o Mia: (\ na SPAL, TL A Pre ci O Sie me Sp 005: pina nt / ‘ | Pi. DA a 9A er Li ( ° ‘ : I ri sÒ t] 3 i n 9 0) x 4 4 (2) i A ù | ; I E I A | I Pr A x Ù » I é P_“ . o CANE CA I I È è ell » age Pit ceo Rivista di Patologia Vegetale Dorr. LuiGr MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLopPp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.' S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. ALPinE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (East Lansing - Michigan). ————————_———* tte + ANNATA IV. : 1909-910 MATTEI, SPERONI E C. - EDITORI PAVIA INDICE PER MATERIA: Ill 3 INDICE PER MATERIA 3 Originali. DeL GuercIio G. — Intorno ad un nuovo genere ed a tre note o specie di afidi dei Rhamnus . î - ! y nea 1 Id. — Intorno ad una nuova Towroptera del Rhamnus . i Gi 5) È Id. — Un’altra nuova Toxoptera del Rhamnus alaternus n SMEG Intorno ad un nuovo genere di Penfigidi americani (Gen. È Wedgmniona: MoleGuere.) <.<. ., 10 _ Id. — Osservazioni preliminari intorno ad una nuova altera- È zione dei rami vegetativi e riproduttivi dell'ulivo =... 17 Id. — Intorno ad un nuovo genere di Macrosifonidi americani (Gen. Depaphis n.) : x ; i 49 È; Id. — Il Pemphigus fraxrinifolii T. L. è diverso dal P. midific us È: Mu 3; 50 d Id. — Osservazioni intorno all’ afide della scorza del pioppo * (the poplar bark aphid) o afide lanigero del pioppo ame- ricano 60 FARNETI R. — Il mal ISTE delle quercie minaccia anche i castagni ed i faggi . 5 3 4 È s . ‘ î n 241 Id. — La cancrena delle zampe d’ asparagio 7 dati è n 278 MoxTEMARTINI L. — La ruggine dei cereali in rapporto colla concimazione (RL I°
‘ CuponI G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate dalla R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma durante il biennio 1908-909 . i > ; a : > ; j i FABER (vox) F. C. — Le malattie ed i nemici del caffè. II Id. — Le malattie ed i parassiti del cacao . ; ; i FERRARIS T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili è ; ; : . . s : P i È sa Id. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili... Gaporto L. — Rassegna del Gabinetto. di Patologia Mic di Casalemonferrato, per l’ anno 1908-09 | 1° CASCO Goopbwin W. H. — Macchine per irrorazioni . o de INDICE PER MATERIA GrIrron E. E MauLBLANC N. — Osservazioni su alcune ma- lattie della barbabietola i rici Guy A. — Coltivazione del pomodoro in piena terra : accidenti e malattie osservati nel 1909 . : 7 ° 5 : HoLLRUNG M. — Annuario delle malattie delle piante : anno 1907 Id. — Annuario delie malattie delle piante: anno 1908 KLEBAHN H. — Malattîe del lillà . È hi LauserT R. E ScwartTz M. — Malattie e nemici delle rose MoxTFMARTINI L. — Le principali malattie delle rose Id. — Le principali malattie dei peschi ” . . NAZARI V. — Le malattie della vite ed i mezzi per combatterle nell’ ultimo decennio . 4 } i . " OsTERWALDER A. — Malattie nuove delle piante coltivate e loro cause . ; . PO i Orton W. A. - Lo sviluppo dei vegetali ‘coltivati resistenti alle malattie PeTRI L. — Osservazioni sopra alcune malattie dell’ olivo PRICE H. L. —— Per combattere le malattie e gli insetti dei frutti e delle piante coltivate o da giardino . SavastaNnO L. — Lezioni di patologia arborea applicata SCHRENK (von) H. e SpauLDING P. — Malattie degli alberi fo- restali a foglie caduche : SELVY A. D. — Un trattato sopra le malattie delle piante col- tivate nell’ Ohio . : ; È . SoRAUER P. — Trattato delle malattie delle piante i STEVENS F. S. E Han J. G. — Malattie delle piante coltivate STEWART F. C., FRENCH G. T. e WiLsoxn J. R. — Malattie del- l’alfalfa a New-York . ; Malattie dovute a parassiti vegetali. Arcret C. — I corvi disseminatori del vischio APPEL 0. — Notiziè sull’ arricciamento delle patate.. Id. — Teoria e pratica per combattere l’Ustilago Tritici e | Usti- lago nuda é è i Id. E KreITtz — L’arricciamento della patata Id. E RieHM E. — Ricerche sul carbone dei cereali . Id. e WERTH E. — Esperienze di infezione colla Plasmodio- phora Brassicae Wor. Miro vie har | Sor) Id. Id. E SOHLUMBERGER HiWas Sulla pianta di patate Id. e WoLLENWEBER H. W. — Studi sui Fusarium "aene Ma; patate ......... : è = dii RR SBN Id. Id. — Elementi per una monografia del genere Fusarium aa da Link 5 si nu n i . i PIRA . n'e . Def z - . ARCANGELI G. — Sul mal bianco delle quercié .. °°. 0a, n rossa . Pi . n De É . . . . 1’ b A PI x * Id. — Contributo allo studio delle fumaggini . : : Id. — Sopra un fungo parassita delle quercie .. . si Vi AO Id. — La /umaggine della vite e degli alberi coltivati... s° Barnp S. M. E ESSARY H. — Una nuova antracnosi del- l’erba medica e del trifoglio rosso . ; ; TR $ BaxcrorT C. K. — Ricerche sulla biologia dei funghi parassiti. I. Cladosporium herbaruim Link . 3 3 Rea e BaRNAS B. — V’è differenza tra la (laviceps purpurea che cresce sulle graminacee spontanee e quella delle coltivate ? si DR BarRUS M. F. — Marciume del fusto delle fave dovuto a Rhi- io zoctonia i ; bia: È ea BIRRE ) n 295 RS BEAUVERIE J. — I funghi detti ambrosia . Bi : x Mao. 199/06 Bexson M. — Parassitismo radicale nell’ Evocarpus, con note " o. comparative sugli austori dei Tesini . x È * è se 296. BerxarD N. — L'evoluzione della simbiosi. Le orchidee ed i RA, n loro commensali vi >:(f + RNC ORI vi è AAA BLin H. — La malattia dei garofani .\.\c o... utt ia BortHwICK A. W. — Una nuova malattia della Picea » . ATE BorTINI E. L. - La peronospora viticola. Contributo allo studio: delle cause interne che inducono una diversa resistenza dei. vitigni alla peronospora . : ì ; . ; 4 Ì » BouLet V. — Sopra le micorize endotrofe di alcuni alberi frut- tiferi —.. : \ . i : 3 ; ° Bray W. L. — Il vischio nel Southwest 0 ui eee BriosI G. e FARNETI R. — La moria dei castagni (mal dell'in: chiostro). osservazioni critiche alla nota dei sig. Griffon GG e Maulblane . i ; 2 ria MR BruUNET R. — La nostra inchiesta sui trattamenti moggi. Poe saalici nel 1910 . La ARA } in sac : : ? : ; ; ; i ei) e INDICE PER MATERIA BuBÀàg Fr. — Una nuova Ustilaginea del Sorgo Id. — Due nuovi funghi degli aghi degli abeti , ; Burcerr H. — Il fungo delle radici delle Orchidee: sua coltura e sua vita nelle piante : x ) , ° Busse W. e ULRICH. — L'abbruciaticcio delle barbabietole Id. e Id. — La malattia del cuore e il marciume secco delle barbiabietole : : i BurLeR E. J. — La malattia dei gelsi prodotta dal Corinewm Mori Nom. nel Kashmir, con note sopra altre malattie dei gelsi ? ì : Id. — Un nuovo genere di Uredinee Id. — Il marciume della gemima nelle palme . Id. — L'avvizzimento del Cajano ed il parassitismo della Neocosmospora vasinfecta Smith CANNON N. A. — Parassitismo dell’Or/hocarpus purpurascens CÒirrLor. J. — Sulla castrazione della Zea Ma)s L. var (uni- cata, prodotta dall’ Ustilago Maydis CHuarD E. — Un nuovo modo di trattamento contro la perono- spora coll’ossicloruro di rame È i CoLEMAN L. C. — Malattie dell’ Areca Catechu L. I. Koleroga o marciume CoLin H. — Azione tonica del solfato di rame sulla Botrytis cinerea . ; : S Cook M. T. - Fioritura doppia DoroGIn G. — Una malattia delle foglie di Ulmus campetris dovuta ad un fungo EICHINGER A. — Sopra alcuni funghi della buccia delle patate EweRrr R. — Sullo svernamento dei conidi estivi degli ascomi- ceti patogeni e sulla loro resistenza al freddo Id. — Sulla funzione dei conidii estivi ibernanti nelle infe- zioni primaverili a FABER (von) F. C. — Galle di natura fungina su radici di K+- chia elastica: Preuss. ì : i a Id. — Sopra la Myxomonas Betae Brz. come causa. dall’ab- bruciaticcio, della malaitia del cuore e del marciume secco delle barbabietole Id. — Sopra l’infezione e la germinazione delle uredospore di Hemileia vastatrix Pag. VII 213 301 246 282 214 | RA ra aste gelo tha . 4 SABINO I tr SES ‘ ve" UT 4 eb PR a sari VIII o INDICE PER MATERIA ‘ odi ù o # FARNETI R. — Il mal bianco delle quercie minaccia anche i ca- ww stagni ed i faggi 1 , 5 ; , i : Id. — La cancrena delle zampe d’asparago < È FiscHeRr F. — Sul modo di combattere il Musicladium Id. — Studi di biologia sul Gymnosporangium juniperinum Id. — Contributi allo studio dello sviluppo delle Uredinee Id. — Studi sulla biologia del Gymmnosporangium juniperi- VUDAS ROSATI E > | po: Forex E. — Nota sull’Oidium dell’ Evonymus japonica FREEMAN E. M. e JoHnson E. C. — Il carbone dell’orzo e del frumento . ; : a : 2 È PECHEE ( i Frou G. — Sopra una malattia dei rami del cotone . ! FaLron H. R. — Una antracnosi del trifoglio rosso dovuta al Gloeosporium caulivorum . > ° ; : ; BB i GiLBberT W. W. — Il marciume delle radici del tabacco, prodotto ; | di i Mn Rn dalla Thielavia basicola Zopf. . Gosio B. — Alterazioni del granoturco 5 loro profilassi : Grirron E. e MAULBLANC N. — Il malbianco delle quercie Id. — Su una malattia del cacao Id. Id. — Nota su diverse malattie dei rami di melo Id. Id. — Su una nuova ruggine delle orchidee di serra . Id. Id. — Note di patologia vegetale : peronospora, black-rot, . Id. id. — Sopra alcuni funghi parassiti delle piante di serra Id. Id. — Nuove ricerche sopra il marciume del cuore della barbabietola I IA. Id. — Il mal bianco della quercia e l! Oidium quercinum Thumen i Id. IA. — Sopra alcune specie di Sphaeropsis e Diplodia paras- site dei peri e dei meli Id. IA. — Sopra una malattia dei pali di castagno Gugcuen F. — Sul parassitismo della Volvaria murinella IA. — Su una /wnaggine o nero che infesta i semi del cacao a San Thomé, ed è prodotta da un Acrostalagmus Hecke L. — Influenza della varietà e della temperatura sul carbone ; ; ; c SS ; ; > as ! HEINRICHER E. — Le piante verdi semiparassite. V, Melampyrum Id. — Coltura ed allevamento delle fanerogame parassite Id. — Le piante verdi semiparassite. VI, sopra l’attività assi- milatrice delle Rinantacee verdi, parassite . //.0/ 0.0 +. - vl i 5 - pe Y LI là 7 di n I o INDICE PER MATERIA IX HfrauDp A. — Un buon rimedio contro le cocciniglie e_ la fu- maggine i È Su 4 > 4 : È Pag. 313 HERELLE (d’) F. H. — Malattia del caffè al Guatemala HW +99 HeRzFELD S. — Una nuova Taphrina sul Polystichum Lonchitis . n» 245 JAZEWSKI (von) A. — Studî sul comportamento della ruggine in Russia + ‘ o 3 i ì i i i ieata JoHNSON T. — (hrysophlycltis endobiotica Schilb. ed altre C4ky- lridiaceae a:
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XLIV, pag: 404 405, e due fgafe. fori De » «i
È una malattia delle dinie dei lillà prin 7] i lg
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BACTERI -- FISIOPATOLOGIA Ta
La causa della malattia è un bacterio: la Pseudomonas Syringae
Bey.
