/ ^ I lol.i^.^ DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE sezioni: ANNO QUARTO. TOMO IV. NAPOLI DALLO STABILtMEMO TIPOGRAFICO DELL'AQUILA. 18^5 RENDICONTO n . 19. DELLE ADUNANZE E DE' LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI GENNAIO E FEBBRAIO. PRESIDENZA DEL MARCHESE DI PIETRACATELLA. MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Discorso pronunziato da Giuseppe Ceva Crimaldi , presidente delt Accademia delle Scienze ; nella tornala de 2t gennaro i843 nelt assumere la presi- denza della detta Accademia. Nobili Accademici. Voi mi avete ricolmo di onore , chiamandomi alla temporanea Presidenza di quest'Accademia , scelta che il Re nostro Signore ha clementemente approvata. Ma la gloria è un bene solo per chi ne è degno. Pochi incolti scritti , dettati da solo amor patrio , non erano di vero titoli bastcvoli a farmi aver luogo in mez- zo agli uomini eminenti che rappresentano lo splendore delie scienze e delle let- tere Ira noi. A voi h piaciuto darmi un doppio incoraggiamento , e questo istes- so benefìzio m' impone l'obbligo di circondarmi de' vostri lumi, de' vostri saggi consigli. Oh quanto mi sarebbe caro il vedermi in questo momento assistito dal nostro venerato Segretario Perpetuo , il Commendatore Monticelli , il quale per r antica amicizia che ha per me divide il rammarico mio. Mi racconsola non pertanto la fondata speranza di presto rivederlo fra noi , e la piacevole certezza che quella nobile intelligenza si mantiene tuttora lucida e possente. Profittando egli del breve riposo che vien conceduto alle vostre fatiche , pareva guadagna- re nuova vigoria nel suo favorito Pozzuoli ; ma le preghiere mie non valsero a persuaderlo di prolungarvi la sua dimora. L'amore per la scienza che lo ha ren- dillo cliiarissimo , arde ancora vivace tra i geli, dell' età, e la sua diletta Acca- demia con irresislibilo forza io richiiimava in mezzo a voi. Compililo questo doppio omaggio alla bontà vostra , ed alla riconoscente ami- cizia, il mio tiiscorso dovrebbe aver fine , perocché nò il vostro zelo ha d'uopo di alcuno incitamento , nò io mi son tale da presumere di potere aprire novella via alle vostre (lolle faliclie. Aggiungasi a questo che il mio predecessore se ne asteneva nella tornata inaugurale del i° febbraro 1842, e si limitava nell'an- no successivo a richiamare l'attenzione e i lavori dogli Accademici sopra diversi imporLinti argomenti di scienze fisiche , vasto campo di gravissimi studi. E di vero basti il ricordare a sua lode alcuni pochi titoli delle proposte ac- cademiche investigazioni , cioè e Le ricerche comparalive intorno alla quanlilà di pioggia de due Emisferi — La diversità relativa de" livelli tra la terra ed il mare. — Le rijlessioni sulla origine delle sorgenti. — / materiali per ser- vire alla carta geologica del Regno La descrizione delle regioni vidcanichc de due Principali a , nonché varii rilevanti subbietti di Botanica , scienza che cosi illustre ha rendulo il nome del Cav. Tenore. Se non che sottoporrò anche io poche proposizioni , le quali non saran nuo- ve , che tanto per avventura io non oserei ; ma , essendo già una proprietà vo- stra , avranno , io lo spero , qualche successo. E in prima mi si permetta ripetere il dovuto plauso alla felicissima idea del mio egregio Predecessore in proposito del Rendiconto de' nostri lavori. L'appro- vazione data da S. E. il Ministro degli affari interni all' instituzione di questo accidemico lavoro basta a farne l'elogio, e l' Accademia , grata allo zelo ed alle intelligenti cure del Cav. Tenore, si unirà meco a pregarlo di proseguirne la di- rezione. Nondimeno sarebbe per sorte utilissima cosa il coordinare in un solo Rendiconto non meno i lavori nostri, che quelli delle Accademie sorelle di Ar- cheologia e di Belle Arti. Questa terra classica , che il sole della rinascente ci- viltà rischiarava quando il resto di Europa era tuttora barbaro, ci somministra anche por queil' epoca preziosi monumenti. Si darebbe in tal modo una onore- vole pubblicità ai lavori de' nostri compagni , i quali ora , comechè apprezzati da pochi , rimangono men noti all'universale. Gli studi matematici e fisici hanno a buon dritto richiamate le prime solle- citudini dell' Accademia, dappoiché senza di essi non potrebbe procacciarsi quella sapienza che conduce al ben essere ed a renderci più dilettosa la vita. Le verità speculative , che appariscono sterili dapprima , si trasmutano applicate in uti- lissimi trovati. Le scienze, le arti si prestano vicendevole soccorso, e vi ha una misteriosa catena che le riunisce ed annoda tra loro. Gli agi della vita sono mol- tiplicali da per tutto, il progrosso del bene stare artificiale è incontrastato ; ma que- lla novella lampada di Aladino rischiara funestamente le miserie delle nazioni più cibili , e le luride piaghe della propagata lebbra del pauperismo. Quali tri- 5 sii cflelti dopo lan(e promesse 1 Glie tulli gli uomini , che tulle le nazioni aspi- rino ai vantaggi malciiali, e questa una legge generale della umanità comune a lutti i paesi , a tutti i tempi , a tutti gli stali sociali ; ma fame 1' unico fine ed il solo scopo di lutti i progclli , di tutti gli sforzi, di tutti i sacrifizi, è que- sta una fatale tendenza , e speciale all' epoca in cui viviamo. Lo creda chi il vuole, ma a ciò non basteranno nò i cammini di ferro, ne le macchine a va- pore. Una direzione più pura e piìi cristiana data all' Economia politica , può solo farle meritare il titolo di scienza, che molti, né senza ragione, le centra- stano , veggendola intristita da tante matte ed inumane opinioni , aggirarsi in un circolo vizioso , e ridotta sovente a rifuggirsi nelle desolanti dottrine di un disperato fatalismo , o di una spietata neccssilà. Anche noi abbiamo una classe che porla il nobile tilolo di Scienze morali, e gì' illustri nomi che ne fan parie , sono chiamati a questa grande missione , alla quale , come nell' Instiluto di Francia , anche gli altri nostri colleghi pre- steranno fratellevole aiuto. Sappiamo , o Signori , continuare F opera de' nostri avi , i quali ci hanno affidato un s'i venerato deposito. Queste inslituzioni , delle quali il Regno delle Due Sicilie può affermarsi che sia stata la culla , hanno alla nazione in ogni età arrecato grandissimo decoro : basti il ricordare di qua! viva luce esse fiam- meggiarono sotto gli Angioini e gli Aragonesi; basti il rammentare che Petrarca sceglieva la corte di Roberto per ricevervi 1' alloro eterno che cinque secoli ed il consentimento universale gli hanno confermato. Noi felici sotto il paterno go- verno de' nostri Principi , i quali hanno i primi dato l'imitabile esempio d'inco- raggiare la nobile franchezza de' nostri scrittori. E ne valgano per incontrastata pruova i nomi del Genovesi, del Filangieri, del Galanti, del Palmieri, premiati con ogni maniera di onori , e la nobile protezione che il nostro adorato Sovra- no si piace di concedere alle scienze , alle lettere , alle graziose arti. E quanto è maggiore il debito nostro nel presentarci gloriosamente agli Scien- ziati , i quali hanno scelta la nostra bella Napoli per la loro prossima riunione ! Quanto sono da noi lontani i tempi , ne' quali vedevansi le pubbliche strade in- gombre da innumerevoli scolari che non curavano i pericoli di un viaggio allo- ra penosissimo per udire le lezioni di un dolio uomo ! Ora sono gli Scienziati che accorrono per recare alle nazioni un accrescimento di utili conoscenze. Sia lode alla saviezzza de' Governi che vi accordano il loro favore. Le Muse , figlie del Cielo, rifuggono dallo strepilo delle armi e delle civili discordie, e segnano più liete nel Tempio della 31emoria i nomi de' Principi che serbanp gelosi i be- nefizi della pace. Ga^KPPE CeVA GaiMALDI. Fisica. Ulctnoria stilla potenza emissiva , o raggiante dei corpi; del socio Cav. Mello.m. È nolo clic Io radiazioni calorificlie tramandalo da superficie Ui^uali ed ugualmente riscaldale variano colla qualità della sostanza raggiante , che i me- talli raggiano meno , il nero di fumo più di qualunque altra sostanza , e che tra sifTalti limili le difTerenze variano per modo da sommare persino otto volte r inlero valore dell' azione meno energica. Questa singoiar proprietà do' corpi vicn riferita in tutti i trattati di fisica come uà fatto isolalo , intorno al quale non si seppe finora addurre veruna spie- gazione. Alcune sperienze di Loslio e di Rumford ci sembrano tuttavìa avere da gran tempo segnala la via da seguirsi per raggiugnerc lo scopo. Rumford prese due recipienti uguali di metallo ; lasciò 1' un d' essi nel suo stalo naturale , e copr'i la superficie esterna dell' altro , prima con una sola mano di vernice , poi con due, ed infine con quattro mani della medesima sostanza; e dopo ognuna di queste inverniciature , egli riempì ambi i recipienti d'acqua ri- scaldala alla medesima temperatura , introdusse in ciascheduno di essi un ter- mometro, e misurò il tempo necessario a produrre ne' due vasi un rafl"reddamen- lo di 10°. 11 vaso a superficie metallica v' impiegò costantemente 4-^' : ma la slessa diminuzione di temperatura nell' altro recipiente si efi'olluò tanto più pre- sto , quanto più grosso era lo strato di vernice che lo ricopriva : poiché s' ebbe successivamente 3i' per una sola mano di vernice , 25',5 per due , 20', 7 per quattro. Siccome in questo secondo caso la superficie del recipiente non cambia ne di natura, ne di estensione , Rumford ne arguì che le differenze osservale non provenivano certamente dal contatto dell' aria , ma da una radiazione della superficie , la quale cresceva di vigoria colla quantità della sovrapposta vernice. Ora, per intendere come uno strato della medesima sostanza tramandi all' esterno una quantità di raggi crescente colla propria sua grossezza , conviene necessa- riamente supporre che le radiazioni non parlano solamcutc dalla superficie , ma eziand'io dai punti situali ad una certa profondità. Questa conseguenza viene difallo posta fuor d' ogni dubbio dal seguente espe- rimento dovuto a Leslie. Invece di coprire le faccie laterali dei noto suo vaso cubico con varie so- stanze , come nel r esperienza destinala a determinare le potenze emissive de' corpi, si dian loro diverse mani di vernice. Quindi si riempia il vaso d' acqua calda e si voltino successivamente i quattro lati contro un rincllore , o specchio concavo, di metallo, nel cui fuoco stia uno de' bulbi di un termoscopio , o di un termo- metro differenziale — L' azione trasmessa al termoscopio si vedrà crescere d'ener- gia col numero degli strati di vernice, che porta la parete rivolta verso lo spec- chio— Questo accrescimento non è però illimitato; poiché continuando T opera- zionc s' arriva ad un punto ove le nuove invernicialure non proilucon più vcruii aumento , e l' irradiazione si mantiene a quel grado cui era pervenuta per l' in- fluenza degli strati antecedenti — Qui 1' esperienza parla di per sé stessa , e con- forma direttamente la conclusione del Uumford — Sino ad una data profondità gli strali inferiori pervengono a raggiare esternamente una certa porzione del calor acquistato , ed aumentano pertanto l' efTetto calorifico sullo strumento termoscopico. Bla siffatta profondità è dessa costante , oppur variabile colla natura del corpo raggiante ? Per saperlo eseguimmo le seguenti sperienzc. Si prese una soluzione alcoolica , composta principalmente d'ambra , di ma- stice j e di sandaracca congiunti ad una piccola quantità di oppoponace e di gom- ma gutla (i). Questa specie di vernice liquidissima , facile a prosciugarsi, com- posta di materie insolubili nell'acqua^ non diventa vischiosa e molle , come tante altre, per l'azione del caldo , ma si mantiene sufficientemente solida e secca ad una temperatura di 6o, o 70°; condizioni tutte indispensabili per la riuscita degli esperimenti cui era d' uopo impiegarla. gram. 10,494 di questo liquido versati sopra un piatto di porcellana, si ridussero grani. a 1,802 quando furono ben disseccati. Il peso dell'acqua cacciata fuori di una boccetta piena per l' immersione di questa materia solida compiutamente sceve- rata dalle minime bollicine di aria mediante 1' agitazione ed un soggiorno prò- gram. luDgato neir acqua ambiente, fu di 1,690. La densità 0 gravità specifica della ver- nice secca era pertanto -j^gó" = i,ot)o. Una certa quantità della medesima vernice venne poscia introdotta , insieme ad un pennellino , entro una seconda boccetta con turacciolo smerigliato , la quale grani. pesava lordo, cioè a dire, tra vetro pennello e vernice, 31,76. Si diede una mano di questa vernice sulle quattro superficie laterali di un recipiente cubico d' ottone terso e pulito , rimettendo prontamente il pennello nella boccetta smerigliata subito dopo 1' operazione. La vernice essendo prosciugata , se ne appose una seconda mano su tre lati del recipiente ; poscia una terza mano su due lati , ed una quarta sopra un lato solo. 11 pennellino contenuto nella boc- cetta era stato scelto appositamente di tal grossezza, che ritirandolo, la porzione di liquido da esso trattenuta in virtù della semplice azione capillare bastava per coprire tutta l' estensione di una delle pareti del cubo. Con questo semplicissimo artifizio si otteneva la massima uniformità nella grossezza delle successive strati- ficazioni , e si riduceva ad una quantità picciolissima , e trascurabile , la per- (1) Ecco U composizione estua di questa vernice. Succino SOtrom. mastice 40 ; sandoracca 20 ; oppc- pooace IS ; gomma galla 6 ; alcool 3S0. Fatto il mescaglio , s' abbandona a se medesimo per due o tre giorni , agitaodolo di qaaodo io qoando ; si lascia qoiodi riposare , e si decanta. 8 dita ilovnla all' evaporazione del liquido nel brevissimo e rapido tragillo, che do- veva pur subire la vernice passando dalla boccetla ai rocipicnle metallico. li cubo COSI preparato fu riempito d' acqua a 60° circa entro cui s' immerse il serbalojo di un termometro; e quando la temperatura pervenne a 5o°, si voltarono successivamente le quattro superficie inverniciate contro la pila di un termomolli- plicatore e si fecero due serio di osservazioni, procedendo prima da destra a sini- stra e tornando poscia da sinistra a destra, 0 viceversa , per compensare, giusLi il nolo metodo del Coulomb , le differenze risultanti dell' abbassamento di tem- peratura ; differenze comprese entro limili poco estesi , mercè la prontezza e la precisione delle indicazioni fornite dallo strumento ternioscopico impiegalo. Le me- die di Ire serie ottenute con siffatto metodo sperimentale , diedero i risultamenti che seguono Pareli del vaso ... 1. . . 2. . • 3. . . 4- Strali di vernice ... 1. . . 2. . . 3. . . 4- Radiazione 9>3 . . i3,9 . . 17,8. . 2i^3. Allora si ripigliò l' operazione delle invernlcialure , riducendo prima le su- perficie laterali del cubo a quattro mani di vernice , ed applicando poi una mano di più alla seconda superficie , due mani alla terza , tre mani alla quarta. Ecco i dati di queste seconde spcrienze, condoUc collo slesso metodo delle precedenti Pareli del vaso ... i. . . 2. . . 3. . . 4- Strati di vernice ... ^. . . 5. . . 6. . . j. Radiazione 2i,3 . . 24,5 . . 27,4 . • 29,9, La prima osservazione di questa seconda serie ripelula nelle slesse circostanze di temperatura , di distanza ecc. , in cui venne eseguila 1' ultima osservazione della serie precedente, forni a un dipresso la medesima indicazione lermoscopica: restava però una piccolissima differenza, che si è lolla adottando il valore esatto, e rìducendo proporzionatamente gli altri Ire membri della serie. Si continuarono le invernicialure e le osserviuioni collo slesso metodo, sin- tantoché s'ebbero in una delle pareli 19 strali sovrapposti di vernice. Le nuove misuro e le precedenti si trovano tutte riunite nello specchio seguente Numrrn degli smti . . 1. 2. 3. 4. 5. fi. 7. 8. 9. 10. 11. Ha.liazioni 9 3. 13.0. 17,8. 2J,3 24,3. 27,4. 29,9. 32,2. 31,1. 35,8. 37,2. Uillcrciue 4,6. 3,9. 3,3. 3,2. 2,9. 2,3. 2,3. 1,9. 1,7. 1,4. Nomerò degli suaU . . 11. 12. 13. li. 13. tn. 17. 18. 19. Radiaiiooi 37,2. 38,3. 39,fi. 40,3. 40,8. 40,9. 40.9. 40 8. 41,0. Differepie ... . . . 1,3. 1,1. 0,7. 0,3. 0,1. 0,0. 0,2.-0,2. 9 Le differenze tra 1' una e 1' altra radiazione dimostrano , 1' azione calorìFica aumentarsi gradualmente secondo una serie decrescente fino al sedicesimo strato, che era pertanto 1' ultimo, la cui azione si trasmettesse immediatamente all'esterno. Terminate le osservazioni si trovò il peso della boccetta ridotto a 27,41. I settanta strati liquidi, che, secondo il modo di operare dianzi descritto, s'orano dovuti estrarre dal recipiente per giugnere ad averne dicianove sovrapposti iiel- Rram. jirani. xraoi, r ultimo lato del cubo, pesavano dunque 81,76 — 27,41 =4)33. Ora , siccome grani. gram. • _ 10,494 si ridussero prosciugandosi à 1,802, i settanta strati disseccati dovevano quindi pesare — '— — . 1^802 = 0,747 ; donde s'arguisce pel peso de' sedici strati IR *""■ necessari! alla massima radiazione ——.0,747 = 0,1707. Ma la gravità specifica della vernice secca essendo 1,066 ; e la superfi- cie quadrata sottostante avendo 6,3 centimetri di lato, e quindi 39,"°'''"'' 69 d'area, la vernice accumulata sulla parete recata al massimo d' irradiazione doveva o 1 707 pertanto avere una profondità di g/ v 3 fi — =o/°"''"oo43453,ossia o,'°'"o435 circa. Ora Io stesso cubo ricoperto di 70 strati di vernice , che raggiava per ogni dove colla massima energia , fìi lasciato in questo stalo sopra 1' una delle faccie, e indorato sulle altre Ire ; operazione facilissima ad eseguirsi colla dovuta pre- cisione posando gentilmente ciascheduna delle pareti da indorarsi sopra una fo- gha un pò più ampia d'oro battuto, la quale, mediante una leggiera pressione del cubo , rimane aderente alla vernice , ed affatto scevra di pieghe. Le grossezze delle foglie apposte contro le tre pareti , calcolate mercè i dati conosciuti della gravità specifica dell' oro , e della superficie nella quale s' era ridotta, coli' arte del battiloro , una quantità determinata di questo duttilissimo me- tallo , erano o,""""- 00206 o,°"'"'°'oo4i2 o,""""- 00824. La parete libera del cubo inverniciato , esplorata secondo il metodo dianzi indicato diede, come prima, una radiazione di 4» a i'j ma non si ottenne più che 4)5 circa di forza raggiante quando alla superficie inverniciata si surrogò una delle tre pareli coperte d' oro E questa forza non subì più veruna al- terazione sotto l'influenza delle altre due pareti indorate— La fogha d'oro più esile aveva dunque raggiunta , e fors' anche oltrepassata , la massima grossezza necessaria all' azione più energica della superficie metallica. E però , nell' oro , i raggi di calore non derivano certo da una profondità maggiore di 1000 IO di millimetro. La Tcrnicc , che tramanda Io proprie radiazioni persino dai punti 44 situali a di millimetro ha dunque un limite d' azione ventiduc volte più 1000 lontano dalla superficie ; per cui non è da maravigliarsi so questa sostanza pos- siedo una potenza raggiante tanto più vigorosa di quella dell' oro. E veramente, supponendo lo strato radiante dell'oro uguale all'unità, sarebbe quasi lecito il dire che la vernice opera mediante ventidue di questi strati sovrapposti tra di loro. Egli è vero clic gli strati inferiori devono produrre un azione minore della su- perficie , posciacbè le loro radiazioni , costrette a traversare la materia sopra- stante , vi perdono una porzione del proprio vigore per virtù di assorbimento. Ma siccome le profondità relative dogli ultimi punti esternamente raggianti nella ver- nice e noli' oro stanno in un rapporto molto più divergente di quello che pas- sa tra le potenze emissive di queste due sostanze , s' intende di leggieri che la minor azione degli strati inferiori può essere compensata dalla loro superiorità numerica. Ponendo mente alla limpidità della vernice ed alla opacità dell'oro si direb- be, a prima giunta, che la diversa estensione dei due limiti in quistione deriva dal diverso grado di trasparenza. Ma siffatta opinione non rogge , qualora si vo- gliano applicare le considerazioni dei limiti della irradiazione alle potenze emissive degli altri corpi ; perchè il nero di fumo raggia egualmente , e forse più , di (jualunque sostanza limpida e trasparente. E non è già da credersi che questo fatto sia contrario alla nostra teorica ; imperocché ognuno può facilmente con- vincersi che il nero di fumo possiede la stessa proprietà della vernice, di mandare cioè all'esterno una certa quantità di calorico raggiante vibrata dagli strati po- sti ad una notabile distanza sotto la superficie. Basta infatti ripetere col fumo di una candela quanto si fece dianzi per rispetto alla vernice ; e si vedrà che occorrono moltissime stratificazioni di nero di fumo onde ottenere l' effetto mas- simo della radiazione. E in vero , abbiam trovato che lenendo la parete del va- so appena inclinala all'orizzonte ed immersa sino aliamela della fiamma, e fa- cendola muovere dall' una all'altra estremità parallelamente a se medesima , in gui- sa che la fiamma tocchi successivamente tutti i punti della superficie , 1' azione più energica apparisce soltanto dopo d'aver ripetuta questa operazione da 25 a 'io volle. Nel noro di fumo come nella vernice , una gran porzione dell' azione calorifica raggiante muove pertanto dai punti situati nell'interno della massa. E ciò non sembrerà certamente, né strano, ne inconcepibile, dopo le nostre sperien- ze intomo alla (rasmissione immediata ed istantanea del calore per diverse so- stanze compiutamente opache. La nozione della profondità donde partono i raggi calorifici fu già impie- gala da Fourier per dimostrare col semplice soccorso del calcolo la legge del se- no della inclinazione. 1 1 Quando la parete del cubo pieno d' acqua calda , in vece di essere perpen- dicolare, trovasi disposta obbliquamente , l'esperienza dimostra che l'energia della radiazione è uguale a quella della sua proje/.ionc in un piano normale alla di- rezione del corpo tcrmoscopico ; per cui l'azione obbliqua di un elemento del- la superficie raggiante sta alla sua azione perpendicolare, come l'unità al seno dell' angolo d' inclinazione. Ora questa legge non è altro , secondo Fouricr , che una conseguenza immediala della proprietà che posseggono i corpi di mandar fuori de' raggi da una certa profondità. Ecco il raziocinio del Fourier ridotto alla sua più semplice espressione. Sia AB la superficie del corpo rag- giante. L' esperienza ha dimostralo che oltre ai punti situali in AB , anche quelli che stan sotto , sino ad una certa pro- fondità , raggiano esteriormente , e ven- gono pertanto a confondere la loro azio- ne calorifica con quella dovuta alla su- perficie. Supponiamo che questi punti , i quali pervengono a mandar fuori per via immediata ; rettilinea , ed istantanea una porzione del proprio calore , sian tutti compresi tra i piani AB e DE. Siccome il calorico raggiante viene rapidamente assorbito noli' interno del corpo , e che lo spazio da percorrersi aumenta colla distanza alla superficie AB , egli è ma- nifesto che i punti più vicini a DE man- deranno all' esterno meno calore dei punii prossimi ad AB. Ma le radiazioni si fa- ran tutte in linea retta intorno intorno ai diversi punti materiali compresi tra AB e DE. Consideriamo ora un elemento superficiale del corpo , o per meglio dire una li- slerella infinitesima ab della sua superficie. Dal centro di questo elemento , con un raggio uguale alla distanza frapposta tra AB e DE descrivasi un emisfero mc"c'cn sotto la superficie AB. La radiazione vibrata dall' elemento ab si com- porrà evidentemente de' raggi provenienti da tutti i punti situati entro questo spazio emisferico , i quali raggi s' intersecheranno in ab, e si propagheranno fuori del corpo divergendo in ogni verso come le loro direzioni iniziali. Volendo ora paragonare la radiazione perpendicolare dell' elemento aduna qualunque delle sue radiazioni oblique sarà d' uopo considerare il fascelto fabc , ed uno qualunque 18 dei [asccUi fabc' , f'aòe" ecc. i quali hanno por base aò , traversano l'emisfero m&'c'cn, e vengono a poggiare sulla sua superfìcie. Le altezze di tutti questi fa- scetti sono uguali , ma la sola ispezione della figura mostra che il fascello ob- bliquo contiene mono calore del fascetto perpendicolare ; e tanto meno quant' è maggiore la sua obliquità. Per avere il rap|)orlo esatto tra 1' una e 1' altra radiazione basterà confron- tare ab colla porpendicolare bp abbassata dal punto b sul lato opposto del fa- scetto obliquo ; imperocché le quanlilà di calore dei due fascetti essendo mani- festamente proporzionali alle loro sezioni normali , la proporzione ab : bp : : i '. Sen Bar/"' somministrerà la relazione cercata. La radiazione perpendicolare sfarà dunque alla radiazione obliqua , come 1' unità al seno dell' angolo d' inclinazione : cioè a dire , che le due radiazioni staranno appunto tra di loro nel rapporto determi- nato dall' esperienza. La sola nozione della profondità donde trae origine il raggianienfo esterno de' corpi, nozione fornitaci dalle sperienzc le piìi chiare e convincenti , basta dun- que per render ragione della legge del seno d' inclinazione : ed abbiam pocanzi veduto, che dalla variazione di siffatta profondità nelle sostanze di diversa natura, variazione che dcssa pure è posta fuor d'ogni dubbio da esperimenti irrefragabili, se ne deduce il perchè la potenza emissiva cambia colla qualità della superficie raggiante. Le due leggi fondamentali che reggono l'emissione dei raggi calorifici si spie- gano quindi pcrfetlamente , senza ricorrere all'ipotesi di una forza dì riflessione interna ammessa da tulli i matematici che applicarono il calcolo alla scienza del calore. Questa riflessione interna fìi immaginata , o almeno chiaramente espressa e definita per la prima volta, da Pietro Prevost di Ginevra. L' analogia e 1' espe- c rienza , die' egli, c'inducono ad applicare al calorico raggiante la teorica della «r luce rifiessa. Quando il calorico passa dall' uno all' altro mezzo , esso patisce e sulla superficie intermedia una attrazione o una ripulsione. Se il passaggio suc- f cede da un mezzo meno rifrangente , siccome 1' aria atmosferica , ad un mez- (3). Secondo Prevost , Fourier e Poisson , il calore che esce da un corpo sotto forma di raggi, e traversa liberamente l'aria circostante, sarebbe pertanto compa- rabile alla luce transitante dall' uno all' altro mezzo ; e lo differenze osservate tra le potenze raggianti de' corpi deriverebbero da una ripercussione più o meno ener- gica del calore sulla superficie di separazione dei due mezzi ambienti. Quindi la debole radiazione de' metalli sarebbe dovuta alla gagliarda riflessione interna che il calore patirebbe sulla superficie di queste sostanze. Ora egli è certo, che avvi una analogia grandissima tra luce e calore ; aggiugneremo anzi, che j nuo- vi fatti ultimamente scoperti intorno alle proprietà dei vari elementi di cui si com- pone il calor oscuro 0 luminoso , dimostrano la perfetta identità di questi due agenti : ma 1' analogia o 1' identità non reggono evidentemente che nel solo ca- so ove il calore trovasi allo stato raggiante. E quali sono di grazia , le sperienze che provano la radiazione immediata e rettilinea del calorico nell' interno dei me- talli , o negli strati sottili posti in vicinanza della loro superficie ? — ^ Nessuna per quanto sappiamo — Anzi se la quistione dovesse sciogliersi unicamente col fatto , si verrebbe ad una conclusione diametralmente opposta : poiché le foglie d'oro, più 0 meno sottili, rese aderenti alla invcrniciatura del nostro cubo afHe- voliroa tutte indistintamente , nella medesima proporzione , la potenza emissiva della vernice. Qualora si dicesse poi che la leggo del seno della inclinazione dimostra il movimento libero 0 raggiante del calore negli ultimi strati esilissimi posti in Ti- fi) Foarjer Thtorit analytique de la chaleur p. 29. (2) Poisson Theorie malhémaliqut de (u chaleur p. 13 e seg, (3) Fouriei opera citata p, 29. a cinanza della supcrGcie di qualunque corpo , noi lo concederemo volentieri , quan- tunque le spcrienzc che suggerirono al Fouricr la dimostrazione di questa legge non riescano sui metalli. Ma supponendo che la riflessione interna produca le diilerenze osservale tra le potenze radianti dei corpi , difl'eronze clic sommano talora , come abbiam detto , otto volle il valore della più debole emissione calorifica , perchè tra- scurare aflalto r influenza di questa riflessione nelle considerazioni relative alla obbliquità dei raggi ? Forse pcrcliè la legge del seno d' inclinazione non esige il confronto delle riflessioni di varie sostanze , ma la sola ripercussione di un corpo , la cui superficie si presenta più o meno obbliqua all' uscita de' raggi ca- lorifici ? Allora si dimenticò certamente che se 1' energia della riflessione è pros- simamente costante sotto le varie inclinazioni dei raggi nel caso defle sostanze metalliche , essa varia immensamente colla obbliquità nel marmo , nel vetro , ed altri corpi diafani ed opachi. Che poi una forza , talora costante , talora varia- bile , la quale si suppone bastantemente energica per dar luogo alle differenze esorbitanti manifestate dalle potenze emissive de corpi , produca lo stesso risulta- mento quando trattasi della legge che seguono i raggi nell' uscire dalla superfi- cie sotto diverse inclinazioni , a noi sembra un assunto impossibile a sostenersi. Riduccndo in poche parole le nostre osservazioni , si vede; che suppostala riflessione interna per dar ragione delle difTerenze manifestate dalle radiazioni dei corpi , conviene introdurre questa medesima forza di riflessione nelle considera- zioni relative all' uscita del calore sotto diverse inclinazioni ; e che facendovela intervenire , s' arriva afla conclusione, che la legge del seno della obliquità de' rag- gi non e indipendente dalla natura della superficie radiante. — Ma siffatta legge ha luogo in qualunque caso , come è facile il verificarlo ripetendo le spcrienze, dianzi accennale, sull'azione calorifica di una supcrGcie piana, e più o meno incli- nata , di metallo liscio o scabro , terso o rivestito di vernice , di carta , di negro, fumo o di qualsiasi altra sostanza — Dunque la pretesa riflessione interna del ca- lore ne' corpi non sussiste , o non produce verun efletto sensibile : e la legge del seno , e le difTerenze delle potenze emissive , derivano unicamente dalla forza o dalla quantità più o meno grande de' raggi calorifici, che spiccandosi dai pun- ti più 0 men prossimi alla superficie, traversano liberamente gli strati soprastanti. i5 Ricerche di analisi applicata alla Geometria del socio corrispondente FoBTOKATO Padula { Continuazioue della pag. 4o8 Tom. in ejine J. 22. Non sarà intanto inutile 1' accennare la diversità di forma che prende la sezione prodotta nella superficie dal piano delle x e delle z , e di cui I' area è espressa dal doppio della formoia (3, 20), della (1,21) 0 della (2,21), secondochè si lia r > a , r < » , r = «. A lai' oggetto si rifletta che 1' equazione di questa curva essendo ( 3* -t- X' )' — ( r' — «• ) { 3' -h a:' ) = »' a:' è verificala da' valori 2- = 0 , s = 0 , onde l' origine delle coordinale e un punto di essa, ma prendendo le due derivate di primo e di secondo ordine si oltiene 2(2--t-a:-)(2-^-i-a:)-(r'~.') ( z -j^ 4- ar J = .* ar, (1) / r' — a* \ / d'2 ds' \ , / ds V . , H"'"^^* — r-)("-dF-^d^)-^H'dF-^^J='" (') delle quali la prima diviene identica pe' valori a:=o,3 = o, e la seconda dà e ci dimostra che quando r > » l' origine delle coordinale è un punlo isolalo della curva. E di fatto , ritenendo le dominazioni usate nel n. 20 , \ espressione che dà tulli valori di z corrispondenti ad un dato valore di a; è z = ± i/n . _ a:' + » v/'w* -^ a;' , (4) e si vede che quando il radicale sottoposto al radicale universale si prende col segno — i valori di z sono tulli immaginari, come si è fallo nel citato n. osser- vare, tranne però pel valore x = o che dà 2 = 0. Allorché poi si prende il se- gno -t- il valore a: = o dà 3 := + V^2 n X =B + V^r' — «• il quale valore come rilevasi delle equazioni (i) (2) è un minimo finché r' < 2 ». , ed un massimo quando si ha r' »= 2 »* , ovvero r" > 2 »* . In questo caso i valori di z vanno sempre diminuendo da x=o ad x = r , e da x = o adx5= — r , ed al di là di questi limili risultando immaginario il valore di a si vede che la sezione è una curva chiusa simmetrica in (orno a' due assi delle x e delle z e che taglia su' medesimi le parli 2r , 2 ^r' — «'. Laonde finche r non arri va ad esser minore di « f^2 la curva ha la figura ovale; ma quando poi si ha r< xV's ces- sa di esser convessa, venendo essa intersecala dalle tangenti applicate ai punti dati dalle coordinate x=so, z = ± \/~r — «' , e che sono parallele all' asse iC delle X, A misura che r diminuisce questi punti vanno accostandosi , e si confon- dono in UD solo quando r=« , nel qual caso l'equazione della curva si scinde nelle due z* -f X' — rx = 0 , s* -f x' + rx = 0 , che rappresentano due cerchi aventi per diametro r e situati in parti opposte rispetto all'origine , e la formola (2,21) corrisponde benissimo esprimendo essa la somma de' due semicerchi che cadono al di sopra del piano delle x e delle y. Quando poi r < » i due valori di —^ espressi dalla formola (3) sono reali e per conseguenza l'origine delle coordinate h un punto doppio della curva, la quale in questo solo punto incontra l' asse delle a , imperciocché 1' equazione (4), essendo in questo caso n negativa , diviene ■.=.y- — 7ii — x^ + « y^ii' + x* e quando si prende il radicale f/n' + x" col segno -f dà per x =0 , z=o , risultando sempre immaginari i valori di z quando si prende il segno — . In questo caso adunque la curva presenta un punto doppio all' origine delle coor- dinale essendo composta da due parti chiuse che ivi formano un nodo. È ancora da notarsi che la curva ha due tangenti doppie date dall' equa- zione _ *"' — 2» » e le ascisse de' punti di contatto sono per entrambe r X = + V~2x' — r' 2* onde si vede che quando non si ha r < » V 2 queste tangenti non esistono. Finalmente nel caso di » = r f^2 le equazioni delle due tangenti doppie di- venendo s = ± 7 r vr , ne risulta che l' area del rettangolo circoscritto alla curva è -7 /^ 2 , onde 1" a- rea della curva sta al rettangolo circoscritto come i : ^2 . '7 511. Del numero de punti di flesso , de punii doppi, e delle tangenti doppie che può ammettere una curva del grado lu. 23. Cominceremo per occuparci de' punti di flesso , e supporremo che f{x,y) = o (i) sia un' equazione qualunque fra due incognite del grado m liberata da radicaU. e da rotti : dovendo nel punto di flesso essere il coefliciente diflerenziale di secondo ,. d'w . , ,, ordine — '— = o , si avrà 1 equazione dx' \dxl ày- \dx)\drj} dxdy^Uy) dx' ' ^' la quale unita all'equazione (i) serve per determinare i valori di a: e di y che corrispondono alle coordinate del punto di flesso. L'equazione (2), osservando che le derivate di primo ordine della funzione f sono del grado /ti — i , e quelle del secondo ordine del grado ot — 2 , è evidentemente del grado 3ot — 4 » onde eliminando tra le due equazioni (i) e (2) una delle variabili , pare che si dovesse ottenere un'equazione del grado m{^m — i). Ma esaminando attentamente la l'orma dell' equazione (2) , si vedrà che essa può ridursi ad un' altra di minor grado. Infatti se indichiamo con ^ {x , y) l' insieme di tutti i termini del grado m ed m — I , che compongono la funzione /( x, y), e con i {x,y) la somma di tutti gli altri termini ; laiche sia l'equazione (2) diviene / d? _d*_Y / d^ d'* \ f ^? ^*X ( ^''' i!iì Vii"*" dx ) \ d,y ^ dy' rXdif^-dif] \ dx' "*■ dx' I \dx dx ) \ dy dy ) \dx dy dxdy J .=0,(2') il cui primo membro si compone dell' espressione ( ^^ V à\ „ /^^ d, d> / dy Y d> \dxj dy ^^ dx dy dx dy '^\ dy J ~àF ' ^ ^ e di altri termini de' quali il maggior grado è uguale a 3»? — 6 , osservando clic lu derivate parziali -~-, -r- sono del grado m^i , le tre -j—, -\ — r> T^ «l*-'' ■^ da; oy ax' axay at/ t A ^* ^* A^ A ^ I . *''* ^'^ ^'"^ . , grado «1-2, le due ^.^ del grado «1-3, e le tre 3^,^^, -j^ del grado m — 4 • Ciò posto dinotando con ?■ , la parie della funzione ^ che contiene i termini del grado m — i , è nolo per le proprietà delle funzioni omogenee , che d» d^ I • ■ • . di, d? dalla quale equazione , cambiando successivamente ? in j- e -p , si ricava d\ _d'^ \_ÉL«_.^!!_ óx' dxdy^ ^ ~' ' dx àx ' d'}. d% , ^ d? d?i da:£(y f^J/' ~ ày dy Risolvendo le due ultime equazioni rispetto ad a: e ad y , si ottiene df d*v df d^? \ d?i d% dfi d'^ ^ ' \ da; dv' d?/ dj; d?/ / dy dy dj; d?y / óx dy' dy da; dy d\ d'o / d% y= d da; o^ a ^ / a ^ \ da;' dy^ \dxdy ) dy dx^ ' da; dx dy / d^ d\ d^ d\ \ df^ d'^ df d j \ dy da;' dj da; dy / dy ^d;^ / d-, Y e' dy' \ da;dy / ma I' e(|uazione (4) osservando che da; dy si può porre sotto la forma d>, d>. X 47 -5 y = ( WJ — I ) ?i / d« dt. \ / d. d?. ^ '9 dunque ponendo in questa per x e per y i valori riportati qui sopra , fatte le debite riduzioni , si otterrà /„ . vf^A-V-^ , A- ^± _i^_^f AV ^'' 1 ^"*^''l\dx ) dtf ""^ da: dy dxdy "^V ày ) d^J (_d^_\' à\_ df, dtp. d\ I d?, \' d'^ dx ) dy' dx dy dx éy \ dy ] dx'^ -^""^""-"^'[i^^lA-èd^)] /^y£V d.p. n(n+i) ^ ~~ 2 Sicché invece di questa inuguaglianza e della (5) potremo far uso delle equazioni »»7J = s(2» + ^), (6) .==..nl^±0, (,) 21 nelle quali j ^^ i , 0' C. i • Quindi eliminando fra le equazioni (4) , (6) j (7) le quantità », p avremo un'equazione che ci darà il valore di o. Or in virtù della (4) , r equazione (6) diviene la quale per la (7) si riduce ad TOn = «f» + »+ -~ j , da cui si ricava »(! + ;') e ponendo questo valore nell'equazione (7) si ottiene donde in Une si deduce 8'(to—s)[2(ot — ») — »(' -^^')ì '*= l ! + «')'»' Quest'espressione potendosi porre sotto la forma (ct—8)(2(ot— «)—»(' + »')) 8i vede che il numeratore è tanto più grande per quanto più piccole sono le quantità * e j/, onde il maggior valore che può assumere corrisponde al caso (i + «')' I di « ex 8*=^ I ; altronde la funzione — - — =?-t:- +1 + 8' diviene un raini- mo appunto quanto «'= i ; dunque a. non può mai sorpassare il valore che acquista l'espressione ritrovata nell'ipotesi di «=s's=si , onde tutt'al più può aversi {m — i) [m — 2) • =s — ; 2 e questa è la formola che indica il maggior numero di punti doppi che può am- mettere una curva del grado m, 25. lliguardo al numero di tangenti doppio che può avere una curva del grado m , osserveremo che esso può ricavarsi immediatamente dalla formola che dà il numero de' punti di flesso dopo il bel teorema dimostrato dal eh. signor 23 Poncelet nella sua importante e dotta memoria sulle trasversali inserita nel volu- me ottavo del giornale di Creile. Infatti egli ha dimostralo clic la formola ;«'(/» — 2) rappresenta la somma degli indici di multiplicilà delle tangenti che può avere una curva del grado 7/1. Per indice di mulliplicilà relativo ad una data tangente, come apparisce da quanto nella stessa memoria è detto, deve intendersi il nume- ro delle corde che la tangente in quistione riguardata come una trasversale qua- lunque ha fallo svanire nella curva. Quindi essendo il punto di flesso ordinario la riunione di tre punti , l' indice di multiplicilà relativo alla tangente ivi appli- cata alla curva è 3 : e di fatto se pel punto di flesso si lira una secante, e s'im- magina questa rotare intorno al punto medesimo sinché si confonda con la tan- gente , ò chiaro che in questa posizione delle cordo che quella se- cante produce nella curva proposta del grado ot , tre si riducono a zero , e per- ciò il numero 3 è il corrispondente indice di multiplicilà : per una tangente dop- pia è chiaro poi che l' indice di multiplicilà è z , dunque so dinotiamo con * il numero delle tangenti doppie e con i^ il numero de' punti di flesso, si dovrà ave- re in forza del teorema citato ma si è già trovato che ^^Zm{m — 2) , dunque sarà m\m — 2)(w2' — 9) m{m — 2)(/w — 3)(ff2+3) ,= _ ■_= _ ; 0 questa formola dinota come abbiamo detto anche nell' introduzione il numero delie tangenti doppie che una curva del grado m può ammelterc. Ci crediamo inlanto nuli' obbligo di far notare che pe' punti di flesso abbiamo dimostrato qual sia il numero di essi, ed abbiamo in pari tempo esposte le equazioni delle quali bisogna ne' casi particolari far uso per non otlenere equazioni finali di grado su- periore a quello che la natura del problema richiede : pe' punti doppi e per le tangenti doppie abbiamo soltanto dimostrato i teoremi enunciati da Steiner , ma resterebbe ancora ad indicare il mezzo per pervenire alle equazioni più sempli- ci di cui si deve far uso ne' casi particolari , e dalle quali , come ne' punti di flesso , veder si possa qual sia il numero deUe tangenti e de' punti suddetti. 23 Sposìzìone de principili fondamenti della Filosofìa Scozzese e della sua in- fluenza nella Francese odierna; Memorie del Commendatore Consultore Capone. Art. i". { Sunto visto dall' Autore. ) Nel 1834. il Socio ordinario Consiillore Comm. Capone lesse in Accademia con mollo plauso quattro fllcnioric ed una Appendice alle stesse col titolo di e Spo- s sizionc de' principali fondamenti della Filosofia Scozzese e della sua influenza j) nella Francese odierna. 2 Lettele allora , ha sempre indugiato di darle, impedi- to dalle sue gravi occupazioni di limarle a suo modo , e se n'è sempre scusato per quasi dieci anni. Ma finalmente vinto dalle istanze degli amici le ha date ulti- mamente, e ne fu allidato l'esame ad una Commissione, la quale non ha potuto farne rapporto prima dell' adunanza de' i4 gennajo corrente anno. E perciò che questo rapporto si ritrova nel primo Processo Verbale del presente fascicolo, e concliiudendosi in esso , che le cinque memorie del Comm. Capone meritino d'es- sere inserite negli Atti dell' Accademia , come si farà nella 2". Parte del V°. volu- me. Se ne dà intanto anticipatamente nel Rendiconto un breve reassunto. Or que- ste Memorie j come dallo stesso Autore si avverte , furono scritte non solo ad oggetto di seguire i dotti divisamenti del Presidente dell'Accademia, il Conte Ricciar- di , il quale , nel proporre i lavori accademici di quell' anno e de' seguenti , de- siderò che si facesse una rivista ed un confronto de' moderni sistemi filosoQci più famosi ; ma anco perchè in favore delle scienze Morali fosse sempre più ri- TÌndicato quel posto di onore , che nel comune consorzio di tutte le scienze lor si suole negare da alcuni cultori delle Scienze che si dicono Naturali. Quindi l'Au- tore principia tbl ricordare che dalle metafisiche discipline dipende la certezza di ogni nostro siipere e che da queste ci si prestano le armi contro lo Scetticis- mo , il quale negando le stesse osservazioni ed i fatti medesimi , su cui si fon- dano le Scienze Naturali , non teme di chiamarle illusioni de sensi , sogni e chi- mare. Questa osservazione poi lo fa brevemente discorrere su i pensamenti di Car- tesio , di Malebranchio , di Loke , di Berkeley , di Hume e di Kant nel ricer- care una base solida e ferma dell'umano sapere, la quale fosse inaccessibile al- le sovversioni del dubbio universale; e lasciando gli opinamenti degli altri, che senza professare apertamente le stesse sentenze de' filosofi teste nominati , tengo- no de' principi priniendoli in appropriati ordigni , i quali ritengono i nomi dei rispettivi autori, lutti consimili con la mira di evitare le detonazioni che soglion talvolta tener dietro alle accensioni di simiglianti mescolanze gassose. A tale proposito ci si permeila di accennar per transito essere sempre stalo per noi oggetto di mara- viglia il non veder nelle opere di Chimica che trattano di questo argomento per nulla menzionato il più sicuro, a nostro modo di vedere, di quanti se ne sicno finora proposti , pubblicato fin dal i823 da Goldsworthy Gurney , che n' è l'au- tore (2). Il prof. Casoria in questo suo lavoro imprende solamente a studiare « Quale sia il gas combustibile che con maggior successo si possa applicare alle sperienze dell' apparato del Kewmann e per quali naturali condizioni s. I gas che con questa veduta ha egli sottoposto alla pruova dell' esperienza sono l' idrogeno , il carburo di-idrico , 1' ossido carbonico , ed il solOdo idrico ; e da quel che ha osservato con questi è agevole il comprendere quel che avverrebbe con altri ed in ispeziallà col carburo tctraidrico. Fa egli rilevare che la compressione de' gas dee esser in proporzione del grado di calore che producono bruciando , e del grado di calore che è necessario per accenderli. Quindi conseguita che l' idrogeno è il solo elemento gassoso che si possa adoperar con successo nelle condizioni di forte passione ; che il gas carburo di-idrico mescolalo col gas ossigeno dee esser compresso per un terzo del volume della mescolanza , e per un quinto quella di gas ossigeno e gas ossido carbonico. E riduccndo , egli dice « in poco discorso le co- se particolarmente ragionato si può stabilire non tult'i gas combustibili potersi ado- perar ncH'apparalo del ISewniann, qualora mirasi al loro grado di combuslibililà ed (1) Acbard , Golliscb , Gutllin.- . Ehcrmon , Guyton de Murvcaa. (2j A pracliral Trcalisc oo Ih" use cf Che Blawpipa , by John Griflìn. London 1826. 33 al calore che producon bruciando , doversi cimenlare l' idrogeno quando impiegasi un'energica pressione ed il carburo di-idrico se il miscuglio gassoso vogliasi debol- mente comprimere. 3 Questi risultamenli si trovano perfettamente d'accordo con quel che praticavasi dai Chimici, giacche la sola mescolanza di ossigeno e d' idrogeno è quella che ora s' impiega negli assaggi ne' quali vuoisi sperimentare il modo di operare di un elevatissimo calore , e 1' uso di altri gas combustibili diversi del- l' idrogeno puro 0 non è stato ancora indicalo , o vai per tutt' altro che per le sperienze che si fanno con gli apparati di Clarkc , diNewraann, diGurncy, ecc. ecc. E solamente per ottener luce vivissima , abbagliante, la cos'i detta Bude-Ligliit , in questi ultimi anni si è adoperato il gas carburo di-idrico , quello che si sviluppa da una lampana ad olio , mescolato con gas ossigeno ; donde il nome di luce ossi- oleica, che si è dato alla luce che ne risulta, di gran lunga supcriore a quella che si ottiene col gas illuminante comune , e per quel riguarda chiarore e per non dar puzzo di sorta. Per il che merita lode il prof. Casoria per aver novellamente richia- mata r attenzione su questo argomento , e per avere , diciamo , dallo sue sperienze e dalle conoscenze della scienza precisale le condizioni necessarie per utilmente e senza inconvenevoli adoperare le su menzionate mescolanze gassose in ignizione , e di averne date le analoghe e corrispondenti spiegazioni. Il suo lavoro potrebbe per intero stamparsi nel Rendiconto. G. Semmola. G. GuAHiNi relatore. C 0 51 U N I C A Z I ON I Fisia, ^ Lettera del socio corri'spondcnle Lcigi Palmieri diretla al Segretario Perpetuo. Signore. La sera dei 5 di questo mese ebbi la scintilla con segni non dubbi degli altri fenomeni elettrici , mercè le correnti d' induzione tellurica , adoperando una semplice spirale di fili di rame senza ferro , il che toglie ogni benché menomo dub- bio intorno alla vera cagione de' fenomeni medesimi ottenuti con l'uso del ferro dolce inlrodotto nelle spirali di fili di rame, e de quali l'Accademia è già infor- mala , pe' diversi annunzi che o solo , o in comune col Linari gliene ho fatti dal 184.0 fino al novembre dello scorso anno. Questi fatti eran , come a compimento, desiderali dalla commessione incaricala di venire a verificare la scoperta della scintilla che insieme col Linari ebbi dalla batteria magoelo-elettro-tellurica. E r Accademia approvando le conclusioni del rapporto fattole da quo commessan, 5 3-i venne a manifestare quello stesso desiderio , che a me fu espresso con suo pre- ^'evolc foglio del io maggio dello scorso anno. Io dunque ncHallo che mi pregio di avere adempiuto all'onorevole incarico allìdatomi , desidero di prender data della scoperta : e poiché 1' Accademia non si riunisce iu questo giorno , avendo difierita la sua odierna tornata , così la pre- go di accusarmi la ricezione della presente , e di annunziarne il contenuto alla prossima riunione. AQInchè l'Accademia possa formarsi un'idea dell' apparecchio, le ricordo che Un dal 184.0 io le annunziai, che a tutte le spirali isoperimelre senza ferro era- no da anteporsi quelle di figura ellittica girevoli intorno all'asse maggiore; che il limite trovato dal Nobili e dall' Antinori non esiste , almeno per la tensione , e che col maggior diametro de' fili si guadagna solo in quantità ma non in ten- sione. Ora giovandomi di quelle leggi , ed avendo conosciuto la tensione necessa- ria perchè una corrente possa manifestarsi sotto la forma di luce , ordinai una spirale elittica di fili di rame vestiti di seta adagiata su legno , e la feci rotare con una certa velocità intorno del suo asse maggiore, interrompendo il circuito siccome nella bat teria magneto-cleltro-tellurica. L' asse maggiore di questa spirale è di i", 2 il minore di 0°' , 8 ed il diametro de' fili e di circa un millimetro e mezzo. Il numero de' giri finalmente che i fili formano intorno al legno e di 120 distribuiti in quattro ordini. Qui per aumentare la tensione non è mestieri ricor- rere a più clementi , ma basta aumentare la lunghezza del filo di una stessa spi- rale perchè non si tratta di tenerlo sempre a piccola distanza dal ferro , ma qua- lora per la quantità si volesse fare una batteria , le spirali dovrebbero essere ronccntriche secondo almeno ho potuto finora conoscere. Di Casa li 7 del i8|5. Dee. Obb, Servo Luigi Paljiieri. Astronomia. — Scoperta di una nuova cometa. Signor Presidente, signori colleghi. La naturale nflliionza delle comete in questi ultimi tempi prosieguo tuttavia in questo nuovo anno.Oltrc dcllultima cometa scoperta in Berlino dal sig. d'Arresi, at- tirava l'attenzione degli astronomi la cometa scoperta l'anno scorso in Parigi dal sig. Mauvais, la quale, per la considerevole sua distanza periclia e la giacitura della sua orbila , doveva di nuovo farsi vedere dopo il suo passaggio al perielio. Questa ricer- ca era specialmente necessaria in questo osservatorio , poiché la cometa , ritor- nando dall' emisfero australe , ed avendo una declinazione considerevole, non vi era prohabililù di Ncdersi negli altri luoghi più boreali del nostro. Uifatti la sera de 27 dello scorso gennaio l'astronomo inglese sig. Cooper la ritrovava co' suoi ec- 3o celienti slromcnti nella costellazione dell' Eridano. E mentre noi ci occupavamo col- r astronomo danese sig. Pelers a rinvenirla ed osservarla all' equatoriale , venne fatto a qucst' ultimo d' imbattersi, la sera de' 7 del correnle,in una nuova cometa , la quale aveva presso a poco la stessa declinazione dell' altra. Ecco le posizioni che ne abbiamo determinato nelle Ire sere consecutive , nelle quali il tempo avverso ci ha permesso di vederla : 1°. 8id°. Nap. AR. Ded. A. j845,Febb. 7» 5- 0' i3" 0 » 4- iQ 3o 9 3 5- 4^ 6 as- 56' 57",6 23' IO 22'', I se 52 57 ,0 22 32 21 ,6 37 5i 57 ,0 21 52 17 ,1 La sua luce era abbastanza forte, ed il suo contorno faceva ravvisare una prolungazione alquanto sfumata e men che altrove distinta dalla parte diame- tralmente opposta al sole. Debbo ora aggiungere, che la stessa sera quasi al mede- simo punto anche il suddetto sig. Cooper scopriva dal suo osservatorio nella villa Ruffo la nuova cometa , senza che l' uno avesse prima dell' indomani notizia di quel che aveva trovato l' altro. La posizione dedottane dal sig. Cooper è la seguente: t°. m°, AR. D. A. Febb. 7" 8" 29' 27" | 2" aS' 53 | 23" 8' 82" Ora in attenzione di osservazioni più lontane tra loro , e che abbraccino per conseguenza un più esteso arco dell' ignota curva che la cometa descrive , si è intrapreso il calcolo di tale orbita sulle suddette tre prime osservazioni , quan- tunque sì poco atte a dare de' risultamenti sicuri. Ed il lodalo solertissimo sig. Pelers n'ha dedotto i seguenti elementi : in Passaggio al perielio i844; Dicembre 10" 21'' 1°" i2' t. m. Nap. Longitudine del perielio .... 3o5° 24.' 25* Longitudine del nodo asc. ... 124 53 22 Inclinazióne dell'orbila .... 42 28 12 Disianza perielia ; 0,32973 . . ( log. = 9,5i8i6 ) Movimento diretto. Benchò questi elementi riposino sur un arco eliocentrico di soli 48', pure dessi sembrano non discostarsi di mollo dai veri , poiché rappresentano il luogo medio entro pochi decimi di minuto. Da questi elementi conosciamo che il nuovo aslro nel momento della scoperta si trovava già avere oltrepassalo il punto del suo perielio di 58 giorni , e si trovava 36 circa alla distanza i dalla terra , andando in prosieguo allontanandosi sempre più da questa e dal sole ; per la qual cosa la sua visibilità non potrà essere di lunga durata. Risulta ancora dai suddetti elementi , che questa cometa non somiglia a Te- runa delle registrale nei cataloghi , onde sembra un astro per noi al tutto nuovo ; la qual cosa potrà meglio essere chiarita nella ventura tornata , quando si saranno terminati gli altri calcoli che ora sono in corso. Napoli II Fobbrajo i84-5 // socio ordinario DireHore del R, Osservatorio Ernesto Capocci. SUNTI DEI VERBALI Tornata de 3 Dicembre f844- Il Presidente fa nolo all' Accademia trovarsi il Segretario Perpetuo Comm. Monticelli gravemente infermo , e però stabilisce che due soci , i signori cav. Gus- sone e Vulpes, si rechino a visitarlo , onde attestargli i sentimenti dell'Accademia. L' Accademia Leopoldo-Carolina di Bonn desidera il cambio de' nostri Atti Accademici , con i suoi che offre. Il marchese de Ribas invia all' Accademia , con sua lettera , un invito per con- tribuire all' innalzamento di una statua a Luigi Galvani associandosi alle opere del Conte Giovanni Galvani in i6 volumi del coslo di lire 80 italiane pagabili in 5 anni. Si presentano sette risposte al programma sulla Caprificazionc, delle quali ven- gono ricusate due , conoscendosene il nome dell' autore. Il Presidente dispone di convocarsi martedì io dell' andante la Classe di Fisica e di Storia Naturale per farlcsi la consegna delle memorie suddette. Il cav. SlcUoni legge una sua memoria intitolata e Nuove sperienze intorno alla pretesa influenza dell' emissione calorifica , promossa da una proposizione del Raemlz relativa al raffreddamento dei corpi j Questa memoria vien destinata pel Rendiconto. Il sig. Palmieri presenta anche pel Rendiconto una nota col titolo e Alcune ricerche sulla causa della rugiada j. L' Accademia si riunisce in comitato segreto per la formazione della terna da rassegnarsi a S. M. ( D. G. ) per la scella del nuovo Presidente. 3? Tornata de to Dicembre fS44- Si legge una Icllcra , con la quale il sig. Luigi Padoa invia in dono al- l' Accademia un opuscolo del sig. Poniba libraio editore in Torino , i Sul pro- getto di aprire una fiera libraria in Italia. 11 socio sig. Guarini porge all' Accademia i ringraziamenti del Segretario Perpetuo per le premure dimostrategli nel prender conto della salute di lui. Il cav. Vulpes a questo proposito informa l' Accademia dello stato di miglioramento del suddetto Segretario Perpetuo. Il Presidente presenta alcuno carte colorate con un metodo particolare dal sig. lleinsch di Baviera o domanda a' soci se alcuno di essi possa dare spiega- zione detla natura di questo metodo. Il cav. Jlelloni fa osservare che quantun- que r autore non abbia comunicato il modo di ottenerli pure se ne può arguire la natura dalle considerazioni seguenti. Questi colori , egli dice , dotati di uno splendore metallico sono applicati su carta bianca o colorata , come si scorge cbiaramente da alcune porzioncelle alterate per lo sfregamento soflerlo durante il trasporto : ma tanto nel caso della carta naturale , quanto in quello della carta colorata , il fondo trasparisce distinto , e quasi del tutto puro sotto certi punti di vista ; dunque le tinte del Reìnsch risultano da strati di una sostanza diafana. Inoltre , il colore di un punto determinato assume successivamente diverse gradazioni prismatiche quando si cambia t inclinazione della visuale , ora que^ ste apparenze costituiscono i caratteri distintivi dei colori che si manifestano nei corpi di qualunque natura ridotti in uno stato di somma esilità come le lamine di zinco oltremodo attenuate , le bolle di acque saponacea , o glutinosa, r olio versato sull' acqua di uno stagno, gli ultimi strati di alcool o d' etere sva- porante sulle superficie lucide di color fosco , o il semplice alito condensato e dileguatosi sopra una lamina di vetro nero , le ossidazioni dell' acciajo esposto a diversi gradi di calore , i prodotti della decomposizione superficiale dei vetri di Pompei , i Teli di aria frapposti nelle fenditure dei cristalli naturali e via di- cendo. / nuovi colori presentali alf accademia no.v iìjsvlterebbero dvnqve DA VNA MATERIA COLORANTE PROPRIAìlENTE DETTA, ma du particelle tcnuis- sime trasparenti e scolorate di una o più sostanze e rese aderenti alla caria in virtù di opcraziotii a noi i(/note. 11 lleinsch avrebbe pertanto trovato il modo di riprodurre sopra un foglio di carta i colori che Prielley e Nobili ottennero snlle lamine metalliche , colori prov venienti, come è ben noto, da finissime vela- ture deposte sulle superficie di questi corpi mediante 1' azione delle scintille e delle correnti elettriche , se non che i segni manifesti del pennello dimostrano chiaramente che il dotto Bavarese non precipita le sue velature con la eledn- cità , ma sibbcne per mezzo di alcuni liquidi o reagenti chimici i quali vengono applicati sulla carta coi metodi ordinari della pittura. 3S 11 socio sig. Semmola legge un rapporto sulla memoria del sig. Sanlorelli col titolo I Disegno e primo lince di una storia comparata dei sistemi di medi- cina 5 Iella nella tornala de 16 luglio iS44' H rapporto conchiude d'incuorarsi r autore affinchè seguili a dar loro quello sviluppo e quel termine che richie- dono siffatte materie per tornare di quella utilità e di quel merito che loro b indispensabile. Il socio sig. Nobile legge una nota sulla ricorrenza periodica delle stelle ca- denti osservata nel passalo novembre dagli astronomi ed alunni dell' Osservatorio dq una parte e dal sig. Cooper e dai suoi ajutaati dall'altra. Questa nota vien passala «illa compilazione del Rendiconto. Si presentano i seguenti libri. Institul I. Sezione — N. 546. 548. — 556 a 56i. Coinples Rciidus N°. 1 1 e i2 ( a". Sem. i844 )• Nuovi Annali delle scienze Daturali Luglio — Agosto e SeUenibre c844< Annali di Fisica Chimica e matematica del Majocchl fase. i844- Annnlos de Chimie et de Pbysique, Septcmbre i844. Giornale economico letterario della Basilicata — Anira 3° fuse. 4* Bibliothèquc universelle de Genève. W". 98 — 100. Supplément à la Bibliotbèque universelle de Genève. N°. i3 i4 1°. 4 ( '844 )< Pbilosophìcal Magazine i56 — i58— 162 ( i44 ). Giornale dell'I, e R. Instituto Lombardo, fase. a6^(i844)< Le Memorial — Juia 1844 )• Le Ore solitarie , fase. 9 e io. Pomba ( Gius. ) sul desidesio di una fiera libraria in Italia e progetto di un emporio librario con alcuni cenni sulla convenzione di vari stati italiani a favore della proprietà letteraria — Tori- no 1844 8". Tornala de f4 Gennajo i80. Dal Presidente Generale interino vengono partecipate le seguent i ministeriali. 1. S. E. il Ministro degli Affari Interni trasmette la copia di un real de- creto col quale S. M. si è degnato nominare il Sig. Marchese di Pietracatella Presidente dell' Accademia delle Scienze in vista del la terna rassegnatale dalla stessa pel triennio dal i gennaio i845 a tutto Dicembre 1847. 2. S. E. il Ministro Segretario di Slato delle ReaU Finanze manifesta all' Ac- cademia di aver dato te disposizioni perchè la franchigia pei giornali , atti ac- cademici ed opere periodiche che giungono alla Società Reale Borbonica sia pro- rogata a tutto l'anno i845. Si legge il rapporto della Commessione formata dal sig. BorrcUi relatore , Arcidiacono Cagnazzi e Marchtse Ruffo sopra le 4 Memorie e le appendici che r accompagnano Ielle è già tempo dal socio Consultor Capone su la Filosofia Scozzese. Neil' incominciarsi la suddetta lettura il socio Comni. Capone ha lascialo l' Accademia. Il rapporto conchiudc dichiarando le Memorie meritevoli di far parte degli Atti. L'Accademia aderisce a questa conchiusione con 2Ì5 voti afferma- tivi e 2 negativi. Gli scrutatori sono siali i cav. Vulpcs e Tenore. 39 Il cav. Gussone presenta il conto dell' Amministrazione dei fondi tenuta pel i844 per la compilazione del Rendiconto e tuli' i libri di registro a questa rela- iì\ì che erano presso di lui. Si stabilisce di rimettersi alla stessa Commessione degli anni scorsi per la verifica. Il socio corrispondente sig. Palmieri legge una nota già communicata fin da' 7 dell' andante in forma di lettera al Segretario Perpetuo , relativa all' aver egli trovato il modo di ottener la scintilla con una semplice spirale di rame , mediante il noto suo apparalo. Viene incaricalo a verificare l'esperienza la stessa Commessione nominata per le precedenti comunicazioni del sig. Palmieri. Il socio corrispondente sig. de Martino presenta all'Accademia un plico sug- gellato portante la cifra P. S. Egli in prosieguo indicherà l' uso che intende far- ne. Questo plico viene accettato dall' accademia. Si presentano i seguenti libri. Raccolta di lettere ed aUii scritti intorno alla Fisica ed alle matcmalichc — ri° i. ^ Gcnn. i845 — in 8". Philosophical Mugajine N°. 164 '- :65 — 166— •( i844 )• Revue ScienliSque et industrielle par Quesneyille K" 53 ( i844 )• Le Cullivateur ■»• ( Selt. et Ott. 1844). Supplément à la Bibliotbéqae unÌTerselIe de Genève N° i5 ( 1844 )• RcTue de droit fran^ais et etranger «^ Octobre |844 )o° (^'C Institut-,— 1. SectioD N" 56^, . a. Scciion »- K" io4 — io5, Comptes Rendus^N" i3 e 16— ( i844). Il Cimento— Giornale di Fisica Ctiimica e Stori» naturale «e- Anno 2°. i84it IN'aovi Annali delle Scienze naturali (Ottobre i844 )• Alti de' Gcorgo61i di Firenze -r-N" -ji e 7Ó. Giornale economico letterario della Basilicata Anno 5° fase. 5°. Annuaire Oe l' Observaloire {l. de Rro^^cUes sixième et septièwe annèe. Sruxellet i84o e i84i. 15°. ■voi. a ( dal Sig. Quetelet ). Rendjcomo delle sessioni ordinarie dell' Accademia delle Scieoze dell' lostiluto di Bologna — dal i855 al i843->-vol, 7 in 8. Novi CouiiDentaiii Academiae (ciectiarum Instituii B le Accademia delle scienze di cinque opuscoli. Il i° è un suo discorso sulla vita e su' lavori del sig. Guglielmo Luigi Bocquillon Wilbem illustre e come compositore di musica e come inventuic di un nuovo metodo atto a naturalizzare il canto in tutte le scuole della Francia; e i chiarissimi commissari chiamati a giudicar di questo nuovo trovato , i signori de Cerando , Jomard , Maine de Biran, de Lasteyrie , Francoeur, Leboeuf, e Morel , attestarono il compiuto successo nell'espi- rimcnto datone nella grande scuola normale dementare di S. Giovanni di Beauvais composta di 3i5 allievi. Applicare il metodo del mutuo insegnamento alla lezione del canto era riguardalo co- me ona cosa difficilissima. E in fatti come far comprendere a tutt' i monitori e per mezzo di que- sii agli esecutori un dato tema musicale , cioè una idea unica sottomessa al modo , al tempo , e all' intonazione ? E farlo poi comprendere a' fanciulli di otto o nove anni senz' alcuno studio musicale e quasi senz' alcuna coltura ? La prima idea luminosa del Wilhem fu quella d' isolare V intonazione daìtn durata : poro dopo egli inventò la scala vocale ( escalier vocal ) e una nuova mano armonica ( main harmonique ) : indi trovò il modo di dare esecuzione ad un' idea quanto felice , altrettanto diflicile , quella cioè di dividere il metodo del canto in tanti gradi quante erano le facoltà diverse delle scuole , condizione eh' egli adempt prendendo questi gradi negl' intervalli della scala diatonica , numero per numero. La conoscenza de' toni e delle chiavi musicali erano degli altri oggetti di altissima difficoltà per una grande scuola normale tenuta a metodo di mutuo insegnamento : egli affrontò questa nuova difficoltà coli' invenzione dell' indicatore vocale , metodo ingegnoso che pone quasi sotto le dita la spiegazione delle chiavi, e che impara facilmente a' fanciulli a distinguere tutt' i toni di specie dilTerenli e a conoscere il trasportamento di essi. Tutte queste m - vita e l'approvazione definitiva data dalla società d'Incoraggiamento a questo nuovo e popolare metodo di canto diedero tanta celebrità al sig. WiUiem che poco dopo ( nel i S20 ) fu cluaioaio 6 42 ud insegnar canto agli allievi della scuola politecnica. Sarebbe desiderevolc che questa R. A. delle Si'ienze con suo uRìzio chiamasse P ntlenzione di S. E. il Ministro degli Afiari Interni sopra il nuovo metodo popolare di canto , di cui un brevissimo cenno ho io qui dato j ma che può am- piamente conoscersi dall' opuscolo del nostro chiarissimo socio corrispondente , nel quale vi si hanno tutte le particolurilà e sul metodo stesso e sulla sua introduzione nelle scuole. Il secondo opuscolo risguarda la sottoscrizione al monumento da elevarsi nella città di An- nncy in Savoja alia meraorio di BerthoUet. Questo celebre fisico e chimico nato sul suolo italiano non poteva non attirare a se lo sguardo di quella Grande Nazione che sa onorare ed appropriarsi gli uomini di genio di cjuolunque parte della Terra: e BerthoUet non solo è eguale a Lavoisier per la rivoluzione che per 1' opera loro fece la chimica al cadere del secolo trascorso , ma ha poi dei titoli speciali per lo perfezionamento dell' industria. La sua opera , elementi dell' arte della tintoria, pubblicata nel 1790 ha elevate a scienza le tante pratiche che si conoscevano prima di lui. Nelle sue memorie lette all' Instituto del Cairo egli gittò le fondamenta della statistica chimica. I suoi studi sul "as idrogeno hanno non poco influito sulla illuminazione a gas illuminante. Sarebbe trop- po lunoo l'entrare in tutt'i particolari della gloria scientifica del BerthoUet : il suo nome è associa- to a tutte le grandi scoperte che onorano il nostro secolo. Ed è perciò che gli Slati Sardi , sul- r invito di Matteo Bonafous , concorsero ad elevare un monumento al grande BerthoUet che in nuella parte dell' Iialia aveva avuto i natali. Or quella Francia che BerthoUet ha illustrata col suo genio come sua patria di adozione , non potrebbe rimanersi indifferente alle premure che mostra la patria naturule ; ed è perciò che il eh. cig. Jomard incaricato dalla Società d' Incoraggiamento per l' industria nazionale , ne lesse alla medesima una succinta e ben elaborata relazione , di cui una copia è queUa a noi rimessa , e della quale vi ho brevemente intrattenuti. Gli altri tre opuscoli riguardano de' lavori geografici , de' quali anche brevemente vi terrò pa- role. Il primo è un ragguaglio della collezione geografica della Biblioteca Reale di Parigi per Tanno i843 ; ed è estratto dal Bollettino della Società di Geografia. Non è a dirsi quanto sia utile alla scienza un gran deposito generale di opere e di lavori consagrati specialmente alla geo- grafia e aperto a tult' i dotti della Terra. Or Parigi, considerata come il ritrovo di tuti* i dotti , è il luogo più acconcio per questa specie di enciclopedia geografica •, e certamente è cosi continuata e seguila la serie delle certe geografiche di tutt'i tempi e di tutt'i luoghi che possiede e acquista a mano 0 mano la Bihiioleca Reale di Parigi , eh' essa è già a misura di porre sotto 1' occhio de' dotti la tloha grafica della geografia , per servirmi della espressione acconcia del dotto sig. Joroard. Il nostro doito corrispondente prende a considerare questo tesoro cartografico come divi- so in cin(iuc branche , cioè 1' la cosmografia e la geografia matematica : 2' la corografia e la geo- grafia propriamente detta compresavi C idrografia ; 3» la geografia fisica ossia le carte geologiche e mincralogich» , le carte fisiche , magnetiche.... ec. e l' idrografia continentale, cioè la descrizio- rc dei fiumi , dei laghi , dei catpìani ec. Le carte della 4* branca risguardano la geografia poli- tica , ossia le c:irte statistiche , economiche , industriali , agricole , amministrative , le itinerarie e per cammini di ferro e pei battelli a vapore , le carte ecclesiastiche , giudiziarie , doganali. E da ultimo comprende la quinta branca le carte spettanti alla geografia storica ; ossia alla geografia antica , alla sacra , ai monumenti geografici , alle carte dei viaggi e delle scoperte , al teatro del- le guerre , alle carte orientali , insomma olle carte che risguardano la geografia comparata di tut- ti i tempi. E mi gode 1' animo in vedere questo prezioso deposito della geografia storica che io proposi doversi distinguere dalla storia geografica o dalla storia , colla quale molli geografi di no- me r avevano confusa ; a segno che questa branca della geografia rimane ancora intatta , e non può altrimenti aver vita e prender posto tra le altre consorelle che per via di monografie geo* grafiche fatte da società geografiche speciali da stabilirsi in tutte le regioni. A queste cinque divisioni 43 bisogna aggiungere quelle altre branche dislinle , che non potrebbero ordinarsi sotto certe categorie come per es. i dizionari geografici , le raccolte periodiche consccrate alla geografia e ai viaggi , i trattali speciali ornati di carte , le carte murali , le mute , quelle per uso delle scuole ^ le carte in rilievo, quelle infine costrutte con nuovi metodi : lui' è il prezioso deposito carlografico che fanno ricca la Biblioteca Reale di Parigi e dì cui niun allrn può immaginarsi più dovizioso. Il prclodato raggua- glio scende a delle particolarìli per ognuna delle branche precedenti , delle quali noi torremo qualche- duno di que' lavori speciali che toccano più da vicino il progresso della scienza. E sulle prime non potremmo senza traccia di rimprovero passar sotto silenzio l' atlante celeste di G. Schwink inlitola- to Mappa coelestis inerranlium septimum ordinem non cxcedentium in cinque grandi fogli, calcolati i-d eseguili a Lipsia per lo i843 , ossia per la metà del XIX secolo. Ancora, noteremo la carta ove è tracciala la grande ecclissi degli 8 Luglio i84o; e il laborioso travaglio del dotto Raumer sulla geografia biblica e sulla liypsomclria della Palestina. Egli ha riunito in un quadro i principali rU sul lamenti della grande livellazione geodetica eseguila non ha guari dall' ingegneri russi dal me- diterraneo al Mare Morto ; in virtù della quale si è conosciuto che questo immenso tratto di ter- ra comprende il maggiore avvallamento del globo , il massimo per estensione quello su cui giac- ciono il Caspio a 1' Arai , e per depressione quello del Mare Morto che discende alla notabile pro- fonditi di più di i4oo piedi al di sotto dil livello del Mediterraneo. E da ultimo possiede la pre- lodata Biblioteca i due volumi in 4° i^el celebre G. W. Slriive nei quali sono descritte tutte le ope- razioni geodetiche eseguite dal i8ai al i8?t sotto gli auspici dell'Università di Dorpat per la mi- sura del grado di latitudine nelle prov. orientali della Russia. Che diremo poi di tutti i lavori cartografici più recentemente eseguiti in ciascuna parte della Terra ? Quelli che seguono i progressi della geografia troveranno in questa ricca biblioteca tutti gli atlanti più famosi e generali e speciali , tra' quali faremo menzione dell' atlante costrutto da Grimm e Mahimann per uso dell' Asia del Riiter, riguardato come uno dei più grandi geografi e viaggiato- ri della età nostra j la carta generale del Giappone e talune carte corografiche di quel rimotissimo e sospettoso impero pubbliche per cura dell' ammirabile Siebold , che rischiando la sua vita, si ag- girò per quelle rimote regioni per molti anni ^ la bella carta fisica e politica in 4 fog'' della R. di Venezuela , opera del Colonnello Codazzi nostro ilaliuno , fatto tanto benemerito della geografia del n. Mondo; la carta in due fogli del golfo di S. Lorenzo che fa parte dei 3i fogli pubblica- ti nel 1843 e offerti in dono dall' ammiragliato inglese ; i cinque fogli che descrìvono molle par- ti delle coste della Cina per l'anno i84'2 ; l'ali mie fisico di Berghaus che espone i risultamenli di interessanti ricerche sulle linee isotermiche , sulla raagnetografia, sopra differenti altri fenomeni, sopratulto meteorologici , sulla patri.i de' vegetabili e degli animali ; 1' atlante magnetico di Han- steen , e i risultamenli delle osservazioni della società magnetica dal i856 al 1840 pubblicati dai celebri Gauss e Weber ; la carta idrografica della Russia europea pubblicata nel 1842 dallo Sla- venhagen , e l'altra pubblicata nel i84o dal Wiebeking ; l' oreografia dell' Asia centrale del gran- de Dumbolt ; la carta dell' unione doganale alemanna pubblicata dallo Zindl ; la carta industria- le ed amministrativa del Belgio , la catta ecclesiastica , etnografica , e slalistica dell' Ungheria , e di una p.irte della Croazia, della Schiavonia e della Transilvania ; 1' atlante storico dei primi tem- pi della Chiesa e della propagazione del Cristianesimo fino al secolo XVI ; 1' atlante storico-geogra- fico dei paesi e dei popoli di Alemagna 5 la geografia de' Greci , dei Romani , di Cartagine , del- 1' antica Gallia ; una preziosa collezione di carte orientali , di c;irte del medio evo ; quanto insom- ma di più raro e interessante è stato pubblicato sopra tutti i punti della Terra trovasi riunito nel- la Biblioteca Reale di Parigi. Quanto alle carte in rilievo che sono una utilissima invenzione del no- stro secolo , e in Francia in Allemagna e in Inghilterra si fanno degli sforzi ingegnosi per cos- truirne in modo da tornar utili alla storia naturale , alb strategica , a' mezzi di comunicazione * u e quindi al tomincrcio. La Diblioleca reale molle ne possiede e fatte in Francia e altrove. Fra le prime quelle che sono più riuscite sono le carte in rilievo del Monlcbianco , della Svizzera e della Francia : fra le altre è notabile la carta del corso del Reno da Magonza a Bonn, e della re- gione che circonda questo fiume. Ma questo ricco deposito geografico , se rimanesse fra le mura di quella sovrana biblioteca , sarebbe utile a que' soli che potrebbero visitarla. Ed ecco che l' e- gregio conservatore della Biblioteca Reale di Parigi comincerà dal pubblicare un gran numero di preziosi materiali di carte In pergamena del XIII , XIV e XV secolo ; degli astrolabi arabi del IX e X secolo ; dille sfere celesti dell' XI e XII secolo , e nella introduzione cosmografica di quest' opera tanto desiderata saranno pubblicati gP {strumenti de' quali si servivano gli astronomi arabi per prendere le altezze meridiane del sole , e per determinare la latitudine geografica de' luoghi. Epperò le prime dispense dt' moniimeuti geografici comprenderanno , i" il jac-simitc del mappamondo di Ilcreford in sei grandi fogli doppi ; 1° i disegni di un globo celeste di bronzo in arabo-cufico, monumento prezioso che sembra appartenere al secolo XI dell'era cristiana; 3° il facsimile di un globo terrestre del secolo XVI ritrovalo recentamente in una biblioteca di Aloma- gna ; 4° '^ caria militare italiana del Bosforo e delle contrade danubiane designata in una forma che mette in veduta le antiche tavole itinerarie ; 5° l'intero mappamondo di Juan de la Casa pi. Iota di Cristoforo Colombo ; 6° una carta pisana del secolo XIV ; "f un mappamondo francese dell'epoca di F.rrico II verso la metà del XVI secolo; ò" l'Atlante del P. Visconti del i3i8 li- rato dal manuscritto della biblioteca imperiale di Vienna ; 9° da ultimo la carta itineraria dì un pelicgriuaggio da Londra a Gerusalemme sull' originale conservato al Museo brilannico. E lo suc- cessive dispense comprenderanno le carte di Pizzigani del 1567 ; molle carte della Laurenziana , ' altre carte tutte inedite. Facciamo dei voli che la nostra Reale Biblioteca faccia subito acquisto di queste dispense , come man mano van vedendo la luce , onde questi preziosi monumenti dtlla geografia storica possano essere conosciuti da noi contemporaneamente alla loro pubblicazione. FeBDiNANDO pe Luca. Memoria tul calore dei gas permanenti del signor Gio. Plana. Il chiariiisimo astronomo e geometra italiano Giovanni Plana ha inviato in dono a questa R. Accademia , di cui è Socio corrispondente , una sua dotta Memoria sul calore dei gas permanenti. Questo argomento fu già trattato dogli illustri geometri Laplace e Poisson ,• ma ciò nondimeno il !.ignor Plana ha credulo utile riesaminarlo sotto un punto di veduta puramente teoretico , e in parte nuovo, non solo per dichiarare o ridurre alla giusta loro estensione alcune formole cono- sciute , ma per unirvi ancora diverse altre formole più acconce a porre in confronto i lisultament» del calcolo con quelli della osservazione. Siccome nelle ricerche di questo genere le teoriche vogliono andar unite alle sperienze, l'A. protesta sin da principio che nulla intende aggiungere a quest' ultime , e che quanto ai particolari delle medesime si rimette ai vari trattati di Fisica, sia per verificare e conoscere i limili dei prin- cipi adottati nella sua Memoria , sia per determinare le costanti che si pretentano in alcune for- mole particolari , desunte dalla teorica generale dietro ipotesi più o meno conformi allo slato rea- le delle cose. Parte 1' A. dalla espressione della forza elastica di qualnnque gas permanente in funzione del- la sua densilì e della sua temperatura. Questa espressioue , dietro le sperienze del sig. Gay-Lus- sac , e la nota legge di Mariotte e Boyle , è data nnaliticamente per la equazione P^kf ( .+»6), (.) 45 (love le variabili p •, t ■, ^ dinotano la forza elastica , o che torna lo stesso , la pres^NÌonc rifeiita alla unità di superficie, la densità , e la temperatura in gradi centigradi ; a tiene per brevità le veci della frazione 0,00075, ed esprime la dilatazione identica e costante, che fra i limiti zero e 100° centigradi subiscono per ogni grado i volumi di tutti i gas sottoposti ad una pressione iden- tica e costante ; ed infine k dinota il prodotto , costante solo per ciascun jjas , del coefficiente della gravità per V altezza in metri che aver dovrebbe il gas , affine di bilanciare colla densità cor- rispondente alla temperatura zero la pressione barometrica ordinaria o",76. Detta e a , come funzione di /) e 6 , e finalmente come funzione di p e fl ; perchè nulla impedirebbe di eliminare successivamente 6 , p , p dall' cq. (2) mediante la (i). Con questo meszo si hanno le tre forme di equazioni '!='/(p, e )>?=/(/' ) ^,-jr,g, J. 7 = /(*P(" +»«)ip). (3) (.addove losse cognita la (ornia delU funzione /, la ter;a di queste eq. darebbe la legge con che varia la quantità di calore al variar la temperatura , quando il gas conserva una densità o vo- lume costante ; e la seconda darebbe la legge con che varia la quantità di calore al variar la tempe- ratura , quando |a tensione del gas è costante. Qui il signor Plana introduce i due calori specifici che i Fisici sogliono considerare, quello cioè ad elasticità o pressione costante , e quello a voìumf o densità costante. Egli li considera ( e questo punto di veduta è tutto suo ) come due difierenze parziali della quantità ij di calore della massa gassosa \ perché in uno si suppone che colta tem- peratura varii soltanto la densità , e nell' altro si suppone che al variar la temperatura varìì sola- mente la pressione. Indicandoli con e e r, si hanno così 1' equazioni ^(-i)....(4,, . = M,(^): ..,5, dove le difTcrenzc parziali sono indicate colla notazione euleriana. L' autore considera queste eq. come la miglior definizione dei calori specifici dei gas nell' una e nell'altra delle anzidette ipote- si ; indi ne ritrova le varie espressioni analitiche nei vari casi che possono ammettersi rig'jardo a r/ , e spcciulmcule in quelli nei quali si considera q ora come funzione esplicita di /) e 6 , ora come funzione esplicita di p e 6. Coli' ;ijuto di queste espressioni , e col semplice algoritmo delle diffe- renze parziali si possono tradurre in linguaggio analitico tutte le ipotesi che piaccia fare circa il rapporto , o la differenza, o qualsivoglia altra funzione dei due calori specifici. Infatti 1' A. , in conferma della esattezza di tali espressioni , prende ad esaminare le ipotesi fatte dal Laplace nella sua prima Mem. sulla velocità del suono , dal Poisson nel Giornale della Scuola Politecnica , e dal sig. Mossotti nelle Mem. della Società Italiana j ed ottiene i loro (tessi risultamenti . L' eq. ( 4 ) } e ( 5 ) divise 1' una per 1' altra danno (^)+-(^)=' (6) 46 e io cui » esprime il rapporto — dei due calori specifici. D' altra parte riguardando q come fun- fi zione delle sole p e f , abbiamo per un teorema conosciuto d' analisi difTerenziale * = {Ì) ■" + (-!-)•"• ■ ••. '" Dunque se y si esprìma con qualunque funzione di p e p , lo determinazione di q dipenderà dalla ^1* ( ^ ) ) (^be allora è una equazione a diflerenze parziali , di primo ordine e lineare. Con que- ste vedute il sig. Plana ha potuto ottenere 1' equazione dìflerenziale ada , , df -,(v-.)-L , . . (8) i+«9 e fra la temperatura e la densità , che si accorda con quella già trovata dal Poisson nella sua Me- moria intorno alla velocità del suono , posteriore a quella del Laplace. Il sig. Ivory , distinto geometra inglese , in alcune sue Memorie risguardanti pure la velocità del suono à elevato delle difficoltà contro la giustezza di questa equazione \ ma siccome esse ten- gono al metodo adoperato dal Poissou in rinvenirla, cosi cessano di aver luogo quando l'e- quazione in parola si dimostra col metodo tenuto dal sig. Plana, E noi ci permettiamo di osser- vare che la medesima può anche ottenersi eliminando prima la difierenza parziale II tra 1' eq. (6) e (7) , poscia eguagliando separatamente a zero i due membri del risultato , ciò che dà 1' equazioni d; = 0 , dp —*p -i— = o , e infine eliminando p tra quesl' ultima e 1' eq. (1). È anche chiaro che l'eq. (8) cosi trovala sup- pone dq=o , e quindi q = cost. : ciò che di fatti ha luogo nella teoria del suono per due den- sità successive dcU' onda sonora. La medesima cq. dinercnziale ofiVe il mezzo di determinare per via di esperienze il detto rapporto dei calori specifici, Difatli , 1' A, discute alcune sperienze relative all'oggetto , ed avendo egli mossa fin dal 1822 una diOìcoltà al Laplace intorno alla esattezza del procedimento tenuto da questo insigne geometra nel desumere quel rapporto da tali sperienze , ciò accresce la importanza di una lettera scritta in quelP epoca da Laplace al sig. Plana , e le osservazioni fatte all' uopo ÌD questa sua Memoria dal geometra italiano. Considerando 7 e v come funzioi di /> e d , il sig. Plana fa dipendere , in virtù dell' eq. (i) e (7) l'integrazione dell' eq. (6) a differenze parziali dalla integrazione dell' eq. a dilTereoziali ordinari > — t d/j «Wd , .. » p i-^»d talché dinotando con « (/), 9)=:Cost (10) 47 l' integrale completo di quesl' ultima , quello della ( G ) pel teorema di Lagrange e Monge circa 1' eq, a diiTercozc parziali , di primo ordine e lineari , sarà q = Tl«(p, 8)1 (m). Queste formolc ( 9 ) e ' 1 1 ) divengono importanti quando vuoisi applicare la teorica del ca- lore de! gas al vapore acquoso ridotto allo elato di massima densità. In tale stato , risulta da al- cune sperienze del sig. Clèmcnt , che la quantità di calore q può conservarsi costarne , frattanto che variano insieme con una certa legge la temperatura e la pressione del vapore. Lnplace non ebbe fiducia nelle citate sperienze , e più esplicitamente Navier ha detto che il fenomeno della quantità costante di calore obbligherebbe di riguardar come nullo il calore specì6co ( a pressione costante) del vapore ac(iuoso. Ma siccome l'equazione g s^ Cost, è un caso particolare dell' cq. (i i), ed à luogo insieme coli' cq. ( io ) . il risultalo delle sperienze del sig. Cléraent potrà esser vero ijuante volte 1' espressione di /; in 6 sia tale da rendare identica 1' cq. ( 9 ). Del resto , per togliere il paradosso da questa conclusione, no! osserviamo che una funzione z di due variabili indipendenti x , jr può darsi bene che stia costante senza esser nulle o costanti le due differenze parziali di essa ( ] , I J ; e nella superficie curva di cui sèi' ordinata, ed x y sono le ascisse , ciò à luogo eOetlivamente per ogni sezione parallela al piano delle x y , es- sendo palese che nei vari punti di una medesima sezione variano i piani tangenti della superficie, e con essi le differenze parziali | J , (— ^] > non ostante che il valore della s sia lo stesso. la virtù dell' eq, ( 9 ) si può anche assegnare anticipatamente una certa dipendenza fra la ten- sione e la temperatura del vapore, e determinare in funzione dell'una o dell'altra qual sia il rap- porto dei due calori specifici del vapore acquoso ridotto alla sua massima densità , che è compa- tibile colla ipotesi che la quantità di calore ài esso resti invariata. Con questo intendimento I' A. adoperando varie espressioni della tensione in funzione della temperatura , ottiene per diverse tem- perature Talori diversi del rapporto » dei due calori specifici. Ciò dee parer naturale , a cagione dello stato particolare in che il vapore si suppone costiinìto; pure quei valori presentano almeno un' approssimazione in una estensione limitata della temperatura , e per un medio non si andreb- be mollo lungi dal vero ritenendo che tal valore sia espresso dal n». 1,073. Ma supponendo che il vapore sia molto discosto dallo stato di massima densità , e costituito in certo modo come un gas permanente , è probabile che il valore di quel rapporto sia costante ( come per esperienza si é trovato essere nei gas semplici ) ed eguale prossimante a 4/3 ; talché per valore del rapporto dei due calori specifici , bisognerebbe adoperare questo numero nella determinazione della velocità del suono , attraverso un' atmosfera di vapore acquoso , la cui densità differisse molto dalla massima. Il sig. Plana esamina pure brevemente il caso in cui piacesse supporre cognita la differenza, in luogo del rapporto Ira i due calori specifici , in funzione di due delle variabili /> , p , 6. Io questo caso dall' eq. ( 4 ) e ( 5 ) si desume facilmente 1' altra (^) + '(-f) = ^^^^' ••••<■" la quale, riguardando e e e, come funzioni Ai p e f>, è pure una eq. a differenze parziali di primo or- dine e lineare. Discutendo questa eq. e supponendo che la differenza e — ci sia data in funzione di 48 ' _ ^ il sig. plana si fa strada a trovare una eq. che qu) sarebbe inutile a trascrìvere , ma clic riv-ene a quella già trovata del sig. Clapeyroa nel a3° fascicolo dello scuola Politecnica : tal- ché pel modo col quale è trovata dal nostro A. , apparisce meglio l'origine di sua esistenza , e si vede apertamente cbe è un caso particolare di una eq. più generale. Qui r A. ponendo termine alle sue generalità circa 1' eq. a differenze parziali (6) e (12), sulle quali è fondata la sua teorica del calore dei gas, fa osservare cbe l'eq. (6) diverrebbe in- tegrabile quando il rapporto dei due calori specifici si supponesse funzione del rapporto della ten- sione alla densità. Infatti . eliminando la differenza parziale | 1 tra I' eq. ( 6 ) e ( 7 ) si à \"'J ^'=(-t) l*-"-f{ "" e quindi per integrare l' eq. ( 6 ) col teorema di Lagrange e Monge convien porre le eq. dq= 0 , e dp — *p — i-= 0 , ossia — « —I— = 0 (14; P P t La prima di queste à evidentem. per integrale completo 7:= Cosi. L'altra poi nella ipotesi che v sia funzione di -1—= o, prende la forma + ^— — — — =: o, e si vede pure facilmente che il tao integrale completo è della forma log p -j-/ ( « ) = Cost. , ossia log p -^f — =Cosr. Dunque pel citato teorema 1' integrale completo dell' eq. ( 6 ) sarà »oep+/(-^] =,(,): (.5) dove f è caratteristica di funzione arbitraria. Questa eq. , per le note regole dei logaritmi poten- dosi mettere sotto la forma '- f +/(f ) =, (7) — log f. si vede esser possibile trame ••— < in funzione di f ( ' =z X«f)' ( i -j- i>6' ] , dunque si avrà facilmente V equazione la quale per la sostituzione del valore numerico di a potendosi anche scrivere sotto la forma «'-6=(566»,67 + e)j^-fLj''""_.j, . . . (2.) dì la temperatura 4' quando si conoscono v e il rapporto — L_ delle due densità che si succedo. e no rapidamente. Tornando all'equazione ( iS ) deve osservarsi che Laplace e Poisson han supposto che la forma della funzione f sia la più semplice di tutte , analiticamente parlando , cioè la lineare M + N — — , dove M ed N sono costanti. Per effetto di qoesl* altra supposizione 1' equazioni 5o precfdonli possono , io virtù dell' equazione ( i ) , assumere le forme (") e con ciò si rende manifesto che i calori specifici dei gas dipendono soltanto dalla tensione p , e non anche doUu temperatura, Dulong qualifica questa supposizione più speciale di Laplace è Poisson come assai inverisiraile , soprattutto in riguardo alle temperature elevatissime o bassissime- raa per rinuniiurvi abbisognano sperienze decisive , e fa mestieri conoscere i {imiti al di là dei quali essa non ofTia una sufGciente approssimazione. Il signor Plana protesta ignorare se questo lavoro sperimentale siasi fatto ; ma se debbasi ancor fare sarà utile aver soli' occhio 1' equ;,zioni precedenti , affine di verificare o di rigettare la supposizione in discorso. In esse la costante A rimane indetcrminata , non essendo valutabile la quantità assoluta di calore esistente nel gas ( co- me in ogni altro corpo ) , ma 1' aUra costante B si determina dal sapere per esperienze fatte sull' a- ria atmosferica che e = 0,2669 quando 6 = 0°, e/> = o-, 76 : preso per unità il calore specifico dell' acqua alla temperatura zero. Con siffatto modo per una tensione qualunque h , e corrispon- dente temperatura 6 , fatto per semplicità " ~ ' = X , l' eq. precedenti si scrivono dal signor Plana sotto le forme (t.3) 7 = A+0,2669 ) ( ,66°, 67 -f. e ) f ""■J'^ y _ ,66°, 67 ì , (24) cc=o,^66c, f .^HjJLJ , , ., 0,266q / o", 76 \x (sd) f, = • ' (^)' acconce a dare per 1' aria atmosferica i valori di 9 ( o piuttosto di 7 ^ A ) , e , r,. In esse die- tro le sperieoze di bulong , è y =: 1,421 , e quindi ^ =50,29627 , e _J — = 0,1878. Dopo queste formole relative all' aria atmosferica il sig. Plana offre in una piccola tavola i dati numerici desumi dalle sperienae di Laroche , Bérard e Dulong , ai quali convien ricorrere per dedurre similmente dall' eq. (19) le formole relative ai gas ossigeno, azoto, idrogeno, aci- do carbonica , oliofacente , ossido di carbone , e protossido di azoto. Un' altra piccola tavola contiene per gli stessi gas i valori dei due calori specifici relativi ad un medesimo volume. Dalla 1. di queste tavole risulta potersi attribuire agli errori inevitabili delle osservazioni le ]>icrole differenze che nel valor costante del rapporto dei due calori specifici si ravvisano tra l' a- ria atmosferica e i tre gas semplici : l' ossigeno , 1' idrogeno e l' azoto. La 2. tav. poi sembra svelare un fatto più generale e già osservato dai Fisici: questo è che in tutti g»s , semplici o composti che siano , considerati alla temperatura zero e sotto 1' ordinaria pressione barometrica , la differenza tra ■ calori specifici , relativi ad un medesimo volume preso come unità , vrnga eapretfii dii un medoiimo numero , il cui valor medio sarebbe 0,0770. Ain- mesao come vero quoto futto , I' A. , dopo aver uniti in una lerza tavola i valori che prendono e , ri , rp, r, p in lutti i nominati gas , quando si prende per unità il n°. corrisp. all' aria atmo- sferica , modifica 1' eq. ( ^3 ) , ( a4 ) , ( i5 ) per modo che siano applicabili a tutti i gas nei quali si conoscano il rapporto dei calori specifici , e la densità corrispondente alla temperatura zero sotto la pressione barometrica ordinaria. Le nuove eq. che cosi ottiene sono (.6). . 7 - A = °'°70"74 . -£_ j ( ,66% 67 + a ) ( ""'^J^ yt ,06°, 67 !. (,7). . r- °-°"9°74 . _1_ / "^ 76 \^^ dove per p si deve intendere la densità particolare che ha luogo alla temperatura zero sotto la pres- sione ordinaria : presa per unità la densità dell' aria atmosferica nelle stesse circostanze. Dall' ultima di queste eq. , chiamando C, il valore che assume il prodotto e, f> quando si sup- pone h = o™, 76 , risulta C, = 0,079074. — ^— — , e quindi y •— 1 = ' 79'>7't . dove Ci rappresenta il calore specifico di un gas (juaUinque alla temperatura zero , e con volume eguale alla unità sotto la pressione ordinaria. Perciò colla sostituzione del valore di y — i l'eq. (20) ( che quando la quantità di calore è invariata ha luogo tra due temperature e due densità che si succedono rapidamente ) , sarà I +«6' 0.07P074 , f' 'og ^^— — = 77-^— log -7- (29) Da questa ponendo A = o si ha < „. , 0.070074 p' log (. + .«') = ^i^^log-£-, (3o) e sì potrà rimpìazsarc log ( i 4. a 6' ) colla serie ., f «9'ì' (ad')' « 9 — + _ — --i_ — ec. allorché questa «erle è convergente , ossia quando a 6' è minore dell' unità , e quindi 6' minore Nel caso poi che per una temperatura assai meno alta la picciolezza di «e-, che ne conse- gue , permetta limitarsi al solo primo termine della serie , 1' equazione precedente dà quesl' altra t' =Jlf2222L log JL, 59 in virtù della quale si jiolrebbe dire con Dulong clic la rariaiione di temperatura , risuUnnlr du una siesta compressione istantanea di rari Jluidi einstici , sia in ragione inversa dei loro calore specifico a volume costante. Non sembra chiaro perchè il sig. Plana trovi a ridire circa 1' esattezza di que- sto enunziato quando f' è mollo più grande di f , essendoché il fattore log è sempre comu- . ne e lo stesso nei vari gas che si suppongon aver soflcrti una stessa compressione ; ma forse ciò si deve attribuire a che quando il gas subisce (anche in tempo brevissimo) una grande variazio- ne di densiià , non sia permesso di supporre che resti invariata la sua quantità di calore: con- dizione esscnzinle iilln equazione (20) da cui traggono origine la precedente e le due (29) e (30). Quindi a giudizio del noslro A. vai meglio conservare ali" equazione (3o) la forma primitiva. La teorica del calore dei gas permanenti è in relazione manifesta con quella della propaga- zione delle onde sonore, e per sentire la verità di quest'asserzione basta riflettere che la brevità, somma del tempo in che un'onda sonora prende due densità poco diverse l' una dall'altra , per- mette che la sua quantità di calore q si tenga come invariata ; il perchè in questo caso piucché mai sussiste P equazione ( 19 ). Altronde è nolo che nella teorica del suono , il rapporto v dei due calori spcci6ci entra nella espressione del quadrato della velocità di esso ; e fu questa consi- derazione che inspirò a Laplace la idea di desumere il valore di quel rapporto dalla misura diretta della velocità del suono : idea qualificala con ragione da Dulong come una delle più felici inspi- razioni di quel gran geometra. La relazione tra le due teoriche rende per ciò più pregevole il lavoro del sig. Plana , in virtù del quale si può ritenere che la teorica del calore dei gas abbi^ ricevuto considerevole perfezionamento. Il sig. Plana, supponendo ancora che le formole da esso trovale nell'anzidetta speciale ipotesi di Laplace e Poisson non bene corrispondano alle osservazioni che potrebbero farsi , accenna al- I Iresì quelle formole che avrebbero luogo quando alla funzione di _l — ( per la quale sì dee ne- e cessariamente esprimere la quantità di calore quando , di accordo coli' especieoze , il rapporto dei due calori specifici si tiene costante ) si dasse U forma generalissima ^[4]Mfì .f ec. dove i coefiScienti B , B' , ec. e gli esponenti m , m' , ce. dovrebbero esser determinati dai ri- tultameoti numerici che darebbero le osservazioni. TultavoUa l'autore nota come immessibile la for- in mi di funjione espressa da A log [ — — I , perchè smentita da osservazioni già fa'.lo sull" aria at- mosferica, Finalmente il sig. Plana dichiara in un lungo articolo come vorrebbero esser modificale le principali formole delle sua Memoria , quando il coefficiente » della dilatazione dei gas , in vece di ewer costante rispetto alla densità , avesse una certa dipendenza da questo elemento : come sem- bra risultare dalle recenti sperienze del sig. Regnault sui gas più o meno compressi. Il nostro Autore si è assicuralo che il dello coefficiente per rappresentare in linguaggio analitico le osserva- zioni fatte sull" aria atmosferica , e registrate nel tomo i4° dei Comptes rendus , dovrebbe aver la forma • + ? C Platone « et ignem regaat numeri v A'oia. Attesa la importanza del soggetto discusso dal signor Plana nella sua Memoria, ho creduto utile che que- sto non fosse slato 00 nudo e troppo incompleto rapporto sulle priocìpali formole io essa contenute , ma che pre- «enlatse queste formole eoa una certa filiazione ; cosicché tutti quelli che hanno qualche familiarità coli' analisi dilTerenziate ed integrale , potessero farsi ragione delle stesse formole , anche senza la lettura della Memoria orit |iaale. E debbo chiamaruii conleuto che a raggiungere questo scopo eoo certa brevità , mi sia rtuscilo di OUeoe- re alcune di tali formule io un modo alquanto più sepiplice di quello seguito dall' Autore. f. P. T. Rapporto mlt opera A statistica medica del dottor Sahagnoli Marchetti. Il socio sig. Semmola in un rapporto verbale per incarico dell' Accademia discorre dell' opera di statistica medica delle maremme toscane compilala per ordine di S. A. R. il Gran Duca dal doti. AoIodìo Salvagnoli , e dice queste parole « Il lavoro del solerte medico toscano è compiuto e coscienzioso : in esso l' Autore ha adoperato tutti gli elementi statistici per dare una esatta nozione delle condizioni di quegli abitanti ; precipuamente rispetto alle malattie onde vengono afflitti. Però si potrebbe considerare un lavoro moilello. u L' opera coroponesi di tavole siatisiiche, e di illustrazioni. Queste poi ton seguitate da ricer- che intorno alle febbri intermittenti , che come si può prevedere , costituiscono 1' origine princi- pale dell' infelice stato di quelle contrade. Ancora in questi argomenti troviamo che I' autore li tratta colla medesima esattezza , ed ammiriamo la perseveranza e la diligenza onde ha raccolti i particolari da servire al suo fine. Solo non vogliamo lacere che taluni suoi giudizi non ci sembrano ben fondali. Per esempio , non possiamo concedergli l'erigine della malaria , e delle periodiche doversi alla miscela delle acque salse colle dolci , ai terreni che contengono sali di soda , ed an- che ai terreni vulcanici. Alquanto infermata da gravi difficoltà leniamo l' alua opinione intorno ali» 51 raitira del miusmo. Purimente avvenlato giudichiamo 1' asserto riferito doli' Autore che i venti sci- roccali contribuiscono alla mal' aria per la mescolanza dell' uria marina con la terrestre perchè sal- sa. Ancora sembrano esagerili! taluni danni nttribniti al solfato di chinina, ed al contrario i pre- gi terapeutici di altri molti fai-machi colà adoperali. Da ultimo non |)ossiamo lucere che da que- sti prospetti statistici relativi ai risultaroenti curativi conseguiti da diversi farmachi in tante cos) svariate condirioni delle persone inferme , non si può togliere quel prò che se ne brama e che co- munalmente si tiene in pensiero doversene cavare ». Di queste osservazioni in fuori , di nuovo dichiaro volentieri , che il Salvagnoli nell' eseguire questa gran fatica di statistica medica , ha adoperalo tutto il suo ingegno, e vi ha fatto concorrere la scienza Co dove si trova , rendendo cosi un bel eaempio ad imitare, e un servigio al suo paese ». G. Semhol*. Oisenaùoni e pensieri su la porpora degli anticlii del socio corrispondente TK/iticzsco'BRìG\yTi. Discorso letto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli il di 21 del iS^S , nclf occasione del dono di due opuscoli intorno allo stesso argomento fattole da' signori- Bizio e Fusinieri. Multa reDascenlur quae jam cecidere j cadentque Quae nane suiit in honore HoKAT, d' Arte poetica , ven, 70. La famosa porpora di Tiro , cui 1' origine avvolta nelle favole e negli spiritosi racconti , è stata encomiata da sommi ingegni , oratori , storici e poeti , si sacri che profani. Il volger de' se- coli, e le scarse notizie pervenuteci dagli antichi 1' hanno ascosa sempre mai ne' laberinti dell' in- certezza , ed han rimasto nel cuore degli speculatori quel vivo desio di conoscerne il merito nel primo suo decoro e nella sua qualilà genuina. Pur nondimeno le fatiche e gli sforzi di parecchi sapienti , che questa materia medesima maneggiarono altre volle , vennero accolli dal pubblico con una sterile ammirazione ; anzi non mancarono ver loro degli arditi contraddittori ad oppugnarne gli argomenti , le scoperte ed a motivarne infino la inuiilila , come se le moderne tinture ed i co- lorì potessero sostenere la concorrenza di quelle porpore , e di gran lunga superarne anco lu bellezza e '1 pregio. Non è quindi meraviglia che l' Amali autore del celebre libro de Bestilntiunc piirpurarum (i) ebbe a dispulare copiosamente col Capello su questo argomento j né irragionevole si e lo sperare allretlanlo addi nostri e nella nostra Italia istessa , dove dopo il Colonna , preclaro ingegno del Partenopeo suolo , della schiera di più altri .scrittori applicossi a disvelare or con erudite maniere la storia e 1' origine di quel prezioso umore , or con replicate ricerche il difficile magistero di raccoglierlo, conservarlo e adoperarlo, ed ora coi lumi delle scienze naturali e della più minuta anatomia quale infra le conchiglie ne fosse lu vera specie , e quale 1' organo pro- duttore. Lungo , o signori , riescirebbc qui passare a rassegna un per uno , e con ordine cronologi- ci) Il eh. cavalier Rosi loda noa poco qucilo erudilo lavoro , ami nella sua Disscnazione epistolare d'Ile porpore , e delle materie i/esiiarie pretto gli aniiciù ( Moderna 4786) rende giustizia al merilo dell' Amali , com- balle le aucrzionì contro di lui mosse dall' oppugnalore Veneziano 1 e rischiara vari punti dubbiosi e trascurati per r addietro. 00 co i moltissimi che di proposito o alla sfuggila illustrarono iiffMa materia , più di lusso che di reale vantaggio presso quelle grandi e colle nazioni , poiché lo spirito dell' uomo sempre vago ne' pensamenti e nelle conghiclturc , inesauribile e fecondo tesoro ci presenterebbe a narr.irvi. Ma noi noi possiamo prolissamente , si per evitare le letterarie contese , spesso compagne della ingrata polemica , come pure per trattenerci ne' limili dell' onorevole incarico ricevuto da questa illustre Accademia , la quale rammentando ancor essa le celebri porpore del suolo natio , la pulcolnnn e la tarentina (i) , ed insieme i palri autori che con felicità e gloria ne fecero parola , addimandava distinto conto di due opuscoli intorno all' obbietto medesimo , che non da molto venuti di fuora per le stampe , furono a lei graiiosamenle inviati da' dottori Bartolommco Bizio ed Ambrogio Fu- sinieri , onde muovere la comune attenzione a quella industria , cui un tempo alcune più memore- voli nostre officine porporarie andavan superbe. P A R T E 1». Il Bizio adunque dopo i suoi lavori su la vetusta porpora , già fatti di pubblica ragione nel corso degli anni i83i , 53 35 e 36 (a) , con una memoria letta al Congresso degli Scienziati a Fi- renze del i84i (3) cercando proseguire le imprese indagini , spingcsi a dimostrare più ampia- mente , 1°. la tramutazione successiva e cromatica nella materia porporifera sino al rosso permanen- te per virtù della luce , 3°. la diuturna conservazione dì queir umore col mezzo del mele , 5°. il bel cangiante , che pretendevasi da p arecchi nel medesimo colore. Egli innanzi tratto postosi su la via delle altrui esperienze , s' innoltra a spiegare il grazioso fenomeno del coloramento sotto 1' azione del sole , e conchiude che l' effetto è opera de' raggi lu- minosi , non già de' calorifici. Confermata cosi questa prima osservazione , s' ingegna quindi a tro- vare un condimento , che non solo conservasse per buona pezza di tempo il porporigeno liquore , ma lo rendesse eziandio a giusto grado di fluidità. Condimento eh' ei soprattutto raccoglie da quel passo di Plutarco nella vita d' Alessandro , ove col volgarizzatore Girolamo Pompei leggiamo che « Alessandro insignoritosi di Susa , trovò nella regia quarantamila talenti in danaro , e una innu- » merabile quaniilà di arredi preziosi ; fra quali dice che trovati pur furono cinquemila talenti » di porpora Ermionica , ivi riposta da ben centonovanl' anni , la quale con tutto ciò conservava » ancora il suo 6ore , come fosse nuova e recente : del che dicono eh' era cagione 1' esser fatta » la tinta delle ( porpore ) roste col mele , e con 1' olio bianco quella delle bianche : e dicono Il pure , che se ne veggono tuttavia di quelle e' hanno un egual numero d' anni , e terso e vivo » mantengono il loro lustro e lo splendore » (4). Ed invero di quest' utile trovato bella pruova fece innanzi alla riunione Fiorentina , mostrando come dopo sei anni la preziosa sostanza mescolala (l) Purpwtsfum .... Puleotanum poliui laudatur , i^aam T^rium t aut Goelulìcum i vel Laconicum y uncte jtrftositsimat purpttrae. Co5l Plinio uel Uh. XXXV° , cap. VI". De cotor.bui nativts j et fuctitiis, EJ il VenosiDO ncir Epist. I», lib. Il**, cantò : Quid placet ergo ? Lana Tarentìno violai imitata veneno, (a) La porpora nvoeala entro i confini del ro^o. — Scoperta del pr.ncipio purpureo ne' due Marti Lrandaris e truo - cu]iii. •.— Investigazioni chimiche su la materia purpurea del Buccinum echinupboruin. Tali memorie trovaosi nej^Ii An- nali delle Scienze del Regno Lomliardo-yeneio secoado le epoche di sopra segoate. (3) y. gli slessi Annali Bim. VI", del i84i > pag- aG3 , e gli Alti della terza riunione degli Sdentati italiani f Adunanza del di 28 seti.) Firenze , coi tipi della lialilejana , i84i> pag- 3aa. (4) Verona 1773 , pag. iSg , vers. l^-\ì■ 56 rol meli" non aveva mica perduto delle rieliiesle sue qiiolilà. Raro esempio ( e^clnma il Bizio) di ben liing.i conscrvizione j perciocché gli anticlii eruno usi in tu! modo propiirorlu , ed ancora con sale e olio , non mai per renderne la durata maggior d' ogni credere , ma perchè non si disseccasse o fosse troppo tegnente ed appìccaticcia. Né sa meglio appoggiare siflalte Istruzioni che alle poche parole intorno all' Ostro lasciateci da Vitruvio. k Kaunute che sono queste conchiglie » ( cosi il Galiani le traslata nella nostra lingua ) sì spezzano intorno intorno con ferri , e quel san» )i gue rosso, die cola come lagrima dai tagli, sciolto e macinalo in un mortajo si serba: è chia- » mato Ostro , perché si cava dalle ostriche marine. Perchè questo colore per elTetto della sua sal- ii sedine presto si asciutta , debb' essere stemperalo con qualche poco di mele (i) ». Da ultimo il Bizio prende ad illustrare il color cangiante che i drappi porporini più vetusti avevano e lo paragona niente meno all' iiiimilabile delle peone di pavone o di colombo. Trova nella Le^ge Oppia ijualclie espressione all' uopo , e frugando riesce pure ottenerne altre dalle ope- re del gran Citeione. Noi però dobbiamo confessare che , ad onta delle più accurate diligenze , non e' iinballemrao giammai in quest'ultime, onde meditarvi sopra. Comunque sia, pare ch'egli simile ai Pitla^orici abbia vaghezza di « non accomodare rinlelletto alle cose , ma violentare le medesime » cose al suo intelletto )i. E per verità le ragioni che adduce in prova , sono molto deboli , anzi fuori de' risaputi precelti Neutoniani. Suppone una vernice nella tinta purpurea , dalle cui esilissi- me screpolature fa dipendere 1' »tJpòXpoo« ( vrrsicnlnr ) de' Greci , non altramente come dintorno al collo al petto e su '1 dorso de' nominati uccelli , per cagione di certe minutissime interruzioni delle penne , ovvero barbute , sovente ammiriamo : ove più rettamente spiegando il fenomeno , poteva egli comparare le dilicate e semidiafane piume a sottili lamioelte , le quali vedute sotto diverso angolo , rendono quei belli e svariati riflessi metallici. In questa guisa il Bizio produceva le proprie scoperte sopra l' antica porpora , quando surse a disputargliele un suo concittadino dottor Fusinieri , il quale preso dal vivo sentimento di riven- dicare le proprietà letterarie di più scrittori , che la stessa materia dapprima chiarirono , represse con una Risposta le offese ai medesimi arrecate o per negligenza o per cieca confusione (a). Si comprenderà certamente che il contradditore Fusinieri severo ncU' aringo , oltre all' aver attaccato le poche dinanzi riferite osservazioni , entra nell' austero e nel forte del ragionare , e scende eziandio ne' minuti accorgimenti e nelle sottigliezze. Ma non è voglia nostra vagare io qual- che bel campo di eloquenza , sia per isfuggire il dispregio d' esser chiamali *(fsp«vfo),oyoi , cioè ci^irlieri senza line e conclusione , sia perchè più grave sembrandoci ed utile far menzione di al- tre ricerche , le quali a gara furono ampiamente discettale da' prelodati signori Bizio e Fusinieri j ■ I primo nella sua Disscrtcìziune sopra la porpora antica, e sopra la scoperta della porpora né muri- ci (5) , e 'l secondo nella Bcpiica su la porpora (4)- Talmente che tra la copia delle questioni rav- vivate mercè la pubblicazione di questi recenti opuscoli , giova solo riportare quelle che favorisco- no la conoscenza delle vere conchiglie porporifere , che rischiarano donde possa derivare il suc- cessivo colorjmenlo del pregevole loro umore , e che in fine dimostrano se esso cosi bello trova- si nel corpo dell' animale , e con quale sostanza abbia perfetta analogia. FINE DELLA PRIMA PARTE. (l) L Architaium. Napoli 1738, lib. VII", cap. Xlll° , pag. 297. (a) Trovasi ioserìla negli Annali delle Scienze del Regno t^mbardof^eneco , i84t i pag- 21 5. — Veggasi an- che la Piota negli stessi Annali , iS^i t pag- aG3-27i. (3) Venezia t tipoprafia di Glo. Cecchini e Comp. f i8i3. (4) V. i cit. Annali Lombardo- f^eneti. Oim. I.° e II." ilei |844- APPENDICE SECONDA LAVORI SU LE RACCOLTE SCIENTIFICHE. Sa lutane recenti invenzioni del Prof, Wheatstoxe , notizia del Prof, Domenico Ragona-Scixa'. Il fisico tedesco Ohm fu il primo a mettere in attentu disamina il Tutto della resistenza che in- contra una corrente elettrica , nel!' elemento voltaico in cui si svolge e nel circuito che successi- vamente percorre. £i congegnò una teorica ricca di nuovi e inattesi puincìpi che i fisici delle va- rie parli di Europa non lardarono a comprovare cogli esperimenti , e a mostrarne nel modo più saldo e inconcusso la verità e la giustezza. Le idee e le spericnze derivate dai principi di Ohm , spinsero il AVhcalstone alle invenzioni di cui presento Dna breve notizia. Al che sonmi determi- nato mosso dal desiderio di divulgare la conoscenza degli ingegnosissimi , ed importanti ritrovali del fisico inglese , poiché al dire del celebre prof. Jacobi di Pietroburgo , 1' uso degli strumenti inventati dal Whealstone e dei suoi belli processi , diverrà probabilmente assai generale. Sup- pongo che i lettori abbian piena conoscenza della teorica di Ohm sopracitala. Per valutare convenientemente 1' effetto di una corrente fa d'uopo conoscere con precisione U resistenza , o la somma delle resistenze che al passaggio si oppongono. Il Whaelstone ha ar- ricchito la scienza di un modo facile e pronto per ciò conseguire. Egli considera quale unità di resistenza , un filo di rame lungo un piede inglese , cioè 3o5 millimetri , e del peso di loo grani inglesi , cioè di 6 grammi. Onde arrivare allo scopo costruì vari apparecchi , cui die il nome di reostati , perchè tendenti a produrre una costante energia della corrente elettrica. Il reostato più semplice risulta da un cilindro di legno ben secco , e perciò perfettamente isolante, disposto orizzontalmente sopra un piede di legno. Alla superficie di esso cilindro vi ha una scanalatura a spira , ed un filo metallico e avvolto attorno al medesimo , in modo da oc- cupare gli incavi dì essa scanalatura. Un manubrio fa girare a volontà questo cilindro a dritta o a sinistra. Vi ha poi una striscia metallica di sufficiente grosseza disposta parellamente al cilindro, e a poca distanza da esso. Un piccolo pezzo metallico scorre sopra essa striscia e poggia con una sua estremità sopra il filo dì rame avvolto attorno al cilindro. È chiaro che girondo il manubrio questo pezzo metallico deve avanzare o retrocedere sulla striscia su cui è collocalo , giacché è gui- dalo dalle spire che attorniano il cilindro. Una molla collocata nel piede dell' apparecchio , preme costanlemcalc suU' ultimo giro del filo di rame che circoodi) il cilindro. 8 5.S Per diiuosliare l'uso u il vantaggio di questo apparecchio , consideriamo che abbi.isi un'ap- parato i-lellroniolore in attività. Un polo di esso, e per esempio il positivo , facciasi comunicare con un estremo di un sensibile galvaiiomeiro. L'altra estremità del filo di quest'ultimo si faccia comu- nicare colla molla collocala nel piede dell' apparcccliio. Il polo negativo poi dell'apparalo elettro- motore si congiunga culla inolia supcriore , ossia col pez/u molallico che scorre nel modo sopra descritto. È chiuro che la corrente elettrica traverterà successivamente. I. Il filo di congiunzione tra il polo positivo ed il galvunometro. 1. Il filo del galvanomctro , il cui ago farà deviare di un dato grado. 3. Il (ilo di congiunzione tra il galvanomeiro e la prima molla. 4. Il filo avvolto attorno ai cilindro sino alla seconda molla. 5. 11 filo di congiunzione tra la seconda molla ed il polo negativo. Sup[>oniamo cbc dopo alquanto tempo o per una diminuzione nella forza elettromotrice , o per altra causa qualunque , scemi I' intensione dilla corrente , locchè sarà ben presto tesliflcato dalla diminuzione del/ angolo di deviazione dell' ago del galvanomeiro. In questo caso non dovrà farsi allro , che girare convenientemente il manubrio del cilindro , operazione che fa retrocedere la molla e perciò diminuire la lunghezza efficace cioè traversata dalla corrente del filo avvolto at- torno al cilindro. In questo modo facilmente si ricondurrà l'ago del galvanomeiro alla primitiva de- viazione. Tutto ciò poggia su quel principio della teorica di Ohm , che 1' intensione di una cor- rente elettrica è in ragione inversa della lunghezza del circuito che percorre. Ognun vede perciò che diminuendo la lunghezza efficace del filo del cilindro deve crescere in corrispondenza 1' in- tensione della corrente. Conoscendosi la lunghezza del filo di rame avvolto in una spira del ci- lindro , e le rivoluzioni fcitte ( che si leggono in una graduazione annesta al cilindro ) si vede age- volmente in 0"ni esperienza , di quale quantità si è dovuta accrescere o diminuire la lunghezza del circuito traversato dalla corrente. Altri reostati sonosi costruiti dal prof. Whealstone , poggianti sullo stesso principio , roa adalli ad aggiungere nel circuito o togliervi delle lunghejze di filo coo- adercvolissime. Il filo di rame avvolto al cilindro del reostato , restando lo slesso io ogni esperienza , per ciò che riguardo la conducibilità ed il diametro , qualunque esso siasi , ma solamente variando in lunghezza che sempre però esattamente conoscesi , e evidente che può benissimo paragonarsi giusta i principi della teorica di Ohm (i) , al filo campione , cioè a quello avente le condizioni (1) Il principio che regola silTalla comparazione è il seguente. Si chiami. l la lunghtzza di un filo metallico > e la sua conducibilità 1 i la sua sezione , z l' inlensioBe che acquista una data corrente iravcrsando esso filo. /' , e' , i> denotano le medesime cose per alito Ciò , ed z' sia l' ialeasìooe che prenie la medesima corrente traversando il tecoodo nio. Giusta > prìncipi di Ohm si ha X Ci li T' c'sW ' e trattandoli di fili della slessa materia i'i Or affinchè abhiwi *sst' , cioè affinchè l' un filo possa beoissimo soitiluirti all'altro in rignardo all'eBetlo. tUllrico fa d' uopo che sopra desciillc. Anzi altorno ul cilini^ro del reostulo , si può , volendosi , attorcigliare un 6lu di rumc ogni piede del qunle pesi loo grani. In qiiest' ullimo caso , se il cilindro conterrà per esempio oo piedi di esso filo , è chiuro che tulto il reostuto odi irà lo unità di resistenza, metà del reoslnlo io unità , e così di seguilo. In generale è evideule , che nelle slnf;ole sperienze può colla massima facilità conosciTsi la resistenza derivante dal reostato. Lo stesso dic.isi pei fili di con- giunzione. Questo però non può .ipplicarsi al galvanomctro , giacché per le recenti scoperte si sa, che il diametro e la lunghezza del filo del galvanometro deve variare a seconda della natura del- r appariito rcomotore , su di che vedi una nota da me pubblicata nel giornale Siciliano ;' Osser- vatore (ij. Bisogna quindi in ogni esperienza primieruniente conoscersi la resistenza derivante dal filo del galvanometro. Ecco in qual modo ciò facilmente si ottiene. Si colloca nel circuito del reo- stato un* elemento elettromotore , e si nota la deviazione dell' ago del galvanometro. Giusta i prin" cipi della teorica di Ohm , l' intensione della corrente è in ragion diretta della forza elettrumo- trice , e in mgione inversa della resistenza o della somma delle resistenze. Chiamando E la forza elettromotrice dell' elemento , R la resistenza del medesimo , r la resistenza proveniente dai fili di congiunzione ( la quale è nota come si disse ) X la resistenza derivante dal filo del galvanometro ( incognita ) , è chiaro che tale intensione esprimcsi da K + r + . Si interponga inseguito nel circuito un altro elemento elettromotore perfettamente simile al pri- mo ; laddove le resistenze r ed x non esistessero , allora , giusta i principi della teorica più volte citata , non ostante T aggiunzione del secondo elemento , l' intensione della corrente rimarrebbe la stessa , giacché tale intensione sarebbe espressa da 1 E a K Esistendo però tali due resistenze , fa d' uopo , per conservare la medesima intensità di cor- rente , aggiungere oltre al secondo elemento , una certa lunghezza di resistenza r' conosciuta ( vedi sopra ) del filo del reostato , in modo che abbiasi ' = r -f- X. (i) Il Whealitone ha proposto un mezzo assai semplice per far servire lo slesso galvanonielro alle indira- zicni di ogni specie di correnli. A ciò conseguire non alno dte farsi , che unire ai due estremi del galvanome- tro un filo di dt'ri\azioDC di loDglirzza variabile nelle singole speriinie. La corrente si divide allora nel filo del gal vanoraelro e nel filo di derivazione in parli die stanno in ragione inversa delle resisloiize dei due fili. Se il gal- vanometro per esempio e se.isibilissinio e pureiù non adatto alla misura delle corrcuti mollo eaergicbe , allora «i aggiusta la lungliezza del tilo di derivazione in modo da olTrire una resistenza miuore di quella del filo del gal. vauomeiro. La corrente s'incanalerà in maggior parte del filo di derivazione, in minor parie in quello del galva- nometro. Con artifizi semplicissimi analoghi a quelli descritti nel lesto , si ricava agevolmente per mezza del rap- porto delle resislcuze dei due fili, dalla deviazione dell'ago del galvanometro, l'intensione totale della corrente. Questo metodo a me sembra pregevolissimo , ma dovrebbe eìlendersi e generalizzarsi a tutti i casi che avvenir |>otrebbero nelle varie sperieiizc die impreodonsi col galvanometro. Forse su questa materia tra non guari mi vol- i;erù seriamente eseguendo talune sperieuze di cui questi belli processi mi hanno destato 1" idea. 11 piof, Peinnn di Liiig si è andic versalo su questo soggetto. Il prof. Mujocdii di Milano ha sin dal |838 presentato un gal- vanomfiro U'tiursttlt , che jicrO non mi pare dì poter complctameate pervenire allo scopo cui mira. 4> 6o I,' osservatore quindi non deve far altro , dopo avere interposto il secondo elemento , che girare il manubrio del cilindro , per introdurre nuovo 61o nel circuito , sincUù I' ago del galvanoinetro segni la mcdcsiiDa deviazione di prima. In questo caso si ha , F. oK. K + '' + x — i 11 -I- ,. -)- i + r' ' e il filo svolto dà la resistenza del galvanometro , giacché xc=: r' — r. Vogliasi conoscere la resistenza di un corpo qualunque , che non sìa elettromotore in allivifi Kon altro dee farsi , che interporre nel circuito del reostato munito di un' elemento (Icltromolorc e di un galvanometro , il corpo di cui vuole esplorarsi la resistenza. Notasi il punto in cui fer- masi I' ago del galvanometro. Tolto il corpo si giri il manubrio del reostato , finché 1' ago segni la stessa deviazione. Il filo svolto denoterà come è chiaro la resistenza X del corpo; giacché si li:i R-J-r + x + X R^-r+r-l-r' Vogliasi conoscere ( e questa ricerca è di molta importanza ) la resistenza di un' apparato elettromotore. In questo caso bisogna , per mezzo del reostato , levar resistenza , invece di ag- eiungerc come nei due esempi .intecedenti. Introdotto nel circuito del reostato oltre al galvano- metro l'apparalo elettromotore la cui resistenza R vuoisi conoscere , si avrà una certa deviajione dell' a"© generata dalla corrente prodotta la cui intensione è R + r + , Fatto ciò si divida la corrente con altro filo di resistenza r -^ x. In questo modo crescerà r intensione della corrente , giacché , giusta i principi di Ohm , vale come se essa traversi un filo d ella stessa lunghezza e di sezione doppia. Onde l' intensione totale della corrente sarà ■2 E Ma siccome la corrente per la divisione è bipartita , agirà solamente stili' ago facendolo deviare per la porzione 2K4-r + x della medesima. Si girl il manubrio del reostato , finché 1' ago segni di nuovo il grado primitivo. Ognun vede che in questo caso la parte efficace della corrente dovrà essere li -f- r -J- -e e perrid I* intensione totale della medesima ■i E 1'^ + - + 6i al resistCDZtn r' del filo svolto , «arò dunque etaltamentc uguale alla icsiUcnza dell' apparjiu elei- Iroinolore , giacché 0 E VI U 4- r 4- u. — U 11 -f r + j: Detcrminate le resistenze si possono fucilmcnle conoscere le forze cletiroinoirici. Si voglia co- noscere il rapporto delle forze elcitroinolrici di due clementi reomolorì. S'introduca il primo nel reostiito, se ne determini la resistenza , e si noti la deviazione dcli'.igo. Togliendo il primo s'in- troduca il secondo , se ne delerniini ugualmente la resistenza , e svolgendo una certa (jiiantità di filo , di resistenza r' , ») arrivi allo slesso grado di deviazione dell' ago. È chiaro che si avrà E K' e perciò Il -t- r -f j a -^ r -{-x -f- K _ R -j- r -f X E' tó'-j- r-^-x-^r' ' In questo modo , e anche adibendo processi più semplici , poggianti sullo slesso principio , il Wlieolslone è arrivato a determinare colla massima esattezza le forze clettromeirici di vari ap- parali reomotori. A questo proposito fa meraviglia osservare che avendo il Wliealslone determinalo i rajiporti tra le forze eletttomolricì di un' elemento termoelettrico di bismuto e rame , le tempe- rature delle cui saldature erano zero e loo gradi (C) , e di un'elemento voltaico , unità d'amal- gama di zinco , solfalo di rame , e rame , trovò che questo rapporto era : : i : 94,6 mentre il fisico francese Pouillet con processi del tutto diversi , avea qualche tempo innanzi trovalo essere tal rapporto : : i : g5. Ma vi ha dippiù. Il Whealstone è arrrivato anche a determinare con que- sti suoi metodi , le forze eleltromolrici contrarie introducendo nel circuito del reostato , oltre al- l'elemento reomolore un voltametro , ossia apparecchio di decomposizione. E da sapere che le re- centi sperienze dei fisici hanno evidentemente provato che in ogni decomposizione chimica , ese- guila per mezzo dell' elettricità , ha luogo pel contatto e talvolta chimica combinazione degli clementi scomposti con gli elettrodi , uno sviluppo di corrente contraria a quella producente 1 ef- fetto chimico primitivo. Questo fallo, che , come ognun vede, è fornito di molta importanza, é stalo con molta diligenza studiato dai prof. Henrici , Marlens , Grove , Schóobein, Becquerel , ed il prof. De la Eive , come ricavo da un suo dotto articolo sull'azione chimica di una sola coppia voltaica , si occupa attualmente con ogni cura ed assiduità della minuta analisi del medesimo. Or il Wlieattlone notando da principio la forza eletiromotrice dell' elemento , avanti della interposi- zione del voltametro , e poi la forza elettromotrice che si manifesta dietro tale interposizione, ri- cava , da una semplice sottrazione , il precito valore della forza eUtlromotrice contraria. Non e da tacersi a questo proposito , che il Whealstone esaminando elementi voltaici della slessa natura, ma di varia grandezza , ha ricavato , conformemente alla teorica di Ohm , che la grandezza del- l' elcmenlo non arreca veruna differenza nella sua forza elettromotrice. Tratlandoii della misura di resistenze piccolissime gli apparecchi sopra descritti non sono adat- tabili , giacche in riguardo alla somma delle resistenze di tulio II circuito , è incalcolabile e senza efTetlo l'aggiunta o diminuzione di una piccolissima resistenza. Onde il Wheatstone ba inventato un nuovo apparecchio tendente a questo scopo. Il galvanometro differenziale del Prof. Becquerel avrebbe forse potuto riuscire di molla ulilità a questo oggetto , laddove la pratica avesse mostralo che ei presenta nel fatto quei vantaggi che la sua teoria fa sperare. Il principio dell' istruroento del Wheatstone è quello di far succedere 1' equilibrio d" intensione non fra due correnti generile da due reomutori iudipendeati , ma tra due porzioni derivate della slessa corrente , locché, siccome 62 ^ cviJonle , piios^i più facilmente e più cotnplotiimcnte oticncrc. Sonin espone miiiul.iraenle i! con- gegno dell' apporiito del Whcatsione , busta questo sol cenno per far comprciiileie ai professori (Itila scienza quali esser dovruino le norme dalla cosU'uzionu dell' istrumento del fisico inglese, la inolia utilità del medesimo , e la preferenza che dee avere su);li altri app:irati di simil natura. U Wbcalstone ha ancora inventato nn apparecchio semplicissimo ])ir misurare , per mezzo del reo- slato, la resistenza dei liquidi: ricerca molto importante e delicatissima, giacché bisogna tener conto in ogni sperienza della forza elettromotrice contraria. Questo apparecchio risulta da un tubo di Cri- stallo , chiuso da una estremità di una lamina di platino fissa , e dall' altra da uno stantulFo mo- bile la cui superficie parallela al lappo fisso è ugualmente di platino. Le due facce parallele di platino si tengon prima ad un quarto di pollice di disianza e lo spazio tra loro interposto si riem- pie del liquido su cui vuoisi spcrinienlare. Questo apparecchio s' interpone nel circuito del reo- stato . e si nota la deviazione dell' ago. Fatto ciò sì muova lo stantufTu dell' apparecchio , sinché le lamine siano distanti fra loro per un pollire e un quarto , e versando nuovo liquido si rie:n- pia del lutto silTatto spazio. Girando il manubrio del reostalo , si toglie tal resistenza da far tor- nare l'ago allo stesso grado di prima. La resistenza del filo svolto sarà uguale alla resisienza di un pollice del liquido. La forza elettromotrice contraria durando in tutto il corso dell" esperienza non altera i risultamenti. Una tavola denotante le resistenze comparative di vari liquidi sarebbe impor- lantissima , potendosi per essa , dietro avere eseguilo una semplice sperienza , discoprire le alle- lazionì nella purezza e composizione dei medesimi liquidi. Restami in ultimo a far menzione di due ingegnosi processi proposti dal Wheatstone , il primo per determinare qual grado della scala galvanometrica indicherebbe la metà dell' intensità corrispon- dente ad ogni altro grado dato , il secondo per determinare i gradi di deviazione dell'ago di un galvanomctro , corripondenti ai diversi gradi di forza e reciprocamente. In riguardo alla prima ricerca , si è da lui invelatalo uno strumento mollo semplice e comodo , il quale però non è di costru7Ìone generale , dovendo ogni osservatore congegnarlo in modo che sia adattato al proprio galvanomctro. 1 princìpi però che regolano lu costruzione dell' istrumento son sempre gli stessi , ed io son persuaso che adoperando un congegno analogo a quello del cilindro del reostato , per mezzo del quale cioè puossi a piacimento diminuire od accrescere la lunghezza del filo che entra in azione , potrà l' istrumento costruirsi in modo generalmente fisso è determinato. Ecco su qual principio è fondalo 1' istrumento in discorso. Deviando la corrente principale con un filo di resi- stenza perfettamante uguale a quella del filo del galvanomctro , P intensità della corrente princi- pale trovando le ragioni costanti che passano tra essi. Ha poi riirovato per via di esallissime sperieoze , che nelle pile Icrmoelctlricbe di bismuto e antimonio (che son qnelle che adopera nel suo termo-moUiplicalore ) t' ialensiune della corrente e proporzionale alla differeuza di lemperalura delle saldature. Per potere convenientemente adoperare il suo strumcnlo non resUgli dunque che trovare i rapporti Ira le intensioni delia corrente ed i deviamenti dell' ago. A me pare alquanto complicato e dilBcile il meltdo da lui adoperalo , a questo proposilo 1 prìncipalmenle comparandolo a quello or proposto dal 'V\^hcalstone. Forse qae- kt' oltimo metodo applicato al termo-moltiplicalorc di Melloni , potrebbe completamente risolvere la quistioue pro- posta da Biot , Arago e Foiuoo > sui rapporti precisi tra le iodicazioni del termo>moltiplicatore , e quelle del ter- mometro ordiiuiriot 64 CBiMio-MmEiiALOciCA. — Supra the metalli , il Pchpio ed il Niubio , scovcrti nelle Innlaliti di Baviera , da H. Rose. (Eslrallo di una lellcra di H. Rose a Duiujs.) » Io lio trovato nella tantalite di Baviera due nuovi raelulli ; ma nella Memoria che vi mando , non vi si Irnlla se non di un solo di questi metalli. L' ossido del secondo metallo , al quale , at- tendendo , lio dato il nome dì visiilo di pclopio , rassomiglia mollo all' acido tanlaliio , quantunque sia persuaso che ne difTirisea , intraprenderò intanto una serie di sperienze per pruovare in modo precido la loro dissoralgliunza. » Son già più di quattro anni che mi occupo della ricerca delle lantaliti di diverse località , e degli acidi tantalici che se n' astraggono. Un' osservazione di mio fratello mi ha deciso ad in- traprendere queste ricerche. Egli ha trovalo che le lantaliti di Bodcuranis , in Baviera ; e le lan- taliti d( 11' Anici ila dil Nord hanno la nudesima forma cris'allina del Walfram. Io slesso ho Irò' vato che le tantalili della medesima località , o di località diverse , avendo la medesima forma cristallina e la luedesima composizione chimica , differiscon tra esse pel loro peso specifico. » L' analisi di queste differeoli lantaliti fu eseguita col metodo di Berzelius , fondendo il m'- nerale ridotto in polvere Bnlssima col bisolfato di potassa in uu crogiuolo di platino. 