bl dl Julod pirate VAS [RINO è II E MA I RAIERASED dd I Nagig pe uo 77 DI ledro Cinti inez ioervarrnzzon tata eni rt ine fot Ò, " x Tn sonar TE ndr PA Lana ae india ii iene ciro area prre rue perte intrvepa SLITTARE vie. Pat ei Le taVeliziofehe Minist rame uri gica [A IRAIAIAA EEE po pputtsuono pl 100004. No Dodi ai ii Ralcariini FEPTTA cebeò Ir ULI ein mMoa fate dedi erat ed dm dimorano . È Mod Bd 23. opbea: genaoni TRI SEICENTO dea verso bfdic re che daria e 5 Fui a ate 0 i Mirra) Mago 4 . odiate - pi ppi merci ARGICIFLI dedalo Bota ceti areata enne cre "tea parare vo : TVC LITE 5 Re rg ; dato rpg 00! n'è x USPiitonat na boe e n oi + pro me vid portate tr perdi it 01 dd dA ded gta ignoro ri serena ano otel ren o No paio Tod Gt I e d para rime Stage rta . 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Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Annata X: 1920 vb 2 : } PAVIA ‘TIPOGRAFIA COOPERATIVA 1921 N64 i i di pi 100 10) x dali ru raf TS oo dA) î HARVARD UNIVERSITY Ru; FARLOW REFERENCE LIBRARY PREME TRA, 4 1) DICE P mm E° (0 INDICE PER MATERIA Lavori originali. | LanpI R. — Tumori o galle del colletto e delle radici delle piante fruttifere (crown-gall) i ‘ È ; ò , PST 4 MANARESI A. — Sui danni prodotti ai fiori degli alberi frutti- ; feri dalle gelate primaverili in genere e da quelle in parti- è colare dei giorni 28, 29 e 80 marzo 1918... 0x0 1 Ia. — Alcune osservazioni sulla Monilia del melo . ì boa 73 | MONTEMARTINI. — Giovanni Briosi ) i 3 ; : PIA 33 Id. — Nuove osservazioni sopra l’azione eccitante del solfato i «di rame sulle piante . i A i I ) ; ; me 36 fmi Pier'Andrea Saccardo ui. LL at 9 Id. — Giuseppe Cuboni . i ; } i è ; ; Hear LI Id. — Alcune malattie nuove o rare osservate nel Laboratorio | di Patologia Vegetale di Milano (22-26) : ; i: un ARI PanTANELLI E. — Contributi alla biologia della peronospora O N Pe RI e BI fi: Generalità. B RIZI U. — Malattie delle piante agrarie . È ; > 4 Podi 2 € LINTON G. P. — Malattie nuove o rare osservate nel Connecticut durante gli anni 1916-19 oh VA GALLOWAY B. T. — Alcuni problemi di fitopatologia in rela- 9 zione alla introduzione di semi e piante dall’estero .. . , 142 3 Link G. K. K. e GarDNER M. W. — Malattie delle piante che | si vedono sui mercati i ; î nate 1 Ò alal I MONTEMARTINI L. — Alcune malattie nuove o rare osservate #@ nel Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano: 22-26 . , 119 REINKLING O. — Malattie delle piante alle Filippine ni. A& ei SavastanoO L. — Note di Patologia arborea Id. — Sul marciume radicale negli agrumeti italiani . Srewarrt V. B. — Legislazione proibitiva e produzione degl " hi alberi da' frutta . ; } ; ; ARR LI + VACCARI Malattie dovute a parassiti vegetali. ; ANDERSON P.I. — Il cancro delle rose ed i metodi per combatterlo Pag. ArnaUD G. — Una malattia delle Clivia in serra L.go Id. — Il brusone del riso MEM i Mm) Id. — Il parassitismo dei Coryneum . : : \ 7 7 Na Id. — La peronospora dei cereali in Francia: Sclerospora ma- SET crospora REA O MRO e «Sa SOA Id. — La ruggine del ricino: Uredo Ricini Biv. ; vi LT a Id. — La peronospora dei lillà e la malattia dei cotiledoni del- l’acero . ; 3 i : A : ) tag BAHMANN C. — Studii sopra una malattia del rovo coltivato . .» BarLey B. A. — La Puccinia malvacearum e la teoria del mi- coplasma . ° 3 È : i . : . . via | BarRUS M. F. — Diversa suscettibilità di fagiuoli a varietà del Colletotrichum Lindemuthianam (Sacc. et Magn.) Br. et Cav. MES PR A E Bonar L. — Avvizzimento del Trifolium repens dovuto al Bra. chysporium Tifo ESA asta DEC: sa Boyce J. S. — Micelio perennante del Gymnosporangium blas- | daleanm i din Le e O AO ESA LR TOA Pv BresaoLa M. — La devitalizzazione dei semi di cuscuta . |. d; (o: BrIosi E FARNETI R. — Sull’avvizzimento dei germogli del gelso: ati BrIzI U. — La peronospora del riso . È A i ANS. x , Brown N. A. — Una Pestalozzia causa di tumori negli alberi di Achras zapota , : i ; ; ‘ vi Li SA BuGnon P. — Sopra un modo d’attacco e di infezione delle foglie di edera, determinato dalla pioggia . Ato, "i BurKxHoLpeR W. H. — La produzione di una varietà di fagiuoli di vr resistente all’ antracnosi . ? * | | Dare E. — Sopra la causa dell’acciecamento dei tuberi di patata . 4 Dastur J. F. — Modo di infezione di carbone nella canna da i zucchero è | DEI P. K. — Studi di fisiologia del parassitismo. V. Infezioni col Colletotrichum Lindemuthianum ù FauLWETER R. C. — Le macchie fogliari del cotone dovute ad È Lisio ; E : Re | | Forx E. — Alcuni fatti relativi al ma/ del piede del frumento È | GRrIFFON E,, Riza A., Forex E. e BarTHAULT P. — Una malattia È del mais nella Cochincina 1 GuBa E. F. — Macchi e fogliari sopra l’Antirrhinum majus do- | vute a una /hylosticta : . Mo. Kay M. B. e Poor V. W. — Studi sul campo per la Cer- cospora beticola ; ‘ è A è g ? 4 HARTER L. L. e Wrimer J. L. — Il marciume superficiale delle patate dolci | HaskeLL R.J. — Avvizzimento delle patate dovuto a Fusarium | nello Stato di New York . HenpErson M. P. — L’annerimento del gambo dei cavoli pro- dotto dal Phoma lingam (Tode) Desmaz. . . . HorRNER G. R. — Forme biologiche di Puccinia coronata sul. ; l’avena i i Bi: UBET E. G. — Osservazioni sopra la Cytospora chrysosperma negli Stati nord-occidentali LAURITZEN J. I. —- Relazione tra temperatura e umidità e il potere infettante di alcuni funghi i ; È Lone W. C. — Un cancro dei pioppi e dei salici dovuto alla È Cytospora chrysosperma e non ancora descritto LoPRIORE G. e ScaGLIA G. — L’arrossamento delle foglie del | ssommaco Lacan. J. G. — Il parassitismo della Puccinia graminis tritici | —Erikss. et Henn. e della P. graminis tritici compacti. Stack. È et Piem. È * 3 ; ; Martin W. H. — Disseminazione della Septoria Lycopersici . Speg. a mezzo degli insetti e dell’ uomo ì Mayor E. — Studio sperimentale della Pucciînia Actae Elymi dl Eug. May. 5 È è A i . DA INTANELLI E. — Cura della fersa del gelso ., . . s b ‘8 P>° » 134 48 45 100 100 145 45 145 146 147 159 144 111 160 157 194 128 PreLIion V. — Intorno ad alcune infezioni diffuse di (4 0 ta, ei o Li racemosa Mart. osservate in Italia Ly Ac ACE ANS RT VGA . Pag. PEYRONEL B. — Sul nerume o marciume nero delle castagne si A Id. — Alcuni casi di rapporti micorizici tra Boletinee ed es: || {| senze ‘arborteg i. NAT RO 114 CA Id. — Un interessante parassita del lupino non ancora segna- . lato in Italia: Blepharospora terrestris (Sherb.) Peyr. PRA 149. Id. — Svernamento di Marsonia Juglandis sui rami e polloni del noce. .. Rit > . SCRL Me PipER C. V. e Cor H. S. — La Rhizoctonia nei prati e nei pa- i "i SCOLA OR TRAE 150 PoLLacci G. — La sporotricosi delle pesche; nuova malattia -) manifestatasi in Liguria . x : SERRE i si VEST 129 | Riza A. — Due nuove osservazioni: la Puccinia Pruni-spinosae 1 sul melo e ’Uromyces Terebinthi sulla Pistacia vera . fiato 130. RosenBAUM J. — L’origine e la propagazione dei marciumi dei frutti di pomodoro durante il loro trasporto à è Para 101. SaccarDo P. A. e TRoTTER A. — I funghi dell’Avellinese : cen- — simento, distribuzione e note critiche . : i È gi AS SALMON F. S. — Forme di luppolo resistente all’oidio . ui 102 SavastaNO L. — Sul marciume radicale negli agrumeti italiani. ,,_ 126. SaapovaLov M. — Alcuni parassiti potenziali dei tuberi delle e PRtate nt ct IT Re ge VE AI STAEKMAN E. C. e HoERNER G. R. -- La presenza della Puc- in cinia graminis Tritici compacti negli Stati Uniti del Sud Po 102. Srone R. E. — Un nuovo marciume del fusto e avvizzimento "I dei pomodori Ù ‘ ; i 4 } i, i 7 AR 14: | Traverso G. B. — La lebbra ed il vaiolo del Sommaco. Due “i malattie nuove per 1’ Italia; i. LX ie 48 WoLr F. A. e SranrorD E. — Una malattia dei fichi dovuta a | un Macrophoma \;\ 0. it MR Ei WormaLD H. — Il marciume nero dei frutti, con speciale ri- 3% guardo alle due forme biologiche della Monilia cinerea. || | Bon. I LL LL e A RI RI RZ 4 Id. — Marciume delle pere e mele prodotto da Phytophthora. o) 10 Id. — Il marciume nero deì frutti con speciale riguardo alle nai Di due forme biologiche della Monilia cinerea Bon. II . | n Di i WormaLp H. e WornaLD L. K. — Emulsione di rame vigenti di h funigicida li. Le RON Bo fe: , co CDA | MAREA ceci RIE TORE CRT SSR) AE I AI, TFT na SL SPES x) è dA SI i, >; ) PER MATERIA © Malattie dovute a parassiti animali. Byars L. P. — Esperienze per combattere il nematode dei tumori radicali, l’Heferodera radicicola (Greef) Mueller. I. L’uso dei gas di acido idrocianidrico nei terreni marnosi Byars L. P., JoHNsoNn A. G. e LeuKEL R. W.— Inematodi del frumento, Tylenchus Tritici, attaccano la segale, l’avena e i Triticum Spelta e dicoccum . ; . De STEFANI T. — Di taluni insetti delle carrube i DurrENoyv I. — Sulle malatiie parassitarie delle larve delle processionarie dei pini di Aranchon Gaporto L. — I risultati di un esperimentto di lotta collettiva contro le tignuole della vite ParLLoT A. — Nuova malattia bacterica della Lymantria dispar PAOLI G. — Un apparecchio per la preparazione della crusca avvelenata per la lotta contro le cavallette . 2 Id. — Considerazioni sui rapporti biologici fra le cavallette ed i loro parassiti oofagi ARtÒ ea SavastaNnO L. — La ginestra etnea e la comune, l’iceria e il Novius IS Malattie dovute a bacterî. ARNAUD G. — Sopra le radici delle barbabietole gommose DALE E. — Una malattia bacterica delle foglie delle patate DRrEcHsLER C. — Infezione cotiledonare delle piantine di cavolo da parte della Pseudomonas campestris LanpI R. — Tumori o galle del colletto e delle radici delle piante fruttifere (crown-gall) ParnE S. G. — Malattia delle chiazze brune sui funghi coltivati PAINE S. G. e BenLEy W. F. — Malattia a strisce del pomodoro PAINE S. G. e SransFIELD. — Macchie sulle foglie di Protea cynaroides prodotte da bacterî; malattia dimostrante una reazione di natura probabilmente batteriologica da parte dell’ospite . È > ; 1 Sta Pag. BeRLESE A. — Per chi teme un ritorno offensivo della Diaspsîis Pag. 104 152 152 132 47 105 46 150 153 131 47 106 ‘154 47 107 106 107 Malattie dovute ad agenti atmosferici. ARNAUD G. — Le gelate primaverili e le alterazioni delle foglie degli alberi . Id.. — Effetti della paio sopra sigla alberi : Jones L. B. e GiLsert W. W. — Danni del fulmine a piante erbacee . : Ì i A Si MavnaREsI A. — Sui danni prodotti ai fiori degli alberi frut- tiferi dalle gelate primaverili in genere e da quelle in parti- colare dei giorni 28, 29 e 30 marzo 1918 PANTANELLI E. — Influenza della nutrizione e dell’attività radi- cale sul collasso e il disseccamento prodotto dal freddo Stevens H. E. — Danni del fulmine ad alberi di Citrus nella Florida . . : E i 1 ; i } 4 È Ri Malattie dovute ad agenti chimici. MonTEMARTINI L. — Nuove osservazioni sopra l’azione eccitante . del solfato di rame sulle piante Malattie d’indole fisiologica. SavastanO L. — Clorosi costituzionale negli agrumi . Malattie d’indole incerta. ALLARD H. A. — L’azione di diversi sali, acidi, germicidi, ecc., sopra il potere infettante del virus che è causa del mal del mosaico del tabacco . _. è... | Fopx E. — La malattia dell’accartocciamento delle foglie delle patate nel Cantone d’Orchies Nord . . ni o kl Reppick D. e Stewart V. B. — Varietà di fagiuoli adsl al mal del mosaico . i HE i ‘ A : 4 #i % si); “ à ei > 4‘ MESI Ta Fe; 5 n 7 d è Lega PA DICE PER MATER ARSTARI j 4 ReDpDpICK D. e StEwART. — Nota addizionale di varietà di xl A < - fagiuoli attaccabili dal mal del mosaico Id. — Trasmissione del virus del mosaico dei fagriali nei semi e temperatura massima: alla quale resistono i semi ed il virus Savastano L. — Clorosi costituzionale degli agrumi Fisiopatologia. Ba:rLEY B. A. — La Pu:cinia malvacearum e la teoria del mico- plasma . ; : } 5 ; BarRUS M. F. — Diversa Alon di fagiuoli a varietà del Colletotrichum Lindemuihianum (Sace. et Magn.) Br. et. Cav. BrencHLEy W. E. — Alcuni fattori della concorrenza fra le piante . - . Buonon P. — Sopra un mondo di attacco e di infezione delle | foglie di edera, determinato dalla pioggia resistente all’antracnosi zucchero i - s i ì È < 5 , Det P. K. — Studî di fisiologia del parassitismo. V, Infezioni È col Colletotrichum Lindemuthianum HoERNER G. R. — Forme biologiche di Puccinia coronata sull’avena . cry |. potere infettante di alcuni fughi . . . LEACH I. G. — Il parassitismo della Puccinia graminis tritici dA Erikss. et Henn. e della P. graminis tritici-compacti Stak MM aa, La Tin W.H. — Dissemiriazione della Septoria Lycopersici a È mezzo degli insetti e dell’uomo : stat è AYOR E. — Studio sperimentale della Puccinia Acteae Elymi . Eug. Mayor. 7; IcòLas G. — Anotocianina e respirazione delle foglie \NTANELLI E. — Influenza della nutrizione e dell’attività ra- dicale sul collasso e il disseccamento prodotto dal freddo \rIs G. — L’acidità dei succhi vegetali come mezzo di difesa a, BURKHOLDER W. H. — La produzione di una varietà di fagiuoli DASTUR J. F. — Modo di infezione di cardone nella canna da LAURITZEN I. I.>- Relazione tra temperatura e umidità e il Pag. 156 ” 158 110 135 158 154 160 157 134 111 112 113 so L3% ENT I en - i ei A, . PryronsL B. — Alcuni casi di è» ‘ ‘a 3 le "3 sa 19 i 3 | ; ed essenze arboree... L0. SuarovaLov M. — Alcuni parassiti potenzia putato:t 0; RAZUA mV O I Note pratiche Pag. 32, 116, 136. x % b iL SISTINA 0 e n hi x so) br sio 3. desi ) fe LISTS LAI net se td di cato Cr, SASA LAME © = EFICO DELLE PIANTE AMMALATE INDICE — Acalypha, Phyllosticta Briosiana 35 î Acero, Cercosporella acerina 41 Cytospora chrysosperma 144 È malattia dei cotiledoni 41 | Achillea, Rhizoctonia Solani 151 Fo Achras, Pestalozzia scirrofaciens 144 | tumori 144 3 Aglio, alterazioni varie 142 | Agropyrum, Puccinia Agropyri 134 4 Agrostis, Rhizoctonia Solani 151 | Agrumi, elorosi 133 È. marciume radicale 126 Li . Albicocco, Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 139 Dacus cucurbitae 139 gelo 23 LARE | Anthurium, Pestalozzia Briosiana 3 35 | Antirrhinum, Colletotrichum Antir- | rhinita5 | Phyllosticta Anlîirrhini 145 | Arachys, Cercospora personata 143 | leaf spot 143° macchie fogliari 143 — Septogloeum Arachidis 143 ‘Asparagio, antracnosi 141 | Colletotrichum sp. 141 fasciazione 141 Avena, nematodi 153 fi 4, ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Puccinia coronata 159 Rhizoctonia Napi 151 Barbabietola, Bacterium Mori 48 Cercospora beticola 45 Cuscuta racemosa 148 gommosi radicale 47 Berberis, Puccinia graminis 28 Biancospino, Coryneum microsti- ctum 31 Gymnosporangium clavariae- forme 124 Gymnosporangium var. longis- simum 125 ruggine 124 Canna da zucchero, carbone 134 Ustilago Sacchari 134 Carciofo, alterazioni varie 142 Carota, alterazioni varie 142 Carpino, Pseudovalsa macrospora 31 Stilbospora angustata 31 Carruba, Ephestia calidella 132 | Myelois Ceratoniae 132 Castagno, Blepharospora cambivora 149 Coryneum modonium 81 » perniciosum 31 | Harziella Castaneae 29 malattia dell'inchiostro 81, 34, 149 marciume nero dei frutti 28 nerume dei frutti 28 Rhacodieila Castaneae 29 Rhacodium cellare 29 Cavolo, alterazioni varie 142 annerimento 147 Aposphaeria Brassicae 147 black-rot 143 Phoma lingam 141, 147 % oleracea 147 n Siliquastrum 147 Pseudomonas campestris 143, 154 Sphaeria lingam 147 Cerastium, Rhizoctonia Solani 150 Cereali, peronospora 32 Sclerospora macrospora 32 Ciliegio, avvizzimento dei fiori 46 gelo 23 marciume dei frutti 46 Monilia cinerea 46, 151, 152 o) fructigena 46, 151 Cinnamomum, Collet. Briosit 35 Citrus, Collet. gloeosporioides 155 falmine 155 Clivia, Collet. Cliviae 30 Cocomero, alterazioni varie 142 Cotogno, Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 134 Dacus cucurbitae 139 gelo 23 Cotone, Allernaria tenuis 45 Bacterium malvacearum 45 macchie fogliari 45 Uucumis, Bacterium lacrymans 142 Cydonia, Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 129 Dacus cucurbitae 139 più R9È Elymas: Peline i Elyr Erba medica, cuscuta 1390 (PAR Pleosphaerulina Briosiana. 85 Fagiuolo, alterazioni varie 142 SÒ antracnosi 158. dg. avvizzimento 141, 143 de Ù Collet. Lindemuthianum 5 tit, 158. i mal del mosaico 155, 156. 2 Pseudomonas Phaseoli 143 Rhizoctonia Solani 150 Festuca, Rhizoctonia Solani 150 Fico, Corticium ltaetum 44 Macrophoma Fici 44 marciume radicale 97 Rhizoctonia microsclerotia 44 Tubercularia Fici 44 Frumento, Cercospora herpotricho+ des 100 Corticium vagum 151 Leptosphaeria nerpolrichoides 100 mal del piede 100 nematodi 152 Ophiobolus graminis 100 Pa herpotrichus 100 Puccinia graminis 28, 102, 111 di Rubigo-vera 28 et ruggine 28, 102 e Septoria Briosiana 85 dir Tylenchus Tritici 152 Funghi coltivati, chiazze brune 10 Pseudomonas solaast. 108; Gelso, avvizzimento sormogli4 Diaspis 104, 128 i y hg ‘447 Pa fersa 128 sis Ani ef Si Fusarium lateritium 127 Gibberella moricola 127 Prospaltella 104, 128 Septogloeum Mori 128 Ginestra, iceria 131 __ Novius 131 Grano, Puccinia graminis 102 | ruggine 102 Grano saraceno, Ascochyta Fago- pyri 111 Granoturco, albinismo 141 | —antracnosi 141 Colletotrichum graminicolum 141 | Dothiorella Zeae 100 Helminth. incospicuum 143 marciume radicale 141 Monascus purpureus 141 | peronospora 143 _ Phytophthora cactorum 141 | Sclerospora Maydis 143 _seccume 143 Ippocastano, frastagliamento foglie È 132 gelate primaverili 132 aea, Leptosphaeria Briosiana 35 larice, Boletus sp. 114 È micorize 114 Libocedrus, Gymn. blasdaleanam fi. 103, | | scopazzi 103 po. Botrytis cinerea 41 | Cladosporium herbarum 41 prora Syringae 41 | peronospora 41 Phytophthora Syringae 41 . Limone, ruggine bianca 34 Lino, Asterocystis radicis 30 brusone 30 — svettamento 30 Lupino, Blepharospora terresiris 149 Phytophth. terrestria 149 Luppolo, oidio 102 Sphaerotheca Humuli 102 Malva, Puccinia malvacearum 156 Martynia, Cercospora beticola 45 Melanzana, avvizzimento 143 Bacillus solanacearum 143 Meliaca, Claster. Amygdalearum 120 Melo, avvizzimento fiori 152 Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 139 Dacus cucurbitae 139 gelo 23. Hyponomeuta mulinellus 139 marciume 103 Monilia cinerea 151, 152 ” È f. Mali 152 È fructigena 151 Oidium farinosum 114 peste 138 Phytophthora cactorum 103 ” omnivora 103 Puccinia Pruni-spinosae 130 ruga 139 Schizoneura lanigera 138 tignuola 139 Melogranato, Hadrotrichum Populi 122 Musa, Dipiodia crebra 143 marciume del fusto 143 Nocciuolo, lebbra lichenosa 97 ‘Ramalina farinacea 97 Noce, Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 139 Dacus cucurbitae 139 Gnomonia Juglandis 150 Marsonia Juglandis 150 Olivo, Pestalozzia scirrofaciens 144 Pastinaca, alterazioni varie 142 Patata, accartocciamento foglie 108 acciecamento tuberi 42, 106 alterazioni varie 142 arricciamento 42, 106 Aspergillus niger 115 avvizzimento 143, 146 Bacillus solanacearum 143 n tubifex 106 Clonostachys rosea 115 Corticium vagum 151 Cuscuta racemosa 148 Fusarium sp. 108 ù oxysporum 146 necrosì 146 Penicillium oxalicum 115 peronospora 104 Rhizoctonia sp. 189 ki Solani 150 scabbia 139 Sclerotinia Solani 108 Solanella rosea 108 Vermicularia dissepta 108 Verticillium albo-atrum 42 Patata dolce, Fusarium hyperoxy sporum 146 oxysporum 146 Peperone, antracnosi 148 avvizzimento 143 Bacillus solanacearum 143 Pomodoro, alterazioni varie 14 1 | Colletotrichi Pero, bacteriosi dei fiori d Bacterium nectarophitum 1080 Carpocapsa pomonella 189. =. Cydia pomonella 139 ZI Dacus cucurbitae 189 fini gelate primaverili 132 gelo 182 Gloeosporium pirinum 122 Hadrotrichum Piri 122 marciume 103 i pi Phytophthora cactorum 103 i ì omnivora 103 Pesco, accartocciamento foglie 139 bolla 122, 139 Carpocapsa pomoneltta 139. Claster. amygdalearum 139 Cydia pomonetlla 139 Dacus cucurbitae 139 Exoascus deformans 139 gelo 23 lebbra 139 mal bianco 139 nebbia 139 pidocchi 32 Sporotrichum Persicae 129 sporotricosi 129 Pino, Cnethocampa pityocampa 471 È, processionaria 47 i “i È Pioppo, Boletus 114 9 cancro 43 Cytospora chrysosperma so 144 i ", dé x , micorize 114 Saperda carcharias 138 Taphrina aurea 182 È | Pistacia, Uromyces Terebinihi 1 Poa, Rhizoctonia Solani 161° 9 va , Alternaria Solani IRE o | Aphis sp. 157 — avvizzimento 143, 147 | Bacillus lathyri 106 b. È Solanacearum 143 È Bacterium Briosii 135 Botrytis sp. 147 Colletotrichum phomoides 101 | Cuscuta racemosa 148 i Epitrix cucumeris 157 Leptinotarsa decemlineata 157 Macrosporium Solani 101 malattia a striscie 106 marciume dei frutti 101, 147 _ Phoma destructiva 101 i Phytophth. infestans 101 — Protopare carolina 157 _ Rhizoctonia sp. 101 | Rhizopus sp. 101 . Sclerotium Rolfsii 101 ropulus, Boletus 114 micorize 114 rotea, Pseudomonas protea macu- È luns 107 runo, Carpocapsa pomonella 139 Cydia pomonella 189 È Cytospora chrysosperma 144 | Dacus cucurbitae 139 î Monilia cinerea 151, 152 e nf Pruni 152 am /iructigena 152 d Stigmina Briosiana 35 (e ‘aria, Laestadia Briosiana 35 ercia, Coryneum Kunzei 31 Coryneum umbonatum 81 | Phyliosticta Macrocarpae 124 | seccume 124 P p, alterazioni varie 142 "S8 0 SII W |A DELA ea cs SY tt? ; rt I CLN TE DORIS SEE TRI A DE RIO N AMMALATE Ranunculacee, Puccinia Acteae E- lymi 134 Puccinia Agropyri 134 Rhus, Exoascus purpurascens 43 lebbra 43 Septoria rhoina 43 vaiolo 43 Ricino, ruggine 41 Uredo Ricini 41 Riso, Cicindela sexpunctata 140 falso carbone 148 Leptocorisa varicornis 139 paddy-bug 139 peronospora 98 Phyllosticta glumarum 143 h miurai 143 Piricularia Oryzae 143 Sclerospora Oryzae 99 Ustilaginoidea virens 143 Robinia, Macrosporium sp. 120 seccume 119 Rosa, cancro 42 Coryneum microstictum 31 Cylindrosp. parvum 42 pi n scoparium 42 Rovo, Bacterium tumefaciens 101 | cancro tubercolare 101 Coniothyrium tumefaciens 101 rogna 101 Salice, cancro 48 Cytospora chrysosperma 43, 144 Haplosporella Briosiana 35 Sambuco, Cytospora chrysosp. 144 Secale, nematodi 153 Sedano, alterazioni varie 142 Senape, alterazioni varie 142 Sommaco, Exoascus purpuranscens 48, 44 lebbra 43, 44 ‘. Septoria rhoina 44° vaiolo 43 Sophora, Gibberella Briosiana 35 Sorbo, Cytospora chrysosperma 144 Spinacio, alterazioni varie 142 Stellaria, Rhizoctonia Solani 150 Susino, avvizzimento fiori 46 Exoascus Pruni 139 gelo 23 lebbra 139 marciume dei frutti 46 Monilia cinerea 46 ti fructigena 46 Syringa, Botrytis cinerea 41 Cladosporium herbarum 41 Heteresporium Syringae 41 peronospora 4! Phytophthora Syringae 41 Tabacco, avvizzimento 143 Bacillus carotovorus 142 Triticum, nematodi 1583 Brachpsnaiar Prifoi ri cancro 116 i ip Cuscuta arvensis 98 s Trifolii 98 male dello sclerozio 116. Sclerotinia trifoiorum 116 } Puccinia graminis tritici 160. ” )) SA 0 n pacti 160 Veronica, Rhizoctonia Solani 151 Vite, Cochylis 34 | Endemis 34 fillossera 138 peronospora 104 tignuola 32, 105 ù è 2 su ANDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Accartocciamento foglie (patate) 108 | Acciecamento (patate) 42, 106 Afide lanigero 138 | Albinismo 141 _ Alternaria Solani 158 = tenuis 45 | Annerimento (cavoli) 147 Antracnosi (asparagi) 141 ; (fagioli) 158 "Gi (granoturco) 141 pe (peperoni) 143 Aphis pseudobrasicae 157 Aposphaeria Brassicae 147 | Arricciamento (patate) 42, 106 | Ascochyta Fagopyri 111 & À a #0 Pr fi: Aspergillus niger 115 Asterocystis radicis 30 Avvizzimento (fagioli) 141, 148 “ (melanzane) 143 ” (patate) 143, 146 » — (peperoni) 143 "a (pomodori) 148, 147 “a (tabacco) 148000 » | (trifoglio) 144. » dei fiori 46, 152 ” dei germogli (gelso) 34, 127 3 Bacillus carotovorus 142 » lathyri 106 I. lymantricola 46 E pityocampae 47 . È solanacearum 143 È tubifex 106 Bacteriosi dei fiori (pero) 108 Bacterium Briosii 35 Pi lacrymans 142 “ malvacearum 45 » Mori 48 s nectarophilum 108 Da tumefaciens 101 Beauveria globulifera 47 Black-rot (cavoli) 143 Blepharospora cambivora 149 sì terrestris 149 Boletus Briosianus 35 ” elegans 114 Ù laricinus 114 si rufus 114 Boletinus cavipes 114 Bolla (del pesco) 120, 139 Botrytis cinerea 41, 48 Brachysporium Trifolii 144 Bruco peloso 138 Brusone (del riso) 30 Al al "TNT ITS GI DIREI AT ” >» Cancro (pioppi) 43 ” (rose) 42 n (palici) 48 ; (trifoglio) 116 ” tubercolare (rovi) 101 Carbone (canna da zucchero) 134 Carpocapsa pomonella 139 Cavallette 130, 136, 153 Cercospora teticola 45 n . herpotrichoides 100 pa personata 143 Cercosporella acerina 41 Cicindela sexpunctata 140 Cladosporium herbarum 41 Clasterosporium Amygdalearum 120 Clonostachys rosea 115 Clorosi (agrumi) 133 Cnethocampa pityocampa 47 Cochylis 34 Colletotrichum Antirrhini 145 0 Briosii 35 ” Cliviae 30 ” gloeosporioides 155 » graminicolum 141 si Lindemuthianum 48, 111, 158 ” nigrum 143 ; phomoides 101 Coniothyrium tumefaciens 101 Corticium laetum 44 ” vagum 151 Coryneum Kunzei 31° D microstictum 31 A modonium 31 pi perniciosum 31 “ umbonatum 31 Cossus cossus 138 Cuscuta 97, 139 Cuscuta arvensis 98 ; Cuscuta grovonii 148 È racemosa 148. I E RICO, Rd } , x suaveolens 148 VASO, AC n Trifolii 98 Mln i “teo Cydia pomonella 139 N Cylindrocladium scoparium 4 > ” parvum 42; Cl Cytospora chrysosperma 43, 144 Dacus cucurbitae 139 Diaspis pentagona 104, 128 Diplodia crebra 143 Dociostaurus maroccanus 153 Dothiorella Zeae 100 Ephestia calidella 132 Epitrix cucumeris 157 Eudemis Botrana 34 Euproctis chrysorrhea 46, 138 Exoascus deformans 139 È Pruni 139 PA purpurascens 43, 44 Fasciazione (asparagi) 141 ne Fersa (del gelso) 128 | Fillossera (vite),138 Formiche 116 Fulmine 154, 155 Fusarium hyperoxysporum 146. x lateritium 127 3: LA k oxysporum 146 gio Gelate primaverili 1, 132 Gibberella Briosiana 35 ; moricola 127 Gloeosporium pirinum 122 Gnomonia Juglandis 150° Gommosi (d. barbabietole) Ti The Grandine 133 n 14 ) s OR PRE TEO ‘ dc afi Nea À De x Pi PI D4 a th NI DA è Pea TRS 19 e Me CI NEPI è ) Ù ve! Me ni na Di È. VIRA et o RPRO Date >E E MALATTIE E DEI PAF i ici MIE x do adelante , dg Uci. 4% PIL a | Gimnosporangiun Betheli 125 CR PIT blasdaleanum 103 s clavariaeforme 124 x DALE var. longissima 125 Hadrotrichum Piri 122 Da Populi 122‘ Haplosphaerulina Briosiana 35 È Harziella Castaneae 29 _Helminthosporium incospicuum 143 Heterodera radicicola 152 Heterosporium Syringae 41 Hyponomeuta matinellus 139 Iceria 131 Icerya Purchasi 138 _ Laestadia Briosiana 35 | Lebbra (del pesco) 139 È si (del sommaco) 48, 44 | » (del susino) 139 ò, lihenosa 97 | Leptinotarsa decemlineata 157 _Leptocorisa varicornis 139 | Leptosphaeria Briosiana 35 13 herpotrichoides 100 Licheni 97 ‘9 Lymantria dispar 46 _ Macrophoma Fici 44 i Macrosporium Solani 101 | Malattia dell’inchiostro (castagni) Ù Ù _ 31, 149 Mal bianco (peschi) 139 — Mal del mosaico (fagiuoli) 155, 156 3 RR Po (tabacco) 109, 155 . Mal del piede (frumento) 100 | Male dello sclerozio (trifoglio) 116 Marciume (mele) 103 di (Musa) 143 i (pere) 103 È (pomodori) 101 e del fusto (pomodori) 147 ra nero (castagne) 28, 46 t: radicale (agrumi) 126 d $ (fico) 97 Marsonia Juglandis 150 Melolontha vulgaris 47 Merulius lacrymans 141 Micorize 114 Monascus purpureus 141 Monilia cinerea 46, 151 f. Mali 152 n. pit Pruni 152 a fructigena 46, 151 Mulio obscurus 153 » » Myeloîs ceratoniae 132. Nematodì 152 Nerume (castagne) 28 Novius cardinalis 131, 138 Oidio del luppolo 102 Oidium farinosum 114 Ophiobolus Graminis 100 w herpotrichus 100. Penicillium Briosianum 35 oxalicum 115 Perdilegno rosso 138 Peronospora (dei cereali) 32 » (del lillà) 41 # (del mais) 143 pi (delle patate) 104 È (del riso) 98 ” (della vite) 104 Pestalozzia Briosiana 35 PSR e neo, » Lim RA: È te i ace n° Pestalozzia funerea 144. Ù scirrofaciens 144 a tumefaciens 144 Phoma destructiva 101 Ù lingam 141, 147 i oleracea 147 È siliquastrum 147 Phyllosticta Antirrhini 144 P Briosiana 35 ni glumarum 143 Li hedericola 135 ;ì Macrocarpae 124 n miurai 143 Phytophthora cactorum 103, 141 si omnivora 41, 103 ” Syringae 41 si terrestia 101, 149 Pidocchi (dei peschi) 82 Pidocchio sanguigno 138 Piricularia Oryzae 148 Pleosphaerulina Briosiana 35 Processionaria (dei pini) 47 Prospaltella Berlesei 104, 128 Protoparce carolina 157 Pseudomonas campestris 148, 154 ù fluorescens 108 È Phaseoli 143 si protea maculans 107 = tolaasi 108 Pseudovalsa macrocarpa 31 Puccinia Agropyri 134 € Alteae Elymi 134 NI coronata 159 24 graminis 28,102, 111, 159 ” malvacearum 156 ” Pruni-spinosae 130 S Rubigo-vera 28 » Tritici 160 Ù n Compacti 160 Rhacodium Brie 29, Rkizoctonia microsclerotia Di ai Napi 151 RISNO Solani 139, 150 Rogna (dei rovi) 101 Ruggine (del biancospino) 124 i: at ac Run 3 (dei cereali) 28 Li (del grano) 102 \ ti (del ricino) 41 | | di bianca (dei limoni) 34. | Saperda carcarias 138 Scabbia (delle patate) 139 Schizoneura lanigera 138 Sclerospora graminicola 99 si macrospora 82, 99 ? » Maydis 143 ”» Oryzae 99 Sclerotinia fructigena 151 a Solani 108. U trifoliorum 116 Sclerotium Rolfsii 101 Scopazzi (Libocedrus) 108 Seccume (d. quercie) 123 “ (dA. robinia) 119 Septogloeum Arachidis 143 . si Mori 1280 Septoria Briosiana 35 $ Lycopersici 157 î rhoina 44. Solanella rosea 108 Sphaeria lingam 147 Sphaerotheca Humuli 102 i pannosa 139 | Spicaria farinosa 47 Sporotrichum Persicae 129 PHOFOTFIAREA (d. api 129. sa pe. ce È MS PANI e e aa igmina Briosiana 85 ilo ospora angustata 31 ystoechus ctenopterus 158 d Pa phrina aurea 182 lignola (del melo) 139 n (della vite) 32, 105 l'ubercularia Fici 44 Iylencheus Tritici 152 Uredo Ricini 41 e. N n) 2° SCRL E i ) " O n $4 vi N suoga DE ITI XXI (COL) a sue va io AA Uromyces Terebinthi 130 Ustilago Sacchari 134 Ustilaginoidea virens 143 Vaiolo (del sommaco) 43 Vanessa Urticae 46 Vermicularia dissepta 108 Verticillium albo-atrum 42 Zonabris variabilis 153 “ai | LL TAR f - INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI — di Allard H. A. 109 DA DEA si Anderson P. I. 42 De Rosa A. 139 D' Anderson P. S. 145 De Stefani T. 132 "o Arnaud G. 30, 31, 32, 41, 47, 132, 133 — Drechsler C. 154 t- Bahmann C. 101 Dufrenoy J. 47 Di Bailey B. A. 156 | | — Farneti R. 127 A Barrus M. F. 158 Faulwetter C. R. 45 tr Berlese A. 104 Foex E. 100, 108 v Berthault P. 100 Gabotto L. 105 Da Bewley W. F. 106 Galli 116 i Bonar L. 144 Galloway B. T. 142 $ Da , Boyce J. S. 103 Gardner M. W. 142 sa Brenchley W. E. 110 Gilbert W. W. 154 hi Bresaola M. 97 Griffon E. 100 ni Briosi G. 33, 127 Guba E. F. 145 Brizi U. 27, 98 Harter L. L. 145 Mente Brown N. A. 144 ‘0 Haskell RiJ. 146 0 ONORE Bugnon P. 135 Henderson M. P. 147 Burkholder W. H. 158 ‘’ Hoerner G. L. 102, 159 Butler O. 99 Hubet E. E. 144 AR Byars L. P. 152 Johnson A. /G. 152%’ Campbell C. 28 Jones L. R. 154 A Clinton G. P. 141 | Kay Me. M. B. 45000 Riti Coe H. S. 150 Lauritzen J. J. 111 vu Dr Colla G. 32 Leach J. G. 160 pia: Ra * Coons G. H. 139 Leukel R. W. 1520 Moni Cuboni G. 117 Link G. K. K. 1420 Dale E. 42, 106 Long W. H. 43 di Mr ove Dastur J. F. 184 | Lopriore G. “ vt AE LT STA [anaresi A. 1 fartin W. H. 157° layor E. 134 icélas G. 111 Paillot A. 46 ’aine S. G. 106, 107 Pantanelli E. 112, 128 aoli G. 130, 153 aris G. 113 eglion V. 148 eyronel B. 28, 114, 149, 150 iper C. Y. 150 ollacci G. 129 c ol V, W. 45 eddick D. 155, 156 einkling O. 142. iza A. 100, 130 sosenbaum J. 101 È È DO GRA IAT Deal LARA vii k _ IND ÎE ALFA) 5 Pe, n} ri A > CIA H Sd - i; sa fontemartini L. 38, 36, 117, 119 Saccardo P. A. 130 Salmon F. S. 102 Savastano L. 97, 126, 131, 133 Scalia G. 44 Shapovalov M. 114 Smith T. O. 99 Stackman E. C. 102 Standford E. E. 44 Stansfield 107 Stevens H. E. 155 Stewart V. B. 143, 155, 156 Stone R. E. 147 Traverso G. B. 43 Trotter A. 130 Weimer J. L. 145 Wolf F. A. 44 Wormald H. 46, 103, 104, 151 Wormatd L. K. 104 . » veti i ee ORI II II e: i r4 | = SL LO a ; ps vu n re re Pe è DIRETTA DAL Dorr. Lui MONPEMARTINI - Michigan) - Cee G. BERGAMASCO (per. la Russia). INDICE DEL FASCICOLO | Lavori originali: | ; Bio G.— Una casiabla delle Clivia —_ — — — Il brusone del lino. " ; 5 ess" parassitismo dei Coryneum i Agi — La peronospora -dei cereali . % 3 ù 3 i — BRIZI Le Malattie delle piante agrarie . . rie | CampBELL C. — Un caso di invasione di ruggine nera —. | PevRoNELL B. — Sal nerume delle castagne .. . : a pe 2 | Note > pratiche PONEOTIZOI si pe Cee ra PAVIA S SSA Tieocraria LEGATORIA COOPERATIVA SERRATO 1919 rara di Telazia Vegetale nella R. Scuola Superiore d° Agricoltura in Milano. Masanesi A. — ta danni del freddo È ; Ma : 3 Pag. - Rivista di Patologia Vege ale | Collaboratori : Prof. F. Cavara (Napoli). - - Prof. G. De Guercio - (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLison (Dublino) - Prof. A. KRoLopP - (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.r S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. Ar pine (Melbourne - Australia) - D", E. Bessey (East Lansing peg POI Anno Ni SI | Giugno 1919. Num. 1-2. Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. Lui6i MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia LAVORI ORIGINALI » ANGELO MANARESI SUI DANNI PRODOTTI AI FIORI DEGLI ALBERI FRUTTIFERI —_—’. DALLE GELATE PRIMAVERILI IN GENERE e da quelle in particolare dei giorni 28, 29 e 30 marzo 1918 ana == e — — I Dopo un periodo di tempo bello e relativamente caldo, che | aveva fatto sbocciare le gemme fiorali di alcune specie di alberi fruttiferi, il 26 Marzo 1918 fu piovoso e freddo; il 27 fu. gior- x nta mista, ma rigida; e, nelle prime ore dei giorni 28, 29 e 30, in quasi tutta l’Italia superiore, la temperatura scese di ‘qualche grado sotto allo zero; vale a dire, avvennero tre gelate “abbastanza forti. . L'Osservatorio della R. Università di Bologna, che misura la temperatura dell’aria a parecchie decine di metri dal suolo, np per i tre suddetti giorni, una temperatura minima di 016; + 09,2 e + 19,9; ma, nell’ Orto della Scuola superiore i Agraria, a forse 400 metri di distanza dalla torre dell’ Osser- all'aria aperta, segnò; nelle ore mattutine dar giorno sà na temperatura minima di — 89,8, che sali a — 6° alle o", 150, - alle 8,30": e, nel giorno 80, una temperatura minima di -%, è che salì a — 2° alle 7",45%, Nel pomeriggio del 29 cadde “una | | pioggerella; e solo nelle ore antimeridiane del 30 la temperatura — si rialzo alquanto, così che, in seguito, non accaddero più gelate. È Poteva riuscire interessante lo studio del modo di compor- tarsi delle diverse specie e varietà di alberi fruttiferi, di fronte i a tre gelate successive come quelle. verificatesi nei suddetti di giorni; ed ho, quindi, approfittato di alcune delle piante che | crescono nell’Orto medesimo, e di alcune di quelle esistenti nel frutteto dello Stabilimento di Orticoltura della ditta ES Bonfi-_ glioli e Figlio, posto gentilmente a mia disposizione dai pro- prietari ed adiacente alla città, per compiervi quelosa osserva | zione, È noto che i guasti prodotti dal gelo sulle piante variano 1 entro limiti assai larghi, e cambiano colle specie, colle varietà, i cogli individui, collo stadio della vegetazione, colle condizioni. i di vita, etc. Tali guasti, però, riescono tanto più gravi, quanto \ maggiore è l’attività vitale degli organi, cioè, in generale, da i loro acquosità. Sia per questo, sia perchè meno protetti dalle scaglie esterne — cattive conduttrici del calore —- le. gemme rigonfie e pronte a sbocciare ed i germogli riescono assai Pa sensibili al Eo9 in PLATA] ha non CAPS, L'Alpeeio i temperatura di — 8° — — 80 ,6 comincia a cri le. sud o varietà più sensibili (1), mentre a — 49 e salini e sp AGFNTI ATMOSFERICI 3 mente a — 6°, i danni sono notevolissimi, anche se tale freddo perdura solo breve tempo (2,,3, 4). Fu pure osservato, nei Peschi, che “quanto più a lungo | permane la bassa temperatura, e quanto più essa è vicina al | sorgere del sole, tanto maggiore è il danno.... Allorquando il | minimo accade a mezzanotte o poco dopo, e poi la temperatura aumenta lentamente, cosicchè le gemme, 1 fiorì ed i frutti con- gelati abbiano tempo di digelare lentamente prima di essere col- piti dal sole, il danno riesce insignificante ,, (4). Per quel che riguarda le singole specie, si hanno i seguenti | dati ottenuti nell’Ohio, per le temperature dannose alle gemme (5): | Pesco: gemme che cominciano a mostrare il color roseo. — 69,7 j fiori sbocciati da poco . È : . — 89,8 » con petali che cominciano a cadere . — 29,2 caduta dei calici È : i i È 4 00 Melo: comparsa dei petali . i 1 i i . — 59,5 piena fioritura . 1 CLEAR Die219,6 frutticini che cominciano ad ingrossare . i 0° . Pero: fiori che sbocciano . 1 o SL . 292 piena fioritura . i , : . — 19,6 frutticini che cominciano ad ingrossare . seri ni J Ciliegio: piena fioritura (ha tollerato una temperatura di) — 20,2 _ Altre ricerche più recenti, eseguite sulla varietà di Pesco Elberta (6), mostrarono che le gemme ancor chiuse, esposte per 30 minuti ad una temperatura di — 6°,7, erano uccise nella pro- porzione del 66 °/,; i fiori sbocciati resistevano perfettamente per 20 — 40 minuti a temperature variabili fra — 2° e — 29,8, | ma, sottoposti a — 39,3 = — 49,4 per 5 - 50 minuti, venivano uccisi nella proporzione .del 28 - 72 0/,; i frutticini appena allegati, invece, perivano nella proporzione del 80 —- 75 °/,, se esposti a temperature di — 29,5 — — 49,1. N pei I siente DE interessanti di "Rata, ricerche s #00. 1 i segue gemme e quella che le cani quasi tutto, caiape® un interva lo termico di — 2%,8; > NESS 2° Nel Ciliegio di var. Double Natty, rate l'alegagione, una temperatura di — 1°,7 non cagiona danni sensibili, mentre. | una di — 49,05 uccide quasi tutti i frutticini ; “+ E 3° Nel Melo di var. Jonathan in piena fiori tag una tem: peratura di — 1°,9 non produce danno, mentre una di — 44 Li rovina tutti i fiori; © ; Fees n° 4° Nel Susino in piena fioritura, una temperatura di — 69, cm per 12 minuti uccide tutti i fiorig ed una di -- 199 + — 4,Î0 per 15 minuti ne uccide il 37 - 52 °/,; invece, durante 1’ alle-. gagione, una temperatura di -- 39,6 per 25 minuti uccide il 92%, delle gemme; ed'una di — 2°b il 47%... °’°’— SG 5° La sensibilità delle gemme fiorali varia nei diversi momenti dello sviluppo, ed è massima durante l' allegagione. _. La temperatura che fa perire il 50 °, delle gemme di Pesco. Elberta è di — 10° quando esse cominciano appena a gonfiarsi ; | di — 79,8 quando sono ben turgide; di — 4°,4 quando comin- ciano a schiudersi, mostrando il colore roseo; di — 89,9 quando, l'albero è in piena fioritura; di — 2%,2 ata l’allegagione. - A questo proposito, però, si era osservato in precedenza @ che, nel Pesco, i frutticini appena allegati erano più delicati del fiore; e che, mentre una temperatura di — 89,8, di breve durata, produceva danni inapprezzabili ai fiori sbocciati od ai giovani frutticini, una, invece, di — 39,6 li danneggiava spesso. iedii mente; in alcuni casi, poi, una temperatura di — 494 di breve durata danneggiò il 75 °/, dei fiori da il 9I ore dei dino appena allegati. ue Altri dati sull'argomento sono i seguenti, indicenti’ A perature che, per lo più, riescono nocive e vi ia i LR > 2bpas PAS o RE CE cd dba, LA gue; sf A na BR e sieia i Sali ded tane e ue ali Pil al Sea, sani "ir Sx AGENTI ATMOSFERICI | Pa Sa 5 TABELLA I. i PS Ti (a In i Durante | Dopo SPECIE (};En fiore | | bottone il allegagione;| l’allegagione | | ! | : CITA Ra Sa Albicocco — SOIN pai COSI DTA | — 096 (1a TARRA FRE DIES SIR | |--0464e -= 10,7 | Pesco . | | 11 I —9209 E Mliogio ir. cn | = 19,1 — 19,7 Pero jr : ì Pte | — 19,7 | 29,2 fiMelo .. |. odia 4 Ud si - Per ciò,che riguarda le singole varietà, occorre anzitutto “considerare che il cambiamento del clima può modificarne: tal- mente i caratteri, che una varietà, ritenuta in un luogo coine resistente, può, in un altro, essere sensibilissima al gelo, per | germogliamento più precoce e maturità meno perfetta del legno. Quindi è preferibile indicare, come fa il Sorauer (8), le varietà ‘apparse resistenti nelle singole località. Ecco alcuni dati che sì riferiscono alla Germania, per la compilazione dei quali è stata data la massima importanza alla resistenza dei fiori alle F elate primaverili. i | i | Il Radowski (9) nomina, fra le ARS invernali di Pero che, anche in annate sfavorevoli, hanno fatto buona prova nelle provincie orientali: Decana d'Alencons Giuseppina di Malines, Madame Verte, Nelis d’ Inverno, dra Fulvia, Senza semi di Riha.. William d’ inverno. S Per l'alta Slesia, sono indicate (10) : Bergamotta rossa, DE € Buona Cristiana William, Buona Luisa di Avranches, Butirra d'Amanlis, Butirra Diel, Butirra inglese, Butirra Napoleone, Cu- ‘ato, Esperine, Nuovo Poiteau, Squisita di Charneu [= Légipont]. 3 Le varietà di Melo che meglio riescono nel circolo di Ry- bu mik sono queste: Angolosa di Danzica, Astrakan rossa, Char-- la? n0wsky E Bo? ‘owitshy), Hawthornden, Imperatore Alessandro, a pe be, E + Pearmain dorata d' inverno, Poppina di Londra, Re ne mann, Renetta di CRA Renetta grande di Pe | Klar. | | SE In modo specialissimo, si raccomandano per i dintorni di Kosel le varietà inglesi di Melo: Bismarck, Cellini, Harwsthornden, È Lord Derby, Lord Grovenor, Principe Alberto di Lane, The. Si Queen ; e, nelle esposizioni cattive con terreni sabbiosi: Astrakan di rossa, Braunschweiger Milch, Charlamowsky. 2-35 0008 Nella Germania centrale vanno bene, secondo Mathieu, 13 Meli: Astrakan bianco, Cardinale rosso, Charlamowsky, Impe- ratore Alessandro, Roter Eiser, ed, in seconda linea: Astrakan rosso, Boiken, del Principe, Renetta Baumann. Fra i Peri, danno buoni risultati: Baron, Buona Cristiana: d'inverno, Butirra romana, Dama, dell’Arciduca, Grigia buona olandese, Maddalena verde, Moscatello piccolo lungo d'estate, | Spina acuta tedesca (11). "Di 0 Nel clima tedesco generalmente riescono felicemente le se-o guenti varietà di Susino: Imperatrice Vittoria, Mirabella dop- pia di Nancy, Mirabella gialla (di Metz), Regina Claudia verde, le Zwelsche ordinarie. | I Fra i Ciliegi, nonostante la precoce fioritura, producono abbondantemente, anche dopo gelate primaverili, oltre alle YES] rietà acidule in generale: Agriotta del Nord, Rossa di Maggio, Tenerina di Prussia (= Doppelte Glaskirsche), Visciola “i Ostheim. | î © Nei climi più umidi, dovrebbero preferirsi le. Segna var rietà di Melo, che fanno buona prova nello Schleswig-Holstein : Bella di Bath, Calvilla bianca d’Agosto (= Sommer Gewiirz), Calvilla bianca d’estate, Degener, Favorita di William, Iriel Peach (= Sommer Pfirsch), Mr. Gladstone, Persica rossa d'e state (= Pfirsichroter Som Meri, di Juni, VEGtonia Kiaf DE 19). Ni a *, e Val i ” VA AA ) Poeti i È) Ea an LE tre Act CA» N dI Ri) Ò ” wu Lr | peratura scese fino a — 5° — — 6°, le varietà di Pero che, in ei it ‘Sci copie siate i Ra ni Ln ti n i a ic Ù 4 È » a) y nf w } mo sr x A UTO sE dara er "ohi G ENTI “radi E ATMOS ra _ Francia, generalmente si comportarono meglio, furono le se- 4 guenti (18): Alessandrina Dowillard, Bella Angevina, Bella di E Fiandra, Bergamotta Esperen, Buona Luisa di Avranches, Bu- tirra Bachelier, Butirra Clairgeau, Butirra Diel, Butirra d' A- manlis, Butirra d’Hardenpont, Decana d’ inverno, Duchessa d’ Angoulème, Favorita di Clapp, Le Lectier, Madame Bonne- fond, Notaio Lepin, Nuovo Potteau, Passa Colmar, Passa Cras- sana, William. Il Baboud (14) però cita, fra le varietà di Pero che, in tale occasione, resistettero meglio e diedero un raccolto quasi nor- male, oltre ad Alessandrina Dowillard, Bergamotta Esperen, Buona Luisa di Avranches, Butirra Clairgeav, anche: Butirra Goubaut, Butirra Hardy, Cuisse Dame (= Certeau d'autunno) (a pieno vento), Double Fleur (a pieno vento): mentre ebbero maggiormente a soffrire e diedero solamente qualche frutto le varietà: Anna Audusson, Buona Cristiana Napoleone, Butirra d’Amanlis, Butirra d' Hardenpont, Butirra Sterckmans, Cadet Devaur, Colmar d’ Avenberg, Duchessa d’ Angoulème, La France, Le Lectier, Orfanella d'Enghien, Passa Colmar dorata, S. Ger- mano Vauquelin, S. Michele arcangelo, Spinacarpi (= Royal d’hiver), Zuccherina di Montlucon. I Meli più danneggiati furono:- Bella Dubois, Borowitsky, . Calvilla bianca, Calvilla rossa, Grafenstein, Monslreuse Peppin, Trasparente di Croncels; e, fra quelli di fioritura tardiva, che | patirono meno, si citano: Chataigne du Leman (= Franc Ro- _ seau du Valais) e Cusset. Fra i Ciliegi, non si ebbe alcun prodotto dalle varietà: Du- racina Jaboulay, Esperen, Mezel, Nera d’Ecully, Regina Or- tensia, Reverchon e da quelle da Kirsch (Becat, Longue queue, Marsotte, Noire de Montreux, Noire des Vosges, Tinette rouge), ad eccezione della varietà Bella di Lowertz, di fioritura tardiva. Si ricavò un quarto del prodotto normale dalle varietà: Bella AE PSV O ENT Vi e I e e oa La = CAMERETTA" VIT A - CI SSR T - tardiva. a, Fra i Susini, non frbeleioat affatto. le varietà. n i Cis come Abricotée, Bleue de Belgique, Botan, Burbank, Caiman, ; Chabot, Damasco precoce, Kelsey, Maru, Petite jaune hdtive, | È Regina Claudia d’Oullins, Satsuma ; produssero qualche frutto — le varietà: D'Agen, Mirabella grande, Monsieur a frutto giallo, — Regina Claudia di Bavay, Regina Claudia d'Ecully, Regina — Claudia dorata, Regina Claudia verde, Quetsche di Germania, È i Quetsche d'Italia o Fellemberg. | | de I Peschi, gli Albicocchi ed i Mandorli non dettero. frutto $i di sorta; i Nespoli ed i Cotogni produssero pochissimo; il Ribes, % ed i Lamponi diedero, invece, un raccolto normale. Nell'occasione della brinata del 19-20 aprile 1908, in Francia, — le varietà di Pero Butirra Clairgeau, Margherita Marillat e © Trionfo di Vienna resistettero benissimo, mentre le varietà Bella Angevina, Butirra Diel, Butirra grigia, Butirra Hardy, Di- € rettore cha Duchessa d’Angoulème, Figue d’Alencon, Le | Lectier, etc., pur coperte di fiori e piantate vicino alle tre pre- — cedenti, non fruttificarono affatto. Parimente 1l Melo Renetta ; del Canada, in cordone, soffrì parecchio, mentre il Melo The Queen diede ùn prodotto normale (15). ui Durante il 1916, secondo il Danjoux (16), nella regione di | Lione, i Peschi americani Amsden e Precoce di Hale (non lo Sneed) sopportarono bene le brinate primaverili, a differenza | degli altri, di maturazione estiva o autunnale. Le varietà dil Pero meno resistenti furono: Butirra Clairgeau, Butirra d'A°° | manlis, Butivra d' Hardenpont, Butirra Hardy, Curato, Decar al Va falli del Comizio, Favorita di Clapp, Le Lectier, Madame Ballet, & Passa Crassana, Soldato- Agricoltore, Trionfo di Vienna, ss invece che, secondo il Luizet (17), in tutta la Francia si 1 no de i, AGENTI ATMOSFERICI 9 È} strarono più rustiche e meno livel al cambiamenti di tem- | peratura, alle pioggie ed alle gelate, furono le seguenti, enu- | merate per ordine di resistenza: Butra Clairgeau, William, Duchessa d’Angoulème, Passa Crassana, Buona Luisa d’ Avran- ches, Bergamotta Esperen, Butirra Diel, Decana del Comizio, i Curato; Notaio Lepin, Favorita di Clapp, Decana d’ inverno, Nuovo Poiteau, Le Lectier. Fra le varietà di Melo, poi, dalle varie osservazioni pub- blicate (17), appaiono resistentissime le seguenti, sempre per ordine di merito: Renetta del Canada, Regina delle Renette, Renetta di Caux, Calvilla bianca d’ inverno, Imperatore Ales- | sandro, Trasparente di Croncels, Impareggiabile di Peasgood, Renetta di Landsberg e Bella di Boskoop. Dall’ esame di questi risultati, si\ha che, mentre alcune | varietà furono trovate resistenti alle brinate da tutti gli Osser- | vatori (Peri Alessandrina Dovillard, Bergamotta Esperen, È Buona Luisa d’ Avranches, Nuovo Poiteau, William; Meli A- | strakan rossa, Charlamowsky, Hawthornden, Imperatore Ales- . sandro, Renetta Baumann, The Queen, Weisser Klar; Susini | Quetsche, Regina Claudia verde), per altre i pareri sono di- | scordi (Peri Bella Angevina, Butirra Clairgeau, Butirra Diel, | Butirra d'Amantlis, Butirra d’ Hardenpont, Butirra Hardy, | Curato, Duchessa d’ Angouleme, Favorita di Clapp, Le Lectier, | Passa Crassana ; Ciliegio Agriotta del Nord). Fra le diverse parti del fiore, il polline è assai resistente cal gelo. L’ Ewert (18) ha sperimentato con Ciliegi (Duracina di | Proskau e Gigante di Hedelfingen), con ‘Susini (Cochet, Haus- | snvelsche, Mirabella di Nancy, Mirabella gialla, Rote Eier), con Peri (Colmar d’ autunno, Dr. Trousseau, Spina acuta te- bidesca) con Meli (Boiken e Renetta Baumann), tenendone i fiori, in varii stadi di sviluppo (10 aperti, 10 semiaperti e 10 ancor "4 * chiusi) entro un «parecchio frigorifero a temperature. variabili fra — 19,2 e — 170,4, per 1% 15" --4"; poi seminando il Ù polline in saccarosio al 10°/;, e, dopo 24 ore, determinandone dal germinabilità nonchè la lunghezza dei budelli pollinici. E vide - che esso conservava sempre un’ottima vitalità, mentre, nei mede- | N simi fiori, i pistilli erano del tutto imbruniti ed uccisi. | | 4 Del resto, anche altri Osservatori (19) avevano bla la straordinaria resistenza del polline al gelo. î i 3 Invece, gli stigmi, i pistilli ed i carpelli dei fiori sono sen- î sibilissimi; molto più resistente è 1’ asse fiorale, dal quale, nell Pero e nel Melo, si forma veramente il frutto. << E poichè queste specie. possono anche fruttificare indipen- a dentemente dalla fecondazione, cioè dalla formazione del seme, | così non deve stupire se, dopo una’ gelata primaverile che abbia — | distrutto parte del gineceo dei loro fiori, non venga a mancare la formazione del frutto, benchè, in tal caso, questo rimanga senza semi. Ed assai belli esempi di ciò vengono citati dal + Sorauer (8), dal Miiller-Thurgau (20) e dall’ Ewert (21). SI | Il. Quando avvennero le gelate del 28, 29 e 80 Marzo 1918, da fiori di Mandorli e degli Albicocchi avevano perduto i petali. da varî giorni, ed i frutticini erano all'incirca del diametro di mm. 3-5; i Peschi si trovavano in. piena fioritura; i fiori. dei Ciliegi stavano per sbocciare, ed, in certe varietà, erano già: sbocciati; le gemme fiorifere dei Susini, dei Peri e specialmente dei Meli mostravano i varî bottoni dell’ infiorescenza ancora: assai piccoli, del diamètfo di pochi millimetri. der Negli Albicocchi e.nei Peschi, qualche ora dopo la. prime gelata, ho potuto osservare che molti stigmi, stili, ovari, b spesso i petali eventualmente presenti, Appari vana imbru pit Sad SI ATMOSFERICI 11 | flosci, ed essiccarono rapidamente; mentre gli stami e le altre È parti fiorali si mostravano, quasi sempre, sani e ben furgidi. E | ciò potei verificare non solo nei fiori aperti, ma anche in qual- ‘| cuno di quelli che, chiusi al momento della prima gelata, si ‘aprirono nei giorni 30 e 31 successivi. Analogamente, però; a quanto altri aveva osservato, la vi- | talità del polline non sottrì quasi affatto. Ed invero, il giorno 29 posi a germinare in goccie pendenti di soluzione di maltosio al 15 °, polline prelevato dalle antere dì tre fiori, perfettamente | aperti, di diverse varietà di Pesco; ed ottenni, dopo 15° 15%, alla temperatura di 11° — 12°, le seguenti germirabilità (pel | confronto, si osservino le germinabilità del polline di fiori pre- È levati dalle stesse piante prima che subissero l’azione del gelo): TABELLA II. | FIORI “VARIETÀ “ij isa - gu __ | non gelati non gelati —=— dmaden. scad Ran PA 668% 69,4 °/o Dewey "{ > 80,8., | 90,2 » Gordon . 96,9 ,» a Mayflower. . . . . . | 79,1 |, 18,3» È: Regina dei frutteti 68,3» {| 91 n ST TI, re (;: + SSBRE | _ e — MECSERIO- 91,1 a Le differenze di germinabilità sono perfettamente spiega- bili, riflettendo alla difficoltà di ottenere campioni omogenei, ed a lle oscillazioni che, inevitabilmente, si pererio in ricerche di questo genere (22). | Ho pure seminato, il giorno 28, polline di 6 antere di un | fiore di Pesco Gordon in soluzione di maltosio al 15 °/,, po- nendo un campione (C) in laboratorio, ove la temperatura oscillò fi a 12° e 13°, e un altro (A) all'aperto, ove il termometro, du- DI = pel o 4 GI PIA I 1° cp 4: —@ tai SIE rn AR RE ZARE VI IR È SI TE EREDE TEO 12 K È ri DEE sila AGR I TERE'SUR PELI E Fo I 4 pa EN È SNFERIC IR i d— . ; uc “Ala gran agrari x sy desi Pi “i lid - Pet aggio do SE u da un fiore della stessa pianta. La temperatura, nel laboratorio ora. La germinabilità, dopo 233, fu la seguente: È Pad soluzione rimase da per Para ore. St: DA 108, si 2 osservarono le seguenti germinabilità : Campione C. i Fal 811% x cc ; : statale por 5 da Il giorno 29, ripetei la ricerca con altro joltthe proveniente a (campione D), oscillò fra 11° e 12°; all'aperto (campione B) fra — 29,5 e + 15°, sì che la soluzione fu congelata per qualche. Campione. Di i i 660% x Mara i i 1 di Aaa Nel campione A, rimasto all'aperto, dopo AR 100 Ja germi- | nabilità osservata fu di 1,4 0/,. 3 Dopo altre 17° 15", durante le quali la temperatura oscillò fra tte e + 10°, il campione B mostrò una germinabilità del. 37,2 %,; quello A, dell’ 1,5 °/,. Da questi risultati, sembra esatto il dedurre che la bassa i temperatura cui fu sottoposto, in soluzione di maltosio, il polline del campione A, ne abbia, in gran parte, distrutto la vitalità; poichè i granuli non germinarono nemmeno più tardi, quando il campione stesso fu tenuto, per molte ore, in laboratorio : benchè, all’ esame miproscopico, non si scorgesse nulla di anor- male. Anche il Sandsten (28), del resto, trovò che le 1enr : ture di — 19,5 + — 1° distruggono circa la metà dei granù Li pollinici del Pesco e dell’ Albicocco, mentre non danneggiag notevolmente quelli di Pero, Melo e Susino. di i £ All’ esame microscopico, gli stili e gli stigmi di molti fi fio di Albicocco e di Pesco ‘= pparivano CREA in tutto ill Pai We: MS DE E. MITO a] 3 | —AGENTI ATMOTFERICI 13 À stillo e di quello che limita le loggie seminali. Invece, gli ovuli . solo di rado si mostravano più o meno danneggiati. Non tutte le varietà di Pesco apparvero ugualmente sen- sibili pel gelo. Da alcune osservazioni fatte nell’ Orto della R. Scuola, potei accertare che, nella varietà Dewey, tutti i fiori esaminati, e nella Mayflower oltre la metà di essi, avevano l’ovario distrutto. Meno danneggiate furono 0/d Mixron Free, Cotogna massima, Thurber; mentre S. Anna ed Amsden soffrirono relativamente poco, mostrando solo qualche fiore danneggiato. Nel Ciliegio, i danni maggiori (benchè relativamente piccoli, perchè solo 18 °/, circa degli stili era distrutto) si ebbero nella E varietà Precoce della Marca, ove, al momento delle gelate, i fiori erano, in gran parte, sbocciati. Invece, altre varietà (Du- PRETI RP SET 4. racina di Pistoia, Nera ‘di Tarcento, Gialla di Doenissen), nelle quali i bottoni si trovavano ancor chiusi, non soffersero affatto. Solo nell’Amarasca di Piemonte, su 180 fiori esaminati, ne trovai 1 collo stilo imbrunito. Ù - il Nel Pero e nel Melo, i fiori incominciarono a sbocciare il 6 Aprile; ciò non ostante, in parte di essi androceo e gineceo apparivano, più o meno, distrutti. Alcuni stami si mostravano, infatti, meri come il carbone, col filamento brevissimo, quasi Î e n ir ct e iti | atrofizzato, e l’antera di dimensioni assai ridotte: certamente perchè colpiti dal gelo mentre ancora stavano sviluppandosi. “ Carbunculatio , scrive appunto Plinio “.... verno tepore in- |“ vitatis et erumpere ardentibus satis ‘mollibus insidens, adurit | “lactescentes germinum oculos, quod in flore carbuncùlum | “ vocant , (24). Per lo più, ciò si verificava su tutti gli stami | situati dalla stessa parte; ma, talvolta, i necrosati erano disor- dinatamente mescolati coi normali. Anche per gli stili, ma meno di frequente, si osservava un fenomeno analogo: accanto ad alcuni anneriti #; atrofi altri erano perfettamente normali. | ARE o CE «In generale, i fiori più tardivi nello svilapiio o dibonti sui rami più alti delle piante soffrirono un po’ meno degli. dui benchè fosse facile trovare eccezioni. Qualche volta, tutti i fiori 3 di un’ infiorescenza erano completamente distrutti, a differenza | di quelli delle vicine; ma, più spesso, nella» medesima infiore- | scenza si trovavano, gli uni accanto. agli altri, fiori danneggiati 3 e fiori sani. | Anche nel Pero, fra le diverse varietà, apparivano, a prima vista, differenze notevoli, che ho tentato di esprimere numeri- î camente. A tal fine, durante l’Aprile, nell Orto della R. Scuola e nel frutteto Bonfiglioli, esaminai i fiori di almeno due indi- — vidui, spesso di più, per ogni varietà, stabilendo le percentuali di quelli comunque danneggiati, cioè che mostravano almeno uno stigma od uno stilo annerito, e prendendo in considerazione — tutta la chioma della pianta, dal livello del terreno fino circa all'altezza di due metri. Naturalmente, i dati raccolti non hanno i valore assoluto, tanto più che le percentuali di fiori danneggiati variavano un poco anche coi singoli individui della stessa vVa- rietà; ma possono averne uno relativo, perchè le piante poste. a confronto avevano, all’ incirca, la stessa età, e si trovavano — mi. piantate le une accanto alle altre. pe” Nella tabella seguente, si indicano con 0. le piante potate a cordone orizzontale; con p le piramidi ; con e le colonne Si con v le piante potate ad U, a' cordone verticale od obliquo | (in controspalliere); e si contrassegnano con * le varietà che | avevano, oltre a stami, anche stili anneriti; Curt ce ha : ‘ Cd PI a, 149 ” i id. “i 7 1» be. i x; dp AS ci ii eee 0 AGENTI Amori «| | {| {| 0 15 i TABELLA III. E) Frutteto Bonfiglioli. 9 v i E NUMERO DEI FIORI] A VARIETÀ DI PERO si @ STI I /0 È A esamin.ti | danneg.ii, È; | È Alessandrina Douillard screziata O) 801 CA 1, | Allora * I 217 18 | 83 | André Desportes Dee 227 0. | 0,- | Angelico di Verona Gi 78 30: ASSI È Arcivescovo di Hons | = 243 17 | d,- | Bella des Abrès dol. DEE 2 0,9 » di Bruxelles | n: 17 (O n Guerandaise e 276 2: PPSÒ goa i) & Bergamotta Esperen # | O) 357 11 | 3,1 We i p 210 42 | 20- z Hertrick ,, lu 194 8 | 15 * - Sannier # | 361 pe i | 6,9 È PERSA Cristiana d'inverno * 173 11 FIERO PROIO è PO é d’ Ezée a A 63 2989 | 444 A E Luisa d'Avranches ‘lp 150 13 | 8,7 È vp aa è screziata | 0 135 28 | 20,7 Butirra Auguste * la 184 12 6,5 | È: m —Baltet père | O 170 6 3,5 > bianca d’ autunno *. DE 67 16 | 23,9 : À » Clairgeau # u 282 10 | 3,9 i, d’Amanlis* Pollo 197 ol. 190 | Spessa È screziata o 222 34 15,3 e. d’Hardenpont® i e 335 2 0,6 «e Pica screziata # 217 2 0,9 | Diel u 413 93 29,5 UR ‘0 146 49 33,6 di Konink u 170 2 1,2 Fauqueray * 0 171 9 5,3 grigia d'autunno” u 180 0 0,- Hardy * p 275 39 14,2 inglese * — u 69 50 72,5 -. Lebrun È 187 10" |; Bb VARIETÀ DI PERO Butirra Mantecat * % Quétier fg: - rifiorente v Sterkmans * P Vanille Carlo Cognée Catillac * i Colmar d’Arenberg * Conference * Conte di Lambertye Coscia Dama Decana del Comizio È di Luglio * Ò mad. Th. Levavasseur # ” ” » ” A Martin Clavier * Delaville ainé Direttore Hardy 6 Varenne Dottor Desportes "i J oubert * Duchessa d’Angoulème * o eil n n ” ” bronzata ” d’inverno *# Du Roi . Eva Baltet Fin de Siècle Flinka Kieffer Seedling Koonce Krull Le Lectier * Limone Liquescente del Comizio * Madame Ballet ‘ $ n Nancy d’Iray | Magnate Martin sec . Maria di Nohne pponnettare # È @*- d Notaio Lepin * . Nuovo. Poiteau * | Olivier de Serres # | Passa Colmar “ Crassana | Precoce Trottier * Re Carlo del Wiirttemberg È » Umberto Rémy Chatenay | Ricordo del Vescovo = di Dives di Jules Guindon n» ” Sarrasin |, Jegretario Rodin # Potatura VARIETÀ DI PERO È Vedi = [Ig MLA — NO — ROSI, — | | NUMERO DEI FIORI ] I | esamin.ti 310 135 199 136 142 187 34 129 259 158 285 92 191 110 123 163 262 83 176 125 205 367 366 123 241 142 220 148° 323 161 39 165 157 JI &_ N D 0 N SO (er) i _ 10 © NUR da E n O I w pa > 2 (i pa (do) Ut pi D [© I pe Frutteto delta Scuola, e nix: TI Sa VARIETÀ DI PERO . - È Buona Luisa ade. =” p 209 >95 Butirra Diel * si 803 316 oi Ati d’Hardenpont "a 428 8 Coscia *. fi 342 52 Curato | “ 131 L£ Duchessa d’Angoulème * e pu A 299 4 SAS È Martin sec * | si 249 21. | È. Passa Crassana pei 184 | più resistente. L. MONTEMARTINI.. NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano 1919. N. 20. — Peri pidocchi dei peschi si consiglia ancora spruzzare infusione di legno di quassio (2 chilogrammi di legno IRAcenA peri 80 ore in 50 litri di acqua). . Di Contro le ti@nole della vite il sig. Giovanni Colla scrive di ave ottenuto buoni risultati polverizzando i grappoli con calce fatta speg a lentamente spruzzanaola d’acqua, bagnata poi con soluzione di 80) di rame (8 chili di solfato in 50 litri di acqua per 100 chili di. e lasciata asciugare in luogo asciutto. SANE MSA , rt a bl Sd da TE dI : tir RAEE Uci e AIILIE MP VA In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, la PASTA DI CAFFARO sî è dimostrata della stessa efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla peronospora. | Ciò sì spiega quando si pensi che la Pasta Caffaro contiene rame (che è il principio attivo) in forma di ossi- cloruro, forma che dà una maggiore quantità di rame so- lubile, che non il solfato. La Pasta Caffaro ci offre una poltiglia già pre- parata, più adesiva e ineno costosa della poltiglia bordolese. VITICULTORI! ‘in base ai risultati delle esperienze fatte, potete adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- cura, economia sensibile, semplicità di prepa- razione. Le Pasta Caffaro è anche la più indicata per com- battere la peronospora delle patate ‘è dei pomo- dori. : È suggerita ai giardinieri, frutticultori e vi- L = - = u . ° = vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. Chiedete alla Federazione Italiana dei Consorzi Agrari (Pia- cenza), o a tutti i Consorzi Agrarî, Sindacati Agrarî, Casse rurali, ‘ecc., che sono federate. È 4 AG { ì Td en Un adatti PI OVSACI PARIS o Ì Per disinfettare le serre, i semenzai o i let- turini, per combattere contro Ì pidocchi delle piante serve benissimo il | | LYSOFORM E’ uno dei disinfettanti più comuni, di odore grade- vole che scompare presto, di facile uso, di prezzo bassissimo. nnt Chiederlo a tutti i droghieri, o alia Ditta Achille Brioschi e Ci; Riparto Gamboloita, 89 - MILANO. ati aa li LELE NE ZO È x . te, è a 9 i AL ‘2 Se bar x a XA Pi È. Mas nr a e vai SA RIPARA, TORE: e Anno X. Febbraio 1920. N. 8. mn — Rivista di Patologia Vegetale bt DIRETTA DAL Dorr. Lui MONTEMARTINI SES SS di Patologia Vegetate nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Collaboratori: Prot. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio . (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLison (Dublino) - Prof. A. KroLoPP i_(Magyar-Ovar - Ungheria) - D.' S. Hori (Nishigahara-Tokio) . M. Ar pine (Melbourne - Australia) - D". E. Bressey (East Lansing cu. LR - Dott. G. Bercamasco (per la Russia). = e e I I TITTI EI zeEeeeeo_|t ee _—— e LL 1 en e"\et e INDICE DEL FASCICOLO N - 4 . Lavori originali: IONTEMARTINI L. — Giovanni Briosi . ; . Pag. 383 — — Nuove osservazioni sopra l azione eccitante del solfato di rame sulle piante . : 3 o ; . : pie 36 . Rivista: ANDERSON P. I. — Il canero delle rose à i $ | È . ni 42 ARNAUD G. — La ruggine del ricino -. : x ‘ - £ } ic = 44 P _ — La peronospora dei lillà . 5 i : è sii — — Le radici di barbabietole gommose . _/. ..