ZAN ® n i es, pere : Sia Cole 3 Nati ta i ationel | i Sa dato T ni ® ic pa ri | VINCIGUERRA,D, - 1885 RISULTATI ITTIOLOGICI DELLE CROCIERE DEL VIOLANTE COMANDATO DAL CAPITANO-ARMATORE ENRICO D'ALBERTIS Li st-Met Ben, Annali del Museo Civico,Vol. XVIII 1881-82 Genova 1883. RISULTATI ITTIOLOGICI DELLE CROCIERE DEL VIOLANTE ENjRICO D'ALBERTIS PER P. YincieueRRA (Tav. I-II) GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI 1883 n Pa. A 4 Hgne dl di Moi i i A “ Ri «RR uo Pa \ba ta RARA, Di { SE di i ea i i Ù Ù i La LI Ù î PAfÒ VIRsE NOn o eta Re AE nn t, Dn ‘Lea y : J DI vor di IL "Da lira, Lo INDIZI i Lo i: Di Tu) d Pall Lj Il i] TA) sg Na DIVA il x LI î Ù Y RISULTATI ITTIOLOGICI DELLE CROCIERE DEL, VIOLANTE. ENRICO D'ALBERTIS# PER P. YincicuERRA /) qa i ' (Tav. I-II) “ci Cutter Violante, GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI 1883 & : 4 Toi / I 24 i hi ul ius na 1 uv. i i i | do pop De) LAU \ TRAE "a, o Di: +e RI (RAT REZie Te VIA RIA DL PALA PORCI MM n CA ih (LAP i i» na ACUTA) ® Lt è pat Da lutti i du | naro SÙ, read VINLOA i INTRODUZIONE « Il 23 Febbraio 1875 va segnato fra i giorni faustissimi per » le scienze naturali. Il signor Enrico D'Albertis di Genova, già » Ufficiale nella Regia Marina e cugino dell’ ardito viaggiatore » nella Nuova Guinea, varava felicemente a Sampierdarena il » piccolo legno a vela, battezzato Violante, con l’ottimo inten- » dimento di soddisfare la sua passione per il mare e procurare » nel tempo stesso collezioni al Museo Civico della sua patria » . ‘Con queste parole il mio chiaro ed amato maestro prof. Pietro Pavesi cominciava, or fa più che sei anni, il racconto delle prime imprese del Violante; e da quel giorno in poi capitano e navicella non deludevano le speranze fatte sorgere, come ne fan testimonianza i numerosi lavori che, sulle collezioni fatte nelle varie crociere, vennero già pubblicati in questi Annali. Il « Violante » sentendosi forse troppo piccino per le alte imprese cui voleva spingerlo il capitano, oramai s'è tratto in disparte ed ha ceduto il posto al « Corsaro » più grande, più forte, e, come ne dice lo stesso nome, più battagliero. Serbe- ranno ognora grata ricordanza di quello, quanti ne ricevettero materiale di studio e più che ad ogni altri questo debito di rico- lD. VINCIGUERRA. l 2 D. VINCIGUERRA (466) : noscenza si impone a me, che dalle collezioni di pesci radu- nate nelle ultime crociere, trassi argomento alle presenti osser- vazioni di ittiologia mediterranea. Mi sia pertanto concesso il riassumere brevemente la vita marinaresca del piccolo legno, a redigerne, direi, lo stato di servizio, qual si fosse quello d’ un bravo marinaio, che, terminata la ferma, torna quasi increscioso alla sua casa, ma sereno per aver sempre adempiuto al proprio dovere, ma fiero, perchè sente di aver ben meritato della patria. Dal Marzo al Luglio dell’ anno 1875, il « Violante » compi varie escursioni sulle coste liguri spingendosi sino nell’ Arcipelago Toscano. Il 7 Agosto partiva nuovamente da Genova prefiggen- dosi a meta quegli isolotti, noti sotto il nome di Toro e di Vacca, posti a mezzogiorno della Sardegna, e ben conosciuti dagli zoologi perchè nido d’una particolare specie di falco, il Fulco Eleonorae, Genè. Visitate, e con soddisfacente esito, le ricordate isolette, dopo una breve sosta a Cagliari, quasi a prendere novella lena, il « Violante » si slancia nuovamente il 16 Settembre nel Mediterraneo, e questa volta, dando un breve addio all’ Italia, volge la prora alle spiaggie della Tunisia. Il « Violante » soffermossi dal 15 al 21 Settembre all’ isola Ga- lita, dimora inusitata al nostro celere viaggiatore, ma il 22 dava fondo nella rada della Goletta. Pantelleria, Palermo e Caprera furono le stazioni del viaggio di ritorno che ebbe termine il 18 ottobre. Nell’ anno successivo, 1876, il « Violante », conscio oramai della propria forza, preparavasi a campagna più lunga ed il 7 Luglio esciva dal porto di Genova , dirigendosi alla storica regione del Bosforo, e non ritornava che dopo tre mesi, il 7 Ottobre, dopo avere Visitato molte delle isole dell’ Arcipelago Greco, aver toc- cato Costantinopoli e, nel ritorno, anche Tunisi. La crociera del 1877 ebbe a scopo principale l’ esplorazione della Galita ed una visita più accurata alla Tunisia, che, per- petua ammaliatrice , esercitava il fascino d'una terra quasi sco- nosciuta, posta a brevissima distanza dalla nostra Italia, colla quale tutto sembrava portarla a stringere più saldi legami. Ed ORAMOEA (467) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 5 Dal 19 al 28 Agosto la Galita fu completamente cireumnavi- - gata e visitati gli isolotti adiacenti; il 25 Agosto il « Violante » ancorava nuovamente nella rada della Goletta, donde salpava il 5 Settembre, gareggiando quasi nella velocità della corsa col postale che era partito lo stesso giorno. L'anno 1878 è anno di riposo pel nostro legno; il suo co- mandante sta facendo una rapida corsa attraverso terre ed oceani, noi potremmo trovarlo in quest’ anno a Borneo, in Giappone, a Panama, in Australia, od incontrarci con lui in uno dei comodi carrozzoni della ferrovia che congiunge l’ Atlantico col Pacifico , S. Francisco con Nuova York. Solo nel 1879 le crociere del « Violante » cominciano ad avere uno scopo ittiologico ben definito; sino a quell’ epoca non erano stati raccolti che quei pochissimi esemplari, capitati a caso o nella draga o altrimenti. Nella primavera e nell’ estate di quest’ anno, il piccolo culter, provvisto di una sciabica da fondo, cominciò a lanciarla. nelle acque del nostro golfo, estraendone pesci ed altri animali marini; benché alcune volte lo scandaglio del « Violante » abbia indicato profondità di 600 ad 800 metri, ed in luoghi ove queste non erano peranco avvertite, la draga od il rastrello non lavorarono mai proficuamente al di là dei 100 metri di fondo. Fu quindi deciso di ricorrere ad altro sistema di pesca per avere un saggio dei pesci abitanti nella profondità del nostro golfo ed il mattino del 26 Luglio, il «Violante», tratto a rimorchio da una lancia a vapore, raggiungeva a circa 8 miglia di distanza dalla costa, in luogo noto ai pescatori col nome di fosse del porto, una squadriglia di 7 battelli palamitari, montato ciascuno da 6 od 8 pescatori della vicina Cornigliano, i cui abitanti hanno, direi quasi , il monopolio della pesca ai palamiti sulla costa del Genovesato. In ogni battello erano 16 ceste di palamiti ed ogni cesti conteneva dai 34 ai 36 callai, ossia dai 136 al 144 ami; furono pertanto più di 15,000 gli ami che vennero in quel giorno gettati ad una profondità di circa 600 metri sotto il livello del mare. I risultati come era da aspettarsi, furono soddisfacenti, benchè non tali quali ordinariamente ottengono i 4 D. VINCIGUERRA (468) pescatori che gettano i palamiti in punti meno profondi: si eb- bero più di 200 esemplari di pesci batifili appartenenti a 15 di- verse specie. 0 Il giorno 11 Agosto il cutter ricomincia, ebreo errante del mare, le sue peregrinazioni. Tocca parecchie isole dell’ Arcipelago Toscano, e fra le altre Gianutri, visita Ponza, ed il 22 lo tro- viamo presso Capri; di là volge la prora alla Sicilia e passato lo stretto tocca Malta e dopo Malta Tripoli, ove giunge il 4 di Settembre; il 16 ne riparte, fa breve sosta alle isole di Gerba “e Pantelleria ed una più lunga, dal 15 al 18 Settembre, in Tu- nisi. Diecì giorni dopo è nuovamente ancorato entro il porto di Genova. In questa crociera fu calato parecchie volte il rastrello o sciabica di fondo, e le collezioni ittiologiche che se ne ricava- rono furono abbastanza numerose. Furono meta della crociera del 1880, le coste Dalmate. Il 23 Agosto il « Violante », partito il 10 dalla Spezia, entrava nelle bocche di Cattaro e dava fondo a Marcova, che nelle carte inglesi è detto Molcovich. Di là recossi a Gravosa, e nelle isole di Meleda (Porto Palazzo), Lagosta (Porto Rosso), Curzola (Porto Grande) Lissa, Lesina, Brazza (Porto Milna) e Solta, sino a che il 6 Settembre raggiunse Spalato. Il « Violante » non si spinse più oltre ed ai primi giorni d’ Ottobre era nuovamente al suo posto consueto nella darsena di Genova. Con queste crociere ebbero termine le avventure del « Violante». Onore al piccolo legno che seppe rendersi così utile alla scienza, onore al Capitano che volle indirizzarlo su quella nobile via! Il « Violante » ebbe ad ospite consueto il sig. Alberto Giusti, cugino del Comandante e facente funzione di Commissario di bordo; si alternarono nella carica di naturalisti i sigg. Dott. R. Gestro e Leonardo Fea, vice direttore quegli, assistente questi nel Museo Civico di Genova ed alle premurose cure del primo sono debitore della massima parte del materiale ittiologico rac- colto nelle due ultime crociere; nella gita alla Galita ed in Tu- nisia il personale scientifico ebbe notevole incremento nelle per- sone del march. Giacomo Doria direttore del Museo Civico di Genova e del prof. Arturo Issel professore di geologia e mine- (469) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 9) ralogia nella nostra Università; alla memoranda pesca del 26 Lu- glio 1879 assistevano oltre al Comandante ed al Commissario del « Violante », il march. Doria, il dott. Gestro, il prof. Issel, il prof. Giglioli dell’ Istituto Superiore di Firenze, il sig. Borgioli preparatore nel Museo Zoologico dell’ Università di Genova, il signor Giorgio Caneva e lo scrivente. Nello stesso anno presen- ziava alcune dragate il dott. F. Gasco, professore di zoologia nella nostra Università, che prendeva parte altresi alla gita a Capri. Le pubblicazioni cui già fornì argomento il nostro eroe veliero sono le seguenti: I. Le prime crociere del « Violante » comandato dal Capi- tano-Armatore Enrico D'Albertis. Risultati aracnologici del prof. P. Pavesi dell’ Università di Pavia. Annali del Museo Civico, vol. VII, pag. 407-451. La enumerazione e descrizione dei ragni raccolti è preceduta dal racconto dei casì delle prime na- vigazioni del « Violante » scritto dallo stesso prof. Pavesi. II. Crociera del « Violante » comandato dal Capitano-Armatore Enrico D'Albertis durante l’anno 1876. Annali del Museo Ci- vico, vol. XI. In questo volume, dedicato tutto alla crociera in Oriente, la parte narrativa è scritta dallo stesso capitano: esso contiene studii sugli Aracnidi pel prof. Pavesi, sui Miriapodi pel dott. Pirotta, sugli Ortotteri pel sig. Dubrony e sui Testacei pel prof. Issel. HI. Crociera del « Violante » comandato dal Capitano-Armatore Enrico D'Albertis durante l anno 1877, Annali del Museo Ci- vico, vol. XV, pag. 199-429. La parte narrativa della gita alla Galita e in Tunisia è redatta dal prof. Issel, cui si deve altresi uno studio sulla Geologia della Galita e 1’ enumerazione dei Molluschi terrestri e d’ acqua dolce. Gli Aracnidi furono , come di consueto, illustrati dal prof. Pavesi, le formiche dal prof. Emery, gli altri Imenotteri dall’ ing. Gribodo: il dott. Gestro vi pubblicò alcuni appunti sull’ Entomologia Tunisina in generale e la de- scrizione di alcuni Coleotteri nuovi ed. il prof. Zannetti illustrò i pochi avanzi umani raccolti alla Galita. IV. Crociera del « Violante » alle coste di Dalmazia, 1880. 6 D. VINCIGUERRA (470) Diario di R. Gestro pubblicato nel Cosmos di Guido Cora, vol. VI, pag. 463-604. Ho già ricordato come non sia che negli ultimi due anni di crociera, che il « Violante » dette opera a radunare materiale ittiologico. Le specie raccolte sommano in totalità a 119, tre delle quali probabilmente, e senza dubbio due non ancora descritte. Presentano, oltre a queste, speciale importanza alcune forme me- diterranee non molto comuni e non abbastanza conosciute come il Centrophorus granulosus, il Serranus alexandrinus, il Dentex filosus, il Gadus poutassou, l'Haloporphyrus lepidion ece., e fra queste sono senza dubbio le più interessanti quelle che sì ot- tennero nella ricordata pesca del 26 Luglio 1879, poichè esse vengono a portare una non indifferente contribuzione alla nostra conoscenza dei pesci batifili del Mediterraneo. Dappoichè lo studio di essi forma una delle parti principali di questo lavoro non mi sembrano del tutto fuori di proposito alcuni cenni generali sulla fauna ittiologica delle profondità marine. Edoardo Forbes, nello stabilire quattro zone di distribuzione batimetrica per gli animali marini, ammette che nella terza, quella delle coralline, compresa fra le 15 e le 50 braccia di fondo, viva il maggior numero di specie di pesci, e che al di là di essa scompaiano poco a poco tutti gli animali superiori. Queste conclusioni, che furono, negli anni più recenti, dimostrate com- pletamente erronee, erano già contraddette da fatti noti prima della pubblicazione dei lavori di Forbes. Per non indicare che uno dei dati donde poteva ricavarsi come il limite inferiore di distribuzione dei pesci discendeva molto più basso , ricorderò che Delaroche sin dal 1809 nel suo lavoro sui pesci delle Baleari (!) in uno speciale capitolo tratta: « de l’habitation des poissons dans les eaux profondes » e fa conoscere come 1 pescatori delle coste di Catalogna peschino (1) Delaroche. Observations sur des poissons recueillis dans un voyage aux iles Baléares et Pythiuses in Annales du Muséum d’Hist. Nat., tome 13, p. 96-122. > 4 (471) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE abitualmente, durante l’ estate, alla profondità di 300 ed anche 400 braccia; egli discute inoltre le condizioni di vita di questi animali specialmente per ciò che ha riguardo alla loro lonta- nanza dall’ aria atmosferica ed all’ oscurità nella quale suppone debbano trovarsi. Le conclusioni del Forbes, venivano pertanto poco a poco con- traddette dai fatti, e come per gli animali invertebrati, così anche per i pesci si dovette ammettere l’ erroneità di esse e stabilire che il limite di loro distribuzione scendesse molto più basso che non fosse lecito sospettare dapprima. Si era costretti a ritenere che i Macrurus, pescati a centinaia di braccia di fondo nei mari del Nord, che i Centrophorus caratteristici. del mare che circonda le coste del Portogallo, che quegli strani Lofioidi senza pinne ventrali che di tratto in tratto apparivano alla superficie del- l’ Atlantico settentrionale, appartenessero ad una fauna partico- lare, la fauna abissale. L'esistenza di questa fauna fu in breve universalmente rico- nosciuta ed il viaggio del « Challenger » venne ad illustrarla in modo meraviglioso; la conoscenza dei pesci abissali, fece per esso un rapidissimo avanzamento. Da qualche anno a questa parte il progresso di questo ramo della zoologia è continuo, mercé specialmente l' illuminato con- corso dei governi che riconobbero l’importanza di queste ri- cerche. La Norvegia colle spedizioni del « Voringen », la Francia colle crociere del « Travailleur » e, aggiungiamolo con orgoglio, l’Italia con quelle del « Washington » vi hanno largamente contribuito. Risultati ittiologici non mancarono in alcuna occa- sione, infatti per non dire ciò che si fece dagli stranieri, il prof. Giglioli, incaricato delle ricerche zoologiche abissali fatte dal « Washington », rese già noti i più importanti fra quelli ottenuti da lui (*). I pesci di fondo raccolti nel 1881 appar- (!) E. H. Giglioli. La scoperta di una fauna abissale nel Mediterraneo. Roma 1881 (dagli atti del III Congresso Geografico Internazionale). New and very rare Fish from the Mediterranean in Nature, vol. 25, N.° 649, 6 Aprile 1882, p. 535 (quest’ ar- ticolo dette origine ad osservazioni di J. Y. Johnson e di T. Gill, pubblicate nello stesso giornale, le prime a p. 453 e le seconde a p. 574 del volume 26, cui replicò il 3 | D. VINCIGUERRA (472) tengono quasi tutti alla famiglia dei Macruridi ed a forme per la massima parte indescritte: uno di essi si estrasse da una profondità di 2904 metri. Nel 1882, il tempo impiegato nelle ricerche zoologiche fu assai più breve che nell’ anno pre- cedente: ed in questa crociera non è a notarsi altro "risultato importante che la cattura di un Paralepis Cuvieri, Bonap. da 1583 metri di fondo. Sembra che, fortunatamente , il nostro Governo non voglia arrestarsi a mezza strada poichè si ebbe la promessa che nella prossima campagna idrografica del « Washington » un mese intiero sarà destinato a queste ricerche, mentre dal- l’altra parte uno degli ufficiali della R. Pirocorvetta « Vettor Pisani » che sta compiendo un viaggio di cireumnavigazione, i] luogotenente di vascello sig. Gaetano Chierchia, ebbe lo speciale incarico di occuparsi di ricerche pelagiche, le quali dal punto di vista ittiologico sono strettamente legate con quelle abissali , poichè è noto come pesci i quali nelle prime epoche della vita vivono alla superficie, si incontrino allo stato adulto solo nelle profondità. Io ebbi recentemente occasione di esaminare in Mon- tevideo le raccolte già fatte dalla « Pisani » nella traversata dell’ Atlantico ed oltre ai numerosi esemplari di animali infe- riori, stupendamente conservati, mercè i metodi in uso nella stazione zoologica di Napoli ove il Chierchia stette quattro mesi a prepararsi prima della partenza, vi scorsi alcune forme gio- vanili di pesci, specialmente Scopelidi, molto interessanti e che è a sperare saranno prontamente esaminate e pubblicate. Speriamo che questi fatti valgano a far cessare quel po’ di ripugnanza che esiste in alcuni ufficiali della nostra marina per chi si occupa di scienze naturali, rendendo così possibile qualche viaggio ove naturalisti ed ufficiali concorrano a procurare brillanti risultati scientifici. Il limite massimo di distribuzione batimetrica dei pesci non è ancora stato fissato, nè credo sia possibile il farlo, poichè veri- ficata la loro presenza a profondità considerevoli, superiori alle Giglioli a p. 198 del volume 27 (28 Dicembre 1882)). — Sulle esplorazioni del 1882 pubblicò alcuni cenni dovuti al Giglioli stesso J. Gwyn Jeffreys: The Italian Explo- ration of the Mediterranean in Nature. Vol. 27, n. 680, 9 Novembre 1882. (473) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 9 2000 braccia, non vi è più ragione a ritenere che essì non pos- sano spingersi sino nei più profondi abissi marini. La massima profondità esattamente determinata, donde sinora siasi ottenuto un pesce è di 2750 br. (circa 5000 metri): questo è il Bathyophis ferox, raccolto nell’ Atlantico dal « Challenger ». In generale si osserva che 1 pesci i quali appartengono alla fauna abissale appartengono ad un ristretto numero di tipi i quali si mantengono. gli stessi in tutti i mari; e questo è facile a comprendere per poco che si rifletta come le condizioni di vita in quelle profondità siano le stesse tanto all’ equatore come al polo. Vi sono, egli è vero, paesi, i quali, posti sotto latitudini corrispondenti, benchè assai distanti l’ uno dall'altro, presentano più o meno la stessa ittiofauna, poichè le specie che la costitui- scono se non identiche sono almeno rappresentanti l’ una del- l’altra, e così avviene fra il Mediterraneo , il Giappone e la Nuova Zelanda, come chiaro apparisce a chi dia uno sguardo alla lista delle specie comuni al mar del Giappone e al Mediterraneo pubblicata da Ginther (1), o al catalogo dei pesci della Nuova Zelanda di Hutton (?), ma anche in questo caso sono le forme che abitano a maggiori profondità quelle che vediamo meglio rappresentate in ognuno di questi, paesi. Da quanto ci è noto finora possiamo considerare i seguenti tipi di pesci come caratteristici della fauna abissale. Fra i Plagiostomi, i generi Céntrophorus, Centroscyllium , Scyllium, Pristiurus e Seymnus nonchè molte specie di /aja. Negli Acantotteri abbiamo fra i Percidi il Pomatomus, fra i Scorpenidi i Sebastes, buon numero di Bericidi; uno speciale gruppo di Lofioidi, sprovvisti di pinne ventrali ed i Notacanthus. Ma l’ ordine che maggiormente vi contribuisce è quello degli Ana- cantini con i generi Mel/anonus, Physiculus, Uraleptus, Halopor- phyrus, ecc. fra i Gadoidi, molti Ofidiidi, Strembo, Aphyonus , Rhodichthys, Rhinonus, Bathynectes e Pteridium, tutti i Macru- ridi, che ne sono forse il gruppo più caratteristico, ed alcuni (1) A. Gunther in Proc. Linn. Soc. London, Zoology vol. XII (1874) p. 108. () Fishes of New Zealand bv F. Wollaston Hutton — Wellington, 1872. 