1) Per acquistare un' esatta idea su la composizione delle tanlaliti di Baviera e dell' America del Kord , occorreva soltomettere 1' acido tantalico ottenuto a precisissime indagini. Se si para- gona la quantità d' ossigeno dell' acido tantalico ottenuto da queste località con la quantità d' os- sigeno delle basi del protossido di ferro e del protossido di manganese , osservasi che la relazio- ne che passa tra essi non è semplice. Questa ragione è al contrario semplice nelle tantalili di Fin- landia : è di 5 : i. X U. Rose suppone che 1' acido tantalico ottenuto dalle tanlaliti di Finlandia solo è un acido puro , non conlenenle altre sostanze mescolale : i suoi caratteri sono stali descritti da Berzelius , ed a (|ueslo solo bisogna conservare il nome di acido tantalico. L' acido ottenuto dai tantalali dà due acidi , uno de' <(uali rassomiglia mollo all' acido tantalico estratto dalle lantaliti di Finlandia , e che formerà il soggetto d' una prossima Memoria ^ 1' altro rassomiglia anche all' acido tantalico ^ ma ne difl'erisce in molli punti essenziali. É 1' ossido d' un metallo che dilTerisce dai metalli cono- sciuti. Io lo chiamo Niobio ed il suo acido , acido niubico , dal nome di Niobe , figlia di Tanta- lo , nome che ricorda la rassomiglianza de' due metalli e degli ossidi loro. » L'acido tantalico e 'T acido niobico son due acidi metallici, che per le proprietà loro, più rassomigliano all' acido titanico ed al biossido di stagno. Tutti e quattro haii probabilmente la me- desima composizione atomistica. Tutti e due calcinati allo slato d' idrato presentano il fenomeno d' ignizione. Tulli e due prima e dopo la calcinazione , son bianchi. L' acido tantalico riscaldato si colorisce leggermente io giallo ; 1' acido niobico al contrario prende un color giallo distintissi- mo. Ambidue dopo il raflieddamento divenlan senza colore. L' acido tantalico dopo la calcinazio- ne è una polvere bianca senza veruna lucentezza. L' acido niobico , al contrario , è in pezzi di grandissimo splendore , somigliante a quello dell'acido titanico prcci(iilalo dall'ammoniaca e cal- cinato , con questa difTcrenzu che l'acido titanico apparisce con un colore bruniccio, mentre l'aci- do niobico rìman senza colore. » Gli acidi lanlaliro e niobico sì combinano agevolmente con gli alcali ; fusi co' carbonati alcalini , «cacciano P acido carbonico , 1' acido niobico forma però una combinazione più fusibile. » Queste combinazioni son solubili nell'acqua , solubili in nn eccesso di soluzione di potassa caustica o di caibonalo di potassa , ma diflicilmenle sdIuIiìIì in eccesso di soda caustica o di car- bonato di soda. Intanto il niobalo di soda è molto più insolubile o quasi insolubile in eccesso di ^o U'.ionc di soda. » Gli acidi precipitano d.i queste dissoluzioni gli acidi tantalico e niobico. L' acido solforico caldo precipita i due acidi compiutamente , ma a freddo precipita parzìaliucnte I' acido tantali 65 co , mentrechè precipita coropiulamenle 1' acido niobico. V acido cloro-idrico a freddo non produ- ce che un inlorblduroenlo in una soluzione di laolalato di soda ; un eccesso di acido fa anche sparire questo precipitato: a caldo precipita l'acido tantalico, raa incompiutamente. In una solu- cioue di niobatu di soda produce a freddo un intorbidamente considerabilissimo, senza precipitar lutto l'acido niobico; ma a caldo precipita quest'ultimo compiutamente. » L' acido ossalico non produce veruna reazione nelle due soluzioni alcaline , mentrechè r acido acetico vi produce de' precipituti. » Il cloroidrato d' ammoniaca vi produce de' precipitati. » Se ni versa in una soluzione di tantalalo di soda acidolata dall' acido idro-clorico o dall' aci- do solforico , un infuso di noce di galla , produceii un precipitato giallo-chiaro. In una soluzione di niobato di soda questo reagente produce un precipitato giallo-arancio carico , che ha qualche rassomiglianza col precipitato formato , nelle medesime circostanze , in una soluzione di acido ti- Canico. M I due precipitati sì sciolgono negli alcali caustici. » La tintura di noce di galla è il miglior reagente per iscoprire le piccole qaantità di acic'o tantalico o di acido niobico nelle dissoluzioni acide. Ma è degno di nota che la presenza dell'aci- do ossalico o di un altro acido organico non volatile , impedisce la formazione del precipitato mercè la noce di galla. u II cianuro di ferro e di potassio giallo produce in ana dissoluzione di tantalato di soda , renduta acida da talune slille di acido solforico , un precipitalo giallo fioccoso , che è alquanto solubile in grande eccesso d' acido cloro-idrico ', in una dissoluzione di niobato di soda , produce un precipitato rosso distintissimo , che pel color suo rassomiglia al precipitato che produce la no- ce di galla nella medesima soluzione. Il II cianuro di ferro e di potassio rosso produce in una soluzione di tantalalo di soda un precipitato bianco fioccoso ; in una soluzione di niobato di soda un precipitalo giallo distintissimo. » Se s' immerge in una soluzione di tantalato di soda , renduta acida , una lamina di zin- co , non si manifesta nulla ; dopo qualche tempo formasi un deposito bianco , il quale è acido tantalico che si precipita quando I' eccesso di acido aggiunto viene a sciogliere 1' ossido di zinco formatosi. Io una dissoluzione di niobato di soda renduta acida da un poco di acido solforico o di acido cloro-idi'ico , lo zinco produce un precipitato azzurro. Col tempo questo precipitato passa al bruno. Il per-cloruro di tantalio , preparato mercè 1' acido tantalico carbone e cloro , è gial- lo , fusibilissimo e volatilissimo. » Il percloraro di niobio , preparato allo stesso modo , è senza colore , infusibile e pochis- simo volatile. » Se si fa passare sul perclonn-o di tantalio dell' ammoniaca secca , questo gas viene assorbi- to , ma I' assorbimento non si fa rapidamente , ed il per-cloruro si riscalda meno di quel che fan- no i cloruri metallici liquidi e volatili collocati nelle medesime circostanze ; non è perchè il per- cloruro non abbia una grande affiniti per 1' ammoniaca , ma la nocella combinazione formatasi circonda il per-cloruro di tantalio solido ed impedisce la reazione di propagarsi. Se si riscalda questa naova combinazione , ottìensi del tantalato metallico e simultaneamente svolgesi del cloroi- drato di ammoniaca. Lavalo con acqua si priva del cloroidrato d'ammonìaca. Riscaldato all'aria si cambia in acido tantalico , presentando il fenomeno d' ignizione. La riprìstinazione del tantalato esige un calore molto maggiore di quello del titanio in somiglianti circostanze. Il tantalato ottenu- to si presenta sotto P aspetto di croste nere j 1' acqua non vi ha azione. » Il per-cloruro di niobio , esposto all' azione dell' ammoniaca secca , ingiallisce e si riscalda {orlemenle , perchè , essendo infusibile presenta una maggior superGcic all' azione dell' ammoniaca. 1,9 nuova combinazione riscaldata si annerisce all' istante svolgendo del cloroidrato d' ammoniaca. 9 66 L;i riprislinazicne si fa uà un calore mollo più busso Si quella del lantalato. Il mctullo ripristinalo ti presonla in ferma d' una polvere nero. Lavalo coli' acqua, per privarlo del cloroidrulo d' ammo- niaca , r acqua di lavacro cola chiara 6ncliè il meliillo è imbrattalo di cloroidrato d' ammoniaca ; allorché si giunge al termine del lavacro 1' acqua s' intorbida. Si evita quesl' inconveniente aggiun- gendo alcune stille di alcool all' acqua di lavacro. Riscaldato all' aria brucia con ignizione e si cambia in acido niobico bianco. L' acido nitrico e l' acqua-regìa non vi hanno azione , anche fa- cendo bollire il tulio ; ma è attaccato con isvolgimenlo di vapori rutilanti da una mescolanza d' aci- do azotico e d' acido fluo-idrico. Il tantalio si comporta del resto allo stesso modo con questi acidi. » Se si ammclle per 1' acido tantalico e V acido niobico la medesima composizione atomistica j ■ il peso del niobio è più elevalo di quello del tantalio. e Compics Rendus , n" 2^ ì 9 Dicembre l844 Gcabini ). Chimica. — SuW oznno , Nota di Abbene (*). Era opinione di varii insigni chimici , fra i quali Gaetling e Baeckmann , che 1' azoto fosse un corpo composto , e Bcrzelius nel determinare la proporzione dell' ammoniaca , che si combi- na cogli acidi , e riconoscendo che vi si unisce in modo analogo alla potassa ed alla soda , per formar dei sali , asserì che se erano formate queste due basi di ossigeno e di un metallo , come dimostrò Davy , non era improbabile che , quantunque 1' ammoniaca risultasse composta d' idro- geno e d'azoto, potesse riguardarsi formata d'ossigeno, e di un corpo combustibilissimo ('««ncum o antmonium ) : nella qual ipolesi, l'azoto sarebbe un ossido, che allo stalo di gas conterrebbe la metà del suo volume di ossigeno ( Berzelius , tom. i , pag. 246). La probabile composizione dell' azoto era pur da alcuni sostenuta , in quanto che supponevasi , che esso si producesse negli esseri animali vìventi , i quali cibandosi di sostanze vegetali scarse di azoto , come si cibano gli animali erbivori , le materie loro escrementizie fornivano una quantità ragguardevolissima di que- sto principio ; ma Berzelius osservò , colla profonda sua dottrina , che per appoggiare una simile proposizione , necessaria cosa ella è di analizzare i cibi e le materie escrementizie sovra citate , onde riconoscere se maggiore nelle prime o nelle seconde materie , trovavasi la proporzione del- l' azoto , e ben presto dagli sperimenti di Dumas , Liebig , Boussingault e di altri , venne chia- rii 1 una simile questione ; poiché avendo essi analizzalo il fieno , la biada ed altri cibi coi quali sì Dodriscono il cavallo ed il bue , come pure essendosi analizzate le materie escrementizie degli stfssi animali , si trovò quesl' ultime contenere minor proporzione di azoto (Liebig. c/iim. org. appi, à la pfysiol. anim. p. 199)'. tuttavia per il modo di comportarsi dell'azoto coi corpi sem- plici , formando coli' ossigeno I' acido nitrico , corpo acidissimo , oppure il gas protossido Cgas iliiranle J che è neutro; o combinandosi coli' idrogeno , e generando dell'ammoniaca che possie- de in grado eminente i caratteri delle basi alcaline , che sono tutto afTatto opposti a quelli degli acidi ; unito al carbonio genera il cianogeno , corpo alogeno dolalo di proprietà chimiche , ana- loghe a quelle del cloro , del bromo e dell' iodio ; fa parte costituente degli alcalinoidei , roorfi- n.1 , stricnina , chinina e slmili , è parte costituente dell'albumina , della gelatina animale ecc. : per queste considerazioni e per le mutazioni che soffrono varie di queste sostanze , allorché sono assoggettate ud una forza catalitica , presentando singolarissimi fenomeni, non si tolse dulia mente di molti chimici che 1' azoto non debbasi considerare come un corpo semplice , mu essere vero- simile che sìa un corpo composto , e che , secondo le varie modificazioni che solTre nei suoi prin- cipii costitutivi , generi ora un corpo alogeno , ora unu base , e finalmente eziandio dei corpi n^'ulri. (•) Pulibliclii^tiio questa nota iiiseiìta nel voi, XVI degli Ann. di Fis. , Chim. e Matematiche del pr. Majoc- chi , perchtì relativa ad un argoiDeoto di molta iniportanza 1 del quale abbiamo anche trattato oel preccUeute vo- hrae di questo Beodicouto > e che sarebbe desiderabile di veder pienaoiente rischiarato. — GvARtut. 6? Il professore Scbiinbeio prese a considerare Y odore , che da tempo antico fu dai fisici osser- vuto , allurcbè I' elcUricità sgorga dalle punte metalliche , o viene altrimenti scaricata nell'aria , e suppose che ciò dipemlcsse da qualche chimica reazione dcgl' elementi dtll' uria , operata dall' e- Icllricità ; epperciò ha instituile alcune ricerche in proposilo , collocando fra i due puli di una pila di Volta dell' acqua pura , e quindi dell' acqua contenente aria atmosferica , o dell' azoto , ed osservò manifestarsi lo stesso odore avanti accennato , al polo positivo , nello sperimento che in- stitul coir acqua che conteneva azoto j e nessun odore , con copioso svolgimento d' idrogeno al polo negativo , si è manifestato nello sperimento in cui impiegò acqua pura priva di azoto ; con> chiuse perciò che V azoto era un composto di un principio odoroso , che chiamò ozono , e d'idrogeno, e che dovevasi chiamare l'azoto idrozono. Si spiega facilmente l'odore nell'aria, pro- dotto dall' eleleltricilà : ammettendo la combinazione dell' idrogeno dell' idrozono , coll'ossigeno del- l' aria e formarsi acqua con sviluppo d' ozono -, e mediante la pila di Volta 1' idrozono scompo- nendosi , r ozono va al polo positivo , e l' idrogeno al negativo. Schonbein ottenne però l'ozono, scomponendo l'aria atmosferica, sottoponendola all'influenza della forza catalitica di una data ma- teria , che però sin ora non ci è stata indicala. L' ozono possiede caratteri analoghi al cloro ed al bromo , di distruggere cioè i colori vege- tali , di scomporre l' idrogeno solforato , e di scacciare l' iodio dalle sue combinazioni col potassio; e respiralo [>roduce efietli simili a quelli del cloro (Gazzetta piemontese , ai maggio i844 )■ quin- di è considerato dal suo autore come un corpo alogeno , che devesi collocare fra il bromo e r iodio. Questa scoperta è pur stata annunciata da Schonbein al professore De La Rive col mezzo di una lettera , della quale un estratto è stato publicalo nella puntata del q5 maggio 1844, pag- SyS della Biblioteca universale di Ginevra \ in essa T autore annuncia inoltre , che 1' ozono si può ot- tenere collocando del fosforo alla temperatura ordinaria entro un miscuglio di azoto e di ossigeno, o di aria atmosferica ^ che si svolge pure scaldando convenientemente una mescolanza di perossi- do di manganese o di piombo, di acido solforico e di azoto. Ha ottenuto dall'ozonuro o ozonido di potassio purissimo in polvere bianca , poco solubile netl' acqua , facilmente scomponibile coiPa- cido solforico concentrato , con svolgimento di ozono senza il concorso del perossido di mang^^- nese. Osservò che 1' ozono scompone l' ioduro di potassio , non scompone il bromuro , ed è per ciò che deve essere posto fra il bromo e l' iodio. HeW InstUut ( 17 luglio i844 , pag. 247 ) leg- gesi pure che Schonbein ha data comunicazione della sua scoperta al professore Faraday , e spie- ga in qual modo bruciando il fosforo in conlatto dell' aria producoosi corpi dotali di elettricità op- posta , cioè dell'acido fosfatico con vapor di fosforo, e dell'ozono; ma sembra però che i va- pori di fosforo dovrebbero tosto essere bruciati dall' ozono , e cangiali in ozonuro od ozonido di fosforo. 11 D. Menici di Firenze ci avverte nel Giornale del commercio , in data 2C giugno i844 , che le sperienze intorno la nuova e generosa sorgente di Asparagina , da esso scoperta , nella pianta della veccia fatta vegetare nell'oscurità, comparativamente con altra pianta vegetala in piena lucej e la copiosa produzione dell' ammoniaca che si svolge dal sugo di della pianta concentrato , slata pubblicata nello stesso giornale del 6 luglio 1842 , somministrano qual corollario la definitiva conclu- sione die t azoto sia un corpo composto ( cosi si esprime il D. Menici ) , del che ne vennero giù informati i celebri professori Ridolfi , Malteucci e Piria , e vedranno la luce in breve nel Giornate , il Cimento j senza però che ci sia slata sin ora indicata dal detto dottore b sua composizione. Il chiarissimo nostro professore C^nlii , al quale nulla sfugge di quanto può interessare il pro- gresso della scienza chimica , a malgrado abbia ravvisata poca analogia fra il supposto ozono ed il cloro ed il bromo , poiché combinati coli' idrogeno , ne risulla col primo l' idrozono ossia l'a- zuto ) corpo insipido , inodoro , insolubile Dell'acqua 0 tjuasi ìmolubilr . neutro , di oiuoa aziu- 68 111- o debolissima sopro gli ossidi metollici a temperatura ordinaria , «olo produccndo fatvolla del- l' acido nitroso a temperatura più o men elevata ; clic per lo incontro 1' idrogeno combinandosi col cloro e col bromo genera acidi potentissimi , fumanti all' aria , di sapor acerbo , solubilissimi nell' acqua , e che portati in conlulto cogli ossidi metallici , anche alla temperatura ordinaria , tO' sto ingenerano acqua , cloruri e bromuri mctullici j che il potassio non soflre alterazione nell'a- zoto o idrozono ; prontamente si cangia in cloruro od in bromuro , con svolgimento d° idrogeno, col gas acido idroclorico o idrobromico , ecc. , ecc. : tuttavia intraprese una serie d' ingegnosis- sime sperienze per riconoscere se l'azoto è veramente un composto d'idrogeno e di ozono , ossia di un corpo analogo al cloro ed al bromo. A tal fine si è agitato dell' azoto e dell' aria atmosfe- rica nell' acqua distillata , facendone ad essa assorbire il più che fosse possibile ; si è collocata fra i due poli di una potente pila di Volta entro un tubo piegato a V con tenuisslma quantità di tintura di tornasole , e dopo una viva e lunga reazione , nessun cangiamento ha provata la tintu- ra : a questa si è sostituito del nitrato di argento , e neppure si è osservalo fenomeno pxrticola- re • e tanto l' acqua che conteneva azoto puro come quella che conteneva aria, presentarono eguali risultati. Quindi venne in varie guise cimentala l'aria atmosferica colla forza catalitica del platino spugnoso e col calore, o per meglio dire collo forza termo-catalilica. Per tale oggetto si è stabi- lita una corrente di aria atmosterica , che prima passava attraverso ad uila campanella piena d' a- cìdo solforico concentrato , per spogliarla delle sostanze organiche che può contenere ; indi una soluzione di potassa pura entro un tubo di Liebig a cinque bulle, per privarla dell'acido carbo- nico : poscia un lungo tubo pieno di cloruro di calcio , per toglierle tutto il vapor acquoso , e finalmente un tubo riempito di platino spugnoso infuocato , stato recentemente preparalo , il qual tubo comunicava con una campanella contenente debolissima tintura di tornasole \ da questa par- tiva altro cannello di vetro , che comunicava con una seconda campanella che conteneva una de- bolissima soluzione di nitrato d' argento. Fatta passare I' aria per lo spazio di tre ore -circa , la tintura si è debolmente arrossata e quindi distrutta , il nitrato d' argento formò un precipitato bianco solubile nell' ammoniaca , e tutti i fenomeni dimostrarono la produzione di un pò di vapor nitroso e di un pò di cloro, che ancor esisteva nel platino spugnoso. Ripetuto più e più volte lo sperimento, modificando la disposizione dell'apparato, impiegando anche l'azoto puro , dirigen- dolo però anche sopra pietra pomice scaldala con clorato di potassa , e sopra ossido di rame ar- roventato j e sempre si ottenne o vapor nitroso o cloro , né mai indizio di un corpo particolare; e finalmente avendo impiegati materiali sommamente puri , e privi di cloro , ed iu ispecie il pla- tino spugnoso , che venne spogliato del cloro , facendovi passare attraverso una corrente di gas idrogeno , sinché la soluzione di nitrato d' argento non ha solTertu alterazione , sempre si otten- nero risultati negativi. Il chiarissimo professore Cantù ottenne pure risultati negativi , facendo pas- ."are dell' aria atmosferica , stata prima depurata nel modo accennalo , sopra il fosfuro alla lem- ])er.Mura ordinaria , come pure scaldando dell'azoto in contatto del perossido di manganese e del- l' acido solforico concentrato , come ha proposto Schonbein , nel qual ultimo sperimento si è sem- pre prodotto del vapor nitroso , né mai indizio dì un corpo che aveste analogìa col cloro e col bromo anche avendo ripetuti più volte e svariali gli accennati sperimenti nelle pubbliche sperien- ze di chimica generale. Lo stesso professore Cantù, osservando che il ferro ed il rame, arroven- titi nel gas azoto diventano fragili , ha supposto che ciò potesse dipendere dalla combinazione dell' ozono col medesimi ; epperciò dopo aver arroventate per più ore laminette toltili di ferro e di rame nel gaz azoto , entro un tubo di porcellana , sinché divennero fragili , vennero esse col- locate fra i due poli di una polente pila di Volta con opportuno veicolo , e trattate in tutti quei modi più propri , alti a sviluppare un principio qualunque combinalo coi citali metalli , e pari- menti negativi furono i risultati ottenuti. Conchìuse ^jcrciò che l' azoto ti dovrà considerare come uà corpo semplice , tiocbè ulteriori 69 •perieoze ci dimoslrtno la sua composizione , ìd modo a poterne isolare i suoi princìpii costituen- ti , e rìconoscerne te loro proprietà ; nel qual caso per le combinazioni dell' azoto , la chimica organica , la fisiologia e la meteorologia , subirebbero mutazioni ragguardevoli , tanto per la spie- gazione di moltissimi fenomeni , (juanto per la chimica composizione e nomenclatura dei corpi di cui r azoto h parte costituente. Sul volume delle acque del Niagara , dedotto da misure prese nel l84i dal sig. Alum. Trovandosi l'autore nella state del i84i nelle vicinanze della famosa cascata di Niagara, gli venne pensiero di calcolarne con esatte misure il volume delle acque e di dedurne la potenza che esse potrebbero esercitare come forza motrice. Le circostanze partieolarì al Niagara rendon facile questa ricerca, L' acqua in fatti esce dal lago Eric con un volume e con una corrente uniforme durante tutto 1' anno , sia che ciò avvenga in tempo di secchezza sia nella stagione delle piogge. Le sole differenze che si possono osservare nella quantità d' acqua eh' è scorsa son cagionate dalla forza e dalla direzione de' venti. Quando il vento soffia con molta forza sul lago Erie nella dire- zione del punto di uscita delle sue acque , si vede questa porzione del lago , ed in conseguenza il Niagara stesso, elevarsi due piedi al di sopra del suo ordinario livello : si vede per 1' opposto un ab- bu>saiuenlo di livello di egual quantità quando il vento soffia in una direzione opposta. Queste Variazioni accidentali accadono qualche volta nello spatio di alcune ore io direzioue opposta , ma bisognerebbe una successione di parecchi anni piovosi o di parecchi anni di secchezza per cagio» Dure un' alterazione durevole nelle acque del Niagara. L' autore aiutalo dal sig. Blackwell , abile ingegnere , misurò la larghezza della riviera al di £opra della cascata vicino Blackrock , in un punto in cui il letto sembra perfettamente orizzontale. La corrente era estremamente rapida ed il passaggio di essa pericolosissimo. Si trovò esser la profondità dell' acqua di Irentadue piedi. Questi risultamenti furono ottenuti per mezzo di 38 scandagli eseguiti sopra tre linee parallele a traverso il letto del fiume ed alla distanza , da una all' altra, di 66o piedi. In tal modo sapendo il volume dell'acqua in tre sezioni differenti del fiu- me , fu valutata la velocità delle acque con dieci saggi fatti tra queste sezioni servendosi di gal- legiaoti che si lasciavano arrivare alla superficie. La velocità media del fondo e del centro della corrente fu dedotta da ciò per mezzo di formole conosciute. Questi calcoli ripetuti con la massima cura han dato per rìsuUamento che 31,4401000 piedi cubici di acqua cioè, i,4oi,5oo,ooo di libbre scorrono per ogni minuto nel letto del Niagara e son precipitate dall'alto delle rupi che formano la cateratta. Valutando 160 piedi l'altezza della cascata e deducendo un terzo del volume dell' acqua per perdita presunta nel farne applicazione come forza motrice , 1' autore trova per espressione della potenza meccanica del Niagara la cifra enorme , di 4)535 , 334 cavalli , prendendo per unità o forza di un cavallo quella che per ogni minuto eleva 35ooo libbre di acqua all' altezza di un pie- de secondo il campione di What e di Oolton. L' autore ha trovalo degno di curiosità il paragonare la forza motrice che potrebbero somministrare le acque del Niagara se fossero utilizzate a questo oggetto con la potenza meccanica creata artificialmente pe' bisogni delle manifatture in Inghilterra. Baiues ha valutato, nel i835 , 33, 000 cavalli la forza somministrata dalle macchine a vapo- re per uso de' filatoi di cotone della Gran Bretagna e 1 1 ,000 quella somministrata all' oggetto me. detimo dalle cadute di acqua. Si è valutato nel medesimo anno 100,000 cavalli la (orza meccanica impiegata nelle filatole di lana, di lino e nelle altre operazioni meccaniche^ e 5oo,ooo cavalli quella che serviva al lavoro delle miniere ed al cammino de' battelli a vapore. Si avea dunque nel i835 un insieme di i94:''<^ lUiVitlli per rappresentare la forza motriie impiegata in loghiltcrra. Se vi si aggiunga il venti 70 per cento per occrescimenlo probabile da quel tempo in poi in proponion dell' aumento delle stra- de ferrale e del numero de' bastimenti a vapore, si arriva alla cifra di 3jj,uuo cavalli, come rup- prescnlanlc la potenza meccanica attuale del Regno unito. Ora questa cifra non è se non la di- ciannovesima parte della forza che sarebbe somministrata dalla cascata dal Niagara. Di più la forza motrice artificiale dell' Inghilterra non è impiegata per termine medio, che 1 1 ore per giorno e sei giorni della settimana ; mentre che 1' acqua del Niagara cade sempre : Si può dunque ammettere che questa rappresenti una potenza meccanica quaranta volle più considerevole della (orza ottenuta per mezzo di tutte le cadute e macchine a vapore dell' Inghilterra e può essere uguale a tutte le forze motrici applicale all'industria esistente sulla superficie del mondo intiero. Ma la caduta delle acque del Magara non è limitata alla c^itcralla stessa. La superficie del lago Elie è a 55i piedi al di sopra di quella del lago Ontario ed a 5C5 piedi al di sopra del- l' OceiiDO. Ancora il declivio che percorre il Niagara nel piccolo numero di miglia che separa Blackroik da Qucenstone è di 171 piedi indipendentemente dalla stessa grande cateratta ed il suo corso è una successione di ripidi e di cadute. Questi ripidi continuano di la fino al mare for- mando in tutto una discesa eguale a tre volte la cascala della stessa grande cateratta. Così le sole acque scaricate dal lago Erie , lasciando da parte quelle de' grandi fiumi che sono tributar! del fiume S. Lorenzo , potrebbero rappresentare nello spazio eh' esse percorrono fino al mare una for- za meccanica tripla di quella della grande cateratta ovvero 120 volte superiore a quella che fa muovere tutte le macchine e le manifatture della Gran Brettagna. Ciò dà un' idea imponente del potere gigantesco delle forze fisiche della natura , quando si vede che le acque di un sol fiume sorpassano la potenza motrice messa io azione dall' uomo sul globo tutto intiero. ( Bibliolh. univer. de Genève., 11° ij^ — Guarihi^. Meteokoloci* C) ^ Sulle conseguenze che sembrano dover risultare dal paragone delle temperature osservale in diversi luoghi della Terra; del sig. Petit. » Discutendo le osservazioni meteorologiche fatte a Tolosa nel iSjq , i84o , 1841 , 1842 e 1343 , ho io creduto che potrebbe essere cosa interessante il confrontare le temperature medie da me calcolate di cinque in cinque giorni , a queste stesse ottenute dalle osservazioni di Parigi. Desiderava conoscere se le irregolarità slesse munifeslassersi del pari sulle due curve rappresentanti silTatlc temperature medie j e mi è sembrato molto notevole che , a prescindere da una Icfjgieru eeeezione corrìspundenle all' 1 1 dicembre , il parallelismo siasi conservato , non ostante le sinuo- sità numerose formate dalle due curve. Ai massimi ed ai mìnimi della curva di Tolosa corrispon- dono sempre, fatta astrazione dell' 11 dicembre, i massimi ed i minimi nella curva di Parigi. Al- lorché una di queste curve si abbassa , l'altra si abbassa egualmente j allorché la prima si rialza, U Seconda si rialza del pari. IN'on iocoutransi giammai tali due curve j quella di Parigi rimanendo al di sotto dell' altra costantemente. » Le ondulazioni parallele di queste curve mi sembrano dovere essere attribuite ad una causa generale dominante le cause accidentali che possono modificare il regolar andamento delle tempe- rature in due punti cotanto discosti quanto Tolosa e Parigi. È cosa da notarsi come 1' influenza degli asteroidi del 10 agosto e dell' 1 1 novembre manifestisi in una serie cosi ristretta di anni , non sul.imente , siccome fu pel primo dal sig. Erman riconosciuto , mediante un abbassamento di temperatura sensibilissimo verso il principio di febbraio e verso il principio di maggio , ma pure mercè due massimi ben segnalali ne' primi giorni di agosto e di novembre. SilTatti minimi da un lato , e sifTatti massimi dall'altro occasionali dalle correnti stesse di asteroidi , spiegherebbersi be- (*) Gli art. che sicguuao sodo stali raccolti dal sig. del Re. / ' nissimo mediante la posizione de' nodi al di dentro doUa orbita deUa Terra all'epoche di febbraio e di maggio , epoche in cui gli asteroidi effettivamente non addimoslransi , e sopra questa or- bita all' epoche di agosto e di novembre ; imperocché alloraquando gli asteroidi avvolgerebbero la Terra , essi diminuirebbero 1' irr:idiazionc di questo pianeta verso gli spazi celesti , e gli rinvif- rebbero una parte del calore che essi medesimi ricevono dal Sole. Si può notare ancora che la mela di aprile e la mela di ottobre sono slate indicate , da qualche osservatori , siccome apparlenenli ad alcune epoche di apparizioni dì stelle cadenti' j e queste due epoche precisamente , le quali corrisponderebbero ai due nodi dì una zona stessa di asteroidi , trovansì pure notevolissime per la forma delle curve di temperatura che, dopo di avere avuto 1' una e r altra un minimo sensibilissimo dal io al 1 5 aprile , s' innalzano rapidissimamente , sia a Tolosa, sia 9 Parigi , dal i5 aprile al 5 maggio, e che presentano anche un massimo ovvero un rallen- tamento notabilissimo dal ^ al i2 ottobre. La posizione dei nodi assai vicina all'orbita della Terra , ma un poco al di dentro od un poco al di fuori , secondo i casi , basterebbe alla spiega- zione di queste anomalie , e farebbe pure intendere perchè le apparizioni di stelle cadenti, le quali dovrebbero loro corrispondere , non hanno ognora luogo. » Eiflessioni analoghe alle precedenti potrebbero applicarsi all'epoche del 5 al io giugno e del 5 al IO dicembre, a quella del i gennajo, ecc. le quali sono state indicate ancora siccome ap- partenenti all'epoche delle apparizioni periodiche di stelle cadenti ; ma non ostante il parallelismo delle curve di Tolosa e di Parigi , e la probabilità che sifTallo parallelismo dinoti la eliminazione di una gran parte delle cause accidentali , è necessario di raccogliere più numerose osservazioni pria che se ne possano dedurre conclusioni a sufficienza giustificate. Infra llanto tin da questo mo- mento si può avvertire in conferma della opinione che le cause accidentali siano quasi interamente eliminale , che la curva delle temperature date per Parigi nell' Annuario del 1821, la quale è poggiata sopra i5 anni di osservazioni , il di cui mezzo corrisponde al i8i3 , conserva quasiché afTalto le sinuosità stesse delle curve date dalle osservazioni de' cinque ultimi anni , e che queste sinuosità trovansì solamente un poco meno rapide. Di ciò appunto polendoci facilmente .-tssicurare mediante la costruzione di questa curva j solo , i diversi massimi e minimi da essa oflìerti tro- vansì avanzati dì dieci a quindici giorni all' incirca relativamente alla curva del l84i , e questa circostanza merita ancora di essere notata , poiché dessa accorderebbesi a bastanza bene con la opinione pronunziala dal sig. Cbasles , che i nodi degli asteroidi potrebbono pur troppo avere sulla eclittica un movimento progressivo dì un mese a un dipresso per secolo o per ogni cento venticinque anni. » Sebbene pirlicolarilà sìfTatte non debbano essere ricevute dai meteorologisti che cou estrema riserva mi è parulo non pertanto convenevole di renderle scopo dell'allenzion loro ', poiché le dis- cussioni falle sotto questo punto di vista , tia mercé il calcolo di un gran numero di osserva- zioni in massa , sia mercé il calcolo di queste osservazioni aggruppale in diversi perìodi , potranno gettare qualche luce sulla esistenza di zone frigorifìche e calorifiche dello spazio , a traverso delle quali la Terra passerebbe nell' epoche diverse dell' anno , e che esse medesime sarebbono senza alcun dubbio dovulc a delle correnti di asteroidi , siccome quelle di già compruovate del mese di febbraio e del mese di maggio. Il sig. Arago in una certa occasione osservava quanto sarebbe spe- cioso di provare che la Terra sia un pianeta, medìunle le stelle cadenti, rincoslansu di cui e proverbiale, ^on potrebbesi quindi aggiungere ad osservazione siffatta, che sarebbe senza dubbio puranco speciosissimo dimostrare il movimento del nostro globo , la esistenza di ione diverse di piccoli astri a noi sempre invisibili ed il movimento de' nodi di astri sifTalti , mercé le anomalie dì temperatura osservale alla superficie della Terra ì u Ecco le temperature medie calcolale per Tolosa e per Parigi di cinque in cinque giorni. Sarà (acil cosa , con queste temperatuie , di costruire le curve che le rappresenlìoo. Loglio Agosto SeUem- Ottobr. Novem. ( Dicem. Mesi dal 30 giù. al 4 9 14 J 19 f 24 \ 29 ' dal 30 lug. al 3 8 13 18 23 28 ' dal 29 ago. al 2 7 12 17 22 27 dal 28 sett. al 2 ' 12 I 17 22 27 dal 28 ott. al ' dal 27 DOT. _ dal 27 Medie dell' anno . 1° 6 11 16 21 26 al 1" 6 11 16 21 26 al 31 Parigi 17,68 \ 18,41 17,70 19,59 17,25 17,54 18,23 20,20 19,11 19,90 18,99 18,98 , 20,40 17,61 18,96 17,11 15,57 14,03 Med. de' mesi 18,03 19.37 16,98 13,24 13,02 12,88 10.39 I 8,03 ' 7,84 7,68 8,61 6,35 7,15 6,74 ' 6,29 J 7,13 4,63 3,21 2,98 ' 2,71 3,93 ' 2,64 10,27 7,17 3.47 10,92 Med. Tolosa de" mesi 21,41 20,67 19,66 21,90 21,31 20,27 21,67 ^ 22,71 22,28 22,33 21,85 20,98 21,60 20,06 20,71 18,53 17,20 I 17,18 16,20 15,24 16,85 13,14 12,13 ' 10,96 10,33 11,22 8,71 9,14 9,01 7,30 7,82 8,90 7,13 j 6,32 I 3,90 I 8,29 i 5,06 20,82 21,91 18,59 13,80 9,07 8,67 13,18 » Indipendentemente dai generali risultameni! di già enunciati , possono dedursi alcune altre conseguenze da questo quadro e dal paragone de' numeri che \\ si trovano con altri numeri co- nosciuli. Talché, la temperatura media dell'anno all'osservatorio di Tolosa ( i63 metri al di «opra del more) è i3°,i8 , più alla di 2°,i6 della temperatura media di Parigi , e molto più bassa di quelle di Monpcilieri, di Avignone , di Marsiglia , di Tolone , di Nizza , di Lucca , di Firenze ecc. , le quali sono pressoché sotto la stessa latitudine ; che quella di Bordeaux, la di CUI latitudine è anzi più elevata, ecc. Questa stessa temperatura media i")°,i8 oltrep assa di i grado Jiapretso a poco la temperatura media la^Sg di nove ore del mattino. Il mese più caldo del- l' anno è quello di agosto , siccome a Parigi ; il mese più freddo è quello di gen naie. Il massi- mo colore ha luogo dal 3 al a 3 agosto , ed esso è rappresentato dalla temperatura media ^a^jià. Il massimo freddo accade dal 5 al i5 gennaio, ed è appnnlo espresso da 2", 07. 73 Esporrò qui , concbiudeudo , un socomio prospetto che Jà le temperature estreme dì ciau-un mese a Tolosa : 1839 1840 1841 1842 1843 Genn Mio. ajo Mass. Febb Mio. rajo Mass. Mar Min. IO Mass. Aprile Min. Mass. Maggio Min. Mass. Gio( Min. 00 Mass. — 4,3 — 6,0 — 6,5 —11,0 — 4,3 14,3 15,0 13,0 10,0 13,7 — 5.0 — 8,0 — 5,8 — 3,0 -2,6 14,0 13,0 15,5 18,2 14,8 — 1,0 — 4,3 1,0 — 0,2 -4,0 18,0 17,7 25,0 20.0 20,3 0,1 3,0 3,4 1,0 2,0 24,4 27,5 27.2 24,9 27,8 60 8,7 9,3 8.9 7,2 31,0 31,0 30,2 27,7 28.5 10,6 10.0 8,7 13,6 8,9 38,8 36,0 31,6 31,7 28,3 Med. - 6,42 33,22 Lug lio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre HiD. Mass. Mio. Mass. Min. Mass. Min. Mass. Min. Mass. Min. Mass. 1839 1840 1841 1842 1843 114 9,9 11,0 12 6 11,4 36,4 33,3 36,0 33,7 35,5 10,0 13.4 11,7 12,9 13,1 37,0 35,8 32,3 34,0 .32.0 10,3 8,6 10,0 8,2 7,0 29.0 28,5 32,5 31,0 29,8 2,3 3.0 6,5 2,2 8,0 22,9 24,2 24,6 20,6 26,4 1,3 —3,0 0,5 —5,6 -1,6 20,3 20,6 16,9 17.8 17,4 — 2,0 — 8,0 — 3,4 0,2 — 3,0 17,4 11.4 14,2 13,0 11,9 Med. 35,02 34,42 Donde risulta che nel medio , le temperature estreme del mese di gennaio e del mese di luglio sono a Tolosa , — 6°,42 e -f- 35°, 02 ; ciò che dà , per differenza tra la più bassa e la più alta temperatura dell'anno, -}-4'°,44- AiTKORoiiiA. —Nula sulla posizione astronomica del nuouo osservatorio di Tolosa ; del sig. F. Petit. I) Mentre che si slan praticando le disposiiioni atte al collocamento degli strumenti meridiani nel nuovo osservatorio di Tolosa , io ho determinato la posizione di questo stabilimento per mezzo di una operazione geodetica che lo ha ricongiunto all' antico edifizio. Siffiilta operazione , nella quale uno enorc di alcuni metri riusciva compiutamente indifferente , è stata fatta e verificata niediimle diverse basi da me prese nella rete trigonometrica della città di Tolosa , data dal sig. Bello! , geometra in capo del cadaslro , e che non mi è sembrato necessario di misurar di bel nuovo , attesa la ben conosciuta abilità di siffatto ingegnere. La piccolissima differenza da me ri- trovata fra i risultampnti , e la quale corrisponde pel massimo errore ad i metro all' incirca , può «■«ere in parte attribuita a ciò che la chiesa della Dalbada , il meridiano di cui ha servilo al sig. Bellot come pimto di partenza, non ha mica di freccia al suo campanile che purtuttavolta è com- preso in uno de' miei tiiaogoli. .10 li » Ecco i risullamcuti della mia operazione ( Il nuovo osservatorio trovasi ni nord e dcir antico ), Distanze orizzontali tra la cupola dell'an- tico osscrvolorio e l'aperluro meridia- na praticala all' est e sulla faccia sud DiiTerenze del novello di lalìludioe 34^6"" , 456 345tì , 643 Medie. . a45tì , 049 liUliludine dell' antico osservatorio 43°35'4o" 1 5 ,63 Latitudine del lato sud del nuovo osservatorio 43''36'45«',63 nord , o, senza frazioni 4^ 36 46 nord. 5", 61 5 .64 5 , 65 DilTurenzc di longitudine i' o'', 61 =4'i<'4 '" tempo. I o , 56 r= 4 )0^7 I o , 55 = 4 i°4 Longitudine dell' antico osservatorio , a con- tare dui meridiano di Parigi o°53'47" ovest 1 o ,53 est Longitudine dell' apertura meridiana praticala all' est e sul lato sud dell' edi&cio o°52'46 '47 ovest , o, semplicemente, o 62 46 ovest. » Si possono provvisoriamente adottare colesti risultamentì , la esattezza dei quali dipende dalla precisione con cui erano state determinate la latitudine e la longitudine date nella Conoscenza dei tempi per 1' antico osservatorio. » L' altezza al di sopra del mare è stala ottenuta mediante una livellazione geodetica e una altra col barometro , mercè le quali ho congiunto 1' uno all' altro osservatorio. u Le distanze zenitali sono stale prese dall' una delle due stazioni soltanto ( antico osserva- torio ) , e la differenza x di livello è stala calcolata mediante la nota formola. x = RC sin >". cos ( z — 0,4^ C ) sen ( z — o,gì C ) nella quale z esprime la distanza zenitale osservala , R il raggio di curvatura del punto medio fra le due stjxioni e C l'angolo intercetto fra le due normali corrispondenti a queste due stazioni, 1 rìsultamenli sono stali verificati eoo quest' altra formola = RC sin I ". ( • Csin i" ■ -+• col i )■ Tre distante doppie zenitali venivano osservate in ciascuna operazione. u Eseguite tutte le riduzioni , ho trovato per la differenza di livello Ira il pozzetto del ba- rometro all' antico osservatorio e la soglia del nuovo , i numeri seguenti ; 3a'»,o884 33 ,0884 3i ,6262 Medio. . . .'~3'r~,a6435~ 75 Il Da olio osserrazioni L»romeli!che fatte con due barometri di Fortin , i quali eruDO siali diligenleniriite paragonali , ho per la diOereoza s'eisa olleniito . 35»,a8S » DiflcrCDza dalla livelluzione geodetica Si ,i64 Media 3.1 ,8-^4^ u Secondo una noia trasmessami dal sig. Daubuissoo , l' altezza della soglia dell' antico osservatorio sul mare era di 146 ,63u » L'altezza del pozzetto barometrico sulla soglia è di iti ,o\S » Altezza della soglia del nuovo osservatorio sul barometro dell'antico ... Si ,9i^ » D'onde (segue ): 1' altezza della soglia del nuovo osservatorio sul mare . . igS ,499 » Una seconda livellazione che il sig. Bousquet , conduttore de' ponti e strade , si è compiaciuto , a mia richiesta , eseguire dalla ritenuta della chiusa Ba- yard insino alla soglia del nuovo osservatorio , dava per la dilTcrenza di li- Tello Ira questi due punti 4^ -9^ » L'altezza della ritenuta della chiusa sul mediterraneo è d'altronde di . . . i43°',39 M Quindi I' altezza della soglia dell' osservatorio sul Mediterraneo igi ,34 I) Le ultime livellazioni han dato , secondo il sig. Borrel , ingegnere de* ponti e strade, Ira l'Oceano e il Mediterraneo una diflereaza di o ,637 » E per conseguenza: l'altezza della soglia dell'osservatorio sull'Oceano. . . > 92 .977 u Altezza dedotta dal primo procedimento igS ,499 Media 194 ,^38 Il sig. Petit presenta un metodo analitico per la delcrminmione della parallasse e della trajet- toria de' bolidi. Dopo alcune storiche particolarità sulle ricerche de' geometri e degli astronomi che lo han preceduto in siflatta via , eì dà in prima , con questo metodo le formole le quali permet- tono di calcolare la velocità di un bolide e la distanza de' punti diversi della sua trajeltoria , tanto dall' osservatore che da un qualunque punto della terrestre superficie. Egli in seguilo corregge le osservazioni dell' effetto prodotto dal doppio movimento di translazione e di rotazione. Dopo que- ste prime ricerche alle quali eransi rimasi Olbcrs ed il sig. di Boguslawski , che gli ultimi se n' erano occupati , il sig. Petit fa notare , ravvicinando le apparizioni del 17 giugno 1777 e quelle del 6 giugno iBSg , del 9 e del 12 giugno 1 84 1, del 3 giugno 1842 ec. alle apparizioni del n dicembre i853 e del 16 dicembre i858,che probabilissimamente l'eclittica sia tagliata verso i punii corrispondenti a queste due epoche da una zona contenente degli asteroidi meno numerosi, ma pure più voluminosi, o almeno che passi assai piCl da vicino a noi di quelli delle zone corrispon- denti ai mesi di agosto e di novembre. Ne conchiude egli essere cosa importante , onde potere assegnare a qut' bolidi il vero carattere astronomico loro , onde conoscere , per esempio , se dessi erano od avessero potuto divenire salellili della Terra , se i piani delle primitive orbile loro fos- sero paralleli , se queste orbite primitive fossero delle curve simili , aventi le eccentricità stesse , i pendii medesimi , ecc. sarebbe cosa importante, diceva, di dclermiuare la parallasse non solo, la velocità relativa o assoluta , ecc. , ma puranche gli elemenli delle orbile descritte intorno al Sole prima che gli asteroidi avessero risentilo la influenza perturbatrice della Terra , e le modi- ficazioni avvenute in tali elementi nella epoca in cui gli asteroidi stessi escono dalla sfera di at- tività del nostro pianeta per rientrare in quella del Sole. Le formole che dà il sig. Petit nella sua memoria permettono di attignere scopo siffatto. 76 CoRRUPONDEM*. Il sig. Arago mette sotto g'i occhi cUW Accademia la rete eh una tiiiingolnzione deli' l'Ilio , dovuta ai Invori succeismi del fu sig. Lnniblon e del sig, luognlencnle colonnello Everest. Za catena dei triangoli , diretta nel verso del meridiano , cstendesi dal capo Comorino ai monti Htmaluja. Il sig. Ariigo comunica l'csiratto di una lettera del sig. Boussingaull relativo al prossimo sla- bilimenln di un osservatorio magoelico nella colonia di Antisuna. Era sembralo ìnleretsante di ave- re una serie compiuta di osservazioni fatte in questo punto , il quale , tra tulli i luoghi abitali conosciuli , è il l>iù elevalo al di sopra del livello marino. In conseguenza il sig. Boussingaull in- dirizzò una doiiiaiida a questo proposito al general Flores , piesidente della repubblica dell' E- qualore ( America del sud ). La risposta non si È falla mica attendere \ noi ne estraggbìamo il se- guente paragrafo. Il In conformità della vostra raccomandazione , la quale è per me di gran peso , scrive il » sig. Presidente al sig. Boussingaull, io Ito ofTerto al sig. Aguirre di mettere a disposizione delle » perjone eh' esso stimerebbe capaci di fare le importanti ossei'vazioni di cui voi mi parlale tutti » gli ausili! necessarii. Io dunque non dubito afTulto , che il sig. Aguirre , profittando delle age- >] volazioui da me profferlegli , non prenda prontamente le misure necessarie alla esecuzione della )) intrapresa alla quale voi ed il sig. Arago attaccate cotanto interessamento ». Il sig. Arago comunica alcuni estratti di lettera del sig. Espy , il quale allegrasi di bel nuovo dello inconiggimenlo da lui trovalo nell' Accademia delle Scienze per le sue ricerche sulla teorica degli uraoani. Il rnpporlo favorevole eh' è slato fatto de' suoi lavori , ha, die' egli, potentemente contribuito a metterlo in posizione tale da potersi procurare le indicazioni delle quali ha d' uopo. Presentemente , egli eslrae dalla sua corrispondenza meteorologica estesissima la indicazione di un f.itto di già antico , ma che sembragli degno di richiamare 1' attenzione. È questo consegnato in una lellcra del sig. Morgnn W. Brown direttagli da Nashville ( Sialo del Tenessce ) , sotto la data del 4 aprile 1843. Ne ricaviamo il periodo che segue : » Neil' anno 1808 , verso il 1°. giugno , si risenti all' est dello slato di Tenessee , un ura- u gnno notevole per la sua violenza ed estensione. Esso aveva avuto incominciamento presso alla )i città dì Kingston , e dilatossi insino alle montagne le quali separano lo stato or or menzioDato >i dalla Carolina del nord , devastando lutto nel suo tragillo , che fu di oltre le 80 miglia a dir » poco ed in una larghezza la quale variava da 600 a 100 yarde. Esso era principiato verso il » mezzodì e terminò verso 5 ore allo incirca ; la velocità sua , giusta le indagini da me potute rac- » cogliere era d' Intorno alle 3o miglia 1' ora. Nella parte settentrionale del suo tragitto , cadde )i molla grandine e pioggia ; e , cosa notevole , caddero nel tempo stessa alcune foglie verdi e » de" rami (di alberi) da esso precedentcmenle sbarbicati, i quali erano tulli ricoperti di uno strato » denso di ghiiiccio. Tulli siffatti corpi , dal vento ponati via , erano divenuti nuclei di altrtl. » tante grosse grandini ». Astronomia — Seconda approssimazione degli elementi dell' orbila ellittica della cometa scoperta da ultimo a huma ; del sig. Fayk. » Il calcolo di questa seconda orbila è fondalo sulle osservazioni meridiane fatte all' Osserva- loiio di Parigi il a , il 10 e '1 19 settembre , comprendendo un arco eliocentrico di oltre i 16 gradi , mentre che quello compreso tra le osservazioni estreme adoperate nel calcolo della prima oibita non era maggior di 8 gradi. L'ellilticità dell' orbita della seconda cometa del i844 è si decisa , le osservazioni falle all' osservatorio di Parigi godono di precisione cotanta , che i primi calcoli fondati sur un intervallo di otto giorni solamente , han digià potuto dare una esaltissima 7T Mea della natura della sua *ra]eltorla. Per auicurarwne , batta confrontare i primi elementi ( Com- piti renclus , t. XIX, p. 56o) agli elementi n". II. che seguono : Passaggio al perielio, i844, settembre .... 3,519608 Longitudine del pi'rielio 342°3i '55", 5 ) Equinozio medio del i' Longitudine del nudo usceodeote 63 48 56 ,6 ^ settembre iS44. Inclinazione 3 53 6 ,6 Eccentricità 0,6092118 Semiasse mnggiore 3,o3oG258 Distanza perielia i,i84333a » Il tempo della rivoluzione è di cinque anni tre mesi e dieci giorni j la diflerenia Ira qiipstii determinazione e la precedente è adunque al di sotto di due mesi. I cangiamenti subiti dagli 'litri elementi non hanno punto maggiore importanza. 1) Io mi occupo attualmente della riduzione e della discussione di tutte le osservazioni che lo stato del cielo ha permesso di fare sinora all' osservatorio di Parigi , e del paragone di esse agli elementi n" II. nello scopo di apprestare i materiali alle ulteriori calcolazioni 11. ACCADEMU PONTANIANA. Sestione de' 14 S'"""'" fS44- Il sig. Cav. de Cesare ha letto uu breve discorso in ringraziamento all' accademia da cai per la quarta volta è stato scelto a Presidente. Il sig. Vice-Presidente Cav, de Luca avendo fatto osservare esser sistema di tutte l'accademie, che allorché si annuncia una scoverta in Fisica , o in altre scienze di osservazione , 1' accademia de- stini una commissione per prenderne conoscenza , si è determinato farsi altrettanto relativamente alla scoverta dei signori Linari , e Palmieri , annunciata nella tornata precedente. Quindi il Pre- sidente ha destinato a tal scopo i signori Costa , Ignone , e Cav, de Renzi. Si è letta umi lettera del sig, Giuseppe M. Bozoli con cui ringraziando 1' Accademia per U dm nomina a corrispondente , manda in dono le tre prime sene di studii bibliografici : si sono pas- sate al sig. Presidente de Cesare per darne una notizia , e sì è deciso ringraziarsi 1' autore pre- scritto. Si è anche presentato in dono la versione Italiana delle Bucoliche di Virgilio impresta dal sig. Giuseppe Capone , e sì è risoluto anche ringraziarlo per iscritto. Letti i pareri favorevoli della classe di Letteratura antica per l'ammissione de' signori Cav. Fran- cesco Adilardi , e Carmelo F presentato in deno l' opera intitolata osservazione su la Giurisprudenza Criminale in Napoli i8a8 in 8° : sono stati nominati Commissaiii i signori de Augustinis , Palmieri, e Mancini. 11 Presidente ha proposto per socio onorario il P. Maestro Salzano di cui ha presentalo in dono gli elementi del dritto Canonico Voi. 4 '" 8 , e il compendio in latino. Il si». Marchese de fìibas ha letta la sua memoria intitolata : la generazione morale del ge- nere umano sta nella riforma dell' educazione femminile. Sessione degli 11 febbraio l844- Si è dato lettura dei rapporti favorevoli della classe di Scienze morali pe' signori Giudice Be- niamino Caracciolo , e Massimo Nugnes , proposti per soeii non residenti , il primo in Sicilia , il secondo in Genova. Indi passato il bussolo sono stati ammessi entrambi alla quasi unanimità. Si è anche passato il bussolo per .lo P. M. Salzano Domenicano , proposto per socio onora- rio nella tornala precedente , ed è stalo ammesso alla grande maggioranza. Si è presenlato in dono all' Accademia dui sig. Francesco Brigonti , il libro che ha per titolo. Piante tintorie del Begno di Rupoli distribuite in tavole sinottiche. Napoli 1842 in 4- Il sig. Mancini ha pure ofTerlo ì seguenti libri. 1°. Memoria della suscellibililà di miglioramento ne' fondi , come elemento della loro valuta- zione , iu 8. 2°. Intorno alla servitù de' piani inferiori di un edilìzio verso i superiori appartenenti a di- versi proprietarj , considerata relativamente al diritto d' innalzamento, e di soprueditlcazione , in 8. 3°. Continuazione delle ore solitarie , fase. : X; XI. XII. del i84^- Sessione de' 35 febbraio iS44- Si è letto anche it verbale del Consìglio di Amministrazione tenuto questa malina ed è stato anche approvato. Si son presentati i seguenti libri. 1°. Gli annali Civili de'mesi di maggio , e giugno 1842; gennajo e febbrajo i843. a°. Il 1°. tomo dell'opera del Cav. de Renzi intolata de' progressi della medicina italiana. Si è letta una lettera del Cav. Papadopolo Vrelò colla quale invia in dono all' accademia ■ seguenti Ubri. 1°. Quattro mesi in Firenze lS/^l. Parigi in 8° e due memorie sulla sua scoperta de\ pilimii. Sono stali proposti a socio non residente D. Nicola Aloi Rettore del collegio di Chieli , ed a socio corrispondente il Conte Alessandro Cappi Segretario della Accademia delle Belle Arti in Ravenna : sono stali nominati Commissari! i signori Genoino d' Elena , e Buonsanto. Il sig. D. Paolo Anania de Luca ha letto alcune osservazioui sopra un globelto di vetro , che dìceii rinvenuto nelle campgne >ii Nula. Q © C5 (D S) Fasi della .INV ■> ClOBM --. © ;D 00 -1 05 O' ito- co l« — O O oc ^ C-. w-< *• co li) — e tfi oc --1 S-- :;• <- ii li — '"Ir' oi a> to co te- .j M _M -1 0" IO oc p = p p p _— p — b' oc cii co oc Vj o oc ">J co Vi '^ co "te lo e o co "^i e li IC li ic ic •V ce -4 oc -M oc~ a ^.-^^::^ppp\. r % co cn co oi e — "^ -I ;»' ■'' -" ^ 3 — ^^ t> CJiO'CO-*CO ~ — © o — 00 oc o _-* — X b: 'l-i le t" «c '— 'so — I-i co ti J1 H O 00 « 00 oc 00 o o co C5 06 'h* oc od "— • *»• lo o 'o "oc oc oc lo *=. lo '*> "C/-' O X '— s ni nascere del sole r c" s -i [E 'OOOOil»-tD05000;DC>— lOIOIOtOS— SCIOSOCCX— — -.O IO gp t000to.lO4*.|0OI.Sl0IOlOii*O:OO30©te.|Oito-©OOito.,t»,to-C-. lOIOlOO 1 • 1 -1 00 «5 o> >a co o> oc _.j| -4 05 ^ «o «o 00 00 © © «o p oc oc e oc oc 00 o oc p p ce p^ "<* lo OD b: b". 00 © o o 00 lo b-. lo oo 00 "ja. e lo bv oc oc e 00 © © lo i* '© "i» 'oc © 1 f ì co 00 IO o cocococococococococococococococococou;*>-ù-ù.cocococococo»»>i; co" oo oi Ci" © y< ^i oc 05 00 w^ o o oc -j -j to o> « co e © © o X •— co co •.; © •— 3c **• Ci' ■*<»-■<»-"- O'COCOil» .-'Cn*»-Cn*»-ito.H-C0!*:l0tOife-to-C0CO»0»— tOCOCT ©C;iOC»a©(3»OClO*»0'.^— •00O "co ' ©looaco — ©©©©©tOOC©©©© — C0©©C;C.|O: 5 IO OC Cii a; © ~. -r ^1 — Ts ;ì ;c |oiii^g|gsgsocgg|-i^^">|^2^g^-^;^^ I - < i H I 3 3 3 C C - = o < -: c c < ^ '^ < •< »t 3 S :^ c :: e- = . :,, ? ^ :,. • O • < . 1 . • -r ^ ^ ^ 'f^-b = =-^ = ='3=-=; 3 ; a D e e o 3 3 :• c e ^ < « w 3 r o o -> 3 3 rs ■< e n a e < Zi < < j>-»ai-joji-'Oiti; — co ce lo w"as '•— "^ oi io oc w ^ ^ 00 o" 05 "i* 00 ts Hi* w 05 1*" f-' ce a» ">-» ^ co 3 = to o o to o 3 to -4C50CsCnM00010lite>«ì»*»'05'^Oil»'CoC;i>J-atO*»>>4*»005|>S — co Ci O Ci co Ci ól O' C/1 co 50 O' — ' 00 oc 0 e "io « 00 ì 1 f coins — loai"- io*».coN-.©-»t>»©o->'i>»cotoo'*^iototoiotooi inoMocbi'^C5"tob5o'i(i-oto'>-'lis-cooooc5©w'^©o ©ocoo-^oco Ci k) © © Ci I35 1:0 V- © "to Ci © X o H o — -1--4C-. -ISC^IC'O'CiCiCiCiC-. C!©C:CiCiC5CiCiH »i» — •©■-C©C©Ci.ii-©CnCoìoÒoiinÌÌDÌDÓi-JcC©©©C>ÌOÓ0*». 1 r^ so -J . •■^ ^^ .i^ «.1 ^ r^ •""! r^ iC^K 1-1-, (*;i ^ ^^ (^ l.r. _^ (^ i_^ J?^ fc^l n^ Cu ^.I CD l\^ rii —- — — to co co ■-* IO •^ Ci © -o «i» IO © © © oc OT Ui >«» U' ^u 1^ »*a" IW IW >-" 1*^ w ^ iw [^ 0' © © Ci io -• Ci ►^ 1^ -^ oc Oi -J co IO co I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I 1 1 I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I ©0©0-'©000©©©t«COO©©©_©J©p ©©©©_»-'© © •-* — io ^ co lo '-» © "►-» © 01 Cn tn ^ © OT e © -* © © fe- © "* "»-» Ci cCilL©IO©IOCT— ©■— ©CnO©©©O©O©©©C0MCDc5© ^ e --1 to ^ © © -> © ^ © © ce o ©ooe©o-^i©o — ©vi^fe-fe- v- ^' ;-(? r- v-- ^ e ,~ p; ; 9 2 e 2 g 2 a 2 •^. J'. >: ^ Z CAI cgg cS^-/-' aHOmOcriOFIcri WgQQ Q i^ " Q ^ w 5 e ? a • e -- e ■e S e -; r- '-^ O •- ^ T ';„£ = "= '^ "r -- . 2 c-5 3 □ 3 B e e T < < 5 ■< — Se 3 e T r' B B ai . 3 5 09 EU O 3 S e e e ^ 3 2 2 3 3 3 e e e e e < < < ■< «s 3 3 3 2 e e = o oi «1 7 . = 33 e e e |i = r 3 3 3 3^ e e e e - < < 3 ■ e 2? fi, w ^ s -> = _ e tr 3 ^ 3 3 3 3 5 5 • e e e e 1845 RENDICONTO n\ 20. 9 DELLE ADUNANZE E DE LATORI DELLA REALE ACCADEHU DELLE SCIENZE 'T"-rirTyT5ì?r'trvirr''tirr" LAVORI DELLE ADUNANZE DI MARZO E APRILE. PRESIDENZA DEL MARCHESE DI PIETRACATELLA. MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Errori in geografia. Mezzo di conciliare certe relazioni geografiche apparen- temente cotradiltorie. Influenza delle osservazioni geografiche per correg- gere certi pretesi aforismi di scienza. Fati che sono nella nostra geografia Unico mezzo di farli sparire : onde creare quella futura geografia che tut- i i dotti vagheggiano ancora. ('Memoria del Cav. Ferdinando de Luca ). All' altezza a cui ò giunta la geografla a' tempi nostri sembrerebbe per Io meno temerità l' asserire che questa scienza è appena abbozzata ; eppure è assai grande il numero de' vóti che in essa si osservano. E quando sentiamo che la geografia avanza tutto giorno , per nuove scoperte che si fanno da uomini intra- prendenti e coraggiosi nelle stesse regioni finora sottratte allo sguardo dell' uomo incivilito j pel concorso di lutti i dotti in ogni maniera di scienze fisiche e mo- rali , per le cure delle società geografiche stabilite in vari luoghi del nostro pia- neta , per r opera di valentissimi geografi di professione , dobbiamo riguardare tutl' i lavori finora eseguiti come i primi passi verso una futura geografia degna di tal nome. I geografi fino a Buscking si erano pressocchè limitati alla sola topografia, cioè alla parte più elementare , nel modo com' essi concepivano la topografia ri- stretta alla descrizione della sola parte materiale de' luoghi , delle province e delle divisioni amministrative le quali possono sempre cambiare , e tuttavia da anno in anno ricevono e nuovo ordinamento e nuove modificazioni , senzache queste mutazioni aggiungano o tolgano nulla alla scienza geografica. Basta dare II Sa uno sguardo agli alianti geografici costrutti sino ad oltre la metà del secolo tra- scorso: noi li vedremo coperti di nomi fino de' piccoli villaggi , e mancanti poi nella chiarezza del disegno e nello particolarità geografldic naturali che costitui- scono come la base di tutti gli studi gcograGci ; perchè vi si trovano segnate delle catene montuoso 1;\ dove esistono pianure o tutto al più de' kissi acrocori, e si veggono estese pianure là dove il terreno è montuoso. In queste carte , ta- lune delle quali erano anche molto riputate, vodesi ingombra di montagne la vasta pianura che corre per circa 4 gradi di longitudine da Caraccas a Cumana nella Rep. di Venezuela ; e questa immaginaria catena vedesi ancora in talune c^irte recenti pubblicate da persone che non sono al fatto de' progressi della geografia. ^'i si veggono notati fra le principali cime dell' America , il Cerros di alla Gra- da e r altro del Bcrganlin , senzachè mai abbiano questi monti esistili , e qui vedesi un altissima catena che traversa l' immenso territorio della Banda Orien- tale per separare i versanti dell' Uruguay e della costa orientale ; là compari- risce nella Columbia una serie di altezze notabili facenti parte di sterminate ca- tene poste come a confine tra le regioni idrograficbe dell'immenso Amazzone e del Rio della Piata ; e si vede descritta nell' America settentrionale una ca- tena che separa gli avvallamenti del Saskatcbawan e della Riviera Rossa da quelli del Missuri e del Missisipi , le quali inunaginarie montagne sono scomparse dalle carte moderne accuratamente costrutte dietro le esplorazioni di Ilumbolt , Olfcrs , Spis e Martins, Pohl, Eschevcgen. Godono ancora di certa fama talune geografie nelle quali l'elevazione della Dsongaria è portata da 14.00 a 1600 tese sul livello dell'oceano , e che danno ai deserti di Gobi o di Selliamo una elevazione da i3oo a 1900 tese, mentre le ultime misure de' dotti e laboriosi Russi Fuss e Burgg limitano 1' altezza della Dsongaria nel T/nan-chanpe-lou fra le l\.oo a 600 tese : e quello de' connati deserti è discesa a 3oo tese in seguito delle misure del ■tanto celebre Ilumbolt , le cui osservazioni formano il corredo più prezioso e più certo della geografia moderna. E pur celebratissima una geografia moderna pub- plicata la prima volta nel 1819 e riprodotta nel i835, con molte modificazioni, nella quale si da la più bizzarra descrizione del celeberrimo altipiano dell' Asia , descrizione presa dal Pinkerton e da altri geografi riputati in quel tempo ; ed anche a di nostri comunemente adottata da tutt' i geografi che scrissero primaehè l' Ilum- bolt , il Klaprolh , il Remusat avessero spinto il loro sguardo indagatore nell'interno dell' Asia centrale , descrizione ancora seguita da que' geografi di solo nome che non durarono assidui travagli a riformare le loro opere sulle più recenti relazioni generalmente adottate. Al sentire questi geografi quell'immenso acrocori è ammas- c so di nude montagne , d' immense rupi e di pianure , che può riguardarsi co- > me il nucleo di tutte le montagne asiatiche e forsi di quelle di ambo i conti- 3 ncnti ! chiuso da quattro catene di monti al nord al sud all' ovest ed all' est , > secondo la direzione dei punti cardinali s ; e nella catena al sud una monta* 83 gna bianca misurata da un tal VVebb e trovala di 27 mila piedi I Or queste de- scrizioni vaghe erronee ed immaginose , lungi di essere attribuite a poca cono- scenza delle materie geografiche , almeno per taluni grandi geografi che le adot- tarono , mostrano solamente qual' era pochi anni fa Io stalo della geografia , e quale è ancora ai tempi nostri , che ci gloriamo di vivere in un secolo nominato col fastoso titolo di secolo di lumi : e si scorge da ciò con quanta accortezza e con quanta critica si debbono leggere le opere geografiche anche le più slima- te ; e tanto più che io non conosco un sol lavoro nel quale un geografo di no- me , passando a rivista tutti gli svarialissimi elementi geografici di ogni punto del globo , e le migliori opere antiche e moderne e le carte più slimale , e tulle Je più recenti relazioni geografiche , siasi data la pena di correggere le inesat- tezze che si leggono in opere anche accreditale ^ e sopralutlo poi in quelle che non sono a corrente della scienza fino all' istante in cui io ho l'onore di presentarvi queste mie considerazioni ; che il periodo di un anno 6 un nulla nella vila delle nazioni , ed e ocgi abbastanza lungo pe progressi della geografia. Or ei sarebbe opera veramente degna del secolo in cui viviamo , comccliè di difficile impresa , il mettere in chiaro tutti questi errori , e queste poco ac- curate descrizioni e le cagioni di queste imperfezioni e ancora certe apparenti anomalie geografiche , e lutti presentare questi elementi come in un quadro a llanco di veri fatti osservati e ricevuti generalmente : ed io non saprei fino a qual punto potrebbe meritar fidanza un lavoro di questo genere nello slato attuale della scienza , che assai ardua cosa sarebbe il porre a confronto le opere geografiche più riputale del secolo passato e di quello che corre ; il mettere in paragone gli alianti i più favorevolmente ricevuti ; il chiamare a disamina le più accreditale relazioni de' viaggi eseguiti intorno al globo ; insomma lo scrivere una storia cri- tica della geografia , opera che , come poco fa diceva , manca ancora alla scienza; comechè esistano de' lavori storico-geografici preziosi , mancanti però general- mente di que' confronti , a fare i quali converrebbe durare lunghe e penose ricer- che. E comcchc io da molti anni siami dato a questa specie di studia pure debbo confessarlo che molto scarsamente sono stalo compensalo di tanti durali travagli; piuttosto le mie ricerche mi hanno fruttato qualche conoscenza di più su vóti eh' esistono ancora negli studi geografici generalmente e nello loro specialità. E queste mie ingrate investigazioni andrò io a mano a mano e colla massima brevità sponendo a questa Reale Accademia ; che se potessero esse servire come di primi elementi al difficilissimo lavoro di cui quassù ho fatto parola , sarei largamenle compensato de' durali travagli , poiché scarsissimo è il numero de' veri geo- grafi che sieguono il giornaliero progresso : e per 1' opposto ò immenso il nu- mero de' sedicenti geografi che raccozzano alla rinfusa delle notizie di ogni ma- niera da opere di ogni data , senza vaglio di critica e senza le cognizioni che costituiscono U vero geografo : e d'altronde non è facile lo sceverare il vero dal falso, Si il rcccnlissimo dal vieto ; che , come poco fa diceva , non esiste un opera con questi confronti ; e le opere che trattano della storia della geografia , quando non sono tenute a corrente da anno in anno , divengono per gì' ignoranti dei fonti di errori. Fortunatamente i voti immensi che ora esistono in geografia po- trebbero infine esser colmati or che si è data alla geografia la sua vera e natu- rale direzione, quando però concorressero al suo avanzamento tutto le concause , la cui simultanea azione può unicamente dare de' felici risultamcnli : e noi spor- remo in seguito r unico mezzo che crediamo alto al genuino avanzamento geo- grafico. Mettiamo sulle primo da banda gli errori grossolani de' quali vediamo tutto- giorno rigurgitare , a danno degli studi geografici , certe geografie scritte da uo- mini ignoranti della scienza , le quali opere imperfette disgraziatamente si veg- gono le più adoperate generalmente nella istruzione elementare , come quelle che, essendo leggiere , sono più a portata de' pedanti che si danno ad insegnare b geografia senza conoscerla e privi di ogni cognizione di geometria. Il celebre Adriano Balbi lamentava questa trista condizione della geografia (i). e Nell'im- i mensa scric de' libri elementari composti per l' insegnamento delle varie scienze, j così egli dice , quelli che trattano della geografia sono per avventura i più 3 imperfetti , fenomeno letterario da attribuirsi in gran parte alla poco giusta e > generale credenza essere agevole cosa lo scrivere una geografia elementa- ì re. E non è raro il caso che uno , per quanto poco vergato nella geometria, 3 nella storia e nella geografia, non si creda tosto in grado di dettare in que- 3 sta scienza , cosicché si può dire senza tema di esagerazione che quasi lutti j coloro che trattano delle cose geografiche , sono o puramente letterali o lui- » t' altro che geografi. Compilando senza critica e senza dottrina non > puossi certamente ottenere da tale informe raccozzaglia un buon libro elemen- j tare allo ad offrire alla nostra gioventù le primarie nozioni geografiche , nel- j r epoca della sua pubblicazione j. Fin qui il Balbi; e però vediamo tutto gior- no in questi traltatelli elementari esposta una topografia politica ed amministra- tiva per lo meno di mezzo secolo indietro , ed ignorati i cambiamenti geografi- ci avvenuti , non dico in Europa , ma fin nel proprio paese ; e qui vediamo il meridiano di convenzione che , dopo la scelta fattane , rimane unico e costante per r elemento della longitudine geagrafica , confuso co' meridiani particolari di ogni luogo , i quali variano come variano i punti della terra ; qui si dice da un altro che la slella polare guarda il polo ; or talune di queste opcricciuo- le parlano di cerchi che passano per quattro punti , e di una longitudine set- icntrionale e meridionale , secondo che trattasi di luoghi situati nell' omi- (i) Scritti g«ogr«IJci , siaiisiici e rarii tom. V. pag. 18. 85 sfero boreale o australe ; or vi leggiamo un camòt'amento di zenit nel solo ca- so di un movimento fallo verso est o verso ovest ; or parlasi in un altro trat- tatollo di una zona sferica il cui piano passa pel centro della terra! ! ! e qui un altipiano centrale dell' Asia Minore ( confondendo cos'i 1' Asia Minore , oggi della Anatolia , coli' Asia centrale ) ; là un trasferimento del monte Rosa , del S. Gottardo ce. dalle Alpi ne Pirenei ; ed altri errori madornali di simil falla. Di questi errori che dipendono da mancanza di scienza geografica , e di questi libricciuoli sventuratamente assai numerosi io non terrò parola ; che sarebbe perder tempo 1' occuparsi di ciò che merita disprezzo e tutto al più compassio- no ,■ e d' altronde le poche cose qui dette mostrano che non è dillicile del guar- darsi da simili opere. Vi è anche un altra specie di errori accreditati da certi nomi generalmente riveriti e giustamente celebrati , comecché questi errori sieno trascurabili , e sonz' alcuna influenza sulla geografia classica. Infatti che può mai soffiire la scienza da certe poche importanti cifro statistiche un poco alterate in più o me- no, e da certi falli di poco momento , la cui inesattezza non influisce in modo alcuno sulla scienza geografica ? Non vi è opera , accreditata che sia , la qua- le vada esente da queste mende ; poiché i geografi sommi , siccome pongono ogni diligenza a sporre quelle cifre statistiche e quo' fatti che sono connessi in- timamente allo stalo morale di una nazione , cosi poco curano quelle particola- rità di poco conto che richiederebbero delle ricerche penose e delle volte supe- riori alle forze di un uomo, e che nulla hanno che fare col carattere particola- re delle nazioni. Tali sono le particolarità delle città di secondo e terzo ordine , e anche qualche descrizione particolare delle città di prim' ordine e degli slessi stati. Cosi , per OS , potrà imputarsi a difetto di un opera geografica lo sbaglio di qualche centinaia e anche migliaia negli abitanti di una città , di un regno ; il silenzio su qualche stabilimento di secondo ordine ; il dare un teatro , un colle- gio ad una città che ne manca , e toglierlo ad un altra che ne ha ? Al sentire qualchcduno di questi che ignorano le diiBcoltà della geografia classica , bisogna , per giudicare di un' Opera geografica , osservare quale descrizione in essa si dà del proprio paese , e guai se la più accreditata delle opere non parli delle cose speciali eh' egli conosce , di un organo eh' esiste nella sua patria , di un riga- gnolo che bagna le sue (erre ; e che dia diecimila abitanti a quella città che ne avrà undici mila ecc. : questi sono da tali spiriti ristrelti giudicali errori imper- donabili ; r opera slimala da lutto il mondo e giustamente stimata è per essi la più spregevole. Questo fenomeno accade ogni giorno per gli spirili assai picco- li ; e ne abbiamo degli esempì per lo slesso Balbi , il cui nome in Francia e in Inghilterra e in tutta Europa è intimamente associalo a quello de' progressi della geografia. Or mentre certi dotti oltramontani non hanno sapulo opporre al no- stro sommo italiano altra critica che quella di aver mostrato nella sua opera , 86 di essere troppo ilaliano e troppo cneomt'aiore del suo governo, rAustriaco ; mentre tal allro rimprovera al nostro geografo i gravi inconvenìenli , a suo modo di vedere, del suo metodo di combinazione della geografia politica e naturale { il che è un grande perfezionamento); mentre altro straniero non sa opporgli ch'egli vuol far trop- po sentire di se ; e questi dico che il Balhi non fa che citare continuamente il suo atlante etnografico ; e quell' altro che il suo libro ò scritto senza eleganza e con iwgligrnza , convenendo però del suo pregio in geografia ; mentre dunque , an- che per Confessione dcgl' invidi stranieri , il nostro Balbi ò un geografo di pri- m' ordine , non manca poi qualche miserabile che vorrebbe non averne alcun conto, perchè ha mancato di descrivere il tclajo del suo molino, e la gras- sezza dei buoi della sua terra. Questa digressione non è fuor di proposito per uno che si propone , come me , di far parola de' difetti della nostra geografìa ; che i succennati errori , per una ragione del tutto opposta a quella che ci ha fatto disprezzarc le opere do' sedicenti geografi , non debbono fermare per un solo istante r attenzione del lettore. E in fatti chi non rimarrebbe spaventato , se po- tesse reggere questa critica fatta al Balbi che da 4-0 e più anni ha pubblicato, in italiano , in francese , in inglese , in tedesco , lingue a lui familiari , più di trenta opere classiclie sopra lutti gli svariati oggetti della geografia , Ira le qua- li /' atlante ctnograjìco , la Bilancia politica del globo , il Mondo paragonato air Impero britannico , le forze militari delle primarie potenze , gli scritti geografici , politici e vari che sorprendono per la varietà delle notizie di ogni mauiera , e per le svariate disamine statistiche del tutto nuove , e corredate da moltiplici calcolazioni ; e Analmente di Compendio di geografia , opera origi- nale , divenuta necessaria ad ogni uomo, e tenuta a bussola dell'attuale scienza geografica dagli stessi geografi di professione , e dalle prime nazioni della Ter- ra? E poiché non vi è libro di geografia sgombro di errori, perciò egli è debi- to del geografo di professione l'andar ritoccando sempre più le sue opere, or corrigendo certe inesatte notizie , or arricchendole di tutte le novità. E così , per non uscir di paragone , abbiamo veduto il Balbi , a cui sono aperti tult' i fon- li della scienza geografica , migliorare sempre più le sue nuove edizioni , e cor- regerc , per es , alla pag. 4-23 ( edizione di Torino del voi. 2.° ) ciò che sull'au- torità dal Dottor Tilesius aveva detto del vulcano di Koo-sima da prima descrit- to come il più basse , e poi subordinalo all' altro di Bridgman scoperto dopo il 1820 nello Shetland australe ; e annunziare sull' autorità del Mcyen come non più esistente il vulcano di Copiapo in America che come tale trovavasi annunzia- lo in tutte le geografie e nella stessa prima edizione del suo compendio ; e in somma andar sempre ritoccando , migliorando e corregcndo le sue opere im- portanti. Ma ponendo da banda queste due specie di errori , nmendue spregevoli , i primi perchè troppo manifesti e smentili dalla scienza ignorala dagli autori di 87 essi ; i secondi perchè di nessuna imporlanza por la i!;cograria , coniocliè di au- tori accrcdilati , volgiamo ora 1' allcnzionc a corti allri orrori non di poco mo- mento ma importanti , e accrcdilati da nomi illustri i quali dopo lunghe disa- mine solamente e per mezzo di più accurate relazioni possono sparire dalla geo. grafia classica ; chò nelle scienze di fatto non basta il solo ingegno a garan. tirci dall' errore. Alcune mende sono già note come quelle che quassù ho riferi- to , sulle immaginarie montagna che veggonsi designale in taluni luoglii piani del Nuovo Continente , e sulla immaginaria descrizione dell' acrocori centra- le dell'Asia ; ma molti altri errori esistono ancora nella scienza dalla quale sa- ranno banditi , quando che sia , dietro più accurate osservazioni. Ed infatti quali rimproveri non ridonderebbero alla nostra geografia da un esame comparativo del- le posizioni geografiche ciie si credono ancora le più accurate , e che veggonsi adottate anche in opere stimabili , e in alcune carte più riputate? (i) i li Kla- » prolh La già notate , così il Balbi , le differenze enormi che presenta la gran- » de carta dell'Asia pubblicala da Arowsmith l'anno 1822 colle migliori carte j speciali de' Russi e dei Missionari. La posizione delle città di Kutchè e di Ak- a son offrono, questa una differenza di i." ^' , e quella di 6.° 5' in longitudine. J La posizione che Moorcroff assegnò alcuni anni fa a Leh capitale del Piccolo 1 Tibet è differente di 3.° 19' da quella che Danville le aveva assegnata ; e com- > parala alia latiludine che le da la carta che Elphinstone aggiunse alla sua de- > scrizione del Caboul , essa non offrirebbe meno di 5.° 3o' di differenza colla > carta del Tibet descritta da' Gesuiti j. Che si citino ora con maraviglia e scherno gli errori di posizione geografica commessi da Tolomeo , i quali pure non an- darono mai al di là di cinque gradi. Che si citi per ischerno della geografia de' nostri maggiori la carta del romano impero del Peutinger , nella quale 35 gradi di longitudine sono rappresentati da 20 piedi 2/3 e i3 di latiludine appena e Trichomancs , e forse in altre 1' anello che circonda lo sporangio è quasi o affatto compiuto intorno a quest' organo ; e le spore compariscono al microscopio irregolarmente tubercolate , ossia cosparse di certe prominenze di varia grandez- za ed ottuse , cosichè quello sembrano piuttosto come fossero qua e là leggermente gibbose. Dove nella pianta da noi descritta l' anello rileva solo nella sommità dello sporangio , le spore son coperte di prominenze sottili uguali assottigliale verso r apice ; di maniera che siamo di credere che tal pianta potrà forse un giorno togliersi a tipo di genere particolare. E porge un beli' esempio che spesso , se non pure sempre , le leggerissimo differenze esteriori tra due piante, che sembra- no 0 spezie affini o varietà della slessa specie , tengono a differenze interiori mollo più importanli^noa soa quelle apparenti e che sembrano accidentali. G. GASPARnmi. log Nòia "del SOùìo ordinario CoMM. Sìg CapoW , ìéùa in 'Accadeniia j nella tomaia de iS di aprile , i84ò'. Nella prcccdenlo tornala fu visto clandeslinamenle circolare por l'Accademia un foglio di un giornale , dove sotto la rubrica di Accademia delle scienze di Napoli , si parla delle dissertazioni del Capone sulla filosofia scozzese , che 1' Ac- cademia ultimamente ha approvate per la stampa. Capone non vuole , cbe l'Accademia prenda a sua occasione la menoma com- promissione del suo decoro ; e si fa solamente un dovere di porre 1' articolo del giornale a notizia di tutta questa rispettabile adunanza. L' articolo del giornale dice così : s II socio Comm. Capone avea da gran » tempo lette all'Accademia quattro memorie riguardanti la esposizione della fi- i losofia scozzese ( forse s' è voluto dire , con(c7ienli un' esposiziofìe della Closo- :» fia scozzese) : ora dopo dicci anni sono stale finalmente consegnale all'Acca- '2 dcmia , la quale ne ha affidato l'esame ad una commcssionc ; per la qual cosa ■y> noi leggiamo in questo quaderno del Rendiconto un sunto della prima di tali 3 memorie ed il rapporto sopra tutte quattro, letto dal socio Sig. Borrelli. Noi 3 non possiamo riassumere questo sunlo , ma vorremmo esprimere qualche no- j) Siro dubbio intorno al suo contenuto , perchè troviamo per esempio messi in- i sicme Platone ed Arislolile , e quel eh' e peggio Platone con Condillnc per ri- y> spello alla dottrina delle idee ; ma siccome non abbiamo Ielle le memorie ori- s ginali crediamo bene astenerci per fino dal manifestare i nostri dobbi. Quello ì> poi che non possiamo concedare al Comm. Capone , al Barone Winspoare ed y> al Borrelli si è c/ie la fdosofia scozzese non fosse siala tra noi conosciuta, y> ncH'alto che non sliniiamo che si trovi non già professore, ma semplice ama- i loro degli studi filosofici che non abbia Ielle le opere di Reid , di Stewart , » 0 le opere de' francesi che seguitarono la scuola di Edimburgo. Hamilton e * sialo riprodotto qui in nostra favella. Il Tedeschi , son già molti anni , puh- » blicava in Catania un corso di filosofia seguendo le orme della scuola di Sco- :» zia ; ed il Galluppi non ha egli lavorato tanto con lo scopo di far fare un ;) passo alla filosofia del Ilcid , passo bastante , secondo lui , ad evitare il cri- j) ticismo che ne deriva come per legittima illazione ? Noi non vogliamo qui i dire se il Galluppi sia riuscito nel suo disegno , ma non temiamo di appcl- j> larlo col Gioberti il Reid delf llnliia , e di concedergli almeno la gloria di > aver Inteso la filosofia scozzese , gloria che non sapppiarao se possa negarsi > ad alcim cultore di filosofiche disciphne de' tempi nostri. > Le accuse dunque sono due. La prima è espressa in forma di maraviglia , per vedere messi insieme Platone ed A istotile , e (/uel eli è pcijrjio (si dice) Piatone con Cokdillac, per rispet > alla dottrina delle idee. Che intende il censore per mettere insieme Platone ed Aristotile , Platoke lìO con CoM)aLAc ? Se per mcllore insieme egli intendo Io assimilare le piti disparate dottrine ; 1' autore delle memorie non si ò sognato mai di porre insieme Platone e CoNDiLLAC. Ma egli ha messi insieme non solo Platone ed Akistotile , Platone e CoNDiLLAC , ma moltissimi ClosoQ di ogni età ncU'erfrorc comune circa la na- tura delle ideo , combattuto dal capo della scuola scozzese , com' è qualicato il Reid; ch'ò la parte principale della dottrina Reidiana. Altro è assimilare, amalga- mare , o che che altro si voglia dire , il sistema d' un fdosofo col sistema di un altro ; altro ò associare più filosofi , che sien caduti in un medesimo errore. A dimo- strare questa seconda cosa , ha dovuto nella prima memoria delincare la storia della teoria delle idee , e lo ha fatto sulle orme del professor di Glascovia , co- minciando da Platone , eh' ò il primo tra gli scrittori superstiti ad usare il vo- cabolo /(Ica. E se ha parlato del Condillac , del Bonnet , del Genovesi, c di al- cun altro o posteriore al REro , o non nominato da lui ; e stalo per compiere il quadro , che voleva dare in miniatura. Il censore confessa di non aver lette lo memorie originali del Capone ( e come poteva leggerle se sono giorni , che 1' Accademia ne ha ordinata la stam- pa?). Jla ha letto il rcassnnto della prima, fatto pel Rendiconto da un'amica e perita mano ; dove vi è abbondantemente da fare avvertito chiunque , che si trattava della unione di più , anzi di quasi tutti i filosofi nello stesso errore ; non della confusione di più sistemi in un sistema solo , che sarebbe stato \:q guaz- zabuglio. II comune errore , combattuto trionfantemente dal Reib , come dice il suo gran discepolo e successore Dogalo Stewart , era che nella percezione concor- ressero quattro cose, il principio percipiente , eh' è lo spirito ; 1' atto del perce- pire ; r oggetto percepito non immediatamente , e non in se stesso ; la idea , ossia r immagine dell' oggetto , eh' è la cosa immediatamente percepita. Il Rejd esclude cotesta immagine dell'oggetto, come invenzione de' filosofi ; e lascia Fog- getto solo come percepito immediatamente dallo spirito , invocando per molte vie la ragione , e I' autorità dell' uman genere , detratti i filosofi solamente. Dottrina importantissima , che distrugge dalle fondamenta l' idealismo , e tutte le strava- ganze degli scettici , specialmente con quel che segue della dottrina del Reid. Qnel che il censore asserisce poi senza nluna esitazione ( ed eccoci alla se- conda accusa ) , si è , che non si può concedere al Capone , al Barone Win- spcare ed al Borrclli ^ che la Jilosojia scozzese non sia stata ira noi cono- sciuta. Il Capone gli rende le più sincere grazie , perchè lo abbia unito a no- mi si chiari. Ma non può rimanersi di rimostrargli , che la supposta proposi- zione non è né di lui , ne del SIg. Borrelli , ne del Barone Winspeare. Quanto al Capone , non può questi riportarsene alle memorie originali , che non sono ancora di pubblica ragione. Può riportarsene per ora al reassunto, che della prima si legge nel Rendiconto. Ora nel Rendiconto non n si truova neppure una pa- Ili rola allusiva alla opposizione. Quanto al SIg. Borrclli , le sue parole sono , che l'anzidclta Elosofla non sia stata molto conosciuta in Italia; e da ninno diprO' posilo e fondatamente esaminata. Proposiziono , che quanto sia diversa da quella del censore , non è chi noi vegga. Qnanlo al Barone Winspeare , frugando nei tìoUi volumi , che sta egli pubblicando , si truova solo nella prefazione del pri- mo , che in Italia il Reid ha incontrato più detrattori , che seguaci. Il che si- gnifica l'opposto di quello, che il censore ha immaginalo. Seguaci e detrattori suppongono un antesignano ed un personaggio conosciuto. Da tutto ciò si dee conchiudere , che nella prima e nella seconda parte della critica è mancata a chi l' iia fatta la lettura di ciò , che ha preteso criticare ; e l'attenzione in ciò , che ha letto , richiesta nella lettura. Indizio I' una cosa € l'altra di troppa voglia di spacciar presto la sua mercatanzia. Il Capone si protesta dinanzi a tutta l'Aceademia , che egli non si brigherà più di qualunque altra osservazione si faccia sul suo conto , docile solamente ai dettami di questa illustre adunanza ; cosi esigendo le sue principali occupazioni, la sua età , il visibile deterioramento di sua salute , e il grato rispetto a si nobil consesso. Egli vergò le sue memorie Reidiane non per vaghezza di affibiarsi la filoso- fica giornea , ma per soddisfare in parte al suo debito accademico , con qualche novità , che a tutti è richiesta. Dieci anni sono , era certo mcn nota la filosofia, che ne forma il suggello. In falli la traduzione del Jouffiioy , che ha data al Reid la maggiore celebrità in Francia e di qua da' monti, porta la data del 1828, sei anni prima del lavoro del Capone. Distratto poi esso Capone dalle sue cure abi- tuali , e quel eh' è più , timoroso della sua tenuità , ha procrastinato per tanto tempo a consegnarlo ; ma vinsero in fine le istanze degli amici , che si rammen- tavano della udiUi lettura qui fattane. L'Accademia ba ordinato, che la sopra scrina nota venisse ioscrita nel Rcndicoolo. C 0 M L N I C A Z I 0 K E Ma Reale Accademia delle Scienze , del aoeio E. Capocci. Sig. Trosidente, signori Collcghi. Il chiarissimo sig. Cooper avendomi onorato di Irasmcttcrmi delle notizie re- centissime pervenutogli dall' Irlanda sul famoso telescopio non ha guari terminato del Conte di Ross , mi fo un dovere di passarle a questa rispettabile adunanza, come degne grandomente della sua attenzione. Ecco la cortese lettera del lodato sig. Cooper, e la traduzione dell' articolo della lettera venuta dall' Irlanda di cui si tratta. ji3 Estratto 'della lettera 'del dottor Robinson alsì(j. E. Coopeb Biuft Gasile , marzo i3, iS4^, e 11 rincKore di 0" plotli ha dato alcuni stupendi risullamcnli. Neil' ampia lista' preparala dall' Ilerschel delle nebulose più fulgide , questo telescopio lo ha tutta sciolte in stelle distinte. L' ingrandimento adoperato è slato di 5Co volte , e por que' nuclei che gli Ilerschel chiamano stelle o centri stellari è stato di 1280 ; non avendosi per ora niun ingrandimento intermedio. Il tipo generale di cote- sto nebulose è molto notevole : La gran massa della nebulosità e composta di picciolo stelle , ma nel centro vi è un mucchio , eminentemente globulare , tti più fitte e più belle stelle. Le strisce oblonghc ovvero ellittiche sono anelli o di- schi di piccole stelle veduti di profdo. Una tra queste (la 5i* Messier ) molto no levolc, è slata spesso da noi osservata ( da lui , cioè, e dal proprietario del tele- scopio Lord Ross ). L' anello nebuloso in essa è interamente composto eh piccole stelle ; il centro è un ammasso globulare di stelle di molto maggior grandezza. Talvolta T interna agglomerazione delle stelle più grandi non é disposta simmetrii- camente , ma a tratti o divisa in nodi j. e La notte scorsa ( 12 marzo) noi abbiamo veduta la cometa di Darrest, col- l' ingrandimento di 36o volte. In essa certamente non vi era un nucleo distinto. il cielo quivi era trapunto da piccole stelle , le quali erano visibili ad una certa profondità nella chioma dell'astro , ma a 3o" o W •^al suo centro divenivano invisibili, piuttosto (come pareva) per eflelto della opacità, che del chiarore del mezzo nel quale la loro luce passava a. (( Il telescopio è estremamente saldo sui suoi sostegni e molto agevole a muo- versi , ad onta della sua gran mole. Si può atloperare una mezz' ora prima , ed altrcl tanto dopo del passaggio dell' oggetto pel meridiano i. In questa occorrenza debbo altresì informare l' Accademia di alcune osserva- zioni fatte in questo nostro Reale Osservatorio e nella villa Ruffo dal medesimo sig. Cooper , di non minore interesse. Ed in prima riferisco gli elementi della nuova cometa scoperta in Roma , calcolati dagli alunni del Reale Osservatorio , signori Degasperis e Capocci : Passag. alperieh'o, Aprile i84-5 ...... ais^SgS Long, del perielio igi" 22*20" Long, del nodo ascendente 34-7 3i 29 Inclinazione dell'orbita 55 io 34. Log. dist. perielia 0 ,08997 Distanza pcricLia i ^33o2 Moto diretto. ii3 1 quiili si accordano suCGcicnlcmenlc col corso reale dell' aslro , e cogli allri ele- menli calcolatine dal sig. Cooper e dui sig. Graham , che Iraserivo qui sollo : Passag. al perielio, Aprile iSlo . . . 2 1.^012 j' i°. m°. a Green. Long, pcricl i9"'3i';)o" Long, del nodo ascen 34-7 6 36 Inclinazione 56 24. 23 Log. disi, poriel 0,09860 Dist. pcriel i,2a4S8 Moto diretto, Questi ultimi elementi sono dedotti dalle osservazioni di Febb. 27 , Marzo 111 e 27. Da questi dati si rileva che niuna cometa di quelle registrate no' cataloghi ha una positiva somiglianza colla presentarla quale perciò sembra per noi al tulio nuova. Dessa è andata sempre crescendo di luce , e tuttora si osserva con molta facilità , ondo se ne potrà raccogliere un suUlcicote numero di osservazioni per tentar di dedurne direttamente la ellisse , ed il tempo del suo periodo. Mi fo Gnalmente un dovere di allirarc l'attenzione dell'Accademia sur una singolare coincidenza , probabilmente al tutto fortuita , la quale per altro e stala più di una volta notala anteriormente anche da altri astronomi. Voglio dire della simultanea apparizione delle comete e dello macchie nel sole. Questa volta nel mezzo dello scorso febbraio si è veduto il disco solare improvvisamcute cosperso di numerose e grandi macchie , notevoli non tanto per le loro dimensioni quanto pel numero e per le celerissime mutazioni che si sono in esse macchie dislinlo e che lult' ora prosieguono ad aver luogo con grande ammirazione degli osser- vatori. Quesli cangiamenti che meritano anzi il nome di movimenti e do' quali io ebbi occasione di far parola a questa reale Accademia or son più anni , si manifestano raramente in quello stato di energia che ora hanno, e che cessanu da un' ora all' altra. Per lo che niun osservatore in questi ultimi anni si ò im- hatluto in essi per modo da confermarli difllnitivamcnte coli' appoggio della su;i aulorilà. E per me dunque di particolare interesse di avere in questa occorrenza tra noi due astronomi stranieri , che colla loro nota abilità e col loro fervore per la scienza possono assodare un fatto cosi raro e cosi rilevante , non solo jkm- la astronomia ma benanche per la lìsica, trattandosi d' un fenomeno che può spargere molto lume sulla costilnzion Csica del nostro corpo centrale e sulla natura dell.a luce che da esso emana. Il tempo per altro non ci e ancora bastato per far os- servare il fenomeno al sig. Cooper , il quale col suo potente cannocchiale for- nito dell' apparecchio atermano del sig. Melloni , da me fallo costruire a Parigi, meglio di chiunque alUo è in caso di clilliuire un punto così imporlauic. Ma ii4 r altro aslronomo , il sig. Pelers , che soggiornando meco ncll' osservatorio , ha avuto più agio di osservare il solo e che già sia da due anni indietro avea di- stinlaiucutc ravvisato il fenomeno col nostro gran rifrattore di Fraunhofcr , lo ha di nuovo meco ravvisalo , e mi ha fatto l' insigne favore di seguire le maravigliosc fasi di cosiffatti cambiamenti ; i quali presentano una grandezza ed una violenza di cui nella nostra terra non ci ha esempio neanche ne' parosismi vulcanici i più tremendi. Di cosiffatti lavori il sig. Peters ed io ci proponiamo di dar di- stinto ragguaglio in altra occasione , quando saranno interamente terminati , li- mitandomi per ora a darne un semplice annunzio , per attirare sul soggetto la \oslra attenzione e quella de mici colleghi nell' osservatorio, SUNTI DE' VERBALI. Tornata degli u Eebbraja^ Si leggono diverse lettere ministeriali. Il Socio sig. Guarini avendo esaminato in unione del sig. Semmola la Me* moria del sig. Casoria sull' apparato del Nevrmann ne fa rapporto all'Accademia conchiudendo che per l' importanza delle cose dette dal sig. Casoria meriti la me- moria di essere inserita per intero nel Rendiconto. — Questa conchiusione viene approvata. 11 Socio Cav. Melloni legge una sua Memoria, e Sulla Potenza emissiva , e raggiante de' corpi a. Questa Memoria vien destinata pel Rendiconto. 11 Socio sig. Capocci fa ali Accademia una comunicazione relativamente ad una nuova cometa scoperte la sera del 7 del corrente dal Danese sig. Pelers. Si stabilisce d' inserirsi la Nola nel Rendiconto. Si presentano i seguenti libri. Duriiii ( Barone ). Del far moneta in 8° di pag, li. Pensieri Sociali. Della verità in 3° di pag. 7. Scienze economiche. Del raiglioiare la razzi umana in 8° di pag. 7. — — Del miglioramento della condizione in 8° di pag. 8. - Del miglioramento intellettuale e morale della specie umana in 8' di pag. 7. ■ ■ Qualche considerazione sul calorico dei viventi in 8° di pag. i2. Leroy d' Eiiollee Recneil de Icltres et de Memoiret adressées à 1' Academic des Sciences pea* daot Ics années \%t\i et iS43. Paris i844 in 8° fig. llcmoires de 1' Academie imperiale des Sciences de Saint Petersbourg. VI Serie Sciences matcma- liques , pysi(iues et naturellcs i 4 5 e 6 livraisones St. Petersbourg i844 '" 4°- Recneil des acles de la Séance publique de 1' Academie des Sciences de S. Petersbourg tenue le 39 du 1S43 in 4°. Raccolta scientifica fase, i 7 e 3 con tavole, in 8°. liiS Tornala de' fS Fehhraiot L' Accademia essendo stala occupala lungamenlc nella discussione di affali (li famiglia non ha polulo dar luogo alla lettura di alcun lavoro. I libri presentali sono. Risposte del Dottor Ambrogio Fusinieri su la rtiglada , su la scomparsa della neve , ed arti- coli du' signori Macedonio Melloni ed Angelo Bellani. Padova i844 4' di pog. J6. Nuove sperienze di confronto fra il calore che concepiscono i corpi bianchi esposti a' raggi diretti del sole e quello che concepiscono cuendo ombreggiati. Padova i844 '» 4° resso una delle porle di questa immensa penisola. Ggli spaventevoli dragoni che ne impedivano l' avvicina- mento ; Tifone coli' immensa corte dei genii del male erano e sono gli abitanti feroci dell'Africa ; la jUa aria hilìammata e mortifera , il suolo abitato da spaventevoli serpenti da tigri da pantere da leoni da jeue , il clima inabitabile ; insomma l' Africa è la patria de' mostri , e questi respingo- no gli uomini a porvi piede e a farti dell' esplorazioni. Pure nelP ultimo mezzo secolo scorso un gran numero di coraggiosi europei s' innollrò nel continente africano partendo dalle coste , set- teatrionalc , occidentale , orientale : nel lS■^f^ Oudney , Deobam e Clappcrton penetrarono fino nS all' immensa bacino centrale chiamato dagli antichi Bomoa , Ouanger e Mar di Nìgrlzia , senza eh' essi ce ne avessero però lasciala una soJJisfacenle relazione ; e è conosciuto da' moderni soli» il nome di Telimi che si estende per più di 5°. in latitudine , e poco meno di 4". in longitudi- ne. Nel i8q6 il Maggior Laing e Renato Cailli! s'incontrarono nella raistcrìosa Tembouclu , l'uno essendovi pervenuto da Tripoli per una linea obbliijua e 1' altro da Sierra Leona da ovest verso est. Più reccnieniente un considerevole numero di viaggiatori francesi e inglesi penetrarono , gli uni per la via dell' oriente dell' Africa , gli altri per la valle del Nilo (ino ad Ankober , e agli slessi Gallas interiori sullo stalo selvaggio de' quali tante favole sono state spacciate: ed attualmen- te una ragguardevole spedizione inglese sta risalendo il Nìger per portar a (juclle selvagge popola- zioni che abitano le sponde di questo fiume , il benefìcio del Cristianesimo, e l'abolizione del ser- vaggio. Ma le spedizioni fatte da quel Mohamroed Ali viceré di Egitto che or brandisce la spada per consolidare la sua usurpazione , or si associa a dei dotti in traccia di novità geografiche e di ricerche di storia naturale, queste spedizioni fatte con tulli i mezzi di un sovrano , sono più degne dell' aitcnjione de' dotti , come quelle che se non hanno ra|fgiunto lo scopo , cioè il rintracciare le sorgenti del Nilo , hanno fatto però scomparire alcune mende della geografia moderna, e hanno poi messi in comunanza geografica molti popoli finora sconosciuti che si estendono quasi sotto lo stesso meridiano del Cairo, dopo il gran confluente à' El-Kìiartoum verso il iS i/'J di latitudine nord, ove si uniscono i due principali rami del Nilo , 1' occidentale o Biilir-El Abiad ( Fiume Bianco ) e 1' o- rìentale o Bnhr-El-Azrak ( fiume Turchino ) , fino alla latitudine di 4° > 4^- La prima spedizione mosse dal Cairo verso la metà del i838; e il despota dell'Egitto accompagnato da 4oo egiziani si portò fino a Fazoglo e a Fazaogoro tra il nono e decimo grado di latitudine nord , sul fiume Tur- chino per osservavi lo scavo delle sabbie aurifere. Questa spedizione durò due anni , e non se ne ebbe altro tisiiltumcnto per la scienza che la ccrtcìza di non esservì alcuna catena di montagne fino al sesto grado , comecché le carte più accreditate segnassero tra il 6" e 7° gr;iJo il Djebel Koumrì ossia le montagne della Luna degli antichi. Quell' irrequieto dinasta dall' Egitto impaziente di ritrovare le tante volte cercate e nommai trovate sorgenti del Nilo ordinò una nuova spedizione sotto la scorta di Sclim Binbachy colla compagnia di molti sperimentati viaggiatori francesi , non più verso il fiume Turchino , ma per lo fiume Bianco a sud ovest. Parli la spedizione da Khar- loum il a5 novembre iSqo ; ma ritornò allo stesso luogo nel di 18 maggio 1841 , d'onde es- sendo ripartita il 36 settembre i84i, si spinse fino alla bassissima latitudine di 4", 4^' senza che la quistionc sulle sorgenti del Nilo fosse rimasta chiarita. Però quelle montagne situate da' geografi verso il G" e 7" grado di latitudine non esistevano neppure a questa latitudine più bassa di circa due gradi di quella che segnava il termine del primo viaggio. Ma se mancò l' oggetto principale della spedizione , i nuovi esploratori visitarono sette popolazioni distinte disposte l' una dopo I' al- tra dal grado i5 i;ì al grado 4)5> j ignorate dal tutto , e qualcheduna appena conosciuta di solo Dome : epperò è questa una nuova conquista per 1' etnografia. Una di queste popolazioni , i Dienhns, adora la luna la cui sola comparsa sull* orizonte fa loro cader le frecce di mano nel più caldo dei combattimenti. Gli SclUouh hanno generalmente una grande statura clic giunge presso a due me- tri ( più di 7 pai. e mezzo ) e bella fisonomia. Ma fra tutti si distinguono per la singolare dol- cezza de' loro costumi i Behrs , i quali portano l' avversione al sangue fino al punto di cibarsi di sole radici e di frutti , laddove sono ricclH di numerose mandre di animali : fatto certamente importante per le successive esplorazioni di quelle contrade, anche dello terre poste più d'appres- so all' equatore ; poiché l' ospitalità e la dolcezza del carattere di /Tf/ir^ , la cui estrema (erra me- ridionale non dista dall' equatore più di i5o miglia , è un grande incitamento a proseguire le sco- perte in quelle infuocate regioni. Il signor Gaulhìer d' Are console generale di Francia in Egitto il quale ha avuto direttamente i rapporti di questa spedizione dal signor d' Arnaad che faceva parie 119 diMs*,d& de' cui'ioti ed iDtereiianti ragguagli intorno a quelle popolazioni e alla regione da essi abitala. Parlando de''Schlouis egli li dipinge come ladri : « si nascondono , egli dice , dietro i boschi di mimosa che coprono quelle terre e profittano di ogni cìrcoslanza per dare addosso ai viaggiatori. » Più lungi scompariscono i boschi , ■ quali sono rimpiazzati da erbe palustri che si elevano a più di i5 piedi ( iS palmi e più ) sopra il livello dell' acqua. GÌ' ippopotami qui sono nu- merosi, e se ne fa la caccia per mangiarne la carne. Al disopra di questa regione comincia la ve- getazione d«l tamarindo nel paese abitato da' Dinnkas e vi vegeta pure la palma dctclt, il cui tron- co è curvato verso il centro dell'albero , di sorta che è diChcile di aver il suo frutto. E qui le popo- lazioni divengono più numerose. Il Re di queste tribù ha nome meck che risiede in un borgo detto Fachoura situato ncll' in- terno a quattro miglia distante dal Fiume Bianco. L' esterno di questo borgo è difeso da un folto bosco e da profonde fossate che nel tempo dell' inondazione si riempiscono di acqua. Ma ciocché è veramente singolare è la seguente particolarità , cioè che la casa reale è difesa da una gitardia composta di due battaglioni di donne , le quali non lasciano avvicinare il Re che da due soli mi- nistri : questi stessi non penetrano nel recinto segreto e «acro ove non è permesso che al solo jncci di porre il piede , a meno che il meck non sia preso da malattia mortale ; poiché in lai caso è loro dovete di ctrangolarlo per non lasciarlo morire di malattia cocne il più abjetto dei «uoi sudditi. Ho amato discendere a queste pnriicolarità della comunicazione fattaci dal n". illustre colle- ga signor Jomard , poiché a tulio il 184^ la relazione officiale di quest'ultimo viaggio di Mo- Lammed-Ali non era ancora giunta neppure nel Cairo al governo egiziano ^ e pare che non sia ancor giunta in Europa. Per lo che noi dobbiamo esser doppiamente riconoscenti al n". egregio collega , e per averci rimesso un suo lavoro sopra un fallo geografico cosi interessante , la sco- perta delle sorgenti dal Kilo , e per avercene fatta la comunicazione quando egli solo ne era slato informato per mezzo di tre lettere particolari a lui dirette , quella dello stesso d* Arnaud scritta dal Cairo colla data dei 12 ott. 1842 ; la lettera del Dottor Perron direttore della scuola di me- dicina nel Cairo colla data de' 24 ott. 1842 , e la terza finalmente del Gauthier d" Are console ge- nerale di Francia iu Egitto colla data di Alesandria de' 28 ott. 1842. Del resto, ritenendo tulle ques- te relazioni come veridiche, poiché contestate da 4oo e più testimonii , ci accordiamo col Jomard a mettere un tantino da b.mda il racconto del modo violento come narrasi la morte del metk. Nou è raro il vedere generelizzati alcuni fatti particolari e soprattutto in geografia ove il maraviglioso suol sempre campeggiare. £d ammettendo come storica la falange feminile posta in custodia dei palazzo dal meck , noi troviamo da metter accanto alle amazzoni asiatiche e americane anche le amazzoni africane. L' ultimo opuscolo del signor Jomard è una lettera a lui diretta del celebre viaggiatore nel Giappone sig. de Siebold sull' utilità dei musei etnografici. U sig. de SieboKl , che ha passati selle belli anni compiuti nelle isole del Giappone dove ha falla doviziosa raccolta di oggelii e monn- nienti di ogni maniera ; i quali per amor della scienza ha depositali nel gabinetto etnografico di Olanda, mostra io qucsla lettera della simpatia pei lavori analoghi del signor Jomard , e sopratullo per aver questi concepito il disegno di creare nel seno della ricca Biblioteca del Ee in Pungi uno stabilimento etnografico. Mostra il signor de Siebold quanto sia utile il ricercare la filiazione dei popoli, nella musica , nelle arti, negli oggetti di ogni maniera appartenenti sia a popoli spenti, che a quelle orde che noi chiamiamo barbari e selvaggi, tanto più degni dell' attenzione del filosofo , quanto più vicini allo sialo jirimilivo naturale. Questi oggctli potrebbonsi disporre o per ordme naturale che mostra 1' uomo dal più basso grado del suo sviluppo industriale fino al grjdo più si- to del SUO svolgimento scicnliiito , e e questo il disegno seguito dall' illustre signor Jomard. Poirtb- 120 bc anche scogliersi il metodo di una disposizione comparata degli oggelli della slessa naliira rac- colti l'resso diflcrcnli popoli ; il quale metodo è forse il più adottato allo studio generale dell' et- rogrnfia ; laddove lo studio pratico dei popoli considerati separatamente , ossici 1' etnografia spe- ciale sembra di supporre una certa distribuzione precedente e melodica de' po]ioli. In questo caso il sig. de Sicbold crede che il miglior parlilo sia (jucllo di suddividere t iwpoli in grandi famìglie naturali senz' assoggettarsi rigorosamente a ciocché può esservi di artificiale ne' sistemi de' geografi. centigradi (4) \ ma essi non avevano alcun mezzo per valutare la quantità del vapore aqiico contenuto nell'atmo- sfera. IVuUadimeno la Commessione ha provato che la velocità del suono è uniforme , eh' essa è la stessa nel tempo sereno e nel piovosa , di giorno e di notte , e quale che siasi la direzione del pezzo di artiglieria. Essa ha posto fuori dubbio 1' influenza della direzione e della forza del vento neh' accelerare o rilardare la velocità del suono , rinforzare o diminuire la sua intensità. Dall' insieme di tali esperimenti si deduce una velocità media del suono di SSa^^^g , per ciascun secondo , nell' aria a zero. Un anno dopo Lacaille e Cassini fecero taluni esperimenti fra Aigues-Morles e Cetle per va- lutare l' influenza della vicinanza del mare e di un clima difTerente (5). La distanza delle due sla- (1) Sur la prc|agalioii da son , par M. Cassini lic Tliury : C Ulcmo.rts de C Acadimie dts Sciences , anno l;38, pag. ia8). (2) J/istoire de f Aeadèmie des Sciences , anno i^SS pag. a. (3) Connaissance des Tewps , pour i8a5 , pag. 3-o. (-i) l^Jénìoires de f yleademie des Sciences , anno 1^38 » pag, i4'. (i) Sur los cpéi alien» gcomelriqucj failes co Fraocc daui le» aaa^s 1735 e ij38 ( Himoiru dt tAcadiir.iet dei Sciences , aouu 1733 , fag, Il9)^ :i24. lioni era di 45S;4 mclii , ma i colpi non erano reciproci. Lo stesso rimprovero è applicabile agli esperimenti che la Condamine fece a Quito nel i;4o (i) ed a Caycnna nel 1744 (2). Egli trovò la prima volta óSg metri , la seconda óSj metri per lo spazio percorso dal suono in uu secondo di tempo. Questa grande velocità del suono in un' aria la cui temperatura era elevata avrebbe dovuto attirare V attenzione de' fisici sulla necessità di prendere in considerazione , in tali esperimenti , la temperatura dell' aria in cui il suono si propaga. Kel i"-8 Kacstncr (5) fu il primo che adoperò a Gottinga un conlatore a terzi ed a ferma- te per misurare l' intervallo di tempo che separa il lampo dal suono ; ma il Bcnzenberg che ha tenuto dietro a questa mostra , ci fa sapere (4) che il suo corso era irrcgolarissimo , e soflriva sotto r influenza del congegno del fermo. In oltre i colpi di cannone non erano reciproci , V azio- ne perturbatrice del vento non si trovava eliminata. A cagione di questi due molivi , tali saggi debbono inspirare minor confidenza di quelli degli accademici francesi. Gli esperimenti del MuUer fatti egualmente a Gottinga nel 1791 (5) sono macchiati dalle stesse cagioni di errore. Quelli del- l' Espinoza e del Bauza , fatti a San Jago del Chili , nel 1794 (6) , avevano per iscopo il valuta- re r influenza della temperatura che oscillava fra a 1° e 25° centigradi. Ma le medie delle quattro serie di osservazioni sono poco concordanti fra loro , e per conseguenza non saprebbero inspirare a' fisici una gran fiducia. Il 5 novembre 1809 , Bcnzenberg (7) stimò l'intervallo di tempo che passava fra il lampo ed il romore di i5 colpi di cannone tirati da Dusseldorf alta disianza di 46^7 metri. Il 7 ed il ri dicembre dell' anno medesimo egli si slabili nel campanile di Ratingen , il quale dista di 9077 metti da Dusseldorf. Egli scrvivasi di una mostra a fermata ed a terzi de'l PfafCus , che divideva il giorno in dicci milioni di parti , ed il corso della quale era stato con ogni diligenza studiato. Il numero de' colpi di cannone osservati ascende a sessanta. Su tali esperimenti non vi sarebbe a ridire se i colpi fossero stati reciproci. Furono esegui- ti sotto temperature sufficientemente basse , ed il Gilbert , nell' annoiare (8) la Memoria del Bcn- zenberg , insiste sulla necessità di doversi tener conio della temperatura e della pressione , ricor- icndo alla formola del Newton , che dà la velocità delle ondolazioni in un mezzo clastico in fun- zione del peso terrestre , della pressione e della densità del fluido. Questa osservazione del Gil- bert pose il Bcnzenberg nel dovere di ripetere i suoi esperimenti nel giugno del 181 1 (9). In tre serie successive , la temperatura dell' aria fu 12", o; 28''o ; e 28", 4- Il numero totale de' colpi >i elevò a quaranta. P,iragonando gli esperimenti che aveva eseguili sotto diverse temperature , il Bcnzenberg fu nella possibilità di conslruire una Tavola empirica , che da la velocità del suono in un secondo sessagesimale per tutte le temperature comprese fra 0° e Bo" gradi. Il numero che (t) Journal da f^oYoge JàU par ordre dii roi à C Equateur. Tom, i. pag^ 98. (3) Relation abrogce d'un voyage fall dans l' iolericur de l' Ameriiiue ( Me moire i de L'Académie des Sciences anno 1 ;45 , pag. 488 ). (3; Coetl'ingische jim^ingen von gdehrien Sachen , anno 1778 pag. 11 45. (4) Gillxit' s Annnlen drr Physik. Tom. X.\XV , pag. 385. (i) Coeitingisc/a Anzewgen von gelekrien Saehen t anno 1791 » pag. iSgS, (f>) Annalrs de Chmie ci de Physiijue , a» serie, tomo VII , pag. gB , anno 1817. (7) Yersuche liber die Gescliwindigkeit des Schalls ( Gilbert' s Annalen derPlyiik, tomo XXXV j pag. 383 anno iSio )■ (8) Annalen Jer Phpl^ , tomo XXXV , pag. 383 , anno 1810. (9) Uber die Gescliwindigkeii des SchalU Lev Lobcn Tfmp'^f""'''" ( CilUrC i Annoici der Phyiik , lomo XLU I p'g. I, anno iSia). ha dedotto diill' iniieme di tuli oitervazioni per lo spazio percorso io un secondo noli' aria a ze- ro , è di 5j2)'",7. Da luglio i8iO fino a novembre 1851 , il ColJingam (1) , astronomo a Madras La osser- vato più di olloccnlo colpi di cannone tirati dal forte San Giorgo , e dalla Caserma d'artiglieria del monte San Tommaso. Scogliendo novantuno intervalli di tempo , valutali in aria pertettamen- tc tranquilla fra il lampo ed il suono, si trova ìSij^o in ogni secondo, per la vtlocilà del suo- no , ntll' aria , la cui temperatura fosse stala ridotta a zero secondo la formola del Newton. Questo solo cenno storico è sufficiente a dimostrare che i metodi espcrimcntJi adoperati per ottenere una determinazione rigorosa della velocitò del suono , non avevano fatto alcun progresso sensibile dopo i celebri esperimenti del 17 83. Le osservazioni non soddisfacevano punto la con- dizione della reciprocazione de' colpi , da cui gli accademici francesi avevano fallo dijìendere tutta l'importanza. I soli mezzi di misurare il tempo erano stati perfezionali. Di più il Cilbcit ed il Bcnzcnberg avevano introdotto per la prima volta 1' elemento della temperatura nella riduzione delle osservazioni , quantunque il Bianconi avesse di già provato nel 1740 (i) che la velocità del suono era mollo più grande in un'aria a 55°. o che nell'aria a — i°,3. Per mettere un termine a tali incertezze , il Burò delle Longitudini nominò , nel 1822 , una Commessione incaricata d (are dogli espcrimenli sulla propagazione del suono , e di verificare altresì la novella determina zinne teoretica che il Laplace aveva dedotta dagli esperimenti del sìg. GayLussac sul calore spccifi co dell' aria. Tale Commessione componevasi da' signori Prony , Bouvord , Watbicu ed Arago a' quali si aggiunsero i signori Gay-Lussac , e de Uumboldt (3). Le stazioni scelte dagli osserva tori erano Villejuit e Monllhcry , la distanza delle quali , determinata trigonometricamente dal »ig Arago è di i8Gi3 metri. In ciascuna di esse cravi un pezzo da sei, servito da artiglieri. Cinque cronometri a fermate de' signori Breguet servivano a misurare il tempo. 11 sig. de Prony aveva uu cronometro senza fermo , battente liio colpi per minuto. JNella sera del 21 giugno 1832 i colpi tirati a Monllhcry udivansi perfettamente a A'illcjuif , nell'alto medesimo che quelli di Vil- Icjuif giungevano a Monllhcry talmente deboli , che di tre osservatori , due e qualche volta uu solo potevano sentirli. Nulla di manco sette colpi corrispondenti e tirati a cinque minuli d' inter- vallo furono semiti in ciascuna delle due stazioni. Lo sbalzo più grande che gli osservatori ebbe- ro nella valutazione dell' iolervallo fra il lampo ed il suono di un medesimo colpo è di 0^,4 per le due stazioni. L' indimani ii giugno, un solo de' dodici colpi tirali a Yillejuif fu sentilo a Monl- lhcry da' signori Bouvard e Gay-Lussac ; di maniera che gli esperimenti di quella sera nulla ag- giunsero agli altri della vigilia. In lutto il corso di tali prove , osservavasi in ogni cinque minuti il barometro , il termometro e 1' igrometro. Le sette coppie di colpi di cannone reciproci e ti- rati ad intervalli di cinque minuti , danno per la velocita del suono all'aria S£cca e a zero 33o'°,8 adoperando o,oo36G pel cooflìciente di dilatazione dell' aria , e la correzione o^jSy indicala dal Laplace (4) per l' umidità deli" aria. Il celebre relatore della Commessione insiste forlemente sulla necessiti di doversi tirare i col- pi di cannone rctiprocamente per eliminare l' influenza del venlo. tgli fa vedere che l' ideale di questo genere di esperimenti sarebbe di tirare simultaneamente il eannone alle due stazioni , e prova che , andie in lai caso , la scmisomma dogi' intervalli di tempo , non sarebbe sempre di necessità la misura della propagazione del suono in un' aria tranquilla. (1) PofgtndorJ's Jnnahn ,Ut I\rsik , tomo V , pag. 4S6. (5) Drlla d.ica niocilà del suono , in Venezia , anno i;4G, e Commealarii Bononienscs , tom. II , patte I , pag. 3(55. (J) Rcsullals dcs cxpi'rienccs fallcs par orjrc du Bureau dcs Longitudcs pour la dclerminatioa de la vilass» du son dans l'atmosphére ; par M. Arago. ( Connaissance d pur le general KrajeiihiJjT. 127 lorooti'i ; a" I colpi reciproci «mno tirali ad inlcrToUi di uno o due secondi , ed in numero ba- • levole i>er dare una media esulta ; 5" Tulli gli slrumcnli melcorologici neccsMri furono osservali in tulio il corso degli spcrimenli ; l' I conlalori erano stali scrupolosamcnle riscontrati eoo cro- Domelri regolali sopra osservazioni aslronomiclic : pur tutta Tolta questi contatori medesimi non sono esenti da ogni critica. Abbiamo dello cbe 1' ago parte al niomcnlo in cui si preme una mol- la. In tjle operazione vi è nccessariamcutc un tempo perduto prima che quest'ago si metta in cam- mino ; questo tempo perduto non può essere lo slesso nel momento in cui si ferma l'.igo. Quin- di non vi è punto quella compensazione che trovasi nelle ordinarie mostre a fermata. I cronomc- IrograG. ( Comptcurs à pointngc ) de' signori Breguet sono aflatto liberi di tali inconvcnicnli • percioccbc la leva , cbe segna il punto è del tulio indipendcnic dalla slrullura propria della mo- stra , e consegucnlemenle , senza influenza sul cammino dell' .igo a secondi. Vi è di più : siccome segnasi 1' istante del fenomeno premendo un bottone col pollice , i ritardi su tale istante hanno sempre lo slesso valore sensibile e sensibilmente si compensano. Melle mostre impiegale dagli osservatori olandesi , la fermala e la parlcnza dipendevano da due movimenti muscolari diffVrcnli , possiamo domandare a ooi stessi se questi due movimenti hanno la medesima istantaneità. Dopo i mcmorevoli esperimenti de' fisici francesi ed olandesi , troviamo quelli che Gregory fece a Wolvich nel 1824 (1) ■, per valutare l'influenza del vento. Questi non potevano produr- re esatti rìsultamenti , a motivo cbe i colpi non eraoo reciproci , ne le distanze suOicicnlemente grandi. Quantunque tali due rimproveri fossero applicabili agli esperimenti intrapresi nell' America settentrionale dai naviganti inglesi durante il loro svernare, pur tuttavolta non sapremmo passarli sotto silenzio 5 imperciocché dimostrano la diminuzione della velociti del suono esser sempre ia ragione dell" abbassamento del termometro. Kel viaggio del Francklin , il Tenente Rendali (2) fece tirare quaranta colpi di cannone in ciascuno de' giorni 5i otlobre , 3 , 5 e i4 novembre e 20 dicembre j8j5 , sulle sponde del gran lago dell'Orso, sotto temperature comprese fra — 2" , 5 e — 4o°> "• Le distanze variarono fra 464 * '856 metri. Egli cercò tener contO' dell' influen- za del vento , valutandolo con esperimenti dirctli. Rendali trovò che la velocità del suono era diÓJi", 9 a — 4o°, O in un secondo. Nello svernamento fatto od Ingloolik e Winter-lsland , il Parry fece co* suoi Tenerli Signori Kyas e Fischer diciolto esperimenti sulla propagazione del suono (5). Selle furono fallì a varie distanze fra 8;S e 1629 metri ; undici altri a quella di 2^80 metri; ì colpi non furono recipro- ci. Essi trovarono che a — o", 7 il suono percorreva ò^G" , i per secondo , ed appena óoo", 5 nell'aria a _ 4o" , 7. Tali risultauicnli non si accordano punto con quelli del Kcndall. Nella sua terza campagna il Parry volle ripetere i suoi saggi nel porlo Bowcn , assistito dal suo Tenente M. Fusier (4). Il cannone era a terra e gli osservatori sulla Corvetta ancorata a 5<)5o meiri (1) An arcount of some cxpcrimcnts made in oider Io driermine Uic \olocilcs wilh wich the sound is tran- smiltt'd in llic ainio anno 1824). (•) Observations on the \elociles of sound al difTcrent tempcratures. f ^'ar-ative oj a terond cxpediUon to the iliorit of tlia potar fte , by Jolin Franklin. y4jtpenJix IV). (3) ^pftendix to copìlain Party' s journal 0/ a tccond voyoge for tkc discovery of the uord-wcst assasiOge in the yrar ( 1821-1822 e i8l3). (4) EviK-rimeuls lo delerminc the relè at wicb »ounJ liavcls at variotes Icnipnalures and proswres of the almosphctv- (journal of a ihird voya^ fot the ducovery of a nor(haest potage in ihc ycars i8'24 — l8i5- -dpptn- dix , pa;. 86 ). IsS dalla riva. Eglino valutavano l'intervallo di tempo clic passava fra il lampo ed il suono mercè un cronometro da sacca di cui ascollavano le oscilbzioni. Per un tempo tranquillo ed una tempera- tura di — 38° , 5 trovarono essere la velocità di óog" , 3 per secondo. II. — felocilà del suono fra due stazioni inegualmente elevate sul lieclìo del mare. In tutti gli esperimenti da noi riferii! la differenza di livello fra le due stazioni era nulla o pressoccliè tale. La teorica indicava che la propagazione del suono in un senso verticale, o secon- do una direzione più o meno obbliqua , doveva avvenire con la slessa velocità che parallelamente all' orizzonte. Poteva prevedersi altresì che il suono ascendente ed il discendente si moverebbero con eguale rapidilii. IVulladimeno , essendo buona cosa il verificare con esperimenti le indicazioni della teo- rica , due dotti Austriaci Sig. Slampfer e de Jlyrbach , determinarono proGtIare de' segnali di fuoco con cui si determinavano le differenze di longitudine di molte montagne del Tirolo duran- te la siale del 1822 (1). Due connoni furono collocali, uno al Bloenclislcin , presso Salzburgo, un altro sull' Unlersbcrg. La differenza di livello delle due stazioni è di i5C4 metri , la loro distanza obbliqua di 99^0 metri. In tal gnisa la lìnea percorsa dal suono faceva coli' orizzonte un angolo di 70°, 5S'. Il signor Staropfer occupava la stazione superiore ed osservava coli' aiuto di un pen- dolo a secondi , e di un cronometro che batteva 4 i 7 volte in ogni secondo. Il signor de Myr- bach si stava al Moenchslcin , era provveduto di un pendolo a secondi. 11 3o sellcmbre 282'» , tredici colpi furono tirali giù e venti sopra. In tali prove la velocità del suono ascendente non dif- ferisce in media da quella del suono discendente che di o" , 22 , e la seraisorama di queste due velocità nell' aria a zero i di 332" , 96 per secondo , calcolando col novello coefficiente della di- latazione dell' aria. I dotti austriaci non hanno punto osservato l' igrometro ; ma supposta un'u- midità media del ^5 per 100 alla temperatura di 9° , 4 'l numero ottenuto si avvicina ancora di più a quello degli osservatori olandesi. Bramosi di ripetere tali esperimenti , con una differenza di livello che fosse altresì più con- siderabile , noi ci siamo provveduti di due corti cannoni di getto , volgarmente delti mortaletli j il peso di ciascuno de' quali era di ventitré chilogrammi , ed il loro diametro interno di quaran- laqualiro millimetri. Essi avevano il loro focone perforato in guisa che potevano essere innescati di fianco. Uno di questi pezzi fu trasportato sulla vetta del Faulhorn , alta montagna del cantone di Berna ; 1' altro fu rimasto nel piccolo villaggio Traefat , presso Brienz e sulle sponde del Iago dello stesso nome. La distanza obbliqua delle due stazioni è stala , in media , di gGSo™ 5 la loro differenza di livello di 2079 metri , e l'inclinazione della linea percorsa dal suono di — rj°,2&'. , Per misurare l' intervallo di tempo decorso fra l' apparizione della luce e la percezione del suono , noi avevamo due Cronomctrografi ( conipleurs à pointage ) ( i n. 52i e 528 ) che il Sig. Bre- guet cortesemente aveva messo a nostra disposizione. Si sa che in tali strumenti , la pressione del pollice sopra un bottone esterno , si tiasraette , con ingegnoso artificio , ad una leva mobile, la quale abbassandosi sul quadrante de' secondi , vi lascia un punto nero indicante il secondo del tempo e la sua frazione. Avevamo altresì una mostra a fermala del Jacob , segnata col N." iSo, e che batteva 320 colpi in ogni minuto. La struttura propria di tali oriuoli è stala descritta dal suo inventore nel Biillclin de la Sociétc d Eric aura geme nt pour le mais d'auiU fS3o. In fine 1' ul- timo dei nostri isirumenti era un ottimo Cronoraelro ( N." 63 ) del Winnerl , il cui corso diurno «ra di -j- j' , o , e che batteva i mezzi secondi. (1) Vfrsurlic Ton Slampfer and Mjrbach Poggendorff" < AnnaUn dcr Physik, tomi Y> pag. I9G » e jaMu- chtr dn If^icncr poljlrcluiiichcn Inililull , tom, YH > pag. a3 )i 129 In cioscuno dogli «perimenti falli nella stazione superiore, gli oriuolì contatori adoperati furono prima e dopo , mes»i a confronto col cronometro 63. Nilla stazione inferiore non fu pos- sibile fare lo stesso confronto in ciascuna serata , ma il conlatore 028 , appartenente ad essa sta- zione , fu messo in corrispondenza col cronometro , la sera del 20 ottobre , ed in circostanze di •imperulura quasi idrnticbo a quelle delle serate di osservazione. I primi esperimenti ebbero luogo la sera del 21 leltembrc ; fu questa per noi una serata di pruova , di cui qui taceremo i risultarocnti. 11 mortalétlo di Fjulhorn era caricato con ~o grammi di polvere , e quello di Tracht con 73 grammi. Tulli i colpi furono uditi dislintamenle ■ ciò non di meno il romore del mortalétlo della montagna giungeva fino a Tradii infievolito di mol- lo : per conseguenza la carica della polvere fu aumentata alla stazione del Faulhorn e portata a 90 grammi. Dopo di che la percezione del suono addivenne sufficienlissima : fu sentito il romore co- stantemente di una maniera nella , e non accompagnalo da veruno e.coidf (1). I quadri clie seguono contengono i risultamenli delle osservazioni falle nelle sere del 1!^ , 23 e 37 settembre ; le durate della propagazione inscritte nella seconda , terza , e quarta colonna lono state precedentemente corrette dell' efFelto del corso diurno proprio dell' orìuolo adoperalo da ciascuno osservatore. Nelle serate del 1^ e a5 il Sig. A. Bravais si i- servilo della mostra N." 180, nella stazione superiore ; ma il fermo di questa mostra essendosi improvisaraente guastalo nel mattino del 27, il Sig. BraTais impiegò , da quel tempo in poi , il cronometro 65 ; egli ne sentiva i battimenti , li numerava fra se , e giudicava delle differenze. 11 Sig. Marlins La costantemente osservato coP Contatore N." Sji. Finalmente il terzo osservatore sig. Camillo Bravais, fratello di uno di noi, e silnalo nella slaz^onc inferiore , aveva nelle mani il contalore N.° $28. Talora furono veduti 1' un dopo 1' altro , due fuochi distinti , quello della bocca , e quello del focone , il quale era necessariamente anteriore all' altro. Se cosi avveniva era impossibile rite- nere a tempo la pressione del pollice sul fermo, e l' epoca letta sul quadrante corrispondeva sem- pre air apparizione della fiamma derivante dal focone (2). In tal caso l' intervallo di tempo otte- nuto si trova essere troppo grande 5 ma noi abbiamo avuto la cura d' indicare questa particolarità su i nostri registri , e questa causa di errore può essere del pari eliminata ; i ca&i di doppio fuoco SODO disliuti nel nostro quadro con un doppio asterisco La temperatura , la pressione dell' aria , la tensione del vapore aqiico , sono slati misurati al principio ed alla fine di ciascuna serie. Le quantità barometriche che riportiamo sono corrette dell' errore costante degli strumenti , e rappresentano la pressione assoluta. Tutte le osservazioni della stazione inferiore sono slate di vantaggio ridotte al livello delle acque del lago di Brienz ( 56ó",9 ) 5 lotte quelle della stazione superiore , lo sono state del pari al livello del piano oriz- zontale cbe passa pel Tertice della montagna ( 2683 metri). (1) L' originale dice « U bruii j' eniendll eonslammtni 9 + 1,0 Baroniclro a 0° grado. 552,95 552,95 Teoiicue. del vapore 552,85 4,6 4,45 4.45 Ciclo chiaro > ma leggermente velato ; qualche cirro-strato. Siazhnt infenort. — Calma ; poscia leggiero Tento di nord a 7"'i45"' > e leggiera breua di nord-nord- est alla Cdo Stazione superiore. — Sud 1 variabile al sud-sud-ovest , debolissimo. i3s Osservazioni dc'.'.a sera i5 leltcmlrc liy^. El-OCA de- tiri SIOBO AsCEKDEME. .sl-O.SU ii.LEMji:>- TE. BriAVAis. ST.\7.I0WE tKFERlORE. STAZIONE òCPEIilorE. \. Gravai» Malli"'. Tempera- tura, dell'aria. Barometro a 0° grado. Tensione drl vapore. Tenijiera- Imi! dell'aria. Barometro a u** grado. Tensione dei vapore. k ra • 7.1S.40 -8,3s 2S,5l .... + 'A 7'^,y rum 10,05 0 mra 554,75 mm 4,b 7.33.4° .... 2S,83 » » )) )) » » 7.43. 0 2S,56 2S,3t) .... » )} » )) » )) ;.47-3o .... .... 28,9 )ì u )) + 0.9 )) )> 7.31.40 28.;8 28,64 » )) » » )) )) 7.33.3.". .... .... 28,33 )) )) )J ì> » )) s. 5.43 Il 23,39 .... M 11 u » » » g..4.33 28,58 28,81 .... >> )) )) n )) )) ì>.io. li .... . . • . 20m5 » » » » " )) S.25.3i> 28,63 28,;3 .... -j-12,73 7'0,3 TO,6 + 0,; 555.9 4.6 2S,63 28,61 2 8,6(3 -f-12,73 7 l6:5 io,G'ì + Oi',)^ 5J5,82 4,8 C "'0 meno poperto di cumuli prov\enienti dal siul-ovpst , osservazioui , e cbe poscia abbassaioasi m aioJo da toccale la e ele\*ali d ina del F ,(■-«00 moiri ,il prinrìpio delle aulliorn verso Soj-jo™ Siaz'one inferiore — Calma Stazione superiore — A 70. dal sud-ovest all' ovest , la velo 8o,j2m , e di a»>,6 ad 8»,aG" nord ; ad o™,. » )} )) )> 27:90 27,98 )) )J 8,26,35 1 8,52, 3o Medie 28.9 + ■6,. » » )> + 4,8 557,6 » 5.5 28,,5 28,48 718,1 .i,.5 28,'J7 28,4. 28,55 + ■6,07 718,05 11,33 + 5,y5 557,67 5,45 Ci«lo mezzo chiaro , inì^ombro di piccole nuvole ,- cirro-cui itlo provvt aieatc dal s ud-ovcs(. Stazione iufrrìort — Sul principio nord-csl deboli ssiino ; ad 8» Ih" ed S« 3o«> de «le veoto di est. Statone suptrìon — Sul principio nord-norJ-est i di !"•,() per ogni serondo. elole ad 5 0 3(io» non 1 Creselietlo , c/}u uua velocita Or ci resta a dedurre la velocità del suono da' numeri che precedoDO. Nel caso di cui si traila , il cimniino percorso dal suono ascendente era eguale a g6i4°'i2 (vedete la nota addizionale) per una diflerenìa di livello di 2116'", 4- Quello cbc percorreva il suono discendente era di 9677", 5 per una dilTervjiza di lifello di 2o4i,3. La media fra le due disianze è 965o'°7. £ facile Irasformare ciìisciuu durata estervata per 134 cscmuio la durata aS',? in quella clic sarebbe siala per questa stessa dist.nnza. Pel suono ascen» / Oi'r.0,7 \ dente la coriczionc da farsi alla durata osservata sarà -\- 28", 7 I — -—, — ) = o'oS : essa sarà dì — o',8 pel suono discendente. Applidiìamo queste correzioni alle medie di ciascuna delle serale di osservazione : prendiamo la semi-somma delle due medie somministrale ciascuna sera dalla stazione supcriore ove risede- Tano due osservatori ; finalmente indichiamo con la lettera K il rapporto della tensione del vapora aqiico contenuto ncU' aria alla pressione barometrica : noi avremo i risultamcnli medi compresi nel (juadro seguente. Quadro / medie dell 1 propngnz inno del mono. 1 — Durate ólor.WATE DCr.ATA DEL Suono ascendente LA PBOPACAI Suono discendete DUnATA media TCMPEnA- TORA media + 7,25C + 6,77 + [0,42 DCnATA ridona a 0° grado VALORE medio di li. diuata ridotta iil- l'iiria ««cera i-d a (-"jj! ado 24 scllembre 2 5 settembre 27 settembre Bledio 28*545 28,71 28,42 s 28,55 28,Ci 28,47 28*547 28, or, 28,445 9 28.922 29,010 28,984 0,0108 0,0117 0.0126 28,982 29,074 29,053 337"",92 238'°, IO 33S">oi + 8,'7 28,972 0,0117 29,o3G Velucità per secondo. 3j7"',92 558™, te 338'»,io » 353"', 1 1 » 332'", 37 Paragonando il cammino ascendente col discendente del suono si vede subilo che sono sen- sibilmente eguali fra loro. Le piccole dilTerenze variabili da un giorno all' altro , derivano senza dubbio dall' azione del vento che spirava ncU' atto delle osservazioni. Del resto tale azione è sem- pre stata di poca importanza , e questo cfrctlo dee sparire quasi del tulio nella media delle tre serale. Sembra ben dimostrato dalla teorica e dalla osservazione che la velocità del suono è indi- pendente dall' altezza del barometro : ma rispettando interamente questa legge potrebbe pensarsi che la trasmissione dell' onda sonora ascendente è modificala , quanto alla sua velocità , dal pas- saggio da un' aria più densa ad un' altra meno densa , la modificazione inversa dovrebbe allora presentarsi nella trasmissione dell' onda discendente , e ciò si scorgerebbe dalle difTerenze costanti osservale fra la velocità dell'andare e quella del ritorno. Ora la dilTercnza o',oi5 fra le due du- rate è cosi minima , che controdice interamente questa maniera di vedere , la quale d' altronde Don è fondala in teorica. D' un altra parie , ancorché la variazione di densità del mezzo traversato dovesse modificare la velocilà del suono ; basterebbe , per eliminare tale influenza , prendere la media aritmetica fra le durate di propagazione del suODO ascendente e del discendente. Si liovano queste medie nella quarta colonna del quadro B> Per tenere conio dell' c-flctlo della icmpcratara noi abbiamo mppotlo una diminuzione rego- lare di queilo clcmcnlo della ((azione inferiore messa a livello ikl lago di Biicn/. , fino alla sta- zione superiore , sopru una scala verticale di 2119 nitUi. Sia t la teini>cralura media in tal guisa ollcnuta : la riduzione a 0° grado si opera raolliplicando la durata osservata per y i-j-o,Cioj66i. f inalmenle per raellcrc a calcolo 1' umidilù contenuta nel!" aria , bisognerà dividere le durate per l/~i — o,jS K ; il coefficiente o,JO esprime la difl'crenza di densità fra l' aria secca ed il va- pore aqueo. L'ultima colonna del quadro B mostra che i rieullamcnti di ciascuna serata s'accordano fra loro a circa un decimo di secondo. Le dinercnzc possono spiegarsi sia pel difetto di simultaneità de' colpi reciproci , sia per uno sccmamento di temperatura meno regolare di quello clie abbia- mo ammesso ^ d' altronde esse non sorpassano punto ciò che si può altcodere da errori inerenti a questo genere di osservazioni. Se si combinano le durale medie che abbiamo ottenuto con la distanza 9C!)o'°,7 , si trovano per le velocità dell' aria iti un secondo , i numeri inscritti nella linea inferiore del quadro B. Noi faremo notare cbe il risullamento finale lo.;", 57 differisce pochissimo da quello degli osservatori olandesi Moli e Van Bcck, gli esperimenti de' quali danno , dopo 1' adozione del cocfCcienle o,oo?G5 una velocità di SSi^jiS per ogni secondo. Un' ultima questione si presenta. Nella valutazione della durata , può intervenire una cagione costante di errore , provvenicntc dallo slesso osservatore ? Sembra , a prima vista , che la per- sona la quale premesse troppo lardi il bottone di fermata , all' istante dell' apparizione del lampo dovrebbe essere in rilardo della stessa quantità al momento delf udizione del suono. Ma questa conclusione sembrerà prematura se si considera che 1' organo affetto non è lo stesso ne' due casi, ciò che rende possibile 1' esistenza di cijiiazio/ìi personali. Per verificare un tal sospetto noi ab- biamo paragonato le valutazioni simultanee de' signori A. Bravale e Martins , in ciascuna delle sedici coppie che tali valutazioni formano fra loro. Per quest' ultimo osservatore la durata media dell' intervallo eccede di o°,io la durata media ottenuta dal suo compagno , e se si ammette che la semisomma delle due durate è la misura esatta dell' intervallo , ne risultano delle equazioni per- sonali eguali e + oi,o5. Si può dunque temere un errore dell' ordine medesimo sulla misura dclU durata fatta alla stazione inferiore dal terzo osservatore. Che che ne sia il risullamento finale delle nostre operazioni sarà il scgaestc : Velocità eguali dei suoni ascendente e discendente , alla ragione di 35a'='j4 , nell' aria setxa , alla temperatura del ghiaccio fondente. NOTA aDDIZIOC(&I,E. Noi diamo in questa nota gli clerocuti e le principali particolarìlà del calcolo , che ci ha fatto conoscere la lunghezza del cammino percorso dal suono , ne' nostri esperimenti. Calcolo delle dUtanzc orizzontali. Il lato vertice del Fauthorn-chiesa di Brienz , può essere calcolato mediante il triangolo f ju- IhorD-Taonhoru Ceienz ( chiesa ) , nel quale si conosce (1). Angolo al Tannjiorn 49° ■•''">8 Lalo Faulhoin-Xjiiiulioru .... 344^0ia ?■•■«_ Lato li,,on..TMml,orn ,. .y^JG J l"""' ^'"*" Il calcolo dà il lalo FauUiorn-Bricnz .... . r)23iB,6. (0 Questi clementi risultano da due triangoli n°. iG en°. 3C6 del Brgislro della triangolazione del Cuionc di Cerna , eseguila dallo Ingtgaieie Wagner. Begistto de{io3ilalo negli Archivii della cittì di Berna. 13G Lo stesso lato può essere calcolalo mercè il triangolo Fuulhorn-RolliLnrn-Biienz , in cui si conosce (>)■ Angolo Rolliliorn Iii8'i'j",i Lato Faull.or.1 Rolhhora .... 4oo«,5 > . j; f^^^^^^ I,«to Bricm-Rotliliom i rgiijS ^ ' Il calcolo (là lato Faulhorn-Brieni giSinijO |,a nedia ili due rlsultamenti e gaSi",! Nel triangolo Faulhorn ( cima )Brienz ( chiesa )— Fracht ( belvedere ) si conosce il Iato Fatf. iliorn-Bricnz che abbiamo calcolalo e gli angoli seguenti da noi misurati col teodolite : Angolo al Faulhorn '/ >'>^" Angolo a Tracht ':V'^' "" se ne deduce il terzo angolo ; V eccesso sfcric» nwBO di un secondo può esser negletto. Trovasi dop» cii>: Lai» Feulhorn-Tracht 94"^'°7' Il belvedere di Tracht è la stazione di ascolto del suono discendente. La stazione superiore di tiro non coincideudo osallaraente col vertice del F:iulhorn, la distanza era di a/,",!. Con i due lati 947-"", 7 e iJ"",! , con l'angolo compreso 42°,23* misuralo dirct- lamente col teodolite , si trova : Lato morlalctlo Faulhor-Traclit ( belvedere ) , . . r)j38°',o. Questa è la distanza orizzontale percorsa dal suono discendente. Con una base di ',^"'g misurata sopra un terreno piano , e di' cui un' estremità era al mor- (aletto di Tracht , V altra in un punto ausiliare , con gli angoli alla base 8i°4ij*Jo" e 69°57'55'* misurati eoi teodolite , si è trovalo per lato opposto a questo uhinio angolo , Lato mortaletto di Tracht-Tracht ( belvedere ) . . gi^.t!». Con i due lati Q^?