° n AT ALE E. — L’acciecamento delle patate ; : n» 42 er P. K. — Infezioni col Colletotrichum Lindemuthianuni ; ; n 48 jerENOY J. — Malattie delle larve di processionaria del pino . -« , 47 AULwETTER R. C. — Un’ Alternaria del cotone ' i è ; » 49 prc W. H. — Un cancro dei pioppi . » 48 PRIORE G..e ScaLia G. — L’arrossamento delle. foglie del Sommaco sn dd . Kay e Poor V. W — La Cercospora beticola . : ‘ ta -. (40 AILLOT A. — Malattia della Symantria dispar . ; : 7 : no 46 @BRAve©rso G. B. — Lebbra e vaiolo del Sommaco —. sn 48 WoLr F. A. e Sranprorp E. E. — Un Macrophoma dei fichi. ; i) (4 WORMALD H. — Monilia cinerea . * £ ; 3 - : ; / 30 Mi | i i PAVIA | __v_. TrpocrRaria LEGATORIA COOPERATIVA 1920. he. el — ‘.pò. -_a Lul è si» 4 RO do Psi bue via * P 4 giada ca po VENT a A CANE anda i EP, 3 Prot Ve GORE Contro la peronospora della Di delle palate e dei pomodori, invece del solfato i rume SÌ può Adobe la I é | | Pasta Caffaro che è un preparato di rame, il. quale ha la medesima efficacia della poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di più semplice preparazione. Esperienze comparative. fatte, per la vile, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le patate, dal prof. Montemartini a Bergamo € Varese, hanno dimostrato che questo composto di range vale tanto quanto le poltiglie bordolesi meglio preparate. La Società del Caffaro ha recentemente massi in commercio anche la " ; POLVERE CAFFARO contenente la stessa percentuale di tame della Pasta Caffaro, Jl La Polvere Caffaro può essere applicata coi co-. | muni, softietti a solforare ed aderisce meravigliosamente agli organi. vegetali. E comodissima per i frutticoltori, gli orticoltori ed.i vivaisti. La Pasta e la Polvere Caffaro; «devono la loro efficacia al fatto che contengono del rame in forma di ossicloruro. Sono preparate dalla Società elettrica ed-elettrochimica del | Caffaro (Milano - Via Lovanio, 4),'è sì ‘possono acquistare presso Al tutti i Consorzi agrari* federati VAL Federazione italiana dei — Uonsorzi agrari. | i e a e, TT | | ANNO X. 1 Febbraio 1920. ; Num. $. Rivista di Patologia Vegetale Diretta paL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LuiG1 MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia . GIOVANNI BRIOSI Il 20 luglio dello scorso anno 1919 è morto in Pavia il Prof. Giovanni Briosi. Nato a Ferrara il 9 aprile 1846, laureatosi Ingegnere, si era dato agli studi di Agraria e poi di Botanica acquistando nome e stima specialmente nel campo della Botanica crittoga- mica. Fu prima direttore delle Stazioni chimico-agrarie di Palermo e di Roma; nel 1883 ottenne per concorso la cattedra di Botanica nella R. Università di Pavia e da allora dirigeva anche il Laboratorio Crittogamico Italiano annesso a quella cattedra. Chiamato a far parte di commissioni usalo ed uffi- ciali le più diverse, fu tra i più attivi propagandisti della . lotta contro la peronospora della vite nei primi anni nei quali \questo parassita colse impreparati i viticultori italiani; e fu | pure sperimentatore e divulgatore dei mezzi di combattere gli altri parassiti. È Oltre i molti suoi ‘lavori di carattere scientifico, v va ricordati di lui le seguenti pubblicazioni : VERA — I funghi parassiti delle piante coltivate od utili essicali, I delineati e descritti (in collaborazione col Prof. F. Cavara), una è ‘a delle raccolte più pratiche e nello stesso tempo più originali, o la cui edizione è esaurita da molti anni. SD - — Sopra la Cochylis e l° Endemis Botrana delle piùd | — L'avvizzimento dei 9 germogli del gelso (in collaborazione — hi col Prof. Farneti). i N. — Il mate dell’ inchiostro 0 moria del castagno (parecchie note, in collaborazione col Prof. Farneti). | — Relazioni crittogamiche annuali, pubblicate nei bollettini | del Ministero di Agricoltura, nelle quali oltre dar conto del lavoro svolto a vantaggio degli agricoltori dal Laboratorio da Lui diretto, il Prof. Briosi aveva cura di raccogliere notizie ed istruzioni popolari sopra le principali malattie che danziog*@ giano le nostre coltivazioni. E 9 RA I i È — Sopra una grave malattia dei limoni in Sicilia a ‘6018 i ù; laborazione col Prof. Farneti). rv È — La ruggine bianca dei limoni (in collaborazione col Prof. Farneti). L’ attività del Prof. Briosi va specialmente ricordata. per » la Direzione del Laboratorio Crittogamico che Egli fece cono- i scere e giustamente stimare anche all’estero, sì che non pochi. i stranieri convennero a Pavia per ricerche e per studi. Ebbe. i come allievi il Prof. Nomura di Tokyo, il Prof. Loverdo ed Al j Prof. Politis di Atene, ed in Italia il Prof. Baccarini, il Prof. Ca- vara, il Prof. Farneti ed una gini, di BIO ani a hanno por MT PIE EI NP Si SU, st ai togamia italiane. | La raccolta degli Atti dell’ Istituto Botanico di Pavia e 1 | boratorio Crittogamico (20 grossi volumi ornati di tavole, ne quali vennero pubblicati i lavori compiuti nei due Istituti ] NECROLOGIO rante la sua direzione) rappresenta una delle migliori raccolte che fa onore alla Scienza italiana. | Molte Accademie italiane e straniere vollero avere il Pro- fessor Briosi tra i loro soci; moltissimi studiosi dedicarono a Lui generi e specie nuove di crittogame. Ricordiamo tra l'altre : Bacterimm Briosiù Pavarino, causa del marciume apicale dei frutti dei pomodori. — Boletus Briosianus Farneti. — ‘Leptosphaeria Briosiana Pollacci, parassita sulle foglie di Ju- baea spectabilis. — Laestadia Briosiana Magnaghi, su rami di Pueraria. — Gibberella Briosiana Turconi e Maffei, causa di seccume dei rami di Sophora. — Haplosporella Briosianà To- gnini, su rami di salice. — Pleosphaerulina Briosiana Pollacci, su foglie vive di erba medica. — Briosîa (nov. gen.) ampe- lophaga Cavara, sopra acini di uva. — Stigmina Briosiana Farneti, sopra frutti di Prunus armeniaca. — Colletotrichum Briosii Turconi, sopra foglie di Cinnamamum. — Penicillinm . Briosianum Carbone. -- PhyUosticta Briosiana Traverso, su . foglie vive di Acalypha. — Septoria Briosiana Morini, sopra foglie di frumento. — Pestalozzia Briosiana Montemartini, so- pra foglie vive di Anthurium. I Chi Lo ha conosciuto ed ha imparato a studiare con lui, ne serberà sempre il più affettuoso ricordo. Dott. LUIGI MONTEMARTINI. LUIGI MONTEMARTINI —_—_-__— 59 Nuove osservazioni sopra |’ azione eccitante il sL. d0 solfato di rame sulle piante. o. In una nota babblisani alcuni anni or sono mole Stazion 7) | li, Sperimentali Agrarie Italiane (!) ho dimostrato che il solfato di | : rame, assorbito in soluzioni molto diluite (da 0,005 a 0, 0 E per 100) e in piccole dosi, può esercitare un’ azione cecitanti fu tanto sopra la respirazione che sull’ assimilazione clorofilliana. ‘ i dr Va p% delle piante. . Che lo stesso sale possa esercitare la medesima: azione quando viene spruzzato sulla superficie esterna delle foglie, fi i È x "SA | oggetto di discussione (°), ma è ritenuto probabile pel fatto ch (0 le irrorazioni anticrittogamiche a base di sali di rame porta n quasi sempre ad un maggior rigoglio di, vegetazione ( che ad Wi sè / et Je Pao : x à Se n sà IL LIA PR È uo dA di Di sa (1) L'azione eccitante del solfato di manganese e del "Aa trala dia J cd le piante. (Le Staz. Sp. Agr. It., Vol. XLIV, 1911). ur 4 ho, i (2) La prima bibliografia dell argomenta: è data AU; 9 Rca "a nota qui sopra citata, Red ica ae ce na” Na SELLA. Na 4 rta vara ica fr ei | sempre nè tutto si può spiegare per;la mancanza di paras- . siti (!). È naturale che tale azione esercitata dall'esterno debba P, variare, più ancora che quella esercitata all’ interno per assor- . bimento dalle vie acquifere, a seconda delle piante, e ciò specialmente a seconda della struttura e della natura della cuticola più o meno atta a lasciarsi attraversare da liquidi È esterni che la bagnino. | — Sono sensibilissime e si prestano benissimo a ‘questo ge- nere di osservazioni le foglie delle glicine. Esse vengono ecci- | tate anche da una soluzione al 0,04 per 100 di solfato di rame della quale si spruzzino alcune piccole goccie sulla pagina superiore delle loro figliette. Dalla mattina alla sera l’azione eccitante si esplica in una È maggiore produzione di sostanze secche, la quale si manifesta « in un maggior peso, per unità di superficie, della foglietta trat- 3 tata in confronto alla foglietta opposta lasciata senza tratta- mento 0 bagnata al mattino con sola acqua distillata. È Ecco un esempio : à La mattina del 16 luglio furono bagnate colla soluzione - diluita di solfato di rame tutte le fogliette a destra di parecchie È foglie mentre quelle di sinistra non furono toccate. Le foglie . furono poi colte la sera, dopo una giornata di pieno sole e È molto calda, seccate, misurate e pesate foglietta per foglietta. Da una di esse ebbi i seguenti dati che sono’ simili a quelli È avute dalle altre : Pa E ‘ (4) Anche nelle Esperienze di lotta contro la peronospora delle patate pubblicate nel precedente volume (N. 8-9) di questa Rivista è dimostrato che i trattamenti cuprici favoriscono la quantità del raccolto e la qualità, . dando tuberi più densi e contenenti maggiore proporzione di fecola e di | sostanze secche, - tor ’ E RE Ag AG etto. d Fogliette di sinistra” senza trattamento trattate 60l sol ‘Super: | ficie Super- | Peso | Peso ficie secco | secco e “e :L:,.1 e —_nzoaAeieee=-—_— ||. —- 0,574 | 14,29 ‘3 Do ago 19,76 | 0,074.| 0,579 | 19,46 | 0,078 3 40° n° al 962] 0.087 | 0,592 | 9,96.) 0,0640 Pi: De AT at 5,22 | 0,083 | 0,682 | 6,65 | 0,044 Di PARERI IGILIO 5,00 ‘| 0,032 | 0,640 | 3,38 | 0,022 i Paio inferiore 201 | 0,018 | 0,646 || 1,89 | 0,013 Somma | 48,37 | 0,288 | 0,595 || 48,63 | 0,808 Dai quali dati si vede che mentre normalmente (') in ogni A paio di fogliette, quella a superficie maggiore presenta un peso, “È per unità di superficie, minore; qui le fogliette destre del 3°, del 4° e del 6° paio, pur avendo una superficie maggiore > delle sinistre corrispondenti, hanno anche un maggior peso Deere unità di superficie, dimostrando la formazione, durante il giorno, i di una maggior quantità di sostanza secca per azione del sol. fato di rame. La stessa azione ha turbato a destra il regolare È Su a | (') Veggasi: L. MONTEMARTINI, Sopra la simmetria nelle foglie delle e glie > cine (Malpighia, 1919). I dati raccolti nel quadro qui sopra riportato con- | fermano le conclusioni esposte nella citata nota: mentre nel paio interiore _ la foglietta sinistra è più grande della destra nel rapporto da 0,06 a Lu periormente le differenze si compensano ed i rapporti della: oi, del le superfici diventano da 0,994 a 1. Age A Anche nel caso O -FIportato più avanti il rapporto tra le. Rice. dell dai dini lati dii lia da 1a 1,01. fx In ambedue i casi dal lato sinistro (che non subì trattamenti il graduale aumento del peso per unità di superficie dall’a o. in "n La Mt E ARE ig SA , eda AA Sea la | SL ORI Ra . Did SI pr Ra n A Ya". 4 Va! ° ARS VA I, . È .é AL £ br sa 7» 4 bt ) (Lt PA Vai AC È ‘ È ; pe Li » è ne 4. : aumento del peso secco per unità di superficie che si vede in- vece nelle fogliette di sinistra passando dall’alto al basso. E benchè la somma delle superfici di tutte le fogliette destre sia un po’ maggiore di quella di sinistra, il loro peso secco medio | per unità di superficie è molto maggiore. | Oltre agire come eccitante nella produzione della sostanza secca, il solfato di rame agisce poi anche accelerando il pro- cesso di circolazione ed il passaggio della sostanza secca me- desima dalla foglia al fusto. Lo si può vedere bagnando le fo- gliette di un lato alla sera, e cogliendo le foglie da misurarsi e pesarsi al mattino successivo- Ecco un esempio di una foglia (parecchie altre si compor- tarono nel medesimo modo) trattata così la sera del 25 agosto : Fogliette di sinistra Fogliette di destra senza trattamento trattate col solfato di rame Super- | Peso Peso | Super- | Peso Peso ficie secco | secco ficie secco | secco 4 per dm? I per din? . | cm? gr gr. cm? Ere gt 1 I(ER0 1. 00, gali è cniraraci Roe segerri paesi lara 7° paio dal basso 13,20 0,058 0,439 || 13,53 0,059 0,436 a di e, # » 13,10 | 0,061 |. 0,465 12,49 | 0,057 0,456 ion 11,50 | 0,055 | 0,478 || 11,85 | 0,056 | 0,472 14°. nm | 10,08 | 0,049 | 0,488 || 11,32 |. 0,054 | 0,477 Mn 64 | 0098 | 0,497 7,70 | 0,039 | 0,506 — SSSRSIIOSE 5,34 | 0,027 | A! | I \Paio inferiore — 9,51 0;016 ! 0,637 2,69 | 0,013 | 0,482 LAt3 Somma | 63,5 | 0,304. + Qui i dati rivelano nelle fogliette di destra una maggiore attività di migrazione delle sostanze secche dal lembo al pic- Mi si nl è» Di, TO - RG dl ind ì a us è Sal T ° vie rata Pr a ui Il e Asi ra di ad una diminuzione, al mattino , del peso secco per ni superficie. Mentre infatti in ogni paio la foglietta. più } picc È ; dovrebbe presentare un maggior peso secco per unità ati | ficie, vediamo che nel 2° e nel 6° paio la foglietta acitrii essendo più piccola della sinistra corrispondente, ha peso. uni. tario minore. Ed a destra rimase ancora turbato , benchè ino | grado minore che nel caso precedente, il regolare aumento. del A peso secco per unità di superficie progredendo dall’ alto al & basso che si vede invece a sinistra. Si deve pertanto ammettere che il solfato di rame spruz- zato, in forma di soluzione diluita, sulla superficie esterna È. delle foglie di certe piante esercita su di esse una duplice azione bemefica: da una parte eccita il fenomeno dell’ assimi. | ; lazione clorofilliana portando ad una maggior formazione di sostanza organica : dall’ altra eccita pure i fenomeni della cir colazione e facilita il passaggio delle sostanze organiche stesse dal lembo fogliare nel fusto. pe “i Ne vengono effetti particolari anche sulla ‘circolazione dello i sostanze minerali che costituiscono le ceneri delle foglio, ma, di questo sarà detto in altro lavoro più esteso. vg: | Dalla R. Scuola Sup. di Agricoltura di Milano, 15 dicembre 1919. | I VEDA ava i, PARASSITI VEGETALI | RIVISTA È ArnauD G. — La ronille du ricin: Uredo Ricini Biv. (La — ruggine del ricino: Uredo Ricini Biv.) (Bull. d. I. Soc. d. i Path. veg. A. France, Paris, 1916. T. IV, 1.° fase.; 3 pagine). La Stazione di Patologia Vegetale di Parigi dovè oceuparsi di.una infezione abbastanza importante di questo parassita nel Marocco. Raccomanda specialmente la ricerca di varietà resi. atenti « e lo studio delle località nelle quali la malattia sì svi. luppa meno. A L. MONTEMARTINI. ARNAUD G. — Le mildiou des lilas et la maladie des cotylédons d’erable. (La peronospora dei lillà © la malattia dei coti- ledoni dell’ acero) (cal precedente, T. V, 1.° fase., 1918: o Pagine] Pi 4 % peronospora dei lillà (Phyfoprthora Sì Cra aveva at- accato le foglie di germogli giovani dei lillà alla Stazione di Patologia vegetale di Parigi, ma senza produrre danni gravi. sieme ad essa l Autore ha osservato la Botryfis cinerea. L SERIES Syringae, il Cladosporium herbarum. «A Chalons-sur-Marne le piantine di aceri ebbero i coti. È edoni danneggiati dalla Cercosporella acerina. Le alterazioni si ono simili a quelle prodotte sui cotiledoni di altre piante dalla phthora ommivora. SERI L. MONTEMARTINI. > lp ts po bi “PARASSITI vwGE BT! LTS 9 ANDERSON P. sd — Rose MORE and ita voro e, rose ed i motedi per. combatterlo) (Massachusetts 4g A SEDE: Station, Bull. 183, 1918, 55 pagine e 3 ni: | 5 TTI Trattasi del cancro dovuto al Cylindrocladitom: scopariitm alle K è molto frequente ed assai dannoso nelle serre dell’ America. Ni L’ Autore dà descrizione dettagliata, parla del parassita che ne È è causa e ne espone la biologia ed i caratteri ; consiglia : la selezione di piante immuni ; la disinfezione dei vasi, del ter reno, dei sostegni, di tutti gli strumenti da lavoro, ecc. o con b vapore (per 10 e più minuti oltre i 50 gradi centigradi), o con È. acqna calda, o con formaldeide. | | | L'Autore descrive anche una specie nuova (il Cyt. parvum) che è comune sulle rose d’ America, ma è saprofita. | d L. MONTEMARTINI. DALE E. — On the cause of dlindness in potato tubers (Sopra. È la causa dell’acciecamento dei tuberi di patata) (Annals of Bot., 1912, XXVI, pag. 130-131). tr Pe L’Autrice chiama tuberi acczecati quelli che , non germo- | gliano perchè non hanno gemme vitali. 3° Sl 3 Hanno corteccia dura e rugosa, di colore Monivai nella | $ quale si sviluppa, in camera umida, il Verticillium albo-atrum. Gli strati cellulari periferici sono invasi dal micelio di. tale pe san % fungo, la parte centrale è sana. At: dA Rea Messi a germogliare, ‘o non germinano, o dànno qualche germoglio che presenta poi il fenomeno dell’arricciamento perch 9° i fasci legnosi sono invasi BALE stesso micelio che nino e rimangono acciecati. Long W. H. — Un _undescriber canker of poplars and willows caused by Cytospora chrysosperma (Un cancro dei pioppi e dei salici dovuto alla Cytospora chrysosperma e non an- cora descritto) (Journ. agric. res., XIII, 1918, pag. 331-345, con due tavole). La malattia si presenta coi caratteri delle scottature dei fusti. Il parassita che ne è causa entra attraverso le ferite della corteccia o dalle parti morte del legno. L'Autore è riu- scito a riprodurre artificialmente la malattia inoculandone le spore su rami sani. | I danni maggiori si hanno negli stati orientali. È a consigliarsi la seleziene di specie resistenti e la pro- tezione da ogni causa meccanica di lesioni. Bisogna pure avere ‘cura di ispezionare i vivai per non diffondere il male colla distribuzione di piantine infette. î v ‘ L. M. AO, Traverso. G. B. — La Zebbru éd il vaiolo del Sommaco. Due | malattie nuove per l'Italia (Le Staz. .Sper. Agr. Italiane, Modena, 1919, Vol. LII, pg. 218-226, con due tavole). Sono due malattie del Rhus Coriaria apparse in Sicilia, in provincia di Girgenti. . L'una, la /ebbra, caratterizzata da graduale avvizzimento e precoce disseccamento dei ciovani rami accompagnati da colo- 1 azione rosso brunastra delle foglie, è dovuta all’’Exroascus pur- urascens (Robins.) Sacc., trovato fin’ ora solamente negli Stati La seconda, il waiolo, è caratterizzata da ingiallimento elle foglie con formazione di numerose macchioline, talora puntiformi | e talora un ‘po’ più grosse; nelle quali. 00 7% Septoria rhoina (Berk. et Curt.) Sacc., essa pure spe Gi cana della quale l'Autore completa qui la diagnosi. — P Ambedue i ei non hanno fin’ ora importanza ag È considerevole. ; i. fi s' dI L. MONTEMARTINI. BE: * Eee v: LoPRIORE G..e Scania G. — L' arrossamento delle toglie. del È; . . + Sommaco (col presenza pe. 298-287). 3 I p È lo studio della medesima malattia descritta nella nota | | È. precedente dal Traverso col nome di lebbra. | ALIA © «al : Anche gli Autori V avevano rilevata in provincia di Gir genti e confermano essere essa dovuta all’ Exoascus purpura | scens (Robins.) Sacc. 76° «I. MONTEMARTINI. 5 DG é "a “O e di Comunicano che la si può combattere con irrorazioni di poltiglia bordolese. WoLF F. A. e StanFoRD E. E. — A Muerophoma disease. of figs (Una malattia dei fichi dovuta a un Moccia (Phytopathology, Vol. VIII, 1918, pg. 24-27, con. 2 figure). Il fico è attaccato in America da diversi funghi. parassiti in Luisiana la Tubercularia Fici è causa di un canero dei rami e il Corticium laetum provoca un .seccume delle foglio; nella Florida i rami, le foglie ed i frutti sono attaccati. lalli Khizoctonia microsclerotia; nel Texas. il Macrophoma Fici pro duce seccume dei rami e arrossamento dei frutti. sl (Gli Autori descrivono questo parassita, ario i esso si trova anche nella Carolina ed è lo stesso che Bu; nn già segnalato anche in Africa. MT AES ro ) si | | I | , LOTI RARI SIIT EI SE RENI RIM RE ERRE VS RR SERE LI RI II SCAMS, alieni i Sa TO VITIOSE PIRRO ARTO ea A gie e DI x arte CLS PARASSITI na eta 5 / i FauLWETTER R. C. — The Alternaria leaf-spot of cotton (Le macchie fogliari del cotone dovute ad un’ Alternaria) (col precedente, pg. 98-105, con 3 figure). Sono macchie prima verde pallido, poi giallognole, poi bruno secche. concentricamente ed irregolarmente zonate. Di solito si uniscono alle macchie dovute al Bacterium malvacea- rum, ma possono presentarsi anche sole. Sono dovute ad un’ A/- ternaria che probabilmente è lA. fenuis Nees. Con inoculazioni artificiali l'Autore è riuscito a riprodurre artificialmente la malattia, ma constatò che le infezioni riescono solamente in condizioni molto favorevoli. Li. M. Mc. Kay M. B. e Poor V. W. — Field studies.of Cercospora beticola (Studì sul campo per la Cercospora beticola) (col precedente, pg. 119-136, con 2 figure). La Cercospora beticola attacca le barbabietole da zucchero, | quelle da foraggio e da ortaggio, ed anche la Martynia lovi- — siana. L’ infezione si diffonde o coi semi, o coi resti delle di- À ‘verse piante ospiti rimasti sul terreno dopo il raccolto dell’anno È precedente. Il passaggio dei germi attraverso il tubo digerente Db degli erbivori li uccide. Li uccide pure il passaggio nei silos. È La disinfezione delle sementi può essere fatta con bagno per - sette minuti in 15 parti di formaldeide (quella del commercio Tal 40 per cento) diluite in 1000 parti di acqua. 3 Il parassita può diffondersi nell’ aria, cogli animali, col- È l’acqua di irrigazione. I campi nei quali si coltivano le barbabietole devono es- sere sottoposti rotazioni e tenuti lontani da quelli infetti al- | meno 300 piedi. ; ea TT, ad a ai e i” “ParLor A. — La pseudograsserie, gladio nouvelle | es € nilles de Lymantria dispar (Nuova malati bacte rica della Symantria dispar) (Compt. rend. d. s. d. lA. d. So. de Paris, 1919, T. 128, pg. 258-260). L'Autore descrive un nuovo bacillo (Bacillus lymaslet bia i adiposus) che disorganizza i tessuti adiposi delle larve di Ly- 4 mantria dispar ed è patogeno anche per le larve di Vanessa urticae e di Euproctis chrysorrhea. punto DIRE i WoRrMALD H. — The brown-rot diseases of fruit trees, with special reference to two biologic forms of Monilia cinerea Bon. I. (Il marciume nero dei frutti, con speciale riguar 0 alle due» forme biologiche della Monilia cinerea Bon. D.E (Annals of Botany, 1919, Vol. XXXIII, pg. 361-404, con due tavole). L’ Autore fa la storia di questa malattiase dà la completa biologia dell’ argomento. Parla anche dei danni da essa recati. in America sia sui frutti, sia sui fiori dei ciliegi e susini (los. som-1vilts, o avvizzimento dei fiori). Inizia una serie di esperienze di inoculazioni fatte: con colture pure dei parassiti, e mentre Si propone di continuare . Rn “dii eo dii ATA IIOAFIIERITE gli studì, crede intanto di potere concludere : che in America si presentano parassite sui frutti due distinte specie di Moni DI lia, cioè la Mon. fructigena Pers. e la Mon. cinerea Bon. ; che. ognuna di queste specie si manifesta in due modi sullò mele mature inoculate in laboratorio : che la specie Mon. cinerea include due forme biologiche, delle quali una produce la a\ vY 5 zimento dei fiori ed il cancro dei meli, mentre D'altra. non capace di attaccare le infiorescenze. 47 | DurRENOY J. — Sur les maladies parasitaires des chenilles pro- cessionaires des pins d’ Aranchon (Sulle malattie parassitarie °. delle larve delle processionarie dei pini di Aranchon) (Compt. rend. d. s. de T Ac. d. Sc. d. Paris. 1919. T. 168. pg. 1345-1346). Le larve di Cnethocampa pityocampa sono parassitizzate: 1) da due tachinarî (il 25 per 100 dello pupe sono iper- | parassitate da un imenottero) : | 2) da bacterì patogeni enterici e precisamente dal Bae- ferium pityocampae e da uno Streptococcus dei quali ! Autore dà i caratteri culturali : Be \ 3) da funghi ‘e precisamente dalla Beawreria globmlifera, da Penicillium e da Spicaria farinosa. Le Beauveria sono gli agenti più atti alla distruzione biologica di questi insetti: in contatto con colture sprorificate. le larve delle processionarie e quelle di Me/olontha vulgaris mummificano in pochi giorni. L M # d_ ARNAUD G. — Sur les racines de betteraves gommeuses (Sopra le radici delle barbabietole gcommose) (Compi. rend. d. s. d. PAc. d. Sc. d. Paris, 1915. T. 160. pg. 350-352). Sono barbabietole mandate in esame alla Stazione di Pa- tologia Vegetale di Parigi dalle zucchererie di Abbeville. È: Presentano alla superficie macchie di aspetto vetroso. poi a poco a poco la polpa perde la tinta bianco-giallastra-opaca che le è propria e diventa più trasparente e si presenia quasi come se fosse cotta: i tessuti diventano più omogenei perchè a parte delle cellule si sciolgono in una sostanza gommosa Page gli spazi intercellulari : in seguito si formano an- —" che delle cavità di 4a 5 SA, di dan dar fo senza che la polpa diventi nera (ciò che. avviene per altre con i mosi). Il saccarosio si trasforma in zucchero riduttore e la gomma non può essere eliminata facilmente. Mei: L'agente della degenerazione gommosa è un bacterio che morfologicamente ricorda il Bacterium Mori ed ha la proprietà di disarticolarsi in elementi di lunghezza variabile, talvolta | analoghi a certe Oospora. | i La malattia pare sia conseguenza dei freddi e del gelo. - WI L. MONTEMARTINI. | — Der P. K. — Studies in the Physiology of Parasitism. V, Infectioni by Colletotrichum Lindemuthianum (Stuti di fisiologia. del parassitismo. V, Infezioni col Colletotrichum Lindemu- -thianum) (Annals of Botany, 1919, Vol. XXXIII, p. 305-312, con una tavola). Ba RT n PUTIN 0 ai a aa ‘ anda, \' L'Autore ha seguito la cerminazione delle spore di Colle: totrichum Lindemuthianum sulla pianta ospite ed ha visto che il micelio penetra in essa in modo analogo a quello che Busgeni a Fi : e Ward avevano visto per la Botrytis cinerea. | Dalla spora si ha un tubo germinativo (raramente dune) che viene direttamente in contatto colla superficie dell’ ospite, for mando un rigonfiamento o appressorio che si attacca» all'oetj a mezzo del suo inviluppo mucilagginoso. Da tale appressori i si sviluppa poi una ifa-infettiva a forma di caviechio che romp: i meccanicamente gli strati cuticolari e penetra rione negli strati subcuticolari sviluppaado in essi un fap a, matica. di 7 La Moria. si "0 pdl 4 o 06 e 7) i India Ù i si sa - “ vB PA ì ì ‘ À, = e E x - a PA x È . 5 f i Ò li L a n î 2 K ’ a - ww —’— «= ___ UNIONE ITALIANA fra Consumatori e Fabbricanti di Concimi e Prodotti Chimici L Società Anonima — Capitale Sociale versato L. 60.000.000 Sede in MILANO - Via S. Nicolao, 7 Uffici: FIRENZE, GENOVA e NAPOLI Agenzie: MANTOVA, VICENZA, VIAREGGIO — N. 34 stabilimenti sparsi in tutta Italia =—— T CT > Ta è Cl SUPERFOSFATI, SOLFATO di RAME, ZOLFI VENTILATI, e tutti gli altri prodotti chimici necessari per l’ agricoltura e l’ industria. FERTILINA sale nutritivo per fiori, piante da vaso e da giardino ed in genere per tutti i vegetali. Prezzo per ogni scatoletta, L. 1 -— scatola da gr. 500, L. 2 — da Kg. 1, L.4 — da Kg. 3, L. 3,50. 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AL pine (Melbourne - PESA L'E, Bessev (East Lansing n = RPGIUBAD) è - Dott. CE Beagamasto ll t Hussia); ero “t La x a <\ t, : 4% 7 » > 3 4 i i ì ESAI ì £ vai 3 Le a i $ caio: t: ; i i apt i A t! pia Cia a — INDICE DEL FASCICOLO og sddez:A Ce og VESTE STA i 3 Lavori originali : i cit i, | MoxTEMARTINI L — Pier Andrea Saccardo ira . «Pag. 49 : | PanvAneLLI E. — ‘Contributi alla ina della peronospora della S£S. 3 romeno» — =" <<: e agi a all MANaRESI A. — “ Alcune osservazioni sula Monitia al Melo ° Se 49 i LANDI Bei Tumori o galle del colletto e delle, radici delle SA i î O fruttifere (Crown Gall). " a e AE È o ; n 87 ; = : È ve î x ra } PRO” ‘ (Pi É È ED È | 1, E. I ù 7 2) Pra? 2 La î 354 ) ji: I ; na SA È agg sS ‘34 i : SR 13} Fissar--DI i peso > i "a È i diri: se | : SR Aol: ì CO4E=5S PAVIA "> CRA Sa CAS LEGATORTA È COOPERATIVA” OI î REESE LA » ea: Z £ ii cia iI. È : - tn; E Hi , * ’ È =s = s | = ® P. î de A; CÒ, “Contro la peronospora della vile, delle patate | | e dei pomodori, invece del solfato di rame si |} può adoperare la L'AS Pasta Caffaro che è un preparato di rame, il quale ha la medesima efficacia della - poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di. |P più semplice preparazione. Di Esperienze comparative fatte, per la vile, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le patate, dal. prof. Montemartini a Bergamo e Varese, hanno dimostrato che questo composto di rame vale tanto quanto le poltiglie bordolesi | meglio preparate. Pit - La Società del Caffaro ha recentemente messo in commercio anche la POLVERE CAFFARO contenente la stessa. percentuale di rame della Pasta. Caffaro. NEO La Polvere Caffaro può essere applicata coi co- | muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliostmente i agli organi vegetali. È comodissima peri frutticoltori, — e i 798 1908 gli orticoltori ed i vivaisti. La Pasta e la Polvere Caffaro, devono la loro efficacia al. fatto che contengono del rame in forma di ossicloruro. "2 7 Sono preparate dalla Società elettrica ed elettroclimica del Caffaro (Milano = Via Lovanio, 4), e si possono acquistare presso | ptt tor tutti i Consorzi agrari federati nella Federazione italiana dei ”" Pop sa pere 4 "%, Consorzi agrati. . RA o TTI Anno X. LIE Maggio 1920. Num, 4-5. Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DaL' Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : .Prof. LuiGi MONTEMARTINI - Pavia Pier Andrea Saccardo Il giorno 11 Febbraio u.s. è morto in Padova, all’ età di (4 anni, P. A. Saccardo, da 41 anni professore di Botanica in quella Università. | Egli non era veramente un patologo, ma fu sommo mico- logo e 1 opera sua nel campo della Micologia fu tale che nes- . suno può più studiare e classificare le crittogame parassite i \ senza ricorrere ad ossa. Riunì, descrisse, ordinò, classificò, un materiale immenso che trovò sparso e disordinato; moltissimo ne cercò e studiò Egli stesso; tracciò il metodo di osservare e descrivere, insegnò come collocare le forme nuove accanto alle forme già note. La sua Sylloge Pungorum, che fu preceduta da pubblica- zioni e lavori tanto accurati, rimarrà monumento che il tempo non powrò danneggiare: : in essa sono raccolte, ordinate e in rs ESA ì 1 047 II gran parte rifatte le diagnosi di oltre 700 mila Sparto di fu g sulla via e col metodo da essa segnati converrà certo che gli b* | studiosi continuino a mandare e raccogliere da ogni parte i pio frutto delle loro osservazioni. si U Per il forte ingegno analitico e per la potenza ordinatrice Dr. LUIGI MONTEMARTINI . della sua mente, si disse che P. A. Saccardo è stato il Linneo È i ; . . i . . . : ME ; î; della Micologia: non vogliamo ora pensare se vi sia dell’ af- i fetto nel confronto : certamente però possiamo dire che tutti 9 quanti oggi studiamo i funghi parassiti, siamo tutri un po’ figli LG ° " 4 dell’opera sua. , È a x ® . . n : . } . Si Epperò oggi ne rimpiangiamo con vivo dolore la perdita. ; È Milano, Aprile 1920. Fi vi wi “ Ù i " ARI i | j a Gi PI ° D) î 4 | : b I x / 3 P° : : f È - LI ì r dr # \ À i Ri 5 $ RI, e, ; RI sii Ù LAT Vga £ M ; Ai È. "n LI: Ro ds del a ORTA” LO pd e’ “ ts Mia. Vai; PARASSITI VEGETALI vo * LAVORI ORIGINALI E. PANTANELLI Contributi alla biologia della peronospora della vite. ._ Durante le esperienze di irrorazione della vite con poli. solfuri, Pasta Caffaro ed altri rimedì, che feci nei Castelli Ro- mani nel 1911 e 1912, ebbi agio di studiare come avviene l’in- fezione di peronospora in campagna e più tardi (dal 1915 in | poi) ho continuato tali osservazioni su viti in vaso nella R. Sta- È zione di Patologia Vegetale di Roma, riuscendo a chiarire vari punti dubbi o non studiati della biologia di questo fungo. Rias- È 7 «sumo qui brevemente alcuni risultati. i E 4 Condizioni della foglia » nel momento dell'attacco di peronospora. A Umidità. —- L'osservazione in campo ha mostrato che per . l'attacco della peronospora è necessaria una forte umidità del. Varia. Tutti gli autori, fino a Ravaz (1914), hanno osservato che i conidi di peronospora germinano soltanto nell’ acqua; nell'aria umida, anche a saturazione, essi non formano z00- | spore e perdono rapidamente la facoltà di germinare. Le mie ‘osservazioni confermano che condizione. indispensabile per la | | germinazione della peronospora è la presenza di goccie d’acqua la sulla foglia. Quindi non basta che l’aria sia umida, occorre la ‘precipitazione della rugiada, della nebbia odi u una a oggerisima PI pioggia. Secondo Capus basta 1 mm. di pioggia. i st; Le goccie d’acqua però devono restare indipendenti le une. dalle altre, perchè si abbia il massimo attacco; una pioggia sol che lavi la foglia è sfavorevole, la presenza del tomento che. trattenga l’acqua sulla pagina inferiore della foglia, è favore. vole all’infezione. Questa ha luogo di regola nei punti della foglia su cui, per la loro posizione, si trattiene più a lungo l’acqua liquida. Confermo quanto sostiene Gabotto (1918), che la contaminazione in pratica è tanto più da temersi, quanto più a lungo restano bagnate le foglie. Per l’attacco, non basta che i conidi germinino, occorre che le zoospore siano attratte dagli stomi e vi: conficchino il tubetto germinale. Gli stomi, quindi, debbono essere aperti nel «momento in cui germinano i conidi della peronospora. Esami- nando sotto il microscopio la foglia intera, di vitigni possibil. mente glabri, a forte luce trasparente, con l'esercizio si riesce © a giudicare se gli stomi sono aperti o chiusi, osservando spe- . . . - SALE n Sa cialmente quelli che si trovano sulle piccole nervature, sui denti o su altri punti più trasparenti. Con questo metodo ho constatato, su viti in vaso tenute in varie condizioni, che sul l’apertura degli stomi ha un'influenza capitale | umidità del suolo. Se questa supera il 20 °/,, gli stomi della vite si aprono | la mattina e stanno aperti tutto il giorno fino a notte inoltrata, purchè l’umidità relativa dell’aria non sgenda sotto il 40 %/,; se l'umidità del terreno scende sotto il 15/,, gli stomi si. aprono solo all'alba e stanno aperti poche ore, purchè l'umidità del- l’aria superi l 80°/,, altrimenti non si riesce a vederne l'a: pertura !). ') Gli stomi della vite sono molto più sensibili al prosciugamento del- È l’aria e del suolo di quanto ha osservato Lloyd nella Verbena ciliata è; 19 nella Feuquieria splendens; nelle giornate estive, calde e sereno, essi. s z | chiudono prestissimo la mattina, se il terreno è asciutto. 4 t ma i > À pe " si) f, sp Cs A Th * lat ant! - PARASSITI VEGETALI : 53 «+ La condensazione di acqua sulla foglia, quale si ottiene r polverizzando l’acqua su piante tenute in camera ‘umida, ha sugli stomi azione opposta a seconda dell’umidità del terreno. Se questa supera il 20%, gli stomi dopo la spruzzatura in camera umida si chiudono talora anche di giorno. Se invece t umidità del terreno è inferiore a 15 °/, gli stomi bagnati si aprono a qualunque ora, anche in piena luce. Queste osservazioni provano che, mentre nelle viti cresciute in terreno umido si ha continuamente la condizione indispen- sabile per la penetrazione della peronospora, cioè 1 apertura degli stomi, nelle viti tenute in terra asciutta occorre un au- ‘mento dell'umidità atmosferica oltre 1°80 Sy per stabilire tale condizione. | Da ciò si deducono due relazioni importanti per la pra- tica: la pioggia è contraria all’ infezione di peronospora quando n il terreno è molto bagnato, favorevole nei terreni asciutti !). E ‘poichè l’inaridimento del terreno presuppone un seguito di «giornate calde e serene, si arriva alla conclusione che si sta- bilisce una delle condizioni indispensabili all’ attacco quando d un periodo caldo asciutto segue una notte umida. che de- termini una forte deposizione di rugiada, o una nebbia mattu- tina o una pioggia. In questo senso si deve interpretare 1’ os- servazione dei pratici che gli attacchi di peronospora in estate sono determinati da nebbie o da pioggie violente. È Invece le pioggie non debbono preoccupare in primavera, quando il terreno è ben fornito di acqua, ed anzi per le due Tagioni suddette sono contrarie alla peronospora, all’ opposto li quanto comunemente si crede ?). 1) Secondo Cazeaux-Cazalet e Capus le pioggie prolungate sono sempre avorevoli all’attacco, le pioggie brevi solo quando il terreno è troppo asciutto o troppo bagnato. Nel clima del Lazio la cosa è un po diversa. — *) Le mie osservazioni sull’apertura degli stomi spiegano l’osservazione ll Faes (1911), che io posse confermare, che l’inoculazione è più facile, in 7 Ta el ei dell’aria stabilisce una Loco e. portante per l'attacco, perchè influisce sul ricambio alime ti È De: . dei tessuti fogliari, come ho potuto stabilire confrontando la composizione di foglie di viti in vaso, tenute all’aperto, con i Di quelle tenute in camera umida, bene illuminata. In queste ri- 3) “ sultò maggiore la proporzione dei carbidrati solubili rispetto | all’amido e lo scioglimento dell’ amido durante la notte era to- tale 0 quasi '); parimente era maggiore la proporzione di com- posti solubili di azoto e di fosforo. i | Temperatura. - È ormai stabilito, da numerose osserva- zioni in pratica, che l'infezione di peronospora ha luogo quando | > ad, un seguito di giornate calde segue un improvviso abbassa» mento di temperatura (Voglino). Si potrebbe ammettere che tale variazione agisca perchè determina una maggior conden- sazione di rugiada, e quindi stabilisce la condizione indispen-. sabile alla germinazione dei conidi, ma è anche noto che i co- nidi di peronospora della vite e della patata germinano me glio se sono raffreddati a circa 9-10° C. (Melhus, Ravaz). Tali. osservazioni ho potuto confermare ponendo i conidi a ger» ) minare in frigorifero. ati Oltre questa azione diretta sui. conidi, il raffreddamente ne ha una diretta sulla foglia. Viti in vaso, tenute in l ) LO ! molto soleggiato e caldo, dove la temperatura superava i 35° € in Giugno, furono esposte\in frigorifero ad una temperatura notturna compresa fra 5 e 10.