10 D. VINCIGUERRA (474) Pleuronettidi. Nei Fisostomi noi troviamo gli Sternoptichidi e gli Scopelidi, che appartengono ad un tempo alla fauna. pela- gica ed alla fauna abissale; e gli Stomzas, Alepocephalus, Halo- saurus e generi affini, che sono proprii di quest’ ultima. Da ul- timo abbiamo alcuni generi di Murenidi, tra cui ricorderò il Nettastoma melanurum dei nostri mari, che non sì trovano che a notevole profondità. Questi sono pertanto i principali elementi della fauna ittiologica abissale. I pesci che appartengono a questi gruppi, per quanto si in- contrino in luoghi assai remoti 1’ uno dall’ altro, vivono in un ambiente che presenta ovunque identiche condizioni, onde è fa- cile il comprendere come debbano presentare alcuni caratteri comuni. La diminuzione della luce determina il maggiore svi- luppo degli occhi, ed alla completa mancanza di essa, vediamo corrispondere un’ assenza quasi o del tutto completa dell’ organo visivo: buon numero dei pesci batifili sono anche provvisti dei cosidetti occhi accessorii e di organi luminosi. La diminuzione della facoltà visiva può dirsi compensata da uno sviluppo esagerato della sensibilità tattile periterica e dalla presenza di speciali or- gani del tatto; servono a questo scopo i tentacoli che sono pre- senti in molti Lofioidi, i barbigli ed assai probabilmente anche i raggi delle pinne, specialmente ventrali, che sono per solito molto allungati e filiformi, particolarmente negli Anacantini. All’ assenza della luce è anche dovuta la colorazione quasi uni- forme in questi animali: il loro corpo generalmente è di colo- rito bruno, talora è argenteo, talora anche trasparente e pellu- cido: non abbiamo sinora che un caso, quello del Ahod:ehthys regina descritto da Collett, ove il colorito del corpo è roseo; era però già noto come nelle forme abissali di invertebrati non fosse difficile incontrare una colorazione nel rosso anche il più intenso: così avviene anche in alcuni filamenti di altri pesci. Negli abissi marini manca completamente la vita vegetale: gli animali che vivono laggiù sono tutti carnivori; non hanno però in generale gli organi di locomozione molto sviluppati , donde possiamo argomentare che in luogo di essere cacciatori indefessi essi preferiscano aspettare la preda al varco, attirata (475) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 11 dalla luce che può forse emanare da loro stessi ed al barlume della quale i filamenti onde sono provvisti devono prendere strane e fantastiche apparenze. Molto si discusse sull’ influenza della considerevole pressione che devono sopportare questi animali: essì però ci si mostrano specialmente organizzati per tollerarla e prova ne è lo stato in cui sono talora raccolti alla superficie del mare, sia che sieno stati pescati, sia che, come spesso avviene ed ho già accennato altrove, essi vengano a galla boccheggianti per essere stati, o inseguiti o inseguendo, trasportati in uno strato d' acqua dove la pressione era notevolmente minore di quella che abitualmente sostengono. I loro tessuti sono tutti distesi enormemente: i gaz contenuti nell'interno del corpo e più specialmente nella vescica natatoia, quando esiste, tendono ad espandersi, respingendo lo stomaco entro la cavità boccale e quasi al di fuori: gli occhi sembrano schizzar fuori dell’ orbita, e, ad eccezione dei casi in cui il corpo è rivestito da forti squame, tutta la superficie di esso sembra quasi in istato di disfacimento (1). Il sistema di pesca col quale si ottengono generalmente i pesci di fondo è quella fatta con i palamiti, ì quali, più o meno modificati, sono in uso in tutte quelle località ove questi pesci vengono ricercati. È però d’ wopo osservare che i palamiti, al- meno quali sono costrutti presso di noi, non possono servire in luoghi di forti correnti, come io ebbi occasione di verificare non fa molto tempo, poiché per la violenza di queste essi sono, di- sordinati e scomposti: arrivano al fondo attortigliati ed ammon- tiechiati e non rispondono più allo scopo cui erano destinati. Altrettanto avviene per le nasse. Il gangano è pertanto l' ar- nese di pesca al quale dobbiamo dare la preferenza per le ri- cerche nelle profondità. Nel presente lavoro mi sono attenuto strettamente al metodo di classificazione adottato da (Giinther nella già citata « Intro- duction to the study of Fishes ». Tranne che per alcune specie (®) Le condizioni di vita dei pesci batifili furono, non è molto, esposte e discusse da Ginther nel capitolo speciale che dedica a questi animali nella « Introduction to the study of Fishes. » Edinburgh, 1880, p. 296. 12 D. VINCIGUERRA (476) discusse mi sono limitato a dare poche indicazioni bibliografiche e sinonimiche quelle solo cioè più importanti e di quelle opere ove si incontrano *utte in disteso. Fra i lavori di preferenza consultati evvi il rapporto di un viaggio ittiologico del dott. Steindachner sulle coste di Spagna e Portogallo , generalmente poco citato dagli ittiologi italiani : in esso, oltre a bellissime ta- vole, sì trovano interessantissime osservazioni su molte specie mediterranee. Per evitare inutili ripetizioni ho creduto bene riu- nire in un apposito elenco il titolo dei lavori che si troveranno più spesso citati nella parte seguente: questo elenco viene per- tanto ad essere l’ enumerazione dei principali cataloghi di pesci dei mari italiani, e nel tempo istesso di quelle delle opere che più interessa consultare per lo studio dei pesci dei nostri paesi. Il manoscritto di questo lavoro era quasi totalmente pronto nel Settembre dell’anno 1881. La mia partenza, abbastanza re- pentina da Genova, ed un'assenza di più di tredici mesi non mi permise di pubblicarlo prima d'ora: onde proviene che al- cuni fatti che io credeva poter segnalare come nuovi, si trova- rono ad essere in questo tempo illustrati da altri. Io lho prefe- rito conservare il lavoro quale era stato originariamente redatto ed aggiungere in nota ciò che relativamente alle specie delle quali in esso è fatta parola, fu seritto e pubblicato durante la mia assenza. Genova, 8 Dicembre 18382. ELENCO DELLE PRINCIPALI OPERE E MEMORIE CITATE . E. BLocH. CRkonomische Naturgeschichte der Fische Deutsch- lands. Berlin 1782-84, con 37 tav. » Naturgeschichte der Ausslindischen Fische. Berlin 1785-95, con 432 tav. » Systema Ichthyologiae ed. S. G. Schneider. Berlin 1801, 2 vol. . L. Bonaparte. Iconografia della Fauna Italica, Tomo III. Pesci. Roma 1832-1841. pe Briro CapeLLo. Catalogo dos Peixes de Portugal. Lisboa 1880. . T. Brùnwnica. Ichthyologia Massiliensis. Hafniae et Lipsiae 1768. . CanesTRINI. I Pleuronettidi del Golfo di Genova; in Arch. Zool. Anat., vol. I (1861), pag. 1-51 con 4 tav. » I Gobii del Golfo di Genova; ivi, pag. 121-157, con 4 tav. » Catalogo dei Pesci del Golfo di Genova; ivi, p. 262-207. » I Blennini, Anarrhichadini, Callionimini del Golfo di Genova; ivi, vol. II (1862), pag. 83-118, con 5 tav. Gi: » 14 D. VINCIGUERRA (478) CanesTRINI. 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JLamna Spallanzanii, Ginth. Cat. Fish. VIII, p. 390. Esistono le mascelle dell’ individuo ucciso presso l'isola Galita dal capitano Enrico D'Albertis il giorno 24 Settembre 1876. Quest’ esemplare poteva dirsi un gigante della specie, poichè, come si legge nella drammatica narrazione della pesca di esso, fatta con vivi colori dallo stesso capitano D'Albertis (!), la sua lunghezza era di metri 4,25 e la sua massima circonferenza metri 1,80. Questa specie credo sia stata spesse volte confusa con l' af- fine Lamna cornubica (Gmel.), la quale non sembra essere nei nostri marì tanto rara, quanto fu affermato da alcuni scrittori. In questi ultimi anni la Lamna cornubica fu presa parecchie volte nei pressi di Nizza ed il Museo Civico di Genova aumentò recentemente le sue raccolte ittiologiche con un esemplare di questa specie, ottenuto dai pescatori di Alassio (Riviera di Po- nente) il 16 Novembre 1880. Benchè questa specie non fosse ancora indicata nei Cataloghi di pesci Liguri, non è certo la prima volta che si pesca nel nostro golfo, poichè nel Museo zoologico della R. Università esistono da molti anni le mascelle appartenenti a due individui di essa. (1) Crociera del « Violante » comandato dal capitano armatore Enrico D'Albertis durante l’ anno 1876, pag. 302-304 (Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Ge- nova, vol. XI, 1877), (tO) D. VINCIGUERRA. 18 D. VINCIGUERRA (482) Fam. Scylliidae. 2. Pristiurus melanostomus (RAr.) Galeus melastomus, Raf. Caratt. gen. sp. p. 13. Seyllium (Pristiurus) melanostomum, Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 131, fig. 3. Pristiurus melanostomus, Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 406. Nella pesca ai palamiti del 26 Luglio 1879, a parecchie miglia al largo del porto di Genova, si ottennero 66 individui di questa specie, il più sviluppato dei quali era lungo circa 55 centimetri. Quasi tutti gli esemplari erano femmine fecondate ed ognuna di queste portava un solo uovo, che non presentava alcune dif- ferenze da quello ben noto del genere Scy/lum, propriamente detto. Nome volgare: moellin. Fam. Spinacidae. 3. Centrophorus granulosus (BLocn, Scr.) Squalus granulosus, Bloch, Schn. Syst. Ichth. p. 135. » uyatus, Raf. Caratt. gen. sp. p. 13, tav. 14, fig. 2. Squalus (Acanthorhinus) infernus, Blainv. Faun. Franc. p. 59. Spinax uyatus, Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 140, fig. 2. Acanthias uyatus, Mull. Henl. Plagiost. p. 85. Centrophorus granulosus, Mull. Henl. Plagiost. p. S9, tav. 33. » » Gunth. Gat. Fish. VIII, p. 420. » » Canestr. Faun. Ital. Pescì, p. 40. Acanthias uyatus, id. ibid. Un esemplare preso coi palamiti nel golfo di Genova a circa 600 metri di fondo il giorno 26 Luglio 1879. Questa specie fu originariamente descritta dal Bloch sopra un esemplare di Sicilia e per lungo tempo considerata come una delle rarità ittiologiche del Mediterraneo. Il pesce che Rafinesque descrive sotto il nome di Squalus uyatus deve forse corrispon- aere ad esso, benchè nella descrizione e nella figura non sia fatto aleun cenno della solcatura delle spine dorsali, carattere essenziale nel Centrophorus granulosus. Questo, con tutta pro- babilità, non fu conosciuto dal Risso, quantunque il Bonaparte (488) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 19 supponga che esso si debba ravvisare nello Acanthias vulgaris di quell’autore; in verità, se questa descrizione. nella quale si tratta d’ un pesce a colore quasi uniforme, le cui ventrali sono opposte alla seconda dorsale, senza che sieno date speciali indi- cazioni delle spine, non può corrispondere all’ Acanthias vulgaris, propriamente detto, essa non può nemmeno adattarsi al Centro- phorus granulosus. Sembra che a questa specie accennasse il Blainville colla descrizione del suo Squale d’enfer. Bonaparte fu il primo ad avere piena conoscenza di questo pesce, che egli descrive esattamente, ma riferendolo allo Sqwalus uyatus di Rafinesque, da lui compreso nel genere Spmar. Ma la solcatura delle spine dorsali, la differente disposizione dei denti nelle due mascelle, i tubercoli di cui egli dice coperta la cute, non possono lasciare aleun dubbio sull’ identità del pesce illustrato da lui con quello descritto da Bloch. Poco tempo dopo Muller ed Henle pubblicavano un'accurata descrizione di quest’ ul- timo, fondata anche sull’'esemplare tipico ed a loro si deve la costituzione del genere Centrophorus. Essi non riconobbero in questo lo Spinax uyatus del Bonaparte e sulla fede dei prece- denti autori vollero ravvisare in questo una specie valida, pur non conoscendola, e l’ascrissero al genere Acani/ias, esempio che fu seguito dal Gunther nel suo Catalogo. Canestrini, che nel Catalogo dei pesci del golfo di Genova annovera, come è fatto precedentemente dal Sassi (Descr. Gen. II, p. 188), l’Acanthias uyatus e tace del Centr. granulosus, nella Fauna d’ Italia dà brevi ed incomplete descrizioni dell’ uno e del- l’altro, e mentre asserisce quello essere stato raccolto nel mare Ligustico, lungo i lidi occidentali della penisola e nel mare di Sicilia, dell’ altro, che dice raro, scrive essere stato trovato solo in quest’ ultima località. Egli considera il C. /usitanicus, Bocage e Capello (!) come sinonimo del granz/osus, mentre gli autori ed il Giinther ne sostengono, ed a me sembra con ragione, la differenza specifica. Moreau, più recentemente, ripete questi (1) Sur quelques espèces inédites de SquaZidae de la tribu Acanthiana, Gray, qui fréquentent les còtes du Portugal par I. V. Barboza du Bocage et F. de Brito Ca- pello in Proc. Zool. Soc. London, 1864, p. 260-63. 20 D. VINCIGUERRA (484) errori: egli scrive che l'A. uyatus si pesca nel golfo di Genova (Hist. Poiss. France, I, p. 348) e che il Centrophorus granulosus è eccessivamente raro nel Mediterraneo (loc. cit., p. 354). To ho esaminato gli individui che esistevano nel Museo zoo- logico della R. Università di Genova, sotto il nome di Acantzas uyatus, aleuni de’ quali, preparati a secco, avevano servito senza dubbio, non solo ai lavori di Canestrini, ma anche a quelli di Sassi: essi sono tutti Centrophorus granulosus. Io ritengo però, che, se lo Squalus uyatus, Raf. non può dirsi con assoluta certezza sinonimo dello Sg. granulosus di Bloch, e possa come opina Doderlein (!), ritenersi identico, o tutt’ al più come una varietà del vu/garis, tutte le altre indicazioni che in au- tori antichi o recenti si riferiscono all’ Ac. uyatus, debbono con- siderarsi appartenere al Centrophorus granulosus (Bloch, Schn.) e che il nome di quello debba essere definitivamente cancellato dai Cataloghi. Il Centrophorus granulosus non è raro a Genova, ove porta il nome volgare di spinoello, è frequente a Nizza, nel golfo di Na- poli ed in Sicilia. Guichenot lo raccolse in Algeria e Barboza du Bocage e Brito Capello lo annoverano fra i pesci del Porto- gallo. Abita sempre a considerevole profondità. E, sinora al- meno, l’unico rappresentante mediterraneo , d’un genere carat- teristico della batifauna, che ha il centro della sua diffusione nel mare che è posto tra il Portogallo e Madera. 4 Spinax niger, Boxarp. Squalus spinax, Linn. Syst. Nat. I, p. 398. Spinax niger, Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 141, fig. 1. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 424. Ventidue esemplari. — Golfo di Genova, pesca del 26 Lu- glio 1879. L’ esemplare più sviluppato è lungo 0", 41. (1) Alcune generalità intorno la Fauna Sicula dei Vertebrati pel prof. P. Doderlein, Ann. Nat. Modena, anno VI, p. 282. Il prof. Doderlein ha recentemente mutato opi- nione a questo proposito. In una Nota posta alla fine del 2.° fascicolo del suo « Ma- nuale Ittiologico del Mediterraneo » dichiara aderire all’ opinione manifestatagli dal D.r Bellotti sull’ identità di queste due forme: egli ritiene che VA. uyatus fosse sta- bilito su giovani esemplari di C. granutoss. (485) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 21 Tutti questi individui sono femmine, ad eccezione di uno: esse erano tutte in istato di gestazione e non contenevano più d'un feto ciascuna. | Il fatto della presenza del cordone ombelicale e della vivipa- rità in questa specie è troppo conosciuto perchè sia il caso di insistere sopra di esso. Le appendici genitali nel maschio sono armate di parecchie spine. Nome volgare : Spinoello. 9. Secymnus lichia, Cuv. Scymnus lichia, Cuv. Regn. Anim. 2.2 ed. Il, p. 392. » » Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 142. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 425. Tre esemplari. — Golfo di Genova, pesca del 26 Luglio 1879. L’esemplare più sviluppato è lungo circa un metro. Nome volgare : Nesgra. Fam. Squatinidae. . Squatina angelus, Dum. Di squalus squatina, Linn. Syst. Nat. I, p. 375. SsSquatina angelus, Dum. Zool. Anal. p. 102. » vulgaris, Risso, Ichth. Nice, p. 45. » » Mull. Henl. Plagiost. p. 99, tav. 35, fig. 4. » angelus, Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 143, fig. 1. Khina squatina, Gunth. Cat. Fish. VII, p. 430 parti. Un esemplare giovane preso coi tramagli all'isola Galita il 20 Agosto 1877, lungo metri 0, 21. Il colorito fondamentale del corpo in questo individuo non si mostra uniforme come negli adulti, ma solcato da linee bianche reticolate: non si vede traccia delle grosse macchie nere che si osservano sui lati della coda nella Squatina fimbriata, M. H., che dalla descrizione e figura originale risulta, a mio credere , 22 D. VINCIGUERRA (486) analoga alla Sg. oculata, Bonap.., come sì vede ammesso da Ca- nestrini e già sospettato dallo stesso Bonaparte (1). Quantunque Giinther non ammetta la separazione di due specie nel suo genere Zina, a me questa sembra innegabile ed in ciò s' accordano tutti coloro che si occupano di studii ittiologici in Italia. Forse il Giinther non avrà avuto occasione di esami- nare esemplari della vera Sg. fimbriata, la cui distribuzione geo- grafica sembra essere molto ristretta e che sinora non fu trovata frequentemente che nell'Adriatico, ove è dai pescatori costante- mente distinta. Essa arriva talvolta anche sul mercato di Genova, ove è comune la 7. angelus ed 1 pescivendoli la riconoscono a prima vista benchè nor le dieno nome speciale. Le differenze specifiche, da me osservate sopra due esemplari adulti di eguale statura l'uno di fimbriata, M. H. di Venezia, inviatomi dal D." Ninni, e l'altro di Sg. angelus, Dum. del nostro golfo, consistono nella maggior robustezza e vicinanza dei cirri nasali nella Sg. fimbriata, nel colorito più chiaro, quasi rossigno, del corpo della stessa specie e nella presenza delle macchie nere, specialmente costanti sui lati della coda ai lati delle pinne dor- sali: nel diametro maggiore degli occhi di essa e nella minore estensione del diametro infraorbitario , finalmente nella minore ruvidezza della pelle, il che la rende assai più pregiata di quella della Sq. angelus. Subordo: BA TOIDEI. Fam. Rajidae. 7. Raja... sp. Il giorno 26 Luglio 1879, in occasione della già ricordata pesca ai palamiti, sì estrasse dal mare un esemplare di razza a muso lungo, appartenente al genere Laeviraza di Bonaparte: di essa, () La pubblicazione dei lavori di Muller e Henle e di Bonaparte avveniva quasi contemporaneamente, ma siccome quest’ ultimo, quando descriveva la Sg. oculata, aveva piena conoscenza della descrizione della $S7. /inbriata, M. H., è quest’ ultimo ìl nome specifico che deve adottarsi. La Sg. aculeata, Dum. (Cuv. Rèégn. Anim. (ed. 2.2) vol. 2, p. 394) è troppo insufficientemente descritta per argomentare a quale specie debba riferirsi. (487) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 23 per le grandi dimensioni, non sì conservarono altro che le ma- scelle. Conoscendo quanto sia variabile la forma dei denti nelle razze, mi riesce impossibile su questi determinare la specie. Essi sono conici con una punta acuta piuttosto rivolta all’ in- dietro, e disposti in 42 serie sulla mascella superiore. 3en a ragione scrive il prof. Giglioli (Cat. Pesci It. p. 54) che le razze del nostro mare hanno urgente bisogno di essere criticamente studiate e definite, ma non ultimo ostacolo a ciò si è la grande statura che raggiungono gli esemplari adulti, il che ne impedisce la conservazione nell’ alcool e lo studio com- parativo con quelli d’ altri paesi. Ame sembra poco probabile che il golfo di Genova accolga una particolare specie di razza, la Lt. bramante, Sassi (Deser. Gen. II, p. 132) e mi pare pro- babile la supposizione di Giinther (Cat. Fish. VIII, p. 466) che la identificherebbe colla A. maroccana, BI. tanto più che nell’ e- semplare tipico che si trova nel Museo zoologico della R. Univer- sità di Genova, esiste, benchè, per non essere molto evidente, sia sfuggito al Sassi, e al Canestrini () il carattere specifico della R. maroccana, ovvero la disuguaglianza delle spine sul dorso della coda. Secondo Moreau (Hist. Poiss. France, I, p. 412) che ha esaminato questi individui essi sarebbero identici alla Iaju alba, Lac. Ordo: HOLOCEPHALI. Fam. Chimaerida. 