^'",? e 91, "22 , coli' angolo compreso 20°3i'', il cui verlice è al belve- dere di Tracht ( angolo- misurato col teodolite ) (2) noi trovammo : Verlice Faulliorn-morlalelto Tracht j)3g)"',3r. Finalmente, la stazione di ascolto del Faulhorn distava 5 metri dal vertice di questo monte, e nella direzione che deviava di 5o gradi da quella seconda ta quale 1' osservatore messo sul v-cr- tice fisava il mortaletto di Tracht. Se ne conchiude : Distanza orizzontale , suono discendente .... ^SS;")!, Cakoio (kUc distanze verticali. La cima del Faulhorn è a aGS'^jO sul livello del mare ed il lago dì Brionz ( il cui li' «Ilo varia appena di o^jS nella stagione estiva) trovasi all'altezza di 'J(>Z'^\c) , secondo la gran triangolazione svizzera ) Egcbnisse der Trigonome.triccn p^ermcsstirigenin der Sclwéiz ) ; la dilTereiiza SI 19°,! sarebbe la distanza verticale se la stazione supcriore ed inferiore fossero siale esnltaracnle situate a questi due Uvelli , ma la stazione inferiore era al di sopra del lago-; la supcriore al ài sotto della cima della montagna. Da ciò derivano le seguenti sollrallìve correzioni : (t) Vcd. la nota precedente. (a) L'angolo di cui il vertice e al morlalello di Frachl , ba dato alla misura diretta ^g'iG'. 137 Suono ascendente -^ TX mortalelto Traclif era ad i»,i al di sopra del livello del lago; gli osservatori del Faulhorn si trovavano ad i °>5 al di sotto della cima ^ te ne deduce : Cammino venìcale del suono ascendente 3m6°>,4 Suono discendente — Il piccolo triangolo ausiliare fra Tracht ( belvedere ) , morlaletto Traclif ed il punto ausiliare pocanzi citato , triangolo alle estremità della cui base si sono misurati gli angoli di altezza del belvedere di Tracht , ha fatto conoscere che la stazione inferiore di accolto ( belvedere di Tracht ) era a 74")' sopra il livello del lago. Il mortaletlo del Faulhorn essendo a 3" ,5 al disotto della cima di questa montagna , si ha avuto : Cammioo iicriicaU del suono discendente . . » . 3o4i»^< '«"' Calcolo delle distanze obblique. Suono ascendente. —Con le due componenti del cammino , cioè, gaS;",! e aii6"',4 , tenendo conto della curvatura della terra e dell' arco di o*5'4" che separa le due verticali , noi otteniamo Saono ascendente i distanza obUiqaa . . • > • rfi2Ì'*,i. Suono discendente. — Con le due componenti g45S",o e ao4i°',5 , tenendo conto delb car- matura della terra e dell' arco di o'ò'ò" che separa le due verticali , noi troviamo Suono discendente , distanza obbliqua : • . . i 6yJ, L. pAHuzai. j8 i3S Fisica. — Considérhsioni intorno ad alcune tpericnie di Haìdat sulle ealamìte. Il sig. Haldat ha fallo parecchie spcricnzc dalle quali risulta che la forza magnetica si con- centra verso la superCcic e non alla superficie. Egli ha fatto uso de' tubi di ferro di varie gros- sezze a' quali ha fatto acquistare la virtù magnetica sotto l'azione di una calamita. Fin dal i84o io avea fallo la slessa osservazione insieme col Linari , e fu per questo che adoperammo i tron- chi di canne di archibusi per comporre gli elementi della nostra batteria magneto-elettro-lellurica. ^'oa intendo per ciò di dolermi col signor Haldat che non abbia fatto menzione delle mie spc- rionze , quantunque alcune di esse fossero state comunicale alla R. Accademia delle scienze del' 1' Instituto di Francia , anzi mi compiaccio di vedere confermati i risultaroenli stessi da me otte- nuti insieme col Linari , da quali risulla la ragionevolezza del metodo da noi tenuto nel compor- re la nostra batteria. Per la qual cosa sarà tempre da reputare errore quello di preferire gli ele- menti pieni a' vuoti. L. Palmieri. AsTBOsoaiA. — Sulle ttelle doppie , del sig. Houzeau. La stella doppia p di Ofiuco , contrassegnata pure dal n.° 70 in questa costellazione , è Com« posta da una stella di un bianca giallastro, di quarta a quinta grandezza , e d) un'altra di sesta a settima , di color purpureo , lontana dalla prima sulla sfera celeste di quattro a sei secofidi di grado. E dcssa appunto una di quelle che manifestarono con evidenza maggiore al sig. Guglielmo Herschel , allorché faceva egli il primo osservazioni di lai falla dal 1779 al i8o4, un movimento relativo di una di esse stelle intorno ali" altra ; ed è pur questo uno dei gruppi i quali sooosi studiati, perfin da quel tempo, sotto un tal rapporto colla maggior diligenza possibile. Il sig. Encke , in una memoria pubblicata nel i83o nelle Efemeridi di Berlino pel 1802 , de- terminò per la prima volta , mediante quattro osservazioni delle posizioni della piccola stella re- lalivamenle alla sua principale , fatte dal 1780 al i8a3, gli elementi della orbila ellittica descritta dall' una intorno all' altra. Ottenne egli allora , per la durata della rivoluzione , 73»^"' , 862 ; e pel semiasse maggiore a nonché il rapporto e della eccentriciti allo stesso semiosse maggiore i t4- lori a^ 4") 3284; e = o,43oi. Osservò egli di gii che alcune osservazioni del sig. Struve , fatte dal iSiS al 1829 , col gran cannocchiale dell'osservatorio di Dorpat , davano un risultamento a ba- stanza diverso da quello della orbila calcolata , per le distanze relative fra le due stelle ; e che tjlune osservazioni falle nel i83o dal sig. Bessel , col grand' eliometro dell'osservatorio di Koe- nìgsberg , davano anche valori un poco diversi relativamente agli angoli di posizione (i). Melteo» (lo a computo queste più recenti osservazioni , la durata della rivoluzione diveniva di pressoché So anni. Da quella epoca , il sig. Giovanni Herschel ha esibilo , iu una memoria inserita nel tomo V degli Alti della Società astronomica di Londra , nuovi elementi della orbila di questa stella dop- pia ; ma propriamente il sig, Maedler , attuale direttore dell' osservatorio di Dorpat , è quegli che siasene più di ogni altri occupato. Ei pubblicò nel 1842, nel n.° 444 àeWe Astro/wmisciie Nttc/è- r. diteli . una memoria sulla orbila di questa stella doppia , in seguilo alla tolalilà delle osserva- zioni fatte dal 1779 al 1842 , nella quale egli ha compruovalo , che non potevasi in verun conto accordare l'orbila cllillica risultante dalle osservazioni del iSiS al l84t, con quella dedotta dalle osservazioni del 1818 al 1823. Ei ne ha conchiuso ritrovarsi in ciò un'anomalia la quale pareva (1) L' angolo di posiiioDe di una stella doppia è l'angolo che foima sulla sfera ctlcslc la direziono dell'ar- co di oiioima disUDza tra le due stelle con un circola parallelo ali cquaioir. ii39 indicare , o clie il sistema binario p di Ofiuco non obbedisse alla legge delia gravitazione newto> niana , o che il centro di figura delle due stelle non fosse il centro di gravità delle loro masse. Sifialta imporlanle quistione era rimasa a tal punto , allorché il sig. F. L. Houzeau, di Mons, la scoperto da ultimo che debba esservi nel movimento relativo delle stelle doppie , aventi un sensibile moto proprio , jina ineguaglianza dovuta all' effetto dell' aberrazion della luce , la quale poteva spiegare l'anomalia osservala; ed , in conseguenza , ricondurre alla legge della gravitazio- ne, il sentiero della piccola stella intorno alla grande di questo gruppo. Ne' numeri 496 e 498 appunto delle Aslronomische Nachrichten il sig. Houzeau ha pubblicato , in francese , la sua me- moria sopra tale soggetto ; noi ci occuperemo quindi a dare una idea della maniera in cui T ha egli medesimo considerato. Supporjghiamo , per un istante, che il piano della rivoluzion relativa della piccola stella in- torno alla sua principale sia perpendicolare al raggio visuale che termina a questa ultima, ammet- tiamo inoltre , che questo sistema binaria venga animato da un movimento proprio , comune alle due stelle ed avente una direzione qualunque nel piano della orbita. Le due stelle solo per tal mo- tivo avranno un'aberrazione assoluta. Quella della stella principale sarà costante; la stella al luo- go dove si vede parrà indietreggiata , sulla direzione del movimento proprio , di tutto lo spazio dalla stessa percorso in questa linea retta durante l'intervallo di tempo chela luce impiegherà per giungere insino a noi. In quanto alla stella minore , pel fatto della rivoluzion sua intorno all' al- tra , essa avrà un' aberrazione variabile secondo la parte dell' orbita sua in cui troverassi. Quando si muoverà in questa orbila parallelamente al moto proprio del sistema e nello stesso verso , la sua velocità assoluta superando quella della stella principale per tutta quella da essa acquistata nella orbita relativa , la sua aberrazione sarà pure maggiore nella stessa propor- zione. AU'innontro quando la piccola stella sì muoverà nella orbita sua nel verso direttamente op- posto a quello del movimento proprio , la velocità sua nonché 1' aberrazione saranno minori di quelle della stella principale. Pfel caso di direzioni e di piani obliqui , bisognerà considerar soltan- to le componenti della velocità parallele alla direzione del movimento proprio ed al piano della orbita apparente. Il sig. Houzeau è pervenuto agevolmente , secondo questi principi , ad alcune formole sempli- cissime di geometria analitica , le quali permettono di determinar gli efTetti di questa variabilità d' aberrazione sulla distanza della piccola stella e sul suo angolo di posizione relativamente alla stella principale , in funzione del tempo che impiega la luce a venire dalla stella a noi , de' due semiassi della orbita relativa , della durata di rivoluzione , della mutua distanza delle due stelle e dì taluni angoli. Ha egli applicato in prima formole siflutte al sistema binario della 61* del Cigno , di cui è di già nolo il movimento proprio sensibilissimo , e della quale é stata determinata micrometri- camente la parallasse annua con un lavoro memorabile del sig. Besiel. Il sig. Houzeau ha trova- to , per la piccola stella di lai gruppo , una equazion di aberrazione la di cui collante ^ « di circa 36''. Questa equazione dà luogo a variazioni tali , che giungono , nello intervallo di 88 anni compreso dalle osservazioni , da o a 3'i 5" per l'angolo di posizione, e da -J-u",5 a — o'',9 per la mutua distanza delle due stelle. In questo intervallo stesso , che ha cominciamento dall' anno 1^03, in cui Bradlry determinò di già approssimativamente la posizione relativa de' due astri, il cangiamento totale di angolo di posizione in questo gruppo é stato di 63°4i', e vi ha avuto luo- go una variazion di distanza compresa tra 19", 8 e i5", 9. Rilevasi , inconseguenza, che la equa- zion di aberrazione , sebbene a bastanza piccola, è una ijuantità sensibile , la quale iofluisce sopr.i- tutto sulle dislaazc. Io guisa che sodo stale appunto le inflessioni inesplicabili trovale dal signor * Houzcau nella curva rappresentante 1' orbila apparente della stella minore , in seguito alle osserva- zioni (li distanza e di direzione , inflessioni tali che l' arco riTolgova la convessità sua dal lato della stella principale a conlare dal iS35 , le quali lo hanno indotto ud analizzare compiutamente gii tflctli delle aberrazioni assolute delle due stelle. Facendo le correzioni clic ne risultano , la curva rientra nelle leggi ordinarie , e quella degli angoli di posizione accordasi cella variazione delle distanze corrette nello intervallo posteriore al 1818. In quanto alla maggior parte delle os- servazioni anteriori , i limiti degli errori di esse superano considerevolmente ia quantità della cor- Kzion di aberrazione. Kcl caso di p Olìuco , essendone ancora ignota la parallasse , il sig. Houzeau non ha potuto determinare inimidial.uncutc la costante di aberrazione y, ma egli ha fallo succcssivamenle parec- chie ipolesi sul valore di questa costante , ed ha impiegato ciascun valore provisorio nella ricer- ca di nuovi clementi ellittici della orbita giusta le osservazioni corrette. Egli è pervenuto in sia dal quarto saggio di tal genere a soddisfacevoli risullamenti , i quali ricongiungono le osservazio- BÌ degli angoli di posizione, (alte dal iSig al iSsó, con quelle cbe han loro fallo seguito , sì be- ne per quanto fosse sperabile ottenerlo. Gli clementi da lui cosi ottenuti si approssimano molto a quelli a cui il sig. Maedlcr è pervenuto mercè l'assieme di tutte le osservazioni (i). Siccome gli angoli di posizione sono alterati assai meno che le vicendevoli distanze tra le due stelle , dalla cquazion di aberrazione , il sig. Houzeau si è in seguito determinato ad impiega- re esclusivamente le disianze nella ricerca della costante V ; e , facendo punto di partenza , a que- sto scopo , dagli elementi slessi del sig. Maedler , egualmente che dai numeri ottenuti dal sig. Argelander, per ciò che riguarda la direzione apparente del molo proprio di p d' OCuco. Ciascuna distanza osservata dai sig. Slruve e Bessel , sia col gran cannocchiale di Dorpat , sia con 1' elio- metro di Koenigsberg , gli ha fornito una equazion dì condizione tra le quantità note, la costante di aberrazione T e 'l semiasse maggiore A della vera ellissi, considerale, queste due uUime quan- tità , siccome incognite. Le disianze osservate con V eliometro sono slate preliminarmente ridotte a quelle date dal gran cannocchiale, mediante la correzione costante dì ^o', 204 esibita dal sig. Maedler. Le diecinove equazioni di condizione cosi ottenute , maneggiate col metodo de' minimi quadrati, hanno finalmente dato, y<=3",9o6i;A'=:9",i i46. Questi valori rappresentano in pres- soché lutti i casi le distanze delle due bielle osservate dal iSi5 al iS(4 a meno di un decimo di secondo allo incirca , essendo il massimo allonlanaraenlo tra '1 numero che ne risulta e la dis- tanza osservata di o", i64- L' cquazion di aberrazione assoluta per le distanze, nello intervallo di queste osservazioni, è compresa tra — o'',55i e -\-o",-j'ò'S. Cosicché la correzione introdotta mercè la considerazione "della variazione di aberrazione della stella minore , spiega in maniera plausibile le variazioni osservale nelle mutue disianze delle due stelle. Il sig. Uouzeau non du- bita che analoghe ineguaglianze non isvolgansi nelle altre stelle doppie dolale di sensibile movi- mento proprio , allorché saran conosciute alcune porzioni più estese delle loro trajellorie ap- parenti. « L' espressione analitica dell' aberrazione assoluta della piccola stella essendo eguale al pro- (i) Gli clcmeoti dell'orbila di p OGaco pubblicali dal sig. Maedler nel n° 444 delle Aslronomiscbe Nacli- rìchton , donno : go"i>»',734 ; per 'a durala della rivoluzione della stella minore inlorno all'altra ( per verso retrogrado) i8oa ,io4; per l'epoca dui suo passaggio al pcrieltlo dtli' wbiia sua; iS°jO', r«r r iuclina/.ionc dell'orbila relalivamenle ad un piano perpendicoIarB al raggio visuale menno dal- l' ossertaiorc alla slcUa ; 4"i 323 ; pel semiasse maggiore dell' orbita ; Oy 0403 ; |>el rappoito dviJa ecccuti.oiU a (]ueilo semiasse maggiore. 4r dolio del lonipo che la luce iitii/ifga a venire dulia slella a noi , per una funzione degli elcmcnli dcir orbila di essa , s' intende che determinati una volta siffulli clementi del pari che il valore del- l'ubcrraiionc , se ne può dedurre il tempo clie la luce impiega onde giungere a noi dalla stella, e per cons<'guenza la distanza che ce ne separa , ovvero , ciò che importa la slessa cosa , la pa- rallasse annua della slella. Cosi , ritenendo per p OCuco il valore «li /^ (juì sopra riferito e gli cle- menti dell'orbila rinvenuti dal sig. Maedier , il sig. Uouzeau oUitne io"""' , G43 pel tempo che la luce impiega da celesta stella insino a noi , donde risulta o'' , 3oO per la sua parallasse. Il quarta saggio di clomenli da lui fatto dava rispettivamente per queste quanlilà stesse 8*"°' , /|45 e o ", 386 ; valori eh' ci considera come un po' preferibili ai precedenti. Sicché la parallasse di p 0&- uco si accosterebbe mollo a quella della 61* del Cigno, la quale secondo Bessel è di o* , 548, e die corrisponde ad una distanza dalla terra di 5()'25oo raggi medi dell'orbita terrestre. « Il sig. Uouzcau repula che la parallasse di p OGuco , poirebb' essere determinata con precisione seguendo assiduamente il moto della stella minore nel corso di una semirivolutionc. Ma prescindendo dalla lunga durata da questo metodo richiesta , ci crede che il risultamento di esso sarà sempre inferiore a quello che si potrà dedurre da buone misure micrometriche, a motiva della dìfllcoltà che incontrasi nel far convergere rapidamente le ultime approssimazioni relative alla determinazione degli elementi dell' orbita e della costante di aberrazione. Sarà perciò , di- c'egli , degno d' interessamento , di adoperare insieme questi due procedimenti ogni qualvolta ciò sarà possibile , non per altro riguardo che per quello almeno di scoprite se la velocita della luce, cosi esaminala , non avesse a presentare qualche inaspettata anomalia. Il sig. Qouzeau rammenta che Savaiy , al quale devcsi la prima determinazione di una or- bita di stella doppia (i) avea di già concepito la idea di un effello di aberrazione nel movi mento relativo della stella minore , risultante dalla semplice differenza delie sue disianze dalla terra nei punti diversi dell' orbita di essa ; e S ivary avea pur pensato che i cangiamenti di posizioni apparenti che da ciò verrebbero occasionati nella slella potrebbono forse servire a determinare il tempo dalia luce impiegato ad attraversare il diametro dell'orbita sua , ed inconseguenza la distanza del siste- ma binario nonché la sua parallasse. I\Ia, osserva il sig. Houzcau, che siffatta ineguaglianza debb' es- sere tenuissima nel maggior numero di casi; e che , per esempio, la luce non impiega più di uà sol giorno a traversare l'orbila della 6i* del Cigno, in guisa che la variazione quindi risultante dell' angolo di posizione non è apprezzabile. « La soluzione dal sig. Uouzeau or ora data della difficoltà ch'era sorla in occasione dell'or- bila di p OCueo sembra offrire un nuovo ed interessante esempio di quanto si e di già multo spesso verificato nello studio profondo della teorica dei movimenti de" corpi celesti; ciò è per lo appunto , che , quanto era dapprima sembralo di produrre una di££coltà contro la legge del- l' attrazione newloniaDa, è poi servito, alla fin de' conti, sempremai, a vieppiii confermarla. Sopra ogni ultra cosa nella teorica della Luna o in quella di Giove e di Saturno avea ciò avuto luogo inhno al giorno d'oggi. Presentemente che il campo delle ricerche di tal genere si è allargalo per- fino alle orbite delle stelle che consideravansi in addietro come fisse , tKco un simil caso risoluto ia maniera analoga, e pare in coiiòcguenEa che l'epiteto di umticrsa(c poss» venir applicato con sempre maggiore aggiustatezza alla beila legge della gruviiazione. Quando pongasi mente alla estrema pic- colezza delie quantità sulle quali clevavasi la difficoltà , piccolezza derivante dalla distanza inde6- nila che ci separa dagli aslri a cui riferisconsi le qiianlila slesse ; e si vede , ciò non peilaiilo , la teorica arrecarvi la conferma de' risullamenli dell'osservazioni , insino ai più minuti partico- lari di queste , è impossibìl cosa di non risentire un vivo sentimento di ammirazione per ciò eh' è stato all' uomo concesso di scoprire intorno alle mai-aviglie 4e' cieli ». (Bibl. unìv. cab. de inai 1844 )• L. DEL Re. (1) Vegiitsi la soa memoria Belle aildizioai alla Ci/iineiiwace da icmps , pel iSJu- CaoNtCA. ^ Un giornale inglete , la Lilerary Gnzelle , annunzia coi termini seguenti la pros- sima fontlazione di un nuovo stabilimento scientifico a Londra, — Si è nel proposito di creare ira Londra un Collegio di clùmtca , slabilito sopra peculiari basi. Non solamente vi sarà data agli alunni la istruzione pratica e speculativa nonché del pari te lezioni ordinarie di umilisi qualitativa e guantitativa , ma vi saranno istituite alcune ricerche originali in comune da molti dotti ed abili sperimentatori. Con intendimento silTatto si è dovuto principalmente prendere in considerazione gl'interessi che legano la chimica al prospero stato del commercio , e la importanza di questa scienza ai progressi dell' agricoltura , delle arti , delle manifatture , della medicina ecc. Tale pro- eetto conta come promotori alcuni personaggi illustri ed influenti , a capo dei quali additasi il duca di Wellington. Si è nel proponimento di stabilire: i.° un laboratorio (simile a quello de- signato dal sig. 0. Davy) per le ricerche originali e lo svolgimento delle grandi qiiistioni , co- struito sul modello del laboratorio di Giessen ; 2.° un collegio in cui gli allievi riceverebbero le prime lezioni di analisi e verrebbono esercitati a tutte sorli di chimiche ricerche j 3-° taluni tcompartimenli ne' quali tratlerassi particolarmente la chimica applicata all' agi icoltura , alla geo- logia , alla mineralogia ( analizzando i suoli diversi , le rocce , ecc.) , alla medicina , alla fisiolo- gia ed alle arti ; l^." la instituzione impegnasi di provvedere ai mezzi che il Consiglio di essa sti- merà più opportuno ad incoraggiare e facilitare le chimiche ricerche, o difToodere il gusto per que- sta scienza e far si cU' essa tisulti uà essenzial ramo «lelb educazione generale. ■ Leggcsi in un giornale di Belfast , relativamente al telescopio di Lord Ross , che il tubo colossale , la lunghezza di cui non è minore di cinquanta piedi irjglesi e 'l diametro di sei pie- di , trovasi ora in posizione permanente sospeso tra i suoi due solidi sostegni di fabbrica. Il peso dello specchio oltrepassa ([uatlro tonnellate. Il suo contrappeso è collocato abilmente in modo tale da prestarsi con facilità ad ogni cambiamento nell' alzarsi od abbassarsi dello strumento. Soggiugnesi che fra un mese allo incirca sarà pronto 1' istrumento , in guisa che tra non guari tempo si do- vran rilevare i primi risultamenli ottenuti mercè un si potente ojuto. {L' Inslilut. K° 553 , 4 sellembre i844 , pag- ^02 ). L. dei Re. 'Astronomia. — TI sig. Arago annunzia che la cometa , la di cui scoperta è stata fatta all' os- servatorio del Collegio romano , siasi osservala a Parigi , e che gli elementi parabolici suoi siano stati calcolali dal sig. Guyon adoperando tre osservazioni meridiane fcitle all' osservatorio ne' di 2 , 3 e 4 settembre. Ecco questi elementi : Passaggio al perielio , i844 1 settembre . . . if, 932 866 Distanza pcridia i,27445o ( log. 4^ )*' Movimento diretto. ' SiiTatti clementi rappresentano \' osservazione media a — 7'/, 1 in longitudine ed a + 5", o in latitudine. L' osservazione meridiana del 7 settembre vien rappresentata a -{- o",ai in longitu- dine, ed a -\-i osservarne una la quale non fosse accompagnata dalla striscia luminosa , da cui spessissimo disUis- ■» cavansi alcune vive scintille. La direzione n' è stala in generale dal nord est al sud-ovest ; ed » È per lo appunto degno di nota che , tra le So meteore osservate , neppure una sola di esse » siasi diretta fra il nord ed il sud , alla banda deli' ovest , verso la parte opposta del cielo, u « A Bruges , le osservazioni sono stale falle dal sig. dottor Foister , il quale dice di a^er conlato un buon numero di stelle cadenti nella serata del 9; ma che nella nolle seguente il nu- mero di esse è stato invero considerabile. « Il numero totale , die' egli , _dev' elevarsi persino ai > quasiché 700 ; il medio era di olire le- 96 all' ora. » Il sig. Forster ha del pari ravvisato ut» punto di convergenza , ma gli è riuscito dilUcilc di ben prccL>arlo », L. dkl Re. Accademia delle Scienze di Pictrohargo. AsTHONomA. — VI. Histtllamenti delie osservazioni della stella polare y fatte al cerchio fcrticr.ic deW osservatorio di Puuiknva , dal sig. C.-A.-F. Peters. — Il cerchio dell'osservatorio di Pouikov» é stato costruito da Erlel di Monaco e descritto nel n°. 4 " delle Astronvmische JS'achric/ilen dtl »lg. Peters. Onde simliure questo strumento ed ottenere nel tempo slesso un' altezza approssimativa del polo , r autore ha fallo nel iS^o una serie di osservazioni delli stella jxilare , i di cui risuip- lamenti sono stati resi di pubblica ragione nello indicalo numero del giornale suddetto ; ma po- icia che il sig. Slruve ha fatto conoscere la costante dell* aberrazione da fui oltcnuta col mc2z,o dello strumento de' passaggi , il sig. Fetcrs ha opinato che sarebbe degno d' inleressamenlo veii- ficare se alcune altre stelle osservate con un diverso strumento condurrebbono alla conseguenza stessar. Con tale scopo ha egli intrapreso una serie novella di osservazioni , dopo di avere però fallo nl- fislrumento talune modificazioni , Mie a dare, da una parte, a quelle osservazioni il più allo gradC possibile di precisione , e dall' atira a rendere più facile il roaDcggio di esso. US Essendosi praticale coleste modific.izionr , ne' particolari di cui noi non entreremo, ebbero co- minciaincnto le osservazioni Pi i marzo j S^2, e sin dall' inizio loro si riconobbe che l' istrumento aveva ancora d'uopo di certe correzioni, le <|iiiili, dopo di essersi eseguile, hanno menato finalmente ad osservazioni in cui gli errori di calcolo sono stali i pm piccoli possibili. Il sig. Pelcrs ijui descrive accuratamente il modo da lui adottato per osservare e come si è egli condotto per ridurre le os- servazioni. In qui/Ile della polare , si è da lui coslantemenle adoperato un ingrandimento di 2>5 volle osservando la stella , non già Ira i due fili orizzontali , ma nella intersezione loro mediante un filo unico. Il barometro ed il termometro sono stati osservati e le indicazioni loro notate al principio ed alla fine di ciascuna serie di osservazium'. Le riduzioni ul meridiano sono siate ef- fettuale coU'ajulo de' raclodi più recenti e più esalti , tenendo conto diluite le correzioni dovute alla struttura del cerchio. Si è (alto uso in (|ucsto lavoro, per la trasformazione delle disianze ze- nitali apparenti in distanze vere , delle tavole di rifrazione del sig. Struve. Dopo di essersi avvalso di lutti gli elementi più accreditati di riduzione , il sig. Peters ha trovato r altezza della polare a Pouikova eguale a 5y°4tì'i 8",78 , che non dilTerisce dall' altezza mi- dia data dal sig. Bes^el , che di -f- o ",09 , e finalmente qucll" astronomo ha dato il quadro di tulle le osservazioni sue , del pari che 1' allro di tulle le correzioni eh" è convenevole di applicar loro. La discussione di queste osservazioni, quella delle diverse correzioni, le probabilità di esattezza delle une e delle allre sono altrettanti soggetti sui quali U sig. Peters ragionevolmente insiste, e per cui entra egli ne' più minuti parlicolari. Koi noi seguiremo punto sopra qnesto terreno , poiché da un canto saremmo indolii ad alcuni sviltippamcnli eccessivi di troppo alla maggior parie de' nostii lettori , e diill' altro giacche gli astronomi di professione avranno uopo di consultare la memo- ria stessa onde convincersi di quali precauzioni si è l' autore munito per dare ai suoi risullamenli tutta la precisione desiderabile e stabilire le formole delle sue correzioni. Ci basterà dire, che ese- guito ogni computo, il suo lavoro gli dà per la declinazione media della polare nel i842;88" 28' o'',748 , con un error probabile di o» 1.0 17 ; la parallasse annua di questa stella = o",o6- ; con error probabile di o",oi2 j ed infine la costante dell' aberrazione = 2o'',5 o3 con error probabile di o",oiS. IX. È stalo trasmesso un rapporto all'Accademia sopra una scoperta fatta in Metcorolosiia diil sig, Nervander , professore a Uelsingfors : gli autori di queslo rapporto sono i signori \V. Stru- ve , E. Lenz ed Ues«. Ecco il leslo medesimo di esso*. « Il sig. Nervander , professore a Iklsingfors e membro corrispondente deU' Accademia , It- ila or ora comunieato , solfo forma di lettera , il risultamento di un lavoro sulla Meteorologia , il quale contiene la esposizione di un fenomeno siflattamenle importante , e si appieno ignoralo in- aino a questo giorno , che abbiara creduto nostro dovere di raccomandarlo all' attenzione del- l'Accademia. K I lavori de' meteerolegisti che han relazione ai fenomeni del calore nella nostra almosfeta cono siali ognora diretti allo scopo di trovar la legge la quale regola certe variazioni dipendenti «la una causa manifesta, come, ad esempio, le variazioni di temperatura che risultano dalla posi- zione della terra per rispetto al sole , o dalla rotazione della terra slessa sul proprio asse. Ma leggi sifTatte dovrebbono essere dedotte da fenomeni variabili e costantemente modificali dilla influeni:! di cause pcilurbalrici che li facessero sembrare irregolari. Il mezzo di cui si è fatto uso per isco- prire qualche regolanti nella massa delle variazioni prodotte dalle differenti cause perlurbalriei è sialo , come è noto , l' applicazione del principio de numeri maggiori. Per applicar questo principio , distribuisconsi le osservazioni in gruppi i quali abbracciano un periodo determinato , come per esempio , tiii giorno , un anno. Prendesi in seguito il medio delle osservazioni corrispondenti allo Messo mese o all' ora slessa, secondo la durala del periodo. Adoperandosi un gran nuiuero di gruppi, '9 le variazioni irregolari si distruggono a vicenda , e non rimangono più in vista che le variazioni essenziali provenienti dalle cause le quali agiscono per lo slesso verso. In questa specie di ricerche le quali hanno per iscopo V andamento del cilorc durante il periodo di un giorno o di un anno , si è sempre cerio di giugncre ad un visultamenlo detcrminato ; giacché non vi può essere dubbio alcuno sulla esistenza del periodo. La legge o l' andamento cercato della temperatura aua volta determìaato, si è convenuto di considerare quale effclto di irregolarità ogni deviazione da questo andamento in- dicata dalle osscrvaiioni isolate. Ninno poteva infraliamo dubitare che sirtattc irregolarità esse stesse noa fossero la conseguenza necessaria di cause determinate, siccome lo è appunto del fenomeno di cui sia stata riconosciuta la regolarità. Gli altri fenomeni non sembranci irregolari che per la ignoranza io cui ci troviamo tanto delle cagioni alle quali bisogna attribuirli, che pure , in conseguenza de' pe- riodi che scuonsi da irregolarità siflatte. Da ciò si scorge non aversi altro mezzo di arrivare a tale conoscenza che quello di sottomettere i fenomeni differenti di periodicità esibili dal nostro sistema solare ad un esame comparativo con le variazioni che presentano i fenomeni del calore , determi- nati la mercè di buoni esperimenti. Ma si vede ancora che siffatta via di pervenire allo scopo è laboriosissima , ed è cosa tanto più difficile di risolversi a praticarla in quanto che riesce impossì- bile di prevedere se , tra tutte queste ricerche , ve ne sia una in realti la quale possa essere co- ronata da felice risultaraento. « Comunque vada la bisogna , è pur questa 1' unica maniera di procedere che la scienza ci presenti. Tanto maggiore è il nostro compiaciracnlo vedendo dedicarsi a lavoro siffatto un fisico si coscienzioso e di una perspicacia si riconosciuta qual' è il sig. Nervander , e noi ci felicitiamo sinceramente di scorgere le sue ricerche coronate da un successo si splendido . tome è quello che risulta dal lavoro in disamina. n II sig. Nervander avea ecoperto anteriormente , mercè una ricerca sul tempo del disge- lo di alcuni fiumi , che tali epoche lasciavano intravvedere una periodicità di sette anni la qua- le riproducevasi con una suOGcienlemenle grande regolarità. Supponendo che siffatlo periodo do- vesse rinvenirsi nell' andamenlo delle temperature , egli impegnossi a renderlo evidente aggrup- pando le osservazioni in periodi settenari. Il risultamento non corrispose mica alla cspeltazion suo; in conseguenza , ei diresse la sua attenzione sopra periodi di una più breve durata , i quali po- tessero dividere senza resto lo interval lo di sette anni. Ciò lo indusse ad esaminare il periodo di una rivoluzione del sole intorno il proprio asse. Il tempo di questa rivoluzione , per un osserva- tore collocato al centro della terra , o il tempo della rotazione geocentrica , è stato ultimamente determinato dal sig. Laugier a 27,23 giorni. Il sig. Nervander ordina le osservazioni termometri- che di Parigi in gruppi secondo periodo cosiffatto , ed ottiene per risultaraento , che ha luogo in realtà un simile periodo nelle temperature. La durata di esso non era imperlanto assolutamente identica con quello ; modificandola jnsino a che la periodicità si manifestasse nella maniera la più sensibile , mediante le temperature , egli consegui una durata di 27,2(5 giorni. Questa durata si approssima moltissimo a quella rinvenuta dal sig. Laugier , e se rifleltesi che la determinazione di tal durata col mezzo di osservazioni astronomiche rimane sempre una incertezza a cagione del- la mobilità delle macchie del sole , non si può esitare ad ammettere per la durata della rotazione del sole il numero fornito dal migliore accordo delle osservazioni meteorologiche. » Noi dunque vediamo , per la prima volta , questo fatto memorabile ; che un fenomeno ap- partenente al nostro sistema solare sia sialo determinato dalla Bfeteorologia , la più vaga tra le scienze fisiche , con una precisione maggiore di quella a cui sia stato possibile di aggiungere mediante le osservazioni astronomiche. » La superficie del sole offre perciò taluni luoghi i quali emettono più o meno calore, in guisa che , secondo il lato che il sole ci rivolge , la terra ne riceve più o meno calore ; e che l47 nella durala della nostra «?statc 1' andamento della temperatura ò Foiloposto , alla superGcie della ter- ra , almeno due volle od una elevazione e due volle ad un abbassamento. II limile di cotcsla va- riazione è di o°,6C. Ma ciò che pruova che il risullamento ottenuto non debbasi mica attribuire ad una causa accidentale , ma pur troppo ad una ben determinata azione , è : u I. Che le osservazioni di Parigi e le osservazioni fatte nel corso di 5o anni ad Inspruck danno Io stesso periodico andamento. » ■2. Che la prima metà delle osservazioni d' Inspruck , calcolata nella guisa medesima che la seconda metà oiTic lo slesso risullamento. » 3. Che se combinansi insieme ì primi semestri di ogni anno, e similmente i secondi seme- mcstri di ogni anno , essi menano ancora allo stesso periodico andamento. » L'importanza del risullamento ollcnuto per la scienza meteorologica è ben chiara, e non ci rimane che ad cmellere il voto di vedere questa scoperta pubblicala dal sig. Nervander in tutti i suoi particolari. Noi desideriamo vedergli estendere le sue ricerche ad altri periodi ; sarebbe lui- lavolla indispensabil cosa che se gli fornissero i mezzi necessari ad evitare , in un lavoro di co- tanta importanza , quella parte fastidiosa e puramente meccanica , ma nondimeno di assoluta in- dispensabilità , qual sarebbe la disposizione e la copia de' numeri , l' addizioue loro , ecc. » (L'Instimt. D" 559 , 11 selt. i844 p. 3o5). L. del Rk. Meteorologia ^ Sulle stelle cadenti delle notti de' q ed 11 rgoslo i844- f Estratto di una lettera del sig- Quetelet al sig, Arago. ) ♦ « Io mi nflìetlo a trasmettervi alcune indicazioni novelle al proposilo delle stelle cadenti del mese di agosto ultimo decorso 5 vi proveran queste che il fenomeno di cui ebbi l'onor d' intrat- tenervi nella mia lettera precedente è stato osservato in America ancora. H Debbo siflatte indicazioni alla gentilezza del sig. Ed. Herrick. Le osservazioni slesse sono Etate falle il g e l' 1 1 agosto , sopra uno de' pubblici edilicii di Newhaven nel Conneclilul , dai «ignori H. - C. Birdseye , F. Bradley , I.-A. Danu , I.-C. Mullikin , E. Norton, Ed. Raymond, >V.-M. Smith , I.-B. Wulker , 'SV.-I. Weeks ed Ed. Herrick. Eccone i risullamenli : u 1844 ) 9 agosto. Il cielo fu inlcramenle coperto insino ad 11'' 20°> della sera ; a conlare da questa epoca persino alla mezzanotte , vale a dire durante lo intervallo di 4o minuti , osser- Taronsì 43 sielle cadenti. Da mezzanotte a i ora , il numero delle meteore osservate fu di SS ( i 5/8 del cielo furono coperti nel tempo della prima mezzora , indi il j;4 soltanto ). Il quadro che segue dimostrerà meglio la distribuzione delle meteore in quanto al tempo ed olle regioni del cielo. Nord Est Sud Ovest Totale Da 1 1 ore a mezzanotte .... 1 3 Da mezzanotte a i ora ^5 Da 1 ora ai Za Da a ore a 5 38 iot> 6 6 18 43 '9 10 a4 88 27 45 57 139 ( cielo coperto, 5/8 ). 26 J8 >4 83 '9 98 97 ( cielo coperto , 7/8 ). òli; 48 « L' 1 1 agosto , il cielo tempo , soltanto quattro. Da c^ 5o"° a io ore Da I o ore a 1 1 . . Da II ore a mezzaootte Da mezzanotte a i ora Da I ora a 7. . . Da a ore a 3 . . . 0. Cinque osservatori Io esplorarono , e , durante qualche N.-E. S.-E. S.-O. K.-O, S. Totale 4 3 a 5 » la '9 i8 »9 >8 » 84 5, (•) a3 i8 j5 » io5 45 33 a5 i5 » iiS 47 45 3o 29 » i5i 5'J 48 jyo iiS 50 98 2J iSa 3l5 ai 622 H II punto <3i emanazione non era perfetlamenje pronunciato , intanto la maggioranza delle , Irajcttorie incontravasi presso alla testa di Perseo. È da notarsi che si osservò in questa notte una leggiera aurora boreale , fenomcnojil quale , da qualche tempo , è djvemjlo più raro che altre volte , nejli Stali Uniti di America. Risulta .idunque da quanto precede che le osservazioni di New- haven han dato 92 stelle cadenti in ogni ora nella notte del 9 al io agosto, e più di 120 durante quella dell' 11 al 12 ». Il sig. Arago noia , in occasione di questa lettera , che a Napoli , mercè la consueta sere- nità del cielo , crasi del pari potuto assicurarsi che la notte del io all' 1 1 agosto era stata segna- bta da un notevole accrescimento Del numero delle stelle cadenti. ( Pop'plcs rendus (. XIX. p. 67 1 ). L. del Re. aootOGiA. Sa i Rettili del Connecticut, Dei Hùverendo l. JI. Linsley C4mcric.fourn. Janvier , lS44-) L' autore nel pubblicare un Catalogo delle specie appartenenti alla Classe dei Il.ettìli che si trovano nel Connecticut , 1' ha accompagnalo di note sulla storia naturale di molte fra loro. Non poche di queste note ci sono sembrate di qualche importanza. Chclonia mytlas, Linn. — Tcbliuìo firidis, Schn. Testuggine verde. Un individuo di questa specie preso all'amo , fu conservato durante molte settimane in un bacino pieno d'acqua sal- sa , nell' imboccatura del Housatonic. Lo scopo essendo quello d' ingrassarla per servirsene di nu- trimento , se le dettero a mangiare delle oriaglic , come cavoli ed altre produzioni di giardino; ma ben presto essa ricusò di prendere ogni alimento. Questa testuggine ayeva una pellicola opaca sugli occhi 1 ciò che sembra essere un sintoma d' malattia comune in tutte le specie di questa famiglia, Spliargis coriacea, Mcrr. — Tcxiudo coriacea , Linn. Il lulh. Il nome di Sphar«is è stalo dato da Mcrrem alle testuggini lo scudo delle quali , in luogo di squame , è ricoverlo da una specie di cuoio. Questa specie perviene a dimensioni enormi. Ne sono state prese alcune sulle coste de- {;li Slati Uniti le quali avev.ino 89 pollici di lunghezza e 1 4 pollici nella loro maggiore larghezza. L' astuccio coriaceo aveva Sy polliti di lunghezza, Em)s pietà, Schweig. __ Tcsludo pietà, Linn. ) Celesta bella specie di testuggine d'acqua dolce , le cui squame brune sono circondjte di un nastro giallo , è molto comune in America nei ruscelli e negli slagni. Sembra eh" essa possa siverc lungo tempo , imperocché 1' autore ne ha ri- trovato nel 1842 un individuo che portava scolpita sulle sue squame la data del 1821 , con ogni apparenza che questa impressione era siala fatta nell'epoca indicata. Lo scudo aveva cinque pollici di lunghezza su Ire e mezzo di larghezza ; ciò che e la statura media di questi animali. (') Nord iKt ovest all' est. 4a Una specie dello stesso genere , Emys i nsculpta ^ Lcc. molto comune nel Connecticut, dà le prove di una vitalità estraordinaria. Se ne sono vedute che erano stale lasciate sul lido del mare e messe sul dorso , con una pietra sullo sterno per impedir loro di rivoltarsi , visere durante iDollissime settimane in questa situazione incomoda e senza nudiimcoto. Quando venivano messe iu liberti , esse affreltavansi di fuggirsene , e sembravano attive come prima. Tcsiudo clausa , Bloch , Linn. La testuggine a scatola. Essa ha lo sterso diviso io due bat- tenti da un' articolazione mobile che permette di chiudere il battente anteriore. Questa specie è bellissima , e d' ordinario abita sulla terra. Essa vive lunghissimo tempo , e l' autore ne ha rilro- Tflto dogi' individui eh' egli aveva segnati essendo ancora fanciullo. La Datura delle squame per- mette di segnare queste testuggini più dìslìntameaie e con più facilità delle altre , e senza iac loro alcun male. Cokiber àpedon. Questo serpente cerca spesso mordere. L' autore ha veduto un caso nel quale un mietitore , avendone taglialo uno in due parti con la sua falce , fu morsicato al collo del piede dal pezzo lungo circa dodici piedi , ove trovavasi la lesta. Egli gonfiò e soffri moltissimo, quantunque cotesto renile non sia tenuto come velenoso. Vedcsi spes'io questo serpente salire su gli alberi alti, in fino a dieci o dodici piedi, e progredire rampicando su i rami che si stendono al disopra dell' acqua. Esso lasciasi in seguito cadere ncU' acqua , sia volontariamente , sia quando viene spaventato. Nudriscesi principalmente di ranocchie. Tiigonoccplmlus conlortrix. Il serpente rosso o color di rame. Questa vipera , abbastanza co- mune nel Connecticut , giunge a grandi dimensioni , e se ne incentrano alcune che hanno più di due pollici di diametro. Essa è velenosissima. Quando se le fa mordere un pezzo di stoffa bian- ca attaccata alla estremità di una pertica , vedcsi la porzione morsicata colorarsi immediatamente in verde. Un certo M. Beers , essendo stato morsicato da un serpente di questa specie , speri- mentò il singolare sintoma di trovare un sapore zuccherino in tutti gli oggetti che metteva nella sua bocca. Egli soOri gravemente , ma ciò non ostante si guari con 1' uso delle infusioni prese internamente e delle applicacioni di raarrobbio ( ilarruhium vulvare) sulla piaga. La Vipera rossa, del pari che il serpente a sonagli , sembra tanto attiva di giorno che di notte. Crotaìits tìnrissiis , Lacèp. — Crolalus adiwuinlhis y Serpente a sonagli. Colesti pericolosissimi rettili, celebri per l'atrocità del loro veleno, sono notabili per T istrumenlo rumoroso ch'essi portano all' estremila della coda : esso è formato di molli cornetti scagliosi che s' imboccano de- bolmente gli uni negli altri , e che si muovono e suonano leggiermente quando 1' animale striscia o muove la coda. Coicsii serpenti sono meno comuni di prima , nel Connecticut , quantunque si trovino ancora i>clla maggior parie de* suoi distretti -, ma sono più abbondanti in Georgia. Essi per- vengono in fino a sei od otto piedi di lunghezza. Il daino ordinario giunge spesso ad uccidere il serpente caudisono. Per ciò eseguire, egli sì slancia sul rettile , con i suoi quattro piedi riuoili insie- me , lo colpisce e fugge prima che il serpente abbia avuto il tempo di morderlo. Esso ripete questo genere di assalto inlino a che il serpente non sia morto. Il sig. Floyd di Georgia ha tenuto vivo durante sette scllimane , in una botte , uno di cotesti rettili che aveva scile piedi ed otto pollici di lunghezza. Durante tutto questo tempo , egli non gli delle né da mangiale , né da bere. La bolle era situata in un angolo d' una gran camera ; e quantunque il naturalista che lo possedeva abbiic spesso tentalo , di giorno e di notte , di avvicinarsi alla botte senza essere inleso dal rettile , egli non ha mai potuto andare più lungi della porta senza clic il serpente non avesse fatto sentire il suo sonaglio. A malgrudo eh' egli vi fosse andato a piedi scalzi , ed avesse evitato di fare il me- nomo rumore , pure il sonaglio indicava sempre ehc l'aoimalc si avvedeva del tuo avvicinamenloj il rumore era in sul principio lento e misurato , e poi si aumentava gradatamente in r.igione eh' (- gli progrediva. Ma la cosa non avviene tempre cosi : io ;dciiai ca^ì si e veduto questo serpente , nello stalo di libertà , non poter essere eccitato a far sentire il tuo sonaglio , né a dispersi a spira, per prepararsi all'assallo, questi due movimenti essendo in generale simultanei ; 1' animale , all'opposto, cercava solo di fuggire. Si è creduto ch'esso aveva la coscienza dell'assenza mo- mentanea del veleno nei suoi denti. Fra le sperienze fatte col serpente a sonagli di sopra menzionato , se ne può citar nna prati- cata su di un giovine caimano di due piedi e mezzo di lunghezza. Quando fu posto vicino al ser- pente, esso mostrò grande spavento e fece ogni sforzo per voltarsi in dietro e fuggire. Fu obbli- gato di rimanere a tiro del serpente a sonagli , che lo morsicò due volte sulla lesta. Un minuto dopo il coccodrillo sembrò intorpidito a un di presso come colesti animali lo sono durante 1' in- verno. Fu posto allora nell'acqua: restò senza cambiar sito durante un'ora, e lenendo la parte ferita fuori dell'acqua, dopo di che esso mori. Esaminato il cadavere, si ritrovò, uno dei denti a veleno , rotto sulla dura corteccia della testa del coccodrillo. In tal guisa venne provato che il veleno del serpente caudisono esercitava la sua mortale influenza anche su i rettili anfìbii , ciò che era stalo messo in dubbio. L' autore ha veduto molti cani che erano stati morsicati da serpenti a sonagli : un solo sopravissc alla sua ferita , che era avvenuta in ottobre 5 ma 1' animale fu sem- pre sofferente ed infermiccio , dopo quel momento. La morte d' ordinario succede da un' ora od un giorno dopo la morsicatura. In un caso , che ebbe luogo in Luglio , il cane morì due minuti dopo essere slato morsicato. L' epoca dell' anno esercita una grande influenza sulla forza del veleno dei serpenti a sonagli , e ne modifica notabilmente gli efTelti. Credesi generalmente che il serpente a sonagli si contragga con tanta forza che 1' uomo iV più vigoroso non può afferrarlo , scnxa che le sue mani non siano costrette a ravvicinarsi , a ca- gione del corpo del rettile che sdrucciola sotto la loro strella. L'autore ha fatto un saggio di que- sto genere su dì un serpente a sonagli di sette piedi di lunghezza. Dopo averne mantenuta la te- sta in modo da poterlo afTerrarc, egli lo strinse con una mano al collo, immediatamente al di sotto della lesta , e coli' altra mollo al di sotto della metà del corpo ; la lesta del rettile fu allora svincolata. Il serpente non giunse a ravvicinare intieramente le mani che lo avevano afferrato 5 ciò non ostante, esso sdrucciolava poco a poco , e malgrado gli sforzi dell'autore , in modo a mettere in libertà la sua testa , che fu ben presto ad una distanza tale , che divenne pericoloso il continuare 1' esperienza. Nel mentre eh' egli lo stringeva soQil un sentimento difficile a descrìversi di mal di cuore , dovuto all'orribile odore che il serpente sembrava emanare a volontà , ed alla sensazione di freddo che lo sdrucciolamento del suo corpo squamoso produceva su i nervi delle mani. Ap- pena che lo ebbe lasciato, esso riprese compiutamente l'ordinario suo modo di essere. L' autore non crede alTalto al potere attribuito al serpente a sonagli , dì aOàscinare con lo sguardo gli animali de' quali vuol fare preda , e di costringerli a gitlarseglì in gola. Egli lo ha spesso guardato egli stesso fissamente negli occhi senza soffrirne alcuna particolare sensazio- ne. È solamente probabile che lo spavento che la sua presenza inspira agli animali, ojuti que- sto serpente a sorprendere ed impadronirsi degli scoiattoli , degli uccelli e dei conigli , de'quali fa il principale suo nudrimento. Quando insiegue la sua preda , esso vi [è si intento che puoi col- pirsi con un bastone senza fermarlo o deviarlo dal suo oggetto. Un amico dell' autore ne fece lo sperimento su di un serpente caudisono eh' egli trovò in un cespuglio , ove stava ad attendere un coniglio , il quale , in luogo di fuggire , si lanciava a dritta ed a sinistra mediante ripetuti salti , guardando sempre il rettile , come per osservare i suoi movimenti che si modificavano su i suoi. In luogo di attendere la fine della scena, l'osservatore uccise il serpente a colpi di bastone, ed il coniglio se ne fuggi rapidamente. Un altro abitante del Conneclicul, che aveva ucciso un grosso serpente a sonagli , per assicurarsi s' esso spandeva un odore dispiacevole , avvicinò il volto al venire dell' animale ancora fresco , e quantunque il serpente fussc morto , 1' osservatore fu a l' i- (tante preso da un violento vomito. L'aulore comballe l'opinione conouncmcnle ammessa clic, fra i renili, i soli serpenti vele- nosi fanno dei figli vivi ; ed egli afTcrma che i serpenti a sonagli fanno dille uova ; nel menlre che C'urier si i all' opposto assicurato che alcuni serpenli non velenosi , come il boa anacondo ed al- tri tono vivipari. In America , le uova dei rettili non hanno guscio , non eccettuale quelle del caimano o del coccodrillo. Neil' India , al contraria , le uova del coccodrillo sono rivestite di uà guscio spesso e duro, come quello dell'uovo dell'oca. Bana pipicns ■, Lino. Rana toro. Questa specie divora i suoi figli in gran numero. L'au- tore ne ha ritrovato un iudividuo il cui stomaco era disteso dal gran numero di girini eh' es- so aveva ingoiato , e de' quali alcuni avevano di g<à cinque o sei pollici di lunghezza , compre- savi la coda , e più di un pollice di diametro. Le zampe avevano di già principiato ad apparire. Essi non erano ufTatto mutilati , ma sembravano intatti. In altri casi , egli ha trovato nello sto- maco di queste ranocchie delle picciole conchiglie , come delle Fisi , delle Limnee , delle Cicladi con i loro animali a metà digeriti. Ciò non ostante questi rettili vivono lungo tempo nell' acqua senza alcun nutrimento apparente. Una pratica curiosa dei coltivatori americani , quando i loro bovi oppressi dal calore ricusano il lavoro , è di aprir loro la bocca e d' introdurvi una o due ranoc- chie vive. Essi assicurano che T animale n'è all'istante rinfrescato , e ch'esio ripiglia il lavoro sen- za difficoltà. L'aulore riferisce di aver litrovato un rospo comune di America, Bufo omcricanus . Lecon- te , rinchiuso in una escrescenza impervia , che erasi formata su di un fusto di Dalia ed a poca distanza dal suolo. Quando egli l' apri , l' animale saltò a terra e sembrava in buono slato di sa- lute. Egli suppone che , nella sua prima età , il rospo era entrato in un forame fallo da un in- setto al fusto del Dalia , e non aveva potuto uscirne , la pianta avendo vegetato rapidamente in- torno a lui. Ma in qual guisa il rospo aveva egli preso il Dudrimenlo che li era necessario per giungere al suo completo sviluppo ? Il rospo comune cambia di pelle, e l'operazione è stata veduta da un naturalista amico del- l' autore. Il rettile principiò a fare dei fori su i lati della sua pelle vecchia , lacerandola con le sue zampe di dietro ; in seguilo facendo diversi movimenti ed evoluzioni , giunse a prendere r estremità di questa pelle con la sua bocca ; allora esso si gonfiò come una vescica e tirò con la sua bocca , e ripetendo queste alternative di estensione e di contrazione , riusci ad attirare tutta la sua pelle nella sua gola e ad ingoiarla. L' aspetto dell' animale , da scuro e sporco che era , divenne chiaro e lucente. Il numero totale dei rettili riIroTali dall'autore nel Connecticut giunge a 56, de' quali i5 ap- partengono all'ordine dei Chelonii , a a quello dei Sauri! , i8 agli Ofid'" , e 53 ai Batraci. Il ce- nere più numeroso e quello delle Salamaodre , che rinchiude i2 specie dilTerenli (i). G. StKCIOTANSt. (i) Le cose più degne di nota che ci si prcMolano nell'art, su riferito sono particolarmeate. I. La «ccMjiva squis.teiia dell' udito del serpcolo caudjjono. a. La letale powaoza e la sollecita opcraziODe del suo »eleno anche sulle graadi specie di rettili , eo»erli di spessa crosla , qual è quella del caimano : 3. L' iitiato di quesl' ultimo nel giudictrt della pericolos» lituazione io cui irovavasi , vedendosi presso il Caudisooo. 'i5a VARIETÀ'. Conservazione delle sostanze alimentari. — I sigg. Lcmassou e Diipré han trovato con molte dil'i- rate esperienze che l'ossìilo di carbonio è un disinfettante ed un consevatore de' migliori che vi sono per le sostanze alimentari , ed in parlreolare per le materie animali ; il quale , senza sapore e senza odore , non comunica alla carne veruna qnalità disaggradevole o nociva. Annunziano di averlo fatto pervenir solo o combinato con altri gas od essenze in vasi ermelicamcnte chiusi e che contenevano le materie sottoposte al loro metodo conservatore ; ma che è preferibile , se vuoisi che la materia organica non abbia odore e sapore estranei , adoperare l' ossido di carbo- nio puro piuttosto che misto ad altre sostanze; secondo essi , comunica alia carne un bel color rosa , che si conserva perfettamente. Tossicoior.u vecf.taeiie. ^.ì J^J]'>'l'' dcW acido arscniosf) su i vfgctalìli , Mcm. del sig. Ad. Cbalin. — Allorché si mellon de' semi in una soluzione saturala d'acido arsenioso , e che dopo' di averveli lasciati per o4 '"''' ) *' mettano in condizioni favorevoli per farli germogliare , notasi che la germinazione nos si sviluppa che in un piccolissimo numero di essi ,, U'ovaiidosi compiu- lamenle distrulla la vita negli allri. Le seminudi de' vcgelabili inferiori risenton meno gli effetti del veleno. Se la soluzione si allunga con 2 o 3 volle il suo peso di acqua , non distrugge più. se non rarissimamente la germinazione , anche nelle fanerogame. Gli clTclti dell' acido arsenioso SII la pianta adulta sono analoghi ai precedenti. Ad alla dose questo veleno le uccide ; a dose pili debole le rende soltanto malate e nJlenla la loro vegetazione ; in quastilà anche più scarsa la sua azione sulla piunla non e più valutabile. I vegetabili che soccombono all' azione dell' acido .irsenioso oflfono generalmente i fenomeni che sieguono : le loro foglie s' intristiscono, s' ingialliscono e si anneriscono , procedendo dalla base alla cima de' fusti e dei rami y Io strato erbaceo e le giovani foglioline della corteccia anne- rìsconsi anche spessissimo ; i fiori alla lor volta s'appassiscono quasi sempre dopo le foglie , i (sa- lici costantemente dopo i pelali. Del resto questi cflclti variane coli' eli , la specie , la costituzio- ne delle piante , è Irovansi sotto la dipeudcnza degli agenti esterni , come V aria , l' acqua , il calorico , i' elettricità e la luce. Se si sottopongono all' analisi chimica pianlf vegetanti in un suolo bagnato con suluzione arsenicale , il veleno vien portato dall' assorbimento in lutti gli organi , e tanto nelle piante quan- to negli animali è egualmente ripartito tra i diversi tessuti ; si accumula ne' ricettacoli de' fiori , è anche abbondante nelle parti fogliacee, ma diventa di mano in mano raro nelle fruita, ne' seroi, ne' fusti , nelle radici e ne' pelali. AH' assorbimento del veleno succede la sua eliminazione , che. è compiuta se la pianta sopravvive molto lungo tempo. È questo un fatto essenziale ohe si modifica sotto diverse influenze. La specie ha grandissima influenza sulla funzione eliminatoria od escreto- ria de' vegetabili: mentre che bastano sei settimane ai Liipinus ed ai Pìiiiseoliif por isbarazzarsi di tulio r acido arsenioso che possono assorbire senza perire , alla maggior parte delle altre erbe ' olio di senape è un veleno violento ; uccide gli animali in più breve tempo di tutti gli altri dt' quali faremo parola. 1°. Provoca un' infiammazione locale , che per altro non è molto forte nelle parete intestina- li ; questa infiammazione determina un forte distacco dell' epitelio ; senza produrre però verun can- giamento nella disposisione del tessuto cellulare. 3°. È assorbito , ed il suo odore permette riconoscerne facilmente la presenza nella cavità addominale e nel sangue. 4°. K in parte rigettato dall' esalazione che si opera nella superfìcie polmonare ; ed , in un caso , ha comunicato all' urina 1' odore del ravanello. 5° Ne casi di avvelenamento di quest' olio , l' irritabilità muscolare persiste lungo tempo dopo la morie. 11°. Olio mlnlilc di Sabina. ^ i". L' olio di Sabina è un veleno violento , ma che uccide gli animali con molta minor prontezza di quello di senape. 2°. É assorbito , in modo che può riconoscersi all' odore , nella cavita addominale e ne sangue. 3°. È rigettato in parte dall' esalazione polmonare , ed io parte ancora dalla secrezione uri- naria , siccome dimostra 1' odore. 4°. Benché apprestato a dosi micidiali , è poco il cangiamento che produce nel condotto in- testinale , tranne un ingorgo ne' vasi sanguigni che si diramano nel digiuno , e un distacco del- l' epitelio. 5°. La sua azione sulle vene è tale che dopo la morte , questi organi sono ingorgali di sangue ; ed in un caso si sono osservati ncU' orina de' cilindri , che probabilmente erano formati dalla meni • brana interna de' canali onnar! del Bellini. C°. L' irritabilità muscolare persiste molto tempo dopo la morte , ed il cuore , le cui cavila sono ripiene di sangue , presenta per lungo tempo delle pulsazioni. HI", dio vulaiile di carvi. — i°. Questo è un veleno violento ; non per tanto la sua azione velenosa è minore di quella degli olii precedenti. 2°. L assorbito ^ siccome e facile conoscere dal suo odore , nella cavità addominale. 3°. E in parte rigettato dall'esalazione polmonare ^ ma l'orina non ne oOre alcuno indizio. 4°. Determina cangiamtnti di struttura nello stomaco e nel digiuno , ma seiua produrvi in- fiammazione o congestione sanguigna. 1Y°. Olio voluUic di finocchio. — i°. È un veleno violento ; ma non quanto quelli che pre- cedono. 2°. É assorbito , rome può riconoscersi dall' odore che si esala dalla cavità addominale. 3 . Ù rigettato in parte dall'esalazione polmonare, ma l'orina non ne ofTre il minimo indizio. 4°. Determina nel canale intestinale un cangiamento di struttura affatto simile a quello di cui abbiamo fallo menzione parlando dell' olio di carvi. V. Olio volatile di tcrcl/inlina. — i°. L' olio di terebiotina è un veleno molto più debule dii quattro precedenti. 3°. h assorbito, siccome è stato dimostralo antecedentemente dall' Hertwig e da altri speri- mentatori , e si riconosce dislintaine.ite all'odore suo proprio , tanto nell'aria espirala , quinto nella cavità addominale. 3°. È rigettato in parte dell'esalazione polmonare, e comunica all'orina un odore speiific} , coca notissima da molto tempo. i55 4°. Negli spciiraonli fatti da Mitsclierllch , non ha provocato infiummazione nello stomaco, bensì un cangiamento afl'utto parlieolaie nella struttura di ({ucslo organo , con un distacco consi- derevole dell'epitelio e formazione di fllllcni sanguigne. 5°. Il dislacco dell' epitelio non si limita soltanto nello stomaco e nel digiuno , come ne' ca- si precedenti ; ma l' olio di terebinlina giunto nell' intestino crasso vi determina un effctlo simile , ed è a Ul riguardo che produce uu cHetto purgante , ed evacuazioni alvine di natura mucosa. BfEDlciSA Lfc.xle. — Aiiofo metodo per la ricerca e la determinazione in pno dell' arsenico nelle analisi medico-lfgali , per R. Feesenios ; letto alla società chimica di Londra ( Pldlosophical Sla- gasine, Oli. i844-) L'autore penetrato de' gravi inconvenienti che son risultati , per l'amministrazione della giu- stizia criminale ne" casi d'avvelenamento , dalle diflerenli opiuioui de' periti intorno ai migliori me- todi da seguirsi , e dalle discussioni pubbliche alle quali davan luogo sifTalti dispareri , vorrebbe che la legge stessa prescrivesse ai chimici un procedimento uniforme ed obbligatorio nella indagi- ne de' veleni. Come applicazione di questa idea egli s'ìm|)egna a dimostrare l'incertezza di luti' i metodi finora commendali per la scoperta dell' arsenico. In fatto , il metodo di Reiusch , ha se- condo lui , il difetto di non iseoprire l' arsenico in tutte le sue forme , di mescolare il rame alle materie esaminate , di non permettere una pesata esatta dell' arsenico scoperto , e spesso di fallire, allorché Irovansi nella mescolanza ou>lte sostanze , come ad esempio , i nitrati , il mercurio ed altri composti metallici. Nella stessa guisa il metodo di Marsh tanto loà»to , neppure scopre l'arsenico in tutte le sue forme , esso aggiunge alie sostanze sospette lo zinco od altri nelalli j rimane la possibilità di con- fondere con le macchie d' arsenico splendenti quelle che sarebbon formale dall' antimonio ; da ulti- mo le macchie arsenicali non si formano o son prive di splendore , allorché 6oa meschiale col- l'acqua, con materie organiche o coli' aria (i). Il metodo che l'Autore unitamente al dottor Von Babo propone di sostituire agli accennati, e che vorrebbe rendere obbligatorio , come il solo non soggetto ad obbiezione , è il seguente. Egli riduce in frammenti le materie sospette , delle quali conserva un terzo in un vaso chiu- so , pc' casi accidentali. Il rimanente vien trattato in una grande coppa di porcellana con un pe- so uguale, o maggiore , d'acido cloro-idrico puro e concentrato, vi si aggiunge tanta acqua da firne massa scorrevole , si riscalda la coppa a bagno di arena , e vi si getta di tratto iu tratto del clorato di potassa in dose di circa mezza dromma , fino a che la massa abbia preso un'apparen- zi omogenea , sia ben diseiolta e d' un giallo brillante. Allora vi si aggiungono due dramme di clo- rato di potassa e si toglie la coppa dal fuoco. Quando il tutto è raffreddato si cola , si lava il re- s'duo con acqua calda finché non più presenta acidità , e tale acqua si unisce al licjuore feltrato. Si concentra poi lutto il liquido a bagno d' arena finché si riduca a circa il peso d' una libbra. Durante questa operazione il liquido ordinariamente passa dal giallo vivo al bruno. Si aggiunge allora al residuo , ancor liquido e fortemente acido , sempre agitando , una soluzione acquosa d'aci- do solforoso, fino a che l'odore dell'acido solforoso annunzia ch'esso è in eccesso. Si riscal- da allora per un' ora , afiìn di scacciarne tutto l' eccesso d' acido solforoso. Il liquore raflTreddato è allora all' incirca d' un volume doppio di quello dell'acido cloro-idri- ro adoperato : si mette in un provino e vi si fa passar lentamente , per dodici ore , una corrente (i) A questi iaconvcaevoli notali eJ od alln che può presentare l'apparalo di Marsh , si e ovviato dai elii- mtci , di modo che si rilicac dall' universale esser sempre uno dei migliori sietodi [vr ìscopriie in ispeziallà le minime quaniilìi di arsenico. C. GcAHixi. I di gas solfido idrico ben loTalo. SI lava con ammoniaca liquida li cannello condnltore del gas sol- iido idrico , e questo liquore si versa nel provino. 11 quale si copre con carta e leggerlssimanienle «i riscalda da -ìS" a 28° R. , fino a che lutto l'eccesso d'acido soUoldrico slusi dilegualo. Si fcl- Ira allora il liquore , ed il precipitato raccolto si lava diligenlemenic. Questo precipitalo contiene allo slato di solfuro , tulio 1' arsenico che poteva essere nelle ma- terie esainiuate , delle materie organiche, e talvollu altri solfuri metallici. Si riscalda col feltro io una piccola coppa di porcellana , riscaldata a bagno-maria. Si umetta poi a goccia a goccia con acido nitrico concentrato , e si svapora di nuovo a secchezza a bagno-maria. La massa si umetta JD seguito uniformcmenle con acido solforico diluito, poi si riscalda, prima a bagno maria e quin- di a bagno di arena a i3o° R. circa , fino a che si carbonizza e si disgrega : si lava il residuo con 10 o 20 volle il suo peso d' acqua stillata , finché non più abbia reazione acida si feltra e si conserva l' acqua di lavacro. Questo liquido aeidolulo con acido cloroidrico si sottomette di nuovo all' azione d' una cor- relile d' acido solfoidrico gassoso. SI raccoglie il precipitalo sopra un feltro , si lava e s'impregna d' ammoniaca , con cui si lavano tulle le porzioni del feltro , finché non isciolga più nulla. Il li- quido ammoniacale si svapora allora in una piccola coppa , della quale si conosca il peso ed il residuo secco si riscalda al calore dell' acqua bollente e si pesa : se la riprislioaziooe mostra che il residuo non conteneva che arsenico , per 1000 parti in peso del solfuro d'arrcnico ottenuto bi- sogna contare o,8o3 d'acido arsenioso. Se rimane sul feltro una porzione insolubile nell'ammo- niaca , fa mestieri ricercarvi il metallo che ha formato questo solfuro, e che può esser piombo bismuto , rame , et. La riprist inazione dell'arsenico dal solfuro è l'operazione più importante dell'analisi medico- legale. L'autore l'esegue in un cannello di vetro poco fusibile terminato in punta. Egli v'intro- duce il solfuro d' arsenico dopo averlo seccalo e mescolato con tre parli di carbonato di soda sec- co ed una parie di cianuro di potassio ; e fa si che la mescolanza , posta al terzo circa del can- nello , non si sposti dalla sua posizione. Fa poi passare nel cannello una corrente di gas acido carbonico , prodotto in un fiasco contenente del marmo in pezzetti , sul quale si versa dell' acido cloro-idrico per un cannello a sifone. Il gas si dissecca passando in un secondo fiasco contenente dell' acido solforico di commercio. Allorché tutta l'aria è slata scacciala , e che sì è osservato riscaldando leggermente lutto il cannello , con una lampada ad alcool , che non contiene acqua si riscalda il cannello al rosso con una forte lampada nella sua porzione più lontana dalla mesco- lanza arsenicale , poi con un'altra lampada si adatta il calore sotto tulle le porzioni del cannello che contengono la mescolanza. L' arsenico si ripristina a va a condensarsi al di là del punto pri- milivamenle riscaldalo e nella porzione assolligliala del cannello. La seconda lampana si passa al- lora lentamente sotto lutto il cannello finché raggiunga la prima, per iscacciar tutto l'arsenico che avrebbe potuto aderire alle parie-'OOtnit»c;'Oeo-ao5"40i,-i050o-iocwcnco-a — 00 io io co i— IO Ò fo W Ó< oc i— Io ~ tó Ci*»Oe«0;*cCOCfclClOOCOCOfc^^CC•. cor— ■^CO^^CS'^ ^ co o'CO'^osaooccacc — o — cco'^cotoccooo'^ccococscj-J jJ^ oi'co o ■aco'co eoo co o O' olo olo o o 00 0 e 'lo'io e oc o'io o •~i o o^ Io o e ooocrootacc — — — — "-oojoooccooocccoocQc oc^ cls oV oi"-^ cii'oV. ©"co~io"io"c"'co"w"co co"-»lO*s--atDO-* O co H* O oc ►- jO IO jO^ lo lifc © 'ito 00 io © O « *i" © e Io ce lo © ì» 'ito 00 Ci 00 io "ito V. IO *i. e I ooc;© — ooooc'-oo5Co-.j©toc;'ioioto-»0'^jQC'0 — — OMO»©©© ©^ Ito Io oc Io Io ce oc cs © 05 Io © 00 Io *i- "*» © OH Io Io 00 o Io © C5 © 0-. 'ii. ce ce oc ì ; lii \ •-■ ito co 00 ito 00 ^1 ito_ cocococococoeococococoitocococceoitoitococococococccocococoitococo C2 0<-Joo>^oooo'^tc©->■ — ito co ito co 01 co IO ito 01 co ito IO ito O' — co ito O" ai IO IO IO •— ito CT 00C00e©O0-»t0-l^l I I I I I I I I I I I I I I I I i I I II I I I I I I I I I i I ! li I I I II I I I II II ©©©©©©©©©©©©©©©© © © © © O co © © © e © IO -* © © — © to © © © — © to -J © ^ © oc e co © © © © © © © © © © H- ©co © © oc co to © ©©©©©©©©© •-^ © oc © © © © de © ^ »*• 00 IO — ©co © © o > e e z M CKO' ■P3- I -^ t^ ra PI : r/1 5^ r 0P3< o c/i C/2 o rA vj £ ce - S^a i'' .-^ ^ S ■> i3 I C/5 5^ 2^ C/5 do e/. CA oc C/> C/5 I co< 1 CA ., O O^' ^ crC ^c c/i C/1 CA r/. CA; Co w o " s e n 3 = = e ^ < c=. 2.' u u 2 e g- ^i 1 n •< "^ -^ £3 e -a 3 = 3 < e :, -; < *^ ->; 3 B 3 e 3 3 r* e e rs 3 (S 3 3 e -> e e -3333 = e e e = < -r < ^ -<; 3 3 e e a 2. ■ e — Si. -- t' -<: ^ 3: u n - -lCC---s = 3 "1 -1 -: (y; "J "i B r »! 2 3 e " « = e ^ te 71 ■<; ^ e o rs < e Wl z :: 2. = = r ~ ;. e e — — — < < e e é- ' e /■ ■ e e < 3 - •< -1 = £/••„ r 9 o Si © ® Fasi della Luna iU IC IC IC tO IO IO IC U) IO IO -* P-' ►-■ l-» -» ^ — — • ►- ■-» 2 -^ 3c ^i r-. o< »*• cw iw — o o oc ^i C5 o< ib. w IO I— e o 00 -.1 C5 ai i6« co 1 IO •~4 IO OC -3 O vSOtf>00atooc50o«o-J"-JCccj*»o«D"-ioiwcj'oooooocoo©©i-': W~C0WÓ0Ó0C0O;0Ó0wÒ0-^CCWC0h-'Wl0ÒCW0lWOW o a P! H o £> lOlo — — — — — — OOO 5 O O S © p O O O — -- — ^p O M5 «O tOp^ 1 Io b "ì; "-J iJ iJ Io © b ^ IO © '■-« '©"© "© e e Io b b b b b O' b © oc b © 1 ^'1 > H © I cj IO IO IO IO — — -- p — — © © © © © © © p p :;^ :^ ^ ^ r* .^ P P P Po "o I b Io Io — b o' *a Io b I» b 01 b b Io © co Io b cn b b 01 "iti- Io © © b b w ^1 3 oX'^»M--iooc5<5»'-ie;'0'e;'it»'Ci3M03*i»*»'05^^oco-.Tp*s>cocfiif» 'i.>l4bb'-JÌUb — «-i»'i^IocoIob©coiOito»io©»;i»C;'co©H^©io© — io^*^^co)to«©oio»— ^-co 'm lo oc oc oc Io oc *> b oc 00 Io © *»■ IO oc b 00 © © o IO © co © oc b © © LO ife-CiC.;lOIOhO — lO^-OlO— 0000'0 0000©©©lO_h-lOCO©-.l©0 'ii. Io © © oc b Io b © oc '«i» © Io © OD © IO I&- IO IO ce i^i» © © oc © iti» © 00 © ■ S5 r 5S r 3 o* ^ ? 58 iL.= cb.cjcoCJCocococoOJCoco030jcococococococofe.coib>cococococo i-^° lto©©0C00©ite--J©0C00©i^C0 0<0i-4tI'C00C0C©00O00O©©©^j Ji»i.;C«;tOO'^-*-lOCOOiife-tOi^ib.COOT te.|Oi-'COCOOi^*Oli(»-OiCO lo ^Ci'i— 0C« e: o ©©©©©©©©©©©©pop^ b; "© "— b b © © b © © © © © © •— ©O' -"©©oc*© IO co©©©© Ci' C©^I©©COtO©00'.O©© e © co IO p p p p __" © e © p © p p p © OT b "m co oc b> bi © b b b '►^ b b " ©©IOO'i»i-CCito.C-i©©©©0C©© •■S OOC© M © IO ©©©©©— ©© V. '7- -A O i^ R O ^ Z g ^' O [-'' e/) rx CAI C/5 ,- W5 cr ^^ S^ ^^ 1X1 2! CH i^j i^j <^j i^j ^#^ '-'■' ^ »-rf '^^ i-T* '-'-' '^' MKOO'^OO^^IcriZcqpri; ^■^^' 5!'^ i- >!.' i- i -y) w C w K e '> oooo ^"^coco^cmo e = ©©^^f«€ LAVORI DELLE ADUNANZE DI GIUGNO (i). PRESIDENZA DEL MARCHESE DI PIETRACATELLA. MEMORIE E NOTE LETTE E PRESENTATE Nota alla Reale 'Accademia "delle Scienze. Eccellenlissimo Sigaor Presidente , Signori colleghi. Wi corre 1' oljbligo di ragguagliarvi in questa prima riunione della nostra Ac- cademia , dopo le ferie , di un fenomeno molto raro che si è presentalo nel passalo mese di maggio , dagli 1 1 ai i3. La sua importanza non deriva soltanto dal con- fermare ciò che già dieci anni indietro scriveva 1' Arago dell' esistenza di un nuovo mondo anulare di piccolissimi corpi celesti , il cui piano taglia l' eclittica ne' due punti opposti ne' quali si trova la Terra verso il i3 maggio ed il i3 novembre, ma deriva ancor piìi dalla scoperta che ne risulta d' una influenza termometrica , che queste miriadi di corpuscoli esercitano sensibilmente sul nostro pianeta , come già aveva predetto il signor Erman. Nella lettera da me diretta all' insigne astronomo di Milano cav. Carlini , e pubblicata nel nostro foglio uffiziale dei 17 del passato mese , trovasi accennalo ciò che convien sapersi sull' insieme di questo arcano fenomeno. E perciò stimo di trascrivervcla per tenore. e Un fenomeno de' più rari mi consiglia a darvene immediatamente avviso per attirare sovr' esso colia vostra 1' attenzione di lutti gli astronomi della Pcniso- (i) Nel mese di Usggio 1' Accademia è io vacaoie. 21 ti 63 la. Il Sole , come sapete , ha presentato in questi ultimi mesi de' gruppi di mac- chie assai belli , de' quali io mi sou molto occupato col sig. Petcrs , ed alcun poco ancora col sig. Cooper negli ultimi giorni della sua dimora in Napoli , per istudiare col suo gran rifrattore di Cauchoi e col nostro di Fraunhofer , gì' ingen- ti e repentini cangiamenti che han luogo in quelle immense voragini. « Or rimettendo ad altro tempo il parlarvi di tali cangiamenti e di altri par- ticolari anche riconosciuti dal lodato sig. Petcrs , dico che mentre nel mattino degli 1 1 del presente mese , poco prima delle gì» 1/2 stava facendo determina- re , dall' alunno sig. Degasperis , la posizione di alcuno macchie , fui da questo avvertito di aver veduto passare sul Sole un corpo rotondo grande incirca quan- to Mercurio. Credendo che ciò provenisse da una illusione subjclliva del suo occhio impressionato dalle macchie , io gli dissi di non defaticarsi ulteriormen- te la vista ; e ( tolto il vetro oscuro ) ricevesse sur un cartoncino l' immagine del sole e de fili del micrometro ed osservasse in tal guisa le macchie. Ma mentre eh' ei vi si accingeva , ecco che comparisce un picciol corpo oscuro di circa 3" in 4" di diametro , che con moto rettilineo e con una certa velocità attraversa 1' immagine luminosa del sole e sparisce. Io non aveva mai veduta nulla di simile , onde ne rimasi molto ammiralo ; e postici ad esplorare altenta- raenlc il sole., subito apparve un gran numero di globctti simili al primo. Tut- ti avevano la figura circolare e ben determinata , assai nera nel mezzo. Il loro diametro variava tra 1" a 5" o 6". Traversavano il sole con varie velocità , ta- luni impiegandovi una frazione di secondo ed altri 1" 2" 3" sino a 7", 5- Avevano tutti un moto rettilineo e parallelo ; ma la direzione di esso moto va- riava di tratto in tratto , e diveniva anche opposta alla prima ; questa direzione non avea nulla di comune col moto delle nuvole che passavano innanzi al sole, ne con la linea verticale , dirigendosi anzi spesso i corpuscoli contro il vento e dal basso in alto. Taluni peraltro si appartavano dall' andamento comune ed in- tersecavano il cammino degli altri sotto lutti gli angoli. « IVel tempo della massima affluenza di tali globctti , in io' ( cioè dalle :io'' 87' alle io*» 4?' ) ne abbiamo numerali 102 ; non avendone mai veduti più di 4 0 5 sul sole in una volta. Queste osservazioni avevano avuto per testimoni arrche l' altro alunno mio figlio ed il sig. Dottor Demartino , che si trovava giù nella casa ad assistere il sig. Nobile disgraziatamente afliltlo in quel punto da grave infermità. Quando , alle 1 1*» sopraggiunse anche l' altro astronomo sig. del Re , e fu pur egli spettatore dello stesso fenomeno , quantunque il numero de' corpuscoli già fosse scemato di molto. « Ma in compenso questi corpuscoli avevano cominciato a presentarci altri particolari assai importanti. Da qualche tempo ci era paruto di veder passare innan- zi al sole come un ombra di qualche cosa simile a mentovali globctti , ma mol- lo più grande. FinaUncnle pensai di tirare alcun poco fuori il tubo dell' oculare, fi63 per vedere se con ciò giungessi a dare delia precisione a quelle ombre fugaci , provenienti forse da corpi meno dislanli. e E difalli avendo allungalo il foco di i a 2 centimetri vedemmo passare va- rj corpi con un contorno ben nello , che parevano evidentemente della slessa spe- cie de' primi ; ma colle seguenti variazioni , clic per altro si accordano perfetta- mente colla supposizione d' una minor distanza. 11 loro diametro medio era in- circa dicci volte più grande , alcuni anzi giungevano ad avere un diametro di 2' a 3'. 11 loro passaggio sul sole era molto più rapido , e talvolta istantaneo co- me quello d' una stella cadente. Ma ve ne sono slati pure di quelli che son ri- masi visibili per 2" e per 3" , ed banno cosi dato 1' agio di poterne Ijcne stu- diare la forma. Benché globosi come quegli altri piccoli , questi presentavano del- le irregolari protuberanze molto sensibili ; che quasi mio malgrado mi suscitaro- no nella mente l' idea dogli aeroliti , composti , come sapete , di più tuberosità uni- te insieme. Ancora , noi abbiamo notato , che quando il moto di questi corpi ( tanto grandi , quanto piccoli ) diveniva lento e curvilineo , ovvero anche flessuoso , que- sto non avveniva se non quando ve n erano parecchi V uno vicino all' altro : co- me se la reciproca attrazione fosse la cagione di quella perturbazione nel loro corso normale apparentemente rettilineo. Alle loh e 3o' noi abbiamo tutti ammi- rato il corso straordinario di uno di siffatti corpi , che pareva evidentemente dop- pio ; il quale dopo awr percorso 2/3 del campo illuminato con un moto sensi- bilmente rettilineo dall' est all' ovest , ha bruscamente cangiato strada e per una curva inclinata per Io meno di un 60° alla sua primiera traiettoria , se n' è uscir lo al N.-O. e Nelle ore pomeridiane lo nuvole ci lasciarono più volte il campo libero per osservare il sole , e vedemmo che il passaggio de corpuscoli proseguiva , ma il numero n'era diminuito di molto: contandosene appena 10 in io' di tempo. e II giorno seguente , il 12 , coslantemenle alquanto caliginoso , non ci per- mise di vedere il sole che dopo le 1 1'. In 3/4 d' ora vedemmo passare una ven- tina di globelti. Alla mezza dopo mezzodì in 11' ne contammo iS. Indi le nu- vole ricopriron tulio. Il i3 , non ostante il cattivo tempo , potemmo pure osservare più volle il so- le , che era sempre attraversato da un picciol numero di globelti ( termine me. dio 8 in io' di tempo) ma ad u'' 35' ne coniammo 5j nel breve spazio di 5'. Indi divennero molto rari. e II 14. tutta la giornata fu piovosa ; la sera soltanto , un ora prima del tra- monto , il sole si è mostralo in tutto il suo splendore , ma niun globelto si vide sovr" esso. Il cattivo tempo nelle nolli non ci permise di osservare se lo stesso fe- nomeno apparisse sul crescente della Luna , ovvero si mostrassero le stelle cadenti in numero straordinario. e Oggi l'j maggio , del pari in tulla la giornata non si son veduti più i glo* betti , per cui sembra terminato il loro passaggio. * iC4 r Ecco i fallì , sul qnali non si piiò muovere il menomo dulìMo , atteso le pré* cauzioni preso cangiando di cannocchiali e più ancora atteso il metodo usalo in sifTatla indagine ; il quale ha permesso por un cosi lungo tempo ad un gran nu- mero di persone di faro le loro osservazioni in comune , su' misteriosi oggetti che venivano a presentarsi sul cartoncino ai loro occhi. - cs I: Lamine di vetro per le ir: apicd: 2 — dal suolo • IL, Irrorazione più forte della prece- derne i i = ce a • a o -a o « E i 1—4 te 1= i O 03 i "53 3 s o a 2 a o a CI T3 a o V3 _2 1 u a § T3 s s ai fa cn a '3 a a a 0) -a o a o ss ti* 1' a o •—4 _o '3 c- a 2 i » o a 9 o Z 3 a 2 o t-i o a o 2 a ai -a > o ■a Ul .■2 = 11 cai 1 co W5 o O o dì o in ci in 63 o co 00 C5 cc cT o co 00 00 in '3 -a CO "" cs IO o" CO o co co" IO o fO o" in ci o co co co in co co s a 00 ITO in o o" co co o co in co CO in" II (3 fO co^ co^ so o IO o co o" co^ e in ci co" = i (A ih o Vi o o co i-o" ri o. eo tri o M o o co GO CJ o co Ci n o w O CO_^ o" rt O o w" rt _c "n a o .i6'9 'A* 25 Febbraro iS4.5 rìpefulG le sole osservazioni lermomcfrìche , ne ho olle- nuli risultali mollo più marcali de' precedenti , che riporto nella tavola seguente. A' 25 FEBDBAJO j84-5 — OSSERV AZIONI TERMOMETIUCHE Termometri. Sotterra ^AlP aria libera Ore delle osser- vaziupi a 18 lince a 7 linee a 18 line» dal suulo a 2 pollici dal suolo a 4 piedi dal suola 7^0' sera 8,5 6.9 6,9 7,5 8,0 8,0 sera 8,. 6,7 6,9 7.S 8,0 9,0 sera 6.9 5,6 6,0 7,2 7,5 10,0 sera 6,9 K n 6,0 7,2 7,5 0,0 5,3oraalt. 5,0 3,0 4,6 6,2 7.0 6^3o inatl. 47 2,2 4,4 5,i C,5 Quando il suolo si trovasse bagnalo per piogge cadute da poco tempo in ab^ bondanza , la diflerenza Ira i termometri è minore di quella che si ottiene quando il suolo è asciutto , ma la irroraziorie egualmente si produce. Se 1' atmosfera è tranquilla , ed il ciclo leggiermente ed uniformemente coperto si manifestano le slesse gradazioni di raffreddamento nel suolo e nell'aria, e si ha in corrispondenza il fenomeno della rugiada. lo tempo di giorno poi la temperatura ne' diversi strali del suolo e dell'aria non progredisce colle leggi medesime della notte. Il primo strato del suolo, che si presenta il più freddo nelle ore della notte, non è tale nelle ore del giorno: de' sei termometri destinati alle osservazioni , il più basso in questo caso è quello per 2 pollici e 9 linee sotterra ; gli altri , clie vi sono situati ad una minore profondità , sono più alti del prime , e tanto più alti quanto meno vi sono coiiflc- cati ; e più alli di questi sono gli nitri situali all'aria libera. 23 ;170 Soflo una tenda che impedisce il raggiamenlo notturno del suolo , non ab- biamo quella stessa diflcrenza di temperatura ne' diversi strati del suolo medesimo e dell' aria soprastante tome a cielo scovorlo. In tal caso il primo strato del suolo nelle ore più fredde della notte si abbassa appena di alcuni decimi di grado , ri- spetto agli strati inferiori. Per queste osservazioni mi son servito di una tenda bianca di lino quasi quadrata , di 170 piedi , distante dal suolo per 5 piedi , distesa orizzontiilmente coi lembi ripiegati in giii leggiermente , onde impedire V aspetto del ciclo in quella parte del suolo destinata alle osservazioni : i risultati termometrici ottenuti nelle diverse ore di una stessa notte sono segnati nella ta- vola seguente. A' 18 BIAKZO 1845 — OSSEUVAZIONI TERMOMETUICHE. SoTTO UKà TEND* DI 170 PIEDI QCADRATI , DISTANTE DAL SnOLO 5 PIEDI. Termometri, Sotterra 'All'aria libera^ Ora delle osscr- vaziooi. a 2 rollici e 9 liDee a 18 lìoee a 7 liaee a 18 linee a 2 pollici a piedi 7 ',00 sera i5,6 i5, 1 i5,6 4,4 4,4 4,6 7,3o sera 4,1 4,1 4,1 12,5 12,5 12,5 9j3o sera 12,8 12,5 12,5 11,6 11,6 n,6 1 1 , 00 sera 12,8 12,5 12,5 10,8 ?o,8 «o,9 5,3o mat. 10,9 10,3 9>7 8,7 8,7 io,o Dopo detcrminata la temperatura della terra nel primo suo strato , e negli strati inferiori rispetto all' aria sovrapposta , ed ai diversi suoi strati , ho cercato conoscere qual fosse quella di altri corpi sopra la di lei superficie , e vedere se il loro irroramento fosse corrispondente alla loro temperatura. Ilo cominciato da prima ad esaminare la temperatura di una pianta rispetto all' aria ambiente nei rami interni che non vedono cielo , e no' rami esterni che lo vedono , ne' rami più alti , e nei più bassi , ed ho trovalo i rami esterni più freddi degl' interni , i più bassi più freddi de' più alti. Quindi son passato ad osservare nel modo stesso la lompcralura di varie piante fruticose , ed erbacee , ed ho coslanlemcnle conosciuto che 1' erbacce più fredde delle fruticose perche più vicine con le loro foglie alla superficie del suolo , sono di esse più irrorabili , ed in ciascuna classe- la specie più fredda d' ordinario s' irrora la prima ; e nella stessa pianta i rami più bassi s' irrorano prima de' più alti ; il dritto della foglia s' irrora , ed il ro- vescio resta asciutto ; ma rivolto questo in su da fargli guardare il cielo s' irrora questo quasi come il dritto nella naturale posizione della foglia : questo fatto e stato particolarmente esaminato su la nespola del Giappone , e da ciò dobbiam dedurre , die in una pianta i rami interni che non vedono il ciclo debbono re- stare quasi aciutli , mentre gli esterni che lo vedono saranno i più irrorati. Finalmente ho cercato conoscere se l' abbassamento di temperatura osservato nelle piante per le ore della notte fosso T effetto d'irraggiamento notturno, o di- pendesse dalia loro qualità naturale ; a tal effetto ho coverto alcune piante dal- l' aspetto del ciclo mediante una tela orizzontalmente distesa all' altezza di un pie- de e mezzo dalle piante , e mi sono accorto , che 1' abbassamento non succedeva sino a quel grado , che si avea a ciclo scoverto : la slaliee sinuata , la mescm- bryanihemum linffmforma che a cielo scovcrlo erano, la prima più bassa dell' a- ria ambiente per 3,i , e la seconda per 3,4 , erano poco più di un grado sotto la tenda. Nelle ore del giorno, sotto i raggi del solo, la temperatura della pianta e più alta di quella dell' aria ambiente ; ma sotto un cielo coverto da nuvole , o air ombra , le temperature restano rovesciate , e si presenta la pianta più fredda dell' aria. Dopo lotto questo ho voluto conoscere la temperatora del vetro rispetto a va- ili metalli , come il rame , il piombo , il ferro , e lo zinco : per questo speri- mento ho ridotto tali sostarne a cilindri cavi dello stesso diametro , e della stessa lunghezza de' serbatoi de' termometri , che posti ne' cilindri medesimi comba- ciavano con l' interna loro superficie j ho trovato , come da altri è stato egual- mente osservato , il vetro più freddo di tutti , ed anche dell' aria ambiente , e nel tempo stesso più irrorabile ; quindi volendo sperimentare ì irroramento di un corpo in tutte le particolari sue posizioni , ho scelto il vetro il quale oltre di es- sere mollo irrorabile , per la sua trasparen2a ci fa avvertire le più piccole tracce di rugiada che si forma sulla sua superfìcie. Intanto , in una notte serena e tranquilla ho disposto due ordini di lamine di vetro , uno orizzontale , e l' altro verticale ; il primo formato da cinque lamine situale nel modo seguente : la prima sul terreno y la seconda lontana per mezzo pollice da esso , la terza per sei pollici , la quarta per due piedi ^ e la quinta per quattro piedi. Il secondo sistema , formato da tre lamine , era ordinato in quesl' altro modo : una delle lamine stava conficcata in parte nel suolo , l' altra sostenuta dall' estremità di un Icguetto , aveva il suo centro lontano un piede dalla superficie terrestre , e la lena, loediaotc uo altro legnelto, Irovavasi a due •172 piedi di altezza. L'irroramenlo delle duo scric di lamine e sialo tanto maggiore 7 quanto minore era la loro distanza dal suolo ; e alla stessa altezza , la lamina orizzontale i'ù più irrorata della verticale. Abbiamo dall' esperienze antecedenti , cbc il raffreddamento negli strati aerei decresce coli' altezza ; inoltre 1' umidità è maggiore ucgli strati più vicini al suolo : perciò le lamine inferiori sono più irro- rabili delle superiori ; e nella stessa altezza le orizzontali più irrorabili delle verti- cali , perchè esposte ad un irraggiamento più libero verso il ciclo , e quindi ad un maggiore raffrcddaraenlo. Infatti in una notte egualmente serena e tranquilla , avendo esposto due termometri a serbatoio cilindrico di eguale sensibilità , a pic- cola distanza tra loro , coi bulbi alla medesima altezza , uno verticale e l'altro molto inclinato , ho trovato il primo più alto del secondo per un grado e più. Oltre a ciò ho situato varie lamine verticali alla stessa altezza sotto diversi an- goli fra loro , ed in modo che alcune potessero vedere molto cielo , e quindi li- beramente raggiare, ed altre che le fosse nascosto ed impedito l'irraggiamento: durante la notte, le prime si son trovate irrorate , e le seconde asciutte. In due vaschette di latta di forma rettangolare con un lembo rialzato per 7 lince , ho disposto una lamina di vetro per ciascheduna , più piccola della vaschetta in modo da cssero per qualche linea lontana dal fondo e sotto il piano degli orli. Le ho situato all'altezza di 3 piedi dal suolo nna coli' apertura rivolta verso il cielo , e r altra al rovescio rivolta verso la terra , e nel corso della notte trovai fortemente irrorata la prima lamina , asciutta la seconda ; quella per esserne slato libero l'irraggiamento verso il ciclo , questa per esserle totalmente impedito. Inoltre ho disposto orizzontalmente quattro lamine di circa sei pollici qua- drati , co' loro lembi negli slessi piani verticali , alla distanza di quattro pollici tra r una e l' altra , ed anche meno , e la più bassa lontana dal suolo per circa tre piedi : ne ho formato due sistemi , e ne ho situalo uno nel luogo più espo- sto al ciclo , e r altro nel luogo meno esposto ; ed ho trovato , nell' uno e nel- r altro caso ma più nel primo che nel secondo , la lamina superiore irrorata da arabe le facce , e le altre asciutte , all' infuori del loro lembo per la larghez- za di circa un pollice. Ridotte a due le quattro lamine si trova parimente irrorata la supcriore ad ambe le parti , e asciutta l' inferiore. La prima ha potuto libe- ramente raggiare, ma la seconda coverta dalla lamina superiore l'è impedito il raggiamento , eccetto ne' lembi. Finalmente avendo esposto due lamine di vetro orizzontali , quattro piedi lontane dal suolo , una all' aria libera , e 1' altra in una vaschetta preparata come ncir altro esperimento , avendo la vaschetta la sua apertura rivolta in su , trovo le due lamine irrorale da arabe le facce , ma la seconda più irrorata della prima. Porto le stesse due lamine all' altezza di 54- piedi sopra un terrazzo del Collegio , e durante la notte , si ha la lamina nella vaschetta fortemente irro- rata , e l'altra all'aria libera quasi asciutta. L'irroramenlo della prima dipende 173 manifcslanicnlc dalla riflessione del mclallo che rimanda i raggi calorici degli oggelti solloslanJi , e facilita l' irradiazione del vetro verso il cielo ; come pure dal ristagno dell' aria nella vaschetta : cagioni tutte che rendono la lamina con- tenuta nel recipiente più fredda di quella esposta all'aria libera ; quindi la pri- ma s' iiTora , e la seconda rimane asciutta. Dagli stessi principii , pare debbasi ripetere il fatto seguente. Avendo situato a diverse altezze un anello di metallo di 2 pollici di diametro e 7 linee d' ampiezza e sopra di esso una lamina di ve- tro , i cui lembi sporgevano fuori la periferia dell' anello , ho trovato costante- mente irrorala la lamina da ambe le parti per quanto è il diametro dell'anello, con un lembo di sfumata irrorazione , che si andava indebolendo a misura che si allontanava dalla periferia del cerchio , ed il resto della lamina quasi asciutto. Se la rugiada fosse un sollevamento di vapori dal suolo , come la pensa- vano gli antichi , e come lo sostengono alcuni moderni , perchè nella pila delle quattro lamine , 0 anche delle due , resta asciutta la lamina inferiore colle altre intermedie , ed irrorata la superiore ? e delle due nella vaschetta di latta j per- chè l' irroramenlo è per quella rivolta verso il cielo ? E se la meteora sollevala dalla terra si addensasse in alto , quindi scendesse a guisa di leggierissima piog- gia , perchè nell' esperienza eseguita a 54 piedi d' altezza resta irrorata la lamina nella vaschetta rivolta in alto , ed asciutta quella all' aria libera ? perchè s' irrora la lamina per quanto è il diametro dell' anello , ed il resto rimane asciut- to ? Queste contraddizioni non hanno luogo seguendo la teorica del Wells , la quale agevclmente piegasi a dar ragione di tulli i feuomeui , che ne' ripetuti espe- rimenti ci si offerirono. Napoli I Aprile i845. Ratfafj.k del Vehme delle Scuole Pie.. Nuovo apparecchio d induzione tellurica di L. Palmjeiu. Allorché il Nobili e 1' Antinori cercarono di avere la scintilla con gli altri fenomeni elettrici mercè le correnti d' induzione del magnetismo del nostro pia- neta , adoperarono delle semplici spirali di filo di rame. Quando io nel iSSp volli riprendere questo argomento , da una parte ricordando i risultamcnli negativi di que' due valenti sperimentatori , dall' altra vedendo che con piccole spirali avcvan- si correnti di una certa forza , qualora venissero esse adagiate su ferro, e da ul- timo bramando di serbare una certa somiglianza tra il modo con cui si aveano i fenomeni elettrici dalle induzioni delle calamite e quello con cui sperava poterli ottenere dalle induzioni della terra , deliberai di fare uso delle spirali col ferro , 174 con (ulte quelle cautelo che mJ vennero consigliale da precedenti ricerche fatte sul proposilo , e quindi associatami al professor Linari recammo a compimento la batteria magneto-elellro-lcUurica por la quale l'Accademia ci die anclio un incorag- giamento. Con quello strumento si ebbero , da me e dal professor Linari , o da me solo lutti que fenomeni elettrici che si hanno con l' opparccchio di Clarke ; ma ciò non di meno quo' fenomeni non erano interamente generati da induzione tollurica immediata , giacché una parie di quelle correnti era l' effetto immediato delle indu- zioni del magnetismo del ferro, operò dovevansi solo medialamentc riconoscere di origine tellurica. Io sentii fin da principio il bisogno di una discussione per ovia- rc allo obbiezioni che per avventura mi si avrebbero potuto fare, e nella prima memoria presentala a questa R. Accademia nel 184.0 , cercai di prevenire le dif- ficoltà e di rispondervi ; ma con lutto questo era sempre a desiderarsi che la ter- ra manifestasse que fenomeni immcdiatamonlc sopra una semplice spirale di ra- me , senza aver bisogno del feiTO , perchò in lai modo la dimostrazione verrebbe a riuscire evidentissima. Questo stesso desiderio manifestava il cav. Melloni in no- me della Commissione di cui faceva parte , ed il Segretario perpetuo nel ripeter- melo in nome di lolla 1' Accademia raddoppiò quello che io già sentiva, per cui messomi all' opera non solo riuscii felicemente ad ottenere il desiderato scopo, ma in modo superiore alle mie aspettative , per cui mi credo autorizzato a dichiarare che questo nuovo modo di avere i fenomeni d'induzione tellurica sia il solo da adoperarsi non solamente per la sua semplicità e per l' evidenza che genera nel- l'animo, ma anche perchè è il più acconcio a poter ricevere una mollo grande energia. Per la qual cosa , dopo il breve annunzio fatto a questa R. Accademia stimo esser debito mio d' informarla alquanto più distesamente della natura del nuovo apparecchio e de' risultamenti che ne ho avuti. L' apparecchio è semplicissimo , riducendosi ad una semplice spirale di un solo filo di rame coperto di seta girevole intorno di un asse che si dispone per- pendicolarmente al meridiano magnetico : i due capi di questa spirale van messi in comunicazione con due parti dell'asse tra loro isolale , ed il circuito si apre e s'interrompe con meccanismo quasi del tutto simile a quello dell'apparecchio di Clarke. 11 fdo di rame è adagiato sopra una curva di legno quasi clinica il cui asse maggiore , eh' è pur quello di rotazione e di i" , 3 ed il minore di 0° , 8. Ho scelto questa figura dietro alcune sperienze che feci nel 1889 sulle spirali isoperimetre. il filo che ha la grossezza di un millimetro e mezzo circa è disposto in selle ordini che formano 210 giri, sebbene la scintilla si mostri an- che con 120. Quest'elica si può mettere in moto più agevolmente che la batteria , ed ì 55U0Ì effetti possono più facilmente rendersi maggiori. 11 filo della batteria è di circa 4oo metri più lungo di quello della spira di cui è parola , ed intanto con questa si hanno eguali i fenomeni di tensione e maggiori poi quelli di quantità. Ma v'ha 17^ anche di più. Quella slcssa quantità di filo che ora forma la spira del nuovo ap- parecchio formava prima un armatura di quantità dell' antica batteria composta di sci clementi molto più grandi di quelli soliti , e frattanto alcuni fenomeni man- cavano interamente j come per esempio la scossa, ed altri erano molto deboli , co- me per esempio la scintilla eh' era tenuissima ; ed ora , tolto il ferro , e dispo- sto quello stesso filo di rame nel modo descritto, ottengo i fenomeni tutti in mo- do assai fioddisfaccnle. La scintilla per esempio è ora visibile anche ad una cer- ta luce in confronto della quale la scintilla della batteria svaniva , il che provie- ne dalla maggiore quantità. Da ciò risulta essere impossibile avere correnti di molla quantità col mezzo della batteria ed essere invece agevolissimo col metodo delle spirali di rame , e la ragione è molto semplice : volendo delle correnti di molta quantità, ma con tensione bastante ad avere la scintilla, deve adoperarsi del filo grosso ; ora quando questo si pone sul ferro dopo fatti due o tre ordi- ni , secondo la grossezza , si e già ad una tal distanza dal ferro eh' è superiore alla sua sfera di azione , per cui è forza passare ad un secondo elemento e cosi appresso in guisa da render necessario un numero di elementi troppo gran- de da non potersi agevolmente muovere , riuscendo il sistema troppo lungo e pesante. E per contro , quando il filo si dispone sopra un telaio di legno , col maggiore diametro si può guadagnare più che col ferro non solo , ma il filo può essere di qualunque grossezza e di quella lunghezza che si vorrà o che si cre- derà bastante. Qui non si trova alcun limite e però si potrà sempre fare uso di una sola spira cui si darà quel grado di efficacia che meglio piacerà. Per la quantità dunque non cade alcun dubbio che col nuovo metodo si guadagna. Ve- niamo ora alla tensione. Il filo della batteria supera quella del nuovo apparec- chio tanto in lunghezza che in peso, ed intanto la scomposizione dell'acqua e la scossa non sono meno spiccate , dunque anche messa da banda la semplicità , la leggerezza e la maniera più evidente di mostrare i fenomeni d' induzione tel- lurica i quali non sono cosi confusi con quelli proveniente dal magnetismo tem- poraneo del ferro , vi ha anche guadagno nella forza delle correnti ed il siste- ma è più acconcio a diventare più energico in modo che potrassi da chi abbia maggiori mezzi de' miei fare delle spcrienze molto brillanti. Fra i modi di ottenere la scossa ve n' ha uno che presenta alcune particolari- tà. Se i due conduttori invece d' impugnarli con le mani bagnate si tuffino in due vasi di vetro di argilla o di metallo in cui vi sia dell' acqua salata o aci- dolala allora immergendo la destra in uno e la sinistra nell' altro di tali vasi la scossa si sentirà alquanto più distinta ; ma sempre più spiccata e tormentosa se si tuffi un dito per parte ne' sopraddetti vasi in vece delle mani intere. E quel- lo che è più degno da notare si è ciie questo fenomeno cresce in vigore in ra- gione della maggiore quantità di liquido contenuto ne' vasi. Con 1' apparecchio di Clarke si avvera anche lo stesso. IJ76 Dopo ludo qiicslo Io concliiiulo elio 1' uso del ferro nelle sperienzo d' inda- rioni tellurica deve essere abbainlonalo , essendo per luUe le ragioni migliore il nuovo apparecchio, e solo in un caso si polrì» ancora ritenere le spirali col fer- ro cii è quando si volesse esser conlcnlo di vedere nel bujo una piccolissima scintilla con un apparecchio di minimo volume che potrà esser composlo con tluc soli elementi dell'antica batteria. Il sig. Jacobi mi scrivca da Pietroburgo eh' egli slimava la figura fusiforme degli elementi dover dare un massimo di ef- fetto , quando la sezione fosse una parabola la cui ascissa avesse tale lunghezza da fare elio 1' elemento venisse ad avere nel mezzo un diametro eguale a quat- tro volte e mezzo quello degli estremi. Mi parca dillicile che si potesse tanto filo di rame accumulare sopra un solo elemento , ma puro volli assicurarmi della cosa per esperienza, ed avendo disegnata con ogni diligenza una parabola di cui era data 1' ascissa corrispondente ad un ordinala , eh' era la lunghezza dell' ele- mento , ne feci la sagoma per regolare la disposizione del filo , ma dopo nouc strali mi avvidi che il filo che io seguitava ad aggiungere eia sciupalo , pcrcliè non si guadagnava più nulla , essendo già fuori dell'influsso del ferro, e perse non potendo dare che debolissime correnli attesa la piccolezza del diametro delle spirali. Si potrebbe in ultimo domandare se col nuovo apparecchio d'induzione si possa comporre una batteria di più clementi , al che rispondo che qui non v' ò alcuna ragione di farlo perocché si può sopra una sola curva di legno adagiare quanto filo si vuole senza esser mai obbligali di passare ad un secondo elemento come quando si usa il ferro. Un solo filo dunque di una certa grossezza e lun- ghezza basta a' fenomeni di quantità e di tensione ; ma del rimanente si potrà Tolendo riunire più spirali por tensione o per quantità secondo il solilo. I fili di piccolo diametro anche lunghissimi sono qui da evitare , perchè ho per esperienza conosciuto che i fenomeni che diconsi di tensione suppongono una certa quan- tità , e quelli che diconsi di quantità suppongono una certa tensione , per cui siccome con un sol giro di filo anche grossissimo non avrebbesi la scintilla col resto de fenomeni di quantità , cosi con un filo molto tenue anche lunghissimo si avrebbe con difficoltà qualche segno de' fenomeni di tensione. L' esperimento comparativo più sopra citato basta a dimostrare questa verità oltre a molti altri che potrei recare in mezzo. Nò si adduca qui l'esempio dell'apparecchio di Clarke dove v'ha un armatura a filo sottilissimo, perocché con quel filo si ha ben netta la scintilla la quale mostra che v'è quantità: ecco perchè se si metto quell'ar- matura in comunicazione con un galvanomelro a filo cortissimo , quale è il com- parabile del Nobili , SI ha un bel deviamento , ncU' atto che 1' ago appena soOie un lieve tremito con una spirale anche lunghissima per l'azione delia terra. Con questa avvertenza si potrà dato un certo diametro al filo aumentare la tensione con la lunghezza , 0 serbala una cerla lunghezza aumentare la quantità accrescen- done il diametro. 177 Quando si voglia fare uso del ferro debbono aversi le slesse regole , ma i diametri de' fili è mestieri cbe siano più piccoli, allriracQli tosto si esce fuori della sfera di azione del medesimo , per cui si dovrebbe di troppo accrescere la super- ficie del ferro moltiplicando gli clementi , per giungere ad un certo grado di tensione che accompagnar deve anche i fenomeni di quantità. Dalle varie spe- rienze che ho avuto occasione di fare mi son persuaso , che facendo uso del ferro bisogna limitarsi tra un mezzo millimetro ed un millimetro pel diametro de' Gli. Per le spirali senza ferro il diametro de' lili torna utile che sia più grande , e co- minciando da un millimetro e mezzo si può andare dove si vuole , giacche, il ripeto , in questa generazione di spirali non si trova alcun limite. Dalle cose dello apparisce che in questa maniera di spirali per avere ben distinta la scintilla deve darsi al filo una tale lunghezza dalla quale si ottengono anche i fenomeni di tensione , "cosi non è necessario assolutamente ricorrere ad una doppia armatura , quantunque si possa farne una più specialmente ordinala al primo scopo ed un altra pel secondo. In questo caso chi volesse soprapporre r una spira all' altra sullo stesso telajo , senza fare una novità scientifica cadreb- be in un errore di meccanica, essendo obbligato a muovere due eliche quando solo una deve servire all' esperienza , nel resto poi non farebbe alcun guadagno o alcuna perdita , tenendo sempre aperto uno de' circuiti , perchè se quello che non deve operare stia chiuso si avrà piuttosto una lieve diminuzione nella cor- rente che si fa operare , la quale diminuzione potrebbesi vedere anche più spic- cata avvolgendo i due fili in modo che ciascun giro del primo fosse contiguo. a ciascun giro del secondo , appunto come non ha guari faceva il Warlmann nel- le sue ricerche sulle iduzioni voltaiche, e come già prima di tulli avea fatto il Faraday. Relazione storica ed analilica sulle correnti elettriche indotte dal magnclismo terrestre e sugli ultimi fatti comunicati alf Accademia dal professore L. Palmieri. Signor Presidente , Signori Accademici. Quando Faraday scopr'i , saranno oramai quattordici anni , quella nuova generazione di correnti cleltricbe istantanee destate ne' circuiti chiusi di qualun- que metallo dal repentino accostamento o discostamenlo di una spranga calami- tata , egli pensò toslo che se un semplice cambiamento di posizione bastava per ridestare la corrente nel circuito metallico sottoposto all'azione della calamita , r elettrico doveva necessariamente perdere il proprio equilibrio entro le sostan- ze metalliche in moto , per la virtù magaelica del globo terrestre. 2Ù Duo furono i mezzi da lui impiegati per solloporre questo suo pensiero al cimcnlo dell' esperienza. Avvolta intorno ad un cilindro di ferro dolce lungo un piede e grosso setto ottavi di pollice un elira di filo di rame risultante dalla riu- nione di tlodici spirali sovrapposte, per modo che qualunque contatto metallico fosse rimosso dalla interposizione di finissimi tessuti ed altre materie isolanti , egli mise in comunicazione i capi del Ilio colle estremità di un galvanometro; e dopo di aver disposto il cilindro, cosi proparato nella direzione dell'ago d'incli- nazione, lo capovolse subitamente nel piano del meridiano magnetico; per cui una delle sue estremità venendo ad occupare il jwslo dell' altra , il cilindro tro- vavasi ancora , dopo il rivolgimento , parallelo all' ago d' inclinazione. L' indice del galvanomeiro percorse parecchi gradi del quadrante e ripigliò quindi la po- sizione iniziale d'equilibrio. Capovolto di bel nuovo il cilindro , l'indice galva- nometrico si mosse nel verso opposto, e tornò come prima sullo zero del qua- drante. Ripetuta due o tre fiate questa operazione , sicché le inversioni cospiras- sero colle oscillazioni, l'indice oscillò entro un arco di lò'o a i6o.° (Quantunque siffatta esperienza mostrasse le correnti ottenute essere affatto simili a quelle che scorrevano nel medesimo apparecchio repentinamente accosta- lo ad una gran calamita artificiale , come il Faraday se n' era prima convinto, pure questo dottissimo e sagacissimo fisico non si tenne per soddisfatto. E veramente , la forza magnetica del globo , diceva egli , non opera qui soltanto sulle spire di rame , ma benanche , e principalmente , sul cihndro di ferro dolce ; il qual cilindro diventa una calamita di posiziono, i cui poli , mal- grado le successive inversioni , rimangono sempre diretti verso gli slessi punti della globo , e producono cosi sul filo di rame il medesimo effetto di una spranga ma- gnetica introdotta e ritirata alternativamente , per lo slesso verso , nell' interno del' r elica diretta e capovolta , turbando ad ogni mossa 1' equilibrio del fluido elei" trico. La massima parie delle correnti indotte in quesl' apparecchio non procede dunque direttamente dal magnetismo terrestre. Faraday lento pertanto 1' esperimento diretto ; rimosse il cilindro di ferro dol- ce, e sottoposta la sola elica di rame alle medesime alternative di movimento e di quiete in quelle date posizioni dell' orizzonte , vide l' indice del galvanomeiro de- viare meno di prima ; ma però con tal vigore da percorrere degli archi di 8o , e 90° d' ampiezza , quando si rendevano dieci 0 dodici volte cospiranti le inversio- ni del cilindro colle oscillazioni dell' ago magnetico. Queste spericnze si trovano descritte , con espressioni poco diverse da quel- le che abbiamo adoperate , in due belle e notissime memorie del Faraday stam- pate nelle Transazioni Filosofiche della Società Reale di Londra per l'anno i83i , tradotte in francese ed inserite nel tomo 5i degli Ann;Ji di Chimica e di Fisica di Parigi , ove ciascheduno potrà riscontrarle a suo piacere. Noi abbiam voluto riferirle distesamente per bea definire lo stato io cui si trovava la quislione sin '79 dai primi lavori intorno alle correnti indotte dal magnetismo terrestre ; e ribalte- re cosi Je strane pretese di scoperte e d' invenzioni di tulli coloro i quali non fe- cero altro che riprodurre in seguito , con apparecchi totalmcnle analoghi , 1' una 0 1' altra di queste due sperienze dell' illustre fisico inglese. £ giusto però che si faccia una eccezione a favore di duo nobilissimi inde- gni italiani , il Nobili e 1' Antinori , che al solo annunzio della scoperta dei le- nomeni d' induzione delle calamite , rinvennero le due sperienze del Faraday rela- tive al magnetismo terrestre , inventandole , per cosi dire , una seconda volta. Ma queste loro speculazioni essendo di una data posteriore , i fisici non posero mai in dubbio 1' origine della scoperta , che fu sempre attribuita al Faraday. L' efficacia del nostro pianeta per eccitare lo correnti elettriche d' induzione essendo ben accertata mediante la deviazione dell' ago calamitalo , non si tratta- va più che di trovare il modo di rendere queste correnti sufficientemente energi- che onde ottenere gli altri caratteri apparlcncuti alla elettricità dinamica , cioè a dire, le azioni chimiche, la scossa, la scintilla, e l'arrovcntamento o la combu- stione de' metalli. Occupato delle sue ingegnosissime ricerche intorno alla decomposizione de' corpi per mezzo delle correnti idrocletriche , Faraday non fece nessun tentativo onde avere questi effetti , i quali , quantunque fossero pure conseguenze della teo- rica , volevano tuttavia essere confermati dall' esperienza ; e Nobili , che aveva cominciato una bella serie d' investigazioni tendenti a raggiugnere la meta , man- cava al numero di que' generosi che sostengono nell' arringo scientifico T onore del nome italiano. Poco tempo innanzi alla sua morte il Nobili aveva però pub- Llicato , congiuntamente coli' Antinori , un altra memoria sui fenomeni d' induzio- ne terrestre , ove dimostravasi come la corrente prodotta quando 1' elica si stacca dalla direzione dell' inclinatorio cospiri con quella che riproducesi mentre 1' elica capovolta ripiglia la posizione primitiva. In questo lavoro i due chiarissimi spe- rimentatori mostravan pure la necessità di prendere in considerazione 1" ampiez- za delle spire nel ripetere 1' ultima esperienza del Faraday , dove le correnti si ma- nifestano a dirittura sul filo di rame , senza 1' azione intermedia del ferro , aven- do essi ottenuto , con una data lunghezza di filo , degli cfi'ctti tanto maggiori quan- t' era maggiore il diametro dell'elica, che venne esleso persino a io piedi (i). Ma le imperfette nozioni che si possedevano allora sul modo di paragonare , me- diante le deviazioni del galvanoraelro moltiplicatore le energie delle varie correnti elettriche , fece loro considerare come legge generale ciò che apparteneva alle sole combinazioni di alcuni di questi strumenti colle diverse spirali impiegato: e rima- sero pertanto incerti e numeri e dimensioni di spire , e diametri e lunghezze di (1} Antologia di Fireo». K° 138. Memorie ed i&IrumeDti del Car. Leopolda Nobili. i8o filo più idonei agli cffeld die volevansi oUcncre dalle correnti indotte col ma- gnetismo del globo. Allora cessarono per diversi anni le tentativo di scossa , scintilla , e decom- posizione chimica , in virtù dello dette correnti ; ed i fisici si contentarono di riscontrare il fenomeno della induzione terrestre colla sola perturbazione intro- dotta nella posizione naturale dell' ago magnetico. Alcuni segni d' azion chimica parvero bensì mostrarsi nell'aprile del i838, a^ Comnicndalor Antinori mentr' egli stava provando una delle eliche appartenenti al D. Museo di Firenze (i). Tuttavia l'esperienza non essendo stata, ne descritta , ne ripetuta , non fu permesso ai fisici di accertarsi compiutamente se tali segni era- no veramente dovuti alle correnti d' induzione terrestre , e non ad altra cagione ;, per cui il fatto non fìi , nò poteva essere , considerato come incontrovertibile. Jla se le nozioni relative alle correnti d' induzione terrestre rimanevano staziona- rie , la scienza delie correnti indotte dalle calamite progrediva rapidamente. Glarke e Pixii trovavano il modo di rendere cospiranti le due opposte correnti d' avvicina- mento e di scostamento ; riproducevano con modi facili e spediti la scintilla già ottenuta dal Faraday , dal Nobili , dall' Antinori ; osservavano 1' arroventamento de Gli di platino , la combustione del ferro , la scossa e la decomposizione del- l' acqua. Ohm , Fechner , Becquerel , Matteucci , Peltier , Pouillet , de la Rive , stu- diavano con successo le proprietà d'ogni maniera di correnti elettriche , e diflini- vano chiaramente perchè le azioni , cosi Ac\.[<ì,Jìsiehe , cioè la scintilla l' arroventa- mento e la combustione de' metalli , esigevano pochi ad ampi elementi negli elettro- motori idroelettrici e termoelettrici , fili grossi e di poca lunghezza negli apparec- chi d' induzione ; e perchè le azioni chimìclie volevano delle pile composte di molte coppie negli strumenti del Volta e del Secbeck , e de' fili lunghi e sottili nelle spcrienze del Faraday. Profittando di questi progressi , i professori Linari e Palmieri ripigliarono verso la fine del i84o lo studio delle correnti indotte dal magnetismo terrestre; e dopo alcuni anni di applicazione e di prove , essi annunziarono all' Accademia di aver ottenuto colle dette correnti la decomposizione dell' acqua e la scossa , me- diante una macchina di loro invenzione cui, e' diedero il nome di batteria mO' ijneto-elcltro-tellurica. Noi non ripeteremo qui la nota descrizione di questo stru- mento (2) : diremo bensì che il suo principio fondamentale è quello stesso su cui poggia la prima esperienza del Faraday ; colla differenza che invece d' un cilin- (1) Elemenii di fisica sperimentale di F. Marcel , tradotti dall' abate !.. Marsili , Firenze 1839. pag. 21 dell' Appendice. (2) Num. 17 di questo Rendiconto : e Comptcs Rendus dcs Séaaces de l'Académie dcs Sciences de l' In- sinui de France anno 1S43 primo semestre pag. 14''t2. i8i dro gli aiilori inopirgarono una serie di tubi di ferro , ottenendo cosi il doppio yantaggio , di conservare una maggior quantità di filo di rame presso i corpi in- duttori , ed avere una minor massa rotante : senza diminuire perciò 1' energia della virtù magnetica ; la quale risiede tutta in vicinanza delle supcilicie , come lo dimostravano le sperienze del Nobili , e d' altri fisici. Le correnti clellriche circolanti nelle cliclie avvolte intorno ai tubi erano raccolte con artifizii del tutto analoghi a quelli adoperati nelle macchine elettromagnetiche del Clarke , e Ira- smesse poscia all' acqua acidula od alle mani dell' osservatore , secondo che trat- tavasi di ottenere 1' una o 1' altra delle due azioni. Incaricati di riferire all' Accademia inforno a questi due fatti , ci recammo a dovere di rimuovere ogni ombra di sospetto sulla loro vera cagione : e però , dopo di averli più volte osservati distintamente , facemmo disporre 1' asse di ro- tazione nel piano del meridiano magnetico ; per cui i tubi e le eliche soprastan. ti giravano allora perpendicolarmente al detto piano e i due fenomeni dispar- yero compiutamente: quantunque la velocità del moto rotatorio , gli attriti degli assi , 0 le posizioni occupate successivamente dai tubi , per rispetto agli altri fer- ramenti della macchina , non avesser patita nessuna alterazione. La scossa e la decomposizione dell' acqua per mezzo delle correnti prodotte dall' induzione del globo terrestre rimasero pertanto , a nostro giudizio , ben dimostrate ; e lo di- chiarammo nel rapporto de' 25 Aprilo i843. Anzi siffatte azioni., benché deboli, ci parvero tali da dover destare fondate speranze di vederne tosto o tardi usci" re la scintilla ; por cui manifestammo il desiderio che si fornissero agli autori i mezzi di continuare i loro sludii secondo questa direzione. E voi accogliendolo gentilmente vi adoperaste per modo , che i professori Palmieri e Linari conse" guissero da S. E. il Ministro dell'Interno, un onorevole sussidio , onde compen- sare in parte le spese necessarie all' uopo. L' Accademia non tardò a convincersi di aver ben impiegate le sue cure , poi- ché i due prelodati professori videro effettivamente , alcuni mesi dopo , spiccare dalla loro macchina la bramata scintilla. Noi fummo di bel nuovo incaricati di esaminare questo terzo fatto , e ci per- suademmo ugualmente della sua origine tellurica , come consta da un altro nostro rapporto letto all' Accademia nella tornata del 23 Aprile 1844- Se non che , nell' attestare il nostro convincimento sulla realtà della scintilla d' ìnduzion terrestre credemmo opportuno d' invitare gli autori a cercare di ripro- durre , e questa e le precedenti loro sperienze , coU' azione diretta del magnetismo terrestre, e per virtù del movimento impresso alle sole eliche ; seguendo in ciò la via già battuta dal Faraday , rispetto alla deviazione dell' ago magnetico. Questo nostro invito non potè essere secondalo che da un solo degli autori, il professor Linari trovandosi sgraziatamente afflitto da una tremenda oftalmia, che gli lascia ben poche speranze di una perfetta guarigione. Il 83 L' esilo corrispose ali' aspcltaliva come ne' casi anloccdenli ; ed ora , per le cure del professor Palmieri la scinlilla elellrica , la scossa , e la decomposizione dell' acqua possono oUcnersi mercè una semplice elica di filo di rame rotante in- torno ad uno de' suoi diametri diretto perpendicolarmente al meridiano magneti- co. Noi lasciamo all' autore la descrizione precisa della figura di questa curva , della lunghezza , grossezza , e disposiziono del filo clic la compone ; e ci ristrin- giamo a dire clic le sue spcrienze , eseguite più volte dinanzi a noi , ci hanno pie- namente capacitali, quanto alla riproduzione de' Ire fenomeni per l'induzione di- retta della Terra suU' elica di rame. Se ci venisse richiesto quali sono le dimensioni e la qualità do' fili , la figura e r ampiezza delie spire , più acconcie ad ottenere , col massimo vantaggio pos- sibile , le azioni fisiche e chimiclie di queste correnti direttamente indotte dal ma- gnetismo terrestre , noi risponderemmo che i dati raccolti non contengono ancora gli elementi neccssarii alla soluzione di cos'i fatti quesiti. Il professor Palmieri crede che una sola elica composta con nn filo di una srossezza non minore di un millimetro e mezzo , basti per avere le une e le al- tre azioni. ]\Ia quando in voce di due eliche , 1' una specialmente destinata agli effetti fisici e l' altra agli effetti chimici , se ne voglia adoperare una sola , ci par- rebbe assai più conveniente il trovar prima , eoa una serie di sperienze compa- rative , il limite dove I' allungamento del filo non produce più nessun aumento nella tensione della corrente indotta : e determinata cos'i la lunghezza più idonea alle azioni chimiche , istituir poscia , colla medesima qualità di filo , altre spe- rienze onde avere il limite , necessariamente inferiore , delle correnti piìi alle elle azioni fisiche. Ciò posto non si dovrebbe già , a nostro credere , formare con queir unico filo un elica continua , ma s'i bene comporre la curva di al- trettante porzioni slaccate quant' è il numero delle volte che il filo di massimo effetto fisico sta nel filo di massimo effetto chimico , o in quel torno : imperoc- ché congiunto il capo estremo della prima porzione col capo iniziale della secon- da , il fine della seconda col principio della terza, e via dicendo , si verrebbe ad ottenere la spirale più acconcia alle azioni chimiche ; e riunite insieme tutte le estremità iniziali da un lato , e tulle le estremità finali dall' altro , si avrebbe certamente dalle varie porzioni cos'i combinate una quantità di elettricità dinami- ca mollo più efficace per le azioni fisiche della corrente elettrica dovuta alle me- desime porzioni vincolate per modo da formare una sola elica. Due fili di lunghezza eguale , 1' uno di ferro e 1' altro di rame , congiunti insieme con una delle loro estremità in guisa che formino un solo filo due volle più lungo , essendo interposti nel circuito esterno della macchina di Clarke of- frono al movimento della doppia corrente d' induzione elettro-magnetica una re- sistenza alquanto maggiore di quella che presentano gli stessi fili divisi ciasche» duno in due o quattro porzioni , e alternali sì che l'eletlrico, in forza di tale ì83 86 Sarebbe a tenersi ragione del corso del drillo Siciliano intorno al quale as- siduamente lavora , ma esscudo ancora alla metà del primo volume , basta per ora di prenderne nota. Nella seconda poi vogliono essere ricordate principalmente le istituzioni, non che gli elementi di economia sociale , lavoro pregievolissimo per concisione e chiarezza , 1' opera statistica intitolata condizione economica del regno di Napoli, ricca di dati , quantunque non sempre giustificati , i trattati sopra il tavoliere di Puglia , i porti franchi , le tariffe doganali , il gelso e la seta , le pubbliche esposizioni delle arti , e delle industrie , ed i discorsi sopra le associazioni ban- carie , sulle condizioni ed i bisogni dell' agricoltura , sulla riduzione della rendita , sopra parecchi provvedimenti di pubblica utilità , su i presenti bisogni dell' eco- nomia , su i doveri degli economisti , sul pauperismo , sulla proprietà letteraria, sulla cassa di risparmio , e tutti gli altri articoli di economia , agricoltura , in- dustria , e commercio di che son piene le opere periodiche di Napoli ed Italia. Potrebbesi ancor favellare delle considerazioni sulle lezioni di economia pubblica di Pellegrino Rossi , delle quali ne verrà fuori certamente un' opera , ma queste a dir vero , ancorché molto avanzate , non sono venute tutte in luce, e però vanno meglio classificate nella terza serie , la quale si compone di dis- sertazioni , estratti , disamine , considerazioni , e riviste sopra opere importanti e gravi , e d' ogni maniera di sapere , fra quali lavori ci piace di mentovare a parte un lavoro su i costumi e l'indole delle popolazioni che abitano le Provin- cie della Sicilia di qua del faro , e 1' altro sugli studi e sul sapere dal nascere di questo secolo infino al 184.0. A chi si facesse a dimandare la natura , e l'indole di tante fatiche , non po- trebb' essere facilmente risposto senza un lavoro di lunga lena che tutti gli rias- sumesse , e r intimo pensiero dell' autore ne ricercasse. Se poi potessimo esser sicuri di averne raccolto lo spirito e la tendenza , diremmo : in fatto di dritto , e di legislazione de Augustinis parte da una teo- rica che predomina sopra tutte , e sembra il germe di tutte le sue idee , di tutti i suoi concetti , di tutte le sue deduzioni : ogni cosa creata esser venula fuori dalle mani del creatore con un fine ed una legge propria , però coordinata al fine della creazione. La legge per lui è causa e non cffettp , essa relativamente all'uo- mo si rileva in quanto mcgho inserve alla conservazione , riproduzione , ed im- megiiamento dell' uomo e della società , dell' uomo corpo e spirilo. Il perchè da essa appunto toglie 1' origine ogni dritto ed ogni legislazione , ed in essa tutte le leggi si legittimano. Quindi subordina sempre la nozione di dritto e di dovere a quella di legge ; quindi nega la perpetuità ', e la universalità delle leggi positive; riconosce in ogni elemento nuovo un qualche progresso sul vecchio ; dichiara la necessità delle riforme; vagheggia, proclama, e favorisce le dottrine umanitarie sulle nazionali , le nazionali sulle individuali , le pubbliche sulle private ; onora il i87 passalo, riconosce ed accetta il presente , aspira e tende sempre al futuro. Cosi nelle quistioni di servitù , nei dubbio egli è sempre per la libertà de fondi , per la mi- nore estcnzione de' carichi , per la opinione che ammette , e non per quella che interdico , per la opinione che meglio si coordina alle industrie ed al bene del simile , e non per quella che restringe i commerci , ed è di ostacolo alle nuove opere. In fatto di nullità egli modera e restringe tutte quelle che non sono te- stualmente imposte , esorta i magistrati a restringere e non a dilargare la seve- rità legislativa , propende per la interpretazione d' equità o di dritto universale sopra quelle dolio leggi anteriori , e delle viete sentenze. In somma egli propen- de per le leggi in quanto sono necessità sociale , ma oltre tal misura , vede in esse lo strumento distruttivo dell' umana ragione , della responsabilità della co- scienza , e delia libertà dell'io. E venendo alle cose economiche e sociali , de Augustinis se non è innanzi a tutti , è sempre coi migliori , egli non ha creato un nuovo sistema , ma ha otti- mamente veduto quel che v' è di vero nei tre sistemi finora conosciuti. Raggrup- pando le verità che in essi si trovano , ei mette mirabilmente in luce gii errori 'ji che erano involli e le rispettive loro insuflicienze. Ninno meglio di lui ha dichiarato la fratellanza , la solidarietà , e la simul- taneità del loro uffizio : niuno ha più altamente e scientificamente subordinalo r utile al giusto , ed entrambi al vero. Non leggi periodo in cui non senti la fragranza dell' amor difi"usivo e della carità cristiana. Il discorso sulla proprietà letteraria , e sul pauperismo , e quello sopra un nuovo ordinamento di casse di risparmio , sono lavori poco conosciuti , e poco studiati , ma essi per altezza di concelli , per iscientica predizione e per verità di scopo sono in cima a tutti gii altri , e più degni di essere studiati. Le sue teoriche dell' utilità , del valore , dei prezzi , e dei profilli hanno fallo un gran bene , e spingono la scienza molto innanzi , riducendola a maggior evidenza e faciltà. Né le sue opinioni intorno alla natura ed all' indole de' monopoli rimarranno senza risultamento. Dopo le analisi ultime che ne ha fatto , sono scomparsi molti dubbi e molle contraddi- zioni le quali hanno fin qui turbato molle menti , alimentalo la guerra fra gli economisti e gli uomini di stato , ed anche messo in opposizione le leggi coi precelli della scienza. Si può dissentire dal de Augustinis in molle cose ; ma non gli si possono negjire le qualità di clie onoransi i migliori scrittori , conoscenza delle materie , convincimento in quel che dice , costanza nei suoi principi , alti e generosi spi- riti, timore e desiderio dei bene. Quindi la classe delie scienze morali e pohtiche è di parere che l'Accademia non debba ancora indugiare ad ascrivere il nome dell'illustre sig. Matteo de Augu- stinis neir elenco glorioso dei suoi soci corrispondenti. Napoli il dì 8 aprile i845. Makchese Ruffo Relatore. iS8 SUNTI DEI VERBALI Tornata del di 8 aprile fS4ò'. S. E. il Jlinislro dogli Affari Interni rimetlc all'Accademia per parere una domanda del sig. Felice de Mellis , con la quale questi si fa a chiedere la re- stituzione de' WSS , del fu suo zio Filippo Caulini , consegnati all' Accademia per pubblicarli a sue spese. L' Accademia su questo riguardo risolve che il sig. Sangiovanni ed il sig. delle Chiaje si portino a far ricerca nell' Archivio delle carte suddette confrontan- dole col notamento presentato dal sig. de Mellis , e quello presentato dall' Archi- vario sig. Masdea. Il Cav. Flauti in occasione di una memoria da lui letta nel volume IV dogli Atti dell' Accademia di Pietroburgo sulla teorica delle Parallele ricorda all' Ac- cademia un consimile lavoro presentato sono ben cinque anni dal fu distinto so- cio Giuseppe Scorza , e chiede che sia almeno pubblicata la nuova dimostrazione del postulato V , che costui ne diede , e che venne approvata per gli Alti , offren- dosi egli a presentarla , quando si fosse dispersa. 11 socio corrispondente sig. Antonio de Martino legge una memoria intito- lata e Considerazioni sulla deposizione delle uova in una donna vergine, k L'Ac- cademia ascolla con piacere la lettura di questa memoria e ne fa le dovute lodi all'autore. Il sig. Capocci comunica alcune notizie rilevate da una lettera del D^ Robinson d' Irlanda diretta al sig. Cooper in Napoli , sul famoso teloscopio terminato non ha guari dal Conte Ross. Poscia informa 1' Accademia di alcune osserva- zioni fatte nel Reale Osservatorio da lui , e dal sig. Cooper nella villa Ruffo ri- guardanti 1°. gli elementi della nuova cometa scoperta in Roma calcolali dagli alunni del Reale Osservatorio sig. de Gasparis e sig. Capocci che si accordano con quelli ottenuti dal sig. Cooper. z°. Le macchie del sole , per la definizione delle quali egli si sta occupando unitamente al sig. Pelers , e promette di darne distinto ragguaglio all' Accademia. Il socio sig. Semmola logge una lettera del sig. Giar- dini diretta al sig. Presidente con la quale reclama contro del sig. Palmieri la priorità di una ricerca sulle induzioni del magnetismo terrestre. L' Accademia stabilisce che la stessa Commessione formata per la verifica delle esperienze del sig. Palmieri , unendovi anche il sig. Nobile , esamini la cosa e ne faccia circostanzialo rapporto all'Accademia. Si presentano i seguenti libri. Scatola de' reagenti ed uso di essi del sig. Mamone Capria. Napoli i845, 8* Istituzioni di patologia chirurgica scritte da Felice de Renzis e Antonio G- ■one. Napoli iSU , voi. 2° 3° 4° e 5° in 8°. La tornala si scioglie. Tornala de /3' aprile tS4S. L' Accademia assiste alia riunione della classe di Fisica e di Storia Natu- rale , ed ascolla la lettura della relazione fatta dal cav. Gussone e dal segretario di delta classe sig.Semmola del contenuto nelle cinque ftlemorie sulla CapriQcazione. Il socio corrispondente Prof. Palmieri presenta una Memoria dal titolo « Nuovo apparecchio d' induzione tellurica. » Si passa alla Commessione incaricata altra volta dell' esame di questo argomento. L' Accademia si riunisce in Gomitato se- greto. Tornata de 3 giugno iS4'ò, 11 sig. Marchese Ruffo legge a nome della Classe delle Scienze morali ed economiche un rapporto sulle opere osu i lavori scientifici e letterari del sig. de Augustinis conchiudendo che la Classe l'ha trovato degno di esser nominato so- cio corrispondente. Il Socio Cav. Melloni presenta un lavoro dal P. del Verme intitolato i Fatti d' irroramento osservati nel Reale Collegio delle scuole Pie in Napoli » e ne pro- pone la pubblicazione nel Rendiconto. Si approva. Lo stesso socio CaT. Melloni legge una relazione sulle correnti elettriche indotte dal magnetismo terrestre e sugli ultimi fatti annunciati all' Accademia dal Prof. Palmieri in una sua memo- ria intitolata uislionc ostetrica di Giovanni Raffaele. Napoli i84.!> in 8° pag. 8. Dizionario di Medicina e Cliirurgia veterinaria. Quaderno 3°. Le principes d' «conomic sociale par Ani. Scialoja trad. et annotò par Ip- polile de Vellers, Paris i844- 8° 1 Principi della economia sociale di Ant. Scialoja. Napoli i84o 8°. Conno suir agiotaggio degli ordini in derrate, dello stesso in 8° di pag. 4.0. Sulla uroprietà de' prodotti d'ingegni, dello stesso. Nap. i84-5 di pag. 56. Giornale enciclopedico napolitano che contiene la polemica intorno alla teo- rica della rendita della terra , dello stesso in 8°. La tornata si scioglie. APPENDICE PRIMA RAPPORTI LETTI IN ACCADEVA. Osservazioni e pensieri su la porpora degli amichi del socio corrispondente Francesco Bricjkti. Di- scorso letto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli il di it del tS/^ , nelC occasione del dono di due opuscoli intorno allo stesso argomento fattole da' signori Bizio e Fusinieri. PARTE IP. (V. la parie I«. al a". 19 di quccto Rendiconto, tom. IV°, pag. 54. ) Non cade dubbio , illustri Accademici , che il nostro Colonna fece vie meglio seniire con filosofico procedimento nella vecchia confusione della scienza , trovarsi volgarissima nel ÌMediter- raneo specie di conchiglia fornita d' assai materia colorante \ ma è pur vero che il Kondelezio io un' epoca molto anteriore riconobbe qual genuina porpora altro testaceo abitatore delle mede- sime onde. Queste scritture insieme alle rozze immagini, impresse nelle loro classiche opere (i) , più che le concise diagnosi de' moderni , chiaro danno a divedere come dal naturalista napoletano lenevasi ferma opinione che il murex trunculus d' oggigiorno , e come dallo scopritore francese il murex trandaris erano i principali molluschi , di cui la rimota antichità tervivasi per ottenere la mirabil tinta, Nella Gran Bretagna surse poscia Guglielmo Cole , il quale alle coste d' Irlanda conside- rando alcuni più piccoli nicchi [buccinum lupitlus , Linn. — purpura lapillus , Lamk (1) , vi rav- visò de' caratteri in quanto all' umore , che abbondantemente davano , non del tutto dissimiglianli da quei dell'antica porpora (3). Concorsero del pari in questa stessa sentenza il Lister (4) ; >l (1) Fab. ColoniD. Opusc. de Purpura , liomae primum ann, 1616 ediium , ft nane iterum luci datum , optra ec studio Johann. 'Daniel. 3/ajoris. Kiliae iC^j. ■— Rondelet. de Ptscibus marìnts pars altera. Lugd. |555 , lib Il , pag. 71-74. (3) Questa specie del Cole non dekbcsi per 1' alTalto riferire al buccino di Plinio , liccome é cadalo nel pensiero dì alcuni ; poiché dalle p.irole , buccinum minor coneha , ad limilttudmem ejus qua buccini sonus editar : unde et causa nomini , rotunditate oris in margine incisa ^ UìsI. nat- lib. IX , cap. 37. De natura purpurae , et muricis.Jt pu<^ dedursi una comparazione falla Ira it ^ucc. Tritonìst appellalo /o^ dal nostro volgo, e 'l murex trun- eulus , e non mai tra questo e '1 bucc. lapillus. (5) ^eia Erudii. Lips., ann. 168G , pag. 6ao , t«b. ij , fig. i -C. — Trans, pliilosoph. Angl. , mtoi. de- «mbr. i685 > 0. 197 , pag. 1278 et sequ. (4) Exerctt. anatom. de Buccims fluvtatilihus et marinis. Lond. 1695. 