oltre nllo scopo della determinazione de' punti per la carta topografico-mililare , ha avuto pure quello di far conoscere la relazione geografica in paragone all' astronomica de' Reali Osservatori delle due Città. E cominciando a dire della longitudine , prima che fosse protratta quella rote geodetica , era nota la differenza in longitudine tra Napoli e Palermo per diversi risullameiiti non bene di accordo fra di loro , e noi adottammo nella Relazione geodetica , come dato il più sicuro la differenza cronometrica in longitudine tra esse Ciltà . insieme colla longitudine di Palermo dal meridiano di Parigi data dal signor Daussy , per avere una delle quattro de- terminazioni della longitudine di Napoli ivi riportate. Gli altri tre v;ilori della flessa longitudine di Napoli si ottennero dalle longitudini di Roma, di Milano e no di Padova da Parigi , e dalle difil-ronzc geodetiche tra Napoli e queste Città, dif- ferenze delle quali la prima fu dedolla immediatamente dai nostri triangoli , e le altre dai nostri triangoli unitamente a quelli osservati dagl' ingegneri geografi francesi. Ora potendo sostituire alla differenza cronometrica in longitudine tra Na- poli e Palermo = o'' . 3". 34.' ,70 in tempo la dilTcrcnza geodetica = o . 3. 36,67 parimenti in tempo ; risulta la longitudine di Napoli da Parigi , per un medio di quattro più soddisfacente, uguale a o'' . i?" . 4o* , 4o in tempo , cioè -j^ di secon- do più grande del valore riportato nella Relazione (i). Da un' altra parte reca sorpresa di trovare che la differenza geodetica in la- titudine tra Napoli e Palermo dedotta da questa triangolazione sia maggiore di 8" della differenza tra le due latitudini astronomiche corrispondenti alle Specole delle due Città. La qual cosa fa arguire che attrazioni locali alterino il filo a piombo nella sua direzione normale allo sferoide terrestre in una di esse Capi- tali , o in amendue ; ma da ciò che segue , pare che debba attribuirsi tale devia- zione del filo a piombo a Palermo soltanto. Imperocché sL è veduto nella Relazio- ne che la differenza geodetica in latitudine tra Napoli e Roma, applicata alla lati- tudine astronomica di Napoli dava la latitudine di Roma prossima alla sua astro- nomica tra qualche centesimo di secondo , cioè a dire quasi esattamente , una simile deduzione si è fatta sulla latitudine astronomica di Parigi. Dipoi la diffe- renza geodetica in latitudine tra Napoli e Milano, applicata alla latitudine di Na- poli , e quella tra Parigi e Milano applicata ugualmente alla latitudine di Pari- gi , si sono accordate a dimostrare che la latitudine astronomica di Milano sia i5" più piccola delle dedotte da Parigi e da Napoli ; lo che si è pure avverato per altre dolerminazioni provenienti da Venezia. Sicché dovendo ammettere una forma ad un di presso regolare nella parte dello sferoide terrestre compreso tra queste Città, si deve attribuire ad attrazioni locali la differenza di i5" : cioè si deve concbiudere che il filo a piombo , per 1' azione delle montagne al nord di Milano, inclinandosi al sud diminuisce la sua latitudine di l'ó". La posizione di Napoli in confronto di Roma, Venezia e Parigi, trovandosi dunque esente sensibil- mente dalla deviazione del filo a piombo nel senso del meridiano , perchè le la- titudini di queste città si accordano fra di loro , e concorrono a dare la stessa deviazione di ìli" al (ilo a piombo a Milano; ne segue del pari essere oltremodo probabile , che gli 8" di cui la differenza astronomica delle latitudini di Paler- mo e di Napoli è minore della geodetica , debbansi attribuire alla deviazione del (1) Per mezio delle osservazioni delle stelle lilaiiU fatte dai signori Nobile e del Re a Napoli od a Palermo , e colla longitudine di quesi' uUinia cillà dalu da Uaus^y , si pervenne a stabilire fìn dal 18.18 la longitudine di Napoli da Parigi = 0'> i7"' 40^,3 ; Il quale risultato non dilTcrisce dal nostro ottenuto con altro processo se non di 1)10 di secondo di tempo. ( yohile atU dell'Accademia voi. V , pa^, I4C ). Ili filo a piombo iu Palermo , il quale allrallo dalle monlague al sud ne aumenta di 8" la latitudine astronomica, cioè di quanto quella differenza astronomica ri- spetto alla geodetica scorgesi diminuita. Una tal deduzione viene appoggiata in modo specioso dalla determinazione della latitudine di Sciacca. Poiché nel punto trigonometrico ( S. Domenico ) di questa Città, volgendo l'anno i83i , in occasione di fermare la posizione gco- gialica del vulcano submarino sorto tra essa el'isoLi di Pantelleria, vulcano che dojK) qualche mese inlcraniente scomparve , furono fatte osservazioni astronomi- che di latitudine e di longitudine allinc di stabilirne la posizione geografica , per indi avere (niella del vulcano indipendentemente dalle osservazioni geodetiche. In virtù delle quali determinazioni , la latitudine di Sciacca ( S. Domenico ) si è tro- vata 8" più piccola di quella dedotta da Capodimonte colla differenza geodetica, come all' opposto abbiamo veduto quella di Palermo essersi trovata 8" più grande. E poiché qu(!ste due città sono situate ad un di presso nello stesso meridiano , è d' uopo conchiudere , che alla stessa causa dello montagne intermedie debbasi at- tribuire la deviazione del filo a piombo in senso contrario , per la quale si au- menta la latitudine astronomica della prima città e si diminuisce quella dell' altra del medesimo valore. Riguardo a questa delerniinazioiie aslroriomica di Sciacca dobbiamo ancora dire di passaggio che la longitudine non fu osservata con pieno successo perchè vennero fallile , a causa di-l tempo nuvoloso , molle occultazioni di stelle di i". grandezza dietro la luna, le quali dovevano essere benanche os- scrvalje (lidia Specola del Reale OHicio Topografico , onde si cercò supplirvi prov- visoriamente con altre osservazioni meno precise. L'azimut di un punto trigono- metrico ancora ivi misuralo , lo fu nello scopo che , distesa pe' paesi occidentali della Sicilia e per le isole adiacenti una triangolazione fino a P.dormo ed alla base geodetica de' Colli , si avesse potuto assegnare la posizione geografica dei punti principali di quella costa j anche prima della congiunzione delle operazioni geodetiche di Napoli e di Sicilia. Ora questo azimut osservalo a Sciacca , con una copiosa eerie di os&cnazioni , ha corrisposto con molta precisione alla dili- :?enza con cui fu misurato , anzi ha dato un confronto inaspettato , per essersi trovalo soltanto una differenza di 3" con lo stesso azimut portatovi da Napoli , e dedotto dalla specola di Capodimonte. Onde se le osservazioni astronomiche fatte a Sciacca non servirono interamente al fine piimario pel quale furono istituite: nel loro legame con Palermo e con Napoli , mediante le operazioni geodetiche , che abbiamo descritte, il risullamento sulle latitudini ha confernialo la deviazione del filo a piombo prodotta dalle montagne al sud di Palermo , e l' azimut ha ancora meglio coinprovalo il regolare aiulaniento degli angoli di tutta la rete. Dalla triangolazione lungo il parallelo protratta da Napoli a Fasano che ab- biamo in generale descritta , se ne traggono due risultati. r. Questo lavoro trigonometrico calcolalo fino al suo termine ha tra la via aia detcnuinato la grandezza del iato geodetico tra le Torri di Oria e di Ceglie in Terra di Otranto , il quale lato era conosciuto da una triangolazione precedente distesa dalla baso geodetica di Castelvolturno in Capitanata e per la costa del- l' Adriatico. Il confronto de' due valori ottenuti per la lunghezza di questo lato è stato mollo soddisfacente. ir. Si b ottenuto, per mezzo di una livellazione trigonometrica , dall'altezza del mar Tirreno quella del mare Jonio. Infatti era già misurata 1' altezza del tetto mobile della Specola dell'Officio Topografico sul livello del mare medio a S. Lu- cia. Dipoi colle D. Z. reciproche di punto a punto , si è dedotta dalla Specola di Pizzofalcone con differenze di livello positive 1' altezza assoluta di S. Angelo a tre Pizzi , del Polveraccio e quindi del Voltorino , alto più di un miglio sul livello del mare ; e continuando dal Voltorino , per le differenze di livello nega- tive , si sono determinate le altezze assolute di Grassano , Montescaglioso e final- mente della torre de' Mattoni. Ora quest'altezza dedotta da Napoli, si h combi- nata con quella ivi misurata sulla marea media del Jonio colla differenza di un quarto di passo ; differenza che pe' mari comunicanti devesi attribuire non già a differenti altezze di essi , ma a piccoli inevitabili errori di osservazione ; onde , per tale confronto , si rende palese la buona determinazione delle altezze assolute de' punti intermcdii della rete. In tale rincontro noi vogliamo ricordare di essere incorsi in una giusta cri- tica suir altezza assoluta della cupola di S. Pietro in Roma notata, nella Relazione geodetica , per parte del signor Colonnello Coraboeuf , il quale , nel volume XII del Bullctlino geografico , dimostra che la nostra altezza non può essere ammessa come la vera , e che devesi ritenere quella esibita dagli Astronomi Romani. Noi avendone convenuto in una nota direttagli per mezzo del chiarissimo Generale Visconti j non abbiamo mancato di fargli osservare che il nostro risultamento non era definitivo , come trovasi registralo in quella Relazione geodetica; stante che essendosi osservala la cupola di S. Pietro dai monti di Dimidia e di Termi- nillo negli Abruzzi , non si erano fatte le misure reciproche dalla cupola sud- delta. E con semplici ragionamenti gli abbiamo provato , che se la rifrazione so adottata pel calcolo di quell' altezza in luogo di essere supposta di dell' ar- co , valore adottato in Francia , fosse stato di più conveniente alle nostre regioni , a cui noi allora non ponemmo mente , tutta la differenza sarebbe scom- parsa. Laonde sembra che il signor Coraboeuf avrebbe spiegata facilmente la dif- ferenza fra l'altezza di S. Pietro data da noi e l'altra degli Astronomi romani, se in vece di modificare le rifrazioni di Roma , che dovevano essere necessaria- mente alterale olire i limiti del verisimile , si fosse rivolto a quelle del Regno. Del resto , senza dar luogo ad alcuna ipolesi di rifrazione , non si può , dalle osservazioni fatte soltanto dal regno , dedurre la definitiva altezza di quel punto, ii3 per la mancanza dulie D. Z. recìproche : e non essendo riuscito all' Ingegnere geografo- austriaco signor Marieni , a preghiera del Generale Visconti , di farle da S. Pietro per i tempi contrarii , non si è potuto finora stabilire quell' altezza dalle nostre misure , per cui facciamo voli che si spedisca alcuno in Roma per adempirle. E noi avremmo desideralo che il ch°. signor Caroboeuf avesse fatto succedere alla sua critica la nostra giustificazione , per non dar luogo a ripeti- zioni di giudizi che spesso si alterano inconsideratamente a danno del vero. Ritornando ai lavori geodetici dell' OQIcio Topografico , non abbiamo fatto parola di alcun risultalo di quelli eseguiti nella scorsa estate , per non essere an- cora terminati i calcoli. Consistono essi lavori in una triangolazione di F ordine la quale si lega alla già descritta sul lato geodetico Taburno-Monle Leone di Bo- vino , e si distende per Riccia , Matcise , Schiavi e Serracapriola sino alla torre di Termoli suH' Adriatico , estremo nord dell' arco di meridiano del Regno : ed in una livellazione trigonometrica trai tirreno e l'adriatico. Conlemporaneamente a tali operazioni , facemmo per saggio una serie di osservazioni alla torre di Termoli per determinare la longitudine con i fenomeni delle stelle filanti , di concerto col Professore Amante in Napoli , e se al terminare i calcoli si otterranno risultali soddisfacenti quali si annunziano dai calcoli incompleti , saremo premurosi , per le difficoltà superate a bene determinare il tempo , di far prescegliere tale me- todo come il più adattato per ottenere le longitudini agli estremi dell' arco di pa- rallelo tra Ponza e Fasano. Intanto devesi convenire che le conseguenze ricavate dietro i calcoli dai suin- dicati Livori trigonometrici , non sono al certo quelle che più direttamente im- portava dedurre : ma portale al loro termine le operazioni trigonometriche per gli archi di meridiano e di parallelo suddetti con le osservazioni di latitudine e di longitudine agli estremi di queste linee , siamo nella lusinga , che si abbiano ad ottenere risultamenti finali da essere accolli con favore dagli amatori del pro- gresso della scienza. Matematiche — Quadratura delle porzioni di Paraboloide Iperbolica terminale da quattro linee rette , preceduta da considerazioni sulla importanza geo- metrica e artistica di tali superficie. Memoria letta nella tornata dei 6 feò- brajo dal socio ordinario F. P. Tocci. (SoDto dell' autore.) I . Notevolisssima Ira le superficie di secondo grado è la paraboloide iperbo- lica , e di singolare importanza son quelle porzioni di essa che vengono Icrmi- nate da quattro rette , e che con ogni ragione possono tenersi come le più sem- plici figure rettilinee non piane. La doppia generazione rettilinea della parabo- loide iperbolica , e l'esser parallele aduno stesso piano tutto le rette di una me- i5 n4 desima generazione , fanno sì che quelle porzioni restino delerminalo nel modo Ancora il più semplice dal solo loro perimetro , che è un quadrilatero storto ; e mentre la superficie presenta , per così dire , un tessuto di due sistemi di linee rette , in doppio senso distese ed appoggiate le une alle altro , essa contuttocciò non è piana neppure nei suoi più piccoli clementi , perchè questi anno per con- fine , siccome il tulio , tanti quadrilateri storti. 2. Oltre lo delle due generazioni rettilineo , rende singolare la paraboloide iperbolica 1' esser dcssa la superficie costituita da tutte le normali ad una super- ficie storia qualsivoglia , menale pei successivi punti di una stessa generatrice ret- tilinea ; e ciò , anche quando la superficie storta fosse trascendente. Su questa proprietà è fondalo 1' uso che può farsi della paraboloide in quelle volle costruite in pietre da taglio , dove intervengono quali accessori piccole superficie storte : come avviene por esempio nella volta anulare , in cui si mette per via di una piccola volta a conoide. In queste superficie storte , essendo costume di prendere le generatrici rettilinee per due limiti delle facce apparenti dei cunei, ne viene ia conseguenza che le commessure , o facce laterali dei cunei secondo questi limili, debbano essere porzioni di paraboloide iperbolica , acciò resti soddisfalla la con» dizione voluta dalla statica delle volte , che le dette facce siano perpendicolari alla superficie dell' intradosso. 3. iSon è la paraboloide iperbolica la superficie di equilibrio, che con esat- tezza si trovi competere ai rivestimenti di fabbrica , destinati a sostegno delle terre non terminale orizzojilalmente nella loro parte superiore : circostanza che si presenta nelle ale dei ponti e delle chiaviche , nelle strade di montagne , spesso volto nelle opere di fortificazione , ed in altri casi. Nondimeno a quella superfi- cie si sostituisce con vantaggio la paraboloide , che mentre avvicinasi mollo alla medesima , presenta ad un tempo grande facilità di esecuzione, E lo slesso per consimili ragioni vuol dirsi circa la superficie delle ale dei mulini a vento. 4-. Più importante e 1' uso che si può fare della paraboloide adoperandola siccome coperto degli cdifizi di pianta quadrilatera irregolare , i quali possono spesso incontrarsi , soprattutto nelle città popolose. Difatli , per consuetudine uni- versale e costante dovendo essere orizzontali gronda e comignolo , queste due rette non saranno nella della ipotesi nò parallele nò concorrenti ; e però gli orli dei fronles])izi che no congiungono gli estremi, formeranno con esse un quadrilatero storto. Ora , la disposizione più naturale delle travi che si appoggiano agli orli dei frontespizi , e dei travicelli che si appoggiano alla gronda ed al comignolo, essendo quella stessa che à luogo nei due sistemi di generatrici rettilinee che si ravvisano in ogni paraboloide iperbolica , ne viene in conseguenza che le tavo- lette appoggiale ai travicelli daranno origine ad una superficie di quel genere ; e questa superficie sarà una paraboloide retta quando i muri che passano per gli orli dei frontespizi sono paralleli j ed una paraboloide obliqua nel caso con- iiS trario ; perchè in arabi i casi un piano dtreltore della paraboloide è orizzontale, ma sollanto nel primo , 1' altro piano direttore , espresso dai muri , è verticale, e con ciò perpendicolare al precedente. 5. In talune opere idrauliche , come nei moli o pennelli p altre costruzioni spinte dalla ripa dentro 1' alveo di un fiume , supponendo , per semplicità , ret- tilinea la mal conosciuta scala delle velocità dal filone alle sponde , le facce deU l'opera , disposte a seconda e a ritroso della corrente voglion essere anch'esse porzioni di paraboloidi rette. E , per finirla , ognun sa che il metodo più pre- gevole usalo dagl' ingegneri per la valutazione delle terre nei iagliamenti e nei riempimenti , suppone ancora che la superficie naturiile del terreno sia conside- rata come una porzione di paraboloide iperbolica , avente per proiezione orizzon- tale un parallelogrammo o pure un trapezio. 6. Essendo dunque palese per le ricordalo proprietà ed applicazioni l' im- portanza geometrica ed artistica della paraboloide , e non essendone cognita la misura se non per qualche caso particolare , e questo stesso della sola paraboloide retta , ci siamo proposti nella nostra Memoria di riempire questo vuoto , risol- vendo il problema in tutla la sua generalilà. A questo fine ognun vede che bisognava primamente stabilire l'equazione della paraboloide definita dal proposto quadrilatero storto , equazione la cui mag- giore o minore semplicità aver dovea tanta parte sull' andamento delle operazioni ulteriori. Ora , essendo costume nelle arti di costruzione di riferire gli oggetti esistenti nello spazio a piani orizzontali e a piani verticali , o che torna lo stesso, di partire da quei dati che forniscono la pianta e 1' elevato dell' oggetto , la pri- ma idea che ci si allacciava alla mente era quella di assumere per piano delle xy il piano orizzontale menato per uno dei vertici del quadrilatero , a cagion di esempio pel più basso , e per asse delle z la verticale menata in su pel medesi- mo vertice. In questa ipotesi gli assi delle x e dell' y meglio appropriali a dare la più semplice equazione della superficie , non potevano essere che i due lati della pianta contigui al vertice ; ma in tal modo , da un canto 1' equazione della superficie risultava bastantemente complicata , e dall' altro non era applicabile alla medesima la consueta formola /^■" dxdym/ i -h f/=' cte' dxf la quale suppone che gli assi coordinati siano rettangolari. Per ovviare a quest'ultimo sconcio, e dare ad un tempo agli assi delle x e delle y una disposizione simmetrica rispetto a quei due lati ( ciò che nelle ricer- che analitiche è sempre pregevole e spesso utilissimo ), conveniva prendere per lali assi la bisecante dell' angolo compreso dai due lati , ed una retta ad essa per- ii6 pendicolarc ; ma così l' equazione della superficie rondcvasi più complicala , e nel caso generale reslava sempre , come era da aspettarsi , di secondo grado per rapporto a z. La quale circostanza annunziando l' introduzione di un secondo radicale nella formola precedente , che già ne contenea uno , e che poscia si do- vca sottoporre alla doppia integrazione , pareva indicare che la misura della sU' perficic potesse dipendere da trascendenti superiori alle ordinarie. Importava dunque moltissimo l' evitare questa complicazione senza punto di-- minuire la generalità del procedimento , e ciò si ottenne mettendo a partito una proprietà della paraboloide. E noto che 1' asse dj questa superficie , e tutte le rette al medesimo parallele non la incontrano che una volta sola ; d' altra parte l'asse è parallelo alla comune intersezione dei due piani direttori. Adunque sce^ gliendo per uno degli assi coordinati, a caglon d'esempio per asse delle «, una retta parallela all' asse della superficie , 1' equazione di questa dovea esser certa- mente di primo grado per rapporto a z. Altronde ci fu agevole ottenere la po- sizione di questo asse delle z ; poiché compiendo il parallelogrammo sopra i due lati del quadrilatero storto , contigui al vertice assunto per origine delle coor- dinate , la congiungente degli altri due vertici opposti al primo , uno nel qua- drilatero r altro nel parallelogrammo , è una retta parallela all' asse della para- boloide. 8. Se non si avesse dovuto servire che alla semplicità dell' equazione della paraboloide , niente di più acconcio che II prendere per assi delle x e delle y i ridetti lati del quadrilatero , che allora chiamando j4 , B questi lati e : in ogni caso poi dette o e ^ le altezze degli estremi dei lati y^ e 5 sul piano delle x'»/' , ed /< e A le proiezioni de' medesimi lati su que^ sto piano , r equazione della superficie si trovò essere z ax' bxj .t'// 117 g. Ci si poteva obbiellarc che questa equazione , comunque semplice , rac- chiudesse quantità diverse da quelle che ordinariamente si prendono per dati nelle arti di costruzione , e che sogliono esser fornite dalla pianta e dall'elevato degli oggetti esistenti nello spazio. Perciò stimammo nostro debito il far vedere in qual modo a , b , e , h , k , genuralionit hominis atjui animalium , lipiiae , 16dK. f«I> 127 dimenio , gli presentò l' aspetto di uno strato orbicolare , lentiforme , granuloso formato da tenuissime molecole slreltamenfe fra loro collegate , al quale strato impose il nome di macchia germinativa dapprima , e poi di strato generativo primitivo fcumulus prolìgcrus , nucleus cicatriculae seu blastodermatis di Pa.\- DEn?y^ (i) , e che altri dissero macchia wagneriana. Questo strato medesimo affermò essere il germe animale vero e vivo , preformato innanzi alla feconda- zione , dopo la quale si converte in llastoderma da cui F embrione si forma , costituendone la parte centrale (2)^ Ed ecco ciò che al Cavolini era Tenuto eziandio di osservare nelle uova del Serpentello marino f Syngnatus ophidion L. ) allora allora tratte dall' ovario : j Le uova si vedevano trasparire , egli dice , nei rami dell' ovario che sono due cilindrici sacchi , e comparivano screziate di macchie rosse ; ed essere di varia grossezza ; alarne liberamente nuotanti nei sacchi , essere grosse come un acino di canapa : altre mollo minori essere attaccale alla faccia interna di essi sacchi. E viste le maggiori e pcrfellc uova , e considerale colla lente esploratrico , avea- 110 il tuorlo assai grande quasi come l' uovo stesso , e su questo tuorlo io osser- vava molto bene una macchia scura che non ho dubbio di asserire essere la ci- catrice s. a Par che questo fatto avvenga in colali pesci appunto perchè i tuorli delle loro uova sono assai grandi a rispetto dell' uovo slesso ; cosa che accade non so- lamente in questo genere , ma in tulli i cartilaginosi , perchè in essi le uova 0 si maturano negli uteri , 0 custodite da qualche invoglio sono cacciale dal corpo. Della razza del serpentello è il Cavalletto marino ( Hippocampus breviroster €uv. J. La sua ovaria è biforcala come nel serpentello , ed essendo mezza ma- tura , ha il colore delle ciliegie amarene. Aperto questo ovario si veggono le uova fra loro strette e concatenate , delle quali le minime sono ritonde ed opa- che , le mezzane hanno acquistato una figura piriforme : e le maggiori sono di- venute ovali , ed il tuorlo in esse risiedente essersi spaso , ed occupar quasi tutta la cavità dell' uovo : esser poi mezzo trasparente e tinto di rosse maccliiette , ed avere la macchia scura come le uova del serpentello : e poste quelle nove nel- r acqua , e dopo qualche ora vedute , si distingueva assai bene la buccia prolu- bcrantc come una molle membrana , tra la quale e '1 tuorlo un bianco umore si frapponeva (3). Dopo che per la vulva sono discese le uova in una borsa che si forma ira- uicdiatamenle sotto essa vulva fra la pelle ed i muscoli , egli le osserva nuova- mente , e dice : s che viste ad occhio nudo e poi al microscopio quesle uova. (t) Lchrbtieh d. vtrjieichtndtn, Anatomit, Lcipsig, 8. p. 331. (2) ProdromtK et. p. 4-9. (S) Op. eil. p. 36-37. 128 si vede che hanno una macchia biancnslra formante la porzione di un cordone che cingendo s' inlcrna nella sostanza dell' uovo. Ilo questo riconosciuto eviden- temente in tutte le covate , e non ho dubbio a credere che questo cordone sia la cicatrice dilatata , ossia la prima comparsa del feto » (i). Lascio di addurre pruove maggiori citando altri passaggi del Cavoiim, essen- doché ncir addotto si vede chiaro ciò che era stato per lui ossci-vato , e nelle de- lineazioni che ne porge nella fig. 4 della tav. j. lascia scorgere in d un uovo della Minchia dei Re ( Jtilis vulgaris J , nel quale apparisce nel lembo interno del giallo il disco vitellino, al quale soprasla immediatamente lo strato germinativo, E perchè s' intenda come in talune uova il Cavolini avesse osservata la ve- scichetta proligera , in altre il solo strato germinativo , quando questo a quella Sovrasta , io mi permetterò di addurre le sole seguenti considerazioni. 1° La vescichetta proligera non e la stessa presso tutti gli animali. In ovts jimioribus , servendomi delle stesse parole del Baeh (2) , pellucida est , Jluido mine nulla , nane minutissima granula Jovente impleta. In molluscis , anelli' dibus , insectis , crustaceis ( astaco Jluv. ) , bratrachiis et oviòus in hoc stata remanere videtur , quamvis in nonnullis ad maturitalem jam granulomm copia augeatur. In ophidiis et sauriis vero granula Jluidi inclusi rnajora et frequentiora apparent , tum lulcscunl et ad maturitatem tandem sac- cum intenium constituunl , vesieiilce adjacentem ; in ovis maturis saccus internus granulosus a membranula vesicce extcì'na pedeteìitim recedil et col- labitur , si vesicula aquce sabmersa est. Ed il Wagner che descrive lo strato germinativo e lo rappresenta in tutte le classi animali nel suo Prodromus histo- riae gcnerationis hominis afque animalium , dimostra clie sovente , anzi sempre, lo strato in parola si riduce in tanti piccoli acervi da offrire 5, 10 ed anche 20 macchie disperse nella superficie della vescichetta, siccome egli ha incontrato nelle uova de batraci , pesci ossei ed alcuni crostacei (3). Il perchè alloraquando Ca- voLLMi faceva le sue osservazioni , siccome la vescichetta proligera era tutta co- spersa di granellature , cosi n on più essa distingueva , ma lo strato germinativo sovrastante : quello strato da cui poscia incominciava lo sviluppo dell' embrione. 2* La veschichetta proligera si mostra , col crescere dell' uovo , ripiena delle granellature mentovate , e quanto più 1' uovo e vicino alla sua maturità , altret- tanto oscura è la vescichetta : vesicula Purkinji ad maturitalem granulomm vitellinorum haud parvum continet copiam in saceulum iìiternum demum eoa- (i) Ibii. p. 38. (2) Op. cil. p. 27. (3) Acervulos numerosiores 5 Tel 10 vcl eliam 20 maculas eihibentcs in soperficic vesiculae disper- sos io batrachUs , piscibut osteis et in nonnullis crustaceis invcni. Quac maculae ilralum germinativum pri. miUvum fortnant , certo cuidam loco inlcrni vesiculae germinativae parietis adbaerent , ibiquc io liquarem limpidum inclusum immcrsac sudi. Wagner rroi, cil, i. p. S. 129 teseentium (i). E però il Cavolini osservava una macchia nera nelle uova dei pesci , ma quando già esse erano ingrandite , o , per usare il suo linguaggio , erano perfette. Laonde se vide il nostro accademico in alcune uova di pesci la sola vesci- chetta proligcra , osservò pure in altre lo strato germinativo , e quantunque se- paratamente or r una or 1' altro avesse distinto , certa cosa è , che della prima e del secondo ebbe contezza , e di entrambi diede esalta descrizione e deliner.- zione. E quando disse che dalla macchia nera si svolgeva l'embrione, prevenne di un mezzo secolo il VVacner , che con lo sue osservazioni , estese a tutte le clas- si animali , dal polipo all' uomo , confermò le indagini , cos'i immeritamente poste in dimenticanza , del Cavollm. A quali cangiamenti soggiacciano poi le parli dell' uovo nello svolgimento embrionico , egli è oggimai opinar dei fisiologi , che lo strato germinativo e la vesciciietta proligera si confondano insieme e producano la membrana prolige- ra cr che è la parte viva e plastica dell' uovo, quella che si trasforma in embrio- ne (2). » di cui lo strato rappresenta le parti centrali , le parti della sfera ani- male , come il primo antagonismo che si ripelerà tanto con le altre parti del- l' uovo , quanto con quelle diverse dell' embrione medesimo. SUNTI DE' VERBALI. Tornala de' i3 febòrajo fS44- Il socio corrispondente sig. Nicolucci legge una nota intorno alla vescichetta proligera ed allo strato gei'minativo osservati ne' pesci da F. Cavolini. Questa nota vien destinata pel Rendiconto. Il socio sig. Tucci presenta la continuazione della sua memoria di cui lesso la introduzione nella tornata precedente. II Presidente destina ad esaminatori di questa memoria il Generale Visconte , i sigg. de Luca , Bruno ed il Seniore sig. Giannaltasio. Il socio onorario sig. Barone Winspcare invia in dono all' Accademia un libro dal titolo di Saggi Jilosofici , accompagnandolo con una sua lettera. Il Pre- Ci) Babr , Op. ci(. p. 32. (2) Bi'RDACB. Trattalo di fisiologia , Vcnciio , 18J1. l. 1'. p. 691. trad. del Levi. — Clrnm lesicuU gtrniinoliva , cum ovnm ci ovario cgrcssiim est , dirumpnlur , suumque conlCDlom in stralam germinalr rum cfTundal , siculi III. Purkinje et I alentin opinaolur , an coUiquescal, ila ut paallalim a forma sphat" rica rcccdeos magis coinpianclur ac corrugelar , et cum strato gcrminatiro conHuet , id quod libeolius crcdidorim , in ambiguo , ut rem alterioribas disqaisitioaibus dijudicaodam , relioqaere malo. Wacni* p. 4. Lchrbvth d. Phji$iolo}it p 64. '7 i3o sidcntc invita il socio sig. Borclli a farne rapporto verbale , e dispone i dovuti ringrazinmenli all' autore. Il Presidente fa osservare , che dovendo molti de' soci presenti assistere alla elezione del Rettore dell' Università degli Studi , non può darsi luogo alla lettura di altre memorie , e quindi scioglie l' adunanza. Tornala de S marzo i84A- Si leggono tre lettore ministeriali con le quali S. E. il Ministro degli Affari Interni pre\ionc l'Accademia di aver dato le disposizioni perchè si paghino a D. Stefano delle Ghiaie due. 12 per prezzo di due disegni ; a D. Giustiniano Nico- lucci due. 16 per prezzo di tre disegni ; ed al ligatore Pietro Landi due. 3o per ligadira di 10 volumi dogli Atti. Il socio sig. Nobile presenta la sua memoria Sulla injluenza della pressio- ne atmosferica sul livello del mare , letta nella precedente tornata. Il Presidente nomina ai! esaminatori di essa il Generale Visconti ed il cav. de Luca. Il socio cav. Gussone , economo della compilazione del Rendiconto, presenta il conto doir introito ed esito fatto per la gestione del 1 843. Si dispone di rimet- tersi per la verifica alla stessa Commessione dell'anno scorso , composta da' sig, cav. Lancellotli , de Ruggiero e Glannattasio. Il presidente propone a soci corrispondenti : In Palermo — D. Filippo Casoria profossore di Chimica in quella Università. Ila dato alla R. Accademia delle Scienze una memoria approvata per. gli atti. In Avellino .^D. Federigo Cassino , antico benemerito segretario della So- cietà Economica di Principato Citeriore , Direttore dell' applaudilo giornale ra- slico di quella Società ; corrispondente antico della R. Accademia delle Scienze di Napoli per le relazioni annuali meteorologiche che invia alla medesima. In Napoli — D. Domenico Presutli, Professore aggiunto alla Cattedra di Oiimica della Regia Università , socio corrispondente del R. Insliluto d' Incoraggiamento di Napoli , professore del R. Collegio Medico-Cerusico , distinto cultore di Scienze Meccaniche. Ha dato alla nostra Accademia una memoria approvala per gli Atti. D. Ferdinando de Nanzio , Direttore del R. Instituto di Vetcrenaria, Socio ordi- nario del R. Instituto d'Incoraggiamento, Autore di opere applaudile ed acclamate da questa R. Accademia. Il socio sig. Semmola legge il rapporto delia Commessione formata per l'e- same della memoria del sig. Giai'dinl òullc correnti 7na()ncto-clctlro-tclluriche. la quale dichiara che por giudicarne de(iniliv,nnent(! atloiide che 1' autore risponda con opportuni esperimenti alle osservazioni fattogli sugi' inconvenienti della disposi- zione data al suo apparato. La Commessione conchiude il suo rapporto dichia- rando di aver verificalo jclie torna utile la proposta falla dal sig. Giardini d' im- i3i piegare le spirali piatte per accrescere la potenra di qualunque batteria magneto- elettro-lellurica. Quindi , a norma delle conchiusioni del rapporto , si stabilisce di pregarsi l' Autore di completare le sue ricerche , e poi riprcsentare la sua me- moria. Il socio corrispondente sig. D. Paolo Anania de Luca legge una memoria con la quale descrive un istromento catoltrico da lui inventato che chiama Sim- metrizzatorc , considerandolo sotto il duplice aspetto di Caleidoscopio universale e d' islrunicnlo (lidascalico , che presenta all' Accademia , e molti soci ne osser- vano la striitlura od il modo di operare, il Prcsidcmie dispone che la memoria Tenga esaminata da' sig. cav. de Ruggiero , Capocci e de Luca. Il socio corrispondenic sig. Palmieri , in suo nomo ed in quello del Prof. Santi Linari comunica all' Accademia d' aver finalmente con la sua batteria ma- gneto-clctlro-lcllurica ottenuto la scintilla. Il Presidente incarica la stessa Com- messione esaminatrice della prima memoria de' signori Santi-Linari e Palmieri , Sulte induzioìii del magnetismo terrestre , a verificare col fatto quel che viene asserito dall' autore. La coramessione è composta da' sig. Semmola , Capocci , de Luca , Melloni , Sementini e Macri. Il Presidente destina il Seniore Giannattasio , il cav. Melloni , Palmieri e de Luca ad esaminatori di una memoria del sig. Ragona-Scinà. Su di un nuovo apparecchio destinato alle determinazioni dell ampiezza di aberrazioni dell an- golo di deviazione e delf indice di rejrazione straordinaria ne' cristalli ad un asse. Il socio corrispondente sig. Padula legge una sua memoria Sulle linee di contatto delle superficie. I signori Bruno, Visconti ed il Seniore Giannattasio ven- gono incaricali dell' esame di essa. Il signor Nicolucci ha presentalo la nota delle spese retalive alla memoria su' PolifalamI a termini dell' approvazione accademica , che ascende a due. 3o. Si dispone farne rapporto a S. E. il Ministro. I libri presentati sono ; Dizionario portulilc di Chimica organica; del sig.Domrnico Mamone Cipria. Rapoli i844 i» '6°. II Barcone. Giornale di Medicina e delle Scienze allìni , dirello da Salvadore Tommasi. Fate, i' Gennaio i844 '1 8". Progetto per accertare la intimazione degli Atti degli Uscieri; del legale GioT. Condillo. ?(«■ poli i84i in 8°. Comptes rendus de T Accademie R. des Sciences. Fase. 17 , 18, 19, aS («condo semestre i843. Journal des Connaissancos usuclles et praliqiies. N. ig4 e iqS. L' Imestigateur. Journal de P Inslitut historiqiie. Oclobre i843. Le Ciillivatcur. Dtccmbre 1 843. L' Inslitul. I. scclion d. Sio-Saa. ANALISI DI LIBRI MimiATicBC. — Intorno ad alcune opere del professore sig. Sammartino di Catania ; socio eorrispon^ dente delC Accademia. Nota letta nella tornata de' li Marzo dal socio ordinario sig. cav. De Lue». Il signor Sammailino illustre analista Calanese ha fatto dono a questa Reale Accademia delle Scienze di due suoi opuscoli. Uno di essi risguarda una specie di dotta polemica tra lui e il chiarissimo signor Barsolli matematico Lucchese : e poiché questo lavoro analitico del Sammartino appartiene al progresso dell' analisi , e tende a generalizzare uno de' più belli e più influenti teore- mi del calcolo, quello del d'Alembert intorno alla formola analitica sìmboleggiante le quanlilà immagi- narie, perciò credo che tornerà utile alla scienza il pubblicare nel nostro Rendiconto una notizia delle dotte ricerche dell'analista Calanese: ecco 1' oggetlo della quistione. È noto agli Analisti il bel teo- rema del d' Alembert sul riducimento di ogni espressione immaginaria alla forma A -\- B^ — i ; a trattare il quale teorema si sono esercitati i piimi analisti. L' Eulero e il Baugainville vi ado- prarono il calcolo infinitesimale : il Foncencx, il P. Fontana e '1 Canterzani si avvalsero delle sole forze dell' algebra de' finiti , ma si rimasero fra' limiti delle quantità finite. Il signor Barsolli in un tuo opuscolo sullo slesso soggetto ha riflettuto, che « a niuno è riuscito, e probabilmente giammai » riuscirà di portare la dimostrazione generale del prelodato teorema a un punto più elementare » di quello eh' esige la cognizione delle serie principali dell' algebra pura ed applicala , cioè la » newtoniana del binomio , e gli sviluppamenti delle funzioni esponenziali logaritmiche e trigono- » metri » : eppeiò ha concliiuso che non è permesso di usar del teorema di d' Alembert couside- ralo in tutta la sua generalità, se non in quelle ricerche , nelle quali possono supporsi note le anzi- dette serie. Con questi principi il signor Barsotti sì fece ad esaminare una dotta memoria del signor Sam- martino registrata ne' fascicoli di febbraio e marzo (i856) del giornale Sicili;ino lo Slcsicnro , nella quale il dotto analista di Catania esibisce la dimostrazione del teorema fondamentale della teorica delle funzioni analitiche dì Lagrangia, quello del Taylor; e notò in detta meinoiia un difetto di me- todo : cioè nello sviluppo tailoriano dì f ( j: -f- i ) il Sammartino si fa a dimostrare, nella pag. io della prelodala sua memoria , che non può esser mai quantità immaginaria alcuno degli esponenti dell' aumento i della variabile , il quale aumento moltiplica i termini della serie di Taylor : e in questa dimostrazione l 'Analista Calanese , prevalendosi del teorema del d'Alembert , suppone già note , secondo il principio stabilito dal Barsolli , le serie predelle tra le quali quella del bi- nomio di Newton. In questo stalo dì cose , dice il Barsolli , egli non aveva più la facoltà di di- chiarare alla pag. ló di non voler supporre dimostrata la furinola newtoniana , subitocliè alla pag, IO egli tarìtamenle ne aveva supposta la conoscenza col teorema d' Alembert ; ed in falli il S,immartÌDO nella predella pag. iG della sua dotta Memoria si aciir.se a ottenere il i*. e 2*. ter- mine della serie equivalente alla potenza di ( i -|- h j", non co' mezzi che l'algebra elementare ne somministra , ma mercè di considerazioni istituite su di (pianto nelle pagine precedenti aveva po- tuto delermioare reUlÌTamcDle alla formola del Taylor. Onde cosi couebiude il Barsolli J u Nel chi i33 M chiaro apparisce, ch« mentre da una parte , con adoperare il teorema di d'Alembert concernente M le funzioni immaginarie in genere , ritenne il Sammarlino per dimostrate le principali serie del- >• P Algebra , e quella stessa del binomio , ed applicate alla derivazione di quel teorema -, dall' al- u tra amò di risguardarle come ignote , e si rivolse a volere erigere mussimamenle questa ultima M sugli stessi fondamenti di quella di Taylor ». A rimediare a questa inesattezza di metodo , tre mezzi propone il signor Barsolti - il primo di rendere la dimostrazione del teorema del d' Alembert indipendente dalle serie predette , non esclusa quella del binomio^ il secondo di non u^are del teorema del d'Alembert nel rendere ra- gione de' principi a priori di quello di Taylor ; il terzo di più non considerare queste serie co- me de' corollurii di quest'ultimo teorema. Il primo , anteponibile agli altri , dice il Bursotti cbe non può eflctiuursi nello stato nllualc della scienza -, e che perciò non rimane che a Ir.ir profitto o dal secondo o dal terzo espediente. Or qui riprende il signor Sainmartino il suo lavoro , in que- sta memoria di cui io ho l' onore di l'agionurvì * e uiirunilo a quella credula inaccessìbililii elei primo espediente nello stalo attuale della scienza , come un ntlita che riunisce tutte le sue forze, (i arrampica sull' erto cammino creduto inaccessibile , come quello che conduce più diretlamenle allo scioglimento del nodo. Egli dunque si fa a dimostrare « priori come il teorema del d'Alembert può esser indipendente dalle serie del binomio , e delle funzioni esponenziali logaritmiche e tri- gononielriche j ed ecco in qual modo. Comincia il Sammarlino la sua analisi da alcune vedute generali tratte djlla metafisica del calcolo, onde definire la natura delle ricerche a priori , e|>pcrò, riQettendo che il teorema del d'A- lembert non ha per suo ultimo fine che la trasformazione dille funzioni imm:iginarie °, eonchiude di non doversene ripetere la ragione a priori che dal principio fondamentale della generale tras- formazione delle funzioni , principio eh' egli dice non dipendente se non dagli algoritmi primiti- vi ed elementari della scienza , ossia dall'addizione, unico primitivo algoritmo che la scienza pos- siede , poiché la moUijilìcazione n' è del tutto fattizia , e la graduazione non è in sostanza che una pretta moltiplicazione. Dietro queste riflessioni egli cosi enunzia il principia della composi- zione delle funzioni analitiche, stabilito nelle sue opere a base della diCTerenzìazione delle funzioni comunque composte i cioè n l'essere primordiale delle funzioni non consiste che in un sistema di » termini esistente fra quelle ) , in cui m indica un numero positivo ed n)"» il minimo fattore graduato comune a luti' i Irrmiui dello sviluppo onde lo scbema della ccrculu formola pone egli sotto l'es- pressione / ( « -f- <» ) =/« -f- «"/i («)*); « questa forma soddisfa ulle condizioni quassù os- servale , cioè i« che lo svolgimento di / ( « -j- « ) debba costare di due parli distinte, l' una /u, e 1' altra di|>endente da »> che si trova in lull'i termini della funzione sviluppata ; 2* che in questa spconda parie dt'llo sviluppo l' ipotesi di « = o debba ridurre a zero la f ( n, 0 ). Prende in seguilo il signor Sammartino a disamina l'espressione / ( « -|- '» ) =/«-|- *"/' ( "1 * ) 1 * "on risultando /, ( «, 0 ) =0, egli osserva parimente che /, («, ») debba con- tenere de' termini dipendenti soltanto da u , e potrà contenere dagli altri con a sola o combinata con u ; segna i primi con ^u , e i secondi con 1»°' /•(«:*'), '" cui m' è una quantità positiva, e i»"' il minimo fattore in /»(",»); onde la /, ( «, » ) risulta eguale a ^« -j- ai"' f% ( u, » ), e mostrando parimenti che la /, ( «, + "»'-»-"'" ? ,a-|.»,«+m'+in'.4.ii.'" (f^u+eC, che egli presenta sotto la forma più semplice / ( K -J- <» ) =/« -f- ui- ^ « + 4,r' ?, « -f- «r" ?, a -f- ecc. Questa equazione generalissima è designata dal dotto analista catanese col nome di principio primor- diale della generale rappresentanza delle funzioni comunque composte, principio non sottomesso ad altra condizione che all' essere de' coefficienti fu u, e a quello degli esponenti r, r», 1" ecc. crescenti e po- sitivi. Questi simboli generali sono inlcranunle indelerminali , in forza de' ragionamenti che pre- cedono, polendo poi ne' casi partìcolutì vestire altri caratteri , cioè di quantità reali o immagina- rie , di razionati o irrazionali , d'intere o fratte, di pari o impari. E quell'ultima equazione ge- neralissima condotta alla piena e finale sua rappresentanza primordiale rappresenterà il teorema del Taylor , e portata in particolare sulle funzioni immaginarie somministrerà il teorema del D" Alem- bert : epperò queir ultima equazione ha ben meritalo il nome di principio , polendosene far de- rivare l' uno e l'altro teorema , e 1' alemberliano , indipendente da quello di Taylor o insieme ia esso compreso come la parie nel lutto ^ che , come abbiamo quassù osservalo , le quantità on- d' è formala la f ( u -j- » ) sono indeterminate e indipendenti tra loro ; epperò ciascheduna è su- scettibile , indipendentemente dalle altre , di qualunque valore , senzache V essere analitico della quistìone ne venisse alterala. Lo scopo di questa memoria essendo la dimostrazione a priori del teorema di l'Alembert sen- z' alcuna precedente cognizione delle serie, esponenziale , logaritmica , de' seni e coseni , e del bi- nomio newtoniano, il dotto signor Sammartino suppone in/(u-j-(B), 0=0 e » = » y — i, con che il principio generale di / ( u -J- a) ) trovasi ridotto al caso parlicolare delle funzioni im- maginarie notale dallo schema f (xY — i ): con queste avvertenze quel principio generale pren- de la furma particolare di f(.V'=T)=if(o)+(»v-i)'*(o) + (»v-« )"♦.(<>)+(• V-O''' <.(<>)««• 135 or le ti (o) sono indipendenti da u e da « y — i , ma dipendenti solamente dalle altre quan- tità 0, h, e... che sono stale adottate nella funzione primitiva f{ a, b ,c.. p ■, u) per segnare nel nuovu caso particolare quella che la quistionc potrebbe portare in f ( a y — i ) -, adunque no- tando f a ( o ) con A(°) , la forinola generale della rappresentanza delle funzioni immaginarie si prc- aeoterà sotto la forma lf»V— •) = A' + A"(»V— 0' + A"'(»V' — ■)" + A""(«V— >)"««• E qui P insigne Analista Catanese prende a considerare come i coefficienti AC») sono de' sim- boli indclciininuti e indipendenti da « y — i , cppcrò simboli di quantilà reali , e condizionicti, come nel caso generale, od una continuità di esistenza , tale che venendo in essi una soluzione di continuiti! , la serie sì arresta ivi ed in essi 6nisc'e. Indi prende a disamina gli esponenti che lia notalo dover essere crescenti e posllìvi , e in tulle le ipotesi di reali o immaginarli , r.izio- iiiili o irnizìonali , interi o fratti , pari o dispari , in seguilo della quale disamina dimostra con un ragionamento sempre stretto e metafisico dedotto a piìari dalla teorica delle funzioni che la f («y' — i) abbraccia in generale due sistemi, I' uno reale che simboleggia con A , e 1' altro immaginario che noia con B-\/ — i , d'onde la forma di A -f- l'i/ — 'i eppeiò uonchiude che il teorema del D'A- lembert trova la sua essenziale ragione nel piincijiio filosofico della ru|ipresenlanza generale delle funzioni , ragione che sensalamenle egli dice a priori e fondamentale , perchè anteriore ad ogni fallo analitico, e che imprime al suo essere analitico il carattere della certezza e della generalilà. Questa è in riassunto la ricerca della nuova dimostrazione del teorema di Alembert falla dal «ig. Sammarlino col soccorso della sola metafisica del calcolo e pe' principi! delle generali trasformazioni ih Ile funzioni. Adunque poiché il Sammarlino è parlilo dal fallo primitivo della variabilità e ha insistilo CI priori sulla priinordialc rap|>r('scntanza delle funzioni in genere , che in se contiene il principio fondamentale del calcolo delle funzioni , eppcrò racchiude , come in embrione . il teorema del d' Alembert e qufllo del Taylor : poiché' applicando lo slesso principio al caso particolare delle funzioni immaginarie , ha mostrato che in questo caso singolare le polenzp immaginarie non ne vanno escluse analilicamenle , d" onde n' è derivata la forma di A -{- B y — 1 , dobbiamo con- cliiudere che il tSaininniliiio ha tenuta parola , deducendo la forma alembertiana senza precedenti sj>cciulìlà di])enflenli da quelle risapute serie. Ma la dimostrazione generale del Sammarlino può dirsi portata « a un punto più elementare di » (|Ucllo clic es gè li cognizione delle scric pi inci|)ali dell' algebra pura ed applicala » , come avrebbe deiiderolo il Barsolii ? Noi crediamo di no ; che il lavoro con cui lo spirito umano generalizza le sue cognizioni , riducendnlc a pochi principi generalissimi , suppone l'acquisto precedente di cognizioni spe- ciali ; or la teorica delle fimzioni, che può dirsi la metafisica del calcolo, è in ordine storico posteriore alle «lire due , droli ioftnitiimcitli piccoli e dei limiti-^ e , ossia rot. legali 55 o3 circa. Feroimahoo di Luca. i57 LAVORI SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE. ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI PIETROBURGO. ( ClaiM C«ico-nial«inalica ) Cappono sili /mori dtW Accademia durame C arino 184^ — Questo sunto riguarda le cose puramenlt scienlifictic che si trovano riferite nel melodico rapporto del sig. Fcss , cfie n' è il segretario. I. Matematiche. Il sig. Oslogradsky in una not.i h fatfo vczione della quale il sig. Ruprechl , conservatore del museo botanico , si è degnalo prestare la sua attiva assistenza , atteso lo stalo deplorabile della salute del sig. Trinio. 11 sig. Meyer ha sottomesso ad una revisione le specie del genere Agrimonia , ed ha com- posta una memoria sui caratteri botanici del Ginseng e delle specie del genere Panax che hanno la maggiore analogia con questa pianta , la quale memoria ha per iscopo di servir di supplemen- to ad un lavoro sullo stesso oggetto , cui ha offerlo il sig. Calao , farmacista a Kiachta. Per que- sta ragione ancora la memoria del sig. Meyer comparirà negli annali della società farmaceutica. In fine lo stesso accademico , assieme col sig. Fischer , direttore del imperiale giardino botanico à dato una serie di articoli sulle nuove piante raccolte in Songaria dal sig. Scbrenk , viaggiatore del giardino. Un rapporto generale sull' interessante viaggio di questo abile botanico nell^ pianu- ra (steppe J de' Kirghise e la Songaria è stato messo sotto gli occhi dell' accademia dal sig. Meyer e sarà pubblicato nella raccolta de' signori Baer ed Ilelmersen. Il si». Bessen membro corrispondente , di recente trapassalo , avea inviato , al principio del i84'J , la prima sezione della sua monografia delle Artemisie , che l'Accademia si era olTerta di pubblicare nelle memorie degli scienziati stranieri. È da sperare che questa opera importante e di gran lena non sia perduta per la scienza. VI. Zoologia e Fisiologia. Il sig. Brandt à comunicalo in una prima memoria , le sue os- .scrvazioni sui Ficus , genere d' uccelli rampicanti , di cui il museo dell' accademia racchiude nume- rosi rappresentanti. Questo zoologo incomincia col dare una classificazione del genere Picus , fon- data sull' osteologia del cranio , le struttura dtl becco , la formazione de' piedi e le piume , e dà appresso le descrizioni monografiche di tredici specie di questo genere , o poco conosciute o af- fatto nuove , ed illustrale da be' disegni. Uua seconda memoria del medesimo accademico à per oggetto un genere ontidiluviano sco- nosciuto della famiglia delle balene. Dopo aver riunito nell' introduzione tutte le sparse notizie dei resti fossili di questo Cetaceo , discoverti a diflfcrenli epoche nella Crimea , e sulla penisola di Ta. man , il sig. Brandt dà , nel primo capitolo della sua memoria, la descrizione di quei resti che sono stati comunicali all' accademia dal museo di Kertch , e che si compongono d' un cranio ben conservato colla mascella inferiore ; di nove vertebre ; di un gran numero di frammenti di coste , d' un' omoplata quasi completo e d' un frammento di omero. Questo zoologo fa vedere che questi avanzi non possono appartenere che ad un Cetaceo del gruppo delle Balene , ma né al genere Ba- lena propriamente detto , ne pure a quello delle Balenoplere. Kssi debbono secondo lui costituire un genere a parte , cui nomina Cclolhcrìitm , disegnandone la specie , caratterizzala da queste os- sa , col nome del sig. Rathke , il quale vi ha richiamato il primo l' attenzione degli scienziati. 11 sig. Brandt crede riconoscere un' altra specie del medesimo genere ne' resti d' ossa esaminate e descritte dal sig. Eichwald , cui questo scienziato attribuisce ad un animale della fajniglia de' Dcl- fiiii. I molivi pe' quali il sig. Brandt »' applica a far valere lu sua opinione formano il secondo capitolo del suo lavoro. VI ha aggiunto innoltre , siccome supplemento , delle consideraiioni so- i63 pr» una specie di Bulrnoplera ( BaknopXera Corlesii ) die sembrava egualmente appartenere ai Cc- taterii , delle osservazioni sulle dimensioni , 1' aOinilk e la distribuzione de' Cetolerii , un saggio d' osteologia comparata e sislematica deir ordine de' Cetacei , ed in fine alcune note sulle aflìnilà di questi notevoli mammiferi. In fatto d' entomologia possiamo citare Ire memorie , cioè una monografia del genere CntU. slenes , del sig. Menetrier , una caratteristica de' Coleotteri raccolti, nel ig4' del sig. Sclirenk, nelle Steppe e montagne della Sangaria , dal sig. Gebler, socio corrispondente ; ed uaa memoria del sig. Motchoulsky che egli ha recato d'un viaggio fatto nel i83g e 1840 nella Siberia. VII. Geocmosia e Paleostologìa. Il fenomeno de' «assi erranti , de' quali i paesi situati al sud del Baltico offrono si numerosi saggi , occupu fin da molti anni la mente dei dotti. La Scorerla delle strie o tracce diluviane osservate sul pendio meridionale delle rocce granitiche della Scan- dinavia e -della Finlandia ha sembrato aprire nuove vie sulle cause verosimili , ed è divenuto fin d' allora un soggetto di sludi assidui soprattutto de' geologi del Nord. Tale è stato ancora lo sco. pò di molte escursioni fjitle nel iSSg e li^i dal sig. Bacr in molte isole del golfo di Finlandia , ■ risullamcnti delle quali sono stati consegnati in un rapporto precedenle. Le ricerche da lui instituitc sul!" estensione de' ghiacci perpetui nel suolo della Siberia l'àn con- dotto a raccogliere de' dati preziosi sulla giacitura degli avanzi d' ossami fossili nel nord della Si- beria , ed a sottomettere ad un nuovo esame le circostanze che ònno accompagnato la scoverta del Mammoulh , di cui i rapporti pubblicati in quel tempo non offrono che notizie insufficienti , ed anche , a quel che sembra , poco esatte. Il sig. Nordmann d' Odessa , & inviato un cenno , per quanto si è potuto completo , di tutti i luoghi nella Russia , in cui le ossa fossili a diverse epoche sono state scoverte , ed il sig. Ucl- inersen in due artìcoli delle ricerche sulla età relativa e sulla costituzione dei letti carboniferi nei governi di Toula e di Kalouga , e delle osservazioni sulla presenza delle miniere di rame brecce ossose negli strati silui! del governo di Pietroburgo. Il sig. Volborlh à dato una memoria annunciala 1' anno passato sugli Echino-encrinì e sull' iden- litì della parte contrattile del loro fusto col Cornulites serpularius secondo le osservazioni basate , tu d' un ritrovalo fatto nel calcare argillifero di Pawlosk , ed il sig. Kichivald su di nuovi ma- teriali relativi alla costituzione geognostica deli' Esthonia e delia Finlandia. In fine il tig. Bronn , di Heidelberg à reso conto delle sue osservazioni sui Sauriani fossili ; il sig. Ilamel delle sue ri- cerche paleontologiche in Iscozia , ed il sig. Ebremberg della scoverta d'un grosso strato di terreno composto di animaletti viventi , nel suolo di Berlino. ( Jrulitul p. 14° )• Ceocbatia — Sunto A' Progressi della Geografia nel >S4'i-tS43- EUROPA. Incbiltema. — Oltre parecchie spedizioni marittime fatte dall' Inghilterra per i mari di Eu- ropa , molle altre ne sono state ordinate dalla stessa nazione in altre parti del globo , le quali, a giudicarne dal numero , sono state le più generose , e a portarne giudizio dji 1 isultamcnii , non sono state punto infeconde per i progressi dclb geografia ; onde di una medaglia ognuno furono presentati nella solenne tornala della società geografica loiidincnse il luogotenente Symonds per suoi viaggi futti in Siria , ed Eyre per quelli eseguiti dcU' Australia : entrambi ubertosi di pregevoli notizie positive. i64 Meritnno intanto di essere qui ricordale le esplorazioni del eapitano Ov^ert nella buia di Fondi ( America Settentrionale ) , e quelle de' capitani Ross e Crozicr oltre le barriere credute insuperabili verso il polo sud , tonto pii'i pregevoli in quanto cbe si è tenuto conto della lunga serie delle variazioni mngneliclic. La spedizione al mar Pacifico ha esplorato il tratto fra la nuova Guinea e le coste delle nuova Olanda. V officio idrografico ha pubblicato , sotto la direzione del capitano Beaufort , nel corso del- l'anno , 3o carte di cui 5 risguardanti le coste della Cina, 12 quelle delle isole Britanniche, 6 le coste del Mediterraneo , e 7 quelle dell' America settentrionale. Sonosi pubblicati ancora nello scorso anno i compimenti delle triangolazioni delle contee di Derby , StaObrd e Chcshire : quelle delle contee di Lancashirc e York , specialmente di Liverpool, Manchester , Lceds , Prcscot , Newton , AVarringion , Ashlon-under-Line e Middleton progrediscono considerabilmente. La carta dell'Irlanda è già compila per riguardo alle contee di Kilkenny , Giare e Waterford, e tracciala per Cork , Limerick ed altre contee meridionali. NoRviGiA. — 1 più interessanti lavori geografici in Norvegia sono qpelli della triangolazione della Svezia , congiungendola con quella dell' Olanda , Russia e Danimarca. Le osservazioni praticate tutte suU' osservatorio di Cristiania furono eseguile con il teodolite , e diedero per risultamento es> «re la superficie della Norvegia di i3oo miglia geografiche. Di lutto lo stato furono eseguile e pubblicate mappe dal dipartimento delle Finanze, le quali al numero di sei presentano la Norvegia nelle sue ultime limitazioni. Di esse , quella generale della Korvcgia del Prof. Munch fu incisa in Germania , ed un altra eguale formata dal Capitano Roosen lo fu a Parigi ; le altre furono eseguite nello stesso paese. 11 sig. Sluwitz geologo ha eseguito , per ordine del governo , un viaggio onde arriccliire il museo della Università di Cristiania , e vi ha raccolto assai preziosi documenti di cui incomincia a dare la descrizione. Le misure idrografiche della parte settentrionale della Norvegia verificate da osservazioni astro- nomiche han fornito i materiali di una carta della costa incominciata nel 1828 e portata a compi- mento nel 1842 , estendendola ancora da Throndbjem fino al fiume Jacob che segna il confine tra la Norvegia e la Russia. Un' altra spedizione ha esplorato quella parte di mare tra Hammerfest e il Capo boreale. Le misure speciali in riguardo alla latitudine della Norvegia , eseguite nell' anno decorso comprendono Cristiania e i distretti di Oadeland ; Land , Valders , Toten e Cudbrandaien nello spazio di 5oo miglia geografiche , e sono state ridotte alla scala di i;2o,ooo.i;5o,ooo. 1/1 00,000. Le altre misure progrediscono , quelle specialmente della parte meridionale e dei distretti di Hal- li ogdaien , e di Buskeruds. Damhabca. — In Danimarca il dottor Lund si occupa della descrizione de' mammiferi fossili del Brasile ; Leibraann della botanica del Messico e del Picco di Orizaba , trattando ancora della distribuzione geografica delle piante ; e Kroyer della distribuzione geografica degli amfipodi , di cui ha letto una memoria all' Accad. delle scienze di Copenaga. Il governo Danese ha pubblicalo la 4*- !)'• e 6*. parte delle tavole statistiche di quella con- trada , sebbene di lavori statìstici si fossero occupali eziandio il maggiore Boggcscn e Bergsoe. Il Prof. Forcliliammer ha continuato le sue ricerche geologiche , occupandosi dei massi primitivi della Srandivania , ed ha raccolto falli di molla importanza. Nel discorso della riunione secolare della società di Copenaga ha ragionato della teoria delle ghiacciaie deU'Agassiz, e della teoria pe- tridlluviana del Seftstrora cui ha trovato applicabile ai fatti scoperti da lui nella Scandivania. Inte- ressanti sono stati ancora i lavori di Sleenstrup , BredsdorflT e Pingel sulla geografia storica della Scandivania. Un'ultra opera anche importante sono gli Scrìpt.i Uislorica Islandorum de Rebus Gcstis Vel. Borealium di cui si sono pubblicati i voi. IX. , X. , XI. i65 Dal Doli. Estrup si sono a^ule comjnicazioni sulle isole Forliiniile pil Elìsa. Degna poi di ogni lode è la mappa generale della Danimarca piiliblicata dall' Accademia delle •cienzc , per le sezioni gcognosliche tracciatevi dal Forclihainmcr , e le mctcreologico bol:iniche dallo Schoiiw. . Russia. — Tra le più cccclleiili opere geografiche della Riisiia si io?ita la mappa degli L'rali falla dal Murcbison e drscritla in una ben parlìcolarizzula memoria dal KliaiiikofT. L' allezza degli Urali è varia dalle 1600 a aSoo lese , e in alcuni luoghi cpirsli massi giganti sembrano gli uni imposti sugli altri da gitignere sino all' altezza di 6000 tese. Ila solTerlo ancora lu scienza la perdila del viaggiatore Lehman ; ma »c ne sono salvale per fortuna le carte , e già Bungc s' occupa della parie botanica , Helmcrscn della parie geologica , e Khanikoir , compagno di Lehman , della narrazione storica del via^'gio , il quale , come si sa , era diretto per Samarcand. Per ordine deh' Iinperadore di-Ile Russie il TchiclialchefT ha intrapreso una esplorazione scien- tifica nell' Aitai orientale , e in tutta la catena sf-tlentrionale di Sayanes. L'oggetto di questa missione è quello di scoprire le sorgenti di Tchouia , Tihoiilichmane ed Abathanc , non che esaminare la parte geologica ed orografica tanto di questa catena degli Aitai , (juanto di quella della vicina Mon> golia Cinese. Questa spedizione ò stata feconda di riàullamenti ; che anzi il viaggiatore ba voluto ancora esplorare le Alpi di Kousnctsk , le montagne di Sjlai'r , Ryddorsk , ZmiefT , ce. : percor- rendo da ultimo le sleppe di Kìrghiz. Si aspetta la pubblicazione di un viaggio il quale avrà per titolo : n Voyage Gcologiqtie et Orographique dans l'Aliai Orientai, et vers la Frontière de la Chine ». MiddendorfT ha percorso la Siberia settentrionale , e Kolenali , giovane naturalista di Praga ba visitato l' Armenia Persiana. L' Idrografia russaintcrna è stala diligentemente esaminala , e il Bullelin de la sociélé de Gèo. graphie de Paris ne contiene alcuni particolari ; ora si attende alla stampa delle carte idrografi- glie , le quali saranno accompagnate da ragguagli pieni d' interesse. Schropp ha pubblicalo in Berlino la mappa del Caucaso. In quanto ad Etnologia , I' Accademia imperiale delle scienze di Pietroburgo ha pubblicato a sue tpese il Dizionario Thibetiano in latino e in tedesco , opera del D' Schmidl. Vi si contengono 31,000 parole del Thibet. Prussia. — In Piissia sono comparsi molti libri geografici , e in primo è da menzionare r opera dell' Humboldt sull' Asia centrale : « Recherchcs sur Ics Chaines de Monlagnes et la Climato- logie comparée » 3 voi. 8 con lav. e mappe. Interessante è la descrizione mineralogica e geoonoslica degli Urali , dell' Aliai e del Mar Caspio del prof. Rose (voi. II) , come quella che, oltre alla de- scrizione delle montagne , roccie e minerali , contiene ancora la personale narrativa del viaggio asiatico dell' HumbuMt , Ehrcnberg e Rose. Curio Ritter ha messo a slampa la geografia comparativa dell' Asia , che fa porle della sua geo- grafia comparata universale , e vi descrive i bacini del Tigri e dell' Eufrate. Gli archìvi dei ragguagli- scientifici della Russia , pubblicati dall' Ermann , contengono lavori originali di Eichwald , Tschilchakoff , Ermann , Scholt ec. , e sono accompagnati da mappe geo- gnostiche ee. Ross ha fallo di pubblica ragione il suo viaggio io Peloponneso ; Bopp le attinenze tra le lingue MaluioPolinesia ed Imlo-Europca, e Zimmermann le osservazioni sull'Asia centrale, che ha accora, pagnate di una mappa generale dell' Aflghanislan , Punjab e delle contrade dell'interno dell' lo- do ; Luddc , ontorc della scienza della geografia e dell., storia della geografia stessa che ha fatto uscire in Beri' compila in M.igdeburgo un giornale di Geografia compatta. La socicij geografica di Berlino ha pubblicnlo i suoi atti con mappe ed articoli originalr. Welberg il fase. IV « Claudi! Ptolomaci Gcogrnphiae u il quale abbraccia il IV libro degli olio che '9 i66 qiiest' oper.1 ne contiene, la quale sari per riuscire interessantissima , tanto per essere pubblicata in Greco ci! in Latino , come perchè e stata collazionala con molli codici manoscrilli ; Dohrik Prof. in Conisberga ha fntlo di pubblica ragione il suo libro .' « La Grecia in relazione con la sua antica geografìa » ; e Blom la descrizione statistica della Norvegia con una prefazione di Carlo Killer. — Le contribuzioni sulla storia della riforma dell' impero d' Osmanli contenenti il firmano del a i nov. 18D9 , non che il nuovo codice penale turco ed olemanno , pubblicate insieme con Namis EflTcndi dal D' Peterraann in Berlino , interessano grandemente i geografi. Continua in HoUa la stompa dell'originale edizione tedesca del Robinson in Palestina. In Magdcburgo si è pubblicalo un manuale storico , geogrofico , stalislico e topografico del distretto di questo nome. La Prussia e sue provincie hanno avute le lor mappe , tra le quali per eccellente si ha quella generale della Prussia e della Germania seltcnlrionale , divisa in ^4 sezioni sopra una sca- la di 1/600,000, e sotto la direzione dell' Engelhardt, Si lodano in questa mappa tutte le diversilà che accennano alle varie specie di terreno, se pascoso se coltivabile ce. L'altre mappe sono quelle di Berlino e Potsdam ; quelle che compongono l' Atlante marittimo della Prussia sopra una scala di i; 100 .000 : la mappa topografica speciale della Germania cominciata da Reymann , e continuata dal Colonnello Oesfeld , direttore del Burò Trigonometrico degli stali Prussiani ; la mappa topogra- fica della Provincia di Pomerania , quella di Westfalia , e 1' altra dei Circoli di questa provincia j la mappa speciale del Governo di Coblenza e del Ducato di Nassau , quella del Governo d' Erfurt e suoi Circoli Miilhausen , Langensalz , Heiligensladt , Worbis , Wcissensee , Nordhausen , Zeigen- riick e Schleusingen ; i d' intorni di Berlino , e la mappa speciale della Provincia di Sassonia. Tra le mappe generali poi , oltre le citate dello 2immermann e Kiepert , si ricordano quella dello stesso Kiepert sulle Colonie ( 24 tav. atlant. ) , e 1' altre del Berghaus , il cui atlante fisico segue tutt' i progressi delle scienze geografiche, comprendendo la Meteorologia , Idrografia, Geologia, Fenomeni magnetici , Geografia delle piante, Zoologia, ed Antropologìa. Dell'autore mentovato è pure la mappa dell' Asia dal Tigri ed Eufrate fino al Bosforo. Questa mappa litografata dal Mahimann e pubblicala dallo SchraflT abbraccia tutte le parti asialicbe, lungo il corso de' due fiumi timosi, visitate da Schonborn , Loiv ed H. Kiepert. La Cartografia si è anch' essa arricchita in Prussia di opere notabili , come il planisferio del Sydew , l' atlante metodico per gli studi sislematicì di Geografia dello stesso , le carte dell' Asia centrale sopra un nuovo piano del luogotenente Zimlnermann. Bcrgbaus in Potsdam dirige uno studio d'arte geografica, e Kummer esegue mappe e globi in rilievo. Ma ciò che maggiormente dimostra il progresso della geografia in Prussia è la Ì6trii?^ione geogra- fica la quale vi si da con tutte le particolari soddisfazioni. Già Gustavo Kraraer , onde agevolare gli studi della geografia antica e comparata, ha preparata una nuova edizione di Strabene , collazionando j manoscrilli dì Italia e dì Francia ; ba scoperto il frammento dell' antico Geografo di cui era mancarne la fine del VII. libro ; e però la sua edizione sarà la più tenuta in pregio , sia per il testo , sia per le correzioni , sia per le noie critiche, ed un indice completo clic vi sarà aggiunto. È comparso anche in luce il volume secondo del Corpus Inscriplionum Gisecarum Auclorilate et impensis Academiae Literarum Regiae Borussicae , cdidil Augusttis Bùckhìus , Acad. Soc. Berolini' Folio. Ex olBcina acaderoica. I Ire fascicoli di clic si compone abbracciano il i' le Iscrizioni di Acar- naniu , Epiro , Illiria , Cortira , localìlà incerte , Macedonia e Traci» ; quelle di Sarraazia , Clier" soneso , Taurìdc , e del Bosforo Cimmeiio , non che le altre di Egea , Rodi , Creta e Cipro. Nel 11° fascic. contengonsi il rimanerne delle iscrizioni dei luoghi ultimi nominali , e quelle di Caria e Lidia , e nel ti 1° quelle di Licia , Panfilia e del restante dell' Asia minore. Rodolfo di Benningsen Fiirder ha pubblicato nell'anno scorso in Berlino una memoria in 4' con mappa illustrativa intitolata « La legge de'numeri nelle formazioui delle roccìe, ec. u lavoro intc- 167 ressante sopralluUo per l' applicazione della geognosia alla geografia fisica. L. A. ha posto per epi- grafe della sua memoria quel passaggio dell' Humboldt. « La phy&ique du globe a scs élémens numériques cumme le sysièmc du monde. Le iiilnizioni geogrufìdie f.m pnrle della carriera studiosa in Prussia tunto nelle scuole , che nei Ginnasi , Accademie militari ed Univcrsilii, In riguardo a viaggi e scoperte , il Prof. Lcpsius ha partecipalo alla Accad. delle scienze di Berlino le sue ricerche sulle contrade del Nilo. Accompagnato da architetti e pitturi , egli ha in- trapreso ima spedizione che può intendersi come suppletoria a quella di Champollion , perocché si occupa di amichila di storia e di geografia, Tulli i monumenti , quelli da cui si mostri la ci- tìIiò c la storia di una nazione , ci li contempla , ne trae modelli , fa scavi , raccoglie iscrizioni dilucidalive, gerogliiiche e cronologiche. Già molli iinporluniissimi frammenti sono stati comunicali alla società Geogmfica di Berlino (■). Welcker di Bona ha esaminalo i monumenti architettonici e scientifici d' Italia , Sicilia , Grecia , dell' Arcipelago , e dell' Asia minore sellcnlrionalc. RIiillcr di Gottinga , associondosi al D' Curlins, ha esploralo tutti i contorni di Delfo , e sotto il nome di Delfica sarà pubblicala la loro spedizione. La Grngnifia della Grecia è stata illu^titita da Brandis che ha portato una riforma critica sulle opere filosofiche di Aristotile ( Lipsia 3 voi. ) Kiepcrt , tunle volle nominato , ha eseguito viaggi per tutta 1' Asia minore ; e Schiinborn e Locw di Posen che si accompagnarono a Kiepert da Costantinopoli a Smirne , percorsero altro tratto di questa medesima regione. Il D' Pcters viaggiò per Mozambica fino a Lisbona , raccogliendo oggetti per il museo Zoolo- gico di Berlino a spese del Re e dell' Accademia delle scienze , e si occupò ancora di ricerche geografiche del paese eh' egli percorse. Un' altra spedizione all' Armenia ed al Caucaso sotto gli auspici del Re e dell'Accademia delle scienze ad oggetto di investigazioni geografiche , etnografiche , linguistiche e di storia naturale fu organizzala dui prof. Kuch di Turingia , botanico , che andò a visitare il Caucaso arricchendo il giardino botanico e l'erbario delle sue collezioni. Vi si uni il filologo O' Rosen , eminente orien- talista di Londra , ed essi esplorarono le sorgenti e i rami dell' Eufrate , Erz Rum , Tchuruk , fino ad Arasse , per raccogliere informazioni rispcilive sulla lingua de' Tcherkesscs, Ossetes ed altre razze. Chiuderemo questo paragrafo sulla Prussio colle parole stesse di cui si serve 1' Hamilton nel discorso sui progressi della Geografia dell' anno decorso II is unnecessary lo stute that the great Maecenas ( Bitter 's cxpression ) of ihese brunchcs of knowicdge , Alexander von Humboldt , takes a wurra interest and active part in promoting ali thesn geographical expeditioos. Fkancoforte. — Il presidente della società geografica di Francofone Doti. Boegner ha pubbli- cato un'opera nella quale s'occupa principalmente dell'acque minerali. Ravenstcin ha fallo di pub. blico diritto una nuova mappa del Ducato di Nassau sopro una scala di 1/^40,000 ; e il prof. Gcsling , di Marburgo , hu pubblicalo i risultamenti delle misure dell'Elettorato di Assia; le altre misure progrediscono. Baviera. — L' associazione istorica bavarese ha cominciato la pubblicazione d' un Dizionario storico geografico ; de Sprunner ha dato in luce il manuale per i viaggiatori , pieno di eccellenti notizie ed osservazioni. (1) Non ha piiari anniiniiavasi ila! Lopsius la sropiTta falla in Mcroe di un csi-mplarc porfelUimonlc coDstr- vato della famosa iscriiionc di Rowlla scrino in carallcri gcrogliCci , demotici e in greco , li quale non varrà clic a scmprrpp.ù avvicinare idiomi diircrcnli fra loro , e rendere oinni sicura e ceri» la inlirprelaz one dcUc •crillutc cgiiie per cui lauto travagliarono Champollion , Joung , Akcrliland eo. « i68 La caria della Giurisdizione ecclesiastica nella Baviera di Mayer iulla scala di i;6oo,ooo , U piatila dì Salzburgo dello slesso (scala 1/10,000) , i numeii 4 e 5 dell'atlante storico geografico di Sprunner , il panorama di Alene di Sladcmann e Somraer sulla scala di i/5o,ooo , la mappa geografica della Baviera dell' oflìcina militare, quella dei Distretti giudiziari bavaresi di Schumacher, |a pianta di Monaco sulla scala di i/io,ooo , la sezione di Roltenburgo e Wolfstein dell' otlanla topografico ddla Baviera , non che la continuazione dell' aliante islorìco generale di Sprunner che contiene l'impero de' Visigoti nella penisola Ibera , e la tavola sinottica di tutl'i territori bavaresi, •ono i lavori gcognifici importanti eseguiti nella Baviera. Ai quali devono aggiugncrsi le mappe che comprendono 1' Emiralo di Cordova fino alla estinzione degli Omajadi : In esse descrivonsi le coste d' Africa e Coslantina ; si mostra lo stato della penisola Ibera dal 1028 fino al lempo presente con mappe e piani addizionali di Granata , Andalusia, ec-, si pongono sott' occhio le divisijoni ecclesia- stiche della penisola co' suoi conventi , e gli antichi possedimenti dogli Spagnuoli e Portoghesi in latto quel paese. Ad essa fa seguilo 1' altra dislribuzione che comprende l' impero de' CaliCB nella loro più grande estensione', la Siria nel lempo delle Crociate j e gl'imperi Scapdivani dopo 1' unione eli Calmar nel 139^. In quanto a cartografia citeremo i modelli topografici , statistici e tattici per uso delle armate bavaresi. Con molla soddisfazione alla cartografia è slata applicata la galvanoplastica. Ma ciò che è sialo più degno per questa specie dì lavori è l' invenzione di uno slrumcnlo fatta dal luogotenente Rogister , col quole si può adattare facilmente la scala proporzionata alla costruzione delle carte. £ono da noverare finalmente le misure barometriche del circolo dell' Elettorato palatino continuai» dallo stato maggiore. Opera assai istruttiva per gli allievi dell' officio topografico è la Istruzione elementare pei prin- cipi della proiezione geografica , del maggiore Aulitscheck. Sassonia. — In Sassonia è venuta fuori la seconda dislribuzione dell' atlante Sassone. Belgio. — Il Daily ha continuala la pubblicazione degli Elementi della storia del genere uma- no in relazione colla sua ditribuzione geografica nelle varie epoche. In 600 dispense che forme- ranno 16 volumi con 600 intagli si di mano ad una nuova edizione delle Lelircs Edijiantcs *< Curìcuses , scritte dai missionari viaggiatori di tulle le parti del globo dal 1^83 al 1819. In questa edizione sonovisi aggiunte nozioni geografiche, istoriche, politiche , religiose , letterarie , industriali e commerciali , che non si contenevano nell' altre edizioni. Lo stabilimento geografico di Brussclle ha pubblicato una carta delle frontiere del Belgio « dell'Olanda , ed altro aliante si prepara dal Vandermaelen sotto la direzione dell' ingegnere in capo Cauchy per ordine del ministero delle opere pubbliche , nel quale si dirà di tutte le mine , mi- nerali e deposili metallici , sotto 1' aspetto amministrativo ed industriale. Sono in attività le misure necessarie per una grande mappa topografica del regno , e già sono compiute quelle dell'Est ed Ovest della Fiandra , e quelle delle province di Anin'erp p Brabante continuano alacramente mercè le cure e V attivila instancabile del Vandermaelen che a sue spese di epera ad un piano cosi dispendioso . L' istruzione geografica nel Belgio ha fallo già grandi progressi ; essendoché ramo integrante d'insegnamento è quello della geografia. Missioni scientìfiche sonosi ancora intraprese nel Belgio , e Ghiesbreghl ha esplorato la geogra - fia e storia naturale del Messico j Linden e Funk la Columbia , e il Colonnello de Piiyòt la Gua- limala. Olanda. -^11 Siebold prepara un'opera contenente parecchie nautiche scoperte di Cuich , e pubblica altri manoscrillì , in cui è descritto il viaggio fatto nel 1639 da Quest e Tasman da' quaU furono scoperte le Isole Benin all' E. di Japan. E relativamente al viaggio di Tusman è da sapere che Knitenstern chiamava quetti il gran rK/figalcre del secolo decimosetlimo. 169 FnANctA. — Nella geografia prototipo del Colon. Denais ( un voi. in 8. accompagnato da due mappe illiistraliTe dell' uulore del sistema ) si trovano sislemalicamente disposti i principali latti dalla geografia fisica. Molle difficoltà al certo si opporranno al compimento di tanto l.iToro , percioc- ché una classificazione naturale è impossibile per la immensa congerie de' fatti cbe la scienza pos- •lede ; una classificazione artificiale sarà sempre soggetta a variabilità. Inoltre la terminologia non ■irà da tulli egualmente accettata , e l' interesse clic potrebbe ofTiire quesl' opera , iiuello cioè di Kbbreviarc il tempo delle ricerche ai sapienti , svanisce innunzi a tante diflìcollà. Sotto gì' ordini del governo francese M. De Castelnau ha continuato le sue esplorazioni sul continente della meridionale America , da Rio-Janeiro fino a Lima, visitando nel ritorno Maranon e r interno di Guayana. Il Castelnau ha cominciato a pubblicare alcune opere sulla storia naturale de' luoghi da lui percor.M, le quali rispondono agli ardui travagli del solerte viaggiatore. Il sig. Carlo Ochoa , giovine orientalista , ha visitato le regioni dell' Asia centrale Ira Cashmir e Cafii'istan , e da lui si attendono principalmente dirette nozioni sulla geografia ed etnografia di q'ielle contrade. La società geografica è stala larga di una medaglia al Dcanc per le sue scoperte nelle costo (ettentrioiiali di America, e di un'altra allo Schorobcrgk per i suoi lodevoli travagli nella Guayana. Questa stesta società animala da uno spirito generoso e nobile di liberalità ha decretata una gran medaglia di oro al Capitano Ross , per le sue interessanti scoperte nelle regioni artiche ed antartiche. Il Bolleltino eh' essa pubblica contiene poi ragguagli pregevolissimi che accompagnano incei- ■antemente i progressi della Geografia , nel suo ampio senso , cosicché può considerarsi come il deposito di tulle le più nuove ed utili notizie onde la scienza tutto giorno si arricchisce. PoBTOGALLO. — L' Accademia Reale delle scienze di Lisbona nel VII voi. della Colleccao de No- ticias para a Historia e Geographia das Nacocs Ultramarinas , ec. , ha pubblicato il giornale del TÌaggio , e i dettagli delle operazioni degli astronomi e geografi incaricali di determinare i limili delle possessioni Portoghesi e Spagnuole nell'America meridionale, secondo il Irallalo del 1 3 Gen- naro lySo. In questo giornale si contengono alcune posizioni geografiche astronomicamente delcrmi nate. L'accademia stessa ha comincialo la pubblicazione de' Manoscritti sulle Isole Molucche col titolo di « Informacao das cousas t^ Maluco dada ao Senhor D. Costantino de Braganca, em que se Iratao •Igumas novìdadet da naturerà , e succintamente de seo descobrimeot pclos Portugueies e Ca- • '.elbanos , ec. » Itilu — Sardegna. — Sono da commendare primamente i lavori topografici dello stato mag- giore delle armale di S. M. Sarda , ì quali oramai son giunti a tale da formare un atlante di g4 tavole di tutto il regno , e delle quali si sono pubblicate delle riduzioni , accompagnate da notizie corrispondenti ; quindi le Carle delle cinque parli del mondo del Maggi ; la descrizione di Coslao- tioopoli del Baratta , e la statistica di Genova del Cevasco. LoHBAnDia E STATI VENKTi. Il Solari ha compilato eoo somma cura il gran prospetto statistico della città di Milano ; l' ingegnere Brenno ha redatto le carte topografiche delle vicinanze di Mi- lano e della Biianza. Notabili sono ancora i cenni economico-stalistici sullo sialo pontificio del Galli, e la relazione sulla tiolduvia e Vallacbia dell' ab. Zanella. In questa medesima città si è intrapreso altresì a pubblicare una caria d'Italia iu 08 fogli formanti una dimensione di metri i,gi per3,3o «ulta scala di i;555,55 5. — La carta dell' Adriatico è compila. In quanto a Venezia , è degno di menzione il Dizionario enciclopedico , corografico , stalisli- co , storico e commerciale di G. G. Zanella. Pahxa. — Il Mappamondo dell' Azzi , di una eccellente esecuzione , è lodevole per la sua opportunità all' istruzione elementare atteso le sue grandi dimensioni. Lucca. — E notabile la bella dcscriziODC di Lucca del Mazzarosa accompagnala da una e«- ctHente «tatiilici di questo itato. 170 Toscana. ^ Degna di tulio i' interesse e la corogiaGu d' Italia pubblicala dal Zuccagni Orlan- dini con tavole e mappe , non che P aliante toscano dello stesso , e il Dizionario geografico, fisico, storico del granducato del Repelli. Il Jlarniocdii s" occupa d' un corso complclo di geografia e co- smografia accompagnalo da carte geografiche. La città di Firenze e suoi contorni sono slate poste io mappe dall' ingegnere Cantozzi , e Gamba ha inciso la mappa d' Italia eseguila dal Balbi. Il aunto dei progressi dell» geografia del Cràbcrg de Hemso , bibliotecario palatino , è un' opera uscita alla luce in Firenze da uno straniero ivi stabilito da mollo tempo, e però viene considerala come opera italiana. Anche italiana debbc tenersi 1' opera del Reumont di Aquisgrana dal titolo di « Tavole cronologiche e sincrone della storia fiorentina )> dove sono sparse molle notizie geo- grafiche. In Firenze inoltre si pubblica , per cura di una società di dotti , 1' Archivio storico ita- liano, ulilissimo a' coltivatori della storia non meno che a quelli della geografia , perocché conterrà i viaggi ancora inediti che dovranno essere di grande interesse. La collezione completa de' viaggi che comprende i navigatori più celebri è in corso di pubblicazione. Stati fapali, — Gl'ingegneri austriaci sono sul punto di completare la triangolazione di questi stali , la quale può congiungersi con 1' altra della Toscana del P. Inghirami , sebbene meritevole di rettifira , e con quella del Gran Ducalo di Lucca eseguila da C. Brioschi , e delle Due Sicilie dal Generale Visconti. In Bologna si annunzia dal Ranuzzi la pubblicazione di un' annuario geografico italiano. fiArou. — Vengono in primo luogo i lavori del R. Officio topografico tra i quali si notano la carta dei d' intorni di JNapoli sulla scala di i/25,ooo , e la triuagolazione delle Provincie setten- trionali del regno eseguita dal capitano Pergola. In questo lavoro la Cupola di S. Pietro , cpperò i triangoli geodetici di tulla 1' Italia superiore trovansi riuniti a quelli dell' Italia meridionale eoa un lato de' più arditi ed estesi che sì conoscano in geodesia. La pianta topografica del regno sulla scala dì 1/20,000 si è continuala nello spazio fra Sora , Gaeta e Venafro: quella del Faro di Mes- sina sulla scala di i;io,ooo è compiuta. Il Generale Visconti , per la illuminata direzione del quale si bene progrediscono i lavori del R. Officio topografico , ha fallo di pubblica ragione , per mezzo del sig. Laroquetle « nel Bullelin de la sociélé gcographique de Paris » un parlicolar ragguaglio della idrografia napoletana , importan- tissima ancora per lo lato storico. Degno di ricordanza è 1' Atlante geografico del Marzolla per 1' ampiezza della caria , per la diligenza della esecuzione e per la cura dell' autore di corredarlo dì tutte le novità geografiche e delle notizie slalistiche eslratle dal Balbi. Il Marzolla ha preso a modello delle sue carie 1' atlante del Bruè , e l'altro pubblicalo in Londra dalla Società per la diffusione delle utili conoscenze. Il Mancini va preparando la i. edizione del Mappamondo in 8 carte di grande dimensione copialo, ma in parte accresciuto , dall' altro del Gardner : De Luca pubblica un corso geografico, ordinalo non per stali , ma per materia , con un allanlino fallo da lui costruire sopra un nuovo sistema adatto per 1' insegnamento , e G. del Re lo Descrizione topografica del Regno. GaEQA. — Mercè le cure dell' Johnston di Edimburgo , la Grecia e le Isole Ionie ora si hanno una mappa , che negli anni andati era ancora fra i Desiderata. ASIA. Asia mikose. — Licia. Nel suo viaggio in Licia il Fellow ha scoperto i sili dello Xanto, Tlos, Pinata , e si attendono con generale curiosità i ragguagli che questo viaggiatore darà di Caria , Licia , Panfilia e delle due Cilicìe , regioni un tempo floridissime dell' Asia minore. Il sig. Riccardo Hoskyo viaggiando per le slesse contrade ha raccolto falli di geografia comparata , ed ha, insieme col suo compagno Forbc» , copiate e dichiarale le iscrizioni greche trovale tra Macri , 1' antica Tel, »7' messo , il fiume Xanto , Almali in Cibyratis , e gli elevati piani di Cabalia. Son degni altresì di ricordanza , il viaggio e ricerche suU' Asia , Mesopotoroia , Caldea ed Armenia di Ainsworth , non che le scoperte sull'antica Ninivc fatte dal Botta , figlio del celebre storico , console francese in Mesnpolamia , e delle qu:ili si è già pubblicala parte nel giornale della società asiatica , e parte nel « Bulletin de la socicli g^ographique de Piiris ». Eugenio Bore ha successivamente esploralo le sorgenti dei tre principali fiume del N. O. del- l' Asia minore , Halys , Licus ed Iris. Il console inglese Bagdad , che rese già di pubblico diritto copiata la grande iscrizione di Bi- sìlunn , attribuita per 1' innanzi a Semiramide , ina che appartiene più veracemente a Dario Istaspe, Siria -^ Per consiglio del Luogotenente Symonds si è cominciata la triangolazione di parte della Palestina , e dopo lunghe , si à stabilito che si prendesse la direzione del lago Tiberias , come quella che offre maggiori rapporti con le parti adiacenti. Persia. — Verso il lato meridionale della Persia si spinto il Barone de Bode attraversando Kazerun fino a Bebebin ; e Kinneir sì è inoltrato nella direzione di N. O. fino alle Montagne di Zagros , i ragguagli dei quali viaggi sono stati già comunicali alla società geografica di Londra. In Tenghi Sonlik si sono trovate alcune non spregevoli sculture , procedendo per Manjanik e KaleTul £no al piano di Mal Amir , ai confini della quale si è scoperto il silo di Uxìan città favorita di Alessandro. Behicìiistan. — In un' opera sul Beluchistan , il Masson ha descritto i grandi piani occidentali dell' Indo , e le sue descrizioni sono accompagnate da mappe nelle quali è tracciato il cammino seguito dall'autore. In una memoria sull'Afghanistan orientale si dà in forma di appendice un pre- ciso ragguaglio delle notizie geografiche , mineralogiche , archeologiche , statìstiche e fisiche raccolte dal dotto viaggiatore nella contrada di Beluchistan. Si?iDE. — Tutto ciò si sa intorno a Sinde si deve al maggiore Outram che ebbe agio di visitarlo nelle campagne di Sinde ed Afghanistan nel 1 838-9 • ^ malgrado la difficoltà del cammino impra- ticabile e dei perìcoli che d' ogni intorno lo minacciavano , egli ha raccolte su questa contrada no- zioni estese e finora ignorate. ArcBtKiSTA:<. — Le ricerche sull' Afghanistan sono tutte dovute al Kawlinson che, nella sua qua- lità di diplomatico e militare, ebbe campo di osservare l'interno del paese , ed eccitare , colla geo- grafia comparata di quelle regioni , l' interesse di Europa che vi guardava le conquiste dì Alessan- dro. E difalti egli vide le ruìne di Cnfshàn a Capisa , capitale del territorio chiamato Capisene dai Greci ; vide l' Upignn , chiamata Heup' hi-nga da viaggiatori cinesi , distruggendo il dubbio intorno alPOpìana di Tolomeo e Stefano Bizantino, non essendo questo il luogo di Alexandria ad Caucasum, Dia di Alexandria in Opiana \ vide Jcìàl-el-bùti che gl'Indi chiamano Xtigara , i Cinesi Na-kye e i Greci dicevano Dionysiopolis; vide Pershawer, detta in cinese Palusha-polo, e in Sanscrito Panesha-pura. Le ruine dette di Kanduhar sono probabilmente avanzi dell' Araehosian Dcmetrias , che con linguaggio nativo dicesi Dhamarned.V Arachosian Alexandria è laPanj-Wii, i8 miglia al S. O. della moderna Ran- dahkii'Jo , Ujvì c Cliiiinbu In Kislitawar tra Rnm Hur, il proinor»- 'orio di Casliiuir , e i bassi piani del Tliibct. Ha visitato anche Gunga Bui fìiio alle sorgenti Jel- r IJaspe. Czome de Korns. — Merita al certo che si narri la storia della sua vita colui che, nato in Eu- ropa , seppe dar nome ad un paese ncll' interno dell'Asia. Czome de Koio> era Ungaro , ed ave» appreso molti linguaggi moderni , e i diversi dialetti slavi , quando in quel periodo di vita in cui si sente ardenlissimo il desiderio delle ricerche e del vero , ei si convinse di alcune rassomi- glianze Ira il linguaggio de' suoi paesi a quello di alcune parti dell' Asia centrale tra il TUibet e Boulan. Il perchè avuto vaghezza di visitare queste ultime regioni , imparò si bene la lingua del Thibet da esserne salutato maestro ; roa i suoi anni andò a passarli nel monastero di Zimskar in Ca- man o Laduk , lontano da un' esistenza sociale e fisica, e da ogni obbielto di ambizione : quivi egli non facea che raccogliere opere in linguaggio thibetiano , e compilarne una grammatica e un vo- cabolario. La società asiatica di Calcutta per agevolargli 1' acquisto di obbietti letterari gli inviò una somma di 5ooo rupie , ed egli invece ne comprò un territorio independente in Darjiling nel regno di Sikkem , tra Ncpaul e Boutan che mise sotto la protezione degl' inglesi , e che anche oggi ri- tiene il suo nome. Asia centdale. — Un' eminente opera geografica auU' Asia centrale è quella di A. de Humboldt, nella quale sono a dovizia raccolti i f.illi di geografia fisica che presenta questa vasta contrada. Meritevole di ogni considerazione è sopratutto il capitolo intitolalo « Système des Montagnes dii Bolor » la disposizione delle quali è della più alta importanza per la configurazione orografica ed igrometrica del continente asiatico , il quale consiste nella inserzione della linea N. S. delle mon- tagne nominate con un'altra gran linea E. O. tra il 35° e 36° grado di latitudine ( cui gli anti- chi distinguevano col nome di diaframma di Dicearchus ), che protende codesta divisione della pro- vincia cinese di Houpé per il sud del golfo di Pctcheli , lungo la linea di Koucnlun in Maranderan fino al Tauro nell' angolo S. O. dell' Asia Minore. Colla catena descritta del Bolor , i cui punti culminami giungono a 3ooo piedi al di sopra del livello del mare, s'interseca un'altra catena parallela all' equatore che abbraccia il Thian Chan o le montagne celesti , il Kouenlun e 1' al- lo Himalaya. China. — La China ha cambialo d'aspetto per le nuove relazioni che da poco ha acquistate con l'Europa. Già io Ilongkong , isola ceduta agl'inglesi , si costruisce un' osservatorio ed altri edifici, cosicché non tarderassi , attesa la estensione della costa e il mare navigabile , a vederla frequentata da tutte le nazioni commercianti europee. Probabilmente il governo britanno s' indurrà a stabilirvi un collegio in cui s'iniziassero i giovani nel linguaggio cinese affinchè potessero trasfondere poi la letteratura, le scienze e le orti nostre nell' interno della China, traendone invece quelle cognizioni che sono proprie di questo popolo ; avvegnaché narrano i missionari gesuiti , forse i soli viaggiatori europei che vi sieno stati ammessi senza scrupoli , che la civiltà dei Cinesi é in uno stalo sufficien- temente inoltrato. La lingua eh' ei posseggono é tutta loro , e si é forse indeciso non debba darsi ad essa lo stesso posto che un tempo occuparono la greca e la latina. Indi*. — La misura del grand' arco meridionale dell' India , cominciata egli é molli anni dal colonnello Lambton per ordine della Compagnia Indiana , é stala compiuta dal Luogotenente Co- lonello Everest con tutte le necessarie operazioni astronomiche e trigonometriche. Si estende quest'ar- co dal Capo Comorino fino alle montagne dell' Ilimaliya. Il dipartimento della marina e slato attivamente impiegato pubblicando una nuova edizione del viaggio del Capitano Ross nelle coste dell' Arracan , Cheduba er.jcon considerevoli aggiunzioni di Lloyd , ed Ilalsted. Si sono esplorate le coste dell' Africa per lo slrcllo di Babelinandeb , Tajuiru e U baia di Barburra dal Luogo-tenente Baiker \ la baia di iSuonmeeany dal Luogotenente .Mou- •73 trìon. Il Luogotenente Roberti ha eseguitik la misura di Yanl-ze-kiang per la vita di Nankin ; e Franklin ha miturato il golfo di Maiiaar e 1' adiacente costa indiana, Ceylan. Il Milfoid ha compiuto reccnleincnte un giro pei V Asia minore , la Siria , Pjlesli- na , Mesopolamia , Babilonia , ec , Khorussan , Afghanistan e Sinde fino a Bombay. 11 giro di questo sperimentato viaggiatore è stato importante per la scienza geografica , e di maggiore inte- resse per la nazione Brìttannica. AFRICA. Egitto. — I progressi della geografia in Egitto sorto àbbompagnatl da quei delle scienze , letteratura , storiu ed urti ; e le più interessanti notizie quindi si debbono al sig. Letronne , del- l' Accademia delle iscrizioni e belle lettere che , illustrando filologicamente le Iscrizioni greco-egi- zie , e la storia t 'I carattere delle arti belle nella Grecia , ha cominciato la pubblicazione della sua opera sulle iscrizioni greche e latine copiate dui monumenti , pietre , tombe e papiri dell' E- gitto. Codeste ampie illustrazioni d' iscrizioni abbracciano il bacino del Nilo per le frontiere della ÌYubia , Fuyoum e il deserto. Si è data altresì opera a fine di deteiuiinure la [>osizione astronomica di Alessandria e Suez onde correggere talune dificrenze insorte ira i precedenti osservatori. La navigazione poi stabilita fra 1' Inghilterra , la Francia e V Egitto , e la liberale prolezione che il Pascià accorda al commercio degli Europei fecondano sempreppiù di conoscenze la parte geo- grafica di questa regione. U Dott. Schnars di Amburgo che ha percorso nel ì6^i-^i l'Egitto e la Nubia ha pubblicato nella « Gazetta Universale di Augusta » (Agos. 1843) una parte del suo viaggio da Kom-Ombos nel r alto Egitto fino all' isola di File in Nubia , accompagnata dì notizie geografiche ed archeologiche. Abissim*. — Un diligente viuggbtore , il Baroni; de VVrcde, e penetrato neh' Abissinia e ne ha dato parecchie interessanti eoniunicuzioni , essendosi egli inoltrato nella direzione di S. N. per di- scoprire le sorgenti del Mio , di Tchadda e Quiliinunsa, ritornardo per iiurrur e Barbera. I Fran- cesi dello stato niuggiorc, Ferrei e Gulinier, sono ritornati al Cairo da un viaggio neh' Abissinia , ed hanno tracciato una carta di questa contrada. Krapf e Sapeto vi han fatto dimora alcun tempo , a d' Abbadie ha compilato un vocabolario nella lingua di Hamtonga ed Agow , ricco di i4ou parole Altri viaggiatoli 1' hanno visitata dui Sennaar. Il Dottor Bcke continua le sue esplora/.ioni dell' Abissinia , ed ha ^ìà descrìtto i suoi viaggi da Angolulla fino a Godj^un. Ulundcl , Console generale del Belgio in Egitto , inoltratosi nell' A- bissinia vi fu ritenuto prigioniere , ma rilasciata per ordine di Mohammed Ali , ha comunicate importanti notizie sulle geografia del sud-est dell' .Ifrica alla società geografica di Parigi ; onde fu onorato di medaglia. Bii/ir ti JOiiiii. — Nelle due spedizioni del Viceré d' Egitto onde esplorare il corso del Ni- lo , si raccolsero particolari intorno a codeste contrade. La prima spedizione , condotta da Selim Bimbashi di Alessandria , paitendosi da Kharlùm giunse fin dove il fiume si trova sotto il sesto puralUlo della latitudine di IVor La Guaranà è stala esplorata dallo Schomhargk , il qoale ha comunica- lo al Giornale della società Geografica di Londra parecchie risultanze del suo viaggio che durò sei mesi nell' intemo di quel paese. Ei parti esplorando i fiumi Barima e Vaioi , e rimontando lungo le loro sorgenti giunse al confluente di Mahu e Takutu non molto lungi da Pirara. Ha ac- compagnalo il Takutu fra Rio Branco e Rupununi in mezzo a massi angolari di rocche quarzo- le , ocracee ec , — Continuando 1' ascensione per uno degli affluenti , il Curati , ha trovato molle acque stagnanti , ed avanzandosi sino a 1° 5o' R. e 19 miglia al O da Pirara giunse alle sorgente del fiume. Interessantissima è la relazione di questo viaggio per la nuova piante discoperte , per le vegetazioni gigantesche che giungono fino all' altezza di ^o e So tese , e per tutte la produ- zioni infine animali e vegetabili che sono nel bacino di Tukutu. Isole Falkland. — Il luogotenente Moody , Governatore delle Isole Falkland ba comunicalo alla società di Lord Stanley alcune scoverte vantaggiose per la parte geografica fatte nell'Isole men- tovate i e siccome il suolo di esse e molto produttivo , la natura ed il clima assai acconci , cosi potrebbe ritrarsene grande utilità , soprattutto se si pensasse di stabilirvi una colonia , il cui porto sarebbe il Capo Horn cosi ammirevolmente situato. Nuova Zelanda. — La colonizzazione' di quest' isola ha prodotto opere di mollo interesse sotto il rapporto geografico. Vi si è eseguita Dna triangolazione per la prosperità delle colonie , le coi spese sono state fornite dal Much , che ha pubblicato un' opera di storia naturale della nuova Ze- landa j nelle quale fa conoscere le varie produzioni dell' isole , il carattere generale della contrada e i tuoi abitanti originali. Il dottor DicflTcnbach , poi , oltre argomenti di storia naturale , ha f.itlo tesoro delle lingue native , e ne ha composto un copioso dizionario , non che gli elementi gram. maiicali. La geografia fisica di tutta l' Isola deve a lui importanti osservazioni. G. NicoLcca' 176 Fisica del globo. — 1 tcircmuoti ncìC Europa da pochi mesi in qua si sono resi più molli» plicati , o pur soltanto le osscrvotioni di questo genere meglio conosciute anno ottenuto semplice' mente una pubblicità maggiore dal tempo clic 1' attenzione pubblica è stata portita sopra cotali fe- nomeni u causa della terribile catastrofe della Guadalupa ? Che che ne sia da due mesi in qua si è segnalato un numero di scosse ; e potendo la loro rassegna essere utile per le osservaziooi meteoro- logiche di natura diversa , indicheremo quelle che abbiamo tolte. A 18. Febbrajo , la notte , molle scosse , di cui alcune violentissime si sono sentite a Leip. sick. A aS , a Oban e lungo la costa occidentale di Scozia j la loro direzione sembrava esser dal- l' Kst all' Ovest ; anno durato 4o-5o secondi , e sono state accompagnate da rumore simile a quello del tuono. A i3 dello stesso mese forti scosse erano state intese in Calabria , ed agli 11 di rim* petto alla riviera napolitana \ si sono particolarmente osservate nella Dalmazia , dove fin dal 37. Dicembre sonosi fatte più volte osservazioni del medesimo genere. A 4- Marzo , a 8 ore e 4°' » scossa a Lochgilphcud presso Creenock , accompagnala da rumor sordo. A 9 Marzo molle scosse iieir isola di Siilonico. A 10 , in una porzione considerevole della regione in Inghilterra e princi- palmente nel Lavcashire , egualracnle nelle isole di lersey e Guernesey, verso 1' una pomeridiana. In Francia nel disparliraenlo della Manica nella notte de' 9-10 , pochi minuti dopo mezzanotte, si avvertirono molle scosse accompagnate da detonazioni. A 14 Marzo molle scosse si sono intese nella nuova Olanda durante un' uragano nella notte. A 17 Marzo , scosse a Kensal ( nel Westmo- reland ) , nell' isola di Man. A a5 Marzo a Buie nel Granducato di Bade verso le 7 e io' del ■oattìno , scosse violeole. In Aprile , il 6 verso le 6 del mattino , scossa a Bois-le Due , Grave , Bommcl , Deusden , Bredu , Tilbourg , Eindhoven , Veghel ed altrove. A Veglici sopraltutto si sono intese molte scosse di cui la prima è stata violentissima , al segno di far crepare le case, di suonare i campanelli e diroccare i camini. Durata , 1 5 secondi : segni d' oscillazione da sud-est a nord-ovest. In alcuni sili si è inteso un rumor sotterraneo j ad Hilvarembeek , le scosse son dur rate da 3-3 mÌDUti ( dall' Inslilul. n. 49^ )■ ftiui Tclalivi Ili corpuscoli del sangue tiri rn.immifcri , ,li Mìrtino Bakbv. Niun osservatore piiù fivere. esatte idee sulla struttura dei corpuscoli del sangue , se non prenda di mira il loro inoilu (l'origine, e pazientemente non li segua in tutti quanti i loro cangiamenti. Ma dove si poirà scor- gere ciò ? Non nel sangue preso da' grandi vasi , i quali sono meri eanali di transito , ina ne' rapii* Ijri , e specialmente ne' plessi , e dilntazioni capillari. Questa mia riflessione , come credo , è del tulio nuova , bencbò le figure da me piiblicalc nelle transazioni filolofiche mostrino , che le osser- vazioni su cui sono fondate, erano state fatte da gran tein])o. Uà v'ha però un'altra causa che la dato origine alla mia riflessione , le grandi cellule dell' uovo da cui prendono origine i cor- puscoli del sangue , ed in cui si ravvisano in gran parte i cangiamenti. 1. I corpuscoli del songue de' mammiferi simili allu cellule dell'uovo sono in prima della forma di un disco o ciò che ora si chiama iciloblasta , non vescichette spianate o cellule. Simili perC) ai dischi o ciloblasla , debbono diventare , ed infatti divengono cellule , che non ppr pnche hanno la forma spianata. Ne' diselli del .simgiie si ravvisa nel mezzo una porzione cop(:avu e scolo- rila , intorno alla quale è posta la materia colorante rossa. 2. I dischi del sangue sono ordinariaraente rotondi , ove se ne ccceltuino i due o tre casi in rnntmrio presentatisi ai sig. Mandi e CuUiycr i quali gli hanno rayyisalo di forma ellittica, fio quin' di Irovato che ne' mammiferi nei quali i dischi del sangue sono rotondi , la origine primitiva è lu forimi cllilica. Ho veduto che questa e la forma originale de' dischi del sangue dell' uomo. 5. Questi dischi sulle prime sono rotondi , benché spianati ; quindi prendono la forma d' «114 arancio , e divengono èa ultimo globo'^i. Le loro dimensioni ingrandiscono considcrcvulraeDle- >77 4. Oltre n (jiicsle altfraiioni si nella forma come nella granflciza , subiscono ancora un aliio cangiamento. Invece della sola concivilà , vi si scorge una sostanza scolorila Ir.isparenlc e scm flui- da , lu quale u misura che il corpuscolo prende la forma dì un arancio , si trova essere non nel centro ma dall' uno de' lati : essa quindi t il nucleo del corpuscolo già divenuto cellula. Questa sostan- za trasparente si decompone in globuli di cui ne mette fuori una porzione, Ciascun globulo aui- niilundosi nuova sostanza diviene un disco , e ciascuno di quesii, dopo aver subito i cangiamenti si- mili al primo , da" origine ad altri dischi , d.il gruppo de' tpiali si compone la jiarlc scolorila dei corpuscoli del sangue , perchè a motivo delle alterazioni suddette ai esaurisce la materia colorante rossa. Onde , come il rosso, modificandosi, viene a perdersi ne' corpuscoli scolorili, così vi debbono essere degli stali inlermcdii, ma non è però possibile di tracciare una linea di distinzione Ira di essi. 5. I corpuscoli del sangue nascono , per dir cosi , dalle madri cellule, che traggono la loro origine dal corpuscolo ecolorilo , il quale non i che un disco alteralo. Come la madre cellula si forma , i nuovi dischi gradatamente divengono rossi dentro la medesiiua , quindi vengono rila- iciuti onde diano nascimento a nuovi dischi , o vergano assimilati in altra guisa. 6. Sirgue dal § 4 che il disco chiamato pure ciloblasla , e in origine un globulo trasparente j questo globulo perciò i la vera cellula del sermc ( seriu ) ( sic ). 7. Alcune volle la quantità della sostanza trasparente delle cellule del sangue , è mollo accre- sciuta. Ciò succede in discapito della materia colorante rossa che la circonda. Ho riconosciuto i corpuscoli del sangue , ora cellule , fino ne' tubi capillari che s' erano agglomerati coi medesimi , e fio dove s' erano stretti 1' un 1' altro Ira parecchi organi. U<> guardato questi vasi con lenti d'in- grandimento , e v' ho ravvisalo una sostanza Irasparente , e semifluida , nata nel modo già det- to , e che non conteneva più cellule. 