L. M.
| BortIni E. L. — La peronospora viticola. Contributo allo studio
delle cause interne che inducono una diversa resistenza dei
vitigni alla peronospora (Agricoltura Italiana, 1909, fase. 14
8 pagine),
Sono ricerche fatte nell’ Istituto Botanico di Pisa. |
L’ Autore, dopo avere escluso che la diversa resistenza dei
vari vitigni alla peronospora sia dovuta a differenze di struttura
dell’ epidermide fogliare, ha studiato se può avere azione nello
sviluppo del parassita la composizione chimica dei succhi interni.
Ed ha visto che in realtà i succhi delle foglie di Pinot, se
spruzzati su altre foglie, ostacolano lo sviluppo della peronospora.
L'Autore si riserva di fare altre ricerche in proposito.
L. MONTEMARTINI.
MiuLLER K. — Inwieweit beeinflusst die Gloeosporium-Krankheit
die Zusammensetzung des Jobannisbeerweines ? (Che influenza
ha la malattia del G/oeosporium sopra la composizione del
vino di ribes?) (Centralbl. f. Bakteriol., ecc. II Abth.,
1909, Bd. XXIV, pag. 155-158).
Tra le malattie più dannose ai ribes vi è certo quella do-
vuta al G/oeosporium Ribis, la quale provoca talvolta l’ingial-
limento e la caduta di tutte le foglie sin dal principio dell’estate.
In seguito a ciò diminuisce considerevolmente la quantità
dei frutti che la pianta può portare a maturazione, nonchè il
succo dato dai frutti medesimi. L’ Autore fa ora delle analisi
peso specifico minore, e contiene meno Zucouaei e meno a
Ciò analogamente a quanto si è visto per il mosto delle
re
provenienti da viti peronosporate. eds
i L. MONTEMARTINI. |
7
Ray J. —- Sur le passage du saprophytisme au parasitisme (Su)
passaggio dal saprofitismo al parassitismo) (Assoc. frane. p.
l’Av. d. Sc., 1906, pag. 445-447). ER res
Studiando dei tumori cancrenosi 1’ Autore vi ha trovato
molti bacterî in uno stadio intermedio tra il saprofitismo e il
parassitismo : vivevano da saprofiti nelle parti esterne, mentre
erano come parassiti latenti. Bait;
L. MEG SS
M. NoeL Besnarp — L’évolution dans la symbiose. Les orclifti
et leurs champignons commensaux (L’evoluzione nella simbiosi. — I
Le orchidee ed i loro commensali). (Ann. Se. Nat., 9° Serio
T. IX, 1909). Sta
di
L’A. in seguito a molte esperienze di inoculazione , ha po da:
tuto constatare che il micelio di Rhizoctonia, attenuato dalla Val
coltura, può ancora penetrare ed infettare i semi delle Orchidee, —
ma i filamenti di detto micelio vengono poi digeriti dalle cellule et
profonde dell’ embrione il quale rimane — in seguito a questa
prima infezione — immune da una seconda inoculazione anche per
4 Lcd
se fatta adoperando un micelio che, per aver vissuto W'und doi
si ha l'infezione! nel seme, ma il tlohta ca rosi |
poraneamente all’ evoluzione dell’ embrione.
7
Br o SANI Se II a
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di
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FISIOPATOLOGIA — GENERALITÀ 75
Nello stesso modo che un primo attacco benigno può pre-
servare un organismo dall’ infezione di un parassita più viru-
lento, così una preventiva infezione con micelio di Rhizoctonia
attenuato dalla coltura, può vaccinare un embrione di Orchidea
e immunizzarlo contro una seconda inoculazione fatta con mi-
celio attivo. Senonchè nel caso particolare (v. op. cit. p. 145 N. 2-8)
l'adattamento della pianta al parassita è divenuto assai perfetto
da rendere dannosa la vaccinazione, perchè soltanto 1’ infezione
prolungata, che in altri casi cagionerebbe un grave danno, per-
mette la difesa e lo sviluppo della pianta. Per cui }' A. considera
la simbiosi come una forma eccezionale e apparentemente para-
dossale di malattia infettiva, che però non sfugge alla legge
comune della patologia e paragona la reazione delle cellule ve-
getali nelle Orchidee, che egli chiama “ digestione intramole-
colare ,, al fagocitismo di Metchnikoff.
Lo stesso A. ricorda e riassume le ricerche sulla reazione
delle cellule vegetali in presenza di funghi, fatte da Janse,
Molliard, Magnus e Gallaud il quale ultimo diede allo stesso
fatto della digestione del micelio, il nome di “ fagocitosi in
sito ,, estendendo così anche alle piante la legge dell’ immunità
che ha trovato una larga applicazione nel campo della moderna
terapia.
G. L. PAVARINO.
Nazari V. — Le malattie della vite ed i mezzi per combatterle
nell’ultimo decennio (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena,
1909, Vol. XLII, pag, 608-806).
-È un quadro generale sintetico di tutti i lavori pubblicati
nell’ultimo decennio (1898-1907) sopra le malattie della vite. Sono
riassunte 1562 pubblicazioni ordinate anno per anno e, in ogni
anno, a seconda delle diverse malattie di cui trattano.
L’ indole del lavoro non | permette di darne © un
Quelli che si occupano o in pratica o in teoria della: vite,
tranno trovarvi quanto si è fatto in questi ultimi anni in tv
i paesi viticoli tanto per ricercare le cause ed i rimedî de
malattie meno note di questa pianta, quanto per fornire tori i
dati su quelle già conosciute.
L. MONTEMARTINI. 000°
ScHRENK (von) H. and SpauLpine P. — Diseases of decidous i sà
forst trees (Malattie degli alberi forestali a foglie caduche). È:
(U. S. Departm. of Agricult., Bur. of Plant Industry, cs
Bull. N. 149, 1909, 85 pagine, 10 tavole e 11 figure).
Gli alberi forestali a foglie caduche sono soggetti a nume- o det:
rose malattie di diversa specie alcune delle quali vanno assu- e:
mendo sempre meggior importanza. Le diverse forme possono
colpire tanto gli alberi giovani che i vecchi, in ogni $tadio di vo
sviluppo. Mentre già da parecchi anni è ben noto che certe ma-
lattie riscontransi di prevalenza negli alberi forestali, assai poco Hi
si è fatto sinora nello studio della loro frequenza, dell'ammontare |
dei danni che arrecano e dei metodi pratici per prevenirle. Si
Partendo dalla causa efficiente dell’alterazione si potrebbero i
distinguere in malattie dovute. a condizioni sfavorevoli d'ambiente, — ti Si
e malattie causate da organismi viventi. 5 È
Tra le prime, le principali che danneggiano gli alberi a_ RI sa
larghe foglie in America sono certamente quelle prodotte da tor.
‘
fumo e gas nocivi. In diverse parti degli Stati Uniti infatti —
estese foreste sono state assai danneggiate dall'azione del te i
e gas solforosi emanati dalle fabbriche di pasta di carta, fonderi copi
di rame, fornaci ecc. Gli effetti dei gas solforosi si vrsose
dapprincipio o colla decolorazione delle giovani toglie
appaiono macchiate di giallo e bruno ed infine muoiono, 0)
con un graduale raggrinzamento ed essiccamento delle fo
Ha pure luogo una generale riduzione vue Diu: zione.
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GENERALITÀ | CT
In detti alberi (come anche nelle Conifere) i primi effetti
dannosi del fumo e dei gas notansi di solito alla cima, special-
mente negli alberi riuniti insieme in foreste o in gruppi. Le di-
Verse specie mostrano una marcata differenza in sensibilità alla
azione di gas solforosi. Di regola le conifere soccombono assai
prima degli alberi a foglie caduche e questo può essere spiegato
dal fatto che i gas sono dannosi alle foglie e che le foglie delle
conifere rimangono esposte ai gas per diversi anni di continuo,
mentre negli alberi a foglie caduche, queste ogni anno si rin-
novano. |
I mezzi preventivi dî difesa consisterebbero nel costruire,
nelle fabbriche ove detti gas si originano, delle alte ciminiere
che li trasportino negli alti strati dell’ aria ; lo stesso scopo si
ottiene erigendo la fabbrica al posto più elevato di una data
regione. Un’ altro metodo usato con più o meno successo in
Europa consiste nel produrre la condensazione dei gas facendo
passare il fumo dalle fornaci attraverso acqua.
