SA te colla Posta. | Ria ‘Anno WI: N18 Gennaio-Marzo 1915 pri RIVISTA DIV. INS. Agi rn U.S. NATL. aoleofterologici Italiana. PERIODICO MENSILE aeree CICCO Ss LUDIO DB COLHOTTERI FONDATO DAL PROF. ANTONIO PORTA PIDZSZZIZIISNANIISNANNISISSVIA Pa DrrettoRE: Dr. ATHOS MAINARDI (PracENZA) VO INEROZONO, Copri PA di uan. dal SOMMARIO x; sa A.M, SU) (" i ina 1915 A f Memorie originali», , 9 detienal MUST | Pror. AnprEA Frori — Appunti sulla Fauna coleotterologica del- l’Italia meridionale e della Sicilia (continuazione). G. DepoLi — Due nuovi Silfidi istriani. Piecole contribuzioni originali A: M.— Contributo alla Fauna del Molise, Rivista critico-bibliografica A. M.— La sistematica dei Batiscini, secondo il dott. R. Jeannel. A. M. — Recensioni (descriz. di n. sp. italiane). APPENDICE D.R G. DeLLa Berra. — I Coleotterivitatiani nocivi dle POLO colti: ———vaterFascic. ch, I Cerambici. | Abbonamento annuo a partire dal 1° gennaio Italia L. 10. | Estero L. 10 pagabili anche in due rate DITTA VERDERI-& C. - BORGO S. DONNINO - SALSOMAGGIORE PA RICHIESTE ed OFFERTE ANTONIO D'AMORE-FRACASSI (Cerchio, Abr. aquilano) desidera: scambiare Coleotteri della Fauna europea e desidera di comperare Lepi- dolteri esotici se gli verranno offerti a prezzo moderato. ‘ BABADIANIDES I. D. (Station Elisabetpol, Russie, Caucase) desidera T** cambiare Coleotteri del Caucaso con specie della nostra fauna. PAOLO LUIGIONI (Roma; Viale P. Margherita, 119) offre in cambio di rari coleotteri europei, ben preparati e determinati, le seguenti specie: Gicindela aulica v. panormitana. Carabus granulatus v. palustris, italicus v. Rostagnoi, alyssidotus; Leistus:sardous; Nebria Orsinii; Reicheia ita- lica; Scotodipnus quadricollis; ‘Anophthalmus Canevae; Pterostichus siculus;. Amaurops romana, atropidera; Bathyscia simbruinica, sartea- nensis; Esarcus Fiorii; Cebrio dubius Jgj Stenostoma eeruleum; Gono- dera metallica; Obrium bicolor.; Acanthocinus xanthoneurus; Otiorrhyn- chus scaberrimus, corruptor, Frescati; Elytrodon Luigionii; Alophus nictitans; Aparopion'suturidens; Orthochaetes corcyreus;Cryptocephalus stragula; Chaetonyx robustus; Anthypna Carceli e v. Duponcheli; Trio- donta romana; Haplidia etrusca; Rhizotrogus vicinus (Grassii), assimilis v. neapolitanus; Anomala devota; Anisoplia neapolitana; Pachypus Can. didae v. Erichsoni; ecc. ecc. Rag. FRANCESCO MUZZI (Milano; Viale Monza, 16) desidera entrare im relazione di cambio con altri coleotterologi; offre materiale di Lom- bardia perfettamente preparato. CARLO MINOZZI (San Vito di Modena) desidera entrare in relazione di cambio con altri coleotterologi; offre materiale dell'Emilia. Prof. ALBERTO RAZZAUTI (R. Liceo, Perugia), desidera Coleotteri dell'Humus; offre rari Coleotteri europei. Geom. FRANCESCO VITALE. (Palermo, via Quintino Sella, 22) offre in vendita o.in cambio: Euplectus siculus; Torneuma sicula; Otiorrhyn- chus calabrus; Solariella Flacki e molte altre interessanti specie. Via Goito, 3) sarebbe grato ai colle- Dr. G. DELLA BEFFA (Torino, ghi che gli volessero inviare in esame il materiale delle loro collezioni dei Chilocorini, Hyperaspini, Scymnini, Coelopterinì e Rhizobiini. Sig. GUIDO DEPOLI (Fiume, Via dell'Istria, 40) desidera avere-in. esame Dorcadon arenarium di Liguria, Toscana, Veneto, Trentino. iii Dr. ATHOS MAINARDI (Piacenza) desidera aquistare Barynotus e - \ i Rhizotrogus paleartici. ; Indirizzare tutte le corrispondenze al Dr. ATHOS MAINARDI - Piacenza. pera Anno XH{- N. 13. Gennaio-Marzo 1915 RIVISIA COLEOTTEROLOGICA ITALIANA Periodico Mensile per lo Studio dei Coleotteri Direttore: Dott. Athos Mainardi . piacenza Questo fascicolo appare con notevole ritardo. I lettori nov me ne facciano colpa. Molte sono le cause che hanno impe- dito una più puntuale pubblicazione: primeggia tra esse il fatto che i rapporti coi periodici e con gli entomologi esteri sono in massima parte sospesi, onde ne viene a mancare una gran fonte di notizie. Anche molti studiosi ed appassionati nostri, vivono in uno stato d'animo transitorio e sospeso, come è naturale in questo momento storico formidabile; e forse a non pochi lo studio delle piccole cose naturali, sembrerà quasi in contrasto con la grandiosità epica delle lotte umane. Così son venuti a mancare alla nostra Rivista quell’aiuto © quella fervida collaborazione che certo non sarebbero man- cati in altro momento e che io tanto desidero. Ho dovuto per- ciò rimettere ad altra epoca l'attuazione di un più grande disegno. Ma ciò che vorrei subito iniziare nel prossimo fasci- colo, cioè una Iconografia delle nuove specie italiane, è pos- sibilissimo, purchè i signori Autori abbiano la bontà di for- nirmi il materiale necessario, cosa che finora non hanno fatto. Rinnovo la preghiera perchè — ripeto ancora una volta - disegni e fotografie sono sussidi indispensabili d’ogni ramo di scienze naturali. Oggi inizio la pubblicazione di Fascicoli numerati a parte ene comincio la serie con un lavoro dell’egregio collaboratore ed amico D.r G. Della Beffa, di Torino. Spero che questa pic- cola novità sia a tutti gradita; ad ogni modo essa non moda- fica nè toglie nulla (tutt’altro!) all’indole che questa nostra modesta, ma non nuova Rivista ha avuto finora. A. M. MEMORIE ORIGINALI GUIDO DEPOLI (FIUME) Due nuovi Silfidi istriani Nargus istrianus n. sp. Oblongo, bruniccio, talora cogli orli del protorace e delle elitre più chiari, col capo nero. Punteggiatura del capo fina ma non più densa che sul protorace. Antenne oltrepassanti il margine posteriore del protorace; i primi tre articoli abbastanza allungati e quasi uguali fra loro, il quinto più lungo del quarto e sesto, il setti - mo lungo quanto il quinto, l'ottavo raggiunge solo Ia meta del settimo e non è più largo che lungo, il nono e decimo lunghi quanto il settimo, il settimo, ottavo e nono progressiva- mente ingrossati e di colore più scuro del restante dell’an- tenna, l’undecimo infine allungato, più stretto e più chiaro dei precedenti. Protorace meno del doppio più lungo che largo; la sua maggiore larghezza si trova un po’ prima della base che è ret- tilinea ed ha gli angoli un po’ ottusi ma quasi retti. Punteg- giatura minuta e poco densa, sparsa sul fondo quasi opaco, che al microscopio mostra una fine zigrinatura a maglie tra- da E sversali. Scutello grande, triangolare, punteggiato come il protorace. Elitre senza traccia di strie, a prescindere da quella su- turale. La loro punteggiatura è più forte e più densa di quella del protorace e fatta di punti un po’ sollevati (a raspa). Proto- race ed elitre con peli lunghi, aderenti, gialli, non molto fitti. Piedi gialli, talora oscuri come la parte superiore del corpo, ad eccezione dei tarsi anteriori. Questi sono nel 4 abba- stanza allargati, in ogni caso più larghi delle tibie. I tarsi posteriori sono lunghi quasi come le tibie. Lunghezza: 2-2,2 mm. E° prossimo al N.Wilkini Spence, ma ne differisce, oltre che per la minore statura, per la lunghezza e per le diverse pro- porzioni dei singoli articoli delle antenne, per la forma del protorace e per i tarsi maschili ingrossati. Descritto su una coppia raccolta dal sig. dott. E. de Beszédes nei boschi del Monte Maggiore. Colon Beszédesi ». sp. Rosso bruno scuro, abbastanza lucente; il capo nero; i primi due articoli delle antenne e i tarsi anteriori giallo chiari. Rivestito di peli lunghi e aderenti giallo grigi, più lunghi e più densi sulle elitre. Il capo nero, finemente punteggiato, rivestito di peli irti e corti. Nelle antenne il secondo articolo alla base più stretto del primo, ma allargato verso l’apice, il terzo breve, trasverso; i seguenti pure piccoli e progressivamente crescenti di lar- O ghezza verso la clava grossissima, formata dai quattro ultimi articoli. L’estremo di questi più stretto, ma non più corto del precedente, coll’apice rufigno. Il protorace è più largo che lungo, colla massima larghezza alla base; questa orlata e sinuata in modo che gli angoli poste- riori risultano acuti e alquanto protesi all’indietro. La pun- teggiatura forte e densa, a punti profondi e poligonali, cogli interstizi molto rilevati, ma senza traccia di granulosità. Elitre allungate, lunghe quasi tre volte quanto il proto- race, senza strie, fittamente e finamente granulate alla base; questa granulazione si attenua verso l’apice, sino a trasfor- marsi in una punteggiatura meno densa e meno profonda di quella del protorace. I femori posteriori nel 4 senza dente visibile, solo al- guanto allargati; le tibie nei Sd diritte, nelle 99 arcuate; tarsi anteriori parecamente ingrossati nei JJ, punto nelle 99. Lunghezza: 2.8-3 mm. Appartiene al sottogenere Myloechus Latr. e va collocato fra il e/eviggo ram Herbst e Vaffine Sturm, dai quali si distin- ue per la forma generale e gli angoli acuti del protorace. Si distingue inoltre dal clavigerum per il protorace punteg- giato anzichè granulare e dall’affine per la statura e le elitre più allungate. Il sig. dott. F. de Beszédes catturò questa specie in circa S esemplari ad Abbazia, dove nei mesi di ottobre e novembre venivano a posarsi, insieme ad altre specie del medesimo genere, nelle ore pomeridiane, sui finestroni del sanatorio, I tipi sono nella mia collezione. Prof. ANDREA FIORI (BOLOGNA) Appunti sulla Fauna coleotterologica dell’Italia meridionale e della Sicilia, (Continuazione N. 8-14; 1914.) Polyphaga Micropeplus staphylinoides v: laticollis Fiori. — Evi- dentemente è questa forma che il Reitter ha ridescritta (Deut: ent: Zeit: 1907 p. 484) col nome di calabricus. To però persisto a ritenerla varietà dello staphylinoides anzichè specie di- stinta, perchè fra i molti individui raccolti recentemente alle : Madonie ed al Gargano ve ne è qualcuno che presenta il pro- torace conforme a quello del tipo. Credo che nell’ Italia mer: e Sicilia sia questa la forma prevalente; lo descrissi di Serra S. Bruno (prov: di Catanzaro), Reitter descrive il suo cala- bricus dell'Aspromonte, Ragusa e Vitale ricordano il laticollis di Messina. Xylodromus affinis Gerh: — Trovato dal Dodero a Fi- cuza e Castelbuono in Sicilia, dal Luigioni nel Lazio; io l'ho catturato al Vulture in Basilicata ed alle Madonie in Sicilia. n Xylodromus depressus Gra: — L'ho sempre creduta Si una specie alpina, tuttavia il Meyer lo catturò a Vallombrosa nel 1905. Ma sembra abbia un’area di distribuzione più vasta ancora, giacchè il 81 maggio 41912 ne ho raccolto un’esem- plare sui Monti Sambughetti, nelle Caronie. Anthophagus Fauveli Luz: — Francamente non credo viva in Sicilia VAntA: caraboides Lin:, ma credo invece che cuesto nome sia stato usato nei cataloghi siciliani per indi- cire il Fauveli, prima che fosse descritto. Alle Madonie e Caronie io non ho raccolto che questo, il quale però è varia- bile pel colorito in modo da presentare talvolta capo, pro- torace ed addome giallastri, tal’altra completamente neri; questi esemplari imitano apparentemente l’alpestris Heer:. Planeustomus elegantulus Kra: — La sua presenza in Sicilia è confermata da un esemplare da me trovato presso i laghetti esistenti fra Colle del Contrasto e Pizzo Cerasa nelle Caronie. Pare sia raro nell’isola mentre Luigioni e Tirelli lo trovano abbondante lungo il Tevere. Trogophloeus impressus Lac: — E’ una specie difficile ad essere riconosciuta e forse non molto consistente. Un’e- semplare raccolto a Pizzo di Fago (Madonie), distinguesi net - tamente dall’affine corticinus pel protorace evidentemente più corto e più largo e per la scultura più forte delle elitre; esso è identico agli esemplari di impressus di altre pro- venienze che conservo in collezione. Zilevo però che un’esemplare di Lentini ha la forma più stretta e la scultura più minuta del corticinus, ma presenta il protorace della forma speciale all’impressus. Quest'ultimo, ga prima d’ora non venne indicato di Sicilia mentre il corticinus è comune nell’isola come altrove, Platystethus cornutus v: alutaceus Thom: — Citato dal Baudi di Palermo e Ficuzza; da me riscontrato a Pizzo di Fago (Madonie) ed ai M.ti Sambughetti e Colle del Contrasto (Caronie): è abbondante in Sicilia, come altrove, fra i detriti vegetali, alle sponde di stagni e paludi. Platystethus Burlei Bris: — Già indicato di Ficuzza dal Ragusa; la var: Luzei è di Palermo. Oltre che a Ficuzza ne ho raccolta una 9 presso il lago di Pergusa ed un 4 a Caltani- setta; sembra però specie rara in Sicilia. Platystethus nitens Sahl: — E’ cosa nota essere assai variabile la grandezza e la scultura di questa specie. Credo indispensabile dare il nuovo nome di a: punctatus m. a due grandi esemplari, di Carlentini (Catania) l’uno, l’altro delle Madonie, e che presentano la scultura tanto forte e fitta da poterli scambiare col nodifrons Sahl:, e anche l’addome è in questi due esemplari evidentemente zigrinato come in questa specie. Non rimane per conseguenza altro carattere, nei riguardi della scultura, che la presenza nel nitens di un lieve solco trasverso sulla frente il quale, collegato col solco longitudinale, forma un’impressione a guisa di T, mentre nel nodifrons esiste soltanto il solco o fossetta longitudinale. Però quest’ultimo, ad onta di così tenui differenze, deve essere con- siderato come specie diversa, perchè il 4 ha due carene lon- gitudinali nel penultimo segmento ventrale dell'addome, mentre il 4 di Carlentini ne presenta una sola, come sempre si verifica nel nitens. per {A Distinguo col nome di a: laevigatus m: un 4 di Carlen- tini in cui mancano del tutto i punti sul protorace mentre sulle elitre essi sono tanto piccoli da potersi vedere solamente coi più forti ingrandimenti; sul capo invece esistono punti di grandezza normale, ma pochi e solo nella parte anteriore e laterale. Se non erro, altro esemplare simile proveniente da Bari esiste nella collezione del Museo di Berlino. ‘onsidero l’aberr: punctatus e laevigatus non come for- me geografiche, ma come forme estreme che indicano la grande estensione nella variabilità di questa specie. Stenus latifrons Er: — Trovasi pure in Sicilia: non posso però citarne che un solo esemplare catturato intorno alle stagno di Lentini. Sfenus subaeneus Er: — A M.te Salvatore, Maderi:, trovai, insieme al tipo, un’esemplare che presenta zampe ed antenne completamente nere; parmi anche che la scultura del capo e protorace sia un poco più densa che nel tipo. Stenus hypsidromus Gang: — Se la determinazione mia è esatta, questa specie si troverebbe anche sulle Alpi ma- rittime: vi attribuisco un’esemplare raccolto su M.te Antoroto nel 1895 ed un’altro raccolto sul Pizzo d’Ormea nel 41911. Non ho potuto procurarmi la dscrizione dal Ganglhauer; ho fatto la determinazione volendomi del breve cenno del Porta (Riv: 1904, p. 24) in confronto con un’esemplare tipico di obscuripes, col quale le differenze messe in rilievo dal Porta corrispondono esattamente, Ma sembrami piuttosto che Il’ hypsidromus dovrebbe essere confrontato coll’Hopffgarteni Epp: col quale concorda per la forma generale, ma dal quaie ; 4 3 È È È È La e è diverso per la scultura delle elitre quasi di metà più mi- nuta. Lathrobium terminatum Gra: — Sembrava mancasse questa specie alla Sicilia. ma recentemente lo trovai abbon- dante fra le erbe palustri del Lago Quattrocchi, presso Mi- stretta. Scymbalium testaceum var: pubipenne Fair: — Par- mi possa assegnarsi al pubipenne un esemplare di Catania che presenta le elitre evidentemente più lunghe e più minu- tamente e fittamente puntate che non negli esemplari emilia- ni ed in uno di M.te Pellegrino. Quanto al colore, questa specie è assai variabile, essendo uniformemente rossastro l’esem- plare di M.te Pellegrino, bruno con elitre giallastre quello di Catania, totalmente bruno-picei gli esemplari emiliani. Sicco- me all’infuori della predetta differenza nella lunghezza ce scultura delle elitre, non riesco a vedere differenza alcuni nella forma e scultura del capo e protorace, così credo col Rey che il pubipenne sia solamente una forma estrema del testa- ceum e non specie distinta. Achenium humile Er: — Ne ho raccolto un esemplare sul Pizzo di Fago, Madonie; non sembra sia stato prima d’ora trovato in Sicilia. Dolichaon rubripennis Reit: — Descritto di regione asiatica nel 1891, venne indicato di Palermo dal Ragusa nel 1906: due esemplari ne ho raccolti io pure presso il lago di Pergusa ed uno al Pizzo di Fago (Madonie). Reitter (Wien: ent: Zei: 1902 p. 205) per distinouere il rubripennis dall’aftine gracilis, indica le elitre più corte del Se protorace e completamente rosse nel primo, pel secondo le elitre più lunghe del torace e con macchia basilare nera. Die- tro esame di discreto numero d’esemplari di Sicilia e Sarde- gna, ho potuto persuadermi che il carattere relativo alla lun- ghezza delle elitre riscontrasi in pochi esemplari delle regioni montuose ed ha una evidente importanza mentre quello rela- tivo al colore non ha importanza alcuna e gli esemplari delle regioni basse hanno tutti le elitre lunghe, ora rosse, ora con macchia basilare nera. A somiglianza di tante altre specie di Stafilinidi che presentano due forme, relativamente alla lun- ghezza delle elitre, considerate l’una come varietà dell’altra, credo che il rubripennis si debba considerare come varietà del gracilis; ma, ad evitare confusione per chi al colore dà soverchia importanza, sarà utile indicare col nome di unicolor m. la forma ad elitre lunghe con elitre unicolori. La massima parte degli esemplari che raccolsi in Sar- degna nel 1890 sono ab: unicolor; uno solo di Cagliari ed un altro raccolto a Macomer da mio fratello nel 1912, sono gra- cilis. Gli esemplari inviati dal Vitale di P. Adriano (Sicilia) sono gracilis, eccetto rin es: di unicolor; della var: rubripen- nîs io non ho esaminati che i tre esemplari ricordati di sopra. Dolichaon densiventris Fauv: — Ragusa scrive che vive in terreno cretaceo, ma non dice di qual parte della Sicilia; Baudi lo trovò a Ficuzza: un esemplare da me rac- colto a Caltagirone, viveva in luogo sabbioso. Forse vive in tutto il bacino del Mediterraneo: lo posseggo dell’Algeria e unisia. | Fuastenus n: g: — Corpo cilindrico, di piccola statura. 11 — . Labbro superiore corto ed intiero: antenne corte, ingrossate a clava all’apice, col 1° art: solcato all'apice dal lato dorsale in modo da permettere la flessione ad angolo del 2°: occhi mediocremente grandi e sporgenti posti all’estremo anteriore delle guancie che sono molto lunghe; capo troncato alla base. Palpi mascellari coll’ultimo articolo ovale allungato, molto più grande del precedente. 'T'arsi corti, col 4° art: lungo quan- to i due seguenti riuniti assieme; il 2° lungo più della metà del 1°; 8° e 4° assai più corti; il 4° semplice cioè non bilobo; 5° limgo quanto i due precedenti presi assieme, più corto del 1°. Mi sembra si possa collocare questo genere presso il gen: Scotonomus, per quanto la presenza di occhi e le antenne clavate costituiscono differenze molto notevoli. Fuastenus pallidus n: sp: — Parvus, luteus, capite pro- thoraceque alutaceis fortius punctatis, elytris nitidis, abdo- mine opaco: parce sed erecte pilosus, abdominis prothoraci- sque marginibus setulosis, medio segmentorum abdominis pilis adhaerentibus vestito. Gapite triangulari, postice trun- cato; antennis brevibus, articulis 9° et 10° valde transversis, ultimo ovato, clavam distinetam eficientibus. Long: 2 mm: Ha l'aspetto di un piccolo Astenus, ma corto e più largo: ha la forte e fitta scultura di questi insetti, ma la struttura dei palpi mascellari e dei tarsi lo indicano più affine al Gen: Scotonomus. Capo un poco più largo che lungo, troncato posterior- mente, colle guancie un poco divergenti verso la base in modo da formare con questa angoli di poco minori del retto. ae Occhi non molto grandi, ma convessi: occupano l’estremo an- teriore della guancia, presentando un diametro circa tre volte più piccolo della guancia stessa. Antenne col 41° art: allun- gato, di forma ovale, tagliato obliquamente all’apice ed inca. vato nel margine dorsale in modo da permettere al 2° di pie- garsi ad angolo col 41°, 2° di poco più sottile del 1°, evidente- mente più lungo del suo diametro; 3° più corto del precedente, ma ancora distintamente più lungo che largo; 4° e 5° tanto lunghi che larghi; 6°, 7° ed 8° più larghi della loro lunghezza, ma di diametro ben poco superiore ai precedenti: la clava si compone dei tre ultimi articoli, dei quali il 9° e 10° fortemente trasversali, 1' 11° ovale e lungo quanto i due precedenti uniti assieme. La scultura del capo è profonda ma piuttosto rada nel mezzo: il fondo è evidentemente zigrinato ma non del tutto opaco, con vestitura scarsa ed eretta. Protorace tanto lungo che largo, un poco più stretto del capo anteriormente, ma coi lati evidentemente convergenti verso la base in modo che questa risulta notevolmente più stretta delle elitre ; il bordo anteriore è arrotondato, il basilare troncato; gli angoli anteriori sono ottusi, i posteriori arroton - dati. La superficie è un poco più minutamente, ma più fitta- mente puntata del capo, il fondo ugualmente zigrinato. La vestitura è eretta con peli corti e radi nel mezzo, vere setole lateralmente, in specie presso gli algoli anteriori. Elitre evidentemente più lunghe del protorace, parallele ai lati e perciò coll’angolo omerale ben marcato, quantunque arrotondato: il bordo apicale è troncato. La superficie pre- senta punti grossi e fitti quanto quelli del capo, ma gli inter- valli sono lisci e lucidi. SA Addome corto e largo a lati paralleli e fortemente refles- si; la costola marginale munita di scarse setole, mentre la parte mediana non ha che peli corti ed appressati all’integu- mento. Non si distingue la scultura, ma la superficie è opaca, esistendo forse una microscopica scultura, non visibile coi soiili ingrandimenti. Quattro esemplari ho catturati nella pianura a nord di Cotrone (prov. di Catanzaro) vagliando residui di paglia rima- sti dalla trebbiatura dell’anno precedente, il 17 aprile 1912. NXantholinus cribripennis Fauv: — Piuttosto frequente in Galabria, ma non estraneo alla Sicilia, avendone raccolto un esemplare al M.te Busambra: i cataloghi dell’isola non lo notano. Xantholinus (Vulda) minima n: sp: — Rufa, capite nigro, septimo abdominis segmento basi brunneo, antennis dedibusque flavis: caput, prothorax, elitrasque erecte setulosi, abdomine parce pilis adhaerentibus vestito. Caput ovale, pun - ctis validis ad latera parce impressum; oculis parvis sed non rudimentalibus; antennis brevibus, segmentibus preapica- libus transversis. Prothorax duplicem seriem longitudinalem punctorum praebens et praeterea ad latere irregulariter pun- ctatum; elytris punctis minimis parce impressis. Long: 4,8 mm. Assegno questa piccola specie al sottogenere Vulda perchè il protorace nel suo quarto anteriore è fortemente ristretto verso il capo: però è necessario io avverta che il protorace s1 presenta così solamente guardandolo verticalmente dal di- sopra, se lo si esamina molto obliquamente dal dinnanzi sem- MES bra, ed è, troncato, perchè gli angoli anteriori essendo for- temente piegati in basso, non sono visibili dall’alto, ma bensì lo sono dal dinnanzi. Del resto questa piccola specie nessun rapporto di somiglianza presenta colle due specie note di questo sotto genere, e ben pochi ne presenta colle altre specie del genere. Rossastro col capo nero, le elitre e l'addome bruno rossa- stri col 7° segmento bruno piceo nella metà basilare: la parte anteriore del corpo è fornita di setole erette, più abbondanti sul capo, l'addome invece presenta scarsi peli appressati al- l’integumento. Capo ovale allungato, lucido, privo di punti nel mezzo, grossolanamente ma scarsamente puntato ai lati, special- mente presso la base: i due solchi mediani sulla fronte sone quasi dritti e molto deboli alla loro base, i due esterni appena visibili. Gli occhi, piuttosto piccoli, occupano non più della quarta parte delle guancie e non sporgono all’esterno. An- tenne collo scapo corto, leggermente curvato all’innanzi, bru- secamente ingrossato nei 2/3 apicali; 1° art: del flagello ovale allungato, il 2° sferico, grosso quanto il 1°, ed ambedue evi- centemente più sottili dello scapo; 3° sferico ma molto più grosso del 2°, grosso quanto lo scapo; il 4° a 10° più grossi che lunghi, tutti grossi quanto il 3°, ma gradatamente più brevi; l’141° ovale, lungo appena una volta e mezzo il precedente. Protorace molto più lungo che largo, anteriormente largo quanto il capo, coi lati un poco concavi ma notevolmente ristretti verso la base e questa risulta evidentemente più stretta delle elitre; la massima larghezza si trova circa ad 1/4 verso il capo e da questo pinto apparisce, veduto dall’alto, forte- mente e bruscamente ristretto verso il capo. I punti del pro- torace sono grossi come quelli del capo; le due serie mediane ne portano circa 12 ed altri si trovano ai lati, disposti senz’or- dine ma più abbondanti anteriormente. Il soleo marginale è visibile nel mezzo ma si affievolisce ai due estremi, anzi scomparisce affatto all’estremo anteriore. Le elitre sono lunghe quanto il protorace e si sovrappon- gono alla sutura: presentano scarsi punti disordinati, molto più piccoli di quelli delle parti anteriori del corpo. L'addome è lucido ed appare assolutamente liscio negli ultimi segmenti e nei solchi basilari dei primi; presenta qualche piccolo punto nella porzione apicale dei segmenti anteriori. Le piccole dimensioni ed i punti grossi e radi del capo rendono molto facilmente riconoscibile questa specie. Un solo esemplare ha servito a questa descrizione, rac- colto a Piazza Armerina il 4 maggio 1912. Philonthus apenninus Fiori: — Probabilmente è esteso a tutta la regione montuosa della penisola e della Sicilia, ma non molto abbondante: negli ultimi inni l'ho trovato al Gar - cano, nuovamente in Calabria ed uno pure nelle Caronie. Il itagusa lo possedeva già di Ficuzza. Philonthus nigrita Grav: — Quantunque non ancora indicato di Sicilia, pure vive in discreto numero nei pantani di Carlentini ed una £ pure ho trovata in un piccolo palude del bosco Cave, presso Castelbuono. Presso il lago Quattroc- chi invece trovai la specie affine virgo Grav:, già raccolta dal c Rottemberg e cal Ragusa. A Staphylinus aeneocephalus Deg: — Distinguo da anni due forme di questa specie, l’una più grande (43-17 m.) più scura, più scarsamente fornita di peli e perciò colle fascie dorate dell'addome meno evidenti; l’altra più piccola (10-12 mm:), di un bronzato più vivo sul capo e protorace ma colle elitre quasi sempre rossastre, più abbondantemente provve - duta di peli e colle fasce longitudinali molto evidenti al ventre. Non conosco individui intermedii fra queste due for- me, le quali però spesso convivono nello stesso luogo. Non so quale delle due sia il vero aeneocephalus, nè se l’altra forma sia stata descritta sotto uno dei tanti nomi che si considerano qirali suoi sinonimi. La descrizione del Fauvel e Ganglbauer evidentemente li comprende ambedue. Quedius fuliginosus Gra: -— Il Porta ha esclusa la pre- senza di questa specie in Sicilia, ma posteriormente il Ragusa l’indicava di Messina: un altro esemplare da me raccolto a M.te Pellegrino, presso Palermo, conferma la sua presenza nell’isola. Pare sia molto raro in Italia, eccetto la Liguria, ap- pennino ligure, alpi marittime e Piemonte. Quedius picipennis Heer: — Il Baudi lo trovò fra Ter- mini e Cerda; io l'ho trovato alla sommità del Pizzo di Fago nelle Madonie: sembra siano questi i soli esemplari trovati in Sicilia. Quedius boops Gra: — Oltre all’esemplare di Messina, citato dal Ragusa, è a notarsene un’altro da me raccolto al Pizzo di Fago ed uno a Ficuzza. E’ specie settentrionale, che diventa gradatamente più scarsa nel mezzogiorno. Mycetoporus sicilianus Luze: — Io pure ho avuto la 2}, fortuna di trovare a Ficuzza un esemplare di questa strana specie ipogea: è stata descritta nelle Verhan: Zool: Bot: Ges: 19I1 p. 382, e la descrizione è stata riprodotta dal Porta nella Riv: Col: 1912 p. 143. Mycetoporus brunneus Marsh: — La presenza di que- sta specie in Sicilia, messa in dubbio dal Vitale, rimane con- fermata per un esemplare da me catturato alle Caronie il 2 giugno. Mycetoporus rufescens Steph: — Ne ho raccolti due esemplari alle Madonie ed uno a Ficuzza: prima era stato indicato di Nicolosi, solamente dal Rottemberg. I due esemplari delle Madonie sono identici per gran- dezza, forma e scultura, ma variano (cosa tanto frequente nelle specie di questo genere) pel colore. L'uno è nero coi lati del protorace, macchia omerale e bodo posteriore delle elitre rossastro; l’altro (a: pallescens m:) ha protorace ed elitre del tutto rossastre. Ignoro per qual ragione il My: laevicollis Epp: che dal Gauglbauer e dal Porta veniva considerato come aberrazione del rufescens, ora invece venga considerato come specie distinta. In ogni caso il laevicollis per la colora- zione sarebbe intermedio al rufescens e pallescens presen- tando ancora una macchia nera nel mezzo del protorace, un altra attorno allo scutello ed il bordo laterale dell’elitr pure nero. Bolitobius trimaculatus Pay: — Oltrechè a Catania, trovasi pure alle Madonie; lo raccolsi ai Monticelli, presso Castelbuono, il 27 mag:. Vive nei funghi come i congeneri. (Continua). E ni > aontani Instità 0 VAS" x PICCOLE CONTRIBUZIONI ORIGINALI Contributo alla Fauna del Molise 1.