8. Chimaera monstrosa, Linn. Chimaera monstrosa, Linn. Syst. Nat. I, p. 401. » » Bonap. Faun. Ital. Pescì, tav. 130. » » Gunth. Cat. of Fish. VIII, p. 349. Un individuo pescato nel golfo di Genova il 26 Luglio 1879 a circa 600 m. di profondità : lunghezza m. 0,72, compreso il filamento codale. Nome volgare: Marc’ Antogno. (?) G. Canestrini. Sopra alcuni pesci nuovi o poco conosciuti del Mediterraneo in Mem. R. Acc. Sc. Torino, ser. 2.2, vol. XXI (1864), p. 361, tav. I, fig. 2-5. 24 D. VINCIGUERRA (488) Subclassis: TELEOSTEI. Ordo: ACANTHOPTERYGII. Subordo: ACANTH. PERCIFORMES. Fam. Percidae. Avendo, come dissi di sopra, seguito la classificazione adot- tata da Giinther nell’ « Introduction to the study of Fishes » vanno compresi in questa famiglia quei generi che erano prima ascritti ai Pristipomatidi. Questo gruppo stabilito da Ginther nel primo volume del « Catalogue of Fishes » e fondato sull’ as- senza o caducità dei denti vomerini, fu da lui stesso distrutto nella prima parte del suo importante lavoro sui « Fische der Sudsee » ove dice che quel carattere « wohl ein praktisches Merkmal zu ihrer Bestimmung bietet, aber keine naturliche Grenze zu ihrer Scheidung in zwei Familien bildet. » (*). 9, Labrax lupus, Cuv. Perca labrax, Linn. Syst. Nat. I, p. 482. Labrax lupus, Cuv. Régn. Anim. 2.2 ed. II, p. 133. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 68. Un esemplare, non completamente adulto di Curzola. Esso presentava infisso sulla mucosa della lingua un crostaceo paras- sita, probabilmente il Caligus minutus, M. Edw. Per la dentizione del vomere, per la colorazione e per il nu- mero delle squame nella linea laterale, si esclude ogni possibi- lità che esso possa appartenere alla forma che, descritta prima da Bloch come Scrigena punctata, fa da Cuvier e da Gunther riunita al Z. lupus, ma che in seguito dallo stesso Gunther, in un lavoro posteriore alla pubblicazione del 1.° volume del (1) A. Gunther, Andrew Garrett’s Fische der Sudsee, vol. I. p. 1, in Journ. des Mus. Godeffroy. Heft. III. (489) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 25 « Catalogue of Fishes » (!), da Brito Capello (°) e da Stein- dachner (Ichth. Ber. IV Forts. p. 5) veniva dimostrato essere specie distinta, cui deve conservarsi il nome di L. punetatus (Bloch). Questa specie, non fu sinora riconosciuta con sicurezza che sopra esemplari provenienti dalle coste mediterranee ed atlantiche della penisola iberica, da Madera e dalle Canarie, benchè, secondo Steindachner, sia riferibile ad essa la figura, non la descrizione data da O. G. Costa (Faun. Nap., Pesci, tav. 5) sotto il nome di Z. lupus. Il Museo Civico ne ricevette due esemplari prove- nienti da Arghin nelle isole Canarie, raccolte dal D." O. Bellotti sul mercato di Nizza, e l'esame di questi mi persuase non po- tersi emettere il minimo dubbio sulla validità della specie (*). Nel citato lavoro di Ginther è indicata anche una, terza specie mediterranea del genere Labrax; ovvero quella figurata da Geof- froy nella «Description de l’ Egypte, Poissons, tav. 20, fig. 2», come Perca punetata e per la quale egli propone il nome di L. orientalis. Questa specie finora non sarebbe stata raccolta che sulle coste Egiziane. 10. Serranus hepatus (Linn.) Labrus hepatus, Linn. Syst. Nat. I, p. 476 partime. Serranus hepatus, Cuv. Val. II, p. 231. Centropristis hepatus, Ginth. Cat. Fish. I, p. 84. Questa specie è .stata raccolta in quasi tutte le località visi- tate dal « Violante ». Nel 1879 essa fu presa col gangano nel golfo di Genova il 10 Giugno a 60 metri, il 1.° Settembre a 2. miglia E. dalla punta N. E. di Malta a 80 metri ed il 7 Set- tembre a 17 miglia E. di Gerba a 50 metri di profondità. Nel- (1) Giinther. On the European species of the genus Labrar. Ann. Mag. Nat. Hist. Serie 3.2, vol. 12, p. 174-75 (1868). () F. de Brito Capello. Peixes novos de Portugal e da Africa occidental e carac- tères distinetivos d’outras especies jà conhecidas. Jorn. Sc. Math. Phys. Nat. Lisboa, tomo 1.9, p. 154 (1867). (5) Questi pesci delle Canarie erano mandati, conservati in ghiaccio, a Marsiglia: di là inviati sui mercati di Nizza e di Genova. Il Labrax punctatus fu anche da me ritrovato nell’Ottobre 1881 sul mercato di Lisbona. Moreau (Hist. Poiss. France, II, p. 338) asserisce che il Museo di Parigi ne possiede esemplari provenienti da Genova ! 26 D. VINCIGUERRA (490) l’anno seguente poi fu trovata abbondantissima sulle coste dal- mate a Marcova, nel canale di Cattaro, e nelle isole di Lagosta, Curzola e Meleda. Vi è fra gli altri buon numero d’' esemplari considerevolmente sviluppati, ed uno presenta la lunghezza di 93 millim. assai notevole per questa specie. In alcuni individui non si possono distinguere le fascie trasver- sali oscure e le linee giallognole che adornano la testa nei più, ma è sempre costante, anche negli esemplari più piccoli e più scoloriti, la macchia nera sulla membrana della dorsale, la qual macchia normalmente si estende dall’ ultimo raggio spinoso ai primi due o tre articolati. Quantunque il Giinther riferisca questa specie al genere Cex-, tropristis, lo non credo poter accettare quest’ opinione come non l’accettarono Steindachner, (Ichth. Ber. IV Forts. p. 11) Canestrini (Faun. Ital. Pesci, p. 75) ed altri riputati serittori d’ ittiologia mediterranea. Il genere Centropristis, quale fu stabilito da Cuvier, comprende alcune specie di Percoidi che sarebbero tutte proprie alle coste orientali dell'America, ad eccezione di una, piuttosto incerta, dei mari del Giappone: queste specie offrono tutti i caratteri del genere Serranus e ne differiscono solamente per avere i denti mascellari villiformi, mentre negli individui più sviluppati il Serranus Repatus presenta denti canini di mediocre robustezza, proporzionati alle dimensioni cui esso arriva e per certo non meno pronunziati che in esemplari di S. scriba o di S. cabrilla di eguale statura: questi denti sono esattamente descritti nell’ opera di Cuvier e Valenciennes. Steindachner (loc. cit. p. 9) ritiene anzi, ed assai probabil- mente con ragione, che il genere Certropristis debba essere to- talmente soppresso, avendo osservato in più della metà degli individui di S. scriba da lui esaminati, la completa mancanza dei denti canini, talchè la distinzione generica invocata perde ogni valore. Il S. hepatus va posto nella seconda sezione dei Serrani, secondo Giinther, quelli a codale non biforcata, ma deve for- mare il tipo di un gruppo a parte nel quale i raggi molli anali sono meno di otto, ed i dorsali undici o dodici. (491) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 27 Dal catalogo di Giinther risulta il fatto abbastanza strano che questa specie, quasi esclusivamente mediterranea, si trova anche sulle coste del Capo di Buona Speranza. 11. Serranus scriba (Linv.) Perca scriba, Linn. Mus. Ad. Fried. p. 56. Serranus scriba, Cuv. Val. II, p. 214, tav. 28. » » Giinth. Cat. Fish. I, p. 103. Tre esemplari, piuttosto piccoli furono pescati a 28 metri di fondo, il giorno 8 Settembre 1879 a 12 miglia N. E. di Gerba ed uno giovanissimo, pescato nell’ ancoraggio di Tripoli. Gli altri furono raccolti nell’anno 1880 nelle isole di Meleda e Lissa. Alcuni esemplari sono adulti: uno, di Meleda, anch’ esso giovanissimo. Questi individui giovani, che non sono lunghi più di 3 cen- timetri, si distinguono dai giovani del S. cabrila per le forme meno allungate e per la presenza di una piccola macchietta bruna alla base della codale. Negli individui da me esaminati ho potuto contare in quasi tutti 15 raggi molli alla dorsale ed in uno solo 16. Questo esemplare anche per la colorazione si avvicina alla descrizione del S. papilionaceus, Cuv. Val. che il prof. Peters (') dimostrò già corrispondere all’ Holocentrus ma- ‘ roccanus di Bloch. Steindachner (Ichth. Ber. IV Forts., p. 7) considera questa forma come identica al S. serba 0 tutt'al più come una semplice varietà di questo. Lo studio degli esemplari . posseduti dal Museo Civico mi ha convinto della esattezza delle sue osservazioni. 12. Serranus cabrilla (Linx.) Perca cabrilla, Linn. Syst. Nat. I, p. 488. Serranus cabrilla, Risso, Hist. Nat. Eur. Mér. III, p. 375. » » Gunth. Cat. Fish, I, p. 106. Si trovò in quasi tutte le località visitate dal « Violante ». Genova, 10 Giugno 1879, a 90 metri di profondità , Gianutri, (1) W. Peters. Ueber einige Bloch'sche Arten der Gattung Serranus. Monatsber. Akad. Berlin, 1865, p. 99. 28 D. VINCIGUERRA (492) a 2 miglia E. della punta N. E. di Malta, da 80 m. di fondo, a 5 miglia N. di Tripoli da 50 metri di fondo e nel 1880 nelle isole di Meleda, Lagosta, Curzola e Brazza. È di aspetto anche più variabile delle precedenti: alcuni esem- plari, sia per colorazione più intensa delle fascie trasversali brune, che per l’azione dell’ alcool sulle altre tinte del corpo, sembrano a prima vista ben diversi dagli esemplari tipici. A questi individui di aspetto mutato si riferiva il Kner descrivendo il Serranus novemcinetus (*) del Capo di Buona Speranza e del- l’ isola San Paolo, che Steindachner (Ichth. Ber. IV Forts. p. 9) ha già dimostrato essere sinonimo del S. cabri/la. Ad onta di ciò il Sauvage in un recente lavoro sui pesci dell’ isola di S. Paolo (?) mantiene il S. movemcinetus, Kn., come specie distinta. Nell’ accennato lavoro. di revisione dei tipi di Serrani di Bloch, il prof. Peters dimostrò che l’ Molocentrus argentinus di quel- l’autore è specie fondata sopra esemplari giovani del S. cabrilla (Linn) (8): 13. Serranus alexandrinus, Cuv. Var. Serranus alexandrinus, Cuv. Val. II, p. 281. Plectropomus fasciatus, 0. G. Costa, Faun. Regn. Nap., Pescì, tav. VI, nec synonim. Serranus alexandrinus, Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVI, p 615. (Ichth. Ber. IV Forts. p. 13). Plectropoma fasciatum, Canestr. Faun. Ital. Pesci, p. 77. Serranus Costae, Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LXXVII, p. 389. (Ichth. Beitr. VI, p. 11). Plectropoma fasciatum, Giglioli, Cat. Pesci It. in Cat. gen. Sez. Ital. al- l’Esp. Int. di Pesca in Berlino, p. 79 (estr. p. 19). Epinephelus Costae, Doderl. Bullett. Soc. Scienz. Nat. Ec. Palermo n. 15, seduta del 20 Febb. 1881. (estr. p. I-VIII). Un esemplare giovane, lungo 0,18, preso coi tramagli nel porto di Tripoli il 5 Settembre 1879. Questo individuo di colorito generale del corpo giallognolo , TÀ (1) Kner, Novara Reise, Fische, p. 17, tav. II, fig. 1. (&} Sauvage. Faune ichthyologique de l’ile Saint Paul, in Arch. Zool. Expérim. et genérale, vol. 8, n.° 1, p. 7. (3) Peters, loc. cit. p. 101. (493) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 29 ornato lateralmente di cinque linee longitudinali più oscure, corrisponde abbastanza esattamente alla descrizione datane da O. G. Costa, sotto il nome di Plectropomus fasciatus, e da Stein- dachner sotto quello di S. Costae, talchè io non credo necessaria una nuova descrizione di esso. Mi sembra piuttosto opportuno il giustificare la datane sinonimia. Io sono debitore dei materiali che mi permisero di stabilire con esattezza l'identità del Plectropomus fasciatus, di O. G. Costa col Serranus alexandrinus, Cav. Val., al dottor Cristoforo Bel- lotti, che mi inviava cortesemente in comunicazione parecchi individui di questa specie da lui raccolti in Alessandria d'Egitto nell inverno del 1873, i quali fanno attualmente parte delle collezioni del Museo Civico di Milano, e mi faceva notare come fra quelli, uno della lunghezza di 19 centim., rassomigliasse moltissimo al Plectropomus fasciatus, del quale egli aveva veduto il tipo preparato a secco, nel Museo zoologico di Napoli, e si dovesse quindi probabilmente ritenere identico ad esso. Steindachner, nel citato lavoro , faceva giustamente osservare come le descrizioni dell’ Holocentrus fasciatus di Bloch e Lace- pède o Serranus fasciatus di Risso non possano assolutamente corrispondere al pesce che O. G. Costa riferiva a quelle, chia- mandolo Pleewropomus fasciatus. Infatti il Serranus cui i citati autori diìnno il nome di fasciatus, è descritto come provvisto di fascie trasversali oscure, e, come fu già fatto rilevare da Stein- dachner, è certamente dovuta ad una svista la frase diagnostica di Risso (Ichth. Nice p. 290) « Corpore luteo , fascis longitudi- nalibus septem fuscis fasciato » mentre nella sua opera poste- riore egli si corregge di per sè stesso mutando il longitudinalibus in transversis (Eur. Mér. III, p. 375): queste descrizioni adunque non possono in modo alcuno convenire al pesce provvisto di sottili linee longitudinali, quale è figurato dal Costa e debbono invece assai probabilmente attagliarsi al S. scriba. La descrizione originale fatta da Cuvier e Valenciennes del S. alerandrinus, fondata sopra individui raccolti in Alessandria da Geoffroy S. Hilaire, durante la spedizione d’ Egitto, è piut- tosto insufticiente, talchè determinò il Gunther ad annoverare 30 D. VINCIGUERRA (494) nel suo Catalogo tra le specie dubbie, quella cui essa si riferisce, ma, tuttavia, a chi ne possegga esemplari, è permesso ricono- scerla col solo aiuto di quella, che fu in seguito ampliata e migliorata per opera di Steindachner. Canestrini ritenne per buona specie, quella descritta dal Costa e modificonne razionalmente il nome, adottando quello di P/ec- tropoma fasciatum. Steindachner riconobbe come ho già accen- nato, non potersi applicare a questo pesce il nome specifico di fasciatus, dimostrò trattarsi non già d’un Plectropoma, ma d'un vero Serranus, come era stato già indicato da Ginther « Zool. Record pel 1872 p. 88 », ma continuò a considerarlo come specie distinta a cui dette il nome del suo scopritore. Giglioli la disse dapprirra buonissima specie, ma ammise in seguito l’ opinione che la identifica col S. alerandrinus, per l' in- dividuo da lui indicato come proveniente da Messina (!), mentre l'esemplare di Malta posseduto dal Museo di Firenze altro non è che il Serranus aeneus, Geottr. Doderlein conclude la comunicazione da lui fatta recentemente col ritenere che il così detto Plectropoma fasciatum debba rien- trare nel genere Epinephelus, Bloch, e collocarsi presso gli /p. caninus, aeneus 0d alerandrinus, costituendo, almeno per ora, una specie o forma distinta cui conserva il nome di Serranus od Epinephelus Costae datole dallo Steindachner. Non riesco a spiegarmi l'opinione emessa in un lavoro più re- cente che il Plectropoma fasciatum sia un Serranus cabrilla (2). La formola delle pinne nel S. alerandrinus è D. 11/,g A. 5/g. La codale è troncata negli individui giovani e concava negli adulti, la mascella superiore è rivestita di un piccolo numero di squame : gli individui giovani presentano alcune linee longitu- dinali oscure sui lati del corpo e due oblique sull’ opercolo : quelle sono in numero di sette in un individuo lungo 5 centim., (1 Annali dell’ Industria e del Commercio 1880, N. 29, Esposizione Internazionale di Pesca di Berlino 1880. — Sulla parte scientifica, riguardante gli animali verte- brati nell’ anzidetta esposizione. Relazione del prof. Enrico Hillyer Giglioli, con ap- pendice, p. 69. (®) Docteur E. Moreau. Hist. Nat. des Poissons de la France, vol. II, p. 881. (495) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE sl si riducono a cinque negli esemplari lunghi circa 18 centim.; ne restano appena le traccie in uno di 27 centim. e sono comple- tamente scomparse in un altro di 33. Non è quindi a maravi- gliare che Cuvier e Valenciennes e Steindachner non ne ab- biano fatto cenno perchè essendo l’ esemplare esaminato dai primi lungo 10 pollici francesi (27 centim.) e di poco più pic- colo quello raccolto dallo Steindachner, esse potevano essere di già scomparse. Steindachner ha già fatto osservare come la formola della dorsale data da Costa sia errata nella descrizione ma come l’er- rore sia corretto nella figura. Del pari è solo apparente l’ ine- sattezza di quella data da Cuvier e Valenciennes, poichè essa si riferisce all'Epinephelus afer, di Bloch (1) e non al S. alexan- drinus, del quale è detto aver il numero dei raggi nelle pinne identico ai quellotdelygigasi Diy11/jg2;9% As59/gx Steindachner attribuisce al suo Serranus Costae, 7 raggi molli anali e Doderlein 9-10: io non ne ho osservato mai nè più nè meno di 8; fra gli individui comunicatimi dal dott. Bellotti ve ne era bensì uno giovanissimo, lungo circa 7 centimetri e mezzo, che presentava 11 raggi molli in quella pinna, ma io credo che esso invece di essere un giovane S. alerandrinus sia un gio- vane S. fuscus, Lowe, tanto più che le linee in esso sono ben più numerose, ondulate ed hanno tendenza a scomparire, assu- mendo una disposizione reticolata. Le linee oblique nell’ opercolo si notano anche in altre specie, per esempio nel S. caninus e nel S. aeneus, ma in entrambi sembrano essere meno fugaci, ed in quest’ ultimo anzi perma- nenti. Il S. alexandrinus non fu sinora trovato fuori del Mediter- raneo, ove sì incontrò nelle seguenti località, Napoli, Taranto (Costa), Messina (Giglioli, Steindachner), Malaga (Steindachner), (1) Il prof. Peters, nel lavoro già ricordato sui Serranus di Bloch (pag. 104) di- mostra con esempi tolti da questa specie e dal Serranus aeneus, di Geoffroy , quanto poco decisivo sia il carattere sul quale è fondato il genere Plectropoma, la presenza cioè di denti sul margine inferiore dell’ opercolo, che porterebbero ad ascrivere a questo genere alcuni degli esemplari del S. aenexs, in cui esso è pre- sente. 32 D. VINCIGUERRA (496) Tripoli (« Violante »), Alessandria (Geoffroy , Bellotti), Bairut (Steindachner). Il dott. Bellotti crede averne visto degli esem- plari fra quelli delle Canarie da lui avuti a Nizza ed a Mar- siglia (1). A questo proposito osserverò come ancor regni molta oscurità sulla esatta conoscenza del numero di specie di Serranus medi- terranei, affini al gigas; esse sono, secondo Cuvier e Valen- ciennes, caratterizzati. dalla presenza di piccole squame. sulla mascella inferiore, e su questo carattere Bonaparte fondò il sottogenere Cerna: Doderlein in una sua comunicazione preli- minare fatta alla società di Scienze di Palermo il 17 Marzo 1878, (Boll. n. 4), riferisce al genere Cerna od Epinephelus le grandi specie del genere Serrazus, unisessuali ed a squame della linea laterale liscie. Si aggiunga a questi caratteri che tutti questi pre- sentano normalmente 11 raggi spinosi nella dorsale, mentre il S. scriba, cabrilla ed hepatus ne-hanno solo 10. Esse furono da alcuni ittiologi senza alcun dubbio soverchia- mente moltiplicate, descrivendo essi per nuove quelle forme che erano già conosciute od attribuendo nomi specifici diversi a pesci che in realtà erano identici ; mentre scrittori più recenti, come Gunther e Steindachner, volendo porre riparo alla confusione , furono portati a riunire specie ben caratterizzate e molti ne se- guirono l’ esempio (?). Il prof. Doderlein ci promette su questo argomento un lavoro che sarà, senza dubbio, valevole a sciogliere ogni dubbio ; nel frattempo io, per quanto il materiale posseduto dal Museo Ci- (*) Nell’ elenco dei pesci dell’Adriatico di Perugia è annoverato (p. 3, tav. I) e figurato un S. acutirostris preso sulle coste dell’ Istria che è evidentemente invece un alerandrinus. (?) Day, nei « Fishes of Great Britain and Ireland, pag. 16, tav. V » figura sotto il nome di .S. gigas un pesce che per la forma allungata , la dentatura robusta del- l’angolo del preopercolo ed altri caratteri ne sembra distinto: nella descrizione del colorito di esso parla di due linee oblique sull’ opercolo, dirette in basso ed al- l’indietro, le quali non ho mai osservato nel S. gigas tipico, talehè io credo che il pesce da lui esaminato non debba riferirsi a questo ma piuttosto ritenersi un S. caninus. (497) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 38 vico, od esaminato da me in altre collezioni, non mi permetta farne un completo studio critico, esporrò qui brevemente i ri- sultati cui son giunto, i quali son ben lungi dal ritenere defi- nitivi ed ulteriori ricerche potranno notevolmente modificare. Il gruppo dei Serrani del quale è discorso sarebbe rappre- sentato nel Mediterraneo da 6 specie che si potrebbero raggrup- pare nel modo seguente: senza linee oblique | sull’opercolo . . . .S. 9gigas (Briinn.) mascellare superiore nudo, coda arrotondata . . . . f con linee oblique sull’opercolo. . . .S. aeneus, Geoff. con 8 raggi molli nell’anale con 13-14 raggi mascellare superiore con molli dorsali. . . S. caninus, Valene. piccole squame, coda Serrani con 11 \ troncata o concava. . . Î con 16 raggi spine dorsali molli dorsali. . . S. ulerandrinus, Cuv. Val. L mandibola inferiore molto sporgente. . . . +. +. 