Disturbi e danni agli alberi sono causati anche da condi-
zioni sfavorevoli del suolo, così la mancanza in esso di ossigeno
o di sostanze nutritizie, l’ assenza d’acqua o la sua presenza in
eccesso, come pure di humus, ed una natura fisica generale sfa-
vorevole del suolo stesso. |
Altre cause di danni sarebbero infine il gelo, il vento ecc.
Le malattie prodotte dai diversi organismi parassiti e sapro-
fili possono essere divise in tre gruppi :
1.° Malattie prodotte da insetti. Di queste gli autori non
si occupano in particolare.
2.° Malattie causate da piante superiori. Di queste sono
menzionate e descritte alcune specie di vischio (/Roradendron-
flavescens [Pursh] Nutt. che ove vi sviluppa in gran quantità
è considerato un grave nemico degli alberi forestali; Arceutho-
bium cryptopoda Eng., A. pusillum). Alcune piante epifite
(es. Tillandsia usneoides L.) possono talora causare l’ asfisia di
giovani foglie: e rami; indio Vsehi' e licheni vegel
sugli alberi in tale profusione da causarvi disturbi e SAT
3.° Malattie prodotte da diversi funghi. Questi. sono.
bi
pi
stinti in quelli che vegetano sulle parti viventi dell’ albero pio.
quelli che vegetano sulle parti morte. Tra i primi sono men
zionati e descritti alcuni erisifacei che causano nelle foglie la È
malattia nota col nome di mildew (golpe); il RAytisma acerinum
che produce il far-spot o macchie nere delle foglie dell’ acero,
alcune uredinee dei generi Puccinia e Melampsora che deter- vi
minano la così detta ruggine, il Gloeosporium nervisequum Ra
Sacc. causa dell’ abbruciaticcio delle foglie (leaf-blight) del pla-
tano, la Taphrina coerulescens che determina invece delle de-
formazioni fogliari.
Macchie diverse sulle foglie vengono causate da funghi im-
perfetti appartenenti ai generi Cercospora, RI Rada
laria e Septoria.
Vengono inoltre descritte : la Nectria connabarina che pro-
duce dei tumori su rami e tronchi, la Valsonectria parasitica
(Murr.) Rehm. che determina una malattia della corteccia della
Castanea arenata; infine V Armillaria mellea che produce il
marciume radicale degli alberi. ;
Gli autori passano poi in rassegna quei funghi che attac-
cano il legno dei tronchi e dei rami penetrando attraverso fe- DI
rite. Di questi alcuni attaccano il durame del tronco causando E
il marciume interno (Hheart-rot) così ad es. il Fomes ignarius
che produce il while heart-rot (marciume bianco), e che vien
descritto minutamente , il Polyporus sulphureus che produce
invece il marciume rosso (red heart-rot) e diverse altre specie gu:
di Fomes e Polyporus ; altri invece determinano il sap-ro0t (mar- A de
ciame della parte esterna) quan ad es. ig; a E dir 6. a
ana
FRALITÀ - NOTE pratica
Nei relativi capitoli sono anche citati dei mezzi preventivi
di difesa contro i vari funghi più o meno parassiti.
TuRCONI MAaLUSIO,
È
a NOTE PRATICHE
Bi | <
_ Dal Raccoglitore, Padova, 1909, N. 19.
‘139 Pag. 295. — Per combattere l’allettamento del grano si consiglia: scelta
> i
di varietà resistenti (Noè, Rosso di Scozia, Gentile rosso, frumento a spiga
quadra), semina a righe e non fitta, somministrazione di concimi fosfatiei
preferibilmente di perfosfati, pochi nitrati in primavera e se è necessario
l’azoto somministrarlo in autunno in forma di solfato ammonico, rullatura
| dopo la semina e in principio di primavera, cura degli.scoli.
l. m.
__ Dal Progrés Agric. N. 87, 1909.
ui Contro le tignuole del pero, melo, nespolo, susino, ecc.
1 _ —La tignuola del melo (Hyponomeuta malinella) come quella del pero,
| el susino (H. padella), ecc., si sviluppano in maggio sulle piante da frutta
i avvolgendo i rami con estese ragnatele con le quali i bruchi allacciano i
i: È germogli e le foglie denudando la pianta.
TOR | Contro l’invasione della tignuola R. Rabate ed J. Bernès hanno esco-
gitato dei metodi di lotta con mezzi meccanici e chimici.
Il metodo meccanico consiste nella distruzione invernale delle crisalidi,
i | che svernano nei tronchi dei susini e dei biancospini, con una rigorosa
° » | potatura, e nel togliere, in principio della vegetazione, le gemme attaccate
| che poi si bruciano. Si può anche ricorrere alla scottatura colle lampade,
| metodo però non privo d’inconvenienti; viceversa hanno dato buoni risul-
| tati contro le farfalline le lanterne simili a quelle utilizzate per la cochylis
Fra i primi hanno fatto miglfl prova le emulsioni di petrotio e
preparate con la formola sereni
Sai.
Petroli -—@ kg. È
Sapone nero 3 » tecs»
Ana 100 litri aes
I -&
Bisogna prima sciogliere il sapone in 2-3 litri dadi calda, poi ver-
sare a poco a poco il petrolio agitando, e dopo sì aggiunge l’ acqua, sem-
pre agitando fino ad avere 100 litri di liquido.
Call
è
Lo
O.
{i TARE à sa |
Le irrorazioni ammazzano in poco tempo i bruchi colpiti.
Non diede risultato apprezzabile la soluzione di eysol col carbonato
di soda, proposta da M. Moreau- Bérillon. :
Fra gli altri numerosi insettieidi nessuno si è mostrato abbastanza
e #1
attivo da distruggere le ragnatele e gl’involucri cerosi che difendono l’in-
dive
setto, salvo eccezioni come l'alcool amilico e l’essenza di trementina, troppo
costosi, perchè insolubili nell’ acqua. o
Fra gl’insetticidi esterni sono notevoli i risultati ottenuti nella grande
coltura con le soluzioni tossiche di sali arsenicali e di altre sostanze fra
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cui la nicotina già da tempo sperimentata.
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Dal Progrés Agric., N. 43 1909. oe
Contro la Botritis.
M. Ravaz ha ricevuto una relazione che segnala il successo ottenuto |
col rimedio da lui suggerito contro i danni del fungo. Dopo lo sfronda-
mento sui grappoli dalla parte nord, venne poi applicata una bordolese Ra, e
formata di 2 kg. di solfato di rame e calce sino a neutralizzazione. del 3A
liquido e da 2 kg. di sapone per 100 litri d’acqua. Il trattamento venne. SR
fatto quando gli acini cominciavano a toccarsi adoperando una irroratrice da
a trazione animale, munita di getti a ventaglio, con risultato vensstiniità
soddisfacente.
e
“ =
= pra = sua as
vista. di Patologia Vegetale
Diretta paL Dort. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R_ Università di Pavia
Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MarTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
GENERALITÀ
— BRick C. — Einise -Krankheiten uad Schadigsuagen tropischer
Kuiturpflanzen (Alcune malattie delle piante tropicali colti-
vate) (Jahresber. d. Verein. f. angew. Botanik, Jahrg. VI,
1909, pag. 223-258, con 6 figure).
L° Autore studia e descrive alcune malattie del cacao, del
cad, della cola, dell’Hevea, dell’agave e della canna da zucchero.
Per il cacao, studia anzitutto un essiccamento deì rami che
È sì osserva frequente nell'Africa orientale e che È dovuto ad una
Pr specie nuova di Fusarinm che descrive col nome di F. decem-
| cellulare. Non è a escludersi che si tratti della forma conìdica
— della Nectria causa del cancro deì fusti già osservato dal Faber
— nel Kamerun (veggasi alla pagina 291 del secondo volume di
A aa Rivista) : è pertanto da consiìglîarsi di /agliare e bru-
ciare i rami ammalati. Una malattia delle piautine giovani a
| Samoa è dovuta ad una Pesta/ozzì che è affine alla /. Guepini
e alla P. Palmarum : essa attacca î fasticini ancora piccolì e
È produce su dì essì pîccole macchîìe puntiformi nere che a poco
: a poco sì estendono e confluìiscono tra dì loro, fino a coprire
| tutto l'organo e uccìdere la pianta. Anche quì sì consiglia la
| distruzione delle piantine ammalate, nonche il trattamento
tì con poltiglia bordolese. Bisogna inoltre allontanare le piante
- n €
siti in BdAN: Ancora a RO s3 cacao sal o pa
SIE i i ecc.) sono finalmente attaccate da Di:
ai morte dell’ albero attaccato : trattasi della fe ;
chaete noria Berk.,. contro la quale si consiglia la distruzione
delle piante ammalate con disinfezione del terreno a mezzo —
della calce o del solfuro di carbonio. Si consiglia anche di
piantare vicino agli alberi una gigliacea, il Crinum asiaticum,. D
la quale ha la virtù di uccidere il parassita in parola. i
Per il caffe, l'Autore parla di tre malattie comuni nel Gua- SA
temala : una specie di cancro della corteccia, dovuto alla Ro-
strella Coffeae (un fungo affine all’Endoconidiophora coerulescens
descritta dal Miinch in un lavoro riassunto alla pagina 69 del
terzo volume di questa Rivista. la quale anzi dovrebbe riferirsi
essa pure al genere Rostrella); una specie di marciume delle
parti giovani e verdi, dovuto ad una mucedinea (Pellicularia
koleroga Cooke) nota col nome di Koleroga o, in Venezuela, di
Candelillo; e una malattia delle foglie, simile alla mancha de.
hierro dell America centrale, dovuta alla Sti/bea flavida.