° La mattina dopo si notava u LS camera umida, su viti allevate in terra asciutta, che su viti tenute in terr umida, contrariamente all'opinione corrente. Vi influisce la turgescenz della foglia, da cui del resto dipende anche l’apertura degli stomi. Mill fhurgau invece (1915), con tutti gli altri autori, ritiene che una forte. sii dità del terreno predisponga la pianta all'attacco; però anch'egli. ose che le foglie in tal caso sono poco influenzate dall'umidità dell’atmos Li 1) La scomparsa dell’amido dalla parte più giovane del tralcio è + osservata da Cazeau-Cazalet e Capus in seguito alla pioggie fredde e A lungate. Nel clima del Lazio ciò non sì osserva, tai ‘gl c > AI: bi: Pr; br 4 ce PARASSITI VEGBTALÌ 55 aumento della proporzione di zuccheri rispetto all’amido non i ancora sciolto ed in confronto a viti simili lasciate all’ aperto ; . anche la proporzione di azoto e fosforo solubile era legger- | mente cresciuta. I Queste osservazioni spiegano il disaccordo fra Capus, se- ‘condo cui il rallentamento di vegetaziorie causato dall’ abbassa- mento di temperatura produce aumento di recettività, e Ravaz che ha constatato la coincidenza fra gli attacchi di peronospora «e i momenti di accrescimento più rapido. ERE N MT II. SP LAP Luce. — E noto che i conidi di peronospora non ger- minano meglio all’oscurità. Da mie osservazioni risulta che su «viti in vaso, tenute in camera umida, in modo da escludere n Sal. PERE i AVPRI l’influenza dell’ apertura degli stomi, l'infezione ha luogo al. l’alba. A parte l'influenza della luce sui conidi, Vl esame della composizione della foglia ha mostrato, che in quel momento è raggiunta normalmente la massima solubilizzazione dell’ amido e decomposizione delle proteine. Età. — Secondo Istvanffi e Ravaz, la peronospora può in- | fettare, in condizioni artificiali, le foglie di qualunque età. In | natura si osserva, come tutti sanno, che la massima recettività nè offerta — almeno in primavera — dalle foglie che stanno | per ultimare od hanno ultimato da poco il loro accrescimento | in superficie. Miiller-Thurgau (1911) non riuscì ad inoculare | la peronospora su le due foglie più giovani, mentre tutte le | altre si lasciarono infettare, comprese le più adulte. In queste | però il micelio progredisce poco, il tessuto fogliare muore su- | bito e si secca: la formazione dei conidiofori manca 0 è scarsa, ‘subito le oospore. Secondo - mie | osservazioni, i foglie DE: giovani non si .*) Secondo Miiller-Thurgau gli stomi sono chiusì nelle foglie più gio- vani; secondo Istvanffi invece ve n’ è qualcuno aperto. 9) LECCESE, NP RICE CRRTROGTA 56 | | te c RARE gia ; cc a sima nelle cellule delle foglie più giovani e va aumentand ge 4 i KAT Ò a : TA SI A ARR Ul TSI trebbe bastare come ragione di Loira Bad “anehe composizione della foglia è molto diversa da quella delle fogli ie che hanno ultimato | accrescimento : vi si trova una quanti it minore di amido e di zucchero, una “quantità maggiore di a bumina e l'assenza quasi completa di CORO azotati solubil è in acqua. (PETE [RE Queste osservazioni convergono tutte nel role probabil che la composizione più favorevole all’attacéo di peronospora. sia caratterizzata da una forte proporzione di zucchero rispetto a quella dell’amido, dei composti solubili di azoto e di fosfore rispetto agli insolubili, cioè rispetto alle albumine, nueleine ed. ai proteidi. Gli acidi organici liberi non pare ché abbiano i im: portanza; almeno non sono riuscito a trovare differenze regolari a seconda delle dette condizioni di umidità, temperatura, luce! ed età della foglia. | Piuttosto dovrebbe avere importanza la concentrazione a L succo 0, viceversa, l’acquosità e la turgescenza dele cellule, Ho constatato che la concentrazione 0 pressione osmotica del. succo, spremuto col sistema che ho descritto a proposito delle) ricerche sull’arriciamento della vite (1910-12), aumenta col pre sciugamento del suolo, ma aumenta anche dalla sera alla ma tina e dalle foglie più giovani alle adulte, ossia non vi è pi rallelismo fra la concentrazione del succo e la resistenza alla, peronospora, nei diversi organi, di una stessa vite !). La turg scenza, cioè il grado di tensione elastica delle pareti, è mai dalla sera all’alba, specialmente quando la foglia nel gior rl? na precedente era stata in aria secca e molto calda. Anche 1 abbassamento rapido di temperatura determina un sensib i i % ') Laurent (1911) ha osservato che i vitigni o gli organi più resiste alla peronospora hanno un succo più concentrato, ma nonWMmi pare che al tenuto conto delle possibili oscillazioni a seconda delle merca ig det. Sii = Rca, 4 PARASSITI VEGETALI aumento della turgescenza delle cellule del mesofillo, quale si può misurare col metodo che io applieai allo studio del mede- simo problema nelle foglie variegate (1904). Istvanffi e Palin- kas avevano già ‘supposto che la recettività crescesse con la | turgeseenza della foglia. i Riassumendo, le condizioni finora accertate nel momento dell’attacco della peronospora sono: stomi aperti, aumento della proporzione di zucchero e dei composti solubili di azoto e di fosforo, aumento della turgescenza. ossia del grado di tensione elastica delle cellule fogliari '). Condizioni di attacco da parte della peronospora. | È noto dagli studi di Miiller-Thurgau (1911), Faes (1911). | Gregori (1912), Istvanfi e Palinkas (1913) e Ravaz (1914). che le zoospore, uscite dai conidi della peronospora, sono attratte . dagli stomi e cacciano il loro tubetto serminal® nell’ ostiolo con rapidità estrema. Oramai la possibilità che il tubetto ger- n minale possa perforare l'epidermide è scartata da tutti e del denti mer resto non era stata mai dimostrata : piuttosto Miiller-Thurgan 3 e Faes riuscirono a far penetrare la peronospora anche dalla è pagina superiore della foglia, scalfendo leggermente 1 epider- | mide con un ago. Non è escluso che casi di contaminazione | per la foglia superiore, come osservano questi autori, siano do- vuti alla presenza di ferite dell'epidermide : ciò, p. es. accade dopo una grandinata. Istvanfi e Palinkas lo negano, mentre | asseriscono che la peronospora può penetrare anche dalla pa- gina superiore, ma solo lungo le nervature, ciò che Ravaz am- | mette osservando che lungo le nervature e sui denti della foglia vi sono stomi. 5 1) Le forti concimazioni azotate favoriscono l’ attacco di peronospora (Moreau e Vinet), perchè aumentano la turgescenza e la proporzione di ‘azoto solubile. Per le concimazioni fosfatiche e potassiche mancano osservazioni 58 | PARASSITI vEGBTALI a Ù ° apre “ È un fatto che le zoospore corrono tutte verso. gli ia ti evidentemente per stimolo chemotattico. Non è difficile stabi © lire quali sostanze attirino queste zoospore, seminando i conidi — all'estremità di una striscia d’acqua, sotto un lungo copri-0g- È getto, all’altra estremità del quale, secondo il metodo di Pfeffer, si fa aderire la punta di un capillare pieno della soltizione chemotattica. Ho così osservato che il saccarosio. attira poco. $ il glucosio non attira le‘ zoospore di peronospora, mentre ùna forte attrazione si constata per il peptone Witte e l estratto È di lievito aurolizzato. Anche l’estratto di formaggio parmigiano. P maturo, il fosfato acido di ‘potassio o di ammonio hanno un discreto potere attrattivo sulle zoospore di peronospora; gli acidi liberi. anche gli acidi organici più comuni nelle piante } (tartarico, malico, citrico, ossalico), le respingono, i loro sali È. di ammonio le attirano debolmente. Anche i sali alcalini, com-. preso il cafffonato sodico e potassico ed i fosfati bimetallici, respingono le zoospore. | Queste constatazioni vanno abbastanza d’accordo con quanto $ sopra si è detto a proposito della composizione della foglia nel momento dell’attacco ; più che gli zuccheri sembra debbano È essere i composti solubili di azoto e di fosforo quelli che at- traggono le zoospore della peronospora. Poichè questé pene È trano per gli stomi, si dovrebbe ammettere che le sostanze chemotattiche sìano secrete dalle cellule che tappezzano le ca- | mere stomatiche, a meno che la sostanza che attira la z00spora è o il suo tubetto germinativo non sia volatile, come Miyoshi ha, reso probabile per le sostanze attive su altri funghi. Ora, cer tamente nessuno zucchero nè altro carbidrato è volatile, mentre i è molto probabile che composti aminici (basi aminiche 0 ami. noacidi) o eteri degli acidi grassi, e specialmente degli amino: acidi, siano le sostanze volatili che attraggono le ZOOSpore ; | in réàltà il peptone di carne Witte, l'estratto di lievito autoli zato e | estratto di formaggio svolgono un odore cata dovuto appunto a composti aminici volatili rest a e 5 PARASSITI VEGETALI _Su foglie colte all'aperto in una giornata estiva, calda e serena, poste in camera umida e spruzzate d'acqua, non si riesce a inoculare la peronospora (Cfr. Miiller-Thurgau 1911), e non è difficile accertare, col metodo all’ eosina proposto da Gregori, che le zoospore .sono attirate poco o nulla verso i loro stomi. Se invece si tengono queste foglie per almeno un giorno in camera umida o sì raffreddano a 10° C. i loro stomi acqui- stano la proprietà di attirare le zoospore. ehi ce Tic it mtitiiiaatrate Altra condizione indispensabile per l'attacco della perono- spora è, quindi, uno stimolo chemotattico positivo. a mezzo di sostanze, probabilmente volatili. fra le quali dovrebbero preva- lere i prodotti di digestione delle albumine. Lo zucchero. che ‘attira vivamente àltri funghi, ha un importanza minima per le , z00spore di peronospora; del resto finora non è stato mai osser- . vato che le foglie di vite lascino esosmire lo zucchero. e con ciò sta in relazione la rarità della melata nella vite. D'altra parte ricordiamo che. secondo Miyoshi. la Saprolegnia è poco “attirata dagli zuccheri. molto dal peptone e da altri composti azotati. « Accrescimento del micelio e formazione degli austorii. Gli autori citati hanno osservato che il tubetto germinale. penetrato nella camera stomatica, entro poche ore ha già rag- «giunto le cellule che tappezzano la camera e ne ha alterate ta- lune; in seguito il micelio cresce rapidamente negli spazi in- tercellulari, mai entro le cellule, come Cornu (1882) ha stabilito ‘per il primo. Aggiungo che questo micelio non è capace di attaccare neanche la lamella pectica o primaria: non secerne cellulasi nè pectinasi. Ciò prova quanto era infondata la vecchia ‘oncezione che la peronospora penetrasse nella foglia perforando | pagina superiore. Però la formazione dell’ austorio avviene perchè il micelio Ci PP MRDA START RE: 5 pe di it pt pera ver Cale ss ref. Ù è % 2 Pa "PARASSITI VEGETALI SI SII LRCSRaI SL, di perfora. per pura pressione meccanica, a guisa di uno spillo, ì (cfr. Miyoshi 1895) le punteggiature delle pareti cellulari fra cui si trova costipato, quando lo spazio intercellulare diventa ‘ molto angusto. Se la turgescenza della cellula è maggiore di quella del micelio, questo non riesce a conficcare gli austori. 3 Parimente non si formano austori se le cellule ospiti non sono vi. perfettamente turgide, perchè non possono opporre la resistenza È necessaria alla penetrazione degli austori. Così pure non si ve- dono austori là dove gli spazi intercellulari sono abbastanza È vasti perchè il micelio cresca senza difficoltà. Molto rara è la | Ò ‘produzione di austori nelle cellule delle foglie veechie. $ | L'austorio perfora la punteggiatura e la membrana pla- smica ad essa aderente, ma il protoplasto invaso segrega su- bito uno strato di callosa attorno all’austorio, che resta così incapsulato (come per primo osservò Mangin nel 1892), perchè non è capace di sciogliere neanche la callosa. Si noti che la segregazione di callosa si verifica normalmente in qualunque protoplasto, quando ‘si ritira dalla parete cellulare (Pantanelli _ 1905). La callosa non è un carbidrato ma un glucoproteide, analogo alla chitina, e di ben diverse proprietà osmotiche. In conclusione il micelio della peronospora è sempre tutto intercellulare, tolti gli austori !). Il meccanismo del suo accre- scimento mostra quale importanza ha la turgescenza per il pa- $ rassita e per l’ ospite. Non sono riuscito a misurare .la turge- F n scenza del micelio, perchè è unicellulare e resta ucciso mentre !) Le appendici frangiate o flabelliformi, osservate nell’uva da Cavara, x Cuboni (1887), poi da Istvantfti e Palinkas, sono incastrate fra cellula e cel- | lula e potrebbero attribuirsi ad un dissolvimento della sostanza pectica in- tercellulare, ma anche nell’ uva non accade separazione delle cellule, così come non ha luogo nella foglia neanche dopo che la macchia peronosporica si è seccata, per cui bisogna ritenere che nell’ uva il micelio della percno- spora riesca ad insinuare.le appendici frangiate fra le cellule, scostando mec- canicamente lo strato di sostanza pectica o lamella mediana dalla mem- o bi bradz cellulosica. e Lee aria ag et RATE RR AUT cale DENZA NE AI = PARASSITI VEGETALI 61 : DÌ) si seziona la foglia. La difficoltà con cui il micelio progredisce. fra le cellule ospiti, quando manca uno spazio intercellulare, prova che la sua pressione è molto debole, e ciò spiega perchè minuscole differenze nella turgescenza delle cellule fogliari, prodotte dalle oscillazioni della traspirazione, dell’ acquosità, dell’ attività assimilatoria 0. respiratoria, ecc., siano sufficenti ad impedire al micelio di cacciare i suoi austori attraverso le punteggiature delle cellule ospiti. | Il detto portamento del micelio mostra che esso non può — assorbire che sostanze disciolte, capaci di filtrare attraverso la \ parete cellulosica normale della cellula fogliare, o attraverso } lo straterello di callosa che riveste gli austorii. Alterazione delle cellule ospiti. Non appena il micelio della peronospora è arrivato a con- ì tatto di una cellula del mesofillo,‘e senza bisogno che esso vi È cacci gli austori, come difatti non avviene quando non vi è | costretto dall’ angustia dello spazio, la cellula si altera. Il primo ) sintomo è una leggera contrazione del protoplasto, quasi fosse | scoppiato; nel tempo stesso il plasma si intorbida e poco dopo i cloroplasti e il nucleo si deformano e raggrinzano. In seguito Pi cloroplasti si sfanno, lasciando grumi di granuli proteici’ e È di gocce oleose, come accade in altri casi di morte della cel. . lula vegetale. | Alla morte del protoplasto si accompagna un imbrunimento del suo contenuto, dovuto alle solite azioni ossidasiche !), e la materia bruna che si va formando imbeve e tinge anche la | parete cellulare. Tuttavia occorrono molte ore perchè si arrivi all imbrunimento totale della cellula adiacente al micelio. I) Pavarino ha trovato che la foglia infetta di peronospora contiene più D ni ‘ dint MT e i , ai Wi ded, : uan (AI 2h ut 1 PERL TIRI A L si 5 a Ma ue 62 ; DA RASSITI | VEGISTALI | =. Poichè, come abbiamo detto, questa alterazione & si cia ‘anche A senza formazione di austori, non può attribuirsi. a traumi mec- | canici, ma deve essere prodotta dal passaggio di qualche so- x 3 È stanza tossica, disciolta, dal micelio alla cellula. La natura di 3 questa sostanza resta sconosciuta, ma non è improbabile che | sia una base aminica, almeno a giudicare dall’ aspetto dell’al- terazione. Certo per essa il protoplasto deve essera molto per- L meabile, perchè |’ alterazione è rapidissima. La secrezione di trimetilamina dalla peronospora è già nota (Cuboni 1890). Ad ogni modo risulta infondata l'idea, espressa da vari autori, che il micelio della peronospora danneggi la cellula | ospite perchè le sottrae dei principi nutritivi; la causa dell’al. terazione è ben più grave ed immediata. Scioglimento dell’amido. — Nelle cellule toccate dal micelio, anche senza penetrazione degli austori, scompare | amido dai I cloroplasti in sfacelo. Lo scioglimento dell’amido è molto rapido ed ha luogo contemporaneamente in tutti i punti della cellula, anche i più lontani dall’austorio, per cui si ha l'impressione che l’amido sia sciolto dall’amilasi della cellula stessa, tanto £ più che poco dopo il processo amilolitico si estende alle cel. lule circostanti, sebbene non toccate dalla peronospora. Questa, a quanto pare, assorbe lo zuechero e così dà origine ad un afflusso di zucchero dalle cellule vicine: ciò per la legge del-. l’equilibrio obbliga ad entrare in attività l’amilasi di queste. cellule, il cui amido via via si scioglie. | î Miiller-Thurgau (1893) aveva già osservato che l'amido si scioglie attorno al punto infetto dalla peronospora, ed io possal confermare queste osservazioni, anche con analisi che ho fatto. di macule peronosporiche, nello stadio in cui esse si rivelano, all'occhio come macchie oleose, e del tessuto circostante. H | trovato per es. che in foglie di Cesanese il tessuto attorno alla macchia oleosa e per una larghezza di circa 1/2 cm. contene ra | alle due pomeridiane del 14 giugno, il 21, 49/ di amido | ri a LIO PARASSITI VEGETALI —. 63 spetto alla sostanza secca), mentre nella maechîa oleosa (di 3 È giorni), nella quale erano ancora molte cellule non toccate dal — micelio, l’amido era il 5,4 %,. Oltre la zona in cui ha luogo lo scioglimento dell’amido, @-. si ha un cerchio di mesofillo in cui l’amido si va accumolando più -che nel tessuto ancora più lontano dall’infezione : in altre parole il parassitismo del mitelio è causa della formazione di due zone. una immediata in cui si ha discioglimento dell’amido, e una più lontana in cui si ha aumento dell’amido. Questo fatto, che si constata facilmente con l’analisi macrochimica (p. es. fu trovato nelle foglie suddette il 5.4, di amido nella macchia oleosa, il 21,4 °,, nella striscia circostante larga circa 1,2 cm. e il 17,2°, nel resto del mesofillo lontano dalla macchia pero- nosporica), non si può spiegare se non con un'azione eccitante sull’assimilazione clorofilliana, che i prodotti di escrezione della peronospora avrebbero a distanza, cioè convenientemente diluiti. + Tali osservazioni concordano con le misure di Montemar- tini (1904), il quale constatò che l'infezione sul principio fa aumentare l'assimilazione della foglia presa nel suo insieme, ma in seguito deprime l'assimilazione della foglia. ì Quanto agli zuecheri; microchimicamente, e cioè facendo uso di un apposito liquido di Fehling, ottenuto sciogliendo il . solfato di rame in una soluzione contenente il 10 “/, di gomma | arabica pura priva di zucchero e il 20 °/, di glicerina, e ri- scaldando il preparato su bagnomaria anzichè su libera fiamma _— cautele indispensabili per impedire che lo zucchero esca dalle cellule delle sezioni — si vede che, ad onta dello scio- 7 glimento dell'amido, lo zucchero seompare rapidamente dalle cellule colpite. Anche con l’analisi macrochimica si trova che la macchia | peronosporica contiene pochissimo zucchero in confronto alla «zona circostante, mentre non vi è differenza sensibile nel ti- tolo zuccherino fra la zona in cui la sintesi di amido è aumen- tata e il circostante mesofillo normale. aaa. visir RR 0° RIPRIRORO Vuvti: iaia PARASSITI. VEGE Li) CET EI A d£ è DL à è; ei FI ; va ì i c; dl 4 n, dd; Esempi: | »- | pure; va a Zona Zona | Mesotillo © SLI lata: Ki infetta circostante normale. 0 (20) Si “ 0/ Lo Cesanese . . 1,179, 5,89 “lo = 3:09 Bello; ... . ©. 2145: k,05>° c5,3900 2 i vile i È | È 5) Queste osservazioni rendono probabile che, come prima si. accennava, il micelio della peronospora assorba lo zuechero 1 derivato dall’idrolisi dell’amido nelle cellule circostanti. È cn T Nutrizione della peronospora. Lo zucchero assorbito dalla peronospora viene in parte condensato in glicogeno dentro il suo protoplasma, ma questa condensazione non ha luogo se non quando l'infezione data da i diversi giorni e per | aridità dell’ atmosfera.i conidiofori an- cora non si sono formati. Quando poi i conidiofori fuoriescono dagli stomi, il micelio all’ interno della foglia si mostra nuova mente privo di glicogeno, che invece si ritrova, ma in quan- tità limitata, nei conidi maturi. Il micelio inoltre ò sempre ricco di grasso, che va aumentando coll’ età. Nelle infezioni che hanno luogo sul finire della stagione nelle foglie adulte, il micelio accumola più glicogeno PURA: 3 - al micelio.delle infezioni primaverili. | i Non ho potuto seguire con metodi ini ceca come si svolga la nutrizione azotata e fosforata del micelio. Però nelle cellule in cui sono penetrati gli austorii, qualche giorno dopo | sembra diminuito il precipitato di albumina, ma un apprezza: È; si î | NI mento ad oechio ha poco valore. Invece l’analisi macrochimica pi i pi svela alcuni fatti interessanti. L'azoto organico totale non ri. ‘ ‘9 sulta sensibilmente variato o anzi è un po’ aumentato nelle | di cd» #34 È ; macchie oleose: ma dopo che hanno cominciato a erompere. ta n conidiofori si constata una notevole eran. dell'azoto. — Esempio (Uesanese): , ee ao \ dr" I “aifale % si 4 SR 4 sta ut Lr) k CORE LA 4 x? i ‘ ii sip Bh CSR PAAASSITI VEGETALI 65 enni ntitorf = ———£»—_—_———_—_——_——__—_—_—_—_————t_y6—__ — o "woayo lTÎ_ °{ —----rrr.---eeeeeEe 77 7 E Zona Zona Mesofillo infetta circostante normale Prima della formaz. dei conidiofori 2,541‘, 2,289, 2,274 Dopo la formaz. dei conidiofori 1,953 » 2,279 » 2,387 » L’ azoto proteico, rappresentante il tenore: di proteina 0 d’albumina, nello stesso materiale era : Zona Zona Mesofillo infetta circostante normale Prima della formaz. dei conidiofori 1,966 °/, 2,022 %/, 2,051 °/ Dopo la formaz. dei conidiofori 1,741 » 2,022 » 2,025 » i È E x 3 Ò È i 3 : Ossia, il parassitismo della peronospora determina una leggera decomposizione delle albumine nelle cellule investite, . che probabilmente risulterebbe maggiore se non fosse masche- rata dalla sintesi di albumina nel micelio; quando poi si for- | zione del fungo. I conidii, infine, staccandosi portano via il | relativo azoto e ciò spiega il depauperamento di azoto che ha È luogo nelle viti peronosporate. Anologa decofnposizione di al. È bumina probabilmente accade nell’ uva colpita da peronospora Aia e ciò spiega perchè il vino fatto con quest’ uva risulta, È ‘spetto al vino fatto con l'uva sana. Î I composti solubili di fosforo, cioè l'anidride SATTA de- terminata nella cenere dell’estratto della foglia, diminuisce dal mesofillo normale alla zona ‘circostante alla macchia perono- | sporica ed aumenta, di nuovo nella macchia stessa. Ciò prova | che ha luogo una decomposizio®rte di sostanze fosforate insolu- bili i nella zona circostante alla macchia, verso la quale afflui» i scono i prodotti della decomposizione. | ., I composti insolubili di fosforo, cioè l'anidride fosforica che Festa nella materia estratta con acqua bollente, aumentano dal mesofillo non influenzato dalla peronospora verso la 2 costante alla macchia e più ancora nella zona infetta! (in 100 parti di "foglie di Cesanese, disseccate) Zona i Zona DI ni ; - infetta circostante. normale — veg Anidride fosforica solubile 0,266. 0,240 0,298 | » NR e insolubile . 0,334 0,243. 0,255" » » totale | 0,600. __ 0,485 0,548 Ri: i L'accumulo di fosforo insolubile nella macchia peronospo- è rica dipende senza dubbio dalla sintesi .di nucleine o mnueleo- È proteidi nel micelio : il leggero aumento nella zona stimolata può essere in relazione con l’ incremento dell’ attività assimi. N latoria. Anche queste analisi rendono probabile che la perono- è Al spora assorba il fosforo allo stato solubile. Ue Col consumo di sostanze disciolte che fa la peronospora. | e in relazione la diminuzione dell’ estratto : E, Zona + Zona Mesofillo infetta circostante normale Cesanese 23,04% 23,70%, 28.1£% Bello.» 25,50.» 36,06». 3405 La distruzione di sostanze dipende anche dall’ siede " i della respirazione, constatato da Montemartini e Pavarino ; anzi. secondo Pavarino il quoziente respiratorio si abbassa. nella. foglia peronosporata e nella prima tano aumenta anche da re- cal spirazione intramolecolare !). Fa Ù Dalle analisi di Montemartini risulta che le foglie perno | sporate contengono più cenere che lee foglie sane; Pavarino poi constatò che questo aumento della cenere è prodotto dali i PROFIT at minerali necessari per pi sintesi dello nie. i) Le patate attaccate da peronospora respirano Più vivi Bohm (1892), : ali i SIMO PARASSITI VEGETALI 67 il sodio e la silice diminuiscono. In queste analisi però non | era considerata la possibile differenza fra la zona infetta e il tessuto circostante. Nel nostro materiale fu trovato : ai Pià e H Zona Zona Mesofillo i infetta circostante normale { — Cesanese: Minerali solubili 4,449, 3,54% 428%, | > insolubili 2,80» 2,20» 2,922 » i » totale 7,24 » 5,4 >» 6,50 » | Bello : Minerali solubili. 4,88 » "5,00 » 4,86 » È » insolubili 5,54 » . ‘2,88 » 2,90. » ; | » totale 8,22 » 1,88 » 7,86 » ì La zona infetta attira sostanze minerali dalla zona circo- È stante e le combina in composti ,insolubili: questa combina- | zione molto probabilmente ha luogo nel micelio. i Si hanno così abbastanza argomenti per ritenere che la nu- trizione della peronospora abbia luogo solo per via osmotica e 4 che la preparazione dell’alimento solubile ad essa necessario i sia fatta dalle stesse cellule ospiti, mediante processi autolitici che accompagnano e seguono la loro morte, causata dalla detta azione tossica della peronospora. La necessità di assorbire Tali. mento solubile spiega perchè l’ infezione è pîù rapida ed estesa nelle foglie più ricche di zucchero, azoto e fosforo solubile. Espansione del micelio nella foglia. . E noto che le dimensioni delle macchie peronosporiche variano molto. Miiller-Thurgau osserva che nelle infezioni pri- maverili, quando la peronospora colpisce foglie in via di accre- scimento, le macchie si allargano molto ‘), mentre le infezioni 1) Secondo Ravaz una sola macchia oleosa può finire per invadere tutta la foglia. Le macchie oleose possono conservarsi in vita, senza seccare e senza maturare, dal luglio fino al Ottobre (Miiller- -Thurgau, Istvantfty e | prntao) 4 , EL TTI - “cl = a Te PURI UT O Î VI,73 Ped pr gg. MI A th agi & Si, A, fd LE gr NASO o . = Le) pà s RR , PARASSITI RA TALO su foglia adulta danno origine a macchie molto riatrotier. talor appena visibili ad occhio nudo. Questa differenza è attribuita. i da Miiller-Thurgau, Ravaz, Istvanffi e Palinkas all’ acquosità È: ni È - AR dei tessuti: il micelio crescerebbe più rapidamente nei tessuti. ; Sa giovani, più acquosi. Ho voluto accertare se vi è differenza di È de acquosità fra le foglie giovani e adulte : ; be: i a crescenti Foglie adulte Di: Cesanese. 72,14% 10 BR i Bello 75,41». 1; ; 75% Le foglie giovani sono più acquose delle adulte; la diffe. renza però è piccola. Secondo Miintz la foglia di vite non è À attaccata dalla peronospora quando contiene meno del 65 LP di acqua. Laurent non ha potuto constatare un parallelismo fra acquosità e recettività delle foglie di diversa età; agio le RNA più giovani erano meno acquose. i Montemartini e Pavarino hanno trovato che le foglie in- fette di peronospora contengono meno acqua delle foglie sane; ciò per la traspirazione, che nelle prime è maggiore. Ma queste 3 * constatazioni si riferivano evidentemente a foglie portanti molte | si Ly A de Us macchie oleose, già avanzate o addirittura mature. ossia con s w : : conidiofori sporgenti dalle spore. Quando invece l’ infezione è & incipiente, la traspirazione non aumenta, secondo Montemartini, 4 e la foglia diventa un po’ più acquosa nelle macchie oleose e nella zona stimolata circostante : Zona Zona. Mosolillo | pani infetta circostante normale Cesanese 77,80% 74,57% 73,87%, Bello 78,53 0/, 76,40%, 72,29%, ». e rif x L'aumento dell’acquosità è causato dalla maggior respir Ae zione della parte infetta per la presenza del micelio, che re- spira più vivamente Jam cellule Sini pata, zona. fs po PARASSITI VEGETALI i decomposizione degli zuccheri e di altre sostanze, con forma- «zione di acido carbonico e di acqua, è la causa dell’ aumento . di acquosità del tessuto in cui si va espandendo il micelio È . della peronospora '). Così il fungo, stimolando a distanza le funzioni delle cel. A x i — lule dell’ospite, si prepara un substrato più favorevole alla sua espansione; forse per, questa ragione nelle foglie adulte, in cui l’eccitamento delle funzioni è minore, la peronospora e I si espande meno. i ‘Poichè la formazione di abbondante micelio e dei conidio- fori è il risultato di un forte lavorio di accrescimento, per il È quale la peronospora consuma molto zucchero ed impiega una forte quantità di nutrimento azotato e fosforato, si comprende come la macchia possa allargarsi rapidamente nelle foglie gio- È vani, a ricambio vivace, mentre si arresta presto nelle foglie adulte, a debole reazione. Forse questa è una delle ragioni per cui nelle foglie adulte si formano presto le oospore : in esse l’accrescimento del micelio è lento, ciò che gli dà il tempo di accumulare l'alimento fosforato, necessario per la formazione e e + nt degli organi sessuali. In altre parole, poichè la peronospora deve nutrirsi di sostanze solubili prodotte per autodigestione dalle cellule ospiti, l'accrescimento del suo micelio dipende dalla viva- cità di questa autodigestione. Per la medesima ragione le foglie adulte tornano ad es- | sere recettive in autunno (Capus), quando comincia l’ autodige- stione che prelude allo svuotamento normale della foglia prima della caduta ?). L’incisione anulare (Ravaz), un’irrorazione cu- 4) Anche nei grappoli, secondo Ravaz e Obiedotf (1916) la recettività dipende dallo sfato di tenerezza e di vivace accrescimento delle parti. ?) In autunno, anche le foglie delle più resistenti viti americane, per es. delle Rupestris, diventano recettive; su di esse però le macchie restano molto piccole e maturano rapidamente. vir arno ele di svuotarsi, la. conserva resistente. Un altro fatto spiega perchè la macchia peronosporiea ha | un'espansione limitata anche se lar foglia è giovane, ed è Pau- LA Driant nba, mento di traspirazione che l’ espandersi del micelio determina nella zona circostante. Montemartini aveva osservato che le fo- CLI «da glie malate traspirano al buio più che le sane. mentre alla luce accadeva il contrario: nella prima fase dell’infezione le SION EM foglie sane traspiravano di più anche al buio. In realtà appena il micelio tocca una cellula e la fa perire nel modo suddetto, | questo protoplasto lascia subito sfuggire l’acqua, ehe si versa negli intercellulari, e perciò la macchia oleosa sembra per tra- sparenza iniettata di acqua. Gli stomi, intanto, nelle zone in- vase restano aperti, se l'aria è umida, e perciò la traspirazione | cresce rapidamente, e più ancora quando spuntano dagli stomi — ciuffi di conidiofori. Siccome un aumento della traspirazione ha anche nella zona circostante alla parte infetta, così la macchia va incontro ad un prosciugamento, che arresta | ul- teriore accrescimento del micelio. Se allora si procede ad una nuova infezione artificiale della foglia, si vede che la peronospora non può infettarla se non ad una notevole distanza dalla maechia oleosa preesistente. Viò è indizio che nella zona stimolata, e forse anche più lon- tano dalla zona infetta, le Geltate hanno acquistato l'immunità. Uome ciò avvenga e se tale spiegazione corrisponda alla realtà. non posso ancora dire. Bottini ha sostenuto che bagnando. le foglie di Sangioveto o di Aglianico (recettivi) con succo di Pinot (resistente ?), si rendono le prime refrattarie all'attacco di per ronospora '). ) Melhus (1915) ha osservato che il sueco delle parti ‘“rammollite dal RSI. nelle foglie di patata inibisce la germinazione dei Bigi stessa peronospora, ci e PARASSITI VEGETALI 1 Frattanto, uccise e risucchiate le cellule ospiti all’ intorno, il micelio finisce per essere esposto ad una traspirazione ec- cessiva e forse già per questa ragione passa a formare i coni- . diofori, oltre che in seguito all’ accumulo di sostanze proteiche. ‘ di glicogeno e di grassi fosforati. 