8. Questa sostanza orioinaria scolorita , formata dai nuclei delle cellule del sangue , e ehe riempie i tubi capillari , sembra cosliliiire le parie essenziale delle linfa coagulabile , essere le so- sostanza di questa , e dare orìgine ai tessuti , come altrove ho descritto. Da questa pare che na- scano i corpuscoli di Irasudamenlo degli autori , le fibre delle false membrane , ed i filamenti del sangue che si coagula , filamenti che come ho mostralo , si vanno formando menlrcchè que- sta sostanza è tuttavia entro le cellule. P/iil. Mng. o. i46 pag. 368. MeTF.OROiocu f, FISICA DEL G^OBO. — Un^ lettera del sig. di Humboldt al sig. Arago con- tiene Ire comunicazioni che vogliamo qui riportare, i. La prima è una osservazione di parelio notabile , il quale fu visto a Berlino il 16 giugno ultimo da selle ore e mezzo a nove ore e mezzo. J>' atmosfera si ritrovava un po' vcl.ita , essendovi all' est alcune nubi. Il sole splendeva di lutto il suo chiarore , trovandosi esso situato alla circonftTcnza di un gran cerchio biancastro , il centro del quale era pressoché allo zenit. Nello interno di questo cerchio , ma più vicino al sole che al suo centro , inteisegavansi due archi di egual curvatura , ma dì raggio minore di quello del cir- colo biancastro. Tra ì due archi , e al difuori di essi , apparivano sopra una slessa circonferenza rni vero sole due immagini di questo die brillavano de' colori piìsnialirt. In im momento si videro Sulla periferia stessa del ctrihiu biancastro cinque soli. Poco a poco anche de' frammenti di archi iridizzuti. In ogui parte ove mostrav.uisi ■ colori del prisma , il rosso era n>>llo interno opposto al sole vero ed il Olia ( violaceo ) allo esterno. Non si e mica ossenalo in fascia bianca verticale che p.assa talvolta pel sole e che il sig, Bubìnet altribiiisoe it de' prismi di ghiaccio di piccola .tl_ lezza e ad asse orizzontale. La disposizione de' prismi di «ghiaccio sospesi nelle alte regioni t tal. volta permanente , di >orta che mi gio.'no à'''s>u si sono Trduti de' pnrrlj a Berlino e de' parascitni (i io!i:t norliirni ili Piimn J a Sans-Souci. 1. La seconda romiiDirauone del sig. di Humboldt è f annunzio della fund;iziooc di un oucr- valorio mi liorulo{;ico e di fisica a Pietroburgo, che tara po«to sotto i,i dircziour del tig. Kuiiffcr. — f.rco difatti ciò che a lui scriveva ullimarocnie il sig- Cancrinc : 178 (I In conformila della idon da voi ipialrlic tcnrpo indietro comunicatami , l' imperatore La con- fermalo il piogeno che io ebbi 1' onore di sottomettergli per lo stabilimento di un osservatorio speciale di fisica al corpo delle miniere di Pietroburgo. Sifiatlo stabilimento sarà collocato in uno ediiizio il quale verrii costruito mi live con sale e gabinetti necessari pegli strumenti e per le spe- rìenze. Un direttore , un conservatore ed un altro subalterno saranno alloggiati nello edilizio. Lo stabilimento sarà provveduto di tutti gli strumenti necessari alle diverse maniere di osservazione- Lo stabilimento magnetico il quale è di già costruito verrà conservato ed ingrandito. ...» 3. Finalmente il sig. di Humboldt dà taluni particolari intorno al (oramenlo di un pozzo ar- tesiano cominciato nel i853 a Neu-Salzwerck in Weslfalia , e la profondità di cui è di già mag- giore di quella del pozzo di Grenella. Cotesto foro venne intrapreso presso la salina reale , colla speranza d' incontrare uno strato di sai gemma , ovvero , a difetto di questo , una sorgente salsa più ricca di quella che sino al presente evaporasi. Il foro di scandaglio era giunto nel i5 aprile j 84 3 alla profondità di 622"». Per conseguenza la trivella traversando gli strati inferiori del lia» irovavasi 540"" al disotto del livello del mare. Insino alla profondità di 496"" , le acque non hanno presentato che un di^crctissimo incremento e sembravano dipendere da cagioni meteorologiche. Al di U e soprattutto alla profondità di 600° , le acque sono state abbondantissime e notevoli per lo forza loro ascensionale , del pari che per la enorme quantità di acido carbonico da esse sviluppata.A 612" lo sgorgo è stalo di iSgo litri per minuto. Le osservazioni termometriche sulla temperatura dell' acqua incontrata ban dato : A 960 piedi ( prussiani ) di profondità I^'iiC. — 1042 a2",o L' acqua stessa al suo punto di sgorgo dava iS", iS", 18°. A seconda che aamenlava la prcr fonditi , le differenze tra la temperatura del luogo di sgorgo e quella della profondità diminuivano. Per calcolare 1' accrescimento di temperatura dovuto alla profondila , se si parte dal dato che la temperatura media del suolo negli strali superiori sia di 10° C. , siccome il di i5 aprile i843, la temperatura delle acque al punto di sgorgo , venendo da una profondità di 621 ■» , G , era di 3i°, 25 C. , ne risulta che l'aumento sia stalo di 25'°, 2 per 1° C. Al pozzo esterno di Grenella in una profondità di 5o5™ ebbcsi un aumento di 1° per Si" . Cioerva fornì i" per 2y°» , 6. Dal mese di aprile , il pozzo di Keu-Salzwerck è cresciuto di profondità ; egli ha presentemente 644° ^"1 d'" 97° ^' ?*" '^^^ quello di Grenella. — Il foro ha il diametro di 4 '/8 pollici (prussiani). Desso non è fornito di tubi. La spesa ammonta sioora a 178700 franchi. — Il sig. Fleurieo di Bellevue invia il quadro delle quantità di pioggia cadute nel corso degli ultimi 5o anni nel dipartimento della Roccella 5 vi si scorge una eccedenza considerevole degli 8 anni ultimi sui 4a anteriori. Le quantità che cadono ordinariamente ne' mesi di settembre han quasi raddoppialo in questi 8 ultimi anni. Vi si riconosce ancora che ne' sei mesi ultimi deli' anno ottJensi oltre ad i/3 di più di pioggia che ne' sei primi, sebbene il numero de' giorni piovosi sia quasiché lo stesso ne' due semestri. In quanto alle pioggie de' sei primi mesi del l843 , esse hanno sorpassato di 2/3 quelle di cotesto primo semestre ne' 5o anni precedenti. La quantità media della pioggia in questi 5o anni è di 656"»". Il numero medio de' giorni piovosi è di iSg. Nel mese di marzo cade meno pioggia ed in quello di ottobre più ; il massimo essendo doppio del minimo. — Il sig de la Pylaie indirizza alcuni particolari sopra un uragano eh' è scoppiato il 17 set- tembre ne' dintorni di Mortai. Tuono a scoppio , folgore ascendente ; rapimenlo di una pietra del peso di un miglwjo e trasporlo di essa alla distanza di cento passi sopra una vicina casa ; Ira- foramcnto di una pietra mediante un buco che s' ù trovato di perfetta rotondità e la di cui sostanza venne trasportata lungi un quarto di lega : tali sono i fenomeni singolari che sono stali riferiti siccome occasionati dal fulmine in questo uragano. l o o n' & cn E et: « o" o K> o a. 00 00 o o 00 00 lo 00 e: fr co co 00 co 00 o © ® S) ta co co IO IO IO IO te li/ li li IO IO k^ "-• — -- — H» -•--• — — ,—.,... , . ., — © ce oc -4 C5 oi ib- co IO ►- o «o oc -^i C". O' *»• co to — e; o oc -4 O 0« ib- O^ IO )-» Fasi della Lcnv GlOBM IO O "^ O «O Cn ( C5 ^ « so 00 • 00 oc 00 M IO co *" 05 00 oc e e 00 co oc ^^ p M co jt» ^ oc e o oc ce — Ijl— C005 0<'^bo'ÌCCo'b'tOK»0'OC'--CO se — e io QCi"COCO -J LO -»too50ooo-j<©©-Jcoioc50oo|COoQo~ ooVk"h^coV*'ib'o''j'ooiVico«»oo'b5Coca>'-e5coco — oco'jN-coc.xjoQc 1 C9 er > 3 0 SO o . _ u R «.B- H 1 SS O w o oc 00 o oo © O 00 00 O Cf" OCOCODOOtOOOtO-lOOCCOOOCOOpOOOOCGCiOOpOOOCCC 00^ co co ìb- ò ìfa* o O' co ce **• IO le IO co -^ o O' ^ "* IO o ^ e;' o oc ■^1 «oooootooooooosseotetocc ta^ts oc oojx ce 'o'oo'-' IO IO «*■ —• IO __>-• © o 00 OC j55 oc © J-^ _io — _>^ _io oc^ '©"to'os"©"© © Os'ifto'tO ©lo Ci oc *» ©lo*© ©V ©oc*© OJi-©©©©tO©*»- pOtO©©00«0'a— ©«COCOO ©jX 00 ib-OiCCOZCOOCJ^^^y^g 1»"© ©'Ib.'tolo ©lo Oolo'oQO O ©'<»'bS Oo'ib- © Oo"© oc'© © © OC fa- © tO © © e- 2 gè ifc- ■ e it>.*fc|6»ifc.i!fci|fcCOCOCOi>-ib>ib-ife-ib-i&-iUib'*»ib.ifc.*.tó.*a.*>ib-iI»«"!b-ib-*»i»- co tn «— co •- H- © -4 oc © IO co i(» CJ' *»■ «»• tO © tO _© © in IO cu _tO -^ JO U' -- -•' >-C iok>i».i'''W''-'cocnto»-ioéocotn>-i»ìi».' è;iòii«^ói*>.tncot»'i«_|-*to ta'^ooio©ooo>— »*oo.a©oc«oiocoH-co© — ©■ib-cocojb-cocoite-i>»coiC>-cococoi(fib-is-cococococo © co -a — 00 P-» 00 -j H» © o IO -j 00 cji OT co »- oc © O' OT IO ©C©OC— ©©©©p 5 5 S cTi 3E 5 5 £ IO — o 5 o © © I © © © oc pfc- © © © e © © © p © © © © — H- p p p © p p e;' c"-4 ©©ce'© ©©©©©"©"© © "e "^ © © ' fe>OQC©CO©©to-"~ ^ " P3 2:caZ ;?P3 Bo X z 2»^ C>5 S - l; ^"- p: p' P' e ~ tn^ e O e P3 CA. ly. 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C OC X if» »» — I ^^^ io i^i!. to to o — — — "•'— "^t* — ""'"^ ""'"-'— * j* *Pi® ®i*5''' — I "o:'r:'s"cic'©"c"*a-"oo"i&>"c5"io'o--"c5"". *-- -I Oi C-. ;J :— 01 ip- C-. p © © ^ O» © ^ ^J ^ 'ci ■.:=. li. ii. C ' — '— io ifc. "e "— • bi IO io '►- ce — IO io ce it> — io pt»- ^ IO — O' "^ £;'S:5^ii-ooIi£aooo©-ioo-©--io-. cCMtooo. Ooo.ce^ = I II I I I I I II I I I I 1 I I I I 1 1 i I I I i I I 1 1 o o 3 u o 3 ti e 3 3 e» Ci o S > d O r v; M y. V. C 2 3* « ry. ?5 . , ,, 5< 2 ^ y- S ^ ■>< '-/^ ^ >: § 2< ^ 2 c« 5 S! ì •>-éég--^-ÌJ-cS-é'é^-Scg:^$g^é-^-^'é-j|igt.gop I X'-JL 0 / Mxv^itou 'DUCO. SiCiUa . » .- ^^OlUO^I UU/ pulito 'Ol^OL^Vi^MCDuM -.^ a' a^-fiu^j^ _*<*/<*« (^i«Ax- ../ E& ai« ^^ct* telila* (a £*»*A >tW4HUicivaL*t) ■:^%*u„«. ^^^.4fc° ^§mi.l'''''"™Ì.^^cJ;fal|..,w ■f^^ùln: ■l*UW\d*. i^AtUu 1 '^CL jKiCMi".-avM\» 1844 RENDICONTO n\ 15. » DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE 9o4i^DO^S&>0OU4uG LAVORI DELLE ADUNANZE DI GIUGNO (i). PRESIDENZA DEL SIG. M. TENOKB MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Fisica. — Del Simmetrizzatore considerato nella doppia qualità di Caleidoscopio universale e di strumento didascalico ; memoria letta dal socio P. A. Db LccA nella tornata del S marzo /844' ( Santo fatto dall' Autore) L' instrumento che abbiamo l' onore di presentare a questo dotto consesso , è per r appunto quel Simmetrizzatore da noi promessogli nella tornata del 7 giu- gno 1842 : è un istrumento catottrico eminentemente didascalico per coloro che volessero studiare praticamente le teoriche riguardanti la costruzione de' Caleido- scopi applicabili alle arti ornamentali ; ed è nel tempo stesso un Caleidoscopio universale atto a risolvere da se solo tutti i problemi solubili con la più estesa serie possibile di Caleidoscopi speciali. La parte principale di questo novello apparato consiste in una camera oscu- ra di legno , alta 4-7 centimetri , larga 33 e profonda 21. Offre nella facciata anteriore un largo scudo di ottone , che può considerar- si come diviso in due parti : la prima inferiore rappresentante un semicerchio gra- duato ; l'altra supcriore corredala di due listelli scanalati, fra quali scorre orizzontal- mente, da sinistra a destra ed al contrario , una piastrina portante il vetro oculare. Il semicerchio è diviso per gradi in due quadranti ; ed in guisa che entram- bi trovansi col grado zero nella parie superiore , e con un solo grado 90 comu- ne nella parte inferiore. (1) Nel mcM di maggio V Accademia i io vacaoia. SI f62 Si r uno come T altro quadrante è guernito di un verniere destinalo a misu- rare lo decime parti di grado. Due bottoni servono al doppio uffizio di presa per condurre i vernieri lungo i lembi de rispollivi quadranti , e di testa di vite per fissarli dove si vuole. Occorrendo sovente distinguere questi due bottoni , cosi fra loro come dagli altri duo cbe vcggonsi nella parto superiore dello scudo , noi chiameremo pri- ìììo quello dogi' inferiori die trovasi alla sinistra dell' osservatore , secondo 1' al. tro che gli sta dalla destra : e de' superiori diremo terzo quello che è soprappo- sto al secondo , quarto quello che soprasta al primo. Por bone intenderne 1' uso , bisogna osservare l' interno della Camera oscu- ra , aprendo quella specie di picciola saracinesca orizzontale , che chiude la fac- ciala opposta al già descritto scudo. Qui TOggonsi allogali quattro specchi piani , di cristallo , di figura rettango- lare , lunghi ciascuno 19 contimetri , larghi nove, e montali sopra armature di metallo , che li sostengono e comunicano loro i movimenti necessari. Duo di essi sono congiunti a cerniera invisibile , dal lato della loro lunghez- za , e girevoli sopra un asse di rotazione immobile , che trapassa pcrpendicolar- raente lo scudo nel punto centrale ove vanno a riunirsi i raggi del semicerchio graduato. Due squadre metalliche sporgenti dalle rispettive armature li tengono in rigida comunicazione con i già descritti vernieri ; ed in guisa che il grado indicato da ciascuno di questi sul rispeUivo quadrante , corrisponde esallamente alla distanza che passa fra la superficie rjQottonte dello specchio rispettivo ed il piano verticale : cosi che dalla somma de' gradi segnati nel!' uno e nell' altro qua- drante si riconosce il valore dell' angolo sotto il quale trovansi questi due spec- chi inclinali fra loro. I quali due specchi saranno da noi distinti coli' aggiuntivo di primo e se- eondo , giusta la loro corrispondenza col primo o col secondo bottone. Cosi pure diremo lerzo Io specchio corrispondente al bottone di questo nome. Esso specchio conserva costantemente una posizione verticale e parallela all'asse di rotazione de' due già descritti ; ma soffre di essere più o meno allontanato o av- vicinalo secondo il bisogno , mediante una sega dentala che ne sostiene 1' arma., tura , e che vion mossa dal girare di un rocchetto fissato nel piede del bottone. Un altro rocchetto ingranalo del pari con sega dentala , tiene in comunica- zione il quarto bottone coli' ultimo specchio ; il quale ne riceve un movimento rptlilinoo , verlicaimente ascendente e discendente , restando sempre opposto e pa- rallelo al secondo specchio supposto giacente a 90 gradi. Di tulli questi specchi il solo primo gode la prerogativa di prender parie in lutle le combinazioni , 0 perciò non al^bisogna giammai di alcuna copertura. Il secondo richiede esser coperto soltanto nelle combinazioni appartenenti alla pri- ma e terza specie del genere scmideterminalo ; nelle quali rimanendosi in oriz- i63 zontalc giacitura , basta soprapporgli una striscia di carta annerita per ecclissar- lo. Gli altri due che rimangono inoperosi nella soluzione di lutti i problemi ri- guardanti il primo genere , e di taluni altresì appartenenti al secondo e terzo , hanno una copertura permanente , la quale si toglie solo allorché debbono entra- re in azione. Ritornando ora alla picciola saracinesca orizzontale, facciamo osservare ch'es- sa non servo soltanto per impedire l' ingresso della luce nella camera oscura ; ma funziona eziandio , talora da beiiderclla per determinare il contorno de' cam- pi apparenti , e talora da poria-Off^ctti : specialmente quando trattasi di proble- mi relativi al primo ordine de Caleidoscopi. Nel primo caso è un semplice foglio di cartoncinio , coperto di colore oscuro , e convenientemente traforato verso il mezzo ,• e che in grazia dell' uso a cui e destinato e degli svariati effetti che pro- duce chiameremo Benda circolare , Benda retlilinea , Benda mistilhiea ec. Nel- r altro caso è pure un foglio consimile , ma più consistente perchè possa sostenere due lastre di cristallo , fra le quali debbono passare o tenersi gli oggetti che vo- glionsi simmetrizzare ; e per tanto il diremo Benda poria-oggetli. Trattandosi di problemi appartenenti al secondo ordine , adopreremo un /jor- ia-oggcUi affatto diverso e separato dalla Benda. Esso e composto di una scatola rotonda , di circa ventidue centimetri di diametro , con i due fondi di cristallo , distanti fra loro quanto bassa perche possano scorrervi liberamente gli oggetti. Il contorno è di metallo , scanalato a foggia di carrucola , ed ornato di un cor- done prominente e dentellato , che serve di presa per mettere in moto di rota- zione r intera scatola. La quale vien sorretta da tre rotelline attaccate ad un ar- co elastico , anch' esso metallico , che può elevarsi ed abbassarsi a piacere , so- pra un piede molto pesante , della slessa materia. Di tal che dovendo risolvere problemi appartenenti al secondo ordine, basta elevare la scatola alla convenien- te altezza , presentarla innanzi alla apertura oggettiva dell' istrumento , e farla gi- rare portando la mano sul descritto cordone. Data questa sommaria conoscenza delle parti componenti il Simmetrizzatore , passeremo a discorrerne l' uso , tanto nella qualità di Caleidoscopio universale quanto in quella d' instriimento didascalico. Considerato nella qualità di Caleidoscopio universale trovasi meritevole di tal nome perciocché basta da se solo a supplire le veci non già di una serie fi- nita di Caleidoscopi speciali , come quella da noi presentata a questa Reale Ac- cademia nella tornata del \!\. giugno i84-2 ; ma bens'i di una serie inCiiila ; qua- le è quella di tutti i Caleidoscopi speciali possibili. La dimostrazione di questa verità è riposta ne' seguenti fatti. Il genere determinato ripete le suo diverse specie dalla qualità dell' angolo degli specchi , che viene espressa dalla formola SCo" : n. Or la teorica ci avverte che se facciamo n eguale ad uno de' numeri componenti la progressione pari 2, 4, i6i 6, 8, ec. le specie sono tutte regolari ; cioè composte di un nomerò d' ìmmagi- ni eguale a quello del divisore , il quale essendo pari , ne risulta un numero di membri simmetrici eguale a quello delle coppie delle immagini ; quindi le spe- cie Monadelja , Diade (fa , Triade IJa , Teii'adelfa , ec. (i). Facendo n eguale ad uno de' numeri componenti la progressione dispari 3, 5, 7, 9 ec. le specie so- no tutte irregolari ; perciocché il numero delle immagini essendo dispari anclie esso , vi resta sempre un immagine non simmetrizzata ; e perciò le specie da noi determinate Trimorfe , Pentamorfe , Eltamorfe ec. (2). Se per ultimo si facesse n eguale ad un numero qualunque delle due cennate progressioni , se- guito da un fratto, le specie sarebbero maggiormente irregolari , essendo che ol- tre dell' immagine intera non sinjmeirizzata nelle specie dispari , vi si trova tanto in queste quanto nelle pari una frazione d'immagine non simmetrizzata , ed av- viene il caso delle specie da noi dette a tal riguardo Iperbimorfe , fpertrimor. fé , fperletramorfe ec. Or di tutto questo numero infinito di specie indicato dalla formola 36o' : « , noi credemmo sulEcicnte pel bisogno delle arti , comprendere nella nostra se- rie le sole prime dieci delle regolari ; cioè dalla Monadclfa alla Decadclfa • e la- sciammo tutte le rimanenti nelle astrattezze della teorica. Al presente il Simmetriz- zatore ce le somministra tutte eolla massima esattezza , nella qualità di Caleido- scopio universale ; e ci dimostra col fatto nella qualità d' instrumento didascalico , lutlociò che abbiamo esposto su tal proposilo. La varia distanza di due specchi opposti e paralleli, e la varia inclinazione di due specchi opposti ed obliqui , produce un' infinita variabilità nelle tre specie del Genere semideterminato : variabilità che per quanto riusciva impossibile ad essere imitata in una serie di Caleidoscopi speciali , per altrettanto viene sponta. nea nel Simmetrizzatore , sia nella qualità di Caleidoscopio universale , sia nel farlo servire da instrumento didascalico. Imperocché per la prima e seconda spe- cie , messo il primo specchio al grado zero , si fa avanzare e retrocedere come si vuole il terzo specchio che gli è parallelo ; e per la terza si regola con que- sto la distanza e col primo l' inclinazione. Quanto alla specie Diadelfa , prima del terzo Genere , i Caleidoscopi specia- li non possono dare che la sola varietà quadrata , ed un numero finito delle ret. tangolari , le quali sono infinite ; ma il Simmetrizzatore le dà tutte col semplice moto progressivo del 3". specchio , dopo averli disposti tulli e quattro in qua- drato. Per ottenere dal Simmetrizzatore la seconda specie del Genere suddetto biso- (1) V. Il nostri prima memoria ioicrUa oel 37° qaaderno del Prtgresso, <1) V. la noia pr«ceder Gdgijelmo Gaspabbiui. Sono oramai due anni che io sottoposi al giudizio di questa Accademia i risultati principali delle mie ricerche sulla struttura degli organi della respira- ziorie nelle piante , domandali dagli Autori coli' epiteto di Stomi. I quali risul- tati parvero a voi , illustri Accademici , tanto nuovi ed importanti , che vi de- gnaste pubblicarli nel primo quaderno del Rendiconto. Le novità erano queste principalmente , che dove gli Anatomici ed i Fisiologi si pensavano niente altro essere gli stomi che semplici aperture , o forellini dell' epidermide di alcuni organi , sopratutto delle foglie , percui entrava 1' aria nelle cavità del parenchima , e negli spazi tracellulari ; io di ricambio dimostrava in parecchie piante , con diverse ragioni ed esperimenti , che i forellini non erano altrimejiti che punti più delicati e sottili , pe' quali la luce passando più agevolmente era cagione che essi punti paressero aperti. Ed oltre a ciò scuopriva un' organo par. (icolare membranoso in forma di borsellina, allogata nelle cellule dell' epidermide , prolungandosi talvolta anco nella cavità del parenchima , ed aderente al punto luminoso della membrana per mezzo una spezie di orlo come anello ovale. Il quale organo io domandava col nome di Cistoma ; e facoa conoscere che perciò i cistomi non era da confondere con i veri forellini della epidermide di alcune piante epatiche, sotto a cui manca la borsa membranosa , e che questi solamen- te si polca chiamare coli' epiteto di stomi , proprio secondo il senso della parola , che in nostra lingua vale come si dicesse bocca , o apertura. SifTaltc cose ed al» tre di cui mi passo per brevità facendo allora conoscere mollo succintamente pro- metteva dichiarare con maggiore larghezza in altra scrittura. Sopra tale subbietlo lavorando io di continuo con quella diligenza posso mi- gliore, ultimamente occorse , s' io non mi sono ingannato , di veder cosa di non lieve importanza , la quale punto non contraddice a quanto io avea già manife- tlalo , ma mette quella giunta die per tanto tempo ho cercato invano , e che so- la secondo m' era fillo io mente dovea essere il termine della fatica. Io dissi nel lavoro soprammenlovalo che ciascun cistoma aderiva per una par^ te alla membrana della epidermide allongandosi in una cavità tra le cellule di questa , e giungendo coli' altra estremila al parenchima , nel quale talvolta si cacciava ; e che quando tulio ciò mi fu conto e pruovato sospettava che forse queir estremità si diramasse , e tutti i cistomi si unissero tra loro , ma che '7> qacs(o non avea mai polulo scoprire nel fatto. E siccome rimanendo h cose in tali termini non si poteva intender bene la funzione di siQalli organi , ne pei-sua- dcrmi mancasse affatto tra loro la comunicazione , io però non ho mai intralascia- to di rivederli di quando a quando con variare 1' esperienze. Tra le quali una semplicissima mi ha mostrato quello andava cercando. Le mie ricerche sopra un punto cosi importante , e difficile di notomia vegetabile cominciarono già come voi sapete sul cerco peruviano , la quale pianta non si saprebbe mai raccoman- dare abbastanza a tutti coloro voglion sapere la struttura degli organi della re- spirazione , come quella che soia fra le tante da me esaminata , me ne ha fatto con chiarezza intendere tutt' i particolari. E discorrendone io nel lavoro sopraddetto dissi , che i cistomi suoi non si prolungavano oltre la grossezza dell' epidermide ( tav. I fig. 7 e - e ), cioè nel parenchima, non avendoci in esso ninna sorte di cavi- tà , e che era in dubbio fossero quivi aperti , o chiusi. Ultimamente entrai in un pensiero , che i cistomi essendo organi delicatissimi , e picciolissimi , se pure si diramassero , i ramuscelli doveano essere tanto sottili da rompersi quando l'e- pidermide si separa dal parenchima , e disfarsi quando la si fa bollire nell' aci- do nitrico. Adunque io feci bollire in quest' acido 1' epidermide con esso il pa- renchima , sul quale poi feci cadere dall' alto un filo sottilissimo di acqua per- chè poco a poco tutto si fosse disciolto. Indi esaminava la faccia interna dell' e- pidermide col microscopio , e ciò facendo vidi manifestamente 1' estremità dei cistomi diramati , ed i rami tra loro uniti , ed insieme comunicanti. Ciascun ci- stoma non si ha meno di due rami , spesso tre , e talfiata quattro. I quali rami nel loro cammino mi son paruti semplici , ma in qualche punto come rigonfia- li ; il che può essere effetto dell' operazione sopraddetta per la quale si giunge a scoprirli. Levando l'epidermide dal parenchima vivente, in qualunque modo si osservi la sua faccia interna, non mai si scopre quello di cui parlo , perciò che in tal maniera i ramuscelli delicatissimi dei cistomi si rompono , parte con aderi- re al parenchima suddetto , parte all' epidermide , sopra cui appena se ne vcde- di rado qualche avanzo in sembianza di filolino sfrangiato. Che se poi essa epi- dermide si toglie , dopo averla fatta bollire col parenchima nell' acido nitrico, in conlra spesso a vedere i rami de' cistomi , ma non mai con quella chiarezza co- me nella maniera sopra descritta. Sicché nel cereo peruviano l'epidermide ha una membrana nella parte esteriore , cui seguitano molti strati cellulari nella parte interna. Quivi ci ha tante nicchie in cui sono i cistomi. I quali mentre aderi- scono alla faccia interna della membrana per una estremità , coli' altra arrivano al parenchima , dove si diramano ( tav. i fig. 4--5 a ) formando una rete tra questo e r epidermide. Come prima mi rendei certo di cosi fatta struttura tolsi ad esaminare altre piante per vedere se il fatto stesse diversamente. Neil' opunzia ( Opunlia Jìcus in- dica , et amyclea. Ten. ) punto non ne diversifica , ed ancora in molte foglie membranose. Nel cavolo , ed altro piante della stessa famiglia , perciò che l' epi- dermide è delicata e separasi facilmente dal parencliima credeva che se ci era la medesima struttura , questa si sarebbe potuto vedere senz' altra operazione. E pure alla pruova non se ne scopre nennco l' indizio. Di ricambio fate bollire per poco la foglia neir acido nitrico infino a tanto che 1' epidermide si solleva come una Tossica , e voi vedrete nella faccia interna di questa , spogliata del parenchima, tutti i cistomi avere due , tre , infino a quattro rami fra loro congiunti. I quali rami sono d' ordinario semplici , uguali in grossezza , formando una rete tra lo strato cellulare bianco dell' epidermide , ed il parenchima. E ciò si nota in tutta la epidermide , sia della parte superiore , sia inferiore delle foglie , avendoci in delta pianta cistomi da per tutto. La ruta , il gichero e l' arisaro fRula graveolens, Arisarum vulgare, Arum ilalicmn) mostrano qualche differenza , leggiera per altro ; e si e che i rami di ciascun cistoma nel loro cammino si diramano così che le maglie della rete son piccole ed intricale : e nel gichero ( tav. II. fig. 5 a-a ) la vescichetta si distende in due borse poste a rincontro. Queste cose negli esempi soprallegati quantunque io le abbia in conto di provale , e ciliare , tultavolfa non ho potuto riscontrarle, neir Agave Americana , Anthohjza aeihyopica , Ficus elastica , Buxus semper- virens ed altre piante. Ma ciò mi penso derivare o dalla solligliezza , e delica^ tezza estrema dei ramuscclli dei cistomi , ovvero clic ci bisogna altra maniera di prcpazione. Egli può stare ancora che i cistomi in alcune piante punto non si diramino. Se non che essendo essi nel rimanente tanto somiglianti mi par difli- cile , per non dire impossibile , ci dovesse essere tra loro differenza cosi rilevante. Dappoiché avendo nel giglio bianco ( Lilium candidiim ) assai volle cercalo invano le diramazioni dei cistomi , finalmente le ho trovate , ed ancora noli' Ornithoga- lum nu/ans con questa particolarità, che l'anello opaco cui aderisce la vcssichetta sta dentro altro anello (tav. II. fig. i. x") posto lungo la coacavilà della coppia interna degli otricoli semilunari. E ciò basii per credere che nelle piante mento^ vale forse ancora non si è trovato maniera a veder le cose come nel cereo ed altre di cui ho ragionato. Oramai essondo giunto a questo termine il mio lavoro, mi corre il debito fare una comparazione tra le cose vedute da me , e quello veduto , e detto da altri ana- tomici. Imperciocché quanti mai hanno scritto sugli stomi , e sono moltissimi, dove sul fatto dell'apertura sono slati di differente opinione, in questo poi lutti concordi , cioè , che sotto ad essi ci era uno spazio o cavità tra le cellule del parencliima , il quale spazio si allargava tanto nel fondo da comunicare coi circostanti , e 1' aria liberamente scorresse da per tulio. Queste cose in essenza sono vere in moltissimi vegetabili , ma il fatto importante , che io credo aver tror vaio si e , che dentro a quei spazi e cavità e vie ci ha una maniera di vasi di estrema delicatezza , di forma e struttura singolare. Stanno essi vasi tra 1' epir dermidc , • ed il parencliima con i rami comunicanti tra loro , e la singolarità della conformazione sia in ciò , che trailo tratto si allargano in quelle borse abbiamo denominate cistomi , e veduto che si allogano in tanti spazi degli strati cellulari dell' epidermide. Ed in quanto alla struttura , che dove certi organi creduti pri- ma elementari, come per esempio la membrana dell' epidermide , la fibra legno- sa , le trachee , ed altre sorli di vasi , tranne forse i vasi lattei , più o meno raanifeslamente , derivano dalle modificazioni del tessuto cellulare , di ricam- bio i vasi di cui ho parlato pare sicno di natura , e provenienza differente, non avendoci mai veduto alcun segno che desse indizio di esser falli di più cellule cilindriche congiunte insieme. E da ciò che niente altro contengono che aria, lutti insieme i cistomi , e loro diramazioni sotto l' epidermide si possono con- siderare come un vastissimo pulmone con infinite bocche quanti sono i cistomi sotlo la membrana. In questo che io vedeva siffatte cose mi si affacciò alla mente l'antica con- troversia doli' esistenza , o mancanza dell' apertura , sulla quale quantunque nel- l'altro lavoro avessi manifestalo la mia opinione , cioè che la bocca de' cistomi e coperta dalla membrana dell' epidermide , nientedimeno, negando ora quasi fede a quello altre volte mi s' era appresenlato alla vista , pareanii impossibile , che or- gani di cos'i fino ed intricato lavorio , contenenli aria , e destinati alLi respirazione non dovessero poi comunicare libcranionlc con 1' aria esteriore. Adunque gli cspcrjmonli falli in altri tempi a chiarire tal punto non solo ho rifatti , ma in più guise modificali , e sempre col medesimo risullamenlo , cioè che \ orifizio dei cistomi è coperto dalla membrana dell epidermide. Ma infine perchè volere i forellini dove non sono ? s' egli e pel passaggio dell' aria , io domando per quali aperture entra F aiia in una vessica in cui per umana industria si sia messo qualche gasse di natura differente .' Vcggiamo la luce passar liberamente per certi corpi , malgrado la mancanza di pori visibili , e per altri no ; ammellia- ino clic r acqua trapeli punto o poco per alcune sostanze ; ed intanto non pos- siamo restar capaci che l' aria può passare per una sottilissima membrana , co- niechè co' nostri istrumcnli di presente non ci potessimo scoprire aperture di sorte alcuna .^ Che se la membrana deil' epidermide di sua natura 1' e sottilissima , quel- la parte poi di essa cuopre gli orifizi dei cistomi 1' è tanto più sottihssima an- cora, quanto la luce si poco vi si rifrage , che fa velo alla vista facendo parere ci fosse un forelhno. Infin da quando io tolsi a voler conoscere la struttura degli organi respi- rativi dei vegetabili credeva , niente altro fosse da dimostrare , e necessario alla scienza che vedere s' erano aperti , o chiusi , parendo ogni altra cosa age- vole , e piana proprio secondo natura. Ed in ciò fare mi venne veduto luUa quel- la novità di cui ragionai in una scrittura apposita pubblicala nel Rendiconto di quest'Accademia. Allora mi pensava che la suprema fatica, anzi il compimento «74- del lavoro , esser dovesse la dimostrazione se i cistomi si univano fra loro per mezzo di ramuscelli. Ma quando scopriva le diramazioni , ecco appresenlarsi al pensiero altra cosa a vedere , od è se i rami dei cistomi hanno qualche comu- nicazione con i vasi lattei , sottilmente descritti , e scoverti dallo Schultz in qua- si tutti gli organi di molti vegetabili. E così di pensiero in pensiero questo pun- to di anatomia e fisiologia , di semplice che 1' era , diverrà sempre mai più im- portante. Intorno al quale io spero , quando che sia , potermi spiegare più lar- gamente in altro lavoro. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav, 1. Struttura dei cistomi del cereo peruviano. ( Cerecs percviancs ). Fig. 1 ; a, b, e. Cistomi veduti con lenti semplici di diverso ingrandimento sulla epidermite aderente al parenchima. Compariscono come punti rilevati di co- lor pallido senza alcun segno di apertura. Le figure che seguitano sono ingrandite al microscopico composto di Che- Talier. Fig, 2. Membrana della epidermide separata dagli strali cellulari per la cot- tura neir acido nitrico , e veduta dalla faccia interna ; a, a otricoli semilunari ; ìhb anello ovale striato opaco aderente alla membrana , ed è l' orifizio del cisto- ma ; e, e. Cistomi come borse o vessichette allungate fatte di sottilissima mem- brana rugosa secondo la lunghezza ; ma per esser fuori le loro cavità , raggrin- zate e sì variamente conformate , che pare come ci fosse ancora delle fibrilline. La loro estremità ora si mostra sfrangiata , ora con una o due appendici , e quando ritirata che pare chiusa : d, d; e, e. luoghi della membrana dove sono slati tolti gli otricoli semilunari ed i cistomi con passarvi sopra il taglio del temperino o 1' ago , per mostrare eh' essa membrana non è aperta in corrispon- denza dei cistomi. Dappoiché d, d dinotano le impressioni degli otricoli , e, e \a continuazione della membrana in sembianza di coperchio; la quale in quel punto essendo più sottile del rimanente , nel togliere il cistoma , facilmente si rompe. Fig. 3. Primo strato cellulare solloposlo alla membrana ; a sostanza si con- tiene nelle cellule , probalmente addensala in forma di grumo per opera del- l' acido nitrico ; 6 foro libero che mette in una cavità in cui era allogato un ci- stoma. Questa cavità allungala è più larga nel mezzo che nelle estremità ; e' apertura della cavità in cui è rimasto il cistoma , del quale si vede l' orifizio ade- riva all' anello con alcune sfrangiature sottili in sembianza di fibrilline , e" al- tra apparenza dell' orifizio del cistoma ; e'" Orifizio del cistoma raggrinzito nel- la sua cavità. ,75 Fig. 4. Cisloma separalo dalla membrana , e dagli strali cellulari dell' epi- dermide , con passarvi sopra un ago , ed unito agli otricoli semiinnari ; il che fa sospettare che tra queste parti vi può essere una certa aderenza o dipendenza. Fig. 5. Cistoma separato ancora dagli otricoli semilunari , e guernito del suo anello ovale per cui aderisce alla membrana dell' epidermide ; a rami per i quali si congiungano questi due cistomi. Egli è diCBcilissimo , per non dire im- possibile , che nel separare le parti sopra mentovate incontri talfiata di vedere i cistomi cosi come sono ritratti nella ^17. 4- e 5. Che sieno a quella maniera con- formati , e tra loro uniti si conosce a poco a poco , con notare quando una co- sa e quando I' altra. Servono inoltre queste due figure a far conoscere la con- formazione dei cistomi, e sopra tutto la natura della membrana di cui son forma- ti , la quale membrana è rugosa ; e le rughe essendo longitudinali sottili , è da credere che per esse si possa il cistoma allargare e restringere. Fig. 6. Diverse apparenze dell' orificio del cistoma separato dalla membra- na ; a orlo che aderiva all'anello ovale. Fig. 7. Laminetta sottilissima della epidermide col parenchima soUostante veduta per riflessione nella sua grossezza ; a membrana coperta dalla sostanza forforacea ; ò cellule della epidermide disposte in molti strati ; e cistoma il qua- le aggiunge infino al parenchima , e nella parte superiore contiene un poco d' aria ; d parenchima verde sottostante all'epidermide privo di spazi tracellulari. TAVOLA U. Fig. t-2-S. Slrutlura dei cistomi delf Omitfmgalum nutans. Fig. I . Faccia esterna dell' epidermide partita dal parenchima , per far vedere le principali apparenze dei cistomi veduti al microscopico composto per rifrazione, a-a due copie di otricoli semilunari con dentro la clorofilla; b spazio tra essi otricoli ; nel quale apparisce una striscia bianca come fosse apertura , ed intorno due sor- ta di anelli l' esterno poco meno scuro dell'altro ; ò' — Altr* apparenza del cistoma ; nello spazio tra gli otricoli semilunari nò anelli ne striscia chiara , ma soltanto si vede strie sottilissime longitudinali opaclie come Cosse quivi membrana ag- grinzata. Fig. 2. Faccia interna dell' epidermide cotta nell' acido nitrico , e separata dal parenchima. Nella parte destra della figura si vede soltanto la membrana con gli avanzi dei cistomi , avendone con 1' ago tolto lo strato cellulare ; a vessichella del cistoma raggrinzala tra gli otricoli semilunari cuoprendo le altre cose di sotto : ò vessichella allargala sopra gli otricoli , per la quale , essendo molto dilicala e trasparente , si vede 1' anello opaco cui essa aderisce , e 1' altro anello più gran- de posto lungo il margine concavo degli otricoli semilunari interni. Questi due 176 anelli son cagione dell' apparenza notata col sogno b nella ^g. T : b' (lichiara le slesse cose con poca diversilA ; e la clorofilla addensatasi nel centro degli otricoli per opera deli' acido nitrico : e fa vedere 1' anello esterno spostato ed aderente al cistoma, e' l'anello interno ; e" rami dei cistomi insieme uniti; e'" strato cellu- lare della epidermide ; d-d apparenze diverse dell' anello interno , cui aderisce il cistoma , provenienti dall' ago nel separare la membrana dallo strato cellulare. In quello più opaco si vede eh' esso deriva dal congiungimento di due sottili e curve cellule ; ed in entrambi la membrana non interrotta : d" il primo anello , e l' im- pressione del secondo : x gli otricoli , il primo anello , il secondo , ma spostato , e la vessichetta x' del cistoma stirata e stracciata dall' ago : ar" i due anelli nella loro positura naturale , e la vessichetta. Fig. 3. Parenchima verde sottostante all' epidermide , per vedere che gli spazi tracellulari son più numerosi dei cistomi. Fig. 4-5. Cistomi del gichero ( Arum italicum ). Fig. 4.' Apparenze diverse dei cistomi sulla epidermide separata dal paren- chima , a-a due coppie di otricoli semilunari , e nello spazio compreso tra essi strie opache longitudinali ; b-b anello opaco striato con in mezzo una striscia chiara che pare apertura. Fig. 5. Epidermide cotta nell' acido nitrico , separata dal parenchiuia , e veduta nella faccia interna, a-a otricoli semilunari : c'-a' vessichetta del cistoma che si distende sopra due lati formando due spezie di borse o sacchi chiusi sotto le due coppie di otricoli semilunari a"-a" rami del cistoma , i quali si diramano ed uniscono con quelli dei circostanti : c-c-c apparenze diverse pigliano i cistomi per opera dell' acido nitrico, d-d-d-d strato cellulare dell'epidermide: m-m ; mem- brana scoperta con passarvi 1' ago , per cui in varie guise son guasti i cistomi; m' , anello colla vessichetta stirata e lacerata ; m" , otricoli semilunari. 11 cistoma era tra essi fu portato via dall'ago rimanendovi la membrana senz'apertura. »!"■ « a®© /y. ;. 3 e® I " r^i. V- 7^ ^^ @ ^ /;,. . ■^ ^= y,. JSi ^^' Vr/Ìt'ti//H' f f r,; FOLDOUT BLANK •77 CORRISPONDENZA. Al c/nartssimo eav. sfg. GrovA^rvi Gussone , Lettera del prof. Placido de Lcci con osservazioni del dottor Lcigi Saitta da Bronte , sul miserando caso della esplosione avvenuta addi zS novembre i843, duratile la eruzione dell Etna. Onorando signor Cavaliere. Quando una sera del passalo gennajo leggemmo in di lei casa la relazione che sul Irislissinio avvenimento del di 25 novembre i843 in Bronlo si pubblicò nel Rendiconto delia insigne Accademia R. di scienze di costà (i), di cui Ella si me- ritamente fa parte ; conoscendo quanti eravam lì che moltissima esagerazione do- veva essere ne' fatti che per diverse circostanze rendevansi incredibili a chi avesse solo fior di senno in lesta ; Ella con gli altri amici presenti alla lettura m' impe- gnarono a verificarne tulli i particolari. Ed io ne scrissi subito al dottor Luigi Sait- ta che credei degno di meritare ogni fiducia , tanto perchè egli stesso mi avea reso informato de' fatti tutti della eruzione , e segnatamente di quello avvenuto deplorabile, quanto perchè non gli mancavano ne giudizio né cognizioni all'uopo per discernere il vero dal falso. Or siccome è dell' inleresse scientifico che lai falli , riguardanti avvenimenti straordinarii di vulcanologia , sieno accuratamente raccolti e sottoposti al giudizio dell' Accademia e di quanti altri dotti a così fatti studii intendono ; così Ella mi mostrò lutto il desiderio a metter opera perchè la verità fosse disceverala dal falso e dall' esagerato , che non suol mancare ad immischiarvisi in lai circostan- ze , ove i fenomeni non sono per lo più osservati se non da gente poco alla ad apprezzarne il calibro e la natura. Con bastante ritardo mi giunsero le risposte del dottor Saitta alle dimando ed ai dubbii che gli proposi ; e però non ne potei nemmeno profittare , por la parte che mi riguardava , pubblicando nel Museo di scienze e letteratura un mio articolo sulla eruzione anzidetta (2). Bisogna intanto premellore che avendo io scritto in quell' articolo essersi al momento della esplosione col denso fumo sparsa all' intorno una Jiuissima polve- re , che Iranguggiavano gì' infelici che ne fur vittima insieme all' aria infiamma- ta ed irrespirabile j taluno mi movea do' dubbii su questo fatto.- e però non vo- glio tralasciar di mandarne a Lei una picciola quantità trasmessami dallo slesso dottor Saitta, per presentarsi all'Accademia sullodata , od a coloro che della ma- (1) Ved. il quaderna di novembre e dicembre 18i3 del Keddiconio. (2) Vcd. il fii$clcolu &°. del ilusco , nuova serio , pag. li). 23 178 teria si occupano di proposito, per osservarla e sottoporla a qualche sperimenti cliimico , a vie meglio conoscerne la natura. Ed è degno di osservazione, come risulta da tutto il contesto delle osservazioni del sig. Saitta , annesse alla pre- sente , che di si fatta polve o cenere ne venne fuori tanta quantità dall' esplosio- ne , da ingombrarne il terreno per dove si diffuse , e formarne co' sassi le sco- rie e le arene lanciate insiememcnte uno strato superiore , bruciante al segno da non permetterne 1' accesso per tutta la sera di quel giorno ai curiosi , ed a chi voleva farsi a recare ajuto e soccorso agli sgraziati forse ancora viventi ; od a toglierne almeno i cadaveri minacciati di venir ricoperti dalla soverchiante mole della lava scorrente. Palermo , addi 4 aprile i844- JSuo debolissimo ed ohbligatissimo servitore Placido de Loca.. Lettera del dottor Loici Saitta al prof. Placido de luca.. Pria di rispondere ai tuoi quesiti credo utile , per rendermi chiaro e poter tu fare le tue riflessioni , che preceda la narrazione dell' avvenimento. Un certo Carmelo Sgroi , che tuttora è in cura , mi riferisce eh' egli con altre persone erano intenti , ciii a svellere ulivi per trapiantarli , chi a far legna recidendo lutti quegli alberi che .dovevano essere pabolo della lava. Di costoro chi a terra , chi sugli alberi per recidere le branche , non distanti dalla lava più di dieci a dodici canne. — Mentre lo Sgroi di unita a Pasquale Longhilano si caricavan di legna , sentiron insolito fragore : gittano i legni , si volgon dietro e vedono che a guisa di J'ontanone de giochi di artifizio aveano alle palle scintille di fuoco. Fuggono , ma dati tre o quattro passi , sembrando lor di essere tutto cessato , ritornano per prendere una scure ed un cappotto. Insorge nuovamente il frogore : Sgroi si divide dal campagno , fugge nuovamente , cade , una den- sissima nube lo investe ; gli toglie la vista. Cerca fuggire rampicene , ma non può sentendosi bruciare le mani. Dispersa la nube sente nel capo ardergli la ber- retta ed il calzon di tela ai garretti. — Soggiunge che non vide piìi , quando tornava a prendere la scure , gente sugli alberi ; che la sua fuga fu lateralmen- te alla lava , e non in direzione della corrente ; ed attribuisce le sue scottature alia cadente cenere , e che questa gli abbia scottato il calzone alla parte poste- riore , ed abbrucciato il pelo della casacca eh' era nuova. Che che ne sia della narrazione dello Sgroi , comunemente si disse che im- inediatamente allo scoppio alzossi densissimo nugolone , che dirigendosi tra po- nente e tramontana tolse per lungo tratto di vista i circostanti oggetti , e che nei suo alzarsi da terra si vide gente distesa sul suolo e gente fuggitiva. Paro^ »79 gonarano la nube a fiamma clie mista a fumo esce da una calcara accesa get- landovisi della paglia , od a forno che ripieno di materia accensibile densamente fuma priaccht si accenda , e che accendendosi esce dal forno la Gamma ed il fumo. — Ne potè essere diversamente ; ed in ragione della intensità e della di- stanza produsse i suoi effetti. Moriron suU' istante e poche ore dopo 87 individui , perchè vicinissimi alla lava e salili sugli alberi ; 23 moriron nella notte o pochi giorni dopo , perchè più distanti , o meno esposti all' azion della fiamma ^ e io distantissimi lambiti appena vivono tuttora. Nel considerare la morte di costoro non saprei decidermi se dovessi consi- derarla com' effetto dell' azion del fuoco , o prodotta dalla consunzione dell' aria respirabile , 1' asfissia. Considerando gli effetti del fulmine che ammazza sul mo- mento , e riguardando le tracce che lascia sul cadavere , trasformandolo , deni- grandolo , abbruciando la pelle , rendendolo gonfio com' eran questi , crederei volontieri di esser morti di asfissia. Ed in tal credenza son confermato dal se- guente fatto. Da quattro a cinque individui eran sopra di uno spazioso ulivo , di cui re- cidevano le grosse branche : una donna Nicolina Pagano sedeva vicino all' ulivo. Avvenuta la esplosione cadono morti gli uomini e la donna fugge. Dimanda aju- lo ; le si tolgon da dosso le fumanti vestimcnta ; sopravvive per più giorni e si muore. Questo fatto mi fa credere che gli uomini fulminati direttamente , per- chè più in alto e quasi al livello dello sbocco dell'aria infiammata , non trova- ron aria da respirare , e caddero ; e la Pagano , benché scottata dalle brucian- ti vesti , sopravvisse , perchè respirò aria meno consumata. Tuttoché io consideri queste prime vittime morte di asfissia indipendentemen- te dall' azion del fuoco , non intendo però clie nulla fosse stata la costui azione sopra coloro che nella notte o nei giorni appresso morirono. I rapporti che pas- sano tra la polle ed i visceri interni son tali da non potersene fare di meno. La scopertura del corpo papillare era più che sufficiente a portare la morte , se non poche oro dopo , almeno dopo giorni , producendo lesioni interne , le quali se non si videro , perchè non si fece autopsia alcuna , da' sintomi che gì' infelici presentavano , si argomentano. Eran costoro stupidi all' aspetto ed incerti della loro esistenza , come chi campato dal fulmine : quam qui lovis ignibus ictus Vivit et est vitae nescius ipse suae. ( Ovìd. tristj. Gonfii e neri nel volto e nelle mani ; come flagellali nel pedo , nelle brac- cia , nel ventre. La nigredinc delle mani e del volto era rcffello dell' abbrustoli- niento dell' epidermide , e della introduzione della cenere , come si osserva in cbi i8o è divampalo dalla polvere di cannone. Era 1' epiderme delle mani e dell' avam- braccio in alcuni dal dorme distaccalo unilamcnle all' unghie da formare un guan^ to. La mucosa della bocca bianca e sollevata come spesso avviene , che distacca^ si r epitelio immettendo un boccone un po' caldo da potersi con dolore soffrire : poche eran le vessichc clic alla faccia ed al collo si alzavano. Riguardando quelle parli che sogliono per lo più restare coperte , come le braccia il torace il ven- tre , eran queste o nude affatto di epidermide , od era questa raggrinzata in un punto. Il soUostante dorme era ove rubicondo , quasi grondante sangue , ed ove di color giallognolo , come se stato fosse leggermente toccalo da un acido solfo- rico o nitrico. Queste lesioni in qualche punto toccavano la totalità del derme , ma non oltrepassavano il tessuto cellulare succutaneo ; eran prodotte dall' inccur dio delle vestimcnta , che strappandosi portayan seco , o raccolta in un punto Jasciavan l' epidermide. Roca la voce , chiare le idee , sane le menti. Narravan con franchezza l' occorso , e con franchezza testavano. Lagnavansi di fre.ldo alla pelle e tremavano : ardevano internamente e desiavan bere di continuo. Sputaron alcuni saliva tinta in nero dall' ispirata cenere. Tuttoché convenga che gravissime erano le sopraccennale lesioni , e che argomento certo mi abbia della validità delle alterazioni de visceri addominali , e del disseccamento degli umori , che mostrava la intensità della sete ; pur lutr ta volta non avrei difficoltà sostenere di essere come i primi morti costoro di asfissia. Vincenzo Greco , Nicolina Pagano , Nunzio Modica validamente danneggiati dal fuoco sopravvissero per più giorni , ed in seguito di abbondante suppurazio,- UG , e per la infiammazione de' visceri addominali e del cervello si morirono ; jua non presentarono lesione della mucosa della bocca. — Nove individui da me osservati , e morti nella immediata notte del 25 novembre , presentarono le so- pracennate lesioni esterne , e lo scotlaincnlo delibi bocca. Da ciò sono inclinato a credere essere ancora stata lesa la mocciosa del polmone. Si conosce da lutti che r azion del fuoco non si mostra all' istante con tutto il suo vigore. Una scot- tatura che guardata all' istante sembra essere di poco momento , non molto do- po è di qualche considerazione. Ora quella colonna di aria infuocala , che respi- rata sciittò la mucosa della bocca , offese ancora quella de' puliuoni , e questa a poco a poco 0 distaccandosi come quella della bocca , od imbevendosi di umori che la irritazione vi richiamava , rendendosi critematosa , perdeva 1' attitudine a compiere 1' eraatosi , e restando il sangue privalo del principio viviGcante , veni- va a mancare il primo stimolo alla vita e si estingueva. La raucedine della voce mi è d' indizio dell' alterazione della mucosa polmonare , e da questa 1' asfissi;» secondaria. Qual conto tenere dell' azione delle lesioni esterne su' visceri ? Ho osservato {icoUaliire non meno estese , ne meno profonde prodotte da acqua bollente , da iij- i8i cendlo di vcslimenfa non essere siale iramedialamenlc mortali, all' infuori di una donna che cadde boccone in una cald.ija di acqua bollente. La sola anatomia patologica avrebbe potuto apprezzare i guasti e valutarli a rigore. Ma chi pen- sava a ricerche scientifiche in quel Trambusto ? Soprafatli dal terrore , ed occu- pati a soccorrere quei lazzari flagellati , che venivan dalla pia gente a loro case condotti , non potevamo in quei primi momenti pensare a far sezioni ; e quando l'indomani il potevamo, non vi erano più i cadaveri perchè dalla lava sepolti. Ne in far ciò avresti trovato chi ti secondasse. Temeva ognuno di accedere sopra luogo per non incorrere in sinistri accidenti. Vi furon degli arditi o aflìet- tuosi parenti che volevan percorrere il campo di morte per rinvenire il padre , il fratello , 1' amico ; ma dovettero retrocedere , perche sino a sera era infuocata la cenere che nel dintorno avea sparso 1' esplosione. Molle persone accorsero sul momento o poco dopo per portare ajuto a quelle anime purganti semivive ; ne furono alquante levate , ma dovettero tosto indietreggiare , perchè loro si scotta- vano i piedi. Pasquale Reale , che ricercava della moglie , si bruciò ne' piedi , gli si s.taccarono le piante, ed ebbe bisogno di ajnlo, mentre intendeva appor- tarne. Rammento con piacere , e nomino per di lui onore il sac. D. Ignazio Rat- laglia , che trovandosi a curiosare , e fuori pericolo stando tra mezzogiorno e po- nente ed alquanto distante dalla lava , animato da cristiano zelo accorreva per confortare ed approntare i rimedi di religione ai moribondi : ma ritornò su' propri passi , essendoglisi forte riscaldati i piedi. I beccamorti stessi che verso sera man- daron le autorità locali per sottrarre dalle fiamme i cadaveri , e dar loro sepol- tura , non poteron soltrarne che sette ,- riuscendo loro insoffribile il calore ai piedi. Quali scuse addurre per inorpellare la mancanza delle sezioni de' morti nel- la notte ? Con mio rossore , de mici colleghi e dell' autorità debbo confessare la trascuranza. Ne mostrai 1' impegno , parlai a qualche collega, ma nessuno mi se- condò. Animate le autorità locali da zelo intempestivo fecer di nolte trasportare e sepellire i sette cadaveri , e ci fu negato anche di vederli. Che che ne sia della mia maniera di considerare la morte di qucgl' infeli- ci , vengo a rispondere ai tuoi quesiti. E vero mai che immediatamente dopo lo scoppio s'incendiarono alberi , ani- mali ed uomini , sino a bruciare come tanti falò , e incenerirsi immediatamen- te?^ Vi furon uomini che divonner cenere sull' istante .' (i). In quanto agli alberi divamparon le frondi di alcuni ulivi che toccavan qua- si colla corrente lava , e soffriron 1 impeto primo dell' infuocata colonna ; ven- (1) Queste dimande nacquero d* quaalo iroraù xiferilo nella ctDoaw relaiiuoc. l83 nero in parie danneggiati ne' rami da' lanciali macigni. I seminali vennero ab- brusloliti dall' infuocala polvere , che in gran copia ricopri il terreno. Gli animali che sono alla mia cognizione e che generalmente si disse aver palilo il dosliuo degli uomini , sono tre cavalli ed una giumenta. Era questa vi- cinissima alla lava giacente a terra semiviva , clic Ioniamente veniva consumala dal fuoco e moriva. Dei cavalli uno tuttora sopravvive guarito j due moriron al- quanti giorni dopo. Per quante diligenze abbia fatte per sapere se si eran visti divampare uomi- ni , od essere ridotti in cenere sull" istante , nessuno ha saputo darmene notizia. Ciò che seppi la sera dell' infausto caso si fu che contaronsi 32 individui gia- centi neir arsa pianura , olire ai cadaveri per metà o più ricoperti dalla lava. La osservazione fu falla circa le ore 21, menlre l' avvenimento era stato alle 18. Riscontrando il notamcnto eh' esiste in questa cancelleria comunale degl' in- dividui morti e feriti , trovo ascendere tutti a 70 / cioè 23 morirono nella notte e nei giorni appresso ; io tuttora vivi ; e 37 di cui si sanno i nomi dietro la dichiarazione de' parenti. Questo numero confronta a meraviglia con li 32 osser- Tati circa le ore 21 , più le membra sporgenti di alcuni che non erano intera- mente dalla lava ricoperti (i). Da ciò chiaramente risulta che non bruciavan co- me falò , ne furon all' islante in cenere ridotti , ma che a poco a poco , come li raggiungeva il fuoco , consumavansi deflagrando come carne sulle brace. (^he bruciavan le vcslimenta di taluni rimasti morii o vivi , anzi di tulli non è da mettersi in dubbio. Non divampavano , ma lentamente consumavansi a seconda del loro tessuto. Consumavan presto le tele , il cotone , più lentamen- te le lane. L' incendio delle vestimenla , produsse il maggior danno , od almeno l'aumentò. Se prontissimo ajulo avesse soccorso quest'infelici, forse buona par- te sarebbero campati. La Nicolina Pagano, Vincenzo Greco, Nunzio MotUca me- no danneggiali dalla esplosione , lo furon molto dalle veslimenta ; e non sareb- bero forse morti , se benefiche mani 1' avesser loro più presto levalo da dosso. Sopravivono Carmelo Sgroi , Graziano Cimbali , Vincenzo Modica padre di Nuut zio , ed altri , perchè furon sollecitamente soccorsi trovandosi più vicini alla gen- ie salva. Pria di prendere in esame la descrizione anatomica nuovamente prolesto non aver veduto cadaveri rimasti sul luogo , né essersi fatta autopsia anche parziale. Tutto ciò che sono per dire l'ho raccolto da coloro che li videro ed osservarono. Mi riferiscon questi che erano i cadaveri gonfi come otri , neri , interi , irreco- (1) Non sarà stalo di 60 il nomerò de' morii ma piii. Si osservava sporgere dalla corrente lava nna gamba vestita con calzone di panno , stivale e sperone al calcagno. Questo infelice non era brontcse , es- sendo diverso nel vesUre. Tri 60 vi furono due di Ualetto. Cbi sa se pur esteri furono divorati dal fuo- co , e non se ne eooosce la perdita f i83 noscibili. Eran nei volli e nelle persone variamente alleggiali e tulli esprimenti spavento , terrore. Spalancata in alcuni la bocca come chi morisse gridando o chiamando aiuto : aperti e quasi sporti in fuori gli occhi , come chi muore man- candogli il respiro. Erano guasti in ragione dell' azion del fuoco. Carbonizzata la pelle in coloro che vicinissimi alla lava giacevano , e ciò prodotto dall' insoffribile continuato ardore del fuoco , e non già dall' azione dell' aria infiammata. I più dislanti eran neri bensì , ma non carbonizzata la pelle , simili a quelli che viven- ti eran alle case condotti. Staccavasi al menomo (occamento l'epidermide abbru- stolito , lasciando al di sotto il derme vermiglio , come carne cotta al forno , che pizzicandolo sarebbesi facilmente diviso. Un odore empireumatico forte riem- piva r atmosfera , prodotto da' vapori che dai corpi flagranti si ergevano. I cen- ci superstiti delle vestimenta , attaccati ai corpi ridondavano di grasso animale , che scottava le dita di chi li toccava. Questo umore compenetrando i tessuti li cuoceva in modo da distaccarsi senza resistenza. Così fu visto , che volendosi le- vare un cadavere , e presolo pel piede , gli si staccò la gamba. Rovesciato in alcuni vedovasi lo sfintere dell' ano , prolassalo il retto. La massima parie avean gonfiato lo scroio , da mentire un ernia , locchè forse non era , essendosi vedu- ta sopra individui che viventi venivano a casa condotti , "e che pria del caso non aveano (i). Confrontando adesso con questa la descrizione anatomica datane nella Rela- zione si ha tutta la ragione di credere che 1' Autore di essa scrisse un romanzo. Se questo fosse stalo ad osservare i cadaveri ed avesse sapulo ponderare l' esage- ratissime relazioni che persone certamente idiole gli facevano , si sarebbe guar- dalo di dir cose non vere. Egli avrebbe veduto conservate le stature , non con- torti e dijjformati 88 E qui è da osservarsi che , siccome già si è dotto , la Geometria descrittiva non dà in generale che la medesima soluzione , tanto per assegnare l' intersezione di due superficie , quanto la linea di contatto ; ed è questo uno àegV inconvenienti che utilissima cosa sarebbe di ovviare. Imperocché, siccome per assegnare la li- nea secondo la quale si tagliano due date superficie , bisogna immaginare una serie di altre superficie , determinare le linee che ciascuna di queste produce nel- le dato superficie , ed i punti ne' quali queste linee che si tagliano appartengono alla linea cercata ; cosi quando le proposte superficie in vece di tagliarsi si toc- cassero , le linee che una terza superficie produce in esse , in vece d' intersecar» si , o non s' ihcontrerebbcro , o si toccherebbero , ed allora il punto di contatto non resterebbe troppo ben precisato , particolarmente quando si trattasse di curve descritte per assegnazione di punti. Ed infatti nella Geometria descrittiva quan- do si vuole determinare la linea di conlatto tra una superficie ciUndrica o coni- ca ed un'altra superficie , si ricorre ad altri metodi particolari. Il caso di due superficie di rotazione non è stato ancora considerato ; ed il Padula nell' occupar- sene ha presentato benanche una soluzione diversa da quella che si dovrebbe usare nel caso che le proposte superficie si tagliassero ,• anzi è da osservarsi che , siccome è ben noto , la dcterminnzione della linea secondo la quale si tagliano due super- ficie qualunque di rotazione , quando gli assi non sono in uno stesso piano , noi» può farsi impiegando soltiinlo \u retta ed il cerchio , e la soluzione ch'egli pre- senta per assegnare la linea di contatto è eseguita appunto non adoperando che le linee surriferite , ed i diversi punti sono sempre assegnati per intersezione. Neil' eseguire le ricerche delle quali finora si è parlato ha egH fatto uso del- l' analisi algebrica ; e siccome non ha punto particolarizzato le linee che servo- no da direttrici alle superficie date , talché queste linee potrebbero essere anche delle curve espresso soltanto per mezzo del disegno , senza che ne sia conosciuta la natura ; così devesi questo riguardare come un utile tentativo per applicare y analisi algebrica a quistioni che finora si sono credute esclusivamente del dor minio della geometria , anche da autori che parteggiano piuttosto per i metodi algebrici. Diciamo intanto esser questo un tcnUlivo , percliè sebbene dalle ap- plicazioni fattene dal Padula si vegga come potersi regolare in altre cicostanze, pure bisogna confessare ciie la costruzione dell' equazioàe cui si perviene , ab.- bisogna di maggiori vedute particolari dipendenti dall' ingegno del Geometra , che r equazioni de problemi ne' quali sono del tutto definite 1' equazioni delle curve date. E lo stesso sig. Pailula di fatto asserisce doversi le sue considerazioni riguar- dare come allenunli ad un ramo nuovo di analisi a tre coordinate , che avrebbe bisogno d' essere maggiormente studiato e sviluppato con altri esempi. Quello pe- rò che vuoisi notare è che 1' applicazione dell' algebra a siffatte quistioni è stata fatta per problemi , de' quali la Geometria non avea ancor dato una soluzione ; onde non è che l'algebra siasi piegata a soluzioni già eseguite , ma è servita j89 al contrario per iscovrire delle soluzioni che altrimenli non si aveano potuto ot- tenere. Dopo quanto qui sopra si è esposto la sottoscritta Commcssione è di parere ehe la Memoria del sig. Padula , della quale è quialione , meriti d'essere inserita negli Atti di questa Reale Accademia delle scienze. Napoli 3o aprile iS44> / Componenti la Commessìone Ferdinando Visconti Relatore. Ferdinando de Luca. Relazione svila memoria del socio ordinario D. Antonio Nobile intomo ai mu- tamenti del livello del mare per opera della pressione atmosferica e di altre cause diverse. Tre sono le cagioni principali del cambiamento del livello del mare , una di- pendente dall' attrazione luni-soiare sul nostro pianeta la quale , risultando da leggi note e soltonicsse a calcolazione , ù un elemento di cui i fisici conoscono tutt' i dati j modificati anche dalle circostanze corrispondenti alle svariate parti- colarità topografiche de' diversi mari. La seconda cagione è l' impulso de' venti. II nostro collega ne ha limitalo 1' elfcllo alla sola forza d' impulsione che i venti esercitano sulla superficie mobile delle acque : ma pare che a questa cagione debba accoppiarsi anche quella dell' ineguale densità prodotta dal successivo sof- fio di essi sopra lo strato atmosferico ciie cuopre la superficie de' mari. Infatti condensandosi 1' aria in virtù di questo soQio sopra successive zone del mare , debbe per 1' opposto rimaner meno densa l'aria dogli strati prima traversati : onde, uno spazio atmosferico trovandosi composto da strati successivi variamente densi, r acqua del maro debbe vicppiìi abbassarsi ove la densità opperò la pressione del- l' aria è maggiore , e rialzarsi ov' e minore. La terza cagione è la varia pres- sione atmosferica sopra diversi punti del liquido , dipendente da quelle ignote cagioni che ne fanno variare ad ogn' istante le rispettive densità ; onde avviene che ad eguah pressioni relative le colonne liquide debbono conservar£ le mede- sime posizioni e le medesime altezze ; e che quando le pressioni relative che si esercitano sopra xhie punti diversi divengono differenti , lidi pure debbono mani- festarsi i rispettivi livelli , affinchè sotto le nuove condizioni le colonne liquide conservino 1' equilibrio stabile. A questa terza cagione il nostro collega volge ora 1' attenzione , dopo di avere in altra precedente memoria esaminati gli effetti delle due prime , limitan- dosi però a' risultamcnli che presenta il golfo di Napoli , e dando anche qual- che cenno de' movimenti più lenti che derivano sopralulto dall' evaporazione. L' influenza della sempre variante pressione atmosferica sul movimento delle igo acque fu sospettata assai vagamente dal Saussure nella spiegazione dell'enigmatiche secche del lago di Ginevra , e dallo Schulten nel dar ragione de' rialzamenti straor- dinarii delle acque del Baltico. E il Daussy, nelle osservazioni fatte a Brest, credette di veder tanta corrispondenza tra il livello medio del mare in un dato luogo e le altezze barometriche , che considerò questo livello come un vero harometro a movimento inverso del barometro a mercurio , dovendo quello divenire proporzionatamente più alto 0 più basso , secondochè questo segna nna minore o maggiore altezza. Il nostro socio ritiene la varinbililà continua della pressione atmosferica so- pra i diversi punti dello stesso mare , come la cagione di quelle variazioni di livello della superficie del mare , di cui è qui parola ; che la quasi incompres- sibilità dell' acqua el prmcipio idrostatico dell' eguaglianza di pressione de fluidi per tutt'i sensi debbono ingenerare un rialzamento ne' punti della superficie del mare sottomessi a minore pressione , e all' opposto una depressione ne' punti sottomessi a pressione maggiore. A qual oggetto egli considera due punti qualunque della superficie di un mare presi su due limiti opposti di esso, come appartenenti ad un lungo canale ; e riferendo I' altezza di essi ad un punto fisso sottoposto , di- nota con M r altezza dell'acqua di uno di questi punti nella ipolesi dell' egua- glianza di pressione , e con A Y altezza dello stesso punto corrispondente a due pressioni differenti l> , D. la tale ipotesi la differenza delle pressioni che soffri- rebbe il teste cennato punto nello ipotesi di eguaglianza o di differenza b, B di esse altezze, sarà rappresentala da C ( b — B ) per mezzo del barometro , in cui C indica la gravità specifica del mercurio per rispetto all' acqua del mare. E dji questi principii egli deduce la formola empirica M= A-k- C {b — B) per rap- presentare il fenomeno in quistione. Or la differenza che passa fra il modo come il nostro socio considera questa formola e quello come la riguarda il Daussy consiste propriamente nella diversa maniera di considerare 1' elemento simboleggialo dal B ; che il fisico francese lo suppone costante relativamente all' oceano , in cui i punti di due opposte rive sono immensamente distanti 1' uno dall' altro ; e il nostro socio lo suppone variabile, al par di b in un mare chiuso e ristrello , coni' è il nostro mediterraneo. Onde avviene che , secondo il Daussy, W b — B varia continuamente; mentre, secondo il Nobille , può ì\ b — B rimaner anche costante , qualunque sieno i valori as- soluti di A e di ^. Da questa maniera di riguardar le cose deduce il nostro so- cio alcune conseguenze che nell' ipolesi del Daussy non potrebbero avverarsi , e che intanto delle volte corrispondono a certa realtà di fenomeni come , p. e. , la quasi stabilità del barometro che si osserva qualche volta durante il fenomeno. Infatti risulta dall' ipotesi adottata dal Nobile che l'altezza di un punto qualunque del mare non dipende dalla pressione che l'aria esercita sullo stesso punto, pres- sione indicata dal barometro , ma dalla differenza b — B , alla quale i suoi cambia- menti sono proporzionali j epperò poter ben avvenire che in un certo punto della J9» fluperficie del mare , sotto una pressione atmosferica eguale alla media , si trovi un livello maggiore o minore del vero ; e che sotto una pressione maggiore o minore della media si ravvisi un livello anche maggiore o minore e qualche volta eguale. I quali fatti, quando fossero avverati da una serie di esperienze falle pel corso di più anni e in ogni stagione , distruggerebbero del tutto la legge stabi- lita dal Daussy , legge fondala sulla corrispondenza reciproca tra il livello medio del mare in un dato luogo e le aliczze barometriche, corrispondenza tanto seve- ramente da questi stabilita, da riguardare questo livello come un vero barometro a movimento inverso. Si potrebbe forse ricercare negli stessi movimenti periodici dell'atmosfera la ragione di questa differenza d' ipotesi fatte sopra la quantità dinotata per B dal Daussy e dal Nobile , qualora non fosse sufficiente quella che si fa di- pendere dalla differenza che passa tra un mare chiuso ed angusto preso a disamina dal Nobile , e Ira 1' oceano al quale il Daussy ha rivolta la sua at- tenzione : poiché pare che in uno spazio ristretto le pressioni b , B dovesse- ro meno differire di quello che accade nell' Oceano aperto , poste le stesse cir- costanze. Si potrebbe anche fondare la teorica matematica di quella variazio- ne di pressione , che soffre uno stesso punto della superficie delle acque , sulla rotazione di una ellissoide gassosa (V atmosfera) poggiante sulla ellissoide terrestre colla condizione di esser soggetta a tutte le variazioni atmosferiche giornaliere mensili e annuali annunziale da una serie di molli anni di osservazioni fatte con un sensibilissimo barometro guarnito di nonio. Checliè sia però di questa nostra maniera di vedere e di concepire la teorica matematica del presente problema, egli è certo che le ricerche falle dal Nobile , e anche la sua ipotesi meritano tutta r attenzione de fisici ; e tanto più che , sebbene le poche osservazioni da lui fatte non siano ancora , a nostro modo di vedere , suiBcienti a collocare la sua teorica sulla slabile base de falli ; pure ha egli dato un gran passo in ques-to nuovo campo di fisiche speculazioni da far si che il suo lavoro debba meritare tutta l'attenzione di questa Reale Accademia. Infatti , assumendo egli i3,3 per la gravifà specifica del mercurio per rispetto all' acqua del mare , esibisce tre i'ormole , la prima per aver B in funzione ài b , A e M ; la seconda per aver C per via di due osservazioni e de' corrispondenti valori di A, A' ; b,b' ; B, B' ; e la terza poi avere M per mezzo delle slesse quantità ; e tutto ciò tanfo nel- r ipolesi di B variabile secondo la ipotesi sua propria , che nell' altra di B co- stante , secondo l' ipotesi del Daussy. Stabilite queste formolo , si fa egli a met- tere in paragone il risultamento delle sue osservazioni co' valori somministrali della calcolazione per via delle medesime , com' è solilo di praticarsi , quando si pongono in paragone le osservazioni colle teoriche che debbono rapprcseniarie : e certamente le piccolissime differenze tra le cifre delle osservazioni e le altre cal- colale non eccedono i ristrctli limiti tra' quali e permesso in fisica di ritenere per 9» esatte le osservazioni , quando la teorica a cui debbono corrispondere è già stabi- lita , 0 di fondare una nuova teorica sopra osservazioni esatte e moUiplici. Ep- però noi siamo di parere che la memoria prclodata del nostro socio sig. Nobile meriti di esser inserita ne' nostri Atti Accademici , come quella die debbc risguar- darsi essere un grande avviamento nella nuova teorica fisica de' mutamenti del li- vello del mare , teorica appena abbozzala da qualche altro fisico a lui anteriore, ma da lui trattata assai più estesamente. // socio ordinario Fehdinando de Loca Relatore. Ferdikapìdo Visconti. Rapporto intorno ai due casi di osservazioni meteorologiche fatte sotto la zona torrida , letto nella tornata de zS Aprile i844- Il lavoro presentato dal sig. Cbretien , Direttore della Specola della Real ma- rina , merita alcerto tutta l'attenzione di questa Accademia, sì per la novità sua tra noi e s'i per la scrupolosa esaltezza da lui adoperala nel trar profitto in una straordinaria circostanza di quasiché lutti i mezzi profFerligli ddle meteorologiche discipline. Desso è in sostanza uno estratto del giornale meteorologico da lui redatto a bordo del Real Vascello il Vesuvio , nel quale ha egli notalo per ben cinque vol- te al di le indicazioni de' suoi sli'oraenli. Contiene quindi tale estratto nella sua totalità , limitandosi alla sola regione della zona torrida , due corsi di osservazio- ni : r uno che dal tropico del cancro estendesi presso a quello del capricorno o di gita ; e l' altro di ritorno che viceversa da quel del capricorno riviene al tro- pico del cancro ; comprendendo il primo 43 giorni successivi o sia 2i5 osserva- zioni , e 1 secondo 89 di , o igS osservazioni. A maggiore dilucidazione poi ed a rendere più facilmente sensibili le particolarità tutte di esse osservazioni ha il sig. Cbretien creduto ulil cosa il partire ciascun corso in due periodi distinti , limitato ogni periodo dalla linea equinoziale e da ciascuno de' tropici. Gli strumenti de' quali egli si è servito sono il barometro pel solo primo cor- so , il sxjmpiesomelro , o barometro di più recente costruzione inglese, molto adat- to agli usi di marina , e '1 termo-igrometro o psicromelro di August. Inoltre in ogni ora di osservazione ha saggialo la temperatura dell' acqua del mare alla sua superficie , non potendo farlo pure alle diverse profondità a cagione della rapida corsa de legni. Dai dati di que' primi strumenti , facendo uso delle tavole del ce- lebre prof, di Halle sig. Kamlz , ha poi dedotto la temperatura del punto di*ru- giada , la forza elastica de' vapori acquei e la umidità atmosferica ; infine il va- pore contenuto in un metro cubico di aria. Notasi in seguito la direzione e la forza del vento per ciascuno istante di osservazione , la quale ultima quantità stimasi proporzioaalmenle alla maggiore 0 miaor velocità con cui il bastimento fende le onde dell' oceano. Si sono indicate le pioggie presso a poco non aven- dosi a bordo im pluviametro. Da ulliino con analoghe abbreviature si dà lo sta- to del cielo nel tempo di ciascuna osservazione. Vi sono benanche più altre colonne nelle quali di tratto in tratto marcasi la distanza del sole dallo zenit , onde inda- gare (piai relazione siavi tra le diverse grandezze igrometriche colla varia obli- quità do" raggi solari ; la declinazione magnetica , la posizione geografica appros- simata del punto del globo in cui si fa vela e la indicazione delle principali cono- sciute regioni per le quali si tragitta. Esposto cosi in succinto quanto contiensi ne' quadri di ciascun corso di os- servazioni ci resta a far cenno delie tavole che vengono lor dietro. In ognuna di esse tavole , bipartita a eausa de' due periodi corrispondenti alle relative semi-zone , sono inserite di giorno in giorno di osservazione , del barometro , p. e. , la sua altezza massima , la minima , la estrema differenza diurna , il mezzo tra le due prime , il medio di tutte cinque le altezze quotidia- ne ed infine il mezzo tra questi medii ; ciò che ripetesi nel modo perfettamente analogo col sympiesomelro , il termometro esterno , la temperatura della marina superfìcie , il punto di rugiada , 1' umidità atmosferica e la quantità di vapore contenuto in un metro cubico di aria. Si danno quindi i sunti di tutte le conna- te quantità meteorologiche finali in entrambi i periodi del primo corso una alle estreme oscillazioni loro ; ripetendosi del pari lo stesso lavoro per ambedue quell' del secondo corso. Nella conclusione si riferiscono appunto le più cospicue e rilevanti conseguen- ze che deduconsi dalla ispezione di queste ultime tabelle de finali risuUamenti. Come a corona della opera aggiugnesi inGne un cosi detto quadro meteo- rologico , il quale abbraccia in un sol colpo di occhio la grafica esposizione di quanto ha riguardo ai due corsi di osservazioni coi loro diversi periodi , mercè altrettante curve dinotanti i punti delle singole parziali, egualmente che delle ge- nerali conclusioni. Da tutto ciò che siamo sin qui venuti ragionando è di per so chiaro come r enunciato lavoro abbiasi a ritenere per gli atti della nostra Accademia , qual primo saggio eseguito sur un legno della Real Marineria Napolitana con tanta co- scienziosa alacrità e valentia , meritevoli di ogni elogio nello autore di esso , per le gravi fatiche da lui sostenute nel raccorne i dati e nella riduzione ed espo- sizione de' più plausibili finali risultamcuti. Ferdinado Visconti Ernesto Capocci Leopoldo del Re ^ Belafore. 20 '94- SUNTI DE' VERBALI. Tornata de 12 Marzo i844' 1' cav. de Luca leggo un suo rapporto su due opuscoli del sig. Saminar- lino di Calania , uno risguaidante una specie di polemica tra lui wl il eliiaris- simo sig. Barsotti , matematico di Lucca , sulla riducibilità d' ogni espressione alla somma A -i- B y^ — 1, divenuto esercizio de' più famosi analisti. Il sig. Sani- marlino ne fa la dimostrazione col soccorso delle generali trasformazioni delle funzioni. 11 secondo opuscolo concerne la descrizione slorico-fisico-geometrica di un' antica misura , esistente nel Museo Biscari di Palermo già detto dall' ab. Sestini Ccnlipondio. Essa è una pietra , appartenente alla roccia serpentina e pari a rotoli 33. o 3 napolitani. Questo rapporto vien destinato pel Rendiconto. Il socio sig. Gasparrini legge una sua memoria intitolata <( Nuove ricerche sugli organi" della respirazione de' vegetabili » Si dispone di rimettersi all'esame di una commessione composta da' signori Macri , cav. Gussonc e cav. Melloni. L' Accademia sulla proposizione del Presidente , approva che la della memoria per la sua importanza venga resa di pubblica ragione, prima anche che la Com- messione ne faccia rapporto all' Accademia. Il Presidente propone a socio corrispondente estero il sig. Visconti di Kirk- hofT , ^ icc-Presidente dell' Accademia delle Scienze di Anversa e socio di diverse Accademie di Europa e di America ; ed autore di molte opere rimesse per mezzo del Comm. Monticelli , delle quali il cav. Sementini La fatto relazioni favorevo- lissime. L' Accademia vi applaudisce. Tornata de aS Aprile t844- La tornata è presieduta dal Seniore Macri per 1' assenza del Presidente cav. Tenore occupato in altri incarichi di R. Servizio. Si leggono cinque ministeriali. 1° Con lettera de' i4 Marzo S. E. ci Irasmelle una memoria del signor D. Luigi Chrctien , contenente un corso di osservazioni meteorologiche fatte alla zona torrida sul vascello il Vesuvio nel i84.3 , con la dichiarazione che è mente di S. M. il Re N. S. che questo lavoro sia esaminato da questa Accademia per conoscersi se meriti di essere inserito ne' suoi atti. 2° Con lettera de' 20 detto si approva un pagamento di ducati 1 2 e grana 65 a favore del Comm. Monticelli per spese da lui falle. 3" Con altra della stessa data si approva un altro pagamento di ducali 3o per spese falle dal sig. D. Giusliuiano Nicolucci nella compilazioac della sua memoria su' Polilolomì. 8' Si legge un invito del Sindaco di Napoli, parlocipaloci da S. E. il Mi- nistro , per assistere al solenne Tedoum in occasione del felice parlo di S. M. la Regina. 5° Con lettera finalmente de' i8 and. S. E. il Ministro rivenendo sulle qui- stioni insorte nell' Accademia se debbansi o pur no discutere dalle classi rispet- tive il merito de' soci corrispondenti prima che la loro nomina venga approvata dall' Accademia , ordina che per lo innanzi , fatta da' rispettivi Presidenti la pro- posta de soci corriepondonli in una fornata^ la votaziono segreta si rimetta ad una altra tornata , dopo il rapporto delle classi sul merito de' Candidati , precisamente come si pratica pc' soci ordinari a' quali sono affatto assimilati pe' requisiti che debbono avere. Il sig. Arngo con sua lettera de' 4- marzo accusa la ricezione del 5° volume degli Atti , e dell' elogio del Conte Ricciardi scritto dal Marchese di Pietracatelia e ne ringrazia 1' Accademia. Si presenta l' invito dato a slampa per la 6' riunione degli Scienziati italiani in Milano. II Dolt. Anlinori invia ni Presidente una sua lettera con vari esemplari di una circolare relativa ad un progetto risguardante gli studi meteorologici ed un archivio meteorologico italiano da stabilirsi nell'I, e R. Museo di Fisica in Fi- renze. Il Comm. de Rosa per mezzo del Consullor Capone invila i soci dell' Acca- demia delle Scienze a sottoscriversi pel monumento da erigersi nella Cattedrale di Pozzuoli al fu Monsignor Rossini Presidente Generale della Società Reale. Il socio corrispondente sig. del Re legge a nome della commessione formata da lui , dal sig. Capocci e dal cav. Visconti un rapporto relativo alla memoria summenzionata del signor Chretien dichiarandola meritevole di tutta 1' attenzione dell' Accademia si per la novità sua tra noi , e si per la scrupolosa esattezza da lui adoperata nel trar profìtto in una straordinaria circostanza dì quasiché tutti i mezzi proffertigli dalle meteorologiche discipline. Ed infine conchiude reputan- do un tal lavoro degno di far parte degli Alti Accademici e d' inserirsene un sunto nel Rendiconto. Quindi passato il bussolo restano approvate le conchiusioni del rapporto a maggioranza di voti. Il socio cav. Melloni , relatore della Commessione composta da lui e da' soci sig. Capocci, Semmola , de Luca, Sementini e Macri , legge un rapporto sulle esperienze della scintilla elettrica ottenuta da' Prof. Linari e Palmieri mediante r azione magnetica della terra , dichiarando di avere osservato e verificato quaalo erasi asserito da' citati Linari e Palmieri. Il socio corrispondente sig. Trudi legge ma sua memoria relativa ad una eliminazione tra m equazioni algebriche con m -i; i variabili compiuta mercè l'ajuto della dilfcrcoziuziouc ed integrazione. 196 L' Accademia nomina a Commessali di tale memoria i soci signori de Rug- giero , Bruno e Ginnnatlasio. Il socio corrispomloiite sig. Grimaldi logge una sua nota sulla riduzione deir equazione generalo delle superficie del second' ordine : vengono pure gli stossi soci de Ruggiero , Bruno e Giannaltasio incaricali dell' esame di delta memoria. II socio sig. Capocci legge una memoria su di un nuovo fenomeno croma- tico nella luce crepuscolare accompagnandolo di analogo disegno. Questa memo- ria viene allidaf.n per V osiinie a' soci cav. Melloni o (ì<\ T.nf.n. Assistono all'adu- nanza i signori Jacobi , Profossore nclf Università di Kónisberga ; Steiner , Pro- fessore ncir Università di Berlino ; Anger , Professore noli' Università di Parigi, Torna/a de 3o aprile tS44- 11 socio Comra. Capone presenta talune sue memorie lette già qualche tempo addietro sulla origine della filosofia scozzese e della sua influenza sulla francese odierna , cliiodondo che una commessione le esaminasse. In conseguenza di ciò il Presidente nomina per 1' esame delle memorie citate i soci signori Marchese Ruf- fo , Cav. Cagnazzi , e Borrelli. Il socio Cav. Lancollolti logge il rapporto sui conti dell' Amministrazione del Rendiconto per 1' anno decorso , lodandone 1' esattezza e la maniera precisa con la quale fono stali dati. L' Accademia approva le concliiusioni di tal rapporto. Il socio Generale Visconti, relatore di una commessione incaricata dell'esame della memoria del sig. Padula sulle linee di contatto delle superficie, ne legge fa- vorevole rapporto , dichiarandola meritevole di far parte degli Atti. L' Accademia consultata per voti segreti approva le conchiusioni del rapporto a maggioranza. Il socio Cav. de Luca, relatore della Commessione incaricata dell'esame della memoria del sig. Nobile , Sull' influenza della pressione atmosferica sul liveflo del mare , ne loda il lavoro e la dichiara meritevole d'inserirsi negli Alti. L'Acca- demia a maggioranza di voti ne adotta le conchiusioni. Il socio Cav. Melloni legge una memoria del sig. D. Bonaventura Bandicri sopra un nuovo metodo di temperare uniformemente i coni delle monete e me- daglie , i lassi di base di astuccio , le punte di vitonc e generalmente i pezzi di acciaio di qualunque forma e grossezza. Vengon nominati Commcssarl per l'e- same di detta memoria i soci cav. Melloni ed il sig. Guarini. 11 cav. Gussone presenta pel Rendiconto una lettera del prof. Placido de Luca con osservaziani del Doti. Luigi Saitta da Bronte sul miserando caso della esplo- sione avvenuta add'i 25 novembre i843 durante la eruzione dell'Etna. Si distribuiscono a taluni soci degli esemplari dell' anno clinico ortopedico del Doti. Bruni e dell' elogio del Conte Ricciardi, scritto dal Marchese di Pietra- catclla, articolo cslrallo dal Dizionario Storico Civile del sig. Maslriani. 197 Assistono all' atlimanza i professori Jacobi , Steiner , Auger. Si presentano i seguenti libri , taluni nccompagnati da particolari lettere degli autori dirette all'Accademia. Brcy ( Gaetano ) Dizionaiio enciclopedico tecnologico popolare ; voi. i. Milano iS43 in 8°. Cibrario ( Cav. Lui(;i ) Dell' uso e della qualità degli schioppi nell'anno i347 — Della Itoria di Ginevra e di alcune fonti poco noie della medesima. Torino i8J4. Sanlarem ( Visconde de ) Quadro elcmenlar das rela^oet politicas et diplomaticas de Portogal. Tol. 4 i" ^^ ('nn I^illprn. Bursolti ( Federico ) Del debito di onorare gl'ingegni che fiorirono in IVapoli. Napoli i844. in 8° cop. g. Risposta di Eugenio Alberi ad uno scritto pubblicato in Bologna sulla fine del Dicembre i843. Sul preleso ritrovamento delle eflemcriJi galileiane dn' Satelliti di Giove. Marsilia i844 '" 8° p. 21. Ultime parole di Eugenio Alberi a' suoi avversari in materia de' lavori galileiani sui satelliti di Gioye in 8° pag. i8. Montagne ( Camille ) Consideralions gcnéiales sur la tribù des Podaxiaies et fondation du nouveau genrc Gyropliragmium apparlenant a cetle tribù, in 8° pag. 14. Alberini ( Eugenii ) Brevis disquisilio de Galilei Galilei circa Jovis salellitis lucubratìonibus in 8° pag. iD. — — Lettera al Padre Inghirami. Il Sarcone fase. 3° Blarzo i844- Con idi ( F. ) Il calcolo differenziale ed il calcolo integrale , libri quattro. Firenze i843 in 8* con lettera. Montagne ( C. ) Cryptogamei. Exposition sommaire de la morphologie des plantes cellulaires. Paris 1843. in 8° pag. 16. Barsotti ( Prof. Giov. ) Teoria elementare delle frazioni coefficienti. Lucca iS^ó in 8°. Sul!' equilìbrio di una Spranga rigida appoggiata a due pareli piane situale comunque. in 8° pag. 16. APPENDICE LAVORI SU I LIBRI AjTKOSoau. — Annali dcì( Osscrralorio astronomico diretto dai PP. della compagnia di GtsU ntl Collegio romano \ voi. i°. , i843. — Estratto fatto dal sig. L. diìl Re. L'opuscolo intitolato a Annali dell' ossorv.ilGiio astronomico diretto dai PP. della compagni» di Gesù nel Collegio Romano , voi. i. ìi^3 « , del quale è d' uopo che io brevemente v' inlei- tcnga per autorevole supcriore incarico , illustri signori Accadeinici , sebbene piccolo di mole * per la dignità del soggetto e 1' aggiustatezza noncliè la scrupolosità della trattazione , a quanto par- rai , degno della vostra più cortese accoglienza. Vi si trova a modo d' introduzione una raccolta consistente in sessantuno quadri o tabelle degli estratti delle osservazioni meteorologiche eseguite pel corso di altrettanti anni a conture dal i;;82 persino al i84?. Ciascuno di essi quadri comprende i medii mensili delle altezze diurne massime e minime del barometro , del termometro e dell' igrometro , la quantità di pioggia caduta nel mese , lo stato del cielo ed il vento dominante , più il medio annuale delle prime grandezze nonché gli estremi delle stesse nell' anno. Ed abbenchè in tavole cosiiTatle , giusta quanto rilevasi dalle appostevi annotazioni , abbia disgraziatamente avuto luogo taluna menda od interruzione di uni- formità inevitabile in una strie cotanto numerosa di anni ; pur nondimeno ciò non torrà loro pregio agli occhi degli amatori delle cose meteorologiche , dovendo questa considerarsi siccome una preziosa collezione , per quel che io sappia almeno , alla romana latitudine. Le osservazioni «ono state fatte all'altezza di 48", 73 sul livello del mare. Nella memoria poi che conseguita , in cui si offrono i risultamenti i quali sembrano di mag- giore impoitanza ottenuti nel corso del 1842 nella Specola del Collegio romano, incominciasi dal protestare intorno al ritardo di questa pubblicazione avvenuto per varii motivi , ma più di tutto per 1' apparecchio occorso nel collocamento del nuovo e superbo circolo meridiano , non ha guari acquistato dalla specola stessa. Si (a quindi 1' autore a ragionare delle stelle doppie o di quella branca immensa della scien- za degli astri che è stata negli ultimi anni con indefesso studio e grande applicazione coltivata dai principali astronomi della età nostra ; avvertendo come nel dar le misure o i delineamenti delle orbite di quelle sia pure oggetto di gran momento lo arrecar la configurazione loro , onde mettere in grado i nostri posteri di trarne tutto il possibile vantaggio. E qui , per non diffondermi soverchiamente né abusare della benevola attenzion vostra , cer- cherò in pochi detti di riferirvi quanto in ciascun paragrafo del soggetto in disamina si comprenda. La stella { della Orsa maggiore che sin dai tempi del Bradley erasi riconosciuta per doppia , ma che al Flaugergues prima ed indi allo Struve ha presentato delle strane apparenze, di non me- ro rilevanti ce ba fornito agli astronomi romani , le quali vengono esposte accoppianduviti ia una tavola le variazioni della sua compagna (' e promettendosene la continuazione. Nel 39 agosto i84a e nel a5 ottobre detto anno la stella 1 Dragone apparve diitialument* tripla e si dà la descrizione di essa. '99 Infine ol 3i ottobre i842 fu scorta » dell'Aquila chiaramente tripla 5 ciò che del pari tu OSiervalo di r della Vergine nel di 17 giugno dillo scorso anno iS43. Il secondo porugrafo contiene un sunto di quanto insino al 1842 era noto sulle orbite delle stelle doppie, da sì rende proprio un servigio rilevantissimo a coloro che si occupano di questo ramo siderale della scien/.a ; poiché , non conlento il chiaro autore di esporre in una tavola , tulle orme del celebre Struve , gli angoli di posizione e le disianze apparenti noncliè i tempi ipo- tetici delle rivoluzioni per 100 e più di tali sistemi elementari di orbite stellari , arreca egli in seguilo un' altra tavola nella quale son riferite le quantità stesse ordinate secondo le distanze ap- parenti , ma colla giunta delle parallassi , del tempo che la luce impiegherebbe a venire sino a noi e del semiasse trasverso nella ipotesi che la massa di ciascuna doppia eguagli quella del nostro sole. Aggiungonsi in pie di essa tavola gli elementi più corrolti delle orbite ellittiche di Io sielle doppie. Si limita quindi a riportare talune delle più utili conseguenze che possonsi dedurre dallo esposto quadro , facendo vedere in prima siccome sua mercè otliensi , per una stella di cui siasi direttamente dalle osservazioni ricavata la parallasse, quul sarebbe a cagion di esempio la 61* del Cigno , la sua massa vera , il tempo della luce e 'I semiasse traverso. Osserva poscia che giusta ogni probabililà in assai poche delle doppie fmora note verrà fatto di trovare la parallasse diret- tamente. In terzo luogo si deduce la ncerssilà di convenire qualmente pel maggior numero delle doppie i ttmpi di rivoluzione oltrepassino i diccimiìa anni : periodo che dovrebbe duplicarsi nel caso di ( dell' orsa maggiore. Supponendo inoltre a questa bella doppia una massa eguale a quelU del sole la parallasse di essa non eccederebbe o",02 , e quindi la sua distanza da noi non sareb- be minore di tlicci milioni di volle la distanza che ci separa dal nostro gran luminare. Finalmente si conchiude da una adeguata ipotesi sulla densità delle doppie la nozione più certa intorno al loro diametro apparente 5 e si dimostra come , per quella tra esse , che presenta la circostanza più favorevole , mettendo ancora la densità sua pari a quella dell' atmosfera sulla terrestre superficie , ne risulterebbe un diametro eguale a o",02 7 , cioè uu diametro apparente 35 volte minore del minimo fra i diametri che finora sia riuscito agli astronomi di misurare. Nel seguente articolo ragionasi di Saturno , esponendo tulle le osservazioni originali di que- sto pianeta falle nel corso di ben 98 sere dal 23 aprile al 20 novembre 1842. Tuli osservazioni vennero principalmente dirette a riconoscere la variazione della eccentricità che presenta il globo del pianeta rispello al suo anello. Furon desse nitraprese ad invilo del chiaro sig. Schw.ibe astro- nomo di Dessau , perchè, contemporaneamente istituendole, si fosse in grado di paragonare i risul- tati rispcUivi e cosi confermare o pur no la opinione da lui sostenuta appunto intorno alla eccen- tricità Tariabile del globo rispetto all' anello. L' esito sembra di avere a b.ittanza corrisposto alla comune aspettativa ; in guisa che non si possa oramai più rivocare in dubbio la realtà di quel fenomeno. Anzi , per un disguido malauguratamente avvenuto nella corrispondenza de' romani ostro- nomi coli' alemanno , non essendosi più al caso dal R. P. de-Vigo di dar conto nel presente vo- lume delle loro comuni ricerche se ne rimette la pubblicazione al prossimo venturo , riferendo- sene solo in nota una delle più curiose ed importanti conseguenze che in grazia della brevità da noi qui si tralascia. Chi avesse poi desiderio di conoscere altre cose notate in Saturix) nel decor- so di tante osservazioni potrà leggere il n. j5 del tomo XV dei Comptes-rendu» dell' Accademia parigina. Eccoci all' articolo nebulose , di cui si danno i disegni , eseguiti con gran valentia ed assai precisione dal bravo disegnatore sig. Rondoni , per tre di esse soltanto. La prima che è quella sul piede di Ercole è data nella forma in cui si presenta nel campo del cannocchiale di Oiuchoix con un ingrandimento di 60 volte ; adoperandosi poi quello di 4^° volte dileguasi ogni ombra di nebulosità e vi succede una molliludiiie cotanto sterminata di stelline da ritaaneue sbalordita la im* 200 inaginaiionc. Delle altre due pur rappresentale , clie trovansi verso la coda della Orsa maggiore ; r ima è ben piccola , ma assai singolare per la forma sua , e le apparenze ordinarie di silTutti • steroidi orni' è destitula ; la terza infine d' indole ben diversa da quella della strana compagna è poi da noverarsi Ira le nebidosr slelluri , risolvendosi con oculari di gran forza in minutissime ilclle , senza die però dispaia affutto ogni, traccia della sui nebbia. L' ultimo e più copioso articolo del lavoro in discorso è quello relativo alla rotazione di Ve- nere. Vi ha dato luogo la occasione piesenlalasi all' Autore di eseguire un ravvicinamento di fatti non meno curioso che importante , son sue pai'ole , tra le osservazioni del chiaro astronomo di Dorpal sig. Madler e le sue proprie distpiisizioni. E primamente da lui si volle investigare se me- glio rispondesse ai risultali del Madler il valore della inclinazione dell'asse di Venere sulla eclitti- ca consegnato nella precedente memoria del i84o e i84i , o 1' altro ammesso da Monsignor Bian- chini. A tal' uopo riferiscesi il metodo seguito nella ricerca , esponendosi circostanziatamente i dati sui quali poggia e risolvendosi più problemi analoghi. Indi assumendo i due valori diversi per la inclinazione da vciilicarsi , con questi computasi per tutte 1' epoche in cui fu Venere dal sig. Madler osservata , affinchè la serie dei disegni che ne risulta , facendo uso della mappa di Mons. Bianchini come somigliantissima all' originale , confionlandosi colle diverse apparenze dal Madler medesimo notate sulla faccia di esso astro possa fare scorgere qual delle due ipotesi meglio si accosti al vero. Siffatti disegni sono bellamente disposti , ordinati e distinti in un solo e mede- simo quadro sinottico , dopo di che si fa passaggio alla discussione delle singole osservazioni. Kel- la impossibilità in cui ci troviamo di qui farne competente menzione , diciani solo esser desse 67 di numero eseguile in marzo ed aprile i833 , e dall' aprile al giugno del iSSy con l'ultima io settembre dell' anno stesso. Ci sia lecito però di dare , a compimento di questo disadorno rag? guaglio , le deduzioni più notevoli che se ne traggono. L' una è relativa al tempo periodico della rotazione di Venere che rimane sempre più con- fermalo senza verun dubbio al mondo qual dapprima rilevossi prossimamente dulie osservazioni del Cassini , Lamont , Herschel I. , indi da quelle del Madler , che hanno ora si bene afforzato le precedenti succitate determinazioni degli astronomi del collegio romano, a preferenza di quello assegna- tole da Mons. Bianchini. Che una gran parte di tal gloria debbasi però giustamente rìserbare al celtbre Schroeter per esser egli stato, anche secondo il de-Vigo, uno de' più sagaci ed industri osserva- tori di Venere ed il primo per merito d' invenzione tra gli scopritori più accertati della vera rotazione del pianeta stesso. Ciò non deve peraltro inferire alcun detrimento alla stima ne dell' abilità né della buona fede dello illustre Mons. Bianchini meritando anzi ogni elogio , benanco a giudizio del Mad- ler , la sua prelodata mappa di Venere per l' accuratezza e fedeltà adoperala nella esecuzione di «I arduo lavoro. La .seconda cosa che assai bene emerge dallo indicato quadro di osservazioni è la sicurtà eoa cui desso ci garentisce la grandezza della inclinazione dell' equatore di Venere sulla nostra eclit- tica -, addimostrandosi con savie riflessioni dal de.Vigo quanto sia eccedente quella credula dal Bianchini , mentre che volendola poi ritenere alcun che minore dell' altra dal de-Vigo medesimo precedentemente fissata , non si concilierebbe né punto ni poco ai risultati della sperienza j cii •he «tene bensì compruovato da lulto il contesto delle osservazioni di Madler, Lode adun(|uc e ben mciitule grazie al direttore della Specola del Collegio romano ed a' suoi distinti collaboralorì per lo zelo e la energia spiegala al conseguimento di si rilevanti vantaggi a pri> della scienza j da cui , siam certi , non sarà loro per mancare in avvenire ancora una mest* più abbondevole di scoperte in coleste delicate e diOìcilì indagini. Se r Accademia non dissente ardirei proporle destinarsi il nostro Rendiconto aglj Attronomi del Collegio romano io iscambìo delle loro pregiale produzioni- 201 FuiOLOGU tegstàLB. — Ricerche sulla melamorfisi delle piante del Professor Bebubabdi. (Confinuaìione e fine). Ma se rilorniamo alla teoria che stabilisce i diversi verticilli del fiore essere altrettante foglie divije , questa Iroverassi confermala , se ricorderemo che le foglie calcinali e fiorali , riunite in DD verticillo fuliucco spesso nulla lasciano vedere che possa riferirsi ad una disposizione spirale , e che si pongono allcrnalivamente ed in tal maniera che nìuna di esse si poirebbe considerare come nata innanzi alle allre. Sono ancora intiere classi di piante , per esempio le Graminacee , nelle quali , secondo le spiegazioni che abiliiaimcnie si danno circa la organizzazione loro , sem< bra più conveniente di considerare i verticilli foliacei soprapposti ne' fiori come tante foglie so- prapposle , e di riguardare quindi ciascuno di essi come formalo da molte foglie riunite. Cosi molti botanici nmnieltono per conseguenza , che nelle graminacee le parti da Linneo indicale col nome di valve calicinali e fiorali , altro non siano che guaine foliacee raccorciate. Inoltre la teoria , la quale riguarda ciascun verticillo come formulo da una sola foglia divisa , trovasi in parte raflur- zala dalle Papiglionacce. Poiché se in quesle piante qualche volta le stipole accompagnano il cali- ce sotto la forma di brattee ( e due difatli se ne veggono nei Pluiscolus nelle /^sellinomene ed in allri generi ) bisognerebbe trovarne dicci od almeno cinque se il calice fosse formato da cinque parti. I\on si polrì objellare che la opposta teoria , quella cioè della molliplicita primitiva delle foglie del fiore , debba esser considerala come la sola vera , per la ragione che osservazioni mi- croscopiche abbian fatto vedere le foglie del fiore presentarsi sul bel principio in numero multi- plo ; poiché , quantunque simili ricerche sieno istrullive , pure esse altro non provano se non che in questi organi , e fin dalla prima loro comparsa , la separazione sia già visibile. Quando , an- che nel luogo in cui può formarsi una corolla penlapelala , si veggono apparire ciii<{ue piccoli cercini , si può ammettere che questi si conlinuioo per la loro base quando anche non dovrebbe- ro essi trovarsi riuniti che nel bottone , cone nella Salvia verbennca osservata da Sleinheil , in cui le due foglie opposte si han potuto riunire , portandosi da un solo lato j e , bcneliè in gene- rale fussero esse separale fin dal loro primo nascere , lullavia ci è lecito di amaiellcre che tutte le foglie di un verlicillo fiorale possono dirigeisi da un solo lalo e riunirsi in una fog'ia sola. Abbencbè le diverse teorie che si possono (ormare sui rapporti scambievoli delle parti fiorali non possono indurci a rinunciare del tutto alla dottrina della metamorfosi , non è però meno certo che noi dobbiamo f.irci una idea più generale sui cangiamenti che vi si operano , se pure questa é conforme alla natura. È chiaro che nel passaggio del fusto in Gore si efTelluiscano de' cangia- menti , de' quali noi possiamo dar ragione in varie maniere , senza che ci sia possibile il dimo- strare la verità dell'una piutloslo che dell' altra di que-ite inlerprelazioni. Egli è in virlù di qieslu ipotesi cbe noi possiamo considerare molle corolle monopetali come composte in origine da un tolo o da molli pezzi ; perciò noi non possiamo sperare gran vantaggio per la teoiia , servendoci delle denominazioni di corolla gamopetala , e di calice gamosepalo ; per lo contrario sarebbe una opinione molto limitala quella che ci farebbe ammellere che in questi fiori i petali ed i sepali liberi possono eflellivamenic riunirsi. Non si saprebbe giustificare la conservazione di questi termini fin- tantoché non polremo , secondo la teoria dominante , distinguere nelle descrizioni la corolla ino- Bopelalj per aborto , come per esempio ncll' Amorpha , dalla corolla che sarebbe divenuta mono- petala in segnilo di saldatura , sia che si trovasse più (OBvcnienle di riferire questi termini alU riunione di apparenza primitiva , sia che si ap])licassero a quella che più lardi avverrebbe ; ma sotto ((ueslo rapporto noi manchiamo parimenti di rigorose osservazioni. Inoltre i fenomeni seguenti dimostrano che si debbano ancora operare speciali cangiamenti , *t per esempio sopra una pianta nascono Coti in luogo di foglie. Noi già abbiamo fatto notare 26 2oa che la origine de' fiori non si potrebbe épiegare per mezzo di una diretta (ratfomiazione delle jj-irli foliace« immediutamente udjjcenli , poiché è raro che le foglie presentino una disposizione analoga ed una pcrfilta relazione colle pinti fiorali , come per esempio avviene nei Trillium e nelle Paris ; in generale queste se ne allonlunano nolabilmcnlc. In tal modo ricorderemo che , nelle Cariofillce , dote le foglie sono opposte sul fusto , le parti fiorali dovrebbero essere in numero divisibile per due ; nulladimcno la divisione quijiaria vi predomina , e le parti del calice si allon- tanano ancora dlppiù per la disposizione loro iu quinconce. Spesso anche i sepali si distinguono notabilmente dalle foglie caulinari per la forma loro , per la direzione de' vasi , e per la colora- zione. Tale dilTerenza si fa notare viep])iù nella corolla. Questa generalmente offre non solo una struttura più delicata od una colorazione più distinta ; ma non è raro il rinvenire che fino nella buccia , essa si scosta dal calice per la direzione e posizione de' suoi pelali , in modo che qual- che volta la direzione spirale nei petali trovasi esser l' opposta di quella del calice. Essa invece si ravvicina alla natura degli stami , a tal segno che si è financo esitato a decidere se queste par- ti , come quelle degli stami , fossero a riguardarsi come organismi ascellari , anziché come foglie. In quanto agli stami si sono emesse opinioni assai divergenti ; ed a quel che pare , i segua- ci della raelamorfosi delle piante non iuicora si accordano sul modo con cui bisogna spiegare la origine loro , e specialmente la formazione delle antere. Riguardo a queste ulliiue si deve in primo luogo citare la opinione di R. Brown , il quale fa nascere nelle antere il polline , nella stessa guisa the gli ovuli nell' ovario , cioè sul bordo della foglia modificata. Seconda lui , ciascuna log- gia di antera racchiude primitivamente una soslunza carnosa , nelle cui cellule si forma il polline. La cavità del sacco è divisa , nella sua lunghezza , in due logge eguali , le quali esternamente si appalesano per un solco. Quanto al sistema vascolare delle antere , egli dice che diviene più de- licato in paragone di quello di-lla foglia , che i vasi principali occupano i bordi o le linee di pro- duzioni , ed emettono ramilicazioni nt;lla direzione dell' asse. Questa maniera di vedere e seguita da Cassini , Eoeper , ed E. Uleyer. Bischoff per lo contrario riguarda il solco per lo quale le antere si aprono , non come il bordo delle foglie , ma in generale egli Vede nelle antere degli oigHoismi particolari j assimila il filamento alla corolla , in seguito di una modificazione della fo- glia ; ammette nel tempo stesso che le due logge di ciascun sacco anterico corrispondino alla faccia foliacea superiore ed allo esti-rno del bordo della foglia. De Candulle è di un' ultra opinione : 1' antera , secondo lui , debbe considerarsi come una foglia metamorfosata j le sue cavila risultano dall' accortocciamcnto de' bordi , essa in tal punto rassomiglia ai carpelli , poiché nella trasformazione delle antere in carpelli , il polline può can- giarsi in ovuli. Questa teoria ha trovato un caldo partigiano nel sig. Engclmann j Tiirpin egual- lucnle la difende , e vede ancora nel tramezzo delle due logge di ciascun sacco anterico un' organo analogo alla placenta. Scliultz , per lo contrario é dello avviso che le due valve dell' antera sieoo formate da tessuto cellulare , e liaggano la loro origine dagli angoli prominenti dei bordi de' filamenti , i quali si riuniscono per mezzo di una sutura longitudinale intorno alla cavila in cui si trova il polline : nulladimeno una eminenza del connettivo , opposta alla sutura delle valve divide ria>cuna cavità in due logge. WolfT ha emesso una teoria dilTerentissima sulla formazione degli stami , ed Agardh padre si e conformato a tale opinione. Quesl' ultimo li riguarda come organi ascellari , ma senza vedervi rami foliacei i egli piuttosto considera I' antera come una foglia abortita che riposa sul suo filamento , il quale può paragonarsi ad un picciuolo. Fa provenire da una foglia ciascuno de' due sacchi ante- rici ) e le logge dnlt' inflessione de' bordi ^ questi sacchi si aprirebbero per la nervatura media. h' autore cita molte pruove in favore di questa teoria , e speriaimrnle si appoggia sulle osserva- zioni di Rueper , il quale , nella Coltila patustris , invece di un filamento ha trovato un fioie per- 2o5 feitamente sviluppalo. Questa teoria pare confermala da ciò che avviene nel Pupavero , dove si so- no trovati degli ovarii pcrrellemenle sviluppati nel luogo degli stiiini. Ma se la nascila di carprlU isolali può senza grande diiCcollà spiegarsi con una modificazione della foglia ; lo slesso non av- viene per gli ovarii coinpieli formali da molli carpelli : ciò puossi frallanlo incontrare allorché vogliamo negli slami vedere organismi ascellari. Endiicher pariiocnii adotta la teoria die considera gli slami come gemme le qnali si svilup- pano alle ascelle del calice. Riguarda i filamenti quali pedicelli che , a certa altezza , producono due foglie opposte e saldate per la loro nervatura media in quasi tutta la lunghezza loro , come lo sono al filuniento , ma i di cui bordi si rifliltono al difuori e rimangono accollati Cno a che nella perfetta maturila , essi si aprono per emettere il polline. Allorché il numero degli slami e doppio , bisogna considerare la mela di essi come nati all' ascella de' pelali. Ma siccome da tale supposizione risulterebbe che , nelle Corolliflore , i petali rappresenterebbero un verticillo tra le foglie calicinali e gli slami che vi appartengono come formazione ascellare, cosi Endiicher è tratto ad ammettere che i pelali sieno del piri organismi ascellari , ed a pensare che nel secondo e ter- zo verticillo fiorale , le foglie assolutamente abortiscono , e non vi si formano che gemme. Frattanto le osservazioni esatte di alcuni fiori mostruosi pubblicate da Mohl han fatto vedere che non sì potrebbero interamente ammettere le teorie di Agardh ed Endiicher ; la trasformazio- ne delle antere in carpelli nel Scmpcmmm Itctorum , avendo dimostrato chiaramente che il coonel- tivo formava il lato foliaceo del carpello , e che la sostanza di esso vi rimaneva nel tempo slesso sempre cosi distinta dal resto dell' antera , che non si potrebbe ammettere la trasfurmazìone dei grani pollinici in ovuli , come De Candolle si fa a credere. Non possiamo ammettere con que- sl' ultimo autore la formazione delle ani re per lo ravvolgimento de' bordi foliacei , poiché Mohl ha trovalo le foglie carpellari di un Ci. . lacrops Immitis ricoverle eslernumenle da un cercine pie- no di polline. Altri osservatori han fallo vedere che nelle forme transito! ie dei [)Otali In istami , sopra fiori doppi di Uosa , di Papavero , di Nisirllii i in radici , quest' ultima può es^er parimenti considerala come organo formato da picciuoli decorticati , se si tiene conto della struttura ; ma se per lo contrario si cunsidera il suo sccrescinicnlo , il suo inviluppo , e le sue funzioni , non si polla altrimenti riguardarla che come un orgino distinto. Da tutto quello che precede risulta che questa quistione non può essere risoluta prima che concordemente non ti sia deliberato sull' estensione che si può accordare alla formazione fuliacca j ne risulta puranco che «pieste siano discus«ioni molto oziose , e che di assai maggiore interesse sarebbe pel naturalista lilosufo di Ricercare le condizioni sotto le qujli si forma questo o qiiel- ' organo , anzicché esaminare in quale relazione si trovi colla formazione foliacea , dovendo le modificazioni di quesl' ultima in ogni caso , esser sottoposte a speciale condizioni. Se noi applichiamo questi principi alle parli fiorali , ci rimarrebbe ad esaminare sotto qiali condizioni il fiore , come le sue differenti parli generalmente abbiamo origine. Ma non ancora è giunto il tempo di esporre pienamente queste comlizioui j ciò non os'anle alcune di es. GiRtsoi:! e F. PaEissEa. Non si è finora intrapreso verun lavoro speciale di qualche esten- »ioiie suir argoiuenlo che desideriamo d'illustrare , e nelle opere si trovan sollanto t;ilune analisi isolate di ossa antiche o fossili , dalle quali non si son potute trarre conclusioni generali sopra i diversi generi d' alterazioni che questi prodotti soflTrono nel suolo. Le ossa sulle quali abbiamo operato son di due sorte : alcune sono ossa umane provenienti da antiche sepolture o da caverne da ossa; altre sono ossa d'animali fossili, che han direttamente dimorato nel suolo. Abbiamo inoltre esaminato delle scaglie di un coprolite e della carne mummifi- cata rinvenute in un sepolcro antico. 