Per la Kola, i danni maggiori sono arrecati, nell’ Africa
orientale, dalle larve del Phosphorus gabonator Thoms., le quali
attaccano la corteccia dei rami e del fusto e devono esser@ |
combattute colla caccia diretta. O TE
Ancora nell'Africa orientale, nella nuova Guinea e nel Samoa.
fu introdotta recentemente la coltivazione dell’Ievea brasiliensis
per il cantciù. La radice principale di questa pianta e il fusto
giovane sono attaccati dalla Lasiodiplodia nigra, fungo che at-
tacca anche, specialmente nei terreni umidi, il cacao, la Castillo i gua
ed altre piante. Le piante del caucciù possono venire ci
giate pure dalla /imumea o Hymenochaete noria Berk., già
descritta pel cacao. Alcune sono anche infestate dalle lumache. s
n
Sa Le lumache attaccano e danneggiano pure le Agave.
4 La canna da zucchero al Guatemala è attaccata dalle larve
;
RR
chiamata Ph. Syringae. È a consigliarsi, contro questa malattia
di tagliare e bruciare i rami ammalati e di abbandonare ao.
"Ea
pratica di coprire i rami sani colle foglie , abbassandoli sul dr:
terreno, per difenderli dal freddo. Si possono anche appia ani
Da:
i fungicidi comuni.
Og
è Pu) »-
Ss — OSTERWALDER A. — Degninte Krankheiten an Kulturpflanzen
und deren Ursachen (Malattie nuove delle piante coltivate
# _ e loro cause) (Centralbl. f. Bakteriologie , ecc., II Abth.,
«| —’Bd. XXV, 1909, pag. 260-270, con una tavola). ©
Es L'Autore descrive quattro malattie di piante coltivate, non
| ancora studiate.
sco La prima è una dacteriosi del sedano di montagna (Levi-
e, sticum officinale), che si manifesta con macchie nerastre sulle
È foglie e con striscie pure nere sui picciuoli e sul fusto : è do-
da vuta ad una specie nuova db Pseudomonas, descritta col nome
__ di P. Levistici. i
| La seconda è l’avvizzimento della Ca/ceolaria rugosa do-
vuto alla Phytophthora omnivora Be-By., che attacea prima la
Bic base del fusto e si estende a poco a poco a tutta la pianta.
<* — Poi è una malattia dell’ Omphalodes verna dovuta alla
d Selerotinia Libertiana Fuck. che vive da parassita sulla pianta
in questione e ne provoca la morte.
— Da ultimo sono descritte deformazioni del fusto di Chelone
o giabra e Ch. barbata dovute al TY devastatrix.
L. MONTEMARTINI.
i o | Appel D. — Einiger iber die Blattrollkrankheit der Kartoffel (No-
fe: tizie sull’a rricciamento delle patate). (Jahresber. d. Verein.
angew. Botanik, Jahrg. VI, 1909, pag. 259-265).
__——»Sono notizie sopra questa malattia sulla quale l’ Autore ri-
r — chiamò già altra volta l’attenzione degli agricoltori (veggasi alla
Hi pag. 49 del terzo volume di questa Rivista).
_ ——Essa è dovuta ad un Fusarium che invade i vasi, comuni-
più possibile vedere il micelio.
È malattia molto antica,
Banp S. M. and H. Essary. — A new authracnose of atei
and red clover (Una nuova antracnosi dell’ erba medica e ;
del trifoglio rosso). (Journal of Mycology , Vol. XII, 1906, ’
pag. 192-193). |
Gli Autori in una nota preliminare sulle malattie del tri
foglio nel Tennessee (Science, N. S. 17: 503, 1905) annuncia» —
rono la scoperta di una nuova malattia del trifoglio causata dal
una specie di Co/letotrichum. Prima di dare le relazioni finali |
(807
ci i
Ape)
n
dei risultati ottenuti da alcune esperienze in corso intorno allo
sviluppo del fungo e la resistenza ad esso del trifoglio, dànno 1,
la descrizione della specie. Si
Trovarono che quella da loro studiata è identica ad una
specie di Colletotrichum che si sviluppa sull’ erba medica. La! >
mentano i danni causati a questa nella Virginia e nel Tennessee. |
In questo dipartimento poi furono timarchevoli i danni causati toe
al trifoglio che sembrano essere maggiori dove il trifoglio si col
tiva da molti anni. Questa malattia è stata altresì osservata dagli —
Autori nell’ Arkansas (Clarendon) nel Kentucky (opta sl i
nell’ Ohio e nella Virginia occidentale. sue
Pare che due siano i periodi critici in cui il trifoglio può
essere colpito dal male. Il primo è quando i germogli ii S
rili incontrano i primi calori estivi. In questo caso la. malattia —
attacca di solito i picciuoli. Il secondo è durante la maturazione |
del seme e allora attacca il gambo alla superficie del. terreno « x
appena sotto. La pianta può però soccombere. all’ attacco. de Ia
e:
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a : PARASSITI VEGETALI 87
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malattia in ogni tempo durante l’estate o al principio d’autunno.
Denominarono la specie Colletotrichum Trifolit Bain and Es-
sary, dandone la diagnosi.
J L. MAFFEI.
+ =,
Grirron E. e MavuLBLaNnc N. — Note sur diverses maladies des
branches du pommier (Nota su diverse malattie dei rami di
melo). (Soc. Nat. d’Hortic. de France, Paris, 1908, 8 pag.).
@ Gli Autori studiano una. malattia dei meli manifestatasi nel
Nord della Francia e caratterizzata dall’essiccamento delle estre-
mità dei rami. | |
di: Trovano che essa è dovuta a cancro provocato dalla Nectria
a ditissima , alla quale si associano spesso altri funghi come la
__ __Valsa ambens, il Fusicoccum complanatum e qualche volta la
_ Sphaeropsiîs pseudo-Diplodia che, tanto dannosa in America, si
È presenta in questi casi solo come parassita secondario.
Certi rami erano anche uccisi, senza il cancro, dal Fus:-
. cladium dentriticum o dalla Monilia fructigena.
È da consigliarsi : selezione di varietà resistenti, distru-
zione delle parti ammalate, trattamenti anticrittogamici con-
tinui ed applicati su vasta scala tanto d'inverno che d'estate.
L. MONTEMARTINI.
Grirron E. e MavrBLancH N. — Sur une nouvelle rouille des
Orchidées de serres (Su una nuova ruggine delle Orchidee
di serra). (Bull. trim. de la Soc. Mycologique de France,
T. XXV, 1909, pag. 135-139, con una tavola).
Trattasi di una nuova uredinea (Memileia Oncidii) che at-
tacca le foglie di diversi Oncidium nelle serre di Parigi, pro-
È, È RR, e
Papa E Cal EA Nan
di Li C + da
sori race in cri SR Ham ani nella pag
rrÒ
intercellulare , ma manda centro! leo
x
feriore. Il micelio è
austorî ben distinti.
diffusione lavando la pagina inferiore con spugne bagnate
acqua addizionata con succo di tabacco e sapone nero: le m
chie imbruniscono, ina non compaiono più le fruttificazioni
det parassita.
Rn a»
L. MONTEMARTINI.
PAR -
TRANI
Grirron E. e MauLBLANc N. — Notes da pathologie végetale: i
mildiou, blak-rot, rouilles (Note di patologia vegetale : pets
ronospora, black-rot, ruggini) (col precedente, pag. 140-146).
Gli autori segnalano la presenza della forma conidica della CE
peronospora sopra grappoli di viti in fiore nello Champagne ed Ha
in altre dea di Francia. Siccome il fenomeno è stato ps i,
Riassamono poi quanto finora è stato osservato ‘sopra dei
diffusione del black-rot della vite nelle provincie della Francia Ù
centrale (Yonne). | DR; 385 PA
E finalmente riferiscono su diverse osservazioni fatte intori To,
alle ruggini che nel 1908, causa 1 umidità , attaccarono cislegiti "°
temente parecchie piante coltivate. Furono molto eee».
le rose dal Phragmidium subcorticium ed i pini dal Peride br s
A
mium Strobi.
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Mr.
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ky
si
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da
.
PARASSITI VEGETALI | 89
diffusione, gli autori ritengono che nulla: sì possa ancora asserire
‘in proposito. Furono fatte esperienze per combattere la ruggine
del frumento, delle fave, delle barbabietole e dei peri con irro-
razioni a base di solfato di rame, ma non se ne ebbero risultati
| soddisfacenti. Non si ebbe pure alcun risultato da esperienze fatte
con permanganato di potassio, acido arsenioso e fegato di zolfo
contro la ruggine delle malvacee, dei garofani e dei crisantemi.
Il Capus invece asserisce di essere riuscito , colla poltiglia
bordolese, a difendere il Salix fragilis dalla Melampsora AlIlii-
fragilis Kleb.; ed il Rabatè ha constatato che le foglie di
pruno sono resistenti alla Nuccinia Pruni-spinosae quando sono
state trattate colla soluzione adoperata per combattere 1’ Hypo-
nomeuta padella (100 litri di poltiglia bordolese all’ 1 per 100,
e un litro di nicotina titolata).
L. MONTEMARTINI.
HeRELLE (d’) F. H. — Maladie du caféier au Guatemala (Malattia
del caffè al Guatemala). (Bull. trim. d. l. Soc. Mycologique
de France, T. XXV, 1909, pag. 171-185, con una tavola).
Trattasi di una malattia molto dannosa (si contano a migliaia
gli alberi morti per essa) comparsa nelle piantagioni di caffè sul
versante verso il Pacifico, nel Messico.
I primi sintomi di essa consistono in un sollevamento della
corteccia alla base del tronco, segnito da uno.screpolamento della
corteccia medesima che poi si stacca e scopre il libro invaso da
una piccola crosta merastra. Poi le foglie seccano e l’ albero in-
tiero muore.
Nelle piante ammalate il libro è completamente nero causa
l'invasione di un fungo che dalla base del tronco si estende poi
tanto verso la parte superiore, che verso le radici. L'Autore ha
isolato questo fungo, ed è riuscito a riprodurre artificialmente ,
con esso, la miiattia. È un nuovo genere di Ascon |
Sferiacee) che viene descritto sotto. il nome di ‘Phiore
‘vastatrix n. sp.). i Qi Rat
L’ acidità del suolo (avo lo sviluppo della malattia.
59 Mori Ir
%
Krause Fr. — Scolecotrichum graminis Fuck. f. Avenae Rik A
(Centralbl. f. Bakteriologie, ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909,
pag. 102- 106, con una tavola colorata).