1 conidiofori poi escono perchè trovano aperti gli stomi, ciò che si verifica regolarmente, come ho detto, se l’aria è umida. Se invece l’aria è secca, gli stomi | restano chiusi e i conidiofori non escono. Ravaz ha inoltre osservato che, se si tengono le macchie oleose sott'acqua od anche se si pone a contatto dell'acqua la | pagina inferiore della foglia, non si formano conidiofori, mentre basta riesporre all'aria metà della macchia sommersa, perchè | vi si formino subito i conidiofori. “I Però gli stomi non sempre si chiudono sott'acqua; i coni- i diofori non si formano sott'acqua, perchè sono organi stretta- mente aerobi e difatti non si formano anche se si mettono le 9 foglie peronosporate in atmosfera di idrogeno o di azoto. satura _ di umidità. i i > È Roma, Febbraio 1920. | AUTORI CITATI _—_ Ronm J. — Ueber die Respiration der Kartoffeln. - Zeitschr. f. PHanzenkr. ; 3. 1893. p. 242. Capus J. — Influence des conditions a ospleicioane sur l’apparition du mildiou. - -Progrès agr. vit. 23, 1915, p. 298-200. De la receptivité de la vigne è Pégard du mildiou. "Ivi p. 327-329. CORNU M. — Etude sur les peronosporacèes. II. Peronospora des Vignes. 1882. 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Serie B. | PARASSITI VEGETALI" Ne “ae SS} Ape |’ ANGELO MANARESI ‘Alcune osservazioni Sulla ‘“ Monilia ,, del Melo n Fra le malattie che colpiscono il Melo, dannosissime sono quelle che si manifestano coll’essiccamento dei fiori e dei rametti fruttiferi e colla marcescenza dei frutti, dovute a funghi del È gen. Monilia (forma conidiofora della Selerotinia); ed avendo, ì da diversìò anni) avuto occasione di occuparmene, ho potuto ; fare, intorno ad esse, aleune osservazioni, che stimo non inutile : riportare, benchè, su questo argomento, abbia di recente scritto, da pari suo, l’ illustre mio maestro prof. V. Peglion. Del resto, le mie modeste osservazioni tornano a conferma di quanto Egli riferì, e la scienza è come un edificio sempre in costruzione, che si giova di ogni pietruzza, anche se portata dal men robusto operaio. | È noto che le Monilia possono attaccare fiori e frutti del | Melo e di altre pomacee, in tutti gli stadi del loro sviluppo : » anche quando i frutti pendono maturi dall’ albero o giacciono nel fruttaio, sono invasi dal fungillo e marciscono, ovvero si | mummificano in pochi giorni, assumendo generalmente, da | prima, una tinta rosso-mattone, poi bruna o nera. Quasi sempre, però, è indispensabile, per la penetra zione dei fungilli nel frutto, 1 che esista qualche ‘soluzione di continuità, qualche scalfittura pie! epicarpo. Ho provato ad infettare, in diversi tempi, decine .e decine di mele di parecchie varietà, sia già “ssi SRO cora sulle piante, deponendo, sulla loro epidermide — liberata o no dalla pruina — goccie di acqua, ‘0 di soluzione zuccherina, ì o anche di succo di mela (allo seopo di rinforzare il micelio, | secondo quanto avrebbe osservato il Wortmann), le quali con- È 6 da altre. mele. e che verosimilmente appartenevano quindi alla specie tenevano in sospensione conidi freschi di Monda, fructigena (Wormald): ma, se | epidermide era intatta, non ho mai ottenuto l’infezione, nemmeno quando, con ambiente limi- tato. ho ritardato. per molte ore, la evaporazione delle goccie di liquido. Del resto, risultati analoghi ha ottenuti il Wormald ; ed il Voges, dalle sue recenti ricerche, ha concluso che « senza precedente lesione. un frutto non può essere colpito dalla Moni ad i A mia comoscenza, un frutto sano è invaso dal fungillo in un solo caso: quando, cioè, si trovi a diretto contatto con uno malato e coperto di pustole, specialmente se 1’ ambiente è al- quanto umido. | nt Basta, invece, che esista una puntura o un' erosione di insetto (come una galleria di Carpocapsa), o una leggera scre- PARA IOIA Cile polatura (per pioggie autunnali, urti contro i rami, grandine, — etc.). perchè 1 infezione abbia luogo e si renda visibilissima, — dopo un paio di giorni, con una macchietta eircolare bruna, che cresce poi, in seguito, abbastanza rapidamente. Riassumendo i risultati di alcune esperienze, fatte su molte mele ancora. appese alle piante, durante i mesi di Agosto e Settembre 1915. e 1919, trovai che il diametro della macchia oscillava : dep 1/4 , giorno dall infezione, fra 1 e 3 mm. IR giorni » » del Br » 3 » » dig Das DI). ti de » 4 » ii È » 166 33 è 3 ‘4 : i » gr » » » 28 e 45° » i Ri ‘A » (5) » } » 40) e D9 no È 7 pr | 48 7897 16, "Ri > 67 0.823 0j id \ i $ a \'avsiili ; Me PARASSITI VEGETALI Dopo 5-6 giorni, se l’ atmosfera è umida, ma spesso anche se è asciutta, compaiono le pustole conidiofore ; dopo 10-12, gene- ralmente, tutto il frutto è invaso. Un tempo assai minore per l'invasione occorre, però, in Giugno e Luglio, sia per la tem- peratura più elevata, sia per la piccolezza del frutto stesso. Il trasporto dei conidi dai frutti malati ai sani avviene probabilmente non tanto per opera del vento, quanto degli in- setti ed in particolare delle mosche, che ‘visitano sempre così i primi — da cui gemono umori zuccherini — come i secondi — i quali, essendo lesi, offrono ad esse alimento gradito. Nei . locali di conservazione, infatti, l’ infezione dei frutti lesionati accade molto più di rado che non sulle piante. Non tutte le varietà vanno egualmente soggette all’ infe- zione. Già dalle osservazioni del Voges risultava che, p. e. w non si ammalano quasi mai le mele di var. Boskoop, Charla- moreski, Calvilla d' inverno, e le pere di var. Giuseppina di | Malines, Duchessa d'Angoulème e Decana del Comizio: mentre — le mele Cellini, The Queen, Renetta Oberdieck, Renetta Baumann, e la pera Butirra Diel soffrono assai di più, specialmente se e la stagione è umida. « Questo fatto dipende, senza dubbio, dalla diversa costituzione epicarpica delle varietà, la quale, nelle più | sensibili verso la Mondlia, va più facilmente soggetta a scre- polature. Così, nelle varietà Butirra Diel, nella Cellini e nella Renetta Baumann, si vedono sempre leggere screpolature, | mentre queste si presentano più di rado nelle varietà resistenti i alla Monilia. > (Voges). dd Il prof. Peglion riferisce che, in un giardino di Ferrara, ove sono coltivate promiscuamente parecchie varietà di peri. sì mostra ogni anno soggetta all-infezione la Trionfo di Jo- doigne, mentre le vicine Duchessa d'Angoùlème, Diel, Passa . Crassana, Allora, Curato, Spina si conservano immuni. Anch’ io posso comunicare qualche dato in proposito. Le È screpolature ricordate dal Voges, che, qualche volta, assumono SE quanto nella comune coltivazione campestre, non altrettanto ; . più o meno profondamente anche alla pelpas avve no 1 l'autunno, quando cadono pioggie abbondanti, in molte varietà, — in particolare nelle Bergamotte Esperen fra le pere, nelle Re nette fra le mele. Queste, quindi, sono fra le più sensibili al malanno : così la’ Renetta grigia. la R. del Canadà, la R. di Cassel, la R. di Champagne. Invece, le mele ad epidermide , liscia ed elastica, come anzitutto la Rosa romana, poi la Ga- rofana., la Decio. la Pearmaîn dorata d' inverno , la Belfiore TESI o Mg e VIII n‘ < giallo, etc. : molte cotogne, e moltissime pere, p. e. la Curato, la Spadona estiva e \° invernale. la Virgotosa, la Butirra Claîr- geau, la B. d° Hardenpont, la Catillac, ete., non Si. ammalano se non quando siano state lese meccanicamente da insetti 0 da urti. Il. x rod ad) RR Ma Ma se, come dicevo. poco fa, |’ infezione dei frutti, ed anche dei fiori. è comunissima, tanto nei frutteti specializzati può dirsi per quella dei rami, almeno in Italia: sì che alcuni — sospettarono già da tempo che essa fosse da attribuirsi ad altra | specie o sottospecie di parassita. In certe località, infatti, si osservano moltissime lamburde ed altri rametti di Melo malati, — mentre i frutti mummificati sono in piccola quantità : in altre, î accade precisamente il contrario. en L'infezione dei rami. nei Meli ed anche nei Peri, fu 08 servata specialmente nei paesi settentrionali dell’ Buropa. La ricorda, forse per primo, il v. Thimen ; poi, nel 1886 e nel 1888, la trovò il Sorauer, sopra meli della var. Kaéser Mm. Egli ritenne che il filamento miceliale, penetrato mt vio dei fiori, passi poscia, attraverso il peduncolo, nel rai ‘cella fruttifero (lamburda) e possa pininoi invadendo c famibtiei co PARASSITI VEGETALI — FAC ‘neamente le ‘foglie e gli altri fiori dell’ infiorescenza. « È poi sicuro che, accanto all’ infezione fiorale, può accadere anche un’ infezione diretta nei giovani rami; ma sono necessarie le- sioni preesistenti, che possono provenire sia da ferite, sia da gelo. » (Sorauer-Lindau). E le ricerche del Voges confermano la necessità di qualche lesione: i rami intatti non possono ammalarsi di Mowilia. Il Frank e il Kriiger scrivono che, negli anni anteriori al 1899, la Monilia aveva assunto, in Germania, grande diffusione, ed interi rami ne erano colpiti ed uecisi, benchè, secondo il Woronin, non si trattasse mai di vera e propria epidemia, come, invece, era accaduto per la Sclerotinia cinerea sugli alberi di Ciliegio. L'Aderhold ed il Ruhland ricordano PS la Monilia fru- ctigena < habitat in fructibus... Piri mali et P. communis... non vel raro in floribus et ramis » ; e aggiungono che la M. cinerea «bab. in fructibus putridis nec non in floribus ramisque Pruni cerasi dulcis, Persicae (?) domesticae ». Anche il Wehmer osservò una Monilia nell Hannover su | Peri e su Meli. Nella Svezia, l’ infezione dei rami fu trovata fino dal 1894, | ma assunse una certa gravità solo dal 1904 in avanti (Eriksson). In Inghilterra, secondo il Wormald, il malanno cresce di | intensità di anno in anno, ed ora ha preso proporzioni addi- rittura epidemiche : in certi frutteti. dal 50 al 75 °/, delle. in- | fiorescenze e delle lamburde del Melo sono distrutte, e vi hanno esempi di alberi che, attaccati per tre o quattro anni succes. mE dà dietradlii Pat TP, | sivi, sono morti. ‘in determinate condizioni atmosferiche, ha potuto, nel 1898 ed anni successivi, acquistare tale gravità, « da diminuire forte- ‘mente il raccolto e da indebolire gli alberi per la perdita delle foglie. » (Mtiller-Thurgan). In Isvizzera, l’ infezione dei rami e delle foglie dei Meli, i pa Le *e.>. - a LATI # DI ; a: = i 4 R 7? x , ARTI PIA SEX: x A A i e N° * LA ì 9 b Pa de RO * di, 6 LA % LA ‘ È Ca i L- Rd 7 2 ì è AE giore + & 18 PARASSITI VBGBTALI “000 SCUO NO Tera Miei i Invece, in Francia, secondo Delacroix e - Manblano, la 8 A CORO fructigena è eccezionale sui fiori e sui rami. e STAR ") * w. Negli Stati Uniti, le piante da frutto in genere sono fore È di temente danneggiate dal parassita, che invade i tessuti dei | fiori, delle foglie e dei giovani rami (Halstedt, Humphrey). ì : In Italia, il malanno finora sembra abbastanza raro, benchè — i non certo sconosciuto. Ho avuto occasione di trovare, nel 1914 s e negli anni successivi, rami malati (lamburde e brindilli) in 3 vari frutteti del Bolognese, ove la Monzlia dei fiori e dei frutti i da parecchi anni cagionava notevoli danni; però specialmente sopra due varietà di Melo (Belfiore giallo e Pearmain dorata be _ d’inverno), mentre su altre vicine (Renetta grigia, R. del Ca- nadà, R. di Cassel, R. di Champagne. Rosa romana, Garofana,. Decio, Bebé rose, Extraordinaire, ete.) il parassita è, appena comparso. Anche la varietà di Melo Zifella, secondo quanto mi . TT AVEC STE comunica l’amico prof. G. A. Calabresi, già direttore della Cat-. tedra ambulante d’Agricoltura di Vasto, può esser colpita da questa forma di parassitismo. 3 Sulla diversa resistenza delle varietà al fungillo, abbiamo qualche esservazione del Miiller-Thurgau: il quale nel 1900, in Isvizzera, ha visto che quelle più colpite nel legno erano $ Uharlamowski (= Boromitsky), Sommergewirtz (Jakobs), Impe- ralore Alessandro ed Astrakan bianca: mentre 1° Eriksson, oltre all’Astrakan bianca ed all'Alessandro, ricorda le varietà Hampus, _ Kaniker, Hvitgylling. Maglemer, Ribston, ed il Wormald cita le i varietà Poppina Orange, Duchessa d'Oldenburg (= Borowitsky), È Pearmain dorata, Bismarck, Poppina Ribston, e specialmente Lord Derby, che è forse la più sensibile di tutte ed i cui al- | | beri possono anche morire; mentre la var. Bram/ey's seedling 4 gli è sembrata relativamente resistente. | sh Per lo più, distrutti i fiori, il parassita si propaga | alle telita ed ai rami fruttiferi (lamburde), invadendo pere Li PARASSITI VEGETALI | (9 fiorale. Dalla Fimburda poi, se breve, esso si estende al ramo che la porta e ne può uccidere anche tutta la corteccia per una zona circolare alta parecchi centimetri, se il ramo stesso è sottile; mentre, se è piuttosto grosso, accade l'invasione e la necrosi di una porzione soltanto di corteccia e di legno. lino a 5-10 centimetri di distanza in senso longitudinale. par- tendo dalla base della lamburda medesima. Non mi è mai riuscito di trovare esempi di infezione di. retta del ramo. Sui rami colpiti, ho visto sempre spuntare numerose pu- stole conidiofore, di color giallo-ocraceo. A quale specie è dovuta 1’ infezione ? Qui è opportuno riferire quanto i fodentisaimi studi del Wormald (1917-19) hanno potuto assodare. Nel Melo, mentre la Monilia fructigena attacca quasi esclusivamente i frutti, e sole in via eccezionale le lamburde ed i rami, la M. cinerea, o, per essere più esatti, la forma Mati della M. cinerea, infetta in ispecial modo i fiori ed i rami che li portano, .producen- dovi spesso veri e propri cancri. Invece, la forma Pruni, che uccide i dardi del Susino e Oiliegio, e la forma americana, propria dell'America, fanno bensì seccare i fiori di Melo, ma non ne Parascano mai la f | base dei peduncoli. . «La M. fructigena e la M. cinerea, quando si sviluppano . sulle mele, possono essere distinte morfologicamente, produ- . cendo quella pustole gialle, grandi, aventi un diametro di 2 | o anche 3 mm., questa pustole grigie, più piccole. ; « In ogni specie, vi sono due forme fisiologicamente dif- ferenti: una che, sui frutti..., sviluppa molte pustole, e pro- duce. una tinta bruna nei tessuti infetti, ed un’altra che forma poche o nessuna pustola e produce una tinta, la quale, da prima bruna. diviene gradatamente più oscura negli strati su- perficiali, finchè l'intera superficie riesce affatto nera. » Paz C_s sii ud bed Val pal pol bn $ St, «td ana See, Sa fructigena. ni SE ESC ec ; Per stabilirlo con sicurezza, ho cercato di provocare spe rimentalmente l'infezione dei fiori, per ottenere poi quella dei | rami: ed, a tal fine, in varie volte, durante la primavera. del 1918 e del 1919, ho portato, con un pennellino, sopra dirca 1 600 fiori di Melo, conidi od. ascospore vitali di Sclerotinia fruo 1 tigena. Essi erano sospesi in acqua o in leggera soluzione. REA P tritiva, e furono distribuiti sullo stigma o sullo stilo. (privato in precedenza dello stigma) o sul calice o sul peduneolo, in. tatti ovvero scalfiti con aghi: ma i risultati positivi | ‘uron ca assai scarsi, così da poter essere anche attribuiti ad altre — cause, come apparve dai fiori di controllo. Si ottenne, i ioè, è; l’essieccamento di alcuni dei fiori infettati, Latera delle infiore: | scenze di cni. facevano parte, ed, in un caso, persino del e foglie. annesse: ma non si osservò mai | infezione. delle. ] Reg burde. Disgraziatamente, a cagione della mancanza di m è non mi fu possibile effettuare ricerche coi. conidi | p. i Ar ii x dalle pustole dei rami. | RZ Too: Ho pure tentato di ottenere, da pere; fette, le fruttificazioni ascofore, che, pei bilire con sicurezza le specie cui appa fi yo Molti frutti mummificati, raccolti. in nt a PARASSITI VEGETALI xo 81 sulle piante e lasciati all'aperto per diversi anni, entro vasi da fiori, diedero solo di rado origine alla forma conidiale, senza mai produrre apoteci: ma non altrettanto può dirsi per 224 mele è cotogne marcescenti e più o meno disfatte, trovate, in principio dell’Aprile 1919, sul suolo di un frutteto lasciato incolto da vari anni, e tenute in laboratorio entro ambiente . umido. Di esse, ben 62 emisero fruttificazioni conidiali, e 5 produssero, fra il 12 ed il 19 dello stesso mese, rispettiva- . mente I, 2, ile 22 apoteci, di diametro variabile fra 1 e 10 millimetri, e sostenuti da peduncoli abbastanza Iughi. Gli aschi oscillavano in lunghezza fra 208,6 e 159 micromillimetri, con una media (per 40 misure) di 167,6; in larchezza, fra 12,6 e_9,5, con una media (per 15 misure) di 11. Le spore varia. «vano in lunghezza fra 14,4 e 8,8, con una media (per 24 mi. sure) di 11,9; in larghezza fra 8 e 4,8, con una media di 6,5. Date queste dimensioni, il fungillo è evidentemente riferibile alla Sclerotinia fructigena. - Le mie ricerche dunque confermano perfettamente quelle del Wormald, dimostrando che, mentre la Monilia (Sclerotinia 3 " fructigena) produce il marciume delle mele, non è in grado, | invece, di invadere le lamburde ed i rami dell’albero. F II. ) i pio È Per qual ragione questi parassiti — nei frutteti che ho avuto occasione di esaminare — hanno assunto maggior viru- lenza durante oli anni 1914 e specialmente 1915, che non negli anni precedenti, in cui, pur essendosi osservato (nei detti frutteti) la distrazione di molti fiori e di numerosi frutti, non (si erano visti rami infetti? E perchè, nel 1916, 1917 e 1918, i rami colpiti scarseggiavano, sebbene nessun trattamento pre- ventivo o curativo fosse stato effettuato ?. E perchè, nel 1919, dopo che le piante sono state irrorate nel marzo con poltiglia perchè le pustole dell’anno precedente sono la prine 0 Dio TI n TATO p er TIA PARA RSI VEGETALI — bordolese "1 AR PES i BE) avuto una forte. infezione nei f f anche nei rami ? ari ai Le Non è facile rispandoro a tali domande: ni infezione è ce can tamente in rapporto sia con un certo indebolimento dgli ospiti. il quale permette al parassita di invadere parti,, che, ino condizioni normali, non avrebbe potuto colpire, sia — © spero cialmente — coll’andamento della stagione, la quale, nei mesi di primavera ed estate, corse assai umida durante .il 1914 ed il 1915, mentre fu asciutta nel 1917, nel 1919 e specialmente nel 1916. Nel 1918, poi, si ebbe bensì una primavera piovosa. j ma seguita da un'estate assai siccitosa. Ù i IV. E Poichè l'infezione è. prodotta da spore che vengono tra- sportate da altri alberi, o, più probabilmente, dai rami coperti di pustole della stessa pianta, la lotta contro: il parassita. con- j siste nell’asportazione di tutti i rami infetti, e nell’ irrorazione — delle piante con liquidi adatti, sia a scopo curativo, per di. | struggere le pustole eventualmente dimenticate, sia a scopo preventivo, per impedire che esse spargano spore e contribui- 3 scano così alla difffusione del fungillo. Credo quindi utile tra-,. durre letteralmente quanto in proposito consiglia un. illustre | fitopatologo svedese, l’Eriksson : o ni: « 1.° Si esamini molto attentamente, in primavera, prima i ancora che le gemme siano sbocciate, la chioma di quegli. al a beri, che, nell’ anno precedente, soffrirono pel seccume dei fiori e dei rami. Scoperte così le infiorescenze o le parti di ramo morte, si raccolgano e si allontanino senza ritardo 1 nè. riguardo, unitamente alle parti di ramo più vicine, an 0» se, queste appaiano sane. (Questo mezzo è il più efficace di tu ‘vutti, gente dell’ infezione dei giovani fiori. È as é PARASSITI VEGETALI 83 la nettatura dell'albero avvenga prima che sboccino le gemme... Però, nel Melo, la situazione delle infiorescenze morte e 1’ in- vasione dei rami di due o più anni per opera del fungo ren- dono molto difficile e poco sicuro il completo allontanamento di tutte le parti infette). «2.° Subito dopo, si irrori la chioma con cura e completa- mente, mediante poltiglia bordolese al 2°/,. (Quest irrorazione è molto efficace per la malattia del seccume nei Meli e Peri). <3.° Se, ciò non ostante, 2-53 settimane dopo la fioritura, si scorgono, nella chioma, infiorescenze e germogli appassiti e uccisi, questi siano subito, il più completamente possibile, raccolti e bruciati. Si ripeta anche l'esame e la nettatura della chioma parecchie volte durante l’estate e l’autunno, fino ad inverno avanzato. | | «4. Subito dopo la distruzione dei getti e delle infiore- scenze eventualmente uccise, nel Giugno si irrori l'albero per una seconda volta mediante poltiglia bordolese al 2°, -« 5.° Nell’ autunno, si debbono finalmente raccogliere e distruggere con cura anche tutti i frutti marciti o mummi- ficati, sia caduti sul terreno, sia ancora attaccati all'albero. onde le gemme fiorifere o foglifere che si svilupperanno df nuovo non possano essere infettate” dalle pustole conidiali che spunteranno nella prossima primavera. o dalle ascospore del fungo (Selerotinia) che sorgeranno dell’anno successivo. » Osserva però il Wormald che, nelle sue esperienze di ir- rorazione, non è mai riuscito a distruggere le pustole, ovvero «ad impedire che esse diffondessero le spore, anche ricopren- dole con uno straterello di poltiglia bordolese addizionata con sapone, ovvero di poltiglia sulfo-calcare. Migliori risultati fornì una soluzione di soda caustica con sapone molle, irrorata nel- l'inverno, benchè anch’essaafosse lungi dall’avere efficacia as- PI _soluta. Per tali ragioni, lo scienziato inglese accorda la mas- sima fiducia soltanto all’ asportazione di tutti i rami invasi. fino. a scoprire i tessuti sani, ed alla loro distruzione. Si È EEA E Se l | PARASSITI VEGETALI | Disease Ines degli Stati Uniti ha dimostrato che def. | 3 ficacia delle irrorazioni, eseguite in primavera. ed in estate p- con miscele cupro-calciche o sulfo-calciche; rese più aderenti | OR . coll’aggiunta del 0,4— 0,5 °/, di sapone di resina ed olio di pesce, non è trascurabile, per combattere la Sclerotinia cinerea di (Bon.) Wor. che attacca fiori e frutti dei Susini e dei Ciliegi. — Le piante di Susino irrorate nel 1915, immediatamente — prima e dopo l'apertura dei fiori, poi 3 —4 settimane più | tardi, e infine 4 settimane prima della raccolta dei frutti, det- 4 tero un prodotto più conservabile e da 2 a 5 volte maggiore i | di quelle di controllo : ed anche i Ciliegi mostrarono grande vantaggio da alcuni trattamenti eseguiti. « Il brown-rot nelle fabbriche e nei magazzini di conservazione fu grandemente diminuito con tardive applicazioni di miscela bordolese e sulfo- ì calcare autoriscaldata. Sembra probabile che un trattamento Fi pei Ciliegi simile a quello accennato pei Susini dia soddishi: è centi risultati sia contro l’ infezione dei fiori, che contro i più tardivi attacchi di brown-rot sul frutto. » (Brooks and Fisher). _ O Bologna, dalla R. Scuola superiore di Agraria, Gennaio 1920. P. Sì. — Durante la correzione delle bozze di stampa (Aprile 1920), ho potuto procurarmi frutti di Lusino e rametti e frutti di Melo invasi dalle Moniliae; ed ho portato i conidi che se ne sviluppavano sopra. varie decine di fiori di Melo in diversi stadî di sviluppo, ma senza gio,” nere, dopo 3 settimane, nessuna infezione visibile. | 4 DERE 0 "A PARASSITI VEGETALI © _ 85 BIBLIOGRAFIA AperHoLD Rup. u. RunLAND W. — Zur Kenntnis der Obsthaum-Sklerotinien (Arbeiten aus der Biol. Abteil. f. Land. u. Forstwirtschaft, IV. Bd., 5. Heft, S. 427-442). Brooks CHÒarLes and D. F. FisueR — Brown-rot of Prunes and Cherries in the Pacific Northwest (U. S. Dep. of Agr., Bul. N. 368, Washington, D. C., March 6, 1916); cfr. BarLey F. D., Experiment Spraying of Prunes for Control of Brown-rot (Oreg. Agr. Exp. Sta., 2.4 Bien, Crop | Pest and Hort. Rpt., 1918-14, p. 241-44, 1915). DeLacROoIx G. et MauBLANC G. — Maladies (parasitaires) des plantes culti- vées, Paris, 1909, p. 260-63. 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Dapprima, per la sua limitata diffusione, non destò preoccupazioni nei frutticoltori; ma, in questi ultimi tempi, coll’estendersi del male anche a piante prima rimaste ‘immuni, ha richiamato l’attenzione dei vivaisti, i quali, per il numero considerevole di piante ammalate, sono obbligati ta- lora ad uno scarto del 15-20 °/,. Nel Mezzogiorno d’Italia, sia nella regione nordico-parte- nopea che nel Salernitano, il male, pur presentandosi senza .aleuna differenza nelle caratteristiche patologiche, varia per la ) diversa intensità sulle varie specie di piante. Ro” i «I sintomi della malattia sono facili a riconoscere. Essa è caratterizzata dalla presenza di escrescenze, tumori o galle, dalla erandezza di un pisello a quella di una grossa pesca. che si producono sul colletto della pianta, sulle radici primarie, secondarie, e su quelle di nuova formazione. Tali Sult furono riscontrate particolarment albicocco e RA ma non va "2acluBb. anghe | n° PI La sibile riscontrare cio galla; Da AI, del har. sa confermata la presenza di tumori anche su questa pianta, con. : minore intensità delle altre rosacee, se pure non sono dovuti a Schizoneura lanigera. ua: È In una zona del Circondario di Casoria, le; calle furono nilo scontrate sui selvatici di pesco e di noce nel vivaio del signor. ‘Marrone Raffaele di Melito in proporzione da 10-1 9 a delle | LS, piante coltivate. i TERE Nel Salernitano si rinvennero nel vivaio del signor “Giu i seppe Malagola, sia su selvatici che su piante innestate di due o tre annni (pesco, mandorlo, albicocco) e nella medesima pro: ; porzione. A me consta però che anche in molti altri luoghi della regione il fenomeno si presenta con eguale frequenza. Le galle delle diverse specie di piante pr esentavano tutte. la medesima forma ed origine: differivano solo nella grandenzi, ; nel colore e nella situazione. i ARIETE vi è Sul pesco si rinvennero galle di grandi dimensioni, parti. colarmente sul colletto ed in prossimità della parte superiore “1 del fittone. Raramente si osservarono sulle radici secondarie, colletto (Tav l, file 9) cal o Tra le TAVOLA varietà di pesco osaminate nel vivaio oa TT colletto e sulla iii primaria, cola Sii precoce. " e sulla Sneed — due varietà di: origine \americana | fe ‘$ pe Ù eri raf p° #10 ati k Mi x 4 SET a LAI I «bk Pon gi ; tt. ‘ f } SRI SA ra dis fx | " : Ar P bi ” DE RISE: BACTERII i 89 «vennero galle grosse e piccole su tutto il sistema radicale (Tav. Il. Fig. 1). | Le galle osservate su pesco innestato sull’ albicocco, diffe- rivano da quelle formatesi sulla stessa pianta selvatica, perchè la loro formazione oltre che sul colletto avvenne altresì lungo il fusto, poco al disotto del piano d’innesto (Tav. III, fig. 1). Quelle riscontrate sul mandorlo si osservarono dal colletto a tutto il sistema radicale, e di notevole grandezza erano anche quelle formatesi sulle giovani e piccole radici (Tav. II fig. 2). Il noce in prossimità del colletto presentava un «enorme tumore la cui parte superficiale era in via di decomposizione, ma sulle varie radici non vi era alcuna formazione gallare (Tav. LI. fig. 2). Nelle osservazioni fatte in campagna, mai si rinvennero galle sugli organi aerei delle varie specie di piante : su quelli riproduttivi, quando le piante in vivaio erano in piena fiori. ‘tura, non si rilevarono anormalità degne di rilievo. Si ebbe a notare che le piantine ammalate nei due vivai citati, sia inne- state che selvatiche, erano solo sofferenti, rachitiche, forse | predisposte ad una morte non lontana. Non fu possibile seguire lo sviluppo delle piante iminglato in pieno campo, poichè la malattia mostrasi a prefereftiza in vivaio ed attacca le piantine dopo la germinazione e propria- mente nel periodo della’ messa a dimora in piantonaio. Nelle varie indagini fatte in campagna si potè stabilire che la varia natura del terreno e le differenti forme d’innesto non hanno alcuna influenza sulla determinazione, formazione e sviluppo dei tumori. Alcuni contadini attribuiscono il malanno all'influenza della luna nel, periodo del piantamento, e chiamano le piante por- tanti le galle o i grossi tumori in prossimità del colletto, con il qualificativo di cogliute. Altri credono che lo stesso male sia cau- ‘sato dalle punture di insetti viventi alla superficie del terreno. s i } E. ' È. tl - PAPI Ze 107 NET PRESE ire LOR ARNO ro i ; Hi (ri Ley x "SEN SISSA 40 sb ù Nei numerosi esami fatti su tali iperplasie, mon si riscon: trarono mai insetti o spoglie larvali di essi, nè si ebbero a rio levare gli effetti dannosi del lavorio che essi possono, svolgere : sulle piante, giacchè i tumori alla ‘superficie non presentano alcuna cavità o alterazione da far ritenere il male causato. da particolari insetti produttori di galle. Da tale esposizione si desume che non fu possibile te same di campagna definire l'agente determinante il male, per cui si dovè procedere all’accurato esame di laboratorio per la ricerca della vera causa allo scopo di poter suggerire i metodi di cura e di lotta relativi. «le “» E i * | VASO n In un esame superficiale, le galle si presentano simili a quelle prodotte da alcuni funghi (Plasmodiophora Brassicae, Woronine) o da insetti: rassomigliano anche a quelle della tu- bercolosi dell’olivo, e salvo le dimensioni, a quelle dell’ 7ete- rodera radicicola. i | VA Le piccole e le giovani galle del colletto, presentano una leggera colorazione verde per la presenza di clorofilla ; sono È ovali, spugnose e formate di tessuto parenchimatoso. Le vecchie di notevole grandezza, sono sferiche di colore bruno e formate di ammassi di cellule legnose e li Vasi. : Sovente, le piccole si fondono; per formare nel loro*accre- scimento una massa enorme di 5-6 cm. di diametro con pro- ‘minenze irregolari. I Dalle osservazioni fatte, bia lee che la formazione | delle galle sia preceduta da traumi diversi prodotti al meri S stema, giacchè su tutte le superfici evidentemente mutilate si riscontrarono formazioni gallari. È Nella parte offesa, le cellule del meristema si ‘sibi pilone È per formare una specie di callo di cicatrizzazione, il quale più. tardi diventa una piccola galla spugnosa e compatti. Ma sii i usata DER O IRTIITE pin ty SI a bile as » a — BACTERII 91 Sia nelle parti legnose che in quelle parenchimatose delle sezioni dei tumori, si notò, all'esame microscopico, un mieror- ganismo a forma di un piccolo bastoncello, un bacterio, mobile a mezzo di un flagello polare. Si rilevò altresì che esso non produce alcuna cavità nei tessuti della pianta, ma eccita la divisione cellulare specialmente in quelli teneri ed in via di accrescimento. | Accertata la preseuza del bacterio se ne eseguirono colture pure ('), prendendo del succo dall’interno delle galle giovani. | È accuratamente lavate e sterilizzate alla superficie. Dapprima sì prepararono terreni nutritivi di agar e di succhi di rami e foglie di pesco ; in seguito, isolate le colonie ‘pure, si eseguirono colture di agar fatte sviluppare in termo- stato a 32° C. Si ebbero così colonie piccole, rotonde e bian- castre. Per la preparazione delle colture del bacterio, furono scar- tate le galle vecchie, decomposte; degenerate, per la presenza di altri microrganismi. _ In diverse osservazioni microscopiche delle sezioni interne dei tumori degenerati, si ebbe quasi sempre a rilevare, nei loro tessuti, miceli di funghi invadenti i diversi strati cellulari periferici. ci In tutte le produzioni gallari delle varie piante, sia in quelle del colletto che nelle altre del sistema radicale, si ri- scontrò sempre il medesino microrganismo. Im esso non si os- servò alcuna differenza morfologica e specifica: così dal pesco, dal mandorlo, dall’albicocco e dal noce, si isolarono bacteri simili. ;3 . Determinata la costante presenza del bacterio in tutte le galle esaminate, si può concludere che esso penetri nella pianta n (4) RT eseguite nel Laboratorio di Batteriologia Agraria della Regia Scuola Superiore di Agricoltura - Portici, attraverso le ferite che si Rioiradoni al on a la sua attività, a spese della zona del cambio, sep duzioni gallari ed eccita la formazione di vasi legnosi. | Li gir: Non si esclude che il bacterio possa penetrare nelle pin a mezzo degli stomi, delle ghiandole, (se trattasi. di gallo d colletto o degli organi aerei) nonchè attraverso le cellule. ve perficiali morte, per l’azione di insetti o di altri piccoli animali. Si è constatato che i tumori si formano in primavera. In quest'epoca le piantine ricevono i primi lavori colturali e pos: sono andare incontro a ferite per imperizia dei coltivatori. va L'ipotesi affacciata da taluni scrittori stranieri che la mar | lattia sia dovuta ad un disturbo nella nutrizione delle piante, | e da altri, che essa sia prodotta da agenti fisici (geli tardivi, | rigida stagione invernale) non poggia su alcuna base scentifica. La malattia, come si è stabilito, è di natura bacterica; le altre cause ne favoriscono lo sviluppo e la — diffusione, ma I la determinano. - ‘gg Delle diverse piante "Romi per la malattia si può. con- ì cludere che il pesco sia il più diffusamente attaccato, quindi il mandorlo, meno l’albicocco, più raramente il noce. i * - ni Bada -_ La malattia in esame ha prodotto gravi danni ai ove degli Stati Uniti d'America ed ha richiamato da tempo. l’atten: zione di quei patologi, fra i quali” meritano speciale ‘menzione. i E. SMITH e G. HEDGCOCK. | Ceiite to dA de }3 Lî " I magistrali lavori di SMITH ini galle delle rosacee, con. fermano la natura bacterica del male, con un. ‘particolare € e sam D n analitico dello stesso, per le diverse produzioni gallari 2 quali da origine il bacterio. E mr Le galle od i tumori nei frutteti americani. ri - a di i ‘ferenzi me A di quanto ho potuto constatare Pea Li Italia = Roo al te ti Br BACTERII tanto agli organi sotterranei quanto a quelli aerei, con una diversa