1 e II. — Frammenti di mascella inferiore umana trovati uno nel sepolcro ccltiro di Fonteny-le-Mor- mion , presto Coen , C altro in un sepolcro gallo-romano a Blainville , presso Cucn. Questi frammenti , perfettamente conservali , di un bruno-giallognolo ed ancor provveduti d« denti bellisiiini ed iatieri , ci hanno oflerto la composizione seguente ; 211 Ossa ài Fontana^. Ossa di BUinTillc. Materia organica o tessalo cellulare riducibile in gelatina 9-95 9,12 Soilo-fosfalu di culce . , . , 80,59 80,01 Fosfjlo di magnesia 1,11 1,91 Carbonato di calce 8,^4 8,96 100,00 100, on 111. Frammenti di tibia estratti dallo stesso sepolcro dal quale erasi estratto la mascella di Blainville. Questi frammenti son ricoperli di cristalli iridescenti , prodottisi in mezzo alla sostanza del- l'osso. I frammenti di osso son d'un bruno-scuro, porosissimi , e poco densi, Son composti di: Materia organica 4)9' Sotto-fosfalo di calce 84)4 ■ Fosfato di magnesia . 0,81 Carbonato di calce 0,87 I piccoli cristalli iridescenti, cbe son prismi esagoni, sono insolubili nell'acqua, ma intieramente solubili ncir acqua acidolata d' acido azotico. Consistono intieramente in fosfato sesqui-calcico, IV. — Ossa umane di scheletri celtici trovate a Roc/iemenier , circondario di Senmur. L'osso che ci è stato inviato è pesantissimo , duro e fragile. É formato di due materie di- stinte ; una di colore di segatura di legno , e durissima e fragile , l'altra sembra essere una spe- zie di cemento calcare , che ricopre una porzione deli' osso , e che si è infiltrato nella cavità midollare ; è bianco ed abbastanza friabile. Abbiamo diligenlemi-nte isolale queste due materie , per farne separatamente 1' anatisi. A. La sostanza propria dell' osso ha la composizione seguente. Materia organica Sotto-fosfato di calce Carbonaio di calce Fosfato di magnesia Fosfato di ferro B. La specie di cemento calcare che inviluppava una parte dell' osso e riempiva la caviti midollare , è formata di : Carbonato di calce 83, 75 Silice sabbiosa '4,74 Fosfato di calce. . / , Fosfato di magnesia \ "' 100,00 * È facile di scorgere che questa maleiia è il.risultamcnto dell' infiltrnzione delle ncque del ter- reno calcare nel quale 1' osso è sialo sotterrato , e che i vestigi di fosfati che si son niescolutì al carbonaio di calce ed ulta silice , provengono dalle parti orgunich« , dal cervello e dai muscoli, che con la putrefazione sono «parili. Le ossa di Rochemenicr non son dunque pietrificale , come non lo sono quelle finora esa minale. Sodo àeinpiicemeute incrostate d' un sedimento calcare portato dalle acque. V. — Ossa umane trofote in un sepolcro romano , n Lillcbonne ( Senna-Inferiore ). Queste o»sa hanno il colore della segatura dì legno ^ sono cave , porose , ma tuttavia ancor» abbastanza dure. IV analisi Ci ha dato : Materia organica o,8i Sotto fosfato di calce 7^-58 Carbonaio di calce io,i5 Fosfato di magnesia 9i'o fosfato di ferro 2,58 Silice 1 ,90 VI. — Porzioni di cubito sinistro umano della caverna da ossa di Minlet ( Gard ). Quest' osso è friabile e fragile , d' un giallo chiaro , è cavo e vólo ncll' interno ; legjjicro « porotiwimo. £ cotoposlo di : Materia organica io,i5 Sotto-fosfato di calce 7^)'^ Fosfato di magnesia . . . , 3,8 ■ Carbonato di calce 8,82 Silice vestigi VII. — Vertebra di fanciullo , trovata in un sepolcro gallo-romano , a Boucn. Quest'osso d' un bel verde di cromo , ha una superficie lucida e liscia ; il suo interno è colorato come 1' esterno ; è porosissimo ; molto duro ; ma di debole densità. La sua composizione è iboUq degna di nota : è formata di : Materia organica >' Sotto-fosfato di calce 7^i^9 Carbonaio di calce «0,49 Fosfato di magnesia 7,91 Carbonato d> ram$ 5,3 1 3l3 D' onde può derivare 1' enorme quantità di carbonato di rame che penetra e colora tanto pro- fondamente quest' osso ? Allorché si riflette che tutto lo scheletro ofiViva lo stesso coloramento , li può difficilmente ammcllcre clic la medaglia di Postumo, appena ossidata , conservando le prin- cipali forme de' suoi rilievi sulle due facete , che si è trovata nel sepolcro , sia stato 1' unico agente dell'effetto di che si traila. Vili. — Osso del metacarpo di orso fossile della caverna di Mialct ( Card. ) Quest' osso ottimamente conservalo , ha color giallo ed una poco considerabile densità. È com- posto di : Acqua igrometrica i,3o Materia organica 7-'7 Solto-fosfuto di calce 75,54 Fosfato di magnesia 2,90 Fluoruro di calcio 1 ,09 100,00 IX. Difesa fossile di elefante, trovata in un terreno d^ alluvione a Saint-Pierre sur-Dhcs (Calvados). I frammenti di questa difesa son d' un bianco splendente e rassomigliano alla croie dura. L'un- ghia l'intacca facilmente. La loro densità è di 1,0906. Sono composti di : Materia organica vestigi Sotlo-fosfalo di calce 75,91 Carbonato di calce i8,4o Fosfato di magnesia 3,o5 Fluoruro di calcio 3,64 100,00 Queste ossa , come si scorge , per la composizione loro rassomigliano ad ossa calcinate. È notabile che non contengono silice. X. — Velelra di Plesiosaurus dolichodeirus , trovata nelt argilla di Dives ( Oxford day ) del terreno giurassico. É pesantissima , d' un bruno nero , rassomiglia quasi ad un minerale di ferro , la sua super- ficie è coperta di muschi rossi e vcrderognoli , è durissima e non si può rompere in piccoli fram - mentì se non con colpi ripetuti. La sua densità t di 3,635. È composta di : Acqua igroscopica 2,30 Materia organica 4iBo Sotto-fosfato di calce 54, 30 Fosfato di magnesia 4)6i Fosfato di ferro 6,4o Carbonato di calce io, 17 Fluoruro di calcio 1,1 f Silice 9,1 1 Allumina 6,3o 100,00 mi Quest'osso è notabile per la gran quantità di fosfato di (erro che contiene ed in ispeziallà per una cosi grande proporzione di silice e d' allumina, XI e XII. — Grande osso del Pocftilopicuron Bucklandii , delle cave della Maladrerie , calcare di Coen ( terreno giurassico ). Tessuto spongioso Tessuto compatto dell' osso. dell' osso. Acqua igroscopica . Materia organica . Sotto-fosfato di calce Carbonaio di calce Fluoruro di calcio Fosfato di ferro . Silice fesligi vestìgi .,a5 7,5o 74,80 71,12 jo,43 25, 3i i,5o 0,86 1,21 0,17 o.8t >,'9 100,00 100,00 XIII , XIV « XV. — Osso d' Iclhyosaaras. Porzione di costola Porz. di costola tro- Framm. d' osso del trovata nell' argilla vaia nella ernie do- capo trovato nella rite. calce giurassica. di Pines. Acqua igroscopica Materia organica. Sotto-fosfato di calce Fosfato di magnesia . Carbonato di calce . Fosf. di ferro e di mang Fluoruro di calcio Silice vestigi vestigi 1,34 8,'9 46,00 76,00 1,00 1,08 31,09 10,00 16,11 di fer. solo 0,70 1,02 1,02 3,21 , con allum. 3,01 100,00 100,00 0 ,60 7: .07 70 ," I ,45 '7: l>a I. ,65 2. ,00 100. ,00 Le costole trovate nell' argilla di Dives , sono eccessivamente dure, compatlìssime, giigie, e danno un suono per cosi dire metallico. Il midollo è intieramente sostituito da una sostanza cristallina, che non è se non mescolanza di sìlice e di carbonaio di calce. La durezza e la densità di queste ossa dipendono dalla grandissima proporzione di fosfati metallici che contengono. Le costole tro- vate nella croie dorile son meno dure, di un grigio-gialliccio , circondale da cemento calcare sparso di pìccoli frammenti di silice • Le ossa del capo son durissime e di colore di segatura dì legno. XVI. — Osso di lamentili , del terreno tertiario delle vicinanze di Valognes ( Manche ). Materia organica Sotto-fosfuto di calce . , . . Fosfato di ferro e di manganese. Carbonato di calce Fluoraro di calcio Silica « 76,40 5,71 0,97 9i«» 7.80 2l5 XVII. — Frammento rotolato , probabilissimamente dell' otaria a criniera , tkl distretto di Ucasellano. Quesl' osso ha pcrfcllamcntc l' apparenze di un frammento di pietra silicea rotondata , e non si scorge la sua tessitura organica e cellulare , se nou quando si esamina attentamente. É compatto e durissimo , e compiutamente in6ltrato. In ispezieltà da una parte , V infiltrazione delle sostanze è tale , che questa parte sembra formare un pezzo di silice bianca. Una porzione dell' osso sili- ceo presenta delle zone verderognole analoghe a quelle che si osservano nel fluoruro di calcio , ed in fallo vi abbiam rinvenuto questo sale in gran quantità , misto a molta silice libera. — La porzione non infiltrala ha la composizione seguente : Materia organica 1,17 Sotto-fosfato di magnesia 6')'9 Fosfato di magnesia 0)9^ Carbonato di calce '4i4S Silice e fluoruro di calcio 31,31 Frammenti di scaglie Scaglia non fossile del di Tcleosaurus trovati coccodrillo volgare del nel calcare giurassico. Senegal. .,5o .,.5 72,36 70192 1,46 1,10 2,91 3,35 II, a-; 10,37 10, 5o i:>,3i 100,00 100,00 Materia organica . SotlO'fosfuto di calce. Fosfato di magnesia . Fosfato di soda . Carbonato . . . . Silice XX. — Coprolite d Iclhyosatursus di Lymc — Regis ( Inghilterra ). Questo coprolite che ha la grossezza d' una piccola noce , un color bruno fosco e graodis- tima durezza , è penetrato di squame di pesce , in parie nere in parte lucide. Vi abbiam trovato: Sotto-fosfato di calce (molto) , Carbonato di calce , Urulo d' ammoniaca , Tirato di calce , Silice , Ossalato di calce ( in piccola quantità ) , Solfato alcalino , Squame di pesce. Il fosfato di calce è il predominante nella massa , e le altre sostanze son citale nell' ordine di loro più glande proporzione. Non abbiamo stimato di doverne fare no' analisi quantitativa, per 2l6 la riigionc che non v' è veruna omogeneità nella massa del coproHle , e cbe ciascun saggio dee presenlure grandi vurielà rispetto ai suoi principi constitulivi. XXI. — Carne mummificala , prowcnienle da cadaveri inumati nella chiesa di S. Piclro di Coen. Questa sostanza analoga a quella che gli antichi chimici indicavano col nome di terriccio animale, è fuori dubbio il residuo solido della pulrefuzione di tutte le parti molli e liquide de' cadaveri e (egnalamenle della carne che ne forma la maggior parte. E una massa porosa e friabile d' un iiero-rossigno , molto rassomigliante a terriccio consumato od a talune varietà di torbe , e sparsa di particelle terrose d' un bianco-grigio , le quali non sono se non mescolanza di carbonato e di fosfato di calce. Brucia con dìQìcoltà , emanando odor disaggradevole , ammoniacale , e rimane un residuo salino che giunge a 3g per loo della massa totale. L' acqua bollente si colora sensibilmente a contatto dì questa sostanza j le toglie 2,71 per 100 di materie saline , consistenti in carbonato di potassa , cloruro di sodio e di potassio , sol- fato di potassa , fosfato di soda ed un sale ammoniacale , con vestigi di una materia organica pre- cipitabile in fiocchi rosso-bruni dagli acidi. L'etere alcoolizzato ne separa 1^,79 per 100 di materie organiche, le quali consistono in sopone ammoniacale ed in una specie di resina insolubile negli alcali. L'acido azotico si colorisce rapidamente in rosso-fosco a contatto con la carne mummificala. Trattata con sohiziona debole e bollente di potassa vi si scioglie in parte emanando odore ammoniacale , e colorandosi in bruno-rosso. Gli acidi precipitano dalla sua soluzione ima polvere d' un rosso-bruno leggerissima , volinninosa , cristallina , la quale dopo la sua purificazione col- r alcool eterilitato e coli' ai(|Ma , ed il suo disscccauieiilo , rassomiglia perfettamente , per l'in- sieme delle proprietà sue , alla sostanza che Polidoro Boullay ha indicata col nome di acido ozul- mica (i) , e che ad esempio di Thcnard , sarebbe più razionale di chiamare azulwina , poiché non satura gli alcali. Come questo principio immedialo azotato della famiglia del cianogeno , la nostra sostanza somministra, calcinata in un cannello , del cianoidrato d' ammonìaca e del carbone. Dalla carne mummificata ne abbiamo estratto fino a 55, 17 per 100. Per dileguare tutl' i nostri dubbi rispetto alla natura di questa nuova sostanza l' abbiamo sot- posta air analisi elementare ; e ne abbiamo ottenuto i risultamenli seguenti. O gr., 261 di niateria disseccata a 100° han somministralo o,4o di acqua, e che rappresen- tano 1,68 per 100 d'idrogeno, e 0,474 d'acido carbonico , che rappresentano 5o,23 per 100 di carbonio. « O gr. 3 II di materia disseccata a 100° han somministrato , col metodo di Varentrupp e Will, s,36 di cloroplatinato d'ammoniaca, il che corrisponde a 4719" P^'' '0° di azoto. Dall'esposto risulta che 100 parli di questa materia sono composte di : Carbonio So, 33 Idrogeno •)68 Azoto '• 47'9o 99>»' L' azulmioa di Boullay , secondo questo chimico , contiene -, (1) A.. de Cbim. et de [hp. a serie, t. XLIU t P> ^Si» »'7 Carbonio 50.67 idrogeno 1,69 Azoto - 47164 Si scorge che v' è assoluta identilà fra te due materie che si possono rappresentare con la medesima formola C^A^'H. rosizione d'una porzione della materia organica saponifica il rimanente ciò rende solubile inac- qua. Del resto quest' azione è tsnloppià lenta , per quanto si esercita sopra ossa più computte e ]iiù dense. 4°. Nelle ossa umane anticamente sepolte, come nelle ossa fossili d'animali, v' è sempre una molto più grande quantità di sotto fosfato di calce che nelle ossa recenti. In talune ignote circo- stanze , questo sale sperimenta curiose modificazioni ; in conseguenza delle Todotte per r influenza dc'.la pulref.izione è un curiosissimo fatto. Deesi notare che i cristalli di fosfato .s squi-basico che iu tal guisa si producono alla superficie e nell' interno delle ossa sepolte sotlo- t.ira , sono identici con la fosforite cristallizzata de' minerologisti , sola varietà di fosfato di calce Ci) Se si affimene ron Berzelius ili.- i forse più esatto di considerare il fosfato delle ossa come origlaaria- incDle fornialo di i atomo di fosfato neutro e di 2 atomi sotto-fosfato ( Ca* p2 -^ 2 Ca' ^J )> a somi^jlianzi di taluni silicati che hanno una composizione analoga e die tanto spesso s' incontrano nel regno minerale, non vi sa- rebbe . nel caso in disamina j veruna trasformazione , ma semplice separazioue d' un sale da mi altro t prodotta daMr rcaziooi chimiche dio avM^ngono duraatc la putrefazione e dallo svolgimento de' gas , la quale vcrrehbe fa- rilitala dalla tendenza i come Dolano gli Autori di questa memoria , del fosfato sesqui-basiro a cristallizzare , ed «mi il trovarsi ridotto il fasbto delle osta nel modo testé indicalo , è la più bella pruova dall' esser formato comt lospetta Berzelius. — G. C, 219 che trovasi come specie minerale in natura. — Fourcroy e Vauquelin dicono aver pruovato nelle medesime circostanze , la produzione del fosfato acido di calce ; ma quesi' ultimo fallo lascia dei dubbi. A scapito certamente del sotto-fosfulo di calce delle ossa son formate , fuori dubbio, per dop- pia scomposizione , i fosfati di ferro e di manganese , e talvolta il fosfato di magnesia , che tro- vasi generalmente in piìj grandi proporzioni nelle ossa fossili che Delle ossa recenti. Berzelius dice , nel suo Traile de C/iimie , t. Vili , p. 474 j """ «sser certo che la magne- sia sia allo stalo di fosfato nelle ossa recenti , e eh' è probabile non trovare isi se non a quello di carbonato. Le nostre esperienze ci han mostrato che nelle ossa recenti , come nelle ossa fos- sili , la magnesia è sempre combinata all' acido fosforico. Non v' ha vestigio di carbonato di ma- gnesia in queste due specie di ossa , come è agevole di convincersene trattandole , dopo la lem combinazione , coli' acido acetico. 5°. Nelle ossa di animali fossili v' è sempre più carbonato di calce che nelle essa comuni anticamente sepolte , ed in queste ultime la proporzione di carbonato calcare è generalmente mi- nore che nelle ossa recenti. L' abbondanza di questo sale nelle ossa fossili proviene da infiltrazioni calcari , o da che gli animali antidiluviani avevano un tessuto osseo più ricco di carbonato di calce degli animali del- l' epoca attuale ? Quistione è questa di non facile soluzione. Allorché però si rileva dalle nostre analisi che le ossa deW Jchihyosaurus , trovate in sali calcari , non contengono se non io a 17 per 100 di carbonaio di calce , mentre che le stesse ossa , trovate nell'argilla di Divcs conten- gono fino a 3i per 100 dello stesso sale ; quando da altra parte si scorge , che ossa umane ( quelle di Rochenenier , IV ) che evidentemente sono state lavale da acque calcari , poiché sono involle in uno strato di cemento calcare , ofTrono ncli' analisi più carbonato di calce delle altre specie di ossa antiche , si è indotto ad ammettere , che il sale calcare è divenuto per infiltrazione tanto predominante nelle ossa fossili - 7". Non abbiam potuto rinvenire il menomo vestigio di fluoruro di calcio nelle ossa umane anticamente sepolte , mentre ne abbium trovalo sempre nel/ ossa d' animali fossili. L' esistenza di questo sale nelle ossa recenti d' uomini e d' animali è più che dubbio. Four- croy e Vauciuelin non han potuto scoprirvelo , quantunque 1' han rinvenuto nell' avoiio fossile. Mo- nchini e Berzelius son per cosi dire i soli chimici che ne abbiamo indicala 1' esistenza nelle ossa recenti. Noi ve le abbiamo cercato invano. Klaprolh (Journ de Plijs. , t. LXII , p. 225 ) e Rose non sono stati più fortunati di noi. Quesl' ultimo chimico afferma che non vi sono composti fluo- rici nelle materie viventi e pretende che ciò che ha indotto in errore a questo riguardo è il metodo seguitalo per ricercare 1' acido fluorico, il quale metodo ha fatto prendere per quesl' acido Y acido fosforico , che V acido solforico trasporta con la distillazione nel farlo reagire su le ossa ( Rees , The Aibenenm , i83() , p. 675. Edimb. Journ. Genn. i84o ). È difficilissimo di ammettere che un chimico cosi esercitalo come Berzelius abbia potuto prendere simile scambio (1). Come che sia apparisce sempre da quesli falli contradiltor! che la presenza del fluoruro di calcio nelle ossa recenti , se realmente v' é , è puramente accidentale e non costante , e che , poiché questo snle trovasi in tutte le ossa fossili , fa d' uopo necessariamente che provenga per via d' infiltrazione dal di fuori , avvegnaché lo minenilizuizione o la fossilizzazione non ha il potere di formar materie minerali di nuovo conio , come la forzj filale negli organi viventi. Dulia presenza costante del fluoruro di calcio nelle ossa fossili propriamente dette , e dall' as- (1) Ved. la risposta di Berzelius alle assertive di Bces nel suo Rappon. aim. air !•■> iirugi^s Jc la ChiirLt , Pani 1841 , {ì. 33i. — C. G- « 230 senza o dalla somma rarità di questo tale nelle ossa recenti poò trarsi un carotiere certo per pro- nunziare su r orìgine di talune ossa sepolte nelle caverne , o negli strati minerali del suolo. Quando dunque 1' analisi dimostra io ossa ignote del fluoruro di calcio in notabile proporzione, può starsi pagatore di mille per uno essere ossa fossili d' animali antidiluviani e non ossa umane. 7°. La silice e 1' allumina che trovansi in molte ossa fossili od anticamente sepolte , e tal- fiata in fortissime quantità , ton per cosi dire straniere alla conslìtuzìone delle ossa , e manife^ stamente provengono dal suolo. 8°. Il coloramento di talune ossa anticamente sepolte o di talune ossa fossili non sempre di- pende dalla medesima sostanza. V ba ossa umane ( VII ) il cui bello color verde deesi al carbonato di rame. Altre ripetono il loro color violetto o porpureo da una materia colorante organica. •— Le ossa fossili colorate in azzurro , in azzurro verderognolo o in verde , debbono il loro colore al fosfato di ferro. 9°. Le concrezioni conosciute dai geologi col nome di coproliti son per fermo , come è di parere il prof. Butkland , escrementi , escrezioni orinarle e fegati degli Ichihyusnurus e di altri rettili fossili, escrezioni analoghe alle orine fangose dei serpenti e di altri rettili dell' epoca attuale, poiché vi abbiam trovato gli urati alcalini io notabilissime proporzioni , accompagnati da fosfato, carbonato , e ossalato di calce. La composizione di questi coproliti si ravvicina perfettamente al al guano delle isole del mare del Sud. 10°. La carne mummificala, o piuttosto l' ultimo residuo della putrefazione de' cadaveri, infine ciò che chiamasi terriccio animale, contiene in considerabilissime proporzioni una materia organica abbondantissima in carbonio ed in azoto , per proprietà e composizione elementare identica al- l' acido azulmico di Polidoro Boiillay. La formazione di quesi' ncido durante In ptilref;izione delle carni non iia nulla che sorprenda, poiché si sa che producesì nella scomposizione spondinea dell' acido ciano-idrico puro in vasi cinti- ci . in quella del ciano-idrato d' ammoniaca , del cianogeno sciolto ijl acqua , nella reazione del ci..nogeno su le basi alcaline , e finalmente a scapito di quasi tult' i composti cianici. Or , nella putrefazione delle materie animali niuno ignora che formansi molti di questi composti cianici, una porzione de' quali può facilmente sotto l'influenza dell'acqua o delle basi alcaline sempre presenti, trasformarsi in acido azulmico , il quale ha per forni ola C Az* B. Polidoro Boullay ba d'altronde dimostrato che la gelatina riscaldala con la potassa caustica si trasmuta in parte in acido azulmico. Questa trasformazione che determina il calore , può del pari prodursi per la lenta azione del tempo', avvegnaché son due influenze che spessissimo si sostituiscono nelle chimiche reazioni. Nulla v' ha dunque d' anormale in questa spontanea produzione dell' acido azulmico nella lenta putrefazione de' cadaveri seppelliti sottoterra , e facilmente si spiega questo curioso fatto cbe siamo slati fortu- nati di scoprire. 11°. Talune ossa fossili ritenendo una certa quanlità di acqua igrometrica, potrebbonsi eom- mettere gravi errori nel pesare la malerìa organica , se se ne calcolasse la quantità dalla perdila «he provano le ossa con la calcinazione. Questa osservazione era già stata falta da Berzclius ( ^nn, de ehm. el de Phyt., 3. Sir. lo, IX , p. 3;o ). S2t Sulla fabbricazione de feltri verniciati , atti alla covertura degli edifici , del signor Pbilbket. V autore , cìie già si trova di aver preso un brevetto di privativa in Francia per la fabbrica- tione di feltri da lui detti marittimi , destinati per foderar le navi , e composti di lana e pelo d' vacca o di vitello , preparati con catrame di legno e di carbon fossile, pece, olio di lino di balena e dì piedi di bue , ha fatta un' altra importante applicazione di cotesto suo trovato per le cover- Inre degli edifici , in riampiazzo delle tegole e delle lastre di ardesia , zinco , piombo o altro ; nonché per covrirne i terrazzi. Pel primo obbictto egli usa spalmare i feltri dalla parte di sotto , ove vanno applicati sul- 1' ossatura di legname del tetto , di catrame misto alle altre sostanze resinose ed oleose di sopra indicale , ed unirli pure insieme mediante lo stesso mastice ( de' cui componenti non indica però le proporzioni ) che frappone nelle giunture , passandovi per sopra un ferro caldo. Dipoi egli ap- plica sulla così falla compage de' feltri uno slrato di bianco di Meudon , o di altra creta dilm'ta in acqua e con olio di lino seccativo , badando di covrirne con particolare attenzione le saldatu- re , e finalmente , poiihè un tale slrato è reso asciutto , vi passa sopra una mano di negro fumo •temperato in olio di lino ed essenza di terebintina. Egli assicura di aver già coverti molti tetti con lai feltri , i qu:ili ad una durata che dice incalcolabile uniscono il vantaggio di una estrema leggerezza ; imperciocché una tesa di tal cover- tura , di due metri quadrali , non pesa più che 5 chilogrammi , mentre qualunque altro genere di covertura , per leggera che fosse , non peserebbe meno di loo chilogrammi per tesa. Quanto poi all' applicazione degli slessi feltri per covrirne i terrazzi , 1' A. cosi descrìve i' •uo metodo : Si comincia dal fare i feltri semplici , senza dar loro alcun' altra consistenza ; dipoi si ammol- lisce ognun di essi in acqua calda , e vi si applica sopra uno slialo leggero di olio di lino , in modo che i ftltii ne sieno pochissimo penetrali ; si fanno indi disseccare su lamine di latta in una stufa a 90° di calore ; e poi vi si applica un secondo strato di olio , che si fa seccare allo itesso modo : si pomicia leggermente cotesto strato , e vi si spande poi sopra uo terzo. Per applicare sul terrazzo colesti fogli , cosi preparati , lì s' imbevono , dall' altra faccia , della composizione resinooleosa delta di sopra ; poi si posano sul solajo ove sì fissano con chio- detti , posti a determinale distanze. Indi vi applica uno strato di bianco , che , quando è secco , si pomicia leggermente ad acqua , badando di covrirne perfettamente le saldature. Finalmente vi li psssano sopra una o più mani di vernice nera , o colorata , secondo il gusto delle persone : dopo di che può pure farvisi qualun(|ue disegno. Per quanta maggior cura si porrà nella pomiciatu- ra , per altrettanto ne riuscirà più bello il terrazzo. Il quale sarà altreltuolo leggero che le cover- ture per tetti , ma di un prezzo maggiore. Un' altra applicazione ha pur falla di tai feltri 1' A, per sostituirli ai condotti grandaje canali ed altre cose simili , che soglion farsi negli edifici di piombo zinco o ferro. I quali forma di (i-l. tri verniciali da fuori e catramati nell' interno. Dessi oflTrirebberu il vantaggio di non andar soe- getli ad ossidarsi , e di essere meno cari ed assai più leggeri. Per fare tai condotti grondaje e canali , si follano i feltri per dar loro la forma e le dimen- sioni che occorrono ; dipoi si mettono su forme di ferro laminato , o latta , si temperano d' olio di lino e si fanno seccare alle stufe ; indi vi si danno tre mani d' olio , su ciascuna dell» quali , eccetto la terza , si pomicia ; vi si applicano poi due strali di bianco , che si pomiciano egualmen- te , e da ultimo il colore che si vuole. S' incastrano tali tubi e canali V uno nell' altro , saldandoli con un mastice composto di un' ot- tavo di cera , un' ottavo di resina , e sei ottavi di tegole peste e stacciate : la quale saldatura « ioalterabile all' acqua , e 000 può fondersi che ad uo calore di 60, 222 Noi desideriamo sinceramente che 1' esperienza confermi il successo die promette l' autore ai feltri da lui inventati pel triplice oggetto di covrirne i tetti i terrazzi e formarne de' tubi e con- doni per grondiijc , le quali cose sono certamente di non poco interesse per le costruzioni degli editici. Perù , senza porre in dubbio che la durata esser ne debba assai lunga , come 1' A. assi- cura ( essendo della natura del feltro e delle vernici oleose , convenientemente preparate , di ben reggere contro le intemperie atmosferiche ) ne sembra che la spesa non possa esserne abbastanza discreta da generalizzare di essi 1' uso ; perchè di molta mano d' opera vi fa d' uopo per portare i feltri ed il loro inlonacamcnto alla perfezione eh' è necessaria per ciascuno degli obbietti cui ven- gono deslin;ai ; olire di che il materiale eh' essenzialmente vi si usa per renderli impermeabili , r olio di lino , non è gran fatto economico. E però desideriamo che l' Autore , o altri , riescano a perfezionare la scoverta anche sotto il rapporto della economia di spesa. Al che ed alla maggior perfezione del sistema, forse non poco contribuir potrebbe l'uso della rinomata colla di JeufTi'oi per attaccare i feltri pel tavolalo del tetto o sul terrazzo , la quale ad una tenacità ed inalterabi- lità veramente singolari unisce il pregio di essere sommskmenle ecoBomica.CJournal dei connaissanccs usuellcsj. Felice Ab&te. Memoria sulla vegetazione considerata ne' fenomeni chimici; per i sigg. F. C. Calvert ed E. Febband e Sunto degli AA. ). Noi ci abbiamo proposto di ricercare roU' analisi chimica i cambiamenti cui soggiace nell'in- terno stesso dei vegetabili la composizione dell' aria che vi è contenuta , e secondo gli organi , e secondo le circostanze tra le quali avvengono i principali fenomeni della vegetazione. I. Wel primo capitolo cominciano col discutere il valore delle sperienze fatto 'prima delle nostre per dimostrare la decomposizione dell' acido carbonico per opera delle piante sotto l' in- fluenza solare e stabiliamo il modo come ci siam creduti di essere in condizioni più favorevoli u questo studio , cioè studiando 1' aria contenuta in certe parti del vegetale , stando la pianta madre al suo posto (i). II. riel secondo capitolo ci mettiamo all'esame chimico dell'aria contenuta ne' legumi della colutca arbvrescens. Questi baccelli , tipo delle nostre ricerche sulle fruita, non essendo permeabili all'aria esterna che tra limiti molto ristretti , come lo dimostriamo , ci hanno permesso di seguire le modifica- zioni che patisce 1' acido carbonico che contengono , secondo le circostanze di oscurità , di luce diffusa , di quella del sole , secondo le ore diverse del giorno , e secondi i varii periodi di svi- luppo dei quali scegliamo i Ire più notevoli : baccelli giovani , intermedii , e vecchi. Queste frulla appena colle sonosi aperte sotto al mercuria in campane preparate a bella posta , e l' umidità del gas ottenutosi vien separata dall' acido carbonico la mercè dell' acido solforico , per mezzo di un piccolo apparecchio descritto nella nostra memoria. Dopo questa prima operazione , il gas asciutto è trasmesso in campane graduate dove la potassa caustica in cilindro indica dopo 24 ore r assorbimento dell' acido carbonico. Abbiamo fatto uso dell' eudiometro a gas idrogeno per misurare 1' ossigeno , adoperando tutte le precauzioni che richiede questo mezzo d' analisi. In ogni caso , sia per valutare 1' acido car- bonico , sia per determinare l' ossigeno , abbiamo sempre tenuto conto delle correzioni necessa- lie nel calcolo relative alle variazioni di tcnipcralura e di pressione. (1) Difatli , coDie lo conferma il nostro lavoro 1 siamo siali al caso (li seguire cosi tulle le fasi dell' assinii- iazione del carbooio , esamiDando l' azione della pianta sali' aria che essa racchiude ; valulazioue la quale ci pare as!ai più ragiouevole di quella fatta sull'aria amhicate. as3 » Ci contenteremo di riferire qui lo specctio comparativo delle quantità medie di acido car- bonico e di ossigeno contenuti nei baccelli della colutea arlorescens , secondo lo stato del cielo e le ore delle nostre sperienze. QUADRO COMPARATIVO. Sacelli intermedii. Ore delle sperienzc. Sialo del cielo. Oligeno per loo in Ac. carbonico per 100 Ac. carbonico ed volume. in volume. ossigeno riuniti. Il notte 20,496 2.746 23.249 7 • • ■ mutlìno, fosco • 20,673 2.617 23.2pl 12 . . . mezzodì, fosco 20,908 2.429 23.537 4 . . . pomerid., fosco 20,901 2.432 23.483 7 • • • mattino, sole 21,086 1.903 22.989 Il . . . mezzodì, sole 2 1 ,292 1.419 22.712 4 . . • pomerìd., sole 21,175 BaceetU giovani. 1.438 Med 22.614 a 23.081 II... notte QO,583 2,639 23,233 mntlino, forco 20,626 2,6o5 23,23l it . . . mezzodì, fosco 20,766 2,446 23,012 pomerid., fosco 20,743 2,4:5 23,218 mattino, sole 20,844 ',934 22,778 Il . . . mezzodì, sole 2 1 ,o32 1,762 22,794 pomerid., sole 2 1 ,246 2,0985 Med 23,339 a 23,o85 Baccelli maturi. Il ... notte '9i'97 2:941 22,239 j ' ' ' mattino, fosco 20,166 2,609 22,775 11 . . . mezzodì, fosco 20,626 2,4oi 25,087 4 . . . pomerid., fosco 20,595 2,465 23,070 7 • • ■ mutlino, sole 2 1 , 1 09 2,5i6 25,455 l'i mezzodì, sole 21,245 .; , 1 06 2 3,34» 4 . . . pomerio., sole 20,676 2,107 Medi 22,783 a 22.965 324 Rifleisioni su questo specchio, u 1*. Questi risultumcnti numerici dimostrano che 1' aria dei baccelli è molto più ricca ia acido carbonico che non lo è V uria atmosferica. » ]°. Dimostrano in uo modo chiaro che la quantità di acido carbonico è più forte la notte che il giorno ; e se si prendono i due esempii estremi , quello delle undici della notte ( a, 746 ) , e quello del momento in cui la luce presenta il suo massimo d' intensità ( i,4'9 ) j si vede che la proporzione è di due volle più forte in un caso che nell' altro. » 3°. Questo specchio , avendo per punto di partenza gli esempii della notte , permette pure di seguire la diminuzione progressiva deir acido carbonico fino al momento in cui essa sembra riformarsi. Si vede cosi che la forza decomponente della luce aumenta colla sua intensità e la du- rala della sua azione , sia che si seguano le ore di una stessa giornata , bella o fosca , sia che si paragonino i risullamenli dati da un cielo del tutto nebbioso con quelli che si rappresentano essendo caldissimo il sole. » 4°' Si osserva inoltre che relativamente all'età de' baccelli la riduzione dell'acido carbo- nico è in rapporto colla forza di vegatazione. » 5°. Per pruovare la permeabilità limitatissima delle foglie carpellari della colulea arborescent noi ci rivolgeremo alla colonna stessa dell' ossigeno, dove si vede che le proporzioni di questo ga» aumentano nel frullo a misura che 1' acido carbonico vi si decompone : i rapporti esistenti tra r acido carbonico scomparso e 1' ossigeno in più sono precisamente tali che questo ossigeno di aumento può essere consideralo come proveniente dall'acido, il quale decomponendosi , avrebbe ceduto il suo carbonio alla piiinla. » 6°. Osserveremo in olire i. che riunendo l'ossigeno all'acido carbonico, si ha per me- dia i3 ; a. che 1' acido carbonico elimina sempre 1' azoto , qualche volta un po' di ossigeno ; ma questo ultimo non si mostra se non quando la proporzione di acido carbonio è forte , come lo fa vedere il primo esempio di ciascuna serie. » Le sperienze di Senebìer , di Saussure , e quelle dei sigg. Dumas , Boussìngault , Liebig, avevano dimostralo la fissazione del carbonio fatta dai vegetali •■, ma forse sarà gradito di aver noi fatto conoscere con i riferiti risullamenli il modo di azione che esercita la luce in questa riduzione, la quale incomincia col crepuscolo e si prosegue nel giorno alla luce diffusa , il che non è in armonia con quello che si credeva della fissazione del carbonio , ammessa soltanto nel caso in cui la pianta era direttamente percossa dai raggi del sole. III. Il terzo capitolo della nostra memoria comprende 1' esame chimico dell' aria racchiusa nelle lacune di certo numero di fusti cavi colti in piena terra , de' quali abbiamo immediatamente trasmessi i gas sotto caropane piene di mercurio. Nelle manipolazioni necessarie a questo lavoro, ti sono scansati accuratamente tutte le cagioni le quali avrebbero potuto occasionare una mesco- lanza dell' aria de' fusti coli' aria esteriore. I gas ottenuti e disseccati come quelli dei baccelli per mezzo dell' acido solforico , ci hanno dato colla potassa caustica ed i laggi eudiometrìci i seguenti rìsullamenti : 22J Prospetto delle quantità di acido carhonìeo in volume. Nome delle piante. Ueracleum spliondyliuin Angelica aichaiigclica Ricinus communis Djlilia vaiiabilis Aiuiido donax Lcyceslcria formosa Souchus volgaiis Esperienze di notte Acido carbonico J,58i 3,078 3,1 33 4,619 Esperienze di giorno Acido carbonico 1,408 1,766 s,7'ji a, 881 4,407 2,267 2,326 Aumento dell'acido car Ijodìco duiautc la ndtlc 0 8i5 0 0 547 552 0 212 ° 6(2 Prospello delle quantità di ossigeno in volume. Nome delle piante Heraclcuin sphondylium Angelica nrchangelica Ricinus communis Daliliii variubilis Arundo donax Lcycesleria formosa Sonchus Tulgaris Esperienze di notte Ossigeno 20,564 i8,656 18,823 18,691 ■9,'37 '9.7-4 Esperienze di giorno Ossigeno II), 655 ■9,78', 19,876 18,1 19 18,195 18,703 ■7,97' Aumento dell'ossigeno nella notte 0,5 80 1,780 0,704 0,498 0.454 iJ8o3 I*. Risulta da questi prospetti clic 1' aria conleoula ne' fusti possiede una particolare compo- •iiione dilTerentissiina da ([nella dell' aria atmosferica come lo dimostra , indipendentemente dal- l'ossigeno, la gran quanlilù d'acido carbonico, quantità la i|uale aumenta colla forza di vegeta- xione. 2° Risulla ancora da questo sunto cbe la quantità di acido carbonico ò maggiore nella notte che nel giorno , ma questa difTcrenza è mollo meno sensibile che nei baccelli. Questo secondo fatto ti può a parere nostro spiegare cosi , cioè tutto il fusto, i fìltoni ascendente discendente e le ra- dici , contribuiscono all' assoibimcnto , mentre che la diminuzione non è prodotta che dalla sola parte del Gitone ascendente la cui superficie è esposta ali" .izionc scomponente della luce. 3. Faremo di più osscrvore che nei fust^ 1' ossigeno aumenta la notte coli' acido carbonico , fenomeno contrario a quello che abbiamo indicato per i baccelli. « IV. I.a importanza dell' ammoniaca nella vegetazione in questi ultimi tempi è stala messa fuori di dubbio dallo dotte ricerche de' sigg. Dumas , Boussingault, Licbig ; ma un passo del sag- gio di iliUiCti c/tiiiùcti dfgìi esseri organizzati del sig. Diimi75 , ed •' medio di i6 csperitnenti in cui il filo di platino era chiuso in un tubo di vetro circondato dall' acqua , e talmente riscaldato da spandete una luce eguale « quella di una candela di sego comune , diede ^4"'i4 P^"" '^ quantità di calorico dovuta in questo ultimo caso alle abituali cìcostanie della resistenza , e quantità della corrente. Questi esperimenti sembrano indicare che v' ha perdita di calorico se v' ha svolgimento di luce , ma la medesima i cosi piccola die ■ miei esperimenti sul calorico della combustione debbono essere corretti ondt determinarla. Gli esperimenti di Dulong vennero fatti in una scatola di rame la quale per esser* opaca elimina questa sorgente di errore. Credo che la giustezza dell' idea messa in campo da Davy ( a quel che mi pare ] e dopo più esplìcitamente menzionata da Bcrzelius , che il calorico della combustione è un fenomeno elettrico è ora sufficientemente messa in evidenza. Abbiamo altresì mostrato che il calorico nasce dalla re- sistenza all' intromissione dell' elettricità fra gli atomi de' combustibili e V ossigeno , nel momento dell' unione. Siamo all' oscuro intorno la natura di questa resistenza. Alcun tempo fa ho cominciate a fare delle ricerche intorno al calorico che si svolge dall' u" nionc dell' acido solforico colla potassa , soda ed ammoniaca. Questa ricerca è più difficile di quell* eh' io credeva , ed i miei esperimenti non sono ancora talmente compiuti da essere presentati all' Associazione Britannica. In altra memoria desidero di estendere le mie ricerche , e di mostrar* la relazione del calorico latente coir intensità elettrica. Val Phiì. Mag. n'. 1^4 ?"&■ ^^4- Analiti da' signori Bcrzelius , e Marchand sulle ossa umane. 1,- imolisi di Marchand è più recente di quella di Bcrzelius. La seguente tavola le racchiude •nlrambe per poterne (are il confronto. Anulisi di Scrzeliut. Cortilagiae interamente solubile nell' acqua 3q , 1 7 Vasi ,,,3 Fosfato ( basico ) di calce , e poco fiuoride di calcio 53, o4 Carbonato di calce 11 ,3o Fosfato di magnesia 1,16 Soda con molto poca quantità di doride di sodio 1 ,30 100,00 Analisi di Marchand. Cartilagine insolubile nelV acido idroclorico 37,13 Cartilagine solubile nell' acido idroclorico . . 4b 5,03 Vasi 1,01 Fosfato basico di calce 63,36 Fluorido di calcio i ,00 Carbonato di calce 10,3 1 Fosfato di magnesia i ,o5 Soda 0,93 Clorido di sodio • o,i5 Ossidi di ferro e manganese , perdila i,o5 100,00 Journal de Pharmatie — Die, 184^, a3o FoTOCRiPTA — II signor Brnschammann &' veduto , siccome egli ha comunicato all' Accademia
  • de Worth segretario della società mineralogica di Pietroburgo , mi è sembrato che gli avanzi del Cetaceo conservati nel museo di questa Società non possono appartenere ad alcun genere delia famiglia di DelGni , fra i quali debbe essere compreso il genere Ziphius : ma che debbono essrr riguardati piuttosto rome una specie apparlentente alla famiglia delle B^ilenc. Per costare questa osservazione avanti la pubblicazione , mi é sembrato necessario comparare il cranio descrilio d« Ralhke j e 1' Accademia , alla quale ho comunicuto questo desiderio , son pochi mesi . ottenne dal Ministro dell' interno un ordine al Museo di Kcrtch d' inviar qui tulli gli ossami fossili \a quisllonc. In tal maniera abbiamo ricevuto non solo il cranio dcscriltn dal sig. Ruthke , m' ancora fra i frammenti d'osso , olio vertebre della medesima specie, ed inol're una quantità di frammenti della mascella inferiore , i quali per mezzo dell' approssimazione esatta e minuziosa delle parli , m' anno fornito due frammenti considerevolissimi di questo osso , siccome alcuni frammenti della parte mediana dell' osso mascellare ed un osssu inlcrniasrellare quasi rompltio. » Per istituire delle ricerche esatte sull' organitzaziune del cranio , il quale , ad eccezion» della faccia che manca , offre tulle le ossa in islulo pei-fettissimo di conservazione , è stato neces- tarìo togliere il calcare estremamente duro che inviluppa qnasi tulle le parli della testa. Quetlu lavoro penosissimo m' à eostato tre settimane ; ma orni.ii ho la soddisfazione di poter con cer- tezza decidere la qu'istionc relativa ai Ceticei aotidiiluvi:uiì della Russia meridionale, ed ho 1' onui« presentare all' Accademìo una memoria che contenga i particolari necessari concernenti l'oggetto, la qual memoria ho accompagnato di molte figure del cranio , delle vertebre , d' un omoplat* e ài un omero , eseguite con moltissima cura. Questa memoria , oltre la descrizione minuta delle Olia di questo Cetaceo fonile , comparate colle parli analoghe delle specie viventi del nostro Mu «Sa >eo , siccome colle osservazioni e figure analoghe pubblicate da molti distinti naturalisti , racchiude del pari delle infestigazioni sul posto che debbo occupare questo animale fra gli altri Cetacei. Io ho diraostnilo specialmente che debbe esser collocato nella famiglia delle Balene , nella quale for- ma un genere particolare , eh' io appello Celliolcrium , il quale è per parecchi caratteri distinto non solo dalle Balene , ma ancora d.ille Balenoptere , alle quali più si ravvicina. Siccome le ver- tebre e soprattutto i frammenti delle mandibole descritte dal sig. Eichwald presentano alcuni ca- ratteri che potrebbero farsi accennare una diflerenza specifica atteso lo stato attuale de' materiali , non oso ancora attribuire con sicurezza all' animale del sig. Rathkc le ossa che haa fatto che il sig. Eichwald proponga il suo Ziphius prisciis. Il Zipbius priscus debbe essere in tal modo considerato provvisoriamente come specie dub- biosa del genere Celhoterium ( Cethoterium priscum ? ) e l' animale dì cui il cranio è stato osservato per la prima volta dal sig, Ratlike riceverà il nome specifico di Cetotherium Rathkii. ( Instilul, 5o2 ) Fisica — Influenza Mia temperatura sulla fona magnetica dette barre di ferro — Nella nota che •i leggerà il sig. Kupfler rende confo delle esperienze che egli ha fatte per determinare gli cflctli di questa influenza e fa conoscere i seguenti risultamenti : i". Una barra d' acci:ijo recentemente calamitata perde sempre forza allorché si riscalda o ti raffredda , ma se questi cambiamenti di temperatura anno più volte avuto luogo , e sempre fra gli stessi limiti , la forza dilla barra rimane con forza costante ; cioè che ritorna al medesimo va- lore riloniando alla medesima temperatura ; purché questa temperatura non passi i limiti assegnati. Allorché questi limili sono olliepassali vi é nuova perdita di forza magnetica. Le barre d' acciajo temperato non giungono ad una forza costante che dopo un grandissimo numero di alternative di caldo e dì freddo. 1°. Allorché una barra d' acciaio calamitala è divenuta costante fra certi limiti di temperatura, diminuisce ordinariamente allorché la temperatura si eleva ed aumenta , allorché la temperatura •' abbassa , e proporzionatamente a' cambiamenti di temperatura. Il maggior valore di decrescimento, che abbia sofTerto I' unità della intensità delle forze magnetiche delle barre elevando la temperatura d' un grado di R. è stata nelle mìe esperienze , di 0,00286. Ma un tal valore varia estrema- mente da una barra all' altra. Il suo valore più ordinario è di 0,001 a 0,0008. 3». Allorché si calamita la stessa barra a gradi diUerenti si trova che P influenza del calorico è tanto più grande quanto l' intensità delle forze magnetiche della barra è piccola. Per una barra d' acciaio temperata e ricolta fino all' azzurro , la correzione ( cosi io chiamo il decrescimento che l'unità della intensità delle forze magnetiche d'una barra costante prova elevando la sua tem- peratura d' un grado K ) era di 0,001 4 allorché la barra faceva 10 oscillazioni in gS". Secondo questa esperienza , sembra che la correzione è in inversa ragione coli' intensità mognetica della barra. 4°. Vi sono delle barre composte d' un miscuglio d'acciaio e ferro dolce, per la quale la correzione i negativa, cioè dopo esser giunte allo stato di costanza aumentano in intensità quando si eleva la loro temperatura. È dunque possibile di costruire delle barre compensate , per le quali la corre- zione é nulla , ed io ne posseggo una , di cui 1' intensità è in modo apprezzabile quando si fa va- riare la sua temperatura fra i limili di o" e -|- 4o°. lo non son riuscito ancora a costruire di queste barre regolarmente, e soltanto il caso me ne ha prestato una ; sebbene ne posseggo molle dj correzione piccolissima , p. e. di 0.0001 per !° R. Ciocché non fa the una divisione della scala de' nostri magnetometri bifilari. 23S 5°. La tempera diminuisce il valore della correzione ; ma le sbarre temperate duiissime li magncliizano scrajjre più leggermente delle barre di acciaio ricotto , ed allorché 1' intensità d' una balia diminuisce , il valore della sua correzione aumenta , di tal sorte che non si guadagna or- diuariamcDIc nulla eoo una tempera fortissima. ( Jnstilut n" 5oi. ) Animalucci infusori trovati vivi nello stomaco degli animali erbivori e carnivori durante la digestione per Grobt e Dklafond. Nel 1683 Levenoecchio scopri il primo tre specie di animalucci microscopici negli escremcni; delle rane , e Bory de St. Vincent , Miiller , Elirenbcrg ne hanno confermalo la presenza negli escrementi delle salamandre. Levenoecchio dice aver veduto tre specie d' infusori negli escrementi di piccioni , polli ed anche dell' uomo , ma l' ultima di queste scoverte fu rivocata in dubbio da posteriori osservatori e singolarmente dall' Ehrenberg. Checché perù ne sia, nlun osservatore 6n oggi avea dimostralo I' esistenza di animalucci viventi nello stomaco e durante la digestione degli animali superiori. Proseguendo le loro ricerche i signori Gruby e Dclafond annunziano aver discoperti animaletti che njscono , vivono e muoiono negli stomachi dei ruminanti , nello stomaco del por" co , del cane e negli intestini crassi del cavallo. Di forma, di grandezza diversi , e di specie dif- ferenti , ipiesti animalucci sono in si gran copia , e la loro esistenza è tanto costante , che i sigg. (Iruby e Delafund pensano che la loro presenza debba essere di qualche valore nclP atto della di, gestione ; cosi essi dicono — Oggidì che molli fisiologi ammettono che le materie vegetali totlo- niessc all' azion dello stomaco non sperinientuno che una semplice dissoluzione operala dal succo (jaslrico, r esistenza costante di questi animalucci nelP interno degli organi digestivi de' grandi animali erbivori durante la digestione , tende a dimostrare , eh' egli avvenga nell' ulto digestivo una infusione di vegetali che dà origine a moltissimi esseri organici e viventi , i quali anch' essi digeriti servono alla nutrizione generale : Checché ne sia di tali osservazioni , ceco i risultati delle indagini alle iali son giunti i due autori. 1°. Gli animali ruminanti , offi'ono , durante il travaglio digestivo nel rumine e nel reticolo, ijuattro specie d' animalucci viventi che olTrono analogia co' Brachionus polycanl/ius , Enchcfys m- hulusa e Leucopliris anvdunlac di Ehrenberg. De' quali animalcoli é talmente considerevole il numero, die in 5 cenligrammi di materie alimentari presi ne' due primi stomachi di un montone , per es. »c ne trovano da i5 a 20 di differenti specie e di diversa grandezza. Considerando poi che tulli questi animalucci son composti di 6brina e d'albumina , si può calcolare rhc il peso di i5 a 20 di essi esistenti in ogni 5 cenligrammi di liquido stomacale costituisca presso a poco la quinta parte del liquido in che vivono. Ora , i montoni hanno approssimativamente 5 a 5 chilogrammi di ali- menti nel secondo stomaco , e il vero totale quindi degli animalucci contenuli in questi due sto- machi sarebbe della (piinta parte o di 600 a 1000 grammi. ■2. Il cavallo ha nel cieco e nella porzione dilatata del colon selle specie di animaletti. 3. Il cane ha nello stomaco due specie di monadi. 4. Il porco non ha nello stomaco se non se una sola specie di animahiccio che mollo rasso- miglia alle Maiiiidinc del Elicrenbcrg. Gli inlesiini tenui non ne contengono punto. 5. Gli animalucci della digestione nascono , vivono e niiotdiio nel succo acido eonleniilo nello iiomaco , e vi si possono allresl conservare ancor vivi per due o tre ore ed anche |>iù inirodu- eendo in (ubi di vetro le materie stomacali e mantenendoli alla costante tenipenilur.! di .--o a 55. Il giMii numero di questi animalucci ne' due primi stomachi de' rnininanii , la presenza di 3o 234. loro gusci Tuoli nel terto , nei quarto e nelle materie escrementizie ; il numero rgiialmcntc cor- tiderevole di essi nel cieco e nel colon diliilnlo del cavullo , non che la csistcnzii de' loro ^(usci vuoti nel colon ristretto, portano i signori Gruby e Delafond a coueliiiidere , che la mnteria orga. nica degli animaletti in parola sìa digerita nelP obumaso de' ruminanti ; assorbita nel colon ristretto del cavallo , e che ncU' uno , come nell' altro viceré, la somministri una sostanza animale niitritiiia. La conseguenza adunque di questo fatto sarebbe , che sebbene gli animali erbivori , come il montone, il cavallo, non prendono se non sostanze vegetali nel loro stomaco, nello stalo di natura, la quinta parte presso a poco di queste materie sarebbe destinata a dar nascimento e vita a molli animali d' uno svilu|ipaniento inferiore i quali digeriti anch' essi fornirebbero materie animali alla nutrizione generale di questi due erbivori. Conseguenza tanto più fondala , secondo gli autori della memoria, che nel cane e nel porco che si nudriscono di sostanza animali e vegetabili, gli animalucti «ono piccoli , d' uno o due specie , e pochissimo numerosi. { Z," IiiitUut y «4 Dicembre i845 )■ Noi , sebbene dalle poche notizie della precedente comunicazione , non potessimo emettere opinione sul merito della memoria de' signori Gruby e Dalafond , faremo tullavolta alcune consi- derazioni intorno alle conseguenze che gli autori credono poter dedurre dalle loro osservazioni. Ne duole di non aver ovulo 1' elenco di tulli gli jnimalucci rinvenuti , togliendone cosi 1' oppor- tunità di confrontarli con quelli incontrati dall' Ehrenberg non solo , come dicono gli autori , nel- le rane , bolle e salamandre ; ma eziandio nclT intestino de' lombrici ne' quali fu trovato dal/ il- lustre Prussiano il Paramecium comprcssum , e in quello delle noidi in cui si rinvenne il Lcuco- phrys onduliila. Intanto , siccome possiamo orgomentare dalle tre specie di cui si dà il nome , noi crediamo che questi unimalucci infusori , essendo abitatori delle acque dolci , sieno passati, insieme colle acque sorbite nello stomaco degli animali dolari di un' opera sull' acqua di mare , del dottor Augusto Guastalla di Trieste ; uno al Sfgretario perpetuo , 1' allro all' Accademia. Il Presidente, dopo aver' eseguilo ciò che lo statuto prcsciive , ha proposti per socii onorarli, il Conte di Chiaromonie D. Luigi Sanseverino , il Conte Ilarione Pelitti di Roveto Consigliere di stalo di S. Maestà Sarda , ed il Marchese Gino Capponi di Firenze. Si è deliberato passarsi il Ibussolo nella ventura sessione. l'assalosi il bussolo pel sig. Visconte di S. Leopoldo Presidente , ed il sig. D. Tose de Cu- uh» Barbosa segretaiio dell' Istituto istorico e geografico del Brasile , proposti per socii onorarli nella precedente tornata , sono siali ammessi all' unanimità. L' Accademia ha pur risoluto mettersi in corrispondenza collo stesso Islitulo , cominciando dall' inviargli in dono un esemplare de' suoi alti. Lettosi il favorevole rapporto della classe di letteratura Italiana sulla proposizione del sig- Fe- lice Biiaz/a a socio non residente in Messina , e passatosi lo scrutinio è staio egli ammesso al- l' unanimità. Sono slati proposti per socii corrispondenti in Milano il Consigliere Francesco Rezzonico , e si sono nominati Commissari! i signori Rorrelli , Durìni , e de Augustinis ; in Firenze il Pro- fessor Francisco del Furia , ed il Presidente ha destinati Censori i signori Cuv. de Cesare , Cer- Tasio , e Fusco. Essendosi proposto 1" acquisto della Biblioteca classica sacra , che si pubblica in Roma , l' Ac- cademia ha deliberato di arricchire la sua Biblioteca di questa interessante collezione , disponen- do , che se ne procuri l' associazione. Si è letta una lelters del sig. Marco del Fabro , colla quale accompagna il dono di un iuo 3 37 opuscolo intitolato: Una passeggiata storico-Romantica nella Villa Giulia, o Flora-Palrrmo i845 iu 6°. n professor Costa presente alla tornata ha offerto da parte dell" Accademia degli Aspiranti Naturalisti il voi : Il : parte II. delle esercitazioni accademiche , non che i primi quattro fascicoli del 1° : volume degli annali. L' Accademia ringraiiando il Professor Costa , lo ha pure incaricato di porgere ■ suoi ringraziamenti per un sì gradilo dono alla eletta società , di cui egli è alla te- tta , dalla quale si attendono fatiche utilissime alle scienze naturali , prendendone argomento dai lavori già falli di pubblica ragione. Lo slesso professor Costa ha presentato da parte del dottor Tonelli un libro intitolato : Ten- tativo di relliticazione medica di un brano importante di medicina legale. Roma, i843 in 8°. Altri libri si sono anche ricevuti in dono dall' Accademia ; dalla sig. Luisa Amalia Paladini i versi a Luigi Fornaciari. Lucra i843 ; e i suoi saggi Poetici. Lucca iSSg in 8. Dal sig. Oretl* Giammaria la Miologiu , la Nevrologia , e l'Angiologia in tavole sinottiche. Aquila i84i-i843- Voi. 3° in 8° legali in uno. La Rivista ligure anno i fascicolo i del primo voi. Genova i843 j 'dal P. Michele Berlini il suo trattato teorico pratico de" fiumi , e la sua memoria di un nuovo me- todo delle condizioni di equilibiio degli archi. Le opere del Bernini si sono passate al sig. Ros- si , onde in un suo rapporto né facesse conoscere il contenuto all' Accademia. Lo stesso si è pra- ticalo coli' opera del dottor Guastalla sull' acqua di mare , che si è consegnata al cav. de Remi il quale è stato incaricato di farne rapporto. Si è proposto per socio corrispondente il sig. Freirè Allemaò , e sono stati nominati eoia- missarii ■ signori Cav. de Renzi , Guarìnì e Cav. Panvini. Sissionr rie' 25 giugno iS^. Sul favorevole parere della Classe di Scienze naturali si è proceduto al bussolo pel doltor Frciis Allemaò , proposto per socio corrispondente in Rio Janerio , ed è stato ammesso all' unanimili. Sono slati ugualmente ammessi col bussolo a socii onorarli i. Il Conte di Chiaromonte D. Luigi Sanseverioo alla maggioranza de' voli. 2. Il Conte llarione Petìtti di Roveto alla quasi una' nimilà 3. Il Marchese Gino Capponi all' unanimità. Coir occasione delle nomine fatte di diversi socii onorarli , e corrispondenti nel Brasile , • delle felici novelle relazioni stabilite con quell' Impero , 1' Accademia ha determinalo di offrire ri- •pcllosaiueute a S. M. l' Imperatore del Brasile un esemplare de' suoi atti. Scinone Oi ,;.- co IO >— O O 00 ^ O-, Oi fc- co IO p-' e '— oc M Ci Cf' to co IO ►- (!ionM o o OOOC>JOiO>0>05«4'^OC0054l'0'0''QeOH--O^C5'^IOOOO'40CO-^0-— — "h- '■-» C/I "* Ci ' 01 Vi ",— 'U>. % w w w co Vj Vj oc oc "»- lo o 'J "" V. co ^ 00 — oc i— e»; to -4 IO j^ I ©ooocnc»o>OB(tf-jaio>yvioo!OMe5C5"JOo-a^c«co5S — 2 I o'^l»"co » ts oc oc co bo Vi'Ìs.'n- Vi c'-~i W'I* 05 <» © o 00 o o co c;i"^ e: — '*■ > o s m H o co ^ *i> *^ *^ *>• ^ O' oi ** *f co i;^- »i- »i- co *- co co co co co IO IO IO IO IO — -- IO ]0^ 1 o e co '^ C5 00 o o 00 e «o o e o w ^ e a ai co o o "-J '^1 0" e o » «=- > — oc o 4^ ^ i;^ i»^ «!■ 0< Ci 0< Ol CI< 1^ «» «^ li^ i^B ib> iC> ilA il^ co co co co co co IO to IO IO IO |0^ "g^tob-'^i'oco-^c òaois-coroóó'lfe'OÒoò'coìo iU o ói »- »^ e io -j- I '' )^= 00 C.T oo40oocooo — ccD 'f- o ">t" "^ 'if^ c~. 05 '^ C-. co ce »i> lo ce co X -^ fc» co co to co e 3 o o > r p" o" 2 H ■ 2 ooc>-4^o— oc-jc/itoo — occr;ooooaioo'-icni«-0''coco tó^ ìfe-*»ì«C)iÌ»'IokÒci*»tOOCCtOOCoÓcÓÒoCi»i.t'OÌ»'ifa-C2b;"^ ^/ IO / 00 Oi IO co fc> ifc. ,'i» CI ife- e ^ 00 C: "*-'*» bc C-. V !-• et p i-- c; e; *~ is.4^t-^,;^C;tc;Oiii*'tO-^i;^0 e e» "g> Qf ".a. "~ "o e-- "ife- I-C "o O lo O O '- — © o oc ^ C-. '^' co ib>«>-ib-,^COils-i;fi(s>.te-i&-ife-i(£->b>i&-ib-iC>>^ib-ib->b-i^iCa it»' o o h^ »• ^ co -» o jo o ;« to to © -- co co 00 O' 01 C5 1^ *& IO IO IO 1^ '^s oc co IO i-^L-tfCrtU&iCn^io^COCoioÒi i;s-CCCI — H« «o © o to to ifi- 1^ e. il to to oc oc co to oo ì 1 IMI IMI Il I II I II MIMMI I I I I I I I e © © ■= * r" P P ? P P -~ P P P ? P P P '— * ^ ~ '"^ — ^ ~ — — — — ■ Z cr. rn _ _ cr- lyi ^ -^ ►31 c#i r, M r« . . ^> O -> t/1 ^ rr v r.~ _ _ -^ „ _- IZ cr. r/3 tTj C/1 ■* ;5, >^ C/1 r#> f r« ^_. ►> O -^ C/2 ■'^ ^'- ^- rr ■-* -a -^ > r. _l W. CA J5 ^ cr e/. C/2 e/; '>? 5< t/1 c/i e/. ^OCCCCCKO - O P; O c/j o CA ?:n i» >:n C/1 e/, e ;>! Ce C^CA oo OP"-C cr. -<^ -^ O K H = 3 o a = e e = e e 0) u> (A "" "* "* n MS tr w» V) cr tr ■y. r, e s C e o 3 c n -1 ■< 1 n e ■3 = C < < e < ■< e M < w rt T C < c < ^ = ^ 3 —, < 3 = C .- 3 VI Cl= ^g = 3 a 3 = c e e e < I 1^ 1:0 Ti U) tfS W> W) n n n n p n n n b 3 b 3 ecce <■«•<■< a = 3 3 r= c = T 3 01 -^ 3 3 c 2 -n "a 3 "3 3 3 e e i a o 5 ts» ® m Fasi della Ldna co IC li IC te te tO I>1 te I>2 IO — ■-* -^ O O X ^ ~. CI ii- i; IO — O ^ OC M CI 01 ite. O; IO i-» © tO 00 M 05 01 *»■ co IO >-» IO -4 IO 00 to o io *> co to o to 0" O' cj' -* 01 "-a o" lo -^ co 05 o co co CTI co -j co"^ co cji oi H- td o IO -4 to -4 to 00 IO 1 co 1 i ^ p "* IO e; to co co ^-* -J >-• "to o o p p \c e ^ — ^^ ^h UÀ H^ HA h^ ® ," ,^ ^"^ P ® P P r" -"■ ce co e 00 Io OT "oi co O IO p 00 cn C/i j-1 — '►- co co ai 05 t cr 1 P3 1 ^ ;O0C000C300000-4-4-J-J00-a-4~4-JO>a!O5inOlOl0iCJ<^*!'j|i-*i»Oi j|i-^ V, '_- 'x 'v< *■ O O ■^l "^ co Io e ^1 C' C^ lo iX ^ O O oc C^ io e © Ja^ pi lo O o'— ■■Sccooocoooc.oc'-a-JQoaoococ-j'^'^oiciosOJO'Cr'C/icnj^jb'O'cn^ g: "co "o O 00 00 co "o O bi oc "o lo e O Cn t^ O ce "fe- O jpjJl_'co..'o_0_^;lJO_tO_g- P ; lo ' lS*-COCOpi^tO"-' — -»-^C0C0C0C0C0C0^--OO— OjO_«CiOQO_tO_tO p^ V' co "-J 05 C5 "^^ "-I oc "— • "ce C-. C-. '-A "— oc co 00 O C5 00 'h-. C-. O C5 00 ''f*?*^'^^"!'?'*?' [^ ^ ^^ -^ c^ taA. o ito* O O'i co co ►— co ^* •— to co IO co IO IO IO »-A o ce O Iw IO io io is. to *■ co — to in io — • CO io CTI CT i-" oi -- io g- ce IO iS- oi © 00 >- IO CI Ci co »^ »i> 00 t£ ^ e IO cr Cii !»• ^ co © o ►- il^ co iti- Oi CD O'i -4 "- IO I I © oc o e © e © © © £ © 2 '= £ S S © © © e £ © © © © © © MM^ninjjii ■_! — ^ (3 1^ (^ <^, o © © © © IO ©©©©©©©O©C©©©©©©-'00© io©©©©©©©o©c©:r. ©©©©00© ce©©©©©©© ©©©©©©©s^io © eoo cr >; v; >- : o~o c^ CA C/1 cr. ^occ ;^ C/1 VI cr 5?ooo n co, ,^^^oOon"<^^'='^o^m"^o« 1844 RENDICONTO n°. 16. j DELLE ADUNANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEMU DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI LUGLIO E AGOSTO. PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE 3]atematiche. — Ricerche di analisi applicata alla Geometria del socio corrispondente Fortunato Paddla. 51- Durante il tempo in cui gì' illustri geometri signori Jacobi e Steiner si sono trattenuti fra noi, avendo avuto io l'onore di avvicinarli sovente, il signor Stei- ner a preferenza si è compiaciuto accennarmi varie ricerche di cui si era occu- pato con mezzi puramente geometrici , ed altre che facevano tuttavia l' oggetto delle sue investigazioni , e che quindi non aveva ancor pubblicate. Molte delle quistioni che egli ha trattate hanno una generalità sorprendente , e sembrano a prima giunta quasi del dominio esclusivo dell' analisi algebrica , anzi possiam dire lo sono , ma quel che vie maggiormente fa ammirare la forza del suo in- gegno , è che egli ha saputo in questi casi scovrire le relazioni generali che esi- ster doveano fra i dati e i quesiti , e ridurre il problema ad altro , la cui so- luzione non dipende che dalla ricerca di taluni integrali , come si vedrà meglio con un esempio che siamo per dichiarare. Intanto siccome fra le quistioni di cui mi ha fatto parola alcune riguardano soltanto proprietà dell' estensione , le quali possono essere utili per la geometria , ma non di molta importanza per 1 analisi , altre al contrario possono ancora a questa riuscir di vantaggio , sia perche presentano delle ricerche sotto un punto di vista più generale di quello «.ho sicsi fatto finora , sia perchè per giungere alle medesime conviene far uso di osservazioni che perfezionano alquauto i metodi già conosciuti , così ho cer- 3. 24.2 cato occuparmi di sifTaltc quistioni nel modo che ora ho l' onore di andare espo- nendo a questo rispcUabil consesso. A hitli è nolo elio quando un cerchio gira in guisa che i diversi punti della sua cireonlcrcnza \adansi applicando lungo una retta data , un punto qualunque preso sulla periferia descrive una curva che vien chiamata cicloide ; e se in vece il cerchio mobile gira essendo sempre tangente ad un altro cerchio fisso , il punto descrivente genera allora una curva detta epicicloide. Di queste curve ne' trattati elementari di calcolo si studiano le principali proprietà , ed in particolare se ne determina la quadratura. Or il sig. Steiner si è occupato della quadratura di tutte le curve che vengono in simil modo generate , immaginando che si abbiano due curve qualunque che si tocchino in un punto , una delle quali restando fissa, r altra giri intorno di essa senza cessar mai di toccarla , allora considerando un punto qualunque invariabilmente connesso con la curva mobile, è chiaro che que- sto punto andrà descrivendo una certa linea , e supponendo che la prima curva roti finche il punto di contatto cada in un altro punto dato della curva fissa , unite le posizioni estreme del punto descrivente coi due rispettivi punti di con- tatto , si verrà a determinare una certa aia , che come è palese dipende dalla posizione primitiva del punto che si è considerato. Ciò posto ha dimostrato il sig. Steiner che esiste sempre un certo punto al quale corrisponde un aia mini- ma , e determinato questo , ogni altra aia relativa a qualsivoglia altro punto dif- ferisce da queir aia minima per un settore circolare. Quel punto intanto dipende immediatamente dalla posizione di altri punti che ha chiamato centri di gravila Hi cvrvaliira , e sarebbe ciascuno il centro di un sistema di forze parallele applicale a' vari punti dell' arco della curva mobile che si avvolge lungo la curva fissa , essendo ogni forza proporzionale alla curvatura della linea data nel suo punto di applicazione , come sarà meglio in seguito dichiaralo. Quindi si vede , come ho poc' anzi accennato che , tranne i casi in cui per la simmetria delle figure si scorge immediatamente qual sia la posizione di quel centro di gravità di curva- tura , il problema è ridotto ad un altro, che si risolve con eseguir soltanto al- cune integrazioni , cioè con determinare gl'integrali che entrano nelle notissime formolo che danno le coordinato del centro di un sistema continuo di forze pa- rallele. Questa e la prima quislione di cui lui sono occupato , la quale come si vede può esser utile [uTchi- dà la quadratura di tutta una famiglia di curve. Ho fatto pure osservare come si deduca da questo teorema la rettificazione di tutte Je evolventi di una medesima curva , e quel che più merita di esser notato è che dipendono tutte da mi nied(!SÌmo trascendente , talché quantunque le diverse evol- venti (leir evoluta drlla parabola sieno curve di grado superiore, pure la loro ret- tificazione dipende da quella della parabola , gli archi delle evolventi della evoluta dell' ellisse dipendono dagli archi ellittici , e cosi in generale ho dimostrato che 1(1 differenza ira due evolventi di una medesima evoluta è uguale ad un arco 243 (H cerchio avente per raggio la loro disianza scambievole , e che misura fan- gola compreso dalle due normali estreme comuni alle curve date. Questo looroma non solo può servire per la rellificazione di una estesa classe (li curve ; ma può riuscir utile per molli usi pratici. Cos'i a tutti è nolo che sovente nella costruzione delle volte a sesto ribassalo 1' intradosso è una scmiel- lisse , onde volendo che i letti dei cunei sieno ad un tempo perpendicolari tan- to air intradosso che all' estradosso , risulla che la curva formante 1' estradosso è un' evolvente dell' evoluta dell' ellisse. Quindi essendo una curva di grado supc- riore riuscirebbe penoso il trovarne la quadratura che pur necessita per la mi- misura del volume della volta : mentre in virtù del teorema or enunciato questa ricerca riesce facilissima, poiché avendosi la lunghezza della linea media tra l'in- tradosso e r estradosso , moltiplicandola per la spessezza e per la lunghezza della volta , se ne ottiene immediatamente il volume. La seconda quistione è la cubatura de' solidi terminali da una superGcie ri- gata e da due piani paralleli , ed in particolare del solido che resta determinato facondo appoggiare una retta di data lunghezza co' suoi estremi sopra due relle date di posizione. Mi sono occupato di sifTatla ricerca , e per mostrare come il caso generale possa immediatamente ricavarsi dalle note formole per la cubatura de' solidi di terra detti a quattro altezze , di cui ha fatto parola anche il nostro socio signor Tucci nel suo trattato sulla misura delle volte , e perchè la super- ficie speciale di cui abbiamo fatta menzione presenta molto particolarità ; e po- trebbe anche essere impiegata nelle arti. Imperocché siccome tutte le sezioni pa- rallele alle due rette date sono ellissi , e ve ne ha anche una che è circolare , così potrebbe servire per congiungere due volte delle quali una sia cilindrica a base clliltica o circolare , e 1' altra una piattabanda ; e sarebbe questa la supcrli- cie più conveniente , come quella che insensibilmente e con le curve di minor grado presenta il passaggio dalle sezioni rettilinee della piattabanda alle sezioni ellitliche o circolari della volta cilindrica. Finalmente il sig. Steiner ha intrapreso delle ricerche sulle proprietà gene- rali delle curve , che non ha però ancora pubblicate , e fra le altre ha cercalo per una curva del grado m qual' è il numero dei punti di flesso : quale può es- sere al più il numero dei punti doppi , se pure ne ha : e. quale in Due il nu- mero delle tangenti doppie , chiamando cos'i quelle rette che toccano la curva in due punti, li numero dei punti di flesso è indicalo dalla formola 3/m (m — 2 }: di punti doppi può in generale una curva non averne , ma al più ne può am- j n r 1 [m—ì){ni — z) mettere un numero espresso dalla lormola , consiileranil sicché potrebbesi a prima giunta credere che 1' eliminata fosse del grado m ( 3/rt — 4) > e quindi vi sarebbero 2rn punti di flesso di più di quel che porta la formola del sig. Steiner. Ora par- tendo dalla nota proprietà delle funzioni omogenee , che cioè se F è una fun- zione omogenea di x e ài y del grado m , si ha dF dF X -i T — y = Tn¥ , dar dy mi è riuscito dimostrare che l' equazione ottenutasi coli' uguagliare il coefficiente differenziale di secondo ordine a zero , combinata con l' equazione proposta, può abbassarsi al grado 3/» — 6 = 3 ( m — 2 ) , e per conseguenza l'eliminata viene appunto del grado Z m{m — a ). Vedesi adunque che non solo si viene per tal guisa a presentar la formola cercata ; ma nel tempo stesso si hanno le più semplici equazioni che bisogna trattare nei casi particolari per la determinazione de' punti di flesso (*). In quanto a' punti doppi è nolo che se F = o è 1' equazione della cur- dF dF va , le equazioni — — = o , — j — = o determinano le coordinate dei punti mul- tipli o coniugati , purché queste equazioni si accordino con la proposta ; onde vi abbisogna una parlicolar condizione porcile vi possano essere punti multipli in generale. Ammessa intanto questa condiziono si hanno tre equazioni una del ••) Durante il soo soggiorno a Bomn il sig. Sloincr acrennò ni sig. Jacobi questa sua ricerca , e questi la rinvenne con l'analisi dimosirondo ap|iimio che il grado dell'equazione di cui abbiamo fatto parola qui sopra polca abbassarsi di due uniti, ma ignoro qual sia la via tenuta da questo insigne analista, nulla aven. domi egli accennalo su tal proposito. Pe' punii doppi e per le tangenti doppie, mi diceva il sig. Sleiaer non avere avuto alcuna risposta dal sig. Jacobi , onde pare che non dovette molto occuparsene. 245 grado m e due del grado m — i che debbono sussistere simultaneamenle , quindi si può fare l' eliminazione della y tra la prima e la seconda , e Ira la prima e la terza , e le due equazioni risultanti in x debbono ammettere un divisore comune , che uguagliato a zero darà le ascisse de' punti cercati. Ma per tal modo mi sarebbe riuscito diflicile dimostrare che questo comun divisore non può sor- passare il grado indicato dalla formola -^^ • Quindi ho osservato che indicando con « il maggior numero *di punti doppi che può ammettere una curva del grado m , si può sempre immaginare una curva del grado n che passi , , n (n -h3) ., ., .-, per questi punti , cu essendo h i h numero de termini (.lie con- tiene un equazione a due incognite del grado n , si avrà 1' equazione w ( « -i- 3 ) ^ = --^^ , in cui ^ dinota un altro numero di punti presi anche sulla curva proposta da assegnarsi con la condizione che per ogni valore di * , dia per n il minor nu- mero intero che soddisfa all' equazione precedente. Ciò posto la curva del gra- do n dovendo passare per gli » punti doppi , e per gli altri ^ punti presi ad arbitrio sulla curva , poiché il numero de' punti che può avere con la curva proposta che è del grado ?« non può essere maggiore di m n , si avrà 1" al- tra condizione 7wra_2»-t-|3 e combinando queste relazioni , tenendo sempre presente che » , ^ , n debbono essere numeri interi e positivi , ho dimostrato che il numero de punti doppi può essere al pui , la curva che passa per essi è del grado m — i , e può incontrare la curva data in un altro numero di punti indicato dalla formola 2 [m — i ). Finalmente per le tangenti doppie ho trovato che per una curva del grado m la formola che esprime il numero di queste tangenti è m {m — 2) {>n — 3 ) ( ;/i -4- 3 ) Ma questa formola non ho potuto farla vedere al sig. Steiner , imperocché es- sendo stata r ultima ricerca da me intrapresa non mi è riuscito rinvenirla se non A¥' , sono fun- zioni noie (li s , le duo » , ^ dipendono dalla posizione del punto P. Or essendo nel triangolo paM il lato ap = ^ , il lato aM= x , 1' angolo compreso paM = * — y , sarà Mp = \/'x' -t- ^' — 2^ar cos ( a — y) = Tn , , . (3 sen ( » — 7/ ) son BiWa = ^ — = sen (p , onde X — (3 cos ( » — 7/ ) COS( 7n le quantità w e <|j si sono introdotte per brevità di calcolo : intanto I aiìgolo pMl verrà indicalo da f -\- z. Altronde supponendo che (** sia una posizione iiilìnil.imcnlo vicina di Mp , l' aia elementare Mp^^ si può riguardare come com- })osla dal parallelogrammo Mpp'^^, e dal settore circolare /;V* : il paralli'Iogrammo ha per misura Mp. M^. sen pMl ; 1' angolo p'^< è uguale come è chiaro al dif- Ò.8 Icrenziale dell' angolo pMl più 1' angolo di contatto , cioè — , onde il settore ;>'^* = -f- ;J^ ( d , ovvero ;V= fl ,i SCn ( , +A )+ C;3' + i?, essendo -L — un b =a A ' ° ' cosA Dal vhIovo di M si ve 'e intanto che esso varia al cambiare delle quantità 2^9 » , ^ ; (|uindi possiamo cercare per quali valori diviene un minimo , e come è nolo dovrà essere — j — = aacos(»-+-o) = o, AM d/ Ora le due prime equazioni danno , = a scn (»-^-3)-h2Cj3s=o, / d- M y < d'J/ d'J/ ( d» fl'^ / = d,* • d^' ' d'y?/ > 0. ■ 2C ' e restano soddisfalle le altre due ineguaglianze ; dunque il punto P determinalo da' valori ovvero A B ^'sen«' = j-^, ^'cos«' = — -j^, (i) descrive l'aia minima , il cui valore è dato dall' equazione Togliendo questo valore da quello di M si avrà a' M — M' = o^ sen ( . 4- ) rappresentano le coordinate del punto cercato rispetto alla JB' ed alla perpendicolare condotta per A , le quan- tità a: cos ( * — y) ed X scn {-f —-y) le coordinate rispetto agli stessi assi di un punto qualunque M della curva mobile JM'B' e le formole J ^ xcoì{i-^y).(~+-^'^ds J ^xsen(t— y)^4- + -r) ^^ dinotano , come è chiaro , le coordinate del centro di un sistema di forze paral- lele applicale lungo la curva AM'B' proporzionali per ciascun punto M' alla somma delle curvature ne' punti corrispondenti M' ed M delle due curve date ; quindi trovato questo punto G , presa sulla GA perpendicolare ad AB , la G'P= ' /I(v+7r) d. ~ '^^^ si ha la posizione del punto P cui corrisponde 1' aia minima. Si avverta che per l'angolo BOB deve intendersi il rapporto di un arco compreso fra i lati dell' angolo B'OB al raggio col quale è slato descritto. PSel caso che la curva mobile e chiusa e si considera rotare tanto fino a che si avviluppi tutta lungo la curva fissa, essendo A = o il punto P' è lo slesso, centro di gravità della somma delle due curvature (i). (1) La soluzione del sig. Steiner é la segaenle : chiamando centro di gravità di curvatura di nna carva il centro di forze parallele proporzionali per ciascun punto della curva alla curvatura in quel punto, si trovi il centro di gravità di curvatura 3 dell'arco AM'B', e supponendo in ciascun punto M noa forza pro- porzionale alla curvatura della linea fissa AMD nel punto AI corrispondente all'arco AM :=: AM' , si trovi r altro centro di gravità di curvatura g' ; si divida la gg' nel punto G io ragion reciproca degli angoli che le normali condotte per B' e B fanno con la normale per A , ed abbassata la GA perpendicolare ad AB , AB' > si Drenda GP'=: . « e (? essendo gli angoli suddetti. E evidenti; che le operazioni da ese- '^ 2 ( » -t- fJ ) ' goirsi sono le stesse , poiché sempre per determinare il punto P' bisogna prima assegnare il punto C ; intanto abbiamo creduto lasciare le formole trovale, poiché in qualche caso gì integrali ove X, ed yi sodo le coordinate del punto M' rispetto agli assi qui sopra accenuati , potrebbero es- late del punto M' rispetto agli assi qui sopra acceni /Xi di J Ti ds § Vt djf g^ y, df > I ; — . # , # ;— . i quali servono per la determinazione dei ponti g, g'; mentre se mai questi fossero più semplici , i primi si scom- pungooo nella loro somma. 25S 5. Passiamo ora a considerare qualche caso parllcolare , e da prima quello della cicloide: allora supponendo che si voglia la quadratura dell'intera cicloide il punto cui corrisponde l' aia minima è il centro del cerchio mobile , il quale descrive una retta , e 1' aia corrispondente è un rettangolo di lati 2* r ed ?• , es- sendo r il raggio del cerchio generatore , cioè uguale a 2*r' : per quel che si è dimostrato , detta « la distanza di un altro punto qualunque dal centro del cerchio mobile , l'aia relativa a questo punto sarà uguale a 2*r'-t-ffa' ; onde r aia della cicloide essendo s = r , e espressa da 3«r* . Per r epicicloide, considerando sempre un intera rivoluziono del cerchio mo- bile , il suo centro è il punto cui corrisponde 1' aia minima , la quale riflettendo che il centro del cerchio mobile descrive un arco di cerchio concentrico all' al- tro cerchio dato , indicando con r ed ^ , i raggi del cerchio mobile e del cer- chio fisso , è evidentemente espressa da 2« r [ i -j- -jr- J . Quindi l' aia corri- spondente alla curva descritta da un punto che dista per « dal centro del cerchio mobile è uguale a e r aia dell' epicicloide , essendo 8 = >• , verrà indicata da la quale espressione se B = r , si riduce a i^r'. 6. Nel caso che la linea mobile e una retta allora si ha S=h^ h essendo la lunghezza della retta che si suppone doversi avvolgere sulla curva data e presa questa retta per asse delle ascisse , e la perpendicolare condotta ad essa pel punto di contatto, cioè la normale alla curva data per asse delle ordinale le coordinate del punto che descrive l'aia minima saranno date dalle formole A .vd.y /•A xAs o r ^i>d« xJ 0 V J Q ove si noti che l'asse delle ordinate positive e la parte della normale alla cuna die cade verso la sua concavità, e che J ^r '"^^^^ l'angolo che formano le due posizioni estreme della retta mobile preso secondo le considerazioni falle preceden. temente. 254 Vcdesi intanto cbc la posizione del punto che determina 1' aia minima di- pende dalla conoscenza deU' integrale f-—- ^'^ P^^'o supponendo clic A, Bf sieno gli estremi della retta mobile sì prenda sulla BA un punto qualunque N, ed essendo P' il punto corrispondente all'aia minima, si ponga AR f I* sds /A d* o r e si chiami * la AN : considerando due punti n , n' equidistanti da A' , essi descriveranno due curve , e l'aia compresa fra esse e le rette ON' , OM' sarà espressa , come è noto , da NM. nn'. Altronde pel teorema dimostrato la mcdc- siniii aia è uguale alla metà dell'angolo HON moltiplicala per la difTeren/a dei 255 quadrali delle disianze che i punii n j ti' serbano dal punlo P , dunque ponendo A'7ì = m, ang. fìO/J' = ,^, e l'arco NJIl = l, si avrà ovvero /=^(ar + »), (i) ia quale equazione ci fa vedere che quando è determinalo il punlo fi , si ba- ia rcUificazionc di lulle le evolventi della curva y4B, e viceversa. Intanto se con- sideriamo un altro punlo N' , ponendo JN' = »' , e la lungliuzza della curva N'M' ==■/', si avrà pure /" = ii ( |j -f »• ) j e per conseguenza /' — / = (i (a — » ) , ilondo si deduce il seguente rimarchevole teorema : Se N'M' , NM sono due evolventi di una medesima evoluta , la differenza delle loro lunghezze uguaglia f arco di cerchio che misura f angolo delle nor- mali comuni ^'^, M'M nel cerchio di raggio NN',- cioè Parco kk! descritto col punto 0 come centro e col raggio NN'. E si noti che le NM ., N'M' potrebbero essere evolventi di qualunque curva tangente alle due rette ON , OB , e la differenza delle loro lunghezze sarebbe sempre la stessa. Si vede intanto che la rettificazione di tutte le evolventi dell'evoluta della parabola dipende dalla rettificazione di questa curva , quella delle evolventi del- l'evoluta dell'ellisse dalla rettificazione dell' ellisse^ e cosi per altri casi analoghi. 7. Se la curva AB è un arco di cerchio si ha X :=■ /''' sAs t/ 0 '■ />> às n ^ ■=v^ quindi r equazione (1) del n. precedente diviene 95'6 e ci dimostra elio un arco qualunque MN di una delle evolvciili del cerchio è uguale all' arco compreso fra i lati dell' angolo MON descritto col punto 0 come contro e con raggio uguale ad UN , essendo li il punto di mezzo della retta y^5' uguale all'arco AB: o ciò eh' è lo stesso che l'arco NM sta all'arco AB come NA più la metà dell'arco AB sta al raggio del cerchio. Quindi se si con- sidera r evolvente descritta dal punto A , ossia se si tratta di un arco della svi- luppante del cerchio che comincia dal punto ove incontra il cerchio, l'arco del- l' evolvente e una terza proporzionale dopo il diametro del cerchio e 1' arco cor- rispondente ; onde Y intera prima spira sarà uguale a 2*"r ; cioè uguale alla cir- conferenza di un cerchio avente per raggio la mezza circonferenza del cerchio dato. 8. Passiamo ora a determinare la quadratura di un' evolvente dell' ellisse che come ahbiamo detto nell' introduzione può essere utile per la misura delle volte. Sieno cebi semi assi della scmicllisse che forma l' intradosso della volta ed m la grossezza uniforme della medesima ; chiamando per brevità / la lun- ghezza della semiellisse , pel teorema enuncialo nel n. 6 la lunghezza dell' evolvente che dista dall' ellisse per J- ot è uguale ad /-j- -—«m, onde 1' aia della parte compresa Ira l'intradosso e l'estradosso sarà espressa da ( /-{- JL *m ) ?7i , ed indicando con e la lunghezza della volta il suo volume sarà dato dalla formola dove / dinota la lunghezza dell' intradosso , m la grossezza uniforme , e e la lunghezza della volta. Si avverta che questa formola conviene a tutte le volte, quale che sia la curva formante l' intradosso. Intanto si rdeva che a e ò essendo i semi-assi di un'ellisse, l'aia di una delle evolventi della sua evoluta che ha per semiassi a + m,eb-{-me indi- cata dalla formola ( l/a' b'\ iiidicando secondo le segnature adottate da Legendrecon E' I _L I il qua- V/~j.j,i /,< dranle ellittico di semiasse maggiore i e di eccentricità I .. a ( Sarà rontimiato ). Anahjse des os hitmains recueillii dans une fouille fatte à Pompei , eii i83g par Monsieur d Arcet , memhre de L Aeadémie des sciences de t Insliliit de France , et Correspondant de f Aeadémie des sciences de Naples. Le3 OS humains , qui font le sujct de calte note , m' ont élé envoyés par M.' le Corate de Caraaldoli , Présidcnt de 1' Aeadémie des sciences de Naples , avec le certificat d'origine doni voici la Iraduclion exaclc. j En qualitó d' Arcliilcclc ingónieur , directeur des fouiiles de l' antique vil- j le de Porapei , je certifie .qu* à la requcte de M.f le Conile de Camaldoli , > Présidcnt de l' Aeadémie des sciences de Naples , ont été extrails , en iSSg , j quelques fragments d os de squelellc huniaiu délerrés dans la dite vijle et que 3 ces os ont élé remis à M.' le Corate de Camaldoli qui les a envojés à M.' •i> d' Arcet , à Paris , pour y ètre analysés. Le Chevallier Pierre Bianchi, Archileeie du Roi de Naples. L' envoi qui m' a élé fait conlenail des fragments plus cu moins gres des OS suivanls. Un os iiiaqne ; un cubilus gauche ; un pariétal ; un occipital ; un fronlal ; un tibia gauche ; un humérus droit et un fémur droit. Ces os élaient secs , colorés en gris jaunàlre sale ; ils élaient un peu friables à leurs parlies spongieuses et cellulaircs , mais ils avaicnt conserve une grande solidilé dans loules leurs parlies compacles et surtout vers la partie moyenne des os longs , lels que le cubilus , le tibia et 1' humérus qui se cassaicnt cn esquilles comrae le font les os lorsqu' ils soni frais ou en bon état de conservalion : ces os n' a- vaient pas d' odeur sensible. On a réduil en poudre Cne un terme moyen de ces os pris sur toutes les parlies , et cettc poudre a élé essayéo comme il suit. En trailanl colle poudre, à fcoid , par l'eau dislillée, la liqueur fiilrée avail une réaction alcaline ; olle conlenail un peu de malière organique et des traces d' acide chiorhydrique et , surtout , d' acide sulfurique combinés à de l' ararao- niaque et à du la chaux (i). La mème poudre , Irailée , à chaud , par I' acide sulfurique pur a donne assoz d'acide fluorhydriquc pour dépolir forlcment un morceau de vèrre à vitre commun peu fusible et inaltaquable par l'acide sulfurique pur et bouillant : ces OS conlenaient drmc une quaulilé bien notable de fluorure de caleium. (IJ L'absence de la graisse t\ la préseiico de 1' animooiaque , dan^ ces ai , sembleol inJiqucr que I' allératlon de leurs (larties sponfrieuses , devcnnes rriabics , s'est opi^réc cumme jc 1' ai dit . en 1821 , • n cipliquani ie niDde de d^composilion qu'epruuvent les os employes comme engrais : Yoyei, Annaies de iMilinic ei Jc rbvsiquc , lomc 16, page 361 el Annali's d' agrlculluro, Q''"" serin . luine 13. >age \ÌJ. J3 25S Eu traitant de niéme et coniparalivomcnt , la parile spongicusc do ces os et leur poilion la plus compaclc , on a rcniar(]ué que les os compacles et bicn conscrvcs contenaicnt plus do lluorure de calcium quii ne s'en trouve dans leurs parties Ics plus spoiigieuscs ; ce qui est en opposition directe avcc 1' opinion rc- cue que la fluorure de calcium , qui fait partie dcs os fossilcs, y est introduil par simplc infdtration. La poudre dcs os qui font le sujct do colte noto, sèchée à l'éluve à ioo° cenligradcs , a été trailée succcssivemcnl par F alcool absolu, par l'ether et par r osscncc de tcrcbcnlliine sans qu' on ait pu en extraire soit de la graisse , soit dcs acidcs gras , soit du savon de cliaux ; loute la graisse de ces os avait donc ólé absorbée par 1' action capillaire du terrain sur lequel ils rcposaienl. Celle poudre traitcc par 1' cau , dans V autoclave , sous la prcssion d' un almospljcre ou à la temperature de iai° cenligradcs , a donne une dissolulion de belatine concentréc et se prenant bicn en gelee lors de son réfroidissement : il n'y avait pas de graisse à la surface de la liqueur. Une partie de la mcme poudre , calcince long-lemps sous la moufle à don- ne au cent , Sous-phospbale de chaux , chaux avec Iraccs de fluorure de calcium , d' argile , de magnèsie , d' oxide de fer. . . 71,5 Maticrc organique combustible et acide carbonique . . . 25,5 100 Ces OS brulent avec flarame en laissanl dégager d' abondantes vapeurs am- moniacales ayant 1' odcur caractérislique de la colle animale ou de la corno gril- Ice. En analysant Ics portions les plus compacles des os longs , bien séchés à i' étuve , j' ai obtenu les résultats suivanls. Sous-phosphale de cbaux avec Iraces de fluorure de calcium, alumine , magnesie , péroxide de fer 57,5oo Carbonaie de chaux i4,426 Cartilagc exlrait par le moyen de 1' acide chlorhydrique à 1007 de dcnsilé (i) 2i,25o Gélaline ou nialicre organique soluble à froid dans 1' aci- de chlorhydrique faiblc 5,124 Perle 1,700 100 (1) Les 09 eompactcs réccmmeat citnits des aoimaoi et bien desséchés ne donaent que 30 centiimet de cartilagc pui et sec qaaad od Ics trsilc par 1' acide chlorhydrique à 1007 de densité. 25(J Les parties Ics plus spongicuscs dos os de Pompei conlioiment moina de; nia- tièrc organiquc , mais cllcs clonncnt cncorc 5, i de cartilagc pur , au cent ; quand on Ics trailo*, à froìd par 1' acido clilorydriqiic l'aiblc. On voit , par ce ([iii précède , quo Ics os qui font lo sujot de colte note , l)ieii qu' enscvelis sous Ics produils volcaniqucs dcpuis l' an 79 de nolro èro, e' cst-ù-dire dcpuis prcs de 1800 ans , se Irouvcnt encore en très-bon clal de con- servation dans lours partics compaclcs : quo Ics parlios spongiousos do ces os qui ne contionneul plus trace do graissc , ont ólé Loaucoup plus allc.óes quo le corps des OS , mais qu' on y rotrouve encore beaucoup de matière animale et qu' une portimi do la tramo oarli-higinouso y est mème parfaitemont consorvéo ; quo ces OS conlicnnent uno (|uanlitt5 notable do fluoruro do calcium ; qu il parait y avoir plus de fluoruro do calcium dans Ics parlios conipactes et bicn consorvóes des os quo dans lours partics spongiousos plus ou moius altérécs et, enCn, quo cassant encore cu esquillcs dans la partic moycnne des os long , il est ccrtain que ces OS noni pas ólé exposés à uno tompéraluro do i4o à i5o dcgrés ccnligrades , lors de la catastropbe qui a enterré la ville de Pompei (i). Je terminerai cette noto cu préscntant , au sujct do la dcrnièro conclusion , les considérations sui- vantes qui me paraissont mériter quolque iulérèt. 31.'' Dufrénoy ìi qui 1' on doit un mémoire fori important sur les ierratns volcaniqucs des cnvirons dii Festive (2) a comparo, sous les rapporls géologique et minéralogique, los produils volcaniqucs qui formcnt la Somma, avec ceu\ qui r>;couvront Ponipc'i et est arrivò ainsi à cello conclusion remarquable, e' est que la ville de Pompei n'a pas étc délruilc en 79 de nolre ère, par uno pluie do cendres brulanlos soriani du Yésuvo, mais bicn par uno inondation bououso provenant d un éboulomenl de la Somma dólnyé et cnlraiiié par Ics cmìx pluviales: or, lo bon état do conservation des os qui font le sujct de cette note viendrait appuyer cette opinion si elione l'élait, déjà surabondammcMit, par la consorvalion parfaito de diCfércnls ob- jcls quo procurenl journcllomenl Ics fouillos do Pompei , Icis que- les couleurs végélalcs ci la circ des pointurcs , Ics manuscrits , les fruits , les légumes , les viandos , Ics porics , l' ivoirc , Ics fragmonts do bois , los résidus d' builo et de vin , mais , surtout , los lablettos onduilcs do la coucbo do ciré sur laquclle les Romains tracaient , en creux, Icur écriture : ne rcsultc-t-il pas évidemmcnt , du rapprocbenicnt do ces diverscs dcmonslrations , la preuvo ccrtaine que l'opinion (1) J*'ai , le premier . nnnoncc , en 18'2U . >|ue lea os ciposés seuls. daos une Haw rhaDlTéc à la lem péralure de 140 dógri's ccnligrades , l'prnuvnicnl un cbangcmenl campici dans lear ictlure , ne se cas- •tienl plus en esquillcs ri pouvaicni , alors , l'Ire rrduils en pouilrc line nvec auiant de farililé qu' «n préscnle la pulvérisation du marbré. Voyci , Annnies de l' indoslrie Tran aise et i trangère , ec , lonis 3. page 97. (2) Voyc2 , .Vnnales des mlncs loine XI . l'agcs U3 . 369 el , surtout , pa^c »20. 26o emise par M.' Dufrénoy au sujcl de la cause à laqueUe doit-étre atlribué l'ense- vclissenicnt de Pompei' est parfailemcnt fondée et la convinction que celle opinion si bien clablie doil otre gónéralcment adoplée et mise hors de toule discussion ? (fl) A IO juin, i844- D' Arcet. Su di un nuovo fenomeno cromatico nella luce crepuscolare , Memoria del so- cio oì'dinario Ernesto Capocci , letta il giorno zS Aprile t844 , nella Reale Accademia dalle Scienze di Napoli. Malgrado i rapidi progressi della Meteorologia in questi ultimi anni , ed il grande sviluppo delle umane cognizioni sulla fisica generale del globo , riman- gono ancora parecchi fenomeni ben poco conosciuti. Tra i quali meritano una particolare attenzione le meteore ottiche che appjijono nell' atmosfera , e lo ignee , non solamente come quelle che altamente ne colpiscono per l' importanza de' lo- ro spettacoli , ma perchè nelle loro spiegazioni , i dotti non sono affatto d' ac- cordo. In questo stalo d' imperfezione , il più sicuro partito è quello di racco- gliere diligentemente i nuovi fatti , per aver cosi un maggior numero di dati , sui quali fondar le ricerche teoretiche ; i quali fatti per quanto sono più de con- sueti diversi , e maggiormente rilullano ad adattarsi alle spiegazioni più in voga , tanto più voglionsi registrare accuratamente , ed aversi in pregio ; perocché ve-' nendosi con tali ajuli ad escludere le false ipotesi, in opposizione con essi fatti, si giunge alla fine allo scoprimento del vero che a lutti i falli soddisfa. Ora in questi ultimi mesi mi è occorso di trovarmi spettatore di talune straor- dinarie apparizioni dell' una e dell' altra specie , che mi sembrano meritevoli di essere sottoposte alla vostra attenzione per trasmettersi alla memoria de' dotti. Qui mi occuperò esclusivamente della parte ottica , riserbandomi d' intrattenervi del- l' altro argomento nella tornata seguente. A voi è noto , illustri collegbi , che tra i fenomeni ottici che presenta la nostra atmosfera quelli che vengono ingenerati dalla luce crepuscolare sono i meno conosciuti. Ora in questa classe appunto , trovasi il fenomeno di cui va- ia), l' opinione qui leniilala dal sip. W Arcel , fu la prima volta emessa dal Professore Carmine Lippi in ottobre del 1820, e comunicala alla R Accademia delle scienze nel nu\embrc dello slesso anno. Oue- »t' Accademia se ne ocnipc> per molli anni di seguilo senza pronunziarne difliriiiivo giudizio. S.ucccssiva- mcnlp per la stessa opiiiii.nc parteggiavano i prolcssori Malico Tbmli , Leopoldo Pilla , Luiyi l'elagna e qualche altro. Ora da ultimo vengono ad associarvisi i signori Dufrénoy e D' .\rcel. ( Vedi lAppi := Fu il fuoco 0 l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano"! — Napoli 1816. — Tenore. Ragguagli di alcune pere- grinazioni efleltuate in diiersi luoghi d'Ile provincic di Ifapoli e di Terra di Lavare, Napoli 1832 L. Pilla. CeoDO storico d«' progressi dell' orillognosia. Napoli . . . 26 1 do a parlarvi. La sua novità , se mal non mi appongo , e guarcnlila non solo da tulio le ricerche da me falle nelle memorie accademiche che trallano di sif- fatti argomenti meteorologici , ma benanche dalla comunicazione fattane alla Reale Accademia delle Scienze di Bruxelles , dal suo illustre Segretario perpetuo sig. Quelelet ; il quale nella seduta de' 4 marzo dello scorso anno , dietro un cenno ch'io in quel tempo gli trasmisi d'una apparenza consimile da me prece- ccdentcniente un breve tratto osservata , la passò a notizia dell' Accademia senza veruna avvertenza ; il che non avrebbe al certo fatto quell' uomo eruditissimo , se gli annali della scienza avessero offerto qualche cosa di analogo. Quando il chiarissimo Botanico sig. Morren , fu tra noi al cadere del 184. i , mi parlava con entusiasmo della bellezza del nostro cielo , e tra le altre cose era ammirato di alcuni sprazzi luminosi che raggiavano dal punto dell' orizzonte sotto il quale il sole era tramontalo. Io per verità credendo che parlasse de' solili rag- gi che adornano in forma di gloria un bel tramonto , non vi badai allrìraenli. Ma poco appresso, la sera de' io Novembre, la straordinaria purezza dell'aere, e la vivezza de' colori crepuscolari , che abbeUivano il cielo all' orizzonte , m' in- dussero a contemplare con maggiore attenzione quello spettacolo. Vedeva io il ciclo occidentale ( secondo il solito nelle serate di straordinaria purezza ) , rico- perto d' una splendida cortina , che presentava man mano la serie de' colori pris- matici. Principiava il cielo a distaccarsi dalla linea terrainatrice degli oggetti terrestri , con una tinta infuocata di un rosso assai carico e fosco , come prove- niente dal riverbero d'una fornace; indi ad una certa altezza vi si mesceva alcun poco di ranciato. Più in su campeggiava più vivamente il medesimo colore , ma il rossiccio s' illanguidiva , e cresceva il giallo ; al giallo s' innestava sempre al- cun che di verdastro , che da ultimo superiormente passava al turchino ed al- l' azzurro il più netto. Questa zona cromatica , la cui luce a partire dall' orizzon- te , s' andava in su grailalnmcntc indebolendo, finiva all' altezza di 20", col con- fondersi perlcllamenle col resto delia volta celeste, che era di quelPazzurro cosi puro e , dirò cosi , trasparente , come suol vedersi soltanto tra noi in quelle ri- gide notti. Tulio questo era , come io dissi , ciò che non di rado si scorge nei crepuscoli mattutini e serotini ; e provicn probabilmente , dalla dispersione de' raggi della luce per la loro varia n^frangibilità nel passare atlraverso 1' atmosfe- ra , la quale, per la configura/ione e densità decrescente de' suoi strali, fa 1" ef- fetto del prisma. Quello spettacolo era per me certamente dilettevole , ma non mi offriva ninna novità che potesse interessare la scienza. Quand'ecco in un su- bilo mi colpisco lo sguardo una striscia , che si alzava sull' orizzonte non più larga d' un 3/3 di grado d" un colore azzurro bellissimo , e perfclUimcnle simile a quello della volta celeste ; alla quale si univa dopo di aver traversalo , con una inclinazione di circa 4^° > tutta la cortina cromatica. Da ciò nasceva il piii vivace contrasto, perchè la striscia azzurra , massime nelle prossimità dell' orii- ionie , spiccava forlemenle iinmezzo al rosso ed allo arancio , ed essendo lafe- laimentc terminala con lince pcrfetlamcnlo ben dlslinle o Ini loro parallelo , pa- reva che fosse un l.ii,'Iio nella cortina per cui apparisse il ciel di dietro nella co- lorazione sua propria. Ma questa luaravigliosa e non mai veduta interruzione non rimase visibile che pochi momenti , perdio mancando la luce crepuscolare mancò con essa la cagione di quel contrasto , una Unta uniforme confuse ed ottenebrò tutti gli og- getti. Né per quanto si fosse da me e da altri cercato nelle soi'e seguenti , sì era potuto più rivedere il fenomeno. Dopo un lungo tratto soltanto, la sera de i4 Dicembre iS^S , due de' mici figli (Teucro e Dermino ) , a' quali. io aveva raccomandale colali osservazioni , videro non una sola , ma ben tre di coleste misteriose liste. Ma io in quella se- ra non era in casa, onde non mi fu dato di profittare di quella rara opportunità. Finalmente il primo giorno del presente anno , alle I)"" 20', 3/4- d'ora circa dopo il tramonto del sole , ci apparvero le lanto atteso striscio , ed io , avvertito pure da' mici figliuoli, ebbi il piacere di contemplarle, per Io- spazio di io' cir- ca, a mio bell'agio , e farvi tutte quelle riflessioni, che dalla vaga loro natura e dalia breve loro durata e permesso. Il fenomeno che nel bel principio era al suo massimo d'intensità (perocché allora pure i colori crepuscolari erano nella maggior loro vivezza ) , presentava (re liste azzurre 1' una delle quali alquanto a sinistra del punto ove il sole s'era occultato sotto l'orizzonte , e le altre due a destra alla distanza di 12 e 14. gra- di come poi ho trovato determinando 1' azinnit dogli oggetti terrestri su' quali le aveva vedute corrispondere. Quella a sinistra era la stretta ( un mezzo grado lar- ga soltanto ) , ma era la più distinta e più lunga , la sua direzione faceva col piano orizzontale al SO un angolo non minore di ^.5° ; al contrario le altre due strisce avevano una inclinazione di So" dal lato opposto cioè al NO , sicché que- ste linr.e prolungate coli' immaginazione di sotto all' orizzonte , dovevano concor- rere ad intersecarsi nel luogo che occupava il sole in quel punto. Queste due idtime strisce erano , come ho detto , alquanto meno precise e distinte , massi- me dal loro lato destro , ma erano invece larghe (juasi del doppio. La lista a si- nistra era slata la più sollecita a svanire , ma le altre due specialmente quella ili mezzo, seguitavano tuttavia a spiccare in mezzo a quel campo di porpora; e mentr" io proctn-ava di fare ogni sforzo per distinguere ed imprimere nella mente lutti i particolari di quelle fugaci apparenze, m'accorsi che ambo le strisce ave- vano un lento moto di traslazione da destra a sinistra conservando sempre tra loro il parallelismo , e l'inclinazione primiera sull'orizzonte. Cos'i in 3 o 4 nii- nuli percorsero dal NO verso il SO , un arco di 4 in 5 gradi , passando dielro alle case del villaggio di Due-l'orle che si progettavano sul cielo in quel (ratio dell' orizzonte. 