192 Reautnui' (i), il Templcmann (i) e Io Strocm ; quiintunque per la scoperta delle alterazioni cro- inaticLe sembri star bene uttribuirDC la gloria al leste noraioato Cole , non manco cbe deb* besi ut Lislcr la illustrazione di un luogo del Boda , col quale il benemerito inglese rivendica alla patria sua quella nianifatlura , che crcdevosi tutta propria de' Tiri , de' Greci e de' Romani (ó). Ma Doi riflettendo retlamcnle col Capello su questo punto , portiamo parere che tale manifattu- ra nel nono secolo , come lutic le belle e le utili arti , erasi più cbe in altro luogo l£t rifuggia- ta , t che il dotto interprete volentieri giovossi de' lumi assai prima pubblicati da Roberto Schou- llmvellio neW Hiìt. Angl. Ecclesuisl., ore cosi leggesi ; quin et Bedae temporibus ars purpurae (in- gendae in Anglia summopcrc in preti» liabita est : sunt eochìeae satis super abundantcs , quibus tin- ctura coccineì colorii conficitur , cujus robur pulcherrimus nullo unquam solis ardore , nulla vale! plii- viariim injuria paìiescere ; sed quo vetaslior , eo esse solet venustior (4). Produssero ingegnose ed importanti esperienze anche il de Ulloa , il Du Bamel (5) il Ca- pello (6) , r Heusinger (7) nelle loro opere , e segnatamente intorno al sugo porporino di certi luonovdWi , che , secondo i lumi somministrali dai risultamenli , c'ispirano sovra modo fiducia di determinarli pel murex truncuìus e brandaris. Ma a nessun meglio che al Berini poteva toccare la ventura tanto desiderala nella scelta della vetusta conchiglia , poiché egli ebbe a meditare non po- co sul nono libro di Plinio per darne la versione. E vero che vi rinvenne le più essenziali spe- ci6che note del murice brandaro , e qual generatore della vera porpora lo giudicava , intanto ac- chetandosi alle altrui investigazioni , che affatto palesavano traccia di qualunque materia colorante nel nomalo mollusco , ed insieme cercando di non allontanarsi punlo da quegl' indizi tramandati- ci dagli antichi , cadde in una spiegazione per quanto ipotetica , altrettanto spiritosa. La porpora ( in questo modo credè conciliare le discordanti sentenze ) simile alla tenace e fi- lamentosa bava del baco che fa la seta , e del ragno che ordisce le tele , vico fuori dallo stoma- co del murice ^ e come dagli avoli nostri raccoglievasi a tempo debito colle nasse , così oggigior- no potrebbesi lo slesso eseguire , per ridonare alle arti la smarrita sua bellezza. Da altra par- te dolevasi fortemente , che i flutti tempestosi molto ne disperdono , e vie peggio che un zoofito , ghiotto di tale sostanza , fìssa sua sede sovra il nicchio di quel mollusco per divorarla a misu- ra che n' esce fuori ; laonde fermo in tale idea gli sembrò convenevole dedurre dall' isliiilo dH zoofilo la frase specifica , chiamandolo actinia purpuriphnga , la quale , a dire il vero , pare che risponda alla rondeleliana del nostro benemerito socio signor delle Chiiijc (8). Supponeva altresì il Berini che i numerosi lenlacoli or bianchi ed or violacei ( effetto da attribuirsi o alla diversità delle sliigioni o all'eia diU' animale) fossero quelle vene contrassegnate da Plinio siccome candide, ed insieme produciirici del liquore purpureo (9). Or questa spiegazione , senza far torlo al sapere del eh. autore , sembra emanare anziché dal (1) JÌLsl. de l Acad. Royal des Scienc. de Paris, ann. 1711 , pag. 166, fig. S-g. (^) ^ *Sg. liJilaiigcs d' HslOire naiurelle. (3) V. Top. cit. (4) Lib. 1 I cap. I. (5) AJem. delta li. Aoc. di Parigi, ann. 1736» toni. V**» pag. 36i , Ed z vt-iiez. (6j Velia /forfora antica e moderna , dissertazione. Trovasi inserita nel suo Lessuo farmacemiccclùmico. Wne- iia i',iji , (>ag. ilfC) e segu. (7) De purpura antitjuoram , icS'ifi. (8) Riic. il suo Lei lavoro sopra le jiiiinie del golfo di Napoli nel Rendiconto di questa Reale Accademia , B." 9 , maggio e giugno 1843 , pag. 178 , spec. 4 , pag. i8u. (9) ^^86- '1 C""-""'» di Puiia. Dee. 1 , Ioni. IX°, pag. 3i3 , e le Avie alla citata versione del )X°. lil>. di Pliuio ) parli'-olariiicnle c|uella segnala con la lellera a , pag. 67. pratico piuttosto Hallo speculativo raziocinio ; onde 1' ordino suo te «la quello della natura sen- sibile si allontani troppo , uria troppo la realtà delle cose , la cui conoscenza più dal retto uso de' sensi che dalla ragione deriva. « £ la pruova possente si è ( ripiglia qui arditamente il Bizio ) » la forte discrepanza ckc corre tra la vera porpora de' naurici ed il color rosso del znofìio -, da « che mentre la porpora si accende sotto i raggi del sole; si produce mediante 1' ossidazione ; si » palesa vivacissima allorché sì facciano bollire le venuzie ohe la racchiudono , e resiste finalmen- » te alla potenza degli acidi più forti : il rosso dell' ncliiiin esposto alla luce diretta finisce rollo » spegnersi; all'aria, se vi è l'intervento dell'acqua, perisce ; la bollitura il dissipa in un islan- » te , e tutti gli acidi ( che vuol dire anche i più deboli ) lo estìnguono issofatto, sicché a tali pruu- » ve crolla lutto l'ediBzio purpureo crealo dui Berioi u (i). L' immortale Adanson , e poscia il cav. De Lamarck seguendo le orme di Ulisse Aldrovandi e del P. Buonanni (2) , fondarono a scapito delle arpi , delle botti , de' buccini e di tutte le al- tre della loro schiera un gran genere col nome di purpura. Chicchessia , lusingato da questo voca- bolo , di certo crederebbe rinvenirvi le cotanto desiate specie j ma invano , dappoiché non ve n' ha alcuna , i cui caratteri possano reggere il paragone colte poche genuine note tramandateci da' primi scrittori circa le vetuste conchiglie. E nel mentre abbiamo prove non dubbie che parec- chie del prefato genere , come la palala (3) , cruenta , lapiUus , imbricala ec. somministrano un liquore porporino più o meno vivace, non sapremmo poi garantire la sentenza pronunziata da questo dotto naturalista francese , il quale nelle sue osservazioni passando sotto silenzio le proprietà tin- torie de' murici , tenne per sicuro che un tempo dalle porpore traevasi il prezioso colore (4). Kd eziandio il Virey non ebbe a portare nessuna luce su la quistione in parola , cosiché sembrando- gli miglior consiglio di comparire piuttosto erudito che zoologo , narrò succintamente alcuni fatti dell' antica grandezza , e così dal canto suo credè presto disbrigarsi dallo impaccio , dicendo: » che avanti la scoperta della cocciniglia e del carminio non era possibile dare lo scarlatto alle (1) Dissert. cit. , pag. 33. — Né qni vaio la pena dispulare come nello stomaco di questo radiarlo (^actinia maculata, Lauk , hist. nat. des aoim. sans vertèbr. 3c. sect. Fistulides ttntaculéti , espec. 14 > volgarmeole orttea o anemone di mare'), trovansi de' Ulaaieutì , » i quali si reputanQ le sue ovaje , e somigliano ^d una matassa di » sottilissime fila talvolta caqdide 9 ma più spesso purpuree , somministranti un cplor rosso vaghissimo ». Ed a questo proposilo il Rondelet aveva manifestato nel Ub, XVIl". , cap. XVIII'". della cit. sua opera , che ex mie- rioribus ejus partibus filum longum deducitur purpureo colare tam jucundo , tamque florido infectum , ut cum prrtioso ilio purpurae succo certet. Ma per maggiore chiarezza di quauto sopra abbiamo csj'Osto > conlinuercmo a trascrivere appiè della presente Dola le rimaneuli parole del dottor Bizio > e quindi iuvieiemo chi si moslrasse desideroso di un più minuto ragguaglio alle costui esperienze , falle di pubblica ragione ne' meuluvali Annali delle Scienu del Regno Lombardo- yeneto , toni. Vl° 1 pag. Ì14. « Quei filamenti ( cosi s' esprime ) spellano all' actinia , e non » sono la porpora del mollusco che ella si divorasse : laonde quando avviene che s' iucoutri il murice cosperso di » quella bava t essa non e la filatura uscita da esso 1 ma spremutavi sopra dall' anemone , allorché violentcmeule j* li contrae « come io slesso osservai più volle n. (») Opera oomia, Bononiac 1606 , (om. XII , lib. III. De Testacea, cap. V. De Purpura, pac, s6- ei UCJtl. -^ Becreatio mentis, et acuii in observatione antmalìun testacevrum. Romae 1G84 > pag- ì^'tiò^- (3) u ScloD Columna, e' est de l'animai de celie coquille quc les Bomains tiraienl l«ur couleor poarpr» )ij Lias, Ai e fasciè ( trusiatlus ) pag. 170 , n. 4^ > per gia, specie volgare aell» spiaggia di Kimini e al- trove , avente la carne pregna di un sugo porporino assai carico' , si espresse in qoesti scusi ; credibile est , Tyrios Plioenicesqae illvs ex vario Turbinum , Bavcindm j et eiiorum conc/ijrliorum gè' nere pwpureum colorem parasse. E poscia con molta circospezione faceva avvertire , che confirmn- tur conjectura nostra ex en , ijnod olim Ancon quoi/ae urbs rtobis pene finitima purpurens veslrs tin- grbat , iiKjue ea in re non minus quam Pliocnkes illi patres proestabat , ut ctcinit ^lius ilalicus T Slot fatare colas nec Sidone vilior Ancon ., Murice ncc Libjco (5). Più altri molluschi marini si è opinato che potrebbero entrare nella Pòrfiropeja ; ma quali sii (ossero , non sapremmo qui indicarli con iscienlifica precisione, giacché coloro che ne fan molto,, scarsamente o per 1' a (Tatto ne studiarono le forme, le qualità; anzi convien dire con tutta fran- chezza che egliuo giovaronsi piuttosto di graziosi racconti e di alterate tradizioni. Cosi quella' cbioccìolella e quel pesciolino di Bojle nel suo Trattalo de' colori *, cosi la conchiglia rinvenutir- dal Gage nella provincia di Gualimala presso il porto di Nicoja 5 cosi la fecondissima specie osser- vata dal P. Labat nelle isole Caribi ; cosi quei vermi ben lunghi discoperti da Eowles vicino A4- meria in Ispagna ; cosi quelle conchiglie che di bellissimo color violato grondanti e lorde mo- strava un giorno lo Strozza per semplice passatempo all' Ambasciator di Francia in Venezia , e co- si le altre di Jussieu , Plumier , Lessoa , Francheville. Da altro cauto poi sappiamo e per prupva- (1) ce Coquillages uiiivaUes Je la mediterranee {murei brandaris , buccinwn lapilUu etpalutum, eie, ) ». HÌM.' dei mo. Vili, icrs .'|38. Trajecti ad Klu-iium 1717. e per concorde aulorilà di parecchi noUiralisti , che V IteHz jnnthinn ^ (i) Vnrca nurìcus (2), il i«c- einiim rcliculalum e \' echinoplmrum (3) •, Linn. (^ jnnl/iina communis , niicula margitritacea , biirci- r,um rcliculalum., cassidaria cchmnpltora ^ La mk ) forniscono una tinta rubiconda tendente al violet- to ; come altresì alcune aplisie , la fasciala , la camelus , la neapolitana , gemono un liquido at- taccaticcio , porporino e capace d' imbrattare buona quantità d' acqua. Tanto Infatti é lo sludio , il sentimento e '1 catalogo conckigliologico de' più accreditati scrit- tori per ritornare 1' arie all' antica sua eccellenza ; nondimeno « converrebbe ( riflette egregiamcn- » te sul proposito 1' abaie Giuseppe Olivi ) che in questa indagine si combinasse 1' erudizione an- n tiquaria alla cognizione della storia naturale per giugnere alla interessante scoperta » (4). Queste poche espressioni risvegliarono di certo l' ingegno, e fecondarono la mente del dottor Bizio a procedere nella determinazione di quegli elementi tramandali alla posterità dal filosofo di Stajjira e dal naturalista Plinio ; e quantunque egli delle volte avesse trascurato i tentativi ed i pensamenti altrui , pure non gli si debbe negare il vanto d' una maggior chiarezza nel riassume- re da quei sovrani scrittori la importanza de' principali indizi diagnostici , che potevano fissare le specie poste finoggi in dubbio. Ma giacché non mai riesce inutile lo sciupare altro tempo intor- no agi' insegnamenti de' venerandi maestri , noi senza pigliar rancore verso il prelodato Bizio , co- nvc allora il Fusinieri rompeva in parole che spiravano il caldo suo risentimento , ci eserciteremo Ira le dispute di questi dotti a far ravvisare qual passo abbia dato più di prima la smarrita arte por- porarìa , mercè le assidue indagini , le interpretazioni e le discussioni alla lunga trattate e sostenute da entrambi con uguale acutezza d ingegno. Al quale proposito è grato di concordare i principi (parsi ne' diversi libri de' classici , affinchè I' esegesi che proccura ridurli ad un sol punto di vi- ltà , ci dette campo di spigolare in una più larga messe , e di addentrare , quanto si può , nel «ero loro senso , ravvivando così con 1' amichiti quello spirituale commercio che ha durato iosi- no ai di nostri. Qui tronco il discono , per non più abusare delta vostra cortesia , e rimetto ad altra lezio- ne ciò che sitTalle memorie ci ridestano. Fan DstLA sEooim* rknn. (1) Pretende il signor Alessandro Pini in aaa sua lettera al Graziosi ( n maggio 1703) , che la più parte della porpora de' Bomani prowegnenle dal mare Laconico > per tingere le loro lane, si fosse ricavala da questa sp«- c«» di buorolo ( chiocciola ) , chiamala armenittari.mana da' pescatori di Cefalonia. E qui senza approfondire le dot. thae di Plinio , ciecamente le redarguisce ; cercando solo d' interpretare qual potrebb' essere quel nieslnjo che wm- pn vi si Doiva : egli concbiude piulloslo per V allume od il vitriolo , come adatti a cangiare il color turchioo in porporino eiiico 1 che pel tale comune ( V. la Nuova raccolia degli opuscoli icieniifici delC aiaic Calogero , tom. IH". Venezia ijSj , pag. 678 ). In siffatta opinione ci sembra scorgere il vago , la incertezza e la poca realtà , tanti essendo i cirilteri dispariti, e per non dire coalradiltorl, che nella jaDlioa Irovansi rispetto alle genuioe coo- (dùglie porporifer*. (3 , 3) La scoperta del principio colorante nel!' arca nucleus e tei buccìnum echirwphontm debbesi ai celebre Olivi. Egli in una delle annotazioni alla su Zcologia adriutiea ( Batsano 1793 , pag. 167, noi. 1. ) rigettando per motivo d' infelici riaultamenli il murex bnndarii e '1 iruncului , accerla poi n*l testo (pag. 161 ) ohe ade veinsfe porpore si possono sostituire benissimo le so indicale specie j eh' esse vivono in gran copia ne' bassi fondi calcarei B ghiaiosi del mare e delle Lagune venete ; che la tinta si ottiene speditamente e senza oITcìMlereo distruggere gì' iodi- vidai , inznppando prima la bambagia nel lor glutine vinaio, e poserà restituendoli all'acqua, farveli slarc siuu a che addivenali ancor pregni del desiderato colore , potesse ripetersi la medesima opera ; e che da ultimo simila era il modo , del quale si valevano lalrolta gli aoUcbi per avere an deposito sempre perenne e sempre sommini- sudate noova sostanza porporina. (4) V. 1 opera testé citata , pag. iSj. APPENDICE SECONDA LAVORI SU LE RACCOLTE SCIENTIFICHE Acostica. — Telefonia o Telegrafia acustica , inventala da F. Soobe. La prima idea della lingua musicale è naia nel 1817. Lo scopo del signor Sudre è stalo di trovare un idioma universale , e che potesse somministrare agli uomini di tulli i paesi il mezzo dì comunicarsi i loro pensieri , astrazione falla de' loro idiomi rispettivi ; in una parola , una Lingua che non fosse punto soggetta ai cangiamenli che il tempo arreca alle altre lingue. Ridotta a questi soli termini , la questione non interessa solo , ed in lìmiti ristretti , un angolo della terra o uà popolo j interessa 1' intera umanità. L' inventore ha domandato questa lìngua alla musica , la quale , riposando sopra una ba.'S roatemulica , possiede un earaltere d' invariabilità. D' allora in poi la nuova lingua ha avuto per ilfabeto le sette note riconosciute da tulli i popoli inciviliti , come l'espressione di qualunque me- lodia ed armonìa. Essa ha avuto le sue parli del discorso sottomesse a leggi parlicoluri , riempien- do una funzione determinala , i suoi segni ortograBcì , che modificano il valore , il senso e l' esten- sione de' termini ; la sua sintassi che tegola la costruzione delle parole e delle frasi. Sottometten- do in tal guisa questi sette segni rappresentativi ai principi di una grammatica speciale , si pervie- ne senza difficoltà ad esprimere ogni specie d' idee. Articolata sopra un instrumento qualunque , la lingua musicale trasmette le idee per mezzo de' suoni. Manca l' instrumento , resta l' articolazione vocale. In tal guisa essa permette agli uomi- ni di nazioni diverse il comprendersi ed il conversare , interponendosi fra i loro dialelli rispettivi» Nulla di meno ciò è guardarla sotto un solo aspetto della sua utilità : trattasi di entrare in dialogo con un sordo-muto ? S' invoca il soccorso del gesto. Lo slesso sistema di notazione si ap- plica per mezzo delle dita d'ella mano. In tal caso si ha benanche la trasmissione del pensiero per isi-riiro , e Ire h'nee parallele , sulle quali dispongonsì metodicamente i segni adottali dall' invento- re , bastano per tutte le combinazioni immaginabili, Il latto supplisce a tutti gli altri mezzi di trasmissione , allorcKè vuoisi avere comunicazione con un cieco. Cosi la lingua musicale può applicarsi secondo le circostanze , per meszo de' suoni , della ro- ee , del gesto , della scrittura e del latto \ e , come in queste diverse apphcazioni , sono sempre i^li slessi principi , le stesse regole che servono di guida , gli slessi caratteri , al' numero di scile , che sono messi in opera come ausiliari , da ciò consegue che la lìngua musicale può addivenire universale senza perdere un istante la sua impronta dì certezza , di stabilità , d' invariabilità. Solto questi titoli , essa costituisce una scoperta della più alla importanza. La telefonia e il corollario della lingua musicale. Essa si applica a trasmettere t suoni molto loDiuno , e rimpiazza con una evidente supeiìorità , i telegrafi e tutti i segnali in uso , per le nr- '97 mjlc di lena e di mare ; imperocché può esser adoperala la notte come il giorno , in tutti i tem- pi , e con r aiuto di Ire sole note , trasmettere mille selieccnlo ijwndici ordini , mentre i segnali di notte adottati per le squadre di mare , non ne comunicano die centosessanta. A tal uopo si adoperano le tre sole note dell' accordo perfetto , aggiugnendoW 1' ottava. La scienza si ù impadronita di tutta I' invenzione , ed ha esaminato la lingua musicale nelle sue applicazioni generali. Tre commessioni dill' Instiluto di Francia hanno adottato questo sistema tmivcrsule di comunicazione come un progresso reale , come un mezzo nuovo di scrivere e di parlare. La guerra e la marina non hanno preso del sistema , se non quello che è applicabile u' loro bisogni , vale a dire la telefonia o telegrafia acustica. Uu gran numero di Commessioni delle due armate ha successivamente esaminato l' invenzione del Signor Sudre , e dichiarato eh' essa doveva essere vantaggiosamente utilizzata. Noi non ci ar- resteremo che al rapporto fatto nel 1 843 da una commessione di UQìziali generali , imperocché questo rapporto fa conoscere molto bene tutti i vantaggi della telefonia. Eccone le conclusioni. (< La telefonia essendo del numero di quelle invenzioni che , comunque fondate su principi semplicissimi , abbisognano non per tanto di essere sottemesse a prova , per convincere della lo- ro utilità e della possibilità di farne un applicazione vantaggiosa ad un servizio speciale , la com- messione ha pensato che , per 1' oggetto affidato alle sue cure , fosse necessario eh' essa facesse ese- guire una serie di esperimenti propri a compruovare che questo mezzo di corrispondenza , soddisfa- ceva le condizioni indispensabili per trasmettere , in un modo pronto e segreto , degli ordini o delle notizie a lontane distanze. « Per la qual cosa , dopo avere inteso il signor Sudre intorno all' esposizione teoretica del suo sistema , e dopo gli schiarimenti che vi ha aggiunto , riguardo alla facilità d" iniziare una per- sona intelligente nella conoscenza della lingua musicale , e di addestrare con prontezza i Trom- bettieri de' regimenti alla trasmissione dei suoni telefonici ; la Commessione speciale ha fatto ese- guire nella sua presenza degli esperimenti in grande. « Venti Trombettieri d' infanteria si sono trovati nel grado di eseguire le trasmissioni doro r instruzione di quindici o venti lezioni. « Distribuiti , neir atto dell' esperimento , in tre divisioni mobili , indipendentemente da una sezione rimasta presso la commessione , ciascuna di queste divisioni messe in movimento , si è di- retta sul posto rispettivo che 1' era stato indicalo da un segnale del signor Sudre , il quale ha mo- stralo poscia , che con 1' aiuto de' segnali regolamentari , particolari a ciascuna di queste divisioni egli può a suo piacere interrogare quella a cui dee comunicare degli ordini , senza che le altre ri- spondano , ad onta che sentissero lo stesso segnale. « In efletti , duranti gli esperimenti , la ripetizione de' suoni telefonici degli ordini trasmessi è venuta costantemente dalla divisione che la Commessione voleva interrogare. (( Una persona iniziata nella lingua musicale era situala nel recinto del Campo di Marte per volgere in lingua ordinaria ciascun dispaccio telefonico , tostocchè la ripetizione era fatta dai trom- bettieri corrispondenti. Essa faceva pervenire immediatamente il prodotto del suo lavoro alla Com- messione , la quale è rimasta generalmente soddisfatta degli esperimenti , ne' quali sono stati tra- smessi degli ordini preveduti ed iwprcwcduti. Questi ultimi contenevano nomi di luo"hi , che sonu slati fedelmente tradotti ». In un' altra riunione tenuta nel ministero della guerra , la commessione ha sottomesso a nuo- ve prove il metodo di corrispondenza telefonica , con esperimenti di trasmissione di ordini imprci- netìuiì conlenenli nomi propii. Essa ha voluto altresì avere un esempio della facilità che presenta il mezzo impiegato dal signor Sudre per volgere in lingua musicale un'ordine dato in lingua ordi- naria , ed al contrario. Tali diverse prove lianno avuto un pieno successo. Finalmente la Comroessione avendo desiderato che l' inTcnlore V avesse dato i mezzi di rico- noscere con prove di fatto che il suo metodo poteva essere appreso facilmente , un iiffizìale di ur~ llglicria , il quale non aveva ricevuto il giorno precedente , che una leaione di Ire «piaiti d' ora , b» dichiaralo essere nel grado di volgere in lingua oidiuavia uoa corrispoodcnaa scritta in lingua mu- sicale o trasmesiu dal suono della tromba. Tre sperimenti di corrispondenia telefonica hanno ovulo luogo in questa riunione ; uno rela- tivo ad un ordine preveduto , 1* altro ad un ordine impromisatn , ed uu terzo concernente una tr»- imissionc operala cangiando la chiave de' segnali. Questo ufliiiale in ciascuno de' tre esperimenti , ha dato senza la minima esitazione, l'esat- ta versione in lingua ordinaria , del dispaccio trasmesso per via di Trombetta. Dopo tali prove la Commessione u è trovata sufficientemente rischiarala intorno al sistema dì questa corrispondenza. Cosiffatto sistema riposa lutto sulla arustu-a , vale a dire sul suono in tutta la sua purezza , cosa che contribuifce a rendere il metodo semplice , chiaro e facile nella sua applicazione. Si esegue dal Trombettiere , con 1' aiuto di quattro suoni separati da grandi intervalli , che ne rendono la percezione facile benanche alle persone che non hanno alcuna conoscenza di musica. I^umerosi perfezionamenti l' hanno assimilato al telegrafa , dandogli la facoltà di esprimere tutte le idee , compresivi i nomi propri e quelli delle città. La sicurezza nella trasmissicuie de* suoni è provata dal ritorno degli stessi suoni resi dal cor- rispondente Trombettiere. Se si commette un errore in questa ripetizione dei suoni , il Trombettiere che ha trasmessa dà subita al corrispondente una fanfarra di avvertimento , che (a seguire immediatamente dai suo- ni che non erano stati fedelmente ripetuti. Hella telegrafia acustica del pari che nella telegrafa visuale , tranne i segnali regolamentari, i Trombetieri stazionari non hanno alcuna conoscenza del valore de' suoni che trasmettono. Finalmente la facoltà di poter cambiare a piacere la chiave de' segni , guarentisce abbaslanM il segreto de' dispacci. In conseguenza di questo profondo esame la commessione speciale riconosce che un lai siste- ma può essere atiliz»ato vantaggiosamente nel servizio ordinario delle truppe, del pari che nelle ope- razioni di no' armata in campagna. Che questo mezzo di comunicazione e di una esecuzione facile pe' soldati destinali a trasmet- tere i segnali acustici ; e di una più grande facilità ancora pegli Uffiziali destinati ad interpetrarli. Che adattandoli pel servizio dell' armata non bisogna né (ormare un personale né creare un novello apparecchio, perciocché gli uomini e gl'inslrumenti da impiegarsi già esistono nei reggimenti. La commessione sottomette dunque al Maresciallo ministro della guerra le seguenti proposte: i'. Che la telefonia sia praticala pel servizio dell' armata ; t". Che ana scuola avente per oggetto l'insegnamento pratico di questo mezzo di corrispon. denza , per lutti i Trombettieri de' reggimenti , sia creata sotto le direzione del signor Sudrej ì". Che sia accordato all' inventore della lingua musicale e della telefonia una ricompensa della slessa natura di quelle che sono accordate agli autori delle scoperte importanù , per la cessione eh' essi ne fanno al governo. Un' ultima prova , quella che doveva essere la più solenne , perciocché avvenne sopra di una j)iu vasta scala , è slata tentata qualche mese fu al campo di Metz. Otljolaqualtro Trombettieri erano stali inslruili ; il Signor Duca di Nemours hn ponilo con, vincersi della precisione matematica del metodo Sudre , dagli ordini eh' esso ha fallo trasmeilcre ilil suo quartiere generale di Bucby a Mesckuvcs , quartiere generale del Barone Achard. '99 Ecco lalaoi di quelli ordini. n II ponte sari gitlato domani. Il Inviare una riconoscenza alU dritta del campo , per osservare V ioi«tiico , ihv tu preso p< <■ tjzionc nel villuggio di Verny. K Stabilire delle cumunicationi fra la Divisione Aubard e quella del Generale Duliot. I Trombettieri lianno spesso fatto un oetcbio intorno a Metz , e gli ordini communicali a dritta ritornavano per la sinistra , dopo aver percorso tulli i posti che circondavano la città. Di maniera che partendo dalla cittadella e passando pel forte Gisors , riloraavano alla cittadella , per mezzo del telegrafo , con una grandissima rapidità. Con ciò è stalo provato che un generate assedianle poteva , di notte e di giorno , dare degli ordini a tulle le sue divisioni , ad onta che ne (oss« separalo da ostacoli , come laghi , fiumi , montagne ecc. ecc. L' applicazione della telegrafia alla iDarina è del pari opportuna e facile. S' impiegano a ma- re tre generi di segnali : le bandiere , il cannone ed i fenali. Io un combattimento , il cannone è impraticabile , il fumo impedisce ancora il sistema dei fanali , a più forte ragione quello delle bandiere. É dunque necessario rimpiazzare queste viziose maniere di comunicazione , con un modo compiuto di un' applicazione più generale. La marina ha essa ancora approvalo l' invenzione della te- legrafia acustica , esprimendo il desiderio di avere un instrumento più sonoro della tromba. Il Si- gnor Sudre sì è affrettato a far costruire l' inslrumento che egli ha chiamato telefono. Questo inslrumento ad aria compressa , è una specie di Oficleide , che sì fa sonare mediante una tastiera , e che porla il suono ad una distanza prodigiosa. Uua leva serve a comprimere 1' aria , e delle specie di canne , che partendo dalla tastiera so- no disposte sulle pareli cilindriche dell' instrumeolo , producono i quattro suoni necessari alla tra- smissione degli ordini ( llluslralion. , (am. IV. , livraison FI. , p. 3t^i , fevrier 18^5 ) P. A. Db L«C4. AsTKoaoMi* ^ Perturbazioni del movimento ellittico della seconda cometa del i844) da^ "g- Leveseier. » Noi dobbiamo al sig. Faye la determinazione degli elementi del moto ellittico della seconda cometa del i844- Sebbene i primi calcoli sieno stali fatti sopra osservazioni le une alle altre vi- cinissimc , gli elementi che ne sono risultati non han mancato di soddisfare alle ulteriori osserva- zioni. Sono essi adunque bastevoli alla determinazione delle perturbazioni che la cometa proverà per parte dei pianeti , in tutta la durata dell' apparizione sua. » Siccome gli astronomi riferiscono d' ordinario i loro calcoli all' istante del passaggio al pe- rielio , io prendo per orbita normale quella che la cometa descriveva il i° settembre i844 > " mezzodì medio ; ed io dò , di dieci in dieci giorni sino alla fine di dicembre le alterazioni degli elementi di questa orbila. La Terra , Venere e Giove sono i soli pianeti di cui sia sensibile la in- fluenza : nelle seguenti tavole Iroveransi le perturbazioni degli elemenli della cometa dovute a cia- scuno dì questi Ire pianeti , ed in seguito la somma loro. Lo spostamento del piano della orbita non è prodotto the dalla Terra, Le perturbazioni degli angoli sono espresse in secondi sessagesi- mali. Le variazioni del semiasse maggiore e della eccentricità sono rapportate alla settima ( rifra ) decimale presa per unità. » Mi occupo del resto , a togliere ogni ambiguità , relativamente all' impiego delle Tavole da me date , calcolando successivamente , nella ellisse invariabile e nella ellissi peitui baia la posizione eliocentrica della cometa pel 3o dicembre i844 a meiiodl medio. Sarebbe inutile dì tener conto della precessione in questo confronto. 200 » Siano a il semiussc iii:igoiorc della cometa - n il suo tnoTÌmcnto medio diurno ', e la sim eccenU-ÌGÌ(à ; f la ìnclinanonc dell' orbita sua all'eclittica j ( la sua anomalia media ^ « e 9 le lon- gitudini del perielio e del nodo. I calcoli del »ig. Fayc danno , riducendoli al i° settembre i844) a mezzodì medio : 0 = 9,9710986 e = 0,6019500 n := C92",8568 ¥= a<'5i'46" «= 342 35 36 ♦ = 63 42 5o { = 359 4i 3i,7 ; d'onde si conchiude , al 3o dicembre iS44> l'anomalia media f = 2»°47''2'',''2- Questi elementi forniscono i valori seguenti del raggio rettore r della cometa , della longitudine v nella orbita e della latitudine ^ : ras 1,790605 f=a67' 3'4j',7 ; = o 10 t ,62. M Ad ottenere le posizioni perturbate, io prendo nella prima e nella seconda tavola le varia- zioni totali degli elementi pel 3o dicembre , e le aggiungo agli elementi che precedono. D'altronde designando i risultamenti colle stesse lettere che disopra , ma controssegnate da un apice, io trovo: a'c= d -l- Sii = 3,9710986 — o, 0008096=312,9702890 e'= e -j- S<; = 0,6019600 — o, 0001001=20,6018599 f'=^-f-8, = 2''5i'46'' + o",78 = a°5i'46'",78 «'=: «-)- S«= 342 35 36—9 ,56 = 342 35 26 ,44 6'= » + 89 = 63 42 5o — 33 ,39 =3 63 4» »6 ,61 i;'=rf+8j= 22 47 «i)'24- 36 ,54 = 224748,66. Ripetendo quindi , con qaesti elementi , lo stesso calcolo che si è di già coi primi effettuato, trov vansi r espressioni perturbate del raggio rettore 1' , della longitudine v' , e della latitudine ^ : ''= ')79o54« «' = 67° 3'47",r i.' c= o 20 3 ,55. » Riesce (orse più comoda in pratica , e qualora abbiasi un gran numero di posizioni da coc- Irostare , di avvalersi della Tavola 111 , la quale dà direttamente le perturbazioni ir e ir del rag- gio vettore e della longitudine , egualmente che della parte SX della variazione della latitudine , dovuta allo spostamento della orbita. Avendo calcolalo il raggio vettore e la longitudine nella o^y 1' = r •\-ìr =s 1,790606 — 0,000064 :s 1,79054 1 ^' = i. + 8. = 67°3'42",7 + 4", 4=67°5'47")'- 201 Quando si srgue questo andamento , eh' è quello dì tutte le tavole astronomiche , si calcola Lippriina la latitudine cnn la lungilurliric perturbata v' e col valore primitivo 9 della longitudine ikl tulio. Vi si aggiunge quindi la correzione SX. Trovasi in tal guisa X' = o° IO' i'',83-f ^i^^-ji^o" io'3",55, risuUamcnto conforme al precedente. » Sembrami importante di fare avvertire eli' è sempre prudente consiglio di calcolare le per- turbazioni del movifucoto di una cometa , anche nel tempo dell' apparizione sua , e quantunque i pianeti principali ne sieno a bastanza discosti , allorquando si ha 1' impegno di portare una estrema precisione nella determinazione di questi elementi. Poiché se la variazione della longitudine elio- centrica non è , al 3o dicembre , che di 4")4 i <^'ò si deve al perchè la influenza di Giove ha bilanciato , in parte , quelle di Venere e della Terra. Deducesi dal terzo quadro che i tre pianeti han rispettivamente prodotto nella longitudine della cometa le perturbazioni seguenti : Venere -|- o",85 La Terra -}- io ,39 Giove , — 6 ,68 ; di maniera che se l'azione di Giove fosse per stata (lo stesso verso delle precedenti, ciò che pote- Ta benìssimo avvenire , la longitudine eliocentrica sarebbe siota perturbata di 17", 8. Finalmente, il moto medio aumentasi di o",284 dal io settembre insino al 3o dicembre. Tavola I. — Perturbazioni del semiasse maggiore , del movimento medio diurno e del( anomalia media. Date Perl Qrb del semias. magg. Perturb. del movim. med. Per lurb. del 'anom. media 1 1 ■ " "" Terra Venere Giove Somma Terra Venere Giove Somma Terra \'cnere Giove Somma Seti. // /' // II // / / 0 0 0 0 0,000 — 0,000 — 0,000 0,000 — 0,0n — 0,00 0,00 — 0,00 1 1 - 568 36 35. — t8i 0,020 — 0,001 — 0,012 0,007 -i,o5 — 0,16 o,3ii — o.gr 21 — 1 170 11 524 — G24 o,o4 1 — 0,001 — o,oi8 0.023 —•'49 —0.29 0,48 — i.òo Olio — 1(579 — ì%t 5o. — 1216 o,o59 -j-o,00 r — 0,018 0,04 '• I,J2 — 0,02 0,77 — o.S- 1 1 — ao58 — 1 is 291 — 1882 0,071 0,00:1 — o,oro o,o6l' -07- — 0,22 .,58 + o,3i) 21 —2^65 — IOkJ -80 — 2O04 0,079 O.OOCl 4-0, OOJ 0,091 —0,04 +0,04 2,5o 2,00 3\ -j4o5 — ^90 — 370 —"79 o,o84 0,014 0,020 0,11.' +OC9 0,47 4.16 5,42 Nov IO — q4()6 — 543 — ii5o — 41M9 0,087 0,019 O,o4o 0,1 4(1 1,70 .,o5 6,3q 9, '4 30 —2 564 — 6sà — 1771 5020 0,09" o,oj4 0,062 o,.7t; 2,68 ',74 9,1^ i5.6o 00 -3 Ove — 814 — 2406 — r>8;c 0,092 0,028 0,084 0,204 3,74 2,01 .2,45 l8,-o Dir. IO —2 688 — 92 0 30J2 — 6t.i46 Oioy4 O.OJ2 o,ioO 0,2J2 4.87 0,01 ■6,i4 24.02 ■lo -J754 — lOIO — 56j,') — 7 )O0 o,oq6 o,o55 0,127 0,2Óf- 6,09 4-"7 20,1(1 00,02 10 — ■Xf'11 1 075 —4 "99 — 8096 0,099 o,o58 o,i47 0,284 7,58 4,75 24,4. 36,54 26 902 Tavola II. — Perturlazinni delt eccenlriri/à , rirìle hngiludini de! perielio e del nodo 1 e della inclinazione' Pcrluib. del a ccceDlricità Perlurb. della longit. del perielio Pcrt. Perl, del ._ dellalncl. Nudo Date. ^^^^^^^ ^^^^^^^ *tm^^^^^^ ^ f^JS^^ Terra Vtncre Giove Somma Terra Venere Giove Somma Terra Terra II ./ i> il /( /; Sett. 1 — o 0 0 e 0,00 0,00 — 0,00 0,00 0,00 — 0,00 li — 79 5 48 — 2C 6,21 0,81 — 2,00 5,02 0,14 — 12,39 2 1 — 168 + > 7^ — 9^ ",47 ',47 -4,.7 8.77 0,32 —2 1.92 Ott. I -24q — 8 79 — 17H ,5,56 ',9*> — 6,58 •0,94 o,5o —27)93 II — 3 1 I 23 60 - ilk i8,63 2,24 — 9)23 11,64 o,63 — 3l,I2 U '> -355 -40 24 O-"! i0,92 2,00 -.2,18 II, 04 0,71 —32,61 5. — 3s5 - 54 — 25 - 46y 22,59 2,16 — 15,55 9)4o 0,76 —33,. 8 NOT. IO —407 - 78 - 84 — 569 ?.3,8o 1,83 — 18,64 6,99 0,78 —33,36 20 -425 -P5 — 47 — 667 74,65 1,36 — 22,00 4,01 0,78 _3'5,4. 3o — 440 —109 2 1 1 — 760 25,22 0,78 —25,32 0,68 0,78 —33,41 Die. IO -453 — 119 — 275 - 84; 25,58 0,0 —28,49 - 2,76 0,78 — 33,4o 30 -466 — 126 —536 — 92S .5,76 -0,52 — 3i,48 — 6.24 0,73 — 33,39 3o -479 —128 —394 — 1001 25,80 — i,i4 —34,22 - 9.5t^ 0,78 -0 3,09 Tavola III. — Perturbazioni del raggio , della longitudine e della latitudine. Perluibazion, Perlurbaiioni del raggio Perturba^iooi iella loDgiludiue della Date ^ — btilujine Terra Venere Giove Somma Terra Venere Giove Somma Terra 1 (/ // II ;l 1 bett. il — 0 — 0 0 0 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 li I - 1. 2,-47 Ott. I 100 _ 0 5 — 8 0,01 0.07 0,06 o,'4 o.o5 — 4 16 — 35 0,00 0,10 0,03 0,16 0,20 — 1 1 37 - 74 0,22 o,'9 — 0,12 0)29 0,4 1 Il : —,68 — 18 67 — ,19 0)74 0,20 —0,39 0,58 o,64 21 — 244 — 27 99 — 172 1,48 o,3o —0.74 . .04 0,83 01 — 026 — 35 102 — 229 2,48 o,4o -1,34 1.54 .,o5 .\ov. 10 —4,17 - 43 .64 — 286 3,76 ")49 —2,12 2,10 1,22 20 —486 - 54 192 —348 5,04 0,57 —2-99 2,62 1,37 30 — 56o -64 2.3 -4.1 6,42 0,66 —3,89 5,'9 •Ao Die. jo — óoa - 74 226 —480 7)77 0,75 -4)85 3,67 ,,5« 20 —699 — 85 201 —553 9)07 0.S2 —5.73 4, .6 .,(.6 00 -765 — 9H 221 —642 10,29 0,85 —6,68 4-46 '.72 ( Compie renila , I. XIX. pag. 666 ) L. DEt R«. 203 MiTEOKOLnciA. Memoria sui principali disastri di una tromba in un comune de dintorni ili Tulosa e Escoli/uens J , nel 19 settembre i844 ì del signor ubale Coambon , professore di fisica al gran seminario di Tolosa. n Verso 1 1 ore del mattino , il tempo era minaccioso ; il vento d' autan ( est-sud-est ) sof- fiava con forza. Intanto , verso 1 i^So" , il vento di ovest levasi dal suo canto. La violenza sua é tale , che gli permette di lottar con vantaggio contro l' autan il quale, siccome ognun sa, nelle no- stre contrade è ordinariamente forlissiiao. Stabiliscesi dunque una terrìbil tolta fra questi due venti j il risutlamcnlo è la formazione o almeno il movimento rolalorio di una tromba senza pioggia j dessa troiuba presentasi sullo la forma di una nube a gran cono capovolto ed incessantemente in ra- pidissima rotazione. Alla vista di questa massa spaventevole io mezzo delPalraosfera, ciascuno trema per aè. Ad un tratto ella si slancia sur un rampo di mais cbe taglia e disperde in tutti i versi. Nel suo cammino progressivo , cb' è presso a poco dall'ovest all'est, essa pare riprender forza per tor- nare con maggior impetuosità. In tale stalo niente resiste ai suoi disastri. Gli alberi sono sradica- li , infranti o torli. Tutti i canali di tegola che coprono la masserìa del si^. Ferradou sono portati via, slanciati a distanza con grande strepito o accumulati in diversi luoghi. HeW f /langar J che pre- senta maggior presa , tutta la tettoia è asportata via in UD sol colpo •■, i travicelli o cavalietti son strap- pali dal posto loro rotti e dispersi ne' vicini campi insino ad una distanza di 6 a 700 metri : uno de' muri dello hangar è rovesciato j una delle porle a discoperto è fatta in mille pezzi che non si rivengono afTatlo ^ il fieno è disperso in lontananza j due paglia] considerevoli son portati vìa e la paglia vien messa sotto forma di corda. Un catenaccio di una porta chiusa è strappato. Una spran- ga di ferro lunga da 1 ""^S , la quale sormonta la sommità della piccionaja , è pure strappata e sbalzata a quasiché '200 metri. Le saldature di un globo dì zinco al basso di questa spranga , e di un crescente fissalo al mezzo di questa stessa spranga , son fuse in parte ; il duomo esso stesso , tutto di ferro o di zinco è smosso dal suo posto. In questa battaglia lutto il volatile della masseria, trascinato dalla corrente , è ucciso dall' urto delle tegole , delle tavole e de' travicelli che trae dietro la tromba nell' atmosfera , forse ancora mediante delle scariche elettriche. Il figlio del capo- garzone , giovinetto di i3 a i4 anni , preso dalla tromba è trasportato j indarno cerca egli attac- carsi ai rami degli alberi intorno ai quali si aggira , rigettalo a terra , molle volte ripreso , è in- fine lasciato senza grave male. Non è mica lo stesso di un uomo a 3o anni il quale , per fuggi- re il pericolo , era uscito a precipizio dall' hangar ', questi sollevato , rotolato sul suolo , riceve molti colpi di tegola e di rottaioi di legna che piovongli sul corpo. K Dopo questi disastri alla masseria del sig. Ferradou , la tromba , dirigendosi traverso ai campi , taglia e rovina una vignw , restava a determinare la forma e le co- stanti della espressione V=F.(L,w). La condizione X=L, per vr^o , permette di sostituirvi in prima (a) X=L ( i_aw+^(v«-f.... ) , ed è probabil cosa che questa espressione limiterassi a tanto meno termini per quanto più reslrin- geraonosi i limiti della sua applicazione. w Ecco come la osservazione delle liste nere , nello spettro di una luce che ha traversato un^ lamina di mica , mi ha fornito la relazione tra ^ e w. ■» Se un raggio luminoso traversa ad angolo retto una lamina a superficie parallele e di una sostanza qualunque , l.i porzione di questo raggio che passa direttamente è seguita da un' altra il di cui intervallo di ritardo , ridulto al vuoto , pareggia il prodotto della doppi.i spessezza dell» 208 lamina pel suo coefficiente di rifrazione. L' interferenza di queste due porzioni estingue compara- livamcntc o riduce ad un minimo d'intensità , tutti i raggi la di cui semi-lunghezza d'onda, pre- su per la sostanza della lamina , è compresa un numero intero ed impari di volte nella doppia spessezza della lamina. In linguaggio algebrico , 8 essendo questa spessezza ed n un numero intiero qualunque , saravvi estinzione comparativa di tutti i raggi pe' quali sr-f-i Pa ciò segue che : X 1°. L' analisi mediante on prisma di una luce la quale ha traversato una lamina di mica cvycro un" altra piastra a superficie parallele , deve dare nello spettro altrettanle parli oscure , o comparcilirjmecte nere, per quante sono le verificazioni consentile dalla equazione (3) per la spes- sezza di questa piastra ; » 2°. Che queste fascie o liste oscure saranno tanto più numerose , più strette e quindi, per Io stesso motivo , parranno più precise, che S sari più grande. » È di per se chiaro che ciascuna di siffatte previdenze è compiutamente Terìficata dalla espe- rienza. Inoltre si vede che se , nello spettro prodotto da una lamina che siasi presa per azzardo si noti con o la lista nera la di cui deviazione minima D-f-w dilTerisca meno da D , con i la lista nera che la segue immediatamente verso il lato violaceo dello spetiro e cosi di seguito in- sino alla lista segnala v e deviala di D-j-w, ciascuna misura del valore dì w presenterà una equa- zione della forma (4) ( an-f-i ) ( I— oW-f-;3W'4-... ) c=j ( an-f-av-f-i ) ( i—aw{-?vi'+... ) nella quale , w e v essendo conosciuti mercè la osservazione non rimane d' incognite che o , W , a , p. )i In quanto al numero di termini che bisogna ritenere nella espressione di X ( equazione 2 ) , e perciò anche in ciascun termine di questa equazione (4) , io avverto in prima che la più sem- plice ipotesi , in cui '■stL ( I— *\v ), A essendo un numero posilÌTO , è contraddetta da ciascuna delle mie copiose serie di osservazioni. E di fatto applicandovi la equazione (4) Tcdesi che la differenza tra due valori consecutivi di w dovrebbe diminuire a misura che v aumenta : in altri termini , che nello spetiro di una luce che ha traversalo del mica , le distanze angolari di due liste consecutive diminuirebbero dal rosso al violetto ', ora venti serie di misure di tali intervalli , relative ad altrettante lamine dì spessezze differenti , mi hanno dato con perseveranza un contrario rìsultnmento. GÌ' intervalli tra due liste consecutive aumentavano dal rosso al violetto , e questo incremento era tanto più sensibile che la lamina assorbente era più sottile. Io confesso ancora , che , colpito da questo inaspeltato risulta- menlo , credclli un istante ad un valore negativo del numero ». Questa ipotesi corrisponderebbe ad ammcllerc , che , nel mica , le onde della luce violetta sarebbono più lunghe di quelle della Ilice rossa. Ad appoggio di questa supposizione cminenlemente paradossale , accadeva ancora che, in unione di quella di v negativo , essa presentava un'approssimazione superficiale egli è vero, ma rilevante a bastanza al primo aspetto , fra i valori di w calcolati secondo la equazione (4) e quelli che la osservazione aveva forniti. Ho slìmalo di dover citare questo fatto , sebbene io mi sia con- 20.J vinto dipoi clic » ; positivo e congiunto ad un valore sensibile e positivo ancora del coefficiente a costituisca la sola ipotesi ammessibile. Vi si rimarrà tanto più volentieri in quanto che essa sod- disfa compiutamente e meglio di verun' altra , a tutte le osservazioni cUe qui in seguito si trove- ranno. Sarebbe soltanto nel caso che si volesse estendere la espressione precitata a de' w positivi maggiori di 4o minuti che non più conseguirebbesi lo scopo con due coefficienti ; bisognerebbe allora aggiugner loro un termine in w^. V Limitata giusta il modo or ora convenuto , 1' cquazioae (4) equivale a questa + (^"+')/' I (A bis) ) ^* v^ 0^ \^^) 2,+ 2n+i ?' J dove ;> = » W — (J W. Bipetasi adesso la misura delle deviazioni w , non solameate per le slriscie segnate — v',o, -+- v nello spettro di una luce la quale ha traversato una lamina presa all' azzardo , ma benanche per lutti i sistemi analoghi presentati da altre lamine di spessezze diverse ; e siano rispettivamente y.', (*",(*(> i numeri de' valori corrispondenti di v e di w relativi ad una di queste lamine , ne risul- teranno (i-f-|*».j -)-(*p equazioni , della forma (4) o ( ibis ) tra 2p -|- i incognite. I seguenti quadri delle osservazioni di genere siffatto che insino ad ora io ho sottoposte a calcolo , danno !*+'*'+.• •+(*i'=^90 e (1=5. Eranvi adunque 96 equazioni Ira 11 incognite, distribuite in modo che IO tra esse , cioè 5 di w e 5 valori di n non entravano due a due che nelle equazioni fornite da una medesima lamina , mentre che le due altre incognite , a e 13 , la delermioazion delle quali formava lo scopo vero del calcolo, trovavansi l'una e l'altra in ciascuna delle 96 equazioni. Risolvendo queste ultime col metodo dei minimi quadrati , io ho avuto »= o,ooS63o2 , ^^ o,oooo563o ; o pure /a relazione tra te lunghezze di onda di raggi diversi e te deviazioni minime ( 32° 4o' -(- f) (./t'essi subiscono in un prisma di Jlint di Monaco di 45°23'34" (5) ^ = L ( I — o,oo563o2.«' -|- o,oooo568o.«'' ). Essa equivale alla relazione seguente tra le lunghezze di onda ed i quozienti di rifrazione (m) , per una rifrazione qualunque prodotta dal flint di Monaco : (6) X = L[i —9,6157 (m— 1,63207 )H- '62,685 (m— 1,65207)' ], Io osservo , peraltro , che queste espressioni non debbono mica applicarsi al di là dei limiti w =3 -^ 35',o, m = 1,65258. » Ecco ancora , per le cinque serie di osservazioni , i valori di W , di n e delle spessez- ze t delle lamine che le hanno fornite : Per la serie n" 1. W = — o',83, n=i2i, B = 2^ZJlilZd_ =a o-»» ,02572 1 ; 4 Per la serie n" 2. ^V = -f o ,00, « =40, S = ^^-l^^^-p) _ ^ ^^g^-. . 4 Pei la serie n" 3. W = — o ,80, n = 122, S = Per la serie n»4.VV = - 0,7,, «= ,j5, S= ■V^'-'-l— /" _, ^ ,019,4»; 4 Per la serien^S. W = -i,222,n= ,2, a-. "7-L f.-p) _^ ,025425; 4 27 ,023717 210 ove /) rappresenta il yaloce variabile da una scric all' altra , della espressione « W ^ (3 W'. la quanto alle spessezze 8 , il rapporto loro segue immediatamente dalle mie osservazioni , mentre che la espressioQ loro in millimetri poggia suU' approssimativa ipotesi che , a pariti di raggi , le lunghezze delle onde nel mica e nel vuoto sono come 2 : 5 ; ciò che da , pel mica , L = 0°"", 00039917 Giunto a questi rìsullamenti , io ho come segue confrontato colle osservazioni il calcolo , mediante la espressione ( 4 à'' )• fìella luce decomposta dopo di avere traversalo la lamina di mica d" 1 , Le liste COREISPONDEVANO :illa deviazione Ed all'Indice nert- di rifrazione OsSEBTAZIO!«t segnate osservala calcolata "'1 m Ò-2" do' _,- —23,07 —22,89 1,61867 I valori calcolati risultano dalla espres- — lO -i5 -.4 — 15 —22,12 — 20,62 — 21,62 — 20, 36 sione .- - -iXl-ì- 2l' + 257 p 1 — 18,82 — 17,70 — 19,11 — 17,25 *-^ f^ l^J 2.' + 257 (3' — lì — 17,10 — 16,60 allorquando vi si sostituisce — 1 1 — 16,06 — i5,33 /, = -».o,83.-^( 0,83 1 )•. — 10 -.4,5o — 14,06 — 9 —15,27 — 12,72 — 8 — 12, i5 —11,39 — 7 — 10,77 -9,65 — 6 — 9,20 — 8,91 — 5 - 7,63 — l-,6o - 4 — 6,18 — 6,20 — 3 -4.97 — 4-99 — 2 ~ ^i97 -3,54 - — I — 1,68 — 2,18 0 — 0,12 — 0,83 + . + 1,37 + 0.54 + 2 + 2,85 + '9' + 3 + 4,o3 -h 3,32 + 4 + 5,22 + 4v5 + 5 + 7)0<5 + 6,18 + 6 + 8,^7 + 7-63 + 7 -j-10,33 + 9''4 + 8 + 1 1.73 -1-10,64 + 9 + i3,3o + 12,22 + '0 + ■5,21 + '3,84 + •> + 16. 56 + .5,5o + >2 + 18,33 + .7.24 + .3 +20,22 + 16,12 + '4 +22,25 +2 1,01 + .5 +^3.87 +73,i3 + .6 +2 5,.Ò8 +25,25 + '7 +27,60 +^7,55 + .8 + '9i42 +29,86 + '9 +50,76 +3^,95 -f-10 +55,3o +36,o5 .,655 17 \etla tace decomposta dopo di avere traversato la lamina di mica n° 2 21 I Lp. liste nere segnnle t» Coruispondevano nlla lioviuzioMP Ed all'Indicit. di rifrazioiif m OsSEKTAZIOia osservata calcolala —8 —7 —6 —5 -4 —5 o + 1 + 2 +3 +4 +5 J2' —32,83 — 39,12 —2 5,47 -2 1,48 — 17,10 — 12,65 — 8,.5 -3,65 + 0,93 + 6,.5 + '>,'7 + 16,40 +2 1 ,90 +27,28 40^ — 32,20 — 28,21 —24,30 —20,18 — i6,i4 — 12,08 — 7,94 — 3,69 + 0,66 + 5,21 + 10,60 + l5,20 +20,98 + ^7,99 I,0l322 1,64436 1,64846 I valori calcolali risultano sionc dall a espres- allorché vi si sostituisce /j=-f-».o,658 — 13( 2I'+X| p 1 a»'+»i /i ' 0,658 >. I Nella luce decomposta dopo di avere traversato la lamina di mica n° 3, Le liste COKRISPONUEVAXO Ed ALL iNDlCt alla dcvinzionp ^ -'^ ■' di rifrazione OSSESTAZIOM segnate V osservata caicolatu m J2" 4^'' • — 1 1 —15,76 15,22 1,62 5iG I valori calcolali lisullano dall' espres- —10 — 9 — 8 — 7 —•4,29 —.2,95 — >',97 — 10,47 — 8,93 — i3,95 — 12, 66 -11,37 — 10,07 sione „.- " iy( ' V ^'+"7/" ••'^ f \'^f 2.+J57 ? — 6 - «-27 + 0,00 allorché vi si sostituisce + 5 + 7,45 /)= — ».o,8o4—^( 0,804;'. + 6 + 9,05 + 7i39 + 7 + 10,72 + 9,20 + f + 12. l5 + 10,81 + '4 +22,07 +21,1.1 + .5 -t 23,59 +23,22 +'<"> +25.55 +i5,5i + '7 +■26,93 +27.70 + .8 + .8,72 +3o,io .,04970 212 Nella luce decomposta dopo di avere traversato la lamina di mica n° 4 ■> Le uste COERISPOSDETANO alla deviazione Ed all'Indice nere di rifrazione OsjEBVAZIONI segnale V osservala m — IO — 19,58 40' _i8,27 1,62.37 I valori calcolati ris.iltano duir espres- — 9 — 8 -.7;34 — i5,i3 —6,57 — .4,85 sione — 7 — G — 10,27 — ii,4o — i3,i4 — 1',4' ""=— ~ — 5 - 9,8o - 7,58 -9,66 — 7,90 illorchè vi SI sostituisce — 4 P = — ».o,7ob — ^(o,7o5)>. _ 5,55 -6,i4 + 9 + 19,80 + '7,76 + 10 +22,10 + 20,20 + " +^4,23 + 22,87 + 12 +^6,43 :;25,75 +13 +28,85 +28,93 -l-'4 +3o,97 +3i,56 i,65ii4 Nella luce decomposta dopo di avere traversato la lamina di mica n" 5 , Le liste Corrispondevano alla deviazione Ed all'Indice nere di rifrazione OSSERVAZI ONl segnate V osservala calcolala m — 1 1 02" — 16,22 40' — .5.59 1, 62295 I valori calcolati risultano dall' espres- — 10 —'4,47 l4 32 sione — 9 — 10,20 — 10,02 a jr/ ■ » y -...-i-.s?/» . — 8 — 12,17 i— 11,70 2^ #^ ,2^J 2.+.57 ^ ' — 10,83 — 10.45 — ti + 5 + 6,90 — 9,17 + 5,35 allorché vi si sostituisce — «.1,220— ? { 1,220/. + 6 -- 8,55 + 7.35 + 7 -- 9,85 + 8,80 + 8 + 11,02 + '0,29 4-4 +2 1,o5 +20.45 + .5 +22,67 +22. So • + '6 +2Ó.72 +^4-54 + '7 +25. ',0 -rib ;5 + ,8 +^S-3 +29.10 1 .G}9t2 2l3 Questo confronto sembrami suSicientemcnte confermare la dipendenza àà me supposta , equa- zioni (5) e (6) , fra le lunghezze delle onde luminose e fra le deviazioni minime e gV in- dici di rifrazione che loro corrispondono , gli uni per un prisma di flint di Monaco di ^5°iZ' 34'' , le altre per una rifrazione qualunque operata mediante la dotta sostanza. Non è che per deviazioni maggiori di 33° i!i' , o per gl'iodici i quali sorpassino i,65252 , che i risultamenti del calcolo allontaoansi sensibilmente da quelli della osservazione , e che bisognerebbe , in con- seguenza , aggiuugerc un terzo termine ai secondi membri delle equazioni (5) e (6). Io non ho credulo , per ora , dovermi inlratteocre nella ricerca di termine siiTalto , perchè le applicazioni che noi passeremo a fare de' valori calcolati di X non eccederanno mica i limiti ne' quali la espres- sione che io ammetto per siiTatta quanlilà debb' esser contenuta. Il Passo dunque alle mie ricerche snll" azione assorbente de' vapori di jodo e di bromo. Il ra. gionamento che precede mi permeile di esporle in pochi molli. Supporre , siccome io fo , che r assorbimento cagionalo da ciascuna di queste sostanze equivalga ad una interferenza semplice o di due porzioni di un raggio luminoso , è la stessa cosa di pretendere che i valori corrispondenti di W e di e dati dalle osservazioni delle liste nere nello spettro che produce lo assorbimento di cia- scuna di esse , soddisfacciano alla espressione -^-ym- 2c -|- ( an -^ I ) p 11) ^ 2n -\- i essendo /> = »W— 13. W, e nella quale non vi rimangono più arbitrari che 1 soli valori di W e di n. DI falli , ogni qual volta si verifichi una tal relazione è provalo che le lunghezze delle onde luminose la di cui riduzione ad un minimo d'intentila ha prodotto le liste segnale o^k', o,-^i' nello spettro in quistione , siano rispellivamente nel rapporto de' numeri a/i «j- i — ac' , 2/!-|-i, in -j- i-)-2i'. nia, stabilita pure questa ultima relazione , non si troverà al certo per ispiegarla una più soddisfacente ipotesi di quella che forma il soggetto della presente nota. Ora ecco insino a qual punto la formola succennata soddisfa alle deviazioni mìnime ( D -^ w ) ed agli indici (v) àeUe litle prodotte dall' assorbimento de' vapori di bromo : 2l4 Nella luce decomposta dopo di avere attraversato i vapori di tramo , Le liste nere segnine CORRISPONDFVANO olla deviazione osserTiiia I culcolula Ot 0 — 0.1I3 - 1,70 "7 h 2i55 ""5 h 3>7o + 4 . h 4.90 -- 5 . - 5.88 -- 6 ^ h 6.98 "" 7 -1 h 8,?2 -- 8 h 9)5o "" 9 1-10,78 - -10 f-12,03 - -I I ^.KJ.^S - -11 1.14.4^ --13 ^.■5,55 +>4 -26,87 -r'3 Li8,io -.16 [-'9.12 — ■7 .10,12 +'« H .21,55 + '9 •1 -ai, 85 -f o,65 + ',66 + 2,72 -h 5,85 + 4,95 -f 6,o4 -f-7.>6 -h 8,27 -f 9-45 j.10,61 1 ir,82 / i3,o6 "T"l4,5l + i5,58 ti6,88 lS,25 J"'9,62 "T2I,00 -J-22,54 + 24,12 Ed all'Indice di fnizioDC 1,63245 1,64619 Il ndmeko lidie osserva, essendo (') '/4 1 I 2 4 7 IO )3 i5 i3 i3 ì7 6 4 3 3 1 I 2 1/2 Annotazioni I valori calcotuti risultano della forinola »^ ^ [^^J 2. + 341 (3 allorché vi si soslituisce p=+ ».o,655 — ^ ( 0,653 )'. (*) lo noù allribuisco alle puntate sulle liste segnale o e 19 che i pesi ^'^ e y —, attesoclié desse sono meno distiate delle altre e che, nelle circostanze della osservazione, la prima non era preceduta ne l' al- tra era seguita da liste ben prooiinziate^ le quali avessero cunlribuito a riconoscere la loro posizione angolare. <( L' accordo del calcolo e delle osservazioni è di altrettanto più perfetto , in quanto che que- ste ultime poggiano sopra un maggior numero di puntale. Dosso non lascia a desiderar cosa che verso il limile precedentemente additato per la estensione della formola ; pure ( circostanza que- sta degna di annotazione ) lo allontanamento che osservasi d' intorno a questo [limile è nel verso stesso che per liste donde la origine per interferenza non sia soggetta a dubbio, lo concLiusi dai valori precedenti di n e di W o /> , che 1' azione assorbente de' vapori di bromo è identica con 341L ( I— p) _ 4 dolto al vuoto , Io ìnlervallo di ritardo che questa sostanza stabilisce fra le due porzioni che e»sa forma del raggio luminoso tlie T attraversa è di o"", 10172. (1 Ecco altresì il quadro analogo de' tisultameuti delle mie osservazioni sul jodo. quella che esercita una lamina di mica della spessezza ; o°"»,o5390 , e che, ri- 2l5 Nello spettro di (in raggio di luce il quale uvea traversato de' vapori di jodo. Le lime CORRISPONUEVANO alla deviazione Ed all'Indice Il mimerò nere segnate di rifrazione delle osservazioni Ajwotaziosi os^ervula cultoliita e . tv m , essendo 02" 4o' — 15 — 15,55 _i5,45 i,633o3 2 I valori calcolali risultano dalla -,4 ->4,j- -.4,45 — 13,44 2 forinola — IO — 15,39 1 — u — 12,25 — 12,45 I «/=-! l/( " y ^'+'^9 " ■ — I I — I i,o3 — ,,42 2 =^ r V. 2^ / if+Jag ^ — 10 — io,i5 —10,41 2 allorché vi si sostituisce — 9 — 9,5; — 9,39 % ^ =-{-». o,oj8—|3( 0,018}», — 8 — 8,7^ — 8,37 2 — 7 - 7,67 — 7,35 2 — 6 -=6,59 — 6,32 2 — 5 — 5,53 — 5,29 3 - 4 -4,i8 -4,24 3 — 5 - 3,37 — 3,19 5 — 1 — 2,20 — 2,l3 5 — I — :,02 — 1,06 5 0 " " 1 -J- 0,01 -- 1,32 + 0,02 5 5 + "ì 4- 2,02 + 2,20 5 + 3 -- 3,48 + 5,32 5 + 4 -- 4,48 + 4,45 5 + 5 + 5,65 + 5,59 5 + 6 + 6,85 + 6,74 5 + 7 --7-93 + 7'9' 5 + ^ -j- 9.02 + 9, "9 4 + 9 + 10,25 J_>o,5o 5 -^10 + ..,5o + ■■,52 5 ~h' ' + .^,59 + '^>76 5 -f->c + .3,7^ + '4,02 + ■5,34 5 +i3 + >4,95 i,64ioS 2 » L" accordo del calcolo con la osservazione è almeno altrellanlo perfetto che per 1' assorbi- mento del bromo , e gli allontanamenti un poco più sensibili pe' raggi fortemente deviati , sono pure nello stesso verso che ne' fenomeni dovuti senza dubbio alcuno alla interferenza. Segue dai valori da noi trovati per n e per W o /, , che 1' azione assorbente del jodo equivale a quella di una lamina di mica di __2_iiZZi ^o""»,o32 83 di spessezza, e che questa azione stabilisce fr» 4 le dae porzioni del ragtiio luminoso che 1' attraversa da essa formale , un intervallo di ritardo , ridotto al vuoto , di o""°,09S49- » Oltre le liste di assorbimento finora menzionate , e di cui la ipotesi di un ritardo subito •Diamente da ana porzione del raggio lumiaoso rende piena ragione , gli spettri dovuti al patsag- 2l6 gio della luce pel jodo ed il bromo otTiouo ancoi-j , in (aluuc circostanze, una o due fasce oscu- re , mollo più larghe e che sembrano in tal caso soprapporsi alle ordÌDarìc liste. La origine loro rientra con la stessa JaciUlà nella ipotesi delle interferenze , ed esse risullcrebbono segnata- mente da una terza porzione del roggio primitivo , per la quale lo intervallo di rilardo non con- terrebbe che un piccol numero di Tolte la lunghezza di un' onda luminosa. In {atti , i diversi gradi d' intensità luminosa rhe la interferenza di due porzioni di raggio stabilisce nello spettro del rag- gio risultante , debbono , io questo speltro , passare gli uni negli altri mediante una progressio- ne esscnzialratule rallentata in vicinanza de' minimi e de' massimi. Ne segue che ciascuna delle porzioni nere o relativamente oscure che vi si presenteranno , sembrerà tanto più ampia che l'in- tervallo angolare fra due parli di questo genere viene ad aumentare. Ciò che pare una lista nera del diametro di alcuni secondi , quando lo intervallo tra due liste consecutive è di un minuto , formerà dunque una fascia oscura di molti minuti , quando questo intervallo aggiugne od oltre- passa anche i limiti dello «peltro intiero. Or , lungi di essere puramente ipotetica , questa ultima circostanza è rigorosa , tutte le volte che lo intervallo di ritardo il quale produce la interferenza non contiene che un piccol numero di volte la lunghezza di un' onda luminosa. Kitengbiamo , per esempio, che le lunghezze delle onde le quali , verso l'estremo rosso e verso l'estremo violetto, sono le ultime visibili , siano come 3 a 2 j è questa al certo la più grande differenza che possa supporsi , e nondimeno un minimo d' intensità che una interferenza avrebbe prodotto verso il mezzo dello spettro , non sarebbe allora accompagnato da un' altra all' estremità stessa del rosso o all' estremità del violetto , che se 1' intervallo del ritardo fosse rispettivamente maggiore di un- dici volte o maggiore di quindici volte la lunghezza di una onda media ! Restando al disotto di questo limite di estensione , im ritardo qualunque nel raggio che decomponesi non produrrà giam- mai in tutto lo spettro che una sola fascia , la di cui larghezza e 1' aspetto scolorito oion manche- ranno di mostrarsi in ragione del suo isolamento. Merita inoltre di essere notato , che ne' vapo- ri del bromo egualmente che in quelli del jodo , la separazione di una terza porzione del raggio luminoso ( intendo dir quella che rimane solo debolmente ritardata ) diviene più o meno sensi- bile secondo la temperatura e la tensione di questi vap'ori. Perchè di fatto , negli spettri dovuti ai loro assoibimenti , le liste delicate e strette serbando invariubilmenle e sotto tutte le circostanze uno stesso sito le larghe fasce grigie vi si aggiungono a ricopronle in parte , tutte le volle che la temperatura o la compressione dell' assorbente elevansi 1' una o 1' altra ad un cerio limite. » ( Compii: remili , I. XIX. pag. 83o ) L. Dit Rk. Viaggi SciEMTirici. Rapporto sui latori eseguiti in Abisiinia dai lìgnari capitani dello stato maggiore Gali.meh e Ferbet. ( Commissarii , signori di Mirtei , Beautemps-Beaupré , Duméril , Isiilorc Genffroy-Saint-HUaire , Elie de Bcaumont , Arago relatore ). Istoria del viaggio ed itinerario. i( Nel corso dell' anno i83g , il signor Maresciallo presidente del consiglio e Ministro degli affari esteri , decise , che due oQìciali dello stato-mnggiore , i signori Galinier e Ferrei , sarebbe- ro mandati io Abissinia per istudiare i costumi , gli usi , la religione , le iostiluzioni politiche e le risorse di ogni maniera degli abitanti di un tal paese. Dovevano pure , durante la loro difiìci- 'e missione , secondare in ogni possibii modo il commercio di permuta che un bastimento fr.incesc r Ankober bramava stabilire sulle eoste dal mar rosso , con gli abissini negozianti. i( Animati da uno zelo degno di elogi , i signori Ciilinicr e Ferrei risolsero di far servire ii lor viaggio ai progressi delle scienze , e dimandarono ul Ministro della guerra gli strumenli i quali, sodo il rapporto astronomico . geografico e meteorologico potessero condurli allo scopo. Tali slru- 217 nienti furon loro immedlatainentc lomministruli. Ci facciamo al cerio interpreti del desiderio dell' At- cadomia , mettendo qui il notamenlo de' mezzi di osservazione di che i nostri giovani compatrioti potevano dispone. « I signori Galinicr e Ferret porluron seco loro da Parigi : « Un cerchio di riflessione , dui signor Gambey , del diametro di o°>,49 ; n Un orizzonte arliSciale provvfdulu di due livelli a bolla di aria j K Un cronometro du tasca del signor Motel ; u Un leodolito del signor Gambey ; « Un cannoccliialc astronomico di tio millimetri di apertura , montato sopra un piede analogo j a Due bussole dette di Burnier ; « Tre barometri : uno a pozzetto e due a sifone j Il Dieci termometri. le Prima di partirsi dal Cairo i viaggiatori provvidersi di un udometro. Il I signori Galinicr e Ferret imbarcaronsi a Marsiglia, sopra uno de' pacchebotti dello slato, il «I ottobre iSSg. Giunti in Egitto , eglino punto non riuscirono a trovare un interprete , il quale parlasse ad un tempo il francese e Vam/iarri, dialetto generalmente usato nell'Abissinia. Congìungendo la pazienza all' ardore i due viaggiatori si decisero a soggiornare al Cairo. In otto mesi appresero l'arabo. Da questo punto poterono quindi concepir la speranza di mettersi in relazioni dirette con molti negoziami abissini ^ d'altronde, gl'interpreti i quali conoscono le due lingue d' Àfirica. , 1' ambara e l'arabo, non son mica rari. i( Dopo di avere attraversato il deserto di Suez , i due u£Bziali presero passaggio sur una bar- ca senza ponte , carica di una moltitudine di pellegrini musulmani diretti alla Mecca ; avevano es- si pure come compagni di viaggio i signori Bel e Rouget , i quali portavansi in Abìssinia , a pro- prie spese , col proponimento di raccogliervi oggetti di Storia Naturale. « Trentatrè giorni dopo la loro dipartenza da Suez , i nostri viaggiatori giunsero a Djeddah, sulla costa arabica. Eglino quivi rimasero un mese intero ; ma tale intervallo non andò affatto perduto , giacché 10 impiegarono nella costruzione di una carta delle contrade ^ quasiché sconosciute , dell' Hedjaz e dell' Acyr. Questa carta fondasi sopra un gran numero d' itinerarii dovuti al signor Chédufeau, medico in capo delle truppe egiziane incaricate della custodia de' luoghi santi , ed al signor co- lonnello Mari , primo ajutante di campo di Achioet Pascili. Essa è stata depositata agli arcliivii del Ministero della guerra , e non fa parte dei documenti sottomessi all'approvazione dell'Accademia. « I nostri uBciali di stato-maggiore , accompagnali dai due natudlisti , Lsciiirono Djed- dah il 1 1 ottobre. Dopo 9 giorni di navigazione giunsero a Massawuh , sulla costa orientale di Af- frica. Una discreta somma sborsata al myb d' Aikiko, apri loro siffitta porta del continente j essi superarono il deserto di Samahr , toccarono il iS novembre Dixnh , uno dei primi villaggi del- l'Abìssinia dalla parte del mar rosso , e si rendettero senza rilardo a Atlounh ^ capitale del* Ti^rf. 11 re Dìjiils-Oubié li ricevè favorevolmente e permise loro di visitare i suoi stali. « Dal mese di gennajo i84i insino a quello di ottobre dell'anno slesso, i nostri due coin- juitriolti esplorarono con sicurezza sulSciente una gran parte del Tigre. Più in seguito , il re di questa provincia ed il capo di Goodoer essendosi impegnati in una lotta terribile , tutta 1' Abissi- ni» prese parte al conflitto ; non fu quindi , da questa epoca , che a forza di coraggio , di pei- severanza e sempre colle armi alle mani , che si poterono solo continuiirc le operazioni. Tale »i è iinpertanto il periodo nel quale i signori Galinier e Ferret portarono le loro operazioni geogra- liile io molti diiirelli del Tigre e del Semen , fino allora sconosciuU agli europei; nelle pioviu- 28 ai8 ee del Waguera , di Gondoer , ecc. ; sulla costa orientale del vasto lago di Dembèa , iosino a 12 gradi di latitudine nord. « I due geografi intrepidi erano di ritorno a Gondoer nel 2 maggio 1842. !n tal fmitcmpo il loro primo protettore , il re di Tigre , essendo stalo battuto e preso , le province rivoltaronsi e gli armali parliti Irovavansi nelle vie ad inlercetlurc le comunicazioni. In silTutto stato di cose , non reodevasi eseguibile né di far nulla di utile nel paese né di pervenire alle coste del mar rosso. In- fraliamo , i sigiiorì Galinier e Ferrei tentarono ardimentosamente di ritornare u Mussawnh. Eglino però non seguirono tutti e due lo stesso rammino, nello scoi>o di non azzardare in un sol Irar di d.idi gli eflelti di una faticosa intrapresa. Quegli fra i due viaggiolori che incaininossi per Z)(Xi-;A , vide i suoi accompagnalorì arrestali e derubati presso del Turentii. Fortunatamente i ladri non fa- cendo alcun caso delle carte, le dispersero sul cammino. Si ritrovarono perciò tutte, dopo alcuni ìiiorni di ricerche , eccettuatine soltanto taluni ìtlnerarii e certe osservazioni di longitudine fatte a Goii gradi centigradi a mezzodì , rendeva quasi insopportabile il Soggiorno di qiieslj citili. I nostri giovani compatriolli l'abbandonarono quindi immediatamente e dopo cinquan- ladue giorni di navigazione sul mar rosso , sbarcarono a Cvsseir. Di là , li scorgiamo attraversare il deserto per rendersi a Tebe ; indi discendere il Nilo persino al Cairo. 11 22 dicembre, i signori Galinier e Ferrei imbarcav^insi ad Alessandria ^ nel 23 gennajo i845 eglino approdavano in Francia. n II viaggio di cui abbiamo a render conio , era cosi durato in lolalilà Ire anni e quattro mesi. Il soggiorno in Abissinia entra in questo lutale per veuli mesi. « L'itinerario da noi qui abbozzato, offrirebbe di già una imperfettissima idea delle difficoltà in mezzo alle quali i signori Galinier e Ferrei eseguirono i loro lavori. Noi soggiungeremo inoltre per disporre l'Accademia alla indulgenza , nel caso che su taluni punii questa divenisse necessaria, rhe in molle regioni dell' Abissinia il clima risparmia rare volle gli Europei. La relazione che noi ci troviamo sotto gli occhi rassomiglia veramente ad un necrologio. « Non appena entrati in Adouah , i signori Galiuier e Ferrei furono obbligati di volare in .soccorso del signor Dilon , viaggiatore del giardino delle piante , il quale era infermo nella ])ro vincia del dure. Non arrivarono che per accompagnarlo alia tomba , in unione di ([uultro fra' suoi domestici. u Nel mese di ottobre una dissenterìa spaventevole rapiva loro il signor Rongel. ft Otto giorni di seguilo appena trascorsi , essi raccomandavano ancora alla terra il signor Schaefner , sotlofficiale di artiglieria, il quale erasi recalo in Abissinia col signor Lefevre. E , comechè non si fossero avute a bastanza sventure d.tUe ialermità , due colpi di lancia pres- soché morirli obbligarono il signor Bel ad un assoluto riposo e di lunghissima durata. Lwvn relativi alla tarla geografica del Tigre e del Xemen. Il pciocipal rìaullaroenlo della spedizione de' signori Galinier e Ferrei larà la caria di una por- zione mollo es'.esa dell'Abissinii. Astretti in generale dalle circostanze ai melodi adoperati nelle mi- liiari riconoscenze , questi due uli^ìali videro giudiziosamente, che l'unico mezzo di evitar gli er- I uri , spesse volle considerevoli di questo genere di riliefo , sarctibe di ricongiunger tutto con de' punti fissati astronomicamente. Questi punti sono i fondamenti reali dell* carta. Importa duni^tie 219 unti lutto di csiiininarc, a qual precisione sia»! potuto giugnere nulla determinuziuiie delle loro la- titudini e longitudini. <( Noi IroTi-^mo nei manoscritti della spedizione nove punii le di cui latitudini poggiano sopra le osservazioni ostionomiclic. Questi paesi u villaggi sono : (( Ad. mah , Axoum , Aildc-Cusli , Inli'tchaou . Addebalir , Faras-Saber , Add' igrat , Tcheli- cot , Goniloer. « La disamina dei risiiltaniinti parziali mostra clic le latitudini di questi nove siti sono state de- terniinnle con tutta la desiderabile precisione. Ciò peraltro non ci ha impediti dal ricercarne le veri- ficazioni nelle opere di Bruuc , di Salt ; e , più purticolarmentc ancora , nel viaggio di Riippell. Le latitudini di <|uallro luoj;lii Axoum , Gondoer , Tcheliiot , AdiPIgrat, comparate ai risultamenli dei signori Gulinier e Ferrei, presentano delle differenze di un minuto allo incirca. Si potrebbero quin- di attribuirle , in gran parte , a una mancanza d' identità fra le stazioni scelte dai viaggiatori di- versi , in taluni ampli recinti portami un nome comune. Siffatta spiegazione non sarebbe però am- messibile per JUouoli : la latitudine assegnatale da Salt sembrando ad evidenza troppo forte. (( Ne' punti dell' Abissinia determinati in longitudine astronomicamente , noi noteremo pel pri- mo InUlchnou. « La longitudine d' Intelcbaou fondasi sopra numerose serie di distanze della luna dui centro di Giove, osservate mediante un cerchio ripetitore a riflessione del signor Gambey. Queste osser- vazioni scompartite sopra dieci giorni compresi tra il 3o maggio ed il 3 luglio i84i , danno de- tinitivamenle ■^''^^'"Ji'. U massimo risultaraento parziale sorpassa il medio di i"2!i' ; il minimo è inferiore a questo medio stesso di 5g secondi di tempo. Numeri siffatti , convertiti in ureo , ili- vengono rispeltivamenle : ii' i5" e i4' 45"- n Errori di oltre un terzo di grado intorno al medio paiono considerevoli. Vediamo intanto a che si elevano le discordanze nelle analoghe determinazioni ottenute dagli osservatori di rinoman- za. Fi non sarebbe giusto di volersi attenere a siffatti termini di confronto presso astronomi di professione , i quali avessero disposto d' istrumenli di grandiose dimensioni , solidamente e con ap- posite precauzioni stabiliti. Noi li cercheremo quindi nel viaggio di d' Entrecasteaux , fra le lon- gitudini dovute al signor di llossel ed a' suoi collaboratori. Dopo di avere citato somiglianti au- torità , niuno al certo ci accuserà di avere mancalo di rigore nella valutazione dei lavori de' signori Galinier e Ferrei. a Ad Amboine , noi troviamo , fra le longitudini dedotte da distanze della luna al sole , un risultamento che differisce dal medio di presso che ^4 minuti di grado. K Al Furto del sud della terra di yan Diemcn , una delle longitudini differisce dalla media per oltre i }4 minuti. « A Tonj^ntabiiii , noi vfggiamo una longitudine la quale sorpassa la media di oltre i minuti a6. « Questi numeri sono lu giustificazione piena ed intera delle discordanze le quali rinvengonNi nelle serie di longitudini che i signori Galinier e Ferrei hanno ricavale mercè le distanze lunari. È cosa ben importante in ogni materia , di non iscoraggiare mediante 1' eccessive esigenze gli uo- mini coscienziosi. Non si andrebbe quasi lungi da' limiti delia verosimiglianza , facemio la supposi- zione che esigenze di tal sorta abbiano , in più di un caso , indotto dei viaggiatori inepiieti e vj- nìlosi ad alterare le proprie osservazioni. u 1 signori Galinier e Ferrei misero a profitto la occultazione ili una stella del Toro , die ebbe luogo il i-j febbraio i84i , per determinare la longitudine di Addc-Caui. I calcoli delicatis- simi di osservazione siffatta ci sembrano di essere stali eseguili con tutta la debita esattezza. « La longitudine di Jxcum ù stabilita sulla osservazione delle Ire fasi dello eclissi lunare del l) febbraio i84i , e sopra tre osservazioni d'immersione o d'emersione del primo satellite di Giove. n I risultamenli dedotti dalle fasi dell' eclissi di luna accordansi fra loro pienamente in qnan- 220 to era possibile di sperarlo. La inedia di essi oon t inferiore che di 6 minuti di grado alla lon- alludine fornita dai satelliti di Giove. u Noi farcm menzione delle longitudini cronometriche riferite ad Inlctchaoa, Àdde-Casti e ad Azoum , per dire soltanto che sono elleno determinate con tutte le cure volute dullo stato attuale delle scienze geograSche. « Dov' è lu sorgente misteriosa del Nilo? SIITatta ({iiislione dalla più remota antichità , ha molto occupato ■ viaggiatori ed i geografi. Baittcrebbc forse di proporla nettamente , in conformila delie strette regole della logica , per iscoprire eh' essa è di già risoluta compiutumente ; che il Soudau , che tutta intera l'Abisfìnia , e non già tale o tuie altra località circoscritta debbano venir conside' rate siccome la tanto ricercala sorgente. Se si volesse risalire insino ai luoghi in cui le acque che porta il fiume egizio escono dalla terra alla base di alcune roccie , i moltiplici biforcamcntì delle fiumane dell' antica Etiopia melterebbono ben presto il rigido esploratore nell'imbarazzo. A malgra- do di ciò che Ila detto il poeta ( Lucano ) ; è stalo permesso aW uomo di vedere il A'ilo del/ole e niisccHte. « Checché ne possa essere di tali osservazioni ■ lavori de' signori Gulinier e Ferrei concer- nenti il sistema generale delle riviere dell' Abissinia , serberanno un vero interesse. « Una catena proveniente dall' istmo di Suez , fiancheggia , per cosi dire , il mar rosso e dì vide il paese dalla medesima attraversalo in due regioni. L'una di tali regioni porta le acque sue al giiUo Arabico; l'altra molto più vasta, le versa nel Nilo egizio, mediante un cunsiderevol numero di liviere. « I signori Galioier e Ferrei segnono a grandi tratti , secondo le loro proprie osservazioni , li lìnea di separazione dei due versauti , da Suez ove essa non ha che alcuni metri di altezza per- sino alle immense montagne del Lasta , alla latitudine nord di 12 gradì. Essi prolungano quindi questa linea di sommità avvalendosi delle indicazioni attinte dagli altri viaggiatori , e pervengono rosi alle montagne Gara-Gorfou , le quali separano il bacino del Nilo da quello dell' Aouach. (( Le fiumane dell' Abissinia erano state imperfettissimamente tracciate. I signori Galinier e Fer- ret faranno subire a questo riguardo importanti rettificazioni alle carte più slimate. É per taltno- do , per esempio , che l' Assam , o sia il fiume che bagna la capitale del Tigre , è rappresentato dai nostri compulrioti , dirigenlesi al sud, mentre che i loro predecessori, il signor Rii|)pell ec- cettuato , lo facevano andare verso il nord. Il corso del lUtircb, fiume assai più considerabile del- l' Assam , non era punto meglio determinato ; i nostii \i;iggiatori han risalito il Mrircb insino .illa i.iia sorgente e fissato in longitudine ed in latitudine la posizione di questo punto importante. -Po- ro fa , non conoscevansi 1' Ouarie , il Guebah , I' Aroquoa the di nome ; i signori Galinier e Fer- rei possono additare questi diversi corsi d' acqua con una ceri» precisione , dalla origine loro insi- no alla riviera che li riceve. Il 11 Tacaze , uno da' Sili ddCAbisstma , qualora ci sia permessa silTalta espressione , è slnlo, come richiedevasi a buon drillo, 1' oggetto di uno studio attintissimo da parte de' signori Galinier e Ferrei. Eglino determinarono il corso di esso , sia giusla le proprie osservazioni loro , sia gin^ sta le verbali relazioni da essi medesimi raccolte ; prendono .ni esaminarlo dalla sorgente , e lo accompagnano persino allo incontro suo col Nilo propriamn te dello , nel Sennaar. » Quanto si e da noi Suora riferito sopra alle longitudini , alle latitudini, sopra ai corsi di ac- qua non costituisce per la caria dell'Abissinia che un limitatissimo numero di punti di controllo (rt- pé'e ). Ma i nostri viaggi.iiori lian presentalo all'Accademia una tarla compiuta e parlicolarrgguita ócllc province «lei Ti^re e del Srmeii. l'u qiul guisa niai venne riempilo un ul quadro si esteso ? I,« risposta raltrovasi in uni Meiiiuria uianoscritta di'' la Commessione ha tenuto ioli' occhio , ed in CUI ambedue gli uficiali delio italo-maggiore sviluppano la serie dell* eperaaioni loro. Questa «e- 22 1 moria esige la conGdrnza. I signori Galinicr e Ferrei vi espongono i metodi trigonomeirici eh' es- i\ avrebbono desideralo di adoperare; i procedimenti speditivi , comeche meno esalti , di cui si vi- dero eglino ridotti a fare uso j i mezzi diversi dì verificazione eh' essi riuscirono a procurarsi , o sivvero ordinando le operazioni nel modo conveniente , od anche ricorrendo alle osservazioni an- teriori del nostro compatriota signor d'Abbadie. Tutto , in questo lavoro , dinota la più intera buo- ni fede '. la Memoria dichiarativa sarà il degno complemento della carta incisa. « Il membro della Commessione , al quale era più spcciCcatamente affidata la cura di esa- minare i rìsultamenti geografici della spedizione di Abissinia, ha tenuto fra mano molte delle piaute topografiche disegnate sopra luogo. Lo studio di queste piante , le spiegazioni verbali date dai due viaggiatori , non gli permettono dubitare che le forme del terreno non siano state rese nella nuova carta con grande verità. Ciò non ostante la Commissione accordasi col signor Beautemps-Beaupré neir esprimere un rammarico \ avrebb' essa bramato che circostanze più favorevoli avessero per- messo ai signori Galinier e Ferrei di unire ai loro schizzi talune vedute sviluppate sotto forma di panorami. Vedute siffatte , allorquando vi s' inseriscono le dtstan:;f angolari di tutti i punii no- tabili , osservale col teodolite , e la esatta orientazione di uno fra questi punti , ottenuta astrono- micamente o per mezzo della bussola, eliminano una folla di «rrorì occasionati dalla ignoranza del- le guide , ed hanno inoltre il vantaggio inestimabile di potere essere consultate utilmente in tutti i tempi. Che non vi si prenda abbaglio ; cotesta osservazione è molto menu una leggiera critica al lavoro dei signori Galinier e Ferret, che la raccomandazione la più esplicita di un metodo pratico quaiicbè generalmente trascuralo. « La Commessione non entrerà in verun particolare sulla esecuzione materiale della carta dei signori Galinier e Ferrct ; essa farà assai di più : la carta passerà sotto gli occhi dell' Accademia. Ciascuno potrà formarsi in tal modo una idea esatta dei progi'essi , de' quali i metodi topografici Tao debitori al nostro corpo di staio-maggiore. Lipeìlamento barometrìto de' punti principali del Tigrt e del Semen. « Nel novero de' più importanti risultaraenti della spedizione de' signori Galinier e Ferrei . fa d' uopo ritenere senza alcun dubbio , la determinazione barometrica dell' altezza di diverse monta- gne dell' Abissinia. Questa determinazione non essendo stabilita sopra di osservazioni a tutto rigo- re corrispondenti , non sarà qui al certo superfluo d' indicare il metodo approssimativo al quale , attcetti dalle diQìcollà della posizione loro, i nostri due viaggiatori ban dovuto limitarsi. « Durante la stazione di essi ad Aihko il io novembre i84o , i signori Galinier e Ferrei de- terminarono la temperatura dell'aria e l'altezza del barometro al livello del mare, a ii ore, a mezzodì , a i ora e a i ore. Cinque giorni dopo osservarono , all' epoche stesse della giornata , sul Tarenta. Prendendo i rìsultamenti del io per ciò che sarebbesì trovato il i!> al lido del Ma- M , i nostri viaggiatori calcolano 1' altezza del Tarenta ; qiiesi' altezza é di 'i53g metri. u A quale eiTore si è esposto , sotto il clima dell' Abissinia , per la mancanza della sìmullu- neilà nelle osservazioni f I signori Galinier e Ferrei attaccano- la quislìone nel modo che segue. « Mei corso del viaggio d' Arkiko alla sommità del Tarenta , si è fatto alto sucre^sivamentr ad (ìtir.ha , all' entrata della valle di Hamìnnnw ed al pirdc della ninniiigna. Si può adunque dc'oin- porrc r altezza totale del monte io quattro parli disùote , in quaitro scalini determinabili b.>iu- laetricainrnle per mezzo di osscrvaziimi se non coi rispondenti a tutto rigore, distami almeno tra tu- ffo per intervalli di tempo a sufficienza piccoli. L altezza così trovala é di ?5.{7 metri: vai dire solo 3 metri di più che non aveva dato la comparazione diretta delle osservazioni dtl Tarrnia eoa quelle del Udo del mare ad ArkJio. 222 <( Compiaciuti di questo accordo colaiitu pKiusibile i nostri viaggiatori hanno seguito lo stosso metodo durante tutta la loro operazione dì lirellamento : ciascuna stazione vi si trova invariabil- inenle rapportala a quella che si era abbandonata poco tempo innanzi. H Nel quadro circostanziata che comprende le altezze dedotte dalle osservazioni barometriche, troviamo diversi risullamenli , i quali sembranci dovere interessare 1' Accademia. n Quadro sifTutto e' insegna : Che Adowih ( capitale del Tigre) è a 1900 metri ni di sopra del liv. mar. Che Inittc/uwa (villaggio del distretto del nome stesso) è a 7i5o Che Axoum (la città dalle grandi rovine ) è a 2170 Che Dixah ( uno dei primi villaggi dell' Etiopia venendo dal mar rosso) è a , . . . . 2300 Che Adtt Jgriit ( capitale delf Agame ) è a 247<* Che Àisbi ( gran mercato di sale nell' Agame ) è a. . . . 2700. H Nel Semen i nostri giovani compatriotli hanno salito una montagna notevole situata ai i3 gradi di latitudine nord: chiamasi essa il Drijrm. n II Dcljem ha 4620 metri di altezza al disopra del livello del mare , secondo la determina- zione barometrica de' signori Galinier e Ferret. Il Defjctn non è adunque inferiore che per circa 200 metri al Monte Bianco delle Alpi savojarde ; desso innalzasi quasiché all' altezza del monte Ro- sa , e supera di 25o metri il FinHeraarhnrn delle Alpi bernesi. « Diretti da semplici valutazioni , i viaggiatori i quali , prima de' signori Galinier e Ferrei , aveano visitato il Semen , si erano grossolanamente ingannati sull' altezza di queste montagne, i missionari gesuili affermavano , è già un tempo , che le Alpi al confrooto dei monti di Abissinia, sembrerebbono quali piccole collinetle ( tanpiniéres ) ; d' altro luto , alcuni moderni viaggiatori clas- sitìcavano il Dtijem al di sotto dei Pirenei. Una misurazione ha ridotto al loro giusto valore tali due stime , per contrario verso entrambe erronee. Non sarà questo il sol vantaggio da siffatta mi- sura derivante , essa farà eliminare dalla scienza alcune nozioni falsissime intorno all' altezza delle nevi perpetue in Africa. Di fatti può concbiudersi dalle osservazioui de' signori Galinier e Ferret, che sul Seme» vi ha le nevi perennemente , talora sul pendio meridionale , tal altra su quello op- posto , e ciò a seconda della stagione. Il vertice della montagna lambisce adunque la regioi>e del perpetuo congelamento. u Noi non ci inoltreremo davnntoggio, sebbene siavi pia di una considerazione a notare sopra questo importarne oggetto, attinente alla influenza degli alti-piani larghi ed elevali d'onde innalzansi i picchi delle montagne di Abissinia ; attinente inoltre alla parte che le pioggie periodiche e le nu- bi da cui é il cielo ricoperto csercilano a determinale epoche dell'anno. Lasciamo il piacere e'I vantaggio della discussione delle osservazioni a coloro i quali le hanno eseguile a prezzo di tante fatiche e di cotanto periglio. « I nostri due geografi han veduto solamente da lontano le montagne della provincia abissi- na del Ltisla. Eglino le credono più alte che quelle del Semen. Devesi bramare che una regione cosi curiosa sia quanto prima esplorata da viaggiatori europei istruiti , e provveduti de' convenevoli mezzi di osservazione. Meteorologia. « La Meteorologia si sarà arricchita , mercè il viaggio de' signori Galinier e Ferret , di una serie estesissima di osservazioni barometriche e tcrinonulriche fatte a Jtloiui/t , a Axoum e ad Inlctchaoii , dal 2 dicembre i8/(0 insiuo al 9 agoslo i84i ; della misura della quantità di pioggia 223 caduta nel Tigre nel i84i , a liSa metri d' altezza al di sopra del lirello del mare j di alcune osscrviizioni isolale falle a Suez , a Djcihlak ed a Massouah , sulle rìre del mar rosso. « Le otsorTiizioni della variuzione diurna del barometro , fatte sugli altipiani di Adouali , Hi ^xoum , retsione atmosferica. « Noi avevamo per un istante speralo che le altezze barometriche di Suez potessero servire a confermare delle idee ricevute inlorno ad una diflferenza di livello tra il mar Rosso e il Mrdi- lerraneo. Uà questa dìflerenza è troppo lieve per potersi dispensare da osservazioni a tulio rigore «orrispondenti. a I fisici , i chimici «d i geologi andranno debitori a' signori Caliaier e Ferrei , per aver egli- no approfittato del loro viaggio a Tor, onde determinare esatlamentt la temperatura della sorgente ralda di CebelPharoon. Questa temperatura era di -f- 68 gradi ceotigradi. In mezzo ai vapori the riempirano In grolla , il lermomeliu indicavo 4"' t'^"'^'- u Hai abbiamo 9rgD:ilulo , con una positiva soddisfuzione , tulle le osserTazioni relative alta Geografia , alla Fisica del globo , alla Meteorologia , di cui il mondo dotto andrà obbligalo a' si- gnori Galinier e Ferrei. Quanto più questi giovani uficiali hun dimostrato coraggio , zelo , abili- ti , tanto più noi abbiamo lamentato di trovare ne' lavori di essi una immensa e deplorabil lacu- na : la spedizione di Abissinia non fornirì neppure un sol dato al magnetismo terrestre ! Infrattan- 10, per verun altro paese le osservazioni d' inclinozioDe non sarebbono state più utili onde com- pletare 1* traccia dello equatore magnetico , per sostituire osservazioni dirette ai risultamenli delle semplici interpolazioni ; inoltre le osservazioni d' intensità e delle vairiazionì diurne , a si grandi altezze sul livello del mare a si piccole lalitudioi magnetiche , avrebbono avuto un immenso inlo- ressamenlo. Ma, nel programma del viaggio , questa branca ai nostri giorni si importante della ti- sica terrestre rimase del tutto trasandata : i nostri due giovani viaggiatori non ricevettero alla par- lenza né bussola di variazione , né bussola à' inclinazione ! Possa questa espressione non dissimu- lala del dispiacere della Commessione , prevenire la ripetizione di un' errore , che sarà si pre- giudizievole alle scienze t Geologia. H La parte geologica del gran lavoro che i signori capitani Galinier e Ferrei han sotlomiei- sa al g[iudizio dell' Accademia , componesi di una caria del Tigre e del Semen , colorita geologi- camente ; di nove sezioni di terreno del pari colorite , e di una memoria intitolata : Descriziont geologica del Tigre e ilei Semen. B Onde redigere questa descrizione di una parte importante dell' Abissinia , per formare la carta nonché le sezioni geologiche che 1' accompagnano , i signori Galinier e Ferrei hanno raccolto sui luoghi un gran numero di campioni (^e/in«f(V/on^) , attualmente depositati al Giardino delle Pian- te, rilevato delle sezioni e fatto una colleiione di note. Dopo il ritorno in Francia de' due viaggia, turi , il signor H. Rivière ha pur volalo ussociarsi a loro per coordinar lutto a tenore de' lumi della scienza. u Questo lavoro , che gode ad un si alto grado il merito della novità , presenta ad un tempo stesso quello del metodo e della chiarezza. Noi pensiamo che esso sarà dai geoioghi letto con un pie- no inleressamento , giacché espone in uno specchietto idee precise sopra una contrada la di cui co- stituzione geologica era totalmente incognita pria del viaggio de' signori Galinier e Ferrei. Il La costituzione geologica dell' Abissinia è svariatls^hna. Risulta di fatti dalle osservazioni dei nostri due compalriotti , ridotte con cura ed intelligenza dal signor Rivière , che il Tigre ed il Se- men offrono alcune rocce appartenenti ai termini più diversi della serie geologica. Cosi i signori Galinier e Ferrei hanno trovato nel paese de' Clio/ios, nel Tigre ecc. i" i terreni chiamati prima- ri , rappresentali dai granili , dai gneii , dai micascisli, dai prowgini e dai talcscisti ; 2° i terreni delti di transizione , rappresentali dalle filladi , dalle grauivac/ie , dai grès , dai calcari , ecc. Al conGne del Tigre e del paese dei Tultals , i nostri due viaggiatori hanno osservato dei terreni secondari i quali sembrano dover essere riferiti al trias ed al terreno giurassico. Finalmente , i pe- riodi terziari e moderni sono rappresentali sulle rive del mar Rosso , nel Tigre , nel Semen , nel Ch:re , ecc. da deposili sedimentali svariali e da grandiosi massi di rocce eruttive trachiliche « basaltiche , indipendentemente dai terreni a grandi mosse i quali formano la struttura del paese. I signori Galinier e Ferrei citano pure un nijmero ragguardevole di vulcani estinti , di sorgen- ti termali , di miniere di ferro , di sai gcioraa ( del quale gli Abissini , per parentesi , fan- no una moneta ) , di combustibili fossili ecc. L' attenzion loro sì é diretta egunlisente sui di- 2i25 verti tislcmi di tollevamcoto da cui il luolo è (tato affetto. In una parola , il lavoro che noi ita- mo siali incaricali di esaminare , risguarda la costiluzione geologica dell' Abissinia sotto tulli i punti di vista. Intanto esso è succintissimo , avuto riguardo alla eslension del paese ed alla varie- tà dogli oggelli che vi si trovano. Ciò accade appunto perchè gli autori si hanno con ragione inter- detto gli sviluppamenti che gli avrebbero esposti ad uscire dal qu;idro tracciato dai falli esaltamente osservati. Siflalla riserva è , agli occhi nostri , un nicrilo di più. Onde analizzare con maggiore e- stensione la carta geologica dell' Abissinia , ci bisognerebbe entrare ne' particolari orografici e topo- grafici i quali ci menerebbero troppo oltre. « È pur cosa mollo desiderabile che entrambi i signori capitani di stato maggiore Galinier e Ferrct possano fare convenevolmente incidere la loro interessante carta geologica del Tigre e del Semen , e che il signor Rivière trovi ancora io questa pubblicazione la ricompensa delle cure da lui adoperate per condurre a buon termine un sì importante lavoro. Ornitologia. (( I nostri due compatrioti! non potevano mica augurarsi di fare delle scoperte reali in ornito- logia , in un pae^ il quale , prima di loro , era stato visitato dal signor Biippell , uno de' più celebri zoologisti dell' Alemagna. Devesi , ciò non di meno , congratularsi co' signori Galinier e Ferrei , per la cura da essi intrapresa di raccogliere un gran numero di uccelli e di addurli in buo- no stato. La collezione è siala trasmessa ai signori Guérin-Ménevitle e di Lafresnaye, i quali ne han- no redatto il catalogo. Il lavoro di questi due naiuralisli , fatto con molta cura ed esattezza , è semplicemente relativo alla distinzione ed alla sinonimia degli uccelli diversi affidati alla loro di- samina. Talune specie vi sono soltanto menzionate. Ve ne ha delle altre che gli autori del catalo- go caratterizzano , sia mediante una frase latina , sia con maggiori parlicolarìlà. Se ne notano nel totale alcune specie le quali erano sfuggite all' abile e zelante esploratore dell' Abissinia , ed alcu- ne nozioni le quali affatto non ritrovansi negli scritti del signor Biippell. Molti rami sono stati po- sti sotto gli occhi della Commessìone : essi sono di una bella esecuzione. « Noi speriamo che al momento di pubblicare questa parie de' lavori della spedizione , i si- gnori Galinier e Ferrei non oblieranno di arricchirla de' fatti da essi al certo dovuti raccogliere, relativi alle abitudini , ai costumi degli uccelli di cui si compone la loro collezione. IViuna cosa potrebbe supplire a siffatti particolari , niuoa cosa varrebbe a prender il posto serbalo alle note scritte sui luoghi , dai nostri due viaggiatori. Entomologia. a I signori Galinier e Ferrei hanno egualmente portalo 1' allenzion loro sopra tutto ciò che potesse contribuire ai progressi de' rami diversi delle umane cognizioni. La collezione d'insetti d' Abissinia che la Commessìone ha avuto sotto gli occhi è notevo- lissima. Essa d' altronde era slata di già il soggetto di un esame profondo da parie de' sig. .Mai- cUal , Kcicli e Spinola. Il signor Marchal ha portato tulle le sue cure alla descrizione degli ortot- teri e de' lepidotteri. Il signor Reich si è ■incaricato dei coleotteri , e mercè la coopcrazione del signor marchese Spinola , degli emilteri e degli eiuinolteri. Questo lavoro ha fatto riconoscere cento quaranta specie interamente nuove. La dcsciizione di ciascuna di esse è metodica e compiuta , in latino ed in francese. I generi ai quali vengono queste specie riferite , non differiscono mica . se pur ciò non sia in talune rare eccezioni da quelli che adottaasi dagli cntomologisti i più rinomi- li e moderni. Le figure , ben disegnale e con esattezza colorite , formeranno un atlante eh» i na- turalisti vousulterauno con interessamento e profitto. 29 226 (( Qui ancori avremmo noi ad aTVorlirc la mancanza pressocliè compiuta di osservazioni sui cu^tumi e le abitudini degl' insetti di Abissinia , se non fossimo convinti che i signori Galinier e Ferrei possedono , nelle loro note manoscrìllc , i mezzi da riempir siCfntla lacuna. Noi abbiamo Tina certa gurentia dell' attenzione dai nostri due viaggiatori posta in questa si interessante parte (Iella Storia naturale : vogliamo qui alludere alle attive indagini da essi fatte presso gli abissini di tutte le classi , collo scopo di dflineurc una esatta istoria della famosa mosca ili Bruco ; di questo insetto , probubilmentc favoloso di cui lo scozzese viaggiatore parlava in questi termini : « Bisogna «I confessarlo , i mostri enormi delle foreste , l'elefante , il rinoceronte i quali popolano 1' Abis- (( sinia, sono mollo meno spaventevoli, che la mosca. La vista di questo insetto, che dico io mai? « il suo ronzaraenlo dilTonde più terrore e scompiglio Ira gli uomini e gli animali, che noi fareb- « bero tutte le bestie 'feroci di coleste contrade , fossero esse anche due volte più numerose che 0 noi sono oggigiorno. Botanica. » Per valutare il tributo che la spedizione de' signori Galinier e Ferrei ^firirà alla botanica, \j Commessione non ha tenuto soli' occhio che una nota de' due viaggiatori ed alcune osservazio- ni del signor RaSeiieau Dclile. R Rilevasi dalla noia , che il numero delle piante rac colte giungeva dapprima a 6oo ; ma < he , dopo un malaugurato incontro sul Tarenla e 'I saccheggio che ne segui , la collezione fu ri- dona a 2 jo specie , Ira le (juali il dotto professore di Monpellieii slima che se ne ritroveranno di bó interamente sconosciute. « I signori Galinier e Ferrei posero una particolare attenzione sulle piante da cui gli abitato- ri del Tigre e del Scmen cavano un vantaggioso partito. « Queste piante , conlrossegnate da' nomi che si danno loro nel paese , sono : (( 1°. Il Gotlto , nuova specie di sicomoro , che i signori Galinier e Ferrei baa contraddistinta sotto il nome di Ficus panificus , poiché la corteccia di esso polverizzala serve a fare il pane. K 2°. Una specie novella di albero da caffè , il di cui frullo è buonissimo e molto stimalo anche dagli Arabi. Questo caSe , in Abissinia , forma oggetto di gran commercio ; gli abitanti lo vendono ne' ditTerenti porli della costa occidentale del mar Rosso , d' onde viene trasportalo in Arabia , e venduto in seguilo nel mondo sotto il magico nome di caffè di Moka. <( 3°. L' EnHot , arboscello saponifiro , allo da i", j a i "■ , 6. I frulli dell' endoi , dissec- cali al sole e ridotti in polvere mediante un morlajo di legno , foimano neU' acqua una pasta ndo- perata a lavare i pannilinì. Questa pasta produce uua schìn ma somigliante a quella del sapone eu- ropeo ; essa imbianchisce benissimo le stoffe senza alterare i colori. Siffatto arbusto crescerebbe ouimamenle nell' Algeria. n 4'. Un arbusto , i rami di cui vengono messi in fusione entro una miscela di acqua e di mele. Il tutto , esposto poscia durante il corso di due gioir' al calore del fuoco o del sole , dà un idromele infinitamente aggradevole a bersi. « 5°. Il BeIbcUa. I suoi grani pestati e bollili nell' acijua cosliluisconu un rimedio il più energico contro il verme solitario da cui gli Abissini , uomini , donne e fanciulli , sono (niasichè tulli affetti. Eglino adoperano il grano del belbella con allretlnnto successo che il cosso , del quale i signori Galinier e Ferrei hanno riportato ancora molle mostre. « 6". Il Tombough. La sua corteccia , ridotta in polvere serve egualmente contro il verme so- litjiio. « 7°. l/Oungottlle. Il frutto dell' oungoulle , ridotto in polvere e disciulto nella urina di vacca , iprve a toe''erp il pelo dalle pelli di bove. 227 H 8°. Una spccU di-pionla , il buUx) della qukle ioangiati come uo fiullo ed è molliuifflo su- mata dagli AbUsiai. « 9°. Il Kiiroi. La scorza e le foglie del karos mischiate alla scorza ed alle foglie di un ai- boscello cbiumalQ nel paese Amia^amio , sorvuiio a linfiere i cuoi di uo bellissimo rosso. (( 10°. Un piccolo aibusoello denominato Tohiiad ^ diflcrente da quello dell' Yeuica. Le foglie dello lebuud soslìluiscono uiolto bene il tè , e pioducooo un grandissimo cccilamcnto. B li». Una specie novella iX' mdnco che i signori Galinìcr e Ferrei hanno scoperta nel paese de' Chokos , e che pare essere abbondantissima di colore. « 13*. Finalmente , molle uiostic di alberi sconosciuti nelle nostre contrade la di cui altezza è maestosa, il tronco grandissimo e il legno assai duro, h'jdjrè, per esempio, necessita per essere lavorato degl' isirumenti i meglio temperati. Si potrebbe impiegarlo con moltissimo vantaggio a fare i deutì delle ruote d' ingranaggio. Il signor KalTeneau-Delile si è attenuto a nominare con esattezza tutte te piante dell' erbario de' signori Galinier e Ferrei. Questo lavoro è al suo termine. Venti piante scelte sono state disegnale con una rara perfezione. Il signor Delilc ha scorto, nelle specie afDdate momentaneamente allo esame di lui , i mezzi a decidere molte interessanti quistioni. Le sue osservazioni, per esempio, comple- teranno la storia del Pua alyssinica , graminacea , il grano di cui è si piccolo che si prendereb- be per sabbia finissima. « riiuna contrada al mondo non si presta meglio dell' Abissiuìa alle ricerche sulla geograBa botanica. Percorrendo ì suoi alti-piani a scaglioni ; estollendosi sulla groppa delle montagne , i signori Galinier e Ferrei hanno sempre segnalo l' altezza e la temperatura approssimativa della localitù in cui raccoglievano una pianta pel loro erbario. È appunto in lai modo che col barome- tro alla mano questi esploratori infaticabili hanno determinato i limiti superiori dove cessa la ve- getazione delle graminacee , degli arbusti , degli alberi \ e fra questi , delle acacie , de' cossos , dei ginepri , dei colqualli , de' sicomori , de' dattili , de' baobab , de' tamarindi , ec. « I grani che i signori Galinier e Ferrei sdducevano in Francia sono stali perduti in un nau- fragio. Speriamo che questa disgrazia sarà ben presto riparata - e che una seconda spedizione di già preveduta dai due viaggiatori prima della loro partenzi dall' Abissinia , arriverà questa Tolja a salvamento. « La Commissione si è assicurata clie le collezioni di qualsiasi genere formate in Abissinia , mercè le cure de' signori Galinier e Ferrei , saranno scrupolosamente depositate al Musco di Storia naturale. Questa avvertenza non sembrerà superflua io una epoca nella quale tante persone , dice- si , obbliano che gli oggetti raccolti durante i viaggi eseguiti a spese dello Stalo , apparlesgonsi a questo, fatta salva del resto ogni ragione in ordine al rimborso delle spese che possano essere stale occasionate dagli acquisti speciali. Se le Commcssioni future dell'Accademia arrecano sopra questo puuio capitale una scrupolosa e severa attenzione , si finirà di vedere alcune bellissime collezioni sfiorate in varii nostri porti , a profitto di amatori a credenza o di ricchi mercatanti j de' pezzi unici e (fi un valore scientifico inestimabile , non usciranno più dalle navi francesi per andare diretlaraenlc in gabinetti particolari od anche presso 1' estero j finalmente il nostro Museo nazionale resterà il pri mo di Europa. Conclusioni generali. « Tutti i capitoli del Rapporto di cui 1' Accademia ha udito la lettura offrono pruove mani- feste del coraggio , dello zelo illuminato , dello spirilo intraprendente che animavano i signori Ga- linier e Ferrei durante il viaggio loro in Abissinia. Messi quasi sempre in difficilissime circostanze, * a2S quc!>ti giovani ufficiali han praticato ttilto dò cbe le scienze potevano da essi attendersi. Noi sia- mo rammaricali vivamente che i nostri usi e' interdicano di provocare una direltu inchiesta , ten- dente alla domanda d) ricompense a favore di entrambi gli ardili viaggiatori , ricompense da essi ampiamente meritate. Ci resta almeno la certezza che V Accademia vorri seni' altro appoggiare 1» sua Commcsslone , allorquando essa emetterà il voto che lavori si nuovi , si interessanti , sì utili, si penosamcotc eseguili , sian portelli il più sollecitamente che sia possibile sotto gli occhi del pubblico ». Le conclusioni di questo rapporto sono adottate. ( Compie renda , T. XIX. pug. 870 ) L. DEL Re. Fisica del Globo. È siala comunicala una Nota dal sign. Elia di Beaumont , c/ie ha per oggello di calcolare il rapporlo esislente Ira il raffreddamenlo progressivo delta massa del globo lerresire e qnr'lo della sua superficie ; della guai nota eccone il conlenain, È invero una quistione degna ad un tempo dello interessamento de' fisici e de' geoioghi quella di sapere se , nello stalo attuale delle cose , la temperatura media della superficie del globo de- « resce più o meno celeremente della temperatura media della sua massa interna. Ignoro se siasi giammai avvertito che gli elementi numerici più essenziali alla soluzione approssimativa di quistio- ne sifTaltu son dati dalle osservazioni eseguite dal signor Arago , nel giardino dell'Osservatorio , mediante de' termometri collocati nel suolo a diverse profondità. 11 signor Poisson , sottometlendo queste osservazioni ad una discussione approfondita , ha trovato che se denotisi con e il calorico specifico del suolo dell' Osservatorio , ragguaglialo al volume , con k la tua coaducibililk intema , e con /( la sua conducibilità esterna -, e che pongasi |/t.'=x. si possono ammettere , almeno provvisoriamente , i valori a = 5, 1 1655 , b =: 1,05^19. (T Ecco ora in che modo la soluzione approssimativa della saentinciata quistione dipende da questi numeri. Se sì dinota con g la frazione di grado centesimale di cui la temperatura interna della terra aumenta per ogni metro di profondità , il Russo di calore che annualmente tramanda ciascun metro quadrato della superficie del globo sarà espresso dal prodotto gh. Il flusso di ca- lore che annualmente esce dalla intera terra avrà quindi per espressione 4 * ^' g^' 1 essendo R il raggio terrestre. Se sostiluiscesi per h il suo valore co' , questa espressione diviene I^^R^ga^e. La quantità di calore di cu! il globo terrestre dovrebbe disfarsi perchè la sua temperatura dimi- nuisse di un grado centigrado , ha d' altronde per espressione 4 «r B* C , essendo C il valor medio del calorico specifico ragguaglialo al volume della intera massa. Il raffreddamento che prova annualmente la massa del globo ha per misura il rapporto di queste due espressioni , vale a dire • — ^ j in guisa che designandosi con V la temperatura media di tutta la massa del globo , o per meglio esprimersi la temperatura che questa massa prenderebbe se sullo il catare in essa contenuto vi fosse ripartito in modo tate che la temperatura si rendesse uniforme , e se indici* ti cou ( il tempo decorto dalla origine supposta dei rafTreddaiueuto , espresso in aooi , si La dF Sei' e Ti "" A ■ ~c" 229 M II sig. Fouricr ha dato, è già gran tempo, una espressione semplice del pari che ele- gante del raffireddamenlo annuo delta superBcie del globo. — $« chiamasi U la temperatura inedia di rfU " questa super6c!e bassi , giusta te notaaioni adoperate nella presente nota, -s (il ibi » Ora , ad ottenere il rapporto del rafiVeddamenlo medio annuale della massa del globo a quello della superficie , basta dividere queste due ultime equazioni 1' una per 1' altra ciò che 6aH e dà pel secondo membro — 5~~' "TT"- '• Questo rapporto è proporzionale al tempo decorso dalla origine del rafTreddamento ; cosicché , a misura del passar degli anni , il rafired(]amento medio annuale della massa del globo diviene maggiore rispetto a quello della superficie. Malauguratamen- te la espressione ottenuta contiene, oltre al tempo , una seconda quantità incognita j è dessa appunto il rapporto del calorico specifico delle materie componenti la superficie del globo al calorico speci- ficck-medio di quelle che compongono la massa intera. Siffatto rapporto è forse destinato a rima- nere ognora sconosciuto ; ma si può notare che i calorici specifici , ragguagliati al volume della maggior parte de' corpi solidi , non variano che dentro limiti ristrettissimi. È adunque probabile e che non si commetta un errore considerabilissimo supponendo eguale alla unità il rapporlo—T- de' due calorici specifici di cui è parola. Qualora adottisi una tale ipotesi come un' approssimazione il valor precedente riducesi a — - — . ( , e non contiene più altro che quantità cognite moltiplicale per la prima potenza del tempo. È notevole che celesta espressione approssimativa del rapporto cercalo non dipenda in alcun modo dalla temperatura iniziale. » Se da ultimo vi si sostituiscano per le quantità note i pumerì che le rappresentano , està riducesi ad — - — ., .. /. » Questa formola dimostra che , nella ipolesi adottala sui calorici specifici , il raffreddamen- to annuale della superficie è maggiore di quello della massa totale del globo durante il decorso di trentottomila trecento cinquantanove anni, contati dalla origine del raffreddamento-, e che a datar da questa epoca il raffreddamento medio annuo della massa supera quello della superficie e sem- pre più lo sorpassa. Sonosi trascorsi , di fatto , trentottomila trecento cio(|uanlanove anni dal mo- mento nel quale il calcolo riporta la origine del raffreddamento del globo lerrestre ? È noto che Buffon credeva potere abbracciare tutti i fenomeni geologici in uno intervallo di settanlaseimila anni ; ma è noto ancora che la sfera della geologia si è considerevolmente ingrandita dopo la pubblicazione delle Epoche della natura. Il filosofo Anassagora eccitò la sorpresa ed anche la in- credulità de' Greci dicendo loro che la Luna era sì grande quanto il Peloponneso ; si i riconosciuto io teguilo che la sua valutazione era ben lungi dalla esagerazione ». f Assoaàziosi BKiTunnoa pek l' avABiAVino oiuz sciiszs. XVII. Rapporto sulle otttnanoni mettorotogicht fatte a Plymouth j 4al fig. Srow Hikkis. Questo anno limitasi il rapporto all' anemomeiria ed all' andamento degli anemometri. Il rela- tore fa osservare che sebbene de' cambiamenti nello stato e la condizione dell' aria siano stali coo- •idtrtli siccome materie puramente eventuali , non pertanto il fisico è perfettamente certo che non avvenga mutamento alcuno nell' atmosfera il qual non sia il risultamentu di una legge precisa e dtlermioata. I grandi movimenti periadici e gli «Uri movimenli dell' aria suiio inlimarafine legali 23o ji cangiamenti dì lai natura , ed' è a[4>uato per isltHliarli ebo «odo siali' ioTeniati degli BBembme- iri dal sig. Wbewell e dal sig. Osler. Ncir anemometro del sig. WhcweU , è registralo di tempo in tempo uno spazio , il quale è proporzionale allo spazio che una molecola di aria , moventesi con una velocità data , percorre- rebbe in un tempo dato ; e , riunendo queste integrali comparative nelle direzioni indicate del vento olliensi un tipo di vento per un dillo periodo di tempo. Il relulorc mette sotto gli occUi della Sezione Ire tipi somiglianli per gli anni i84' > '84i e i843 , d' onde risulta che lu gran massa dell'aria si è mossa verso il nord , con talune perturbazioni periodiche le quali hanno avuto luogo verso gli equinozi ed i solstìzi. Con r isirumcnio del sig. Osler , si registra la direzione e la pressione del vento sur una superficie data per tutti gV islanli di tempo. Ora , essendo stato discusso questo registro e le ve- locità dedotte giusta le pressioni date , il relatore ha così potuto presentare de' quadri che offrono la intensità comparativa de' venti ridotta agli otto punti principali della rosa de' venti. Il sig. S. Harris propone di considerare i venti ridotti cosi ad otto punti siccome altrettante forze dislinlc di cui la dilezione e la intensità sono cognite e dedurne per tal modo, mercé i noti principi del- la meccanica , la intensità e la direzione della risultante. Cosi riguardala la quislionc dà per V ane- mometro di WhcweU il risultaroento che segue : Anni Direzione . ■ Miglia air ora NiS-E 4,5 N.^-O 1845 N20E 3 Medio Ni^DoE 3,95 Ridiicendo i venti a quattro punti della rosa , i valori relativi sono i seguenti t N 38 1 S 829 E 385 O 588 Ksaminando la direzione e la somma totale del vento per le quattro stagioni dell' anno , si e trovato che la maggiore somma di vento abbia luogo nella primavera ed in autunno , e la minore in estate e nell' inverno. La direz. med. nella Primav. è Nio'O con 4)77 n>'gl- a"' ora Sl.nte » N20 E 3,5 Autun. » N 6 E 5 Inverno » N 6 O 3,4 Nella discussione de' risultamenli dello strumento del sig. Osler , sonosi ottenuti de' risulta- memi identici in quanto alla velocità , ma si son benanche scoperte delle differenze considerabili in ciò che concerne la direzione. Queste differenze hanno luttavolta bisogno di essere studiate , » fin di assicorarsi se possono desse attribnirsi alla differenza delle situazioni ovvero all' andamento degli strumenti. Esaminando direzioni diverse di vento , ed avendo nel tempo stesso riguardo alla temperatura atmosferica ed .-.Ila pressione dovuta a ciascuna di esse , si è trovato che >l>a- roroetro era al suo minimo co' venti del sud e continuava ad innaltarsi allorché il vento pnwiva 23l al nord por ovett iotioo a che toccano il suo massimo al nord ed al nord-ett , dopo di che desso discendeva. La Icinperatura , al contrario , va in ordine inverso : dcssa è al suo minimo al punto I^£ , in cui il barometro aggiugne al suo massimo , ed al suo massimo al punto sud , ove il barometro è al suo minimo. Le velocità medie de' venti diversi npo sembrano diOcrire consi- dcrabllmcnlc ; ma qualora siQuIta velocità media venga moltiplicata pel tempo nel quale ciascun vento solEa , in tal caso us'tcrvansi talune considerevoli diflercnze. La somma del vento si accre- sce a conlare da un minimo al SE , volgendo per S , onde arsivaie ad un massimo al NO , do- po di che essa declina di nuovo. XVIII. teucra data dalC osservatorio di AUcn , 20 aprile i844 ; del sig. I. H. Greave. — L' autore fa note le dilEcoltà da lui incontrate nel salire alla sommità della montagna denominata StOTvandsfieìd , il 1° dicembre :843 , per istabilire un termometro a minimo al punto culminan- te , ed in un'altra spedizione , la quale ebbe luogo nel 17 aprile i844 > ad esaminare cotesto Irrmomelro ragguagliandolo ad Alien. Il più infimo grado del termometro al vertice del monte , durante l' inverno , è stato — 35°C , ed il minimo ad Altei^ ^ ?2° j differenza : 8° tra le due stazioni. XIX. Rapporto della commessione insiiluita per propagare le osservazioni magneliclie e meleo- ralogiclie ; del sig. G. Herscbel. — Passiamo ora a dare una estesa analisi di tal rapporto , il quale oOre ai fisici ed ai meteorologisti un interesse possente e vario. Ci lamentiamo solo di non aver- lo potuto fare che in seguilo di un estratto e non già mediante il rapporto stesso , il (|uale non è ancora pubblicuto in tutta la sua interezza. La disposizione delle materie è la stessa in questo lavoro che ne' precedenti rapporti della commessione , e noi la seguiremo man mano. Spedizione antartica. Il ritorno della spedizione , eh' ebbe luogo pochissimo tratto di tempo dopo la riunione dell'Associazione, nel i843, ha chiuso nel modo il più soddisfacente quesln parte del rapporto , sia che si consideri la grandezza e 1' interesse geografico delle sue scoperte , sia che prendasi in considerazione la immensa messe di osservazioni magnetiche e meteorologiche dalla medesima raccolte , la estension dell' oceano da essa attraversalo , e I' importanza infine che ì dati per lei forniti avranno nel compimento della esplorazione magnetica del globo ne' punti i più difficili. I risultamenli delle osservazioni magnetiche fatte durante il corso del secondo anno di ope- razioni di questa spedizione vedranno prossimamente la luce sotto la forma di una sesia serie di documenti relativi al magnetismo terrestre, dopo di essere stali messi in ordine dal colonnello Sabine. Durante periodo silTatto , i bastimenti partitisi da Habarton visitarono Sidney e la Nuova- Zelan- da , esplorarono una seconda volta la gran burriera di ghiaccio ai 78" sud che li aveva arrestati nel precedente anno e che ha di nuovo resistilo a tulli gli sforzi praticati a poterla penetrare o girarla per la estremità sua orientale. Abbandonando quindi cotesta barriera , ed avanzandosi pres- soché nella direzione del Co° parallelo di latitudine meridionale , la spedizione ha traversalo la intera larghezza dell' oceano pacifico per ridursi alle isole Falkland in cui le osservazioni di que- sta stagione si sono terminale. Quelle dell' anno ultimo , dovute alla spedizione stessa , non essen- do state ancora poste nelle mani del colonnello Sabine , questo dolio ha creduto doversi astenere di dar conoscenza della parte principale delle concliìusioni suggerite dai materiali cosi raccolti e discussi insino a che ei potesse appoggiarle mercè un colpo di occhio generale sul loro insieme. Vi ha lultavolta alcuni punii di un maggiore interesse che sono risultali dalla discussione de' due primi anni di osservazioni e che non si debbono passare iollo silenzio. aìz Io primo luogo , il colonDello Sabine considera siccome una cosa pressoché certa , che sai due bastimenti adoperati in qncstu spcdiiione e probabilmente ancora sopra tutti gli ordinari ba- stimenti che naTÌgano , non incontransi che piccolissime o vero nessune tracce di poluriljt mi- gnetica permanente ( sebbene vada la bisogna tutt' altrimenti sugli sleamers ed i bastimenti di fer- ro ), ma che il totale della polarità transitoria dal ferro acquistata mediante P aiion della terra in un determinalo momento o in una località data non sia già istnntancamentc distrutta e sostitui- ta da uno stalo novello raugnetico mercè un cangiamento di luogo geografico e di posizione an- golare , abbtnchè ciò succeda per la maggior parie di questa polarità. Un residuo di polarità sos- ti >te ancora , per quanto sembra , nel ferro del bastimento , ma dessa svanisce più lentamente ., di maniera che il vascello trasporta in tutti i punti novelli del suo corso qualche traccia o qual- che impronta del magnetismo terrestre de' luoghi da esso abbandonati. Questa considerazione , unita alla proposizione reciproca , cioè , che il magnetismo , il quale esige un certo tempo alla lua distribuzione , non debbasi né tampoco svilupparsi istantaneamente , penderebbe all' ultimo segno difficile il problema della deduzione di risultamenli rigorosi dalle osservazioni falle dinante la spedizione , se la parte della forza magnetica la quale persiste cosi net ferro min fosse eslrema- meote debole parsgonaU a quella la quale ubbidisce alle leggi del ferro dolce nella sua genera- zione e cella sua istantanea distruzione. Un'altra conclusione di un carattere generalissimo ed all' ultimo grado positiva è qttella che ha relazione alle forme delle linee magnetiche nello emisfero australe , soprattutto a quelle della declinazione. In seguilo dello assieme e della proiezione di tulle te osservazioni che concernonu cotesto elemento , il colonnello Sabine è stato condotto alla conchiusìone che il sistema delle ovali magnetiche nello emisfero australe è realmente doppio ed appieno analogo a quello il quale pre- domina nello emisfero boreale , di maniera che i due emisferi posseggono attualmente V uno rispetto all'altro un carattere reciproco o complementario , indicante una certa simmetria Della disposizione delle forze magnetiche o nell'azione delle loro cause. La situazione delle linee isogoite nell' oceanio pacifico all' epoca attuate , (al che la si deduce da queste osservazioni e paragonala co' documenti i piò certi che noi possedevamo sulla situazio- ne delle parti corrispondenti delle linee stesse , o ciò cl>e equivale alla cosa medesima , delle li- nee le quali tagliano continuamente molte fra esse ad angolo retto , raflerma pienamente ed ap- poggia un'altra proposizione generale, cioè ^ che l'andamento de' fenomeni magnetici in questa regione del globo è pero»nente , rapido ed in una ilirczionr. occidentale , vale a dire conforme , almeno per quanto insino ad ora se n' é poluto assicurare , alla legge generale delle altre parti del globo ^ rìsultamenlo magnifico e dominante il quale potrà venir considerato siccome prenden- i« un rango nella scienza del magnetismo terrestre cotanto eminente che la precessione degli equi- nozi in astronomia , sebbene rimanga tuttavia a rintracciarne le leggi , e malgrado forse di qual- che eccezioni locali apparenti che s' incontreranno negli sforzi da farsi per istabilire compiutamente la sua generalità. Progettando le linee di eguale intensità dedotte dalle osservazioni antartiche, il colonnello Sabine è stato condotto a confrontarle con quelle dedotte teoricamente mercè le interpretazioni numeri- che delle furinole del sig. Gauss. Queste lince dilTeriscono certamente in un modo considerevole , tanto sotto il rapporto della forma che sotto quello della situazioue probabile del centro del si- stema , delle ovali a cui esse appartengono e che circondano il polo magnetico sul continente di Soulh Victoria o in sua vicinanza. Le forme delle vere ovali sono molto più schiacciate di quel- le ralcoblc , ed il loro centro , in quanto almeno se ne può giudicare dall' aspetto loro genera- le , può differire relativamente alla siluazion locale del punto calcolalo di a5o a 3oo miglia. Sen- za menomare il gran merito pratico e la importanza di questa correzione , con tutte le consegucn- 233 ze che se ne potraa dedurre , non si può tuttavolta astenersi dal notare , prendendo in conside» razione la mancanza dei dati nella epoca in cui il sig. Gauss fece i suoi calcoli , con quale suc- cesso cotesla bella leorìca ha sostenuto il coofronlo coi fatti. Si rammenlcrù d'altronde che la differenza tra le posizioni vere e quelle calcolate pel polo magnetico dell' emisfero boreale visi- lato dal sig. Ross nel i83a , sì è inuaUata un poco al di là di 200 miglia. C Continuerà J. ( Institut. N" 578 p. lì ) L. ML Re. VARIETÀ'. Suìt uso lidia carne di Balena per cibo delle vacche nelle Isole Ferve , del B. Schroeter e Edin. New. Phil. lourn. Jouillel l844J- ^'elle vicinanze delle isole Ferve si pescano con le reti in sì gran numero di piccole Balene ( Delphinus melos ) che nel i845 ne furon prese , indipendentemente da qualche individui d' altre specie , 3i46. E la quantità d'olio esportata , estratla da questi cetacei fu di 87404 galloni, rappresentante un valore di 5665 lire sterline , non compresa una parte della carne , che fu salata per servir di pasto , ed una quantità di olio riserbata pel consumo degli abitanti di quelle isole. Nel decorso dell' ultimo inverno , uno esperimento è stato fatto col più compiuto successo , quello cioè d impiegare la carne di questi cetacei pel nutrimento delle vacche. In tutte le stagioni in- vernali una gran quantità di questi animali periscono per mancanza di foraggio , e 1' autore cal- cola che più di Coo vacche che sarebbero per tal cagione perite quest' anno , sono rimaste in vita adoperando questo novello spediente. A tal 6oe adunque si taglia la carne di Balena in sot- tili e lunghe strisce e si dissecca all' aria senza salarla. Ed allorché è ben disseccala si può per lo spazio di due anni conservare intutta. Per farne uso poi si taglia a piccoli pezzi e si fa legger- mente bollire togliendo via l' olio che se ne separa e galleggia alla superficie. Le vacche ven- gono quindi alimentate con questo cibo e col brodo , al quale sì aggiunge la metà od il terzo dell' ordinario foraggio. Questo pasto sembra convenirgli maravigliosamente j la quantità del latte aumenta ed esso non contrae alcun callivo sapore come neppur il fior dì latte , lo che avviene quando sì danno a mangiare alle vacche i pesci secchi come è uso in Islanda. Nelle isole Sethland o nelle orcadi sì pesca ancora una gran quantità di balene, ma la carne non potendovi essere uti- lizzata per gli abitanti i quali hanno a schifo farla lor pasto , si è proposto di servirsene per concime. Egli è evidente che assai più vantaggioso è apprestarla in sostentamento alle vacche ; eoa ciò potrebbesi aumentare il numero di questi animali e d' altronde accrescere la ricchezza del paese. Uu fallo maraviglioso ud osservarsi si è 1' arrendevolezza delle vacche domestiche ad assue- farsi ad ogni cambiamento di cibo. Nel setleotrionc si dà loro de' pesci secchi e della carne di balena \ nel mezzogiorno noi abbiamo lor visto mangiare le corteccic di cedrangole. Egli è vero però che non possiamo asserire che il latte in quest' ultimo caso fosse migliore , come pretende ti signor Schoeter , di quello delle isole Ferve sotto il traltameolo cetaceo. Cbimica. — Su i consliluenti inorganici de' vegetabili , per WiU e Fresenius ; Memoria Ulta alla locictà Chimica di Londra il 20 Maggio tS/f4 ( Philos. Magaz. dicem. i844 )• ~" Dop° *"■■ ricordalo che Teod. de Saussure è il pripig che ha indicalo ai naturalisti l' importanza degli tic- 3tì 234- memi inorgauici nella vegetazione , rendub evidente dalle sue analisi delle ceneri di diverse pian- te, gli autori indicano rapidamente quel che è stato fatto di poi. Le analisi delle ccneii di diver- ti legni (atte da Berthier , con la mira speciale di riconoscere le modificazioni che queste ceneri poirebbono arrecare nelle operazioni metallurgiche , hun provato , che la natura loro dipende in qualche guisa dalle proprietà del suolo. Di fatto , le ceneri degli alberi della stessa specie , ma die son cresciuti in terreni difforcnti , non presentano la stessa composizione ; d'altra banda , alberi di specie dilTerenti , cresciuti sullo stesso suolo , somministran ceneri la cui composizione i o identica o somigliante. Wiegmaun e Pollroff analizzando le ceneri delle piante venute su in suoli artificiatamente composti , ban mostrato che 1' accrescimento e lo sviluppo do' vegetabili son con- nessi COD la Datura degli elementi inorganici del terreno , e che , per esempio , i semi non pos- sono maturare se il suolo non contiene fosfati. Finalmente Lìebig ha fatto rilevare tutta l' impor- tanza , per la fisiologia vegetale e per l' agricoltura , di esatte analisi di ceneri de' vegetabili e delle loro diverse parti. Come le piante attingono indifTerentemente tulli i materiali solubili che trovan nel suolo , ma sembran parimenti fare scella di tali materiali , per assimilarli nelle diverse porzioni del loro or^ ganismo , ne risulla che le analisi delle ceneri debbono contenere una mescolanza di quelle Ira tali sostanze inorganiche che sono assimilale negli organi e di quelle che erano soltanto momen- taneamente introdotte nei loro tessuto mercè il succhio delle piante. ISondimcno , la natura sem- bra avere accumulolo nelle semenze de' vegetabili , come nelle uova e nel latte degli animali , tulle le sostanze necessarie allo sviluppo del nuovo essere , sino a che possa cercare il nutrimento suo al di fuori. Nelle semenze adunque si possono ricercare e si debbono incontrare , quasi che allo stalo di purezza i materiali del regno minerale che sono indispensabili ai vegetabili. Cosi , tutte le analisi finora eseguile della cenere de' cereali , delle leguminose , delle crucifere e delle conifere han mostralo principalmente consistere in fosfati alcalini e terrosi. Esse nou fanno effer- vescenza con gli acidi , e contengono Turiabile quanlil'a di silice e di solfati , ma non già cloru- ri. Le ceneri della quercia e di altri alberi fanno al contrario forte effervescenza con gli acidi e contengono molla quantià di carbonati alcalini ; ecc. Ciò mostra la neceessitk della piesenia de' fosfati per far maturare i semi de' cercali , e quella degli alcali non saturati da acidi minerali per la vegetazione degli alberi. Nel gran numero de' materiali solidi che sono stali trovati nelle ceneri de' vegetabili , è mollo difficile di dire quali son loro essenziali e quali potrebbono intieramente mancare. Spesso , in epoche diverse della loro crescenza , talune sostanze solide di diversa natura diventan necessarie al loro sviluppo. Nondimeno sì possono spesso riconoscere i materiali solidi diggià assimilati e quelli che , come i cloruri e i solfati alcalini , non si trovano nella pianta , se non attendendo una scomposizione che permetterà la loro futura assimilazione , separando la loro base, che sembra indispensabile , dal loro acido, il quale non entra neeessariaraente nella constituzione del vegetabile. Gli elementi di natura inorganica finora trovati nelle ceneri delle piante sono : Basi Acidi o corpi che ne fanno le veci. Potassa , Silice Soda , Acido fosforico Calce, solforico Magnesia , carbonico Ossido di manganese Cloro lodo Bromo Fluoro. 235 Taluni chimici hanno annunziato l' CMStenza delr alluuiina nelle semenze j ma sembra che questo base siasi confusa co' solfati terrosi , e I' assoluta insolubilitù di lutti i composti alluminosi che Irovansi nel snolo nnde poco prob:ibilc il suo assorbimento nelle piante , e la sua pres<'n7a nel prodotto dell' incenerinienlo. Si è anche detto che I' ossido di rame si è trovalo nelle ceneri d<' v'grtabili , speiialnicnle in quelle de' cereali. Ciò può succedere accidentalmente , o perchè il suolo conteneva f|iialcbe minerale di mme , o perchè , in molle contrade si ha l'uso di trattar i grani con una solusione d'un sale di questo metallo. Il iodo ed il bromo inconlransi nelle ceneri delle piante marine , e decsi anche a questa cir- costanza la scoperta del primo di questi corpi. Sol recentissimamente Will ha scoperto il fluoro nell'orzo cresciuto in isvizzera. La presenza della silice rende difRcilisaima la separazione delP aci- do fluorico. Il metodo adoperato consiste in fondere la cenere con im carbonaio alcaUno , a sa- turarla in una coppa di platino coli' acido cloroidrico , a scacciare 1' acido carbonico col calore , aggiungere dell' ammoniaca in eccesso , poi precipitar la soluzione feltrala col cloruro di calcio. Se è dimostralo che il fluoro trovasi nelle piante , si potrà facilmente comprendere la sua presen- ze ne' denti e nelle ossa degli animali , e non sarà mestieri di suppone che giunga nell' organismo coli' acqua che terrebbe i suoi sali in soluzione. La proporzione di queste diverse materie difTerisce mollo nelle ceneri vegetali , e se ne poi- sono formare Ire gruppi principali : 1°. Ceneri ricche di carbonaii terrosi ed alcalini. Legni , erbe , licheni , contenenlì sali ad •cidi organici. a°. Ceneri ricche di silice. Gambi delle graminacee , equiselacee , ecc : 3*. Ceneri ricche di fosfati terrosi ed alcalini. Semi in generale. Vi tono talune piante difficili ad entrare in questa classificazione : così il vischio ( viscum ut- bum) contiene simultaneamente molto dì carbonati e di fosfati j il miglio , 1' avena , 1' orzo con- tengono mollo di silice e di fosfati , ecc. ma le tre classi surriferite possono bastare nello sialo delle nostre conoscenze. Liebig ha provato che le basi potevansi sostituire le une alle altre. Cosi non potrebbonsi , per es. , dvidere i vegetabili iu piante a calce , piante a potassa o a silice. Infatto il tabacco , comunemente considerato come pianta a calce , contiene molta potassa , se cresce in un terreno che abbonda di questa base. Gli autori presentano inseguito un modo compiuto di analisi delle ceneri vegetali. Entrano lu numerosi particolari su la preparazione delle ceneri che debbonsi ottenere da piante o parti di piante ben seccate , fortemente riscaldale , o sopra lamina di ferro o io un crogiuolo , se tratlasi di semenze o di frulla. In questo caso sì facilita la combustione del carbone aggiungendo verso la fine un poco di acido nitrico. Bisogna riscaldare fino a che la cenere sia bianca e sìa brucialo tutto il carbone ; ma bisogna evitare di giunger 6no alla fusione de' fosfati e de' sali alcalini \ a fino alla scomposizione de' solfali , mercè il carbone , in gas solfìdo idrico. Si esamina a quale de' Ire gruppi appartiene la cenere ottenuta. Sì scioglie nell' acido cloroi- drico per separarne la silice: se è colorala dal carbone , se ne separa questo coli' ebollizione in acqua saturata di potassa che scioglie la silice gelatinosa. Il rimanente della silice olliensi coi- r evaporazione a secchezza della soluzione cloroìdrica , secondo il metodo ordinario. La soluzione si distribuisce in Ire porzioni in tre bicchieri graduati , il primo serve a riconoscere le terre al- caline ed il perossido di ferro coli' ammoniaca , coli' acetato a questa base e coli' acido acetico ; la seconda per separare gli alcali con la barile che precipita il ferro , la calce , e gli acidi solfo- rico e fosforico. Il bromo , il iodo , il cloro si ricercano a parte co' sali dì argento , e I' acido tarbonico si valuta dalla perdila in peso della cenere trattata con un acido. 336 Gli Autori han fallo con gran diligenza 1' analisi dì dicci specie di tabacco , mandate a Lie- big dalla manifattura imperiale di Virnna , de' semi e della paqlia di grano e di segala , de' semi di piscili , del legno di pero , del vischio , di diversi licheni , ecc. Pel tabacco han trovato che le piante cresciute nel medesimo suolo soniminislravan ceneri la cui composizione era similissi- ma. In tutte , la quantitii d' ossigeno , nppresentata dalle loro basi , era quasi identica. Cos) i tabacchi cresciuti a Debreczyn linn dato molto più potassa , ma meno calce e magnesia di quelli provenienti da Bannat o da Fiinf-Kirchen in ragion per la potassa di 23 per 300 a i4 e a 6 , e per la calce e la magnesia di 38 a 4' P^r cento. Queste differenze dipendono CTidenlcmcnte dalla quantità variabile delle diverse basi contenute nel suolo , e tendono a dimostrare la legge di sostituzione delle basi , le une alle altre , stabilita da Liebig. Egli è d' altronde difficile di trovare sperimentalmente una proporzione d' ossigeno unita alle basi che sia perfettamente la stessa j ciò dipende dalle modificazioni che sofTron queste basi durante 1' ignizione de' vegetali. Sopra dieci sa<">i di tabacco esaminati , 1' ossigeno , rappresentato dalle basi che vi sodo state trovate, ha va- riato da 16 a 3 1. Noi trascriveremo qui 1' analisi di alcune semenze e del melo con quello del visco che cre- sceva su i suoi rami. Potassa Soda .... Calce .... Magnesia . . . Perossido di ferro Fosfato di ferro . Acido fosforico . Cloruro di sodio. — — di potassio. Acido solforico . Silice .... 35,84 3,09 i3,34 o,3i 49,2' 21,87 '5,75 ',95 9,60 1,36 49,32 0,1; Segala semi I paglia 02,76 4,45 2,92 io,i3 0,82 47,29 1,46 '7, '9 9,06 2,4' 1,36 3,82 0,57 0,26 o,83 64,60 PlSEllI 39,59 3,98 5,9' 6,43 i,o5 S4,5o 3,71 4-9' '9,24 0,45 63, 60 7,46 2,4' 4,. 5 0,45 0,93 i,3i 40,71 22,37 1 r,o6 2,11 19,09 ','7 1,61 1,87 Fivi 32,71 12,75 4,72 6,i3 0,66 35,33 3,32 2,28 -,48 Fagioli 5 1,36 6,07 12, o3 28,53 0,10 1,36 i,o3 Ossigeno dello basi unite all'acido toifoiico. . ,92 12,33 ,97 ,18 12,69 '4!73 237 Si scorge che l' elemcnlo principale delle ceneri de' semi consiste ne' fosfati a basi alcaline. Gli Autori han rccenlemenle avuto 1' opportunità d' osservare che 1' acido fosforico non è combi- nato in tuli' i semi col medesimo numero di atomi di basi e forma de' fosfati tribasici, ne' cerea- li , nel lino , ecc. Queste relazioni si rinvengono quale che sìa la località in cui i semi ban ger- moglialo. Queste diflvrenzc facilmente si riconoscono da che la soluzione delle ceneri che con- tengon fosfati tribasici precipita in giallo il nitrato d' argento ; mentre quella che contiene fosfati bibasici lo precipita in bianco. Probabilmente dalla preponderanza dell' elemento alcalino sull' aci- do fosforico al quale è unito , i prodotti azotati delle leguminose ripetono la loro solubilità nel- l'acqua , mentre che il glutine de' cereali vi è insolubile. Tra le semenze ì piselli son quelli le cui ceneri contengono più acido solforico. È probabile che ciò provenga dalla minor quantità d' acido fosforico che contengono , e che fa che le basi ritengano sotto forma d'acido solforico durante l'incenerimento , lo zolfo che può trovarsi Ira i prodotti azotati. lu fatto è una delle idee che hanno gli Autori sulla presenza dell' acido solforico nelle ceneri de' vegetali ; eglino l' attribuiscono alla combustione dello zolfo e non pensano che, nel maggior numero de' casi , si trovasse bello e formato nella pianta , come neppure 1' acido carbonico , che è evidentemente il prodotto della distruzione prodolla dal fuoco degli elementi inorganici. Allorché si espongono all' aria le ceneri vegetali contenenti fosfati tribasici , esse assor- bono l'acido carbonico dell'aria , e gli Autori altribuìscono a questa cagione l'esistenza di que- sl' acido menzionala da Eoussinguuit nelle fave e nelle caslagne. Si è potuto vedere , paragonando I' analisi del legno del melo a quella del visco cresciuto su i suoi rami , la dilTerenza che presentano nelle proporzioni di potassa e di acido fosforico. D< vero, il primo contiene 19 per cento di potassa e 4 per cento d'acido fosforico , mentre il vi- sco dà il doppio di potassa e cinque volle più di acido fosforico. Sembrerebbe dunque che il vi- bco esercita sull' albero le stesse (unzioni del frutto , per quel che almeno riguarda gli elementi inorganici , e che separa i fosfati dal succhio. È questa cTidentcmeule la cagione del male che fa agli alberi che attacca, e sarà curioso vedere se le altre piante parasite, che si sa esser nocive, presenteranno fatti analoghi a questo. — Allri pariicolari sul RtrrESlo. 