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E finalmente con questo processo analitico di © osservazione esteso al maggior numero di individui possibile, provenienti S dal maggior numero di località, in cui cresce spontanea una data specie, \° crediamo che si potranno aggruppare le specie empiriche sotto categorie e naturali e comparabili fra di loro, come diremo più avanti. = Per raggiungere il meno imperfettamente possibile questo scopo, ab- i biamo analizzato tutti gli esemplari dell’Erbario Fiorentino, degli Erbarn a di Allioni, di Bellardi, di Balbis, di Biroli, di Colla, di Lisa, di Moris =) L'esame del materiale dei signori Hervier e Tymbal-Lagrave ci ha condotti ancora più oltre del sig. Lamotte, sicchè noi ci siamo persuasi che neppure il 7. gra- cile Thuill., colla forma rubellum, annessagli dal Lamotte, può essere conservata come buona specie, ma tutt’al più come semplice varietà; e ciò per le seguenti ragioni: 1° Perchè i rapporti in lunghezza fra calice e corolla sono diversi a seconda che si considerano 7 un medesimo capolino a diverse altezze, cioè variano a se- conda del grado di evoluzione del fiore. Avvertiamo che spesso all’apice del capolino i fiori sono semi-abortiti, e allora i denti del calice si trovano relativamente più lunghi della corolla. Ma anche nei fiori perfetti bisogna notare che i denti del calice si allungano e la corolla si raggrinza, e quindi apparentemente si accorcia coll’ ingrossare dell’ovario. Perciò in uno stesso capolino i denti dei fiori mediani possono essere notevolmente più brevi che nei fiori inferiori. 2° Perchè i caratteri desunti dalla maggiore o minore abbondanza dei peli sugli organi vegetativi nei Trifogli non possono essere considerati degni di alcun valore specifico; mentre hanno un valore altissimo quando è peli si trovano sulla corolla e sull’ovario. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 27 3° Perchè, p. es., nel 7. rubellum, ed anche nel 7. arvense, i calici, che in gioventù sono villosissimi, diventano, invecchiando, glabrescenti massime all'apice, mentre, come è noto, il Jordan distingue il 7. rubellum per la glabrizie dell’apice dei denti. 4° Perchè le differenze, pretese dal Jordan nelle foglie di alcuna delle sue specie, (7. littorale) potranno esistere per alcuni esemplari; ma certo è che nei 7. areni- vagum da noi esaminati le foglie variavano dall’oblungo-lanceolato-acuto all’oblun- go-obovato-ottuso. nello stesso individuo ; ed in alcune forme di 7. arvense nano le foglie erano brevi quasi obovate. Le stipole poi hanno quasi tutte la punta su- bulata, ecc. Lo stabilire quindi delle specie su tali basi è voler cadere nell’arbitrario. Per noi dunque di tutte le forme, che si vollero staccare dal tipo variabilissimo, per formarne nuove specie o anche soltanto delle varietà , sarebbero degne d’ essere precisate come varietà le seguenti: a gracile (T. gracile Thuill. Fl. Par. Ed. II, p. 283. Barrel. (Ice. 901) = var. d. Ser. (in DC. Prodr. II, p. 191). = 7. rubellum (Jord. pug. p. 57) = 7. arvense L. var. rubellum Cariot. (Études d. Fl. Ed. V, II, p. 129) (1). b longisetum Boiss. (Fl. Or. II, p. 120) = 7. /ongisetum Boiss. et Ball. (Diagn. Ser. II. 6, p. 47)= 7. Brittingeri Weitw.= 7. gracile Rchbch. (Fl. germ. exice. 1363 non Thuill.). La var. a è sopratutto distinta, 1° per la diminuzione generale della pelurie, e quindi per avere il calice e i denti glabrescenti massime all'apice e rubescenti assai; 2° per avere (sempre?) un brevissimo pedicello d’inserzione dei fiori sull’asse, dove si rileva anche una tenue sporgenza mensoliforme. Non possiamo per altro tacere che queste forme ascritte alla var. @ sarebbero almeno biennali, secondo quanto afferma Jordan (Pugill. Pl. nov. p. 57 et seq.). Lo stesso Autore avverte ancora, che veramente la denominazione di. 7. gracile Thuill. spetta soltanto a quella forma, che ha /es arètes beaucoup plus longues que la co- rolle, in confronto col 7. rubellum Jord., che ha i denti del calice press’ a poco lunghi come la corolla. i La var. d longisetum si può considerare come la forma più evoluta di questa specie. In essa i denti del calice s’allungano fino a tre, quattro volte il tubo, mentre la corolla rimane egualmente breve come nel tipo. Per tutto il resto questa varietà è molto meno distinta della prima, perchè si distacca dal tipo soltanto per la maggior abbondanza dei villi. N 7. agrestinum Jord. e 7°. littorale Jord. non si possono accettare nè come varietà nè come sotto-varietà. Noi negli esemplari distribuiti dalla Societé Dauphi- noise dall’Abbé Bowl, e in quelli favoritici dal sig. Zymbal-Lagrave non potemmo (4) Noi abbiamo studiato il 7. gracile Thuill. sopra esemplari raccolti nel Bois de Boulogne e conservati nell'Erbario Torinese; il 7. rubellum Jord. sopra esemplari raccolti dall’Abbé Boullu a Tassin (Rb6ne) distribuiti dalla Société Dauphinoise, e sopra esemplari favoritici dal signor Tymbal- Lagrave. 28 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » veder altro che forme diminute del 7. arvense (1). Altrettanto dicasi dei seguenti : T. lagopinum Jord., T. sabuletorum Jord., T. arenivagum Jord. LETTERATURA E CRITICA. Il 7. arvense viene ascritto dai fitografi più autorevoli (Koch, Celakowsky, ecc.) alla sezione Lagopus, che Koch definisce come segue: Flores sessiles. . . calycis faux interne linea elevata callosa et saepe pilosa, vel annulo pilorum obsita est. Ora le fauci del calice del 7. arvense sono perfettamente nude, senza tracce di orlo calloso, nè si potrebbe in alcun modo ritenere per tale la trasparenza dei nervi anastomotici laterali della base dei denti. È impossibile dunque mantenere questa specie nella sezione Lagopus, anche tenendo conto della tenuissima concrescenza dei petali col canale staminale alla loro base d’inserzione e soltanto durante la fioritura: carattere applicato da Celakowsky in un senso troppo lato, come base de’ suoi ag- gruppamenti delle specie di 7r:folzum. Del resto noi abbiamo già dimostrato altrove come questa sezione di Koch sia per molta parte artifiziosa. Savi (Observ. ad Trif. spec. p. 17) scrisse erroneamente, che le fauci del ca- lice sono chiuse, mentre come abbiamo veduto sono aperte e glabre. Il Gussone (Fl. Sic. Syn. II, p. 337) avverte che, tanto nel tipo come nella sua var. © aethnense, le foglioline non sono tridentate all'apice, nè i semi sono 0v0i- dei. Noi invece abbiamo riscontrato questo carattere di frequente, ma non sempre, tanto nel tipo che nella var. gracile (Thuill.). Seringe (in DC. Prodr. II, p. 190) ammette 1° la var. f crassicaule, che noi non abbiamo veduta — 2° la var. y perpusillum, forma nana, che corrisponde alla var. « di Savi — 3° la var. è gracile, che è la specie di Thuiller —— 4° la var. e capitatum, che è una forma molto giovane, e corrisponde alla var. è di Savi. Bertoloni (Fl. Ital. VIII, p. 177) parla di calice qualche volta g/abro, da noi non mai veduto tale, e di caule sub-glabro, che talora si può trovare nella var. gra- cile. Anch’Egli ripete l’errore di Savi, dicendo che il calice ha le fauci chiuse. Ma infine a proposito delle molte forme distinte dagli Autori così si esprime: Stirps valde ludibunda statura, magnitudine et villositate partium; plerumque tamen gaudens spica densa et mollissima, villosa. Inutile prorsus est discerpere in varietates, quia oporteret facere quot individua. Koch (Syn. Fl. Germ. et Helv. I, p. 188) usa la parola enervis parlando dei denti del calice. Non bisogna interpretare questo aggettivo in senso assoluto; avve- gnachè un nervo percorra ogni dente mascherato da folta pelurie. La sua var. f} strictius (T°. Brittingeri Weitw.) dalla descrizione pare corrispondere al 7. Zongi- setum Boiss. Nell’erbario Cesati esiste infatti un esemplare di 7. longisetum Boiss., che il chiarissimo botanico fa sinonimo del 7. Brittingeri. Il Koch riferisce poi quest’ultimo al 7. gracile Rehbch. FI. germ. exicc. n° 1863, non Thuill. (4) In omaggio alla verità dobbiamo confessare, che non abbiamo potuto procurarci dal sig. Jordan stesso gli esemplari autentici delle specie stabilite da Lui; e che perciò a tutto rigore non ci fu pos- sibile un riscontro esatto di esse colla descrizione datane dall'illustre Autore, e tanto meno quindi il loro confronto cogli esemplari fornitici dagli altri Botanici. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 29 Il Rceichenbach fil. adotta come varietà il 7. gracile Thuill., spiegando poi come l’altra varietà gracile della Fl. Germ. n° 1363 (7. Zongisetum Boiss.) sia una varietà appena distinguibile. Noi l'abbiamo conservata, in quanto che sugli esemplari esaminati il carattere della lunghezza dei denti in confronto col tubo ci parve, come appartenente al calice, di valore discreto. Lo stesso Autore chiama fusiforme il calice del 7. arvense, qualifica che ci pare disadatta. ; Grenier et Godron (Fl. de Fr. I, p. 410) distinguono una var. a genuinum, che non sapremmo bene come valutare. Più genuina del tipo descritto non si saprebbe immaginare varietà alcuna, tanto più che i caratteri ad essa assegnati sono precisa- mente quelli del tipo, che possiede a volte peduncoli filiformi e grossetti anche nella stessa pianta. Willkomm et Lange (Fl. Hisp. III, p. 370) ci danno una var. {} pulchellum (Lange, pug. p. 362) che pare corrispondere al 7. gracile Thuill. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. x Questa specie è vulgivaga e cresce nei seminati a cereali di tutta Italia e di tutta Europa. Non si può assegnare un'area circoscritta neppure ad una delle tante forme già altra volta considerate come specie. SUBSPECIES UNICA. — T. Preslianum Boiss. Diagn. Ser. 1, 2, p. 25. — FI. Or. II, p. 121. — Il 7. Preslianum è una vera sottospecie, somigliantissima per l’abito al 7. arvense L.; ma se ne distin- gue essenzialmente per un cingolo di peli lunghi, fitti, intorno alle fauci del calice, cingolo che manca in tutte le forme del 7. arvernse. Inoltre le dimensioni assolute delle parti fiorali del 7. Preslzanum sono maggiori che nel 7. arvense: la corolla sporge un tantino oltre la punta dei denti calicinali. Questa specie, o meglio sottospecie manca in Italia, ed è propria dell’Asia Minore. T. saxatile Allioni. In Auctar. ad Syn. method. stirp. Horti R. Taurin. Miscell. Taur. T. V. 1770- 1773. — FI. Pedem. I, p. 305. II. 1108. — Bertol. FI. Ital. VIII. p. 121 cum bibliogr. homonyma. — Ces. Pass. Gib. Comp. Fl. Ital. p. 714. — Schltndl. ete. Hallier. Fl. v. Deutsch. XXIII. p. 264. — Gremli FI. anal. Suisse. 1886. p. 161. — Nyman, Conspect, Fl. Europ. p. 178. — Janka, Trif. Lot. p. 155. T. thymiflorum Villars. Prospect. de l’hist. d. plant. du Dauphiné 1779. — Hist. d. plant. du Dauphiné, III, p. 487. 1786. — Rehbeh. fil. Icon. XXII. p. 71. — Gren. et Godr. Fl. d. Fr. I. p. 411. — Arcangeli Comp. FI. Ital. p. 169. — Camus. Catal. Pl. Fr. p. 65. — Nym. Conspect. p. 178. Icones — Allioni Fl. Pedem. Tab. 59. fig. 3.— RekbeA. fil. Icon. XXII. tab. 100. — Sehltndl. ete. Hallier. FI. v. Deutsch. XXIII. tab. 2384. — Cusin, Herb Tr tab. 1101. Icon nostra I, fig. 3. 30 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Capitulis sub-rotundis, basi involucratis, tantum pscudoterminalibus ; caly- cibus villo denso non plumoso obtectis, dentibus triangulo-acuminatis, tubo brevioribus vel illum aequantibus; corolla dentiumcalycis villis obvoluta et ideo abscondita; caule erecto vel procumbente, pusillo, cae- spitoso, vel rarius simplici, villoso; stipulis ovatis, caudis superiorum subnullis, inferiorum brevibus, acuminatis. © Tul. Aug. DESCRIZIONE. Annuo. Radice più o meno gracile, tutt'al più grossa come uno spago, lunga, semplice o ramulosa (Bertol.). Caule ordinariamente cespitoso, alto da 10 a 30 centim., con rami dal colletto, numerosi, decumbenti, o assurgenti, ed anche eretti, rigidi, cilindrici, striati, pelosi di peli appressati, denticolati come nei pappi dei Hieracium (1), fistolosi, con ramu- scoli scarsi. Foglie inferiori con picciuoli lunghi, decrescenti man mano nelle superiori, brevissimi nelle supreme involucranti; pelosi, scanalati — stipole inferiori sub-semiovato-lanceo- late, ristrette gradatamente in code triangolari-acuminate, che si vanno sempre più allungando nelle foglie superiori; s’accorciano invece in punta breve nelle involucranti, dove il lembo stipolare diventa largo-ovato: tutte irsute di peli setolosi, biancastri, appressati, con nervi evidenti, cigliate, lievemente guainanti alla base — le foglioline inferiori sono più piccole, tutte piuttosto strette, oblungo-obovato-cuneate, denticolate inegualmente all’apice , o soltanto bi-tri-dentate, o ‘appena smarginate , raramente integre, villosissime di peli biancastri appressati, nascondenti i contorni e le nervature. Peduncoli nulli o quasi, pseudo-terminali ed ascellari. Capolini quasi sempre solitarii, involucrati dalle due ultime foglie subopposte, poveri di fiori, i quali sono sessili, inseriti nelle fossettine dell’asse lineare villosis- simo, costulato, ondulato, facilmente caduchi. Calice tutto villosissimo all’esterno di peli lunghi, denticolati, bianco-cinerei (rufi nel secco),.a tubo obconico, con dieci nervi, colle fauci nude; coi denti a base triangolare acuminati, villosi sulla loro faccia interna, più brevi del tubo, l’inferiore più lungo. Corolla quasi nascosta tra i villi e i denti del calice, dai quali di rado e ben poco sporge, di color biancastro, macchiata di purpureo, con tutti i petali liberi dal canal staminale — vessillo a lembo oblungo, ovato, ottuso, coll’unghia distinta più breve del lembo — ali semi-astate, ottuse, con auricola bollosa, più brevi del vessillo, macchiate di porporino — carene a bistorì convesso, -ottuse, porporine. Stami coi filamenti allargati all’apice, colle antere sub-rotondo-didime. Ovario elittico sessile con due ovoli; lo stilo s’allarga gradatamente all’apice incurvato e terminato da un bottoncino stigmatico. | Frutto induviato dal calice otricoliforme membranaceo, un po’ rigonfio, co’ peli fulvi mascheranti i denti, e dalla corolla persistente — il legume è membranaceo deiscente sulla sutura ventrale, senza traccia d'opercolo, munito d’ un residuo dello stilo = seme unico, liscio. (41) In tutta la pianta i peli sono denticolati. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 31 OssERVaZIONE. — Questa specie per i caratteri del calice e della corolla appar- tiene evidentemente alla nostra stirpe Arvensia. Le fauci del calice sono guarnite di peli simili a quelli del tubo, ma sono affatto prive di collaretto e di rialzo epider- mico, non che calloso, quale si vede nel 7. phleoides, T. ligusticum, etc. Le ner- vature del calice sono tra le più esili. Il legume manca d’opercolo. LETTERATURA E CRITICA. Allioni ha fatto conoscere il 7. sawatile nel suo Auctarium ad synopsim me- thodicam stirpium Horti regii Taurinensis (pubblicato nella Miscellanea taurinensis. Tom. V. p. 77. Mélange de Philos. et de Mathém. de la Société royale de Turin, pour les années 1770-1773), dove adotta la nomenclatura e la disposizione sistema- tica linneana, e ne dà una descrizione sufticiente sotto il n° 88, descrizione che tra- scrive nella Flora Pedemontana (T. I, p. 305. n° 1108, Tav. 59. fis. 3). Il di- ritto di priorità spetta dunque all’Allioni, dacchè il suo Auctarium porta la data almeno del 1773: mentre il Vi/lars pubblicò il suo Prospectus de l’ histoire des plantes du Dauphiné nel 1779. o Nell’Erbario di Alon? mancano gli esemplari autoptici. La figura è soddisfacente. Villars (Hist. d. pl. du Dauph. III. p. 487) dà una descrizione abbastanza congruente con quella di Allioni, di cui cita il sinonimo 7. sazatile. È curioso per- altro quanto scrive della pelurie del calice: celuî (le duvet) du calice est encore plus court, et on ne voit aucun poil sur ses divisions.....j; ces divisions sont elle-smémes si petites, qu’elles imitent des poils roides et courts. .... e conclude ...je ne suis pas sur des synonymes que je lui ai applique, n° ayant vu aucune description satisfaisante, la plante ctant méme difficile è decrire à cause de sa petitesse. Bisannuelle. La piccolezza della pianta è probabilmente la ragione per cui Vi/lars ha trovato tanto piccoli i denti da paragonarli ad un pelo!, mentre poi malgrado l'abbondanza dei villi che li mascherano, sono abbastanza riconoscibili anche con una lente semplice. Grenier et Godron (Fl. d. Fr. I. p. 411) adottano la nomenclatura di Vz/lars. Colla, Savi, Willdenow, Seringe in DC. Prodr., Loiseleur, Koch, Reichen- bach (padre), Gaudin, ammettono invece, e con giustizia, la nomenclatura di Allioni. Reichenbach H. G. (figlio) nelle /cones (XXII, p. 72) preferisce la denomi- nazione di Villars, e dice: calyce fructifero intus pilis clauso. Veramente i peli sì vedono sulla faccia interna dei denti, ma non sulle fauci, che sono assolutamente aperte: e nella fig. 14 della tav. 100 il Reichendach non vi ha disegnato peli di sorta. HABITAT. Ghiacciaio della valle Orsina Alveo dell’Orco presso Ceresole Sopra Locana... ...... » Allioni. (Eiemonte).a eta Beccari. Ghiacciaio dell’ Argentera. . . \ Tata e e OTT Ball. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Abita le regioni alpine sotto i ghiacciai delle Alpi dell’Italia del Nord, Sviz- zera, Tirolo, Delfinato. 5 Gisetti e BELLI. 32 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Smres II. TRICHOPTERA Nob. Calycis tubus extus intusque pilosus (sub microscopio) aut glaber, fauce nuda; dentibus haud reflexis tubum aequantibus vel paullo brevioribus, subulatis, pilosis aut glabris. — Corolla persistens, vexillo ungue brevi, limbum subaequante, tubo staminerum ultra medium con- nato, villoso aut glabro, ephippii modo dorso incurvato, dentes calycinos longitudine aequante vel superante; alis extus supra auriculam pilosis. — Autherae ovatae vel globosae. — Stylus ut «o efliguratus, vel rectus. — Legumen totum membranaceum, vel antice parum in- crassatum, prima anthesi villis paucis praeditum. — Pili totius plantae denticulati. Huius stirpis: T. Bocconi Savi. — T. trichopterum Pancic. — T. te- nuifolium Ten. T. Bocconei Savi (1). Atti Accad. Ital. I. p. 191. — Bot. Etrusc. IV. p. 21. — Bertol. FI. Ital. VIII. p. 128, cum bibliogr. homonyma, tam sub 7. Bocconi, quam sub 7. Bocconii. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 715. — Arcangeli Comp. FI. Ital. p. 169. — Caruel. Prodr. Fl. Tosc. p. 166. — Rehbch. fil. Icon. XXII. p. 69. — WiWlk. et Lange, Prod. Fl. Hispan. III. p. 371. — Bosiss. FI. Or. II p. 132. — Nym. Consp. Fl. Eur. p. 176. — Janka, Trif. Lot. p. 155. — Schltndl. etc. Haller, Fl. v. Deutsch. XXIII. p. 250. — Zojac. Mon. Trif. Sic. p. 129. — Camus. Cat. Jo dira. 05 T. nudiflorum, Bocc. Mus. di piante rare, p. 142. T. semiglabrum, Brot. Phyt. Lusit. p. 156. T. gemellum, Lapey. Hist. abr. Pyr. p. 437, non Pourr. (teste W0l%. et Lange). Icones. — Bocc. Museo di piante rare, tab. 104. — Brotero, Phyt. Lusit. tab. 63, fis. 2. — Engl. Bot. 2868. — ReAbch. fil. Icon. XXII. tab. 98-I. — Schitndl. etc. Hallier. FI. Deutsch. XXIII. 2378. — ©wusin. Herb. Fr. tab. 1102. Icon nostra I, fig. 4. Capitulis spiciformibus, primum ovatis demum cylindricis, strobilifor- mibus, basi involucratis, pseudo-terminalibus, interdum geminis ; corolla discolore e calycis dentibus vix exerta, vexillo rubente, alis carinaque albis; an- theris globosis. © Tun. Tul. DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme più o meno grossa semplice o ramosa, fibrillosa lateralmente (Bertol.). (1) Abbiamo adottato la denominazione specifica di Bocconei come desinenza più corretta di Boccone, patronimico del famoso Botanico savonese. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 33 Caule eretto od ascendente, cilindrico semplice o ramoso- anche dalla base, ® rami alterni, striato, rosseggiante, villoso per peli patenti denticolati, glabrescente invecchiando (1). Foglie tutte per lo più brevemente picciolate, le inferiori con picciuolo un po’ più lungo, man mano più corto verso l’alto, peloso, scanalato superiormente, legger- mente dilatato nelle supreme, le quali sono ravvicinatissime nei capolini gemini, e nei solitari subopposte ‘.stipole membranacee guainanti anche per una metà della parte adesa nelle foglie non ascellanti, oblunghe con poche nervature verdi o rosseggianti, cigliato-irsute, con code triangolari alla base, poi filiformi subulate, subeguali alla porzione adesa; le supreme involucranti allargate, cigliato-irsute sui margini e sulle code; pubescenti sul dorso: talora colorate di sanguigno — foglioline tutte e tre bre- vissimamente picciolettate, oblungo-cuneato-obovate, arrotondate all’apice o legger- mente acutate, denticolate (obsolete-) nel terzo superiore, più raramente quasi ondulate o sub-integre; scarsamente cigliate ai margini, glabre su ambe le pagine, e sempli- cemente cigliate sulle nervature della pagina inferiore. Peduncoli nulli. Capolini ascellari e pseudo-terminali, quelli solitari all’ascella della foglia, questi più spesso gemini, più di rado pseudo-terminali all'apice dei rami o del caule, invo- lucrati ordinariamente dalla stipola della foglia corrispondente allargata, ovato-oblunghi, sub-cilindrici, accrescenti, massime in lunghezza nei capolini fruttificati. Fiori fitti, ses- sili, senza bratteole, inseriti sopra nicchie dell’asse lineare pubescente, teriacemente ade- renti ad esso; il calice biancastro spicca sulla corolla scura ed’ il capolino assume l’aspetto di un piccolo strobilo di pino. Calice tuboloso, peloso esternamente, con fauci tagliate a spese del labbro supe- riore; senza callo o cingolo di peli, ma irsuto di villosità sparse che si estendono a quasi tutta la superficie interna; tubo con dieci nervi collegati per diramazioni anastomo- tiche intorno alle fauci; dente inferiore lungo quanto o un po’ meno del tubo; gli altri un po più brevi, villosi tutti, triangolari acuminati e spesso con setole apicali. Corolla appena sporgente dal calice o punto, persistente, marcescente, raggrinzata in frutto, di color rosso cupo o rosea, colle unghie connate col canale staminale — vessillo un po’ più lungo degli altri pezzi, con lembo ovato-oblungo, ottuso — ali con lembo ovato semi-astato, per l’auricula pronunciata, di color biancastro, irsuta di villi sparsi sulla faccia esterna, caduchi — carene lunghe quanto le ali, con breve auricola, a historì convesso, saldate inferiormente, biancastre. Stami coi filamenti dilatati all'apice; le antere globose. Ovario obovato, sessile con un solo ovulo — stilo geniculato (a guisa di punto interrogativo sdraiato), allargato gradatamente verso l’apice in uno stimma uncinato, papillato sul margine inferiore. Frutto induviato dal calice immutato, e quindi colle fauci aperte, e dalla corolla persistente, marcescente, raggrinzata — legume sessile, membranaceo, inspessito irre- golarmente verso l’apice, non però in modo da formare un vero opercolo staccabile dal resto del legume (come nel 7. maritimum, ochroleucum ete.); deiscente sulla (1) Tutti i peli sopra qualunque parte di questa pianta sono denticolati. 34 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » sutura superiore ed anche per lacerazione sulle pareti laterali — seme liscio, ovoide, giallastro. . OssERVvAZIONE. Le nostre ripetute indagini ci hanno dimostrata la presenza di peli tanto sulla faccia esterna dell’ala quanto all’apice dell’ovario: carattere notevo- lissimo. Con ciò viene ad essere confermata la parentela intima di questa specie col 7. tenuifolium; parentela da alcuni Autori esagerata al punto dal considerare il 7. Bocconei come una semplice varietà di esso. (Gris. Rum. 23, ex Rchbch. fil. Icon XX. p. 70 — Bory et Chaub. Expl. Mor. 219. ex Rchbch. fil. L. c.). LETTERATURA E CRITICA. Savi (Observ. ad Trif. spec. pag. 37) nella descrizione della specie non accenna alla semiluna cartilaginea del legume; e colle parole calyx vix pilosus non si capisce se parli della faccia esterna o interna del calice. Il Savi denominò questa specie T. Boccone, nome cambiato in 7. Bocconi prima dallo Sprengel (Sist. Veg. 3, pag. 216, n. 35), da numerosi altri Autori di poi, e cambiato finalmente in Bocconii dal Koch (Syn. ed. II. p. 188). Koch (1. c.) nella frase specifica dice, che le fauci del calice sono chiuse da un amello pilifero, ed è perciò che egli pone questa specie nella Sezione Lagopus. Ma un esame più attento della gola del calice mostra, che un anello pilifero non esiste, bensì esistono peli sparsi, che si inoltrano internamente fino alla base del calice. Di questo parere sono Reichenbach fil. (Icones fl. Germ. et Hetv. p. 69, t. XXII), Bozs- sier (Flor. Or. vol. II, p. 132), Gren. et Godr. (Fl. de Fr. vol. I, p. 411). Bertoloni (FI. It. VIII p. 128) osserva in fine della descrizione, che 2 rami laterali sono talora così brevi, che i capolini appaiono ascellari, brevissimamente peduncolati, ma la foglia, che sempre sta sotto al capolino « facile ostendit esse capitula ramealia. » Noi abbiamo osservati numerosi saggi di 7. Bocconei, nei quali i rami laterali fio- riferi portavano fiori ascellari, e non di rado il caule stesso portava capolini sessili all’ascella di una sua foglia, senza traccia di una seconda foglia rameale indicante che il brevissimo peduncolo possa dirsi un ramo raccorciato portante un. peduncolo pure abbreviatissimo. Wilkhomm et Lange (Fl. Hisp. INI, p. 371), vogliono troppo vicina questa specie al 7. gemellum. Pourr. (sotto-specie del 7. pWleoides dello stesso Autore), avvegnachè in questo la fauce calicinale sia realmente guarnita di un cingolo di peli portato su di un leggero rialzo epidermico, e sia assai differente anche per altri rapporti spe- cifici. Le specie di altra stirps che più si avvicinano per caratteri naturali al 7. Bocconei sono il 7. striatum ed il T. sazatile AI. ambedue della stirpe Arvensia. HABITAT. SALAELI ROS Moris. Messina (Campo)... Nicotra. IAACCIO MSF ETA Fequien. Catalfano (Sicilia)... Parlatore. Scoglitti (Sicilia)... Ajuti. Madonie (Sicilia)... Parlatore. Messina Sequenza. Palermo... .... MMPIVICIo) DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 35 Mte Ceceri (Toscana). Bucci, Acc. dei Majano eiR Acc. Georgofili. Georgofili. Campania (Caserta). . Terracciano. Mezzapraja (Pizzo).. Ricca. ©» Chiarsa (Sicilia)... . —Parlatore. Tivorno):Piari kt Acc. Georgofili. ROMA RARA Sanguinetti. Mte Pisano (Castel. Sardegna ......... Miller. EA TOne)pdt: sta Mu Gavi. Piana de Greci.... 7odaro. S Colli di Cisano .... Azcca. TSchisierRici tao Gussone. | E Orbetello.» 0/0 Cherici. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra (Cornw.), Francia occid. e mediterr., Portogallo, Spagna, Italia, Dal- mazia, Albania, Macedonia, Costantinopoli (Nymar). 1 , Susspecies. — T. tenuifolium Ten. Fl. neap. IV. in Syll. p. 106 et 5 p. 145. — Bertol. FI. It. VIII. p. 178 cum bibliogr. homonyma. — Botss. Fl. Or. II. p. 132. — Rehberh. fil. Icon. XXII. p. 69. — Nyman, Consp. FI. Europ. p. 176. — Arcangeli, Comp. FI. It. p. 169. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 714. — Janka, Trif. Lot. p. 155. T. stramineum, Guss. pl. sicc. non Presl. (quod ad 7. incarnatum pertinet). T. Tenoreanum, Boiss. et Sprun. Diagn. Ser. I-II. p. 26. T. Bocconii, b. (enuifolium, Gris. Rum. II. 23 ex Rehbch. 1. c. T. Bocconii, b. /ongiflorum, Bory et Chaub. Exp. Mor. 219, ex Rchb. Icones. — Zenore, Fl. neap. tab. 177, fig. 3. — £Rchbeh. fil. 1. c. tab. 98 — Nostra I, fig. 5. Capitulis ovatis, ante anthesin subglobosis, involucratis, pseudo-termina— lbus, interdum geminis; corolla concolore, pallide rosea vel straminea, calyce duplo longiore; antheris ovatis. © Maj. Iun. DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, poco ramosa, gracile, fibrillosa. (Bertol.). Caule cilindrico, leggermente striato, irsuto per peli denticolati, cespitoso dalla radice, ascendente, di rado eretto e semplice con rami scarsi. Foglie picciuolate: picciuoli decrescenti man mano nelle foglie superiori, sub- nullo nelle supreme, scanalati superiormente, pelosi —— stipole membranacee, irsute, semi-ovate oblunghe, guainanti, con code lesiniformi cigliate più brevi di esse; le supreme non guainanti, allargato-ovate, involucranti il capolino, acuminate — foglio- line poco variabili, brevissimamente picciolettate; le inferiori obovato-cuneate, tron- cato-arrotondate all’apice, man mano le superiori oblungo-cuneate o quasi lanceolato- lineari, denticolate anteriormente, cigliate al margine e scarsamente pelose sul nervo mediano o sulle nervature secondarie. 36 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Infiorescenza. Pedunculi nulli — capolini ovato-sub-rotondi, pseudo-terminali dei rami, solitarii, talora gemini, involucrati sempre da due foglie sub-opposte — fiori sessili o quasi sopra asse solcato, glabro, senza brattee. Calice tubuloso subconico, villoso principalmente sul dorso, sul ventre, lungo il margine delle fauci, e sparso di peli internamente come nel 7. Bocconei; con dieci nervi e fauce nuda; denti cinque lesiniformi un po larghi alla base, terminati in punta da una o due setole, l’inferiore assai più lungo, sempre eretti. Corolla lunga il doppio del calice a fioritura completa, giallastra o carnicina, persistente — vessillo infurnibuliforme (1), leggermente villoso sulla nervatura me- diana del dorso, arrotondato all’ apice, concrescente col canal staminale per tutta l’unghia =— ali molto più brevi del vessillo, col lembo oblungo-lineare ottuso all’apice, semiastate con auricula pronunciata pelosa sulla faccia esterna = carene più brevi delle ali, con lembo a bistorì convesso, auricolate alla base, leggermente pelose sulla superficie esterna. Stami allargato-fusiformi all’apice, massime il mediano — antere ovato-cordate. Ovario sub-stipitato-oblungo, con due ovoli, arrotondato all’apice, prolungato in stilo lungo, uncinato, stimmatifero all’apice, allargato-fusiforme verso il mezzo. Frutto induviato dal calice poco accrescente, non calloso alla fauce, non squar- roso — legume membranaceo, indeiscente, leggermente villoso sul margine anteriore, rinforzato dallo stilo persistente = seme unico ovoideo liscio. LETTERATURA E CRITICA. Boissier (Diagn. Ser. 1-2, p. 26) designò dapprima questa specie col nome di T. Tenoreanum, corretto di poi nella Fl. Or in 7. tenuifolium, nome già dato dal Tenore alla stessa specie. L'Autore della Fl. Orientalis riconobbe già l'affinità di questa specie col 7. Bocconei; quelli della Flora Peloponesiaca Bory et Chaubert la riten- nero tanto prossima al Bocconei, che ne fecero una varietà { longiflorum. E difatti il T. tenuifolium è evidentemente affine al 7. Bocconei pel portamento, la struttura; calicinale, la pelurie che riveste la superficie interna del calice. Un'altra specie affine ad essi è il 7. trichopterum Pancic (2), esclusivo quasi di Serbia, che possiede la struttura calicinale identica a quella delle due sunnominate specie, salvo i peli nel- l'interno del calice. Tutte e tre poi hanno un carattere validissimo non tanto in sè quanto per l'organo che lo possiede, cioè i peli poco sopra l’auricula e sulla porzione anteriore dell’ovario, rinvenuti anche da Boîssier, ma soltanto in questa specie. Il T. trichopterum possiede questo carattere in grado sommo; il 7. Bocconei lo pre- senta in grado minore. Tutte e tre hanno i peli di tutta la pianta denticolati. Ianka (Trif. et Lot. Europ. p. 55) erra dicendo, che le ali del 7. tenuifolium siano glaberrime. Anzi il vessillo stesso mostra talora alcuni peli denticolati lungo la nervatura mediana. (1) Da infurnibulum, pala da forno. V. tav. I, fig. 5. — Valga questa etimologia a spiegazione del vocabolo aggettivato adoperato in questa Memoria. (2) Pancic, Verz. Serb. in Wien. Verhandl. VI, p. 480. — Boissier, FI. Or. II, p. 134. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 37 Arcangeli (Comp. p. 169) scrive che la corolla è color di paglia nel 7. tenui folium. Non escludendo questo colore dobbiamo dire che negli esemplari greci comu- nicatici dal Janka la corolla era più rosea che paglierina. HABITAT. Basics BN dC Bertoloni. Gemini (Basilicata).... Tenore. Alessano (Italia Japygia). Huter Por- Basilicat sen ene Cesati. ta-Rigo. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA, Italia sud-est, Albania, Dalmazia, Grecia continentale, Macedonia. (Nyman). SmirPs IV. PHLEOIDEA Nob. Calycis tubus 40 - nervis intus glaber, extus pilosus; fauce in fructu plica epi- dermica aunulari coarctata sed pervia, ore sub-orbiculari; dentibus in fructa tantum divaricato-pateutibus, sed non reflexis, basi plus minusve dilatatis, pilosis aut glabre- scentibus. — Corolla persistens; vexillo ungue brevi tubo staminum connato, glabro, ephippii modo dorso incurvatum, dentes calycinos in anthesi aequante, vel in fructu bre- viore. — Antherae globosae. — Stylus non geniculatus. — Legumen apice tantum chartaceum. — Pili totius plantae denticulati. Huius stirpis: T. phleoides Pourr. -- T. gemellum Pourr. — T. ligu- sticum Balb. T. phleoides Pourr. In Willd. Sp. pl. III. p. 1377. — Persoon, Syn. II p. 301. — Bertol. FI. It. VIII. p. 151, cum bibliogr. homonyma (excl. syn. DC. Prodr. II. p. 191, n. 13, quod ad 7. gemellum Pourr. spectat). — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 175. — Boiss. Fl. Or. II. p. 120. — Willkomm et Lange, Prod. FI. Hisp. III. p. 370. — Arcangeli, Comp. FI. It. p. 170. — Lojacono, Mon. Trif. Sic. p. 121 (excl. syn. DC.). — Janka, Trif. Lot. p. 156. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 718. — Ny- man, Consp. p. 175. T. gemellum, Ser. 2» DC. Prod. II p. 191 (non Pourr.), T. Minae, Lojacono l. c. p. 123 (vv. ss.) — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 714. T. erinaceum, Ser. in DC. Prod. 1. c. p. 191 (vv. ss.) — Bied. FI. Taur. suppl. p. 510. Icones. — Moris, Fl. sard. tab. 70 optima. — Nostra tab. I, fig. 6. 38 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Capitulis primum ovato-globosis, demum ceylindraceo-conicis, fere semper nudis, pedunculis plus minus elongatis; dentibus calycis tubo sub- aequalibus vel brevioribus, in fructa quasi stellato-patentibus, et tune tubo brevioribus, in anthesi plus minusve ciliatis, senescendo glabrescentibus; corolla pallida, calycis dentibus breviore, vexillo apice obtuso vel emargi- nato-eroso; stylo e sutura superiore ovarii procedente; caule erecto simplici aut parce ramoso; foliolis ceaulinis medtis et superioribus oblongo- cuneato-lanceolatis, villosis. © Iun. Iul. Variat interdum foliolis oblongis, capitulis fere involucratis, villosis; quibus cha- racteribus ad 7. gemellum Pourr. (subspeciem 7. phleoidis, Italiae non incolam) accedit. (Confere animadversationes subsequentes, italice). DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, tenue, semplice o ramosa, fibrillosa lateralmente (Bertol.). Caule cilindrico, striato, peloso per peli appressati, eretto, o sub-ascendente, tal- volta cespitoso dalla base, con pochi rami sub-patenti, glabrescenti invecchiando. Foglie inferiori con picciuoli lunghi, decrescenti nelle superiori, deficienti sotto i capolini, striati, pelosi — stipole talora asimmetriche (le inferiori), più lunghe delle code, guainanti per un terzo circa ed anche meno (le inferiori), poi stracciate, ner- vate, cigliate sui margini e sulle code, glabre nel resto, talora colorate in violaceo — foglioline subsessili, variabili, le inferiori più brevi, obovate, le superiori allungate, oblungo-obovate o cuneato-sub-lanceolate, ottuse all’apice o leggermente smarginate con piccolo mucrone e quivi oscuramente denticolate, pelose, cigliate ai margini. Peduncoli pseudo-terminali ed anche ascellari, brevi dapprima, poi più o meno lunghi raramente mancanti = capolini conico-sub-cilindrici, involucrati appena se gio- vanissimi, di raro sessili in frutto — fiori. fitti, sessili, senza brattee sopra un asse lineare, irsuto, costulato, facilmente staccabili. Calice tuboloso-obconico con 10 nervi, talora suffusi di rossigno o violaceo, irto = fauci senza cingolo se giovani; in frutto ristrette da orlo calloso irto di peli — denti cinque, triangolari, allungati-lesiniformi o no; uni-trinervi, cigliati, poi glabre- scenti, con largo margine scarioso alla base, uguali o più brevi del tubo e sub-eguali fra loro — peli denticolati. Corolla più breve dei denti del calice e dopo la fecondazione ancor di più (1), bianca o roseo-pallida, persistente = vessillo concresciuto col canal staminale, col lembo ° infurnibuliforme smarginato-denticolato all’apice — ali semicordate, ottuse, con grossa auricula, denticulate all’apice o no, più brevi del vessillo = carene a bistorì convesso, ottuse, senza auricula. (4) Nel 7. phlecides la corolla dei fiori vergini è ordinariamente più lunga che quella dei fecondati. L’accrescenza dell’ovario in legume la raggrinza e diminuisce il suo diametro antero-posteriore a favore del trasversale, Per cui se nel primo stadio la corolla giunge talora a livello dei denti, nel secondo ne è sempre più breve. All’apice dei capolini sì vergini che deflorati, si trovano quasi costan- temente fiori in cui la corolla è tutta inclusa nel calice, mentre l’antesi non è peranco avvenuta. Questi sono fiori non sviluppati in via di aborto e non entrano per nulla nella norma sopra accennata. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 39 Stami coi filamenti un po’ allargati all’apice, apiculati per l'inserzione delle antere sub-rotonde. Ovario sessile, sub-semi-ovato con due ovoli = stilo arcuato in alto; stimma uncinato. Frutto induviato dal calice rigonfio a otre, colle fauci ingrossate dal cingolo, ma pervie, denti divaricati, induriti: corolla persistente — legume membranaceo, dei- scente per lacerazione, con opercolo cartaceo all’apice = seme sub-ovato-liscio. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. T. Minae Lojac. 1. c. — L'Autore stacca questa forma dal 7. phleoîdes Pourr. e la eleva al grado di specie assegnandole certi caratteri esposti nella Monogr. p. 123. Dall’Autore stesso ebbimo in comunicazione due saggi quasi completamente fruttificati, senza fiori vergini. Si noti anzitutto che questi saggi portavano una scheda scritta dal- l'Autore, ove era detto che i capolini erano ben peduncolati, mentre nella frase sono dati per sessili o brevemente pedunculati. Quanto l'Autore non dice, ma che nulladi- meno è certo, si è che la maggior parte degli altri caratteri specifici differenziali pel T. Minae non si possono riscontrare sugli esemplari succitati. E di più possiamo assi- curare, che i caratteri differenziali da Lui notati come esclusivi del suo 7. Minae non si trovano mai riuniti in un individuo solo, ma qua e là più o meno accentuati in diversi individui del 7. ph/eoides per quanto tipici nel resto. Questi individui si potranno quindi considerare come variazioni del tipo, ma mai quali specéze o sotto- specie distinte. Se non gli esemplari speditici dal Lojacono, almeno la sinonimìa da Lui citata del Tineo « 7°. phleoides capitulis sessilibus » ci fa supporre che queste forme di 7. phlecides, nane, villose, e talora con capolini subsessili, rappresentino un buon passaggio al 7. gemellum vero di Pourret, il quale ha capolini sempre sessili. T. erinaceum Bieb. (Fl. Taur. suppl. p. 510). Il Biederstein ci dà di questa specie una frase oscurissima ed applicabile a molte altre. Il .Seri2ge (in DC Prodr. II, p. 191. n° 16) mantiene la specie, premettendola però di ?, e cerca di differen- ziarla coi caratteri dei denti del calice sub-eguali, più lunghi del tubo e superanti la corolla; e tra parentesi chiude la frase colla nota: visa sicca comm. a cl. Balbis. Ora nell’Erbario Torinese esistono gli esemplari autentici di 7°. erinaceum di Balbis mandati a .Serznge, colla scheda di quest’ultimo, dove si legge: me semble une bonne espèce. Ma nè da questa, nè dalla frase del Prodromus risulta, che egli abbia con- frontati gli esemplari di Balbis con quelli di Biederstein. Ora quelli di Ba/bis sono piante evidentemente coltivate nell’Orto botanico di Lyon, come risulta da un’altra scheda di Balbis stesso. E per noi questi esemplari, sui quali Ser2nge basa la sua diagnosi, non sono altro che forme un po’ lussureggianti di 7°. pA/eocides, che non possiamo quindi con ragione alcuna assimilare al 7. erinaceum Bieb., a noi affatto ignoto. Del resto già il Moris (Fl. Sard. I. p. 471) riuniva questa specie al 7°. phleoides. Il Lojacono (Mon. Trif. Sic. p. 123) scrive che il 7. erinaceum potrebbe essere una buona varietà di 7. phleoides, meno per le spighe ed i fiori che per l'abito e le foglie. Pourret (1. e.) ascrive al 7°. phleoides denti calicini diseguali. Come vedremo, per altri Autori i denti sono subeguali, o tutti eguali, per altri ancora quattro sono eguali, 6 Ginetti e BeLti. 40 RIVISTA CRITICA SULLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » il quinto più lungo. Queste discrepanze nella descrizione dei denti del calice o dei loro rapporti col tubo, dinotano una certa variabilità in questa parte del calice, cosa però non molto frequente nel genere Trifolium. — Conviene avvertire tuttavia che la gola del calice in questa specie è tagliata a spese del labbro inferiore, il che può facilmente indurre ad inesattezze nel considerare la relativa lunghezza dei denti. Le foglie fiorali e le spighe sub-sessili, di cui. parla Pourret, devono essere riferite ai capolini giovanissimi, poichè più tardi essi sono più o meno lungamente peduncolati. ; Moris (Fl. Sard. I. 471) afferma anch’Egli, essere nel 7. phleoides la corolla lunga quanto i denti del calice od appena più breve. Tale la descrivono LBertolomni, Gussone, ete. Nella considerevole quantità di esemplari di questa specie da noi esa— minati (Sicilia, Sardegna, Oriente, Erb.-Boiss. etc.) noi abbiamo quasi sempre trovata la corolla più breve del calice in antesi, e tanto più dopo. Janka (Trif. et Lot. Europ. p. 155-56 al n° 135) ha un 7. phleoides Persoon, pel quale da la diagnosi seguente: Dentes calycini lanceolati, vel lineari-subulati nervo dorsali crasso percursi, tubo breviores: foliola elliptica vel lanceolata. Nella Syuopsis di Persoon (II, p. 351) non è fatta parola di denti più brevi del tubo nè di foglioline ellittiche. Invece questo Autore così descrive il 7. phleoides: « Dentibus lanceolato-subulatis inaequalibus, rigidis, patentibus, foliolis oblongis sub-integer- rimis emarginatis, floralis linearibus. » Persoon poi cita. Willdenow (p. 1377), e Willdenow descrive la pianta di Powrret corrispondente ai nostri esemplari. HABITAT. SALLE ARIANO Moris. Sicilia (Monte Bu- Sicilia (Ficuzza).... Parlatore. sambra)...... Huet du Pavill. Sicilia (So EE Id. Sicilia (Monreale)... Aiuti. Rocca Bajarda..... Piccinini. Sarde snai Moris. DAG Palermo A Meli. Bosco di Collebasso | s 3 Palermo (Boccazzo).. Parlatore. (Castigl. Siculo). —Cesati. \ S Sicilia (Piana de’ Lucania (Calabria).. Bertoloni da Ga- Ceci) AE Todaro. sparrinie Te- Statte), (Gb) doo Huet du Pawill. nore, DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie essenzialmente di Calabria, Sicilia, Sardegna, Spagna (sud) (Nyman). SuBsPECIES (non Italica). — T. gemellum Pourr. Willd. 1. c. p. 1376. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 176. = T. sphaerocephalum, Exsicc. Herb. Cosson ex Africa et Ball (non Desf.! quod ad 7. Cherleri spectat). Questa forma venne da noi studiata sui numerosi esemplari raccolti in Spagna (Herb. Pavon. Madrid) e in Africa (Herb. Cosson, sub 7. sphaerocephalo), sopra DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 4I quelli deposti nell’Erbario Torinese raccolti da Bal! presso Algeri, e sopra quelli dell’Erbario Fiorentino. Il 7. gemellum Pourr. è certamente distinto dal 7. phlecides sopratutto per la sua statura nana, pei capolini quasi sempre gemini, sessili, costantemente involu- crati dalle due ultime foglie, le quali tutte poi sono largo-obovato-cuneate, retuse 0 smarginate, denticolate soltanto un pochino all'apice e non simmetricamente. Nel tipico T. phleoides i capolini sono di solito più o meno lungamente peduncolati, ben di rado gemini e le foglie lineari-lanceolate, principalmente le superiori. Ma la strut- tura fiorale del 7. gemellum Pourr. corrisponde a quellà del 7. phleocides, e perciò noi non possiamo altrimenti considerare quello che come una vera sottospecie di questo. Il Seringe non aveva visto certamente gli esemplari autentici di 7. gemellum Pourr., poichè nella sua frase (in DC. Prodr. II, p. 191, n° 12) lo qualifica con spicis terminalibus pedunculatis: e poi, per una strana contraddizione dichiara, con etichetta di sua mano, per 7. gemellum Pourr. un esemplare di 7°. phlevides a capo- lini sessili, mandatogli da Balbis e conservato nell’Erbario di Torino (1). La contraddizione di Serînge appare ancora più evidente, in quanto Egli aveva sott'occhio esemplari veri di 7. pAleoides a capolini pedunculati (comunicati da 7'e- nore). E questi sono precisamente quelli conservati nell’erbario Torinese, sui quali Seringe di sua mano scrisse 7. phleoides! coll’ osservazione: J'ai admis cette espèce qui me paraît très-bonne, et qui fait passage de ma section Lagopus è celle des Phleastrum. In conclusione ,Seringe non vide esemplari autentici nè di 7. erinaceum nè di T. gemellum, non aveva quindi idee chiare intorno a queste forme, e sopra tre esem- plari di 7°. phleoides in diversi gradi di sviluppo, uno dei quali coltivato, fondava tre specie diverse ! Willlomm et Lange (Prod. Fl. Hisp. III, p. 871) descrivono esattamente il T. gemellum Pourr., quale noi vedemmo nell’Erbario Boisszer, sotto-specie che non cresce in Italia. T. ligusticum Balb. In litt. et elench. in Accad. di Tor. 1818, t. XXIII. p. 112. — Bertol. FI. Ital. p. 152, cum bibliogr. homonyma. — Caruel. Prodr. Fl. Tosc. p. 165. — Boss. FI. Or. II. p. 120. — Lojacono, Mon. Trif. Sic. p. 120. — Will. et Lange, Prodr. FI. Hisp. {II. p. 369. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 169. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 714. — Janka, Trif, Lot. p. 156. — Relbdeh. fil. Icon. XXII. p. 65. — Camus. Catal. Pl. France, p. 65. — Nyman, Consp. p. 175. = T. gemellum, Savi, non Pourr. in Atti Accad. Ital. I. p. 202 (nec Ser. in DC. Prod.). = T. arrectisetum, Brot. Phytog. lusit. I. p. 152. = T. aristatum, Ln}. Enum. hort. bot. Berol. II. p. 262, n° 83112. (1) Questo esemplare corrisponde alla forma di 7. pAleoides, detta da Lojacono 7. Minae, la quale, come sopra sì disse, è quella che più si avvicina al 7. gemellum vero di Pourret, ma non ha di quest’ultimo nè le foglie largo-obovate-cuneate, nè il vello abbondantissimo, nè la statura costante- mente nana, 42 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Icones. — Savi, Atti Accad. Ital. I. p. 202, fig. 2 (mala, teste Bertoloni). — Brotero, Phytog. Lusit. I. tab. 63, fig. 1. — Rchbeh. fil. Icon. XXII. tab. 102. Icon nostra I, fig. 7. Capitulis primum globoso-ovatis, sub-involucratis, demum oblongo-cy- lindraceis , basi nudis, saepe geminis: dentibus calycis tubo longioribus (infimo etiam duplo), in fructu divaricatis, lappaceis, hirtis, e basi trian- gulari longe subulatis: corolla rubella, dentibus calycis aequilonga vel etiam exerta, vezxillo ovato-acuto; stylo e sutura inferiori (dorsali) prodeunte : caule diffuso caespitoso, ramis sub-patentibus, hirsutis : foliolis plerumque obo- vato-obcordatis, fere oxalidiformibus, supremis obovato-cuneatis. © Tun. Iul. DESCRIZIONE. Annuo. Radice sottile, fusiforme, semplice o ramosa, fibrillosa. Caule eretto, talora ascendente, con rami dalla base più o meno numerosi, sub- patenti, cilindrici, striati, irsuti di peli scarsi, patenti, glabrescenti in basso. Foglie inferiori con piccioli lunghi in basso, decrescenti in alto, nulli o quasi sotto il capolino, irsuti, scanalati — stipole oblungo-lineari, fogliacee, poi straminee, brevemente guainanti, irsute, con code triangolari lesiniformi — foglioline sub-sessili, obcordate-obovate-sub-spatolate, arrotondate o smarginate, denticolate verso l’apice, irsute su ambo le pagine. Peduncoli pseudo-terminali, nulli dapprima, poi evidenti e più o meno allungati principalmente i laterali ascellari, irsuti di peli patenti, talora glabrescenti, striati. Capolini spiciformi, brevi, poi allungati, dapprima involucrati, poi denudati, talora gemini — fiori sub-sessili, senza bratteole, inseriti sopra mensolette irsutissime, disposte in spirale molto ravvicinata e quindi quasi verticillati. Calice tuboloso in fiore, ob-conico subcampanulato in frutto, con 10 nervi, irsuto villoso, colle fauci orlate da un semplice anello di ciglia, calloso in frutto; denti triangolari-lesiniformi, più lunghi del tubo, sub-eguali, uninervi, irsutissimi. Corolla lunga come o meno del calice, roseo-pallida, persistente, raccorciata nel frutto, colle unghie concrescenti col canal staminale —— vessillo col lembo ovato-in- furnibuliforme, troncato-rosicchiato, o talora sub-acuto all’apice — ali semi-astate, auricolate — carene a bistorì convesso, non auricolate. Stami leggermente allargati all’apice e apicolati — antere sub-rotondo-didime. Ovario sub -stipitato, obovato, con due ovoli; stilo allargato fusiforme verso il mezzo, terminato in uno stimma a capocchia. Frutto induviato dal calice accrescente, colle fauci ingrossate da un orlo calloso irto di peli, e quindi ridotte ad una fessura lineare, attraversata dalla corolla per- sistente (1). = il legume è obovato piriforme, membranaceo, inspessito gradatamente in una tenue calotta cartilaginea = seme unico, fulvo, liscio. (4) Nel frutto l’ingrossare del legume distende le unghie della corolla, la quale perciò tende ad arretrarsi co’ suoi lembi, che si raggrinzano per traverso, e paiono quindi accorciarsi più che nel fiore. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 43 LETTERATURA — CRITICA — OSSERVAZIONI. Balbis ha fatto conoscere privatamente il suo 7. ligusticum. che poi fu pub- blicato prima dal Pourret (FI. Gall. II, p. 731, 1° ediz.), poi dal Savi (Observ p. 38). A quanto pare il Savi, secondo la citazione di Bertoloni, aveva pubblicato un suo 7. gemellum negli Atti dell’Accad. Ital. I. p. 202, e ne dava una figura da lui stesso qualificata per mala. Ma poi si accorse dell'identità del suo 7. gemellum col 7. ligusticum Balb., sicchè in seguito non lo riprodusse più nè nelle Observa- tiones, nè nel Botan. Etruscum. Ma in calce alla sinonimia del 7. ligusticum (Observ. p. 38) emette il dubbio che il T. gemellum Pourr. possa essere sinonimo del 7. 7- gusticum Balb. Ora il 7. gemellum Pourr. autentico, da noi osservato ed analizzato negli esemplari dell’Erbario di Bo:ssier, rappresenta una notevole sottospecie del 7. phleoides Pourr. Seringe (in DC. Prodr. II, p. 191) distingue una varietà £ patulum del T. ligu- sticum Balb., che noi non potemmo vedere; ma che, a giudicarne dai caratteri che ne dà, non dovrebbe essere altra cosa fuorchè una forma poco sviluppata del tipo. Willkomm et Lange (Prodr. Fl. Hisp. III, p. 369) mettono il 7. ligusticum Balbis sotto la caratteristica del gruppo | Capitula omnia conspicue, saepe longiuseule peduneulata, semper solitaria; e poi nella frase dicono: capitulis... sepius geminis! con manifesta contraddizione di termini; mettono poi il 7. gemellum Pourr. nel gruppo |] capitula..... summa saepe geminata. La verità è che il 7. gemellum Pourr. ha i capolini quasi sempre geminati; al contrario il 7. ligusticum porta d’ordinario il capolino terminale solitario ascellare di una foglia involucrante, mentre l’asse principale mette subito un’altra foglia (che pare opposta alla prima) e un altro capolino nella sua ascella, il quale talora abor- tisce, talora ha un mediocre sviluppo; rare volte assume dimensioni tali da parere gemello col precedente. 4 Boissier (1. c.) erra certamente nello scrivere T. ligusticum (Balbis, Atti Acc. It. p. 192). HABITAT. Liguria (Polcevera) . .. De Notaris. IENE pote Ide csì Gussone WAVOLNO].\ {td Ace. Georgofili ATACEIO NS RO | Fucecchio (Poggio di PORT Requien 5 | n PURA SA Caruel SERRE A TASA aa È Cucigliano (Mte Pisano). Savi Cardo (Bastia). ...... Mabille . Parlatore Iglesias (Sardegna). ... Moris e - Beccari “ Palermo (Piana dei \ Asciano (Pisano) ..... Acc. Georgofili) © Greu)e=sr- esa Parlatore Bosco della Doccia... Bueci $ RM Parlatore Mte Ceceri (Fiesole) ... Bucci i Lojacono È San Lorenzo (Foresta Misilmeri (Piano della \S del Revignone). .. Parlatore STUPDA) ao Huet du Pa-| È ear N. Savi villon “Monte Argentaro . .... Parlatore Messi \ Nicotra / ORRIMA 9 alc ae Lago d'Agnano (Napoli). Kuntze ) Sequenza 44 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Spagna, Portogallo, Francia SO. S., Italia media, meridionale, insulare (esclusa la valle del Po) (Nyman). StIRPS V. SCABROIDEA Nob. Calycis tubus 10-nervius, parce pilosus, senescendo glabrescens, in fructu plus minus coriaceus; dente inferiore tubo subaequali, omnibus e basi quidquam dilatata elongato-acuminatis» uninervi, in frurtu sub-patentibus, vel inferiore reflexo, lignescentibus quasi pungentibus: pilosis aut glabris; fauce, saltem in fructu, annulo calloso glabro coaretata sed pervia, ore sub-elliptico (non lineari). — Corolla persistens, calycis dentem inferiorem aequans, vel longe superans; vexillo limbo infarnibuliformi, ungue, tubo stamineo connato, subaequale ; alis et carinis subaequilongis, vexillo brevioribus. — Antherae ovatae. — Stylus non geniculatus. — Legumen totun membranaceum. — f'ili totius plantae denticulati. — Plantae monocarpicae. Huius stirpis: T. scabrum L. — T. dalmaticum Vis. — T. rotundi- folium Boiss. — T. filicaule Boiss. O T. scabrum L. Sp. p. 1084. — Bertol. FI. Ital. VIII. p. 124, cum bibliogr. homonyma. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 166. — Doll. FI. v. Bad. III p. 1138. — Bosss. FI. Or. II. p. 130. — Achbch. fil. Icon. XXII. p. 70. — Lojacono, Mon. Trif. Sic. p. 126. — W.0l%k. et Lange, Prodr. FI. Hisp. III. p. 371. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 169. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 176. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 715. — Janka, Trif. Lot. p. 155. — Sehlchtdl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII. p. 248. — Gremli, Fl. anal. Suisse. 5”° éd. p. 161. — Camus, Catal. pl. Fr. p. 65. £ majus Nob. (Zwischenform. Naegeli et Christ). T. lucanicum, Gasparr. in Guss. Prodr. Fl. Sic. II. p. 494. T. scabrum f£ dalmaticum, Arcangeli, Comp. Fl. It. p. 169 excl. Syn. Vis. T. dalmaticum f Bertol. 1. c. p. 127, non Visiani! — Zen. App. III ad Syll. p. 619 n. 12 bis. — Guss. Syn. IL p. 328. — Gr. God. FI. Fr. I. p. 411. 7. maculatum, Host. (Austr. II. 373). — Boîss. FM. Or. II. p. 131. — Nyman, Consp. FI. Europ. teste Rchbch. fil. p. 176. — Rehbeh. 1. c. n. 35. Monirum. — Auctores, qui habuere 7. dalmaticum Vis. ut synonimon 7. lu- canici.Gasp. et igitur nostrae var. ? majoris 7. scabri L., erravere. Icones. — Curt. Lond. 1-27. — Rchbch. fil. Icon. XXII. tab. 101 et 102 (8 majus nobis) bona quo ad II plantam integram; eiusdem tamen n. 9 potius pro flore 7. dalmatici Vis. veri haberi potest. — Engl. Bot. XIII. p. 903. — Sturm. Deutsch. Fl. I. Abth. 16 Heft. — Cusin, Herb. Fr. tab. 1106. — Schltndl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. tab. 2377. Icon nostra II, fig. 1, 2. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 45 Capitulis azillaribus et pseudo-terminalibus, supremis interdum approximatis, involucratis, ovato-sub-cylindricis, in fructu lignescentibus; calycis ore iam in anthesi annulo calloso constricto, dentibus rigidis demum patentibus, crasse uninerviis, inferiore saepius reflexo (quandoque sub-lanceolato); corolla calycem sub-aequante. © Mai. Iun. Variat capitulis magis elongatis, minus lignescentibus, vexillo calycis dentem inferiorem quidquam superante; quibus characteribus, referentibus var. {} majus Nobis = T. lucanicum Gasparr., ad verum 7. dalmaticum Vis. accetit. DESCRIZIONE. Radice annua, ramulosa, fibrillare, breve (Bertol. 1. c.). Caule ramoso, cespitoso dalla radice, raramente semplice eretto: rami più o meno rigidi (B nob.) ascendenti, declinati, procumbenti, striati, solcati, cilindrici, pu- bescenti od irsuto-villosi (( nob.). Foglie con picciuoli lunghi in basso, decrescenti in alto, mai deficienti, irti, pelosi, solcati = stipole guainanti per ‘4 le inferiori oblunghe, le superiori più brevi, mem- branaceo-scariose, nervose, irsute, pelose, o glabrescenti, colle code ad un tratto acu- minate, cigliate - foglioline subsessili, obcordate, obovato-cuneate ottuse, sub-lan- ceolato-acute, denticolate verso l’apice , più ({3 nob.) o meno cigliato-irsute per peli appressati sulle due pagine, con nervi pronunciati diviso-furcati al margine, talora macchiate (7. maculatum Host. 1. c.). Peduncoli ordinariamente nulli. Capolini ascellari, o pseudo-terminali (8 nob.) sessili, involucrati, talora gemini e con due foglie involucranti, obovati, ovali, conici o conico-cilindrici (8 nob.), in frutto induriti, un po’ squarrosi, quasi pungenti (salvo nella var. {) = fiori sessili, tenaci entro fossette dell’asse costulato, irsuto, senza brattee. Calice tuboloso-obconico con 10 nervi, villoso, o glabrescente, con cercine rilevato sulle fauci, villoso, calloso in frutto; denti cinque brevi, larghi, ovvero triangolari- allungati (£ nob.), subulati, coriacei, irsuto-villosi, di solito uninervii, lunghi quasi quanto il tubo, il mediano un po’ di più. Corolla bianca o rosea, persistente, lunga quanto il calice (denti compresi) un poco più (8? nob.) od un poco meno, concrescente col canale staminale — vessillo con lembo triangolare, infurnibuliforme, arrotondato (( nob.), smarginato, troncato, rosicchiato, apicolato all’apice — ali semi-ovato-astate, ottuse, più brevi del vessillo, auriculate — carene a bistorì panciuto, acute, con tenue auricula. Stami coi filamenti allargati all'apice = antere ovato-sub-cordate, apicolate. Ovario brevemente stipitato con 1-2 ovoli = stilo lunghissimo, arcuato, fusi- forme verso il mezzo, cristato-stimmatifero all'apice. Trutto induviato dal calice un po’ accrescente, coriaceo, coi denti patenti, l'in- feriore o tutti rovesciati in basso, colle fauci aperte contornate da due semilune laterali callose — legume membranaceo, senza opercolo, indeiscente — seme ovato- ellittico, fulvo; radicola sporgente. 46 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Il 7. scabrum è pianta variabilissima negli organi vegetativi e si adatta facilmente alle diverse località, onde noi la vediamo allungarsi, farsi gracile, flessuosa nei luoghî umidi ed ombrosi, cespitosa, addensata, rigida, quasi legnosa nei luoghi aridi, soleg- giati e nelle arene marittime e fluviali. Quanto alle sue varietà noi crediamo di poter confermare l’opinione già emessa da qualche Autore (Arcangeli), che cioè il T. Zu canicum Gasp., specie confusa dalla maggior parte dei fitografi col 7. dalmaticum Vis., sia da considerarsi come una varietà cospicua e lussureggiante del 7. scabrum. Questo gruppo di forme scabrotdi, caratterizzato sopratutto dalla struttura della fauce calicinale callosa, e contemporaneamente dalla corolla piccola e persistente, rannoda il gruppo dei Phleoidea Nob. alla numerosa schiera dei Lagopus sez. Stenostoma. Il 7. sca- brum ed il 7. dalmaticum Vis. stanno ai due estremi di una quantità di forme, che si ravvicinano ora all’uno ed ora all’altro di essi, mentre i tipi considerati isolata- mente, sono specificamente molto ben distinti per i loro caratteri rispettivi. Gli è perciò p. e. che noi abbiamo visto nell’Erbario Fiorentino molti saggi di 7. lucanicum com- misti al vero 7. scabrum; (mentre ci accadde di trovarvi il vero 7. dalmaticum Vis. col nome di 7. striatum o tenuifolium); così pure molte delle forme, comunicateci dal prof. Briosi, dell’Erbario Gasparrini, non convenivano troppo col 7. lucanicum, quale dal Gasparrini stesso è descritto, ma peri caratteri fiorali, per la diminuzione del callo, ecc. convergevano evidentemente verso la vera specie 7. dalmaticum Vis., rappresentata nell’Erbario dell'Autore dagli esemplari di Alschinger e Freyn. Regna quindi ancora grande confusione fra il 7. lucanicum Gasparrini ed il T. dalmaticum Vis.; i quali vengono tuttodi considerati dalla massima parte degli Autori come sinonimi. Intesa in modo assoluto, questa sinonimìa è inaccettabile. L’ispe- zione dei saggi dell’Erbario Visiani, comunicatoci dal Prof. Saccardo, ci fece rilevare che nella teca del 7. dalmaticum, e con questo nome si contengono: 1° Saggi di 7. scabrum tipico. 2° Saggi che corrispondono esattamente al 7°. lucanicum Gasp. 3° Saggi con infiorescenza spiciforme allungata con corolle lunghissime (esemplari raccolti in Dalmazia da Alschinger e Freyn) i quali, per questi caratteri si accordano perfettamente colla descrizione data da De Visiani pel T. dalma- ticum (Fl. dalm. III, p. 298). La figura del 7. dalmaticum data dall’Autore non si accorda esattamente nè colle piante, nè cogli esemplari del suo erbario, nè colla descrizione; ma volendone dare un giudizio approssimativo, si potrebbe dire che si riferisca più alle forme rac- colte da Alschinger e Freyn a lunga corolla, che non al tipico 7. lucanicum Gasp. È probabilissimo che. qui noi ci troviamo in presenza di quello stesso complesso di circostanze, per cui Savi confuse assieme 7°. obscurum e T°. leucanthum, T. Mi- chelianum e T. nigrescens (1). Tenendo conto delle frasi dei singoli Autori e a un (4) Vedi critica di queste specie nella « Morfologia differenziale esterna dei Trifolium della se- zione Amoria Presl. — Nota degli Autori. — (Estr. dagli Atti della R. Accad. delle Scienze. Torino, Marzo 1887). DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 47 tempo della confusione esistente nell’erbario Visiani, ci rendiamo ragione come sia avvenuto, che questo Autore, dopo d’aver distinte due forme diverse: 7. lucanicum Gasp. e 7. dalmaticum, non sia riuscito di poi a separarle; perchè tra esse vennero ad interporsi esemplari intermedii; e però l'Autore comunicava quindi ai botanici ora l’una, ora l’altra di queste forme, sempre col nome di 7. dalmaticum. Ed invero De Visiani (1. c.) scrive, che il 7. dalmaticum Gasp. a lui comu- nicato, è tutt'altra cosa che il suo 7. dalmaticum. Ma poi egli asserisce, che questo dalmaticum suo, è prossimo al 7. scabrum L.; e difatti lo si trova nella teca col vero 7. lucanicum Gasp. e con esemplari di 7. scabrum (1). D'altra parte Tenore (App. III ad Fl. Neap. p. 519) confronta il 7. dalma- ticum Vis. autentico col 7°. lucanicum Gasp. pure autentico e li trova identici !! Pare adunque che Visiani gli abbia comunicato il vero 7. lucanicum Gasp.! Gussone (Syn. fl. Sic. II pars 1° p. 328) dice la stessa cosa di Tenore, ma aggiunge essere questa specie (7. dalmaticum Vis.) affine al T. scabrum! Qui dunque non può essere quistione della vera forma di T. dalmaticum di Alschinger e Freyn, nè Gussone parve conoscerla; dappoichè tra essa, presa isolatamente, ed il 7. scabrum non si può istituire paragone, essendo il 7. dalmaticum vero (saggi di Alschinger e Freyn) la forma che più se ne allontana! Ma Gussone prosegue dicendo, che il T. lucanicum Gasp. si differenzia dal 7°. scabrum per certi caratteri che apparten- gono in realtà alla vera pianta di Alschinger e Freyn!! Che cosa dedurre da simili contraddizioni? Bertoloni (Fl. it. VIII, p. 127) pare descriva il 7. lucanicum Gasp. col nome di 7. dalmaticum {, dando per sinonimo un 7. lucanicum Guss. Si vede che l’Au- tore ha intravista la confusione tra 7: dalmaticum e lucanicum, ma nulladimeno dalla sua descrizione non scaturisce una dilucidazione maggiore che da quella degli altri; in quantochè Egli citi il 7. lucanicum Guss. che è poi quello di Gasparrini secondo Gussone stesso. L'Autore prosegue dicendo, che i saggi di 7. dalmaticum avuti da Visiani furono trovati diversi dal suo 7°. dalmaticum (8, e questa diversità consisterebbe in caratteri che rivelano la forma di Alschinger e Freyn; precisamente come asserisce Gussone. i Grenier et Godron (Fl. de Fr. 1, p. 411) descrivono a quanto pare per 7. dal- maticum una forma di 7. lucanicum Gasp. colla corolla un tantino più lunga del calice, e danno come sinonimo il 7. lucanicum Gasp. E qui si ritorna nel solito buio! A noi pare quindi che Grenier e Godron non abbiano veduta la forma vera di T. dalmaticum raccolta da Alschinger e Freyn, perchè dalla corolla lunga quasi il doppio del calice, dal callo delle fauci deficiente in fioritura, dalla tenuità delle costole calicinali (caratteri proprii ed esclusivi di questa e non citati nella loro de- scrizione) essi si sarebbero accorti della notevole differenza che corre tra essa ed i T. scabrum e lucanicum, nè avrebbero sottilizzato per trovarne, come fanno, di poco concludenti tra la forma da loro ritenuta per 7. dalmaticum (leggi lucanicum) e quelle di 7. scabrum tipico e di 7. striatum. ù (4) Se il De Visiani non avesse lasciato vedere chiaramente nella Flora Dalmatica la confusione di queste specie, si potrebbe supporre una confusione di saggi nell’erbario. 