4 S. acutirostris, Cuv. Val. con 11 raggi molli nell’anale | mandibola inferiore poco sporgente ..... +. S. fuscus, Lowe. Il S. gigas è fra queste la specie meglio conosciuta, perchè più frequente. Lowe descrisse un S. emarginatus, di Madera, nome da lui poi in seguito mutato in quello di fimbriatus - Ginther dopo esame del tipo lo considera identico al S. gi9as - ad onta di ciò Brito Capello continua ad annoverarlo come specie distinta. Un’ altra forma atlantica, il S. goreensis, Cuv. Val. che, secondo Brito Capello, potrebbe essere identico al S. ery- throgaster, Dekay, non si distingue dal gi9as che per avere la codale troncata o leggermente emarginata. Il S. aeneus, fu sinora trovato, a quanto mi è noto, sulle coste di Egitto, a Malta, in Sicilia, in Senegambia e forse alle Ca- narie: il suo capo piuttosto tozzo e le tre linee oblique di colore biancastro che si notano sull’ opercolo servono a farlo distinguere a prima vista. I S. caninus ed alerandrinus hanno coi precedenti comune il carattere d'avere 8 raggi molli nell’ anale ma se ne distinguono per la squamatura dell'osso mascellare superiore e la forma della coda, troncata nei giovani, emarginata o concava negli adulti, onde si ravvicinano alle due specie seguenti fornite di 11 raggi molli nell’ anale. Il S. caninus sì distingue poi dall’ alerandrinus pel minor nu- mero di raggi molli dorsali. Io suppongo che il S. cernioides, D. VINCIGUERRA. 3 SA D. VINCIGUERRA (498) descritto da Brito Capello si debba considerare come sinonimo del caninus. Di questa specie capitarono negli anni scorsi sul mercato di Genova alcuni esemplari provenienti da Taranto: il Museo Ci- vico ne possiede un giovane acquistato il 24 settembre 1876, come preso nel golfo, ma io conservo molti dubbii sulla esat- tezza di questa indicazione. Il S. canznus, fu trovato piuttosto abbondante sulla costa di Sicilia dal prof. Doderlein, vive anche nelle Canarie e presso il Portogallo. Il S. acutirostris, Cuv. Val., è identico al S. tinca di Can- traine, che era forse già conosciuto da Rafinesque: Cocco, se- condo Bonaparte, lo descrisse come S. nebulosus. La stessa specie fu anche descritta da Sassi sotto il nome di S. macrogeris, del quale ho esaminato il tipo che esiste nel Museo Zoologico della R. Università di Genova e che fu figurato da Canestrini (1). Esso fu trovato dunque nel golfo di Genova, ed in Sicilia, donde già lo conosceva Valenciennes. Il S. fuscus, Lowe, è secondo Steindachner identico al S. emar- ginatus, Valence. Fu trovato sulle coste di Sicilia da Giglioli c Doderlein. Questi mi scrive che crede trattarsi di una semplice varietà del precedente. Steindachner lo trovò presso Cadice. È comune alle Canarie e a Madera (?) 14. Poiyprion cernium, Var. Polyprion cernium, Valence. Mém. Mus. XI, p. 255. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 169. Ne fu raccolto un esemplare giovane, lungo 0%,25 il 5 Agosto 1880, all’ altezza della punta di Portofino. Esso fu tro- vato sotto un pezzo di stuoia galleggiante. (1) G. Canestrini. Sopra alcuni pesci poco noti o nuovi nel Mediterraneo, in Mem. Accad. Sc. Torino, Serie II, vol. XXI, p. 359, tav. TI, fig. 1. 1 (*) Recentemente lo stesso Dott. Steindachner aggiunse ai sinonimi già numerosi del S. acutirostris, il S. undulosus, Cuv. Val., ed anche il /uscus. La specie do- vrebbe portare come nome specifico il primo di questi due. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LXXXVI p. 63. (Ichth. Beitr. XII, p. 3). Nello stesso lavoro è data una lunga descrizione con figure del S. aeneus (p. 65, tav. II, fig. 1). (499) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 39 L’esemplare che io ho sott’ occhio non presenta le numerose macchie bianche che si trovano comunemente negli individui giovani, e solamente mostra il ventre e l'estremità della coda di questo colore, mentre il restante è uniformemente grigio. Avviene assai spesso che i giovani P. cernium sieno trovati in alto mare presso la superficie e quasi nascosti da qualche gal- leggiante, nel mentre gi adulti sembrano non abbandonare le profondità in cui vivono e donde i soli palamiti valgono a to- glierli. I pescatori genovesi danno all’ adulto un diverso nome che al giovane : chiamano questo pampano e quello Zixerna o lierna de fundo. 15. Apogon imberbis (Gxet.) Mullus imberbis, Gmel. Linn. Syst. Nat. ed. XIII, p. 1341. Apogon rex-mullorum, Cuv. Val. II, p. 143. » imberbis, Gunth. Cat. Fish. I, p. 230. Questa specie, sparsa in tutto il Mediterraneo e nelle regioni cireonvicine non può dirsi in alcun luogo assolutamente comune. Alcuni esemplari ne furono raccolti dal « Violante » nell’ A- gosto 1871 presso l'isola Galita, nel 1879 a Gianutri e nel 1880, a Messina, Meleda e Lagosta. Quasi tutti questi esemplari portano una macchia bruna sulla parte superiore della dorsale molle e serbano la traccia di una striscia nera longitudinale sul capo, della quale colorazione è fatta parola dal solo Bonaparte, mentre Gunther e Canestrini dicono che le pinne dell’ A. 2rberdis sono , eccetto le ventrali, immacolate. 16. Pristipoma Bennettii, Lowe. Pristipoma Bennettii, Lowe, Trans. Zool. Soc. II, p. 176. » » Gunth. Gat. Fish. I, p. 298. Un esemplare preso coi tramagli in rada di Tripoli, il 5 Set- tembre 1879. 36 D. VINCIGUERRA (500) Questa specie, che sembra non esser rara nelle acque di Ma- dera, delle Canarie e delle isole del Capo Verde, fu ritrovata dallo Steindachner sulle coste di Spagna presso Cadice e Gibil- terra, dal Guichenot in Algeri; al Museo di Vienna ne sono posseduti due esemplari di Bairut. Sembra che il Pristipoma ronchus, Val. (!) non differisca specificamente da questo. La sua distribuzione geografica si mostra analoga a quella di alcune altre specie di Percoidi che sì trovano lungo tutta la costa meridionale del Mediterraneo e nelle isole Canarie, Ma- dera, ecc., mentre non furono ancora o solo accidentalmente raccolti sulle coste settentrionali del nostro mare. 17. Dentex vulgaris, Cuv. Var. Sparus dentex, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1278. Dentex vulgaris, Cuv. Val. VI, p. 220, tav. 153. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 366. Ne fu raccolto un esemplare giovanissimo, lungo meno di un decimetro, nell’ isola Galita, il 20 Agosto 1877. Quasi tutti gli ittiologi italiani si accordano nell’ escludere dalla sinonimia di questa specie 11 « dentale dalla corona », Dentex gibbosus (Raf.), che Steindachner (Ichth. Ber. IV Forts., p. 22, tav. VII) ed altri vollero riferire ad esso, come forma mostruosa dell’ adulto. 18. Dentex filosus, Var. Dentex filosus, Valence. in Webb et Berthelot, Iles Canaries, Poiss., p. 37, tav. VI, fig 1 (la figura porta il nome dì D. filamentosus). » » Guichenot, Exp. Sc. Algérie, Poiss., p. 52. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 371. » » Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 975. (Ichth. Notiz. VII, p. 11). » » Doderlein, Bull. Soc. Sc. Nat. Econ. Palermo, 12 Gennaio 1879, p. II Un solo individuo giovane, lungo 0,135, pescato il 26 Agosto 1880 a Marcova (Bocche di Cattaro). (1) Barker-Webb et Berthelot. Histoire Naturelle des Iles Canaries, Tom. II, 2.me partie. Ichthyologie par A. Valenciennes, p. 25, tav. 7, fig. 2. (501) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 57 Questo individuo, stante la sua giovanile età, presenta alcune notevoli differenze dagli esemplari di D. filosus, stati sino ad ora descritti; esso però presenta tali caratteri che non permettono di conservare dubbii sulla sua esatta identificazione. Infatti la pinna dorsale, che consta di 12 raggi spinosi e 10 molli, pre- senta la terza spina prolungata in filamento sottile, lungo quanto l’intiera pinna ed uguale all’ altezza del corpo: il quarto raggio è minore della metà del terzo ed i successivi decrescono gradatamente in altezza: questo prolungamento della terza spina dorsale, non fu sinora osservato in alcun’ altra specie mediterranea, o circummediterranea e varrebbe, si può dire, da solo a caratterizzarla. Due sono le principali divergenze dal tipo offerte da questo individuo, ma l'una e l'altra, ripeto, sono, a parer mio, da considerarsi come caratteri giovanili. L’una con- siste nel maggior diametro dell’ occhio contenuto solo tre volte nella lunghezza del capo, e non quattro, come scrive Valen- ciennes, ed uguale a circa i due terzi dell’ altezza del preorbi- tale, mentre questa, secondo il citato autore, dovrebbe essere un po superiore ad esso. Ad onta di tutto ciò l’ occhio di questo individuo si mostra intermedio per grandezza, fra il macroph- thalmus ed il vulgaris, conformemente a quanto dicono Guichenot e Doderlein. Non va però dimenticato, che secondo Steindachner, mentre il diametro dell’ occhio nell’ adulto è contenuto 5 volte nella lunghezza totale, nel giovane lo è solo 3 volte e CA L'altra differenza consiste nell’ assenza del rialzo sulla fronte, descritto da tutti i citati autori, e questa mancanza trova essa pure spiegazione nella poca avanzata età dell’ individuo. Si noti però che ad ogni modo il muso in esso è notevolmente più ottuso che in esemplari di statura corrispondente del Dentex vulgaris. Il Brito Capello (1) in un lavoro pubblicato parecchi anni sono riferiva con dubbio al Dentex filosus, una specie abbastanza fre- quente in alcune epoche dell’anno sui mercati Portoghesi, e che aveva del D. filosus la protuberanza frontale, ma della quale (1) F. de Brito Capello. Catalogo dos peixes de Portugal que existem no Museo de Lisboa, I, in Jorn. Sc. Mat. Nat. Acad. Lisboa, tomo I, p. 249. 38 D. VINCIGUERRA (502) nessun individuo aveva mostrato il filamento dorsale: egli a questo proposito attribuisce a Lowe l'opinione di ritenere il filamento proprio alle forme giovani e la protuberanza frontale, carattere nuziale o maschile. Io non posso portare argomenti di sorta contro questa seconda ipotesi che potrebbe essere vera, ma riguardo alla prima farò osservare che lo sviluppo considere- vole del filamento dorsale non può in alcun modo essere consi- derato come indizio di età giovanile, essendo stato verificato da Valenciennes, Guichenot e Doderlein in grossi esemplari lunghi da 4 a 6 decimetri. Brito Capello si mostra proclive ad ammet- tere che il Dentex filosus, Val., sia sinonimo del D. gibbosus, (Raf.). Di quest'ultima specie, che ebbe anche il nome di gi0biceps da Reuss e di regalis da Cantraine, benchè io non conosca descri- zioni recenti ed esatte, tuttavia mi sento convinto ad ammettere, dopo l’ esame di una fotografia comunicatamene dal Doderlein e di un esemplare da lui mandato all’ Esposizione internazionale di pesca in Berlino, tenuto specialmente conto dell'altezza note- vole del preorbitale, che esso debbasi, almeno sinora, tenere per una specie bene distinta e caratterizzata, e non già supporre in esso esemplari adulti del D. filosus, come sembra volere il Brito Capello, o mostruosi del D. vulgaris, come vorrebbe Steindachner. Più recentemente il Brito Capello (*) ammise senz'altro, per gli esemplari da lui esaminati, la presenza nelle acque del Porto- gallo del Dentex filosus, mentre io credo invece che ad essi debba attribuirsi il nome di D. gibbosus (Rat.), che sarebbe stato così trovato sinora a Sebenico in Dalmazia, in Sicilia, in Portogallo e a Teneriffa (Steindachner). Il D. filosus, non era stato ancora indicato come specie adriatica (?); il prof. Giglioli mi scrisse averne avuto un esemplare in Zara nell’anno 1877; fu trovato in Sicilia, Algeria, Isole Canarie e mare del Capo di Buona Speranza. (1) Catalogo dos peixes de Portugal. Lisboa, 1880, p. 6. (2) Il D.r Steindachner segnalò non ha guari la presenza di questa specie nell’ A- driatico (Beitr. zur Kenntniss der Fische Afrika’s, II, p. 3, in Denkschr. d. k. Akad. Wien. XLV Band. 1882. — G. Kolombatovich, Fische welche in den Gewassern von Spalato beobachtet und iberhaupt im Adriatischen Meere registrirt wurden. Spa- lato, 1882, p. 11. (503) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 39 Il D. macrophthalmus, altra specie, ed assai bene caratterizzata, di questo genere sembra sostituire in abbondanza il D. vulgaris, sulle coste d’ Algeria e di Portogallo, e sarebbe, secondo Stein- dachner, distinto dal D. maroccanus, Cuv. Val., che Ginther ten- deva a riunire ad esso. Il D. parvulus, descritto da Brito Capello come specie nuova, dovrà forse essere riunito ad una di queste due, alle quali però mi è impossibile riferire alcuni esemplari di una specie delle Canarie che il dottor Bellotti vide nello scorso inverno essere portata a centinaia sul mercato di Nizza e della quale egli volle comunicarmene alcuni. Il numero dei raggi dorsali è !2/,, come in tutti questi e nel filosus; l’ occhio però è piccolo e molto alto il preorbitale, come avviene nel vulgaris, che questi esemplari ricordano anche per la forma del muso, privo di sporgenza frontale, mentre le spine dorsali sono consi- derevolmente più alte che in questo, ed in particolare la 3.2, 4.2, 5. e 6.2 più alte delle altre e la 4.8 maggiore di tutte, superando alquanto la metà della lunghezza del corpo; essa però non costituisce . aleun filamento e la differenza che corre fra luna e l’altra di esse, benchè gradatamente decrescente, è poco considerevole. In tutti questi esemplari, che si mostrano di colorito roseo, e nelle partì superiori punteggiati d’ azzurro, sì osserva costan- temente una macchia nerastra alla base dei due ultimi raggi della dorsale molle. Molte ipotesi possono essere proposte per l’identificazione di questo pesce, anche quella che non si tratti che d’ una varietà locale del D. vulgaris, che abbia costantemente 12 raggi spinosi e 10 molli nella dorsale, o che possa riferirsi al D. rupestris, Cuv. Val. del Capo, da cui non differirebbe che per la formola delle spine secondo Cuv. Val., Do secondo Giinth. ) variabile piuttosto nei Den/ex, e nelle proporzioni, sempre alterate in individui preparati a secco, mentre la forma del muso, il rap- porto fra questo, l'occhio e il preorbitale, la flessibilità delle spine dorsali e la maggior lunghezza della 4.°, non però prolungata in filamento, sono tutti caratteri che l’avvicinano a questo. Il dottor Steindachner cui il dott. Bellotti ed io inviammo in co- municazione alcuni esemplari di questa specie, dopo essere stato 40 D. VINCIGUERRA (504) alcun tempo dubbioso sulla determinazione di essa, l’ ha re- centemente descritta come nuova sotto il nome di Denterx cana- riensis (1). 19. Maena vulgaris, Cuv. Van. Sparus maena, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1271. Maena vulgaris, Cuv. Val. VI, p. 390. » » Ginth. Cat. Fish. I, p. 386. Parecchi esemplari raccolti a Porto Palazzo , nell'isola di Me- leda. 20. Smaris vulgaris, Cuv. Var. Sparus smaris, Linn. Syst. Nat. I, p. 468. S»maris vulgaris, Cuv. Val. VI, p. 407. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 388. Alcuni esemplari adulti e giovani di Marcova, uno giovane di Brazza. i Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 29) ritiene che lo Smaris chryselis, Cuv. Val., generalmente considerato come si- nonimo dello Sm. a/cedo (Risso) sia invece la forma maschile di questa specie, sulla cui forma femminile sarebbero state fondate da Cuvier e Valenciennes due specie, che furono già riunite da altri autori, lo Smaris vulgaris e lo Sn. gagarella. 21. Smaris gracilis, Bonap. Smaris gracilis, Bonap: Faun. Ital. Pesci tav. 90, fig. 1. » » Giinth. Cat. Fish. I, p. 389. Questa specie fu raccolta in quantità assai considerevole sulle . coste dalmate, talchè io credo vi sia generalmente più comune della precedente. Due soli degli esemplari sono adulti, l’uno di Porto Palazzo nell'isola di Meleda e l’altro di Lesina. Individui giovani furono raccolti in queste due località e nelle isole di Lagosta, Curzola, Lissa e Brazza. (1) Ichthyologische Beitràge, XI, p. 1 in Sitzb. d. k. Akad. der Wissen, Wien. Band LXXXIII, p. 393. (505) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 4l Questa specie, secondo lo Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 81), sarebbe fondata sulla forma femminile dello Sw. alcedo (Risso): Bonaparte stesso riconobbe che il suo Sm. Mauri altro non era che il maschio della stessa specie (1). Pertanto le sette specie italiane del genere Smar:s, figurate dal Bonaparte, si ridurrebbero al numero di tre. 1. Smaris vulgaris, Cuv. Val. 92 = Sm. gagarella, Cuv. Val. 9 = Sm. chryselis, Cuv. Val. 2. Smaris alcedo (Risso) 7 = Sm. gracilis, Bp. 9 = Sm. Mauri, Bpilo. 5. Smanis insidiator, Cuv. Val. DO Io non posso per ora, avendo sott’ occhio un assai scarso nu- mero di individui adulti, citare fatti in appoggio di queste idee dello Steindachner, basate sull’ esame di numerosi esemplari; sono però portato a credere che egli sia nel vero, poichè coi carat- teri dati sinora dagli autori era cosa pressochè impossibile il distinguere fra loro le varie specie del genere Smaris. Fam. Mullidae. 22. Mullus surmuletus, Linn. Mullus surmuletus, Linn. Syst. Nat. I, p. 496. » » Cuv. Val. III, p. 433. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 401. Fu raccolto nella rada di Tripoli nel 1879 e in Dalmazia nel 1880 a Marcova, Meleda, Curzola, Lissa, Lagosta e Cazza. L’esemplare più sviluppato è lungo 15 centimetri. La validità di questa specie, distinta dal M. barbatus, non solo da Linneo, ma bensi da molti degli ittiologi che lo prece- dettero, fra i quali citerò i nomi di Salviani, Willughby e Ray, fu posta in dubbio da Gronovius, che volle riconoscere in essa la femmina del M. barbatus, mentre altri autori vollero (1) C. Bonaparte. Catalogo Metodico dei Pesci europei. Napoli 1846, p. 51. 42 D. VINCIGUERRA (506) per lo contrario moltiplicare le specie, come Rafinesque, che descrisse un Mu/lus fuscatus (Caratt. gen. sp. p. 35) accettato anche dal Risso (M. fuscus, Eur. Mér., III, p. 386), talechè Cuvier e Valenciennes conservavano il dubbio che sulle sponde del Me- diterraneo potesse esistere qualche altra specie ; il Malm in tempi più recenti descriveva un M. dubivs (*). Ma questo fu dallo stesso suo autore riconosciuto sinonimo del surmeuletus, ed in quello è riconosciuta una varietà di colore del M. barbatus, propria dei fondi fangosi; soltanto il Moreau (Hist. Poiss. France II, p. 247) continua ad ammetterla. Ginther (Introd. stud., p. 404) si mostra piuttosto inclinato ad accettare l'opinione di Gronovius, mentre Steindachner (Ichth. Ber. IV Forts., p. 33) l’ammette solo per quel tanto che por- terebbe alla riunione delle due specie, non ammettendo nel M. barbatus e nel surmuletus differenze sessuali, ma ritenendoli le estreme forme d'una stessa specie. Gli ittiologi della Scandi- navia, dove il genere Mu/lus è raro e rappresentato dalla sola forma surmuletus, considerano questa come la 9 del darbatus. A questa opinione sembra avvicinarsi Day che nella sua recente opera sui pesci d’ Inghilterra (*), descrive e figura il darbatus come forma tipica ed il surmuletus come varietà della stessa specie, nella quale egli riconosce i due sessi distinti. Nessuno degli ittiologi mediterranei si è ancora piegato ad accettare la fusione di queste due forme, ipotesi che io credo realmente inesatta e cagionata dalla poca frequenza del M. bar- batus nelle acque dell'Atlantico e del Baltico. È d’uopo ricono- scere, come io ho potuto verificare sopra una serie ragguar- devole di esemplari, che tanto nel M. barbatus, quanto nel surmuletus esistono due forme, l’una col profilo obliquo e l' altra col profilo rettilineo, le quali probabilmente rappresentano i due sessi diversi, e che volendo prendere per carattere differenziale la forma del capo si può essere facilmente indotti in errore. Le differenze reali che esistono fra il M. surmuletus ed il barbatus, oltre a quelle dovute alla diversa colorazione, sono le segnenti: (') A. W. Malm in Ofversigt af Kongl. Vet. Akad. Forhandl. 