° Curculionidi. — Nel 1910, fui incaricato dall’illustre viaggiatore D.r Lamberto Loria di percorrere in lungo e in largo la provincia di Campobasso (antico contado di Molise) a fine di raccogliere per lui — fondatore della Società di Etno- grafia italiana — oggetti e notizie. Occupatissimo nell’assol- vere il min dovere, soltanto a intervalli, e non mai quando avrei voluto e di rado nel momento più propizio, potei dedi- care qualche giornata allo studio della Fauna, raccogliendo generalmente in fretta e con una tecnica superficiale, qualche materiale. Oggi pubblico un brevissimo elenco di Curculio- li ridi da ine raccolti ira Giugno e Settembre in tre delle più pittoresche località: nei monti di Capracotta e di Frosolone e sul ripidissimo M. Mutria, sempre al disopra di 1000 m. d’al- titudine, dove tra i Faggi vegeta in arboscelli la Belladonna. Dei pochi Curculionidi qui elencati, la più notevole specie è Barynetus Solari (Vedi Riv. Coleott. Ital, Anno V, N. 8-1i, pag. 213; nov. 1907). La sua cattura a Capracotta ne estende l'habitat di parec- chi km. a levante e lo abbassa di ben 1000 m. Le specie furono cortesemente determinate dall’autore- volissimo Sig. Ferdinando Solari di Genova. NRE o aa Otiorrhynchus mastiz 01. ab. scabrior Sol. Capr. consentaneus Boh. v. lauri Stierl. Capr. argenteosparsus Stierl Capr. alpicola Boh. v. strigirostris Boh. Capr. Luigionii Solari M. Mutr. Phyllobius piri L. (cum var. ?) M. Mutr. argentatus L. Frosol.; M. Mutr. oblongus L. ab. floricola Herbst. M. Mutr. parvulus Oliv. Fros. Paganetti. Schilsky Capr. Polydrosus neapolitanus Desbr. Frosol. amplicollis Desbr. Frosol. Eusomus ovulum Germ. Frosol. Sitona gressorius F. Capr. lineatus L. Capr. sulcifrons Thumb. Frosol.; Capr. crinitus Herst Frosol. hispidulus F. Capr. Barynotus Solari Main. Capr. Larinus ob/lusus Gyll. M. Mutr. turbinatus Gyll. M. Mutr. sturnus Schall. | Capr. Hypera philanthus OI. Capr. Phytonomus punctatus F. Frosol. trilineatus Marsh. Frosol. Antonomus rubi Herbst v. inornatus Dan. Capr. pedicularius L. Capr. Ceuthorrhynchidius korridus Panz, Capr. Orchestes fagi L. M. Mutr. Cionus tuberculosus Scop. Frosol. hortulanus Fourer. Capr. Apion scalptum Rey Frosol. subcaviceps Desbr. Frosol. aeneum F. Frosol. flavipes Payk. Capr. assimile Kirb. Capr. È apricans Herbst. Frosol. 1 aestivum Germ. v. ruficrus Germ. Frosol.; Gapr. i pisi F. Frosol.; M. Mutr. gracilicolle Gyll. Frosol. | elegantulum Germ. Frosol. astragali Payk. Frosol. reflerum Gyll. Frosol. Rhynchtes aequatus L. M. Mutr. | auratus Scop. i M. Mutr. A. M. (Piacenza). ta E ima > SI RIVISTA CRITICO-BIBLIOGRAFICA La sistematica dei Silfidi Batiscini secondo il dott. R. JEANNEL e il nuovo « Coleopterorum Catalogus » (con autorizzazione del dott. R. JEANNEL) (continuazione dei N. 8-12 1914) L’A. distingue dal modo di inserzione delle antenne due tribù: Antenne inserite sul terzo mediano della testa: Batisciae Antenne inserite sul terzo posteriore della testa: Antro- -herpona Le Batisciae vengono separate in 4 gruppi: A, B, €, D. A.) Generi comprendenti specie muscicole o cavernicole poco modificate; forme batiscioidi (Lati del protorace sempre armati e descriventi, se visti di profilo, una curva ventral- mente convessa. Secondo articolo delle antenne sempre no- tevolmente più largo e più lungo del terzo. Antenne brevi. Pezzi metatergali sviluppatissimi. Lungh. 1-2 mm.). I. Seiaphyes Jeannel 2. Adelopsella Jeannel 3. Bathyscioia Jeannel sottogeneri: Bathyscimorphus Jeann. Pholeuonidius Jeann. Hoffmannella J. Miill, 99 — Anillochlamys Jeann. Pholeuonella Jeann. Bathysciola s. str. Parabathyscia Jeann. 4. Bathyscia Schibdte sottogeneri: Phaneropella Jeann. Speophyes Jeann. Bathyscia s. str. Bathyscidius Jeann. Bathysciotes Jeann. 5. Proleonhardella Jeannel | 6. Proleonhardia Jeannel . Ceuthmonocharis (nome nuovo da sostituire a Hohenwartia Jeann. (1910), preoccupato da Hohen= wartia Bourguign. (1887). 8. Mehadiella Gsiki 9. Sophorochaeta Reitter. B.) Serie filetiehe di cavernicoli euriscapi (/ due primi articoli delle antenne ugualmente lunghi. Tarsi anteriori dei maschi, pentameri. Generi viventi nell'Europa occidentale). 4. Serie filetica di Spelaeochlamys (elitre lunghissi- me ad apice divaricato. Clava delle antenne gros. sissima. Oedeagus come in Anillochlamys.). 10. Spelaeocalamys Dieck. 2. Serie filetica di Speocharis (carena mesosternale con un prolungamento posteriore appoggiato sul metasterno. Apparato metatergale ridotto. Elitre 199 non saldate. Sacco interno dell’odeugus fornito di uno stilo dorsale o di denti sparsi). 11. Speocharis Jcannel sottogeneri: Speocharis s. str. Breuilia Jeannel 5. Serie filetica di Speonomus (Elitre striolate, con una stria suturale parallela alla sutura o senza stria suturale. Carena mesosternale semplice. Pri- mo articolo del tarso posteriore tanto lungo quanto i tre seguenti presi insieme. Articolo secondo delle antenne lungo quanto il primo ma di esso più gracile, lungo quasi come il terzo ma di esso più grosso. Sacco interno dell’adeagus munito di un pezzo a forma Y e di striscioline longitudinali). 12. Speonomus Jeannel sottogeneri: Phacomorphus Jeann. Speonomus s. str. Speonomites Jeannel 13. Bathysciella Jeannel 14. Speophilus Jeannel 15. Perriniella Jeannel 16. Troglophyes Abeille 17. Antrocharidius Jeannel 18. Troglocharinus Reitter 19. Trocharanis Reitter 20. Antrocharis Abeille 4. Serie filetica di Diaprysius (Elitre lunghe appun- tate, senza stria suturale netta. Pubescenza sol- >0 ll presente lavoro al quale mi accingo ha uno scopo ben definito, e cioè quello di colmare due lacune che secondo il mio modesto modo di vedere esistono in due generi di opere e di trattati, cioè da una parte nei trattati di entomologia agra- ria, dall'altra in quelli di entomologia pura. Se esaminiamo | lavori che trattano degli Inselti nocivi alle piante coltivate, lavori poco numerosi ed in gran parte antiquati, essì presen- tano un non lieve inconveniente, e cioè limitano la loro trat- tazione solo alle specie più nocive, facendone per di più delle descrizioni brevi e sommarie che possono lasciare in dubbio chi ha fra le mani degli esemplari da determinare e dei danni da definire. Inoltre non fanno cenno delle specie affini che potrebbero riuscire anche dannose, sia pure in grado assai minore, specie che pur sovente però s'incontrano e che pos- sono essere inviate in esame ai Laboratori, alle Stazioni ed alle Cattedre d’Agricoltura, e davanti alle quali sorge un nuovo dubbio insolvibile coll’uso dei soli libri dispo nibili. Jo credo quindi che sia di somma utilità un lavoro che pur trattando ampiamente le specie in particolar modo nocive, ai gta non trascuri d'altra parte anche le altre, dandone non solo un elenco completo che permetta all’agricoltore studioso di farsi un giudizio sulle specie colle quali può incontrarsi, ma corredando tale elenco delle indicazioni riguardanti la diffu- sione di ogni singola specie in Italia, la sua abbondanza 0 meno, ed il genere delle piante che possono essere intaccate, in modo da poter avere un criterio esatto sul genere di vita e sui danni che ogni insetto può arrecare. Sono precisamente tali nozioni brevemente esposte che non ho trascurato, e che sono intercalate alla descrizione delle specie fondamentali più importanti per VAgricoltura, Per ciascuna di queste ho poi riportato una minuta descrizione dell'adulto, della larva e della ninfa, dei costumi biologici e dei danni che può arrecare. Inoltre ho aggiunto come appendice una tavola dicotomiea per la classificazione delle specie italiane citate nel corso del lavoro, onde avere tutti radunati e divisi i caratteri salienti necessari per riconoscere le singole specie, sia quelle più importanti già descritte nel corso con maggiori particolari, sia quelle semplicemente accennate, In fine per rendere il lavoro più interessante, dilettevole ed accessi- tile ho cercato di corredarlo di numerose fotografie prese dal vero dal materiale della mia collezione, da quello dell’Osser- vatorio di Fitopatologia di Torino, e -da quello fornitomi da amici che a tale impresa mi hanno incoraggiato. Spero così di presentare un lavoro che può riuscire utilissimo non solo agli Agricoltori ed ai cultori della fitopatologia, ma anche agli Entomologi, in particolar modo ai giovani, pei quali riempie la lacuna della maggior parte ‘dei trattati di entomo- logia i quali, se sviluppano ampiamente e rigorosamente la parte sistematica, trascurano però spesso la parte biologica ed agraria; mentre le notizie in riguardo al genere di vita degli insetti, sono interessantissime non solo dal lato scien- tifico, ma anche dal lato pratico, potendo mettere l’antomologo e l'agricoltore in grado di conoscere i pericoli che minacciano le coltivazioni, l'origine di numerose malattie che si svilup- pano sulle piante, la causa del deperimento o della morte di queste, e quindi i mezzi di prevenire e di combattere questi mali. In questo primo fascicolo ho incominciato col trattare il gruppo dei Cerambici, Coleotteri molto dannosi in partico- lar modo alle piante da frutto ed ai boschi. Sarò ben lielo se potrò raggiungere lo scopo prefissomi; e se queste modeste pagine potranno essere utili ai giovani en- tomologi, ed ai cultori dell’entomologia agraria, e se esse in- contreranno la benevolenza dei miei Colleghi, in questa e nel- l’amore pei piccoli esseri, interessanti rappresentanti della natura, io troverò l’incoraggiamento a proseguire. : Torino — Dall’Osservatorio di Fitopatologia. Marzo, 1915. là n " “ n; r È « i d Mi » - * é gin) Br , dè, s è Lione : i - sil Der sh 240 na er Pps I, 3 CIA î VA HI: ORTNATEROZ ON (Atei i ATI PATI OLEI puttana . A ATI: vd 1 AR Le D - GITE TORE SP eee fecola i RIN) g=€ ei ai: Lio ; puis È Ì d VA vi de vidi rare Le abit sr ano AN att TRE : : : . LI TI] 7 Eee” # : ba ATT? POD FATTI A RIE fifa af iafiailo: saran 190 One Ma ù è «a ì * . tà #° d È Ì Ka sd a j è } TRATTE 6 bp 15 Li Lab (a "Wa È Pio Le" BI boa RS Lone AAT): atri Lopes cia catocp esp aii ARTO N FPS RO GIEr: : i ea n w 1 È . lap è atti aborti ? | y FASCICOLO I. I CERAMBICI ——_ Sf Nozioni generali sui cerambicidi I CARATTERI MORFOLOGIGI i. Insetti perfetti. I Cerambicidi si staccano nel loro aspetto da tutti gli altri Coleotteri ed Insetti, e costituiscono un gruppo molto caratteristico. Le dimensioni sono grandi e medie, raramente piccole; il corpo sempre allungato spesso provvisto di bei colori, con zampe grandi e robuste, ed antenne in generale molto lunghe. Il capo è ovale 0 triangolare, sporgente, ben sviluppato, orizzontale od inclinato, con robuste mandibole acute, larghe, curve all'apice, talora internamente dentate, Palpi mascellari ben sviluppati, di 4 articoli. Palpi labiali di 8 articoli, l’ultimo dei quali triangolare 0 securiforme, Gli occhi sono caratteri- stici perchè grandi, areuati e per lo più profondamente inca- vati anteriormente, e nella cavilà sono inserite le antenne. Queste sono in generale lunghe quanto il corpo, o un po’ più corte, o, specialmente nei maschi, molto più lunghe. Sono costituite da 11-12 articoli assotigliantisi dalla base all’apice, mai piegati a gomito; talora di grandezza uniforme, piatti, 0 cilindrici, lisci 0 rugosi, dentati, spinosi, glabri o pelosi. L’ar- ticolo basale è in generale corto e grosso. Il corsaletto in generale più stretto della base delle elitre, presenta forme molto svariate, potendo essere orbiculare, cor- diforme, trapezoidale, cilindrico, globiforme, coniforme; li- scio, o granuloso, tuberculoso, rugoso, dentato, spinoso, ecc. Scudetto a triangolo od a semicerchio, ben sviluppato. Le elitre, salvo poche eccezioni, esistono sempre e co- prono tutto l’addome, talora meno l’apice o il pigidio e l’ovo- positore delle femmine. Possono essere molto convesse 0 quasi piatte, in generale hanno una forma intermedia: sono per lo più gradualmente più ristrette dalla base all’apice, talora cilindriche o quasi, talora ovali. L'angolo basale ester- no, od omerale, è sempre molto marcato, talora con un solco marginale. La superficie può essere liscia o rugosa, spesso con venature molto evidenti. L'apice può essere arrotondato, c troncato obliquamente, o intagliato o liscio o con una spina. La consistenza è per lo più dura cornea, talora però flessibile membranosa. Raramente le elitre sono deiscenti, pure raramente sono saldate o sono ridotte a brevi monconi. Le ali esistono e sono atte al volo: raramente mancano o sono in parte atrofizzate; qualche volta mancano solo nella femmina. L’addome è costituito da 5-6 segmenti col segmento api- cale delle femmine molto più aguzzo, prolungato e mobile. SMILE Le zampe sono robuste, ben sviluppate, piuttosto lumghe ad articoli dritti lineari lisci, 0 con un incavo nelle tibie. l tarsi sono costituti da articoli, talora esili cilindrici ed allungati, ovvero piatti, corti e larghi, pelosi inferiormente; il numero degli articoli è di 4, talora vi è un 5° articolo ma atrofizzato quasi invisibile. KH. Larve. Le larve dei Cerambicidi hanno una struttura uniforme e si possono facilmente contraddistinguere: solo il gen. Ve- sperus sì scosta nella forma dall’aspetto tipico, come del resto si differenzia pure pei costumi, {] corpo delle larve, solo nel Vesperus è corto e cuneifor- ine, in tutte le altre è prismatico, allungato, più o meno cilin- drico, lozzo, carnoso, pesante, di raro appiattito anterior- mente. coi primi segmenti più grandi, dilatati. Il colore è bianco, bianco-giallastro, spesso un po’ vinoso specialmente nel periodo di massimo sviluppo. La superficie può essere tinamente pubescente o vellutata. Il corpo si compone del capo e di 12 segmenti, 3 del torace e 9 dell'addome, vi è in più uno segmento anale supplementare. Le zampe esistono 0 mancano. Vi sono sempre 9 paia di stigme. Il capo è libero 0 più o meno incassato nel protorace, ros- sastro 0 giallastro, corneo, arrotondato o parallelo ai lati, depresso 0 subrconvesso, con una cavità davanti alle antenne. ll labbro superiore e Pepistoma coprono le mandibole; queste sono robuste, acute, o dentate all'apice, e col margine interno affilato o dentellato. Palpi mascellari corti di 3 articoli, palpi ds 1 ae labiali di 2; labbro inferiore cordiforme; linguetta svilup- pata. Antenne inserite ai lati in una fossetta, più o meno corte, coniformi, di 4 articoli (raramente con uno supplemen- tare piccolissimo) retrattili nella fossetta. Sul capo si notano inoltre da 2 a 10 occelli, puntiformi, salienti, cornei, lisci, leggermente scuri, o neri, disposti in una o due serie trasver- sali oblique vicino alla base delle antenne, Dopo il capo vengono i tre segmenti del torace che costi- tuiscono la parte più larga della larva. Il primo segmento è sempre molto più largo del capo, più lungo dei due altri seg- menti insieme, ha tegumenti più spessi, più robusti e più co- riacei, ed è munito superiormente di una placca dura, rugosa o granulosa colla quale la larva può aderire solidamente alle pareti della galleria e fare come un punto di appoggio onde permettere al capo di continuare il suo lavoro. Gli altri due segmenti sono più corti, eguali, con forte scultura, Il terzo segmento può talora essere provvisto superiormente di un piccolo rigonfiamento ambulacrale. Nella parte inferiore del torace vi può essere un paio di zampe per ogni seg- mento, queste. non sempre esistono; quando vi sono, si trovano inserite distanti luna dall’altra, sono piccole, cilia- te, articolate lateralmente, corte, coniche, costituite di 4-5 articoli, con ungnicolo terminale. Non servono alla locomo- zione che avviene in queste larve per moti paristatici, cioè dilatazioni e contrazioni longitudinali. Al torace seguono i 9 segmenti addominali, nettamente separati gli uni dagli altri da una strozzatura, e da un’inci- sione. Essi sono di uniforme larghezza e solo ristretti verso l'apice. I primi sei o sette segmenti sono muniti superior- mente e inferiormente d'una piega retrattile e dilatabile, tra- sversale, obliqua, interrotta nel mezzo longiludinalmente da un solco più o meno accentuato, in modo che spesso fa apparire il segmento come Dbilobo. Tali pieghe dilatabili ven- gono dette rigonfiamenti ambulacrali; possono essere a su- perficie liscia o variamente scolpita; possono assumere un forte sviluppo od essere appena accennati: quelli della parte inferiore sono sempre meno pronunciati dei dorsali, ed invece di essere divisi dal solco trasversale sono depressi nel mezzo. Questi rigonfiamenti dilatandosi e contraendosi servono alle larve per appoggiarsi e per muoversi nelle loro gallerie, e nel terreno. Nella parte laterale ogni segmento ha pure un rigon- fiamento più o meno accentuato, sempre però meno dei dor- sali e ventrali. La superficie dell'addome può essere liscia o rugosa, e generalmente è villosa o ciliala. In ogni segmento nella zona anteriore laterale, si trova un paio di stigme delle quali il primo paio è più grande e spostato rispetto alle altre più in avanti e più in basso. La fessura anale nell'ultimo segmento è triforcata 0 trasversale, mai longitudinale, II. Ninfe. Le ninfe sono facilmente riconoscibili alle lunghe an- tenne che discendono piegate ad arco dalla testa lungo i lati. Sono dello stesso colore delle larve, molli, carnose o subceor- nce, fusiformi, convesse superiormente, depresse inferior- mente, arrotondate e larghe nella metà anteriore, attenuate e dritte o leggermente arcuate nella parte posteriore, termi- nate da una o due punte. Il corpo è coperto da peli, rughe, IIS, 1) IO verruche, spine, che servono come mezzo d'appoggio e di ditesa. Il capo è spinoso con solchi verruche e rughe, distinto, inclinato, inciso Jongitudinalmente al vertice. Si vede già la superficie degli occhi reticolata; antenne lunghe colla base nodulosa, aderenti ai lati ed alla parte inferiore del corpo, riposano sulle anche anteriori, quindi si prolungano talora fino all'apice dell'addome dove si ripiegano verso l'interno. Apparato boccale distinto. ll primo segmento del torace è grande, prominente, inciso nel mezzo, con il margine laterale arrotondato o piano e rialzato, liscio o con peli o spine. Inferiormente si trova inserito un paio di zampe ripiegate in modo che i tarsi si toccano quasi. Il secondo segmento è più corto e più largo, pure inciso nel mezzo, e ad esso sono unite lateralmente le elitre rudimentali che sono piegate e aderenti alla parte infe- riore, dirette verso la metà dello sterno, dove si toccano quasi; possono oltrepassare lo sterno e posare sulla parte inferiore dell'addome. Inferiormente è inserito un secondo paio di zampe. Il terzo segmento del torace è subcordiforme largo e lungo e da esso si originano lateralmente le ali che hanno posizione uniforme alle elitre, ed inferiormente un terzo paio di zampe. AI torace segue l'addome costituito da 9 segmenti netta- mente distinti, stretti, trasversali, specialmente il primo, leg- germente convessi superiormente, depressi inferiormente, arrotondati ai lati, coll’estremità spesso tubercolosa, e la superticie con incisioni, spinule, verruche e granuli. H seg- mento anale è sempre molto piccolo coll’apice arrotondato 0 troncato o dentato o spinoso, colla fessura anale longitudi- nale 0 trasversale, Le stigme visibili sono in numero di otto paia. Nel loro aspetto generale e forma e dimensioni, la Ninfe hanno già laspetto degli Insetti perfetti. EI. GENNI BIOLOGIGI I. Larve lignivore. Tutti i Cerambicidi allo stato larvale vivono a spese di vegetali ma si possono però distinguere in tre gruppi. Il pri- mo gruppo rappresenta la massima parte delle specie, cioè quelle che si nutrono di vegetali legnosi sia viventi e vigorosi, sia malati o recentemente abbattuti, o morti, o rammolliti dal fempo ed in via di decomposizione, o trasformati in legno la- vorato, immagazzinato 0 messo in opera. Le larve che fanno un tal genere di vita si possono trovare isolatamente, od in gran numero suna stessa pianta. Le femmine adulte di queste specie lignivore in prima- vera od al principio dell'estate depongono le uova introdu- cendole mediante l’ovopositore sotto la corteccia degli alberi tra le fessure dei tronchi abbattuti o dei travi. Le uova sono ovoidali-cilindriche, color giallo scuro, e vengono disseminate isolatamente nei tronchi e nei fami di molti alberi, di raro vengono deposte a mucchietti in un solo punto. Dopo 15 0 20 sega giorni nascono le giovani larve; queste generalmente non si fermano negli strati corticali, corteccia e libro, scarsi di so- stanza nutriente, che pochi mesi; in autunno si internano riell’alburno nel quale scavano numerose gallerie sempre di diametro maggiore ascendenti e discendenti, verticali, nel senso delle fibre, o sinuose trasversali, irregolari, larghe, pas- sandovi la maggior parte della loro esistenza, e riavvicinan- dosi alla corteccia solo quando sono vicine alla metamorfosi. Qualche specie vive invece sempre solo nello strato corti- cale se spesso, 0, quando è sottile, fra questo ed il libro, scea- vanilovi delle larghe gallerie, Quando la larva ha raggiunto il suo completo sviluppo, e sta per trasformarsi in ninfa, si sca- va una specie di nicchia, generalmente vicino alla corteccia, onde l’insetto perfetto non trovi molta difficoltà nella sua uscita. Spesso le larve prima di incrisalidarsi preparano il foro d’uscita per l’insetto quando sarà schiuso, e poi chiudono accuratamente il foro fatto, colle proprie deiezioni 0 con detriti legnosi; talora forano solo lo strato legnoso, e lasciano intatta la corteccia per rendere invisibile la loro presenza. Le specie lignivore sì possono trovare anche in gran nu- mero sulla stessa pianta o sullo stesso trave: però ciascuna larva fa vita indipendente e si scava la propria galleria: anche se molto numerose le gallerie non si confondono, e tutte pren- dono la stessa direzione, una vicino all’altra. Le parti vecchie