263 Ognun vedo che questa nuova circostanza che da me fu allora osservata con grand' ansietà , come se da essa potessi aver la chiave dell' enimrna , accresce in vece la diCGcollà della soluzione. Ma per inesplicato o inesplicabile che sia il fe- nomeno nello slato presente delle nostro cognizioni non è per questo mcn certo ; essendosi anche ripetuto nelle sere de' di 9 e i8 dello stesso mese di Gennajo , sebbene in un grado mollo più debole. Duolmi che niuno de' miei colleghi ab- bia avuta r opportunità di osservarlo , essendomi appena riuscito a mostrarlo una sera al Custode sig. Cortese , clic , com' è noto , pure attende con gran fervore alle cose meteorologiche. Del resto non è inverisimile, essendosi ormai richiamata l'attenzione degli os- servatori su questo fenomeno , si raccolgano ben presto , ne' crepuscoli del mat- tino e della sera , nuovi fatti analoghi a' precedenti , che meglio potranno illu- minarci sulla loro origine. In quanto al presente io non ardirei di avanzare veruna congettura paren. dorai , come ho detto sin dal principio , che questo fatto non si adatti per nulla alle id(!e che ora prevalgono. Molte supposizioni verebbcro nel pensiero per la spiegazione in proposito , e specialmente quella di farla dipendere da qualche nu- vola a noi occultala sotto 1' orizzonte , ovvero , disposta in lunghissimi cirri nelle più alle regioni dell' atmosfera : e noto che talvolta questi cirri si dispongono in una specie di polarizzazione, partendo tulli da un punto, e lasciando tra loro de- gli intervalli cosi regolari e distinti , che se coincidessero nel cielo colla colora- zione crepuscolare molto probabilmente potrebbero produrre le dette strisce , la qualità e vivezza del cui colorilo , altro allora non sarebbe che un effetto di con- trasto, ossia un effello fisiologico della senscizione luminosa , soggettivamente mo- dificala nel nostro organo. A tali straordinarie apparenze pure avrebbe potuto dar luogo un fenomeno simile a quello osservato in Olanda il 21 Marzo i833 alle 9 della sera ; peroc- ché esso presentava una striscia nebulosa che si stendeva dall'est al f ovest , per entro la quale altenlanienle mirando , Si distingueva come una corrente di ma- teria luminosa , simile ( al dire degli spettatori ) a ciò che presenterebbe un get- to di acqua hmcialo dalla violenza di una tromba da incendio. Ma rinellendo , che quando anche cotale spiegazione fosse la vera altro in sostanza non si sa- rebbe fatto che allontanare la diIBcollà ; e d' altronde rammentando la debolezza delle nostre conoscenze sulla legge del potere dispersivo ed assorbente dell' atmo- sfera ; talché , piìi volte ho io stesso veduto nella costa di Sorrento il disco del Sole occiduo dil più cupo e forte turchino , mentre la teorica e l'esperienza or- dinaria, lo vogliono doralo e rossastro, senza trovare una apparente cagione di tale anomalia ; e rammentando dippiù che nella stessa ignoranza , siamo ancora sulle categoriche cagioni delle varie tinte dell' aurora e delle nubi , tuttoché giornalmeule le abbiamo dinanzi agli occhi , tanto che un illustre nostro socio , 26i propose un tale argomento pel premio di questa R. Accademia nel presente an- no ; rammentando , dico , tutto ciò , non oso di arrischiare veruna spiegazione e mi limito a dare , come Iio fatto , la semplice descrizione del fenomeno. Ermesto Capocci. Parere de socnìii. BIellom e F. de Lcc.i intortio alla memoria del loro collega sig, E. Capocci presentata ali Accademia il dì sS aprile tS44 > sotto il ti' telo : Su di un nuovo fenomeno cromatico nella luce crepuscolare, I progressi delle diverse scienze che formano quel vasto complesso nolo sotto il nome di Fisica generale e particolare , sono soggetti a certi periodi di movi' mento e di quiete , di somma attività e di successivo languore , i quali si direb- bero a prima giunta oltremodo bizzarri e capricciosi , ma che considerati con maggior attenzione si veggon generalmente muovere dall' apparizione di qualche possente ingegno , che coltivando felicemente tale o tal altra diramazione di que- sto gran tutto , scuote 1' innata pigrizia della mente umana , desta 1' entusiasmo dei fisici , e rende per cosi dir generale tra di loro 1' amore alle predilette sue speoolazioni. Le acute investigazioni del Galileo sulla meccanica e 1' astronomia danno origine a quella immensa serie di osservazioni , e di calcoli donde il Newton arguisce poi la legge della gravitazione universale , che introduce la semplicità, r evidenza , là dove regnava prima il disordine e 1' oscurità : sicché , spinta ad un tratto presso il limite della perfezione , l' astronomia deve necessariamen- te rallentare gli ulteriori suoi progressi , malgrado l' incessante lavoro "degli Eulero , dei Langrage , dei Laplace , dei Poisson , e dei tanti esimii matematici tuttora viventi. Young e Malus scoprono certo apparenze dei raggi lucidi trasmessi da piccoli pertugi , ed altri fenomeni della luce ordinaria ripercossa da alcune so- stanze levigate : e tosto un intera coorte di scienziati , invasa da sacrosanto ar-, dorè , si precipita ne' nuovi campi aperti allo sue meditazioni , raccoglie una co^ piosa messe . e fornisce al Fresnel le basi delie ingegnosissime sue teoriche , lo quali collegano insieme due ordini di fatti , che sembravano mancanti di nesso comune. Tali stupende teoriche sono poscia seguite da una distrazione graduale dej;li animi da questi due nobilissimi studii , distrazione che continna a giorni nostri^ ove 1' uomo, inleramcnle dedito alle scienze applicate^ si cura poco di pure sppcolazioni fdosoliche : tendenza funesta , che vogliam sperare di breve durata: «Urimenli , l'industria, si ricca oggidì di nuove combinazioni, mancherà presto de materiali necessarii al suo ulteriore perlezìonamento ; chi- 1' applicazione deriva w'iupre , 0 quasi sempre . dalla scienza, e tra?ri:ran oggetti terrestri su quali le aveva vedute corrispondere. Quella a sinistra era j la più stretta ( un mezzo grado larga soltanto ) ma era la più distinta e più > limga : la ina direzione faceva col piano orizzontale al S. 0. un angolo non > minore di 45" ; al contrario le altre due strisce avevano una inclinazione di > 5o° dal lato opposto , cioc al N. 0 .; sicché queste lince prolungale colf imma- j ginazione di sotto all' orizzonte , dovevano concorrere ad intersecarsi nel luogo ^ che occupava il sole in quel punto. Queste due ultime strisce erano , come ho dello , al- > ciato dalla violenza di una tromba da incendio j. Il sig. Capocci espone poscia alcune riflessioni sulla nostra ignoranza intorno ali' origine dei colori crepuscolari , e finisce dichiarando di nuovo non osar egli arrischiare veruna spiegazione , e limitarsi a dare la semplice descrizione del fe- nomeno. Noi non sapremmo approvare 1' eccessiva circospezione del nostro collega. Delle tre interpetrazioni da lui allegate daremo la preferenza alla prima ; anzi uoQ csilcrem punto a dichiararla 1' unica che debba sostenersi secondo le regole di una sana logica. Quel lampeggiar vespertino , che il volgo chiama lampo di calore perchè vibrato a ciel sereno , fu mai sempre attribuito dai fisici alle nuvole situate sotto 1' onzionte. E di fatto . una delle prime norme della iilosoGa naturale si è di 269 non ammclterc nuove cagioni quando il fenomeno può si)iogarsi mediante le ca- gioni conosciute. Ora, vedendo noi ordinaiianiente il lampo uscir dalle nubi, e sapendo per la funesta esperienza de' grandi incendii , che la luce degli oggetti posti suir estremo limile dell" orizzonte si manifesta distintissima per la riverbe- razione dell' atmosfera , dobbiani pur supporre che il lampo di calore abbia la medesima origine, e ch'esso derivi pertanto dalle nuvole occultate ai nostri sguardi dalla rotondità del globo terrestre. Chi volesse riferirlo ad altra causa, dovrebbe prima di tulio moslrare l' impossibiliUt di render ragione in questo modo delle apparenze osscì-v^e. Cos'i appunto crediamo debba dirsi del fenomeno in qin'stione. Ogmmo di noi ha avuto più volte occasione di contemplare prima del tramonto quelle ra- diazioni solari, che escono talora per gì interstizi! delle nuvole, formando intorno al sole una specie di (jloria più o meno estesa , e ([nasi sempre incompiuta, immaginiamo il sole e le nuvolo trasportali fuori del campo visibile dell atmo- sfera , ma in vicinanza dell'orizzonte, innnaginiamo cioè, che il fenomeno si ri- produce sotto l'orizzonte poco dopo il tramonto , ed egli e manifesto che quella parte del ciclo sottratta dalle nuvole alla radiazione solare donde deriva la co- lorazione del crepuscolo , non potrà altrimenli tingersi in giallo , in rancio ^ o in rosso , e conserverà il color proprio dell' atmosfera. Cos'i appariranno le liste azzurre , più o meno ampie , e più o men copiose fecondo la forma, le dimensioni, e il numero de' nuvoli e de' loro intervalli; e quasi sempre in molo , atteso il movimento proprio di essi nuvoli e la rotazione diurna del globo. Che silfatle liste debbano essere piuttosto rare s' intende di leggieri , poiché olire alla condizione di trovarsi presso 1' orizzonte poco dopo il tramonto ^ il rannuvolamento generatore del fenomeno dovrà anche estendersi in cumuli sufll- cientemente prolungiti secondo le direzioni degli azziniutti , o piani verticali , che passano per 1 oi'chio dcH'osscrvatore , e i diversi punti ove le liste tagliano r orizzonte ; onde inl(;rcettare i raggi produttori della colorazione crepuscolara lungo una massa considerevole d'aria atmosferica. Da questa quantità più o men grande d'aria immersa nell'ombra, dipenderà la maggiore o minore nitidezza delle liste azzurre , come la vivacità della colo- razione circostante, dalla purezza del cielo in tutta la profondità degli spazii liberi. La dilatazione e lo sfumarsi delle liste di mano in mano che si va scostando dall' orizzonte deriveranno dal diametro a[>parente del sole. Finalmente, la disposizione angolare delle porzioni oscurale, ed il loro con- Tcrgeie verso il punto oeciipalo dal sole sotto lorizzonte, si spiegherà come nelle glorie diurne per la illusione ottica, che ci fa credere convergenti i raggi lucidi che , dalla immensa distanza ove sta 1' astro del giorno , arrivano sensibilmente paralleli sulle regioni celesti del nostro piccul pianeta , passano fra gì' interslizii 070 delle nuvole e s accoslan paralleli all' osservatore : prccisanienlc , come le due file d'alberi di un lunghissimo viale rcltilineo ci appariscono tangenti alla loro estremità. Egli e vero clic in questo caso i raggi trasmessi fra 1' uno e 1' altro interstizio deli' ammassamento nuvoloso non cammineranno cosi direttamente verso di noi come quando il sole sta sopra 1' orizzonte : ma la poca profondità dell' a- slro e dei nuvoli sotto questo piano ncll' ora dei crepuscolo farà si, che le ra- diazioni spunteranno dall'orizzonte inclinale di molto verso 1' osservatore , e s'ac- costeranno sufficientemente ad esso lui , per produrre l' illusione della loro con- vergenza. * E qu'i ci sia permesso di manifestare lo stesso parere relativamente a quelle altissime e bianche nubi dette cirri , che nella sua seconda citazione il sig. Ca- pocci suppone tendere talora per polarizzazione ad un punto solo. Avvegnaché lo spirar continuo di due o più venti per lo stesso verso, 0 in opposta direzione, può far nascere la disposizione parallela de' cirri; e quindi, l'illusione della loro convergenza. Ma forse il nostro collega avrà altri motivi per ammettere questa polarità ; ed in tal caso saremmo ben contenti di aver promossa una discussione che potrebbe tornare di qualche vantaggio alla scienza. Noi termineremo pertanto esprimendo il nostro desiderio che la memoria del sig. Ernesto Capocci sia inserita per intero nel Rendiconto , la cui sollecita pubblicazione gli fornirà in seguito l' occasione di aggiugnere que' schiarimenti eh' egli crederà piìi opportuni. Macedonio Melloni relatore. Ferdinando de Luca. RAPPORTI. Per la memoria del socio G. Semmola letto nella tornata de 4 giugno iS4A- Sig. Presidente. Uno de' fenomeni più ovvj dell'economia animale e che richiede per il suo studio lutto r accorgimento dell'osservatore, è quello della traspirazione cutanea esami- nala in correlnzionc delle diverse cagioni clic la rendono cotanto variabile. So. pra tuffo un tal fenomeno essendo collegato colla scienza de' morbi e de' rimedii, per l'azione do' quali può venir quella escrezione diminuita , accresciulìi , o in qualunque altro modo turbata , si rileva che gran prò ne verrebbe alla Patologia ed alla terapeutica se quelle correlazioni fossero meglio determinate. Nondimeno l'arte curativa specialmente si rimane assai difettosa sopra tali particolari , e so- vente si lamenta la imperfezione dell' esperienza e delle norme relative ali" uso ed alle facoltà, delle sostanze che si sliman diaforeticlie. Le opere più iodate si limitano a dire quali e quanti sono tali oggetti medicamentosi , e riguardano solo per queir azione la loro efficacia ne' mol-bi , mentre di continuo I' osserva/ione non si trova corrispondente alle ricevute dottrine. Era d'uopo però che un argo- mento così grave soggiacesse a nuove investigazioni , e che per via di speri- menti esatti e coli" esame di essi si descrivessero gli errori e si ponesse la teo- rica in accordo coi fatti. A tale argomento lui portalo le sue indagini il socio sig. Semmola e le ha esposte nel lavoro ( Esperienze e considerazioni intorno ai medicamenti nominali diaforetici) di cui ci commetteste il rapporto. Dapprima si è volto l'A. a speri- mentare se r azion diaforetica , della quale si voglion dotale certe sostanze per lai virili distinte , sussista in esse con quella costanza e natura che si suppone. Le molle sperienze da lui falle appositamente con la più parte delle sostanze no- verale tra i diaforetici più conspicui gli hanno dimostrato che di rado e talvolta non mai si ottengono gli effelti di questa virtù , purché si schivino le altre ca- gioni onde si concita il sudore. Noi avremo reiterate tali esperienze se non le avessimo stimale superflue per due ragioni. La prima è che ci siamo abbattuti di sovente per la lunga nostra pratica in fatti , se non costanti come 1' A. gli ha osservati , ]nire di tal frequenza da tener subordinato a tanti accidenti ed a si diverse cagioni or note or ignote quell' azion sudorifera che costante assai men ia consideriamo dell' azion de' diuretici e degli emelici ; cos"i che il poter diafo- retico va certamente soggetto a numerose eccezioni ed irregolarità tali che ne restano fallili soventi i proponimenti del clinico se non pon mente ad altre nor- me. La seconda ragione più solenne e che per le dottrine sviluppate dall'A. quan- tunque si volesse ammettere la virtù diaforetica di quelle sostanze , sifTalta co- gnizione sarebbe empirica e di ninna utilità nella pratica. E di fallo va egli in 9." luogo ponendo in chiaro che in ciascuna sostanza diaforetica , tal qualità non è della stessa natura , e che quando l' una suscitasse quell' effetto in un caso, le altre con dillicoltà , o punto non 1' inciterebbero ; il che agli osservatori ac- corti non poche volte si sarà presentato. In terzo luogo si volge a dimostrare il potere de' farmachi diaforetici non po- ter rimanere per tal sola azione qualilicalo e distinto , fosse pur essa coslauloj imperocché molte e variatissime azioni al tempo slesso o indifferenti condizioni del farmaco e simmcltriche : e denominò diadelfa , triadelfa , letradclfa ec. la seconda, ter- za , quarta specie ec. , discorrendo così per la serie de' campi poligoni fino al circolare che in sostanza non e che una specie poliadulfa indeterminata. Notò egli come nel genere semideterminato la specie cementare va adisporsi in serie rettilinea o curvilinea, assumendo la figura determinala di rettangolo nel primo i-aso e di cuneo nel secondo ; e come quest' ultimo appartionsi alia sola specie nionodelfa del i°. genere mentre 1' altro si appartiene promiscuamente alla mo- nodclfa e alla diadelfa del genere medesimo. Cosi l' autore pervenne a conoscere «•he il genere semideterminato contiene tre sole specie , la rettilinea monodeija, Ja rettilinea diadelfa e la curvilinea che per l'esposta cagione è monodeija. Sembrava che 1" assoluta mancanza di limiti devesse opporsi invincibilmente alla invenzione delle diverse specie di simmetria propria del genere indctermma- to : ma il nostro socio vi pervenne per le vie della teorica , dapoichè aveva egli notato che gli ornamentisti procedono all' invenzione di tali specie , tracciando sul campo dato due o più serie di parallele equidistanti le quali , incrociandosi fra loro , vi formano una specie di reticolato , che presenta nelle sue maglie \in aggregato di campi simmetrici del primo genere , simmetricamente disposti tra loro : e osservò che dovendo questi campi parziali cuoprire 1' intera superfi- cie senza lasciarvi legune , faceva di mestieri che fossero altrettanti quadrati , i ^t- langoli , triangoli equilateri , triangoli rettangoli o isosceli o corrispondenti alla metà di un triangolo equilatero ; producendo le altre figure irregolari delle aggrega- zioni non simmetriche. E in tal modo pervenne a scuoprire che al genere indetermi- nato sì appartengono quatlro sole specie di ornato proprio ; i° la diadelfa di va- rietà quadrati o di ret!;mgoli ; 2' la triadelfa che deriva dall' aggregazione di triangoli equilateri ; 3° la tetradelfa provvenienle dall' aggregazione di triangoli rctlangoli isosceli : e 4" da ultimo 1" csadelfa generata dall' aggregazione de' triangoli rettangoli corrispondenti alla metà di un triangolo equilatero, da che il contorno de' campi di Icrniinali e i lembi de'seiiiidcìerminali possono essere rettilinei curvilinei o mislilinei, ciascheduna loro specie fa del nostro socio divisa in altret- tante varietà , e in tal guisa pervenne egli a condurre a termine l' intero siste- ma di claasijìcazione e di nomenclatura che doveva r(>go!are le condizioni essen- ziali del simmetrizzatorc , il (juale in ultima analisi non è che l' istrumento gc- 275 ncrale che riunisce in se ludi gli altri speciali i quali 1' aulorc volle da prima costruire. Voi che avete osservati tutt' i calcidoscopii particolari , e gli effetti che in essi produce una data situazione degli specchi, situazione corrispondente allo scopo a cui ha mirato l' autore , non avrete ora difficoltà di concepire come il simmelrizzalore sia capace di rqjpresentarli lutti mediante un ingegnoso conge- gnaniento atto a dare a quegli specchi una inclinazione qualunque , e ad altri congegnamcnli particolari , tutti immaginati con molto ingegno e accortezza dal nostro distinto socio perchè col simmetrizzatorc potessero tradursi tutte quelle for- me degli svariati generi , specie e varietà rappresentate da' calcidoscopii partico- lari. Questo breve sunto di tutta la teorica e delie pratiche da questa dettata, per la costruttura de' caleidoscopi e del simmetrizzatorc che tutti li rappresenta , è più che suUìcienle per risparmiarmi la esposizione di tutte quelle particolarità che lo stesso autore ha trattato nel suo sunto inserito nel numero precedente del Ren- diconto. E poiché voi faceste plauso alia prima memoria, tanto piìi è degna della vostra considerazione questa seconda , che riduce ad un solo istrumento delle se. rie di tanti altri , istrumento che potrà ben riguardarsi come un caleidoscopio generale a specchi mobili, e capace perciò a rappresentare tutti gli altri a spec- chi fissi. Per queste ragioni la vostra commissione è di parere che la memoria del nostro socio corrispondente che risguarda il Simmetrizzatorc è degna di far parte de nostri atti accademici. Ernesto Cìpocci Luigi de Rccciero Ferdinando de Luca Relatore. Sulla Memoria del Socio ordinario Si' (iomples Rendus n. 8,9, 10, 13 , i5. l'I.ilosupbical IM.igazine D. i53. Delle coudÌ7,ioni della riforma delle Carceri del Conte Pclilli di Roveto. Firenze \9.\?i in 8. Omaggio funebre albi memoria di Gregorio Morelli scritto da Giacinto Armellini. Chicli i843 in 8. Replica sulla Porpora del DoU. Ambrogio Fusinieri in 4- Annuario geografico ililiano pubblicalo da Annibale Raiiiizzi. Bologna i844 'n ■'■ Risiillamcnli cliniii ottenuti nella Sala Ortopedica di S. M. di Loreto. Napoli i844 '" '''• Il Barcone , giornale di medicina. Anno i. fase. i. i844. Nouveaux meraoires de l' Academie royale de Bruxelles. Brux. i843 4°' 'o™- XVI. Mcmoires coiironnés et métnoircs des Savanis élrangers. Tom. XV. 1» parlie-Bruxellet i843 4*- lostrticlions pour 1' observation des pUénomenes periodiqiics 4°- '*' V^S- '^■ Sur la diffiSrence dis longitudes des observatoires royaux de Grenwich et de Bruxelles deter- minée au moyen de chronométre par MM. Sheepshanks et Quetelet 4° d' P''o- '8- Sur r emploi de la buussole dans Ics mines par Quetelet. Bruxelles toro. X. 1° partic Brux. 1845 8". voi. 2. Annuairc de T observatoire royil de Bruxelles par Quetelet. 10. aiinu l843. Bruxelles 184-2 u. P,l concorso alli carica di professore aggiunto di Fisica Sperimentale nella Reale Università di Palermo — Memoria di Domenico RagoDa Scinà. Palermo i844 8° di pag. 53. 985 Saggio di Filosofili Chioica di Raflaele NapuU — Napoli i843 8° di pag. ili. Dixionario enciclopcdico-lfcnologico-popolare dell' ingegnere Architetto Gaetano Brey — Mila- no 1844 8°. (as. 1. i. 3. 4. 5. del 1° voi. Annali civili fas, 67. Proposta di principi fondamentali per lo studio della filosofia, ragionamento del Professore Francesco Cangiano — Napoli i844 — 8° di pag. 63. Opuscolo di letteratura del Barone Uorabres Firmas 8°. Della utilità di ordinare i nuovi asili di mendicità nel regno di Napoli sotto la forma di co- lonie agricole , discorso del Cav. Pasquale Stanislao Mancini 8° di pag. 32. The Philosophical Magatine settembre ottobre e dicembre i843. Bibliotùque universclle de Genève num. 99. Mars i844- Revuc Scientifique et induslrielle février i844- Giornale dell' Instituto Lombardo di Scienze lettere ed arti fase. 74 — Milano i844- Comptcs rendus de I' Academie royale de Sciences de Paris — n°. ii. i4- 16. 17. e 18. 1' .Semesirc iS44- History of the conquest of Mexico by William H. Prescott. Nviv Jork i843 8°. voi. 3. ligali in tela. Anatomia descrittiva e patologica di Nunziante Ippolito. Nap. 184^ 8°. Della condizione esordiente della riforma delle Carceri , discussioni e fatti relativi con alcuni liflessi definitivi del Conte Petilti di Roveto , Firenze i843 8°. Annuaiio geogniGco italiano pubb. da Ant. Ranuzzi ^ Anno t' Bologna 1 844 — '" ''^'• L' Accademia si riunisce ia Comitato segreto . APPENDICE LAVORI SU I LIBRI Notizie e Memorie Storiche del sig. IVIighet — Parici 78^3 , 2 voi. in S°. Crediamo nostro dovere chiamar l'utlenzione del pubblico italiano sopra questa raccolta di opuscoli storici dell' illustre segretario dell' Accademia delle scienze Morali e Politiche di Francia, che è stata accolla con manifesto favore dulia stampa periodica francese , e che aggiunge un nuovo titolo di merito al celebre storico della rrvolitzione di Francia. Per dir lutto , si è giudicato da critici com- petenti , che in questi Elogi del Mignet scorgasi altrettanto spirito e raen di affettazione che in quelli del Fon'tenelle , maggior magnificenza che in quelli scritti dal Cuvier , maggior flessibilità che in quelli del d' Alembert , troppo rinomato per simil genere di componimenti. Si è soggiun- to , che ciascuna delle Noliiic dettate dui Mignet sia come un gran quadro , in cui le cose trova- no luogo assai più che le persone , e ad occasione delle opere di un uomo dotto o de' fatti di un personaggio politico, le rivoluzioni della storia e quelle della scienza sono esposte con pari in. gegno ed eleganza. Quanto a noi , dobbiamo confessure che queste scritture del Mignet ci sembrarono bella te- stimonianza non solo d' ingegno e di gusto , ma altresì di profonda dottrina. Cost scegliendo ira le Notizie quelle che riguardano gli iminenti giureconsulti o cultori delle scienze morali , troviamo nella Notizia sopra Sicyes maestrevolmente descritta la fusione delle umiche classi della socieii francese in una sola nazione la trusformaxione del suo stesso territorio : in quella sopra Bocderer veggiamo lo stabilimento delle nuove teorie dell' imposta, e la creazione del novello sistema ummi- nistrativo : in quella sopra Merlin assistiamo alla rivoluzion civile venuta appresso della polilica e deir amministrativa , ed alla grande opera della rigenerazione legislativa, nella (piale il Merlin ebbe si gran parte : negli Elogi di Broussais e di Dcstutt de Tracy incontrasi una magniBcj difesa dello spiritualismo , nobilmente vendicato pSr opera del Mignet dagli attacchi di que° due campioni del materialismo : nell' altro di Daumia si legge con piacere una equa ed imparziale estimazione de' bencBzi innegabili ( e pure con manifesto spirilo di parte negali e sconosciuti dal Dnunnu ) , che il potere della chiesa produsse nel medio evo alle genti di Europa, estendendo I' ordinamento civi" le , proteggendo i popoli contro il despotismo , introducendo nel dritto la legge morule del cri- stiaiiesiura , e preparando co' sussidi della religione 1' avvenire della civiltà : finalmente nell' Elogio del Ltfingxtoii egli svolge con facondia le principali teorie di dritto penale che anno governalo il mondo , e mostrasi ardente ammiratore delle riforme penali e penitenziarie , delle quali si splen- dido saggio dava nel INuovo Mundu questo immortale legislatore della Luigiana. Il secondo volume è consacratii a varie dissertazioni storiche , tutte di grande importanza. Ma tra queste in preferenza fan fede del profondo sapere dello scrittore il lavoro sulla trasformazione dell'Antica Germania e sua introduzione nella civiltà europea , e 1' altro sulla storia della riforma re. ligiosa. Nel primo specialmente con rara grazia di stile I' A. viene esponendo le cause della mura- vigliosa rivoluzion morale e sociale operatasi nella Germania nel medio evo j e la dipinge conquistala dall' influenza salutare dal cristianesimo : te modificazioni inlrodolle nelP antico drillo gcnn ini( n 287 (IjII' clcmrnlo cribtiano. 1' influenza clic questo drillo cosi modiCcato esercitò sulle vecchie pO(iuluzioin dell' Europa romana, la costiluzione della famiglia , la condizion civile e poliliea della donna , l' in- dole delle pene, l'eslimazion de' delitti j tutte queste cose sono al IMicnet soggetto di elevate conside- razioni e di giudizioso esame. Riceva dunque il valoroso storico francese un sincero plauso a questa nuova sua pubblica- zione anche dal mezzogiorno dell' Italia , dove la filosofia delb storia ebbe i veri primordi in Vi- co , e dove le scienze morali trovarono mai sempre culto e simpatia. r. S. Mancini. Economia sociale — VcW oro e ilclt argento considerali come misura de valori ; Esposizione di una Memoria del signor LioN Falcuea Iella nell'accademia delle S(;ieii:c Murali e Pulilic/ie dt Francia. Giudichiamo utile di far conoscere a' nostri lettori la sostanza di questo importante lavoro , e le principali idee fsposle dall'Autore , con qu.ilthe nostra osservazione. I metalli preziosi sono tra le nazioni civilizzule fin dall' origine della civilizzazione rislriimenlci necessario de' cambi. Sotto la forma di moneta essi servono di misura al valore delle cose. In ar- (lenlo o in oro valutasi il prezzo delle derrate , delle merci e de' servigi , in una parola il lavoro del pari che il prodotto del lavoro. Ma 1' oro e 1' uigenlo , olire il valore loro annesso come segni monetar! e misure sociali , anno ancora un valore loro proprio : essi sono nel tempo slesso merce , e moneta. La moneta (li un paese è benanche tanto più perfetta , quanto meglio il suo inlrinseco valore corrisponde .ni SU" valore nominale o di convenzione , in guisa che divenga , come si espresse lord Liver- pool , una misura ed un crjuivairntc. La combinile onc di (jursle due qualità , che costituiscono 1' essenza del segno monetario, è al- tresì la sorgente delle principali diQìcollà che b scienza e la pratica incontrano : non si perviene giammai a conciliarle o a toglierle di una maniera assoluta. Come mercanzia , come equmdente , i metalli preziosi son soggelli a frequenti variazioni , le quaU tolgono ad essi , come misura , il me- riio dilla uniformità e della slabililà. Riducete intanto la moneta a non essere che una misura ; fabbricatela di materie che non abbiano per loro stesse alcun valore ; istituitela sollo quella for- ma , che Rieardo , dopo Law , considerava come il suo stato il più perfetto , sotto la forma di i-arta ; e voi non a\rele salil.imente ralTermata la base de' contratti , né li avrete guarentiti da' can- {(ìamenti. La storia dell' Inghilteira , digli Slati Uniti e della Francia stessa nel XVIII e nel XiX .tccolo, contiene su tal punto salutari insegnamenti (1). (1) Abbiamo Sullo gli occhi una recente opera di chiaro ccoiioamla napolitano ( Cuirrt, Des Cristi t'inan. cières f CI de la Rèforme dn Syuème Momftatn : Hhvxbllbs tS'Sg ) , Della quale dopo iDiporlaoli iiiilaj;ini sulla natura e le ragioni delle crisi ftiiaraiere j che egli crede |H>ler riferire priiicì|ialmpuie all' eccesso dell' eiiiissious di caria monetala t e dopo una giudiziusa espo&izione de' concetti ccoiioniici del cambio* del valore, del rispar- mio , del cujiiialc , del eredito , e della nioiuia ; l'Autore passa a proporre un uiezzj assai singolare per prcie- uire il ritoi'uo di silTalle crisi, eioiì l' abuli'ioiie giailaalc della moneta iiiclallica, e la surrogazione diOinitiva e pcr- nianenlc dì una "wnria di cario, Kgli soslipiie , poleisi senza viola^ionir de' principi economici fabbricar la moneta •opra uin nioleria aifniio priva di valore iniiintreo prcesisleulc , sol che questa fabbi-icazione riserbala al Cvo^cruo se- gua anch' I Sia la legge supienia delle ulleiie e delle richieste j che >ia innegabile la su[>eriorilà della moneta di caria alla nietatlaa sollo il rapporto della divisibìlilà , facilila a' pagamenti ed a' trasporti , pi ociolezza di Toluinr, tenuità delle spese di fabbriczitine , e lìnulinealu perchè un tal mezzo potrebbe prcndeisi disponibile ad un Iratto per aliri bisogni l'immensa massa di oro ed argento che verrebbe ritirala dal servizio monetario, cui oggi è addetta ; e so. pratutio volgesi a dimosiiare la profonda dilfereuza tra la forta-monetaia e la morula dt caria , poiché u la prima, if egli dice , non è la moneta del paese , ma ne ì; il segno \ é la promessa di pagare in moneta metallica la somma » che vi si trova scritta , promessa che rimane illusoria e produce ioevitahili danhi quando non venga adempiuta^ 2S8 Como mezzo ili cambio , e come misura Jel vulore , i metalli preziosi non possono dutK|Mp ▼enir rimpiazzati da nitri oggetti sforniti di valore. Jla questo importante uQìzio di agente e (li regolatore della circolazione appartiene egualmente all' uno ed all' altro di essi ? Debbono servire entrambi in concorso a fissare il prezzo delle cose ? ovvero fa d' uopo attribuire questa funzione ad un solo di essi , cui I' altro resterà subordinato come agente ausiliario della circolazione me- tallica , riduccndo cosi tutt' i valori ad unica misura ? In tal caso finalmente quale de' due metalli sarà preferibile ? La legislazione monetaria di quasi futt'i governi europei ammette senza distinzione l'oro e l' argento ne' pagamenti. Ma 1' uso , che corregge e limila le leggi , a riservalo ora all' uno ora all' altro de' due metalli il privilegio di regolare il valore nelle transazioni dì ciascun paese. La ragione ne è semplice : non solo il valore intrinseco dell' oro e dell' argento varia col tempo cecondocliè la quantità di ciascuno di questi metalli aumenta o diminuisce sul mercato , ma il va. lore dell' uno può cangiar benanche nel suo rapporto con l'altro •. così l'oro, che non rappresentava ne' tempi antichi che nove a dieci volte il prezzo dell' argento , à toccato al dì d' oggi la pro- porzione di 16 ad 1. Il rapporto dell'oro e dell'argento essendo variabile di sua natura , ne segue che in vano si pretenderebbe dare ad una volta un corso legale e. forzato u' metalli mnnclii. Giun- gerebbe un momento , in cui il loro prtzzo sul mercato cesserebbe di essere a livello della loro lassa officiale , ed allora il valore delle cose avrebbe due misure differenti , tra le quali il pub- blico sarebbe nel grado di scegliere. Coloro che fanno il commercio dell' oro e dell' argento tro- verebbero il loro profitto a cambiar la moneta intrinsecamente più debole contro la più forte \ i debitori avrebbero interesse a preferire per soddisfare i loro debili la moneta che sarebbe valutata ad una ragione troppo elevata, mentre la moneta che si troverebbe ad una ragione bassa sarebbe convertita in verghe , ed esportata allo straniero. Ecco quel che è avvenuto in tutt' i paesi dove il potere amministrativo à voluto che l' oro e l'argento fossero ricevuti al medesimo titolo ne' pagamenti. La forza delle cose à ristabilito l'u- nità di misura , e 1' oro presso una nazione , 1' argento presso un' altra , à lii>itp secondo i luo- ghi e le circostanze , per esser ricevuto come solo archetipo de' valori. Se questo principio risulta già dalla pratica , alcuni grandi spiriti lo avevano benanche intra- >i iaoDiie l'emissione di carta monetata , cui si dà corso forzato , è una misura di critiche circostanze , perefTetto w della quale accresceodosi di più la massa della moneta circolante , sì awilisce il valore della stessa , e però e >• ne richiede maggior quantità per avere in cambio qualunque altro oggetto , la qnal cosa influisce sul prez.o » generale delle cose delle quali si viene a provar carestia : ma per l' opposto , abolita progressivamente la me» >» ucta metallica , la mont-ia di caria non è un segno 1 ma la moneta stessa del paese \ e con 1* emissione della >• stessa lungi di darsi luogo ad una misura di circostanza, al contrario si sostituisce una miglior moneta ad una » moneta riconosciuta incomoda ed impropria a Ijen servile alt' utlìzio de' cambi <» — Contessiamo di aver tri.llo da questo lavoro la certi zza delle profonde cognizioni dello scrittore : ma con la stessa sincerità non sappiamo dissimulare it nostro disienlimenlo dalla sua proposizione per molivi assai gravi , che speriamo in separato lavo- ro venir esponendo. Per ori ci basti dire , che la fallacia iteli' ardito divisamento vagheggiato dal nostro econo- mista Irasp3ie dilla ^t^^ss.^ confusione e dall' impaccio in cui trovasi » quando vedcsi costretto ad ammettere an- cora dopo la tnifodu7.ione della nuova moneta dì carta il eambio di essa eoli' antica moneta metallica ; quando non sa detenuiuare jn una guisa soddisfacente il mezzo col quale il paese , la cui moneta legale non sia elie la carta , po^^sa esercitare il suo commercili con tutti gli altri paesi del mondo \ e quando in ultimo « dimenticandn ebe i metalli oltre il valor monetario anno anche un intrinseco valor metallico 1 si conduce ad .immeMere la mag- giore deile coQceptbili lugiustizie , e non si arretra all' idea e he uu Governo possa con diritto m)[>adrunirsi dì tuf- ta la makia dell* muacla metallica da' possessori di essa , >eiizi dare a costoro altra cosa iu cambia che l' equiva- lente cifra nella ouova moneta dì eira .' .' 289 Teduto verso la fine del XVII secolo. L' aatore dell' anatomia dell'Irlanda, sir William Petti, dice espressamente: « Un solo metallo è proprio a divenir moneta ». Locke , il quale porlo nelle qui- stioni economiche la slessa superiorità di vedule che forma \' aulorilà del suo nome in filosofia , in- dica quesla monda sotto il nome di moneta di conto , o di misura del cnmn.crcio e de contratti ; ed aggiunge che « due metalli come l' oro e 1' argento non possono essere ad una volta la mi- '» sura del commercio di un paese ». La stessa massima trovasi più tardi negli scritti di Liw , genio singolare , che à spianata la via alla scienza più positiva di Aoauo Suitb. Nulla prova meglio la necessilìi di un sol misuratore del valore , che P uso da lungo tempo pre- valuto in alcuni Stali di Europa di stipulare che i pagamenti al di sopra di una certa somma si farebbero in moneta di banco. Tale è stalo per secoli il costume di Venezia , di Genova , di AiL- sterdam , e tale è ancora il costume di Amburgo. Quesla moneta che si compone di certiBcati di deposito trasferibili a volontà , e che rappresenta comunemente delle verghe di argento , e un mezzo di dare maggiore uniformiti) e stabilità al valore che serve di misura u lutti gli altri. La moneta eflettiva variando iucessantementc nel medio evo , ed essendo tulio giorno alterata dal ca- priccio de' principi ; si immaginò una moneta di conto , una specie di unità astratta e Cllizia, da poter rimanere relativamente invariabile in mezzo alle fluttuazioni monetarie cagionate dall' imperi- zia e dulia cattiva fede de' governi. La necessità di un tipo unico del valore essendo dimostrata , trattasi di sapere se si attri- buirà questa funzione monetaria all' oro , ovvero all' argento. Ciascuno di questi due sistemi può invocare io suo favore numerosi precedenti ed un lungo possesso. Il valore dell" oro regola quello di tulle le cose in Inghilterra ; il valore dell'argento fa lo slesso sul continente Europeo e prin- cipalmente in Francia. Questi due sistemi in circolazione , a' quali possono riportarsi quelli di tutte le città civilizzate , anno dunque il loro tipo, e per cosi dire la loro personificazione nell' In- ghilterra e nella Francia. Al presente l' Inghillen'a è il gran mercato , il serbatoio delle specie di oro ; la Francia lo è delle specie d' argento. È questo uno stato di cose , che le leggi , i costu- mi , e le circostanze particolari di ciascuna delle due nazioni àn concorso a determinare. Nel suo lavoro il sig. Faucskb dichiara la necessità di indagar le cagioni di tal fenome- no , e di esaminarne le conseguenze , pria di pronunziarsi sul fondo stesso delle difficoltà. Le quali ricerche sono da lui istituite con una sagace perizia , e costituiscono una parte preci- pua ed ampia della sua Memoria. Commcndevolissime ricerche ; perciocché l' economia politic.t non merita il nome di scienza , se non quando essa discenda dall' altezza delle generalità astraile ad iolerrogare i fatti , a giudicarli , e a dedurne le leggi regolatrici del progresso delle società. Narra in primo luogo 1" autore le fasi monetarie dell' Inghilterra , dove 1" oro a' tempi di En- rico HI cominciò per essere ricusato in commercio sotto forma di moneta , e poi à finito per rim- piazzar l'argento nella funzione di misuratore unico de' valori dal termine del secolo XVII fino ad oggi. M.icCulloch e Ricardo attribuiscono simili cangianienli all' oi)era delle leggi, ricercandone la cagione ne' regolamenti monetari de' dilTcrenti popoli , e rammentando la legge inglese del 1717, la quale fissando il valore relativo de' due metalli , innalzò di troppo quello dell' oro , e promosse la esportazione delle specie in argento. Il sig. FAUCHE^ trova questa spiegazione erronea e figlia di uno studio superficiale de' falli ; perocché egli dimostra che l'atto del 1717 fu renduto non per elevare il valore dell' oro , ma al contrario per mettere un limite al progressivo ulzanunto che que- sto valore aveva ricevuto , poiché l' opinione pubblica in Inghilterra aveva già antecedentemente attribuito all'oro un corso superiore a quello che realmente avea su i mercati del continente. Dal- l'anno 1717 fino ol 1774, l'oro e l'argento ebbero un corso forzato in Inghillcria , e furono al medesimo titolo le misure legali del valore ; benché in fallo questo privilegio appartenne esclu- sivamente all' oro, e l'argento convertito in verghe fu esportato ; ed in Sì anni andò sempre sce- 37 290 mando la quantità dell' argento , né niicsto metallo era impiegalo nello Iransaiioni commerciali ■ fhc come una moneta di compimonlo delle grandi somme. Nel 1774 fu ordinato che l'argen- to non sarebbe legalmente impiegalo ne' pagamenti di (piaUmque somma che eccedesse li li- re sterline ; e per ogni somma m.-.ggiore V argento sarebbe ricevuto per lo valore del suo peso : in tal maniera il fatto fu convertilo in dritto , e l' oro divenne il vero e solo misuratore mone- tario del paese. Finalmcnlc l'atto del 1816 , che è ancora al ài d' oggi la caria monetaria della Gran Brettagna , raflVrmò questo sistema , e le specie d' argento non furono più ammesse ne' pa- samenli come ofTerta legale , che fino alla concorrenza di soli 4o scellini. Fu inoltre dato a que- sta specie d' argento un valor nominale puramente di convenzione , e supcriore al reale nel - 08 per 100. Cosi l'argento cessò in Inghilterra di esscTC una moneta , per divenire una specie di Oisscnato in metallo , non circolando più che sulla fede pubblica. Contemporaneamente però per togliere «' parlicolari la facoltà di aumentare del selle o dell'olio per cento la loro fortuna mone- taria comprando con la moneta di oro immense quanlilò di argento in metallo , per ridurlo in moneta di argento : fu riserbato al solo governo il potere di emettere la moneta di argento, mcn Ire fu lasciato ad ogni particolare il dritto di far battere la moneta d'oro nelle officine della zec- ca senza pagare alcuna spesa per la riduzione dell' oro in moneta , rendendoglisi in moneta 1' e- gual peso e valore dell' oro presentato. Sopra questa combinazione riposa tutta 1' economia della circolazione monetaria in Inghilterra. Una delle principali cagioni della sostituzione dell' oro all'argento come misura del valore nella Gran Brettagna scaturisce dulia rivoluzione del 1688 , la quale fermato il potere reale , diede per base alla novella organizzazione i privilegi dell' aristocrazia. Fu allora che le ricchezze di questo 1.01 pò politico si aumentarono colla sua potenza ; ed i grandi proprietari , dopo aver raccolte nel secolo XVI le spoglie del clero , accrebbero la loro fortuna nel secolo XVII con la divisione de' beni comunali. Cento anni più lardi la concentrazione delle forze industriali , delle relazioni com- merciali , e de' capitali in un piccolo numero di mani , venne a continuare ed a svolgere mag- giormente le tendenze aristocratiche del popolo inglese. Or la elevazione dell'archetipo monetario, ihe nel fallo venne conccnlr.mdosi solamenle nell'oro, mentre la legge alUibuiva questa funzione non solo air oro , ma anche all'argento , dove essere determinala du' costumi della società e dalle convenienze di un gran commercio; perchè un'aristocrazia ricca e possente si accomoda diffi- cilmente non meno alla moneta della democrazia , che alle leggi ed alle usanze della slessa. Intanto il sistema inglese, dando l'oro per base alla circolazione , conferisce grandemente allo sviluppamento delle istituzioni del credito. L' Inghilterra fa due o tre volte più di afTari commerciali ed industriali che la Francia , con un capitale in ispecie Ire o quallro volte minore di quello che in Francia s' impiega. Essa economizza dnii(|ue 1' interesse di ([ueslo capitale supplimenliirio , e que- sta economia non rappresenta meno di 60 milioni di franchi in ogni anno-, scconjo i calcoli del sig. Faocher. Da ullirao 1' A. , esaminando le conseguenze del sistema inglese , dimostra che le crisi mone- larie sofTertc dalla Gran Brettagna avrebbero avuto luogo anche quando ella avesse preso l'ar- gento per base della circulazione. Passa poi il sig. Faucher ad esporre il sistema francese , e da molli importanti calcoli rac- colti da un rapporto fatto alla commessione delle monete , conchiude che il capitale monetario francese , quasi interamente in argento , aumenta di 64 milioni all' anno. L'argento è la moneta popolare per eccellenza, una specie di valor medio che sembra do- ver servire di misura monetaria ad una democrazia cittadina , del pari che 1' oro conviene in preferenza ad un' aristocrazia. La mediocrità generale delle condizioni in Francia, e la mancanza di straordinari progressi nel commercio e nell' industria negli ultimi tempi favoreggiano un tale stato di cose. 29' La legislazione commerciale della Francia influisce a produrre questa esagerata accumubzioue di valori metallici , poiché il sistema delle larifie francesi non aprendo un largo accesso a'prodoiti slrauieri , è messo in azione la vieta e troppo famosa teoria della bilancia del commercio , quasi temendo che la Francia s' impoverisse cangiando le sue pioduziuui con (piclle dogli :illri popoli ed in certo modo obbligandola a non ricevere che della moneta in cambìu della medesima. Un' altra cagione dilla accumulazione delle specie in Fraaciu deriva dulia sua legislazione mo- netaria , la quale da circa due secoli tossa le monete d' oro francesi ad un valor nominale inferiore ■I quello che l' oro à realmente sul mercato. Quindi ne e neccssaiiameiite risultata la preponde- ranza della moncl.i di argento , perciocché coloro i quali pagassero le loro obbligazioni in mo- neta d' oro , perderebbero una frazione del valore reale clic 1' oro medesimo troverà sopra qualun- que altro mercato straniero alla Francia ; cosi l' oro fu quasi bandito dalla circolazione francese , e conlinuaiucnie esportalo , e 1' argento col fatto fu sempre adoperato ne' paguraeniì , dominò i prezzi , e divenne il misuratore de' valori e la sola moneta metallica in Francia. Si aggiunga a queste cagioni 1' altra del diritto illimitato , conceduto in Francia a chiunque , di fcir convertire all' ufficio della zecca il suo argento in moneta ricevendone egual peso e valore senza alcuna spesa. Or questa situazione non è senza pericolo per la Francia , poiché la produzione dell' argento non essendovi regolata dalla consumazione , e la Francia essendo la potenza che più ne possiede ed in ogni anno ne prova un regolare aumento al punto di coniarne annualmente quasi la meta di ciò che ne fornisce il mondo intero ; è chiaro che la Francia la prima , e più di ogni altro po- polo avrà a soflVire gli efTelli della diminuzione di valore che l'argento per la sua stessa abbondanza subirà infallibilmente sul mercato. Questo deprcziamento si fa già sentire : esso provasi in lult' i paesi per r aumento relativo che manifestasi nel prezzo dell' oro , ma provasi in Francia più che altrove per r alzamento considerevole del prezzo delle derrate , di cui le classi lavoratrici soffrono le prime , poiché passa gran tempo pria che il salario si metta a livello cogli altri valori. E pure nel prezzo attuale dell'argento trovasi compresa l'imposta del i6 per loo , che i governi ameri- cani percepiscono sul prodotto delle miniere : ma se questo dritto di uscita fosse un giorno soppres- so , o se un processo più economico di quello dtW amalgamazione portasse un'economia del io Il II per loo sulle spese di estrazione dell'argento ; allora il valore di questo metallo potrebbe .ibbassarsi di un quarto , ed in tal caso la Francia possedilrice di cosi immensa quantità di ar- gento proverebbe un danno enorme, e l'avvilimento dell'argento produrrebbe su i risparmi della nazione lo slesso efrello che in altri tempi à prodotto la depreziazioue della carta monetala. L'economista francese dopo di aver ricercalo nella storia dell'Inghilterra e della Francia gli efTelli della preferenza data all' oro o all' argento nell' uffizio della misura de' valori , interroga la scienza per ottenere una conclusione a favor dell'uno o dell'altro sistema. Ma innanzi tutto egli incontra una quistione pregiudiziale a risolvere : Fa d' uopo dare all'oro e all' argento un valor legale ? Deve fissar la legge un rapporto qualunque tra' metalli monetali ? In una parola , è egli necessario e possibile istituire un archetipo del valore? — Su questo punto il Favcheb combalte l'opinione dì Law , di Lockk e del S*T, e coochiude non solamente che r dell' essenza della moneta di avere un prezzo certo , un valor nominale che serva di suggello ai tuo valore intrìnseco , ed al quale possa riferirsi il valore di tutte le altre cose , ma soggiunge ancora che non saprebbe punto fissarsi il prezzo de' metalli preziosi impiegali come moneta , se non paragonandoli fra loro , ed avendo riguardo al rapporto che reciprocamente conservano sul mercato. Diviene impossibile stabilire il prezzo dell' oro come mercanzia senza tener conto di quello ileir argento ; è questa la parte la più delicata del sistema monetario , ma non ne è la meno es- senziale : il problema consiste a non alterare 1' unità del valore tipo , mantenendo la diversità delle specie che ne sono l' espressione. * 292 Quanto alla preferenza Ira i due metalli preziosi per servir dì misura alle transazioni , lo scrit- tore rammenta che le quuiilà essenziali della moneta , destinata a servir di base a' contratti , sono la massima durala del molallo , e la massima costanza nel valore. Una moneta che perderebbe sen- sibilmente di peso passando Ira le mani de' commerciami , diverrebbe bentosto un termine ine- satto di paragone , e tenderebbe ad elevare il prezzo delle cose per cflctlo della stessa diminuzione che il valore delle specie soffrirebbe nella circolazione. Del p^iri senza una certa uniformità nel prezzo venale del metallo impiegalo come moneta, tuli' i valori che si saranno misurali a questo tipo «oggiaceranno sensibilmente a molle variazioni , che toglieranno ogni sicurezza a' conlratti , e ban- diranno la buona fede. Ciò posto 1' oro , secondo i calcoli più moderali , si altera quattro volle meno che l'argento con lo slropicciamento che la moueta soffre nella circolazione. L'oro inol- tre à un valore più costante di quello dell' argento ; e se vogliasi ricordare un' osservazione del Semor , deve allendcrsi che il valor dell' argento compaiativanienle u quello dell' oro si abbassi a qualunque nuovo progresso della scienza e dell' iiidusliia, essendo la produzione dell' argento I' o- pera che forse più domanda di abilith e dì economia , mentre l' oro è principalmente il prodollo di un lavoro che non esige né abilità né capitale. Quindi ponendo mente alle qualità inlrinseche de' due metalli monetati , è l'oro che merita di essere scello in prefeienzi dell'argento per misu- ratore del valore , poiché esso è ad un tempo meno variabile come mercanzia , e più inalterabile tome moneta. Questo sistema à inoltre , come notava lord Lwcrpool , il vanlaggio della sempli- cità. In effetti prendendosi 1' argento per misura del valore , i suoi mullipli e le sue frazioni sun rappresentate da differenti metalli , cioè i primi dall' oro , e le seconde dal rame ; mentre adot- tando l'oro per misura del valore , 1' unità sì stabilisce senza sforzo , poiché niun altro metallo po- tendo servir di multiplo , 1' argento divide 1' oro , come il rame divide I' argento. Questi vantaggi dell' oro sono tanlo cvidenli , che anche al di d' oggi , mentre la moneta de- stinala presso ciascuna nazione a facilitare gì' interni cambi consiste quasi da per tulio in specie d'argento, pure le specie d' oro, quale che siane il titolo e la impronta, circolano dall' una all'al- tra eslremilà del continente europeo , a guisa di una moneta internazionale , e sono il mezzo più trconomico di trasportare ì valori. Il sig. Faecber chiude il suo lavoro accennando diverse obbiezioni , e risolvendole felice- mente , e dimostrando inoltre quali danni economici produrrebbe la uniformità della base metal- lica de' valori presso tulle le nazioni ; quali pericoli ne n^iscerebbero , pirché il sistema monetario si troverebbe subordinalo non più allo stalo de' rapporti sociali , ma a' rapporti politici de' governi fra loro \ e quanto sia ulile , necessario ed inevitabile , che i popoli e gli Stati per essere in- dotti a preslorsi una mutua assistenza , adottino differenti misure del valore 5 senza dissimulare pcr- laoto 1' immenso vantaggio di cui trovasi in possesso la nazione che per archetipo della misura ab- bia già scello r oro. Pasquale Stasislao Manciki. EC050UIA BUBALE. — Osscrcazioni su d un passo della memoria del signor Kuhlmank retaiwo alla concimazione de tcrrtni coi sali ammoniacali , coi nitrati ed altri composti azotati ; del signor BocssmcAOLT. Nella interessantissima memoria del signor KuHmann inserita nel num. Jo, Nov. i843 del Compie renda si trovano due passi , sui quali mi faccio a presentare alcune osservazioni. Ha detto a pagina 1124- u Niuno potrebbe contrastare , per esempio , che le piante maritime non ricevaDO la maggior parte della loro soda nello slato di cloruro ». Più appresso il signor Ruhimann aggiunge ( pag. iiiS )• » Ma come i cloruri alcalini giungono a dare la loro base agli acidi organici ? ». » Io bo lultc le rngioni a pensare che , in questa tiWormazionc , il carbonato d° anunoniu- ea , quale risultaincnto abituale della scomposizione de' concimi azotati , od il carbonulo d' ammo- niaca , ottenuto dui contutto del cloiidrato d'ammoniaca e dal suo solfato colla creta sotto lo iii- flueuzu del sole , agisce ec. ». Io non debbo esaminare le ingegnose conseguenze che il signor Kuhimann trae dull' azione che il carbonato d' ummoniaca esercita sopra i sali di soda e di potas- sa. Il richiamo che io mi credo nel diritto di fare , versa unicamente sul fallo della formazione del carbonato d' ammoniaca , per conseguenza della reazione de' sali ammoniacali fissi sul carbo- nato calcare , esercitandosi nella temperatura ordinaria ed in certe condizioni d' umidità. L' oggetto di (juesto richiamo sembrerà al certo di pochissimo interesse pe' chimici , ma co- storo lo compatiranno , spero in riguardo della importanza che acipiista questo semplice fatto quan- do si applica alle quislioni più elevate dell'arte agricola. Ciò che il sig. Kuhimann ha ragione di pensare , io ho cercato dimostrarlo , con una serie di sperimenti diretti , colla esame di molte analisi , delle quali ho presentato i risultamenli nella memoria che io bo avuto 1' onore di leggere all' Accademia nella sua seduta dagli i i settcro- bre 1843. In questa memoria credo avere stabilito : 1°. discutendo le osservazioni del sig. Sihattcnman , che il solfalo ed il cloridralo d' ammoniaca , impiegali come ingrassi , non penetrano naluralmcn- le nelle piante , in proporrione notevole almeno , e che la loro applicazione non è realmente vantaggiosa che allorquando son trasformali in carbonato ammoniacale. 2°. Che i sali ammoniacali fissi , mescolati eolla creta lavata , e della sabbia umida , in mo- do da dare al miscuglio la consistenza d' un terreno mobile convenientemente umido , emetto- no , nel tempo slesso »lla lenipernlura ordinaria , all' ombra , de' vapori di carbonato il' ammo- niaca che è possibile di stabilirne la dose ; in qualche giorno la scomposizione de' salì aramonia- li fissi è compiuta. Io ho sperimentato sul solfato , cloridralo , fosfato , ed ossalato. Ho detto , in questa occasione , che si è da presumere che la calcinatura , la marnatura , non hanno per iscopo unicamente di fornire alle coltivazioni l'elemento calcare che potrà per avventura man- care , ma che agiscono probabilmente eziandio apportandovi un principia , quale il carbonato di calce , che esercita un' azione tutta specifica sui concimi chimici , cambiando , per via di doppia •composizione , i sali ammoniacali che vi son contenuti e che non si assimilano , in carbonato assimilabile, che porta nella piante l'azoto della materia organica de' letami ed il carbonio tenuto in riserva nelle rocce calcari. In una roemoiia che avrò l'onore di leggere ora , se 1' accademia mei permetterà , portiru nuovi falli in conferma delle opinioni annunciate nel mio precedente lavoro. Da ultimo , ho fatto osservare che nelle piante che crescono sulle coste del mare la soda si trova in parte combinuta cogli acidi organici , e che il cloro contenuto nelle loro ceneri non e afi'ulto in rapporto colla gran proporzione degli alcali che contengon.). Io ne ho conchiuso , come fa il sig. Kuhimann , che la tolulilà del sodio non entra nel vegetale in forma di cloruro , ini probabilissimamente nello stalo di carbonato di soda e questo in conseguenza d' una analoga reazione a quella che fu provare il calcare ai sali ammoniacali. Ad appoggiare questa ipotesi , perocché prego 1' Accademia di ricordarsi che in questa parte del mio lavoro ho ragionato d' una miniera ipotetica , io ho recato in mezzo un antichissimo fallo che prova che il tal marino quando è in contatto con una roccia calcare umida , da lungo ad efflorescenze di carbonato di totii cometa sono state fatte dal sig. Stnive a Poii'kova col gran rifrallo- re. Esse incominciano dal li dicembre i839 e sono siate coniiniiaie (ino al -^3 gcnnajo i84o. lu questo intervallo la luincla è stala osservala in c|nindici notti. Le condizioni almosfcrìclie sono slate sfavorevolissime a lali osservazioni ; perciocché la ti'nq)eralura era coslanlcnnnle al di sotlo di — 11° Kéaumur , e s'abbassò fino a — 24°' P'''' molte noni di segnilo pmditcendo così un movimento fortissimo nelle immagini. Purnondimeno 1' esattezza delle osservazioni è soddisfacentissima , loccbè è dimostralo dall' accordo delle diverse osservazioni della medesima nolle fra loro , e dal pa- ragone delle osservazioni agli elementi dell' orbita della cometa. A cagione di questa esat- tewa delle osservazioni , e perchè il cambiamento di posizione della cometa , tanto eliocen- trica che geocentrica nel tempo delle osservazioni è siala considerevolissima ( il cambiamento dell'eliocentrica di circa 1° 24 e della geocentrica di circa 72"), si dovea sperare che queste os- servazioni darebbero una determinazione esattissima degli elementi dell'orbila della cometa e spe- cialmente ancora della sua eccentricità. Eccettuate qnatiro comete a corto per iodo , non si conosce l'eccentricità che di pochissime con alquanta probabilità. È d'uopo quasi sempre conlcntarsi di supporre l' eccentricicilà uguale all'unità ; perchè (ino al 1828 , quando il sig. Slruve, padre, impiegò per la prima volta il gran rifrattore di Doipat alle osservazioni delle comete, queste os- tervazioDÌ erano talmente imperfette , che la delermiuazione dell' eccenlricità poteva essere intra- presa con qualche successo soltanto per le comete per lunghissimo tempo visibili , e delle quali siansi raccolte delle osservazioni , come per es. quelle del 1680, 1769, 1807, e 181 1. » La presente memoria , dicono i sig. Pelcrs e 0. Slruve , contiene i calcoli che abbiam fatto di comune per la determinazione dell' orbila , disposti nell' ordine, nel q\iale sono siali pra- ticati. Contiene primieramente gli elementi parabolici , dedotti dalle osservazioni del I3 dicembre del 3i dicembre e del 20 gennajo. Tali elementi già rappresentavano assai da vicino tulle le osser- vazioni che poteano servir di base alle ulteriori ricerche. Abbiamo in seguilo dato un efTemeride . pei cambiamenti delle ascensioni dirette e delle declinazioni della cometa , corrispondenti ai pic- coli cambiamenti degli clementi o dei luoghi del sole impiegali. Vengono appresso i cambiamenti degli clementi della cometa e delle sue posizioni , prodotti dalle perlubaziiù probabili elementi. Tempo del passaggio al perielio gennaro i84o 4i55274o , tempo medio di Poulkova coli' er- rore probabile = o,ooo636 j Disianza al perielio = 0,6 1844^9 , coli' errore probabile = 0,0000068 ; Longitudine del nodo ascendente:^ 119". ^y'!\'j".,&!\ contali dal mezzo equinozio del 1 gen- naro 1840 coir errore probabile = 4 'j^C. Distanza dal perielio al nodo ascendente = 72" i4' 4''i*J9 i eoli' errore probabile = 4")' 0 i Inclinazione dell' orbila = 53"5'3a'',4i , coli' errore prubabile = i",58 ; Kcccntricilà =: i,ooo2o5o , eoli' errore probabile = o,oooo53i ; movimento diretto ; È dimostrato in questa memoria , che le osservazioni ili questa cometa , fatte agli altii os- servatori non sono esatte abbastanza per esser ammesse con qualche vantaggio al calcolo dell'orbila. La cjuanlità di cui l'eccentricità sorpassa l'unità , sebbene piccolissima, è quattro volle più grande del suo errore probabile. Don vi e dunque ragione alcuna da dubitare che 1' orbita di questa co- meta non sia in efTetti iperbolica. Fino adesso almeno non si conosce alcuna cometa per la quale r oibils iperbolica sia dcltrrainato con tri grado di probabilità i]uanto per questa, [Inslitul n.fuio) 2Cfì) Nola sull'origine elettrica tìeì calorico ili combustione , citi Sgnur J. P. Joule. — L'uulorc pen- si esser riuscito a mostrare evidentemente , che il futto del calorico di cumbiisliono sia un feno- meno eU'lli'ico , e che il suo modo di sviluppo sia dovuto ad una resistenza nlla conducibllilà elet- trica. In tale occasione hu trattato degli altri casi di calorico che si presentano , nelle operazioni chimiche ; ma si è , in questo soggetto , imbattuto in molte diOicollà inattese ; si propone in con- seguenza di studiare di nuovo la combustione , comechè soddisfatto per adesso d' avere stabilito completamente il suo carattere elettrico , e convinto che ogni calorico chimico si troverà nel me- desimo tempo la sua spiegazione. n'ala sulla composizione del sangue e delle ossa negli animali domestici , del Professore Xasse e DB Mjkbovrc ). — L'uulorc di questa noia ha futla una serie di analisi del sangue dell'uomo, del cane , del gotto , del cavallo , del bue , del vitello , della capra del montone , del porco , dell' oca e de' polli , e si e assicurato in ciascuno , dulie porzioni relative dell' acqua , del siero , dell' albumina , della fibrina e del grasso , siccome ancora de' sali costituenti ordinari. Ha conse- gnati i risultamenti delle sue analisi in una serie di qu,idri che sono estesi troppo da non poter •■ssere qui inseriti. Ne ha tratto alcune conclusioni relativamente al paragone fra ciascuna parte co- stituente e la massa totale. In conseguenza , dopo le pruovc puramente chimiche , giunge a que- sta conclusione , che meno vi esiste ferro , e più carbonati .ilculini e fibrina nel sangue , altret- tanto più la costituzione dell'animale sarà debole e soggetta a malattie. Cosi il sangue del caval- lo inglese rilien mollo più ferro e meno materia alcalina e fibrina , che quello del cavallo ale- iiiiiuDO , e si sa bcnis^iimo the il sangue di gran lunga meno è la sede delle malattie nel primo che nel secondo di questi animali — M. Nasse esamina inseguilo la variazione nella composizione delle ossa ammalale e delle ossa sane. La conseguenze che trae da queste analisi è che le ossa delle membra ammalate mancano di costituenti organici , per esempio di gelatina od anche di carbonato di calce. La proporzione del fosfato di calce non prova cangiamento , ma quello dei carbonato della stessa base diminuisce considerevolmente. Il Signor Nasse cerca dur conio di tal fenomeno facendo rifleltere che il carbonato di calce è solubile ncU' acido carbonico. Allorché un membro è in istato di sofTcrenza , il sangue si spessisce nella sostanza dell' osso , ed io questo stato ritiene più acido carbonico di quando circola hberamente , ciò che favorisce la soluzione del carbonato. Il liquido che si eslrae da una parte lesa contiene più della normale quantità d' albu- mina , la quale in alcune circostanze , provoca la solubililà del sale calcare. In seguilo a questa lettera M. Playfair à richiamalo 1' attenzione sopra alcuni punti relativi ai quadri dati dui signor Nasse sulla composizione del sangue nei difTerenli animali. M. Playfair il già fatto vedere con diverse analisi pubblicate nella Fisiologia del sig. Liebig, che la composi- zione ultima del sangue e della carne è quasi identica. Ne seguirebbe che i risultati di M. Nasse dovrebbero essere considerati come quadri del v.ilorc economico della carne degli animali , ed i risultamenti si accordano esulli.ssimameiite coi fatti. Cosi , secondo l' autore della memoria il san- gue dell'uomo contiene 745'94 d'albumina ; il sangue del bue , che forma dopo ch'è stalo Ira- formato in carne , 1' alimento più nutritivo per 1' uomo , contiene 74)4^ della stessa sostanze; il porco , di cui la carne i ugualmenle nutritiva , ne contiene presso a poco la stessa quantità di quella dell' uomo , cioè : 7.1,80. In fine negli animali di cui la carne è meno nutritiva , trovasi che la proporzione dell' olbiiinina è infinitamente minore dell' uomo ; parimenti nel sangue della capra non trovasene the 6'J,9o5 , in quello del pollo 48}S^. 296 GsoDESiA. — Valore deltarco del Meridiana che ntlraversn la Lombardia^ del Signor Cakliiti. — Ecco come il signor Carlini rende conto della determinazione degli elementi che gli anno servito a precisare questo Tulore. » Cinque punti che fanno parte della rete di triangolazione elvetica e che sono comuni colle nostre triangolazioni , mi anno apprestato il mezzo di valuture in metri la distanza che sepnra il parallelo di Zurigo da quello di Milano. Se si aggiunge questa distanza a quella già conosciuta Ira i paralleli di Milano e di Genova , si ha la misura della lunghezza totale dell' arco compreso tra Zurìgo , detcrminato dal Signor Eschmana , con quella della lanterna di Genova , stabilita , son molti anni , dal celebre barone di Zach , ho avuto tutti gli elementi necessari per calcolare sopra un' estensione di quasi Ire gradi , il valore dell' arco del meridiano che traversa la nostra Lom- bardia. Disianza fra il parallelo di Zurigo e quello di Milano. . . . a 1 336 1™, 24 di Milano e quello di Genova. . . . 11 7756°", 67 Totale. . . . 33oii7°>,9i Latitudine astronomica dell' osservatorio di Zurigo ^y°'ì'ì'!io'\Zo della lanterna di Genova 44°24'>7")8o Estensione dell'arco compreso a''58'i2"j5o Dividendo la somma trovata per l' estensione espressa in gradi e decimi di gradi , sia per 2'',970i3g, si à il valore del grado del meridiano per una latitudine media di 4^° 553°, eguale a ini45°',6 , e quindi il valore del minuto o del rostro miglio geografico , eh' è di i852'",43 «. Chimic* organica. — // Signor Dumas dal Signor Boucìiardt nel presentare all'Accademica una memoria sulla composizione immediata della fibrina , sul glutine f albume ed il caseo , communi- ca i risultali di un lavoro cai ha dato opera in compagnia del Signor Cahours sulla composizio- ne elementare dell'organismo. Da un gran numero di sperienze essi han trovato. 1°. Che V albume del siero , quello delle uova , e l' albume vegetale hanno sempre la stessa composizione. 2°. Che il caseo offre la slessa composizione dell' albume , sia che si ottenga dal latte sia che provenga dalle piante. 3°. Che in fibrina , cosi quella del sangue che quella delle piante contiene sempre più d'a- zoto e meno di carbonio che I' albume ed il caseo. 4°. Che trovasi nelle mandorle , ne' piselli ne' fungicoli ec. una sostanza analoga al caseo per alcune proprietà j ma ancora più azotata della fibrina , e di essa meno ricca in carbonio. Quando la fibrina è stata spogliala di ogni principio solubile nell' acqua bollente , lascia un ,esiduo per la composizione identico all'albume ed al caseo , circostanze che le nuove ed impor tanti ricerche del signor Boucbardt spiegano perfettamente. ( Compiei rcndus o. 25 , 20 giugno i832. ) 297 Sulla scuwposìzionc dd gaz acido carbonico e da' carbonaii alcalini per mezzo della luce del sole e sopra il lilonotipo del signor I. W. Dbapeb. Dn lunga pezza è nolo clic le porli verdi delle piante poste all' azione della luce solare ab- biano la proprielà di scomporre l'acido carbonico e di sprigionarne l' ossigeno. È cosa sorprenden- te come questo fatto di tanta importanza per la tisiologia vcget.ilc non abbia formalo l' oggetto di una profonda investigazione. Le opinioni che ne' libri si rinvengono non sono mica giuste. SI è •jualche volta preteso che il gaz ossigeno si sprigiona fosse puro , che la scomposione fosse cagio- nala da ciò che sì chiama raggi chimici ; e questi errori ed altri somiglianti si sostengono , impe- rocché io non so se alcuno abbia mai provato ad analizzare questo fenomeno per mtzzo del pri- sma , solo mezzo onde si possa veramente discuterlo. In una Memoria del dottor Doubeny inse- rita nelle Transazioni filosifichc del i 856 , costui pone due fatti che io verificherò in questa scrit- tura : I. La presenza costante del gaz azoto mescolalo all' ossigene , osservazione dovuta prima- mente a Saussurre, od !t qualche più antico amore: 2. che l'alio della scomposizione si debba alla LUCE solare. Quesl' ultimo risiiliamciilo ottenuto adoperando vetri colorali od un mezzo assorbente non è stalo generalmente ammesso. Sempre vi suià dubbio sopra risultamenti ottenuti in tale ma- niera , e I' analisi col prisma può solamente soddisfare ai 6sici. Perciò interviene che in alciioi pregevoli libri pubblicati dopo quell' epoca , si sono date varie altre interpretazioni di codesto fe- nooieno ( lohnston agr. Chem. , lecl. 5 , J 7 ; Graluim Clicm. , p. ioi3 ). Le esperienze che riguardano la scomposizione dell' acido carbonico assumono un doppio in- teresse dalle loro relazioni colla chimica organica e la fisiologia , e forse non v' ha esperienza «pcciale cui si possa annettere tanta importanza. Ed invero, se noi riflettiamo che questa scompo- sizione è il punto di partenza Ira 1' organizzazione e la materia inerte ^ che con questa azione della foglia comincia li serie degli atomi organici , quali in prosieguo si rinvengono coli' accrescimento progressivo nel sangue , nella carne , e finalmente nella materia cerebrale , noi vedremo doversi por mente in modo tutto speciale a determinare i fenomeni di questo primo fallo. I r.igoi del so- le sono la causa di tutta 1' organizzazione. Prima di dar ragione delle esperienze da me fatte devo rivolgere l'attenzione dei chimici sui veri caratteri di quelle emanazioni cb^ io chiamo col nome di rnggi litonici. Non basta ammetlere 1' esistenza di raggi oscuri nello speltro, i quali posseggano il potere di produrre mutamenti chimi- ci ; non basta che noi li chiamassimo raggi c/iimici ; imperocché essi hanno essenziali propiicta che li costituiscono raggi afTatlo di>.tinli da (pielli ai quali si allribuiscc la luce ed il calore. Il lo- ro diritto al posto di un agente distinto ed imponderabile , l'è così positivo come quello della lu- ce e del calore. Possono diflerenziarsi dal calore in ciò , che quei raggi non sanno seguire i con- duttori metallici , ne dilatare i corpi ; e dalla luce si difTercnziano per non cagionare impressione alcuna sull'organo della vista. Secondo le norme della filosofia naturale ci è quindi debito consi- derare quei raggi come un quarto agente imponderabile. Non basta, come sopra accennammo, di addimandarli raggi chimici ; questo vocabolo significhe- rebbe ohe il rai^tlere li distingue, stasse nella potenza di mutare la composizione de' corpi ■ mi i raggi del calore non portano forse simiglianli cangiamenli ? la metà delle scomposizioni in chi- mica non avvengono forse per l' azione del calore ? Rispello alla luce sono già noli alcuni casi nei quali produce scomposizioni e composizioni , e noi ben presto mostreremo che per questo a»enle avviene appunto la scomposizione dell' acido carbonico. La facoltà di produrre questo elfcllo non è lacollli esclusiva de' raggi litonici , ed il nome di chimici non sì deve ad essi apporre , come non -i deve a nessuno de' loro compaijni gii conosciuti. A meno che danque i chimici non ammclltKtr,, 38 298 the passa sture unti maniera
  • otcs5Ì paragonare 1' cITetto simultaneo dell.i luce che subiva 1' assorbimento passando per vari mez- zi. Formavano una serie di cellule nelle quali i corpi potevano esporsi ad una luce colorata in bleu , in giallo , in rosso ec. Quando cominciavo una esperienza , in una di sifTalle scatole . ne in- traprendeva al tempo slesso una simile ai r..ggi liberi del sole ; gli è inutile dire coni' io ponessi rriia in queste esperienze a render simili, il più che fosse possibile, le cagioni di Scomposizione. Paragonando il lolale del gaz spiigicii.ito nella luce non assoibita , e quello sprigionato nella Icict che uvea piovalo 1' assorbiii.ento del bicromato di potassa , trovai in Ire sopra cinque esperien«-, < he il g. z raccolto in questo siiorimcnio .superava in volume il gaz raccolto nel primo sperimento. il che certamente si deve alla temperie più elevata che era nella scatola. Paragonando il volume del gaz raccolto sotlo il biiromato di potassa con quello raccolto soilo l'acqua colui .la d.il tornasole, vidi (jui'Slu non egii.igli ire neanche la metà del primo. Paragonai il gjz spri^ionatu alia uue libe- ri , sotto il liieioiiinlii ili potassa, e sollo il solfilo di rame jininoniacale : mI erto ii'i.li I .mro i risuliamcnii. Luce libera 4 7$ Bicromato di potassa . 4 55 Solfalo di rame ammoniacale o,',5 3oo Queste esperienze falle per via di un mezzo assoibentc , poste a confronto con quelle fatte co prism.t , son tali da far conchiudcre deCnitlvamontc intorno a quello riguarda il caraltere de' raggi ilie colesla scomposizione cagionano. il vero scopo dell' analisi prismatica si e determinare la refrangibililà de' raggi che producono una data azione. Ma siccome i raggi calorifici , i luuiinosi ed i litooici tutti attraversano lo spet- tro cosi in molti casi il prisma non indica a quale di questi agenti imponderabili si debba attri- buire il fenomeno. Il caso attuale ce ne fornisce un luminoso esempio : Comunque la scomposizio- ne dell' acido carbonico avvenga più energicamente col mezzo dei raggi , de' quali l'indice di re- frazione corrisponde al giallo , nientedimeno questa parie dello spettro non è affatto scevra di ca- lore e di titonicit.ì. Tuttavia operando contemporaneamente 1' analisi prismatica e l' analisi di assorbimento si per- viene ai fatti scuenli ; i°. Il silo del massimo di azione nello speltro risponde al massimo di chiarore e illtiminiin'tnio ): 1°. nel sito del massimo di calore ( che nel prisma da me usalo , sta oltre il rosso intenso) ninna scomposizione avviene , il che sembra, per conseguenza, escludere l'iufluenzadel calorico : 5". il punto del massimo di azione de' raggi tilonici che sfuggono all' assoibimonto del bicromato di potassa , stando preso al verde , non risponde affatto col silo del massimo di scom- posizione , che sta nel giallo ; il che sembra escludere i raggi tilonici ; 4''- la scomposizione ef- fettuandosi sotto il bicromato di potassa colla stessa energia che ne' raggi liberi del sole , ed il suddetto sale tutto assorbendo , meno una debole traccia di raggi tilonici , se questo effetto loro si dovesse sarebbe certamente rilardalo in ragion diretta della loro perdita per lo assorbimento , il che non è già che avvenga. Il rilardo sembra piuttosto doversi attribuire alla pendila di luce per la riflessione delle facce del truogolo , ed al dilTelto di intera trasparenza di questi cristalli e della so'uzione. Dietro queste ragioni io conchiudo che la scomposizione dell' acido carbonico operata dalle foglie delle piante, provenga dai raggi di luce-, e che i raggi calorifici e tilonici nulla parte vi prendano. 1 r.iggi di luce meritano quindi , come noi sopra cennammo , il nome di raggi chimi- ci , con pari ragione che quelli finora con tale denuminaziune appellati. Devo far pure osservare esservi un grado di precisione annessa ai risultamenli della scompo- sizione dell' acido carbonico, cui manca del Icilio nella più parte delle esperienze di questo genere. !Nclle macchie che si rinvengono sulle lamine del daguerrotipo , o sulla carta fotografica , comunque si possa facilmente riconoscere il silo del massimo ; nientedimeno nulla possiamo ottenere in for- ma di misura di quantità assolute. Impertanlo allorché è dato raccorre un gaz , e delerm.inarne il volume come nel voltametro , e nelle sperienze sopra descritte , i risultamenli hanno un grado di esattezza che permette di cavarne definitive conclusioni. Determiniamo ori la roinpnslzinne del miscuglio gassoso, che si sprigioni nel Iruipo dell.i scomposizione dell' acido carbonico. Non e già ossigene puro , come spesso hanno supposto , e spesso ancora confutato , ma si un miscuglio di ossigene, di azoto e di acido carbonico. La mia attenzione si è massimamente rivolta a determinare la proporzione de' due primi gaz^ poiché la proporzione del gaz eirbonico varia in ciascun saggio. Prima però di continuare , vò fare alcune osservazioni , i cui risultamenli , comun'|ue i chimici usi alle analisi dei gaz se l' abbiano familiari , non per tanto meritano di esser qui rammentate , poiché sembra sieno state del lutto trascurate nella più par- te delle spcrienze che riguardano quello che si chiama la respirazione delle piante , e che si do- vrebbe con più ragione addimandare loro digestione. Quando qualsiasi gaz è posto sopra 1' acqua nel tino pneumatico , la sui costituzione soffre un completo mutamento. Una parte più o men len- t.imcnlc si scioglie nell' acqua , e riceve di ricambio dall' acipta stessi una parte del gaz che tiene io «oluzione. Se due vasi pieni di differenti gaz si pongono accosto 1' uno all'altro, la cosliluzione loro 3oi reciprocamente si altera , e questo turbamento cessa sol quando il coDtcuuto dei due vasi diviene chimicamente simile. Sono alcune esperienze di facile eseciuione , le quali mostrano come i va- pori ed i gaz possono ngevoWnontu feltrare attraverso i fluidi. Prendete per esempio , una botti- glia di una pinta , e fate passare per mezzo il turacciolo che deve lascamente chiuderla , un tubo di vetro , 53 centimetri lungo , e più stretto all' estremo superiore ; indi ponete nella bottiglia alcune gocce di ammoniaca j immergete l'apice del tubo in una soluzione di sapone ed introducetelo nell' interno della bottiglia , ponendolo in tale maniera nel turacciolo , che quando s' insuffla del- l' aria nell' cslreruo più stretto , le bolle che escono dall' estremo più largo possano occupare il di mezzo della bottiglia. Soffiate allora una bolla di '5 centimetri almeno di diametro , e senza por tempo in mezzo , sorbite di nuovo , e con cautela , l' aria nella bolla racchiusa j voi senti- rete immediatamente uno spiccato sapore di ammoniaca. Gli è chiaro adauque che l'ammoniaca con ^'rande celerità ha traversato la bolla. Havvi ancora una esperienza la quale può facilmente ripetersi '. si prenda una bottiglia di go grammi con un largo collo , e se ne chiuda 1' apertura con un velo di saponata passandovi su il dito bagnalo j si ponga detta bolliglia sotto un vase di protossido di azoto : la posizione orizzontale del velo sarà tosto slogata , lo si vedrà gonfiare ed estendersi spontaneamente, per lo passaggio del gaz , in forma di bolla. La varietà di colore che accompagna questa esperienza , e la sottigliezza eccessiva cui giunge il velo di saponata , fanno che tale sperimento riesca uno de" più belli che si possa fare in chimica ; ma quando anche la bolla è quasi invisibile, non essendo più atta a ri- flettere la luce , e che non più si può scorgere se non in certe posizioni , essa bolla tuttora com- pie la sua funzione filtrante. Questa filtrazione dei gaz per i liquidi accade pure adoperando l' olio , o qualunque altra ma- niera di liquido. Attraverso l'olio ordinario da bruciare , attraverso il balsamo di copaive ec, il gaz idrogene scappa rapidamente , ed il protossido di azoto , e l' acido carbonico più rapidamente ancora. La legge che questi fenomeni governa è semplicissima j il gaz attraversa il mezzo che lo contiene con una rapidità proporzionale alla sua solubilità in esso mezzo. Si comprende dunque facilmente come quando 1' acido carbonico e scomposi^, come nelle espe- rienze sopra riferite , una proporzione variabile di questo gaz si mescoli all' ossigene che si racco- glie. Le proporzioni devono variare , dapoithe dipendono dal totale di acido carbonico die resta nel- V acqua , dalla prontezza con cui è fatta l' esperienza , e da certe altre condizioni che possono Variare. Trascurerò quindi , come sopra ho detto , l' acido carbonico nel discutere le analisi dei gaz raccolti , stante che la sua presenza è accidentale , e non è connessa essenzialmente al feno- meno , meno nel caso in cui si adopera il calore oscuro , come appresso diremo. Aiìcìììsi fhll' arin che si sprigiona tìtilf ncf]tin prr»nn di ttciflo carbonico rspnstti al iofr Espcriei Zi follie licite piante Ouigene Azoto 1 Pinus taeda i6,i6 8.54 ■1 i,l 27,16 i5.84 J Iti 5'J,30 7I,IÌ7 4 Poa afmua 90,co 10,00 ''. / guarda la sua affinità chimica , 1' Autore si è assicurato che l' ozono non ha azione sul bromido di potassio , dovecbè scompone facilmente il iodido di potassio. Importa notare che se 1' azoto è realmente un corpo composto , questa scoperta avrà cons'. «leidbile influenza non solo sopra vari punti di Chimica , ma anche sopra un grandissimo numero «li rami delle scienze ed in particolare sulla meteorologia. L' uffizio dell' azoto ne' fenomeni meleo- lologici diverrebbe importante , e la produzione stessa dell' elettricità atmosferica potrebbe esser ligata con la scomposizione di questo gas. Ciò vien notato da Schoenbein nella lettera dì cui ab- biam dato l' estratto. — ( ^iW. Vniv> de Genève^ n" loo, Maggio i844 )• Nuovo metallo nella Cerile e nuovi metalli che accompagnano l' Itiria. Al congresso dei naturalisti Scandinavi a Stockliolm nel mese di luglio i842 Scheerer co- municò qualche sperimento «opra una particolare reazione dell' ittria , indicata prima di lui , ma la cui cagione produttrice non avca formato oggetto di particolari ricerche. Se riscaldasi l' ittria al ro»so , dopo averla privata di tutte le materie che l' accompagnano nella gadolinite , essa di- 3o7 viene gi.illognola. Sclieercr ha osservalo che può sparir questo colore giallo , ed otrrnersi di nuovo \' ilttria senza colore, sottomuiedendo la sostanza alla influenza dei gas ridultibili, ed ad un subitaneo rafii'cddamento : ripiglia nondimeno il suo color giallo quando si riscalda l'itlria in crogiuolo aperto. Tale reazione ha condotto questo chimico ad ammettere che 1' ittria gialla sia imbrattata da una piccola quantità di ossido lantanico ; od a supporrò che dessa contiene forse anche un nuovo corpo, dappoiché non si è ottenuto un ossido lantanico inferiore con la ripristinazione di un ossido superiori . Mosander in seguito annunziò che l' ittria nella gadolinitc è accompagnata dagli stessi ossidi metallici che s' incontrano nella cerite , Io studio dei quali da quattro anni lo tiene occupalo. Lo stesso crasi indotto a credere per le amiche esperienze , che l' o'sido cerico estratto dalla cerile conteueva un corpo estraneo , e che cercava isolare facendo passare una corrente di cloro neir acqua che teneva l' idrato cerioso in sospensione : il cloro , convertiva T ossido ccrioso in os- sido cerico che restava in forma di polvere gialla sospesa nel liquido , ed il corpo estraneo si scioglieva allo stato di cloruro. Precipitava la soluzione con la potassa caustica , e faceva di nuo- vo passare il cloro sul precipitato , ciò che dava luogo ad una seconda quantità di ossido ce- rico insolubile , mentre il resto si discioglieva. Dopo la ripetizione di questa osservazione per più volle , r autore giungeva ad avere un cloruro , il quale produceva con la potassa caustica un idrato che non ingialliva all' aria , e che si scioglieva senza residuo di sorta nell' acqua sotto 1' azione dc^ cloro. Egli dunque aveva operala la separazione desiderata ; chiamando ossido lantanico , come è noto r ossido che non si surossidava sotto 1' influenza del cloro. L'ossido cerico al contrario non aveva il colore medesimo dell' ossido cerioso dopo la calcinizione. Quando il Mosander trattava una mescolanza di ossido lantanico e di ossido cerico , riscaldala prima al rosso , coli' acido nitrico diluito con 5o a loo parti di acqua , 1' ossido lantanico sì scio- glieva , mentre l'assido cerico reslava indisciollo ; intanto quesl' ultimo non aveva un color giallo puro , ma invece era di un color rosso bruno : e 1' ossido lantanico aveva pure una tinta rossigna variante d' inleiisilà nelle differenti esperienze. Queste circocoslanze condussero Mosander a supporvi uD terzo corpo che interamente seguiva 1' ossido lantanico in alcuni sperimenti , ed io altri si divi- deva Ira r una e 1' altra sostanza. La sepurazione di questo corpo gli è costato moltissimo tempo, ed un prodigioso numero di s^iggi , prima di poter fungere ad afTermare positivamente, d' e- s'slervi un nuovo ossido metiillico. Quali ossidi essendo precipitabili egualmente dagli stessi reagenti , egli dovè ricorrere alla cristallizzazione de' loro solfati per separarli : il solfato cerioso e meno solibile , il solfalo lantanico si scioglie meglio , e (|uello del terzo ossido è il più solu- bile. I sali di questo terzo ossido hanno un bel color rosso ametista , violaceo e le loro soluzioni sono rosee traendo all'azzurro. Alosandcr ha chiamalo quesl' ultimo ossalo itUlimico da Si$v|ioi gemello, perchè esso accompagna il cerio ed il lanlano in tuli' i minerali ceriferi come un fratello gemello. i' ossido cerico preparato secoudo il metodo indicato di sopra non è tuttavia puro. Esso con- tiene del cloruro cerioso , e forse cloruro cerico combinato coli' ossido. La potassa caustica no toglie il cloro restando una combinazione di ossido cerico e di ossido cerioso. La quale combina- zione quando si espone al color rosso , e si tratta inseguito coli' acido nitrico , una porzione del- l' ossido cerioso si scioglie , ma il residuo giallo vivo che rimane , contiene tuttavia dell' ossido ce- rioso. Mosander crede che non si può ottenere 1' ossido cerico allo stato d' isolamento. L' ossiilo cerioso forma un idrato senza colore che ingiallisce nell' atto del lavamento e del dis- seccamento ; e produce con la calcinazione un ossido cerioso-cerico di un giallo vivo: il nitrato cerioso è distrutto per la calcinazione e lascia una polvere giallo-pallida che e 1' ossido cerioso- cerico. Lo stesso chimico non ha ancora avuto il tempo di intraprendere uno studio più profondo degli os- sidi di cerio perfett-amenlc puri , cioè a dire ìnlcramcnle esenti di ossido latanico , e di ossido didi- 3oS mico. V ossido lantanico a quello stato di purezza che è stalo finora possibile di ollencre , è quasi bianco , o debolmente color dì sol;imone , senza miscela di rosso-bruno , o di bruno. E si ha ragione di credere che questo debole coloramento devesi ad una impurità di cui non si è potuto privare. Esso non si altera con la calcinazione al calor rosso , si in vasi chiusi , si in vasi aperti. Ripristina il colore del tornasole arrossito , e quando si inaffia coli' acqua si converte in idrato a poco a poco , e si riduce in una polvere bianca voluminosa. Tale trasformazione rapidamente si produce nell' acqua bollente. Esso seiogliesi facilmente negli acidi , anche quando sono diluiti. Fatto bolli- re in una sohizione di sole ammoniaco , esso scaccia 1' ammoniaca e produce cloruro-aramonico- lantanico. Il peso atomistico dell' ossido lantanico , allo stato dì purezza imperfetta in cui si è ot- tenuto , oscilla intorno a 680. L' idrato lantanico ed il carbonato lantanico non si sciolgono nel carbonato ammonico. La preparazione dellWi/rfo didimico dà una idea delle dlIBcoltà che s' incontrano allorché voglionsi separare questi differenti corpi. Si abbia la mescolanza del solfato lantanico e solfato didimico anidro, si sciolga a pìccole porzioni in sei parli di acqua fredda , ed all' esterno si raffredda in modo che il calore non superi -J- 9°. Tale dissoluzione quando sì riscalda a -f- 40°, precipita una polvere di colore ametista pallido, la quale è solfato lantanico imbrattato da un poco di solfalo didimiio. Questa precipitazione è dovuta alla proprietà del sale lantanico di combinarsi ad una cola temperatura con altra proporzione d' acqua. Si decanta la soluzione color rosa chiarificata, si evapora a secchezza, si scioglie di nuovo il residuo in sei parti di acqua fredda , si riscalda inseguito la soluzione a -{- 5o° <; si mantiene a questo calore finché non sì formi un deposito. Il precipitalo color rosa che si separa é solfato lantanico , meno carico di solfalo didimico : e dopo la ripetizione di dicci o dodici volle dello stesso Iratlamento , sì ottiene il sale lantanico quasi puro , come pure la dissoluzione ilei due sali , che si evapora a secchezza e che si continua a trattare come fu d^|^. XiSi soluzione che ottìensi in ultimo luogo é rossa. Si allunga con altrettanto il suo peso di acqua acidolata con acido solforico , e si abbandona alla evaporazione spontanea in luogo tiepido. Quando non rimane che la sesta parte del volume primitivo della soluzione , si decanta il li- quore , che d'ordinario è giallo, per separarlo dalla massa cristallina che taptzja il fondo del va- so. Questa massa è formata di cristalli ros^ben grandi , e di aghi prismatici più piccoli ; che si separano dal primi inafiiando il lutto con un poco di aequa bollente , e decalando rapidamente in guisa da trascinare gli aghi che tono più leggieri. Si rìdisciulgono nell' acqua i cristalli rossi residuali , vi si aggiunge un poco d'acido solforico , e si fa cristallizzare ad un dolce calore. Si formano anche due specie di cristalli differenti : dei prismi romboidali lunghi e sottili , e dei più gran cristalli rossi a più faccette. Si separano i primi dai secondi con cura , che sono solfalo didimico. La soluzione nell' acqua di questi ultimi dà con un eccesso di potassa caustica , un prc- iipilalo d'idrato didimico che sì raccoglie sur un feltro. Il precipitalo ha colore vìololloajziirro- gnulo , assorbe rapidamente l'acido carbonico dell' aria durante le lozioni ed il disseccamento , e diviene in seguilo di un violetto debolmente rossiccio. La calcinazione scaccia senza difficoltà \' a- lido carbonico e 1' acqua , restando 1' ossido didimico solo. Esso ha un color bruno , intanto il folorc é ineguale a cagion del mescuglio d' idrato e di carbonato che fu scomposto e dallo stato di aggregazione differente nel quale trovasi l' ossido dopo I' operazione. La massa è composta di piccoli pezzi bruni e bruno-neri , la cui frattura ha apparenza resinosa , e le porzioni meno compatte sono d'un bruno chiaro. La polvere della mescolanza è bruno chiaro. Quando si espone quest' ossido al calor rosso bianco , perde il suo colore e diviene bianco sudicio traente al verde grigio. L' ossido bruno , come anche l' ossido bianco sudicio si sciolgono facilmente negli acidi : il primo dà luogo ad uno sviluppo di gas. Sembra dunque che questo ossido non s' idrata a contatto coir acqua. 3o9 L' idrato didimico oltcnuto dalla precipitazione non si scioglie nel carbonato ammonico. Al cannello dà col sale di fosforo , alla fiamma esterna, lo stesso coloramento ametista TÌolaceo , che 1' acido titanico produce alla fiamma di riprislinazione. Fuso su lamina di platino con carbonato sodico dà una massa di un biunco grigio. I sali di ossido didimico sono di un rosso ametista legger- mente azzurrognolo. Nel corso di queste ricerche Mosander aveva costantemente osservato che le illiic sulle quali aveva operato, potevano esser separate in due parti, di cui 1' una era una base senza colore e più poten- te , e 1' altra al contrario , era più debole e di un color giallo tanto più intenso per quanto con- teneva meno della precedente ed i cui sali avevano un color roseo. Novelle ricerche dirette, non solo hanno comprovato l'esattezza di queste osservuiiimi , ma han condotto l'autore alla inaspettata sco- verta , che ciò che i eliimici han considerato finora come ittria , non è un ossido unico ma me- scolanza di tre ossidi almeno , di cui due erano ignoti , ed i cui caratteri chimici presentano una si grande analogia , che i chimici li avevano confusi. Cosi , quantunque da una parte questi ossidi sieno basi salificabili più potenti della glucina , sono int:into insolubili nell' acipia e negli alcali caustici ; ma da un altra parte, dopo essere esposte ad un forte calore , si disciolgono in una soluzione bollenle di carbonaio sodico. Tuttavulla la mag- gior parte si separa dalla dissoluzione dopo ipialche giorno , sotto forma di sale doppio. Allorché sono combinati coli' acido carbonico , si disciolgono facilmente nel carbonato ammo- nico , e quando quest' ultimo n' i saturato , deposita immediatamente un sale doppio formato dai carbonati di questi ossidi coli' ossido ammonico , e che conliniia a depositarsi fino a che dopo qualche ora non resta più ossido nella soluzione. Ciò spiega l' osservazione di diversi chimici i (|uali avevano trovalo 1' ittria facilmente solubile nel carbonato ammonico , mentre altre volte essa non si scioglieva punto. I sali di questi ossidi hanno un sapore dolcigno : i solfati si disciolgono meno bene nell'acqua calda che ncll' acqua fredda : e forman col solfato potassico dei sali doppi che sono insolubili in una soluzione saturala di qucst' ultimo. Passiamo ora ad esporre i caratteri distintivi di queste tre basi , di cui 1" autore chiama iltrui la più potente che è 1' aulico nome , la seconda ossido icrbico, e la più debole ossido erlico. Il nitrato illrico è deliquescente ad un allo grado : quando si espone in pìccola quantità la soluzione di que- sìo sale in un luogo caldo per più settimane non si ottiene un sale affatto privo di umidità. La soluzione di nitrato terbico ha un colore rosa pallida : coli' evaporazione disseccasi rapi- damente e lascia una massa cristallina raggiata , la quale è inalterabile in un' aria che non sia umidissima. 1 cristalli di solfalo illrico sono senza colore e conservano la loro trasparenza all'aria ed alla temperatura tra -}- So" e 70° , mentre una dissoluzione di solfato terbico svaporata ad una bassa temperatura somministra un sale che eflìorisce immediatamente e si riduce in polvere bianca. L' ossido terbico, quantunque i sali che forma sieno di color rosa, sembra essere senzi colore come l' ittria quando è pura. L' ossido crbico si dislingue dai due precedenti in ciò , che prende un colore arancio-fosco quando si calcina all'aria ^ colore che perde senza che si scemi notabilmente il suo peso , quando riscaldasi in una corrente di gas idrogeno. Dcvesi alla presenza dell' ossido erbico , il color gial- lo dell' ittria preparata finora coi melodi noli : e inoltre ò probabilissimo che l' ittria senza colo- re che si credeva essersi ottenuta precedentemente , non era che glucina , od almeno fino all' e- puca in cui si conobbe il metodo onde separare compiutamente qucsl' ultima. II solfato ed il nitrato erbico sono senza colori , quantunque le dissolazioDi acide sieno di fre- quente giallicce. Il solfato non è rlllorcscenic. • 3io Queste differenze ed altre meno importanti , lum condotto Mosaatieraà ammettere oltre l'iiirin, r esistenza di questi due nuovi melnlli il terbio e V crbin iicU' iltria , od almeno in quella che si trae dalle godoliniti , dalla cerino , dalla cerite e dall' ortitc. Egli fin' ora non è giunto a prepa- rare questi ossidi in uno stato chimicamente puri, tutlavolla indicheremo i metodi ai quali qua- si questo abile chimico dà la preferenza. Si versa un poco di acido libero in una soluzione d' ittria, ed io seguito vi si aggiunge una dissoluzione di biossalato potassico, sino a che T agitazione non faccia più sparire il prccipilato. Dopo qualche ora formasi un precipitato che si separa, e ripete- si il trattamento già indicalo fino ad ottenere un precipitato. Quando neutralizzasi 1' ultimo liquo- re con un alcali , si ottiene una piccola quantità di ossalato d' iltria quasi puro. I primi precipi- tati hanno una tessitura cristallina ben pronunziata , e cadono facilmente , mentre gli ultimi sono polverolcnti e non sì ammassano che lentamente. I primi sono rosei e contengono principalmente il corpo giallo , r ossido erbico con alquanto ossido terbico ed ittria : gli ultimi al contrario sono senza colore e contengono di più in più ittria mischiata con ossido terbico. Allorché si tratta una me- scolanza di ossalati di queste due basi con un acido diluitissimo , si ottiene in primo luogo un sale che contiene principalmente l' ittria, di poi si forma un sale più ricco in ossido terbico, ed il resto non contiene che ossido erbico. Mosander ha pure ottenuto un solfato doppio con la potassa e l'ossido erbico trattando una soluzione concentrata di nitrato terbico e di nitrato erbico con un eccesso di solfato potassico , sale doppio che è insolubile in una dissoluzione concentrata di quest' ultimo. Importantissimo si è per questi esperimenti , che l' ittria sia affatto esente di ferro , di urano, e di altri metalli che ordinariamente l' accompagnano. Un altro metodo consiste in precipitare una dissoluzione di cloruro d' ittria coli' ammoniaca caustica , ed a frazionare le precipitazioni all' infinito. I precipitati prodotti sono sali basici , di cui gli ultimi sono senza colore e contengono solo l' ittria ; mentre avvicinandosi ai primi hanno una tin- ta rosa più pronunziala , e contengono più ossido terbico : i primi sono quasi ossido erbico , debolmente imbrattati di ossido terbico e d' iltria. Per dare quindi une idea del penoso e minuzioso lavoro che occupa il Mosander da più d' quattro anni , noi aggiungeremo terminando , che questo indefesso scrutatore ha diviso due gì j:iì d' ittria contenuti in una dissoluzione io quasi cento precipitati che ha lavati seccati ed esaminati ciascuno separatamente. ^ BiWoMcyue univei selle de Genève^ n" 18 -, yévrier ltl44 ■, P- 365 )■ Dello zacchera del! Eucafyptas — Comanicazinne del sig. Jamks F. Vi . Jobnston. Nelle terre del Van Diemen stillano da parecchie specie di Eucalyptus delle gocciole e glo- buli di manna , o zucchero. Di questo si Ta considerevole raccolta , ma s' ila luogo a dubitare se per la scorza venga segregato naturalmente , o , come si vede accadere in vari alberi de' nostri luoghi , la manna ne gema dietro puntura occasionata da insetti. Il sig. \V. Jackson Hookcr m'ha il primo parlato dell'origine di detta manna , e me n' ha invialo una porzione. La sua sostanza è molle , gialliccia , men dolce della manna della canna di zucchero , e risultante di globicini aventi leggera adesione alla superficie. L' etere n' estrae poca quantità di eira , 1' alcool ne fa rimanere poca gomma , e 1' aequa la dissolve senza residuo. Questa sostanza colla soluzione acquea si cristallizza, dopo l' evaporazione, in prismi raggianti e punte prismatiche , le quali si conformano in masse globose aventi la struttura cristallina. D'al- tronde è molto più diflicilc ottenere de' cristalli distinti colla soluzione acquosa , che coli' alcool. F.itta bollire in questo , vi si scioglie in considerevole quantità , ed a misura che la soluzione si raffredda , si precipita in gran parte sotto da forma d'un bel bianco, risultante di piccoli cristalli 3ii prismatici. Accade non di rado che precipiti eziandio sotto la (urina di dura e bianca crosta nei fondo e nelle pareti del vaso ove lu soluzione bollente s' è filtrata. Questo zucclicro , quale viene cristallizzato dalla soluzione alcoolica , è identico nella sua coro- posizione allo zucchero d' uva ■ entrambi danno CitUii^Oii^ , o puje CttTIteOis j il primo però ti trova difierìre dal secondo nella sua apparenza , nelle sue relazioni coli' alcool, come poco fa a' è notalo , per la faciliti colla quale si può avere in forma pura cristallizzata , e finalmente pe' suoi rapporti col calorico. Ove questa sostanza venga ad un tratto esposta alla temperatura dì aoo° o iti' si liquefa, e rilascia cinque atomi d' ac()ua , mentreccbè lo zucchero d' uva ne dà quattro. Venendo poi riscaldata gradatamente, e per due o tre ore sottoposta alla lemperatpra di 180", .segregherà sette atomi d' aci|ua senza liquefarsi. Per questa sua proprietà somiglia al sale che sot- lopos to bruscamente ad un alta temperatura si liquefa nell' acqua di crislallizzazione ov' è versato, mentrecchò sotto l'influenza d'un calorico regolarmente moderato il mescuglio si secca , ed il sale non si fonde. Una volta che questo zucchero si è fuso , benché per parecchie ore venga esposto alla temperatura di 3 13°, non lascierÀ più dì cinque atomi di acqua , e la quantità di questa non arriva che a sette atomi in tutto , venendo la temperatura elevata a ^^0° o i5o° , ed in ciascuno esperimento dì simil falla la sostanza in parola prende un color bruno , e comincia a decomporsi primachè ì sette atomi d' acqua siansi interamente segregati. Quante volte i sette uloiui d' acqua si tolgano ad una temperatura non pìii elevata di 200° , la polvere secca che rimane può riscaldarsi fino a 280" , grado in cui comincia a fondersi , può rsscre quindi mantenuta , per molte ore , a 3oo° senza ulteriore segregamento d' acqua , né can- giamento di colore. Questo zucchero cosi riscaldato s' imbeve rapidamente dell' umidità dell' aria , ed essendo esposto pel (^orso d' una notte in una camera umida, prenderà la forma di globali trasparenti dì sci* loppo , i quali vengonsì cristallizzando in masse raggiate scolorite , aventi il peso primitivo dello zucchero sottoposto all' esperimento. Dal che sì può dedurre che i sette atomi d' acqua sono pre- cisamente r acqua che poi viene assorbita per la cristallizzazione. Se viene mescolato all' ossido di piombo imbevuto d' acqua , e quindi si fa gradatamente sec- care, elevandolo fino alla temperatura di 3oo° pare che rilasci altri due atomi d'acqua di più , senza ulteriore decomposizione , ma venendo esposto il mescuglio all' aria fredda , il medesimo as- sorbe rapidamente l' acqua scomposta nell' aria medesima. Se questo mescuglio cosi riscaldato , si fa bollire coli' acqua distillata , e sì filtra il tutto , la soluzione zuccherina se ne separa , ed in questa cogl' idrosolfati , non vi sì rinviene alcuna traccia di piombo. Le seguenti formole esibiscono la composizione di questo zucchero , e la perdita di peso cui è (Oggetto nelle difierenti temperature. Zucchero cristallizzato prima o dopo il riscaldamento . . . C,^ H,, 0,i -j- 7HO Fuso alla temperatura di 312° a i-ìo" C,^ Uti Oi, -f- 3HO Perdita del peso in centes. per l' esper. prec 11, ló Seccalo senza fondersi Ira 180° e Soo" C.