1°. Il rutenio è trasformato dal nitro in acido rulenico, il quale è perfettamente solubile nell' acqua. 1°. Il color rosso porpora dell' ossido impuro del resìduo del platino dipende dalla presenza dell' ossido di rutenio. 3". li rodio ed il rutenio son facilmente pre- cipitati dal borace , e 1' iridio soltanto sotto talune condizioni. 4°- H rodio calcinato col nitro è pochissimo solubile negli acidi, 5°. Il cloruro sodico-rutenico è solubilissimo nell' alcoole. Il metallo è in forma polverosa , grigio-nericcio , poco splendente, quundo è precipitato dal cloruro , ma d' una lucentezza metullìca e grigio-bianco quando è ricavalo dall' ossido Ru> 0' ripri- stinato : è probabilmente pochissimo fusibile. È molto più leggiero dell' iridio , e o,S38 gram. di metallo assorbono , dopo due ore di calcinazione 0,1 53 gram. d'ossigeno trasformaodusi io un os- sido nero che il calor-bianco non riprisiioa , ma che al semplice calor rosso è ripristinato dal-t r idrogeno. Fuso col solfato di potassa , non sì scioglie ; ma col nitro forma una massa verde-ne- rognola che si scioglie in un ruicnìato dì potassa giallo-arancio , che ha un debole odore , ma par- ticolare. Gli acidi ne precipitano 1' ossido nero di rutenio. La potassa caustica scioglie il metallo al calor rosso cosi facilmente come il nitro. Il gas solfido idrico precipita il metallo sotto forma d'un solfuro nero , mentre che il suo clo- ruro pass» allo stato di sotto-cloruro azzurro , che il gas solfido idrico non iscompone se non dif- Bcilmentc. Un cilindro di zinco posto nella soluzione arancia del cloruro, in poco tempo si colo- ra anche in aizurro r, ma la soluzione si scolora in seguilo con precipitazione , ma ood compiuta 338 (li rulcniii. Gli alcali ed il borace precipitino il cloruro in nero o in ossida che rilirne diU' al- cali. Il oiano-fcrroruro di potassio in sulle prime non intorbida il liquore , ma poi lo colora in verde di cromo. Il cianuro di mercurio vi produce un precipitato azzurro -nero ed il liquore resta colorito in azzurro. Finalmente un de' rengcnti più certi pel rutenio è il nitrato d' argento , che precipita il cloniro del primo metallo in nero , che è una mescolanza di cloruro d' argento e di ossido di rutenio. In talune condizioni il metallo forma de' cloruri che presentano tutte le grada- zioni dell' iride , e che richiedono imo studio particolare. Tra gli altri otiiensi Ru* CI* riscaldan- do la polvere del metallo ripristinato nell' acqua-regia , ed un cloruro volatile giallo riscaldando al rosso nascente il rutenio nel cloro , ec. L' analisi di alcuni sali , e tra gli altri dei cloruri , ha maggiormente fatto apparire la dìfle- rCDza che passa tra il nuovo metallo e 1' iridio , e specialmente quella col Rodio con cui si è con- futo. Cosi : 1 •• Il rutenio fuso col nitro si scioglie perfettamente nell' acqua , che colora in gial- lo-arancio , ed avviene lo stesso quando si fonde con la potassa -, il rodio dà nelle medesime cir- costanze un ossido verde-bruno insolubile nell' acqua e negli acidi. 2°. Il rutenio non si scioglie calcinato col solfato acido di potassa. 5°. Il cloruro di rutenio è giuUo-arancio , e trattato con gli alcali somministra un ossido idrato nero. Il cloruro di rodio puro è di color rosa, e con gli alcali somministra un ossido giallo-chiaro. 4°- L' idrogeno solforato , fatto passare attraverso di soluzio- ne di cloruro di rutenio , lo converte con precipitazione di solfuro di rutenio io un sotto cloru- ro bruno-carico ; il cloruro di rodio al contrario è in parte scomposto , ed in parte rimane nel suo slato naturale colorato in rosa nel liquore. 5°. La soluzione del cloruro neutro di rutenio si scompone facilissimamente , specialmente a caldo , ed in conseguenza della formazione d'un com- posto basico , diventa nero ed opaco. Il cloruro di rodio è perfettamente slabile. Terminando, 1' Autore indica un metodo col quale si può , con un saggio semplicissimo , as- sicurarsi delle proprietà del rutenio. A tale oggetto sì prendono alcuni milligrammi del metallo , o di una delle sue combinazioni , e si fondono con grand' eccesso di nitro io un cucchiaio dì pla- tino , e si espone ad un forte calore fino a che la massa non più si gonfia , ed è in fusione tran- quilla. Si fa allora raffreddare , e sì scioglie in poca acqua stillata. Alcune gocce di acido nitrico versate in questa soluzione arancia producono un precipitato voluminoso e nero d' ossido di rute- nio e dì potassa , e se si tratta il liquore col suo precipitalo con acido cloro-idrico , e sì riscal- da in coppa dì porcellana , 1' ossido si scioglie , e concentrato acquista un bel colore giallo-aran- cio. Se io questo stato si fa attraversare la soluzione con correnti di H.S , fino a che diventa ne- ro , e si feltra , cola un liquore d' un azzurro magnifico. (Instimi , n" 5gg, i8/^J. G. Goaribi. (S) © c3> ® Fasi blu i Lina I oc e INA- co co ^^ NS (i r« u ii( IO IO IO li. — _ ^ _ _ _ _ _ — c--3Co^S2t ' « _ 3 " 1 = i ; 1 o 1j i H ce r< P >• r — ! ICI IO ©©oooc;o^tóc>-4C5oeoco»*»oco "-J o IO "■-a OC io -^ to ►- o e» ^ O' *--• co co *> c^ ci ci co Io Io Io Io Io IO 10 IO jO IO jO JO IO JO IO ji co j-; ii 10 JO^ 0-. © "-1 00 bo e; **• lo **. © h' '— lo o © lo '— © © © © lo w © b' b; © b > lo © "-4 | r io _E^ cTi oiói S ùl CO et S W CO IO tO Io Io IO io Io IO iÓ IO IO IO IO IO IO CO *. J* :o CO^ 00 © o © © obobo ©'<© ©"it"-'i^ ©"--J Oibriìoci '*«• co ©lo od obs io © © wi © ?■' - 0< O— ■«©©tO-'-J^© — 00^00-J0000'JO00-4C<'''X©_©©^ OS W C5 © b; ÓO ÒO oc ÒO © ÒO io Òe W C5 © «O Òt r* ^ bi © — © 00 bi e -- co w' CI o ^ »* e: ^ co e •^ © 00 ^ O' © -^ •-- co © cr. C'i C'1 ■-» *i> e © © © — - i* I- -' T. © X _ e lo IO lo b". © © lo '© lo © bc '© '© 00 lo © *» oo lo "e 'te- bo 'ù. b- s io x x ite- •^ ^ ìi^ O © •■>■ Cn C'< <> CT' •«• IO — LO it> IO te- IO IO Iw IO © © IO io © IO te. _*- e _ bc óo 00 lo lì»- bo ©'©*-©*- b» © bc bc bo © bo bc bc i(»- © bc © te- © 'e .-- te- io ' ' Si I B Ci IO 00 cococococococowococococococococococococooocococococococococcco *» -4 »*> w< 4)1 *» © -4 © oc © © 00 co te- co ©»»*•©©©© -J Oi 01 ite. © te- co -2 OTO^Cnib- CnbSCrTCOiteCOC0te-it>->'Cl9 COCOO'i te-co ite.O.^ CO©CO&0«aCn© — ©*»»».|0*B.©»-©bS0TC;i00t0t0©©te-I0C.i00-JOo I I ì I I 1 I I I I I I I I I I I I I I I I I 1 1 I I I I I I I II I I I © o © © © e e o © e © © © e © © © © — © © © © © © © — o © © s O © © © © lo e © © © e © © © '© © --. C5 i». e; — bi lo ta Q i» 'ia. V-. >-> %^ >-- '^ ©©©©O©© — ©©' e©©©©ao©te-oo _ _ _ _. _ — '©©©©©©"-©te-© — Cot0©©te-te-0©©© ©©©©O©© — ©©©©©C'©©00OT— ©hSte-IOCOO — ^JO-sS© _ . _ -_^_e_-j_g^_e_^_;^.^-o_::lJ^_C' 3C IO — — ^1 1.1 — ■ ;; ~ — I-. V3 _-,,_< 'X r- Z '-/■. 'X V2 J-^' !5 '^ ^ K^ '-'' ''>^ ^ -^ 2 ^ tX -"^ ? V. "X '.i^ -r. ,„ „ ry-j o e /?: OgOCOOOOOO"^^CCZ3cO«'p:C^O^OCg^COOo I 3 3 3 l = - C < 3 C 3 e e C 3 C C ^ f f fi9 .< .< <: e fi» < •" '■" ^ "^ Si ? 2 r* cr5 D C c re •1 D 3 C re 3 C D re S c 3 C n re -< b a n 3 e C c rs < •< e C -3 -1 < °? < e < < ■< D < fil 1 ■< e •< re US 1 n 2 o (/) n — ? 1 3 :: -1 3 — 3 fZ o r a 3 C < r: ri e C 3 n •< o6' T ■< ti cri' < C < < -) re S O 3 3 ■« £ 2 £ -: e < 3 ~ e 3 •< e ' s 3 = = = A 3 2 - ; = c = :, c _ '•- : :*:':'§<£©: 3 -e s C • © a- re_ e" C J 5, (^ ^ m Fasi della Lina Ci o ggSgSSg^SSES2g5S:5SS;S:«t3::o*oo^ IO IO te 00 e- %.\^"to'|^COh-COC>OtOC<;WWtOW'-J>-'tOw'QOH*bol*W 00 w "Vo'kS I— ts co > w o s p) H ?! o e o COOtoÒoÓoÓoì^i— •tnC*5Owl0WÌ0t*O*^OC5t0t»S«0Ml0©O©O I 3 '■ ■^OOOOOOOOOOOOOOOOOO-JOOOOQO-IM^;^;^! Ol'to'lO CtS bS O 1»» t« hs'oo ©©©''<*• Oo'-a"*» io OCCiiia-wd»©-!^?©!*!*' I OCJ— ^tOIOtOOJOilOWi)^WlOWtSWW*S'(0^}0 Vi ©'"-l 'ti Io '^ ©ìcócótc^om w © Vi o w Io cn yi co oc c£ © co <£> 'm io w © Vi H- i > s r * 5 -^ O • a* I T^^?T!H^r^^T^?'^^oT^^^OtO totOtOIObS^''— tO"^ — ►-'^•-^i-'"* 3S — o li © io © IO to IO io © *» IO _*=• IO IO *> ** *»i»i» Pi» ««i^yi» «5, a)lo00O**^t0*»©OO<^òc'i».©C»ÌUÓ0C»*s>i^00©i^t0GC©05» 1-^ fc«fc -^ ^- »- t.1. ^* IO ■— l»J^ -^ ^" lo ^" ^* t^ IO IO IO IO ^-* ^- -^ ^^ "^ *~ "" "* ^ ^^ >j ©ccooccoccoc©3coc © 5C 00 © © tojo >- ©;-i oo.'-'.-Jp 5» *^;^_-Jj 'io "io u. io oc © '(X V ce © © o: a: V. oc "rfi» oc © "*i» © oc © '*» io © #:> to © io "to r. p 05 5)3ò— ■M^oò^ooo-j^*»cn'-^>-'i^ — — ioo>-tocoif»-^-«DOeoo-i^ ia.IOift.Cl'OJlOlOCOiJa.O'*» Oi — — W-'OJ*»— 'OJ IOC£iq;iWif»lÒ I I I I I I Milli Il li II I 1 I I I II i I II I I I I II I I I I I ©©©©©©©©© ©©ppp ©©©©Oh*©© ^ ^ _ w w w '©'©'©'©'©©©© O O ©©©©©©©© — *»© O ^c-©©~ = ©© — — Oo*»©©0©C«Oio©©tnc/.C/^c/.§2^'WZ§ggg2c/=|:^^ZM^2!§§o|c^c«^ « £ e.- I gocg^^c^|^^cS^20ooSoS|Swo§^.rSg > F Crt-, * < -1 -. e 5 n ■ 3 ~ e . o ■ o • ^ W -< te 3 * B e 1> = a < ■= = = ■, 2 " _ t' « " S < 3 -n e • e • :* 5 r^ g < 3 3 w» n 2 ^ ^ w> = ''S'SonQC~>o3-cp"3 0=1 cr D s V. f- T0 ce — • — — ; 3-'Tr'^33Br' C'--o-CCCO ^03c;B^^ feccsi inscrivere Ira i ferrai di Liegi : questo mestiere era colà il mestiere sovra- no. Lovanio , Gand , Yprcs tessevano drappi per la Francia e por il INord : Di- nant ora celebro per causa de' suoi battitori di rame. I mestieri conservavano il nobile sentimento di una patria. Dinant e Liegi osarono sfidare la feroce potenza del Temerario : la Mosa confuso nelle sue on- de rosse di sangue i cadaveri di quo' nobili artefici e gli stromenti delle laro arti. II commercio collegavasi bene con queste associazioni , e lungi dal soffrirne, altamente prosperava ; perchè , come sottilmente osserva il Sismondi , non anco- ra era obbligalo a percorrere quo' canali artifiziali , in cui lo moderne teoriche lo rinserrano. Amalfi rivelava la prima i misteri della bussola , e quello leggi maritlime che le nazioni più civili venerano tuttora ed hanno in parie adottale. Venezia , Genova , Pisa imperavano nel Mediterraneo e noli' Adriatico : le loro navi provvedevano ciò che mancava alla Palestina ; andavano noli' Arabia , nelle Indie : le spedizioni marittimo richiedevano a quella stagione sommo coraggio ed abilità commerciale. I Pisani disputarono l' impero de' mari a' Veneziani ed agli Amalfitani , che ne eran dispotici : le ricchezze acquistato dal commercio e dalle arti rifluirono sulle campagne vicine : il delta dell' Arno fu trasformato in giar- dini : il porto Pisano fu aperto alle galee. I superbi castellani , le cui rocche in- tristivano le colline da Val di Nievole insino alle rive dell' Ombrono , chiedevano per favore il dritto di cittadinanza a Pisa , e la protezione della repubblica. La regina dell" Adriatico e Genova ebbero fin dal secolo XIII lo loro magnifiche dar- 24.5 sene e floridi arsenali , che inspiravano a Dante immagini potentissime. Il doge Moccnigo , accolli i primarii cittadini intorno al suo letto di morte , volgeva loro queste memorande parole : i Voi sapete che noi mandiamo dieci milioni di mer- ^ ci per lutto il mondo ; 3ooo navi servite da 17,000 marinai , e 3oo più gros- » se da 8000 ; 4-2 galere tra grosse e sottili con 11,000 marinai : sono 16,000 j> i nostri falegnami » ; e questa potenza andò sempre aumentando (6). Tutti i fiumi interni , 1' Adige , la Brenta , Y Ogiio , il Mincio , 1' Adda , il Tevere , 1' Arno , il Po cran le vene , per cui tante ricchezze circolavano in tutta Italia. Ardili navigatori spargevano le manifatture italiane por tutto il mondo ; e qui giova ricordare che il lavoro non era a que dì punto libero , ma soggetto a quelle dure condizioni che ora tanto si maledicono. I soli Italiani sapevano costruire e guidare una marina , provvedere 1' Euro- pa di navigatori e di ammiragli , e finire col darle un Colombo , un Americo , un Cabotto , un Vorazzani , quegli uomini eccelsi , per cui tanto si e avvantag- giata la civiltà moderna , e il mondo e divenuto si grande. Or a chi ci dimanderà superbamente come potevano allora fiorire il commer- cio e le arti senza gli ammirabili progressi dell' odierna civiltà , noi modestamen- te risponderemo , che la ignoranza era a quei tempi nella molliludine j ma ba- stavano pochi matematici e geografi per guidarla ; che vi era un prepotente com- penso neir ardire , nella generosa fortezza che allor prevaleva. La Spagna ed il l'ortogallo furono gli eredi di queste virtù italiane : ma , ove sono ora i Cortez, i Pizzarri , i Gama ? ' Che se vuoisi por mente alla dignità di un arleGce eziandio ne' secoli che seguirono , le inimitabili memorie del Cellini ce ne porgeranno innumerabili pruo- Tc. Quel fiero Benvenuto era cosi superbo dell' arte sua , che dimesticamenle con- versando co' Pontefici ed i sovrani d' Italia , credeva doversi alla sua eccellenza neir arte le carezze che gli si facevano. E non era punto intimidito dall' ira di Francesco I , ne da quella più temuta dalla innamorata del Re , la bella Duches- sa di Estampcs. Ed è cosa da stupire il considerare la fratellanza che le arti , le quali ora si appellano belle , avevano con le arti minori. II Cellini ci ha lasciato il ricordo della compagnevole dimestichezza , con cui fra le liete brigate di artigiani godean sollazzarsi Giulio Romano , Pierin del Va- go ed i più valenti scultori del suo tempo. Le arti erano allora sorelle , ne vi aveva tra esse quella distinzione aristocratica che oggid'i umilia col nome di me- stieri quelle più utili alla vita. Il divino Buonarroti era 1' amico di Cellini : que- sti incontra nelle strade di Venezia quel meraviglioso Tiziano ed il Sansovino , valente scultore , e questi due virtuosi , scrive Benvenuto , mi fecero molle ca- rezze. Il giorno dopo si avviene iu Lorenzo de' Medici , il quale subito lo pren- de per la mano con la maggiore accoglienza che si possa vedere al mondo. E mirabile il considerare in quanti valenti artefici egli si abbattesse nelle sue ca- ii6 pricciose peregrinazioni d'Italia, lavoratori in avorio, inlagliatori di legno ^ va- lorosi orefici (7). Tutti questi coltivavano con amore la musica , erano abilissimi suonatori di flauto e di piiTcro : la loro pretesa schiavitù aveva di vero dolci compensi. Un semplice orefice , Baccio Bandinelli , fu creato cavaliere da Clemente VII e da Carlo V , e questo incoraggiamento ne fece un insigne scultore , il quale forse più di ogni altro del suo tempo si accostò al Buonarroti. Annibale Capac- ci , prima di diventare un insigne pittore fece il suo tirocinio nella bottega di un sarto, e quindi di un orefice : Francesco Albano in un setificio : Andrea del Sarto , ed il Tintoretto conservarono il nome della loro primiera professione. E che diremo dello stesso Benvenuto , il quale comincia la sua celebrità dal lavo- rare un fermaglio , e finisce col gettare in bronzo il Perseo ? E perchè non si creda che questi esempli sono rari , e che gli andiamo a slento razzolando in an- tiche memorie , invocheremo in chiarissima testimonianza tutte le scritture di quei tempi , e spezialmente il Vasari. Il possente incantatore di Abbolsford , che nei suoi immortali racconti fe- delmente fa rivivere gli antichi costumi , ci presenta anch' egli la vita degli ar- tigiani in Francia , in Inghilterra , in Germania. Un poco turbolenti , un poco rissosi , se nondimeno veniva la guerra alle porte della città , via giù gli stro- menti d' ogni arte , tiravan fuori la loro buona daga , la lor lunga lancia dal luogo polveroso , ove la pace le abbandonava , e correvano animosi contro l' ini- mico.'I capi delle manifatture vestivano l'abito divelluto con le catenelle d'oro avvolte al collo , emblema di nobiltà, ed erano sempre pronti a difenderne l'ono- re e le sostanze. Dalle quali cose egli e manifesto che il tempo del lavoro che ora dicesi schia- vo , non era povero di onore , né di gloria. Nò vi sia chi e' imputi di volger superbamente le spalle all' avvenire , e di andare vilmente incontro al passato , se ci facciamo arditi dall' assolvere le anti- che istituzioni del lavoro da una parte almanco delle accuse che loro vcngon fatte. Innanzi tratto non possiam consentire di ridere tutta la sapienza del passa- to , e vilipenderla come stoltezza. L' arie di governare ò più vecchia di quel che si reputa , ne possiam cancellare i documenti che ci fornisco la storia : interro- ghiamoli con franco animo , e vedremo che la grande quistione del lavoro , ora riprodotta , e non per anco risoluta , non era isfuggita alla politica de' secoli che i.i piace a chiamar rozzi. E prendendo le mosse dall' Ilalia , questa tanto maledetta schiavitù del lavo- ro non le rap'i la gloria di essere la prima invenlrice di quasi tutte le arti ; che anzi le istituzioni , di cui di sopra abbiam fatto un cenno , furono la sorgente iricslimabilo della gloria , della polen/a . ora incomprensibile . delle città italiane de' secoli di mezzo. ai7 I corpi do' mestieri componevano la principal forza guerriera delle cillà ita- liane : le campane suonale a stormo li Irovavan pronti alia guerra. Guicciardini ricorda quelle fiere parole di Piero Capponi a Carlo Vili di Francia , il quale con superbe minacce accompagnava i patti immoderali clic imponeva a Firenze : « Poi- j che si domandano cose si disoneste , voi sonerete le vostre trombe , e noi so- » nercmo le nostre campane (8) j. Neil' età di mezzo gli artigiani accorrevano di preferenza nelle città libere , dove si univano in corporazioni , affin di protegger se slessi , cercare nell' asso- ciazione una forza valevole a resistere alle violenze , e mettersi religiosamente sot- to r invocazione della Vergine e dei Santi. Istituzioni che si collcgano ad un pen- siero cristiano , hanno in se una forza conservatrice , la quale ha per lungo tem- po ottenuto il trionfo su' vizii che vi si erano confederati , e la lor lunga durala ne è stala bene una pruova. Quando 1' Italia perde miseramenle la sua gloria , la sua potenza , le arti ed il commercio rifluirono nel resto dell' Europa. S. Luigi in Francia conobbe la necessità di leggi sul lavoro. La classificazione dell' industria in cencinquanta prò fessioni annoverale nel Livre des méliera ebbe , come primamente in Italia uno scopo politico. Le borghesie composte degli artigiani delle città formavano una milizia , se non temuta e formidabile , numerosa almeno e ordinala , co suoi capi , i suoi sindaci , giurati e bandiere. Ma S. Luigi non perde di vista la protezione del lavoro : stabili alcune corporazioni e confraternite , nelle qual attribuì agli operai più antichi o meglio istruiti , una inspezionc sui più giova ni , e su quelli eh' eran novizii nell' arte. Egli volle che per ammaestrarsi quest ultimi fossero tenuti per più anni sotto gli occhi degli artefici più esperti , e des •ero pruove di capacità prima di essere ammessi ad esercitare una professione Le comunità di operai , osserva finamente il Blanqui , divennero allora altretlan te scuole pubbliche , aperte a tulli gli uomini laboriosi ; e però stimiamo che molli si rimarranno dal vituperarle. I successori di S. Luigi infievolirono i vantaggi di queste istituzioni , sotto- ponendole a nuove tasse inventate dalla fiscalità. Errico IH dichiarava che il per- messo di lavorare era un dritto demaniale e regio , il quale dovevasi comperare a denaro contante. Gli ordinamenti emanali da Colbert moderarono in parte que- sti abusi ; contultocciò le arli nella sola città di Parigi soffrivano un' annua tassa di circa un milione di lire. La rivoluzione francese ridusse al niente tulli questi statuti, e financo quel- le deboli dighe che Turgot aveva imposte alla libertà illimilata. L' Assemblea Co- •lituente per modo si lasciò trasportare dall' antipatia per tulle le antiche insti- tuzioni , che proscrisse il principio stesso di una volontaria associazione. Una sua legge proibì a' cittadini di uno stesso slato , e d' una slessa professione , agi' in- traprenditori , a quelli che avevano una bollcgha aperta , agli operai , ai com- s48 pngni di qualsivoglia arte , di trovarsi insieme , di nomln.irsi pi'ésldcrili , segrc- tarii , sindaci ; di tener registri , far deliberazioni e statuti su' loro interessi co- munì. Per tal guisa l'Assemblea Costituente reagiva iil maniera da negare che gli uomini , i quali danno opera ad una slessa professione , aver possano interessi comuni. Ne tempi funesti del terrore I' eccellenza ancora nelle arti fu punita co- me un delitto ed espiata sul palco : il candido Turgot preveder non poteva que- sto sanguinoso comcnto alle sue liberali dottrine. Nondimeno , quando Napoleone , salito sul trono di Francia, volle concedere una potente protezione alle manifatture francesi , le sue prime cure si volsero a Lione , città eminentemente manifattrice. Con la legge del 28 marzo 1806 vi fu stabilito un consiglio di Prudhommes (9) , composto di nove membri , cinque de' quali negozianti fabbricanti , e quattro capi di officine. I capi di officine aver dovevano sei anni di esercizio dell' arte loro. Le attribuzioni de' Prudhommes con- sistevano nella condliazione sino alla somma di 60 franchi , e nel giudizio dolio controversie Ira i fabbricanli , operai , capi di officine , compa(jni ed allievi ; T\c\ proteggere fa proprietà de' disegni ; nel mantenere 1' osservanza de' nuovi sta- tati. Eran questi diretti a stabilire le relazioni tra' negozianti manifatturieri , i capi di oQjcine e gli operai. Ogni mercante fabbricante, ogni capo di officina, ogni operaio , citato innanzi al consiglio de' Prudhommes o Esperti , era tenuto di presentarsi : le loro decisioni erano esecutive fra le 24 ore , salvo 1' appello innanzi al Tribunale di commercio. Era questo già un principio retrogrado dalla illimitata libertà del lavoro , che Napoleone , sV corrivo al disordine , avrebbe reso fecondo j se avesse potuto fermarsi agli studii di pace. Nella quale opinione cr confermerà 1' osservare con quanto amore quel Grande piacevasi disotterrare dalle rovine della rivoluzione quella parte di antichi ordinamenti che stimava utili , e modificarli in modo che convenissero alla civiltà presente. L' industria in Inghilterra è tuttavia regolata dal sistema delle giurande e deHe corporazioni : Io statuto del quinto anno della Regina Elisabetta , detto comune- mente lo Statuto degli allievi j non si h mai rivbcato. E nondimeno nessuno po- trà disdire V immenso progresso delle manifatture inglesi. Egli è vero tuttavolta che lo statuto ha vigore nelle sole città di mei'cato del tempo di Elisabetta , e per i mestieri allora conosciuti e incorpm'ali ; ma le corporazioni esistenti sono or più che mai rispettate. Gli uomini insigni dell'Inghilterra non isdcgnano farne parte : la corporazione de' Sarti si onora di contare fra i suoi membri il Duca di Wellington , e lo stesso Principe Alberto (io). Nella Spagna da molti secoli vi erano delle associazioni sotto la protezione del Governo , che si chiamavano Grcmios , nelle quali gli artigiani si ascriveva- no. Quattro erano le principali , quelle dei lavori di lana d' ogni specie , dei la" vori di legname , dei lavori di ferro , dei lavori di seta. Anticamente tutti gli ar- 249 tigiani ascritli a queste associazioni potevano esercitare il loro mestiere , pagan- do una piccola sovvenzione , la quale dava loro il dritto a molli largii! soccorsi. Le associazioni , dianzi obbligatorie , sono dopo le nuove leggi volontarie. Ma , salvo r abolizione degli antichi privilegi , le società esistono , posseggono grandi capitali , e sovente soa venute in aiuto del Governo con l' imprestilo di conside- revoli somme. IL Antico dettato ù che la fuga di un errore ne guida sovente in un altro. Que- ste parole saranno per avventura aspro a' sostenitori della illimitala libertà del la- voro ; ma noi partecipiamo alla grande antipatia di Erasmo per la libertà sedizio- sa (il). Le più belle teoriche non hanno il proprio valore , che nella loro ap- plicazione ; ed è nostro dritto d' inslituir questo esame. E in prima si è affermato che il principio , il quale aveva presieduto alle antiche giurando , fu solo un principio politico ; che nel medio evo , allorché vennero fondate , gli artigiani ricorsero all' associazione comune , come ad uno scudo , affin di resistere alla feudalità allora potentissima : contro il privilegio feudale ond' era oppresso , il lavoro si difese col privilegio (12). Noi non rivo- cheremo in dubbio questa prima origine delle corporazioni ; ma dimostreremo che la protezione degl' interessi comuni della industria si giovò di queste instituzioni, e le rivolse alla comune utilità. Negli antichi ordinamenti del lavoro , dice il Sismondi , facevasi facoltà a coloro che si addicevano allo stesso mestiere , di associarsi per volontariamente prescriversi delle leggi e proteggersi nel seno medesimo delle loro corporazioni contro la concorrenza che avrebbero potuto farsi a vicenda. Liberale era il princ - pio di queste instituzioni , e la religione consecrandole , v' infondeva quello spi- rilo di fraterna carità , che ne è la gemma più preziosa. Ogni legame è ora sciol- to Ira coloro eh' esercitano lo slesso mestiere : essi sono rivali , nemici necessarii gli uni degli altri , laddove 1' antico ordinamento ne aveva fatti altrettanti fratel- li. Si aveva allora una guarentigia di mutui soccorsi in tutte le sventure , e se- gnatamente nella vecchiezza. Egli è il vero che 1' ammaestramento era lungo , penoso ; ma questa difficoltà istessa escludeva 1' odierna illimitata concorrenza , la quale pone 1' artigiano nell' assoluta dipendenza del capo d' una manifattura. Allontanavasi altresì 1' adescamento pericoloso agli abitatori delle campagne di accrescere una concorrenza in se stessa nociva , e tanto più perchè rapisce le braccia più utili all' agricoltura. Ma , procedendo innanzi in questo esame , veggiamo quale era la sorte del- l' operaio. Giovinetto entrava nella famiglia di un maestro in virtù di un con- tratto tulio vuluulario : 1 uguaglianza di stato tra il maestro e 1' allievo rendeva 3a 2Ì>0 le loro relazioni più semplici. La sua educazione morale e religiosa non era tra- scurala : sedeva al desco della famiglia , seguivala alla chiesa , ne divideva gli onesti diporti. Se vuoisi comparare questo dolce tirocinio con quello che or fan- no i fanciulli sepolti nelle miniere , o condannati al malsano e penoso lavoro del- le Diacchine , non vi avrà sì matto cervello , il quale esiti nella scelta (i3). Terminala l' istruzione , il giovinetto allogavasi in qualità di compagno con un maestro ; e , compiuto il suo volontario impegno , era libero di viaggiare di città in ciltà. Accoslumavasi per tal guisa ad una generosa , ma prudente in- dipendenza , e discopriva avvedutamente il luogo , ove sarebbe stato sicuro di \\\\ lavoro sufficiente , ed ove avrebbe potuto situarsi con vantaggio. L' acquisto della maestranza non poteva ottenersi senza il consentimento della corporazione , della quale egli ambiva di far parte. Presentava allora il suo ca- polavoro , ed elevandosi al di sopra di una pratica tutta meccanica , con amore *-ollivava la sua arte , per la gloria dell' arte istessa. L' operaio che saliva di gra- do in grado j eh' erasi meglio istruito ne' suoi viaggi, eh' erasi consecralo al cul- to dell' arte sua , che aveva tolta una. sposa , sol quando era in facoltà di man- tpnorla , eh' era compreso della dignità rispettata di maestro , di padre di fami- glia , era al certo più felice , più nobile dell' odierno fabbricante. Gli operai hanno del resto pagato a caro prezzo i presenti be' giorni del la- sciar fare. I maestri si sono esonerati dal dovere che avevano una volta d' istrui- re , di alimentare gli allievi , di averne cura anche quando erano infermi. Og- gidì la concorrenza de' lavoratori ha ridolto tutti i salarli , e l' intraprcnditore non paga al di là del lavoro che riceve di fatto. Sono infranti tutti i legami che Jo univano a' suoi compagni ed allievi : da una parte vi ha un capitalista , il qua- le impone condizioni pel lavoro , dall' altra operai che solo posseggono le loro braccia. Se il direttore di una grande manifattura che mette a prolitto il suo da- naro , la sua vigilanza ed i progressi dell' arte , h dappiù degli antichi maestri, i quali essi stessi lavoravano ; gli odierni operai per contrario sono inferiori in cognizioni acquistate , in educazione , in moralità , in indipendenza agli antichi compagni di arte ed agli antichi allievi. No' paesi ove il lavoro è alTatlo libero, la legge ha gettato la spada di Bren- n» in uro de' bacini della bilancia, ed ha rendulo la disuguaglianza più grave. Ha severamente vietato e punito 1' associamenlo degli operai ; ma è stata impo- tente a reprimer quelli più facili , più frequenti, più deplorabili de' fabbricanti. L' uso delle scienze, la divisione estrema del lavoro , il possente presidio delle macchine , hanno dato alle arti un mirabile progresso , ma rendono peggiore la sorte degli uomini. I Bargravii delle arti esercitano un tirannico sistema di ser- vilii : per essi un potere senza limili , per gli operai una dipendenza assoluta. Per una curiosa inconseguenza dello spirilo umano , abbiamo fatto la guer- ra ad ogni privilegio; feudalità, nobiltà, ricchezza della Chiesa, perpetuità 25 1 de' patrimonìi privati, tutto è slato immolato dall'odio di ogni privilegio. Ma alla feudalità del medio evo si è veduto succedere la ignobile aristocrazia del danaro e dell' industria , più inumana , più oppressiva e più dura. 11 possesso delle ricchezze ha fatto nascere in questi nuovi feudatarii il bisogno della con- siderazione , delle onoriGcenze , del potere. Abbiam veduto questa nuova feuda- lità sacrificar lutto all'idolo immondo del vitello d'oro: 1' abbiam veduta cnl lusso degli antichi signori , ma senza eleganza ; col loro dominio , ma senza la h"beralilà , senza 1' onore ; colla loro ambizione , ma senza la illustrazione e i dritti acquistati con generose azioni ; in Gne colla potenza dell' orò e con l' in- flessibile interesse privato per sola bandiera. AH' annunzio della battaglia di Wa- terloo , che immerse la Francia in un profondo lutto , le rendite pubbliche si elevarono di 5 in 6 puuti: ricordo che tuttavia contrista i generosi animi, e di cui r esempio non potrà rinvenirsi in tulle le storie del medio evo , che ci pia- ce a chiamar barbaro. Ma qui non si confina il nostro discorso: il voler regolare il lavoro degli uomini con quello ininslancabile delle macchine, è una di quelle spieiate con- seguenze della logica spietata di qualcuna delle scuole economiche : è questa una tratta di Bianchi nel seno della più squisita civiltà. E che diremo della funesta facilità data agli operai di trarre partito da' loro figliuoli ancor fanciulli , di struggerne la salute con lavori eccessivi , corromper- ne i costumi , trascurarne la educazione religiosa e morale? Diremo, che si può questa bandire per una delle più tristi cose del secol nostro (i4). Basti il ram- mentare che una gravissima quislione politica si è rivelala nell'esame del voto cristiano di risparmiarsi all' infanzia il lavoro di un' ora. Lord Ashiey nel pro- porre il suo bill di riforma risguardante il lavoro nello miniere terminava il suo discorso con queste nobili e semplici parole attinte dalla Scrittura, (c Cancellia- j mo le nostre colpe con lo spirilo di giustizia , e le nostre iniquità con i'atte- i stare la nostra misericordia al povero , se vogliamo assicurarci una lunga Iran- j quillilà s. Platone, l'immortale Platone, ha detto che la politica è in so- stanza la pratica della giustizia: quale misera confutazione noi facciamo a que- ste sante dottrino ! Si è affermato che gli antichi statuti dello università delle arti restringeva- no il numero de' maestri , e forzavano gli operai ad appagarsi di un tenue sa- lario. Ma non è questo assolutamente vero ; dappoiché esser vi dee senza più un certo equilibrio tra il bisogno de' consumatori ed il numero degli artigiani esibitori dell' opera loro. Finche questo equilibrio sussiste , gli statuti risguardanli il tirocinio degli operai non prescrivono comunemente più di ciò che nello sta- to di piena libertà si farebbe per contratto spontaneo Ira le parti interessate. Si fe altamente declamato sul pericolo delle associazioni degli operai ; ma questa associazione è inevitabile , e nelle moderne grandi manifatture è più pe- 552 ricolosa: l'istoria di quarant' anni in qua ce no porge innumerevoli pruove. Gli antichi operai brandivano lo armi per difendere il proprio paese , ora le bran- discono por insorgere contro lo leggi , e porre in pezzi le macchine e gli stro- monti del lavoro : so in ciò vi ha progresso , noi lo crediamo di una specie ba- starda. Una volta sola i Romani si rifuggiarono sul monto sacro : ora quasi gior- naliere sono questo miserande ritirato dal lavoro ; il vigor delle leggi punisce i colpevoli , ma la cagione del disordine è perenno. Si deridono superbamente lo antiche confraternite ; ma si oblia che gli ope- rai trovavano negli esercizii religiosi dolce ristoro alle loro fatiche, e s'inspira- vano de' precelti divini della carità fraterna. Ora ricercano una distrazione ne tranquilla ne serena in piaceri agitati , ne' quali consumano i loro risparmii , e riportano nelle afflitte famiglie le tristi conseguenze dell' ubbriachezza, della noia, ♦lei rancore. Ogni imitazione delle antiche , volontarie associazioni d' arti è proscritta ; ma le leggi non trovano proiezione che basti alle associazioni di denaro ed al- l'egoismo individuale : gravi giureconsulti ne attingono i nomi sin dalla ideolo- gia della grammatica. Si accagionavano le antiche giurando di opporsi all' intro- duzione delle mercanzie straniere in una città , ed i nostri dazj protettori sono pressochÌ3 una proibizione per tutto un paese. E che diremo delle privative ? Questo privilegio era ignoto all' antica indu- stria , ed è una violazione manifesta del principio regolatore delle dottrine eco- nomiche del beato lasciar fare e del lasciar passare. E di vero, ogni invenzio- ne si deriva sempre da quelle che l'hanno preceduta, e da idee eh' erano di già una proprietà pubblica. Diremo che 1' abuso di queste privative è ormai reso in- tollerabile , e porta nel placido campo dell' industria tutti i raggiri , tutte le fu- rie della distruttrice cabala forense. Il numero de' brevetti d' invenzione che da principio non oltrepassava i quattro per anno , che durante l' Impero erasi eie- Tato insino a cento , è a gradi giunto in Francia nel i84o sino all' enorme ci- fra di 1947. • Si ammira l' odierno progresso delle arti , e noi non ci sentiamo tal magrez- za di animo per contraddirlo : diremo solo che la superiorità de' lavori di mano su i lavori meccanici è incontrastata. Il divieto di lavorare intorno ad articoli di- versi , dice il Blanqui , fu la sorgente del perfezionamento di molte specie di manifatture : noi ne ammiriamo tuttora i capolavori , siamo costretti ad imitar- li , e 1' imitazione è l' indizio delle arti che degenerano. Ove è 1' opera moderna che possa imitare i lavori d'intaglio del coro di Colonia, de' fonli battesimali di Liegi , de' candelieri di Tongres , le porte gettale in bronzo (i5), gli organi , i vetri dipinti delle antiche cattedrali , che tutte presentavano effigiale le storie dei Vecchio Testamento ; i musaici a fondo d' oro , di cui antichissima era l' carte in 253 Palermo , e la mirabile colossale immagine del Salvatore nel Tempio di Monrea- le ? Chi ha vedute queste opere , frutto di arti ora perdute , si guarderà bene di comparare nelle bilance estetiche gli artisti moderni a quegli uomini eccellen- ti che producevano tante meraviglie. Si predica 1' odierno progresso nelle arti come prodigioso : or veggiamo se qualcuno ve ne ha da porre a paragone a quello della stampa. Un sacrestano di Ilarlem rende mobili i caratteri che per tanti secoli , anche i più civili , era- no stati Assi nel tessere. Un oscuro artefice, iniziato alla sua invenzione , la ren- de ad un tratto perfetta. Lo stupore universale ne fa un mago , e Goethe non isdegna di tesservi una fantastica inimitabile leggenda. In pochi anni quest' arte è propagata , illustrala , renduta comune : i cosi detti Quattrocentisti non sono un ornamento da museo , sono anzi opere inestimabili per la nitidezza e la va- ghezza de' caratteri. L' invenzione immediata della carta di lino viene alla slam- pa opportunamente in aiuto : gli ornamenti di oro , le alluminature , 1' arte di colorare i disegni , a cui posero mano i più valenti pittori , produssero capola- vori che non sono stali più sorpassati. E qui ci viene il dover toccare alcune cose delle artiglierie. Inventate in Germania , passarono rapidamente in Italia : rozze, immense, pesanti nella lor prima invenzione, nella invasione d'Italia da Carlo Vili eransi rese spedite , e tirate da cavalli con tale agilità d' uomini e di slromenti a ciò deputati , che al pari degli eserciti camminavano (17). Nel ricor- dar queste e simiglianli invenzioni , converrebbe esser più modesti nel vilipendere Jo stato delle arti a que tempi. Or ne piace dir cosa che ad altri parrà molto strana , e pure ella è vera. La perfettibilità umana , questo dogma favorito del secol nostro , non ispiega al- cuno de' prodigi del rinascimento. Il medio evo ha avuta l' inspirazione della crea- zione nelle arti , e come una terra lungamente incolta fu mirabilmente fecondo. Ne valgan per pruova le magnifiche cattedrali , sorte quasi per incanto ne' se- coli più rozzi , e di cui i primi ignoti autori furono per avventura de' poveri fra- ti , digiuni di ogni arte , e scemi di ogni dottrina (18). Non fu la scienza al- lora nella infanzia , sì bene la fede che inspirò questi inimitabili monumenti , di cui invano si ricerca il modello nella Grecia antica, o nella Roma imperiale. Non mai il nostro prosaismo nelle arti avrebbe osato d' incurvare la vòlta del co- ro di Colonia , d' innalzare la magnifica basilica di Monreale , la cattedrale di Ccfalù (19) , o di spingere alle nubi il campanile della cattedrale di Strasburgo. L' idea ne fu attinta dal Cielo , e la stessa loro ardita elevazione appalesa il pio desiderio di avvicinarsi a Dio. Il tempo delle Crociate fu un nobile movimento di tutti ì pensieri generosi : il bisogno di pubbliche espiazioni creò delle com- pagnie di muratori , i quali facevan voto di costruir chiese , e da questi uomini ardenti di fede sorse il genio sublime di un' arte Cn allora ignota. La Divina Commedia , ora incolta , ora selvaggia , ma sempre grande , ci ferma nella no- 25i stia ardila sentenza. II fiero Ghibellino cliiamava alla sua opera il Cielo , od il Cielo rcndevala immorlale ; noi invochiamo la terra e le nostre invenzioni più ammirate chiaramente dimostrano questa bassa origine. La natura fa spesso aspra vendetta de' secreti che noi le abbiamo rapiti. III. L' odierna condizione degli artefici , specialmente nelle grandi manifatture , è un obbiclto che or richiama tutte le polemiche. Giornali , riviste , saggi , drammi , romanzi si sono avidamente impadroniti di un subbietto cosi fecondo di declamazioni , e che fornisce armi a tutte le opinioni , a tutte le passioni. L' economia pubblica intanto , procedendo scientificamente all' unità delle suo cifre , forma il quadrato di guerra per difendersi da queste sterminate guerillas. Montesquieu ci ha lasciala la tradizione di una savia e moderala critica polili- ca : dare una base unica alle leggi di tutte le nazioni pareva a quel sommo in- gegno una teorica insensata. E veramente non v' ha cosa che sia più vana di un corso di economia politica , quando vogliasi indistinlamente applicare a tutti i popoli : è questo un errore pari a quello de retori che stabiliscono regole uni- formi , e le applicano egualmente a Dante maestro dell' ira ed a Lodovico si- gnore del sorriso. Incontro a questa inesorabile unita delle scienze economiche sono sorti al- cuni uomini , i quali hanno anch' essi esposte le proprie dottrine per ciò che spettasi all' ordinamento del lavoro. La scuola di Saint-Simon stabilisce l'associa- zione universale di un paese. L' associazione , ossia lo Stato , è il solo proprie- tario , il solo capitalista che provvede a tutto. Il lavoro è ordinato in qualsivo- glia maniera , ma nessuno ne soffre , perchè ogni cittadino è societario , e par- tecipa alla ricchezza generale nella ragion composta dell' opera sua , della sua capacità. La scuola di Fourier è ancora più semplice. Ciascuno segue la propria in- clinazione , la sua vocazione naturale. L' unica scienza governativa che Fourier rivela , consiste nel trovare una combinazione sociale , in cui tutte le facoltà concorrano necessariamente alla felicità universale : le falangi sono in un vero Eden. I Comunisti alzano un volo più sublime. In fatto di lavoro essi vogliono r unità indivisibile dei capitali , I' uso comune dcgl' istruraenfi , una stanza comu. ne. Intorno d' una gran piazza di figura regolare s' innalzano i pubblici magazzini e le pubbliche sale di assemblea , più appresso le abitazioni comuni , al di fuori i mestieri di tutte le professioni meccaniche : questi cdifizj debbono necessaria- mente formare un lutto indivisibile. A questi capiscuola fan corona infiniti comentalori , i quali , salvo 1' origi- 255 nalilà , ripetono le cose isicsso. Miri vuole imporre al lavoro , alle facollà , ni capitali un organismo arlifizialc. Altri veste delle idee chimericlie con termini attinti alla Fisica , e si avvisa che il migliore ordinamento del lavoro sia la sua naturai gravitazione. Quanto a noi , abbiam poca fede in questi sogni dorati , nelle seducenti predizioni de' profeti socialisti , e nella nuova plastica , eoa cui verranno gettate le future instituzioni del lavoro. Il dotto Ramazzini col suo egre- gio trattato Delle malaUic degli artefici ha renduto a questa classe tanto utile, tanto importante , un benefizio più effettivo di tutte le promesse umanitarie. Di questo radicalismo economico pare che possa darsi una diffinizione uguale a quel- la che dava , troppo leggermente , il Voltaire di una grave scienza. Allorché un uomo parla , e colui che ascolta non lo intende ; quando colui che parla fi- nisce per non più intendersi , questa è la metafisica. Tali teoriche del resto non sono nemmeno originali : 1' Utopia di Tommaso Moro , il Salento di Fénéion sono almanco delle innocenti ed ammirande descrizioni letterarie. Nella infinita serie di scritture , a cui dà capo la quistlone del lavoro , la economia pubblica ora per molti ò segno de' più gravi rimproveri , ingiustamente imprecata come la causa di tanti mali. Essa può riconoscere quanto i trionfi uma- ni sieno brevi, allorché riusci a demolire tante instituzioni che da più secoli re- golavano le società civili. Say felicita Smith di aver compiutamente separata l'eco- nomia dal dritto naturale , dall'etica, dalla politica, di averne fatta una scien- za di semplice osservazione : 1' oblio , il dispregio di questi grandi principi! han prodotti gli amarissimi effetti che ora si deplorano. Si è levata a cielo 1' utilità delle associazioni : ma si proscrivono le asso- ciazioni anche volontarie degli operai. Alla generosa antica emulazione nel la- voro si sostituisce il vago principio della libera concorrenza , il quale rompendo ogni vincolo di fratellanza degli operai , li rende nemici 1' uno dell' altro. Capi- lalisti , negozianti , industriali , manifatturieri , operai si scagliano , sotto il tri- .slo vessillo degl' interessi materiali , ad una guerra interminabile. E l' economia freddamente vi risponde : 1' armonia sociale uscirà trionfante da questo apparen- te disordine. Lo creda chi il vuole; ma dopo avere scatenali i venti e le tempe- ste dell' antro di Eolo , gli Economisti non hanno in poter loro il superbo Quos ego di Nettuno. E qui ci viene il dover andare incontro ad una obbiezione che può esserci • fatta , ed e questa. La libera concorrenza , moltiplicando prodigiosamente le ma- nifatture ha renduto comune al popolo una parte di quegli agi che fanno più comoda , più piacevole la vita , e che dianzi formavano 1' esclusivo godimento de' ricchi. Che se l' antico sistema del lavoro facca cose che paion prodigi per il passato , una statistica comparata col presente dileguerebbe in gran parte il prodi- gio. I bisogni sociali crescenti chiesero e , per cosi dire , forzarono un sistema più largo , più libero ; dappoiché l' industria privilegiata mal poteva bastarvi : noi vi consentiamo in parte , ma con le seguenti riserve. 256 Ed in prima rìpelerèmo una risposta già dala innanzi ; éiók , che se gli anlichi slaluti delle università delle arti restringevano di troppo il nuiiioro degli operai , i cresciuti bisogni avrebbero spontaneamente allargata 1' ammissione di un maggior numero ; dnppoicbè era ed ò indispensabile , che vi sia un certo equi- librio tra il bisogno de' consumatori , ed il numero degli operai esibitori dell'ope- ra loro'. Osserveremo che la immoderala hbertà è slata compensala da molti gra- vissimi danni : ha concitato nelle ultime classi il desiderio di godimenti più di convenzione , che reali. H basso prezzo di molte manifatture è sempre accompa- gnalo da brevissima durata, e la seduzione è seguita da una necessità di nuovi acquisti che accresce la miseria. Non vi ha dubbio , che per una invincibile for- za della necessità il lavoro privilegiato straripar doveva dagli argini troppo an- gusti , ne' quali 1' antico sistema avcvalo ristretto ; ma era dovere delle leggi economiche regolare questa transizione , e non abbandonarla ad una immodera- ta licenza , la quale non è nemmeno 1' ultima parola degli economisti. La Révue d'Economie polilique ci dice in fatti che la scuola industriale ha oggi per isco- po di continuare l' opera incompiuta dell' affrancamento del lavoro. Attendendo questa misteriosa rivelazione , come intanto assolvere il presente slato della indu- stria da' suoi effetti morali più importanti nelle società civili ? come assolver l' ar- te di essersi materializzala in meccanica , in guisa che tutto il merito , tutta la gloria , tutta la necessità dell' intelletto sia limitata all' inventore , e la minima parte all' operaio , quale appendice di macchina ? 11 capitalista succeduto all' an- tico capo di una manifattura calcola per cifre gli operai appigionati come cosa ; quindi una inestimabile degradazione di morale e della dignità di uomo. Chi nel- le industrie , nelle miniere , ne' lavori , in cui gli uomini sono soggetti come ad una corvée , manomette i suoi simili , li maltratta , li angaria per sedere egli solo superbamente al banchetto della vita , non dà per vero argomenti favorevo- li al progresso. E questo , dice la Staci , 1' ultimo grado di abbiezione , in cui può cadere la specie umana. Ne ciò basta : questa tanto lodata libertà del lavoro non lascia nemmeno liberi gli operai , e sovente loro malgrado sono forzali da' compagni più turbo- lenti ad abbandonare il lavoro , ed a languire con le desolate famiglie nelle più dure privazioni. Ed il numero ne è comparativamente grande , imperocché so- no sempre gli operai più abili quelli che impongono le più dure condizioni , di cui particolarmente profittano. E questo il mistero di tutte le coalizioni , nelle quali la maggioranza cede alle insinuazioni ed cdle minacce di una minorità quanto numerosa , altrettanto audace (20). Noi non ne citeremo gli esempli , poiché sono troppo noti e recenti. Nò si pretende solo un aumento sempre cre- scente di salario , ma una diminuzione eziandio delle ore di lavoro , di modo che vuoisi impedire ad un povero artigiano di lavorare due 0 tre ore di più dell' usato , alila di procacciarsi più mezzi di sussistenza. Da una banda tirannia de capi delle nianirallurc , dall' altra tirannia di alcuni compagni , i quali im- pongono ad un rncslicrc intero in una città la cessazione del lavoro. Ed ecco quello che gli operai vi han guadagnato. Figaro nella folle journéc di Bcau- niarchais diceva essere la giustizia una cosa eccellente .... quando ella è giu- sta : e gli operai potrebbero a buon dritto affermare la libertà del lavoro essere una buona cosa .... quando ella è libera. Mancasi , è vero , di una statistica comparata tra le opere d' arti del passalo ordinamento del lavoro , e quelle dell' età moderna ; ma , ammettendo che la bilancia penda per lo stato presente , non vi ha dubbio che quella che noi di- remmo poesia dell'arte sia perduta. Ed in ogni caso il giudizio severo dell'este- tica sarà per le opere dell' arti antiche , imperocché è sempre laudevol cosa far progredire le idee innanzi agi' interessi. Mal si potrebbero condannare le corporazioni per la ragione che ora si ha maggior copia di prodotti industriali , e più grande ne è la consumazione , dap- poiché una transizione era necessaria per bastare a' bisogni della cresciuta civil- tà. Ma la mancanza di una direzione morale è un tristissimo vuoto nel lavoro , e non vi ha uomo al mondo che possa disdirlo. I monopolii , le frodi , 1' avvi- limento della specie umana , contro cui si leva universale il grido , sono mali incontrastati , e che richieggono futuri provvedimenti. Gli Economisti hanno di molto magnificata 1' importanza delle arti e del commercio , a cui hanno conceduto una prepotente forza di crear la ricchezza , e senza volerlo hanno lisciato alla moderna il decrepito Colbcrlisrao. Le arti so- no utilissime , il commercio esercita una funzione assai proficua , in quanto che mette il prodotto di già crealo ne' luoghi più facili di comunicazione. Le strade di ferro , i canali accrescono mirabilmente cos'i fatti vantaggi ; ma fa mestieri prima creare questi prodotti , ed in una tale creazione perchè dare una prefe- renza privilegiata alle arti, e trascurare l'agricoltura, la prima, la regina delle arti ? Non vi sia chi ci faccia il rimprovero di attingere una sentenza di econo- mia dal cantore del giorno , dall' immortale Parini ; che di vero i poeti furono i primi maestri di ogni scienza , ed i grandi poeti hanno il genio di nobili in- spirazioni. I nostri campi dorati di biade , egli dice , i lieti poggi coronati di vigne , i ricchi pascoli folti di armenti , e i gelsi e i lini ci mostrano la vera sorgente delle nostre ricchezze , e nondimeno.^ Comtnereio alto gridar , gridar Commercio Con fanatica voce ....Ed ogni intorno Commercio risuonar s ode , Commercio 1 33 2.)> E qui ci lorna alla mcnle un oscuro fallo , e che pure è di somma forza al nostro proposilo. Un povero Curalo di un pacso nella noslra provincia di Mo- lise soleva imporre a' suoi parrocchiani per isconlo de' loro falli l' obbligo di piantare alberi frullifcri , e d' innestarli con diligenza : I' esempio fu seguito , e di brievc la provincia fu lieta di squisitissime frutta. Quel buon Curalo , più avventuroso del borghese gentiluomo del Molière , faceva della magnifica economia pubblica senza saperlo. Le sale di esposizione delle arti, di cui l'Europa va superba, eccitano una giusta ammirazione; ma il luogo di onore è serbato alle arti di lusso, e gli stro- menti agrarii sono messi da canto ed abbandonati in una corte. Perchè un pae- se possa fare un gran commercio , fa d' uopo che produca oltre i proprii biso- gni , e le arti soggiacciono a questa necessità. L' abbondanza delle materie pri- me è la fonte delle fortune particolari e di quella dello Slato. L' agricoltura , dice il Briganti , incoraggiala dallo spaccio , ed il commercio animato dalla cir- colazione , saranno due propugnacoli contro la decadenza delle nazioni , le quali sino a che saranno coltivatrici e commerciali , avranno sempre una decisiva pre- ponderanza nella bilancia economica , senza temere ne i pericoli dell' abbondan- za , ne i disastri della miseria pubblica (21). Vi ha nella Cina antichissima usan- za , che r Imperatore , circondalo della più grande pompa , debba ogni anno nprire un solco con un vomero d'oro. I conquistatori Tartari rispettarono questa costumanza de' popoli vinti : l' agricoltura vi è rimasta regina. I Romani furono invincibili infino a che l'ebbero in onore, e , per servirci delle magnifiche pa- role di Plinio , la terra era superba di un vomero laurealo , e di un aratore trionfante. Cincinnato fu trovato nudo sotto l'ardore del sole coltivando il suo cam- po , quando una deputazione del Senato veniva a pregarlo di torre di nuovo so- pra di se la direzione della repubblica. Allorché Orazio dolevasi che le superbe magioni , che gli oziosi vastissimi giardini , che gì' immensi stagni di delizie non lasciavano più luogo all'aratro (22) , non andò guari che l'impero fu messo al- l'incanto innanzi alle tende de' Pretoriani , ed un Barbaro comperava il trono de' Cesari. Se una parie de' capitali , se una parte almanco di lutti gì' incoraggiamenti che in Europa si rivolgono al progredimento delle arti si concedesse all'agricol- tura , quale inesauribile fonte di rara ricchezza ne emergerebbe ! Oggi si disde- gna impiegare grandi capitali all' agricoltura che si abbandona a' conladini , e , salvo poche eccezioni , si fa quasi da per lutto a forza di braccia. I capitali accorrono di preferenza al giuoco delle rendile pubbliche , alle speculazioni più ardite , 0 spesso mal configliale. Un avventuriere scozzese riusci a comunicare alla Francia un movimento febbrile , il delirio di un giuoco sfrenalo : due anni dopo Law fuggiva carico della pubblica esecrazione dal paese eh' egli aveva con- dotto alla rovina. Le memorie contemporanee non trovano limiti al loro sta- 259 pore per questo slraordinario avvenimenlo , e giltano 1' autore nelle gemonie della storia. Che si dirà ora che questa delirante febbre e perenne , universa- le ? Indarno uomini gravi la denunziano dalle tribune di Francia e d' Inghilter- ra come la più deplorabile malattia sociale : può dirsi francamente che la cm- ta-moneta sia la più favorita invenzione del secol nostro. Questa immensa distrazione di capitali ne toglie una gran parte all' agri- coltura : gli abitatori delle campagne rifuggono da un lavoro penoso ed ingra- to per aggrupparsi nelle grandi manifatture , ed accrescono per tal modo una concorrenza , che alla flne si riduco , sia ad una diminuzione di salarli , sia ad una deplorabile mancanza di lavoro. Or , a chi ci domanderà a quale obbietto tendano le cose che abbiamo scrit- te , quali sono i novelli principii che proponiamo , noi risponderemo essere sta- to nostro proposito di francamente esporre i mali e i beni dell' antico e dell' <> dicrno ordinamento del lavoro. Che se in questa comparazione noi siamo stati di troppo indulgenti pel passato , diremo che lo studiare in esso con buono ac- corgimento non è SI mal consiglio ; che quando s' incontrano nelle vecchie in- stituzioni alcune cose , le quali ben possono affarsi alla società odierna , a' suoi bisogni , non conviene con superbo fastidio disdegnare di adottarle ; che vera stoltezza eli* è poi quella di alcuni , i quali proscrivendo indistintamente il pas- sato , si piacciono solo in cose nuove ed ardite. Trista condizione de' nostri tem- pi ! tulle le idee generose , che hanno vegliato sulla cuna delle società nascen- ti , sono ora obbliale , vilipese da quelle che son giunte a maturità. E di vero , noi abbiamo cautamente da noi rimossa ogni opinione esagera- ta ; ma il celebre Galiani , 1' amico di Grimm , di Diderot , del Voltaire , che gì' Italiani contano Ira' loro più gravi scrittori di economia , giudicava per avven- tura alquanto cinicamente 1' editto compilato dal Turgot che aboliva le giurande. Veggasi come egli ne scriveva alla sua amica Madama d' Epinay. Pour ce qui est de la suppression des Jurandes , je le dis à la barbe de ious les raison- neura à la mode et de Ious les éeonomistes , e est une béli'se , une faute , une absurdité. On ne connail pas les hommes. Plus une cfwse est difficile , pènible , eouleuse , plus les hommes f aiment, s' y atlachent , en rajfolent (23). Noi non consentiamo a queste acerbissime parole dello spiritoso abate ; perocché le reputiamo esagerate : ricordiamo solo che non per questo fu gridata la croce al Galiani ; che anzi rimase caro agli economisti ed agli enciclopedisti , i più arditi de' novatori. E quanto a' nuovi principii , invocheremo anche noi il progresso della insli- tuzione de' Prudhommes , o degli Esperti , di cui sopra abbiam fatto cenno , nonché delle associazioni volontarie degli operai , che già Irovan favore nella saggia Germania. La Prussia , ove le manifatture sono ia fiore , ba credulo opportuno di re- itolan; Io corporazioni degli artigiani , o no piace a tal proposilo dare un sag- i^io della reccnle logge pubblicata in quel regno nel gennaio di questo anno i8-i5. L' esercizio de' mcslieri , tanto nelle città , quanto nella campagna , è dicbia- rato inferamente libero , e ad altro restrizioni non è sottoposto , tranne quelle , lo quali tuttavia sussistono rispetto a certi mestieri, in conformità di antiche leggi. Molti mestieri possono simultaneamente esercitarsi dalla stessa porsona. Un mestiere Csso non può esercitarsi sotto la propria risponsabilità e per pro- prio conto , se non da colui , il quale sia maggiore di età , ed abbia la libera disposizione de' proprii beni , nonché della sua persona , e che sia domiciliato negli stati Prussiani. l minori non possono applicarsi ad alcun mestiere , che col conseaso espresso del loro genitore. Gli stranieri non possono esercitare alcun mestiere senza il permesso de' mi- nistri competenti , a meno clic le stipulazioni di trattati non decidano altrimenti. L' esercizio di un mestiere non deve dipendere dal possesso del dritto di cit- tadinanza , il quale non è piìi una condizione necessaria per questo esercizio. Taluni mestieri , i quali possono recar danno alla salute , o alla morale pub- blica , richieggono 1' approvazione della Polizia. Tutte le corporazioni che ora si trovano stabilite , possono continuare ; nondimeno , 1' esercizio di un mestiere non dipende dal far parte di una corporazione. Si possono formare nuove corporazioni , ove non ve ne ha di antiche , per un mestiere qualunque , oppure ove queste si uniscano alla nuova. Le nuove corporazioni ricevono alla conferma de' loro statuti i dritti di una corporazione propriamente detta. Per formare una nuova corporazione fa d' uopo nelle grandi città del Regno che 24 persone si uniscano ad hoc , e per un anno abbiano esercitato il mestie- re in quistiono , ciascuno per se , 0 che abbiano appartenuto ad un' antica cor- porazione : altrove bastano a ciò 12 sole persone. Il Governo può anche accor- dare il permesso necessario per un numero minore di componenti , 0 per la riu- nione di più luoghi per formare una corporazione. Lo scopo di queste corporazioni consiste nell' accrescimento de' vantaggi co- muni del mestiere ; e segnatamente si propongono le cure per I' ammissione , 1' applicazione e la condotta degli allievi e fattorini ; 1' amministrazione delle cas- se comuni di risparraii ; i soccorsi per malattia e agi' inabili al lavoro ; le som- me da darsi alle vedove ed agli orfani. Per essere ammesso in una corporazione , fa d' uopo somministrar le pruo- ve della propria qualificazione , sia mediante attestati dell' autorità competente , sia con quello di essere appartenuto ad un' antica corporazione , e sia ancora con . p. 21. H ANNOTAZIONI (i) Queste iosiiluzloni erano antichissime. Il Re Numa fu il primo a dividere la plebe ur- bana secondo le diverse arti cb' esercitava , ed a ciascuna comunità assegnò il tempio ed i sa- criCzii ( Plutarch. in vit. Numae p. i55 ed. Bryan. ). Il luogo dove si ragunavano fu poi detto Curia , ed anche Phretrium con voce greca , come in una iscrizione riferita dal Reine- sio (CI. I , n. 2i5 ). Fu questa 1' origine de' Corpi , de' Collegi o Corporati degli arteGci in Homa , che poi Servio Tullio trasferi nelle Tavole Censuali. La instiluzione stessa si attribui- sce a Solone (Plutarch. m vii Solon. ). Ciascun ordine aveva il suo Patrono , Prefetto o Maestro , detto anche Curatore , il cui uBzio era annuale , né poteva essere rieletto che do- po un biennio. Le iscrizioni ci ricordano i corporali o sodali Aurarii , Argenlarii , Fabri , Tignarli , Centonarii , Dendrofori e simili. Trentacinqne corpi di arteGci si enumerano da Co- s'.anlmo in Roma ( Epist. ad Maximum /. /. Cod. de excus. arttf. ). Verso la fine del secolo VII , quando la nazione de' Longobardi erasi di già costituita in Italia , e la penisola era oc- cupata da due società , in quella de' Romani il popolo aveva conservato gli ordini municipali, ed era diviso in corporazioni di arti e professioni dette Sc/iolae. Ne' papiri diplomatici raccolti dal Marini si ha memoria della Schola grceca in Roma ed in Ravenna , nonché della Se/tota de' Forensi e de' Medici ( Marini , Papiri Diplomatici p. 826 , 35i ). In Napoli v'ebbero tren- tadue corpi di artefici , come scrive il Summonte ( Storia di Napoli t. I, p. b8o). (2) Quando gh artefici Lucchesi fuggivano la tirannia di Castruccio, ne emigrò parte in Alemagna , parte in Francia e in Inghilterra ( Sanuto j File de' Duchi di Fenezia in Mura- tori R. I. S. t. XXII, p. 952). (3) Giovanni Villani lib. II , cap. gS. (4) Michelet , Hist. de France t. II. (5) Allorché il duca di Borgogna accompagnò con le sue bande vittoriose Luigi XI a Pa- rigi , stupì il popolo colla sua grande magnificenza. Il suo palagio d' Artois destava la comune meraviglia per le sue splendidezze. Egli avealo adornato delle più belle tapezzerie d' Arras , in- lessulc di seta , argento ed oro ; e quella soprattutto ammiravasi che rappresentava la storia di Gedeone , che aveva fatta tessere in onore del Toson d' Oro. La sua credenza era una me- raviglia ; i gradini ne erano coverti del piìi ricco vasellame d' oro e di argento che si fosse mai visto. Fece anche distendere nel suo giardino una tenda di velluto doppio di seta , tutto ricamato a fogliami 0 scintille d' oro , colle armi di tutte le sue signorie ( Barante , Ilist. dcs Diics de Bourgogne , t. V , p. 190 ). I maestri Giovanni Rosto e Niccolò Fiamminghi lavo- rarono i primi panni di arazzo in Italia ; ma 1' arte ne fu ben tosto introdotta in Fireuie per opera del Duca Cosimo , il quale tecela insegnare ad alcuni pntU , dice il Vasari , e che crer 3Ciuti facevano poscia pel Duca ste«so opere eccellentissime (Vasari , File t. XIII , p. ao8.) 267 (C) Sanuto , Vite cil. in Muratori t. XXII , p. gSg. (7) Antichissimo fu in Venciia 1' esercizio dell' arte del fonditore , dell' orefice , del tessi- tore di filamenti preziosi d'oro e di argento. In un testamento del ii23 , ed in un altro drl 1190 parlasi di vasellami e lavori figurati di oreficeria ; e nel laiiS si ha una legge relaiiv.a a un dazio per quelli qui faciunt pannos ad aurum, purpuras et cendalos ( Cicognara , Sto- ria della Scultura t. Ili , p. 343). (8) Il grande Machiavelli sminuiva con un giuoco di parole questa sublime risposta : Lo strepito dei fanti e dei cavalli Non potè far che non fosse sentita La voce di un Cappon fra tanti Galli. DcCENifALI. (g) Neil' antica lingua francese davasi il nome di Prud' hommes ad uomini tavii, di buon consiglio. Questa parola è passala poscia nel linguaggio legislativo per dinotare un tribunale speciale , una giurisdizione paterna e di famiglia , nella quale de' giudici eletti da' loro pari pronunziano gratuitamente , o con ispese eccessivamente minime sulle controversie tra gli ope- rai e i fabbricanti. L' origine di questa inslituzione risale a' mercanti giurali , i quali giudica- vano le controversie nelle amiche corporazioni. Ma , che che dir si voglia dell'origine di essi, il più antico tribunale noto sotto il nome di Consiglio di Pruff hommes è del i452 , quan- do sotto il buon Re Renato si stabilirono i Prud' hommes pescatori di Marsiglia, i quali giu- dicavano in casi di pesca , ed i cui membri erano eletti da' pescatori. Essi sussistono tuttavia nella delta città , e non è guari tempo che all' arrivo in Francia della Duchessa di Aumale si sono veduti rivestiti nella lor foggia pittoresca andare a presentare in corpo i loro omaggi alla giovine principessa. — I vantaggi del Consiglio As' Prud' hommes , stabilito la prima volta a Lione nel 18 marzo 1806 , sono stati talmente riconosciuti , che oggidì 65 delle città industriali della Francia sono dotale di questa preziosa inslituzione , abbracciata ancora dalla città di Parigi coir ordinanza del ag dicembre i844 , colla quale s' insliluisce un saggio de' Consigli di Prud' hommes per la industria de' metalli, divisa in cinque categorie. Lo scopo principale di questi Consigli è la conciliazione. A tale effeUo il tribunale , o piuttosto r officina particolare , composta di un fabbricante e di un operaio , è , a cosi dire , in permanenza. Vi ha inoltre un' officina generale composta di piil membri , il cui numero varia secondo i luoghi. Questa giudica delle controversie che non si sono potute estinguere col mezzo della prima. Si appella in fine dalle sentenze rendule dall' ofiìcina generale al Tri- bunale di Commercio , il che interviene in casi mollo rari. Il ministero degli uomini di leege non è ammesso innanzi a questi Consigli. Non vi si veggono né avvocali , nò procuratori , nò uscieri ; le parti compariscono in persona , e non possono farsi surrogare che in caso di assenza o di malattia ben provate. Chi fa le veci della parte assente deve essere ancora un parente mercante o negoziante. Le spese di procedura si riducono per tal modo ad una cifra insignificantissima. Ejìsì hanno il dritto di giudicare in ultima istanza sino alla somma di 100 franchi ; e quando si pensa che i computi più moderali fauno ascendere a Ireceuto milioni per anno la cifra delle somme che divorano in Francia l' amministrazione della giustizia e le spese giudiziarie , ciascuno stupisce di questa decima gravissima prelevala sul tempo , la for- tuna e r industria de' cittadini , e tanto più si avranno in pregio i bcnefizj di una cosi eco- nomica magistratura quanto quella de' Prud' hommes. Elssi vegliano ancora alla regolarità ed r.68 alla ronservaiionc lielle marche di fabbrica , e sono ollrcacciò aulom^ali a Faccogliere le no- iioni slalisliche riguardanti i mesliori e le di*Trse spctic dell' indiislria. Dalle quali rose è sem- pre più manifesto che Napoleone non si tardava dal rinippovero di andar razzolando nelle vec- chie ìnstitozioni le cose eh' egli credeva utili. E si noti che conservò anche il vecchio nome «il questa loagistratura delle arti per renderla più venerabile. (io) Lo Standard annunzia rlie S. A. R. il principe Alberto si recò addi 2 maggio alla Compagnia de Mercanti Sartori , nel Threadiieetllc-Slrecl , per ricevere la franchigia onora- ria di queir antica corporazione. Dopo la coremonia del giuramento il Principe si degnò di accettare una squisita colezionc , durante la quale furono fatti i brindisi alta salute di S. M. la Regina , del Principe stesso e del Duca di Wellington , membro egli pure della slessa cor- porazione ( Gazzetta di Firenze del i5 maggio i845). La Corporazione de' Sarti ha dato un lauto banchetto , al quale assistevano parecchi Mi- nistri e membri della Camera de' Lords e de' Comuni , ugualmente che il sig. Potiinger , che fu ambasciadore nella Gna. Il sig. Pottinger ha risposto in questi termini al brindisi che gli era dedicato. 1 Questa corporazione ù stala la prima a riconoscere i servigi che le ho renduti, I ed ebbi poi la sorte di ottener lo slesso da tutti i mici concittadini. Non mi estenderò in 9 tante onorevoli testimonianze , cui sono oltremodo riconoscente , e mi è assai grato il sen- > tire che il trattalo da me concluso con la Cina avrà una esecuzione soddisfacente j> ( Ti- mes 12 giugno 1845 )- Ecco come la potenza di un paese acquista sempre nuova forza nel rispettare e conser- vare le antiche instituzionì. (11) AfiAi lamen magnopere ditplùxret sediliosa li6ertas. Ebasmi epistola. (12) Chevalier , Coiirs d' Economie politique 2"" année , p. SyB. (i3) I fanciulli sono messi al telajo nell'età piii tenera , per lanciare la navetta non me- no di tredici a quattordici ore al giorno, di rado respirando l'aria libera, e non vedendo mai il sole che per le finestre de' loro tristi ridotti. Vedi ancora la nota seguente. (i4) Tristissima è la condizione de' fanciulli che lavorano nelle miniere. Il dottore Aikìns nella sua descrizione di Manchester cosi parla del lavoro de' fanciulli. Nelle nostre fabbriche di cotone , egli dice , si adoperano soprattutto i fanciulli. Allevati nelle oDìcine di Londra , sono condotti a gregge fra noi. Alcuno non si conosce, alcuno se ne interessa per poco. Rin- chiusi in camere anguste , ove l' aria vien corrotta dall' olio delle lampadi e delle macchine, si applicano ad un lavoro che dura tutta la giornata , e che talvolta prolungasi ancora nella not- te. Tali circostanze , la mancanza di nettezza ed il continuo cambiamento di temperatura, a cui sono esposti all' uscire e al rientrare , divengono la cagione di non poche malattie , massioifl della febbre nervosa , si comune nelle ofllcine. Quando escono dall' istruzione , questi poveri fiuciulli sono necessariamente svigoriti ed incapaci di alcun lavoro penoso e sostenuto : le gio- vanette non sanno né cucire né far calze , e sono inoltre sprovviste di tutte le qualità clie fan- no le buone madri di famiglia ( Villeneuve de Bargemont , Èccn^polil. cirélienae p. ja6; ed. Bruxelles ). Dall' età di otto anni i fanciulli sono atti a eerti lavori nelle manifatture , segnatamente in quelle delle filande di cotone. Sono perciò sottoposti ad un lavoro di otto a dicci ore di :>a^uilo , il quale ricomincia dopo una interriitionc di due o tre , e si continua cosi per tutta la «ettimana. La mancanza del tampo accordato al ripoto fa del sonno un bisogno coti impe- 269 rioso , che sorprende questi ìnfi'lici in raewo delle loro occupazioDÌ (La Grande Bréturjne en tS33 , par le lìaron d' Uaiissoz ). Questi mali sono ora diminuii! per efferto di provvide dispo- sizioni ; ma ciò non toglie nulla al danno prodotto dalla licenza del lavoro. (i5) Bencliè in Coslanl nopoli si gettassero le porte di bronzo della Romana Basilica di S. Paolo , del Santuario del Gargano , e quella del battistero di Venezia , pur non si dubita che De' secoli XI e Xll gì' Italiani ammaestrali probabilmente da' Greci si sieno anch' essi esercitali in cosi fatte opere. L' Abaie Desiderio vide nel 1062 eseguita la porta di bronzo in AmaIG , lavoro di un certo Andrea. Quella della Chiesa di S. Salvatore in Atrani , costrutta per ordi- ne della famiglia Viarrella , è del 1087 , alla quale è contemporanea 1' altra della cattedrale di Salerno , edilìcata da Roberto Guiscardo nel 1080. La porta di bronzo in Canosa, che chiu- de la tomba di Boemondo re di Antiochia , 6 del principio del secolo XII, quando furono an- che gettate quelle della cattedrale di Troja , in una delle quali è scritto l'anno 1119 ed il 1127 nell'altra. Nel ii5o e iiSi costruivansi in Benevento le porte di bronzo della chiesa di S. Bartolomeo , distrutte dal tremuolo del 1702 , e non lontano da quel tempo esser deve l'altra tuttavia esìstente delia sua cattedrale. Sono dell'epoca slessa le due porle consimili di Ravello e di Trani , nella prima delle quali leggesi 1' anno 1176 , e nell' altra il nome dell'ar- tista Barisanus , come nella porta laterale della Basilica di Monreale. Il Bonanno da Pisa fuse le pone del Duomo di questa città nel uSo , distrulle nell' incendio del iSgS , e poco più lardi nel 1186 le altre della Basilica di Monreale , prezioso ed unico monumento di quel ce- lebre artista. Sono contornale di rabeschi e divise in 13 compartimenti , ne' quali ad alto ri- lievo si veggono figurati allrcltanli fatti dell' antico e nuovo Testamento. Ma il battente di mezzo , e pe' disegni degli ornali , a rilievo ed incisi , simili a quelli scolpiti negli stipiti che fiancheggiano la porta principale del Duomo , che vincono in eccellenza l'arte del Pisano , e per la forma de' rosoni , si giudicano di siciliani artefici , giacche i meandri , i rabeschi e le incisioni palesano lo stile moresco , spesso ripetuto ne' musaici delle vòlte e de'pavimenli della celebre Basilica , nonché negli altri lavori che sotto ì Normanni si eseguirono nell' Isola. Le imposte di bronzo della porta laterale dello stesso tempio , eseguile , come abbiam dello, dal Barisano di Trani , sono riparlile in 28 riquadri , contornali da fasce con gentilissimi rabe- schi a rilievo. Ne' cassettoni interni dell'ordine superiore vedesi ripetuta l'immagine del Salva- tore , con a' lati S. Giovanni e S. Elia. Nei quattro compartimenti della seconda divisione so- no (ìgurato la Crocifissione , la Resurrezione , la Vergine e S. Niccolò ; e nella terza e quarta divisione stanno i SS. Apostoli Giovanni , Matteo , Pietro , Paolo , Bartolomeo , Andrea , Fi- lippo e Giacomo ; e negli estremi riquadri S. Giorgio , e S. Eustazio , e ne' mediì due teste di leoni ; nella stessa divisione gli altri apostoli. Negli ultimi quattro cassettoni in fine vedesi nel mezzo un genio ed un arciere. E per ricordare altre simili porte, verso il 1191 1' Abaie loele faceva coslruire quelle della Basilica di S. Clemente di Casauria , a i3 miglia da Cbieti. Nel 1192 si lavoravano per la cattedrale di Nowogorod in Russia le porle di bronzo, che l'Ade- lung giudica similissimo a quelle di Pisa , e credute perciò di artefici italiani. Nel iigS i fra- telli Uberto e Pietro da Piacenza fondevano le porte della cappella orientale di S. Giovanni Laterono in Roma ; e poco più tardi Marchione costruiva quelle della chiesa di S. Pietro in Bologna , e Niccolò Pisano nel izSa 1' altra della chiesa di S. Pietro Martire in Lucca. Quelle di S. Giovanni , o del Battistero di Firenze , furono gettate , una da Andrea Pisano verso il i33i , la quale fu tenuta per uno stupore , l'altra da Lorenzo Guiberli. Bertuccio, artefice va- nexiano nel i3oo , gettava quelle della Basilica di S. Marco. Inestimabili ancora furono le al- tra eMguite da' figli di Girolamo Lombardo , dal Bcroardini e dal Vercelli ; noncbc quelle di 270 Luca della Robbia , di semplice e bellissima esecuzione , che coDducono dall' interao di S. Ma- ria del Fiore alla sagrestia ia Firenze. (16) Il mirabilissimo lavorio de' musaici occupa nel Tempio di Monreale uno spazio di oltre a 95,169 palnù quadrali , e rappresentano la venuta del Messia , la vita di Gesd' Chisto, la gloria del Rbdestobe nei suoi Santi ed il trionfo della fedo evangelica. Questi musaici, del gusto dell' arte bizantina , si attribuiscono ad una scuola di musaicisti siciliani Gerita nell' Isola innanzi che il magnifico Duomo s'innalzasse, perchè a quelli somigliano eh' egualmente si am- mirano nelle chiese dell'Ammiraglio, nella cattedrale di Ccfalù e nella Cappella Palatina. A. crederli piuttosto opera di Bizantini , di una gran moltitudine di artisti sarebbe stato mestieri nel breve periodo , in cui la Basilica fu cdiGcata. (17) Guicciardini, Storia d'Italia , t. I. p. iig, ed. de' Classici. (18) Di molti ediCzii , dice il Vasari , fatti in Italia al tempo di Lapo e di Arnolfo suo lì' gliuolo , non si si conoscono gli architetti , quali sono la Badia di Monreale in Sicilia , il Pi- scopio di Napoli , la Certosa di Pavia , il Duomo di Milano , S. Pietro e S. Petronio di Bo- logna , ed altri molli , che per tutta Italia fatti con incredibile spesa si veggono ( Vasari, f^ile t. II, p. 166 ed. de' Classici ). (19) Tra ì tempii suntuosi e magniCci eretti nella Sicilia dalla pietà e dalla >punifìcenza de' Normanni primeggia su lutti il Duomo di Monreale , da Guglielmo II dedicato alla Vergi- ne. Comechè mutato molto or ne sia il prospetto , dimezzate le torri che lo fiancheggiavano , e scomparsi i musaici che ne adornavano il vestibolo , la semplice , maestosa e severa strut- tura di esso riempie nondimeno tuttavia di venerazione e di meravìglia quanti v' innolirano il piede per adorarvi. Maestoso oltre ogni dire è l' interno aspetto del tempio. La nave princi- pale , r altare che domina su tutta la Basilica , V arco trionfale che ingrandisce meravigliosa- mente il santuario ; l'immagine gigantesca del Salvatore che dall'alto fondo della vòlta dell' ali- side benedice i fedeli , ì musaici d' oro e di svariati colori delle pareti presentano un tutto così grave e solenne , che raro e incontrarlo ne' più magnifici tempii dell' arte moderna. Le colonne marmoree , le pietre dure , onde con finissimo gusto è composto il musaico del pavi- mento , i musaici a fondo d' oro delle pareti , la profusione de' porfidi e di altre pietre pre- ziose che lo arricchiscono ed abbelliscono , ne formano una delle meraviglie dell' arte ne' se- coli di mezzo. Notabili ancora sono le dugcnlo colonnette marmoree , su cui poggiano gli ar- chi del chiostro del Monistero edificato accanto alla Basilica. Si veggono ornati di preziosi e bizzarri musaici di pietre dure e vetri dorali , ora in fasce spirali , or verticali, e talvolta con eleganti rabesclii scolpiti nello stesso marmo. Ne' capitelli è ancora uno sfoggio dell' arte di queir età. Vi sì ammirano in copia scolpite storie bibliche , figure simboliche , fatti relativi ai Normanni , e talvolta ornamenti fantastici ed intrecci di fogliami con Cori ed animali. Non meno del Duomo di Monreale desta ammirazione la magnifica Cappella Palatina, edi- ficata da Re Ruggiero. E ricca di colonne corintie di be' marmi orientali e preziosi , di figu- re esprimenti falli biblici nella parte supcriore delle pareti , di dorature ed intagli nel tello. Neil' opposto lato al santuario crgosi il rogai soglio , riccamente ornato di pietre dure. Gugliel- mo I decorava di ammirevoli musaici figurati e di preziose tavole marmoree questa regal Cap- pella , oltre i musaici , di che venne arricchita nella prima edificazione. Nella magnifica cattedrale di Cefalù ò ancora un beli' esempio dello ani del medio evo. Eretta da Ruggiero nel 1182 , superò nella grandezza quante altro chiese a que' di sorgessero nella Sicilia. Somiglia quasi nella struttura a quella di Monreale. Benché rinnovata in parte sul cadere del secolo XV , 1' antica porla che ne rimane , è un monumento pregevolissimo e per le 271 sculture iu marmo bianco ond' e ornala nello slipite e nell' archivolto , e per altri particolari che vi si notano , simili al fare degli Arabi , e fa riguardarlo come esempio unico di simil forma negli cdiGzii normanni della Sicilia. Sotto il portico vedevansi una yolta le immagini di Ruggiero , de' due Guglielmi, dell'Imperatrice Costanza e di Federico II. Il santuario racchiude i più preziosi musaici , ed esprimono il Salvatore , gli Apostoli e i Patriarchi, e Profeti e Santi. Ed un prezioso monumento della siciliana scultura del secolo XII si ha ancora nel chiostro del monistero edificato accanto a questa famosa Basilica. L' atrio magniGco , che quasi intero ne rimane , è sorretto da colonnette binate nella grossezza del muro ; e sono di bianco mar- mo , alcune lisce , altre adorne di vaghe sculture. Ma 1' arte risplende soprattutto nelle forme svariate e negli ornati de' capitelli. La stessa ricchezza dell' arte che ne' precedenti ediCzii si ammira ancora nella Chiesa di S. Maria dell' Ammiraglio , eretta da Giorgio di Antiochia , famoso ammiraglio del Conte Rug- giero. Ha la parte superiore delle pareli , la cupola e le vòlte tutte splendenti di musaici a fondo di oro con rappresentazioni sacre ed immagini di Santi , scompartite da svariati ed ele- ganti rabeschi. Le vòlte a crociera de' quattro angoli del temp'o sono a fondo azzurro tempe- stato di stelle d' oro , ed il pavimento coperto di suntuosi musaici. E benché ristorata e rìco- Etruita , non vi si ammirano meno le colonne di marmo orientale , ed una porta di bianco marmo a musaico eoo colonnette di porfido e di granito della prima costruzione. In fine anche la chiesa di S. Cataldo, di greca forma come 1' antecedente , e che si cre- de del celebre Ammiraglio Majone , ha il pavimento tutto a musaico di pietre dure con tavo- le di porfido e di serpentino , compartito in eleganti disegni nel corpo della chiesa e nel san- tuario. (2o) Questa cessazione del lavoro di una intera classe di artigiani in Francia dicesi cho- mage , voce che dianzi dinotava il tempo di riposo del lavoro. Questa parola ha ora acquista- to un senso funesto , e termina per lo più coli' accresciuta miseria degli operai , eoo prigionie e condanne correzionali. (ai) Briganti , Esame economico t. II, p. 54. (22) /oOT pauca aratro jugera regiae Moles relinquent HoaAT. Carm. II , i5. (23) Corrcspondance inedite de 1' Abbé Ferdinand Galiani. — Paris , Denlu i8i8 ; voi. n , p. 199. (24) Il giornale ebdomadario di Bonna ci annunzia che in questa città e in Enskirchen si sono già rdccolli professionisti per domandare a' Borgomastri la formazione delle corporazioni. La gazzetta di Magdcburgo dice che io forza della nuova disposizione sull' industria , cinque corpi di mestieri hanno espresso il desiderio di formare delle corporazioni , presentando alla podestà civica i progetti de' loro statuti. Fra poco si attende che un maggior numero di essi facciano lo stesso ; poiché , sebbene da circa 4o anni siensi estinte le vecchie maestranze , pure sembra essersi conservata nel ceto industrioso la viva idea che simili riunioni di artigia- ni sieno benefiche tanto per la totalità , quanto separatamente. (25) Funari e Campanari ; Pittori ; Speziali manuali ; Droghieri e Cioccolattieri ; Sartori ; Kicamatori ; Giudcchieri ; Guarnamcntari ; Ap)>aratori ; Marmorari ; Bambaciari , e Rivenditori di opera bianca ; Calzetlari di opera nuova ; Idem di opera vecchia ; Fabbricanti di carte da giuoco ; Fabbricatori , Pipcrnieri e Tagliamontì ; Falegnami ; BauUari ; Calzolai e Pianellari ; Ebanisti ; Cappellari ; Guantai ; Arte della lana ; Arie della seta ; Cuojai dell' arie grossa r piccola ; Zabattieri ; Pellettieri ; Barbieri ; Orefici ; Tiratori d' oro ; Calafati ; Maniscalchi ; Ottonari dell' arte grossa ; Idem dell' arte sottile ; Ferrari ; Farmacisti ; Stampatori ; Librai ; Libatori di libri ; Cartari ; Sonatori di corda e fiato. Per dare un semplice cenno della ric- chezza delle nostre antiche Cappelle basti il dire , che la sola arte de' Falegnami anche ora , oltre onorate esequie e soccorsi d' ogni maniera agli ascritti , concede alle loro figlie un ma- ritaggio di ducati venticinque. Ed i figli maschi che si avviano allo slato ecclesiastico , hanno il dritto alle ricche cappellanie della Chiesa di S. Giuseppe , splendidamente mantenuta. La Con- fraternita gode ancora di due legati , uno detto di Gasparo Romer , 1' altro di Bettina Spino- la. Col primo si dà ogni anno un maritaggio alle figlie de' Falegnami in ducati loo , e di 5o col secondo. Ugualmente è generosa di maritaggi per antichi legati la Cappella de' Cuojai. (i6) Quelle de' Piltori , S. Anna e Luca a Porto ; Sartori , S. Aniello a Caponapoli ; Ap- paralori , S. Nicodcmo al Pennino ; Telajuoli , S. Marco Evangelista alla Stella ; Faòùrica- iori , Pipernieri e Tagliamomi , S. PetriUo all' Anticaglia ; Falegnami , Calzolai e Pianeliari, S. Crispino e Crispiniano ( autorizzata , ma non ancora riunita ) ; Barbieri SS. Cosmo e Da- miano ; Calafati , S. Brigida e Sedile di Porto. (27) Capitoti del Senato di Palermo. (28) » Un des mes honorables amis me disait : t Je hais le progrés i ; je n' employerai I pas r eipression, je la crois exagérée ; mais j'ai quelque défiance du progrés. t—M.' Thiers, Chambre des Députés, 17 janvier i844- (29) Lamartine. (30) Opere di Giacomo Leopardi , voi. II p- i4S.~L' industrie se tripote ( Tiiura , Out tt non). 273 Rapporto della classe di scienze morali su la memoria letta dal Sig. Marchese DI PiETBACATELLA fieli' aduTtanzo del 3o Giugno tS4^. È slata a noi rimessa 1' elaborala memoria , che dal nostro presidente Sig. Marchese di Piclracalella fu Iella nell' adunanza del 3o dello scorso Giugno. Noi non potremmo darne conto , senza accennare lo stato , in cui è ora la scienza relati- vamente air oggetto eh' egli à preso a trattare. Una delle verità piìi alili che la economia pubblica à messe in vedala , e che sembrano raccomandale dalla esperienza , è il doversi impartire largamente alle arli la libertà dell' esercizio. Perciocché al favore di essa gì' ingegni possono spiegare il loro elaterio : la emulazione può aggiungere un forte e nuovo stimolo alle tendenze naturali : e mentre da un canto la gara spinge innanzi la bontà de' lavori , non può dall' altro canto non iscemarne la valuta. Condotti dalla forza di questi principii , il più degli economisti non son di- sposti a guardare con occhio di amore quelle corporazioni di arti , le quali era- no una volta si comuni in Italia ed in altri paesi. Perciocché in esse ritrovano uno scoraamento notabile di quella libertà di esercizio che tanto anno in mira; e perciò ad esse attribuiscono il potere malefico di ritardare il progresso. Con- templano quindi con gioja le moderne soppressioni di si fatti coilegii : e ad esse in parte attribuiscono gì' immensi successi che ne' tempi a noi prossimi anno avuto le arti. Pur non à guari di tempo la società reale di emulazione dell' Ain doman- dava «r 1°. La soppressione delle corporazioni e delle giurande , distruggendo un e monopolio penoso , non à ella offerto il grande inconveniente di lasciare sen- € za organizzazione la classe industriosa ? Non sarebbe egli a desiderare che delle * associazioni legali ne' diversi mestieri desser loro una forma , un insieme , che « mettessero in regola per ciascun individuo de' mezzi di soccorso , di lavoro e e di direzione , e provvedessero al bisogno della disciplina ? Forse gli artefici e non vi guadagnerebbero in moralità , in agiatezza , in considerazione ? E la so- f cietà non vi troverebbe ella il pegno di un lavoro migliore e meglio eseguito, e sopra tutto delle guarentigie di sicurezza e di calma ? 11°. In caso affermativo , e quali sarebbero i mezzi di arrivare a questo scopo senza impedire la libera con- t correnza , e dando al potere un' influenza convenevole su questi mezzi organiz- r zati ; di tal che potenti in se stesse per lo bene , cessassero di esserlo per tur- f bar r ordine sociale ? » Il Sig. de la Farelle , antico magistrato e dotto economista Francese risol- vette aflermativamenle la prima quistione : e soddisfacendo alla seconda , deli- neò un progetto organico non poco ingegnoso. La memoria di lui era contras, segnata dal mollo : e il principio di associazione è la nostra ultima ancora di f salute. ì Ella fu coronata dalla società reale dell' Ain : e nel i842 fu puhbli- 35 274. cala in Parigi col titolo ài piano di' una riorganizzazione disciplinare delle classi industriali in Francia. Michele Chevalier nel riputato suo corso di economia politica , e propria- mente dalla XXV*. lezione del volume pubblicalo nello scorso anno in Parigi , esamina il progetto del Sig. de la Farelle : e tuttoché vi noti alcuni inconvenienti, non lascia di approvarne ciò che egli chiama la idea madre. Anche il Dcgerando nella famosa sua opera su la pubblica beneficenza si occupa diligentemente di questo soggetto ; e fra le altre cose propone lo stabili- mento de' consigli , eh' ei chiama di patrocinio industriale. .-"' Adunque il modo di conciliare le associazioni degli artefici con la libera con- correnza è il problema del giorno : e non è quindi maraviglia che il nostro Pre- sidente Sig. Marchese di Pietracatella abbia cercato di raccomandarlo all' atten- zione degl' intelligenti. Tale in fatti par lo scopo, cui egli à diretta la memoria sottomessa alla nostra disamina. Perchè riesca a spogliare le corporazioni delle arti della odiosità che le cir- conda neir opinione di molti , ei ricorda con vasta e scelta erudizione , come al tempo , in cui esse erano in pregio ed in uso , progredirono le arti , principal- mente in Italia , e poscia in altre regioni. Non obblia che pur ora nella industrio- sa Inghilterra esistono le corporazioni che la Regina Elisabetta si compiacque di fondare nelle città di mercato con la carta degli allievi ; e che uomini di sì alto rango , come il duca di Wellington ed il Principe Alberto si onorano di far- ne parte. Rimarca parimente che Napoleone si destro in disoUerrare dalle rovi- ne della rivoluzione quelle parti di antichi ordinamenti che pareangli utili , stabili con la legge del 1806 un consiglio di Proudhommes in Lione : e lo com- pose di cinque negozianti fabbricante , e di quattro capi di oIBcine. A questo col- legio die il diritto di conciliar gli artigiani nelle controversie non superiori alla somma di sessanta franchi , di decidere le liti che in fatto di arti si eccitassero Ira i fabbricanti , gli operai , i compagni e gli allievi , di proteggere innoltre la proprietà de' disegni , e di mantenere l' osservanza de' nuovi statuti. Le decisioni di tal consiglio erano esecutive fra le 24 ore , dove non fossero appellate presso il tribunal di commercio. Ma ciò che fornisce all' autore un argomento più pros- simo , è la legge pubblicata nello scorso gennajo dal governo di Prussia , legge che non solo regola le antiche corporazioni , ma ne permette delle nuove. E pu- re non può dirsi che in quella sì colta e ben diretta regione le arti non prosperino. A sì fatti argomenti di esperienza e di esempio il Sig. Marchese di Pietra- catella ne aggiunge degli altri. I principali son posti nello spirito di fratellanza che le corporazioni spargono in tutto il ceto degli artefici , nella utilità che esse arrecano alla istruzion degli allievi , si in ordine alla morale , e sì in ordine al- l' arte , e da ultimo nel vantaggio del mutuo soccorso , prolungato alle vedove ed tV fiffi inoli de' defunti. 275 L' autore , a dir vero , scrivendo una memoria puramente teoretica , non à avuto luogo di precisare la forma , la quale dovrebbe darsi alio corporazioni delle arti , perchè assicurando tutti questi emolumenti, non offendessero in modo alcuno quella libertà di lavori, la quale espressamente nelle sue conclusioni egli vuol conservata. In effetto egli dice che la legge pubblicala dal governo Prus. siano è un esempio imitabile ; ed in questa legge è stabilito qual principio fon- damentale , che t esercizio de mestieri tanto nelle città , quanto nelle campa- gne è interamente libero. Davvantaggio si dichiara con molta saviezza che un tale esercizio non dipende dal far parte di una corporazione. In tal guisa l' en- trarvi per seguirne gli andamenti non sembra più un giogo che s impone agli arteGcì , ma un mezzo volontario di conseguirne i vantaggi , e di sottomettersi agli obblighi dell' associazione. A valutare esattamente lo premesse dell' autore , e le conseguenze eh' ei ne tira , a molte e gravi discussioni converrebbe aprir 1' adito , e tali che di molto trascendono i confini di un rapporto accademico. Ma qualunque possa essere il risullamento delle medesime , certo è che la sua memoria porgendo occasione ad importanti ricerche , può in tal guisa inQuire a rischiarare , ad afforzare , od a meglio circoscrivere alcune teoriche di economia pubblica. Certo è pure che ella mostra una estesa conoscenza della istoria delle arti : e da ultimo brilla di una elocuzione fiorita , e di tratto in tratto illustrata da felici concetti. Ci sembra dunque che possa utilmente aver posto fra gli alti dell' Accademia. Tal è il parere che sottomettiamo al vostro giudizio. Marchese Rcffo Commendatore Monticelli Commendatore Capone Giorgio Masdea AHcroiACONo Ldca de Samuele Gagnazzi P>JSQUALE BoRRELLi relatore. 276 Sunto fatto dalla Classe di Fisica e di Storia naturale delle memorie inviale all' Accademia in risposta al programma sulla Caprificazione , letto nella tornata del giorno 8 Aprile i843. Memoria N". 1 con l epigrafe 0 fortUDatos nimiam si sua bona noriot agrioolas. . . . Yirg, Georg. 1. L' autore di questa memoria , premessa un' introduzione , nel farsi via a rispondere con ordine ai proposti termini del quesito , annunzia partire il suo lavoro in sei capi ed un appendice. Nel primo capo esamina le opinioni degli autori che hanno parlato della caprificazione ; e nota le idee che di questa pratica ebbero Erodoto , Aristotele, Teofrasto , Plinio. Espone come eglino spiegarono il fatto dell' allegamento e ma- turazione dei fichi per virtìi della concezione operata da certo accaloramcnto che provveniva dall' aria e dalla luce a traverso dell' occhio del fico , le cui squa- muzze erano sollevate per 1' entrata del moscherino del caprifico. Nota che Tournefort richiamò questa dimenticata dottrina al giudizio dei dotti dopo il suo viaggio in Levante , conformandosi alla opinione degli antichi na- turalisti per la necessità di osservarla. Bla avverte l'autore che quegli non fa- vella di sperimenti che fatti avesse per certificarsi della caducità di quei fichi ove si fosse omessa la caprificazione , e che non mise ad esame le interne parti del fico per descrivere il processo fisiologico che dall' insetto del caprifico si operasse, onde concbiude non potersi aggiustar piena fede a quell" egregio scrittore. Scrive che Pontcdera mostrossi più di Tournefort accurato e studioso nel dare la descrizione botanica del fico domestico e del caprifico , non che la storia na- turale del moschino ficario ; e ritenendo la pratica del caprificare per ciò che riguarda l' allegamento , ne combatteva l' inQuenza rispetto alla fecondazione , adot- tando con più accomodato sistema le idee vaghe di Teofrasto e di Plinio. Dice che Linneo ritenne la dottrina degli antecessori , come colui ai quale nna era data 1' opportunità di esaminare direttamente la caprificazione. 11 perchè fa- cevala prender luogo nel sistema del sessualismo , ponendo che i rooschini usciti dal caprifico ne portassero il polline per fecondare i fiorellini femminei, che so- lamente rinciiiudevansi ne' fichi domestici. Osserva che il Cavolini meglio che ogni altro si applicò alle indagini ed alle sperienze della pratica della caprificazione , ed avverte come quegli si mo- strasse preoccupato della teoria linneana e come medesimamente coochiudesse 277 di continuare 1' uso del caprificarc per otlencre la fecondazione e 1' allegamento dei frutti in detcrminate varietà. Ma qui 1' autore considera che il Cavoliui dalle stesse sue sperienze e ragionamenti lascia intravedere che quella pratica tornasse inutile in molti rincontri, e tale da potersi di leggieri tralasciare senza alcun danno. Passa r autore a discorrere in tutte le sue parti la dottrina di Gallesio a parer sao sistematica , e stimasi obbligato negar fede a questo scrittore, sia per non aver egli studialo la caprificazione sopra le piante , sia per non aver veduto alcuna delle varietà aiprificande , sia per le torte maniere in tener conto del sub- bielto , sia per gli errori di fatto e di giudizii in che cade per difetto di pra- tiche osservazioni. Da ciò desume non doversi tenere in conto veruno quella sua opinione con che pretende per l'opera del meschino del caprifico effettuarsi la fecondazione di talune varietà di fichi detti da lui semi-domestici. E poiché fi Gallesio asse- vera sol da questi fichi caprificati aversi semi pieni e perfetti , mentre in tutte le altre varietà sarebbero vóti ; egli in contrario dimostra essere i semi di tutte le varietà caprificate e non caprificale pieni e perfetti ; ad eccezione della sola varietà troiana , nella quale per lo più i semi son vóti ; ed in prova offre i saggi di molte varietà. In fine tocca della opinione di Olivier giudicando ben arrischiato il giu- dizio di questo entomologo , perciocché si piacque in modo assoluto negare ogni effetto alla caprificazione e di tenerla per inutile pratica perpetuata dal pregiu- dizio , senza che fatta ne avesse alcuna sperienza. Medesimamente discorre degli altri autori francesi, che si sono rassegnati alla sentfinza dell' Olivier. A tal modo 1' autore conchiude aver risposto al primo numero del program- ma dell' accademia. II. Nel capo secondo espone minutamente le osservazioni e i varii sperimen- ti fatti negli anni i843-44 sulle varietà di fichi credule bisognevoli di caprifica- zione , quelle che ne' precedenti anni aveva veduto caprihcare. Nel i843 le pro- vò con trascurar in esse la caprificazione : poscia nel i84^4 'stitui contempora- nei paragoni con identiche varietà messe a grande distanza tra loro. E sicco. me nel i843 avea omessa la caprificazione a quelle varietà in cui negli anni innanzi erasi praticata una sola volta , e nei quali gli effetti in favore della ca- prificazione erano stati ben leggieri ; nel i844 fece prova di una triplicata ca- prificazione coir intervallo di otto giorni dall' una all'altra, come i più accori! agri- coltori praticano ; ed afferma aver ottenuti da questa triplicata caprificazione note- volissimi effetti per lo allegamento delle varietà realmente caduche. 278 Narra come di talune varietà credule comuuemcnle bisognevoli di caprifica- zione da lui lasciato senza capriGcarc , e chiudendone ancora alcuni ramoscelli ca- richi di frutti in sacchetti di mussolo scmivelato , li vide quasi tutti ben allegati. Discorre di aver esaminato i Ccolini persistenti e gli abbandonati delle piante caprificate , ed afierma in taluni de' primi non aver trovato insetto nò vestigio di esso , e di averlo trovato in parecchi de' secondi. Le quali esaminate secondo lui provano , che siccome le varietà caduche non mai li abbandonano interamente , ove non sien soccorse dalla capriGcazione , cosi la caprificazione non è da tanto da resistere interamente a tutte le cagioni che promuovono la caducità. Tutt' i quali esperimenti avrebbe eseguiti su di molte varietà che nominata- mente specifica , e di cui dà le figure , ed in diversi poderi ne' quali dichiara a^ver tatto triplicatamente caprificare alcuna pianta , ed alcun' altra della mede- sima varietà messa a molta distanza aver lasciala senza caprificare , ed aver ot- tenuto da quelle a tal modo caprificate abbondante allegamento, menti-e delle non caprificate allegarono alcuni pochi frutti. Fa avvertire in pari tempo esser agevole il conoscere I' entrata del meschi- no ne' ficolini acerbi dal vedervisi alterati ed anneriti i fiorellini , e che questa sia la cagione del guasto dell' interna polpa de' fichi giunti a maturità , la qual viene nera e scorrotta , comechè il frutto si appalesasse di belle forme esteriori. Dice essersi data la cura di aprire in gran copia i fichi caprificati e quelli delle stesse varietà non caprificate per pienamente certificarsi di questo fatto , la mer- cè di cui spiega la opinione de' Greci in apprezzar più i fichi non caprificati che i caprificati. Nota del pari l'autore che in Napoli i contadini praticano in generale la caprificazione a tutte le varietà dei fichi ad intendimento , per quelle che non son caduche , di farne anticipare la maturazione , e per le caduche , avere an- cora r altro efi'clto dell' allegamento. Dice che per i suoi svariati sperimenti , è venuto a conoscere la falsa opinione de' campagnuoli in credere caduche talune varietà di fichi che punto noi sono , essendo così apparilo in alcuna stagione per peculiari influenze , o per determinata natura ed esposizione di terreno , men- tre in condizioni diverse più non sono riuscite caduche. m. In questo capo discorre 1' autore le notizie intorno al caprifico ed al mo- schino che in esso si genera. Narra di quest' insetti esservene neri e rossicci con lunga coda : del come sbucano dall' ovario : che i secondi son più vispi dei pri- mi : che i neri più facilmente s' imbrattano di polline de' fiorclUni staminei : e di quanta industria adoperano per detergersene , e che se non son forbiti del tutto , non saltellano , ne svolazzano : che i rossi hanno ali più tenui de' neri 279 ed usano di corsa rapidissima più che di volo : che questi si veggono più fa- cilmente nscirc in islato d' insetto perfetto dal caprifico ancor su la pianta , o ap- pena spiccalo ; mentre aprendosi il caprifico già colto , scn trovano in buon nu- mero avvoltolati in istalo di larva tra fiorellini ; i quali poscia perchè messi allo scoperto , dilEcilmenlc raggiungono di poi la perfezione dello stato , come anche il Cavolini avvertì. E poichò intorno a questo moscherino rosso evvi la opinione di Gallcsio er- rbnea , perchè crede essere quello di larva o crisalide il suo stato naturale , e che sia il maschio il quale abbiasi ad accoppiare al nero eh' e femmina , V au- tore s' inlerlicnc a descriverne i particolari , dandone ancor la figura , ed aggiun- ge che più volle osservollo nel momento stesso di sua trasformazione mentre affa- ticavasi per mandar via la veste che lo inviluppava. Fa ancora avvertire che il Cavolini, che del pari il descrive nello stalo d'in- setto perfetto , nella figura che ne dà gli attribuisce due produzioni alla coda , cioè oltre 1' aculeo terminato in un lungo pelo arcuato j un' altra produzione so pra di esso biforcata. Ma l'autore opina essere stalo il Cavolini indotto in erro- re , illuso forse da quella sottilissima veste che l'insello manda giù appunto per le parti di dietro , allorché si trasforma. Quanto poi all' accoppiarsi , noia di non averli mai veduti in simile attitudine , ma in quella piuttosto che 1' un l' altro si volessero fuggire. Narra in fine aver osservato i moschini con lente di molto ingrandimento allorché s' introducono nell' occhio de' ficolini , nella quale opera molta fatica du- rano , e di non aver scoperto sul loro corpo atomo di polline. IV. Al capo 4>° l' autore si propone di deciferare se 1' opera del moschino age- volasse la fecondazione de' fiorellini del fico domestico i quali rinvenne tutti fem- minei. In questo riepilogando egli tutte le osservazioni e gli esperimenti , ed aggiun- gendo altre considerazioni fisiologiche ed anatomiche, conchiude punto non ope- rarsi per mezzo dell' insetto del caprifico la fecondazione de' fichi domestici ; fé. condazione che inoltre repula indipendente dall' allegamento e dalla maturazione. Fermato tal giudizio , e trovati i semi di tutt' i fichi caprificati e non capn- Ocati perfetti e fecondi , e non già vóli , come dice Gallcsio de non caprificati : assicuratosi con forli lenti riunite non trovarsi nei ricettacoli de' fichi domestici fiori mast'hili ; (ali ancor non essere ma sol femminei aboriivi quelli che l'Oli' vier afiiermava veder in vicinanza dell' occhio; si lign obbligato a confessare escerc tuttavia ascoso iì fenomeno della fecondazione in questi /miti. 28o V. Passa in questo capo l'autore all'esame dell'influenza del meschino sull'alle- gamento de' frulli. Esso raccogliendo il frutto delle sue osservazioni e sperimen- ti , e notato che i contadini in Napoli praticano la caprificazione a tutte le va- rietà al doppio fine di accelerarne la maturazione ed allegamento , va dichiarando che le varietà costantemente non caduche come le troiane , oliate , paradiso , al' bonere , sarnesi òianche , ecc , niua bisogno hanno della caprificazione per al- legare , e che forse sol ne risentono con anticipare la maturazione. Al contrario . 'e varietà più o men caduche, come le ckiaiesi , migliarole , sanpieri , colombre autunnali , sarnesi nere etc. , per opera della caprificazione triplicata ne alle- gano in maggior copia con qualche anticipazione ed ingrossamento. Osserva che le varietà sarnese bianca , e monacello o brogiotta , sono er- roneamente stimate caduche. La cagione della caducità la fa derivare dalle generali influenze , dalla na- tura del suolo , dalla esposizione , dalle meteore etc. , ed in ispccle dall' indole di tali piante , che mandano messe cortissime con gran numero di ficolini quasi contemporanei addossati e stretti tra loro ; a divesrità delle varietà non caduche , le cui messe allungandosi di più , mandano ficolini successivamente e discosti r un dall' altro. Ed altra ragione speciale assegna alle varietà che danno molti fioroni , come le ehiaicsi , le sampieri , le colombre etc. , ed è che questa prima generazione impoverisce cosi la pianta di poter vegetativo , che i secondi fichi sen cadono perciò immaturi in copia. L' opera poi del meschino a produrre gli additati cfietti la stima del tutto meccanica, e forse ancor chimica ; sia lo stimolo che vi arreca , sia la deposi- zione delle uova , o altra materia che vi caccia : onde si veggono alterati ed anneriti i fiorellini , e quindi guasta e scorrotta la polpa. E qui ragiona di spe- rimenti da lui di proposito fatti , d' incisioni e punture artificiali a taluni fichi , i quali di tal modo son maturati pria degli altri ; e di quello che incontra a tutti gli altri frutti ove sicn bucati, rosicchiati e tocchi esternamente. Rammenta anco- ra il fico sicomoro che non matura se non gli si pratica sul capo una incisione circolare ; e quel che interviene anche alle foglie ed alla corteccia di talune piante , alle quali lo stimolo meccanico degl' insetti suscita fenomeni analoghi , tra quali nella quercia il Cynips Quercus. In fine esamina so vantaggiosi o pur no sieno gli eflìetti della caprificazio- ne , ed osservando che quelli sono a discapilo della bontà de' frutti ; e per le piante che danno abbondanti fioroni , tornare a discapito ancor delle piante con isforzarle a dare un doppio prodotto , e con farle pure scarseggiare nel prodotto estivo dell' anno seguente ; ed osservando del pari che le varietà che offrono mag- giore allegamento di frutti per opera della caprificazione , sono le più spregerò- i 28 1 Il , r autore è di parere che si dovesse quella pratica , già pur dispendiosa , abbandonare. E qui toccando dell' agraria economia , propone i partili da segui- tare, tali che non fossero di discapilo ai coltivatori di Ochcli , nò a' consumatori di quei frutti. Così r autore dichiara avere ne' capi 2° ; 3° ; 4°; e 5°; discusso se 1' insetto del caprifico operasse la fecondazione de' semi , o soltanto l'allegamento de' frut- ti , o 1' una e r altra cosa insieme , o niente del tutto , giusta il richiesto col n". 3° del programma. VI. Segue il capo VI che 1' autore partisce in tre sezioni. Nella prima descrive le varietà de' fichi sopra cui vicn praticata la caprifica- zione , e che avevan formato il soggetto de' suoi studii ; le quali piante ha ritratto al naturale in interi rametti con tutte le foglie sopra i3 tavole , ed in esse di- mostra gli organi della fruttificazione , e quelli stimati della fecondazione , che dice ritrovarsi nei fiori maschili sol del caprifico , essendo femminei quei dei fichi domestici» Nella 2*. dà le spiegazioni delle i3 tavole. Nella 3*. nota il catalogo de' semi cavati da molte varietà di fichi , da quelle non bisognevoli di caprificazione e non caprificate , da quelle caprificabi- li , caprificate e non caprificate , e fa avvertire esser tulli pieni perfeUi e fecon. di , ad eccezione dei semi del fico troiano , che d' ordinario son vuoti ed imper- fetti ; scbben non ne mancano di perfetti. A tal modo avrebbe adempito agli altri termini del programma nei nume- ri 2 e 4. VII. In un' appendice fa 1' autore concorrere al chiarimento della quistione, nume- rose ricerche su la natura del caprifico, e su la genesi dell'insetto che vi fa nido. In proposilo si pone a discutere le varie e discordanti opinioni tra gli au- tori antichi e moderni , e fa avvevtire come i primi , cui si conforma il Tourne- fort toccando del caprifico di Levante , il dissero Irifero , cioè portante produzio- ne in primavera , in està , ed in autunno , chiamati Orni, Forrdli, e Cratiiiri; e però produttore di tre generazioni di moschini , onde avevano la perpetuila, della specie , passando da una produzione all' altra successiva. Quanto agli autori moderni e relativamente al caprifico d' Italia , distingi'i. chi pretcndevalo bifero ( questi è il Cavolini che discorre di quel di Napoli ) , e chi unifero ( e questi ò il Gallesio che parla di quelli da lui osservati in Finale 36 282 e nel Pisano); e perciò chi pretendeva duplice, e chi unica la generazione del- l' insetto. Il Cavolini sostiene che i caprifichi uniferi non generano moschlni , ma egli nota aver veduto il contrario in un caprifico unifero , il quale ha sempre abbondcvolmente generali i nioschini ; e tali son pure quei descritti dal Gallesio. Onde egli considerando i fatti e le opinioni diverse , in virtù de' suoi spe- rimenti e delle molte osservazioni in luoghi collineschi , pianure mediterranee , ed in prossimità di mare , esposti a mezzo di , stabilisce una teorica , che più avvicinandosi a quella degli antichi , a suo avviso metterebbe in chiaro gli or- rori in che sono incorsi i naturalisti moderni dopo il Tournefort. Però assevera che la pianta del caprifico è di sua natura variabile , e dimostrasi or unifera , or bifcra , or trifera secondo molliplici circostanze derivanti dal snolo , dal clima, dalla esposizione , dalla età della pianta e dalle vicende atmosferiche. £d in ap- posite figure fa vedere questa triplico produzione. Quanto poi alla perpetuazione del moschino , nel caprifico trifcro ne cono- sce naturale la progressione da una produzione all' altra che le succede ; ma per l' unifero e il bifcro , contraddicendo ed escludendo con fatti e ragioni le opi- nioni del Cavolini e del Gallesio come erronee , si diffonde sopra le sue svariate osservazioni , e conchiude dover lasciare questo vuoto da empire per ulteriori ricerche , a cui intende. Ed in una nota a questa appendice , in conferma della sua teorica sul caprifico , avverte che una pianta tra quelle fatte segno delle sue osservazioni , slata costantemente unifera; nel 184.4 visitala a' tre novembre, la vide esser tardivamente per la prima volta ornata di madri di caprifico, ossia craliliri. Memoria A/". 2, con l'epìgrafe. Deeipimur specie recti. Hor: T-i' autore si propone di dar risposta al primo articolo del quesito , relativo all' esame a farsi degli autori in materia : ma non fa alcuna disamina, ne dà ra- gionato parere del merito delle loro dottrine sulla caprificazione. Passa al secondo articolo del quesito , intorno alla descrizione delle varietà de' fichi , massime di quelle sopra cui si pratica la caprificazione , e riferisce le specie sopra cui ha eseguite le sue osservazioni. Descrive i.° il caprifico ; 2° il fico domestico fioronifcro violaceo , ed il fico fiorone bianco, come varietà del precedente ; 3.° il fico troianello violaceo ; 4.° il fico gentile. Di tutti questi tace se capri (icabili 0 non caprificabiii ; tace parimente di altre osservazioni , ed invece se ne sdebita con 1' analisi chimica del fruito del fico. Si propone poscia di rispondere al 3." articolo del quesito , e studia 1' in- spUo del caprifico , accertandosi della sua esistenza nel caprifico, il vede uscire dai profirfìi, e svolazzare su per gli occhi dei secondi frutti del caprifico, enei- 283 l' nsLclla delle foglie precisamente sulle gemme a fruito , che nella nuova stagione di primavera divengono fioroni; e crede che in esse depositasse le uova. Manca in queste osservazioni l' indicazione esatta del tempo. In un primo anno niun fatto osserva degno di notare. Neil' anno appresso , osservati i novelli caprifichi sbocciali , nei primi dice di avere scoverlo a stento delle larvelte presso r occhio ; e nei secondi caprifichi tali larvelte avere rinvenuto vicino ai peduncoli, e nei calicetli de' fiorellini : che queste larvelte s' introducevano nei semi , donde poi uscivano inselli perfetti. Discorre poi dell' influenza de' moschini sulla fecondazione e sull'allegamen- to , ed avendo sospeso i caprifichi su per quei fichi da lui notati che chiama fioronifcri , quali a fiori pistilliferi , e quali a fiori ermafroditi; dice che gl'insetti nei primi apportavano la fecondazione , e l' allegamento; e nei secondi una pre- coce maturazione. Ed avendo artificialmente sparso il polline dei caprifichi su per 1' occhio degli fichi , e nell' interno di essi , ebbe il medesimo effetto. Infine s' in- gegna a spiegare il modo come operarebbe il polline nei fiorellini ; e l' effetto opina essere nei pistilliferi la fecondazione , e negli ermafroditi un risvegliamento di energia agli organi sessuali , e quindi in tutto il processo della vegetazione. Da ciò conchiude essere utile ed essenziale la caprificazione. Memoria A/". 3 con T epigrafe. Bxpedit igitur , wf aliquid ?uale , et quantulucumgue sit dicatur , te. Pont. aotb. Ricerche sulla natura del Caprifico e del Fico , e sulla caprificazione. L' aulore nella introduzione avverte essere la caprificazione un fallo antichis- smio trattato da tanti valenti scrittori e quasi generalmente in uso presso i nostri agricoltori , il quale avendogH messo in animo , son parecchi anni , grande de- siderio di vederne tutt' i particolari , tolse ad esaminarlo in diversi modi e luoghi. E volendo esporre i suoi studi in modo che i leggitori comprendessero la impor- tanza delle cose ed il valore delle investigazioni degli allri , intorno le attenenze e le virtù del caprifico sul fico domestico , divide il suo lavoro in quattro parti , ragionando nella prima del caprifico , nella seconda del fico , e nella terza della caprificazione. a84 PARTE PRIMA. Del Caprifico. L' autore discorre primieramente de' luoghi dove vive , e come vegeta ; indi dà una esatta descrizione di tutti gli organi della vegetazione , e dopo con pari esattezza passa a descrivere quelli della fruttificazione , facendo osservare che i fiori non sono allo scoverto come nelle altre piante , ma rinchiusi in una specie di ricettacolo detto anfanto. Sul ramo novello spuntano verso la fine di giugno e principii di luglio i ricettacoli che i Greci chiamavano Forniti , e cadono in autunno. In settembre ne spuntano degli altri nella stessa messa chiamati Cra- iiri , e da' nostri Mamme , che durano insino alla primavera. Nelle ascelle delie foglie superiori della nuova messa prima di cadere ne compariscono altri grossi quanto un grano di pepe , che cosi rimangono nell' inverno ; e nella primavera divengono più grandi degli altri , e sono i veri capriGchi Orni , dai Latini chia- mati Crossi , dagli Italiani Fioroni, da nostri Profichi veri, che in fine di giu- gno e principii di luglio cadono. Quindi per le tante osservazioni da lui fatte con- chiude che il Caprifico sia trifero di sua natura , e solo per qualche accidente di sito sia delle volte bifero , e più di raro unifero , perchè i fioroni non si svi- luppano , ed i cralitiri rimangono fino a primavera. Date queste descrizioni , fa egli delle considerazioni sull' origine ed accresci- mento degli anfanti , mostrando che questi procedono della sostanza midollare Terdiccia interposta fra due meritalli ; discorre del progressivo loro sviluppo , mostrando che sul principio non presentano che 1' aspetto di un tessuto cellulare generandosi indi le trachee ed i vasi lattei , svolgendosi in seguito i granellini , che poi passano ad essere i fiori , fra i quali compariscono prima i feminei. Descrive circostanziatamente i fiori maschi ed i fiori femminei del caprifico Omo , e dice non aver trovato mai semi negli ovarii , ed opina avvenire forse per difetto di fecondazione , perciocché i fiori staminci si manifestano quando gli ovari sono già bucati , e gli stirami appassiti. Cresciuti che sono contengono r insetto. Io quelli ove insetto non esiste si rinviene solo un poco di umore , o vóti del tutto , nei quali forse , ei crede , o che vi mori 1' insetto , o 1' ovici- no non ischiuse. Descrive le antere ed il polline , facendo molle sensate criti- che osservazioni anatomico-fisiologiche sulla natura di questo. Parla dei Fomiti ossia ave , dichiarandoli in tutto somiglianti agli orni , e dicendo i fiori maschi essere in molto minor numero : in settembre maturare e svolgersi i moschini , che passano nei cratiri : dei forniti molti fiori contenere il seme perfetto. Nei cratiri non trovarsi alcun seme , e poi esservi fiori ma- schi pochissimi 0 niente : dal che si scorgerebbe trovarsi erronea la opinione di 285 coloro che erodono androgini i soli fioroni del caprifico , e gli altri anfanti fe- minei. Essere secondo 1' autore tulli androgini , e solo il numero dei fiori maschi variabile. Paragona in ultimo 1' anfanto con altre infiorescenze , e più particolar- mente con quelle delle Rosacee e delle Composte : e nota diverse anomalie , cui vedesi andar soggetto, fra le quali meritano particolar menzione il diventar pro- lifero , o vedersi talora alcuni fiori maschi , per la rigogliosa vegetazione , venir fuori del ricettacolo , inverdire , i peduncoli ingrossare , e divenir nodosi ce. ec. Dichiara il caprifico non già varietà del fico , e propriamente l' individuo maschio , secondo la opinione di tutti i botanici , ma si bene una spezie diffe- rentissima , o meglio tipo di genere diverso. Ma di questo dirà appresso. Per ora avverte esser questa specie monoica , che genera i semi nei forniti , e per- ciò capace di riprodursi ; e molte le varietà , fra le quali ne numera cinque , come le più comuni. E prendendo iu esame le opinioni degli autori intorno le differenti sorte di caprifico dice aver Teofrasto descritti quei di Grecia per trifori , ed allo stesso mo do Tournefort ; ma che Ponfedera parla diversamente di quei d' Italia distinguen do il fico domestico dal caprifico , e che il primo o che sia unifero , o bifero , non porta mai fiori maschi , mentre il secondo è sempre unifero e porta sola- mente fiori androgini. Tra 1' uno e 1' altro ammettendo una specie di fico bifero che chiamava Erinosìjec con i fioroni come il caprifico , ed i forniti mangerecci femminei senza l' insetto. Arrogo Cavolini considerare il caprifico di una sola sor- ta , cioè bifero ; ma esservi delle piante tralignanti , le quali portano i secondi frutti come i domestici. E Gallesio ammettere tre varietà , cioè unifera da lui conosciuta , bifora quella del Cavolini , e trifora 1' altra del Tournefort. Discorsa questa parte storica , 1' autore fa le sue considerazioni critiche su le dottrine del Cavolini e del Gallesio intorno al caprifico , e sostiene esser trifero di sua natura come si è detto , al pari di quello di Grecia. Deir insetto del caprifico. Qui nota esser molti gì' insetti che vivono sul caprifico e sul fico , la cui storia egli non polri-bbe dichiarare in tutti i particolari , ma solo gli è parufo non potersi del tutto lacere , per lo scopo cui particolarmente intende , del ma- raviglioso moscherino ; e dopo tutte le importanti osservazioni del Cavolini e del Gallesio ha stimato quelle meritare qualche schiarim^to e qualche giunta di non picciolo momento. Di esso dice esservi il maschio e la femmina , ed il primo ben diverso dal secondo , principalmente per mancare di ali. Indi viene a fare una minuta notomica descrizione del meschino nero che chiam? femmina , ed il segue in tutti gli stadi del suo sviluppo nell' ovario. De- 286 scrive paiiinenfe il maschio , ossia il muschino rosso , ma nello stalo di crisali- de , come si osserva pure nella figura che vi ò annessa , e crede questo essere il suo stalo perfetto. Ed aggiunge esser notevole la jnancanza dello ali , come fatto unico nella storia degl' insetti , nei quali se taluno manca di ali , desso è sem- pre la femmina. Scrive Cavolini averlo anche così descritto credendolo crisalide di altra specie di imcnollcro , di cui non avrebbe mai potuto vedere la trasfor- mazione. Nel notomizzare le interne parti di ambo gli insetti , nota rinvenirsi nelle vi- scere gran copia di vescichette sferiche trasparenti , e non dubiterebbe di defi- nirle per uova , se non le avesse rinvenute come nelle femmine , così nei ma- schi. Sol nelle femmine rinvenne dei vermi simili a lombrici , e certi corpi al- lungali uniti tra loro come in un fascio. E dopo di aver notato varie cose intor- no a ciò j senza dar giudizio , rimette il punto sulla generazione degli insetti a coloro che se ne intendono , e passa a dire Y effello che produce nel caprifico ; ma descrive la triplice generazione del moschino di conseguenza alla triplice pro- duzione del caprifico , e tutte le particolarità che si ravvisano nelle diverse va- rietà di esso , r uscita dell' insetto da quello , e la introduzione o nei più giova- ni caprifichi, o nei fichi domestici. Finalmente osserva che ove il caprifico per- desse neir inverno tuli' i cratiri , per fare allegare gli orni è mestieri sospendervi le madri di altro caprifico , come e opinione comune. E da questo crede originata la caprificazione ; nondimeno ha egli osservato taluni caprifichi caduti imperfetti che contenevano il verme in molli ovarii. PARTE SECONDA. Del Fico. Descrive il fico domestico in generale per il suo abito esteriore , dove e come vegeta , e lo sviluppo delle sue parti. Fa avvertire che differisce dal Caprifico , perchè non dà mai luogo alla formazione degli insetti ; perchè di raro è trifero; perchè porta fioroni e fichi veri , oltre di molti altri caratteri botanici che in seguito espone. Dice esser bifero , e che il fiorone in talune varietà ed in taluni luoghi allega e vien maturo ; in altre varietà o prima o dopo cado immaturo. Avverte che nei fioroni e nei fichi tardivi non si veggono che fiori femmi- nei , come si afferma da Pontedera e da Gallesio. Sol Cavolini aver trovato nel fiorone del dotlato qualche rudimento (2-10) di fiore maschio , ma diverso dalla forma di quello del caprifico , e nulla di polline. Ancor esso , 1' autore , nelle moltissime sue osservazioni in molli anni , in qualche fiorone maturo ne ha trovato dei simili nel numero di 2-10 , ma che d'ordinario questi abortiscono. De' quali dà minuta descrizione , facendo notare quanto sieno diversi da quelli del 287 Caprifico per le parli che li compongono , e per la loro conformazione. Nola che i filamenti degli slami in cima si allargano in una lamina falla a guisa di cucchiajo, nella di cui parie concava e superiore si IrovaDO le anlere simili ad otricelli più o meno allungali , che denlro conlcngono polline , ma crede a nulla servissero per la fecondazione , perchè gencransi gli slami mollo dopo i Cori femminei , ed allora lo slimraa si rilrova già seccalo. Discorre delle aberrazioni, che alcune volle presenlano. Indi passa a far diverse congcllure su quel che si osserva disseccalo in quesli ovari , avvertendo che i fiori fcminei de Coroni sono sempre infecondi , perchè mancanti di germe , quantunque mostrino gì' integumenti ; e che 1' albu- me per la sua configurazione può sembrare una crisalide morta , o uno slato di mezzo fra questa ed il verme , il che ha potuto trarre in errore coloro che li han creduti fecondi ; non negando egli pertanto la possibilità che potessero di- venir tali qualche volta. Negli anfanli estivi poi i fiori sono parte sterili , ed in maggior copia fecondi ; e la fecondità secondo il nostro autore è maggiore ne' sili e nelle stagioni calde , e maggiore anche ne' fichi che più si accostano al salvalico , come il Chiaicse , ed il Lardavo. Discorre alla distesa dell' uovicino e del seme, simili tanto nel fico che nel caprifico; del successivo sviluppo di quesli organi fisiologicamente, e di molle altre notevoli particolarità che li riguardano. Descrive le trasformazioni a cui i fichi van soggetti al pari de' caprifichi , come a dire , il rendersi proliferi , e lo spaccar- si, di che in esempio prende il fico lardare; il trasformarsi dei fiorellini, ec. ec. Nel fare la comparazione tra il fico e caprifico nota le diversità tra 1' uno " e r altro ; una delle quali si è che il caprifico è inseltifero , cioè che 1' ovario suo porge nutrimento e luogo alla propagazione di un particolare insetto , il fico .^lon mai ; lasciando altri caralleri botanici essenziali onde farli distinguere tra loro non solo come specie , ma pur come generi diversi , il che sarà meglio di- mostrato neir ultima parte del lavoro. Dovendo discorrere sulla caprificazione , siccome si pratica su i fichi dei con- torni di Napoli , crede necessario dar conoscenza delle diverse sorte di fichi di questa contrada , quello cioè più generalmente coltivale , che egli riduce a 20 , e sono le seguenti. j°. Fico albo o troiano , al quale non dassi il caprifico. 2°. Fico lardaro , al quale si dà il caprifico. 3°. Fico limone da altri nominato Zigarella. 4-°. Fico paradiso. Si crede abbisognare il caprifico per allegare i secondi frulli. 5°. Fico colombro. Vuole il caprifico per allegare i secondi frutti. 6°. Fico dottato. 7°. Fico sanpiero. 8'. Fico sarnese bianco e nero. E caprificato presso la capitale. ss88 9°, Fico petronciaoo. 10°. Fico piemontese. 11°. Fice verdone. È simile al seguente. 12°. Fico pallerò. i3°. Fico granato. 14.". Fico biancolello. i5°. Fico ciiiaicse. Rarissimamente allega fioroni , ed i secondi fichi dicono i contadini voler essere caprificati. 16°. Fico lugliatico. Gli danno il caprifico. 17°. Fico brugiotfo. Ci ha il bianco ed il nero. 18°. Fico buonsignore. Simile al piemontese. 19°. Fico barbanera. 20°. Fico vernino. E dopo avere indicati alcuni pnncipali caratteri di queste varietà nota quali siano pregevoli per la bontà de' loro frutti , quali per la feracità , o per esser precoci. Ed a proposito di queste varietà l' autore prende a censurare la distribuzione proposta da Gallesio , che vuole il caprifico tipo della specie , e tutte le varietà domestiche altrettante mostruosità , le quali ultime , quegli divide in mule perfet. le , e semi-mule. Dichiara che i fatti sopra cui viene stabilita questa distinzione non sono veri ^ cioè la fecondità 0 infecondità dei semi;, e l'essere uniferi , o biferi. Al contrario 1' autore tutte ìe varietà domestiche le riunisce in tanti grup- pi secondo che Ira loro si ravvicinano , ed a ciascun gruppo dà un tipo salva' lieo. Quantunque dica rimanere intorno a ciò alquanto in dubbietà, attesa 1' am- piezza delia materia , e il gran numero delle razze o varietà da non poter es- sere tutte conosciute. PARTE TERZA. Della Caprijicazione. Discorre storicamente e minutamente di quanto trovasi scritto dagli antichi e moderni fino a Linneo inclusivamente , e indi fa una succinta esposizione della teorica di Cavolini e dell' altra di Gallesio. L' autore mentova Olivier e Bory de Saint- Vincent che negano del tutto gli effetti della caprificazionc. Indi riepiloga novellamente le opinioni di tutti gli altri autori antichi e moderni anteriori a quelli che la ritengono per necessaria , e dice che allo stesso modo la pensano gli agricoltori. Parimente fa molte riflessioni per escludere la opinione di tutti gli scrit- tori che riconoscono la necessità della caprificazionc , come cagione della fecon- 289 dazione per l' allegamento deifichi. A' quali autori egli pone a difetto essenziale delle loro teoriche la mancanza di opportuni esperimenti diretti ad assicurarsi del fatto , e che invece tutti preoccupati della certezza del fatto stesso , s' impegna- no a ricercarne le ragioni. Medesimamente per l'Olivier che nel negare qual- sivoglia potere alla caprificaziono , viene in tal sentenza non per esperienza , ma sì bene per un giusto e ragionalo concetto. Laoude dice essere a lui sembrato pregio del lavoro e parte cssenzialissima di esso ritrovar la verità con esperimenti il più possibile diligenti. Primieramente per assicurarsi se il caprifico feconda i fioroni di fichi domestici , e ne faccia alle- gare in maggior copia. Diresse però le sperienze a caprificare i fioroni de' fichi colombri e paradisi con i caprifichi invernali , ossia cratiri. Gli effetti nulla gli diedero di favorevole alla caprificazione , mentre le piante che ne solevano allegare senza questa pra- tica pur tanti ne hanno allegati con essa ; tutto che nei fichi caduti ed anche nei persistenti rinvenuto avesse uno o più raoschini. Avvertì ancora sì negli uni che negli altri la polpa annerila e guasta. La quale esplorazione da lui fu fatta a Baia a dì 17 giugno , ove erano piantati in vicinanza caprifichi e fichi. Ed i semi di tali fioroni rinvenne sempre infecondi. Oltre a ciò il lardaro quantun- que caprificato non allega fioroni. Onde da queste e da altre osservazioni con- chiude a nulla influire la caprificazione su fioroni. Volle egli anche accertarsi se la caprificazione anticipasse la maturazione dei fichi tardivi. Sul quale proposito discorre gli sperimenti comparativi da lui fatti successivamente in molti anni dal j838 in poi , in Portici sul fico sarnese , ed ai Camaldoli presso Napoli sul fico lardaro ed altri , e dice ninna anticipazione avervi ravvisata. Ripugnava altresì che la caprificazione facesse allegare tutti o in più copia dell' ordinario i fichi tardivi ; e su di ciò espone 1' autore molte sperienze compa- rative fatte in varii anni , e su diverse piante del lardaro , del sarnese , del co- lombro , del san piero , in varii siti presso la Capitale e in Ischia , le quali sole- vano abbandonare i frulli senza caprificazione , e caprificalele , parimente li abban- tlonavano ; ravvisandovi solo qualche leggiera diversità. Ma questo egli attribuiva all'influenza di tante altre cagioni, non già del moschino ; imperciocché rinvenne in alcuni dei fichi caduti il moschino , mentre in taluni dei persistenti non vi era entrato. Anche di molla importanza era il provare se il caprifico per l' insetto fecon- da i fiori femminei dei fichi tardivi : e qui 1' autore dopo molte considerazioni su di questo argomento , come per ese;npio 1' assoluta mancanza dei semi per- fetti nei fioroni , 1' uscita del!' insetto dagli ovari , nei quali o pochi o imperfet- , li fiori maschi vi hanno ec. , cerca prima assicurarsi se nel ricettacolo di tali fichi traviasi fiori maschili , e si certifica esservi soli femminei , al pari che gli 37 390 altri autori descrissero. Si accerta ancorn che i semi , sia dei fichi capriCcati , sia dei non caprificati e vegetanti in sili ove caprifichi non sono ne' contorni , portavano l'embrione fecondo. Che il moschino quando è entrato nel fico, il lascia scorgere facilmente per una macchia bruna che vi lascia. Dippiìi , volle fecon- dare artificialmente 3o ficolini del fico lardavo con introdurvi nell' occhio , alla metà di luglio , il polline del caprifico. E di essi dopo un mese cadevano dieci con semi fecondi , ed i rimanenti vennero perfetti , simili a tutti gli altri non fecondati nò caprificati con semi fecondi. Finalmente a togliere ogni sospetto d' introduzione di meschini pria dell' uscita di questi dal caprifico , copri per tre anni di seguito 1' occhio a molti ficolini con gomma arabica stemperata o con creta , e vide che per tal artifizio il moschino tutto che vi lavorasse intorno, non si potendo cacciar dentro , ne andava via , e pur quelli venuti a maturità con- tenevano semi fecondi. Da ciò conchiude decisivamente la ninna necessità del caprifico per generar- si 1' embrione fecondo , quantunque la contemporanea comparsa de fichi estivi, e de' fioroni del caprifico che han già gli stami perfetti , mostri una certa corre- lazione, tra i due fenomeni. Non è già che non vi fosse perciò mestieri della fe- condazione per questi frutti, potendo la medesima avvenire sotto altre forme finora ignote, e che sfuggono all'occhio dell'osservatore. Ed a rintracciare un tal mistero aggiunge , che per quante microscopiche osservazioni fatte avesse anche nelle squame sotto 1' occhio , non si è mai avvenuto a scovrire tal cosa che contenes- se polline o altra sostanza di analoga natura , da cui si potesse almeno sospetta- re r influenza sulla fecondazione. Restava anche a conoscere se il moschino potesse contribuire alla precoce ma- turazione ed allegamento dei frutti per la puntura che vi fa. ' ' • Intorno a che 1' autore nega operarsi dal moschino alcuna puntura , e che se pure avvenisse , discorre con molte ragioni di fatto ed analogie , che non per questo ne avrebbe a seguitare anticipata maturazione ed cdlegamento , avvertendo che mal si paragonerebbe 1' effetto di questa pretesa puntura coli' anticipata ma- turazione de' fichi prodotta dall'applicazione dell'olio. c\: \olea r autore conoscere qual fosse 1' azione dei fruiti maturi 0 in disfaci- mento sopra frutti giovani ed acerbi ; e narra come per il sospetto fatto , cioè «he non dovessero i caprifichi sospesi al fico pel loro disfacimento e corrompi- menlo in vicinanza ai ficolini , destare in essi tale alterazione da farli più pre- sto intenerire e maturare , fece esperimento con alcune melarance guaste sospe- se in vicinanza a melarance buone , ed anche prendendo la muQa di quelle e spargendola su queste : e pure da ciò non ne segui alterazione alcuna. Onde conchiuse che neanche il caprifico in disfacimento influiva all' allegamento ed alla maturazione dei fichi. Proseguendo nel suo proposito dice che penetrato l' insetto nel fico , ivi « agri muore , e le parli circostanti subito si riconoscono dal loro annerimento e cor- rompimento. Racconta ancora come ebbe esplorali gran numero di ficolini caduti da diverse pianlc capriCcalc , ed in una metà circa aver rinvenuto il mosclierino o il segno di sua entrata. Esplorò ancora quelli caduti da una pianta non capri- ficata , messa in una certa distanza dalle caprificale , e di 24.0 fichi no trovò tren- tuno che tenevano l' insetto giuntovi dalle piante circostanti sebben lontane. E no- ta che in taluni rinvenne gli efFetli dell'entrata del moschino , sebbene questo per avventura ne fosse uscito. Più , che nella maggior parte dei fichi caduti l' insetto si rinvenne tra le squame dell' occhio. Avverte inoltre esservi degli agricoltori che danno tre volte il caprifico allo stesso albero. Per tali osservazioni 1' autore deduce che il moschino nuoce piuttosto , e che invece di faro allegare , agevoli la caduta de' fichi. Bisognava pure conoscere qual era lo stato dei fichi permanenti rispetto al mo- schino , ed in questo esame sperimentale dopo alcune considerazioni fatte , come fra le altre quella che se il moschino fosse cagione dell' al legamento , cadrebbero tutti qviei frutti dove l' insetto non e penetrato , conferma ciò che ha detto innan- zi , cioè che ne' fruiti allegati sulle piante caprificate dello varietà chiaicse , sar- nese , e lardava , in taluni ha verificata 1' entrala del moschino , in altri no. E dippiù che i fichi visitati dal moschino quando cominciano a maturare, d'ordi- nario volgono in corruttela con iscapito del sapore. Poscia soggiunge che se dopo tante sue sperienze non trova ragione onde il moschino facesse permanenti i fichi caduchi , e li facesse ancora anticipare nella maturazione , 6 non si polendo negare che talune varietà ne perdono in ogni anno molti , ed altre pochissimi , e certi maturare alquanto prima , inten- de nondimeno rintracciarne la causa. Cos'i per ispiegaro onde il fico lugliese maturi alquanti giorni prima degli altri , dice che ciò dipenda da mossa antici- pata de' succhi , dalla picciolczza de' frutti, e di scarso numero, da poca crescenza de' rami senza esservi succhioni , e dal non allegar fioroni. 