7 Gisetti e Betti. 48 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Reichenbach (Icon. XXII p. 70, tab. 102) sotto la denominazione di 7. dalma- ticum Vis. descrive e figura malamente il 7. lucanicum Gasp. Boissier (Fl. Or. II, p. 131) col nome di 7. dalmaticum Vis. descrive in com- plesso il 7. lucanicum Gasp. Arcangeli (Comp. FI. it. p. 169) riunisce 7. dalmaticum Vis. e T. scabrum L. Noi non crediamo di poter accettare assolutamente questa sinonimia se nel 7. dalma- ticum si include la pianta di Alschinger e Freyn. Essa appartiene certamente al gruppo delle Scabroidea, ma, come si disse, ne rappresenta la forma più lontana. Cesati, Passerini, Gibelli (Comp. fl. it. p. 715) ammettono il 7. dalmaticum Vis. con una varietà lucanicum così definita: « Cauli ascendenti od eretti con peli rari, patenti, foglioline ottuse o smarginate. » Il tipo avrebbe invece « cauli decombenti con peli appressati. » Questi caratteri non ci persuadono troppo. Migliori ci parvero quelli desunti dalla struttura fiorale che paiono essere più costanti e validi. Gli Autori prelodati danno per sinonimo della loro varietà lucanicum un 7. dalmaticum Guss. non Vis.! Vedemmo già come Gussone asserisse, essere 7. dalmaticum Vis. e T. luca- nicum Gasp. la stessa cosa!!! Lojacono (Mon. p. 127) crede che la sua var. nei del 7. scabrum sia il T. lu- canicum Gasp, e sarà. L'Autore conviene con noi nel dire, che i caratteri attribuiti dal De Visiani al T. dalmaticum non quadrano alle piante della località donde il Gussone riporta il suo 7. dalmaticum, mentre i caratteri attribuiti da Gussone al suo 7. dal- maticum convengono al 7. scabrum; donde si deduce che, secondo il Lojacono, il T. dalmaticum Gussone, sarebbe il 7. lucanicum Gasp. come la specie che più ritrae dello scabrum. Nelle aggiunte (p. 161) poi si corregge, e conclude, che il vero 7. dalmaticum Vis. sia il 7. dalmaticum f Bertoloni e poi di questo rifà una sua varietà luca- nicum eguale al 7. lucanicum di Gasparrini, e finalmente ammette che il 7°. dal- maticum Tenore, sia il vero 7. dalmaticum Vis., mentre abbiam veduto più sopra che Tenore identificava il 7. dalmaticum Vis. con T. lucanicum Gasp. Con che il Lojacono pone il colmo alle confusioni, e dimostra di non aver distinto negli esemplari autentici di De Visiani quelli appartenenti al vero 7. dalmaticum descritto da De Visiani, raccolti da Alschinger e Freyn, da quelli rappresentanti il 7. dalmaticum Gaspar. Nyman (Consp. fl. Europ. 176) riunisce a torto 7. dalmaticum Vis. e T. lu- canicum Gasp. È probabile infine che le confusioni avvenute in questa sinonimia (ed altre molte del genere Trifolium) siano state generate in gran parte dall’esame troppo superficiale degli organi fiorali e limitato invece alla /aczes od agli organi vegetativi (1). in conclusione: 1° 1 7. dalmaticum Vis. vero è quella forma esistente nell’erbario del- (1) P_es., nell’Erbario Cesati esiste un 7. lucanicum Gasp. raccolto dall’Autore stesso che porta la leggenda: 7. striatum tutta di pugno dell’Autore; ed invero il 7. lucanicum Gasp. ha un poco il portamento di quest’ultima specie. Esistono pure saggi del Gasparrini di T. lucanicum (la specie da lui stabilita) che portano scritto 7. dalmaticum Vis.! e finalmente, esiste un esemplare di 7. scabrum tipico segnato da Visiani come T. dalmaticum Il! DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 49 l'Autore, rappresentata dagli esemplari di A/schinger e Freyn. Infatti è dessa che più si avvicina alla figura di Visiani e si adatta perfettamente alla sua descrizione; si distingue cioè per: infiorescenza spiciforme allungata: corolla lunga il doppio del calice: fauci nude prima dell’antesi e solo callose in frutto. Questa forma fu trovata sinora in Dalmazia e in Grecia (Heldreich) e non ha nulla a che fare, presa isolatamente, col T. lucanicum Gasp. et Auct. e per conseguenza col 7. dalmaticum Gussone e sinonimi. 2° Il 7. scabrum ed il 7. dalmaticum Vis. sono collegati per una lunga serie di forme intermedie, che costituiscono il 7° lucanicum Gasp. Di queste forme, alcune ritraggono più dei caratteri dell’uno, altre di quelli dell’altro. Ond’è, che il T. lucanicum Gaspar., che per noi sarebbe una varietà di 7. scabrum, considerata p. es. secondo i criterii di Hackel (Monogr. Festuc. europ.) e di Burnat (Catal. raison. des Hieracium des Alpes maritimes) potrebbe essere ammessa come una forma di col- legamento (Zwischenform Naegeli, Christ.) tra il 7. scabrum ed il 7. dalmaticum. HABIPAT. DA DIANO eten Cesati Diano marina ....... Ricca. Milano (campi) ...... Id. Mte Ferrato (Firenze). . Gemmi. Monte Nuovo. ....... Tenore Scandicci Alto (id.)... Bucci. S. Fermo (Lago Pusiano). Cesati ITA NS CORO. AE Caruel. iPalermoni.. ano te Todaro 15 SCALPELrIA solaio sia Parlatore. OABLEPPION ct ele Cesati Ei Ustica (sub Dalmatico). Calcara. Napoli. si. .. Orsini È Tra Seggiano e Castel- SARE Cesati E GI PIANO ie tot Parlatore. S. Marghenta Monticci. Id. di Porto Ercole (Monte Reggio (Calabria). .... Id. Argentario) ....... Id. Caramanico (Abruzzo).. Id. Monte Pisano (argille). P. Savi. Linguaglossa (Sicilia).. Id. Monte Pisano ....... G. Savi. Piana de’ Greci. ..... Todaro ) LEE (Lit) ad osi Dai A. Tassi. LI ESSA An Smith. Prataglia (App. Casent.). Parlatore. Mantovan... 0h Barbieri. Faenza (colline)... ... Caldesi. Oltrepò Pavese ...... Moretti. Albaccina (contorni). . Bucc:. IUFOriO ii dn Acc. Georgof. Mte S. Vicino (Marche). Id. Girgenti (Sicilia) ..... Ajuti. Monti Serra S. Quirico Isola Linosa (Sicilia). . Id. (Umbria). secca Id. Monte Ceceri. ....... Acc. Georgof. Monte Catria (Prato di Firenze (letto d'Arno). . Bech. Paolucci). rio se Piccinini. Genova (dintorni di San Ascoli Piceno (colli)... Parlatore. Bernardino) ....... Ardissone. Recanati STR eeeeSE Narducci. Genova (colle di Bel- Monte Fortino (App. vedere) sist’. Carrega. Pioano)} od tata Marzialetto. Milano (mura)..... .. Cerruti. Golosseona <@-iexiadiae Fiorini-Maz- Menglo: Lera fe. Kellner. santi. 50 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » ATACCIONA PRIANO Requien. SICILIANO RA BRE Meli. Bolzano (Trento) ..... F.lli Perin. Curcuraci (Sicilia) .... Sequenza. Valsugana tit e Sere Ambrosi. Lago di Garda ...... Porta. Pozzeno (Friuli). ..... Parona. Pizzo (Calabria)... ... Arcangeli. Nizza (Mont Boron)... Durando. Comiso (Sicilia). ..... Ajuti. Porto Maurizio... .... Berti. | Vittoria (Sicilia) ..... Ajuti. SBEAOPNALI NOR II Moris. Cava Tirreni (Corpo di Iglesias (Val Canonica). Ascherson. Cayenne. Belli. Palermo e cio Parlatore Puglia Oa Cesati. © )È s Isola del Giglio. ..... Id. Basilicata art Gussone. È s SILACUSDNA IS O Cassia. WU CALMA RR RIA Gasparr. IS DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra, Spagna, Portogallo, Francia, Fiandre, Germania (mezzodì e ponente Svizzera (mezzodi e ponente), Italia, Croazia, Dalmazia, Montenegro, Erzegovina, Al- bania, Serbia, Ungheria, Transilvania, Turchia, Grecia, Crimea. f. lucanicum Gasp. Italia meridionale, Sardegna, Sicilia, Dalmazia, Montenegro, Erzegovina, Bosnia (Nyman). SuBsPECIES uNICA? — T. dalmaticum Vis. PI. rar. in Dalm. det. n. 31 in Ergànzbl. zur bot. Ztng. I. B., et in FI. Dalm. III. p. I. p. 2983 — non 7. dalmaticum ft. Bertol. Fl. Ital. VIII. p. 127; non Ten. App. II. ad Syll. p. 619, n. 12 bis — non Guss. Syn. II. p. 328! — non Gren. Godr. Fl. Fr. I. p. 411! — non Bosss. FI. Or. II. p. 131! — non Nyman. Consp. Fl. Europ. p. 176! — non Re&kbch. fil. Ic. XXIL p. 70, n. 85! Icones. — Vis. Fl. Dalm. tab. XLV — non RchbeA. fil. Icon. XXII. tab. 102, II, quae melius 7. /ucanicum Gasparr. exibet, excepto flore, fig. 9, qui potius pro T. dalmatico Vis. vero haberi potest. — Icon nostra II, fig. 3. Capitulis pseudo-terminalibus, involucratis, ovato-cylindraceis, elongatis, èn fructu non lignescentibus, nervis non incrassatis, fauce in anthesi ecal- losa, senescente calloso-bilabiata; dentibus semper erectis; corolla calyce etiam duplo longiore, praecipue in floribus supremis. © Jun. Jul. Extant formae permultae intermediae inter hanc subspeciem et var. } majus Nobis T. scabri. T. dalmaticum Vis. Ifalzae non incola. DESCRIZIONE. Questa sotto-specie non è indigena d’Italia; ma trovasi in Dalmazia (Visiani) ed in Grecia (Heldreich). È affinissima alla nostra var. f majus del 7. scabrum = T. lucanicum Gasparr. Ne abbiamo dato una critica comparata abbastanza diffusa DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 51 nella letteratura del 7. scabrum. E però qui ci limitiamo a fornire i caratteri diffe- renziali tra le anzidette specie affini. T. dalmaticum Vis. Calice con costole poco rilevate, senza callo sulle fauci, ma con un semplice anello di peli in principio di fioritura: invecchiando si formano due mezzelune callose bilaterali: i denti sono sempre diritti all'insù, non mai costretti dallo sviluppo del callo a farsi divaricati e squarrosi. La corolla è lunga il doppio del ca- lice (denti compresi), massime nei fiori più alti del capolino. T. scabrum L. var. @ majus nobis. (7. lucanicum Gasparr.). Calice con costole validissime, e già fino nella boccia colle fauci munite di callo, che invecchiando diventa grossis- simo, completo, non interrotto su tutto il contorno: i denti perciò a maturanza del frutto sono costretti a divaricare ed a farsi squarroso-patenti. La corolla è sub-eguale al calice, o tutt'al più un tantino sporgente nei fiori superiori del capolino. Avvertiamo però i botanici, che, prima di classificare un esemplare di queste forme incerte mediante i sopraesposti caratteri differenziali, abbiano a tener ben conto di quanto abbiamo diffusamente scritto nella Letteratura e critica del T. scabrum. StIRPS VI. STELLATA Nobis. Calycis tubus 10 nervis, intus glaber, extus pilosus; dentibus subaequalibus, aut inferiore paulle longiore, tubum superantibus, e basi angusta, vel lata (et tunc reticulato-nervosa) triangulari-elongata acuminatis, subulatis, in fructo stellato-pateutibus, vel tantum divaricatis, pilosis; fauce callo bilabiato vel continuo, glabro, vel villis deusis stupposis stipata, ore tamen pervio et sub-orbiculari. — Corolla tarde decidua; vexillo dentes calycinos subaeguante vel superante, ungue tubo sta—- minali connato, limbo lanceolato-infurnibuliformi aequilongo ; alis et carina vexillo quidquam bre- vioribus. — Antherae ovatae. — Stylus apicem versus leviter incrassato-fusiformis, non geni- culatus. — Legumen membranaceum, apice tantum sensim chartaceum. — Pili totius plantae denticulati. Huius stirpis: T. stellatum L. (cum T. xanthino Boiss.). — T. incar- natum L. — T. palaestinum Boiss. — T. formosum D'Urville. T. stellatum L. Sp. pl. p. 1083. — Bertol. FI. Ital. VIII. p. 135 cum bibliogr. homonyma. — Caruel. Prod. Fl. Tosc. p. 162. — Bo:ss. FI. Or. II. p. 121. — Rehbdel. fil. Icon. XXII. p. 66. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 144. — Willk. et Lange, Prod. Fl. Hisp. III. p. 367. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 173. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 174. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 156. — Sehltat. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII. p. 259. — Camus, Cat. pl. Fr. p. 64. T. Xanthinum, 7reyn (exsicc. Heldreich). 52 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Icones. — Gaertn. Carp. 153. — Curt. Lond. IV. 95. — Engl. bot. 22, 1545. — Sibth. Fl. Graec. 750. — Sturm. Deutsch. Fl. I e Abth. 16. — Rehb. fil. Icon. tab. 92. — SchItndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. tab. 2382. — Cusin, Herb. Fr. tab. 1077. — Icon nostra III, fig. 1. Capitulis globoso-ovatis, nudis, în fructu raro breviter cylindraceis, calycîs fauce villis dense stupposis stipata, dentibus sub-aequalibus, e bast lata, reticulato-multinervia, triangulari-elongato-acuminatis , quidquam basi connatis; caule erecto, simplici, vel coespitoso, parce iterato-ramoso, hirsuto ; stipulis ommibus obovato-obtusissimis, viridi-nervosis, apice rotundatis, ecaudatis, vel supremis caudis ovato-acutatis, alte vagenantibus; foliolis oxali- diformibus, villosissimis. © un. Tul. DESCRIZIONE. Radice annua. Caule per lo più cespitoso, decumbente, ascendente, più di rado. semplice, eretto. Caule o rami principali poco o punto ramificati, cilindrici, striati, irsuti di peli bianchi, sericei, denticolati, patenti, fistolosi o pieni. i Foglie con picciuoli lunghi, man mano abbreviati nelle superiori (la suprema ne manca), scanalati, pelosi — stipole ampie, obovate, arrotondate, denticolate all’apice, mutiche od appena apicolate (senza code), largamente abbraccianti, guainanti per An membranacee, nervose villosissime di peli denticolati — foglioline sessili, cuneato-ob- cordate od obovate, cigliato-pelose sopra ambo le pagine, denticolate sul margine anteriore, ondulate od integerrime; arrotondate, o di raro troncate, con nervature diritte, poco variabili di forma. Peduncoli più o meno allungati, sillosi, striati, abbreviatissimi se dI giovani — capolini nudi, talora involucrati ma solo se giovani, sub-rotondi = fiori ingonai sopra asse lineare, villoso, senza bratteole. Calice tuboloso-obconico, villosissimo, con 10 nervi, coll’orlo delle fauci un po’ ri- levato, rivestito da una fittissima frangia di villi denticolati come quelli del calice (cammentanti il pappo delle composite) che quasi le ottura = denti quasi egualmente lunghi, triangolari-allungati, lesiniformi, villosissimi, tri-quinque-nervi, reticolati mas- sime alla base per nervature trasversali oblique; e quivi concrescenti per breve tratto fra loro. Corolla bianca o bianco-carnicina o giallastra (7. Xanthinum) appena più lunga dei denti del calice, aderente colle unghie al canale staminale, persistente = vessillo oblungo-lineare od ovato-fusiforme, sublanceolato, infurnibuliforme, sub-acuto — ali più brevi del vessillo a lembo semi-astato per auricula pronunciata, ottuse, sub-dentico- late all’apice — carene a bistori convesso, sub-apicolate. Stami coi filamenti allargati all’apice, il mediano più degli altri — antere ovate- apicolate. Ovario stipitato, obovato, con un solo ovolo = stilo lungo, allargato fusiforme . verso l’apice uncinato, solcato, stimmatifero. Frutto induviato dal calice accrescente, coi denti divaricati a stella e coi nervi rilevati ed anastomosati fra loro a reticolo, colle fauci otturate da una folta borra di DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 53 peli lanosi, ma senza vero callo all’ingiro — corolla infine caduca — legume membra- naceo gradatamente terminato in un opercolo coriaceo, subdeiscente, obovato-piriforme — seme unico, ellittico, giallognolo, liscio, con ilo poco appariscente. LETTERATURA E CRITICA. Savi (Obs. p. 31) scrive, che la corolla è più breve del calice. Questo può dirsi dei fiori giovani, ma dopo l’antèsi la corolla si allunga tanto, da uguagliare o sorpas- sare di poco i denti calicinali. Xock (Syn. vol. 1, pag. 187) ritiene che la fauce del calice venga chiusa in frutto, oltrechè dal fitto anello pilifero, anche da un callo annulare. Conviene osservare che in questa specie, singolare appunto per la struttura del suo calice, e che rappresenta un tipo molto diverso dai Lagopus in genere, non si può dire che esista un vero callo come p. e. nel 7. scabrum, ma la fauce vien ristretta da una ripiegatura epidermica sporgente a guisa di cordoncino (bourrelet), su cui stanno impiantati i villi. Boisséer (Fl. Or. II 1. c.) non ammette anello calloso di sorta e scrive « fauce villis tantum clausa. » Lojacono (Mon. Trif. Sic. p. 144, 145) ammette un orlo caldoso irto di peli e dice che lo stilo è laterale. Quest'ultimo carattere è di valore nullo. Arcangeli (Comp. FI. It. p. 178) non descrive callo od anello di sorta e, come Savi, scrive che i denti del calice sono più lunghi della corolla, ciò che non è esatto. Bertoloni (Fl. It. VIII p. 135) scrive che i denti del calice sono lanceolato-lineari. Uno sguardo alla figura nostra potrà meglio d’ogni descrizione persuadere il lettore, che questa espressione del Bertoloni è affatto disadatta. Il 7. Xanthinum Freyn non può essere ritenuto che come una varietà del T. stellatum, che starebbe a questa specie come il 7. stramineum Presl. sta al 7. in- carnatum L. Voler distinguere specificamente queste quattro forme, dando loro un’equi- valenza specifica, varrebbe quanto ammettere l’errore di nomenclatura citato da Burnat nel suo Catalogo dei Hieraciun delle Alpi marittime (pag. 55 lin. 8). Il Janka (Trif. et Lot. Europ.) p. 156) scrive che il 7. Xanthinum ha i denti del calice lunghi tre volte il tubo, ma anche in molti esemplari di 7. stellatum noi abbiamo osservato questo carattere. L’autore distingue questa specie dal 7. Molineri pel capolino ovale. Ma questa distinzione è superflua: il 7. Xanthinum appartiene evidentemente per la struttura fiorale e vegetativa al 7. stellatum L. HABITAT. AE : Moris. Impruneta (Toscana) .. Scaffai. Anersi(colr a Oregina). G. d’Arco. Porto S. Stefano..... Id. Albissola marina ..... Piccone. Boschi della Certosa Diano Faraldi....... Ricca. (Firenzo)\...d.dvk Bucci. Porto Maurizio ..... r Berti. Marche (S. Severino)... Ajuti. a Savi *.— Napoli (Pasc. al Sebeto). Cesati. Monte Pisano ....... Tassi Vietri (Salerno) ...... Id. Parlatore. Cava dei Tirreni (Cor- Appennino Casentino .. Siemoni. posdiLCaya)bvatia Belli. Monte Argentario. . ... Parlatore, Caramanico (Abruzzo). . Cesati. 54 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » : } Biondi. Sicilia (Trapani) ..... Todaro. Tizzo (Calabria): pes Arcangeli. in; ul ELE Cesati. Isola del Giglio. ..... Partatore. >» (Palermo)..... Parlatore. COSENZA AO Ajuti. ; Mallandrino. ; . È i » (Messina)...... Appennino Piceno .... Muarzialetti. Sequenza. Sardegna (Cagliari)... DNtrs.-Moris. » (Paternò). ...-. Tornabene. Colline San- » (Castelbuono) .. Minà. t Elia (Tar- » (Girgenti) ..... Ajuti. gioni Tozzetti). Malta tte OI, Grech. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra, Portogallo, Spagna sud e sud-est, Francia sud, Italia, Croazia, Dal- mazia, Erzegovina, Montenegro, Grecia, Turchia (Nyman). SUBSPECIES UNICA. — T. incarnatum L. Sp. pl. 1083. — Bertol. FI. Ital. VIII. p. 179 cum bibliogr. homonyma. — Caruel, Prod. Fl. Tosc. p. 163. — Doll. Fl. v. Bad. III. p. 1140. — Ascherson, Fl. v. Brand. p. 145. — Bosss. FI. Or. II p. 122. — Rehbeh. fil. Icon. p. 66. — Lojacono Mon. Trif. Sic. p. 146. — WilIk. et Lange, Prodr. FI. Hisp. III. p. 366. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 171. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 174. — Ces. Pass. Gib. Comp. Fl. Ital. p. 713. — Schltndl. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII. p. 261. — Gremli, Fl. anal. Suisse, p. 161. — Camus, Cat. pl. Fr. p. 64. = T. Molinerii, Ba/%. ad cat. Hort. bot. Acad. Taur. 1813, app. 1. — Janka, Trif. Lot. p. 156. = T. stramineum, Presl. Fl. Sic. I. p. XX, et Symb. bot. I p. 48. — Gussone, Fl. Sic. prodr. II. p. 530. ì = T. spicatum, Perret in Colla Herb. Ped. II. p. 128, (sub 7. Cherleri) (non Smith, Fl. Graec.). B elatius Nob. = var. { Cesati, in Linnea 1863, pag 257. — T. incarna- tum Auct. Icones. — Sibth. et Sm. Fl. Graec. tab. 748. — Engl. Bot. tab. 2950. — Sturm, Deutsch. Fl. 1. heft. 16. — Grtn. Carp. 153. — Schkur. Handb. 210. — Botan. Mag. X. 328. — Cesati in Linnaea XVI, tab. II. — Relbch. fil. Icon. XXII, 94. — Cusin. Herb. Fr. tab. 1079-1080. — Schltndl. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. tab. 2383. — Icon nostra II, fig. 4. Capitulis spiciformibus, primum ovatis demum elongato-cylindricis, vel cylin- drico-conicis, basi nudis; fauce calycis callosa, tamen pervia, parce pilosa, ore sub-orbiculari, dentibus triangulari-elongato-acuminatis, basi non reticulato-venosis, uninerviis; caule erecto simplici, vel caespitoso villoso ; stipulis alte vaginantibus, membranaceis, villosis, caudibus brevibus, sub- triangulari-, vel ovato-obtusis (summis tantum ovato-acutatis) , margine sub-eroso; foliolis ovatis vel obcordatis, villosis. © Tun. Iul. Variat corolla, in typo pallide-rosea, straminea (7. stramineum Presl.) et rubro- sanguineo tincta (7. incarnatum Auct.). Ur (Hi DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BEILI DESCRIZIONE. Annuo. Radice tenue, ramuloso-fibrillosa (Bertol.). Caule semplice o cespitoso, eretto od ascendente, cilindrico, costulato, villoso- rufo di peli appressati. Foglie inferiori con lungo picciuolo decrescente man mano nelle superiori, nullo nelle supreme, scanalato, villoso per peli denticolati come i pappi delle composite — stipole guainanti per una metà e più, membranacee, nervose, villose, decrescenti gra- datamente nelle code sub-triangolari-ottuse col margine sub-eroso — foglioline sub- sessili, obovato-obcordato-cuneiformi, denticolate anteriormente, villose di peli appres- sati, denticolati. Peduncoli pseudo-terminali del caule, dapprima brevi, poi più o meno allungati, costulati, irsuti di peli appressati, denticolati. Capolini brevi dapprima e poi allungati a spiga cilindrico-conica assai più nelle forme coltivate che nelle salvatiche e de’ luoghi aridi — fiori fitti, sessili, eretti, poi patenti, senza brattee, sopra un asse solcato-villoso per peli denticolati, scavato di fossettine. i Calice tuboloso ob-conico, villoso-setoloso per peli denticolati, con dieci nervi, colle fauci contornate da un orliccio cigliato (calloso nel frutto): i denti triangolari alla base, poi subulati, sono quasi egualmente lunghi, più del tubo (l’inferiore sopra- vanza gli altri un tantino), uninervi, o anche trinervi alla base, setoloso-villosissimi, irsuti di fitta borra sulla base della faccia interna per peli denticolati. Corolla rosso-sanguigna, rosea, o bianco-straminea, dapprima poco sporgente dai denti calicinali; poi si erode sotto la gola del calice e si allunga fuori, e finalmente nel frutto cade; le unghie dei petali sono concresciute col canal staminale — il ves- sillo è più lungo degli altri pezzi, ha il lembo lineare oblungo-ellittico ottuso o sub- acuto all’apice e quivi talora denticolato — ali semi-astate-oblique, ottuse, con larga . auricula arrotondata — carene a bistori convesso, sub-acute. Stami coi filamenti allargati all’apice = antere ovate. Ovario sessile, sub-rotondo-ovoide; stilo lunghissimo, allargato fusiforme oltre il mezzo, uncinato stimmatifero all'apice. Frutto induviato dal calice poco accrescente, villoso-fulvo ; le fauci sono ingrossate da un cingolo calloso, ma pervie: i denti si divaricano a stella = corolla caduca = legume membranaceo, con opercolo cartilagineo anteriormente otturante le fauci calicinali, deiscente per lacerazione, ma anche sulla sutura superiore — seme oblungo, unico, liscio, castaneo-fulyo, VARIETÀ ED OSSERVAZIONI. La specie, stralciata dal Pres/ col nome di 7°. stramineum dalla Linneana 7. incar- natum, può ritenersi una semplice forma o una varietà a corolla bianco-giallastra e con vessillo alquanto più lungo che nel tipo. Quest'ultimo carattere dato dal Gussone al 7. stramineum non si può accettare come assoluto, perchè s'incontra anche in esem- plari tipici a corolla bianco-rosea. Gli Autori che identificano il 7. stramineum col T. Molineri sono inesatti, avvegnachè quest'ultimo abbia la corolla rosea. 8. GigeLi e BELLI. 56 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Quanto alle relazioni esistenti tra 7. Molineri Balb. e 7. incarnatum L. noi accettiamo completamente le idee del compianto Cesati, esposte nella Linnaea (1863 pag. 254 e seg. Vedi Letterat. e crit.). Ivi è diffusamente trattata la storia di questa sinonimìa. Le conclusioni del Cesatz vengono confermate da due fatti, che possiamo qui aggiungere. 1° Nel Museo botanico di Torino esistono riunite a bella posta nella teca stessa e messi di fronte due esemplari, uno di 7. Molineri spontaneo dell’agro di Alessandria, l’altro della stessa pianta coltivata, la quale rappresenta perfettamente il 7. incarnatum, che ordinariamente si coltiva, e che viene a torto dalla maggior parte degli Autori ritenuto quale capo-stipite di quelle forme; qualità riservata invece al 7. Molineri Balb. che è il vero incarnatum Linneano. 2° Abbiamo avuto occa- sione di trovare sparse sui colli Torinesi esemplari stremenziti di 7. incarnatum L. seminati già in terreni pingui, e che ora abbandonati a loro stessi presentavano tutta la facies ed i caratteri del 7. Molinerì. Gli esemplari pubblicati da Huet du Pavillon (Monte della Pizzuta, 12 maggio 1855) col nome di 7. Molineri sono da riferirsi alla varietà stramineum Presl a fiori giallo-biancastri. — L’esemplare di cui parla il Colla nell'Erb. Pedem. Vol. II, pag. 128 (trattando del 7. Cherleri) raccolto dal Dott. Perret, sotto il nome di T. spicatum, lungo la Dora, e che il Colla credette appartenesse al. 7. Cherleri, non è altro che un esemplare intristito di 7. incarnatum L. Alcuni esemplari di 7. incarnatum = Molineri raccolti a S. Martin d’Aosta da Carestia (salita per la valle del Lys) sono notevoli per l’impoverimento in tutte le parti, così da offrire un aspetto di 7. Lagopus. Il 7. Palestinum Boiss. (Fl. Or. II, p. 124), studiato su esemplari autentici dell’Erbario Boissier, è evidentemente affine al 7. incarnatum L. per la costruzione del fiore, tanto che noi non possiamo ritenerlo altrimenti che una sottospecie di esso. Si distingue bene dal 7. incarnatum per le foglie sopratutto, che sono oblungo-lanceo- lato-lineari, rammentanti quelle del 7. purpureum: per le stipole superiori molto gonfie, per l’infiorescenza a capolino ovato e non a spiga oblunga, per la maggior densità nella pelurie del calice massime all’apice dei denti, ed anche per la corolla un tantino più più lunga (1). Dietrich. (Syn. pl. p. 994), dice che il calice fruttifero ha i denti trinervi. Noi non abbiamo potuto constatare questo carattere; solo eccezionalmente li trovammo qualche volta trinervi alla base in qualche calice sviluppatissimo, del resto i denti in generale sono uninervi. LETTERATURA E CRITICA. Balbis (App. 1° ad Cat. Stirp. Hort. Acc. Taur. 1813, pag. 17) enumera il T. Molineri, che dice essergli stato mandato dall’Orto di Berlino dal WiZdenow con tal nome; non dà alcuna descrizione, ed aggiunge semplicemente « ad incarnatum ac- cedit. » (4) Boissier, l. c., si preoccupa di distinguere questa specie dai 7. Desvauzi, angustifolium, inter- medium, purpureum; evidentemente perchè tien conto dei soli caratteri vegetativi; del resto non pare sì sia accorto del nesso del 7. Palestinum col T. incarnatum. $ DEI DUTT. G. GIBELLI E S. BELLI 57 Bertoloni (Flor. It. pag. 178. Vol. VIII) riunisce il 7. Molinerit al T incar- natum L. e gli Autori francesi riuniscono 7. incarnatum L., T. stramincum Presì. e T. Molinerii Balb. in una sola specie. Cesati in Linnaea (1863 pag. 254 e seg.), si è occupato specialmente delle rela- zioni esistenti fra 7. incarnatum e Molinerii. Nell'opera citata è disquisita larga- mente la sinonimìia di queste due specie, d'onde il Cesati deduce che il tipo selvatico e spontaneo in Italia di questa pianta non è il 7. incarnatum degli Autori, ma il T. Molinerii; e che Linneo ha appunto descritto non il 7. incarnatum coltivato, bensì il 7. Molinerii selvatico; e queste deduzioni si accordano coll’opinione di Gussone, Tenore e Moris. Il Cesati modifica quindi la sinonimìa come segue: 7. incarnatum L. ex. syn. ab ipso adductis. Seminibus globosis e lutescenti castaneis =-Syn. 7. Mo- linerii Balb. et Auct. Var. {f. elatior, mollior, spicis intense sanguineis, seminibus stramineis, ova- libus, compressis = Syn. T. incarnatum Auct. (Planta e cultura orta). Il Cesati figura anche nella tavola II fig. 1 le differenze del calice e del legume nei due trifogli. 2 Reichenbach fil. (Icones p. 66, t. XXII) adotta la sinonimìa Cesatiana sopra citata. Arcangeli pone il 7°. stramineum Presl. come varietà del 7. incarnatum senza parlare del 7. Molineriìi. Lojacono (Mon. Trif. Sic. pag. 146, 147) ammette come specie autonoma e di- stinta il 7. incarnatum, e ne stacca il 7. stramineum Presl., che Egli fa sinonimo del 7. Molinerii. Le differenze addette dall’Autore, onde giustificare questa separa- zione, non sono in nessun modo attendibili. Dall’attenta lettura della frase differenziale, che Lojacono dà del T. Molinerii, apparisce evidente, che Egli non ha visto i saggi autentici di Ba/bis. E siccome Egli fa il 7. Molinerii sinonimo del 7. stramineum Presl., così è molto probabile che la sua descrizione del 7. Molinerii sia stata fatta sugli esemplari di 7. Molinerii (iden- tici col 7. stramineum) raccolti da Huet du Pavillon, e di T. stramineum, rac- colti da Todaro. Abbiamo detto nelle osservazioni che il T. stramineum è molto più vicino al T. incarnatum L. (forma culta) che non il 7. Molinerzi Balb., il quale è la vera specie spontanea; gli esemplari di Todaro (T.stramineum) ci autorizzano a crederlo. Del resto non è esatto, come scrive il Lojacono, che le lacinie del calice siano nella sola forma Molinerii lunghe circa il doppio del tubo: questo carattere è visibilissimo in numerosi esemplari di 7. incarnatum. Nessun Autore di Sicilia, salvo il Lojacono, ha mai detto che la corolla del 7. Molinerii sia pallide ochroleuca, bensì roseo- pallida (Confronta Tenore, Gussone e Cesati 1. c.). Così dicasi di tutti gli altri carat- teri ad eccezione forse della lunghezza del vessillo, maggiore nel 7. stramineum (non nel Molinerii) che si ritrova meno frequentemente nel 7. incarnatum. Pare che il Lojacono non abbia letto la nota di Cesati. HABITAT. Lungo il Po...... Perret. St-Martin d'Aosta.. Carestia. Grinzane (Alba). ... Molineri. Santhikfa}tla uma Cesati. 58 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Alessandria ....... Molineri. Appennino Toscano . \ Caruel. Casale Monferrato .. Rosellini, Del- Selva Pisana ...... Bucci. ponte. Monte Senario... .. | P arlatore. Verona (selva Mantica) Bracht. SIGMA REN cosa ei n: ; i aldesi. 01 encore Malinverni. Scandicci alto ..... IP eci Monti di Carenno Prato li RE Ricasoli. (Bergamo) ...... Rota. SQVINCEHZORIANS te Savi. Valsugana (Trento) . Ambrosi. Appennino Piceno... Marzialetto. Comore E Rota, Cerruti. Alpi Apuane ...... Simi. Pontremoli ....... Parlatore. Reggio Calabria. ... Macchiati. Ceresio (Mantova) .. Magnaguti. Siciltat i RENO Moarta. HAN Ir vaio Solto Pirona. Sferracavallo, lungo il Venezia) RRORota:o Ligo. fiume Oreto. .... Parlatore, Huet Rimes en Smith. du Pavillon. Diano e Cervo. .... Ricca. SALATE SNA INA Moris. D'OCA Berti. Isola d’Elba ...... Marcucci. Genova: ere Ardissone. Isole Sanguinarie(Cor- SICA) PRI Requien. Susy. stramineum Nob. S. Maria del Bosco Rebottone ........ T'ineo. (Sicilia) PSN Segesta. Boschi di Valdemone Madonie (Palermo) . Minà. Collepasso 01 Todaro-Cesati. Busambra, Ficuzza.. Lojacono. Castiglione Siculo . . Capo S. Alessio. ... Tineo. DISTRIBUZIONE (GEOGRAFICA. Inghilterra, Spagna (nord), Catalogna, Francia, Italia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, Ungheria, Serbia, Bosnia, Macedonia. Coltivato in Germania, Belgio, Francia, Italia, ecc. (Nyman). StIRPS VII. PRATENSIA Nobis. Calyeis tubus intus glaber, extus plus minusve pilosus (rarius omnino glaber) senescendo glabrescens, 10 nervis; dentibus tubo aequilongis, vel brevioribus, inferiore plerumque longiore, omnibus e basi lata tri-vel quinquenervis (et tune coriaceis) subulatis, setuliferis, in fructo non reflexis; fauce ecallosa, sed plica epidermica evidenti vel te- quissima plerumque plus minus coaretata, annulo villoso praedita, tamen pervia, ore orbiculari. — Corolla persistens; vexillo ultra dentes calycis valde producto, ungue tubo staminorum alte connato et limbum infurnibuliforme superante vel subaequali; alis et carina quidquam vexillo brevioribus. — Antherae ovatae. — 0varium in anthesi antice villosum et tune lesumen membranaceum, dehiscens, floresque capituli inferiores bracteolati; e contra, DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 59 ovarium glabrum ct tune legumen operculatum, floresque omnes nudi. — fili totius plantae tuberculati. Huius stirpis: T. pratense L. — T. pallidum W. K. — T. noricum Wulf. (cum T. pretutiano Guss.). — T. Ottonis Boiss. — T. diffusum Ebrh. T. pratense L. Sp. pl. p. 1082. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 161, cum bibliogr. homonyma. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 159. — Dò0. FI. v. Baden. III, p. 1133. — Ascherson, Fl. v. Brand. p. 143. — Boss. FI. Or. II, p. 115. — Rehbeh. fil. Icon. XXII, p. 61. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 149-150. — Willkomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 364. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 172. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 173. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. p. 159. — Sehltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 236-238. — Gremli, FI. anal. Suiss. 5° éd. p. 162. — Camus, Catal. pl. Fr. p. 64. T. expansum, W. X. Rar. Hung. III T. bracteatum, Schousb. ap. W. Enum. pl. p. 792. T. sativum, Re)bch. Fl. exsc. 494. T. boeticum, Boiss. Voy. en Esp. p. 726. T. pensylvanicum, W. Enum. pl. Hort. Berol. p. 793 (quoad specim. in R. H. B. T. serv.). (2) T. nivale Sieb. Austr. exsice. p. 236 (an subspecies?). T. microphyllum, Desv. Journ. bot. 2, p. 316 et opusce. 7 (Pritzel icon). T. heterophyllum, Le). rev. p. 158. T. pannonicum, 7. Dauph. 3, p. 484, non I. . frigidum, Schur. (T. transylvanicum Schur. ut in Nyman, 1. c.). . noricum, Selle:ich. et Thomas non Wulf. T. nummulariaefolium, Perret in Colla herb. Pedem. II, p. 132. T. Perretii, Colla l. c. T n Icones. — Fl. Dan. 6, 989. — Engl. bot. 25-1770. — Sturm. Deutsch. FI. I, Th. Heft. 15, 32. — Rousseau, Bot. tab. 20. — Baxter, Brit. bot. IV, 283. — Svensk, Botan. 268. — Sehkuhr, Bot. Handb. 210. — Dreves u. Heine, Botan. Bildb. III, 81. — Deetrich. FI. Boruss. VI, 364. — Rehbeh. fil. Icon. XXII, tab. 83. — Cusin, Herb. Fr. 1089.— Schltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, tab. 2371. Icon nostra III, fig. 2. Capitulis globosis, vel globoso-ovatis, interdum geminis, basi involucratis , pseudo-terminalibus; dentibus calycis, corollam dimidiam aequantibus, basi trian- gulari-trinerviis (raro et passim nec constanter in ipso individuo quinquenerviis) nervis non crassis, superioribus tubo sub-aequilongis, interdum quidquam etiam brevioribus (rarissime longioribus : T. boetieum Boiss. : T. pallidum W. K.), inferiore caeteris semper conspicue longiore, ore 60 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » callo tenui et etiam fere evanido (in var. mivali) sed orbiculo dense villoso praedito. Y. Mai. Nov. Var. « salivim Rchbch. (Fl. exc. p. 194) Plerumque glabra vel sparse pelosa, caule elongato, interdum altissimo; foliolis amplissimis, polymorphiis, supra macula sagittiformi vel lunulari notatis; capitulis magnis, interdum pedunculatis, floribus purpureis, albis, albo-rosei, albo-luteis, luteisque, dentibus calycinis saepius deco- loribus. Planta e cultura orta. Var. £ collinum Nob. Calycibus villosis, tubo roseo-coloratis; fauce plica epi- dermica tenui obducta; corollis roseis, albicantibus, luteolis, vel luteo-roscis; capi tulis diminutis; caule humiliori quam in var. praecedenti, superne piloso, ramis, e collo ortis, arcuato-adscendentibus, rigidioribus, foliis paucioribus, foliolis dimi- nutis, rotundatis (T. nummulariarfolium Perr.), saepe non maculatis; stipulis, saltem supremis, totis pilosis; radice crassa conico-fusiformi. ? VaR. y nivale Koch. (Syn. ed. II. p. 187) Calycibus pilosissimis; faucis plica epidermica sub-nulla, dentibus quatuor brevioribus, setulis migricantibus villosis ; capitulis ommibus maximis, globosis, floribus congestis niveis; caule crassiori, ramis arcuato-adscendentibus, fistulosis ; stipulis caulinis omnibus (foliorum radicalium exceptis) eatus hirsutis. NB. T. boetieum Boiss. floribus flavicantibus, stricte tale, ad T. pratense per- tinet; sed pro forma intermedia inter var. sativam eiusdem et subspeciem'T. pallidum W. K. haberi potest. Apud nos crescit in Sicilia (Lojac. miss.). DESCRIZIONE. Radice perenne, bienne? Caule decumbente, ascendente, eretto, cespitoso o no, di rado semplice, cilin- drico, striato, fistoloso o pieno, glabro o peloso, irsuto superiormente. Foglie coi picciuoli lunghi nelle radicali, decrescenti nelle cauline, nulli nelle supreme involucranti, solcati, villosi = stipole non o pochissimo guainanti, lineari od ovato oblunghe, rigonfie, con nervature rossigno-verde-cupe, glabre (forma « sativum Nob.) o cigliato-pelose (forma ff collinum Nob.), code più hrevi, tosto lesiniformi, cigliate massime all’apice = foglioline con brevissimo piccioletto, variabilissime di con- torno; sub-rotonde (7. nummulariaefolium Perr.) ovate, ovato-ellittiche, lanceolate (T. expansum W. K.) ottuse, smarginate, troncate, od acute; integre o sub-denticolate, peloso-cigliate (} collinum Nob.) molto, poco, punto; spesso maculate di biancastro (macchia lunulare o saettiforme). Peduncoli rarissime volte evidenti (0 pedunculatum Seri). Capolini solitari o più di rado gemini, involucrati quasi sempre dalle stipole ampie e dalle due corrispondenti foglie sessili: sub rotondo-ovati, o globosi (Y nivale Sieb. et } collinum; formae ad nivalem trans.) con fiori addensati (a sativum et p collinum ad nivalem trans. et y mivale Sieb.) o radi (f} collinum) sopra un asse lineare, pubescente, senza brattee. Calice tuboloso obeonico, irsuto-villoso (8 collinum ad nivalem acced.), pubescente o glabro (raramente), con 10 nervi talora tinti di sanguigno (8 collinum ad nivalem acced.) con cercine di peli intorno alle fauci, accrescente in cercine membranoso nel DEI DOTT. G. GIBELLI E S.- BELLI 61 frutto, con 5 denti lato-triangolari alla base e quivi uni-tri-quinquenervii (1), l’in- feriore più lungo, bulboso-cigliati, o con poche ciglia solo all’apice (var. 0. pedunculatum Ser.) con ciglia nerastre, lucenti. Corolla roseo-purpurea (a sativum) o giallastra (7. boeticum Boiss.) o giallo rossigna (var. semipurpureum Strobl.) per eccezione bianca (7. nivale Sieb. et formae var. collini Nob. ad nivalem acced.), lunga il doppio o più del calice (denti compresi) colle unghie dei petali concrescenti in tubo col canal staminale, marce- scente in frutto — vessillo con lembo astato, oblungo troncato (infurnibuliforme) — ali semi-astate, arrotondate, ottuse od un po’ acute (7. expansum Sec. W. K.) au- riculate = carene a bistori convesso, ottuse. Stami coi filamenti tutti molto dilatati all’apice; antere ovato-ellittiche. Ovario sessile con un solo ovolo = stilo lungo, fusiforme nel mezzo, uncinato all'apice stimmatifero, cristato. Frutto induviato dal calice poco accrescente, membranaceo, colle fauci contor- nate da un orliccio epidermico pilifero, ristrette ma sempre aperte, tappate solo dall'o- percolo cartilagineo sporgente dalle fauci del calice; il legume nel resto è membra- naceo, indeiscente (2) — seme unico liscio, fulvo. VARIETÀ E VARIAZIONI. — LETTERATURA E CRITICA. \ Nessuna fra le ottanta specie (circa) di Trifolium, che vegetano spontanee in Italia, è diffusa quanto il 7. pratense. La troviamo nelle arene riarse e nelle pingui cam- pagne della pianura, sui colli, nelle selve dei monti e nelle regioni alpine di tutta la Penisola: i suoi organi vegetativi s’adattano mirabilmente alle diversissime condi- zioni sia naturali, sia procurate dalla coltivazione. Ma d’altra parte nessun’altra specie ci dimostra tanta costanza di caratteri fiorali come valore specifico, in confronto colla variabilità dei caratteri vegetativi. Se dovessimo stabilire sotto questo rapporto una scala ascendente di variabilità nelle diverse parti della pianta, addotteremmo la se- guente : 1° Caratteri fiorali (pochissimo o punto variabili) ; 2° Stipole; 3° Colore dei fiori; 4° Pelurie; 5° Forma delle foglie. Malgrado la estrema variabilità delle forme dobbiamo confessare che il 7. pra- tense conserva sempre la sua facies, che a parole, come ognuno sa, troppo difficil- mente sì può definire. (1) La base dei denti nélle varietà a stazione elevata (8 collinum, 7 nivale e forme intermedie) è più spesso trinerve, non di rado anche uninerve. Nelle varietà della pianura, o coltivate o dei luoghi aridi, è trinerve e quinquenerve, massime in frutto. Anzi in taluni individui qualche dente ha cinque nervi, qualche altro (l’inferiore più spesso) soltanto tre, o tutt'al più con qualche accenno a due mar- ginali, Ond’ è che sopra questo carattere, utilizzato da molti Autori, non sì può fondare nessuna di- stinzione neppure di forma, (2) Ci è occorso di osservare un esemplare raccolto dal dott. Rostan nelle Alpi Cozie, con legume dispermo e deiscente con evidenza sulla sutura ventrale, 62 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Noi ci siamo sforzati di riunire in gruppi omogenei tanto per i caratteri mor- fologici, quanto anche per le condizioni fornite dall’area di vegetazione, la stragrande quantità di forme di questa specie polimorfa. Ma dobbiamo ben avvertire che i ca- ratteri da noi assegnati ai diversi gruppi di forme non devono essere intesi in un modo esclusivo: poichè tra un gruppo e l’altro s'incontrano altre forme intermediarie, che conservano più o meno evidenti taluni caratteri comuni dei due gruppi ai quali si interpongono, e si rannodano con graduata transizione. : Ecco i tipi principali da noi adottati: o. sativum Rchbch. (FI. exc. p. 494, excl. syn. Sturm. Deutsch. Fl. Heft. 15). — Pianta per lo più scarsa di peli; caule allungato, talvolta fino ad un metro, procumbente, con foglie grandissime, di forma variabile, con macchia bianca, sagittiforme, grande; capolini grandi; fiori rosei, bianco-rosei, bianco-giallastri, gialli; denti calicini generalmente scolorati. In questa varietà comprendiamo tutte le forme esagerate in tutti i diametri dalla coltivazione (1). Ad essa poi non esitiamo ascrivere il 7. boeticum Boiss. (Voyage dans le midi de l’Espagne, p. 726), che noi abbiamo esaminato e comparato con altre nell’erbario dell’illustre Boissier. Il quale, ricredutosi dall’opinione espressa nell’opera anzidetta, collocò il 7. boeticum nel suo erbario come var. del 7. pratense a fiori ocroleuci. Nella stessa teca stanno esemplari di Lojacono raccolti alla Ficuzza, in Sicilia, iden- tici ai precedenti, e che il Lojacono qualifica arbitrariamente per var. lavicans Guss. non DC.; poichè il Gussone (Fl. Sic. Syn. p. 380) cita la var. B flavicans DC., che, come vedremo, è diversa dalla forma boeticum Boiss., e appartiene al nostro gruppo f collinum. La tendenza ad ingiallire dei fiori del 7. pratense « sativum pare fre- quente nei paesi meridionali (Sicilia, Spagna, Boiss. Wi22%k. et Lange, FI. Hisp. III, p. 365); ma pare occorra talvolta anche nel settentrione d'Europa, poichè il Reschen- bach (Icon. Fl. Germ. et Helv. XXII, p. 61) dice d’aver raccolto questa forma presso Ratzeburg. Il 7. bracteatum Schousb. (W. enum. pl. p. 792; DC. Prodr. II, p. 195), checchè ne dicano Willkomm e Lange (Fl. Hisp. III, p. 364), non può in alcun modo distaccarsi dal 7°. pratense, e deve essere compreso nella forma « sattvum. Crediamo che altrettanto si possa dire del 7°. pensylvanicum W., appoggiandoci però soltanto agli esemplari conservati nell’Erbario di Torino con scheda di Bal%is; poichè dalla. frase di Seringe (in DC. Prodr. II, p. 196) non è possibile desumere caratteri dif- ferenziali attendibili. Il 7. expansum W. K. viene dal Boissier (Fl. Or. p. 115) considerato quale varietà del 7. pratense (var. ( majus), con stipole pelose, le superiori talora con code acuminate e non abrupte cuspidate, come quelle del tipo comune del pratense. Il Koch ammette il 7. ecpansum Rehbch. (Fl. excurs. p. 495) come sinonimo della sua varietà £ nivale del 7. pratense; ma nega che corrisponda al vero 7. expansum W. K., perchè dice, che ha stipulas longiores, oblongas, aequilatas, et in parte (1) La forma « sativum sale fino a 1800 m. e più, ma allora il caule non è così alto nè eretto come nella pianura. Anche questa forma si fa più arcuata, più tozza e le corolle soprattutto si al- lungano fino a sorpassare 4 o 5 volte il calice. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 63 sua libera sensim triangulari (non abrupte, come nel pratense tipico) subulatas. . . ; alas carinam aequantes, quae in T. pratensi longiores... E noi veramente nell’e- semplare di Torino di 7°. expansum coll’etichetta di Balbis, non avremmo trovato questi ultimi caratteri. Il Reichenbach fil. (Icon. XXII, p. 61) nella Obs. ad T. expansum dice che, vix iniuste il Boissier ha considerato l’expansum come var. del pratense, e duolsi però di non poter dare la figura dell’expansum vero di W. X. promettendola in un supplemento. In realtà poi dà nella tav. 82 una figura di 7. medium L. (7. flecuosum Jacq.) certo per errore di scritturazione, colla leggenda « 7. expansum »; e nella tav. 84 un’altra figura di 7. medium a capolino peduncolato. Per decidere, quant’era possibile, la quistione ci siamo rivolti al dott. V. von Janka del Museo nazionale di Buda-Pest, il quale ci ha gentilmente risposto , tro- varsi nell’erbario di Waldstein et Kitaibel soltanto esemplari coltivati di 7. ex- pansum; nel quale Egli, il Janla, confessa di non poter riconoscere caratteri suffi- cienti per differenziarlo dal 7. pratense. Il Botanico ungherese ha inoltre perlustrata diligentemente la località classica del 7. expansum indicata da W. X., ma non vi ha trovato altra forma all'infuori del pratense. Il sig. Burnat ci ha poi gentilmente favorito un esemplare di 7. expansum W. K. raccolto da Sadler sulle rive della Teiss, che abbiamo ragione di credere esattamente diagnosticato; e ci ha fornito inoltre la descrizione di questa specie tra- scritta dall'opera originale: Waldstein et Kitaibel « Descriptiones et icones plantar. rarior. Hungariae », vol. III, anno 1812, p. 268, tab. 237. Noi abbiamo cercato con ogni diligenza di trovare un solo carattere attendibile esclusivo del 7. expansum, che lo differenziasse dal 7. pratense, e non ve lo abbiamo trovato. Tutte le forme della nostra var. collinum sono più o meno irsute sul caule e sulle stipole. Il dire, che nel 7. expansum delle due foglie involueranti del capolino per lo più una abbia una sola fogliolina, più di rado tutt'e due siano trifoliolate (altero communiter simplici, rarius utroque ternato), e che la carena sia eguale alle ali, non è addurre prove convincenti di differenza specifica. Non si capisce poi che voglia significare la frase: Legumen obovatum, altero latere superne gibbum..... a meno che voglia riferirsi all’opercolo cartilagineo del legume. Noi abbiamo esaminato con molta cura se la descrizione di W. X. si atta- gliasse all’esemplare raccolto dal sig. Sadler e inviatoci dal sig. Burnat. E il risultato fu, che questo esemplare corrisponde benissimo al 7. expansum Wi K., salvo in ciò che le foglie involucranti hanno amendue le tre foglioline; e che quindi può consi- derarsi un puro e semplice 7. pratense, con tutta la facies della var. sativum, coi denti calicinali ora trinervi ora quinquenervi sulla base triangolare. Ma siccome le stipole sono alquanto, irsute, così possiamo considerare questo esemplare come una forma di passaggio tra la var. sativum e la var. collinum del 7. pratense, L'esemplare di Burma! raccolto da Sadler (e citato anche da Reichenbach p. 61, Icon. XXII) è identico ad un altro esemplare dichiarato per 7. expansum raccolto da Réchel, di ignota provenienza, esistente nell’Erbario Torinese. Il dott. A. Nezlreich (Diagnosen d. in Ungarn. etc. beobachteten Geftisspflanzen, 9 Geecu e Bei, 64 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » welche in Koch Synopsis nicht enthalten sind. p. 35) ci dà la seguente descrizione del 7. expansum : Spicis globosis denique ovatis, solitariis, basi involucratis, calycis tubo decem- nervio villoso, dentibus filifornvibus ciliatis erectis, superioribus quatuor tam tubo quam corolla dimidia brevioribus, infimo duplo longiore, alis corollue carinam aequantibus, stipulis oblongis in cuspidem subulatam sensim abeuntibus, foliolis ovato-oblongis oblongisve, obsolete denticulatis, aut integerrimis, caulibusque pro- cumbentibus, vel adscendentibus patentim pilosis, radice perenni ramosissima. Come ognun vede i caratteri addotti da Neilreich per differenziare il 7. ea- pansum dal pratense si ridurrebbero a quello delle ali lunghe come le carene, ca- rattere assai dubbioso, in quanto nel 7. pratense la differenza di lunghezza tra le ali e le carene è minima e variabile. i Due esemplari favoritici dal prof. Kant: di Klausemburg, e raccolti uno dal dott. Sehlosser a Kòrés in Croazia, l’altro dal dott. Pavecî a Maros Vaàsàrbely in Transilvania appartengono certamente al 7. flezuosum Jacq. (medium Auct.). In conclusione il 7. expansum, per quanto a noi consta, è una pura e semplice forma del 7. pratense L. a sativum Nob. Che poi il 7. cepansum sia una specie mal definita è provato dal fatto, che assai spesso fu confusa col 7. medium (erbario Cesati, erbario centrale di Firenze, erbario Gibelli ecc.). f collinum Nob. — Forma meno evoluta, più bassa del tipo « sativum, cespi- tosa, pelosa per peli bianchi appressati massime sull’ultimo internodio e sul pe- duncolo fiorale quando esiste, con molti rami assurgenti dal colletto, più o meno esili, ma midollosi, e più rigidi che nel tipo a; foglie 2-3 sui rami; foglioline generalmente abbreviate o rotondeggianti (T. nummulariaefolium Perr.) senza macchia sagittata o lunulare; stipole molto più pelose che nel tipo a, almeno le involucranti e le supreme nei capolini nudi (T. pedunculatum Ser.) ; mai glabre, almeno pelose sui nervi 0 al margine, e talora le supreme verso il centro = capolini talora vistosi negli esemplari alpestri (con transizione alla forma seguente y uivale); più spesso lassi od anche ridotti a 4 0 5 fiori, roseo-biancastri, giallastri, giallo-rossastri. (T. semiporpureum Strobl.); calici gabriusculi 0 pelosissimi (forme alpine), talora colorati sul tubo in roseo-porporino; denti con peli setoliferi, spesso mnerastro-lu- centi, quattro uguali a metà del tubo ed il quinto (inferiore) più lungo del tubo (forme prossime alla var. ‘) nivale); cercine pilifero delle fauci assai poco rialzato. Radice legnosa fusiforme, fittonosa. A questo tipo appartengono le seguenti forme distinte da Autori diversi: T. nummulariaefolium, Perr. in Colla herb. Ped. II, p. 132 = 7. Perretà, Colla 1. c. T. heterophyUWum, Lej. Rev. p. 58. VAR. flavicans, Ser in DC. p. 195. Var. {} semipurpureum, Strobl. in litt. (Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 150). VAR. Aethnensis, Huet du Pav. PI. Sic. exsicc. Var. microphyUum, Desv. Journ. bot. II, p. 316. ? Var. « montanum, Lojac. Monog. Trif. Sic. p. 150. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI bò Var. { pyrenaicum, Willk. et Lange, FI. Hisp. III, p. 364. Var. y hirsutum, Boiss. (Voy. bot. Esp. p. 170). T. pratense alpinum, Hoppe (ap. Sturm. Heft. 32). In generale le forme di 7. pratense collinum Nob. che crescono nelle regioni elevate dell’Italia centrale e del mezzodì (flavicans DC., semipurpureum Strobl., acthnensis Huet du Pav.) hanno fiori giallastri o giallo-purpurei, mentre nell'Italia settentrionale li hanno rosei o bianco-rosei (al/pinum Hoppe) e fanno transizione alla forma nivale Sieb. i Noi abbiamo osservato nell’erbario Boisszer gli esemplari segnati da Lojacono come var. flavicans Guss. non DC. Essi appartengono indubbiamente al 7’. boeticum Boiss., che vedemmo essere una forma della nostra varietà sazivum a fiori giallastri. Nello stesso erbario Boissier abbiamo pur veduto gli esemplari della var. flavicans DC. distribuiti da Todaro, e delle varietà semipurpureum Strobl. distribuiti da Lo- jacono; queste due forme sono eguali fra di loro. Come mai dunque Lojacono può asserire che il semipurpureum Strobl. sia uguale al flavicans Guss. (non DC.) mentre questo stesso flavicans Guss., da Lui distribuito, è assolutamente identico al 7. boe- ticum Boiss.? Rimandiamo il lettore ai lavori di Lojacono (Monogr. Trif. sic. p. 150- 151 e Clavis, Spec. Trif. Nuovo giorn. bot. ital. XV, p. 274), nei quali le contrad- dizioni sono patentissime e impossibili a districare. In conclusione: abbiamo variazioni a fiori gialli tanto nella forma sativum, quanto nella forma collinum: alla var. 2 sativum Nobis appartengono il 7°. boeticum Boiss.; alla var. { collinum Nobis appartengono la var. flavicans DC. e la var. semi- purpureum Strobl. Non abbiamo potuto vedere la var. montanum di Lojacono; ma dalla frase differenziale che ne dà (Monogr. Trif. Sic. p. 150) appare che si tratti di quella forma detta da Perret nummulariaefolium, rappresentata da esemplari numerosissimi nell’erbario fiorentino e di Cesati, e che, come si rileva dalla sinonimia, noi com- prendiamo nel nostro tipo { collinum. ?y nivale Nob. = 7. nivale Sieb. p.p. = 7. pratense {8 nivale Koch (Syn. ed. II, p. 187). Questa forma nella sua più spiccata evoluzione si distingue bene dalle altre due per i seguenti caratteri: Pianta tozza, con rami basali arcuato-ascendenti, grossi, cilindrici, irsuti. Stipole supreme cauline (non le basilari), #rsute sopra tutta la loro superficie esterna (nella forma {8 le stipole di solito sono pelose solo sul margine o sui nervi, o le supreme soltanto sono pelose verso il centro negli individui che fanno transizione al nivale). Radice fittonosa, grossa. Capolini voluminosi e globosi; fiori nivei, fittissimi; calici pelosissimi colorati in roseo 0 porporino, ristretti alla gola da leggiero cercine peloso, ma senza callo; denti del calice quattro brevi assai, l’inferiore lungo circa quanto il tubo, con ciglia setolose, mereggianti, lucenti, patenti. Essa pare esclusiva delle somme Alpi. Nell’Appennino abbiamo la forma ff che fa transizione al nivale; di solito però il colore candidissimo dei fiori della var. nivale alpina non si vede nella forma {8 dell'Appennino, che ha fiori colorati in giallo-roseo o giallastro. 66 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Non sarebbe troppo fuori di luogo il ritenere il 7°. nivale una buona sottospecie del 7. pratense, in vista di ciò che, avuto riguardo alle località in cui cresce, pre- senta caratteri che non si possono ritenere derivati dal 7. pratense della pianura, e modificati dalla località. È ciò è tanto vero che assieme al 7°. nivale cresce spesso la var. collinum Nob. Noi abbiamo quindi segnato con un ® la sua posizione si- stematica rispetto al 7°. pratense tipo. Come si può dedurre dal fin qui detto, la colorazione dei fiori non serve a caratterizzare le forme di questa specie, se se ne eccettua forse soltanto quella bianca per la forma tipica nivale. Ciò non toglie che talora anche la forma collinum , ed in qualche raro caso anche il sativum, abbiano fiori bianchi (Colli Torinesi, Bellz). In generale ne’ luoghi riarsi dell’Italia meridionale tutte le forme tendono ad ingiallire e le stipole supreme a rivestirsi di peli; nei luoghi umidi, ombrosi, pingui, i fiori, per lo più rosei, diventano porporini, e le stipole sono glabre: nelle località elevate biancheggiano, diventano candidi sulle Alpi, e quivi le stipole sono pelose. Non ammettiamo come varietà gli esemplari di virescenza dei calici ed ovarii, abbastanza frequenti nelle praterie grasse. Escludiamo pure come tale la forma pe- dunculatum, coi capolini non involucrati e portati da un peduncolo più o meno lungo; sono variazioni accidentali che si presentano senza rapporti di sorta colla località o con una causa determinabile (1). Abbiamo veduto esemplari con alcuni capolini pedunculati ed altri no. Nello . Sturm (Deutsch. Fl. Heft. 15) è disegnata una figura di 7. pratense con peduncoli lunghissimi, che poi il Areichendbach (Icon. T. XXII, p. 61) cita dopo aver segnalato nella frase i capitulis involucratis !! HABITAT. Prataglia (App. Casent.). Parlatore. SALAEENAPZA N Moris. Liguria (val Polcevera). Carrega. Vomero (Napoli) ..... Brum. Gressoney (Aosta). .... Malinverni. Colosseo (Roma). ..... Fiorini. Susa (prati Brunetta). . Ajuti. Majella (Prato della Corte) —Pedicino. Librizzi (Messina). .... Profeta. Messina (Campo) ..... Ajuti. Messina (Campo). .... Sequenza. Alagna (Valsesia Alpe MO done Todaro. Olaz: s064 Carestia. SL Cralialmo o seo ss6t Minà. APICI RR rosianì MON RR E Meli. Riva (Valsesia). ...... Carestia. Termini (S. Calogero). Parlatore. Gressoney Saint-Jean Palermo (Malpasso)... Id. (Aosta) y rivale!!! Id. Balermon SRI A Todaro. SEINPIONe SO Parlatore. Pizzuta (Palermo) .... Parlatore. PROG Rae one Cerruti. Grazia (lungo l’Oreto) TRENNO RIA Ambrosi. Palco Id. (1) Vedemmo esemplari di 7. pratense con capolini pedunculati nell’Erbario di Firenze e prove- nienti dalle coste di Bretagna, da Chvistiania, dal Trentino, dal Tirolo, dal Cenisio. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BRLLI 67 VabbHassajzon ate Bracht. Monte Priore (Piceno). IMarzialetti. Campalto. orse Kellner. Cerreto (Monte Morello) Ajuti. Nizza (dintorni)... ... Durando. Abruzzo (Pizzo di Sivo) Parlatore. Friuli (monte Novanza). Pirona. Abruzzo (M.te de’ Fiori) Id. Tirolo austriaco. ..... Ambrosi. Cenisio. An Bucci. Bosco di Rezzo ...... Berti. Monte Cramont...... Parlatore. Diano Cervo (Liguria). Aicca. Cenisio in. Huguenin. IRORCAN AO ate P. Savi. Cenisio Parlatore. Boscolungo Pistoiese... Parlatore. CELIO nno Bonjean. Monte Fortino (Appen- Alpi Apuane ........ Simi. nino Piceno) .... Marzialetti. Rodoreto (Val macra).. Rostan. Pieve S. Stefano..... Cherici. (7. ad niva- Prato. Fiorito. - . ..... Parlatore. lem acced.). Livorno (Cavalleggieri). Id. Colle di Tenda ...... Cesati. farussetont . i Id. Oropa (Biella) ....... Id. Monte Senario....... Id. Gressoney (Aosta)... .. Id. M.fe S. Vicino (Marche) Bucci. RIMONEnto RA Sa Parlatore. Prati del Caprile. .... Piccinini. Monte Vernerocolo. ... Id. Appennino Casentino .. Siemoni. Gallico super. (Reggio Certosa (Firenze). .... Scaffai. Calabra) Bere Macchiati. Ascoli (Piceno). . ..... Parlatore. DISTRIBUZIONE (GEOGRAFICA. Tutta Europa, escluse le isole dell'Arcipelago Greco e Turco. Susspecies I. — T. pallidum W. et K. PI. rar. Hung. I, p. 35. — Bertol. Fl. Ital. VIII, p. 165, cum bibliogr. homon. — Caruel, Prodr. FI. Tosc. p. 159. — Boiss, FI. Or. II, p. 125. — ReAhbder. fil. Icon. XXII, p. 69. — Lojacono, Mon. Trif. Sic. p. 151. — Arcangeli, Comp. FI, Ital. p. 172. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 176. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 159. — Sehltndl. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII, p. 234. = T. flavescens, 7in. Pugill. I, p. 15. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 165, cum bibliogr. homon. = T. villosum, Presl. Del. Prag. p. 48, teste Bertol. ibid. — Exclusa var. pseudo-supinum Lojacono, Monogr. l. c. Icones. — W. et Kit. PI. rar. Hung. tab. 36. — Cusin, Herb. Fr. VI, 1091, sub T. flavescenie. — ‘Rehbeh. fil. Icon. XXII, tab. 82. — ScA2tndl. etc. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII, 2370. Icon nostra III, fig. 4. Calycis dentibus superioribus quatuor inter se fere aequilongis, inferiore lon- giore, omnibus tubum superantibus, rigidis, pilis patentibus, semper in 68 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » fructu basi dilatata, triangulari, quinquenervi, mervis crassis- simis, faucis ore callo elevato, parce piloso, semper cincto; caule. ramisque rigidioribus quam in T. pratensis formis; foltis saepissime obcordato- oralidiformibus. © Maj. Iul. Variat: dentibus omnibus calycis inter se sub-aequalibus = T. flavescens, Zineo (Conf. in animadversionibus huius speciei). DESCRIZIONE. Radice tenue, semplice, fibrillosa. Caule semplice o cespitoso, ramoso, eretto od ascendente, cilindrico, striato, irsuto di peli appressati, talora glabrescente, fistoloso. Foglie inferiori con piccioli lunghi, che s’accorciano man mano nelle superiori, e mancano nelle supreme involucranti, solcati, villosi -— stipole non guainanti, ovato- oblunghe, cigliato-pelose, o glabrescenti, colle code bruscamente lesiniformi — foglioline sub-sessili, le inferiori rotondo-obcordate (ossalidiformi), le superiori ovate od obo- vato-lanceolate, ottuse od acute, irsute su ambo le pagine, minutamente denticolate. Peduncoli per lo più nulli. Capolini ovato-sub-rotondi, involucrati dalle stipole allargate delle ultime due foglie villosissime di peli biancastri -— fiori sessili sopra un asse conico-lineare, solcato, glabro o sub-pubescente. Calice tuboloso-conico, irsuto villoso, con 10 nervi (ingrossati nel frutto), con un cercine villoso, poi calloso, sulle fauci (aperte anche nel frutto); con 5 denti a base larga triangolare e quivi quinquenerve, poi subulati, bulboso-cigliati, quattro eguali, il quinto un po’ più .lungo. Corolla bianca o giallastra, roseo-pallida all’apice, lunga il doppio del calice (denti compresi), colle unghie dei petali concrescenti col canale staminale — vessillo col lembo infurnibuliforme, troncato, talora apicolato — ali semi-astate oblique — carene a bistorì convesso ottuse od acute. Stami coi filamenti tutti molto dilatati all’apice — antere ovato-elittiche. Ovario obovato, con 1-2 ovoli; stilo allungato, fusiforme oltre il mezzo, unci- nato all'apice stimmatifero. Frutto induviato dalla corolla marcescente e dal calice membranaceo , glabre- scente, colle fauci ingrossate da un cercine calloso peloso, ma aperte, coi nervi spor- genti, 5 alla base di ciascun dente; legume membranaceo con opercolo certilagineo chiudente le fauci del calice — seme unico, fulvo. FORME, CRITICA DIFFERENZIALE, LETTERATURA. Questa sottospecie potrebbe essere con molte buone ragioni contestata, e riferita come una cospicua varietà al 7. pratense. Noi crediamo però di poterla differenziare per i caratteri seguenti, che sono anche quelli dati da Kock (Syn. I, p. 184), che possiamo confermare, e che ci parvero costanti, confrontati ripetutamente cogli omologhi del 7. pratense. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 69 T. pallidum. T. pratense. Annuo. Perenne. Denti del calice lunghi quasi una Denti del calice lunghi quanto il tubo, volta e mezzo il tubo. l’inferiore sempre e notevolmente più degli altri. Altri caratteri differenziali si potrebbero dedurre dalle stipole supreme involu- cranti, sempre molto irsuto-pelose su tutta la superficie nel 7. pallidum: semplice- mente cigliate sui margini nelle forme sativum del T. pratense (mentre le forme collinum e nivale sono pure più spesso totalmente irsute). Nel 7. pallidum inoltre il calice fruttifero è più campanulato, le nervature sono più robuste, rilevate, rigide, il callo è più rialzato, irto di peli soltanto sul margine superiore, i denti di solito alla base quinquenervi: nel 7. pratense invece il calice fruttifero è tuboloso-obconico, i nervi sono meno rilevati, il callo tenue, e nelle forme collinum, crescenti in località elevate, e nivale, quasi evanido; la base dei denti quasi sempre trinerve (in alcune forme di collinum si trova però anche quinquenerve, e talora qualche dente trinerve e gli altri quinquenervi nello stesso calice). Facciamo finalmente notare che il portamento del 7. pallidum è più rigido, i rami sono virgati, e non flessuosi come nel 7. pratense, le foglioline vi sono più spesso obcordato-ossalidiformi. Se si confrontano gli esemplari di 7. pallidum raccolti e comunicatici dal dot- ‘tore Janka nella località classica di XA:fa:bel, presso Gran Varadino, colle forme di T. pratense-sativum, si trova, che i primi sono più piccoli in tutte le dimensioni delle membra vegetative e fiorali, più poveri di foglie, più irsuti che negli esemplari delle forme sativum del 7. pratense, crescenti in località pingui ed ombreggiate, e quindi evidentemente distinguibili questi da quelli. Ma non sempre si potrebbero differenziare nettamente le anzidette forme di 7. pallidum da quelle irsute e magre della var. {8 collinum di T. pratense. Ne consegue dunque che in via assoluta l’unico carattere differenziale tra il T. pallidum ed il T. pratense è la durata, il primo è annuo, il secondo è perenne, e che il complesso degli altri caratteri può giovare a distinguere le forme del primo da molte (ma non tutte nè sempre) forme del secondo, Il 7. flavescens Tineo (Pugill. p. 15; in Guss. FI. sic. Syn. II, p. 331) dif- ferirebbe dal 7. pallidum W. K. tipico soltanto per avere le lacinie calicinali esat- tamente lunghe a un modo e il colore della corolla roseo-giallo. Gli esemplari di questa varietà da noi osservati ci hanno persuasi, che dessi stanno alle forme tipiche del 7. pallidum, come le forme a fior giallo del 7°. pratense, flavicans DO. stanno al loro tipo var. {? collinum Nob. Non sappiamo qual valore attribuire alla varietà pseudo-supinum del 7. pal- lidum stabilita da Loj&cono (Monogr. Trif. sic. p. 152). Neppure uno dei caratteri di questa varietà, indicati dal suo Autore, venne da noi potuto riscontrare sull’esem - plare, che egli ci ha favorito (1). (1) Probabilmente il Zojaconn non ba visto i saggi autentici del 7. pallidum e sì riferì descri- vendo la pianta siciliana al 7. /favescens Tin.; poichè la sua varietà pseudo-supinum, creduta da Lui differente, corrisponde in tutto alla pianta di W. X. 70 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Il 7. pallidum colla sua forma flavescens predomina nell’Italia meridionale ed insulare; colla forma tipica ascende sui colli dell’Italia centrale, in Liguria e nella valle del Po (V. Bertoloni) ed è tutt'al più forse anche bienne. Il 7. pratense si trova in tutte le regioni italiane, s'innalza sulle Alpi fino a 2000 m. circa, ed è forse sempre perenne, quantunque il Koch ed il Rezchenduch fil. lo ritengano anche bienne. Dalle considerazioni sovraesposte noi siamo indotti a sospettare con molto fonda- mento, che le due specie di 7°. pratense e di 7°. pallidum siano discendenti da uno stipite unico, e che le poche differenze quasi costanti, che noi ci siamo sforzati di mettere in evidenza, siano indotte da condizioni biologiche di adattamento, che dovet- tero influire a lungo andare sui semi e quindi sugli individui, che a poco a poco e per gradi dall’area primitiva d’origine si dispersero in regioni dominate da condizioni fisiche assai disparate fra loro. Tutti i botanici, dopo Waldstein e Kitaibel, hanno ammessa come specie ben distinta e indiscutibile il 7. pallidum. Nessuno però (Savi, Seringe (1), Gussone, Reichenbach fil.) ha rilevato le forme più evolute di questa specie, che la ravvicinano: assai al 7. pratense. Le loro frasi quindi all'infuori del carattere biologico di pianta annua, non accennano mai ad un carattere di notevole evidenza differenziale fra le due specie. Soltanto il Bertoloni (Fl. ital. VIII, p. 165) ed il Kock (Syn. ed. II, p. 184) fanno avvertire che: basis dentium calycis fructiferi in hac specie magis dilatata et quinquenervis quam in T. pratensi: in hac tantum trinervis. Noi per altro abbiamo già detto più sopra, come anche nel 7. pratense i denti del calice siano talora quinquenervi. Grenier et Godron (Fl. fr. I, p. 407) dicono che il 7. flavescens Tin. diver- sifica dal 7. pallidum W. et K. per la mancanza del callo sulle fauci, il che è assolutamente falso. Tanto l'una quanto l’altra forma in gioventà hanno la gola calicinale guarnita di una corona di peli disposti sopra un tenue cercine, che più tardi nel frutto si fa rilevato e calloso. È dunque probabile che questi Autori ab- biano confrontato il calice di un 7. /lavescens Tin. giovane con quello di un 7. pallidum W. et K. in frutto. Anche il Bozsszer (Fl. Or. III, p. 125) distingue il 7. pallidum dal T. rari per essere il primo biennale e per avere la base dei denti calicinali quinquenerve. Il Reichenbach fil. (Icon. XXII, p. 69, tav. 82) ammette la specie come di- stinta dal 7. pratense, ma non dà caratteri differenziali sufficienti. Anche la tavola col dettaglio del calice è manchevole assai. HABITAT. Sicilia, tra Vittoria e Sicilia, Palermo (Baida, lungo l’ Oreto, Terranova it. Ajuti. Savio) e Parlatore. » Palermo (colli)... Z'odaro. » Castelbuono (Chiarsa) Id. » S. Guglielmo .... Minà. (1) Non si capisce perchè il Seringe abbia tenuto distinto il 7. pallidum dal T. flavescens Tin. e abbia collocato il primo nella sezione III EutriphylWlum, e il secondo nella sezione VII Chronosemium. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 71 Sicilia, Madonie .... Meli. Sicilia, Terranova al >iMessinapy.(yidere Sequenza. Biylere.:;. sh. Sommier. » Scoglietti. ...... Ajuti. Firenze (colli) ...... Bucci. » Girgenti (ai Mac- Poggio a Cajano.... Caruel. calub bi) ARrasei Id. Isola Veglia (Mal » Bagheria ....... Parlatore. TeIIPo) cit Smith. » Ogliastro (presso Caltagirone ).... Huet du Pavill. DISTRIBUZIONE (GEOGRAFICA. Venezia (colli Euganei), Istria, Dalmazia, Albania, Croazia, Banato, Ungheria, Serbia, Transilvania, Grecia contin., Creta, Rodi, Russia merid. ed occid., Liguria, Italia media, merid. insulare (Nym.). NB. Non possedian. esemplari di Sardegna, nè il Moris accenna a questa specie nella Flora Sarda. Bertoloni indica questa specie nelle seguenti località: Sarzana, Massa, Monte Pisano, Bologna, Appennino Pistoiese, Lucca, Livorno, Viterbo, Roma (comune), Monte Gargano, Puglia. Non potemmo assicurarci della identità di queste specie col 7. pallidum, non avendo potuto consultare l’Erbario Bertoloniano. Susspecies II. — T. diffusum Ebrh. Beitr. VII, p. 165. — Duby, Bot. Gall. p. 132. — Lossl. FI. Gall. II, p. 121. — Gren. et Godr. Fl. Fr. I, p. 406. — Bosss. FI. Or. II, p. 125. — Relbeh. fil. fcon. XXII, p. 69. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 153. — Willkomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 368. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 173. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 176. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 159. — Camus, Catal. pl. Fr. p. 64. T. ciliosum, 7hwuill. Fl. Par. ed. II, p. 380. T. purpurascens, Rot. (ex. Nym.). Icones. — Ecehbch. fil. Ic. 1. c. tab. 96, fig. 2. — Winterl. Index, 6. — W. et Kat. PI. var. Hung. tab. 50. — Rcehber. fil. Icon. XXII, tab. 96. — Cusin, Herb. Fr. 1086. Icon nostra III, fig. 3. Capitulis ovato sub-rotundis, solitariis, involucratis, vel brevissime pedumceu- latis, pseudo-terminalibus; calycis dentibus superioribus tubo sub-duplo lon- gioribus, corolla vix minoribus, inferiore corollam aequante: leguminibus operculatis, seminibus duobus minute punctulatis; tota planta villosiore quam in T. pratensi. © Iun. Iul. DESCRIZIONE. Radice annua. Caule decumbente, ascendente, eretto, diffuso, ramoso, cilindrico, fistoloso o pieno, irsuto di peli patenti più abbondanti in alto con rami più o meno patenti. . 410 GigeLui e Betti, 72 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Foglie coi picciuoli lunghi nelle radicali, decrescenti nelle cauline, non mai man- canti, solcati, villosi = stipole inferiori allungato-lineari, membranacee, decrescenti in alto e ventricose, non guainanti, bulboso-villose, con code triangolari-allungato-lesi- niformi, cigliato-villose = foglioline sub-sessili, costanti di forma, le radicali obovato- cuneiformi, man mano le superiori ovato-elittiche, troncato-smarginate, talora mucro- nulate , col margine denticolato , leggermente ondulato , villoso-cigliate su ambo le pagine, con macchia biancastra sagittiforme o lunulata sulla pagina superiore. Peduncoli mancanti o brevissimi. Capolini pseudo-terminali dei rami, sessili o quasi, involucrati da due foglio- line con brevissimo picciuolo, ovato-subrotondi; fiori stipati con brevissimo pedicello (almeno in frutto), senza bratteole, tenaci sopra un asse costulato, villoso. Calice tubuloso-obconico, irsuto di peli bulbosi lunghi, con dieci nervi, con fauci coronate da ciglia lunghe, fitte, ma senza vero callo anche in frutto = denti cinque triangolari, trinervi alla base, cigliato-lesiniformi, bulboso-villosi, lunghi il doppio del tubo, sub-eguali fra loro ed alla corolla. Corolla roseo-porporina, sporgente appena oltre i denti del calice, concrescente co) canal staminale, marcescente = vessillo infurnibuliforme, sub-troncato ed anche denticulato all’apice = ali semi-astato-auricolate, ottusette = carene a bistorì con- vesso, ottuse. Stami coi filamenti più o meno dilatati all’apice, di poco diversamente lunghi — antere ovate. Ovario obovato-obconico con brevissimo ginoforo — stilo lungo, allargato-fusi- forme nel terzo superiore — stimma uncinato -- ovoli uno-due. Frutto induviato dal calice di poco accresciuto, campanulato, colle costole molto evidenti, villoso-biancastro , colle fauci non chiuse dall’orlo fitto di ciglia dirette in alto =— corolla marcescente = legume membranaceo con opercolo cartilagineo nella metà anteriore: semi per lo più due (non sempre), sub-rotondi, fulvo-cupi, con macchia ilare bianca, minutamente punteggiati. LETTERATURA E CRITICA. La descrizione di Savi (Obs. p. 34) si riferisce a pianta coltivata. Seringe (in DC. Prodr. p. 196) dubita che essa sia una varietà del 7°. Airtwm All. ma si vedrà (V. letteratura e critica del 7. Rirtum) che se ne distingue assai bene. In Italia la pianta è rara, ma può credersi indigena perchè compresa nel mezzo dell’area di sua diffusione, e vi fu trovata in regioni affatto diverse (Lombardia, To- scana, Sardegna). A Pavia fu raccolta nella stessa località a 20 anni di intervallo dal dott. Rota prima e dal dott. Godelli poi. È strano che Bertoloni non ne faccia cenno. HABITAT. Contorni di Pavia..... Rota-Gibelli. BI e Vesuvio (Vulture). .... . Tenore. Sardegna (Nuoro, Orosei). IMoris. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Portogallo, Spagna, Francia (centro e sud), Corsica, Sardegna, Istria, Dalmazia, Serbia, Croazia, Banato, Ungheria, Transilvania, Costantinopoli, Russia (sud) Nymar. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 75 T. noricum Wiilf. Rom. Arch. VIII, p. 387. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 164, cum bibliogr. homon. — Boiss. FI. Or. II, p. 116. — Echbeh. fil. Icon. XXII, p. 62. — Ar- cangeli, Comp. Fl. Ital. p. 172. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 174. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. p. 158. — Sekltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 232. ; = T. praetutianum, Guss. PI. rar. p. 308. — Zen. Nap. V, p. 144 et in App. V ad FI. Neapol. p. 32. — Arcangeli, Comp. FI. It. p. 172. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 178. — (Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. p. 158. = T. prutetianum, Ser. in DC. Prodr. II, p. 202, n. 95. = T. pratense, var. (. villosissimum, Ten. Nap. IV in Syllabo p. 107 et in Sylloge p. 373, n. 19. = T. Ottonis, Sprun. Diagn. ser. I, p. 28, in FI. Or. p. 116 (?) Icones. — Sturm. Flora, IV, 16. — Relbch. fil. Icon. XXII, tab. 85 (quo ad 7. noricum). — Guss. PI. rar. Samnii ac Aprutii tab. 51 (quo ad 7. praetu- tianum). — Schltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, 2369. Icon nostra IV, fig. 1 et 2. Capitulis globosis, solitariis vel interdum geminis, basi foliolis abortu dimi- nutis, involucratis, floribus brevissime pedicellatis, ari conico-linenri, villosissimo, mutulis fulto, ‘insertis, inferioribus etiam squamis bracteiformibus mono-bidentatis evanidis praeditis; calycis fauce in fructu plica tenui epi- dermica praecineta; corolla alba vel luteo-albida, vel pallide rosea, calycem longe superante; ovario sub-stipitato, antice ciliato; legumine gradatim et laeviter apice incrassato, non operculato, sutura superiori dehiscente. % Iul. Variat: Caule caespitoso vel simplici, hirsuto, basi plus minusve lignoso et scapiforme, paucifolio; stipulis infimis tantum breviter vaginantibus, cacteris totis apertis, foliolis lanceolatis, vel ovato ellipticis villosis == var. praetutianum Nobis = T. praetutianum Guss. DESCRIZIONE. Radice perenne. Caule ramoso cespitoso dalla radice, con rami decumbenti, ascendenti, legnosi alla base e quivi vestiti dagli avanzi delle vecchie stipole, i fioriferi semplici, scapi- formi, cilindrici, striati, villosi di peli patenti-reflessi, folti, semplici, con una o due foglie (escluse le involucranti) rare volte tre nelle forme più evolute (7. noricum tipico). Foglie co’ picciuoli lunghi nelle radicali, decrescenti nelle cauline, nulli o quasi nelle involucranti, solcati, villosi — stipole nelle radicali oblungo-lineari, aperte, o le infime brevemente guainanti, membranacee, nervose, cigliate, le più vecchie gla- brate, transeunti gradatamente in code triangolari-acuminate, villose; nelle caulinari 74 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » un po’ più allargate, quasi ampullacee, nelle involucranti spesso colorate in violaceo — foglioline tutte e tre con brevissimo picciuoletto, ovato-elittiche o lanceolate, le inferiori ottuse, talora smarginate, le superiori più o meno acute, le involucranti di- minuite assai, lanceolate-acute, integre o appena sub-denticolate, cigliato-pelose sopra ambo le pagine, Peduncoli brevissimi o nulli. Capolini pseudo-terminali dei rami scapiformi, sub-rotondi, solitarii, talora ge- melli, involucrati dalle stipole allargate delle ultime due foglie e-senza picciuolo, colle foglioline rimpicciolite, lanceolate, acute — fiori più o meno fitti, con brevissimo pedicello, gli inferiori muniti di bratteole membranacee, minute mono-bidentate, fugaci, inseriti sopra mensolette sporgenti di un asse conico-lineare, villosissimo. Calice tuboloso-obtonico, villoso-sericeo di peli patenti, con 10 nervi, con un cercine villoso sulle fauci, che nel frutto diventa un poco calloso; con 5 denti ap- pena un tantino allargati alla base, lunghi quanto il tubo, l’inferiore alquanto più degli altri, cigliato-villosi. Corolla bianca nel tipo, giallo-pallida tinta di roseo-rosso sui lembi nella forma praetutianum, lunga da un terzo a due volte più del calice (denti compresi), colle unghie concrescenti a tubo col canal staminale; marcescente nel frutto — vessillo col lembo infurnibuliforme, ottuso, non auricolato alla base — ali semi-astate, ottuse, con auricola bollosa — carene a largo bistorì convesso, ottuse. Stami coi filamenti dilatati all’apice, colle antere ovato-elittiche. Ovario sub-stipitato-obovato, ciliato setolifero sul margine anteriore (1); stilo lungo allargato fusiforme appena oltre la metà, cristato, uncinato, stimmatifero al- l’apice, e quivi solcato sul margine inferiore. Frutto induviato dal calice poco accrescente, membranaceo, villoso, colle due epidermidi facilmente sfaldabili, colle fauci più o meno ingrossate da un orlo pilifero, calloso, ma sempre aperte, colla corolla marcescente in posto — il legume, breve- mente stipitato, membranaceo, deiscente sulla sutura ventrale, è gradatamente inspes- sito anteriormente, ma manca affatto di opercolo definito; un seme unico, reniforme, liscio, color di foglia morta. VARIETÀ, AFFINITÀ, LETTERATURA E CRITICA. Ci siamo decisi a riunire le due specie, tenute fin qui sempre distinte, di 7. noricum e di 7°. praetutianum, perchè convinti dall’evidenza delle analisi ripetute e comparative delle due forme. Per differenziare le quali si potrebbe addurre il mag- gior sviluppo che il 7. moricum tipico assume nelle Alpi native, in confronto cogli individui indigeni delle brulle montagne dell'Abbruzzo. Si potrebbe anche ammettere che le foglie del 7. noricum in genere tendono a diventare ovato-lanceolate acute, mentre quelle del 7. praetutianum sono per lo più ovato-elittiche ottuse. E final- mente le corolle del 7. noricum sono bianco-giallastre, mentre quelle del 7. prae- (1) Le ciglia sono evidenti nei fiori giovani; dopo l’antesi con facilità si rompono e non sono bene riconoscibili. r DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 75 tutianum sono giallastre screziate di rosso-roseo sui lembi. Ma quando si tenga conto della pochissima stabilità di questi caratteri in tutti i trifogli in genere, nessuno vorrà smembrare queste due forme che, malgrado le stazioni geograficamente assai diverse, sono appena distinguibili. Fa anzi meraviglia, come nessuno degli Autori sistematici i più celebrati ne abbia riconosciuta la quasi identità. Il 7. Ottonis Sprunn. (in Bo:ssier, Diagn. plant. orient. nov. ser. I, 2, p. 28) ha i caratteri fiorali concordanti esattamente con quelli del 7. praetutianum ; l’ovario per altro non sarebbe irsuto (1). Ma abbiamo già fatto avvertire come questo carattere non si rilevi sempre anche nelle nostre forme. I caratteri vegetativi paiono invece abbastanza diversi. Il 7. Ottonis si può dire acaule, perchè i rami fioriferi ‘sono brevissimi, le foglioline sempre estremamente piccole, arrotondate all’apice. Lo Sprunner fa avvertire che questa specie dev'essere collocata vicino al 7. moricum. Il Janka poi (Trif. Lot. p. 158) non esita punto a farne un sinonimo del 7. prae- tutianum. Il 7. noricum è pianta alpina orientale, crescente sopra le vette del Tirolo, Carinzia, Dalmazia, Montenegro, Albania, Bosnia, Macedonia: il 7. Ottonis è proprio dell’Etolia (monte Velugo), area in continuazione colle precedenti. Sarebbe certo interessante poter studiare tutte le diverse forme di queste tre specie in tutte le rispettive località di vegetazione, per verificare fino a qual punto si possano ricono- scere le forme di colleganza e di transizione. Il 7. noricum, quale noi l'abbiamo descritto, potrebbe confondersi col 7. pra- .tense, var. nivale Nobis. Ma il primo ha le bratteole squamose sotto i fiori inferiori del capolino, l’ovario pilifero, il legume non opercolato e i denti del calice sub-eguali al tubo; il secondo manca di bratteole, di peli sull’ovario, possiede l’opercolo sul legume ed ha i denti del calice più lunghi del tubo. Il Koch è l’unico autore che fa avvertire la presenza di un anello calloso sulle fauci del calice fruttifero del 7. noricum tipico. Il Bertoloni non sospetta neppure dell'identità di questo col 7. praetutianum. N Janka (Trif. Lot. p. 158) non li distingue che dal colore dei fiori. Il Gussone deve aver specificato il suo 7. praetutianum qualche anno innanzi dacchè Egli lo pubblicasse nelle Plantae rariores Sammi ac Aprutii, ecc. (Napoli 1826), poichè il Savi ne dà una descrizione, un po’ inesatta, nel Botanicon Etru- scum, vol. IV, p. 16 in nota (Pisa 1825). Il Gussone fa rilevare (Plant. rar. Samnii et Aprutii, p. 38) l’inesatta denominazione di prufetianum data dal Seringe, e precisa la località di Monte Costone invece di Cortone dello stesso Autore. La tavola LI rappresenta bene il complesso della pianta e il suo portamento. Il Seringe (in DC. Prodr. II, p. 202, n. 95, 1825) lo qualifica sotto il nome di 7. prutetianum con questi caratteri: stipulis angustis . . . longe setosis . . . tubo calycis lineato .!. . dentibus inequalibus, che riteniamo affatto inadeguati. Tenore nella SyUoge Fl. Neap. p. 374, dice d'avere (nell'Append. V, p. 24 al Prodr. Fl. Neap.) accettato come specie distinta il 7. praetutianum; ma che ulte- riori osservazioni sopra materiali nuovi, confrontati con altri fornitigli da Gussone (1) V. nota pagina precedente, 76 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » stesso, lo persuadevano trattarsi di una varietà di 7. pratense principalmente della; var. villosissima di Haller e di Villars, e diversificare dal tipo soltanto per le sti- pole sempre villose, i capolini più radi (lazzoribus). Poi (nell’Append. V ad Sy2logem p- 32) ritorna ad ammettere il 7. praetutianum come autonomo. Evidentemente se avesse ricercato l’opercolo del legume nel 7. pratense e nel 7. praetutianum, non avrebbe esitato tanto a distinguere le due specie con sicurezza. Il Rehbch. fil. (Icon. XXII) ha dimenticato affatto il 7. praetutianum, tanto come specie che come sinonimo. i HABITAT. (Quo ad noricum). Prov. di Udine, somme Alpi. Prati di Corofoli e Boscada (suolo calcareo) Huter- Porta. Monti di Sutrio (Tolmezzo) ....... Moretti in Bertoloni, Fl. Ital. VIII, p. 164. (Quo ad praetutianum). Abbruzzo: Mte Intermesole (Gran Mte Majella (2500") . . Levier. SASSO) PIT 000 Gussone. Di ANTERO Dig dis od Groves. » Corno — Arapietra >» Corno (Gran Sasso) Gussone. (Gran Sasso) . . Tenore. PARCOSCOn CR RR Id. Malara Id. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie, compreso il 7. Ottonis, è propria delle alte Alpi orientali (Stiria, Carinzia, Carniola); si trova nella Dalmazia, Montenegro, Albania, Bosnia, Macedonia e Grecia; in Italia nell’alto Abbruzzo. StIrPs VII. LAPPACEA. Calycis tubus 20-nervius intus glaber, extus villosus; fauce annulo sub-calloso villoso obducta, sed pervia, ore sub-orbiculari; dentibus sub-aequalibus tubum aequautibus vel supe- rantibus, e basi lata, crasse 4-5 nervi, vel angusta et uninervi triangulo-subulatis, setuliferis, senescendo glabrescentibus, in fruetu divaricatis non reflexis. — Corolla persistens, dentibus calycinis sub-aequilonga, ungue tubo staminum connata, limbum subaequante. — An- therae ovatae. — Stylus non geniculatus, apicem versus gradatim incrassatus. — Legumen antice operculo scutuliformi praeditum. — Pili totius plantae non denticulati, basi, presertim in calyce, tubercolati. Huius stirpis: T. lappaceum L. — T. hirtum All — T. Cherleri L. — T. congestum Guss. — T. Barbeyi Gibelli et Belli. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 77 T. lappaceum L. Sp. pl. p. 1082. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 140, cum bibliogr. homon. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 164. — Boiss. Fl. Or. II, p. 119. — Willkomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 367. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 173. — Kchbch. fil. Icon. XXII, p. 64. — Nyman, Consp. FI. Europ. p. 174. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 141. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 712. — Janka, Trif. Lot. p. 159. — Sehlehtdl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 227. — Camus, Cat. PI. Fr. p. 64. T. nervosum, Pres!. Sic. 1, p. XX et Symb. bot. 1, p. 49. — Guss. FI. Sic, prodr. II, p. 581. Icones. — Sibth. et Sm. FI. Gr. tab. 746. — Moris, FI. Sard. tab. 62, fig. 1. — Rehbch. fil. Icon. XXII, tab. 91. — Sehtndl. etc. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII, tab. 2366. — Cusîn, Herb. Fr. tab. 1096. Icon nostra V, fig. 5. Caule elongato erecto vel caespitoso-adscendente glabro; capitulis glo- bosis, solitariis, basi nudis, dipsaciformibus; floribus, in fructu, ari foveolato glabro, pedicello brevissimo calliforme tenacissime insertis; calycis tubo catus plerumque glabro, dentibus e latissima basi coriacea, triangulari, 5-nervi, nervis crassissimis, abrupte clongato-subulatis, subulis penicillato-villosis ; stipulis saepe violaceo-coloratis; foliolis parce pubescentibus. © Mai. Iun. DESCRIZIONE. Radice annua, tenue, semplice o ramosa fibrillosa lateralmente (Bertol.). Caule semplice, nano, o più spesso ramoso dalla base, allungato, con rami decumbenti-ascendenti, alterni, sub-patenti, per lo più glabri almeno inferiormente. Foglie picciolate; picciuoli lunghi in basso, accorciati man mano superiormente, deficienti o quasi nelle supreme, irto-pelosi, scanalati di sopra — stipole inferiori lineari-lanceolate con code acuminate più brevi di esse, glabrescenti invecchiando: le superiori man mano più brevi e gradatamente lanceolate, aperte, membranacee, lun- gamente cigliate all'apice ed ai margini con nervature prominenti violaceo-pallide — foglioline variabilissime di forma: le inferiori più piccole cuneato-sub-rombee, obo- vate, oblunghe, obcordate, ed anche oblungo-lanceolate; arrotondate, troncate, smar- ginate ed anche acute all'apice, denticolate anteriormente, pelose su ambo le pagine, per peli appressati, più verdi sopra che sotto, con brevissimo pedicello o sessili. Peduncoli brevissimi o nulli prima dell’antesi, allungati più o meno di poi, sub-glabri o con rade sètole. Capolini pseudo-terminali dei rami, involucrati dapprima per lo più da due foglioline, di poi nudi e pedunculati, solitari, sub-rotondo-elittici — fiori fitti, for- temente impiantati sull’asse conico, glabro, con rudimento di pedicello. Calice tuboloso-ob-conico (campanulato in frutto), glabro esternamente, per eccezione irsuto, con anello di peli setolosi sulle fauci, con 20 nervi e cinque denti 78 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » a base larga, triangolare, quinquenerve, bruscamente subulati, più lunghi del tubo, duri, quasi spinescenti, sub-eguali fra loro ed alla corolla, cigliato-setoliferi, con setole patenti, bulbose alla base. Corolla bianco-rosea marcescente in frutto, concrescente col canal staminale — vessillo infurnibuliforme, troncato-denticolato all’apice — ali semi-astato-ovate, auri- colate, più brevi del vessillo — carene a bistorì convesso senza auricula. Stami dilatato-apiculati all'apice — antere cordato-ovate. Ovario sessile, obovato, con stilo lungo, allargato, fusiforme nel terzo anteriore, stimma uncinato: ovoli uno, due. Frutto induviato dal calice fatto cartilagineo ed un po’ accresciuto, campanu- lato, colle nervature prominenti, costoliformi, coi denti divaricati; fauci chiuse dal fitto cercine di peli posti orizzontalmente; corolla marcescente, pedicello ingrossato a guisa di tubercoletto liscio, sub-rotondo, calliforme. Legume obovato membranaceo nella metà, munito di opercolo scutuliforme an- teriormente — seme unico sub-rotondo, ovoide, fulvo. LETTERATURA E CRITICA. Questa specie all’infuori della diversità di ramificazione, scarsa, lussureggiante, divaricata, appressata, diffusa ecc., come pure della differente consistenza del caule, legnoso, erbaceo, fistoloso, midolloso ecc., non offre varietà. Un solo saggio visto da noi nell’Erbario Fiorentino (Z'ebou?, Livorno) presentava stipole enormi, le inferiori sub-ovate, oblunghe, con code triangolari allungate ; le superiori ovate ed acuminate. Ma con un solo esemplare non potemmo farci criterio alcuno del valore di tali caratteri. Il 7. Zappaceum nei luoghi aridi, o vicini al mare, o sabbiosi, tende a diventar legnoso, e si impoverisce di foglie. Grenier et Godron (Fl. de Fr. I,.p. 409), Willkomm et Lange (1. c.) dicono bivalve il legume del 7. lappaceum; ciò che in stretto senso non si potrebbe am- mettere, inquantochè la deiscenza si faccia soprattutto pel distacco dell’opercolo dal resto del legume. HABITAT. Parma (colli Tubina) .. Passerini. LIVORNO} 50-00 A Reboul. Venezia (colli Benacensi). Huter, Porta, Siena (prati della Co- Rigo. TORGINA) PRI Caruel. Pisa (Castagnola). .... Beccari. Maremma Toscana.... Parlatore. Pisa (0colti) SRI Savi; Gian- SH URemMo RL Panizzi. nini. NIZZA RO EE i IMI VOLDO I Savi. Lago del Fusaro..... Kuntze. Diano Cervo (Liguria). Aicca. Reggio Calabria. ..... Firenze (Certosa)..... Bucci, Re- Roma (monte Mario).. Barbieri. boul. TA DIANO ENI I Cesati. Fiesole (bosco della . Maceratarti Rei Narducci. Decca ee Bucci. Bastia (Corsica). ..... Mabille. Pratolino (Toscana)... Parlatore. Ajaccio (Corsica) ..... Requien. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 79 Sardegna: tri dla Moris. iis Messiae fis siii Sequenza. Palermo:n: lio tile Todaro, Par- Scoglietti n. vt Ajuti. latore. Comisonziazcaniia car Id. RIeuzza te tO e . «+ Huet du Pav. sub 7. hirto. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Portogallo, Spagna, Francia, Liguria, Italia media, merid. litorale, Croazia, Dal- mazia, Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Crimea (Nyman). T. hirtum All. Bertol. Fl. It. VIII, p. 238, cum bibliographia homon. — Caruel, Prod, FI. Tosc. p. 164. — Boiss. Fl. Or. II, p. 119. — Willkomm et Lange, Prod. FI. Hisp. III, p. 368. — Nyman, Consp. FI. Eur. p. 174. — Rehbch. fil. Icon. XXII, p. 65. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 172. — Ces. Pas. Gib. Comp. FI. Ital. p. 712. — Janka, Trif. Lot. p. 158. — Camus, Cat. Pl. Fr. p. 64. T. hispidum, Desf. Fl. Atl. II, p. 200. T. hirsutum fì, Zen. Nap. 5, p. 142, excl. syn. T. oxypetasum, Heldr. Sart. exs. Orph. 320 (v. s. comm. a cl. Heldr.). Icones. — Desf. Fl. Atl. tab. 209, fig. 1. — Rekbch. fil. Icon. XXII, tab. 96, fig. 1. — Cusin, Herb. Er. tab. 1085. Icon nostra IV, fig. 3. Capitulis fructiferis sphaerico-cylindraceis; floribus et fruetibus facile deciduis, axin elongatum sulcatum, secus costulas villosum, pate- facentibus; calycis totius dentibus e basi angusta elongato-subulatis; corolla rubente, verillo plerumque acuto vel acuminato; ramis lateralibus elon- gatis persepe floriferis; stipularum caudis abrupte elongato-subulatis. O Mai. Iun. DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme, semplice o ramosa, fibrillosa lateralmente (Bertol. l. c.). Caule semplice ed anche cespitoso per svolgimento di rami radicali, scarsamente alla lor volta ramificati, eretti, ascendenti, cilindrici, striati, midollosi (altezza media da 15-40 centim.), irti di villi patenti, biancastri, glabrescenti in vecchiaia. Foglie con picciuoli lunghi in basso, decrescenti in alto, brevissimi nelle su- preme, scanalati, pelosî — stipole oblungo-lineari, guainanti per un quarto circa (quando non portino rami ascellari, nel qual caso sono lacerate), villoso-cigliate di peli lunghi, bulbosi, intermisti ad altri non bulbosi, brevissimi e in maggior numero; nervose, colle code triangolari subulate, irte di lunghe ciglia bulbose, le supreme in- volucranti ovato-sub-rotonde, bruscamente terminate in coda lineare subulata, l'estrema ridotta a una semplice squama membranacea, ovata, afilla, nascosta interamente dalla 411 Geecu e Betti, 80 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » sottostante le foglioline abbastanza costanti nella forma, sessili, obovato-cuneate , troncate o lievemente smarginate, denticolate verso l’apice, cigliato-pelose sopra ambe le pagine, coi nervi elegantemente dicotomizzati verso i margini. Peduncoli nulli. Capolini solitarii, sub-rotondi, pseudo-terminali dell’asse e dei rami radicali, involucrati dalle stipole delle ultime due o tre foglie. (La più interna o superiore è ridotta ad una squama ovato-acuta afilla, ed è affatto nascosta dalle stipole ovato- acute, mucronate, della foglia immediatamente sottostante, munita di brevissimo pic- ciolo e delle tre foglioline ; tra queste e la terza foglia intercede un breve inter- nodio) = fiori sessili, fitti, sopra un asse abbastanza lungo, con costoline rilevate, irsute di peli rigidi biancastri, e scavato di fossettine, d’onde si staccano con facilità massime nel frutto. Calice obconico, irsutissimo di peli fulvi, setolosi, tubercolati alla base con venti e più nervature, coll’orlo delle fauci irsutissimo; denti cinque egualmente lunghi e più del tubo, lineari subulati, cigliati di villi bulbosi, biancastri. Corolla purpurea, sporgente dai denti del calice; poi nel frutto avvizzita e fi- nalmente caduca = vessillo col lembo sub-lanceolato-lineare, sub-acuto, allargato alla base — ali più brevi del vessillo, semi-astate, con auricola ben evoluta, acute — carene sub-eguali alle ali, col lembo a bistori convesso, acuto, senza orecchietta. Gli stami hanno i filamenti allargati all’apice, inseriti mediante un apicolo nelle antere ovato-elittiche (1). Ovario elittico, sub-stipitato, con due ovoli = lo stilo è lungo, allargato-fusi- forme oltre il mezzo, uncinato, stimmatifero all’apice. Il frutto è induviato dal calice ingrandito, irsutissimo di peli biancastri, che formano un folto cingolo intorno alle fauci, non callose; l’epidermide interna divisa interamente dalla esterna; la corolla raggrinzata contro i denti calicinali cade assai tardi — il legume è membranaceo, deiscente sulla sutura ventrale, leggermente in- spessito anteriormente in un opercolo cartaceo mal definito, con tracce di stilo re siduo — seme unico sub-rotondo, liscio (nel 7. diffusum è più piccolo assai e mi- nutamente punteggiato) con ilo evidente. LETTERATURA E CRITICA. Allioni nel suo Auctarium ad Flor. Pedem. (1789, p. 20) ci dà una descri- zione non molto chiara di questa specie. Forse perciò appunto il Desfontaines nella sua Flora Atlantica (1798-1800) non ha creduto di tener conto della specie già designata dal botanico piemontese. (1) 1 signori Willkomm et Lange (Prodr. FI. Hisp. III, p. 363) nella Clavis dichot. spec. asse- gnano ai 7. ochroleucum, boeticum, hirtum il carattere seguente: media styli pars tubo slamineo ad- nata. Noi non intendiamo bene il significato di questo aggettivo adnata. Abbiamo analizzato lo stilo e il tubo staminale nei loro reciproci rapporti nei 7°. hirtum e ochroleucum, in diversi stadii di svi- luppo, e abbiamo trovato lo stilo sempre perfettamente libero entro la daccia staminale. È bensì vero che il canale staminale già nei primordi, e poi a poco a poco nell’allungamento successivo, si restringe in tutto il terzo inferiore a ridosso dello stilo assottigliato, sicchè questo vi appare come strettamente inguainato. Ma perciò soltanto non ci pare che si possa dire la porzione mediana dello stilo adnota al tubo stamineo, parola che ha significato ben diverso. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 81 Ma noi dall'ispezione degli esemplari deposti nell’Erbario Allioniano siamo ben as- sicurati che Allioni aveva precisamente distinta e stabilita pel primo questa specie, che deve conservare la denominazione da lui data. Moris (Fl. Sard. I, p. 450) fa rilevare eccellenti caratteri differenziali fra T. hirtum e diffusum, ma quello del Zegume dispermo in questo e monospermo in quello non è scevro di eccezioni. Seringe (DC. Prodr. II, pag. 196) scrive: « laciniis calycinis longissimis co- rollam subaequantibus »; carattere proprio dei fiori giovani, avvegnacchè nei fiori dopo l’antèsi o in frutto la corolla oltrepassi di molto i denti del calice. A proposito della var. pictum Roth, il Bertoloni 1. c. assicura che codesta pianta fatta da molti autori sinonimo del 7. hirtum non può essere identificata con esso; che in Italia non cresce, e ciò dietro esame di saggi speditigli dal Savi. — Se dobbiamo prestar fede ad esemplari di 7. pictum Roth. contenuti nell’Erbario Colla e provenienti dal Ba/bis, convien dire che il 7. pictum non può staccarsi in verun modo dal 7. Rirtum. — Le denticulature delle foglioline ci sono sembrate eguali; quanto al colore rossastro delle foglioline , incostante anche in altre specie, non ci parve carattere tale da essere tenuto in conto. — Abbiamo coltivato alcuni saggi di 7. pictum provenienti da altri Orti Botanici (Lyon, Madrid); la macchia rossigna o sanguigna è irregolarmente sagittata, più spesso senza figura definita; le code della saetta si prolungano obliquamente fino ai margini laterali della fogliolina. In alcune la macchia è distintissima, in altre appena accentuata, in altre ancora manca affatto. Sotto la macchia, quando esiste, si osserva quasi sempre una zona irregolare biancastra. Anche le stipole, massime quelle che involucrano il capo- lino, presentano spesso la colorazione sopra citata. Le code nel 7. pictum paion essere un tantino più lunghe che nel 7. hirtum; ma del resto la forma, la pube- scenza, i rapporti metrici assoluti e relativi degli organi vegetativi (i fiorali sono identici) sono talmente prossimi a quelli del 7. ”irtum che non è possibile dis— giungerlo. Boissier (Fl. Or. II, pag. 119) è pure di questo avviso. Il 7. hispidum Desf. vien ammesso generalmente come altro sinonimo del T. hirtum. Vedi a questo proposito la nota del Bertoloni in calce alla descrizione del 7. hirtum AI. Reichenbach fil. (Ic. XXII, pag. 65) fa pure sinonimi 7. pictum e T. hirtum. HABITAT. Monferrato. ......... Allioni. CHE rosi AA ono AG Tenore. Liguria occidentale, tra Reggio (Calabria). .... Macchiati. Cogoleto e Varazze. . Piccone. RODMIBM AN Armitage. Sestri ponente ....... ' De Notaris. (Cat. nuovo Giorn. Bot. Ital. XVI, 1884). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Spagna merid. centr. orient., Francia merid., Italia, Grecia, Beozia, Macedonia, Serbia, Crimea (Nyman). 82 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » SussPEcIES UNICA. — T. Cherleri L. Sp. pl. p. 1081. — Bertol. Fl. Ital. p. 137 cum bibliogr. homon. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 164. — Bo:ss. Fl. Or. II, p. 119. — Willkomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 368. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 174. — Arcangela, Comp. Fl. It. p. 174. — Rchbch. fil. Icon. XXII, p. 64. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 143. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 712. — Janka, Trif. Lot. p. 158. — SehUtndl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 247. — Camus, Cat. PI. Fr. p. 64. = T. phlebocalyx, Fenzl. Tchich. As. min. 1-28 (ex Echbceh. 1. c.). Icones. — /Sibth. et Sm. Fl. Graec. p. 745. — Moris, FI. Sard. tab. 61. — Rchbch. fil. Icon. tab. 91. — Cusin, Herb. Fr. 1087. — Schltndl. etc. Hallier, Icon nostra IV, fig. 4. Capitulis haemisphaericis, vel in fructu tantum globosis; floribus axiî brevissimo, glabro, tenaciter adhaerentibus; calycis totius extus villo- sissimi dentibus e basi angusta, uminervi, subulatis; corolla albicante, ve- xillo plerumque obtuso; ramis fere ommibus radicalibus, lateralibus sub- nullis et brevissimis, fere nunquam floriferis; stipularum caudis, basi triangularibus, gradatim in apicem acuminatum transeuntibus. © Mai. Tun. DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, semplice o ramosa, sottile, lateralmente fibrillare. Caule cespitoso-ramoso dalla base, non molto alto, prostrato, ascendente ed anche eretto, con rami di ordine inferiore scarsi, cilindrico, striato, sodo, villoso, per peli biancastri, patenti, glabrescenti in vecchiaia. Foglie picciuolate : picciuoli lunghi in basso, decrescenti in alto, sub-nulli nelle involucranti, villosi, scanalati superiormente = stipole inferiori lineari-oblunghe, man mano le superiori ovato-oblunghe, brevemente guainanti, membranacee, nervose, glabre al centro, villose sui margini e sulle code triangulo-subulate: due o tre involucranti il capolino: la suprema afilla (1) triangolare-arrotondata con punta breve, villosa, nervosa con nervature colorate, ramificate al margine; la sottostante con tre foglio- line, sub-orbicolare, villosissima; la terza quando esiste assume già la forma delle altre, tanto più se è alquanto discosta — foglioline sessili, cuneato-obcordate, obovate, pelose su ambe le pagine ed ai margini, anteriormente denticulate. Peduncoli nulli. Capolini facilmente decidui dal ramo che li porta, sub-globosi, solitarii, invo- lucrati da un'ultima stipola triangolare-arrotondata e da due (o talvolta una) stipole susseguenti = fiori fitti sessili, tenacemente adesi all’asse brevissimo, glabro, dal quale non sì possono staccare che con sforzo notevole. (1) Questa stipola deriva dalla fusione delle due dell’ultima foglia. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 83 Calice obconico, villosissimo per peli biancastri lunghi mascheranti i 20 e 25 nervi del tubo, con cinque denti uguali un po’ larghi alla base e quivi uni-binervi, lesiniformi, più lunghi del tubo, setoliferi, con cercine di folti villi sulle fauci, ma senza callosità (1). Corolla bianco-sporca, persistente nel frutto sub-eguale al calice (denti com- presi), concrescente col tubo staminale — vessillo infurnibuliforme, ottuso, arrotondato, denticulato all’apice — ali semi-ovato astate, più brevi del vessillo, più lunghe delle carene a bistori convesso, acute. Stami coi filamenti allargati all’apice, massime il mediano —— antere ovato-apicolate. Ovario sessile obovato con un solo ovolo — stilo sottile dapprima, ingrossato poi gradatamente fino allo stimma uncinato. Frutto induviato dal calice campanulato sub-prismatico, cartilagineo, villosissimo sul tubo e sulle fauci aperte, e dalla corolla marcescente — legume ovoideo-ellittico, membranaceo, con opercolo cartilagineo che si insinua nell’apertura del calice, dei- scente — seme unico, liscio, fulvo-pallido. LETTERATURA E CRITICA. Persoon e Savi scrivono del 7. Cherleri : « foliola integerrima », ma più spesso le foglioline sono più o meno chiaramente denticolate, massime all’apice. Savi osserva con ragione che il capolino è involucrato da due sole stipole che lo avvicinano strettamente e che solo per eccezione la terza foglia colla stipola le accompagna. Trovasi nell’Erbario di Colla un esemplaretto meschino raccolto dal sig. Perret lungo la Dora, che porta il nome di 7. spicatum. Il Colla (Herb. ped. II, p. 128) fa notare che questo esemplare non rappresenta certamente il 7. spicatum Sibth et Sm. del Prodromo di Decandolle (II, p. 190) e pensa che possa essere una buona varietà del 7. Cherleri. Abbiamo studiato con cura l'esemplare, che è per verità molto giovane e stremenzito, e perciò appunto il Colla fu tratto in inganno: desso appartiene senza discussione al 7. incarnatum L. Willkomm et Lange (Prodr. Fl. Hisp. INI, p. 368) dicono che il dente inferiore del calice è più lungo degli altri, ciò che noi non abbiamo osservato, almeno in modo sensibile. Questi autori citano con sicurezza (!) la figura di Desfontaines nella Flora Atlantica, Tav. 209, 2. Veramente questa figura, secondo la designazione di Desfontaines, rappresenta il 7. sphaerocephalon Desfontaines (FI. Atlant. Il, p. 201), e a vero dire si attaglia più alla designazione di quest’ultimo che non a quella del T. Cherleri. Infatti ha i denti del calice molto più lunghi della corolla (che nel T. Cherleri sono semplicemente eguali) e non lascia scorgere le stipole involueranti, così caratteristiche del 7. Cherleri. — Ma d’altra parte il Desfontaines stesso , mentre vuol distinguere le due specie di 7. Cherleri L. e di 7. sphaerocephalon suo, cita in appoggio, come rappresentante di amendue le specie, la figura 859 di Bar- relier, che senza alcun dubbio corrisponde al vero 7. Cherleri. (4) Il Celakowsky nel suo lavoro sui Trifogli (Oesterr. Bot. Zeitg. 1874, p. 78) dice in nota che il T. Cherleri ha i nervi del calice interposti fra i dentali ed i commissurali ramificati in alto, dove quindi i nervi possono apparire anche più di 40. 84 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Non sapremmo come risolvere questo dubbio, dacchè non abbiamo potuto pro- curarci esemplari autentici di 7. sphaerocephalon Desfontaines. Tl Seringe (in DC. Prodr. II, p. 196) cita il 7. sphaerocephalon trascrivendo pressa poco la frase di Desfontaines, ma senza accennare di aver veduti gli esem- plari; e poi esclude il sinonimo della figura di Barrelier. Pare d’altra parte che questo 7. sphaerocephalon Desfontaines abbia intrigato parecchi fitografi ; perchè, come vedemmo, a proposito del 7. gemellum Pourr. (V. critica del 7. phlacoides), il Cosson stesso ed il Ball hanno distribuito esem- plari appunto di 7. gemellum Pourr. col nome di 7. sphaerocephalon Desfontaines. Per ultimo noi abbiamo osservato nell’Erbario Webbiano conservato a Firenze un saggio di 7. sphaerocephalum (ex herb. Gustavi Còqueret de Montbret) accom- pagnato nella teca stessa dalla fig. 2, tab. 209 di Desfontaines, staccata dalla Flora Atlantica. — Ebbene, questo saggio è senza discussione un 7. Cherleri L.! HABITAT. Porto Maurizio ...... Berti. Agro Napoletano ..... Heldreich. Savonanz ti Belli e Gibelli. \ Todaro. Vado (Liguria occid.). . Belli. Sicilia: Palermo...... Parlatore. Sestri Ponente. ...... Ardissone. aaa ICH AMO CIO MAE Carrega. » Monreale..... Parlatore. NIZZA SR Bastoin. >» Messina...... Sequenza. TICULA Se DNrs. di (Eazanit 06008 Ajuti. Selva Pisana ed Agro » Scoglitti... ... Id. Pisano oe Cesati, Savi. » VIttO A Id. Monte Argentario. . ... Parlatore. » Linguaglossa .. Cesati. SICNA SENO A Gemmi. COLSICRRSRR TI Viviani. Monte Summano ..... Levier. Sardegna (Pula)...... Denzis. WI TENZO REA Sto Id. Caprera ASSE Gennari. IMM PrUREtIA RISSA Scaffai. Isola del Giglio. ..... Parlatore. Agro Romano ....... Rolli. SCIARE e Bolle. Apennino Piceno ..... Marzialetti. USticane Nn ee Calcara. Calabria Ulteriore I: Elba (Portoferraio, M!e Briatico e Comidoni. Levier. ADErO) RR Marcucci. Reggio Calabria. ..... Cesati. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Spagna, Portogallo, Francia, Liguria, Italia media, merid., isole, Istria, Dal- mazia, Montenegro, Albania, Grecia, Macedonia, Tracia, Creta, Rodi (Nyman). T. congestum Guss. Cat. pl. hort. reg. in Boccadif. 1821, p. 61 et 81, n. 17. — Plant. rar. p. 811. — FI. Sic. Prod. II, p. 489; Syn. II p. 325. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 120 cum bibliographia homonyma. — Bo:zss. Fl. Or. II, p. 142. — Nyman, DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 85 Consp. Fl. Europ. p. 179. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 173. — Lojacono, Mon. Trif. Sic. p. 142. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 715. — Janka, Trif. Lot. palo Icon nostra .VIII, fig. 1. Foliorum petiolis caulem ramosque lignosos, tortuoso con- tractos, glabros, longe superantibus, internodiis brevibus infimis a stipulis scariosis calceatis; capiîtulis sessilibus hemisphaericis, stipulis lato-membranaceis involucratis; calycis tubo extus tenuiter villoso, dentibus e basi lata triangulari quinquenervi, ore annulo pilorum densissimo fulto. Planta sicula. © Mai. lun. DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, breve, tenue, sub-nuda (Bertol.). Caule cespitoso, prostrato, tortuoso, striato, rigido, con internodii brevi coperti in gran parte da residui di vecchie stipole, glabro. Foglie coadunate sugli ultimi ramuscoli abbreviatissimi; picciuoli sempre più lunghi dei rami, scanalati, glabri o con pochi peli - stipole ovate, membranacee , nervose , ricoprenti gli internodii, ma non guainanti, colle code brevi, triangolari, acute od anche acuminate, glabre — foglioline tutte con brevissimo piccioletto, cu- neato-obovate-obcordate, villose sopra ambe le pagine per peli bulbosi, col margine anteriore minutamente denticulato. Peduncoli brevissimi o nulli. Capolini semisferici, ravvolti nelle stipole largamente ovato-acute delle due foglie supreme — fiori sessili pochi sopra asse abbreviatissimo. Calice tubuloso (campanulato in frutto), coriaceo, con venti nervi, irto di peli biancastri, colle fauci contornate da anello di peli fitti, con cinque denti a base larga trinerve, ingrossati sui margini, triangolari-lesiniformi, setoliferi nella metà superiore con setole bulbose alla base, subeguali fra loro, poco più lunghi del tubo e subeguali alla corolla. Corolla bianca subeguale al calice, marcescente in frutto, concrescente mediante l'unghia col canale staminale — vessillo oblungo, infurnibuliforme, smarginato all'apice — ali semi-astate, acute, coll’orecchietta prominente — carene a bistorì convesso, api- culate ma ottuse senza auricula. Stami coi filamenti allargati all’apice, alternativamente lunghi e brevi, api- colati — antere ovato-ellittiche = ovario ellittico obovato, sub-stipitato, uniovulato = stilo lunghissimo , allargato , fusiforme nella metà anteriore, uncinato all'apice stimmatifero. Frutto induviato dal calice un poco acerescente, coll’orlo delle fauci appena sensibilmente ingrossato ma non calloso, irto di peli lunghi, rigidi, fittissimi, a spaz- zola, che ne mascherano l’apertura senza chiuderla, sicchè il legame membranaceo vi appoggia l'estremità anteriore gradatamente ispessita in un opercolo un po’ cartila- gineo, semilunare, indeiscente. L’epidermide interna del calice si sfalda dall’esterna e dalle costole sclerenchimatose — corolla in posto marcescente — seme unico globoso- ovoideo, color mattone pallido. 86 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » LETTERATURA E CRITICA. Gussone (Prodr. Fl. Sic. II, p. 490) accenna in una nota in calce alla de- scrizione che Decandolle mette il 7. congestum prima fra i Trifoliastrum, poi fra le specie non satis notae. A tale proposito osserveremo che il 7°. congestum (Guss.) per la struttura del calice non può assolutamente stare fra i 7rifoliastrum ma bensì tra i Lagopus, e più precisamente vicino al 7. lappaceum L. ed al 7. Cherleri L. Bertoloni trova dieci nervi nel calice, che ne ha venti in realtà. Dice i capolini ascellari e terminali ; mentre, come sempre, sono pseudo-terminali dei rami. Lojacono (Mon. Trif. Sic., p. 142) accenna alla somiglianza di questa pianta col T. suffocatum L., il quale però appartiene alla sezione Micranthemum Pres. Boissier (1. c.) pone erroneamente il 7. congestum pure fra le Amorie accanto al 7. suffocatum. Altrettanto fa Nyman (1. c.). Il 7. congestum Link (confr. Boiss. Fl. Or. II, p. 135) è da riferirsi al 7. fra- giferum. Non esiste alcuna figura di questa specie. HABITAT. SIAMO Gussone. Calabria (9). ........ Tenore. Girgenti ai Maccalubbi Ajuti, Todaro. Pianta estremamente argillofila. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Sicilia, Napoletano (Peloponneso Sec. Link.) (1) (Nyman). T. Barbeyi Gibelli et Belli. Species non italica. — Habitat in cultis insulae Karpathos mari Aegei (inter Cretam et Rhodum). Legerunt Pichler 188, Forsitz-Maior 1886. (V. Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, vol. XXII, Aprile 1887). (4) Bossier, a pag. 143 della Fl. Or. vol. II, scrive a proposito della località data dal Link: « Investigandum annon Auctor forsan pro 7. congesto formam sparsim pilosulam praecedentis « non habuerit (7. suffocati). » DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 87 SECTIO II. INTERMEDIA no. Calycis faux callo bilabiato fere clausa, rimam linearem echibens; corolla persistens. StIRPS IX. FLEXUOSA Nob. Calycis tubus 40 nervius, glaber, aut tantum ad basin dentium pilosus, saepe rubro coloratus; dentibus quatuor tubo subaequalibus, brevioribus, longioribusve; quinto (inferiore) longiore, omnibus subulatis, ubiuerviis, in fructu plus minusve divaricatis, pilis patentibus villosis, aut glabris; fauce typice callo bilabiato, coriaceo, piloso aut glabrescente obstructa, in fructu rimam linearem eslibente. — Corolla persisteus, calyce duplo longior; vexilli limbo, basi cordato, ungue, tubo stamineo alte connato, longe breviore; alis carinam sub-aequantibus, vexillo sub-aequilongis. — Antherae ovatae. — Stylus linearis, non geniculatus, apicem versus incrassatus. — Legumen totum membranaceum exoperculatum. — Pili totius plantae basi plus minus grosse (uberculati. — Plantae polycarpicae. Huius stirpis: T. flexuosum Jacq. — T. patulum Boiss. — T. Heldrei- chianum Haussknecht. — T. Sarosiense Hazsl. T. flexuosum Jacq. Austr, III, p. 45. — AU. FI. Ped. I, p. 305. T. medium, Afzel. et Auct. non L. (V. nella letteratura e critica le ragioni della nomenclatura). — Bertol. Fl. Ital. VIII, p. 166, cum bibliographia homonyma, exclusa Linneana. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 159. — Do. Fl. v. Bad. III, p. 1140. — Ascherson, Fl. v. Brand. p. 144. — Bosss. FI. Or. II, p. 114. — Rehbeh. fil. Icon. XXII, p. 61. — Wi. et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 364. Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 172. - Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 173. — (Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. p. 159. — SeAlehtdl. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII, p. 228. — Gremli, Fl. Anal. Suisse, 5° éd. p. 161. — Camus, Cat. PI. Fr. p. 64 (excl. syn. Linneana auctorum omnium). T. alpestre, Po//., Palat. p. 335, non L. T. Pignantii, Fauch. et Chaub. Expl. Mor. p. 219. T. affine, Lejeun. (ex herb. DC. teste Seringe in DC. Prodr. II, p. 195). 12. GipeLLi e BELLI. 88 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Icones. — Engl. bot. III, 190. — FI. dan. 8, 1273. — Sv. bot. 460. — Sturm. Deutsch. Fl IV, b. 5. — Dtietr. FI. Bor. 10, 693. — Rehbeh. 1. c. tab. 84. — Cusin, Herb. PI. Fr. fig. 1088. — Sehltndl. etc. Hallier, 5° éd. FI. v. Deutsch. vol. XXIII, tab. 2367. Icon nostra V, fig. 2, 3, 3 bis, 4. Capitulis globosis, solitaràis vel raro geminis, breviter pedunculatis: petalis omnibus corollae aequilongis; foliolis integerrimis, margine ciliatis, subtus palli- dioribus ; stipularum caudis filiformibus; caule flexuoso, pilis adpressis pube- scente, saepe rhizomatoso. % Iun. Aug. Variat: Calycibus tubo extus sub-dentibus orbiculo piloso cinctis, callo bila- biato in fructu glaberrimo: stipulis lato-lanceolatis in caudas acuminatas sensim decrescentibus. Planta tota longiuscule pilosa = { Pignautii Nob. = 7. Pignantii. Fauché et Chaub. Expl. Mor. p. 219, tab. XXVIII, fig. 2. — In Dalmatia leg. Clementi, Grecia Heldreich. DESCRIZIONE. Radice perenne grossa, legnosa, fusiforme, con rami serpeggianti. Caule rizomatoso, più o meno allungato, flessuoso, a zig-zag, decumbente, as- surgente, ramoso dalla base, raramente semplice ed eretto, nano od elevato, cilindrico, finamente striato, irsuto di peli brevi, appressati —— foglie picciuolate; picciuoli delle inferiori lunghi, decrescenti verso l’alto, brevissimi (ma non nulli) nelle involucranti o supreme ; solcati, villosi — stipole assai lunghe, lineari, decrescenti in alto, non guainanti, nervose, cigliate, glabre o pubescenti, con code triangulo-allungate, fili- formi all’apice, acuminate, più brevi del lembo, villose, cigliate — foglioline subsessili, oblungo-lanceolato-ellittiche od ovate, integre, acute, ottuse od anche smarginate al- l’apice, le inferiori più piccole, cigliate ai margini e sulla faccia inferiore, glabre sulla superiore, con nervi poco elevati o solo verso il margine elegantemente ar- cuato-dicotomi. Peduncoli brevi o lunghetti (8 pedunculosum Ser. in DC.) o talvolta subnulli, irsuti, pseudo-terminali. Capolini solitarii, di rado gemini, sub-globosi od ovati — fiori tenacemente im- piantati sopra asse lineare conico, solcato, entro nicchie con orlo sporgente semicir- colare cigliato. Calice tuboloso-obconico, glabro o con qualche raro ciglio ; nervi dieci e qual- cuno supplementare in frutto; fauci con orliccio cigliato, in frutto calloso-bilabiato; denti cinque lesiniformi, quattro lunghi quanto il tubo o meno, l'inferiore più lungo, cigliato-setoliferi; denti e tubo spesso colorati in rosso. Corolla porporina persistente; unghia dei pezzi corollini e canale staminale sal- dati a tubo — vessillo con lembo breve, oblungo-cordato, arrotondato all’apice — ali semi-astate sub-falcato-ottusette, auricolate, lunghe poco meno del vessillo - carene a bistorì convesso, ottuse. Stami coi filamenti allargati all’apice; antere ovato-cordate acute. Ovario sessile obovato con due ovoli - stilo lungo, fusiforme nel mezzo, unci- nato, cristato, stimmatifero all’apice. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 89 Frutto induviato dal calice poco accrescente, colle fauci ingrossate dal callo bilabiato, irsuto, colla corolla persistente — legume membranaceo senza opercolo — seme unico glabro, fulvo. — Alla base del peduncoletto fiorale sì sviluppa una brat- teolina accompagnata da un ciuffo di peli. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Il 7. Pignantii, esaminato da noi sopra esemplari di Clementi e di Heldreich (Grecia), ci parve piuttosto una varietà che una sottospecie di 7°. fleruosum Jacq. Si differenzia per un cingoletto peloso esterno alle fauci del calice (che talvolta esiste anche nel tipo), pel callo glaberrimo a maturanza, per le stipole largamente lanceolate e con code decrescenti insensibilmente nel lembo. — Non esiste dunque una vera nota differenziale nei caratteri fiorali, ovvero una differenza assoluta nei vegetativi, che possano secondo le nostre vedute costituire una sottospecie. Questa varietà non cresce in Italia. Noi abbiamo adottata la denominazione di Jacquin, T. fleruosum, per evitare quant’era possibile le confusioni già numerose originate dall’ostinazione di voler con- servare la nomenclatura Linneana di 7. medium, anche quando questa è poco evi- dente e lascia luogo a molti dubbii. Il Richter (Cod. Bot. Linn., p. 744) in calce al 7. alpestre L. fa avvertire che Linneo del suo 7. medium accenna nella Faun. Suec., p. 588, « solum nomen » cui Egli manifestamente riferiva come sinonimo al 7. alpestre, dappoichè il vero T. medium degli Autori non sia comune in Svezia. — E d’altra parte le descrizioni Linneane del 7. alpestre non corrispondono per nulla al 7. medium degli Autori. Il 7. alpestre di Pollich (Palat., pag. 335) invece corrisponde al 7. flezuosum Jacq. e medium Auct. — La distinzione del 7. medium dal 7. alpestre L. dovrebbe essere attribuita all’Afzelus, che dà, secondo Bertoloni (Amoenit., pag. 178), del T. medium una descrizione evidente (Att. Soc. Linn., Lond. t. I, pag. 237). Tutti gli Autori dopo Pollich hanno conservato la nomenclatura di 7. medium L. e alpestre L., distinguendo le due specie non sulle frasi Linneane, ma su quelle degli Autori posteriori. Intorno alla possibile confusione del 7. flezuosum col 7. expansum W. K. già si disse nella critica al 7°. pratense L. — E del resto, ritenuto che il 7. ex- pansum non sia che una forma del 7. pratense, il dubbio non è più possibile, in quanto il 7. flexuosum Jacq. ha un legume senza opercolo, mentre il 7°. pratense ne è provveduto. — È molto probabile che il Jaequin descrivendo il 7. fleruosum abbia avuto sott'occhio quella forma rizomatosa che noi vedemmo col nome di 7. expar- sum negli erbarii Rostan, Gibelli, Cesati, Firenze, ecc., ecc., e che ci venne con nome identico comunicata dal dott. Xar:t: di Klausenburg. Anche la descrizione del 7. flexuosum data da Jacquin fa rilevare questo carattere. Le tavole 82 e 84 del Rehbceh. fil. Icones, rappresentano due forme di 7. /le- quosum Jacq.: la prima, come già si disse, porta la leggenda sbagliata: « 7. ex- pansum W. K. » 90 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Seringe (in DC. Prodr., v. II, pag: 195) ha una varietà f pedunculosum, che non può sussistere, in quanto il carattere su cui è fondata è comune a quasi tutti i saggi del 7. flexuosum tipico. HABITAT. Bardonnéche (Alpi Cozie) Berrino. Val St-Martin >» Rostan. Colle di Tenda (Alpi mar.) Parlatore. Appennino Casentino .. Parlatore. Monte Amiata....... Sommier. Mte Fortino a Luto... Marzialetti. Limone e Tenda » Reuter. Carpineto (monti Lepini) tolli. Bagni di Valdieri » “Parlatore. Monte S. Angelo (Cam- Collî Torinesi... Allioni- Belli. PAD) A I Terracciano. Colli Euganei. ....... Parlatore. Firenze (Camaldoli)... Arcangeli. Prior ae NI di Pirona. Prataglia (Appenn. Ca- Trentinosey e nd Ambrosi. Seritimo)i 200 ROSSI) Parlatore. Tabiano (Parma)..... Cesati. Monte Cimone (Appen- Confienza (Lomellina)... Id. nino Modenese) .... Id. Appennino Bolognese .. Bertoloni. Alpi di Carlino? (Ligu- Boscolungo Pistoiese. .. Partatore. ria Occid.).. .....- Ricca. Appennino Pistoiese ... Parlat. P. Savi. Monte dei Fiori. ..... Orsini. Monte Senario (Toscana) Bucci, Parlat. Monte Even?........ Rosellini. Vallombrosa » Ricasoli. A ESD CE Hildenbrand. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Scandinavia, Inghilterra, Olanda, Germania, Belgio, Francia, Spagna (nord, centro, est), Italia (nord). Manca in Sicilia e Sardegna e nelle isole; raro al sud-est e sud d’Italia. Abita colli e regioni montane ed anche alpine della Svizzera, Austria, Croazia, Montenegro, Serbia, Ungheria, Polonia, Transilvania, Macedonia, Tracia e Russia (Nyman). QUADRETTO DIFFERENZIALE FRA: T. fiexuosum Jacq. Caule sub-glabro (salvo nella var. 8) flessuoso od a zig-zag, raramente eretto, più di spesso decumbente-assurgente. Stipole supreme od involucranti poco pelose, talora glabrescenti. Capolini sub-sessili o con peduncolo lunghetto. Nervi del calice 10 czrea. Calice con tubo sub-glabro. Denti con rade ciglia, quattro sub-eguali od un po’ più brevi del tubo, l’inferiore più lungo. © T. alpestre L. Caule irsutissimo, glabro per ec- cezione in basso, eretto, non flessuoso. Stipole molto più lunghe, sempre irsute anche le involucranti. Capolini sempre sessili ed involu- crati. Nervi del calice 20 e più. Calice irsutissimo per peli bian- castri patenti. Denti con lunghe e fitte ciglia, quattro molto più brevi del tubo, l’inferiore più lungo. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 91 SussPecIes I (non italica), — T. Heldreichianum Haussk. N. Sp. Exsice. Heldrch. Iter. IV per Thessaliam 25 Iun. 1885. « Dentibus calycinis glabris, sinubus interdentalibus scariosis, tubo subcam- panulato extus pubescente. » In monte Pindo reg. inf. substrato schistoso. Agrapha (Dolopia Veterum) in Oropedio Neuropolis. Leg. Dr. Th. de Heldreich. Icon nostra V, fig. 3, 3 bis. Susspecies II (non italica), — T. patulum Tausch. Syll. Soc. Bot. Ratisb. II, p. 245. — Boiss. FI. Or. II, p. 114. — Rehbch. fil. Icon XXII, p. 62. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 173. — Janka, Trif. Lot. Europ. p. 158. T. medium, Griseb. Spic. I, p. 25, non L. nec Auct. plur. T. longestipulatum, Ebe/, Monten. p. 84, non Loisl. T. lupinaster, Sw. Prod. II, p. 95, non L. Icones. — Ebel l. c. tab. 4, fig. 2. — Rehbch. 1. c. tab. 81. « Stipulis linearibus elongatis, petiolis fere nullis semper longioribus. » DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Dalmazia, Etolia (Visiani, Pichler, Vrioni), Erzegovina, Bosnia, Montenegro, Macedonia, Laconia (Nyman). Susspecies III (non italica). — T. Sarosiense Hazsl. Eisz. Magy 76, fide Nezlreich Diagn. Ung. Slav. 35 (ex Rehbeh. Icon XXII, p. 64). — Janka, Trif. Lot. Europ. p. 159. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 173. Icones. — Echbeh. (1. c.) tab. 122. « A T. fiexuoso differt calyce vigintinervio, tubo calycis dentibusque villo- sioribus, staturaque maiori. » DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Ungheria (Janka comm.). OSSERVAZIONI. Il 7. Heldreichianum Haussk., specie nuova testè trovata dal Dr. Heldreich nel monte Pindo, è vicina per struttura fiorale al 7. /lezuosum, ma si differenzia sopratutto pei denti calicini affatto glabri, scariosi ai bordi e pel tubo esterna- mente pubescente e più campanulato, nonchè pel callo bilabiato, più robusto. Anche 92 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » le membra vegetative hanno un peculiare aspetto differente dal 7. flexuosum; il caule è più sottile, pieno, e le foglie più piccole, rotondeggianti. Il 7. patulum Tausch., molto meno distante dal 7. flexuosum pei caratteri fiorali di quello che nol sia il 7. Heldreichianum, si lascia differenziare subito per la mancanza del picciolo fogliare, che è ridotto alla sola stipola. Il 7. Sarosiense è notevole per ciò che, all'infuori del calice con venti nervi e della statura e dimensioni maggiori, si direbbe senz’altro un 7. flezuosum Jacq. IL Reichenbach (1. c.) riconobbe già questa curiosa affinità colle parole: « Omnino T. medium (T. fleruosum) calyci vigintinervio. » E nelle Obs. aggiunge: Vix operae praetium dicere, speciem in « naturali » serie iuata T. medium L. collocandam. Dalla descrizione appare però che gli esemplari a Lui comunicati dall’Autore mostras- sero calici esternamente glabri o quasi, mentre quelli da noi ricevuti dal Dott. Janka mostrano calici villosi di molto. È da notare per altro che anche nel 7. flexuosum si osservano variazioni nell’indumento esteriore del calice. StIRPS X. ALPESTRIA Nob. Calycis tubus 20-nervius, extus pilosus aut glaber; dentibus quatuor tubo brevio- ribus, quinto (inferiore) tubum superante, omnibus basi plus minusve evidenter trinerviis, subulatis, ciliato-pilosis, in fructu patestibus, vel inferiore reflexo; fauce typice callo bilabiato, coriaceo, piloso obstructa, in fructo rimam linearem exhibente. — Corolla persistens, calycis dentem inferiorem subaequans vel superans; vexilli limbo, cordato-triangulari, ungue, tubo- stamineo alte connato, longe breviore; alis carinisque sub-aequalibus vexilli longitudine. — Antherae ovatae. — Legumen totum membranaceum exoperculatum. — fili totius. plantae basi plus minus grosse tubercolati. — Plantae polycarpicae. Huios stirpis: T. rubens L. — T. alpestre L. T. alpestre L. Sp. pl. 1082. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 168, cum bibliogr. homonyma. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 160. — Do. FI. v. Bad. III, p. 1141. — Ascherson, Fl. v. Brand. p. 144. — Boiss. FI. Or. II, p. 113. — Relbch. fil. Icon. XXII, p. 64. — Wilik. et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 366. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 171. — Nym. Consp. FI. Europ. p. 173. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. p. 158. — Schltndl. etc. Hallier, FL. v. Deutsch. XXIII, p. 239. — Gremli, Fl. Anal. Suisse, 5° éd. p. 162. — Camus, Cat. PI. Fr. p. 64. Icones. — Fl. Dan. 4, 662. — Jacg. Observ. 64. — Jacq. FI. Austr. 5, 433. — Schk. Handb. 210. — Sturm, FI. 4, 15. — Schrank. Fl. Monac. 3, 255. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 93 — Bot. Mag. 54, 2779. — Echbeh. fil. 1. c. tab. 84. — Cusîin. Herb. Fr. 1084. — SchItndl. etc. Hallier. Fl. v. Deutsch. XXIII, tab. 2372. Icon nostra V, fig. 5. Capitulis globosis, sub-geminis, basi involucratis; calycibus villosis , dentibus in fructu e basi vix lata, 1-3 nervi, subulatis; foliolis non argute denticulatis, denticulis margini normali directione prominulis; tota planta villosa. % Iun. Aug. DESCRIZIONE. Radice perenne, fusiforme, grossa, fibrillosa. Caule cespitoso o semplice, decumbente , ascendente spesso, quasi stoloniforme ; rami di prim'ordine irsuto-villosi per peli biancastri più o meno patenti, eccezional- mente glabro, rami di second’ordine deficienti. Foglie inferiori picciuolate; picciuoli lunghi, man mano decrescenti nelle supe- riori, nulli nelle involucranti, solcati di sopra, villosi = stipole lunghissime le infe- riori, lineari, aperte, villose, nervose, irsutissime, con code più brevi a base larga e poi lesiniformi ; le superiori ovate, larghe, abbraccianti il capolino - foglioline con brevissimo picciuoletto, oblungo-lanceolate o lineari-lanceolate, acute, ottuse, smargi- nate, troncate o mucronulate, talora ovate, con nervature elegantemente biforcate, pettinate verso i margini, minutamente denticulate od ondulate, colle insenature po- chissimo rientranti fra un dente e l’altro e coi denti diritti (non ricurvi verso l’apice o la base della foglia), villose , cigliate per peli appressati sui margini e sulle due pagine e più sulla inferiore. Peduncoli nulli. Capolini pseudo-terminali, spesso gemini, involucrati dalle stipole delle due foglie supreme con foglioline diminute, ovati o sub-rotondi, vistosi = fiori fitti sessili sopra asse conico-lineare, alveolato, irsuto, senza brattee. Calice tuboloso, obconico, tutto villoso di peli biancastri, con 20-30 nervi; fauci con callo villoso-irsuto ; denti cinque, di cui quattro di solito sub-eguali fra loro e più brevi del tubo o sub-eguali ad esso, il quinto (inferiore) il doppio del tubo, villoso, setoliferi con peli bulbosi alla base, lineari, lesiniformi; tubo e denti spesso colorati in porporino. Corolla porporina sub-eguale od appena più lunga del dente inferiore del calice, talvolta anche il doppio, persistente = pezzi corollini concresciuti coll’unghia del canal staminale — vessillo a lembo breve ovato-cordiforme , ottusetto = ali semi-astate, auriculate, con ‘auricula biancastra — carene a bistorì convesso. Vessillo, ali e ca- rene egualmente lunghi. Stami col solo filamento mediano allargato all'apice = antere ovato-cordate. Ovario sessile ellittito con due ovoli = stilo allungato-fusiforme nella metà an- teriore, cristato, uncinato, stimmatifero. Frutto induviato dal calice ingrandito, un po’ coriaceo, colle fauci quasi chiuse da due grosse labbra callose, villose, aperte tanto da lasciar passare la corolla per- sistente, ravvolgente il legume membranaceo, senza opercolo, deiscente per rima su- periore, collo stilo persistente — seme unico, reniforme, liscio. 94 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Seringe (in DC Prodr. II, pag. 194) da di questa specie tre varietà: f dystachyum. y lanigerum. d rubellum. La prima non ci pare debba essere una varietà, poichè già il tipo stesso ha quasi costantemente capolini gemini; la seconda si capisce anche meno, avvegnachè normalmente il 7. alpestre abbia di solito gli organi vegetativi più o meno irsuti ; la terza, fondata sul colore roseo della corolla, è accettabile tutt'al più come variazione. Reichenbach (1. c.) attribuisce al calice di questa specie un « dente infimo, tubo calycino vix aequali », ma non sappiamo con quanta ragione; poichè la gene- ralità degli esemplari da noi esaminati mostrava il dente inferiore sempre più lungo del tubo calicinale e spesso il doppio. Boissier (1. c., pag. 114) ci dà pure due varietà } incanum e y brevifolium. La prima offre un carattere che è comune anche nel tipo; la seconda ci pare più interessante, ma nei saggi nostri, che paiono corrispondere alle note della Flora Orientalis, vedemmo che frammiste alle foglie ellittico oblunghe erano frequenti altre lineari-lanceolate. Reichenbach (Fl. exc., pag. 495) ci dà un’altra varietà {8 bicolor, distinta per avere carene rosee e probabilmente vessillo bianco, almeno così ci pare di dover in- terpretare l’espressione « corolla alba carina rosea. » Grenier et Godron (Fl. de Fr.) scrivono che la fauce del calice è aperta nel T. alpestre « ouvert à la gorge. » Questa è inesattezza grave, avvegnachè il calice massime fruttifero abbia un callo bilabiato nè più nè meno che il 7. rubens od il T. pannonicum. La corolla sta in posto probabilmente in grazia della mancanza dell’opercolo nel legume. HABITAT. Brescia (dintorni). .... Cerruti. Carpineto (mt Lepini). Rolli. Colli Torinesi ....... Delponte. Monte de’ Fiori. ..... Gemmi. Valdieri (bagni). ..... Parlatore. Casalborgone (Torino). . Belli. IENA o Bertero. Reaglie (colli Torinesi) . Belli-Defilippi Monte Bizza ........ Parlatore. Monti di Catria (prati Riva (Valsesia). ...... Carestia. delle Scalette)... .. Piccinini, sub COMO Cerruti. T. medio. Trentino (monti) ..... Ambrosi. IAC TREEDto nio n F.lli Perini. UEAEO (Gal) i coso Bracht. Monte de’ Fiori, ..... Orsini. Colli. Euganei... ..... Kellner. Castel Baradello (Como) Cesati. NEMOVE see so Barbieri. Monte Cenisio ....... Id. Monte Priore (Appen- Riva Valdobbia...... Carestia. nino Piceno)... .. Marzialetto. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 95 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Germania, Svizzera, Francia, Spagna (Ara- gona), Italia continentale, Austria, Dalmazia, Montenegro, Erzegovina, Croazia, Serbia, Bosnia, Ungheria, Polonia, Transilvania, Macedonia, Tracia, Russia media e meridio- nale (Nyman). T. rubens L. Sp. pl. 1081. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 170, cum bibliogr. homonyma. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 160. — 2007, FI. v. Baden. IIl, p. 1141. — Ascherson, Fl. v. Brand. p. 144. — Boiss. Fl. Or. II, p. 1183. — ReAbch. fil. Icon. XXII, p. 63. — Willk. et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 366. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 171. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 173. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 711. — Janka, Trif. Lot. 158. — Schltndl. etc. Hallier, FI. v. Deutsch. XXIII, p. 224. — Gremli, Fl. An. Suisse, éd. V, p. 160. — Camus, Cat. PI. Fr. p. 64. Icones. — Jacq. Fl. Austr. IV, tab. 385. — Sehkuhr. Bot. Handb. tab. 210. — Sturm. Deutschl. Fl. 15 Heft. — Dvetrich. Fl. Boruss. VI, tav. 363. — Rehbel. fil. Icon. XXII, tab. 86. — Schiltndl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, tab. 2365. — Cusin, Herb. Fl. Fr. tab. 1082. Icon nostra V, fig. 6. Spicis elongatis, basi nudis; calycis tubo glabro, dentibus in fructu e basi lata trinervi, quidquam connatis, triangulo-subulatis; foliolorum cau- linalium denticulis uncinatim versus apicem foliolae vergentibus. Planta typica glabra. Y Iun. Aug. Variat: tota planta, calycibusque pilosis = ( villosum Bertol. DESCRIZIONE. Perenne. Radice fusiforme, grossa, legnosa, semplice o ramosa (Bertol.). Caule eretto ed anche ascendente, semplice o ramoso dalla base, cilindrico , striato, glabro, gigantesco (alto da m. 0,30 a m. 0,60). Foglie coi picciuoli glabri, lunghi (compresa la stipola) in basso, decrescenti in alto man mano fino a residuare soltanto le stipole grandiose, erbacee, oblungo-lineari in basso, semi-ovate in alto, non guainanti, nervose, glabre, colle code triangolari- acuminate, più allungate' nelle foglie superiori = foglioline con brevissimo pedicello, coi denticoli rivolti verso l’apice della foglia, oblungo—lineari, ellittiche, ottuse, sub- mucronate, serrulate, denticolato-uncinulate, pennato-nervose (lunghe da m, 0,3 a m. 0,5); le inferiori più piccole. Peduncoli pseudo-terminali del caule, talora gemelli, quasi nulli se giovani, più allungati di poi, ma sempre coperti dalla stipola ascellante. 43 GiseLui e Berti, 96 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Capolini oblungo-conici, poi allungato-spiciformi — fiori fitti sessili, senza brattee, sopra un asse lineare, solcato, villoso; gli inferiori si aprono assai prima dei superiori. Calice tuboloso-obconico, glabro superiormente, villoso sulla superficie inferiore- anteriore, con venti nervi, con un cercine di villi fitti sulle fauci; il dente inferiore è lunghissimo , 4-6 volte più dei due superiori brevissimi, i laterali intermedii in lunghezza tra questi e quello; tutti triangolo-subulati, villoso-setoliferi. Corolla rosso-purpurea (1), cerulescente quando invecchia, persistente nel frutto, colle unghie dei petali concrescenti col canale staminale; dapprima più breve, poi sporgente oltre il dente inferiore — vessillo col lembo breve cordato-triangolare-ot- tuso = ali lunghe quanto il vessillo, semi-astate-oblique , ottuse, con auricola evi- dente = carene a bistorì convesso, sub-acute. © Stami coi filamenti allargati all'apice = antere ovate. Ovario oblungo, sub-conico, sessile, con due ovoli; stilo lunghissimo , sottile , arcuato, ingrossato verso l’apice stimmatifero. Frutto induviato dal calice, glabrescente, accrescente di poco, coll’orifizio delle fauci ridotto lineare da un cingolo di peli fitti ma privo di vero callo spugnoso, e dalla corolla marcescente — legume membranaceo, deiscente sulla sutura ventrale e anche per lacerazione, senza opercolo - seme unico, sub-rotondo, liscio, badio. VARIETÀ. Questa specie è distintissima. Non se ne conosce altra varietà fuorchè quella designata da Bertoloni (Fl. Ital., VIII, p. 170) colla seguente frase : Varietas differt caule stipulisque villosis, foltis calycibusque pilosis (2). Noi abbiamo trovata questa varietà, molto rara però, nei dintorni di S. Ge- nesio sui colli Torinesi confusa col tipo. — Oltre ai caratteri segnati nella Flora del Bertoloni si possono aggiungere le seguenti note: Questa varietà è meno evoluta del tipo ; i peli sono bianchi, quasi argentini; seccando abbruniscono; sono molto fitti sul caule e sulle foglie, massime lungo i margini e sulla pagina inferiore. Come nel tipico 7. rubens L., le foglie inferiori non presentano le denticolature caratteristiche rivolte verso il loro apice; le mostrano invece benissimo le foglie superiori. I calici non sono molto forniti di villi, massime nella porzione inferiore del tubo; più nu- merosi invece si trovano esternamente in corrispondenza delle fauci. — Nel resto è come il tipo, cioè quanto a caratteri e rapporti mutui dei pezzi fiorali. Il Koch (Syn. I, pag. 186) accenna forse a questa forma colle parole: Variat rarius stipulis, petiolis et nervo mediano foliorum juniorum ciliatis ? Non potemmo constatare con esperimenti di coltura se questa varietà si man- tenga costante in condizioni diverse di vegetazione. Intanto è da tener conto di ciò, che essa cresce nelle località stesse dove vegeta il tipo, che è affatto glabro. (1) Un 7. rubens dei colli Torinesi a fiori rosei, coltivato nell’Orto botanico di Torino, dopo due anni diede capolini a fiori bianchi misti ad altri con fiori rosei. (2) E da avvertire per altro, che anche nel tipo il calice è villoso in corrispondenza del nervo che entra nel dente inferiore. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 97 LETTERATURA E CRITICA. Savi (Observ. ad Trif., pag. 58) scrive che un 7. rubens raccolto dal Micheli sul Monte Senario presentava capolini rotondi invece che spiciformi. Questa varia- zione non ci è nota altrimenti che dalla notizia di Savi, non essendo mai stata ve- duta da noi nè sul vivo, nè negli esemplari di tutti gli Erbarii esaminati. Seringe (in DC. Prodr., pag. 190) distingue una varietà {} furcatum e un’altra ramosissimum che, secondo noi, devono essere aggregate al tipo, in quanto non rap- presentano che semplici variazioni accidentali. Molti esemplari corrispondenti alla varietà {f di Seringe, raccolti sui colli Torinesi, presentavano nei capolini caratteri di virescenza. Grenier et Godron (Fl. de Fr., I, pag. 404) scrivono essere il calice del T. rubens « glabre à V’extérieur », il che non è esatto. Come vedemmo più sopra, il calice, nei nostri esemplari almeno, è villoso inferiormente sul tubo, cioè in cor- rispondenza del dente inferiore. Non è raro però trovarlo affatto glabro. Invecchiando si fa sempre glabrescente. Nelle forme più sopra nominate corrispondenti al ff fur- catum (Seringe), i calici sono più villosi, i fiori pedicellati, e si riconosce un principio di mensoletta bratteiforme sotto ad ogni fiore. Koch (Syn. FI. G. et H., pag. 185, v. I) dice che il dente inferiore del calice raggiunge la base delle ali. — Per poter apprezzare questo carattere conviene anzi- tutto stabilire se i rapporti tra il dente inferiore e la corolla debbano essere misurati prima o durante l’antesi. — Dalle nostre osservazioni ci risulta, che prima dell’antesi la lacinia inferiore calicinale oltrepassa di gran lunga il vessillo, mentre durante e dopo l’antesi è lunga quanto il vessillo stesso. HABITAT. TE TOO So o Rol Pl Pirona. Monte Fasce (Genova). Ardissone. Valsugana (Trentino) .. Ambrosi. Monte Prinzera . ..... Parlatore. Monte Pantero. ...... Bucci. Bagni di Lucca, ..... Savi. Colli Torinesi. ....... Delponte. PratoWKIorito}e atte Giannini. Lanzo e Viù (Alpi Cozie) Parlatore. Monte Pisano (Toscana) Tassi. Riva (Valsesia). ...... Carestia. Castiglioncello » Pampana. Monti di Canzo (Como) Parlatore. Berignone » Parlatore. Tra Intimiano e Monte Careggi » Bucci. Orfano (Como). .... Cerruti. Impruneta » Id. BErcam oe et Rota. Tavarnuzze » Id. Mantova eat det Barbieri. Roccabajarda tt. 4% Parlatore. Trentino (Goccia d'Oro) °.0li Perini. Appennino Piceno... .. Marzialetto. AcentoN(COlli) ART i Id. Oldenico (Vercellese)... Malinverni. Albissola marina ..... Piceone. Villarboit (Ericeto Val- COLLI SOCIO Bivona. lon grande) (Vercell.) Id. Dolcedo (Alpi maritt.) . Berti. Var. . S. Genesio (colli Torinesi), Berrino. Manca nell'Italia inferiore, e nelle grandi e piccole isole. 98 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie cresce nella Spagna (Catalogna, Aragona), in Francia, Belgio, Ger- mania, Italia superiore, Austria, Dalmazia, Croazia, Serbia, Bosnia, Ungheria, Tran- silvania, Polonia, Russia meridionale e occidentale ([Vyman). Aggiungiamo qui un quadretto differenziale tra il 7. rubens L. Pianta glabra per eccezione pelosa! Stipole più lunghe, enormi (le più grandi del genere) perfettamente erbacee, glabre, con nervature non colorate con- fondentisi col parenchima interposto. Code gradatamente terminate in apice trian- golare-allungato, ma sempre più o meno largo, mai filiformi-subulate; le sole code denticolate; la porzione adesa integra. Foglioline simili di forma a quelle del- l’alpestre, ma glaberrime; margini fitta- mente e minutamente denticolato-spinu- losi; denticolature rivolte verso l’apice della foglia. Capolini spiciformi a maturanza. Calice ordinariamente glabro salvo alla fauce od inferiormente. Dente inferiore più lungo e più largo. Denti con lunghe setole bulbose alla base. ed il 7. alpestre L. Pianta pelosa per eccezione glabra! Stipole meno lunghe (quantunque vi- stose), irsute, spesso con nervature colo- rate in bruno-violetto (più di rado con- colori), sporgenti, e spiccanti sul tessuto della stipola. Code terminate ad un tratto in lunga punta subulato-filiforme. Por- zione adesa e code integre. Foglioline cigliate ai margini, e sulla nervatura mediana; margini con dentico- lature meno fitte non spinulose, masche- rate dalle ciglia, non rivolte verso l’a- pice della foglia. Capolini sub-rotondo-ovatia maturanza. Calice irsuto di peli bianchi. Dente inferiore più stretto-subulato. Denti guarniti della stessa pubescenza del tubo. Corolla, vessillo ali e carene ugualmente RR in queste due specie!! e di forma e struttura identiche. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 99 SECTIO III. STENOSTOMA no. Calycis faux typice callosa, callo bilabiato vel continuo clausa, rimam linearem exhibens; corolla cito decidua. StIRPS XI. ANGUSTIFOLIA Nob. Calycis tubus 10-nervius, extus pilosus; dentibus quatuor inter se et tubum subaequan- tibus vel superantibus, inferiore longiore, e hasi lata triangulo-subulatis, uni-vel sub-trinerviis, pilosis, in fructu divaricatis, sed non reflexis: fauce typice callo bilabiato, piloso, coriaceo (Tab. V, 1, 6) inerassata, in fructu omnino clavsa, rimam linearem exhibente. — Corolla semper decidua, cito a calycis baseos avulsa, infra dentes calycinos progreditur, ita ut longior re ipsa appareat; vexillo ungue, limbum superante, tubo stamineo alte connato, infurnibuliforme, vel lanceolato-iafurnibaliforme ; alis carinaque inter se aequalibus, vexillo semper brevioribus.. — Antherae ovatae. — Stylus non geniculatus, antice laeviter incrassato-fusiformis. — Legumen totum membranaceum, vel gradatim sub stylo tantum arcu cartilagineo praeditum. — Pili totius plantae grosse basi tuberculati. — Plantae monocar- pica. — Foliola linearia vel lineari-lanceolata. — Capitula semper spiciformia vel cilyndracea floribus purpureis vel albescentibus. Huius stirpis: T. angustifolium L. (cum 7. intermedio Guss.). — T. pur- pureum Loisl. (cum 7. Desvauxii Boiss. et cum 7. pamphylico Boiss.) — T. di- chroanthum Boiss. — T. lagopus Pour. T. angustifolium L. Sp. pl. p. 1083. — Bertol. Fl. Ital. VIII, p. 172, cum bibliogr. homonyma. — Caruel. Prodr. Fl. Tosc. p. 163. — Boiss. Fl. Or. II. p. 122. — Re4bdeA. fil. Icon. XXII, p. 65. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 147. — Willk. et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 366. — Arcangeli, Comp. FI. Ital. p. 171. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 174. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 712. — Janka, Trif. Lot. p. 157. — Schltdt. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 254. — Camus, Cat. pl. Fr. p. 64. 100 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » B intermedium Nob. = T. intermedium, Guss. Cat. PI. in Boccadif. 1821. — Bertol. Fl. Ital. VIII, p. 174, cum bibliographia homonyma. — Boiss. l. c. p. 122. — Rchbceh. fil. 1. c. p. 66. — Nyman, 1. c. p. 174. — Willk. et Lange, l. c. p. 367. — Arcangeli, 1. c. p. 17,1. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. It. p. 712. — Janka, Trif. Lot. p. 157. Tcones. — Sturm. Fl. 4 heft. 16. — ,Sibth. Fl. Graec. 749. — PRchbch. fil. Icon. XXII, tab. 98; var. B. l. c. tab. 94. — Cusin, Herb. Fl. Fr. tab. 1078. — SchIntdl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. tab. 2380. Icon nostra VI, fig. 1. Capitulis spiciformibus, in anthesi cylindricis, basi nudis; corollis pur- pureis calycem vix superantibus; calyce fructifero campanulato, legumine tenui cucullo cartilagineo, antice apiculato, praedito; foliolis linearibus, vel lanceolato linearibus. © Iun. Tul. Variat: Corollis pallide purpureis vel albicantibus, foliolis lanccolatis, vel lineari-lanceolatis, brevibus, petiolum stipulamque aequantibus; planta parvula = var. { inlermedium Nobis = T. intermedium Guss. DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, più o meno grossa, semplice o ramosa, fibrillosa. Caule eretto, semplice o ramoso dalla base con rami più o meno appressati o divaricato-patenti (var. {), striato, peloso-sericeo od irsuto-villoso, con peli bulbosi alla base, con internodî appressati in basso, per cui le stipole si ricoprono a vicenda. Foglie picciuolate: picciuolo delle foglie inferiori lungo, decrescente nelle supe- riori, mai però deficiente, peloso-sericeo; stipole lineari sub-lanceolate, le supreme un po’ ventricoso-ovate con code filiformi, aperte o brevemente guainanti (var. {}), nervose, colorate in violaceo sui nervi, densamente irsute, o pelose solo sul margine o sui nervi, di rado affatto glabre. Foglioline brevissimamente picciolettate, le inferiori più brevi, ottuse o lanceolato-acute ma sempre abbreviate (var. 8), le superiori allungate, lineari, acute, (per eccezione ottuse) mucronulate, integre, villoso-irsute per villi ap- pressati, e cigliate al margine. Peduncoli pseudo-terminali del caule e dei rami, peloso-sericei, raramente bre- vissimi, lunghi come le due ultime foglie o meno. Capolini spiciformi, allungati, nudi, di rado involucrati se evoluti (var. {); fiori fitti con brevissimo pedicello, inseriti in fossette corrispondenti, senza brattee. Calice tuboloso-urceolato, decemnerve, villoso setolifero con peli bulbosi alla base; fauci con grosso cercine cigliato; denti cinque triangolari allungati, ovvero trian- golari-subulati (var. {}), sub-eguali al tubo, e l’inferiore un po’ più lungo, nudi al- l’apice od irsuti, setoliferi, con bulbo basale (var. £). Corolla bianco-rosea (var. (8) o roseo-porporina, dapprima un po’ più breve, poi appena più lunga dei deuti del calice - vessillo concrescente brevemente alla base col canal staminale, oblungo-fusiforme lanceolato, acuto od ottuso (var. (f) — ali semi- astate, attenuate all’apice e sub-falcate; auricula sub-rotonda = carene a bistorì con- yesso, sub-acuto. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 101 Stami coi filamenti allargati all'apice — antere ovate. Ovario sessile con un solo ovolo = stilo lunghissimo, flessuoso, ingrossato a fuso verso il mezzo, stimmatifero uncinato all’apice. Frutte induviato dal calice accresciuto, coriaceo, coi denti divaricati; 1’ epider- mide interna si sfalda: le fauci sono chiuse dal cingolo calloso ingrossato, che limita una fessura lineare marginata di brevissimi peli caduchi — legume con sottile calotta operculiforme anteriore, membranaceo posteriormente, deiscente sulla sutura superiore — seme unico, rotondo, fulvo. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Di questa specie riteniamo come notevole il T. intermedium Guss. quantunque da quasi tutti gli Autori sia enumerato quale specie distinta. Le differenze date da Gussone non sono specifiche ; e di più, l’esame della strut- tura fiorale ed anche di quella vegetativa dimostra nel 7. dntermedium evidente lo stampo identico del 7. angustifolium, ondechè queste non possono essere specie diverse, ma bensì varietà di un tipo unico. Le differenze che caratterizzano questa forma di Gussone sono sopratutto le dimensioni minori di tutte le parti vegetative. massime nelle foglioline, le quali conservano (anche le superiori) la forma abbreviata, che nel 7. angustifolium si trova solo nelle basilari od inferiori; sono cioè tutte lan- ceolate e non lineari. Di più i rami sono più spesso cespitosi, divaricati. Le stipole, come in genere tutta la pianta, sono più irsuto-villose. Le parti fio- rali in genere hanno dimensioni un po’ minori, ma la forma è identica a quella del T. angustifolium. Per noi questa varietà sta al 7. angustifolium come il T. De- svaurti Boiss. et BIl. sta al 7. purpureum Loisl. Essa cresce specialmente nelle sabbie marittime dell’Italia del mezzodì, e questa sua ubicazione speciale non sarà forse senza influenza sulla variazione che si osserva nei caratteri massime vegetativi. Non possiamo certamente asserire che il 7. intermedium Guss. sia una forma locale, poichè non abbiamo dati sufficienti a provarlo; certo è che colla coltivazione molti caratteri sono vacillanti; così ci accadde di trovare spesso foglioline arrotondate, ottuse, miste ad altre lanceolate, acute. Riassumiamo qui i caratteri differenziali comparati del 7. angustifolium L. Foglioline più lunghe del picciuolo compresa la stipola. Denti calicinali con poche setole al- l’apice e brevi. ' Fiori roseo-porporini. Pianta eretta a rami ascendenti; di rado cespitosa. Cresce in tutta Italia, spe- cialmente nei luoghi argillosi, escluse le località alpine. e della (var. {3) infermedium Nob. Foglioline ordinariamente più brevi del picciuolo compresa la stipola. Denti calicinali con lunghe e fitte se- tole all'apice. Fiori bianchi o pallido-rosei all'apice. Pianta a rami divaricati-patenti facil- mente cespitosa. Cresce nelle sabbie marittime dell’Italia meridionale. MO. RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » La frase di Linneo pel 7. angustifolium è la seguente: Spicis villosis conico- oblongis, dentibus calycinis setaceis subaequalibus foliolis linearibus. Calyces co- rolla longiores. Quest'ultimo carattere si riscontra solo allora che il calice è giovanissimo e la corolla non s'è ancora staccata dal ricettacolo. Bertoloni (Fl. It. VIII p.172) nella descrizione del 7. angustifolium scrive: folia supra glabra; il che a noi raramente accadde di trovare.— Koch (Syn. Vol. 1. p. 187) scrive pure « spicis cylindricis basi nudis. » Questo carattere è esatto per la mag- gior parte delle infiorescenze del T. angustifolium, ma è bene ricordare che non va preso in modo esclusivo, tanto più per le spighe giovani che sono involucrate. Gussone descrive le foglioline del 7. intermedium come « obtusiuscula »; sono tali le basilari, ma sono tutt’altro che rare le foglie acute nel caule e nei rami. — Aggiunge che il tubercoletto su cui si inseriscono i peli del calice manca nel 7. éin- termedium mentre esiste nel 7. angustifolium. E ciò è inesatto. Il tubercoletto esiste anche nel 7. intermedium, solo è più piccolo, come è più piccolo proporzionalmente tutto il fiore. Seringe (in DC. Prodr. p. 190, Vol II) asserisce essere il T. intermedium quasi ibrido fra il 7. angustifolium ed il T. arvense! Questa induzione è molto azzar- data. Un attento esame del 7. intermedium fa rilevare come in esso non vi sia nulla che riveli un fatto di ibridismo per parte del 7. arvense. In ‘questo anzi- tutto i peli tutti sono denticolati, le fauci del calice sono pervie e non hanno callo o pelo di sorta, le antere sono rotonde e non ovali, il legume è perfettamente mem- branaceo e senza opercolo. Forse l’unico punto di contatto potrebbe trovarsi nella forma urceolata del calice maturo, ma, come è chiaro, non si può fondare su di un solo carattere, comune a molti altri trifogli, un fatto d’ibridismo. Il 7. arvense è il rap- presentante di un gruppo di Trifogli ben diverso dai Lagopus veri nel senso di Koch. Colla (Herb. Ped. VII, p. 122) scrive: « Capitula azxillaria laxa peduncu- lata » pel T. intermedium Guss., e « capitula terminalia...brevi pedunculata » pel 7. angustifolium. Osserveremo ancora una volta che nel genere Trifolium i ca- polini sono sempre geneticamente ascellari, e che si considerano terminali solo descrit- tivamente. In secondo luogo il carattere delle spighe peduncolate o sessili non è uti- lizzabile come nota differenziale fra 7. angustifolium ed intermedium ; avvegnachè, come si disse più sopra, i capolini spiciformi maturi siano di solito pedunculati in ambe le forme, e solo per eccezione involucrati. Lo strano è che nell’erbario Colla tutti e due i saggi di 7. angustifolium ed intermedium hanno capolini lungamente eduncolati. HABITAT. Biella (Chiavazza) .... Cesati RONUEC NO RR Parlatore. Casaletto Rosellini. Tabiano (Parma) ..... Cesati. ‘Alto Monferrato. ..... Delponte. Oltrepò Pavese. ...... Id. Colli Euganei. . ...... Kellner, Rigo. IVIEDEZIAR St atta te Porta. Parma AR Passerini. IPTACChIO LUNA PA Parlatore. Pavia (Belgioioso) .... Rota. DEI DOTT. Cesati. NIZZA Ia Barla. Sarato. Noli (Liguria occid.) .. Piccone. Oneglia » nelureca: Dolcedo (Alpi maritt.). Berti. Chiavari (Liguria orient.) Delpino. Viareggio (Toscana)... Caruel. Diano Cervo (Lig. occ.). cca. Selva (Pisana:. c.c ee Savi. Monte Pisano ....... Tassi. Bagni di Lucca...... Parlatore. San Marcello (Toscana) Id. Monte Senario » Id. Ajuti. Firenze (Mugnone).... Corinaldi. Parlatore. Monte Asinario (Tosc.). Ajuti. Altopascio PEA: Careggi » . Gemmi. Scandicci alto (Toscana) Bucet. Bosco della Certosa (Firenze)... Id. Campiglia (Toscana)... Ajuti. Poggio al Vento ..... Profeta. Var. Nobis. Huter. Calabria austr. ...... Porta. Rigo. Calabria (marina di So- VETETO) SIRIO Cesati. Calabria (marina di Gal- role ct Id. G. GIBELLI E S. BELLI 103 Monte Argentario (Tosc.) Parlatore. Pieve S. Stefano (Tosc.). Amidei. Prataglia (App. Casent.). Parlatore. Uebizioni Ra, 4 Serpieri. Marche: fire Bucci. RESATOR AR La) Parlatore. Ascoli Piceno. ....... Id., Orsini. Otranto e Leucaspide. . Groves. Colosseo (Roma). ..... Fiorini. Mte Fortino (App. Pic.). Murzialetti. Calabria (Pizzo)... .... dapandal: | Biondi. Castelbuono. ........ Va Messina n tati, at dv SICA CUSANO SP sula Rolla teen Auser: COMISO MIA dun Scoshetti tu 0.00 SARAI, Gircontno 3. dCi Miandaalsch, Terranova: vst dato ] farsa SAFdELMA NCR ao Moris. Isola Maddalena ..... Horis: Ascherson, Isola del Giglio. ..... Parlatore. Sicilia : Tineo. TLerramovati ta ee Gussone. Scaglietti. t..» Il Savi poi distingue dal tipo, che cresce nei pascoli pingui, una varietà montana e dei terreni aridi, colle foglie estreme assai approssimate al capolino, d’onde trae la sua figura (il che non avrebbe dovuto fare trattandosi di rappresentare per la priwa volta il tipo di una specie controversa), colla lacinia infe- riore del calice più stretta, « interdum linearem! » È strano poi come il Seringe (in DC. Prodr. II, pag. 194) non si periti di assimilare quest’ultima forma alla sua. var. {} flavicans, dal momento che il Savi non accenna minimamente al color giallo della sua forma montana; a meno che il Seringe abbia veduto esemplari secchi, nei quali d’ordinario i fiori acquistano un color giallo ocraceo. Abbiamo ispezionato l’Er- bario Pisano per gentile comunicazione del Prof. Arcangeli, ma non vi abbiamo tro- vato neppure un esemplare che possa approssimarsi alla figura col capolino quasi (1) Non potemmo renderci conto del perchè Koch asserisca, essere il 7. albidum Retz. 20-nerve. Seringe în DC. Prod. p. 194, citando Retzius (Obs. fasc. 4, p. 30) e la sua frase, non parla di nervi del calice. Il Lojacono non ha tenuto conto della bibliografia annessa al 7. albidum da Kock, Tenore, Seringe, ece., poichè mantiene nella sinonimia del 7. panormitanum il T. albidum, quantunque lo. segni con? DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 125 involucrato, disegnata dal Savi. E, d’altra parte non ci fu possibile ispezionare la var. £ flavicans dell’Erbario Decandolle per poter decidere della sua identità colla forma di Savi. Il Presl (Fl. Sic. I, p. XXI, 1885) ci dà, come abbiamo detto più sopra, una frase insufficiente e non abbastanza precisa del suo 7. Panormitanum. Dice, per esempio, che le lacinie del calice ‘sono uninervie. Noi le abbiamo trovato tali in qualche forma (7. Marsicum Ten.), ma nelle tipiche ed anche negli esemplari di T. Panormitanum raccolti da Todaro e da Huet du Pavillon le lacinie o denti del calice hanno tre grossi nervi alla base. Il Gussone scrive: « Folia suprema sessilia. » Noi abbiamo sempre veduto le foglie supreme munite di picciuolo, per quanto breve; di questo carattere anzi ci ser- vimmo anche per differenziare il 7. dipsacecum dal 7. ochroleucum. E così pure abbiamo osservato che le stipole, salvo le basilari, negli esemplari invecchiati sono sempre verdi, erbacee e non scariose, come dice Gussone. Il quale aggiunge da ultimo che il T. albidum Retz. fu « non immerito » riferito da Sprengel appena come una va- rietà del 7. maritimum Huds. (Vedi in proposito quanto si disse più sopra del T. albidum e quanto è scritto nella critica al 7. muritimum). Moris (Fl. Sard. I, p. 485, 1837) non ha rilevato le differenze evidenti fra T. squarrosum (dipsaceum) e T. maritimum, e dubita che le due specie possano essere varietà d’uno stesso tipo (1). Bertoloni (1. c.) mettendo fra i sinonimi del 7. ochroleucum L. il T. squar- rosum L. delle Species, concorda con noi nel constatare la incertezza un po’ confusa delle frasi Linneane. Riporta poi l'opinione di Smith (Engl. Fl., p. 30), che cioè T. squarrosum (dipsaceum) e T. ochroleucum non siano che una sola ed identica specie, o, per meglio dire, due stati diversi di essa, l’uno giovine e l’altro fruttifi- cato, adducendo a conferma di ciò che ambedue hanno il dente inferiore reflesso. A parte la strana idea di questa identità di specie basata su un solo carattere, cade qui in acconcio ripetere, che la squarrosità dei denti calicinali è carattere di valore ben meschino, quando si voglia usare per distinguere specie da specie nella Sez. Sfenostoma. i Bertoloni conclude, essere utile sostituire al 7. squarrosum L., specie con- troversa, il 7. squarrosum Savi, il che molti Autori hanno fatto; ma noi crediamo miglior consiglio adottare il nome di 7. dipsaceum Thuill. come più sopra si disse e per le ragioni sopra esposte. Finalmente Bertoloni, nel descrivere il ‘/. squarrosum, dice essere il calice campanulato!?2 A noi questa pare inesattezza grave. Il calice, tuboloso in fiore, è urceolato in frutto, e questo è anzi uno dei caratteri più costanti e validi di questa specie. Grenier e Godron (Fl. de Fr., I, pag. 409) adottano il nome di 7. Panor- mitanum Pres, e si preoccupano anch’essi della prossimità di questa specie al T. maritimum, cercando distinguerla per una serie di caratteri, tra i quali quello di non avere cauli oltrepassanti i rami secondari, il che non ci pare attendibile. (1) Il 7. maritimum Huds, ha le ali costantemente più piccole delle carene, il calice campanulato e non urceolato in frutto; un callo alla base del calice fruttifero. 126 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Koch (Syn. I, pag. 187) dà al solito buoni caratteri differenziali fra 7. squar- rosum (dipsaceum) e T. maritimum, ma non riconobbe in quest’ultimo quello del- l’ala assai più piccola della carena. Willkomm et Lange (1. c.) dànno la espressione « stilo libero >» scritta quale contrapposto di « stilo, tubo stamineo adnato », carattere che noi non potemmo constatare mai in nessuna specie. Lo stilo, almeno nelle specie di trifogli che cre- scono in Italia, è sempre libero e le sezioni microscopiche fatte a scopo di rilevarne i rapporti col canal staminale ce lo hanno sempre dimostrato all’evidenza. Si trova pure un’altra espressione « legumen bivalve », usata anche da Grenier et Godron assai spesso. Nel 7. dipsaceum trovammo sempre un legume indeiscente, opercolato, ma che ha più quasi della capsula che del vero legume (nei Lagopus è quasi sem- pre così). In alcuni casi a maturanza lasciò scorgere una lieve traccia di sutura con tendenza ad aprirsi, ma non la vedemmo mai scindersi, come per es. nel 7. repens, in due valve. Anche gli Autori della Flora Hispanica dubitano della esattezza della sinonimia Linneana con quella di Savi per quanto riguarda il 7°. squarrosum. Ag- giungono che la descrizione incompleta data da Pres! al suo 7. Panormitanum può adattarsi alla pianta spagnuola, senonchè i fiori in quella regione paiono esser rosei o porporini. — Savi dice invece che i fiori del 7. squarrosum sono bianchi o porporini. Reichenbach (Fil. 1. c.) ci dà il 7. Panormitanum Presl senza curarsi neppure di un solo sinonimo. La figura lascia molto a desiderare. Aggiungiamo qui un quadro differenziale tra il 7. dipsaceum Thuill. Annuo. Habitat: Italia del mezzodì e cen- trale, litorale ed isole, manca al nord (pianure pingui o umide). Caule glabrescente in basso, poco pe- loso in alto. Foglie supreme non mai ridotte alla sola porzione stipolare, cioè senza pic- ciuolo libero. Stipole irsute generalmente solo sulle code o sui margini. Capolini nudi più o meno lungamente peduncolati anche se giovani. Calice strozzato alla fauce in frutto ed anche urceolato. Denti del calice più larghi in com- plesso, massime il mediano (alla base mm. 1-5 in media: raggiunge talora 3-5); i due superiori connati per un terzo circa della loro lunghezza. Legume con leggero ispessimento api- cale, non evidentemente opercolato, salvo rare eccezioni. ed il 7. ochroleucum Auct. Perenne. Habitat: Frequente nei luoghi selvatici precipuamente montani e collini di tutta Italia. Caule peloso dovunque più o meno abbondantemente. Foglie supreme con picciolo ridotto quasi sempre alla sola porzione stipolare, o per lo meno con brevissima porzione di picciuolo libera. Stipole irsute dovunque, salvo ecce- zioni. Capolini spesso involucrati, o pedun- colati solo a maturanza dei frutti. Calice tuboloso o leggermente campa- nulato in frutto, mai urceolato o stroz- zato alla fauce, talvolta ristretto solo alquanto dal callo. Denti più stretti e subulati, il me- diano raggiungente al più 1 mm. di lar- ghezza alla base; i due superiori appena connati. Legume evidentemente opercolato con opercolo cartaceo. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 127 NB. La guida di questi caratteri distintivi serve specialmente per differenziare esemplari secchi di erbario, nei quali talora la diagnosi è abbastanza difficile. Sul vivo la cosa corre altrimenti, tanto più essendo una specie perenne e l’altra annua. È sempre da raccomandarsi, perchè questi caratteri abbiano tutto il loro valore, di usare termini di paragone in eguale sviluppo. HABITAT. MENSE È Ri Savi, Tassi, Maddalena. ......... Gennari. Reboul. BOLTELCIO:N e ate at Requien. Pieve S. Stefano. .... Amidei. Castrocaro: i.e Sommier. Irola@Phamat 9 20h Kellner. Mondello (Palermo)... Parlatore. Cappadocia (Abruzzo). . Tenore. DEEFANOVA(tt 100 tatto Huetdu Pavill. Lie SRP AE Id. Oreto (fiume). ....... Todaro. Piedimonte di Cassino. Terracciano. Stagno Biguglia (Corsica) IMabille. Livorno (Toscana) .... Reboul. Sardegna (s. l.)...... Moris. EA ONA AA Todaro. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Italia media, mezzodì ed isole; Spagna, Portogallo, Francia, mezzodì ed occi- dente (Nym.). — Isole Canarie, Africa boreale (Loiss.). SUBSPECIES UNICA. T. leucanthum M. B. FI. Taur. Cauc. II, p. 214. — Berfol. FI. Ital. VIII, p. 141, cum bibliogr. homonyma. — Boiss. Fl. Or. II, p. 128. — Rehbeh. fil. Icon. XXII, p. 68. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 140. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 170. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 175. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 157. = T. stellatum, Pall. Ind. Taur. (teste Marschall, ibid.). = T. obscurum, Guss. Cat. Pl. in Boccadif. 1821, p. 65, non Saw, ut etiam Bozssier (Fl. Or. II, p. 128) pro errore asserit et plur. Auct. = T. reclinatum, Griseb. non W. et K., teste Boissier, FI. Or. II, p. 128, sub var. f T. leucanthi. Icones. — Moris, Fl. Sard. tab. 62. — £cehbch. fil. Icon. XXII, tab. 97. — Cusin, Herb. Fl. Fr. tab. 1093. Icon nostra VII, fig. 1. Caule pilis patentibus hirsuto; capitulis fructiferis nudis, globosis; peduncolis elongatis bifurcis, foliis multo longioribus; floribus ari 47. GiseLui e Betti. 128 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » villosissimo insertis; calycis dentibus duobus superioribus non connatis ; corolla e calycis dentibus parum exerta. © Mai. Iun. Variat in eadem planta capitulis basi involucro e calycum abortu interdum suffultis, et nune non; qua de re involucrum istud nullius ponderis characterem ad varietatem istruendam praedet. Variat caulibus declinatis et corolla carnea = 8 declinatum Boiss. FI. Or. (1. c.) DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme, tenue, semplice o ramosa, fibrillosa (Bertol.). Caule eretto, ascendente, semplice o cespitoso-ramoso, con rami sub-semipatenti, cilindrico, striato, villoso di peli biancastri; con internodii brevi in basso, più lunghi in alto. Foglie con picciuoli lunghi, decrescenti in alto fino a diventare più brevi delle foglioline, scanalati, striati, villosi = stipole guainanti (se non hanno rami nell’a- scella) allungato-lineari, cigliato-pelose, terminate in code triangolari-subulate, più lunghe nelle foglie superiori, cigliato-pelose = foglioline cuneato-oblunghe, od obovato- lanceolate, massime le superiori, acute, arrotondate, troncate, denticolate ed anche mucronate all’apice; tutte tre con brevissimo picciuoletto, peloso-cigliate su ambo le pagine di peli appressati. Peduneoli lunghi, pseudo-terminali, apparentemente biforcati, nell’ascella delle ultime due foglie sub-opposte, irsuti. Capolini sub-rotondi, con fiori addensati sub-pedicellati, suffulti da mensolette dell’asse irsuto-villose anche nel frutto. Calice obconico, cigliato-irsuto di peli rigidi, biancastri, mascheranti le 10 ner- vature, colle fauci contornate da un orliccio irsuto di ciglia fitte, accrescente e calloso nel frutto, e con 5 denti triangolari-allungati, trinervii alla base, pettinato-cigliati sui margini, il mediano un po’ più lungo nel fiore giovane, sub-eguali in frutto. Corolla bianca o rosea, più lunga del calice, che presto la strozza col callo delle fauci e la fa cadere: le unghie dei petali sono concrescenti col canal staminale — vessillo col lembo oblungo-sub-lanceolato, troncato all’apice — ali più brevi del vessillo semi-astate, acute = carene a bistori convesso, acute. Stami coi filamenti allargati all’apice, colle antere ovato-apicolate. Ovario obovato sub-pedicellato, con due ovoli — lo stito è allungato, e s’allarga gradatamente all’apice stimmatifero uncinato. Frutto induviato dal calice accrescente, irsuto, glabrescente sui denti allungati, colle fauci chiuse quasi interamente da callo allargato — legume sub-sessile, membra- naceo, ingrossato soltanto lungo le suture, con tenue opercolo semilunare anteriormente, indeiscente — seme unico, fulvo, liscio. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 129 VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Marschall a Bib. (Fl. Taur. II, p. 214, 1808) da per sinonimo il 7. stel- latum Pallas. (ind. taur.) che non pare accettato, e differenzia quindi la sua specie dal 7. stellatum L. che agevolmentè si distingue dal 7. Zeucanthum M. B. La letteratura e critica di questa specie è strettamente collegata con quella del T. obscurum Savi, onde il lettore potrà trovare in essa buona parte di quanto in proposito scrissero gli Autori. Il 7. leucanthum non presenta varietà, ed è pianta poco variabile anche negli organi vegetativi. La sola che ultimamente venne ascritta a questa specie è la var. cinetum di Lojacono (Tentam. Mon. Trif. Sic. 163). Già il Gussone (Synops. fl. Sic. p. 1° Vol. 2, pag. 334), scriveva, variare il 7. leucanthum « capitulis saepe basi bracteo- larum serie cinctis vel nudîs in eadem planta », onde Egli ben a ragione credette non trattarsi di una varietà. Il Lojacono, non curandosi di quanto scrissero Savi e Gus- sone, rifà da capo di questa variazione una varietà cinctum, ritorna a dare per sinonimo di essa con un punto dubitativo? il 7. Zexcanthum f obscurum Vis., cioè a dire il T. obscurum di Savi, erroneamente da Visiani citato, specie che già il Lojacono stesso esclude dalla sinonimia del 7°. Zeucanthum nella monografia a pag. 141! Questa babi- lonia sinonimica poi, anzichè essere fondata su esemplari (autentici o no) di piante spontanee, è desunta da esemplari coltivati nel giardino di Palermo, provenuti da semi dell’Orto di Kònigsberg col nome di 7. obscurum Guss. A complemento di queste confusioni il Lojacono scrive, essere i collaretti dei capolini del 7. leucanthum « originati da foglioline abortite » anzichè da calici abor- titi, ciò che è contro la verità dei fatti. La figura dei collaretti del 7. leucanthum para- gonata a quella dei collaretti p. e. del 7. succinctum Vis., che sono di origine stipolare evidentissima, può far persuaso il lettore dell’errore in cui cadde il Lojacono. Rammenteremo che il 7. Zeucanthum con collaretto alla base del capolino fu comunicato da Gussone al Savi (confr. Bot. Etrusc. 4, p. 18), e Questi credette rico- noscervi il 7. obscurum Micheliano!! Il Savi però, come più sopra si disse, rico- nobbe la natura calieznale del collaretto, onde egli scrive « plurima capitula involucro instructa ex 4-6 bracteis lanceolatis acuminatis, inaequalibus, patentibus, compo- sito, probabiliter a calycibus abortivis erortis. » Il De Visiani ammette anch’esso una varietà del 7. Zeucanthum sotto il nome di (. obscurum, citando per essa il 7. obscurum Savi e la sua fig. 1° delle Observ. Noi abbiamo osservato attentamente gli esemplari autentici di De Visiani da Lui dichiarati come appartenenti alla var. f obscurum del 7. Zeucanthum (Fl. Dalm. III, p. 293), e ci siamo accertati che essi appartengono al 7°. echinatum M. B. (supinum Savi), come appunto sospetta ‘anche il Rchbch. fil. (Icon. XXII, p. 68). La citazione adunque, che il De Visiani, tratto in inganno dalle foglioline obovate, fa della figura di Savi rappresentante il 7. obscurum (Savi, Observ. fig. 1), è affatto erronea. Il 7. leucanthum ha l’abito vegetativo del 7. dipsaceum, dal quale per altro sì stacca completamente pei caratteri fiorali. È riconoscibilissimo anche a primo colpo d’occhio in frutto, pei capolini globosi e per l’irsuzie fittissima dei calici. Come mai il Savi lo confuse col 7. obscurum Micheliano, non sì capisce. 130 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » HABITAT. Lago di Bolsena ..... Armitage. Valdemone (Sicilia)... Zodaro. Sardegna ii iS Moris, DNyis. COLrSICAY. gr Huet du Pavil. Pizzuta (Sicilia). ..... Parlatore. LU CARA RR Gaspar. Ten. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Francia meridionale, Italia centrale e meridionale, Dalmazia, penisola Balcanica meridionale, Grecia (Nyman). T. obscurum Savi (emend.) — Exsice. Levier. Savi, Observ. p. 31, n° 10. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 161 (excl. syn. Bertol.). — Janka, Trif. Lot. Europ. p. 157. — Arcangeli, Comp. FI. It. p. 170. NB. Tutti gli altri T. obscurum di qualsiasi Autore vanno esclusi come dubbiosi od erronei (1). T. Boeticum, Lagasca! Balb. in litt. non Boiss. — Exsicc. in herb. Balbis. T. Xatardi, ( boeticum, Ser. in DC. Prodr. II, p. 193!! T. Xatardi, DC. FI. Fr. V, p. 558. — Ser. in DC. Prodr. II, p. 198, n° 26. T. maritimum in herb. Cesat? n° III (cum schedula ab Auctore sub T. ma- ritimo Hwds. fiore albo « advena cum foenis cohortum Gallicarum » circa Vercellas. Iunio 1861 notata) non T. maritimum Hwds.! Icones. — Savi, 1. c. fig. 1. Icon nostra VII, fig. 4. Capitulis in fructu ovatis, basi nudis; floribus laxis, sub-verticillatis, calycis tubo in anthesi sub-elliptico, in fructu urceolato inflato, ope pedicelli calliformis axi glabrescenti inserto, stramineo, catus villoso glabrove; dentibus sub-ae- qualibus, sub-foliaceis, lanceolato-acuminatis, vel basi sub-cor- datis, trinerviis; corolla calycis dentibus saepius breviore, vel eos parum superante; seminis areola micropylari elongata, spe- ctabili. © Mai. Iun. Variat: partibus omnibus diminutis; caule, foltis, calycibusque magis vil- losis; corolla dentes calycis sub-aequante, vel tantum in elapsu spurie egerta. B Xatardi Nobis = T. Xatardi, Ser. in DC. Prodr. l. c. (vide criticam). Icon nostra VII, fig. 4 a'. (1) Il Lojacono (Natur. Sicil. anno I, 12) ha dato di questa specie una descrizione così inesatta e scorretta che noi non osiamo citarla. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 131 DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme gracile ramosa fibrillosa lateralmente. Caule ascendente ramosissimo fin dalla base, con rami alterni ramulosi a lor volta, più o meno patenti, fistoloso, striato, glabro in basso, con radi peli e brevi in alto e sui giovani rami, con internodii distanti, diffuso-flessuoso (1). Foglie inferiori con lunghi piccioli man mano più brevi nelle superiori, brevis- simi nelle supreme sub-opposte; più o meno villoso cigliati, glabrati di poi, scanalati, striati — stipole inferiori oblungo-lineari con code triangolari-allungate lesiniformi, più brevi un quarto circa della parte adesa ed allungantisi man mano verso l’alto della pianta, pelose sul dorso, cigliate sui margini per peli bulbosi, aperte affatto alla base o talvolta munite di breve anello, che è lacerato dal ramo ascellare ; nervose, fogliacee, invecchiando glabrescenti, massime sul dorso; le supreme sub-opposte con porzione adesa brevissima e code lunghissime, triangolo-allungato-acuminate, divaricate, talora suffuse di sanguigno come anche le inferiori — foglioline tutte e tre brevissi- mamente picciuolettate; le inferiori più piccole obovato-cuneate od obovate, intere o troncato-sub-smarginate all’apice oscuramente denticolate o sub-undulato-crenulate nel margine; le mediane (cauline) più grandi di tutte e, come le superiori, oblungo ellit- tiche o lanceolate smarginate, lievemente denticolate nel contorno solo in alto, e spesso quasi intere, pelose, massime di sotto, con nervature parallele. Peduncoli solitari, lunghi poco più poco meno delle ultime due foglie, pseudo- terminali del caule e dei rami, irsuti, poi glabrati. Capolini sempre nudi sub-globosi in fiore, poi ovati — fiori lassi o disposti quasi in pseudo verticilli, relativamente distanti l’uno dall’ altro, con brevissimo pedicello calliforme inserite entro nicchie orbicolari dell’asse solcato, poco villoso, o glabrescente. Calice con tubo oblungo-sub-fusiforme in fiore, urceolato-rigonfio in frutto, villoso al di fuori, con 10 nervi, colle fauci ingrossate anche a fioritura incipiente da un orlo calloso, accrescente nel frutto, con 5 denti lanceolato-acuminati, sub-fogliacei, uguali fra di loro o quasi, lunghi come il tubo, con tre nervature molto rilevate, irsuti. Corolla bianco-rosea, più breve del calice, caduca prestissimo perchè il suo tubo è strozzato dal callo calicinale insieme alle unghie dei petali concrescenti col canale staminale, ond’è che infine si fa sporgente dai denti del calice, e appare più lunga di quello che è realmente = vessillo oblungo-lineare, ottuso, rosicchiato all'apice — ali semi-astato-oblique, con auricola bollosa — carene a bistorì quasi retto sul ta- gliente, convesse sul dorso. Stami col filamento mediano allargato all'apice — antere cordato-sub-rotonde. Ovario ovoide, sub-pedicellato, con un ovolo solo; stilo lunghissimo, undulato ad ,S, allargato, uncinato verso lo stimma. (1) Il portamento rammenta un po’ quello del 7. dipsaceum Thuill. 132 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » Frutto induviato dal calice accrescente alquanto, colle fauci ridotte ad una fessura lineare dall’accrescimento di due labbra laterali callose, dure, minutamente cigliate, coi denti non squarrosi — legume membranaceo, indeiscente, munito all’apice di oper- colo cartaceo non ben limitato — contiene un seme solo, ellittico, pallido, giallastro, con macchia ilare lunga, e fossetta micropilare sviluppatissima. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. L'unica varietà conosciuta del 7. obscurum Savi è il 7. Xatardii DO. Come si vede, questa pianta, che da De Candolle (Fl. Fr. V. pag. 558) e poi nel Pro- dromus (II, pag. 193) da .Seringe fu innalzata al rango di specie (n. 26), deve essere ritenuta come una varietà diminuta e villosa del 7. obscurum. Se tanto il De Candolle quanto il Seringe, come si dirà più avanti, avessero vista la pianta del Savi pubblicata nelle Observationes molti anni prima, senza dubbio il 7. Xatardit comunicato al De Candolle dallo Schmidt e trovato dallo Xatard (1), avrebbe preso posto nella Flora francese quale varietà del 7. Boeticum Lagasca (2), o 7. obscu- rum Savi. Per ragione quindi di anzianità la nomenclatura di Seringe va ridotta come segue: T. obscurum Savi (tipo) = 7. Xatardii f Bocticum Seringe. Var. ff} nobis = T. Xatardiù DC. (Fl. Fr.) e Seringe in DC. Prodr. p. 193. Il 7. Xatardù DC. è forma distintissima dal 7. maritimum, al quale Will- Lomm et Lange, Grenier et Godron, Camus, Gillet et Magne vogliono riunirlo quale varietà a lacinie sub-eguali. Rammentiamo che fra i caratteri specifici del T. maritimum stanno in prima linea è tubo calicino campanulato in frutto e l’ala più piccola della carena. Nelle forme dell’obscurum invece abbiamo l'opposto: tubo urceolato ed ala grande quanto e più della carena. Nessun Autore quindi, all’in- fuori del Seringe, ha riconosciuta l'affinità vera di questa specie, forse in grazia della rarità del 7. obscurum Savi. In Italia fu trovato il T. Xatardi dal Prof. Cesati a Vercelli « advena cum foenis cohortum gallicarum » nel 1859, e quivi esiste tuttora col nome di 7. ma- ritimum Huds. In una nota del sig. A. Gras (Souvenir d’une herborisation à Verceil, Bxtr. du Bull. de la Soc. Bot. de Fr., T. VIII, 1861, pag. 684 e seg.) troviamo che fra le piante raccolte ivi figura il 7. maritimum Huds. — Non v'ha dubbio che il T. maritimum non cresce a Vercelli. È probabile invece che anche qui si abbia a fare col 7. Xatardz DC. portatovi dai Francesi nel 1859. Lo studio accurato di questa specie ed una fortunata scoperta nell’Erbario del R. Orto Bot. Torinese ci hanno condotti a risultati interessantissimi. Premetteremo anzitutto che la descrizione del Saw? lascia numerose lacune, e che la fig. 1 delle Obs. è abbastanza inesatta, nè concorda troppo, massime nelle (4) V. la storia del 7. Xatardii nella Flora Francese di Lam. e DC., vol. VI, pag. 558. (2) Malgrado tutte le nostre ricerche non ci fu possibile sapere cosa sia questo 7. Boeticum La- gasca. Quello di Boissier non ha nulla a che fare, riferendosi alla sez. Ochroleuca Nob. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 133 foglie, cogli esemplari raccolti da Zevier nel 1881 nella località classica a S. Ca- sciano ai Bagni in Toscana. Se non fossimo certi per attestazione del Levier stesso che la pianta dell’Erbario Micheliano corrisponde realmente a quella da lui trovata, è tale e tanta la confusione recata dal Savi in questa sinonimia, che col solo aiuto della sua descrizione e della sua figura si potrebbe ancora restare nella primitiva oscurità. Daremo in breve la storia ormai accertata di questa specie. Il Savi non conobbe (all’epoca almeno delle sue Observationes sui Trifogli) il T. leucanthum M. B., che Egli confuse o, meglio, non seppe distinguere dalla specie che trovò nell’Erbario Micheliano e descrisse col nome di 7. obscurum. Avvenuta così nella sua mente la confusione delle due-specie e degli esemplari nelle sue col- lezioni, ne conseguì che egli distribuisse ai suoi corrispondenti, sempre sotto il nome di 7. obscurum, o gli esemplari veri dell’obscurum Micheliano, o del 7. Zeucan- thum, a seconda che gli venivano sotto mano. Di qui tutte le sinonimie erronee (7. leucanthum M. B.== T. obscurum Savi) (1); di qui tutti i dubbii, le descrizioni incomplete degli Autori in genere, i punti inter- rogativi delle frasi, ece., ecc. Così si spiega facilmente, p. es., come il Savi, rice- vendo esemplari di 7. Zeucanthum dal Gussone, scrivesse che il suo 7. obscurum cresceva in Sicilia. Anzi il Savi aggiunge, che dai semi avuti da Gussone e posti a germinare ottenne la var. cinctum del T. leucanthum!!! (Savi, Botan. Etrus., IV, pag. 18). Come mai il Gussone, che conosceva il 7. leucanthum M. B., non abbia av- vertito il Savi del suo errore, è ciò che non si capisce. Si capisce ancora meno come il Gussone (Prodr. Fl. Sic. vol. II, pag. 506), avendo avuto dal Savi un pic- colo esemplare del vero 7. obscurum Micheliano, ed avendo riconosciuto che esso differenziava dal 7. Ileucanthum , non abbia escluso affatto da questa sinonimia il T. obscurum Savi. Al Bertoloni toccò pure un piccolo saggio del vero T. obseurum Savi, onde egli, che aveva ricevuto il 7. Zexcanthum sotto il nome di 7. obscurum dal Gus- sone, scrive nella Fl. Ital. , vol. VIII, che Savi deve aver avuto un’allucinazione nel giudicare la pianta di Gussone: Qua in re hallucinatus est. Rimaneva la figura del Savi, ostensibile a tutti ed uguale per tutti. Ma, ol- trecchè quella figura non poteva aver valore contro un esemplare, stava il fatto che essa non era delle più precise e lasciava adito a dubbii. Il Moris, p. es. (FI. Sard. I, pag. 486, tav. 62, fig. 2), riunisce il 7. obscurum Savi al 7. leucanthum, dietro esemplari ricevuti dal Savi, poi scrive che la figura del Savi si accorda poco con essi. Ed è naturale, poichè la figura, per quanto cattiva, rappresenta meglio il T. obscurum vero, che non la pianta di Marshall spedita da Savi al Moris (2). Il Seringe (DC. Prodr., vol. 2, pag. 197) non ebbe dal Savi il vero 7. obscu- rum Micheliano, poichè, mentre Egli al n. 63 del Prodromo descriveva un 7. obseu- (1) Lo stesso Boissier ancora nel 1872 scriveva questa sinonimia, citando la figura del Moris. (V. FI. Or. II, p. 128). (2) Nell’erbario del R. Orto Botanico Torinese si conservano tutti questi esemplari di 7. leu— canthum spediti erroneamente dal Savi al Moris. 