^ Hg, Oti Perdita del peso corrispondente i5,88 Seccato tra 360° e 300° coU'ossido di piombo C,^ Hi, Pb. 0«i ? Perdita 30,83 ' Esposto novellamente all' aria diviene d B,} Pb» 0»i •{• 7HO ' 3l2 Questo zucchero nelle sue relazioni coli' alcool , per la facilita e prontezza colla quale si cri- slallizza in una soluzione alcoolica , e per la figura de' suoi cristalli , ha motta somiglianza collo zucchero della manna ( Mannitc ). È d' altronde più solubile della mannite nell' alcool bollente, se n'ottiene però in maggior quantità da una soluzione d'alcool mentre si raffredda , ed in cui si è disciolto pel riscaldamento. Di più la mannite riscaldata gnidulamenle fino a 3oo" ( non so se siasi sottopose) a temperatura più elevata ) non diminuisce di peso, né viene a fondersi. Lo zucchero dell' Eucalyptus colla barite caustica dì) un precipitato di tinta superficialmente bruoiccia ; e se n'ha un precipitato bianco col mescolarlo con una soluzione ammoniacale di piombo. Vado ora preparando questo sale per l'analisi , e spero di poter esporre i mici risultati alla società nella prossima riunione. Nello stesso tempo avverto che le formole presentate in questa coffiunicazione debbono essere corrette. (Dal Philoiophical Magazine n" i^Qj Nota del sig David Brewster sopra un fenomeno della visione. É ben conosciuto che quante volte si guardi fissamente un oggetto per qualche tempo , chiu- dendo gli occhi se ne vede tuttavia l' immagine , e la retina segue ad averne 1' impressione per circa un terzo di secondo ; e si sa pure che se l' oggetto è colorato e distintamente luminoso , dopo il breve tempo della riproduzione dell' immagine , si ha la percezione di colori per cosi dire accidentali o supplementari. Tuttavia nella maggior parte de' casi , il secondo di questi fenomeni è più marcato del primo. Nel fare alcuni di questi esperimenti nella mattina , tempo in cui l' occhio non si trova dimi- nuito della sua sensibilità per l' influenza della luce , ho notato una singolare combinazione di que- sti due fenomeni , di cui non credo che siasi fatto parola finora. Se dopo aver tenuto chiusi gli occhi per pochi minuti , si riaprono e si guardi fisamente sur un tappeto , ove , per modo d' esempio, si vegga il rosso sul fondo verde , chiudenduli ad un tratto si vedrà tuttavia il rosso in fondo verde tagliuzzato , il rosso parrà molto carico ed appros- simante al nero. L' immagine è vagamente distinta, ma di breve durata , non è accompagnata da colori accidentali o complementari, stantecchè la stoffa è debolmente illuminata. Il fondo tagliuzzato è evidentemente una combinazione del fondo verde primitivo con una molto debole parte di rosso complementario , mentrecchè il rosso carico è l' effetto del verde complemcntario unito alla stoffa rossa. Quando questo sperimento riesce bene, lo che è sperabile soltanto quando l'occhio è molto sensibile alte impressioni , sembra all'osservatore di avere due palpebre le quali si chiudono suc- cessivamente nell' intervallo di un terzo di secondo , la prima di queste , o la reale, toglie la vista dell' oggetto originale , la seconda o l' immaginaria , fa scomparire la prolungata percezione del- l' immagine , e la impressione coraplementaria coesistente. Se si guardi molto fisamente nel cen- tro d'una stoffa rossa, od in altro punto fisso di questa , le palpebre potranno chiudersi e ria- prirsi successivamente senza che la impressione combinala venga diminuita si in intensità come in distinzione. In fatti 1' immagine diventa sempre più distinta , e se venga adoprato un considerevole grado di luce , la sola impressione complementaria sarà visibile dopo la sparizione dell' altra , o per dir meglio la visione compierne ntaria succederà uU' impressione prolungata e diretta dell' og- getto , avendo già coesistito con questa. e Dal Philosophical Magazine n". ll\')) 3i3 Sttila cìeIIricUà del vapore Il sig. Fnraday d.'i Ictiurn d'una sua incmoiia suli' elellricilà del vapore. Egli comincia col dare notizia di quanto finora si conosce intorno all' el<;tlricilà che accompagna la formazione de' vapore , da premettersi alle osservazioni che sirguono , dicendo che se 1' acqua si versa su d' uu metallo riscaldato , una scintilla elettrica se ne scocca, e che se il vase ove 1' acqua è posta si tro- vava avere un certo grado elevato di temperatura , non v' ha sviluppo di clcUritilà , slantcccUè è prevenuto dal contano col vase da uno strato di vapore. Quindi prosieguo col raccontare in di't- laglio la prima osservazione fatta in FJcwcuslle da un opemjo che assisliva ad una culdujj , se- condo le di cui espressioni , la caldnja medesima si trovava piena di fuoco , dal perchè avvici- nandovi una mano , una scintilla elettrica se n' era sviluppala. Questo fatto richi.imó l' attenzione del sig. Armstrong, e si sono già veduti i ristiUdti delle osservazioni di questo. Postasi in uso una caldaja ad oggetto di rischiarare questa materia, il dtlto professore mostrò emettersi la scintilla duraote la formazione del vapore , e conchiusc dietro esperimenti , che la caldaja col suo apparato era ca- rica di elettricità negativa , nicnlrecchè il vapore che se u' elevava era elettrizzalo positivamente - che era necessario che la caldaja fosse isolala ; che il vapore dovca uscire per piccol foro ; che il materiale di cui il foro era fallo modificava materialmente la quantità d' elettricità , e che il legno ed i metalli erano preferibili per (jucslo proposito ; che l' introduzione di poca materia sa- lina, come il solfato di soda, preveniva interamente l'eliminazione dell' clettricilà , e s' otteneva lo stesso risultato introducendovi i' acqua comune ; che 1' elettricità si sviluppava gradatamente per la continua uscita della corrente del vapore che spingeva e cacciava fuori la materia salina l' ac- qua pura essendo 1' elemento necessario per questa produzione ; e che tutti questi fenomeni na- scevano per lo strofinio dell' acqua condensata , contro il tubo , attraverso il quale il vapore ne usciva. Il medesimo mostrò pure che 1' introduzione dell' ammoniaca invertiva 1' elettricità la po- sitiva cambiandosi in negativa e viceversa, e che come ì' ammoniaca veniva spinta fuori le cose ri- tornavano come prima; infine che gli acidi agivano come le sostanze saline coli' inviluppare le par- ticelle dell' acqua in una membrana della loro soslunza. Dopo questi fatti il sig. Faraday rifletteva che la ipotesi del sig. Armstrong che la elettricità nasce per lo passaggio dell' acqua allo stato aeriforme , è insostenibile , e che il tuono ed il baleno non potevano avere tale origine. e Pai Philosophical Stag/izine n. I^SJ Sugli anelli colorati prodotti dal jodo sufi' argento , con delle notizie riguardami la storia della Fotografia. Il sig. H. F. Talbot comanica agli editori del Philosophical Magazine quanto siegue u Signori, nel vostro numero per dicembre 1842 avete inserito un interessante lavoro del dottor Wallcr sugli anelli colorali , nel quale d' altronde ho con sorpresa notato fusi menzione J' un nuovo metodo d' ottenere gli anelli colorali , simili u quelli che sono generalmente conosciuti sotto il nome di anelli colorati di Newton sopra vari metalli. » Ad oltcnere tali anelli colorati , dice il sig. Waller , non s' ha che a situare un pezzo di jodo sopra una superficie levigata di rame o d' argento , ed in breve tempo si formeranno at- torno al iodo delle zone colorate , aventi le diverse tinte dello spettro » Nella pagina appresso «gli aggiunge « l'azione della luce sui di/T.rcnti colori è molto marcala , la via più propria di stu- diarla , è di coprire una parte del sistema degli anelli colorali , mentre l'altra viene per breva tempo esposta all' azione de' raggi solari. I,.i zona dorata sarà convertita in bel verde eie. eie. » 40 34 » Ora scrivendosi In storia della fotografie un giorno o l'altro, i necessario , che de' fenomeni trovati si faccia menzione de' primi scopritori , e si ponga tutta l' attenzione possibile in ricerche di sìmil fatta. » Siccome late onorevole menzione è per lo più il solo compenso alle ricerche scientifiche , vuole giustizia che vi si attacchi lu maggiore importanza , ed ove per caso abbia luogo un equi- voco , questo deve essere prestamente rimosso. » Permettetemi' «dunque di mostrare che tale metodo di avere gli anelli colorali del Newton è stalo da me primamente scoperto e pubblicato ; e che io ho richiamalo particolarmente 1' alletione al bel fenomeno che ha luogo quando gli anelli si formano sull' argento , e propriamente che eglino sono sensibili alla luce , ed esposti ai raggi del sole prendono colori differenti , fallo senza esempio ncir ottica , fino all' epoca della mia scoperta. )) Comunicai il fatto alla sessione dell'Associazione Britannica nel Birmingham il di 26 agosto 1839, ed un pieno rapporto se ne fece neh' Ateneo di quell'anno pug. 643 , e nella Gazzella Let- teraria pag. 546. Mi lusingo che il medesimo sia conosciuto dal mondo scienlifico a cagione della pubblicità della sua diffusione , ma come mi sembra die la cosa non va come io credo , mi sia- concesso d' inserire in una pagina del vostro giornale un estratto del rapporto contenuto uell'Aleneo. » Dopo breve allusione al processo di M. D.igucrre ( precisamente allora pubblicalo ) di esporre una lamina di argento a! vapori del joiio per cui la stessa si copre di uno strato di jodidn di ar- gento ed è sensìbile alla luce , io esposi alla sezione che questo fallo m' era conosciuto da qual- che tempo , e che era la base di uno de' più curiosi fenomeni ottici , il quale siccome parca che fosse sconosciuto a M. Daguerre , io ne ragguagliava la sezione. SI prenda una piccola porzione di jodo della grandezza del capo di uno spillo , e si ponga sopra una lamina d' argento , o so- pra una foglia del medesimo sparsa su d'un vetro, o sul rovescio d'uno specchio. Dopo es- sere lievemente riscaldala si vedrà cinta da anelli colorati che nelle tinte somigliano quelli del Newton. Ora se i medesimi vengono esposti alla luce , un più singolare fenomeno ha luogo , iin- perocché gli anelli mostrano risentirsi sotto l'azione della luce, cangiano di colore, e dopo breve tempo la loro apparenza primitiva dispare ed un altro insieme di tinte ne occupa il luogo. I co- lori di queste tinte sono affatto strani , non somigliano a veruno della scala di Newton , ma sem- brano conformarsi ad un sistema loro proprio. A modo d'esempio, i due primi colori sono d'un ■verde d'uliva assai carico , e d'un blcu inclinante al nero , lo che differisce assolutamente al- co- mineiamento della scala di Newton. E evidente che l' anello più lontano è qui consideralo il pri- mo , essendo dovuto allo strato più soltile di jodidn d' argento , e più distante dalla particella po- sta in mezzo. Il numero degli anelli vUìblli è alcune volte considerevole. Nel centro di tulli , In foglia d' argenlo diventa scinitiasparente e simile all' avorio. Se si scaldi questa bianca macchi;i, di- verrà gialla , e ripiylicrà il colore primilivi) raffreddandosi ; da ciò si deduce the risulti da un composto di judido d' argenlo nello sialo perfetto. Gli anelli colorati sembrano risultare di jodido d' argento in differenti gradi di sviluppamento. » I medesimi hanno di più la singolare proprietà seguente. È ben risaputo che la foglia d'o- ro è trasparente , e di colore verde azzurriccio , e che non v' ha altri metalli che abbiano colori nella loro trasparenza. Gli anelli di jndulo iV argento in parola , godono di questa proprietà , es- sendo superficialmente trasparenti , e di colorì diversi. Ad osservar rio fa d' uopo isolare una pic- cola porzione della foglia , e vi si riesce perfettamente guardandovi col mierosco|iio. » » Dopo tutto ciò riportai un altro sperimento nel quale una parlicelln di jmln venivi adupr.ila a spandere i suoi vapori sopra una superficie di mercurio. A tal oggetto si prendeva una lamini di rame con sopra il nitrato di mercurio , fatta quindi lo superGcie mollo levigata , venivi ohiuja io una scatola entro cui era soltanto un piccolo vase contenente il judo. Il risultalo dello speri- 3i5 mento eru il vedersi formali degli anelli di Newton assai luminosi ed in grandi dimensioni , i (jnali poro non sembrano essere sensibili alla luce come i precedenti. La rclaiionc del precedente esperimento era del tenore seguente. «Se una porzione di foglia d'argento si esponga ai rapori del jodo , coniunqu: la tensione del vapore possa essere uniforme , può nuUadimeno non combinarsi uniformemente col metallo , anzi il fallo da che la combinazione comincia all' orlo della foglia , e slendesi addentro come mostra la formazione successiva delle bande parallele all' orlo. D' il- tronde ciò e dovuto al poderoso efTetto elettrico cui sappiamo possedersi dalle punte de' corpi, e dai tagli di(;li orli , cosichè qnesta elettricità può essere o la causa , o la simultanea conseguenu della combinazione del vcporc con un corpo metallico. » » Di più : Se una piccola parie ài Jodo è posta sopra una lamina d' acciajo , si liquefare for- mando un iodido di ferro in forma d' una gocciola sparsa attorno il punto centrale. Ora se U gocciola viene esaminala con un buon microscopio , i suoi globuli sembrano non disposti a caso ma in linea retta lungo gli orli delle grattature cui il microscopio scopre sempre nelle superficie levigale , è questa un altra prova dell'attrazione esercitata dai tagli degli orli sulle particelle che si emanano. » » Le precedenti prove fornitemi dall' Ateneo spero che saranno sufficienti a mostrare eh' io co- nosceva gli elTctli del jodo sulle superficie d' argento al tempo delle sessioni nel Birmigham , e per conseguenza , prima della pubblicazione de secreto di M. Daguerre. E gli scienziati vorran pure ricordarsi che la pubblicazione di questa importante scoperta fu parimente fatta , e ricevuta iu In- ghilterra durante la settimana iu cui la sessione stette aperta. Sono desideroso di marcare questa circostanza , per la ragione che si riattacca colla precedente storia dell' arte fotografica , come sono per mostrare. « Avendo scoperto nel i834 i principj della fotografia sulla carta , poco dopo feci de' speri- menti sulle lamine metalliche, e nel i838 scoprii il metodo di rendere sensìbile alla luce una la- mina d'argento coli' esporla sotto l'influenza delle emanazioni del jodo. Si vede dunque che in quel- r epoca iu camioava sulle stesse orme di M. Daguerre , senza sapere che questi od altri vi fosse incaminato , o pur vi pensasse , o che in fine desse mano a creare l'arte recentemente chiamata fotografica. » Siccome però non avea sospettalo della proprietà che ha il mercurio di mettere in vista le impressioni già ricevute ma latenlì , feci uso di preferenza delle mie carte fotogeniche da disegno. Ciò avveniva nel i838. » Alcun tempo dopo , e propriamente in Agosto i83g M. Daguerre publicò il dettaglio del suo processo perfezionato , che pervenendoci a notizia durante la sessione dell' Associazione Britannica, ii nascere un' animata discussione nella sezione A , ed io colsi 1' opportunità di esporre i fatti che già conosceva sulla fotografia metallica , e dal rapporta che venne fatto nell' Ateneo di questa comu- nicazione , ho preso le precedenti prove. Col rileggerle mi sono avveduto d' una diversità fra i miei risultati , a proposito del mercurio esposto alle emanazioni del jodo , e quelli del D'. AYaller p. 434 ài cui non saprei per ora rendere ragione. B. F. T»iBOT. e Dal Philosophical Magitzine n°. t^J. Dellv euilazinne dell' acido carbonico dal corpo umano. Esperimenti del Prof- Scbakuno. Il Prof. .Scharling in vista di determinare hi quantità di acido carbonico esalata nello spazio di a4 ore tanto da' polmoni quanto da lulta la superficie del corpo, istituì il seguente esperimento in sei individui , quattro uomini e due donne. ♦ 3i6 Qui «li vennero messi in una camera ben chiusa ove stavano perfellamente a loro agio, po- lendo parlare mangiore , leggere o dormire senza verun incomodo 5 una correnle coslonle d' ari» «imosferica si faceva entrar nella camera , ed i gas detwiorali se ne eslraevano con una pompa «d aria. L' aria intromessa si faceva passare per un apparalo di bottiglie contenenti acido solforico, o soluzione di potassa caustica. Sì prima che dopo ciascuna operazione veniva esattamente deler- minata la quantità d' acido carbonico col riceverlo in tre tubi graduati. 1 risultati furono i se- guenti : 1. Il prof, medesimo dell' età dì 35 anni esalò iig grammi duraute le i4 ore , sette delle quali impiegò a dormire. 1. Un soldato di 28 anni esalò 239,728 gram. 5. Un giovane di 16 anni i')^,7i'^g gram. 4. Una giovane di 19 anni i65,347 gram. 5. Un ragazzo di 9 anni e mezzo io3,i26 gram. 6. Una ragazza dì 10 anni 125,420 gram. Da questi espciiroenti il prof. Scharling deduce che gli uomini esalano maggior copia di acido carbonico che le donne , ed i fanciulli comparativamente più che gli adulti. Trova pure che du- rante la notte se ne sviluppa meno che nel giorno ; e che in taluni casi di malattia , eh' egli non può particolarizzare , si esala minor quantità di quesl' acido che nello slato di salute. S' in- duce quindi a sperare che l' aver di mira questi risultati , può dare de' schiarimenti a talune spe- cie di malattie. Sarebbe interessante di paragonare questi risultati colle vedute del Licbig , come altresì co- gli esperimenti rece ntemcnle pubblicati dall' Accademia delle Scienze di Francia, CPMl. Mag. n°. i^g.J Cousn della riduzione de' metalli dalla soluzione de' loro sali col circuito elettrico di Volta. Il sig. Alfredo Smee comunica un suo articolo in cui si nota quanto siegue. La riduzione di un metallo dulia sua soluzione salina coli' azione dell' elellricilà voltaica è slata ITatlata , a dir dell' autore in Ire differenti maniere. Hisinger , Bcrzelius , e Faraday credettero doversi attribuire allo sviluppo dell' idrogeno durante il processo ; Davy ed alui opinarono dipendere soluincnte dal- l' Ritrazione del metallo al polo negalivo : Diinicll poi pensò che il metallo in soluzione « di- reltamente clellrizzalo per I' azione della pila vollaicu. L' autore dalla sua parte trova che messe r ei>licmilà di due Cli di rame in una soluzione di solfalo di rame, tra due poli di platino nella pila di Volta , si manifesta la polarità elettrica , cosicché mentre 1' estremità dell' un de' fili sì disc io- g lic , 1' altro riceve de' depositi di rame. Trova similmente che il platino è suscettibile di polarità benché assai meno del rame , in circostanze identiche. Collo scopo di determinare l'influenza dell'idrogeno nascente nella riduzione voltaica de' metalli , bagnò ncU' idrogeno dei pezzetti di coke , e di carbone poroso di legno , li pose in una soluzione acida , facendoli restare in contatto col metallo onde cosi formassero il polo negalivo della pila , e trovò che i pezzi di carbone così impregnali operano prontamente la ri- duzione de' metalli della soluzione in cui erano immersi , e quindi ne dedusse che 1' idrogeno è nn agente in simili riduzioni. Da un' altra serie di espcrimenli conchiudc che 1' acqua cffeltiva- mente si forma nel polo negativo durante , queste decomposizioni j circostanza ch'egli crede che 3.7 «bbia avuto molta purtc no' dispareri nati in tali csperimenli elettro-metallici , mentre quoiti si sono isliluiti in iscala molto ampiu , ma che però può essere evitata disponendo in un particolar modo gli elementi della pila da far seguire I' uniforme diffusione del sale. V autore ha ollenulo la ridu7.ione immediata dell' oro , platino , palladio , rame , argento e stagno coli' azione dell' idrogeno chiuso in un tubo con un pezzetto di platino in contatto col sale ■iietullico : cosi pure 1' acido niirico ed if sursale di U-rio manifestarono il loro ossig.uo collo stesso agente. La general conchiusione eh' egli deduce da questi sperimenti si è , che quando una Kiluzionc metallica viene sottoposta all' azione della pila , 1' acqua si decompone , 1' ossigeno ne va da un lato , l' idrogeno dall' opposto ; che qiiest' ultimo agisce nel momento del suo sviluppo nel polo negativo , nella slessa maniera che farebbero delle lamine di ferro o di zinco , rispello ad una oluzione di solfato di rame. CPhil M > • Voickel considera il solfocianogeno come un solo acido dì cianogeno , e riguarda i suoi sali come solfo sali , di cui 1' acido solfocianico è il tipo avente per formola S* N* S -f- H* S. H* può esser rimpiazzata da"metalli. Il peridrosolfocianìco è un ìdrosolforato di un'altro solfo-acido di cia- nogeno , pfl medesimo sì ha.C* N' S* -(- H* S. (Ann. dir Ch. und Pli. voi. xliii S. y3 -^ lo6. J o a E f o 3 IO 50 IO o 30 co © (D ^ OJ co IO li li I-i IO li li te IO te "—• I— — — »-•>— — — -' Fasi della Lixv GifillM li li ^ ce j» cje 50 o o e © e e ^ — oc 00 06 o h- •-icoi-'hslooiiCJccW'a — eoe" t©oc— •^•j'^o* M co o Va "00 Vi io o © co es -1 o -J li ■a— OOCOOOOOOOO — OCOC^JO-»»-©© — — OOC-^OOOOsSOOCp- CO co li X lo li O co co oc *». 05 co oc li "— 'r- "-a co V. e; li co "— C/T co © -) o ce e IO IO — "—.--. !-..►-. — -»l ._._ — — — — .^k- — N- — — OC-3OOOcD00O0CO«C^'^OO-O-,rt0«O-OC3OOO^^C0C04^C0C0COC0li -- '~. i' i' cr. i; ^i — — oc oc oc 'w< Io oc co s Ìt co li li (w (i Li li li 10 li li IO lo IO li li li IO li li li 10 li li li li li ti ti li ti li *■- li il Ci ^ il ii CO io IO S — IO CO CO CO .»■ CO IO li li ti — ^ ^ — -■ li li li -^ -T, o oc cr. o '•* io io io io »» 00 io *» Io b> io J* 0 o oc *» 's "ci oc ,^ io ^ — --• -» io oc oc ce © -^ to 00 M ^ 01 »i- 00 oc oc o -j oc 00 -j -a 05 ^ rs C-. -.i oc ^ -j -J oc _c-. 00 o o *>• e: ir. *.- li "—. ii oc o o *^ ii o oc b: ii io ce ii '^ oc li oc Ìì "c-- ~ -- ^ Ss -5 't?. il 5 cooppspo_ppo_popp©occc©sc©c©© — ©e C/5 ' O' I ^ C/J 'Otri 5. c/a C/i 0» Q I f VI C/2 ir , sCA^S :.^:^ ^|oom^^:c|^^||^gS./.v.p-:^s! P) I C/3 C/1 !y. 000 C/3 eoo C/3 C/1 00 f-j C/3 e/. >! ^ C/3 C/3 C/3 oc e ili ^^^-cé'jcl I i é- o i^ o o ^- S 00 I i IP'^' 0 7» b 3 V. ^ -yi 3 L- 0 b E re c 0} 3 3 < •b re b 3 e c re 'b tr. re -r re b rè < -3 re rè fiS 0 < 3 — « e ir --. < C^ Fl < n c ti cw* < e •< Zi 71 71 -1 e: < C9 n e ^ CJ^ ^ = ^ ^ ■j (/j fr 3 < •r b e < £. E. c ti 'J5 "1 J -1 n 1? e -b 0 1 3 < v> 0 ■b b < •^ r R n n « Si. SL SL -ore c r^ r' <-a -p '< -z h ^ < '• 5 re •b b 3 C n È. ai" re re s < 3 c i/i C/i C/1 r« w or- X if. P 0 1 w> 0 f5 Cfl e» tr ra n 0 re re re f/i re e 1 re e -, 1 0 -1 •n 1 -1 ^ T n ? ^ • (* rs n 0 n n re re c re -1 n 0 5 « »^ D u U ? 1 IP a u -1 w ■n •n ■1 -n -n C9 -1 fi» u T 0 £f "1 < ^'S- 0^ 1 0- < Q^' "1 cw' c^' 0^" c^* 5Ì' e c- ^' ^ C" ^ K © ^ (D ^ Fas DELLA Luna 1 L blUHM in p e o 3 e o o e o « o o o — o ;-i p 00 jo oc C5 _-J oc o o p p p p oc p — so ►- W W %» W O' Oi M '«^ W © 'U) OJ W IO -J 03 IO OJ ai O in Oi 40 to co "4*. lo «O !->■ 2=^ > o s PS o io oc to •vt'C ooo©ooccoo- — — — '— — — — — — — — — — IO IO 10 IO IO IO 10 toto «r « cr -.r tr :c '— — p p p oc 00 ce p ce p p p p p p p 0 p p p p p p p^ "to co'-i'cr'o' oc M co 0 "© "s ce "ce ce e oc io o"--i oc"c.i"co"it> oc "ù' 'e 10 "ciò io 0 IO bo -^ IO IO — li i' — io IO to IO jo — 7-p p" p ,^~ .-^jr^i^' jr'^'i''.")'^,", ","-"• j, I4 "co "sn "io "io '— '-I '— "01 "co "01 "— "0 'io '0 "o< "-' "00 "il^ Ci" O' co 00 0 ^ co co on "— • "ca 'co 2Ì 3 r r o' a w2 IO to > lo to to IO — to IO IO to to to IO to IO IO IO IO IO 1^ — ì^ — i^Ìo.Ls»colOÒ— Cpceit5»©00 0' — tO©"-*IO»f^COii^Cn)is-COite. to^ IIO IO IO to to IO IO IO IO IO IO IO ■— IO to IO K Ci — to — e; io .^ co IO o — cpjte-ppp _- . -- __ , -- ^ _-- _ .- _ _-- _ 'oc io "e "e 'oc 'ci '© 'C5 -.i» Óo io oc io "^ '© O e 'e. io .*• "oc cn oc oc io oc C> ►*■ CI 'e oc" e I -4 io C3 oc JC ^ ~. óo e Ir. "cr. e •^ -.1 — — -1 e: jrv C3 cr. e. ~. 31 -- ~- CI 01 e: oc co co co ^ ■-] ce oc M C-. "r-. "et 's: '— "t: "x "^ oc 'ce '~ 'e 'oc "*> oc "io "*» "o io io 'o "ci io "o if^ "ci 1 «* i ± ri |toife-ji-i»i»-'-i»-coite-fe-ii»J^ii»-»**-ito-t*;*».^ifc-iB»ie>*»*=-*»03ib'ib-fe-iii.|^ to co — IO IO — K. co li e e: p _c _— © _~ co o — — p — — co — p o o o -- ri ioi».i-coioioN.'Cococo i— ita-' Cn *i»to»^coioio — cncococo tococo J< O co IO ^1 -! e -' ^! ~ O IO to — — — ^ li'- li* ^I lii» 01 co IO 'J CJ' •^ o — ■• co -.1 I I I I I I I 1 I I II I 1 1 I II I I II I I I I I I t I I I I I I I I I I o co 'JC Io5ooo^2x;=;^ .coocoowopcoc; o e: e O e: s a o o ce te s p p o o o o c^cDOoo'oooooo' OOiOOOOOOCOO OClQ'OOOOOO o o CI o PC pò o e 5^ O -^ ^ C-^ ? <=> ■ '■>• ■''• '-^ O "''• '^ ^ ^ ^- '-^ R' ^-S^'^^Z^gcy. OC o c sicSòc'^ogcooó^ ,cc 'icf-iCS£?;^ggiSOo 5 S V. f;^ cr. -y, _ V. C/5 O CA éo^o°cOco^o 1844 RENDICONTO n\ 17. DELLE ADUNANZE E DE* LATORI DEL^A REALE ACCADE9IIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI SETTEMBRE, (i) PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Matematica. Ricerche di Analisi applicata alla Geometria del socio corrispondente Fortunato Padula. (Continuazione, vedi pag, 2^6 J. 5 IL Cubatura de' solidi terminali da una superficie rigata e da due piani paralleli. 9. Volendo far vedere , giusta quanto dicemmo nell' introduzione , come que- sto caso generale ricavar si possa dalle note foriuole per la misura de' solidi di (erra delti a quattro altezze ; premetteremo che un solido viene cosi denominato quando esso è terminato da un piano orizzontale , da due piani verticali e pa- ralleli che formano i fronti del solido , da due altri piani verticali laterali , e da una superficie storta generata da una retta parallela a' due fronti del solido e che si appoggia sopra due rette esistenti sugli altri due piani verticali. Talché delle sci facce da cui vengono questi solidi terminati cinque sono de' trapezi , e la rlmanenle è una superficie storta : la faccia opposta a questa superficie suole chiamarsi la base del solido , ed i quattro spigoli che partono da' suoi vertici , e che sono lo intersecazioni de' piani verticali , si dicono le quattro altezze del solido. Ciò posto per ottenere il volume di un solido a quattro altezze (*) ( dopo ;i) Nel mese di Ottobre 1' Acetileni ia è jn vacanze. (°J Tvcci. Trttttto della misura delle volle rette ed obbtiqae pag. 3OT. 4i 322 3 arer diviso in due triangoli il trapezio base del solido , si prenderà per base j) di ciascun triangolo una delle basi del trapezio , poi si uniranno insieme due I volle le altezze die terminano a questa base , ed una volta sola quelle che » terminano alla base dell'altro triangolo. Si prenderà in seguito il sesto del tutto, j e moltiplicandolo per 1' area del triangolo scelto per base , si otterranno due y> prodotti de quali si prenderà la somma ». Cosi supponendo che ABB'A' sia il trapezio base del solido (*) , AA' , BB' essendo i lati paralleli , indicando con a, a', òj b' le altezze che partono da' rispettivi vertici A , A' , B , B' ; con » , |3 le basi AA' , BB' del trapezio , con h la sua altezza, il volume del solido sarà es- presso dalla formola 77 Zi ( 2 a-h 2G'-f-AH-^')»-4-^A (a-+-c'-+-2A-h2i')j3. la quale si può porre sotto la forma -f:A[(cH-a')»-+-(a4-a'H-A-f-i')(.-H^)-»-(A-+-^')ij], e poiché le quantità (a-Ho')», e {b -^b'] ^ sono i doppi de due fronti del so- lido , ed ( rz -t- a' -h i -H i' ) ( » -+- (3 ) è 1' ottuplo della sezione media , ne se- gue che indicando con P e Q le due sezioni parallele del solido , e con M la se- zione media , il suo volume sarà espresso dalla formola 4-^ (P_h4M+q). (,) IO. Passiamo ora a considerare il caso generale di un solido terminato da una superficie storta qualunque e da due piani paralleli , immaginiamo un piano per- pendicolare a questi due piani , che per brevità chiameremo orizzontale , e con- sideriamo due posizioni inCniUimente vicine della generatrice : esse comprende- ranno un elemenlo storto della superficie che insieme a' due piani paralleli che terminano il solido , al piano orizzontale , ed a' due piani che proiettano quelle due generatrici consecutive determinano un solido elementare che può aversi co- me un solido a quallro altezze. Imperocché quoil' elemento storto infinitamente piccolo in larghezza può considerarsi come appartenente ad una superficie storia le cui e;eneralrici sieno parallele a' due piani paralleli che terminano il solido proposto : e difalto tulle le sezioni praticate nel suddetto elemento parallelamente a' due fronti del solido sono elementi di curve che possono stimarsi appartenenti alle loro rispettive tangenti. Quindi la formola (i) si cambia in i // ( d P -+- 4 d M -+- d Q ) , e; La figura essendo semplicissima non si i posta , polendo snpplirla il IcUore. 323 rilcncndo le quantità P , M , e Q pel solido dato le medesime denominazioni del n. precedente , e tutto il volume del solido sarà indicato da i/i J(dPH-4.dM+dQ) che esteso a lutto il corpo diverrà TA(P-h4M + Q); (t) onde il volume di un solido terminato da una superficie storia e da due piani paralleli è uguale al sesto della distanza elio passa tra questi piani moltiplicata per la somma delle due sezioni parallele e del quadruplo della sezione media : e questo e il teorema rinvenuto da Steiner. 1 1. Consideriamo ora la superficie generata da una retta che si appoggia sopra due rette date in modo che la parte compresa fra esse sia di data lunghezza. Per trovarne 1' equazione prenderemo una delle rette date per asse delle a: , il piano delle x e delle z parallelo all'altra retta data , e l'asse delle y in modo che in t^so cada la traccia orizzontale di questa retta ; talché le equazioni delle rette date saranno y = i3 , z=ax: sieno poi z = mx -i- n , z=py -h g le equazioni della retta mobile, cioè di una generatrice qualunque : afBnchè es- sa incontri le due rette date si avrà y=zo,(a — m)p^=:.an, (i) o le coordinale de' punti d' incontro saranno n n , 0,0-, ì ^ » Pfi > m a — m onde chiamando k la loro distanza , che devo esser data , sarà rt' n' -i- (3' -t- />' ^' = A' ; in virtù della seconda de si otterrà e quindi in virtù della seconda delle equazioni (i) , e ponendo A' — . |3' ^ A' , •■'■(^^■)=*' ed eliminando da questa equazione, dalle (i), e dalle equazioni appartenenti al- la generatrice le quantità m , n , p , q sì avrà l'equazione ( axy -^zY^a-' z. {?^yr=:-!^a'y'{ ^s-y)', (2) che è l'equazione della superfìcie cercata. 324. In questa allorché la y si suppone costante si ottiene un' equazione di se- condo grado tra a- e 2 che appartiene ad un' ellisse , onde tutte le sezioni paral- lele al piano delle x e delle s sono ellissi , tranne quelle prodotte da' piani corrispondenti alle equazioni y = o , y = ^, che passano cioè per le rette propo- ste, i quali producono nella superficie queste medesime rette. Si vede intanto che le due rette date e la superficie terminano un solido di cui si potrebhe cercare il Tolume. È noto che indicando con f y 1' aia di una sezione parallela al pia- no delle X e delle z , f (y. dy è la misura del suddetto volume. Or supponendo y costante nell' equazione (2) la curva che ne nasce è un'el- lisse la cui equazione può porsi sotto la forma a^ y^ X' — 2a§yxz-i-\ ^' -»-o'(? — J/V W= -^o' y' { ^—yY ; altronde un ellisse la cui equazione è Ax'-hBxz-i-Cz' = F lia per semiassi t/^ -jj- , f/ -^ > essendo (3) A'= f ( A 4-C ) -i- T V^ B- -^- ( A - C)- , C'= f (A-+-C) — -^ /"B'-H-iA. e quindi 1' aia è indicata da V^A'C V^iAC— B' dunque sarà 1' aia dell' ellisse espressa dall' equazione (3) , cioè la quantità tla noi indicala con iy = -^ y {?—y) > (4) ed il volume del solido cercato sarà dato dall' integrale 12. Se si riflette che il solido di cui ci siamo occupati termina a due estremi se- condo due rette, e che l' aia della sezione media è data dalla formoli (4, 1 1) laccndo- ^.j ,. _ -L ^^ e che perciò è uguale ad -7~ y onde quando y =^o diventano h , e zero ; e quando y =^ , zero ed /i ; laiche se nel piano dello x e delle y s' inlcnde un triangolo isoscele di cui la base sia 2 A e r altezza diretta secondo 1" asse delle y sia js ; e nel piano dello y e delle z un altro triangolo isoscele avente la stessa altezza, per vertice il punto di mezzo della ba- se del primo e per base una retta parallela all'asse delle z ed ugnale a. 2 h , im- maginando piani paralleli alle due rotte dato , le rette comprese fra i lati dei suddetti triangoli sono gli assi delle ellissi che si producono nella superficie , e da ciò apparisce pure che la sezione media è un cerchio : è da notarsi inol- tre che la somma de' due semiassi è sempre uguale ad h. Vodcsi intanto che se si avesse a congiungere una piallabanda con una volta cilindrica circolare il cui asso fosse in continuazione di quello della piallabanda , e che i fronti essendo pa- ralleli sia la corda della volta cilindrica metà di quella della piallabanda , si po- trebbe prendere per intradosso della superficie della volta da descriversi la su- perficie generala da una retta di costante lunghezza obbligala ad appoggiarsi su i due fronti della piallabanda e della volta cilindrica. La lunghezza della retta suddetta sarebbe quella dell' imposta orizzontale, cioè della retta che unirebbe uno degli estremi della piallabanda con l' estremo corrispon- 326 dente della corda della Tolta cilindrica. Se la volta cilindrica in rece di essere circo- lare fosse ellittica , si potrebbe congiungere con una piattabanda per mezzo di una volta di cui l'intradosso fosse la superficie di cui ci siamo occupati , purché fosse la corda della volta cilindrica più il doppio della freccia uguale alla tratta della piatta- banda. Da ciò si deduce come e quando la superficie in quistiono può essere a- dotlata nelle applicazioni , delie quali particolarità per non essere oscuri credem- mo non far motto nell' introduzione. Volendo intanto esprimere il vano di questa volta , cioè il volume del solido compreso tra il piano orizzontale che passa per r imposta, i due fronti e la superficie dell' intradosso con gli elementi che po- trebbersi sopra luogo misurare , chiameremo 2 h X ampiezza della piattabanda , 2 m la corda della volta cilindrica, la freccia dovrà essere h — w , e A la di- stanza de' duo fronti. Quindi osservando che la superficie di cui è parola è sim- metrica intorno al piano delle x e delle y , il vano suddetto sarà dato dall' in- tegrale ^/%(,-„d, = -^*.(3,-.4), h ' h ma essendo il semi-asse verticale dell' ellisse espresso da y = ^ , si ha — b = h — m, ovvero ì = -; , dunque il vano della volta che chiameremo ^ h — m V sarà dato dall'equazione v = -^^* 6{h — m) {h-{-2m) , che nel caso di m =— A , cioè quando uno de' fronti è circolare si riduce a v = -* ò A' . i4. Abbiamo fatto di sopra osservare che nel caso in cui le due rette date sono fra loro perpendicolari le estremità degli assi delle diverse sezioni ellitti- che della superficie erano collocate in linea retta, cerchiamo ora il luogo geo- metrico de' fuochi. A tale oggetto si rifletta che essendo per una sezione qua- lunque — (^ — y) , ed — y i due semi-assi paralleli agli assi delle ar e del- ]c z , Y asse parallelo a quelle delle x sarà il maggiore finché si ha y < -^ ^; allorché y = -^^ la sezione, come si è detto, è un cerchio ; e quando y "> ~- s V asse maggiore è parallelo all' asse delle z. Supponendo intanto che si dia ad y un valore ^' < -^^ , le coordinate del fuoco , che cadrà nel piano delle x e delle y , saranno dalle quali equazioni eliminando ^' si oUicne cl.e indica una parabola avente por asse quello delle y , cioè la perpendicolare comune alle due roUe date, por vertice il punto di me'jo di quesfa ',70 ci e passa per le eslrem.tà della retta . A , già considerata come basi di uno 1^ t ian gol. ^ cu. lat. de erm.nano gì. assi paralleli a quello delle :, per le diverse e io- n.: s.m.lmente s. vedrà che il luogo geometrico de fuochi delle altre sezioni Z. re una parabo a Ce ha lo stesso vert.ce, per asse la stessa perpendicolare comu- ne alle due rette date , e passa per gli estremi della base dell' altro trianT- g.overa avverare per maggior chiarezza che gli assi di queste due parabole «: no 1 uno .n senso opposto dell' altro. F't'iuuii- !.o- .5 Tornando ora al caso generale cioè quando le due rette date formano un angolo qualunque , faremo pri.nieramente osservare , che la formola può servire a rappresentare il volume di un solido terminalo dalla superGcie d. cu. e parola e da due piani paralleli alle due rette date, purché i valori ài y cornspondenl. a' piani limiti sieno compresi tra o e ^ ; cioè finché i piani li- n,.l. s. trov.no racch.usi fra le rette date o al più passino per esse , co.ne nel n. I . ; ma se s. trattasse di piani a' quali corrispondessero valori di y > . allora SI dovrebbe fare uso della formola ^ ^' ~J y (y — ?) ^y J y iu — ?) TJS, <'''y = ^>^ ' ''""'•'1 si prenderebbe pri.na il volume del solido da.y=^ ad y=^ pò. quello da y=^ad ?/ = *', e quindi si addizionerei" hero . due r.sultament. ottenuti ; cioè si farebbe uso della formola -7-y,!^(^-y)ciy+-^y^y(y-,)dy, la quale darebbe nel caso che .valori di y fossero ambedue, ovvero soltanto qualcuno, negativi appar,sce da c.ò che precede come si dovrebbe procedere. É chiaro che 1^ di- sl.,.z.om fatte s. rendono necessarie in quanto che l'aia di ciascuna sezione de- ve essere sempre considerata come positiva , e la forinola -l£. y (^ -y) non 398 lo è quando y è positiva e maggiore di ^. Risulta intanto che non può una me- desima formola indicare il volume comproso tra la proposta superficie e due pia- ni qualunque paralleli alle due rette date : e di fatto se le quantità ò g b' sono ambedue positive e minori di j3 , il suddetto volume ò indicato da i6. La formola generale ( i,io) anche deve applicarsi distinguendo le due parli prima e dopo del valore y = ^ , altrimente condurrebbe a risultamen- li erronei. Ed in vero volendo il solido compreso tra i piani y =^ , y=2?; poiché le sezioni corrispondenti sono la prima uguale a zero , e la seconda a 2o 36, Kn 36 b'6,25 Sangue 'venofo arterioso 36 36 Sangue venoso 36 arterioso 3^ Sangue venoso 36,25 arterioso Sangue venoso — — arterioso Sangue venoso artesioso Sangue venoso arterioso 36, 5o 36 36 36 36 36 36 Sangue veneso 35, 5o arterioso 35,75 Introdotto il termometro nella carotide lia se- gnato 37,5o — — nella glug. 36, 5o — — nella carot. 87, 5o — — nella giiig. 37, 5o Ai 27 luglio seguitammo gli sperimenti sopra d' un piccolo cavallo maialo di morva con Io stesso metodo. In molte doppie pruove fatte per i solili vasi sul sangue clic tornava dal capo , tiovossi sempre nien caldo del sangue del petto certe volle di mezzo grado, ed altre volte di un grado come si osserva nello spec- chio relativo. Se non che osservammo reileralaoienlc che il termometro intro- messo nella safena segnava 3G gradi , mentre nella giugulare e nella carotide sognava 38. siccomp rilevasi dallo specciiio Sangue venoso 36, 5o Sangue venoso 36, 5o 36,5o —— 36, so 36, So Sangue arterioso 37,25 37 37,25 j - 37 Da ultimo ai 3i Luglio facemmo gli sperimenti su d' una valida mula infer- ma di morva, il termometro intromesso nella safena segnava 3i>. Nella carotide e nella giugulare 28. INella cellulare interiore della coscia segnava Sy. Reiterali gli sperimenti allernalivamenle ne' vasi del collo , il sangue venoso si trovò perloppiù men caldo del sangue arterioso di frazioni di gridi sino ad un grado e mezzo: [Wclie volle fu della stessa temperatura o altjuanto maggiore. Eccone lo specchio — ^ 36, DO 36^25 36, So Sangue arterioso 37, So 37,25 37,25 37.95 Introdotto il termometro nella giugulare 38 — — nella carot. 38 nella safena 36 nella carot. 37, 5o Intromesso il terni, nella cellulare della pelle -'lu^ nella safena 34, yS' nella curol. 38 nella giug. 4^ Sangue arterioso 3S 38 aà 36. So 36,73 36,20 Sangue arterioso 38 -^ 38 Sangue venoso 87 37 6angi:e arterioso 3-j 37 Sangue arterioso 87 37 Sangue venoso 36,2'! 36.25 36,25 Sangue venoso Sangue venoso Sangue arterioso 87 -- 37 37,75 36. a. i 36 36 36' Sang'iic ailoiioso 3(li>..>i 36, aS baiigup venoso 36 36 36 333 Da lutto le oporazioni riferite si scorge non esservi stala una costante un:- formilà nella conelazionc della Icmperatura di due sangui. Talune rare volle la temperatura del sangue venoso si è mostrata di poco supcriore a (juella dell' ar- terioso. Parecchie! volte del tutto uguale. Da ultimo in molti allri casi si è tre- mala inferiore. Ecco come interpreto queste differenze. Nel primo caso il trovarsi la temperatura del sangue arterioso un po' mino- re del venoso è da attribuirsi alle pieciole accidentali cagioni esteriori per le qua- li si è acceleralo il raffiediiainento di quello : almeno mi sembra più probabile una tale spiegazione. Allorcliè la temperatura di due sangui è stala il max/miini ed allo slesso grado , come quando ha segnalo gradi 38 e, egli è fuor di luogo attribuire tal fallo a cagioni accidentali o esteriori. La temperatura del sangue del cavallo e dell' agnello osservata fuori dei vasi , per consenso di lutti gli osservatori , non eccede mai i 38°c., e la temperatura negli organi più caldi dell'animale n.in ec- cede i Sg e. Però questo fatto, reilcratamente osservalo, molle fuori di dubbio che la temperatura do! sangue venoso sovente ritrovasi uguale a quelKi deli ar- terioso. Infine se ancor pifi sovente il sangue venoso si è trovato al disotto della Icì:.- peralura del sangue arterioso in modi variabili , questo fenomeno mi è sembralo dipendere da diverse cagioni esterne ed accidentali , o interne all' animale. Tra le cagioni esterne oltre quelle che il sangue venoso nell' uscire lieo conni [ù con l'altro sangue, voglionsi considerare la minor rapidità dell' uscita , il trovarsi la superficie nella boccctla priva di sptuna , la sua diversa coagulabilità , e la mi- nor capacità per il calore, siccome il Crawford ebbe determinato. L' a\er lro\alo più volte dello slesso grado il calore del sangue tanto entro la giugulare che nella carolide , mentre fuori dei vasi sovente il sa igue venoso si osservava nicn caldo , avvalora molto più il pensiero che quesl' ultimo tiene condizioni per le (juali più agc\olmenle si raffredda. Oltre a queste , evidenti ho tenute le cagioni interne , quelle per le quali il sangue venoso ben s'i può ritrovare di temperatura inferiore e variabile. La piii manifesta è (piando il sangue ritorna da un membro mollo ralTreddato o da ve- ne superficiali , dappoiché in tal caso deve necessariamente il sangue venoso pi- gliar la temperatura tlelle carni che attraversa. Cos'i nella safena la temperatura si è trovata minore che nella giugulare. Avviso altresì per la slessa ragione che nella sincope , poiché il r.iffrcddore colpisce gli organi più estrinseci , sarà faci- le che il sangue vi diventi più fresco. Come al contrario sarebbe da osservare se il sangue venoso reduce da un organo infiammalo si trovi ancor esso più caldo. Talune volle dovrà accadere eziandio che, per le ilisordinate inncivazioni di uni par-, te del corpo , il sangue scorrendo per le vene scemi o cresca la sua tein|M!ratura. Da ultimo vuoisi considerare che la temperatura in ogni sezione di un ani- 33i male si devo trovare sensibilmcnlo la stessa in tutto Io parli e ne' vasi che la com- pjngono. Ma cavando sangue da una vena o da un arteria nel nitnlcsinio sito non si conoscerà la temperatura del sangue che è in quel punto, perchè vi giun- ge rapidamente da altri sili , ma invece quella che mostra il sangue venoso e la temperatura dell'estremila e della periferia del corpo , mentre quella de! sangue arterioso indicherà l'allra delle parti centrali del corpo. Si rammenti che nelle ilia- che il sangue venoso ed arterioso si trovava alla stessa temperatura ; e da tale fatto si deve conchiudcre che se può trovarsi talora unn minor temperatura nel san- gue venoso reduce dalla superficie del corpo e dalle membra raffreddate , ciò non ha luogo in diverse circostanze. Del resto si tengano queste considerazioni in quel conto che si vuole , cer- to è che le osservazioni praticate aggiungono molte correzioni al giudizio comu- nemente tenuto rispetto alla costante differenza di temperatura de' due sangui. L' accuratezza onde sonosi eseguiti gli sperimenti , 1' essersi reiterati gran numero di volte sotto le medesime condizioni (circa ottanta volte), mi pongono in grado di considerarli a bastanza autorevoli ed esatti por aggiungere a quel l'atto fisiologico importanti rettifiche. Che gli animali si fossero trovati sani , o malati , giovani o vecchi , ciò nul- la monta per giudicare delle differenze di temperatura tra i sangui dello slesso animale ; quantunque approssimativamente nel maggior numero dei casi , in quei diversi stati di vita la temperatura interna ai viventi pur si conserva sempre la slessa. L' essenziale ripelo ò che gli sperimenti sien molti ed esatti. Però finisco il mio dire con formolare le correlazioni di temperatura tra i due sangui cavale dal mio lavoro , colle seguenti proposizioni. 1°. Le correlazioni nelle temperature universalmente ricevute non sono espres- se con esattezza , e trovansi delle variazioni notabilissime in lai fenomeno. 2". La temperatura del sangue venoso ed arterioso centrali è la stèssa negli animali sottoposti all' esperienze. ■^°. Trovasi ancora in molti casi la temperatura del sangue venoso reduce «lai capo uniforme a quella del sangue arterioso. 4.°. IVon manca qualche fatto in cui la temperatura del sangue venoso si ri- trovi ancor superiore a quella del sangue ai'torioso, o per cagioni accidentali ester- ne, 0 per maggior calore sviluppato negli organi donde deriva il sangue venoso. 5°. Il sangue venoso delle superficie del corpo 0 di qualche membro giù raf- freddato si può trovare non solo di un grado , ma ancor di più bassa temperatura del sangue arterioso. 6°. La temperatura di lulle le parti del corpo non scmj)ra prodotta solo dal sangue che deporrebbe il suo calore ne' capillari, divenendo esso più l'osco, sic- come ne è tuttavia il concetto de" Fisiologi , ma altrcs'i che il sangue medesimo piglierebbe traversando gli organi il cnlor che ivi trova ingenerato 0 scemalo per 335 diverse cagioni. In altre parole se il calore degli organi è in parie un fenomeno passivo e dipcndenle da quello clic ad essi reca il sangue , ancora la lempera- lura di esso dipende da (juilla clic si Irova negli organi che allravorsa per ca- gioni in esso operanli, e per le (piali può ricevere calore invece di perderne, sic- come le osservazioni riferite e molle altre discorse nella mia scrilluru ««//'o/?j/ne del calore animale eliiaranicule Iio diinoslrati». MiNEHALoci.v. — Sopra un minerale di rame dell Isola di Lipari. Cenno del si(/. Filippo Casoria ; socio corrispondente. In una collezione di lave e di altri prodotti ignei dell' isola di Lipari rinven- ni per ventura una sostanza che per le apparenze era mollo simigliante alla ma- lachite , ma nella su mentovata raccolta veniva distinta col nome di rame muriato o atacanule. Intanto , falla meco miglior ragione per quello clic alle sue esteriori ap- parenze si apparteneva , mi persuasi la suddetta minerale sostanza alla crisocola potersi ravvicinare. Dall' esame che verrò esponendo non puossi con eertezza de- finire se la sostanza , di che si favella , possa eslimarsi una specie distinta dalla crisocola : in qualsivoglia modo verremo sempre allargando il campo della oriltognosia sicula. Pria di tutto è da notare trovarsi la menzionata sostanza sopra frammenti di scorie vetriCcate , ed il saggio che mi ha servito per istituire que- ste brevi ricerche , presentava in molle parti 1' ossidiana , ed una soslanza di co- lor verde scuro di apparenza del pari vetrosa. Il minerale , di che è parola , è di color verde chiaro , ed ha splendore di cera o di vetro ; se non che in alcuni punii il colore azzurro si tramuta gradalamenle in verde di montagna , e dove ancora lo splendore vitreo è più manifesto , ivi il color verde è più intenso. Viene segnato dalla punta dell'acciaio, e la traccia che ne rimane , è di color verde assai chiaro. 11 peso specifico , detcrminato ne frammenti più netti non è gran fatto diverso da quello che si assegna alla crisocola. La polvere del nostro mine- rale non lascia alcuna sostanza solubile ncU' acqua. Riscaldato alla fiamma , scop- piclla , e si copre di un bel fuoco verde che subito dileguasi. In questa reazione il suo color verde si tramuta in nero , e lo splendore vitreo o cereo perdesl af- fatto , cangiandosi il saggio in polvere nera e matta. Le altre reazioni pirogno- sliche dimostrano 1' ossido di rame , ed aggiungi che il minerale è poco fusibile^ ed ogni piccola sua particoletta dà al borace un color rosso di rame matto intenso, quando il saggio viene forte riscaldato. Viene disciollo a calor lieve dall' acido nitrico senza menoma effervescenza , rimanendo un liquore di color verde che dimostra tulle le qualità delle dissoluzioni di rame, e precipitandosi una polvere bianca e granellosa , che è l'acido silicico. Le ulteriori mie sperienze sono stale dirette a dimostrare che nella su in- dicata sostanza non esistono ne ossido di ferro , ne calce , nò allumina , ne ma- 336 gncsia. Vuoisi inlanlo avverliro essere troppo notevole la quantità di acqua che il nostro minerale contiene. Di vero ^ quando la sua polvere si scalda in un tubo di \olro , si svolge tanta copia di vapore acqueo che caccia fuori il tubo tutta la polvere del saggio se il riscaldamento non e ben regolato. Questa quanlit;'i di acqua, secondochò mi si è mostrato in due esperienze, si può esprimere per o,2J. Volendo adun(pie ridui're a distinto valore queste brevissime ricerche, giu- dico che , per quello che appartiene alla conìposiziono qualitativa , la sostanza di cui è parola essere la crisocola stessa ; ma son poi lontano dall' opinare , che tenuta esalta ragione della quantità di acqua , questa sostanza formar potesse una nuova specie tra i silicati di rame. Del resto un'esatta analisi quantitativa può in appresso deffìnire se questa mia divinazione sia vera oppur no. Non mi rimango di far notare da ullimo che -atteso la mancanza dell' acido carbonico , verrebbe a distinguersi eziandio il nostro minerale dalla crisocola di Siberia , e per una tenue quantità di rame murialo che contiene, si farebbe differenziare al" Ircs'i dalla siesta specie delia New-Jersey. Nota su le pieghe e su qualche alterazione della retina; per A. De Martino. II sig. Nicolucci ha pubblicalo nel fascicolo d' agosto del Filiatre Sebezio una dotta memoria su Y intima slrutlura delia retina , nella quale ripete le que- stioni risguardanli la esistenza naturale o la formazione accidentale delle pir-ghe di questa membrana nervosa , e le alterazioni che nella funzione delia vista con" seguitano alle lesioni organiche della retina medesima. Or sopra questi due pun. li noi richiamiamo 1' attenzione dell' Accademia. 1°. La questione relativa allo stalo fisiologico o accidentale delle pieghe del- la retina è tuttavia indecisa presso i zoolomi. Dalle nostre osservazioni intanto ci crediamo autorizzali a sostenere : i° , che almeno su F occhio degli uccelli la relina , nello stalo di vita , sia egualmente spiegata in tutta la sua estensione , iin leggerissimo rilievo sol presentando in corrispondenza della inserzione del pel- line : 2° che le suddette pieghe cominciano a comparire nel campo della retina alcuni minuti dopo la morte , e rendonsi più numerose e più profonde a misura the decorre un certo tempo dalla estinzione dell'attività vitale in questa membrana. E (ler verità , nel momento in cui redigiamo queste brevissime note , len- ghiamo in osservazione la retina dell' occhio di un pollo che abbiamo estirpato dall'orbita su l'animale ^ivo , ed abbiamo immediatamente aperto. Ne' primi istanti la retina aderente alla camera dell' occhio era una tela liscia , e stirala egualmente come una fodera interna : dopo otto a dieci minuti il rilievo corri- spondente al margine esterno dei pettine ha comincialo a sollevarsi maggiormen- te , ed a coslil'jire proprio una piega : la quale procedendo innanzi verso la pe- riferia non ha lordalo a ramificarsi in altre pieghe più piccole ; e queste succes- 337 sivamcnle han ciato luogo ad csilissime grinze ondulale che hanno in poco meri ti' un lerzo d' ora increspato un intero segmento della retina. Or le pieghe , che nella relina si generano dopo la morte , possono dipen^ derc da due cause principali. r. E nolo , che i vasi capillari della retina formano una rete su questa (eia nervosa , e che nella morte il sangue refluisce da luti' i capillari periferici ; perciocché negli ultimi istanti della vita di ogni animale i luholini capillari per- dono la espansibilità vitale , e la membrana propria vascolare si corruga nel sen- so del lume e della lunghezza dei luholini medesimi. A questo fallo crediamo in parie dovuto 1' aggrinzamento cadaverico della cute, il quale in parte ancora vien dileguato da una felice iniezione dei vasi capillari della stessa. L' increspamenlo ilella relina dopo la morte sarebbe analogo all' aggrinzamento cadaverico "della cute , e dovuto in parte almeno ad una costrizione delle maglie del reticelio capillare sanguigno che si distende sovr' essa ì 2°. E pur risaputo , che i tessu- ti nervosi manifestano una certa conlratlilità cadaverica ; la quale proprietii nei filamenti si mostra con un corrugamento del ncvrilema dovuto ad una serie di piccole strie traversali e ad una corrispondente ondulazione delle fibre rac- chiuse nel tubo nevrilematico (i) : e riguardo alla fibra nervosa primitiva mol- ti fisiologi tedeschi , Ira quali Miiller ^ riguardano come accidentali e cada- veriche le contrazioni e le Hilatazioni che si osservano sopra i diversi pun- ti dei tubolini nervosi primitivi , e per le quali talune fibre nervose elementari assumono il carattere varicoso. Certo la retina non manca di un ncvrilema , il quale è costituito propriamente dalla lamina cellulosa che si stende tra le maglie dei vasellini capillari , di cui sostiene la direzione del pari che il ncvrilema dei tronchi nervosi dirige i vasellini sanguigni ai fascetti delle fibre primitive. Perchè mai questo foglietto nevrilematico della tela nervosa dell' occhio non potrebbe in- cresparsi egualmente che s'increspa quello di tuli i tronchi nervosi che ne godo- no , e concorrere alla generazione delle pieghe della retina , prodotte altresì da una contrattilità propria del tessuto di questa tela ? Noi desideriamo , che 1' a- zioue di tali proprietà organiche del va-sellini , del foglietto cellulare e del tessu- to propiio d(!lla relina , alla quale ricorriamo per spiegare la produzione delle pie. ghe di questa membrana , sia tenuta come una semplice congettura; rimanendo però sempre ferma 1" osservazione di fatto , che almeno nell'occhio degli uccelli le pieghe elle formansi su tutto il campo della retina produconsi dopo la morie. Dopo lutto ciò , quantunque mancassimo di osservazioni falle sopra occhi ireschissimi , pare nondimeno che la sola piega nel fondo della quale si vede il forame centrale della retina dell' uomo sia una piega naturale anche nello stalo (I) N. Sarebbe liiUavia a decidere se 1' increspameato del nevrilcma è primitivo > e da lui dipenda I' oiidulaiiuiie delle iiLrc DCr\osc , a veramenlc quesu i dovuta ad aoa contratlililJ propria di tali libre. 43 358 (li vita. È cerio , clic se la lela nervosa della retina ancora in lai punlo fosse spiegala , le immagini o le parli delle immagini degli oggetti esteriori , le quali cadrebbero in mezzo allo spazio del forame centrale e quindi su lo spazio della coroidea sottoposta , andrebbero perdute per la vista : giacche mancando quivi ogni sostanza nervosa i raggi che compongono tali immagini o porzioni d' im- magini non ecciterebbero alcuna vibrazione sensoria in mezzo all'aperto campo del forame centrale , sul margine rigonGalo del quale le vibrazioni della retina si estinguerebbero del tulio e bruscamente. Noi non ignoriamo che il sig. Michae- lis pretende , che il forame centrale della relina non sia veramente aperto , ma che nel di lui campo si stenda una doppia lamina sierosa, tra i foglietti della quale esiste un sottile stralicello di fibre nervose primitive che non ne altera pun- lo la trasparenza. Da questa particolarità di struttura rilevercbbesi , che il campo del forame centrale non è interamente insensibile all' azione dei raggi luminosi ; perciocché le immagini, le quali vi cadrebbero, sempre ecciterebbero le vibrazio- ni nel sottilissimo strato di sostanza nervosa racchiuso tra i due foglietti sierosi. Però il fatto anatomico non sia realmente cosi : dappoiché più volle il Cav. Melloni e noi avendoci preparala la retina soli' acqua , ed avendola tenuta galleggiante, abbiamo tentalo di cogliere con la punta di una setola sottile giusto noi mezzo del forame centrale : e dando precisamente nel segno la setola e passala senza incontrare la menoma resistenza , e tale quale avesse attraversato un forame li- beramente aperto. Laonde nella vista di qualunque oggetto esterno , la cui im- magine cada su la macchia gialla del Buzzi e quindi in parte sul forame centra- le , pel nostro occhio dovrebbe essere oscura una parte dell' oggetto corrispon- dente a quella parte dell' immagine che si perde in mezzo al forame centrale. Al contrario , la continua esperienza nella vista di ogni oggetto esteriore , ( salvo r integrità dell' occhio ) , ci dimostra che di un oggetto comprensibile dal campo ottico noi vediamo chiare tutte le parli. Or la piega della relina , in mezzo alla quale il forame centrale naturalmente è nascosto anche nello stato di vita , è la rondizione che previene un tanto inconveniente della vista : perciocché di leggie- ri si comprende , che i raggi luminosi , i quali per la loro direzione andrebbero n cadere in mezzo al forame centrale nel caso che la retina in tal punlo fosse egualmente spiegala , cadranno poi realmente su la lamina anteriore della piega che la retina presenta come uno stato fisiologieo solamente in questo sito. ir. Un' altra osservazione riguarda le alterazioni della vista dipendenti dalle nlterazioni della retina. Allorché 1' illustre Cav. Melloni e noi ci occupavamo del- l' oQicio della macchia gialla della relina nella funzione della vis(a , e imbattem- 11)0 a dissecare due oeclii , le cui relino ci presentarono una importante lesione or^janica. Questa consisteva in ciò , che il campo delle due reliue era lutto scre- zialo di macchie giallo-rossicce , nel silo delle quali la sostanza nervosa presen- »avasi più spessa e notabilmente indurita. Negl intervalli delle piccole macchie le due tele nervose erano quasi sane. 339 La storia della malattia dei due occhi, appartenenti ad un individuo morto nella 6*. Sala dell' Ospedale degl' Incurabili , eraci nota. Egli aveva sofferto una grave retinite , in conseguenza della quale la sua vista era rimasta offesa nella chiarezza e nella integrità. Quest'alterazione in yerun' altra circostanza di esercizio della vista era tanto sensibile all' infermo quanto nella lettura : nel qual esercizio egli vedeva non solo le parole stampale , ma quelle altresì scritte bene da lui me- desimo , mancanti di molte lettere , il luogo delle quali era occupato da macchie nere. S' intende senz' alcuna difficoltà , che le immagini delle lettere , le quali cadevano su gli spazi sani della relina , eccitavano delle sensazioni corrispondco- li , e però quello lettere erano vedute: mentre le immagini delle altre, le quali dipingevansi sugli spazielti macchiati ed induriti della retina , o non eccitavano alcuna vibrazione in quelle molecole organicamente alterate , ovvero questa era debolissima e non slava d'accordo con la vibrazione dei raggi luminosi che costi- tuivano le immagini medesime; laonde ninna sensazione luminosa eccitavasi , e però tali lettere non erano vedute. Continuazione delle ricerche intorno ai fenomeni cT induzione del magnetismo terrestre — Nota di Lcigi Palmieri. Le ricerche intorno alle induzioni del magnetismo terrestre che io incomin- ciai nel i84i ed alle quali poi associai il P. Linari, hanno dato finora parecchi risullamenti teorici e con essi la scossa, la scomposizione dell' acqua e la scintil- la. La Comessione incaricata della disamina di siffatti lavori nel suo favorevole rapporto esprimeva il desiderio di vederli continuati , ed il Segretario spedivami copia di tale rapporto , ripetendomi in nome dell' Accademia l' invito della Com- missione. Io dunque facendomi un debito di aderire a cos'i onorevole incarico, vengo ad annunziare i nuovi fatti che ho scoperti e, se le mie finanze il permet- teranno , spero di non rimanere incompiuto il lavoro cominciato. La scomposizione dell' acqua erasi avuta adoperando il ferro , ed ora 1' ho ottenuta mediante il platino , per cui si hanno i due gas separati , ed oltre a ciò ho ottenuto degli altri effetti chimici , come la decomposizione del ioduro di potassio , del solfalo di rame ec. Mi è poi riuscito di avere 1' arroventamento di un sottilissimo e cortissimo filo di platino e la calamitazione temporania del ferro dolce , in modo che ora la batteria magnelo-eleltro-lellurica dà tutti i fenomeni che si hanno dagli altri apparecchi maguelo-elettrici. Dopo ciò due cose mi restavano a fare, rendere tulli quanti i fenomeni più vigorosi od avere la scintilla senza fare uso del ferro introdotto nelle spirali. Per la prima parte essendomi assicurato dei dati sperimentali bastanti , non mi reste- rebbe che la pura esecuzione , trattandosi di dover moltiplicare gli elementi del- 34o r apparecchio. Por la seconda essendo riuscito ad otlenore la scintilla con picco- lissima quantità e tensione, siccome tra poco dirò, rcndesi aperto che il veder ba- lenare la scintilla da una semplice spirale di filo di rame è cosa ormai agevole in guisa che non temo di affermare potersi ora avere la scintilla dalla grande spiralo del museo di Firenze. 11 mezzo per ottenere la scintilla con poca tensione e quantità consiste nel fare uso dell' rsira corrente di Faraday , facendo passare cioè la xorrenle d' in- duzione primaria por un filo di rame avvolto ad elica sopra un rocchello di le- gno o sopra un cilindro di ferro , e cosi allo stacco si vedrà la scinlilla che prima non appariva. Chi per altro adoperasse 1' eliche , in queste congiunture , nella stessa maniera come si adoperano per le pile, vedrebbe per avventura man- care r effetto , perocché qui e mestieri usare certe avvertenze speciali di cui al- cune possansi pre\cdcrc da chiunque conosca la teorica ed altre hanno qualche cosa di anomalo. Le principali avvertenze sono le seguenti. 1°. Il filo per r cstra corrente non deve esse più sottile di quello delle ar- mature , particolarmente per la scintilla. 2°. Se il filo sia dello stesso diametro può dare un estracorrcnte che accre- sca la scintilla e la scossa , particolarmente usando il ferro. 3°. Se il filo dell' cslra corrente e più grosso di quello dell' armatura gli effetti saranno più considerevoli. 4.°. Questi aumenti non si appalesano sul galvanometro. 5°. La lunghezza del filo pur 1' cstracorre nte deve avere una certa relazio- ne a quella del filo dell' armatura la quale varia secondo i diametri. Posto ciò se in vece del ponticello di filo di rame della batteria magneto-e- lettro-tellurica o dell' apparecchio del Clarke pongasi un' elica di filo di rame che abbia le condizioni di sopra esposte, potrannosi sperimentare gli effetti dell' estra corrente ; ed in tal modo ho potuto avere la scintilla con una sola elica di cia- (lue giri di filo di rame della grossezza di 0" , 002. Questa elica dava in ten- sione meno della metà di una di quelle dell'armatura della batteria, ossia circa 43° di un galvanometro astatico a filo lungo ed in quantità dava circa 5 del com- parabile del Nobili : dal che io conchiudo essere non solo possibile , ma facile eziandio di avere la scintilla con le semplici spirali di rame, siccome desiderava In Commissione. Che l' estracorrcnte debba in questo caso sommarsi con la corrente d' indu- zione primaria e che nel caso che siavi il ferro si debba aggiungere ancbe l'al- tra corrpute che dei'iva dallo scalamilarsi di questo metallo, è cosa chiara di per sp a chiunque conosca le leggi dello induzioni scoperte dal Faraday. La ragiono poi por la quale se il filo sia un poco più lungo , sia ha perdi- ta . a me sembra esser questa , che la corrente di prima induzione da una par- te deve soffrire una dirainuzione per la resistenza del filo e dall'altra un aumen- 34 r to per r cslracorrcntc ; ora è chiaro dover\I essere un caso di massimo in cui cioè la perdila per la resislcnza venga suparala dall' aumenlo dell' eslracorrente, ma se la correnle di prima induzione troppo s' indebolisce per la molta lunghez- za del filo , le sue perdite non solo non saranno compensale d ili' eslracorrente , ma questa sarà essa stessa di minorr efiicacia per la diminuzione sofferta dalla prima. Ed ecco secondo io mi penso la ragione per cui in questi casi l' eslracor- rente richiede de' fili grossi , come quelli che per la minor resistenza che offro- no indeboliscono meno la correnle primaria. E però la diminuzione nascente da un filo troppo lungo si appalesa più facilmente co' Gli più sottili perocché que- sti anche con piccola iuoi^hezza danno una sensibile resistenza. Eccovi ora dei falli che non si accordano coi principi generali della scien- za, e dei quali sonomi pienamente assicuralo : io per ora gli annunzio come fat- ti riserbandomi di esporne la spiegazione quando ne avrò studiali alcuni altri che ora mi occupano. Presa un'elica di filo solide e mollo lungo la quale interposta nel circuito della batteria o delf aj)parecchio del Clalke dia una sensibile diminu- zienc di scintilla e di commozione per la sua enorme resistenza , so in questa elica s' introduca un cilindro o una canna di ferro dolce la scintdla scomparisce del tutto o si fa piccielissima , e la scossa si prova mollo più debole. Al con- trario una spira di filo più grosso e più corto senza ferro dentro vi da una di- minuzione in entrambi questi fenomeni , e messovi il ferro ve gli aumenta oltre lo slato ordinario. Da questi falli nuovi e curiosi sulla cagione dei quali mi deb- 1)0 per ora tacere se ne inferisce intanto una regola la quale e che il ferro in- Irodollo nelle spire equivale ad un aumenlo nella lunghezza del filo delle me- desimo. L" avere dunque allra volla dello in nomo anche del Linari che le spi- rali col ferro generavano una diminuzione di corrente , derivò dal non aver falli tulli quo confronti eh' eran necessari , e da' quali poi e risultata la legge di sopra espressa. Riguardo all' accrescimento delle scosse per 1' estra corrente e mestieri no- tare un'altra curiosa singolarità. Se in vece del solilo filo di rame che congiungc ciascuno de' manubri della scossa con l'apparecchio , si metta un'elica che ab- bia le condizioni di aumenlo, si proverà un accrescimento di piccola importan- za , ma se quest' elica si ponga in luogo del |)onticello di rame dello stesso ap- parecchio , ed i manubri s' impugnino nel modo ordinario , allora propriamenìe l'aumento è assai spie' calo: dicasi lo stesso della diminuzione. I^inari ed io ave- vamo avvertilo mercè le spirali cijindiiche di iiii di rame col ferro o senza certi aumenti e cerio diminuzioni ne' fcnomctn' della noslra batteria e dell'apparecchio del Clark sul qu.Tle aveaio notalo anche il Zaiilcdcschi , e de" quali facemmo mollo in una nota letta a questa Reale Accademia , ed il Prof. Giardini ebbe con le spirali piatte accrescimento di scinlilla e di scossa nell'apparecchio di Clark, ma dopo le ricerche da me istituile appariscono h; condizioni necessarie per io ac- crescimento 0 per la diminuzione de' fenomeni anzidelli. 342 In tulf i casi in cni con una spira con ferro o senza ho avuto accrcscimenlo di splendore nella scintilla, ho avuto eziandio aumento nella scossa, ma molte volte la scintilla scema e la scossa si aumenta, il che interviene particolarmente co' fili di minoro grossezza avvolti in eliche di grande diametro. Questo è un fatto conforme alle leggi delle induzioni di prim' ordine. Dopo le cose innanzi discorse pare inutile il dire che quell' elica con cui si ha aumento noli' apparecchio del Clarke adoperando l' armatura di tensione , vi dovrà dare perdita se farete uso dell' armatura di quantità ec. ; e per conseguenza non si potrebbe adoperare un'elica medesima per l'apparecchio di Clarke e per la batteria. Notisi finalmente non esser punto indifferente per la scossa introdurre il filo di uno de' manubri nell'uno o nell'altro de' due fori ordinati a riceverlo, quan- do si voglia fare uso dell' estracorrente, il che è un' altro fatto degno da notare. Dopo ciò voi vedete essersi avuti dal nostro pianeta tutt' i fenomeni elettrici della calamite , ed essere agevole ottenere la scintilla da una sola spirale anche di poca energia, giovandosi dell' eslra corrente; ma qualora si voglia averla so- lo direttamente basterà un elica alquanto più energica o due siccome ho in altra occasione sperimentato. Conchiundo dunque questa breve esposizione col dire che per avere la scin- tilla più brillante o per averla dalle semplici spirali di rame non si richiede altro fuorché la materiale esecuzione. Per quest' ultimo scopo sto già ordinando un' e- lica con la quale potrò soddisfare il voto della commissione, e pel primo è age- vole r intendere che con apparecchio più grande hannosi effetti più considerevoli. Ma siccome 1' apparecchio può ingrandirsi in due modi cioè o facendo elementi più grandi o più numerosi appunto come interviene nella pila del Volta , cos'i io sono autorizzato a concludere per le sperienze di Borlow e per le mie il se- condo mezzo esser da preferire al primo , perchè crescendo le correnti quasi in ragion delle superficie degli elementi , s' intende doversi avere maggiore effetto dal maggior numero , posta la stessa massa. Di qu'i anche rendesi aperta la ragione per cui i cilindri o fasci di ferro vanno fatti voti per non muovere masse inutili. Io per via di tentativi avea trovata la miglior disposizione da dare ad ogni elemento , ed il sig. Jacobi in una sua lettera indiritlami da Pietroburgo me ne suggerisce un altra la quale dovrebbe secondo lui dare il massimo di effelto , ma ancorché desse lo stesso , pure la trovo molto comoda nell' uso per quella figura fusiforme a contorno parabolico- Tra i fili poi ed il ferro in massa non v' ha differenza di sorla siccome fu dal Dove sperimentato per le calamite e da me e da Linari per la terra. 3iS Fisica. — Descrizione della batteria magneto-elettro-tellurica. Poiché Faraday ebbe scoperto che le calamite generano correnti d" induzio- ne sopra i circuiti metallici clic rapidamente ad esse si avvicinano o dalle me- desime si allontanano , non dubitò che anche la terra ^ tenuta già per una gran calamita , non dovesse indurre correnti su circuiti chiusi oppurtunamente rego- lati ; e mercè un sensibilissimo galvanometro sperimentò la giustezza delle sue previsioni. Or siccome le correnti indotte delie calamite davano la scintilla , la scos- sa e scomponevano alcune sostanze , ossia generavano i fenomeni fisici , fisiolo- gici e chimici dell'elettricità , cosi surse in molti la speranza di vedere somi- glianti fenomeni venir fuori per opera del magnetismo terrestre. Per la qual co- sa le induzioni telluriche furono studiate da parecchi fisici con ardore grandissimo, Ira i quali meritano particolare menzione il Nobili e 1' Antinori , il Barlow , il Bollo , r Abate Fazzini , il Jacobi , il Majocchi ec. Ma da tutte le ricerche di questi fisici valentissimi ne risultò o qualche legge importante da cui le anzidel- le correnti sono governate , o declinazioni galvanometriche più o meno vigoro- se, o finalmente qualche segno di azion chimica (Botto, Antinori, Jacobi). In qucsle condizioni Irovavansi le conoscenze delle induzioni telluriche quan- do in sul cader del 1889 mi venne in mente di ripigliare la disamina di que- sta generazione di fenomeni per vedere se potessi aver la fortuna di costringere il nostre il nostro pianeta a manifestare que' segreti del suo magnetismo che an- cor gelosamente custodiva , e compiere così una lacuna del magneto-elettricismo. Trovandosi il mio lavoro condotto fino ad un certo punto , conobbi il Professo- re Linari, venuto tra noi per curarsi da malattia d'occhi che ancora lo molesta (i), e per fargli cosa graia e rendergli nien grave la noia del suo male , lo invitai ad essermi compagno in cosiffatte investigazioni , per cui la maggior parte degli annunzi gli ho fatti in nome comune, e la spesa per le corrispondenti ricerche è stata anche comune. Essendosi dunque, parte per le spericnzc fatte da mesclo, e parte per quel- le fatte col Linari, avuti i fenomeni fisici , chimici e fisiologici di telluro-elellricis- •mo, cos'i ho stimalo conveniente dare la descrizione dell' apparecchio a ciò ordi- ni Vedi la mia memoria del J8J0. letta ali) R. Acrademia delle sricrne . inserita nel Piogres«o , e qnasl per iniiro, negli annali di Majunhi Fi!>.i ha por titolo : Àhunt $perienit tulle induiioni del magitt- liinis lerrei.'rt , ed inteniione di una batltna magntlvtletlro-tlllurica. Hi 1ialo , riassumccdo prima le principali leggi da cui sono governale le correnti ti' induzione lerrcstro. Ciiiunque abbia un elica di filo di rame coperto di sola, adagiala sopra un rocchello o cerchio , di legno o cartone , e ne metta i capi in comunicazione col galvnnomelro, potrà sperimentare l'esistenza delle correnti di cui è parola ; pe- rocché collocata l'elica con l'asse parallelo all'ago d' inclinazione, se si rovesci in modo che roti da sud a nord, o al contrario , intorno di un asse perpendi- colare al meridiano magnetico e che passi per lo centro dell'elica, si avranno quattro correnti due cioè per un verso e due per 1' altro opposto , durante un in- tera rivoluzione , le quali procedono secondo le leggi delle comuni correnti d' induzione magnetica , qualora si consideri la terra come un solenoide. Questa maniera di muover l'elica per altro non è la sola, perocché basta recarla rapi- damente con l'asse in una di quelle giaciture in cui il ferro dolce prende ma- gnetismo di posizione , o rapidamente da questa rimuoverla. Il Nobili ci' Antinori dissero , dopo una bella serie di spericnzo da loro falle , che queste correnti cre- scono co' diametri de'fdi, co' diametri dello spire , e fino ad un certo punto, con la lunghezza de' fili , la quale se di piii si aumenta incontrasi un limile. Ma in (juel tempo la teorica di Ohm non era mollo nota , ne le suo formole erano sta- te dall' esperienza verificato , per cui rifatte le spericnze de' due illustri fisici ci- tati e giudicale co' lumi posteriori della scienza potei conoscere la non esistenza di quel limite . e ravvisare in vece la legge comune , che i fili grossi accrescono la quantità od i lunghi la tensione. Se l'eliche di fili di rame si adagino sopra cilindri o sopra fasci di fili di ferro dolce le correnti riceveranno un aumento proveniente dal magnetismo tem- porario del ferro. Allora non si può sopra^ ciascun cilindro o fascio avvolgere trop- po filo perchè allontanandosi gli ultimi giri soverchiamente dal ferro non possono più le correnti essere da questo accresciute. E siccome l'interna massa de' cilindri o fasci resta inoperosa per rispetto al filo di rame, cos'i in vece de' cilindri, io e Linari , trovammo meglio le canne o tubi di una certa grossezza , ed anche Barlow conobbe che coleste correnti, poste le altre cose eguali , procedono in ragion delle superficie de' cilindri. Anche i fasci di fili di ferro possonsi far voti al di dentro , siccome abbiamo sperimen- to. L' usare poi i fili o il ferro in massa è perfeltamenle lo slesso , purché il ferro sia egualmente dolce. Neil' avvolgere il filo di rame sopra i cilindri , fasci o canne di ferro, trovai che con la stessa quantità di filo di rame aveasi maggioro effetto rimanendo scoperti ì;IÌ estremi di tali cilindri o canne per i/5 della intera luni^liezza , della (|ual3 perciò il filo ne occupa 3/;J : e nel caso delle canni; , giova introdurre entro le parli sco- perle de' cilindretti o turaccioli di l'erro dolce , nel caso poi de' cilindri o fasci si può avere anche un f;uailagno ingrossando in parte nuda ne' primi , o negli ul- timi introducendo questa in cilindri di ferro voli. 345 Io ho sempre collocati i fili in modo che l'elica risullasse cilindrica, e verso gli estremi alquanto fusiforme ; ma il signor Jacoby da alcune sue ?perienze ricava che la figura porfetlanicnle fusiforme a contorno parabolico in modo che il diame- tro di mezzo sia quattro volte e mezzo quello degli estremi, dovrebbe dare limas- simo di effetto. Egli mi dava questo suggerimento in una sua lettera indirittami da Pietroburgo, ed io trovo quella figura anche molto acconcia nella pratica. S in- tende poi che qualora il cilindro giri fra due pezzi di ferro dolce collocati in direzione dell' ago d' inclinazione , debbano le correli ricevere un aumento , ge- nerato dal magnetismo temporario di questo metallo ( Botto ). Posto ciò volendo procurare di ottenere dalle induzioni telluriche gli effetti stessi delle induzioni magnetiche, era mestieri trovare modo di accrescere la quan- tità, e particolarmente la tensione delle correnti indotte dal nostro pianeta; e vo- lendo giovarsi delle spirali adagiate sul ferro come quelle che con minor volu- jiie danno correnti di maggiore efilcacia , non si potca fare uso di una sola eli- ca la quale non polca utilmente ricevere se non che una determinata quanlilù di filo di rame, siccome di sopra è detto. Per la qua! cosa il più ragionevole e- spcdiente che presenlavasi era quello di avere un certo numero di eliche le cui parziali correnti si potessero insieme sommare tanto per tensione quanto per quan- tità. Ecco quindi la mia idea della batteria che col Linari chiamai magneto- elellro-tellurica, di cui darò una breve descrizione. //' [Jìfj. 1 ) e un lelajo di legno sul quale sono fermate otto eliche di fili di rame coperti di seta adagiate su tronchi di canne di archibusi di quelli detti tra noi moschelloni di Germania , i quali sono stati prima con ogni diligenza licotti. Ogni tronco è lungo circa due piedi , ed il filo di rame vi è avvolto so- pra sempre destrorso, facendo sette ordini di giri, disposto siccome innanzi fu di- chiarato. Queste eliche, che appresso dirò elementi della batteria, debbono collo- carsi parallele tra loro e separate da un intervallo che deve crescere con la e- nergia degli elementi. Gli elementi dell' apparecchio che descrivo son lontani l'u- no dall'altro per circa i3 centimetri. 1 capi di origine dell'eliche Irovansi tutti dalla stessa parte e cos'i gli esfremi delle medesime. L'origine della prima elica si unisce con l'estremo della seconda , l'origi- ne di questa con l'estremo della terza e cos'i via via, in modo che restin liberi r estremo capo // della prima ed il principio [/' dell'ultima. Questi fili vanno ad unirsi in A e y con due grossi fili di rame uno de' quali penetrando ncU' asse di rotazione comunica col -disco di ferro b e con l'anello di ottone che rimane dietro di esso , e 1' altro penetrando secondo il centro dell' asse comunica con r estremo cilindrico u il quale è separato dal disco ò e dall' anello mercè un anello di legno intermedio, x , x' , x" ce. sono le unioni de capi dell'eliche con viti di pressione. Sulla tavoletta jì trovasi uno zoccolo di legno simile a quello dell' apparcc- 44 346 (•Ilio del Clarke espresso a parie nelle figure 2 e 3 il quale ha parimenic i due pezzi di oUone e e ^ i quali possono comunieare tra loro mercè il ponticello di rame r {fg. 3 ). Una molla di pressione e i^fig. i« e 2» ) mette in comunica- zione il metallo dello zoccolo con 1' anello e quindi col disco , ed una colonnet- ta terminala da una molla che può toccare 1' asse fa comunicare di nuovo il inetallo dello zoccolo con l' estremo dell'asse, sul quale se pensi un pezzo eccen- trico , siccome nell' apparecchio del Clarke , si avrà la interruzione del circuito (piando si vuole. L' asse di rotazione del telaio è collocato perpendicolare al meridiano ma- i;nelico , o che vuol dire lo stesso , gli clementi rotano nel piano del meridiano medesimo. Quando i fili sono cosi congiunti le parziali correnti si sommano per ten- sione , siccome può sperimentarsi con un galvanometro a filo lungo. Se poi tutl' i capi che sono da una parte si uniscano tra loro e cosi lutti quelli che sono dal- l'allra parte , e quelle due unioni si congiungano co' fili di rame ìicy si avrà la somma per la quantità. Per dar moto al telaio si è fallo uso di due ruoto dentate e di un rocchcl- li) , ma hasta una sola, o invece potrebhe farsi uso anche di una fune perpetua, f qualora l' apparecchio ahhia una mediocre energia hassi la scintilla volgendo il telaio direttamente, senz'usare alcun artifizio per accrescere la velocità di ro- lazionc. Por avere la scossa si adoperano i soliti manubri di ottone k, k, come nel- r apparecchio del Clai'ke , uno de' quali si mette in comunicazione con 1' estremo a dell' asse e T altro col metallo dello zoccolo , ponendo però il pezzo eccentrico suir asse a e la molla sulla colonnetta, proccurando di avere la interruzione nel momento in cui gli elementi stanno per ridursi perpendicolari all'orizzonte, nel caso che la rotazione sia da nord a sud. Allora facendo rotare il telaio con una certa velocità ed impugnando con le mani bagnale in acqua salala o acidolata i due manubri , si proverà sensibile la scossa pari a quella che si ha da una pila a colonna di 20 in 24 coppie. È inutile il dire che la rana prova in que- sto caso delle fortissime convulsioni . che si può avere il lauipicello ec. , per cni son chiari gli ciretli fisiologici. La scintilla si può a^ere in più modi siccome dalle calamite. Si può avere .sul mercurio, ponendo all'estremo dell'asse ff una slell'tla metallica a due punte {JIg. i.) la quale peschi nel mercurio contenuto in ima pifcola coppa melallica V che comunica col niclallo dello zoccolo : facendo in modo die la punta esca dal mercurio nel momenlo o|)[iorluno siccome di sopra è digito , si wd'rà ixilerare la scintilla e cos'i comparve per la prima volta la sera del 16 diccml>re del i84.3, e la mattina del 17 dello stesso mese 1 annunziai alla R. Accademia Ponlaniana anche in nome del Linari. 347 Lo slesso fenomeno si ha eziandio senza il mercurio merco il pezzo eccen- trico e la molla della colonnella , corno nell' apparecchio del Clarkc. Se Gnalmenle si prenda un filo di ferro e con un estremo s' introduca in un foro fatto nell' estremo dell'asse a {fy- 3) e l'altro estremo al(|uanlo acumi- nalo si porli a contatto del disco di ferro ti il quale ha due fenditure i cui orli sono in diverso piano, allora nello slacco *i vcdr.à la scintilla , e girandoli filo con la la mano secondo la circonferenza del disco, si vedranno tutte le fasi del- la luce. Questa scintilla non regge al confronto di una luce viva ma è visibile ad una luce crepuscolare. 31i e riuscito , unendo gli elementi a due a due por tensione e poi queste coppie per quantità , avere 1' arroventamento di un sottilissimo e cortissimo filo di platino e la calamitazione temporaria del ferro dolce. Discorsi cos'i gli cffctli fisiologici e fisici della batteria passo agli effetti chi- mici. La scomposizione dell' accpia si ebbe da me e dal Liuari in modo spiccalo usando i fili di ferro nel modo espresso dalla figura 2. In tal modo avemmo dell' gas idrogeno bastante a farlo ardere in contallo con l'aria atmosferica. L' a- cqua era alcun poco acidolala ma in modo che i Gli di ferro non presentavano alcuna cfrervcscenza. Come prima 1' armatura cominciava a rotare , tosto numero- sissime bolle apparivano intorno a' fili ed una serie di gallazzole di gas idroge- no saliva sulla cima della piccola campana , le quali cessavan tosto di apparire e montar su , quando l'armatura si riduceva quiete. Questo bastava certamente ad assicurare l'esistenza della forza chimica del- le nostre correnti , la ' 8' di png. i5 avcc dcux plaochei liiho^r*- pliiées. Il Cimento. Giornale di Fisica, Chimica e Sloria naturale — An. 2°. i844- Gennajo ad Apri- le fase. 3. Miscellanee. Gennajo e Febbrajo. L' Iiislilut 5a3 a 534 , 544, e 045 1» Sezione. L' Inslitut — 2* Sezione 97 a 101. Le Mémoiial. Febbrajo Marzo ed Aprile. Annali di Fisica chimica e malemalica fase. 4° ^ 4'- Nuovi annali delle Scienze naturali. Ginnajo i844. Annuario delle Scienze chimiche e Furniaccntiche anno i844 'asc. 5° e 4°- Tornala del i3 agosto /S44' 11 Presidcnle p(cliio murajuolo rin?rnulo nelle vicinanze di M<.Siorico-crilica-spertmeDlale. Sali' elettro-magnelismo. Venezia i84o. 8°. pag. 56 fig. Browne ( Peter A. ) An essay on soliti meteore and aerolites or meleoric stoncs. — Fhila- delphia i844' 8°. pag. 38. ZaDledcschi ( Francesco ) Risposta alle accuse date sulla proprietà di alcune scoperte. Busacca ( RaOTacIe ) Sulla divisione della proprietà territoriale. Palermo i844-*~8°. Revuc scienlifique ci industrielle n°. 5i ( i844 )• Le cullivateiir fase. 3° 4' e 5° ( i844 )• Giornale dell' Inslituto storico di Francia n°. ii4 a il8. ( i844 )• Annales de Cliimie et de physique. —Maggio — Giugno e Luglio |844- Revue de droit fran^ais et élranger i. a 5. livraison ( i844 )• Nuovi annali delle Scienze naturali ( Febbrajo Marzo ed Aprile 1 844 )• Le Mòmorial — n". 170 — (i 844)' L'Insiiiut 1*. Seciion. 535 — 536 — 537 — ^Sg — 54» —543 — 549. Indice dell'anno i843. Institut 3. Section n°. ii7. Comples-rendus — 2 3. 1^. 75. a6. ( 1°. Settembre i844)- Bulleiin et annales de l'Accademie d'Archeologie de Belgique , 1° fase. i843. Il Filiatre Scbezio fase. 163. 164 — e i65. Giornale economico tcienlifico di Calabria Cilra fase. 1° ( i84i )• Annali del Regno delle due Sicilie fase. 67. Giornale economico letterario della Basilicata An. 1° fase. 1° 3° e 4°' Alti della Società economica del 1° Abruzzo Ulteriore. —Aquila i84i' Atti della Società economica di Bari i84i. Annuario delle scienze chimiche e farmaceutiche , fase, 6° ( i844 )• i& 354 APPENDICE LAVORI SU I LIBRI Saggi tu la filosofia intellettuale. Anpoli l8j^ , to. 2 in 4". Giunto all' eli matmo , sciolto dall' impaccio delle cure forensi , libero dal carico de' pubblici impieghi , il barone VVinspcarc è tentato dalla curiosità di conoscere , qtial cammino abbia fallo l,i filosofia intellettuale dal tempo della sua giovinezza al presente. Ei non si lascia spaventare dulie oscure neologie , delle quuli oggimai è sopraccaricala la scienza : es'innoltra alla cognizione delle moderne dottrine. Dopo averle lungamente e profondamente studiale , egli trova giovevole il met- tere a parte delle sue osservazioni la gioventìi studiosa : e spinto da questo nobile e filantropico impulso dà mano alla pubblicazione de' suoi saggi filosofici. Due mezzi egli slima principalmente opportuni a porre in lume ed in onore la vera filosofia, fi primo è quello di passare in cerio modo a rivista le opininn! dc'sapicnli, notarne le diflcrenze, contrassegnarne gli errori , e spezialmente rilevare quei punii di contatto , da' quali traspariscono le verità grandi e primitive , che in vano i pregiudizii ed i furori di porte an tenlnlo di occul- tare. Questo primo lavoro è quasi la carta nautica , la quale debbe mosliare al \i;iggiijtore ine' sperto , dove possa liberamente e sicuramente avanzarsi , ove abbia a temere gli scogli e le sec- che , e dove possa rinvenire le cale ed i porli. Il secondo mezzo è di fissare con aceonce defini- zioni il valor de' vocaboli , de' quali nella scienza è necessario far uso : poiché le incertezze , le varietà , le incostanze della loro significazione danno presa a' sofismi , alle controversie , agli abusi» e di necessità turbano la regolatila del raziocinio. Quindi egli consacra il primo volume dell'opera all'esposizione de" piacili delle scuole filosofiche antiche e moderne; il secondo alle definizioni, le quali conlengono , siccome egli dice , il dizionario della ragione. Secondo il suo linguaggio, sou due le soigenli , dalle quali scaturiscono tutti gli atti del pensiero: la sensazione e lo spirito , o sia il principio pensante. La vecchia filosofia non fé altro che oscil- lare fra questi due elementi: e principalmente allo spirilo deferi Renalo Cartesio , alla sensazione Oiov. Locke. Il merito di aver congiunte le loro sentenze divergenti non appartiene , che al Leibnitz: e però la traduzione de' nuovi suoi saggi formerà il 3 volume. Annotazioni opportune indicheranno a chi legge , che 1' autore non adotta le ipolesi melafisiche , per le quali talvolta il pensalore Ale- , inanno deviò dal credibile , e di cui fu si alta e sì breve la fama. Questo triplice lavoro non sarà per avventura , che una preparazion dello spirilo ad appren- der la vera e sana filosofia : la filosofia che il dollor Reid pubblicò ne' suoi saggi , e che dal pri- mo de' suoi discepoli , 1' ingegno'io Dug'ild Stewart fri mirabilmente illustrala. A scnlimcnlo del no, stro autore la dottrina del capo di questa «runla benemerita « ricompose T uomo : le due so- li st:in/.e cioè 1' anima, ed il coi pò , furono insieme riconciliale : 1' eslremità dispnrvero : e sembrò » per iin momento che la filosofia riscliiarata dalla sperienza e rimessa sul carajnino del vero, ri- )i conoscesse per sua prima legge la realità della natura ». Ma nel rammentar le fortune della filosofia di Edimburg il signor U'inspcare non dissimula gli avversi suoi casi. Ci narra , che ella « dopo aver quasi per una miracolosa conversione dissi- 355 » paté le false e perniciose opinioni che aveano ingombrata l' Europa , sembra esser Tenuta in )) fuslidio di quegli stessi che l' aveano actlumalu. La sua naturai semplicità le fa guerra : 1" entu- » siasmo non trova più in lei alcun alimento : ella è accusata come sterile e fautrice meglio esposti, fecondati che saranno dal retto e chiaro ingegno degV Italiani, potranno ricondurre )i tra noi la perenne sapienza della natura , di cui i tipi sono impressi nella costituzione stessa )) dell' uomo ». Son questi i motivi , per gli quali 1' autore destina l' ultimo volume a spiegare e commentare la dotlina Ileidiana. Tal è il piano generale dell' opera del sig. Winspeare : ed il primo volume , di cui fa dono all' accademia , può mostrare in qual guisa egli abbia incomincialo ad eseguirlo. Prendendo le mosse dalla scuola conosciuta sotto il nome di Junica , a cui fu capo Talete ; ei contempla ed espone in tulle le sue fasi la filosofia della Grecia : la segue in mezzo olle alte- razioni ed agli entusiasmi in Alessandria : gode di rivederla richiamata , giusta i priocipii di So- crate, a' suoi fini morali nell' eloquenti scritture di Marco Tullio Cicerone ; ed u questo uomo mas- simo dà il nobii vanto di avere m se compendiale le più belle menti della Grecia (q). Non reputa estraneo al suo istituto il ricordar la modesta e sagace filosofia de' P. P. della chiesa. Poche pagine egli spende su quella conosciuta sotto il nome di sco'.astica : non obblia di accennare , come ella, dopo un lungo e tirannico impero , insensibilmente declinasse. Ma divenendo più largo a misura che la luce della nuova coltura va rischiarando le menti, ampiamente ei discorre le rifoime ter- late e nella filosofia morale , e nel pubblico dirillo ed in altre parli del sapere da' grandi ingegni del Grozio , del PufTendorf , dell' Dcrbert , del Cndwort , del Cumberland. Né tace puie de' me- riti , degli ardimenti e degli eccessi del famoso Timiciiaso Obbes \ né trascura l'esposizione de' principìi teologici , psicologici e morali di Benedt-llo Spinoza. Ma assai più alla distesa egli espone le teoriche del Cartesio , del Locke e del Leibnilz : nomi grandi ed indelebili nell' istoria della scienza. Comecché anzi riserbi ad un partieolurc volume lo sviluppo delle dottrine della scuola Scoz- zese ; ancora in questo se ne occupa , e rileva le obbiezioni che le anno assalile , e fa sentire > come sieno incapaci di atterrarle Può prevedersi che grave oggetto della sua utlenzione son le idee messe in voga dal Condil- ;ac e da coloro , i quali presero parte nella vasta compilazione del dizionario enciclopedico. Se- guenlemeote ei percorre i pensamenti del Tracy , del Gali , del Volney : e sottopone agli sguardi del Icltore studioso le scuole diverse , in cui attualmente sembra scissa la Francia. Fra i quadri delineati con maggiore studio e diligenza , è quello in cui oQie la filosofia ita- liana dui secolo XVI 'in fino al presente. Grandeggiano in esso le colossali figure del Vico e del Genovesi : e spezialmente di qucst' ultimo son descritti i lavori con precisione , esattezza ed im- parziale criterio. Gli economisti Napolitani ricevono ancor essi dal diligente scittore quell' omaggio dì lode , al quale aveano diritto. Ma di certo ninna parte di questo saggio d' istoria à riscossa dal suo autore più premurosa fatica , che quella in cui espone con ohiarezza e con ordine le nuvolose dutirinc del filosofo di (i) P.g. 493. (^) Pag. 3o. 356 Koenisbcrg , di Emroanuele Kant. Alcuna cosa pur dice de' pensamenti di Fichte , anche pi6 te- nebroso e più idealista del suo antecessore. Di Hegel e di Schelling non tiene proposito. Straniero alla consuetudine di questa noslni accademia è il rendersi malleTadrìce di alcun sistema filosofico: ed è ancora più alieno dall' incarico nOìdatomi. Ma i riguardi che mi stringono, non mi vieteranno di dire che in ([ucslo primo volume l'autore fa bella e lodevole mostra di profonda co- gnizione delle dottrine filosofiche e di non ordinaria chiarezza. Son pregi , a creder mio , in ogn i eti rimarchevoli , preziosi nella nostra , in cui la superficie del sapere di giorno in giorno si estende a spese dell' altezza , ed in cui 1' cle^'anza delle frasi si trascina dietro mal concio e disguisalo il pensiero. Intanto non mi. sfrigga 1' ociasion di notare, come la filosofia sa rendere operosi i lunghi ozii del savio ; e come dull.i osculila della vita privata ei può cavare la luce. Gaspare Capoke. Pasquale Bokbelli retalare. Teorica ricìliì Irgislnzione eìcl cai: GianfracKSCo Laiizilli, fi'npoli in S". Chiariss. sig. Presidente. All' aprire il libro , di cui mi accingo , di vostro ordine . darne un breve saggio , mi ha colpito r «pigrale indicunle lo sinlo sociale. Cuiiciliurc la iim.siiiiid libertà civile citt minimo sogrifizn della libertà naturale. È questo il ])iù difficile problema a risolvere , ed è quello thu il chiarissimo Cav. Gianfrancesco Lanzilli tenta risolvere nel detto suo libro , che contiene la Teorica della legis- lazione. Attaccato esso Autore al rigore del metodo in una scienza , che direllamente si versa al benessere sociale , mostra la necessità di fissare pria di tutto un principio normale di legislazione , da cui come unico fonte tutte le leggi emergano , poiché codice legislativo , o sistema completo , non può dirsi una raccolta di leggi distaccate tra loro nello scopo , e non proporzionali recipro- camente. La storia ci mostra , che veruna Nazione nel suo nascere ebbe un completo e ragionalo codice legislativo , ma bensì una incompleta raccolta di leggi , crescerne col tempo , secondoclie le circo- ktanze richiesero. L' illustre Montesquieu si occupò il primo ad indagare il motivo d' introduzione di ciascuna legge , e giustificar ne volle lo speciale scopo. Ollimo divisamento fu questo a ricono- scere la loro oppurlunilà secondo le circostanze de' luoghi , e de' tempi, ed i loro difetti. Era però riserbato al nostro illustre Filangieri , e dopo tale analisi del Montesquieu, dettare ì precelti a sta- bilire un codice il più opportuno a sostenere L'umana società nel suo benessere. Dopo tale progresso fallo dulia scienza legislativa fu chiamato il chiarissimo Lanzillli a professare Filosnfia del Drillo nelUi Università Jonia , onde scriver volle la Teorica della Legislazione. Cumincia egli dal discutere il principio adottato nelle varie compilazioni legislative , quali rì- fuie e rimpastate han preso presso di noi impropriamente il nome di Codice. Tale fu la compilazio- ne Giustinianea , specialmente qu>'lla delle Islitizioni fatta da Tribuniano. Il principio in esse fissato fu : il dover vivere onestamente : Non offendere nitri : Attribuire a citiscunn il suo dritto. Un tale prin- < i|' sieroso , il fibroso e l' elastico \ il 5°. la orina , e '1 latte. Attesoché formeranno oggetto di altro mio Rapporto i due ultimi , cioè 6°. e 7°. fascicolo intor- no al cervello , ed u' nervi colla loro lerminazioue. I capelli ed i peli sono stati serio oggetto di discussione fro gli anatomici antichi, che gli osserva- rono con semplice lente, incapace a poterne svelare la intima tessitura. Fontana nelle Xoi'ac coct. terre- itriumque rerum obserrat. Ifeap, 1646 cap. 2°. , a me ignote e neppure daUaller e Portai conosciute, a sé attribuisce la scoperta del microscopio ed e meno esalto di Punarolo, che parla di una cavità nel Itelo. Borcll , Hooke , Leeuwcohoek , M.n lotte, Bidloo n'ebbero idee più precise. Malpighi poi 358 lu paragonò ad una pianta , distingucndoTÌ la radice , il bulbo , il rigonfiamcnlo nella base , ed il surcu inleino ; u buon conto ne conobbe il follicolo , il corpo gelatinoso , la radice e 'l germe , parti tulio indicatevi da' moderni notoinisti. Fontana sostiene , clic i capelli sieno coverti da cilin- dri serpentini j è Mascagni vi ravvisò i vasi linfatici. Ileusinger , Eble , Weber , Krause , Arnold, Riispail vi notarono particolarità abbastanza interessanti ^ ma 1' A. ha visto ne' capelli una linea nera centrale o sostanza midollare , e la corticale composta di fibre. Egli inoltre opina, che le ungliic non sieno i p< li conglutinati , ma strati di laminettc microscopiclie , colla lacerazione soltanto ap- parendo librose. Il cannello di una penna di uccello risulta da sostanza cellulosa bianca centrale , da laminettc esterne , e da materia granosa che vedesi nell' astuccio. Huckc e Bonanni hanno ri- conosciuto per piumctte il polviscolo delle ale de' papiglìoni : Mandi vi ammette pelucci e squamet- te j queste poi uflVono una laminetta a granellli colorati , ed ameodue fornite di lìnea nera come le squame de' pisci. Avevano già dichiarato gli anatomici , qualmente le appendici ìntegumcntali fosse- ro il deposito della materia cornea inorganica alla superBcie cutanea ; 1' Autore al contrario la ri- conosce per organizzata , crescendo mercè strati sovrapposti , siccome è provato dalla loro rige- nerazione. Quale analoga idea insieme alla struttura de' peli fu da me esposta in apposito Memoria inserita fin dal 1827 nel voi. IV degli Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento , ed accennala in varie opere francesi (1). Le cartilagini furono esaminate dagli anatomici antichi mercè una semplice lente , per cui la loro struttura non rimase bene indagata , perchè non vi videro che nervi , vasi linfatici , e globetti. Le odierne ripo imperfette , e solo a di nostri poteva essere esa- minalo coli" dovuta attenzione. L' Archi 'irn nomino Panarolo col microscopio distinse le arene 36o de' calcoloii io bianche , rosse , ovali , rotonde , friabili , aspre , pungenti. Leeuwenhoek , Lcder- muller , Donne , Vigla , Vogel e Royer , alle di cui classiche ricerche uniforoiasi P autor nostro, se uè sono occupali di proposito. Interessanti si appalesano le diflerenli forme, che (lucgli ha rile- Tuto nei depositi crislalliuuti , e la numerosa lista delle materie accidentalmente rinvenute nella orina. Così Donne ha osservalo il ferro nella orina umana , che manca in quella delle femine cloroliche : ed essa durante la gravidanza contiene meno acido urico e fosfato di calce, che nello slato naturale; quali principii poscia impiegansi dalla natura per la genesi delle ossa del feto. Tutti gli autori con- vengono intorno a' cristalli de' fosfati ammoniaco magnesiaci , ma articolo litigioso si è di sapere quali appartengono al fosfato anzidetto neutro , e quali al basico. Quasi contemporanee alle osservazioni di Leeuwenhoek furono quelle di Bonanni in riguardo al latte , confermandovi i globelti indicati dal primo , ed aggiugne essere questi identici nel latte umano e de' mammiferi , ma variarne la relativa qualità nel latte delle diverse donne. Della Tor" re ne rilevò la rotondità e la pienezza. A' giorni nostri Trevirano Weber Wagner Raspali Donne Turpin Simon Hcnic Nasse Fuchs Quevenne Devergie Romanet sonosi occupati di sidatte indiigini. L' autore considera i globetti del latte come corpicciuoli organizzati , composti di membrana pro- babilmente formala dal cacio , e da un contenuto costituente il burro. Avverte inoltre , qualmente Turpin abbia confuso il germe del pcnicilio glauco ^ che, si sviluppa lanlo nel latte , quanto in ogni altra sostanza organica , od inorganica alterata ; e la sua genesi sembra avvenire nel modo istesso come detta pianta crìltogama si produce nel formaggio e su gli altri alberi. Laonde i suceennati cinque fascicoli della classica opera del Mandi non sono in menoma parie inferiori all' eminente merito microscopico , di che erano forniti ì precedenti , e prego questa R. Accademia di spedirgli una lettera di ringraziamento pel succennalo dono. Stefano delle Csuie. LAVORI SULLE RACCOLTE SaENTIFICHE Osservazioni del sig. Gio.F.G. Hebschel intorno ai cunicoli {lille Piramidi di Gizeb , con riflessioni premessevi dal colonnello Howabd Vtse. Si è preleso che i passaggi inclinati che si ritrovano nella piramide di Gizeh siano serviti id usi astronomici. Ho parlalo di ciò al sig. Gio. Herschel , il quale con la massima gentilezza , ha esaminato la qui annessa tavola , ed ha eseguito parecchi calcoli per chiarire della ipolesi. Gli lo fallo parola di quanto ne dice il sig. Caviglia nella Qixiricrly rci'ictv allusivamente alla stella pillare , come pure della osservazione di quesl' astro , mentre era culminante , fatta in uno de' pas- saggi inclinali della grande Piramide da' signori cap. Jrby e Mangles nella notte del 2 1 mar- zo 1817. Le osservazioni del sig. Caviglia , contenute in una lettera diretta al sig. Hamilton in data de' 2 1 settembre 1818, sono le seguenti : K I passaggi orizzontali nell' interno della grande piramide formano un angolo dì 27° con quelli » in pendio , ma ciò che ha richiamalo la mia attenzione è , che si cessa di vedere la polare nel » punto ove sì termina di scendere per cominciare a salire , ma attualmente la vìa se n' è chiusa a. Il sig. Caviglia potè certamente aver visto della stella da quel passaggio , ma egli non de- «1 rive con chiarezza il modo del sno osservare. E sopraltullo nulla si può dedurne intorno a ciò dall' attuale lunghezza di quel cunicolo , tanto dall' ingresso fin dove comincia il salire , come io qualti 36 1 voglia altro verso per la ragione che , oltre allo stato rovinoso dello esteriore della piramide , il pas- saggio in parola manca nel suo cominciare di 3 1 piede e sei pollici dalla primitiva lunghezza , e proporzionalmente più verso il suo termine. È da credere che la direzione di questo passaggio siasi determinata in rapporto alla posizione della stella la quale doveva esser la polare nel tempo che la piramide venne innalzata , e che V in" 'ero aspetto dell'edifìcio vi abbia avuto relazione ^ intanto per le ragioni altra volta addotte , qualsi- voglia ne sia stato 1' uso , certo non era per lo scopo di farvi osservazioni astronomiche. D'altronde 'a coincidenza della posizione relativa di > del Dragone colla supposta data della piramide , è merile. vole di somma attenzione. Tavola che mostra gli angoli esterni delie piramidi , le inclinazioni e proporzioni de cunicoli , come pure le dimensioni de' sarcofagi trovati nelle none piramidi di Cizeb. FISSAGGI I>'TEBM O cusicotl. SABCOFAGI. Piramidi An jjolo Lunghez- za Altezza Larghezza Altezza sulla Ijase Angolo del- l' edifizio Aliezza Ampiezza pie. poi pie. poi. pie. poi. pie. poi. pie. poi. pie. poi. 1* o la grande 26° 4'' Dìo 10 3 I 3 5 in 49 0 5.» 5o' 3 5 3 D Seconda . . . ì5 55 io4 IO 3 I 3 5 ,11 37 8 52 20 3 0 5 6 1/2 Terza . 16 1 io4 0 3 I 1 I/Q 3 5 1/2 i3 0 5i 0 2 I I D 1 Quarta. 27 0 27 0 3 6 3 3 manca l'ed.^ a scagl. ^ 7 5 7 Quinta. ^7 11 56 q 3 1 1 1/-J 5 5 1/5 a 6 52 i5 3 1 1/2 3 0 Sesta . Jo 0 47. 9 3 1 3 7 (manca rt'd.. a sragl. non ci è sarcofago Settima 53 35 55 3 4 0 3 6 nella base 5i 10 non VI SI rinvenne Oliava. ">1 5 01 0 4 0 5 6 8 9 52 IO non VI SI rinvenne Nona . •i8 0 55 0 ó 1 3 5 2 6 52 IO non VI SI rinvenne grò"-. Li ba«e della grande piramide s'elevava sul livello del Nifo , nel 1837 , di iSJP^-gH.. Li base della seconda s'eleva su quella della grande piramide di 33p'«'2H'-. La base della terza è al di sopra di quella della grande di 4 if''';'""'. Le basi delle tre piramidi al sud della terza sono al di sotto della base di questa di i6F'<- Le basi delle Ire piramidi all'est della grande sembrano essere allo stesso livello di quest'ultima. La seconda è circa 4ooP'«- al sud della grande. La terza è circa 75oP'°' al sud della seconda. Osservazioni del sig. Gio. Eebschzl sui passaggi intemi delle piramidi ili Gizeb. La presente stella polare a dell' orsa minore , non poteva in veiun modo esser vista durante 10 spazio delle l4 ore nel passiggio interno della grande piramide nel tempo di 4ooo anni (a , 46 i6t e ciò per causa della precessione degli equinozii la qnnle ha spostato ciascnna stello dalla post- rione apparente d' allora , per un arco uoo minore di 55° 45' di longitudine , lo che fa cangiiite interamente le relazioni delle costellazioni nella sfera diuroa. l^ supposta dilla della costruzione della pirumìde , essendo di 3123 anni prima di Cristo, ag- giunta alla presente epoca 1 809 , dà 0963 o 4ooo anni , e 1' effetto della precessione sulle longitudin' delle stelle in silTatlo intervallo, arcudo contribuito ad aumentarle della suddetta quantità, ne segue, che il polo celeste al tempo dello ionulzamento della piramide corrispondeva molto prossimamente ad a del Dragone , cioè a dire, 3''5i'i5" all'ovest ora per noi , della stella medesima -, onde la stella » del Dragone era la polare a que' tenipi ; ma siccome questa è molto minore della presente polare, e soltanto di terza grandezza se pure non vogliasi di ordine inferiore , è molto improbabile supporre che potesse esser vista di giorno nel clima di Gizeh , od anche nell'oscuro cunicolo, com' è il passaggio inclinato della grande piramide. D'altronde la latitudine dì Gizeh di 3o°, e la distanza polare di a Dragone di 2°5 1' i5" potevano far vedere l'astro nel suo passaggio inferiore all' altezza di l'j"^', e perciò si sarebbc questo direttamente visto da un osservatore posto nel passaggio inclinato , 1' apertura del quale scoria da un punto sito da dentro alla distanza di 63 piedi sottenderebbe un angolo di 7°;;', e.Goaluente nel fondo, e vicino alla camera sepolcrale diverrebbe un tale angolo di 2°. In breve, ed in chiari ter- mini si può dire che il passaggio nella sua direzione si è costruito direttamente dietro la posizione di > del Dragone nel suo passaggio inferiore nel qual momento , come si è detto , 1' altezza sua suU' orizzonte di Gizeh sarebbe stuta di 27° 9' , trascurando la rifrazione ( circa u' ) che non in- fluisce sul precedente ragionamento. La presente stella polare , a deh' orsa minore , era a quell' e- pocj distante di 3 3° più o meno in arco dal polo d' allora , e nel suo passaggio inferiore pel meri- diano dì Gizeh l' altezza di essa sul!' orizzonte era di circa ^°. Non è possìbile ricavare altre conclu- sioni astronomiche dalla tavola contenente gli angoli e le dimensioni in parola , poiché sebbene questi abbiano direzioni che non sì allontanano per più dì 5 gradì dal polo celeste , troppo diffe- riscono , e v' ha troppa irregolarità da non potervi istituire una discussione. Gli angoli esteriori dell' edificio sono notevolmente identici , ma l' angolo di 52° non sembra collegato con veiun fatto astronomico , e forse è dipeso da proporzioni architettoniche. Calcoli su' cunicoli delle piramidi di Gizeh. l'osiz. di a Dragone pel 1 839 ( ^' ^'^gg'' il catal. della Soc. Astron. ) AR. pel i83o. . . = ó'' 59' 46",6 Declin. pel i83o z=> . . . 