delle gallerie sono in generale ripiene di deiezioni e detriti legnosi. La durata della vita larvale varia molto secondo le specie e per una stessa specie varia col variare dell’epoca della de- — 17 posizione delle uova, colla scarsità di nutrimento, coi cambia- menti di temperatura, colle pioggie continuate, la lunga sic- cità, le malattie, ecc. Normalmente però la vita larvale dura un anno per le piccole specie, e due anni per le grandi specie, H. Larve erbivore. Il secondo gruppo, assai meno numeroso, è rappresentato da quelle specie le cui larve vivono a spese di piante erbacee. Sì tratta di specie generalmente piccole che non vivono mai all’esterno ma sempre entro gli steli delle piante erbacee e non mai in numero grande, bensì uno solo o due individui al massimo per ogni stelo. Conducono quindi un genere di vita un po’ diverso dalle specie del primo gruppo. Le femmine de pongono un uovo, od al massimo due per ogni stelo, introdu- cendolo nel terzo basale, o all’estremità dei giovani rami, 0 all’ascella delle foglie. Le larve scavano delle gallerie longitudinali rispettando la corteccia, ma le gallerie sono larghe in modo che la larva può salire e scendere colla massima facilità. Anche le ninfe sono molto agili, e in grazia alle spinule di cui sono provviste, ed a movimenti che possono fare, salgono e scendono nelle gallerie scavate dalle larve. INT. Larve radicivore. Il terzo gruppo è rappresentato da poche specie che vi- vono a spese delle radici di piante sia erbacee che legnose. In queste specie radicivore la deposizione delle uova avviene — 16 diiversamente, poichè Ie femmine depongono le uova in muc- chieti numerosi sul terreno, in qualche punto riparato vicino alla pianta che servirà di nutrimento alle giovani larve, e quindi contro il tronco, fra le screpolature della corteccia 0 sotto una pietra. Le larve sì nutrono delle radici percorrendo il terreno attorno nella direzione delle radici stesse, non la- sciando delle gallerie caratteristiche, poichè man mano che avanzano ostruiscono il foro pel quale erano passate. Rag- giunto il loro completo sviluppo si trasformano in ninfa in ima specie di nicchia preparata dentro il terreno. IV. Ninfe. La larva appena costruita la nicchia dove trasformarsi, diventa immobile, cambia colore, si deforma, e dopo 4-5 giorni si spacca la pelle che per contrazioni speciali sì accar- toccia, e resta libera la ninfa. Questa è dotata di una certa mobilità, e può con movimenti di rotazione cambiare facil- mente posizione nella sua nicchia. Il periodo ninfale dura solo 15 a 80 giorni, alla fine dei quali, succede una nuova metamorfosi e schiude l’insetto perfetto. V. Insetti perfetti. Le ninfe dopo 15-80 giorni si trasformano nell’insetto perfetto: questo resta immobile per qualche tempo nella sua nicchia, aspettando che i suoi tegumenti, mal conformati e molli, si distendano a poco a poco, e si solidifichino. Raggiun- {a una certa consistenza, calle due mandibole rode lo strato = O che lo separa dall’esterno, rimuovendo i detriti stati accu- mulati dalla larva e forando la corteccia. Il foro d'uscita ha uma forma caratteristica, essendo normalmente elittico col maggior diametro longitudinale parallelo alle fibre; per alcu- ne specie è invece perfettamente rotondo. Gli adulti non si allontanano molto dal loro ambiente nel quale hanno passato il periodo larvale. Restano qualche tem- po nascosti finchè si sieno completamente consolidati i loro tegsumentfi dapprima molli e poco pigmentati, quindi si libe- rano alla loro vita attiva. Alcune specie sono notturne, e di giorno restano immobili protette sotto qualche riparo, sotto pietre, corfteccie, tronchi rovesciati, 0 nell'interno ‘di tronchi cavi, 0 ai piedi dei muri e degli alberi, o sotto terra, ed escono verso il crepuscolo o nelle ore avanzate della notte, o nelle prime ore del mattino, per andare in cerca del loro nutri- mento che consiste per lo più in umori zuccherini che colano dai tronchi e dai frutti, e per compiere l'atto dell’accoppia- mento. Altre specie sono diurne, e queste si vedono più © meno abbondanti in tutte le ore del giorno, ma specialmente nelle ore più calde e soleggiate della giornata, in piena atti- vità. Molte frequentano i fiori e le inflorescenze da cui suc- chiano il nettare e rodono gli organi florali, ricoprendosi il corpo di polline; molte corrono sui tronchi o sui rami in cerca delle ulceri o dei sgorghi di linfa, attorno ai quali si affollano per assorbire avidamente il liquido zuecherino. Gli accoppia- menti avvengono frequenti, con lotte fra i maschi in generale più numerosi delle femmine. Gli adulti non vivono mai in società come non vi vivevano allo stato larvale. Si possono trovare riuniti talora in numero notevole solo pel fatto del nutrimento che li attira e li raduna, senza che la loro riunione abbia carattere socievole, ch’anzi frequenti sono le lotte fra individui della stessa specie. HI. DANNI E RIMEDII I cerambici sono dannosi solo allo stato larvale ed i danni arrecati dalle larve sono molteplici e in molti casi rilevanti. Noi li possiamo distinguere in danni fisiologici e danni tec- nici. Questa distinzione è molto caratteristica. I. Danni fisiologici. In questa categoria vanno considerate quelle specie che intaccando direttamente i vegetali viventi ne alterano le funzioni organiche, diminuendo la fruttificazione, facendo deperire singoli organi o causando il deperimento e spesso la morte di tutto il vegetale. Le piante intaccate possono essere sia quelle legnose come le conifere, le latifoglie, le fruttifere, sia piante erbacee come il grano, sia radici di piante forag- giere, orticole, e fruttifere. 1. Fra le specie lignivore alcune intaccano i rami od i tronchi di piante sane e vigorose; altre intaccano solo piante gia malate per stentato sviluppo, o vecchie, o deperite in causa di parassiti vegetali. Nel primo caso le piante soffrono, ma possono ancora Rei A rimettersi, qualora sieno invase da una o poche larve; mentre se il numero delle larve è grande, come spesso accade, la pianta deperisce rapidamente, molti suoi rami si seccano, e può spesso morire. Se poi la pianta intaccata è già malata per altre cause, o vecchia, l’invasione delle larve dei ceram- bici ne segna la fine che avviene rapidamente. Se la pianta è gievane e vigorosa lo sviluppo delle larve viene spesso contra- “lato dall’abbondanza della linfa che scorre specialmente fra il libro e la corteccia. Molte larve però si difendono dalla linfa internandosi subito nel legno, dove il liquido è molto meno abbondante; altre invece praticano nella corteccia dei fori, in modo che la linfa raggiunto il livello del foro cola all’esterno; in alcuni casi infine per le lesioni prodotte dai cerambici, la linfa si arresta in quel punto, e vi produce delle galle od ingrossamenti caratteristici. 2.1 danni prodotti dalle larve erbivore, consistono nel fatto che l’animale rodendo la sostanza midollare degli steli, le piante seccano, 0 diventano fragili in modo che la minima causa le fa spezzare. 3. Le specie radicivore danneggiano l'agricoltura, inquanto che divorando le radici di parecchie piante agricole ne cau- sano il deperimento o la morte. H. Danni tecnici ed economici. Non meno importanti sono i danni tecnici arrecati dalle larve lignivore dei cerambici. Alcune specie scavano larghe e profonde gallerie sia nei legnami accatastati sul suolo, sia = pe nei tronchi abbattuti, sia nelle travi immagazzinate per la stagionatura, rendendole inservibili a molti usi industriali, ed abbassandone sempre di molto il valore. Altre specie sca- vano piccole e numerosissime gallerie, disordinate in ogni senso, diminuendo la resistenza del legno, lasciando accesso all'umidità e ad altri parassiti animali e vegetali che lo con- ducono alla completa distruzione. Queste larve intaccano i tronchi abbattuti e secchi, le travi dei magazzeni, ed il legno messe in opera 0 lavorato, come Ie travi di sostegno, le im- paleatire o i palchetti in legno degli ambienti, o i mobili. A questi danni sono più esposte le case di campagna spe- cialmente quelle che per qualche periodo dell’anno non sono abitate: non ne sono però esenti le case di città. Nel legno lavorato ed in opera normalmente si trovano g1à le larve schiuse da uova deposte quando il legno era an- ecra immagazzinato; queste larve così introdotte in città e negii appartamenti, continuano il loro sviluppo a spese del leeno, finché ne schinde l’insetto perfetto che esce da un foro cosfruitosi: spesso poi, quando gli esemplari non sono isolati, deponzono le nova sul legno stesso dal quale sono sortiti, e si sviluppa così una nuova generazione che continua i danni della prima. Ma anche in legni stati lavorati e messi in opera senza che contenessero il verme malefico, questo può com- parive, pel:bè spesso insetti adulti si introducono a volo nelle case, e depongono le unva su legni che prima erano perfetta- mente sani. In generale però le uova vengono deposte nei tronchi appena abbattuti, sotto la corteccia, e nelle screpolature se vi MERI: SS sono, ovvero vengono deposte nei travi o nelle assi accata- state nei magazzeni per la stagionatura. Le larve poi, in generale, intaccano in particolar modo l’alburno, mentre rispettano il legno duro 0 cuore. Molti sono i coefficienti che influiscono sulla deposizione delle uova. Una stessa essenza è intaccata maggiormente se è vecchia anzichè giovane, se malata anzichè sana, se a su- perficie rugosa anzichè liscia, se è stata spaccata dal gelo, od immaccata nel trasporto, se abbattuta in periodo di linfa abbondante anzichè nella stagione morta; hanno infine anco- ra influenza le condizioni climatologiche dell'annata, la natu- ra del terreno nel quale la pianta è nata, la posizione del ma- gazzeno e la durata della stagionatura, ed infine, se si tratta di legno messo in opera, le cure prodigate di pulitura, venti- lazione, ecc. Oltre il danno tecnico, che consiste nello svalutamento dei tronchi quando alterati nella forma per incurvamenti, escrescenze, perdita delle guide, o attraversati da gallerie che rendono inservibili certe parti, o ne diminuiscono la resisten- za, dobbiamo considerare il danno economico. Questo consi- ste nelle maggiori spese che l’agricoltore deve fare, onde proteggersi dai dannosi parassiti, e porre un rimedio ai loro cuasti; alcune volte poi specialmente trattandosi di piante forestali, si richiede anticipare il taglio, senza attendere che le piante abbiano raggiunta la loro maturità economica; ov- vero bisogna tagliare le piante in una stagione non oppor- tuna; tutte. queste necessità causate dallo sviluppo dei parassiti, originano un danno economico, non indifferente. REIT. pesa IH. Rimedii ai danni fisiologici. Uno dei primi consigli è quello di piantare e seminare individui sani e nelle condizioni di suolo e di clima le più favorevoli. Le piante che per una ragione qualsiasi debbono già soffrire nel loro sviluppo, non hanno più la forza di rea- gire contro i parassiti animali, mentre un albero vigoroso e sano, ha il legno più compatto, la sua linfa scorre più abbon - dante, le ferite si cicatrizzano presto, in modo che più diffi- cilmente viene intaccato dai suoi nemici, contro i quali può lottare più facilmente ed averne il sopravvento. lo stesso ho vuto occasione di constatare la grande diver- sità tra piantagioni della stessa pianta fatte a poca distan- za luna dalla’Itra. Aleune erano invase e guastate dai paras- siti, mentre altre erano sane e vegete, senza aleuna fraccia di parassiti. E potei controllare che la causa prima dell’invasione delle larve nocive doveva essere nel terreno malsano, trop- po umido, non adatto alla coltivazione. In questi casi i primi inconvenienti che si verificano sono le malattie crittogamiche, alle quali normalmente segue l'invasione degli insetti ligni- vori. Per evitare linvasione dei cerambici dannosi è utile una buona lavorazione del terreno, l’uso dei correttivi, la sor- veglianza e pulizia delle piante, in modo da tagliare subito j rami malati, o secchi, incatramare le ulceri e le parti ampu- Late, spazzolare i tronchi se necessario, intonacarli con latte di calce o infusi preventivi. Per evitare il diffondersi di molte specie, che vivono nei ceppi, conviene scortecciarli fin dentro il suolo, e se è possi- Si 0) RE bile estrarli colle radici superficiali, e bruciarli se fossero infetti. Quando si nota invasione del parassita la lotta contro di esso è tutt'altro che facile. Conviene: asportare e bruciare i rami invasi; tamponare i fori d'entrata o d'uscita con batbuf- foli di cotone imbevuto di solfuro di carbonio, o benzina © creosoto; introdurre nelle gallerie del fil di ferro terminato ad uncino e cercare così di asportare od uccidere la larva; fare delle iniezioni di solfuro di carbonio nel terreno se la larva è ipogea; usare delle lanterne speciali di notte, per attirare gii adulti; uccidere le larve che vengono alla superficie nella lavorazione del suolo; raccogliere e distruggere gli insetti adulti; schiacciare tra il legno e la corteccia le larve quando si sospetta la loro presenza. IV. Rimedii ai danni tecnici. I danni tecnici vanno prevenuti e non rimediati; facile è il prevenirli, mentre non altrettanto facile è il porre un rime- dio: si deve inoltre considerare che il danno difficilmente si apprezza all’esterno se non quando ha già raggiunto un limi- te non più rimediabile. Si ricordi poi che i danni arrecati al. legname dalle larve dei cerambici, è dannoso alle finanze dei selvicoltori che si vedono svalutare i prodotti dei propri boschi, agli industriali che debbono mettere in opera il legna- me acquistato, ed ai proprielari che si vedono rovinare mobili, palchetti e travi di sostegno di tettoie, tetti, soffitti, talora fino con rischio personale. E° quindi importante prevenire tutti questi danni. A So questo scopo conviene anzitutto abbattere gli alberi in suc- chio, cioè nella bella stagione e seortecciarli appena abbattuti : se si abbattono d'inverno vanno scortecciati verso la prima - vera. La corteccia va bruciata, o subito allontanata dal bosco. Non bisogna lasciare molto tempo a terra i tronchi sia pini, abeti o pioppi, anche se scortecciati perchè potrebbero venire egualmente attaccati: è sempre consigliabile sgombrare sol- lecitamente la tagliata. Se il legname non si deve usare in- tero, è consigliabile ridurlo subito in piccoli pezzi. Si deve fare attenzione a non rovinare troppo i tronchi nel trasportarli, specialmente quando si fanno semplicemen- le scivolare o rotolare dai pendii della montagna. Per ia costruzione di mobili e palchetti conviene usare legni sani e stagionati e cercare di togliere possibilmente lalburno che è quello più intaccato dalle larve. I mobili ed i palchetti vanno poi costantemente tenuti puliti ed arceati coi mezzi che ognuno conosce. Egualmente dicasi per le travi usate per impalca- ture, e direttamente esposte all’aria ed a tutti gli agenti atmo- sferici: queste conviene spesso, se si vuol essere sicuri, spal- marle di catrame o di altre sostanze disinfettanti ed insetti- fughe, che oltre avere il vantaggio di tenere distanti gli in- setti, impediscono la penetrazione dell'umidità e quindi lo sviluppo di muffe e marciume. V. Nemici naturali. Oltre i rimedi artificiali ai quali uomo può ricorrere per impedire e combattere il diffondersi dei cerambici dannosi, è bene sapere che in natura stessa vi è una serie di nemici Sila animali i quali distruggono questi insetti dannosi alle piante agricole, e rendono così un utile non indifferente all’agricoi- tura. Questo fatto in generale noto, non richiede una speciale illustrazione. Farò quindi una semplice enumerazione dei principali animali utili a questo riguardo, affinchè l’agricol- tore, annoverandoli fra i proprì rimedì, li rispetti e di diffon da per quanto possibile Fra imammiferi vanno annoverati in primo luogo i pipi- strelli, voracissimi di insetti, e che divorano pure piccoli cerambici raggiungendoli a volo verso il crepuscolo. Non meno utili sono la volpe, le martore, il riccio, la talpa, il topo ragno che rincorrono e cercano sul terreno ed ai piedi dei tronchi i cerambici, ed altri insetti dei quali si nutrono. Fra gli uccelli un gran numero sono divoratori sia delle larve che estraggono dai fori della corteccia, sia degli insetti perfetti; ricordo fra i principali il cuculo, i beccafichi, il luì, il fiorac- cino, il rigolo, il merlo, il tordo, la cincia, la cinciallegra, il corvo, la cornacchia, il succhiacapre, ecc. Infine abbiamo an- cora un certo numero fra gli insetti stessi, che sono utili a noi; così per esempio fra i Coleotteri vanno annoverati parti- colarmente i grossi Carabici, frequenti nei frutteti e nei bo- schi, che aggrediscono e divorano preferibilmente le larve. Pei Cerambici le cui larve vivono sotto terra esse vengono divorate da numerose larve carnivore di Coleotteri, particolar- mente da quelle degli Elateridi. Fra gli /menotteri vi sono gli Ieneumoni piccolissime vespe che si introducono nelle gallerie scavate dai Cerambici, e de- pongono le uova sotto la pelle delle giovane larve, in modo 98 — che le larvette dell’Imenottero si nutrono a spese della larva del Cerambice causandone il deperimento e poi la morte. Ricorderò il Xylonomus filiformis Grav parassita dell’Ergates Faber L. il C@liodes initiator Fab., ed il Doryctes laucogaster Nées,, parassiti del Rhagium, ecc. Fra i Ditteri vanno ricordate in particolar modo le Lophrie, grosse mosche irte di peli, che s’introducono nei fori dei Cerambici e depongono le uova vicino a quelle del Cerambice; la larva della mosca divora poi le uova, le larve e le ninfe dei cerambici. Infine abbiamo ancora dei parassiti vegetali, delle muffe «he invadono talora il corpo della larva causandone la flaci- dezza e la morte. ‘i'utti questi coefficienti naturali, cooperano certamente in favore dell’agricoltore, e, se non riescono a distruggere gli insetti dannosi, cosa che non avverrà mai, per l’equilibrio che esiste fra gli esseri in natura, tuttavia impediscono che gli insetti nocivi si sviluppino più del normale. —_ (Continua). n lived aggira hatiltyg ; N n JUN 29 79 Neu ei Mus a ) dai "É TAVOLA I. Fig. 1. Morimus asper Sulz. d » 2. — id —? > 5. Lamia textor L. > 4. Aegosoma scabricorne Scop d » 5. — id. — 2 >» 6. Prionus coriarius L. d >» 7. — id —9 > 8. Cerambyx cerdo L. gd > 9. Ergates faber L. gd > 410. — id. — 2 > dl. Cerambyx Scopolii Fiissl. d » 412. Aromia moschata L. d > 418. Saperda carcharia L. >» 14. Cerambyx cerdo L. ? > 415. Purpuricenus Kaehleri L. d > 16. Rosalia alpina L. d >» 17. Rhopalopus clavipes F. d +0 > 18. Acanthocinus aedilis L. >» 419. Hilotrupes bajulus L. d dv 20 = do = > 21. Stromatium fulvum Vill. >» 22. Hesperophanes cinereus Vill. >» 23. Spondylis buprestoides L. >» 24. Vesperus strepens F. d >» 25. — id. — 2 > 26. Rhagium syvceophanta Schr. » 27. Rhagium inquisitor L. > 28. Phvmatodes testaceus L. » 29. Saperda populnea L. » 30. Oberea aculata L. 4. Pogonochaerus hispidulus Pill. » 32. Tetrops praeusta L. » 33. Anaesthetis testacea F. >» 84. Pogonochaerus hispidulus > 835. Calamobius filum Rossi. (1/3 grand. natur. — Fotografia originale da matemate della mia colte zione). cima 7 vi PIA Parata Sp aa î r riva lascio Tenia re VEGA CORR Ep î cià ai UL PDA i VO SA ie ca Py Depia: , R Sir TRAE pp A ISTAT Aa puproriainbo. ROALIASZAI i DERE SR o dine Ta Me N OI TAVOLA II. vò Fig. 1. Cerambyx cerdo L. larva Cr >» 2.3. Prionus coriarius L. ninfa, larva È » 4. Ergates faber L., ninfa 2 = &/ a > 5. Saperda carcharias L., larva ; 3/4 grand. nalur. — Fotografia osiginale da materiale della mia Col lezione). \\ di Nea na X ali te ciato EMSE RANOIAZ II da materiale della mia Fig. 4. Aromia moschata L. larva di fianco >» 2. — id. — larva dal dorso > 8. Criocephalus rusticus L., larva >» 4. Cerambyx Scopolii Fiissl. >» 5. Acanthocinus aedilis L. larva >» 6. Rhagium inquisitor L., larva di fianco » 7. — id. — ninfa > 8. Liopus nebulosus L., 2 larve, 1 ninfa dal dorso, 1 ninfa dal ventr >» 9. Hesperophanes griseus F. larva e ninfa dal ventre > 10. Phymatodes testaceus L. larva e ninfa dal ventre >» 11. Cerambyx cerdo L. due larve giovani >» 12. Pyrrhidium sanguineum L. ninfe > 13. Hylotrupes bajulus L. larva > 414. Leptura rubra L., larve >» 15. Spondylis buprestoides L., la rca » 16. Vesperus strepens F., larva (Grand. quasi naturale — Fotografia originale collezione). , ta ut \ + 23 PC È COR & CER ' da DI a dia hi RT, T I % Dai e ps sd Ros U i "n s Ò 7 i & »3, » hi x dsl 3 — 29 — IR "ARR La Ad 3 CERAMBTOCENAE sz ‘ 5 vi « A NE x e ni DIVISIONE PRIMA : va N dr dà Adulti. Ù PAL) sa fi: Gli adulti si presentano con forme svariate. I caratteri Li. Mi È Ra che li radunano in un gruppo, sono: le tibie anteriori prive di 104 i solco o costola obliqua; l’ultimo articolo dei palpi che è tron- pu 23 | cato; ed il capo più o meno inclinato, se 17 Ò Di VIVEL, . Larve. CR A Tutte le larve di questa divisione sono ben caratterizzate ;35) SR essendo munite di 8 paia di zampine (larve esapode) quantun. _ que in alcuni gruppi le zampe siano molto piccole ed appena | visibili. _ Corpo prismatico allungato (salvo l’eccezione dei Ve- i: sperus). — Placca toracica e rigonfiamenti ambulacrali dor- # sali e ventrali molto accentuati (poco nei Vesperus). — Pro- ue cesso anale tribolo (bilobo e trasversale nei Vesperus); fes- sura anale triforcata. — Primo paio delle stimme sul mar- | gine anteriore del II. segmento del torace. S | Questa prima divisione comprende sei Gruppi: Spondy- A lini, Prionini, Lepturini, coi sottogruppi Vesperini, Rhagiini, toni : SERIE ; Acmaeopsini, Lepturini, Grammopterini, Neeydalini, Ce-. DOO rambycini coi sottogruppi Stenopterini, Deilini, Hesperopha- mini, Cullidiini, Criocephalini, Cerambycini, Clytini. Gruppo I. - SPONDYLINI Adulti. Questo gruppo è caratterizzato per la mancanza del pro- lungamento prosternale tra le anche anteriori, per avere le tibie anteriori dentate anteriormente e protratte all'apice in un dente, per le antenne molto corte, appena più lunghe del corsaletto, ad articoli molto larghi. Larve. Sono caratterizzate per avere ie mandibole larghe, coll’a- pice aguzzo; placche toraciche e rigonfiamenti ambulacrali rugosi; 9° segmento addominale bispinoso; zampe corte. Ninfe. Ricoperte di spinule, coll’apice bispinoso. Aspetto dell’a- dulto. Diffusione. In Italia non si trova che un sol genere con una sola spe- cie la quale presenta un certo interesse anche dal lato agrario forestale. SPONDYLIS BUPRESTOIDES L. Adulto. (Tav. I. fig. 23.) ‘Oltre i caratteri già citati del genere, è bene ricordare l’a- I LE spetto generale. Questo cerambice è completamente nero con “A dei fini peli fulvi nella parte inferiore del corpo e lungo il | margine anteriore e posteriore del corsaletto. Capo legger- mente inclinato, non ristretto posteriormente. Corsaletto un po’ più largo che lungo, coi lati arrotondati senza spine nè protuberanze. Elitre a lati quasi paralleli, arrotondate all’api- ce, non molto lunghe. Superiormente il corpo è punteggiato, specialmente sulle elitre, dove si trovano nel mezzo due sottili linee longitudinali in rilievo. Lungh. 15-20 mm. - Larva. (Tav. III. fig. 15.) Corpo prismatico allungato, carnoso, bianco, finamente setoso, largo anteriormente, assotigliantesi sensibilmente ver- so l'estremità che è arrotondata. Placche toraciche e rigonfia- menti dorsali e ventrali ben accentuati. Testa saliente, mandi. bole larghe acute all’apice; primo segmento toracico con una placca finamente rugosa, zampe corte ma ben sviluppate. No- no segmento addominale bispinoso, Lobo anale trilobo; fes- sura triforcata. Lung. 30-35 mm, Ninfa. » Garatterizzata per avere tutto il corpo ricoperto di spinule; te due sulla fronte, molte ineguali irregolari sul torace, disposte in serie trasversali sui segmenti addominali molto corte infe- riormente; segmento anale troncato e terminato da due spine . lunghe e divergenti. Lung. 18 mm. - Biologia. L’adulto ha costumi notturni: di giorno sta nascosto nel tronco degli alberi o sotto alberi abbattuti, talora in gran nu- i Ma i REA e mero, nei boschi di pini e larici sulle montagne. Esce solo di ca & sera e vola rapidamente. ; Le uova sono deposte in luglio nella corteccia delle cep- paie di pini abbattuti di recente talora sotto la corteccia dei a pini vecchi. La larva appena schiusa scava gallerie larghe e poco profonde nel libro e nell’alburno. Giunto l’inverno si in- se esi terna nel tronco e si approfonda fino a raggiungere le radici: pt He î il suo sviluppo è ultimato al principio di giugno. Allora ritor- na alla corteccia dove si trasforma in ninfa entro una larga nicchia elittica nella qule resta una ventina di giorni prima 4 di uscire allo stato di adulto. Danni. Non arreca danni accentuati perchè intacca le ceppaie ed i tronchi già molto vecchi. Diffusione. a s PA) ia “A Si trova diffusa in tutta la regione montagnosa ed alpina Di dell’Italia settentrionale. Gruppo II. - PRIONINI Adulti. Le specie appartenenti a questo gruppo sono caratteriz- | zate per un largo prolungamento prosternale fra le anche an- Hanno corpo allungato, prismatico glabro o quasi. Testa i «depressa col margine anteriore dentellato o sinuato. Mandi- | — bole robuste acute; antenne corte senza articolo supplemen- . tare: placche dorsali ben evidenti, rugose a punteggiatura sparsa; rigonfiamenti ambulacrali lisci 0 finamente granu- losi; zampe corte e ciliate; lobo anale trilobo; fessura trifor- cata. Nînfe. Ricoperte di spinule, ma col segmento apicale inerme. Biologia. Sono cerambici notturni e crepuscolari, che di giorno restano nascosti nelle gallerie scavate dalle larve nei vecchi i | tronchi. Vivono generalmente nei tronchi di grandi alberi, e | già vecchi. —_ Piffusione. In Italia vivono poche specie, di cui aleune hanno un’im- | portanza agraria notevole. Varta DR " PRIONUS CORIARIUS L. SINONIMI: Pr. tridentatus L, Adulto. (Tav. I. fig. 6 e 7.) Corpo color bruno nero, più chiaro inferiormente; allun- gato, notevolmente convesso. Antenne dei gd lunghe come i 3/4 del corpo, di 12 articoli depressi e fortemente dentati eccetto i due basali e l’ultimo; nelle 9 le antenne raggiungono appena i 2/8 e sono ad articoli meno robusti e meno dentati. Corsa- letto più largo che lungo, con cilia gialle ai due margini ante- .riore e posteriore, e con tre denti per ogni lato, dei quali il dente mediano più sviluppato e puntuto. Zampe lunghe e ro- buste specialmente nel maschio, Elitre larghe alla base, sub- parallele con un piccolo dente nell'angolo suturale; glabre, con tre fini linee longitudinali in rilievo, ogni elitra. Corpo punteggiato-rugoso. Lungh. 