1852, p_ 224. (*) F. Day. The Fishes of Great Britain and Ireland, vol. I, p. 22, tav. VIII. (507) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 43 nel .M. surmuletus il diametro dell’ occhio è notevolmente più piccolo, in esso i barbigli sono più robusti e più lunghi, oltre- passando l’ angolo inferiore dell’ opercolo mentre nel barbatus lo raggiungono appena, ed il corpo è notevolmente più alto. Si può aggiungere a questi caratteri la aderenza delle squame che si osserva nel surme/etus, mentre nel bdarbatus esse sono facilmente decidue e solo per caso straordinario avviene di in- contrare un esemplare che ne possegga ancora qualcuna. In ogni mercato sulle coste del Mediterraneo i pescatori distinguono le due specie e le qualificano con nomi diversi, secondo la loro colorazione, la lunghezza relativa dei loro bar- bigli ed il luogo ove di preferenza dimorano, poichè il M. sur- muletus, trovasi più facilmente nei luoghi scogliosi (triglie di scoglio) ed il barbatus, nei fondi fangosi (triglie di fondo o di fango). Tutti i Cataloghi di pesci mediterranei annoverano queste due specie, ad eccezione del Guichenot, che non comprese fra i pesci d'Algeria il M. barbatus e del Botteri che nel Catalogo di pesci di Lesina (!) (p. 60), comprende il solo M. surmudletus, che, come si vede, è l’unica specie che il « Violante » abbia raccolto in Dalmazia, benché tutti gli scrittori d’ ittiologia adria- tica le comprendano tutte e due; secondo Giglioli però il M. barbatus vi sarebbe la forma meno frequente. Il M. surmu- letus, fu trovato sino sulle coste di Scandinavia. Fam. Sparidae. 29. Cantharus lineatus (Moxr.) Sparus cantharus, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XII, p. 1274. » lineatus, Montagu, Mem. Wern. Soc. II, p. 461, tav. 23. Cantharus vulgaris, Cuv. Val. VI, p. 319, tav. 160. » griseus, id. ibid., p. 333. » lineatus, Gunth. Cat. Fish. I, p. 413. Un esemplare giovanissimo di questa specie fu raccolto a Lissa il 3 settembre 1880. Esso è lungo dall’apice del muso sino al- (1) Questo catalogo è pubblicato in Appendice ad un rapporto di viaggio sulle coste dell’Adriatico del prof. S. Brusina (Naravoslovne Crtice sa Sjevero-Istocne obale Jadranskoga Mora sabrao Spiridion Brusìna. Godine 1873). dl D. VINCIGUERRA (508) l'estremità della coda 0%,66 : la sua massima altezza è di:21 mm. non vi ha quindi alcun dubbio sulla sua identità col Cantharus lineatus, e differenza dal C. orbicularis. ‘ Esso corrisponde perfettamente alle descrizioni del C. vulgaris di Cuvier e Valenciennes, ovvero della forma mediterranea ti- pica: ha il sotto-orbitale appena rientrante e 7 serie di squame sul preopercolo ; ima come ha già dimostrato Ginther, i caratteri distintivi fra questa forma e quella atlantica (C. griseus, Cuv. Val.), cui si vorrebbe dare valore specifico, sono fittizii ed è op- portuno il riunirle. Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 47), dopo l’ esame di molti esemplari di questa specie aggiunge, ai già numerosi sinonimi di essa, anche il C. brama, Cuv. Val. che sarebbe diverso dal Zneatus solo per l’ assenza dell’ incavo al sotto-orbitale; questo incavo, secondo lui, sarebbe assai varia- bile in larghezza e profondità e nei giovani meno pronunziato che negli adulti, e d'altra parte nella figura del C. brama, che sì trova nell’ « Esp. Sc. de Morée, Zool. tav. 17, fig. 1, a, d. », ne esisterebbe pure la traccia, scomparendo così ogni differenza specifica. 24. Box boops (Lixx.) Sparus boops, Linn. Syst. Nat. I, p. 469. Box vulgaris, Cuv. Val. VI, p. 348, tav. 161. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 418. Due esemplari adulti presi coi tramagli all’ ancoraggio di Gerba il 9 settembre 1879, e parecchi altri per la massima parte giovani: alcuni individui quasi completamente distrutti da crostacei parassiti furono raccolti sulle coste dalmate a Curzola, Brazza e Lesina. 25. Box salpa (Linn.) Sparus salpa, Linn. Syst. Nat. I, p. 470. Box salpa, Cuv. Val. VI, p. 357, tav. 162. » » Ginth. Cat. Fish. I, p. 420. Ne furono raccolti parecchi esemplari nelle isole dalmate di Cazza, Meleda e Lissa. (509) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 45 26. Oblata melanura (Lixv.) é Sparus melanurus, Linn. Syst. Nat. I, p. 468. Oblata melanura, Cuv. Val. VI, p. 366, tav. 162 d. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 422. Di questa specie furono presi alcuni esemplari a Tripoli nel Settembre 1879, e fu poi raccolta in quantità considerevole in Dalmazia e più specialmente a Marcova, nel canale di Cattaro, e nelle isole di Lagosta, Cazza, Lissa, Curzola e Meleda. 27. Sargus vulgaris, Geore. Sparus sargus, Brunn. Ichth. Mass. p. 38, n.° 52 (mec Gmel.). Sargus vulgaris, Geoff. Descr. Egypt. tav. 18, fig. 2. » Ssalviani, Cuv. Val. VI, p. 28. » vulgaris, Gunth. Cat. Fish. I, p. 437. Ne furono raccolti parecchi individui durante la crociera del « Violante » del 1880, a Lissa, Curzola, lfeleda e Lagosta, ma tranne un bel esemplare adulto ottenuto in quest’ ultima località, gli altri sono tutti più o meno giovani. Questa specie, benchè costantemente meno trequente delle altre, sembra più diffusa sulle coste dell’Adriatico che su quelle del Tirreno. È fra le sue congeneri la meglio caratterizzata dalla grande macchia ascellare e dalle striscie longitudinali dorate. 28. Sargus Rondeletii, Cuv. Van. Sparus sargus, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1270 (nec Brunn.). Sargus Rondeletii, Cuv. Val. VI, p. 14, tav. 141. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 440. Un solo esemplare giovane di Lissa. A questa specie, secondo Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 42), dovrebbe riferirsi il S. vetula, Cuv. Val., che ne sarebbe l’ adulto. 46 D. VINCIGUERRA (510) 29. Sargus annularis (Gwet.) Sparus annularis, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1270. Sargus annularis, Cuv. Val. VI, p. 35, tav. 142. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 445. Questa specie fu raccolta abbondantemente in quasi tutte le località visitate dal « Violante ». Si ebbe nel 1879 all’ ancoraggio di Tripoli e se ne estrassero molti esemplari tutti piccolissimi a 12 miglia N. E. di Gerba, da 28 m. di fondo; nel 1880 fu presa a Marcova, Meleda, Lagosta, Curzola, Lissa e Solta. Oltre le tre indicate e più comuni specie di Sargus, ve n° ha una quarta che s incontrò in diversi punti del Mediterraneo e sembra non essere estremamente rara presso Palermo; è questo il Sargus fasciatus, Cuv. Val., che si trova pure a Ma- dera e alle Canarie. Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 48) la riunisce al S. cervimnus, Lowe, mentre Gunther supponeva che sotto questi due nomi potessero essere indicate quattro specie diverse. In un’ operetta del dott. Bourjot sui Pesci di Algeri, si trova la descrizione di un Sargus labiosus, ch’ egli riferisce dubbiosa- mente al vetula e che a me sembra presentare tutti i caratteri del S. fasciatus (1). Quanto al S. roc (Ehr.) Cuv. Val, specie propria al Mar Rosso e che con universale sorpresa il Guichenot annovera fra ì pesci d'Algeria (Expl. Alg. Poiss., p. 47), io credo non possa essere mantenuto nei cataloghi di pesci mediterranei sino a nuova conferma. La descrizione di Guichenot può benissimo adattarsi al S. arnularis. poichè la sola differenza invocata è quella d'avere i denti incisivi più stretti e le mascelle più ri- gonfie, mentre il S. noe: del Mar Rosso presenta notevoli ca- ratteri differenziali da quello, come si può rilevare dall’ accurata descrizione datane dal Klunzinger (?). (1) A. Bourjot. Liste des poissons que l’on rencontre le plus souvent au marché d’Alger, p. 48. (*) C. B. Klunzinger, Fische des Rothes Meeres, p. 81. (511) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 47 Sarebbe questo il primo caso per cui si verrebbe a dimo- strare l’sesistenza d’ una specie esclusivamente eritrea nel Me- diterraneo. Questi due mari benchè divisi da una sottile lingua di terra presentano una fauna ittiologica completamente diversa e le forme che vi si incontrano appartengono a due separate regioni, tanto che su oltre 500 specie di pesci che si conoscono del Mar Rosso, nove solamente si incontrano anche nel Medi- terraneo, ed appartengono alla categoria delle specie che pos- sono dirsi cosmopolite; esse sono secondo Klunzinger le seguenti : Naucrates ductor, Echeneis nauerates, Coryphaena hippurus, Se- riolichthys bipinnulatus, Trachurus trachurus, Zygaena malleus , Mustelus vulgaris, M. laevis, Lamna Spallanzani. Io credo che questa grande differenza possa essere dovuta alla poca profondità del Mar Rosso stesso, ed al difficile suo ac- cesso, nonchè alla mancanza in esso di forti correnti. I pesci ba- tifili ed i migratori, che costituiscono i principali elementi delle faune cosmopolite, vi devono necessariamente mancare od essere appena scarsamente rappresentati. La temperatura più elevata e la salsedine delle sue acque, minore di quella del Mediterraneo, devono contribuire a creare un ambiente ben diverso, e con ciò si spiega la differenza degli abitanti di esso. Sarà oltremodo inte- ressante il constatare, e ciò sarà compito di future generazioni, se e fino a qual punto l'apertura del canale di Suez abbia modificato la fauna delle spiaggie vicine (!). Ma, per quanto si riferisce alla presenza del S. roc: nel Mediterraneo, prima del- l'apertura di detto Canale, trattandosi di un rappresentante di (1) Mm questi ultimi mesì il Di" Steindachner pubblicò una nota sopra un esem- plare di Umbrina cirrosa, Linn. raccolta a Suez dal D.r Bellotti nel 1873, ossia 4 anni dopo l’ apertura del Canale (Ichth. Beitr. XII, p. 1, tav. 1); è questo il primo caso che possa dirsi ben constatato di passaggio d’ una specie dell’ un mare in un altro. Più recentemente ancora leggevasi nel giornale Nature (vol. 27, n. 686, 21 Dicembre 1882, p. 181) un cenno degli studii fatti dal prof. Keller di Zurigo sulle migrazioni di animali attraverso il Canale di Suez. Le specie di pesci passate dal Mediterraneo al Mar Rosso sarebbero, oltre l' Umbrina cirrosa, il Labrax lupus e la Solea vulgaris, mentre il Orenidens Forskalii, il Pristipoma stridens ed altre specie eritree non indicate farebbero ora parte dell’ Ittiofauna mediterranea. Anni sono il capitano E. Boselli della Compagnia Rubattino donò al Museo Civico un esemplare di Synanceia verrucosa, Bloch, presa alla prima gara del Canale, presso Suez. 48 D. VINCIGUERRA (512) una famiglia di pesci che vivono abitualmente presso le spiaggie e gli scogli, e sono dotati di scarsi mezzi di locomozione, essa mì apparisce non solo inverosimile ma assurda. 30. Pagellus erythrinus (Lixn.) Sparus erythrinus, Linn. Syst. Nat. I, p. 469. Pagellus erythrinus, Cuv. Val. VI, p. 170, tav. 150. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 473. ‘ Un esemplare assai giovane fu preso nel 1879 a Tripoli ed alcuni altri in vario grado di sviluppo, ma nessuno perfettamente adulto, furono pescati nel 1880 a Marcova nel Canale di Cattaro, a Curzola ed a Solta. In tutti questi individui si può osservare sulla tinta rosea del corpo, la traccia di fascie trasversali dello stesso colore, ma al- quanto più intenso. 31. Pagellus acarne (Cuv.) Pagrus acarne, Cuv. Rèégn. Anim., ed. 2.4, II, p. 183. Pagellus acarne, Cuv. Val. VI, p. 191. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 480. Un esemplare giovane di Porto Palazzo nell’ isola di Meleda. Questa specie sembra essere abbastanza comune sulle coste del Tirreno; a Genova si incontra piuttosto frequentemente sul mercato e ben lungi dall’ essere confusa col P. erytRrinus, come scrive Canestrini (Faun. Ital. Pesci, p. 91), essa ha un nome speciale, quello di roe/lo, mentre l’ altra è detta pagdo. Sulle coste adriatiche sembra invece rarissima: essa non è indicata in altri cataloghi che in quelli di Trois, di Stossich e di Ko- lombatovich. (515) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 49 32. Chrysophrys aurata (Lixx.) Sparus aurata, Linn. Syst. Nat. I, p. 467. Chrysophrys aurata, Cuv. Val. VI, p. 85, tav. 145. » crassirostris, id. ibid., p. 98, tav. 146. » » Gunth. Cat. Fish. I, p. 484. » aurata, id. ibid. Questa specie fu raccolta a Marcova ed a Lagosta : uno degli esemplari di questa località potrebbe riferirsi al C. crassirostris, Cuv. Val., se io non ritenessi valida l'opinione dello Steindachner (Ichth. Ber., IV Forts., p. 56) che quest’ultima non sia altro che la forma adulta della specie volgare. Secondo lo stesso Steindachner il genere C/4rysophrys sarebbe da abolirsi o tutt’ al più da considerarsi come un sottogenere del Pagrus, cui dovreb- bero riferirsene le specie. Fam. Scorpaenidae. Nel Catalogo.di Ginther questa famiglia fa parte dei Triglidi, dalla quale egli stesso la separò (Zool. Record. e Introd. to study of fishes) avvicinandola ai Percoidi, dividendo il rimanente in due famiglie, Cottidae e Cataphracti, mantenute nel gruppo degli Acantotterigii cotto-scombriformi di Cuvier. 33. Secorpaena porcus, Lixx. Scorpaena porcus, Linn. Syst. Nat. I, pag. 542. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 107. Un esemplare di Tripoli e parecchi altri di Meleda e Lagosta. 34. Seorpaena scrofa, Linn. Scorpaena scrofa, Linn. Syst. Nat. I, p. 453. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 108. Un esemplare pescato il 30 Agosto 1879 a 20 miglia da Malta per N. E., dalla profondità di 170 metri ed altri tre presi il D. VINCIGUERRA. 4 50 D. VINCIGUERRA (514) giorno successivo a 2 miglia da Malta dalla profondità di 80 metri. Se ne ebbe anche un individuo a Lagosta. L’esemplare preso a 170 metri di fondo differisce dagli altri per avere il muso più prolungato e le squame un po’ più pic- cole, talchè corrisponderebbe alla descrizione data da Risso della Scorpaena lutea (Ichth. Nice, p. 190), che Cuvier e Valenciennes e Giinther riunirono a questa specie. L'assenza di macchia nera sulla dorsale che si nota in questo individuo si può riscontrare anche in esemplari tipici di S. scrofa, e pertanto io non credo poterlo distinguere specificamente da questa, tanto più che la forma delle squame cui il Sauvage attribuisce sì grande impor- tanza per la distinzione delle specie in questo gruppo, è per- fettamente la stessa (*). Steindachner crede che la S. ustulata, Lowe, di Madera, possa essere la forma giovanile di questa (Ichth. Ber., IV Forts., p. 85). Subordo: ACANTH. SCIAENIFORMES. Fam. Sciaenidae. 35. Corvina nigra (Brock) (Lav ofig= 3: Sciaena umbra, Linn. Syst. Nat. I, p. 480. » nigra, Bloch. Aussl. Fische VI, p. 35, tav. 267. Corvina nigra, Cuv. Val. V, p. 86. » canariensis, id. ibid., p. 93. » nigra, Ginth. Cat. Fish. II, p. 296. Un esemplare giovane, lungo centimetri 7 preso sul mercato di Messina. (!) D.r H. Sauvage. Description de poissons nouveaux ou imparfaitement connus de la Collection du Muséum d’Hist. Naturelle. Famille des Scorpénidées, des Platy- céphalidées et des Triglidées, in Nouv. Arch. du Muséum, 2,° serie, tome premier, p. 1091-58, con due tavole. — Questo lavoro contiene la descrizione di una nuova specie italiana del genere Sedastes (S. Bibronii), affine al ben noto S. dacty- topterus, Delaroche. Questa specie sarebbe stata raccolta in Sicilia da Bibron; è strano però come il D.r Bourjot (Liste des poiss. d’Alger, p. 30), che seguiva il Bibron nei suoi viaggi in Sicilia, dica non ricordarsi essere mai stato da questi trovato un Sebdastes ! (515) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE ol Quest’ individuo presenta uno sviluppo esagerato di tutte le pinne, ad eccezione della pettorale , talchè il suo aspetto ne ri- sulta completamente diverso da quello dell’ adulto. Dalle misure prese sopra questo esemplare e sopra un altro del golfo di Genova a completo sviluppo , lungo circa 25 cent., risulta che l’ altezza della pinna dorsale anteriore e delle ven- trali corrisponde ad una volta e 1/, quella del corpo nell’ indi- viduo più giovane, mentre che nell'adulto essa non è che circa la metà di quella. Anche l’ anale e la codale sono molto più sviluppate, ed è precisamente sul carattere dello sviluppo ecces- sivo della codale che Cuvier e Valenciennes fondavano la loro Corvina canariensis, che dal Gunther fu già riconosciuto essere stata stabilita per giovani individui della Corvina nigra. Come apparisce dalla figura, la testa si mostra assai più grossa nel giovane che nell’ adulto, talchè la linea del profilo superiore sembra in quello molto più obliqua ed il corpo posteriormente assai più assottigliato. Non posso conservare alcun dubbio sulla esatta determinazione di questo individuo, avendone potuto raccogliere sul mercato di Genova parecchi nei vari stati intermedii, formanti così una serie pienamente dimostrativa di questo fatto, d'altronde non nuovo nè raro nella classe dei pesci. Subordo: ACANTH. TRICHIURIFORMES., Fam. Trichiuridae. 36. Lepidopus caudatus (EuPÒÙR.) 'Trichiurus caudatus, Euphr. Handl. k. Vet. Acad. Stockholma, 1788. IX, p- 52, tav, 9,-fig. 2. Lepidopus Gouani, Bloch Schn. Syst. Ichth., p. 239, tav. 53, fig. 2. » caudatus, Gunth. Cat. Fish. II, p. 344. Un giovane esemplare preso sul mercato di Messma, ove ‘questa specie viene portata quasi giornalmente in considerevole quantità. 52 D. VINCIGUERRA (516) Subordo: ACANTH. COTTO-SCOMBRIFORMES. Fam. Carangidae. 37. Trachurus mediterraneus (STeEIND.) Caranx trachurus var. mediterranea, Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 383. (Ichth. Ber. V Forts., p. 33). 'Trachurus mediterraneus, Lutken, Spolia Atlantica in Vidensk. Selsk. Skr. Copenhage. 5.'° serie, XII, p. 533. Un individuo di Curzola, lungo 0", 20. Questo individuo appartiene evidentemente alla forma descritta da Steindachner come varzatio mediterranea e che il Luùtken ha recentemente elevata al grado di specie. Essa è caratterizzata dal maggior numero delle piastre della linea laterale che vi si contano da 79 a 92 mentre nel Zvachurus trachurus degli au- tori o Tr. Linnaci, Malm (*) esse non sono più di 72 a 79. Anche l’ altezza del corpo è minore, poichè essa è contenuta circa 5 volte nella lunghezza del corpo. Questa forma è la più frequente nel Mediterraneo ed è probabilmente quella indicata dal Giglioli (Cat. Pesci It., p. 27) come 7r. Rissoî. Anche il Tr. Linnaei sì trova nel nostro mare, benchè meno frequente. Altre due specie di 7v'achurus sono ammesse da Lutken: il Tr. Cuvieri, Lowe, sulle coste del Portogallo, a Madera e alle Ca- narie e, stando a quanto è detto da Cuvier e Valenciennes (Hist. Nat. Poiss. IX, p. 18) anche nel Mediterraneo, ed il 7. japo- nicus, Blkr., nell’Australia, Cina e Giappone. Esistono in questa collezione altri cinque giovanissimi individui del genere Trachurus, il maggiore dei quali non è lungo 3 cen- timetri, che non posso riferire con certezza più ad una specie che ad un'altra, essendo impossibile il numerare gli scudi la- terali che sono appena accennati, almeno nella parte anteriore, nè potendo ricavare alcun concetto dalle proporzioni del corpo (1) A. W. Malm. Goteborgs och Bohuslins Fauna — Ryggradsdjuren, p. 421. (517) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 58 che sono ben diverse nei giovani di quello che sieno nell’ adulto. Essi furono raccolti il 7 Settembre 1879 fra Tripoli e l' isola di Gerba, mentre, come è costume di molti pesci, e principal- mente Scomberoidi e Carangidi, nelle prime epoche della vita, si tenevano sotto il cappello di alcune meduse. Fam. Cyttidae. 