Questa malattia dell’ avena si presenta da due anni molto. ©
estesa nelle provincie di Posen e della Prussia orientale. L'Autore Co
ne dà qui una esatta e particolareggiata descrizione, pis 3
gnata anche da notizie bibliografiche. pes.
L. M.
Lan W. — Die Bliteninfektion beim Weizenfiugbrand (L’infe-
zione fiorale del carbone del frumento). (Centralbi. f. Bak- Rae
teriologie, II Abth., Bd. XXV, 1909, pag. 86-101, con due "É o
figure e una tavola).
L’ Autore si richiama ai lavori di Hecke e di Brefeld che ©
furono già riassunti alle pagine 35 e 195 del primo volume diet Ù
questa Rivista, e studia if modo onde avviene l’ infezione deli i
fiori di frumento da parte dell’ Ustilago Tritici ed il micelio dia
questo parassita raggiunge i semi e vi si annida per svernarvi. È
e diffondersi poi l’anno seguente nelle nuove piantine, fino Co
produrre i suoi organi di fruttificazione sulla spiga matura.
span 6 Fenigne » na, RAR stesso nei semi in via di formazione.
pi i CI
FA PAR
ASSITI VEGETALI E ANIMALI 91
saggio a riposo nei semi maturi, non attacca e non danneggia
in alcun modo i tessuti dell’ ospite: il suo micelio segue nello
stilo la via percorsa dai budelli pollinici o comunque arriva agli
ovuli solo attraverso i meati intercellulari, e nei semi stessi non
attacca nè l’ embrione nè l’endosperma, ma si annida vicino al-
l’ embrione sotto ai tegumenti.
Un simile comportamento richiama, secondo l’ Autore, la
teoria del micoplasma di Eriksson : il Klebahn ed il Marshal Ward
hanno ritenuto non accettabile la teoria che il fungo della yug-
gine possa svernare nel seme così come pensa l Eriksson; il
Lang osserva invece che dalle sue osservazioni sul ca;bdone ri-
sulta evidente la possibilità che un fungo veramente parassita
viva per lungo tempo in armonica simbiosi coll’ospite, solo che
non ha bisogno di perdere la sua individualità.
Anche la Sclerotinia Cydoniae attacca i fiori del cotogno
e li infetta nello stesso .modo attraverso lo stilo e lo stimma, ma
poi uccide gli ovuli così che l’ovario rimane solo come ricettacolo
del parassita.
È finalmente da osservarsi che ogni anno lo sviluppo del
carbone è però anche in relazione colle condizioni atmosferiche,
le quali possono dare alle piante infette la forza di svilupparsi ed
impedire che i germi interni del parassita abbiano il sopravvento.
L. MONTEMARTINI.
FRraNncescHINI F. e FuscHIni C. — Ulteriori ricerche sul cielo bio-
logico della Phylloxera quercus Boyer de Fonse. — (Giorn.,
Agricoltura Moderna, N.:30, 1909).
Dalle ricerche eseguite dal Fuschini nel R. Osserv. antifil-
losserico di Arizzano (1907-07), era risultato che dalle uova del- .
l’ alata che si sviluppa sul Leccio, si avevano costantemente
maschi e femmine e non già larve asessuate o rostrate, come
IPA x . nai i
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asserirono ANI evo fra cai Grassi e Foà, iqu
ticarono dette risultanze che furono poi pienamente riconf la
Per cui non restava che a chiarire se detta forma sessuata fos Si
dovuta soltanto all’alata del Leccio, sviluppatasi nei mesi estiv
autunnali e quale ufficio biologico avesse. Si fecero all’ uo
dagli Autori (Franceschini) delle ricerche, dalle quali risultò ch
non poche alate passarono dal Leccio alle Quercie e quivi ovi-
ficarono. Da queste uova - nacquero larve rostrate asessuate che i
a loro volta, dopo varie mute, iniziarono la deposizione delle
uova destinate a dare la forma alata sessupara che dalle Quercie — Mi;
ritorna sui Lecci. Non tutte però ritornarono sui Lecci ; diverse x
‘deposero uova sulle Quercie, da cui i sessuati. Ciò che fa credere |
probabile la presenza delle relative uova d’ inverno. citt “3
Ritornando alle alate si ebbe la riprova che dalle ovature SI
si hanno costantemente maschi e femmine e da certe ovature,
tutti maschi e da certe altre tutte femmine. E fu inoltre con-
statato dagli Autori che le alate tardive (ci sono sul Leccio le
tardive e le precoci) ovificano quasi tutte sul Leccio. Dalle uova
nascono maschi e femmine e da queste ultime viene deposto S
l uovo d’inverno dal quale avrà principio il ciclo delle future
generazioni.
L. PAVARINO.
FoLMmeKx L. — Gossyparia ulmi L. auf Viscum album L. (La i
Gossyparia ulmi L. sul Viscum album L.). (Centrali.
f. Bakteriologie ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909, pag. 106- 108, —
con figura).
L’ Autore segnala la presenza di questo coccide, 5A cresce
comunemente sopra la scorza sugherosa dell’olmo, sopra il Viscum, | :
nelle vicinanze di Diirnstein,
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VeRMOREL V. et Danrony E. — Les inseeticides Agricoles: L’ar-
séniate ferreux et les sels arsenicaux (Insetticidi agricoli :
l’arseniato ferroso ed i sali arsenicali). (Librairie du Progrés
Agricole et Viticole, a Villefranche, 1909, 52 pagine).
Gli Autori hanno studiato gli innumerevoli insetticidi agri-
coli, constatando che pochi sono i prodotti che meritano di es-
sere ritenuti tali come ad esempio: il so/furo di carbonio per
gl’insetti sotterranei ; l’emulsione di petrolio per le cocciniglie ;
il sapone per i pidocchi ; il piretro, la nicotina, il cloruro di
bario ed i sali arsenicali per gl insetti aerei. Ma tutti presen-
tano degli inconvenienti e costano più dell’ arsenico.
Gli Americani utilizzano l’arsenico fin dal 1873, ed 1 Fran-
cesi dal 1881. Gli Autori avvertono subito che sono da scartarsi
i sali solubili per i danni che arrecano alle piante e che molti
agronomi consigliano l’uso dei sali insolubili nell’acqua, i quali
non possono agire che alla condizione di essere mangiati dagli
insetti. Ed anche fra i numerosi preparati a base di arsenico
d | proposti nell’agricoltura, gli Autori si occupano soltanto di quelli
per i quali furono fatte delle esperienze (Aceto-arsenzto di rame,
arsenito di rame, arsenito di calce, arseniato di piombo).
Aceto-arsenito di rame. — Lo si distingue in commercio
col nome di verde di Vienna e fu adoperato senza danni in so-
spensione nell’ acqua all’ 1 per 100; ma conviene aggiungere un
eccesso di calce per rendere la mescolanza decisamente alcalina.
Arsenito di rame. — Detto verde Scheele si ottiene mesco-
lando solfato di rame ed arsenito di sodio. Siccome una formola
— unica non potrebbe servire in tutti i casi, è sempre utile ado-
perare una quantità di rame ben superiore a quello necessario,
neutralizzandone l’ eccesso con la calce.
| Arsenito. di calce. — Questo sale, come l’arseniato, che sì
può ottenere, anche al momento di adoperarlo, mediante l’azione
della. calce sugli. arseniti alcalini, non è molto efficace contro gli
cine
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5%
dat cu "
insetti, se non quando l’arsenito FORD è in eccesso;
di aggiungere calce in sospensione. .
Arseniato di piombo. — Si ottiene per doppia tmp i si
zione fra l’ arseniato di sodio e l’acetato di piombo. Per essere
‘certi di evitare un eccesso di arsenzato di sodio, bisogna esage-o wu:
rare nel sale di piombo, ciò che rende il liquido più caro. Tal 33
formola del Trabut ha dato buoni risultati, mostrando che l’ar-
seniato di piombo è superiore agli altri insetticidi, senonchè. ad
l’uso fu proscritto dagli igienisti. Si
Per cui gli Autori furono obbligati a cercare altri preparati. sì
di arsenico e si rivolsero all’ arseniato di ferro. ; |
Quest’ ultimo si ottiene a freddo per l’azione dell’ arseniato
di sodio sul solfato di ferro, e la polverizzazione si può fare con Pi
gli apparecchi ordinari in rame. In molti casi c’è la convenienza :
a sostituire l’arseniato di sodio cristallizzato con quello anidro, w
ed in questo caso si può adattare la formola seguente: IRR D)
Arseniato di sodio anidro 200 grammi W
Solfato di ferro 400» pr
Acqua 100 litri a
Se $
Il liquido deve contenere un piccolo eccesso di solfato di ||
ferro, per eliminare l’ arseniato di sodio.
Gli Autori, dopo aver studiato la preparazione del 6016
di ferro, trovarono che l'aderenza diminuisce quando il liquido
ha una preparazione di più giorni. Ma l’arseniato di ferro, pre-o
parato di fresco, ha un’aderenza così eccellente da rendere inutile. di
l’ aggiunta di melassa. | Ri SA
Inoltre l’ agricoltore può garantirsi contro l’ azione tossica, Ù i x
con una polverizzazione di prova sopra qualche pianta. Per CI
i peri ed i meli hanno resistito benissimo alla dose eccessiva del LA
2 per 100. È da respingersi completamente l’ ipotesi « dell’ avve- |
. —lenamento del suolo per accumulo di arsenico, e riguardo alla
tossicità dell’arseniato per gli animali, gli Autori hanno intrap-
preso delle esperienze in base alle quali hanno potuto concludere
che la piccola quantità di arsenico che si trova sulle foglie non
può assolutamente avvelenare gli animali, che accidentalmente
mangiassero di dette foglie. Per l’ uomo ogni preoccupazione
deve escludersi, riguardo alle piccole traccie d’arsenico che pos-
sono rimanere sulle frutta (*/,, di milligr. per chilogr.) o nel vino,
dove l’arsenico si insolubilizza e viene eliminato per lo stesso
processo dei sali di rame.