65° ii' 26»/ «ffetto della preccs. in 9 anni -f i4 ,6 precess. in 9 anni — 2 36 AR. pel 1839. . .:= 14 o i ,a Declin. pel iSóg = 05 ìi ào =S ridotta in arco. . .= 210° o 18 =: > Precess. in longit. per i anno , epoca 1800 5o",2235o Variazione per 2000 anni fa , onde ottenere un termine medio della precessione per 4000 — o .Olì 886 :)0 ,17464 moltiplicato per — 4ooo Precessione in longit. := — 20069/', 56 = "" ^5° 44' 5j",56 o meglio pel nostro assunto — 55 4> 58 ) ; F' il polo a 4ooo anni h ; » indichi t'»de)Dra- P rappresenti il polo attuale ( V, lav. fig. gone ; p la sua prujczioae sull'cquutorc VvA;^ = 2I0° o' j8'' = «i r^A? = 180 ^ ^ = 5o o 18 = angolo -^ P». Nel triangolo sferico P II P' si conosce V angolo Pni-' = 55 44 58, Pn = P'n= ali' obbliquità dell'eclittica all'epoca inedia di », aooo anni fa , si trovi prima il lato PC e quindi l' angolo P' PII ; Obliquità nell'anno 1800 = 53° 17' 55" Varìuziune per— 2000 anni -|- i 3i Onde viene P 11= P'n ^ 23 29 a6 Soluzione del Iriaogolo sferico n PPl «D.r/i PnP' = «60.27° 5i'»9" . • 9,6698186 Rn. dell' obliquità g,6oo535o acn.i/a PE' =3, IO 44 ^5 9,2703536 tang. 27° 52/ 29'/ . . , 9,723385» COS. obliq , 9,9624319 cot. 64 7 22 ... 9,685»i7i Onde PP' titPn .. ^ P a . . a p n .. P'Pn .. P» F' » . . = 2j 28 5o, l'angolo P'P n .... =64 7 22 = 90 =s3o o 18 Nel triangolo P'P » è dato PP' = 2 1 28 5o = 59 69 42 P» ... =24 5 1 IO = 90 — 8. = 64 7 ^^ L' angolo P' P * . . . =4 7 4°) si cerchi a P« ; = 4 7 4o ootang. laiig. . tang. a' . . 4 7 4o . .21 28 5o . . 21 25 48 24 5i IO a" 2 i5 22 9,9988720 9,5949652 9,6938372 COS. 21 COS. 2 28 5o 25 22 COS. 2 1 25 48 COS.P>» = 2 5 1 1 5 9,9687359 9.9996116 9,9683475 9,9688865 9)99946 IO Questi calcoli , in cui si è tenuto conto di tutta P influenza della variazione secolare della pre- cessione , possono supporsi in fatto di precisione , appieno identici u rìsultamenti che si sarebbero ottenuti dalla osservazione dirAta di un astronomo egiziano a que' tempi. Dal PMlosophical mogazine n°, 162. D. G. Accadivùa delle Scienze di Parigi. Seduta del 7$ marzo l844- ^ Letlurt e eomunieazioni. Il signor Arago richiama l' attenzione dell'Accademia sur un pezzo à\Jlmi-gìnss che era de[>05lo 'iullo scriltojo , il diametro del quale era dì 55 centimetri. Un pezzetto di croun gtass della slessa dimensione è stato ottenuto dal medesimo veirajo , signor Guinand , in modo che bentosto 1' Os- servatorio possederà un cannocchiale più grande di (quello fumoso di Poulkowa , il più grande fra > conosciuti. Le dimensioni del cannocchiale russo sono di i4 poli, di diam. , quello che ora sa- rà costruito ne avrà 20. Il signor Arago soggiunge , che il pezzo di flintgìntt , presentato dal li- S64 gnor Guinand , proviene da un pezzo che aveva on metro di diametro , che questo fabbricante disgraziatamente ha diviso in due , pensando , da ciò che gli era slato detto da qualche ottico , che gli astronomi non desiderassero degli {strumenti di cosi grandi dimensioni. V Institut H", 535 Pag. io5. Il signor Goldschmidt astronomo aggiunto all' osservatorio di Gottinga , invia nuovi elementi rllitlici della cometa di F:iye , i terzi eh' egli ha calcolati : le osservazioni adoperale in questi suoi nuovi calcoli sono de' 3^ novembre , i6 dicembre e i°. Gennaio : Passaggio al perielio , 1 843 , ottobre 17», 5i5ia t. m. di Berlino Moto medio diurno 479'',8425 Ut Log. del semiasse maggiore o^ Sygarji Eccentricità o, 554 1 ' ^5 Long, per 49°44' 57"9 ) cquin. med. Long. Q, 209 26 78)0 geo. i844. Inclinazione 11 21 28 4 Distanza perielia 1,6923773 Disianza afelia 5, 8986733 ' Rivoluzione siderea 2700,884 giorni. L' orbita corrispondente a questi clementi è molto approssimala all'orbita di Giove, a 210° di long. La minima distanza ili queste due orbite giunge cosi a 0,1199 ( essendo presa per unità la distanza media fra la terra ed il sole ). La cometa era in questo punto per l' ultima volta , il 23 dicembre i838 j ma allora la lon- gitudine di Giove non era che di i86°ii', e la distanza della cometa giungeva a 2,254- Da' cal- coi del signor Goldschmidt , ne' quali , è vero , non si è avuto riguardo alle forti perturbazioni che la cometa soffie per parte di Giove , i due corpi non sono mai stati molto vicini in questo luogo durante le ultime dieci rivoluzioni della comein ; nella ultima, la minima loro distanza è stala di 0,64*74 1 '' g>o>io ^i marzo i84i , essendo la long, della cometa 248° 67'. Il signor Scnìllosa scrive da Buenos-Ayrcs , con data de' 3 dicembre 1 843 j che la cometa del «narzo i843 , è stota veduta e osservata a Buenos-Ayres sin dal i» marzo. — Parimenti annunzia (he da sei mesi, la stella liolur Carolimim ha acquistata la grandezza di una stella di 1' classe.— Fa conoscere inseguito talune denominazioni con le quali gl'Indiani designano diverse costellazio- ni. Cosi , gì' Indiani Pampas danno alla via lattea il nume di vecchia stradii dil' ìndiaiiu. Le due stelle * e è del Centauro sono le lirys , Encclys , Piirnmc- tium , etc. Ne' forticella e qualche altro genere , la fessura spontanea comincia alla bocca e segue longitudinalmente insino allo stelo irritabile e contrattile dal quale uno degli individui formato, 0 tulli due qualche volta , si distaccano per divenire degli esseri indipendenti. In talune spe- cie , la separazione spontanea si arresta nello sviluppo , e si formano degli esseri composti , in parte divisi , ma che conservano la loro organica connessione. Essi si sviluppano allora in lun- ghe catene che hanno qualche volta delle diramazioni , oppure sì dilatano per formare un sacco sferico , come il Volmx gtobalor , che si credeva un individuo isolato , di una specie particolare. Si producono de' nuovi gruppi sferici ncll' interno del Volvox che allora si apre per lasciargli sfuggire. Sovente la riproduzione accade per tulli ( bourgcons ) che si sviluppano talvolta nella parte superiore del corpo come nel Clicmma , talvolta nella parte inferiore presso allo stelo o sullo ste- lo medesimo , come nel Yoilicclla. Il nuovo animale si stacca bentosto , e per tutto il tempo che egli nuota liberamente , si vede alla superficie del suo corpo opposta alla sua bocca , un cerchio di piccole ciglia vibratili che spariscono aUorchù il ijciiiculo si è sviluppato. Il signor Martino Barry , che ha fallo numerose ricerche sullo sviluppo dell' ovulo nu' Mam- miferi ha notali de' punti che colpisco no per 1' analogia fra 1' apparenza che presentano le celle dell'uovo, co' globuli degli infusorii al momento della riproduzione. Così si confermerebbe ciò che ha notato il signor Owcn che gli animali sono degli animalculi simiti agli infusori!. La cella è essa sola im organismo completo che si aggrega ad altri per formarne più complicali. Vi è sempre questa difTerenza fra la cella primitiva dalla quale gli animali di un ordine più elevato veggono gra- datamente svilupparsi il loro tessuto a quella de' piccoli iufusorìi in cui questo sviluppo si arresta sin dal primo passo , ed è che presso gli ultimi questo passo è sufficiente per dargli un esistenza così completa come quella degli esseri più complicati. Una cella organica destinata a delle modìlì- ('azioni non ha , come essi , una bocca armata di denti o di lunghi tcnt.iculi , ed uà apparecchio adatto alla riproduzione che dà delle uova fenili , senza parlare del canale alimentatore e degli stomachi , che il signor Ehrenberg crede aver veduti , ma che non sono ammessi da altri natu- ralisti. Allorchi la riproduzione ha luogo per mezzo di uova , la distruzione dell' infusorio l' accom- pagna. Gli oviculi rompono , sfuggendo , i tegumenti addominali , e formano una massa reticola- re che si mischia al fluido fecondatore. Col mezzo di questi diversi modi di riproduzione , il potere della moltiplicazione di questi piccoli esseri , veramente , è immenso. Si è provalo di calcolarlo approssimativamente. Il 14 no- vembre , il signor Ehrenberg divise in quattro sezioni un Pnramecium aurelia, infusorio lungo i;ia ili lìnea , e ne mise i frammenli in 4 vasi di vetro separali. Il ij novembre, i vasi 1 e 4 con- lenevano ciascuno un ptinimecmm isolato , vivente e mollo attivo ; i frammenli de' vasi a e 5 era- no spariti. Il 19 , ciascuno degli infusorii offriva uno strangolamento in mezzo al corpo. Il ao , il n°. 1 conteneva cinque individui formati per divisione spontanea trasversale , ed il n°. 4 otto. Il 3J -e ne conlavano sei nel n°. 1, e diciulto nel n". 4' 'I ^5 erano troppo numerosi perché fosse slato l>ossibilc contarli. Una simile esperienza falla sullo Slylonjrchia mylilus diede analoghi risultamcnti , e sin dal quinto giorno gli individui generali dalle divisioni successive erano io troppo gran numero [ter poter essere contati. 366 Questa estrema molliplicatione degli infusorii e la loro insaziabile voracità , malgrado la loro piccolezza , gli fanno avere una gran parte nell' economia della natura. Come il loro outrimeutD oonsiste nelle particole di materie vegctuli ed animali che entrano in decomposizione , essi contri' buiscono efEcacemeute sia alla purificazione delle acque e dell' atmosfera , sia alla conservazione della quantità di materia organizzata che esiste alla superficie del globo. In fatti al momento ili Cui questa materia dissoluta , sospesa nell" acqua, è in quello stato di cambiamento chimico che prt. cede immediatimenle lu sua decomposizione finale ne' suoi elementi gassosi e per conseguenza li suo passaggio dallo stato organico allo stato inorganica , questi innumerevoli ed invisibili ugenfi della natura sono dappertutto all' opera per impadronirsi delle particole organiche pronte a distiug- gersi e per farle ritornare , assimilandosele , nella corrente della vita animale. In fatti , essi stessi , bentosto divengono la preda d' infusorii d' un ordine più elevato , come i Roti/cri , e d' un gran numero di altri piccoli animali , i quali sono divorati alla loro volta da esseri più potenti , come a dire i pesci ; di sorta che una pastura propria all' alimentazione degli animali della organizzazione la più complicata si trova preparata per una via rapida , a purtire degli estremi limiti della materia organizzata. Cosi è che gli infusori prevengono la dispersione dil- la materia orgaiiizziila già esistente , e vengono in ajulo de' vegetali incaricati di preparare , al- l assimilazione animale , gli elementi della natura inorganica imprimendogli un principio di or^ ganizzazione. V Inslilut N" 536 Pag. 119. Una osservazione di un anielio è stata fatta in fcbbrajo ultimo nel contado di Cork dal sjg. tleonessy , il quale ne ha pubblicata la relazione seguente in un giornale scientifico di Londra. — Fra quattro e cinque ore della sera una debole immagine del sole si fece vedere sul lato verticale J' una massa di nubi della specie disegnata nella nomenclatura d" Howard col nome di cumulo. ^Iratus. A misura che il sole si accostò all'orizzonte , questa immagine divenne più distinta , ed al- lorché l'altezza del sole divenne presso a poco di i5° , ella giunse al suo massimo d' intensità- In questo momento , de' ragyi di luce riflettevano dal/ antelio su gli oggetti circonvicini. 11 suo diametro apparente sembrava essere il medesimo che quello del sole. In un certo istante, apparve circondalo d' una debole frangia de' Colori prismatici. L' arancio ed il rosso erano più distinti ette gli altri colori. Il color grigio della nube impediva di distinguere nettamente la tinta turchina della frangia. Fin da che il sole cominciò a scendere al disotto di i5°, l' antelio divenne meno distin. ■o , e non molto dopo spari interamente. DalC Institttt N°. 538 Pag. i4a. AsTBO!(OuiA. — Il sig. Valz scrive che da' suoi calcoli , l' ultima cometa ( scoperta da Fuye ;i i'arigi ) non sdirebbe altra che quella del 1770 che Giove ci avrebbe rapila nel 1779, e che ora ci renderebbe di nuovo , come aveva fatto nel 1767. Un lai risultamento , egli soggiunge , senza dubbio è molto straordinario , ma non è però meno nell' ordine del possibile ed anche del pro- babile , poiché basta che un corpo celeste sia passato per un punto dello spazio , perchè vi ritor- ni conlinuaraente , insino a che delle perturbazioni estranee non ne avranno cambiato il corso. Co- ^l , un incontro approssimativo avendo avuto luogo fra due astri, si rinnoverà nel corso de' tem- pi , secondo il rapporto delle loro rispcllive rivoluzioni. La cometa del 1770, doveva dunque ri- tornare a incontrare l' orbita di Giove sino a un nuovo concorso de' due corpi. Ora non sì può che mostrare le differenti probabilità d' identità delle due comete , come Burckhardt non ha potuto rhc stabilire la possibilità delle grandi perturbazioni del 1767 e del 1779. Ma è da sperare clic la vicina riapparìzioue nel i85i benché debba accadere in tii costanze mollo sfavorevoli , pelò non potià sfuggirci , e permetterà di unire delle pruovc più sicure alle semplici probabilità presemi. 367 Per determinare V azione di Giove snlla cometa , nella nllima sua rivoluzione , io ho cerca- lo , contìnua il sig. Viilz , In più grande prosiiroitì de' due astri , che è slata nel mese di marzo i84i ; ma la distanza al nodo di 40°) ha (allo si che non (os<:e meno di 0,648. Pertanto , io ho calcolato T effetto che ne risulta sulla rivoluzione , e non ho trovato che un aumento di qual- che giorno intieramente insufficiente , per rispondere ad una {erte perlurbjzione che avesse del tutto cambiata 1' orbila. Bisogna duncgue ricorrere a' ravvicinamenti prossimi al nodo ascendente. Or dunque , basta aumentare la rivoluzione di 1/60 e portarla a 7,56 anni , per ottenere una grande prossimità a Giove nel dicembre iSi5 , nel caso di alterare fortemente 1' orbita anteriore. Ma d.il 1779, in cui l'orbila del 1770 fu intieramente cambiata , l'intervallo è di 36 anni eoo 25° ili più di anomalia, e Burckhardt ha trovato che dopo quest'epoca il nuovo semi-asse maggio- re doveva essere 6,388 , che corrisponderebbe a i6,i45 anni di rivoluzione , non esatta senza dubbio a circa un anno , e 3,18 anni di più essendo necessari a percorrere i 33° d'anomalia. Le due rivoluzioni che si fossero avute così permetterebbero dunque di ammettere che questa po' Ircbb' essere la medesima cometa ; ma era essenziale di verificare se gli altri elementi non fossero contrari ad una simile induzione. Io gli ho dunque calcolati da' medesimi dati usati da Burckhardt , ed ho trovato il nodo asc. 19°, la long, del perielio 39°, l'inclinazione 14". 45'- Senza dub- bio si troverà straordinaria l'analogia che presentano ancora con quelli di questo anno dopo una riduzione alla metà nella rivoluzione ^ mu si può concepire che , secondo le diverse circostanze rispettive del corso de' due astri , le variazioni della rivoluzione possono essere mollo più consi- derevoli che quelle degli -altrì elementi. Pare dunque che 1' identità dell'ultima cometa con quella ilei 1770, presenti sufficiente probabilità, per lo meno insioo a che una nuova apparizione possa deciderne interamente. Oa ciò che precede , Giove pare destinato ad avere una parte mollo interessante nella tra- sformazione delle comete , come si può giudicare dalla cometa del 1770. L' InilUut H". 539 Pag. 143. AsTaoROHiA. — Il sig. Bravais , invi» , in nome suo e del sig. Lottio , una nota sulle varia- zioni d^lla declinazione magnetica, nelle alte latitudini boreali. er la divisione della serie generale in due irruppi parziali. Facendo entrare in linea di conto e 368 a titolo eguale questi tre processi difierenti , prendendo in segaito in ciascun gruppo i medi ora- ri , si sono ottenuti da 60 giorni di osservazione i seguenti risultamenti u : Epoca del massimo di Deci. Deci. Ore Mezzodt .,h a S 4 Giorni di calma N. 10° 32», 8 O 34, a 33,9 03 Giorni perturbati N. 10° 54',a 0 35,9 37.7 38,5 37,5 Epoca del minimo di Deci, Deci. Ore Giorni di calma Mezzanotte N. io°'j4',4 0 ik 24,2 a 23,5 3 23,9 4 24,4 Giorni perturbati N. 10° i4',7 0 12,6 12,6 .5,8 16,1 R L'influenza media di queste perturbazioni magnelicbe, che sin'ora si sono qualificale cume perturbazioni irregolari , o ticciiìenlali è dunque di aumentare l' ampiezza della Tiiriuzione diurna nel rapporto di lo',^ , a 26', 9 , o più semplicemenle nel rapporto di 2 a 5 ; e ciò che è molto notevole , è , che queste pertuibuzioni lasciano quasi fìsse 1' epoche del massimo e del minimo della declinazione. Tultavolta si noterà che ne' giorni perturbati il massimo accade circa un' ora e ra> zzo più tardi. Dieci o quindici giorni di osservazione bastano per mettere questi risultumcnti in evidenza, e negli otto mesi durante i quali le nostre osservazioni hanno continualo regolarmente notte e gior- no la medesima legge non si è giammai smentita. V Institut No. 539 Pag. 143. Società' Astronomica ni Lonoka. Nella seduta del io novembre i843, la società ha ricevuto dal sig. W. R. Ddwes una comunicazione sopra le divisioni dell' anello esteriore del pianeta Sa- turno , di cui noi diremo T oggetto in poche parole. Le piove dell' esistenza nell' anello esterio- re di Saturno d' una divisione in due o in un più gran numero d' anelli concentrici , sono ancora del carattere il più contraddittorio. Taluni osservatori hanno affermato ch'eglino avevano di tempo in tempo scorta questa divisione, e fra essi bisogna citare Short , il celebre costruttore de' telescopi a riflessione , il sig. Quetelet di Brusselles , ed il cajntanoKaler, che , nella memoria su questo soggetto inserita nel tomo IV , parte 2* , delle memorie della Società astronomica , ha discusso a lungo la materia ed ha dato con ogni particolarità le sue proprie osservazioni. Le prove relative all' altro aspello della quistione , quan- tunque d'un carattere negativo, sono sempre parate al sig. Dawcs tnlmentc concludenti ch'egli è slato durante molto tempo nell' incredulità relntivamente all' esistenza d' una divisione ed è quo- 369 sta circostanza che lo determina a far conoscere una osserrazione recente d' una specie particolare e soddisfucente. Settembre 7 , i843. Osscrv.itorio del sig. Lasscll a Slarfield , presso Liverpool. La giornata era slata nuvolosa ed cslremamcnle calda , il massimo del tcrmomciro si era elevato a 76° F. malgra- do gli sforai che si ciano falli per abbassinie la temperatura (forse con copiosi innaffiamenti per le strade ? ). La sera il cielo era nebbioso e {;li astri pallidi. Verso le g ore il sig. Lassell diresse il suo riflettore oeutoniano di 9 piedi e 9 pollici d' apertura , montalo equatorialmente , verso Sa- turno , con un ingrandimento di loo volte e fu meravigli;ito dell' aspetto perfellamente definito • he gli presentava allora il pianeta. Do))0 aver applicato come oeulare una lente acromatica (che era l'oggettivo del microscopio ) il quale produceva un iogiandimento di 45o volle, il sig. Lassell si mise ad esaminare il pianeta durante qualche minuto. Il sig. Dawcs c^sendosi allora situato per osser- vare nel telescopio , il sig. Lassell lo piegò di esaminare aitcntamculc le estremità dell' anello e di dirgli s' egli non vi osservava niente di notevole. Dopo aver aggiustalo con tutta la precisio- ne desiderabile il fuoco dell' islrumenlo , il sig. Dawes rimarcò ben tosto che l' anello esterio- re era diviso in due, cioè che si accordava pel fellamente con l' impressione provata immediatamen- te dal sig. Lassell. Durante quakhe minuto il primo di questi osservatori esaminò con allcnzìo- ne quest' oggetto interessante e potè gioire a diversi intervalli , per taluni secondi , del più bel colpo d' occhio che Saturno gli avesse mai presiDialo. Gli orli del pianeta cimuo vivi e bea defi- niti con un ingiaiidimeiilo di 4^o volte e la divisione primaria dell' anello molto nera e scorta mol- 'o nettamente luti' ali' intorno del lato meridionale. Allorché si osservava nella maniera la più soddisfacente , una linea nera si scorgeva distintamente sull' anello esteriore. Non solo il sig. Uawes La potuto convincersi con soddisfazione della sua esistenza , ma egli ha avuto il tempo , durante il corso delle sue migliori osservazioni , di valutarne con precisione la lar^luzza compa- rativamente a quella della divisione che scoigesi d' ordinario. Il rapporto loro gli è sembrato esser quello di uno a tre , ma il sig. Lassell ha stimato eh' essa divisione doveva elevarsi appena ad un terza. Ciò che vi è di certo, è che essa è situata un poco e.Ucriormente al mezzo dell'anello esterno, ed è più larga sul grand' asse , ciò che, sotto questo rapporto, la rende simile esattamente alla divisione primaria. Essa era egualmente visibife J«' iliic lordi lielt anello. Per acquistare un' altra prova si è saggialo un altro oculare. tJn tubo oculare doppio dell'in- grandimento di 400 volle ha presentato una eQieaeia che si accostava il più a quella della lente \ lullavolla quest' ultima forniva una impressione d" una nettezza e di una luce eguale , con un ac- crescimento di cinquanta volle nel suo potere. Con 400 j 1" divisione secondaria era percettibile durante le migliori osservazioni del pianeta , ma alcun potere inferiore non permetteva di vederla , quantunque si potessero scorgere d'una maniera ammirabilmente distinta i tratti ordinarli di Saturno. Un tubo oculare doppio della forza cfreltiva di 4S0 volte è stato anche applicato maio questo momen- to lo slato dell' atmosfera si è deteriorato e quantunque si abbia avuto qualche momento di limpi- deZ2a , 1' osservazione non ha punto valuta quella fatta con la lente acromatica. Né il sig. Lassell , né il sig. Dawes non hanno potuto scorgere traccia d'altre suddivisioni néll' anello. La tinta scura del bordo interpo dell' anello iuteriore era molto manifesta , ma veruna linea oscura non ha potuto essere supposta in quel luogo. Secondo la descrizione che il sig. Dawes da di questa magnifica osservazione telescopica di Saturno si vede eh' essa presenta la più grande similitudine con quella descritta dal capitano E.ater nella fig. 3 della tavola della sua memoria , eccetto che nella sua l.ivola V anello esteriore è mollo più largo proporzionatamente e dippiù che la sUa suddivisione taglia in due 1' anello esteriore. Non- dimeno l'anello e oggi scorto sotto una più grande obliquità che nel i8i5 , ed è il suo lato »«t- lentrionale che si presenta all' osservatore. 47 t impossibile di non esprimere il dispiacere che il pianeta non sia sfato come in quell'epoca ad un'altezza presso a poco di 60°, in luogo di i4° sol.imente, e che l'atmosfera dell' Inghilterra sia cosi raramente in uno stalo proprio a giustiCcare la possanza e la perfezione degli strumenti di cui gli osservalori possono disporre. Comparando fra loro le diverse osservazioni e scoperte che si sono fatte sinora al polo au- ttrale si trova cLe il suolo che gcneralracute lo costituisce è vulcanico. Infatti Balleny vide il fumo e- levarsi dalla sommità d'un isola ch'egli discopri per 66° S. e per i64'' E. Questa terra, die' egli, è evidentemente vulcanica come lo prova la specie di pietra o piuttosto di lava che se ne è riporta- ta. Il 12 gennaio i84i il cap. Ross mise piede a terra sopra un'isola vulcanica situala per 71", 56' S. e i68°47' Est. Egli osservò per 77",3-i' S., e 164", 4°' ^' "" vulcano in eruzione e più lungi un altro vulcano estinto. Nella nuova Georgia il cap. Bellinghausen , riconobbe per 52'',i8'S. e i5'. O. un'isola vulcanica la cui cima dava fuori del fumo. Nella nuova Shetland, \"\so]a Dcception olTre un cratere perfettamente caratterizzato. Il piccolo scoglio Bridgeman esala continuamente del fumo denso , dice il sig. Durville. La nuova isola scoperta dal cap, Ross nelle sue ultime campagne per 64°, la' S. e 59°, 9' 0. è di origine vulcanica. Essa offre un cratere perfettamente formato ed elevato di 106; m. al disopra dui mare. Tulio ne prova dunque che il polo australe è travagliato dalla possente azione de' vulcani. Questo fatto è interessante perchè può dare la spiegazione del fe- nomeno de' trasporti di ghiacci flulluunli , che arrivano in molto più grande quantità dal polo A. che dal polo B. In fatti al polo B. il suolo è primitivo e di più si osserva che verso il N. de' nu- merosi e Viisli fiumi versano annualmente nel mare un volume d' acqua enorme , che deve tende- re a distaccare e trascinare i ghiacci , mentre che al polo A. tutto è ghiaccio e lo spostamento dì questi ghiacci è così più raro che verso il polo 6. , ma allorché questa dislocazione accade occasionata dagli agenti sotterranei costantemente in attività in colai parte del globo essa dev' essere energica in guisa che de' vasti spazi di mare possono trovarsi a talune epoche interamente liberi e ciò so- prattutto al sorgere di qualche nuovo vulcano, per chiudersi in seguito durante degli anni e forse de' secoli. tJn giornale di Strasburgo riferisce che da qualche tempo un fenomeno di fosforescenza si os- serva nella parie del fiume di JU che si estende dal ponte del corvo sino al macello dcs grandes tottcherirs. Sono delle fiammelle d' una luce abbagliante che si sprigionano dall' acqua e la solcano talvolta rome de' lampi j parrebbe di vedere delle forti scintille elettriche. L' Instilut N". 542 Pag. 171. Fisica. — Sulla determinazione delle altezze mediante il punto di ebollizione deli acqua ; del sig. I. D. FoRBEs. Nel tomo XV. degli Atti della società reale di Edimburgo ( i843 , p. 409) il sig. Forbes pre- sentò sotto un punto di vista novello ed importante il vantaggio che si otterrebbe sostituendo 1' u«o del termometro e dell' acqua bollente all' applicazione del barometro nella valutazione delle altezze. Avendo il sig. Forbes determinalo 1' altezza barometrica ed il punto di ehuilizìone dell' acqua a diverse elevazioni , volle egli empiricamente paragonare i risullamcnti di queste osservazioni. Ei projetiò mercè linee le altezze b iromelriche e le osservazioni termometriche corrispondenti , pren- dendo le une per ascisse le altre per ordinate , ed in tal modo ottenne una cuiva simile ad una logaritmica , sembrando essere in progressione geometrica i numeri del baromelro , mentre che 1* temperature variavano in progressione aritmetica. Proiettando in seguito le altezze de' luoghi dello 371 oijcryazioni dedollc dalle pressioni barometriche , senza la correziooe per la temperal'jra , in ter- mini corrispondenti oi punti di ebullizlonc dell' acqua, il sig. Forbes ottenne una linea sensibilmen- tf retta , ciò che prova che la temperatura del punto di ebulliiione varia in progressione aritmetica colla elevuiione. Un gnido di Fahrenheit corrisponde a 549,5 piedi inglesi, \a\ quanto dire a 3oi,5 metri per ciuscun grado centigrado. Il Ciilcolo dell' altezza di un punto riducesi per tal guisa ad una semplice operazione di arit- metica , e non abbisogna né dei luguritmi né di veruna specie di tavole. Il sig. Deluc ha dato , nel lomo li. delle sue Modificazioni dell' atmosfera , una formola di- rettamente dedotta duU' esperienza e che stabilisce una ragiime tra 1' altezza dui barometro e '1 pun- jo di cbullizioue dell' acqua. Il sig. Forbes ha da siffatta formola ricavato la relazione la quale dovrebbe esistere tra V altezza di un luogo e la temperatura a cui nel luogo stesso entrerebbe l'acqua in ebullizione. Tale calcolo gli ha dato 544)7 l'"'^' '"gl'osi per un grado di Fahrenheit ( 298,87 metri per i" centigrado ). Siffatto rapporto è , come vedesi , poco diverso da quello a cui il fisico inglese era stalo condotto dalle sue proprie esperienze. La semplificazione introdotta nel calcolo dal sig. Forbes non snrebbe mica il sol vantaggio ihe oitcrrebbesi sosliluendo la osservazione del punto di ebullizione dell'acqua a quella del barometro nella stima delle altezie. Tutti coloro che hanno avuto occasione di salire con un barometro sopri un luogo elevalo sanno quanto sia soggetto a spostarsi questo strumento , e quante precauzioni e cure desso esigga nel trasportarsi. Tiitlaviu 1' adoprarsi dell' acqua bollente alla misura delle altezze presenta qualche inconveniente ; si è nell' obbligo di tener conio di leggerissime variazioni di teni- peratura nell' acqua che bolle ; ora è noto quanto la natura del vase che contiene l' acqua possa influire sul punto di ebullizione ; le curiose esperienze del sig. Marcet han dimostrato che un» folla di circostanze accessorie abbiano soventi volte 1' effetto stesso : infine la menoma impurità neir acqua potrebbe forse nuocere alla osservazione , allorché trattasi di cotanto lievi differenze di temperatura quanto quelle che sarebbe necessario di mettere in computo nella valutazione deli» altezze mediante la ebuUizione dell' acqua. fBiòl. un. iS^S). Fisica — Dficrizione di un nuoio fotometro dei signor Whejtstoss. — L' istrumeoto che pro- pone il signor Wboatstone , è fondato sulla permanenza delle impressioni luminose sul nerv.> ottico. Un piccolo specchio convesso ( come una palla di vetro di i/3 di pollice di diametro , e sta- gnata nell' interno ), situato fra due lumi, di cui sì voglia conoscere l' intensità relativa, rifletlerà delle immagini brillanti di tali lumi , che differiranno di splendore secondo la loro propria inten- sità. Mettendo l' istrumenlo ad una convenevole dislonza da ciascuno di essi lumi , si otterrebbe, all' ingrosso , un giudizio di questa intensità. Ma si dia un movimento di va e viene allo specchio, e si avranno due linee luminose parallele, a i/io di pollice circa d'intervallo; poi si trasporti lo specchio in differenti punti della retta che congiunge i due lumi ; vale a dire, si cambi la distan- za relativa di quesli dalla specchio e si otterranno due lince perfettamente eguali di splendore. Quindi il valore comparativo de' lumi si dedurrà dal quadrato delle distanze. Tale è l'esattezza di questo metodo che essa facilmente fa apprezzare una differenza di un pollice o due su parecclii piedi. V Institut N°. 55o Pag. 63. Della compensazione barometrica del pendolo del signor BoBi.\sos. — Sia dalla riunione della As- (OcinzioDe a Manchester , il signor Bessel fece , riguardo al perfezionamento dell' orologio astrono- inico, una comunicazione , che Ira le altre buone cose racchiudeva la proposta di stabilire una com- pensaaione per ì cambiamenti nel molo prodotti dalla densità variabile dell'atmosfera. Lo sviluppo * 37« di questa idea comparve in appresso nelle Àstrnnombche ftachrirhlcn, n°. 4^5 , ed all' epoca della suddella riunione. Il signor Stevolly nolo , che il signor Robinson aveva non sol proposta , ma bens) applicata lai compensazione giii da circa la anni. » Io non sarei rilornnto sii' mici nieloili , dice il signor Robinson, se non avessi credulo che » essi possidono su quelli del celebre aslionomo di Koenigsberg , taluni vantaggi che debbono as- » sicurargli la preferenza nella pmlica. Il Durante mollo tempo si è considerato come un fatto certo che il moto dì un pendolo su- M bisse delle vari.izioni a motivo della densità dell' aria , per lo meno in quanto ne risultasse una » diminuzione ncll' ureo di oscillazione e nella gravitò. Le ricerche di Kaler sulla lunghezza del )i pendolo a secondi , sono lulte aflelle da queslo errore , che è stato scoverlo dal Bessel nel cor- i> so di simili ricerche , e dalle quali , facendo uso di sfere di diverso peso speciDco , egli ha ri- » cavato essere troppo debole la correzione ammessa. Sin dal iSaS , e senza avere alcuna cogni- » zioue de' lavori intrapresi dal signor Bessel , io mi era assicuralo della realtà del medesimo fnt- >i to , paragonando il moto del mio orologio de' passaggi , con le indicazioni barometriche , ed » il colonnello Sibine ne fornì una pruova definitiva , nel 1829 , facendo oscillare il pendolo in 11 un apparecchio in cui egli avea fatto il vuoto. Il valore di questa correzione , lungi dall' esse- » re sensibile , col pendolo del mio orologio de' passaggi (che pesa 2i lib. , e presenta una ben » piccola superficie) , è di o",36 per un pollice di cambiamento nell'altezza del mercurio nel >i barometro. In questo caso è ben facile di trovare il rimedio. Se si attacca un barometro al pen- u dolo , il suo abbassamento trasporta un cilindro di mercurio da un punto prossimo all' asse di n movimento , ad una più glande distanza da questo ; così dunque si può aumentare il tempo di u una oscillazione di tanto quanto ella decresce in conseguenza della minor densità dell' aria. Si- » tuando 1' orologio nel vuoto , come propone il signor Bessel , e come lo ha fatto da parecchi » anni il sig. Gio. South , 1' efletlo della resistenza può essere determinalo esnllamenle , e può )i scegliersi il diametro del tubo che produrrà più esattamente la compensazione. Ciò non è una sem- )i plice speculazione della mente , poiché la cosa è siala verificata dall' esperienza. Il diametro che 11 io ho scello per i miei tubi (0,1 pollici) , si accosta assai presso a' risultati rigorosi. Neil' au- » tuono del 1842 , un iibbassamenlo di l'jG , non ha prodotto verun cambiamento apprezzabile » nell' estensione dcU' arco oscillatorio. Allora però la temperatura , era presso che stazionaria ; » ma ad onta del suo rambi:imento nell' intervallo di tempo scorso ila questa osservazione al mo- li mento ch'io p-irlii d' Arraagh , Parco ha oscillato tra 1° 36', e 1" Sg'. Prima che fossero ap- » plicati i tubi all' istcssa epoca, i limiti erano , 1° 4'') '° 5i'. I cambiamenti nell'orologio del 11 signor Bessel , benché stabilito da un' artista di i" ordine, il signor Kessels, sono ancor più con- 11 siderevoli poiché si estendono da 1° 25', a 1° 09', eccesso dovuto in parte , probabilmente , IP ;igli inverni più rigorosi dell' Alemagna. Da ciò che io ho potuto vedere dell' apparecchio col y vuoto , impiegato da' sign. Sabine e South , io non posso desistere dall' esprimere i miei vo- li li, perchè si lenti l'esperienza di montare nel vuoto, in modo permanente, un pendolo perle 11 strumento de' passaggi. Un simile orologio presenterebbe parecchi vanlaggi , oltre del non es- » sere affetto da' cambiamenti nella pressione atmosferica. i> V Jnstitttl N". 53a Pag. 86. Bapporlo delta cnmmrssione incaricata dello sliulin delle onde, del signor Scott Russel. — Do- po 1' ultimo rapporto la commissione ha ridotti lutti i risullamenti ottenuti sotto una forma più si- «lemalica e più completa , che quando gli ha presentati allorché ha fatto conoscere le sue prime ricerche. Ed ha trovato che la disposizione adottala avea fallo sparire una quantità di contraddi- liooi apparenti tu' fenomeni che presentano i flutti , mostrando che fra questi fenomeni , quelli 373 dapprim» verificali , erano atlualmenle il risultulo di condizioni Psseniialnienic dlslinlc le une dulie altre , e che esistono degli ordini d' onde sin' ora confusi , ma che differiscono , come è stalo dioioslruto , per origine , per natura e per le fusi successive del loro essere. Quelli diversi ordini sono stali esaminali stparulamenle , e se ne sono deltrminate le propriclù caralttiisliche , regi- strali i fenomeni che rappresentano , ed è slato proposto di classific.vii nel seguente sistema. Ordi/ii : onde di traslazione , dì oscillazione ; onde capillari ; onde corpuscolari. Caratteri : solitarie ; raggruppate. Specie : positive o negative , stazionarie o progressive. Varietà : libere ; forzale ; di cui i diversi esempi sono : onde di resistenza , di marea , di suono aereo , di scolo dolce , di vento , di gonfiamento dell' oceano , dentate , zefirielie , di suoni acquatici. I fenomeni che presentano (jucsti diversi ordini sono stali esaminati , Ionio nel lor modo di generazione , che nelle leggi del loro movimento, forma, natura delle forze per mezzo delle quali sono trasmesse, durala e modo come ha luogo la loro ultima estinzione j e sotto questi diversi punti essi difTcriscono essenzialmente gli uni dagli altri. Queste diverse proprietà sono spiegate nel rapporto con degli esempi. Nel primo ordine la ropldilà dipende soltanto dalla profondila e dal- l' altezza ; nel secondo , solo dalla lunghezza , ed è perfettamente indipendente dalla profondità e dall' altezza ; nel terzo caso la rapidità è costante , come parimenti nel quarto. Nel primo ancora, la natura del movimento di ciascuna parlicclla individuale d' acqua , durante l' onda di trasmissio- ne , è tale che le particelle descrivendo un semi-cerchio od una semi-ellisse , poi ritornino in riposo , essendo Irasporlulc sino al fondo tulle le pailicclle dì acqua secondo una eguale estensio- ne. Nel secondo caso non vi è traslazione permanente , ma una serie continua di rivoluzioni , in un ordine di cerchi completi , o piuttosto secondo una spirale , e queste rivoluzioni non si estcn- 1ÌMI10 a grandi profondità al disotto della superficie. Nel terzo caso , le perturbazioni delle parli- i elle nuli si estendono più profondamente dell' estensione delle forre capillari provocale djllu per- turbazione della pellicola suporlicìale alla faccia del liq>iido. In/ine , nel quarto caso , i moti- iiienli delle particelle non sono seusìbìli che per l'organo dell'udito. Memoria sul magnetismo terrestre del signor iS'orr. — In questa memoria che fa seguilo a quel- la Iella io una precedente seduta , 1' autore nega 1' esistenza de' poli magnetici. La posizione de" pumi di più grande intensità (detti comuMcineiite poli) nelle calaniilc , non è per lui che la con- seguenza della conligurazionc. Con una calamita globulare , secondo le sue esperienze , la massima intensilà trovasi a circa ^5° , e che i poli magnetici della terra non erano ancora stali trovati. 11 magnetismo terrestre essendo considerato come efletlo dì correnti elettriche , che ti muovono alla superficie della terra, debb' essere affetto dalle irregolarità di questa , d'onde nascono le ano- malie che desso presenta. Il signor Noti contesta la validità degli argomenlì co' quali si dimostra die la terra è uno sferoide schiacciato. Egli dice , che delle calamite globulari liberamente sospe- se , per la loro reciproca attrazione girerebbero le une intorno alle altre e definitivamente , che alla dottrina della gravitazione universale debba sostituirsi quella del magnetismo universale. V Instuut N°. 53i Pag. 87. Memoria suK abbassamento apparente e la iliminuzione (Ielle ncque del Baltico , e l' elevazione iklk coste nella Scamlinavia , del maggiore L. BBJstistt. — Durante un suo recente viaggio a Moclholm, l'autore ha avuta la occasione di vedere e di sentire parecchie cose, rapporto al man- . .-imenlo dell' acqua nel Baltico , del quale egli ha acquistala una pruova individuale nel porlo di Traicmunde il 4 maggio , per un subitaneo abbassamento dell'acciua di questo porto, abbassamento i Ile è accaduto molto rapidamente per un gran trailo di mare. Il battello a vapore che avrebbe do- \ Ito lasciar Travemunde il 18 , fu ritenuto per tal motivo iasioo al 31. 374 È noto , che sebbene non vi siano maree nel Baltico , questo ha delle variazioni periodiche di profondità ; ma 1' acqua é calata , 1' ultima stute , a un grado molto al disotto delle variazioni or- dinarie , ed il fatto è slato comunicalo all' Accademia delle Scienze di Sluckholm dui signor Ber- zelius. Questo obbiissamcnto o diminuzione delle ucijue , era già sensibile ncU'cstale del i843 , e d.i qiiest' epoca il Baltico non è ancora rilurnuto ni suo antico livello medio ; al contrario si è an- nua abbassalo , ed oia non è probabile che raggiunga l'altezza cui esso giungeva nel i84>. In questo tempo non è avvenuto vcrun cangiamento percettibile nelle acque del mare del Nord , e le genti poco abituate allo studio de' fenomeni della natura , si domandano che sia divenuto delle ac- que del Baltico. La risposta si trova probabilmente già fatta nel fenomeno simultaneo apparente che oCTrono le coste della Svezia ; di cui P elevazione a gradi è stata dimostrata in un modo soddisfa- cente da moltlplici osservazioni. Delle più recenti osservazioni tenderebbero , pertanto, a far sup- porre che qiicsia elevazione non procede con un molo fìsso e regolare, ma , se lice esprimersi in tal guisa , per accessi , a de' periodi indeterminati , in una scala molto più considerevole che non ii era dapprima supposto. Nella medesima seduta in cui il signor Berzelius ha cercato di attirare 1' attenzione dell' Acca- demia delle Scienze di Stockholm , sulla diminuzione delle acque del Baltico , un ufEziale che è stato impiegato sulla costa Sud-Ovest della Svezia nello Shargoard di Bohulan , al Nord di Gotten- biirg , ha comunicata una nota nella quale egli ha fornito la pruova della ultima elevazione di que- sta parte della costa, in cui stabilisce che nell'estate del i843 , de' pescatori gli hanno additalo , presso Mallstrom a Orousl , degli scogli che da prima non si erano giammai veduti al disopra delle acque. L" elevazione delle coste della Svezia presenta un contrasto notevole con 1' immobilità della contigua costa della Norvegia , che fin dove si estendono ancora le osservazioni . non ha sinora subito alcun cangiamento , sin da' tempi storici , benché de' depositi di conchiglie marine ln>v:iti • ille coste della Norvegia , a delle aUezze molto superiori al livello attuale del mare , dimostrino che questo paese debba essere slato anticamente sommerso. Del resto de' documenti più precisi non t« -deranno ad essere raccolti su questo interessante soggetto, dappoiché il governo Norvegio ha no- minata una commissione per fare delle ricerche a tal uopo, e de' saggi e controlli presi in differenti p mli della costa , serviranno di dati e di elementi alla discussione. Per ora la penisola Scandina- 'j presenta un fenomeno straordinario ; il lato occidentale o norvegio resta stazionario , mentre che r orientale e meridionale , o svedese si eleva con una rapidità tale che , come ha dimostrato l'autore , è ancor più considerabile di quanto si era supposto. Dopo di questa comunicazione , il signor Langbcrg { di Cristania ) prende la parola eonfcr- macdu i fatti rapportali dal maggior Beamish riguardo all' immobilità delle coste della Norvegia sin da' tempi storici , o almeno fin dove I' osservazione ha potuto approssimarsi , e relalivamenie a' primi lavori die a tal oggetto sonosi intrapresi ad istigazione del Prof. Kailow e della Società Fisiologica di Cristiania. Il signor Lyell fa notare che se fosse possibile dimostrare , che la natura del movimento di ascensione e di abbassamento del suolo della Scandinavia ha luogo irregolarmente , e talvolta con estrema rapidità , si allontanerebbero cosi un buon numero di difficoltà che si sono frapposte nel- la spiegazione di questi fenomeni per l' ipolesi di un movimento alla superficie. Egli rimembra il casolare sotterrato ( da lui descritto nelle Trans. Filoso!. ) scoperto a Sodertelgc presso Stockholm, ed al disopra del quale si osservano de' deposili regolari di ^4 P'^di di spessezza che racchiudo- no delle conchiglie d' acqua dolce pari a quelle che trovansi attualmente nelle acque salmastre del Baltica. La posizione di questo casolare non può spiegarsi che supponendo la Scandinavia già po- polala sin da 5,o 6ooo anni , e supponendo al movimento del terreno un andamento più rapido di quello che in questi ultimi secoli si è verificalo ne' dintorni di Slcekliolm, 37$ Il signor Hopkins opinei che i camblamenli nel livello icbllvo del mare e tltl Iciieno, possa- no derivare , sia da taluni movimenti incerti o convulsivi , come di treniuoti , si:< du qualche cau- sa [liù rpgulare , tale che un cambiamento nella temperatura del globo. Egli crede che la tempe- ratura esterna debba essere stata assai più bassa durante il periodo glaciale , che nell' epoca attua- le , o <|iiesla diOtrenza e tro]ipo importante perchè si |X)Ssa spreg.ire da '[u^ilunquc caiobiajuen- lo nella configurazione della superficie. Oyni cambiamento considerevole di temperatura alla super- ficie nlTetterebbe egualmente l'interno fino ad un dato punto , non già molto profondamente situa- to , ma tanto, che, in caso di posteriore aumento di temperatura , la cagione dell' espansione e del- l'elevazione della superficie variasse, secondo il potere conduttore delle rocce, ne' differenti punti del terreno sottoposti all' influenza del fenomeDO. V Jnstitttt N». 533 Pag. 9^. Su i ftnomeni geologici ne dintorni della città di Cork, del signor Je^MAOS. — In molle parti della costa delle contee di Cork e di Watcrford , vi sono pruove evidenti che il terreno è raan- ciito ; dappoiché sulla spiaggia con la bassa marea si trovano delle p:iludi con molla toj ba , o dell; foreste sepolte , e di più si vede che le acipie lavano enormi tronchi di albero che ancora si veggono situati sul lido , e al disotto delle acrpie di poco fondo. Fra tali alberi la c|uercia , la betulla ed il nocciuolo abbondano maggiormente. Z,' Instilut N°. 533 Pag. g.T. Una lettera , comunicata in una delle sue ultime sedute alla Società Reale di Londra, fj men- zione di una notevole apparizione. 11 cip. Eardey Wilmot , di ritorno dal Capo di Buona Speran- za , osservò nelle acque del mare una macchia larga e luminosa. I limiti di questa macchia, per- tanto , erano ben diOìniti. I.a superficie delle acque era rischiarata in tal modo , che in mezzo alle tenebre notturne polevasi leggere distintamente. Il capitano soggiunge eh' es>i fecero vela così in mezzo a questo insolito chiarore , per circa quattro ore. Avendo raccolto dell' acqua di mare in quel punto ( 10° di lat. nord: la longitudine non è data), conservandola con molta cura, si è spe- dita al signor Faraday , per farla analizzare. Questo chimico ha fjtto un rapporto all'uopo, di cui ecco il riassunto. — Quest'acqua conteneva mollo solfato d'idrogeno, e di più una piccola qiiaa- tìtà di materia solida, contenente il 5o per 100 di zolfo; l'altia metà era di natura organica. Sen- za alcun dubbio (picst' acqua presentava una notevole niodilicazioue nella sua ordinaria composi- zione ; il signor Faraday non ha potuto scoprirvi veruna forma organica particolare ; ma la pre- senza della materia animale , il zolfo , e l'idrogeno solfurato si combinano a far supporre che questa acqua era ricca di animali o d' ìofusorìi. V Insiitut H". 533 Pag. 96. CoiMiCA. — Preparazione dclF acido carbonico , del li-ossido e del protossido d" azoto allo stato solido , per A. Natterer , a Vienna ( Journal if Erdnuinn , Marzo iS44 , p. 375 ). — Si è a buon dritto rimproverato a Thìilorirr d'aver fabbricato il suo apparato di ghisa , duvccchè avreb- be dovuto fabbricarlo di ferro battuto per prevenire gli accidenii , che si son dovuti deplorare. Ora si può intieramente fare di meno dell' appuralo di Thillorier , giacché Natterer di Vienna ha avu- to la felice idea di far servire il serbatoio d' un fucile ad aria da apparato condensatore , per con- ilurvi r acido carbonico prima in islalo liquido , poi in istato solido , pel passaggio del corpo li- quido allo stato primitivo di gas. Con questo metodo tanto semplice , il cui uso non prcscnla ve- run pericolo, non solo oltiensi una quantità molto più considerabile d'acido carbonico solido, ma gli cfTetli in tal guisa prodotti sono per quel ne sembra , molto più energici. Cosi Natterer annun- zia esser giunto ad ottenere allo stalo solido il biossido ed il protossido ,d' azoto , gas che ave- %an finora resistito all'azione dell'apparato di Thillorier. Natterer promette di dar tra non mollo 376 più minulì parlicolari so questo argomento. Per ora si limila a far notare che mentre il gas aci- do carbonico si solidifica sotto una pressione di 36 atmosfere, il protossido esige una pressione di circi So atmosfere per divenir solido. Della canfora come prodotto della reazione MI' acido nitrico sul succino , per O. DoEreios. ( An" njlen der Clicmie uud Pliurmacic , eie. Marzo i844 )• — Du lungo tempo si è notalo che nella preparazione i allunga il liquido proveniente dalla putrefazione della fibrina, 57T « on due volle il suo Tolume d' acqaa , ti riscalda il liquido e vi si oggiange delV acido solforico 1 n Irggiero eccesso. L' albumina prccìpilata si separa con la fcllrazionc , ed il liquore chiaro si dislilla 6no a melù del suo volume. Si neutralizza il prodotto distillato con carbonato di piombo t SI svapora lu soluzione : il butirato di piombo subilo se ne separa allo sialo di un olio denso, che col raflìeddu mento si concreta, e dal quale si estrac : l'acido bulirico co' mezzi conosciuti. La fibrina sembra anche trasformarsi io questo medesimo corpo per l'azione della calce pò- lassiala ad elcvota temperie di calore, ed a i88°svolgesi allora dell'ammoniaca, non che altri pro- dalli volatili , mentrechè si ha per residuo un sale di potassa che Wurtz crede aver riconosciuto per butirato ; almeno questo sale svolgeva , per 1' azione dell' acido fosforico sciropposo , un aci- do grasso volatile , che presentava tutte le proprietà dell' acido bulirico : tuttavia l' Autore non ha ancora comprovato coU' analisi questa identità. Una comunicazione particolare di Wurtz ci ha fallo anche conoscere, che trattando lo zuc- chero con la calce pctassiatu , otticnsi una piccola quantità d' uo acido grasso volatile , avente tul- t' i caratteri dell' acido bulirico.. E probabile che quesi' acido si formi in moltissime analoghe circostanze , e che è il prodotto della ossidazione d' un gran numero di malerìe organiche , come lo è frequentemente 1' acido ace- tico o 1' acido ossalico. ( Rci'uc scienii/trjiie , Agosto 1 844 )• FoTocttAFM. — Uh nuovo metodo per la preparazione delle carte fotografiche è stato testé pub» blicelo da Robert Hiint , già molto conosciuto nel mondo scientifico per le numerose indagini sulle proprietà chimiche della luce solare. — Ecco 1' estratto d' una lettera diretta al Giornale Tit» Aihcneum , in cui Hunt stesso dà la descrizione di questo metodo. » Facendo talune ricerche per determinare l' influenza de' raggi solari sulla precipitazione , tono Malo condotto a scoprire un nuovo agente fotografico che può essere adoperato nella prepar»- aìone della carta , con una faciltà che non presenta veruno altro metodo , anche il più sensibile. Tiitt' i metodi fotografici finora conosciuti suOìcientemente sensibili per la fissazione delle immagini della ramerà oscura richieggono le più precise e dilicatc manipolazioni , per conseguente coloro che non sono abituati alle minuzie delle ricerche sperimentali veggon frequentemente fallire le loro sperienze. I particolari seguenti basleran per pruovare la semplicità della nuova scoperta. Si lava prima della buona carta da lettere in una soluzione composta come qui appresso ; soluzione satu- rata d' acido succinico , dramme i : mucilLigine di gomm' arabica dramma mezza : acqua dram- ma I 1/1. Allorché si é seccata la carta si lava di nuovo con una soluzione di i dramma di ni- trato di argento per un' oncia d' acqua stillala. Si fa seccare la carta nell' oscurità , ed allora « buona per adoperarsi : può conservarsi in un portafogli e farne (|ualunque uso ; è d' un bianco (chielto , e conserva il color suo , ciò che é di grandissimo vantaggio. La carta cosi preparata dee rimaner nella Camera oscura per un tempo che varia a norma della quantità della luce sola- re , da a ad 8 minuti ', ([uanlnnque io talvolta sia stato così fortunato da ottener 1' eflTetto che de- siderava in tempo mollo minore. Allorché si toglie la carta dalla camera , non è ancor percetti- bile veruna impressione. È allor mestieri mescolar i dramma d'ima soluzione saturata di solfalo Ji ferro e a o 3 dramme di mucillagine di gomm' arabica. Si passa rapidamente e leggermeol* sulla superficie della carta una spazzola larga e piatta saturata di questa soluzione. Dopo alcuni se- condi veggonsi apparire le immagini , ed in pochi istanti meravigliosamente producesi un disegno fotografico nrgath'O. Deesi lavare la soluzione di ferro subito che l' efi'etto sembra esser giunto al massimo d" intensità sua , e ciò deesi semplicemente eseguire con una spugna gentile ed acqua pura. L' immagine rimane cosi imbevnta d' acqua per qualche tempo : la si fissa in maniera per- manente lavandola coli' ammoniaca , e ciò che sarebbe anche meglio , con una soluzione d' ipo- 48 378 •ol6lo di soda , badondo peraltro inseguito di lavar htne I.1 caria , t di non fnrvi rimoDer vt- iligio di sale. I viinljggi clie h:\ il nuovo inelodo su lulti gli altri finora conosciuti , panni sieno iocontrastabili. La carta si prepara più semplicemente e può conservarsi quanto si vuole; non ha biiogno di consecutiva preparazione prima di esser introdotta nella camera oscura , ed i mezzi d' elfener quindi l' immagine son parimenti semplici e richicggon materie che si possono avere d« per ogni dove. Impaziente di render pubblica la conoscenza del nuovo metodo , ne' belli giorn' che abbiamo , non ho punto ancor pensato a perfezionare i particolari delle manipolazioni neces- inrie per la produzion de' ritraiti. Mi basta per ora il dire che le prime sperienze da me fatte han cortisposlo con la buona riuscita delle operazioni. Un esame minuzioso mi ha pruovalo che ì raggi the operano questo cambiamento chimico son di quelli che altrove ho dimostrato essere compiu- lamente indipendenti dalla luce e dal calore solare. Propongo in conseguenza di distinguer questo metodo con un nome di applicazione piuttosto generale che particolare : io lo chiamerò energia- tipo ». — ( Institat , n" 54» , 26 giugno i844_;. — Sorgente nnturnle di gas idrogeno. Presso il forte Gratiot , negli Slnli-Uniti , trovasi- una ver» sorgente abbondantissima di gas idrogeno. Un operaio era occupato a scavare un pozzo , « diegià era giunto od una profondità di ii5 piedi , quando in un tratto senti im romor sordo di coreoglio nel fondo dello scavo , ed immediatamente ne usci una colonna di gas con violenza , • •'innalzò fino all'altezza di 70 piedi , trasportando con essa de' frammenti di pietra e di argilla della erossezza d' un uovo di colombo : durante questo tempo faceva sentire un romore simile a quello che accompagna 1' uscita del vapore dal camino d' una caldaia ad alta pressione. Questo h- comeno dorò con una violenza continuala per 36 ore , dopo le quali sembrò rallentarsi alquanto. Allora il proprietario del suolo colse 1' occasione favorevole , ed adattò all' apertura una canna preveduta di chiave , o£En di saggiare il gas e di raccoglierne delle convenienti quantità. — Que. tto gas produce nel bruciare una viva luce leggermente colorala in azzurro. Fuori dubbio non è altro che gas idrogeno. Non ha odore e spegne istantaneamente i corpi in combusMone. Dobbia- mo al sig. Luogotenente Marcy la relazione di questo fallo , di cui egli è stato testimonio di vi- sta. — (Imlìiut , n°. 546, 12 gius"" >844.^' Dimorfismo dello lolfo. I signori Marcband e Scheerec hanno istituito degli esperimenti intorno •Ile proprietà fisiche dello zolfo nelle diverse condizioni. Delio zolfo oltenuto per la cristallizzazione del solfato di carbonio , in cinque spe- rimenti trovarono ^)049 Di zolfo naturale a,o66 Dello zolfo che liquefatto in sei sperimenti si è trovalo che diveniva giallo . . . a,o43 Trovarono pure che la grav. spec. del solfo bruno eradi i ,99 , ma durante il suo cangiamento in giallo, divenne a,o5. Essi hanno determinato le quantità di calorico nel suo cangiamento di densità e trovarono essere i,35 per cent, lo che s'accorda mollo bene con la grav. spec. trovata. Riconobbero che la grav. spec. dello zolfo molle era ijgSg. Ciò nasce dal divenire duro lo idfo a 1,98 e divenuto giallo, la densità è a,o4i. Trovarono che il calore sperifioo dello lolfo bruno Ha a quello di color giallo come r, 0:1 1:1. Stabilirono il grado della solidificazione dello zolfo a ni, 5 C. e durante questa la tempera- tara s' elevò a I iS". WoUker ha riconosciulo in difTerenti casi di dimorfismo , che la temperatura che si richìcdt par It fusione varia per le differenti condizioni delle «oHanze adoperate. 379 Blarchand e Bunsrn (rovarono il punto di fusione dello lolfo bruno essere II3* C. e del giallo ii3° C. (Journal {Ui- PruLlische Cliemie , xxix. S. 139 — i56 ; und xxv. S. SgS-— SqS ) Il ' acetato di toda contiene nove atomi d acqua. H. Aiithon ha ottcnulo nello stagione estiva parecchi acelali di soda in betti cristalli appuntali •on una soluzione avuta dalla doppia di'composizionc di'll' ucetalo di piombo e solfato di soda, e questa soluzione era tuttavia dilula. Egli ha trovalo esaniinandu la proporzione dell' ac((ua di cri- stallizzazione contenuta in questo sale , che la medesima tra di t^^XiO per cent, quantità assai maggiore delle altre trovate in altri esperimenti ; il sale io parola era slato previamente ben sec- cato esponendolo all' aria. Nel convertire io atomi qnesla porzione di acqua , si vedrà la compo- tizione di questo acetato nel seguente quadro Un atomo di soda 3i,3 '9i>6 Un atomo di acido acetico 5r,o 3 1,14 Nove utoiui d' acqua 81,0 l\^-fio i63,3 110 Onde , secondo quest'analisi , si riconosce un acetato di soda contenente una volta e mezto di più d' acqua di cristallizzazione the l'acetato comune, il quale contiene sei atomi d'acqua 0 3$ per cent. Plùl. Miig. n*. l4'^. Della soluiililà delt acido arsenioso nell' acido nitrico. Parecchi chimici hanno preteso che 1' acido arsenioso si disciolga pronlamcnte nell' aciilo al- lungato , cnmc ni'ir acido idruclorito senza esser convertilo in acido arsenico j d' altronde M. B. Rose stabilisce nella sua chimica analitica k che l' acido nitrico discioglie una piccola quanlìli d' acido arsenioso , senza convertirlo , benché riscaldato, in acido arsenico j ciò essendo proprietà ci^cUisiva dell' acijua regia ». Quest'asserzione è vera , purché l' acido non si riscalda fino all' ebol- lizione , ma fa d' uopo correggerla per le temperature più alte. M. Buchncr mescolò 4i6 gr.inl d'acido vitreo arsenioso , con circa 4(> grani d'acido nitrico di gruv. spec. i,23o. La soluzìoD* non si fece perfettamente, né s'ottenne l'ossido nitrico. La miscela fu quindi riscaldala in un matraccio , l' ossido nitrico se ne sviluppò , si formò il vapor rosso , e la soluzione si formò prontamente. Fa d' uopo per ciò dedurre che una parte di acido arsenioso , è perfellamcnle so- lubile in dieci parli di acido nitrico bollente con i,a3o di grav. spec. Sarebbe d' altrond« inesatto dire che 1' acido arsenioso non sia ossigenalo in questo caso ; lo sviluppo de' vapori nitrosi prova il contrario. L' autore trovò costantemente che col raffreddamento , una porzione dell' acido arsenioso veniva precipitalo dalla soluzione in uno stato polveroso , e che la solu- »ione conteneva l' acido arsenioso , senza che 1' arsenico si fosse formato. E d' altronde fuor di dubbio che l' acido arsenioso si scioglie in più gran quantità , e più prontamente nell' acido idroclorico che in qualsivoglia altro arido, probabilmente per la formazione del clorido d' arseni- uta questa composizione. In vista di molti delicati e difficili esperimenti , fondati sulla diretta (ooibustionc dell' idrogeno , i cui errori sono poco imporlaniì nelle presenti circostanze : si può •uerire con molla piulj.ibilità i-lie P acqua è formata du una parie d' idrogeno ed otio di ossì- ou , e die questi due nunieii iiileri , mollo semplici , esprimono la vera proporzione nella quaU questi due clemenli si combinano per formar l'acqua. » Come i corpi si presentano continuamente agli occhi del chimico in forma di molecole , • qtiindi ha per iscopo di stabilire il peso delle molecole di ciascuna sostanza , si vede bene , cb« la semplicità di tali relazioni non è alTare da poco. In falli trovatosi che ciascuna molecola d'acqua risulta di una molecola d' idrogeno ed otto d' ossigeno , questi numeri semplici possono mandarti a memoria facilmente senza pericolo di scordarli. » Onde , una molecola d' idrogeno pesa i , una molecola di ossigeno pesa 8 , ed una mole- cola d' acqua pesa g. » Composizione delC acido carbonico. L' acido carbonico viene contìnuamente prodotto dogli animali e decomposto dalle piante. Questa composizione merita alla stia volta , parlicolars al- lenzione. ■a Degli sperimenti fondali sulla diretta combustione del diamante , e conversione di questo in acido carbonico , m' hanno provato che quesl' acido risulta da sei parti di carbone in peso , e di i6 parli di ossìgeno parimente in peso. » Quindi si è nel caso di rappresentare l'acido carbonico come formato da una molecola di «arbone che pesi come 6 , e di due molecole di ossigeno che pesino come 16 , che formano quin- di ona molecola di acido carbonico che pesi 11. s Onde l' acido carbonico , simile all' acqua , è rappresentato da numeri molto semplici. > Composizione deli' ammonio. Dalle ultime esperienze è risultalo che anche l'ammonio risulh di parti , le cui relazioni sì possono esprimere con numeri interi semplici , cioè a dire 3 parti d'idrogeno , e i4 d'azoto , o meglio, una molecola di ammonio risulta di una molecola d'idro- ■eoo che pesi 3 , e dì una di azoto che pesi 14. » Così la natura a meglio mostrarci il suo potere , lavora nelle sostanze organizzate sopra ■a piccol numero di elementi combinati fra loro nelle più semplici proporzioni. 1 L'intero sistema atomico del fisiologo s'aggira sopra questi quattro numeri, 1,6,7,8. 1 è la molecola dell' idrogeno 6 è quella del carbonio , ■} o due volle 7 , quella dell' axolo 8 quella dell' ossigeno Ove il cbimieo voglia riferire questi numeri ai nomi corrispondenti , l'ossigeno 1" idrogeno ee. ■en saranno più de' nomi attratti. È di queste sostanze che egli vede sempre I' esistenza , è dell* loro molecole ch'egli tempre parla, e per luì la parola idrogeno importa una molecola che pesa- I , la parola carbone una molecola che pesa 6 , e la parola ossìgeno una molecola che pesa 8 • ( Kttai de Slatique chimìque des «Irei organisés i84?. ) Phil. itag. r^a. 58l Ottica. — Azione della tuee gialla per la pruiJiiziane ilrl color verde delle pìnnle : azione dilhi lut indaco per la produzione iW loro moi'imcnli ; esperìmenli sopra t/uesto soggetto : del signor D. P. CjKDKBK (di Nova ToickJ. Gli cspciimcnli , clic lia eseguili il sig. Gardner , ronfcrmano il fililo , oggi ben coiniiror»- lo , ihe i diversi roggi dello spellro godono di difTerenli propiiclii nella loro azione sui vegciubili : • tervono specialmente u dimostrare i raggi che fanno il color verde delle piante , essere afTatlo differenti da quei che producono i movimenti verso la luce ; essendo il color verde prodollo «o prallutto da' raggi gialli , meiilre che il niovinienlo è cagionalo diilla luce indaco. Dopo aver ricordalo che le esperienze del De Caiidolle , dell' Huinbold , e di allri , àn di- mostralo , che la luce sia necessaria per la produzione della cloroiìila , il signor Gardoer indica la disposizioni che ha adollale nelle sue sperieiize. Un eliostato rifletteva un raggio di sole in un tubo quadrangolare che attraversava lo sporleU lo dell' impusla. Questo tubo chiuso nella sua estremità interna conteneva un prisma equilatera- Ic di fllnt'glass , situato verlicalmenle , e la luce refralla entrava nella camera per una apertura praticala in uno de' lati del tubo : lulta la parto de' raggi luminosi , che non avea traversalo il prisma era arrestato mediante un diaframma. Le osservazioni furono falle nella Virginia , durante Dna stagione notevolmente bella , dal 6 luglio al i°. ottobre i843. Le piante adoperale erano di •eraenta di navoni , rape , senape , piselli , fave e piante di solano nero e virginiano , e pian- laginc maggiore e minore , ec. ; ma il signor Gardner impiegò tosto quasi esclusivamente do' s» minuti di navoni , le quali piante danno i migliori risullamenli. Eijli li seminava nelle scatole a •cunipartiinenli , od in grasie , e le lasciava venire nella oscur^à , fino a che le piante fo>seru giunte all' altezza di I poi. ad un I 5/4 p- inglesi. Esse piante erano in quel tempo esposte all'azione ile' raggi solari alla distanza di i5 piedi 'uglesi dal prisma ; ciascuno scumpartìmenlo della scatola non riceveva che i raggi colorati di una ■ola specie e conleneva circa un centinajo di piante. Il signor Gardner ha sempre trovalo che il color verde era il più manifesto nella porzione , della scatola esposta ai raggi gialli ; Ire quadri ne' quali si trovano indicate le intensità di color* acquisiate sotlo la influenza de'dìfTcrenti raggi , sono destinali a iliinnsirar (pieslo fallo. La pro- duzione della clorohlla non si manifesta , anche nelle circostanze più favorevoli , che dopo una esposizione assai protraila delle piante alla Iure. Lo spazio di linipo più corto che sia bastalo [ler inverdire un seminato di navoni esposto al centro del fascio giallo è stalo di due ore : ma face- va sovente bisogno di sei ore e più. Il color verde ollenulo dalla esposizione delle piante alla lu- 4e è mollo persistente : un soggiorno di setlantadue ore nella oscurità non basta per alterarlo , in un seminato di navoni. Le piante campestri possono alle volle conservare il loro colore nella oscurità durante Ire settimane , ma finiscono con ingiallirsi. A£Gn di comparare l' azione de' difTerenli raggi luminosi , il signor Gardner osservò il tempo necessario alle piante contenute ne' differenti scompartimenti per ottenere una tinta di verde deter- minata. Per lo scomparlimenlo giallo trovò bisognare tre ore e mezzo ; per lo color rancio qual. Ir' ore e mezzo ; pel verde sei ore. A capo di diciassette ore e mezzo , il seminato esposto a' rag- gi turchini avea acquistala una tinta di verde , che non fu estimata che della metà di quella eh» era stata presa per punto paragone. L' azione rolorante adunque si deve ai raggi chimici , ai calorifici , o ai raggi luminosi del- lo spettro? Non si può attribuire ai raggi chimici ( titonici di Drapcr ) ; perciocché se si rischia- rino delle piante sparale coi roggi solari che abbian traversata una soluzione di bicromato di po- iana lanlo cooceotrata da assorbire ludi i raggi chimici , queste piante iaverdiscooo io molla 382 breve tempo. Rrppure i raggi calorifici eupiiiinno 1' azione colorante , perciocché il massima di Cilorc de' raggi i quali passano n Irnvciso un prisma di flinljjlnss non corrisponde col massi- mo d'azione sulle piante sparute. Si deve adunque aromellcre che la clorofìtiu è prodotta dal me- deumo agente luminoso , consideralo siccome distinto dagli altri agenti conosciuti che si trovino Ile' raggi solari. Se si esponga allo spettro solare un seminalo di navoni posto in una scatola senza scompor- timonli si osserva che le piante piegansi verso un'asse comune: quelle che sono esposte ai rag- gi rossi , ranci , gialli e verdi s' inchinano verso il colore indaco , nionlre che le piante rischia: rate da raggi violetti si muovono incontro questi. Allora quando si prolunghi abbastanza lo espe- rimcoto , il seminato prende 1' apparenza d' un campo di biade allettale da due venti opposti. L'asse comune verso il quale si piegano le piante è la linea che siegue il raggio indaco di Fraunhofer partendo dal prisma al seminato. Le piante che si trovano nella luce indaco s' iiulilnano diretta- mente verso il punto del prisma , donde si parte verso a loro la luce : quelle che sono rischiarale dal rosso , nr.mcio ec. , non sì dirigono direttamente veiso il prisma : s' inchinano diagonahnent« dalla parte dille piante rischiarale dal raggio indaco. SlfTatta inclinazione laterale diminuisce a mi- tura che le piante sono più ravvicinate all' asse : di lai che quelli che sono esposti al turchino ed al violetto , son poco deviate dalla linea seguila dai raggi che le rischiarano. Il signor Gardner conchiuse da questo esperimento e da altri che la forza la quale produce ■ 1 movimento si trovi nel raggio indaco. La quaulilà di luce necessaria per produrre l'inclinazio- ne è debolissima, ed il fenomeno sembra si poco dipendere dalla intensità della luce che sembra che si abbia molto poco a guadagnare , concentrando i raggi al di là d'un certo segno. È in tulli i colori del prisma una forza sullicienle a produrre il movimento. Per silTulli esperimenti sulla ten- denza de' Vegetali verso la luce , le piante cresciute nella oscurità sono preferibili alle piante ver- di j dappoiché sono molto più sensibili. I movimenti sono poco notevoli nelle piante che sono state esposte alquanti giorni alla luce , e cessano probabilmente nelle parli legnose. Il movimento e dovuto ad una azione sul fusto ; perchè aveva costantemente luogo dopo lolW via le foglie ; ciò che sembra ancora più curioso è che le piante compiutamente allettale si rad- drizzano allorché si ripongono nella oscurità. Questo fatto si osserva meglio quando non si avrà esposto il seminalo ai raggi diretti del sole. Sembra adunque che 1' azione della luce che produca il movimento è transitorio ; e che questo movimento non è accompagnalo da cambiamento perrau- □ente nella struttura della pianta. Qui si presenta di nuovo la quislione di sapere se 1' azione motrice è dovuta ai raggi chimici e ninnici J , ovvero ai laggi calorifici , o da ultimo ai ragyi luminosi dello spetlro. La proprietà del bicromato di potassa d'arrestare i raggi chimici serve anche qui a provare che questi raggi non sono quelli che producono il movimento. Il signor Gardner dimostra rosi ((ucsto fallo arro- ilando i raggi chimici conlrnuli nel fascio indaco mediante un truogolo di vetro che racchiude del pi'rsolfocianuro di ferro. L'azione motrice non può essere attribuita ai raggi calorifici , perciocchi è più intensa nella parie dello spettro che presenta il minimo di calore. Inoltre i raggi lunari possono anche senza condensamento produrre un movimento conside- revole in una o due ore ; questo risultaraenlo sembra concludente ; perciocché non si è mai po- tuto scovrire il minimo calore ne' raggi della luna. Se adunque la presenza del calorico ti può estimare col lermoscDpio , e quella de' raggi chimici coi composti d' argento , il movimento dell» piaule verso la luce deesi atliibiiire all'azione de' raggi luminosi propriamente detti. £ un inlimo rapporto tra i roggi che danno origine alla clorofilla , quelli che producono la scomposizione dell' acido carbonico , e lo ipctlro luminoso. In filli si è veduto che nel fascio giallo ai ha sopraltulto la produzione del color verde delle piante. Il signor Draper vi ripone i4 38S massimo grado d'o/Junc quanto a scomposizione dell'arido c:irbonico : ed il signor Vi'. Hcischel • Fraunhofer eziandio in questo stesso ripongono il massimo grado di luce. Non solamente il ma*-' •imo efletlo di quelle tre azioni si trova noi medesimo luogo dello spettro , ma la loro intensità Taria ancora proporzionulamenle ne' diflercnti spazi colorali. Ciò pruova clic il coloramento verde delle piante e la scomposizione dello acido carbonico sono cagionati dal medesimo agente impon- derabile , che è quello il quale produce la visione : siffatti fenomeni non hanno rapporto alcuno eoi c.imbiamenti prodotti sulla lamina di Daguerre , i quali son cagiunali da azione chimica pro- priamente detta. Se i risullamenti ottenuti dal signor Cardner son confermali da nuove sperienze, ofirono del- le conseguenze numerose ed importanti alla fisiologia vegetale. Sembrano essere in contraddizion* colla teoria emessa dal de Candolle sui movimenti delle piante verso la luce , perchè i raggi di eolore indaco che producono questo efletto non sembrano godere della proprietà di scomporre l'a- cido carbonico e di produrre la legnina. Ed ecco tra le altre una ingegnosa idea, la quale siegu* da' fatti da lui osservati. Si è veduto che il movimento delle piante verso la luce è uovuto al- l'azione del colore indaco , e che de' raggi d' una debolissima intensità fossero capaci a produrr* lai fenomeno. Il turchino dell'atmosfera essendo intensissimo riguardo alla luce del sole, non ti potrebbe egli dure che il color del cielo determinasse , fino ad un certo segno , lo accrescimento v«rticale de' fusti ? (DaW Jnslilut S\ 543 J G. A. P. Cuinuro di oro. Un novello cianuro d'oro è stalo descritto dal sig.Caryy in una delle ultime tornala della società chimica di Londra. Il solo cianuro d' oro conosciuto tìnora conteneva 3 cfpiivaU-nli di •ianogeno per ■ di oro , il nuovo cianuro é rappresentato da oro 200 , per 36 di cianogeno. Cuti può esser ccnsiderato come un prolocianuro. Si ottiene scomponendo il protocloruro d' oro col cianuro di potassio in soluzione ■, si forma un precipitato abbondante giallo pallido , che è ridi> disciollo dal cianuro alcalino. A questa soluzione si aggiunge dell' acido idroclorìco in eccesso , • li fa bollire il tutto. La polvere gi^illa che non larda a comparire e raccolta lavata e disseccata a dolce Calore \ è insolubile nell' acquavite , nel!' alcool e nell' etere : facilmente solubile nell' ammo- oiaca ed in una soluzione di cianuro di potassio. Giunta ad una certa temperatura , sprigiona del «ianogeno , e l' oro deposita nello stato metallico. È indecomponibile dall' acido idroclorìco o ni- trico in ebollizione , o dalla soluzione di cloro : 1' acqua regia all' opposto opera la sua (compoti- liooe , lentamente a freddo , rapidamente alla temperie della ebollizione. (Daleinstìtut n. 538. J G, A. P. Il signor tenente Rewbold h comunicato recentemente alla società Beale di Londra delle osser> iasioni sulla temperatura delle sorgenti, de' pozzi e dei fiumi dell' India , non che del mare e della >.te terre situate sotto i tropici. L'autore fa notare sulle prime che finora non si posseggono che righi dati sulla temperie e composizione chimica delle sorgenti e de' fiumi dell'India e dell' Egit- lo, non meno che sulle loro geologiche e geografiche relazioni. Egli ha fatto su tal soggetto gran ■tamero di osservazioni le quali saranno interessantissime per la idrografia dell' India e per tutta 'atte di ricerche fisiche. Esse si estendono , a regolari intervalli , da Alessandria a Mallacca , o •lai 5i°. i3' di latitudine nord a ì°. i4' dall'equatore e tra il meridiano del 37°. e loS". di lon- 584 (iiudine orientale, lo generale , nelle basse latitudini la (emperatura delle sorgenti e de' poni i più profondi è un pò più elevata della temperatura dell' aria , benché siavi qualche eccezione , spe- ciulmrnte nella vicinanza di una cateua di colline elevate , donde scaturiscono delle sorgenti ter- mali , le quali hanno la loro origine ad una considerevole elevazione sopra il piano in cni appa- jono. Le sorgeuti saline e solforose godono di teinpcraluia più elevata di quella di acqua pur». S' incontrano delle volte sorgenti saline e fredde a poca distanza dalle sorgenti termali e d' acqua dolce. Il sig. Ncwbold altiibuisce questo fatto alla loro origine, che sarebbe dilTerente nella serie degli strati , donde esse procedono , e che giungerebbero da diverse profondità , a traverso questi •Irati stessi. I pozzi e quelli specialmente che offrono una piccola superficie , acquistano un accre- fcimenlo artificiale di temperatura delle sorgenti , de' fiumi , e di quelli massimamente che scorrono •u Itilo di sabbia , è soggetta a divari sotto l' influeuza dell' atmosfera , e 1' acqua della superfici» ne' pozzi profondi partecipa di queste vicissitudini per una profondità che varia secondo la traspa- renza dell' acqua , la estensione della superficie , il grado d' esposizione e la purità del cielo. Neil' acqua limaciiosa , la superficie è riscaldata od una temperatura elevata ; ma alla profondità di uno o due piedi si riscalda meno che 1' acqua limpida da' l'aggi solari. La pubblicaiione del lavoro del sig. Newbold deve essere desiderata da coloro che fanno studio di fisica terrestre. e DaW Jnslilut n'. 5/^ì J G. A. P. Le ultime ricerche del sig. Forbcs , fatte collo scopo di sparger qualche lume sulle condì, «ioni d' esistenza degli esseri organizzati a diverse profondità nelle acque del mare , 1' àn condotto ■ riiullamenti importanti sì per riguardo alla Zoologia , che alla Geologia. Siffatte indagini consiste- rono principalmente in molliplici scandagliamenti praticati nel eanale della Manica e nello Arcipe- Ugo. Il naturalista inglese è giunto a questa prima conclusione , che i vegetali e gli animali de' mare , sono distribuiti , secondo le specie nelle diverse profondità delle acque , avendo ciascuno animale un posto a se proprio e che sarà sempre io slesso per la specie medesima. Il numero delle specie diminuisce nella ragione della profondità , o segno tale che venendo in conoscen» della fauna e della flora d' un luogo , si potrebbe dedurre da ciò la profonditi delle acque in qut- »to luogo. Non s' incontra più alcuna pianta al di sotto di 200 metri , ed ogni traccia di vita ani- male sembra mancare alla profondità di 55o raelri. 11 geologo dovrà tener conto di questa circo- iianza nel dare la spiegazione della origine di alcuni strati sprovvisti di fossili. La natura del fondo del mare influisce sulle condizioni di esistenza degli esseri organizzali , che vi si incontrano ; ' gres sono in generale sprovvisti di fossili. Siccome ciascuno animale non può vivere che io un» località « se appropriala , gli animali marini , i quali , come il Petloncolo , vivono in grandi truppe, dopo aver vissuto alcun tempo nel tale o tal altro luogo , possono finire dileguandosi compiutamen- te , se la natura del terreno si cangi : dove, in vece , un altra generazione affatto differente, verri • fare sua stanza. Cosiffatto fenomeno spiega le allernalive degli strati fossiliferi nella medesima località. Altra importante scoverta fatta dal signor Forbos è , che i Molluschi emigrano. Ciò avvien» «iaodio per certe specie che sembrano il più fissamente attaccarsi alla terra. Questa emigrazione •vviene per lo trasporto delle uova allorché queste sono raggruppale insieme e nuotano sull' oceano di piaggia in piaggia. Ma colali uova non avranno sviluppamenlo che allorquando incontrano la Iona che e propria alla loro specie. (■ VaW Itutilut n". 516 J G. A. P. 385 Fisiologia akiiule. — Osscrvaiionl crìtiche sopra la teorica de' fenomeni chimi» delta respirazione ^ del sig. Gay-Lussac. Dopo aver rammenlate le due teoriche chimiche della respirazioue che anno finora corso nella scienza , il sig. Gay Liissac imprende la disamina del lavoro del sig. Magtius, il ({uale ha per isco- po di dare un nuovo sostegno a ijucUa teorica, la quale consiste in ammcllcre che l'acido carbonico si forma in tutta V estensione della circolazione. Perciò il sig. Magnus ha in prima cercato provare che il sangue umano venoso contiene acido carbonico. A tal fine egli ha fatto traversare il sangue da una concnle dMdrogeno, il quale dopo essere stalo disseccato, trasmetteva l'acido carbonico, di cui si era caricato , alla potassa ncll' apparecchio a palle del sig. Liebig. Ecco i risultati otte- nuli da lui nelle sperienze , ciascuna delle quali è durata sei ore. Sangue umano venusu Arido Carbonico 0. per 100 di sangue Acido carbonico 1°. 66 8 57,8 6i,8 10,6 12,8 22,1 « 100 100 100 24,8 21,4 55,2 Dopo 24 ore non avendo il sangue ancora odore alcuno. Sangue umano venoso Acido carbonico Per 100 di sangue Acido carbonico 66,8 57,8 "2,9 « 23,9 34,0 A 100 100 100 a 37,^ 40,0 54,0 Sostituendo all' idrogeno V aria , l'ossigeno o l'azoto, i risultamenti sono restati i medesimi. Sa~ rebbe stato d' uopo reiterare le slesse spierii'nze sul sangue arterioso , e il non farlo era lasciare una lacuna nel lavoro. Vero è che il sig. Magnus ha sottomesso il sangue al vólo fallo colla ma- vhina pneumatica , ed ha ottenuto in questo modo de' risultati più o meno identici. Nella teorica del sig. Magnus si ammette che nell' alto della respirazione I' ossìgeno dell aria è assorbito dal Sangue arterioso nel polmone; che in seguilo è trascinato nella corrente della circola, zione ; che in tpiesto tragitto e per il segreto lavoro de' Capillari una certa quantità sen combina parte 49 386 col carbonio per formare l' acido carbonico che resta in Jissoluzianc nel sangue , parte con l' idro- geno per formare 1' acqtia. Il sangue cosi pregno d' acido carbonico È mutato in sangue venoso , arriva nel polmone dove abbandona all' aria il suo acido carbonico , riprende invece f ossigeno , è cambiato in sangue arterioso ed incomincia una nuova rivoluzione. Cosi il sig. Magnus deve principalmente provare : l° , che il sangue venoso deve contenere diir acido carbonico , e nel caso che il sangue arterioso pur ne contenesse , ne dovrebbe conte- nere più di questo. 2°. Che la differenza delle quantità d' acido carbonico dall' uno all' altro san- gue deve soddisfare alle condizioni della respirazione. 3°. Che la quantità d' ossigeno assorbita nel polmone dal sangue ailcricso e abbandonala in seguito nel cammino della circolazione, deve egual- mente soddisfare alla produzione dell' acido carbonico ed a quella dell' acqua , che accompagna sempre I' atto della respirazione. 4°- Che il sangue venoso deve contenere dell'azoto , ed ancor più che il sangue arlciioso , in caso che pur questo ne contenesse. Il sig. Gay-Lussac riesamina ciascun punto della teorica del sig. Magnus, e ne fa la critica con ijurlla profondità di sapere che si mostra in tutt' i suoi studi. Cosi in prima esaminandosi le quan- tità relative de' gas in ciascuna specie di sangue , bentosto vi si scovrono contr.tdizioni manifeste. E di fatto si rileva che loo parti in volume di sangue arterioso hanno prodotto 6,4967 d' acido carbonico , ed il sangue venoso non ne avrebbe fornito che 5,5o4i , mentre le quantità relative dell' acido in ciascun sangue dovrebbero essere evidentemente in senso contrario. Onde per questo capo le sperienze del sig. Magnus sono certamente incompiute, e non possono fornire alcun sostegno alU sua nuova teorica della respirazione. La stessa dilhcolta che evvi [>er I' acido carbonico si presenta in quanto all' azoto. Il sangue arterioso contiene in efTelto più della metà di azoto che il sangne venoso , menlrechè dovrebbe contenerne la metà di meno, avendo il sig. Despretz provato che il volume di eso giunge appros- simativamente al quarto di quello dell'acido carbonico. I fatti sarebbero dunque ancora qui formai* mente in opposizione colla teorica. Solamente le proporzioni dell' ossigeno si trovano in un senso favorevole per ogni specie di sangue , perchè 100 parti di sangue arterioso ne han dato 2,4'78 , e il sangue venoso 1,1703. Ciò non ostante il sig. Gay-Lussac discute questi numeri e pensa che non si può accordar loro un yran valore, poii he siffatti risultati ottenuti per l'ossigeno sono stabiliti su taluni numeri cavati dalla ilclerminazione dell' acido carbonico. Indi il medesimo critico si pone a spiegare l'idea che si debbe formare dalla riunione dell'os- sigeno col sangue. In effetti questa riunione ha essa luogo in virtù dell'afiSniti che producono le com- Ijinazioui , ovvero semplicemente in virtù dì quella che presiede alle dissoluzioni. Il sig. Gay-Lus- sac , come anche il sig. Magnus , ragiona nella ipolesi d' una semplice dissoluzione , perchè i ijis che intervengono ne' fenomeni della respirazione sieno assorbiti dal sangue o se ne sprigioni- no . non obbediscono che ad una semplice forza di dissoluzione seconda le regole stabilite dal Dalion. Il sig. Gay-Lussac fa in seguito un' applicazione de' principi che ha sviluppati , e noi lo seguiamo eoo piacere in questa esalta valutazione de' fatti. Secondo le sperienze del sig. Bourgery , un uomo adulto respirando liberamente, introduce in ciascuna inspirazione un mezzo litro d'aria nel polmone. Egli fa i5 respirazioni in un minuto, e durante questo slesso spazio di Itmpo il cuore fa 60 pulsazioni. Supponiamo sempre che in un minuto il cuore spinga ■jH once di sangue nel polmone, o ciò che è approssimativamente lo stesso, i litri 0,3 : ancora ammeltiamu con vari osservatori , nel numero de' quali bisogna annoverare il sig. Gay-Lussac , che 1' aria tramandata da' polmoni contiene per quantità media 4 centesimi del suo volume d' acido carbonico. Saremo condoni a (|uesta conchiusione che , poiché il volume ti' aria introdotto nel polmone in un minuto è di litri 7,5, menlrechè quello del sangue che 387 lo traveria nel mrdfsimo tempo è di litri i,o3 , i6 volte più piccolo , bisogna , secondo la leg- ge di Dulton , e ammellendo che il «:mgue venoso dissolva il suo volume d' acido carbonico onde possa dare all' aria nel polmone 4 centesimi del suo volume d' acido carbonico , sia io som- ma i3 rappresentante i3 d' ossigeno' , esso ne contiene ( i -}-3,a6 ) X 4=^ '7)"'o, per loo del sno proprio volume. È quifsto il mìnimo d' acido carbonico che dovrebbe contenere il sangue ve- noso , e come il sangue arterioso pur ne contiene , questo minimum sarebbe la diflerenza delle quantità di acido carbonico contenute in ciascuna specie di sangue. Quanto all' ossigeno necessario per (ormare i i3 centesimi del suo volume d'acido carbonico che il sangue venoso abbandona ull'aria nel polmone , egli è ben evidente che il sangue arlcrioso debbo assorbirne un egual volu- me per fornire alla produzione dell' acido carbonico , e anche più di un terzo per fornire a quella dell' acqua. Ora le spcrienze del sig. Magnus sono ben lungi dal soddisfare a queste coDdizioni. Il sig. Magnus spiega in gran parte almeno i cangiamenti di colore del sangue venoso per la perdita d'acido carbonico che esso fa nel polmone. Ma il sig. Gay-lussac non ammette queste idee per le due seguenti ragioni. Prìmamcule egli non è dimostrato che il sangue venoso si spacci del- l' arido carbonico nel polmone \ in secondo sui)poncndo che ciò sia , la quantità d' acido carbo- nico che esso conserverebbe , secondo il sig. Magnus , sarebbe talmente grande rispetto a quella che esso abbandonerebbe, che non si potrebbe più spiegare per una piccola quantità in meno un cambiamento di colore tanto rimarchevole. Tal è in riassunto la critica che fa il sig. Gay-Lussac del lavoro del sig. Magnus. Dopo di aver combattuta una teorica si sente il bisogno di elevarne un'aUra-, non sì distrugge un ediBzio senza riedificarlo. Però il sig. Gay-Lussac annunzia che egli s' occupa col sig. Magendie d' una novella teorica chimica della respirazione. Le Mémorinl cncychpédique a'. i68 ( Marzo 18440 Il IO Aprile i844- G. S. EcoROUi* HDSTICA — Esperienze sult influenia deìt acqua nella vegetazione delie foreste ; del signor E. Cbevandieb. In altra memoria P autore ha dimostrato che un ettaro di bosco di faggi nei Vosgi , e con convenevoli circostanze locali , produce annualmente un medio di 365o chilogrammi di legname asportabile , in cui 1' analisi mostra la presenza di i8oo chilogrammi di carbonio a6 chil. d' idrogeno libero 34 chil. di azoto So chil. di ceneri Continuando T Autore le sue ricerche sulla produzione delle foreste sulle variazioni che prova , e sulle cause che possono addurre queste variazioni ; ha primamente cercato di determinare quale rapporto passa tra la quanlili delle acque sotto la cui influenza la vegetazione si compie , ed • prodotti ottenuti. A rischiarare convenevolmente le quislioni agitate su tal subbietto conveniva studiare isolata* lamcnte il procedere dello accrescimento sopra un gran numero di alberi messi in identiche con- dizioni di suolo e di clima , ma in circostanze varie quanto all' azione delle acque. Questo t ap- nlo Io scopo dall' autore propostosi - nel por mano a questo lavoro. I risultameoti da lui ottenuti sono dedotti da una serie di sperìenze fatte sugli abeti tagliati nel grès dei Vosgi. 388 Se si rcpprcscnta per i In crescenza annuale Ai un obcle nei terreni fungosi del grès suddet- to, (fuista crescenza medio risponderà presso a poco a 2 nei terreni secchi ; sarà compresa Ira 4 e 5 per i terreni disposti in modo da raccogliere le acque piovane che scendono dai più rigidi declivi ; e sarà un po'muggioie di 6 per i terreni nei quali l'infiltramento delle acque dei ruscelli mantiene una permanente freschezza. Per raccogliere la quistione in termini semplici e generali, abbisognava riportare ad una slessa maniera di unità le diiTerenti parti di ogni albero , che, dopo la coltura sono Immutate od in legno da costruzione valutalo a metri cubici , od in legno da bru- ciare valutato a sieri , o finalmente in fascine di rumi sottili. L' autore ha ridollo il tutto in chi- logrammi di legno pcrfellamcnle secco , per mezzo di fattori j ed è per tale maniera arrivato a vappresenlare ogni albero per un peso totale , ed il suo accrescimento medio annuale per una fra- zione di questo peso , facendo astrazione dallo sviluppamenlo rclulivo del fusto e de' rami. Ila inoltre ricercato nelle foreste la cui coltivazione ù a lui affidata , tutte le località nelle quali in un medesimo suolo ed in simili riguardi , ritrovasse alberi della slessa forza vegetanti in condizioni difTerenti per quello che risguarda azione delle acque. Ha tagliato un grandissimo nu- mero di cosiflalli alberi , tenendo esatto conto dì loro età , e di ogni altra congiuntura che avesse potuto operare sulla loro crescenza. Paragonando alberi della stessa età , e venuti nello slesso terreno , le difTerenze di accresci- mento , dovute all' azione delle acque , sono costanli , e tulle nel senso dei medi dall' autore an" Dunciati considerando unicamente gli abeti. Ecco i numeri che han servilo di fondamento a questi medi , e che esprimono 1' accrescimento annuale di un abete in legno secco chil. Anni Terreni fangosi 1, 84 età media degli obeli tagliati. . 101,88 Terreni secchi 5,43 Idem 7')57 Terreni irrigali dalle acque di pioggia . 8,25 Idem 74)45 Terreni irrigati dalle acque correnti . ii)57 Idem 99i45 Per far meglio apparire 1" interesse di queste considerazioni basta aggiungere i numeri che rap- presentano i casi estremi ; i quali numeri sono per l' accrescimento annuo degli abeti di circa ■ 00 anni Nei terreni fangosi , meno di i chilogramma Nei tereni secchi , meno di 3 chil' Nei terreni irrigati circa di 70 chil' il che dà per peso totale di un albero di loo anni 100 chilogrammi rispondenti a i;3 di stero 3oo chil. . . rispondenti ad uno stero o 2000 chil. . . rispondenti a 7 steri secondo le circostanze nelle quali questo albero ha vegetato. E se si calcola il valore di tale al- bero , tenendo conio della differenza dei pezzi dei legni secondo loro grossezza , si perviene a questa conseguenza , che un seme di abete poirà produrre dopo 100 anni secondo le quantità di acqua che hanno imbevuto il suolo sn cui crebbe , un albero che vale alla ragione di i f. 5o e, , o ^ 7 fr. o di 85 fr. 389 Questi ravvicinumenli mostrano tutta l' importanza dtl snbbiello in iwiolj ; fanno prevedere U influenza che una nuloilica coltura delle foreste potrebbe apporljic sulla riccliczia pubblica , e menano a questa naturale eoncbiusione , che un sistema d' iirigiiiione bene applicalo può consi- derevolmente accrescere i prodotti delle foreste massimamente nelle montagne in cui la ripidezza dei pendii , l'espos'zioiic ai raggi del sole, l'azione dei venti , e finalmente {;li eccessivi sboscamenti apportano tanto frciiuentemenle 1' aridità del suolo. Queste irrigazioni facilmente potranno elTetluarsi ogni volta che nn ruscello discende lungo il pendio delle montagne. Le ac(iue piovane sono egual- mente da porre a profitto. Se si arresta 1' acqua su ciascun punto della montagna , se la si co- stringe a rimanervi , si sarà conseguita una delle condizioni più favorevoli alla vegetazione. L' a* torc ha tentato di far questo stabilendo fosse orizzontali e chiuse sui pendii sterili , le quali rae- cogliesscro le acque e le rattenessero. Queste fosse hanno ©"'jjS ad un metro di larghezza e di profondità ^ sono disposte in maniera da dividere la montagna in zone orizzontali , che hanno uu medio di i2 a i5 metri di larghezza : le acque di pioggia vengono a raccogliervisi e penetrano più o men lentamente nel suolo , in tal modo tutta 1' acqua che scola da una di queste zone avvan- taggia r altra che immediatamente gli succede. Le acque piovane sono uniformemente partite in tutta la montagna. Vj stessa zona più elevata riceve per infiltramento una parte delle acque che cadono sulla sommità della montagna , sempre che questa termina in un piano. Lo spesa non è molto forte ; l' autore avendo come saggio posto in opera questo modo d' ir- rigazione nelle foreste della manifattura di cristalli di Cirey , sopra una estensione di circa 8 et- tari, le spese sono ammontate a o. f. oyc. a metro corrente, ed al medio di franchi 4o ad ettaro. Queste fosse possono essere quasi sempre mantenute da guardiani. Oltre al vantaggio come ir- rigazione pongono un ostacolo allo sinagrimento del suolo delle ripidi pendici , che le piogge og- gigiorno trasportano a valle ; finalmente , riconducendo la fertilità sopra terreni al presente sterili, accrescendola sopra altri , faranno 1' immegliameulo successivo delle foreste non solo peri' aumenti) de' prodotti ma eziandio per la coltura di più preziose piante. V. T. Sui fenomeni che presentano i corpi posti sopra superficie riscaldate , dì Boutigny ( d'Évreux )• È conosciuto da molto -tempo il fenomeno che presento , per esempio , una' goccia d'acqua posta sopra una lamina metallica arroventala ; la goccia liquida , in vece di trasformarsi in va pore ad una temperatura tanto elevata , scorre qua e là sulla superficie riscaldata senza dissiparsi olio stato aeriforme. Sono altresì note le sperienze di Perkins dei tubi applicati ad una caldaia a vapore ed arroventati, all'estremità dai quali non esciva il vapore, sinché avevano una certa tem- peratura , quantunque il vapore stesso fosse dotato d' una grande tensione. L'autore ha intrapreso parecchie sperienze di questa specie , le ha variate , le ha ripetute in un gran numero di modi, e ne ha dedotto alcune conseguenze ed alcn li fatti importanti per la scienza, dei quali diamo un ragguaglio. Per evitare le circonlocuzioni di parole , egli chiama slato sferoidale il fenomeno, che presentano i corpi posti sopra superficie riscaldate , come è quello superiormente mentovato della goccia d'acqua sulla lamina infuocata , senza però attaccare presentemente a tale espressione ve- runo significazione teorica. Dovendo noi , nel dare la relazione dei fatti esposti dall'autore , far uso d'un linguaggio conciso e facile , adotteremo pure nello stesso senso la denominazione di stato sferoidale. I. Quaf è C ultimo limite di temperatura a cui C acqua può passare allo stato sferoidale. La mag- gior parte dei fisici ritiene che il calore bianco è necessario , perchè l'acqua presenti il fenomeno in discorso , e che esso cessi alla temperatura del rosso oscuro, vale a dire che a questa l'acqua 390 si disteode sulla superficie calda , la bagna aderendo ad essa , e che bolle e rapidamente si eva> porn. Le spericnze dell' nulore dinioslriino che la cosa non è così. Si faccia riscaldare con precauzione , sopra una limpuda ad alcoole a doppia corrente d'aria, una caspula di piombo , e si versi in essa una o due goccie d' acqua mediante nn tubetto ter* minato in una apertura capillare. Le pìccole gocce liquide scorrono qua e lù , poscia si riuniscono in una sola massa che si evapora assai lentamente. Ora si su che il piombo si fonde a -f- 260° ccntesim.'ili ; per cui risulta che 1' acqua può presentare lo stalo sferoidale ad un calore assui in- feriore a quello del rosso bianco ed anche del rosso oscuro , valutato di -}- 700°. Un tal limite però non è 1' ultimo , come vien provato dall' esperienza seguente. Una capsula emisferica di platino del peso di 58 denari metrici e del diametro di 83 milli- metri , è slata riscaldata in un bagno d' olio a 300° , e si è versato in essa uu poco d' acqua , che ha preso lo stato sferoidale , quasi cosi facilmente come nella capsula di piompo. Alloro egli ha lascialo r.ifTieddare il bagno , gettando delle gocciole d' acqua di tempo in tempo nella capsu- la , ed hi pollilo discendere alla temperatura di 171°. A quest'ultimo calore si prova una gr.mde di£Bcoltà per impedire all' acqua di bagnare il metallo del recipiente riscaldato. Ma con gocciole assai piccole d' acqua è pervenuto a far prendere a questo liquido lo stato sferoidale all' indicata temperatura. In una terza sperienza una goccia d' acqua è passata allo stato sferoidale in una capsula di argento riscaldata 0 200° , la quale è stata trasportala con precauzione iu un bagno d' olio a iSo"' L' acqna sì è mantenuta in quello stato sino a che la temperatura è discesa a i4'2°. Sino ad oia non è stato possibile all' autore di ottenere il fenomeno al disotto di questa temperatura , la quale per ora sì deve ritenere il limite inferiore a cui 1' acqua passa allo stalo sferoidale. L' autore ha sperimentalo su altri liquidi per indagare se tale temperatura era proporzionale a quella della loro ebullizione , ed ha riconosciuto che la cosa procedeva in tal modo per l' alcoole assoluto e 1' ossido d' elilo. Egli ha potuto far prendere all' uno ed all' altro lo slato sferoidale in una capsula riscaldata , pel primo a i34° e pel secondo a 61°. L' acido solforoso anidro sembra che non segua la stessa legge. Le diCGcoltà che si presen- tano , quando si sperimenta con queslo corpo , non gli hanno permesso di stabilire la tempera- tura minima , cui passa allo stato sferoidale ; egli però sì è assicurato che è molto inferiore a 100°; giacché se si colloca una grande copsula in unvaso d' acqua bollente , si può facilmente far pren- dere all' acido solforoso lo stato sferoidale , ben anche in grandi masse ( parecchi denari metri- ci ) ; ma esso s' idrata rapidamente assorbendo e congelando il vapore acqueo. Finalmente si ri- tira dalla capsula un ghiacciuolo , la cui temperatura è esliemamente fredda. La congelazione del vapore acqueo nell' acqua bollente è certamente una cosa sorprendente principalmente per chi non conosce le dottrine del calorico latente. L'autore osserva essere probabile che la densità dell'a- cido solforoso esercita forse qualche influenza sulla temperatura necessaria pel suo passaggio allo stato sferoidale. Egli conta d' intraprendere su tale soggetto nuove sperìenze. Dalle sperienze islìtuìle egli deduce il seguente principio , salvo alcune eccezioni per rispetto ai gas permanenti liquefullì ; che la tcmpcralura necessaria per far passare i corpi allo stato sferoi- dale deve essere tanto più elevala quanto più lo è il loro punto dC ebollizione. IL Quale è hi le^ge dell' evaporazione deli' acqna allo slato sferoidale ? Si credeva , dietro al- cune sperienze di Klaproih , che 1' evaporazione dell' acqua posta sopra una superficie incandescente fosse tanto più rapida quanto meno il metallo era riscaldato. Le sperienze di Boutigny provano il contrario. Colla caspula emisferica di platino precedente egli ha sperimentato sopra un grano metrico d' ac(iiia notando il tempo che impiegava a scomparire. Essendo la capsula riscaldata a 200° cen- 39 1 tesimali , quella quarililà d'aéqua in tre spericnzc ha impicglo ad evaporare il tempo medio di 3'.3o'. Quando la capsula venne portata a 4oo° , il tempo medio di tre spericnzc per l' cvapo- razione di quella quantità d' acqua è risultalo di i'. i3". La easpula essendo portata al calore rosso vivo , l'acqua si e evaporata pure in tre spericnzc nel tempo medio di o'.5o'. Dalle quali tpcrienze si deduce che l' acqua allo slato sferoidale si dissipa in vapore tanto più presto , quanto più è elevala la Icmperatuja della lamina metallica. Si noti anche che un grano metrico di acqua impiega , ad evaporare per cbullizione ordinaria , 4 secondi ; mentre allo stalo sferoidale ed alla temperatura di 100" , impiega un tempo più di cinquanta volte maggiore a pas- sare in vapore sotto la pressione ordinaria del." atmosfera. Tulli questi risultati possono variare secondo lo stato igrometrico dell' atmosfera;, la «uà pressione , le correnti aeree che possono esistere nel luogo dove si esperimenta. L' autore ha ripetuto eziandio le spericnzc di Klaproth con uà vaso di ferro , ed è giunto a diversi risultamenli. III. Quale è la icmpernliira (lei corpi allo sialo sferoidale 7 Qiial è quella del loro vapore!' La temperatura dell' acqua , secondo alcuni osservatori , è prossima a quella necessaria alla sua ebul- lizione. Dalle spericnzc di Boutigny essa risulla di 96 in 98 gradi centesimali ; anzi egli la sta- bilisce a 96*, 5 , r oscillazione della colonna termometrica essendo dovuta a soffi di vapori che at- traversano lo sferoide di tempo in tempo. Una capsula emisferica d' argento di 43 millimetri di diametro interno , del peso di 45 de- nari metrici e della capacità di 23 centimetri cubici , è stata collocala sul mezzo della fiamma di un' eolipila a getto verticale. Tosto che è diventata rossa , si versarono con precauzione i3 in i5 denari d' acqua distillata , nella quale s' immerse il bulbo d' un termometro costrutto per que- sta sperienza. Esso sale sempre a 96°, 5 , sovente sino a 100" e qualche volta o 102". Tut- tavolta P acqua non bolle , ma essa è agitalo da soffi di vapore , il quale , polendosi sviluppare diiGcilmenle dalla parte delle pareli della capsula , attraversa 1' acqua colpendo il bulbo del ter- mometro , d' onde l' indicazione al punto superiore all' ebuUizionc di quel liquido (*). Il termo- ractr'j essendo ad una delle temperature comprese fra 96 a 103° , si estingue la fiamma dell' c- linpìla. Allora lo sviluppo del vapore è poro considerabile , ed ha luogo faciUnente all' intorno delle pareli della cajwula ^ per tal modo il termometro discende rapidamente a g5°,5 , ove si mantiene sinché 1' acqua è allo stato sferoidale. Ma quando essa cambia di sialo , se la capsula ^ ancora abbastanza calda per farla bollire , essa vi p:issa (piasi sempre , il termometro risale a 100° , per discendere di nuovo secondo le leggi del ralTreddamento. Questa sperienza e siala ri- petuta e variala parecchie volte cogli stessi risultaracnti. Era da aspettarsi che altri corpi , allo stato sferoidale , potessero , come l'acqua , rimanere costantemente ad una temperatura inferiore a quella della loro ebollizione , ed in falli 1' autore ha ti'ovalo che l' alcoole assoluto , 1' ossido d' etilo , il cloruro d' etilo e 1' acido solforoso anidro si diportano ncU' cgual modo. Egli ha trovalo per P alcoole assoluto -|- 7 5°, 5 , per l'ossido de- tilo -f- 54°, a5 , pel cloruro d' etilo 10°, 5. e per l'acido solforoso— 10", 5. Donde ne deduce la legge rimarchevole : 1 corpi allo italo sferoidale rimangono coslanfemenle ad una icmperalura infe- riore a quella della loro eiullizione , i/ualunque sia la lemperatura del vaso in cui si conlengono. Pei quattro ultimi corpi non bisogna riscaldare ad una temperatura così elevata la capsula come per l' acqua. Ciò non è necessario , ed una temperatura elevata avrebbe l' inconveniente di far (•) Va' altra causa d' errore dipende dall' eletata lemperatura del mezzo , in cui si trova il tulio del termo- metro- Essendosi trovato che 1' equilibrio di calorico > che dod 5Ì stabilisce fra 1' arqua e In superficie incande- sccDle I si stabilisce sempre fra il vapore e ^aesla superGcie, Questa cormione è [>er6 lusigQlficaDte, 592 abbruciare con fiamma quei composti combustibili ; giacché essi d' ordinario in queste sperienze abbruciano senza fiamma. L' autore nota che , operando con 1' osssido d' clilo , hu osservato , in qunlche rara circostanza e sconoscinla , un fenomeno di luce assai intensa , il quale richiama la combustione del carbone col puro ossigeno o coi clorati. Egli ha potuto mosliurla una volta ad alcuni allievi della scuola normale a Payen. Ma rimarchevoli sono le sperienze coli' acido solfo- roso , delle quali , oltre quella riferita , descrive anche queste altre da Ini istituite. Egli dopo aver preparato un centinaio di denari metrici d' acido solforoso ben secco , intr;iprese le sperienze se- guenti. Riscaldò una capsula di platino al rosso bianco , e v' introdusse alcuni denari d'acido solfo- roso anidro. Osservando il collo del pallone contenente l'acido solforoso nella parte corrispon- dente alla mano , si vedeva bollire rapidamente questa sostanza acida , e cessava tosto 1' ebullizione nella capsula incandescente , ove offriva all'occhio tutti i fenomeni fisici presentati dall' acqua. La sua evaporazione principalmente sì fa con una lentezza incredibile e senza vcrun segno d' ebulli- zione. Se si oiH-ra durante un tempo umido , I' acido solforoso si opalizza e perde sempre più la sua trasporenz:i ; posola si soliditìca , e si riconosce con meraviglia che il solido avuto è <]uasi composto interamente d'acqua. Quando invece il tempo è molto secco , allora non succede la so- idificnzione dell'acido solforoso , ma esso si evapora senza lasciare verun residuo. Versando a goccia a goccia acqua distillala nell' acido solforoso allo slato sferoidale , que- sl' acqua si congela istantaneamente , quand'anche la caspula , è riscaldata al calore bianco. Per un mezzo minuto circa immergendo la sfera d' im piccolo matraccio , contenente un denaro me- trico d'acqua distillata , nell'acido solforoso allo slato sferoid^ile e poscia ritirandola e rompen- dola , i'£ si trova un piccolo pezzo di ghiaccio. In questa sperienza si vede dunque nello stesso istante e Del medesimo vaso 1' equilibrio del calorico stabilirsi immediatamente fra 1' acqua e 1' acido sol- foroso , e questo equilibrio non si stabilisce fra l'acido solforoso e la capsula. La causa della con- gelazione dell' acijua nell' acido solforoso allo stato sferoidale , succede per trovarsi questo in tale stato alla temperatura di io°,5 sotto allo zero , come si è veduto precedentemente. Boutigny osserva che queste sperienze l'autorizzerebbero forse a ritenenere l' acido carbonico solidificato da Thilorer non essere altro che idrato d'acido carbonico stesso, e che quindi quest'acido non sia stato finora veduto che allo stato gazoso ed a quello sferoidale. L'analogia è rimarche- vole , e l'autore si propone di studiare sotto questo punto di vista il cloro, l'ammoniaca, il cianogeno , ecc. Si fa riscaldare al calore bianco la muffola d' un fornello a coppella , e si arrossa al fuoco una capsula di platino , nella quale si versa un denaro d' acido solforoso anidro ; poscia si poni- la caspula al fondo della muffola , di cui si chiude l'apertura lasciando un piccolo spazio per os- servare l'acido solforoso e permeltere il passaggio all'aria. Se il tempo è secco , l'acido evapora lentamente senza bollire , precisamente come all'aria libera , quantunque sia sottoposta ad una tem- peratura eccessivamente elevata ed all'azione dei raggi calorifici , che s'incrocicchiano per ogni verso ; ma se il tempo è umido , l' acqua ingroscopica si congela nell' acido solforoso al fondo della muffola , e finalmente si rilira dalia capsula un piccolo pezzo di ghiaccio et un freddo uni- dame. Quest' altra sperienza è ancor più soprendente. Si colloca sul piatto dello macchina pneuma- tica un pezzo di multonc , ed all' intorno di questo si distende uno strato di biossido di piombo molto secco , destinato ad assorbire 1' acido solforoso. Le cose essendo cosi disposte , si fa ri- scaldare al caler rosso bianco un altro pezzo di maltone , nel quale si è previamente praticata una cavità capace a collocarvi un;i capsula qu^ilunque. Posto oppunlo la capsula in tale cavila, si versa in essa alcuni denari d' acido solforoso anidro , e tutto è posto sul mattone freddo e rico- perto colla c-njjMUd pneumatica , nella quale si fa il voto più presto che è possibile. 