11 contrario incontra nel fico colombro che resta smunto dalla gran copia di fioroni , e da questa varietà jmssando a discorrere del fico albo, e dottato , che meglio degli altri mantengono i loro frutti , dice in prima che se si ammettesse diversità di specie fra essi , e non solo varietà, la ragione starebbe appunto nella loro intrinseca diversità. Ma poi- ché ciò non può provare direttamente , cos'i è di credere che sieno mutamenti cagionati dal seme d' individui diversi della stessa specie , che ne provengono , e perciò il dottato , e 1' alòo aver sortito da natura tale temperamento , il che anc^e in altre piante fruttifere provenienti da seme si avvera ogni giorno. Ol- tre a ciò se si ritengono come varietà , tal difl'erenza , secondo l' autore può pure nascere da che essi sono più forti e rigogliosi , e provano bene in ogni sorta (li terreno ; o da che allegano pochi fioroni , le messe ossia vermene si allun- gano tostamente, ed i frutti crescono a mano a mano, e non in grandissima copia. Le cose innanzi dichiarate, a senno dell'autore spiegano ageTolmenlc perchè il lardavo perde buona parte dei suoi frulli : il qual fico sebbene di salvatica cera , pure si risente molto delle vicende meteoriche , e dippiìi , perchè produce molti fioroni che bene ingrossali abbandona tutti , i rami crescono disordinata- mente , e manda molti succhioni che rapidamente si allungano anche dal set- tembre all' ottobre. In ultimo ci dà conto degli effetti prodotti dall' innesto nel i844- in Ischia su un fico colombro clie mostrava i vantaggiosi effetti della capriCcazione , di co- sto al quale sorgeva un grande e bellissimo caprifico. Entrambi i tronchi , sco- yerlo il pedale , li trovò inueslati per approssimazione , ed amendue lo erano stati sopra un fittone di do/lato. Onde egli spiega la cagione di queir allogamento essere non i moschi ni del caprifico vicino, ma sibbene l'innesto sul fico dottalo. Dopo queste osservazioni l'aut. slima a proposilo di ragionare in qual conto si vogliono tenere le sperienze degli agricoltori intorno alla caprificazione ; e pa- re che egli non ne faccia alcun conio tosto che viene a ragguagliare le molliplici occasioni per le quali anche i più addottrinati nella materia possono incorrere io errori. Le conchiosioni che si derivano da tutti i fatti addotti , e da tutte le cose discorse , sono : 1°. Che per intendere bene gli effetti della caprificazione bisogna conoscere bene la natura del fico e del caprifico , ed i loro rapporti ; e che le osservazioni fatte dimostrano che il caprifico non è il maschio del fico domestico , come si è supposto sinora. 3°. Che occorre ancora conoscere bene la struttura del fiore e dei semi del fi- co domestico , e delle sue varietà ; la quale essendo similissima in tutte , non à vede perchè la caprificazione sia necessaria per alcune , e non per altre. 3°. Che r insetto , per le esperienze fatte , non accelera la maturazione , né contribuisce all' allegamento de' frutti primiticci o tardivi , e nemmeno alla loro fecondazione. 4*. Che la caduta de' frutti del caprifico ne' quali non aveaci il moschiao , non serve a dimostrare la necessità della caprificazione , ma è in vece un argo- mento contrario , perchè quando il caprifico mettesse assai frulli , molti di que- sti cadono anticipatamente , non ostante che l' insetto sia penetrato , ed il baclte- rozzolo trovisi negli ovarii. 5". Che le cause della caducità dei frulli di alcuni fichi si dcbbon ricercare nei modo di vegetare , nella quantità de' fruiti che la pianta produce , nel clima , nelle vicissitudini delle stagioni, nel suolo, ec. , 6°. Che la caprificazione torna del tutto inutile per la maturazione e Y alle- gamento de' frutti. Che perciò tal pratica producendo dispendii , «diminuendo b bontà de' fichi doraoslici , dovrebbe essere dal tutto abolita. Dopo aver 1' aul. conchiuso al modo già dello , viene a sporre le sue con- getture suir origine delia capriQcazione ; e fatte varie sue considerazioni , ne vuol menare a persuadere che ciò fosse stato refFetlo di pregiudizio fondato sopra false analogie , tramandato e perpetuato senza mai porlo a severo esame. Cosi que- sta pratica vetusta di Grecia , sarebbe nelle nostre regioni pervenuta , dove prima era ignota. Dà termine a questo lavoro con una comparazione tra la struttura de' fiori del fico, e del caprifico con alcune specie di fichi esotici. Al qual fine va l'a. raggua- gliandoci di certe minute ricerche da lui fatte su tali organi de' fichi ; onde rile- va essenziali differenze per asserire con fondamento comprendersi nel genere Fu cus piante tanto diverse tra loro , che molte sono effettivamente tipi di generi particolari. E perchè i botanici potessero meglio giudicare delle sue osservazioni in ciò che risguarda principalmente la parte diagnostica , egli ne dà una scien- tifica descrizione latina , nella quale prendendo a disamina la natura , la situazio- ne , la forma e la costanza de' diversi organi della fruttificazione , stabilisce su di questi caratteri de' nuovi generi , ne' quali crede potersi dividere il genere Fi- eus di Linneo. Noi ci contenteremo di accennare soltanto i nomi di tali generi con le specie che ad ognuno di essi ha riferito. ficus carica — caprb'icds leucocarpa, nech politana , rugosa, rotundala , peduneulala. -^ TEnomA heleropkijlla ; Ficus sti- pulata anct. — CBOSTiCBiA cordij'olium , nilidum , retusum , bengalense , ruMgino- sum , gtaucophyllum , religiosum. — visiania elasliea. — cystogyne leucosticta. — GALOCLTCHIA Saussurcanu , Tenoreana ; Ficus galactofora Ten. — covellia «/- mifolia , scabra. Memoria segnala al N°. 5. con f epigrafe. €tnt opiration n' et( autn t&oie qu' «n tribut qut t homme poyt à V ignoranct et aux protjugit. L' autore ncll' introdursi a rispondere al programma , ne annunzia i tre ar- ticoli , protestando di non presumere discioglierc ogni possibile dubbio. E men- tovando la inveterata pratica della caprificazione , riflette non essersi potuto si lun- go tempo perpetuare senza qualche cosa di positivo. Passa a rassegna gli antichi scrittori , ed accenna quei ne hanno lasciato scrit- to Erodoto j Aristotele , Teofrasto e Plinio , i quali ritennero la caprificazione ne- cessaria per veder maturare il frutto siili' albero ; solo il Teofrasto riconoscendo che in talune circosUinze poteva essere omessa. Dopo di costoro si fa incontro all' illustre Cavolini ; ne loda il lavoro , e fa vAti per la ristampa di quello , attesa la moltiplicità de" variati sperimenti e conside- razioni di ogni maniera onde 1' arricchisce. NoU» la opinione del medesimo scrittore qual è di riconoscere la fecondazione di talune varietà di fichi domestici per virtù del polline dei caprifichi, che i moscherini , da questi usciti, vi trasporterebbero. Ma '*9Ì non omette di ravvisare molte idee del dotto nafuralistn che ripugnano alla sua Messa dottrina , e che vanno a distruggere il suo principio della necessità della capri ficazionc. Passa alla disamina della dottrina di Gallesio elevata su quolla stessa teorica per via di astraiti ragionamenti volti ad isfuggirc le difficoltà che naturalmente si offrivano , supponendo che la caprificazione sia come mezzo abile a promuovere 1.1 maturità pomonica , non già la maturità botanica. Ma soggiugne esser man- cate a questo autore le debite opportunità per certiCcarsi a via di spcrienze dei fatti che ammetteva. Dopo ciò conchinde non poter dare definitivo giudizio del merito delle dottrine di questi due scrittori ; ma pare che 1' autore penda piutto- sto per le idee del Gallesio , che per quelle del Cavolini. Al Gap. 2. per rispondere al secondo articolo del programma dà la descrizione delle varietà bisognevoli della caprificazione , ed incomincia per dire essere ma- lagevole cosa devenire a questa distinzione , dappoiché dei coltivatori chi ritiene la necessità di tal pratica per talune varietà , chi per altre , e chi finalmente suppone che tutte le varietà , quali più , quali meno , ne avessero bisogno. Così da taluni si dice necessaria nel dotloto , nel lardaro , e nel càiaiese : altri la domandaa pure nel troiano , nel dottato , e nel lardaro ; altri la crede indi- spensabile nel lardaro ; necessaria nel cAiaiese ; meno necessaria nelF alito-ne- ro. Ma in fine attualmente tal pratica a tutte le varietà si è estesa. Al pari dice che le sue osservazioni gli avessero dato risultamenti simili a quello che generalmente si crede , cioè che i fichi che più si accostano al salva- lieo meno han bisogno di caprificazione ; ed egli suppone che il lardaro sia della famiglia de gentili , e più degli altri lontano dal tipo salvatico ; il che ande- rebbe quasi di accordo con la teorica del Gallesio. Quindi «isserisce aver egli ve- rificato tali leggi , addotte dagli altri e da lui dimostrate ; cioè : Più diviene una Jicaja salvatica , più produce fioroni , li matura più lardi j cadono men facilmente , e la maturitii botanica meglio si compie: vi- ceversa , le fieaj'e coltivate ed ingentilite danno fioroni in minor copia , diven- gono bifere , cadono più facilmente i fioroni che schiudofio i primi ; la maturità botanica è piti scarsa ; più abbondano di semi iìfecondi , e di fiorellini abor- tivi ; e relativamente alla terra , che ove questa sia arida calcare , e soleggia- ta , come ne' climi più caldi , ivi la ficaia più tende a ritornare al suo tipo salvatico. In opposto nei terreni pingui , umidi , ed ombreggiati , o freddi , 2vi s ingentilisce e si discosta dal tipo naturale. Dopo tali preamboli , 1' aut. passa alla descrizione di quelle varietà comu- nemente credute bisognevoli di caprificazione , e di poche altre che son possono dispensare , senza indicare la natura de fiori. Cos'i discorre del fico albo-Jiero , e nota la diversità che passa tra quei dei luoghi più freddi , e più caldi. Descrive e figura il fiorone del fico paradiso. Indi in due tavole descrive il fico processotto, ed il fiorone del fico s. Giovanni, e di qucst' uUimo anche i fiorellini separata- mente. In altre due tavole figura e descrive il fico dottato tardivo ed il fiorone , e di qucst' ultimo anche i fiorellini. Figura e descrive il fiorone del lieo cìiiaie- ae. I ficolini inamaturi del fico tardavo , di cui dà una descrizione botanica per le particolarità che offre ; riguardando le brattee i calici ed i petali come trasfor- mazioni delle foglie. Le quali disamine sono eterogenee al subbictto della capri- ficazione , ne senza difetti di linguaggio organografico , chiamando egli impro- priamente placenta l' intero anfanto. Comincia il terzo capitolo con proporsi 1' esame del fico , e dell' insetto ano" lomicamente e fisiologicamente. Quindi minutamente descrive i fiorellini del fico e delle sue parti , dandone le figure ingrandite. Avverte aver tutti i botanici ri- tenuti tali fiorellini per femminei e di avere bisogno del polline del caprifico per compier le nozze. Discorre del peduncolo , delle lacinie che circondano il pistillo, nella cui base sta il germe , dello stilo e stimma geminato , e delle metamorfosi che queste parli presentano nei diversi sladii di loro crescenza ; e vuol avvertire che quelle lacinie belle e distinte dapprima , indi a poi avvizziscono nell' apice ed ingrossano giù ; e che se si colpisca il momento della fecondazione , si avrà occasione di vedere che tali apici delle lacinie e lo stimma sono carichi di polline, consistente in globuli translucidi , ingenerati nelle prime ed aderenti al secondo. Onde si fa a conchiudere avere i fichi in loro stessi i necessari elementi della fe- condazione in quelle lacinie che non debbono essere che stami. Le quali dottrine non troviamo puuto corrispondenti al fatto , perciocché egli dà il nome di stami alle lacinie del perigonio , che giammai si tenne per sostegni di antere. Estende le medesime osservazioni al frutto del caprifico colto nel mese di febbraio , ( non avvertendo che in quesl' epoca sonovi le cosi dette madri di capii- Jivo) e in quello ravvisa le medesime parti non varianti nella figura dei fiorel- lini , ad eccezione dello stimma troncato ed allargalo nell' apice , non già bifido come nel fico , e noia come nel germe sia facile riconoscere le larve dei mosche- rini. Dice che il caprifico in luogo di portar semi , i suoi fiorellini servono a dar nascimento a quell' inscltolino ; che in essi sono fiorellini di altra natura ancora nella parie suprema attaccali al di sotto dell' occhio , che riguardar si possono come puramente maschili ; ma che questi non sono in lutti , ne in tulli i tempi , e cominciano a svilupparsi in quei frulli invernali quando la pianta si pone in succo : che in giugno , quelle che diconsi antere danno una polvere gialliccia. Coaferma- vasi in tutto ciò con 1' aiulo del microscopio; e degli olficii del polline , corno dagli altri si crede , trova molivi a dubitare , quantunque di lai polvere pur vo- gliono che il Cinips ingombro andasse a fecondare i fiorellini femminei dei fichi domestici. Discorre poscia 1' autore la bioFogia del Cinips , che per essere stata maeslre- Tolmenle descrilla dal Cavolini , si limila solamente a ricordare i fatti imporlanl' 396 del fenomeno da illustrare. E qui noia come la ninfa schiude nel seme, cre- sce , e divenula insello perfello , vien fuora dell' ovario , molle ancora dell' umore entro cui visse ; come s' imbratta della polvere dei fiori staminei , e sen deterga. Segue il raoschino che va in traccia del luogo opportuno a deporre la prole. Af- ferma esser dessi lutti femminei , e che il Cavolini opina non aver bisogno del concorso del maschio. Più , espone che de' cinipi siavi ancora una specie che ad- dimandasi rosso , e che il Gallesio crroneamerle crede essere il maschio. Indi sog- giunge che questa quistione , come quella che è subordinata alla principale , egli la rìscrba ad altro tempo , dappoiché nello stato attuale la storia naturale del sessualismo e della riproduzione di questo insetto sarebbe ancora alquanto oscura. Vien poi a dire il come si esegue la caprificazione. Avverte che non tutti i fiori del Caprifico sono pervenuti a maturità all' epoca della schiusa del Cynips , e che del pari non tulli i (ìcolini del fico gentile sono alti a riceverlo allorché si fa la caprificazione ; e ciò non ostante egli ha veduto pervenire tutti i fichi a perfetta maturità. Ollrecchè considera che se lo scopo del cinipe è d' introdurre un uovo nel seme , con tal magistero in vece di fecondarlo il distruggerebbe. Dichiara 1' opera del moschino uscito dal caprifico sospeso sulle ficaie dome- stiche non altra essere che la ricerca del luogo acconcio per deporre la prole ; ma estima che questo luogo non può essere il fico domestico , perchè ivi andreb- be distrutta la prole. Qui mentova novellamente le cose rapportate da Cavolini e Gallesio : e soggiunge noti aver egli giammai visto penetrare un cinipe né fico- lini , né giammai avervelo ritrovato. E per non negare le osservazioni in contrario, afferma che se alcuno vi s' introduce , il fa per errore. In prova della sua as- serzione negativa osservava non essersi mai rinvenuta alcuna ninfa nei semi dei fichi domestici , ne venir fuori da questi alcun moschino. Procede quindi ad esaminare l' insetto nel caprifico , affermando che in qu* lunque stagione se ne osservano i semi si trovano turgidi { il che non si avvera, nei semi dei lìchi domestici ) , si aprano in Novembre , Dicembre , Gennaio , o Febbraio , apparendo mai sempre ripieni di una sostanza gelatinosa. Di questa os- servala al microscopio , ne descrive le particolarità , e ne segue lo sviluppo sino allo stalo di ninfa e no descrive l' interna organizzazione. Da queste sue osserva- zioni che tiene importanti e meravigliose , egli spera aperta la via ad altre ri- tL-erche che condurre il debbono alla scoperta del misterioso processo della riprodu- zione di questo insetto. Nega del pari 1' autore il passaggio del cinipe dai caprifichi invernali , o sia madri , al caprifico di primavera , e perciò dice essere vana la capri fic.izione che si suol praticare sopra i delti caprifichi di primavera , non avendo egli mai osservalo schiudersi alcun cinipe dalie madri sospese ne' caprifichi , ne in questi veduto mai alcun insetto vivo o morto ; e pur nondimeno sono in essi schiusi i moschini \ tutto che le osscrvaziani del Cavolini assicurassero il contrario. =97 Fa rilorno 1' autore alla sloria ideila capriGcazione fin dai più remoti tempi. Nota in quali luoghi del nostro regno è usata , in quali no , ottenendosi anche in questi luoghi fichi abboniti e fecondi. Onde nuovamente conchiude aver le ficaia domestiche in loro stesse la potenza alla fecondazione. Riconsiderando non dover la pratica della capriGcazione tanto inveterata es- sere priva aflatto di fondamento , opina doversi trovare in quel che succede per tanti altri insetti , la cui indole è di deporre la prole in diverse parti dei vegetabi- li , per il che vi richiama afflusso di succhi. Onde il medesimo processo ricono- sce nel cinipe del fico , il quale stimolando con quell' opera le ancor tenere parti del fiorone si del caprifico , che della ficaia domestica , vi richiama 1' afflusso di ''ucchi atti a nudrirlo , e ne accelera l' ingrossamento e la maturazione pomologica. Fatto che offertosi spontaneo agli occhi degli antichi , no dovettero trarre argo- mento per la pratica della caprificazione. Volendosi 1' autore certificare di questa influenza , ha stimato trovarne la mi- glior pruova il non caprificare 22 piante di fichi poste in un giardino accostumate alla caprificazione , per la maggior parte delle varietà troiane e dottate. L' effetto in altro non è stato diverso dagli anni precedenti , che in essere avvenuta la ma- turazione quasi ad un tempo , e più ritardata di (]ualche giorno , ma i fichi ven- nero più squisiti del solito. Nola ancora essere caduti alquanti di più di quelli messi in un giardino a rincontro del primo , e caprificati. Ma di queste picciole diversità egli crede esserne cagioni la diversità delle stagioni , la diversità del ter- reno nei diversi giardini , le varie esposizioni , i venti ec. /n fine riassumendo conchiude : -fi Essere 1' opera del cinipe introdotto nel caprifico o fico domestico , non al- tro che quella di deporvi le uova , con che distrugge il germe del seme , e non feconda i fiori femminei. Non potere il polline del caprifico essere destinato dalla natura alla feconda- zione dei fichi domestici , perchè lo sviluppo de frutti del caprifico non va di con- serva con quello delle ficaie domestiche. Ridursi r opera del cinipe nei fichi domesfici ad un azione del tutto mecca- nica , come è quella di ogni altro stimolo per promuoverne alcun poco 1' accelera- mento e la maturità pomonica. Sicché non curandosi di conseguire questo acceleramento , la caprificazione torna inutile affatto ed anche di scapilo alla perfotla maturità spontanea regolata dalla natura. .38 Memoria segnala al n°. 6. con r epigrafe. Felix qui potuti rerum co^oieere tautat- Dopo breve introduzione 1' autore di questa memoria al capo 1° intende a dare la spiegazione delle voci caprifico , e caprificazione , e la descrizione del ca- prifico e sue varietà. Per distinguere il frutto dall' albero , cbiama questo caprifi- taja. Discorre la origine e derivazione della voce caprifico , facendola derivare o del becco per 1' atto della fecondazione, o dal nascere di questa pianta nelle rupi a somiglianza delle capre che vi si rampicano. Spiega quel che intendesi per caprifica- zione significando con essa tanto l'influenza che il capriGco ha sul fico dome- stico per la fecondazione , che lo stesso atto pratico di sospendere i caprifichi sulla medesima pianta. Dà una descrizione piuttosto agronomica che botanica del capri- fico , notando che il sapore particolare del latte di questo basta per farlo distin- guere dal fico domestico. Il dichiara bifero come le altre piante di fichi domesti- ci : e se vede qualche pianta unifera dipende questo da che i rami ne son poco allevati. Indi enumera le diverse varietà di caprifico che distingue per la forma e struttura in dodici varietà dandone le figure corrispondenti. Nel capitolo 11°. discorre la opinione degli antichi e moderni autori intorno alla caprificazione. Dice che gli antichi ne ammettevano generalmente la pratica per ottenere la maturazione dei fichi , ma che andavano errali nella spiegazione del fenomeno , perchè ignoravano il scssualismo delle piante. Tocca poi di Tour- nefort e Linneo come quelli che fecero favorevole menzione della caprificazione , e che non poterono ben chiarire il fenomeno. Parla poscia di Cavolini e Gallesio che più si distinsero tra propugnatori della caprificazione , le cui dottrine dice erroneamente essere uniformi , e die ammet- tessero la caprificazione in modo assoluto per ottenere la maiurazione di tutte le varietà di fichi. Onde conchiude essersi entrambi ingannati. Pone a disamina gli scrittori di ollremonti, o tra essi fa segno della sua crili" ca Olivier de Serres come il principale contradiltore della pratica della caprifica- aione , il quale la dichiara del tutto inutile , e combatte la opinione di costui non meno per la negativa sentenza a quella pratica , che prr 1' assertiva di rin- venirsi sotto r occhio di lutti i fichi taluni fiori staminei capaci di fecondare tulli i Cori femminei dell' interna cavità. Qui l'autore definisce quel che egli intende con altri agronomi per colatura , parola che indicherebbe la caduta de' fichi imma- turi per non essere sUiii fecondati. Di poi scrive l'autore che a tre possono ridur- si le teoriche sulla caprificazione, ch'egli distingue in assoluta ed è di coloro che credendo il fico dioico ammettono la fecondazione necessaria per tutti i fichi do- mestici ; in speciale , ed è degli altri che vogliono la caprificazione necessaria per talune varietà soltanto ; ed in negativa , nella quale si nega qualunque influen- za sulla caprificazione. 299 Passa nel Gap. 111°. a discorrere del sessuaJismo del Geo , del liorone e del caprifico , e degli sperimenli che in proposito allega. Intorno a ciò trova egli inesatta la descrizione che fanno i botanici moder- ni dei fiori dei fichi , e de' caprifichi nel credere stanziare nel ricettacolo dei pri- mi fiori femminei in copia , e pochi fiori maschi peduncolati impiantati al di sot- to dell' occhio , e nei caprifichi trovarsi o tutti fiori femminei, o tutti fiori maschi. Invece crede egli non diversificare la organizzazione si degli uni che degli altri che per una sola circostanza ; cioè che nei fichi domestici tanto nei fioroni che ne' secondi fruiti , i fiori peduncolati sicn tutti femminei, e solo trovarsi sotto dell' occhio taluni fiorellini non sviluppati del pari femminei abortivi , che hanno illusi coloro che gli han presi per fiori maschili , mentre che essi non presenta- no ne stami , né antere , ne giammai polline. Invece il vero fiore maschio esse- re le squamuzze interne e superiori esistenti nell'occhio delfico, le quali si con- tinuano neir interno a guisa di pennellino di squame pendenti che riguardar si possono come tanti fiorellini maschi. E se in esse non scorgesi polline , ne sgor- gano in vece alcune gocce di un umore cristallino sottilissimo in tempo della fe- condazione , diverso dal polline delle altre piante appunto perche nel fico a dif- ferenza di quelle , deve succedere la fecondazione in sito chiuso. Il qual nuovo magistero secondo 1' autore non dee far meraviglia , perchè spesso la natura si serve di diversi mezzi per ottenere lo stesso fine. Appoggia questa sua opinione ad esperienze ed osservazioni fatte con taglia- re molli ficolini di i5 o 20 giorni orizzontalmente ^ e di traverso, e dice aver rav- visalo in quei che erano al tempo della fecondazione sbollettare dalle squame in- terne dell' occhio un certo umore cristallino limpidissimo, che dopo pochi secondi a guisa di etere dispariva. Più appresso al cap. IV dice avvenir ciò alla prima ora del mattino , non a giorno avanzato né di sera. Inoltre crede comprovare tal dottrina con l'esperienza, la quale fu di cava- re col temperino a 5o ficolini del dottato tutto le squame dell' occhio innanzi r q)oca della fecondazione, vai dire nell' età più tenera ; e ad altro simil nume- ro dopo r epoca della fecondazione , cioè in età più adulta , fece la stessa ope- razione Medesimamente e con egual successo egli la reiterò 1' anno seguente su del fico troiano ; per cui di entrambe le qualità di tali ficolini dà le figure. L' efTetto si fu , che i primi abortirono tutti ; mcutre i secondi ad eccezione di pochi , tutti vennero a perfetta maturità con semi fecondi. In virtù de quali falli egli crede potere stabilire per massima « che tutti i fioroni ed i secondi fichi contengono fiori maschi e femminei distinti net medesimo ricettacolo ; e che t fiori maschi sono rappresentati dalle squame dell' occhio del fico :>. Relativamente poi al caprifico ei dice esserne la organizzazione simile a quel- la del fico per la sola presenza dei fiori maschi e fiori femminei, facendo rappre- sentare i primi dall' occhio slesso dei caprifico : ma li fa poi diversificare per l'ag- 3oo {giunzione di altri organi maschili , quali sono i Cori slamincl peduncolati im- ninntali al disotto dell' occhio con le loro antere che si caricano di polline , e questi per dover servire , come ci continua , ad altri disegni , per il che darebbe a' caprifichi l' epiteto di antcromamaet. Ancora i fiori femminei di questi differire nella loro struttura da quei del fico ; ed il loro germe non contenere embrio. ne di pianta , come quei del fico , ma embrione di un insetto che dicesi cinipe , offrendoci cosi la natura un subitaneo passaggio dalle piante agli animali. Senza che i fiori staminei non avere alcun rapporto con i fiori femminei , perchè per- fezionano il polline quando questi han compiuto le loro funzioni ed il caprifico principia ad avvizzire. E qui egli nota che il caprifico a differenza dei fichi do- mestici mai non si propaga per semi proprii. Da' quali fatti egli crede potere stabilire una seconda verità , cioè : e che il Caprijico ha fiori maschi e femi- nei dìsiinii nel medesimo ricettacolo : che i fiori maschi sono distinti in due diversi organi , uno rappresentato dalf occhio , come nel fico e nel fiorone , e /' altro dai fiori peduncolati che si ornano di polline nella ultima sua età ». Ke ciò deve recar maraviglia , non essendo secondo 1' autore , la caprificaia originaria, ma discendente della ficaia, onde i fiori sterili del fiorone si tramu- tano in maschi staminiferi nel proGco. Al Gap. IV. proponesi un analisi ragionata della fecondazione del fiorone del fico e del caprifico , e toccar della origine del caprifico , e della generazione del cinipe. Intorno alla fecondazione del fiorone e del fico non fa che ampliare la sua teorica già annunziata nel capitolo terzo , di operarsi la mercè del liquor cristal- lino che geme dalle squame dell' occhio , e che per tal guisa il fruito perviene alla compinta maturità ; e nel caso questa fecondazione non succede per qualsiasi cagione i ficolini avvizziscono e cadono. Da ciò egli deduce una terza verità : cioè di aver cioè caprificati i fioroni di una ficaia che andavan soggetti alla colatura , mercè caprifichi autunnali conservati sino alla primavera seguente , e vide in abbondan- za questi fioroni allegati e maturi. Neil' anno medesimo i84-i e in simil modo ripete gli sperimenti della capri, fìcazione sulle piante che nel precedente anno non aveva caprificate con caprifico di molte varietà , e lasciò senza caprificare quelle che prima caprificate aveva , dicendo aver ottenuto i medesimi risultamcnti. Da tutte queste spcricnze ed osservazioni da lui fatte egli crede derivarne una verità fisica certa decisiva ed indubitata , come le altre verità fisiche , cioè. e Clie la capì ijieazione influisce sulla fecondazione dei fichi soggetti alla co, lalura , e conseguentemente opera soltanto l ingrossamento e f allegamento deifichi; che a questo ingrossamento infiuisee assai anche la gualiià del capri- fico; die la caprificazione non è necessaria per i fichi che hanno la sessualità perfetta , (cioè che si fecondano con t proprii organi J ; ma che può però nei loro organi ingenerarsi il mulismo , e trasformarsi i loro pcriearpii. Finalmente che la caprificazione non ha influenza sulla anticipata maturazione s. Nel Gap. Vili, tratta della utilità e regole della caprificazione e dei fichi che debbono essere caprificati. Ancora descrive alcuno varietà di fichi. Principia con dolersi di essere questa pratica molto trascurata o di mal ese- guirsi da chi r usa. Quindi raccomanda di estenderla , o nega 1' opinione di co- loro che dicono riuscire i fichi caprificati inferiori di qualità. Dà ancora le rego- le per ben eseguire la capri Ccaziono , come sarebbero di raccogliere i caprifichi al vero punto della loro maturazione ; di non farli venire da luoghi lontani ; di mettere i caprifichi non come si costuma , ma in panieri di vimini ,' acciò non facilmente si secchino , o immergendo i loro rami in vasi pieni di acqua , e cos'i sospenderli alle ficaie. Dice non doversi praticare la caprificazione indistintamen' te , ma ai soli fichi secondari e derivativi che van soggetti alla colatura , mas- sime le ficaie fioroniferc che abbandonano i secondi frutti , alfin di avere una doppia raccolta nell' anno. M Indi enumera i caraKeri generali dei fichi , e descrive laconicamente quindici yarielà di essi , sia de' non bisognevoli di caprilìcazione , che dei capriflcabili. E qui in un una nota fa voti per la formazione di una pomona di tutti i fruiti del regno di Napoli , per la quale dà pure le norme. Finalmente ricapitolando le cose trattale , conchiude. 1.° Che senza conoscersi la vera sessualità del fico , e del caprifico non si può spiegare nò la caprificazione , ne i suoi fenomeni — 2.° che ciascun fico fiorone e caprifico ha i suoi fiori maschi e fcminei moltiplici ; onde che sono am- bedue piante poligamo-ermafrodite , non dioiche — 3.° Glie i fiori maschi sono rappresentali nel fico e caprifico dalle squame interne dell' occhio — 4'° Che i fii universale sanzione da po- tersi imputare a colpa , se Y idea della maggior parte degli agricoltori inlo no alla naiura di tal malattia non la facesse dipendere da una pianta parassita e dal suo materiale trasporlo. La cangrcna de' pomi di leria mostravasi la prima volta in Inghilterra e nella Scozia nel i83i; e vi si propagava con una spaventevole rapidità. Essa si è dipoi manifestuta in molti luoghi della Cermnnia , aflettando le maravigliose e problematiche manifestazioni che noi sogliamo ritener pro- prie delle malatlic epidemiche. Essa ora ha infestato per zone interi campi di tutta una contrada; altra volta si è isolala in un solo podere , ed in un sol luogo ^ e questa maniera di propagarsi per salti , rome anche 1' evidente sua indipendenza dilla naiura del terreno , dal grado dì umidità , o dall' influenza del clima , hanno contribuito non poco a confondere gli agricoltori intorno alla na- tura di tal malattia , ed a suscitar dubbiezze circa 1' opinione da me emessa su tal proposito. 3io Dopo 5 mesi di assidue e premurose ricerche io mi credeva abilitato a stabilire , che la causa di questa malattia consistesse in un (ungo quasi invisibile, in uua specie di muQa o mucore (Schim- mtl) il quale parasiticamentc si attacca al pomo di terra , a poco a poco in esso s' immerge , e quindi tutta la sostanza di esso invadendo finisce col farlo marcire e renderlo inservibile. Egli fu nel 184^ '^^^ PS'' incarico ricevutone dal Governo, più estese ricerche ne furono da me afTottiiate nel commissariato provinciale della Bassa Franconia , le quali vieppiù mi ctJnfer- nurono nella mia opinione intorno alla natura di tal malattia ; ciò non pertanto trovava io nu- merosi increduli. Gli agronomi , per la muggior parte , non ritenevano come me che il fungo ne fosse la causa, sibbene l'effetto della malattia: e siccome ne' due anni sussecutivi essa è notabil- mente diminuita , cosi credevano trovare io ciò una ragione dippiù per impugnare la mia ipo- lesi. Se la malattia , dicevano essi , è scomparsa senza il fungo , anche senza di esso potrà ma- nifestarsi di belnuovo. Stando a questi termini, tutte le premure da me inculcate per la distruzio- ne del fungo , e de' suoi germi raffigurar potevano il combatdmento di don Chisciotte contro i mulini a vento. A malgrado di tali ragionomcuti io non sono punto rivenuto dalla mia opinione. Se ne fosse il caso , mi corrcrebbbe l'obbligo di dichiararlo innanzi a questa riunione di agronomi alemanni. Al pari del banchiere , il naturalista ha bisogno del credito , e questo non può procacciarsela altrimenti che facendo dritto alla verità. Frattanto afcidriitalmentc avveniva che quei mezzi che sono siali raccomandati per distrug- gere la malattia da me che la considero come prodotta da funghi venuti dal di fuori , erano in [lari tempo proposti da coloro che parteggiando per 1' opinione contraria , considerano i funghi qual conseguenza della malattia ìstessa. Da ciò doveva naturalmente avvenire che , trovandosi la malattia diminuita dietro 1' applicazione di quei medesimi rimedi , i partigiani delle due opinioni si sono creduli in rgual dritto per attribuirne la riuscita ai rimedi adoperati dietro i loro rispettivi principi. Io diceva la malattia è importata dal di fuori nel pomo di terra , e ciò dietro l'introduzio- ne di un fungi) \ noi dunque possiamo combatterla col distruggere il fungo , e col dare ai pomi di terra che adopriamo nelle novelle piantagioni tali disposizioni da rimuoverne le condizioni in- dispensabili allo sviluppo di quel parassito. I seguaci dell' altra opinione dicevano : per contrario I nflusso del clima , per disadatta qualità del suolo , per inopportuna preparazione della terra , i po- mi di terra , dentro o fuori di essa possono entrare in fermentazione , e cosi dar lungo alla produ- zione del fungo ; diamo d'ora innanzi, continuavano essi, una migliore preparazione ai pomi di terra, non gli tagliamo in pezzi nel ripiantarli , non li riponghiamo in locali o magazzini ove potessero liscaldarsi e noi cosi allonlaaeremo la malattia. Quindi per vieppiù dimostrare il loro trionfo , ve- dete , dicono essi , la malattia si è realmente estinta comunque nulla avessimo fatto di ciò che contra il fungo erasi prescritto. Noi risponderemo dicendo in primo lucgo , che la malattìa è ancora ben lontana dal potersi dire estinta : che anzi in molte contrade della Germania estende tuttora le sue devastazioni. Po- scia domanderemo donde avvenga che colà dove la malattia si è mostrata , anche il fungo vi si trovasse mai sempre presente ? D'altronde incumbe al naturalista il dichiarare che giammai per via di- retta potrà dimostrarsi che esseri organici distinti con loro speciali caratteri , possano venir generali dagli stessi clementi del pomo di terra , comecché in preda alla fermentazione ed alla cangrena ; e the nello stato attuale della scienza tanto più strana ed irragionevole tale ipotesi dovrà ritenersi, quanto più naturale e consentanea alle leggi del mondo organico si è il considerare il fungo dal- l' estemo trasportato ed innestalo su i pomi di terra esser la diretta causa della tua malattia. Ad onor del vero non negheremo che quetta teoria urla contro vecchissimi pregiudizi , sopra 3ri opinioni cbe si tromiindano da gli avi a' nipoti, sopra errori che sono spacciati e ripetuti sens'a'- cuna riflessione , e che quasi succhiali vengono col (ade. Che funghi in ogni luogo possano svilupparsi sopra delle sostanze in fermentazione o in cor- rompimento , che per 1' esistenza di essi uopo non siavi né di semi , né dì germi ; che possano essi venire in vita , mediante preesistente produzione, cioè per la cosi della generazione spontanea e generano acijtiiivca J ; è questa un antichissima idea che troviamo professata fino da i tempi di Democrito e di Aristotele. Egli è questo 1' archetipo della teoria del Panspermia , in forza della quale io tutto il mondo si troverebbero gli elementi di tutte le cose possibili, e che da per tutto dietro speciali condizioni dentro di una cosa potrebbe nascerne e svilupparsene un altra. Nello stalo attuale delle scienze egli è beo da sorprendere come tali assurde teorie abbiano potuto sostenersi per migli^jj di anni ; anche più strano egli è come tali spettri abbian potuto venir fuori dalla notte de' passati secoli ; e come temendo sempre la lucè delle scienze , ed aggi- randosi nei tenebrosi andirivieni delle ignoranza e della superstizione , sia tuttora rimasto loro qualche rimoto angolo dove si facciano ad incuter timore e favorire lo smarrimento delle menti deboli e poco istruite. Tra queste chimere cui 1' anticliilà dava vita, e che il medio evo, e specialmente gli arabi ( i quali la più grande influenza hanno esercitata suU' agricoltura ) hanno alimentate ed ingrandite, mostrasi 1' opinione della riproduzione spontanea \ cioè a dire la creazione di esseri organici sema semi e senza embriiji. Visionar!, a mio credere, sono quelli agricoltori che anche a di nostri, sostengono e credono possibile che gli animali e le piante possano svilupparsi dalle sostarne in putrefazione , e non diversamente della peste di Egitto nuove miserie sparger possano sulla classe degli agricoltori , col solo spontaneo accozzamento degli elementi di quelle medesime sostanze. Visionar! chiamo coloro ì quali credono similmente che gì' inselli che in prodigioso numero svi- luppar veggonsi sogli animali domestici , o nell' interno delle nuove opere di fabbrica e di legno vi si generino senza precedenti analoghe funzioni , cioè senza uova e senza che sìeosi in quei corpi stabiliti precedentemente analoghi processi di organiche molti{)licazioDÌ. Visionari chiamo fi- nalmente coloro i quali credono che la ruggine , il carbone , il biijone , o golpe, la segala cornuta , la eangrena de' pomi di terra, la sostanza rossa che devasta i campi di Zaffarono, non siano dall'e- sterno sopravvenute ed introdotte in quei vegetabili che mostransi attaccati da quelle malattie , mi al contrario le vorrebbero ritenere come specie di quasi organiche cristallizzazioni : capaci , cioè, di svilupparsi dietro i processi di putride fermentazioni , e dalla incipiente decomposizione degli umori che ne somministrano gli elementi. Non negheremo presentarsi in Natura de' fenomeni, delle manifestazioni che sembrerebbero ve- nire in appoggio di tale opinione. Noi veggiamo animali e piante, specialmente pìccoli , dì una in- feriore e meno complicata organizzazione , spesso svilupparsi istantaneamente nel modo più pro- digioso , a laiche non sappiamo comprendere come tutti in una sola volta abbiano potuto venir fuora. Egli è principalmente in questi casi che quelli esseri si vorrebbero tener prodotti per equi- voca generozìone. Ma noi non dobbiamo dimenticare che lutti quelli animali e quelle piante sono in modo dimostrabile forniti di caratteri de' loro generi , e de' loro corrispondenti analoghi ap- parati , e che sarebbe tanto più strano ed irragionevole il supporre che per la loro produzione soltanto , b Natura abbia seguito un processo ed un cammino diverso dall' ordinario ; come lo sarebbe il supporre che una sola fibra legnosa , un solo umor vegetale trattandosi di piante , uD atomo solo di carne o di altra analoga sostanza animale , produr si possa senzachè un principio dì organico sviluppo che ha cominciato da un uovo, da un embrione non vi abbia avuto luogo. Coloro che vorrebbero ammettere una simile generazione equivoca senza uova, cosi per gli aniniali che per le piante , non dovrebbero ignorare che in questi ultimi tempi con accurati!- si me mìeroscopiilie ricerche, l'Ehrcnbcrg ha dimostralo che le miriadi di piccioli animali che si Irovjno nelle infusioni delle sostanze animali e vegetabili , e che perciò dicnnsi animali infusor- ^ammai sema uova non si possono riprodiiire. Questi piccoli animali presentano nn insieme di organi ne' quali dapprima niente erasi scovcrlo di particolare j essi frattanto, dietro le succcnnate ricerche, si son trovati provveduti degli organi della generazione ; procreano essi delle uova che per la loro straordinaria picciolezza sopra il vopor dell' ac(pia veggonsi evidentemente elevarsi e spar- gersi nell' otmosfero. Queste nove hanno una potentissima vitalità ; esse possono senza venirne di- slrulle sopportare un ficddo al grado zero , a le più alte temperature assai meglio che gli ani- mali dì più elevata composizione. Per dimostrare frattanto che quelli animaletti infusori si svi- luppano io segnito delle uova che dall' atmosfera piombano nelle infusioni che le presentano , è «tato fatto uno sperimento semplicissimo , il quale consiste nell' impedire la comunicazione di esse coir aria riponendole nel vuoto , o togliendole dal contatto dell' aria ambiente merce del mercu- rio o dell'acido solforico. In questi casi esplorale le infusioni dopo qualche tempo, altro in esse non trovansi che gli animaletti già morti , ne altro animaletto infusorio vi si vedrà sviluppare. Dopo tuli positive dimostrazioni niun dubbio più rimane tra i naturalisti che per le ordinarie vie della generazione e non per mezzo dell' equivoca possano essi manifestarsi. Un altro argomento in favore di questa specie di spontanea generazione degli esseri vorreb- be Uovarsi nella positiva quanto enigmatica maniera di abitare di alcuni animali che si trovano nei visceri di altri animali. Osservasi talvolta nell' occhio del cavallo un piccol verme del genere Filaria, ed ella è opinione generalmente ricevuta che egli non abbia potuto venir dal di fuori , ma che al contrario ivi siasi da per se slesso sviluppalo. Frattanto più recenti ricerche han fatto conoscere che lo stesso animale sotto altra forma, cioè nello stato di larva , incontrasi di frequen- te nell'aorta de' cavalli ; cosicché possiamo ritenere che trasportato per le vie della circolazione , abbiasi fatto strada fino alle membrane dell' occhio ed ivi abbia ricevuto il suo compiuto svilup- po. Vi ha degli animaletti viscerali (Entozoa) che in diversi gradi di .«viluppo trovasi annidati negli animali , e che non si saprebbe indovinare per qual maraviglioso modo sianvi penetrati. Que- sti frattanto meglio studiati si troverà mai sempre esservi penetrali dall' esterno. La natura segue le sue ordinarie leggi confermate dall'esperienza per vie alle volte cosi poco manifeste, che non è da far le maraviglie se dietro positive ricerche veggansi realizzale delle cose apparcntemcnlt le più strane e fuori dì ogni analogia. Mi si permetta produrre altri esempi. In alcuni pesci trovasi una specie di verme intestino assai poco disposto a svilupparsi. Mancano ad esso la testa e gli organi genitali. Avviene alle volto che gli uccelli marini mangiano di tali pesci , e con essi i vermi che vi si rinchiudono. Or quelli animalelli che fin a quel punto erano rimasti nello slato di larva ; trovando in un animale a san- gue caldo com' è 1' uccello, una stanza più adiiltula al loro sviluppo , mellon fuori la testa e gli organi genitali! Da quel momento la loro raolliplicazione è assicui-ata; essi si stabiliscono cosi, non solo negl'intestini dell'uccello, ma bcnanco in altri visceri , e specialmente nel fegato, nel cui tessuto penetrano e si jiropagano mirabilmenle. Simili fenomeni ed altri ud essi onaloghi ne consigliano dover ritenere grandemente verosi- mile la massima del vecchio Arveo ; omne vivum ex ofo ; cioè che embrioni, germi , uova e semi per molte straordinarie vie possan prendere ricetto e svilupparsi nello interno di altri corpi or- ganici. Nelle piante accade la stessa cosa che negli animali. Se ci diamo la pena di ben approfondare le nostre ricerche , noi troveremo che una generazione di vegetabili così delti parassiti , dall' ester- no Dell' interno di altre piante procedendo , in assai singoiar modo dentro di esse si sviluppano prima ch« nello sialo in cui li osserviamo ci si fossero utunifestali. Pvc vcril» i semi «U i germi 3i3 di tali Trgelabili non tono così grandi come quelli delle nostre piante ordinarie e coltivate j che ami il più delle volte sono essi di tale straordinaria picciolczza che soltanto con i più potenti ingrandimenti possiamo esattamente ravvisarli. Anche più difficile egli è il poter seguire il cam- mino del loro sviluppo ; perocché essi cominciano a svilupparsi molto tempo prima che dato ci fosse di avvertirli j e dlppiù tali località prescelgono dove giammai avremmo potuto presumerne l'e- sistenza. Tra questi parassiti figurano in primo luogo quei vegetabili capaci di produrre alcune note malattia delle piante. In tale categoria dobbiamo registrare il bufone o carbone , e la ruggine de" cereali , la segala cornuta , ed anche la cangrena bianca de' pomi di terra. Non sono d'altron- de questi i soli esempi di simili manifestazioni. La medicina moderna ha dimostrato che molte piante parassite hanno intimo rapporto con diverse malattie dell' uomo. Una di queste piante che presenta distinte articolazioni ^ cosicché puossi comodamente riferire al genere delle conferve, pren- de stanza nei denti umani attaccati dalla carie. Un altra conferva di acqua dolce mostrasi in alcune malattie de' pesci , una specie di muOa si manifesta sulle palette adoperate dai chirurghi per rite- nere in sito le ossa fratturale; altro simile ( Byssocladium fenestrate J quul dilicato filo di maSa si presenta al modo medesimo sulle umide finestre delle stufe , e nelle afte della bocca de' fan ciuUi. Altra sprcie di muffa parassita sviluppasi nel cuojo capelluto della testa , e vi genera la Tìnea capiiis infanlum. Perciò che più da vicino appartiene alle specie di parassiti che attaccano le piante più note , tsse si riferiscono senza alcuna eccessione ed una importante classe di vegetabili critlogami che figura nella famiglia de' funghi. Io mi permetterò , riferire qualche cosa di più essenziale con cernente la natura di questi ve- geiabili ; che potrà in pari tempo giovarmi a meglio ascodare la mia opinione intorno alle cagio- ni di tali malattie. Questi vegetabili sono formati di cellule o di filamenti celluiosi di una straordinaria finezza.. Per formarsi una materiale idea della spessezza delle pareti di tali cellule possiamo paragonarle alla più sopmfiìna carta cinese. Il corpo del fungo risulta dalla riunione di un gran numero di tali di- licalissimi fili riuniti in grosso fascio ed inlessuti a modo di feltro , ognuno di questi fili isolata- mente osservato, comechè risultante di cellule disposte in linee, può paragonarsi ad un filo di perle. Ove avvenga che una simile sostanza fungipara , la quale le più svariate forme può affettare ven- ga a stabilirsi in un' abitazione adattata alla sua natura , ove specialmente concorrano l' umidità il calore e le tenebre , bentosto concepisce una straordinaria forza dì moltiplicare cellelle , e fili celluiosi , colla maggiore rapidilà e cosi un fungo ne risulla dotato di tal prodigiose forze di svi- luppo che quasi tocca l' incredibile. Ma non è sola 1' immensa attiva crescenza che la sostanza fungipara possiede , benvero una simultanea prodigiosa forza di riproduzione. Essa genera dentro e fuori di se innumerevoli pic- coli corpicciuuli sferici o ellittici , i quali sono specie di vescichette d'incredibile finezza , talché * occhio nudo non si potrebbero discernerc. Sono queste le così dette sporole, ossiano specie di falsi semi che riproducono tutti gli esseri della immensa famiglia de' funghi. Un solo individuo di ergala cornuta risulla dall'aggregamento di molli milioni di tali sporule. Questi organi riproduttori de' funghì soffrono qualunque sminuzzamento dell' essere che li contiene senza punto alterarsi ; (ssi ti molliplicauo all' infinito nel corpo stesso del fungo per tutte le direzioni ed in tutte le sue parli. Essi si spargono nell'aria, nuotano nell'acqua, rimangono sulla terra, e si diffondono nelle più straordinarie proporzioni : ciocché forlunalamenlc non avviene cosi di frequente , senza ili che non avremmo come salvarcene , e diverebbe la loro propagazione più funesta della peste fjtaouics. Si sviluppano esse piuttosto in nuovi filamenti , i quali s' intrecciano tra loro c danno un giorno origine al nuovo fungo. 4o 3 li Cosi semplice come V lio dcscrilla tcslè , non 1' è sempre Y organizzazione de' funghi. Essi si j>resenlaiio sovente soUo quelle forme e colori diversi da costituirne di quelle specie che più ge- neralmente conosciamo. Sono allora i funghi a cappello [pilomyccs ) le clavarie^ i funghi reticolali (^Clathrus) e si- mili. In tali nianifesluzioni la sostanza fungipara concentra le sue sporole in questi funghi pro- priamente detti , i quali possono ritenersi come fruiti dell' intero corpo fungoso ; perocché sono appunto quelle parli cosk ben distinte e configurate che di preferenza ne contengono quei fulsi se~ ni. IVoi allora non ne consideriamo che quest'ultimo periodo, poco badando alla sostanza che gli ha dato origine. Esli è appunto perchè noi siamo avvezzi a vedere nascere e durare brevissimo tempo quei funghi di'' prati e de' boschi , che li crediamo esseri cfimeri e passuggicri. Mu se noi ci diurno la pena di andarli a ricercare nella loro primitiva origine , quando nulla si presenta di quelle masse carnose apparescenti che ci colpiscono ; ma scaviamo dentro la terra , o nelle sostanze diverse dalle quali le vcggiamo pullulare, potremo allora di leggieri riconoscere ciocché i botanici chiaraa- DO miccli'i , o cercidii ; cioè alcuni dilicatissimi fili bianchi disposti in reticelle ed in tessuti parti- colari. Questi micelii che sono vere masse fungipare possono rimanere sotterra stazionarie ed ivi giacere per lunghissimo tempo , prima di prendere alcuno sviluppo ; vai quanto dire prima di produrre il cos'i detto fungo. Questi micelii possono invecchiare per loo e più anni e giace- re sepolti senza dar vestigio alcuno del fungo che possono produrre : fiinchè alla perfine sotto le conosciute forme di un cappello, di una rete, di un globo e simili, vengon fuori , producen- do allora ciò che in altri termini dir si potrebbe il fruito di quel vegetabile maraviglioso. (') '° posso mostrare un micelio che ho scoperto nel (ronco di un pero , il quale rimaneva sepolto sotto 11 zone relative all'annuale accrescimento della massa legnosa. Appunto per la straordinaria tenacità vitale che questa materia fuugipara possiede , e per la quale essa si comporta a poco presso come le uova rudimentali degli animaletti infusori , addiviene essa per noi oggetto terribile e pernicioso. Frattanto i giardinieri conoscono una sostanza bianca a foggia di una massa filamentosa che si compone di tali micelii, dalla quale, mediante un adattalo grado di calore e di umidità, ottengono artificialmente una raccolta di funghi , come si fa di ogni altra pianta dalla quala si ottcngon fruiti col seminarla. Essi chiamano quella sostanza madre dei funghi (^pUzmutler) f urina di fungo (^pitzbrod) e con nome francese blanc de champignons. Essa può conservarsi per molli anni senza perdere la sua forza vegetativa. Un curioso aneddoto ne piace raccontare concernente la straordinaria longevità di tali tessuti fungipari. Nel 1820 io assisteva alla prolusione del presidente del Concistoro sig. Vogel , intorno la filosofia critica. Sul meglio (1) li rapporto tra il micelio ed \\ fungo t e quindi la di costui analogìa col frullo, cui allude il professore Msrtias in questa sua dotta tcrillura , e slato oel più chiaro lume presentalo dal chiarissimo Fries nel suo libro ioiilolato* Sysuma orbts vegctai/itis. Di essa trovasi falla cenno nei seguenti periodi eslvatti da quesl' opera. uOmma 5» fungit cum fructiòus communia, Fructus est vegetatio riprodactwa plantae cujusdam ; fungus veni tottus regni re- u getabtlis, Cacterum omnes plantae parasiticae fungorum quoai locum sodi , oò eadem vegetationis momcnta intento , >* externa facie et sui/uanlta ad fungos d'flectunt , utpote tucculentae coloratae , aph/llas sed Jloret et semina subii- w nuorem djjvrentiam tndieant, S)st. orb, veg, pag. 4^' Lundae iSsS, » Avveniva alcuni anni fa che anche noi l'atleD7Ìone di uq dolio consesso sullo slesso soggetto ci permellevamo richiamare, allorquando agitandosi la qni- stione iolomo alla natura della noslra pietra fungrja , che due ooslri dislinli holaaici ritener volevano qual fungo proprio indipendente dal fungo che se ne sviluppa, venivamo dichiarando non potere abbracciare la loro opinione , ma riteuefamo la pietra qual micelio del fungo ( Boleitu tuberasler lacq, ) clie vi nasce sopra. Tedi Gasparritu Htcercììt sulla Tfatura della pietra fungaja « sul funga vi sopranusca ; inMvila negli alti UeU' Accademia Footaniana 3 tom. 1- psg. 1^7. >ap. 1840. e A'oia del iraduitore). de\ discorso , cosi all'ìmproviso un leriiblle scoppio simile ad un colpo di cannone (u inleso , prccisamenlc al di sello della catledra, accompngnato dull' esplosione di on nugolo di polvere che 9 sparse su tulio l'udilorio. Egli è facile giudicare dello spavento e dello scompiglio che ne derivò • cosiccbi l' oraloro dovè interrompere il suo sermone. Andandosi a rintracciare la causa di quel- l' avvenimento, si trovò che i micelii, ossia la sostanza generatrice di una particolare specie di fun- go, noto col nome di Solctiis dfslruclor., annidala noli' ossjlura del pavimento del pulpito , ne avev» minato gli assiti di mezzo piede di spessezza , ed in essi propagandosi e diramandosi ne aveva invasa tutta la sostanza durante nn secolo e forse più dacché n' erano stati quei legnami adoperai^ in quella costruzione, finché alla perBne giunto il momento della manifestazione del boleto , T ela- tlicità colle quale ne lanciava le sporole dava origine allo scoppio. Un altro esempio della stiaor- dioaria durata ed altitudine a vivere di tale fiingipara sostanza potrà osservarsi in quella specie di massa filamentosa che nelle saline di Traunsiein per la lunghezza di più di loo piedi ne ha ripieno ie conduttore legnose, generandovi una specie di folto capillizio , intessulo a foggia di feltro. Questa specie di sostanza fungipara alla proprietà di restar viva per si lungo tempo riunisce r altra non meno notevole di poter da più piccoli principi , anihe prima di generare i precisi funghi, dietro opportune circostanze moltiplicarsi e svilupparsi in un modo marav'glioso. Un solo fiocco di questa sostanza è capace di acquistare un immensa estensione prima che non pervenga allo stalo di fruito , si può dire perciò che qnesti vegeLibili in ogni periodo della loro vita pos- (Cggono la facoltà di moltiplicarsi. Questa facile loro molliplicnziune, l'immenso numero delle in- visibili sporole, il poter rimaner nascosto per una lunghissimn gioventù primacchè nel loro pieoo sviluppo e nelle più ovvie ed esterne apparenze si manifestino : tulio ciò concilia a tali esseri qualche cosa di maraviglioso , ed ha senza dubbio , secondo 1' universale modo di vedere , data occasione all' opinione che li fa credere prodotti dalla fermentazione e dalla putrefazione , senza il concorso di germi alla loro comparsa preesistenti. Evvi benanco altre analoghe specie di funghi , la cui sostanza fungipara non è cosi sensibile da poter cadere sotto gli occhi. Essa si presenta sotto forma di un moccio vischioso il quale in- volge e maschera le sporole j di questa natura è il micelio del carbone o bufone de' cereali ( Vrc- Uo srgelum e sitnphylaj la segala cornuta ( Sphaceìia oErgotatiaJ, e la ruggine. (^Rubigo) Il mi- celio che si nasconde dentro quel rauco è cosi straordinariamente fino che sfugge all'osservazione, e perciò in molli casi esso è aflallo sconosciuto. Tanto più enigmatica ne sembra l' istantanea com- persa di tali funghi parassiti , nel luogo dove irrompono , . senza potervisi riconoscere la presenza di solide sporole. Io credo probabile che questi mucosi conduttori della sostanza fungipara posseggano una qua- lilà caustica , in forza della quale penetrar possono attraverso i tessuti delle piante nella cui so- tlnnira debbono parjsilicamcnte stdbilirsì. In lai modo potranno penetrare nell' interno di esse eil c*$rr condotti da cellola in cellula finché non arrivino laddove l'organizzazione della pianta da essi attaccala loro ne presenti il favorevole sviluppo , il quale allora ha luogo colla più rapida celerilà ed in modo ìndTubìle. Questo sembra essere precisamente il caso del bufone e della rug- gine dei cereali, lo sono moralmente persuaso che io queste malattie non sì tratti già di uno stailo morboso nrlla composizione degli umori , in seguilo del quale diasi luogo alla formazione di fal«j organismi , come da l.iluni si è preteso , io le ritengo al contrario prodotte da cause calerne e le elido prop.igale per vero contagio. Le ricerche di Tessier sul carbone de 'cereali lo hanno messo in tutta evidenza ; e nel modo medesimo Ferdinando Bauer ha csservato svilupparsi la ruggine. l'Iella cangrina bianca dei pomi di terra le sporole de' funghi parassiti vengono a stabilirli sulla superfìcie del tubercolo. La forza inalante di esso ne attrae una parte , anche per propria forr.» vi si potranno ledette sporole introdurre e stabilire al disotto dell' eiiidcinidc , la mal.illia vi il propaga con una rapidità inconcepibile , e noi possiamo senza darci mollo fastidio scoprirvi uà * 3i6 piodipioto numero di piccioli nidi di miceli!. Essi si presenltoo Sfillo forma di gloineri di fila* nien(j di siraordinaria finezza , i quali coi favore del calore, dell' umidità ii dislcndono e ti pro> pagano per modo da invaderne l' iolcra sostanza del pomo di terra. Dicemmo col favor del calore , essendovi esso principalmente necessario. È risaputo non es- servi mufiii o sostanza fungìpara qualsivoglia che crescer possa al disotto del zero. La malattìa com~ parisce perciò prontamente e si propaga nelle cantine e ne' locali dove i pomi di terra , essendo «pentieralamente riposti in grandi mucchi , facilmente vi fermentano o (ì riscaldano. Tuttavia il voler credere che quel solo riscaldamento e la sola fermentazione bastar possa a dare origine allo iviluppo del fungo , s'è questa un erronea credenza. Essa contrasta apertamente collo stato della (cirnza de'noslii giorni. Il nulla ingenera nulla 3 ed i sughi fermentati e guasti delle piante noa possono d^re origine ad esseri i quali costassero di nuovi propri apparati , e producessero sporole, ossiano germi di moltiplicazione. Le cose discorse guidar ci possono al punto di rista sotto del quale riunir dobbiamo le opi- nioni concernenti la cura di tutte queste malattie contagiose. JVoi dobbiamo prima di tutto e prin- cipalmente cercare di distruggere il veleno contagioso , il quale forma il mezzo materiale dì pro- pagazione della malattìa , dopo di ciò dobbiamo badar a preservarne le piante ; che perciò dob- biamo circondarle di tali condiziouì da poterne allontanare la disposizione allo sviluppo delle piante parassite. Nelle malattie de' cereali , la prima cosa ti ottiene per meiio delle «ostanze caustiche. Nel caso de' pomi di terra , io ho perciò raccomandato l' incalcinamento. I caustici agiscono favore-i volmente perchè distruggono la vitalità delle sporole; cosicché il veleno contagioso non possa avet forza di propagarsi. Essi agiscono anche distruggendo radicalmente ogni maleSca sostanza. La quale potente azione de' caustici è dimostrata evidentemente col microscopio nelle malattìe de' ce- reali. Mettendo cioè i caustici in contatto colla polvere che ne rappresenta la massa delle sporole , veggonsi esse creparsi e scoppiare, e quindi disseccarsi ed aggriniirsi : per tal modo i caustici le dimostrano distrutte. Altra potente influenza allo sviluppo delle malattie contagiose riconoscer dobbiamo nella dii sposizìone delle piante ad accoglierne e svilupparne i veleni. Else ti comportano nel caso nostro come in ogni altra malattia contagiosa. Senza disposizione ogni contagio rimane senza efietto. An- che il veleno della peste , il più potente che te ne conosca , non agisce senza trovarvi disposti gli individui che possono contrarla. Per ciò che appartiene ai pomi di terra , è «tato osservalo che tagliandone in pezzi i tuber- coli per ripiantarli , te ne indebolisce la forza vitale, e si dà presa all' attacco delle piante paras- site. Io mi sono perciò pronunziato contrario a questa pratica. Dove la medesima ancora è in vi- gore , è mestieri estenderne almeno e renderne più intenso l' incalcinamento. Il sig. Barone di EUrichshause che ne ha seguito il consiglio nel passato autunno ne ha ottenuto i più soddisfacenti risultati. 1 pomi di terra delle sue vastissime coltivazioni non han mostrato alcun tegno di can- grena , benché nel vicinato la malattia non si foste per nulla scemata. Riassumendone i precelti onde armonizzarli col mondo morale , diremo in poche parole, che siccome le principali cure dirigiamo noi ai propri nostri individui , ai nostri interessi ed ai no- stri aGHirì ; al modo stesso estenderle dobbiamo agli esseri che ci circondano e con i quali Irguti siamo con più slrclli vìncoli : cosi per esempio , parlando degli animali domestici e delle piante di uso più generale , dovremo cos) ordinatamente e sensatamente intrattenerli e governarle dn far loro soflTrire almeno possibile i danni che loro possono arrecare le piante parassite e gl'insetti malefici. Cosi facendo noi le renderemo sempreppiù robuste e sane e ne miglioreremo le specie. Questo e il gran precetto morale che dai narrati fatti naturali dobbiamo raccogliere per «stiazìone. Concltiuderemo facendo voti sinceri aCBnclié il Ciclo che per tanti riguardi alla Germania sorride, Toglia benanco infondere ne' suoi abitanti il gusto nel promuovere sempreppiù il progresso di ui4( suUda agricoltura , stabilita sopra scienliUche fond.iMicnla. M. J- APPENDICE SECONDA LAVORI SU LE RACCOLTE SCIENTIFICHE. XIX. Rapporto deità commessiont milituila per propagare le esservazioni magnetiche e mttiorolagiche; del tig. G. HEKscaEL. Continuazione ved. pag. 33t del num: precedente. Osiervaiioni magnelieht t fntleorologiche nelle colonie inglesi. Il volume delle osserrazioni falle air osservalurio di Toronlo, nel Canada , dal principio al fine del i844 i * da qualche tempo sotto il torchio e sarà distribuito nel prossimo autunno. I volumi contenenti le osservazioni all' isola di VanDieroen , al capo di Buona speranza e a Sani' Elena , durante lo stesso periodo di tempo , •om> avanzatissimi e non proveranno altro ritardo nella loro distribuzione che del tempo necessa- rio a stampare ed incidere si voluminose opere. Il volun-c di Toronlo acchiuderà la comparazione delle simultanee osservazioni fatte nel gruppo delle stazioni dell' America del nord. L' altro eon- aernenle l' isola di Van-Diemen paragonerà le osservazioni falle a Hobart-Towo con" quelle della «pcdiziooe antartica in un gran numero di punti dello emisfero australe. Entrambi rappresente- ranno i fenomeni magnetici che sarannosi manifestati sopra una considerevol parte di questo emi- *fero nei giorni o negl' itianti prescritti , alloraquando gli osservatori in Europa , in Asia ed ia America registravano questi fenomeni slessi nelle loro proprie stazioni. Si aggrupperanno colle osservazioni del capo di Buona speranza e di Sant' Elena quelle fatte giusta lo slesso sistema e eogl' istrumenti stessi dagli osservatori francesi in Algeri , i quali sono stati provveduti di essi XiTimcnti mercè la benevola coeperazione del sig. Arugo. Cadice , dcnde si aspettano anche delle osservazioni , sarà classificalo egualmente in questo gruppo , il quale puossi considerare siccome rappresentante la porzione del nostro emisfero occidentale intermedia tra le isole Falkland ed il «apo Horn ( dove la spedizione antartica soggiornò molti mesi ) ed il gruppo dell' America del nord raccolto nel volume di Toronlo , egualmente che il gruppo europeo raccolto nei Jieiultatc dei tigg. Gauss e Weber. Avvegnaché la pubblicazione sembri di già avanzatissima , non si può non pertanto azzar- dare ancora che ben poco intorno alle conclusioni. La sola parte delle osservazioni che trovasi attualmente solto gli occhi del pubblico , cioè , le osservazioni sui giorni di perturbazioni ma- gnetiche straordinarie nel i84o e i84i , offre intanto alcune conchiusioni le quali possono fare sperare una raccolta più ricca. Il più importante di questi fatti è presentato nella prefittone al volume : è desso appunto la universalità delle perturbazioni di un ordine elevato. Lo slabilimento di una legge generale cotanto importante , su di pruove le quali sembrano di averla messa al co- perto da ogni attacco , è di felice augurio intorno a ciò che sarà lecito di «spettarti da un sistema COOlinuo di osservazioni d'onde essa sarà uno de' primi fruiti. È stato inoltre dimostralo mediante le osservazioni di questo volume , che sebbene queste gran- di perturbazioni siano universali nella loro manifestazione , veniva pertanto la grandezza di esse evidentemente modificata dalla stagione o da altre cause locali , di maniera che , per esempio , nel menlre che gli emisferi nord e sud partecipano a tutte queste grandi perlurbstioni , la iu- duetiza della slate in uno di essi e dello inverno nelP altro è chiara ad evidenza. Vi ha del pari de' fatti stabiliti per rispetto allo andamento periodico degli elementi magne» liei a Toronlo e ad Hobart-Town , i quali sembrano importanti per sé stessi , e ciò con tanto psaggior ragione che dessi forniscono una pruova delle determinazi onj esatte che sarà pnssibile 04 ottenere peitutto in qactta branca di fcDomeni. 3i8 Un' altra concbiusione è slata pure tratta relativamente alle granili perturbazioni te quali avran- no uno sviluppamento d«' |ùù couipiuti nel voluroe di Toronto. Vi si è dimostrata che gli eSelti di una perturbazione che accade in tutti i luoghi della terra nello istante medesimo non erano gli stessi , in quanto che dessi son manifestati mercè il movimento degl'istrumeuti mugnetici in lutti i luoghi di osser?ailonc j ciò che limita in tal guisa la distanaa della for«a sopraggiunta la quale produce delle perturbazioni coesistenti sotto il rapporto del tempo , ma diflerenti sotto il rapporto della direzione e della intensilà in istazioni rimote 1' una dall'altra. Il modo di calcolare la dire- zione ed il valore di questa forza perturbatrice sopraggiunta , giusta le osservazioni di una sol» stazione , merita dunque una seria considerazione. Nel volume di Toronto , le osservazioni a giorno fi«so ne' tre Osservatori americani per le tre annate che finiscono in dicembre i84a , osservazioni le quali dimostrano la più grande ar- monia Ira di loro , sono stulc confrontate con quelle di Praga prese come tipo nel gruppo euro- peo. SifTalla comparazione ha presentalo frequentemente delle pruovc non equivoche di una con- nessione in un gran numero de' maggiori movimenti irregolari. In questo caso i movimenli simul- tanei in Europa ed in America han luogo talvolta nella stessa direzione , come se ciò fosse il ri- sultamento di una forza agonie sui due continenti e derivante da un punto stesso ; ma talvolta an- cora ì movimenti in Europa ed in America han luogo in direzioni opposte come se dessi risullof sero da una forza operante in un punto intermedio fra i due continenti. É cosa evidente che se le osservazioni fossero inanlance del pari che simultanee , si potrebbe immediatamente dedurne il punto in cui è situata la forzo pcriurbatrice. Senza cercar di anlielpare sui fatti, elio si potran de- durre dulie osservazioni le quali non sono ancora stale sottoposte agli occhi del pubblico , vi ha imperiamo de' motivi a sperare, almeno in quelli che di già ci son cogniti , qualmente se ne potran trarre importanti conclusioni riguardo al punto in cui sono situate le forze perturbatrici , soprul- tutlo allorquando le osservazioni fatte co' magnetometri moderni , costruiti per fare spiccare gli elTetti islantanei , veri anno in possibilità di essere riunite e discusse. Malgrado la nostra igno- ranza attuale sulla natura delle cause di questi fenomeni , non si può tuttavia negare che noi avan- ziamo con passo sicuro nel metodo convenevole onde elevarci persino ad essi mediante uno stu- dio profondo degli clTclli loro. • In Meteorologia , un sistema di osservazioni accurate eseguito con islrumenti comparati, pro- seguito con perseveranza in tulle le ore di giorno e di notte , non poteva mancare di arrecare la soluzione di una folla di problemi che si era vanamente cercato di risolvere con 1' ajuto di spe- se rilevanti e di lavori isolali e senza nesso. Le quantità medie e le variazioni diurne ed annue della temperatura , della pressione atmosferica , della tensione del vapore acqueo colle circostanze concomitanti di vento e di stagione , non larderanno dunque mica ad essere determinate per cia- scuna stazione , se continuasi durame un tempo sunicientc il sistema messo in attualità di esecu- zione. Una rassegna nelle osservazioni di Toronto ed il paragone loro eolle osservazioni somiglianti fatte a Praga lascia prevedere che noi possediamo di già le caratttrlsliche principali e del pari cu- riose che nuove alla maggior parie de' meteorologisti , per una stazione situala in una zona tem- perata e nello interno di un gran conlinenle , e che siamo in grado di seguire la maggior par- te de' fenomeni diretlamente nelle loro rispettivo cagioni. Questo carattere definitivo e conclu- dente de' meteorologici risultamenti , ottenuto mediante il sistema di osservazioni il quale ù stato iduttato , parla fortemente a favore della estensione di questo sistema. La comparazione delle con- l'hiusioni definite di questo genere oticnute in diversi punti del globo promette , mediante il loro iccordo o le loro differenze , che di qui a poco si sarà in grado di far fare alla Meteorologia dei progressi che non si sarebbero potuti sperare qualora incominciaronsi osservazioni slfTiilc ; del resto , lo zelo conservasi e si guadagna terreno dì giorno in giorno j ne fa testimonianza lo ita- bilimrnlo di Osservatori a C'yian , a Terra-nuova ed in altre località. fCuniinucrùJ. I o IO © co a: o 00 *» M o IO o o CI IO Ql ^ © © (D Fasi della Llna ì co Iw ■ o o IO IO oc ~4 IO IC IO ~. C/1 »^ IO IO IO IO 1— — — — "-"- — >-''-' -^ oi IO 1— — tr >: -J ~- oi »« c-i IO — e rr ce -j e. C' - i (jlORM oc co Io M pp p oc top in "b oi oc oc e — p co- lo p p p ~ p . — lo — il "io p co p p to c> io co p p p C2 — Ol 1 o ■ t.^ co IO IO •— — co IO IO co o'i ik- ir; M ce oc p •» y' f^ y- .'■^- lo le ce *-- ^ co Ir co^ le "- co te te te te Vi 'ce — Vi ';;> V| Vi t- ■&■ -» te io o; •^i i - " 2-=. f--2 IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO — IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO ■ »» co IO IO co .J C.I to- ito. to. IO e IO — — te IO co IO IO tn cv ^i oc p ^' .•'' p ^ ^ p, I S 1 ce Io *> *» e; cr. lo oc Ce e oe ^ o Io Io e: **• Io e ^ e: óo Ir. i^. i^ Ir. cs x »^ e ce E " / > tr I IO iw IO IO IO IO IO IO IO IO — I— IO — — >—'— — — IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO — — coe>— colo — IO — teooeteaootetecec— p*--_-*toio--p — _e p^ lo oc *» o e; o5 e lo II* lo o *»■ © io oc © Io Io oc *». o lo i» ce oc oc "o C-. IO e ce H( iC»ib-C.lC'''ib-i&'C,'xi£»ib.i;^»s-i&->^ib.O.».»^-' tCCCCCOC C»"IOCtOXC — — teiOCiiib-C:-J'.J^I0C^--4«JC.'cta-i»'J o» is. ite. H* co — ■ IO »» co •». e;' N- ro O'' 1^ 01 .^ ^^ co li» io »i. io io e •*> — io i^ te o< oc — »i- co CO — te C! © oc IO co te •.j — il e co IO ii> e O' e e C-. IO o ce o I I I I I I 1 1 I I I I I I I I I I I I I I I I I I II I I I I I I I n o Ci p p co ©c©©c©©c©eeeeec©sccccece©c©ec ^^§^^§^§^§-1 ;:-!2: Z V) 21 CA ^ O rr. dOn^ ccg zzOzIì;2 K ^ I /;! o| c CAI O o cr C/3 V. CA tr r/5 CA S OOCOOOC^ occ :zcr H^ M o? cr o O b re b e < b S S S 2 b |s pcS'o5'cfi't^Sl«-'l-'^|-'|-'|-'l-'•-»"^^-' IO oooo-'Oooooooo«oJtocooooocoeoeooioooo«ooo — ^ O OW W W osco co OJ Vj w OJ M *» W W 00 lo O" o co"w col* wìo w to IO M15 p 0(0(0^ o o © o oooo=*4te«e«©«itco — ti c~; » 00 o o cs lo t* co co ^ w o o tfi "^ co ">— co co (a. o> Vi o lo '^ co lo yi 1« 5 — '^«0«DtOOOOOOOCOOOCOOQCQCtfl40«OcO«OCOOO©©©©©0 co i' © iJl '^ Vj OC © © Vi 4)1 O O '^ tn 00 «O -1 lo *>• tO © O lo IO oc © to co © o o° O to o C.T © IO©iOJOjOCOlOtO*<-ifc.COlO"-»-* — tO-»COib.lOtO~IO — COCnfe.i(»C/iiH.ifi» --- ito. tfolfs. c5*»-^"-aVi i(ì.Vic5"^c^lcloj^-'lo--'©'ifs.oo^-»*»'óila c5° « 50 — — IO IO te to ^;r©co©©©© loto — — __i_^^___,— r- — — lOlOLOlOlO 1 0©5DcDOOCSOCD CO lo © ìc il C.T 00 05 05° 1 to .** lo I IO li — to IO to to to IO LO to IO to to to to IO to tS to to IO IO IO to to to to to to IO I — _0 © ^ — to to to *B- Cu co to — — © © © © to co IO ►-• IO H» h- O co il». *» ila. ce ! X © to 05 o'Iii. 00 00 *»lo © 00 05 OsIm-Iiì- *a. *>. 00 0> *» 05 oololo Oclo ©"«>. 00 O I _ — j— Ixi (O IO to to U. IO — -- — — -^ "• — — to IO — — • ►->• t- — — to IO to to to K/:^ooo©©©©©"-©ooo©acoo.~a'^o©©ooooococ-j©©io©io e |x©©o©coci;s.oc©©©ooto©i^©tOifc.ifi.toooococo©©oe©oc*» I ib-if»ife.ib-aiCJ'CnoiOiCnOiOiC"CnO'OioiC;iOiCn*!.ifc.i&-C;iO'Cni(s.ife. •„* I C;i©0''iO"^i-»©©©tO'-*ito'CnC5 0i— .;DCni(ì--»©cocD®o I ifr.ife.CIiO'M^CO rtotOtOtOCn^^HitOito-Cn H'tOCO'.i'tfitOtO'-'CntneÒ I IOCOifs.tOtO-a©OtO©iiCO--IOOOtOO»©©cn I II I I f i I I I I I I I I I I I i I I I I I I II II II 1 1 II i I II I II I-I 'MS © ^ — © © © © © © O O © © © Vi © "© "© © © © © '© © © "© © © © © o © © © © © © © © © o © e © © o © o © © © o © o © © © © © © ' ©0C(r^o©©©©©oo©©o©co ~ co©o©©©©©o©ooooc© I wwSSooKM'=>^og®oO^<='ooooOooo®oo oz ooooogo^oggooc^o fD (Xi 'D O o 5 f^ '' -1 -1 "1 "j ff -j n n o f^ <^ '^ <^ b b» C3 &3 GJ C3 » 23 e» 3 ^ k^ B7 to' Mi> t0 fc" ^ *■' •a' >J^ = 3 c e sTSTS i; rs (5 tp 2 r' T ri - 3 o c ro c/> C «i a> ^ ^ o < ra o ■< 05 S '^ VI '■ C <5 '^ - 5 ? ;2 ■ e o o 3 oj o n ? o " o e O e 1- '*D fi? cr- — tn w Cfs ■c ,:- U) t/l 1 e _ = Ì: ^ -01. »— ~— — c~r'<» — — ^ "2 7'oci<'5a<«oQ- ''"'"■''— — ^ W) Wl ft o re 2 TI. 13 -; 3q crj' T d3 05' ^ ) re re i£ S2 w> " > -^ T' " T i? r» ' 3 3 £L SL» 3 e e -■ -• 2- ^ ^T ;^ 't Zi ^ = o5 0? ?■ S ^ (A w w; re re re re ^ ? "^ ^ ^ r= erciq 05 CU) le w re re V) re • 3 r" ' re re " !S re rt, re tn w> re 0S2 ò 5 S 3 c c ?l. r I <3 :3 e» 3 3: Ti » 1845 RENDICONTO n\ 23. DELLE ìDUNANZE E DE* LAVORI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIE]\ZE LAVORI DELLE ADUNANZE DI SETTEMBRE (*), PRESIDENZA DEL MARCHESE »I PIETRACATELLA. MEMORIE E ]>iOTE LETTE E PRESENTATE RICERCHE SULLA NATURA DEL CAPRIFICO , E DEL FICO , E SULLA CAPRIFICAZIONE. Lavoro responsivo ai programma proposto dalla R. Accademia delle Scienze di Napoli nella tornata de 'j fehraio i84-3 ; dichiarato meritevole del premio nella 2". tornala di giugno i84S e nella /". di settembre che fosse per intiero pubblicalo nel Rendiconto. Eipedit igilnr ot allqoid qaale > et qaantDlamcum- que sit dicatur, ut homines aut ad id coDSrman- dum , ant ad refelleDdum eicitentur , in qua con- fliclatione saepe vcrilas aliqaa elicìlar. FONIEOEBA Anthol. Sopra tulli gli alberi fruttiferi che fanno nel nostro regno , massime nelle contrade marittime , ed appresso Napoli , il flco e più generalmente coltivalo ; tra che il clima gli torna confaccvole , e per le sue fruita gustose ad un tem- po e nutritive. Del quale frutto ci ha molte maniere , quali più quali meno pregiate , differenti , a parte del sapore , nella forma e grandezza , nel colore cosi della buccia come della polpa , pel tempo in cui entrano a maturare , ed al- tri caratteri. Ma tra fatti notevoli nella coltivazione di questo albero uno ce n'ha così antico che per le antichissime istorie non ne possiamo sapere lo scopritore , né quando si fosse trovato ; ed ancora tanto singolare che in ni un altra pianta si trova il somigliante. Esso s' intitola capriGcazione , ed in breve consiste in (') Nel mese di Ottobre l' Accademia è in vacanze, 4^ 333 questo. Suir entrare della siate si sospende a certi fichi domestici i frutti di un tal Geo salvatico domandalo caprifico , aflincliè le frutta di quelli allegliino tut- te , e maturino presto ; e si crede , che ciò succeda per un certo moschcrino , il quale, comechè nasca nel caprifico, si caccia pure nel fico mangereccio. Cotcsta pratica sebbene antichissima in Grecia , ai tempi di Plinio non era in uso in Italia ; dove poi a mano a mano si e propagala specialmente nei luoghi marittimi. E ne fecero menzione tra gli antichi scrittori greci di cose naturali e rustiche , Teofra- sto principalmente ed Aristotele ; e poscia altri non pochi dal risorgimento delle scienze infine a noi ; tra quali il Cavolini ed il Gallesio ne hanno trattato alla diste- sa. Un fatto cosi singolare, per esser dichiarato da tanti e sì valenti scrittori , e quasi generalmente in uso presso i nostri agricoltori , avendomi messo nell'animo, son già parecchi anni, grande desiderio di vederne tutt' i particolari, tolsi, secondo mio debole ingegno, ad esaminarlo in diversi modi e luoghi , e indifl'ercnti genera- zioni di fichi. Nel riscontrare poi i risultamenli delle pruove fatte, parendomi, che va- lesse il pregio, anzi fosse necessario e per tornar utile alla nostra Agricoltura , trat- tare di cosi fatto argomento co' lumi presenti della scienza, mi sono avvisato di por- re in questa scrittura una succinta sposizione degli studi , ed esperimenti da me fatti. Se non che per mandare ad effetto il mio proponimento con chiarezza e brevità ; ed aflinchè i leggitori comprendessero l' importanza delle cose , e di che pregio sieno le investigazioni degli altri , poiché tutta quanta la quislione versa intorno le attenenze e la virtù del caprifico sul fico domestico , gli è mestieri senz' altro , che si conosca avanti la dottrina dell' uno , e 1' altro albero. Però ho diviso il lavoro in quattro parti, ragionando nella prima del caprifico , nel- r altra del fico , nella terza della caprificazione. L'ultima parte contiene la spo- sizione compendiata dei caratteri dei due alberi messi a riscontro tra loro , e con quelli di altri fichi esotici ; da cui seguita la riforma del genere Ficus , e la proposta di nuovi generi. PARTE PRIMA DEL CAPRIFICO /. Degli organi della vegetazione. Il caprifico domandato pure fico salvatico , dagli agricoltori napoletani profico , è albiTo nostrale : e vogliono fosse stato cosi denominato a carpendo per ciò che spontaneamente nasce tra le macerie e gli sfendimenti dei sassi. I luoghi marittimi , caldi , volti al solo più che altri molto gli si confanno; anzi io son di credere che tra gioghi degli appennini , dove pruova il fico domesti- co , niun caprifico si trovi , ovvero assai raramente qualcuno : se non che si 1845 RENDICONTO n . 23. DELLE ADUPÌANZE E De' LAVORI DELLA BEALE ACCADEIDA DELLE SCIENZE »IHI ||||i|i III II ll'llii »ill' ■ LAVORI DELLE ADUNANZE DI SETTEMBRE (*). preside: Haec aulem ( Erinosyce ) semper bifora est ; cujus praecocia poma grossi 3 sunt , apicibus slaminibusque referta , et sine maturilale decidua , serotina ì vero stamina apicesque nequaquam producunt , unguibus tantum squamosis , 3 ut in sativis ficubus, ornata, llaec Suam habent perfcctionem et edulia sunt. j E%\. \^\[\iT Erinosyce ìniQt satlvam ficum et caprificum media; nam pomis prae- » cocibus ad caprificum special , serotinis autem ad Ficum salivam. E siccome egli dubita vi sieno in Italia caprifichi biferi o triferi, rileva per- ciò allegare le sue proprie parole. j Capricci porro cum in Graecia , et recenliorum , et veterum testimonio » trifcrae sint , forlasse et biferae , in Ilalia num lales nascantur , mihi adhuc j incomperlum est : ego semel quotannis fruclum fercntes novi , ex quibus duos j etiam commemorabo. Anthol. lib. 3. e. 24» Il Ca velini (Opuscoli scelli di Milano iom. S pag, io ) , sapientissimo os- servatore , non vedeva nei contorni di Napoli , che una sola spezie di caprifico, ed essa bifera , mettendo i fioroni in primavera , e verso la fine della slate gli anfanti rimangono sull' albero per tutto l' inverno , i quali son detti mamme dai nostri agricoltori. E combatte l' opinione del Pontedera rispetto all' Erinosyce con credere che questa terza spezie fosse stata stabilita sopra due diflcrenti in- dividui del caprifico, e Vi sono ( egli dice ) delle piante tralignanti di proGco , j che frutliiicano una volta 1' anno : s' incontrano ancora delle altre di niun j uso , che producono i secondi frulli polposi come un fico domestico. Il Pon- j tederà credette la prima il vero profico ( Caprificus ) , e I' altra la disse Eri- 1 nofycc , fico selvaggio i. Jla il Gallesio nel suo trattato sul lieo f Pomona 333 ìlaliana-parte seicnlìfica-fa-^cicolo primo 1S20 ) ragiona dei caprificlii assai di- vcrsaraenlc che gli altri con disporli nella maniera seguente. 1. Caprifico Unifero. 2. CapriCco Bifero. 3. Caprifico trifero. Ciascuno di qucsli caprifichi , secondo sua opinione , diversifica in Ire mo- di. E cominciando dal primo dice , che ci ha 1' unifero co' fioroni androgini e fecondi , quello co' fioroni androgini e sterili ; ed un terzo co' fioroni caduchi , e fiori abortiti. Del bifero pone il caprifico napoletano del Cavolini a fioroni an- drogini , ed anfanli autunnali fcminei fecondi ; 1' Erùiosyee del Pontcdera dif- ferente in ciò , che gli anfanti di autunno sono fcminei , e sterili : la terza varietà con anfanti serotini caduchi , e fiori abortiti. Rispetto al caprifico trifero dell' Arcipelago , quantunque egli confessi non averlo mai veduto , e la sua de- scrizione convenga con quella del Tournefort , e di Teofrasto , nientedimeno il di- vide in tre varietà ; una che porla solamente fioroni , l' altra i forniti , la terza i cratiri. Ammette così nove varietà di caprifico. Sopra questo punto non posso passarmi di fare qualche osservazione col debito rispetto alla memoria di uomini tanto sapienti , quali furono i testò no- minati. Se Teofrasto , il Tournefort , ed altri scrittori ci hanno lutti d' accordo tramandalo , che lo stesso albero di caprifico in Grecia produce tre maniere di anfanli , ciascuno alla sua stagione , il fiorone in primavera , il fornite di està , ed il craliro di autunno , con qual ragione il Gallesio disgiunge questi tre falli generati da una sola virtù , in un solo individuo, per distribuirli a tre differenti essenze di caprifico ? Egli è da maravigliare pure come il Cavolini , sottilissimo ri- cercatore di cose naturali , e che tante spcrienze , ed osservazioni fece suH' in- setto del caprifico non siasi accorto , che questo albero appresso di noi ò trifero ancora , e l'insetto vi compie tre generazioni all' anno. E rispetto ali' Erinosìjce del Pontedera forse che la sentenza del Cavolini è giusta , potendo stare , che ve- ramente quel dotte Botanico abbia creduto della stessa spezie , 0 varietà indivi- dui di differente natura. E che sia stalo ammesso dal Gallesio , secondo me , monta poco , parendomi che quel valentissimo agronomo sia erralo sopra que- sta materia. Imperciochè quantunque io avessi esaminato in luoghi differenti «fualunque fico 0 caprifico mi si sia paralo davanti , non mai è accaduto di trovarne un tale che ad un tempo partecipasse dell' uno e dell' altro. Solo iio veduto il caprifico bianco portare talvolta fioroni assai polposi , e più in- teneriti , che negli altri , e con pochi inselli da parere veramente fioroni d'i Jieo paradiso bianco. Sono dolciastri , ed alcuni contadini li mangiano , ma non ^ià che fossero affatto privi d' insetto , ed in tutto simili a' fichi domestici nel sapore , e non ci avesse alcun fiore maschio sotto la bocca. Può stare , die tanta discrepanza di opinioni sia derivala dall' aver confuso il caprifico col fico 336 salvalico. Alcuni fichi mangcrpcci o domoslici si trovan pure salvatichi , forse in più copia del caprifico , con cui spesso si confondono ; o non di rado portano loro frulli dolci , e buoni come alcuni fichi coltivati. Del resto non intendo dare un parere giudicativo di ciò che a me solamente forse non fu dato discoprire ; dappoiché nelle ricerche naturali spesso avviene , che uno trovi a prima giunta quello non si è potuto per altri in lungo tempo. Certo si è, che la materia ho alle mani ha dato sempre briga ai dotti così antichi come moderni , ed oramai mi pare cosi complicata , che a svilupparla , non che i miei , non bastano forse i lumi presenti della scienza. Ma volendo por termine a così fatta discussione ripeto , che il caprifico di Napoli , se ben m' appongo , nel produrre tre sorta di an- fani! , è intuito simile a quello dell' Arcipelago descritto dagli antichi Greci ; e sempre differente dal fico domestico , non come varietà , certo almeno come spezie ; se non che alcuna fiata potrebb' essere bifero , quando entra autunno con freddi intempestivi guastando le foglie , e con impedire 1' uscita dei orati- ri : nella quale occorrenza alcuni forniti rimarrebbero infino a primavera. 9r Deir insetto del caprifico. Molti sono gì' insetti che vivono sul caprifico e sul fico , la storia dei qua- li , oltreché sarebbe lunghissima , io forse non saprei dichiarare , quando pure il volessi , in tulli i suoi particolari. Ma riguardando allo scopo cui principal- mente intende il lavoro , mi è paruto non potermi in tutto lacere di quel moscbe- rino notalo infino dalla remola antichità con tanta meraviglia degli uomini, pa- rendo il fatto suo nn provvedimento di natura per conseguire un fine , eh' ella non potrebbe diversamente , cioè la fecondila e l' allegagione de' fichi mangerec- ci. Per questo , Ielle innanzi le osservazioni del Cavolini e del Gallesio , che invero sono di molla importanza , quando quelle io volli riscontrare nel fatto , parve che alcune meritassero qualche schiarimento ; ed inoltre che ci poteva ca- dere qualche giunta di non piccol momento. Ma siffatte cose non avrei sapulo acconciamente fare senza 1' ajuto ed il consiglio di un amico (il chiarissimo Pro- fessore Scacchi ) ; il quale per amor mio volle ancora ritrarre le parti dell' insetto come si vede nella tavola quarta. L' insello adunque è dell'ordine degl' Imenotteri, e come gli altri ha il maschio, e la feraina. Fu chiamato dal Teofrasto calice fi- cario , e dal Pontcdera insetto Jìcario. Linneo il riportava al genere Ci/nips col nome specifico Psenes : Cavolini avvisandosi che mancasse di maschio , e fosse androgino lo credette una specie d' icneumone (Ichneumon Psenes Cavai: ) dal- l' aculeo sporgente fuori l'addome : ed a Gallesio piacque riferirlo al genere Chal- cis dalla natura delle ali. Ma dappoiché il maschio è molto diverso dalla fcmina, principalmente per mancare di ali, colui mi è slato largo del suo consiglio crede, eh' esso insello potesse cosliluirc un genere particolare e denominarsi Psenes. 337 II verme di questo mosclicrino veduto col microscopio semplice di Raspali a diversi ingrandimenti , apparisce di colore bianco semitrasparente , senza un carattere che porgesse indizio del sesso nel quale in progresso di tempo si deve trasformare. Non ha piedi (Jig. i.) ne organi manifesti della masticazione; solo nella estremità più grossa , dove pare che sia il luogo delia testa , due puntini prominenti di color giallo-rossastro in tal qual modo somiglianti a due minutissime mandibole. Egli e notevole che , quando anche il vermicciuolo non riempisse com- piutamente la cavità dell' ovario , non mai iuGuo ad ora è capitato scorgere in questo i suoi escrementi. La crisalide dell' individuo femina veduta col microscopio sopraddetto (Jìy. z.J nel seme del caprifico , in principio, non mostra chiaramente le fattezze dell'in- setto perfetto. Essa è di color bianco , tranne gli occhi , la parte superiore del torace , e tre piccole fasce addominali , che sono di color nericcio, in progresso di tempo crescendo (Jig. 3. ) il suo torace diventa da per tutto nericcio , e nel- l' addome si distinguono cinque fasce dello stesso colore , e l' estremità prolun- gata in aculeo ; si vede i piedi in tutt' i loro particolari , e l'ali ; gli uni e le altre immobili ancora ; e nella testa di color fulvo , gli occhi neri , con d' a- vanti le antenne , e tre punti neri com'è ritratto alla Cg. 6. Ed eccola (Jig. i-) quasi compiutamente in insetto perfetto trasformata colle ali ancora molli inca- paci a muoversi. Il moscherino femina ò di color nero lucido , tranne le gambe , ed i tarsi che sono di color (Jig. 8.) bruno o fulvo. Ha le antenne irsute monilifomi con undici giunture (Gallesio dice che son sette ). Il primo pezzo di esse è ovale, molto grande , il secondo alquanto più piccolo , quasi della stessa forma , ma più gran- de di quelli che seguitano , e si piega sul primo ; il terzo (Jig. io ) prolungasi dalla parte esterna in punta acuminata , i rimanenti quasi tulli della stessa gran- dezza tranne 1' ultimo più corto. La testa (Jig. io) ha nel mezzo della parte an- teriore un largo solco di color fulvo per agio dei primi articoli delle antenne quando si voltano verso la parte superiore. Gli occhi son grandi , le mandibole Gniscono in due denti bruni , e verso la base (Jig- ii ) si prolungano in grandi apofisi : e gli stemmi (Jig. 6. ) per trovarsi nel fondo nero della parte superiore della lesta non più si scorgono. Nel torace gibboso si nota due rughe trasversali dal lato posteriore. L'addome è superiormente diviso (Jig. 8.) in sei segmenti, all' ultimo dei quali , più piccolo degli altri , seguila la guaina cilindrica e bival- ve dell' aculeo sporgente. Ciascuna valvola nella parte inferiore ha un tuberco- lello coperto di rigidi peli. La parte di sotto dell'addome è divisa in quattro seg- menti , dei quali 1' ultimo più grande col margine cibato. Le ali sono bianche citiate nel margine, per tutta la superGcie cosparse di punti rilevali tramessi a qualche peluzzo. Il loro nervo radiale mette una corta appendice curvata in den- tro : ed in sul mezzo della sua lunghezza nel margine anteriore delle ali mag- 43 33S glori nasce un prolungamento corneo bruniccio setoloso, die si distende nella mem- brana curvandosi leggermente verso l'apice. I piedi (ji(j. 12) anteriori e poste- riori hanno le cosce ingrossate, eie gambe pure, se non che Gniscono queste in due denti aguzzi ; ma quo' di mezzo le gambe e le cosce gracili allungale. I tarsi son formati di cinque pezzi , più brevi nei picei anteriori , e guerniti di due uncinelli sull' ullinia articolazione. Sì le gambe che i tarsi son coperti di spinuzze. La crisalide del maschio la quale nella figura 4- sta nel seme del caprifi- co, e nella S. fuori , è di colore quasi uniformemente bianco, i piedi e la testa con tutte loro parti , comechè immobili , si veggono con chiarezza. L' insetto ma- schio compiuto e perfetto (che nella fig. 14.. si vede di lato , e nella i5. dalla parte del dorso ) ha la lesta più grande della fcmina , agguagliando il torace nel diametro , di colore fulvo , coperta di peluzzi rigidi , e con due piccoli oc- chi neri. Presso la bocca ci ha un profondo incavo triangolare inferiormente smarginato , il quale nella parte superiore porla le antenne di quattro artico- li. Di questi il primo ed il terzo più grandi ed ovali , il secondo semigloboso , ed il quarto piccolissimo lenticolare siccome nella fig. 16. si vede. Le mandibole come nella fcmina sono bidenlate, ma non mai prolungate in apofisi alla base. Il torace di color fulvo chiaro spianato superiormente ha due linee flessuose in direzione obliqua sulla metà anteriore , ed un seno semicircolare da ciascun lato ncir altra. L' addome è bianco , molle globoso , con due fasce trasversali di color giallo-pallido poco distinte , e curvandosi si prolunga poi ed assottiglia, ed il prolungamento ha quattro segmenti. Il colore di tuli' i piedi come quel- lo della testa ; gli anteriori ed i posteriori colle cosce molto ingrossate , le gambe curve allargate e dilatale nella estremità, ma le cosce e le gambe dei piedi di mezzo sono per contrario gracilissime, I tarsi in genere sono irsuti , in quelli dei piedi anteriori non si vede che un solo articolo in forma di corta flava terminato da due validi uncinelli, mentre negli altri piedi ci ha cinque ar- ticoli , oltre gli uncinelli. Questo individuo maschio del moscherino del caprifico fu descritto dal Cavo- lini nel suo lavoro sulla caprificazione ( Opuscoli scelti di Milano tom. 5. tav. 5. fig. io), ma egli credeva fosse la crisalide di un'altra specie d'imenotte- ro da lui chiamato Ichneumon Jìcarius , quantunque non mai ne avesse po- tuto vedere la trasformazione. Il Gallesio poi considerando , che questa pretesa crisalide del Cavolini si muove e comporta. come un'insetto perfetto, slimò che fosse il maschio del moscherino del caprifico, comechè dichiarasse d'ignorarci diversi stati della sua metamorfosi. Nientedimeno egli s'è bene apposto; poiché si e trovato la crisalide nel seme del caprifico, /^y. 4- ^J e veduto la sua tra- stormazione nell' insetto compiuto sopradescrillo. Ed oltreaciò chi ne ricerca con diligenza i falli il ^cdfà qualche volta accoppialo colla fcmina. i\prendo il ricet- 339 tacoio del caprifico quando il mosclierino fcmina sia por uscire , tra DorcUi di quello si vede molti niasclii dispersi qua e là , i quali fuggono la luce cercando di nascondersi ; e di essi alcuni occupali a bucare le semenze , in cui slanno ancora chiuse le feraine perfellc , e per 1' apertura accoppiarsi con quelle , prima se ne uscissero. E dappoiché 1' accoppiamenlo d' ordinario è piuttosto durevole , porge esso l'agio di sorprenderlo nell'atto della fecondazione. Separando allora i due sessi si può vedere al microscopio gli organi genitali del maschio come son ri- tratti alla lig. 17.; e 1' ultimo pezzetto ritirarsi e venir fuora alternamente , e nel- r uscire aprirsi in punta in certa guisa come le branche di una tanaglia. Ma nel maschio la mancanza delle ali vuol' essere principalmente notata , come un fatto eh' è forse unico nella storia degl'insetti , in cui se uno de' sessi manca di ali questo succede sempre alla femina , per quello se ne sappia. Le parti interne di questo insetto , massime della femina , richiedouo ulte- riore e diligente esame per tre cose principalmente , sulle quali non so mettere in mezzo neanche una opinione probabile intorno alla importanza e funzione loro. Wel ventre della femina (Jig. tS^J ci ha gran copia di vescichette sferiche trasparenti , disciolle , di varia grandezza con dentro globcttini pure rotondi , piccoli e grandi , diversamente disposti ; dappoiché in alcune questi globcttini sono quasi tutti della stessa grandezza , in altre grandi e piccoli confusamente mescolati insieme ; ma talfiata uno tra essi assai grande trovasi nel centro pa- rendo un nucleo , ed intorno gli altri ; e tal altra nel ventre proprio dello sles- so nucleo sembra di scorgere altri granelli. Ed è tale l' apparenza di così fatte vescichette che a vederle ognuno le prende per uova : nò di ciò io punto du- bitarci , se quelle non si trovassero ancora nel maschio , ed in copia , e colle medesime apparenze. Nello stesso ventre della femina , oltro a ciò, son due cose che non mai nel maschio , alcuni vermi Cjìg. 21. ) agilissimi , in certo modo so- miglianti a lombrichi , assottigliali nella coda , e colla bocca nell'altra eslremità; e certi corpi allungali (Jìg. ig. 20. ) uniti tra loro come in un fascio. Ciascu- no di questi è fallo cosi : nel mezzo assottigliato , e nelle estremila rigonfiato , ma il rigonlìamenlo dell' una e corto ovale , quello dell' altra allungalo con una sottile sporgenza in certa guisa somigliante ad una freccia , coperta da una sot- tilissima membrana , eh' è una continuazione di quella che un cos'i fatto organo veste da per tulio. Nei rigonfiamenti sopraddetti ci ha sostanza mucosa finamente granellosa. E si alTasciano in guisa questi organi , che le estremità simili slan- no sempre da un lato. E quanto alla loto natura , poiché si trovano solamente nella femina , e son difforenti dalle trachee , e dal tubo intestinale , e da qual- sivoglia altro viscere , gli terrei per uova , quando sapessi che negli altri ime- nolleri fossero queste della slessa conformazione , e non ci avesse nell' insetto del caprifico i vermi di cui si è ragionalo. I quali vermi escono dall' aculeo fa- cilmente , solo che si bagni l' addome del moscherino , 0 un poco si com- * 3io prima : ed in vederli par proprio sieno dessi la prole , e la madre vivipara. An- zi come prima entrai in questo sospetto sembravami possibile la trasformazione degli organi ignoti sopradescritli , dopo esser stati fecondali dal maschio , in ver- mi di quella foggia, ed il sospetto nutrivasi massimamente di questa osservazio- ne, che avendo esaminato una fiata circa dieci femine tratte dagli ovari ancora intieri , e però non fecondate , niuria di osse si aveva un vermicciuolo : ma per mutare il sospetto in certezza avrei dovuto rifare più volte la slessa osservazio- ne , e vedere la trasformazione immaginata. Ora la prima cosa non ho fallo , e r altra non mai mi venne veduto ; ollrechè considerando la forma e l' agililà dei sopraddetti vermi , che pare sieno intestinali , ninna similitudine mostrano avere col verme ritratto nella figura prima. Rimettendo adunque questo punto sulla generazione dell' insetto a coloro se ne intendono meglio di me , egli mi par tempo di dire che effetto esso produce sul caprifico. Si è veduto di sopra che tale albero mette tre volte all' anno suoi frutti , i quali perciò all' usanza dei Greci abbiamo distinti in fioroni , forniti e cratiri, ossia al dire di Teofraslo , primaticci , medii , e tardivi. In essi vive , e si pro- paga r insello di cui s' è ragionalo , facendovi tre generazioni nello spazio di anno , almeno questo si nota d' ordinario nei contorni di Napoli. Il moscherino fcmina esce verso la fine di aprile dai ricettacoli abbiamo nominati cratiri , ed entra nei fioroni , allora già ben grandi , dove mette il seme della prima gene- razione , la quale non si compie in meno di due mesi. Verso la fine di giugno il moscherino esce dai fioroni , ed entrando nei forniti , lascia quivi il seme della seconda generazione , la quale si compie pure in poco più di due mesi. Tra settembre ed ottobre il moscherino dai forniti passa ai cratiri in cui depo- ne il germe della terza generazione, che dura circa sette mesi; dappoiché dalie uova nascono in breve tempo i vcrmicciuoli , i quali rimangono assopiti infino ad aprile , nel qual mese si mutano in crisalide , e poi in insetto. Queste trasfor- mazioni spesso non succedono così regolarmente siccome le abbiamo esposte , e per più ragioni. Primieramente negli anfanli dello slesso albero, anzi nei fiori del medesimo ricettacolo non tulli i moschorini si trovano compiuti e perfetti al tempo istesso ; per secondo che ci ha differenze tra i caprifichi diversi, per es- sere alcuni primaticci , come il chiajese , ed il bianco , altri tardivi come il ru- 450SO. Finalnienle per le vicissitudini della stagione : poiché correndo tempo fred- do , e piovoso , la trasformazione della crisalide rilarda, e lo stesso moscherino, i]uando pure fosse uscito dall' ovario , si rimane nella cavità dell' anfanlo. Esce egli nei bei giorni sereni e caldi , quando 1' aria e tranquilla , e nelle ore del mattino ; in tempo di estate tra le oli' ore e le undici ; quello dei fioroni d' or- dinario vien fuori cosparso di granelli di polline impediti tra le sporgenze sot- tili , ed i peluzzi di cui molle parli del corpo , massime i piedi e le ali , sono 3^1 forniti. E coni' è fuori all' aria cammina sulle foglie , o spicca corti voli infino a che trova il giovine anfanlo , sia del caprifico , sia del Geo , nella bocca del quale si caccia tra squama e squama con molta industria. S'è creduto in ogni tempo che gli anfanti del caprifico in cui non entrasse il moscherino, o che in essi per altra cagione non si generasse l'insetto, si cadessero anticipatamente immaturi. La quale opinione è rifermata dall' esperienza : cosic- ché dove un caprifico perdesse suoi cratiri nel corso dell'inverno, per fargli al- legare i fioroni è mestiere in prinKivera sospendere ai suoi rami pochi craliri di altro caprifico. Forse che da questa osservazione ebbe 1' origine sua la caprifica- zione , avvisandosi gli antichissimi agricoltori greci , che il moscherino dovesse produrre lo slesso effetto sul fico domestico. Ma sopra ciò io credo che la opi- nione comune ed antica si debba alquanto modificare , cioè che anche alcuni an- fanti , nei quali entra il moscherino , si cadono prematuramente. Imperciocché verso la metà di giugno avendo esaminato moltissimi fioroni caduti dal caprifico chiajese , trovava che non ci era né verme , ne crisalide , né insetto perfetto. Le antere non erano aperte , tutti gli ovari vacui affatto , senza insetto , né uovicino , né albume , ma solo un po' di linfa nella cavità dell' endopleura , tranne che in pochi fioroni si vedeva qualche ovario rigonfiato e vacuo , che pa- reva fosse stato già punto dal moscherino senza effetto. Due giorni dopo esami- nava i fioroni caduchi di una varietà del caprifico rugoso , notando che molti non avevano né seme né insetto , ma solo linfa negli ovari ; i rimanenti chi più , e chi meno contenevano il verme , tra quali certi in quasi tutti loro ova- ri. Le slesse cose si nota nell' allegamento dei forniti , e soprattutto dei craliri, cioè che non tulli gli anfanti , nei quali è penetrato il moscherino , ed è nato il verme , allegano perciò ; ma è sempre vero che lutti gli anfanti senza verme cadono prematuramente. Ci ha caprifichi , come il vero rugoso , che allegano quasi tutti i loro fioroni , ma perdono molli cratiri ; ed altri che naturalmente , tra gli uni e gli altri , ne allegano pochi. Cosicché alle diverse sorte di caprifichi , succede quello che ai fichi domestici in genere , nell' allegare e maturare più o meno facilmente. PARTE SECONDA Deljko. Il fico a prima giunta diversifica dal caprifico per due rilevanti caratteri a tutti noti ; d' ordinario ha due maniere di anfanti , i fioroni , ed i fichi veri ; gli Hni , e gli altri non danno luogo alla propagazione dell' insello, e diventano col maturare dolci e sugosi. Si trova spontaneo in molli luoghi nostrali , massime nei caldi presso al mare , amando pur esso , come il caprifico , quelli aridi pe- 3ia Irosi , e spesso lo si vede sorgere dallo sfedlmcnto di qualche pctrone , o pen- dere da vecchie mura : ma per averne frutta in copia, e più gentili, si coltiva do- vunque il clima ed il suolo sieno alia sua natura confacevoli. In tutto sue parti esteriori somiglia essenzialmente al caprifico , tranne che d' ordinario ha vista più gentile , le foglie un poco meno ruvide , ne sì profondamente divise. Ma co- si fatte differenze sono a vero dire di pochissimo conto , e talvolta fallaci , aven- doci fichi con foglie mollo divise , e caprifichi di gentil portamento. Né la for- za , e 1' altezza del fusto , la direzion dei rami , la qualità della scorza o del legno , le gemme , le stipole , il tempo in cui muove il sugo , porgono che sia un qualche segno certo di diversità ; quando si considera che il suolo , il clima , la stagione, la cultura , ed altre cose producono loro effetti sulla vegetazione. Solo mi pare , che il fico potesse crescere in luoghi più elevati sul pelo delle acque , avendolo trovato sui bassi gioghi degli appeonini nelle parti più interne del re- gno ; e talvolta ancora più in su , come si vede nel monte di Castellamare , dove sale insino a que' luoghi delti volgarmente Acqua dei porci , e Colle del Jìco. 11 certo si è , che in parecchie contrade fredde si trova solo il fico mangerccio salvatico ; ed il caprifico non mai o rarissimamente. L'origine, e struttura degli an fanti , e dei fiori del fico, non che il na- scimento di quelli , punto non sono differenti che nel caprifico. In primavera la gemma mette fuora un tenero ramuscello guernilo di foglie , il quale cresce rigogliosamente in aprile e maggio. Ma sul finir di questo mese, ed il principio di giugno, il suo accrescimento rimette alquanto; ed allora nell'ascella delle foglio inferiori cominciano a spuntare i primi anfanti , ed a mano à mano gli altri nelle parli di sopra per tulio luglio . ed ancora agosto in certe ficajc, correndo stagione calda ed umida. Tali anfaiili corrispondono ai forniti del caprifico, e volgarmente son òg[W fichi veri j ficlti serotini, o autunnali. Maturano essi successivamente secondo loro olà, d'in sul finire di agosto ad ottobre. Quelli nacquero prima , stando a piò àia ramo , à\consì pcdagtmoli , allegano quasi tutti, son più grossi, ed indolcia- no meglio degli altri , che vengono verso la cima , e son chiamati perciò cima- ruoli. Dei quali moltissimi in alcuni fichi cadono immaturi, mentre sono in cre- scenza , i pochi rimangono maturano lardi , e dove non ne cadessero precoce- mente , come si vede spesso nel fico dottalo , d' ordinario son giunti e guasti dal freddo di ollobre. Occorre talvolta di vedere in alcune piante, che sopra qualche jamo , uno dei pcdagnuoli intenerisca insolitamente , quindici o venti giorni circa innanzi gli altri , e poco appresso cada ingiallilo e disfatto. Questa sorla di anfanto ha poco o niente di sapore , ed i nostri agricoltori chiamano comune- mente colombella. A chi piacesse averlo in conto di fornite dovrebbe poi am- mettere, che gli altri anfanli , di cui si è parlalo , corrispondessero a craliri , co- niechò non si manlonossero por F inverno. E pure ci ha tal fico nostrale man- gereccio , distinto coir epiteto di Pasquale o della Cava , di cui si dirà apprcs- 3|3 so , che mantiene suol cimaruoli anche in quella slagiono. E questi sarebbero veramente craliri. Intanto lo foglie nella sommità del ramo in ogni sorla di fico, visibilmente , nel tempo della loro vegetazione non producono anfanli di sorla ; ma nell'autunno, poco prima di spiccarsi dal ramo, ciascuna di esse, genera nell'ascella un piccolo rilevamento , eh' e il primordio di un anfanto ; il quale comparisce nella primavera al primo muovere del sugo , poco avanti comincia la gemma a svilupparsi ; ed in questa stagione s' ingrandisce. Esso è il Coro- ne , detto altrimenti ^0 /)ri)rta//cc/b , o fico Jìore , che in alcune varietà di fico, ed in certi luoghi cade immaturo , a diversa grandezza , tra aprile e maggio ; in altre vi rimane più tempo , ingrossa molto , e finalmente matura tra giugno e luglio. Esso fu generato per opera della vegetazione passata , s' è ingrandito poi , e perfezionato per 1' altra. Sicché per rispetto alla varie maniere di anfanti , e come si succedono , tra caprifico e fico non ci ha una diversità , che si po- tesse dire grande e costante. I caprifichi nostrali son trifori , i fichi coltiviamo biferi , dove non si volesse entrare ir quelle distinzioni teste dichiarate intorno agli anfanti estivi , perchè allora la diversità sarebbe di pochissimo conto ; niente poi quando si mettesse a riscontro il fico trifero della Cava. Solo è da avvertire, che nel caprifico gli anfanti su! nuovo ramo principiano a spuntare quasi un me- se dopo. 2°. Dei Fiorì. Ora è da vedere i fiori. Chi esamina gli anfanti del fico , sieno primaticci o tardivi , non ci vede che fiori fcminei. Il che aflermano anche coloro , che sopra ciò hanno lavorato diligentemente loro ingegno , come il Ponlcdera, il Gal- lesi© , ed altri. Ma il Cavolini nota aver veduto in qualche fiorone di fico dot- talo ed albo un tal filamento , che parevagli essere il rudimento di un fiore ma- schio , e le poche parole ei dice intorno alla conformazione dell' antera punto non dichiarano che fosse come quella del caprifico. Io adunque ho cercato inu- tilmente questi fiori maschi nei fioroni immaturi e grandi di ogni sorta fico , per vederne l'accrescimento: ma ne ho trovato poi in quelli maturi, sebbene pochis- simi e raramente , per rispetto al numero dei fioroni esaminati in parecchi an- jii , del fico paradiso , del fico albo e del sarnese. Laonde l' osservazione del Cavolini essendo giusta , possiam dire , che i fioroni del fico domestico sono androgini; salvo che i fiori maschi d'ordinario abortiscono ; ed oltre a ciò sono in pochissimo numero, due , tre, infino a dieci , almeno per quello io abbia visto in un grande fiorone. E forse che la causa principale per cui sì pochi se ne veggono , e spesso niente , sarà , che nascono lungo tempo dopo i feminei , quando già 1' anfanto comincia ad intenerire. Certo si è che non li trovate in lutti i fioroni della stessa pianta , ed in tulli gli anai. Ad ogni modo , per esser 344 essi tanto differenti dai fiori maschi del caprifico , vale il pregio parlarne dister samcnle. Nascono i fiori maschi (tav. VLJlg. i. a 9- ) nei Coroni de' fichi sopra men- tovali sotto la bocca , appresso le squame , mescolali co' fiori feminei , e qualcu- no ancora più giù verso la metà dell' anfanto. Loro lunghezza agguaglia quasi i fe- minei , ed in ogni parte sono sforniti di peli. Il peduncolo è cilindrico con alla base una piccola brattea ; il perigonio di tre o cinque foglioline lineari , carenate, lanciolate, acute, talvolta allargate verso la sommità e concave. 11 numero degU stami manco è costante , e sta tra uno a cinque. Loro filamenti son compresi con i margini membranosi rivolti in dentro , ma nella sommità si allargano in una la- mina rotonda , concava come fosse un cocchiajo , col margine sottile ripiegato pure in dentro in qualche punto della circonferenza , soprattutto nel!' apice. Nel concavo di così fatta lamina si trova le antere. Sono queste come otriceili allui> gati , più 0 meno curvi, quasi a mezza luna, riguardandosi dal lato concavo , due in ogni lamina , talvolta tre o quattro , ma disposte senz' ordine , di varia gran- dezza e conformazione. Ciascuno di tali otricclli ha una leggerissima depressio- ne lungo la metà della lunghezza , secondo la quale si può aprire ; e dentro contiene polline di granelli sferici. I quali nell' acqua naturale non metton fuo- ra loro budellino , s'i bene in quella inagrita con acido nitrico : cosicché nella somma delle cose mi sono sembrali in tutto somiglianti a quelli del caprifico , tranne il non averne potuto vedere 1' origine e l' accrescimento. Questo poi cre- do sia certo, eh' essi a niente servono per la fecondazione , generandosi gli slam» tanto dopo i fiori feminei , che lo stimma si trovi già riseccalo o intenerito o altrimenti disformato; ne mai, tra una infinità di fioroni, ho trovato alcun seme coir embrione. E ritornando a' fiori , dal mezzo degli slami s' innalza talfiala un pistillo sopra un gambo, oginoforo, coli' ovario uniloculare sterile, lo stilo gra- cile , e lo stimma bifido. Tal fiore è in vero ermafrodito. Incontra pure di tro- varne alcuno, che tra gli slami ha un lungo peduncolo (tav. VI.J. 3.) compres- so con i margini ripiegali in dentro , in cima un perigonio di quattro o cinque fogliohne con in mezzo solo il pistillo. Fiore cosi fatto sarebb' egli prolifero. I fiori feminei nei fioroni (tav. V.Jìg. 4- oy.J son glabri, d'ordinario poco di- versi in lunghezza, se non che certi crescono talvolta il doppio, il triplo sopra i circostanti. Tutti hanno un gambo o peduncolo cilindrico spesso guernito alla baso di sottile e corta brattea. Nel perigonio si novera d' ordinario cinque foglioline lineari , acute , raramente uguali tra loro , e più lunghe dell' ovario. Il pistillo quasi sempre ha il suo gambo (/ì(/. 6.) o ginoforo , il che non mai o raramente nel caprifico ; lo stilo e assolligliato , e lo stimma bifido a rami acuti compressi carenati , inuguali ; quello più lungo corrisponde alla celletta dell'ovario. Una cosa importante a notare , per ciò che non mai occorre negli anfanti estivi , e non mai nel caprifico , si è che l' ovario spesso porla due cellette , tra 345 cui sorge lo stilo , nel giovine Corone ; il quale poi crescendo esso ovario poco a poco tlivcnla talvolta uniloculare, rimanendovi allato lo stilo. E siccome incontra , che i fiori fcminei non tutti nascono precisamente al tempo medesimo , ne a paro si ingrandiscono , però nell' aprire un fiorone trovate assai di frequente tuL t' i gradi della trasformazione , ovari uniloculari , quali biloculari , e molli di mezzo ; ancora di quelli che infino alla maturazione , più o meno compiuta- mente , restano biloculari. Questa cosa in ogni sorta di fiorone , ma più di fre. qucnte in quelli del fico colombro , lardaro , albo , dottato , ed altri. Nell'ovario uniloculare si contiene l'uovicino pendente nella cavità , appiccalo alla parte supe- riore della parete corrispondente allo stilo. E dove fosse biloculare e le due cellette compiute ed uguali , l'uovicino (Jìg. 7.^ allora in entrambe si trova. L' importanza di cos'i fatta osservazione sta in ciò , eh' essa ci scopre un disegno più regolare , e simmetrico nella struttura del pistillo di quello si poteva congetturare dalle descri- zioni degli autori , dicendo essi 1' ovario esser sempre uniloculare , e lo stilo bi- fido. 'Veramente gli è cos'i nel caprifico , e negli anfanti estivi del fico , ed in molti fioretti dei fioroni , siccome s' e detto di sopra. Vogliono alcuni i fiori fcminei dei fioroni di certe varietà di fichi sieno fe- condi : ma le mie ricerche sopra ciò dichiarano il contrario. L' ovario , che nel frutto si chiama pericarpio , in essi fioroni crescendo, si trova intenerito e sugoso al tempo della maturità. L'uovicino conteneva se non disparisce, ed alla volta sua cresce, indura , e piglia l'apparenza di seme ; il quale varia nella conformazione, d'ordinario quasi rotondo, alquanto compresso^ un po' concavo da un lato, somi- gliante in certa guisa ad un rene ; ovvero ha 1' estremità assottigliala e cur- va. Rompendolo ci si vede l' epispermo o prima membrana , duretta , fragile : r endoplcura o seconda membrana delicata e sottile ; la quale e vacua , e con- tiene una sostanza biancastra addensala divisa da molte vene in tanti lobi dif- ferenti. Quest' essa è 1' albume , in cui manca F embrione. E però tal sorla di se- me è affatto infecondo e sterile, senza virtù di riproduzione. Intanto a vederlo gros- so , pieno , duro , chi noi toglierebbe per seme compiuto perfetto e fertile ? E pure, per un numero grandissimo io ne avessi esaminato non mai ci rinvenni em- brione : il che ho notato ancora in alcune varietà di fichi della Puglia, come in quello dello tratiese , e 1' altro salpilano coltivali a Barletta , ed in altre di luoghi difforenti. Laonde può stare , che coloro han creduto veder semi fecondi nei fioroni , si sieno ingannali, siccome interveniva a me, quando per conoscere la germinazione , tirato dall'apparenza, seminava in più modi, ed in diverse stagio- ni que' granelli ; ma tulio era niente. Noodimanco nel dir questo io intendo rife- rire meglio il fatto mio , che confutar 1' altrui ; poiché avendoci 1' ovario con V uovicino non si può negare la possibilità almeno di generarsi , quando e dove che sia, l' embrione. L' albume intanto polendo trarre qualcuno in errore vuol es- sere meglio spiegato. La sua conformazione è tale , che può parere la crisali- 44 346 de morta o disformata , ovvero uno slato di mezzo tra quella ed il verme. Impercioccbè tutt' esso 1' albume , o in massima parie , è curvalo , e nei lati del- la curvatura diviso in lobi o appendici piegate nella concavità dell' arco. Le quali tutte insieme son cosi disposte da rendere in certa guisa sembianza di verme o crisalide abbozzala , porgendo le appendici laterali quasi quasi l' idea di piedi o di ali ; e spesso vcggcndosi delle strie trasversali , come gli anelli di certi ba chi, rilevando pure T estremila , T una in sembianza di capo, l'altra di addome Ora chi trovando nei fioroni i moscherini morti , vedesse poi quella sostanza con formata nel modo soprascritto, potrebbe credere fosse dessa la crisalide moria, o di sformata, e l'insello si propagasse in quelli non altrimenti che nel caprifico. Egl s' ingannerebbe , e bastigli sol questo , che la stessa ingannevole apparenza del l'albume occorre di vedere anche in que fioroni dove non ci arrivò mai il mo scherino. Gli anfanli estivi , sia che maturino , o rimangano appiccali ai rami , come certuni del fico Irifero , dello altrimenti della Cava , di qualunque sorla fossero , non hanno che fiori feminei ; almeno , per quanta diligenza io avessi adopera- to in cercare fiori maschi , non mai è capitato trovarne che fosse un solo. Ciò nondimeno io non dispero che un giorno non si avessero à trovare, chi sa do- ve ed in qual fico ; poiché ricordomi aver veduto due fiale , sotto la bocca del ileo albo , un filamento allargalo nella sommità in una laminella rotondata , che pareva slame abortito , se non che questa era dura , e niente aveva nel- la concavità , che si fosse potuto credere rudimento di antera. I fiori adun- que feminei dei fichi della stale somigliano afiallo a quelli dei fioroni , tran- ne che l'ovario è sempre uniloculare, e 1' uovicino sta dentro spesso cresce in seme fecondo. Esso ovario prima è formalo di sostanza omogenea , come fos- se una membrana alquanto grossa ; poi approssimandosi la maturazione cresce , col mutarsi in pericarpio , massime alla base , e verso il lato sliligero ; e dive- nuta tenera e sugosa di leggieri si separa dal seme. U quale ora è vacuo , es- sendo formalo solamente dall' cpispermo duro , e dalla seconda membrana rag- grinzala ; ora fecondo , cioè a dire coli' embrione. Sopra ciò si nota qualche dif- ferenza nei diversi anfanli , ed ancora nelle varie generazioni di fichi. Gli an- fanli pedagnuoli contengono sempre in maggiore o minor copia semi fecondi , ed ancora quelli avventizi detti volgarmente colombelle ; negli altri a mano a mano verso la parte superiore del ramo diminuisce il numero dei semi fecondi ; e finalmente in quelli nascono assai tardi, anche quando rimanessero infino a pri- mavera , come nel fico trifero , e nel vernino , che matura tra novembre e di- cembre , i semi sono vacui. In altra guisa , sul ramo novello gli anfanli clie prima nacquero e stanno alla parte inferiore , sia per la copia dell' umore per- viene ad essi , o per cfFotto dol calore , del quale più lungamente si giovano , questo è cerio , che producono semi fecondi meglio che gli altri. I luoghi bas- 347 si , asciulli , in sulla marina posti , e volti dirittamente al sole favoriscono la fe- condità dei semi. Ancora la stagione che corre; poiché la stessa ficaja, ora por- ta semi fecondi in copia , ora scarsamente. E per rispetto alle varie maniere di fichi, quelle più tengono del salvatico , come il chiajese , il lardaro, ed altre, massime non producendo fichi primaticci , sono in genere più seminifere , che il colombro , il sampiero, più gentili ed ortensi. Anzi tra le prime, soprattutto nel lar- daro , occorre di vedere in certi anni semi fecondi pure negli ultimi aiifanti che durano infino ad ottobre. In alcuni luoghi tra pel clima poco caldo, e la quantità dei fruiti, semi fe- condi non si trova che nei primi pedagnuoli , come ai Gamaldoli , dove non si coltiva che 1' albo ed il dottato. Però in tanta varietà di effetti può stare, che in certi luoghi neanche gli anfanti estivi producano semi fecondi. Senza che il Camerario forse non avrebbe sclamato i niente generarsi dal seme di Geo 3 pur- ché noi dicesse solo per quello del fiorone. 3". Dclt uovìdno , e del seme. Seguitava naturalmente alle osservazioni precedenti , che si vedesse il fatto dell' uovicino infino dal suo cominciamento , e la struttura del seme , se mai tutte o parte delle cose notate dagli autori in altre piante , pure in quella di cui si ragiona ci fossero, e principalmente se l' uovicino col crescere mutasse direzione e positura , se in alcun tempo manifestasse apertura , e come 1' embrione vi si generasse. Siffatte cose si son cercato nei forniti o anfanti estivi del fico lardaro del sarnese e di altri , iuGn da quando 1' anfanto appena è lungo un mezzo pol- lice , poiché prima sia giunto a tale grandezza niente altro si scopre nell' uovi- cino che tessuto cellulare. Ma la grandezza soprammentovata non vale per ogni sorta di fico , cssendovene che anche a compiuta maturità loro anfanti sieno piccoli naturalmente. Si può noli' uovicino distinguere due stati , montr' egli cre- sce ; il primo si è quando tutte le sue parti di niente altro son formate che di tessuto cellulare ; l' altro quando vi si generano le trachee. Al primo stato adun- que , tagliando l'ovario giovine secondo la lunghezza e la larghezza , eh' è quan- to si distende dalla base dello stilo alla parete opposta , e veggendone le parti interne col microscopio per diversi ingrandimenti , si nota le seguenti cose. Nella cavità dell' ovario pendo dalla parte superiore del lato stiligero un ricrescimento ; nella estremità del quale comparisce poi il nucleo ftav. Vl.Jig, t4- nj volto in giù verso il fondo della cavità ; appresso i primordi delle due membrane fjìg. tS.} come anelli alla base ; le quali membrane crescendo prestamente coprono il nu- eleo , mentr' esso si muove alquanto voltandosi verso la parete delia cavità : ed ecco manifestarsi le trachee. Vengon queste (Jìg. i6. t) dal peduncolo, e nella som- mità del ginoforo si bifurcano ; un ramo si eleva infiuo alla base organica del- 3iS l'uovicino, dove ripiegandosi raggiungo quasi la baso del nucleo menlovalo formando (Jier l' insetto , siccome narra Erodoto , ma per la polvere fecondatrice dello antere : e fra le tante cose maravigliose , ancora questo si scoperse, cioè una spezie di necessità vicendevole tra certi animali e vegetabili per compiere talune loro bisogne. Dappoiché fu visto, colendo mettere un esempio in mezzo , che i fiori maschi della zucca abbondano 36 1 di polline, eh' è la polvere fecondalricc. Con questo polline lo api fanno princi. palmcnle la cera. E 1' ape volando di fiore a fiore i' essenza prolifica del ma- schio porta dov' è la feniina , la quale bevendo quella avidameate divien feconda, e cresce poi in frutto. Quando sì fatte cose , ed altre di sirail natura , furon conte e pruovalc , parve ai dotti , sopra tulli a Linneo , che il secreto della caprificazione si manifestasse in tutto l' esser suo. Imperciochè questo sapientissimo Botanico co- nosceva bene, che il frutto è l'ovario ingrandito, e l'anfanto domandato volgarmen- te fruito , non essere ovario , ma ricettacolo contenente i fiori , e che poteva cre- scere senza l' opera della fecondazione. E sapendo egli per le ricerche del Pon- fetlera , che il fico domestico contiene soltanto fioretti fcminei , ed i maschi si trovano nel caprifico , e che cosi nell'uno come nell'altro essi fioretti stanno chiusi dentro un ricettacolo, entrò in un bel concetto, cioò che la fecondazione nel fico non mai avesse potuta avvenire senza un provvedimento di Natura. Ed era l' aver creato nel caprifico un insetto di tal sorta , eh' essendo obbligato di pascersi e propagarsi, entrava nel fico domestico o femina, con arrecarvi l'umore fecon- ilanle : pel quale generandosi 1' embrione , interveniva , che la maggior parte de- gli anfanli restassero perciò sull'albero. E rispondeva a coloro seguitavano la sen. tenza del Camerario , che diceva , niente generarsi dal seme di fico , ed a quelli allegavano in contrario, che il fico nascesse soltanto dai semi dei fichi dell' Arcipela- go e dell'Italia , con far notare , che la osservazione del Camerario stava bene per i semi prodotti in Germania , in Francia e nell' Inghilterra , dove non ci avendo caprifichi di necessità dovevano essere sterili ; e per contrario fecondi in Grecia ed in Italia , dove trovandosi il caprifico , il fico diventava naturalmente fecon- do; 0 per arte, praticando la caprificazione. Parve cosi fatta spiegazione (vedi JTegardl. Hisloria naluralis et medica Ficus. Upsal fj44- "^ Linn. Amoenil. ^Accad : ) tanto giusta e naturale che tutti allora vi si acconciarono. 2." Succinta esposizione della teorica del Cavolim. Verso la fine del secolo passato Cavolini , il quale era nelle scienze naturali il pregio e 1' ornamento, non solo di questa città nostra , ma facilmente di tutta r Italia , pose a stampa un suo dottissimo lavoro intorno al presente subbielto. In prima egli descrive il caprifico ed il fico, poi nota non essere tali piante altri- menti che individui della medesima spezie , cioè il caprifico androgino , ed il fico r individuo femina : appresso s' ingegna a dimostrare la necessità della ca- prificazione. Il fico , egli dice , è un ricettacolo , ossia «; la parte allungata del ramo per servire alla fnUtificazione , e non già un pericarpio, eh' è le ve- ste 0 esterna corteccia del seme , die il ricettacolo può nutrirsi e perfezio- narsi senza fecondazione ; ed il pericarpio no , per essere co suoi vasi ade- rente al seme i.Ciò nondimeno dichiara in seguito, che cos'i fatta teorica non sem- 46 «re si riscontra co' falli , allegando clie il ricettacolo della fragola , del gelso , del rovo , e di altre pianto non prima cresce e diventa sugoso , che i pistilli sie- no stati fecondati. E da questi fatti argomenta in qual maniera opera la capri- iicazionc. Pone , che il fico detto comuneracnto frutto , è un dilatamento del ra- mo , e porta i fiori ; ma che essendo esso di struttura diversa del ramo , i flui- di nutritivi incontrano difficoltà a passare dai canali grandi e rettilinei del ramo in quelli di struttura e direziono differente , che si trova nei ricettacoli. I quali perciò facilmente si cadrebbero, dove i loro fiorellini feminei non fossero fecon- dali ; poiché la fecondazione producèndo afflusso di umore all' ovario , e questo al ricettacolo , avviene , che 1' uno e 1' altro perciò s' ingrandiscono. E tale difet- to essendo maggiore o minore nelle diverse sorte di fichi , nasce , che la fecon- dazione in alcune sia necessaria , in altro superflua 3 a parte di quelle , che poco ne abbisognano. Che se lo slesso fico , pogniamo caso , presso Napoli ha mestieri del caprifico , ed a Capri punto , gli è che quivi la terra , finanche il polverio minutissimo e 1' aria , predominando in quella sali alcalini , nell' altra il flogi- sto , possono produrre il medesimo cQelto , cioè l'allegamento e maturazione di gran copia di frutti. E da ciò derivare, che in certi luoghi la caprificazione sia aflalto ignota j siccome nel promontorio sorrentino , in Ischia , ed altre con- trade del regno. Laonde credeva egli fosse necessaria la fecondazione a molti fichi domestici per mantenere loro frutti infino alla maturità , ed essendo essi tutti feminei , ed il caprifico androgino colle antere compiute , seguitava natural- mente , che il moscherino esce da questo ed entra in quelli , vi dovesse arrecare appunto il polline 0 l' essenza fecondatrice. E però credette pregio del lavoro de- scrivere l' insello minutamente nei suoi diflerenti slati. Tal'è in succinto la toorica del Cavolini sulla caprificazione, la quale avrei qui rifcriia per disleso, fie noo ci fosse sembrata troppo prolissa ed alquanto oscura, 3^ Sposizione della teorica del Gallesìo. Gallesio , morto non ha guari , ha lasciato un lunghissimo lavoro per rispetto alla parte fisiologica del fico e della caprificazione ; del quale lavoro avendo posto a luoghi loro in questa scrittura le cose ci son parute più importanti a sapere tan- fo sul fico , quanto sul caprifico , diremo ora la opinione di questo autore intorno alla caprificazione. Egli éunmetfe con Teofraslo e Plinio e tanti altri , averci in Natura Echi che abboniscono loro frutti naturalmente , e fichi , che per fare ciò senz' altro abbisognano del caprifico. La quale differenza se gli antichi attribui- vano al clima , ed alla qualità del suolo con credere , che in terreno macro volto a tramontana potesse il fico mantenere suoi frutti , e maturarli senza il caprifico , il Gallesio per contrario afl'erma , che ciò dipende da diversa orga- nizzazione ; ed i fichi abbisognano del caprifico non è da confondere con gli 363 allri , 0 eli' entrambi mantengono loro temperamcnlo e carattere in ogni luogo e clima dove possono pruovare. Ora la diversa organizzazione , secondo lui , coq- siste in ciò. Alcuni fichi non mai hanno Cori disposti ad essere fecondati , man- candovi 1' uovicino nell' ovario ; però non producono semi fecondi , né senlono r azione del caprifico , non avendone mestieri per mantenere ed abbonire loro frutti, E questi così fatti gli chiama muli , dicendo essere quelli appunto , che si coltiva nella Spagna , in Francia e nell' Italia superiore. Gli altri fichi poi , doman- dali semimuli, portano loro Cori disposti aù csseie fecondati, per aver l' uovicino neir ovario. E la fecondazione generando V embrione ò causa , che ad esso con- corra 1' umore nutritivo , il quale i peduncoli non possono che trarre dal ricet- tacolo ; e quest' esso non potendolo avere d' altronde clic dal ramo , ne deriva perciò r allegamento e la maturazione degli anfanli. E non avendoci che il ca- prifico , il quale tal cosa potesse fare , nasce che ai soli fichi semimuli sia ne- cessaria la caprificazionc. Tali sono , egli dice , i fichi dell' Arcipelago , molti del regno di Napoli : e tutti di lai sorla , che producono solamente fioroni. 