Valore insetticida. — Le esperienze fatte su diversi insetti
(tignuola, altica, processionaria, saturnia) hanno avuto il risul-
tato di farli morire in meno di 12 ore. Altre esperienze furono
fatte contro la Tortrix pilleriana (bruco sulla vite) e venne
constatato che generalmente può bastare un solo trattamento
preparato con 300 grammi di sodio e 300 di arseniato di ferro,
sempre con la precauzione che il liquido abbia una reazione
neutra. Contro la Cochylis e l Eudemis si ottenero anche dei
buoni risultati, specialmente quando il trattamento arsenicale
venne fatto allorchè cominciano ad apparire le prime farfalline,
in modo che i piccoli bruchi trovino, appena nati, l’arsenito sotto
le loro mandibole.
Per colpire invece la Pomaria, il cui bruco vive nelle pere,
mele ecc., bisogna fare il trattamento prima che nascano i bruchi,
cioè al momento della fioritura delle piante.
In conclusione gli insetti vengono distrutti mangiando le
foglie trattate con l’arsenico, ed il liquido arsenicale è anche racco-
mandabile per il prezzo, che si riduce a 22 centesimi all’ettolitro.
L: PAVARINO.
ate in inverno col vtichiti 0 di guanto di ferro, per liberarli Fa 5
muschi, dai lieheni, dalle larve e ova di molti insetti parassiti. Contro i o È
muschi ed i licheni consiglia anche lavatura con latte di calcio, oppure E
con soluzione al 12 ‘/o di acido ossalico, oppure con soluzione di 125 grammi È a
di aloe e 1500 di calce spenta in otto litri di acqua. he.
N. 875. - Lo stesso descrive e consiglia diversi apparecchi per acca- |
lappiare gli insetti parassiti o le loro larve: la lampada o faro Medusa, — pop
la trappola Noél, la cintura-trappola da applicarsi intorno ai fusti per of- va
frire un facile e comodo ricovero dove attirare le larve. | | i
N. 878. - Si comunica che si ebbero buoni risultati nella lotta contro.
la cuscuta falciando le chiazze invase e spolverandole poi abbondantemente “3
con cenere non lisciviata : il trifoglio è ripullulato e la cuscuta è scomparsa. |
L’operazione va fatta verso sera e riesce tanto più efficace quanto più ab-
bondante è la rugiada nella notte. |
N. 879. - Contro i bruchi che divorano le foglie degli alberi fruttiferi |
sì consigliano irrorazioni con una di queste soluzioni: estratto fenicato di
tabacco gr. 1500, acqua litri 100; oppure arsenicato di piombo gr. 400,0
acqua litri 100. Quest’ ultima soluzione va usata con molta prudenza. & È
N. 884. - Per proteggere gli alberi dalle formiche sì consiglia cingere Di
il tronco, all’ altezza di 50-60 cm. da terra, con un anello di paglia, rico —
perto dal grasso che si usa per ungere le ruote dei carri, sul quale si
sparge poi un po’ di naftalina. tI
Si comunica la scoperta di un nuovo sale di rame (ossieloruro di rame) — na
fatta nella stazione viticola di Losanna, efficace contro le crittogame. della —
vite. S
N. 904. - Si comunica che alcuni proprietari della Garonna hanno ob 1°
teuuto buoni risultati nella lotta contro la cuscuta spargendo sulle chiazze | Sa
invase da questo parassita vinaccie fresche, appena uscite dal torchio. GS
Vigr =
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— Rivista di Patologia Vegetale
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1 febbraio 1910 Nuwm. 7.
Diretta DAL DoTTt. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - A
- >
PARASSITI VEGETALI
Fiscaer F. — Ueber die Bekimpfung des Fusicladium (Sul modo
di combattere il Fusicladium) (Sorauer’s Zischv. f. Pfan-
zenkrankh., Bd. XIX, 1909, pag. 432-484).
Sua 1° Fusicladium dendriticum riesce molto dannoso alla col-
tivazione dei meli pel modo onde ne deturpa i frutti, renden-
doli incommerciabili (ticchiolatura). L’ Autore ha fatto molte
esperienze ed osservazioni per combattere questo parassita dei
bi: meli e di altri frutti colla poltiglia bordolese ed è giunto alle
seguenti conclusioni :
1. Non vi sono varietà di meli completamente resistenti
al Fusicladium : in certe annate alcune varietà possono rima-
nerne quasi immune, in certe altre vengono attaccate.
_ 2. Il Fusicladium non può attaccare i frutti la cui epi-
dermide non presenti nessuna anche minima soluzione di con-
tinuità.
3. L' infezione dipende dall'andamento della stagione : le
notti fredde alternantesi coi giorni caldi producono leggerissime
screpolature della cuticola epidermica, che sono visibili al mi-
croscopio e che dànno passaggio al fungo. Perciò a seconda del-
l'andamento della temperatura nelle diverse. s a
varie annate, le diverse varietà di frutti, che si trovano i
differente grado di sviluppo e di resistenza, sono pure ino
“modo attaccate. a a pe
| 4. Le irrorazioni fatte quando l'albero è coperto di foglie DE
hanno un’ efficacia solo limitata, le più efficaci sono quelle fatte
in inverno o in primavera, sui rami nudi. | Pio 223 =
L. MONTEMARTINI. |
KLEBAHN H. — Krankheiten des Sellorios (Malattie dei soda)
(Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. Xx 1910,
pag. 1-40, con due tavole e 14 figure).
Nelle campagne di Amburgo bagnate dall’ Elba la coltiva:
zione dei sedani è estesa e viene molto danneggiata speci i Go y sa
da due malattie: una che attacca le foglie e produce su di esse
macchie secche che ne impediscono il funzionamento , 1’ altra
che è causa di un crosta (S:horfrkrankheit) che ne detti È i
fusti. |
La prima malattia si deve attribuire alla Septoria Petrose-. pi
lini var. Apii Br. et Cavr., o /'Alystaena Magnusiana (AL) sE
Bresadola : non si trova ad Amburgo la Cercospora Apii. L'Au-
tore dopo avere constatato l’ identità del fungo descritto dg
Briosi e Cavara col nome di Septoria Petroselini var. Apii,.
con quello descritto da Allescher col nome di /'Alyetaena dit
gnusiana, constata pure che si tratta veramente di una Septoria, —
la considera però come una specie distinta quale venne descritte na È
1? de
(1 da ,
ca Lo fi
bat, Wi
anche dal. ap Dimostra, mediante esperienze. di inoct
ser
CR
è
sedi
VUE
zione, che essa è la vera causa del male. Shy
Quanto alla malattia delle parti sotterranee , è tod
dovuta ad un fungo parassita: il Phoma apiicola. Le fi
bacteriche che si possono isolare dalle Pu stmiio n
ORE
hanno grande azione patogeni:
PARASSITI VEGETALI 99
_ Contro la malattia delle foglie sono consigliabili le irro-
razioni colla poltiglia bordolese. Contro quella dei fusti non
sî sono ancora trovati rimedi adatti, però siccome è probabile
che l° infezione provenga dai semi, sara bene procedere alla
disinfezione di questi e dei letti di germinazione mediante sol-
fato di rame.
L. MONTEMARTINI.
KoLLigeR A. — Kupferkalksaccharate, gezuckerte Bordeauxbriihe
und Cucasa (Poltiglia bordolese zuccherata A Cucasa) (So-
rauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XIX, 1909, pa-
gina 385-386).
L’A. parla di un nuovo preparato detto Cucasa, messo in
commercio dalla casa Dott. L. C. Marquart in Beuel (Germania)
per combattere le malattie crittogamiche delle piante coltivate.
È una poltiglia bordolese zuccherata.
L'efficacia dell'aggiunta di un po’ di zucchero alla poltiglia
bordolese comune era già stata osservata da W. Kelhofer e da
C. Rumm.
3 L. M.
-
— ManGIn L. — Une épidémie de Spumaria sur les fraisiers (Un’epi-
demia di Spumaria sulle fragole) (Revue horticole, 1909,
| pagina 568-570, con due figure).
L'Autore segnala la grande diffussione che ha avuto nel
decorso anno la Spumaria alba in certe piantagioni di fragole:
il plasmodio di questo mixomicete aveva coperto come di una
E poltiglia biancastra i piccioli e i lembi di moltissime foglie co-
È municando alle piante un aspetto sgradevole e destando vive
E appressioui tra i coltivatori. Anche la produzione dei frutti ne
| venne molto danneggiata.
ri
con acqua e iena di tal al 3 per ‘1000.
NoeLLi A. — Alcuni micromiceti dell’ Ossola (Malpighia , nno |
XXII, 1909, pag. 171-184). >$
L’Autore, considerata l’ importanza che possono avere per TA
po
la patologia vegetale anche i funghi che infestano le piante st
spontanee, da 1 elenco di 47 specie di micromiceti raccolti in
x lee ATE fa
LAZ NA
Valle d’Ossola. Tra questi segnala una specie nuova di Mollisia.
,
È A
#3
(M. fagicola) che cresce sulle foglie di faggio. SPE
Ha anche osservato sulle foglie di Andropogon Ischaemum ; "si
sclerozî di Claviceps pusilla Ces. che corrisponderebbero, per di- a:
mensioni, alla Sphacelia segetum Lèv. Su foglie di Anemone f
trifolia Da trovato anche la forma uredosporica di Puccinia fusca di
Relhan. i i sà
L. M.
PegLion V. La forma ascofora dell’oidio della vite nel Ferrarese ne
(R. Ac. Lincei, Roma, 1909, Ser. V, Vol. tia pag. 488-
491).
ascofora i Uncinula necator. i balla AG
bri,
Crede che la formazione dei periteci sia stata favorita dall da
td
PRAGA della sc ae ci fu caratterizzata da: una ste E
bile, Ricorda che anche il Pallet ha parpaes:? che pre sti |
\ "Rae si DMI "A a
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È | sue RAS î
. pa 235 RA "i sa 2a 4 aa) fu
a a ret (CAT DIR dò 3
di questi periteci è in funzione dell’ andamento della tempe- o
ratura e del grado igrometrico dell’ ambiente.
trattamento anticrittogamico.
si
>
e.
É i Le viti studiate non avevano avuto, dnrante l’ anno, alcun
3:
i
È
z L. MONTEMARTINI.
È
x T'RINCHIERI G. — Nuovi micromiceti di piante ornamentali, II.
(Rend. R. Ac. d. Sc. Fis. e Mat. di Napoli, 1909, Fasc. 8-12,
9 pagine) (veggasi la prima nota alla precedente pagina 27).