25-45 mm, Larva. (Tav. II. fig. 3.) Corpo biancastro ricoperto d’una corta pubescenza rossa, rugoso. Testa quasi quadrata allargata alla base, di color bruno castagno. Mandibole corte robuste fortemente striate. Iì primo segmento toracico di color giallo specialmente sui margini della placca dorsale, fortemente striato; gli altri due segmenti con incisione fatta a X. Zampe lunghe, distanti, spi- nulose internamente. Addome solcato nel mezzo, con ampolle rugose, dal 4° al 10° segmento; i due ultimi segmenti sono Mii stretti e lisci; lobo anale piccolo arrotondato, trilobo. Lungh. 5-60 mm, Ninfa. (Tav. II. fig. 2.) Ha l’aspetto caratteristico dell’insetto perfetto. L’apice dell l'addome trilobo. Non presenta caratteri speciali. Biologia. L’adulto ha costumi notturni, mentre di giorno sta im- mobile sui tronchi degii alberi. Si trova in luglio ed agosto. Le femmine col loro lungo ovopositore depongono numerose vova grandi rossastre nelle screpolature della corteccia di molti alberi e cioè: quercie, ciliegi, pini, castagni, frassini, faggi, scegliendo però i tronchi molto vecchi e meglio già morti e secchi, anche abbattuti ed accatastati. Le larve si tro- vano quindi in gran numero su uno stesso tronco e dal punto dove furono deposte le uova scavano tante gallerie che si in- ternano in modo irregolare e vanno sempre più allargandosi. Quando la larva è adulta esce dalla sua galleria, s’interna nel suolo dove in un bozzolo grande ovoidale fatto di terra e de- triti vegetali si trasforma in ninfa. Danni. Se i tronchi abbattuti delle essenze citate sì abbandonano molto tempo sul suolo, e non si scortecciano, possono essere resi inutilizzabili dalle larve dei Prionus: normalmente però queste non arrecano danni rilevanti. Diffusione. Si trova abbastanza numeroso nella regione montagnosa dell’Italia media e settentrionale specialmente sulle Alpi Pie- ; montesi, Pare che non esista nell’Italia meridionale. Si consi ancora in Sardegna. ERGATES FABER L. Adulto. (Tav. I. fig- 9 e 40.) Corpo allungato, poco convesso, di color nero o bruno-pe- ce, più chiaro sulle elitre. Antenne di 14 articoli di cui il pri- mo corto e grosso gli altri lunghi e sottili cilindrici cogli ultimi un po’ compressi: nel d' più lunghe del corpo, nella ? appena. ) un po’ più lunghe dei due terzi. Protorace più largo che lungo, troncato alla base, arrotondato agli angoli, crenellato lateral- mente, punteggiato-striato, con due placche lucenti in rilievo piccola spina ai 3/4 del margine laterale. Elitre allungate co- x riacee, larghe quanto il protorace nei 4, un po’ più larghe nelle CRE 9,con due linee longitudinali in rilievo ed una spina all’an- golo suturale. Zampe allungate sottili, notevolmente più DE grosse e più lunghe le anteriori. Lungh. 27-42 mm. Larva. $i NO Corpo allungato leggermente tetragonale bianco giallic- mi to cio, striettato, con fini peli rossastri molto radi, Testa piccola. È gialla. Mandibole robuste triangolari con un dente nell’orlo interno. Primo segmento del torace grande, con una placca. » ovale, rugoso; gli altri due senza placca, più larghi ma più i e o / fel corti. Zampe ciliate. Addome con rigonfiamenti ambulacrali _ retrattili nei primi sette segmenti, ed un bitorzolo laterale nei pica GPRS primi 6: solcato nel mezzo; con due macchie brune sul nono . P- segmento. Lungh. 65-68 mm. n° 4 | Ninfa. (Tav. II. fig. 4.) Ovale allungata, gialliccia, con l'aspetto dell’adulto, ma coperta di piccole spine ed asperità. Pa) È Biologia. (Tav. IV.) L’insetto perfetto si trova dalla metà di luglio alla metà | di settembre. Di giorno sta nascosto sotto corteccie, tronchi, pietre, Le femmine depongono le uova nei tronchi vegeti e nei rami dei pini introducendole coll’ovopositore fino sotto la corteccia: può pure introdurli in tronchi abbattuti e secchi e AE nelle ceppaie dei pini e talora, più di rado, anche negli ontani ‘secchi. Dopo 15 giorni dalle uova che sono elissoidali bian- Mete pad È % | chiccie con la superficie a rilievi reticolati, nascono le piccole e sn > E, Re e La A ME So %; SI RA larve, che in numero di 10 a 15 per albero in breve tempo sca- S vano grandi gallerie irregolari, dirette in tutti i sensi inter- nandosi nell’alburno sia nel tronco che nei rami, e fino nelle NO radici, arrecando danni notevoli data la loro grande voracità. 1 La larva passa così tutto l'autunno, l’inverno e la primavere 2, finchè in giugno raggiunto il suo completo sviluppo si avvi- | cina allo strato corticale e lo corrode in modo che solo un leggero strato la separi dall’esterno, quindi si trasforma in a» ninfa dentro una loggia elissoidale per Le uscire allo stato di “adulto ai primi di luglio. . w dd È i r. da pa Pez ARI } À Ù x AM vt Mad) + x Fest ot 4 i de 2 », X pe RR EV pe Mat pi ha Ul? d DL han > - ‘ ta ar aan enne » SE “ ict VE: “Saga 7 Li % x au VII È 2 TA ves dai due) 2 i h À x pi € a A REATO Ln Mi Danni. Nelle regioni dove questa specie è diffusa i danni sono rilevanti, sia danni tecnici-economici che fisiologici, perchè intacca alberi vegeti, e normalmente numerose larve si tro- vano contemporaneamente entro un solo albero. Se le gallerie sono scavate nel tronco la pianta finisce col deperire, mentre se sono scavate nei rami di piccolo diametro (5-8 cm.) questi restano completamente vuotati e seccano. Il legno degli alberi morti è pure reso inutilizzabile per costruzioni perchè percor- so in tutti i sensi da ampie gallerie. Diffusione. Si trova in tutta Italia, nelle regioni montagnose delle Alpi ed Appennini. * * * Macrotoma scutellaris Germ. Specie poco diffusa un po’ simile nelle dimensioni ed aspetto alla seguente. Vive nei frussini e nelle quercie in Sardegna e negli Abruzzi, poco frequente. Ha quindi poca im- portanza dal lato agrario-forestale. AEGOSOMA SCABRICORNE Scop. SINONIMO: Aeg. ferrugineum Geofîfr. Adulto. (Tav. I. fig. 4,5, e Tav. V. fig. 2.) Corpo allungato, poco convesso, di color bruno-fulvo, col ARTT) capo e la parte inferiore rivestita di una corta villosità cene- rognola; zampe e capo un po’ più scuri; elitre più chiare. An- tenne dei d robuste, lunghe quanto il corpo fortemente sca- brose, nelle 9 più corte del corpo, meno robuste e meno sca- brose. Protorace conico ristretto anteriormente, arrotondato allati, con due piccole spine agli angoli basali, con punteggia_ tura regolare, solo un po’ scabroso lateralmente in special modo nei d. Elitre alla base più larghe del corsaletto, ristrette verso l'apice con una piccola spina all’angolo suturale; pun- teggiate finamente, con due linee longitudinali elevate. Zampe più robuste nei è con anche e femori coperti d’asperità. Lun- gh. 80-45 mm. Larva. ll corpo è sparso di fini peli e tutto finamente granuloso con una linea mediana di granulosità più scure. Capo bianco col bordo anteriore sinuoso nerastro, con mandibole nere ro- buste ed apparato boccale munito di peli rossi. Primo seg- mento toracico molto grande, gli altri due molto larghi e corti incisi a croce: placche toraciche reticolate munite di due macchie gialle. Dell’addome, i primi 7 segmenti hanno ampoi- le trasversali retrattili; il 7° ha pure un bitorzoletto laterale, così pure 1’8° ed il 9à che mancano di ampolle e sono più gran di. Lungh. 55 mm. Ninfa. Coperta di spine e peli spinosi rossastri corti più fitti sul margine posteriore dei varii segmenti. Segmento anale corto. troncato, liscio, E° simile alla ninfa dell’Ergates. ue | Biologia. (7av. V. fig. 1.) CALI ur, L’insetto perfetto trovasi in luglio ed agosto, ed esce dai | he suoi nascondigli solo durante il crepuscolo e le prime ore. della notte. Le femmine munite di lungo ovopositore introdu- cono le uova nel tronco di molti alberi vecchi, specialmente se già cavernosi. Le piante intaccate sono: figli, pioppi, castagni, — gelsi, salici, ontani, quercie, noci, faggi; le piante resinose vegetale scavando numerose gallerie cilindriche nel legno vegeto senza una direzione fissa. In giugno si trasformano in del tronco. Danni. PI . . . . . . i A, Ù i Janni arrecati ai tronchi come materiale da costruzione sone Ò IR pure rilevanti. de Diffusione. Frequente in tutta Italia, sia al piano che in montagna. 4 PART Tragosoma depsarium L. x danni forestali, Inoltre è specie rara e localizzata alle 0: wie elevate delle Alpi piemontesi. Gruppo Il. - LEPTURINI Sono caratterizzati per non avere il prolungamento pro- sternale fra le anche anteriori; per avere il corsaletto senza orlo lateraie: pel corpo più arrotondato; pel capo ristretto for- temente quasi a guisa di collo alla base; per le antenne inse- | rite al di sopra della fronte; per gli occhi per lo più intieri, -Larve e Ninfe. Le larve e ninfe del gruppo dei Lepturini presentano ca- ratteri eterogenei e difficilmente si possono riunire con un carattere generale. Possiamo invece suddividerle nei seguenti ; ; sottogruppi : 3 41. Corpo cuneiforme corto; mandibole incise all’apice; d | rigonfiamenti. ambulacrali lisci o con poche granulosità; zampe lunghe. Ninfe col torace munito di brevi ciglia, e l'addome di corte sa ponuie: coll’ apice bifido. Vesperini 2 Corpo depresso; capo sporgente arrotondato ai lati con | margine. frontale dritto; mandibole lunghe; antenne corte, coniche, retrattile: mandibole dentate; rigonfiamenti ambula- SO rale granulosi: zampe lunghe; segmento anale inerme o ap- SR ‘puntito. Ninfe spinose all’estremità Rhagiini ua Corpo depresso brunastro; capo piatto a lati acuminati «con margine frontale dritto; mandibole scisse all'apice; plac- da s I , < LOI che toraciche reticolate; rigonfiamenti ambulacrali granulosi; { zampe lunghe; processo anale posto superiormente. Ninfe senza spinule coll’ultimo segmento inerme Acmaeopsini 4. Capo prominente arrotondato ai lati; mandibole tron- cate obliquamente; placche toraciche lisce 0 poco rugose; rigonfiamenti ambulacrali ricoperti di granuli o tubercoletti; | mancano 0 quasi i rigonfiamenti ambulacrali al 7° segmento; zampe lunghe, Ninfe coperte di spinule con due uncinetti arcuati all’a- pice Lepturini 5. Corpo depresso; mandibole robuste, smussate all’apice; % > placche toraciche con una fine crespatura; rigonfiamenti am- sal bulacrali granulosi; zampe corte. : Ninfe cortamente setose, col segmento anale bispinoso. È Grammopterini Sottogruppo 1. - VÈESPERINI VESPERUS STREPENS F. colla Var. litigiosum Muls. Adulto. (Tav. I. fig. 24, 25.) POT SR OI Diet e e eb + Pe pre posso Vie ea zo es eda Fa ig pera, n i RS OLA letto conico-convesso, troncato in linea retta alla base, arro- tondato e liscio ai lati, fortemente restringentesi anteriormen- te. Elitre strette allungate parallele e villose nei 4; più larghe, leggermente ovali deiscenti e glabre nelle ?; a punteggiatura rugosa e senza nervature. Zampe allungate villose. Lung. 20-35 mm. (dsempre più piccoli). Earva. (7'av. III. fig. 16.) La larva del Vesperus si distingue nei suoi caratteri da tutte le altre larve dei cerambici. La sua caratteristica princi- pale sta nelia forma del corpo che è corto fortemente conico, quasi cubico, con quattro faccie distinte, la ventrale piana, ia dorsale molto convessa quasi troncata posteriormente, e le due laterali verticali leggermente arrotondate... Tutto il corpo bianco-gialliccio è coperto di fini peli biondi. Capo sviluppato sporgente; mandibole arcuate, nere all’apice. Torace col 1° segmento sviluppatissimo molto largo, ma corto, arrotondato ai lati, rigonfio a differenza di tutti gli altri cerambici, senza placca, liscio; 2° e 3° segmento molto larghi ma cortissimi, ca- renati inferiormente. Addome con 9 segmenti che mancano dei rigonfiamenti ambulacrali laterali mentre questi si tro- vano in tutti gli altri cerambici; hanno invece nei primi 6 segmenti una fascia trasversale formata da una fine granu- losità ed una fascia di peli biondi lungo il loro margine poste_ riore: con rigonfiamenti laterali fortemente incisi, Zampe lunghe e robuste ciliate. Lobo anale bilobo; fessura anale tra- sversale. Il 1° paio delle stimme trovasi nel punto d’interse- zione dei due primi segmenti del torace. Lung. 18-21 mm, 5 % A 2h x, x : sà Sa So RA SR EMIRO RANE NI. VARA AA vi Losga e Ninia, Di forma ovale allungata; arrotondata anteriormente, troncata posteriormente, Di colore biancastro. Biologia. Gli adulti hanno costumi notturni, e possono essere anche abbondanti in una regione pur sembrando apparentemente rari, poichè escono solo verso il crepuscolo e le prime ore del-. i la notte dall’agosto all’ottobre; solo nelle giornate calme @ calde volano fino all’alba. Nelle ore fredde-della notte, e di gior- no, restano nascosti sotto le pietre, ai piedi degli alberi, sotto le corteccie, fra le erbe e sotto le foglie accumulate sul terreno. Le femmine depongono le uova a centinaia ai piedi degli al- i beri, sotto la corteccia secca, fra le screpolature dei ceppi, 0 attorno ai ramoscelli secchi dei cespugli, prediligendo i punti è fo dove il terreno è smosso e soffice, Le uova sono piccole bian- chiccie allungate. Le giovani larve appena schiuse ai primi di aprile s'approfondano nel terreno in cerca di nutrimento. Sono molto voraci ed intaccano le radici di qualsiasi pianta: tai da principio corrodono solo le più tenere radichette delle pian te erbacee, ma poi crescendo rapidamente, si attaccano alle radici più grosse anche di piante legnose. Si trasportano da — una pianta all’altra mediante gallerie che scavano facilmente anche a notevole profondità (30-40 cm.) nei terreni coltivati, suolo. Nelle loro gallerie camminano sia appoggiate sun. fianco che col ventre all’insù, e normalmente si trovano radu- nate in numero notevole in uno stesso punto, attorno alle ra- LAPORRST AL) CS TIAGIZA” SI TRARRE Mio i 2A a 99 Vate r UST A TUA x | dh DÈ } dI sd _ ct Ò « ò : p Meg 0a ISTIN = : F, i n SOR . : ta > N SCE, È ; È 7 + È: ‘ TRI er: Ir, Ca PT LAS n DE DL n RA Era i ac » . dici di una stessa pianta, perchè le uova vennero deposte a 4 si . . . . . ( . . . . . Ch mucchietti vicini gli uni agli altri. Da noi rchiedono normal- di; . mente due anni per raggiungere il loro completo sviluppo: st solo in condizioni speciali possono protrarre il loro ciclo oltre Di. i due anni. Giunte a maturità verso la fine di luglio si appro- 14 . fondano notevolmente nel terreno, e comprimendo le pa- |» reti si costruiscono una grande nicchia ovale dove si trasfor- mano in ninfa. Gli adulti escono in agosto risalendo le gallerie fatte dalle larve, ed aprendosi poi un foro nel terreno, foro CC TASSI ; È ì ; ‘he è caratterizzato per avere i bordi sollevati, In montagna gli adulti compaiono in maggio e giugno. « Danni. Qualsiasi pianta erbacea, molti arbusti, alberi, e piante ornamentali vengono intaccate dalle larve del Vesperus; vanno ricordate le piante da frutto, i pini, le quercie, ed in dA. nei | particolar modo i prati di erba medica, la vite, e le piante or- o tensi, specialmente le leguminose. Le larve per nutrirsi ta- I = . gliano colle loro robuste mandibole le giovani radici al disotto i del colletto; se invece si tratta di grosse radici queste vengono Sr i. corrose più o meno profondamente. Le piante erbacee muoio- no, gli arbusti e gli alberi deperiscono notevolmente. I danni Ù però difficilmente sono estesi ed accentuati. — Diffusione. dr Li x a ) PE : E’ frequente sia in pianura che in montagna in Piemonte i CS | e Liguria, dove manca il V. luridus. Non si trova però quasi anoni % 5 si ) Mak ; mai molto abbondante. ba DI7IS RSI : \ i Vw 4 4 s» ro Vi” a d | vd pn di AN 28,5, È, NA 3 A AE GTP ME PERRTN A vi VIE È aa fs ; sta è LÀ ve x TA! A i RELRAAROOo, ETTE VOI SISSA 41 VESPERUS LURIDUS Rossi SINONIMI: serraticornis Rossi. Adulto. x SÌ distingue dal precedente al quale è simile, per mensioni minori (gd 14-20 mm., 9 20-30 mm.) e per la femmina che è attera ed ha le elitre atrofizzate e deiscenti che copronu | appena il 1° segmento addominale. fa Larva. Simile nel suo aspetto caratteristico alla larva delV. stre- o 3 pens. Ha i lati non arrotondati, ma paralleli e dritti. Il corpo — i grigio rossastro. Ninfa. Simile nei tratti all’adulto. Biologia. vite gli ortaggi, le leguminose, anche l’olivo. Diffusione. Rate Manca nell’Italia settentrionale, mentre è Molto abbon dante nell'Italia media e meridionale. Vesperus Xatarti Duît Haile al V. strepens. Pula gli stessi caraitori O mi, ma trovasi localizzato in Sardegna: A rie Me * SA £ : EA NA, n BAL dA è ; n d Ù È wi xi È alb Vesperus litigiosus Muls. ho; Alpi marittime a Sottogruppo 2. - RHAGIINI RHAGIUM SYCOPHANTA SCHR. Sinonimi: R. mordax Thoms. R. serutator L. . R. grandiceps Thoms. fi Adulto. (Tav. /. fig. 26.) ‘ Corpo allungato, depresso, nero, rivestito di una pubs- 3 scenza lucente cenere, Elitre con due macchie di color rossastro testaceo, tra- È sversali disposte a fascia nel mezzo, ed altre macchiette irre- si golari bordate di chiaro. Capo grosso sporgente; antenne di poco più lunghe del capo e corsaletto. Corsaletto stretto e lun- 7 go, arrotondato ai lati che nel mezzo sono protratti a punta, E depresso alla base e anteriormente. Elitre non molto lungne, alla base molto più larghe del corsaletto con angoli ome- 9 È C° rali accentuati, ristrette verso l’apice, percorse ciascuna da PE gi tre nervature accentuate. Zampe robuste, lunghe, pubescenti. 3 si Lungh. 19-22 mm. Larva. pi a UR W 4 ‘ " Corpo. allungato subcilindrico, depresso, giallastro con HS | numerosi peli rossastri. Capo sporgente, appiattito, coi lati ca- ; ; ha ù F i; 7 00 -— 8 renati ed arrotondati, di color marrone; antenne corte coniche retrattili; mandibole dentellate. Torace col 1° segmento largo quadrangolare di color bruniccio lucente, con placca toracica liscia, ed un solco mediano che si prosegue fino al 7° segmen- to dell'addome: 2° e 3° segmento del torace più corti e più Ù stretti. Addome col segmento anale inerme arrotondato. Stig- me piccole e subrotonde. Zampe lunghe, Lung. 35 mm. Ninfa. Gorpo biancastro, ovale, attenuato posteriormente, rive- stito di peli e spinule rossiccie inclinate all'indietro; segmento anale terminato con una spina cornea depressa, triangolare. ‘ Lungh, 18-20 mm. Biologia. L’insetto perfetto vive nei boschi, e si trova sui tronchi e sotto le corteccie dei pini e degli abeti rossi nei quali vive. Le femmine introducono le uova fra le screpolature dei tronchi deperienti o morti di recente o dei ceppi. Le giovani larve sca_ vano numerose gallerie mantenendosi però sempre negli strati corticali e sugherosi senza internarsi nell’alburno. Le gallerie dapprima piccole diventano rapidamente molto lar- a ghe; sono irregolari, serpeggianti, e di mano in mano che la x larva procede vengono riempite di detriti legnosi. Giunta a ma- a turità la larva scava ancora negli strati corticali molto vicino all’esterno, una loggia grande, elittica che riveste di fibre legno_ se, ed in essa si trasforma in ninfa. La ninfa giace posata sul dorso, ed ha una notevole agilità: al principio dell'autunno P=:7) 1: pad schiude; ovvero passa l’inverno e schiude la primavera se- ri guente. Danni. I danni che arreca questa specie sono specialmente fisio- logici poichè intaccando alberi deperienti ne accelera la mor- te. Minori sono i danni tecnici perchè le galleria sono scavate sempre negli strati corticali, e quindi il legno può ancora esse- re usufruito per costruzioni. Diffusione. Frequente nella regione montagnosa alpina del Piemonte e della Lombardia: rara sulle Alpi marittime e Venete. RHAGIUM BIFASCIATUM F. SINONIMI: R. ornatum F. . Adulto. Simile al precedente. Differisce per la forma più stretta e - slanciata Le antenne oltrepassano quasi la metà delle elitre; corsaletto con punte laterali più accentuate. Colore inferior- niente nero, con l'addome e le zampe in parte castagno: supe- riormente grigio-nero col lato esterno delle elitre bruno, e su - ciascuna due macchie laterali, trasversali giallo - fulve. . Lungh. 15-18 mm. Larva. Si distingue dalla larva del sycophanta pel corpo bianco sul quale si trovano solo rari peli biancastri; per il capo meno e corto e pel segmento anale munito di due corte spine. Lun- gh, 28 mm. vo Ninfa. Simile nell’aspetto a quella precedente. Riologia. (Tav. V. fig.3 e 4) L’adulto si trova nei boschi nascosto sotto le corteccie. La femmina depone di preferenza negli alberi morti da molto ba Toei tempo o nelle vecchie ceppaie rammollite dal tempo; intacca Sa Ka - i pini gli abeti bianchi i castagni e le quercie. Le larve scava- NE: tv al, È no come nella specie precedente solo negli strati corticali, ma Su Va mantengono le loro gallerie parallele alle fibre del ì; È i, stumi del resto sono analoghi al sycophanta. veg Danni. Intaccando di preferenza gli alberi morti vecchi e ram-o p molliti, riesce meno dannosa della specie precedente. Diffusione. Frequente sull’Appennino dall'Italia media alla setten- ST. SUN trionale. RHAGIUM MORDAX Deg. Sinonimi: R. inquisitor Panz, R.Linnei:Careh Sta ER o 5 NG #4) rr dr È Più grande dei precedenti; più convesso, Le antenne. r PI e vano appena alla base delle elitre. Corpo completamente co- perto da una villosità giallo ocra. Sulle elitre, numerose gra- ARG nulazioni e macchiettine nero lucente. Lungh. 20-25 mm. fà La larva simile alle congeneri si distingue per l’ultimo segmento dell’addome che termina con una corta punta. In- tacca i strati librosi dei tronchi di pini, castagni, e special- n S- mente quercie. Trovasi però localizzato all’Italia settentrionale sulle Alpi, e non mai molto abbondante, in modo che fra i Cerambici dannosi va considerato come secondario. RHAGIUM INQUISITOR L. SInoNnIMI: R. indagator F. R. lineatum Oliv. R. investigator Muls. E° il più piccolo degli affini. Antenne lunghe quanto il capo ed il corsaletto. Colore nero coperto di fine pubescenza grigia: zampe in parte brune: elitre giallognole, screziate di 4 macchioline e punti neri o brunastri, con tre costole longi- | su tudinali molto accentuate ogni elitra. Lungh. 14-16 mm. O, (Tav. I. fig. 27.) La larva è simile alla specie precedente, e vive nei pini, si ii betule, faggi, castagni, quercie, ed altre piante latifoglie ma Sa in particolar modo negli abeti. Ha costumi analoghi alle spe- MERA | cie affini precedenti. Di Talora trovasi molto abbondante, specialmente in Valle d'Aosta, dove nel mese di agosto ne trovai in quantità sotto solo nel legno morto di varie essenze: st dante. La, larva vive olmi, salici, tigli, pioppi, e specialmente castagni. sr Lode L'adulto si trova sui fiori, la larva vive nei pini morti. EE Liar » Stenochorus meridianus L. e quercus Goeze. — Frequenti | nell’Italia sett. sui monti elevati e sulle Alpi. Le larve scavano se gallerie nel legno morto di varie essenze. FRA Xylosteus Spinolae Friv.-- Raro, localizzato alla Regione. e. Giulia. tal | ti ss 0h REA i (RA i . Sottogruppo 3. - AGMAEOPSINI queste specie: Pachyta lamed L. — Italia sett. alpina, rara. Mn P. 4-maculata L. — Id. Evodinus interrogationis L. — Id., frequente pa ; E. clathratus Fr. — Id., raro. Be Acmacops pratcirsis Laich. — Id., frequente. |. A collaris L. — Regioni elevate di tutta Italia; frequente. A. smaragdula P. — Rara, limitata al Trentino. | Gaurotes virginea L. — Monti ed Alpi dell’Italia sett., freq. ja D Cortodera femorata F. — Rara, sulle Alpi piemontesi. ; _ C. humeralis Sch, — Id. €. holosericea F. — Rara, Reg. Giulia e Trentino, Pidonia lurida F. — Rara, alpina Ital. Sett. Sottogruppo 4. - LlEPTURINI Le specie appartenti a questo sottogruppo sono in gran adulti hanno in generale costumi diurni e floricoli. Le larv< | invece sono tutte lignivore, ma in massima parte vivono ne: DA per l’azione del tempo e dei parassiti vegetali, o sui tronchi è «rami abbattuti al suolo, già in via di decomposizione, marce » 7 : * Ì . . . è . . . | | scenti ed umidi, o entro vecchie ceppaie rimaste sotterra, sca. de Î ut fr O vando gallerie nel legno umido e decomposto delle medesime. ph, l| x «In tali condizioni favoriscono la distruzione di questi residu dia A abbandonati nei boschi, specialmente le vecchie ceppaie ne. (abb terreno; e quindi tali larve si possono ritenere quasi più come Cad |’ boschi nel legno morto di svariate essenze, già reso spugnoso LA Pi Re IS utili, anzichè nocive. Le gallerie scavate sono sempre riem- pite di rosura ed escrementi, sono molto irregolari, percorren- co in tutti i sensi il tronco nel suo interno e solo quando la larva si avvicina alla ninfosi si accosta alla superficie per incrisalidarsi. Solo aleune specie intaccano talora anche i vec- chi pali di castagno piantati a sostegno delle viti nei vigneti, ed-ein tal caso possono riuscire dannose facendone diminuire la resistenza, o distruggendo la parte sotterrata. Non di tutti i Lepturini si conosce il lato biologico: in ogni modo riportia- mo qui l’elenco di tutte le specie viventi in Italia aggiungendo quelle poche note che possono avere un certo interesse. Leptura rufipes Schall. — Frequente sulle Alpi dell’Italia sett. L. 6-guttata F, — Rara sulle Alpi dell’Italia sett. L. unipunctata F. — Rara localizzata al Piemonte; la larva è stata riscontrata nei pruni selvatici. L. livida F.