134 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » rum Savi incompleto, pieno di punti sospensivi e con punto interrogativo, aggiungen- dovi... an T.leucanthi var?, era poi lungi le mille miglia dal dubitare che il vero T. obscurum Savi, quello di Micheli, quello odierno di Levier, fosse già stato da lui stesso descritto col nome di T. Xatardii { boeticum, al n. 26 del Prodromo stesso!!! Questo 7. Xatardii } Boeticum eragli stato mandato dal Balbis da Torino, venuto non si sa da dove, col nome di 7. Boeticum Lagasca. Seringe, che non conosceva il vero 7. obseurum Savi, lo studiò sugli esemplari conservati nell’Erbario Torinese e li rimandò al Balbis colla seguente nota: Je ne puis faire une espèce de votre plante dont je desire savoir l'origine et sì M. Lagasca V’a decrite quelque part; je Vai nommée T. Xatardii Boeticum. Elle ne sen distingue que par toutes ses parties beaucoup plus glabres. Il Seringe, ponendo questo 7. Boeticum vicino al T. Xatardii, dimostrò un finissimo accorgimento , poichè in verità l’unica pianta che abbia con essa analogia. o, per meglio dire, che si dimostri evidentemente affine specificamente, è. il 7. Xa- tardii, che non cresce in Italia, che è meno evoluto, ha tutte le sue parti vegetative e fiorali molto più pelose e la corolla apparentemente più lunga. È probabile che il Savi non abbia spedito alcuna pianta al Serînge, poichè se questi avesse visto il 7. Zeu- canthum, è indubbio che l’avrebbe riconosciuto e non avrebbe lasciato la sinonimia incerta. Se poi Savi gli avesse mandato il vero obscurum, il Seringe, analogamente agli esemplari di 7. Boeticum di Balbis più sopra citati, avrebbe posta in sito la sinonimia Saviana, mettendo cioè il T. Xatardi quale varietà sotto al 7. obscurum Savi ! ‘Accenneremo ancora all’incertezza del Bertoloni (Fl. It. VIII, pag. 141) nel dare i caratteri del 7. obscurum Savi, malgrado che egli solo forse fra i botanici italiani abbia avuto un esemplare autentico dell’Erbario Micheliano. Ma forse l’esi— guità dell’esemplare stesso gli fece scrivere quanto segue : Folia breviuscule petiolata! foliolis parvis! faux calycis vix callosa!! spe- cies inter precedentem (T. leucanthum) et sequentem (T. maritimum) media! Sono questi caratteri adattabili al 7. obscurum Micheliano? Evidentemente no! Bertoloni aggiunge però: meliora petantur a planta viva! Il De Visiani (FL. Dalm. III, pag. 291), altra vittima delle sviste di Savi a quanto pare, pone il 7. obscurum di Savi, quale varietà, sotto il 7. leucanthum, designandolo col carattere: folzis omnibus obovato-emarginatis. Ora, osserviamo noi, com'è possibile dire folzis omnibus, mentre Savî non ha figurato che le superiori * Visiani cita per il 7°. leucanthum tipico la figura di Morîs, e per la varietà B obscurum la figura di Savi!! Noi abbiamo esaminato gli esemplari autentici della varietà obscurum del 7. leucanthum presi dall’ Erbario De Visiani e ci siamo as- sicurati che essi appartengono al 7. eclinatum M. B. (T. supinum Savi) (V. anche la critica del 7. leucanthum). DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 135 Aggiungiamo qui un quadro differenziale tra il 7. dipsaceum Thuill. Capolini con fiori più fitti. Calice non stramineo, con peli bulbosi alla base. Denti triangolari alla base, poi allun- gato-acuminati, i due superiori connati ed il 7. obscurum Savi. Capolini con fiori lassi. Calice stramineo, urceolato, con peli semplici biancastri. Denti larghi, lanceolato-acuminatissimi, sub-cordato-arrotondati alla base, non per 1/, della loro lunghezza circa; l’in- connati, eguali fra loro o quasi. feriore più lungo. Corolla più lunga del calice. Corolla più breve del calice. HABITAT. S. Casciano ai Bagni presso (Toscana) il Tabernacolo di S. Giuseppe! Levier. B Xatardi (DO.). Vercelli 1859, leg. Cesati (herb. Cesati). Advena cum foenis cohortum Galli- carum ! DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Italia media (Toscana). Var. { Francia. T. echinatum M. B. Taur. Cauc. II, p. 216, III, 511. — Re4QbeXr. fil. Icon. XXII, tab. 67. T. supinum, Savi, Obs. p. 46, n° 20 et Bot. Etr. III, p. 24 (1808-10). — Bertol. Fl. It. VIII, p. 147, cum bibliographia homonyma. — Caruel, Prodr. FI. Tosc. p. 162. — Bosss. FI. Or. II, p. 126 (excel. var. £). — Willkomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 369. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 176. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 170. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 714. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 152. T. reclinatum, W. XK. III (forma minor). T. procerum, Rochel. Bann. XIV, f. 3 v. Bules in Skofitz Oestr. B. XIII, 115, XVII, 69 v. Uechtritz, et in XXI (1871) 342. (Ex. Rcldcer. l. c.). T. Carmeli, Bo:ss. Fl. Or. II, p. 127 (forma maior). Icones. — W. K. 269. — Savi, Obs. fig. 2. — Rehbceh. fil. Icon. XXII, tab. 90, fig. 2 (non fig. 1 7. reclinatum, quae 7. leucanthum exhibet). Icon nostra tab. VII, fig. 3. Caule pilis tenuibus, adpressis, pubescente; capitulis fructiferis ovatis, non involucratis; calycis fructiferi tubo campanulato, dentibus basi uni— nerviis; corolla calyce (tubo cum dentibus) duplo longiore; fructibus, absque pedicello calloso, axi glabrescenti insertis. © Mai. Iun. Variat: capitulis duplo maioribus, et calycis dente infimo paulo longiore = var. £ Carmeli Nobis = 7. Carmeli Boiss. (Fl. Or. l. c.). (Haec varietas Italiae non incola). 48 GiseLrì e BecLi, 136 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, grossetta, ramosa inferiormente (Bertol.). Caule cespitoso, diffuso, ramosissimo dalla radice, striato, solcato, cilindrico, pubescente per peli appressati, spesso pseudo-dicotomo con rami semipatenti, striati, pubescenti. Foglie picciuolate; picciuoli delle foglie inferiori lunghi, decrescenti nelle su- periori, mai deficienti nelle supreme, scanalati di sopra, pubescenti — stipole guai- nanti, oblungo-lineari, membranacee, glabriuscole, spesso erubescenti, colle code gra- datamente acuminate, cigliate, denticolate, le inferiori più brevi della stipola, le superiori più lunghe; le supreme appena saldate alla base o semplicemente opposte — foglioline con brevissimo pedicello; le inferiori obcordate, brevi, fugaci; le cauline oblungo-obovate od obovato-lanceolate, acute, ottuse od arrotondate all’apice, pelose su ambe le pagine, cigliate ai margini per peli appressati (1), bulbosi alla base ed integre nel contorno. Peduncoli pseudo-terminali, ordinariamente più lunghi della foglia, striati, ir- suti = capolini solitarii, di rado gemini, ovato-conici in fiore, ovati in frutto = fiori sessili, fitti, stipati sopra asse lineare glabro o pubescente, solcato-costulato. Calice obconico in fiore, campanulato in frutto, irsuto, villoso massime supe- riormente, glabrescente invecchiando, con dieci nervi non mascherati dai villi; fauci con orlo villoso in fiore, calloso, ingrossato in frutto; denti cinque triangolari, subu- lati, cigliato-setoliferi per peli bulbosi alla base; quattro lunghi più del tubo, uni- nervi, l’inferiore talora lungo il triplo di esso, talvolta largo, trinerve alla base. Corolla rosea o biancastra o giallastra, più lunga assai del calice, talora il doppio, caduca, colle unghie dei pezzi corollini saldate col tubo staminale = vessillo con lembo infurnibuliforme più lungo delle ali e delle carene, ottuso all’apice = ali con lembo oblungo, semi-astate, auricolate = carene foggiate a historì sub-convesso, non auricolate, ottuse. Ovario brevemente stipitato, sub-rotondo, con un solo ovolo - stilo lunghis- simo, fusiforme, terminato in uno stimma uncinato-cristato. Frutto induviato dal calice campanulato, alquanto accresciuto, calvescente, car- tilagineo, coi denti divaricati, pungenti, coll’orlo ingrossato dal cercine calloso, hila- biato, che chiude quasi le fauci di cui resta una fessura lineare, chiusa al di dentro dall’opercolo cartilagineo del legume membranaceo, indeiscente = seme unico, liscio, giallognolo. LETTERATURA E CRITICA. Non ebbimo occasione di vedere gli esemplari autentici del 7. echinatum M. B., ma poichè il Reichenbach (Icon., pag. 67) assicura essere impossibile distinguere questa specie dal 7. supinum Savi, e più ancora, poichè Boîssier adotta senza esi- (4) Nell’esemplare autentico di Savi le foglioline inferiori mancano: le supreme e le cauline sono esattamente lanceolate, come quelle della figura delle Obs. di Savi (fig. 2). Del resto questa specie ha foglioline estremamente variabili nella forma e grandezza, massime se coltivate. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 137 tazione il 7. echinatum come sinonimo di 7. supinum, è giusto rivendicare a quello la priorità cronologica che gli spetta. Anche il 7. reclinatum W. K. è specie che Reichenbach (1. c.) ritiene iden- tica al 7. echinatum, e questa è pure la sinonimia adottata da Janka (Trif. et Lot. Europ., pag. 157). Ma le figure della tav. 91 di Reichenbach fanno dubitare molto ch’Egli abbia visto il vero 7. reclinatum d'Ungheria, avvegnachè la figura 1 che porta quel nome non rappresenti per nulla l’anzidetta specie, da noi analizzata sopra esemplari autentici di Xtaibel stesso.. La fig. 1 di Reichenbach è Vimmagine di un 7. leucanthum ; il Lojacono aggiunge però che essa rappresenta « un 7. Zeu- canthum a fiori non so per quale ragione eccessivamente rosei! » (sic). Del resto è facile persuadersene confrontando la figura 1 della tavola 90 più sopra menzionata colla figura della tavola 97 che porta il nome di 7. /eucanthum, i cui calici (sba- gliati nella fauce) sono evidentemente eguali a quelli della fig. 1 della tav. 90. Reichenbach non è il solo che si sia ingannato su questo punto; vedemmo esemplari dell'Asia Minore (pubblicati da Balansa col nome di 7. reclinatum — Er- bario Gibelli) che appartengono al 7. leucanthum. — Gli esemplari di 7. recli- natum comunicatici dalla cortesia del Dott. Janta sono, salva la proporzione un po’ minore di tutte le parti della pianta, evidentemente la stessa cosa che il 7. su- pinum Savi. Provengono: uno da Porto di Lagos (Mar Egeo, leg. Janka, 1871); l’altro è autentico di Xifaibel e da lui raccolto in Slavonia. Il saggio porta scritto: « T. reclinatum in herbario Kitaibeliano (fasc. XXV, fol. 191, n. 6762) — Fru- stulos quos mitto Kitaibelius in Slavonia legit. » Se il 7. reclinatum W.LK. rappresenta la forma minore del 7. echinatum, il T. Carmeli Boiss. rappresenta la stessa specie in proporzioni maggiori. ll Boissier non esita a considerare il 7. Carmeli quale una specie autonoma di pari valore al T. echinatum M. B. — A noi però, dopo esaminati scrupolosamente gli esemplari autentici, non pare di poterla considerare che come una forma molto evoluta del T. echinatum M. B. Boissier (1. c.) scrive che nel 7. Carmeli i denti del calice sono più disuguali che nel 7. supinum (echinatum), più lungamente cigliati e non stellato-patenti. Que- ste differenze, per chi esamini una quantità di 7. echinatum provenienti da diverse stazioni, cadono di per sè; l’ultima poi ci pare affatto erronea, ayvegnachè nel T. Carmeli noi abbiamo visto benissimo nei calici maturi i denti stellato-patenti, 0, per lo meno, divaricati tanto da meritar questo nome. Un carattere differenziale che ci parve, a tutta prima, di qualche valore sarebbe la lunghezza maggiore (nel 7. Carmeli) della lacinia calicinale inferiore in confronto delle altre. Ma questa nota si trova costantemente anche nel 7. echinatum, quan- tunque non sempre in proporzioni così evidenti. La fucies e gli organi vegetativi sono poi affatto simili a quelli del 7. echinatum. Lojacono (1. c.) pretende che il 7. echinatum non cresca in Sicilia; ma nel- l’Erbario Fiorentino ne esiste un bell’esemplare raccolto a Palermo (ai piedi del Monte di Bocca di Falco) dal Bivona. Savi, allorchè descrisse il 7. supinum non conobbe certo il 7°. echinatum M. B. già pubblicato due anni prima. Seringe (in DC. Prodr. II, pag. 192) non cita nè 138 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » il 7. echinatum M. B., nè il 7. reclinatum W. K. Altrettanto fa Bertoloni (1. c.). Reichenbach (padre), nella Flora excursoria (pag. 494), distingue il 7. reclinatum dal 7. procerum Ròchel, ma le due frasi sono assai deficienti per uv distinguere con sicurezza le due specie. Il T. supinum (echinatum) var. tuberculatum Boiss. (Fl. Or., p. 126) = 7. Be- rytheum, studiato da noi nell’Erbario Boissier, appartiene senza dubbio al 7. Ale- zandrinum, differendone per la maggior pelurie del calice e per i tubercoli basali dei peli, nonchè per la duplicatura epidermica della fauce del calice alquanto rilevata. HABITAT. Genova ne te [desi , - : vo (talea se MA cera tar AI Narducci. glietto. inerme ARAN NATIA 11680, Sist, POSCALA II o Kuntze. Pisanti enon. adi Savi. Firenze, Monte Senario, (An NO MIDI TOR RR A Rolli o x Bucci, lungo l’Arno, Fiesole, pone Chianti, Certosa... . sE PalcEnO A Bivona Sommier. DISTRIBUZIONE . GEOGRAFICA. Europa: Liguria, Italia merid. e media, Dalmazia, Turchia, Grecia (Nyman). Asia: Palestina ( Carmeli Nob.). SUBSPECIES? UNICA (non italica). T. Constantinopolitanum, Ser. in DC. Prodr. p..193? T. Alexandrinum, { phleoides, Boiss. exsicc. herb. (sub nomine 7. Con- stantinopolitani Ser., Costantinopoli, Smyrna herb. Balarsa)! non L. (1). DESCRIZIONE. Caule cespitoso o semplice, eretto od ascendente, con rami numerosi, eretto pa- tenti, striati, solcati, pubescenti di villi brevi, patenti; i due supremi quasi biforcati all’ascella di due foglie pseudo-opposte. Foglie inferiori coi picciuoli lunghi, man mano un po’ decrescenti, pubescenti di peli patenti, solcati = stipole a lembo lineare sub-falcato, membranacee, con pochi nervi violacei, glabrescenti, colle code subito subulate, villose, guainanti per un quarto circa con un cercine scarioso = foglioline sessili lanceolate o ellittico lanceolate, ci- gliato-pelose sui margini e sulle due faccie, di peli appressati, appena leggermente rosicchiate, acute o sub-ottuse. Peduncoli pseudo-terminali dell'asse e dei rami, allungati, massime in frutto, solcati, pelosi di peli patenti. (1) Abbiamo descritta e commentata questa specie, quantunque non italiana, in vista della sua singolarità, ed anche perchè la sua sinonimia rimane ancora oggidì poco chiara. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 139 Capolini in fiore obovati, in frutto spiciformi conico-cilindrici — fiori abba- stanza numerosi, inseriti sopra mensolettine di un asse lineare, solcato, costulato, pu- bescente: con molta facilità se ne staccano massime in frutto, per la presenza di un callo pedicellare minuto, ma evidente. Il dente inferiore del calice è più largo e più lungo degli altri, trinerve alla base; anche gli altri lo sono più o meno, ma non sempre in modo evidente. Questa specie è molto interessante. Noi esitiamo a restituirgli il nome di 7. Con- stantinopolitanum datogli da Seringe, poichè non ne conosciamo gli esemplari auten- tici, e più ancora perchè in essa non riscontriamo un solo carattere distintivo, che non sia comune a qualcuna delle specie della stirpe Maritima Nobis, della quale fa parte. Il calice col tubo urceolato in frutto, i denti subulati, ineguali, le fauci chiuse da callo bilabiato, non molto grosso, ma quanto basta per lasciare la fessura lineare caratteristica, non collimano col 7. Alezandrinum. D'altra parte il portamento, le foglie, rammentano invece quest’ultima specie; mentre poi le note differenziali, enu- merate di sopra, lo accomunano ai 7. echinatum, dipsaceum, maritimum, ecc. Convien pure osservare che in questo 7. Constantinopolitanum i fiori si staccano con tutta facilità dall'asse, come nel 7. phleoides, del quale l’asse stesso ha l’iden- tica struttura. Ma il 7. Constantinopolitanum, in grazia della lunghezza della sua corolla e della rima lineare lasciata dalle labbra del callo calicinale, non può essere associato al 7. phleoides. Ne consegue da tutte queste considerazioni che, fino a che non si siano osservati materiali in maggior copia, converrà considerare questa forma come una sottospecie buona di secondo ordine, appartenente probabilmente al gruppo del 7. supinum. FORMA INTERMEDIA VEL HYBRIDA (?) STIRPIS MARITIMAE. T. latinum Sebast. (echinato x leucanthum?) Rom. pl. fasc. I, p. 7. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 148, cum bibliographia homonyma. — -Boiss. Fl. Or. II, p. 126. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 176. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 170. — Ces. Pas. Gib. Comp. Fl. Ital. p. 714. — Janka, Trif. Lot. p. 157. T. Alexandrinum, Bor. et Chaub. non L. (sec. Boiss. l. c.). T. Haussknechtii, Boiss. Fl. Or. II, p. 125. Icones. — Sebast. 1. c. tab. 1, fig. 2. Icon nostra IX, fig. 1. Capitulis T. echinati sed quidquam villosioribus (ut in T. leucamtho); caule villoso, pedunculis elongatis (ut in T. leucantho); foliolis tamen saepe longioribus. © Mai. Iun. Variat: stipularum caudis brevioribus et tota planta magis evoluta. f Haussknechtii Nob. = T. Haussknechtii Boiss, 1. c. Forma maior (T. Carmeli x leucanthum). 140 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » DESCRIZIONE. Radice annua, fusiforme, ramosa, fibrillare (Bertol.). Caule cilindrico, eretto, striato, villoso per peli bulbosi alla base, con ramifi- cazione monopodiale patente. Foglie picciuolate; picciuoli delle foglie inferiori lunghi; decrescenti nelle supe— riori, mai deficienti nelle supreme, solcati superiormente, villosi — stipole oblungo- lineari, membranacee, nervose, villose, fesse fino quasi alla base (non guainanti), con code lineari acuminate, lunghissime, acute, cigliato-villose per peli bulbosi — foglio- line tutte e tre con breve picciuoletto eguale; le infime più piccole, obovate, sub- retuse; le altre tutte oblungo-lanceolate od oblungo-ellittiche, strette, sub-lineari, acute, integre, più o meno villose, le due supreme di frequente sub-opposte. Peduncoli lunghi, pseudo-terminali, villoso-striati, spesso apparentemente bifor- cati per la vicinanza delle due foglie supreme sub-opposte, dalla cui ascella hanno: origine. Capolini nudi, emisferico-obconici, deflorati ovato-sub-rotondi — fiori stipati, sessili, sopra asse solcato, irto di peli biancastri. Calice campanulato-ob-conico, irsuto di setole rigide, grosse, biancastre, che mascherano le 10 nervature del tubo — fauci munite di corona interna di setole (in frutto con grosso callo) —— denti cinque, triangolari, acuminatissimi, lunghi il doppio del tubo, il mediano di più, tutti setoloso-irsuti, trinervi alla base. Corolla bianco-rosea o biancastra caduca, lunga quasi il doppio del calice (denti compresi), concrescente nell’unghia col canale staminale — vessillo infurnibuliforme, troncato all’apice — ali semi-ovato-astate, auricolate, più brevi molto del vessillo — carene a bistorì convesso, sub-acute. Ovario breve, ovoideo, sessile, con due ovoli — stilo lunghissimo, arcuato, fu- siforme verso il mezzo, cristato stimmatifero. Frutto induviato dal calice ingrossato, obconico, con peli biancastri, meno nu- merosi che in fiore (calvescente), colle fauci occluse da grosso callo, corolla caduca — legume turbinato, membranaceo, con opercolo evidente — seme unico, liscio, badio, con ilo infossato. OSSERVAZIONI. Il 7. latinum Sebast. è probabilmente ibrido o forma intermedia fra 7. echi- natum e T. leucanthum. Con una formola generale possiam dire, che esso per i caratteri vegetativi deriva dal 7. leucanthum, e per i caratteri fiorali dal 7. echi- natum. Tanto l’uno che l’altro dei progenitori crescono nelle località dove si trova il raro I°. latinum. Ma non possiamo dire di aver constatata l’ibridazione sul luogo, mentre è d’altra parte evidente la comunanza dei caratteri suoi con quelli delle due DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 141 specie sunnominate. Il 7. Carmeli, senza dubbio varietà del 7. echinatum, col T. leucanthun darebbe origine ad un altro sotto-ibrido (o meticcio), ovvero ad un’altra forma intermedia, cioè il 7. Haussknechtii. Il Boissier (1. c.) scrive a proposito di quest’ultimo: « Facies T. latini a quo stipularum caudibus brevibus, corolla longiore, et laciniis calycinis angustioribus trinerviis differt. » Evidentemente queste differenze dipendono dalle omologhe del 7. Carmeli in confronto a quelle del 7. echinatum. Il T. Haussknechtii sta al T. latinum pre- cisamente come il 7. Carmeli sta al 7. echinatum. LETTERATURA E CRITICA. Sebastiani e Mauri (Fl. Rom. Prodr. p. 152, tab. 2) nella loro frase hanno questa espressione: « dente calycis inferiore tubo corollae breviore; » ma questo carattere è variabile assai a seconda dello sviluppo dei capolini e quindi non atten- dibile. Altrettanto dicasi dell’espressione « calycis lacinia inferiore longissima » di Seringe (in DC. Prodr. II, p. 202), il quale Autore poi non parla dell’opercolo del legume, e ammette a torto come perenne il 7. latinum. Colla (Herb. Ped. II, p. 124) ha descritto un esemplare di 7. squarrosum (credendo di avere sotto mano il 7. /atinum), che noi abbiamo trovato nel suo er- bario; ciò che ci spiega come Egli abbia citato come sinonimo del suo 7. Zatinum il 7. obscurum Savi, che, come è noto, nell’abito esteriore è molto affine al 7. squar- rosum Savi (dipsaceum). Bertoloni (Fl. It. VIII, p. 146) non bha rilevato l’errore del Colla, e lo cita quindi a sproposito tra gli Autori che descrissero il 7. Zatinum. Nella sua descri- zione dice il calice enerve, non accorgendosi che la folta pelurie maschera i 10 nervi del tubo. HABITAT. Contorni di Roma (Macchia dei Mattei)..... Sebastiani, Cesati, Rolli. Villa Medici e Villa Sanguinetti. ..... Casati DISTRIBUZIONE (GEOGRAFICA. Europa: Italia media, Messenia, Arcadia (rara) (Nyman). Asia: Aleppo, Mesopotamia (Bossier). Aggiungiamo qui un quadro differenziale tra il 7. Zatinum ed i supposti due genitori. 142 T. latinum Seb. Caule, rami, foglie pelosi. Rami appressati al caule o semi-patenti. Foglioline lunghissime (3 cent.) (1). lanceolate. Peduncoli fiorali (2) lun- ghi (6 cent. in media e fino ad 8 in frutto). Tubo del calice villoso, massime superiormente, coi nervi poco visibili attraverso ai villi, e calvescente a ma- turanza (come nel 7°. ecki- natum). Denti stretti subulato-ar- cuati. T. echinatum M. B. Caule, rami, foglie, pu- bescenti o glabri. Rami patenti, diffusi. Foglioline brevi (al mas- simo 2 cent., in media 1,5 e meno) lanceolate od oho- vate. Peduncoli fiorali di solito brevi (in media 3,5 cent. in frutto fino a 6 centi). Tubo del calice villoso, con nervi visibili attraverso ai villi, calvescente a ma- turanza. Denti stretti subulato-ar- cuati. NB. Dal quadro suesposto appare: 1° Come il 7. latinum stia col T. leucanthum sopratutto per la pelosità del caule e per la lunghezza dei peduncoli fiorali, tenendo il mezzo fra esso ed il T. echinatum quanto alla forma e dimensioni delle foglioline; È 2° Come sia vicinissimo al T. echinatum nella struttura del calice in com- plesso, differenziandosene solo per una maggior pelurie (ed in ciò tiene il mezzo fra. esso ed il 7. Zeucanthum), la quale è caduca a maturanza. T. maritimum Huds. RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE <« TRIFOLIUM LAGOPUS » T. leucanthum M. B. Caule, foglie, rami pelosi. Rami scarsi semi-patenti. Foglioline oblungo-obo- vato-cuneate (in media lun- ghe 2 cent.). Peduncoli fiorali come nel T. latinum. Tubo del calice villosis- simo ; nervi mascherati dalla. folta villosità, non calve- scente. Denti larghi triangolari allungati, diritti. Fl. Angl. Ed. I, p. 284. — Bertol. FI. Ital. VIII, p. 143, cum bibliographia. homonyma. — Caruel, Prodr. Fl. Tosc. p. 162. — Boiss. Fl. Or. II, p. 128. — Echbch. fil. Icon. XXII, p. 68. — Wilikomm et Lange, Prodr. Fl. Hisp. III, p. 369, excluso synon. 7. Xatardi DC. (quod ad 7. obscurum Savi pertinet). — Arcangeli, Comp. Fl. It. p. 170. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 175 (excepto synonimo T. Xatardii). — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 157. — Sehltndl. ete. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, p. 231. — Camus, Cat. Pl. Fr. p. 64 (excepto synonimo T. Xatardii). (1) Le foglioline da misurarsi sono quelle della metà del caule. (2) Il peduncolo fiorale vuol essere misurato quando il capolino è in antesi. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 143 T. albidum, Zen. App. II, p. 619, non alior.! T. irregulare, Pourr. in Acta Tolos. III, p. 331. — Bertol. 1. c. p. 144 cum bibliographia homonyma. T. rigidum, Savi, FI. Pis. II, p. 159. — Bertol. 1. c. cum bibliogr. hom. T. glabellum, Pres!, FI. Sic. I, p. XXI. T. commutatum, Ledeb. Fl. ross. I, p. 543. T. nigrocinctum, Boiss. et Orphan. Diagn. ser. II, p. 46 = 7. mari- timum nigrocinetum, Boiss. Fl. Or. II, p. 129. T. clypeatum, Lap. Hist. abr. Pyr. p. 436! non L. (sec. Willkomm et Lange, 1. c.). Icones. — Curt. Lond. 4, 57. — Engl. bot. 4, 220. — Savi, Obs. fig. 1. — Rchbeh. fil. Icon. XXII, tab. 88, fig. II. — Sehltndl. ete. Hallier, FI. v. Deutsch. tab. 2368. — Cusin, Herb. Fr. tab. 1094. Icon nostra VIII, fig. 1. Capitulis conicis vel globosis, primum bene involucratis, dein breviter pedun- culatis; calycibus fructiferis campanulatis, pedicello calloso axi insertis, gla- brescentibus, dentibus trinerviis; corollae alis carina brevioribus et strictioribus. © Mai. Aug. Variat: 1° Capitulis globosis lignescentibus, calycis dentibus decurtatis, trian- gularibus = var. a moriferum Lojac. 2° Calycum dentibus basi migro-violaceo maculatis, annulatim circa basin capituli truncatam dispositis = var. ( migrocinetum Boiss. (Haec ultima varietas Italiae non incola). DESCRIZIONE, Radice annua, fusiforme, più o meno grossa, semplice o ramosa, fibrillare. Caule eretto, cespitoso o prostrato ascendente, con rami rigidi o flessuosi, cilin- drico, striato, villoso o glabro, con lunghi internodii. Foglie picciuolate; picciuoli lunghi nelle inferiori, decrescenti man mano nelle superiori, nulli nelle involucranti o supreme prossime al capolino, pelosi, scanalati di sopra — stipole erbacee oblungo-sub-ovate, guainanti nelle foglie non ascellanti, con code lineari allungate, acuminate, più brevi di esse nelle foglie inferiori, più lunghe nelle superiori, villose o più di rado glabre (Bertoloni); le supreme involucranti, o prossime al capolino, concrescenti per breve tratto alla base, sub-violacee — foglio- line oblungo-obovate, le basali brevi, obcordate, fugaci; tutte di solito ottuse all’a- pice od anche smarginate; più di rado acute, con denticolature leggiere all'apice od integre, pelose su ambo le pagine, tutte e tre sub-sessili. Peduncoli abbreviatissimi o nulli, talora alquanto allungati in frutto — capo- lini sessili, involucrati, massime prima dell’antesi, sub-rotondo-conici o globosi (forma moriferum Lojac.), nudi talvolta e solo in frutto — fiori fitti sopra asse lineare, irsuto, inseriti in nicchie disposte a spirale. 19 Gipetri e BeLLI. 144 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Calice tuboloso se giovane, campanulato a maturanza, più o meno villoso o sub- glabro, con 10 nervi, calloso alla base invecchiando, di color pagliarino = fauci con orlo rialzato in fiore, calloso, bilabiato a maturanza -- denti cinque, triango- lari-allungati o sub-lanceolati; due superiori un po’ concrescenti, l’inferiore talora sub-fogliaceo, trinervi ed anche quinquenervi, con qualche nervatura trasversale, rigidi (forma moriferum Lojac.) o no, spesso colorati in nero all’apice (var. migrocinetum Boiss.), cigliato-irsuti, coriacei, divaricati (1). Corolla più lunga del calice, bianca o carnicina, strozzata dal callo calicinale . dopo l’antesi e caduca a maturanza — vessillo concrescente col canal staminale, ob- lungo-infurnibuliforme, apiculato od anche sub-troncato all'apice = ali più brevi e più strette delle carene, semi-ovato-astate — carene a bistorì un po’ convesso. Stami coi filamenti allargati all’apice = antere ovato-cordate. Ovario brevemente stipitato, ovoide, con due ovoli = stilo allargato-fusiforme verso il mezzo -— stimma lievemente uncinato. Frutto induviato dal calice accrescente, indurito, coriaceo, coi denti divaricato- patenti, apparentemente impiccioliti, col tubo. glabrescente = fauci lineari chiuse dal callo bilabiato e dall’opercolo cartilagineo, falciforme, del legume, che nel resto è membranaceo = seme unico, obovato, liscio, fulvo. VARIETÀ. Questa specie presenta spesso forme in apparenza disparate, massime negli organi vegetativi e nel calice fruttifero. Anche la corolla, a seconda della località, si trova più o meno sviluppata. Ma tutte le forme si collegano tra loro per modificazioni intermediarie. Il Lojacono (Monogr. Trif. Sic. p. 136) ci dà una varietà mor:ferum, coi ca- polini ellittico-sub-rotondi, coi fiori stipati, coi calici legnosi nel frutto, ingrossati, coi calli. prominenti, otturanti affatto le fauci, coi denti divaricati a stella, coi capo- lini induriti e compatti, che non si lasciano schiacciare sotto la pressione per l’es- siccamento. Noi però facciamo osservare che i caratteri di questa varietà si trovano anche in esemplari commisti ad altri di forma tipica, e in qualunque località dove cresca il T. maritimum; del che ci siamo accertati compulsando gli erbarii di Firenze, Torino, Cesati, Boissier, ecc. (2). La var. { nigrocinctum Boiss. (Fl. Or. p. 129) è ben differenziata per i capolini più piccoli che nel tipo, e sopratutto per una fascia nerastra ben limitata, che cinge le fauci del calice, per il dente inferiore trinerve, gli altri uninervi. Abbiamo veri- ficati questi caratteri negli esemplari autentici dell’erbario Bo:ssier. Secondo il Lo- jacono questa varietà crescerebbe anche in Sicilia. Ma noi dagli esemplari stessi fa- (1) Le forme crescenti nei paesi meridionali hanno di solito capolini fruttiferi nudi non senza qualche eccezione. 2) In modo generale si può ammettere trovarsi nel 7. maritimum due leggere modificazioni del- l'infiorescenza, cioè: « Capolini troncati alla base e non legnosi. nel frutto; capolini arrotondati alla base, globosi e legnosi nel frutto = var. moriferum Lojacono. Con che non devesi ritenere che questi caratteri differenziali si trovino sempre concomitanti, DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 145 voritici da Lojacono ci siamo assicurati, che essi appartengono alla forma tipica del T. maritimum, crescente in località umide, e non al 7. nigrocinctum Boiss. Certo è poi che il Lojacono non si è assolutamente fatto un’idea chiara del T. Xatardi DC., cui Egli molto a torto sospetta potersi riferire a questa varietà nigrocinctum del T. maritimum (V. varietà e critica del T. obscurum Savi). Savi (Obs. p. 43) scrive di questa specie, che il caule è sub-glabro, le stipole sono aperte; caratteri che crediamo non esatti. Infine asserisce che i denti del calice sono più brevi del tubo. Ora facciamo osservare, che se si esaminano i denti calicinali nei fiori giovani, ci appariranno sempre sub-egualiî al tubo. Ma se invece si consi- derano a maturanza del frutto, troveremo che il callo basale del calice ingrossa, il tubo ingrandisce; il callo bilabiato delle fauci le ottura, si fa ii obbliga i denti a divaricarsi e li fa apparire relativamente accorciati. Tenore, nell'Appendice III alla sua SyMoge, a p. 619, scrive: Post 7. squar- rosum inseratur: 16 bis: T. albidum Retzius (Observ., fasc. 4, p. 30 e in DC,, Prodr. II, p. 104) Obs. A. A 7. squarroso differt in primis calycis laciniis omni tempore corollae adpressis, minime squarrosis; corollis calycibus longioribus; caulibus simpliciusculis nec valde ramosis; planta laete virescenti. Se si studia attentamente questa frase differenziale, ci nasce il dubbio che Tenore abbia avuto sott'occhio un 7. maritimum giovane; nel quale, infatti, manca il grosso callo bilabiato delle fauci, per cui i denti sono appressati alla corolla, e questa è molto più lunga del calice. Ma v'ha di più. Nell’Erbario Fiorentino trovasi commisto agli esemplari di 7. squarrosum Savi un esemplare munito di etichetta scritta di pugno di Tenore, che dice: 7°. albidum Retz., in pratis Lucaniae. L'esame di questa pianta ci rivela senza dubbio essere un 7. maritimum Huds. Siamo quindi autorizzati a credere che il 7. albidum sopracitato dell’Àppen- dice III della Sylloge di Tenore corrisponda puramente e semplicemente al 7. mari- timum Huds. Il Koch (Syn. FI. Germ. I, p. 187) in coda al 7. maritimum dice: Ab omnibus his facile distinguitur T. albidum Retzius calyce viginti striato! Se è così (e noi non abbiamo ragione di dubitare di questo acutissimo osservatore), dobbiamo tanto più dedurne che Tenore si è ingannato col suo 7. albidum e con lui anche il Gus- sone (Syn. Fl. Sic., II, p. 333), e che quindi il 7. albidum Retz. calyce viginti- nerve non sta neppure col 7. squarrosum, come vorrebbero Savi e Sprengel (Summ. veget. III, p. 213) e gli Autori susseguenti. Che cosa poi sia il vero T. albidum Retz. di Koch non abbiamo potuto ve- rificare. Noi abbiamo cercato di interpretare la frase e la descrizione di Retzius (Observ. bot., fasc. IV, p. 30) del suo 7. albidum, ma non siamo riusciti a mettere d'accordo in una specie ben definita due caratteri, uno indicato. dal Retzius stesso, cioè: foliolis superioribus arista brevi recurva terminatis, l’altro indicato dal Koch senza esitazione del calyce vigintinerve. Questi due caratteri non si incontrerebbero riuniti che nel gruppo dei Ves:icastrum. Seringe (in DC. Prodr. II, p. 192) stabilisce il tipo come sub-involucrato, coi denti laterali del calice uninervzi, il che non crediamo esatto. Ammette poi una var. ff Bastardianum a capolini peduncolati. A p. 194 ci dà un 7. albidum Retzius, 146 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » ma con una frase che ci riesce assai indecisa (Vedi retro la critica intorno a questa dubbia specie), e che chiude colla seguente interrogazione: An 7. ochroleuci var.? Gussone (Syn. Fl. II, p. 333) ammette oltre al tipo una var. b glabrum = T. gla- bellum Presl (FI. Sic. I, p. XXX), che noi non abbiamo potuto vedere, ma che Lojacono pone quale sinonimo del 7. migrocinetum Boiss., il quale, a sua volta, non è la pianta che così vien denominata dal Lojacono. In fine al 7. squarrosum il Gussone aggiunge l’osservazione sopracitata sul 7. al/bidum Retz., cui dice avere Sprengel non immerito creduto appena una var. del 7. squarrosum Savi. Moris (Fl. Sard., I, p. 485) chiude la nota sul 7. squarrosum non escludendo il dubbio, che quest’ultimo sia una var. del 7. maritimum (Vedi quanto si dice nella critica del 7. squarrosum). Grenier et Godron (Fl. Fr. I, p. 408) attribuiscono al 7. maritimum denti più brevi del tubo (Vedi sopra quanto si disse del Savi); e talora coll’inferiore più lungo, tal altra tutti eguali; e qui citano tra parentesi il 7. Xatardi DC. (FI. Fr. 5, p. 558) e molto a torto (Vedi nella critica del 7. obscurum quanto si dice a pro- posito del 7. Xatardî). Willkomm et Lange (Fl. Hisp. III, p. 369) dicono divalve il legume, il che ci par strano. Citano da ultimo come sinonimo il 7. Xatardi DC. quale varietà del T. maritimum a denti eguali, ciò che, ripetiamo, è assolutamente erroneo (Vedi la critica del 7. obscurum Savi). Rinunciamo ad una critica concludente di quanto il Zojacono (Monogr. Trif. Sic., p. 133 e seg.) scrive intorno al 7. maritimum, perchè la sua dizione ci riesce troppo aggrovigliata e oscura. Aggiungiamo qui un quadro differenziale tra il 7. maritimum Huds. e il T. dipsa- ceum Thuill. (7. squarrosum Savi). T. maritimum Huds. T. dipsaceum Thuill. Stipole inferiori grandissime, guai— nanti per breve tratto alla base. Stipole inferiori in complesso più pic- cole, guainanti per lungo tratto, quasi per la metà della parte adesa (la guaina si lacera dove la foglia è ascellante di un ramo). Le stipole supreme opposte sono concrescenti. Capolini conico-sub-rotondi od emisfe- rici in gioventù. Calice non strozzato alla fauce, non urceolato in frutto, sempre ob-conico cam- panulato, a maturanza fornito di callo basale o cuscinetto in corrispondenza del- l'inserzione apparente del calice sull’asse generalmente glabrescente, stramineo, e senza peli bulbosi alla base. Capolini dapprima globosi, poi ovoideo- ellittici od ovati. Calice urceolato, strozzato alla fauce, senza callo basale a maturanza; gene- ralmente irsuto di peli bulbosi alla base. I due denti superiori del calice poco o nulla concrescenti alla base; a matu- ranza sub-patenti per causa di grossis- simo cercine calloso alle fauci. Ali più piccole delle carene ovato- acute. I due denti superiori del calice fra loro concrescenti per quasi un terzo della loro lunghezza; a maturanza l’inferiore reflesso-squarroso. Ali sub-eguali e più grandi delle carene, oblungo-lineari, arrotondate all’apice. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 147 NB. Di tutti questi caratteri tre soli si possono dire essenzialmente differen- ziali, cioè la forma del calice, il callo basale e la grandezza dell'ala. Gli altri sono caratteri di importanza minore perchè graduali; sono quindi da usarsi con cir- ‘cospezione, subordinatamente ai tre caratteri sovraddetti. HABITAT. Erbario Cesati. Palermo (Roccazzo) .... Parlatore. Paci Gaboa SMIZIANE (campi). ..... Porta-Rigo. Ì 3 SIMVINCENZO II et Parlatore. pascoli). o atta De Notaris. voi 7 È Mazzara (Sicilia) ..... Huet. du Pav. Gagno (Pisa, campi).. H. 5. P. Monte S. Quiri Genova (porta Pila)... LBagletto. PETTO ARIA Pi dala i olo (Pisa) Cesati WC CR Beccari. Si die ‘ Sardegna (mare) ..... Moris. ca Macerata (S. Giusto).. Marzialetti. Mie ce: Pizzo (Calabria)... ... Arcangeli. Selva Pisana ........ Savi. Palermo (mare) ...... Todaro. Palermo... a. Parlatore. Valle di Sermide (Man- LEON RR RASTA Kuntze. BONA) I n Ferrari. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra, Belgio, Olanda, Francia occ. e mer., Spagna nord e sud, Italia, Dalmazia, Albania, Argolide, Tauride. SUBSPECIES UNICA (non italica). T. cinctum DC. Cat. Hort. Monsp. 182, et Fl. Fr. V, p. 359. — Seriînge in DC. Prodr. II, p. 193. — De Vis. Fl. Dalmat. III, p. 293. — Render. fil. Icon XXII, p. 66. — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 175. — Janka, Trif. Lot. Europ. p. 157. T. succinctum, De Vis. PI. rar. Dalm. n° 32. — Rehbch. fil. FI. exc. p. 492. Icones. — De Vis. Fl. Dalm. tab. XLIV. — Rehbeh. Icon XXII, tab. 97. Omnino T. maritimum Huds.; ab eo' tamen capitulis involucro bractei- formi 6-7, laciniato, vel basin usque partito, e stipulis evidenter ortu, facillime distinguitur. LETTERATURA E CRITICA. Questa sotto-specie non si distinguerebbe guari dal 7. maritimum, se non fosse per il collaretto involucrante il capolino. Esso rammenta quello, che talvolta si trova sotto ai capolini del 7. Zeucanthum M. B., ma ne differisce per ciò, che in questo 148 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » è di origine calicinare ed è accidentale, potendosi trovare in una stessa pianta capo- lini involucrati ed altri no; mentre nel 7. cenctum il collaretto è d’origine stipolare ed è costante. In base quindi alle nostre distinzioni sistematiche manteniamo questa sotto-specie, che per tutto il resto rientrerebbe nel 7. maritimum. Il 7. cinctum non è spontaneo in Francia, come fanno osservare Grenier e Godron (Fl. Fr. I, p. 578). Gli ultimi catalogi delle piante di Francia (Camus) non ne fanno menzione. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Dalmazia, Morijnie, Sebenico, Salona (vidimus autentica comunicata a C7. Sac- cardo), legerunt V. Welden, Petter, Pichler (ex Rchbceh. 1. c.). T. Alexandrinum L. Amoen. Acad. IV, p. 286 et Sp. PI. p. 1085 et Mant. Alt. p. 452. — Bertol. Fl. Ital. VIII, p. 145, cum bibliographia homonyma. — Boss. Fl. Or. II, p. 127 (excluso synonimo 7. Constantinopolitani Ser. in DC. Prodr. p. 193) non Bor. et Chaub. Fl. Peloponn. — ehbeh. fil. Icon. XXII, p. 67. — Lojacono, Monogr. Trif. Sic. p. 137. — Arcangeli, Comp. Fl. Ital. p. 172. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 175. — Ces. Pass. Gib. Comp. FI. Ital. p. 713. — Janka, Trif. Lot. p. 158. — Sehltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. p. 246. Icones. — £Rehbch. fil. tab. 89, fig. 2. — Schltndl. etc. Hallier, Fl. v. Deutsch. XXIII, tab. 2375. Icon nostra VIII, fig. 5. Capitulis nudis, floriferis ovato-oblongis, fructiferis obovatis; calycis dentibus triangulo-acuminatis, uninerviis, inferiore non reflexo; fauce ecallosa (mira exceptione!) annulo villorum tantum praedita; foliis supremis op- postitis. © lun. Iul. Var. ( (tuberculatum Nob. = 7. supinum var. tuberculatum, Boiss. Fl. Or. II, p. 126 == 7. Berytheum, Boiss. et Bl. Diagn. ser. II. Icon nostra VIII, fig. 5 (/-2). Calycibus magis villosis, villis basi grosse tuberculatis, plica faucis epider- mica quidquam magis prominente, fauce pervia. (Varietas haec Italiae non incola). DESCRIZIONE. Radice annua, grossetta, fusiforme, lunga, ramosa, fibrillare (Bertol.). Caule decumbente, ascendente, talora con anelli prominenti trasversalmente, ra- mosissimo, diffuso, fistoloso, glabrescente in basso, peloso in alto e sui giovani rami per peli appressati biancastri. DEI DOTT. G. GIBELLI E $S. BELLI 149 Foglie picciuolate; picciuoli delle foglie inferiori lunghi, decrescenti nelle su- periori; brevissimi ma non deficienti nelle supreme sub-opposte, pelosi, scanalati di sopra — stipole inferiori oblungo-sub-ovate, ventricose, membranaceo-scariose; le su- periori oblungo-sub-lanceolate, guainanti, con qualche pelo sul dorso e cigliate al margine, con code triangolari lesiniformi più brevi della stipola, pelose, cigliate, ner- vate — foglioline tutte con brevissimo picciuoletto pelosissimo , oblungo-lanceolate , oblungo-ellittiche, pelose su ambo le pagine, cigliate ai margini, oscuramente denti- colate anteriormente, smarginate e mucronulate, troncate ed anche arrotondate al- l'apice, variabili di forma e grandezza. Peduncoli brevi in antesi, allungati in frutto, fittamente pelosi. Capolini pseudo-terminali, nudi; prima brevemente conici, poi allungati — fiori fitti sempre rivolti in alto, inseriti tenacemente sull’asse lineare, costolato-solcato, peloso, con mensolette sottostanti ai fiori. Calice tuboloso-obconico, con dieci nervi, peloso, con peli semi-patenti, con anello villoso sulle fauci, leggermente rialzato ma non calloso in frutto; denti cinque, due superiori un po’ connati, quasi uguali ai due laterali; l’inferiore lungo circa quanto il tubo, più lungo degli altri, tutti triangolari-subulati, cigliati, trinervi alla base, poi uninervi. Corolla ocroleuca, lunga il doppio del calice, caduca, concrescente nell’unghia ‘ dei petali col canal staminale — vessillo infurnibuliforme, intaccato all’apice — ali oblungo-semi-obovate, semi-astate per l’auricula arrotondata, breve, bollosa, con ner- vature esili e numerose — carene a bistorì convesso, ottuse all’apice con auricula sub-nulla, sempre più lunghe del dente inferiore del calice — antere ovato-apico- late = ovario sessile obconico con un solo ovolo, stilo lunghissimo, allargato-fusi- forme verso il mezzo, stimma cristato, Frutto induviato dal calice accrescente, con nervi più appariscenti e tubo cam- panulato, glabrescente, con cercine formato dalla confluenza dei nervi, colle fauci interamente tappate dall’opercolo del lesume membranaceo, tenuissimo nei due terzi posteriori e con opercolo grosso nel terzo anteriore — seme unico, liscio, badio (1). VARIETÀ. Nell’Erbario Boissier abbiamo avuto occasione di esaminare un 7. supinum Savi, var. tuberculatum = T. Berytheum Boiss. Bluff., che appartiene certamente al T. Alerandrinum, differendone soltanto per avere i peli del calice con grossi tuber- coletti alla loro base e l’orlo delle fauci un po’ più ingrossato. Il Boissier ha erroneamente ravvicinato questa varietà al 7. supinum Savi (echi- natum), poichè la struttura del calice non concorda affatto con quella della specie suddetta. (4) Vennero trovati calici con due semi perfettamente sviluppati in osemplari coltivati nel Regio Orto Botanico Torinese. 150 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » LETTERATURA E CRITICA. Linné (Richter, Cod. bot. Linn., p. 775) scrive la frase seguente: 7°. Alexan- drinum ... .. capitulis oblongis pedunculatis, caule erecto, foltis oppositis. Habitat in gypto. A spiegare questa strana caratteristica delle foglie opposte egli scrive ulterior- mente nelle Amaenitates Academicae: Caulis inferne nudus; in medio folia duo opposita, ternata. .... Pedunculus ex altera ala nudus, longus ..... Caulis ex altera ala continuat, sed foltis alternis. Se noi abbiamo bene inteso, la cosa sta in questi termini: Alla metà circa del’ caule, dall’ascella di una foglia, nasce un ramo secondario, poi appena al di sopra di quest’ultimo, sull’asse principale, nasce un’altra foglia con o senza ramo nell’a- scella; ne consegue che le due foglie paiono opposte. Tali noi le abbiamo osservate in alcuni esemplari coltivati. Crediamo quindi che Linné abbia avuto sott’occhio esemplari consimili, e che quindi Bertoloni (1. c.) abbia giudicato male quando scrive: che « Linné bene descripsit, sed ab exemplari incompleto et caule inferiori desti- tuto; ideo sumpsit folia duo opposita quae stant in cuule superiore pro foliis infimis. » La spiegazione nostra, invece, quadra benissimo alla dizione linneana. Savi (Obs., p. 47) nella descrizione non osserva che il legume sia operculato ; aggiunge che egli vide sempre la pianta solo coltivata. Anch’Egli accenna all’insuf- . ficienza della frase limneana ed all’improprietà delle parole « foliis oppostitis » della frase stessa. Seringe (in DC., Prodr. II, p. 193) vuole che le stipole siano uguali al pic- ciuolo delle foglie. Nelle foglie inferiori noi abbiamo visto -sempre il picciuolo più lungo della stipola. Koch (Syn., edizione seconda, vol. I, p. 186) paragona questo trifoglio al 7. ma- ritimum, differenziandonelo per molti caratteri, fra i quali si legge: « amnulo calloso. faucis multo debiliore. » A noi pare che nel 7. Alexandrinum un vero callo non esista; come si disse nella descrizione, il cingolo villoso si rialza alquanto nel frutto. Boissier (1. c.) riunisce a torto al 7. Alexandrinum una varietà ff phleoides, che noi ebbimo agio di studiare nel suo erbario. (Vedi in proposito 7. echinatum). Nella Flora Orientalis (1. c.) il 7. Alexandrinum vien descritto come avente la fauce del calice chiusa da un anello di peli, il che non è esatto; l’anello villoso è ben lungi dal chiudere l’apertura delle fauci, la quale viene invece tappata dall’o- percolo del legume. L'Autore aggiunge che il 7. Alexandrinum viene confuso facilmente col 7. su- pinum e Carmeli. Ma, oltre ai caratteri che possono differenziare queste specie dal T. Alexandrinum, aggiunti poscia dal Bozssier, serve anzitutto quello del callo della fauce, enorme nel 7. supinum e nullo nel 7. Alexzandrinum. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 151 HABITAT. Trieste .... (forse importato). Vercelli (sentiero della Bernardina) Cesati (importato) (1). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Tracia, Egitto, Costantinopoli. Aggiungiamo qui un quadro differenziale tra il 7. Alerandrinum L. e il 7. echinatum M. B. Stipole con code filiformi. Stipole con code triangolo-allungate. Capolini conico-oblunghi in frutto. Capolini ovato-ellittici in frutto. Calice con tubo sub-eguale al dente Calice con tubo più breve del dente inferiore, membranaceo fra le costole, inferiore, glabriuscolo o peloso in alto, molto peloso, con costole sottili ma evi- con costole valide, mascherate superior- denti in tutto il loro percorso. mente dal callo fungoso delle fauci. Fauce con rialzo formato dal confluire Fauce con callo enorme che ne ottura delle nervature dentali ed interdentali, il lume, lasciando una fessura lineare. guarnita di peli eretto-sub-patenti. Lume ristretto ma non otturato. Legume oper- colato sporgente dalla fauce. StIRPS XIV. CLYPEATA Nob. Calycis tubus 40-nervius, plus minus pilis rigidis hirtus, senescendo glabrescens; den- tibus quatuor, tubo longe brevioribus, inferiore eo sub-aequali, in fructu reflexo, omnibus foliaceis, ciliatis 8-multinerviis lata basi ovato-triangulari, acutis, sed non acuminatis; duobus superioribus altius connatis: fauce in fructu callo spongioso, margine tenui, membranaceo, brevissime ciliato, arete clausa, rimam linearem exhibente. Corolia tarde decidua; vexillo, ungue tubo staminco alte connato, dentes calycinos longe superante. — Antherae ovatae. — Stylus non geniculatus. — Le- gumen operculo scutoliformi praeditum. — Pili totius plantae denticulati. Iuius stirpis: T. clypeatum L. — T. scutatum Boiss. — Species et sub- species non italicae. (1) Probabilmente fu importato nel 1859 dalle truppe francesi, come avvenne per altre specìe (T. Xatardii, dipsaceum, ecc.). 20 GiseLui e Belur. 152 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » T. clypeatum L. Sp. pl. p. 1084. — A. FI. Ped. I, p. 306, N. 1109. — Bertol. FI. It. VIII, p. 161 (in Observ. ad 7. ochroleucum). — Boiss. Fl. Or. II, p. 129. — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 178. — Janka, Trif. Lot. p. 156. Icones. — Rehbch. fil. Icon XXII, tab. 101. Icon nostra VIII, fig. 4. Capitulis fructiferis ovatis, nudis; calycis fructiferi dentibus foliaceis reti - culato-multinerviis, inferiore majore ovato sub-lanceolato, tubi nervis crassis, sed non spongiosis, inferiori unico setulifero; stipulis late ovatis sensim in caudas lato triangulari falccetas, limbo adherenti bre- vioribus: corolla calyce quadruplo longiore. © Mai. Iun. Species haec olim ab Allionio in collibus taurinensibus prope Casalborgone (FI. Ped. I, p. 306) inventa, numquam in Italia denuo reperta. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Argolide, Chio, Rodi (Nyman). Lidia, Caria, Cipro, Libano, Palestina (Gerusalemme, Goza) (Botssier). SuBsPECIES (non italica), — T. scutatum Boiss. Diacn si ser MN Ap ERO rip NRL297 Icon nostra VIII, fig. 3. Capitulis fructiferis ellipticis, nudis, calycis fructiferi dentibus reflexis ple- rumque trinerviis, vel etiam nervis minoribus interpositis sed non reticulato-venosis, illis tubi crasse spongiosis, omnibus glaberrimis; stipulis ovatis, in caudas longe lineares, limbi adhaerentis longitudine, abrupte transentibus; floribus minoribus quam in T. clypeato. © Mai. Iun. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Lidia (Smirne), Siria littorale (Tripoli), Kacir tra Beiruth e Saida, Palestina (Bosssier). DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 153 CLAVIS SPROIRRUM ET SUBSPECIERUM ANALYTICA Ae Vexillum'fommno liberumi. |... 00 CT. striatum L. AA — Vexillum ungue tubo stamineo plus minus alte connatum. B — Alae sub vitro fortiori extus pilosae (speciatim supra auriculam); calycis tubus extus irntusque pilosus. Pili totius plantae denziculati. GC Corolla calyce multo longior (dentibus comprebhensis), petalis concoloribus, sordide albentibus, vel roseo-pallidis . . . T. tenuifolium Ten. CC — Corolla calycem sudaequans, alae carinaque alba, vexillum roseo-purpureum T. Bocconei Savi. BB — Alae glabrae; calycis tubus ?intus glaber, vel tantum faux pilosa, pilis an- nulatim dispositi. D — Faux calycis omnino nuda (ecallosa, nec plica epidermica coarctata vel ullo modo pilosa). E — Capitula florifera (evoluta) sessilza a supremo folio 2nvolucrata. Corolla den- tesque calycini vi/lis obvoluti et absconditi; dentes tubo calycino subae- quales@vellibreyiores si. eg e. saxatile All. EE — Capitula florifera (evoluta) pedunceulata, non involuerata. Corolla roseo-carnea vel alba, intra dentes calycis et trans dentium plumulas evidens. Dentes calycis tubum aequantes vel superantes . . . . T. arvense L DD — Faux calycis etiam fructiferi amnulo wvilloso simplici vel elevato tantum pracedita: vel plica epidermica villosa aut glabra coarctata; vel etiam callosa, ore suborbiculari-ellipticove, sed semper pervia ; vel tandem faux calycis fructiferi callo bilabiato aut continuo, villoso aut glabro, clausa, rimam linearem exhibens (tab. VIII, fig. 2 d). E — Faux calycis annulo villoso simplici praedita, vel plica epidermica villosa glabrave coarctata, vel callosa ore pervio suborbiculari-elliptico, vel tandem faux calycis fructiferi callosa, typicam rimam lincarem exrhibens, sed tune corolla purpurea persistens, vel tardissime decidua, et planta pe- rennis. G — Corolla dentes quatuor superiores calycis ad summum aequans, vel eis bre- vior. Vexilli limbus ungue Zongior vel subaequalis, plus minus dorso ephippii modo incurvatus vel contortus; stylus geniculatus vel contortus. 154 II GG KK RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Calyx vigintinervius et ultra. Dentes calycis (praecipue fructiferi) e basi lata triangulari quinque- costata (et ultra), costulis validissimis, subulati , apice patentissime ciliati. Faux annulo piloso tantum praedita ; leguminis operculum scutuliforme evidentissimum . . . 7. lappaceum L. Calyx decemmervius. Dentes calycini tubum aequantes vel eo breviores (speciatim fructiferi) ; foliola caulina oblongo-lanceolata vel lineari-lanceolata. Corolla calyce drevior (dentibus comprehensis) . . . . . . T. phleoides Pourr. Dentes calycini tubum superartes; foliola caulina obovato-cuneata. Corolla calycem subaequans, vel parum exserta .. . T. Ligusticum Balb. Corolla dentes quatuor superiores calycis Zonge superans. Vexilli limbus ungue drevior. Vexillum dorso non incurvatum nec contortum. Stylus non geniculatus nec contortus, laeviter incurvatus. Folia suprema subopposita. Capitula fructifera conico-cylindracea. Corolla ochroleuca vel albida. Leguminis operculum seutuliforme e calycis fauce PPOMINENS «2... TT. Alexandrinum L. Folia omnia alterna. Corolla non ochroleuca et rarissime albescens. Legu- minis operculum (si adest) 2nclusum. Calycis tubus vigintinervius et ultra. Capitula spiciformia elongata, magna, nuda; planta glabra, vel (rarissime) pilosa; stipularum caudae triangulo-elongatae, latae, herbaccae, glabrae vel margine tantum villosae; foliola caulina argute denticulata, dentibus recurvis .apicem foliolae spectantibus; calycis tubus saepius glaber . T. rubens L. Capitula globosa érvolucrata; planta pilosa (rarissime glabra); stipularum caudae subulatae, villosae; foliola caulina obscure denticulata, dentibus rectis, nervo mediano perpendicularibus . . + T. alpestre L. Calycis tubus decemnervius. Flores bracteati, bracteis minimis, squamiformibus; ovarium apice pilosulum T. Noricum Wulf. Flores ebracteati; ovarium apice glabrum. Stipularum caudae omnes (vel saltem supremae) obtusissimae, rotundatae, plicatulac, apice coloratae vel herbaceae. Faux calycis ore elliptico pilis paucis praedita, vel pilis stupposis numerosissimis stipata (pilis more Hieraciorum pappi denticulatis). Capitula nuda. Faux calycis subruda, vel parum villosa, pervîa, ore elliptico. Dentes calycini subulati, basi uninervii, nec reticulato venosi. Capitula spiciformia plus minus; elongata . 0... E incarnatum È. PP — 00 — TIT — UU — DEI DOTT. G. GIBELLI E 8. BELLI LO05 Faux calycis fructiferi ore suborbiculari, villis denticulatis, stupposis sti- pata; dentes calycini triangulo-elongati, basi lata parum ‘inter se connati et reticulato-venosi. Capitula globoso-ovata 'T. stellatum L. Stipulae omnes #riangulares elongatae, vel saltem caudibus omnibus apice acutis; capitula 2nvolucrata, vel brevissime pedunculata (pedunculum ca- pitulo semper brevius). Ramis folio brevioribus; caulis nanus, ferrae adpressus, glaber, tortuosus ; internodiis brevissimis, a stipulis se se tegentibus absconditis (facies ‘peisutacate) e ie ca. LT congestum Gus: Ramis folio semper /ongioribus; caulis plus minus elatus, plus minus pilosus (saltem superne); internodiis distantibus. Stipula suprema aphylla, squamiformis, ovata, vel triangulo-acuta, eleganter nervosa, a subsequente, foliolata, abscondita, et capitulum una cum ea amplexans. Corolla parva, albida, intra dentes calycis 2nclusa; vexillum saepius apice obtusum ; capitula haemisphaerica, vel ad summum fructifera globosa T. Cherleri L. Corolla rubra; vexillum acutum ultra dentes calycis quidquam prominens ; capitula primum g/lobosa demum ovata . . . . T. hirtum L. Stipulae omnes foliosae. Capitula parva (ad summum 1 cent. lat. 2 cent. long.) awillaria et pseudo- terminalia, fructifera dura, sublignosa, fere pungentia. Dentes calycis triangulares-elongati, uninervii, margine pilis brevibus pectinato-ciliati. Corolla calyce subaeguilonga (rarius subduplo longior); vexilli unguis limbum subaequans. Foliola parva, nervis prominulo-arcuatis . . . T. scabrum L. Capitula magra (in var. 7. pratensis tantum pauciflora, sed semper 2 cent. ad minimum lata et 3 longa) pseudo-terminalia, fructifera non lignescentia nec squarrosa; corolla calycem duplo et ultra superans, vexilli ungue limbo Zorgiore. Foliola ampla, nervis obsoletis neque promi— nulo-recurvis. Calycis dentes quatuor (superiores) tubum duplo et ultra superantes, pilosi (pilis patentibus); corolla calycis dentibus paulo /ongior; semina duo minute punctulata . ....... +... diffusum Ebrh. Calycis dentes quatuor (superiores) tubum «aequantes vel bdreviores, pilosi (pilis sub-adpressis), vel etiam ad summum tubo sesquilongiores (et tune flores luteoli, vel roseo pallidi, et faux calycis callo crassiori coarctata, costulaeque tubi et baseos dentium validissimae, pilique patentes). 156 VV ZZ FF aa cc dd RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE « TRIFOLIUM LAGOPUS » Vexillum, alae et carinae subaequilongae; tubus calycis cylindraceus, saepius glaber; legumen non operculiferum; stipularum caudae triangulo-elon- gatae, parte adhesa lineari, tota herbacea nec inflata, nervis concolo- VIDUS It i i io ca ferzuosun Jaco Vexillum caeteris petalis /ongius; tubus calycis obcoricus vel campanulatus, plus minus villosus; legumen operculiferum ; stipulae omnes albo mem- branaceae, caudis abrupte cuspidatis et parte adhesa ovato-inflata, vio- laceo aut viridi-nervata. Planta perennis; dentes quatuor calycis (superiores) tubum calycis aequantes vel breviores, basi ‘trinervii, nervis non crassis nec prominentibus ; faux calycis etiam fructiferi annulo piloso elevato praedita, non calloso . (vide varietates) T. pratense L. Planta biennis; dentes quatuor superiores calycis tubo quidquam /ongiores, rigidi, pilis patentissimis, basi quinquenervii, late triangulares, nervis coriaceis, prominentibus; faux calycis callosa . ©. pallidum W. K. Faux calycis fructiferi #ypice callosa (tav. VIII, fig. 2 d), callo continuo vel bilabiato, glabro aut villoso clausa, rimam linearem exhibens ; co- rolla cito a calycis baseos dirumpens et intra dentes calycis progrediens, ita ut revera longior appareat. Dentes calycis omnes basi reticulato-multinervii, late foliacei, ovato-acuti, inferior caeteris Zongior, latissimus, ovato-lanceolatus, tubo sub aequalis, in fructu ref/lexus. Corolla calycem longe superans. T. clypeatum L. Dentes calycis dasî tri-quinquenervii, non reticulato-multimnervit, non lato- foliacei, vel, si merves suprannumeri adsunt, est dens inferior. calycis cacteris subaequilongus, et corolla calyci subaequalis. Folia omnia alterna; corolla purpurea vel rosea; calyces villosi, villis basi grosse tubercnlatis. Capitulum fructiferum spiciforme elongatissimum, nudum; corolla calyce duplo longior (dentibus comprehensis) . . ». . T. purpureum Loisl. Capitulum fructiferum spiciforme, vel cylindraceum, involucratum, vel bre- vissime pedunculatum; corolla dentem inferiorem calycis subaequans, vel eo paulo longior. Capitulum spiciforme elongatum; corolla dentem calycis inferiorem subae- quans ; foliola linearia, vel lineari-lanceolata, vel lanceolata . . . T. angustifolium L. Capitulum ovatum; corolla dentem calycis inferiorem parum superans; fo-- liola obovato-cuneata ; planta humilis, decumbens. T. Lagopus Pourr. bb ff ee 58 hh DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 157 — Folia suprema caulis et ramorum subopposita; corolla ochroleuca, lutea, albida, vel albido-carnea; calyces plus minusve pilosi, pilis basi obsolete bulbosi. — Plantae perennes; capitula fructifera spiciformia vel saltem cylindracea. — Planta tantum montana vel alpina, villosissima, villis patentidus; foliola magna, lanceolatu, obtusa vel acuta (long. 5 cent. usque 7); internodium supremum (pedunculus floralis) subiacenti duplo triplove brevius; capitula semper nuda, magna ; flores ochroleuci vel albidi. T. Pannonicum Jacq. — Planta montana, collina, vel etiam planitiei, pubescens, vel pilosa, pilis bre- vibus subadpressis; foliola ad summum long. 3 !/, cent. metientia poly- morpha; internodium supremum (pedunculus floralis) mullum, vel (si adest) 7-S-plo subiacenti brevius ; capitula iuniora saepius sessilia érv0- UCG A Od i. I. ochroleucum: Auct. * Flores rosei; capitula fructifera sessilia ; dentes calycis quatuor (superiores) reliquo multo breviores; tubus calycis villosissimus . { roseum Presl. — Plantae annuae; capitula fructifera globosa, vel ovata, semper nuda (saltem fructifera). — Corolla calyce brevior, vel eo subaequilonga (dentibus comprehensis); dentes calycis lanceolati, basi cordati, inter se subaequales; tubus calycis ur- ceolatus, villosus, glabrescens vel glaber . ». @. obscurum Savi. — Corolla calyce /ongior (dentibus comprehensis); dens inferior caeteris Zongior. Alae carina sérzctiores et saepe breviores; pedicellus floralis fructifer caZloso- induratus; tubus calycis campanulatus . . TT. maritimum Huds. * Capitula fructifera subglobosa, lignescentia, basi rotundata. { moriferum Lojac. — Alae carinaque aequilongae et uequilatae; pedicellus fructifer non induratus ; tubus calycis fructiferi urceolatus, cylindricus vel obconicus. — Calycis dentes basi #rinervii. — Calycis dens inferior ceteris Zongior et latior (saepe cum nervis supranumeris) ; duo superiores quidquam basi connati, tubus urceolatus. . . . . T. dipsaceum Thuill. (7. squarrosum Savi). — Calycis dentes omnes longitudine inter se aequales, non basi connati; axis capituli villosus FR E agere Ti lenoanthum*M; +; — Calycis dentes basi uninervii; axis capituli glaber; pedunculi raro bifurcati ; capitula ovato-oblonga. —T. echinatum M. B. (7. supinum Savi). ‘QONO TINUI][o9 g 0 60 0 0804 000 0 0000000 | 0000000 T osueguad "Ti [ ; ‘/2QUAT WNAIVES 2 (°° VISNOLVUA “peiT msagIp go | SUVA SUOISOAVH “I © 6 0 e 0 e 0 CRORORORORORO è ale 0 0 . "M VE) "M Wunpi]ped "I O tO ricca o enrico DIOECNIDRO I eZ I A UT UOU ‘99M WIMYRUAVIUI “i |" * ‘25247 WUmouswèIS “T |**’‘sst0g wnugsoeg ‘I | 7 wnqeaivoni ‘] ‘8247 vmandsep "n (UU VIVITALS 2.77 ni È, feste I I ‘4P)0H-'SS20g ©[aVHg “I ‘dsvy, wnomu "UO “40 TINIpogipungoa ©] ) tti T Wnaquos ‘I | ‘©’ VIGIOUAVOIS -GONT ‘I ‘Q0N5 sofew g) | © ‘3:54 umogewpeg SIAM QON poss TT OSUAIE *] SSIS ‘ssny TUNIOTmMUIY ‘TL DORICO DRORORORO RO RO RO RORORORSEcti, ROROROROEOROROENEOECEOErEr 0 0 0 000 e le e 0000 T UNYUIIIS ‘IL ° Hol WESQUILOATA liaranmuzini CONBIONI Q IIVOOT UNO è SICINNITINI MINO TIOMISOLIOS TIONd TAUILS } } } c Cena VLMINVAOLIOS VIMIIVA (0) CURZIO ol IT HIOHAS ‘4004 sndose7 euolzes Ejjep sioeds ajjep oc01rewagsis QJO2A ‘8sgog wanyegmos “7, |'"*** 7 wmqeodép ‘IL |’ VIVIALZIO VIULSUdIV I | 'T SUQgnI “L (. ‘T 9agsodpe Dit pd Di n + 4 DE) LI pia ì . ' i ì I » ì - . $ Un de 177 * 4) A) $ UU) MLLITLLO J * 178 TAVOLA VI. Fic. 1. T. angustifolium L. — @ Fiore completo — a' (var. intermedium Guss.) Calice fruttifero — % Calice fruttifero (faccia interna) — d' Fauce del calice vista di fronte — c Vessillo — d Ala — e Carena — f Stami — 9g Legume — h Seme. Fic. 2. T. purpureum Lo?sl. — « Fiore completo — Calice aperto —- b' Fauce del calice vista di fronte — c Vessillo — d Ala — e Carena — f Stami — g Pistillo — % Legume. Fic. 3. T. Lagopus Pour. — a Fiore completo — a' Calice fruttifero — b Calice aperto (faccia interna) — %' Fauce del calice vista di fronte — e Vessillo — d Ala — e Carena — f Stami — g Pistillo — ”» Legume — 4 RIVISTA ORITICA vo dimo De 1a mo SPRGIE DI CRIFOGLCH ITALIANE > ; I i 0 da 7 Mu RESTO D'BUROPA P' DELLE REGIONI (INCINMEDITERRANTE co i I GALEARIA Paest, — PA 3 PIA MICRANTHEUM Presi. @ GIBELLI e BELLI TORINO CARLO CLAUSEN 4 "5 Libraio della R Accademia delle Scienze Mi 1890 RIVISTA CRITICA SPECIE DI CI LION ITALIANE OMPARATE CON QUELLE DEL RESTO D'EUROPA E DELLE REGIONI CIRCUMMEDITERRANER DELLE SEZIONI GALEARIA PreEsL. — PARAMESUS PresL. — MICRANTHEUM Past. DEI DOTTORI CARLO CLAUSEN Libraio della R. Accademia delle Scienze Estr. dalle Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, Serie lI, Tom. XLI. Torino, Stamperia Reale-Paravia. 