4° Opinioni conlrarie alla caprificazione. Ci ha molti , che ninna virtù concedono alla caprificazione , e questi tali,- d' ordinario poco istruiti o semplici agricoltori , dicono cosi dal vedere in certi luoghi fichi maturi senza I' opera del caprifico. Ma con essi non è da confon- dere due chiarissimi naturalisti Francesi, l'Olivier, e Bory St. Vincent, i quali manifestarono la stessa opinione. Il primo di costoro dopo aver spiegato come la si pratica in Grecia soggiunges. Questa operazione, della quale alcuni aulo- a ri antichi e moderni hanno parlato con ammirazione , niente altro mi sembra, a che un tributo d'ignoranza, che 1' uomo paga ai pregiudizi, fn fatti la capri- 3 ficazione non si conosce in molti luoghi del Levante , manco in Italia , in Fran- y> eia , e nella Spagna : s' è cominciato ad abbandonarla in alcune isole dell' Ar- » cipelago , dove una volta si praticava , e ciò nondimeno ci ha fichi buonissi- 3 mi a mangiare. Se questa operazione fosse necessaria , sia che la fecondazio- » ne si dovesse fare colla polvere seminale si spandesse ed introducesse per la 2 bocca del fico , o che la natura si fosse servito , per trasmetterla d' un fico » all' altro , d' un moscherino , come si crede comunemente , si vede bene , che 3 i primi Cebi in fiore non potrebbero fecondare al tempo istesso quelli son y> pervenuti a certa grossezza , e gli altri che appena compariscono , e maturano i due mesi dopo s. Mi rimango di trascrivere le parole del Bory , parendomi la sua narrazione niente altro che una giudiziosa illustrazione di quanto avea dello l'Olivier. E qui fo fine alla storia. Volendo ora ricapitolare le difTercnli opinioni de- gli autori sulla maniera di operare della caprificazionc , in breve mi avviso che 364 lestieno nei termini seguenti. Gli antichi che credevano che la sua virtù dipendesse dai moscherini del caprifico , i quali cacciandosi nei fichi domestici eran cagione vi entrasse la luce e 1' aura fecondatrice , o fermentativa si voglia credere , ed allegassero perciò e maturassero ; e che il suolo macro volto a tramontana pro- producesse lo stesso elTcllo. L' opinione del Tournefort era , che l' insetto fa al- legare , e maturare i fichi con pungerli e morderli , facendone uscire il so- verchio sugo , e forse per qualche suo umore che li facesse maturare dolcemen- te. Il Pontcdera seguila gli antichi , che tutti si attennero all' ipotesi di Teofrasto. Linneo , sulle osservazioni del Pontcdera intorno alla struttura dei fiori del ca- prifico e del fico, s'avvisò, che questo non potesse diventar fecondo senza il ca- prifico ; e la fecondazione fosse causa , che gli anfanti allegassero in più copia. Il Cavolini si tiene tra la sentenza di Linneo e quella di Teofrasto , affermando che il caprifico feconda il fico, e con ciò gli fa mantenere assai frutti, e maturare più sollecitamente ; ma eh' esso fico in certe contrade solo per effetto del terreno e del clima può essere ancora fruttifero. Gallcsio seguita il Cavolini , per ciò che risguarda 1' azione e gli effetti della fecondazione ; ma crede , che ne il clima, ne il suolo potessero produrre niente di somigliante ; e la differenza occorre di fichi , cui non hanno mestieri della caprificazione , derivi dalla struttura diver- sa dei loro fiori. Ora le opinioni dei nostri agricoltori è affatto somigliante a quella dei Greci. Credono essi il caprifico essere necessario a certi fichi , i qua- li senz' esso perderebbero tutti , o poco meno , loro frulli ancora acerbi , e che anticipa la maturazione anche a que' fichi che non ne hanno mestieri. Ed oltre a ciò ammettono, che la qualità del terreno e dell'aria possono produrre lo slesso effetto che il caprifico. 5".° Considerazioni sopra tali opinioni. I Filosofi e Naturalisti antichi ammettevano , siccome tutti sanno , quattro elementi , la terra, l'acqua, 1' aria ed il fuoco , e che questi in varie guise insie- me congiunti generassero una infinità di fenomeni , e di cose. Però Teofrasto volendo spiegare come potesse succedere , che il moscherino facesse restare i frutti del fico si pensava, che mentre a quelli abbonda l'umido manca l'aria ed il calore necessario alla concezione, e che l'insello pascendosi toglieva appunto r umido soperchio ; con aprire poi la loro bocca vi faceva entrar l' aria con es- so il calore ; e che dove ciò avvenisse naturalmente , come in terreno macro volto a tramontana , non e' era mestieri dell' opera sua. Ma nello stato presen- te della scienza , chi mai potrebbe aggiustar fede a colui concedesse al suolo ed al vento di tramontana tanto potere? In contrario gli è più facile , che siffatte cose producano effetto contrario , poiché la pochezza dell' umore ed il freddo ri- stringono piuttosto le parti. E se taluno vedesse ncU' aura cereale di Plinio quel- à Io si dice oggidì polline , eh' è proprio la sostanza fecondatrice si genera nelle antere , forse che andrebbe errato , parendomi che 1' aggiunto cercale niente altro dinotasse che fertilità , o abbondanza per cagion dell' aura. Veramente 1' opinione di Linneo ha tutta. 1' apparenza , non dico di probabilità, si bene di certezza , essendo semplice e conformo occorre in un gran numero di vegetabili. E quel- la del Tournefort , quando non se le volesse intieramente aggiustar fede , al- meno ha molto del verisimile , considerando , che in altri alberi fruttiferi l' ova- rio punto da qualche insetto per mettervi il seme della sua prole non cade per- ciò , ma d' ordinario matura come gli altri , talfiata un poco anticipatamente- La teorica del Cavolini procede dirittamente da Linneo : se non che dove spie- ga in qua! maniera la fecondazione faccia allegare i frutti del fico , ci pare in- gegnosa , anziché ragionevole. Imperciochè pogniamo che il fatto stia così ce- rne quel celebre Naturalista supponeva, cioè, che in alcuni fichi l'umore nutri- tivo non possa agevolmente passare dal ramo nel ricettacolo (per essere, siccome ei dice , i vasi di questo molto sottili e curvati ) se non attirato dalla crescenza d }ir embrione generalo per opera della fecondazione, egli poi non ha dimostrato nei fichi che maturano senza caprifico , che i delti vasi fossero veramente meno- curvati e più ampi. Intanto noi abbiamo fatto conoscere , che la struttura di ogni s )rta di anfanto è afTatto simile in ogni maniera di fico. L' osservazione poi egli allega che il polverio minutissimo del suolo può operare ancora la fecondazione oramai non si deve più ammettere. Dappoiché se verso la fine del secolo passato vi fu chi credette aver ottenuto semi compiuti forniti di embrione , avendo fecon- dato il pistillo" colla polvere minutissima di carbone, l'esperienze posteriori haa dichiarato falsa tale conseguenza. Per rispetto poi alla \irtù dal nostro autore conceduta ai sali alcalini del suolo , ed al flogisto dell' aria come di cose atte a produrre lo stesso eOello, già neppure si potrebbe far vezzi senza non offendere quasi la dignità e grandezza presente della scienza. L' opinione del Gallesio in es- senza è quella del Linneo in ciò che risguarda l' importanza e 1' azione della fe- condazione ; e seguita Cavolini nell' ammettere , che certi fichi abbisognano del caprifico , altri punto , per mantenere loro frutti. Ma la cagione di tale diver- sità egli non vede nel clima e nel suolo , sì bene nella differente organizzazione credendo , che solo que' fichi hanno lor fiori disposti ad essere fecondati voglio- no il caprifico così per produrre l'embrione come per mantenere loro frutti. Niente altro sopra ciò si può trarre dall' opera del Gallesio , in cui a mio cre- dere , ci ha molla confusione , parte proveniente da idee preconcepile e mal significate , come la distinzione di varietà vmle e semimule , parte per non aver 1' autore dichiarato precisamente in che mai consiste la diversità di strut- tura sopra cui fonda la sua teorica, e soprattutto da ciò ch'egli non mai vide la caprificazione , ne le varietà di fichi sopra cui si pratica, siccome a carta 64- af- ferma. Anzi la stessa sua teorica , che noi forse più chiaramente abbiamo espo- 366 sto , ci pare nel duo punti principali qnasi in contraJdizione. Imperciocclie se nelle rarielà da lui detto semimulo \ umore del ramo passa nel ricettacolo alli- ralovi dall' azione della fecondazione , e dalla vita dell' embrione , come mai poi nelle altre varietà senza la stessa causa occorre lo stesso efiolto ? E qui toruiai>o a ricordare , i diversi anfanti dello stesso albero , di qualunque sorta di Geo punti) non differire nemmeno che sia pochissimo in fatto di organizzazione dei vasi , del parenchima e delle fibre. Tali sono i pensamenti degli autori sulla capri ficazione. Che se fossimo cer- ti che Teofrasto e Plinio avessero colla voce aura inteso dinotare il polline tutti si riscontrerebbero in una idea generale , cioè sulla fecondazione. Ma nella sto- ria dello opinioni sopra dichiarate ci ha un fatto assai notevole , il quale a pri- ma giunta non apparisce ; ed è che in tante sottili fantasie degli autori per dar fuora teoriche e spiegazioni , ninno di essi mette davanti che fosse un solo e- sperimento ; ma tutti preoccupati dalla certezza del fatto a niente altro hanno atteso che a cercamo le ragioni , coloro altresì che si aveano commodità di esa- minarlo. E r Olivier nel negare qual si voglia potere alla capriGcazione , viene in siffatta sentenza non per esperienza , ma si bene per un giusto e ragionevole concetto. Sicché a me parendo non che fosse solamente pregio del lavoro, ma parto essenzialissima di esso , ritrovare la verità con gli esperimenti a questi ho atteso con la diligenza ho potuto maggiore. Le cose ho cercato principalmente conoscere sono : 1°. Se il caprifico feconda i Coroni dei fichi domestici , e ne faccia rimane- re in maggior copia. 2°. Se il caprifico feconda i Cori feminei dei fichi autunnali , e gli faccia allegare. 3°. Se il caprifico anticipa la maturazione dei fichi autunnali , e dei fioro- ni di ogni sorla di fico. 4°. Se il caprifico opera per la puntura che fanno i moscherini. 5°. Se il caprifico opera diversamente che nei modi precedenti , ed in una maniera ancora ignota. 6°. Se il caprifico feconda i fioroni de fichi domestici , e ne faccia allegare in maggior copia. I fichi presso Napoli , che producono sempre fioroni sou due principalmente , il colombro , e l' altro detto paradiso. Sopra due piedi di mezzana grandezza , dell' uno e 1' altro fico, verso la fine di aprile , appendeva i cratiri del caprifico, ossia le cosi dette mamme di profichi dei nostri agricoltori . Entrava il mosche- rino nei fioroni , ma di questi non allegava perciò , per ciascun ramo , mag- gior numero che in somiglianti ficaje cui non avea caprificate , e stavano moltd lontane. Nei fioroni maturi non trovai che fosse un sol seme coli' embrione. 367 Erano i semi tulli infecondi , alcuni vacui afiatlo ; gli altri pieni non contenevano che solamente albume , e seminati non mai germogliavano. A Baja il fico dottato quasi sempre matura suoi fioroni. Chi va per quella rontraila si abbatte di leggieri a certi luoghi , dove il fico colombro ed il dottato si trovano tanto vicini a' caprifichi , che loro rami si tramettono. E pure nei fioroni di quelli non apparisco alcun segno di maturazione anticipata , messi a riscontro con altri di simili ficaje , e lontane dal caprifico. Questi fichi naturalmente non mantengano tutti loro fioroni, e quelli si cadono chiamano a Baja s^m/òtzj" .• il che avviene sul finire di maggio e principalmente nella prima metà di giugno. In tali frutti , quando le ficaje stanno vicine a' caprifichi si trova i mosche- rini morti , non mai semi coli' embrione. Tra cinquanta fioroni del colombro ca- duti da poco tempo , e da me esaminati (a 17. giugno) cinque solamente non contenevano l' insetto , gli altri in maggiore o minor copia ne aveano ; ma erano SI guasti dentro , ed anneriti , e volti in corruttela , giusto per l' insetto vi era morto dentro , che pareva si fossero perciò caduti. Sullo stesso albero c'era di molli fio- roni quasi maturi , ma insipidi e debolmente appiccati , i quali avendo fatto cadere ad una leggiera scossa dell' albero trovai , che alcuni contenevano l' insello altri no ; ed i primi similmente guasti ed anneriti dentro. Quanto ai fruiti permanenti ( poiché sulla metà di giugno si distinguono facilmente dai caduchi ) ce n' era col moscherino e senza. Dei fioroni caduti dal fico dottato poi neanche un solo , che noi contenesse , od ancora in quelli prossimi a cadere ; mentre in alcuni perma- nenti mancava il moscherino. Queste sperienze ed osservazioni sono state fatte per tre anni di seguito menlrechè ogni opera era niente per far germogliare i semi dei fiorcjni , quantunque in diverse guise e stagioni si fossero seminali. Il mo- scherino adunque , che esoe dai craliri verso la fine di aprile niente opera sui fioroni dei fichi mangerecci , ne con fecondare loro fiori feminei , ne con farli rimanere suU' albero , e manco con anticipare la maturazione. Che se ciò pure talvolta si nota , la differenza è si leggera da non doverla tenere in conto con- siderando , che la qualità del terreno , 1' esser più o meno volto al sole ; la gran- dezza dell' albero , ed il trovarsi solo e scoperto , ovvero affogato dalle piante cir- oostanti , possono benissimo anche a piccola distanza produrre qualche differenza- Financo i diversi rami dello stesso albero maturano loro frutti più 0 meno pre- cocemente. Che il fico dottato poi maturasse a Baja suoi fioroni non era da at- tribuire al caprifico gli stava allato , ma solo al clima e forse al suolo ancora; dappoiché presso Napoli col caprifico vicino niente produce , ed altrove scnz'esso fa il somigliante che a Baja» Ed il fico lardaro , che naturalmente non abbonisce suoi fioroni , almeno nelle circostanze della città , quantunque s' ingrandissero di molto ed alcuni rimanessero infino all' uscita di maggio, per quante volte io ci avessi messo i craliri non mai è avvenuto , che io ne vedessi un solo matu- ralo. Però il rimanere ed il maturare dei Coroni mi penso che dipendano da due 368 cause , dalla virlù intriseca , o naturai disposizione dell' albero a ciò , e dalla qua- lità del suolo con quella del clima. 7°. Se il caprino anticipa la maturazione dei Jìchi tardivi. In contrada tli Portici feci il seguente esperimento. Erano m un gran po- dere due piccoli piedi di fico sarnese , lontani più che due gittate di pietra , quasi della stessa grandezza e rigoglio. Ad uno solamente sul finire di giugno appesi i fioroni del caprifico , e noverai i frutti, che ciascun arbuscello si area. Questi nei primi giorni di settembre non mostravano diversità , essendo su 1' u- na e 1' altra pianta quali maturi , quali acerbi , ed alcuni , che entravano a maturare. Noveratili poi neanche ci era differenza , poiché insino allora ciascun arboscello ne avea perduto circa la quarta parte. L' anno appresso rifeci 1' espe- rimento con qualche modificazione. I fichi nei quali io vedeva entrare il mosche- rino segnava con sospendervi del refe o dello spago , e mi accertai che intorno al- l' altra Bcaja non ci aveva alcun caprifico. II risultato del quale esperimento punto non fu diverso che l'anno avanti. Avea infanto sospeso cinque fioroni di capri- fico ad un gran ramo di un fico iardaro , che sopra gli altri rami mollo s' in- nalzava pensando , die se veramente il caprifico anche di poco facesse anticipa- re la maturazione , la leggiera differenza dove meglio si sarebbe conosciuta che sui rami dello stesso albero ? Ciò non di manco quando cominciò la maturazio- ne , moltissimi frutti con alcuni del ramo sopradetto per tutt' i punti dell' albero erano al medesimo stato. Ora egli sembra difficile , per non dire impossibile , che que cinque Coroni di caprifico avessero forniti tanti moscherini da bastare a tanti fichi. Questa esperienza ho fatto per quattro anni , e sempre col medesimo risulta- to , anche in luoghi differenti. Ai Camaldoli dove non si usa la caprificazione , ed il caprifico è rarissimo , avendo caprificato copiosamente un fico dottato e due albi , tutti e tre non manifestarono il minimo segno di maturità precoce. Sicché io credo che l' insetto punto noi} sollecita la maturazione. Solo vuol esser notalo, che la maturczza non è da confondere con una spezie d' intenerimento precoce che sopraggiunge a certi anfanti caduchi , penetratovi il raoschorino. Dappoiché questo come si vedrà appresso , guasta e corrompo la parte interna del fico ; il quale dove fosse disposto a cadere , si cade perciò più presto ; e fatto corrultivo intenerisce alquanto prima. 8°. Se il caprifico faccia allegare tutti o in più copia dell' ordinario i Jiehi lardivi. Affermano i fautori della caprificazione , eh' essa fa rimanere in certi fichi 369 lulli o la maggior parte de' frutti , i quali allrimcnti si cadrebbero immaturi. Per verilicarc quest'asserzione tante volte bo fatto l'esperienza comune, cui cia- scuno è naturalmente tiralo a fare , cioè ragguagliare le ficaje della medesima varietà , non concedendo a tutte il caprifico , per vederne le differenze. L' osser- vazione è caduta sul fico lardaro , il sarnese , il colombro , ed il sampiero. Per rispetto ai due primi 1' esperienza si è fatta in più luogbi , e segnatamente sul sarnese essendi) esso assai comune. Questo fico non ha mostrato risentirsi alcun che dell' azion del raoschcrino per ciò che risguarda la copia dei frutti ; e quan- do tra i piedi caprificati e gli altri , cui non s'era dato il caprifico si notava qualche diversità , contraria o favorevole alla capriCcazione , considerando bene i falli si vedeva chiaramente , che questi potevano ancora dipendere d' altra causa ( lascian- do slare il suolo , l'aria, le vicissitudini della sLngione ed altro) : come , per atto di esempio, dall'età e rigogUo delle piante , dal numero dei loro rami , dal- l' essere o no infiacchite dalla precedente fruttificazione. E questo che io dico del fico sarnese intendo sia detto pure del lardaro , tranne che esso per esser col- tivato quasi solamente nelle circostanze della Capitale , non bo avuto l' agio di fare molte sperieoze comparative in diversi luogbi lontani. Vogliono gli agricoltori , che tal fico sopra ogni altro abbisogni della caprificazione , ed invero che perde qua- si la metà dei suoi frutti. Ma intorno ad esso , per non cadere in lungherie e ri- petizioni , due cose vo' dire solamente per ora , 1' una che i piedi caprificati per- dono ancora gran copia di frutti ; e l' altra che quelli non caprificati abbonisco- no pure , tranne le differenze posson nascere dalle cause mentovale neli' altro esem- pio , e d' altre di cui si ragionerà appresso. I fichi biferi , come il paradiso , il colombro ed il sampiero d' ordinario abbo- niscono assai fioroni , punto o poco di fichi tardivi ; ma affermano gli agricol- tori che caprificandoli se ne ottiene un secondo ricollo ed abbondevole. Quan- tunque tante volte io abbia veduto il fico colombro abbonire molti fruiti tardi- vi senza il caprifico , nientedimeno ho voluto vedere quello che dichiarasse l' espe- rienza comparativa. Adunque nel principio di luglio nelle circostanze di Pianura posi il caprifico a parecchi piedi di lieo colombro ; dei quali alcuni verso la me- tà di agosto aveano perduti tutti loro frutti, altri ne aveano pochi; era loro in- tervenuto quello che ad altri piedi dello stesso fico non caprificati posli a gran- de distanza. Dei fruiti caduti alcuni contenevan l' insetto nel loro ventre , altri no, quasi in pur numero ; e la slessa cosa si vedeva in quelli eran rimasti ; e procede- vano alla maturazione. Tra colesti fichi colombri ci avca parecchi piedi di fico sampiero , quattro dei quali furon caprificati. Il risultato si fu , che due alberi perdettero tutti loro fichi tardivi , cos'i pedagnuoli , che cimaruoii ; gli alli'i due ne maturarono appena la quarta parte, principalmente di cimaruoii. Ed in alcuni frulli caduti e' era penetralo il moscherino. Si vuol notare intanto , che le sopradelle licaje erano della stessa età , nel medesimo terreno , ed alla stessa esposizione , e 47 370 tulle, quali più quali mono, arcano portafo a maturità gran copia di fioroni. Li stessa spcrienza fatta ad Ischia sopra due piedi di colombro non Iia mostralo nien- te. Imperciocché se questi erano carichi discretamente , in tante altre parti del- l' isola senza capriGcazIone occorreva di vedere lo stesso : e non di rado nel me- desimo orto a poca distanza ficnjc con frutti e senza, comechò tra loro non ap- parisse neanche la causa probabile di tanta diversità. 9". Se il caprifico per F insetto feconda i Jiori feminei deifichi tardivi. Per le osservazioni del Ponlcdcra come prima i Botanici conobbero , che i fiori nello diverse generazioni del fico domestico sono sempre feminei così negli anfanti primaticci , come nei tardivi , 0 credettero che il caprifico fosse la pianta maschia, di comun consentimento , senza cercar altro con esperienze^ si avvisaro- no j eh' esso solamente dovesse fecondarli col mezzo dell' insetto , in ciò ricono- scendo una provvidenza di natura per compiere una funzione tanto importante. Ed io medesimo nel certificare i fatti sopra narrati sulla struttura dei fiori cadeva spon- taneamente nella stessa sentenza, quantunque mi fossi accorto che il caprifico non era il maschio del fico sì bene cosa diflerentissima. Ma in progresso di tempo a poco a poco si afTacciavano alla mente parecchie dubbiezze , per togliere le quali applicava l'animo a nuove ricerche. Primamente mi pareva impossibile, che in ogni sorta di fiorone , neppure un sol seme fecondo ci dovess' essere, ancora quando ci trovava i fiori maschi. Nientedimeno per molto avessi dopo ricercato sempre ho veduto , che il fatto sta così e non altrimenti. Il che poi non deve recar meraviglia considerando, che i moscherini entrano in essi vengono dai cratiri , in cui o non ci ha fiori maschi o sono in pochissimo numero , e quasi sempre incompiuti con poco di polline. Che se poi nello slesso fiorone trovi qualche fiore maschio , questo na- sce lungo tempo dopo i fiori feminei , ne le sue antere si aprono mai : cosichò ciascuno può dire , che s' egli non si trova semi fecondi nei fioroni gli è per difetto di fecondazione. La meraviglia è il fatto dei fichi tardivi , nei quali si genera 1' embrione , massime nei pedagnuoli ed in luoghi caldi sia o no 1' albe- ro stato caprificalo. II fico albo , il dottato ed altri cui gli agricoltori napoletani non danno il caprifico portano in copia semi fecondi, non altrimenti che nei luoghi dove non si pratica la caprificazione, ed il caprifico vi è rarissimo, per esempio ai Caranldoli , in Ischia ed altrove. Ma cosi fatte osservazioni lasciano sempre qualche dubbio , o sospetto, non vi sia arrivato il moschcrino d'altronde , e operato la fecondazione. Intorno a che è da sapere per primo , che questo insetto uscito dal suo nido difficilmente spicca un volo molto disteso , per secondo che come prima sia entrato noli' anfanto , »i muore in esso , e si trova poi intiero o in parte disfatto • per lo manco ci rimane il segno dell' esserci penetrato in una macchia bruna j che facilmente appresso volge a corruzione. Ora in luoghi dove 371 non sono caprificlii , e non si usa capridcazionc i semi fecondi Iio trovato negli anfanli in cui non era nota che potesse dar sospetto di esservi penetrato l' insetto. Inoltre sulla metà di luglio avendo fecondato arlifizialmcnte trenta anfanli erano sopra un ramo di Ileo lardaro con introdurre nella loro bocca il polline del ca- prifico, un mese dopo dieci di quelli cadevano senza aver semi fecondi; i rima- nenti punto non differivano per grossezza e copia di semi fecondi dagli altri in- finiti dello stesso albero, i quali non erano stali né caprificali, ne fecondali per arte nel modo sopradello. E tutto ciò non bastandomi ho fatto in tre anai sus- secutivi una esperienza , che mi pare più importante delle mentovate osservazioni. Avanti che dai fioroni del caprifico cominciassero a venir fuora dei moscherini, iigli anfanli allora piccoli drl fico lardaro e sarnese copriva la bocca con gom- m' arabica stemperala e creta per impedire all' insetto , se mai ci capitasse , di potersi cacciar dentro , con rimettervi di quando a quando luna o l'altra sostanza a misura crescevano gli anfanli. I quali divenuti grandi ed avendo aperti , non mo- stravano alcun segno di esserci penetralo il moschcrino ; e contenevano intanto semi con I embrione compiuto e perfetto. Se fate questo esperimento sopra alberi , cui poi concedete il caprifico , gli è bello vedere il moscherino uscito dal suo nido cer- care luogo alla prole , e giunto agli anfanli coperli adoperarsi con ogni industria, per entrarvi , intorno alla loro bocca , sforzandola talvolta quando fosse legger- mente gommata , infino a che tornali inutili suoi sforzi va via. Questa sperienza dichiara lucidamente la niuna necessità del caprifico per generarsi l' embrione del fico , non già che non ci fosse mestieri della fecondazione per ciò. Dappoiché po- trebbe slare , che qualche organo sotto strane forme contenesse il polline e si trovasse sui fiori feminei o nelle circostanze. Con siffatto intendimento adunque ho esaminalo al microscopio , colla miglior diligenza per me si è potuta , tut- te le parti interne dell' anfanto, dal loro nascere infino a compiuta grandezza, le squame sotto la bocca , i peduncoli , le brattee , il perigonio , il pistillo dalla ba- se alla sommità ; e non mai mi è incontrato di scoprire tal cosa che contenesse polline , 0 altra sostanza di diversa o quasi analoga natura , che per lei si potes- se sospettare almeno di fecondazione. Solamente ci ha questo da notare , che sullo stilo infin da quando è giovine , poco appresso ai cambiamenti succedono nell' uovi- cino 0 in quel torno , compariscono certi granelli scuri , che a primo aspetto so- nìigliano un poco a quelli del polline. 1 quali poi esaminando con attenzione si vede > che sono piccole glandolcltc in sembianza di granelli rugosi formali di tessuto cel- lulare , e cos'i come apparvero rimangono mai sempre. Nel caprifico occorre Io stesso , ed anche nei fichi esotici. Inoltre nello stilo par che manchi il tessuto detto conduttore del polline , quando non vogliale concedere tal nomo alla parte interna di dello stilo formata di cellule più lunghe e sonili di quelle si trovano nella parte fjsteriore , siccome spesso accade di vedere in alcuni organi allungati, sottili, e teneri ili moltissime pianto dicotiledoni. Sicché ogni ricerca m' ò tornala inutile per iscoprire 372 la necessità della sostanza fecondatrice dogli sfami , a far nascere l'embrione del fico. E se io non mi sono ingannato , qu(?sto non sarebbe un fatto isolato nella scienza, avendo già il Signor G. Smith ( Transaciion ofthe Linncan Society fS4o.) annunziato che la femina di una pianta dioica indigena della Nuova Olanda , e della famiglia delle Euforbiacce, da lui denominala Caeleboffijne, a honiirsi porla semi fecondi , senza averci mai trovato un fiore maschio , senza un sospetto , che fosse potuto fecondare con polline di qualche pianta affine. E chi per rispetto a quan- to ho narralo del fico allegasse in contrario la sentenza di Linneo , il quale cre- deva , che questo solo dove fa il caprifico produca semi fecondi , ricordisi co- stui quello ho dello nella dottrina di tale albero , cioè , che il clima e la stagio ne più o men calda operano di modo , che i semi o tulli o in parte restano va- cui ; e che però nei luoghi sellenlrionali dell' Europa e dentro le stufe i semi saranno forse sempre infecondi. Come fa appressa noi il fico vernino negli an- fanti che maturano in novembre e dicembre all' aria scoperta ; e quello Irife- ro della Cava , che nelle stanze talvolta matura nel pieno inverno. D' altra par- te il comparire dei fichi estivi quando i fioroni del caprifico sono già compiuti, gli stami presso alla perfezione , e l' insetto per uscire , dichiarano in certo mo- do una causa finale , che non potrebbe essere altra fuori la fecondazione. Que- sto pensiero appunto mi ha sempre trattenuto di manifestare il risultato dell' espe- rienze sopranarrate ^ ed è stalo cagione , che più volle io l' avessi rifalle. Ora- mai a qual disegno di natlira questa concordanza di cosa sia stata ordinata con- fesso d' ignorare. Né col solo esempio del fico intendo riprovare un fallo tanto universale , com' è appunto la necessità del polline e la fecondazione per gene- rarsi l'embrione seminale, provato poi con infinite sperienze di tanti nomini va- lorosi da un secolo in qua. lo dico solamente quello mi e occorso vedere in tal pianta , potendo essere , che altri di più fino giudizio non è il mio , sciolga il nodo con discoprire uno dei tanti artifizi adopera spesso Natura in talune sue bi- sogne , quando a compiere qualche suo fine va per vie segrete ed iclralciale co-> prendosi alla nostra vista con fogge e maniere strane fuori sua consuetudine. 10°. Se il moscherino produce prima f allegamento , e poi la precoce maturazione dei frulli per punlura eh esso vi faccia. Credevano gli antichi , che la copia dell' umore nel fico potess' essere causa di maturazione tardiva , ovvero affogando i fruiti di farli cadere acerbi ; e tulle lo tose diminuivano l'umore fossero alle, se non a produrre l'allegagione, almeno ad ajularla. Ed il celebre Tournefort era d'avviso , che l'insetto producesse tale ef- fetto con pungere 0 corrodere la bocca o le parli interne del fico , facendone usci- re cos'i r umore soprabbondanle. La quale opinione è slata seguitata da molli dei moderni sembrando loro , che il fatto del fico si dovesse in tutto comparare a 3:3 quello occorre spesso nei pori , meli ed altri frulliferi alberi , in cui manifcsla- raentc vcdesi , che le fruita bacale malurano alquanti giorni avanti le altre. E Bernardo da Marsiglia insigne agronomo , secondo che leggo in Gallesio , è pure di questo parere sembrandogli, clic quanto succede pel moschcrino si può con arte pruovare, pungendo i fichi immaturi con lesina o semplice festuca e sulla puntura mettendo un pochino di olio, ftla io sono di avviso , che si falli pensamenti e ragioni tratte dall' analogia non valgono punto al presente subbielto. Conciosiachè prima di venire alla spiegazione si sarebbe dovuto vedere se veramente il mosche- rlno opera o no che il frutto maturi anticipatamente ; e noi già abbiamo veduto che esso non anticipa la maturazione. Inoltre non si è ancora provalo , che 1 in- setto punga la bocca del lieo od altra sua parte ( tranne forse l'ovario per deporvi le uova) , anzi io credo , che ciò non avvenga mai ; poiché guardandolo con at- tenzione si scorge che esso si caccia tra squama e squama , non potendo talvolta superarne la resistenza , non già che ne rompa alcuna per aprirsi la via : le quali squame esaminate col microscopio , dipoi 1' entrala di quello , ninna lesione ap- palesano. Ma pogniamo ancora che il moschcrino punga od altrimenti offenda qualche squama, non seguita perciò che il fico debba anticipatamente maturare, poicnò talvolta il vcggiamo corroso in qualche punto , le formiche spesso gli aprono la bocca togliendone le squame ; e non pertanto non mai , o di rado e per altra causa , esso entra a maturare prima degli altri. Che la puntura con olio acceleri la maturazione è dichiarato dall' esperienza , ma questa puntura opera diversamente, secondo mia opinione, che quella fatta dagl'insetti sull'o- vario del pero e del melo per nascondervi le uova. Imperocché tra le mela e pera contenenti uova d' insetti alcune forse mentre sono in crescenza ed acerbe «li leggieri infermano e cadono , altre crescendo a paro con quelle non bacate , quando dall' uovicino vien fuori il bruco e principia a pascersi della loro polpa in- teneriscono : la quale polpa talvolta , ma non sempre , siccome alcuni si pensa- no , e di buon sapore. Ora il fico nella esperienza mentovala non matura anti- cipatamente per la puntura , s'i bene per 1' olio ; essendoché ungendone solamen- te la bocca ne deriva lo stesso effetto. Opera 1' olio sul fico in una maniera a jne ignota ; posto sulla bocca questa si ristringe , indi a poco a poco 1' olio si diffonde , e dove arriva, il color verde scuro della corteccia muta in verde chia- ro. Mi è parso vedere , che tal sostanza punto non alterasse 1' umore latteo , ma piuttosto impedisse l'esalazione, e le altre funzioni della corteccia, tanto per rispetto alla luce , quanto all' aria , e che perciò il fico unto comincia a maturare dalla base , e sia di sapore mcn buono di quello matura naluralmonle. Ritornando ora al fallo del moscherino, esso non punge , non corrode la polpa del fico ; e so pure mette sue nova negli ovari , il che non si può nò affermare ne negare , certo si è , che da queste non nasce niente ; ma io inchino a credere che non punga nemmeno l'ovario, essendoché si generi in esso l'embrione, e la divedila tra fico e caprifico sia grandissima. 3:4 li", dizione dei frutti maturi , ed in dinfaciinento sopra i giovani , ed acerbi. Nel fare gli csperimcnii sulla caprificazionc , poiché non comprendeva in (jual maniera visibllnienle o nascosamente operasse il moscberino , entrai in un pensiero non gli aufanti del capriCco corrompendosi mentre stanno sospesi al fi- co , potessero per la vicinanza sugli anfanti giovani, con destare in essi tale al- terazione per la quale più prestamente intenerissero. 11 sospetto nasceva dal ve- dere nelle collette di pere o mele e di altre frutta , che quelle diventan fracide guastano facilmente le sane. Il che volendo applicare al nostro proposito , non mi si porgeva acconcio per mettere in mezzo una qualche opinione, mancando alla scienza gli strumenti per conoscere 1' essenza di ciò che li'amanda una frutti» in corruzione , ed il suo potere sulle altre circostanti. Ma quello non si sa per diritta esperienza , non di raro si ammette e congettura per analogia e le com- parazioni. E riguardo al presente subbielto , poiché abbiamo dimostrato , che il caprifico non anticipa la maturazione dei fichi , seguita , che si fatta discussione non viene a proposilo. Nientedimeno , pigliando la occasione , non sarà affatto inutile , io credo , allegare una esperienza come ripruova di ciò che ho detto. Le melarance quando cominciano a corrompersi generano muffa ed esa- lano odore forte. Perciò e per la temperatura , che forse si deve alterare in quel trasmulamento , sospettava, che le melarance fracide potessero guas tare sul- r albero le circostanti sane. Adunque ne tolsi parecchie coi loro gambi , e le tenni in serbo ; quella cominciò a muffare sospesi ad un filo di spago , intorno alla quale sospesi altre melarance fresche a diversa distanza. Durò X esperimento circa quindici giorni, infino a che la melarancia muffata si riseccò. Le altro in- tanto , neppure che fosse una sola , non contrassero quel male , e per lungo tem- po tutte si mantennero sane. Occorrendomi allora alla mente , che dove la muO;» toccasse la corteccia della melarancia sana poteva forse appigliarvisi e produrre corruzione , ne distesi perciò la polvere ( ossia i semi detti altrimenti spore ) in gran copia sopra alcune melarance ; in altre 1' introdussi sotto la pelle come si nesta un contagio. E ciò non di meno niente avvenne di quello si credeva avan- ti : anzi la ferita in luogo di ammarcirc si riscccò ; ed in una melarancia , che dopo assai tempo si disfece ^ il male apparve nella parte opposta alla ferita. Vo- glio conchiudere da questa esperienza , che se le melarance muffate sensibilmente esalanti odore , non alterano le circostanti sane suH' albero e la muffa non na- sce che sulla melarancia magagnata , egli ò mai credibile che i fioroni maturi o in disfacimento del caprifico abbiano potere di alterare gli anfanti giovani del fico domestico ? 12. Esame de Ficlii caduti. Se nell' anfanto ci ò penetrato l' insetto si conosce agevolmente , solo che quello si apri , e talvolta ciò non è necessario quando esso insetto rimane impe- dito ed affogato tra le prime squame della bocca, lasciando fuori le ali o tutta la parte posteriore del corpo. Se poi arriva nella cavità, e sotto la bocca , o in altro luogo si muore, non corrompesi facilmente; anzi talfiata quasi lutto intiero si man- tiene infino a quando 1' anfanto principia a mostrar segni di non lontana maturità. Allora dalla crescenza e tenerezza dei fioretti rimane coperto, ed appresso si disfa. Ma dovunque l'insetto si muore , subitamente le parli circostanti divenlan brune, poi s' anneriscono corrompendosi , pure le squame della bocca , che sono più dure delle altre parti ; ma nella cavità facilmente gli stimmi con gli stili, per essere spor- genti sopra il perigonio e le brattee ; e non di raro l' ovario con parte del ricet- t icolo. Il che difficilmente occorre dove quello non ci sia penetrato : e se lo sti- lo imbruna o si risecca , non mai diventa nero ne si guasta. Ad ogni modo la pra- tica è più spedita maestra che le parole, insegnando essa in breve tempo a cono- scere quasi sempre con certezza dove sia stalo , e dove no il moscherino. Ora qualunque sorta di fico perde sempre un certo numero di frutti immaturi , chi più e chi meno; e secondo il giudizio degli agricoltori^ il lardaro, il chiajose, il sarnese ed altri li perderebbero tutti o poco meno senza la caprificazione. Stando così la cosa naturalmente ognuno è tiralo a conchiudere, che i pochi fruiti ciduchi appresso la caprificazione dovrebbero essere quelli appunto nei quali non sia entralo il moscherino. Con siffatto consiglio adunque un anno tolsi ad esami- nare i frutti cadevano dal fico lardaro , dal chinjese e dal sarnese , tulli capri- Ccali. Nel dì 23 luglio (la caduta dei fichi comincia tra la fine di questo mese ed il principio dell' altro ) sotto al sarnese raccolsi C-] frulli , de' quali 3S sola- mente contenevano l' insetto ; tre giorni dopo 3i , de' quali 24 con 1' insetto ; i rimanenti erano dentro anneriti , ma senza il moscherino , il quale forse n' era uscito. Appresso trovai 122 frutti con dentro l' insello, e f4f senza. Sicché di 36f frutti caduti la metà circa conteneva l'insetto. Erano di diversa grandezza , peda- gnuoli nati in giugno , e cimaruoli di luglio. Questa ricerca non dimostra niente , se abbia giovata 0 nociuta la caprifi- cazione ; tranne che dove fosse operala secondo credono gli agricoltori , per lo meno avremmo dovuto trovare un numero maggiore di fruiti senza insello ; quan- do per contrario questi agguagliavano gli altri , e forse avanzavano ammetten- do, che l'insetto da molti se ne fosse uscito. Dove io faceva tale ricerca lasciai a corta distanza un piede di sarnese senza caprifico , sollo al quale raccolsi in più volte 24o frutti , tra cui trenta contenevano l' insetto giuntovi dagli altri circo- stanti comechc lontani. Voleva co' suoi frutti caduchi fare una comparazione con quelli di un altro albero ; ma mi avvidi eh' egli è quasi impossibile sapere quanti ne cadono e quanti rimangono , e che dove si potesse sapere, tale ricerca darebbe forse conseguenze fallaci , considerando che diilicilmcnte si trova due in- dividui della stessa forza e temperamento. Per giunta quello di cui parlo era una varietà dell' altro , nato di semi in uno sfendimenlo di muriccio antico , co' frulli alquanto più grossi , il peduncolo poco più lungo , la polpa poco più fina e bianca. A di 24. luglio trovai 1 4 frutti di fico lardaro con l'insetto 027 senza ; nel di 3o sotto a parecchi alberi di fico lardaro caprificati raccolsi 168 frutti pcdagnuoli ( alti circa un pollice ) e moltissimi cimaruoli. Dei primi 66 con gli stili guasti anneriti contenevano l' insetto , 29 similmente guasti , ma l' in- setto se n'era forse uscito, e 78 senza moscherino ed in niente alterati. Dei cima- ruoli quali con l'insello, e quali senza. A d'i 2 agosto 55 pedagnuoli col mosche- rino , 25 senza ; e cimaruoli moltissimi come nell' ossw'vazione precedente. A 9 agosto 48 con l'insello, 56 senza; a 17 agosto 200 circa con l'insetto, ed allretlanli senza. Onde tra 798 frutti caduti di fico lardaro poco più della metà (4i2) contenevano l'insetto^ gli altri (38i ) niente , e questi non mostravano segni di corruttela od altra alterazione. Nel fico chiajese notai tra pcdagnuoli e cimaruoli caduti 24 luglio i36 g'' i^W 9^^ contenenti il moscherino. B agosto .... 473 a4 luglio 46 2^ , } 240 senza moscherino. 3 agosto .... 127 In questo esame ci ha un grande sopravanzo di frutti caduti in cui si era cacciato r insetto j il quale pare avesse piuttosto nociuto. Gli alberi erano stati al>bonde- Tolmenle caprificati , in ogni anfanto c'era d'ordinario più che un solo insetto nella cavità , o tra le squame ; ma in più copia tra queste ; ed intorno ad es- so insetto manifesti segni di corruttela. Negli anfanti poi senza moscherino niu- n' alterazione in generale si notava, tranne che in alcuni tutti gli stili, o buona parte, erano appassiti, riseccali 0 leggermente arrossiti. Ma il risultato delle ricerche sopranarratc non si vuol tenere come invariabile; poiché la stessa ficaja si comporta diversamente nei diversi anni secondo la stagione e la copia dei frulli produsse r anno avanti : ed oltre a ciò il trovare maggiore o minor numero di frulli ca- duchi con r insetto dipende principalmente dalla qualità e copia dei frulli del ca- prifico e dal tempo quando si sospendono , avendoci agricoltori , che allo stesso albero danno il caprifico tre volle, ed allora si trova l'insetto cos'i ne' pedagnuoli, che ne' cimaruoli. Però 1' anno passato essendo ritornato alle medesime ficaje I 377 per esaminare loro frulli caduchi ho notato qualche divcrsilà , ragguagliando le osservazioni con quelle dell' anno precedente. Nel fico sarnesc i frulli caduti sen- za insetto avanzavano gli altri di un terzo circa , nel chiajese , e nell' albo si pareggiavano quasi tra con l'insetto e senza ; e nel fico lordare a di presso come r anno avanti. Quantunque io ahbia esaminato infiniti ovari nei frutti caduchi e caprifica- ti, pure non mai ho potuto scoprire col microscopio che fosse minimo segno di es- ser sfati già punii dall' insello per introdurvi 1' uovicino , e dentro non mai co- sa, che rassomigliasse al verme: onde gli è probabile, che il moschcrino nean- che gli punga. Dico questo per far notare una cosa ed è, che l' annerimento e Ja corruttela intorno ad osso non si vuole attribuire alla puntura , la quale non sappiamo se avviene , oltreché l'ovario di rado o non mai si annerisce ; ma si be- ne al corpo dell' insello medesimo , sia come cosa estranea , sia per umore acre egli si abbia. Cosichè dalle osservazioni di sopra esposte si può quasi dedurre , che il moscherino del caprifico nuoccia piuttosto , ed in luogo di far rimanere i frutti del fico cagiona o agevola la loro caduta , massime quando penetra nella cavi- tà , e genera corruttela dove si muore. Ma questo io mi penso può succedere ai caduchi non già a' fruiti permanenti ; poiché i primi , anche fossero pedagnuoli, di loro natura essendo disposti a cadere , tengono debolmente al ramo , hanno la polpa poco soda , i fiorellini poco cresciuti , e però la cavità dentro è spazio- sa. Se a questa mala disposizione naturale , ovvero sopraggiunta nel tempo della loro crescenza , vien l' insetto a farvi magagna ognun vede , che perciò non posson durare più lungamente sufi' albero di quanto doveano. Tra un gran numero di frutti caduchi, alcuni, vi sia o no entrato l'inset- to , mostrano qualche fiorellino cresciuto sopra gli altri , il quale si ebbe il tempo di generare ancora l'embrione. iS". Esame dei Fiehi permanenti. All' esame dei frutti caduchi seguitava naturalmente quello dei permanenti , che diventan poi maturi , se mai tulli , o parte di essi contenessero l'insetto, e questo li magagnasse. Ma in tale ricerca si può cadere in errore togliendo per frutto purmanente quello che appresso dovrà cadere immaturo : il quale , comc- chc sembrasse fortemente appiccato al ramo , si conosce per pratica ad una tal cera sua particolare , per essere d' ordinario mal conformato , poco nutrito , di color verde raen forte dogli altri ; e dal poco non denso latte che mette fuora pungendolo. Nel primo giorno di agosto spiccai da un fico sarnese capriGcato un ramo con sopravi otto fruiti, uno vicino a cadere conteneva l'insello, e so- migliante altri tre di dubbia sorte , cioè di tal cera , che non si pareva bene a qual fine fossero per venire , se alla maturazione ovvero a cadere prematura- 48 3:8 mente : e mostravano il solito annerimento, leggiero per altro, degli stili. I rima- nenti quattro tramessi ai primi stavano fortemente appiccati , non avcano mo- schcriDÌ dentro, e niun segno di alterazione. Due giorni appresso tolsi dal me- desimo albero altro ramo con sedici frutti ; dei quali uno con gli stili annerili, per cagione del moschcrino , in atto di cadere; due di mezzana grandezza e con- solidati contenevano pure l'insetto, non nel ventre, ma solo tra le squamo della bocca , e però poco o niente alterati ; il quarto comcchò più giovane di tutti , e contenesse il moscherino , sembrava allegato od era poco guasto. I rimanenti dodici tra pcdagnuoli e di mezzana grandezza , ben sodi e permanenti, non avca- no mosclierino , e niun segno di corruttela. Nel di 5 agosto spiccai un terzo ra- mo avente undici frutti allegati , quattro contenevano l' insetto , gli altri punto : ed in contrada di Portici un ramoscello dello stesso fico con nove frutti avea l' in- setto solamente in due frutti caduchi , e tre permanenti. In questa ricerca sul lieo sarnese troviamo , oltre i caduchi col moscherino , 87 frutti permanenti e grossi , tra quali dieci col moscherino. Da un fico chiajese copiosamente capri- ficato spiccai nei primi giorni di agosto 43 frutti bene allegati , tra cui i3 sola- mente senza l' insetto ; il quale negli altri slava tra le squame della bocca , o nel ventre , o ncll' una e 1' altra parte ; ma ad ogni modo tra le squame rie- sce sempre poco nocevoie. E 1' anno appresso in 80 fruiti dello stesso albero , 89 solamente col moscherino ; il quale trovai pure in 74 fichi albi tra 194. Nei primi giorni di luglio 1842 appesi parecchi fioroni di caprifico ad un piccol pie- de di fico lardaro avente 170 frulli ; nel corso di un mese ne caddero 43 , 0 127 , ch'erano consolidati , colsi a i4 agosto. Questi avendoli aperti trovai eh' era- no sodi co' semi fecondi ; un novero di trenta solamente contenevano il moscheri- no , il quale per altro poco 0 niente avea guasto i fioretti. Le cose notate nel Geo sarnese o lardaro dichiarano apertamente , che non per opera dell' insetto rimanevano gli anfanli : essendoché il maggior numero di questi , eh' orano per giunta i più sani e rigogliosi , noi contenevano. Il con- to fatto nel primo anno sul fico chiajese dimostrerebbe per avventura il contra- rio, dove non si fosse veduto nei fruiti caduti un grande sopravanzo di quelli cui esso insetto era penetrato. Ciò proveniva dalla copia dei fioroni del caprifico messivi tre volle; cosicliè pochi anfanti polcllcro rimanere senza insetto, tra ca- duchi , e permanenti. Laonde dalle osservazioni esposte in questo e nel preceden- te capitolo risulta , che il moschcrino non è causa della permanenza ed allo- gagiono dei fichi tardivi. Che se ciò fosse si vedrebbe cadere quelli solamente , o almeno in più copia , dove esso non entra ; ma in vece spesso si nota il contrario. Ed io son di avviso , che un albero di fico , sia 0 no caprificato , perdo tanti frutti quanti ne deve perdere , qual che possa esserne la causa , il terapera- niento suo proprio , o cagioni esteriori temporanee ; e che i caduchi più presta- mente vengan giù , quando parecchi moscherini penetrati nella cavità vi generano 379 corruttela e muffa: anzi può slare, che perciò si cado pure qualche frutto, che altrimenti , ed in progresso di tempo si potrebbe forse consolidare. Rispetto ai frutti permamenli in cui entra 1' insetto credo bene che per la grandezza , la forza , ed il rigoglio loro poco o niente se ne risentano, massime rimanendosi esso tra le squame della bocca. Ma come prima cominciano a maturare d'ordinario volgono facilmente in corruttela con scapito nel sapore. Ma se noi con tante ricerche ed esperienze non troviamo una ragione al mon- do per cui il moscherino del capriGco possa gli anfanli caduchi del fico mange- reccio fare permanenti, o maturare anticipatamente, non si potendo negare che talune varietà di fichi ne perdono ogni anno molli, altre pochissimi , e che certe maturano alquanto prima , sarebbe da vedere come ciò succede. E di questo in- tendo brevemente ragionare. 14.°. Per quali ragioni il fico lugliese comincia a maturare alquanti giorni prima che gli altri. Di questo fallo io veggo esser Ire principalmente le cagioni. La prima , che r albero muove parecchi giorni avanti agli altri fichi ; la seconda , che mette po- chi , 0 piccoli Gchi primaticci , i quaU in breve tempo si cadono ; la terza , che i nuovi ramoscelli poco si allungano , ed ancora crescono a paro , non avendoci quasi mai tra essi alcun succhione. Seguita naturalmente , che la vegetazione co- minciando di buon ora produca suoi frutti ancora presto , e l' umor nutritivo non distratto dai fioroni , uè fortemente richiamato alla sommità del ramo , concorra in copia ai fichi estivi. Qual maraviglia adunque se questi maturano alquanti gior- ni prima che in altre sorte di fico ? Egli si vede spesso 1' effetto contrario solo per una delle tre cose sopraddette. Il fico d' inverno produce pure pochi, piccoli, e caduchi fioroni , la crescenza dei rami suoi e piuttosto debole , nientedimeno mo- vendo esso circa quindici giorni dopo il dottato , e gli altri fichi , tanto basta , che suoi frutti maturassero tardi. 11 fico colombro ismunto dalia crescenza e copia dei fioroni che porla a maturità, tardi poi mette pochi fichi tardivi, i quali d'or- dinario , in gran parte, o tulli , si cadono immaturi. E che la crescenza rigogliosa del nuovo ramo rilardi alquanto la maturazione si può conoscere a questa pruova. Spunti la vermena al fico dottato , e conseguiterà la maturazione precoce. i5°. Per qual ragione il fico albo , ed il dottato mantengono meglio degli altri loro frutti. Innanzi tratto qui si dovrebbe toglier di mezzo una grave quistione se si po- tesse, vedere cioè , se tali fichi sieno spezie differenti tra loro e dagli altri, ovvero se tutti i fichi mangerecci fossero varietà di una sola spezie. Qii dimostrasse il primo 38o punto Don avrebbe mcslicri di altro, ossontìo naturale, clie le spezie diverse por sc£;ni e caratteri esteriori , fossero ancora dilTercnti noi temperamento. Ma io voglio concedere , quantunque non ne sia corto , che tult' i fichi nostrali sieno varietà di una sola spezie. Le varietà possibili a nascerò dai semi sono molte, ed in talune piante starei per dire infinite , rispetto a certi organi ; ma quello c!ie principal- mente merita esser notato , per ciò che spetta al presente subbietto si è , che tal- volta si altera pure il temperamento , per cui interviene che alcune varietà si ri- Benlono più o meno di certe cose , fuori la consuetudine del tipo naturalo e primi- tivo da cui procedono. Però vcggiamo spesso in un castagneto o leccelo diversità d' uno in altro individuo. Voglio dire con ciò, che il fico albo ed il dottato, sia che li vogliate considerare come spezie diverse , o come varietà della stessa spe- zie , questo certamente non si può negare di aver essi sortito da Natura il poter luanteuerc quasi tutti loro frutti. Ma la diversa indole, comechè leggera, d' ordi- nario per caratteri e segni esteriori si appalesa. I quali talvolta mentre sono ef- fetti di quella , diventano poi cagione di altre differenze. Il fico albo ed il dottato adunque sono i fichi più forti e rigogliosi sopra quanti ce n ha nelle circostanze di Napoli , e pruovano in qualunque terreno. Loro foglie son larghe , poco divise, grosse , massime nel dottato ; sopportano le vicissitudini temperale delle stagioni; ed è la foglia madre e nutrice del frutto. La vegetazione in ossi d'ordinario pro- cede regolarmente , dappoiché muove di marzo , non allega Coroni , e le vermene non vengono sottili, inuguali, sperticate; ma intozzano , e s'allungano discre- tamente , i frutti crescono a mano a mano salendo su , e con ordine secondo loro età ; sono poi di giusta grandezza , ben conformati , ed in numero se non po- chi , certo non in grandissima copia da disputarsi il nutrimento. Tutte queste cose unite insieme producono secondo mio giudizio l' efletto sopradetto. E la pruova manifesta si vede quando per le vicissitudini stemperate della stagione, o per al- tre cause, le foglie patiscono; e quando l'umore si distribuisce inugualmente alle diverse parti , ed i rami si allungano assai generandosi molto legno. Allora tali alberi molti frutti perdono, ma sempre in minor copia degli altri fichi, standovi la virtù primitiva, 16°. Per quat ragione il Jìco lardavo perde buona parte de suoi frutti. Le cose dichiarate nei due precedenti capitoli spiegano agevolmente il fatto del fico lardare. 11 quale , quantunque di salvatica cera , pure di sua natura soffre assai per i mutamenti di temperatura e pel grado di umidità dell' aria ; e r aria che fosse calda ed umida insieme il fa mollo crescere in legno. Pro- duce assai fioroni , che non mai ho visto maturi , comochò spesso diventassero ben grandi. Lo foglie ha profondamente divise , la vegetazione dei rami inuguale , e disordinata ; qua e là succhioni , che in poco tempo crescono assai ( infiuo a I 38i quattro pnlmi in lunghezza), formali di venti in trenta Luccioli; e dove i rami negli altri fichi sul terminar di agosto finiscono di crescere , o molto rimettono del loro rigoglio ; quelli del lardaro spesso si allungano anche di settembre , e non di rado per buona parte di ottobre mettendo sempre nell'ascella delle Toglie gli anfanti. I quali poi sono in grandissimo numero, e molti mal conformati, distorli , gibbosi ; e di crescenza irregolare, spesso due in ogni ascella e di età differente. In tanta foga e disordine di vegetazione , in tanto numero di frutti di diversa grandezza 0 conformazione , in quel sentire cosi vivamente le vicissitudini dell' aria , non è da stupire del fatto di cotesto fico se promette assai ed ottiene poco , quando vediamo , che da una sola delle narrate cagioni può derivarne lo slesso effetto ; aven- do fatto conoscere che perciò che producono il sarnese ed il chiajcse molti frutti ne perdono una parte. 11 difetto del fico lardaro intanto non ho potuto corregere colla j)otagione ; ne con lasciare il suolo dove stava abbarbalo incolto ; anzi per quella mi è sembrato acquistasse nuova forza por rifarsi poi della cima, mettendo succhio- ni , e facendo legno. Solo la vecchiezza, e l'infiacchimento per cagione di carie al legno lo ammansa , ed allora sue vermene crescendo poco , e non disordina- tamente mantengono più frutti. La quale differenza si può vedere ancora ne' rami del medesimo piede. Gli è perciò , che chi fa le osservazioni comparative sopra vari individui di questo fico vede tali e tante cose diverse derivanti dall'età, dal suolo , dall' esposizione , dalla disordinata vegetazione , dalle stagioni , variare siffattamente d'un anno all'altro da non potersi in poco tempo mettere in filo di trovarne la spiegazione. Ma in essenza son gli stessi fatti osservati in altri al- bori fruttiferi ; cioè , che gli individui assai rigogliosi fruttano poco , e somi- gliante i succhioni , facendo soltanto legno ; che quelli producono gran copia di frutti facilmente ne perdono buona porzione ; e spesso gli scarsi seguitano ai pieni ricolti. 17'. Effelli deir innesto. Dopo tante ricerche ed esperienze dimostranti la ninna azione del mosche- rino sul fico domestico per fargli mantenere suoi frutti , in una contrada d' Ischia mi abbattei ad un fico colombro , che mostrava i vantaggiosi effetti della capri- ficazione con tale apparenza da mettere il cenello a partilo. Era nel bel mezzo di un orto arioso , scoperto , di buon fondo , posto in pianura , e per lungo tratto del mare discosto , grande e bellissimo fico colombro con bella ed ampia cima, la scorza illesa , il legno in niuna parte offeso , di tal rigoglio e sanità , che non mai il somigliante. Sorgeva di costa al suo pedale grande e bel caprifico con i rami tramessi e quelli del fico colombro. Il quale , maturato già suoi fio- roni , avea verso la metà di agosto di fichi tardivi in copia quasi tutti col rao* sclicrino dentro , e bene consohdati j e molti volgevano a maturazione. A qual- 382 che disianza c'era allri piedi dello stesso Geo, quali con pochi, quali con molli fichi tardi\i, ma non già che in numero e bellezza pareggiassero quelli dell'altro. Il fatto dei due ricolli abbondanti , solendo nel fico colombro avvenire ra- rissimamente , mi sospinse a conoscerne la causa. Guardava intanto la for- za , il rigoglio dell' albero , l' interezza del legno e della scorza , la bella cima ugualmente distesa , la moderata ed uguale vegetazione di tutte le sue vermene , il trovarsi scoperto tanto lontano dal mare , da non essere offeso dal suo ven- to , e finalmente la fertilezza del terreno ; poiché tutte queste cose insieme cer- tamente possono dar ragione dell' abbondanza del frutto. E pure non parendomi suEBcienti dopo diverse considerazioni , feci scoprire la base del pedale per vedere se mai i due tronchi di natura differenti si fossero uniti naturalmente , e neslati come dicono gli agricoltori per approssimazione. Trovai che cos'i era , e dippiii, i due troachi uniti insieme erano innestati tra le due terre sopra fico dottato , del quale a qualche distanza sorgevano alcuni rampolli. Qu'i naturalmente sono due considerazioni a fare ; una si è , che tra i tanti effetti dell'innesto talvolta il soggetto operando sulla marza con farla fruttare ab- bondevolmente , o produrre grosse frutta, cgH può stare, che il medesimo effet- to siasi manifestato anche nell' innesto sopraddetto di tre cose diverse. L' altra poi mi pare di maggior importanza. La vegetazione del fico domestico , tranne gli effetti delle vicissitudini atmosferiche j non mai s' indcboHsce o si riposa , al- meno sensibilmente, da primavera ad autunno, tra peli' accrescimento delle frut- ta e dei rami. Ma quella del caprifico si riposa alquanto dopo aver prodotti i fio- roni, cosicché quando questi principiano a maturare, il che succede tra giugno e luglio , ancora non si manifestano i forniti sul nuovo ramoscello : ed i forniti del fico intanto nati da un mese sono in piena crescenza. Stando cos'i le cose, dove il fusto di caprifico sia congiunto a quello d' un fico colombro , ed entrambi in- nestati sul fico dottato , si deve ammettere per primo , che le radici sieno tali e tante da bastare all' uno ed all' altro ; e poiché tra due alberi congiunti nel pe- dale l'umore dell'uno passa più o meno agevolmente all'altro , non avendoci nella loro vegetazione una perfetta concordanza , nel fatto testò allegato , chi non vede che al fico colombro , generando esso i secondi frutti quando il caprifico si ri- posa, deve concorrere la maggior parte di ciò eh' è assorbito da tante radici, e forse ancora un po' di umore dello stesso caprifico ? Ma lasciamo le congetture, le quali per altro non sono ne strane nò nuove, rispetto agli effetti degl'innesti, e vcgniamo a' fatti sensibili di facile conoscenza. Se il fico colombro sopraddetto portasse tanta copia di frutti non per l' innesto , ma solo per aver suoi rami tra- messi a quelli del caprifico , egli dovrebbesi vedere il medesimo effetto quando gli stessi alberi stessero ancora così vicini , e non fossero innestati. E cos'i appunto re ho veduto a Baja , ma non perciò il fico colombro allegava in più copia frutti che altrove è lontano dal caprifico. 383 Ed a qncslo fo' pimlo dichiarando , che a me in tanti anni di ricerclic non e mai capitato , tenendo dietro a' racconti e relazioni degli agricoltori , di ve- dere un tal fatto strano , nuovo e singolare sopra tale materia , che non si fosse potuto spiegare altrimenti che per l' opera dell' insetto. i8°. /n che conio si voglion tenere le massime e F esperienze degli agricoltori intorno la caprijìcazione. Laonde per le cose dette nei precedenti capitoli l' esperimento si facesse dal- la minuta gente di un albero caprificato , e l'altro no , per vederne le diDcren- le colla comparazione , nìun indizio certo porgerebbe in poche volte. Dappoiché per effetto della umidità, il calor dell'aria, le piogge, le vicissitudini atmosferiche , il suolo , ed altro accade sovente , che quello credete aver trovato in un anno perdete noli' altro. Soprattutto una cagione frequente di errore appresso noi si è , che talvolta due alberi creduti niente altro che individui della medesima varie- tà , sono in essenza due varietà ingenerate da seme e si poco diflercnti tra loro, che gli agricoltori non se ne accorgono. Le varietà di semi non hanno fermine in certe piante , e (ali e tante se ne generano , che spesso alcune a segni este- riori dilEcilmente si conoscano a prima giunta ; e talvolta le differenze stanno nel temperamento come si vede , volendo mettere in mezzo un esempio , nell' ip- pocastano. I semi del quale , pogniamo di un sol piede , producano cento indi- vidui , tra questi , quando pure fossero similissimi nel portamento , ed in tutte loro parli , allevati nello slesso suolo , ed alla medesima esposizione , alcuni poi facilmente si mostrano diversi dagli altri nel numero dei frutti non proporzionato al loro rigoglio, nella grandezza, o pel tempo in cui si risentono e fioriscono. E ciò succede di frequente a certi fichi , che presso noi nascon di semi da per lutto ; per modo che nel principio delle mie esperienze spesso m'ingannava, cre- dendo due piante non altrimenti che individui della slessa varietà , quando a capo di tempo mi avvedeva eh' erano due varietà distinte. Il che per giunla occorre più spesso tra quelle cui si dà il caprifico, come il lardare, il chiajese , il sarnese, che tengono molto del salvatico, e portano perciò frulli in copia. Spcssevolle son venuto a ragionamenti con agricoltori e proprietari istruiti , ma preoccupati dalla caprificazione : i quali ad ogni mia contraddiziono mette- vano innanzi , che la esperienza di molti anni ne avea loro dimostrata l' impor- tanza ; talvolta siam venuti ancora alle pruove. Quando io loro mostrava i fruiti non caprificali maturi precisamente al tempo , in cui quelli caprificati , rispondevano i più sensati dipendere dal suolo , ma che ciò non toglieva , che l' insello non avesse virtù di far allegare prima , e poi maturare anticipatamente quelli in cui entrasse ; e se loro faceva vedere il numero di frulli caduti da due alberi uno caprilìcato^ l'altro no, la volean sempre vinta; e quando io diceva, che lo stesso 384 fico , pognianio il sarnose , in Ischia fruttifica abbondovol monto senza il caprifi- co , cajjiouG di ciò rispondeano ossero il terreno, e l'abitudine. Ci ha tra nostri agricoltori questa massima , die una volta conceduto il caprifico ad un fico , fosso anche 1' albo , che non ne ha mestieri , secondo loro opinione , esso se no risente , e come avesse gustato il dolce diventa malo avvezzato , cosicché l'anno appresso senza il caprifico pochi fruiti porterebbe. Dappoiché il vedere l' insetto eoa •anta industria ed ardore cacciarsi tra squama e squama nel ventre del fico par loro impossibile , che ciò non produca alcun effetto. Delle quali coso , ed altre di siniil fatta niuno è , che non mi conceda di dovermene passare. 19°. Conchiusione. Dalle cose narrate di sopra apparisce chiaramente : 1°. Che per intender bene gli effetti della caprificazione , prima d' ogni al' tro s' ha da conoscere la natura del fico e del caprifico , e quali attenenze si ab- biano tra loro. E noi abbiamo veduto , che il caprifico non è il maschio del fico, •iccome 9' è credulo infino ad ora , ma una spezie tanto da quello differente , che può esser tolto a tipo di genere particolare. 2°. La struttura dei fichi domestici , cosi di quelli cui si concede il caprifi- co , come degli altri , per rispetto agli organi del fiore , alla struttura del seme e dell' anfanto , è similissima in lutti ; cosichè non si vede come l' insetto del ca- prifico solo ad alcuni dovess' esser necessario. 3°. Ed abbiamo veduto con esperimenti , che l' insetto non accelera la ma- turazione , ne fa allegare i frutti , sieno primaticci siono lardivi , e che nemme- no sia necessario alla fecondazione. 4°. Che il fatto del caprifico il quale perde anticipatamente quei fruiti , nei quali non si genera il moscherino , punto non serve a dimostrare la necessità della caprificazione ; ma si bene a confutarla compiutamente , poiché nel fico appunto non mai si genera esso moscherino ; ed inoltre abbiam veduto , che dove il ca- prifico mettesse assai frutti , molti di questi si cadono pure immaturi , comechè l' in- setto vi sia penetrato , e negli ovari si trovi il bacherozzolo. 5°. E rispetto alla caducità dei frutti in alcuni fichi lo causo si vogliono ri- cercare principalmente nel temperamento , e nella maniera loro di vegetare ; ed ancora nel suolo ^ nel clima , o nelle vicissitudini delle stagioni. 6°. E che però la caprificazione torna del lutto inutile per l' allegamento 1;^ maturazione dei fruiti ; anzi come tal pratica , che arreca dispendio , e diminui- sce la bontà dei fichi mangerecci , dovrebb' essere abolita nella nostra agricoltura. 385 ao". Congetlure sulF origine della caprijicazione. Oramai giunto al termine del lavoro non mi da il cuore nascondervi una certa mia soIleciUidinc , che sccrclamente è venula crescendo. Mi pare udire da ogni banda , che il fatto della caprificazionc essendo antichissimo e dichiarato da tanti valorosi scienziati cosi antichi , come moderni , non può non esser fondato sulla esperienza ; incontro alla quale ne teoriche astratte , ne altre sotligHezze della scienza giovano. Veramente quando mi si destano questi pensieri l'animo si smar- risce , e tante volte nel meglio dell'impresa mi toghevano la lena, di paura non un qualche fatto mal concepito mi facesse velo alla mente. Ne mai mi sarei av Tisato a mettere in luce cosi fatto lavoro, se la fatica in esso durala non mi sfor- zasse ad avergli un certo riguardo. Che dove 1' amore in una cosa ci sospinge air opera , 1' opera poi accresce l' amore. E la speranza ancora , che se non tut- ta , parte almeno di questa fatica torni in certo modo utile alla scienza. Di che spella ad altri il giudicare. Ma libero da si fatte occupazioni della mente mi si conceda , in cortesia, porre qualche congettura intorno alla origine della capriGcazione , e come siasi propagata tra noi. 11 tempo in cui si ebbe principio è onninamente ignoto ; perchè la prima ricordanza si trova in Erodoto , il quale la pone come pruova a dimo- strare la necessità del dattero maschio al dattero femina , come al Geo il capri- iico. Certo 1' esperienza manifestava agli agricoltori il fatto del dattero. L' espe- rienza adunque , direbbero molli , insegnava ancora ai Greci la necessità del ca- prifico al Geo. Non tutte le cose le quali i nostri padri ci tramandarono per le istorie, o le tradizioni popolari , o in altra maniera , ebbero innanzi provale colla espe- rienza ; e spesso si confondo 1' esperienza coli' analogia. Imperciocché pogniamo fosse slato conosciuto prima il fallo del dattero, e che taluno in vedere il capriGco di aspello salvalico , ed i suoi frutti con dentro il moscherino non mai buoni a mangiare , \ avesse perciò creduto necessario alla fecondità e ferliiczza del Geo ; questo già non sarebbe una dimostrazione , si bene una possibilità. E quante teoriche non vengon fuora di pochi fatti generalizzali per congetture , analogie , e cose possibili .' Le quali teoriche son poi riprovate , o confutate ; e talvolta du- rano assai tempo non ostante le confutazioni ; tanto è dilTicilc ridurre la mente dell' uomo da certe impressioni forti , e preoccupazioni , e stornarla dall' abitudi- ne. Ed è r abitudine di tanta forza , che quasi diventa seconda natura , siccome vuole r antico , e volgare adagio. Che se poi una massima si apprende alla mi- nuta gente , soprattutto a quella del contado , che più conserva suoi costumi ed usanze , oguuno vede che diificilmentc si può dimenticare , massime quando ci va congiunta la speranza , e la possibilità del guadagno ; e fosse antica. Ora chi può diro non sia nata in somigliante guisa la pratica della capriGcazione, e pro- pagatasi poi tra gli agricoltori ? E 1' abitudine può tanto in essi , che spesso non 49 386 solo non veggono perciò il male loro , ma non ìnlendono il bone degli allri , aman- do piuttosto morire nei loro errori , che avvantaggiarsi sulF esempio altrui. Certi fatti inesplicabili , o apparenze meravigliose , han generato sovente opi- nioni popolari , che dalla più rimota antichità son pervenuto a noi di generazione in generazione. Cerio cho in vedere la luna nasce subitamente il desiderio di sape- re la sua virtù , ed essendo 1' aspetto suo bellissimo , anzi meraviglioso , ognuno naturalmente è tirato a concederle una grande influenza sulle cose di questa ter- ra. E già gli agricoltori ab antico , secondo le sue fasi , confidono le sementi al terreno , recidono gli alberi , da lei in somma traggono chi possibilità e chi cer- tezza di bene o di male, lo non ho esperienze sulla influenza della luna , ma credo bene che alcune credenze popolari , pogniamo non fossero tutte erronee, non possono non esser tali , come quella sulla semi nazione. Gli è un bel dire agli agri- coltori l' errore loro ; tutti ad una voce vi gridano in capo lesperieìiza , e vi do- vete tacere ; che l' esperienza essendo la ragion sensibile dei fenomeni , contra a lei non ci ha richiami. E quali e quanto sieno le pruove abbiate in contrario , pu- re la opinione comune risolutamente sostenuta vi fa mettere finalmente a parti- to. Ma il fatto della luna , si può dire , niente conferisce alla capriGcazione. Cre- dete voi , che vedere la prima volta i diversi anfanti del caprifico e l' insetto che dentro di esso si propaga, e come poi esso insetto si caccia volenteroso nel fico do- mestico per la bocca dei frutti tra squama e squama io un modo che noi non avremmo potuto immaginare , credete voi ripeto , sia un fatto di si poco conto da non vederci a prima giunta un gran disegno di natura a compiere ? Veduto poi dagli antichissimi Greci ! i quali naturalmente di leggiadra fantasia parca loro che in certi fenomeni naturali , in tante piante e tanti fiori ci fossero secreti o meraviglie ; e di casi umani ricordanze e segni vivi. Certo che di Grecia venne tra noi la pratica della caprificazione , aggiustan- do fede a Plinio , il quale dice che era in uso allora nelle isole dell' arcipelago , ed agli Italiani onninamente ignota. Ma in qual tempo precisamente sia slata tra- sposta non saprei dire , e gli autori di cose rustiche i quali vissero nel i3oo no parlano come di cosa in uso in alcuni luoghi , ignorando pur essi come e quan, do sia capitala tra noi. Quello mi pare interessante a sapere si ò , che tra noi fu adottala proprio nel senso in cui la tenevano gli antichi , essendo le opinioni dei nostri agricoltori perfeltaraenle simili a quelle dei Greci per rispetto alla sua nlilltà. Nella gente di contado si mantengono le tradizioni più rimolo spesso senza rau- lazione di sorla. Si legge in D'ioscoride , serve por metlerc un esempio , avere la Mandragora scerete virlù, ed essere adoperata dalle streghe. Ora in più luoghi del nostro regno ^ dove tal pianta cresce naturalmente, anche di presente , alcuni la tengono nel medesimo conto. Discorrendo una volta per certi ficheti intorno Napoli \idi sospesi a certi fichi quelle crescenze spugnose che fa l'olmo per la puntura di una spezie di afide o pidocchio , nella quale crescenza questo si propaga. Aven. 387 do interrogato a che servissero , rispondeva l' agricollore che tali ricrescimenli spugnosi valevano quanto i fioroni del caprifico , cioè a fare allegare assai copia di fichi affermando , che tal precetto si ebbe in pruova ed insegnamento da suo podrc , e la sua esperienza glielo avea rifermato. Certo l'è una baja. Intanto la stessa cosa si legge in Teofraslo ; e poi nel Palladio al capitolo del fico dove dice: » E se questo non s' abbia ( cioè il caprifico ) sospendasi la verga dell" abrotano , I ovvero il callo , il quale si trova nelle foglie dell'olmo i E questo si è uno dei tanti esempi di usanze ridicole e strane in uso presso la minuta gente infino da tempi rimotissimi. E nientedimeno quantunque contro alla ragione , le sono in Toga, e coloro ci credono e le praticano, allegano pure l'esperienza. Certo, l'esperienza , siccome ho detto, è la ragion sensibile dei fenomeni , e lei dob- biamo in tutto seguitare. Ma quando si parla di esperienze è da vedere chi le ha fatte , come ed in quali tempi. Ritornando ora alla caprificazlone , da cui mi sono alquanto dipartito , ri- nientc rileva 1' antichità del fatto , e l' esperienza messa innanzi dagli agricoltori. Non già che io volessi disproggiare tanti valorosi uomini che scrissero intorno a dò i ma dico solamente ch'cgfino non hanno fatto esperienze, gli antichi, come Aristotele e Teofrasto , raccontando quello era in uso ; Cavolini e Galleaio preoc- cupati dalla opinione di Linneo. PARTE QUARTA Comparazione tra la struttura dei fiorì del fico , e caprifico con alcune spezie dì fichi esotici. Essendomi paruto , che la cagione principale delle opinioni varie sulla ca- priCcazione , fosse stata il non essersi infino ad ora conosciuto la natura del fico e del caprifico , mi avvisai da qualche tempo , che per fissarvi 1' attenzione dei dotti , e farne rilevare l' importanza dei caratteri, era meglio dividerli in due gè- • neri , che considerarli come spezie di un solo. E per far ciò con più ragione , faceva mestieri esaminare i fiori di altre sorte di fichi non indigeni dell' Europa. Tutti sanno , che Linneo institu'i il genere Ficus sul caprifico ed il fico do- mestico , credendoli due individui della slessa spezie, il primo maschio l'altro fcmina ; e vi aggiunse poche altre spezie allora conosciute indigene di altri luoghi della terra. D numero delle spezie poi , per le ricerche di tanti viaggiatori in dif- ferenti e remote regioni del globo, è talmente cresciuto , che oggidì se ne cono- scono descritte più che cento. Ma niun Botanico , per quanto è a mia conoscen- za , ha volto il peusierò ad esaminarne con diligenza la struttura dei fiori , del frutto, e del seme, per compararla con quella del caprifico e del fico domesti- co. Lavoro sarebbe questo assai lungo per si gran numero di piante , difficilissimo 3SS por la piccolezza dei fiori, e perciò clie moltissime non fioriscono nelle sliifc, in cui forse non mai abboniscono semi , e principalmente , che nei saggi riseccati d' ordinario non si può vedere con precisione i caratteri. Io non intendo togliere di mezzo questa mancanza in tal parte della scienza ; cliè l'ingegno forse non mi ba- sterebbe alla grandezza del subbicllo ; e poi le mentovato difficoltà più tra noi che jiltrove , sarebbe difficile di superare. Solamente ho in animo sottomettere al giudizio degli altri quello mi è occorso vedere in circa venti spezio ho potuto esaminare , e le conseguenze mi ò paruto se ne potesse dedurre. Il loro portamento in genere è mollo diverso dal fico , e caprifico ; ma 1' origine e struttura degli anfanti la me- desima; anzi questi in alcune spezie, non altrimenti che nel caprifico, nascono successivamente nel corso di un anno. E per rispetto alle difi'erenze ho notato in essi anfanti e nei fiori che eonlengono , dopo le cose esposto intorno al fico e caprifico , sono entrato in vari pensieri per conoscerne 1' importanza. Primiera» mente avendo fatto vedere come F anfanto , ed il suo peduncolo si debbano con- siderare come duo meritalli in quella foggia trasformati , seguita naturalmente , che l' esser scssile o peduncolato 1' anfanto , importi forse più che la presenza o mancanza del peduncolo nel fiore. L' involucro di tre squame o fogliolino verti- cillate alla base dell' anfanto , dappoiché suol essere costante, le differenze pos- sono nascere da esso , sono primieramente la sua mancanza , e poi le modifica- zioni provenienti dalla forma , e grandezza ; e sopratulto dalla disposizione dello foglioline. Manca talvolta l' involucro apparentemente per essere piccolissimo , o perchè nasce quando 1' anfanto è già affatto cresciuto , come si vede nel /^• cus leiicostwfa. Ma quello mi par memorabile si è , che in talune spezie in luogo di tre foglioline verticillate , ce n' ha molte disperse sul peducolo , e so- pra r anfanto come nel Ficus exasperata et oppositifolia. La situazione dei fiori unisessuali dentro la cavità di questo non è in tutte lo spezie la stessa ; in alcu- ne essi fiori stanno mescolati , in altre in luoghi separali , i maschi nella parto superiore sotto la bocca, appresso alle squame; i fiori feminoi nell'altra. La parte interna dell' anfanto d'ordinario ha brattee, ciascuna delle quali guernisce la base di un peduncolo , cosichè i fiori allora si possono considerare come ascellari ; tal- volta solamente sottili e minuti peli , tal altra manca di peli e di brattee. I fiori, cosi maschi che femine,.nel maggior numero delle spezie sono peduncolati; ma in alcune gli uni e gli altri costantemente sossili, ed il peduncolo varia nell' es- ser nudo , o bratteato. Del perigonio sono tali e tante le diversità, che a prima giunta pare non ci si possa trovare alcun carattere cosante da servire alla distia» zion dei generi. Ciò non di manco considerate bene, non nei termini estremi , ma in quelli di mezzo , non di rado ne posson fornire qualcuno più o meno impor- tante. Se le foglioline del perigonio sono perfettamente verticillate , ed uguali di numero cosi nei Cori maschi come nei feminei , io non veggo come questo noQ debba valer Qteote messo a riscontro colle diversità si nota in altre. Per esem-- 389 pio nel Ficus slipulata il perigonio, cosi nei fiori maschi comefeniine, è sem- pre di quallro foglioline ; u nel lieo domestico di cinque , salvo lalvolln qualche fogliolina di più o di meno^ il che non loglio non s' ahbia a considerare come naturale quel fatto che più di frequente occorre. Ma nel caprifico troviamo il pe- rigonio del fiore maschio d ordinario di cinque , e quello del fiore feniina di Ire foglioline. Ci ha due falli importanti a notare sulle lanle. modificazioni del peri- gonio nelle piante di cui si ragiona ; 1' uno si è , che nel Ficus leucosliela esso perigonio nel fiore feminco è di un sol pezzo , come una vescica , e nel maschio di tre. L' altro , che nel maggior numero dei fichi esotici il perigonio del fiore maschio è di Ire foglioline non perfettamente verticillate , ma 1' una suH' altra disposte espira; od allora l'ultima solamente porta lo stame nella sua ascella. La quale osservazione dichiara apertamente , che le ultimo foglioline di un ra- niuscelio , avvicinandosi Ira loro, diventano verticillato formando un involucro, im calice , un perigonio , quando anche lo foglie del fusto fossero evidentemen- te disposte a spira. Il numero degli stami è sembrato a' Botanici di niuna im- portanza nelle diverse spezie dei fichi. Le quale opinione mi pare sia derivala dal vedere nel caprifico , che gli stami sono veramente variabili nel numero ; ma il fatto di questa pianta non deve servire di regola per le altre in cui il nu- mero degli stami in ciascun fiore è costante. Le parti diverse dello stame porgo- no spesso caratteri di qualche importanza ; poiché il filamento in alcune spezie è SI corto che pare che manchi , in altre mostra diversa conformazione , come si vede comparando quello del caprifico col fico domestico ; l'antera in quanto alla forma varia non poco ; ed ancora nei granelli del polline si nota , quantun- <[ue rarissimamente , qualche diversità. Sono essi di varia grandezza , rotondi o pressoché tali , e nel Ficus clastica , piuttosto allungati. Ma quello che merita maggiore considerazione si è la origine , la grandezza , e la forma del connettivo. Ho veduto nel Ficus bcìigalcnsis od in altri nascere primieramente l' antera in forma di rene, come un otrcllo allungato e curvo con una sola cavità, nella sommità del filamento ; e questa sommità prolungandosi dividere a poco a poco quoll' otricello in due , uno a destra , 1' altro a sinistra ; ed essa che reslava nel mezzo formava il conncllivo. L'antera adunque nei fichi, e forse in moltissimo altre piante ancora , nel suo primordio è uniloculare, con una sutura longitudinale, poi è partila in due nel modo sopraddetto, e divenla biloculare: ma nel Ficus rubiginosa rima- ne uniloculare come in principio apparve , almeno nello piante coltivale , nella sommila del filamento , scMiza punto mutarsi infino alla compiuta formazione dei granelli del polline. Il connotlivo si trasforma nel fico domestico in una maniera, eh' io non ho veduto ancora il somigliante. Allargasi in una lamina rotonda , concava, e nella concavità porta gli otricelli dell' antera. E nel pistillo, che non suol variare nel numero in ciascun fiore, ci è da considerare lo stimma, ora sem- plice ora bifido, secondo le diverse spezie , e la varia sua conformazione. In molli filili colici gli stimmi unendosi tra loro formano ur>a spezie di membrana. Noi fico domestico ci ha il ginoforo più o meno manifesto , e 1' ovario biloculare ne- f;li nnfanti primaticci f cose non mai vedute nel caprifico ; se non che in questo tnlfiata il i;;inoforo comparisce solo in qualche ovario bacato ed ancora in alcuni o\arì l'ocondi , cioè coli' embrione , dentro i forniti. Cosichè nel fico mangerec- cio si scorge maggior perfezione di struttura che nelle altre affini, e più simme- tria nel numero delle parli , poiché vi comparisce almeno 1' ovario biloculare , come indica la divisione dello stimma. Per sifTatte considerazioni , ed altre , che saranno appresso dichiarate , ho cre- duto che il genere Ficus comprendesse alcune spezie tanto differenti tra loro , che polevan diventare tipi di generi particolari ; avendoci sposso non uno de' ca- ratteri di sopra cennati , si bene parecchi. Ed afiinchè i Botanici avessero potuto giudicare di che pregio l'ossero le osservazioni da me fatte tanto sul fico e capri- fico, quanto in alcuni fichi esotici, in ciò che riguarda principalmante la parie diagnostica della scienza , mi avvisai 1' anno passato di darne notizia con una lireve scrittura intitolala « Nova genera super nonnullis Fici speciebus ee. prò. mettendo nel presente lavoro la distesa sposizionc di ciò che accennava solamente \n quella , e le figuro altresì ; oltre 1' esperienze sulla caprificazione , ed altre os- servazioni. Di che trattando è intervenuto che sulle coso delle nella mentovata scritlura fossero cadute parecchie giunte e correzioni di non lieve importanza. E come quelle che in compendio tutta comprendono la dottrina dei fichi nostrali , e di parecchi stranieri , però mi è parulo utile ristamparla nel tenore seguente. NOVORUM GENERUM CHARACTERES EXCERPTI NONNULLIS FIGI SPECIEBUS Sylvesfres ficus apud nos sponte provenìenles duplicìs sunt generis, alterum Ca- prificus nuncupatur , alterum Ficus vera. Gaprificus androgyna existiraatur , eo quod florcs mascuios una cura foemineis eodem proferì amphantho sivc reccpta- faculo. Amphanlhi tria genera in hac arbore occurrunt , quae , uti accepiraus a Tmirnefortio , in Graecia vernacula cultorum lingua dicunlur Orni , Fornilea et Crntircs. Orni ( quo nomine et ipsa arbor a Graecis dcsignalur ) sive Latinorum grossi sunt receplacula praecocia , quae decedente hycrae prodeunt in summitale ramuli praeleriti anni pauUo supra inserlioncm jam delapsi folli. Forniti autem appollnntur receplacula ex ramulo annotino prodeunlia ; quorum suprema , vel ju- niora , sunt revera cratiri , perque tolam hyemem permanent. Discrimina vero quae eliam in caprificis noslratibus obvcniunt. Flores masculi in grossis copiosi , in fornilis pauci , in cratiris autem exlant imperfccli vel abortivi , aut omnino do» sunt. Islis receptaculis vivit quaedam iusccta , quibus nomen Cynfps Psenes ex Linnaeo. Tota paries interior cujusque amphanlhi , praetcr squamas sub ore , ?,,,. Lraclcis mininiis est obclucla , iute- quas superna parCe cnascunlur Dures niascu- Ji , ia allora focminci. In flore niasculo pcdiccllalo porii;oniuin plcruin(|iic penla- lìhyllum , (olidemque slaniina , nonnuraquam minora , lilamontis cylindracuis pc- ri^'onio subaajualibus vel longioribus. In flore focmineo pedunculus nonniliil brc- vior , perigonium sacpius Iriplijllum. Semina in grossis caprifici non dura vidi , cui nmllos annos porquisiveiim , coque ardenlius quo mihi animadverlenti flores niasculos copiosos ae focmineis incumbcnles , foecundalio non defulura videbalur. Scd pislilla alia insectifcra , alia infoecunda , quamvis et ista ovario , slylo cf Btigmale pracdita sint. Rcperiunlur auleni semina caprifici iu iis fornitis pracscr- tim , qui prae caelcris grandiorcs , sub cxilum scplembris et ineunte octobri Icr- tiam insectorum gcncrationem pcrficiunt. Quo tempore corum focminae ia reccp- lacula juniora , sive craliros , evolanl per byemem permansura. In Ccu aulcra vera vel saliva praedicta insecla non gignunlur , cliamqne duo genera rcccptaculi plerumqne videnlur , alia serolina seminifera , quae se novo ramulo , ineunte aeslale , baud aliler quam forniti promunt, floribus tantum foc- mineis focta , alia sunt praecocia omnino stcrilia , ex ramulo superioris anni erum- pentia codcm tempore et loco quo et grossi caprifici. Revera offeruntur passini uuculae , quae colore , magnitudine , et forma seminibus perfectis similcs viden- lur ; sed et Ipsae quia carent cmbryone infoecundae sunt , lanlumque albumino- sa refertac subslanlia. In grossis , clsi perraro , insunt nonnulli flores masculi , qui a floribus caprifici difTcrunt laciniis perigonialibus versus apiccm lalioribus , fllamenlis dilatalis , margine membranaceo inflexo , anlJiaeris super Jaminam ex conneclivi amplificalionc efformatam , impositis ; et insuper ovarium persaopc bi- locularo. Ilacc ficus ubi(|uc colitur, quippe cum cjus rcccptacula jam matura dul- ciora cvadant quam in caprificu. Caetera in ficu et caprificu omnino fere simi- lia. Caulis arborcus , ramosissimus , distorlus. Folia caduca , alterna , stipulala ( slipulis mox caducis ) palmato-lobata ; amplitudine , crassilie , colore plus mi- Dusvc virenti , ludunt magis propter naturam loci quam slirpis ingenium. Auctoros , Linnaeo docente , ficum sativam non esse nisi caprifici varietatem putant prò floribus masculis aborlivis , roceptaculis in malurilate tenerioribus ac succosioribus. At ego aliler senlio, caprificura nempe et ficum adco inler se diflcrrc ut genera , polius quam spccics , distincla constituant. Ficus cnim saliva numquam insectifcra , ejusque flores masculi , si adsunl ( quod tantum in grossis coalingil) valde ab illis caprifici dissimiles sunt, u li supra commemoravi. Interim sub eodcm genere ccnlum et ultra spccies ab aucloribus recensentur , quae in Asia , Africa et America sponte proveniunt. Eorum nonnidlac quia ob babitum , inler se lam dis- similem , diversae a ficu et caprificu milii semper visae sunt , sic quae in noslris vi- ridariis florent diligcnlcr perscrutari conatus sum. In qua invesligatione tanti mo- menti discrimina inler cos adesse comperi, ut jusla scicnliae prcieccpta nova genera profcrrc arbilratus sim. Eorum characlcrcs cxccrpsi tum ex an)pbantlio , tum ex flo- ribus in ipso comprclionsis. Amphanlhi nolao plurimi milii viclenlur prout pcdunculi, involucra , bracleaoque adsunt vel dosuiil. Nani pcdunculus ulrum sit nec ne in ampbanlho niajoris niomenli mihi vidctur qiiani in flore. Illiid enim cum prove- iiial ex unius inlornodii sive mcrithalU dilatalionc , pcdunculus si adsit alteruni sislit iulernodium : quod ego in prima bujus libri parte l'use dcnionslravi. De al> senlia involucri ci bractcarum nihil dicam , nani res ipsa quanti sit perspicue declaral. Flores sempcr uniscssualcs vidi in specicbus exoticis quac mihi obviae fuere ; sed in ficu et caprificu reperiunlur , quamvis sat raro , nonnulli flores raa- sculi cum pistillo plerumque abortivo. Florum silus cum aliis nolis conjunetus ad genera distinguenda adbibcri potest , ex eo quoti in eadem specie constans est. De perigonio multa videnda , pracsertim utrum sit diversuni in utroque flore , nionopbjllum ne an polypbyllum , laciniis omnino verticillatis vel sub alternis. INotandum insuper censco in floribus masculis slaminum numerum , et formanì filamenti, conneclivi, anflierae , nec non pollinis granulorum : in pistillo autem quot loculos ovarii ; maiimeque quot stigmata , nec non eorum formam. I. FICUS GASP. Nov. cm.p. S. ( t844-). Guss.Jl. sic. synop, voi. II. p. ft. p. SS/. ('Ficus carica foemina Liti, et aliar J, ■ '• ( lab. V. et VI. ) Amphaniba pedunculata , involucrata , pariefe interna bractcolata ; alia prae- cecia ( grossi ) plerumque foominea , raro androgyna , semper sterilia ; alia se- rotina aesliva foeminea , seminifera. Flores masculi ftaò. F. te. / — •9^pauci in parte superna , et sub ore amphanlhi , pedicellati , perigonio plerumque penta- phyllo , laciniis versus apicem latioribus. Stamina i — 5 laciniis perigooii oppo- sita , filamento dilatalo margine membranaceo inflexo ; anthaera obionga introrsa biloculari , super laminam ex conneclivi ampliUcalioue cfTormalam , imposila. Pol- Jinis granula laevia rotunda. Flores foeminei brcviter pedicellati perigonio plerum- que ponlaphjllo. Pislillum in receptaculis f lab. V. io. 8 — fo J serotinis ovario uniloculari , stjlo laterali , stigmate bifido ; in praecocibus , sive grossis , gynopho- ro ( tab. V. te. 4 — 7 J plus niinus longo insidens, ovario saepissime biloculari. Ovulum paridi stjligerae appensum , ampbytropum , micropilc supera. Pcricarpium mollo a semine facile secedens. Semen appensum , testa-dura fragili ; endoplcura membranacea , tenui , caruncula bilo contigua praedita. Embryo fere in centro albuminis carnosi , incurvus , homotropus; radicula elongala supera , carunculae obversa ; cotiledonibus elliplicis incurabentibus. Fici varietates permullae coluntur , quarum nonnullae sunt forsan specics di- I 393 slÌQctac , earumque cliaraclercs in Iiorlìs et ficelis cxtricalu didlcillimum. Ficus enim cultae aliae prorsus indigenae , aliae vidcniur advenae : ideoque in quae- rcndis characleribus spccierum sylveslrcs ficus sunt navitcr obsorvandao. Quac apud nos abunde provcniunt in locis asperis maritimis , qiiandoque in pracruplis ap- penninorum jugis ac dcpressioribus mcridicm specfanlibus. In locis vero calidio- ribus raro vel numquam bifcrac , in montosis autem plcrumque steriles. In prae- sentiaruin generis formas insigoiores scqucntcs propono. I. Ficus leucocarpa. F. trunco elalo, foliis palniato-quinquclobis, glabriusculis, sub membranacei?, grosgls plerumque aborfivis, oblongis, ex-viridi-subvioiaccis , basi alfenualis , for- nilis albis, lurbinalis subrolundis , pulpa tenera dulci mellifera, florum pcduncuiis crassiuscuiis ex albido-roseis. In muris vetuslis et rupium fissuris prope Neapolim. Cultura non mutalur ; et volgari nomine^eo irojano nuncupalur. Ilujus fici varietatcs esse videntnr. b ~ grossis sub rotundis - (fico albo-Galles, pom. ilal.J. e~nnilera, fornitis turbinalis , basi attenualis, corlice lenuissima lulesccn- ti , pnlpa cornea , florum filamentis altenuatis - (^co pissalulto-GallesJ. 2. Ficus Dottala. F. trunco elato ramosissimo, foliis crassis hirsutis, obiter palmato - 5 • lobis obtasis ; grossis oblongis , basi altenuatis , sub-violaccis ; fornitis glabriusculis, ob- longo-turbinatis subrotundisve , laevissimis , albis , corticc sub-coriacea , pulpa Gr- rniuscula , saccharifera , florum Glamentis attenuatis , ex albido-roseis. In asperis maritimis et submontosis calcareis regni Neapolitani. Pianta haac copioso lacte redundans , et prae caeteris fructifera , gaudet ramulorum internodiis brevibus. In hortis ubi nomine ^co dottato colitur , fructus forma et magnitudi- ne variai ; in loco natali vero ejus grossi abortivi vel mox decidui , forniti au- tem corticc quandoque ex viridi fusca. 3. Ficus Colombra. F. ramis annotinis villosis , foliis scabris , profunde palmato - 5 - lobis , lo- liis angustis ; grossis persislcntibus laevibus , maximis , rolundato-dcprcssis ses- si li bus , pulba alba dulci , fornitis subrolundis ex viridi-aibis. Vulgo ^eo Colom- bra. Sylvaticam adbuc non invcui , et cultura non mutatur. 4-. Fictis polijmorpha . F. ramis annotinis villosissimis , foliis palmato - 5 - lobis , grossis turbinalis laevibus, fuscis vel sub violaceisj fornitis villosis rotundalo turbinalis , pulpa ro- sea, cortice ex viridi-fusca. Ficus liaec crescit abunde prope Neapolim in muris vetusfis , rupium fissu- ris ; immo et in pracruplis insularum adjacentium ; et a cultoribus Neapolilanis plerumque vulgari nomine ^co c/iiajese designalur. In horlis ex seminibus facil- limc enascilur ; et ideo tam babilu quani fructus characleribus valde polymorpha est. Ex hiic scqucntcs mca seatentia cmaaarunt sub varietatcs. 5o a -julìana : (Ficus praecox Gasp, in Guss. Jl. sic. syn. p. tr. p. SSoJ trunco liumili , folioriim loJ)is profundis , obscurc TÌridibus , grossis deciduis , for- iiitis ohlongis voi subrolundis , pmecocibus, corticc ex viridi-fusca , pulpa carnea. Vulgo fico lugliatico , vcl lugliarolo. b - bifera .• grossis pcrsislcnlibus oblongis , fornitis subrolundis , corticc lae- vi c\ violacco-nigra , floruni filamcnlis carneis attenualis. Vulgo ^y£?o sampiero. e - sarncìms : foliis submembranaccis , obitcr lobalis , grossis oblongis basi allenuntis laovibus , raro pcrsislentibus , fornitis turbinatis. Vulgo ^o sarnesc. Variai fruclibus albis et violacco-fuscis. d- depressa: grossis aborlivis, fornitis sessilibus, tnrbinato-dcpressis, lacvibua, cortice violacco-nigra , florum pedunculis attenualis rubris. Vulgo fico brogiotto. Variai fruclibus albis. X ~ mela7ìocarpa : foliis crassiusculis , villosis , obiler lobatis , grossis deciduis, fornitis subrotundo-turbinalis cortice violaceo-fusca , pulpa albida , florum pedun- culis attenualis. Vulgo Jico barbanera. Varietas fructus pedunculo rubro , et cor- tice violaceo-nigra colitur nomina Jico petronciano. m - elegans : foliis profonde palmato - 5 lobis , lobis angnstis basi constri- clis , fornitis corticc sub violacea ani ex viridi - violacea varia polpa carnea -. (Jico vezzoso-GalL). y - hematocarpa : grossis aborlivis , fornitis snb rotnndis , corticc viridi- ▼iolacea , pulpa sanguinea , flornm filamenlis incrassalis. Vulgo ^co melo grano (Galles pom. it.J. Hujus fici lusus esl^co Brianzolo ejnsdcm aucloris prò foliis amplis , fornitis rolundis , corticc integra viridis , palpa alro-sanguinea. 5. Ficus pachycarpa. (Ficus macrocarpa Gasp, in Guss. l. o.J F. tronco elalo , foliis scabris , profunde palmato - 5 - lobis, lobis angnstis , grossis aborlivis , fornitis laevibus , turbinatis , maximis , saepissime proliferis., corlice fusca subviolacca , pulpa rosea firmiuscula , florum filamenlis incrassalis. Vulgo Jico lardaro. ( lab. V. ). a -fasciata: fornitis corlice tenui , fascis viridibus flavicanlibusque , alternis, a basi ad apiccm prolensis. Vulgo ^co limone vcl zigarella. h - nobilis : unifcra , foliis crassiuscnlis , fornitis turbinatis, cortice laevi viridi-lnrida , intcrdum bine inde sub violacea , polpa carnea , florum filamen- lis incrassalis. (Jieo regina-Galles.). e - lusilanica : foliis crassiusculis palmato - 5 - lobis oblusis , fornitis ma- ximis , rotundatis , basi in pcdimculum crassnm conslrictis , cortice viridi-fusca, laevi , pulpa carnea , florum pednnculis incrassalis. (Jico portogliese-Gallee.J. 6. Ficus deliciosa. F. bifera , foliis obiler 5-lobatis , lobis lalis ; grossis turbinatis , corlice vi- ridi-fusca , pulpa sub violacea , florani filamenlis carneis vel rubris , fornitis mi- noribns subrolundis , corticc ex albido-flava , pulpa albida , florum filamenlis car- neis. Vulgo Jico paradiso. 395 b ~ casianea : bifcra , foliis profondo- 5 -lobopalmatis , scabris , lobis angu- 8lis basi conslriclis ; grossis oblongis , corticc lacvi , rubro-fusca , pulpa carnea ; fornilis mindribns sub rolundo-dcpressis , corticc fusca , pulpa albjda. Vulgo Jì- co dallo. ( Galles, pom. Hai. ) e-lalifolia : bifora , foliis ampb's , mcmbranaceis , 3-5-lobatis , lobis latls , obtnsis Fcl fere acuminatis ,• grossis oblongis , basi constrictis , corticc viridi-fa- «ca, pnlpa sub violacea,- florura filamentis carncis; fornitis sub rolundo-turbina- tis , corticc viridi, pnlpa rubra. Vulgo ^co mona'jo. ( Galles, pom. ilal.) d- maxima: bifora, foliis ambitu subrolundis, obilcr-5-lobalis , amplissirais, crassis, supra scabriusculis , subtus moUiter villosis, fructibus majusculis obconico- turbinatis , corticc fusca voi subviolacea , pulpa carnea. Uaoc ficus sat raro colitur prope Neapoiim , vulgari nomine fico cervone. In Apulia vero Jìco asinino auditur , cujus iconem misit amicus loseph de Niccolò SQgax Bot;inophjlus. 7. Ficus hijpolciica. F. foliis pallide vircnlibns , palmato-5-lobis , lobis oblongo-sinnatis , obtusis, antico latis , basi constrictis , pctiolo lamina brovioribns ; grossis abortivis ; for- nitis subrolundo-lurbinatis , corticc lurida virescenti , pulpa ex albido-flava , florum filamentis attonuatis. Vulgo ^eo verdeccio (Galles, pom. Hai.). Ficus baco mox distinguonda tronco bumili , foliis pallide virentibus, et frnetu. IL CAPRIFICUS GASP. nov. gen. p. 6. Guss. fl. sic. syn.p. //./>. 8S(i. e Ficus carica androgyna Lin. et auet. J ( tab. i-n-m. } Amphantha pedunculata , involucrata , praecocia et acstiva ( grossi et forni- ti ) androgyna , serotina ( cratiri ) plorumque focminea. Flores pcdicollati brac- leati ; masculi (lab. I. d-d~-lab. II. e J in parte superna perigonio sub quia- qucpbyllo , laciniis lineari-subulalis. Stamina plerumque 3 — 5 laciniis perigonia- libus opposita , filamento cjlindraceo ; anthaera subreniformi , introrsa , biloculari. PolUnis granula laevia rotunda. Flores foeminei (tao. IT. d*^ tab. III. »j^ pe- rigonio plerumque tripbyllo , ovario plerumque sessili uniloculari , stigmate bifido, vel abortu simplici. Albumcn tenue. Caetora uli in Ficu , practer albumen quod adeo tenue ut cavitalem cndopleurac non impleat. Est Caprificus velerum , sivc Ficus carica androgyna Linnaei et aliorum , quae a Ficu vera mihi dilforre videtur , quod amplianthi tria genera proferì , twjoc scmpcr inscctifora , praetor aosliva ( forniti ) quae simul insoclifora et se- minifera ; ovarium scmpcr uniloculare, nonnumquam gynopboro suCfultum j pe< ^6 rigonium floris focminei tripbjllum , praeserUm ob formam niamcnli , connecti- vi , et anlhaerac. Hujus generis formae bou varielatcs insigncs , vel si iriavis species , propc IVcapoliin spunte provcnienles, in pracscnlia scquenlibus characteribus dislinguen- dae mihi esse vidonlur. 1. Caprificus Icueocarpa. (lab. II-III. ) C. ramis annotinis laevibus glabriusculis , foliis paImalo-5-lobis , amphantbis laevibus lurblnatis , grossis fornitis(iue maluritale albescentibus , craliris sub vio- laceis. a - pachycarpa .• grossis maxlmis subsessilibas maluritale tcnerrimìs , pulpa subdulci tenera , fere eduli. Erìnosyce ? Ponted. b - viridis : amphantbis minoribus , grossis subrolundis pedaneulatis , corticc ex viridi-alba , foliorum lobis obtusis. 2. Caprificus oblongata. ( C.inseciiferab — neapoKiafia Gasp. ncm.gen.J. C. ramis annotinis scabrlusculis , foliis palmato -3- lobis , grossis laevibus ob- longis , maturiate ex viridi-sub-violaceis. Vulgo prqfico chiajesa, 3. Caprificus rugosa. C. ramis annotinis villosis , foliis palmato -5- lobis , crassiusculis ; grossis tur- binatis , maximis , rugosis , maluritale sub-violaceis , cratiris deprcssis vel rotun- dalis. Vulgo prqfico ricciuto. 4. Caprificus gigantea ( lab. I. ) C. foliis palmato -3-5- lobis , crassis, laevibus, grossis turbinatis, sub-sessili- bus , laevibns , maluritale ex viridi-violaceis , cratiris oblongis viridibus. Haec caprificus ( quae , una cura C. rugosa , prae caclcris inscctifcra est ) primo intuitu a rcliquis dignoscitur tura craliris viridibus ; lum , praetcr cbara- cteres allatos, trunco elato ramosissimo. Ejus rami tandem glabri; anthacrae in grossis majusculac , subrecurvac , filamento crasso ac brevi longiorcs ; perigoni! laciniae ex basi ovata in apicem subulatum atlenualae, aut lineari-oblongae , con- cavae , filamento aequales vel longiores , sed nunquam anlhaeras exccdcntcs. 5. Caprificus sphaerocarpa. C. grossis rotundis , laevibus , cortice obscure virenti , pulpa subviolacea , foliis palmato-5-lobis. 6. Caprificus pedunculala. C. grossis longe pedunculatis , turbinatis, rugosis, foliis profunde palmato-5 lobis parlitisquc , lobis anguslis. h7 III. TENOllEA GASP. kov. gen. p. C. Fici spec. auct. (lab. VIU. ic. 23-31.) Amphanlhum androgynura , involucrafum , ore squamls clauso , inlus pilo- 8um. Flores cbraclecli , pediccllali , perigonio letrapliylo. Stamina duo , in an- fhaesi perigonio longiores , filamentis brevissimis fere nullis , anthaeris longis , inlrorsis , pyramidalis , carinalis. Pollinis granula subrolunda , laevia. Flores foc- rninei in parie inferna receplaculi , ovario uniloculari , slylo laterali , stigmate simplici , dilatato , concavo , fere infundibuliforrai , ore obliquo. Scmen ignotum. Genus valde divcrsum a Ficu et Capriflcu , pariete interna ampbantbi mini- me bracteolata , sed tantum pilosa , ed ideo floribus ebracleatis ; perigonio in utroquc flore tctraphjllo, staminum numero , forma anthaerae , et stigma tis cha- ractcribus. Idque dicavi clarissimo viro Micbaeli Tenorco Botanices Professori prae- siantissimo , in cujus honorem genera usque adhuc proposita jam sub aliis norai- nibus prodieranl. Species unica mihi nota, Tenorea heternphylla Gasp. , Ficus stipulala aucf. Asiac indigena , babitu singulari , ramis quoquoversus radicantibus, ac longe pro- repentibus , junioribus hirsulis. Stipulae mox deciduae , 5-6 lincas longae , o\ato- triangularcs sub-acuminatae , subtus pilis fulvis praedilae , supra glabrac conca- vae. Folia serapervirentia , petiolo lerctiusculo tomentoso ; in ramulis sterilibus glabra , obblique ovata , apice acuta , planiuscula , supra laevia , obsucure viri- dia , subtus pallidiora , pulchre reticulata , nervis albis valde prominulis : folia autcra ramulorum fructiferorum longe majora , initio pilosa , basi minus obbli- qua , subcordata et fere aequalia , duos tresve pollices et ultra longa , ovato ob- longa, obtusa. Receptacula grandia, duos vel tres pollices longa, sesquipollicem vcl pollices duos lata , turbinata vcl pyriformia , ore prominulo , epidermide primo setosa , deinde glabra viridi , maturitate denique sob violacea. Caro insipida cx- Bucca. IV. UROSTIGMA GASP. kov. gen. p. 7. Fici sp. auct. ( lab. VU. ) Amphanfhum sossilc , subrotundum , involucratum , androgynum , intus un. dique bracteolatum. Flores utriusque seius pcrniixti vcl segregati , masculi supe- riorcs , omncs plus minusvc pediccllati , pediccllis squamosis , perigonio triphyl- lo , foliolis sub voi piane vcrticillatis , concavis , obtusis , incumbenlibus. Slamcn unicum perigonio oblcclo , lilamcnto cylimlracco ve! compresso , anthacra bilo- culari. Pollinis granula rolunda , laevia. Pistillum ovario uniloculari , slylo late- rali , stigmate simplici , elongalo , filiformi , undique villoso, Semcn ignolum. Nomen ex stigmatis forma dcsumplum. Spccios mihi usque adhuc nolae , quae buie generi nuuc rcferendac , nica sentealia sunt. Urostigma populcaster Gasp. (io. 22 — 37.) nilidum Gasp. ( ic. 28 — 32. ) — — rctustim Gasp. ( ic. 33 — 37. ) ' beiìfjalcnsc Gasp. ( ic. i4 — 21.) — — rubìf/iiwswn Gasp. ( ic. 6— t3. ) — eordalum Gasp. ( ic. 38 — 43.) — — relicjiosum Gasp. ( ic. i — 5. ) Fici speciea auetorum. Quae autem specics babilu Inter se quoque conveniunt. Nam et illis folia scmpervirentia , integerrima , lacvia , coriacea , cauiis sub arborcus , receplacu- la sessilia glandulis plerumque consparsa. Erunt fortasse ejusdem generis , quan- tum ex hnbitu patet, Ficus Bonjamina , citrijolia et aliae quarum florcs non dum vidi. Sed do nonnuUis specicbus panca notatu digna monenda existimo. In Urostig- mate cordato (Ficus glaucophijUa Desf.J flores masculos sub ore ampbanthi , nun- fjuam focmineis pormixtos adverti. Ejus anthaera primo unilocularis , renifor rais , apice filalaraonli transverse imposila , postea succresccnte conncclivo , Gt bilocularis, loculis in longitudincm juxta pnsilis. Ab bac specie, quod ad characleres generis pertinct, Urostigma ritbiginosum differt quod flores utriusque sexus pormixtos pro- mit , anibaeramque scraper unilocularcm usque ad pollinis maturitatera. Urostig- moti bengalensi porigonium est quandoque quinquephyllum , filameatum incras- satum cura toro fere articulatum j antbacra uti in U. cordalo , ncmpe ex uni- loculari fit bilocularis ; ovarium basi gibbum ; stigmala inilio adco intcr so imploxa ut tandem coalescant , membranamque quodammodo eiliciant. Ideo(]ue succrescentc reccptaculo , styli ubi sese amplius cxtendi nequcunl dirumpuntur circa medium longitudinis. Vorum in U. religioso discrimina paullo majoris mo. menti notavi. Flores enim masculi pauci ( et ipsi non focmineis commisti uti in praccedente , sed sub ore ampbanti ) profcrunt antbaeram sessilcm cum conuo- ctivo ejus apicem superante. Stigmata usque dum perigonio exsurgunt arctius implexa sunt , adco ut sepimentum cfficiant trasversale cavitatem ampbanti in duas eellulas dividnns , altera super alteram. Sed styli cum facilius prope basim quam me- dio dirumpantur, in recoptaculis adultis ovaria baud secus quam utricula oblon- ga obtusa conspici untur , et sepimenla undique Glamontosa. Ei qui!)us conjici polost gcnus boc forsan in postcrum dividendum iri , prae- serlitn quod ad cliaracteros i. relifjiosi et bengalcns\s ; nisi ohslent notao L ■ cordali et nibiginosi , quae perspicue dcclarant discrimina nunc pauci esse mo- menti ad nova genera slruenda. Flores cnira allcrius etsi non permixti , lamen slructura omnino similes sunt illis U. nùic/i ci poptileaslri ; ci ìhìct spcc'ws stigm- tibus liberis et illas stigmalibus coalilis profeclo intermedium est U. ruhUjinosum. In quo praclcrea gcncrationem pollinis eadom ratione vidi ac in aliis planlis prae- stantissimus Mirbelius. Inilio aulliaera substantia mucosa refcrta est, ci qua cna- scunlur vesiculae ( tab. VII. ic. io.) candem subslantiara continentcs ; quae in- de in tres quatuorvc acervulos congloraeratur. Acervuli isti dum progrediendo gb- bosi evadunt , vesiculae in quibus orlum babuerc sensira evanescual ; et jam ac- ereti , liberi dcmum Iìunt< , et polliois granula appellantur. V. JUCROPHIHALMA GASP. VISUNU GASP. UOVA GEK. P. 9. KOB OC. ( Eici speeies auct. ) ( tab. vni. ic. I — 8 ) Amphanlhum cjlindraceum , involucralum , pednnculo crasso brevi dilatato insidens , androgjnum , panete interna bracteatum. Flores utriusque sexus per- raisti , sessiles vel breviter pedicellati inter bractcas, perigonio triphjUo. Stamen unicum filamento brevissimo. Autbacra ovato-oblonga , exerta , bilocularis, locu- lis discrelis , ob connectivi dilatationcm , vis ac ne vis quidcm inlrorsis , sed fe- re lateralilcr dcbiscenlibus. Pollinis granula laevia , clliplica vel oblonga ; initio 2 — 3 cellularia , ccUulis in seriem longidudinalcm dispositis. Pistillum ovario uni- loculari oblongo , stylo laterali , stigmate simpUci incrassato , brevi , papilloso. Semen ignotum. Gcnus valde affine praeccdcnli , a quo diflerf praescnlia el forma pedunculi ampbanti , antbaeris exertis , pollinis granulis oblongis non rotundis , et stigmatis forma. Speeies unica mihi nota , Macrophl/ialma elastica Gasp, sive fficus ela- stica auctorum. P^quicu dcsuniplum ex gcmmac longitudine. 4.0O \1. CYSTOGYNE GASP. nov. ceh. p. g. ( Fici species auct. ) (tab. Vili. ic. 9—16) Involucruni obsoletum, tridcnlatum.Ampbanthum pedunculatum, nndrogynum, paride interna nudum , nempe bracteis villisquc destitutum. Flores masculi pau- ci , brovitcr pcdicellati , sub ore et juxla squamas inleriores siti , perigonio tri- phjllo, foliolis alternis , apice dilatatis concavis , inviccra incumbenlibiis ; su- premo foliolo sfamcn occultante , in apice perluso. Anthaera pcdiccUala, oblon- ga, bilocularis. PoHinis granula subrotundo-elliplica. Flores foeminci scssilcs nu- merosi. Perigonium monoplijllum , initio in modum vesicae pislitlum obduccns , dein lalcralitcr dcbiscens. Ovarium uniloculare, sljlo laterali, stigmate simplici, dilatato , concavo , infundibuliformi , vcl campanulato , ore obliquo. Semen i- gnotum. Species unica mihi nota , Cystogyne leucostiela Gasp. ( Ficus tencosticta Spr, ) Gcnus , si quidem ullum , distinctissimum praesertim ob ampbanlhum pariete interna nudum, perigonium floris foeminei monopbyllum, stigmatis formam, aliaque nota indicata. Involucrum scro enascitur. Lac aurantiacum , praesertim in parte superna plantae et in fructibus. Nomen desumptom ex perigonio floris foeminei pistillum occultante. VU. GALOGLYCHIA GASP. kov. gen, p. so ( Fici species auct. ) (lab. Vili. ic. 17 — 21 ) Araphanthum scssile , involucratum , foris setoso-lomentosum , intus braclca- tum , androgynum. Flores utriusque sexus pcrmixli , pcdicellati , pedicellis squa- mosis. Squamae superiores subverticillatae perigonium efformant 3 — 5 phjllum, in floribus masculis plerumque 3 pbyllum. Stamen unicum filamento apice incras- salo obblique truncato, anlhaera obionga biloculari. PoUinis granula minima, ro- lunda iaevia. Flores foeminei subscssiles, ovario uniloculari, stylo laterali , stig- mate ampio in modum calyptrae recurvato , margine plerumque bilobato, sacpe varie lobato , undique villoso-papilloso. Semen ignotum. Genus praetcr alias notas , stigmatis forma , quod ad florum strucluram , di- slinguendura ab Urosligmate , cui reapse v;Ude affine : idque duas amplectitur species inler se admodum consimiles. I 4-01 1. Caloghjchia Saussureana Gasp. (Ficus Saussureana DC. ) 2. Galoglychia Tenoreana Gasp. ( Ficus galaclophora Tcn. ) Quae spc- cics habitu quoque diflerunt ab Urostigmate , caule elalo, ramis tomenlosis. fo- Jiis grandibus carinatis , dcciduis , integerrimis. Praeterea lae quo et ipsae salis rcdundant , prae cacleris gencribus , dulce et ferme sorbile. Monendum inlerim quod foliola pcrigonialia floris focminei, ut persaepe stigma altingunl et cum ipso coalescunt ob villos et subslanliam mucosam , facillime ejus occulfant stru- cturam. Huic generi in praesens referri licet Ficus martinicensis lAn. , (\xxaim\h a duabus praecedenlibus babilu , foliis persistenlibus ramisque glabris, stigmate biCdo piumoso, antliaerarum sutura potius laterali quam introrsa, diversa yidca- tur. Nomea desumptum ex lactis sapore. Vili. COVELLIA GASP. roy. cen. p. io ( Fìci species auct. ) ( tab. Vm. ic. 3a — 42 ) Amphanlhum villosum , pedunculalum , involucro destitutum , squamosum ( squamis sparsis etiam in pedunculo), paride interna villosum, minime bract£a- tum. Flores masculi pauci sessiles , sub ore ampbanthi , perigonio triphjllo , fo- liolis concavis. Stamcn unicum perigonio brevius , filamento cylindraceo , anthaera subrotundo-ovali biloculari. Pollinis granula oblonga. Flores foeminei numerosi pe- diccUati , perigonio monopbyllo trilobo vel tripartito, ovario uniloculari breviore, stilo laterali, stigmate panilo dilatato, obbliquo, sub bidentato. Semen ignotum. Genus memoriae Nicolai Covelli Botanophj'li peritissimi ac de Ciiemia et Mi- neralogia optime meriti olim dicavi. Characteres in Fica oppositifolia Willd ( Co- veUia oppositifolia Gasp. ) quae eadem est ac Ficus scabra. Jacq. reperiuntur. In boc genere , pracler folla opposita , id memoratu dignum quoque videlur, quod |)erigonium enascilur pistillo jam evoluto et perfecto , uti et involucrum in Cysùo- gyne leucoslieia. Fortasse erit Covelliae species Ficus exasperala Vahi. ( Co- vellia exasperala Vis. ) Sed baec pianta dioica est , et ego focminam tantum observavi , in qua folla alterna ; flores , alii sessiles perigonio plerumque tri- jAyllo , alii pcdiccllali perigonio plerumque quinquepliyllo , foliolis linearibus. Gaeterum utraque conveniunt caule humili ramosissimo , foliis scaberriniis , am- phoQthis villosis , squamosis , stilo medio pilÌB patcnlibus pracdito , oliisquc nolis. U 4 09 IX. SYCOMORUS GASP. Fici sp. mtcl. Amphanthnm pcdancnlatnm , inToIncratnm , ore sqnamis clansum , andro- gynnm. Flores masculi in parie superna aniphanlhi sub ore et squamis commisti, scssilos , plcrumque slaminibus duobus pracditi. Flores focminci in parie inferna, pedicellali , pedicello hemisphaerico , perigonio poljpliyllo, ovario obovalo , slylo brevi , stigmate slmplici incrassato. Est Sycomorus antiquonim , sive Ficus Sycomorus Lin. , quao a Caprifictt ci Ficu , quanlam ex descriptione Forskalei ernere potest , satis dislincta floribus raasculis scssilibus , starainibus duobus , pedicello florum foemineorum incrassalo Tel hemisphaerico , stigmate simplici incrassato. ' X. Erylhrogyne Vi*, in Hit. « Amphanlhum longe pedunculatum , glabrum laeve , basì involucratum, fo- j liolis tribus ovato-rhombeis , ore squamis irabricalis concrelis clausura , inUis » sparse villosum , androgynum. Flores masculi superiores pedicellali cbracteati, j perianlhio monophjllo infundibuliformi , limbo tripartito , raro bipartito , la- 3 ciniis aculiusculis ; slaminibus duobus, filamentis cylindricis, supra basim an- j thaerae aExis, inclusis; anlhacris subrotundis , utrinque cmarginalis , semi- j exertis, introrsis, quàdrilocularibus, loculis geminatis et anterius sulco dlscre- 3 tis , exlus conneclivo in discum tolum anthacrae dorsura obveslienlcm ampliala j conjunctis, poUinis granulis oblongls lacvibus utraquo exlremitale lubulum emil- ì tenlibus. Flores foeminei inferiorcs , scssilcs , perianlhii loco bracleis 2 — 3 ob- ì longo-clavalis carnosis rubris ; apice pilis crassis viridibus pcnicillalis praedi- s tis : ovario brevissime pedicellalo, uniloculari subrotundo, hine gibbo, slyio tcrcti 3 ob ovarii gibbositaleni sub laterali , stigmate cavo, ore amplialo nionJjraDaceo 3 eroso vcl lacero hinc in rostrum canaliculalum produclo. Nomen ex colore rubro j florum foemineorum. ì Spec. Erullirogync lulescens Vis. 1 Syn. Ficus lulescens Desf. calai pi. h. paris 1829 p. 4i3- Gcuus, mea quidem scnlenlia, forsaa distinclum, praeserlim ob perianlhiuni^ connccllvum , formam stigmalis , nec non pollinis granulorum. Queste cose da me notale in poche spezie di fichi esolici, e che brcvcmenle ho esposto nel nostro antico linguaggio , per serbare la forma sislcmatica adot- tata nella scienza , mi son sembrate. Ira l' altre , più degno di memoria. A molti certamenle parrà strano eh' io abbia diviso in più generi tali pianto, le quali , se mostrano differenze nelle diverse parli de' loro liori , sono poi somiglinoli nell'aspcllo 4o3 csloriorc. A costoro io domanderei in prima , qual somiglianza di porlamento e di aspelloci ha, per esempio, Ira il caprifico o il fico domestico, ed il Ficus stipulala, elastica, e qualsivoglia altra spezie compresa nello stesso genere? Clic s'eglino la so- miglianza dell'abito o porlamento veggono nella disposizion delle foglie, e nei Cori contenuti dentro un ricettacolo , si ricordino , che le tante spezie e generi di parec- cliie famiglie naturali , come le labiate , le ombrellifere , le graminacee, le cro- cifere ed altre , non per pochi , ma per molli caratteri esteriori si mostrano Ira loro similissimi. Ora se tutte le piante di ciascuno di colesti ordini o famiglie naturali si comprendessero perciò in un solo genere qual confusione mai e di- sordine non ne nascerebbe ? Il genere deve dinotare un fatto più esteso ed im- portante di quello che costituisce la spezie; e d'ordinario comprende più falli spe- ziali. Questo fatto generico vale in astratto virtù, essenza, natura di quella odi quelle date cose ; e negli esseri organizzati non si può stabilire co' numeri e mi- sure , ma si manifesta per segni , più o meno sensibili , che appunto diciamo caratteri ; l'importanza dei quali tante volte non s'iia da estimare dall'apparen- za ; poiché incontra che certe piante mostrino di fuora più diversità di quanto ne abbiano realmente nella loro intima natura. Dico questo , aillnchè si vegga le ragioni che mi hanno indotto a dividere in due generi il caprifico ed il lieo , quantunque tanto simili nel portamento esteriore! Imperciocché quando non fosse per gli stami e le antere , pel perigonio di tre fogliolinc nel fiore femineo , e l'ovario sempre uniloculare, per tacermi di altro , quelle tante forme del capri- fico , alcune delle quali son forse spezie distinte , poiché vengono naturalmente , e tutte inscllifere (il che non mai in alcun fico), non dichiarano esse quanto la natura del caprifico sia differenlissima dal fico? L' ordine adunque nasce dalla distinzione , come quella che , quando è fatta con giudizio , pone le cose a' luoghi loro ; e chi risguarda alla storia della scien- za si accorge di leggieri com' ella sia pervenuta alla presente altezza appunto per aver sempn; diviso e suddiviso. Applicando questo principio al fatto di tante spe- zie di piante comprese nel genere Ficus mi è sembralo strano , come neanche lui- t' i fichi non indigeni dell' Europa non sieno stati infino ad ora annoverali in un genere particolare. La quale confusione fu già presentita dal chiarissimo Endli- fher nel suo libro sui generi delle piante; nel quale, dopo aver descritto il gene- re Ficus pone z Characlcr e Fica carica surnptus vix atf/ue ne vix quiclem in numerosas generis species dijficillime in nuiseis excitliendas quadrai j. Le cose da me esposte in che conio si debbano tenere giudicheranno gli al- tri. So bene che le son poche ed incompiute rispetto alla grandezza del subbiet- to ; ma serviranno almeno a richiamarvi 1' attenzione dei dotti. E già un valoro- so Botanico , F. A. G. Miqucl , ci ha volto U pensiero, ed appagherà in questa parte il desiderio universale. 4oi Spiegazione delle tavole appartenenti alla prima parte, Tav. I. Caprifico grande ( Caprificus gigantea Gasp. ). Ramo collo nel principio di luglio con tutte le parti di grandezza naturale a craliro riseccato — b Coroni regolari — e fiorone prolifero apertosi natural- mente per la crescenza smodata dei suoi fiori. Esso mostra una specie di co- stringimento guernilo di squame , e pare formato di due anfanli. Ed avendo noi dichiarato che l'anfanlo non è altrimenti che un bucciuolo o mcritallo in quella foggia trasformalo , però tal fiorone sarebbe formato di due meritalli , a parte deli" altro che costituisce il gambo. Tutti questi fioroni nascono sulla parie del ramo prodotto dalla vegetazione passata , e non hanno foglie alla base , si bene le cicatrici di quelle. La parte superiore poi di osso ramo ò in crescenza , guer- nilo di foglie , nell'ascella delle quali , in forma di granelli ,■ cominciano a spun- tare ((?") i forniti. — «/fiore maschio ingrandito per far vedere la brattea alla base del peduncolo , il perigonio e gli starai — e? altro fiore maschio , ma disformato alquanto, con in mezzo agli stami un pistillo abortito — ar pistillo regolare. Tav. il Caprifico bianco ( Caprificus leucocarpa Gasp. ). Ramuscello di naturale grandezza colto in aprile. Ogni sorta di anfanlo na- sce come nel caprifico grande ritratto nella tavola precedente — «-a — cratiri anco- ra verdi — b-bb. Fioroni in crescenza. I forniti ancora non compariscono, e — fio- rone di grandezza naturale compiuto e perfetto colto verso la fino di giugno, ed aperto lungo il mezzo per far vedere la situazione dei fiori , cioò i maschi nella parte superiore e sotto la bocca , i fominci nell' altra parte, e' — ■ Lamina verti- cale delio stesso fiorone in cui si vede le squame guernlscono la bocca , i fiori maschi appresso , indi i feminoi ; de' quali i piccoli sono infecondi cioè senza seme e senza baco ; i grandi coli' ovario turgido sono bacati, e — Fiore maschia ingrandito colla brattea, il peduncolo, il perigonio e gli stami — e" cellula del- l'aniora aperta , in cui si scorge lungo II mezzo una fascia punteggiala , cIm; sarebbe il Irofopolline di alcuni Botanici , che credevano da quel luogo proca- desse il polline.^/ — .fiore feminoo regolare non bacato ingrandito, colla brattea, il peduncolo , il perigonio di tre foglioline , il pistillo coli' ovario sossile , pieno di linfa, e lo stimma quasi bifido d' Fiore fcminco coli' ovario contenente il baco , e però senza stilo, ovvero col solo rudimento di esso —/)— granelli di polline in diversi stali veduti col microscopio composto per un ingrandimento di circa 200 diametri. Della sostanza mucosa contenuta noli' antera si forma in prin- cipio cellule contenenti tre o quattro grumi della stessa sostanza , i quali gru- mi si cuoprono ciascuno di particolare membranella , poi si separano discioglien- io5 dosi la vcssiclio'la in cui si generarono ; e sono i granelli del polline. Talvolta al- cuni grumi aliorliscono per la crescenza smodala di un allro , come si vedo nella figura p a destra, x — Figure che mostrano esser formalo ciascun granello di polline di due cose , di una mcndjrana esterna , e di una cellula interna conte- nente la fovilla ; e questa cellula interna in contatto dell'acqua , massime quando « inagrita coli' acido azotico , vien fuora in forma di budello. Tav. hi. Cnprifico bianco ( Caprificus Iciteoearpa. Gasp. ). Ramoscelli di naturalo grandezza. Fig. 1*. ramoscello colto verso la metà di ottobre con in a-a i cratiri , in cui r insello ha già deposto le uova della sua parole , ed in i altri piccoli cra- liri che a mano a mano nascono nell' ascella delle foglie. Fig. 2". ramuscello colto in settembre— g — impressioni lasciale dai fioroni caduti — b-bl) forniti — c-c-c-c — Cratiri che spuntano — e fiore femineo ingran- dito di un fornite mollo giovine , per far vedere il perigonio Iriparlilo con alla Lasc alcuni peli , lo stimma ancora non formato, l'uovicino quasi pendente nella cavità dell' ovario col nucleo - b - nella sommità , ed il canale - a~ che dalla ca- vità dell' ovario si distende alla sommità dello stilo , per cui scende forse 1' uovi- cino dell' insetto. Le figure seguenti sono pure più o meno ingrandite. — m — Fiori feminei del fornite contenenti 1' embrione seminale. La figura a sinistra mo" stra il perigonio di tre foglioline, lo stilo indiviso, il pericarpio un poco polposo quasi come nel fico domestico , e verso la sommità rileva alquanto il seme. La figura a destra fa vedere l'ovario pochissimo o niente polposo , ed nn cortissimo ginoforo. e — Fiore maschio del fornite in tutto simile a quello del fiorone. —rf — Fiore maschio , di cui il peduncolo e coperto di brattee, n — Fiori maschi tra- sformati quasi in amenti unisessuali con i peduncoli coperti di squame , nell'a- scella delle quali nascevano gli slami ad uno , o due ; e non e' era perigonio re- golare , cioè di foglioline verticillate. Queste Ire sorta di fiori maschi cosi Irasfor- roali si vede di rado ; occorrono principalmente nel Caprificus gigantea , quando i fioroni si aprono. Tav. IV. Insello del caprifico (Psenos caprifici Scac. ) Le figure sono più 0 meno ingrandite col microscopio semplice. Fig. 1*. Vcrmicciuolo dell' insetto. Esso è di color bianco quasi trasparente, e non mostra alcun segno pel quale si possa prevedere il sesso dell'insetto per- fetto. E sfornito di piedi , ne vi si osservano organi distinti della masticazione , soltanto in una delle estremità , ove sembra cssc-e il luogo della testa , vi sono dnc puntini giallo-rossastri prominenti , che hanno una qualche similitudine a due minutissime mandibole. Nell'ovario del caprifico eh' è quasi iiiterauicale ricinpilo 4oG Jnl verniicciuolo giunto al suo maggiore accrescimento , non ci ha mai alcun sogno di escrementi. Fig. 3,3,6,7 Crisalide del moscherino femina veduta col medesimo in- grandimento. La fig. 2^, la rappresenta contenuta nella semenza del caprifico quando , poco dopo avere abbandonato Io stato di verme , poco si distinguono le fattezze dell' insetto perfetto. Essa è di color bianco , tranne gli occhi , la par- te superiore del torace e tre piccole fasce addominali che sono di color nericcio. Nella fig. 3«. la stessa crisalide si avvicina al tempo che deve passare in insetto perfetto ; il torace è tutto divenuto di color nerastro ; nell' addome si distinguo- no cinque fasce dello stesso colore e la sua estremità prolungata in aculeo ; i piedi sono ben distinti in tutti i loro particolari quantunque immobili al pari delle ali ; la tosta è di color fulvo , con gli occhi neri , e vi si distinguono nella parte anteriore le antenne, e tre punti neri (slemmi) della forma rappresentata nella Ijg. 6\ La fig. 7". rappresenta la stessa crisalide poco prima di diventare insotto perfetto con tutte le sue parli pervenute quasi a compiuto accrescimento , ma ancora molU ed incapaci a muoversi. Fig. i'jS". Crisalide del maschio ; che nella fig. 4" e rappresentata nella se- menza del caprifico , e nella fig. 5" cavata fuori la semenza e prossima allo stato d insello perfetto. 11 colore è quasi uniformemente bianco ; i piedi e la testa con le loro parli sono chiaramente distinte , ma immobili. Fig. 8». Moscherino femina nel suo stato perfetto. Fig. 9". Le ali del moscherino ingrandite. Fig. IO* Testa del moscherino del fico guardata dalla parte anteriore e molto ingrandita , con le antenne distese sulla bocca , siccome sogliono situarsi quando il capo si svelle dal torace. Fig. n* La medesima lesta guardata dalla parte che si congiunge al tora- ce. In essa sono notevoli le mandibole prolungate verso la base in grande apo- fisi , e due impressioni ovali di color fulvo situate tra la base delle mandibole e r articolazione per la quale il capo si appicca al torace. Tranne le mandibole non s' è potuto scoprire alcun' allra delle parli che sogliono trovarsi nella bocca degl' insetti. Fig. 12* Piedi del moscherino. Fig. i3° Secondo , terzo e quarto articolo delle antenne del medesimo mo- scherino. Fig. i4%i5%i6*,i7* — Il maschio del moscherino del caprifico, veduto di lalo nella fig. 4' e dalla parte del dorso nella fig. iS*. La fig. i6 mostra la parte anteriore della lesta , cioè la bocca , le mandibole , gli occhi , e le anten- ne. La fig. 17. r organo genitale. Fig. i8' Vessiehette sferiche, trasparenti, disciolte, le quah si trovano in grandissima copia nel vc«trc del maschio e della femina del moscherino. Esse 4.07 contengono granelli rolondi , di varia grandezza e numero e diversamente di- sposti. Fìg. 19* Corpi allungali uniti tra loro in fascio contenuti solamente nell' ad- dome della femina. Fig. 20" Gli stessi più ingranditi per farne vedere più distintamente la for- ma. Nella estremità più grande ed allungala mostrano una sporgenza in forma di freccia , coperta da sottilissima membranella. Fig. 21* Verme intestinale che si trova solo nella femina. Spiegazione delle tavole appartenenti alla seconda parte. Tav. y.Jìg. I. Ramuscello di grandezza naturale del fico dotto volgarmen- te lardare dagli agricoltori napoletani , { Ficus pachycarpa J colto in agosto. Gli anfanti sopra di esso sono tutti estivi ossia forniti , de' quali un pedagnuolo più grande nella parte inferiore si è aperto naturalmente per la copia e la crescenza smodata dei fiori feminei in esso contenuti. Gli altri anfanti sono a di- versa grandezza secondo loro età , e variamente conformati , per essere quasi tutti proliferi. Fig. 2. Fiorone prolifero dello stesso fico tre volte circa più piccolo della sua grandezza naturale. Fig. 3. Lamina dello stesso fiorone taglialo lungo la metà , per far vedere che quando 1' anfanto è prolifero la cavità dentro non e divisa. Fig. 4- a 7. Fiori feminei contenuti nel fiorone ; alcuni di essi son re- golari ( lig. 4--7- ) col perigonio di cinque foglioline , 1' ovario sessile biloculare e gli uovicini dentro di esso , e due stimmi ; altri {Jìg 5. ) con una celletla quasi abortita ; e quelli {Jìg. 6. ) colf ovario uniloculare fornito di ginoforo. Fig. 8 n IO. Diverse apparenze dei fiori feminei fertili nei forniti dello slesso fico^ quando principiano a maturare. Nella ^. fo. il pericarpio molto carnoso è convesso nel lato stiligero ; ncU' altro mostra un' apertura da cui sporge alquanto il seme. Fig. II. Anfanto estivo o fornite di una varietà dello stesso fico; nel quale anfanto il gambo o mcrilallo inferiore era grosso, carnoso , e tenero ; il supe- riore avea alla base non tre , siccome d' ordinario , ma molte squame ; e di co- sla alla bocca un' apertura , da cui sporgevano i fioretti in varie guise trasfor- mati , come si vede imWcJig. 12. a i5. massime in ciò, che loro peduncoli eran coperti di foglioline di varia grandezza e conformazione , molte delle quali intorno al pistillo stavano in luogo di perigonio, e ch'esso pistillo ijig. i5. ) mostrava spesso lo stimma semplice ed ingrossalo. Fig. 16. a 18. Anomalie dei fiori feminei , le quali più di frequente s'in- contrano nei fioroni di un lai fico coltivato a Barletta col nome volgare di ea- niglioso , cioè a dire cruscoso ; perciò che dentro di tali frutti si trova in copia stugliuolc come quelle del cruscone ; le quali si generano a questo modo. Abor- 4o8 lisce 11 pericarpio , rimanondovi spesso [Jì(j. 16-17.) due siili disgiunti, ovvero unili. Gli uovicini sterili , d'ordinario ancor essi disgiunti, indurano nella parte esterna , e si conformano come squame o scagliuole concave. Alcuni Cori poi {Jì © i i ISI DP.I.L.l Lt NA I CO t>i IO tO t* IO li li, IO li li — — — ►- — •- — -' 1— o c:> 00 M cv CJi I*- CO IO — c '— OC •^i cv o' *• Ci IO — C- '^ ce --4 ~. e,! •*. CJ IO — IO IO >4 00 IO IO -4 OC csto-jooo — o — ccc — occotres-^c — — — _— co'IUbo^V. boocc^ IO IO •~t oc «5 c£ 00 -^ o «s — _— ta e c o >-• e o o « Cibo coo>occooocboc:cco*i.c~cctoc: " '= lo Ci co e: Ci oc oc ce o; co lo ^ M -4 "^1 M oc M ■'i ^1 oc oc "J -J M ce oc O oc _ ì; < < n T' < o o ^ 0 — — "^ "» • 1 S £ ^ ^ -3 ò < -: ÌL — = H. « 5 e re 5 I ? 5 .- - = ■' ^ ? = g ;; "' 2-""^ = = ^ = ° = -^r=c»5(rs52 ^r' ii 3 C3 O ■» n 3 tf> '£ X '^ V* •i 7" "* T = 3 -^ :_ - f: - = = b 5 E =-= := r" i IT = "; X 3 ■5 5 p r 5 e -1 :i. r-. = < c- r Ta O B 5. fi ^ ^ ® a C' ® i Fasi delia Lena o o ^ I co M l-i 1-3 IO tS tO K te IO tó IC — — ' > ^j. — ^ — _ 5 I 1— CO0C-4C5Cli*i-^tO— OCS0CM3-, 0^li^Wt'Sr-O«00C<^C5C;'l|i^•C0l0^-' Gl0n^■| le ^1 e IC le 00 -^ le 00 le le IO oc i^ le oc IO -J-3 B fi O C"' IC le oc CI IO IO IO 0»*0f— OOI-'»^ — O — e — — O0CO!ac£35eC00C0«0t5O— •-•■— 5J OC-'OO-Jk^-JOCO — OcoOO-'tOCoOOi&.OC^IWOCOtOlOioO'-'COCca'CS o ;» o s H H so o e o "e *o © "o "oc 'to "o "-j 'o "e '-J "ce te "e "io c "-4 ot o "o "oo "c '*» "io io 'io "io "e "o ^ -' 00 O O O O '— *=■ oc IO O ^ IO ce --l O lo IO lo io Ò tO *» ita ÓO CI O -J *• ^i "iB- io Oi -4 O I ?' )°' O' oi o y jp- ifi. ifc> 10 — IO cr. m o c^ o^ ot co io *» ci ~ w o -i o o 'X o o o 'O IO C5 ife- IO 00 00 Ifi. 05 io "ik- 00 io O >S" Ci 'C5 "C5 O ir» "© "|P> io OD C5 oc C3 oc oc C3 05 "ci JO *■ jto. co tO — ^ e -.ì © O' C5 fe- to- fc- ito IO e IO !&• O' co C". O O oc C5 00 oc OD 00 oc © itoOitooc:oc:"itoiooi^bcocoóc'ii»*»ioi«"o©ocoocbcbcoc"c 5 ] M H a > n 1 1 I I i i i I I I I I I I I I I II I I I I I I I I I I I I I II I II II II I I II I I I II II I r I II I II o I I I I II II I II II I I I I II I I I I I I I I I I I I I I I i I I I I I II M II I I I I I I I I I ©COOOOCOOCOOOOOOOOOOOlOi— I ---.----- _\r*PP^'='<=© C:COOOOwOC;OC2S<^5©'5'?'?5'^^''=''"S'^'~c"oC;C:'-^'' O-^tOCOOCT'OO-^O ^ ' IO l\^ -> r^ * O — o o I ggSoSz"zg^e-g^z=.gg||ooS'»"-»'zgSggg I I 5 «9 3" a -5 -5 5^ Tav.I. CaprilicTiis gì^'amtea fJajsp Tal,Jl ajrCtrr me 1 a^)^^^^•rl,•^ Ipiirnrarpa l/ Tu.'JJL S-Cmfyr fff. G:JeCw*/»e. Caprifì'Ciis Jeucorarpa /sky Tavir h f^è / --^ ^fW^^-^ r 16 ^\'^ ^?-K jfi :0) ,i 2/ fi fr tir Cttrt' /Ut: Pspnps (aprifvM s,r„.l, rai> ir (ié f^. •/ /j/f u jA >^)K i7 liJtl^t PsPTiPS ( iiprifici _. .y«//i'//. S>i,K "'v'tìU^a c/ùr. ' -Jii^terae i Tania "Dri i- M ^'r-ii ru il (i,i.y. Tu,- VI yfr Kori nuasThi. uori ri]] o. r .-^eiiip tIpI JTic© lùr.V// h.i I 1 VI 1 ■j>.