-Frequente sulle montagne dell’Italia media e sett. L. oblongomaculata Bug. — Rara, solo in Sicilia, L. erythroptera Hag. — Rara, in Piemonte e Lombardia. L. rufa Brull. — Poco frequente qua e là in tutta Italia. L. fulva Deg. — Comune dalla pianura alle alte cime dell’Ita- lia media e settentr. ed isole. L. hybrida Reg. — Frequente solo sulle Alpi piemontesi. L. maculicornis Deg. — Frequente sui monti dell’alta Italia. L. rubra L. (— testacea L.) — Comune sui monti in tutta Italia media e settentr.; la larva vive nelle ceppaie e nei tronchi morti anche già in via di decomposizione di pini ed abeti scavando nell’alburno intricate gallerie. (Tav. III. fig. 14.) L. cordigera Fiissl. (= hastata Sulz.) — Comunissima in tutta Italia, dal piano al monte. L. scutellata PF. — Frequente nell’Italia sett.; la larva fu finora trovata nei tronchi di quercia e carpino. (Tav. VI. fig. 1.) | L. virens L. — Rara, sulle Alpi. _L. sanguinolenta L. — Frequente sulle Alpi e gli Appennini; la larva vive nelle ceppaie coperte di terreno, nei tronchi morti, negli avanzi dei tronchi usati per le carbonaie, preferendo i tronchi giovani ai vecchi. Intacca in partico- lar modo i pini ed abeti. cL. dubia Scop. — Frequente colla precedente; la larva vive negli abeti morti da molto tempo scavando nell’alburno delle gallerie longitudineli, L. sicula Gangl. — Rara solo in Sicilia, Li. ceram byciformis Sch. — Non frequente nell'Italia media e settentrionale. h i Li erratica Dalm. — Rara, alpina. Mi. u-maculata L. — Rara, alpina. L. \Strangalia) revestita L. — Frequente sulle colline e monti dell’Italia media e settentrionale. . L. pubescens Fabr. — Rara, Alpi. "Li nigripes Deg. — Rara, alpina. dia aurulenta F. — Rara, monti Italia media e sett.; la larva “vive in particolar modo nelle vecchie ceppaie di salici è | ontani, scavando larghe ed irregolari gallerie. i | L. quadrifasciata L. — Comune sui colli e monti dell’Italia ero sett.; la larva intacca i vecchi tronchi e ceppi di salici. _ quercie, betulle. | - L aethiops Pod. — Rara, alpina. nd Gai dh x ho] A y . & a Ù 8* Ù 1 N be; EL. AE È A Par ù MEO IC Bo tI de à # DS o Rat R Se da SR # a & e L. melanura Lin. — Comune sulle colline e sui monti in quasi tutta Italia. | x 4 L. era Miill. — Comunissima dal piano al monte in n tot i ni o) i ta Italia ed Isole. GEL L. nigra L. — Frequente nell’Italia media e sett. È Di i L. septempunctata F. — Rara, alpi venete. de £. t L. attenuata L. — Frequente sui colli dell’Italia media e se 2 la larva vive scavando gallerie longitudinali nei vecchi — R castagni; si trova pure frequentemente nei piuoli scortee- | 1 È ciati di castagno, usati a sostegno delle viti, e corrode la ' parte sotterrata arrecando talora notevoli danni. Sottogruppo 5. - GRAMMOPTERINI GRAMMOPTERA USTULATA Schall. L’adulto ha capo sporgente, con antenne lunghe quasi ci quanto il corpo: corsaletto più largo alla base; elitre lunghe, | quasi parallele, arrotondate all’apice; zampe lunghe e da Corpo nero, superiormente sul torace ed elitre coperto di la- nuggine giallo-dorata. Elitre nere all’apice: zampe rossastre | coi tarsi neri, Lungh. 6-7 mm. mopterini, vive nei rami morti da poco di quercie e e ) RA) nei RES scava delle gallerie prima sotto la corteccia i > omnes DR, A; cella che la larva sî scava nel legno. L'entità dei danni arre- & cati da questo cerambice è quasi trascurabile. Vive nelle re- 3 Hi | gioni montagnose dell’Italia media e settentrionale e non si E int n) Di __ trova mai in gran numero. Gli Adulti oltre che sui rami delle Si «__ quercie e dei castagni, si trovano frequentemente sui fiori di A biancospino, di spirea, di berberis, e delle piante da frutta. Altri Grammopterini sono: ' Grammoptera ruficornis F. — Simile alla precedente ma è . Vai quasi completamente nera, colla base delle antenne, e parte i delle zampe rossiccie: le larve intaccano più facilmente ar- patri busti selvatici. E° più comune della precedente e si trova nel- i le stesse condizioni, in tutta Italia. ci Grammoptera analis Panz. — Piemonte. È Cat O a LS Peg e ue. PSE sano pel III. artic. delle antenne dilatato verso l’interno. Il A n corpo è è ingrossato anteriormente, ricoperto di fine e fitta pu- > ‘ bescenza biancastra, è arrotondato all’apice posteriore. La placca del 1° segmento del torace è limitata ai lati da due 109 cisioni. Rigonfiamenti ambulacrali gonfi e bilobi, specialmen-. te dal 3° al 7° segm. addomin. formando su ciascuno quasi. due bitorzoli carnosi prominenti, lisci, Lungh. 12-15 mm. Biologia. oli, sia nei rami staccati dall’albero, ed anche se in parte carbonizzati, come in quelli ancora aderenti all’albero, o alla. ceppaia a fior di terra. Intacca diversi legni, quercia, castagni, acacie, scavando negli strati legnosi delle gallerie abbastanza e, galleria che raggiunge quasi la superficie e che dovrà ui Pe tutti i mesi caldi. i Danni. | Si possono solo avere dei danni, ed ancora non mo levanti quando questo cerambice pr i piuoli usa a delle viti od P00E piante. | Diffusione. l'Sono simili per forme, per costumi e per danni i: ) hi n: Stenopterus ater L. — Diffuso pure in quasi tutta Italia c ed isole. Stenopterus flavicornis Kiist. — Limitato alla Lombardia, Emilia e all'Italia merid, ma non abondante. LEPTIDEA BREVIPENNIS Muls. Adulto. Piccolo cerambice (4-5 mm.) dalle elitre lunghe appena | i due terzi dell'addome. Colore bruno o bruno rossastro, col | corsaletto rossiccio. Antenne lunghe quasi quanto il corpo, x Presenta i caratteri del sottogruppo, è inoltre caratteriz- zata per avere la placca toracica gonfia. I rigonfiamenti am- - bulacrali sono accentuati specialmente quelli dal 3° al 6° seg- RR Ta addominale. Lung. 5-7 mm. cu La eb o . . . . . . . y i to: adulti si trovano nei mesi di giugno luglio in campa- rv do A gna sulle piante di Salix viminalis, e spesso pure sui fiori: co- Me ne DUO si possono trovare nelle abitazioni: sono agili, e vo- lano è assai bene, Do l'accoppiamento che avviene presto, la sà e Ni sa Orto, ae PER delle piante le uova vengono pure deposte sui rami secchi del_ le medesime asportati ed immagazzinati per la lavorazione, e | sui mobili fatti di vimini. La larva nata pochi giorni dopo, ato traversa gli strati corticali, e penetra nell’alburno dove scava gallerie profonde ed irregolari, internandosi nel legno del. tronco quando il ramo è attaccato alla pianta. Alla primavera. seguente la larva è aduita, ed al fondo della propria galleria. che allarga trasformandola in una celletta si trasforma in : ninfa. Danni. ORI la rottura di questi al minimo sforzo. Diffusione. Si trova un po’ più un po’ meno abbondante in tutta I lia, piano e monte. ) dt) A I Vi a 4 = i RI RN Po a; pia Mb z JR ! È ; Na L, Mi n test hai I 14 Ue ta 7 Ati gi 53 ni ta) (RSS sà i tà; i TESTI CASTO "pb DES ARRE ARI PA ig © e VI REAL Ma re ont NN ri 9 ARAZZI dd, Hasa ME ai VAR ER SRO Gere #01, FATE» VII vd Ri 3 È È _ - ; i vi ; 3 n Sottogruppo 2. - DEIIINI . sita vd 9 ù PAY GRACILIA MINUTA F. di No 3 Pola È (= G. pygmoea F. _ G. vini Panz - G. pusilla F.) "rei o 7 ; da Sa pd TA TL Adulto. #7 a Id x Un po’ più grande (6-8 mm.) colle elitre lunghe quanto fa il corpo; antenne più lunghe: corpo poco convesso. Colore Ric: - bruno rossiccio, più scuro inferiormente, £ ta Larva. ‘a Ha i caratteri già visti del sottogruppo, Si distingue inol- sf ù «tre per avere due punti neri sul segmento addominale. Corpo di finamente rugoso. Lungh. 6-7 mm. i Ninfa. Fi Glabra ed inerme; simile all’adulto. i +. Li | ‘Biologia. (Tav. VI. fig. 2.) sno # Pr L’adulto è frequente nelle abitazioni ed in campagna su; À i Gua cespugli ed i fiori dal maggio a tutto agosto. Le femmine fe- Da 2 n i : ì a e condate depongono le uova isolatamente sul legno vivente © | ip — morto di piante svariate sia sui rami che nei tronchi sia colla È He corteccia che scortecciati. A noi interessa specialmente i ca- È stagni, le quercie, i vimini, i nocciuoli, i sorbi, ma intacca al. tre piante È cespugli, come i pruni, i rovi, i lamponi, le rose ecc. "Ne ba: È Le larve nale scavano delle gallerie irregolari sinuose longi- Ian GI rispetto le fibre: gallerie che riempiono di rosura ec Sa — escrementi. Al termine del loro sviluppo la primavera succes- a 1% i ei. siva allargano l’apice della loro galleria, e vi si trasformano torte g o ) 1A, ns o) ; P "i ni È . £ v ; vai N È NC im »| ig ra ata KeTE — e Ne } sai È A Li ge L) i i î cre Ago yo A in ninfa.nel quale stato prima di trasformarsi in adulti pas sano quasi un mese. Danni. Arreca danni quando intacca legni messi in opera spe- cialmente i vimini usati nella fabbricazione di cesti, mobili, ecc.,ed i piuoli di castagno e di quercia usati nella costruzio- Rd ne di barriere, palizzate, o come sostegno delle viti ed altre piante. Diffusione. Abbondante nell’Italia settentr. meno nell’Italia centrale © e nelle Isole. x x x Altri Deilini di minore importanza, sono: Dilus fugax Oliv. — Intacca svariati frutici e suffrutici sel- o vatici, ed i giunchi, Si trova sparso, non comune, in quasi qa tutta Italia. ; Callimoxys gracilis Brullè. — Dell’Italia media e delle Isole: raro. Callimus angulatus Scrk. — Italia sett. e Toscana: raro. 0 C abdominalis Oliv. — Dell’Italia med. e merid.: raro. Penichroa fasciata Steph. (= Exilia timida Min.). — - Prequen te in tutta Italia. Azinopalpis gracilis Kr. — Raro localizzato agli Abruzzi. si = er Sottogruppo 3. - HESPEROPHANINI! HESPEROPHANES CINEREUS, VILL, — Adulto. (Tav. /. fig. 22.) Corpo allungato leggermente appiattito di color bruno 0 bruno rossastro rivestito d’una pruina cenerognola-giallastra, | disposta a macchie irregolari marmoreggiate sulle elitre. An- d- ù: tenne lunghe quanto il corpo nei 4, più gorte nelle 9, setacee, DI o4 coll’ultimo articolo compresso, Protorace subglobuloso, a lati bor: «_arrotondali, troncato anteriormente, con tre tubercoletti posti peo due nella linea mediana, ed uno presso la base, nel mezzo. Eli- tre subparallele, allungate, arrotondate ottusamente all’apice, SR con linee longitudinali, più o meno visibili. Lung. 7-10 mm. % d Ci QI Larva. (Tav. II. fig. 9.) i tue SOR È Gorpo allungato, restringendosi verso la parte posteriore biancastro, quasi glabro, con pochi peli rossastri corti, sparsi. qua È là. Capo fortemente incassato nel primo segmento del \ — torace: mandibole corte, larghe, arrotondate all’estremità con N un solco trasversale interno: esse e gli altri pezzzi boccali sc- cha i ente E ventralmente Vi .è. un TREO CE mamelliforme | 0° zoletto laterale. Segmento anale inerme, trilobo, Zampe molto piccole (erroneamente alcuni dicono che è apoda). coniche, rossastre. Lung. 22-25 mm. Ninfa. (Tav. iN! fig. 9.) Allumgata, con ‘tre serie trasversali di spinule sul proto- race, ed allre spinule dirette all’indietro sugli altri segmenti del torace e dell'addome, più accentuate quelle degli ultimi segmenti. Lati dei segmenti con striette sinuose; fra le spine . vi sono sparsi dei peli rossastri. Apice dell'addome arroton= dato, Lungh. 15 mm. Biologia. (Tav. VII. fig. 1.) L’insetto perfetto ha costumi notturni, lo sì può trovare in luglio ed agosto di giorno in campagna, immobile sul tronco degli alberi, o nelle abitazioni nascosto fra i mobili. Fa vita attiva al crepuscolo e nelle prime ore della notte; vola. con volo sonoro e pesante, ed è attirato dalla luce. Le femmine depongono le loro uova sotto la corteccia e nei punti avariati di numerose essenze, sia negli alberi deperienti o morti, sia nel legno immagazzinato, lavorato, messo in opera, come tra- vature, armature di case campestri, palchetti, sia nei mobili. Le essenze più intaccate sono: pioppi, fichi, quercie, ci- liegi. Le giovani larve scavano gallerie molto irregolari, tor- tuose, che vanno man mano crescendo in diametro, e che re- stano piene di escrementi e rosura. Le larve tengono le lora gallerie sempre distanti dalla superficie esterna, sulla quale quindi non si vedono i segni del loro dannoso lavoro, mentre nell’interno continua incessante per 1-2-3 anni. Esse rodono Ditta I KORISTRA Mikrokosmos ARS Zeitsehrift fiirangewandte Mi- Via G. Revere, 2 || kroskopie, Mikrobiologie, Mi- | krochemie und mikr. Technik. Unica Fabbrica Nazionale cgil SI Franckh'sche Verlagshandlung tutti i Gabinetti Uni- STUTTGART versitari del Regno. Catatoghi speciali Abbonamento annuo RE ICI compresi due volumi in appendice ! Pagamenti rateali Marchi 5,60. ..—»’°’The Review JOURNAL of applied Entomology || "hi | OT appiieo CnomMerO9Y ENTOMOLOGY and ZUOLOGY Series A: i si, Sir TR —_; ACRICULTURAL Published quarterly by Pomona College Series B: ; I |» MEDICAL and VETERINARY CLAREMONT, California Issued by the imperial Bureau of Entomology 19 = ZENO SII AVIO SERI RIE Abbonamento annuo 6d. net. WILLIAM A. HILTON fo DULAU & G. | SURE Ltd. 37 Soho Square w. Abbonamento annuo i LONDON Doll. 1,25 AVVISO. | Per facilitare ai nuovi abbonati della“ Rivista Col. It. ,, IE equisto della collezione completa di questa pubblicazione, si bi air MR TO ssi | i bl BOLLETTINO || GOLEOPTEROLOGISCHE LA FEUILLE Revue mensuelle d’ Histoire naturelle ZEITSCHRIFP PÙR BIOLOGIE, È > UND SYSTEMATIK DER KAFER. Direttore: ADRIEN DOLLFUSS 35, rue Pierre Charrion, 35 PARIS VIII Abbonamento annuo Abbonamento annuo 0 franchi 6. Marchi 9,50. (Giener entomologische Zeltung Direttori : sn i Fey HETSCHKO e REITTER FIRENZE. fe i Abbonamento annuo Direttore: ANTONIO ‘BERLES SE 12 îr. 4 6, sa Via Romana, 19 - FIRENZE - ria uod: a i | EDMUND REITTER Paskau (Miihren) Abbonamento annuo. AUSTRIA i Is. spia i DEL Laboratorio di Zoologia generale RUNDSEHAU de ed Agraria VA. EN della R. Scuola Superiore di Agricolt. ri %; ] PORTIGI Direttore: Ai i ER ì ia VIENNA XIV. Direttore : F. SILVESTRI Nobilesisse N. 90 PORTICI (Napoli) i Un volume annuale. Abbonamento | ann I L.. 20 Gorone 7,20 eno ill N49 - Aprile: Agosto 1915 RIMESSA i; _ COLEOTTEROLOBICA ITALIANA Periodico Mensile per lo Studio dei Coleotteri de Direttore: . Dott. Atos Mainardi . Piacenza MEMORIE ORIGINALI PROF. ANDREA FIORI t05 (BoLognA) 7" Nuove specie italiane dei generi MALTHINUS e MALTHODES ona Malthinus Biglianii n. sp. s nger, mandibulis, antenna- mm articulo primo, prothorace, pedibus anterioribus medii- Da sui ©, ci en posticorum rubris; abdominis segmento ulti- elytrorum. apice sulphureo. Prothorax “d capi eytoramine multo SI latitudine ata Mi x o nero, quis Be. scultura minuta, fitta e cai co- Re Saba mente ove sono bruno-grigiastri. Occhi molto sporgenti; posteriormente a loro, guancie fortemente ristrette in linea retta. Mandibole munite di un forte dente al margine interno, giallastre, quasi rossicce. Palpi bruni. Antenne lunghe quanto le elitre, sottili, col 1° articolo giallastro, il 2° e la base del 3° bruni; il 2° molto più corto del 8°. Protorace rossastro sopra e sotto; dello stesso colore le zampe anteriori e le intermedie; le posteriori, invece, bruno- nerastre con le anche, apice e base del femore e base della tibia bruno-giallastre, Protorace più lungo che largo, molto più stretto del capo e delle elitre, anteriormente troncato, po- steriormente convesso, a margine laterale rettilineo, con gli angoli anteriori troncati e i posteriori lievemente ottusi. Su- perficie convessa, munita di punti radi, minuti e superficiali, glabra; presenta due depressioni trasversali ed una stria mar- ginale alla base, non ai lati, nè anteriormente. AREAS Elitre nere coll’apice giallo-sulfureo, lunghe circa tre volte la loro larghezza se prese insieme, parallele ai lati, sepa- ratamente arrotondate all’apice. La loro scultura si compone di punti minuti, disposti in serie longitudinali anteriormente, del tutto disordinaai posteriormente. Intervalli delle elitre, nel_ la metà anteriore parzialmente rilevati in costole longitudinali qua e là molto evidenti. Addome bruno nerastro, col margine posteriore dei seg- menti bruno-giallastre. L'ultimo segmento ventrale è gialla- stro, diviso fin presso la base in due lobi, molto appressati tra loro, arrotondati all’apice, lievemente smarginati sulla linea esterna, ricurvi verso l’alto e perciò molto convessi nella loro RA O AA IE PEGI 0 IERI eo RISAIE E i s ARIE ea ld J 4 n [Ma f x pi La nt bi } : si Dia dae x Pr (I NY dA hi a ì ì fto Mt) (i "(Pr PR) Ù) Sho i | superficie ventrale. Penultimo segmento ventrale fortemente jo “ | «marginato a semicerchio nella linea apicale. I I p di __Malthinus Biglianii è affine a rubricollis Bau. dal quale % viltà Mis 3-2 D0 differisce per il protorace più stretto e più lungo, per la strut- i A __ tura delle elitre più minuta e pel colorito rossastro delle quat- "i vo Ì P% | tro zampe anteriori. Per la forma del protorace concorda colla Ù if descrizione del marginicollis GangL. (1) e così anche per la più Re minuta scultura delle elitre; ma presenta il protorace più ar pae HAR, D- ot 4.a Profilo del capo e protorace di M. nigrinus 9 sp si, 4.b Segmento anale di M. nigrinus 4g 1 O i 5.a Stilo di M. laciniatus ab. messenius Ji "o AT 5.b Stilo di M. laciniatus & tipico RL n) DS 5.c Stilo di M. laciniutus subsp. agrigentinus & i RI 5.4 Stilo di M. lacinistus subsp. Ragusai & } sl { SICA i, i 'RAIÙ rende TUT Ve #", ; i Pror. ANDREA FIORI DG (BOLOGNA) — Appunti sulla Fauna coleotterologica dell’Italia bi meridionale e della Sicilia, sa (Continuazione N. 1-3; 1915.) Sa i fifa 3%; Gi gn | _ Bryocharis (Drymoporoides n: subg:) melanocephala SE Sc È da sa: n. sp. — Confrontando i Mycetoporus di Sicilia col materiale ud Rea ke: yi #" a . . . n Ù S «della mia collezione, mi sono accorto che uno dei due M. ù: Pr , 38 _ rufescens dei Pirenei, è invece un altro Tachiporino molto e A ST che sono costretto ad assegnare al gen: di i IE più lungo del penultimo e l’ultimo dei labiali LIL Ma fo — nient'altro di questo animale ricorda le specie del gen. Broo- Si charis, anzi la forma «el protorace arrotondato ai lati e ri- a ge i -® moporus, ed è ppunto questa somiglianza che ho inteso di con- stretto verso la base, non ha riscontro che nel sottogen. Dry- i DE sacrare col nuovo nome. Però la carena suboculare e le anche x posteriori carenate all’ interno non mi lasciano alcun dubbio ini che questa nuova specie debba essere assegnata ai Bolitabiini. Rufus, capite nigro. Caput et prothorax minutissime co- n) 106; A. "nti glaberrimi, illud in occipite punctis minimis impresso, iste ommino impunctatus ; prothorax transversùs, lateribus ro- ___ tumdatis, in terlio basali latissimus. Elytra minute secundum \ \ z n cata Casi) | SR longitudinem striata, impunctata. Abdomen fortiter punctatus et paulo pilosum. Long: 5,8 mm. Di colore totalmente rossastro, col capo nero e le elitre bru- no-rossastre. I] capo è triangolare, molto convesso ed allargato alla base, senza collo distinto; un solco trasversale separa la fronte dal clipeo; la superficie è minutissimamente coriacea e perciò non molto lucida, per quanto assolutamente priva di peli; solamente verso la base dell’occipite presenta pochi e minuti punti, visibili alle migliori lenti. Occhi piccoli ma molto sporgenti sulle guancie che sono prolungate indietro per uno spazo minore del diametro di ciascun occhio ed alquanto divergenti. Palpi mascellari col 2° art. ingrossato all'apice e fortemente ricurvo all’interno, il 5° più breve ed un poco più sottile, il 4° più lungo del prece- ciente, diritto, ed un poco più sottile, ma però subulato. Anten- ne corte e grosse; 2° e 3° art. conici, di lunghezza press’a poco uguale, 4° e 5° sferoidali, 6° a 10° gradatamente più larghi che lunghi, in modo che il 10° raggiunge in larghezza almeno una volta e mezzo la sua lunghezza, 11° ovale acuminato, appena più stretto del precedente, lungo una volta e mezzo il suo dia- metro. Protorace largo una volta e mezzo la sua lunghezza; la sua massima larghezza trovasi ad 1/3 dalla base ove esso è largo quanto Ia massima larghezza delle elitre, ed un poco più largo del capo: i lati sono arrotondati più fortemente verso la base che verso l’apice, e così il margine apicale risulta largo quanto il capo, il basilare quanto la base delle elitre, Soltanto MET: pae il margine basilare porta una sottile stria e tanto questo che l’apicale sono troncati. La superficie è minutissimamente sStriolata per traverso e perciò di aspetto alquanto serico: manca qualsiasi altra scultura e vestitura. Elitre un poco più lunghe che larghe, evidentemente più lunghe del protorace; esse sono larghe all’apice quanto ia massima larghezza del protorace, ma si restringono insensi- bilmente verso la base in modo che questa viene ad avere la medesima larghezza della base del protorace; l’angolo ome- rale dell’elitra è nascosto sotto al bordo basilare del protorace e termina in angolo acuto, alquanto divergente all’esterno. La superficie dell’elitra manca assolutamente di punti e di peli, presenta però una scultura quanto mai caratteristica la quale si compone di 6 ad 8 minute strie longitudinali in parte in- terrotte, in parte confluenti fra loro, delle quali le più interne sono più marcate: esiste inoltre una stria suturale, più pro- Pi fonda regolare. Scutello largo e breve. Addome lungo, a lati paralleli, coi segmenti basilari privi di solco trasversale, ma tutti sottilmente marginati da un ri- lievo laterale. La superficie tanto superiore che inferiore del- l'addome è fittamente coperta da punti grandi ma non molto profondi e fra essi esistono rari peli grigiastri ben visibili massime ai lati. Similmente scolpito e vestito è il petto. Il sesso mi è sconosciuto. Descrivo questa specie sopra un solo individuo dei Pire- nei ricevuto dallo Standinger; non mi è possibile indicare più ‘esattamente la patria di questo strano Tachiporino. ‘teri di maggiore consistenza e valore, Tachyporus atriceps Steph. — Già indicato di Fica dal Ragusa, di Messina dal Vitale: a me risulta abbondante — anche nei dintorni di Mistretta e nei monti vicini. Tutti agli. esemplari siciliani sono di colorito più pallido di quelli dali tre località e perciò non mi stupirei fossero stati scambiati col. chrysomelinus. DITA cai Hypocyplus apicalis Bris. — Premetto che la determi- hi nazione di questi minuscoli insetti non può essere del tutto | Ro go: esatta, perchè gli autori adoperano per massima parte carat- feri desunti dalla colorazione, che sono i più incostanti: forse Za alcuni dei nomi ora usati dovranno esser posti in: sinonimia | si quando la loro classificazione potrà essere basata sopra carat- Tre piccoli esemplari da me raccolti a Ficuzza, Madonie 3 e Caronie determino per apicalis, basandomi sul colore evi- a dentemente giallo delle antenne: ma poco mi persnade che questo solo carattere possa valere a distinguerlo dall’ ovulum, > cel quale ha in comune la forma degli angoli posteriori del i; a protorace molto marcati. Quest'ultimo io non l'ho trovato in dA Sicilia. I ra Hypocyptus laeviusculus Man. — Tre esemplari, gran-, “ di quanto il longicornis, raccolti nelle Madonie e Caronie, de. ne termino in questo modo, perchè alle antenne brune con base: de, i pa, | giallastra, associano angoli sai del TR arroton-. È: cabile per la nota struttura delle antenne. Hypocyptus discoideus Er. — Determino così un pic colo esemplare di Nicosia ed uno di Castelbuono, che hanno ;) fareni, | antenne gialle ma cogli angoli posteriori del protorace arro- ade A tondati, le elitre rossastre e l'apice dell'addome più estesa- co 3 mente giallastro. Non sono molto persuaso dell’esattezza di SE questa determinazione, ma stando ai caratteri esposti dal Fauvel, Ganglbauer e Porta non saprei determinarli diversa- mente. TA Atheta delicatissima Bern. — Quantunque lo studio del Genere Atheta sia oltre modo arduo, pure citerò qualcuna | delle specie raccolte in Sicilia o perchè di più facile ricono- | seimento 0 perchè gentilmente determinate dal Bernhauer. L'A. delicatissima Bern, venne appunto riconosciuta nd dal Bernhauer in un esemplare di Monte Giccia (Messina). Fu Fi PIù; È va é descritta della Calabria nel Miincn: CoL: Zerr.:1908 p. 324. 