consistenza dei tessuti compatti e spugnosi. In Italia invece prevarrebbero le galle compatte e dure .. meno del Noce, dove il tumore del colletto è soggetto ad un processo di cancrena umida. Al bacterio specifico di tali iper- plasie, SMITH dette il nome di Bacillus tumefaciens, dimo- strando errata la interpretazione del To'UMEY, che riteneva come causa del male un Mixomicete, il Dendrofagus globosus. Con- futò altresì le asserzioni conformi del MassEE, il quale speri- mentò con gli stessi procedimenti del To'vmEY, sulle galle delle rose, dei crisantemi e delle margheritine di Parigi. che sono Je medesime piante esaminate da SMITH nelle sue prime inve- stigazioni. . | Le ricerche posteriori di G. HepGcocKk sulle galle della vite e del melo, particolarmente su quest’ultimo, ci fanno ri- ‘tenere esatto quanfo fu illustrato da SMITH circa il vero agente determinante il Crown-Gall. Esse ci rivelano altresì delle dif. ferenziazioni della stessa malattia sugli organi aerei e su quelli sotterranei : diversità di consistenza delle galle — galle molli e galle dure — e differente modo di formazione delle stesse, ‘tanto che HEDGCOCK riconosce sul melo sei forme del malanno indicate tutte col nome di Crown- Gall. I È da osservare che le varie produzioni gallari dei patologi ‘americani, specialmente quelle descritte da HEDGCOCK, trovano riscontro in quelle rilevate in Europa, sin dal secolo scorso e chiamate con nomi diversi, come rogna, tubercoli o tubercolosi, broussins, exostoses fungoides, Grind, Schorf, Raude, Ausschlag, Krebs e Kropf. i Pertanto gli Americani identificano il Crormn-Gal con le altre forme di tubercolosi degli organi aerei constatate su molte | piante tanto in Europa che in America, e per essi l'unico agente produttore è sempre il Bacillus tumefaciens. È Non si può escludere l’ipotesi degli Americani, per il fatto k- fi. ‘ n Sg bi che in Europa non si hanno al riguardo ti cotoni rivol sta: bilire se esistono correlazioni o differenze nella natura. delle. diverse tubercolosi delle piante coltivate ora ricordate. D'altra parte, poichè le tubercolosi dell’olivo e della vite in Italia. sono. conosciute da tempo remoto ed attribuite a bacteri diversi, (B. Oleae; B. Ampelopsorae) mentre quelle degli organi sotter- ranei delle rosacee, già descritte, sono di segnalazione assai recente, nasce il sospetto che. possa trattarsi di malattia di- versa 0 di una variazione fisiologica del Bacillus lumefaciens. Sulla tubercolosi delle rosacee si hanno in Italia notizie vaghe ed imprecise da parte di pochi serittori. i II prof. CAVARA (') descrivendo una tubercolosi degli or- cani aerei del pesco dovuta al Clostridum Persicae - tuberco- losis Cav. e rassomigliante a quella dell’olivo, non accenna ad una contemporanea presenza di tumori radicali, per cui non. si può concludere se la malattia da lui descritta sia da iden-. tificare con una forma di Orown-Gall degli organi aerei. Le ipotesi del Prof. SAVASTANO (*) che ritiene i particolari tumori descritti e sviluppantisi sulle radici delle rosacee, come prodotti dell’ afide lanigero, appaiono infondate. Riohibuseagoali però alle conclusioni del TouMEY, già ricordate, non risulta chiaro se i tumori di cui egli si occupa siano proprio quelli. riflettenti il Crown-(Gall. Per il fatto che la Schizoneura lamigera, attacca sola» mente il melo, mai il pesco, il mandorlo, la vite ed altre frut- È È ai Pn | tifere: che le escrescenze che essa produce, oltre a far rile- vare sempre la sua presenza, si manifestano diverse nella forma, { dere che l’afide lanigero sia l'agente determinante le gallo. > » b È . a . nello sviluppo e nella grandezza, si deve evidentemente eselu- (4) Cavara F. - Intorno alla PATTI, di alcune malattie delle piante coltivate, - Staz. di Agr. it. v. 30, 1897, p. 504. i (?) SavastaNO L. - Patologia arborica applicata - pag. 346, Tip. Gai nini, Napoli 1910. p> AI BAUTERI1 95 In questi ultimi anni (1916-1917) il prof. VoGLINO in al- cune note (‘') sui funghi parassiti più dannosi alle piante colti. vate osservati nella provincia di Torino e regioni vicine, de- scrisse sommariamente una. baeteriosi del pesco riscontrata a Vezza d’Alba verso Canale. Tale malattia, manifestandosi con carattere di vera epidemia. cagionò in poco tempo la morte di numerose piante. Da esami fatti risultò pure che il malanno era determinato da tumori legnosi di varia grandezza, apparsi sul sistema radicale per l’ azione di bacteri disposti a catenella, i quali, in colture risultarono corrispondenti al Bacterium tu- mefaciens di SMITH. | | Così, il Prof. VoGLINO, identificando il grave malanno col Crowvn-Gall, studiato da SMITH, invocò provvedimenti di difesa per la sua enorme diffusione senza suggerire aleun metodo di lotta. i | Più di recente il Dr. GaBOTTO in un suo articolo sul Croren= Gall (*) richiama le sole esperienze di E. SMITH, circa la na- : tura bacterica della malattia, e suggerisce, per le piante in vi- vaio, metodi di lotta per la repressione. del male. Consiglia anche la diffusione di varietà resistenti agli attacchi del bac- terio. In questo suo articolo egli non parla di galle sugli or- | gani aerei delle piante in vivaio, nè espone alcuna osserva- zione od esperienza propria sui tumori. Da ciò possiamo concludere che anche in Italia esiste dif- fusamente il Cromwn-Gall degli americani, il quale, ci appare come di recente constatazione (*) ed importato, forse, con qualche | soggetto americano? / x i (4) Annali della R. Accademia d’Agricoltura di Torino, Tip. Vincenzo Bona 1918 e-1919. * . 1 (2) Coltivatore. - Casalmonferrato, 20 febbraio 1919, N. 5. hi (3) Il Ferraris nel suo recente trattato “I parassiti vegetali, ecc. ,, (Alda 1913 pag. 85) non parla di tale malattia se non per quanto ne accenna il Prof. Cavara nel modo già ricordato, e solo nelle “Aggiunte e correzioni ,, + MEO E e E NERA a ve °° - ber | PI I e A n Dr A LA ‘ FRONT RIREIPS “LTT lauto a MA RPt9A 7 Sa "È a \ MALI È È d'a Pira LA Ò i LEA : V ; PIENI NA A Ti fi def è PALE geni n » ” a b i ni pesi urge Va) Pri $ Teti % 96 BACTERIT 0 Azie SONE EM v "AVE MAT { Ni VERI , ® 3A td > * di be Data la natura della malattia, non è possibile curarla. di- rettamente; non vale l'asportazione delle galle fatta con ferro. rovente, perchè le piante ammalate allevate dopo tale tratta. mento perirono tutte. Più di ogni altro si consiglia: avere diligenza nell’ eseguire i lavori culturali alle piantine in vivaio onde evitare possibili ferite: eseguire i lavori di potatura. con attrezzi disinfettati } distruggere le piante morte e quelle scartate dal “commercio ; disinfettare il terreno con solfuro di carbonio 0 con soluzione al 40°/, di formaldeide nella proporzione di 10-15 litri per metro quadrato sino alla profondità di 20-25 em. ove possono trovarsi con facilità i vecchi tumori staccatisi dalle piante ed i bacteri. | È | Con ogni insistenza e nell'interesse della frutticoltura na- | zionale. si suggerisce di rendere obbligatoria la distruzione dei. soggetti ammalati; di vietare l'importazione dei medesimi in luoghi ancora immuni, e di diffondere le varietà ancora refrat- i tarie agli attacchi del BaciWlus tumefaciens. In altri termini n riterrebbe di dover comprendere tale malattia fra quelle SOg- | cette a vigilanza — secondo il regolamento in “poll sio 11 alla legge sulle malattie delle piante — non solo per limitare la diffusione ma anche per tutelare i frutticoltori dall’aoqiiletà @ i | di piante da frutto ammalate. A Portici, Laboratorio di Patologia Vegetale, Aprile 1920. (pag. 940) ricorda esplicitamente di aver personalmente osservato i tumori © radicali e del colletto sulle giovani piante di pesco “la cui presenza deter- minava la morte delle piantine, Egli aggiunge inoltre che la malattia è diffusa in Piemonte ed altrove “ed è causa talora del mancato. attecchi- mento delle piantine di pesco trasportate in posto dai vivai ,,. va: 7 “ n_—=_r—Trer—r— oTr____==—_nk12=z<9 ‘903 ‘IGNVIT ‘H _: ‘09IIRA[OS 09s9d Ip eqeso199u1 F9Ipey — ‘3 ‘Sl 3 ‘09991109 ]8 0UIOJUI 09TBA]OS 09S9d Ip elle) — ‘I ‘SU È ‘3 ‘SLI T ‘3A RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE A A: Co bag IR O SOI Tavola Il. A DI PATOLOGIA VEGETALE ‘303 ‘IONWT] ‘3 ‘A[BoIpeI BUIAISIS [I 09IM) NS © 0799[[09 us aj[es uoo anp IMuR Ip 091fRA[os o]iopugum ip eoIpeg — ‘8 (IU ‘Qpeorpei BUI9ISIS [I 099N93 ns © 0099][09d us a[[e.d uo9 (Pa24g WIOLIBA) INR 94) Ip 0os9d Ip 29IpeX ‘I ‘314 ‘a ‘51 e: *0939T[09 Tavola Ill, ms VISTA DI PATOLOGIA VEGETALE 9 07S9UU I . 6 ‘905 ‘IGNVT] ‘XY ‘RSOUDIOURI QUOIZBIRUITOP UI e[[ed uo ‘019 IUUB Ip 091jBA[9s 9900 Ip d9Ipeg — ‘3 “SIM p ouerid [op 0%70sIp [e al[es uoo (3 anp IUUR Ip 09909Igqe [ms 07egsouur 00sad ‘1 ‘9A Ip @Juerlg — ‘I ‘SIT RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE Tavola IV. Fig. A,. — Una galla di pesco innestato staccata dal sistema radicale e vista dall’esterno. » As. — » » » » » » » in sezione longitudinale. » B,. — Una galla di pesco selvatico staccata dal colletto e vista dall’esterno. » B,. — » » » » » » in sezione longitudinale. 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Pr } *» i { ‘ til 4! : : Mi Ì DA! € mo aa pi IO) ì \ ' NCR) e) ii aid AI ALSO MOTOR deo de ‘ COMI ì } Croce Lé ‘ i 9 fg n 2 » è +.| go vb ma L Ul { Ù ) ' FENÙ # cel dr Bodo dfn sera la RA I SI LL RIO o ID i AD ARIE i RAM RT iii * i h| " i | DIRI I c@ Re pen La JR Aa e Le ‘ 4 RENI Rist i Patologia Tera È DIRETTA DAL i Dov. Luier MONTEMARPINI :3 Professore di Patolopia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano i Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL GuERCcIO | (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELtison (Dublino). - Prot. A. KRoLoPp i (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.' S. Hori (Nishigahara-Tokio) - i M. Ar pine (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (East Lansing « - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). Si ————————————————_————_—P—__———_———_—__—_—_——_rrT—T—€È6-_T—_————— exere, e —_—__ —T —————————————————@————————————————_————————_—_——€«_--- ru —I@@@P n r9PPP[@P@@rPÈ/—P@ueo—t@——tgg@11È@PÒ@-É-W*um[[—@t@@@—6@@@@@@@@owo@o@@r@Tr6@@TT__u@—@1@@P@@@@u@ii “= INDICE DEL FASCICOLO RT a: | ALLARD H. A. — L'azione di diversi sali sul virus del mal del mo- È i saico del tabacco % i x s A i «Pag. 109 È Bammanwn-C. — Una malattia dei rovi ta i i » Ol | BerLEsE A. — Per chi teme un ritorno della Diaspis i 3 n 404 È Boro® J. S. — Micelio perennante del Gymn. blasdaleanum .. . n 108 BrencHLEY W. E. — Fattori di concorrenza tra le piante. E . TAO È BrreasoLa M. — La devitalizzazione dei semi di cuscuta. » : DI . Brizi U. — La peronospora del riso . > ; sr E=95 © BurLer O. e SmirH T. 0. — Adesività di anticrittogamici 3 ' vv 199 -DaLE E. — Malattia bacterica delle patate . ; 3 - . z n 106 i Forx E. — Mal del piede del framento ì ; 5 È sw 100 È — Accartocciamento delle foglie delle patate : ,, -108 È | GABOTTO- L. — Esperimento di lotta collettiva contro le tignole della vite. -. ; 105 È ‘GrIFFON E., Riza Ax; Foex E. e BerrHAULT Pi — Malattia del i ‘mais in Cochincina . n 100 LaurITzEN J. IL. — Relazione tra temperatura ‘e umidità: e potere infettante di funghi. . ì x . i ; si «HI ; «NicoLas G. — Antocianina e respirazione è e i di wi BLI i ParnE S. G. — Chiazze brune sul funghi coltivati . i . RSS 111: | Paine e Bew1ey — Malattia a striscie dei pomodori . . . » 106 | ParnE e SransFIeLD — Malattia bacterica di Protea. : : à PRE 37: PANTANELLI E. — Attività radicale e collasso pel freddo . È a n 112 Paris G. — L'’acidità dei succhi vegetali ed i gate È SSR 4 118 - PreyRONEL B. — Rapporti micorizici . ; ? E ;& H4 -RozenBaum J. — Marciumi dei frutti di pomodoro : muta È , 101 . SaLMmoN F. S. — Luppolo resistente all’ cidio —. ; > : i » 102 | SAVASTANO L. — Note di patologia arborea ; i ; OA serpe O — _ — Clorosi negli agrumi. : ° È È 115 È È Suapovanov M. — Parassiti potenziali. delle patate ì a 114 STARMAN E. C. e HonrNER G. R. — La. Puccinia graminis Trit tici | compacti , 3 : so 102 | WoRMALD H. — Marciume delle: pere: e Phytophthora TORE »- 108 Ca = — Emulsione di rame fungicida... . +0 n 104 _Note pratiche ara è NEI È ° È . È . ‘ n 146 dn again er: Sele eee bt - “i 3 fe dc ee SE » < Mist CL Le ERI VAL i: i « : =, 7” ng: pri "DER “Bonne. la peronospora ella vile; de alate € de pomodori, Invece? A#e adi ì. Fam 3 tg UE cl) fù ER È 3 PUT SE Ò È idio] ari è | Pe: LA Sd . È ( dI Si È vd si _ e e È puoi loper a e 1a; ia Cau #1 (EI ; DIR 4A RESA” iti NAS ANTA Pasta Caffaro. Ù chie” è un preparato; Sa rame, È quale: Re la medesima efficacia della poltiglia. bordolese.. ‘Costa meno del solfato di rame ed. Ò di più semplice preparazione. Esperienze comparative fatte, per la vite, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, perle 4 patate, dal prof. Montemartini a Bergamo e Varese, hanno dimostrato che questo composto + di rame vale tanto quanto le poltiglie bordolesi — meglio preparate. i ) : : ì ud È È , ì A , Ù CRITERI, dard E dr Ale a FAI I " PERTEA La Società del Caffaro ha recentemente messo in commercio anche la Ì I POLVERE: CAFFARO contenente la stessa percentuale di rame della Pasta Caffaro. La Polvere Caffaro può essere applicata coi co- muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliosamente agli organi vegetali. È comodissima ' per i fr uttigoltori, 3 gli orticoltori ed 1 vivaisti. È prin inni mil vettigetra n La Pasta e la Polvere Caffaro, devono la loro efficacia ell di fatto che contengono del rame in forma di ossicloruro. 534000 Sono preparate dalla Società elettrica ed elettrochimica. del ì Caffaro (Milano - Via Lovanio, 4), e si possono acquistare. presso | tutti i Consorzi agrari federati nella Federazione RE ‘de DI Consorzi agra ari. al RARA Ne! P Le a ì — Na ì i 6 I 4, ———Ib Res O Rat pena ; hd SE PIT th fi g' to o », fe; * ud i NAT © Ra TIRA RSS E. GR ORIO 1 Agosto 1920. Num. 6-7. | Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano |, Birezione e Amministrazione : Prof. LuiGr MONTEMARTINI - Pavia | I - RIVISTA f Savastano L. — Note di patologia arborea (Ann. d. R. Staz. | Sper. di Agrumicoltura e fruttic. Arcireale, vol. IV, 1918, " pagina 187-207, con sei tavole). Sono segnalate in queste note diversi casi di malattie parassitarie o non parassitarie interessanti : il marciume radicale di un fico che passa per contatto alle radici di un olivo vicino ; la Ramalina farinacea, lichene che vive sulle corteccie i morte dei noccioli,. prende in qualche località sviluppo ed esten- | sione tali da rivestire anche i rami sani e diventare dannosa f: i come se fosse parassita (la malattia viene chiamata lebbra li: chenosa). BresAoLA M. — La devitalizzazione dei semi di cuscuta (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1919, Vol. LII, pagine 193-207). L’Autore richiama le sue precedenti osservazioni già rias- suntè alla pagina 181 del volume VI di questa Rivista, e comu- . nica i dati di nuove esperienze dai quali rimane confermato Y TS ù pur: DAT; - 3 0° è Lia nel * n) già di 2° Pt, dl A %, "ROBA, bibi A RR nd 3) È. R IRR dm S 7 ara NI x che una aa persia di, 60°-65° per una a Pos: oro Dai per mezz'ora riesce quasi completamente letale ai semi di Cu scuta arvensis e deprime la germinabilità di quelli di C. Trifolii. | $ Ciò premesso, ricorda che î semi di C. Trifolii per la dif-_ ferenza di mole possono essere facilmente e con poco eo eliminati dalle sementi delle leguminose foraggiere mediante 3 sim ii un vaglio a fori di un millimetro, mentre pei semi della C. ar- vensis, che sono più grossi, occorre adoperare vaglio con fori _ più larghi e in ogni modo l’ eliminazione non è mai completa mentre si può avere uno scarto fino del 20 per 100. Conclude i pertanto che si dovrebbe utilmente combinare il processo di | devitalizzazione dei s mi a mezzo del calore contro la (. ar- vensis e quello della separazione meccanica dei semi contro la C. Trifolii. A tal’uopo si potrebbe adoperare un decuscutatore coi vagli — a fori di un millimetro rinchiuso in una camera a doppia pa- rete, riscaldabile con energia elettrica o con altro mezzo e mu nita di termo-regolatore. Un tale apparecchio potrebbe essere | utilizzato anche per il trattamento di partite immuni da cu- o scuta allo scopo di esaltare in queste la germinabilità e l'energia cerminativa. L. MONTEMARTINI. BrIzi U. — La peronospora del riso (Natura, Milano, 1919, Vol. X, pag. 168-180. con una tavola colorata). L’ Autore già prima della pubblicazione del Gabotto rias: sunta alla pagina 295 del volume VII di questa Rivista, aveva segnalato in Italia la presenza di questa malattia del riso. fer Ne dà ora qui una descrizione dettagliata, corredata da buone figure, e comunica i risultati dei suoi studi sul parassita che ne è causa, È Secondo lui trattasì di una forma ben distinta dalla ole - : s Me de ; > e vb i. Natoli e riZ4A, Ù Ba > i pr CE e" i £. r Nod vita dd if Atri LI SR PRA © Più A , bri e» a diede. }, de .} EER LA a) deg FRS TR PARASSITI SSA DA i A EGP rospora ‘graminicola e dalla S. macrospora, DE la quate è giusta la denominazione di S. Oryzae. Essa non riesce mai molto dannosa perchè mentre produce 3 ‘i suoi conidii assai tardi, sopra la parte aerea delle piante attaccate e all’epoca della fioritura, l'infezione può avere luogo È soltanto sopra le piantine molto giovani, a mezzo forse delle È ‘oospore dell’anno precedente. | La pratica del trapianto giov erebbe a diminuire ancora le possibilità di infezione. «L. MONTEMARTINI. BUTLER O. e Swima T. 0. — Relative adhesiveness of the copper fungicides. (Adesività comparata degli anticrittogamici a base di rame). (Pritopathology. 1919. Vol. IX, pg. 431-444). | i % L’Autore raccoglie le diverse osservazioni fatte in argo- È | mento da precedenti studiosi ed espone qui il risultato di os- di servazioni proprie nelle quali determinava con esattezza la | quantità di rame esistente su una data superficie fogliare | prima e dopo una pioggia. a Secondo tali esperienze la poltiglia borgognona (solfato di : rame e carbonato di soda) tanto neutra che alcalina ha un | potere adesivo maggiore che la poltiglia bordolese (solfato di “rame e calce). Il potere adesivo di quest’ ultima decresce col — laumentare della proporzione della calce, è indebolito dalla È Bescra del solfato di ferro, non cambia per l’ aggiunta del verde di Parigi o arsenito di soda e aumenta invece legger- : mente per l’ aggiunta di arseniato di piombo. | a ” | Gli acetati di rame aderiscono anch'essi di più delta pol. | tiglia bordolese ed il loro potere adesivo aumenta coll’aggiunta di gelatina. k Anche ll’ ammoniuro di rame è molto adesivo. L'Autore perd osserva che l'efficacia di una miscela fun- Ila e da Mr adesività, ma dipende pure dai fattori clima hell ie n | in cui si fanno le irrorazioni, dal modo di accrescimento della — pianta che si deve difendere, e dal fungo che si vuol combattere. — LC MONTEMARMSI. Gi i; Forex E. — @uelques faits relatifs au pietin du blé. (Alcuni fatti. ad relativi al mal del piede del frumento). (Bull. d. L Soc. d. Path. Veg. d. France, T.I., Paris, 1914, 5 pag. e 1 tavola). Sono osservazioni sopra il modo di germinazione delle a- scopore di Ophiobolus Graminis, 0. herpotrichus, Leptosphaeria hepotrichoides e Cercosporella herpotrichoides, una forma che il î Fron sopetta essere in relazione colla Leptosphaeria. n PRA Pa TÀ Nella prima specie vi sono forse due forme: in una le ascospore germinano dando sporidii falciformi, nell’ altra dànno invece filamenti micelici. L. M. GRIFFON E.; Riza A., FoEx E. e BertHAULT P. — Une maladie du mais de Cochinchine. (Una malattia del mais nella Co- chincina). (Bu. d. l. Soc. Myc. d. France, TT. XXVII, 1914, — 6 pagine e 2 tavole). ali ire i LI Le pannocchie presentano aspetto grigiastro, i grani hanno pericarpo spesso annerito cosparso di pustole brune. L' inferno. è invaso da un micelio sottile, settato, nero, che nella maggior parte dei casi è localizzato ai tessuti pieni d’amido e solo ran ramente passa all’ embrione. CU Il fungo che è causa della malattia è una specie ani i di Dothiorella che viene qui descritta col nome ti D. Zeae.. iis” it Ù si I PARASSITI VEGETALI 101 BAHMANN 0. — Studium iber eine Brombeerkrankheit. (Studii sopra una malattia del rovo coltivato). (Angemandte Botanik, 1919, p. 103-111, con 4 fig.) . Descrive il cancro tubercolare (rogna) del rovo coltivato, in cui esso impedisce la formazione dei frutti. La causa ne è il Coniothyrium tumefaciens Gissow (Journ. Roy. Hort. Society, 1908, p. 222). Pare che la malattia si trasmetta anche ai rovi selvatici. L’A. però non ha fatto prove di inoculazione e pare che non abbia pensato alla possibilità che questi tumori siano causati dal Bacterium tumefaciens o da un’ altra delle specie batteriche tubercoligene. E pure strano quanto egli asserisce, che il cancro tubercolare si formi solo nella vite e nelle rosacee. \ E. PANTANELLI. Ta RosexBADM J. — The origin and spread of tomato fruit rots in transit. ‘(L'origine e la propagazione dei marciumi dei frutti di pomodoro durante il loro trasporto). (Phytopathology, Vol. 8, 1918, pag. 572-580, con una Hi e una figura). Gli agenti patogeni che provocano il marciume dei frutti di pomodoro in commercio sono diversi: Phoma destructiva, Rhizopus sp., Phytophthora terrestria, Rhizoctonia sp., Sclerotium . Rolfst, Macrosporium Solani, Colletotrichum phomoides. s SI Se si eccettuano i primi due che possono comparire dopo che i frutti furono colti e messi in commercio, gli altri infet- tano i prodotti nel campo e solo si trasmettono da un frutto all’altro di un medesimo collo o per contatto (Phytophthora), o attraverso lesioni e ferite (&Wizoctonia, Sclerotium) ecc. L. MONTEMARTINI. a CRETA I SaLmon F. S. — 0n forms of the hop resistant a lew. i (Forme di luppolo resistenti all’ oidio). Hana] of ppi ed. | Biology, 5, 1919, p. 252-260). TR I | “RARE Rie In precedenti articoli (Journ. Agric. Science, 8, 191%, p Jour. of Genetics. 8, 1919. p. 83), VA. ha mostrato che: i piante da seme di luppolo selvatico, ottenute dall’ Italia, sono immuni o resistenti all’oidi0 (Sphaerotheca humuli). In questa nota egli mostra che alcune di queste piantine, allevate in serra, i sono rimaste immuni per tre anni, altre nelle stesse condizioni "DI sono molto attaccate. Alcune del primo gruppo sono rimaste immuni anche se trasportate all’ aperto, altre invece all'aperto sono diventate recettive ed in alto grado. Talee prese da queste ultime e riportate in serra sì sono mostrate immuni; altre sono rimaste semi-immuni. Una pianta immune nel 1916 fu molto attaccata nel 1917, pur restando in serra. | Sebbene VA. non tragga ancora conclusioni, le sue osser vazioni accurate fanno sorgere qualche dubbio sulla validità delle razze biologiche di oidio, di cui VA. stesso, Marchal e.) Reed hanno dedotto l’esistenza, in base a prove di inoculazione | su specie affini. È E. PANTANELLLI® ‘© MI | STAKMAN E. ©. e HoERNER G. R. — The oecorrence of Pue- | cinia graminis Tritici-compacti in the southern United | States. (La presenza della Puccinia graminis Tritici-compacti . negli Stati Uniti del Sud). ( Phytopathology, Vol. VIII, 1918, | pag: 141-149). UE id RG is ca Viene segnalata la diffiletonb di quale forma di tie (che non può essere ritenuta una varietà locale della P. gra- minis-tritici) nel sud e sud-est del Texas, nella Luisiana edi ino n. Alabama. Pare attacchi più i grani duri che quelli tene n . BRR RR, n ; db ® di pol PAAASSITI VEGETALI 103 - Boyce J. S. — Perennial mycelium of Gymnosporangium > A basdaleanum. (Micelio perennante del Gymnosporangium blasdaleanum). (col precedente. pag. 161-162). La forma teleutosporica di questa Uredinea, ritenuta prima . | come non deformante, venne già segnalata come causa di sco- pazzi sul Libocedrus decurrens. L'Autore deserive ora delle ipertrofie legnose nelle quali il micelio del fungo appare come perennante. | L. M. Ve WOoRMALD H. — A phytophthora rot of pears and apples. (Mar- ciume delle pere e mele -prodotto da P.) (Annals of applied. \ .Biol., 6, 1919, p. 89-150, con 1 tavola e 2 figure nel testo). Nelle stagioni umide la Phytophthora cactorun produce tal- volta il marciume delle pere e mele in Inghilterra. Il caso era stato già osservato da Osterwalder nella Svizzera. (Centr. f. . Bakt. 15, 1906, p. 435), da Marchal nel Belgio (Bull. Soc. Roy. Belgique, 45, 1908, p. 643), da Bubak nella Boemia (Zeitschr. 3 f. Pflanzenkr, 20. 1910, p. 257). da Unamuno in Spagna (Ivi. MIE 1911, p. 379), da Schoevers in Olanda (Tidschr, f. Planten- ziekt. 21, 1915, p. 153), che però l'aveva attribuita a P. omni. | vora: anche Wetzel e Rosenbaum menzionano un marciume delle mele causato da una P. in America (Phytopath. 6, 1916, p-. 89). Nelle pere questo marciume è caratterizzato da uno sco- 3 loramento della buccia, accompagnato dalla comparsa di ciuffi di sporangi, riconoscibili ad occhio nudo come particelle luc- cicanti. Nelle mele la macchia è più pallida e raramente si formano gli sporangi: spesso la buccia si fende e lascia esposto il micelio, riconoscibile come un’ efflorescenza bianchiccia. La ‘cura non è stata ancora studiata. E. PANTANELLI. WormaLD H. e Worwatn L. K. — A_ copper ro emulsi on as a fungicide. (Emulsione di rame quale fungicida). mei si applied Biology, 5, 1919, p. 200-205, can 1 asl ha 0,8 DI nell’ egual ‘volume: di una so lfriona di sapone, molle af 4°/,, ed agitando, si ottiene un’ emulsione cuprica stabile, che — non deposita neanche dopo settimane e non può essere filtrata. per la sua omogeneità colloidale. Versando invece la soluzione vr di sapone in quella di rame, si ottengono precipitati verdi, snfeia collosi, inservibili. L’ emulsione suddetta si è dimostrata molto attiva per impedire la germinazione degli zoosporangi di pero- nospora della patata ed equivale, per efficacia, alla poltiglia : bordolese o borgognona, mentre contiene molto meno rame. i AIl’A. è sfuggito che emulsioni simili erano state già proposte da Del Guercio parecchi anni or sono; tuttavia questa emul. sione rappresenta effettivamente un progresso, ‘specialmente p Luai Logi ditte cd fare economia del costoso solfato di rame. . E. PANTANELLI. 26 3 Pra. a BERLESE A. — Per chi teme un ritorno offensivo della Diaspis. (Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1920, N. II). i » oeieninig 5 ioni Richiamato da diverse località dell'Alta Italia a portare la - sua attenzione sopra un apparente risvegliarsi della Diaspis che qua e là ha potuto ancora presentarsi con certa intensità, lAu- pi tore assicura che su tutti i campioni ricevuti ha sempre dro vato la Prospaltella e che si tratta solo di una ripresa tempo \.Î Lul ranea che sarà tosto soffoogta dalle nuove generazioni di questo iperparassita. ehi CANTA De ud Raccomanda non ricorrere alle spazzole nè ai vecchi me: î todi di lotta antidiaspidici, i quali danneg ggerebbero la Propal-. tella senza infrenare SCASIALAOIO la Diaspis. Vitae, su "1 di L. MosrmMAIE x p » a = ; er PA Pg Pd ag Can ni ife: î : det è Per O a i ea È * ; Ki ba e so tr RE : A = ì gi i a ? ti (Ate ra > ni MISSRETSRE, CS o. gf PARASSITI ANIMALI 105 GaBorto L. — I risultati di un esperimento di lotta collettiva contro le tignuole della vite. (Casalemonferrato, 1920, 32 pg.). Con decreto del prefetto di Alessandria in data 19 agosto 1918 emesso in base alle legge 26 giugno 1913 contro le ma- lattie delle piante, è stato costituito in quella provincia un Consorzio obbligatorio per la difesa della vite dai danni delle tignuole, che ivi si possono calcolare, secondo l’ Autore, a pa- recchi milioni all’ anno. L’ osservatorio provinciale di fitopatologia di Casalemon- ferrato venne incaricato di eseguire esperienze preparatorie che servissero ad orientare ed indirizzare 1° azione del Consorzio, e l'Autore riferisce qui i risultati di tali esperienze nelle quali si sono applicati come insetticidi l’ arseniato di piombo e l’ e- stratto fenicato di tabacco. Secondo l'Autore basta l’ applicazione dei trattamenti in- setticidi, senza addossare al viticultore tutto l’oneroso bagaglio delle altre operazioni che vengono generalmente consigliate, per eliminare se non totalmente, la maggior parte dei danni. Si deve insistere pertanto perchè l’ applicazione dei suddetti insetticidi, da applicarsi colla poltiglia bordolese, si generalizzi, e i Consorzì dovrebbero incitare a questa lotta collettiva se- A gnalando i tempi delle applicazioni, procurando i rimedi a prezzi bassi, ecc. ; L'Autore crede sia infondato il timore che parziali appli- cazioni su determinate zone possano essere rese vane dall’ ab- | bandono di zone vicine: i controlli eseguiti a pochi passi di i distanza in vigneti trattati e non trattati hanno dimostrato che 3 l'applicazione del rimedio aveva.sempre raggiunto il suo scopo . difensivo mentre i danni nel vigneto vicino di controllo rima- . nevano forti. i L. MONTEMARTINI. gv Me DALE E. — A bacterial disease of potato leaves. (Un na um bacterica delle foglie delle patate) (Anmals of Bol, 310 Vol. XXVI, pg. 133-154, con i due tavole). tia È una malattia che pei caratteri esterni ricorda 1’ girati mento dovuto al Verticillium e che segue 1 acciecamento dei tu i; beri (veggasi alla precedente pagina 42). Se ne distingue però perchè è localizzata solo alle foglie. È dovuta ad una nnova specie di BaciWlus (B. iubifex) che dica sa è sist penetra attraverso la cuticola. L’ Autore ne descrive i caratteri e culturali e quelli che lo differenziano dagli altri baeteri trovati Î, fin'ora sopra le Solanacee. i v è: PAINE S. G. e BewLEy W. F. — Studies in bacteriosis. IV. Stripe disease of tomato. (Malattia a striscie del pomodoro). (Annals of applied Biology, 6, 1919, pag. 183-202. Con 2. tavole e 6 fig. nel testo). a carsici ii La malattia, già osservata nel Canadà e in Pensilvania, _ secondo Howitt e Stone (Phitopath. 6, 1916, p. 165), consiste ‘ in striscie longitudinali, brune, sul fusto, accartocciamento DA delle foglie, incavamenti irregolari, bruni, sul frutto. È causata È da un batterio, che VA. ritiene identico a quello che ‘è causa. di una malattia affine sul pisello odoroso in America (Bacillus } lathyri, Manns e Taubenbaus, Delaware Agr. Exp. Stat. Bull 108, 1915). L’eccesso di concimazione azotata rende il pomodoro | molto recettivo; questo effetto può essere bilanciato da una forte concimazione potassica. La resistenza varia nelle singole | varietà di pomodoro. La malattia descritta da Smith probabil: | mente è identica a questa, ma il batterio che Smith. deserive Do pe quale agente secondo gli AA. è un puro saprofita. È ; erp L ù NG DOO Mo € > id RAI E Di ; o II AIERORZA é LETI : - Pars S. G. e STANSFIELD. — A bacterial leaf spot disease of Protea cynaroides, exhibiting a host reaction of possibly dr bacteriolytie nature (Macchie sulle foglie di P. c. prodotte ep: da batteri, malattia mostrante una reazione di natura pro- I babilmente batteriologica da parte dell'ospite) (Annales of «applied Biologj, 6 1919, pag. 27-39. Con una tavòola.e 6 ®. figure nel testo). -Sulle foglie di P. c. nel giardino di Kew si osserva una Spi malattia consistente in macchie brune, vescicolose od affondate, ba; con un largo orlo vermiglio, La causa è un batterio, chiamato dagli AA. Pseudomonas proteamaculans. Le cellule attaccate si | riempiono di una sostanza resinoide ambrata, in cui restano è è ; . Pag. 11 a > sé — Alcune malattie nuove o rare osservate nel SA Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano . ; i ae 19 De Rivista : “ ARNAUD C. — Le gelate primaverili 5 È È 3 ; sr 400 =" a —. — Effetti della grandine . ? i pre1183 si BriosI G. e FARNETI R. — Avvizzimento dei pemnegli del ST . ni tt dg BuGnoN P. — Modo di attacco delle foglie di edera e la pioggia , ni 135 “= Dasrur J. F. — Il carbone della canna da zucchero ; ; n 184 - De StrEFANI D. — Insetti delle carrube s-F492 i ‘Mayor E. — La Puccinia Acteae-Elymi 35:-456 pato PANTANELLI E. — Cura della fersa del gelso i... ., 128 - Paoti G. — Crusca avvelenata, contro le cavallette. : ì n 130 PoLkacci G. — Sporotricosi delle pesche . < " . È a può adoperare la “a Pasta Caffaro. che è un preparato di rame, il quale ha la | medesima efficacia della poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di più semplice preparazione. Esperienze comparative fatte, per la i dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le | patate, dal prof. Montemartini a Bergamo e | Varese, hanno. dimostrato che questo composto + di rame vale tanto quanto le poltighe bordolesi Il meglio preparate. La Società del Caffaro ha recentemente messo in commercio anche la . POLVERE CAFFARO contenente la stessa percentuale di rame della Pasta Caffaro. | La Polvere Caffaro può essere applicata coi co-. | muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliosamente |. agli organi vegetali. È comodissima per i fruttion: Rao ì gli orticoltori ed i vivaisti. 2» La Pasta e la Polvere, Caffaro, devono la loro efficacia al fatto che contengono del rame in forma di ossicloruro. x Sono preparate dalla Società elettrica ed elettrochimica del - Caffaro (Milano - Via Lovanio, 4), e si possono acquistare presso | tutti i Consorzi agrari federati nella Federazione italiana. dei. Consorzi agrari. "> E È ANNO XS nr 15 Novembre 1920. - Num. 8-9. Rivista di Patologia Vegetale - Diretta DAL Dorr. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LuiGI MONTEMARTINI - Pavia Giuseppe Cuboni Il giorno 3 corrente è morto improvvisamente in Roma il Prof. Giuseppe Cuboni, Direttore di quella Stazione di Pato- logia Vegetale. Era nato a Modena nel 1852 e vi aveva ottenuto la laurea in Scienze Naturali. Si diede allo studio delle piante ed esplicò la sua attività i in diverse Stazioni Agrarie, occupandosi in modo speciale delle malattie delle piante e facendosi conoscere come propagan- dista, divulgatore ed organizzatore dei mezzi di lotta contro di | esse. Chiamato meritatamente a dirigere la Stazione di Patologia | Vegetale di Roma, divenne presto il consulente autorevole i... il Ministero di Agricoltura, fu membro della Commis- zione fillosserica, era membro della Commissione centrale con- sultiva per le malattie delle piante, era nel Consiglio dell’ Isti- , Mn £ tuto Internazionale di Agricoltura; per la lucidità 6 per la chiarezza dell’ eloquio, per la serenità dei giu l'originalità e la prontezza delle vedute, per la grande c da in tutti i campi dell’ agraria, lo trovavamo sempre tra i pi sentiti in tutte le Commissioni e Congressi nazionali ed inter- nazionali. | at. l La Patologia Vegetale perde in Giuseppe Cuboni uno stu- dioso ed un apostolo; i patologi italiani perdono un Maestro 6 affettuoso. > Dot. LUIGI MONTEMARTINI © È | PARASSITI VEGETALI 119 LAVORI ORIGINALI L. MONTEMARTINI Alcune malattie nuove 0 rare |. nel Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano 22-26 (*) —ceggrg99t- po = 22) Un seccume delle foglie di Robinia. — Lungo la strada da Venogono a Vedano, nel Varesotto, in una siepe di Robinia pseudacacia che presentavasi sana e di un bel verde normale, spiccavano nel settembre dello scorso anno alcune piante le cui foglie presentavansi aride e secche, di colore quasi rossastro. Le alterazioni delle fogliette cominciavano ai margini del lembo, con macchiette secche, e mentre si estendevano lungo i margini stessi in modo da toccarsi tra loro, si spingevano anche nella parte interna tra le nervature principali, fin quasi alla nervatura mediana sì da lasciare verdi soltanto delle striscie. - di parenchima ai lati delle nervature medesime. Più tardi anche queste parti ingiallivano e seccavano, e le fogliette cadevano. (*) Per i contributi precedenti, veggasi alla pagina 177 del volume VIII di questa stessa Rivista. «molte specie patogene conosciute, ma pel quale mi mancano | LE NOI 3 Il margine tra la parte secca ‘RA Ioni e > quelle la verde era netto. I tessuti alterati si presentavano. invas micelio bianchiccio , ramificato , che si spingeva. fin “i cellule delle parti ancora sane. La presenza di tale micelio la distribuzione irregolare del male, erano indizi che è si drati i tava di malattia parassitaria. ; 3UE 8A Sulla superficie delle parti alterate si sviluppavano più tardi, i; Î su ambedue le pagine, i cespituli puntiformi e nerastri di uno | Macrosporium che non potei identificare con nessuna. delle ancora elementi per farne una specie nuova. Tali cespituli constavano ognuno di 3 a 5 ife, divaricanti, 2a semplici , contorte, munite di due a tre setti, lunghe solo da 15) 30 a 40 u, con 3-4 u di grossezza; un po’ rigonfie all’apice sul quale si inserivano le spore clavate, con parte sottile talora molto lunga e talora molto troncata e un po’ rigonfia in alto, — O settato-muriformi nella parte grossa, lunghe da 35 a 55 p con 11-15 u di larghezza nella parte più grossa. | | : Non mancavano forme ed ife fruttifere un po’ più lunghe ni e spore cladosporioidi. La relazione di questa forma di Macrosporium col micelio ste ie bianchiccio che aveva invaso i tessuti pareva evidente. Mentre sto cercando una forma di riproduzione perfetta | che permetta una precisa determinazione e classificazione del | parassita, mi limito qui a segnalarne i danni. Cit. i 23) Attacco di Clasterosporium Amygdalearum pro. P: vocato da amputazioni di rami. — In un lavoro pubbineit dal Pr. Farneti nel volume VI di questa Rivista (!), si esclude e (4) FARNETI R., Se l’astenia ed i disturbi funzionali derivanti da le € od alterazioni sat radici e nel tronco, possono predisporre | la. ch int l’albero all'attacco di funghi parassiti a vaprodtt init di Pat lume VI, Pavia, 1918). Viren: ne, Via k_ - fronde, rovinando la fioritura e mettendo in pericolo la stessa E i È 3 PARASSITI VEGETALI 121 i disturbi funzionali, l’astenia e qualunque altra malattia costi. tuzionale predispongano gli alberi ad essere attaccati in modo speciale dai funghi. L’Autore si basa, per venire a tale conclu- sione, sul fatto che le talee, le potature più radicali, le azioni traumatiche dovute all'uomo, al vento, agli animali, certe pra- tiche colturali (quali ad esempio l'estrazione della resina dalle Conifere) non furono mai accompagnati da una maggior attac- cabilità delle piante da parte di funghi parassiti. Il fatto è vero, ma appunto per questo mi pare utile segna- lare un caso di attacco di Clasterosporium Amygdalearum favo- rito da una forte amputazione di rami in una grossa pianta di meliache in un giardino privato di Pavia. Trattavasi di una pianta circa 30 anni di età, con fusto breve e molti rami vigorosameute sviluppati in una chioma assai ricca. Nello stesso giardino vegetavano diverse piante di ciliegio fortemente infette da gommosi e che producevano sulle foglie e sui rami una quantità di pustole di Clasterosporium, ma malgrado la abbondanza dei germi il parassita non aveva mai attaccato il meliaco, nemmeno nella primavera del 1918 quando, per la frequenza delle pioggie, esso ha potuto avere uno sviluppo tanto intenso si può dire, in tutta la valle padana. Solo in quest’ anno, dopo che verso la fine dell’ inverno erano stati tagliati parecchi dei rami più bassi, sui giovani germogli sviluppantisi dalla superficie dei tagli , il parassita prese forte sviluppo, invase tutte le foglie deturpandele colle perforazioni caratteristiehe, e dai rami di nuova formazione passò anche a quelli vecchi più alti, danneggiando tutte le vita dell’intera pianta. Più tardi, a poco a poco e di mano in mano che per la comparsa e l’accrescimento di nuovi rami nonchè per il soprag- giungere della stagione asciutta e calda, andava ristabilendosi l’equilibrio tra il sistema radicale assorbente ed il sistema tra- - La L) STE e ST | Me. = A L'A Ù à gd vb. ee” sell Ù n : ne” È are ii e -35; A SE pied È , 3 5 TA gela DR INT a - a NS» Ls È +4 bd 3 ve xa i PS VIEREA Si RIA P- 3% da d 122 PE ES ET ‘PARASSITI Vheerinni duc des dp spiratorio, le nuove foglie rimanevano immuni dal paras e la pianta si è rimessa in condizioni normali. // ahi Si deve dunque ritenere che nel caso presente, il taglio. di tanti rami, provocando uno squilibrio interno, ha diminuito la resistenza della pianta all’attacco del fungo, sì come la dimi- nuisce spesse volte, nel pesco, la caduta di troppe foglie pri. maverili in seguito a forte attacco di bolla (1). 24) Nuova matrice dell’'Hadrotrichum Populi Sacc. — Come è noto, questo fungillo è ubiquitario e può attaccare a 4 ù 4 " ——., pPreper .. “eue parecchie matrici. Il Cavara (*) dice di averlo riscontrato su specie di osa, Rubus, Sorbus e Pyrus: ad esso va riferito l Hadrotrichum Piri da me descritto nel precedente volume VI di questa vista (*), e che è eguale al G/oeosporium pirinum del Peglion (*). Fin’ora, che io mi sappia, non venne ancora segnalato sui frutti di melogranato, sulla buccia dei quali forma macchie nerastre, rotonde o di forma irregolare, con 3-5 millimetri di diametro, leggermente sporgenti, talora assai numerose in modo da dare ai frutti attaccati un aspetto poco commerciabile. La malattia fu da me riscontrata da alcuni anni a Mon- tubeccaria, in provincia di Pavia. | I danni da essa prodotti non sono tanto gravi perchè non assume carattere epidemico ed i frutti da essa colpiti possono maturare perfettamente: il micelio del parassita infatti non (4) Veggasi: PeGLION, V. Per la rigenerazione del pesco (Ann. d. ‘s00,. agr. Bologna, 1907). ati (?) CAVARA F., Contribuzione alla Micologia lombarda (Atti Zst. Bot. di Pavia, Ses. II, Vol. 2, 1897). < a) Mostra ETA L., La mucchiettatura delle foglie dei BRE (Riv. di Pat. Veg., Pavia, 1912). o (4) PegLION V., Diagnosi di funghi parassiti nuovi (liv. di Pat. Vega Conegliano, ut È ; PARASSITI VEGETALI 1 123 penetra profondamente nella buccia di essi, ma rimane loca- lizzato ai tessuti superficiali, sotto ai quali si sviluppa un tenue strato di sughero che è quello che solleva leggermente la parte attaccata e gli acerculetti fruttiferi che si sviluppano su di essa. 25) Seocume interlobare in foglie di quercia. — Da tre ‘a quattro anni una pianta di Quercus macrocarpa nel giardino del Collegio Ghislieri in Pavia, presenta un seccume speciale delle foglie, che cadono in agosto e settembre. La malattia comincia quasi sempre nella parte inferiore del lembo ma si estende presto anche alla superiore, e si manifesta con macchie prima indefinite e di color ruggine, più tardi di colore rosso-secco, con margine ben distinto e contorno sinuoso, estendentisi tra le nervature laterali, tra un lobo fogliare e l’altro, fino quasi a toccare la nervatura prin- cipale mediana. Col progredire della malattia il seccume si estende pure ai margini ed all'estremità dei lobi. Nelle porzioni secche del lembo si notano delle piccole aree di colore rossastro più intenso, e in queste è facile tro- vare, in sezioni trasversali, i picnidii di una Phy/losticta. Sono picnidii sparsi, talora immersi e talora quasi super- ficiali, olivacei alla periferia e bianchi nella parte centrale.ove prodneono sporule ialine, ovoidi, con 4 a 5 u di lunghezza su 2 a 3 di diametro. Per il modo di presentarsi caratteristico delle macchie, per avere i picnidii amfigeni, e per le dimensioni delle spore, questa forma non può essere riferita ad alcuna delle P/y//o- sticta trovate fin qui nelle foglie della Quercus macrocarpa 0 di altre specie di Quercus. Mentre sto cercando la forma ascofora a cui riferirla, la presento intato come forma nuova che denomino col nome della specie sulla quale si sviluppa. Phyllolostica Moadocorià n. sp. —_ - Maculis magnis, sinuosis, inter nervis protensis, arescendo < rubris; theciis sparsis, paucis, immersis vel hemisphaerico-eme globoso lenticularibus, fuscidulis, 99-65 diam ; psoideis, hyalinis, 4-5 v 2-3 u. | i Hab. in foltis vivis Quercus macrocarpae, Pi # La presenza costante di questo fungillo, il cui Sil È bianco e sottile invade il parenchima delle parti ici autorizza a considerarlo come causa della malattia; va in ogni i modo ricordato che su molte foglie trovai anche un Macrospo- rium che non potei ancora identificare bene, caratterizzato dal ife fruttifere isolate, semplici, settate, un po’ contorte, brune. \ alla base e bianchiccie all’apice, alte da 20-30 u con 4-5 u di diametro, portanti spore claviformi, bianchiecie all’ estremità, | lunghe 35-45 u con 10-12 di diametro nella parte più larga. sa 26) Una forma nuova di ruggine del biancospino. — Una pianta di Crataegus Oxryacantha a Vallombrosa (Firenze) pre-. sentava nello scorso estate molti frutti e aleuni piccinoli defor 4 mati e coperti dagli ecidii di una Roestelia che apparivano o ben diversi da quelli della comune forma ecidiosporica del Gymnosporangium clavariaeforme dato per questa pianta (Briosi e Cavara, I funghi parassiti ece,. Nr. 36). Ri A I peridii di tali ecidii erano infatti straordinariamente lunghi (fino 14 millimetri, mentre per il comune Gymm. è danno solamente mm. 2,5) e appoggiati e intrecciati Lai un agli altri sopra la superficie degli organi attaccati, davan( a questi l’aspetto di pallottoline pelose del diametro ino due centimetri. Lee Per questo carattere, come pure per il colore e je dimei sioni delle ecidiospore (che in ultimo sono brune lago: ol im$ forma comune sono aranciate, e si proRSt A con. PARASSITI VEGETALI molto uniformi tra 22 e 28 u di diametro) credei a tutta prima trattarsi della Roestelia Betheli (Saccardo, Sylloge, XXI, p. 751) | descritta dal Kern come parassita dei Crataegus Cerron e Cr. | saligna nell’ America boreale, e ritenuta forma ecidiosporica | del Gymn. Betheli del Juniperus scopulorum. | La forma da me trovata a Vallombrosa si distingue però pure da quest'ultima specie, oltre che per la matrice diversa sulla quale vive, anche per la maggiore lunghezza dei peridii (la specie del Kern li ha lunghi solo 8 millimetri). D'altra parte la forma e struttura delle cellule peridiali ricorda, negli esemplari di Vallombrosa, quella del comune Gymn. clavariae- fornus; e poichè non mi fu dato di trovare nell’arboreto di | Vallombrosa nè altrove nelle vicinanze, specie esotiche di Juni- perus che potessero essere state introdotte infette di forma pure esotica di Gymnosporangium passata poi sul Cretaegus, ritengo non sì tratti di una specie nuova o non ancora nota in Italia. ( ma semplicemente di una forma locale nuova, che deve i suoi è | caratteri all'ambiente speciale nel quale si è sviluppata e alle | condizioni vigorose di vegetazione e di nutrizione della pianta ; attaccata. 7 Segnalo tale forma e la denomino appunto dal carattere principale pel quale si distingue: E _ Gymnosporangium clavariaeforme (Jacq.) Rees, forma lon- piscina Montem. — A specie differt pseudoperidiis 14 mm. longis, et aocidiosporis 22-28 u, demum bruneis. Mahe fn fruetibus et foliis Ci pei Oxryacanthae, anna. Dal ieardlirio di Patologia Vegetale della R. Scuola Sup. di Agric. di Milano, 14 ottobre 1920. i PI] a RES RAIN ' 7 € Ù \ vs li sula PRIORITE ila CIN | Pe 1 pet pit ly RIVISTA Savastano L. — Sul marciume radicale negli agrumeti italiani. (R. St. Sp. di Agrumicoltura di Acireale, Boll. 35, 1919). L'Autore riassume i risultati di osservazioni, missioni, esperimenti, ecc., fatti sopra il marciume radicale degli agrumi, malattia che può essere dovuta a bacterì patogeni, a funghi. parassiti, ad asfissia delle radici per assettamento graduale dello strato inferiore del terreno scassato o per acqua stagnante. Ha visto che la malattia viene specialmente nel terreno. compatto e crede sia pure favorita dalla diminuita resistenza dell’arancio amaro, che dalla seconda metà del secolo seors 19 si è diffuso largamente come portainnesto resistente alla gomi mosi e che ha subito a lungo andare l'influenza dell’ inn ost ; della coltivazione intensiva, delle concimazioni, delle forzature ecc. Anche l’ irrigazione non sempre razionale contribuisce spesso all’ aggravarsi del male. sy Occorre arare bene e profondamente il terreno e dove è teme che l’acqua ristagni nel sottosuolo, sarebbe utile proTA la coltivazione di varietà a radici superficiali, quali il Cit trifoliata e il Citrus limonellus. Dr fit. v 7 i Ù PARASSITI VEGETALI. 127 È BriosI G. e FARNETI R. — Sul? avvizzimento dei germogli del gelso. (Atti Ist. Bot. di Pavta, Serie II, Vol. XVII, 1920, pp. 185-202, con 14 tavole). È un lavoro postumo dei Proff. Briosi e Farneti, pubbli- cato, da manoscritti inediti, dal Prof. Pollacci: La malattia del gelso di che trattasi ha infierito nell’ Alta Italia ed altrove dal 1892 fino ai primi anni del secolo nostro, e fu causa di danni non indifferenti. iti ti Cit iti dirti a der stia iii Secondo gli Autori, si manifesta nel seguente modo: un certo numero di germogli, variabile da ramo a ramo e da pianta a pianta, sul primissimo stadio del loro sviluppo avviz- ziscono, si presentano cioè col ramettino floscio, pendente, colle foglie appassite o accartocciate, di un verde livido, ovvero nere ‘e secche. Alla loro base si notano, sulla scorza dei rami sui quali si inseriscono, delle lividure o macchie nere, che si esten- dono poi longitudinalmente ed anche circolarmente intorno al “ramo, nel quale ultimo caso, producendo la necrosi dei tessuti corticali, sono seguite dalla morte della parte superiore del ramo. ld a Boni NM n rt re i dti di La malattia fu ritenuta sempre di natura non parassitaria perchè nei germogli colpiti non si potevano osservare partico- . larità esterne che accennassero ad azioni di parassiti vegetali ed animali. Però. gli Autori accertarono nei tessuti corticali | necrotizzati del ramo che li portava un micelio che si svilup- | pava continuamente seguendo le lividure di cui sopra. Osser- varono la comparsa sulle aree necrosate del: Fusarium lateri- tium Nees, e successivamente della Gibberella moricola (De Not.) Sacc. | Accertarono il nesso genetico tra le due forme fungine e | provarono anche sperimentalmente che è l'infezione da parte delle spore di questo parassita, attraverso la cicatrice delle fo- glie cadute o strappate, che favorisce l'invasione del micelio stesse e prepara ti - dei Re >; si ci ranno da queste. dia È a raccomandarsi per questo di non trascurare la pota- tura annuale degli alberi in modo-da esportare i rami vecchi e sofferenti sui quali il Fusarium produrrebbe le sue spore. | Forse è alle frequenti potature rese necessarie. dall’ infie-- rire della Diaspis negli anni nei quali anche l’ avvizzimento | si era diffuso che si deve il fatto che la malattia è poi quasi | scomparsa. Ed è ad augurarsi che, debellata la Diaspis a mezzo | ; della Prospaltella e ritornate in vigore le potature a lutea scadenza, il FURIGANO non torni a presentarsi. Dai Morte PANTANELLI E. — Cura delle fersa del gelso. gn d. R. Ac. di Agric. di Torino, Vol. LXII, 1920, 3 pagine). P.lx }, Contro il Septogloeum Mori del gelso, non potendosi. ap 1 plicare la poltiglia bordolese sulle foglie primaverili che devono. essere mangiate dai bachi, è stato consigliato da Cuboni e Brizi di applicarla alle foglie autunnali, e da Caruso di applicarla ai rami durante l’ inverno. sta In un vivaio di Teramo che era fortemente infestato dalla. malattia, l’Autore provò ambedue i metodi: ad una parte delle piante applicò la poltiglia cupro-calcica all’ 1 p. 100 in set- tembre e sulle foglie autunnali; all’ altra parte fece un trat: tamento invernale sui rami al 2 p. 100 in febbraio, e uno in marzo all’ 1 p. 100, quando le gemme erano gonfie e prossime a schiudersi. fi: «di Il risultato fu evidentissimo e netto: il trattamento auti Lr nale non giovò ad impedire, pur avendolo sensibilmente ae R ni * (xt lo sviluppo della fersa nell’anno successivo; mentre le p n ì A CR ai e LE è x | AGENTI CLIMATERICI — MALATTIE D’INDOLE FISIOLOGICA 133 È: ARNAUD G. — Effets de la gréle sur les arbres. (Effetti della | grandine sopra gli alberi) (col precedente, T. II, fasc. 2, | 1916, con una tavola). ? _ I fenomeni di cicatrizzazione che seguono le ferite dovute DR grandine, provocano spesso la caduta di parti della corteccia e scoprono il legno: si hanno così delle forme di cancro che i ricordano quelle dovute alla Nectria. Il fenomeno è però caratterizzato, nei vivai, dal fatto che | tali forme si presentano tutte da una sola parte; da quella onde il vento spingeva la grandine. 3 L M- , » i - Savasrano L. — Clorosi costituzionale negli agrumi. (R. St. Sp di Agrumicoltura di Acireale, Boll. 36, 1919). : La clorosi degli agrumi può essere dovuta a eccessi 0 sbalzi di temperatura, a eccesso o difetto di acqua nel terreno, a eccesso o deficenza di luce nella chioma, a gommosi o mar- ciume radicale: in questi casi l’ingiallimento del fogliame è - uniforme. | Talora è dovuta a parassiti, specie insetti, e si manifesta in prìncipio con chiazze piccole e circoscritte. Talora si pre- senta su un ramo e può essere dovuta a gommosi. V’è poi la clorosi detta costituzionale e che dipende da cause interne; si manifesta in principio solo su talune foglie che non dovrebbero cadere, e si presenta con macchie o chiazze | giallo-verdine (le foglie che normalmente cadono ingialliscono contemporaneamente in tutto il lembo), disposte ad angolo colla nervatura mediana e fra le nervature secondarie, e a poco a “ MERATE 3 Mi ana cò: pua gel O MALATTTE D'INDOLE FISIOLOGIO: A — FISÌ poco si estende da un ramo all’ sla È più | frequente reni argilloso- -calcarei. | 3316 CO Occorre rafforzare la pianta con buone posare e Die concimazioni potassiche, oppure con cenere db 5 chili per cieche È MONTEMARTINI.. DastUuR J. F. — The mode of infection by smut in Sugar-cane. (Modo di infezione di carbone nella canna da zuechero). (Annals of Botany, London, 1920, vol. XXXIV, pp. 391-397. con 10 figure). Dalle osservazioni e dalle esperienze di inoculazione fatte dall’Autore risulta che 1’ Ustilago Succhari Rabenh. può attac- care la canna da zucchero soltanto attraverso le gemme: gli sporidii germinando penetrano i giovani peli delle scaglie che |. hanno ancora la membrana sottile, non riescono ad infettare la superficie del taglio dei pezzi da piantare. Una infezione ad una gemma dà luogo allo sviluppo visi» bile dl fungo e del carbone dopo due mesi: nel frattempo adoperando per la riproduzione i pezzi infetti internamente si otterrebbero piante destinate ad ammalarsi. L. M. Mayor E. — Étude expèrimentale du Puccinia Actacae- Elymi Eug. Mayor (Studio sperimentale della Pwecinia Actaceae Elymi Eug. Mayor) (Bull. Trim. d. L.. Soc. Myc. | d. France, Paris, 1920, T. XXXVI, pg. 137-161). o» Da una serie di inoculazioni e colture e da numerose 08° servazioni in natura, l'Autore deduce che la Puccinia Actaeae- Agropyri e la P. Actaeae-Elymi non sono che due forme bio- è v 0 s* FISIOPATOLOGIA 135 logiche di una sola specie , la quale presenta gli ecidii sulle - Ranunculacee del gruppo delle Elleboree e attacca, nelle forme uredo- e teleulosporica, la prima solo l’ Agropyrum caninum, la seconda solo l’Elymus europaeus. . L. M. BuGnon P. — Sur un mode d’attaque et de contamination pa- rasitaires des feuilles de lierre — Medera Helix L. — déterminé par la pluie (Sopra un modo d’attacco e di infe- zione delle foglie di edera, determinato dalla pioggia) (col precedente, pg. 172-174, con una figura). Trattasi di un attacco della Phy/lostieta hedericola Dur. et Mont., che causa la posizione delle foglie della pianta attac- cata, incece di dar luogo alle caratteristiche macchie rotonde ‘e sparse nel lembo, formava macchie marginali alla parte più bassa dei lobi fogliari, dove scorreva e si fermava l’acqua delle pioggie. La configurazione delle macchie non è dunque carat- tere sicuro per la distinzione della specie. L. M. NOTE PRATICHE. x È è ° ninni cese, è stata tenuta a Roma, dal 28 al 81 Ottobre, una Conferenza Inter nazionale, cui hanno preso parte delegati dell'Argentina, Ungheria, Val Bulgaria, China, Cuba, Egitto, Spagna, Francia, Africa occidentale | fran- cese, Algeria, Indocina, Madagascar, Marocco, Tunisia, Inghilterra, Ca. nadà, Grecia, Italia, Eritrea, Somalia, Tripolitania, Cirenaica , Messico, | Paraguay, Serbia, Uraguay,per studiare la convenienza di stabilire intes È internazionali per la lotta contro le cavallette. Marat. po I delegati erano 37 e sono stati «divisi in due Commissioni, una di. plomatica, l’altra tecnica. In questa sono stati letti alcuni rapporti gui sistemi in uso per combattere le cavallette. Assodato che quasi tutti | Di metodi usati rendono buoni servigi, quando siano applicati razionalmenti d, i i tecnici hanno proposto che gli stati confinanti si accordino per lottare v contro quelle specie di ortotteri che, moltiplicandosiì eccessivamente, acquistano l'istinto di migrare e passano così da uno Stato all’altro. Ni Queste proposte sono state accolte dalla Commissione diplomatica in seguito a discussioni, di cui sono stati anima il Prof. Silvestri. Di ret tore della R. Scuola Superiore di Portici, il Sig. Louis-Dop, Mr, Store 7 entomologo del governo egiziano, e Mr. Adam, Ispettore generale _ l'agricoltura nelle colonie francesi, hanno servito di base per una | venzione internazionale fra i detti Stati. Per l’ Italia ha sottoscritto a go il Ministro di Agricoltura, on. Micheli. GAZA La convenzione, firmata il 81 Ottobre 1920, ha il seguente. tenor Art. 1. - Gli Stati contraenti si impegnano a prendere le necessarie per lottare contro le cavallette suscettibili di nuocere alle ture degli Stati vicini firmatari della presente convenzione. — | » 4 sa Art. 2. - Essi dovranno prendere tutte le disposizioni - ut tili p formare, coi mezzi più rapidi, gli Stati vicini aderenti dei | movim SRL cavallette considerate all'Art. 1. BRAM i na » Pa TI grip, Pi ì ve” si NOTE PRATICHE - Art. 8. - Essi potranno, nel loro reciproco interesse, concludere | accordi particolari per prendere misure in comune per facilitare la lotta contro le cavallette. . > nat ; Art. 4. Essi riconoscono, dopo la firma della presente convenzione, l’Istituto Internazionale di Agricoltura di Roma come centro ufficiale CE internazionale di documentazione e volgarizzazione di tutte le questioni È: F che si rifericono alla lotta contro le cavallette. | i Essi si impegnano a fornirgli, almeno una volta all'anno e più spesso 2; se le circostanze lo esigono, tutte le informazioni di ordine tecnico, scien- 1 2 7 tifico, legislativo raccolte su questo soggetto da persone competenti. i i L’ Istituto Internazionale di Agricoltura darà a cigno informazioni a la più larga e rapida pubblicità. Qi Mg! Art. 5. - Qualunque proposta emanante da uno Stato contraente, È concernente la modificazione della presente convenzione, sarà comunicata da questo Stato all’ Istituto Internazionale di Agricoltura e da questo deferita a una riunione di delegati delle parti contraenti, che sarà con- È i x _. vocata a Roma, all’ Istituto Internazionale di Agricoltura, in occasione Wi : di un assemblea generale di questa Istituzione. | Le proposte fatte dai delegati saranno poi sottoposte all’ approvazione . Re degli Stati adereuti. Art. 6. - La presente convenzione sarà firmata e abile il più | presto possibile e le ratifiche saranno depositate presso il Governo ita- Le liano dopo che almeno 3 degli Stati contraenti lo avranno fatte. Sa - Ogni ratifica sarà comunicata dal Governo italiano agli altri Stati contraenti ed all’ Istituto Internazionale di Agricoltura. a E Art. 7.- Ogni stato, dominio o colonia che si governa liberamente e che non ha firmato la presente convenzione è ammesso ad aderirvi su domanda. » —Le colonie, su domanda degli Stati da cui dipendono, potranno essere = | ammesse ad aderirvi alle stesse condizioni degli Stati dipendenti. |’ Art.8.-L’adesione sarà notificata per via diplomatica al Governo ti | italiano e da ‘questo ai Governi contraenti ed all'Istituto pescnnzionale Sa di Agricoltura. Der 3 = Art. 9. - La presente convenzione entrerà in vigore, per i 8 primi : Stati che l'avranno ratificata entro 3 mesi a partire dalla data della ra- Sar per gli altri Stati entro 6 mesi a partire dal deposito della rati- pe sofia. o dell’ adesione presso il Governo italiano. Ino. “iù applicazione della convenzione, il 31 Ottobre stesso si sono riu- Sali "AE ì delegati delle Siano) francesi e italiane in Africa e dell’ Egitto cioè anzitutto della Schistocerca tatarica o peregrina. Afscorti consi esistono già fra i paesi aderenti all’ Unione dell’Africa Australe. Ar c fra l'Argentina, l’ Uruguay e il Paraguay si va organizzando la lotta comune contro la grande cavalletta migratrice (Schistocerca paranensis). : Il Direttore dell’ Osservatorio regionale di fitopatologia per la Liguria DI (Genova - Piazza di Francia), sig. Guido Paoli, si offre di mandare, dietro Ù richiesta, individui di Novius Cardinalis, il noto iperperassita atto a com- I battere la cocciniglia /cerya purchasi: le richieste devono essere man- date all’ Osservatorio coll’ indirizzo esatto dell’ ente o della persona cui È i Novius vanno spediti. Il Ministero di Agricoltura di Roma ha pubblicato l’ elenco dei Co- — muni fillosserati 0 sospetti d’ infezione fillosserica al 31 dicembre 1919, |. » dai territorii dei quali è vietata l’ esportazione di alcuni vegetali in con- —- formità al Regolamento 13 giugno 1918. 3 Se ne rileva che sopra 7719 Comuni del Regno, al 31 dicembre 1918. ne erano stati dichiarati fillosserati o sospetti 3484, e che al 31 dicem been k 1919 erano saliti a 8589. 4 Lo stesso Ministero ha iniziato la pubblicazione di fogli di istruzione popolori nei quali sono descritte e figurate le principali malattie delle piante coltivate, con cenni pratici sui modi di prevenirle e combatterle. — Tali fogli di istruzione sono redatti per cura del . osservatorio di fitopatotogia di Torino. Si I primi 8 finora usciti, dovuti alla Dr.ssa V. Bongini ad al Dr. Au Scagnolari, riguardanc : sl # ì x Po 1) la Saperda carcharias dei pioppi ; 2) la peste, o afide lanigero, o pidocchio sanguigno del melo (Sci zoneura lanigera) ; 3) il perdilegno rosso (Cossus Cossus); (d 4) il bruco peloso degli alberi da frutto (farfalla SRI ventre bruno, o Euproctis chrysorrhoéa); } iv ì a” » NOTE PRATICHE 139 5) la febbra del susino (Exoascus Pruni); 6) la bolla, o accartocciamento, o lebbra del pesco (Exoascus defor- mans) ; 7) la tignola o ruga del melo (Hyponomeuta malinellus); 8) il mal bianco 0 nebbia del pesco (Sphùerotheca pannosa). Lo stesso Ministero avverte che a datare dal 15 ottobre p. p. è proi- bita limportazione nel Giappone e territorii dipendenti delle frutta di pero, melo, cotogno (compesa la Cydonia simensis), pesco, pruno, albicocco e noce, proveniente dall’Italia, nonchè dei materiali che hanno servito di recipienti o di imballaggio per queste frutta: ciò allo scopo di impedire l'introduzione, nel Giappone, del Dacus cucurbitae Coq. e della Cydia (Carpocapsa) pomonella Linn. Dalla Gazzetta Agraria di Alessandria, 1920. N. 19. — Por combattere la cuscuta nei medicai, si consiglia il trat- tamento del Dr. A. De Rosa: irrorare l’area infetta ed una larga zona di s curezza con soluzione al 4-5 per cento di acido solforico. Un litro circa di soluzione per ogni metro quadrato. L’ epoca migliore per la cura è il mese di giugno. Le piante di medica perdono i getti colpiti dalla soluzione, ma ne rimettono altri. L m. Da Phytopathology, Baltinore, 1918. N. 9. — G. H. Coons dimostra che la scabbia e la Rhizoctonia delle patate si diffondono specialmente adoperando i tuberi infetti per le nuove piantagioni: consiglia disinfettare i tuberi da piantare con soluzioni di formaldeide da 1 a 240 o con soluzioni di sublimato corrosivo all’ uno per mille. L. M Dall’ Agricoltuta coloniale, Firenze, 1920. N. 10. — Viene segnalato come il più terribile nemico animale del ‘ riso all'isola Ceylon, il così detto paddy-bug o Leptocorisa varicornis, un rincoto che in sciami attacca le piante quando stanno per maturare le quasi imature del riso gli presentano nutrimento ‘abbo don di bruciare tali ii in tutti i terreni incolti vV Cincindela PA che però non è ‘sufficientemente di i fronteggiare la sua preda. UNIONE ITALIANA fra Consumatori e Fabbrieanti di Concimi e Prodotti Chimici x Società Anonima — Capitale Sociale versato L. 60.000.000 Sede in MILANO - Via S. 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Pag. 156 BARKUS Mi. pe Varietà del Colletotrichum Lindemuthianum << <<. , 158 BONAR = Sgrermonto del trifoglio e Brackysporium . = Sete SA ROWN N. ‘A; = Una Pestalozzia dell’Achras . so . i i; a 144 3URK HOLDER W. H.. = Varietà di fagioli resistenti all’ antracnosi . cao 3 YARS EER *& i * acido idrogianidrico contro ‘1’ Heterodera ra- - dicicola . ca SE; een A E SS 5 SSSRETA dai ia sopra la ss l’avena, ecc. si 152 ILINTON @ P. — Malattie di piante nel Connecticut Elea » 141 ) ECHSLER DE - Infezione cotiledonare dei cavoli . ——. ono n 154 bi LOWAY B. T. — Problemi di fitopatologia . -—. A Ra O usa E. Lt Macchie di- | Phyllosticta Antirrhini TER: 3 n-145 La TOR L. L. — Marciume ‘superficiale delle patate dolci ; : n 145 [as JKBLL ReE Avvizzimento delle patate. .. _. + RIA » 146 È ONDERSON M. + - Il Phoma lingam BUIscAvoto reo È è n 14° TOERNER G. R - | Forme biologiche di Puecinia' coronata TI n 150 IUBERT D E _ Be Cytospora chrysosperma.. (EP LA ones L. R. —- Dauni del fulmine a piante RA BET ga 1! TG] Putoinia graminis tritici e-P: gramints tritici-compacti. > 5o. 100 (Continua a pagina seguente). "2 i è TrpoeRrarFia CvoPERATIVA | È 1920. Link G. K.- Malattie delle SE sul ai ù cia MaRrTIN W. H. — Disseminazione della Septoria Lybopersioi=: Paom G. = Le cavallette e.i loro parassiti aofagigy: so % .PeGLION V..+ Infezioni diffuse-di Cuscuta racemosa' ; nare | 9A ani: EEYRONNL B. — Un nuovo parassita del lupino. gio i A = 2 — Svernamento di Mar wi". Juglandis. - -a0g % Pre C.-V. — La Rbhisottinia nei prati", hi FRASSSSO ReDDICK D. e StrewART V. B. — Varietà di fagioli col mal del mosaico Fa Idem idem. — Altre varietà di fagioli e il-mal del mosaico: ...° TT Idem idem. — Trasmissione del virus del mosaico nei fagioli # Sa . LR RAINKING 0, — Malattie delle piante alle Filippine . È PERI STEVENS H. E. — Danni del fulmine a Citrus. —. ; SI SAR Stewart W. B. — Legislazione proibitiva, + ELIA Stone R. E. — Nuovo marciume e avvizzimento dei pomodori > 8050 WoRrMALD H. — Forme biologiche -della Monilia cinerea . sv DB / TE PASTI OE ERRORI d SramiuimENTO D OrticoLtuRA | I : 5 PATELL SVARAVATTI i mE “SAONARAÎ SOSTE { Padova) CREERORI TENZA sE PIU BELLE Ri ° PIANTE LE MIGLIORI | SEMENTI ‘125 ETTARIGi Courunt 13201 CRISI RE 7 Cataloghi gratis. 