\J r ■j ^^:^ ^ 7. -^ f ... r /s>. ri SJ 7 /^; 7 ^ 11 T n s H ^Tn a /'^^/.f/» jfc*/ ^^W^/MflH^ < ■Jm. VJIJ. J j ^ ^ iati ^/XPJ 9|^ 0 ^ w ■< ^"^ "^^^-'.jes^ yj'j / ^* -'^^ j'^ j6 ,^1/ì ^ f < 2+, 2^ J 2^ 2«f 2^ * ■^ e'. JI,irri'/i//f//,T/rti,r.p/f>'.Cr/^'-fi''i/t/'tr'.J-^Sf- (Tè//t>i//i/-jEa»o(igg)et bona nonni , agricolat I P. V. Mabo — Gtorg. Lib. II. Etptrta dico Caglifi. Tra gli alberi frufliferi più collivati e comuni , il fico offre nelle qualità de' fiori , nella varia composizione de sessi, e nella maturazione de fruiti feno- meni così singolari ed oscuri da meritare tuttavia l'accurato studio de' natu- ralisti. Precipuamente, ed importante all'agricoltura ed alla scienza, è considerato quel fatto dell' opera clic si vuole esercitata da' fiori de' caprifichi in molte va* rietà di fichi , e più particolarmente specificare quali sieno gli ofiìci de' mo- scherini che schiudono ne' caprifichi e svolazzano sopra de' fichi in un dato tem- po della loro crcsccaza: la quale investigazioue è congiunta strettamente con la 53 4.8 ti'orica delle funzioni sessuali , e del maturamenlo del frutto di quelle piante. Questa qual essa siasi opera , ammessa da' più remoti tempi , si è voluto rendere più agevole, o con allevare piante di fico selvaggio in vicinanza de' fichi dome- stici , il che ò meno usato ; o in sospendere i frutti del primo , giunti a malu^ rità , su lo piante do' fichi eduli che si trovan nello stato di ficolini. Per tal pratica gli antichi naturalisti haa creduto , che i moscherini gene- rati ed usciti fuori del frullo del caprifico , s' introducano ne' ficolini del fico domestico , ne procurino 1' allegamento , massime di talune varietà di essi , e cosi ne promuovano la maturazione. Questo medesimo concetto , sebbene con ele- menti grossolani ed empirici , ne tengono ancora gli agricoltori. Nò i natura- listi moderni dissentono da tal parere ; il quale anzi confortano con le nozioni del scssualismo delle piante , e stabiliscono più apertamente , che la mercè del- l' insello ficario si trasporti il polline de' fiori maschi del caprifico nell' interno do' ficolini , in cui fecondali perciò i fioretti femminei che vi son racchiusi, ne segua lo svolgimento de' germi , e quindi 1' allegamento e la maturazione del- l' intero frulla. La qual teorica , quantunque ricevesse dalla pratica della caprificazione nuo- vo conforto , pur nondimeno non dimostrasi cos'i salda da trovarsi immune da ogni difficoltà. Per il che tra gli autori moderni son pure di quelli che voglio- no negar del tutto l'opera del moscherino , sia per la fecondazione de' semi , che per 1' allegamento de' frutti ; e però credono la caprificazione una usanza det- tala da vecchio pregiudizio. A questo slato dubbioso della scienza per la discordante opinione di valenti scrittori, è venuta oggidì soccorrendo l'Accademia delle scienze della Società Reale Borbonica , facendone scopo del concorso di questo anno. La quale, perchè ot- tenesse esalto giudizio su la pratica dibattuta , e si arrecasse però non lieve mi- glioramento a questa parte dell'agricoltura , massime delie due Sicilie, ha annun- ziato il suo quesito in un programma divulgato per il Ministero della Segreteria degli affari interni nel Giornale delle due Sicilie del di i3. Febbrajo i843. A trattare anch' io un tal subbictlo sonorai invogliato, specialmente perchè mi vedeva in acconce occasioni di potermi certificare de' fatti moltipllci onde dipen- ■de la soluzione del problema. E dopo due anni di studi sperimenlali , fatti ap- positamente , non noverando le precedenti osservazioni , trovo nel mio animo il comincimento di aver con esattezza disaminati i falli che menano a chiarire del tutto il mentovalo argomento. 11 perchè mi sono affidato a rassegnarli al giudizio dell' Accademia. Ed affin di discorrerli ordinatamente slimo di partirli in sei capi, fui avanza un' appendice. i.° Nel primo capitolo vanno discusse le opinioni degli autori. a." Nel secondo noterò le opere da me compiute , ed i falli raccolti. 3." Nel terzo darò le notizie intorno al caprifico, ed al moscherino di esso. 4»9 4.."* Nel quarto esporrò la mia opinione sull' efficacia de' moscherini ne fichi eduli per ciò clic atliensi alla fecondazione. 5." Nel quinto ragionerò dell' opera stessa sotto il rispetto dell' allegamento de' frulli. 6." Nel sesto farò la descrizione delle varietii di fichi che slimiino dover- si caprilicare, e cui sou volle le mie spericnze ; ancora la spiegazione delle ta- vole , che vanno unite a questa scrittura ; e da ultimo il catalogo de semi rac- colti 1. dalle varietà non caprificale , nò slimate da caprificare : 2. da quelle caprificabili , non caprificale ; e da quelle caprificatc. E ciò aflin di meglio ri- fermare i miei giudizii. 7.* Nell'appendice terrò conto delle mie ricerche su la genesi del mosche- rino, e su la natura del caprifico. I. Esame delle opinioni sin qui tenute della caprijìcazione . La pratica agraria della caprificazionc è conosciuta sin dalla più remota an- ticbità ; massime nel Levante. Ne trovi notizie in Erodoto , in Aristotele , in Teo- frasto, in Plinio; e dal lor tempo è pervenuta a noi così come si fa universal- mente. Se non che gli antichi se ne sono occupati , e 1' hanno descritta più col fine di spiegarne i fenomeni 0 gli effetti , anziché di certificarsi della neces- sità di essa. E Ira i moderni , coloro che hannola voluto ritenere come pratica necessaria per talune varietà di fichi , preoccupati da' sistemi dominanti , hanno cercato dimostrarla più co'principii sistematici, che con i fatti cavati dalle esatte osservazioni. Invero gli scrittori antichi dar volendo spiegazione del fenomeno , che per l'insetto ficario stimavano succedere nel ficolino , si ristanno a dire, sebbene in modi vari , che i meschini insinuandosi in quello , ne schiudono l'occhio; e dato cos'i nello parti interne adito all' aria ed alla luce , ne provenga un calore ed uno spirito frui/ifcro , come e' dicono , che concuoce il frutto , ed il rende per- sistente su la pianta. I moderni al contrario , 0 non hanno usato le necessarie indagini a farsi certi del fallo e della necessità della caprificazione per rendere persistenti i fruiti; 0, tenaci del sistema del sessualismo nelle piante, l'hanno eslimata indi- spensabile per la fecondazione de' semi de' fichi eduli ; e ciò la mercè del polli- ne trasportalo , come e' pensano , da' moscherini , che ingombri n'escono, anche a lor detto , dal caprifico. Con ciò è ben da notare , che i più fervorosi sostenitori della necessità di questa pratica per la fecondazione de' semi , non hanno avuto la opportunità di i.20 esaminarne il processo. Mentre Coloro al conlrario die più a fondo hanno stu- dialo il fallo , come il Ponledera , e da ultimo l'Olivier , o l'hanno combatlu- lo , ovvero ammessolo per la forza del sistema, come il Carolini , non han man- calo di far trasparire dagli stessi ragionari la lor mal ferma opinione ; onde che non han potuto omettere di fare spiccar de' fatti che escluderebbero la ne- cessità di quella pratica. Il Tourneforl per il primo, nel suo Viaggio di Levante , reca la più minuta descrizione del modo del caprilìcare , conformandosi a quanto tramandato si era dagli antichi naturalisti ; e conchiude nel medesimo modo di quelli su la neces- sità dell' opera perchè venga a buon fine la maturazione del Geo. Ma con ciò quel sommo naturalista non racconta di sperimanti , che avesse fatto per assicurarsi della necessità della capriGcazione ; nò so , omessa quell'o- pera , i fichi si fossero renduti caduchi. Il quale sperimento io tengo in principalissimo conto , sia per certificarsi della caducilà delle ficaje senza il soccorso della caprificazionc ; che per la per- sistenza del frullo , la mercè di quella ; e ciò per quindi venirne rintracciando le ragioni fisiologiche. Ed altro vuoto ancor lascia 1' egregio botanico , come colui il quale punto non si mise all' esame delle interne parti del fico ; il che d' altronde non potea far con buon successo al suo tempo. La quale era indispensabile opera quando per rifermare la neccssilà della pratica dibattuta , faceva uopo descrivere il pro- cesso fisiologico operalo dall' insello. Se dunque le basi , su cui si radica la opinione del dotto francese , offrono essenziali diletti sperimentali , non deesi , ne si può per cerio aggiustar piena fe- de alla sua autorità. Più di lui accurato fu il Ponledera ; il quale primamenta ha lasciato la de- scrizione botanica del caprifico , e del fico mangiativo , ed ha raccolto la storia naturale del meschino ficajuolo , medesimamente che forniva la scienza di tuli' i materiali per il sistema del scssualismo nelle piante. Egli , quanto all' uso del ca- prif^care , amraeltevalo per ciò che riguarda l' allegamento ; ma , quanto alla fecon- dazione , combatteva l' efficacia attribuita al raoscherino , adottando con più ac- comodato sistema le idee vaghe di Teofrasto e di Plinio. Venne quindi nel campo delle dispule il solenne ingegno di Linneo , il quale, pieno r animo del suo trovalo del scssualismo , con tulio il convincimento adottò la capriGcazione nel concetto appunto della fecondazione ; il che non solo ritraeva dalla sua dottrina , ma meglio la confortava. Pur nondimeno egli non istudiò i particolari di quel fenomeno, pè posevi sopra alcuna osservazione diretta , pe- rocché mancavanglicne lo buono congiunture ; ed ebbe a seguire all' intutlo ciò che dagli altri n'era stato favellato. Laonde il suo autorevole dello su questa ra- gione di fisiologia vpgclabilc nulla aggiunge al merito degli sperimenti dagli aU In praticali, ed alla loro opinione intorno a quell'argomento. 42 I Meglio di ogni altro il Cavollni con una serie di spcrienze si allogò alle in- dagini della caprificazione. E sebbene in lullo il suo lavoro (*) si scorga preoc- cupato della dottrina linncana del sessualismo , pure non isluggirono alle sue ri- cerche de' fatti e delle considerazioni onde convenir doveva tornar vana ed inutile quella pratica in molti casi. Di tal guisa il naturalista napolitano , guidato dalla luce de fatti che osser- vava , venne a stabilire questo principio , che il frutto del fico non essendo un pericarpio , ma un ricettacolo , vai dire una parte allungata del ramo per ser- vir di base alla fruttificazione , non d' altro ha bisogno per crescere e perfezio- narsi , che della prospera vegetazione della pianta , senza essergli indispensabi- le la fecondazione. A conferma di questo principio io aggiungerei , che nella generalità dei frutti a vero pericarpio , 1' aborto del seme , eh' è il vero germe , ossia frutto botanico , non impedisce che quello raggiunga la sua perfezione , essendo che ancor dal ricettacolo riceve il suo nutrimento ; e dèi notare , che il difetto di nutrizione in una parte mena maggior copia di succhi nelle altre. Laonde benché il Cavolini concorresse nella opinione essere la feconda- zione r unica cagione della maturità de' fichi , pure soggiunge non doversi di- spregiare altre cagioni atte a produrre lo stesso effetto. Cosi a tal proposito mette in mezzo la ingallazione , che definisce per quella specie di accaloramcnlo e di fermentazione, che il deposito delle uova de' moscherini avrebbe a risvegliare. Ancora, il cader su i fichi della polvere delle strade , citando l'autorità di Teo- frasto e di Plinio , i qnali scrissero , i Jìchi pianlali accosto le vie non aver bisogno di caprijicazione. Ed infine la pratica tenuta da que'di Lecce che spargono a bel proposito sopra i fichi immaturi la polvere delle strade ove sia passala la processione del Corpus Domini. Ma egli attribuisce il fcnomen» agli alcali di che è pregna essa polvere , la qual perciò desta accaloramcnlo a quel fruito. Ed in altro luogo ancora il valentuomo ragiona cosi : Ma siccome il biso- gno della fecondazione per cosiffatti ricettacoli ( i fichi ) non è come ne i veri pencarpii di assoluta necessità , così altre cagioni concorrenti potranno sup- plire a fjuella..,. Cosi dalla diversa comi/inazione di esse succederà , che il bisogno della fecofidazione or sia maggiore , or minore , e talvolta svanisce (**). Indi volendo ritornare alla idea della fecondazione , che apporterebbero i moscherini , opina essere stata la medesima ancor riconosciuta da Plinio ; il quale al principio di concozione, stabilito da Teofrasto , aggiunge la introduzio- (■) Cavolini ifemoria per servir» alla noria compiuta del fco e della profieazione rtlalivamcnte al r«. juo di Kiipnli ; nefli Opuscoli scelli lu le scienze e tu le arti al lonj. f. p«g. HO. ("J S £ • di d". Memoria. 4.88 ne di un'aura , qual'è l'aria e la luce clic mena dentro il moscherino solle- vando le scagliuzzc dell' occhio del fico. E questa b quell'aura , che l'Arduino spiega per ispirilo Tivifìcatore , e eh' esso Cavolini traduce e comonla per fecon- dazione operata dal polline ; e di cui dice ritenerne qucU' insetto sempre alcun poco nel suo pelame , non ostante che il Pontcdera deponesse essersene l' insello ben forbito pria di addentrarsi nel licolino. Ancora il Cavolini di bel nuovo avverte, che le medesime varietà di fico, che han mestieri della fecondazione , possono eziandio non averne in certi ter- reni e sili , allegando pur qui 1' autorità di Teofrasto. E viene enumerando le diverse plaghe , la diversa natura del terreno nelle svariale regioni del Regno di Napoli , non omellcndo ancora le cagioni del caldo e del freddo , delle piog- ge e della siccità. Tutte le guali cause , egli conchiudo, diversamente combi- nate , possono rendere piii o meno necessaria , o del lutto inutile la caprijl- cazione. E per ultimo raccozzando varie ed imperfette dottrine della chimica di quel tempo , reca avanti 1' azione del flogisto , degli acidi , degli alcali ecc. Dalle quali considerazioni si argomenta , che lo stesso fautore della dottri- na della fecondazione per opera della caprificazione di talune varietà di fichi , non ha potuto sconoscere i fatti del nessun bisogno di quella pratica in molti rincontri per conseguir la maturazione de' frutti. 11 perchè non doveva ammette- re la indispensabilità di essa pratica , ed invece avrebbe dovuto conciu"udere , che il fallo dell' allegamento , o della caducità dipendeva da talune di tante congiun- ture avverse ; le quali vediamo d' altronde aver sì gran parte nella persistenza o nella caduta di quasi tulle le altre specie di frutti ; e che per i iichi in ispecie si poteva soccorrere in qualche modo alla lor caducità coli' opera della caprifi- cazione. Laonde egli non pare potersi consentire ne' giudizii del nostro naturalista relativamente alla fecondazione. Se scorgesi su lai atto di niun valore 1' opinione del Cavolini , che meglio di ogni altro suo predecessore si fu applicato alle investigazioni della pratica della caprificazione , di minor conto si avrà a tenere la sislematica dottrina del Gallesio. Questo autore, senza aver avuto opportunità di osservare direttamente le fi- caje credute caprificande , nò aver potuto punto vedere alcuno de' particolari di tal pratica, siccome ingenuamente egli stesso afferma, adotta la teorica della ca- prificazione nell'unico fine di fecondazione, su la sola autorità de' naturalisti che avevanlo preceduto , e massime del Cavolini ; cercando ancora di toglier via le diCBcollà ed i fatti di dubitanza da questo dotto uomo mentovali. E si vuol considerare , che se il Gallesio si oppone alla contraria senten- za dell' Olivier , egli si comporta in termini non ragionevoli , poiché nemmeno la mette a disamina , ne partilamente la vien contraddicendo. Il che gli era d'ob- bligo indispensabile , imperocché quel chiarissimo autore ne' suoi viaggi in Le- 423 ?anlc erasi messo in (ulte le favorevoli occasioni di esaminare ocularmenle quella pratica, e Bcrularnc gli cffulli , e pur la riputava inutile e figlia del pregiudi- zio perpetuato tra i euntatlini. In conseguenza si appare manifesta in questo benemerito cultore della pomo- logia italiana, la più grande preoccupazione di sistema; cui polrubbesi ben ap- plicare quel principio d' imperfezione dell' intelletto umano , che tutto che inge- gnoso e di vaste cognizioni fornito , si piega in taluni rincontri più ad ammet- tere quel eh' e sottratto a' suoi sguardi, che quel che cade sotto i proprii sensi. Con ciò non è già che intendessi far plauso alla dottrina dell' Olivier; im- perocché questo egregio entomologo, senza recar ragioni , non avrebbe dovuto d'un colpo decidere negativamente la grave conlesa : e se ne giudichi da questo , che nello sue relazioni egli non favella mai di alcuno sperimento , che lo avesse menato a dar sentenza d' inutilità. Egli non ebbesi nemmen formato una giusta idea della caprificazionc , come ben si dimostra dalla definizione che ne asse- gna, (*) , la quale, seguitata ciecamente dagli altri scrittori francesi dopo di lui, li pongono nel dritto di tenere in nessun conto quel che essi danno per fermo. La definizione è questa ; la caprificazionc sta ncll' uso di collocare i Jìchi-Jmlli sopra i ^chi-alberi , vai dire i Jiclii selvatici , o i Jielii-Jiori di primavera sopra i fi- chi di autunno. Da queste parole chiaramente si avverte che eglino ^ i francesi, lian confuso il caprifico con i fioroni del fico cdulo , nò mostransi appieno istruiti della pratica della caprificazionc , che d' altronde in Francia non è conosciuta (**). Ma su la lor teorica mi verrà destro in altro luogo di ritornare. Facendo per ora ritorno al Gallesio , è pur da notare che egli si studia di fondar la sua dottrina in modo , come egli crede , da allontanare tutte le diiii- coilà , applicando a' fichi il principio del mulismo delle piante, che succintamente qui sarà detto (**). Primo errore pertanto in cui egli cade per difetto di osservazione si è que- sto, di ritener per fatto provato, che tutte le Gcaje caprificande sieno unifere pre- coci ; mentre è tutto il contrario. Di vero, generalmente parlando , quasi tulle le varietà di fichi son biferc , almeno per quelle del Regno di Napoli ; il che è certificato ancora dal Gavolini. La diversità sia in ciò che sonovi delle ficaje bi- fere , che maturano i primi ed i secondi fichi, vai dire gli estivi, detti ^or*"rf< fico, 0 fioroni , e gli autunnali. Talune ficaje nondimeno portano a perfezione i primi , ed i secondi fruiti , ma quanto più de' primi , tanto meno de secondi , (♦) Ved : .Vuoto dùion. di Si. Ifalur. — DelervUle , ISOj. (") Vcd : Diz. ragionato ed unii: di agricoli: ofiro compilata lui aittodo di qutlla dtli ab. Jloiitr, napoli 1SÌ8. voi. VI. ("'} Ved. di questo aut. il Trattato $ul fto. 4-24 e ciò non per mancanza di produzione , ma di perfezionamento ; e quelle cLe ne arrecano molti e buoni de' primi , ne danno scarsi e spregevoli de' secondi. II che trovi nelle varietà ckc dicono fichi paradisi , sàmpieri , chiajesi , co- lombi, oc. Le Gcaje che mandan giù interamente i primi poco dopo sbocciali , e della grossezza di un ecce , o più , e sono addimandate sarnesi bianche e nere , bro- gialle ec, o pure che ne perfezionano talvolta alcuni rari , come quelle che no- minano irojanc, dottate ec, mettono in abbondanza ed ottimi i secondi fichi. I fichi precoci , o fioroni non possono ricevere la caprificazione , imperocché al tempo in cui la si dovrebbe praticare , i caprifichi non si Irovan maturi , es- sendo sbocciati in pari tempo con quelli , ed ambo dalla messa dell' anno prece- dente. Onde vedi , che la caprificazione è usata per i fichi autunnali , abbiano o pur nò maturati i fichi estivi (*). Applica di poi il Gallesio la sua teorica del mulismo al seguente modo. Egli afferma essere le ficaje talune mule perfette, altre semi-mule, e delle prime qualifica le varietà veramente domestiche , le quali per maturare i lor frutti , dice non aver bisogno della caprificazione. Non cosi delle semi-mule , che egli chiama semi-domestiche , sopra le quali crede neces- saria la caprificazione , perchè si perfezioni il frutto. Da ultimo estima caduche sempre e refrattarie ad ogni caprificazione le ficaje che nomina mule imperfette y e son le domestiche bifcre a frutto caduco. La qual cosa egli deriva dacché i frutti ddfe razze semi-mule , siccome egli dice , producono fiori femminei perfetti , contenendo un ovolo capace di raggiun- gere la maturità botanica per mezzo della fecondazione , ed attese le strette atte- nenze tra il germe ed il ricettacolo , perfezionandosi quclfo , si perfeziona ancor questo , e perviene alla maturità pomologica. Lo mule perfette poi , egli continua , producono fiori femminei imperfetti aventi un ovario incapace di fecondazione e sempre vuoto ; onde non potendo per la natura della loro organizzazione correre la maturità botanica e perfezionare i semi , raggiungono indipendentemente da questi la maturità pomologica , perfe- zionando il ricettacolo (**). (■) I coDtadioi del Regno di Napoli sostengono, che, afflDchè si perfezionassero alcuni fioroni di qnolle /arieiì che d'ordinario li abbandonano, farebbe meslieri capriBcarle con le niaifn de' caprifichi. Maio ho ftJato nelle annate prospere , come la corrente (1844) , maturare in luglio di belli e perfetti su i trojani e dottali, ed in ispezialiiù ona pianticina noTella di trojani mollo vigorosa, e furon quattro tra venti, e gli altri sedici qual prima , qnal dopo , avvizzirono. Onde pare cbe questo effetto attribuir debbasi piut- tosto alla vigoria della pianta , alla natura del suolo , alle Ticeode meteorologiche , ec. , cbc ad altra ca- gione. Ved. Tav. 1'. (-■) Intendcsi per maturità botanica il perfezionamento del germe fecondato , capace di riprodaziooe, eh' è il vero frutto del vegetabile. Per maturità pomologica il pcrfeiiooameato del pericarpiOi cioè 1' «!«• E« involucro del seme , o quello del ricettacolo , come sei fico. 425 Or qucsla teorica deliberalamenle io giudico del lulto erronea , perchè ve- desi cavala di fantasia, per nulla fondata su d' alcun fallo spcrimcnlalc ; e l'autore non r avrebbe di certo adottata , se osservato avesse le varietà credute capriG- cande , e se avesse posto mente a quel principio di fisiologia vegetabile , che Ijo di sopra notalo , cioè die non meno il ricettacolo , cbe il pericarpio , il quale da quello riceve direttamente i succhi , può aggiungere il suo compiuto sviluppo indipendenlcmente dal perfezionamento del seme ; e ciò con maggiore facilità lad- dove il seme abortisce, perchè i succhi vi rifluiscono in più copia ; come addi- viene , secondo lo stesso suo linguaggio , alle razze mule perfette. Inoltre è da notare , che in tutte lo varietà , sia caprificande , sia non biso- gnevoli di caprificazione , che in quelle refrattarie ad ogni caprificazione e sem- pre caduche , benché allegasse una parte del frutto , in tult' esse 1' ovario è sempre perfetto ; imperocché quante volte si raccolgano i semi da' fichi maturi, non per pioggia o altra intemperie guasti , si ritrova la mandorla nell' interno di essi ben cresciuta e nudrila ; siccome può verificarsi da' semi che ho raccol- to , e consegnato con questo mio lavoro per esaminarsi dall' Accademia ; semi che ho veduto esser perfetti , ed abili a generar piante. Il che non è solo mia asserzione ; perciocché son frequenti i casi di piante di fichi nate spontanee so- pra fabbriche , mura ed altri tali luoghi , le quali non altramente che da se- mi sparsi a caso han potuto provvenire. Ed io ho soli' occhio molte pianlicine di fichi germogliate spontaneamente nel corso di queslo anno , tra le fenditure di un muro di giardino, e rasente la base di esso, delle quali sveltane taluna, la forma della sua radice mi ha fatto certo aver avuto origine da seme. E il Ca- volini slesso ne assicura , che avendo egli in febbrajo seminato de' semi di fichi domestici , in marzo ebbe le pianlicine da quelli germogliate. Quello che fin qui veniva disaminando degli autori di questa pratica filoso- fia dell' agricoltura , pensomi bastare , quantunque mi fosse mestieri toccarne an- cora altre particolarità quando terrò ragione de risullamenti delle mie sperien- ze , non volendo ivi replicar da capo ciò che in queste prime pagine avrei detto. II. Osservazioni e sperienze fatte per chiarire la pratica della caprificazione. La cura onde stimai cominciare la mia opera fu d' impedire del tulio la ca. prìGcazione nell' anno decorso (i843) a tuli' i fichi di un podere , a' quali erasi negli anni avanti praticala. Ancora, essendo in esso podere talune giovani piante di caprifichi , volli ad ogni modo che si recidessero , comunque i contadini ne avessero tenuto i frutti inutili a caprificare , perchè non preceduti da' caprifichi invernali, chiamali madri. Solo una ne mantenni per avere opportunità di allrQ 54 4a6 osservazioni , dalia quale appresso fui diligente di cacciar via dal podere luti' i fruiti , quando vidi , che non ostante la mancanza delle madri, in essi si schiu- devano i moschcrini ; come in prosieguo diffusamente dirò. Tra il cader del verno e il mettersi primavera nel i843 , andai cercando in altri terreni le piante di caprifichi che si dicon perfette, perchè producenti le madri , affin di considerarne il corso di vegetazione. Indi a tempo opportuno , cioè tra il giugno ed il luglio , portai le mie accurate osservazioni su tali ca- prifichi maturi , e su i fichi domestici caprificati , anche in poderi diversi. E perchè nessuna cosa mi sfuggisse , teneva in pari tempo frequenti discorsi con contadini sperti sul proposito , per certificarmi di tutto il fatto della ciprificazio- ne da essi usata , e qual Irovavasi nel loro concetto. E ciò massimamente con un possidente di giardino , piantato quasi del tutto a caprifichi , da cui traggesi grossa rendita ; e da costui pigliava tutl' i suoi pensamenti , e sentiva al suo modo empirico e quasi magistrale, spiegar da esso i fenomeni e gli cffetii delia caprificazione , detta in città e in contado quasi da tutti probazione. Per le mie indagini fui del pari chiarito di questo fatto , che la maggior parte de' caprifichi della provincia di Napoli si consumano per i fichi de giar- dini , e de' poderi su le colline che stanno a cavaliere di essa città ; fichi nella maggior parte delle varietà irojane e dotiate, i quali, secondo la teorica della caprificazione , non avrebbero mestiere di questo soccorso ; ma in generale la si pratica nel disegno, come dicono, di accelerarne la maturezza, e ancora di aju- tare l' allegamento di quella quantità di ficolini, che immaturi suole gettar via la pianta. I fichi del podere da me frequentemente usato , sono delle varietà che do- mandano sarnese bianca , sarnese nera , e colomba (*). Questa ultima varietà matura grande copia di frutti estivi di grossa mole , chiamati Jìori di fichi , e di poi manda i secondi autunnali. Per tuttallrè queste varietà ( per la terza ben- vero quanto a' frutti autunnali) l'uso detta la necessità della caprificazione ; ed in fatti mai non si è avuta in trascuranza. Nel 1 843 , come diceva , queste piante non furono capriGcate ; e con tutto- ciò si fu veduto , a un di presso , succedere i medesimi effetti degli anni prece- (') Dalle notizie de' naturalisti ÌDtoroo a' 6chi dell' Arcipelago , oni oredesi indispensabile la caprifica- zione , son certificalo essere essi fichi quelli precisamente della varieti «arnese bianca ; la quale tra il pe- liodo di poco oltre nn mese , da' 15 d' agosto circa , fin verso i 20 di settembre > assolve interamente la matorazione della gran copia di fichi che manda; i quali, seooo si Ttono raccogliendo , si disseccano sopra la pianta , e cosi riscccati cadono. Nota ancora , che delle tre nominale varieti le due prime concordano io tatto eoo quelle che II Gal- lesio nella sua Pomona descrive sotto il nome di pitialudo bianco e jitMaiuKo nero ^ e la terza col fc(t portoghtt» dello etesto aotore. 4«7 denti. Le sarnest bianc/ie , aò eccezìoae di poetissimi Ceolini, che avvertii esser caduti acerbi , maturarono tutto il fruito a perfezione. Dalie sarnest nere ne cadde un terzo circa , e gli altri fichi vennero a buona maturità. Dalle coloni' be, che danno abbondante prodotto òixJÌQroni, i ficolini vennero a terra nella maggior quantità , quah immaturi , quali mezzo maturi, nel corso intero di ago- sto e settembre , a somiglianza quasi de' precedenti anni , eh' erasi praticata la capriGcazione in una sola volta. Da ciò dunque conchiusi sull'indole di tali piante, che le samesi biancha maturano quasi tutt' i ficolini che mandano ; le sarnesi nere molto di meno che i primi, e le colombe autunnali ne gettano la massima parte, a cagione, come giudicai , della eccessiva abbondanza di quelli che mettono, e perche la pianta resta già impoverita di forza dal primo abbondante frullo estivo. A fina di vieppiù ccrliGcarmi degli effclli della capriGcazione nella stagione del 1844 , '1^ addomandalo un espertissimo contadino, forte nella credenza di tal pratica , il quale si vive industriandosi in caprifichi e fichi. Ho fatto da cosisi caprificare , come i più diligenti agricoltori consigliano , per ben tre volle una pianta di sarnesi neri, ed mtì aMm Ai colombi autunnali , nell' intervallo di otto giorni dall' una alF altra capriGcazione ; ed il contadino voleva rendermi certo che per tal modo non doveva cadere immaturo neppure un ficolino ; e sosteneva la necessità di doversi caprificare anche i sarnesi bianchi. Il fatto , se non in tutto , ha corrisposto in massima parte a' suoi delti ; perciocché dalla pianta «Ar- nese nera ne son pur caduti di ficolini , ma molto di meno degli anni innanzi; medesimamente che un' altra simile pianta , sebbcn più picciola, non caprificata, ne ha abbandonali assai di più. Ed ancor pochi ne son caduti A^ì Jìchi colombi autunnali , che in abbondanza sono allegati e maturali ancora con qualche an- ticipazione. Ma non è avvenuto in egual modo con ìjìchi sarnesi bianchi , ì quali non caprificati , messi in angolo opposto e lontano del podere, e nò anche a vista dei primi , pur son venuti a perfetta maturità , se vuoi eccettuarne pochi caduti, co- me gli altri anni. E noia che per togliere qualunque sospetto di accesso di mo- scherini , ho avuto la cura di chiudere taluni ramicelli di una pianta carica di frulli , in sacchelli di mussolo semivelato ; e questi frutti sono allegati e venuti a rara perfezione. Ancora in questa medesima sLigione sono andato ricercando in diversi pò deri altre varietà eslimale caprificande. In uno ho rinvenute piante della varietà della chiojese , che maturano molli fioroni , e mandano in copia Gchi autun- nali ; i quali perchè allegassero vogliono i conladini indispensabile la capriGcazio- ne. Feci f a tempo debito , sopra una di esse , la più annosa , praticare trì- pncatamonte come innanzi dissi , la caprificazione ; ed ollcuni che si fosse lascia- ta senza caprificare un' altra pianta messa a grande distanza dalla prima : e lui- C due visitava di frequente. • 428 In entrambe questo pianto ho avuto a Verificare 1' abbandono di ficolini im- lualuri ; ma nella caprificata pochi , nella non capriiìcata assai di più. Puro , perche io mi dismettessi di alcuni sospetti che mi sorgevano in animo , mi delti alle indagini sopra alcuni lìcolini caduti dalla pianta caprificata , molti giorni dopo terminala l'uscita de' moscliini; ed in parecchi di essi ho trovalo il morto insello, o gli avanzi di esso. Allora non mi ristetti di esercitarmi in molti altri ficolini di quelli già assicurati sopra la pianta ; e se in molti ho trovalo il meschino Diorto , anche in altri non ho punto veduto alcuna minima traccia di esso. In altro podere era un' altra grandiosa pianta di fichi , cui i campajuoli danno nome di monaeellc. {*) Di questa pianta , non avendo potuto ottenere a palio alcuno dal conladino di omettere la caprificazione , ebbi questo che mi valso mollo , cioè di chiudere taluni rami in sacchetto di mossolo scmivelato, e guarentirli così da ogni accesso di moschini. Ed ho veduto i fichi di tali rami allegare al modo slesso di quelli di tutta la pianta , tranne alcuni caduti , per- chè le foglie su la cui base erano nati , sonosi trovate secche sotto il sacchetto . E la pianta in generale ne ha pochi mandali giù. Ancora qui ho aperto molli de' fichi abbandonali , ed eziandio de' persistenti , e sì negli uni , che negli altri in alcuni annidava il meschino , in altri mancava. In altro diverso podere era un' altra Tarietà , che chiamano mtgliarola, la quale si carica strabocchevolmente di fichi autunnali. In questa pianta i fichi si tengono caduchi ; perciò vidi in abbondanza i caprifichi su per i rami ; ed il possidente asseverava dovere in tal modo quasi interamente allegare il frutto. Terminala l'uscita de' moscliini da' caprifichi , l'ho di poi visitata varie volte dai 23 di luglio , per tulio agosto , quando già a' 20 di quest' ultimo mese manife- stava le prime maturazioni , e l' ho veduta successivamente abbandonare una lar- ga quantità di ficolini , di cui apertine centinaja , in taluni sì , in molti no , ho notato il meschino. Onde, messomi a ricercare ancora in quelli già assicurali so- pra la pianta , egualmente in alcuni v' era il meschino morto , o gli avanzi d'i esso ; ma taluni altri non eran tocchi dall' insetto , cosi come fin allora aveva ottenuto dalle altre varietà studiate. In tulle queste ricerche e verifiche mi son fatto testimoni gli stessi possi- denti , 0 coltivatori , i quaU maravigliavano de fatti a cui mai per lo innan- zi avean posto occhio. Ed essendo l' abbandono confinuato per tutto il tempo che su la pianta rimanevano frutti , ho insieme col padrone del fondo potuto far ragione di esserne caduti mollo più della metà di quelli che aveva la pianta prodotti. Ancora in altro podere ho visitato un fico della varietà detta sampiero , 0 (') Questa varicU corrispoodc pccretlameate al Geo brogiotlQ detcrilto sella Pomona italica. 429 natilo pietra , la quale dà molli fioroni di ollima qunlllà , e reca largamente fi- colini autunaaii, a cui si usa come necessaria la caprilìcazionc. La quale in que- sto anno è siala dal colono trascurala ; ed ho trovalo il suolo cosperso di ficolini avvizziti immaturi , essendone venuti a salvamenlo circa un sesto. Tulle queste piante di fichi da me diligeutemcnlo studiate son poste in ter- reni collinesclii sabbionosi vulcanici sopra rocce basaltiche ; in somma nel pen- dio meridionale del Vesuvio. Avendo poi osservato piante della varietà migliarole , anche caprificale , in altri terreni del tutto diversi da quelli or notali , ne ho veduto allegato il frullo quasi in massima parte. Questi terreni erano di natura tufacea sopra i colli di Napoli. In questi ultimi poderi ho parimenti osservalo due altre varietà , delle lar- dare e ceì'vonc , ed erano anch' esse caprificale , perchè a senno di coloro che le coltivavano , non sapevasi altrimenti ottenere il fruito ; ma in queste non fui a tempo per fare le debile esperienze. Per effetto delle mie indagini restai ancor certificato della cagione origina- ria di un altro fatto. Negli anni precedenti quando era usala la capri ficaziooc ne' fichi sarnesi , di questi sen trovava una parte , massime de' primi a matu- rare , bellissima di aspetto esteriore , ma la polpa di dentro guasta annerita e scorrotta , e nel comprimerli , schizzava fuori essa polpa come disciolla , onde che si dovean gettare alla via, facendo nausea il mangiarne, e saggiandoli, davano gusto niente gradevole. Considerando questo fallo prima del ricolto del i84.3,' vennemi pensiero che quel guasto interiore, sotto le più beile apparenze esterne , provvenisse dal lavorio de' raoschcrini introdottisi in quei fichi. Volli palesare questo mio sospetto a pe- riti contadini , i quali mi affermarono ciò avvenire qualora molli moscheriui si introducessero ad un tempo in un fico solo. A questo ricongiunsi 1' altro fallo attinente ci' primi fichi troiani che in Na- poli si vendono nel mese di agosto , molti de' quali si rinvengono allo stesso mo- do corrotti di dentro; il che ne' più lardivi di settembre non accade , perchè a quella stagione non possono ricevere l' insetto , essendo spuntati dopo la capri- ficazionc. Siffatte considerazioni mi determinarono ad esplorare i ^\c\\i sarnesi bianchi e neri non caprificati ncU' anno i843 ; ond' ebbi cura di aprir quasi lutti quei di talune piatite che usava per tal verifica , ed i quali poi cosi aperti li destina- va a ridursi in fichi secchi. Ed ebbi il piacere di non trovarne nemmen uno guasto neir interno , come agi' anni d' innanzi che si solevano caprificare ; e sic- come ho ancor ravvisalo in questo anno ( i844)> che ho rinvenuto i fichi non caprificati inlalti , ed al contrario la maggior parte de' caprificati belli di fuori, tua brutti di dentro. 43o Da ultimo debbo aggiungere , che ne' llcolini immaturi dette Gcaje caprìfi- te messe a miei sludii , sia caduti che persistiti » e ae' quati ho ricolto it mor- to moschiao , te tacinie de' fiorellini erano aanerite , e come a dir cancrenale. Ed ove per la soverchia pienezza del Geotino alquanto più ingrossato , t' insetto non aveva avuto modo di aggirarsi uctt' interno di esso, arrestandosi sopra un sol punto , questo piccolo spazictto in che il moschiao erasi fermo e morto , 1' ho ve- duto più profondamente alterato. m. Notizie del Caprifico , e del Mascherino che in esso si genera. Il frutto del caprifico è un ricettacolo clriuso di varia figura : potrebbe dirsi un amento a rovescio. Ce ne ha di conici , di sferoidei , e di cuneiformi , la cui interna capacità , per la maggior parie , cominciando dat txisso , è piena di fiorellini femminei , in ciascun de' quali è un picciol seme. Netta parte superio- re si rinviene un ciuffo , in talune piante maggiore , in altre minore , di fiori maschili , impiantati per la toro base ai di sotto dell' occhio , e liberi e pendenti sul mezzo con le toro antere cariche di polline al tempo delta maturità ; ancora taluni altri , ma rari fiorellini maschili si veggon sorgere tra mezzo a' fiori fem- minei. Da' 20 di giugno sin verso i 20 di luglio , secondo che i lunghi son più o men caldi , aprendo il caprifico maturo, ti abbatti ne' moschioi , quali già sbu- cali dall' ovario , quali in sult' uscirne , quali che a mano a mano verranno fuo- ri ; e questi sono i moscherini neri , perocché ce ne ha ancora de' rossi , dei quali qui appresso dirò. Con occhio ajulalo da tenie ho avuto opportunità di ve- dere sbucar t' insello dal seme , operando in esso un foro circolare , donde stri- sciando esce , tutto tra se ravviluppato , e quasi umettato , lasciandosi dietro il guscio vuoto ; e così traendosi su per gli altri gusci ed ovarii , a verso a verso acquista agilità e si asciuga. Di poi si prova ora di spiegare un' ala , or 1' altra, cimentando le membra se gli reggano in suo dominio ; ed al pari raddrizza e tende te corna , o antenne. E questo è il moscberino nero. E ve ne tia , come diceva di un' altra razza che ha meritato 1' aggiunto di rosso ; it quale ha coda che da prima gli è ripiegala di sotto il ventre , da cui svolge un lungo e sot- tilissimo pelo arcualo , che it Cavotini notò esser 1' aculeo , ed esso prende ori- gine sotto it ventre , e ne' moschini neri è molto corto. I rossi , più vispi e vivaci che i neri , sono i primi a scappar via del ca- prifico , e si veggon più volentieri uscir del frutto allorché è ancora sopra la pianta : ed avendo ali tcnuissime, si valgono di corsa rapidissima , più che di vo- lo. Il contrario avviene a' neri che camminano lentamente , e volano con facili- I 43i ti. Non pertanto e osservabile che de' rossi , sebbene di numero poco men dei neri^ non tulli raggiungono perfezion di slato ; perciocché per quante minute osservazioni avessi fallo , non li ho mai veduto sbucar del seme, ma giacere ar- rotolati in gran numero tra mezzo i fiorellini , prima di comparire i moscheri- ni neri , e senza che alcun ovario perforalo fosse , o vuoto. li perchè mi penso che questa falla d' insetti si generasse non solo dentro i semi , come i neri , ma tra il parenchima ancora de' fiorellini stessi , al cui co- lore somigliano ; e vorrei aggiungere altresì che più che varietà , questa gene- razione di meschini fosse di due specie diverse. Del meschino rosso vedrai U ri- tratto nella tavola XIII in due figure , 1' una più grande e I' altra più piccola, ma entrambe maggiori del naturale. Il Cavolini in dar la figura di entrambi questi insetti , quanto al moscherino rosso , Io dipinge con doppia coda ; cioè, oltre il lungo pelo arcualo, gli attri- buisce un' altra produzione al pari lunga , e biforcuta all' estremità , e che fa partire di sopra alla prima. Il che con lente di semplice ingrandimento non si ravvisa ; ma sottoposto al microscopio è precisamente come il Cavolini dipinge. Or cosiffatti moscherini rossi, che diceva giacere in gran numero arrotola- ti , allorché apresi il caprifico si veggon fare mille sforzi per raddirizzarsi e rag- giungere la perfezione dello stalo , al che difficilmente pervengono ; forse perchè il lor corpicciuolo si altera , e si asciuga separato che è il frutto dalla pianta , e massime allorché si tiene dall' osservatore aperto tra le mani esposto all' aria : circostanza che in parte ancor nota il Cavolini descrivendo questa maniera di raoschino. Per questo motivo il Gallesio li ritiene sol come ninfe , che mai non giungerebbero allo stalo d'insetto perfetto, e ciò perchè mai non gli avvenne osservarli tali. Ma io mi sono incontrato d'osservare l' ultimo istante del loro svol- gimento nel caprifico aperto all' ora medesima che lo svelsi dalla pianta, e preci- samente l'ho veduto nel punto stesso in che l'insetto con le zampe di dietro faceva opera di raddrizzare la coda , e cavar fuori di quella il lungo pelo nero inviluppato in una specie d' involucro sottilissimo , che con gli zampini slessi mandava via , lisciando il pelo , ed inarcandolo maggiormente. È pur notevole che di questa seconda razza d' insetti se ne veggono in copia nello stato perfetto allorché la sta- gione calda è più innoltrala. De' moscherini girovaghi per entro il caprifico avviene , che taluni , non tutti , e per lo più i neri , meno pronti e vivaci , s' imbralUino della polvere di cui son cariche le antere de' fiori maschili. Ed allora è hello il vedere l'impazien- za di questi inselli nel forbirsi del polline , e con le loro lunghe zampettine per tuli' i versi girandole , si puliscono e detergono ora il dorso , or le anten- ne , or il ventre , ed i cedati la coda , e se pria non si sicno ben mondi di quel- r ingombro , non si librano su le ali , non saltellano , né svolazzano. I moscherioi usciti del caprifico sospeso al fico edulo , per proprio istinto 432 irrcquieli cercano l' occhio del Ccollno , di cui & gran fatica sollevano le squanr» muzze per ivi addentrarsi a trovare forse il lor pascolo , a dcporvi ancora le uo- va , e a scavarsi la tomba. Io ne ho osservalo di assai messi a qucll' opera per metà sotto le squamme dell' occhio , e 1' altra mela ancor fuori (*). IV. Se i moscherini esercitino ne' fichi domestici alcun officio , che agevoli la fecondazione. Ho già di sopra avvcrlito che non tulli , ma parie di moscherini s' intingo- no di polline , e innanzi di librarsi su le aU e cercar nuova dimora , si agi- tano e si ripiegano in cento guise perchè ne tornino politi. La qual nettezza è così curata da essi , che nulla più. Or aggiungi , che se ancor qualche tenue globellino di quella polvere avanzasse sul loro corpo , allorché essi sforzano le ad- dossate e strettissime squammuzze del ficolino , ne diverrebbero del tulio sgom- beri e mondi ; perocché assai grande opera debbono con tulio il corpo durare , ne vengon dentro che strisciando rasente all' apertura. Onde a me pare indubita- tamente , che nulla portassero di polline ncU' interno del fico. Ed io che gli ho veduti col soccorso di lente assai gagliarda cercar su i ficolini l'occhio cui ten- dono , non ho scorto sopra di essi veruno atomo di polvere. I quali falli pongo per certi : ed ammesso ancora ciò che suppone il Cavo- lini in contraddizione della opinione negativa del Ponledera , ed esclusa ancora dalle mie osservazioni , cioè che i moscherini ritenessero sempre una porzione invisibile di polvere nascosta tra il lor pelame ; si dimanderebbe se bastar potes- se una quantità impercettibile di polline a fecondare più e più cenlinaja di fiori femminei che dentro del fico si svolgono. Questa che e pur semplice supposizione , fa meraviglia come si possa asse- verare , quando bene e diligenlemenle considerando il diportamento di natura on- de ha provveduto a questo gran fallo della fecondazione nella generalità delle piante , troviamo assai elementi che rimenano 1' animo ad opposta sentenza. Non si saprebbe conciliare codesta bruita avarizia rispetto al fico , con la maraviglio- sa quantità di polline in ogni specie di pianta , che prodigamenle mette per as- sicurare la fecondazione del germe , sia nelle piante a fiori ermafroditi , sia nelle piante a fiori unisessuali su lo stesso individuo , o in individui diversi. Nelle prime vediamo più slami con le antere cariche di polline per fecon- dare uno , 0 pochi germi ; nelle seconde una quantità grande di fiori maschili (*) Della geo«3Ì di quesU inoschiai vedi l' Appeodics. 433 con immensa copia dì polvere fecondante. E le stesse palme , la cui feconda- eionc vuoisi rassembrare a quella del Geo , han tanto di polline , che al tempo opportuno della fecondazione ne gettano uno strato sul suolo : il che si può anche dire di molte altre specie di piante , quali il castagno , il noce , il gelso moro ec. Che se in talune piante osservi larga quantità di semi , nota ancora , che essi sono nella medesima capsula , prodotta da unico fiore , generali dallo slesso pistillo , ed aventi perciò una origine comune nello stesso organo della generazione; il quale, fecondato esso solo che sia, rende tutti que' semi fecondi. Dippiù, nella generalità delle piante , in che la fecondazione naturalmente si opera , gli organi di essa , la corolla medesima si disorganizzano e vanno via ; neir atto che nel fico sono appunto gli organi fiorali , ed il ricettacolo che s' in- grossano , divcngon polputi , si caricano di succo meloso , e costituiscono grade- vole frutto. Ed è pure da considerare che se per F opera del moschino del capri- fico si avesse a verificare la fecondazione de' semi di quei fichi ne' quali si ad- dentra , in lutti gli altri fichi ove questo soccorso manca , come ancora in quelli a cui ho impedito ogni introduzione di moschino , la fecondazione dovrcbhesi ottenere per tutl' altra via che non per anche ci è svelata. Ma questo duplice modo di fecondazione nello stesso genere di piante, ed anche nella stessa pianta non v' è ragione alcuna a dover ammettere. Per queste considerazioni adunque , e per i fatti uniformemente in due anni venuti sotto le mie osservazioni e sperienze , son condotto a conchiudcre , che la natura delle piante , provvedendo da sé a' suoi intimi fatti , non avrebbe com- piuto l'alto fenomeno della fecondazione , afHdandosi al soccorso di un essere di diversa natura , e d' indole differente del tutto. Laonde vogli.isi meco giudicare che r insetto del caprifico non vale a fecondare i semi de' fichi domestici ; fe- condazione che altronde io reputo indipendente dall' allegamento ; e dalla ma- turazione del frutto. Ma se la fecondazione non si opera la mercè del polline de' fiori maschi de! caprifico col mezzo de' moscherini , e se non può nel fico edulo succedere , in cui le mie osservazioni ritrovan fiori femminei soltanto , dovrebbero i semi di questo fico essere imperfetti e vuoti , come li disse il Gallesio. Pure egli non è cosi , ed erroneo vuoisi tenere il giudizio del citato autore ; imperocché i semi di tulle le varietà di fichi da me raccolti sono perfetti , in essi rinvenendosi la mandorla, osia l'ovolo in piena crescenza, di maniera che cavatonelo fuori, e com- pressolo , mi ha dato eziandio del succo oleoso. E negl'istessi fichi trojani , \n che i semi son quasi tulli imperfetti e vuoti , nondimeno nella grandissima quan- tità che ne ho aperti per le mie sperienze, in diversi tempi, od in diversi luo- ghi , ne ho trovato di alcuni , che tra lo sementi ne avean di molte la cui man- dorla era bolla e porfolla (*). Cj Ved. ìuGoe ael Catalogo de' semi eoo gli appoiiti saggi il a". 14. OD 434. Ora per questo fallo della perfezione dell'ovolo in lulte le varielà caprifica- le e non capriCcale , ed anche nelle caduche non caprificalc ; e da un' allra parie messa la esclusione della fecondazione per opera del moschino ficajuolo, era cadulo in sospello , che non fossero questi Qchi androgini, cioè che racchiudes- sero de' liorcllini maschi , o pure ermafroditi. I quali faceva pensiero che s'im- piantassero sul!" endocarpo di sotto dell'occhio , dal vederne ordinariamente in quel silo alcuni da tulli gli altri diversi, esili e senza succo. Ma bene esplorati anche con lenti di molto ingrandimento (*) , mi son cer- tificalo non esser quelli , che Oorcllini del pari femminei abortivi , contenenti tutti il germe non disvollo , senza punto scorgere in essi vestigio alcuno di sta- rei e di polline (**) E di questi fiorellini abortivi ce ne ha del pari nella parte inferiore del ricettacolo. E da ciò deriva il veder sovente ne' fichi domestici maturi quella parte pros- sima all'occhio , e la parte altresì inferiore prossima al peduncolo non divenir sugosa, e perfeltamente matura, come il resto del frutto. Intendi bene ne' fichi non sottoposti all' altra pratica della ogliazione , la quale nell' atto che agevola la maturazione del frutto , 1' arresta nel punto toccato e l' indurisce. In queste speculazioni fui di molto oculato e diligente , perocché io non voleva illuder- mi , ne farmi preoccupar l'animo dall'opinione dell'Olivier; il quale con trop- pa franchezza afferma trovarsi in tult i frutti di ogni varietà di fichi , alcuni fiorellini masckili sotto dell' occhio , abili a fecondare tult' i fiori femminei che empiscono f interna capacità del ricettacolo , quando anche non venissero fe- condi i semi. La quale opinione vedesi seguitala da quasi lutti gli altri autori francesi , i quali aggiungono che i fiori femminei de' fichi per Io più abortisco- no (***) E qui vuoisi ancora osservare, che la sola circostanza notala da cotesti autori sull'aborto de fiori femminei, mette in dubitazione l' esistenza de fiori sla- minei da loro asserita. Il come dunque la fecondazione in queste piante proven- ga, a me sembra non potersi fin qui determinare. Dietro le cose che di sopra ho fermalo , mi cade opportuno di dar risalto ad un'altra falsa e contraddittoria opinione delGallcsio, il quale dice aver la na- tura di proposito dato sede a quella generazione d' insetti nel caprifico affin di farli servire ad un uffizio secondario ed estraneo al loro essere , qual sarebbe (■) Le lenii rinnile di clic mi son valuto Delle sperienze sono di fUntglas , e di lai forza , che , 08- scrrata una gocciolina di lane di donna, si giunge a ravvisarne i globclii sollo Torma di mioulissimo pol- verio. (") Vcd : nella Tavola de' Cori quelli che sono segnali con tinla giallognola. (*■•) Ved. Di'ji'on. ragionalo, ed universale di agricnlt : opera compilala bllcat« nei quaderno seguente. iU *] ) Catalogo de' semi. fi. Semi di Celli sarnesì bianchi non caprilicati.; * 2. Id. di samesi neri non capriflcali. S. Id. di sarnesi neri capriflcali. 4. Id. di colombi capri ficati. 5. Id. di chiajesi caprifìcati. 6. Id. di chiajesi non caprificafi» 7. Id. di migliaroli capriflcali. 8. Id. di monacelli caprificati. g. Id. di monacelli non capriflcali.; ijo. Id. di doliati non capriflcali. II. Id. ài paradisi non capriflcali, n2. Id. di sampieri non capriOcali. li3. Id. di iroj ani non caprificati (vuoti quasi lutti), ti4.. Id. di troj ani non caprificati ( in parte perfetti ), ii5. Id. di fichi detti zagarclli , non caprificati. ;i6. Id. di alboneri non caprificati. APPENDICE 'Della genesi del moscherino Jìcario , e della natura del caprijicoé Le indagini per me fatte intorno al processo della caprificazione , mi sono Etate buona congiuntura e via a studiar la genesi e la vita di questo misterioso insetto j (i) non meno che l' indole del caprifico d' onde esso schiude. I pratici dell' agricoltura , e con essi il Cavolini , ed in generale tuli' i na- turalisti sognano cosi la generazione del psenes , e tengono veri questi fatti: I. Che ne' fruiti del caprifico , chiamati madri di caprifichi , schiude questo ci- nipe nel mese di aprile : li. Ch' esso, uscito del fruito , si porta e s' introduce ne' fruiti de' caprifichi di recente sbocciali : III. Che questi depongono le uova al sito de' germi : iV. Che però , venuti a maturità tali frutti in giugno e luglio , si svolge la seconda progenie dell' insello. In compruova di ciò ho osservalo l'uscita di questi viventi dalle madri dc^ caprifichi propriamente delli , e la introduzione di essi ne' veri caprifichi di pri- mavera, Per il die si ritiene in pratica , e ciò afferma pure il Cavolini in modo deliberato , che ove le piante de" caprifichi non mandino i frutti invernali , per otte- nere la prima generazione dell' insello è mestieri di procurarsi altrove le madri (1/ Inietto peana, /Vcort'um inieclum. Footedera — Cpre che le piaccia , pienamente verificare i falli che sin qui veniva sponendo. 455 INDICE. Introduzione , e partizione del lavoro . . » . . pag. 4 ■ 7 I. Laame delle opinioni degli autori . . , . . . 4'f) JI. Osservazioni e sperimenti 425 III. Notizie del caprifico e del moscherino che in esso et genera . 43o IV. Se il cinipe j'econdi i Jiclii eduli 4^2 V. iSe il cinipe fa allegare i fichi . ...... 435 VI. A. Descrizione delle varietà studiate de fichi 44o R. Spiegazione delle tavole 44* C. Catalogo de semi. 444 appendice — Bella genesi del cinipe , e della natura del caprifico. ivi liicpilogo e conchiusione . . , . • . . -45i 7k„ // ri-co 'foloimibo con 3 'fitìroiai e ficlia antiUEiiiaali O. /rnpeTuffi vij- I ^■^^tó= '1, «(;•* ^ i Tui.Il' Fico iriiiaese 0,/mfientitr irte. 1 Tal'. 17/ . Meo SaìRiKPSip imiPr'D /'. t/i' (4*r, tJti- ( Tur JX. FirX) ^lil-ilifflTDl D Tav. M. r n p xà jK r © t l'i itsir ® ^ t& Ca-n^ '..'.') ;•-« Tm: XJ/J .- *W%* r«ipjriÌTÌr® trifiero ò. Jt Care S 31^ 0 0 1 0 DEL COMMENDATORE TEODORO MONTICELLI 03ii33ffairaaD a>33?32iic iD3iaa aainu aitaADDsaiaù. maxia aBj3:i2a DI CILSEPPE CEVA GRIMALDI PRESIDENTE DEL L' ACCADEMIA UEIiBSIUA Letto nella tornata straordinaria del dì i6 Novembri 484S. (In altra tomba si ò chiusa , e noi voggiam con doloro sparire quelle nobili intelligenze , eli' cran venerande reliquie del sapere de' nostri padri , forte gene- razione , la quale avca ascollato le lezioni del Genovesi, e conservava più da vi- cino le tradizioni generose del Vico. Teodoro Monticelli , di cui piangiamo la recente morte , nacque in lirindisi nel lySg : la sua lamiglia era illustre in quell'aulica città. Eilucato nella sua prima infanzia da' PP. Celestini di Lecce , fece tra loro la sua prima professio- ne : fu quindi mandato in Roma nel Collegio massimo di quella Congregazione lionedettina , ove ebbe quiisi più ferace il campo agli stiulii. Il chiarissimo Pro- fessore Pessuti , reduce dalla Russia , lo ammaestrò nello Matematiche. Severa era tuttavia in quo' tempi la istruzione ne' Conventi , e i più ostili scrittori gIk; cospirarono alla distruzione de' Chiostri , furono degli sconoscenti , dappoiché ogni Inr sapere dovevano a' Frati ; e questi furono ancora i primi maestri di Napoleo- ne , di cui r Italia , avvezza a tutti i trionfi , rivendica l'origine gloriosa. 1 pro- gressi del giovane Monticelli nelle scienze esatte furono così rapidi , che giova- nissimo lesse FilosoGa e Matematiche ne' Conventi di Lecco e di Napoli. 58 4jS Nel 1790 e nell'età di 3i anni fu designalo dal celebro Conforti per suo sostituto alla cattedra di Storia Sacra e Concilii nella Regia Università : il Gover- no approvò la sua scelta. Nei 1792 fu eletto professore interino di Etica. Avvolto in turbine politico , egli più s' incarnò negli studii : in tal modo ne' ben formati animi la sventura calma le passioni giovanili , ed è non di rado di profitto alle scienze ed alle lettere. Il far senno do' travagli della fortuna è il presagio della fama avvenire : f Italia si onora di aver cosi rivelato al mondo stupefatto un ignoto genere di scrittura , a petto del quale Seneca ed Epittelo non sono che freddi e sottili ragionatori. Tanta è- la forza del pensiero cristiano che inspirò le Pri che il Blonticclli compose un trp'talo sul governo delle api , come si pratica nella costa meridionale della Sicilia , e propriamente nella Favignana. Notò 1' uso di dividere per metà i favi d' ogni spe- cie , quando Io felazioni non sono ancora sviluppate ; col quale mezzo si evita la mortalità comune nelle Puglie , perocché le api v' invecchiano , e le giovani si partono con gli sciami novelli in cerca di una stanza più gradita. Osservò l' usan- za di tramutare gli alveari in pascoli lontani , ove sia maggior copia di Dori più vergini , costumanza quasi patriarcale , di cui Carlo Magno non isdcgnò dettare gli statuti ; e della quale trovasi menzione ne' viaggi del Kiebuhr in Arabia e ncir Yemen. Rimesso in libertà nel 1800, ritornò in Roma , e venne in molto favore di Pio VII , PonteGce di alti sensi , e sopra ogni altro di cuore italiano ; il quale in una udienza che avevagli accordata, lo salutò col titolo di Abate ; al che aven- do il Monticelli sommessamente risposto non godere nella sua Congregazione di tal dignità , il Papa giocondamente replicò : k E bene , noi vi nominiamo Abate di governo ». Ritornato il Monticelli in Napoli , e soppressi i Conventi , fu destinato ad ordinare il nascente Liceo del Salvatore. Nel iSoS fu nominato Segretario perpe- tuo dell' Accademia delle Scienze ; uffizio che gli fu onorevolmente confermato con real decreto del 2 aprile 1817 , come del pari nel 1816 lo era stato nella catte- dra di Etica nella regia Università di Napoli. Ma in mezzo a queste gravi e svariate occupazioni egli dedicavasi a tuli' uo- mo allo studio del nostro Vesuvio. Col soccorso del Direttore del Real Museo Mi- neralogico Vincenzo Ramondini , e quindi del professore Gismondi , formò una ricca e vasta collezione di prodotti vulcanici antichi e nuovi , lodata dal Breislak, e più ancora dal Davy. Questo celebre uomo, al quale tanto deve la scienza, nudriva pel Monticelli nn' amorevole predilezione , e con lui mandò a fine tanto nella sua prima dimo- ra in Napoli , quanto nella seconda del 1822 , molti scientifici lavori, nei quali ebbero abile compagno 1' attuale Re di Danimarca , allora Principe Reale. E su tal proposilo il Davy scriveva al Monlicclli , clic nel Vesuvio il libro della geolo- gia pruscala ia ogni foglio nuovi caralleri , ed essere una felicità per la scienz;i il ritrovare un interprete tanto industre per leggerli lutti (i). Lungo sarebbe il noverare ad uno ad uno tutti i lavori scientifici , de' quali il Commendaloro Monticelli fo' lettura in queste sale medesime. Mancherei nondi- meno air uUizio di tesserne convenientemente I' elogio , se non ricordassi eh' egli non solo coltivò con successo diversi rami dell' umano sapere , cosi che il suo no- me è registrato pure fra gli economisti del nostro paese , ma che ancora dal ma- mento in cui dcdicavasi allo studio delle cose naturali fu 1' unico osservatore in- defesso de nostri vulcani. Per il che l' Accademia ricorderà con tenerezza l' impor- tante circostanza che non cravi quasi tornata , nella quale il Monticelli qualche co sa non leggesse relativa a' suoi studii , e segnatamente quelle osservazioni non ri- ferisse , colle quali andava alimentando le scienze naturali. I più importanti pro" dotti e delle antiche e delle recenti eruzioni del Vesuvio , la descrizione fedele dei fenomeni che nel vulcano o ne' luoghi aggiacenti si manifestavano , erano obbiet- (0 di altrettanti speciali lavori accademici , dal cui insieme il nostro dotto collegi afTaticavasi a trovar modo di giugncre alle cagioni prime ed a qualcuna di quelle ipotesi ragionevoli , che più valgono a spiegare i fenomeni più importanti del vul- canismo. IN'è tralasceremo di avvertire che per questa parte dei suoi studii molte delle cose ch'egli descriveva o presentava alla nostra Accademia erano state da lui stesso osservate o raccolte : e di qui nascono due considerazioni di non lieve mo- mento ; la prima che quanto ha egli introdotto nella scienza, è slato vero e rea- le ; la seconda che tale era lo zelo , del quale egli ardeva , che non perdonava né a spese , ne a studii e disagi per arrivare allo scopo , al quale mirava. E quanto alla prima di queste osservazioni , essa trova una solenne testimo- nianza nel fallo stesso che il fine del Monticelli nel presentare all' Accademia i suoi parziali lavori , era quello appunto di far tesoro de' lumi che da' suoi colK'- glii gli venivano per comlurli a compimento , e farne poscia , si come fece di fatto , r ordito delle opere che andò di mano in mano pubblicando. Egli è quin- di manifesto che per adempiere al dovere di fare onorala rimembranza de' lavori scicntilii;i del Monticelli , sarà al certo miglior consiglio di ragionar piuttoslo di (|uelle opere eli' egli stesso ha raccolte e pubblicate , e nelle quali ha compreso i lavori speciali letti all' Accademia , riserl)aodo solo un cenno di quegli altri che , sia per il lempo , e sia per c|ualsivog!ia altra cagione non fecero parte di opere più grandi. (jomineeremo ailunque da' lavori di pubblica economia , i quali se sono pre- gevoli per l' argomento , hanno altresì il merito singolare di esser diretti al benes- (1) Lettera «lei 10 ottobre 1819. 46o sere ed alla prosperila del proprio paese. Il primo di essi fu un Caleehismo 'di agricoltura , al quale segui una memoria sulla Economìa delle acque da ristabi- lirsi nel Regno di Napoli. Mostra il Monticelli cbc per la barbarie dei tempi di- liscati i monti 0 le pianure , e lasciato senza freno il corso a questo importante elemento , non solo e mancata 1' acqua per le utili applicazioni , ma sono anche nati gli stagni mentici che tuttavia abbondano nelle nostre più belle regioni , e che han prodotto la sterilità de' campi , la morte di tanti abitatori. Dopo di che , come colui clic appalesando il male , ne addita pure il rimedio , notò le coso eh' eran da farsi per restituire la salubrità al nostro cielo , la fertilità a' nostri campi , il vigor di salute agli uomini. L' altra opera che a questa aggiunse fu la memoria sulla Pastorizia del ^hegno , eh' egli scrisse con lo scopo di mostrare quanto rimaneva tuttavia a farsi perch(3 un ramo di tanta importanza per 1' economia del nostro paese divenisse sorgente di vera ricchezza. Kel iSio la perdita che le scienze naturali fecero nella persona di Filippo Cavolini , porse occasione al Monticelli di scriverne 1' elogio. L' eleganza del ser- mone latino con che questo elogio è dettalo può esser vinta soltanto dalla dol- cezza de sentimenti di amicizia , e dalla profonda dottrina che vi si scorge ; delle quali bellezze e pieno altresì l'elogio di Vincenzo Pclngna ; il quale , naturali- sta di chiara fama anch' egli , meritò di esser ricordalo alla posterità da sì chiaro scrittore , da cittadino s'i onesto. Questi lavori intanto non distoglievano il Jlonticellì dai favoriti studii della natura , e già nel i8i3 metteva in luce la descrizione di una famosa eruzione del Vesuvio. Davy non isdegnò di accettare la dedica di questa scrittura , a cui seguitarono molli altri lavori mineralogici , e geologici , fra' quali primeggia la monografìa del iafelspal , voltala in francese nella Biblioteca di Ginevra , e la memoria che mandò alla Società geologica di Londra sulla lava di Pollena , trovata di una particolare giacitura e con molte specie minerali non prima os- servate nel Vesuvio. Ora si volgerà il nostro discorso a ragionare delle due più classiche opere del Monticelli , quelle dir voglio colle quali si acquistò tanta fama fra' dotti cul- tori delle scienze naturali da tenerlo come una celebrila, di cui vantar si po- tesse il bel paese che il Sebcto bagna. La Storia de fenomeni osservati nelle eruzioni del Fesuvio , ed il Prodromo della Mineralogia vesuviana sono libri che han portato il nome di un Italiano oltre le Alpi non solo , ma anche di là dell' Oceano. Nella prima di queste opere le sue osservazioni fisiche , chimiche , minera- logiche e meteorologiche molti fatti hanno spiegalo fino allora rimasti oscuri , e per esse fu richiamata l'attenzione de' dolli sopra alcuni fenomeni per lo Innanzi inosservati. La lormazione de' globi calcarci , nel cui centro ri nvcngonsi materie 46 r vulcaniche , la doppia genesi de' pisoliti , la scoverla di novelle sostanze nello stato liquido o gassoso , come l' acido solforico e simili , hanno aperto il campo a nuove meditazioni. Arrogi , che il fatto delle correnti di arena infuocala , le l)clle osservazioni sulla genesi della trachite e quelle suU' influenza dell' acqua nelle eruzioni vulcaniche , nella massima parte mirabilmente concordi con quelle che il famoso Leopoldo de Buck faceva in altre regioni vulcaniche del globo , hanno pure il merito di aver rischiarato la storia del nostro vulcano e delle a- diacenze , quale era slata descritta da Plinio. Quest' opera , voltata anche in te- desco ed arricchita di note , procacciò al Monticelli il plauso de' dotli in molti giornali scienti fìci di Europa. Ma come uno spirilo energico prende maggior lena dall' incoraggiamento y, così fra gli applausi che a lui venivano da un'opera, il Monticelli un' altra ne preparava , eh' esser dovevagli cagione di una gloria non minore. Pubblicò il Prodromo della Mineralogia vesuviana , libro per lo quale quanto a lui debba la scienza non è chi sia versalo anche superGcialmcnlc in tali discipline che noi sappia. E per verità con l'aiuto del dolio chimico Covelli egli raccolse e descrisse in tulle le loro relazioni scicnlillclic le specie mineralogiche del Vesuvio , e quello non solo che gli i dotti sapevano trovarsi in questa ferace regione , ma altre an- cora , Io quali comechè altrove conosciute , pur niuno aveva ancor ivi scoperte : il quarzo, la mcUilite , la ghelenilc , il lafolspat , la calce fosfata , il ferro oli- gislo sono specie mineralogiche che il Monticelli rinvenne o. descrisse come ap- partenenti a' prodotti di questo vulcano. Ma quo minerali che oggidì ricordano per opera sua i nomi cari alle scienze di Cristiaao Vili Re di Danimarca , di ilumboldl , di Davy , di Cavolini, di Biot , di Colugno , sono allrellante conquiete che il Monlicclli ha fallo alla scienza , e la prima volta che la descrizione di essi comparve alla luce fu nel Prodromo della Mineralogia vesuviana. 11 quale al pregio delia materia congiunge quello dell' or- dine e della chiarezza , e valga per tutti il bellissimo brano , in cui egli il pri- mo ha descrilLi la crislallizzazionc dello zolfo, qual si vede ne' fumajoli della Sol- fatara di Pozzuoli. ISò tralasciar debbo di mentovare gli altri lavori che il Monticelli sul de- clinare dell' annosa sua vita e per Gn nell' uUimo anno di esja presentò alla no- stra Accademia : la monografia delle pelurie lapidee del Vesuvio , una serie di Kiemorie sulle recenti vicende di questo vulcano , e la monografia del ferro oli- gislo sono lavori lanlo recenti , che vcdran la luce nella seconda parte del 3. .Tolume de' nostri Atti. Onorevole menzione faremo ancora delle fatiche del Monticelli allorché nel 1S27 fece parte della commissione incaricala dall' Accademia per la descrizione geologica dell'isola d'iscliia. A questi lavori si aggiunsero i3 carte geologiche (C topografiche , opera del venerato nostro collega Generale Visconti , e le analisi 4G3 cbimiclic de rinicdii nalurali dello acque salulifcro , di cui quel suolo abbonda , eseguite dal Cav. Lancellotli e dallo svcnluralo Govelli , e queste ultimo condotta a compimento dal nostro chiarissimo collega signor Guurini : il Monticelli vi rac- colse per parto sua le rocce e le conchiglie , di coi formò una preziosa collezione. Lodevole al certo fu il proponimento di voler rendere questo importante lavoro sempre più perfetto ; ma io unisco il mio volo a quello do' miei dotti colleghi , che la nostra Accademia non sia più lungo Iciijpo priva della novella gloria che dulia pubblicazione di esso a lei no verrà. Ed in tale occasiono pubblicò il Monticelli una memoria geologica intitola- ta : Commcniarius in agrum Puteolanum Camposqne Flegraeos , che si distin- gue eziandio per l'eleganza del latino dettato. La riputazione intanto da lui acquistala , in ispecic per la profonda cono- scenza delle cose vesuviane , lo raffermò vieppiù ed animoso lo rese nell' istu- diarlc con amore , e fino agli estremi giorni di sua vita. Gl'intimi suoi amici , alcuni do' quali mi sono da costa , potranno con me attcstare che anche dopo il fiero colpo di apoplessia che soffiì nello scorso anno facovasi sorreggere dagli affettuosi nipoti per consultare i favoriti suoi libri aperti sopra un vasto scrittoio , ed emendava ed aggiungeva più recenti notizie alle memorie già da lui scrille , e che divisava di leggere alla nostra Accademia. E quest' Accademia fu sempre il caro oggetto de' suoi pensieri , delle sue affezioni , e con la voce già smorta ne ripeteva il nome come d' una diletta amica. E qui ci viene di far tesoro di una gravissima sentenza dell' illustre Hum- boldt , di questo colosso dello scienze , del quale sarebbe malagevole il dire lo cose che ignora. I secoli, egh diceva , in cui si rivela la vivacità del movimento intellettuale , offrono il carallcre distintivo di una tendenza invarial)ile verso uno scopo determinato (i). Questa tendenza è appunto quella che oggi spinge il mondo allo studio delle scienze naturali. A tale studio svarialo e moltiplico , ma intento a scoprire le forzo misteriose della natura e ad usarne , noi dobbiamo i prodi- giosi risultati che ammiriamo , e di cui non è audace ora il prediro che saranno anche macririori. E di vero , vedete come a confermare il nostro assunto l'immortale aslro- nomo Herschcl scri,vcva al Monticelli : k Egli è vero che noi abbiamo scelte dif- ferenti insegne ; ma luttochi; possano sembrare tli verso , tendono nondimeno ad un punto comune (2) a. Le scienze non sono più , come un tempo , un arcano impenetrabile , al quale pochi erano iniziati , una specie di cabala , la cui cifra consisteva in alcuni termini barbari , che parevano inventali più per intenebrare lo spirilo che per rischiararlo. (1) IliMBoi.DT , Inlroduction w 1' e lame n criiiqcio ile I' hisloirc Jc la Ccograiihie du Nouvcau Continent. (2) I.cilera a Mooi etili Uel 18 smcmirc 1S3;J. 463 Kè possiamo lasciare inosservato quanto onorevoli sieno state per il nostro Segretario perpetuo le testimonianze rcndutcgli da' più ragguardevoli scienziati stranieri. E cominciando dal Davy , suo indefesso compagno nelle esplorazioni del Vesuvio , noteremo con quanta modesta somplìcità gli scriveva, i 11 mio po- vero nome è n vostra disposizione ; mi terrò troppo onoralo di nvero un luogo nella vostra opera j. Il Moricaud , il quale voltò infranceso la descrizione delia eruzione del Vesuvio del jSi4, notava la dilficoltà di ben riprodurre le vere e poetiche descrizioni di un cos'i rilevante fenomeno , e gli faceva noto il plauso del Brcislali. Promettendogli llcrscliel di non mai dimenticarlo , auguravasi die nello scambio avvenuto de' loro pensieri divulgali per le stampe poteva emergere una corrispondenza di più alta natura di quella che dipende dalle sole umane com- binazioni e da passaggieri sentimenti : esser la verità nna ed indivisibile , e co- loro i quali , animali dallo spirilo della filosofia , aspirano ad alzar qualche parte di quel denso velo che circonda il vero, aver un un punlo di conlatto più te- nace e più inlimo di quello delle ordinarie amicizie (i). Gli attcstava l'IIumboldt avere il Monticelli col suo Prodromo aggiunto un altro titolo a quelli che aveva M giuslamenle acquistali nel mondo de' dotti (2). Il Gallesio affermava che tra le memorie riportate dalla deliziosa Napoli una delle più gradite era quella del Mon- ticelli (3). Larivièrc gli diceva : a La sua preminenza , o signore , non e sco- 3 nosciuta da' dotti stranieri. Levy e Milsclicrlich , rinomati pe' loro egregi la- » Tori in mineralogia , anzi in cristallografia , rendono al suo nome un vero cul- 3» lo. Il primo di questi signori , che ha una cattedra in una delle nostre uni- 3 versila , tuttora si occupa ad erigerle un monumento di riconoscenza , voglio 3 dire una nuova sostanza non ancora descritta , alla quale verrà imposto l' c- » grogio nome di lei. Il celebre Humboldt sia in mezzo dei suoi numerosi am- ;) miralori , e ne' suoi quadri della natura egli si esprime sul conto di lei eoa j) la verilà che conviene al suo distinto merito (4-) J. Philips ambiva di trovare un nuovo minerale vesu\iano per imporgli il nome di Monticelli (5). Linasio lo pregava di un breve riscontro, che avrebbe ricevuto per uno special dono del cielo, per conservare i preziosi caratteri di lui nel suo portafoglio con le lettere de' più grandi dotti de' due emisferi (6). Breislak dirigevagli in fine il Generale inglese Pringlc a cagione della grande celebrila del Monticelli pe' lavori sul Ve- suvio. (1) Lcllcra del 18 s*ltemLrc 1S38. (2) Lettera di Pietro de Angeli» del 20 giagoo 1823, (3) Lettera del 12 dicembre 1834. (1) Lettera del 10 agosto 182'.). (3) Lettera del 15 luglio 1827. (6) Lettera del 28 marzo 1827. 464. La quali parole abbiamo qui latte Ictfcralmonto trascritto onde si conosca! per esse in qual pregio ora tenuto il nostro Segretario perpetuo , e quale incanta producevano le sue modeste e gentili maniere. E non aggiungeremo i nomi de- gli altri dotti che uguali testimonianze gli resero, perocché lunga ne sarebbe la nota ; ma non possiamo lasciare inosservati quelli del conte di Orloff , di Broc- chi , di Buckland , che gli era generoso donatore di alcuni saggi di cuprolito ,■ scoperta nella calcarea secondaria delle contee del sud d' Inghilterra ; del mar- chese di Dréc , il quale implorava il soccorso del sapere di Monticelli nelle opere mineralogiche che andava a pubblicare , e dolevasi di non averlo vicino per con- sultarlo in ogni istante ; di llanzani , che confessava avere ignorate molte spe- cie vesuviane prima di aver letto il Prodromo ; di Ringseis , il quale augurava che r autorità del Monticelli avrebbe deciso il certame tra' Vulcanisti ed i Net- tunisli. Ma gran parto della gloria di un Closofo naturale nella difficile carrie- ra de' suoi sfudii derivasi al certo dalla raccolta giudiziosa e dall'ordinamento tic prodotti svariati della natura. Perocché con essi egli mostra col fatto quelle .verità che le sue scientifiche ricerche hanno svelato intomo alle forze , le quali , emanando da una causa prima , sono la cagione immediata di que' prodigi che tanto più si ammirano quanto più si conoscono. E però le raccolte di simil fat- ta , mentre sono il libro , in cui si leggono spiegati a chiari caratteri i segreti della natura , sono ancora i monumenti della umana sagacità. Or non ti ha chi ignori qual grande monumento di questo genere abbia lasciato di se Teodoro Monticelli , l' illustre Dlosofo del Vesuvio , come il Davy il chiamava. Bastava volger lo sguardo a quella sala medesima , nella quale fu «lato F estremo addio alle sue spoglie mortali , ove egli dormiva il sonno de' giu- sti come im guerriero sul trofeo delle armi che gli conquistarono taata gloria. Se nel far menzione delle sue opere , abbiamo notate le importanti scovcrfo fatte dal Monticelli, che la mineralogia e la geologia han registrate , i documenti di esse si ammirano ncHe sue belle collezioni. La prima fra queste è fuori dub- bio quella de' minerali che nella regione del Vesuvio si rinvengono , la più ricca di quante altre mai si fecero di tal natura. In essa si veggono i pezzi più sin- golari delle molte specie mineralogiche in altri luoghi conosciute , ma notevoli sono quelli delle specie novellamente discoperto e che sono speciali al Vesuvio. !Nò sono minori i documenti relativi a' fatti di geologia vulcanica ; cosa al certo importante più di quel che altri creder potrebbe , ove si consideri che i naturalisti del tempo in cui Monticelli fiorì giunsero a dare la direzione e la for- jna di scienza alla geologia , richiamandola dal campo delle ardite ipotesi sul sentiero della osservazione e del fatto. Al quale scopo quanto si fosso affaticato il Monticelli lo dice ancora l'altra collezione de' prodotti vulcanici di altre re- gioni i quali servivano di paragone con quelli eh' egli medesimo raccoglieva. iG5 V allra colloziono che il Monlicclli formò , e di cui gli viene un merito p- guale , è la orillognoslica generale, in cui si ammirano i saggi raccolti in mol- •issimi e svariati luoghi del Globo, e quasi tulle le specie mineralogiche Cuora descnìle con molle varietà di esse. Nella quale colleziono , oltre la sceltezza ed il numero grande de' pezzi, v'è da bearsi con lanle dolci memorie : imperocché una gran parte di essi sono preziosi doni del non mai abbastanza lodalo Re di Danimarca , dell' ottimo Principe signore della Toscana, di Dnvy , di Piazzi , di Riippel , del suo caro amico Monsignor Medici-Spada. Da ultimo è pur bello leg- gere in uno di quei cartelli il nome celebre di Antonio Canova, ilquale per quella corrispondenza che lega i grandi ingegni, donò anch' egli al suo amico Monti- celli un bel cristallo di quarzo limpido trovato nel seno di quel marmo cluj prendeva quasi la vita dal suo scalpello. Per non esser infiniti , farcm solo un cenno della collezione di rocce e di fossili , in cui si scorge altresì quella ca- rità di patria che il Monticelli appalesava in ogni sua cosa. Ed in vero , sicco- me la parte migliore di questa collezione appartiene a terreni che formano la corteccia del suolo del Regno delle due Sicilie , chiara è la idea ch'egli piìi volte manifestò di voler formare una raccolta compiuta , la quale servir potesse alla conoscenza del proprio paese , per far di poi le molle ed utili applicazioni che oggi somministra questa scienza. Tali collezioni hanno richiamato l'attenzione di tulli i dotti che non di ra- do sono venuti in questa città, e quella altres'i de' Principi protettori de' buoni sludii., Coleremo i nomi augusti del Re di Danimarca , del Gran Duca di Toscana , del Gran Duca di Saxo-VVeimar , del Gran Duca di Saxe-Coburg , del Re di Gre- cia , della Gran Duchessa Elena di Russia , del Principe Alberto d' Inghilterra , del Principe Ereditario di Ilassia-Cassel. DilDcile sarebbe poi contare gli scien- ziati che le hanno ammirate , perchè grande ne è il numero. E noi facciam voti che queste belle collezioni , le quali tanfo onorano il nostro paese , non ci sieno rapile dallo straniero , perocché sempre miserevole è il vedersi togliere le preziose gomme di casa. L' Abate Monticelli era tenero de' suoi amici , i quali per la più parte gli furono costanti ; che se qualcuno abusò della sua confidenza , noi crediamo es- sere carissimo affetto il credere all' amicizia , e solo da altamente compiangere colui che non ne sente l' incantevole forza. Godette egli dell' amicizia de' più de- gni uomini del paese e stranieri senza invanirsene ; vidcsi onorato da' più illu- stri scienziati di Europa senza punto alterare la sua modestia ; ricolmo di ono- rificenze , conservò sempre la nobile semplicità de' suoi costumi. Quando al Re Francesco di santa memoria piacque con alta saggezza d'isti- tuire un ordine cavalleresco per premiare il mento civile , il Monticelli \i ebbe il grado di Cavaliere , ed il Re di Danimarca lo insegn'i di quello di Cavaliere , e quindi di Commcudalorc dell' ordine di Doancbrog. L' Imj)fratorc del Bragie •>9 i.65 io decorò anch' egli della Croce di Cavaliere dell' ordine di Crlslo. E di rero non mai qucsle onorevoli insegne brillano di tanla luce quanlo sul nobile pelle dei prodi e dei sapienti. Allorché Luigi XV di Francia conferì le lettore di nobiltà al Quesnay , avendo preso da un vaso di Sevrcs tre fiori che in francese si addi- manàano pensieri .• e Tenete, disse a Quesnay, questi saranno le vostre armi gen- tilizie parlanti 3. Pressoché tutte le Accademie italiane lo acclamarono per socio , e tira le straniere noteremo fra le altre il Museo di storia naturalo di Parigi , la Società geologica di Londra , le Società mineralogiche di Pietroburgo e di Dresda, l'Ac- cademia di Storia naturale di Berlino , il Liceo di Storia naturale di New-York , e la Società statistica di Parigi gli decretò una medaglia di onore. Ma tanti lavori scientifici , e la fama che al Monticelli ne veniva , nonché gli onori di cui era ricolmo , non potevano estinguere 1' ardente fiamma cittadi- na del suo amore per Brindisi, città gloriosa, a cui i Romani padroni del mon- do dedicarono la Via Appia , la regina delle strade. In Brindisi la storia ci ri- corda ancora le ombre gigantesche di Siila , di Pompeo , di Cesare , di Cicero- re , di Kerv a , di Mecenate , di Augusto , e del poeta di Venosa , suo felice ed immortale cortigiano. Fra le glorie di Brindisi la principale era il suo porto. Cesare il primo ne alterava la naturale sicurezza ad impedire le uscite e le vet- tovaglie alle navi di Pompeo (0. Carlo II di Angiò riaprì un adito tra le due foci del porlo , che Giovanni Antonio Orsini Principe di Taranto richiuse per non cederlo ad Alfonso di Aragona , ed il Galateo ci assicura che ne ad Alfon- so , ne a Ferdinando suo figlio riuscì di riaprirlo. Nel nobile regno di Ferdi- nando I furono fatti alcuni lavori , che non ebbero nondimeno stabilità , giac- che il canale fu di bel nuovo interrato : il Monticelli scrisse a tale oggetto una dotta memoria , che mi fece 1' onore d' intitolarmi. Il giorno in cui piacque aJ nostro Augusto Principe di decretare la restaurazione del porto di Brindisi , iu il più felice della vita del Monticelli. Pochi di prima di morire egli mi parlava del felice proseguimento de' lavori con voce tremante , con gli occhi umidi di lietissimo pianto. E più de' vantaggi del commercio 1' animo generoso del nostro buon Re di già gode di aver sottratto alla morte la popolazione di Brindisi. II (1) Cacs. De bello Civ. I , 25. Dove le foci del porlo erano angustissime , egli gitlava la fabbrico e l'argine dall' ona e dall'altra parte del lido, perché in questi luoghi il mare potea passarsi a guazzo. An- dando più oltre , non potendosi 1 argine contenere dall' acqua più profonda , collocava rimpetlo alla fab- brica doppie Da\i verso ogni parte di 30 piedi. Queste egli aflìdava a quattro ancore da quattro angoli , aflìnchii non fossero smosse da' flutti. Lssendo già esse ben formate e disposte , vi aggiungeva dipoi altre navi di egual grandezza. Qneste egli covriva di terra , e di altre cose capaci di far argine , perché non re Slasse impedito 1' accesso e la correria per la ditesa : di fronte e da' fianchi le proteggeva con graiicce a tavole. Ad ogni quattro di esse alzava torri di due tarsiati, onde più comodamente le difendesse dall' int^ peto delle Davi e d3£riaceodii. 467 dima di questa cillà por causa delle Ticino paludi h sialo sempre insalubre. Ci- cerone dolevasi con Allico di non poterne sostenere la gravezza , e Cesare scri- veva clic le sue legioni venivano a perire intorno di Brindisi. Sino a' d'i nostri le acque ristagnanti erano cagione di periodiche malattie nella state. Grazie ai JavoM di recente eseguili , le paludi lasciano il luogo a' fertili campi , e come il Jlonticelli con ineffabile gioia mi assicurava , in questo anno le malattie sono slate incomparabilmente minori, e la morte noo ha mietute le vittime clie pa- revanle già destinate. Il Monticelli segnava l' ollanfesimo settimo anno di sua età. Le scienze re- gistrano con amore gì' illustri uomini , i quali giunsero agli estremi sladii della vita , ed a' grandi nomi di Platone , di Diogene , di Democrito , di Zenone , d' Ippocrate oppongono i nomi moderni , ma del pari gloriosi , di Newton , di Eulero , di Fonlencllo , di Bacone, di Keplero. E la ragione a nostro avviso si trova nella calma do' gravi studii , nell' ineffabile contento che produce un utile trovato , quasi che i sommi ingegni , elevandosi sopra degli altri , trovino un aere più sereno e più puro. Arrogi che la civiltà presente per la trista esperien- rienza delle amarezze che 1' esaltazione dello dispute scientifiche aveva prodotte , ci ha redduti più moderali e tranquilli. La pacifica arena , ove ora armcgsiiano i cultori delle scienze , delle lettere e delle graziose arti , non è più rattristala da quelle lotte invelenite che resero si miserevoli gli ulfimi giorni di Abelardo, di Caraoiins , del Tasso , del Domenichino. I pigmei che sudano ad ac((uislare una riputazione non meritata , imitano sempre il nano di Sterne , il quale noa polendo nel teatro veder la scena , malediva gli uomini di alta statura che gli erano innanzi. Ed alludendo alle invidiose censure del Lippi , il Breislak esorta- va il Monticelli a spregiarle , e a gloriarsi di non averlo amico (i). Mirabile era poi la facilità del Monticelli nel partecipare a' dotti il frullo delle sue scientifiche scoverte , cosa della quale amorevolmente lo rimproverava il Breislak scrivendogli : i Voi sapele per pruova con quale aflellazione gli stra- nieri che in folla corrono al Vesuvio , fan profitto delle vostre osservazioni , e le spacciano come loro proprietà ne' molti gioruali che invadono l' Europa (2) i : tristissima condizione in vero di veder così scambiato 1' oro di casa con 1' or- pello straniero. Conimendevolissimo era l' impegno suo d' incoraggiare i giovani ai buoni studii e di renderne loro facili i mezzi , e di ciò vi ha universale con- sentimento. E quanto dobbiamo amaramente deplorare che nel Congresso degli Scienzia- ti in Napoli , che laute care rimembranze ci lascia, il Monticelli da lungo teiti- (1) Lettera dd 3 luglio del 1819. (2) Lettera del 22 settembre 1819. 468 pò infermo , rtia con la iripnto ancor lucida > soffriva dì non potervi prender par- te. Noi tulli ne eravamo dolenti , e i delti stranieri erano con noi unanimi nel compiangerne 1' assenza ; e ci siano fra tante di solenne testimonianza le amo revoli parole che dopo il VI Congresso in Milano dirigcvagli il conte Borromeo ^ Presidente generale : a Sarci stato ambiziosissimo , caro Cavaliere , di averla al :j) fianco in questa mia ardua impresa , e potermi vantare di quel possente aiuto j) morale che mai non manca d'infondere il consiglio e l'autorità di una si fon- > data rinomanza ì. Ed il Monticelli , quasi uomo che con la lontananza spera di calmare le ar- denti affezioni del cuore, si rifuggiva nella sua diletta Pozzuoli , ove era solito d£ trovare dolce compenso alle sue fatiche scientifiche , ma che gli fu in questa oc- casione tristissimo soggiorno, ed in vece di ridonargli , come per l'ordinario , la palate , raccolse il suo ultimo respiro. E perchè molti amano che niuna cosa jsfugga nella ricordanza dei chiari uomini , ci faremo dal dire che in questo anno ìslesso la scienza deplpra la perdita di Teodoro Monticelli e di Teodoro di Saus- sure di Ginevra. Fa pertanto degno ed affettuoso omaggio dell' Accademia di ordinare l'adu- nanza di oggi in onore di lui , e fu pietoso sentimento quello di concedermi il tristissimo debito di ricordarne le gloriose memorie ; che le voci del profondo dolore , con le quali io lo accompagnai alla tomba tra' 1 compianto de' suoi col- leghi e de' dotti stranieri presenti jn Napoli, potevan solo meritarmi questo lagri- xnevole ed onoralo uGzio. E noi con sicuro animo affideremo a' futuri la confer- ma delie lodi tributato al Monticelli da' presenti , perocché vi ha de' nomi che risplendouo di maggior luce dopo la loro morte. Ed al dolore ed al pio deside- rio che il Monticelli ci lascia , prenderanno parte eziandio gli Scienziati suoi ami? ci sparsi nelle diverse parli del mondo ; e senza mancare alla profonda venera- zione da noi dovuta all' Augusto Principe che regge i destini della Danimarca , Siam sicuri eh' egli ancora lagrimerà il favorito compagno delle sue dotte giové»- nili esplorazioni sul Vesuvio , e 1' ammiratore devolo riconoscente delle sue re- gie virtù , della sua alta sapienza. 469 SUNTI DE- \T;:RnALI 'Delle tornale della lì. 'Accademia delle Scienze pt mesi di novemlji;e e dicembre t84^. Tornata de' g settembre. n scgrclario Flauti presenta all' accademia la decima edizione del trattato geometrico delle Lezioni coniche del Pergola grandemente arricchite di nuove ri- cerche in tale argomento , e vi legge la seguente nota. :> Signori Colleghi , 2 A misura che nuove ricerche si fanno in Geometria, o che le antiche si rinnovano , non solo pcrfczionansi i melodi d' inventare , ma vengon fuori nuo- ve dottrine atte non pure a facilitare quelle ricerche , ma a produrne ancora al- tre ; dal che la scienza geometrica riceve incremento e perfezione. Ciò avviene principalmente nella Geometria sublime di cui forma la più gran parte la scien- za de' Conici ; poiché gli elementi di questi non essendo suscettivi di limiti de- finiti , non hanno potuto però conseguire quell' ordinamento dirò cosi nccessarioj^ e quella perfezione che in mano di Euclide ottenne la Geometria elementare^ Ed in vero se i progressi della Geometria antica mostrarono insufficienti i Conici di Arisleo e di Euclide, e diedero occasione ad Apollonio di estenderne le dot- trine ; quanto maggiormente correva l' obbligo di ciò fare a' geometri moderni , dopo ben duo secoli , da che i' applicazione degli speciosi ed attivi metodi al- gebrici alla Geometria aveva dischiuso gran numero di verità per essa , princi- jKilmente ne' tempi a noi prossimi , e per le utili fatiche di operosi geometri. AI che comprovare giova qui ripetere ciò che quel gran geometra scriveva ad Eudemo , inviandogli i primi libri de' Conici : Tcrlius libcr ( cos'i egli csprimc- \'asi ) conlinci multa et admirabilia theorcmata , quae ulilia eriinl , et ad so- ìidonim locomm compositioncs , et ad dcterminationes , quorum complura et pulcra et nova sunl ; e poco dopo soggiungendo , che a risolvere il famoso problema delle quattro rette non poteva Euclide pervenire absque iis rjuae a nobis inventa sunt. Su di che ripigliando Pappo diceva : Qucm vero in tertio libro ail Iccum ad trcs vcl quolunr lincas ab Euclide ; non perfectum fuisse, nequc ipsc poterai , ncque aliquis alius explcre, vcl tanlillum adjicere iis quae sciipscrat Euclidcs , sola ape coiticorum illorum quae ad ea usque tempora demonsirata jercbanhtr. E lo stesso Apollonio diceva aver egli aggiunte ne! lib. IV , multa alia ad phniorcm doclriuam , quorum nihil ab iis qui ante net Juenmt menioriae prodilum csl. E di tulle queste cose rimasero si paghi i geometri contemporanei , e posteriori che onoraronlo del titolo di gran geo- metra. 470 » Ritornando a' nostri tempi , avevano è vero esteso il campò della Geome- tria sublime con nuove verità , o con nuove dimostrazioni corredando le già co- nosciute , il nostro Borelli , il Pascal , il Des-Argues , Gregorio di S. Vincenzo, Lorcnzini de la Ilire , il de Hòpilal , ed ancor altri , tra quali in tempi a noi f iù vicini , il Simson , l' Ilutton , e tra gì' italiani il Pergola , ed il Gagnoli ; ma nel presente secolo l' emulazione ne' metodi , che in animi dotti e ben fatti mena a nobile gara , avendo risvegliato il gusto per la pura Geometria , si sono veduti venir fuora nuovi problemi , e novelle teoriche , le quali sebbene avessero nelle anticlie qualche radice , pur tuttavia ha bisognato a renderle produttive lo spazio di molti secoli. E nuovi principi è stato pur necessario creare a Gn di riescire in difficili ricerche , i quali però , perchè non ben fondati e mancanti di nesso , rimangonsi come patrimonio sol di coloro , che se li hanno formati , non avendoli potuti gli stessi autori corredare di convenienti geometriche dimo« strazioni. j Or le ricerche venute in seguito di quel Programma da me proposto fin dal iS3g avendo dato luogo a problemi che di quc' principii abbisognavano , mi fecero conoscere la necessità di stabilire nuove teoriche per le curve coniche , atte non solo a trattare quegli argomenti ed altri affini , ma ancora a rischiara- re r intelligenza de' lavori importanti di qualche distinto geometra moderno frao- cese o tedesco , e queste idee fondamentali felicemente fecondate nella mente del laborioso e dotto nostro geometra Nicola Trudi , hanno prodotte le teoriche le più compiute che la Geometria or possegga sulla simililudine delle curve coniche o le intersezioni di esse ; d' onde la costruzione de problemi solidi alla maniera degli antichi ha acquistata una perfezione pari, e forse anche maggiore dalla Car- tesiana. E da queste dottrine è ora derivata una nuova compiuta teorica delle osculazioni, di tal che quest' argomento nel quale pareva , che l' analisi moderna avesse il di sopra alla geometria, e che fosse a questa impossibile misurar le sue forze con quella , ora al contrario impone l' obbligo agli analisti di prolungar le loro ricerche fin dove per le vie di quella si è giunto. Finalmente l' importante teorica delle jwlari coniche reciproche , dalla quale tanto vantaggio ha saputo trarre 1' illustre geometra francese Poncelet, e che l' altro non men valoroso pro- fessor nell'Università di Berlino Steiner ha pur seguila per iscoprire nuove verità, e dar luogo a difficili costruzioni , ma che mancava tuttora , sebbene adoperata vantaggiosamente , di principii e di geometriche dimostrazioni , è divenuta può dirsi elementare. - E per un qualche saggio delle nuove dottrine da noi stabilite non sarà su- perfluo che si accenni derivarsi da essa , come facili corollari que' i5 teoremi dello Steiner sulle coniche iscritte e circoscritte, che ei pubblicò in Roma sen- za dimostrazione , invitando i geometri ad occuparsene , e che per la gran dif- ficoltà ad ottenerle ne sono rimasti per lungo tempo privi, sebbene egli nella 47' breve dimora falla in Napoli avesse invUalo più di uno ad occuparsene. Ed or di quelli se ne vedranno taluni dimoslrali per incidenza nei" presente Irallalo, e di tutti non mancherà il Trudi di prcscatarne un compiuto lavoro a quest'Accademia. 2 Poste tutte le anzidette cose, non dovrà riescir discaro a' miei rispettabili e dotti colleglli della classe matematica , che io presenti loro un' opera completa sui Conici, in cui le dottrine per essi veggonsi grandemente eslese , e ridotte a se- gno da servire non solo all' intelligenza delle opere geometriche più distinte de' moderni , ma anche a render facili le più ardue ricerche della Geometria subli- me , rendendo a questa, a nostri tempi, quello stesso servigio che Apollonio le procurò a tempi suoi , chiedendo loro con tutta quella rassegnazione di chi ama la scienza e desidera vederla perfezionata, che co' lumi de' quali sono ad esuberanza forniti, concorressero a questo importante scopo. Emi giova far loro osservare, che sebbene di tutte le nuove cose, che ravviseranno nel presente trattalo, avessi po- tuto compierne più di una memoria per presentarla alla nostra Accademia , pure per non iscompagnarle , e toglierle quel nesso di cui hanno bisogno, e che le rende più apprezzabili f ed ancor perchè la gioventù matematica non tardasse a profit- tarne , ho slimato miglior consiglio il presentargliele insieme raccolte. j Non dubito che la bontà della quale i miei dotti colleghi mi hanno sempre onorato, faccia aver loro tanta compiacenza da accogliere questa mia dimanda, ed occuparsene ne' due mesi prossimi di vacanze autunnali , a fin di poter io profillarc del loro parere (alla riapertura dell'Accademia) e dar fuori definitiva- mente un tal trattalo e. L' Accademia aderendo alla rispcllosa dimanda fattale dal segretario Flauti , ha disposto che la classe matematica desse il suo parere su tale opera pria che fosse pubblicala. Vengono presentati dal segretario all' Accademia i seguenti libri. I. Congetture sopra F origine ed il significato degli ornamenti caratteristici net capitello jnnico ài Giuseppe Tramoulini nostro socio corrispuodcole in Modena — eslratla dal t.° 1 1 dirgli atti di queir Accademia. a. P'oposizioni fondamentali del metodo differenziale, dimostrate sinteticamente, memoria del nostro socio corrispondente io Padova Vittorio della Casa. 3. ìiolizic slaiisticlie ed agronomiche intorno ala Città di Crema , e suo territorio , racrolte da Faustino Sansevcrino del Friuli — Milano ii'43 in I3°. Dono dall'autore presente all'adunanza. Tornata degli ti l^ovcmbre, Jn questa tornata il socio D. Antonio Nobile legge la prima parte tJcIlc sue ricerche Sulle sedi assolute delle stelle cadenti , e ne dimanda l' inserzione nel Rendiconto. Il socio cav. de Luca promette una sua disscrtozioDC Su vulcani , ed il Ca- pocci un" al(ra di un fenomeno vulcanico mcleofolorjico. Il cav. Tenore poi prò» molle una Memoria sopra alcune specie di pini ilatiani. Si stabilisce che i soci Sangiovanni e delle Cliiaje cominceranno a prendersi i fa- scicoli de'Mss. del Cavolini, por raellerli in ordine, e compierli ove ne fosse bisogno. Il segretario fa nolo all' Accademia esservi buon numero di memorie ap- provale per gli Ani , rimaste dimenticate ; ed il presidente considerando , cIks ve ne potesse essere alcuna , che dopo molli anni da che fu approvala , atteso il rapido progresso, che hanno fatto, e fanno alcuni rami di scienze, non presen- tasse più r opportunità di ora pubblicarla , giovandosi dell' articolo VII dello sta- tuto, coi quale prescrivcsi , che il Consiglio de Seniori riducesse a perfezione, con r intelligenza degli autori , tulio ciò che si dovrà dare alla luce in nome dell'Accademia, proponeva, > che per la sola circostanza eccezionale di cui è qui pa- :» rola , piacesse all' Accademia aggiugnere al Consiglio de seniori due membri della j classe delle scienze Fisiche e Storia Naturale, ed uno di quella delle Matematiche,; :» onde con pieno accordo degli autori esaminassero se vi sia opportunità , di pubbli- ci care negli Alti le Memorie di sopra menzionate, facendone rapporto all'Accademia.., j Essendo avvenuto già il caso, che alcune Memorie, dopo l'approvazione u dell'Accademia sieno slate già ritirate dagli autori , ed anche pubblicate ; quale 5 norma dovrà seguirsi in simili casi ? Egli inoltre soggiugncvas nella quislione che io presento , tì ha due principi» :» ugualmente sacri ed inviolabili, che bisogna conciliare. L'uno che una Memoria > già approvala dall'Accademia diviene una proprietà della slessa. L'altro che dopo > l'approvazione il dritto dell'autore alla pubblicazione non può essere contraddetto.] j In un caso eccezionale, qual è quello che io presento, una conciliazione per co- 3 sì dire di famiglia mi sembra conveniente nell'interesse dell'Accademia, ed in quel- > lo degli aulori. La tardanza messa nella pubblicazione delle Memorie è di vero un fal- * lo deplorabile; ma è un fallo, al quale la saggezza dell' Accad. potrà solo provvedere» . Si presentano dal segretario i seguenti libri. 1. TrtiUato delle Altinie , ed osservazioni sopra alcuna di esse viventi ne^ contorni di ycnezia , accumpiignate da 21 tavole litogrnficlte , del Conte Niccolò Contarmi Venezia i844 'o 4°- 2. Ricerche sulla divisiona degli archi di una curva del quarto ordine. ( Estralle dalla raccolta di lettere n°. i intorno alla fisica e maleoiatica ) in 8° di pag. 6. Nota sopra differenti proprietà di akune curve piane del 4° ordine. (Estratta dalla raccolta scien- tifica n". 17 an. 1". ) in 8° pag. 6. Applicazioni gcomelricìie del calcolo integrale. ( Estratto dalla raccolta di lettere ed altri scrini interni ce. n°. 6. 16 marzo i845) io 8° pag. 3. Tìvta sulla proprietà di alcune espressioni algebriche relative alle superficie di seconj' ordine , e sulla riduzione di alcuni integrali multipli. Rappresentazione geometrica delle funzioni ellittiche di terza specie di dato parametro circolare. Rom» 1S44 '° ^° di pag. 3o. Tiitli i precedenti cintiue opuscoli sono del sig. Barnaba Torlolini 'professore di Calcolo subli- me e Fisica matematica ncU' università di Roma. 3. Su di una novissima e speciale ramificazione della Yucca oloifolia, Messina 1 845 in 8° di pag.8. di Antonio Picslandrca, e dello stesso su di un proposto problema di Fillotassi, Mcssiua i84j in 8'pag.j6. 473 4. Balsamo ( Vincenzo Presidente della SocieU economica di Terra d' Ofrante ) Cenno del- f olio di ulive di Terra tt Otranto. Napoli i845. Programma pel premio Aldini per l'anno 1847. 5. De la cyunométrie et de la polarimetrie atmusphcriqae , par M. Alh. Pcltier. io S». ^ Re- cbercliers sur la cause des varialions barometriques — dello stesso in 4" con fig. 6. Carbonaro (Gius.)- La peste orientale relativamente al sistema dette quarantene. Napoli ,845 in 4 (con lettera ). 7. Zannrdini (GioranniJ. Sulle corallinee ( polipai caldferi di LamonroDX ) — Venezia 1 844 "> 8" 8. Ballz ( le Doctcur Tcodorc Frederic). Lcs suites nuisibics .le la circoncision - Berlin ,843-" in 4 — ( copie 6 — delle quali 3 in francese e 3 in tedesco ) con Icllera. 9. Zanardini ( Giovanni ). .Saggio di class ificaiione naturale delle Ficee. Venezia ,843 in 4' fig. Sjnopsis algarum in mari adriatico ìmcusque colleclarum cui accedunt Monograp/ùa Siplionc- «rwn — Taurini 184, in 4°. fig. o r /- 10. Fusinieri ( Ambrogio ) — Memorie sperimentali di meccanica molecotore e di una forza re- pulswa nuovamente scoperta nella materia attenuata. Padova 1 844 «n 4°. I,. Planlamour ( E. ). Obscr,ations astronomiques Jaites à ( observatoire del Genève dans tan- néc t844 — Genève ,845 in 4°. , '"'■^PP'""""""'' '"^ l'^' Progrés de la Chimica par 1. Scrzelius - P,t» anno ,840.4,. 4*4>44 -n 8» voi. 5 tradotti dal sig. Plantamour e dallo slesso donali all'Accademia .3. Osservazioni fatte neUa Specola delCuni^crsità ercgoriana m collepo Romano Anno i?43 in 4 . Honu. Tornata del fascicoli de' MSS. di Cavolini, riguardanti \a ffenerazione de pesci e de granchi. 3 Sono essi di continuazione all' opera da lui pubblicata nel cadere del secolo pas- a salo , e di compimento al frammento intitolato Appendice sulla generazione '3 de pesci cartilaginei, che l'autore avca rimasto in parte stampato, con qual- i tro tavole incise, e nel 1819 riprodotto nel tomo i de' nostri Atti accademici , a pag. 291-341. Ma detta appendice imperfetta per l'argomento, con perioda a sospeso , e con parola dimezzata , manca pure delle tre prime tavole , !• , li", j Iir, che unicamente esistono nell'esemplare di tale opera appartenente alla bi- J blioteca della R. U, degli studi, e ne' fascicoli della slampa del defunto. Di più 3 quest'Accademia fin dalla pubblicazione del citato primo tomo de' suoi atti J> pag. 291 (nota) ha promesso la divulgazione de' MSS. del Cavolini, Noi quindi i opiniamo, che nel toni. VI. de nostri atti comparisse il proseguimento e la fine j> di detto articolo colle tre tavole annesse , e con quant' altro rinverremo attenente » all' uopo ne' restanti fascicoli , essendo ivi opportuno di dare la spiegazione dcl- J le succennata lav. IV. già pubblicata senza deciferazioue di ligure, e di lette- a re j e meno iutcrcssaalc delle tre tavole trascurate, j. INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL QUARTO TOMO DEL RENDICONTO , DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI NAPOLL MAT EMATICA RircrcLe di analisi applicala olla Ceomeiria ( contioaaziooe e fine ) , del sip. Fortu- Dalo Paluda. .......,,. ... pag, i5 Sul calore de' gas perniaoenti , memoria del sig. Plana ; rapporto del sig* Tucci . 44 ASTRONOMIA Scoperta di una nuova cometa , comunicazione del sig. E. Capocci. . : . 34 Seconda approssimazione degli elementi dell' orbita elìttica della cometa scoperta da ultimo a Roma ; del sig. Fave .76 Comunicazione del sig. E. Capocci intorno al famoso telescopio del conte di Rosa. . m Sulle «elle doppie , del sig. Houzeaa i38 Perturbazioni del movimento ellittico della seconda cometa del |844 1 del signor Le- verrier. ig^ Sulle stelle cadenti de' 9 ed ii agosto i844 ........ i47 Fiota del sig. E. Capocci su taluni corpi passanti sul sole. 161 Sul periodo delle stelle cadenti del io agosto , Nota del sig. E- Capocci . . . óoS GEOGRAFIA» Errori in Geografia. Mezzo di conciliare certe relazioni geografiche apparentemente sontraddìilorie , ecc. Memoria del Cav. Ferdinando de Luca 8r FISICA Sulla potenza emissiva o raggiante de' corpi ; memoria del cav. Melloni ... 6 Lettera del socio corrispondente sig. Luigi Palmieri , diretta al Segretario perpetuo . B3 Della velocilà del suono fra due stazioni egualmente o inegualmente elevale sul livello del mare , de' signori A. Bravais e Cb. Martino ........ 113 Intorno ad un nuovo modo di calamitare 1' acciaro. ...... iSy Considerazioni intorno a talune sperienze di Haldal su)le calamite .... i3S Falli relativi all' irroramento dei corpi ed alla temperatura che assumono nelle divecse ore della notte la superCcìe della terra e lo strato d' aria soprastante , osservati nel Colle- gio Reale delle scuole Pie di Napoli dal eig. RaOaele del Verme delle scuole Pie . . i63 ISuovo apparcccbio d' induzione tellurica , del sig. L. Palmieri. . . . .173 Relazione sloiica ed analitica sulle correnti indotte dal magnetismo terrestre e su gli ultimi fatli comimicati all' Accademia del Pr. L. Palmieri ...... 177 Telefonia o telegrafia acustica , inventata da F. Sudro . . . . . .196 Su I principali disastri di una tromba in comune ne' dintorni di Tolosa ( Escalqueos) nel 19 settembre i844 1 Mcm. dei sig. Ab. Champon 2o5 Sulla le^ge dell'assorbimento della luce mediante ■ vapori del lodo e del bromo, Nota del Big. A. Erman it>i Nota del sig. Elia di Bcaumont , che Iia per oggetto di calcolare il rapporto esistente tra il rafTreddameDlo progressivo della massa del globo terreslrc e quello della sua superficie. Sulle conseguenze che sembrano dover derivare dal paragone delle temperature osser- vale in diversi luoghi della terra del sig. Peti), ........ OsscTTazioni magnetidie e meteorologiche celle colonie inglesi ..... CHIMICA 70 3i7 Rapporto intorno alle osservazioni sull* apparato di Newmann del sig. Casorìa . 4 Sopra due nuovi metalli il Pelopio ed il Niobo , tcoverto nelle taataliti di Baviera da E. Rose Sull' Ozono , nota di Abbene. Osservazioni intorno all' apparato di Newmann , ^cl sig. F. Casorìa. Conservazione delle sostanze alimentari mercè il gas ossido di carbonio Nuovo metallo del gruppo del platino , detto Rutenio. . Altri particolari sul citalo nuovo metallo. ..... Su i constilutivi inorganici de' vegetabili , per W/'M e Fresenint ZOOLOGIA Sa i tettili del Connecticut del Reverendo L. H. Lìnsley . 4 BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE Ir 66 94 i5r i58 255 ■ i4S Descrizione di una nuova specie di felce appartcDcoIe al genere Asplenium , del tig. C. Gjspaninj .... .......... 107 Sunto fatto dalla classe di Fisica e Stona naturale delle memorie inviate all' accademia in risposta al programma sulla caprificazione ......*.. i-S Ricerche sulla natura del Caprifico e del fico , e sulla caprificazione, del sig. Caspar- rini ( Lavoro dichiarato dall' Accademia meritevole del premio ) . . . . . 3i i CiiprìCcazioQc , Esperienze e ragiooamecli di Vincenzo Semmola ( Lavoro dichiaralo dall'Accademia meritevole dell' / aS^i 249» 3i9> 320> 4<5> 4<6- ® fò © ts Fasi uni i.a Li .\ì o" Ci IO IO li IO IO te IO li IO li — — — — — — — — r- — ( COOOMC". i(1 .M o tO IO IO iw IO li 1. OO M CD ^ ce M CC-3 »->»^ t^ o — o « »po — ooo ce — — o© o_>— ©s©©©*»©ii.òio^©ìoIo©c,T©©cocci»bc,iticcì-' >\ r- • 00 * o PO tn O Cn JO jO ito. oc p p p p e;i _.J p p p p p 00 p ]0 — — p © o x © o o "-1 © oi "'J ce o "io "»» 'it» DICI Vi © "to e lo © o ".-i "*» "-i *» © lo i* lo © *» lo lo° £2 r ; «Ss. r - b: o ft ? • ^ jo © "P" ~ J~ J* i* ..-^ P ^ y'i^ S' P -^ -^ -•" .** 9 ' ?'" 5''' J^ T" F- P P i^ i^ lo © © © © lo 'it- © "© '*<. © 'co "e lo 'to. "x lo lo lo 'oc óo '© o 'o 1 0 ce ti, e :,' e. O IH» 10 o 3 J [ e- 1 © c-p ©ppppp co -*p ce ó £• a si? '•&. O" co ito. IO if» © © -J ^ © © © — I-. Ot © O — wT co p» © — © X © to © ~l ^ 1 I I i 1 i 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 I I ] 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 00 •05 PPPPPPPl^P PPP Pr^P PPPPPP~P ^ ~ ~ o '© "e '© "© "© 'co "© "co o '© 'e — © © io o 'o "© "© '© 'co © o '© "o © © o e p o — p i- o © © co a IO to IO © © © e IO © i|. 2 e © © o o -©li'-jV," 1' ì = 4 00 IO «4 IO 00-3 o_p«cpoooN)cJooo©^-occoeoi-»o~ tu o e P! H 53 C «a)Oooec»ococ»oooo«DO««ooooo«o©©-»H'_K---»H'©H«c©© Vi o^Vi © © ©lsVslxì>sl»\o"(w1© © oi 05 © « wooloVi o< © o © wlxV'V^ > H oo«£;rooocooocoooo©ooooca:o©©©»-'-'^>— ©© — >-»"i-' Vs Ir 'e "© "oc 'ù- "— o' o <» oc © "ft. CT © o © © © Iw Vj "^ ■<» cn © a> 1» a< lo '^ li» © e C< IO o CI -3 C5 I I I ^ _i.T in r; ;»• co *»• w IO ifc. c,T o ' m -j cn © © © io i>s ' oo © oc oo *» ly -4 o> o -j "io Vi e IO oc © io Vi © 'io ** I "ia.*i»©'tooc"tooVi I lolo cn lo «oVi'Vj c;i"to"Ì!.° ©_©_O_O_0C 00 -4 © io U) © © 'ifi' 1^ >s e- 2 ^1 _OCOCOCOC'J©0'ai©-J"Jo<~CnoO'fc- v> "^ ^ w> (Si 0 1 f/i 3 tfl t£ -o T""" 0 0 0 " 2 ■^ -< E V) ■n 3 C ■• 3 n 3 3 1 3 -t 1 -1 1 n "« 3 -1 3 < "1 r' S C ^ s ~ C 3 ■3 c ri C B e 2 o^H. s e e ET 3 — ^ 3 "r-f B'St p» -:r < C < 3 rs -<; < < < C < -1 < ■«5 < B < 3 • C ■<■ R H 71 :* ?^5"ar5 ? *? "3 <»5 0 H 0 -I -ji 3 c -4 V» fi 1 VI 0 1 ^^ _ 3 3 C 3 a ts n w t/i '^ ? ? ? n «1 -1 3 1 3 r' 3 ■n 3 C < w. 3 re e §• 3 C 1 < S3 "< » e e C C < •< e s < e •< 5 l'I 3 e < 0 s e 3 C e "3 < 3' C < 2 ^ 0 H * e -1 p T" -» •3 cr'-3 < < ■? n c 3 ri VI scr. scr. scr 0 v> r> 3 "^ g q " ri ^ 1 cr < "< Vi 71 3 3 1 5 3 3 » 1 -1 n "i n w» 1 r" -1 D 0 0 n "? (5 c e; 5 3 e e C < < g'i = e -e 0 3 < 3 £= 3 < C 3 n 0 C EL 0 -5 e " ■n r= ci^ P" cn * < 05 S" CONTINUAZIONE E FINE DELLA APPE]\DICE SECOIVDA LAVORI SU LE RACCOLTE SCIENTIFICHE. ASSOCIAZIONE BRITANNICA PER l' AVANZAMENTO DELLE SCIENZE XIX. Bapporlo della Commessione insiituita per propagare le osservazioni magnetiche e meteorologiche del sig. Herschel (' ved, pag. 231 del ntun. 21 , e pag.317 del num.22 di quetto Rsndiconto ). 4Tr> 5ene novelle di osservazioni in talune ttazioni fuse propotle o slabilite recenUmenle . In ri- guardo alla si azione di Ceylan , sono appunto il capitano Piikering ed il sig. dottor T cmplcton che han proposto ai sovcrnaloro di questa isola di stabilire un osservatorio magnetico o meteorologico ■ C^olumbo , stazione imporlaotissima. Essendo stata accolta proposizione sìfTatta , si occupano al presente ad erigere cotesto usservatorio. Una somigliante proposizione avendo avuto luogo relativamente a Terra-Nuova , dcgl islru- menli magnetici e meteorologici sono al punto di essere inviati in quella stazione. Si sta ora henanchc occupati delle negoziazioni, da cui sperasi ud esito favorevole, per una stazione magnetica e mcleurulogica nelle Azzore. L' apparecchio costrullu in Alemagna e di proprietà dell' Associazione britannica, è stato mo- dilicatu in qualcuna delle sue parti per dargli una capacità che desso non possedeva per lo inuuii- zi , dirigendolo poscia al dottor Locke a Cincinnati, il quale sito sarà noverato d'ora innanzi per una nuova stazione di osservazioni a giorno determinato. ' Spedizioni magnetiche ed osiervazioni ambulanti attualmente in attività o al punto di essen itiiraprese.W grande interessamento che attaccasi alla spedizione intrapresa in un paese diflicilu ed inospitale dal luogotenente Lefroy renderà il racconto preciso de' suoi lavori , in quanto almeno essi ci sono al presente conosciuti , grato a' fisici . Secondo le lettere scritte da questo osserva- tore, date da York-Fort e dell' autunno del 18ì3 , sembrerebbe ch'egli abbia abbandonato questa ultima stazione per recarsi al lago della Pioggia , ad una distanza di circa 500 miglia in linea ret- ta verso il punto della inclinazione verticale , e che durante tutto il corso del suo viaggio ha egli trovato che la intensità totale di'tninuica progreMivamente . Le ultime nuove che sonosi di lui ri- cevute han la data di Alhabasca , duv ei pare che abbia passato 1 Inverno , e dove ha conceputu il progetto di ritornare per un caniminu più iuternu al lago di sopra uienzionato , onde rendersi a Red-Iliver ( riviera roisa). Alla data di coleste lettere , il sig. Lefroy faceva delle osservazioni orarie durante 2ì ore con un aiutante , osservando i cambiamenti delia declinazione , la forza orizzontale e la inclioa- zione , i magnetometri di declinazione e bifilare o 1" inclinometro d' induzione . Ei si propone di compiere quattro e forse anche cinque mesi di osservazioni orarie ad Athabasca , « Abbandonan- do questo luogo , ei dice , il mio progetto consiste a discendere la riviera Mackenzie co' patti- ni nel ir.eso di marzo, e colà mi si apprcsenlerauno due vie l' una per ritornare in maggio al lago degli Sciiiavi e di qui ricondurmi alla prima opportunità mediante la navigazione, 1' altra pel la- go dell' Orsa-maggiore e di restituirmi colle barche della riviera Mackenzie, le quali noo lascia- no il forte Simpson che verso il mese di luglio . SI nell' uno che neh' altro caso , io mi propongo in seguito di risalire la riviera l'eace, di attraversare il piccolo lago degli Schiavi iosino a Saskat- chawan ; ma se io prendo questa ultima strada non arriverò a Red-River prima del cader di set- tembre , ciò che metterà in forse il mio ritorno per acqua al Canada e m' impedirà di eseguire il mio ritorno per Moosc-Factory , cosa d altronde di poca importanza . Tutto del rimanente dipen- derà dalla stagione. » Giunto a Red-River , il sig. Lefroy troverà delle istruzioni per osservare , se fia possibile , il deercuienlo della intensità magnetica , il suo massimo al lago della Pioggia in una direzione occi- dentale, completando cosi un sistema di linee irradiaiite, a partire dal massimo, nello direzioni set- tentrionale , orientale ed occidentale. Le osservazioni del dottor Locke , che stampatisi attualmen- te a Filadelfia , forniranno la quarta linea . Lo sviluppamento compiuto di questi tratti impurlan- ìi ,i quali stabiliranno nel modo il più approssimativo il punto centrale delie ovali isodinamiche in coleste contrade , esige ciie si riunisca e discuta tutta la massa de' materiali che si « in graùo di raccogliere. 4S0 e ompimento della fpediziont antartica . I materiali consegnati dagli ufiziali della spedizione antarlica all' Officio idrografico dell' Ammiragliato han di già fornito gli elementi principali e pro- mettono di niente rimanere a desiderare relativamente alla parte dell' Oceano compresa Ira 1' e- qualore ed il dO° grado di latitudine sud ; in guisa che si può sperare con tutta fiducia , che, a con- lare dalla epoca attuale , tra uno o due anni , la sola cosa di qualche importanza die rimarrà a jirocurarsi sarà la parte de' paralleli elevali , la quale non sarà stata percorsa dall' antartica spe- dizione , cioè , la regione compresa tra 'I meridiano di Qreenjyich ed il 130° grado di longitudine est , e distendentcsi al sud insino al 65° parallelo di latitudine. La ricognizione di cotesta parte dell'Oceano antartico è stata intrapresa dal luogotenente Clarke , aggiunto all'osservatorio njagnetico del Capo , il quale , avendo terminato quella della «ulonia del Capo, ba offerto con zelo i suoi servigi per questo oggetto ; egli è stato munito dallAm- oiiragliato, dietro raccomandazione della Società Keale , di tutti i mezzi nautici per eseguire que- lla intrapresa , essendo stato messo a disposizione di lui un bastimento por questo oggetto specia- le , sotto il comando del biogotcnento Moore , uno degli osservatori i più zelanti del magnetismo terrestre nella spedizione del capitano Ross. S l'edizione progettala nello arcipelago orientale ed imari della Cina. Animalo da uno spìri- to ben commendevole , il luogotenente Elliot , aggiunto all' osservatorio magnetico e meteorolo- gico della Compagnia delle Indie , ha offerto i suoi servigi per una spedizione nell' arcipelago Male - $f , proponendosi di visitare Malacca , Pessang , la provincia di Tenasserim e Sumatra , di intra- prendere una ricognizione compiuta di Giava , di proccurarsi delle determinazioni a Timor e Koroeo , di toccare alle Filippine e di osservare Onalmente ne' porti della Cina aperti agli europei. L' importanza di una somigliante serie di osservazioni è tale eh' è appena necessario d' insistere su questo soggetto,e sebbene laCompagnia delle Indie non sia sembrata disposta [ip questo sol caso u- nicameote ) ad incaricarsi di adempiere siffatto programma , senza dubbio per motivi giustiGcali dalle relazioni politiche particolari in cui essa ritrovasi con i paesi. che si ha in animo di visitare , la Commessione ha pensato che non perciò si doveva astenersi di far giustizia alla energia ed alla devozione del luogotenente Elliot nonché al suo discernimento in ordine al bisogni della scienza . Ricognizioni sul continente , Austria , Svezia , ecc. Durante il corso dell' ultima estate , il sig.Kreil, direttore dell' osservatorio magnetico di Praga , ha percorso una parte considerevole del- la Boemia facendo delle osservazioni geografiche e magnetiche in un gran numero di punti , di cpi si troveranno i particolari nel 6° fascicolo degli Annali meteorologici del sig. )l.amonl . Il medesi- mo distinto osservatore si è recentemente indiritto allo imperator d'Austria per ottenerne l'auto- rizzazione ed i mezzi di viaggiare e dj far una spedizione magnetica in tutto lu impero Austriaco ; questa dimanda è stata accolta con liberalità dall imperatore, il quale ha accordato i fondi oeces,- sarii per oggetto siffatto ; di maniera che tra pochi anni noi possiamo lusingarci di venir messi in possesso di una ricognizione di cotesta ampia contrada, eguagliando o apche sorpassando quanto si è praticato per tutt' altra gran porzione del continente Europeo . Il sig. Angstrijm , astronomo a Upsala , in Isvezia , abbandonando Monaco pe' primi mesi di questo anno , ha intrapreso una serie di osservazioni con un teodolito magnotico in tutte le stazio- ni sul suo passaggio nel ritorno di lui a Upsala . 11 sig. Lauiont proponesi di congiuogere il suo pro- prio osservatorio a Monaco con quello di J^ondra mediante una simil catena di osservazioni della costanti magnetiche a Stuttgardt, Tobinga , Eidelberga , Manoheim , Mayenza , Colonia , Aii- )a-Chapelle , Brusselles ed altre località. Óuervazioni ambulanti (non aventi mica il carattere di formali ricognizioni ) fatte nr- gli onervfUori della marina ed altre determinazioni locali . — De' magnetometri portatili accom- pagDUti da istrumeuti apprestati dal luogotenente Riddell sono Stati iodiritti non lolo agli osserva" 481 Inrii Stabiliti . ma benanche al sIp. E. Belcber in Cina , al capitano BlackwooJ nel distretto di Torres, ai capitano Graves a Malta ed al capitano Bayfield nel San Lorenzo. So ne sono ordinati ancora defili altri por una ricognizione della costa di America , 1' uno il quale si trasmetterà nello mani del iirofi'ssor Badie, e 1' altro in quello del prof.Renwick. Gli uriìciali del cor|)o di Terra- Nuova Sono slati del pari provveduti. In tutti questi casi diversi, gli strumenti prima di essere spediti sono stati esaminati accuratamente all' osservatorio di Wooiwich , e sonosi determinate lo costanti di temperatura , ec. per ciascuna calamita , e vi si è aggiunto un certo numero di quadri in bianco onde registrarvi le osservazioni , ec. SI ha ogni motivo di sperare che dello osservazioni ai termini (issi e delle determinazioni assolute perverranno da tutt' i luoghi sum- menzionati. Jl 8ig. cap. Blackwood ci ha pur di gii indiritto su questo particolare de' preziosi documenti . Pubblicazioni reìalive al magnelitmo Utrtttrt. Tra le pubblicazioni le più utili in gene- rale e di una grande im[)ortanza pratica relativamente a questa scienza , convien collocare l' eccellente lavoro , perfettamente conceputo ed eseguito, del luogotenente Riddell di cui si è te- nuto proposito qui di sopra e che ha per titolo: htruzione per V uio degC ittrumenti por' lalili adoni alle ricognizioni magnetiche , e lugli onervatori mobili . Delle istnizioni si com- piute , adatte ad una natura di strumenti resi oggigiorno di un impiego universale o presso a poco , sia che vengano destinati ad osservazioni differenziali, sia per le determinazioni assoluto a delle stazioni fisse , sia finalmente a delle ricognizioni magnetiche o ad altro operazioni , e- rano da lungo tempo divenute necessarie , e si provava un grandissimo imbarazzo da tutte parti, attesala mancanza di un trattato autentico sulla materia nello stato avanzato della scien- zn. Si doveva aspettarsi, che in un soggetto si nuovo come il magnetismo , alcuni degli strumenti o do' metodi mediante i quali orasi proiwsto in origine di fare delle ricerche, diverrebbero incom- pleti pel fine che si aveva in mira . E appunto , in effetti , ciò si è notato, ed in particolare per quanto ha riguardo a quella branca importante di ricerche relativa ai cangiamenti seco- lari . La insufficienza di questi strumenti e di questi metodi una volta riconosciuta, la invenzione di nuovi apparecchi o di nuovi procedimenti da sostituirsi agli antichi , la esecuzione di siffatti apparecchi . le pruove alle quali convien sottoi>orli , il loro trasporto ulteriore alle stazioni col- le istruzioni compiute per gli usi loro , lutto ciò ha costituito una nuova occupazione laboriosa ed astrusa per l' officio magnetico il quale Un da principio non era stato incaricato che della riduzione e della pubblicazione delle osservazioni. Siccome non vi ha mica di quartier generale ove delle somiglianti quistioni possano essere esaminate , ove si supplisca a quanto è manchevole , una gran parte delle cure del ca|)o dello stabilimento, di cui si è fatto parola, ha dovuto estero necessariamente consacrata a questo lavoro, che ha occupato durante più di un anno tutti i pen- samenti ed il tempo del luogotenente Riddell , il quale , m'Ile sue funzioni di direttore dell' o^ servatorio di Toronto , nel corso del primo anno del suo stabilimento , par che abbia acqui- stato dritto ad adempiere siffatto scopo . Ora , si può oggidì assicurare, in seguito de'documenti che pervengono da tutti gli osservatori , che cotesto lavoro è stato perfettamente eseguito , che si ha la certezza attualmente die delle determinazioni secolari certe preaderan data dal comio- ciamento dell' anno presente in tutti gli Osservatorii sotto la sorveglianza dell' Oflìcio ; conseguen- za la quale può ragionevolmente attribuirsi a questa opera ed alle facilitazioni dalla stessa pro- curate , onde acquistare una cognizione perfetta delta Magnetoroetrla -, e n' è la pruova , che appunto dopo la pubbhcazione di quella si sono avuta delle domande novello di strumenti più che mai numerose , e ehe hanno ecceduto 1' attiviti degli artisti principaljnente adatti ad ese- guirne de' buoni sui quali possa contarsi . ' GK eccellenti Annali pubblicati dal sigolottor Lamont continuano ad uscire , ed i fascicola J82 6" e '"^ hanno di già veduto la luce . Dessi contengono lo osservazioni magneticlie a giorno fisso pel 1842, fatte a Milano, Monaco, Praga e Krcmsmunster ; le osservazioni del signor Woiss , fatte a Cracovia nel 1S41 e nel 1843 ; i risultamene delle determinazioni magncli- clu" fatte in Boemia dal sig. Kreil e di cui si è già tenuto proposito; lo perturbazioni osser- vate a Monaco nel 1842, ed una immi'nsa collezione di documenti meteorologici da tutte le' parti della Europa , dt'quali noi qui non sapremmo , attesa la estensione loro , dare neanche J' enunciazione in questo rapporto. La puliblicazione delle osservazioni russe , si magnetiche , si meteorologiche , alle sta. rioni di Pietroburgo , Bogoslowsk , Longan , Zlasoaste , Barnaove , Nertschinsk , Kasan e Pi'kino, è compiuta insino all' anno 1841 , e forma un magnifico tributo il quale apporta ii massimo onore agli sforzi instancabili del sig. Kupffer , soprintendente degli osservatori rus- si . Le osservazioni di Pokino sono unicamente meteorologiche e ciò non di mono presentano un grandissimo interesse , sebbene affette in talune parti ( soprattutto in quanto concerne 1' an- damento dello igrometro ) dalle abitudini sociali di una metropoli cosi vasta , quali sarebbero 1,1 pratica d' inaffiare copiosissimamente le strade in estate , ecc. Il 3°. volume delle Osservazioni magnetiche e meleorologiche fatte all' osservatorio di Praga , sotto la sorveglianza del sig. A.Kreil , è pure comparso ; le osservazioni meteorologi- che comprese in questo volume , egualmente che quelle contenute negli Annali del sig.Laraont, del pari che i documenti dovuti agli osscrvatorii russi pel corso di molti anni, sono nel momen- to sottomessi alla collazione del sig. Birt , con lo scopo d' indagare l' andamento delle onde at- mosferiche notabili , secondo un procedere di cui terremo parola più alla distesa entro pochi istanti. Gli Annali dell' Osservatorio Reale di Brusselles , voi. II , pubblicati sotto la direzione del sig. Quelelet costituiscono uno de' più preziosi tributi alla scienza della Meteorologia , in tanto che dessi contengono la riunione di tutte le osservazioni per gli anni 1837 a 1840 inclusive , in minuta per Brusselles ed in sunto per Alost e Gand , con la determinazione della declina- zione e della inclinazione per lo stesso periodo , quelle della declinazione pel 1840 essendo di- urne e fatte a 4 ore della sera in tutti i giorni . Le osservazioni magnetiche a giorno fisso , fatto a Brusselles nel 1842 , sono stampate ne' vo- lumi 15. e IG. delle Memorie dell' Accademia Reale di Brusselles , Questi volumi contengo- no pure le osservazioni meteorologiche orario fatte al solstizio di està ed ai due equinozii del 1842 ed in 42 stazioni principali di Europa per compiere la serie delle osservazioni di equino- zii e solstizii alle quali il signor Quetelet ha preso un interesse speciale. Queste notevoli ed miportanti osservazioni sono stato posteriormente , pe' molto commendevoli sforzi del sig.Que- tclet , secondati dallo zelo e lo interessamento de' numerosi suoi corrispondenti, estese ad 80 sta- zioni . La loro pubblicazione ò stata continuata o è sul punto di esser compita insino al 1843; ma , inseguito alle difficoltà che disgraziatamente sono intervenute e che sembrano di avere op- posto un serio ostacolo alla futura pubblicazion loro per mezzo dell' Accademia , è da temersi che la continuazione della serie di questi preziosi documeoti sia sospesa o abbandonata, a gran rammarico di tutti i meteorologisti. Le osservazioni magncticho e meteorologiche fatte all' osservatorio diGreenwich, sotto la direzione dell'astronomo reale, durante gli anni 1840 e 1841, sono «tate impresse per ordine dell'Am- miragliato secondo un disegno uniforme a quello dello osservazioni astronomiche fatte in questo grande stabilimento , ma in un volume distinto , ed assicurasi che le posteriori osservazioni faranno offerte al pubblico sotto la stessa forma liberale. Il volume in discorso è preceduto da una eccellente introduzione , dovuta jilliii pennj dell' astronomo r«9ie, io cui egli descrive minutoujvu- 483 te r apparecchio di cnl si fa uso e la maniera di servirsene . Un carattere importante delia stazione, tal quale essa vedesi oggigiorno, è l'apparecchio per osservare la elettricità atmosfe- rica, ramo della meteorologia di una grande importanza , ma del pari difOcile e che non è sta- lo insino ad ora studiato se non imperfettamente. La diminuzione, col tempo, del magnetismo negli aghi di acciajo, egualmente che median- te la elevazione della temperatura , ha formato 1' oggetto di un breve ma prezioso trattato d.-l professore Hanslcen , il quale abbenchè impresso nel 18i2 non ci era pervenuto ancora all' e- poca del nostro procedente rapporto. La ricerca relativa alle correzioni di temperatura, essen- do una cosa tutta di esperienza , è facile comparalivnmente a quella relativa ai cangiamenti ef- fettuati dal tempo, il quale forma un soggetto di pura osservazione e per conseguenza partecipa di tutti gli svantaggi che affettano puramente le scienze di osservazione. I,a conclusione del sig.Hansteen ricavata per riguardo a questa parte del suo argomcnto.è appunto che il decremento della ìntemità forma una terre geometrica allora quando il tempo aumenta in terie aritmetica e che la forza magnetica approisima eottantemente ad un limile fisso . Onde pervenire a que- sto limite , vi bisognerà un tempo infinito , ma cho sotto il rapporto pratico sembra di essere stato ravvicinato ai meno nella grande maggioranza de' casi (7 sopra 9), formando cosi la ba- se della conchiusione del sig. professore Hansteen, al termine di due o tre anni a contare dal- la epoca della magnetizzazione , ed , in qualche caso , più prontamente ancora sotonJo la du- rezza dell' acciajo ed altre cause. Meteorologia : Dlscunione delle otservazioni meteorologiche. — Al tempo della ultima riu- nione dell' Associazione, il sig. G. Herschel , incaricato di sorvegliare alla riduzione e discus- sione delle meteorologiche osservazioni a giorno lisso dal 1833 al 1838 , fece conoscere , tra gli altri soggetti , che coli' ajuto di queste osservazioni si era rinvenuto il mezzo , in alcuni ca- si distinti , di tracciar 1' andamento e di assegnar la grandezza , la direzione e la velocità de' movimenti atmosferici nella natura delle onde sulla maggior parte delle contrade di Europa, e ciò in un modo il quale proseguito con perseveranza non mancherebbe di fornire di preziosi e reali insegnamenti la scienza meteorologica . In conseguenza di particolari circostanze , il sig. Herschel essendo slato astretto ad abbandonare queste ricerche , il sig. Birt si è offerto per continuarle , ed esporrà in un rapporto speciale i risultamenti ai quali egli è pervenuto. Nella discussione delle osservazioni metiwrologiche , il più serio ostacolo , quello il ca- rattere di cui è il più formidabile , è la massa enorme di calcoli ( occorrendo delle trascrizioni, degli aggruppamenti , ecc. ) bisognevoli alla completa riduzione loro ed alla preparazione loro ad uso de' teoretici ; nel mentre che , da un altro lato , il metodo induttivo di ricérca , il quale sembra più applicabile a questo soggetto nel suo stato attuale ( il metodo delle curve ) esige che le osservazioni , allorché sonosi ridotte , sieno , nel maggior numero di casi , projettatc sulla carta sotto forma di curve diurne , mensuali ed annue . Fmalmente è tale oggidì la perfezione di tutti i generi di operazioni meccaniche , e tal' è la profusione con la quale il talento delle invenzio- ni meccaniche trovasi diffuso fra i pratici ed i teorici in tutte le classi della Società , eh' è arriva- ta r epoca evidentemente in cui 1' uom puossi fidarsi affatto alle disposizioni di un meconismo onde rimpiazzare la necessità di una immensa massa di trascrizioni e di calcoli laboriosi e defati- canti . Gli strumenti a registro diverranno di giorno in giorno una dipendenza delle ricerche me- teorologiche ; e forse benanco in tutti i rami delle scienze le quali si troveranno nella stessa fa- se di progresso , ed il loro perfezionamento , la semplificazione ed adattamento loro ai mezzi di ottenere da un lato de' risultamenti medi e dall' altro di tracciare delle projezioni curvilinee proprie a servire immediatamente . potranno essere considerate siccome uno de' punti più im- |)ortantì del genio meccanico , guidato dalle conoscenze scientifiche . L' oggetto principale che non bisognerà giammai perder di mira , sarà (\no\h di disporre 1' apparecchio in maniera cho possa costantemente registrare de' risuUamenli corretti nello istante sletio e sulla scala medesi» ma degli elementi osservali , in guisa che si possa applicargli immediatamente alla projezione delle curve mediante una semplice soprapposizionc meccanica o geometrica. Sotto questo punto di vista, un barometro il quale registrasse le indicazioni sue corrette per la temperatura avrebbo un merito grandissimo. Questo risultamcnto non sembra punto eccedere i limiti di una appli- cazione attenta dello spirito , e la commissione lo raccomanda con premura alla disamina degli artefici. In questa circostanza, è per noi di vero soddisfacimento il dover menzionare due modi di costruzione de' barometri a registro, i quali sono non ha guari pervenuti a nostra notizia . Il si''.Brvson ha di recente pubblicato nel 15* volume delle Transazioni della Società reale di E- dimburgo la descrizione di un apparecchio di tal genere al quale ha egli aggiunto di poi un disco calcolatore attaccato all' indice, che presenta il medio mensuale senza calcolo veruno. L' al- tro strumento di tal genere è d'invenzione del sig.Kreil , direttore dell' osservatorio di Praga, che gli ha dato il nome di barotermometrografo, per registrare le indicazioni igrometriche. Finalmente la Commessione richiama alla memoria dell'Associazione, che la serie delle os- servazioni magnetiche e meteorologiche attualmente in corso di esecuzione cesserà con l'an- no 1845, e che per conseguenza farà duopo , ad ogni costo , che prima di questa epoca ed in quanto sarà possibile avanti alla riunione prossima , prendasi in seria considerazione la quistion di sapere se debbansi o pur no praticare istanze novelle presso de' governi diversi i quali han- no eretto e sostenuto gli osservatore al presente esistenti, affinchè continuino ancora a questi 1' as- sistenza loro ; quistione gravissima , la quale è stata di già sottoposta alla Commessione da uno de' suoi più zelanti collaboratori , il sig. Kupffer , direttore degU osservatori! magnetici russi , e che dev' essere , sotto tutti i rapporti , esaminata colla massima attenzione , tanto a motivo della sua grande scientifica importanza, che della maniera ampia o liberale con cui si é di già incontrato sovvenimento ed appoggio. (L' Institut, num. 578, pag.32) L. del Re.