393 L'acido solforoso che dovrebbe , per cosi dire , fare esplosione , non bolle e si evapora leu- lamcnte come in una c.ijjsula riscaldala al calore bianco e nella mulTola del fornello a coppella -, « te si opera durante un tempo umido , la poc'acqua contenuta nell'aria della campana pneauia- tica ti congela nello sferoide dell'acido solforoso, di cui intorbida la trasparenza. L' etere , l'alcoole e l'acqua si comportano nel vuoto assolutamente come l'acido solforoso. De- terminata colle spcricnze precedenti la temperatura dei corpi allo slato sferoidale , passa alla ri- cerca di quella dei vapori ch'essi forniscono. Una caldaia piriforme di rame , della capacità di iSo centimetri cubici , è posta mediante un sostegno sulla fiamma d'una lampada ad alcoole a doppia corrente. Quando quel recipiente è rì- •caldcito al calore rosso , si versa con un tubetto io in i5 denari d'acqua distillata , la quale prende lo stato sferoidale. Allora si fa discendere nella caldaia un termometro previamente dispo> ito in modo che si trova più vicino che sia possibile all' acqua senza toccarla , poscia si osserva la colonna termometrica ; si vede salire rapidamente sino u i5o , aoo , 3oo gradi ed anche più, (ccondo l' intensità della fiamma. Quando il termometro segna 200 , se si levi la caldaia dall' a- zione del fuoco della lampada , si vede l'acqua cangiare ben presto slato , bagoaire le pareti della caldaia e bollire fortemente , ed il termometro discende tutto ad un tratto a 100° conforme alU leggi dell'equilibrio del calorico. L'autore ha fatto 1' cspericni'.a seguente con un piccolo mortaio, che ha riscaldato al Calore bianco, ed ha versato in esso i5 in ?o denari d'acqua distillata che prende lo slato sferoidale. Il mortaio essendo di ferro , il vapore fornisce l' acqua , si decompone e dà nascimento da una parte ad ossido di ferro e dall'altra ad una corrente d'idrogeno, che s'infiamma ordinariamente al livello della bocca del pezzo d' artiglieria. Queste proprietà dell' acqua allo stato sferoidale, che eriino si ile indicate da Lechcvalière , officiale d' artiglieria , e negata poscia da altri fisici , sono fatti attuulmenle inconcussi e capitali , mostrando che il principio dell' equilibrio di tensione, che i fondamentale , non si verifica pei corpi allo slato sferoidale ; il che porta qualche lume sul- l' esplosione delle caldaie a vapore. (Sarà continuato J. Congresso degli scienziati Scandinavi neW anno 18^4' Il congresso degli scienziati de' tre regni scandinavi ebbe luogo questo anno dai 17 al iS lu- glio in Cristiania. Non mi trattengo questa volta a rammentare le giidive accoglienze con cui gli a{>ìtanti della Cipilale della Norvegia festeggiarono la riunione di tanti uomini illustri loro conna- lioonli nonché stranieri che intervennero a quella dieta scientifica. Mi limilo semplicemente ad os- servare che lanlo lo Storihing ( Assemblea nazionale ) del regno , quanto la comune di Cristiania fareggìarono ad apprestare lutto ciò che abbisognava, onde rendere piacevole ed agiato il soggior- no ai loro ospiti. Gli scienziati ul numero di 174 , Ira i quali Berzelius , Oersted , de Buch , Mur- «hison , Homulius d' Halloy , Schìmper ( di Strasburgo ) si riunirono nella gran sala dell'Assemblea nazionale , e la Università proOVrso un comodo locale alle sedule diverse delle sezioni. Il signor Murrhison apri la riunione con un discorso pieno di fuoco e di eloquenza. Il sig. prof. Han opera del sig. de Grazia sulla realtà della scion» umana. Si sono rìcrviiti in dono dair Accademia i seguenti libri. Vrsino-Ursino Gaetano =1 Trattalo sulla competenza de' giudici Circondariali sulle materie Ci- ■?ili Contenziose. Catania i84i in 8. Faccioli. Ricerche su' Bruzi , e su' moderni Calabri , voi. Il dispensa a-5 in 8. Dal nostro socio sig. Agostino Gallo sì è avuta in dono la raccolta delle Poesie italiane e la- tine , non che delle prose di Angelo di Costanzo da lui ultimamente pubblicata in Palermo i843 in 8. Sessione de' fy agosto l843. Il Cav. de Renzi ha restituito 1' opera del dottor Augusto Guastalla intitolata studi! medici sul- r acqua di mare , e per adempiere la commissione datagli dall' accademia , ha riferito a voce csstr questa un' opera utile precisamente per la parte terapeutica , benché 1" autore si mostri alquanto partigiano della dottrina del controstimolo. Lo stesso sig. Cav. de Renzi ha proposto per corrispondente in Firenze il D. Gio : Battista Bellini , e ne ha presentate varie produzioni letterarie ; si sono nominali Commissarii i sig. Cav. Danula , Semmola , e Cav. Panvini , a cui si sono passate le carte. Letto il parere favorevole della classe di letteratura italiana , si è coli' esperimento del bussolo ammesso a socio corrispondente in Ferrara il Professor Giuseppe M. Bozoli , ed il sig. D. Marco Degni a socio non residente in Lecce , ambidue alla quasi unanimità. Lettosi il parere della classe delle scienze morali circa il successore da darsi al defunto nostro Collega sig. RalTacle Liberatore , col quale parere si è proposta la seguente terna. 11 sig. Giovanni Manna in i luogo. Il sig. Giuseppe del Re in a luogo. 11 sig. Domenico Capitelli in 3 luogo. Si è proceduto alla elezione per via di schede e la maggiorità de' voti essendosi riunita in persona del sig. Giuseppe del Re , è stato perciò eletto a nostro socio residente. Il sig. Francesco Cervelleri, benché non appartenga alla nostra Accademia, avendone implo- rato il permesso dal Presidente , ha letto un suo discorso sulla utilità di una carta geologica del- l' Italia, Il Cav. de Renzi ha offerto in dono all' accademia la sua versione con note , ed addizioni , delT opera del dottor Ippolito Combes sulla medicina in Francia, ed in Italia. Napoli i843 in 8. Sessione de' io settembre tS/fS. Si sono presentati in dono all' Accademia i seguenti libri. I. Edipo re di Sofocle tradotto da Giuseppe de Spiicches a edizione i843 in 8. a. Memorie sulle peregrinazioni seguile da' cavalieri Tenore, e Gussone nel i84a. Napoli, i843. 3. Talune considerazioni sulla storia ( del Cav. di Cesare ). Si è passato il bussolo pel sig. Bellini proposto per socio corrispondente in Firenze , e ciò Jopo il favorevole parere della classe co.-rispundentc , ed è stato approvato ad unanimità. ^97 Sono siali proposti a socio coriispomJt'nle il s!g. Luigi Cilladino in Arczto ( Comniissnii i'ui vini , Naniila e Scinniol.i relatore ) ed a «ocii non residenti il Principe di Calali D. Giuseppe de Spiicchc» in PaliTmo ( Commissari Ceuoino , d' Elena , ed Anjclmi relalorc ) , e D. Vincenso de Grazia in Culan/.aro ( Commissari de Augiistinis , Diirini e Blanch relatore ). Il sig. Sabatini ha letta una memoria , intitolala ; Sulla neccasità di moralizcare le azioni so- ciali per lo mezzo dill' educazione. Sessione de' s4 settembre iS/fS. "^ Lettisi i pareli favorevoli de' Censori , e delle classi per i' ammissione n socio eorrispondinle del professor Cittadini in Arezzo , ed a socio non residente del Prìncipe di Galalì D. Giuseppe de Spucclies , sono stati ammessi I' uno , e I' altro all'unanimità. 11 Presidente eseguilo ciò che lo statuto prrsrrivo ha proposto per socio onorario S. E. il Coniincndalor Ferri Segiotario di Stato Ministro delle Finanze. Si è anche proposto per corrispondente in Roma il Cav. D. Serafino d' Althemps. Sono stali nominali Commissari i signori Genoino , d' Elena , ed Anztlmi relatore. Sono slati presentati in dono ì seguenti libri. 1. Memoria per un jiiano di lavori pel dilGnilivo bonificamento della Campagna Vicana , del nostro Collega Viiicinzo Rossi 18/(3 in 4- Q. Delle Vicissitudini , e del progresso del dritto penale in Italia del nostro Collega Cjv. Pietro XJIloa , Palermo 1842 8. 3. Il fascicolo 8 della storia delle due Sicilie del nostro Collega sig. Corcia. 11 sig. del Re ha letto 1" elogio storico di RuSaele Liberatore. Sessione de 26 ottobre 18/^. Passatosi il bossolo per S. E. il Commendator Ferri proposto per socio Onorario nelU pre- cedente tornata è stato ammesso all' unanimità. Il sig. Carfora ha proposto per sodi ccrrispondenli in Firenze il dottor Vincenzo Rossi , ed jl Pri^fessor Abate Giuseppe Maccolini , il Presidente ha nominati Cumoiissarì i signori Mancini , e Sabatini. Si è dato lettura di una lettera del sig. Mariano Tancredi di Fontana , colla (juale accompa- gnando il dono di due sue memorie ; 1' una intitolata Su la origine de' mali ; V altra Opinion* per itpiegiire il vieenilevole commercio in fra t anima , ed il corpo Napoli i845 in 8 , domanda . che le medesime siano rimesse all' esame di una commissione , e di appartenere all' Accademia in qualità di socio corrispondente. Si è letta una lettera del socio sig. Abaie Matteo Carpino , con ohe dona alcane sue opere recentemente pubblicale , cioè , 1. Grammatica della lingua Italiana , seguita da un breve trattalo della poesia Italiana , e del modo di comporre in versi. IS'jpoli i843 : in 8. — 2. Storia Cro- nologica-geografica elementare dogli Assiri , Babilonesi , Medi , e Persiani ec. ec. Napoli 184 5 in 1:2. 3. Lezioni elementari di Retlorìca , e di Belle lettere, tratte dalle opere del sig, Formes , di Blair , di Paolo Costa , e da altro scrittore vivente. Napoli 1843 in 8. Alcune loro dissertazioni inviano pure all' Accademia ì signori dottori Wattmann , e nausei accoppiandoci lettere. Sono esse , del dottor Wattmann una memoria scritta in Tedesco , sul sìcuru trattamento dello slato pericoloso , prodotto dall' ingresso spontaneo dell' aria nelle vene , e del- l'importania di questo efTeUo nella medicina forense. Vieooa i843 io 8. Anche in Trdtsco sono le nieinoiie dd ii^. Ituistx , una patologica sul Fungo, OlinìiU i84" ! in 8, è l'alila sulle ncque sulfuree di Allcisiloif in Jloiavia Olmiilz i843 8. Altri libri sono stali ancora riccvuli dall' Accademia : dal Piesidenic sig. de Luca la tcria edi- zione delle sue Istituzioni elementuri di gcogrufia. Napoli iSiJÓ : in 8. Dui Cuv. de Renzi una memoria , intorno 1' urcispodale di S. Maria La Nuova di Firenze. Na- poli 1S43 in 8. Dal sig. Mancini la continuazione delle Ore solitarie : secondo scinestie dell'anno i84^- N.i- poli 1843 in 8 , non che un discorso sulla introduzione della riforma penitenziaria nelle due Si- cilie in 8. Dal sig. Corcia il nono fascicolo della sua Storia delle Due Sicilie. L' Accademia ha ringraziato gli Autori di questi doni. Si è ricevuto ancora un opuscolo del «ig. Barone de Ilombres Firmas sul Congresso di Firenze , ed infine i quaderni 61 j e 63 del Giornale il Progresso. ludi il sig. Amante hu letta una nota sul palmo siciliano. Sessione ile iy dicembre tS^J- Si è Ietto il favorevole rapporto della classe delle scienze morali intorno al sig. Vincenzo de Grazia proposto per socio ooo residente in Catanzaro , e passatosi il bussolo è stato ammesso alla unanimità. 11 Presidente sig. de Luca ha proposto per socio non residente in Varapodio il sig. Carmelo Faccioli autore di un' opera su' Bruzii , della quale ha fatto dono all' Accademia. Sono stali no- minati Commissarii il sig. Corcia , Guseppe Fusco , e Minervinì. Libri presentali. 1°, Dal sig. Abate Guarini : Commentarium XIX. Schediasmata varia cpigraphica. Napoli 1843. in S". 2°. Dal sig. Giuseppe del Re le dispense finora uscite alla luce della Collezione de' Cronisti « Scrittori sincroni napolitani dalla fondazione della monarchia fino alla venuta di Carlo di Bor- bone , da lui raccolti , e pubblicati. Lo stesso sig. del Re ha presentato all' Accndcmia varie copie dall'elogio di Raffaele Libe- ratore da lui letto nel seno della stessa Accademia , e se n' è fatta la distribuzione tra' socii pre- leati. Il signor Palmieri ha communicato all' Accademia , che il fenomeno della scintilla per indu- zione del magnetismo tellurico è stato ottenuto a' 16 dicembre da lui , e dal Professore Linari. ludi il sig. Conte MaruUi ha letta la sua dissertazione filologica sul Filocopo del Boccaccio. o & VI c o ' -«• © © ® ^ Fasi della Lina o co li li IO IO tw ic ic li IO li. — — — — — — — i-» ^- >-» © o 00 ^1 C-. O' ifi. ij IO — e t:: X M e o> i«- co li — e o oc ~i s> w-i .*■ e; IO h- GlUlt.M IO o e» IO © N» -- ►-. h-, _^ — © o © O O «O O © — --—■ O — — O © _© © © © <£ O ~ — Ci" C lo w' M — © — ^. 00 CO ce M Io CO C> •— CO Ci" CO p— CO CO o; >— Oj '— t< -.i — a' e» li ,• K 1 B 1 o IO p IO ^•T3 ©©,© — — © _— © © pp ©ppp_— _—_—©_© © © p pp p p -^ (sp — CO tn OC '— CO CO © '— CO 00 io M '— © 00 lo 00 b' \i< -4 00 co e: co oc io Vi Ci oj "io SO © oc p p p p © S oc S 3 00 oc X X X S 3 ^ S oc o; OL oc X _^ P _~ ~( J_ 1 co co'©"© "-» e 'co © oc "oc 1U Ci' io "© Ti 3<- "oc "© l: "oc '-.^i "e io © "© "© *-i '.;>• '-.i "©" 1 ?'l ••^ jjj 00 ©I IO il lo o p ^ oc p "© 1 oc ce ex oc oc '•X ':r p lo p oc © oc © oc oc ?^p^ ,^5^ s^ 1— )• ^-* ^^ ^-k ^^ 1-^ H* .A _ ^^ ^^ I-* ^,^ _^ ^^ ^^ ^ ^^ ,.^ ,.^ ^^ ..^ , _^ —. « , _ oc oc oc oc sc_ I ^^ ~ 1 5' Ci co co li fc. co *^ ii- o> co IO IO — — — IO li co -> co — li !.. i^i co co li — © Io *a- M fi Ò e ^ © M >— ^ © CI ^I io li co O' co © 0< -l oc © '© '© '© "© li li li li IO li li li ti li IO te li ti li ■- li li li — K. ti li ti li 10 li -^ — — j— -- — lieo--©© — ©e©©©©©— loco-©©© — — li— ©x©oc_ "© lo "c5 oc lo li '*» © li © 3c © © Ì-- © li lo © io "© oc 'cr. 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B S B-C "! n •< L 3 3 E E 3 3 B E .• 7" w lA 3 3-22 E ™ p r" -: — • o 3 -< E ■ O t r- r n ?> 2 r O ^ ^ 1844 RENDICONTO n». 18. f DELLE ADINANZE E DE LAVORI DELLA REALE ACCADEmA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI NOVEMBRE E DICEMBRE. PRESIDENZA DEL SIG. M. TENORE ». MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Ricerche dì analisi applicata alla Geometria del socio corrispondente Foutcmato Fabula. C Continuazione j vedi pag. SsSJ. 17. Siccome la miglior maniera di formarsi idea esalta di una superficie con- sislc nel considerare una serie di sezioni parallele , cosi per poter costruire le diverse ellissi rappresentate dall' equazione (3,n) faremo osservare che in vece di assegnare la posizione degli assi , 6 più facile determinare quella retta che comprende con l' asso delle x un angolo doppio di quello the è formato da uno degli assi dell' ellisse. Ripigliando 1' equazione Az' -r Bjrs + Gs' = F riportata nel n. u , è nolo che una tal retta ha per equazione B e quindi la reità di cui si tratta avrà nel nostro caso per equazione ( I + a' ) ;3 — 2 a* y assegnala poi questa retta , ò chiaro che basta dividere per metà i due angoli adiacenti che essa forma con F asso delle x per avere la posiziono de' due assi dell'ellisse. Considerando daU ad y tutti i valori possibili l'insieme di tutte le rette Si 4-02 indicate dalle equazioni corrisponclcnli alla (i) formeranno una superficie espres- sa evidentcmcnlo dalla slessa equazione (i), la quale poi è chiaro altronde che rappresenta una paraboloide di cui un piano direttore ò parallelo alle due rette date , e 1' altro a quello che ha per equazione ce + az = o , cioè ad un piano perpendicolare a quella delle due rette date che non si è scelta per asso delle x. Rispetto a questo piano due direttrici sono quest'ultima retta, e la retta data dallo equazioni i/ = ^,Z= X ; I — fl" cioè una retta esistente nel piano condotto per 1' altra retta data parallelamente alla prima , e che forma con l' asse dello x un angolo doppio di quello compreso dallo rette date. , Per rapporto poi al piano direttore parallelo a queste stesse rette , una diret- trice è la loro perpendicolare comune , ed un' altra potrebbe scegliersi , come è nolo , ad arbitrio tra le generatrici del primo sistema ; ed allora riesce facilissimo ' di assegnare le diverse rette espresse , po' vari valori di y , dall'equazione (i) ; essen- do queste rette le gcneralrici del secondo sistema della paraboloide. Fissata in tal guisa la posiziono degli assi di ciascuna ellisse , sarà facile poi delcrminarne i valori : ci limileronio solo a far osservare che ne' due casi y = o, yr= ^; cioè pe' due piani che passano per le rette date, uno degli assi è zero , e l'altro è ugua- le ad A Jy^ I -|-^ = -, indicando con « l'angolo delle due rette date. (•*) ^ seu 9 i8. Finalmente faremo osservare che riguardando la superficie come com- posta da tutte le sezioni ellittiche da noi considerate, sembra che delle due rel- 2 /* le date la sola parte . possa appartenere alla superficie ; e di fatto dalla ge- Sf*U 3 nesi della medesima è chiaro che per un punto distante dal piede della perpen- dicolare comune per una distanza maggiore di , è impossibile che pos- son f=:o, ed una delle quantità A' o Ci . ò nulla , e r altra si presenta sotto la for- ma — delle qaali espressioni 6 nulo come si trova il valore , e viene appODto qaoUo da noi ripo ttato. auchc nulla , una delle formolo #/ _f^ , JT/ _^ ^ A> ^ C> 4o3 terprefarc dicendo . clic siccome tulli i punii della parto stanno sulla scn V superficie , l' algebra non avrebbe mezzo d' indicare che deve tenersi conio su ciascuna delle rette date di questa sola parte , e non già de' rimanenti punti ; ma che ciò dcvcsi però fare. Noi al contrario crediamo doversi piuttosto consi- derale tulli i punii delle rette date come appartenenti alla superficie , riguardan- do però i punti esistenti fuori delle due succennale parti come punti isolati del- la medesima. Per convincersi che bisogna piuttosto adottare cosiffatta interpretazione, si ri- fletta che r equazione del piano tangente in un punto qualunque della superficie determinala dalle coordinale x , y , z è la seguente Or dilforenziando l'equazione (2,11), si ricava 1 . [ i^ — axy) ^ -t- a' (^— ?/)' z'\-^ ={?z^ axy) ay , [ifiz — axy) ^-ta'{?-^yyz]-j-={^z-^axy) ax + a- z' i^^y) J (2) -t-— «' (^ — 2/') (^ — 2?/) , e ponendo i valori di -." , — p— tratti da queste equazioni nella (i) si ot- tiene l'equazione del piano tangente alla superficie nel punto {x, y, z). Sup- poniamo da prima che si tratti di un punto situato su quella delle due rette date che si è scelta per asse delle x : si avrà allora y =. 0 , z = 0 , i quali va- lori posti nelle equazioni (2) le rendono identiche , cioè le espressioni che rap- • , dj; dz . . , o i^x • 1- presentano le quantità — j — , e — j — si riducono a . Quindi per trovarne 1 veri valori converrà, come è nolo, differenziare di nuovo quelle equazioni suppo- ds dz nendo le quantità —. — e — — come costanti, e si otterrà [f^a'{?-yy]^-2apj-^=.^a'y^ =s-F- «' (^' ^ % -t- 6^/' ) - «' ( ^* + =' ) . 4.04. le quali equazioni allorcliò si suppone y =zo , z := o , si riducono a e se ne deduce da àz / T— = a^x ±afi f^{i-i-a') h' — a' x" ; ày ds d'onde si vede che finche x < f/j -*-«' il coclEcicnte differenziale — ; — ha o ' ay due valori reali , laiche pel punto corrispondente della superficie vi passano due piani tangenti espressi dall'equazione z'=a?[x± f^{i-ta-)à' — ax'] ij. Questi due piani tangenti sono quelli che passano per 1' asse delle x e per le due generatrici condotte pel punto che si considera (*) , talché la parte 2/t VAn-»' 2 A sen f dell', asse delle x, che ahhiamo anche più sopra considerata , può riguardarsi come uno spigolo doppio della superficie. Per ciascuna delle due estremità di questa (•) È facile il vedere che 1' equazione qui sopra ottenuta rappresenta il piano che proietta le dette gene- ratrici sul piano delle y e delle ;:: infatti le equazioni di una generatrice qualunque sono, come si è tro- valo nel n. 11. « = nii -t-n , e fra le qaantilì m r n , p si buono le dae equazioni p ^ ( a — m) =r a» , volendo che la generatrice sia condotta per un ponto dell' asso delle x corrispondente ad un'ascissa x , si dovrà a queste equazioni aggiungere l'altra « := — m » , ed eliminaDdo dalle oltUnc quattro equazioni le quantità m , n , p si ottiene 1' equazione a> ^' s» -f ( (Si _ aaty )« = oVi»»' , dalla quale si ricava s = a (3 [ » + ■\/~h' ( 1 + a' ) — o' «' ] » equazione che diviene identica alla (3) cambiando a io x, ed t/,z in j/', x'. à 4oa reità, cioè pc' punii corrispondcnli alle ascisse X = Y i -t-a' , a: = — — V~ i due piani langenli si confondono in un solo. AJlorchè poi si ha x > — V^ i -+- «' ds . . divenendo immaginario il valore di — j — apparisce cluaramontc che gli altri punii dell' asse delle x dcbbonsi riguardare come punii isolali della superficie. Lo slesso avrebbe luogo per V allra delle duo relle dalc. 19. Per dare un' allra applicazione della forniola (1,10) di cui si possa aver biso- gno nelle arli ci occuperemo della delorminazioue dei vano della volta di cui spesso si fa uso in pratica per la covcrtura de' passaggi a sbiogo conosciuta sotto il nome di cilindro storto. La superficie di questa volta viene generata, come è nolo, da una retta che si appoggia a' due fronti della volta che ordinariamente sono due semicirconferenze di cerchio , ed alla retta esistente nel piano dell' imposta che essendo perpendicolare a due diametri de' fronti dista ugualmente da' due centri. Dimodoché prendendo, questa retta per asse delle y, il plano delle x e delle z pa- rallelo a due fronti ed equidistante da' medesimi , e 1' asse delle x parallelo ai diametri de' fronti medesimi , le equazioni delle Ire direttrici della superficie sa- ranno X =0 , z = o ; ( a- — a )' -H s~ = r' , tj = ^ ; ( a: -t- » )■' -t- s" = r' , y = — fS. Siene inoltre z=mx, x=ny-i-p, (i) le cf(uazioni di una generatrice qualunque, la quale, come si vede, già incontra l'asse delle?/ ; quindi non resta che a fissare le condizioni necessarie perchè in- contri le due circonferenze espresse dalle rimanenti equazioni , il che dà ( /> -h «^ — jL )' -h m' {p -\- n^y =r' , (2) (p — n^-^»Y-^m'{p—yy = r', (3) ed eliminando da queste equazioni e dalle (j) le quantità ni , n , p si otterrà 1' equazione della superficie. Per eseguire questa eliminazione si sottragga dal- l' equazione (2) la (3) , e si otterrà 7i ^ ( 1 -t- /»') = * , donde X 4.o6 e quindi dalla seconda delle equazinui (i) si avrà «?/ alfrondc 1' equazione (2) può porsi sotto la forma nella quale ponendo per ti e p i valori trovati, si otterrà (^a; ( 1 4- W) — » (y — ^) J (^a;( I -t-m')—, {y-i-^ )j=^' (»•* — «•) ( i -i-m'} , z e poiché la prima delle equazioni (i) dà m = , si avrà finalmente h(x'-^Z') — :.X{y—^) J f /3(3.'-t-3')— .a;(7/-+-p) j=^'(r'— a')(^'-+.S'), ovvero ( (3 ( a;' -^ 3- ) _ ,2-j, j'— «'^'x' = ii'{ r'.^ .' ) ( ìe' 4- 2') , (4.) che è r equazione della superficie cercata che forma l' intradosso della volta. 20. 11 vano di cui vogliamo assegnare la misura è il volume del solido compreso tra il piano delle x e delle 7/ , i due fronti della volta , e la superficie suddetta. Or poiché questa è una superficie storta , il volume indicato sarà dato dalla for- mola (1,10) facendo in essa P = Q =1 .^ «r r', ^^ = 2,3 , ed M uguale alla metà dell' area della sezione media , cioè della curva che produce nella superficie il piano delle x e delle s , la cui equazione si ricava dall' equazione (4) del n. precedente facendo in essa y=o,c può porsi sotto la forma ( z" H- a:^' — ( ^" — »' ) ( z' H- a;' ) = a' x^ . Nel determinare il valore di 31 cioè dell' integrale / z Ax, distingueremo tre casi secondochc r > * , /• = « , r < ». E da prima supporremo che sia »• < », che è propriamente il caso iu cui può costruirsi il cilindro storto da servire per volta. Ponendo nell'equazione precedente r' »'=2?j», si ricava 3= r n 9. — ar'-H » V'n' -+- x'' , non ahhinmo posto avanti al radicale sottoposto al radicale universale il segno meno poiché por tutti i valori di x sarebbe risultata sempre 1' ordinata 2 im- maginaria. Dal valore di z si vede intanto che i limiti fra i quali deve essere preso r integrale / zdx sono x = — f^27ix -+- »' = — r,x= f'2w«+«>=r, e poiché dall' equazione della curva si vede che essa è simmetrica rispetto all' asse 4o7 delle Z ne segue che M = 2 ./ àx ynx — x' + « y/'^- _|. „. . Per eseguire questa integrazione si ponga primieramente donde • y /• — «■ e r integrale indefinito prenderà la forma t/ yi^—TC J r t—n indi si faccia dalla quale si deduce /=« + e d/= — i=u* , 2jiUdu (z.- + I )• ' e per conseguenza 1' ultimo integrale trovato si riduce a // » \ ?<• <1m ovvero, essendo ^^.^ ,). =-r^- ^„, ^ , ^. = a r /» da ^ /» dz< Z' d?/ 1 Ciò posto le note formole de' difTercnziali binomi danno /dw V Z u ^ P ''" /(Ìm ?/ . r dK /dM — — - — = are tang u , la forraola (i) diviene u -f- I I limiti fra i quali deve essere prosa questa espressione si troveranno facilmente osservando che essendo V 7j" + a-' =/, i due valori x=:o, T=r = k 2«»+ . ', », ;• =:«, r < » , perchè la formola (3) non può applicarsi quando ?•<».£ di fatto in questo caso la quantità n diviene negativa , onde ponendo 2^2» = «" — /'', sembra che bastasse sostituire nelle formolo trovate — « in luogo di n ; ma i limili dei valori di i non sono , come si otterrebbe scambiando n in — n, 1= — n, / = x — 7i; ma bensì t=}i, /:=:« — n, perchè s' intende per < la determinazione aritmetica dal radicale \^n' + x". Quindi avendosi allora » u' = — I , i limiti di 11 sono r 7.11 y ,' -_ 7." ' e l'espressione (2,20) la quale, pel cambiamento di n in — w, diviene — X [ ^-^ — — + (An—a. ) are tan g ?r ) , i limiti suddetti ad f 2nr r \ si riduce fra i limiti suddetti ad ovvero ad 7 ( r V~ x' — r' + (2 r" — »' ) are sen ì. Quindi noi caso di r < » si ottiene M = -^ ( r V^a' — r' + ( 2 r' — »' ) are sen J. Nel caso di a=r tanto (|iiesla formola che la (3) si riducono ad Finalmente faremo osservare che nel caso di »' = 2r' , ovvero » = ry 2 , il valore di M non è affello da quantità trascendenti , e si ha e sarà continualo J 4oa Nuove sperienzc inforno alla jxrelcsa injìucnza delle stabroailà sulla emissione calorifica ; promosse da una proposizione del Kaemlz relatioa al rajfredda- tncnio de corpi : del socio Cav. BIelloni. Nelle prccedcnli nostre considerazioni sul corso di mclcorologia del Kacmlz toccammo di alcune inesattezze d' espressione sfuggite all' autore parlando del- l' abbassamento di temperatura cbc si manifesta ne' corpi esposti ali aria libera pri- ma delia precipitazione della rugiada : ed a questo proposito ci parvo opportuno di mostraj'c l' insussistenza delle obbiezioni sollevate da alcuni osservatori contro la teorica del Wells , clic forma indubitatamente una delle migliori applicazioni della Fisica alla spiegazione de' fenomeni naturali (i). Proseguendo il nostro cis- sunto tratteremo in questa seconda scrittura di un altra inesattezza , o piuttosto di una pura dimenticanza , del Kacmlz relativa a certe osservazioni , ancora re- centi , sulla potenza emissiva o radiante delle sostanze solide. Dopo di aver esposta la differenza tra la comunicazione del calore por via di contatto , e quella che succede a distanza in virlù de' raggi i quali attraver- sano liberamente 1' atmosfera , il nostro autore considera la radiazione tramandala dai corpi riscaldali , ed afferma esser dessa , generiJmente parlando , tanto più vigorosa quant' è minore il pulimento della superficie (2). Questa proposizione può intendersi in due maniere : essa può applicarsi ai corpi di diversa specie , oppure ai diversi stali della superficie del medesimo corpo. Le sjKjrienze del Leslie escludono la prima posizione ; avvegnaché tutte, 0 quasi tutte, te sostanze polite e lustre che ci offre l'arte o la natura raggiano altrettanto , quanto la massima parte delle sostanze a superficie scabra : anzi in molli casi succede precisamente 1' inverso di quanto asserisce il Kaemlz , cioè a dire, che i corpi a superficie liscia e polita tramandano una radiazione più copiosa dei corpi ruvidi e ridotti al massimo di scabrosità : basterà citare i cristalli , i ve- tri , le vernici e tutti i liquidi , che malgrado la loro lucentezza emettono , a parità di estensione e di temperatura , delle quantità di raggi calorifici che su- perano parecchie fiate il calore tramandalo dalle superficie mcLilliche , per quanto greggie , sluslrale , e grallialc elle siano. La seconda inlerprclazione e dunque la sola che deve attribuirsi all' anzidetta proposizione del Kacmlz , la quale si tra- duce pernio in questi termini : la potenza radiante 0 emissiva di un dato corpo aumenta quando si rende scabra la sua superficie tersa e lucida; e vi- cecersa , la potenza emiss'iva di esso corpo diminuisce (Quando si tolgono le tue scabrosità , e se ne rende piti liscia e forbita la superfìcie. (1) Vedi n 11°. 13 di qaeslo Rondicooto. ( Geno, e Febbr. 1844 \ (2) Eaemu. Cuors cooiplel de Metéorulogie iradail et auoolé par Cbailes Manias. Paris 1&43 pag. 10. Sa 4-10 E voramcnlc , avvi uno espcrimcnlo , dcscritlo tiiltora in parecchi Trattali di Fisica , dio sembra condurre di necessità a questa conseguenza. Tutti conoscono oramai il cubo del Lcslie o recipiente metallico di questa forma pieno d' acqua calda , lo cui quattro pareti laterali sono esternamente coperte di varie sostanze carta, vernice, oro , argento, colla di pesce ^ nero di fumo, e via dicendo. Si presentano questi quattro lati eterogenei del cubo ad uno specchio concavo di me- tallo posto ad una certa distanza , e le rispettive radiazioni calorifiche successi- vamente concentrate per riflessione vengono a percuotere sopra uno strumento termoscopico disposto nel fuoco dello specchio. Le sostanze impiegate essendo sotlili ed in conlatto intimo colle pareti calde del vaso si direbbe che tutte dovrebbero man- dare sullo specchio , e quindi sul termoscopio , la medesima proporzione di calore: eppure le radiazioni uscite da questo superficie di medesima estensione e temperatura sono talmente disuguali , che alcune superano di otto o nove volte il valore delle altre : cosi rappresentando col numero loo l'azione calorifica del nero di fumo, quella del ramo , doli' argento , e dell' oro , tersi e levigati , equivale , secondo le spcrienze del Loslio , aia circa. La forza della radiazione calorifica dipende dunque , non solamente dalla temperatura , ma anche dalla qualità del corpo ra- diante , 0 piuttosto dalla natura della sostanza che ne costituisce gli ultimi strati superficiali. Ora , so dopo di aver ridotto al massimo grado di pulinicnlo due delle pareli del cubo, se ne rende una scabra e solcala mediante lallrilo della lima o dello smeriglio e si presenta poscia così sfregiata al riflettore , scorgesi con sorpresa la radiazione di questa parete divenuta pressoché; doppia della sua compagna , cui si mantenne il lustro ed il pulimento primitivo. Lesile il quale faceva , primo, questo curioso esperiraenlo , ne arguiva che le se abrosiLà faci- litano F vscila del calorico radiante : e siffatta proposizione , insegnata sino in questi uUimi tempi nelle scuole di fisica pura ed apphcata , sembra tuttora am- messa dal Kacmlz. 31a noi arrivammo a dimostrare irrefragabilmente , se non e apponiamo , che questo aumento di potenza emissiva o raggiante osservalo nella esperienza del Leslic deriva da tuli' altra cagione che dalle scabrosità. Non taceremo prima' di lutto che siffatte ricerche vennero in corta qual guisa promosso da uno di quei sommi geometri , i quali applicarono con tanto successo alla fisica sperimentak: le leggi del calcolo sublime. Quando l' illustre Poisson si stava occupando del suo Trattato matematico del calore gli venne il sospetto che le scabrosità della superficie inlcrna di un recipiente pieno d'acqua calda avessero un aziono calori- fica simile a quella stabilita, rispetto alla superficie esterna, dall' esperimento del Lesile, e c'in\itò a dirgliene il nostro parere. Noi dovemmo pertanto iulraprcn- dcrc alcune spcrienze , le quali ci convinsero pienamente che la quantità di ca- lore emessa dalle pareti del vaso, non cambia col variare della levigatezza odel /mi pulimento della supcrGcic che sia in conUitlo col liquido (i). Allora ci proponemmo di ripigliare lo studio dell' azione attribuita dal Lcslic allo scuhrosilà uslcrne : e considerando in primo luogo , eli' egli operava sopra un recipculc di rame o di ottone , volemmo vedere se lo stesso efretlo si riproduceva con recipienti d' altre sostanze. Fatti pertanto costruire dei vasellini di marmo , d' avorio , ed altri corpi suscettivi di essere levigati , si recarono le loro superficie esterne al massimo grado possibile di pulimento e di lucentezza : una metà loiigitudinale venne quindi minutamente gralliata per ogni verso ; 1' altra si lasciò ben tersa e lucida , come stava. Per quanto si voltasse contro l' apertura di un sensibilissimo termoscopio, or l'una, or l'altra porzione di ogni vaso pieno d'acqua calda , non ci fu mai dato di scorgere tra le due radiazioni la menoma differenza. L au- mento di potenza emissiva al formarsi delle scabrosità esterne dei corpi non si manifesta dunque che nelle sostanze metalliche. Questi primi saggi conducevano già alla conseguenza , che dallo sperimento del Leslie non se ne poteva inferire una proposizione generale applicabile alfa- gente cui dobbiamo i fenomeni del calore. Ma perchè mai le scabrosità rendono più radianti le superGcio metalliche ? Per iscioglierc questo quesito cominciammo dall' osservare che gli ossidi pos- seggono nna forza di emissione calorifica maggiore di quella onde son forniti i rispettivi loro metalli , e che la suddivisione delle parti facilita 1' unione del me- tallo coir ossigeno dell' atmosfera ; donde il dubbio che la superiorità della virtù radiante della parete scabra relativamente alla parete liscia e forbita derivasse tutta da una più pronta e copiosa ossidazione aderente al metallo sotto forma di velo insensibile. Ma convenne rinunciare a questa spiegazione quando si videro le lamine polite d' argento , d' oro , di platino , che non van soggette all' ossi- dazione , presentare tuttavia un aumento nella potenza emissiva , dopo di aver jHitita r azione dei corpi duri che ne solcavano la superficie. La maggior facilità di ossidazione delle superficie aspre non basta dunqne per dar ragione della loro stTperiorità di potenza emissiva. Pensammo in seguito , che durante 1' operazione , alcuno particelle d' arena o d' altra materia eterogenea rimanessero confitte no' solchi prodotti sulla faccia esterna del cubo , e per virtù della loro forza emissiva , maggiore di quella che è nel mcLnllo , rendessero la superficie ruvida più radiante di quella che conserva la propria lucentezza. Ma anche tale supposizione non potè reggere al cimento dell' esperienza : imperocché noi togliemmo il lustro dell' argento , e d' altri me- talli inossidabili colla punta di un diamante , e la parete del cubo resa scabra in questo modo si mostrò tuttavia più radiante della parete tersa e levigata. (1) Vedi l© aggiunte ioseritc nelle ollime pagine della tnddeitt opera Jel Poisson. * 4.ia l'^saurile queste varie Ipotesi sulle modificazloui soflertc dalla parete scabra del cubo , ci facemmo a considerare più atlcnlamcnle l'indole de' metalli per ri- spetto al marmo ed ali' avorio , ove non ci fu dato di osservare nessun cambia- mento di emissione calorifica : e la principal differenza tra queste due classi di corpi , relativamente alia proprietà in quistione, ci parve consistere nella loro va- ria maniera di comportarsi essendo sottoposti all' azione de' mezzi meccanici ne- cessarli per ridurli in forma di lamine o di recipienti. I fisici e gli artif^iani sanno perfettamente , che sotto il colpo del martello o la pressione del laminalo] o i metalli acquistano una certa rigidezza la quale de- riva , secondo ogni probabilità , da una specie di leggerissima crosta o involu- cro esterno formato da uno strato più denso ed elastico della parte interna. Ora, dicevamo tra di noi , quando la lima , lo smeriglio od altri corpi duri vengono a solcare la superficie del cubo , essi devono rimuovere alcune porzioni di questa crosticiua e scoprire pertanto una parte corrispondente del metallo mcn duro sot- tostante. Ma confrontando le potenze emissive dei corpi di varia natura , si vede che la radiazione calorifica ha una certa qual relazione colla densilii , essendo tanto maggiore , generalmente parlando , quant' è minore la gravità specifica del corpo raggiante. Applicando questa legge al diverso stalo di condensazione del medesimo metallo ne verrà dunque di conseguenza che le nuove porzioni sco[>crte del cubo raggieranno , in virtù della loro minor densità, più vigorosnmcntc della superficie primitiva. Quanto al marmo, all'avorio, ed altri corpi, che riddili in lamine o convertiti in vasi non possono , come i metalli , acquistare diversi gradi di condensazione, e conservano pertanto la medesima costituzione fisica sotto l'azione degli utensili impiegati a comunicar loro , e forma , e ruvidezza , e pulimento , ossi manferranno , in conseguenza della omogeneità delle parti esterne ed interne, Ja medesima forza emissiva sotto qualunque stalo della superficie. E , proseguendo il nostro ragionamento , se questa teorica è vera , soggiun- gevamo , r operazioue che dà o toglie il pulimento alla superficie metallica non dovrebbe essere seguita da nessuna variazione nella potenza raggiante , qualora iosse possibile il fabbricare un recipiente di metallo , le cui pareti inossidabili avessero dappertutto la medesima densità. Per arrivare a tale scopo pensammo di fondere una data quantità d' argento purissimo , e di gettarlo cos'i fuso entro certe forme di creta che lo ridussero in lamine, le quali si lasciaron poscia fred- dare lentissimamente , e si condussero in fino a pulimento col semplice carbon dolce imbevuto d' olio ; rimovendo cos'i , per quanto mai si poteva , ogni cagione di cambiamento nella densità degli strali superficiali , tanto dal lato di una solidi- ficazione troppo repentina , quanto dal lato della compressione delle pomici , degli smerigli , ed altre sostanze ordinariamente impiegate a levigare le superficie me- lallicTie. Lo nostre lamine polite d' argento vennero poscia congiunte e saldate ad angolo retto coq altre tre lamine in guisa da formare un vaso cubico , che si 4i3 riempi d' acqua bollente. Verificala 1' ogu.ilc emissione caloriGca delle due pareti or- fic'ic doli" uno allo stalo lucido : una faccia doli' altro venne rigata colla punta di diamante. Adattammo poscia ogni coppia cosi preparata entro apposite aper- ture della medesima figura e grandezza intagliato ne' fianchi d' un Taso metalli- co , e ve lo masticammo saldamente, siccliè divenissero come porzioni delle sue pareti laterali , avendo cura di situare prima al di fuori la superficie aspra del cristallo grafitato dal diamante , e la faccia più lucida del suo compagno intatto. Quando le superficie possedevano una larghezza maggiore di cinque o sei centi- metri se ne rendeva scabra nna metà , conservando all' altra la sua lucentezza naturale : allora questa sola lamina bastava per 1' esperienza. Il vaso che recava la coppia lucido-scabrosa veniva riempilo d' acqua che si manteneva in ebollizio- ne mediante una sottoposta lucerna ad alcool. Per misurare le radiazioni di superficie cos'i piccole , conveniva necess-iria- mente impiegare il più squisito degli strumenti lermoscopici ; e però adoprammo il termomolliplicatore , che vince di gran lunga tutti gli altri , e per la sensibi- lità , e per la precisione , e per la regolarità delle indicazioni. Il termomoltipli- catore è composto , come ognuno sa , di una pila termoelettrica di bismuto e d' antimonio comunicante con un apposito galvanometro moltiplicatore asiatico. Si dispose dunque orizzonlalmcnle il tubo metallico che ripara la faccia anterio- re della pila dalle irradiazioni laterali, e se ne rivolse l'apertura contro il reci- piente pieno d' acqua calda. Una doppia lamina verticale di metallo munita di un pertugio centrale , non maggiore della superficie dei cristalli , e della sezione del- la pila, trovavasi frapposta tra la sorgente calorifica ed il corpo lermoscopico , on- de arrestare il calore vibralo dalle pareli metalliche del recipiente ; altre lamine servivano ad intercettare la radiazione della lucerna ; per modo che i soli raggi vibrali dal cristallo , ruvido o pulito , potevano entrare nel tubo ed operare sul- la pila lermoscopica ; gli altri cadevano sulle lamine metalliche inlermedie e ve- nivano rimandali verso le rispettive loro sorgenti. I primi cristalli sottoposti all' esperienza furono tre specie diverse di piriti di ferro e di rame ; quindi il ferro oligisto. Le radiazioni delle due superficie , la levigala e la scabra , d' ognuno di tali corpi , spinsero l' indice dello strumento a 25 , e So"; e tuttavia non fu possibile il rinvenire tra di loro la menoma dif- ferenza. Si presero poscia due qualità di quarzo , uno bianco, 1' altro coloralo ; que- slo fornì lo slesso risullamento delle piriti e del ferro oligisto ; ma il primo die- de una radiazione un po' più forte per la superficie graflìala : l' eccesso fu di o°,7 sopra 32° , quantità picciolissima dovuta prolwbilmente ad una leggiera difTe- renza di densità o di elasticità tra le due superficie raggianti. Quest'ultima riflessione ci suggerì l'idea di paragonare reCFelto prodotto dal- le scabrosità nel vetro allo stalo ordinario e modificato dalla tempera. A (al fi- 4 ili ne si fecero arrovcnlare quallro pezzi eguali traiti da una grossa lamina da spec- chio : due si tennero immersi nella cenere infocala , clic si abbandonò a se me- desima per un intervallo di vcntiquallrore ; gli allri si trassero dalle bragia e si agitarono ncU' aria onde farli raffreddar prontamente. Si sfregiò quindi col dia- mante un pezzo dolce ed un pezzo temperalo , e si confrontarono le radiazioni di queste superficie scabre con quelle delle rispettivo superlicie levigate della me- desima qualità — il vetro (/o/ce diede 1' eguaglianza delle due azioni calorilidie, il temperalo una differenza di i",3 su So" in favore della superfìcie scabra — Ecco una seconda conferma del principio dianzi enuncialo , cioè a dire , che la differenza tra le radiazioni vibrate dalle superficie liscie e sfregiale , si manife- sta solamente quando il corpo non possiede la medesima durezza e densità od elasticità in tutte le parli della sua mussa ; slanlcchè la tempera del vetro e del- l' acciajo proviene da una condizione diversa di densità e rigidità , in cui si tro- vano le parti interne ed esterne della massa temperata , condizione che vien ri- mossa dall' arroventamento seguito da un lento raffreddarsi del corpo. Si presero infine parecchie monete d'oro del titolo di 996/1000, composte pertanlo d' oro quasi perfettamente puro , si fusero e si gettarono entro forme di ferro ,, che le ridussero in lamine ben piane e liscie , della grossezza di due millimetri. Queste lamine slropicciate con una pelle di daino spalmala di rosso d' {ny/ù/lcìTa , e rese per tal modo lucidissime , diedero , prima e dopo di essere solcate col diamante , la medesima radiazione. Ma battute fortemente col martello , ripulite e lustrate di nuovo , manifestarono tanto divario tra le lo- ro potenze emissive , che le liscie e lucide raggiarono 21°, 3, e le scabre da 28° a 33" -u. Qui r esperienza parla di per sé stessa — L effetto de//e scabrosità , iw//o nel caso dc/l' oro a densità wiiforme , si manifestò quando te /amine ebbero acquistala , co/la percussione , una differenza di densità , e di e/asti' cita , tra /a superficie , e t interno. Dai diversi fatti esposti ci sembra risultare colla massima evidenza , che r opinione invalsa per tanti anni , e professata luterà in alcune scuole , intorno all' azione delle scabrosità rispetto al calorico raggiante , è del tutto erronea. Un corpo inossidabile e dotato delle medesime proprietà fisiche nelle parli interne ed esterne , hcn terso e pulito , vibra, verso una data direzione dello spazio , la mede- sima quantità di calore , qualunque sia lo stato , liscio o scabro , della propria superficie. Quando il corpo e ossidabile , o che , a cagione della sua particolare natura e delle circostanze anteriori , trovasi avere alla superficie una densità ed elasticità diversa dall' interno , come no' vetri temperati e segnatamente nello lamine met/llliche comuni , le scabrosità comunicategli dall' incisione , o sfrcgn- racnlo di«)sljinze dure, aumentano ordinariamente la potenza emissiva, non già diretlamonte , in virtù della loro forma , ma per un cambiamento che 1' opera- zione necessaria a produrle introduce nella densità, nella elasticità. 0 nella più facile ossidazione , dì alcune porzioni della superficie raggiante. s 4i6 Fisica. AlcuTie ricerche sulla causa della rugiada. Nota di Luigi Paluiiìhi. La meteorologia , secondo io mi penso, ha dovuto essere la più antica bran- ca delle naturali discipline , perocché i fenomeni meteorici sono i più acconci a far nascere nell'animo l'ammirazione e ([uindi la curiosità di cliiunque , an- corché volgare osservatore ; e pure è forza confessare ch'essa ha camminato con molta lentezza in paragone delle altre scienze che han per obbietto la natura. Senza farmi da allo a numerar le cagioni di questo fatto dirò solo , che (juci- lo che la meteorologia possiede di più certo e di meglio fermato lo deve a' progres- si della Csica, la quale dopo di aver interrogato la natura per via di svariale spericnze, applica non di rado con felice successo i suoi trovati alla spiegazione delle meteore. Così si e potuto dar ragione del fulmine, dell'iride , del miraglio ec, e così il Wells fece la prima volta intendere il modo onde si forma la ru- giada , procedendo a piombo di logica , e giovandosi del metodo ipotetico speri- mcntalivo di cui il Galilei fu il primo maestro , e da cui è venuto il lustro e la grandezza della fisica moderna. Il lavoro del Wells sulla rugiada fu coronato dalia società reale di Londra, e per l'evidenza de' fatti e delle ragioni fu accolto dall'universale, in' guisa che non trovasi un trattato di fisica o di meteorologia in cui non se ne faccia mol- lo , mentre pochissimi appena ricordano le contrarie sentenze di Blackader e di Rosbrook. Tuttavia il Dollor Ambrogio Fusiuieri va da molti anni muovendo dub- bi ed obbiezioni contro la teorica del Wells. Il professor Melloni mostiò non ha guari con una sua dissertazione letta a questa Reale Accademeraia le obbiezio- ni del Fusinieri esser prive di forz^, e rimaner saldi i principi del fisico ingle- se. 3Ia il Fusinieri in una sua recente scrittura pervenutami ultimamente tra le mani , con la maggiore franchezza del mondo, non esita punto a dichiarare il lavoro del Wells un illusione coronata. Ora trovandomi io in campagna in oc- casione delle passale ferie autunnali , fui mosso dalla curiosità di verificare da per me slesso , con alcuni esperimenti , se 1' opinione del Fusinieri , il quale fa nascere la rugiada da uno strato d' aria fredda che abbassa la temperatura del- le piante e le rende così capaci di condensare il vapore elevato dal suolo più caldo di esse piante , basti a dar ragione , come egli asserisce , di luti' i falli os- servali ; e dopo alcune ricerche , intorno alle quali v' inlrattorò per pochi mo- menti , mi rifermai ncll' antico mio convincimenlo , che la teorica del Fusinieri non regge , e che la causa generale della rugiada è quella indicala dal Wells. Per procedere con ordine io mi proposi le seguenti quistiom. i" Quale è la temperatura della superficie del suolo per rispello a quella dell' aria , tanto di giorno quanto di notte ? 2° Durante la notte quale è la temperatura delle piante che si coprono di rugiada , per rispello a quella dell' ambiente ? 4.17 3° Nel caso ohe le piante siano più fredde dell' ambieute , il loro raffred- danicnlo precede 1' apparizione della rugiada ? 4° Questo rairreddameulo è tale da poter precipitare il vapore elastico che si contiene nell'aria ? 5° Come si può direttamente conoscere se la rugiada apparisce indipenden- temente da' vapori del suolo , da' quali il Fusinicri la fa derivare ? Presi dunque de' termometri antecedentemente comparati , ne posi uno sul suolo 0 ne coprii il bulbo con la terra , un altro lo collocai all' altezza di circa 3 pollici dal suolo , ed altri a d altezze successivamente maggiori fino a circa sei piedi. Nelle giornate serene e tranquille trovai il suolo più caldo e la ten;- pcratura dell' aria scemare con le altezze fino a quattro in cinque piedi. Questo fu particolarmente osservato ne' bei giorni di settembre piuttosto calorosi ed il terreno era asciutto per la scarsezza ilelic piogge. Verso il tramonto avveniva un momento di equilibrio , e con 1" avanzarsi della notte il termometro della superfi- cie diventava il più basso ^ invertendosi l'ordine delle temperature per rispetto a quelle del giorno. I termometri continuavano ad abbassarsi durante l'intera not- te fino ad una certa ora del mattino prima di spuntare il sole , senza turbare r ordine crescente di basso in alto , purché nel corso della notte non spirasse vento o non apparissero nuvole. Indi i termometri verso le 8 1/2 circa mostra- vano un secondo equilibrio, por ricominciare le slesse fasi quando il tempo con- tinuava ad esser buono. Convengo per altro chela natura del suolo composto iu gran parte di lapillo vulcanico , poco conduttore del calorico e forse dotato di forte potere assorbente e (juindi di ugual potere emissivo , avr;\ potuto esser ca- gione del maggior freddo sperimentalo in tempo di notte alla superficie della terra , ma sia come si voglia non sempre è vero che il suolo ( se si parli della superficie) è più caldo dell'aria all'altezza di tre pollici (1). Nel tempo che io Iacea queste osservazioni teneva in un sito contiguo col- locati due termometri uguali , alla slessa altezza , ma uno in contatto di una pianta erbacea ed un altro libero, 0 di ora in ora, per più notti, dal tramon- to del sole fino alla mezza notte, e poi la mattina un'ora e mezzo prima dello spuntar del sole andava ad osservarli , e sempre ho trovato che il termometro messo in contatto con la pianta stava da uno a due gradi più basso dell' altro , e che il freddo dell'erba cominciava alcun tempo prima clic cominciasse ad ap- (1) Tatti sanno che il suolo , generalmente parlando , non è booa condntlore del calorico, per coi Qae- telct ha trovato clie per le variazioni annnali la velocitA con cui il calorico si propaga dall'alto io basso è di Qn piede per ogni sci giorni , ad una certa profondità in cui le variazioni diurne possonsi tenere come nallc, il che importa una linea per ogni 12 ore ; ed alia superficie poi 1' auzidella velociti è di otto giorni per ogni piede , ossia di 3(4 di lince in 12 ore . e però dcvesi badare a non profondare per nnlla il bulbo del termometro nel terreno quando vogliasi conoscere la temperatura della soperGcie. Y. QwitXU , ran'o- iioni anrtMKej , ce. 53 |i8 parine la rugiada. Siccome i due lormomctri non eran mollo tenui , cosi scelsi delle piante a grosse foglie e principaitnonle i ca\oli. Nò deve far meraviglia la difTerciiza di un grado e mezzo o due, perchè il lennomelro libero anch'esso ir- loravasi , e però la differenza appariva maggiore quando io copriva il bulbo di questo con sottili lamine d'oro, come lo consigHò il professore Melloni. Sebbene la temperatura del suolo fosse più bassa di quella dell'aria della prima falda soprapposla , pure generalmente le erbe erano più fredde del suolo di circa un grado , salvo alcuno poche eccezioni , particolarmente quando le foglie del contatto erano mollo lontane dal suolo. Quando la rugiada cominciava a divenlare al- quanto copiosa ho veduto i termometri arrestarsi e parecchie volte salire anche di qualche decimo di grado. I termometri messi sotto 1' erba ancorché molto più prossimi al suolo , gli ho trovati sempre ad una temperatura alquanto più elevala di quello messo a contatto delle foglie. Per dare un' idea di tale differen- za prendo un esempio tra le tavole di osservazioni che compilai. La sera del 27 ottobre alle 11, un termometro in contaltto col suolo ma sotto l'erbe segnava 9", un altro all'aria aperta segnava S°. All'altezza di 2 pollici è mezzo anche sotto l'erbe la temperatura era di 9", 5. All' altezza di circa un piede appena sorpas- sato le foglie un termometro segnava 8° , 8 ed un altro alla stessa allczz-a ma in contatto con le foglie che eransi coperte di copiosa rugiada segnava 7" , 7. Per assicurarmi poi se il freddo dell' erba fosse bastante alla precipita' Ione del vapore , presi un bicchiere di acqua ad un temperatura alquanto più alla di quella delle foglie e collocatolo sopra un largo disco di pietra che per caso trova- vasi lì presso , quasi alla stessa altezza dal suolo , vi menai alcune briccioline di neve, agitando l'acqua continuamente col termometro in esso immerso, fino a che ■\idi segnare la stessa tcmpei'atura della pianta ; tosto osservai la superficie del bicchiere coperta da un velo sensibilissimo di rugiada. Questa esperienza , che io credo senza replica , è bastante a persuadere anche i più schivi , della gui- slezza della dottrina del Wells. Qui non c'erano vapori del suolo , perchè impe- diti dal disco di .') piedi di diametro , e 1' operazione non durò più di due minu- ti. Aggiungo poi che la temperatura dell'acqua contenuta in un bicchiere trovavasi ad una certa ora più fredda delle stesse piante di i°,J) fino a 2°,3. Ma per assicurarmi in un modo diretto dell' esistenza di una rugiada indi- pendente da' vapori del terreno , distesi un foglio di caria sul largo disco di pie- fra del quale di sopra è detto, e sul foglio di carta collocai una picciola campana di vetro. La mattina prima dello spuntar del sole trovai il vetro coperto di ru- giada di fuori e di dentro, quantunque più copiosamente di fuori, ed inlan- I0 la carta sotto la campana senza rugiada e quasi asciutta , noli' atto che quel- la al di fuori era coperta di abbondantissima rugiada, più particolarmente poi in que' punii che si slaccavano alcun poco dalla pietra i quali erano irrorali al- quanto anche dalla parte inferiore. Quella rugiada interna della campana di ve- 4'9 Irò dunque non polca esser generata da' vapori del suolo , i quali avrebbero do- vuto bagnare la caria attraverso della quale avrebbero dovuto pnsKue. Ma final- nioiile una grossa boccia di cristallo chiusa da turacciolo sincrigli.ilo anch' essa mostrava un tcruic velo cU rugiada dalla parte interna ! Doiuaudo donde questa rugiada è venula. Collocata una lamina di vetro orizzontalmente n due o Ire pollici di distan- ■i \ dal disco anzidetto la trovava coperta di rugiada da sopra e da i-'ol!o , ma la rugiada di sotto mancava ogni qualvolta sulla lamina poneva una falda di coto- ne, e puro secondo la teorica del Fusinicri la rugiada di sotto non avrebbe dc- vnto mancare , perchì; il vetro trovavasi alla temperatura dell'ambiente. E in pro- posilo di lamine di velro esposte alla irradiazione notturna, senza dir\i delle spe- rionzc cbo io feci ponendone dolio d'^zonfali e delle vcrlicali avarie altezze por osservare la successiva apparizione della rugiada e la diversa quantità nelle due facce di ciascuna lamina , ricorderò solo un fatto che s .'mb-ami acconcio a ri- leiMicTC sempre più la dottrina del V\c"s. Prese selle lamire di vetro tulle eguali e collocatele para"elc tra loro verlicnlmcolc , e distanti l' una dnH'. •'lira per cii-cu in p(i"-c3 0 due, a'I' altezza di circa due piedi dal suolo , trovava la lamina di meizo quasi asciutta e le due estreme coricbe al massimo ; questa maniera di pila corica di rugiada a me pire anche una luminosa dimosi razione della causa del fenomeno. Da tulio questo credo poter concludere. 1° Che la temperatura del suolo in tempo di Dolio non "^"ìmpre è più alta di quella della falda d' aria sovrapposta. 2" Che r erbe che s' irrorano sono ad una temperatura più bassa di quella dell' ambiente , e ne' limili delle mie osservazioni quasi sempre ancor più basn di quella del suolo. 3° Che questo raffreddamento delle foglie comincia prima dell' appariaone della rugiada. 4° Che la differenza di temperatura da me osservala ò bastante a precipita- re il vapore elastico conlenulo noli' aria. 5° Che si lìanno de casi di rugiada ne' quali non è possibile invocare i va- pori del suolo. r )n lutto questo non inlondo di dire che an suolo particolarmente u- mjdo non debba dar vapori all'aria, concorrendo cosi ad accrescerne 1' umidità e qualche volta a formarla quasi per intero , specialmenle se si tenga conto delle ore del giorno. Ma qui non si traila di cercare la causa dell' umidità dell' aria , ma si bene quella della precipitazione de' vapori in rugiada , e questa senza dub- bio io sostengo, adaginnilomi su falli , essere la temperatura più bassa , per ris- pello all'ambiente , de' corpi che irroransi , la quali; loinpcralura non può derivare da altro fuorché dalla irradiazione caloriGca de medesimi , per la quale il Fusi- nicri ij^oslra tanta ripugnanza. 4ao Tulle le obbiezioni finalmente cbe il Fiisinlcvi prcscnla contro la dollrina di VVcils cadono facilmente , ma siccome ve ne sono due sulle quali egli insiste tan- to, da sfidare i suoi avversari, cosi non voglio rimanerle senza risposta. Prima di lutto egli dice: il solo fatto che il terreno si bagna di rugiada., tasta anche senza fanti altri a distruggere t ipotesi di JFclls- Ora dalle cose dette apparisce che il terreno può , anzi deve in molti casi coprirsi di rugia- da , ma poi il terreno bisogna anche considerarlo come sostanza igrometrica che assorbir deve il vaporo dell' aria che giunge sopra di esso al massimo di tensio- ne. Quando io la noltc andava ad osservare i miei termometri , la carta che recava por segnare le temperature , diventava in un momento umidissima. E fi- nalmente se il terreno si bagna , questo par che dica eh' esso riceve il vapore dal- l' ambiente e non lo dà , siccome pensa il Fusinieri. La seconda obbiezione, il fisico citato, la ricava da un osservazione del Zan- tedeschi. n. In conferma di ciò, son parole del Fusinieri , il professore Zanlcde- j sebi ha sperimentalo che un sacco di tela incerata con entro una tavola di » noce , posalo su 1' erba , a certa ora dopo 1' occaso , era bagnalo di sotto e j) non di sopra ; e con due termometri ha trovalo che sotto il sacco era più » caldo di alcuni gradi che di sopra ». L'aria di sotto al sacco come quella ch'era più bassa e più umida ed an- che meno soggetta ad agitazioni facea si cbe bastasse alla superficie inferiore minor raffreddamento per precipitare il vapore , e però la rugiada dovea com- parire alquanto più lardi dalla parte di sopra ; ma il trovar questa più fredda non è forse un argomento contro del Fusinieri ? j Slimo poi inutile rispondere ad un' altra obbiezione che il fisico di Vicenza fa contro la teorica del Wells , la quale nasce dal veder mancare la rugiada sulle alle cime dogli alberi , perchè ad essa fu risposto dal Cav. Melloni , quan- tunque il Fusinieri la ripeta senza ricordarne per disteso la risposta che di per 80 si affaccia alla mente di chiunque , perocché chi non intende clic \ aria come si raffredda in contatto delle alle cime degli alberi deve scendere ed esser sosti- tuita dall' altra più calda .' Senza dunque allargarmi di più in parole conchiudo col dire , che i fatti da me osservali , i quali son d' accordo con le osservazioni di tanti altri , mi dan- no il diritto di tenero la dottrina del Wells non per un' ilusione coronata , ma si bene per una dello poche teoriche meteorologiche cbe più stabilmente si ada- gi sull'osservazione e sull' esperienza. E qui mi cade in acconcio di csporvi un idea che, senza darvela per nuova, mi si affacciò leggendo una memoria di Fuslcr sullo variazioni del clima di Fran- cia. Questi con documenti storici cercò di mostrare che il clima di Francia fu un tempo più freddo , divenne poi più caldo , e quindi par che' siasi di nuovo comincialo ad abbassare. Or dell' Italia par che possa dirsi presso a poco lo I 4^1 stesso , qualora si ponga monlc a cioccliò dagli storici ci viene narrato , peroc- ché da Livio e da Giovenale per esempio sappiamo , che il Tevere vedovasi spos- so gelato , ed Orazio mostrava di farla da storico quando cominciava una delle sue odi dicendo : Vidcs ni alla slot ni've candiduin soracie , Fltnm'naqite fjclu coslilerint aciilo. Ponendo da banda le leslimonianze di Columella, di Virgilio e di tanti alln , flico clic in molte altre regioni lia dovuto avvenire lo stesso , e che la cagione di questo fatto non potendo entrare tra gli avvenimenti geologici, attesa la bre- vità del tempo, debba riporsi piuttosto nella diminuzione de' boschi, tanto più che sappiamo da Viiruvio e da altri la grande quantità di boschi che coprivano in quo' tempi il suolo d' Italia. E quando anche non si voglia stare a queste deduzioni che discendono da storiche testimonianze , si può anche osservare la differenza di temperatura tra le regioni coperte di foreste e quelle che non lo sono , poste le altre coso egua- li (i). Ciò posto come avviene che le grandi foresto abbassano ia temperatura del clima ? Probabilmente le irradiazioni colorifiche de' vegetabili potranno dar ragione di questo fallo, qualora si considerino insieme con la grande quantità di iiiiiido che secondo lo osservazioni di llales spandono nelf atmosfera , o sia jua- lora si ponga niente alla loro traspirazione, d'onde un'altra cagione di raffred- damento , durante il giorno ; per cui io ho trovato le piante di giorno alla stessa temperatura dell' ambiento , noli' atto che atteso il grande loro potere emissivo si avrebbe dovuto aspettarne , per 1' eguale assorbente , un aumento di temperatura durante il giorno , proporzionato alla diminuzione durante la not- te. Lo pianto du'iquo debbono di notte molto raffreddarsi senza potersi d' al- trettanto riscaldare di giorno , siccome avviene al terreno asciutto , e però deve (1) che l'Earopn fosse slata un tempo generalmente più fredda di quel che sia a' giorni nostri fa da molti con somiglitinti rngioni sostenuto , siccome si può vedere presso Oiblion storia ce. t. 1 cap. IX. Il nuovo ralTrcddameiilo della Francia p.ire clic sia un idea cbe propriamente appartenga al Fuster , il quale nuovo abbassamonlo sarebbe in vcriia mollo tenue e non adagiato su ragioni e fatti egualmente probabi- li. La cagione dell' numerilo di icinperalura è siala quasi generalmente creduta quella sicssa cbe io ho additala, insieme col disseccamento delle paludi . ma nessuno forse ha con chiarczia mostrato come la pre- senta de' boschi e iklle acque slagnnnii siano cagione di freddo ; anzi il fatto della neve che si fonde pri- ma intorno alle piante p.irrcbbe indicare 1' oppo^^o. L' idea dunque che mi venne in mente leggendo la memoria del Fusut fu di ravvisare 1' irradiazione notturna unitamente alla traspirazione delle piante ruin« cagione di freddo . e quando in occasione delle ricerche sulla causa della rugiada trovai che le piante so- no di notte più freddo tlcll' ambiente e di giorno irovansi alla slessa temperatura mi parve che quella spie- gazione venisse rifcrmola da' fatti. La cagione poi del nuovo raffreddamento del clima di Francia potrebbe per avventura riporsi nell'aumento della piantagione, se par non si volesse credere elTclla del progres- '^ivo ralTreddamCDtu della crosta della lerra . o delle due cause riuDilc Insieme. 4-'2 conseguire olio a parila di condizioni il clima dovrà essere piìi freddo nelle re- gioni boscose. E questa potrebbe forse esser la cagione della diversità di teni- piM-iitiira Ira i deserti dell' Africa e le grandi boscaglie della Guyana, tra il Candà 0 le più belle provincic della Francia e de ll'Ingliillcrra che Irovansi sotto lo stcsao parallelo , ed aggiungerci anche tra le pianure della nostra Puglia ed altri iuoglii do! regno , che Irovansi nel resto al'c stesse coiulizioni. Se i troppo grandi e numerosi boschi generano freddo ed umido, la loro mancanza o scarsezza genera mali non meno funesti , siccome lutti sanno , e noi essendoci liberati da primi, par che ci abbiamo proccurati i secondi , avendo oltreppassato quel medio ragionevole che in molle congionturc suol rimanere un desideralo. Altre sper lenze i'itomo olla rugiada. A proposilo di questa nota il Cav. Melloni annunzia che il llev. padre Raf- faele del Verme , Rettore del R. Collegio delle Scuole Pie , sia egli pure speri- mentando sul fenomeno della rugiada : le sue osservazioni , condotte a compimento, terranno più tardi prcscnlate all'Accademia. Intanto il padre del Verme desidera sian noli alcuni fatti, i quali mettono sempre più in evidenza la verità della teorica del Wells , gencralnicnlc adottata dai fisici. Presi quattro Icrmomelri di egur' sensibilità a bulbi cHindiici e coperti di slagnuolo , egli li portò , dopo il tramonto del sole , suU' aja di un suo giardi- nello , introdusse sotterra il serbatojo del pnmo , a due pollici di profondità ; imiuerse parimente sotterra il secondo termometro , ma col bulbo appena inve- stilo dui terreno ; slabil'i il terzo sopra un sostegno lasciandolo isolato nell' aria , due pollici lontano dal suolo : ed il quarto, pure nell' aria, a quattro piedi di al- tezz; . Quando il cielo era sgombro di nuvole e 1' atmosfera quieta , il secondo ferm.)inetro , quello cioè che segnava la temperatura dell' ultimo strato superficiale della terra , rimase coslanlcmcnte più basso del terzo termometro elevalo di due pollici sopra il suolo , come lo annunzia pure dal canlo suo il prof. Palmieri; le l^mpcralurc del primo e del quarto termometro superavano anch' esse la lempera- tiiin indicala dal secondo. Siccome il terreno che serviva alle sperienze era scoperto ed esposto a mez- zodì , e la sua superficie più calda, durante le giornale serene, dell'aria sovrap- posta, cosi le osservazioni termometriche del padre del Verme provano cvidenlemen- (e, che una cagione di freddo si e manifestata di notte tempo negli strati superfi- cip'i del terreno ; per cui la loro temperatura essendosi abbassala , 1' aria sopra- stante ha dovuto perdere per contallo una porzione del proprio calore , e mo- strarsi cosi più fredda presso il suolo, che ad una cerla altezza ; contrariarne nle a ffuanlo succede di giorno, ove la Icmperalura dell'aria Irovasi tanlo piìi «le- vala , quant'è minore la disianza <>lla superficie Icrrestrc. La minor Icnipcralura degli slruli superficiali del suolo, rclalivnmcnle all'aria sopraslanle, osservala nelle spericnze del Palmieri e del padre del Verme non è punlo in conlraddi/ione cgl risullamcnlo inverso ollenulo da allri osscr\alori , i quali sperimenlavano ne' prali : perdio ivi l'emissione calorifica del terreno verso il cielo è impedita dalia presenza dell' erba ; ed il suolo deve neccssariamenic maulencrsi più caldo delle piante clic , si raffreddano per radiazione e comunicano una parie del freddo concepito all' aria circonfusa. Due termometri, parimente coperti ili stagnuolo, furono posti alla medesima altezza 5 l'uno entro un cespo di garofanetti , l'altro all'aria libera. Nelle sud- detle circostanze di calma e di ciel sereno, il lertnoinelro a contallo della pian- ticella si trovò coslanlcmcnle più basso di (]ualehe grado del termometro libera- mente sospeso nell'aria, come nelle spcrienze dei Palmieri. E qui il cav. Melloni osserva clie le differenze ottenute dai due sperimen- tatori tra la temperatura dell' aria e la temperatura delle piante dovevano essere necessariamente inferiori di molto al vero , perchè avvi nelle foglie de' vegetabili una potentissima ed incessante sorgente di raffreddamento in virtù della poca massa e molta superficie del corpo radiante: che, d' altra parte , esse foglie toc- cavano appena alcuni punii de' recipienti ove slavan rinchiuse masse notabili di mercurio : per cui non devo recar meraviglia se adoperando scjuisili termometri a bulbi piani e leggerissimi, il Wells ed allri fisici , ebbero differenze mollo mag- giori — Ad ogni modo anche il Palmieii ed il padre del Verme han trovato le piante ad una temperatura più bassa dell' aria circostante , donde risulta chia- ramente che il fieddo osservalo presso il suolo non deriva dal mezzo ambiente, ma dai corpi solidi che vi stanno immersi. Chi intende la teorica del raffreddamento indotto nei corpi per virtù della emissione calorifica verso le regioni superiori dell' atmosfera non può rivocarc in dubbio la conseguenza ora cennala dell' abbassamento di temperatura, tanto mag- giore quant' è minore la massa rispetto alla superficie del corpo raggiante. E taluni , che si pretendono perfettamente istruiti di lutto quanto si è detto e fatto intorno alla rugiada, credono sollevare una o/>/^/rab«oaztom di stelle cadenti jallc le sere dei giorni ,2 , ,J , ,4 novembre Ar t' "^ "'^ '^- ^"^"^•'" ' guardando la mela del cielo verso il Jvora. Novembre 12 Tcropo Sidereo 3 IO '4 1/2 '7 ai 34 1/3 35 37 46 4fi 5o i/a 53 Principio 9 Cigno y Andromeda ' Perseo Polare C Cusl.Mcssier t Cust.Messicr • sopra e'Giraffa « Cefeo b Orsa Mag. «■ Orsa Mag. < Cassiopea e Perseo Dalle 6" 3o' alle y" 4o' Termine Durata Gran- dezza « Cereo II 0.5 4 R Andromeda 0.5 5 R Andromeda 0.5 4 Perseo (jiruppo) 63 Cusl.Mcssier 0.2 5 Polare 0.5 5 d Giraffa 0.5 5 f Dragone 0.5 4 « Orsa Mag. 0.5 5 h Orsa Mag. 0.5 5 y Cassiopea 0.5 5 verso la Capra 0.5 5 senza coda Orizzontate Verticale Linea Curva — Linea Curva Quasi Terlicale Dalle 8" 45' alle 9' 45' 18 25 i;a 29 1/2 35 38 1/2 4i 48 1/2 43 55 I/a 1 1/2 Perseo (gruppo) Pleiadi 4. Dragone « Lepre Mezzo fra a Le- pre e j Drag. J Dragone ) Cassiopea id. Pleiadi i; Cassiopea fi Perseo r Cassiopea * Perseo • Dragone I Volpctta S Dragone e Dragone ì Cefeo id. (3 Auriga y Andromeda A Perseo 0.5 I 0.2 0.5 1.5 i.o 0.5 o.a 0.5 0.5 0.5 4 4 5 2 4 6 5 6 5 Senza coda Coda Senza coda Linea curva Coda Senza coda 436 Novembre i3 Dallo 6" 35' alle 7- 35' Tempo Sidereo h m 92. 9 i3 SI. 5 33.5 39 41 h 83. 3 Principio „ Dragone y Andromeda id. Termine Dragone 0 Cassiop. versoi^ Triangolo Durala 0.5 I 0.5 Gran- dezza Senza coda — — Linea curva —— Linea curva Traversando il Cigno, verso i' orienle , di debolissima luce. Nuvole 1 ' Pesci I 0.5 I 5 I Senza coda j5 Pesco I V Ariele | o.5 | 4 | ~~~ '~ — Ciclo coperto al Settentrione e Maestrale SolloyAndrom I R Audrom. | o.5 | 6 I Senza coda Due di più furono vedute avanti di cominciare le osservazioni. Novembre i4 Dalle 7' 5' alle S" 9' Tempo Sidereo Principio Termine Durata Gran- dezza b 22. 33 Di debolissima luce ed islantan. 49 A Cusl.Messier 42 Giraffa 2 2 Senza coda h 43 1/2 Sotto Ariete verso (* Pesci 1.5 I Coda 23. 3 I/a Sotto e parali, a i; ed «Drago. 0.5 5 Senza coda traversando v- Drago, dal levante al ponente 5 \p b Giraffa 4.3 Giraffa 0.5 5 9 Polare vicino a i^ Orsa Min. 0.5 6 ■^^" m 42 1^2 43 47 49 1/2 53 0 1/2 6 1/2 ib J/2 24 1/3 32 1/2 3G V* 39 4i J Perseo b Persca X Cigno i Auriga » Cefeo « Cefeo ^ Lira 0 Toro e Auriga (t Perseo Per8eo(gruppo) Dalle g" 3' alle io" 6' ( Auriga versi> s Auriga i5 Cigno verso y Orione i5 Cigno 0 Dragone verso V Ercole u» Toro 3 Auriga Capra ! Cassiopea PocosopraaÒrsa Mag. sull'orlo di nuvole b Giraffa | S Auriga. tt 0.5 6 0.5 6 0,5 5 I 5 I 4 0.5 5 0.5 I 0.5 5 0.5 5 0.5 6 I I nuvole 0.5 6 Senza coda Linea curva Nuvole Senza coda tre quarti del cielo velato di nuvole. Osservazioni dì stelle eadenli falle nel Beale Osseì-va Iorio di Napoli le sere de' giorni ts , i3 -, i4- novembre t844 guardando a più persone la sola metà del cielo verso il Sud. Sera 12 novembre Dalle 1^ 1/2 alle S"- . Stelle cadenti . . n» iS Dalle 9'' alle ore g*" 1/2 n° 6 Totale !n un' ora n° 21 Di I" grandezza n° i Di 2' gr 2 Di 3^ gr 3 Di 4" gr 5 Di 5' in 6' ... - IO Totale 21 Tra queste 21 stelle cadenti, le solo che furono osservalo compiutamente si comprendono nella seguente tabella , nella quale come nelle seguenti , vicn di- notalo il principio e la fine del fenomeno per mezzo delle stelle fisse visibili ad occhio nudo le quali si trovavano più prossime. principio termine durala grandezza coda 0 senza y- DelCno ^ DelCno o",8 2* con coda ^r Pesce australe presso ? Pesce australe I",0 3* senza y Dragone presso » Cigno o",8 3" senza e Freccia G Anlinoo l",2 5» senza coda »i Aquario S Aquasio l" 2 4" scnia Dal DetGno al Cavallino 0",7 4- senza Sera del i3 novembre Dalle f' alle S"- Stelle cadenti .... n" 21 Dalle g"" alle loi" n" 25 Totale in due ore n° 46 Di I' grandezza n* Di 8» gr Di 3» gr Di 4* gr Di 5« gr Di 6- gr 3 5 i4 ta IO IT 438 Tra queste ^6 slcllo cadenti , Io sole che furono osservale compiulamonlt; , si trovano notate in questa tabella principio termine presso f pesci t pesci m Balena s Pesce Australe r DelGno y DetGiio B Pegaso tra ^ ed e Pegaso X Aiidroniada (* Pegaso « Andromada 7 Pegaso » Pegaso lendeute all'Ovest ( brevissima ) durata grandezza coda 0 senza l",2 4' con coda o",S 2' con coda o",8 5" senza I",2 4" senza l",2 2» senza o",8 5' senza o",5 t" senza Sera del i4 novembre Dalle 7» alle 7'> 3/4- n" i5 Dalle 9'' alle g"- Syj n° «9 Totale in i"" jp n" 44 Dì I" grandezza n° 3 Di 2' gr 4 Di S'' gr 7 Di 4" gr 12 Di 5" o 6» i8 n" 44 Di queste 44 stelle cadenti , solo 8 furono osservate compiutamente come ve- desi nel seguente quadro. principio termine durata grandezza coda 0 senza Dalle pleiadi alla mosca .",S I senza coda 8 Ariele ^ Ariete l",0 4 con coda * Aquario y Pesce australe i",5 2 0 3 con coda y Ariete * Pesci 0,5 4 senza ò Cgno » Volpe a",5 4 senza 7 Lira 8 Saetta l",2 4 senza da g Ariele C Ariele o",7 5 senza « Orione 1* Balena I",0 4 senza J ih Affinchè si abbia sotto l' occhio il risultaracnto generale del solo numero delle stelle cadenti osservale nelle tre indicate sere , abbiamo messo il seguente pro- spetto ., . „ ? Sud in il- n" 2r , N° Orario Novembre i3 ^ ^'"' '" ^'' "" *° ì ^'' °'"'""''' > ISord iu i** n° 7 i in lutto il ciclo alquanto nuvoloso . 3o Novembre li \ ^."'' !" '" '/^ n° 44 1 N° Orario < IVord in 2'' n° 19 j in tutto il ciclo al(|uanlo nuvoloso . 3g La minor quantità di stelle cadenti viste nella parte Nord devesi probabil- mente al minor numero di Osservatori ed alle condizioni alniosl'eriche , mentre nelle duo ultime sere il cielo era da quando in quando seminato di nuvole le quali ordinariamente ingombravano più il Nord che il Sud. Chiuderemo questa relazione col ricordare che in Napoli il n° medio ora- rio di stelle cadenti ne' giorni ordinari , secondo molle nostre determinazioni , può fissarsi a 18. SUNTI DEI VERBALI Tomaia de fo Settembre t844- Il Socio signor delle Chiaje fa rapporto sull' opera del Dottor Mandi inlito- inla r Analomia iiiicioscopica ». Questo rapporto verrà inseritlo nel llendiconlo. 11 signor del Giudice è ammesso a leggere una Memoria e Sulla tromba di Lelestii presentala all' esposizione delle industrie di Francia di questo an- no 1844 > e come con apparalo più semplice possa ottenersi effetto più sicuro e maggiore ». Questa Memoria viene affidata per l'esame a' signori Cav. de Lu- ca , Bruno e Cav. Visconti. Si presenta il 2°. tomo dell' opera del Barone Winspeare intitolata Saggi di Filosofia intellettuale. \J Accademia scioglie la sua ordinaria tornala e va a riunirsi in sedula straordinaria all' Accademia di Belle Arti per la formazione della Commessione esaminatrice de' riquisiti degli Architetli aspiranti all' Albo degli Architetti giudi- ziari. Tornata de 5 Novembre t844- Il Presidente Generale interino partecipa all'Accademia una lettera di S. E. il Ministro degli affari Interni con la quale si comunica che S. JI. il Re (D. G. ) si è degnala di approvare in data de' 3 Settembre la nomina a Soci corrispon- denti de' signori Filippo Casoria, Federigo Cassitto , Domenico Presutto , Ferdi- Ho nando de Nanzio, Francesco Freirc Allemào di Rio de Janeiro , e del Visconto Giuseppe Luigi de Kerchkove detto di Riichkofi" di Anversa. Il Presidente passa al signor Senimola por farne rapporto verbale un libro del signor Salvagnoli Marchetti intitolato «: Saggio illustrativo le tavole della sta- tistica medica delle Maremme toscane, (t E similmente al Cav. Mancini F dpcra del signor Chassinat ì. Etudes sur la mortalilc dans les Bagnes ctc. — od al Cav. de Luca cinque opuscoli del signor Jomard. Il Socio corrispondente signor de Martino logge una sua Memoria dal titolo e Esperienze su' movimenti riflessi de' muscoli volontari dagli stimoli meccanici determinati dall'applicazione del galvanismo sul gran Simpatico». Questa Memo- ria viene affidata per 1' esame a' signori Cav. Vulpes e Semmola. Si presentano i seguenti libri e giornali. Rcviie Scienlifique et iiidiisiiielle — Gcnnujo e Apiile i844' Bibliollièiiiic (inivelle de Genève n°. loi e 109. ( iS44 )• Coinples RcnJus des Scanccs de 1' Acadeinie Roy.ile des Sciences de Paris N" 5 e 4 ( ^ ^'''* leinbre i844 )■ L' Inslilut 1" Seclion N° 555. — — ■ì' Seclion N" io3. Le Cullivateui' Giugno e Luglio I>j44- Atti de' Gcorjjofili di Fiienze n". 72. Annnli di Fisica Chimica e Jlalcmatica del P'. Mnjocchi fase. 44 ( '844 )• Temi n.npolituna. Quaderno 1° ( i844)< Il Progresso delle Scienze delle lettere e delle arti, IVIaggio e Giugno ( i844 )• Alti della Rial Societit Economica del 2° Abruzzo Ulteriore voi. IX anno i844- Atti della Società Economica della Provincia di Terra di Bari ( i844)- _- ' Qombres Firmas — Le Muséc de Naples — 8°. Chassinat ( Raoul J Eludes sur la mortalilé diins les Bagnes et duns Ics maìsons centrales de Force et de correction eie. Paris i844 — 4" di pag. i5y. Salvognoli Marchetti ( Antonio ) Saggio illustrativo le tavole della statìstica medica delle Marem- me toscane. Firenze iS44 — 4° di pag. 89 con tavole. Sicbole ( M. Pli. Fr. de) Lettre sur 1' iiliiilé des musics etnographiques et sur l' importancu de le ur création dans Ics états curopiéns — Paris i845 — 8° di pag. 22 (dal Sig. Joimard ). Second royage ù la Rechcrclie des sources du Bahr-el'Abiad on Net Bltinc ordonné par ì\Io- hammed Aly 8° di p.ng. 18 (dal Sig. Jomard ). Collection gcograpliique de la Bibliothéque royale 8° di pag. 20 — (dal Sig. Jomard). Jomard — Rapport fait a la Societé d' Encouragemcnt jiour 1' industrie nationale sur la Sou- scription au monnment à élever à Annecy en Sarvic a la Memoire de BerthoUct — 4° di pag. 7. Déiscour sur la vie et les traveaux de G. L. B. Wilhcm Paris 1842 8°. Alberi ( Engenie ) Replica ad un articolo del Professor Guglielmo Libri 8° di pag. 8. Memorie della Società Agraria della Provincia di Bologna i844 ) voi. 1° — e fase. 1° del voi. 2° — in 8°. Tornata de t2 Novembre t844' Il Cav, Cagnazzi consegna una notizia relativa alla sua Memoria , su pesi e misure degli antichi , che , ò già molto tempo , fu approvala per gli Atti. Il Presidente dispone di richiamarsi gli antecedenli. 11 Cav. de Luca legge poche parole, sopra tre de' 5 opuscoli diretti a que- sl' Accademia dal Socio corrispondente Sig. Jomard membro dell" Instituto di Francia — Questo rapporto è destinato pel Rendiconto. L' Accademia si riunisce in comitato. Segreto per la nomina di un socio cor- rispondente. Libri presentali. Bullclins de l' Acadimie Royale dcs Sciences et bclles leltrcs de Bruxelles — t. 7°. i*. e i*. parie voi. 1. in 8°. Bnixelles 1R40 e t. 8°. fase. 8° — 1841. Dcs moyens des sousliairc 1' cX[iloitalion dcs inincs de lioulllc aux chances d' explosion — Bruxelles 184 0 — 8°. Bapport au Boi par l'Academie dcs Sciences de Bitixelles. •— 4° ^^ V^%- 3. Quctelet ( A. ) Deuxieme memoire sur les varialions annuellcs de la temperature de b terre a diBennlos profondrurs — Bruxelles 18^0 4° d' P^g- S^ — eon tnvole. Sccond Memoire sur le magnctisme tcircslre en Italie , Bruxelles i84o — 4° "J' P*?* '7 con una tavola. — ^— Bosunié d' observalions metéorologiques faites en 1839 à 1' observutoire royal de Bruxel- les i84o 4° otuio ottenere col bollimento del b'quido. Termina infine il signor Bizio la parte pratica del suo lavoro con lo sperimentare V azione della calce anidra sul carbonato sodico e potassico anidro. Per ciò fare mescola esattamente cal- co anidra e carbonato sodico anidro e lo tiene ben chiuso in bottiglia per un giorno , vi aggiun- ge quindi tre parli di alcoole anidro , agita ben bene la mescolanza , e saggiando 1' alcoole non ■vi trova alcali discìolto. Al quarto giorno però 1' alcoole rcprislinò la carta reagente arrossila ; al duodecimo giorno , reagendo 1' alcali , reso caustico , sull' alcoole , divenne quesl' ultimo di colo- re cedrino e col passare dei giorni gradatamente diventò giallo e dopo Ire mesi finalmente aran- cio carico. Praticò egli la stessa sperienza col carbonato potassico , ma non osservò alcuna reazio- ne sino al ventesimo quarto giorno in cui l' alcoole cominciò a repristinare la carta arrossita. L'azio- ne chimica quindi che la calce ha spiegata sul carbonato sodico dovrebbe slare a quella fatta co- noscere sul carbonato potassico come 6 : i e procedendo con la medesima progressione con cui ba a^to la calce del carbonato sodico , nello sperimento eseguilo col carbonaio potassico avrebbe do- vuto apparire il color cedrino dopo "ji giorni , ma per contrario si manifestò dopo sedici giorni da che la reazione alcalina aveva avuto luogo , cioè dojio 4° giorni da che lo sperimento era co- mincialo. Da tali fatti che sono la parte storica del lavoro del signor Bizio , ognuno vede bene quali utili applicazioni possono dedursi per la facile ed economica maniera di ottenere la potassa e la soda caustica , perciò che riguarda poi le sue vedute teoretiche e la influenza che vuol dedurre sulla teorica della formazione dell' etere non saprei dirne senza Dna serie di sperimenti. Sunto de' lavori della Sezione di Zoologia , Anatomia Comparata e Fiiiologia della VI Biunionc degli Scienziati Italiani. La celerilà con la quale si vuol oggi diflbndere le notizie scienlifiche , poiché tutto à acqui- stato un rapido movimento , dettava ai Congressi Italiani la pubblicazione del Diario , in cui ven- gono annunziali gli argomenti , che nella giornata ciascuna sezione occuparono. Ma questa pubbli- cazione , per la sua indi>pensabile brevità , si rende insufCi iente ai desiderii de' dotti , i quali bra- mano addentrarsi nella discussione degli argomenti. A questo desiderio provvedono è vero gli At- ti ; ma il loro apparire non è si sollecito , quanto si vorrebbe , andar non possono per le mani di ognuno , e forsi la riunione d'ogni parte delle naturali discipline è di ostacolo a molti per possederli, non collivaodone ciascuno che una frazione soltanto. Laonde , noi crediamo che sarebbe • Hi ulil COSI rsibire un rìslretto de' lavori di ciascuna sezione isoLit.imeutc , tuie clic, mentre non .ilibrac- Ciii Itil'e lo dicerie e le riliialilii degli alti verbali , contenda nondimeno la parie sostanziale di quanto di positivo e di nuovo nelle diverse nieinorie lette o presentate conlienesi , e dille que- stioni agitale : senza reslriii^erla siOaltamente , qual si è in obbligo dì fare da ciascun Segretario nel rapporto dell ultima adunanza generale , per doversene compier la lettura nel brevissimo spa- zio di sei a otto minuti. Per tali rogioni noi stimiamo far grata cosa al collo pubblico , dando il presente sunto de" lavori della Sezione di Zoologia , Anatomia Comparata e Fisiologìa del Congresso ultimo , dclln quale fummo onorali prender la carica di Segretario. ANATOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA. Queslu intercssunlissimu branca delle naturali discipline gran parte occupò delle adunanze di nostra Sezione. Ed il Panizzu ed il Rusconi , nomi che suonano assai cari alla scienza , e che mag- eiormenle esser lo deggiono agli orecchi degli Italiani, misero anch'essi il loro tribiilu per lo av.- vanzanienlo della slessa. Il primo dì questi , il Cav. Prof. Panizza , Zootomo abbastanza noto , percliè non sia me- stieri che altro si aggiunga , volendo che cessi alfine ogni dubbio sopra un punto tiu' or cun- Irovcrso di Analumia comparala , se cioè ne' Rettili il tronco aortico fosse avviluppalo dalla ci- eterna linfatica , oppure contenuto nella cavila di questa ; venne a dimostrare , come in tulli gli ordini egualmente di tale classe di vertebrali, il tronco aortico non è libero nel lume della cisterna linfatica e a conlallo del suo umore , come il cervello nella teca del cranio , i polmoni nella cas- sa del torace , le intestina nella cavila dell' addome ecc. j ma fuori di essa , e ad essa soltanto strellamente avvinto , sia per una guaina comune , sia perchè , essendo tal sistema linfatico di uioilo maggior capacità e di pareti meno consìstenti , va u ridosso del tronco aorlico , e lo av- viluppa in quel modo che le pleure involgono i polmoni , il pericardio il cuore , il peritoneo i visceri addominali. Di modo che , lo slesso tronco non resta immediatamente bagnalo dalla linfa , ma ne sarebbe difeso , come le carotidi interne sono , ai lati della sella turcica , guarentiti dallo immediato conlullo del sangue venoso, per un prolungamento della membrana che tapezza il seno cavernoso. Egli prova il suo assunto con una serie di preparazioni spetlunii a' diveisi ordini di Rollili, eseguile da lui slesso con iniezioni, altre a cera colorala, altre a mercurio. Ed una commes- sione appositamente nominala (ij, dietro accurato esame delle slesse, riconobbe esallisiima la di- musi! azione del sullodalo Zootoino , ed il fallo evidentissimo ed inconlraslabilc. Dal Prof. Rusconi si ebbero comunicazioni relulive allo sviluppo embriogenale dei Pesci , cui eijli à atteso nella scorsa primavera, e si propone continuar ad attendere. Questo dotto Zootomo, avendo rinnovato la arliliziale fecondazione de' Lucci , e seguitone ìn6no ad un certo perìodo lo sviluppo , à osservalo , cosa che non ayeva veduto mai , che il canale alimentare negli embrioni de' Pesci si appalesa assai prima che negli embrioui de' Ranidi ; e che il fegato arriva al perfetto suo sviluppo dopo tulli gli altri visceri. Egli à innoltie seguilo accuratamente la formazione del fegato stesso , ed à veduto come esso risulti da' rami della vena porta , osservabile col luicrosco- pio uno o due giorni dopo il picciolo Lucico è uscito dall' uovo : la quale parte dal canale de- «li alimenti , si dirama , dopo di aver ricevuto in se la vena cedale , sopra tutta la superficie (i> Faceano parte di questa commessionc i Sigs- Gene , De Filippi , Riboli e Costa della Seiione di Ebolo- gii -, Paciui , D il'ini « Verga della Sezione di Medicina, Tcnlrale del globo vitellino , e dopo di essersi divisa e suddivisa , si raccoglie di bel nuovo in ra- mi sempre più grossi, e finulrnenlo in un Iroaco solo, che va a sborrare nel seno venoso del mo- re. Dal cLc egli conreinia clic il fejjalo non e clic una congerie di vosi sanguigni e biliosi, rile- nendo per contraria ai futli ed alla ragione l'opinione, che il fegato sia l'organo generatore del sangue. Egli aggiunge, che negli embrioni non vi sono organi generatori di altri organi , e che tutte le parli , non escluso il sangue , sì formano in sulle prime in virtù del nisu formativo, os- sia della forza plastica : e i|Uundo i visceri iinno acquistato quel grado dì sviluppo che e necessa- rio all' adeinpimenlo dille loro funzioni , gli embrioni si sviluppano per l'alimento che prendono o diri'lluinenle o indiietlamcnle. La struttura di diverse parli dell' occhio si ebbe lavori dal Prof. Fucini di Pisloja , dal Dot- tor Trinchinelli , dal Dottor Patellani. Il Dollor Pacini esaminando la strultura della Retina nelle diverse classi di vertebrali , vi à ri- conosciuto cinque strati speciali , soprapposti , formati il primo o più interno dalla espansione del- le yfirc bianclic del nervo ollieo , o fibre a doppio conlurno di ^fandl ; il secondo da corpuscoli trasparenti con un nucleo nelP interno ; il terzo, di color caratteristico giallo rossiccio chiaro , da fi- bre nervose grigie ; il quarto da corpuscoli nucleari nervosi , identici a quegli descritti da Ehren- berg nella sostanza corticale dell' encefalo ed altre parti del sistema nervoso ; il quinto da' cilin- dretti della membrana di Jacob. Innoltre ci à dato la misura della spessezza di ((uesli diverbi strati, e della loro diversa estensione sulla circonferenza. In fine ritiene, che dei vasi sanguigni della re- tina nessuno penetra nella spessezza , limitandosi ad occuparne la superficie concava od interna sulla quale si estendono , essendone però ben separati per via di sotlilissiina membrana trasparen- te distinta dalla jaloide. Il Dottor Paldiani avendo fatto analoghe ricerche sopra la retina del cavallo , vi à distinti tre soli strati costituiti , il primo da fibre bianchissime disposte a raggi che si concentrano ne!! i zo- na 0 corona ciliare del corpo vitreo ; Il secondo da unj spezie di sostanza polposa , grigio urgt-n- lina , cangìantesi in giallo , nella quale sono nuotanti de' corpuscoli di forma speciale ; il terzo della membrana cellulare di Jacob , diversa solo per la presenza di molle espansioni tubolose , terminate in tante lamine frapposte a' processi ciliari. Il Dottor Tiinchinelli d'altro lato , esaminò il colore della retina medesima , ne' vertebrati , e ci fece vedere , come essa non è già , come si credeva , in tutti gli aniiuah di color bianco- grigiastro , ma di colore vario nelle diverse specie , mentre la polpa del nervo ottico è sempre biancliiccbia. Dal che egli à tratto altra ragione, per considerare questa membrana non una semplice espansione del nervo ottico , ma un' organo speciale , in cui essa si espande. Il medesimo Dottor Trinchinrtti lesse una memoria sul ganglio vascolare coroideo dell' occhio de' pesci. Egli non solo ii riconosciuto in quest'organo la natura vascolare , ma vi a scorti tulli ì caratteri de' corpi erettili o cavernosi , e quindi lo crede fornito , come questi , della facoltà di inturgidire e di avvizzirsi in date circostanze. E dalla sua posizione e rapporti con le parli vicine à dedotto il suo ndìzio poter esser quello di accomodar 1' occhia alla chiara visione degli oggetti situati a varie distanze. Il sulindato dottor Pacini , fece ancor tenere una nota relativa alle ricerche da lui falle nel- r anno , per quei corpuscoli de' aervi dell' uomo e de' mammiferi , che i signori Ucnle e Kòllker anno insignito del di lui nome , in memoria dello scopritore : con le quali ricerche , egli ì con- fermato molte cose da questi due anatomici osservate dopo la sua prima comunicazione falla al Congresso di Lucca, Il Prof, Semmola comunicò il risultato delle sue numerose sperienxe fatte negli agnelli , ca- pretti e cavalli ed in diverso modo , code ilabilire la temperatura del sangue venoso ed arterioso. 446 Tulle quetto rsiH-rlenze gli .Hnno oddiloto , die la diltcrpnza di Icmpprnliirn fra riiiesti dnf sai'.giii (■ 5cricardio , senza aponcvrosi diufrummullca , con le cavila cardiache ripiene io gran parte di sangue aggrumalo , e nervi vaghi e cardiaci marcatissimi. Il Dottor Patellani , all' Immenso numero di mostri conosciuti, aggiunge la descrizione di un altro osservato in un vitello anoculo e rachitico. Il Prof. Orioli preseolò tre cranii di antichi greci , trovali presso Corfù , là ove fu una volta Corcira , 1' epoca di due de' quali ammonta a non meno di quattro secoli avanti 1' era cristiana, r altro essendo più recente. Questi , esaminati dal Prof. l'anizza anatomicamente , furono ricono- sciuti per individui di giovane età e di sesso maschile due , femmineo l'altro, e diedero allo stesso argomento per riconfermare la sua idea , che cioè la razza umana non sia mai degenerata. Il Dottor Riboli li risguardava frenologicamente e ne notava i caratteri morali che ei credeva potervi riconoscere ; ed in ultimo 1' Abate Restani vi portava un esame antropologico , e non li riconosceva di tipo greco , bensì vi ravvisava il tipo caucasico , misto di elementi etiopici iu uno, mongolici negli altri due. Il Dottor Patellani lesse uno scritto nel quale segnò varie mancanze , inesattezze ed errori in fililo di Anatomia veterinaria, ch'egli crede rilevare nell'Anatomia comparata del Carus : occupan- dosi spezialmente del cervello e sistema osseo di mammiferi dimestici. ZOOLOGIA. Non meo dell' Anatomia comparata si ebbe interessanti lavori la parte pura Zoologica , che noi esporremo per ordine di materia , meglio che per il loro interesse. Il Principe Bonapnrte , Presidente della Sezione, e da tutti noto per i suoi interessati lavori in fatto di Vertebrati , ci presentò modificate e migliorate le sistemazioni di alcune classi di questi animali. Primamente quella de' Rettili e degli Anfibi, che per ragioni di organizzazione, spezialmente nella struttura e sviluppo delle uova diversi , ritiene in due classi distinte. Indi quella de' pesci, fra quali nuove famiglie à stabilito. Presento egualmente un indice di tutti ■ Mammiferi di EurO(M , ed un Catalogo sistematico de' Ciprinidi europei. Il Prof. Lereboullet rimetteva da Pietroburgo alcune sue idee di classificazione dei Vermi , mo- strando come gli Anellidi siano veri Animali Articolati : e che le Neraaloidi , te Nemcrlidi ed al- tri animali vermiforoi i quali presentano un sistema nervoso binario e consistente in due cordo- ni separali esistenti lungo le parli laterali del corpo, non debbano esser riuniti agli Anellidi , ma costituire un gruppo a parte , appartenente a tipo diverso dagli Arlicololi. E dal Dottor Gloger si ebbe pure in lettera la comunicazione di un piano di un sistema Na- turale Universale , di un sistema geoeralc d^gli Animali , e di un sistema speciale degtf Animali Vertebrati. 448 AsiMAti Vertebrati. Quanto a specialità , si ebbe dal De Sclys-Longchnmps un elenco di campagniioli C Anùcoln J ili Europa, il qiiiile ne enumera 17, cui il Principe Bonaparte aggiunge altre due: Egualmente in una lettera del Wilson si ebbero notizie sopra i Mammiferi della Scandinavia; e proprio la enumerazio- ne della specie che ivi rinvcngonM de' generi Snrrx , Lcmnms e Lfpus (1). Un interessante fatto relativo a costumi de' Pipistrelli fu dal Segretario comunicalo per par- te del Dottor Giuseppe Costa , il quale à trovato sulle sponde settentrionali del fiume Bradano (2) un cunicolo , lu cui apertura ern di un pollice circa in diametro ed al livello delP acqua , nel quale si annidavano alcuni individui del fcsjiertilio srrolinns , i quali uscendo , camminavano rasente In superficie dell'acqua , dando caccia a quanti animaletti trovavano a fior di quella , e rientraTaco novellamente senza inai prender volo. Del pari che la Mammologia si ebbe comunicazioni e qualche lavoro originale la Ornitologia. Il signor Conte Conlarini fece notare alcimi caratteri differenziali per i quali crede diverge specie la Fringitìa Inpponica di Linneo e la Plcrlrophnnes cnlcuratn di IMayer, opinione cui non so- scrisse il Principe Bonaparte , trattandosi di doverne giudicare dall' ispezione di un solo individuo di una delle specie. Il carattere più importante per lo quale differirebbero sarebbe una prominenza dura cornea , che esiste nel palalo della PI. cnlciimtn , e non già in <|uello della fr. Iiippnniitt, Da una lettera del signor De Selys-Longchamps , si ebbero egualmente schiarimenti sopra al- cune specie di uccelli Europei. Fece conoscere che la Linarìn borealis è l'adulto della Linaria co- mune. Mostrò persistere nella opinione che le due specie di Pnrus àa lui descritte son differenti dal P. airolincnsis di Audobon. Avverti che il Leslris Ltssonii non sembragli doversi ritenere per specie distinta : ed aggiunse il suo parere a (juello di Lamotte nel conservare il nome di Anthits Tiipeslris alla specie che esiste in INoi-vegia , vicina all' Antlius obscnriis de' Pirenei e delle coste di Francia. E cosi , mediante una lettera del signor Brandt , che si occupa del suo lavoro sulla fami- elia delle Alcudee , si seppe che 1' Alca od Uria letrnculn di Pallas non è che il giovine dell' l/- riti tltihìn ^ che 1' Atea pygvìnvn è parimente il giovine del Phttlrris tnicroci'ros ^ che non son fon- date sopra caratteri palpabili il Brncliymmphus iinic/iypterus , V Uriti cario , 1' Uria Maiitllii , VU- ria ringoia , e 1' Uria ( Ccphus ) collimila di Blas. e Kus ; e la scoperta della Prrdrix Nigrtii nel l'Aiotan e nelle frontiere della Russia. Il signor Lanfossi , avendo impreso a studiare i cambiamenti che talune specie subiscono nei colorili nelle diverse loro età, fece osservare una serie di individui della M«/rtn7/n alba, ne' quali si vede appunto il successivo mulamenio delle tinte che acquista nelle diverse stagioni ed età. Ci fece pure osservare individui della Miiacilla Jlava afflili da citrinismo , una Fringilla cisalpina in cui si avea l'esempio del ferruginismo , ed una Emberizn citrinella in cui vedesi il (|uasi completo roelanìsmo. Presentò ancora due specie di Emberiza , una delle quali, ove non sia il giovine del- l'nureo/a di Pallas , è stimata dal Bonaparte specie nuova all'Europa. In fine si ebbe dal Principe Bonaparte un interessante lavoro , l' illustrazione di alcune spe- cie di Uccelli di Santafè di Bogola ; Ira quali à desciillo più specie nuove , una delle quali del- la famiglia dei Fringillini à elevato a tipo di genere che à nominato Bastamantia , in onore del general Bustamante , già Presidente del Messico , dando alla specie quello di capitaurca ^ non che ( I ) Sorex vulgaris , Lin. — fyjrgmaeus , Pai. — pumiluSi n. sp, — [odiens , ÌAn. :^ Lcmmas amplùbius y Lin,^— m dius , ISili. — glareola , ò'elir. — mului , Pai. — insulnrii , n. sp. — agmiit , Lin : — noiwrgicus — sclmaco- tor, = l^pm boreali! , N'I'. — canescriis , iViii. — limidus , Lia. ^t) Sui coniiiii delle Proviacls di Basilicata e Terra d'Otraolo. 449 li fece parte una lettera di Heckcl. Il Dot. Riippel , avendo con molta cura studiato i cambiamenti raggila rd ovuli nella forma del corpo e delle pinne che presentano alcuni pesci di mare ne' diversi periodi di loro vita, dopo averne confermato alcune già note, relative allo Xipliias gladiiis , M'^ulopus fiUimcniosus, ed a specie di generi Diacofii: , Aspisurus , Balistcs , Lcbtas ci fece apprendere come ì piccioli del Lophius piscalo- rius hanno il corpo e la lesta compressi , e son muniti di grandissime piane pettorali e ven- trali j che la Lolii clmigata di Risso , quando è molto giovane , à le pione pettorali lunghe più della metà di tulio il corpo, ed a raggi isolati ; che il Saris Cumpcri , ed il Bilvnje acus anno nella prima epoca di lor vita la mandibola brevissima , in modo da prender i giovanni del Belone per degli Hcmiramplius, e quindi che una delle figure di Sa/iis date da Bonaparte è il giovine del S. comperi j che i due sessi dello Xyriclii/iis cuUruius diflVriscan per diverso colorito , almeno nella stagione della propagazione ; che quelle spine alla base della pinna codalc , indicate come carattere generico da Ralìiiesipie , the si trovano nel Gonostomn, non sono che le apofisi delle vertebre, venule a nudo per qualche casualità. Oltre a queste interessanti noiiiie à osservato che il CltauUudus se- tinosus à una sola pinna dorsale , mentre il Bonaparte sostiene averne due realmente l'individuo da luì figurato nella fauna italica ; à descritto un picciolo Mtillus mancante di linea laterale e privo di squame; un nuovo Slomias che chiama nigcr, il quale à le pinne ventrali collocale al di sopra della metà verticale del corpo , ed è rimarchevole per la facoltà di rigonfiare molto il suo ventre. In ultimo si conviene da tutti con Riippel che le Lcbias del mediterraneo descritte coi no- mi di L. caleriiana , Boa. , L. Jìafa , Costa , L. nigmpunclaius , VVogler , Aplianms fascialus ed At nanus , Nardo, tutte non sono che ì due sessi di una specie stessa, alla quale deve lasciarsi il nome di L. caleriiana , di lutti il più antico. Da notarsi però , che ammesso che la Lebias flavn sia r altro sesso della cah'ntann ^ tra le difTerenze sessuali, a quella del colorito si debbono aggiun- gere una figura e posizione di pinne diverse, la forma delle scaglie ed il modo come esse rivestono il cranio e la nuca , difleien/.e non state avvertite dal Riippel , e per ie quali l' autore della Fauna Napolilana fu indotto a considerarla come specie distinta. Quanto allo Xrp/iias , il dot. Nardo assicurò di non aver in più individui non maggiori di un piede osservato quei caratteri che u' giovani dello X. gladius si attribuiscono j rafforzando cosi il sos- petto , che nel Mediterraneo non vi fosse una specie sola di questo genere , ma più. Relulìvamenle a difTerenze sessuali , si conobbe ancora per una comunicazione del Segretario quelle osservale da Ini e dal Prof. Costa ne' Gronghi, le quali ricordano un' analogia Ira questi Apodi ed i Serpenti. Nel maschio 1' ano si apre quasi alla metà della lunghezza del corpo , mentre nella femmina è presso al lerzu posteriore: diflereoza dovuta alla parie cedale più prolungala e più acuta uè' primi. Il modo di propagazione delle Anguille è ancor un argomento non abbastanza discusso e sul quale non si anno conoscenze positive. L' Agassiz in una lettera espresse il suo parere per la loro natura ovipara , traendo argomento dall' anatomica condizione degli organi generatori della fcmmi- lu. Il Dottor Fario in compruova ne fece conoscere , lo aver osservato un' anguilla piena de' pie- ciolìssime uova , senza pero dirci altro , né l'epoca nella quale la vide. Per lo ohe questa parte non cessa desiderar nuove ricerche per esser completamente chiarita. 