38. Zeus faber, Linn. Zeus faber, Linn. Syst. Nat. I. p. 454. » » Cuv. Val. X, p. 6. » pungio, id. ibid., p. 25, tav. 280. » faber, Gunth. Cat. Fish. II, p. 393. » pungio, id. ibid., p. 394. Un esemplare giovanissimo, lungo 4 centim., dragato a 2 miglia £. dalla punta N. E. di Malta, dalla profondità di 80 metri. Ove sì volessero mantenere isolate le due specie, faber e pungio, sarebbe impossibile lo stabilire a quale di esse dovrebbe appartenere questo individuo, nel quale non è ancora sviluppato alcuno dei caratteri ritenuti specifici. Io mi accordo pienamente col Litken (!) nel credere che queste due forme non possano essere assolutamente distinte l’ una dall’ altra e che è molto dif- ficile il volerle considerare anche come semplici varietà della medesima specie. Gli esemplari dell'Adriatico mostrano , egli è vero, quasi co- stantemente uno sviluppo considerevole del processo scapolare , della spina e del processo omerale e delle spine del preopercolo, essendo anche notevoli per la maggiore robustezza delle spine dorsali e per la grandezza e lo scarso numero delle piastre ossee poste alla base della dorsale molle e dell’ anale. Ciò trasse il Ninni (*) a ritenere la forma adriatica ben distinta dal vero (1) Liittken, Spolia Atlantica, l. c. p. 553. (3) Ninni, Materiali per una fauna veneta. Zews. p. 1058. 4 D. VINCIGUERRA (518) Z. faber, Linn.; benchè egli sì mostri ancora titubante nell’ as- segnare al pungio il grado di specie. Ma gli indicati caratteri sì mostrano variabilissimi quando vengano esaminati in una serie un po numerosa di individui provenienti da diverse località; le piastre ossee possono anche variare di numero e di grandezza sui due lati dello stesso individuo, talchè una separazione spe- cifica fondata su tali caratteri si mostra assolutamente impos- sibile. Anche il prof. Giglioli nel suo Catalogo dei pesci italiani (p. 26) ha mostrato di ritenere necessaria la riunione delle due specie, alla quale, dopo le ricerche del Litken, non sì può più, a mio avviso, muovere alcuna obbiezione. Fam. Trachinidae. 39. Uranoscopus scaber, Linn. Uranoscopus scaber, Linn. Syst. Nat. I, p. 434. » » Gùnth. Cat. Fish. II, p. 227. Tre esemplari di Marcova (Bocche di Cattaro). Secondo Steindachner (Ichth. Ber. IV Forts., p. 93) l Ura- noscopus occidentalis, Agass. dell’ America del Nord e l'U. bufo, Val. delle Canarie altro non sono che sinonimi di questa specie. Fam. Cottidae. 40. Lepidotrigla aspera (Cuv. Var.) Trigla aspera, Cuv. Val. IV, p. 77. JLepidotrigla aspera, Gunth. Cat. Fish. II, p. 196. Alcuni esemplari furono raccolti nel golfo di Genova il 16 Luglio 1879, dalla profondità di circa 90 metri, uno giovanis- simo il 7 Settembre a 17 miglia N. E. di Gerba dalla profon- dità di 50 metri ed altri sulle coste dalmate, a Marcova, nella crociera dell’anno 1880. (519) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE DO L’esemplare giovanissimo summenzionato, lungo circa 3 cent., sì mostra quasi completamente svestito di squame, tranne che sulla linea laterale; ma è ben certo che esso debba riferirsi a questa specie e non ad altra per la sporgenza all’esterno della spina posteriore dell’ orbita. 41, Trigla lineata, Gxet. 'Trigla lineata, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1345. » adriatica, id. ibid, p. 1346. » lineata, Gunth. Cat. Fish. II, p. 200. Due esemplari raccolti il 7 Settembre 1879 a 17 miglia E. di Gerba, dalla profondità di circa 50 metri. 4. Trigla lyra, Linn. 'Trigla lyra, Linn. Syst. Nat. I, p, 469. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 208. Un esemplare piuttosto piccolo, raccolto il 14 Luglio 1880 nel golfo di Genova. Subordo: ACANTH. GOBIIFORMES. Fam. Gobiidae. Nell’ enumerare le specie de’ Gobii raccolte dal « Violante » terrò un ordine alquanto diverso da quello seguito dal Gùnther, poichè il carattere che questi adopera per raggruppare le specie, ovvero il numero delle squame sui lati del corpo, varia note- volmente secondo l’ età, essendo assai minore negli individui giovani che negli adulti. D'altra parte un esatto ordinamento sistematico di essi non è possibile ottenerlo senza tener conto delle altre numerosissime specie di questo genere, sparse a profusione in quasi ogni mare. Per conseguenza io disporrò le specie secondo la loro maggiore apparente affinità, non potendo, almeno per ora, giungere, a migliori risultati. 56 D. VINCIGUERRA (520) Lo studio dei Gobi europei è interessantissimo e lo stabilire fra essi un’ esatta sinonimia sarebbe opera di somma impor- tanza. Questo lavoro può dirsi incominciato per opera del prof. Canestrini colla memoria da lui pubblicata sui Gobi liguri e' da Collett (1) e Winther (*) che scrissero accurate mono- grafie di quelli della Scandinavia, ma è ancora a desiderarsi uno studio critico collettivo su questo argomento: per contribuire in qualche parte ad esso, aggiungerò alle osservazioni sulle specie raccolte dal « Violante » qualche breve nota sulle altre specie mediterranee. 45. Gobius paganellus, Linn. Gobius paganellus, Linn. Syst. Nat. I, p. 449. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 52. » niger, Canestr. Arch. Zool. Anat. vol. I, p. 135. » paganellus, Steind. Sitzber. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 413 (Ichth. Ber. V Forts., p. 63). Un solo esemplare giovane raccolto sul mercato di Messina. Questo esemplare corrisponderebbe alla descrizione che il Ca- nestrini dà del G. niger, ma, come fu già espresso dubbiosa- mente da Cuvier e Valenciennes ed affermato da Steindachner, questa specie manca al bacino del Mediterraneo e gli individui ai quali si volle attribuire tal nome devono essere considerati come giovani esemplari del Gobius paganellus. Ciò 10 ho potuto con- fermare su questo individuo e sopra altri giovani provenienti dal nostro golfo, confrontandolo con gli esemplari determinati dal prof. Canestrini come G. niger, con G. paganeltus adulti, in- viatimi da Venezia dal D." A. P. Ninni e con G. niger, Linn., delle coste di Danimarca avuti dal D." C. F. Lutken. I caratteri principali per cui il G. niger si distingue dal G. paganellus sono i seguenti: quello ha le squame più grandi, in numero di 38-40 sulla linea laterale, mentre in questo sono 53-57; le ventrali (') R. Collett. Bidrag til Kundskaben om Norges Gobier (Forh. Vid. Selsk. Chra. 1874, p. 151). (3) G. Winther. Om de danske Arter af Slaegten Gobius (Naturhist. Tidsskr. vol. 9 pote rvolS Apa): (921) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 57 del niger raggiungono l’ ano, e nel paganellus non si estendono fino ad esso; nel paganellus la prima dorsale porta superiormente un orlo, che durante la vita è di color rosso acceso, ed è visi- bile anche nella forma giovanile, mentre nel niger, questo non sì riscontra. Il &. bicolor, Gmel. che il Doit. Moreau (Hist. Poiss. France II, p. 228) vorrebbe considerare come specie distinta, non si può, secondo me, separare dal paganellus. Il G. paganellus è comune nella laguna veneta ed il D." Ninni mi scrive non poterlo distinguere da quello volgarmente detto niger: il Perugia invece, anche nel suo recente catalogo (Elene. pese. Adr., p. 22) enumera le due forme come specie diverse (1). Nel golfo di Genova sì incontrano assai raramente individui che presentino le dimensioni di quelli adriatici, ne ebbi però uno da Rapallo il 10 Febbraio 1881, che raggiunge la lunghezza di 12 centim. ed è un vero G? paganellus adulto. 44. Gobius exanthematosus, Patt. Gobius exanthematosus, Pall. Zoogr. II. p. 160. » capito, Cuv. Val. XII, p. 21. » guttatus, id. ibid., p. 24. » capito, Glnth. Cat. Fish. III, p. 55. » guttatus, Canestr. Arch. Zool. Anat., vol. I, p. 124, tav. VII, fig. 3. tav. IX, fig. 4. » exanthematosus, Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 410. (Ichth. Ber. V Forts., p. 60). Sei individui, uno dei quali raccolto a Lissa, e gli altri a Porto Palazzo. Questa specie, affine al G. paganellus, dal quale si distingue principalmente per l’ estrema piccolezza degli occhi, è quella che nei nostri mari raggiunge più notevoli dimensioni ; alcuni indi- vidui sono lunghi più di 25 centimetri. Diversi nomi furono dati a questa specie da Cuvier e Valen- ciennes; 1 G. guttatus, limbatus, capito e fors' anco il paganellus di questi autori corrispondono tutti al G. eranthematosus di Pallas, descritto e figurato dal Nordmann (?). (1) Il G. niger è completamente omesso da Ninni nel suo Catalogo dei Ghiozzi osservati nell'Adriatico. (?) Voy. Russ. Meérid. III, p. 423, Poiss. pl. 10, fig. 1. 58 D. VINCIGUERRA (922) 45. Gobius jozo, Linn. Gobius jozo, Linn. Syst. Nat. I, p. 450. » » Cuv. Val. XII, p. 35. » » Gunth. Cat: Fish. III, p. 12. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. vol. I, p. 124. » » Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 406. (Ichth. Ber. V Forts., p. 56). Ne furono dragati tre esemplari nel golfo di Genova il 10 Giugno 1879 dalla profondità di 60 metri: due esemplari ne furono raccolti il 10 Giugno 1879 dalla profondità di 60 metri: due altri il 5 Settembre 1879 a Tripoli e parecchi in Dal- mazia nel 1880, a Solta, Curzola , Lagosta e principalmente a Marcova. Il prof. Canestrini riconosce in questa specie due distinte va- rietà di colore: albescens e nigrescens: ma esse non sono, a mio credere, ben definibili l'una dall’ altra, quantunque il colore del G. jozo sia molto variabile. 46. Gobius cruentatus, GwxeL. (Tav. I, fig. 2)... Gobius cruentatus, Gmel. Syst. Nat. Linn. ed. XIII, p. 1197. » » Cuv. Val. XII, p. 29. » » Giinth. Cat. Fish. III, p. 54. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. vol. I, p. 133, tav. X, fig. 2 » » Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien. Band XVII, p. 408 (excl. Syn.). (Ichth. Ber. V Forts., p. 58;tav. II, fig. 1). Questa specie, diffusa in tutto il Mediterraneo, sembra però incontrarsi con maggiore frequenza nell'Adriatico. Io ne ho esa- minato molti esemplari di varie dimensioni (da 4 a 14 centim. di lunghezza) raccolti dal « Violante » in Dalmazia nelle isole di Meleda, Lagosta, Curzola, Lissa, Brazza e Solta. Un individuo ne era stato dragato il 1.° Settembre 1879 a 2 miglia E. dalla punta N. E. di Malta, dalla profondità di 30 metri. (528) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 59 47. Gobius geniporus, Cuv. Var. (Lav. "I fig 3). Gobius geniporus, Cuv. Val. XII, p. 32. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 55. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. I, p. 137, tav. IX, fig. 3. » cruentatus, var. Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 408, (Ichth. Ber. V Forts., p. 58, tav. III, fig. 2). Riferisco a questa specie molti individui da me esaminati, provenienti da alcune località dalmate. Il maggior numero di essi è stato preso a Marcova, donde si ottenevano fra gli altri due esemplari lunghi circa 12 centim., gli altri a Meleda, La- gosta e Curzola. Se ne ebbe anche un individuo sul mercato di Messina; un altro ne era stato dragato l’ anno precedente, il 7 Settembre a 17 miglia E. di Gerba dalla profondità di 50 metri. Dalla stessa dragata si ottenne una trentina d’esemplari assai giovani, tutti malconci e quasi completamente denudati di squame, talchè è impossibile il riferirli più a questa specie che alla pre- cedente. Il G. cruentatus ed il geniporus presentano egli è vero una grande analogia tra di loro ed alcune delle differenze invocate a distinguerli non possono realmente servire a questo scopo , come ha dimostrato lo Steindachner, poichè, ad esempio, il nu- mero delle squame sulla linea laterale può variare nell’ una e nell’ altra forma da 53 a 56 ed anche 58 (1), nè manca nel ge- niporus la membrana che riunisce anteriormente le ventrali, benché sia alquanto più sottile e più chiara che nel cruentatus, ma non pertanto esistono altri*caratteri differenziali che devono far respingere la fusione delle due specie, proposta dallo stesso Steindachner. Infatti nel G. geniporus si può osservare costante- mente il profilo del dorso quasi rettilineo dall’ origine della spina dorsale allo spazio interorbitale, e da questo punto declive sino all’ apice del muso, mentre nel cruentatus la convessità di (1) Io credo doversi attribuire ad errore di stampa il numero 48 dato da Cane- strinìi, poichè egli stesso in altro lavoro (Fauna d’Italia, Pesci, p. 171) mette quello di 58. * 60 D. VINCIGUERRA (524) questo sì continua, benchè meno sensibilmente, nel profilo del dorso: gli occhi fanno sporgenza assai più notevole in quella specie che in questa ; il colorito del corpo si mostra normalmente diverso, poichè nel G. genzporus mancano le numerose macchie rosso-sanguigne sulle labbra, sulla testa ecc. che sono caratte- ristiche del G. cruentatus, ed in questo non si vedono quasi mai le macchie nere lungo i lati del corpo, proprie del geniporus : i pori che circondano il margine del preopercolo, e specialmente l’inferiore sono in questa specie più distinti e più grandi che nell’ altra. Ma ove tutto ciò non bastasse, v'è ancora un altro carattere che serve a distinguere esattamente le due specie fra loro. Io voglio dire della forma delle squame, come si può rile- vare esattamente dai disegni che rappresentano l'uno una squama di G. cruentatus el’ altro una di G. geniporus, tolta dalle stesse regioni del corpo nelle due specie. Esse sono in entrambi ctenoidi ed il margine libero è armato di piccole punte ma queste sono assai più lunghe e numerose nel G. gerzporus che nel G. cruen- tatus. Si può inoltre vedere come il diametro antero-posteriore ed il trasverso della squama del cruertatus sieno pressochè uguali tra loro, mentre questo è di molto inferiore all’ altro nel geni- porus, e come le solcature longitudinali delle squame stesse sieno più numerose, meno marcate e quasi concentriche nel G. cruen- tatus, minori in numero, più evidenti e sub-parallele nel G. ge- niporus. Allo sviluppo maggiore delle punte che si trovano sul margine posteriore delle squame in questa specie è dovuto 1’ a- spetto più scabro che ha in essa la superficie del corpo. » 48. Gobius ophiocephalus, Pan. Gobius ophiocephalus, Pall. Zoogr. III, p. 153. » lota, Cuv. Val. XII, p. 27. » ophiocephalus, Guùnth. Cat. Fish. III, p. 54. » Buccichii, Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LXI, p. 627. (Ichth. Notiz. X, tav. I, fig. 4). Ho osservato un numero stragrande di individui di questa specie, che fu raccolta alla Maddalena, a Messina, in varie lo- (525) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 61 calità della Dalmazia (Marcova, Lissa, Porto Palazzo, Solta, Brazza, Curzola, Lagosta), a Tripoli e a porto San Nicolò presso il Pireo il 10 Agosto 1876. Alcuni di questi esemplari, provenienti da Marcova, sono adulti e rispondono perfettamente alla descrizione e figura di Nordmann, mentre tutti gli altri, e sono in numero di parecchie centinaia, sono individui giovani. La maggior parte di questi corrispondono esattamente alla descrizione del Gobius Bucciehii di Steindachner, che deve pertanto, a mio credere, passare tra 1 sinonimi del G. opAiocephalus. Il D." Steindachner, cui ho co- municato questa mia idea, mi scrisse sostenendo la differenza specifica tra le due forme e spedimmi, a convincermi, esem- plari tipici di G. Bwcciehii ed alcuni giovani di G. ophiocephalus. Essi si mostrano apparentemente alquanto diversi quanto alla colorazione, ma il numero dei raggi nelle pinne, il numero delle squame sulla linea laterale, la disposizione dei pori ai lati della testa, le macchie nere alla parte superiore della base della petto- rale corrispondono perfettamente. Le uniche differenze consistono nella disposizione regolare dei punti neri che si nota sui lati della testa nel G. Buccichî, e non già nel G. ophiocephalus, benchè in questo come in quello si osservino alcuni punti neri regolarmente disposti sulla mandibola inferiore. La macchia nera posta ai lati della radice della coda nei G. ophiocephalus adulti manca nei giovani della forma Bueczehé, ma è anche poco distinta in quelli della forma ophiocephalus, propriamente detta. Devo anche notare che nella forma Bwuccichii le pinne ventrali per solito sono trasparenti e raggiungono quasi l’ ano, mentre nei giovani ophiocephalus esse sono di colorito oscuro e più corte: ma neppure questi caratteri sono stabili, poichè ho esaminato anche G. ophiocephalus, propriamente detti, con pinne ventrali trasparenti e G. Buccichii con pinne ventrali oscure ed accor- ciate. Per queste considerazioni io credo che il G. Bweciche, non si possa considerare, secondo è fatto da Steindachner e da Pe- rugia (Elenc. pese. Adr., p. 23-24), come una specie distinta dal G. ophiocephalus e tutt’ al più vi si debba scorgere una varietà di questo. 62 D. VINCIGUERRA (526) Il G. ophiocephalus è piuttosto raro nel Mar Tirreno; io ne trovai alcuni esemplari, spettanti alla forma Bwuecieh, sul mer- cato di Genova nel Maggio dell’anno 1881. 49. Gobius auratus, Risso. Gobius auratus, Risso, Ichth. Nice, p. 160. » » Cuv. Val. XII, p. 31. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 11. » » Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LVII, p. 398. (Ichth. Ber. V Forts., p. 48). . Ho veduto pochi esemplari di questa specie, alcuni presi a 2 miglia E. dalla punta N. E. di Malta alla profondità di 80 metri, uno raccolto a Marcova e 2 a Lissa. Gli esemplari di Malta sono alquanto più tozzi e di un colo- rito più oscuro di quelli di altre località, ma non mi sembra che ne possano essere specificamente separati. Cuvier nella seconda edizione del « Rèégne Animal » (vol. II, p. 247) afferma essere questa specie un’ Z/eotris e non un Go- bius, e sotto il nome generico di ZZeotriîs si trova annoverata a pag. 61 del già citato catalogo di Botteri. Tale separazione però è del tutto erronea, perchè in questa specie le pinne ven- trali sono ancora unite fra di loro, benchè la membrana che le congiunge sia sottilissima; d'altronde nel genere Zeotris, le pinne ventrali non solo sono separate ma non sono neppure contigue. Il genere Z/eotris, non ha ancora rappresentanti me- diterranei, e con tutta probabilità manca nel nostro mare: esso è caratteristico delle acque dolci delle regioni intertropicali, e solo poche specie se ne trovano in mare presso le foci dei grandi fiumi: l’ Eleotris siculus, descritto da Swainson (!), e ricordato anche nel catalogo del Botteri è anch’ esso evidentemente un Gobius e probabilmente il cruentatus 0 il geniporus. Più recentemente un giovane ittiologo danese, che la morte rapi troppo presto alla scienza, il dott. Giorgio Winther, volle separare dal genere Gobius due specie scandinave descritte dal (') W. Swainson. The Natural History of Fishes, Amphibians and Reptiles, Vol. II, p. 394, London, 1839. (527) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 63 Collett (*) sotto i nomi di G. scorpioides e G. orca, creando per queste il genere Lebetus (?) nel quale le pinne ventrali sareb- bero bensì riunite, ma in cui mancherebbe la membrana che di solito le riunisce anche anteriormente formando una specie di disco adesivo. Questa membrana però si mostra estremamente ri- dotta anche in altre specie, ed in particolare in quelle di piccola statura, e può completamente mancare, come è appunto il caso del Gobius auratus: sicchè io credo che una distinzione generica fondata su questo carattere non possa essere ammessa. 50. Gobius vittatus, n. sp. (avi, fig. 4): DEA Le date 36) G. corpore elongato, altitudine corporis 5 et !|,, longitudine capitis 4 et 1/y in longitudine corporis cum pinna caudali ; oculis magnis, diametro 3 circiter in longitudine capitis: pinna dorsali spinosu quam radiosa altiore, in filum haud producta, ventralibus anum attingentibus, membrana anteriori destitutis; colore corporis flavo-aurato, vitta longitudinali castaneo-nigra a rostro usque ad caudae basin notato. Un solo esemplare raccolto colla draga alla profondità di 15 metri all’ancoraggio nell'isola Tavolara (presso la costa N. E. della Sardegna) il 25 settembre 1879. Lunghezza totale. . .. . 0,030 » delica postati. 0007 Altezza dell'eorpo» i. 0 09006.3/; Spessore del capo . . . . 0,004 Diametro dell’ occhio . . . 0,002 e !