3 : i ; Atheta puneticeps Thom. — Sulla spiaggia del mare a_ -_— Capo Peloro e Catania è specie comune sotto i detriti lasciati Ù ” dalle onde. - Atheta nigritula Gra. — E’ una delle specie più volgari SERA " nella regione montuosa dell’Italia sett.; non manca in Sicilia | per quanto io possa citarne un solo esemplare raccolto a Fi- CUZZa. Atheta Reyi Kies. — Ha l’aspetto di una grande Liogluta, ma è facilmente riconoscibile per un rilievo triangolare nel 7° segmento dorsale dell'addome del 4. Già nota di Ficuzza, ma Ce | molto più abbondante alle Madonie, specialmente nella regione mu rea Vi] |__— orientale a suolo siliceo. | Atheta cadaverina Bris. — Due esemplari delle Mado- e, _ > ea mentaria Gyll., già nota di Sicilia, raccolsi invece a Monte Ciccia (Messina). Atheta (Colpodota) parva Sahl. — Posso ricordare un esemplare catturato a Catania, e due al Colle del Contrasto (Caronie). AI Gargano invece esiste la var: muscorum Bris, priva di solco mediano al protorace. Atheta (Colpodota) aterrima Grav. — Raccolta a Cata- nia e Nicolosi ove è fequente, come altrove. Era già nota della Sicilia l’affine nigerrima Aubè, dalla quale si distingue perchè più grande e colle antenne più sottili, gli articoli terminali es- sendo tanto lunghi che larghi, anzichè più larghi che lunghi. Zyras Haworthi Steph. — E’ insetto raro in tutta Italia ed. anche in Sicilia: oltre che a Nicolosi dove era già stato tro- vato, vive anche a Fieuzza, dove però ne ho preso un solo esemplare. Zyras Leonhardi Bern. — Descritto nell’Enrom: BLarT: 1942 p. 110, sopra esemplari di Monte Gola (Sicilia), è la de- scrizione fu riprodotta nella Riv. Cor. 1913 p. 47. Dalla presen- za di una fossetta nella porzione basilare del protorace, sembrerebbe che gli esemplari raccolti dal Leonhard siano d; io ho raccolta una sola 9 a Girgenti il 9 maggio 1912. iternhauer paragona il Zyr: Leonardi al barbarus Fair:, ed infatti queste due specie somigliano fra loro per avere capo e protorace opachi, ed in questo appunto sì distinguono dal Z. funestus che è totalmente lucido, ed anche perchè hanno il 2° e 3° articolo delle antenne uguali in lunghezza. Non cono. sco Z. mustela Rott- di Sicilia che pure viene descritto colle parti anteriori del corpo opache, ma questa specie (forse FIAT Y - - Dgr (Yo E; il mustela Rott. non è sinonimo di erraticus Hag.) è più pic- cola è presenta l’articolo terminale delle antenne lungo quanto i te precedenti, mentre nel Leonhardi è lungo solamente come i due precedenti. Oxypoda elongatula Aubè. — Citata dal Ragusa sulla fede del Rottemberg che l’aveva raccolta a Catania: io ne ho trovato un esemplare presso il lago di Pergusa, in provincia di Caltanisetta. Oxypoda longiuscula Er. è il sinonimo usato allora per indicare questa specie, facile ad essere riconosciu- ta per le antenne lunghe di ben poco ingrossate all’apice, con articolo terminale molto lungo, Oxypoda togata Er. — Due esemplari ho raccolti a Nico- losi (Etna) il 27 aprile, ove mi sembra fosse abbondante sotto ai fasci di ginestre abbandonati al suolo. Somiglia molto alla rufa Kr: ma presenta le elitre più lunghe e gli articoli delle antenne più allungati. E° comune anche nei luoghi aridi del Gran Sasso d’Italia, ma per la Sicilia credo sia la prima volta che viene raccolta. Stichoglossa semirufa Er. — Questa pure è nuova per la fauna sicula: trovata in unico esemplare nelle faggete fra Piana Quacella e Pizzo Antenna alle Madonie, Aleochara discipennis Rey. — Generalmente confusa colla curtula Goez., ma facilmente distinguibile per l’angolo apicale dell’elitra munito di un incavo e per le antenne evi- dentemente più sottili. Già ricordata di Palermo dal Baudì, io ne ho raccolto un esemplare nella Valle Pomieri, alle Mado- nie: forse non è rara in Sicilia. Aleochara tenuicornis Kra. —- Appartiene alla fauna circummediterranea e si poteva presupporre non mancasse in Sicilia. Un esemplare ho raccolto a Mondello, a Palermo, 10) 12 maggio. Credo sia il primo esemplare noto di quelP'isola, Trimium Zoufali Kraus. — Nel 1872 il Bertolini com-. ; prendeva nel suo catalogo il Trimiun siculum Saul. (in lit:); nel 1889 il Baudi, nel 1891 il catalogo Hevden Reitter et Weise e nel 1892 il Ragusa citano il Trimium aetnense Reit. (in lit: ji n Queste specie non furono mai descritte. Nel 1900 il Krauss descrisse il 7. Zoufali n: sp: raccol- to a Varano (Ancona); nel 1908 il Hodero riconosceva questa | specie in esemplari della Toscana, Abruzzo, Campania e Sicio er lia; nello stesso anno il Ragusa dann la sua presen- za a Messina; nel 1911 Luwigioni e Tirelli lo citano del Lazio e nel 1913 di Ficuzza (Sicilia), ove l’ho raccolto io pure, Per ora questa è la sola specie che si sappia esistere in Si- pe Pa È a Li cilia; ma si ignora naturalmente se il siculus Saul. ed aelnen- se Rott. siano suoi sinonimi. Batrisodes adnexus Hamp. — Molto raro in Italia: Ber_ È; val tolini lo citò della Toscana nel catalogo del 1872, ma più re- DT, centemente lo cita solamente del Piemonte, riferendosi forse. all’esemplare trovato a Garcare dal Baudi (Nat: Sto: je p. 166); un altro esempiare di ‘Oriolo Romano è Go da Lui- | gioni e Tirelli. Un d ho raccolto nel bosco Umbria Gargano) sotto alla scorza di un vecchio ceppo, ove certamente non esi stevano formiche. In simili condizioni si caceia alla Sila ib G quadriceps Bau. RITTER s ct E’ facile riconoscere il d dell’ adnérus pel corno inserito su hi " clipeo. Esso ha, come il quadriceps, l'angolo omerale dell'elitra ma mentre in questo il rilievo è molto fac. ed incavato anteriormente, nel- si A ulicrus invece, come nel veniisits detto rilievo è molto for- te, rugosamente puntato e non depresso anteriormente. Il mio - esemplare prosenta un breve sprone all’estremo delle: tibie | posteriori: ma a ciò dò poca importanza perchè posseggo pa- recchi B. oculatus privi di tale sprone e'ciò mi fa credere essere fallace il carattere adoperato dal Reitter e Ganglbauer ‘per assegnare questa specie al secondo gruppo del genere, Le antenne lunghe e sottili, nonchè la forte depressione del capo Ù ira le antenne, permetteranno sempre di riconoscere l’ocula- bus, anche quando manchi lo sprone caratteristico alle tibie _ posteriori. Brachygluta Galathea Saul. — Oltrechè al Lago di Per- wr gusa e Caltanisetta, trovai pure questa specie a Ficuzza, assie- MITO all’aftine Ragusae Saul. Una ® raccolta in quest'ultima Iotalità non so a quale delle due specie riferire, essendo sco- AE ‘nosciuta la 9 della Galathea. Come nella 8. haematica, si riconoscono più forme Si con differenze forti nella scultura dei segmenti ad- ii la ta maschile della Ragusae che corrisponderebbe alla — sinuata Aub, ripetto alia haematica. Non si conoscono, è E "M A . “ NI vero, forme intermedie, ma credo che si troveranno. P | Reichenbachia antennata Aubè. — Forse in Sicilia non iù rara che altrove; oltre ai sei esemplari (d e 9 di Monte OA Ciccia, riferisco ad esse due 99 prese, alle Madonie sopra a Castelbuono, l’altra nelle Caronie, sopra Mistretta. Bythinus siculus Fiori. — L'ho descritto delle Madonie, ma è la stessa specie che vive alle Caronie e forse altrove; nella regione del faggio è piuttosto abbondante in Sicilia e sembra che quivi sostituisca il Picteti dell'Appennino ligure emiliano e toscano. Pselaphus Leonhardi Reit. — Nel 1882 il Ragusa indi- cava delle Madonie il P. Kiesenwetteri Reit., descritto della Corsica; nel 1906 però ha corretto questa indicazione dichia- rando trattarsi di n: sp:. Nel 1904 Reitter descrisse P. glo- biventris n: sp: di Palermo e nello stesso anno Ragusa lo in- dica di Ficuzza, ripetendo questa indicazione di patria nel 1906, per le caccie di Dodero ed Holdhaus. Nel 1910 Reitter descrisse P. Leonhardi n: sp: di Fi- cuzza e Madonie; in questi luoghi io ho raccolto appunto que- st'ultima specie e non l’altra, facilmente distinguibile per una fossetta nel 1° segmento dorsale dell'addome. Claviger apenninus Bau. — Un esemplare ho raccolto al Gargano, assieme al Trichonya garganicus. Secondo i geologi, il promontorio del Gargano e l’estrema terra di Lecce ed Otranto sarebbero emersi prima dell’Apen- nino ed in quel tempo sarebbero stati collegati colla Dalma- zia: credevo perciò che molti coleotteri di questo promontorio dovessero presentare un’affinità marcata colle specie dalmate, e ciò principalmente credevo dovesse verificarsi per le specie ipogee e mirmecofile. Invece nessuna delle specie di questo gruppo da me trovate al Gargano, corrisponde a quelle della A sig 7 Na Dalmazia, bensì a quelle dell’Apennino o ad altre a queste molto affini. Del genere Claviger poi, escluse le forme alpine, l’Italia possiede due sole specie: l’apenninus Baudi che dall’E- milia e Toscana si estende sino all’Abruzzo ed il nebrodensis Saul., proprio alle Madonie. L’estendersi del primo anche al Gargano è cosa che difficilmente può spiegarsi mediante una emigrazione se si tien presente che una notevole depressione separa quel promontorio dall’ Apennino. Frattanto però avrò occasione di citare qualche specie della Dalmazia che trovasi al Gargano e non nel resto d’Italia. Ma meglio può servire a dimostrare il collegamento alla Dal- mazia dell’estremo orientale delle Puglie, la presenza sola- mente là del Quercus aegilops e conifera proprie della Dalma- zia e Balcani; la prima trovasi solamente all’estremo di Lecce ed Otranto, la seconda si estende fino al Gargano, ove però è rara, Chevrolatia insignis Duv: — Insetto raro per quanto abbia un’area di diffusione molto estesa: della Sicilia lo citò il Dadero. per averlo trovato a Ficuzza e Pachino: io l’ho tro- vato a L'icuzza e Caltanisetta. Nell’Emilia è meno raro che al- {rove e trovasi generalmente nel maggio e giugno, vagliando detriti vegetali raccolti al piede di grosse quercie; l’ho raccolto a Malalbergo, a S. Felice, a Bologna, a Casinalbo (Modena); ma più frequentemente si raccoglie ai colli ed al monte. A molti è accaduto di prendere qualche esemplare di questa spe- cie cacciando col retino © coll’ombrello, ed appunto questo è accaduto a me in Sicilia. IT 7 maggio ne presi uno presso Calta- nisetta mentre sul far della sera cacciavo sulle erbe il Maltho- " a a i des Ragusae; la sera del 15 maggio trovai il 2 esemplare a Sai Ficuzza battendo fiori di biancospino; il mattino dopo presi il Ha i 3°, posato sopra un sasso, mentre salivo al Busambra. | Dx di Euthia Merkli Sim. — Croissandeau, nella sua mono- grafia degli Scydmenidi, considera questa specie come il d ti i ch della Transilvania, la elavicornis della Grecia, affermando non Mn Na uf pure Genova (coll: Dodero). Reitter (Wien: Exm.: Zerr: 1896 at ? sro p. 19) si oppone a questa sinonimia e dichiara che la Merkli è g cella Transilvania, 1 elavicornis della Grecia, affermando non 35 : i constargli la loro esistenza in Itaia. Nel recente catalogo euro- È i peo si considerano di nuovo come specie distinte, ma resta a sapersi quale delle due o se tutte due vivono in Italia. Studiando pochi individui raccolti in questi ultimi anni, mi sono accorto che uno dei due esemplari di Lucca, inviato- mi da tempo come £. formicetorum è appunto una Merkli, l’altra è veramente la specie seguente, Euthia formicetorum Reit. — L'ho raccolta a Ficuzza, L si ove la trovò anche il Dodero; se manca nelle collezioni degli entomologi siciliani è perchè essi fanno un uso troppo ristretto © RIDI del vaglio. Probabilmente è questa la specie più diffusa in Ita- SEAT | II 96: NOLI ; ; x Eten e lia e sue isole; recentemente l'ho raccolta anche al Gargano. Cephennium Lostiae Dod. — Già trovato sulle Caronie, vive anche alle Madonie: ne ho un solo esemplare raccolto A sopra al piano Quacella, a nord del monte omonimo. . Neuraphes Fiorii Reit. — Descritto nel 1887 sopra esem_ | # plari di Serra S. Bruno, prov: di Catanzaro; ma in seguito il Baudi lo indicò di Vallombrosa (Toscana), il Luigioni del La- | ti zio, il Sekera dell'Emilia: credo d’averlo catturato anche a Note ca vg 4 Cas 5 n i srt E : FRITTE I TA ore vet » pur RZO EIA rt (6 È o; TE nh Na ario A Rara ia Rao PILATO Sti FRI, Ma È È Mine ri, RO x ll N ; Pa] vrI = 4 » M ) "agi ee \ i a : di ” ._ Ruta (Genova) ma non posseggo più questi esemplari: ora (4 ; t è da aggiungersi anche il (rargano. & dose Recentemente il Reitter ha descritta una specie affine, l’Otto- | mis di Camerata nuova (Abruzzo): credo però che il Fiorii sia | molto più diffuso nell’Apennino. Choieva Sturmi Bris. — La determinazione di questa specie è basata sui caratteri sessuali secondarii tanto del d | Che della ?. Questa è più facile ad essere riconosciuta per la presenza di un dente all'angolo suturale dell’elitra. Nel 4, se- j condo Ganglbauer (Kagerer MrrreLEUR: I° p. 116) i trocanteri dei femori posteriori ora sono lanceoslati ed ora incavati nel i ; margine posterore. «Posseggo 9? della Basilicata, e tutte quelle prese in Sicilia appartengono a questa specie. Due gg raccolti a Pizzo di Fago (Madonie) ed altri raccolti a Ficuzza presentano, come nella O cisteloides, i trocanteri dei femori posteriori ricurvi; però il ea . femore presenta un angolo marcato sul bordo posteriore che Na 1-4] nella cisteloides non si trova. RE: rt Esiste la cisteloides in Sicilia? lo non l'ho trovata, ma è FRE, ri probabile vi sia, avendola raccolta abbondante in prov: di 1° , Catanzaro. Ragusa afferma essere comune in Sicilia, ma credi 4 Se s d «che in tempi anteriori al Gauglbauer non si riuscisse con si- ( curezza a distinguere luna dall’altra specie. mà È . . -—_— Xylodrepa quadripunctata Lin. — Vidi un esemplari di questo curioso animale, catturato a Ficuzza dal De Rosas: — credo che ora si trovi nella collezione Dodero. | Agathidium (Cyphoceble) iaevigatulum Reit. — + vr | Reilter (Wien. ENT. Zeir. 1904 p. 154) scrive che questa spe- - Pt cie è diversa dal laevigatum Er: perchè di metà più piccolo, assolutamente liscio, colle antenne totalmente gialle e più corte, cogli articoli intermedii e preapicali più grossi. Fu de- scritto della Campania. Io riferisco a questa specie un esemplare del Lazio e mol tissimi della Sicilia (Nicolosi, Madonie e Ficuzza) e del Gar- gano; ma dei suesposti caratteri ritengo valido solamente quello che sì riferisce alla struttura delle antenne, Nei miei esemplari la lunghezza varia da 1,4 mm: (è questa la misura data dal Reitter) a 1,8 m.; dunque raggiunge le dimensioni dei più piccoli laevigatum. Nel più grande esemplare di Nicolosi si riesce a distinguere una minutissima reticolazione sulle eli- tre; come nel laevigatumy; negli altri non riesco a vederla. Le antenne sono sempre totalmente gialle nel laevigatulum; ma non sempre nel lacvigatum i due penultimi articoli. sono bruni. Alle Madonie non trovai il laevigatum, ma a Ficuzza tro- vai anche questa specie, sempre ad antenne totalmente gialle; esse però nel laevigatum sono sempre più lunghe e col 9° e 10° art: meno trasversali. Nessun esemplare intermedio giustifi- cherebbe la riunione delle due forme in una sola specie. Agathidium (Neoceble) marginatum v: sicanum n. — Posseggo un solo d' preso presso il lago Quattrocchi nelle Ca- ronie, che è diverso dal tipo solamente per la scultura delle elitre appena riconoscibile coi più forti ingrandimenti. Se questo carattere si potesse riscontrare costante in altri esem- plari siciliani, basterebbe per giustificare una specie distinta, per analogia con altre dello stesso genere. mm € É ie A. marginatum si potrà facilmente riconoscere alla mancanza di stria suturale e per la presenza di un sottile sol- co trasverso che separa la fronte dal clipeo: è totalmente nero eccetto i margini laterali del protorace che sono rossastri; le antenne sono gialle, col 9 e 10° articolo bruni. Agathidium (Neoceble) Brisouti Reit. — Appartiene alla fauna italiana per un solo d raccolto al Gargano il 21 maggio 1913: è identico agli esemplari della Grecia e Dalma- zia che già prima possedevo. Ecco una specie che potrebbe essere invocata per dimostrare l’antico collegamento della Malmazia al Gargano, se in quest'ultimo luogo essa vivesse in abbondanza, colla esclusione di altre specie dello stesso ge- nere comuni nel resto d’Italia. Ma ciò non è! L'A. labratum Reit. è diverso per minori dimensioni ed elitre impercettibilmente puntate. Agathidium (Neoceble) varians Beck. — Altra specie del Gargano, già nota pel Tirolo (Bertolini) e pel Bolognese (Sekera). Agathidium (Neoceble) confusum Bris. — E’ specie dei Pirenei e dell'Europa media, indicata con dubbio dal Ber- tolini anche dell’A pennino. Anche di questa ho trovato un solo esemplare al Gargano. Agathidium (Neocebie) garganicum n. sp. — Subae- misfaericum, converum, nitidum, nigrum prothoracis basin lateribusque dilute refescentibus, antennarum clava fusca: articulo ultimo rufescente; capite prothoraceque vir perspi- cue punctulatis, elytris punetis duplo vel triplo majoribus exculptis. Antennarum arliculus secundus globosus, tertius $ vir x parte media subtruncata: genae ultra Liga marginem | “RE productae. Elytra ad humeros oblique truncata, angulo E merali obtuso, stria suturali dimidiata. Tarsi in 2 5, 4, 4 arti- Sl colati; ignotus — Long: 3 mm. Simile per forma © colorazione al Brisouti, ma un poco più grande, colla scultura delle elitre del doppio più forte. La somigilanza con questa specie è peraltro soltanto apparen. ‘le, presentando le guancie prolungate dietro l'occhio per uno spazio lungo circa metà dell'occhio, dilatate posteriormente e terminate sotto forma di dente ottuso; inoltre il 2° art. delle. antenne è molto più corto del 3°. Questo carattere, associato pe alla incisione terminale del elipeo, dimostra l'affinità reale del | — , ; 7 è - MA garganicum al plagiatuim, Paganettii ed hellenicum dai quali | si distingue senza difficoltà per le dimensioni maggiori e per la forte scultura delle elitre. Una sola £ ho raccolta nel bosco Umbria (Gargano) nella v primavera 1913. Clambus pallidulus Reit. v, bicolor m. — Per quanto. non conosca il pallidulus, credo dover assegnare a questa spe- #9 Sii intermedia fra il minutus ed il punctulum e presentano lo. Ri sa UR $ 4 cie gli esemplari raccolti a Ficuzza: sono glabri, di grandezza | seutello più grande e più allungato che in queste due specie. | La colorazione però, invece di essere IR RCA TA sila go stra, presenta il capo nero col margine anteriore rossastro, d, il protorace nero coi lati largamente rossastri, le elitre giallo- rossastre colla base nera cd almeno bruno rossastra, n disotto “nero, col margine posteriore delle anche posteriori, rossastro. — 17 __ lidulus è stato deseritto della Sardegna nel 1911. Ho creduto che il bicolor costituisca una varietà del pallidulus, perchè a me non consta che il pallidulus tipico esista a Ficuzza: ma se co pur risultasse che i ruficapillus citati dal Ragusa fossero invece te” _ dei pallidulus, allora il bicolor dovrebbe ritenersi solamente Da È RI una sua aberrazione. Agathidium SESTRI nigrinum Stur. — Già in Caltei tempi raccolto a Serra S. Bruno in Calabria; ora anche “im esemplare al Gargano. L’Hummileri Reit. dell'Aspromonte i vagliando foglie secche nelle vicinanze di tali nidi. Due volte È “L'ho raccolto in grotte della Liguria e in quella della Cassana, Li © vagliando le foglie secc na accumulate dai sorci, sotto uma | grossa pietra. A Ficuzza trovai un nido di sorcio e proprio a voci di trovare il Lepltinus ne vagliai gli avanzi, ri- i — trovandone due esemplari: al Gargano ne ho recolti altri due n d* ve: a caso; vagliando foglie secche forse raccolte in vicinanza di str (UBIS nido. ir Arthrolips polypori n. sp. — Ab omnibus speciebus generis uafus et Sacittiv distinctus praesertim corporis bre- vitale; \hadius pi sli brevissime ovalis, fere circulari tt longitudine vir latitudinis quartam partem superante. cd pro: 0,9 - dammi LL ITS ellittico colla massima larghezza nel mezzo della lunghezza totale, ed ugualmente ristretto ed arrotondato ai due estremi. Tutte le altre specie dei due generi affini Ar/hrolips e Sacium sono molto più allungate, e perciò molto meno arrotondate ai lati e più fortemente ai due estremi. Bruno nerastro, col con - forno del protorace, due macchie pellucide presso il bordo an- teriore del medesimo, la porzione basilare (eccetto la clava) delle antenne e le zampe bruno-giallastre. Tutte le parti su- periori ed inferiori presentano al microscopio dei minutissimi punti, dai quali escono minuti peli grigiastri, un poco più lunghi e grossolani ai lati del petto e dell'addome. Il capo è nascosto sotto il protorace e perciò la parte dorsale di questo non è visibile se non isolandolo dalle rimanenti parti del corpo: esso è molto più largo che lungo, bruscamente ri- stretto al dinnanzi degli occhi, dove esistono i solchi anten- narii: l’occipite e la fronte sono assolutamente glabri e lisci e questa continua senza alcuna linea di demarcazione col eli- peo, brevissimo e troncato al bordo apicale; labbro superiore fortemente trasversale, brevemente smarginato all'apice. Oc- chi grandi, ma per nulla sporgenti lateralmente: si osserva in- vece che il margine interno dell’occhio è molto convesso, inva- dendo la fronte sino a livello della inserzione delle antenne; questa grande porzione frontale dell'occhio corrisponde alla sovrastante porzione semitrasparente del protorace ed attra- verso a questa può (come nelle Lampyris) guardare verso l’al- to. Antenne di 10 articoli; il 1°-3° molto lunghi, 4°-7° brevissimi e distinguibili solo al meroscopio, 18° a 10°formano la clava. Il t° art. delle antenne è lungo circa 3 volte il suo diametro, cur- CA ivi mi vato all’indietro per potersi addattare alla forma del solco an- tennario, molto sottile alla base ma bruscamente ingrossato ell’inizio della curva, mantenendo poi lo stesso diametro fin presso l’apice che è arrotondato; il 2° è grosso come il 1° ma di 1/3 più corto, esso è conico sino ai 2/3 della sua lunghezza, quindi si assottiglia alquanto verso l’apice; 3° molto più sotti - le del precedente, grosso quanto i seguenti, ma lungo ancora il doppio del suo diametro; 4°-7° brevissimi; la clava è grossa quasi il doppio (veduta dal lato depresso) del diametro dei due articoli basilari, e si compone dei tre ultimi articoli, tutti ugualmente grossi, i due primi di forma conica, il 10° arroton- dato all’apice, 1°8° ed il 10° tanto lunghi che larghi, il 9° evi- dentemente più breve. Protorace semicircolare, troncato in linea poco convessa alla base, cogli angoli posteriori quasi retti, Elitre tanto lun- ghe quanto larghe prese assieme, arrotondate ai lati ed arro- tondate pure, ciascuna separatamente, all’apice; perciò l’an- golo suturale è arrotondato, lasciando fra le due elitre uno spazio triangolare che permette di vedere il pigidio. Nel bosco Umbria (Gargano), verso Monte Sacro, nell’e- scursione del 21 maggio, io e mio fratello Adriano raccogliem- mo molti esemplari di questo piccolo insetto, sopra ad un grosso Polyporus aderente ad un tronco di faggio da lungo tempo abbattuto dal fulmine. La singolarità del modo di vita ben diverso da quello delle specie congeneri, e la strana bre - vità del corpo attrassero fin d’allora la mia attenzione; però non mi fu dato di ritrovarlo nelle caccie successive. Ptilium exaratum Allib: — Finora ricordato del Tren- ERE; - 008 tino, Lombardia e Toscana: è abbondantissimo anche al Gar- gano. Scaphosoma agaricinum L. var. subalpinum Reit: — Nel 1887 raccolsi al Gargano un grosso Scaphosoma, con scul- tura alle elitre più forte e colla stria suturale prolungata all’e- sterno lungo la base dell’elitra: lo determinai per subalpinum quantunque la scultura non raggiungesse quella di un esem- plare francese della medesima specie. Ora nello stesso luogo ho trovato, mescolato all’agarici- num, un piccolo esemplare (misura 1,3 mm:) che presenta la scultura ancora più minuta che in questa specie, ma la stria suturale prolungata lungo la base ancor più che nell’esempla- re primitivamente cacciato in quel luogo. Questa contradizio- ne mi convince che il subalpinum Reit. non è che una forma estrema dell’agaricinum. Hister stigmosus Mars: — Piuttosto frequente nel bosco Umbria del Gargano, Finora era noto della Liguria (Bertolini) e del Lazio (Luigioni). | Hister praetermissus Peyr. — Riferisco a questa specie 5 esemplari raccolti alle Madonie ed uno a Mistretta, in Sici- lia. Due esemplari più grossi delle Madonie hanno il pigidio più fortemente puntato; negli altri la scultura del pigidio è più debole, non tanto però come nell’affine corvinus. In questo poi il propigidio è sempre più fortemente puntato del pigidio, mentre negli esemplari siciliani la scultura dei due segmenti è uguale: nel corvinus le mandibole sono concave superior- mente e colla carena esterna ben distinta; negli esemplari di ve o. 3001 i TSI i Sicilia sono convesse e colla carena esterna smussata; fina) - mente le zampe nel corvinus sono rossastre, nere invece nel- l’altra specie. Debbo però dichiarare che non conosco la recente descri - zione dell’Hister Paganettii Bich. (Ent. BLaETT. 