4968 (120) 21-XI-90 AUG 7 - 1923 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE COMPARATE CON QUELLE DEL RESTO D'EUROPA E DELLE REGIONI CIRCUMMEDI TERRANEE DELLE SEZIONI GALEARIA Presr. - PARAMESUS Prest. - MICRANTHEUM PrEsL. GALEARIA Prest. (emend.) Symb. bot. I, p. 49 — Gren. Godr. FI. de Fr. I, pag. 413 — Boiss. FI. Or. II, p. 111. — Celakowsky. Oesterr. Bot. Zeitschrift. (1874) p. 44 — Wil2Ikomm et Lange Prod. FI. Hisp. p. 359 — Nyman Consp. Fl. Europ. p. 177. VESICARIA L. p. p. Richter. Cod. Bot. Linn. p. 745. VESICARIA Savi in Bertol. Fl. It. VII, p. 185 p. p. VESICASTRUM Ser. in DC. Prod. II, p. 202 p. p. et emend.(Vide observat.) HEMIPHYSA Celal l. c. 1874 (Vide observationes). FRAGIFERA Xoch Syn. I, p. 189 (Vide observationes). « Calyx bilabiatus in fructu adauctus, vesicarius, superne gibbus, labio superiore bidentato, post anthesin excrescente reticulato, labio inferiore tridentato immutato. Corolla marcescens, decidua, resupinata vel normalis — Vexillum coeteris cum petalis plus minus alte conpatum vel liberam — Ovarium elliptico-obovatum — Stylus oblique vel medio insertus — Legumen membranaceum vel coriaceum, dehiscens, vel indehiscens, mono-dispermum, calyce reticulato, multinervio inclusim — HMerbae perennes aut annuae, capitula fructifera globosa, fragifera, axillaria, plus minus longe pedunculata, rarius sub sessilia. — Flores sessiles vel breviter pedicellati, basi bracteis scariosis polymorpheis suffulti = calyces et bracteae glandalis clavato pedicellatis microscopicis obsiti, vel piligeri. » Nob. La Sezione (ralearia del genere Trifolium fu stabilita da Presl (1. c. 1832) e comprende tutte le specie enumerate da noi, alle quali conviene aggiungere il 7. modestum Boiss. e 7. bullatum Boiss. Hausskn., che noi consideriamo quali varietà, quello del T. fragiferum, questo del 7. tomentosum L. nRT YOR VICAL :DRN A RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE La sezione di Presl corrisponde in parte alla sez. Vesicaria L., perchè Linné comprende in essa il 7. spumosum, al quale non si adattano le caratteristiche delle vere (salearie. La Sez. Vesiearia di Savi non ha una diagnosi speciale. L’Estratto degli atti dell’Accademia Italiana T. 1. (Firenze, Molini - Landi e Comp. 1808 pag. 197-203), gentilmente comunicatoci dal Prof. Arcangeli di Pisa, contiene solo le diagnosi delle varie specie. Il Savi fa quivi una critica minuziosa della Sez. Vesiceria di Linné, rile- vando già molti errori nella descrizione delle singole specie, tra gli altri quello di attri- buire un involucro - generale al capolino in alcune di esse, mentre un tale involucro non è altro che il complesso delle singole brattee di ciascun fiore più o meno saldate ai lati. Il Savi distingue le specie della Sez. Vesicaria di Linné in quelle a calici pelosi ed in quelle a calici glabri. Fra i primi stanno: 7°. resupinatum L., T. tomen- tosum L., T. fragiferum L.; fra i secondi: 7. spumosum L. e T°. vesiculosum Savi La Sez. Vesicastrum, creata da Seringe, comprende anch'essa altre specie, che evi- dentemente non vi debbono appartenere, e noi la citiamo quindi solo per le vere fra- learie che contiene. Fanno parte di essa infatti il 7. subterraneum, il 7. spumosum ed il 7. vesiculosum, nonchè il 7. depauperatum Desv. che spettano ad altre sezioni. La Sez. Fragifera di Koch corrisponde in massima alla Galearia di Pres], nè compren- diamo perchè Koch abbia stabilito questa sezione, non adottando il nome dato dal Presl. La definizione data dal Presl della sua Sez. (alearia racchiude qualche inesat- tezza, non bastevole però secondo noi a farla rigettare, nè tampoco a smembrarla in due, come fece Celakowsky; ma di ciò diremo avanti. Queste inesattezze sono: 1° la corolla detta gamopetala dal Presl in tutte le specie, mentre nel 7. physodes e nel 7. tumens il vessillo è affatto libero come già constatò anche il Celakowsky; 2° lo stilo, che da Presl vien detto « oblique insertus » mentre in qualche specie (7. resupinatum) è invece mediano, almeno di solito; 3°, finalmente, il Zegume, che vien dato dal Presl come indeiscente, mentre è deiscente in tutte le specie, salvo nel 7. pAysodes. Del resto Grenier et Godron (l. c.) hanno già scritto « gousse bivalve ». Celakowsky (1. c.) stralcia dalla Sezione (ralearia Presl il 7. physodes Stev. ed il 7. tumens Stev., creando con essi la Sez. Hemiphysa, fondata sul carattere del vessillo libero affatto. Già dicemmo a proposito della Stirps Stenosemium da noi prov- visoriamente mantenuta nei « Lagopus » (1) e basata sul vessillo libero, che il creare un gruppo tenendo conto di un solo carattere, quale è quello della concrescenza del ves-, sillo cogli altri petali o della sua assoluta indipendenza, non ci pare conforme alle leggi di un naturale raggruppamento delle forme. Nelle (ralearie poi non avremmo neppure quella ragione di separare le due specie sopranominate, che si potrebbe in- vocare pel 7. striatum (costituente da solo la Stirps Stenosemium); cioè, che questo, quantunque affine alle Arvensia, non ne presenta però tutto l’abito esteriore, nè tutte le caratteristiche; mentre qui il 7. physodes e il 7. tumens sono evidentemente fabbricati sul tipo delle altre fralearie. Riuniamo dunque senz'altro la Sez. Hemiphysa Celak. alla Sezione (alearia Presl. i (4) GiseLLI e BELLI, Lagopus, Saggio ecc., p. 19. DEI DOTT. G. GIBELLI E S, BELLI 5 CARATTERI GENERALI DELLE Galearia. È questa fra tutte le divisioni del genere Trifolium, quella che meriterebbe con maggior ragione il nome di SOTTOGENERE, a cagione di una caratteristica saliente e curiosa; della trasformazioue cioè della metà superiore del calice, a fecondazione avve- muta, in una produzione particolare succiforme (Galea) vescicosa, rigonfia, spesso colo- rata, ricca di nervature a maglia di forma poligonale o quadrilatera, circoseriventi un parenchima sottilissimo e searioso (1). Anche qui, come nel gruppo delle Agraria, ma a più forte ragione, ci riesce difficile il non considerare tutte le specie, che compongono il gruppo, come derivate da un solo capostipite. Le stirpes cioè non si lasciano qui distinguere nettamente de- lineate come nel gruppo dei Lagopus, e perciò noi ripeteremo per le fialearie quanto abbiamo scritto pei Chronosemium. (Riv. Crit. Chronosem. Malpighia Anno III, Vol. III, p. 12). La nostra suddivisione quindi delle Galearia in Resupinata e Fragifera è artificiale, non corrisponde cioè al nostro concetto sistematico, perchè i caratteri che le costituiscono non sono di pari valore a quelli che costituiscono le stirpes dei La- gopus; in altre parole perchè questi due gruppi hanno molti, troppi caratteri comuni. Ne avranno invece vantaggio la pratica tassonomica e la ricognizione delle forme resa più facile: a questo fine è fatta la tabella sinottica che segue a pag. 9. Ritornando alla formazione speciale delle Gralearia cioè alla galea, è degno di nota, che nel fiore vergine questa porzione superiore del calice, che si trasformerà poi, è apparentemente senza nervature visibili a debole ingrandimento, mentre nella por- zione inferiore esse sono visibilissime, e sono costituite da tutti gli elementi consueti di un fascio vascolare. Se però si osserva ad un sufficiente ingrandimento la porzione superiore del calice, apparentemente enerve, essa appare costituita da un tessuto di cellule piccolissime ricche di contenuto protoplasmatico granuloso, sul tipo delle cel- lule meristematiche, e frammezzo ad esse vedonsi decorrere numerose e sottilissime trachee isolate, con tendenza ad anastomizzarsi; le quali segnano in certo modo l’inizio delle future maglie del reticolo della galea. Lungo il decorso degli elementi (4) È quasi fuori dubbio, che oggidì un osservatore non affatto digiuno nello studio delle modifi- cazioni arrecate da parassiti animali alle piante, ed al quale capitasse per la prima volta sott'occhio uno di questi calici, difficilmente si difenderebbe dal sospetto, che a questa produzione sia completamente estranea un’azione entomofila. Ed a noi pure nacque e persiste fortissimo oggi, dopochè ebbimo ad occuparci a lungo del gruppo delle Galearie, osservando continuamente questa strana metamorfosi. Un calice che accresce rapidissimamente dopo la fecondazione del fiore, assumendo la forma dì galla, che si colora spessissimo in rossastro, che sì ricopre di peli deformati, contorti, ispessiti, diversi da quelli del resto della pianta, e simili assai a quelli ingenerati p. e. dal PAy/optus; la presenza costante di numerosi acari nel fiore, e finalmente la corolla che resupina, sono tali fenomeni da rendere giustifi- cabile il sospetto di un'azione parassitaria. Ma dal sospetto alla dimostrazione fisica del fatto quanta strada e quanto aspra si frappone! Quali potranno essere i rapporti, se ne esistono, del parassita colla formazione strana ma regolare e costante della galea? perchè p. e. la motà inferiore del calice rimane im- mutata? perchè la corolla resupina? ete. ete. Ecco una serie di questioni, la cui risoluzione costerà una serie lunghissima di esperienze minuziose, esatte, ripetute, controllate le mille volte; esperienze che abbiamo già cominciato, ed il cui risultato, se ve ne sarà, pubblicheremo a suo tempo. 6 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE costituenti il reticolo della maglia nel frutto, ed in quelle delle nervature del labbro inferiore, nell'interno degli elementi stessi, stanno numerosissimi cristalli d’ossalato di calce. La forma di questo calice fruttifero così trasformato, o per dir meglio della galea che ne costituisce la quasi totalità, è diversa in diverse specie. P. e. nel 7°. resupinatum essa si allunga in forma di cono, coll’apice rivolto esternamente, terminato dai due denti superiori allungati quasi come due corna; in questa specie la galea è meno pelosa, ed il tessuto interreticolare è sottilissimo. Nel 7. fragiferum e più ancora nel 7. tomentosum, la galea è globosa, arrotondata ai margini, ed i due denti superiori o sporgono pochissimo o stanno nascosti nel tomento che la riveste. La galea è spesso colorata in roseo-vinoso, ovvero è di color stramineo. In ogni caso il labbro inferiore del calice rimane immutato. Nel gruppo delle Galearia abbiamo un altro curioso fenomeno, e questo di ordine biologico, che merita di essere studiato. (1) Vogliamo parlare della resupinazione della corolla. Nel 7°. resupinatum, che prese nome da questo fenomeno, appena avvenuta la fecondazione, comincia un movimento di torsione della corolla, che interessa tutti i petali, gli stami, ed anche la porzione superiore dello stilo. Tutti questi elementi girano sul loro asse longitudinale, nella porzione inferiore dell’unghia, e percorrendo una metà di circonferenza vengono ad orientarsi in modo, che #7 vessillo volta il dorso in basso, le ali e le carene voltano il loro margine superiore pure in basso, trasci- nando nella torsione la porzione superiore dello stilo. Ne consegue che i due denti superiori del calice non corrispondono più alla linea mediana dorsale del vessillo ma bensì al margine inferiore della carena, mentre il dorso del vessillo riposa sui tre denti in- feriori. I rapporti mutui invece fra vessillo, ali, carene, doccia staminale e stilo, per quanto riguarda la porzione loro, che ha girato di 180°, rimangono immutati. La torsione avviene nella parte più inferiore dell'unghia dei singoli petali. Vi ha dunque un punto neutro dove l’insieme delle unghie dei petali e dell'androceo è strozzato dalla torsione attorno all’ovario ed alla porzione inferiore dello stilo. Il 7. resupinatum non è la sola specie in cui resupini la corolla; anche nel T. tomentosum venne osservato lo stesso fatto, e, soventissimo, se non ha luogo una completa resupinazione, succede per lo meno una torsione nella corolla, in grazia della quale il vessillo viene a corrispondere col dorso ad uno dei due denti laterali del calice, mentre all’altro dente corrisponde il margine inferiore della carena; la corolla gira cioè di 90° sull’asse longitudinale. La causa di questo strano fenomeno è tuttora ignota, per quanto a noi consti. Sospettando però a priori, che esso possa essere in qualche relazione colla fecondazione, abbiamo istituiti esperimenti appositi, i cui risultati verranno a suo tempo resi di pubblica ragione. Fra le (Galearia hanno dunque corolle resupinate il 7. resupinatum e il T. tomen- tosum col T. bullatum Boiss. Haussk. Delle altre Galearia il solo 7. fragiferum mostra rarissimamente torsione nella corolla, nè mai potemmo osservarla nel 7. physodes e nel. 7. tumens. (1) Confr. Caruel. Sopra alcuni fiori rivoltati di Faseolacee. N. Giorn, Bot. It. 1879. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 7 Rapice. — Non offre nelle Galearia, come in quasi tutti i Trifogli, alcunchè di speciale e di tassonomicamente utilizzabile. È annua nel 7. resupinatum e T. tomen- tosum colle loro varietà; è perenne nelle Fragifera. La radice primitiva è fugace ed è tosto sostituita dalle secondarie più o meno ramificate e fibrillose. CauLe. — È semplice o ramoso, cespitoso dalla base: in una specie è radicante (7. fragiferum) prostrato, glabro o peloso, striato nel secco, e la ramificazione non oltrepassa di solito il 2° grado. i FoeLie. — Come nella generalità dei Trifogli le inferiori sono molto più lunga- mente picciuolate delle superiori, e, nelle Galearia, queste ultime non sono mai af- fatto sessili; il picciuolo è scanalato superiormente, glabro o peloso. Le stipole sono poco variabili di forma e di struttura: sono oblungo-lanceolate od oblungo-ovato-lan- ceolate, membranacee, scariose od erbacee, guainanti o no, e stracciate, se guai- nanti, là dove all’ascella nasce un ramo; sono glabre o pelose, cigliate o no ai mar- gini; nervose, colle code lungamente acuminate. La fogliolina, prima a svilupparsi dopo i cotiledoni, è diversamente conformata dalle susseguenti; è cioè intera e subor- bicolare, o leggermente intaccata o troncata all'apice; le susseguenti basilari, tutte trifogliolate, hanno di solito diametri antero-posteriori minori delle altre, e sono ge- neralmente obcordate: le caulinari e supreme sono polimorfe assai, predominando però il tipo obovato-cuneato. Il loro lembo è generalmente seghettato nei A anteriori, con denticolature più o meno spinulose all’apice; cigliate o no ai margini e sulla nerva- tura mediana inferiormente, più spesso glabre; la pagina inferiore è più pallida, la superiore più scura con macchia biancastra, che spessissimo manca; le nervature pen nate, più o meno elevate sul parenchima, e dicotome presso il margine. I piccioletti sono pelosi, appiattiti, quasi egualmente lunghi. BRATTEE. — Sono disposte a spirale sull’asse glabro o peloso, talora libere, spesso connate per un tratto più o meno lungo dei loro margini laterali, riunite a tre, a quattro, ovvero tutte insieme, e formanti allora un nastro irregolarmente sfrangiato sul margine libero, con qualche pelo glanduloso-clavato, o con peli lunghi non glan- dulosi, ovvero con tutte e due le forme di peli ad un tempo. (7. resupinatum). Talvolta le brattee dei fiori inferiori (7. fragiferum) si saldano per buon tratto dei loro margini alla base, e formano una specie di collaretto, che avvolge la base del capolino; ma il capolino non ha involucro proprio. La forma delle brattee è quadrilatera irregolare, (7. resupinatum, tomentosum, tumens, bullatum, physodes) o lanceolata, od ovato-lanceolata (7. fragiferum e varietà); sono nervate, o no, ge- neralmente scariose, raramente colorate. CaLice. — È subbilabiato, con tubo obconico, multinerve con ciuque denti, dei quali due superiori sono generalmente più stretti degli altri tre, subulati, uninervi, spesso lunghi quanto gli altri o più brevi, nascosti o no entro il tomento della galea. I tre denti inferiori sono triangolari, più o meno lunghi, spesso trinervi alla base od uninervi, e talvolta con nervature trasversali, acuminati, mucronati o no, cigliati o no sui margini. Dicemmo più sopra del calice fruttifero. CoroLLa. — Il vessillo con tutti gli altri petali é in alcune specie concrescente nelle unghie col canal staminale per breve tratto, e si ha allora una corolla mono- 2 Gibelli e Belli. 8 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE petala nello stretto senso della parola; (7. fragiferum, T. resupinatum e T. to- mentosum colle loro varietà), in altre (7. physodes e tumens) la corolla ha i suoi pezzi completamente liberi (Celakowsky). Il vessillo è sempre più lungo degli altri petali e del calice, tutt’al più in gioventù e molto prima dell’antesi, è subeguale al calice (7. tomentosum); l’unghia è poco distinta dal lembo, e tutto insieme il ves- sillo assume la forma oblungo-obovata o sub —panduriforme, coll’apice troncato- smarginato, crenulato o più raramente arrotondato, mai acuto. Le nervature sono esili, poche, e si raggruppano nell’ unghia, od in quella porzione inferiore che la rappresenta, in fasci più grossi e più scarsi. Le ali sono generalmente lanceolato- oblunghe, ottuse all’apice, verso il quale qualche volta si assottigliano gradatamente, con auricula breve, bollosa, e colla bolla aderente alle sottostanti carene foggiate a bistory panciuto. Gli stami hanno filamenti più brevi del tubo, e sono più o meno dilatati all’apice od anche assottigliati. Le antere sub-globoso-ovate. L’ovario è ellit- tico-lineare, con uno o più ovoli, glabro o più raramente peloso all’apice (7°. tumens, T.physodes var. e; T. fragiferum raramente). Lo stilo è dilatato a metà della lun- ghezza; lo stigma è a capocchia. Il legume, folliculare, è ovoideo-subrotondo-ellittico, membranaceo sottile, o coriaceo, glabro o peloso all’apice, deiscente o indeiscente (7. physodes), e nel primo caso sempre sulla sutura ventrale; è munito dello stilo persistente , inginocchiato alla base, o diritto. Il seme è ovoideo o subrotondo, liscio, punteggiato o striato di violetto porporino, od anche di colore verdastro. I cotiledoni sono accombenti, la radichetta prominente sotto ai tegumenti. Tricow. — Tutte le (alearia, oltre ai soliti peli lunghi, con epidermide forte- mente cuticularizzata, e talvolta denticolati così da rammentare i peli del pappo di alcune composite (Mieracium), possedono dei peli speciali, che rivestono frequente- mente la superficie esterna ed anche quella interna del calice e dei denti stessi. Essi consistono in tre o quattro cellule sovrapposte (spesso di più), delle quali le inferiori fungono da pedicello, la superiore più grande si segmenta ulteriormente nel senso trasversale e longitudinale, e forma così un pelo clavato-glanduloso. Le cellule hanno contenuto chiaro ; nelle giovanissime sono visibili goccie oleose ed un proto- plasma granuloso finissimo. Sono poco visibili ad un debole ingrandimento, perchè mi- surano circa 4, di mill. in larghezza e },, di mill. in lunghezza, e sono appressati alla superficie dell’epidermide del calice. Osservate però con conveniente ingrandimento e trattate con tintura di jodio divengono, massime in certe specie (7. Germaniciae Post), evidentissime (1). Queste produzioni tricomatose e glandulari (Vedi Tav. I, fig. 1. C) non sono esclusive delle (alearia, avendole noi osservate anche nel 7. montanum (della Sez. Amoria) ed in altre specie; esistono pure in tutte le Trigonelle e nei Nielilotus. Hanno molta analogia colle glandole, che si trovano sulle brattee dell’asse fiorale delle Stirps Agraria (Vedi Riv. Chronesem, l. c.) ma quivi sono diversamente colorate e di forma un po’ diversa. (4) Questi tricomi rammentano l’aspetto di alcuni Ifomiceti quali le Alternaria od i Macrosporium. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI ‘A93S SUN) ‘J "ON dSUN/MY] “A “ON 20PUDAN(J “TA ci ‘403g Soposfgd *J, "QON chjnaootas “IVA ssstog dhymooplisd cana tia ‘org 2uumuog “I ‘SSIOg WMISIPowl *[ ‘TOUT WW.(0199IS9 "TEA "QON 2/098]0 “IA "Ifsstey ‘S500g 2402727709 © "QONO SWUQZU6 | ttt | "7 Minsoju9mo) *J ‘q Wungeurdnso1 “L ) VIVNISASI 7 "Po “19 225929 “I “M SUI]0I€DNS Th SULVILUTTVATOS SULVLULIVA SUIOUIASTOAS SHIOUdS SHdUILS Sad VIUVITVO Stylo superne resupinato vel STIRPS I. tum L. — T. tomentosum L. (cum T. bul- RESUPINATA Nob. . resupina orollis resupinatis vel saltem, anthesi peracta, contortis contorto — Species annuae. Hujus stirpis (?) T lato Boiss.) al ©) ( 10 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE T. resupinatum L. Sp. pl. 1086 — Bertol. FI. It. VIII p. 185 (cum bibliographia homonyma et incluso 7. suaveolente, quod sec cl. Auct. excludendum) — Grenier et Godron Fl. de Fr. 1. p. 414 — Caruel Prod. FI. Tosc. p. 167 — Ascherson FI. v. Brandenb. p. 146 — Bossier FI, Or. II. p. 137 — Rehbch fil. Icon. XXII p. 72 — Willkomm et Lange III. Prodr. Fl. Hisp. p. 360 — Arcangeli Comp. FI. It. p. 173 — Ces. Pass. Gib. Comp. Fl. It. p. 715 — Janka Trif. Lot. Europ. p. 154 — Schlehtdl etc. Hallier Fl. v. Deutschl. XXIII p. 270 — Nyman, Consp. Fl. Europ. p. 177 — Camus Cat. pl. Fr. p. 65 — Tornabene FI. sic. p. 188. — Battandier et Trabut FI. de l’Alg. pag: 259. T. suaveolens W. H Berol. p. 108 — DC. Prod. II p. 200 (vide obser- vationes). T. suaveolens Sanguin. Cent. p. 104 — Bertol. Fl. It. 1. c. (cum biblio- graphia homonyma) — Gren. Godr. l. c. T. formosum Curt. ex herb. Coult. 1822, non Savi nec D’Urville. T. bicorne Yorsk. Fl. Eg. p. 139. T. Clusii Gren. Godr. FI. Fr. I. p. 414. Galearia resupinata Presl. Symb. bot. 2 p. 50. Subvar. f majus Boiss. 1. c. = 7. suaveolens W. non Sanguinetti nec Auct. Ital. Subvar. y minus Boiss. 1. c. = 7. Clusiî Gr. Godr. L c Icones — Gaertn. Carp. 153 — Sturm, Deutschl. Fl. Heft. 16-4 — Barrelzer. tab. 872 — Engl. Bot. 2789 — Rchbch. fil. Tc. 1. c. tab. 107. fig. 2. — Sehltdl. etc. Hallier 1. c. tab. 2387 — Cusin Herb. FI. Fr. tab. 1109 — Iconog. Taurin. 12, tab. 76 — Lam&k. Ill. tab. 613, ic. V. B. maius. W. H. Berolin. tab. 108. Icon nostra tab. I, fig. 1. Capitulis axillaribus, vel pseudo-terminalibus, primum haemisphaericis, demum globosis, longe pedunculatis. — floribus subpedicellatis, bracteis irregulariter quadrilateris sub-connatis, scariosis, piligeris, pilis squama (bractea) lon- gioribus, axi glabro = calycis tubo sub anthesi turbinato, multinervio, intus glabro vel glandulis paucis pedicellato-clavatis adsperso, extus superne et loco futurae galeae penicillatim villoso, rarissime toto piloso, dentibus duobus superioribus sacpius subulatis, uni-binerviis, rarius triangularibus uminerviis et transverse venulosis; tribus inferioribus latioribus, triangulo-lanceolatis: bas saltem trinerviis (raro uminerviis strictioribus ) ommibus subaequilongis , vel duobus superioribus parum longioribus, vel etiam brevioribus = calyce fructifero labio superiore inflato, elongato, saccato, antice producto, scarioso, dentibus duobus divaricatis terminato, ideo bicorni, albido vel roseo- vinoso, sparse villoso, transverse crebre et eleganter reticulato, ansulis qua- DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 11 drilateris vel polygonis, labio inferiore immutato, glabrescente vel glabro — petalis sub anthesin resupinatis, roseo-purpureis vel rubris (subv. {}); vezillo calyce sub triplo longiori > stylo staminibusque, anthesi peracta resupinatis et legu- mine stylo basi geniculato. © April. Jul. Subvar. f. Planta tota magis evoluta, caulibus fistulosis transverse saepissime striatis, floribus odoratissimis, rubris, foliolisque saepius obovato-cuneatis, fere spathulatis, inferioribus mozximis stipulisque altius vaginantibus. Subvar. y. Caulibus, foliisque diminutis, dentibus calycis superioribus brevio- ribus sacpius rubescentibus, pedunculis folio longioribus; cacterum ut in typo. DESCRIZIONE. Annuo. Radice semplice o ramosa fibrillosa. — Caule debole, cespitoso con rami nume- rosi flagelliformi, prostrato-ascendenti, cilindrici, nitidamente solcato-costulati, spesso anche trasversalmente (subvar {}), midollosi o fistolosi, glabri; ramificazioni al più di 3° ordine. Foglie inferiori lungamente picciuolate, le superiori man mano con picciuolo più breve, le supreme sessili o quasi. Picciuolo glabro o con qualche pelo sparso, striato, scanalato superiormente. Stipole oblunghe, membranacee, presto scariose, talora ros- seggianti; le inferiori colla porzione adesa subeguale alle code triangolari allungate , acuminate, nervose, glabre, le superiori con code più lunghe, guainanti per breve tratto alla base, salvo dove nasce un ramo all’ascella che straccia la guaina. Foglioline di dimensione grandemente variabili, tutte e tre subsessili, (nella subv. ff. paiono essere più costanti), obovato-cuneate, obovato-lanceolate, romboideo-cuneate, ottuse, smar- ginate, troncate ed anche acute all’apice, massime le supreme, con ciglia fugaci sul margine in vicinanza del picciuoletto, glabre sulle due pagine, un po’ più pallide di sotto, talora macchiate di bianco superiormente, con nervature poco elevate, denticolate nei °/, inferiori. Infiorescenza. — Peduncoli sottili, glabri o scarsamente pelosi, solcati, ordina- riamente più lunghi della foglia corrispondente, massime i superiori. Capolini ascel- lari o pseudo-terminali, nudi, prima globoso-depressi od emisferici, poi globosi in frutto. Y%ori subsessili, inseriti sull'asse glubro costulato-solcato in disposizione sub- verticillata, ed all’ascella di squame irregolarmente quadrilatere, scariose, enervie, sfrangiate sui margini, piligere con peli caduchi e di solito più lunghi della squa- mula stessa: quelle appartenenti ai fiori inferiori concrescenti fra loro ai margini e formanti un collaretto rudimentario. Calice con tubo campanulato-obconico, un po’ più lungo dei tre denti inferiori o subeguale ad essi, glabro internamente, o solo munito di qualche pelo glanduloso- clavato ; esteriormente peloso in corrispondenza dei due denti superiori, dove si svi- lupperà la galea; la cui base è nascosta da villi lunghi a pennello, con molti nervi (circa 20) prolungantisi nei denti glabri o cigliati; i tre inferiori subeguali in lunghezza, triangolari-allungati, acuti, trinervii almeno alla base, i due superiori lesiniformi, acu- 12 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE tissimi, uninervii, o sub-bi-trinervi, lunghi quasi quanto gli altri, od anche più brevi (nella subv. è ma non sempre), talora colorati in porporino. Corolla resupinata, roseo-porporina o violacea, o rossa (subv. {}) lunga quasi il triplo del ‘calice, compresi i denti, marcescente, colle unghie concrescenti per breve tratto in tubo continuo col canal staminale. Vessillo oblungo, smarginato, bilobo, o troncato, denticulato-eroso all’apice, restringentesi gradatamente in unghia piuttosto lunga. Al oblungo-obovate, lunghe °/, del vessillo, con lembo arrotondato all’apice ed auricola pronunciata, bollosa, aderente per conglutinazione alle carene; le quali sono oblunghe, con lembo a bistory convesso, sub-eguali alle ali. Doccia staminale molto più lunga dei filamenti alternativamente lunghi e Lei leggermente dilatati all’apice sotto l’inserzione delle antere, od almeno il mediano, ed apicolati: antere oblungo-ovato-ellittiche. Ovario subsessile biovulato, ellittico-lineare. Stilo mediano, più di rado late- rale, prima dell’antesi concavo verso l’alto, allargato-fusiforme verso il mezzo. Stimma capitato-smarginato (Vedi osservazioni). Frutto induviato dal calice, che nella metà superiore si fa vescico-gibboso, dando origine alla galea ricchissima di nervature, disposte in elegante reticolo, a maglie poligone o quadrilatere. Il calice così trasformato appare bilabiato, e la sua por- zione (o labbro superiore) rigonfia è divisa dall’inferiore, che rimane immutata, da una fessura, dalla quale sporge la corolla resupinata. I peli, che guarnivano il labbro superiore, partecipando all’ accrescimento di esso, si fanno più radi, allungandosi. Legume membranaceo poco trasparente, sub-rotondo-ellittico, deiscente sulla sutura ventrale, collo stilo persistente, inginocchiato alla base. Semi uno o due irregolar- mente globosi, fulvo-ranciati, lisci. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA, OSSERVAZIONI. T. suaveolens W. — Bertoloni (Fl. Ital. VIII, 187) sostiene che questa forma differisca specificatamente dal 7. resupinatum L., cosa che noi crediamo affatto erronea. Egli scrive: « 7. suaveolens differt a T. resupinato caule erecto, crasso, striato, fistuloso, foliolis insigniter grandioribus cuneato-oblongis, acutis; floribus elegan- tissime rubris et odore suavissimo praeditis; habitat in Persia et colitur copiose în hortis Persurum ob florum fragrantiam. — Vidi plura exemplaria ejus in herbario Eq. Caj. Savii, qui olim colwit in horto Bot. Pisano, et descripsit in Bibliot. Ital. 8, p. 125; imo unum ex his exemplaribus obtinui a Prof. Petro Savio filio ejus. Nullimodo crescit in Italia. Quidam e botanicis nostris innizi diversae pedun- culorum longitudini habuerunt pro eo T. resupinatum L., cum gaudet pedun- culis folio longioribus; sed pedunculi in utraque specie pari modo ludunt longi et breves, neque character iste ullius momenti est ad haec Trifolia diseriminanda ». Noi abbiamo studiate queste differenze 1° sugli esemplari del Savi più sopra citati dal Bertoloni e conservati nel R. Museo Botanico Fiorentino; 2° su saggi pure del Savi dell’Erbario di Torino; 3° sugli esemplari di Roma gentilmente concessici dal prof. Pirotta; 4° finalmente sul materiale autentico dell’Erbario Boissier, dove stanno saggi di Persia. Per di più abbiamo coltivato a lungo saggi di 7. suaveolens nel DEI DOTT. G. GIBELLi E S. BELLI 3 R. Orto Botanico Torinese. Il risultato fu, che realmente le differenze esistenti fra T. resupinatum L. e T. suaveolens W. non sono specifiche. Nei soli saggi tipici di Persia, in un saggio coltivato nel Giardino Botanico di Ginevra (Reuter), e finalmente in un altro dell'Afghanistan (Aitchison) ci venne fatto di rilevare riuniti i caratteri che Willdenow e Bertoloni attribuiscono a questa pre- tesa specie. Ma d’altra parte noi abbiamo trovato questi stessi caratteri sparsi ed iso- lati qua e là negli esemplari di Boissier, di Torino, di Roma, di Firenze, tanto col nome di 7. resupinatum L. che di 7°. suaveolens W. I saggi tipici di 7. suaveolens W. spiccano per caule elevatissimo, fistoloso, striato anche per traverso. Le foglioline sono grandissime, ovato-cuneate, acute, ed i fiori sono molto grandi, odorosissimi, rosso-violacei, con corolle lunghe 4 e 5 volte dl calice ed anche più, ed i denti del calice sono spesso nereggianti alla base. La fragranza dei fiori, che si vorrebbe dal Bertoloni esclusiva del 7. suaveolens di Persia, pare comune anche alle forme più tipiche di T. resupinatum, quantunque im grado minore. Questo abbiamo constatato colla coltivazione. Ma di più nell’Er- bario Romano vedemmo saggi aventi carattere di 7. resupinatum, mentre i cartellini portano scritto « fiori odorosissimi ». (Esempl. di S. Giuliano, Pedicino; dei dintorni di Roma, Cuboni), Nello stesso Erbario di Roma poi abbiamo veduto fra gli altri esemplari di 7. resupinatum uno dell’erbario Rolli, che ha tutte le membra vege- tative sviluppate come nel vero 7. suaveolens W., cioè caule elevato, fistoloso, striato profondamente anche per traverso, foglioline grandi ma non acute, corolle lunghe e picciuoli oltrepassanti le foglie. Il T. suaveolens adunque, stando ai caratteri, coi quali lo si volle definire, non è distinguibile sempre, neppure per queste note dal 7. resupinatum. Noi abbiamo tuttavia creduto di fissare la sottovarietà riferendoci alla frase del Boissier (l. c.), parendoci essa la più esatta interpretazione del valore del T. suaveolens. Faremo osservare di più che, come scrisse a ragione il Bertoloni, la lunghezza dei peduncoli.non è carattere che possa considerarsi come costante, e la ragione è questa: che, come di solito avviene nei saggi molto evoluti, e in quelli cresciuti al- l’ombra ed in luoghi pingui, la parte inferiore della pianta non porta peduncoli fio- rali, mentre essi si sviluppano solo all’apice della pianta stessa. Ora siccome le foglie inferiori della pianta hanno picciuolo assai più lungo delle superiori, ed i peduncoli fiorali nascono solo all’ascella di queste ultime, si capisce che essi siano molto più lunghi della foglia corrispondente. Bertoloni scrive che il 7. suaveolens « nullimodo occurrit in Italia » Noi abbiamo visto nell’ Erbario Boissier un saggio annotato così da Reuter « Flores pulchre suaveolentes, odore Spartii juncei: verillum apice truncato emarginatum, alis triplo longius. — Me parait une bonne espèce (2) que l’on s’acharne a combiner avec T. resupinatum. Parait particulière è l'Europe Austro-Oriental (Italie) et à VOrient ». Reuter non ci dice per altro il perchè abbiano torto coloro, che vogliono riu- nire 7. suaveolens e T'. resupinatum. Egli è ben vero che, come già accennammo, i caratteri costitutivi del 7. suaveolens vennero da noi riscontrati riuniti solo nelle piante di Persia, ed in quelle coltivate del Savi e di Reuter, e che quindi presa 14 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE in senso stretto questa sotto varietà non cresce in Italia. Ma è più secondo la verità dei fatti il dire, che in molte variazioni di 7. resupinatum italiani si trovano confusi cogli altri i caratteri, che si pretendono esclusivi del 7°. suaveolens W., che cioè il T. suaveolens e T. resupinatum sono collegati da variazioni intermediarie. Del resto Grenier et Godron (l. c.) hanno già rilevato questo fatto in Francia. Il Prof. Pirotta di Roma ci comunicò in una gentilissima lettera queste notizie sul 7. suaveolens. Esso è comunissimo in Roma nei luoghi abbandonati, e non solo nei giardini ma nei ruderi, nei rottami di fabbriche antiche. Si trova frequente pure intorno a Roma anche ad una certa distanza dalla città e lontanissimo dagli abitati. Quale ne è l'origine? Io non mi arrischio a tentare la soluzione di questo problema. Mi pare però poco probabile che il T. suaveolens sia uscito dai giardini. To lo ritengo forma distinta e spontanea; ma dicendo forma intendo anch'io che non v'ha differenza importante dal T. resupinatum, e che cause per ora ignote abbiamo determinato la fissazione della forma odorosa. Posso poi assicurare ehe non sempre ho trovato distintamente odoroso il T. suaveolens dei dintorni di Roma. Concludendo diremo ; 1° IT T. suaveolens W. in senso stretto, cioè quale viene descritto da Willdenow e da Bertoloni, non cresce in Italia. 2° Crescono in Italia forme, che tengono il mezzo fra questa varietà ed il T. resupinatum L. (Roma, Napoli, Toscana e Italia del mezzodì in genere). 3° Il T. resupinatum è spesso odorosissimo. T. Clusii Gr. Godr. (1. c.). Scrissero già questi autori sul 7. suaveolens W. quanto segue: « La grandeur des fleurs et des capitules, la longueur du pedoncule sont tres-variables et ne peuvent servir à distinguer le T. suaveolens du T. resupinatum » etc. — Siamo perfettamente d’ accordo. Ma viceversa poi questi stessi caratteri inservibili a distinguere 7. suaveolens e T°. resupinatum sono usufruiti dagli Autori della Flora Francese per distinguere 7. Clusii dal 7. resupinatum stesso. Essi scrivono: « 7. Clusii se distingue du precedent (T. resupinatum) dont @l a le port, par ses capitules plus petits, par ses pedoncules eommuns capillaires; par ses fleurs plus petites manifestement pedicellees ete. etc. » Non ci fu concesso di esaminare i saggi autentici di Grenier e Godron, e non ebbimo in osservazione che alcuni saggi di questo nome di Sicilia (Todaro). Ma tanto dalla descrizione degli Autori, quanto da questo esame e dalle frasi del 7. resupi- natum Guss. (non L.), citato come sinonimo dagli Autori stessi, non ci pare di vedere nel 7. Clust altra cosa che una sottovarietà del 7. resupinatum L., diminuita e parallela al 7°. suaveolens W. Al 7. Clusii paiono doversi riferire alcuni esemplari di 7. suaveolens W, di Sicilia (Marsala, Huet du Pav.). I fiori del 7. Clusii sono detti « manifestement pedicellées » dai sigg. Grenier et Godron. Questo carattere, che noi non potemmo scorgere nei saggi omonimi del Prof. Todaro, ma che potrebbe esistere realmente nei saggi autentici degli Autori della FI. Fr., è il solo che abbia qualche valore. Gli altri sono evidentemente modificazioni di sgrandezza o di forma, frequenti in numerose variazioni di 7° resupinatum tipici. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 15 Dalle numerose osservazioni nostre in tanti erbarii si potrebbe dedurre in modo generale e con molta riserva, che le forme di T. suaveolens W. ed anche le forme di T. resupinatum dei paesi caldi e mediterranei hanno i denti supe- riori del calice molto più brevi degli inferiori. LETTERATURA E CRITICA. Linnè e Wildenow descrivono una terza lacinia nel calice fruttifero del 7. resu- pinatum, la quale non esiste. (Confr. Moris FI. Sard. I, p. 498). Seringe in DC. 1. c. scrive, che il 7. suaveolens W. è affine al 7. resupinatum « sed calyces non vesi- culosi ». Apparentemente Seringe non vide la pianta fruttificata. (Vedi Gussone Synops. FI. Sic. II, p. 1, p. 344). Nella descrizione del 7. resupinatum Seringe scrive: « pedunculis petiolo brevioribus » la qual cosa non può dirsi in modo assoluto. (Confr. Moris Fl. Sard. I, p. 493). Neppure le differenze della forma dei semi fra T. suaveolens e resupinatum sono attendibili. Gussone (Fl. Sic. Syn. II pars 1 p. 844) scrive del 7. resupinatum « capitula non umbellaria in anthesi ». Questo carattere farebbe escludere che i fiori siano pedicellati, come vuolsi da Gren. e Godr. pel loro 7. Cluszi, cui fanno sinonimo del T. resupinatum Guss. non L. Non abbiamo potuto constatare le differenze fra 7. suaveolens e resupinatum date in nota dal Gussone (p. 345) e così espresse: « A praecedente (T. suaveolente) labio calycis superiore inferiorem quidem superante, sed non elongato ac porrecto, tamen arcuato recedit >». Quanto alla diversa lunghezza delle foglie e dei peduncoli, di cui venne già parlato nelle nostre osservazioni, è ovvio il vedere, come la discrepanza stessa degli Autori parli in favore della variabilità di essa. Gussone infatti scrive: 7°. suaveolens: « Haec et sequens species (T'. resupinatum) una cum altera aliquando commutatae videntur ab Auctoribus. Equidem specimina T. suaveolentis a Siebero accepta et descriptio Dec. l. c. (erceptis calycibus qui dicuntur non inflati) cum mostra conveniunt; dum CI. Savi (in bot. Etruse. 3, p. 37, et Poir in Dict. Enc. 8, p. 25 ac suppl. 5, p. 331), pedunculos foliis bre- viores huic specici tribuunt, longiores T. resupinato; in quo revera foliis breviores sunt ut ex DCO. et ex Sturm FI. Germ. 1 fasc. 16. Confer quoque Ten. Syli. app. p. 621 ». Koch (Syn. Fl. Germ. et Helv. I, p. 190) usa l’espressione « involucro 10-12 lobo » parlando delle brattee, che sottostanno ai fiori infimi del capolino nel 7. re- supinatum. È bene intendersi una volta per tutte su questo punto. Nelle GALEARIA sotto al capolino esiste più o meno sviluppato nelle diverse specie un collaretto for- mato dal saldarsi delle brattee dei fiori inferiori, il quale può venir scambiato per un involucro proprio del capolino stesso, ciò che non è. I fiori infimi ravvicinati a verticillo hanno le rispettive brattee concrescenti, simulanti un involucro generale, ma nei fiori susseguenti, e sopratutto nei supremi, la disposizione a spirale delle brattee è evidentissima. Anche il Reichenbach parlando del 7. resupinatum si esprime così « bracteis transversis connatis multilobulatis involucralibus ». Nel T. resupinatum infatti esiste una specie di collaretto scarioso, molto rudimentale se venga paragonato per es., con quello del 7. fragiferum, che appartiene al verticillastro infimo de' fiori, 3 Gibelli e Belli, 16 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE e che si differenzia soprattutto da quello del 7°. fragiferum per essere affatto enerve, sottilissimo e squamiforme. Anche Willkomm et Lange l. c. attribuiscono impropria- mente al 7. resupinatum capolini cinti da involucro abbreviato e rudimentale. HABITAT (1). Torino (Tra il R. Parco e lr MANA) PENSA Re. Casale (in riva al Po)... Roselli. Vercelli Ono Cesati. Sestri Ponente (Lig. occ.) Carrega. Genova (Caldesi) ...... De-Notaris. Porto Maurizio (Lig. occ.) Berti Parma (Tabiano). ...... Cesati. Modena (Sassuolo). .... Gibelli. Verona I IORTO Goiran. Mantova STAR sa St Magnaguti. Faenza DIAZ Caldesi. Pescara DIAMO Kuntee. È Parlatore, Savi, Pisa CA VM OR ANO d Tassi. Carrara N Ungern-Sternberg. Bucci, Arcangeli, Firenze MET OI Profeta Ungern-Sternberg. Colli Fiorentini. ....... Cesati. Pratolino (Firenze) ..... Bucci - Gemmi AVDACCINI NERA Bucci. Appennino Piceno (Monte Fortino a Loto) ..... Marzialetto. Civita Nova (Marche)... Monte Argentario ..... Roma (Dintorni). ...... Roma (Palazzo de’ Cesari) » (Termedi Caracalla) >» (Panisperna)..... » (Mad. del riposo). » (Colosseo)....... » (S. Giuliano) .... Napoli (Pascoli presso il Sebeto) LI » (Lago d’Agnano) >» (S. Ferdinando)... DIE0N (BALDO) RS Parlatore. Sanguinetti. Fiorini - Mazzanti. Cesati. Cuboni. Sanguinetti. Fiorini - Mazzanti. Pedicino. Cesati. Ungern - Sternberg. Pasquale. Pedicino. » (Agnanoe Solfatara) Ungern- Sternberg. v (S. Giorgio) .... Cabral ee cio Cava dei Tirreni. ...... Sardegna (Pascoli) TE ESTAS ORARI CALlArS RE OR e 0000 Terranova e Ra Palermo DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. ® 2 0 0. 0° e 0 0 00 0 Ungern - Sternberg. Pasquale. Reverchon. Pedicino, Cesati. Moris. De-Notaris Muller. Sommier. Parlatore, Todaro, Heldreich. Portogallo, Spagna, Francia occ., merid., bor.-occid., Italia, Dalmazia, Erzegovina, Slavonia, Serbia, Transsilvania, Turchia, Grecia, Tauride, Ungheria, Moldavia, Bulgaria, Istria (Nyman). Isole Canarie (Bourgeau exsicc.) (4) Non si ripetono in questo saggio (e questo dicasi per tutte le altre specie) le località già date dagli Autori nelle singole Flore parziali alle quali rimandiamo il Lettore. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 1g SUBSPECIES (unica). T. tomentosum L. Sp. pl. p. 1086 — Bertol. FI. It. VIII, p. 187 (cum bibliographia homonyma) — Caruel, Prod. Fl. Tosc. p. 168 — Bo:ss. FI. Or. II, p. 138 — Rcehbeh. Fil. Ic. XXII, p. 72 — Villkomm et Longe Prod. Fl. Hisp. III, p. 360 — Arcangeli Comp. FI. It. p. 174 — Ces. Passer. Gib. Comp. FI. It. p. 715 — Nyman Consp. FI. Europ. p. 177 — Janka Trifol. Lot. Europ. p. 154 — Schlchtdl. ete. Hallier Fl. Deutschl. XXIII p. 272 — Camus Cat. PI. d. Fr. p. 65 — Tornabene FI. Sic. p. 185 — Buttander et Trabut Fl. de l’Alger. p. 239. Galearia tomentosa Presl, Symb. Bot. I, p. 50. T. bullatum Boiss. Hausskn. in Boiss. Fl. Or. l. c. Var. 8. bullatum Nob. = 7. dullatum Boiss. Hausskn. 1. c. Subvar. a minus Nob. Icones. — Moris FI. Sard, I, tab. 64 — RchbeAr. fil. Ic. 1. c. tab. 107 — Cusin Herb. Fl. Fr. VI, tab. 1111 — Schlchtdl etc. Hallier 1. c. tab. 2388. = Icon nostra. Tab. I, fig. 2. « Capitulis axillaribus primum hemisphaericis demum globosis, breviter vel longiuscule pedunculatis (var. B), raro sessilibus = floribus brevissime pedicellatis, bracteis non vel raro piligeris, irregulariter quadrilateris, ternatim vel quaternatim lateribus connatis, vittam aridam scariosam effin- gentibus, axi villoso spiraliter affixam, suffultis, infimis caly- culum obsoletum effingentibus — Calycis tubo sub anthesi obconico subbilabiato mul- tinervio (10-12-nervio raro 7-8-mnervio), intus glabro vel glandulis paucis pedicellato-clavatis adsperso, extus superne et loco futurae galeae den- sissime tomentoso, tomento albo argenteo, vel cinereo, — dentibus, duobus superioribus brevioribus subulato-muceronulatis, fere spinulosis vel callosis (var. B); calycis fructiferi labio superiore inflato-vesicoso, globoso, gibbo non elon- gato nec antice in conum producto, dentibus duobus superioribus, peripherice non radiantibus sed fere occultatis, ansulis galeae villo cinereo obtectis, vel obscuratis, rubescentibus, labio inferiore calycis immutato, glabrescente. — petalis, anthesi peracta, socpissime resupinatis, saltem contortis, rarissime normalibus, roseis = Vexillo calyce tertia parte longiore vel ultra (var. B) — Sta- minibus cum petalis basi concrescentibus = Stylo contorto, in legumine persistente basi geniculato ©. Var. B. Pedunculis longioribus tenuioribusque; dentibus superioribus calycis brevissimis, apice nigricantibus, callosis, capitulis paullo minoribus. 18 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Subvar. a. Caulibus terra adpressis, nanis, capitulis minoribus, foliolis obovatis, parvis, apice rotundatis, nec emarginatis truncatisve, vexillo calyce subduplo longiore. DESCRIZIONE. Radice annua ramosa fibrillosa. Caule cespitoso, con ramificazioni al più di 2° ordine; rami glabri o legger- mente pubescenti, decombenti, ascendenti, diffusi; talora semplici e spesso nani. Foglie inferiori lungamente picciuolate, le superiori man mano più breve mente ma con picciuolo sempre evidente; picciuoli solcati superiormente, glabri o legger- mente pubescenti . Stpole oblungo-ovali od oblungo-lanceolate (var. £), le inferiori più allungate (negli esemplari nani talora avvolgenti tutto l’internodio), guainanti per Vo circa della loro lunghezza, salvo dove nasce un ramo, che per solito straccia la guaina; le superiori più brevi nella parte adesa colle code triangolari acuminate, glabre o cigliate, nervose. Foglioline brevemente picciolettate, con piccioletto pubescente, poco variabili di forma, glabre, obovato-cuneate, ottuse, arrotondate, subtroncate al- l’apice od obcordate, denticolate o spinulose nei */, anteriori, più verdi di sopra e più pallide di sotto, con nervature poco elevate. Infiorescenza. — Peduncoli ascellari, cilindrici, (striati in secco), glabri o pube- scenti, brevi o lunghetti (var. {8.), eretti o penduli (var. {.). Capolini nudi, dap- prima emisferici, subdepressi, poi globosi in frutto. Fori subsessili, inseriti sull’asse villoso costulato, solcato, all’ascella di brattee membranaceo-scariose, ordinariamente fuse assieme a tre a quattro, od a nastro continuo avvolto a spira sull’asse stesso, le inferiori saldate a collaretto rudimentario, non cigliate o con qualche pelo glan- duloso al margine, irregolarmente denticolato-sfrangiate. Calife obconico subbilabiato con 10,-12 nervi, glabro internamente e quivi con qualche raro pelo glanduloso clayato, esternamente e superiormente tomentoso in cor- rispondenza dei due denti superiori, dove si formerà la galea. Denti due superiori brevi, subulati, uninervi, callosi (var. {8.), nascosti dal tomento del tubo del calice; tre inferiori triangolari-acuminati e subeguali in lunghezza al tubo o più brevi (var. B.), ottusi, mucronati, verdi o nereggianti all’apice (var. £.), uninervi o trinervi alla base. glabri o raramente cigliati ai margini. Corolla spessissimo resupinata, o per lo meno contorta dopo la fecondazione, ra- ramente normale, saldata inferiormente col tubo staminale (concrescente nelle unghie dei petali), marcescente, rosea o bianco rosea. Vesse/Zo oblungo subpanduriforme, troncato-smarginato all’apice con nervature esili, lungo } più del calice, talora il doppio (var. £.), raramente appena più lungo, e solo in prima gioventù. Ali, e carene e stami come nel T. resupinatum. Ovario come nel. T. resupinatum. Legume membranaceo sottilissimo, un po’ più piccolo di quello del 7. resupinatum, con 1 o 2 semi spesso punteggiati o screziati di porporino. Frutto. Differisce da quello del 7. resupinatum pei seguenti caratteri: 1° calice fruttifero villosissimo, non prolungato anteriormente a cono, ma globoso arrotondato, DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 19 coi due denti superiori non sporgenti alla periferia ma nascosti nel tomento, od ap- pena visibili, o semplicemente ridotti ad uno spuntone calliforme (var. (2.). 2° maglie del reticolo più o meno coperte e mascherate dal tomento del calice, di color ros- sastro-porporino. OSSERVAZIONI, LETTERATURA E CRITICA. Il 7. tomentosum è evidentemente sottospecie del 7. resupinatum specialmente pel carattere della resupinazione della corolla, od almeno della sua torsione sull'asse ver- ticale, in modo da interporsi coi lati fra le due labbra del calice. Questo fatto è già stato notato dal Savi (Obs. p. 73), dal Gussone (Prod. FI. Sic. II. p. 524 et Syn. II, p°, 1° p. 345), e ancora già prima Linné (Richter Cod. Bot. p. 746) scriveva « Corolla fere resupinata ». Fra gli Autori moderni pochi accennano a questo fatto (Grenier Godr. Fl. de Fr. I p. 414); troviamo anzi in Willkomm et Lange l. c. che nel 7. tomentosum i fiori non sono resupinati. Noi non abbiamo esaminati saggi spagnuoli; ma ci pare poco probabile che in essi questo carattere debba fare difetto. Desfontaines (Fl. Atl. II p. 200) attribuisce a torto al 7. fomentosum fiori gialli (cfr. Moris Fl. Sard., I, p. 495) e Linné e Willdenow scrivono certo per errore « calycis dentes tres superiores elongati, inferiores 2 parvi » (Moris, 1. c.). Il 7. tomentosum ha una varietà che cresce in Oriente denominata da Boissier e Haussknecht 7. bdullatum. Quantunque questi Autori la ritengano specie propria, le sue note caratteristiche non ci paiono autorizzare questo grado di dignità. Essa dif- ferisce dal 7. fomentosum essenzialmente per i due denti del calice superiori più brevi che nel tipo e nereggianti all’apice, e non ricurvi in basso nella galea. Le altre differenze, cioè la lunghezza dei peduncoli fiorali, la lunghezza maggiore del vessillo, e la dimensione dei capolini, sono caratteri variabili, e che si riscontrano facilmente anche nel tipo, massime in quelle forme che crescono in luoghi aridi e che hanno cauli nani. (Grecia [Heldreich] Genova-Roma-Napoli, Palermo, ecc.). La nostra sottovarietà minus è precisamente dotata di capolini piccoli e di corolle proporzionatamente lunghe, con capolini fruttiferi non moito pelosi. Il 7. tomentosum è abbastanza ben caratterizzato come sottospecie del 7. resu- pinatum per l’asse fiorale villoso, per la galea rotonda non allungata a cono, e pei denti superiori brevi nascosti nel tomento del calice. Le foglioline sono da riferirsi al tipo obovato-cuneato con apice per solito troncato, ma che può essere anche diversamente foggiato. Abbiamo visto saggi di 7. resupinatum con galea molto accorciata all’a- pice e non allungata in cono (Saggi di Albenga, Erbario Gibelli), molto pelosa, tantochè a prima vista aveva l‘apparenza del 7. tomentosum. Diamo qui appresso un quadretto differenziale fra 7. resupinatum L. e 7. to- mentosum L. 20 T. resupinatum L. Brattee piligere con peli ordinaria- mente più lunghi della brattea stessa , scariose, minute, irregolarmente foggiate, asse glabro. Calice giovine coi due denti superiori subeguali agli inferiori; fruttifero oblungo conico con peli sparsi, coi due denti su- periori sporgenti alla periferia del ca- polino lasso come due piccole corna. Corolla resupinata. Peduncoli ordinariamente lunghi quanto e più della corrispondente foglia. RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE T. tomentosum L. Brattee non piligere (o tutt'al più le supreme nei capolini giovani con qualche raro villo), con bordi arrotondato-crespi, riunite a due o tre o più assieme pei margini laterali, rappresentanti come una fettuccia aderente con un margine al- l’asse peloso e disposta a spira su di esso. Calice giovine coi due denti superiori già nascosti nella folta pelurie del tubo ed un po’ più brevi degli inferiori — fruttifero subgloboso-gibbo, coi due denti superiori non appariscenti alla periferia del capolino fruttifero, che rassomiglia al frutto del gelso. Peduncoli ordinariamente brevi, talora lunghi quanto il capolino ; rarissimamente uguali in lunghezza alla foglia corrispon- dente: spesso anche capolini sessili. Co- rolla con tendenza a resupinare cioè con- torta, (talora affatto resupinata). NB. In amendue i legumi maturi lo stilo è inginocchiato alla base. Nel 7. resu- pinatum lo stilo pare essere più spesso mediano; laterale invece nel 7°. fomentosum; ma questo carattere dovrebbe essere ancora osservato in maggior numero di esem- plari di diversa provenienza per essere sicuri della costanza sua. HABITAT. DIANORCONo a SE Ricca. Savona (Dintorni). ..... Bertero Albenga (Liguria occ.) .. Gabelli. Pisa (alla Stazione) .. Gibelli . Firenze (S. Margherita a Levier. MON) 0A Cesati. Castiglioncello. ........ Beccari. Orbetello eci niro Ricasoli. Campiglia (Toscana) Savi G. Porto S. Stefano » Parlatore. Monte Argentaro » Parlatore. IS01A RANE batt ct Marcucci. Porto Longone (I. d'Elba) Beccari. - Acque Albule (Roma). Canepa. Colosseo (Roma) .... Fiorini-Mazzanti. Pedicino S. Giuliano » Canepa Mauri. Monte Gargano. .... Pedicino. Pizzo (Calabria) Arcangeli. Monteleone » Arcangeli S. Nicandro (Puglia). Eton Rigo DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 21 IMRE Moris Girgenti Ajuti. F. Mayor. COMISO a » Cagliari na ante Gennari. Porto Empedocle. ...... » Scelta ion +... Parlatore. IIPArIAe,t nt Mandralisca. Lave di Catania....... Cesati. stica aa Se Calcara. Ping A aber Parlatore EIDOS, RANE ONT, Ajuti. Todaro. AJACCIO OLIENA RE 04 Requien Castelbuono (Sicilia).... Parlatore. Malta (insula Gaulos)... ST. Duthie. Messina (Faro). ....... Mallandrino. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Portogallo, Spagna merid. e centr., Francia merid., Italia, Dalmazia, Montenegro Erzegovina, Grecia, Tracia. (Nyman). 22 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE StIRPS (?) IL. FRAGIFERA Nob. « Corollis nuoquam resupinatis. Stylo. normali. Species perennes ». Iujus stirpis T. fragiferumL. (cum T. modesto Boiss. et T. Bonanni Presl.) — T. physodes Stev. (cum T. Durandoi Pomel.) — T. tumens Stey. T. fragiferum L. Sp. pl. 1086 — Bertol. FI. It. VIII, p. 189 (cum bibliographia homonyma) — Caruel Prod. Fl. Tosc. p. 167 — Do. FI. v. Baden III, p. 1185 et Rhein. Fl. p. 808 — Ascherson FI. v. Brandenb. p. 146 — Bo:ss. Fl. Or. II, p. 185 — Rchbch. fil. Icon XXII, p. 71 — WilIkomm et Lange Prod. FI. Hisp. III, p. 861 — Arcangeli, Comp. Fl. It. p. 174 — Ces. Pass. Gib. Comp FI. It. p. 715 — Nyman Consp. Fl. Europ. p. 177 — Janka Trif. Lot. Europ. p. 154 — Sehltdl etc. Hallier Fl. v. Deutschl. XXIII, p. 267 — Gremli, FI. analyt. Suisse 5° ed., p. 160 — Camus, Cat. pl. Fr. p 65 — Tornabene, FI. Sic. p. 189 — Battandier et Trabut Fl. Alg. 2 fascic. p. 238. T. congestum L%. non Guss. (sec. cli. Nyman et Boiss. 1. c.). T. Bonanni Pres!. Del. Prag. p. 51 — Spreng. Syst. Veg. III, p. 218 — Guss. Fl. Sic. Prod. II, p. 530 et Syn. II pars 1°, p. 348 — Willkomm et Lange l.c.—- Janka l.c. T. tomentosum W:llxomm, exsicc. 458, non Linne. T. modestum Bo:ss. Diagn. Sez. 1-9. p. 27 et FI. Or. II, p. 137. T. neglectum F. et M. Ind. Petr. IX Suppl. p. 21 et herb. (sec. cl. Bosss. 1. c.). Galearia fragifera Presl. Symb. bot. p. 50. Galearia Bonanni Presl. l. c. Var. & alicola Nob. exsicc. Herb. D” Marcucci! = T. fragiferum pulchellum Lange? Pug. p. 365 in FI. Hisp. Prod. l. c.? Var. y ericetorum Rehbch. fil. 1 c. — SchItdl ete. Hallier 1. c. p. 269 = T. Bo- nanni var. f aragonense Willlkomm et Lange Prod. Fl. Hisp. 1. c. iN var. 0 modestum Nob. = 7. modestum Boiss. 1. c. Var. e. = T. Bonanni Pres]. Icones. 77. Dan. C. 1042 — Curt. Lond. 2. 122 — Engl. Bot. 15. 1050 — Sv. Bot. 714 — Sturm Deutsch]. Fl. heft. 16-4 — Dietr.. FI. Bor. 6. 367 — Rchbch. fil. Icon l c. tab. 106 — Cusin Herb. FI. Fr. 1108 — Schitdl etc. Hallier 1. c. tab. 2386. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 23 Icon nostra tab. I, fig. 3. Var. 8. — Icon nostra tab I, fig. 3-a'-l. Var. y. — Rchbeh. 1. c. tab 113, fig. 2 (8-9). « Capitulis primum hemisphaericis vel globoso depressis., basi bracteis flo- rum infcriorum connatis, calyculum simulantibus cinctis; fructi- feris globoso-ovoideis vel globosis, rubiformibus = floribus brevissime pedicellatis sine pedicello 6 mill. ad maximum longis, infimis subverticillatis, omnibus bractea paleacea lanceolata, vel irregulariter oblonga bifida, bipar- tita vel etiam pluripartita (in fructu) marginibus ciliolata, uni - plu- rinervia, glandulosa, suffultis = calycis tubo subbilabiato, postice et superne villoso vel penicillato, rarius tota facie (et tunc tantum ante anthesin) piloso, multinervio; dentibus duobus superioribus, ante anthesin coeteris parum lon- gioribus, tubo subaequalibus, subulato-aristatis, recurvulis uninerviis, infe- rioribus basi trinerviis, omnibus apice saepissime vel latere interdum ciliolatis — stamine mediano saepe apice dilatato: — calycis fructiferi dentibus duobus superioribus deflexis conniventibus — galea globosa antice in apicem elongatum non producta ». Var. 8. Caulibus lignosis, congestis, stoloniformibus, internodiis brevissimis, stipulis scariosis, foliis petiolo saepe villosissimis, foliolis parvis (44 mill. circ. longis) ellipticis, obscure denticulatis, nervis obsoletis excepto mediano prominulo, supra subtusque glaberrimis, vel subtus secus nervum sparse villosis, glaucissimis, pulvisculo salso conspersis — capitulis ovoideis parvis (fere pisi magnitudine) — bracteis superioribus lanceolatis strictioribus nervo crassiusculo — calycis dentibus omnibus arcuato subulatis, superioribus strictioribus, basi fasciculo pilorum penicillato occul- tatis -- corolla interdum lacviter contorta. Var. y. Caule saepius ut in var. B, sed foliola polymorpha, non glauca et capitula saepe magnitudine ut in planta typica = stylo supra basin saepe geniculato. Var. d. Simillima var. y; bracteis inferioribus brevioribus, foliolis minimis, capitulis laxioribus, et stylo persaepe supra leguminis basin geni- culato (ut in T. Bonannio Presl.). Extant haud dubio formae intermediae inter var. d et 7. Var. e. Stipulis latioribus margine villosis, petiolis ciliatis, foliolis parvis nummularibus, nervis crassiusculis, capitulis ovoideis; stylo basi geniculato. DESCRIZIONE. Perenne, raramente bienne. Radice fusiforme semplice o ramosa spongillifera (Bertol.) Caule ramoso dal colletto, con rami al più di 2° ordine, prostrati o serpeg- gianti (esemplari di Prataglia, Parlatore; di S. Raffaele presso Torino, Berrino), 4 Gibelli e Belli. 24 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE spesso radicanti, talvolta abbreviatissimi, stipati, legnosi, stoloniformi (var. fì. e 7). coperti dalle stipole accavalcantisi sugli internodi brevi, o poco allungati, lievemente striati glabri, glabrescenti o leggermente. pelosi. Foglie tutte leggermente picciuolate, le superiori con picciuoli decrescenti in lun- ghezza, tutti solcati, glabri o molto villosi. Stipole allungato-lineari o lanceolato-lineari, massime nei vecchi rami, dove ricoprono per breve tratto l’internodio, membranacee, erbacee o scariose, più o meno sottili o sottilissime (var. {}. e Y), biancastre, pube- scenti o leggermente cigliate, glabrescenti invecchiando, nervose, guainanti nel terzo inferiore circa, colle code triangolari-allungate, acuminate. oglioline brevemente ed egualmente picciolettate, di dimensioni variabili (da //, a 3 centim. lunghezza) con peduncoletti villosi; obovato-ellittiche cuneate alla base, od ellittiche (var. {), o lanceo- late ellittiche, più raramente suborbicolari, arrotondate, smarginate o retuso-mucronate all’apice, più di rado acute, più o meno argutamente denticolate ai margini e quivi alquanto cartilaginee, ovvero con denticolature subnulle (var. {?.), generalmente con nervature elevate, subdicotome alla periferia e leggermente arcuate ; talora con macchia biancastra o scura sulla pagina superiore, glaucescenti o glaucissime (var. {8.), glabre (var .), 0 leggermente pubescenti sul nervo mediano e ai margini. Infiorescenza. Peduncoli ascellari lunghissimi, superanti di solito la foglia corri- spondente, cilindrici, striati, villosi o villosissimi massime se giovani, glabrescenti invecchiando. Capolini giovani emisferici, fruttiferi globoso-ovoidei, apparentemente involucrati da un collaretto, che è formato dalla saldatura delle brattee dei fiori in- feriori. Fiori lunghi al massimo 6 mill. escluso il pedicello, fitti, brevemente pedi- cellati; i superiori con pedicello più lungo, leggermente villoso, o glabrescente, inse- riti sopra asse solcato, muniti ciascuno di bratteola paleacea intera o bifida, uninerve o binerve od anche multinerve, più o meno cigliate lateralmente, e con qualche pelo clavato glandulifero. Il collaretto di brattee saldate apparentemente ai fiori inferiori è formato pur esso di brattee lanceolate ora intiere, acuminate, ora bifide, talvolta multifido -sfrangiate con nervature numerose longitudinali e qualcuna trasversale; ha qualche ciglio all’a- pice e qualche pelo clavato-glandulifero, e spesso è colorato in vermiglio come i calici e le brattee superiori (1). Nel capolino maturo questo collaretto è nascosto dai frutti ingrossati dalla formazione della galea e non di rado è lacerato, cosicchè ogni frutto ha la sua brattea separata. Calice tuboloso-obconico, subbilabiato, di color verdognolo, spesso rubescente, vil- losissimo in corrispondenza dei due denti superiori, dove spesso i peli sono disposti in due fascetti a pennello (var. (. ma non esclusivamente), più raramente villoso su tutta la superficie, con numerosi peli clavato-stipitati glanduliferi (2) e in tal caso solo in gioventù, glabro o glabrescente nel resto, multinerve (circa 20 nervi); i nervi corrispondenti ai due denti superiori (dove si formerà la galea) sono esili o subnulli : denti cinque triangolari-allungati, talora colorati in roseo all’apice, i due superiori (1) La lunghezza relativa fra calici (o fiori) e bratteole è variabile secondo l’età, e non può servire come carattere descrittivo differenziale. (2) Vedi nelle generalità Galearia a pag. 8. (Tricomi). DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI Za un tantino più stretti, più lunghi e subulato-aristati, diritti od arcuati (var. £.), inseriti un po’ più in alto degli altri (var. {}.) o allo stesso livello (1), subeguali al tubo o più brevi, uninervi, cigliati, i tre inferiori un tantino più larghi, meno rigidi ed un po’ più brevi, diritti od alquanto ricurvi (var. {. massime in frutto) più spesso trinervi alla base, cigliati lateralmente. Corolla bianco-rosata o carnicina, lunga circa il doppio del calice denti compresi, raramente di più, marcescente in frutto, rarissimamente resupinata. VessilZo infurni- buliforme (2), spesso un po’ subpanduriforme, troncato, smarginato od arrotondato— crenulato all'apice; libero, o concrescente per brevissimo tratto cogli altri petali e col tubo staminale (3), con 8 o 10 nervature esili raccoglientisi nell’ unghia in cinque o sei nervi poco più grossi. Al? più brevi del vessillo e più lunghe delle carene, oblunghe, od oblungo-lanceolate, arrotondato-rosicchiate all'apice, più di rado acute, con auricula evidente e bollosa tenacemente agglutinata colle carene. Carene a bistori convesso , ottuse, sub-apiculate, saldate sul margine inferiore ed aderenti al canal staminale, senza auricola. Canal staminale più lungo dei filamenti alternativamente lunghi e brevi, il me- diano talora alquanto allargato all’apice. Antere ovate. Ovario substipitato, lineare, spesso con qualche pelo all’apice massime in gioventù, con uno, due, tre ovoli, assottigliantesi gradatamente in uno stilo quasi diritto, solo leggermente arcuato sotto lo stimma a capocchia o talora ingrossato a metà. Frutto induviato dal calice, che nella metà superiore sì fa vescicoso-gibbo, dando origine ad una vera galea membranacea reticulato-venosa, pelosa o glabrescente in- vecchiando; terminata dai due denti superiori del calice deflessi e conniventi. La porzione inferiore del calice rimane immutata, e limita inferiormente per breve tratto la fessura esistente tra essa ed il labbro superiore rigonfio, donde sporge la corolla raggrinzata, marcescente. Legume membranaceo, irregolarmente globuloso-ovato, dei- scente sulla sutura ventrale, con stilo diritto o contorto (var. y. 0. e.) alla base (4). Le brattee accompagnano il calice fruttifero e si fanno leggermente accrescenti. Semi uno o due, fulvi, lisci. VARIETÀ, OSSERVAZIONI, LETTERATURA E CRITICA. Var. f. alicola Nob. Abbiamo ricevuto dal D." Marcucci di Bibbiena un’interessantissima forma di 7. fragiferum, che merita di essere descritta. Il D." Marcucci la raccolse alle Fornacette lungo la via di Vico Pisano (Pisa). Eccone la descrizione : « Pianta pusilla, depressa, legnosa, rimpicciolita in tutte le sue parti. Radice probabilmente bienne, fusiforme, non ramosa, foggiata a coda di topo. Dal colletto (1) Vedi le « Osservazioni ». (2) Infurnibuliformis = foegiato a pala da forno (Vedi Saggio Monogr. Lagopwus degli Autori) (3) Vedi le « Osservazioni ». (4) Vedi le « Osservazioni ». 