/, La lunghezza del capo è contenuta 4 volte e 1/, e la lar- ghezza 7 e !/, nella lunghezza totale del corpo. Il muso è di (1) R. Collett. On two apparently new species of Gobius from Norway (Ann. Mag. Nat. Hist. ser. 4, vol. 13, p. 446). (®) G. Winther. Om de danske Arter af Slaegten Gobius — Fortsaettelse (Naturhist. Tidskr. p. 11 p 49). 64 D. VINCIGUERRA (528) forma tondeggiante e più corto del diametro degli occhi che è compreso circa 3 volte nella lunghezza del capo. Lo spazio in- terorbitale è quasi nullo. La bocca è piccola, i denti non sono distinti. Il capo è completamente sprovvisto di squame: sui lati della testa si notano numerosi punticini neri ed alcuni piccoli pori lungo il margine superiore e posteriore del preopercolo, la nuca è coperta di squame. La linea laterale non è marcata. L' al- tezza del corpo è contenuta più di 5 volte nella lunghezza to- tale: lano è più vicino alla radice della coda che all’apice del muso: manca una papilla anale. La pinna dorsale ha origine alquanto all'indietro della base delle pettorali, i due suoi primi raggi sono uguali in lunghezza e corrispondono a circa i due terzi dell'altezza del corpo, i raggi seguenti decrescono gradatamente, il sesto è appena eguale alla metà dei primi. La dorsale. posteriore è alquanto più bassa dei primi raggi dell’ anteriore ed è egualmente alta per tutta la sua estensione. La pinna codale nell’ unico esemplare da me esaminato è rotta alla sua estremità; però essa mostra dovere essere stata di forma tondeggiante. Anche le pettorali non si conservano in- tatte. L’anale è di forma analoga alla dorsale posteriore, ma è un poco più bassa: la sua altezza corrisponde a un !/, dell’ altezza massima del corpo. Le pinne ventrali si estendono sino all’ano: esse sono con- tigue tra di loro, ma non esiste traccia di membrana che le riu- nisca sul davanti. Il colore del corpo è giallo dorato: una striscia longitudinale di colore castagno volgente al nero va dall’ apice del muso sino alla base della coda, essa è posta nel terzo superiore del corpo, a poca distanza dal profilo dorsale e parallela ad esso : attraversa l'occhio nei suoi due terzi superiori ed è alquanto più larga nella sua parte mediana che alle estremità. L'angolo superiore della base delle pinne pettorali porta una piccolissima mac- chietta oscura: le altre pinne sono trasparenti. L (529) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 65 L'accurato disegno di questa elegantissima specie , riprodotto nella tav. I, mi fu, per cura del dott. F. Steindachner , procu- rato dall’abile mano del sig. F. Konopicky. Nell’ individuo sopradescritto le pinne ventrali si mostrano fra loro disgiubte, ma non esiste alcuno spazio libero tra di esse, talchè ciò si deve attribuire alla perdita della membrana inter- posta. Questa specie dovrebbe appartenere per l'assenza del lembo anteriore della membrana centrale al gruppo cui Winther dette il nome generico di Lebetus. bI. Gobius Lesueurii, Risso. Gobius Lesueurii, Risso, Hist. Nat. Eur. Mér. III, p. 284. » » Cuv. Val. XII, p. 33. » » Gunth. Cat. Fish. II, p. 12. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. I, p. 143, tav. VIII, fig. 2. Alcuni esemplari di questa specie furono nell’anno 1879 dra- gati nel golfo di Genova alla profondità di 60 a 70 metri; al- cuni altri furono raccolti nel 1880 a Marcova. Le linee giallo-dorate che corrono sulle guancie di questa specie valgono a farla riconoscere a prima vista. Essa è nell’in- verno frequentissima sul mercato di Genova nella mescolanza di piccoli pesci raccolti colla rete a strascico. A quanto pare è specie che non vive che ad una certa distanza dalla costa. Non fu sinora, che io mi sappia, trovata fuori del Mediter- raneo. Collett identificava ad essa il G. Friest (!), ma egli stesso recentemente mi scrisse avere riconosciuto che questo è ben di- verso dal Lesueuriî. 52. Gobius quagga, Hrcx. Ù Gobius quagga, Heck. Ann. Wien. Mus. 1840, II, p. 150, tav. 9. fig. 5-6. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 16. » » \ Steind. Sitzb. d. k. Akad. Wien. Band LVII, p. 405. (Ichth. Ber. V Eorts., p.. 55). Sei esemplari raccolti a Marcova il 25 agosto 1880. Questa specie non sembra incontrarsi con una certa frequenza (!) R. Collett. Norges Fiske, pag. 52. (9)i D. VINCIGUERRA. 66 D. VINCIGUERRA (530) che sulle coste dalmate, benchè sia stata trovata anche in Pa- lermo (Heckel e Doderlein) ed a Malaga (Steindachner). Parecchie altre specie di Gobius sono indicate dai varii serit- tori di ittiologia come abitatrici del Mediterraneo: di queste, parte sono bene caratterizzate, ed altre sono dubbie: io ne riu- nirò qui i nomi, affinchè questa enumerazione sia per quanto è possibile completa e possa servire di base ad ulteriori ricerche. Non ripeterò qui le sinonimie già stabilite da Gunther nel « Ca- talogue of Fishes », che va per le mani di quanti si occupano d'it- tiologia, accennando solo le modificazioni che a quello si devono fare; ed in questa lista non comprendo le specie esclusive al Mar Nero, illustrate non ha molto dal Kessler, perchè non mi fu possibile di consultare i lavori di questi, e d'altronde è assai probabile che in quello si trovino molte specie particolari. 1. Gobius punetipinnis, Canestr. (Arch. Zool. Anat. I, p. 131, tav È specie affine al G. cruentatus e al G. geni- porus, ma distinta pel colorito e la forma meno allungata del corpo ed il minore sviluppo dei pori ed in particolar modo di quelli della nuca. Ne ho esaminato gli esemplari tipici. Sinora non sarebbe stato trovato che nel golfo di Genova (Canestrini). 2. Gobius zebrus, Risso. Specie ottima, benchè non compresa da Giinther nel suo Catalogo; Perugia (Elenc. Pesc. Adr., p. 24, tav. 5) e Steindachner (!) la ridescrissero recentemente. Essa è comune presso Trieste. Ne ebbi due esemplari dal golfo di Ge- nova, ove fu trovata anche da Canestrini. 3. Gobius quadrivittatus, Steind. (Arch. Zool. Anat. II, p. 341) Perugia (Elenc. Pesc. Adr., p. 24) ritiene il G. planiceps, Bel- lotti (?), sinonimo di questa specie. Il prof. Giglioli ed io giun- gemmo isolatamente alla stessa conclusione. Trovato solo in Dalmazia ed in Ispagna (Steindachner). 4. Gobius quadrimaculatus, Cuv. Val. Specie ottima benchè da Gunther ritenuta sinonima del G. minutus. Steindachner, che (1) Sitzb. d. k. Akad. Wien, Band LXXXIII, p. 195. (Ichthyol. Beitr. X, p. 17). (*) C. Bellotti. Note Ittiologiche, VI, p. 5, in Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Vol. 22, p. 37. (581) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 67 ne la distinse, la ritiene identica al G. Jeffreysti, Ginth. delle isole Shetland, mentre Collett ne la crede specificamente di- versa (1). È assai comune nel golfo di Genova ed in altre lo- calità del Mediterraneo. 5. Gobius minutus, Gmel. Specie comune alle coste europee dell’ Atlantico ed al Mediterraneo. 6. Gobius rhodopterus, Ginth. La specie che viene indicata con questo nome dal Gilnther nel « Catalogue of Fishes III, p. 16 » non era da lui conosciuta; essa però aveva ricevuto dagli autori che la descrissero nomi già attribuiti ad altre specie; egli quindi fu portato a cambiare il nome di reticulatus, proposto da Cuvier e Valenciennes e già usato da Eichwald per una specie del Mar Nero che è probabilmente il G. ophiocephalus. Secondo Ca- nestrini essa è la stessa che fu descritta da Risso col nome di marmeratus, nome che egli conserva, ma che è da rigettarsi perchè anch’ esso già usato da Pallas per una specie del Mar Nero. Steindachner pose il G. rARodopterus, Gùnth. in sinonimia del G. quadrimaculatus, Cuv. Val. e ciò potrebbe esser giusto, poichè negli esemplari che servirono alla descrizione di Canestrini e da me esaminati, la forma del corpo ed il numero delle squame sulla linea laterale si corrispondono: è però a notarsi che essi non raggiungono la metà della dimensione dei G. quadrimacu- latus, Cuv. Val. adulti e ciò nonostante vi è fra essi una femmina piena d’'uova. Essi però sono tutti in condizione da non per- mettere la certezza che si tratti realmente d’una specie valida. La descrizione data da Playfair del G. rhodopterus delle acque dolei di Algeria (?) sembra riferirsi positivamente ad una forma distinta: io credo però che non se ne debba ritenere sinonimo il G. reticulatus, descritto da Mac Coy (3) della baia di Dublino nel quale mi sembra riconoscere il G. pietus, Malm. 7. Gobius Kneriî Steind. Si mostra aftine per la colorazione al (1) Norges Fiske, p. 54-55. (?) Playfair e Letourneux. On the Hydrographical System and the Freshwater Fish of Algeria in Ann. Mag. Nat. Hist., serie 4.2, vol. VIII, 1871, p. 373. (5) F. Mac Coy. On some new or rare fish occuring on the coast of Ireland ; in Ann. Mag. Nat. Hist. vol. VI, 1841, p. 402. 68 D. VINCIGUERRA (532) zebrus, con cui fu da taluno confuso: esso però deve realmente appartenere al gruppo del minulus: non credo sia stato rac- colto che una sola volta presso Lesina ed ho molti dubbii sulla validità di questa specie. 8. Gobius pusillus, Canestr. (loc. cit., p. 155) Steindachner lo considera come sinonimo del G. quadrimaculatus. Giglioli (Cat. Pesci It., p. 30) lo ascrive al genere Lalrunculus, come specie distinta. Io ne ebbi un esemplare dal nostro mercato: è real- mente un Gobius, e probabilmente distinto dalle altre specie. Il Perugia nel suo ultimo catalogo manifesta la stessa opinione. 9. Gobius elongatus, Canestr. (loc. cit. p. 150). I tipi di questa specie da me esaminati non mi permisero, per il loro poco per- fetto stato di conservazione, di constatare se sì tratti realmente di specie distinta o se debba considerarsi, come vorrebbe Stein- dachner, quale sinonimo del G. menutus. 10. Gobius colonianus, Risso. Questa piccola ed elegantissima specie fu da me trovata in quantità piuttosto considerevole il giorno 5 Aprile 1881 sul mercato di Genova: essa era stata presa entro il porto. Dopo quel giorno non ne ebbi ancora alcun altro individuo. So che nello stesso anno essa è stata ritrovata a Nizza. Presenta grandissima rassomiglianza con ì giovani G. qua- drimaculatus. 11. Gobius Ehrenbergii, Cuv. Val. d’ Alessandria d’ Egitto. Specie a me sconosciuta. 12. Gobius soporator, Cuv. Val. Questa specie frequente nel mare delle Antille e nel golfo del Messico è annoverata nei ca- taloghi di pesci mediterranei, sulla fede del Giinther che ha così determinato alcuni pesci esistenti nella collezione del Museo Bri- tannico e provenienti apparentemente dalla Sicilia. Sospetto qualche confusione nell’ indicazione di località. 13. Gobius Ruthensparri, Euphr. Questa specie fu annoverata da alcuni autori di ittiologia adriatica, ma con tutta probabilità questo fatto è dovuto ad un errore di determinazione e la specie si deve considerare come propria delle coste atlantiche dell’ Eu- ropa settentrionale. (533) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 69 93. Callionymus maculatus, Rar. Callionymus maculatus, Raf. Caratt. gen. sp. p. 25, tav. V, fig. 1. » » Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 104, fig. 2-3. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 144. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. II, p. 110, Tav. I, fig. 1. » » Ninni, Atti R. Istituto Veneto, serie V, vol. IV, p. 1049. Due giovanissimi esemplari ne furono dragati il 30 Agosto 1879 a 20 miglia da Malta p. N. E. dalla profondità di 170 metri. 94, Callionymus belenus, Risso. Callionymus belenus, Risso, Hist. Nat. Eur. Mer. III, p.- 263. » » Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 105, fig. 2-3. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 145. » » Canestr. Arch. Zool. Anat. II, p. 112, Tav. I, fig. 1. » » Ninni. Atti R. Istituto Veneto, serie V, vol. IV, p. 1054. Tre esemplari giovanissimi di circa 2 a 3 centimetri di lun- ghezza, dragati l'uno a 17 miglia E. di Gerba dalla profondità di 50 metri e gli altri due raccolti a Marcova, presso le bocche di Cattaro. Benchè pochissimo sviluppati, essi sono riconoscibili pel nu- mero di raggi delle pinne dorsali, per la forma aguzza del muso e per l'assenza completa sulla spina preopercolare. della punta ricorrente che è visibile in individui di eguale statura del C. ma- culatus. A questa specie si riferisce anche il C. Morissonii, Risso; di questo pesce dà un'ottima figura lo Steindachner (Ichth. Ber. V Forts. p. 67, tav. 5, fig. 1-3): ma la descrizione, per evidente trasposizione tipografica, non combina con questa, poich'essa si riferisce al C. phaeton Giinth. (festivus, Bonap. nec Pallas) che è molto distinto dal C. Morissonii. 70 D. VINCIGUERRA (534) Fam. Blenniidae. 59. Blennius gattorugine, Linn. Blennius gattorugine, Linn. Syst. Nat. I, p. 442. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. vol., XV, p. 433. À Un individuo adulto ne fu preso a Lissa ed uno giovane, del quale feci cenno nel mio precedente lavoro, dragato presso l' i- sola Tavolara dalla profondità di 15 metri, il 24 settembre 1879. 56. Blennius tentacularis, Briixn. Blennius tentacularis, Brùunn. Ichth. Mass. p. 26. » » Vincig. Ann. Mus. Civ. vol. XV, p. 434. Questa specie è una delle più frequenti nell’ Adriatico ove giunge a dimensioni notevoli. Io stesso ne osservai sul mercato di Trieste nel Luglio dell’anno 1880 individui lunghi un de- cimetro e più. Il « Violante » ne dragò un giovane individuo il 7 Settembre 1879 a 17 metri E di Gerba da 50 metri di pro- fondità e nella crociera del 1880 ne raccolse alcuni giovani esemplari a Messina e moltissimi, in vario grado di sviluppo, a Meleda, Lagosta, Curzola e Lissa. In una estesa serie di individui si può osservare una conside- revole differenza nello sviluppo dei tentacoli, che secondo Cuvier e Valenciennes, è in rapporto colle differenze sessuali. 57. Blennius Rouxi, Cocco. Blennius Rouxi, Cocco, Lettere sui pesci di Messina in Giorn. Sc, Lett. Sicil. IIC Apeliav9) ot » » Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 106, fig. 3. » » Gunth. Cat. Fish. III, p. 217. » » Canestr. Faun. Ital. Pesci, p. 181. Un solo individuo raccolto, tra gli scogli a Porto Milna, nel- l'isola di Brazza il 6 Settembre 1880. (535) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE nol Di questa specie, assai rara nelle collezioni, credo opportuno dare una descrizione più minuta di quelle preesistenti, benchè la sua particolare colorazione, la renda riconoscibile a prima vista. (D UJ, A). La lunghezza del capo è contenuta 5 volte e !/, e la lar- ghezza 10 volte e più nella lunghezza totale del corpo. Il pro- filo del muso è quasi verticale, quello della nuca tondeggiante. Gli occhi sono di mediocre grandezza, il loro diametro è con- tenuto circa 3 volte e 1/, nella lunghezza della testa. Esiste un tentacolo sopraorbitale semplice, sottile, poco più corto dell’ or- bita. Lo spazio interorbitale è uguale a poco più della metà dal diametro degli occhi. Le narici sono poste sulla stessa linea, ravvicinate, la superiore in corrispondenza dell’inferiore. Questa è fornita di un tentacolo semplice poco più corto del sopraor- bitale. La bocca ha un’ apertura piuttosto stretta; la mascella superiore porta 30 denti e l’inferiore 26. Esistono canini molto sviluppati in entrambe le mascelle, ma più nell’ inferiore che nella superiore. L'opercolo è leggiermente arrotondato. L'altezza del corpo è contenuta poco più di 6 volte nella lunghezza totale. La linea laterale è poco marcata e scompare al di là del margine delle pinne pettorali. L’ano è collocato a minore distanza dall’ apice dei muso che dalla radice della coda. La pinna dorsale è continua, essa comincia sulla nuca, molto in avanti della verticale innalzata dal margine opercolare. Non esiste differenza notevole nell’ altezza dei suoi raggi, spinosi o molli, che sono di poco inferiori all’ altezza del corpo. La pinna codale è appena leggermente arrotondata. L’ anale consta di due piccole spine e di 24 raggi molli, alquanto più bassi di quelli della dorsale. Le pinne pettorali raggiungono l’ orifizio anale. Lunghezza: tofale tt <.-. ‘02063 ai delli capanna |, în ejus longitudine, oculi” diametro fere 3 ?/s in longitudine capitis: pinnis pectoralibus caudalis basin non attin- gentibus, radio secundo fisso, tertio caeteris longiore; ventralibus analis basin superantibus: dorsali elevata longe ante analem inci- piente: colore corporis supra castaneo, subtus argenteo: pectoralibus basi fuscis, vitta transversa mediana albida, superne bifida, macu- lam nigram sub-ovalem fere limitante, postice nigris, albo-margi- natis; ventralibus nigris marginibus albis, interne macula_alba mediana instruetis; dorsali et anali nigro maculatis. D. 12. A. 10. P. 14. L. lat. (55-60). Un solo individuo, volato a bordo del « Violante » nella notte del 14 settembre 1879, in vicinanza di Tunisi. Lunghezza totale del corpo. . . 0%, 140 (1) » del corpo senza la codale 0", 120 Altezzaldelteorpo 0. (i Re 0 81025 Lunghezza della testa. . .‘. 09027 Spessore » I SV Lunshezza*del Uso E ee RA 004, Diametro dell’iocchio . . . . O 0080o Lunghezza del 1.° raggio pettor li 0%, 042 » RR dia » 0%, 078 È ig Y alal » 0%, 079 » Di dI Mb » 0%, 075 L'altezza del corpo è contenuta circa 5 volte e 1/, nella lun- ghezza totale senza la pinna codale ed è inferiore alla lunghezza della testa che è contenuta 4 volte e !/, nella lunghezza del corpo. Lo spessore del capo è uguale alla distanza fra l’ apice del muso ed il margine posteriore dell’ orbita ed è contenuto più d'una volta e */, nella lunghezza di esso. Il diametro del- l'occhio è maggiore della lunghezza del muso e contenuto circa 3 volte e 1/, nella lunghezza della testa. L’esemplare ha perduto molte squame ed è alquanto raggrin- zato per azione di alcool troppo forte, talchè non è possibile (* È approssimativa, essendo rotta la pinna codale. (579) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 115 contare con esattezza le squame della linea laterale: sembra però che esse sieno non meno di 55 e non più di 60: esistono circa 29 squame fra l’occipite e la base della pinna dorsale. La pinna dorsale comincia assai in avanti dell’anale: i suoi raggi anteriori più lunghi sono uguali ai due terzi della lunghezza della testa. L’anale comincia sotto il sesto raggio della dorsale e termina allo stesso livello di essa. Le pinne pettorali si estendono sino alla estremità della dor- sale o poco al di là, non raggiungendo la base della codale, il primo raggio è semplice, di poco più lungo della metà del terzo, mentre il secondo è bifido e il suo ramo posteriore è lungo quasi quanto il terzo raggio che è il più lungo di tutti. Le pinne ventrali inserite ad eguale distanza dalla estremità del muso e dalla base della codale si estendono al di là della pinna anale e raggiungono la codale. La pinna codale è falciforme, come nelle specie affini. Il colorito del corpo si mostra nelle parti superiori di un ca- stagno-azzurrognolo, mentre nelle parti inferiori è bianco. Le pinne pettorali presentano nella parte superiore della loro base una macchia oscura diffusa, quindi una fascia trasversale bianca, che superiormente si estende sino all’ apice delle pinne, ma delimitando sulla parte mediana del margine superiore una macchia ovalare nerastra: la metà posteriore della pinna è oc- cupata da una macchia nera subtriangolare coll’apice in alto, che lascia però dietro di sè uno stretto margine bianco. Le pinne ventrali sono uniformemente nerastre, coi margini bianchi, ma sulla metà del margine interno di esse esiste una piccola macchia bianca. La pinna dorsale mostra le traccie d’ una macchia nerastra presso il margine superiore di essa fra il 4.° e il 9.° raggio e l’anale d’ una consimile fra il 3. ed il 7.