1911 p. 109) del- ‘a Spagna. Epierus italicus Pay. — Alle molte località dell’Italia centrale e meridionale ove vive questa specie, è da aggiun- gersi il Gargano. Epierus comptus IHlig. — Al Gargano è più frequente del precedente, col quale convive sotto alle scorze di vecchi tronchi di faggio abbattuti. Saprinus politus v. foveola m. — Trattasi di un esem- plare un poco più grande e munito sulle elitre di una fossetta sul margine interno della 8 stria dorsale, cioè nello spazio liscio esistente fra la 82 stria e la suturale. Non credo trattarsi di anomalia perchè la fessetta in discorso è a contorno rego- larissimo e quella di un lato è perfettamente simmetrica per forma e posizione a quella del lato opposto, Vive alle Madonie (Valle dei Pomieri), mista al tipo. Eubrachium pusillum Ros. — E’ noto della Corsica, Sar_ degna, Sicilia, Toscana, Umbria e Lazio; vive anche al Gar- gano, ove però è raro. Uno dei due esemplari raccolti in que- sta regione è più grande, glabro, colla scultura evidentemente più forte: l'ho segnato come forma estrema, ma non mi sem- bra meriti esser distinto con nome speciale. Helophorus rufipes Rosch. v. apulieus. m. — E° di- verso dal tipo perchè il protorace è più stretto delle elitre e pere x queste sono dilatate posteriormente: il protorace è arroton- dato ai lati sino all’angolo posteriore il quale risulta perciò ottuso, mentre nel tipo il lato è rientrante prima dell’angolo posteriore che risulta retto: similmente le elitre sono arroton- date all'angolo omerale chie scompare, in luogo della sporgen- za dentiforme che nel rufipes contraddistingue l'angolo mede_ simo. Questi caratteri corrisponderebbero in parte alla var: pyrenaeus Kiin:, ma questa è più grande del tipo, l’apulicus è più piccolo; il pyrenaeus ha protorace largo come le elitre e cueste a lati paralleli, ’apulicus invece il protorace più stretto delle elitre e queste dilatate posteriormente. Mio fratello ha raccolto il tipo a Canosa (Puglie); ad Otranto, un solo esemplare della varietà: ignoro per conse- guenza se trattasi di una forma locale, ovvero di un esem- plare accidentalmente così conformato. Ochthebius basilicatus n. sp. — Il 29 mag: 1905 il Breit di Vienna mi scriveva ritenere che certi Ochthebius di Sti- gliano (Basilicata) da me inviati col nome di fossulatus Muls., dovessero invece essere dei frisulcatus Rey. Li studiai di nuo- vo e mi convinsi che non erano dei fossulatus, ma neppure deitrisulcatus; mandai in esame al Breit dei {risulcatus di Sardegna e due esemplari di Serradifalco (Sicilia) che allora credetti veri fossulatus, ma il Breit non restò ancor persuaso e restituendo il mio materiale scrisse essere bene determinati i miei trisulcatus, credere fossero veri fossulatus quelli di Stigliano, e i due di Serradifalco giudicò potessero essere 1 Bedeli Kuw., ovvero sp. n. Jo non me ne sono più occupato, ma ora, dovendo studiare AGRO il materiale raccolto in Sicilia, ho dovuto per necessità ripren- dere in esame e cercare di chiarire la cosa: disgraziatamente però non posseggo più gli esemplari di Serradifalco, ma in compenso posseggo dei veri fossulatus della Francia meridio.. nale e delle Madonie, che allora non avevo. Gli esemplari rac- cclti da mio figlio Attilio in un rigagnolo del bosco di Acetura, presso Stigliano sono diversi dal fossulatus per avere le elitre lucide anzichè opache e per presentare i punti delle serie eli- trali del doppio più grandi; quindi rientrano nel N: 5 della tavola sinottica del Kuwert (Brest. TAB. 20° p. 97); ma sicco- me non presentano che cue sole fossette sul capo e due ocelli evidentissimi al margine posteriore di queste, così non posso- no appartenere al n.9 = corrugatus, ma soltanto al n.9° = Be- deli. Essendo però assai più probabile che quegli esemplari appartengano a specie nuova, prossima al Bedeli, li descrivo sforzandomi di mettere in evidenza tanto quei caratteri che condurrebbero al Bedeli, quanto gli altri che mi hanno con- vinto trattarsi di specie nuova che chiamerò basilicatus m:. Misura 1,8-2 mm.; dunque è più piccolo del Bedeli, ma più grande del corrugatus. Ha le elitre di color bruno nerastro, lucide, col capo e protorace di un verde bronzato splendente: il colore corrisponde a quello del Bedeli, ma questo ha le elitre epache come il fossulatus, anzichè lucide. Capo munito di due sole fossette basilari, con ocello al bordo posteriore; esiste inoltre un solco trasversale tra la fronte ed il clipeo, ma non esiste la fossetta mediana: ciò corrisponde esattamente al Bedeli. Protorace munito di un solco longitudinale mediano molto profondo, di due fossette oblunghe allineate parallela- er e inente al solco mediano delle quali la posteriore è più lunga; una terza fossetta si trova di fronte alla sporgenza laterale del protorace; la superficie tra le fossette è impercettibilmente puntata: tutto ciò corrisponde alla descrizione del Bedeli. Il bordo laterale del protorace presenta una dilatazione anterio- re troncata, limitata ad 1/3 circa della lunghezza totale del protorace e posteriormente a questa sporgenza presenta una profonda incisione munita di membrana, coì lati concavi e convergenti verso la base: il bordo di tale incisione presenta una piccola depressione presso l’angolo posteriore (Kuwert la chiama Narbe ossia cicatrice) ed un’altra gorrispondente alla fossetta esterna: così pure è descritto il Bedeli il quale però do_ vrebbe inoltre presentare lungo il margine dell’incisione una scultura rugosa che non esiste affatto nel basilicatus. Ultimo articolo dei palpi mascellari totalmente bruno giallastro, men_ tre nel Bedeli è oscuro cogli estremi giallastri. Da quanto sopra ho scritto non risulterebbero differenze tali da giustificare una nuova specie, ma la fig. 76 della IV Tav. fornisce altre differenze più importanti. Le fossette alli- neate parallelamente al solco mediano nel Bedeli sono tre, due sole nel basilicatus, per fusione della mediana colla posterio- re; il solco mediano è molto più sottile nel Bedeli che nel ba- silicatus; in questo le due depressioni marginali sono proprio nel margine stesso dell’incisione, più distanti nel Bedeli; la sporgenza laterale anteriore del protorace è arrotondata nel Bedeli, troncata invece nel basilicatus. Ochthebius longipes n. sp. — E’ specie molto affine alla precedente che descrivo sopra un solo esemplare da me rac- ù i SC cs pi: colto il 9 maggio, presso Girgenti: è possibile appartengano a ho questa specie anche i due esemplari di Serradifalco esistenti i nel museo di Berlino. s Piuttosto depresso, colle zampe lunghe, totalmente bron- Tao zato, verdastro, lucido; i palpi, le antenne e le zampe, giallo pallido, eccetto l’ultimo articolo dei palpi e la massa delle an- tenne bruna. gia, Capo triangolare molto depresso, munito di due fossette I basilari poco profonde al cui bordo posteriore esiste un ocello; | il solco tra la fronte ed il clipeo, nel mezzo, è prolungato sulla fronte mediante un piccolo solco longitudinale che considero come residuo della fossetta frontale. Labbro breve e troncato. Palpi mascellari coll’ultimo articolo piccolissimo e sottile, n) lesiniforme. Protorace più largo del capo, ma molto più stretto delle elitre, troncato ai due estremi. Il bordo laterale presenta la sua massima dilatazione ad 1/3 dal bordo apicale e quivi spor_ ge sotto forma di un dente ottuso molto marcato; la porzione di bordo laterale posta dinnanzi a quest'angolo è tagliata obliquamente in linea concava, la posteriore presenta un’in- cisione poco profonda il cui lato è fortemente convergente verso la base. La superficie del protorace è depressa, grosso- lanamente ma scarsamente puntata e presenta il solito solco mediano, le fossette laterali in numero di due e la fossetta ci esterna, tutte assai meno profonde che nel basilicatus; lungo il bordo dell’incisione però non esistono le due depressioni caratteristiche del Bedeli e basilicatus. È; Elitre ovali allungate, fortemente dilatate ai 2/3 dalla BRE base e bruscamente ristrette posteriormente, coll’angolo sutu- « rale un poco prolungato posteriormente. La superficie è mi- nutissimamente e scarsamente puntata, lucida, con serie re- golari di grossi punti oblunghi posti nel fondo di debolissime strie. Lung. 2? mm. Molto affine al basilicatus ma si allontana assai di più che questo dal Bedeli. Diverso da ambedue per avere le elitre dello stesso colore del capo e del protorace, il corpo più depres- so, le zampe più lunghe.Ha traccia di fossetta mediana sul ca- po, scultura del protorace molto più forte ma le fossette tutte assai più superficiali e mancanza delle due depressioni al mar- gine dell'incisione laterale del protorace. Ha, come il basilica- tus, la dilatazione laterale del protorace troncata, ma in questo la troncatura è rettilinea, nel longipes è concava. Le lunghe zampe, associate alla presenza di fossette nel protorace, potrebbero far credere si trattasse dell’Ocht, nota- bilis Roshen ; però le zampe sono ben lungi dall’esser lunghe come in quest’insetto. Del resto è molto facile distinguerlo, perchè il longipes ha il labbro breve e troncato, anzichè lungo ed inciso; ha l’ultimo articolo dei palpi molto più breve e sot- tile; presenta ocelli, mentre l’altro ne è privo. Hydraena sicula Kies. — E’ una specie poco nota; la de_ scrizione originaria, basata su pochi caratteri lascia incerti sulla determinazione; il suo confronto colla palustris è asso- iutamente fuori di luogo, Al Kuwert restò sconosciuta e per separarla dalla angustata in base alla descrizione, è costretto a valersi solamente della colorazione, uniforme in questa, e ad elitre più pallide del capo e protorace nella sicula, soa: - > GAS E° più piccola dell’angustuta (grande realmente come la palustris), meno allungata; ma sopratutto si distingue ottima- mente pel minor numero di serie di punti sulle elitre, le quali serie perciò, in un insetto più largo, risultano molto più distan- ti fra loro, ma anche meno regolari che nell’angustata. Il Ragusa ne cita una 9 di Castelvetrano: io la trovai ab- bondante lungo il torrente che dalla Portella Maurigi (fra Piz_ zo di Fago e M.te Salvatore) scende nel versante settentrionale delle Madonie, cioè verso Cstelbuono. La vallata, corrispon- dente a quel torrente, è segnata nella carta topografica del Ge_ nio Militare col nome di Valle Annunziata, ma mi sono accorto che a Castelbuono non conoscevano quella vallata, bensì cono- scevano col nome di Bosco Cave quello che trovasi nel versan- te occidentale di quella vallata stessa .Do indicazioni così pre- cise, per diffondere neile collezioni una specie che credo sia nota fino ad ora in due soli esemplari. Limoxenus oblongus Herb. — Non figura nel catalogo siciliano del Ragusa, ma posteriormente (1893) fu da lui ritro-. vato a Ficuzza. Vive anche nello stagno di Lentini, ove ne ho raccolto un esemplare il 30 aprile 1912. Berosus affinis Brul. a. algericus Kuw. — Kuwert (tissrimm. TAB. 19 p, 119 e 120) dà caratteri molto ambigui per distinguere la var: hispanicus Kiist. dalla var. algericus; di questa scrive « mit.... schmaler scharf begrenzter Halsbin- de », ma non dice poi come sia conformata questa fascia mediana nell’ispanicus. Ma Kiister (XIL° 80) scrive dell’rispa- nicus « thoracis fasciis duabus approximatis ..... aeneo cu- preis » e più sotto di queste due fascie scrive ancor più chia- ramente « welche weder den Vorderrand, noch di Basis be- «rilhren; nachhinten breiter werden, vorn aber abegerundet Podi >). RR « und der ganzen Linge nach von seiner etwas erhohten, « glanzenden glatten gelben Linien getrennt sind. » Io conosco l’ab: Rispanicus per un solo esemplare cattu- rato nel lago di Varano (Gargano) ed a me sembra che a torto sia messa in sinonimia coll’affinis; ha per lo meno il medesi- mo diritto ad essere conservata che l’ab: lineicollis Costa, es- sendo ambedue caratterizzate dalla decomposizione della macchia protoracica in due, come nel Berosus signaticollis Char.; l’Rispanicus colle due macchie dilatate posteriormente, il lineicollis colle due macchie non dilatate. Due esemplari mandatimi da Barcellona col nome di hi- spanicus e tutti quelli raccolti in Sicilia (Lentini, Pizzo di Fago Colle del Contrasto, Lago Quattrocchi) presentano la fascia mediana del protorace non allargata od appena allargata verso la base: essa presenta bensì una linea elevata e liscia nel mezzo, ma questa è del colore bronzato della macchia e non del colore giallo del fondo. Credo che questi esemplari appar- tengano alla ab: algericus Kuw. e che questa abbia maggior diritto l’esistenza, perchè il piccolo carattere che la contrad- distingue è generale alla maggioranza degli individui di una regione, Le ab. hispanicus e lineicollis si riscontrano per solito in esemplari di grandi dimensioni che potrebbero esser confusi col signaticollis Charp.; la scultura più grossolana, più fitta e disordinata degli intervalli delle elitre potrà servire per rile- vare l’errore. Sphaeridium bipustulatum a. Daltoni Steph. — Il ca- talogo europeo del 1906 registra la var. atratum Ragusa come diversa dalla var. Daltoni, ma Zaitzev (Hora Soc. Ent. Ros- sicaE 4908 p. 357) li considera come sinonimi, e questo deve avere la priorità sull’altro nome. In Sicilia e Calabria l’ab: completamente nera è più frequente che altrove. (Continua.) ; a “ ue Ere PICCOLE CONTRIBUZIONI ORIGINALI Contributo alla Fauna del Molise 2. Coccinellidi. Nella bella Revisione dei Coccinellidi ita- liani, pubblicata in questa Rivista Coleotterologica, il nostro infaticabile Dr. Della Beffa citò alcune stazioni molisane, qua- si tutte in base ai modesti materiali da me datigli in comuni- cazione e raccolti nell’estate del 1910. La pubblicazione di que. sta noticina non avrebbe ragione di essere fatta se in essa non si stabilissero con qualche maggior dettaglio le ubicazioni. Subcoccinella 24-punctata L. Bagnoli sul Trigno, Guardiaregia v. limbata Moll. (uardiaregia. v. 25-punctata Rossi Guardiaregia, Macchiagodena. v. reticulata D. Beffa Macchiagodena, Frosolone, Guar. diaregia, Bagnoli s. T. Adonia variegata Goeze Montagano a. constellata Laich. Macchiagodena, Montagano Pendici sett. del Matese, Bagnoli SIE: a. carpini Geofîr. Montagano, Cercemaggiore, Mac - chiagodena. a. angulosa WSs, Semiadalia 1i-notata Schneid. a. fulvimana Motsch Adalia bipunctata L. a. Stephensi Ws- a. G-pustulata L, Coccinella 7-punctata L. b-punctata L. {0-punctata L. a. 10-pustulata L. 14-pustulata L. Thea 22-punctata L a. lateripunctata WSs. Propylaea 14-punctata L. ab. fimbriata POI Ye Pendici sett. del Matese, Guar- diaregia. Bagnoli s. T., Montagano. Montagano, Macchiagodena, Bo- iano Montagano. Montagano (anche in accoppia- mento con la specie!) Pendici sett. del Matese. Lagnoli s. T., Macchiagodena Pendici sett. del Matese. Cercepiccola. Frosolone, Bagnoli s. T., Guar- diaregia, Cercemaggiore Cercemaggiore S. Polo Matese. M. Mutria, Bagnoli s. T. A. M. (Piacenza.) — Una nuova aberrazione della Propylaea M6-punetata Lo ca! Corp i 5%) 2° ao. | _°‘’locarsi tra la ab. Trappi Wal. e l’ab, fasciata FI. ab. nov. Biancardii mihi Questa aberrazione venne raccolta in un sol esemplare "a alla Cascina Catella presso Villanova biellese (m. 200 sul Inare; prov. di Novara) ed a me donata dal mio amico, lo stu- dente Piero Biancardi di Vercelli. Felice Capra - (Vercelli). RIVISTA CRITICO-BIBLIOGRAFICA Pr. CARLO SPEGAZZINI. — Primo contributo alla cono- scenza delle Laboulbeniali italiane (« Redia» Vol. X. fasc. I e II; 20 maggio 1915; pag. 22 con 9 Tav.) e Segun- da contribucion al conocimiento de las Laboulbeniales italianas (Anales del Museo Nacional de Historia natu-- ral de Buenos Ayres, Tomo XXVII; pag. 37 a 74; 3 de junio de 1915). Il valoroso botanico italiano che da anni insegna nell’U- niversità platense, ha illustrato colla parola, col disegno e colla fotomicrografia tutte le specie di Laboulbeniali o La- boulbeniacee sinora trovate parassite di Artropodi in Italia. Artropodi che forniscono, viventi, il substrato ai suddetti fungilli sono in enorme maggioranza Coleotteri, credo piacerà ai lettori di questa Rivista esser messi al cor- ‘mito ci studi così importanti. : «he lo studio delle Laboulbeniacee è, strettamente» parlando, di pertinenza del botanico, ma poichè appunto questi funghi attaccano quasi esclusivamente gl’insetti, l’ar- i pi» vi ne ad interessare anche l’entomologo; tanto è vero che il pr. Spegazzini stesso ed altri autori pubblicano i risul- tati dei loro studi in periodici di pura Entomologia. Con que- sta recensione, mi propongo non soltanto di far conoscere i lavori del Pr. Spegazzini, ma anche di invogliare i raccogli- ‘ %; SRO tori e i collezionisti a rivolgere la loro attenzione sopra orga- nismi che senza dubbio hanno trovato molte volte e che, allo stato secco, conservano senza saperlo nelle loro collezioni di insetti. I materiali illustrati dal Pr. Spegazzini provengono, appunto, in gran parte da vecchie collezioni di coleotteri. {] tallo delle Laboulbeniali, in parte chitinoso, si conserva per anni ed anni seccato senza perdere le sue caratteristiche e, rinfrescato in camera umida e poi debitamente trattato, si presta benissimo non solo ad osservazioni organografiche e studi sistematici ma perfino ad osservazioni sottili, chè anche .l’interna struttura si conserva e si mostra in maniera soddi- sfacente. Dei Coleotteri, i generi più frequentemente attaccati s0- no tra i Carabidi e gli Stafilinidi, e sarà forse per molti colle- ‘zionisti una rivelazione e una soddisfazione trovare sugli esemplari delle raccolte i minuti fungilli che facilmente sono sfuggiti alla loro osservazione. Le Laboulbeniacee sono pian- ticine di piccolissime dimensioni ma non organismi mierosco- pici nel senso più comune di questa parola, quindi per accor- gersi della loro presenza non occorrono affatto potenti stru- menti ottici, Una buona lente da 15 diametri rende, per la ricerca, i migliori servizi. Accortisi della presenza di Laboul- beniacee — che più comunemente infettano le elitre, ma spes- so anche capo, torace, e poditi — queste si staccano raschian- do accuratamente le parti infette con un coltellino breve ta- gliente appuntito, tenendo il filo della lama ben aderente alla superficie chitinosa in modo che la pianticina non si rompa e venga via, insieme alle altre parti, anche la base (unguis) nera Ai. chitinica coniforme. Le Laboulbeniacee così staccate si fanno cadere in un vetrino pieno di alcool a 70 % ove si conservano indefinitamente e dal quale liquido poi con i consueti modi della tecnica microscopica si portano a formare preparati stabili. Perchè chi, oltre a raccogliere Laboulbenie, le vuole anche studiare, allora deve poter usare il microscopio e di- sporre di ingrandimenti dai 200 ai 500 diametri. La figura qui unita rappresenta una Laboulbeniacea da me trovata re- centemente sopra uno Pterostichus, inclusa in glicerina e disegnata, un pochino schematicamente, alla camera lucida; questo disegno è più che sufficiente per mettere i raccoglitori in condizione di riconoscere se i loro Coleotteri (o anche In- setti di altro ordine) portano Laboulbeniacee. E’ sottinteso “he si deve porre particolare attenzione a non confondere gli Rote ese nplari raccolti sopra un insetto con quelli raccolti sopra un altro. Volendo conservare o fare studiare le Laboulbenie, il mi- glior partito è quello di tenere o inviare in un tubetto di vetro pieno d’alcool a 70 % l’insetto e i suoi parassiti. Preparati stabili si montano in glicerina o in liquido di Faure. Discrete colorazioni si ottengono coi Picrocarmini. Il materiale vivo, oltre a prestarsi per ricerche biologiche svariatissime, è prezioso per lo studio di dettaglio. Un buon metodo di fissamento è quello di gettare l’animaluccio infetto, in una soluzione a bollore di sublimato corrosivo (8 % in so- luzione fisiol.); poi bisogna passare in sol. jodoiodica e suc- cessivamente in alcool. Ho dato questi brevissimi cenni tecnici nella speranza, anzi nella certezza, che tutti i collezionisti vorranno ispezio- nare le loro raccolte e contribuire, così, alla conoscenza delle Laboulbeniacee nostrali recando insieme contributo alla Bo- tanica, all’Entomologia e alla Parassitologia. Ho detto che l'argomento è per l’entomologo non meno interessante chie per il botanico; ed è soltanto per l’amore alla maggior preci- sione possibile nelle cose istorico-naturali se io mi permetto di fare un appunto ai lavori dell’illustre Pr. Spegazzini. Egli in entrambi i lavori succitati, usa per gl’insetti da lui trovati affetti da laboulbeniomicosi, una terminologia che non è al corrente della moderna nomenclatura sistematica. Inoltre non indica mai gli autori delle specie d’insetti citate, e tale man- canza d’indicazione non soltanto rassicura poco l’entomologo — 929 — i mv ma spessissimo lo mette nell’imbarazzo, quando si presentano pai 2) complicati casi di sinonimia. To ho raccolto in ordine sistematico, tutti i nomi d’insetti si citati e, con criterio, ho fatto seguire tali nomi specifici da quelli degli autori ai quali si deve presumere debbano riferirsi. Di tutti i casi dubbìî ho dato un cenno in nota. Ne è venuto così compilato un primo elenco di Artropodi italiani sinora riscontrati affetti da Laboulbenie: questo elenco, per quanto imperfetto, potrà servire di prima guida ai nuovi ricercatori: di esso i lettori debbono esser grati all’illustre Pr. Spegazzini. = a] i Dei due lavori citati, il primo, quello pubblicato in « RE- A DIA > è corredato di 9 tavole del formato 29X49,5 compren- sE il denti ben 178 Fotomicrografie (Xx200) originali, delle quali Mies: - molte sono riuscitissime. i: L’A. dice di non esser molto soddisfatto della sua opera fotografica ma chi conosce le difficoltà della Fotomierografia, specialmente quando si tratta di eorpiccioli in toto, non può che rallegrarsi con lui. Eccellente è poi stata l’idea di tracciare « una norma uf- ficiale per la descrizione delle specie » affinche si giunga ad una nomenclatura organografica «unica e universale ». A questo scopo il Pr. Spegazzini ha dato in « RepIa » una figura } schematica assai grande con la relativa nomenclatura. E poi- chè, è bene ripeterlo, l’ordine d’insetti cui le Laboulbeniali prediligono è quello dei Coleotteri, invito gli studiosi di La- boulbeniologia a pubblicare i loro lavori in questa nostra Rivista. Nella speranza che il mio buon desiderio venga accol- iso. fo benignamente passo a pubblicare un primo O sinora riscontrati NEBRIA atrata Dej. Genei Gené OMOPHRON limbatus variegatus CLIVINA fossor BROSCOSOMA baldense Putr. ASAPHIDION flavipes L. BEMBIDION punctulatum Drap. (4) Andreae (F?) (2) varium Oliv. fasciolatum Duft. conforme Dei femoratum (3) decorum Panz. ali gp Catalogo di Artropodi Italiani affetti da Laboulbheniomiceti COLEOPTERA LABOULBENIA (Oligomastiga) nebriae Peyr. nebriae Peyr. (Apsallia) fasciculata Peyr. * omophroni Speg. idem. (Schizosoma) clivinalis Thxt. Oligomastiga) rigida Thxt. {[Monomastiga) Thaxteri Cèp. et Pic. vulgaris Peyr. * scelisca Speg. (Oligomastiga) flagellata Peyr. (Monomastiga) luxurians Peyr. vulgaris Peyr, * scelisca Speg. (Oligomastiga) etrusca Speg. (Monomastiga) vulgaris Peyr, idem. nitidulum Marsh. ruficorne Strm. — Monomastiga) vulgaris Peyr, | scelisca Speg. 700) quadriguttatum F. (4). (Monomastiga) vulgaris Pegi RO Speg, indet. (Eulaboulbenia) vulgaris Peyr. lypica Speg. . indet. communis Speg. n° indet. | indet. . indet. TACHYS + indet. (Eulaboulbenia) paupercula Speg. Di |. "TRECHUS vat binotatus Putz, (Monomastiga) vulgaris Peyr, * trechiphila Speg. + vm | —’ANOPHTHALMUS RANIERI Bc: Andreinii (Monomastiga) subterranea : LIESRI | Picciolii Bedel —’’(Eulaboulbenia) idem. | —POGONUS | st; ‘| ttoralis DufL . —(Oligomastiga). —’ flagellata Peyr. ».%. E n i RI pscudoflagellata CHLAENIUS TTI Rata] ‘|. spoliatus Rossi. | (Macromastiga) — Rougeti Robin. Na ì MT SARI Ha: idem. 2g mi - velutinus Duft. (Psalliophora) —prolifera d cheysocephalus Rossi * di vestitus Payk. veriegatus Fourer. (5) nitidulus Schenk CALLISTUS lunatus Fabr. BADISTER bipustulatus F. OPHONUS indet. (ccpino??) (6) rupicola Sturm. pianicollis Dej. mendaxr Rossi maculicornis Duft. griseus Panz. pubescens Mill, hospes Sturm. (Apsallia) (Macromastiga) (Macromastiga) (Oligomastiga) (Psalliophora) (Oligomastiga) (Oligomastiga) (Oligomastiga) (Oligomastiga) (Oligomastiga) (Oligomastigu) » * * * * * * * * * fasciculata Peyr. Rougeti Robin idem. chlaenicola Speg. Rougeti Robin callisti Speg. filifera Thxt. proliferans Thxt. devaricata Speg. ophoni Thxt. augusta Speg. ophoni Thxt. idem. insulicola Speg. flagellata Peyr. romana Speg. flagellata Peyr. romana Speg. flagellata Peyr. gracilis Speg. coneglanensis Speg. grisea Speg. coneglanensis Speg. grisea Speg. BOCA 0) RE HARPALUS aeneus F., (psittaceus??) (7) rubripes Duft. sulphuripes Germ. (8) (Psalliophora) flavicornis Dej. (Oligomastiga) fliuvitarsis Dej. ?? (9) anzius Duft. | (pubescens ??) (10) STENOLOPHUS teutonus Schrnk- DICHIROTRICUS (Macromastiga) pubescens Payk. DIACROMUS (Oligomastiga) germanus L. ANISODACTYLUS heros F. (Macromastiga) binotatus F. (Oligomastiga) * * * * * * * * ophoni Thxt. augusta Speg. flagellata Peyr. harpalicola Speg. coneglanensis Speg. psittacea Speg. ophoni Thxt. sepulchretorum Speg. ophoni Thxt. minuscola Speg. proliferans Thxt. subinterposita Speg. ophoni Thxt. fuscula Speg. ophoni Thxt. idem. ophoni Thxt. insulicola Speg. stenolophi Speg. Giardi Gèp. et Pic. melaunaria Thxt. heroica Speg. anisodactyli Speg. n — 97 — _ ABACETUS Salzmanni Germ. PTEROSTICHUS (Lagarus) vernalis Panz, (Mono mastiga) (Lyperosomus, Lyperus) (Psalliophora) elongatus Duft. (411) (Pseudomaseus) nigrita F. (42) (Argutor, Phonias) stre- (Monomastiga) nuus Panz. (13) (Argutor) (« pequefio ! » (£ulaboulbenia) Speg.) (14) LAEMOSTENUS (Pristonychus) algerinus (Oligomastiga) Gory. Schreibersi Kist. (15) . GALATHUS (Schizosoma) fuscipes Goeze (Monomastiga) melanocephalus L. (Monomastiga) micropterus Duft. (rubricollis??) (16) OLISTHOPUS rotundatus Payk AGONUM (Oligomastiga) ? ruficorne Goeze (Zygolaboulbenia) * * * * * flagellata Peyr. pseudoflagellata Speg:. argutoris Cèp. et Pic. proliferans Thxt. divaricata Thxt. pseudomasei Thxt. argutoris Cèp. et Pic. polyphaga Thxt. flagellata Peyr. strictipes Speg. algerina Speg. sphodri Speg- polyphaga Thxt. calathicola Speg. polyphaga Thxt. calathicola Speg. idem. polyphaga Thxt. olistopi Speg. gibbulosa Speg. AIR ( Platynus ) Bassi (17) Mulleri Herbst. Peirolerii (Macromastiga) viduum Panz. (18) Peirolerii Speg. Rougeti Robin fuscescens Speg. anceps Peyr. (Idiochroma) dorsale Rougeti Robin Pontopp. * callisti Speg. METABLETUS foveolatus De). (Monomastiga) pulchella Speg. DROMIUS * major Speg. linearis OI. pulchella Speg. CYMINDIS coadunata De) cymindicola Speg. ZUPHIUM olens Rossi (Macromastiga) Rougeti Robin. BRACHYNUS crepitans L. idem. psophia Serv. idem. plagiatus Reiche (19) idem. Bayardi Dej. (20) idem. incertus Brullé (24) idem. immaculicornis De]. idem. explodens Duft. idem. sclopeta F. idem. exhalans Rossi idem. italicus Dej. idem. bellicosus Duft. * sicula Spes HALIPLUS PARAHYDRAEOMYCES ba Cani italicus Spegi * neapolitanus Speg. HYDRAEOMYCES venetus Speg. AUTOICOMYCES melanocerus Speg. CHITONOMYCES elongatus Speg. paradorus Speg. truncatus Speg. italicus Speg. aculeiferus Speg. ensiferus Speg- melanurus Peyr. LABOULBENIA le pi: uo # nina Klug. __ (Ceratotheca) gyrinicola Speg. stagnalis Speg. idem. girinicola Speg. ni, OxYPELUS MONOICOMYCES | | | Sanctae-Helenae Thxt. LA BOULBENIA (Eulaboulbenia) gracilis Speg. | cristata Thxt. SETA (syn. a 1 tagli i “gipennis. ni riparius. la SIE 5 w £ 'A00LE litoralis Grav. (syn. ri- parius Oliv.) STILICUS angustatus Geoff. (syn. (Monomastiga) fragilis Grav.) PHILONTHUS (decorus Grav.??) (Macromastiga) DICHOMYCES indet. indet. indet. indet. (« una especie pe- quella » Speg.) (24) QUEDIUS (25) CANTHAROMYCES indet. HOMALOTA (26) MONOICOMYCES indet. ATHETA AMORPHOMYCES indet. | MONOICOMYCES indet. STAPHYLINIDAE CANTHAROMYCES non determinati nem- meno nel genere, DICHOMYCES MONOICOMYCES idem. stilicicola Speg. philonthicola Speg. princeps Thxt, vulgatus Thxt. inaequalis Thxt. acrisopleurus Speg. orientalis Sato. britannicus Thxt. italicus Speg. venetus Speg. venetus Speg. homalotae Thxt. affinis Speg. homalotae Thxt. ternatus Speg. — 101 — unilateralis Speg. TRICHOPTERYX ECTEINOMYCES indet. trichopteridophilus Thxt. HYDRAENA 1 HRIPOMYCES indet. italicus Speg. LACCOBIUS AUTOICOMYCES nigriceps Thoms, crassus Speg- sinuatus Motsch. anaceros Speg. HYDROPHILOMYCES coneglanensis Speg. AUTOICOMYCES scutellaris Motsch. fragilis Speg. HYDROPHILOMYCES elegans Speg. DRYOPS CANTHAROMYCES (Parnus F.) algiricus italicus Speg. Luc. ELATERIDAE LABOULBENIA indet. (« cuerpo de pe- patrata Speg. quefios E. » (27) ANTHICUS DIOICOMYCES hispidus Rossi? italicus Speg. ORTHOPTERA BLATTOIDEA PERIPLANETA HERPOMYCES orientalis L. periplanetae Thxt. MALLOPHAGA MENOPON TRENOMYCES indet. histophtorus Chat. et Pi. CORISA (28) Sahlbergi striata BORBORUS fimetarius Meig ? MYRMICA scabrinodis Nyl. CANESTRINIA corcicola Berl. v. pento- dontis. Berl. — 102 — HEMIPTERA COREOMYCES corisae Thxt. curvatus Thxt. DIPTERA STIGMATOMYCES italicus Speg. HYMENOPTERA RICKIA Wasmanni Cavara- ACARINA DIMEROMYCES falcatus Paoli NOTH (4) Non è un Notaphus ma un Princidium. (2) La mancanza del nome dell'A. fa dubitare possa trattarsi invece d'un B. Andreae Gyll. (= pallidipenne Illig.) o d'un Andreae Erichs. (=ustulatum L.) (3) E' il femoratum Gyll. (= rupestre L.) o la v. femoratum Strm. (=Andreae F.)? (4) La mancanza del nome dell’A. fa dubitare possa trattarsi invece del quadriguttatum Serv. (= quadrimaculatum L.) (5) In Spegazzini (6) Nei cataloghi zione specifica. è agrorum (di Olivier?). in uso non ho saputo trovare questa denomina- 2181108 (7) di chi? — Si tratti invece dello psiftacinus (Fourcr.) Reitter. (= distinguendus Duft.)? (8) In Spegazzini è sulfuripes. (9) E' il modestus Dej? 7000 (10) Non è in catalogo: si tratti di un Ophonus pubescens Mùll? È (14) In Spegazzini è Feronia (Lyperus) elongata. (12) La mancanza del nome dell’A. fa dubitare possa trattarsi an- che dello Pseudomaseus nigrita Panz. (= anthracinus Ilig.) (13) Col nome di strenuus si ha anche una specie di Eriechson da \ riportarsi, come sinonimo, a diligens Strm. (14) Sarebbe bene che queste specie indicate dal Pr. Spegazzini col- î l’aggettivo « pequefio » (cioè « piccolo ») venissero in seguito fatte co- | fo noscere con la vera determinazione scientifica. | 19 (15) In Spegazzini è Sphodrus Schreibersi.