26 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE nascono in tutte le direzioni dei rami (cauli) tozzi, brevi, ricoperti dalle stipole così ravvicinate da parer embriciate. Invecchiando questi rami lasciano cadere le foglie ed appaiono nudi in forma di rizoma ipogeo, sul quale sono riconoscibili le traccie o cicatrici delle foglie. Le foglioline sono abbreviatissime, ellittiche, con nervi di- screti, ma con denticulature poco evidenti, glabre sulle due pagine o solo legger- mente villose sul nervo mediano di sotto, pelose sui picciuoli e sui picciuoletti. La caratteristica più saliente delle foglioline è quella di avere un colore glauco intensissimo su ambe le pagine ed una efflorescenza in forma di pulviscolo costi- tuito da sal marino (1), e di avere ridotti assai i diametri delle parti fiorali. I capolini sono piccoli quasi quanto un pisello, ovati o globoso-ovati, le brattee superiori strette, lanceolato-lineari, con grossa nervatura e poco parenchina; i ca- lici hanno denti superiori stretti, subulati, con nervatura sviluppata, ricurvi all’in- dietro, acutissimi: è fiori sono spesso leggermente contorti ». Noi abbiamo riunito con un ? alla nostra var. alicola la var. }. pulchellum di Willkomm et Lange 1. c., perchè la breve frase che accompagna questo nome conviene in tutto coi caratteri della pianta di Marcucci, ma confessiamo che non abbiamo visto l'originale. Abbiamo invece tenuta distinta la var. ericetorum di Rchbch. dalla nostra var. p, perchè in questa ci è sembrato di riconoscere un’entità diversa più per l'abito sin- golare e per la presenza del cloruro di sodio sulle foglie, che per una essenziale dif- ferenza nei caratteri morfologici esteriori. La figura di Reichenbach. l. c. non ci parve del resto rendere esattamente l’aspetto peculiare della pianta del Marcucci. Per contro è da osservare che Reichenbach aggiunge alla descrizione della var. ericetorum le se- guenti parole: « Habitat lubenter in solo salso ». Se quindi si potesse escludere la differenza più sopra citata di aspetto generale nella figura del Reichenbach e nei saggi di Marcucci, nonchè la presenza del cloruro di sodio sulle foglie di essa, noi accetteremmo senz'altro la varietà del Reichenbach come sinonimo della nostra. Ì conosciuto però da tempo, che il 7. fragiferum in generale pare prediligere i luoghi salsi. Nella Flora di Schlechtendal, etc. Hallier 1. c. p. 268-69, troviamo scritto quanto segue: « Einige Floristen behaupten dieser Klee (I. fragiferum) komme nur auf Salzboden vor; man findet ihn aber in vielen Gegenden fiir welche stirkere Salz- gehalt des Bodens nicht bekannt ist; 2 B. bei Jena auf den Wiesen, namentlich nach Wollnitz cu, bei den Teufellochern an der Quelle bei Golmsdorff und an zalreichen anderen Orten; sehr héiufig ist er allerdings in den salzreichen Gegend des Mannfelder Seekreises und in der Umgegend von Halle a. S. ». T. Bonanni Presl. -—— Abbiamo avuto in gentile comunicazione dal Prof. Willkomm di Praga i saggi autentici del 7. Bonanni Presl, che figura nella FI. Sicula del Gus sone ed in quella di Spagna di Willkomm et Lange, quale specie distinta del 7. fra- (1) Le foglie della var. alicola trattate col nitrato d’argento in soluzione acquosa diedero il noto precipitato fioccoso-lattiginoso di cloruro d’argento. Abbruciate alla fiamma diedero evidentissimo il colore giallo della fiamma del sodio. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 27 giferum. Sono due saggi di cui uno presenta a primo aspetto l’abito della varietà b. ericetorum Rchbch. Gli Autori della Fl. Hisp. designarono questa forma col nome di T. Bonanni }. aragonense. L'altro saggio, che rappresenta il tipo, non si diffe- renzia per nulla dal 7. fragiferum italiano, se non per le stipole larghe, villose ai margini, scariose, per i picciuoli villosi e le foglioline piccole, arrotondate, con ner- vature salienti, i capolini leggermente ovoidei e lo stilo inginocchiato. — Noi la con- sidereremo dunque come un’altra varietà del tipo. Altri caratteri, che tanto Presl quanto gli Autori della Flora Hispanica ci danno per distinguere il 7. Bonanni dal T. fragiferum, sono molto confusi e spesso in contraddizione. Il Prof. Willkomm ci ha pure trasmesso i suoi disegni comparativi fra queste due specie; ma neppure dall’ ispezione di essi abbiamo potuto convincerci, che queste due piante possano differire specificamente. Ecco le differenze contenute nella nota del Prof. Willkomm fra 7. Bonanni e T. fragiferum : T. Bonanni Presl. T. fragiferum L. (typicum). Calice postice fasciculum to- menti crassum dentes labii superioris ad medium fere occultantem gerente. Dentibus calycis ea eadem fere altitudine orientibus; dentibus labii inferioris lateralibus divergentibus, labii superioris in calycis fructiferi apice porrectis conniventibus. OQvario basi attenuato substipitato, stylo ensiformi. Leguminis oblique obovati basi rotun- data, stilo supra basin eximie geni- culato. Calyce sub acqualiter pubescente. Dentibus labii superioris altius col- locatis quam inferioris; dentibus labii inferioris conniventibus; labii supe- rioris in calycis fructiferi apice diver- gentibus. Ovario basi rotundato stylo angu- stiori. Leguminis basi acuta subattenuata, stylo non geniculato. Coeterum I. Bonanni, foliorum nervatione, a T. fragifero discrepat — Species certe perennis neque annua ut affert. cl. Presl. (Willkomm 1. c.). Ù facile osservare come la maggior parte di questi caratteri differenziali non siano che modificazioni leggere di forma, di dimensione e direzione di organi o di porzione di essi. Così quando queste modificazioni esistessero sempre e riunite in una forma di /. fragiferum, si potrebbe pensare ad una varietà cospicua di esso (Confr. Lagopus Saggio Monogr. p. 14). Ma osservando un numero grande di saggi provenienti da diverse loca- lità, noi abbiamo potuto vedere, che esse si trovano sparse qua e là anche in quella forma, che dagli Autori della FI. Hispanica vien ritenuta come 7. fragiferum tipico. Per es., il fascetto di peli attribuito al 7. Bonann: è visibilissimo in molti saggi evo- lutissimi di 7° fragiferum (Colli Torinesi, Toscana, Roma, litorale mediterraneo, ecc.), nei quali poi mancano la geniculatura dello stilo nel legume ed altri caratteri attribuiti al 7. Bonanni. Oseremmo anzi dire che il calice del 7. fragiferum sia raramente 28 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE « aequaliter pubescens » (1), poichè la parte corrispondente ai tre denti inferiori è quasi sempre glabrescente o solo leggermente villosa nella prima gioventù. I denti del calice nel 7. fragiferum esaminati prima dell’antési hanno origine a egual livello, tal quale come si vuole dal Willkomm per il 7. Bonanni; ma sic- come appena avvenuta la fecondazione comincia la formazione della galea, così la porzione superiore del calice si allunga tosto, ed i denti superiori sembrano originarsi più in alto degli inferiori. È d’uopo quindi esaminare questo carattere nei fiori vergini, e si vedrà che i denti hanno origine in ambe le forme ad egual livello o poco meno (2). È Non ci fu dato neppure di constatare sempre il carattere della curvatura dei denti in opposizione alla loro direzione retta, nè per quanto ci siamo sforzati abbiamo potuto rilevare costanti differenze fra l’ovario ed il legume dei 7. Bonanni e 7. fra- giferum. L'unica nota, che ci parve meno insufficiente fra tutti i caratteri di varietà, è la geniculatura dello stilo. Convien dire però che questo carattere è qualche volta reperibile anche nel 7. fragiferum tipico. La varietà 0 è stabilita sui materiali dell’Erbario Boissier. — Siamo rimasti lungo tempo incerti se questa pianta, considerata quale specie autonoma dal Boissier, dovesse venir senz'altro riunita alla var. ericetorum Rchbch. — Ma abbiamo creduto di po- terla tener distinta in grazia della piccolezza delle foglioline sempre verdi, non glauche, ancor più piccole di quelle della varietà f; per la radice e per i cauli legnosi, grossi, nonchè per gli altri caratteri citati nella frase. Ma evidentemente è impossi- bile ritenere questa forma quale sottospecie del 7. fragiferum, poichè le differenze sono di troppo poco conto. — La var. aragonense del 7. Bonanni Presl., da noi vista nell’Erbario del Prof. Willkomm, è la forma che più si approssima a questa d’Oriente. Abbiamo visto dei saggi di Grecia (Heldreich. HaVpedio Phaleri), di Faenza (Caldesi) di Genova, di Palermo, (Todaro) del litorale Adriatico (Erb. Cesati), i quali sembrano tenere il mezzo fra la nostra var. alicola e la var. ericetorum Rchbch., possedendo i caratteri fiorali della prima, e la statura e le foglioline della seconda. Del resto il 7. fragiferum è polimorfo oltre ogni dire nelle membra vegetative. Secondo Seringe (in Decandolle Prod. II, p. 202-203) il 7. fragiferum avrebbe una varietà prolifera. Presl (Del. Prag. p. 51) nella descrizione del 7. Bonamni non parla dei due fascetti di peli alla base dei due denti superiori del calice, esprimendosi così: 7. Bonanni: < Maxime affine T. fragifero, a quo differt calycibus tomentosis nec pubescentibus, dentibus duobus inferioribus rectis conniventibus nec reflexis ». (4) Gussone Syn. 2, pars 12 344 scrive: « Calyces sat raro albo tomento tecti» e Moris F]. Sard. 1, p. 493: « Calyx bilabiatus labio inferiore glabro aut pubescente » — Grenier et Godron FI. de Fr. 4, p. 413: « Calyce fructifère a lèvre supérieure vélue ». (2) Nella porzione del calice che corrisponde ai due denti superiori, dove si formerà la galea spesso mascherata da peli, i nervi longitudinali sono nel fiore vergine esilissimi e spesso ad occhio nudo invisibili. Con ingrandimento più forte si osserva che il tessuto del calice è quivi formato da cellule piccole ricche di protoplasma granuloso, e che fra esse decorrono numerosi fasci vascolari tenuissimi, formati quasi esclusivamente da trachee con pochi elementi fibrosi, nel cui interno stanno numerosi cristalli di ossalato calcico. Lungo tutto il percorso dei nervi inferiori questi cristalli sono in copia stragrande. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 29 Evidentemente questa differenza nei denti inferiori del calice è precisamente l’op- posta di quella citata dal Willkomm più sopra. Egli scrive cioè; 7. Bonanni — « Dentibus labii inferioris lateralibus divergentibus ». Potrebbe darsi che nel testo di Presl sia incorso errore, volendo egli forse riferirsi ai denti superiori? Vediamo per altro riportata la stessa contraddizione nel Prodromus di Gussone (1. c.) e nella sua Synopsis, (1. c.) e poichè questo Autore parla dei denti inferiori « in calieibus inflatis » è evidente che si ha qui a fare col calice fruttifero. Non si capisce anche perchè Gussone tanto nel Prodromus quanto nella Synopsis citi il 7. Bonanni Presl. coll’ag- giunta « non Sprengel » (Syst. p. 218), mentre Sprengel trascrive esattamente la frase di Presl. Savi (Obs. ad var. Trif. sp, p. 76) scrive: « Bracteae ut in T. tomentoso »: ma le brattee del 7. fragiferum sono molto diverse, come si può rilevare dalla nostra descrizione, e da quella di tutti gli Autori in generale. Janku 1. c. mantiene distinto il 7. Bonanni Presl. dal 7. fragiferum pel ca- rattere dei denti del labbro superiore « porrecti » che nel 7. fragiferum sarebbero « deflexi »; non ci pare che per questa sola nota queste due piaute si possano spe- cificamente distinguere. Arcangeli 1. c. ammette il 7. fragiferum come annuo. Boissier Diagn. l. c. scrivendo del 7. modestum riportò a tutta prima questa specie al 7. Parnassi; la ritenne cioè un TriroLiastRUM. Nella Flora Orientalis però riconobbe la sua vera posizione riferendolo al gruppo di Fragifera. HABITAT. Mvrent i Carestia. SPOZIARAANE AL en Parlatore. Gravellona... Cerruti. SINIS Sommier. Chatillon (Vald’Aosta) Belli. Moe Parlatore. Reaglie (Colli Torinesi) Ungern-Sternbergi GTO Caruel. St-Vinc. (Val d’Aosta) Id. Firenze | Bucci. Herovalizicn alone Caria eee | Parlatore. Cervo e Diano ..... Ricca. Monte Argentario {| Bucci. F | Caldesi. Monte Senario . .... ) Parlatore. RONZANA TA] e . ' ) Ardissone. Prato UNO Reti ta Gemmi. PAVIMENIO o Mele» Rota. S. Donato p. Firenze Calandrini. MOdenage:a att Gibelli. HITOSIMONO RE Pete Fiorini - Mazzanti. ROSEPUPARS Ie RETI Carestia. Monte Fortino (Appen- Oldenico (Vercelli) .. Malinverni. nino Piceno) .... Marzialetto. Mantovan, o. n Barbieri. Vallombrosa ....... Parlatore. Enuliireazne Pirona. NAPO Pasquale. Pontremoli. ......... Parlatore. ROMAE eten tot Terracciano. Merona}:t vat Massalongo. Monte Gargano. .... Cesati. Pisa | Tassi Otrantoftat ah at Groves. ) Savi. 380 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Todaro Palermo a Minà. Var. 7, 3 colla specie. n Moris Ardegna ........0.- Miller. Var. e. SPICIALI (IRONICI Willkomm. Var. 8. Pisa alle Fornacette.... Marcucci. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Tutta Europa (esclusa la Norvegia e la Svezia boreale, la Finnia e la Russia. boreale) (Nyman). SUBSPECIES I. T. physodes Stey. In M. B. FI. Taur. Cauc. II, p. 217 (1808) — Bo:ssier FI. Or. II, p. 136 — Arcangeli Comp. Fl. It. p. 174 — Ces. Passer. Gib. Comp. Fl. It. p. 715 — Nyman Consp. Fl. Europ. p. 177 — Janka Trif. Europ. p. 154 — Tornabene FI. Sic. p. 188. T. alatum Biv. Bern. Manip. IV p. 14 (18138) — Bertol Fl. It. VIII, p. 191 (cum bibliographia homonyma). T. Cupani 7n. PI. rar. sic. fasc. I, p. 17, n. 15 (1817) — Bertol. FI. It. VIII, p. 191 (cum bibliographia homonyma) Conf. Guss. Syn. II, p. 343. T. anomalum Bory et Chuubard (olim) Syll. 295. . ovatifolium Bory et Chaubard Fl. Pelop. p. 51. . sclerorrhizum Lo:ss. Diagn. Sez. 1, 9, p. 28. . Durandoi Pomel, in Batt. et Trabut, Fl. de l’Alger. p. 239, (1888). . Clausoni Pomel, in Batt. et Trabut, Fl. de l’Alg. p. 239, (1888). T. Germaniciae Post. (exsicc. a CI. Barbeyo nobis comunicata, a D. Postio in Asia Minori prope Marash lecta.) ined. dd Galearia Cupani Presl. Symb. Bot. I, p. 50. Var. psylocalyx Boiss 1. c. 7. Germaniciae Post. ined. ex exsice. in herb. Barbey 1. c. —- T. selerorrbizum Boiss. 1. e. Var. y sericocalyx Nod. in herb. Heldreich. (insula Carphatos, leg. Pichler 1888). Var. è Durandoi Nod. — 7. Durandoi Pomel, 1 c. Var. e Balansae Nod. — In herb. Taur. exsicc. Balansae sub. T. ovatifolio Bor. et Chaub. — Cilicia Asia Minor. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI sl Icones. Savi Bibl. It. tom. 20 tab. I, fig. 2 — Bory et Chaub. FI. Pelod. 1. c., tab. 28, fig. 1. Icon nostra, tab. 1, fig. 4. Capitulis uti in T. fragifero sed majoribus; bracteis florum inferiorum obsoletis, subverticillatis, floribus inferioribus vel omnibus evidentius pedicellatis, bractea paleacea irregulariter quadrilatera, vel irregulariter triangula, vel lanceo- lata, denticulata et marginibus glandulosa, aut glanduloso-ciliolata, suffultis; nervis paleae obsoletis — floribus absque pedicello 8-10 mili. longis—= calycis tubo superne villoso-penicillato, rarius tota facie villoso (var. Y), vel pilis longis destituto et tantum glanduloso (var. B) — vexillo ungue indistincta, non infur- nibuliforme, oblongo-lanceolato, sublineare; alis sensim in apicem carina strictiorem desinentibus; carina apiculata — ovario glabro vel apice villoso (var e), stylo mediano — fructu rubiformi eo T. fragiferi quidquam majori, sacpissime rubescente, fragiformi; nervis galeae minus, evidenter elevatis = radice perenni = caulibus non repentibus. Var. . Calycibus glabris et tantum glandulosis, glandulis majoribus, 1/0 Mill. circiter longis, */,» circa latis; pedicellato-clavatis, crebre adspersis ; vexillo calyce vix duplo longiori, dentibus duobus. superioribus strictioribus et subulato recurvulis, foliolis minutis subrotundo-ellipticis. Var. y Bracteis margine. piliferis, glandulosisque; calycibus tota . facie pubescentibus; alis. non lanceolatis, nec sensim in apicem strictum desinentibus, sed aequaliter lato-oblongis; carina non apiculata; verillo calyce vix duplo longiori; foliolis ut in var. f. Var. 0 Stipulis maximis, inferioribus cito scariosis; foliolis magnis ovatis vel ovato-ellipticis. Caeterum ut in typo. Var. e Differt a typo ovario. et legumine superne villosis. DESCRIZIONE. Radice fusiforme più, 0. meno ramosa; fibrillosa, spesso grossa, legnosa. Caule cespitoso dalla base; con internodi sempre più o meno distanti; ramifica- zione al più di 3° ordine; rami decumbenti-ascendenti, o prostrati, ma non radi canti nè stoloniformi: scanalato-striati, glabri o pubescenti massime verso l’apice ed in gioventù. Foglie tutte picciuolate, le inferiori più lungamente, le superiori man mano più brevemente: picciuoli villosi glabri, o glabrescenti; invecchiando scanalati di sopra. Stipole più o meno grandi, talora grandissime (var. d), membranacee, erbacee 0 sca- riose massime invecchiando (var. d), colle code lanceolate o triangolari allungate, acumi- nate, spesso le mediane più grandi, glabre, più di rado villose o pubescenti, nervose, brevemente guainanti alla base. F'oglioline di varia dimensione (da 4 mill. a 3-4 cent. largh.), con picciuoletto brevissimo, villoso, appiattito; polimorfe; le inferiori ordina riamente con diametro longitudinale minore, arrotondato-cuneate; le susseguenti obovato- cuneate, ellittiche, ovate, ovato-ellittiche, od anche tutte lanceolate (le supreme spesso 5 Gibelli e Belli. 32 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE lanceolate), con apice arrotondato, smarginato, retuso, mucronato, ed anche acuto, più o meno argutamente denticolato, seghettate ai margini o spinulose, massime inferior- mente, glabre o scarsamente pubescenti o villose sulla pagina inferiore (var. y), verdi di sopra e di solito con macchia biancastra, più pallide di sotto con nervature discre- tamente prominenti o pochissimo (var. f. y). Infiorescenza. — Peduncoli pseudo-terminali dei rami, o evidentemente ascel- lari, più o meno lunghi ma sempre più della foglia corrispondente (almeno nei capo- lini evoluti), cilindrici, striati, glabri o più di rado villosi, massime nei peduncoli gio- vani, e muniti talora di qualche pelo clavato-glanduloso, simile a quelli del calice. Fiori fitti lunghi da 8-10 mill. (escluso il pedicello), pedicelli a fiore espanso più lunghi della brattea corrispondente, talora lunghi quanto il tubo del calice (ed allora i fiori sono alquanto ricurvi in basso), villosetti o glabri, inseriti sopra asse solcato; muniti ciascuno di brattea paleacea piccolissima, irregolarmente quadrilatera 0 lanceo- lata, scariosa, colorata o no, le inferiori non saldate a collaretto od appena sub- verticillate, guarnite sui margini, d2 peli clavato-glandulosi, soli 0 misti a peli lunghi non glanduliferi (var. %)). Calice tuboloso obconico, subbilabiato, di color verdognolo o spesso rubescente, villosissimo in corrispondenza dei due denti superiori, dove spesso i peli sono disposti in due fascetti a pennello, glabro inferiormente o villoso (var. 7), con peli stipitato- glandulosi, clavati, numerosissimi (var. B), multinerve (circa 20), con nervi subnulli in quella porzione del tubo dove si formerà la galea (labbro superiore); denti cinque triangolari-allungati o stretto-subulati; i due superiori un tantino più brevi e più larghi alla base o subeguali agli inferiori, lunghi quanto il tubo, diritti od arcuati in frutto, uni-trinervii, o trinervii solo alla base, cigliato-glandulosi o no lateralmente. Corolla rosea o porporina-scura (var. Y), lunga il doppio del calice e più, o poco meno (var. 7 e (5) (denti compresi) marcescente in frutto. Vessi2Zo oblungo-lineare- lanceolato, non infurnibuliforme, o molto meno evidentemente che nel 7. fragiferum, con unghia poco distinta, quasi affatto libero dagli altri petali, troncato, arrotondato o smarginato crenulato all’apice, di rado acuto; con molti nervi (circa 20) riu- nentisi nell’unghia in fasci più grossi e meno numerosi. Al? più brevi del vessillo e più lunghe delle carene, oblunghe, assottigliantisi gradatamente verso l’apice e quivi arrotondate od ottuse, più strette delle carene, più di rado acute, auriculate, con auricola breve, bollosa, tenacemente agglutinate alla carena; carena a bistory con- vesso, acuta, colla nervatura mediana spesso prolungata in apiculo od allargato- arrotondata all’apice e non apiculata (var. 7). Doccia staminale come nel T°. fragiferum. Ovario glaberrimo; in una varietà villoso all'apice (var e), bi-tri ovulato; nel resto come nel 7. fragiferum. Frutto [fatta eccezione delle dimensioni maggiori], eguale a quello del 7. fragi- ferum. Legume deiscente? sulla sutura ventrale, collo stilo diritto; nel resto come nel T. fragiferum. Semi idem. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 33 OssERVAZIONI — VARIETÀ — LETTERATURA F CRITICA. Il 7. physodes si può appena dire una sottospecie del 7. fragiferum; differenzian- dosene soprattutto pel fatto principale delle brattee dei fiori inferiori rudimentali, subverticillate, e meno regolarmente foggiate che nel 7. frag:iferum. Gli altri caratteri differenziali consistono nella grandezza e lunghezza dei diametri fiorali e del capolino fruttifero, delle brattee, dei pedicelli, delle foglioline, del caule prostrato ma non mai radicante, e nella denticulatura delle foglioline, che sono meno numerose e più spi- nulose che non nel 7. fragiferum. Anche i peduncoli fiorali paiono essere nel 7. physodes generalmente più brevi. Per ultimo il 7. physodes, è forma affatto meridionale. Nel fiore i due denti superiori del calice sono, nel 7. physodes un po’ più brevi dei tre inferiori: nel 7. fragiferum si avrebbe l'inverso, o tutt’al più i denti sareb- bero eguali. È però da tener conto nelle Galearie di ciò che si disse a proposito del T. fragiferum; che cioè non appena avvenuta la fecondazione comincia la formazione della galea, onde il labbro superiore del calice è spinto tosto verso l’alto, e quindi i denti superiori sorpassano di livello gli inferiori, che appartengono al labbro che rimane immutato, quantunque la loro lunghezza reale sia di poco differente. È dif- ficile dedurre differenze dalla forma delle stipole, nonchè dalla loro grandezza; in una varietà (0) esse sono grandissime in consonanza collo sviluppo maggiore della pianta; di solito sono erbacee, clorofillose; invecchiando diventano scariose. La var. { ci venne comunicata dal sig. Barbey, trasmessagli dal sig. Post, che la raccolse nell'Asia Minore presso Marash. Questa forma che noi esitammo a ricono- scere nella var. psylocalya del Boissier, mancando di esemplari di confronto, e che riportammo ad essa stando alla frase diagnostica della Flora Orientalis, è caratte- rizzata dalla mancanza assoluta dei peli lunghi su tutta la superficie del tubo e dei denti, e dalla presenza dei peli glandulosi clavato-pedicellati notevolmente nu- merosi (v. Tav. I, fig. 4), visibili anche con debole ingrandimento, e numerosissimi specialmente sulla superficie interna del tubo nonchè sul margine dei denti (1). Del resto questi peli glandulosi più o meno frequenti e di dimensione diversa (in generale !/,, mill. lungh, e %» largh.) esistono in tutte le Galearie (2). Nella var. {f i denti del calice sono un po’ più brevi che nel tipo, conniventi, e le foglioline sono piccole rotondeggianti o quanto meno più brevi che nel 7. physodes. La var. ) è caratterizzata da un indumento abbondante sul calice, spesso inva- dente anche la porzione inferiore, e dalle brattee ciliolate e glandulose al margine. Nel tipo esistono solo le glandule e non le ciglia lunghe; almeno questo potemmo riscontrare nel solo saggio trasmessoci dal Prof. De Heldreich, nè potremmo asserire che sempre esista. Pel rimanente conviene colla var. ff, cioè per le foglioline e per il portamento. La var. è rappresenta la forma più evoluta del T. physodes: foglioline gran- (1) Questo carattere non fu accennato nella « Flora Orientalis ». (2) Per metterli bene in evidenza convien trattarli con jodio, senza di che, essendo trasparenti, di ugual colore del tessuto del calice, e molto appressati, alla sua superficie, non si scorgono troppo facil- mente per un esame completo. 94 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE dissime (3-4 cent. lungh.) ovato od ovato-ellittiche, stipole grandi, le inferiori sca- riose. Nel resto conviene col tipo. — La var. e ci offre un passaggio alla subsp. T. tumens Stev. per l’ovario peloso all’apice. Il Gussone 1. c. scrive che il 7. Cupani di Tineo (Pug. pl. Sic.) deve avere la priorità sul 7. alatum Biv., essendo che il Pugillus di Tineo fu pubblicato prima del Manipulum del Bivona. Le date però scritte nei singoli libri non sono in favore di quest’opinione. HABITAT. Sicilia-Palermo... T'odaro-Parlatore. i Ù Huter - 5 i Calabria 1, orient. presso Ficuzza........ Huet du Pawill. Porta - È Gerace 3-400 m. ... ; Castelbuono... .. id. Rigo. ‘Var. f.Italiae non incola. — Asia Minore presso Marash, leg. Post (Herb. Boiss.) Var. y. id. Insula. Karpathos, leg. Pichler (Herb. Heldreich). Var. 0. id, — Africa (sub. 7. Durandoi) leg. Pomel. Var. e. id. Cilicia-Asia Minore (Balansa exsicc.) sub. 7. ovatifolio Bor. et Chaubd. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA (1). Sicilia, Portogallo (forse importato) — Grecia continentale ed insulare (Isole Jonie) (Nyman). Costantinopoli — Asia Minore. Caria, Licia, etc. (Boiss. l. c.) Africa bor. (Battandier, 1. c.) SussPEECIE II. (non italica). T. tumeng Stev. In M. B. FI. Taur. Cauc. II, p. 217 — Boiss. FL Or. II, p. 136 — D. C. Prod. Galearia tumens Pres. Symb. bot. I, p. 50. 8 majus Bosss. (1. c.). Icones - Nostra tab. II, fig. 1°. A T. physode differt ovario apice constanter villoso; staminibus apice dilatatis; vexillo calyce duplo tantum longiore; pedunculis (1) Marshall a Bib. nella Flora Taur. Cauc. 1. c. cita come località (del 7 physodes. « Iberia Il prof. Willtomm di Praga ci scrive che il 7” physodes non venne per anco rinvenuto: in Spagna, e che sotto il nome di Iberia il Marshall intese probabilmente quella parte del Caucaso che anti- camente portava questo nome. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 95 gracilioribus longioribusque; capitulis minoribus; floribus paucio- ribus, longius pedicellatis; dentibus calycis brevioribus latioribusque, nervis transversis percursis, foliolis persepe obcordatis. A T. resupinato, cujus habitum praebet et cujus florum magnitudinem et exteriorem faciem melius exhibet, differt ovario apice villoso, radice perenni, _ crassa, lignosa; capitulis majoribus, floribus longius pedicellatis (pedicellis villosiusculis vel glabrescentibus ); ita ut capitula florifera subumbellata et fru- ctifera depressa appareant; calycibus postice laeviter saccatis, dentibus calycis omnibus lato-triangolaribus vel inferioribus lanceolatis, uninerviis, vel basi SS ». tantum trinerviis, nervis transversis, corolla non resupinata, vezillo truncatulo subrotundove nec apice bifido. NB. Extant formae (T. physodes var. e nob.) quae hane subspeciem cum T. physode conjungunt. OSSERVAZIONI, LETTERATURA E CRITICA. Il 7. ftumens Stev. si può dire forma intermedia fra 7. physodes e T. resupi- natum, come è facile avvedersene dalle sue caratteristiche. Noi lo manteniamo nel gruppo delle Fragifera pel fatto, che esso si rannoda al 7. physodes per caratteri di maggiore importanza, quali l’ovario peloso all'apice, come nella var. e del T. physodes, la radice perenne, la corolla non resupinata, la forma e la struttura della galea, la consistenza e la forma del legume e del seme. L'abito esteriore rammenta assai quello del 7°. resupinatum, e sotto questo riguardo la sua analogia con questa specie risulta ancora maggiore, se si paragonano i saggi di 7°. tumens dell’Erbario Boissier colle forme di 7. physodes d'Africa (7. Durandoi Pomel), le quali se ne allontanano enormemente nelle membra vegetative e nella gran- dezza dei fiori. Del resto la struttura del vessillo, quella del calice fiorifero, dell’asse fiorale, delle brattee del 7. tumens è affatto simile a quella del 7. resupinatum, ma il 7. tumens non ha corolle resupinate. I peduncoli fiorali di molti saggi del Caucaso dell’Erbario Boissier sono filiformi, deboli, ed i capolini sono pendenti; in altri essi sono robusti ed i capolini eretti o semi-patenti come nel 7. resupinatum. Le foglie sono per lo più obcordato-cuneate, simili nella struttura e nel contorno a quelle del 7°. resupinatum. In un esemplare di Persia (Kudum, Cefidrathal. leg. Pichler 1882) abbiamo visto foglie piccole quasi oxalidiformi, i calici colorati in rossigno e nereggianti alla base dei denti. Gli stami hanno filamenti dilatati sotto l’antéra come nel 7°. resupinatum. Il frutto è per contro tutt'altro da quello del 7. resupinatum; la galea cioè non è allungato-conica coi due denti superiori del calice sporgenti a guisa di corna, ma è simile a quella del T. physodes in proporzioni minori, coi due denti superiori brevi, rivolti in basso, e tutta colorata di roseo-vinoso. Anche il legume si avvicina maggiormente nella forma, nella consistenza e nella deiscenza al 7. physodes, conservando anche maturo i villi apicali già presenti nell’ovario. Marshall (1. c.) dubita che il 7. tumens possa essere una varietà del 7. pRysodes cresciuta in luoghi aridi, il che non ci pare probabile dopo quanto ne scrivammo 36 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE più sopra. Boissier (1. c.) fa notare la vicinanza del 7. tumens al T. resupinatum; non descrisse per altro la villosità dell’ovario e del legume, carattere importantissimo, e che, se non sempre, si trova spesso nel gruppo delle Fragifera. Celakowski (Aufh. der Gatt. Trif. Oesterr. Bot. Zeitschrf. 1874. p. 44) riunisce nella Sezione Hemyphysa il 7°. physodes e il T. tumens, che sarebbero caratterizzati dal vessillo affatto libero dagli altri petali. Pur ammettendo, come già si disse nelle generalità, questo carattere, non crediamo che per questa sola ragione le specie sud- dette debbano venire staccate dal 7°. fragiferum (che avrebbe vessillo saldato), avve- gnachè molti altri caratteri ed importantissimi ad esso li riuniscono. HABITAT. Persia (Kudum am Cefidrathal leg. Pichler 1882). — Lenkoran (C. A. Meyer. Hohenacker) — Persia boreale. In monte Ebrus prope pagum Passgula (Hohenacker 1843) — Caucaso In pratis elatis ditionis Swant Georg. 4000-5000, (Hohenacker, Unio itineraria 1836) — Elisabethpol, Georgia Caucasica 1834. Hohenacker). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Persia boreale — Afghanistan (Boissier). DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 37 CLAVIS SPECIBRUM ET SUBSPECIERUM ANALYTICA A. — Corolla, anthesi peracta resupinata vel saltem contorta. — Caulibus nec re- pentibus nec basi lignosis. Plantae amnnuae. B — Corolla, anthesi peracta, resupinata (nempe vexillum dorso dentibus tribus infe- rioribus respondens) - calycis floriferi dentibus omnibus in anthesi subae- quilongioribus; galea fructifera oblongo-conica, pilis sparsis, dentibus duobus superioribus peripherice prodeuntibus ut bicornes apparante. — bracteis forum piligeris pilis bractea longioribus, axi glabro — pedunculis saepius folium subaequantibus vel superantibus . T. resupinatum L. 1 — Floribus odoratissimis, caule evoluto transverse saepe striato; fo- liolis saepius obovato cuneatis, stipulisque altius vaginantibus subv. ? suaveolens. Nob. (7. suaveolens W.). 2 — Omnibus partibus diminutis; pedunculis folio longioribus; dentibus calycis superioribus brevioribus. subv. y Clusti Nob. (7. Clusii Gr. G.). BB. — Corolla, anthesi peracta, saepius contorta vel etiam ommnino resupinata — calycis floriferi dentibus duobus superioribus sub tomento absconditis, coe- teris parum brevioribus -- galea fructifera sub-globoso-gibba, dense villosa, capitulo moriformi; dentibus calycis fructiferi superioribus peripherice non prodeuntibus nec bicornibus - bracteis non piligeris (vel rarissime supremis) ternatim vel quaternatim lateraliter connatis, vittam aridam axi villoso adherentem effingientibus =- pedunculis saepius folio brevioribus, T. tomentosum L. 1 — Pedunculis fenu?ibus et capitulis sub pendulis; dentibus calycis duobus superioribus brevissimis apice callosis, sphacelatis /(././/.. . var. &. bullatum Nob. (7. dullatum Boiss.). 2 — Caulibus ferra adpressis, nanis, capitulis minoribus, foliolis obovatis, parvis, apice rotundatis . /.. ... ... . subvar. minus Nob. AA. — Corolla normalis, non resupinata; caulibus repentibus vel saltem basi li gnosis; plantae perennes. C — Bracteis florum inferiorum in involucrum pluripartitum vel dentatum con- natis; caule repente (in una var. tantum #ortuoso-lignoso; floribus sub- BEGANISDUSIR I de SU c9 re | i e ITAgi0ruIn Le 38 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE 1 — Caulibus basi lignosis, congestis, internodiis brevissimis, foliolis parvis, ellipticis, glaberrimis, glaucissimis, pulvisculo salso conspersis. — capitulis parvis, ovoideis, -- dentibus calycis arcuato subulatis. var. alicola Nob. 2 — Stylo supra basin gemiculato, caule congesto, capitulis ut in typo var. ericetorum Rchbch. 3 — Stylo supra basin geniculato , involucro dreviori, foliolis minimis var. modestum Nob. (7. modestum Boiss.)./ 4 — Stylo supra basin geniculato, foliolis subrotundis, petiolis villosulis var. Bonanni Nob. (7. Bonanni Presl). CC — Bracteis florum inferiorum obsoletis subverticillatis = caule basi Zignoso + floribus plus minus /onge pedicellatis. D — Ovario glabro (in una var. tantum villosulo) + vexillo oblongo-lanceolato, apice rotundato-erosulo; alis oblongo-lanceolatis in apicem acutiusculum sensim desinentibus (excepta var. 7); carina lineari, apice acuta, cultri- formi - pedunculis erectis. . . . . . T. physodes Stev. 1 — Calycibus pilis tantum glandulosis praeditis caeterum glabris + foliolis minutis subrotundo-ellipticis . . . var. f psylocalyr Boiss. 2 — Calycibus tota facie pubescentibus — alis lineari-oblongis apice obtusiusculis = bracteis margine piliferis glandulosisque .. .. + Var. y sericocalya Nob: 8 — Stipulis mazimis, foliolis magnis ovatis vel ovato-ellipticis, . var. è Durandoi Nob. (7. Durandoi Pomel.). 4 — Foliolis uti in var. {}. sed ovario et legumine superne villosis var. e Balansae Nob. (NB. Varietas haec 7. physodem cum sequente subspecie conjungit). DD — Ovario villoso - vexillo obovato-oblongo apice truncatulo = alis obovatis, carina ovata, apiculata -— pedunculis tenuibus, pedicellis longiusculis unde capitula post anthesin subumbellata appareant. T. tumens Stev. NB. I caratteri qui sopra esposti, massime quelli che si riferiscono al calice debbono essere esaminati in fiori egualmente sviluppati. La forma delle stipole è desunta dal loro contorno distese in piano e tagliate sulla linea mediana. I rapporti metrici fra i denti del calice debbono essere osservati (quando non si parli di calici fruttiferi) in calici molto giovani, poichè l’accrescere rapido della galea ne rende impossibile l’esatta misura. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 39 PARAMESUS PrEst. (1832 Spec. adiung.) Symb. bot. p. 47 — Bossier Fl. Or. II, p. 112 — Nyman Consp. FI. Europ. p_ 177. MELILOTEA — Bertol. Fl. It. VIII, p. 100 (1850). « Calyce 40-nervio, glabro, vel inter dentes piloso, coriaceo; fructifero dilatato, nervis prominentibus; dentibus plus minusve divaricatis vel recurvis, denticulato-glandu- liferis, vel eglandulosis, bi-trinervis — Vexillo reliquis cum petalis ungue subnulla plus minus breviter connato, nervis prominulis, crebris vel subalatis — Legu- mine antice calloso-gibbo, rostrato, postic: membranaceo, irregulariter debiscente — Floribus saltem inferioribus subverticillatis vel fasciculatis, bracteis annulatim dispositis suffultis, vel fantum squamulis plus minus basi coalilis praeditis — Fo- liolis stipulisque argute denticulatis, denticulis plus minnsve in glaudulam apicalem productis » Nob. OSSERVAZIONI. Presl nella sua Sez. l’aramesus comprende soltanto la specie 7. laevigatum (sub T. stricto); perciò la caratteristica di questa sezione, tanto naturale da essere in pari tempo una vera Stirps nel nostro significato, venne da noi alquanto ritoccata, doven- dovisi includere le altre due specie T. glanduliferum Boiss. e T. nervulosum Boiss. Hausskn. L'Autore però nella caratteristica della Sezione trascura affatto la dispo- sizione pseudo-verticillata dei fiori sull'asse e delle bratteole disposte a collaretto non solo sotto il verticillo inferiore ma anche spesso sotto i due o tre verticilli susse- guenti, quantunque, come diremo più avanti, questo carattere sia di esiguo valore per la ricognizione delle Stirpes. 6 Gibelli e Belli. 40 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Il Seringe comprende il 7. Zaevigatum (sub. T°. stricto) nella Sezione Trifoliastrum. La Sezione del Seringe non può a meno di racchiudere una quantità di specie strut- turalmente disparatissime, fondata come è sulla seguente frase; « Y/ores capitati, capitula globosa sessilia vel pedunculata. Flores sepe post anthesin deflexi. Calyces non inflati ». Potremmo quindi citare la Sez. di Seringe come sinonima, in quanto questi ca- ratteri non sono in contraddizione con quelli dati dal Presl e da noi; ma ci pare inutile, dappoichè la Sezione di Presl formi un gruppo naturale distintissimo da tutti gli altri Trifoliastrum. La breve frase del Bertoloni conviene benissimo alle specie comprese nella Sez. Paramesus, nè possiamo comprendere perchè egli non abbia adottato il nome Pres- liano, quantunque il nome di Melilotea dato da lui a questo gruppo sia abbastanza proprio. Grenier e Godron (FI. de Fr. I, p. 416) hanno usato la Sez. Paramesus di Pres], includendovi specie che non corrispondono alla sua caratteristica, quali il 7. glome- ratum L., T. suffocatum L. e T. montanum L., posti già dal Pres! stesso, gli uni nella Sez. Micrantheum, l’altro nella Sez. Trifolitm. Questa osservazione venne già fatta dal Celakowsky (Oesterr. Bot. Zeitschrf. 1874, pag. 42. Ueber den Aufbau der Gattung Trifolium). Il Celakowsky 1. c. adotta la Sezione Paramesus di Presl quale sottosezione della Jovolucraria di Hooker; ma pare che il chiarissimo Autore non ne abbia tutte le ra- gioni. Le specie della Sezione Paramesus appartengono, pei caratteri dati dal Presl, da noi, ed anche per l’abito esteriore, a tutt'altro tipo, che non sia quello delle vere Involuerarie Americane. Il considerare il solo involucro, abbastanza rudimentale nei Paramesus, quale ca- rattere che giustifichi l’affinità colle Involucrarie, è affatto arbitrario, come è arbitrario l’escludere dai Paramesus il 7. nervulosum Boiss. (Celakowsky 1. c.), il quale, quan- tunque abbia delle brattee ancora più ridotte de’ suoi affini, non è meno certamente appartenente alla stessa Stirps per il complesso di tutti gli altri caratteri. Celakowsky 1. c. scrive: « Dass aber Paramesus zu Involucraria geRòrt, kann nicht 2weifelhaft sein, da mur der sitzende Fruchiknote einen Unterschied abgibt, der aber wie auch in der Section Trifoliastrum, an und fiir sich, zur Begrundung einer eigenen Section wohl nicht hinreicht > (1). Pare a noi, che se il carattere isolato dell’ovario sessile non è sufficiente a differenziare Paramesus da Involueraria, tanto meno nello stesso senso servirà quello dell’involucro a riunirli. Nel gruppo Paramesus la struttura del legume, quella del calice, la disposizione dei fiori sull’asse, la forma dei petali, le glandule del calice e delle foglioline, etc. sono caratteri di ben altra importanza per numero e valore, che non quello dell’involucro, comune anche a specie appartenenti per note morfologiche ad altre stirpes. (@alearie). Il Celakowsky aggiunge; « Paramesus ist dlter als Involucraria, Rat aber einen weit engeren Begriff, und muss daher dem weiteren Begriffe untergeordnet werden. (4) Non è esatto il dire con CeLArRowsgy che fra Paramesus e Involucraria esista un solo carattere differenziale, cioè l’ovario sessile in quelli e stipitato in questi. DEI DOTT. G. GIBELLI E $S. BELLI 4I Ausserdem ist Hooker's Name sehr bezeichnend; Presl’s aber, der anzeigen soll dass die Gruppe nach des Autors Ansicht in der mitte zwischen Melilotus una Trifolium Presl steht, fast bedentunglos ». Ci permettiamo anche qui di osservare che se, come pare, l'Autore fa questione di significazione pura e semplice del nome Involucraria, questa parola non rammenta altra cosa che un involucro, poichè pel resto i caratteri da lui dati alle luvolacrarie americane non comprendono quegli altri più importanti, che sono proprii dei Paramesus, Questo nome per contro significa, secondo Pres! e come fa osservare Celakowsky, che questa Sezione tiene il mezzo fra la Sez. Trifulium Presl ed il genere Melilotus. Questo giudizio del Preslì non è poi tanto fuori di luogo come pare, preso natural- mente in senso molto lato, nè fu il Pres! il primo a darlo. Già il Savi, (Observ. in Trif. spec. 1808 p. 114), comprendendo il 7. laevigatum (sub. 7. stricto) fra le « Species incertae sedis » scriveva: «I. strictum =... Nec rectius Melilotis accenseri potest, quia cum istis quidem convenit ratione leguminum mudorum, sed differt foliis ternatis et stipulis con- natis. Hinc extra seriem ad calcem generis pono, et veluti annulum communica- tionis considero Trifolia inter et Melilotos, dispositione enim florum in capitula densa ad Melilotum coeruleum accedit ». Il vocabolo « l’aramesus » quindi non è meno espressivo, nè meno giustamente espressivo che quello di « Involucraria » il quale, ripetiamo, come vocabolo non fa pensare ad altra cosa che ad un involucro. Bertoloni, a quanto pare, stibilendo la Sez. Melilotea, volle accentuare ancora più questa somiglianza reale del gruppo Para- mesus coi Meliloli, e credette più appropriato ancora allo scopo questa parola che quella data da Presl. STIRPS (unica). LAEVIGATA Nob. (Characteres sectionis ). Hujus stirpis : T. laevigatum Desf. T. glanduliferum Boiss. T. nervulosum Boiss. Hausskn. T. laevigatum Desf. FI. Atl. II, p. 195 — Zen. FI. Nap. 5, p. 148 — Guss. FI. Sic. Prod. II, p. 517, et Syn. II, pars 1°, p. 340 — Gren. Godr. FI. Fr. I, p. 416 (1) — Rekbeh. fil. Icon XXII, p .75 — Janka Trifol. Lot. Europ. p. 154 — Camus Cat. pl. Fl. p. 65 — Zornabene FI. Sic. p.186. (4) Accettiamo la sinonimia di Grenier et Godron solo in quanto si riferisce al 7. laevigatum Desf., poichè gli altri sinonimi del 7° strictum L., eccettuato quelli di Waldstein et Kitaibel, sono inesatti. 42 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE T. strictum W. X. PI. rar. Hung. Vol. I p. 36 — XKock Syn. FI. Germ. et Helv. II, p. 1020 — Schlchtdl ete. Hallier Fl. v. Deutschl. XXIII p. 284 el Auctorum fere omnium, non Linué, cujus T. strictum ex deseriptione ad T. parviflorum Ebrht. referendum ! (Conf. animadversiones nostras in 7. laevigato). Icones — Desf. l. c. tab. 208! — Waldst. Kit. 1. c. tab. 37! — Engl. bot. CCCLX-2949 — Rehbch. fil. Icon 1. c. tab. 99 — SchIchtdl. etc. Hallier FI. v. Deustschl. 1. c. fig. 2395 — Cusin Herb. FI. Fr. tab. 116. Tcon nostra tab. II, fig. 1. « Capitulis ovato-subglobosis , folio supremo non involucratis = floribus subsessilibus ari abbreviato pseudo-verticillatis, serenis, quoque verticillo sex bracteis tridentatis coalitis, apice denticulorum non glanduliferis, suffulto = calyce obconico, membranaceo, decemnervio, glabro, faucibus nudîs, interdum inter dentes setulifero, dentibus tubi longitudine triangularibus, trinerviis, inferiore nonnihil longiore, margine subglanduliferis = corolla calyce vix longiore ex albo rosea — vexilli limbo oblongo: ungue cum tubo stami- norum connato = legumine a calycis tubo ‘inflato, nervisque interdum alatis, et corolla marcescente induviato, antice cartilagineo, vel calloso-gibbo, postice mem- branaceo, ibique laceratim dehiscente = seminibus duobus granulatis = caule cylindrico, striato, glabro, fistuloso, foliolis margine denticulato-serratis apice in glandulam productis ». © Var. £ alata Nob. « Calycis tubo mnervis alatis, unde tubus cristatus- bullosus appureat. Pilis interdentalibus numerosioribus ». DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme, fibrillosa lateralmente, ramulosa, spongillifera (Bertol.). Caule cilindrico, fistoloso, striato, angoloso, glabro, semplice o con pochi rami alterni, od anche quasi cespitoso negli esemplari pusilli. Ramificazione al più di 2° ordine. Foglie con picciuoli relativamente lunghi, decrescenti alcun poco nelle superiori, mai deficienti nelle supreme, glabri, scanalati superiormente. — Stipole ampie; le infe- riori guainanti per lungo tratto, membranacee, ovate od ovato-lanceolate nell’insieme, ottuse all’apice, ricoprentisi spesso negli internodi ravvicinati degli esemplari nani e cespitosi; le superiori larghe, sub-rombee od ovato-denticolate ai margini e più spesso glandulifere, nervose. — Foglioline brevissimamente ed egualmente picciuolettate, glabre oblungo-lineari, o lanceolato-ellittiche, più di rado obovate (le infime fugacissime), coll’apice ottuso, od anche un po’ acuto; squisitamente nervate e denticolato-serrulate ai margini e quivi di solito glandulose sui denticini. Infiorescenza. Peduncoli cilindrici, pelosi o glabrescenti, più lunghi ordinariamente della foglia ascellante, o subeguali ad essa; più di rado più brevi. — Cupolini ascel- lari, nudi, subrotondo-ovati, dapprima emisferici poi globoso-ovati. — Fiori subsessili, disposti sopra un breve asse, solcato, glabro, verticillati sei a sei circa (almeno nei verticilli inferiori ); ogni verticillo è involucrato da un collaretto membranaceo evi- DEI DOTT. G. GIBELLI E S, BELLI 43 dentemente formato da sei brattee saldate in parte fra loro, e tridentate, con denticini non glanduliferi all'apice. I verticilli sono alterni, i brevi internodi tra un verticillo e l’altro presentano sei solchi alternanti colle inserzioni dei fiori. Calice obconico, membranaceo, glabro, con 10 nervature talora alate (1), colle fauci nude, e talora con uno setola sporgente fra i seni interdentali; denti triangolari allungati, acuminati, subeguali al tubo, l’inferiore un po’ più lungo, subtrinervi al- meno alla base, con qualche denticino glandulifero sui margini. Corolla bianco-rosea poco più lunga del calice, marcescente. Vessillo obovato- oblungo-subpanduriforme, arrotondato-crenulato all’apice, con unghia poco distinta dal lembo, conerescente per breve tratto col canal staminale — Al un po’ più brevi del calice, col lembo semi-astato oblungo acuto con auricula appena accennata da un dente ottuso — Carene con lembo a bistory convesso senza auricola. Stami con antere subrotondo-ellittiche e filamenti non dilatati. Ovario breve, obovato, sessile, con due ovoli — Stilo lineare quasi retto — Stimma a bottoncino, apicale. Frutto induviato dal calice disteso dal legume e dalla corolla marcescente. Legume anteriormente calloso-gibbo, cartilagineo, posteriormente membranaceo e quivi lace- rantesi irregolarmente per lasciar uscire i semz, che sono due, lenticolari-subrotondi, con guscio rosso-fulvo, minutamente granulati. LETTERATURA E CRITICA. Si è a lungo discusso fra gli Autori se il 7. l@evigatum Desf. corrispondesse alla pianta descritta da Linné col nome di 7. strictum. La storia critica, che segue, per- suaderà il lettore, che la questione deve essere risolta in senso negativo, stando alla descrizione Linneana, mentre potrebbe risolversi in senso affermativo, se si tenesse conto solo della figura del Micheli citata da Linné, e sopratutto dell’essersi Linné riferito ad una pianta italiana. L'esposizione seguente non è in ultima analisi che la conferma delle parole scritte dal Caruel (Prod. Fl. Tosc. p. 170). La incertezza di questa sinonimia proviene al solito da una specie di feticismo per le frasi e le asserzioni Linneane, dal volere cioè, nel caso nostro, ad ogni costo met- tere d'accordo le frasi di Linné colla figura di Micheli citata in appoggio del suo T. strictum; come se Linné non avesse mai potuto ingannarsi con tanta sterminata mole di entità specifiche da lui distinte e descritte. La frase Linneana, riferentesi al 7. sfrietum, contiene le seguenti note: « Folia longe petiolata, stipulae latissimae, rhombeae, acumine subulato ; peduneuli sulcati, axillares, petiolo breviores. Calyx nudus, dentibus duobus superioribus corolla longioribus. Corolla valde parva. Bracteae inter flores lineares acuminatae vix corollae longitudine». Linné cita quindi la figura del Micheli (Gen. PI. 29. t. 25, fig. 7). Da questi caratteri, come dicemmo, gli Autori in generale vogliono riconoscere il 7. laevigatum Desf. Ora dalla figura del Micheli si riconosce soltanto un carattere applicabile al (4) Confermiamo questo carattere già osservato dal Reichembacb |. e. 44 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE T. laevigatum Desf., ed è quello delle stipulae rhombeae. Queste stipole cioè che, stando alla descrizione Linneana, dovrebbero essere « acuminatae » sono invece nella figura del Micheli affatto ottuse. Gli altri caratteri della frase stessa cioè pedun- culi petiolo breviores..... dentibus calycis duobus superioribus corolla longioribus,..... bracteae acuminatae vix corolla lon- gitudine, non si attagliano per nulla al 7. laevigatum Desf., ma invece convengono perfettamente al 7. parviflorum Ebrht. La figura del Micheli è anche nel complesso cattiva, e poco si capisce a qual specie possa convenire. Non possiamo a meno quindi di dar ragione allo Schreber (Sturm’s Deutschland FI. h. 15) il quale in calce al 7. strictum L., cioè al T. parviflorum Ebrht. scrive quanto segue: « I contrassegni dati da Linne pel suo T. strictum convengono appieno col nostro trifoglio. Non si può quindi neppure sospettare che desso non meriti questo nome. È bensì vero che Linné adduce una figura del Micheli, ma questa non è consona alla descrizione Linneana, e non appartiene quindi al T. strictum. Per contro il T. strictum L. si accorda completamente con quella pianta che Ehrht. chiamò T. parviflorum, ed i cui semi Egli ed io ricevemmo dall’ Ungheria, dove cresce selvatica. In essa riscontransi senza eccezione le mote e i con- trassegni della descrizione Linneana. Quella pianta adunque dovrebbe venir chiamata T. strictum L. Inutile aggiungere che Schreber col nome di 7°. strictum figura esattamente nella sua tavola il T. parviflorum Ehrht. consono alla descrizione Linneana. L'unica obbiezione possibile contro lo SeAreber è, che il T°. strictum secondo Linné crescerebbe in Italia, mentre il 7°. parviflorum Ehrht. non vi venne peranco trovato. Ma del resto tutto si spiega, come dicemmo, col fatto già osservato da Caruel l. c., che Linné, dopo aver dato il nome di 7. strictum alla pianta che cresce in Italia (7. levigatum), e malamente figurata dal Micheli, l'abbia di poi confusa col parviflorum Ehrht, di cui diede l’esatta descrizione. Di qui l'incertezza nella sinonimia degli Autori posteriori, dei quali la maggior parte, costretti a scegliere fra la descrizione di Linné e la figura di Micheli, accet- tarono quest’ultima senza beneficio d’inventario; (Vedi sinovimia del 7. strictum L. in Bertoloni Fl. It. VIII p. 100). Altri con Schreber riportarono il 7. strictum L. al 7. parviflorum, appoggiandosi alla descrizione; altri finalmente tentarono con poco successo di mettere d’accordo la frase Linneana e la figura di Micheli. Fra questi il Bertoloni (FI. It. VIII, p. 100); il quale non dà delle buone ra- gioni per giustificare, che il nome 7°. strictum L. deve convenire piuttosto al 7. lae- vigatum Desf. che al 7. parviflorum L. Se Egli si fosse accontentato di sostenere questa sinonimia pel fatto della figura del Micheli citata da Linné, questa ragione gli si potrebbe menar buona, come si scrisse più sopra, quantunque la figura sia ben poco istruttiva. Ma in quanto Egli discute la frase Linneana, cercando di farla in qualche modo servire al 7. Zaevigatum Desf. ha torto. Egli scrive infatti: « Indubium est Linnaeum in descriptione sua Sp. pl. l. c. intellevisse plantam nostram, cum dicat stipulas latissimas, rhombeas, et cum in Mantissa alt. l. c. statuat calyces longitudine corollae. Quoad acumen subulatum in stipulis et ad pedun- DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 45 culos petiolo breviores, hae sunt res ludibundae! ut patet ex dexcri- ptione nostra desumpta a pluribus eremplaribus simul conlatis ». Ma anche il 7. parviflorum Ehbrbt., ha stipole grandissime e rombee, ed il calice quasi eguale in lunghezza alla corolla, e fin qui la descrizione Linneana calzerebbe tanto al 7. lacvigatum Desf. quanto al 7. parviflorum L.. Bertoloni erra allorchè scrive che le stipole possono essere acuminate anche nel 7. laevigatum, cioè sono « res ludibundae ». Per quanti saggi noi abbiamo esaminato di 7. /aevigatum, non ci fu mai dato di trovar stipole coll’apice sudulato; le inferiori sono bensì acute, ma non mai subulate, e le superiori sono ottusissime. Neppure ci venne fatto di osservare, o ben raramente, nel 7. laevigatum Desf. peduncoli più brevi della foglia ascel- lante, caratteri questi costanti nel 7. parviflorum Ebrht. Bertoloni poi pare abbia saltato a piè pari sulle espressioni Linneane seguenti pel 7. strictum; cioè: Corolla valde parva . ..e... « Bracteae inter flores, lineares, acuminatae, vir corollae longitudine ». È possibile applicare soprattutto quest’ultimo carattere al 7. lacvigatum Desf., nel quale le brattee sono brevissime, squamiformi, saldate a collaretto, non lineari, non acuminate e tanto meno vix corollae longi- tudine ? Evidentemente no! I caratteri Linneani invece convengono perfettamente al T. parviflorum Ehrht. La conclusione del Bertoloni è anche più inesatta delle premesse: « Qua re egli scrive, Trifolium strictum L. nullimode transferri potest ad Trifolium parvi- florum Ebrht, quod stipulis angustioribus longe acuminatis, dentibus calycinis superioribus, longioribus, et corollis calyce brevioribus diversum » 112 Ma gli è precisamente perchè questi sono i caratteri che Linnè attribuisce al T. strictum, che il 7. parviflorum Ehrbt., al quale queste note perfettamente con- vengono, dev'essere il vero 7°. strictum Linné ex descriptione ! Il Desfontaines (1798-1800) pubblicò il suo 7. lacvigatum, senza accennare a possibili sinonimie anteriori. La figura 208 è bellissima, ma la descrizione non fa parola di fiori verticillati sull'asse, nè di bratteole concresciute, involucranti, nè tanto meno di glandule sulle foglie. Waldstein e Kitaibel (Pl. rar. Hung. 1, p. 36, tav. 37, 1802) pubblicarono un 7. strictum L. egregiamente figurato, rappresentante il 7. /aevigatum Desf. Gli Autori però pare non abbiano avuto cognizione della specie pubblicata dal Desfontaines, in quanto essi non la citano nella loro sinonimia, nemmeno in seconda riga. Essi ritengono colla generalità degli Autori, che la pianta figurata nelle loro Icones sia il vero 7. strictum Linneano, e si riportano alla figura del Micheli. Naturalmente la descrizione che essi ne danno, è tutt'altra de quella di Linné, che, come vedemmo, è quella del 7. parviflorum Ehrht. Questi Autori furono i primi ad osservare le produzioni glandulose nelle stipole, mentre poi non le osservarono sulle foglioline, allo stesso modo che il Savi (1808, Obs. ad. var. Trif. sp., p. 114), fu il primo a parlare delle brattee saldate a collaretto. e non vide le glandule nè sulle stipole nè sulle foglioline. — Gli Autori fanno osservare che il 7°. Zaevigatum cresce in Ungheria nei luoghi anche salsi in compagnia del 7. parviflorum Ebrht e del 7. angulatum. WERs: 46 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Fra gli Autori più vicini a noi Tenore (Fl. Nap. 5, p. 148) e specialmente Gus- sone (Fl. Sic. prod. II, p. 517, et Syn. II, pî 1°, p. 340) dubitarono già della pro- babile confusione fatta da Linné, scrivendo che il loro 7° strictum conveniva appieno colla figura di Desfontaines (7. laevigatum), e facendo osservare che la descrizione Linneana « ad aliam plantam spectare videtur, nam nec stipulae acumine subulato praeditae, nec integerrimae (ex Roth), pedunculi petiolis non breviores, nec laciniae duae calycinae superiores corolla longiores et post anthesin reflexae, sed unica infe- riore longiore et demum reflexa ». Gussone adottò per la pianta siciliana il nome di Desfontaines 7. laevigatum citando fra i sinonimi il 7. laevigatum di Willdenow (Sp. pl. III, p. 1358). Questo Autore per altro enumera il 7. laevigatum Desf. dopo il 7. strictum L., di cui ripete la solita frase Linneana, che conviene al 7°. parviflorum Ehrht., e di cui cita la figura di Waldstein e Kitaibel, che è precisamente quella del 7. laevigatum Desf.!!! Fra gli Autori posteriori alcuni, Moris (Fl. Sard. I, p. 488), Viviani (FI. Lyb. spec. p. 46 et FI. Cors. Diagn. p. 130), Host. (Austr. II, p. 366) mantengono il nome di 7. strictum L. al T. laevigatum Desf., sempre appoggiandosi alla figura; del Micheli citata da Linné. — Ma dalle loro annotazioni appare l'incertezza della sinonimia. Fra i più moderni Caruel (Prod. Fl. Tosc. p. 170), Boissier (Fl. Or. Il, p. 141), Reichenbach fil. (Icon. Fl. Germ. et Helv. XIV, p. 75), Willkomm et Lange (Prod. Fl. Hisp. III, p. 369), Arcangeli (Comp. Fl. It., p. 170), Cesati, Passerini e Gibelli (Comp. FI. It. p. 714), Nyman ({Consp. Fl. Europ. p. 277), Battandier et Trabut (Flore de l’Alg. p. 240), accettano in tutto o in parte la stessa sinonimìa. Altri Autori si riferirono (vedi la nostra sinonimìia) molto più giustamente al T. strictum W. K., che ha una figura esattissima della pianta; altri finalmente, (e noi con essi) danno a questa specie il nome di Desfontaines (7. /acvigatum) il quale a pari merito col 7. strictum W. K. ha la precedenza cronologica. HABITAT. Parlatore S.Teresa Gallura (Sardegna) Reverchon. PISA OI Calandrini Sardegna .....-....+.. Moris. Î Caruel. Sicilia Valdemone ....... Todaro. Napoli cene Sc OR Tenore. > NUNICOSIA Ie e Calcara. GASPATININA CAPITANI RIE Gennari. Sicilia (Madonie). ....... Tineo AVACCIOLL A RR Requien. Gussone. COSCA PI Viviani. NB. Bertoloni Fl. It. VIII, p. 100, scrive di aver avuto questa specie dal Piemonte (Balbis), (1) dall’Istria (Tommasini), da Parma (Passerini), dalla Toscana (4) Nell’Erbario di Bertoloni esiste infatti un saggio del Balbis ma senza indicazioni di località. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 47 Livorno, Scandicci, (Reboul), dalla Basilicata (Gasparrini), da Aspromonte di Calabria nonchè dalla Sicilia (Todaro, Gussone), dalla Sardegna (Moris), dalla Corsica (Viviani) e dall'isola di Capraja (Moris e De Notaris) (1). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra merid. occ., Spagna centr. orient. merid., Portogallo, Francia bor.- occid. occid-merid., Italia, Dalmazia, Montenegro, Istria, Tessaglia, Monte Pindo, Banato, Ungheria, Serbia, Transilvania, Macedonia, Tracia. (Nyman). SussPECIES 1° (non italica). T. glanduliferum Boiss. Diagn. Ser. 1, 2, p. 11 — Fl. Or. IRA: T. Tmoleum Boiss. in Bal. pl. exscc. Icoxes. Nostra tab. II, fig. 3. « Capitulis globulosis, floribus subverticillatis, quoque verticillo, vel saltem infimo, involucro e bracteis connatis, denticulatis, denticulis in api- cem glandulosum productis sistente, suffultis — calycis tubo decem- nervio, fauce obliqua, dentibus duobus superioribus parum altius collocatis quam inferioribus, omnibus inter se et tubum subaequalibus, vel infimo parum longiore, basi trinerviis, superne uninerviis, inferne margine denticulatis, denticulis in glandulam abeuntibus + corolla rosea calyce duplo et ultra longiore; vexillo obovato apice truncatulo vel rotundato, vel laeviter emarginato, alis ob 0- vatis, brevissime apiculatis — legumine rostro suo subaequilongiore, foliolis stipulisque margine denticulatis, denticulis uti in calyce glandulosis » ©. OSSERVAZIONI. Boissier l. c. distingue questa specie dal 7. laevigatum anche per le glandule delle foglioline e delle stipole, che in quest’ultimo sarebbero sessili, mentre nel 7. glandulosum sarebbero stipitate. Ci pare che questa distinzione non sin esatta. Anzi- tutto non si ha qui a che fare con veri peli glandulosi stipitati o sessili nè nell’una specie nè nell’altra; si hanno bensì dei prolungamenti dei denticini delle foglioline , (1) Allioni dice che questa specie cresce in Piemonte «in editioribus Montisferrati » wa nessuno la trovò dopo di lui, Nell’Erbario suo non esistono saggi di 7° laevigatum. Nella Flora di Balbis. neppure trovammo citata questa specie, ondechè la sua esistenza nel Piemonte ci pare alquanto dubbia, essendo essa per di più affatto meridionale-occidentale, 7 Gibelli e Belli. 48 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE delle stipule, etc., che terminano in una capocchia glandulifera, simulando un pelo glanduloso; si hanno insomma delle vere emergenze glandulari. Questi prolungamenti per es., esistono anche nel 7. nervulosum, ma la capocchia più spesso è appena accennata o non esiste; talvolta però è ben sviluppata. Lo stipite della capocchia quindi esiste, più o meno lungo, in tutte e tre le specie, ma nel 7. glanduliferum esso è molto più evidente. In quest’ultima specie anche gl’involucretti parziali di ciascun pseudo-verticillo, od almeno quelli dei fiori inferiori, sono glanduliferi sui denti; nelle altre due specie le glandule vi mancano. HABITAT — (Boiss. l. c.) In Pinetis regionis montanae Lydiae et Cariae, in montibus circa Smyrnam, monte Mesogi, Cadmo et Tmolo (Boiss,), Phrygia prope Ouchak (Ba//) Palestina ad Hie- rosolimam (Boiss.). SuBsPECIES 2°. (non italica). T. nervulosum Boiss. et Heldr. Diagn. 