°. I raggi di tutte le pinne sono biancastri. Io ho esitato lungamente prima di decidermi a pubblicare questo Exocoetus come appartenente ad una specie nuova, mentre con la confusione che regna ancora adesso fra le specie 116 D. VINCIGUERRA (580) di questo genere e che il lavoro preventivo di Litken valse a dimostrare, ma non ancora a distruggere, è assai difficile il dire se una specie non sia già stata, per quanto in modo poco esatto, descritta. La determinazione di un Exocoetus riesce anche diffi- cile perchè non si può ricavare alcun criterio dalla località ove esso fu raccolto, poichè è noto che mentre alcune specie hanno un’ area di distribuzione geografica molto ristretta, altre si in- contrano in ogni mare tropicale o temperato: così vedemmo lo Ex. Rondeletii trovarsi anche in Cina e l Ex. brachypterus, Rich. descritto originariamente del mar della Cina e del Pacifico essere dal prof. Giglioli scoperto nel Mediterraneo (Cat. Pesci It., p. 43): secondo Liitken si troverebbe nel Mediterraneo anche l’Ex. speculiger, Cav. Val. Ma, considerando che nè dal Lùtken, nè dagli altri scrittori di ittiologia mi appariva descritta una forma che fosse perfettamente simile a questa, io mi decisi ad indicarla con un nuovo nome, aspettando che ulteriori ricerche, vengano a confermarlo o a distruggerlo definitivamente. Questa specie infatti è contenuta nel gruppo degli ZExocoetus propriamente detti, a secondo raggio pettorale diviso, a primo raggio più lungo della metà del terzo, con anale corta, senza filamento mandibolare e con una fascia bianca sulle pettorali, nel quale il Liùtken non annovera che lo spilopus, Cuv. Val. ed il volitans, Linn. Il sistema di colorazione non presenta grande differenza dallo spilopus, Cuv. Val. (nigricans, Benn. secondo Ginther) benchè in questo la dorsale sia anteriormente bianca e nerastra in ad- dietro e la ventrale bianca con una macchia nera verso l’ estre- mità della pinna, ma altri caratteri, e principalmente il diverso numero di raggi nella dorsale, che nello spilopus è di 15, mì inducono a non ascriverlo a questa specie, che fu trovata anche sulle coste europee, come fecero conoscere Cuvier e Valenciennes (Hist. Nat. Poiss. XIX, p. 118) e Moreau (Hist. Poiss. France III, p- 483). La differenza fra queste due forme risulta anche dall'esame della descrizione e figura dell’Ev. spilopus, date da Guichenot (). (') Ramon de la Sagra. Histoire physique, politique et naturelle de l’île de Cuba. Poissons par A. Guichenot, p. 152, tav. IV, fig. 2. (581) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 117 Nell’Ex. volitans, la colorazione è affatto diversa: in questa specie manca la macchia nera sulla pettorale, le ventrali sono bianche e più corte, mentre le pettorali sono più lunghe che nel maculipinnis. Presi quindi in esame le specie ricordate nel Catalogo di Giin- ther e non conosciute dal Litken e due di queste mi presen- tarono alcuni caratteri che ricordavano l’ individuo da me stu- diato. L'una di esse, l’Ex. altipinnis, Cuv. Val., che d’ altra parte è assai imperfettamente conosciuta, avrebbe il corpo assai più allungato e le pettorali più lunghe; l'altra, lEx. lneatus, Cuv. Val. sarebbe assai vicina all’Ex. volitans e non ne differirebbe che per alcuni caratteri poco importanti e per la presenza d'una fascia bianca obliqua sulle pettorali. Ma questa fascia, a quanto scrive Lùtken, è presente anche nel vol:tans, talchè io ritengo assai probabile che queste due specie non possano essere man- tenute distinte. In ogni caso gli stessi caratteri che fanno diffe- rire il maculipinnis dal volitans, varrebbero a distinguerlo dal lineatus. Ma è d’uopo notare che tutti i caratteri particolari alla forma che io chiamo maculipinnis, vanno annoverati fra quelli che subiscono forti mutazioni col crescere dell’ età; così Lutken ricorda che tutti i giovani di Ex. spilopus, Cuv. Val. da lui esa- minati, avevano le ventrali più lunghe, la dorsale più alta, la macchia nera di questa pinna e delle ventrali, più grande che nell’ adulto e la zona bianca delle pettorali più estesa. Mi resta il dubbio che in questo caso possa trattarsi della forma giovanile dell’ Ex. volitans. Questa ultima specie come ho già accennato, si mostra piuttosto raramente nel Mediterraneo: si notano però delle eccezioni. Nell’ estate del 1879 ne fu portato un considerevole numero sul nostro mercato, ma a tutti questi, appena presi, si tagliavan le ali allo scopo di smerciarli come mac- carelli (/awerti): essi erano pescati all’ amo lungo la riviera occi- dentale ad un centinaio di metri dalla spiaggia. Disgraziatamente tutti questi esemplari erano di dimensioni notevoli: l’ unico non mutilato che mi fu dato ottenere misura più di 40 cent. e per quante ricerche io abbia fatto nei musei di Torino, Milano, Fi- renze, Vienna, Berlino e Copenaghen, in nessuno mi venne 118 D. VINCIGUERRA (582) fatto di esaminare esemplari dell’£x. volitans di piccole propor- zioni. Egli è però che mi riesce impossibile il decidere se questo individuo, che io ho per ora considerato come tipo d'una specie nuova, debba invece considerarsi come un giovane di Ex. vo- litans. Fam. Cyprinidae. 104. Aulopyge Huùgelii, Hrecx. Aulopyge Hliigelii, Heck. in Russegger’s Reisen, I, p. 1021. » » Ginth. Cat. Fish. VII, p. 172. Tre individui presi nel fiume Cetina (Dalmazia) nel Maggio 1880. Dono del sig. dott. Giorgio Kolombatovich di Spalato. 105. Leuciscus erythrophthalmus (Linn) Cyprinus erythrophthalmus, Linn. Syst. Nat. I, p. 530. Scardinius erythrophthalmus, Bonap. Faun. Ital. Pesci, tav. 115, fig. 2. » dergle, Heckel e Kner. Sùsswasserf. p. 160, fig. 85. T,euciscus erythrophthalmus, Giinth. Cat. Fish. VII, p. 231. Tre individui presi nel fiume Kerka (Dalmazia) nell’Agosto 1880. Dono del sig. prof. Giorgio Kolombatovich di Spalato, sotto il nome di Scardinius dergle, Heck. Questa specie non è però ammessa da alcun altro degli scrittori d’ ittiologia, ed io seguendo l’ autorità di Siebold, Giinther e Canestrini, l’ ho rife- rita al L. erythrophthalmus, la cui massima rassomiglianza col dergle era già riconosciuta dagli stessi Heckel e Kner. 106. Leuciscus Turskyi (Hrcx.) Squalius Turskyi, Heck. in Russegger’s Reisen, I, p. 1041. Leuciscus Turskyi, Gunth. Cat. Fish. II, p. 236. Tre individui presi nel fiume Cikola (Dalmazia) nel Gennaio 1880. Dono del sig. prof. Giorgio Kolombatovich di Spalato. (583) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 119 Secondo Ginther lo Squaltus microlepis di Heckel è fondato probabilmente sopra individui di questa specie privi della fascia laterale. Canestrini poi considera come sinonimi del 7urskyî non solo il microlepis, ma anche l’ ukliva ed il tenellus dello stesso autore. Gli esemplari da me esaminati sì riferiscono in ogni caso alla forma tipica. 107. Paraphoxinus alepidotus (Hecx.) Phoxinellus alepidotus, Heck. in Russegger’s Reisen, I, p. 1040. Paraphoxinus alepidotus, Bleek. Atl, Ichth. Cypr. p. 31. » » Giinth. Cat. Fish. VII, p. 263. Tre individui presi nel fiume Cetina (Dalmazia) nel Maggio 1880. Dono del sig. prof. Giorgio Kolombatovich di Spalato. Fam. Clupeidae. 1083. Engraulis encrasicholus (Linn) Clupea encrasicholus, Linn. Syst. Nat. I, p. 523. Engraulis encrasicholus, Cuv. Rèégn. Anim. 2. ed. II, p. 322. » » Risso, Hist. Nat. Eur. Mér. III, p. 454. » » Gunth. Cat. Fish. VII, p. 386. Un esemplare di Marcova, lungo circa 8 centimetri. Questo individuo, per la piccola statura e per la fascia longi- tudinale argentea ben marcata ch’ esso presenta, ricorda la de- scrizione dell'Engr. amara, Risso, che Ginther riferisce dubbio- samente a questa specie. Io ho esaminato parecchi individui della forma che i pescatori liguri distinguono dall’ acciuga co- mune, col nome di arnciua de Spagna, e che Sassi considera come Engr. amara, Risso e mi sono convinto (come sembra essere stata opinione anche del prof. Canestrini), non essere possibile una distinzione specifica fra di esse, come non lo è per l'Engr. Desmaresti, Risso. 120 D. VINCIGUERRA (384) Fam. Muraenidae. 109. Anguilla vulgaris, Turr. Muraena anguilla, Linn. Syst. Nat. I, p. 426. Anguilla vulgaris, Turt. Brit. Fauna, p. 87. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 28. Un giovane esemplare preso in mare a Marcova, lungo*0%,19. Non presenta alcun carattere che possa portare a riferirlo ad alcun’ altra delle numerose specie di Anguilla stabilite da al- cuni autori e principalmente dal Kaup e delle quali il Gunther distrusse la massima parte. Il prof. Giglioli nel suo Catalogo dei Pesci Italiani (p. 46-47) enumera ancora nove specie di questo genere come proprie alle nostre acque, ma mostra non prestar fede alla validità di buona parte di esse. Per conto mio non posso dir altro che tutte le anguille provenienti da località ita- liane da me esaminate sinora, non trovai essere mai altro che individui dell’Angwilla vulgaris. 110. Conger vulgaris, Cuv. Muraena conger, Linn. Syst. Nat. I, p. 426. Conger vulgaris, Cuv. Régn. Anim. 2.2 ed. II, p. 350. » » Giinth. Cat. Fish. VIII, p. 38. Parecchi individui presi coi palamiti nel golfo di Genova il 26 luglio 1879, altri raccolti a Curzola e a Lesina. Gli individui che abitano in profondità considerevole sono quelli che raggiun- gono una statura maggiore, ma nessuno fra quelli ottenuti dal « Violante » supera ì 60 centimetri di lunghezza. 111. Congromuraena balearica (DELAROCHE) Muraena balearica, Delaroche, Ann. Mus. Hist. Nat. XIII, p, 327, fig. 3. » Cassini, Risso, Ichth. Nice, p. 91. Congermuraena balearica, Kaup, Apod. p. 110. Congromuraena balearica, Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 41. Un esemplare, lungo 0%,16, preso sul mercato di Messina. (585) RISULTATI ITTIULOGICI DEL VIOLANTE 121 112. Nettastoma melanurum, Rar. Nettastoma melanura, Raf. Caratt. gen. sp. p. 66, tav. XVI, fig. 1. Muraenophis saga, Risso, Ichth. Nice, p. 370, tav. 10, fig. 39. Nettastoma melanurum, Glnth. Cat. Fish. VIII, p. 48. Muraena saga, Canestr. Faun. Ital. Pesci, p. 203. Un individuo, lungo 0,57, preso ai palamiti il giorno 26 Lu- glio 1879. Questa specie è molto rara e non fu sinora trovata che a Nizza, a Genova ed in Sicilia, ed abita sempre a considerevole profondità. Il viaggio del « Challenger » fece conoscere una se- conda specie del genere Nettastoma la quale fu descritta da Giinther sotto il nome di N. parviceps (1). Essa fu ottenuta al sud di Jeddo ed appartiene anch’ essa alle specie batifile. Il Saurenchelys cancrivora, Peters (Monatsb. d. K. Akad. d. Wissensch. Berlin, 1864, p. 397) è afline al genere Nettastoma, ma, come potei convincermi dall’ esame dell’ esemplare tipico , ben distinta per la posizione della narice posteriore: essa però, come ha già accennato il prof. Giglioli (*?) non può dirsi con certezza specie mediterranea, ed è anzi assai probabile che non lo sia, tanto più che il Day ha descritto una seconda specie dello stesso genere, il Saurenchelys Petersi raccolto nel golfo del Bengala, sulle coste del territorio d’ Orissa, la quale potrebbe anche essere identica a quella (Fishes of India p. 663, tav. CLXVIII, fig. 6). 113. Muraena helena, Linn. Muraena helena, Linn. Syst. Nat. I, p. 425. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 96. Un esemplare, lungo 0,59, raccolto a Curzola. (1) A. Gunther. Preliminary Notes on new Fishes collected in Japan during the expedition of H. M. S. « Challenger », in Ann. Mag. Nat. Hist. serie 4.2, vol. XX, 1877, p. 448. (?) Esposizione di Pesca di Berlino 1880. Relazione ecc, loc. cit. p. 69. 122 D. VINCIGUERRA (586) Ordo: LOPHOBRANCHII. Fam. Syngnathidae. È questa, a mio giudizio, una delle famiglie nelle quali sa- rebbe, più che in ogni altra, desiderabile una accurata revisione delle specie, senza la quale non mi sembra possibile l' esatta determinazione delle forme mediterranee. Molte di queste furono dagli antichi autori insufficientemente descritte, talchè avviene di constatare che dai varii ittiologi fu fatta diversa applicazione dei loro nomi, per esempio di quelli del Michahellis, che in due diversi lavori descrisse parecchie specie di Syngnathus, dell’Adria- tico (1). Il Kaup (?) aumentò la contusione in modo quasi ine- stricabile, come è ad evidenza dimostrato dal Ginther che riunì in una sola parecchie, e persino otto, delle specie ammesse da lui. Ma alcuna delle forme mediterranee restava sconosciuta anche al Ginther, come il Syngnathus abaster, da lui ammesso sulla sola fede del Risso, che lo descrisse, e dello stesso Kaup. Il prof. Canestrini intraprendeva lo studio dei Lofobranchi mediterranei e pubblicava una nota preliminare su quelli del- l’ Adriatico (*), nella quale discorreva a lungo del loro modo di sviluppo e dava le diagnosi delle specie ammesse da lui. A_ queste egli ne aggiungeva più tardi un’ altra, nel suo lavoro complessivo sui pesci d' Italia (p. 137-145); in esso egli dà brevi diagnosi e descrizioni delle specie da lui ritenute valide (2 Siphonostoma,, 7 Syngnathus, de’ quali uno nuovo, e 2 Nerophis) attenendosi principalmente alle determinazioni del Kaup, e citando le tavole d'una memoria propria, che non mi consta abbia mai veduto (1) C. Michahellis. Scyphius cultrirostris, n. sp. d'un poisson de la Mer Adria- tique in Bull. Univ. des Sciences, Paris, 1830, XXII, p. 272. — Neue Fische des Adriatischen Meeres, in Isis, anni 1829-31. (È) J. J. Kaup. Catalogue of Lophobranchiate Fish. London, 1856. (5) G. Canestrini. Note zoologiche II. Intorno ai Lofobranchi Adriatici in Atti del R. Istituto Veneto, serie III, vol. XVI, anno 1871, (estr. p, 5-25). (587) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 123 la luce (1). Gli autori di cataloghi di pesci di varie parti d' I- talia, posteriori al Canestrini, accettarono le sue idee, ma nes- suno riuscì a riconoscere con esattezza tutte le specie da lui enumerate. Anche il prof. Giglioli nel suo catalogo già più volte citato, ammette tutte le specie citate da Canestrini, salvo quella da lui descritta come nuova, che dice non aver mai veduto, e ne aggiunge alcune fra quelle registrate da Ginther. Fra i Syngnathus alcune specie possono dirsi assolutamente pelagiche, mentre altre sembra che raramente abbandonino le spiaggie, talchè nello stesso genere noi possiamo trovare specie che, come le prime, abbiano un’ area di distribuzione geografica molto vasta, o molto ristretta, come le seconde : è quindi ne- cessario che la revisione delle specie sia fatta sopra collezione proveniente da molte località, vicine e distanti l’ una dall’ altra, e sopra gran numero d’ esemplari. Essendo ciò a me per ora impossibile , nella determinazione delle seguenti specie, mi limiterò a seguire fedelmente il Gun- ther, i cui concetti riunitivi mi apparvero più soddisfacenti. 114. Siphonostoma typhle (LInN.) Syngnathus typhle, Linn. Syst. Nat. I, p. 416. Siphonostomus typhle, Kaup, Lophobr. p. 49. Siphonostoma typhle, Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 154. Un esemplare raccolto a Voltri nel Giugno 1878 ed un altro a Marcova. Io ho pienamente accettato l’ opinione di Giinther che riunisce al S. typhle, tutte le altre forme di Siphonostoma, ritenute spe- cifiche da altri autori, abbracciando nella riunione anche il S. Rondeletii (Delar.), ammesso quasi generalmente ; infatti fra le une e le altre si notano sempre forme intermedie di dubbia classificazione. La sola forma che Giinther mantiene separata è (1) Questa memoria avrebbe dovuto portare il titolo « Sui Lofobranchi del Medi- terraneo » ed essere pubblicata nel 3.° vol. della 2.2 serie dell’Archivio per la Z00- logia ecc. che, edito prima in Genova, sospese le proprie pubblicazioni in Modena nel 1870, nè d’ allora in poi le riprese. 124 D. VINCIGUERRA (588) il S. rotundatum (Mich.), ma per mancanza di materiali, non già perchè convinto della validità della specie. Ove sì volesse man- tenere il S. Rondeletiù separato dal S. typhle 1 esemplare di Voltri andrebbe riferito a quello ed a questo quello di Marcova. 115. Syngnathus phlegon, Risso. Syngnathus phlegon, Risso, Hist. Nat. Eur. Mér. III, p. 181. » » Ginth. Cat. Fish. VIII, p. 156. Questa specie fu raccolta più d’ una volta col mezzo del retino galleggiante a notevole distanza da terra: il 30 Agosto 1879 a 25 miglia S. O. da Capo Passero ; il ]6 Agosto 1870 a 30 miglia N. di Stromboli ed il giorno successivo fra le Lipari e la Sicilia. Uno di questi è maschio ed ha la tasca ovigera piena di piccoli lunghi circa 2 centim. Ciò si accorda pienamente con quanto ne scrive il prof. Gi- glioli (Cat. Pesci It. p. 49): il « Violante » l’ incontrò nelle stesse località da lui indicate e confermò il carattere pelagico di esso. 116. Syngnathus acus, Linx. Ssyngnathus acus, Linn. Syst. Nat. I, p. 416. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 157. Un esemplare dragato a 2 miglia N. E. di Malta da 80 metri di fondo il giorno 1.° Settembre 1879 e due altri raccolti l’uno a Curzola ed il secondo a Lissa. È a questa specie che Giinther riferisce otto di quelle enu- merate dal Kaup: fra questi il tenwirostris, Rathke ed il rudescens, Risso, ammesse anche da Canestrini. Il S. taenzonotus, Canestrini non mi sembra differire dal tenuàrostris e quindi, probabilmente, dovrà esso pure passare in sinonimia dell’ acus. L'esemplare dragato presso Malta corrisponde alle descrizioni date sotto il nome di /enuirostris e quelli di Dalmazia al ru- bescens. dr (589) RISULTATI ITTIOLOGICI DEL VIOLANTE 12 117. Syngnathus Agassizii, Micx. Syngnathus Agassizii, Michahellis, Isis, 1829, p. 1013. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 164. Un esemplare di Messina ed uno di Brazza. Esistono differenze fra la descrizione del S. Agassiziî, Mich. secondo Gunther e quella data da Canestrini. Questi fu forse tratto in errore dal Kaup che, a dire di Giinther, attribuisce il nome di S. Agassizié, Mich. ad individui che non si accordano colla descrizione originale e vanno riferiti al S. acus. Infatti Canestrini assegna alla pinna dorsale del suo S. Agassizi 31-37 raggi, mentre il vero Agassizizi, ne ha solo 26-28. Ebbi d' al- tronde occasione d’ osservare parecchi S. Agasszzz, così determi- nati da Canestrini e mi parve corrispondessero alla descrizione originale. Canestrini enumera fra le specie di Syngnathus del- l’ Adriatico un S. brevirostris, H. E. A me non consta, per quante ricerche abbia fatte che Hemprich e Ehrenberg abbiano descritto questa specie di cui fu dal Kaup assegnata loro la pa- ternità. Io credo sia avvenuto qualche confusione col Syngnathus brevirostris, Rùpp. del Mar Rosso, cui però non si riferisce cer- tamente Canestrini essendo stato da Kaup ascritto nel genere Corytoichthys. Il S. drevirostris, Kaup è da Giinther compreso anch’ esso fra i numerosi sinonimi del S. acus, come una forma giovanile di esso: ma uno degli esemplari da me esaminati, il quale corri sponde alle descrizioni date da Canestrini del S. brevirostris, non mi sembra distinto dall’ Agassizi, col quale combinano anche alcuni esemplari di brevirostris, così determinati dallo stesso Ca- nestrini. Io credo altresì che il S. abaster descritto dal Canestrini non sia l’abaster di Risso: infatti questo dovrebbe avere 37 raggi dorsali e questo ne ha 28 a 31: gli individui da me esaminati , e trovati identici alla descrizione del Canestrini vanno anche riferiti all’ Agassezi. 126 D. VINCIGUERRA (590) lo non so se l’ abaster ed il brevirostris sieno specie buone; ciò che mi sembra presumibile, è che il prof. Canestrini non abbia esaminato che tre vere specie di Syrngnathus : il S. acus, corrispondente ai suoi /enuzrostris, rubescens e taenionotus, S. A- gassizii, che egli descrive sotto i diversi nomi di Agasszzii, abaster e brevirostris ed il S. phlegon. - 118. Hippocampus antiquorum, LEeAcn. Hippocampus antiquorum, Leach. Zool. Misc. I, 1814, p. 104. » » Gaùnth. Cat. Fish. VIII, p. 200. Un esemplare dragato a 17 miglia E. di Gerba il 7 Settembre 1879 dalla profondità di 50 metri. Subclassis: CYCLOSTOMA TA. Fam. Petromyzontidae. 119. Petromyzon marinus, Linn. Petromyzon marinus, Linn. Syst. Nat. I, p. 394. » » Gunth. Cat. Fish. VIII, p. 501. Un esemplare, lungo 0,42 raccolto a Cazza in Dalmazia. nu FATTA 4 N EITIT NoN l TS if { 9 Squama di Gob (O 7 ) K = - E n ASS % ci SIE. - x x Ò - = n ° È A le, a x x Pa Ò _ . x DE r x ù © x = = S Di è z 5 ui - 2 È E ai È Paag n _ 2 E “a _ e, E ni x ass sn a To : z a x F; x si RE ” = x > ; ° î = ° : ' = e i x A a E ° } È n n: Ò . 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