45o L I Jili I iiiiiiiiionc di' [irsci di a( qua dol< e d' Iliilia fu mollo illustrata , come già dissimo, dio- lio lur-a disnissione su quegli della Lombardia e del Piemonte avutasi Ira il Principe Bonaptirtc, il Prof. Gene e il dottor De Filippi ; da una lettera del S'g. Hcckel sullo stesso argomento , e dalle ossei v.iiioni fatte dal sullodato principe Bonaparte alle specie italiane riportate nel Tolume dei C.ipriaidi dell' opera del Vulcncicnnes. Ecco i principali fatti che delle annunziate discussioni furono risultato. Kel Po oltre le due specie d' Acipenser che sono in Lombardia , Stcrio e Naccarii ve ne à una terza che il Prof. Gene non ancora à potuto determinare , intermedia alle due per la forma del muso e princijKiImcnte per la forma dello stomaco e degli intestini tenui. — Nelle acque del Piemonte vi sono due vaiietà distintissime di Cotlus Gobio , la comune che à le due pinne dorsali contiguo, ed un' altra in cui codeste pinne sono separale da uno spazio considerabile. — Il Gobio Utlescens Oe Fil. è 1' adulto del G. vcmiliis , che in Piemonte chianiaki Giassol o Ciissol. Le tre specie di Biirbus ^ Jlui'mtilis i(/ucs e pubrjus^ non sono che una slessa; ritencndu però che l'cr/ucs del Bona- jiarle non è ì'c(jiiii di Valenciennes. — Il Ph-xinus humiiircul di Bunelli è il P/i. laevis di Agassiz.— Il Chondrostotna jnculum De Fil. è secondo Bonnparte il suo Leuciscus Gcnei ora C/wiidrostomn Ge- ««.••'II Valenciennes à riportato in Ire diversi luoghi il Leuciscus pigus, avendone prima niegata )' esistenza come specie. Il vero pigus è quello che egli descrive sotto il nome di L. rliyzfìa. — I tre Leucischi tibtrimis ctìvednnus e Pareti son probabilmente varietà d' una specie slessa — All' A- tpius ulburella De Fil. deve sostituirsi, ove sia riconosciuto per specie distinta, un'altro nome spe- cifico , trovandosi quello d alburclln slato già prima pioposlo dal Bonaparte per un' altro afEue ali' alburnus riconosciuto ora per specie. Animali Articolati. La storia della generazione delle zecche rimaneva ancor immersa cella oscurità per gran parte, e negli errori per altra ; non ostante che su di essa avessero osservato e scritto De Geer, Kalm, Lyounei , Hermann, Cbabrier , MilUer di Odcnbach, Audouin , Dugès , Luca», Gervais e qualche alito. Il Prof. Gene , quindi avendo portala la sua attenzione su tale interessante argomento , à latto avanzare di mollo le nostre conoscenze vere su di ciò , comunque avesse ancor egli qualche lacuna lasciata , relativa all' interpttrazione dell'ufficio d'alcuni nuovi organi scoperti. La brevità in questo sunto prefìssaci non ci permette di compendiare tutto quanto egli ci espose nella sua memoria , accompagnata da dimostrazione sopra una zecca femmina immensamente ingrandita in cera e nell'atto dello sgravio delle uova ; cercheremo però di dirne il più interessante. Per la fe- condazione il maschio immerge il rostro solo nell'apertura femminea, e i suoi organi fecondatori consi- stono in due curpicini bianchì e fusiformi, che durante quella immersione, escono l'uno a destra l'altro a sinistra, dal labbro inferiore, nel quale rientrano e spariscono non appena viene il maschio medesimo divello dalla femmina. Questa , dopo esser stata da uno e da più maschi contem- poranearaente fecondala . principia a sgravarsi delle uova. A questo fine comincia dallo abbassare .'ul petto i pezzi tulli che compongono il rostro , indi manda fuori al disotto della piastra dero- cefelica una vescica tuicida , bianca , elegantemente strisciata , che ci chiama provvisoriamente ve- tcica bitoia perche terminata da due lobi d' rgual sostanza e colore , all' apice de' quali spresi una ]>iccula boccuccia. Quando qncst' organo si è bene svolto e disteso al di sopra de' pezzi del ro- stro , r animale rovescia il canal pettorale ossia l' ovidutto , il quale va a metter capo fra i lobi della vescica anzidetta. Questa lo accoglie , lo stringe , e dopo alcuni minuti secondi l'ovidutto ti rilira , rientra nel petto , lasciando un' uovo ira i lobi della vescica la quale lo tiene abbracciato, e lo volge e lo rivolge in tutti i versi , e dopo quattro o cinque minuti la vescica avvizusce , ri«a- Ira nella interna sua sede , e 1' uovo rimane ubl)..mliinulo siit labbro inferiore , il ipi ile sollerandosi JQ allo Io sjiingc sulla piastra dero-cefaliea o all' innanzi del capo. E tulli (jiiesti nili si rinnovano unte volle per quante sono le uova da cui 1» femmina deve sgravarsi. Quale sia I' ufficio di quellit vescica biloba il Prof, di Torino non lo sa : cerio è eli' egli si è assicuralo , clic guastata con la puntura di un aco la vescica biloba di varie femmine partorienti , mentre le oiiva le quali nelle femmine sane eran passale per quelPor^jano conscrvavansi luryide e a suo tempo SLliicnUvansi , ([uelle che uscivano e senza altro inlermczio cadevano ncll'ovidullo avvizzivano pronlamerilc e morivano: ticclie dcssa è organo di primissima importanza in quegli animali , giaccbè decide niente meno che della vita o della morte delle loro uova. L' istesso prof. Gene ci diede la descrizione di un Acaridio del genere Snrcnptes , che vive parassito e trovasi più o meno raolliplicato su tutti i Barbaggianni ( Strix fliimmca ) dei contorni di Tuiirn, ni e priiiinniìata nel Regno di Niipoli. Egli dà in primo luogo la serie dcgl' inselli clic ospitano «u tali alberi , divisi in Ire categorie, quelli die Icgillimamenic sono reputati infesti alla ipiercia, quelli che imprnpriameule si condannano come tali ed intine gli altri i quali, mentre da un lato rim- piazzano e foisi con usura i danni cagionati da' primi , porgono argomento di scria lucubrazionc »' naturalisti , quali sono i Gallicoli. La seconda pane della memoria e deslinatu alle sue proprie os- lerrazioni relative alla biologia di talune specie. Descrive lo sviluppo e le metamorfosi della Ornice figurata da Reaumur , voi. III. tav. 3 , f. 7 , la cui larva vive in gallerie fumiate sotto la epider. me della superior f.iccii delle foglie degli olberi in parola, e della Limacocis Itsliidn. Indi si occu- pa di alcuni Gallinsclii. Parla del Ttrns Icrminalis Hartig , produttoie , e non parassito, della galla a foggia di pomo d'oro, nella quale egli à trovalo fino a 80 individui. Infine ragiona lungamente di due altre galle , la cui storia rimane ancora oscura. Le une sono quelle piccola foggia di fungo lenlicolare che nascono sulla pagina inferiore delle fronde, di rado nella superiore, nelle (piali l'au- tore ì raggiunto lo sviluppo completo dell' uovo , rest-indone ancor misteriosa la loro metamorfosi ed ignoto r insello produttore. Le oltre son quelle a foggia di bottone anellaic scavalo nel mezzo, che sorgono sulle foglie stesse , la cui genesi rimane ancor al segno in cui la restava il Reaumur. U farmacista Antonio Fineo inviò una memoria con la quale informava la lezione dei risulla- inenli otienuli da proprie sperienze fatte sopra i bachi da seta , relativamente all' uffizio del cosi dello vaso pulsante. Kgli à veduto come tolto a diversi bachi tutto o parte del liquido conlenuto in detto vaso , il peso dei bozzoli che quei bachi tessivano era nella ragione della ((uauiilu di liquido in quel vaso rimasto ; e quindi che il baco per fermare e completare il suo bozzolo abbisogna uon solo del liquido contenuto nei vasi serici, ma benanche dell'altro del vaso pulsante, che egli crede dalla natura concesso al baco da seta per cooperare alla prep.irazìone della seta , e non gi.à che sia uu' arteria ne cuore. Rimane però ancora a vedersi quali sicno i rapporti anatomici e le comunicazioni che Ira questo ed i vasi serici si passano , oltre di che è facile concepire , die col toglier tale liquido dal vaso pulsante , quale che ne sia la sua natura , si arreca all' animale una le. liione ed una perdita per la quale l' energia di sua vita deve diminuire , e quindi con questa la potenza secretrice ancora. Il Doti. Roberto Sava ci forni notizie relative alla Fauna dell'Etna. Ci indicò le famiglie di insetti che ivi predominano, le specie che di quelle regioni sono esclusive, come VErinpus aemaed, Cos. il C'i'psus aelnncus , A. Cos. ed altri. Lo slesso fece per gli Uccelli ed i. Rettili, dichiarando che per Molluschi Pesci e precisamente mammiferi poco e di aggiungere a quello già detto di quei luoghi , e ciò per mancanza di coiioscenze positive. A:(iMALi Molli. Il sig. Verany , che con indefesso studio lavora sopra le marine produzioni de mari della Liguria , ci ofTii interessanti materiali da servire alla fauna dei Molluschi nudi di quella regione. Dapprima ci presento alcune sue osservazioni intorno al catalogo dei Cefalopedi del mare di Nizza comunicato da Risso al congresso di Lucca. Ma poiché esse sono già rese di pubblica ragione per la stampa , crediamo di non dirne altro in questo luogo. Diciamo solo che egli retlifica molle cose di quel catalogo , distrugge alcune specie di Risso , e vi nota delle mancanze. Più ricca d" interessanti lavori fu un altra memoria che presentò sui Molluschi nudi della Li- guria , i cui mari dietro le ricerche del Verany sono risultati ricchissimi in tali generi di animali, della quale riporteremo le cose più rilevanti e nuove. Fra Cefalopcdi descrive una nuova Cr/ingta Leacb e C. Huf'pctiiJ , che differisce dalla Bonetliana principalmente per 1» irregolarità delle brac- 453 ciu e della membrana che le rIunUcr. Fru gli Pleropedì a citalo da lui Irovala nel Molilcrriirno U Hj Iliaca depressa il'Orbiyy ; à iiidiiiilu il mudo di rinvenire gli PntiniinUrmnn. Tra C isleropedi nu- di annunzia il rilrovnioento di 17 specie di Eolidie , molle delle ({iiali accenna, che gli àn fatto conoscere non doversi umnicitcre il genere EolUlina di Qiiatrtfuges. A' rinvenuto nel porto di Ge- nova il Tirgipcs , che à veduto nuotare supino alla supcrGcie delle acque , e non mai camminare con r ajulo delle pupille brancliiuli. Ha oiservalo in due specie di Calliopi: clic gli organi sessuali so- no Depurali. A' creato il geo. Jn/iui per un Mollusco vicino del gcn. ycrmilia di Alder o Zpf'y- Tina di Quutrefages , il quale è fornito di sei file di papille brancbiali tutto all' intorno del cor|>o, tranne la coda , ed i cui lenlaculi superiori sono riuniti sopra una base comune , e 1' ano e sopra la linea medio-dorsale. Ha citato una osservazione (atta sopra la mobilili) delle papille brancbiali slaccale dal corpo delle Ecliilia , Calliope, Jjiius ce. avvalendosene per abbattere il parassitismo dille IIjtLilis , Pa- naria e yirluniniis , in proposilo di che , il relatore rivendico al Napolitano Alacri I' osservazio- ne di esser semplici apptndici della Tetlus i voluti l'erlumnus. Ha crealo il genere Lomanulus vi ■ clno alla Trilonie per un Mollusco nuovo fornito di sei tentacoli, quattro piccoli posti sul velo fron- tale , e due grandi a clava racchiusi dentro un calice quadrilobalo , e con le branchie a frange irregolarmente festonate e dentate , ailaccale longitudinalmente ai lati del corpo ed ai calici. A' notato che il Pvljrccrus Imeatus di Risso non è che la Duris cvruiiala di Miiller. A" descritto una nuova e straordinaria specie di Dor ide che à dedita al Marchese Pareto. A' rilevato gli errori di Risso e di Quatrefagcs rela livi alla Eirsia , assicurando 1' ano esser là ove questi indica gli organi della generazione , i quali sono separali , il maschile sotto il tentacolo destro , il femmineo an- che a destra nel solco che esiste nella inserzione del lobo foliacco col corpo. Descrive una nuova specie di Plvuni , braiiclmlium (P . Utile C/iiajiJ, nella quale il pallio frontale e senza tubercoli ed interamente punteggiato di rosso. A' citato due varietà distinte di Ombrella. L' islesso signor Veruny fece vedere il disegno di un f^ermelas, nel quale à trovalo due bran- chie , ed una spezie di opercolo membranoso sul piede ; ed annunziò l'osservazione che ra<>utre gli embrioni de' Molluschi nudi nell' uscire dall' uovo anno un opercolo ed una coneliiolìa , in quelli di Vermeti , che nello stalo adulto anno un tubo calcare , vi è un piede sviiuppatissimu , ma nun mai opercolo , né conchiglia. Il Dottor Scorlegagna, riproducendo P argomento da lui già trattalo ne' Congressi di Firenze e di Padova, presentò una terza appendice sopra le sue Nummulili. Egb però non ancora à emessa la propria opinione sopra la natura dell' animale di tali sue conchiglie. Dalla lettera stessa già menzionata del Prof. Brandt si ebbe notizia della scoperta di un ani- male microscopico , che vive nelle maremme di Pietroburgo , il quale inanella i Polipi , i Mollu- schi e gl'Infusorii. A»I9AU Racciati. Il Prof. Meneghini, avendo studiato i polipi della famiglia delle Sertularire., e parlicolarmeotc lo sviluppo loro e quello de' rispettivi polipaj ; ci disse come nella Jglaopìienia falcata , a diSerenza della maggiorità delle specie congeneri , tanto l'appendice speroniforrac che sorge dalla ioferior parie del ca- lice polipifcro , che i calicetli superiori, acquistano tuie grandezza da rossomigliare perfcllamente k' cilici principali-, donde ^ risultato che gli autori àn descritto ì calici di questa specie come den s.imcnte embricati ; perchè confusero ì primarii coi sccondarii. Similmente egli discorse della strut- tura delle diverse parli dei polipaj di questo genere • de' loro rapporti col polipo. Quindi si fece • dire del successivo accrescimento del polipajo , descrìvendo il modo con cui si cflettua I' albin- gaiucnto terminale , e le coadizioni oecessarie perchè la formazione laterale abbia luogo. Oltre 11 queste ossrrTazioiii generali , egli ci presentò parecchie nuove specie che le sue con- tin'ie ricerche sull' AJri.ilico gli anno offerle. Esse sono Agtorphenia clongain (i) , Laomeden ca- lycina (2) , Dinnmtna secitiiilii (3) , Dimimcna opfmsila (4) , Serlulnria f^iiluivic/iii (5) , Serlulnria lacvis (6) , ed Amalhia scoparin (7) , 0 due altre delle quali costituisce tipi ili due generi , Loivo iiia e Listerà che così caratterizza. Lowenia. Puhpiirium pftj luiilcum , surculis ercclis , pinnalis vet tetrastìcc rnmosis ; ramis nrticu- latis , tiruculu unoi/uoi/uc cii/yccm pol/pigeriiin fi:niiie ; calycibns srcuiulnriis , ore integro j ciilycuHs laleraliLus et inferiore remolo pedicillatis ; ovariis axillaribus. Alla specie tipo dò il nome di tclrastico (8), ed associa pure a questo genere la L. pinnala, Aglocphenia pinniitn ^ Lamx. Il signor lUichelin richiamò 1' atlensione dalle sezione sopra un animale parassito che attacca Listerà. Pvyparium phytuidrum , surculo simplici t>cl pinnulo , articulotn ; arliculis dimorphii , tìon pulypigcris ci ciilycem pnljpigcium Jcrentibus , im'icem allernnntibns ; calycibus secundis ) ore in- tegro ; caiycuUs lalerotibits et inferiore remoto pcdiceUiilis j oviiriis lateralibus. Specie tipo L. pinnatn. (g) urdinariimente b valva supcriore delle Placune , ed il cui corpo , secondo , lui si dicolomiza in due differenti maniere , secondo che si trova sulla Pinciinn scila 0 sopro la PI. plncenla : animale sul (juale a suo dire , non seppero dar giudizio i zoologi francesi. Il Dottor Nardo , rifercnilo su di esso in nome d' una comuicssione (loj, fece conoscere che quei pori de' quali parlava il signor Michelin sono il prodotto di uno Spongiale perforatore del suo genere Vion , che non ravvisando nelle specie conosciute chiamò y. Michelina. Esso perù non solo trovasi indifTerenlemente in ambo le valve delle Placune , ma bensì l'analogo in specie se non identico esiste in qualche Univalve , co- me ne oflVe bellissimo esempio una Volutn che conservasi uel Museo Civico di Milano. In t^de occasione il Nardo medesimo fece delle illustrazioni relative al proprio genere Vioa ; mostrando come il Johnslon non sospettò nemmeno che la di lui Halicondrìa celala , che è sino- nimo di Vioa ^ fosse spugna perforatrice; combattendo l'opinione di Dujardin il quale crede che le perfor zioni delle conchiglie e dei sassi che il Nardo dimostrò esser opera dello Spongiale , fos- sero prima praticate da piccioli Anellidi , e che la spugna sia semplicemente abitatrice di tali fori; ed esponendo le ragioni per le quali secondo lui non deve preferirsi il nome Clioni di Grant all'al- tro di yioa da esso costituito. Fra molti mezzi già proposti per la conservazione delle mignatte, il signor Andrea Paulini da ( I ) L. calrCibus elongai'is f articulis infra caltces produclis , uvariis parvis, ()) L. surculo voge ramoso , calyc^bus tubulalo-infundiùuliformibus , irregulariter subverticillatis % iongissimìs. (3) D. surfulis dicliotomis i calycil'us contcìs ol'li^uis , lasere inltnio in iitteam lioriiontaUm conjiacntibus } ore a. ptrto I otlfifuo , tridtntato ; ovariis obovoideis , secundis* (4) D. surculo pinnalo , pianis oppositìs ; calycibus geniculalt-lubulosis ; ore ampio, valde obliquo, tdenlalo ; ora- nis ovoideis e calycibus ipsts emergentibus , racemosts. (5) S. surculo cymcsc-dic/iolomo , calycibus subcylindrìcis , bmibas j ore ampio , obbquo , ijuadridcnlato , dtmibus cbtusissimis ; ovariis elliptoideis , elongmis , transversim rleganler zonatis. (6) S. surculo lalaraliier ramoso ; calycibus ampullaceit ; ore augusto , obli/juo , ijundrideniaio ; ovariis pania , ovokUii taenhui. (7) A. surcah fiscUulalo-rtmoto , mmis decomposilo-virgatis , senebus subt,nearib*s in daplicem gymm abliquum sptraliter exteRsis. (8) L. surculo compresso , ramis ab ulraijue faeie allernatim letnutice ejurgcnlibus. (9) L. surculo ttllerne-pinnalo. (io) Gene e Knppel faceaoo aotr parte di questa commeuione. Monlona ne aggiunse «nche un'altro. Tenendo egli qii«sti animati in aoa bolliglid di vetro , ripie- na per due terzi d! aequa . e chiusa con tela , al fondo della quale fa pescare un capo di una spi- rai di ottone, la quale unitamente all'altro capo rimane al di fuori , à conservato dn un anno e mezzo sedici Mignatte , cambiando solo 1' acqua quando è intorbidata. Questi furono i risultati positivi dt' lavori letti , presentali o comunicati alla sezione di zoo- logia , di quaslo sesto Congresso. Prima però di por termine a questo breve sunto , vogliamo dir pocbi' parole di alcuni Programmi comunicali , non clic di alcune opere di maggior interesse e di recente pubblicazione clic o ad essa furono in dono oflTcrlc , o dui Principe Bonaparte partecipate. Fra Programmi ci fu quello dell' Aucadcmia degli Aspiranti Naturalisti , la quale si è propo- sto , e ne à cominciata la esecuzione, di pubblicare raccolti in un sol volume, ordinati per ma- teria , scevri da inutili e formali diciture ed arricchiti di note e comenli , gli Atti di lutti ì pre- cedenti congressi , col &nc di metter tulli i nazionali , ed anche stranieri cui difficile riuscirebbe procacciarsi tali Atti , nel caso di conoscere quanto sì è ne' congressi sinora trattalo, le questioni g'à risolute , quelle che ancor res'ano a risolversi , i lavori proposti ec. Un' altro fu quello della Società Ray di Londra , il cui scopo è di pubblicare a suo conto quel- le opere originali di Zoologia o di Botanica che i proprii autori non potrebbero dare alla luce , rendendone difficile lo smercio le loto specialità, come pure quelle altre di simile argomento, di molto interesse , e rese già rare in commercio. Il terzo era relativo all' opera di cui il Marchese Spinola à già dato alla luce un primo volu- me , sopra i Clerili. Fra le opere ciicrepio , quelle pressoché contemporanee del Miiller e del Costa , ambedue sopra il BrancLiosloma ; il farcicolo i°. della Fauna Peruana dello Tchudi , il 3° volume della Storia Naturale de' Pappagalli di BourgeotSaint-Hilarie , quella dello Heckel sopra i Pesci del Cachemire, un opuscolo di Kaup relativo ad un nuovo sistema di Classificazione , quello di S. A. R- il Duca di Leuchtebergh contenente la descrizione di alcuni avanzi animali del mondo antidilu- viano trovali nelle vicinanze di Larskoje-Selo , il voi. i°. degli Annali dell'Accademia degli Aspi- ranti ISaturalisti , il Ragguaglio del Cav, Vincenzio Antinori sopra 1' Archivio Meteorologico cen- trale Italiano. Da ultimo , fra ì distinti Scienziati od altri personaggi , oltre quelli già nominati che inviarono loro lavori , i quali non potendo animare con la loro presenza il Congresso , lo tennero onoralo con loro lettere sia di congratulazioni , sia inviando loro memorie messe a slampe, citeremo il M,ir- nhese Spinola di Genova , il Prof. Gray di Londra , il Prof. Fé di Strasburgo , il Prof. Passerini di Firenze , il Principe Corsini e Mons. Zaccbia Governatore di Roma. AcHUXB Coita Segretario della Sezione. 456 LAVOEU SULLE RACCOLTE SCIENTIFICHE. Il iig. Arago pone sotto gli occhi dell' Accademia gli strorncnti termomeliici mediuntc i quali il si?. Aiirò ha eseguilo in Algeri le osservazioni di Icmpeialuia sottominina di cui si è di gin fatta menzione nelle preccdenli adunanze. Questi strumenti non potiebbouo venir dichiarali altrimenti che mercè il soccorso di figure. CORRISPONDENZA. Il sig. Airy scive di aver egli appuoto riconosciuto per via di osservazione, che in un ceito silo della costa d'Irlanda, da lui per altro non designato , la marea solare sia maggiore di (juella dovuta alla luna , sebbene in lutti gli altri punti circostanti della costa la marea solare sia minore come altrove della lunare. — Il sig. Arago fa notare che un fatto simile crasi altra volta indicato verifiiarsi sulla costa americana , ma che una plausibile spiegazione avesse indotto il dileguamento dell' anomalia falsa di tal fatto. Rimane ora a sapere se la bisogna vada del pari pel caso presente. Astronomia. — Il sig. Schumacher scrive che il sig. Melhop ha scorto all' osservatorio di Amburgo , nel di 6 settembre la cometa di già vista ed annunciala dal sig. de-Vico — La prio- rilù della scoperta si oppailicne adunque insino al giorno d' oggi all' ossevatorio del Collegio ro- mano. A proposito di questa cometa , il sig. Lcverrier trasmette una nota sulle perturbazioni alle quali corpi sifTatti trovansi esposti nel cammin loro. « Non possiamo , egli dice , osservar le comete che in un piccolo arco dell' oibita loro verso il passaggio di esse al perielio. Non si trovano in tal caso alTetle dall' azione perturbatrice de' pia. neti maggiori , ciò che semplifica grandemente la loro teorica. Tutte le osservazioni rappresentansi mercè il movimento in una stessa sezione conica ; gli elementi dellii orbila cosi ottenuti vengono inseriti nel catalogo delle comete e si ha ragion di sperare che tanto sarà sufficiente a riconoscere r astro qualora esso un di sia per riapparire. Infraltanlo , allorché nello intervallo di due ritorni la cometa soffra rilevanti perturbazioni , il catalogo diverrà incerto. Non si è mica bustevolmcnte preoccupati persino ad ora di questa circostanza la quale si è riprodotta più di sovente che dal bel principio non si fosse creduto » Il sig. Levenier fa vedere in seguilo che se calcolansi le perturbazioni da Giove fatte risen» lire alla cometa del 1770 negli anni '776,77,78,79 ed 80, rinvicnsi che questa, dopo di essere passata al di lii di Giove ad una distanza eguale a quattro volte quella del quarto satellite , ha dovuto clTeltusre intorno al sole 1' orbita ellittica di cui gli clementi sono come sicguono : durata della rivoluzione 7*°"', 82 passaggio al perielio "844) •'^ distanza perielia 1,^68 longitudine del perielio ^58 08' Ora tutti questi dati riferisconsi a bastanza bene alla cometa scoperta dal sig, de- Vico per la quale la longitudine del perielio è di 342°3o' e la distanza perielia di i,a74- 1 piani dello orbile non essendo per altro differenti che di quantità pìccolissime. 457 Guidali da tali idee di ravvicinamcnlo , i «ignori Laugier e Moavais han fallo il paragone di questa cometa con molle allre «omete «miche gli elcraculi di cui serbano una tal quale analogia con essa : son queste appunto k- comete del l585, del 1678 , del 1743, del 1770 e la seconda del 1844. Comparando gì' istanti del passaggio al perielio di queste comete diverse , si giunge al periodo di g""',!. Ricercando nelle cometograBc i particolari relativi a queste diflcrcnti comete , trovasi cbe quella del 1743 è stata considerata dal sig Clauscn e da molti astronomi come identica con ogni probabilità a quella del i8ig. Introducendo cometa siOatla nella precedente serie , giugnesi ai ri- sultamenti come appresso ': Passaggi ul perielio 1 585,77 1678,65 1745,03 1770,62 1819,91 1844,67 Differenze gì, 88 64,38 27>59 49.59 •14,76 Numero e durala delle rivoluzioni 30 i4 6 IO 5 4,644 4.599 4,596 4.9^9 4,952 Non ostante la concordanza di questa serie , le longitudini del perielio delle comete del 174^ e del 1819 sono cotanto differenti ( 97°58' per la prima e 67°i9' per la seconda), che i sigg. Lau« gicr e Mauvais esitano a risguardare queste due comete siccome identiche alle altre. Ma la sop- ])i'essione di queste due comete non trae seco il rigetto del perìodo. Infine , il sig. Faye ha calcolato gli elementi ellittici dell'ultima cometa ed ha trovato quanto segue : Passaggio al perielio , i844i iCltembre , .... 3, 6996 Longitudine del perielio , 34»°35'36" Longitudine del nodo asoendente , . . • • . 63 4^ So Inclinazione , . . . . . . • . . a 5i 46 Eccentricità .......... 0,60196 Asse maggiore , ........ 5, giii Distanza perielia , . . . . . . . . i, 1816 Distanza afelia , ........ 4i 7594 Tempo della rivoluzione , 5 anni , 46 giorni ,0 1871 giorni. Quest'orbita è stata calcolata sulle osservazioni meridiane del 1 , del 7 e del 10 settembre , che iibbracciano un arco eliocentrico di presso ad 8°. Il sig. Bes.iel annunzia di avere scoperto che Sirio e Procione abbiano alcuni iDOvimenti di traslazione nello spazio paragonabili a quelli delle stelle doppie , ed il cui centro di rivoluzione sia un punto oscuro. Troveremo maggiori particolarità intorno a questo soggetto in una memoria cbe il sig. Bessel attualmente sta pubblicando nel giornale astronomico del sig. Schumacher. (L' Imiiiui , N". 56o , iS teli. iS44ì P- ^'4J- 58 458 AsTKO>OMU. Sopra una nuota opera nlalUa alle stelle dap/iif e- multiple , del tig. Struve. Nel i83j , r Accadiniiu pubblicò la serie delle misure micromclriihe eseguite sulle stelle doppie e multi- ple all' ossrrvcitorio di Dorpiit nello spazio di r3 anni , dui i823 , incdinnte i! gran cannocchiale di FraiiiiUofer di 9 pollici di apertura. Questa opera , che lia il titolo Stellarum duplicium et mal- tiplicium mcmurae micromctricae , auclorc F.-G.-W. Slruve , editae Jassu et expensis Academiae sclere tinrum Petropolilanae , 1837, in fol. , eccita un grande interessamento tra gii astronomi, per 1' hn* portanza dell' oggetto di cui trattasi , per la esattezza delle osservazioni , infine pe' risultximenti che essn ha di giù potuto presentare , o che promette in avvenire. Hella introduzione dell'opera il sig. Struve aveva esposto il disegno generale de' lavori diver$'' relativi alle sielle composte , da lui creduti necessari ad ìntrapreudersi onde fare avanzare questa branca dell' astronomia. SiCatli lavori consistono in tre punti principali : 1°. la formazione di un catalogo delle stelle doppie e ^nat^1p^e fondato sopra una ricerca eseguila «ttlla Siena volta celeste; a", la Hiisura micromcliica delle posizioni relative delle stelle che formano i gruppi diversi j 3°. la determinazione delle posizioni medie assolute delle stelle composte , vale a dire della sielb primi' pkle di ciascun gruppo mediante gli itrumenti meridianf e con ripetute osservazioni. Le due prime parli sono stale adempite in due separate opere : il Ciitalo^us noms stellarum duplicium del 1827, e le mensurae micromctricae del iSS;. In quanto alla terza parie se io la debbo tuttavia alla scienza , dice il signor Struve , è appunto perchè la formazione di un catalogo delle posizioni esatte di drca 3ooo stelle è un lavoro di ben langa mlinu si per le osserv.aioni che per le riduzioni. n Le osservazibni le quali dovevano fornire le posizioni assòlute cominciarono già dal iSaz, epoca dell'arrivo del cerchio meridiano di Reichenbach nell'osservatorio di Dorpat , e sono st^le JK'osegoite insino al i838 , epoca nella quale io mi preparava a cambiare il mio domicilio di Dor- -paC con quello di Poulkova. Io medesimo avea fitto una considerabil parte di queste osserv.tziooi , ma dal 1817, avendo acquistato un abile ed intelligente collaboratore nella persona del fu signor Preuss , io le cedetti a lui che le continuò sin verso la sua morte avvenuta nel iSSg. Tutte queste otservazioni originali son pubblicate ne' cinque volumi degli Annali dell' Osservatorio di Dorpat , dal IV all' yiir , e costituiscono i materiali bruti che bisognava discutere. Io mi sono occu- pato di questa discussione sin dal mio soggiorno a Poulkova , al pari degli altri lavori scientifici che imponevami la direzione dell' osservatorio centrale. La possibilità di ricavare importanti risul- lamenti da' lavori che precedono , inspira appunto il coraggio di addirsi a novelle investigazioni. « In primo luogo , io doveva esaminare se le osservay.ioni erano complete , vale a dire se con- tenevano e»se la determinazione csatla di tutte le stelle le quali dovevano entrare nel catalogo delle posizioni miedie. SiflTatta disamina fece ravvisare una lacuna nelle prime ore dell' asceosion retta. Ma questa Ucuna adempiesi al presente nell' osservatorio stesso di Dorpal , mercè le benevole di. (posizioni del direttore attuale sig. Madler , pe' lavori che il sig. W. Oòllen uno de' miei antichi allievi colà continua. Giusta le ultime comunicazioni del sig. Madler , lutti i materiali relativi ad etu lacuna sariin raccolti per la line dall' unno córrente. « Onde dedurre le posizioni apparenti dalle osservazioni originali era d' uopo fissare i fon- damenti principali di rid^iz ione ., la posizione cioè de' punti equinoziali , un catalogo di posizioni fondamentali per le oscciisioni rette , la rifitnione col suo coefficiente di temperatura , gli errori
  • duzionc alle posizioni medie esige copiosissime calcolazioni. In questo lavoro però io sono stato secondato dui signori astronomi aggiunti dell' osservatorio centrale e dagli altri giovani dotti i quali han soggiornato u Pouikova insin dalla sua fondnzìonc ; e ci è riuscito di trarre lutto il possibile vantaggio dalle ammirevoli Tabulile regiomontanoc , pubblicale dal sig. BesseU Eccomi adt»(ique in istalo di presentare oggidì all' Accademia la prima parie ordinata del lavoro , vale a dire il cata- logo di circa 900 stelle , osservate dal 1833 al 1817 , e ridotte alle posizioni medie del i8)4 dò che forma pressoché un terzo dell'opera intera. Quattro altri cataloghi seguiranno contenenti le posizioni ridotte uir epoche del 1818 , iSSi , i836 e i84o. La maggior parte delle calcola- liotii per questi cataloghi è fatta , e noi lavoriamo assiduamente per terminarli. Il catalogo qui annesso delle posizioni medie ridotte all'anno i8?4)0° ^ quello secondo cui il sig. O. .Struve ha fondato le sue ricerche sulla precessione degli equinozi e sul movimento pro- prio del sistema solare , mediante il paragone delle posizioni contenute in esso eoo quelle di Brad- Icy pel 1755. Per quanto risgtiarda la esaltezza delle posizioni medie del nostro catalogo essa pare del lutto soddisfacente , 'qualora vogliasi giudicarne dall' accordo delle ripetute osscrvazioui ridotte all' epoca stessa. Ardisco asserire che non siavi catalogo alcuno si esteso di posizioni medii; di una maggior precisione , e che per superare la esattezza di silTatto lavoro , ci sono bisognali mezzi tali che sono solo posseduti dall' osservatorio di Puulkova. « La forma del catalogo è diversa da quella della maggior parte de' cataloghi pubblicati an- teriormente. Io do la posizione media di una stella per 1' epoca Irascelta , tal quale risulta da cia- scuna osservazione isolata , e la media de' risullamenti diversi colla indicazione dell'epoca media delle osservazioni. Questa indicazione è della più alta importanza per lo valutamento del moto pro- prio delle stelle , tanto mercè il confronto delle posizioni antiche contenute ne' cataloghi di Brad- tej e di Piazzi , che mediante quella delle posizioni le quali potrao fornirsi un giorno da qualche lavoro novello simile al nostro. La ricerca de' movimenti propri esige la indicazione esatta delle due epoclif delle osservazioni cflctlive di ciascuna stella. Appunto per mancanza d' indicazione sif- fatta il gran catalogo di Piazzi , il quale dà le posizioni di 7646 stelle fisse, e eh' è fondato tulle osservazioni di Palermo di 33 anni , dal I793 al iSiS , è privo in parte del suo allo pregio. Le posizioni vi sono 'date per l'epoca media del 1800. Ma l'epoche delle osservazioni etTettive non essendo mie dinotate , riesce impossibile di fame uso per l' esalta determinazione de' movi- menti propri. Sicché gli astronomi debbono nutrir desiderio di vedere qualche ardito calcolatore mettersi in possesso delle carte originali di Piazzi e consacrare forse una venlioa di anni ad una Muova riduzione di questi ricchi e preziosi materiali. R Oso al presente dirigere all' Accademia la preg^Hcra di compiacersi accordare il suo protcg- gimento alla pubblicazione del nuovo catalogo , il coi titolo sarà : Slcllarum infrrantium , imprì- mis coirrposiìariim , qiiac in catiilugis Dorpalcmibus annorum 1830 et 1837 conlinentiir , posUioncs mcdiac ex 33 aunorum a 1833 ad |843 obscri/ationihus , in Specula Dorpalcnsi institulis , dcdiiclac, e di autorizzarmi a fame cominciare immediatamente la stampa nella forma stessa che le Hensurae micnmetrienc. SilTittu pubblicazione formerà in lai guisa colle Men^urne un sol corpo di opera con- tenente i dati compiuti relativi alle stelle composte , e che 1' osservatorio di Dorpal ha forniti pct P epoca quasiché media del 1 83o. » 1/ Accademia nel!' accogliere la dimanda del sig. Struve ha ordinalo la pubblicazione delle Positiones iveirme, rendendola conforme alla edizione delle ifcnsurae. • 46o Effetto delia gmiità sullo spostamento delle difìsìoni di un cerchio t'crticnir; del sig. Bkskbl. — Il sig. Fnss ha comunicalo all' Acradcinia l'estratto di una lettera direttagli dal sig. Bessel , io cui 1' «stronomo celebre di Kocnìgsberga annunzia un risultamrnto importante di complicatissime ri- cerche da lui medesimo fatte sui cambiamenti che la gravità fa subire ad tin cerchio stabilito in pnsizion verticale. — Quali che eìansi la densità e la flessibilità delle parli diverse di questo cer- chio , quali che siansi le tensioni aventi luogo Ira le stesse parti il sig. Bessel trova che lo spo- ■tameoto fatto subire dalla gravità a un tratto qualunque della divisione 6 , sarà ognora delb (orma cos.u f t -{- sin.u f ' A , in cui u dinota V angolo tra 1' orizzontale ed il raggio congiiingcnte il cen- tro del cerchio col principio delle divisioni. Questo risultamento è fecondissimo , anche supponendo JDCogoìte le funzioni f 0 e f'd dipendenti dalla individualità del cerchio , atteso che se ne può de- durre il mezzo di sceverare si le osservazioni che la disamina delle divisioni da ogni influenza della gravità. Il sig. Bessel fa osservare non esser desso probabilmente che un caso particolare di ua teorema generale della statica de' corpi elastici , il quale stabilirebbe forse che la figura di eia- «ctin corpo elastico assoggettato oli' azione dello gravità viene espressa da Ire funzioni dipendcnli unicamente dalla sua costituzione e non già dalla sua posizione. Il sig. Bessel si propone di oc- cuparsi della ricerca di un teorema somigliante appoggiandosi al bel teorema di Poisson. Il sig. Struve fa conoscere a questo proposilo di aver egli immaginato ed impiegar da lungo tempo un metodo semplicissimo in pratica ad eliminare dalle sue osservazioni ogni error derivante dallo spostamento delle linee di divisione in seguito all' azione della gravità sul circolo verticale dello strumento di Repsold. CL' Jnstitul, A* 54Tì fg Giugno fS44, p. 2/iJ. AsTROHOHiA. ^- Memoria sulla cometa periodica del *770, comunicata dal sig. Leverrieu — Nella notte del i4 al i5 giugno 1770, Messier vide nella costellazione del sagittario una nebulosità di una luce debolissima. £i non potè in questa notte stessa decidere se fosse cometa ovvero una ne- bulosa : il movimento proprio dell'astro era troppo pìccolo da rendersi percettibile in alcune ore e i cataloghi delle nebulose erano troppo incompleti. Il moto proprip divenne manifesto nelle notli Kguenti. Era dessa oppunto una cometa la quale cominciava a comparire nella costellazione del •agìttario , la undecima tra quelle eh' erano stale scoperte dal Messier. L' astro novello solamente visìbile ne' cannocchiali all' istante dell' apporizione sua , aumentò con celerilà di splendore. 11 3 1 giugno venne scorto od occhio nudo e tre giorni dopo esso brillava al pari delle stelle di seconda grandezza. Approssimavasi rapidamente alla terra ; e in fine nel 3 luglio il diametro della nebu- losità , che non giugneva quindici giorni innanzi , a pena ad alcuni pochi minuti, erasi aumentalo persino a due gradi e mezzo o cinque volte il diametro del sole. Non eravi d' altronde veruna apparenza di coda. Ma nel mentre che il diametro apparente della nebulosità andava crescendo a (econda dell' avvicinarsi dell' astro il diametro apparente del nucleo non provò mica di sensibili laria^ tioni ! SifTutta circostanza deve far sorgere il dubbio che la cometa fosse dotata di un vero nucleo solido o pure fluido. Verso il 5 luglio, la cometa immersa ne' raggi solari cessò di vedersi e non fu, che solo un mese dopo , in cui si potè di bel nuovo riconoscerla. Messier la segui accuratamente persino al 3 ottobre , e se le osservazioni rimaseci da questo astronomo non godono della precisione che sa- rebbesi al caso di attendersi oggigiorno , sono esse superiori di molto a quelle de' KU. PP- i quali eransi io queir epoca impossessati degli osservatori diversi. Il P. Hubcr a Weilbourg , il P. Hill a Vienna , il P. Weiss a Tyrnaw , il P. Lagrange a Milano pubblicarono su questa cometa alcuno osservazioni che non hanno pregio veruno. « Non eranvi , ci si assicurava nel comunicarsi quelle di Lagrange , che alcuni secondi lutto 46i al p!ù di errore nella prima osservazione , quella del i5 giugno. Ebbene ! tale osservazione era munifeslameote in errore di più cbe sede minuti ! Noi abbiamo ceric osservazioni di Messier e di Maskcijnc le quali non permeKono dubbio alcuno a questo proposito. Generalmente si eia- gerano di gran lunga i servigi scienlifici de' BK, PP. La facilità colla quale essi praticavano e ga- rcntivuno siccome eccellenti osservazioni detestabili ed inferiori per ogni riguardo allo stalo de' me todì di osservazione che allora conoscevunsi è stata la sorgente di molli errori. Ebbcrsi quattro mesi di osservazioni della cometa, Pingié , Prosperin , Widder , Slop e Lam- bert intrapresero a rappresentare il suo corso mediante una orbita parabolica , senza che potessero eglino riuscirvi , allorché Lexell Gnaimcnie annunziò che il movimento eflettuavasi in uaa ellisse e che la durala della rivoluzione fosse di cinque anni e mezzo. Ma tosloche questa cometa ritornava cosi spesso al perielio , come avveniva poi che gli astronomi non 1' abbiano giammai riconosciuta prima del i770?Lexell rispondeva ch'essa non fosse stata spinta in questo sentiero se non che da poco tempo in qua dalla prepotente influenza di Giove ; A' ora innanzi però si rivedrebbe essa ogni cinque anni e mezzo. Infrutlanto decorsero treotacioque anni , e la cometa del 1770 non era stata mica rinvenuta insino al i8o5. Lcxrll , avvalendosi delle osservazioni del mese di giugno , non avea tenuto conto alcuno del- l' azione perturbatrice della terra. Ei slimava , in vero , e Dionigi du Séjour lo credeva del pari che influenza sifTatta fosse tlata poco sensibile. Ma siccome tale opinione non poggiavasi a veruna cifra positiva , era quindi lecito il dubitarne ritenendo io conseguenza che la orbita fosse slata mal determinata , e che la cometa non dovesse più ritornare. L' Accademia delle scienze pose adunque al concorso « La determinazione della orbila della cometa del 1770. )) Burckhardt credette senza {allo troncare la dìCGcollà semplicemente mettendo da banda tutte le osservazioni del mese di giugno ; né adoperando che quelle fatte ne' mesi di agosto e di settem- bre. Ma il rimedio era qui peggiore del male. L'arco descritto in agosto e settembre é di troppo assai piccolo perchè se ne possa dedurre alcuna cosa di soddisfacente ; e , senza entrare su tale proposito in una discussione, la quale troverà il suo luogo in altra memoria, io opporrò a Bur- ckhardt , dice il signor Leverrier , questa conseguenza a cui Lexcll era pervenuto nella sua memoria del 1776 , e eh' ei stabiliva in una maniera plausibile: « non adoperando cioè altre osservazioni, k eccello quelle di agosto e settembre potersi ingannare di un anno sulla durata della rivoluzione. » Era d' uopo , onde corrispondere alla domanda dell' Accademia , di cominciare dal calcolo delle perturbazioni soETerle io giugno dalla cometa. E dopo di aver reso così le osservazioni dei quattro mesi paragonabili tra loro , bisognava impiegarle tutte alla -determinazione dell'orbila. Il lavoro del sig. Leverrier contiene la soluzione della prima parte di questo problema. Società reale di Londra. Sedute del mese di dicembre tS/^. Sola topra un totlevamento istanta- neo ed una subitanea depressione del mare nel Dock- Yard- Crcek a Malta il 2f e 'I 26 giugno 18 43 , del sig. S. Nafieb. — A sei ore del mattino , nel a 1 giugno , trovossi l'acqua di sei pollici più ele- vata che la media \ essa rimase a questa altezza insino a sei ore e Ire quarti , epoca in cui s' in- nalzò dipoli. 18, In alcuni minuti essa si depresse insino a tre piedi e sei pollici al disotto delhi media , e queste oscillazioni continuarono persino ad otto ore e meizo del matlino , in cui il ma- re riacquistò il suo livello ordinaria. 11 a5 si osservò un sollevamento di due piedi e sei pollici seguito da un abbassamento di tre piedi al disotto della media , e cotoMe alternative riprudus:icrsi molle volte nel. corso del giorno, — L' autore non ha potuto assegnare veniaa causa parbco'are a liSatic agitazioni ttraordioarie del mare. e L'inttilat ,lC55o., 10 luglio 1844 , P- iSj J 462 Siifictà Aitroncwka di Londra, Sedute di gennaio , ielhinio e marzo lS44- '5'«//<.' grandezze apparenti delle stette fisse , dtl sìg. C. Piazz» Smtth. L' autore diiolsi della mancanza in cui sì è d' istruzioni relative ai metodi opporluni alla osservazione delle grandezze apparenti delle stelle , e della poca attenzione che pare sia stata accordata &nora al programma di premio proposto d.illa Società R. per la costruzione di un fotometro. Progetta egli di far uso della visione telescopica , misurando i gradi dello splendore dì ogni stella mediante 1' oscuramento o la estinzione clie sia necessaria onde furti disparire. In lai modo evitasi la necessità di un paragone diretto Ira le stelle prese due a due, stabilendosi un zero assoluto. A produrre 1' oscuramento ei propone in primo luogo un lungo prisma di vetro colorato bleu ( te di cui proprietà prismatiche venissero annullate da un somigliante prisma trasparente ) che fa- rebbcsi scorrere Ira l' oggettivo e l'oggetto un poco air indietro del fuoco. SilTatto prisma potrete be venir adattato alla estremila oculare del telescopio , stabilendolo in una montatura micrometri- ca , ovvero movenlcsi nella maniera stessa di una scala barometrica. L' altro progetto consisterebbe nel procurare un disco di vetro colorato in un tubo , scorrevo- le avanti ed indietro in questo tubo slesso e mediante cui l'oggetto sarebbe oscurato dilTercntimen* te a causa della variazione di diametro del fascio luminoso a difTerenli distanze. Occupasi finalmente I' autore nello svolgere un metodo di osservazione , i mezzi di sbarazzar, si dall' effetto atmosferico , lo stabilimento di una unitii di confronto , e il mezzo di ovviare alla dif» fìcoltò pratica onde ottenere un grado ovvero un andamento uniforme di estinzione , ec. Sopra una cassa da orologio atta a segnare il tempo astronomico , del reverendo professore Chevallier. — L' autore ha inventato una disposizione mercè la quale un orologio ordinano può a piacimento indicare il tempo sidereo con esattezza bastevole ad avvertire un osservatore del tempo in cui la presenza sua neli' osservatorio sia necessaria. 11 principio di siffatta invenzione consiste nell'adattamento di un quadrante mobile agl'indici, in luogo degli indici mobili sopra un quadran- te fisso. Ei vi giunge con 1' iijiito di una cassa circolare che contiene l'orologio. Il lembo (di essa) porta un'apertura circolare a traverso della quale veggonsi gl'indici dell'orologio, Sul lembo ha una piastra circolare sopra a cui è inciso un doppio cerchio delle ore da o a la e du 12 a 24; più una piastra circolare concentrica ed interna , mobile separatamente e sulla quale Irovansi inci- si i minuti. Un piccolo indice esce dal punto del cerchio interno dinotante 60°" e dirige T occhio sopra questo punto come sulla porzione temporaria la più elevala del quadrante. A fare uso di tale cassa è cosa appieno indifferente che abbiasi o pur no riguardo all' ora K» gnala dall'orologio stesso. Il lembo è semplicemente situato in guisa che l'indice delle ore del- r orologio sia diretto verso la porzione del cerchio orario che corrisponde all' ora siderea , muo- vendosi quindi il cerchio de' minuti persino a che quello corrispondente al minuto in tempo side- reo trovisi nella direzione di quello dei minuti dell' orologio. or indici dell' orologio , in quanto però vengano essi riferiti alla temporanea situazione dei cerchi mobili , dinotano allora il tempo sidereo ; e se sono stali pure un qualche poco stretti , continueran dessi cosi a darlo , entro circa un minuto di esattezza in sei ore ; ciò che acquisterà per l'osservatore una doppia indicazione sul quadrante del suo orologio astronomico abbastanza esatta per r uso a cui vien destinala. È ihiuro come colesla disposizione possa venire applicata con facilità grandissima aduna cas- sa di orologio ordinario , o puro , qualora facesse aggirarsi il cristallo dell' orologio , in tale caso potrebbonsi le ore segnare sul cristallo , venendo incisi i minuti sopra un lembo mobile sulla cas- sa dell' orologio stesso. 463 Luoghi medii pel t". Cennnio 18^2 di 5o stette lelcseopic/ie situale a distanza non moggiure di due gradi dal polo boreale ed osservale negli anni li^l e i843 a Markrce nella Contea di Ugo , dji siqnori E. G. Cooper ed A. Cniliam. Sulle orbite di molte comete amiche , del sig. T. A. Hind. Osservazioni , calcoli e di'lerminiizioni degli clementi della cometa del sig. Faye , dei signori Henderson , F. Buily , Adaius, C. Rumker , W. LusscU , I. Burdwood , Airy , Tbomptoo , Tem- pie , Cbevullicr , Rende , etc. Sui vantaggi di udnpirare grondi specchi e di porsi ne' sili elevali a fare le osservazioni aitro- numiehe , del signor C. Piazzi Sinylh. — L' autore discute i melodi proposti dal signor H. F. Tal- boi a fin di moltiplicale le copie degli specchi mediante la rltltrolipia , ed insiste sulla Decessila di osservure gli oggetti astronomici con un telescopio assolutamente fìsso con 1' ajuto di uno spcc- cbio piano girevole , metodi i quali allorché venissero posti io pratica , sarcbbono produttivi di gran- di prr(czionamenli nell' astronomia. Tra i vantaggi dì questo ultimo metodo , ci menziona il seguente che risulta in principal mo- do dalla lunghezza focale illimitata che cosi riuscirebbcsì a dare ad uno specchio : pria di lutto la inutilità di assegnare una forma rigorosamente parabolica al riflettore j in secondo luogo 1' aumento delle dimensioni della immagine senza deformità e senza colorazione; io terzo luogo il debole eirelto cigionato da qualche inesattezza nella vite del micrometro , giucche adoprerehbonsì le oculari di piccolo ingrandimento ; infine la eliminazione degli errori dipendenti dal conlrarsi o dal diUlarsi d«' tubi telescopici nonché il vantaggio di tener 1' occhio in una posizione fissa. Il sig. Sciiylb difTundcsi in seguito sui vantaggi che godrebbersi facendo uso dì un telescopio di tal sorla ben fisso , qualora fosse collocato sul declivio di un' alta montagna collo specchio og- gettivo e 1' ocuUrc fissi sulle rupi e disgiunti da un considerevole intervallo , essendo lo specchio a basso. I monti Nilgherry nelle Indie sono da lui citati siccome favorevoli alla esecuzione di tale progetto , a motivo del clima estremamente opportuno alte osservazioni astronomiche. Ei risponde polcia alla osservazione che non si tralascerà mica di farglisi circa la impossìbilitii di riflettere gli oggdti sullo specchio da tulle le regioni celesti , ritenendo che sarebbe cosa assai più favorevole alle scienze astronomiche di mettere ciascun osservatorio in grado di studiare la classe di oggcili più consentanea alla sua posizione geografica. Insiste pur egli da ultimo sul buon mercato al qi*l< possonsi nelle Indie fare eseguire le calcolazioni , atteso che avvi una folla di bramini i quali de* «iderano e sono capaci d' intraprendere questi lavori mercé il più modico salario. Dei calcolo della parallasse di Marte ed in conseguenza di quella del Sole dedueendota dal mo- vimento geocentrico del primo astro allorché trovasi in opposizione , e principalmente vicino al natta ilella orbila sua , del sig. DnAca. — L'autore , dopo rammentato il metodo per determinare la pa- rallasse solare , mediante le osservazioni dei passaggi dei pianeti inferiori sul disco del Sole , espone il suo metodo come segue : u II conlropposto del metodo precedente consiste nella osservazione simultanea in punti diver- si della superficie terrestre del tempo impiegato da un pianeta superiore vicino alla sua opposizio- ne ed al suo nodo a transitare per uno spazio d' intervallo dato , per esempio un mezzo grado ( il diametro solare) \ ma siccome il feaomeno ha luogo di notte, bisogna servirsi di stelle di pa- ragone e r intervallo che sceglicsi deve essere quasi equivalente alla distanza loro. Cosicché, ad esem- pio , se Alarle sia 1' oggetto osservato e che a Greenwich x minuti vengono da esso impiegali a descrivere un arco , pel quale non abbia d' uopo che d' y minuti a descriverlo al C-ipo di Buoni Speranza, in tal caso la dilTerenza .r— / , convenevolmente applicata , dà la parallasse di Marte don- de deducesi quella del Sole. -•> 464 RiBUor.BAFiA. Sjerfitionr cronometrica , eseguila per ordine diS. M> f Imperatore IViccola ì , tra Piiìk.uva ed Alluna per hi determinazione delia longitudine geografica relativa dell'osservatorio centrale di lìussia. Eapporti falli aW Accademia delle Scienze di Pietroburgo dal sig. W. Slruvc , primo astronomo , eie. Sotto questo titolo , non fa« mollo , è comparsa a Pietroburgo an' opera dedicala al Re di Danimarca , Crìsiiano Vili. Ci aflVetliamo a darne qui un breve cenno. IVoI coi'so degli ultimi venti anni, è slato generale l'impiego del cronometro alla esalta determinazio- ne della difTeienza di longitudine Ira gli osservatori di Europa nonché di altre importanti posizioni geografiche. Il sig. Schumacher, nel iSii , diede il primo l'esempio di una cronuinetrica dclerrnina- sione , e ciò fu nell' intendimento di fissare la dìfTerenza di longitudine Ira due punti lontani , Amburgo e Copenhagen , tra ì limili di una frazion di secondo in tempo. Ei continuò posciti molte operazioni analoghe , i risultamenli delle quali sono stati più o meno notabili per la esat- tezza loro. Ma i battelli a vapore son venuti a prestare un soccorso immenso all'adoperamento de' cronometri , fornendo una comunicazione rapida e certa fra i punti diversi accessibili alla na- vigazione : così ancora, senza dubbio veruno, la costruzione delle strade ferrate varrà mollo a contri- buire ne' felici risultamenli ottenuti mercè l'impiego de' cronometri. A queste determinazioni è necessario un gran numero dì cronometri. La prima spedizione cronometrica la quale sia siala sul serio organizzata si fu quella dell' ammiragliato d'Inghilterra nel 1824 1 che pose a disposi- zione del sig. Tiaiks un battello a vapore e ventidue cronometri per determinare la linea dì con- fino tra r America setlcnlrionale e le possessioni inglesi. A quel numero il sig. di Schumacher ne aggiunse sette per le operazioni geodetiche in Danimarca ; ed il mar del nord fu ben sei volte allruversalo per fissare i punii di Greenwich , Altona , Hcligoland e Brema. La longitudine di Al- lena riferita a Greenwich fu fissala a 39'46",57. Una seconda spedizione cronometrica fu inviati nel i833 , per ordine dell'imperatore di Russia, sotto la direzione del sig. Schubert. Era suo scopo di determinare lo longitudini relative de' punti più importanti alla navigazione sulle coste del baltico. I governi di Prussia, di Danimarca e della Svezia concorsero in questa spedizione alla qu.ile trovavansi essi del pari interessati. Vennero stabiliti alcuni osservatori permanenti ad Hel- singfors , Koenigsberg , Danzica , Piiau , Slockholm e Copenhague. In altre stazioni prescelte furono *tabiliti allreltanli osservatori temporanei provvisti degli strumenti necessari alla misura del tempo : sta- gioni siffatte furono CrOnstadt , Reval , Abo , e nelle isole Hochland , OEsel e Dagen per la Russia • Stvinemunda e Arkona , nell'isola di Rugen per la Prussia; nelle isole di Gotland ed OEIand per la .Svezia j e nella isola di Christiansoe ed a Lubeck , per la Danimarca. Un vapore da guerra russo fece tre viaggi intorno al Baltico , toccando il più gran numero possibile delle indicate stazioni. La spedizione terminossi dopo il terzo ritorno a Croostadt , essendo durala centoqiiindici giorni. Il numero totale de' cronometri impiegati fu di cinquantasei , trentadue de' quali grandi e venti- quattro da lasca -, Irentasei appartenevano all' ammiragliato imperiale , otto al deposilo topografi- co , due all' osservatorio di Dorpat , quattro a quello di Altona e sei ad alcuni privali. La longi- tudine di Lubeck , corflata du Greenwich , ha dato o''42'4S",734- Passiamo sotto silenzio le spedizioni cronometriche recenti limitandoci a citar solo le più notevoli tra esse ; la congiunzione degli osservatori di Altona e di Berlino del sig. Schumacher ; i viaggi intrapresi dal sig. Dcnl, di Londra , per unire l'osservatorio di Greenwich a quello di Parigi ed agli altri delle isole biiltannichc i la congiunzione di Brusselles e di Greenwich eseguila da' sigg. Sheepshanks e Q'ie- telet, e lo invio da parte del sig. Dent di cronometri attraverso dell' atlantico per determinare la longi- tudine di Ncw-Jork. Alla epoca della spedizione croDomeirìca del Baltico nel i833 , 1' osservato- rio di Pulkowa non era ancora in essere , ma toslochè desso ebbe il suo compimento venne sta- bilita la longitudine sua geodeticamente e fissata a 2''i'i8",565 tempo di Greenwich , e i''5i'56", 465 gC") ler.ipo di Parigi. Questo risullnmcnlo fu (Xtenulo nella spedizione del t833, e, sebbene cor- relto per rigoanio nllu costa del B.illico , esso non comportava mica tutto ti rigor suCBciente a stabilire la longitudine di Piiikowa e di Pietroburgo o di Cionstadt con Luhrck ed Altona. Da ciò una nuova discussione della longitudine di Pietroburgo fatta dal sig. Schiibuit. I nuovi ealcr» li dettero pel vecchio osservatorio di Pietroburgo i*5i'55",987 ; per quel di Piiikowa i''5i''59", i83 tempo di Parigi. Le longitudini trpvate dalla spedizione erano di i'3i'3i"76<) ed i^5i'56'', 965. La differenza è di a'',ai8. Gli antichi eclissi e le occultazioni diedero allorj ik5i'34"i85 per 1' osservatorio di Pietroburgo , ciò che differisce dalla determinazione crortonictrica di oltre i 5 secondi. La conferma della longitudine di Pulkowa facevasi dunque ognora più urgente e tale fu appunto il motivo della grande spedizione cronometrica Ira Pulkowa ed Altona , la qua- le ha durato l' anno scorso allo incirca mesi quattro , ed è costata al governo russo intorno a 6000 rubli dì argento. Ora noi conutriamo i risultamenli della stessa : ci basterà intanto di rife- rire che pio di 81 cronometri vennero adoperati fra Altona e Pulkoira ; 11 di essi prestaronsi dal- l' osservatorio centrale russo 5 7 dal corpo imperiale topografico j io dal ministro della marina , 5 da alconi privati russi ; i dal cilebre fabbricante di cronometri sig. Haulh ; 1 1 dall' osservatorio di Altona ; 4 ^al governo di Prussia , -ì dal sig. Zahrtmann , comandante della marina danese ; 5 dal sig. Rumker , direttore dell'osservatorio di Arabnrgo j 29 da diversi fabbricanti ^ 5 dal sig. Kessels di Altona \ l'i dal sig. Deal di Londra j 8 dal sig. Muston e 4 dal sig. Breguet di Parigi. La difTetenza di longitudine tra 1' osservatorio di Grecnwich e quello di Pulkowa è ora fissata a 9k|'ig'',09 , ma questo numero è basato sulla longitudine di Altona in quanto venne dessa sta- bilita dalla spedbione del 1824 , che è suscettibile dì qualche incertezza ^ ora è appunto nello scopo di eliminare siOatte scorrezioni che ritrovasi in attività una novella cronometrica spedizione tra Altona e Greenwich , sotla la direzione de' sig. Schumacher ed Airy di Greenwicb. .^ È da poco usata a luce in Inghilterra ima caria in rilievo delP Arabia petrosa e della IJu- nica , illustrativa delle sante scritture , delle migrazioni diverse degli israeliti , etc. Questa carta vien pubblicata dai sigg. Dobbs , Builey e compagni. La fisonomia della contrada rappresentata in siOiitla guisa divien facilissima a comprendersi j i livelli relativi de' mari e delle terre vi sono serbati con ogni scrupolosità. Tale carta in rilievo è dedicata al sig. Miircbison , presidente della società geografica di Londra. Cbonica. •— Il sig. Th. Dickert , conservatore del Museo di storia naturale a Bonn , ha pub- blicato un rilievo geologico colorato del SicbcngeOirgcs nonché de' suoi contorni nella scala oriz- zontale del ipSooo e del doppio in altezza. Questo rilievo è accompagnato da una lista delle lo- Cilità al numero di i3o, etc. ed ha circa 10 pollici di lunghezza por allrcttami di larghezza. '— Uno strumento semplicissimo atto a prendere le osservazioni meridiane o il tempo ve- ro di mezzodì mediante la doppia riflessiom de' raggi solari , i stato da ultimo inventalo dal sig. Denl di Londra , al quale la scienza era di già debitrice di molte modiGcazioni o pcrfczionamcnt- alla costruzion dei cronometri. Il piccolo strumento di cui trattasi è |>oggijto sulla legge fondamen- tale in ottica dell'angolo d'incidenza pari a quello di riflessione. Due piani inargentati di vetro son posti in on astuccio sotto 1' angolo di 90° , ed immediatamente al di «opra bavvi una piastra di vetro trasparente che fa I' oQìcio di riflettore esterna ed è parimente otta a dar transito ai raggi doppiamente riflessi dagli specchi piani j in forza di cotesta disposizione due soli saranno visibilmente riflessi dallo strumento ; e , qualora abbiasi avuto cura di fissare con esattezza lo stru- mento nel meridiano del luogo , quante volle il sole verrà a toccare il meridiano, o vero, allor- ché sarà mezzogiorno preciso , le due immagini coofonderannosi in una sola , ed a questo punto esatto della loro congiunzione dovrà proprio corrispondere l'ora del mezzodì. Sifl°Btto istrumento 59 è infinilamenle più corretto di qualsiasi quadrante solate ; poiché dà il tempo vero coli., psnltczt» di una frazione di minuto secondo ; desso ha ricevuto dui sig. Dent il nome di dipleidoscopio. {V InsliliU , A™ 556 , J7 Agosto tS44, png. 18 i,). — Il sig. Quetelct scrive che nella sera del 9 agosto si è potuto , non ostante il tempo sfa- vorevole , osservare a firussellcs ed a Gand uu gran numero di stelle cadenti. — Il sig. Arago presenta la Connaissance des lernps pour i84'J : è questa la prima volta che una tale opera importante si pubblica cotanto anticipatamente ; si potrà prepararsi , consultando- la , alla osservazione dell' eclissi anulare del sole dei 9 ottobre 1847 , visibile in Francia. — Il sig. Plantumour trasmette il seguilo delle osservazioni sue intorno la cometa del sig. filuuvais j ne ha egli calcolato gli elementi che si conformano eoa molta esattezza a quelli dell' a- ttronomo fc'ancese. Sulta fondazione di un osservatorio fisico alto Istituto delle miniere di Pietroburgo. Lo stabilimento di cui qui si tratta è stato chiamato Osserfatorio fisico, dappoiché dev' essere per la fisica ciò che gli osservatori astronomici sono per 1' astronomia. La sua fondazione è slata già ordinata dal governo russo. Ecco in che termini il sig. KupplTer ha della slessa parlato al- l' Accademia : » L' impero russo da lungo tempo ha richiamato 1' attenzione de' fisici , siccome un paese atto superiormente alle magnetiche osservazioni. Già sin dal cominciamenlo del XVIII secolo , mentre che il Irono della Russia era occupato da uno degli uomini più sorprendenti delle istorie moderne , Leibnizio erasi diretto all'Imperatore onde proporgli , tra gli altri progetti di una snprriore im- portanza , il disegno di un sistema di osservazioni magnetiche da farsi in Russia. Pietro il grande oon ebbe il tempo di mettere ad esecuzione sifi°atlo progetto ; la morte lo rapi non guai-i dopo. Ognun conosce i servigi , che le spedizioni scientifiche in Siberia , intraprese per comando di Ca- terina II , hanno resi alla fisica della terra ; ma nulla dì ciò eh' era stato finora praticato avvicina- si appena da lungi al gran sistema di osservazioni magnetiche , il quale venne organizzalo nel i84o da! governi inglese e russo , e che comprende lulta la superficie terrestre. Più volte io eb- bi occasiun di parlare di cotesta grande impresa ; rammenterò qui soltanto che otto osservator- magnetici e meteorologici e quattro osservatori meteorologici , slabilili a spese del governo , tro- vansi ora in attività. Tulli gli osservatori son forniti di strumenti della migliore costruzione, verificati e paragonati all' osservatorio magnetico dello Instiluto delle miniere di Pietroburgo ', gli osservato- ri che quivi attendono sono stali formali nello stabilimenlo stesso ; tutte le osservazioni fatte in luoghi diversi sonovi redalle e calcolate sotto la mia direzione. Tutte le osservazioni meteorologi- the le quali fannusi ne' ginnasi o nelle scuole d'agricoltura e di giardinaggio del ministero de' de- mani , i di cui quadri vengono regolarmente diretti all' Accademia delle scienze , mi sono del pari trasmesse: indi calcolatori dell'osservatorio magnetico dello Instiluto delle miniere appunto son coloro che si occupano a redigerle ed a prenderne i medi. È propriamente in tal modo , che l' os- servatorio magnetico dello Instiluto delle miniere , da lunga pezza , ha oflftrlo un comun centro a tutto ciò che si fa in Russia pel magnetismo terrestre e la meteorologia ; ed in tal guisa anco- ra il carattere particolare di uno stabilimenlo speciale di questo genere si e persino dal bel prin- cipio rappresentato, giacché l'astronomo può da un sol punto della terrestre superficie abbracciare tulli gli oggetti delle sue ricerche , mentre che lo sludio de' fenomeni i quali succedonsi alla su- perficie stessa della terra esige una combinazione di sforzi , una benìntesa associazione di molti individui. 46? Il Lo sliidio (li'l mogiirtismo terrestre e della meteorologia presenta un lato muterialissimo , eh' è aiipuiilo lu osservazione , la quale si esegue in un mudo precedentemente regolito , ad ore determinate , in una parola cosi maciliinalmente , che sonosi di già escogitale alcune macchine per far le veci degli osservatori. Quanto alla nostra intrapresa , sifTalta parte materiale era stata rego- lata dal congresso magnetico di Goettinga , ed io forami un pregio dell' abnegazion di me medesimo data a divedere adottando puramente e semplicemente , senza modificazione veruna , il metodo del sig. Gauss ; io feci pensamento che la esperienza di molti unni soltanto poteva conferire il diritto di cambiare ciò che da un genio s) grande era stalo creduto opportuno. Infraltanto è pure impossibii cosa di lavorare sopra un oggetto scientifico senta volervi mettere del proprio ; era bc. canche facile a vedersi come vi rimanesse ancora molto da eseguire. Ho quindi principialo ad occu- parmi de' metodi d' osservazione j ma sono stato ben presto rattcnuto dalla mancanza dì un locale con^cnicnlc : nell' osservatorio magnetico , la urgenza delle osservazioni diurne non permettendo siubilirvi neppure per poco altri strumenti magnetici , gli aghi de' quali eoo l'ultrazion loro avreb- bero indotto grandi errori nelle osservazioni assolate. h Sin d' allora , la utilità di uno stabilimento consacrato in l'spvcie a tutte le ricerche le quali abbian relazione colla fisica della terra , senza entrare con precisione nel sistema delle quotidiane osservazioni , prescntossi al mio spirito. Ne feci proposito col sig. di Ilumboldl , il celebre pro- motore di tulio quanto siasi fatto a' di nostri pel magnetismo terrestre : ed egli non si è solo li* niilalo ad approvare le mie idee , ma loro ha prestalo 1' appoggio della valevole protezion sua , aven- dole fortemente raccomandate al sig. conte Cancrin. n Or quali son mai le ricerche relative alla fisica della terra ? I lavori più recenti de' fisici , tra cui il sig. di Humboldt occupa un posto s) cospicuo , han fallo di questa parte della fisica una si vasta branca , che riesce difficoltoso assegnarne i confini. Vien dcssa costituita dallo studio de' grandi fenomeni che succedono alla superficie terrestre : ma quali sono ì nostri mezzi di ana- lisi ? Il ripetere appunto , ne' nostri gabinetti di fisica , talune sperienze abilmente combinate su- gli elementi che compongono siOalti fenomeni complessi. È ben facii cosa comprendere che ravvisala sotto cotesto aspetto tutta la fisica entra ne' domini della fisica terrestre. D'altronde, l'osservatorio di fisica doveva essere collocalo vicino a quello magnetico , vale a dire all' Islilulo delle miniere facendone una dipendenza , e sin da questo punto era benanche a desiderarsi che fossero adolLili alcuni rapporti di utilità fra i due stabilimenti - le ricerche in lutti i rami della fisica che allac- cansi all' urte del minatore dovevano prendere un posto distinto Ira gli oggetti di cui si costituirebbe la occupazione dell' osservatorio di fisica , cotesta idea venne sopra lutto approvata dal sig. luogo- lenenle generale Tchefltinc , capo dello stalo maggiore del corpo degl' ingegneri delle miniere , il quale ha recato i miei progelii a conoscenza del ministro , e la di cui benevola intercessione ha mollo contribuito a farli accogliere. « Così dunque il desiderio di soddisfare ai bisogni si vari degli sludi fisici nella più ampia accettazione di tal p.-irola ci ha fatto concepire la idea fondamentale del nostro stabilimento , di cui non posso meglio enunciare il carattere che dando qui comunicaziono di un estrallo di lettera dal sig. conte Cancrin diretta al sig. di Humboldt ad annunziargli la intenzione di Sua Maestà l'tin- peralore. « SifTatto osservatorio sarà collocata in una fabbrica , la quale verrà costrutta ad hoc con le sale e i necessari gabinetti. Un direttore con un conservatore ed un numero bastevole di subal- terni avran dimora nello stabilimento. Sarà desso munito degli strumenti necessari alla coltura delle principali branche della fisica , anzi ogni altra cosa nelle relazioni sue col bvorlo de' metalli , la meccanica e la elettricità egualmente che con la meteorologìa e 'l magnetismo terrestre , le q'uli del resto conserveranno , siccome succursale , V osservatorio magnetico ora in attività. I.o slabìli- 4es memo sarà dolalo in guis.i d» potersi provvedere degli slrumcnti novelli iodicati dai bisogni della 6i:ienza e da soddisfare altresì alle s^cse dell' esperienze correnti. In unii parola , 1' osservatorio fisico dello Insiituto delle miniere, stabilito sopra un'ampia scala ma scevro di fasto , si troverà in caso di adempire al triplice scopo: i*. di estendere , mercè talune ricerche profonde i limiti della fisica e delle sue utili applicazioni ; a°. di raccogliere ed usare a prò della scienza le scoperte ed esperienze parziali fatte in fisica nella csleosioo dell' impero ; 3°. di propagare e di perfezio- nare lo studio di questa scienza mediante un superior corso , e ciò in principal guisa per gli alun- ni dello Instituto delle miniere ed altri i quali vi sarebbero di già stati a bastanza apparecchiati. e L' Insinui , A'». 557 , 2S Agosto 1844 > pog- '^9^ J- •— Il sig. Arago rende conto di qualche saggio a cui si era poco fa sottoposto nell' osservato- rio il gran cannocchiale costruito dal sig. Lebkbours. — Questo cannocchiale ha dimensioni pari a quelle dell'altro di Dorpat , il massimo che al giorno d'oggi posseggasi ( i4 pollici). I suggi «tessi sono stati coronati dal più compiuto successo. Il sig. Arago crede che con questo strumento otterraaaosi inaspettati risultameoti. CORRISPONDENZA. Il tig. de-Vico , direttore dell'Osservatorio del Collegio romano in Roma, scrive che nel 11 agosto egli ha scoperto una nuova cometa oell' aquario. La posizione di essa era : il agosto i4''54'i2", 6, AR = i3'>j6'5o" « = — aS' 19» a3 agosto 1 4 55 36 , 3, AR ::= aó 3o4a S =— a3 1 Fisica del Globo. — Il sig. Aimé trasmette alcune osservazioni sulla temperatura del mar mediterraneo di cui ecco , secondo lui , le conseguenze : 1°. Presso alle coste del mediterraneo , la temperatura della superficie del mare è notabilmen- te più elevata che al largo nel corso della giornata e più bassa talvolta durante la notte. Presso alle coste dell' oceano , la temperatura della superficie del mare è più bassa che al largo. a°. La temperatura media dell' anno alla superficie è pressoché eguale a quelb dell' uria. 3°. La variazione diurna della temperatura cessa di essere sensibile a 160 18 metri e la va- riazione annuale a tre o quattrocento metri. 4°. Nel mattino, dopo una notte serena e tranquilla , la temperatura della superficie è più fred- da di quella degli strati posti alcuni metri al dì sotto di essa. 5°. La temperatura minimum degli strati profondi del mediterraneo eguaglia la media tra le tem- perature jemali della superficie. Cotcsta temperatura fredda del fondo non è dunque mica mante, nula dall' ingresso delle acque dell' Oceano , ma invece dalla precipilazione degli strati superiori dnrante \' inverno. Fisica. ^ // sig. Pellicr legge la noia seguente sopra molte cause di errore nelle osservazioni di meteorologia eUlIrtca. — « Tra i diversi rami della meteorologia , non ve n' ha forse alcuno il quale presenti altrettante difficoltà e couse di errore che quello in cui trattansi i fenomeni eleilrici. <( La prima difficoltà che presentasi sta negli elettrometri slessi j questi strumenti non indicano punto le tensioni assolute de' corpi elettrizzati ; essi non dinolano che la dificrenza la quale passa Ira '1 suolo con cui comunicano mediante i loro zoccoli e i loro piattini , o fra lo strato d' aria «inbiente , e '1 pezzo isolato che riceve le influenze elettriche de' corpi lontani ; siffatto pezzo ma- 469 nifesta la sua nuova dìtiribuzione elettrica o mediante un indice , come ne' mici eleltromelri , o luediiiQle foglie di oro come negli clcltrotcopi ordinari. A cono$cerc la tensione assoluta del cor- IJO influente , bisognerebbe super duppiiina quella della superficie terrestre, con cui il piattino mft- lesi in equilibrio o con quella dell' aria ambiente cbe possiede una tensione elettrica prossima a quella del suolo da essa continuamente lambito. « La seconda diOìcollà proviene dalla estensione del globo che permette a ciascuno dei punti della sua supcrtìcie di obbedire con Lcilila alla influeosa de' corpi cletlriizali posti al di sopra di essi. E appunto cosi che sotto una gran nube grigia soprannuotanle , carica di elettricità negativa, la por" ziune dilla superficie da essa nube dominata divien posilina , sebbene il suo stato normale sia di esser nrgalii'a. Similmente le nebbie e le nuvole bianche essendo positive aumentano per influenza la tensione negativa della superficie terrestre : il piatlino, le armature degli elettrometri e lo strato aereo immediatamente in contatto del suolo pongonsi io equilibrio con sifTitu nuova tensione elet- trica. Qualunque sia la intensità di questa novella tensione del mezzo ambiente , l'indice deil' elet- Iromctro altro ancora non può che dinotare la differenza che evvi Ira la tensione elettrica da esso ricevuta dalla nube e quella di siflatla tensione transitoria ed anormale del suolo e dell' aria. K La terza difficoltà proviene dalla grande variazione che 1' aria soffre nella sua conduzione elettrica , secondo il suo stalo igrometrico. L'imperfetta conducibilità dell'aria non fa prendere agli strati inferiori il loro equilibrio di tensione per influenza che con un tempo variabilissimo. Da ciò risulta , che al oiomento della osservazione con difficoltà può stimarsi lo stato elettrico dell'a- ria urabirnte dovuto alla sola influenza della nube soprapposta , e cbe non si possa giudicare >e non impcrfctiissimamenie in sino a qual punto estendasi lo strato aereo cbe ha tubilo cotesta in- fluenza coartandone la elettricità. « La quarta diOicoltà emerge da questo nuovo stalo dell' aere ambiente : immerso lo struineii* lo in un mezzo cbe possiede una elettricità sviluppata per influenza , vien desso modificato di più da tale circostante elettricità che da quella del nuvolo rimoto , giacché la influenza elettrica dimi- nuisce come il quadrato della distanza. Basta dunque che lo strato d' aria raltrovantesi immediata- mente al di sopra dell' elettrometro abbia ottenuto e conservato una elettricità d' influenza contra- ria , per attenuare ed anche far disparire l' azione del nuvolo sull' isirumento. Io suppongo che questo nuvolo sia grigio , e conseguentemente negativo , I' aria inferiore avendo poco a poco a- cquislato ed avendo momentaneamente conservato la elettricità positiva svolta per influenza , questa elettricità positiva rende l' isirumento positivo com' essa , non ostante la reazione del nuvolo in verso contrario. « Se non «i è ben guardingo contro causa siffatta di errore , allribuiscesi al nuvolo una elct- Iricità la quale non appartiene che allo strato di aria ambiente , od a quella elettricità transitoria cb' è slata sviluppata mercè la influenza sua. Colali risultamenti mostransi con chiarezza all' approssimarsi di una nube grigia poco elevala. Attesa la negativa influenza sua , essa sviluppa in pria 1' elettricità positiva nello strato aereo infe- riore : dopo di essersi aumentati per qualche istanti i segni positivi diminuiscono , ed allorquando io forza del suo progresso la nube domina il luogo di osservazione , qualora la sua sfera negativa compiende tutto lo strato aereo inferiore , i segni negativi rimpiazzano que' positivi , ed indicano r alta tensione negativa della nube. Bcnpresto , oltre progredendo , questa nube allontanasi , i segni negativi decrescono alla lor volta, ed allorché dessa siasi a sufficienza rimossa, riconipjiooo i segni positivi , essi acquistano un maximum che dileguasi poco a poco : lo strumento , infine , pili non dinota che la ordinaria influenza del globo , alloraquando la nube sia pervenuta ad una gran distanza. Se la direzion della nube la fa passare presso al luogo dell'osservatore e non già al disopra di esso , i segni positivi potran conservarsi io tal caso durante la intera siu traversala , se la disianza ili essa sia bastevole a manlrnere 1' islrumcnto al di fuori della sua sfera ncgaliVa , lasciandolo pure immerso nello strato d'aria positivo per influenza. « Cosi/r,.tt.i variazione delle influenze elellrichc de' corpi semiconduttori e composti di parti- celle distinte , individue , riproducesi e fa succedere una nuova difGcollh nella estimazione della elet- tricità di una nube durame la pioggia. Noi dobbiam dire dapprima che P aria sia sempre più sec. ca sotto la ii;fluenza delle nubi negative clic sotto quella delle positive, la dififerenza i sovente no- tevole , e giammai lu più abbondante pioggia negativa non farà salire l' igrometro per quanto il fa elevare la più piccola brina positiva. « Allorché dunque la pioggia , tuttavia minuta , incomincia a cadere da una nube negativa , ciascuna goccia essendo presso a poco isolata arreca insioo allo strumento la elettricità da essa portata: l'influenza loro rende in tal caso negativo lo strumento. Ma se la pioggia aumenta , se le serie delle gocce acquee formino de' semiconduttori , quali sono i tubi stretti romboidali scintiU fanti , tutta la elettricità vitrea , dal globo attratta per inQuenza della nube negativa , sale più ce- leremente lungo queste file di acqua a foggia di rosari , che non discendon le gocce ; essa trasfor- ma lulla questa porzione inferiore della pioggia in un corpo carico di elettricità vitrea. Tale cltltri- ciià reagisce sullo strumento da essa circondalo facendogli indicare segni contrari a quelli che dava precedentemente. Qualoira la pioggia vada mancando , le gocce di acqua più lontane le une dalle altre , cessano di far le veci di conduttore , giungono di nuovo con le loro cariche negative in sino al suolo e producono colla influenza loro i segni negativi nell' elettrometro. SiCfulti indebolimenti e tali conlrosensi de' segni elettrici rinnovansi ogni volta che si riproducono le ondale , e i segni non conservansi che pel tempo della pioggia abbondevole , o di quella in gocce rare e spaziate. Il A dare un giudìzio sopra fenomeni di tal genere , sì variabili ed apparentemente sì capric- ciosi , è d'uopo tener conto de' principi or ora da noi stabiliti , al di fuori dei quali non può trovarsi che errori nella stima delle tensioni elettriche delle nuvole. Dallo sconoscimento appunto di princip- sifTalti deriva il disaccordo delle osservazioni di meteorologia elettrica e le false conseguenze che sonsene dedotte ; non altro che le numerose contraddizioni de' falli raccolti e la impossibilita di tubordioarli ad una causa comune , è ciò the ha rallentalo lo zelo degli osservatori e fatto quasi abbandonare uno tra i generi di osservazione che gode la maggior importanza nella meteorologia. Ora che le cagioni dì queste contraddizioni son cognite , possiamo augurarci più rapidi progres- si e polra lon maggior successo seguirsi la concatenazione delle meteore diverse ». f V Insinui , N°, 55S , 4 Settembre l844 ì P"S- '^9^ )■ FisioLCC» yzct.T.\tz — SiiU' origitte ilelP uisigene che le piante tramandano sotto l' azion della luce — del Signor Schultz. Dal tempo d' Ingenhousz e di Saussurrc fino al presente sì è creduto l' acido carbonico esser vero nutrimento delle piante , il concime doversi in gaz acido carbonico risolvere , e 1' ossigeno che le piante esalano sotto 1' azion della Ince provenire dalla scomposizione dell'acido carbonico. Le sperìcnze dell' Autore hanno invece dimostrato che 1' acido carbonico quasi mai è decomposto dalle piante , che il concime e il terriccio mai in acido carbonico si risolvono , e che 1' ossigene non proviene dall'acido carbonico , ma sì da altri acidi vegctoli , i quali naturalmente negli umo- ri delle piante si contengono , e sono diversi per ciascuna specie o genere , come sono I' acido gallico , malico , lattico, citrico , lartrìco , e simili. Se alcune foglie per ancora viventi si pongono nell' acqua stillata o bollila , con entrnvi i?4 a '/2 per loo di uno de' sopradetti acidi, le foglie, tolto r azion della luce , danno ossigene secondo che gli acidi scompariscono ; e più ancora ne danno se in luogo di tjuegU acidi sì useranno alcuni sali acidi che dai medesimi derivano , co- i 47> roe sono il crcmor di tnit.iro e la calce malica , che molto più ostigene furniiicono dell' acido tar- trico o malico puro. Le foglie immerse nel siero di latte acido danno ossigene in maggior copia che non danno nell' acido lattico puro. Eziandio gli acidi minerali , come 1' acido fosforico , ni- trico , solforico , muriatico , mescolati coli' acqua stillata o bollita nella quantità di i/4 a i/i per 100 , sono dalle foglie decomposti , ed a misura che scompariscono , 1' ossigene esala , ed il sol- fo , il fosforo ec. sono assimilati. Nell'acqua zuccherata le foglie altresì esalano ossigene a misura che lo zucchero è assorbito ; il quale assorbimeuto non avviene se non per mezzo di una tra- sformazione dello zucchero fuori la pianta , che la pianta medesima opera coli' azione delle foglie e radici sue sulla soluzione che d' ogni parte la circonda; lo zucchero di canna è trasformato pri- mamente in zucchero di uva , poscia in amido , e 6nalmente in acidi. Alla stessa maniera si scom- pone il terriccio , da cui le piante , dopo una serie di trasfurmameoti , prendono una parte del- l' ossigpne che tramandano. Non mai acido carbonico si forma , né acqua si scompone mentre le piante agiscono sulle materie uulritizie. L' idrogene delle sostanze vegetali è già contenuto in co- leste materie nutritizie , e negli acidi che da esse si producono. La scomposizione dell' acido tar- trieo e lattico provenienti dal cremor di tartaro e dal siero di latte , si facilmente dalle foglie si opera , che 1' esalazione di certa quantità di ossigeoe tosto incomincia anche sotto un cielo cover- to j ed un peso di mezz' oncia di foglie può dare 8 a lo pollici cubici di gaz ossigene. Per la qual rosa le piante non assorbono mica acido carbonico, ma sibbene le materie estrat- tive del terreno dopo che le hanno trasformate, per \3 pnicnza digestiva delle loro parti assorben- ti , in gomma ed in acidi , i quali differiscono secondo le varie maniere di piante. Da questa azione digestiva delle piante sopra le materie nutritizie che le circondano , dipende la facoltà che le foglie hanno di quagliare il latte; la quale Ricolta è ab antico conosciuta pel fatto del Gilium fi- rum a del fico ; ma 1' A. ha osservato questa proprietà non appartenersi solo alle foglie delle due mentovate piante , ma raltrovarsi nelle foglie di tutte quante le piante , non che nelle loro radi- ci. Per tale maniera le radici del Daucus carola e dell' Apium pelroselimim , infortiscono il latte co- me appunto le foglie loro farebbero. Nientedimeno questo operar delle parti vivenii delle piante sopra il latte lenlomente procede, e la coagulazione non si fa tosto, quantunque però il latte a con- tallo delle radici o delie foglie più prestamente comincia ad infortirsi che se fosse a se stesso la- sci.ito. Lo infortire del latte avviene per la scomposizione dello zucchero di latte, che si trasforma, per 1' azioo delle piante , In acido lattico. L' A. ha pure trovato che le foglie delle piante , all' ombra e di notte , danno gai idrogene mescolato o coli' ossigene o coli' acido carbonico esalato. V. T. Bapporlo tu di una Memoria del Signor Rotei , che ha per titolo ; Su i vulcani dell' Atvernia Letta alla Reale Accademia delle Scienze dell' istituto di Francia. (Commissari H. M. Al. Brugmart , e Dufrenqy relatore^. Per rendere queste considerazioni più facili ad intendersi, noi le daremo sotto forma di con- clusioni , e ci serviamo in gran parte delle parole dell' autore , che sono impresse di un^ gran chiarezza. » 1°. Le Irachili costituiscono il grosso del Cantal , del Mont-Dore, del Puj-dc^Dòme . e fur- » m> soggiunge il Signor Rozet , hanno penetrato il granilo , ii terreno terziario , ed hanno ancora u ricorerto il più antico dei Ire depositi diluviani. Le loro linee di eruzione hanoo attraversato u quella N. S. della catena occidentale , alla altezza del CezalJer e del Pujr-de-Dóme. 472 » 2. Lo gran massa delle eruziooi bosalticlie ha seguita con molla esattezza i diie rami die » allmrersano In Limagnn , e riuniscono le due coiene del Forez e dell' AWernia , di cui 1' una » si trova esuitnmente sul prolungamento della catena principale delle Alpi, e l'altra l'è paralle- M l.iLa direzione generale , seguita dulie eruzioni di ijuest' epoca , fa un' angolo di circa 6o gra< » di con quelle delle eruzioni tracliiliche. Ma la materia fuso , profittando delle fenditure già de- » terminate nel suolo per causa dei dislocamenli delle epoche di sollevomeoto del Manie Viso , » della Corsica , e delle Alpi occidentali , si è versata al di fuori dì questa zona seguendo le » direzioni obblique ed anche perpendicolari a queste sulla estensione in lunghezza che perviene » Coo al quarto di quelle delle grandi linee. » Al sud di Saint-Flour esiste una terza zona di eruzioni basaltiche parallela alle due altre j ma che il Signor RozeI non ha osservalo che la sua estremila orientale. » 5°. I basalti si sono versati per infinite aperture , la maggior parte delle quali sono ancora perfeliamenic riconoscìbili ; molti dì essi presentano coni dì scorie più o meno considerevoli, ma in alcuno non si osservano crateri simili a quelli che hanno vomitato la lave. u it". Le nappe basaltiche sono corapatle allorché la loro inclinazione non sorpassa due gradi. Allorché l'inclinazione é maggiore, esse sono sempre seoriacee; infine quando si sono diffuse sot- to un' angolo di 6 gradi , si sono precipitale ncU' istesso modo delle lave. Allorché dunque si os- servano delle nappe basaltiche o delle loro parti la cui tessitura è compatta sotto una inclina- zione di 8 a 12 gradi , come al Moni-Dorè ed al Cantal , si deve coochiudere ch'esse sono sla- te sconvolte dopo il loro consolidamento. » 5°. I crateri moderni donde sono uscite le lave simili a quelle del Vesuvio e dell' Etna so- » no situati sulla parte del grande incurvamento della catena di Puy-de Dome , seguitando due » linee lontane 6 clilomelri 1' una dall' altra in ona direzione nord-sud parallela al sollevamento » delia Corsica , e che {a un angolo di 85. gradì colle eruzioni basaltiche. La maggior p:irle dei » crateri è contenuta in un circo ellittico rooUo allungato nella parte del nord al sud , formalo s dagli scoscendimenti granitici la cui altezza sorpassa 8o metri : e per le fratture che iivterrom- >» pono la continuità del crotere ellittico le lavi sono scorse per spandersi da lungi. » Il signor Rozet fa osservare che le tre direzioni eh' egli ha illustrate come presedenti alle diverse ernz'ooi vulcaniche sono dimostrale sul suolo di Alvemìa dagli accidenti che presenta il suo rilievo. » Le fenditure dell' epoca trachitica sono meno apparenti delle altre, perchè sono stale mo- dificate da quelle delle epoche basahiche e laviche ; pertanto si riconoscono distintamente nelle vallale dei pendii nord e sud del Cantal e del Monl-Dore. La carta di Cassini , benché spesso imperfetta nelle partì dì alle montagne , mostra questa disposizione. » Le fenditure dell' epoca basaltica sono le più estese e meglio contrassegnate ; la vallata della Bertrande al Cantal , che si estende verso l'ovest per la lunghezza di 6. miriametri , é una delle fenditure di quest' epoca \ all' esl , questa ìslessa fenditura è rappresentala dalla vallata dell' Alla- gna , compresa Ira il Lioran e Jnurzac. » Al nord del Mont-Dore , le vallate comprese Ira i villagi della Queuille e di Nabousac , che vanno a portare le loro acque nella Sioule , appartengono all' epoca lavica ; uno de' caratteri di queste vallale sì è quella di fendere le nappe basaltiche , che in seguito sono state aperte po- steriormente allo spandimenlo di quesl' ordine di rocce vulcaniche. » 11 signor Foumet , nella sua Memoria sul Mont-Dore (i) e nel suo lavoro sui filoni (a), (i) Aper^us sur les revolutioDS successives qui onl produit la conlj^uratioa actuelle de$ Moats Dorè j pav M. S. Fouroei. Ann. dea Minei , iB34 . *o'- V. pag. aj^. (3) Eludei sur le> depois meialliferct > par M. S. Fouruet ; i835. 473 aveva gii indicato al Monl-Dore degli assi di tollevumenlo nella direzione del sistema delle Alpi, occidentali e dtlla culiua pi-inciiìale delle Alpi. Il vostro relatore aveva rgiiulinenle ravvicinale nella sua Memoria sul Vesuvio (i) le trachiti d' Ischia a quel del Monl-Dorc e del Cantal , ed aveva coordinato l'epoca del loro ipandimenlo con il solleva mento della catena delle Alpi. u Più anlic:inienle , il signor Elie de Beaumont , nelle sue Ricerche su di alcune rivoluzioni della supurficic del globo aveva desci-ilto il parallelismo della catena dei Puy« con gli accidenti del sistema dell' isole di Corsica e di Sardegna. x M. Rozet ha compreso l' insieme dei diversi terreni vulcanici dell' Alvemia , ed ha asse- gnato per ciascuno dei tre gruppi che li costituiscono , non solamente l' epoca geologica del loro spandimento , ma le direzioni secondo le quali hanno avuto luogo , ed anche le zone che occu- pano. Questi curiosi avvicinamenti stabiliscono un' intimo legame tra i fenomeni vulcanici ed i fe- nomeni giniiali del globo ; e se l'origine dei vulcani fosse ancora un problema , come lo era per alcuni anni addietro , se i geologi non fossero convinti che le eruzioni vulcaniche hanno la loro origine nel calore centrale della terra , come ciò è avvenuto per lo spandimento delle rocce cristal- line di tutte le epoche geologiche , le importanti osservazioni del signor Rozet ci rivelerebbero questo fatto sì interessante per la storia del nostro globo. » Il signor Kozet , drsideroso di pagonare i terreni dell' Alvernia con quelli dell' Italia , ha visitato , pochi mesi or sono , i dintorni di ^'apoli. Egli ha rimesso alla vostra Commissione una Nota sulle osservazioni che ha fatte al Vesuvio ed ai Campi Flcgrei ; una recente eruzione gli ha permesso di osservare la massa delle lave. Egli ha nuovamente verificato questo fatto importante per la storia dei Vulcani, cioè , che ad una inclinazione di io gradi , la lava non si arresta salle pareti del cono , ma si precipita alla sua base , a guisa d' «n torrente j ed in seguito dice , che il Vesuvio attuale non sembrerebbe attribuirsi ad un semplice accumulamento di lava , ma una cagione più potente ha contribnito alla sua formazione. Le altri osservazioni del signor Rozet so- no quasi intieramente conformi a quelle che il vostro relatore ha già emesse nella Memoria sopra i terreni vulcanici dei dintorni di Napoli che ha citato più sopra , sembra dunque inutile di ram- mentarle. » L' analisi che abbiamo fatta della Memoria del signor Rozet ha fatto conoscere all' Acca> demia die questo lavoro , frullo di lunghe ricerche , è pieno d' importanti osservazioni , e che le considerazioni dall' autore dedotte stabiliscono un rapporto rimarchevole tra le azioni vulcaniche ed i fenomeni generali del globo. m Quindi noi abbiamo 1' ono re di proporre all' Accademia di approvare la Memoria del signor Rozet ; ne proporremmo egualmente l' inserzione nella Eaccotta dette Memorie degli Scienziati stra- nieri all' Accademia , se non sapessimo che l'autore ne vuol fare una pubblicazione speciale. Le conclusioni di questo Rapporto sono approvate. G. T. (i) Memoirc sor les terraios tolcauiqaes des eovirons de Naples ; i834- 6o INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL TERZO TOMO DEL RENDICONTO DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI NAPOLI. MATEHIATICA Quadratiu'a delle porzioni di Paraboloide iperbolica lerininata da quattro linee rette , preceduta da considerazioni sulla importanza geoiueti'ìc:i ed artistica di (ali superficie ; del sig. F. P. Tucei n5 Rapporto sulla precedente memoria. ......... iSi Rapporto sulla Memoria Iella dal sig. F. PaluJu sulle linee di conlatto delle super- ficie • „• '^7 Ricerche di analisi applicala alla Geometria ; del sig. F. Padula . . a4' i 3^1 , 401 Intorno ad alcune opere del prof. Saramarlino di Catania ; Nola del cov. F. de Luca. iSs Lavori dell'Accademia di Pietroburco ....... 157,275,321 ASTRONOJIIA 59 Su la Cometa del 184^ ......... Lavori dell' Accademia delle scienze di Pietroburgo ...... Annali dell' osservatorio astronomico , direno dai PP. della Compagnia di Gesù nel Collegio romano ............. l'iota sulla nuova Cometa scoperta in Parigi ai 7 luglio i844 i <^el sig E. Capocci Su la Cometa del 2 dicembre iSóg ........ Su l' ultima cometa scoperta da Faye , calcoli di Valz ..... Variazioni della declinazione magnetica nelle alte latitudini boreali , del sig. Bravai» Sopra un' opera relativa alle stelle doppie e raulliple , del sig. Slruve EfTetlo della graviti sullo spostamento delle divisioni di un cerchio verticale , del sig, Bessel. Memoria sulla cometa periodica del 1770 , comunicata dal sig. Leverrior . Sulle grandezze apparenti delle stelle fisse , noia del sig. C. Piazzi Smith. Rapporto sul ritorno periodico di stelle cadenti osservato in Napoli nel passato novera hre dai sig. E. Cooper ed A. Graham da una parte e dagli Astronomi ed Alunni del R Osservatorio dall' altra , del sig. A. Nobile Notizie Astronomiche ........... 4^ Stelle cadenti del 9 — 12 agosto 1842 , del sig. Quetelet Sul ritorno delle metei)re ne' io Agosto i844i '^o'" ''ci sig. E. Capocci Intorno alla Cometa annunciala dal sig. de Vieo .... FISICA Dell' azione della luce lunare sopra alcuni corpi organici vegetabili ed altri inorganici^ del cav. prof, G. Giulj ............ Noia del cav. Cagnazzi sulla precedente memoria ....... Oscervazìoni sul'o stato attuale della quislione intorno alle ghiacciaie , del sig. Kohler. 61 63 x37 198 280 294 366 367 458 460 ti't 462 453 e 465 5y 287 456 4/75 Cunsiilcriiziuni intorno nd alcune obbiezioni del doli. Ambrogio Fuslnieri e dei suoi seguaci contro la leoricn del Wells ed altri prini)i)i araraossi dai Ciici , a proposilo di un passo del corso di Meteorologia del Kaeinlz relativo alla formazione della rugiada , del cav. Macedonio Melloni ...,..•••••• Se diasi un certo limite delle correnti d' fnduzionc tellurica , e se sia meglio adope rare molte e poche spirali nel comporre la batteria magaeto-cletlro-tellurica , dei sigg. L. Piilmieri e Sunti I.inari. ........... Osservazioni di Caldecolt Osservazioni del dott. Kreil .......... Sopra una formola di Kacmtz con la quale deduconsi le temperature massime e mini me del termomeirografo ............ Variazioni barometriche osservate a BrusscUcs ....... Aurore boreali ............ Magnetismo terrestre ........... IMulumenti del livello del mare per opera della pressione atmosferica e di altre cause diverse j Memoria del sig. A. Ncibìle . ........ La scoperta della scintilla d' induzione del magnetismo terrestre ; Nota de' sig. L. Pal- mieri e Santi Linari ............ Sunto di una lettera di FlumboUll ad Arago ....... Quaiilìlii di pioggia caduta negli ultimi So anni nel dipartimento della Roccella . Uragano scoppiato il di 17 settembre ne' dintorni di Morlai .... Del simiueirizzalore considerato nella doppia qualità di Caleidoscopio universale e d' i strumento didascalico , Memoria del sig. P. A. de Luca ...... Esplosione avvenuta addì aS Novembre i843 durante l'eruzione dell'Etna Rapporto sulle esperienze della scintilla elettrica ottenuta dai professori Linari e Pa rafcri mediante 1' azione magnetica della terra. ....... Rapporto sulla memoria del sig. A. Nobile intorno ai mutamenti del livello del mare per opera della pressione atmosferica e di altre cause diverse ..... Ripporlo intorno ai due corsi d'osservazioni meteoriche fatte sotto la zona torrida Sull'origine elettrica del calorico di James B. Joule ..... Influenza della temperatura sulla forza magnetica delle barre di ferro Su di un nuovo fenomeno cromatico nella luce crepuscolare , Memoria del sig. E. Cj pocci ............... Parere de' Soci M. Melloni e F. de Luca su la precedente Memoria . Rapporto sulla Memoria del sig. P. A. de Luca la quale risguarda il simroetrizzatore Sull'origine elettrica del calorico di combustione , Nota del sig. J. P. Joule . Sopra un fenomeno della visione ; del sig. D. Brewster. .... Sull'elettricità del vapore .......... Continuazione delle ricerche intorno ai fenomeni d' induzione del magnetismo terre sire , Nota del sig. L. Palmieri .......... Descrizione della batteria magnetoelettro-telluriea ; del sig. L. P.ilmieri Sulla determinazione delle altezze mediante il punto di ebollizione dell' accjua ; del sig, J. D. Forbes Descrizione d' un nuovo fotometro del sig. Wheatstone ..... Della compensazione barometrica del pendulo j del sig. Robinson Rapporto della Commcssione incaricata dello studio delle onde j del sig. Scott. Russel Sul magnetismo terrestre ^ del sig. Nott. ....... ai 54 56 Si Ili iei 258 '77 ivi ivi 161 ■ 85 192 202 160 264 295 3l2 3i3 339 545 3^0 37. iVi 371 373 476 Azione della Juce gialla per la produzione del color vtrde delle piiinte , ecc. pel sig Gardncr .............. Temperatura delle sorgenti , de' pozzi e fiumi dell' India ..... Su i fenomeni che presentano i corpi posti sopra superficie riscaldate ; per Boutigny IS'uove esperienze intorno alla pretesa influenze delle scabrosità sulla emissione calori £ca ; promosse da una proposizione del K.aemtz relativa al raSVeddamento de' corpi ; del C3V. M. Melloni Alcune ricerche sulle cause della rugiada ; Nota di L. Palmieri. . , Altre esperienze intorno alla rugiada ........ Sulla fondazione di un Osservatorio fisico allo Istituto delle miniere di Pietroburgo Molle cause di errori nelle osservazioni di meteorologia elettrica , nota del sig. Peltier 38i 585 089 409 416 46C 463 CHIMICA Lavori dell' Accademia delle scienze di Pietroburgo ...... Sopra le ossa antiche e fossili e sopra altri residui solidi della putrefazione ; de' sigg Cirardin e Preisser ......... Sulla fabbricazione de' feltri verniciali , atti alla covertura degli edifici , del sig. Phil beet Sulla vegetazione considerala ne' fenomeni chimici ; pe' sigg. F. C. Ca Ivert ed E. Fer raod ............ Analisi delle ossa umane ; de' sigg. Berzelius e Marchand, Sul nuovo corpo denominato Ozono ..... Analyse de os humains recueiltis dans une fouille faile à Pompei , en iSSg ; par M' D' Arcet ........... Sulla composizione del sangue e delle ossa degli animali domestici j nota del prof. Nasse ............ Su la composizione dell' albume , del casco e della fibrina. Sulla scomposizione del gas acido carbonico e de' carbonati alcalini per mezzo della Ilice del sole , e sopra il titonotipo ; del sig. I. W. Draper . . Nuove ricerche suU' ozon» , del prof, Scbonbein . . . Nuovo metallo nella cerile e nuovi metalli che accompagnano l' Ittria . , Dello zucchero dell" Eucalyplus — Comunicazione del sig. F. W. Johnston Causa della riduzione de' metalli dalla soluzione de' loro sali col circuico elettrico d Volta Notizie di risultati di alcuni chimici ..... Preparazione dell' acido carbonico , del biossido e del protossido d' azoto silo stato solido , per A. Naiterer ........ Della canfora come prodotto della reazione dell* acido nilrico sul succino , per 0. Docppius ........... Sulla trasformazione della fibrina in acido butirrico , per A. .Wurtz Sorgente naturale di gas idrogeno ...... Dimorfismo dello zolfo ........ Soli' acetato di soda ..... ... Sulla solubilità dell' acido arsenioso ncU' acido nitrici) • Equivalenti di alcune sostanze elenientari comuni Sul cianuro di oro. ........ Azione della calce su i carbonaii potassico e sodico , del sig. Bizio 167 321 2^9 335 aSj 295 296 297 3o6 3io 3i6 3,7 573 376 ivi 378 ivi 579 ivi 38o 383 44a 477 FOTOGRAFIA. Rlsultamenti delle esperienze del sig. Moser _ ^-^^ Sugli anelli colorali prodolli dal iodo sull'argento , e notizie iV^rdanti la fotografia • di H. F. Talbot .' 3i3 Uà DOTello metodo per la preparazione della carte fotografiche, per R. Huat . . ^^^ ZOOLOGIA. FISIOLOGIA. NOTOMIA. Nota iconografica della Carcnnria mediterranea , scritta da S. delle Chiaje . . 4^ Intorno alle vescichette proligcre ed allo strato germinativo , osservati ne' pesci da F. Cavolini , Nota di G. Nicolucci .......... .124 Filili relativi ai corpuscoli del sangue dei mammiferi -, di Mirtino Bjrry . . .176 Animaluccì infusori trovati vivi nello stomaco degli animali erbivori e carnivori du- rante la digestione ; per Graby e Delafond . ■ 356 Esperienze per d eterminare la temperatura del sangue venoso ed arterioso ; Memoria del sig. G. Semmola ........... . 029 Su le pieghe e su qualche alterazione della retina j Nota del sig. A. de Martino . . 336 Anatomia microscopica di Mandi .......... 357 Sulla riproduzione degli animali infusori poligastrici del sig. Owen .... 364 Condizione d' esistenza degli esseri organizzati a diverse profondità nelle acque del mare 384 Osservazioni criliclic sopra la teorica de' fenomeni chimici della respirazione \ del sig. Gay-Liissac 385 Esperienze su i movimenti riflessi del sistema muscolare volontario determinati dalle irrili'Zioni del gran simpatico , per A. de Martino ........ 4.15 BOTANICA. Descrizione d'un individuo teratologico vegetabile venuto sul (rutto dell'Opunzia, falla dal P. D. Francesco Tornabene . . . . . . . . . , .166 Nuove ricerche sulla struttura dei Cistomi per G. Gasparrini . . . . .170 Rapporto su la precedente Memoria . . . . . . . . . a-ig FISIOLOGIA VEGETALE. ECONOMIA RURALE E FORESTALE. Ricerche sulle metamorfosi delle piante del prof. Bernhard 65-aoi Sulla facoltà assorbente delle radici de' vegetabili \ del dott. Angusto Trìnchinelti . .10 Esperienze sulla concimazione de' terreni coi sali ammoniacali , nitrati , ed altri com- posti azotati ; del sig. F. Kublmann ..... ..... 73 Applicazione del processo di La Boucherie nella Foresta di Compiegne j del sig. Poiusno ............... -8 Osservazioni su di un passo della ftlemoria di Ruhlmann relativo alla concimazione de' terreni co' sali ammoniacali , ecc. del sig. Bóussinguuit ....... agi Sull'orìgine dell'ossigeno che le piante tramandano «otto V^azione della luce , del sig. Soliullz 4-0 GEOLOGIA. MINERALOGIA. PALEONTOLOGIA. Sopra uo frammento di cranio di animale antidiluviano 33 1 4:8 Sopra un minerale di rnme dell' Isohi di Lipari ; cenno del sig. F. Casoria . . ìl^ Suir abbassamento apparente e la diminuzione delle acque del Baltico , e 1' elevazione delle coste nella Scandinavia , del si^. T5oamisl» 373 Su i fenomeni goolot-i'-' •'*' dinioini della Cillà di Cork ; del sig. Jenninos . . 375 SoUcvam'""" '""■'"'onco e subitanea depressione del mare nel Dork Jard-Creek a Malta ■1 -• e il '25 Giugno 1843 , nota del sig. IVapicr . . . . . . . , 4^^' Su i vulcani dell' Alvernia . . . . . . . . . . . 47' GEOGRAFIA. Saittó de' progressi della Geografia nel 1 842-1 843 Osservazioni del sig. Giov. F. G. Hcrschel intorno ai cunÌGoli delle Piramidi dì Gi- zeh , con riflessioni premessevi dal colonello Howard Vyse ...... FILOSOFIA. LEGISLAZIONE. ECONOMIA SOCIALE. Lelia GlosoBa di Campanella , libro uno di Michele Baldacchini .... Dell' oro e dell' argento considerali come misura de' valori ; del sig. Leon Fauchct Saggi sulla Filosofìa inleltelluale .......... Teorica della legislazione del Cav. Gianfrancesco Lanzilli ...... MEDICINA. Rapporto per la Memoria del sig. G. Semmola intitolata Esperienze e considerazioni intorno ai medicamenti nominati diaforetici ......... SUNTI DE' VERBALI. i63 5 60 52 287 554 356 270 ii>43 — ai Novembre, 47- 5 Dicembre, 47 — '^ Dicembre, 48. i844 — 9 Gennaio ,49 — ^5 Gennaio, 5o — 6 Febbraio, 5i — i3 Febbraio, 129 — 5 Mar- zo, i3o— 12 Marzo , ig4 — 23 Aprile , 194 — 3o Aprile , 196 — 4 Giugno , 282 — 11 Giu- gno , 284 — 9 Luglio , 283 — 16 Luglio , 349 — 6 Agosto , 55o — i3 Agosto , 35i — 3 Set- tembre , 35i. — IO Settembre , 439' — 3 Novembre, 439. — '2 Novembre 44'- ATTI ACCADEMICI. Accademia ponlaniana ........ Lavori dell' Accademia delle Scienze di Pietroburgo . Letture e comunicazioni fatte all' Accademia dì Parigi . . Comunicazioni fatte alla Società astronomica di Londra Congresso degli scienziati scandinavi nel iS44- Sesta rìunione degli Scienziati italiani. Lavori della Sezione dì Zoologia , Anatomìa com parata e Fisiologia ......... 2 56 — 3t)6 i5i BIBLIOGRAFIA. Notizie e Memorie storiche del sig. Mignet ........ Spedizione cronometrica eseguita per ordine di S. M. 1' Imperatore Niccola I , tra Pai- kowa ed Allona per la determinazione della longitudine gcogralioa relativa dell'Osservatorio centrale di Russia , Rapporti del sig. VV. Struvc ........ Tavoll meteo AOL ocigbe ;9,3o,i 79, i8o,239,34o,3i9,3io,599,4oo. 3ft5 3tì8 393 443 i80 464 © © (D (S) 1 Fasi della I-ina w li li li li ri ic ic li li li — — __„___ e ti oc M C-. c< i- ii li — s ti X -1 — -' i* ;^ li — :; !C t: -1 T. i- -. ~ li - L tlIUHM 00 •~4 O « O >-*►* ►^ Ci tn _C. 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