1, 9, p. 25 — FI. Ort. II, p. 141. T. Galileum Boiss. Diagn. Ser. 1, 9, p. 26. Icones. Nostra tab. II, fig. 4. « Capitulis ovatis, floribus sub fasciculatis, quoque fasciculo, vel saltem infimo, squamulis obsoletis epidermicis ?, basi plus minus connatis, suffultis = calycis tubo decemmervio fauce obliqua, dentibus duobus superioribus altius collocati, in- feriore quidquam caeteris longiore, tubum subaequantibus vel superantibus , basi trinerviis, superne uninerviîs, inferne interdum denticulatis, denticulis paucis- simis, et etiam glandula parva terminatis = corolla rosea calyce duplo et ultra longiore; vexillo oblongo lanceolato, apice truncatulo vel rotundato ; alis lineari-lanceolatis apice rotundato, brevissime auriculatis = legumine rostro subaequilongiore = pedunculis folio pluries longioribus = stipulis mar- gine denticulatis, denticulis obsolete vel evidentius in glandulam productis » © OSSERVAZIONI. Questa forma presenta una certa divergenza dal tipo da noi scelto a rappre- sentare la Stirps, quantunque il valore di questa divergenza riveli tosto, che essa non è che un’altra sottospecie. Il 7°. nervulosum non ha un vero collaretto formato da brattee saldate come i suoi due affini, non essendo visibili sotto a ciascun gruppo di fiori che alcune produzioni squamiformi, probabilmente originate semplicemente da DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 49 una duplicatura epidermica invece che da vere produzioni fillomatose (1). Diciamo a bella posta « gruppo di fiori » perchè in questa specie, a differenza di tutte le altre, i fiori non mostrano una disposizione così prossima al verticillo, ma sono disposti, mas- sime gli inferiori, a gruppi ravvicinati ma non alla stessa altezza. Nei fiori superiori la disposizione spirale è già evidente. La mancanza delle glandule sul calice, sulle stipole, sulle foglioline, venne invo- cata dal Bozssier 1. c. quale nota, che farebbe riconoscere a primo aspetto questa specie dalle altre. Dobbiamo confessare, che nei saggi Boissieriani bene esaminati noi abbiamo sempre trovato glandule su tutti gli organi sopra citati, specialmente sulle stipole, dove sono evidentissime. Sul calice e sulle foglioline queste produzioni sono più scarse, meno evidenti, ma talora sono perfette. Mancano invece sulle brevissime squame involucrali dei fiori inferiori. Del resto i caratteri fiorali, cioè forma, struttura, consistenza dei petali, la pre- senza dell’ingrossamento calloso anteriore del legume, ed anche la forma e struttura delle foglioline e delle stipole, non lasciano dubbio sull’affinità del 7. nervulosum cogli altri della stessa Stirps; onde noi ve l’ascriviamo senza esitare. Già dicemmo come il Celakowsky escluda dalla sezione Paramesus il 7. nervulosum per la mancanza del collaretto formato dalle brattee dei fiori inferiori. Ripetiamo che questo carattere po- trebbe essere adibito per distinguere artifiziosamente una sezione da un’altra, come ha fatto l'Autore. Ma quando il complesso dei caratteri morfologici è comune a tutte le forme, queste rappresenteranno naturalmente la vera Stirps, e saranno naturalmente affini anche se qualcuno dei caratteri facesse difetto o fosse appena accennato. Sul valore degli involucri parziali e generali nel genere Trifolium parleremo a suo tempo. Boissier 1 c. ha una varietà f=7. Gulileum, caratterizzata dalla seguente frase: « Capitula subglobosa, calycis sinus interdum margine 1-2 pilis obsiti, dentes tubo longiores ». Per quanto noi abbiamo attentamente esaminati i due saggi esistenti nel- l’Erbario Boissier, portanti questo nome, non ci venne fatto di trovare le differenze accennate. Nel saggio più giovane anzi i denti sono più brevi, rispetto al tubo, di quello che nol siano i saggi tipici. I peli interdentali esistono frequentemente anche nei saggi tipici, e la forma dei capolini quantunque in grado un po’ minore ci parve ovata anche in questa varietà. HABITAT. Pamphylia — Syria (Tripolin, Berythum) — Palaestina (Hebron, Ramlah) Galilaea. (Boiss) (1) Diciamo probabilmente, perchè limitandoci all'osservazione macroscopica, per quanto accurata non abbiamo istituito studi anatomo-istologici in proposito. 50 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE CLAVIS SPECIERUM ANALYTICA A — Corolla calycem duplo et ultra superante -— involucro florum inferiorum den- ticulato et tune denticulis apice glanduliferis, vel involucro subnullo squamiformi. B — Involucro e bracteis florum inferiorum connatis formato, denticulato, denti culis apice glanduliferis = calycis laciniis margine inferne denticulatis, denticulis apice evidenter in glandulam abeuntibus — vexillo alisque obovatis è... +... +. glanduliferum Boiss. BB — Involucro subnullo, squamiformi = calycis laciniis, stipulis, foliolisque mar- gine denticulatis, denticulis plus minus obsolete glandulosis, vel glan- dulis rarioribus et saepius imperfectis = vexillo oblongo lanceolato, alis lineari-oblongis apice rotundatis ‘’’ ‘T. nervulosum Boiss. Heldr. AA — Corolla calyce subaeguilongiore vel eum parum superante = floribus infe- rioribus saltem verticillatis = bracteis involucri denticulatis, denticulis apice non glanduliferis . . . . . . ©. laevigatum Desf. Calycis tubi nervis alatis -- pilis interdentalibus numerosioribus. Var. 8. alata Nob DEI DOTT, G. GIBELLI E S. BELLI DIL MICRANTHEUM PrEesgr. (emend.) Symb. Bot. p. 47 — Celakowsky Osterr. Bot. Zeitschrf. 1874 (Ueber Aufbau der Gatt. Trif. p. 41 — Excl. spec). Pedunculis nullis (7. suffocatum - T. glomeratum) vel parum elongatis (7. par- viflorum - T. cernuum), floribus bracteatis, pedicellatis, capitulis fruetiferis saepius sessilibus, raro umbellatis (7. cernuum) + calyce ovato vel tnbuloso 40-nervio, fauce aperto , in fructu vix aucto + corolla tota inclusa vel e calycis dentibus paululom emergente marcescente; vexillo libero vel cum tubulo staminum nonnihil connato = staminum filamentis apice non dilatatis, antheris globosis = leguminibus induviatis, membranaceis, sursum dehiscentibus — seminibus 4-2 interdum 3 (7. cernuum) rotuadatis, gsranulatis. OSSERVAZIONI. Linné (Richter. Cod. Bot. Linn. p. 745) pone il 7. glomeratum ed il 7. suffo- catum nella Sez. Lagopoda, la quale come è facile ad osservarsi, è nient'altro che un vasto gruppo caratterizzato dall’Autore colla frase « calycidus villosis », racchiudente tipi diversissimi. Il curioso è, che il 7. glomeratum ed il 7. suffocatum hanno invece calici glabri! Il Savi (Observ. in var. Trif. spec. p. 11) a sua volta comprende il 7. glo- meratum fra i suoi Trifogli ebratteati!, cosa che noi non siamo mai giunti a spiegare; avvegnachè in ambedue le sopracitate specie, quantunque minute, pure esistano le brattee. L'Autore conviene per altro nell’attribuire ad esse un calice glabro, contra- riamente a Linné. A questo proposito occorre dire, che il 7. glomeratum ci fornirà una delle tante prove a dimostrare come il carattere delle brattee nel raggruppamento naturale dei Trifogli, checchè ne scrivano molti Autori, sia di valore molto discutibile. Le tre specie 7. glomeratum, parviflorum e suffocatum figurano in Seringe, (DC. Prod. II, p. 198), in Kock (Synops. I, pag. 191) in Boissier, (FI. Or. II, p. 142) fra i Trifoliastrum Ser. — Il Celakowsky 1. c. cita solo due specie di questa 52 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE sezione, cioè 7°. glomeratum e suffocatum, aggiungendovi il 7. montanum a torto, come vedremo. — Finalmente Nyman (Consp. Fl. Europ. p. 179), e Willkomm et Lange (Prod. Fl. Hisp. p. 356) aggiungono alla stessa Sezione ‘Trifoliastrum il 7. cer- nuum Brot. e con tutta ragione. Noi crediamo, in seguito alle nostre analisi che il gruppo Micrautheum Lrest sia filogeneticamente molto differenziato dalle vere Amorie (Trifol'astrum Ser.), quan- tunque appaia probabile, che esso possa essere colle Amorie derivato da un tipo co- mune. Per verità la struttura fiorale, nonchè la facies delle specie che compongono il Gruppo di Presl, concedono appena ragionevolmente di farnelo dipendere come un sotto-gruppo. L'unica specie che conservi qualche cosa delle Amorie è il 7°. cernuum Brot., il quale ne rammenta i capolini maturi subumbellati, ed il legume un tantino sporgente dal tubo del calice. In nessuna però delle vere Amorie abbiamo la forma caratteristica dei petali, la granulazione dei semi, e finalmente la faczes peculiare dei Micrantheum. Bertoloni Fl. It. VIII, p. 117, ha pur esso adottato il vocabolo Mi- crantleum già usato da Presl, ma in tutt'altro significato, perchè, nè la frase che lo accompagna è quella di Presl, nè l'Autore si limita a comprendervi le specie da Presl ivi descritte. Bertoloni infatti racchiude nella sua Sezione Micrantheum il 7. congestum, il T. saxatile, il T. striatum, il T. scabrum ed il T. Bocconei! Noi non abbiamo quindi accettata la sinonimia Bertoloniana del gruppo. Grenier et Godron (Fl. de Fr. I, p. 416) pongono il 7. glomeratum L. e il 7. suffocatum L. nel gruppo Paramesus Presl, che ha pure tutt’altra significazione. I Trifogli parviflorum Ehrht, e cernuum Brot. (sub 7. Perreymondio) figurano nella Sez. Lotoidea Gad. (FI. Helv. 4, p. 578) (1), accanto a specie lontanissime, quali 7. alpinum L., T. Savia num Guss. Non ci è quasi permesso di sospettare, che tutte le specie da noi riunite nel gruppo Micrantheum Pres! non costituiscano un gruppo naturale, una vera Stirps, tanto i loro caratteri essenziali, specifici, cioè, i fiorali, sono improntati ad uno stesso stampo. Se dubbio vi può essere, questo sarà pel 7. suffocatum L., nel quale noi esitiamo for- temente a riconoscere una Stirps autonoma, in grazia solo della dimensione delle ali rispetto alle carene e del portamento stranamente affastellato, disteso a terra. Il primo carattere è rarissimo nei Trifogli, e fra i Lagopus noi lo trovammo solo in una specie cioè nel T. maritimum Huds. Boissier (Fl. Or. II. p. 142) ha collocato il 7. congestum Guss. fra i Trifo- liastrum accanto al 7. suffocatum L. Ma sebbene il 7. congestum per la fisionomia esteriore rammenti tosto il 7. suffocatum, tuttavia appartiene pei caratteri fiorali alla Stirps. Lappacea Nob. della Sezione Lagopus Koch., e non può in alcun modo essere ascritto fra i Micrantheum. Presl include nella sua Sezione i soli 7. glomeratum e suffocatum, ai quali noi aggiungiamo con Nymann e Willkomm et Lange il 7. cernuum Brot. e parviflorun Ehrht. Non intendiamo perchè il Presl attribuisca a queste specie un « legumen calyce indurato inclusum indehiscens». Noi l'abbiamo trovato sempre deiscente sulla sutura superiore e induviato da un calice più o meno membranaceo, mai indurito. (1) Non crediamo che la Sez. Lotoidea Gaud, corrisponda a quella di Linné, DEI DOTI. G. GIBELLI E S. BELLI 53 Celakowsky 1. c. non enumera fra i Micrantheum i 7. parviflorum e cernuum, mentre include in essi il 7. montanum L. Questa specie da noi compresa nella Sezione Amoria Presl (Vedi Morfolog. Amoria Gib. et B. p. 40) è certamente la più divergente del gruppo. ed abbisogna di ulteriori osservazioni. Ma se il 7. montanum non tro- vasse il suo vero posto nelle Amoria, esso starebbe a parer nostro ancora più a di- sagio fra i Micrantheum. Basta per questo osservare la forma dei suoi petali. , ca- rattere che nei Trifogli è di altissimo valore tassonomico, del suo legume villoso, ed infine delle membra vegetative, per essere tosto persuasi, che se il 7. montanum può stare artificialmente fra i Micrantheum pei caratteri stabiliti dal Celakowsky, certamente esso non vi appartiene per naturale affinità. — Probabilmente questa specie rappre- senta una Stirps la quale ha i suoi affini nel 7. Humboldtianum Asch. et Bouch. e nel 7. ambiguum M.B. Ma, ripetiamo, sarebbe per ora precoce e fuori luogo senza ulteriori studi un’asserzione qualsiasi in proposito. STIRPS (unica). GLOMERATA Nob. (Characteres sectionis) — Hujus stirpis T. glomeratum L., T. suffocatum L., T. parviflorum Ehrht., T. cernuum Brot. T. glomeratum M. Sp. pl. p. 1084 (excl. syn Barre.) — Bertol. Fl. It. VIII, p. 117 (cum bibliographia homonyma) — Caruel Prod. Fl. Tosc., p. 179 — Rchbeh fil. Icon. XXII, p. 75 — Bo:ss FI. Or. II, p. 142 — Willlkomm et Lange Prod. FI. Hisp. III, p. 357 — Arcangeli Comp. FI. It. p. 168 — Ces. Passer. Gib. Comp. Fl. It. p. 715 — Nyman Consp. FI. Europ. p. 179 — Sellehtdl ete. Hallier. FI. v. Deutsch]. XXIII, p. 283 — Janka Trif. Lot. Europ. p. 78 — Camus Cat. pl. de Fr. p. 65 — Battandier et Trabut Fl. de l'Algreie p. 240 — Tornabene Fl. Sic. p. 185. T. Perreymondi Gren. p. p. quoad exsiccata Herb. Burnat (Briiges, Gironde) non Gren. Godr. Fl. Fr. I, p. 422, nec Coss. ap. exsicc. Bourg 1863, qui ad T. cernuum Brot. spectant. Icones. — Curt. Lond. 2. 47 — Engl. Bot. 15. 1063 — Guerin Carp. 153 — Rehbch fil. 1. c. tab. 109-122 — Cusin Herb. FI. Fr. tab. 1114 — Schlehtdl etc. Hallier l. c. tab. 2394. Icon nostra tab. III, fig. 1. Capitulis sessilibus, azxillaribus, folio brevioribus + pedunculis nullis : bracteis ovato-lanceolatis, uninerviis, acutis, tubo calycino multo brevioribus = floribus subsessilibus, calyce glabro, dentibus late-ovatis, vel ovato- 54 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE lanceolatis sub cordatis, fructiferis retroflexis, nervo mediano cum lateralibus reticulatim conjuncto — vexillo obovato-lanceolato, apice integerrimo vel lae- viter truncato-erosulo, vel oblongo, calycem subaequante = alis carina latio- ribus longioribusque, vel saltem subaequantibus — legumine mono-dispermo - caule evoluto, nec terrae adpresso ©. DESCRIZIONE. Radice gracile semplice o ramulosa, fibrillosa spongillifera (Bertol.). Caule cespitoso più o meno allungato od anche breve, nano, raramente semplice: con rami al più di 2° ordine, striati, glabri o con pochi peli massime i giovani. Foglie coi picciuoli inferiori lunghi, decrescenti man mano nelle superiori, e sub- nulli nelle supreme, scanalati superiormente, poco villosi; stipole membranaceo-sca- riose massime invecchiando, guainanti per breve tratto, o stracciate dal ramo ascellare, colle code triangolari-acuminate, un po’ più brevi della porzione adesa, (nelle infe- riori); le superiori semi-ovato-subcordate, glabre, nervose; foglioline brevemente pic- ciolettate, le inferiori generalmente più piccole, obcordato-cuneate; le altre, molto variabili in forma e dimensioni, obovate-cuneate, raramente lanceolate, arrotondate, troncate ed anche acute o mucronulate all’apice, argutamente denticulate o spinulose al margine, salvo nella parte inferiore cuneata del lembo, con nervi rilevati, ramifi- cati, glabre o con qualche raro pelo. Infiorescenza. — Peduncoli nulli; capolini sessili, ascellari, sopravanzati sempre dalla foglia ascellante; quelli pseudo-terminali involucrati da due foglie di grandezza diversa, poste a breve distanza tanto da parere subopposte, ovvero la superiore con rudimento di capolino molto ravvicinato al terminale, subrotondi; fiorî con brevis- simo pedicello sopra un asse corto, con piccole brattee squamiformi, ovato-acute e: con qualche denticino al margine. Calice tubuloso-campanulato, un po’ rigonfio in basso, glaberrimo; tubo con 10 nervi molto prominenti, talora suffusi di rossigno, e coll’orlo delle fauci guarnito di peli radi, con cinque denti più brevi del tubo, ovato-acuminati, subcordato- auricolati alla base, con margine scarioso e resta apicale, trinervi, con reticolature trasversali riunenti il nervo mediano ai marginali, retroflessi in frutto. Corolla giovane subeguale al calice (denti compresi) in lunghezza, poi in frutto sporgente dal tubo pel retroflettersi dei denti, marcescente, roseo-porporina; vessillo a lembo ovato-oblungo, ottuso, arrotondato o denticolato leggermente all’apice, quasi affatto libero dal canal staminale, con unghia larga, sottilissima, facilmente laceran - tesi; lembo con nervature numerose e spiccate nella metà superiore; ali foggiate a rasoio, troncato-erose all’apice, auricolato-gozzute, più lunghe delle carene o sub- eguali ad esse; carene semi-ovate, ottusissime, senza auricula. Stami coi filamenti assottigliati all’apice, antere rotonde. Ovario lineare-ellittico, sessile, assottigliato in stilo cilindrico, eguale in tutto. il suo calibro, appena allargato all'apice in un bottoncino stimmatifero inconspicuo, papilliforme. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 55 Frutto induviato dal calice un poco accresciuto, ma immutato e solo coi denti retroflessi; Zlegume membranaceo, deiscente sulla sutura ventrale, ma tenuissimo sulle pareti e facilmente lacerabile; sem? uno o più spesso due, subsferoidali, di color paglierino. VARIETÀ, LETTERATURA E CRITICA. Per quanto a noi consta il 7. glomeratum L. non presenta varietà all’infuori di una forma, che noi abbiamo vista negli erbarii del sig. Burnat e del Prof. Gibelli sotto il nome di 7. Perreymondi Grenier. (Gironda-Arloè-Briiges). Questi saggi non sono altro che una forma diminuita di 7. glomeratum, con vessillo un po’ più breve ed obovato e con capolini più piccoli che nel tipo, e non hanno nulla a che fare col- l’altro 7. Perreymondi Cosson (ap. Bourg. exsicc. 1863) nè con quella pianta pub- blicata da Cosson nelle Plant. Crit. I, p. 5. col nome di 7. minutum, i quali saggi di Cosson e la descrizione del 7. minutum Coss. sono da riferirsi al 7. cernuum Brot. Ma nell’Erbario Burnat abbiamo trovato ancora col nome di 7. Perreymondi Gren. dei saggi di vero 7. cernuum Brot.; ondechè il 7. Perreymondi risulta essere una specie insussistente creata per isbaglio dal Grenier, parte a spese del T. glome- ratum L. e parte a spese del T. cernuum Brot! Gli esemplari di 7. Perreymondi degli erbarii succitati rappresentavano come si disse il 7. glomeratum in parte. Ma il loro aspetto di pianticina poco evoluta, i capolini minuti (che spiegano fino ad un certo punto un errore da osservazione su- perficiale) fanno pensare ad una varietà del 7. glomeratum stesso. Noi non osiamo addirittura proporla, perchè ci occorrerebbe un materiale più abbondante di quello che ci fu concesso di esaminare. Quanto meno converrebbe poter accertare la cosa con esperimenti di coltura. Nella Flora d’Algeria di Battandier et Trabut 1. c. ab- biamo vista una var. {} condensatum Ball. del Marocco, ma che non potemmo osser- vare in alcun saggio essiccato. Il 7. glomeratum coltivato aumenta enormemente le sue parti vegetative, come noi vedemmo negli esperimenti fatti nel R° Orto Botanico Torinese, mentre rimangono relativamente piccoli capolini e fiori. Linné (Sp. pl. p. 1084) scrisse a proposito del calice del T. glomeratum la seguente oscura frase: « laciniis calycinis rigidis, interstitia reliquorum occupan- tibus » che noi non arriviamo a decifrare. Savi (Obs. ad. var. Trif. sp. p. 71-72) fa osservare che la fig. 882 del Bar- relieri, citata da Linné pel 7. glomeratum e da altri Autori anteriori a Savi, appar- tiene al 7. suffocatum L. Altrettanto fa Bertoloni, l. c. HABITAT. dl Cesati Valle della Polcevera (Ge- OEveta)io. ora PRTOnAg (CO) Bertero O LAS E Ao Carrega. Vado»:(Lig:-000.) alia Cesati. S. Remo (Lig. occ.)..... Belli. Albissola marina (Lig. occ.) Gibelli. Pontedecimo (App. Lig.).. ’iccone. 8 “Gidelli e Belli. 56 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Modena (Colli di Sassuolo) Gibelle. NAPO A E Kuntze Padova (Terreglia). .... Rigo. Cava deren E Belli. MANA Rc 0 Barbieri. Nola (Casamarciano)..... Terracciano. Venezia (Colli Euganei)... Rigo. ST Sorrentino IMBENIO 0 Go 9000 do Hildebrant. Cesati. Pisa (Asciano). ........- G. P. Savi. Meli Bagni di Iueca Me Parlatore. > Palermo, Na Todaro Settignano (Toscana)..... Gemmi. Parlatore. Livorno SR Acc. Georg. >» » (fiume Oreto). Parlatore. Firenze (S. Margherita)... Cesate. » » (Monte Pelle- Monte Ferrato (Toscana). . Gemmi. grino)... » Parlatore » Piana dei Greci... Huet.duPav. Biesole St e ra Bucci >» Castelbuono ...... Minà. Acc. Georg. » Linguaglossa. ..... Cesati. Scarperia (Toscana)... ... Parlatore. SAMRSCIA OI Re Todaro. 1 ° ; Cesati SENIONIE: dolo Moris. Calabria (GEBI9) copia ; ia >» S. Teresa Gallura Reverchon. » (PIZZO) PAR Arcangeli. Corsica (Ajaccio). ....... Requien. Roma (Monte Rotondo)... Folli. TROIE Ln E Siad sosia Mandralisca. SIE (Mentana) AN ie Î Ea ILmom ii dazio Ajuti. DIE (CINLOLI) ST Sanguinetti. Isola d’Elba (Porto ferraio) Marcucect. SEA (A a 10) SI DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Francia bor. occid., Istria, Grecia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Dalmazia, Erzegovina. (Nyman) . Africa boreale, Algeri, Isole Canarie. (Battandier, Boissier). T. suffocatum L. Mant. alt. p. 276 excl. syn. Cup. — Bertol. Fl. It. VIII, p. 119 (cum biblio- graphia homonyma). — Caruel Prod. Fl. Tosc. p. 17. — Bosss. FI. Or. II, p. 142 — Rchbch. fil. Icon XXII, p. 75 — Willkomm et Lange Prod. Fl. Hisp. p. 357 — Arcangeli Comp. FI. Ital. p. 168 — Ces. Passer. Gib. Comp. FI. Ital. p. 715 — Nyman Consp. Fl. Europ. p. 179 — Janka Trif. Lot. Europ. p. 78 — Sehlchtdl etc. Hallier Fl. v. Deutschl. XXIII, p. 276 — Camus Cat. PI. Fr. p. 65 — Bat- tandier et Trabut Fl. Alger. p. 240 — Tornabene Fl. Sic. p. 190. Icones — Zacq. Vind. 60 — Brotero Phytogr. Lusit. 64 — Engl. Bot. 15- 1049 — Rehbeh. fil. 1 c. tab. 110 — Schlehtdl ete. Hallier 1. c. tab. 2391 — Cusin Herb. Fl. Fr. tab. 1115. Icon nostra tab.1II, fig. 2. DEI DOTT. &. GIBELLI E S. BELLI 57 Capitulis arxillaribus sessilibus folio brevioribus prope basin plantulae congestis — Pedunculis nullis — bracteis ovato-acuminatissimis, uninerviis, tubo calycino multo brevioribus — foribus sessilibus — calyce glabro, cartila- gineo, dentibus lato-triangulis, acuminatis, maturis retroflexis, tubum subae- quantibus vel brevioribus, interdum reticulatis -- verillo obovato-elliptico, ungue brevi, apice erosulo, calyce breviore — alis carina strictioribus breviori- busque = legumine saepius bi-trispermo -— caule nano, dense caespitoso, pulviniformi, ramis in orbem prostratis, glabris ©. DESCRIZIONE. Radice gracile semplice o ramosa, fibrillosa lateralmente (Bertol.) 1. c. Caule nano, cespitoso, ramoso, aderente al suolo e quasi immerso in esso, per cui è sempre ricoperto di terriccio, sordido. Rami brevi sdraiati circolarmente attorno al centro formato dalla radice, ordinariamente glabri, cilindrici, striati, sub-legnosi addensati alla loro origine dal colletto, colle foglie raggianti alla periferia e l’infio- rescenza accumulata al centro. Foglie tutte lungamente picciolate, picciuolo glabro o con qualche raro pelo, scanalato superiormente; sfipole ovate, tenuissime, scariose, glabre, guainanti alla base, con nervature scarse ma spiccanti sul tessuto sottilissimo della stipola, con code triangolari terminate bruscamente in lunghissima appendice filiforme, formata dalla ner- vatura spoglia affatto di tessuto; foglioline laterali con piccioletto uguale, quello della mediana un po’ più lungo, obcordato - od obovato-cuneate, troncate all'apice, denti- colate anteriormente oltre la metà, glabre. Infiorescenza. Peduncoli nulli; capolini ascellari, sessili, affatto agglomerati presso la base della pianta, involucrati dalla stipola ascellante, irregolarmente glo- bulosi; fior sessili minutissimi, (0,005) non molto numerosi, ma fitti, inseriti sal- damente sopra asse brevissimo, nudo, con bratteole membranaceo-scariose, lanceolato- ovate, acuminatissime, con nervo mediano unico. Calice tubuloso racchiudente la corolla minutissima: tubo sub-cilindrico, glabro e con pochi peli sparsi; 10 nervi, con cinque denti triangolari-acuminati, subeguali al tubo, trinervi, membranacei al margine, e trasparenti, con qualche rara trabecola trasversale spesso mancante, ricurvi a maturanza. Corolla minuta, inclusa nel calice, biancastra o suffusa di roseo; vessillo obo- vato-oblungo sub-spatuliforme, appena aderente alla base del tubo staminale, ottuso o sub-acuto all'apice, dove si rialza un pochino, un po’ più lungo delle al? sub- semi-ovate, leggermente gibbe, sub-ottuse ; carene più grandi delle ali ovato-lan- ceolate acute, a bistory convesso. Stami coi filamenti, non dilatati all’apice; antere rotonde. Ovario brevemente stipitato, ellittico, con due ovoli; stilo gradatamente assot- tigliato in punta con tenue capocchia stimmatifera. Frutto induviato dal calice cartilagineo e dalla corolla persistente inelusa nel calice; lZegume membranaceo, oblungo, deiscente sulla sutura superiore; semi due (uno raramente) rotondi, badio-pallidi. 58 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE LETTERATURA E CRITICA. Savi (Ob. ad var. Trif. spec. p. 98) è d'avviso che la figura del Barrelieri (882), considerata da Linné come appartenente al 7. glomeratum, appartenga invece al T. suffocatum, giudicandone anche dal contesto della descrizione. Bertoloni l. c. aggiunge in calce alla descrizione una nota, ove dice che il Bar- relieri nella figura sopracitata e nel testo a pag. 73 (PI. p. Gall. Hisp. et It. obs.) volle figurare il 7. suffocatum e non il 7. resupinatum L. Ora, poichè Linné (Mant. alt. p. 276) non riporta questa figura al 7. resupinatum ma bensì al T. glomeratum, come disse Savi, così è molto probabile che al Bertoloni sia occorso un lapsus calami nella trascrizione del nome delle specie. È passato generalmente inosservato dagli Autori un carattere singolare di questa specie; quello cioè di avere l'ala più piccola della carena. Questo fatto raro nei Trifogli, e più comune nelle Trigonelle, fu da noi finora riscontrato solo nel T. marî- timum della Sez. Lagopus Kock. (Confr. Lagopus, Saggio Mon. Gib et B. p. 144). HABITAT. Villafranca (Piemonte ,... Balbis. Capo d’ Armi (Reggio C.) IMacchiati. De Notaris M. Marsico (Campania)... Terracciano. CER Sa i Caldesi. Huter SRemo ba eo Panizzi. Otranto RR EEA Porta - INI ZZAVRSRO o IE TIR Balbis. Rigo. Porto Maurizio (Lig. occid.) Ricca. AEREO: Ste dive ong damoa Id. Firenze (Lungarno)... ... Bucci. SALCEGNA NA e Moris. » (Poggio Imperiale) Costa-Reghini a i i i N Porto S. Stefano ....... Parlato NE SIE CRESTE CC Gussone. Roma (Colosseo)... ..... Cesati. 200 (Messina) RSS Ajuti. Terracciano » ’—(Collebasso) ...... Cesati. (Caffarella)... pi E dr TE SUA RIV) oa Sanguinetti. Corsica (Ajaccio) ....... Requien. » (Sepolcro di Cecilia PONZA: PR 0 Bolle. Metella)....... Rolli. CPI Caruel. » RupediTordiQuinto Sanguinetti. Gorgona .............. Id. SII i Kuntze Elba (Rio Padreterno)... Marcucci. Napoli Vesnioe ori Genie Guiscardi. Isola so (Giolior se, ‘i .. Parlatore. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Inghilterra, Francia occid.-merid.-boreale, Spagna, Portogallo, Istria, Banato, Dalmazia, Albania, Grecia, Isole Baleari. Nymar. Africa boreale (Algeria) Battandier. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 59 T. parviflorum E4rkt. Beit. zur Naturk. 7, p. 167. — Gren. Godr. FI. de Fr. I, p. 421 (cum bi- bliographia homonyma) — Boiss. Fl. Or. II, p. 143 — Rehbch fil. Icon XXII, p. 76 — Willkomm et Lange Prod. FI. Hisp. III, p. 356 — Janka Trif. Lot. Europ. p. 152 — Nyman Consp. FI. Europ. p. 179 — Schltdl etc. Hallier FI. v. Deutschl. XXIII, p. 280 — Camus Catal. p. de Fr. p. 66. T. strictum L. Sp. pl. p. 1709 (excl. syn. Michel.) Schreb. ap. Sturm. heft. 15, p. 4. Icones — Winterl, Index 19 — W. et. Kit. 232 — Sturm). c. IV — Rehbch. fil. 1. c. tab. 111 — Cusin Herb. FI. Fr. tab. 1129 — Schltdl ete. Hallier 1. c. tab. 2393. Capitulis pedunculatis awillaribus, folio subaequalibus vel longioribus — bracteis lanceolatis acutis pedicellum longe superantibus et dimidium tubum calycinum aequantibus — pedicellis glabris vel pilosis, conspicuis, maturis subrecurvis, sed brevitatis causa capitulum semper subglobosum efformantibus — ca- lyce extus parce piloso; dentibus duobus superioribus tubum saepe superan- tibus, vel aequantibus, maturis patentibus = vezillo obovato-cuneato, integro, apice acutato calyci subaequali (dentibus comprehensis) — alis magnitudine carinarum — legumine sacpius bispermo ©. OSSERVAZIONI. Questa specie non cresce in Italia, almeno per quanto se ne sa fino ad oggi; mentre è sparsa abbondantemente nell'Europa occidentale e centrale. Non dobbiamo occuparcene quindi se non in quanto essa ha relazione colla sinonimia Linneana del 7. strictum L., che molti Autori erroneamente riportano quale sinonimo al 7. laevigatum Desf., fondando la loro asserzione su una figura del Micheli, citata a sproposito dal Linné stesso. Questa controversia fu già ampiamente trattata nella critica al 7. laevigatum Desf. Vogliamo qui solo aggiungere alcune osservazioni sul 7. parviflorum Ebrbt. Nell’Erbario del R° Orto di Torino si trovano esemplari coltivati di questa specie, che hanno dimensioni enormi, cioè quattro volte quelle degli esemplari comu- nicatici dal sig. Burnat, ed altri molti con tutte le dimensioni intermedie. Questi esemplari coltivati hanno anche i semi zigrinati di punti come sono dati (ma non descritti) nella tavola di Rehbeh. N. 111. Il 7. parviflorum è la specie più vicina al 7. cernuum., dalla quale si distingtle bene per caratteri eccellenti. Fra gli altri è costantissimo quello del vessillo smargi- nato, talvolta semibifido nel 7. cernuwm, che nel parviflorum è costantemente acuto, od acutato. 60 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Spagna centr. — Germania centr. — Boemia, Gallizia, Ungheria, Transilvania, Banato, Serbia, Tracia, Tauride (Nyman). T. cernuum Brot. Phytog. Lusit. p. 150. — DC. (Seringe) in Prod. p. 199 — Willkomm et Lange Prod. Fl. Hisp. III, p. 356 — Nyman Consp. Fl. Europ. p. 179. T. Perreymondi Coss. ap. Bourg. pl. exsicc. (1863) — Gren. Godr. FI. de Fr. I, p. 422 — Clavaud FI. de la Gironde 2 fasc. p. 284 — Camus Cat. pl. Fr. p. 66. T. minutum Coss. PI. crit. I, p. 5 (1848). T. parviflorum Perreym. Cat. Frejus p. 84 (non Ebrbt.) T. angulatum Perreym. in Herb. Taurin. pl. exsicc., secundum specimina ab ipso Perreymondio circa Frejus lecta (non W. K.). T. serrulatum Lag. Gen. et Sp. plant. (testibus Willkomm et Lange |. c. et Nyman L. c.). Icones — Brotero 1. c. tab. 62 — Cusin Herb. Fl. Fr. t. 1130 (sub. T. Perreymondio). Nostra tab. III, fig. 4. OSSERVAZIONI. Grenier (Catal. Fréjus, p. 84, 1848) pubblicò un 7. Perreymondi che Cosson descrive esattamente col nome di 7. minutum (Notice. sur quelques pl. nouv. crit. ou rares de Fr. — fasc. i. p. 5, 1848). — Il sig. Burnat ci comunicò esemplari autentici di 7. Perreymondi presi dall’Erbario Grenier. L'esame di essi condusse al seguente risultato : 1° Alcuni esemplari (Gironde, Bruges ed Arloè) appartengono senza discus- sione al 7°. glomeratum L., e non hanno nulla a vedere col 7°. minutum Coss. Gli altri saggi, cioè: 1° 7. Perreymondi (Reliquiae Mailleanae). Pelouses sablonneuses prés de Dax (Blanchet); 2° Gironde Gradignan (leg. D." Becker); 3° Gironde Gradignan (Herb. Banon), sono altrettanti T. cernuum Brot. Phytog. lusit. pag. 150, vol. 1, tab. 62. La loro identità con questa specie fu assolutamente dimostrata dallo studio com- parativo di esse con altri esemplari di 7. cernuum Brot. comunicatici dal sig. Burnat stesso provenienti dall’Estremadura (Tapada de Queluz). — Le descrizioni del Cosson del 7. minutum e di Grenier del 7. Perreymondi convengono affatto con quella del T. cernuum Brot. La specie portoghese ha quindi due sinonimi nei suddetti trifogli, e gli Autori francesi parvero ignorare l’esistenza di esso. Si ha una prova indiretta. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 61 di ciò nel fatto, che tanto Cosson quanto Grenier insistono nel differenziare le loro specie (7. minutum e Perreymondi, rispettivamente) dal 7. parviflorum Ehrh. pianta vicinissima al 7. cernuum Brot. Gli Autori francesi poi hanno divulgato anche il 7. glomeratum col nome di T. Perreymondi, e ciò molto probabilmente in seguito ad osservazioni superficiali ; tanto più che questi esemplari di 7. Perreymondi dell’erbario Burnat, autentici del Grenier, rappresentavano una forma molto piccola del 7. glomeratum L. (Vedi 7. glomeratum, Varietà, letterat. e crit.) ll 7. cernuum figurato nelle tavole della Phytographia lusitanica, per quanto riguarda le foglie, appare alquanto esagerato, come del resto si vede in altre figure di trifogli dello stesso autore. Anche degli esemplari autentici e veri di 7. Perrey- mondi, cioè corrispondenti al 7°. cernuum dell’erbario Burnat, occorrono alcuni, che deviano alquanto dalle note del tipico Broteriano, mentre altri vedemmo nello stesso erbario (Gradignan, leg. Becker) che lo rappresentano all'evidenza. Cosson (1. c.) dopo la descrizione accurata del 7. minutum, quasi identica a quella che Brotero dà del 7. cernuum, aggiunge alcune osservazioni sulla costruzione del legume e sul posto da assegnarsi alla specie. A proposito del legume egli asse- risce, che la posizione dello stilo (terminale o laterale) (Vedi le nostre note nella chiave analitica del gruppo Amoria) è in rapporto collo sviluppo disuguale delle suture del legume, e che questa posizione potrebbe opportunamente servire a distinguere le di- verse specie del gruppo dei Trifoliastrum. — Circa al posto da assegnarsi al 7. minutum (IT. cernuum) l'Autore scrive, che esso dovrebbe stare in un posto speciale nella sezione dei Trifoliastrum a cagione dello stilo ricurvo ad uncino (en hamecon): del vessillo deflesso dopo Vantesi, smarginato all'apice, quasi bifido, e dilatato a cucchiaio in avanti, e non intiero strettamente conduplicato. Leggasi nelle Osservazioni generali al 7°. repens della nostra revisione delle Amoria quanto si disse a proposito della posizione laterale o terminale dello stilo. Giova però qui ripetere, che dagli stulii ed osservazioni fatte nella Sezione Ameria, noi non ab- biamo potuto desumere da questo organo un carattere sistematico abbastanza costante anche in 7» uno stesso individuo; mentre, potendo la posizione dello stilo essere in direttissimo rapporto collo sviluppo delle parti fiorali e soprattutto col numero dei semi, non può essere fissa. Nel 7. cernuum i semi variano di molto nel numero. Nella Flora hispanica di Willkomm et Lange, Vol. III, p. 356, la sino- nimia del 7. cernuum comprende il 7. Perreymondi Cosson ap. Bourg. pl exsice. 1863, e dice poi: « non Gren. et Godr!» Noi non comprendiamo perchè il 7. Perreymondi Gren. et Godr. venga escluso dalla sinonimia del 7. cernuum della Flora Hispanica. Nella descrizione gli Autori dicono « capolini subsessili all’ascella delle foglie » mentre per Grenier et Godron questi sarebbero « un po’ più brevi della foglia ascellante » ; tutta la differenza tra la descrizione spagnuola e la francese si riduce lì. Ma nella descrizione del 7. minutumn Coss., altro sinonimo citato dai Will- komm et Lange pel loro 7. cernuum, si parla di capolini subsessili o peduncolati. Non può quindi essere dubbio sull'identità della pianta di Grenier et Godron e di Willkomm et Lange. Del resto possediamo nell’Erbario Torinese un prezioso esemplare raccolto al /rejus 62 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE dal sig. Perreymond stesso, e da lui erroneamente giudicato per 7. angulatum. — Questo esemplare non è altro che un tipico 7. cernuum, identico agli esemplari comu- nicatici da Burnat, (Spagna Estremadura) e porta capolini con lungo peduncolo, talora’ oltrepassante la foglia. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Spagna — Portogallo — Francia (località nuova per la Fl. Europea) Grenier sub. T. Perreymondi Fréjus et sub 7. angulato Perreym. (non W. K.) in herb. Taurin. — Manca in Oriente. dè CLAVIS. SPRCIERUM ANALYTICA A — Vexillo obovato-cuneato, apice emarginato — pedicellis elongatis sub an- thesi dimidium tubum calycis saltem aequantibus, fructiferis reflexis tubo: calycis aequilongis = capitulis fructiferis umbelliformibus = racteis florum post anthesin pedicello brevioribus «. . T. cernuum Brot. AA — Vezillo obovato-cuneato, acuto, vel obtuso, vel etiam apice rotundato, truncatove, sed nunquam emarginato = pedicellis fructiferis nunquam reflexis nec capitulis umbellatis; ad summum superioribus quidquam recurvulis et capitulo apice subdepresso = bracteis pedicello semper lon- gioribus. B — Bracteis dimidium tubum calycis aequantidbus; calycis tubo villosulo — dentibus duobus superioribus saepius tubo calycino Zongioribus vel saltem eo sub- aequilongis = pedunculis plus minusve elongatis. T. parviflorum Ebrht. EB — Bracteis dimidio tubo calycis semper brevioribus = calycis tubo glaber- rimosz dentibus tubo calycino bdrevioribus, vel, ad summum, duobus: superioribus eo subaequilongis = pedunculis nullis, capitulis sessilibus. C — Carina alis majore — planta nana, terrae adpressa, in ambitu orbiculari expansa, capitulis omnibus, centro congestis foliisque peripherice radian- tibus — bracteis ovatis acuminatissimis apice subulatis — calycis den- tibus tubo suaeguilongioribus, e basi triangulari elongato-acuminatis — Vexillo apice rotundato-erosulo . . . . . . ©. suffocatum L. CC — Carina magnitudine alarum, planta plus minusve elata nec in orbem ex- pansa = bracteis ovato-lanceolatis = calycis dentibus drevissimis , latis, basi subcordatis, nervis transversis reticulatis = vexillo ovato- lanceolato, apice rotundato truncatove, tubum calycis lungiuscule supe- rante, (ob retroflerionem dentium) . . . . ‘. glomeratumI. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 63 APPENDICE NB. — La specie unica appartenente a questa Stirps ha qualche punto di con- tatto col 7. suffocatum appartenente ai Micrantheum. Egli è perciò, che noi per ora la facciamo seguire come appendice, non potendo senza ulteriore esame essere sicuri del posto, che ad essa spetterà fra le divisioni artificiali (Sezioni) del genere Trifolium. Stirps? ORNITHOPODA Malladra. Malpighia Vol. IV, p. 168, 1590. Calyeis tubus decemmervius, inferne giaber, dentibus quatuor tubo subaequilongis vel eum superantibus, inferiore breviore, omnibus e basi lata , ciliata, triaugulo-subulatis, trinerviis , in fructu plus minusve arcuato refletis = corolla marcescens, vix calyce lougior, vexillo panduriformi -— tubo stamineo basi parce connato, alis carinam superantibus, vexillo semper: brevioribus = autherae subovatae — legumen lineare, subeylindraceum, non reticulatum, rectum, vel apice parum subincurvum, suboctospermum, e calyee vix exsertum, stylo persistenti terminatum = foliola obcordata — flores axillares, solitarii vel gemini, teruique (quaterni vel rarius numerosiores in var. , melilotenm), rosei O. n Hujus stirpis solum Zrifolium ornithopodioides Sm. cum varietate (7. meliloteum. Malladra. T. ornithopodioides Smith. Fl. Brit. I, p. 782 — Bertol. FI. It. VIII, p. 181 (cum bibliographia tantum ad Trifolia quantum ad Trigonellas et ad vetustiores denominationes relata) ; excluso 7. Molinerii Colla, quod ad 7. nigrescentem Viv. spectat, et exclusa Zrigonella Orni- thopodioide Colla (Herb. ped. II, p. 104, N. 12), quae 7rigonellee striatae L. pertinet. Trigonella ornithopodioides DC. Fl. Fr. V, p. 550, et Seringe in DC. Prod. II, p. 184 — Mutel FI. Fr. I, p. 250 — Ces. Passer. Gib. Comp. FI. It., p. 720 — Gallet et Magne Nouv. Fl. Fr., p. 121 — Nyman Consp. FI. Europ., p. 171 — Willkomm et Lange Prod. Fl. Hisp. III, p. 390 — Arcangeli Comp. FI. It. p. 159 — Rehbeh. fil. Icon. FI. Germ. et Helv. XXII, p. 48 — Camus Cat. PI. de Fr. p. 63 — £Lattandier FI. de l’Algerie, p. 221. 9 Gibelli e Belli. 64 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Trigonella uniflora. Munby. Cat. et Bull. soc. Bot. Fr. Vol.XI, p.45 — Trigonella ornithopodioides. Var. (8. uniflora Battandier 1. c. Icones. — Ray. J. Syn. met. Stirp. Brit., p. 381 — Cusin et Ansberque, Herb. Fl. Fr. Vol. VI, pl. 1062 — Render. fil. Icon. tab. 56. Icon nostra Tab. III, fig. 5. Floribus axillaribus sessilibus vel pedunculatis, solitariis vel geminis, rarius ternis vel in var. }. quaternis :- calycis dentibus tubo vix brevioribus vel in var. ft. longioribus, inferiore breviore, omnibus inferne parce ciliatis, e basi lata triangulo- subulatis = corolla marcescente calyce quidquam longiore, verillo panduriformi, tubo stamineo connato, alis carinam superantibus, = filamentis stami num alterne apice parum dilatatis vel tantum mediano — caulibus caespitosis — foliolis obcordatis, margine denticulatis, apice emarginatis, petiolis longissimis, stipulis ovato-lanceolatis, integerrimis. Tota herba inferne glabra, ramis tantum sursum purce pubescentibus vel ciliatis. Floret Maj. Iun. O. Var. &. meliloteun Malladra. Caule erecto, elatiori, foliolis oblongo-ovato-cuneatis = calycis dentibus tubo saepius longioribus — alis apice acutis = seminibus non variegatis. DESCRIZIONE. Annuo. Radice fusiforme semplice o ramosa, fibrillosa (Bert). Caule semplice, pusillo, alto pochi centimetri, 0, più spesso cespitoso con rami- ficazioni di 1° ordine al più, inclinate o procumbenti a cerchia sul terreno, ove for- mano come una macchia verde; ram? lisci o lievemente solcati, cilindrici, picchiet- tati di macchiette rossigne, tutti glabri, salvo all’apice e nei giovani germogli, che spesso sono leggermente pubescenti o villosi. Foglie lungamente picciolate col picciuolo lungo circa 7-8 volte la fogliolina; foglioline obcordate, oblunghe alquanto, dentellate superiormente con margine ros- signo, coriaceo, penninervi; sfipole tutte conformi connate in parte col picciuolo, ovate, terminate in code triangolari allungate senza denti nè ciglia e con due o più nervature rossiccie. Infiorescenza. — Peduncoli talora cilindrici, talora nulli, più spesso corti, giammai superanti i due terzi del picciuolo, ovvero (var. () lunghi quanto e più del picciuolo della foglia corrispondente; fiori eretti, talora sessili, frequentemente più o meno pedicellati, solitari od appaiati od anche ternati e più numerosi (nella var. }), con brattee libere squamiformi, sub-lanceolate, ed una coroncina di ciglia biancastre presso le brattee. Calice tuboloso-campanulato con tubo glabro, appena cigliato sotto ai denti, con DEI] DOTT. G. GIBEI.LI E S. BELLI 65 dieci nervature, delle quali cinque sotto le insenature interdentali si biforcano per raggiungere le dentali: denti cinque triangolari allungati, acuminati, con margini mem- branacei, talora cigliati, quattro subeguali al tubo, l’inferiore più breve, diritti tutti in fiore, subarcuati in frutto. La superficie esterna del calice è munita di abbondanti peli glandulosi, microscopici, pluricellulari, in forma di clava allungata con pedicello breve, unicellulare (1). Corolla a fioritura completa, sporgente un terzo circa dal calice, rosea, marce- scente; vessillo panduriforme, saldato per breve tratto col canal staminale, coll’un- ghia poco più breve del lembo, che è rosicchiato all’apice, piegato per il lungo ; ali più brevi del vessillo con unghie lunghissime e lembo oblungo-lineare, arroton- dato all'apice od acuto (var. {}) e con auricula poco pronunciata: carena più breve delle ali, con lembo a bistori convesso, senza auricola, acuta all’apice. Stami con filamenti spesso alternativamente dilatati all’apice, (talora il mediano solo appare tale); antere ovato-ellittiche. Ovario oblungo lineare, pubescente massime all’apice per peli lunghi, biancastri, non denticolati, con 8-10 ovoli, terminato bruscamente da uno stilo egualmente lungo, dorsale, ricurvo in alto ed uncinato all’apice, con stimma appiattito. Frutto maturo induviato dal calice non accrescente; Zegume sporgente da esso circa per un terzo della sua lunghezza, cilindroide od alquanto compresso ai lati, pe- loso per peli bianchi, campeggianti sul fondo bruno delle due valve cartilaginee, arro- tondato all’apice, e terminato bruscamente dallo stilo persistente; deiscente sulla sutura ventrale; semi otto, raramente dieci, subovoidei se immaturi, giallo-ocracei e leg- germente zigrinati; a maturanza poi con zigrinature ancora meno evidenti, bruni, scre- ziati in rossigno, ovvero affatto rossigni (var. (8) ; radichetta poco prominente. VARIETÀ. La varietà meliloteum Malladra è molto più allungata, con internodi distanti, rami fistolosi ed assume l’aspetto di Melz/otus. Essa differisce dal tipo per i seguenti caratteri: 1° Caule semplice o ramoso, eretto ascendente, alto fino a 40 cm. e più, cogli internodi molto distanti Vuno dall’altro. 2° Foglioline oblungo-obovate, cuneate, smarginate o no all’apice, finamente dentellate fin quasi alla base. 3° Infiorescenza con peduncoli sempre allungati. 4° Calice con denti (compreso l’inferiore più breve degli altri) non mai più brevi del tubo; generalmente più lunghi. 5° Corolla con ali acute all'apice. 6° Semi interamente rossigni senza marezzature nere (non variegato). Quantunque diversi Autori, come si può vedere dalla storia critica di questa specie, abbiano riconosciute e descritte ambedue queste forme, nessuno di essi ha con- statato in questa (IMelitoteum) una varietà relativamente costante del 7. ornithopo- dioides, nè venne da essi distinta con speciale denominazione. (1) Vedi a proposito di queste produzioni tricomatose la pag. 8 di questo lavoro. 66 RIVISTA CRITICA DELLE SPECI& DI TRIFOLIUM ITALIANE LETTERAPURA E CRITICA. Di questa pianta parlano già il Pluckenet nel suo Almagestum botanicum (1696, p. 376) e nella Phytographia (dove è rappresentata nella tav. 58, fig. 1); e il Tour- nefort (Institutiones rei herbariae, p. 409); il quale per altro nel Corollarium alle Institutiones accenna ad un altro Foenum graecum siculum, frutescens, siliquis Orni- thopodii latioribus. Con che parrebbe che Tournefort abbia avuto sott'occhio tanto la forma tipica quanto la var. melilotea del nostro Trifolium. G. Ray (Syn. meth. Stirp. britt. 1727) ne dà una descrizione e una figura esagerata nella lunghezza del legume. Desfontaines (Fl. Atl., p. 148) attribuisce le frasi di Tournefort (Instit., p. 409, e Hort. cath., p. 18) non al Zrifolium nostro nè alle Trigonelle, bensì all’Ononis ornithopodioides Desf., il che certamente non è esatto. Linné nell’Hort. Cliffort. (p. 376) mette la nostra pianta nelle Medicago, mentre nella Mantissa II (p. 451) aveva già designato il suo vero posto colle parole: Me- dium inter Trifolia et Trigonellas; collocandola poi definitivamente nelle Species tra i Trifolium-Meliloti. Lamark (Ill. IV, p. 67) la chiama senz'altro Melilotus ornithopodiovides, de- scrivendone la forma nana e non la melzlotea, come si potrebbe presumere, e avver- tendo che potrebbe essere riportata alle Zrigonelle. Persoon (Syn. pl. 1807, II, p. 348) la accetta con dubbio nel gen. Melilotus, ma fa osservare che la pianta non ha fiori racemosi, ed ha un legume un poco rugoso, appena curvato, affine a quello delle Zrigonelle. G. E. Smith (FI. Britt. II, ediz. 1806, p. 123) chiama la nostra pianta Tri- folium ornithopodicides; ma ne esagera i caratteri, dicendo che i legumi sono lunghi il doppio del calice, e rugosi trasversalmente, il che evidentemente non è, non pre- sentando tracce nè di nervature nè di reticoli. È poi del tutto inesatto nel qualifi- carli come indeiscenti, mentre a maturanza si aprono nettamente sulla sutura ven- trale. È anche certo poi, che questo A. descrisse la sola forma nana, prostrata, tipica, che non ha nulla di meliloteo, mentre ‘non vide la vera forma melilotea, al- lungata; e con tutto ciò collocò la pianta nella sezione dei trifogli melilotei. De-Candolle e Lamark (Fl. Franc. V, p. 550) trasportano la nostra pianta nel gen. 7rzigonella, dal quale però escludono il carattere così spiccato e generale a tutte le altre specie, meno l’ornithopodioides , dei legumi reticolati. Gli A. alla descrizione aggiungono questa strana osservazione: Cette plante n'a ni le port, ni le fruit des melilots et encore moins des trèfles. Veramente l’unica fisonomia propria di questa pianta è quella di un trifoglio; sicchè con facilità si può confondere col Trifolium suffocatum o col T. uniflorum. E però Bertoloni (Fl. Ital. VIII, p. 132) benissimo così si esprime: Quidquid sit de flore et fructu, habitus non sejungit hane speciem a trifoltis. Il Seringe (DC. Prodr. II, p. 184) mette la nostra pianta nella Sect. IV, al- catula: floribus umbellatis, peduncolatis, leguminibus compressis, falcatis, reticulatis, mucronatis; caratteri che poi non convengono a tutte le Trigonelle compresevi, anche DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 67 escludendone la 7. ornithopodivides, la quale moltissime volte non è nè ombrellata nè peduncolata, nè può davvero dirsi che abbia un legume reticolato e falcato. Il Mutel nella sua Flore Francaise (1834) dopo aver ripetuto in parte quanto ne aveva scritto Seringe, ma con maggior scrupolo, non fa cenno del legume retico- lato, e avverte che i fiori hanno dei pedoncules arillaires, presque nuls, rarement allonges. Dall’esame accurato, che abbiamo fatto intorno agli erbarii di Allioni del Colla, del Balbis e del Biroli, conservati nel museo Torinese, confrontando gli esemplari autentici designati col nome di Trigonella ornithopodioides colle loro stesse descrizioni, ci siamo assicurati che questi Autori avevano sotto mano e descrissero la Trigonella striata invece della 7. ornithopodioides. Il Bertoloni, come si disse, restituisce la nostra Zrigonella ai Trifogli (FI. It. VIII, p. 131), ma nella lunga sinonimia da lui raccolta comprende anche il ri- folium Molineri Colla. Noi nel nostro commentario Intorno alla morfologia diffe- renziale ete. dei Trifolium della Sezione Amoria (Atti della R*® Accademia delle Scienze di Torino, XXII, 1887, p. 34) abbiamo dimostrato, che l’esemplare che ha servito al Colla per figurare il suo Zrifolium Molineri (Herb. pedem. II, p. 134 — Icon. fasc. II, tav. 50, fig. 2), è nient’altro che un Zrifolium nigrescens Viv. Dobbiamo notare ancora per debito di esattezza, che il calice di questa pianta non è assolutamente glabro, come scrive Bertoloni, ma spesse volte cigliato sui seni interdentali, e che per parte nostra non abbiamo mai visto la corolla calyce etiam duplo longior; poichè in generale lo è di poco. Il venerando Autore scrive invece giustissimo del legume « calyce longius aut saltem cquale ». W. J, Hooker nella British Flora (V ediz. 1842) accoglie la nostra pianta nei Trifolium a malincuore; poichè fa avvertire in nota, che il suo habitus è piut- tosto quello di una Trigonella, e, ammettendo che il suo legume per unica ecce- zione tra i Trifolium è sporgente dal calice, non ricorda che i legumi dei 7. Miche- lianum, montanum, pallescens, hybridum sono or più ora meno sporgenti dal calice, talora anche più notevolmente di quello della 7. orrnithopodioides. L'’illustre Autore avrebbe invece potuto trovare tanto nel legume, come nelle forme della corolla, oltre che nella fisonomia della specie, ragioni assai migliori per mantenere nei 7r:folium la dibattuta specie. Grenier et Godron (Fl. Fr. I, p. 398, 1848) descrivono la 7rigonella orni- thopodioides DC., non senza qualche inesattezza. Così danno come carattere specifico i denti del calice più lunghi del tubo, mentre talora sono anche eguali o più brevi; e non rilevano il fatto del dente inferiore sempre più breve degli altri. Così pure ammettono le ali più brevi della carena, mentre noi abbiamo sempre visto il con- trario. Riconoscono in questa specie la carena acuta, mentre nella frase del genere Trigonella questi petali sono designati come ottusi; chiamano il legume « dressè, li- néaire », e poi collocano questa specie nella Sez. Buceras a legumi falcati. E finalmente nei caratteri del genere i filamenti sono dati come «non dilatées au sommet » : non accorgendosi che parecchie specie hanno i filamenti dilatati in vario modo all'apice. Lo stesso appunto vuolsi fare agli Autori del Compendio della Flora italiana, Cesati, Passerini e Gibelli. 68 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE C. Babigton (Manual of brish botany 1856, 4° ediz. p. 78) mantiene la pianta nei Zrifolium con molta titubanza: dice il lesume deiscente in due valve, il che è inesatto; e transwersely furrowed (transverse rugosum), carattere di interpretazione assai dubbia. Nel Bulletin de la Société botan. de France (XI, p. 45, 1864) è descritta una Trigonella uniflora Munby, che l'Autore dice « affinis Trigonellae ornithopodicides, a qua differt floribus sessilibus subsolitariis ». Dalla descrizione che ne dà il signor Munby si ricava la convinzione, che la specie corrisponde alla forma un po’ nana for- nitaci dal signor Armitage e raccolta nei contorni di Roma, notevolmente differente dalla forma melzlotea, che già abbiamo descritta. Nella tavola fitoxigrafica 1062 di Cusin et Ansberque (Herbier de la Flore Francaise VI, Lyon 1868) è rappresentata la Trigonella ornithopodivides, con a piè di pagina un’analisi ingrandita delle parti fiorali: ma il calice vi appare affatto glabro, mentre, come si disse è cigliato, la corolla è dipinta in giallo, mentre, come è noto, è rosso-rosea. Willkomm et Lange nel Prodr. Fl. Hispan. (III, p. 890, 1880) attribuiscono, come Grenier et Godron, alla Zrigonella ornithopodicides lacinie calicinali più lunghe del calice, e nei caratteri del genere mettono che le carene sono sempre più brevi delle ali; note inesatte, come già abbiamo fatto osservare. Il Reichenbach, (Icones Fl. Germ. XXII, p. 48, tav. 56), pure conservando la pianta nella 7rigonella, distingue le due forme, la pusilla e cespitosa, habitu trifolti, e la allungata melilotea. Poi con molto acume fa della specie una sezione a parte delle « Falcatula» attribuendovi i seguenti caratteri ben appropriati: « Flores capitati; capitulo oligantho, sessili seu pedunculato; legumina oblonga, turgida, enervia : corolla rosella ». Da Arcangeli (Compendio della Flora italiana p. 159) la specie viene collocata nella Trigonella, nel gruppo di quelle a fiori in ombrelletta od a racemi peduncolati, colle specie 7. corniculata, maritima, Pes avium Bert., dove evidentemente non potrebbe stare la forma nostra a fiori sessili e solitarii, che è anche la più comune. Anche il Janka (Trifol. Lot., 1884) pure accogliendo la nostra specie fra i trifogli, nella dicotomia la qualifica coi peduncoli exerti ; escludendone così le forme a fiori sessili. Il Camus (Catalogue des Fl. de France, 1888, p. 63) e il Battandier (Flore d’Algerie, 1888, p. 221) la mettono nelle Trigonelle. Quest'ultimo ne fa un gruppo a parte delle Zr:foliopsis, ben caratterizzato. Nella descrizione distingue le forme a peduncoli più o meno lunghi con 1-5 fiori, e quelle a fiori sessili «niflore, delle quali costituisce una varietà corrispondente alla Zrigonella uniflora Munby. Riassumendo ora gli studii diligenti fatti dal signor D." Malladra, onde defi- nire quanto più esattamente fosse possibile a qual genere si debba ascrivere questa pianta, possiamo addivenire alle seguenti conclusioni, nelle quali i caratteri apprez- zabili sono esposti in ordine decrescente : 1° Il legume del T. ornithopodioides è liscio come in tutti i Trifolium ; quello delle Zrigonelle è sempre percorso da costole più o meno rilevate e reticolate. 2° Le carene del T. ornithopodioides sono acute, come più o meno in tutti” i Trifolium: quelle delle Zrigonelle sono sempre tozze, arrotondate all’apice. DEI DOTT. G. GIBELLI E S. BELLI 69 3° Le foglioline del T. ornithopodiovides sono munite di piccioletti brevis- simi tutti eguali, come in tutti i Zr;folium (salvo rarissima eccezione: 7. patens), ossia possono dirsi palmato-ternate; quelle delle Zrigonelle hanno tutte la fogliolina mediana munita di un picciuoletto più lungo, ossia possono dirsi pennato-ternate. 4° Le stipole del 7. ornithopodioides non sono mai dentate o laciniate alla base, convenendo così coi Z'yifolium ; mentre generalmente lo sono quelle delle 7rigonelle. 5° 10 vessillo del T. ornithopodioides è panduriforme, come spesso s'incontra nei Trifolium, mai nelle Trigonelle. A questi caratteri di morfologia esterna il D." Malladra ha creduto bene aggiun- gerne qualcuno desunto dall’istologia del seme. È noto dagli studii dei D.'! Mattirolo e Buscalioni (1) essere il tegumento dei semi delle papilionacee costituito da parecchi strati cellulari, coperti all’esterno da uno strato di rivestimento, non cuticolare, analogo a quello che riveste le membrane cel- lulari circostanti agli spazi intercellulari (2). Sotto questo strato si trova una serie di elementi prismatici (Cellule Malpighiane), a pareti molto ispessite, con un lume cellulare che va ingrandendosi verso il basso, dalla sommità del quale partono nume- rosi canalicoli che vanno ad aprirsi sotto lo strato di rivestimento, attraversando la linea lucida. Sotto le cellule Malpighiane si trovano le così dette cellule a colonna, sparse in tutto il tegumento salvo che sull’apparato ilàre, dove sono sostituite da ele- menti cubici, che fanno corpo col tessuto sottostante. Tutti questi strati variamente modificati nei diversi generi delle Papilionacee possono fornire fino ad un certo punto dei caratteri generici distintivi. Dalle numerose ricerche istituite intorno a questo argomento dai signori G. Mat- tirolo, L. Buscalioni e A. Malladra risulta, che nei Zrifolium gli elementi pri- smatici malpighiani terminano d’ordinario al disopra della linea lucida con superfici piane o leggermente convesse verso l'esterno del seme, sopra le quali immediatamente si stende lo strato di rivestimento. È diciamo d’ordinario, perchè sopra 56 specie esaminate dal D Malladra 45 presen- tarono questo carattere anatomico. Invece nelle Zrigonelle ciascuno degli elementi malpighiani è sormontato da una specie di cono ora più ora meno acuminato. Tutte le 56 specie di 7rigonella dell’ Erbario Boissier esaminate dal D." Malladra presentano dei coni più o meno evidenti sovrastanti alle cellule mal- pighiane. Ora il 7. ornithopodivides presenta le cellule malpighiane appianate, senza il più tenue arrotondamento all’apice. Anche sotto questo rapporto dunque dobbiamo ammettere che la pianta in quistione debba più razionalmente essere inscritta nel gen. 7/folum anzichè in quello delle Irigonella. (1) D. 0. Mattirolo. — Sullo sviluppo e sulla natura dei tegumenti seminali nel Gen, Tilia — Nuovo giorn. bot. XVII, ottobre 1885. D. 0. Mattirolo. — La linea lucida nelle cellule mulpighiane degli integumenti seminali. — Mom. della R. Accad, di Torino XXXVI, Ser. Il, 1885. D. 0. Muttirolo e L. Buscalioni. — Ricerche anatomo-fisiologiche sugli integumenti seminali nelle Papilionacee. — Atti della R. Accademia di Torino. Vol. XXIV, maggio 1889. (2) O. Mattirolo e L. Buscalioni. — Sulla struttura degli spazi intercellulari nei tegumenti semiuali delle Papilionacee — Malpighia Vo). III, 70 RIVISTA CRITICA DELLE SPECIE DI TRIFOLIUM ITALIANE Il che non toglie che questa specie si presti assai bene a stabilire quasi un anello graduato di passaggio tra i Trifolium e le Trigonelle (1). HABITAT. Lucania presso Castelgrande a Pietra Palumba raccolta da Gasparrini Dintorni diro na PRE Re RE DEE » Armitage COSCE doti . » Arcangeli Bastia (Corsica)... ........ SCCI citata ida (GrendletiG00r: i DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Danimarca, Spagna, Inghilterra, Francia bor. occ. mer., Pirenei, Portogallo, Corsica, Italia merid., Istria (Nyman). (1) Dallo studio sopra esposto sul 7. ornithopodioides risulta dimostrato ancora una volta, quanto poco naturali siano alcuni Generi Linneani, i quali non servirebbero neppure come divisioni artificiali (Sezioni) basate su di un solo carattere. — «o SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 1 40 Gibelli e Belli, *.. 71 72 TAVOLA I. 1. Trifolium resupinatum L. — a) Un fiore aperto — 8) Calice aperto prima della resupinazione della corolla — 5') Calice aperto dopo la resupinazione della co- rolla — c) Ghiandole sulle due facce del calice ®%% — d) Il vessillo resupinato — e) Un’ala resupinata — ) Una carena resupinata — g) La doccia staminale resu- pinata !9/ — %) Il pistillo resupinato — è) Il calice fruttifero — %) Una metà del calice, per mettere in evidenza i denti inferiori non ingranditi — 7) Il legume resu- pinato — m) L'asse fiorifero del capolino colle bratteole squamoso-cigliate. 2. Trifolium tomentosum L. — a) Il fiore non resupinato — a') Fiore resupinato — 5) Calice aperto — d' Porzione dello stesso calice ingrandita più del doppio. — c) Il vessillo resupinato — d) Un’ala — e) Una carena — f) Il calice fruttifero — f') Il calice fruttifero nella var. bullatum Boiss. et Hauskn — g) Il legume — 2) Il seme — 2?) L’asse fiorifero del capolino. 3. Trifolium fragiferum L. — a) Il fiore non resupinato — a') Il fiore in via di resupinazione nella var. {} alicola Nob. — b) Il calice aperto — d') Il calice aperto nella var. O modestum Nob. — c) Il vessillo — d) Un’ala — d') Un’ala nella var. e Bonanni Nobis (Presl.) — e) Una carena — f) Gli stami — g) Il pistillo — 2) Il calice fruttifero — è #) Legumi con uno e due semi — 2") Legume della var. e B0- nanni Nobis (Presl.) — k) Un seme — /) L'asse fiorifero del capolino colle brat- teole scariose — 7°) Il collaretto bratteale dell’asse fiorifero nella var. f} alicola Nob. 4. Trifolium physodes Stev. — a) Un fiore — a') Un fiore della var. y sericocalya Nob. — a') Un fiore della var. ( psylocalya Boiss. — 6) Il calice aperto — e) Il vessillo sulla faccia interna — c') Una metà del vessillo — d) Un'ala — d' Un’ala della var. y sericocalye Nob. — e) Una carena — e) Una carena nella var. y se- ricocalye Nob. — f) Gli stami — g) Il pistillo nella var. e Balunsae Nob. — %) Il calice fruttifero — :) Il legume — %) Una bratteola dell’asse fiorifero (!%/). o E L o E Ul o È _ SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Il 74 TAVOLA Il. 1. Trifolium tumens Boiss. — a) Un fiore — bd) Il calice aperto — c) Una metà del vessillo — d) Un’ala — e) Una carena — Y) Gli stami (!°9/) — 9) Il pi- stillo — &) Il calice fruttifero — #) Il frutto — %) Il seme — 2) L'asse fiorifero del capolino colle bratteole. 2. Trifoliun laevigatum Desf. — a) Un fiore — b) Il calice aperto — c) Il vessillo — d) Un’ala — e) Una carena — f) Gli stami — g) Il pistillo — 2) Il calice fruttifero — è) Il frutto — %) Il collaretto alla base del capolino — /) Le stipole di una foglia superiore — /') Le stipole di una foglia inferiore. 3. Trifolium glanduliferum Boiss. — a) Un fiore — 6) Il calice aperto — ec) Una metà del vessillo — d) Un’ala — e) Una carena — f) Gli stami (!°/)) — g) Il pi- stillo — %) Il calice fruttifero — ) Il frutto — %) Il collaretto alla base dell’asse fiorifero. 4. Trifolium nervulosum Boiss. et Heldr. — a) Un fiore — bd) Il calice aperto — ce) Il vessillo — d) Un’ala — e) Una carena — f) Gli stami — g) Il pistillo — h) Il calice fruttifero — è) Il frutto — %) Il seme — 7) L'asse fiorifero coi col- laretti squamosi. 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