1) dal Magro” Dove Hai Pre ANNO X. 15 Dicembre 1920. : Num. 10. Rivista di Patologia Vegetale DiretTA DAL DoTtT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LurGi MONTEMARTINI - Pavia RIVISTA CLINTON G. P. — New or unusual plant injuries and diseases found in Connecticut 1916-19. (Malattie nnove o rare osser- vate nel Connecticut durante gli anni 1916-19). (Connec- ticut Agric. Exper. Station, Bull. 222, 1920, pag. 397-482, con 24 tavole). Nelle prime pagine di questa rassegna viene segnalato un caso di marciume secco assai esteso ed intenso di legname in opera, dovuto al Merulius lacrymans. Il rimanente è tutto de- dicato a descrizione di malattie e anomalie di piante coltivate sulle quali fu richiamata l’attenzione della Stazione. Tra le altre sono descritte: macchie bacteriche speciali su frutti di melo; alterazioni delle foglie o dei rami delle stesse piante dovute a fumo o al gelo; un’antracnosi degli asparagi dovuta ad un Colletotrichum; fasciazioni di asparagi; avvizzi- mento di fagiuoli dovuto a bacterîì; attacchi di Phoma lingam ai cavoli; antracnosi del granoturco dovuta a Colletotrichum graminicolum ; il fungo rosso (purple fungus = Monascus pur- pureus), marciume radicale (Phytophthora cactorum), albinismo, i, 1a ( UN TA AAT OOE RL SIOE ROVII GARE CR SNC fee i e i a i A n e n 2 tO eee eo a e nà ss arde; 5 È a bart : e PA IE ai macchie bianche sulla mesesima pari macchie angolari. terium lacrymans) sulle foglie di Cucumis sativus; marc: i bacterico (Bacillus carotovorus) del tabacco ; ece. eee. .£ SS gen e- {90h LINK G. K. K. e GARDNER M. W. — -Market phathology and market diseases of vegetables. (Malattie delle piante che si — vedono sui mercati). (PAytopathology, Baltimore , 1919, Vol. IX, pag. 497-520). dhe ap $i bat ii cat Sono notizie sull'importanza degli uffici di ispezione delle da derrate alimentari di origine vegetale sopra i mercati. Gli Au- si tori parlano delle principali alterazioni osservate sui pomo- dori, carciofi, fagiuoli, cavoli, carote, sedami, insalate, cocomeri, senape, aglio, pastinaca, patate, rafani, spinaci, ece. L. M. } Ì ® GaLLowAY B. T. — Some of the broader phytopathological pro- i blems in their relation to foreign seed and plant introduction. i (Alcuni problemi di fitopatologia in relazione alla introdu-. zione di semi e piante dall’estero) (col precedente, Vol. VIII, È 1918, pag. 87-97). i Si parla dell’ Ufficio di importazione di semi e piante dal- l'estero e della importanza che esso ha per l'agricoltura. Si accenna anche ad una organizzazione TAleTA ZIONE Dee la la pr contro le malattie delle piante. a ST L.M REINKING 0. — Philippine plant diseases. (Malattie delle piante | si alle Filippine) (col precedente, 1919, Vol, IX, pag. tari 3 Anche in queste isole le malattie delle piante sono. asdni dannose: secondo l’Autore distruggono in media ogni anno il È 10 per cento dei raccolti. gi BS 2a h GENERALITÀ 143 Ne abbiamo qui un lungo elenco con una breve descrizione «di ciascuna di esse. Meritano essere segnalate come più dannose: macchie fogliari (leaf spot) nell’ Arachys hypogoea, dovute alla Cercospora personata (B. et O.) Ellis, assai dannosa a certe varietà ; forse sono anche dovute al Septogloeum Arachidis Rac. che è comuoe e dannoso a Giava; black-rot dei cavoli dovuto alla Pseudomonas campestris ; antracnosi e avvizzimento bacterico dei peperoni, dovuti rispet- tivamente al Co/lletotrichum nigrum e al Bactllus solana- cearum ; marciume del fusto di Musa dovuto a Diplodia crebra Sace. ; falso carbone del riso dovuto a Ustilaginoidea virens (Cke.) Tak.; macchie sulle glume e sulle foglie dovute rispettivamente a Phyllosticta glumarum Sace. e Phyli. miurat Miyake ; non si trova la Piricularia Oryzae ; la peronospora del mais o Selerospora Maydis e il seccume delle foglie dovuto all’ Helmilthosporium incospicuum C. et. E. L’avvizzimento dovuto al Bac:/lus solanacearum è comune anche nelle patate, melanzane, tabacco, pomodoro ed altre so- lanacee. Nei fagioli è comune l’avvizzimento. dovuto alla Psewudo- monas Phaseoli Smith. L. MONTEMARTINI. SteWART V. B. — Exlusion legislation and fruit tree production. Legislazione proibitiva e produzione di alberi da frutta) (col precedente, 1918, Vol. VIII, pag. 360-364). Richiamandosi alla precedente nota del Galloway, l'Autore mette in rilievo i bisogni dei vivaisti e vorrebbe che l’ Ufficio di introduzione dall’ estero aiutasse di più ad aumentare la pro- duzione. Parla anche di quarantena cui sottoporre le piantine. L. M. SA SERE DNA FABIO & ne po ne gra A, ° De sg = gs. : bra cate e, de 144 SAI | PARASSITI VEG® PALI 1 PEAS ì Ri dd pe SE i + SW +0 Sn ce Brown N. AS A Pestalozzia praga a gi on a dilla trees (Una Pestalozzia causa di tumori negli a a) bei SA di Achras zapota) (Phytopathology, Baltimore, 1920, Vol. " xa pp. 383-394, con 5 figure). SE se È La Achras zapota è un albero fruttifero ora comunemente — coltivato nella Florida. xa: L'Autore ha osservato sui suoi fusti e rami dei tumori di — diverse dimensioni, dovuti ad una Pestalozzia diversa dalla P. tumefaciens, che provoca formazione di tumori sopra altri alberi, affine alla P. /unerea e descritta qui come specie nuova © col nome di P. scirrofaciens. Con essa potè riprodurre artificialmente la malattia. Può attaccare anche l’olivo e qualche altra pianta. Bisogna combatterla distruggendo le piante infette. LL. M. + BonaAR L. — Wilt of white clover, due to Brachysporium Trifolii . (Avvizzimento del Trifoliunm repens dovuto al Brachyspo- rium Trifolii) (col precedente, pp. 435-441, con 3 figure). È un acvizzimento manifestatosi durante l'estate 1919 nello stato di Washington. Dalle piante ammalate l'Autore isolò un ifomicete che potè dimostrare essere causa della malattia e che descrive qui come specie nuova col nome di Brackysporium Trifolit. L. M. HuBET E. E. — 0bservations on Cytospora chrysosperma in the Northwest (Osservazioni sopra la Cytospora chrysosperma. Ù negli stati nord-occidentali) (col precedente, pp. 442-447). 3 do Questo fungo attacca diverse specie di Populus, di Acer, | di Prunus, di Sorbus, di Salix e di SALA è PARASSITI VEGETALI 145 È parassita di ferite e produce cancri. È uno dei funghi che possono riuscire più dannosi alle piante forestali. Occorre difendersene selezionando essenze ad esso resistenti e distruggendo le piante o le loro parti che ne siano infette. L. M. GuBA E. F. e ANDERSON P. S. — Phyllostieta leaf spot and damping off of snap dragons (Macchie fogliari sopra l’An- tirrhinum majus dovute a una Phyllosticta). (Phytopatho- logy, Baltimore, 1919, Vol. IX, pp. 315-325, con 8 figure). È una malattia comparsa nell'autunno 1918 nei giardini della Stazione Agraria di Ambherst, al Massachussetts. Le mac- chie fogliari di che trattasi sono un po’ più larghe di quelle prodotte dal Col/etotrichum Antirrhini, e sono dovute ad una Phyllostieta descritta qui come specie nuova col nome di Ph. Antirrhini. La si può combattere efficacemente colla poltiglia bor- dolese. i L. M. HARTER L. L. e WEIMER J. L. — The surface rot of sweet potatoes (Il marciume superficiale delle patate dolci( (Phy- topathology, Baltimore, 1919, IX, pp. 465-470, con una tavola). È una malattia dei tuberi caratterizzata dalla comparsa su di essi di macchie circolari, di mezzo a ùn centimetro di dia- metro, brune, talvolta depresse, in certi casi numerose e con- | fluenti. La alterazione rimane superficiale e solo raramente penetra fino alla zona fibro-vascolare : però in seguito a serepo- latere della buccia in corrispondenza alle maechie, i tuberi alterati diventano incommerciabili. 39 aa i lei FIORE # ia sia di: pria i vr >, ct i ; ria ke Fa SL Pe pro Ca de è me, TOSTI ew : PARASSITI VEGETAI Dt dh dritto. Da ” il 132 ai IE 3 Pi LS E Pc "ell * La malattia è diffusa Logli Stati Uniti. 3.4 PaCo L’agente patogeno è un Fusarium che gli Autori ri si ficarono col F. oxysporum: potrebbe essere confuso da A yy peroxysporum che è causa del marciume del fusto, ma gli AR dimostrarono che è specie ben distinta da questa. Le esperienze | ni di inoculazione dimostrarono infatti che non v'è alcuna rela: | zione tra marciume del fusto e marciume superficiale dei. tuberi e che quest’ultimo non si trasmette coi tuberi amma- iter i i e nq Ù de de pa à È - è Ì Ra re ai ve Ù — POLI SETT nt A rr rie MAINE Aaa ha lati ma dipende moito dalle condizioni atmosferiche. uo ; L. MONTEMARTINI. HASsKELL R. J. — Fusarium wilt of. potato in the Hudson River Valley, New York (Avvizzimento delle patate dovuto a Fw- sarium nello Stato di New York) (Phytopathology, Balti- more, 1919, Vol. IX, pp. 223-260, con tre tavole). è Sono raccolti molti dati statistici sui danni prodotti da questa malattia anche in riguardo alle diverse varietà di patate. Essa è dovuta al Fusarium orysporum che si diffonde nel terreno e che si sviluppa specialmente alle temperature alte "A (da 26° a 32° O. con un maximum a 40°), assai più alte di ;@ quelle necessarie allo sviluppo delle patate. È quindi da con: sigliarsi la semina quanto più anticipata possibile di varietà precoci (p. es. l Irzsh-Cobbler) che maturino prima che le con- È dizioni di temperatura sieno favorevoli allo sviluppo del pa A rassita. Dr La malattia è caratterizzata da un aincri del sistema vascolore nel tubero, vicino alla estremità del fusto, senza. che | arrivi fin là l’agente patogeno. Tale annerimento si ship Fusarium necrosis, ed è dovuto probabilmente a tossine © segro. gate dal parassita. | Li & sa i | a RT, colui ; PT Li RE | COTE ve PRGLA i Si 6 A ki 27 RA RAI e: Bre da » AE Lar SI PARASSITI VEGETALI 147 StonE R. E. — A new stem-rot and wilt of tomatoes (Un nuovo marciume del fusto e avvizzimento dei pomodori) (col pre- cedente, pp. 296-298, con due figure). È malattia comparsa nelle serre della stazione agraria di Ontario, segnata da larghe macchie di un marciume bianco sui fusti, seguite da avvizzimento. È dovuta ad una Botrytis. L. M. HENDERSON M. P. — The black-leg disease of cabbage caused by Phoma lingam — Tode-Desmaz. (L’annerimento del gambo dei cavoli prodotto dal Phoma lingam — Tode-Desmaz.) (Phytopathology, Baltimore, 1918, vol. VIII, pp. 379-431, con 10 figure). È malattia dei cavoli assai dannosa nello Stato di Wiscosin, attacca le piante in qualsiasi stadio di sviluppo, ma special- mente quando sono piccole e ancora nelle aiuole da semi, o subito dopo il trapianto. Si manifesta con decolorazione e de- perimento delle piantine, accompagnati dalla comparsa di mac- chie nere nel fusto, vicino al terreno. L’agente patogeno, descritto per la prima volta dal Tode nel 1791 col nome di Sphaeria lingam, fu poi dal Desmaziere riferito al genere Phoma. Venne anche doscritta coi seguenti nomi: Phoma siliquastrum Desmaz., Aposphaeria Brassicae Thiim., Phoma oleracea Sace. Il Phoma oleracea Sace. trovata sul Melilotus non pro- duce infezione. Per combattere la malattia si consiglia disinfettare i semi . con soluzione al 0,5 p. 100 di formaldeide a 40, e asportare dal terreno le parti infette, facendo poi lavorazioni profonde. L. MONTEMARTINI. Der = è ii ai eni | Cs n ” La ei irta : 1 RISO Sa + den - iaia ta li ca Vi d* - w : SII I O SERI, II MOI: pai RL F 7 - a A i x 4 % PI , a 1480 | PARASSITI VEGETALI © PeGLION V. — Intorno ad alcune infezioni diffuse di Cuscu "a: racemosa Mart. osservate in Italia. (R. Ac. d. Sc. dell’'Ist. di Bologna, 1920, Ser. VII, Vol. VII, 11 pagine). (0 Dopo di avere ricordato le segnalazioni fatte da tempo di. cuscute esotiche introdotte in Italia con sementi nuove, 1 Au- tore dimostra che si tratta quasi sempre della Cusceuta race- mosa Mart.: la C. Gronovii non potè, nelle esperienze fatte, fissarsi sugli ospiti comuni da noi, e nei casi nei quali si credè trattarsi di C. arvensis probabilmente si trattava di errore di diagnosi. La C. racemosa (C. suaveolens Ser.) ha semi più grossi delle nostre cuscute e che non sf possono eliminare cogli apparecchi di decuscutazione : essa riesce specialmente dannosa nei paesi dell’ Europa meridionale, mentre nel nord, avendo (come tutte le cuscute, ma in misura maggiore) esigenze, in fatto di clima, maggiori dello stesso trifoglio, non è considerata pericolosa. La semina ad una profondità di 2 a 4 centimetri ne impedisce lo sviluppo, così che l’uso delle seminatrici per formare gli erbai (onde si collocano i semi ad una profondità che diventa protettiva) dà ragione della scarsezza numerica delle infezioni malgrado il frequente inquinamento delle sementi. Si ebbero però dei casi, e l Autore li segnala, nei quali questa cuscuta prese considerevoli estensioni. i Tali infezioni diffuse sembrano essere collegate alle innon- dazioni e l'Autore le spiega così: la Cuscuta racemosa, al pari delle altre cuscute, tende a localizzarsi nei siti umidi, di pre. ferenza lungo i canali ed i fossi, e vi produce capsule indei- scenti che si disfanno solo dopo parecchi mesi per lasciare in libertà i semi, e che in casi di piena possono essere trasportate a distanze notevoli. | Nei casi esposti ospite preferito era stata la barbabietola, ma erano state anche invase piantagioni di patate e di pomodori. s ia Mea cene ARA EEA ar e DA ta e S 4 3 » 1 “Mg Eu o IN : i ro, Re DOT EOS % VR dI # » Ò 4 ha Di "È; ‘gb, i : Ca - vid sete >; _ à ’ È PARASSITI VEGETALI . 149 Siccome il diffondersi di questi parassiti può riuscire par- | ticolarmente dannoso per il commercio delle semenzine, l’Au- tore chiede provvedimenti d’ ordine legislativo che valgano ad impedirne lo sviluppo: non la sola decuscutazione delle»sementi, ma anche la lotta diretta contro il parassita nei suoi quartieri ‘ d'inverno, non limitata alle infezioni degli erbai o nei terreni coltivati, ma estesa anche ai centri di moltiplicazione e alla ve- getazione spontanea lungo i fossi. L. MONTEMARTINI PeYRONEL B. — Un interessante parassita del lupino non ancora segnalato in Italia: Blepharospora terrestris — Sherb.-Peyr. (Rend. R. Ac. d. Lincei, Roma, 1920, Vol. XXIX, pag. 194-197). Nelle vicinanze del lago Regillo i lupiui presentarono un grave marciume delle radici e della regione ipocotilea, sulla quale l'Autore rilevò (e dimostrò sperimentalmente essere la causa della marattia) la presenza di un fungo inferiore che potè identificare colla PhAytopthora terrestria segnalata dal Sher- bakoff in America come causa di marciume dei frutti di po- modoro, dei fusti di lupino e del colletto degli agrumi. Dall’ esame dei caratteri morfologici del parassita, 1’ Autore ritiene si debba però riferirlo al genere nuovo B/epharospora indicato dal Petri quale agente patogeno della malattia dell’ in- chiostro del castagno, e ne fa una specie nuova la B. terrestris. Ritiene si tratti di specie ubiquitaria, già preesistente in Europa, vivente ordinariamente allo stato saprofitario e che può, quando trovi condizioni ed ospiti adatti, comportarsi anche da | parassita. Vorrebbe anzi estendere questo modo di vedere anche alla Blepharospora cambirvora del Petri. Come metodo di lotta consiglia intanto la distruzione delle piante infette e il risanamento del terreno con opportuni dre- | naggi. L. MONTEMARTINI 23 9 da | PEN PST È Lu Mm Lio E, » = > ” pia E A PIù sa fa PARASSITI pes PEYRONEL B. — Svernamento di Massena Faglandig sui pe, e polloni del noce. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, | 1920, Vol. LITI, pag. 168-171). #1 “A A Riolaretto nelle Valli Valdesi, nell’ aprile 1917, ri gian ha visto dei succhioni di alberi di noci colle caratteristiche tacche depresse della Marsonia Juglandis, portanti gli acervu- letti del fungo in piena vitalità e con spore capaci di portare l'infezione alle foglie nuove che stavano per misi più tardi. Poichè la terra era ancora coperta di neve e non poteva pensarsi ad una infezione primaverile precoce proveniente da ascospore della forma adulta Gnomonia Juglandis sviluppatasi sulle foglie dell’anno precedente cadute a terra, si deve am- mettere che il parassita abbia potuto svernare allo stato coni- dico sui rametti infetti. L’Autore segnala qui un tale modo di svernamento il quale dimostra che nei casi di forti infezioni non basterà, come pensa il Klebahn, raccogliere e distruggere le foglie infetto cadute dai rami, ma si dovrà pure portare l’attenzione sui rami più giovani. L. MONTEMARTINI Piper C. V. e CoE H. S. — Rhizoctonia-in lawns and pastures. — (La Rhizoctonia nei prati e nei pascoli). (Phytopathology, ì Baltimore, 1919, Vol. IX, pag. 89-92, con 2 tavole). À Gli Autori segnalano la presenza della Ahizoctonia Solani sopra diverse erbe dei prati e parlano dei danni che essa può d produrre. PACARI Tra le piante attaccate sono, in ordine di suscettibilità de crescente: Cerastium vulgatum, Stellaria graminea, Festuca | 06 at y PARASSITI VEGETALI 151 rubra, Agrostis palustris, A. canina, A. stolonifera, A. tenuis, Poa trivialis, P. pratensis. Achillea millefolium, Veronica ser- pyllifolia. | È da ricordarsi che l’ Haskell nel 1916 ha segnalato il Corticium vagum, che è la forma adulta della Ahizoctonia So- lani, sopra il frumento, e la RA. Nap: sopra l’ avena. L. M. WOoRMALD H. — The brown-rot diseases of fruit trees, with special reference to two biologie forms of Monilia cinerea Bon. II. (Il Marciume nero dei frutti con speciale riguardo alle due forme biologiche della Monilia cinerea Bon. Il). (Annals of Botany, 1920, Vol. XXXIV, pag. 145-171, con due tavole). Nella prima parte del lavoro, riassunta alla precedente pagina 46 di questa A?vista, Vl Autore ha dimostrato che in America v'è la Monilia fructigena Pers. (Sclerotinia fructigena Pers.) e la Monilia cinerea Bon. Continuando lo studio, dimostra che le due specie si di- stinguono per il colore e la grossezza delle pustole, per le dimensioni dei conidii, per il modo di accrescimento nei sub- strati di coltura sterilizzati, per il modo di ramificazione del tubo germinativo dei conidii, per il modo di parassitismo. La Mon. fructigena produce il marciume delle mele, delle prugne, delle ciliegie e attraverso i frutti può attaccare anche i rami dei meli e produrvi dei cancri. La Mon. cinerea attacca i fiori dei meli, i fiori ed i frutti dei pruni, i fiori e frutti dei ciliegi. Nella prima la formazione dei conidii si arresta durante l'inverno; nella seconda si formano in dicembre delle nuove pustole che continuano a produrre conidii (più piccoli di quelli estivi) durante l’ inverno e nella primavera. zima che ossida i tannini; ; la “um pruni, non lo. segrega li: so beramente. | moti. ssa ci Li ar, 23 d "4 In America è più comune la Mon. cinerea che la praioli gena, ma in colture si distingue dalla Mon. cinerea dell’ Europa per l'accrescimento più vigoroso e il maggior numero di frate tificazioni che produce in tutti i substrati. 29 È ‘L. MONTEMARTINI. — Lr Byars L. P. — Experiments on the control of the root-knot nematode, Heterodera radicicola. — Greef-Mueller. I, The use of hydrocyanic-acid gas in loam soil in the field. (Esperienze per combattere il nematode dei tumori radicali, l’ Heter0- dera radicicola-Greef-Mueller. 1, L'uso dei gas di acido idrocianidrico nei terreni marnosi). (PAytopathology, Balti-- more, 1919, pag. 93-103, con una tavola). & Sono esperienze fatte negli anni 1916-918. Esse dimostrano dr che i gas di acido idrocianidrico ottenuti spargendo nel terreno, n anche in dose non forte, cianuro di sodio (Na Cn) e solfato di R ammonio del commercio [(NH,), SO,) riescono a distruggere | È l’ Heterodera radicicola. L'Autore dà anche la letteratura sull’ PR ByrARs L. P., JOHNSON A. 0. e LAOABE R. W. — - The ego; PARASSITI ANIMALI 153 taccano la secale, l’avena, e i Triticum spelta e dicoccum). (Phytopathology, Baltimore, 1919, Vol. IX, pag. 283-284, con una tavola). Con colture promiscue gli Autori hanno constatato che il Tylenchus Tritici del grano può estendersi ed attaccare la se- gale, l’ avena ed i Triticum» spelta e dicoccum. Non passò in- vece sull’ orzo. L. M. PAOLI G. — Considerazioni sui rapporti biologici fra le cavallette ed i loro parassiti oofagi. (Rivista di Biologia, Roma, 1920, Vol. II, pag. 387-397). _L’Autore si riferisce alle cavallette della specie Docio- ‘ staurus maroccanus che da parecchi anni sono tanto dannose in Puglia. Le loro ooteche o, come si chiamano volgarmente, cannelli di ova deposte in certi terreni possono venire attaccati e di- strutti, in Italia, da un Coleottero (Zonabris variabilis) e da due Ditteri bombilidi (Systoechus etenopterus e Mulio obscurus). Le larve di questi oofagi penetrano d’ estate dentro le ooteche e ne divorano le ova, poi escono da esse, si approfondano un poco nel terreno, in autunno, risalgono verso la superficie in primavera, incrisalidano e poi escono come insetti alati che se ne volano isolatamante in ogni direzione in cerca di fiori. Sono insetti dunque che non si mantengono gregari, nè si può dire che inseguano gli sciami delle cavallette: molti degli individui adulti, o delle ova, o delle larve neonate vanno per- duti perchè si trovano in-luoghi dove non sono le ooteche dei loro ospiti. L’ Autore dimostra, con una serie di considerazioni e di calcoli, che non v'è da sperare nell’aiuto di questi iperparas- siti per una lotta efficace conti le cavallette : sarà se un migliore risultato potranno dare altre specie I PS. artificialmente dall’Algeria o da altre di “E I ; anno 9 DRECHSLER C. — Cotyledon infection ob cabbage seedlings. by ; Pseudomonas campestris (Infezione cotiledonare delle pian- a tine di cavolo da parte della Pseudomonas campestris) (Phy- ; - topathology, Baltimore, 1914, Vol. IX, pag. 275-282, con sei figure). | FTSE È noto che il marciume nero bacterico delle Crocifere. riesce più dannoso alle piantine in via di germinazione che alle piante adulte. In queste ultime le foglie sono attaccate: attraverso punture o attraverso gli stomi acquiferi. È 3 È Per le piantine dei cavoli l'Autore prova sperimentalmente che l’ infezione può avvenire, più che per le radici, attraverso. gli stomi dei margini dei lembi cotiledonari , specialmente di (EE CT quelli che si trovano all’ insenatura dei lembi medesimi. Non si hanno indizii di secrezione, da parte del bacterio. patogeno, di tossine solubili capaci di agire sulle cellule anche | a breve distanza. atte da mine scoppiò in mezzo a piantagioni di patate, cotone, canna da zucchero, tabacco, zucche. pomodori. Dice che quando il fulmine scoppia dopo un lungo periodo di siccità e appena è cominciata la pioggia che ha bagnato la superficie del terreno, lo strato di terreno sottostante ancora asciutto funge un po’ da isolatore, mentre le radici acquose che lo attraversano sono buone conduttrici e quindi facilmente danneggiate. Perciò in certe condizioni le patate, le barbabietole da zuc- _ chero e il cotone sono più danneggiati che altre piante (gra- minacee) a radici meno acquose. L. M. STEVENS H. E. — Lightning injury to Citrus trees in Florida. (Danni del fulmine ad alberi di Citrus nella Florida (col psecedente, pag. 283-285, e una figura). Una certa percentuale degli alberi di Citrus nella Florida sono, secondo l’Autore. danneggiati tutti gli anni dal fulmine, il quale produce sui rami delle macchie cancrenose, superfi- ciali, che poi sporgono in fuori e secrepolano alla superficie. Di solito su tali caneri si sviluppa poi il Col/etotrichum. gloeospo- riordes. L. M. = REDDICK D. e STEWART V. B. — Varieties of beans suseeptible to mosaie (Varietà di fagioli soggette al mal de/ mosaico) (Phytopathology, Baltimore, 1918, Vol. VIII. p. 530-534). Il mosaico del Phaseolss vulgaris è assai comune nello stato di New York. Assomiglia al mosazco del tabacco, ma a diffe- I PATER L PR Lala a Tp A aida p renza di questo si può trasmettere anche coi semi. Pelia hp A n'a ind 5% har È; DCS Ò “i: > dr) >, 4 | Ma ra aaa wa a Val D' INDOLE INCERTA Gli Autori hasno avuto occasione di osservare. dl chie varietà di fagiuoli resistono a questa malattia. è LARE ReEDDICK D. e STEWART V. B. Additional varieties of ton susceptible to mosaic (Nota ad addizionale di varietà di faginoli attaccabili dal ma! del mosaico) (col Lellis 1919, sa vol. IX, pp. 149-152). n Gli Autori danno, in aggiunta alla precedente nota, un nuovo elenco di varietà di fagioli che sono attaccate dal mosaico. L. M. ReDDICK D. e StTeEwART V. B. — Transmissions of virus of bean mosaie in seed and observations on thermal death-point of seed and virus (Trasmissione del virus del mosaico dei fagiuoli nei semi e temperatura massima alla quale resi- stono i semi ed il virus) (col precedente, pp. 445-450). Gli Autori confermano che il mal del mosaico dei fagiuoli, a differenza di quello del tabacco, si trasmette coi semi, e di- mostrano che il limite massimo di temperatura cui resistono i semi è lo stesso al quale resiste il virus- Col calore non si può dunque disinfettare i semi infetti. i L.M. ari Bam B. A. — Puecinia malvacearum and the mycoplasm- theory. (La Puccinia malvacearum e la teoria del micoplasma) (Annals of Botany, Vol. XXXIV, 1920, pp. 173-200, con due figure). dei Ri ela > de l'en = Pag > L : ; 2 FISIOPATOLOGIA i 157 _ forma vegetativa, trasformandosi in protoplasma nudo, e rima- nere in tale forma (chiamata di mzicoplasma) nell’ interno delle cellule della pianta ospite, specialmente dei semi. In queste con- dizioni, al momento della germinazione dei semi, tale micoplasma si dividerebbe insieme al citoplasma delle cellule ospiti e si distribuirebbe così largamente nei tessuti della giovane piantina, fin che ad un certo grado di maturità di questa esso ripren- derebbe la sua forma miceliale dando così luogo a quelle ma- nifestazioni di infezioni che l’ Eriksson chiama primarie e che impressionano per la rapidità e virulenza colle quali colpiscono tutti gli organi di una pianta. © La teoria dell’ Erikson fu ed è molto discussa e l'Autore ha voluto fare egli pure lunghe ed accurate espesienze facendo germinare semi di altea (presi da piante ammalate) in ambienti privi e tenuti assolutamente privi da ogni germe del parassita, mentre altri semi di controllo germinavano in condizioni eguali ma esposti alle infezioni esterne. -Vide che nel primo caso la Puccinza non si è mai svilup- pata salvo quando la si è inoculata. La facilità colla quale le piantine cresciute in ambiente artificiale erano prese dall’in- fezione esterna e la rapidità colla quale il fungo si diffondeva su di esse, ha potuto forse giustificare qualche volta l’idea di una infezione primaria nel senso indicato da Eriksson. L. MONTEMARTINI. . MARTIN W. H. — Dissemination of Septoria Lycopersici Speg. by insects and pickers. (Disseminazione della Septoria Lyco- persici Speg. a mezzo degli insetti e dell’ uomo) (Phytopa-. thology, 1918, vol. VIII, pg. 365-372). L’ Autore ha portato la sua attenzione sopra i seguenti in- setti: Leptinotarsa decemlineata, Epitrix cucumeris, Protoparce carolina, Aphis pseudolrascical. Ha visto che essi possono in . realtà portare le spore tanto della Septoria Lycopersici, che RIG = = SI DPATOL sa I SE: "arte 65; minarsi cogli escrementi delle larve ; che ioni gli per uo importanza solo come agenti del primo propagarsi della 1 lattia. i a Le mani dell’ uomo invece, TUADAA: toccano Ù: piste Si IRA a se dopo una pioggia. Poichè cuenta fatto può pa tribuire molto alla disseminazione dei parassiti, è a consigliarsi di sospendere ogni lavoro manuale dopo le pioggie e fin che - le foglie sono tornate asciutte. —. erat C ò Li: Mi; BurgHoLDER W. H. — The production of an anthracnose-resì- stant White marrow beam. (La produzione di una varietà di fagiuoli resistente all’ antracnosi) (Phytopathology, Balti- | more, 1918, Vol. VIII, pg. 353-357). a Durante una fortissima invasione di Col/letotrichum Lin- demathianum avvenuta nel 1915, l’ Autore ha avuto occasione A: di vedere che certe varietà di fagiuoli Red-Ktdney presenta» È vansi quasi immuni dal parassita. ; FT e Provò a produrre degli ibridi ed ottenne un ibrido White- rà, Marrov che è veramente resistente. : Sos BaRRUS M. F. — Varietal susceptibility of beans to citata * Colletotrichum Lindemuthianum. — Sace. et Magn. — B. et C. (Diversa suscettibilità di fagioli a varietà del Colletotri cchum di i Lindemuthianum. — Sacc. et Magn. — B. et so ) a cedente, pg. 590-614, con 5 tavole). A | FISIOPATOLOGIA RE 159 che una varietà che appare perfettamente resistente, viene in- vece attaccata quando il parassita con cui si cerca di infet- tarla proviene da altra località. Ha fatto in tal senso moltissime esperienze di inoculazioni di molte varietà di fagiuoli con spore di Colletotrichum tolte da varietà diverse e provenienti da differenti località, e ne da qui i risultati, confermando che il potere di infezione di questa specie fungina varia a seconda del luogo e della ma- trice su cui sì è sviluppata. L. M. HoERNER G. R. — Biologie forms of Puccinia coronata on oats. (Forme biologiche di Pwuccinia coronata sull’ avena) (col precedente, 1919, Vol. IX, pag. 309-314, e due tavole). La scoperta di diverse specializzazioni della Puccinia gra- minis sui Trificum ha indotto l'Autore a cercare se altrettanto sì verifica per la /. coronata sopra le diverso varietà di avena. Ha fatto per due anni esperienze con materiale di Pwuc- cinia proveniente da quattro diverse località seminato sopra 54 specie di graminacee appartenenti a 26 generi. Il risultato delle sue ricerche è positivo : non tutto il ma- teriale di Puccinia coronata esaminato attacca nel medesimo modo le differenti varietà di avene : alcune di queste, resistenti ad un materiale, sono invece attaccate da altro. Questo fatto spiega come certe varietà ritenute in un dato paese resistenti alla ruggine, ne sono invece attaccate quando portate in altra provincia si trovano di fronte ad altra forma biologica del parassita. L. MONTEMARTINI PENTA TFT Li y 4 tl \ d LracH J. G. — The parasitism of Puccinia gi inis tr and Henn. and Puccinia graminis tritici com acti È bas | Piem. (Il parassitismo della Puccinia graminis tritici ) et Henn. e della P. graminis trilici-compacti Stak. e e (Phytopathology, Baltimore, 1919, Vol. IX, PRES 2 tavole). i E Fino a pochi anni fa era conosciuta una sola forma biolo- — gica di Puccinia gramînis sul frumento : nel 1916 lo. Stakman | constatò che ne può esistere un’altra sul Triticum compactum. | È; Da prove di infezione fatte con ambedue le forme soprà/) 72 varietà di frumento, l'Autore deduce che la P. gros tritici-compacti ha un numero più limitato di ospiti che non Lal. la P. graminis tritici, in quanto molte varietà sono poco DE punto attaccate dalla prima e non resistono alla seconda. Sopra. d certe varietà l’azione delle due forme è ben distinta. Sa Secondo l’Autore ogni forma biologica di ruggine ha dei Ù bisogni specifici di nutrizione giusta la configurazione moleco-. . lare del suo protoplasma: un tale nutrimento specifico essa È dritti lo trova solo sopra determinati ospiti e quando non lo bw | muore di esaurimento producendo, nella morte, degli enzimi |. che sono dannosi alle cellule colle quali vengono in contatto. | L. MonteMaRtiNi Sere Consor nat SERE î. Contro la peronospora della vite, delle patate e dei pomodori, invece del solfeto di rame si può adoperare la Pasta Caffaro che è un preparato di rame, il quale ha la medesima efficacia della poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di più semplice’ preparazione. Esperienze comparative fatte, per la vile, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le patate, dal prof. Montemartini_ a Bergamo e Varese, hanno dimostrato che questo composto di rame vale tanto quanto le poltiglie bordolesi meglio preparate. La Società del Caffaro ha recentemente messo in commercio anche la POLVERE CAFFARO contenente la. stessa percentuale di rame. della Pasta Caffaro. i La Polvere. Caffaro può essere applicata coì co- muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliosamente agli organi vegetali. È comodissima per i frutticoltori, gli orticoltorì ed i vivaisti. ———_—_—___——_— - La Pasta e la Polvere Caffaro, devono la loro efficacia al fatto che contengono del rame in forma di ossicloruro. 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Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano PAVIA TIPOGRAFIA COOPERATIVA 1920 un la peronospora della db “delle patal I e dei pomodori, invece del Safar di rame | può adoperare la _ Pasta Caffaro che è un preparato di rame, il quale ha la medesima efficacia della poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di de più semplice preparazione. Esperienze comparative fatte, per. la vile, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le patate, dal prof. Montemartini a Bergamo e Varese, hanno dimostrato che questo composto di rame vale tanto quanto le poltiglie bordolesi meglio preparate. I La Società del Caffaro ha recentemente messo in: commercio anche la POLVERE CAFFARO contenente la stessa. percentuale di rame della Pasta Caffaro. Là Polvere Caffaro può. essere aan coi co- ff muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliosamente | agli organi vegetali. È comodissima par Ì frutticoltori, gli orticoltori ed i vivaisti. 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