REL striata L. Fieb. = basalis Costa. CR |__| striata Spinola = ù: Ro vani a AyM./(Piacenza), se lb À L Cu " I dai E Ù (alti " “| . 5; eb fa 4 È i 4 + SUI À Suo À to po fc. i ta : tI, 7.1 n La » LOD. CALI pdl o È © > » e Moe n La - ” z ri f È PA ste E da Re sia » 4 dI ri Li dir Mr = i DATA i DURE a) Vf et , — 104 — A. E F. SoLarI. — Note sugli Otiorrhynchus italiani del sottogenere Dodecastichus Stierlin (Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Genova: Serie 3, Vol. Vi (XLVI) 5 marzo 1915.) Questa memoria pubblicata dai fratelli Solari di Genova è così importante per la sistematica e la conoscenza dei Cur- culionidi italiani ed è così densa che non si può utilmente riassumere. Sono sicuro perciò di far cosa gratissima ai no- stri lettori riportando qui il lavoro dei fratelli Solari nella sua integrità tanto più che esso è pubblicato originalmente in un periodico che non è alla portata di tutti. « Apfelbeck, nella sua monografia sui Dodecasticus (Wiss. Mitt. Bosn. u. Herc. vol. HI (1895) p. 624), in base ad una serie dì considerazioni logiche, esprime la convinzione essere VU. lauri Stierlin (Revision der europ. Otiorrhynchus-Arten 1861, p. 35) un’aberrazione a gambe rosse dell’O. dalmatinus Gyll. Anche Reitter (Best. Tab. Wiener ent. Z. XXXII, p. 29) è dello stesso parere. « La nostra opinione è ben diversa; siamo convinti che 1’O. lauri (4) è una razza italiana del’O. consentaneus Boh. e ne esponiamo le ragioni. « Già Apfelbeck osservava a priori (I. c., p. 645) essergli incomprensibile l’espressione « dem ® der O. consentaneus (4) Naturalmente il dalmatinus ab. lauri, sensu Apfelbeck, deve cambiar nome: proponiamo quello di ab. rubripes nob. (Mustajbeg- Rjeka: Montenegro, coll. nostra). i — 105 — ihnlich >. Ed infatti troppo è diverso il consentaneus dal dalmatinus per ammettere che Stierlin abbia potuto erronea- mente paragonare al consentaneus una varietà del dalmati- nus. Questo tanto più quando si consideri (ciò che si rileva facilmente dalle descrizioni a pag. 33 e 85 della monografia) che Stierlin allora conosceva benissimo le due specie testè nominate. « Astrazion fatta da alcune inesattezze e contraddizioni già rilevate da Apfelbeck, ci inducono nella convinzione che VO. lauri non sia una varietà del dalmatinus le seguenti consi- derazioni: a) Il lauri è descritto su esemplari raccolti in Italia mentre, per quanto consta a noi, in Italia non si trovano dal- matinus con gambe rosse. b) Stierlin conobbe una varietà del dalmatinus con gambe rosse (cf. Mon. p. 33) alla quale non paragonò il Zauri. c) Stierlin scrisse del O. lauri « elytris apice conjunetim acuminatis », ciò che assolutamente non può aver detto di un O. dalmatinus. d) A pag. 36, l'Autore scrive: «..... graue Behaarung, die auf den Fld..... Zahlreiche graue, kleine Flecken bildet», Questo non può essere stato detto del dalmatinus, che ha sem- pre una pubescenza abbastanza uniforme distribuita sugli elitri. e) Stierlin attribuisce al lauri un «.... Riissel viel schmàler » che nel consentaneus, ciò che non avrebbe fatto eitigelo per un dalmatinus. « A noi pare che quanto abbiamo esposto possa bastare — 106 — a fare scartare la tesi sostenuta da Apfelbeck, il quale del re- sto dice (pag. 645) che.la descrizione del lauri tutt'al più si po- trebbe riferire alle 9 9 del consentaneus, che per lo più hanno elitri fortemente dilatato-ventricosi e torace stretto e poco ar- rotondato ai lati. « Contro la nostra opinione sta soltanto l’affermazione del- l'Autore, aver egli descritto 4 ®; osserviamo però subito che per nessuna specie di Dodecastichus si può scrivere del’ 4 « elytris lateribus valde rotundato-ampliatis » anche se mitiga in seguito l’espressione coll’aggiunta «.. 4 .. vix angustior ». <« Ammesso che i lauri esaminati da Stierlin dovevano es- sere 9 9, chiara emerge la conclusione che tale specie, causa gli elitri acuminati all’apice, non è distinta dal consentaneus, oppure, se è diversa, deve essere anche differente da tutti gli altri Dodecastichus. « La seconda ipotesi è possibile ma non probabile; alla pri_ ma ci atteniamo noi (4), sostenuti anche dal fatto che in Italia vive appunto una forma del consentaneus che risponde per- (4) Nella collezione Jekel, da noi recentemente acquistata, abbiamo trovato col nome di 0. leuri due esemplari; di essi il 1° (g) porta la se- guente indicazione: « Roma. 0. lauri Stierl. 1878 », il 2° (9) l'indicazione «0. lauri var. Stieri. 4878 ». Essendo i due esemplari posti l’uno di se- guito all’altro e preparati nello stesso modo, si può ritenere che anche la Q sia stata raccolta a Roma. Detti esemplari non sono certamente dei tipi, perchè l'indicazione <1878 », portata da molti altri Ofiorrhynchus di detta collezione, sta a significare senza dubbio soltanto la data in cui vennero determinati da Stierlin. — E° da escludersi l’ipotesi ch’essi possano essere esemplari visti da Stierlin nel 1861 e regalati a Jekel dall'autore nel 1878, perchè il g' ha elitri molto più stretti che la 9, mentre Stierlin nella descrizione non par- la affatto di tale forte differenza di sviluppo degli elitri. Sta però il fatto che questi due esemplari sono stati determinati da Stierlin per laurì al più tardi nel 1878 e che essi rispondono assai bene — 107 — fettamente alla descrizione del Zauri, non esclusa la somi- glianza al Ghilianti, messa in evidenza dall’Autore. « LO. consentaneus tipico non vive in Italia, il lauri vi si trova piuttosto comune, costituendo qua e là delle sotto-razze, che ci accingiamo ad enumerare. « Coll’occasione considereremo anche tutte le altre specie di Dodecastichus dell’Italia cispadana, delle quali Apfelbeck po- co scrisse nella sua ottima monografia, mentre sono numerose e rappresentate da forme abbastanza differenti da quelle da iui descritte. 0. consentaneus Born. Var. lauri Stierlin. — Robustior, subopacus, rudius et densius granulatus, profundius striatus, antennis paullulum gracitioribus, rostro fronteque angustioribus, thorace et în 4 el in 9 tantulum longiore, sed in 3 lateribus magis dilatato- ampliato, in 2 angustiore, lateribus perparum rotundato, pe- dibus rufopiceis. aila descrizione ch'egli dà di questa specie: il g' per il torace, il rostro e la testa stretti, la 9 per il torace stretto e gli elitri molto larghi. La conoscenza di questi due esemplari dà valore alla nostra suppo- sizione che Stierlin abbia ereduto di esaminare dei gg, allorchè descrisse il lauri, mentre non aveva dinanzi a sè che delle 9 9. — L'Autore, accor- È tosi in seguito dell’errore suo, chiamò Zauri tanto il 4 con elitri stretti : «quanto la 9 con elitri ventricosi (scrisse per questa « var.» probabil- mente pel fatto ch’essa ha il rostro più largo e conico); quantunque egli non abbia pubblicato una speciale rettifica in proposito, la pubblicò però implicitamente nelle successive tabelle (Mit. Schw. E. G. 1883-1885) ove pose il luurì nella immediata vicinanza dell’inflatus. Siccome Stierlin nelle tabelle non fa cenno di differenza nella forma : fra le due specie, si deve concludere che il Zauri non differisce sensibil- mente dall’inflatus nella forma generale; che pertanto i 4 4 di ambedue stà le specie hanno elitri ovali e carenati posteriormente, le 9 9 elitri bre- j | vemente ovali-ventricosi. di pio Li sfera >/ ALI rc . 4. Ao Ae f uu i pe = è DA = op Î vo s DI e NÒ fa # , - w La v Pi , e La h Vea ARS | BRE up ie a o rene: a Dai ; ia ei i P°- lim - Vie — 108— & Elytris ovalibus, apice singulatim angulatis aut sub- conjunctim rotundatis, rostro indistinete conico, longiore, [ronte angustiore. 9 Elyiris ovato-ventricosis, apice singulatim submucro- nato-acuminatis, rostro conico, breviore, latiore. Ab. florentinus Apfelbeck. — Pedibus nigro-picei. (Var.) latialis nob. — Plerumque minor, brevior, graci- lior et nitidior, thorace in 3 minus ampliato, in ® lateribus parum rotundato, rostro in 3 breviore, lateribus minus pa- rallelo, in ®2 magis conico, antennis in 3 brevioribus, pedibus minus robustis. (Var.) dimorphus nob. — Elytris in 3 ovato-subelongatis, in 9 valde ovato-ventricosis. Var. alticola nob. — Multo minor, rostro breve, conico, antennis brevioribus, funiculi articulis 3-6 in 4 rotundatis, in 2 subglobosis, elytris densius et subtilius granulatis, apice in d parum perspicue singulatim acuminato-rotundatis, in 9 singulatim et acute submucronato-acuminatis, pedibus rufo- sanguineis, genubus paullo infuscatis. « Delle forme or ora descritte la più comune è quella che battezzammo latialis e che si trova nei dintorni di Roma. Essa differisce dal consentaneus tipico per i seguenti caratteri: 4. Antenne alquanto più gracili, rostro indistintamente conico (cioè apparentemente largo tanto alla base quanto alla inserzione delle antenne), più stretto ed anche più lungo; testa più piccola, la fronte evidentemente molto più stretta. La scultura degli elitri è più rude, i granuli sono più sporgenti, te | strie più profonde, spesso sulciformi, i punti di esse sono molto pù distinti e ben nettamente separati da granuli. La squamulazione è meno abbondante e più nettamente conden- sata in macchie piccole, ben separate le une delle altre. Gli clifri, all’apice, sono o singolarmente acuminato-arrotondati Oppure quasi congiuntamente troncato-arrotondati. « Inoltre, sempre nel lutinlis, gli elitri sono piuttosto breve- mente evali, ampliati verso la base, senza curva rientrante e “con carena molto più leggera sui lati, onde, a partire dal pun- Div; ; to in cui essi hanno la loro maggior larghezza, sì restringono fino all'apice con linea quasi obliqua, abbastanza regolare e risultano di conseguenza, vicino alla estremità, molto più stretti che nel consentaneus. « Nel consentaneus invece gli elitri sono ovali, ampliati ai se: lati varca la base, si restringono quindi segnando una curva rieniranie, la quale si arresta bruscamente dove cominciano le È ‘carene postero-laterali. Queste corrono per buon tratto quasi "Barallele e poi. si avvicinano rapidamente verso l’apice degli — elitri. Dato questo contorno, gli elitri sembrano pertanto si- set nuosi prima ‘elle carene e più larghi fra le carene che prima SIL » i di esse. ® Scultura degli elitri e squamazione come nel d. Ro- SERENI meno però che nella forma tipica del consenta- news, meno largo, fronte più stretta. Elitri molto Jarghì e ven- | tricosi, ma sempre singolarmente acuminato-mucronati all’a- so “pico, come nel consentaneus tipico. CA ni cat « Nella Toscana abbiamo i rappresentanti tipici della razza hr {chè, € secondo noi, il Lauri è descritto su Pei raccolti 1n « — 110 — Toscana). In essi le gambe assumono molto spesso un colore nerastro più o meno intenso (ab, florentinus Apfel. ex typo), le squamule hanno colore cinereo piuttosto che olivaceo, il cor- po in complesso è più opaco che nel latialis. « Le 9 2 del Zauri non differiscono da quelle del lafialis se non pel rostro leggermente meno conico ed il torace in mas- sima più stretto, quasi parallelo ai lati; i 4 d invece ne diffe- riscono molto sensibilmente per il contorno degli elitri, che è uguale a quello descritto pel consentaneus tipico, pur essendo gli stessi sensibilmente più larghi che nel consentaneus. « Inoltre il rostro nel /@uri è più lungo che nel latialis, net- tamente parallelo ai lati, le antenne sono più 1unghe, le gam- be più robuste, i femori molto incerassati, gli elitri quasi con- giuntamente subtroncato-arrotondati all’estremità, il torace straordinariamente sviluppato. « Del lauri con colorazione tipica (gambe rosse) conosciamo un solo esemplare, raccolto a Fiesole (R, Museo di Firenze); la ab. florentinus l’abbiamo vista delle seguenti località: Ri- corboli, Querceto, Settignano (dintorni di Firenze), Vallom- brosa, Boscolungo, Alpi Apuane, Sarteano, montagnola sene- se, Arcidosso. < Di Gubbio possediamo due esemplari 4 ® ,dei quali il g non differisce dal latialis se non per la colorazione un po’ più scura delle gambe, la 2 invece è identica al florentinus (rostro poco conico, torace stretto, quasi parallelo ai lati) eccetto nélla colorazione delle gambe, che non è così scura. « In provincia di Roma, ma verso mezzogiorno (Guarcino, Filettino, Monte Viglio), si osserva un’altra variazione: il ro- | stro comincia ad essere più conico che nel Zatialis (tanto nel /& che nalla 9) e gli elitri del 4 sono più allungati e di contor_ ‘no uguale a quelli del consentaneus tipico. Si constata anche VEE . la tendenza ad un più forte sviluppo del torace, all’ingrossa- mento delle gambe; gii elitri sono abbastanza nettamente e singolarmente angoloso-accuminati all’estremità. Della provincia di Salerno (Monte Sacro, presso Vallo Lucano) possediamo pochi esemplari, i quali segnano al mas- simo esponente la forte differenza di sviluppo degli elitri fra ag.e 22 (ab. dimorphus). In questa forma i maschi hanno il i rostro abbastanza lungo ma distintamente conico, il torace sviluppato quasi quanto nel lauri, i femori molto ingrossati, gli elitri di contorno uguale a quelli del consentaneus, ma più lunghi. La scultura è ancor più rude che nel lauri, gli elitri ‘sono singolarmente acuminato-arrotondati all’estremità in modo ben visibile. Le ® ® hanno il rostro nettamente conico e gli altri fortemente ventricosi. sE |< Della Sicilia conosciamo un solo esemplare 8 (Gastelbuo- Ani 08 no, coll, Dodero) molto simile al dimorphus, solo avendo an- Ka Sa dra — terne un po’ più lunghe, femori meno ingrossati, torace meno | sviluppato. i e A Cerchio si trova una forma con granulazione più obli- ‘ | terata, strie più leggere, rostro conico, elitri dei dg come nel | consentaneus, delle 2 2 meno SPRITRURO che nel latialis ; sul: T's | Monte Mutria, Monte Pagano, Monte Arazecca, a Castel di 3” BE | Sangro e Campo di Giove altre forme in cui il 4 ha elitri or ca a come il latialis. or come il consentaneus, il rostro or più or L® n Cimena COMLSSA e 2 elitre più ovali. i: — 112 — « L’alticola nob. è una forma alpina del consentaneus, che vive nell’Abruzzo (Majella, Monte Greco, Monte Amaro, Gran Sasso). « E° il più piccolo dei Dodecastichus finora conosciuti; si di- stingue facilmente dal consentaneus per la brevità degli arti- ticoli esterni del funicolo; dalle specie con articoli del funico- lo brevi per gli elitri acuminati all'apice: poco nel d, molto distintamente nella 9. « Varia abbastanza nella scultura e nell’aspetto; vi sono esemplari che hanno pubescenza condensata in macchie e che richiamano subito alla mente il consentaneus; ve ne sono al- tri in cui non sì osservano macchie sugli elitri e che sembrano piccoli esemplari di mastix (4). « I granuli degli elitri sono più o meno obliterati e sempre più densi che nel consentaneus, le strie più o meno marcate, i punti di esse più o meno visibili. Nei 4 3 gli elitri sono leg- germente carenati ai lati, ovali; nelle 9 ® essi sono ovali ar- rotondati. 0. Heydeni STIERLIN. Var. ovoideus Reitter (longithorax nob. i litt.). — Major et robustior, thorace medio obsolete sulcato, elytris rudius granvlatis, pube elytrorum maculatim condensata. « E’ distinto dal Heydeni tipico per la granulazione molto più forte, per la forte differenza fra dg e 2 nello sviluppo (4) Esemplari siffatti furono battezzati (i. litt.) dai signori J. e K. Da- niel per mastir v. alpinus (coll. Fiori). _< Somiglia anche al Zauri, però se ne distingue con certez- za Siatpel' rostro sci 05 oiortialia testa e largo alla base quanto all’inserzione delle antenne, sia per gli elitri arro- tondati insieme all’estremtà tanto nei 34 come nelle 2 2. « Dall’inflatus (1) si distingue facilmente per il torace più lungo, le antenne più lunghe, la granulazione più leggera ed in nessun punto confluente in rughe trasversali. « Castel di Sangro (Paganetti-Hummler) Monte Gargano (Leonhard). 0. mastix OLIv. Var. scabrior (nob. i. litt.) Reitter. — Nitidior, densius et rudius ia: elytris profundius striatis, interdum sub- 0 | sulcatis, interstitiis subconveris, pedibus plerumque nigris. Var. perlongus nob. —. Major, longior, habitu fere O. het RO, i; ASL È . A DELL « dalmatini v. veleziani a forma tipica valde differt. \ e La varietà scabrior è poco diversa dalla forma tipica (? se ne distingue per la maggiore lucentezza, la striatura degli. LI “A litri più forte, più profonda, la granulazione più Fun e più i ud) L'O. inflatus non si trova nell'Italia cispadana, il proventi» pre, come già detto, è una aberrazione del Zauri. | di A Si trova Ai penrto (Veronese, Venezia, Treviso): coll. R. Museo LI ì » s 174 — 114 — spesso confluente in rughe trasversali irregolari, Anche il ro- stro di solito è alquanto più stretto. « Alpi Apuane (Gorchia), Umbria (Gubbio, Fossato di Vico), Lazio (dintorni di Roma, Fiumicino, Olevano Romano, Filetti- no, Monte Autore, Monte Cavo ed altre località), Abruzzo (San Franco, Caramanico, Monte Mutria). La ab. nigrociliatus Re- itter (Tab. 1918, p. 26) di Campobasso ci è sconosciuta. « Ascriviamo il perlongus alla specie mastix anzichè al pulverulentus od al dalmatinus perchè se gli elitri allungati, specialmente nel &, indurrebbero a considerarlo una varietà di queste ultime due specie, il loro contorno invece invita a farlo ritenere una forma molto aberrante del mastix. « Infatti, come in quest'ultimo, gli elitri del 3 sono dilatati più presso la base che nel pulverulentus e nel dalmatinus e si restringono poi rapidamente verso l’apice: la granulazione degli elitri è più sottile, « Somiglia molto, e più che al pulverulentus, al dalmatinus var. velezianus Apfelb., dal quale si distingue anche per gli ‘ elitri più convessi sul dorso, molto più obliquamente declivi posteriormente tanto nel 3 che nella 9, le antenne più lunghe, le gambe più gracili e specialmente le tibie più lunghe. « Nero, scultura come nello scabrior, rostro distintamente più lungo, antenne più lunghe, torace apparentemente più lungo, elitri più convessi sul dorso (abbastanza fortemente nel a, meno nella £), ovali-allungati, dilatati abbastanza forte- mente verso la base e fortemente ristretti verso l’apice nel d, ovali-allungati, ma leggermente più corti, abbastanza regolar, Di — 115 — mente arrotondati ai lati nella 9. Gambe più lunghe, tibie vi- sibilmente molto più lunghe che nello scabrior. « Dintorni di Vallo Lucano (S. Biase di Ceraso, Monte Cen- taurino, Monte Scuro): coll. nostra. 0. turgidus Germ. Var. tarentinus nob. (1). — ZElytris lateribus regulariter rotundatis, haud dilatatis, tibiis posticis gracilibus, basi paul- lo tuberculoso-dilatatis, apicem versus parum curvatis. « Un solo esemplare 4, raccolto a Grottaglie (Circondario dì Taranto) dal Sig, Paganetti-Hummler. « Sì distingue dalla forma tipica del turgidus per la forma degli elitri, per le tibie posteriori più gracili, molto meno tu- bercoloso-dilatate verso la base e pare anche par la granula- zione più forte sui lati del torace. « In complesso molto simile alla var, brevipes Apfelb., però mentre nel farentinus gli elitri sono regolarmente arrotondati ai lati, nei 3 4 del brevipes gli elitri, pur essendolo meno che nella forma tipica, sono pur sempre alquanto dilatati verso la base. Inoltre il brevipes ha le tibie posteriori molto più corte, più robuste, fortemente curvate verso l’estremità e meno tu- bercoloso- dilatate verso la base che nel tarentinus. (1) Avevamo battezzato ovoideus i. litt. questa varietà e non quella del Heydeni, alla quale avevamo applicato il nome di longithorar (ef. Reitter, Tab. p. 26). 116 — 0. dalmatinus Gir. Ab. maculosus nob. — Paullo brevior, elytris praecipue brevioribus, basim versus magis dilatatis, pube fusca et albi- diore maculatim intermirta dense obsitis. « La forma tipica vive nella Calabria (Gerace: colli Paga- netti) e, secondo Apfelbeck, si trova anche a Napoli: yerso il settentrione (Formia, Monte Circeo (Lazio): coll, Luigioni, isola d'Elba: coll. Paganetti-Hummler) è sostituita dal macu- losus, aberrazione di poco conto, la quale si distigue soltanto per gli elitri un po’ più corti ed anche più larghi verso la base (nei d' J), leggermente più convessi sul dorso e per la presen- za di numerose macchiette di squamule piliformi più chiare e poco più fitte della pubescenza che ricopre gli elitri. Anche la granulazione è un po’ più densa ed i granuli sono più. pie- coli ». D.r ATHOS MAINARDI — Direttore responsabile, UITTA VERDERI & GC. - BORGO 8. DONNINO - SALSOMAGGIORE itta F RONISTAA MILAMNO Via G. Revere, 2 Zeitschrift fur angewandte Mi- kroskopie, Mikrobiologie, Mi- krochemie und mikr. Technik. Unica Fabbrica Nazionale Microscopi ed accessori Ditta fornitrice di tutti i Gabinetti Uni- versitari del Regno. Franckh'sche Verlagshandlung STUTTGART Abbonamento annuo compresi due volumi in appendice Marchi 5,60. Catatoghi speciali gratis a richiesta Mikrokosmos Pagamenti rateali The Review > JOURNAL applied Entomology | ENTOMOLOGY and ZOOLORY vA: ACRICULTURAL , ‘Published quarterly by Pomona College ÉEDICAL and VETERINARY CLAREMONT, California { by the imperial Bureau of Entomology U.S.A. /'bonamento annuo 12 scell. WILLIAM A. HIISTON DULAU & GC. Ltd. Editor 37 Soho Square w. Abbonamento annuo LONDON Doll. 1,25 AVVISO. Per facilitare ai nuovi abbonati della “ Rivista Col. It.,, l’acquisto della collezione completa di questa pubblicazione, si vendono ai soli abbonati le prime dodici annate a L. 65 per l’Italia, e L. "#5 per l'Estero. Si accettano volentieri cambio e con accordi da stabilire, vecchie annate di peri di Entomologia, memorie e libri di Zoologia. Indirizzare tutte le corrispondenze al MAINARDI - Piacenza, Via Umberto 82. LA FEUILLE DES JEUNES NATURALISTES Entomologische LIA Revue mensuelle d’Histoire naturelle ZEITSCHRIFT FUR BIOLOGIE UND SYSTEMATIK DER KAFER Direttore: ADRIEN DOLLFUSS 35, rue Pierre Charrion, 35 PARIS VIII PHEOR, H. SCA Abbonamento annuo Abbonamento annuo y franchi 6. Marchi 9,50 (Qiener entomologische Zeitung || StornatE pi ento: 4, f 2 pubblicato dalla R. Stazione di Entomologa. Direttori : n di HETSCUHKO e REITTER Abbonamento annuo è \ 12 îr. Via Romana, 19 - PIR,E \ EDMUND REITTER »> Paskau (Mahren) Abbonameni. dà AUSTRIA b.25 0. 3 - MR DEL REVUE ILLUSTRÉE D'ENTOMOLOGIE Laboratorio di Zoologia generale ed Agraria della ÎR Scuola Superiore di Agricolt. PORTICI Station entomologique. Faculté des Sciences. Rennes (France) Direttore : F. SILVESTRI Direttore : C. HOULBERT PORTICI (Napoli) “olume annuale Abbonamento annuo Is. 20 Franchi 20 ; )