S È =
;
x
Sono altri sei funghi nuovi, trovati parassiti di piante col-
_ —»—»tivate nell’ Orto Botanico di Napoli. Tra essi:
Phomopsis Aloès-percrassae e Pestalozzia Aloès, su scapi
3 fiorali di Aloe ;
È w Gloeosporium polymorphum e Colletotrichum Dracaenae,
A su foglie di Dracaena fragrans, ecc.
| L. M.
Grassi B. — Di alcune questioni d’indole generale , collegantisi
con lo studio delle fillosserine. (Rend. Acc. Lincei, Vol.
XVIII, ser. 5°, fasc. II, 1909, pag. 520-528).
Il chiaris. Prof. Grassi ha stabilito nella fillossera della vite
il fenomeno del dimorfismo predeterminato che consiste nel
fatto dell originarsi, da una stessa verginopara attera, di due
forme partenogeniche di neo gallecole e di neo radicicole, oltre
le forme quasi intermedie (avvicinantesi di più al tipo di gal-
.lecole o più a quello di ridicicole), il cui numero varia secondo
l’ influenza dell’ ambiente. Un altro fatto acquisito alla scienza
dallo stesso professore, ha importanza dal punto di vista della
produzione del sesso, ed è “ che una stessa neonata può dar
vanti ad un fenomeno di dimorfismo non predestinato. | c*
Riguardo al “ significato delle variazioni della lunghezza | sò
f
del rostro , l'A. ritiene che dette variazioni non siano insigni- È
ficanti dal punto di vista della funzione, e che si tratti di un Si
carattere che trova la sua spiegazione fisiologica nelle a
zioni della pianta. | | I x ;
L'ambiente eserciterebbe un’ influenza sulla madre, la qualé
viene per ciò a produrre figli col rostro più o meno lungo a. Ss
seeonda dei bisogni di questi. ade
In conclusione risulta che potenzialmente le fillossere pos-
sono psesentare moltissime variazioni, le quali sì riscontrano
deg nelle dicci La le iui rappresentano pai
zione sessuale, che fu già oggetto di tante discussioni.
L. PAVARINO.
come insetticida sotterraneo). (Compt. rend. d. s. d. Ù de Lo
d. Sc. d. Paris, 1910, T. CL, pag. 50-52).,
L’ Autore consiglia sostituire al solfuro di carbonio, nelle |
a uo * IT
disinfezioni del terreno, il cianuro di potassio da iniettarsi coi
comuni pali iniettori, alla profondità di 10- 20 bia Mo
soluzione acquosa al 20 p. 100, nella PARETE di 8 al »
Rei
| PARASSITI ANIMALI —
x
timetri cubi di soluzione per iniezione e di 6 a 15 iniezioni per
ogni metro quadrato. Il cianuro così iniettato subisce una de-
composizione lenta per la quale libera a poco a poco l’ acido
| —cianidrico che si diffonde nel suolo ed avvelena tutti gli ani-
SÉ mali che vi vivono.
| Il cianuro di potassio presenta, secondo l'Autore, i seguenti
| vantaggi sopra il solfuro di carbonio comunemente usato: ha
Dr azione più lenta e più completa e raggiunge gli insetti senza
bi. | metterli in fuga, non danneggia la vegetazione, non arresta le
È È fermentazioni del terreno. :
4 È i L. MONTEMARTINI.
A Saar O. — Coceiden-SammIung (Raccolta di coccidi: III e IV).
SS (Hamburg, 1909, N. 25-48).
Mi - È la continuazione degli Essiccati di cui si è parlato alla
precedente pagina 40.
ASSI Sono 24 altre specie, tra le quali molte di Aspidiotus, Le-
d canium e Diaspis parassite di piante coltivate; tutte ben con-
servate ed in esemplari abbondanti.
L. M.
SILvesTRI F. — Parassiti introdotti in Italia nel 1909 per com-
i battere la Diaspis pentagona Targ. (Congr. agr. naz. di
Como e Lonigo, settembre 1909; in Boll. quindic. d. Soc.
Ag. Italiani, Anno XIV, 1909, pag. 1125-1138, con 8 fig.).
Tg: Diaspis pentagona del gelso ha nelle varie parti del
“mondo parecchi nemici: nel Giappone è combattuta da parec-
6 . chie specie di imenotteri e da almeno quattro coleotteri preda-
tori ; nell'America del Nord dalla Prospaltella Berlese? e da varî
bp < | coleotteri predatori, tra i quali la Mag oca misella ; altrove
a
Masi
ge:
fer.
> trova altri nemici naturali.
Non deve dunque ritenersi sufficiente Hi tr lor
della sola Prospaltella, epperò 1’ Autore cercò “0 del
anno l’ introduzione e l’ acclimatazione in Italia del |
circumdatus e dell’ Orcus chalybaeus dalle isole Hevati BOL
Rhizobius lophantae dalla California. | ii st
Nell’ anno in corso ha introdotto tre nuovi a E
Diaspis: Aphelinus diaspidis How. del Giappone, fi
diaspidicola Silv. dell’ Africa meridionale, Chi/ocorus Kuwar
Silv. pure del Giappone. Ne dà qui una descrizione esatta, ini SE
redata da figure. ata
via L
Raccomanda la moltiplicazione, protezione e diffusione dil ne
SET
tutti questi nuovi parassiti e di quelli indigeni già noti che sh='
sed
sono ormai adattati a combattere il temuto flagello.
L. MONTEMARTINI.
BecquereL P. — Variations du Zinnia elegans sous l’action des
traumatismes (Variazioni di Zinnia elegans in seguito ad 2
azioni traumatiche) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Par LE
1909, T. CXLIX, pag. 11481150). gta
ce
4 vi
n) \ De 4
4 “da
In seguito ad una forte gelata, l'Autore ha dovuto tagliare Aa
re)
%
vicino a terra i fusti di tutta un’ aiuola di Zinnia elegans 80
minata nella scorsa primavera. det
à
è da
-
I nuovi fusti che si svilupparono in seguito a tale ope ara-
zione crebbero gnosi na Ro vani con prora varia
sposizione delle foglie.
L'Autore pensa che molte delle variazioni brusio dii
notano spesso nel colore e forma dei fiori di preci. A si 6
ecc. sieno appunto dovute a squilibrî nella nutrizione in in seguit
aL no
ad azioni traumatiche, 7 b: a
r P% 20
SE
dacia
RE
da = ME
sura er ge 7 fe;
Mie
da
À
4 Ù
ed
MALATTIE D'INDOLE INCERTA © 105
ti Foà A. — Di una particolare lesione della radice della vite (Bo//.
ds d. Min. d’Agricoltura, Roma, 1909, Anno VIII, Vol. II, 1
pagina).
Nei vigneti circostanti al R. Osservatorio Antifillosserico di
Fauglia (Pisa), la dottoressa Foà ha osservato sulle radici di
alcune viti tuberosità a volta appena accennate, a volta sporgenti
per due o tre millimetri, percorse da una spaccatura che inte-
è ressa gli strati corticali, e costituite da tessuto bianco, ricco di
a | acqua, di consistenza minima.
pr: Le viti sulle cui radici si notavano tali alterazioni non
—mostravano alcuna sofferenza all’ esterno.
Ei È escluso che si tratti di parassiti animali e la causa ed
È Si significato dell’ alterazione sono ancora ignoti.
n d L. MONTEMARTINI.
SA
; ._ MoxrzeckIi S- — Ueber eine unerforschte Krankheit “ Kara —
È: ; | Muck , auf dem Weinstocke in der Krim (Una malattia non
vi ‘ancora conosciuta della vite in Crimea: Kara Muck) (Sora-
fx: uer’s Zischr. f. Phanzenkrankh., BA. XIX, 1908 pag. 387-
e 888, con tre figure).
È una malattia che si presenta alla metà di maggio, prima
della fioritura e coi seguenti caratteri: i sepali presentano piccole
| macchie di colore prima rosa, poi scure e da ultimo nere; cadono e
sa à, traggono nella loro caduta il fiore e buona parte del peduncolo,
. ’cosìche passata la fioritura la pianta appare perfettamente sana,
‘ma il raccolto resta enormemente ridotto.
Tale malattia viene indicata col nome di Kara — Muk
(muffa nera) ed è attribuita erroneamente al forte svilupò ve-
A | —getativo. Ricerche fatte anche nelle stazioni di patologia a Pie-
I | troburgo ea Berlino escludono che si tratti di parassiti animali
| © vegetali.
. La causa del male rimane ancora ignota.
+. L. MONTEMARTINI.
aa
L’apoplessia della vite è, secondo l'Autore, malattia propria
ML
e
dei paesi caldi, epperò la sua gravità varia colla temperatura
della stagione: durante la scorsa estate, che fu relativamente
‘fresca benchè asciutta, i casi di fio pili furono rari.
Tagliando longitudinalmente un ceppo di vite colpito di
male si vedono nel suo interno, specialmente in corrispondenza — >.
all’inserzione dei rami principali, nuclei di legno giallastro, molle, — )
invaso da filamenti micelici piccolissimi appartenenti ad un Po È
lyporus, forse il P. igniarius, i cui organi di fruttificazione si
osservano spesso sopra le piante colpite.
Si deve dunque considerare l’apoplessia come una malattia |
parassitaria ? Le inoculazioni tentate da parecchi anni non hanno È;
AP
è dii
ancora dato alcun risultato; però la costante presenza del Po-
Di
lyporus nelle piante colpite e il ripetersi del fenomeno sulle. Di
cda 1%
po ge
piante sviluppatesi succesivamente da uno stesso ceppo 0 inne- > pa
statevi sopra, inducono a ritenere che si tratti veramente di aa
è For aa
malattia parassitaria. SO i
Siccome di frequente il male colpisce non l’ intiera pianta —
Ae RA
» PAC
"1 PISA
ma solo qualche ramo, converrà tagliare le parti attaccate.
L. MONTEMARTINI. | va
pl ALE
di di: L4 ti he.
Viner E. — L'apoplexie de la vigne en Anjou (L’apoplessia sl
vite nell’Anjou) (Revue de Viticult., Paris, 1909, T. XXI CIT,
pag. 676-681, con tre figure). put
SA
L'Autore segnala il fatto che questa contabili della vite
solo è propria delle regioni meridionali, come osserva il R
hi »
LAI 1 Ravaz
nella pubblicazione riassunta qui sopra; ma è di liffus
Ko
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nell’ ovest della Francia.
4
DI
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xt. È: 30 o! A
= SP ed È CS Ceuta nti È ‘ spa SG
| °°. MALATTIE D'INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA ARTOR
> di SE ani
Conferma poi le osservazioni del Ravaz circa la presenza,
| nel legno delle viti colpite, di micelio che attribuisce al 7’0/y-
porus versicolor e allo Stereum hirsutum. Le viti possono vi-
| vere parecchi anni benchè attaccate da questi funghi, però la
i | circolazione dei succhi ne è ‘ostacolata sì che, sopraggiungendo
pe determinate condizioni atmosferiche, si ha il fenomeno dell’apo-
; e plessia.
Siccome questi funghi si propagano specialmente (oltre che .
per i tagli chiusi male degli innesti) attraverso le ferite dipen-
denti dalle potature, bisogna avere cura di disinfettare sempre
fi col solfato di ferro, o di coprire con mastice le superfici dei
tagli più grossi.
a - L. MONTEMARTINI.
CoLin H. — Action toxique du sulfate de cuivre sur le Botrytis
| cinerea (Azione tossica del solfato di rame sulla Botryt:s
cinerea) (Rev. gén. de Botanique, Paris, 1909, p. 289-294).
| Di questo argomento si è già occupato anche il Pulst il
| quale trovò che già una dose di 0,025 per 100 di rame nel sub-
2 | strato impedisce la vita della Botrytis. L'Autore rifece ora le
È esperienze adoperando un altro substrato nutritizio nel quale al
saccarosio, adoperato dal Pulst, sostituì il glucosio: vide così
| che in talo substrato la Botrytis resiste anche a 0,140 per 100
di rame, Resta così confermata la teoria di A. Le Renard sul
; valore. antitossico dell’ alimento.
;. 3 Il rame che si trova nelle ceneri del micelio cresciuto nelle
> condizioni di cui sopra, in parte è dato, secondo l'Autore, dal
$ solfato di rame trattenuto, malgrado i lavaggi, tra le maglie
de micelio, ma in parte è dato di composti complessi che solo
ea GRADI dall’ acido nitrico bollente. Di quale natura
sì può ancora dire.
HecKEL E. — Quelques observations sur l’Odontites rabrata TS
et sur l’influence de son parasitisme facultative sur ses f 2 dA
mes (Alcune osservazioni sull’Odontites rubra Pers. e sopra
l’azione del-suo parassitismo facoltativo sulle sue forme) ©
(Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LVI, 1909, p. 84908
L’ Autore ha osservato a Gimel, nel ca toner di Vaud, al 39
750 m. sul livello del mare, una stazione di Odontites rubdbra nella
4 |
: Pa
quale moltissimi individui crescenti sul margine più secco della — SSR
vo È;
strada, in mezzo a graminacee, erano completamente rossì; mentre
moltissimi altri crescenti sul margine più umido , ino mezzo. NE
menta, veronica, ‘ecc., erano verdi. Esaminando il sistema mao rar
cale delle due forme, trovò che la forma verde aveva il colletto — | n
grosso con poche radicelle libere, la rossa era invece munita di
moltissime radicelle con numerosi austorî nelle radici delle. gra
minacee e delle altre piante vicine. Le piante verdi erano "pra 4 a
viste di austorî; vivevano dunque di vita indipendente, e la dif- fi
ferenza tra le due forme va considerata come effetto del paras:
il'Bie a, pù
sitismo OONRIRTO della ca in esame.
e fiorisce presto, quella verde autonoma rimane quasi semp ice
Ru
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L. Morea TINI è Nea
tg | n Ls i Va Pr
ri . ( n) N) “
Rari
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ed è molto tardiva.
Necer F. W. -- Ambrosiapilze. II, Die Ambrosia der Hi PKAIGI
(I funghi dell’ ambrosia. II, L'’ambrosia degli insetti
fagi) (Ber. d. deuts. bot, (res., Bd. KEND 400 die
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P73 4; corsara vs FISIOPATOLOGIA | 109
con tre figure ed una tavola) (per la prima parte, veggasi
alla pagina 283 del precedente volume di questa Aivista).
Poichè il legno contiene poche sostanze nutrienti, gli insetti
xilofagi o devono farne passare una gran quantità dal loro tubo
digerente, oppure devono approfittare di funghi che raccolgano
— nel loro micelio le scarse sostanze trovate nelle cellule legnose.
Si ha dunque da parte di alcuni di questi insetti una vera col-
tura di funghi e lo svuotamento delle loro gallerie serve appunto
a dar aria al micelio che cresce entro esse e serve di nutrizione
alle larve. ;
| L'Autore studia il micelio che si trova nelle gallerie di
Xyleborus dispar e lineatus e di Hylecoetus dermestoides : lo si
può isolare e coltivare in substrati nutritizî più ricchi del legno,
ma è difficile determinate la specie perchè non forma veri organi
di fruttificazione e si riproduce solo per segmentazione. Per
l’ Hylecoetus pare si tratti di un Endomyces.
Talora dall’ esterno entrano e si diffondono nelle gallerie
altri funghi e si trova frequentemente una specie di Cera/osto-
se mella che però va considerata quasi come infestante.
i ; w _ La diffusione del micelio in parola viene fatta per segmenti
i | dagli stessi insetti insieme alle ova.
L. MONTEMARTINI.
è
gt ammalate (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XIII, 1909,
pag. 843-372, con una tavola).
| Una nota preliminare su queste ricerche venne già pubbli
cata, dallo stesso Autore, alla precedente pag. 13 del presente
volume. È
L'Autore ii studiato accuratamente , con esperienze du-
rate tre anni, la fisiologia della respirazione e la termogenesi
| PavaRino L. — Intorno alla produzione del calore nelle piante
nelle foglie di pesco attaccate dall’ Exroascus deformans , con n-
Pa ui
frontandole con quelle delle foglie sane; e dopo avere confer-
mato che, a parità di peso secco, le foglie ammalate respirano |
molto più energicamente delle sane (si può dire per esempio
che, ridotto allo stesso peso di sostanza secca, le prime aSsor- AG
bono ossigeno ed emettono biossido di carbonio in quantità quasi ©
doppia, per tempi uguali, delle seconde) constatò anche che è
diverso nelle prime e nelle seconde il quoziente respiratorio
dove p. e. nelle foglie sane è 0,57, nelle ammalate si abbassa
a 0,44, indicando con ciò che in queste ultime più intensi sono
i processi di ossidazione.
Di conseguenza varia anche la produzione di calore che
l'Autore ha potuto pure constatare e misurare servendosi di uno
speciale e delicatissimo calorimetro costruito a mezzo di un re-
cipiente Dewar. Per dare un esempio di tale differenza, basterà
dire che in un’esperienza durata cinque ore le foglie ammalate
ebbero una produzione media per ogni grammo di peso secco e
per ora, di 7.71 piccole calorie, mentre le foglie sane ne die-
dero solo 3.60; e in altra esperienza le prime diedero 10.05, le
tela n
seconde 5.16.
Di fronte a tali risultati, l'Autore si domanda: l’ aumento
di energia termica nelle pianté ammalate è paragonabile allo
stato febbrile degli animali ?
LIAN dda la
È a ricordarsi che per la febbre infettiva degli animali pre-
vale oggi l’opinione che i parassiti, specialmente i bacterî pato-
geni, producano la febbre per opera delle sostanze o veleni chi-
rare, vp
mici che elaborano. Ciò premesso, l’ Autore ricorda tutti i fatti.
che inducono a credere che anche i funghi parassiti agiscano
sulle piante ospiti per mezzo di fermenti o di veleni da essi 7
elaborati; discute le diverse analogie tra i fenomeni della. vita ,
vegetale ed animale e conclude che la maggior quantità di calore i
sviluppato nelle foglie ammalate da lui studiate può considerarsi —
come l’ effetto di una reazione febbrile dovuta alla attività e)
eur ; 1 . x d
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È FISIOPATOLOGIA |
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(£6 sotto Falhianza eccitatrice delle sostanze venefiche
a .. elaborate dal parassita.
L. MONTEMARTINI:
_ —Pruner A. — Sur la résistance du chitaignier du Japon è la
maladie de l’ encre (Sulla resistenza del castagno nel Giap-
pone alla malattia dell’ inchiostro) (Compt. rend. d. s. d.
l’Ac. d. Se. d. Paris, 1909, T. CXLIX, pag. 1146-1148).
SR Di fronte alla distruzione dei castagneti in parecchi distretti
«della Francia in seguito allà malattia dell’ inchiostro, l' Autore
provò ad introdurre nei distretti stessi il castagno del Giappone
(Castanea crenata Sieb. et Zucc.) e constatò che esso è resi-
stente alla malattia.
: L..M.
ScHareNit E. — Biologische Beobachtungen .iber die Keimfàhi-
gkeit und Keimung der Uredo- und Aecidiensporen der (e-
«— ——’treideroste (Osservazioni biologiche sulla germinabilità e
i germinazione delle uredo- e ecidiospore delle ruggini dei
cereali) (Annales Mycologici, Vol. aa 1909, pag. 509-523).
È Sono studî bibliografici ed osservazioni originali dalle quali
PD DA risulta che nelle ruggini si ha una sovraproduzione di spore di
1 cui solo una parte è atta a germinare e ad infettare. Studia
7 5 anche l’ influenza degli insetti sulla disseminazione.
StTo Rene | L. M.
NOTE PRATICHE
Dalla Zettschrift f. Phanzenkrankheiten, 1909.
Pag. 427. - Per combattere il pidocchio sanguigno, si. cosa
trattamenti suggeriti da M. Sehwartz a base di carbolineum in soluzioni | R$: Si i:
al 0.5-1 per 100: meglio delle pennellature sono preferibili le irrorazioni DE:
con pompe a getto finissimo, col che restano bagnate anche le superfici
siti vegetali ed animali, e di tutte le più comuni dà la deseri-
zione, accenna ai danni che possono provocare e ai rimedi . el
ai sistemi di cura da adottarsi. (pt : 53
Molte delle osservazioni sono originali e di parecchie di SE S;
esse si è già parlato nei precedenti volumi di questa Rivista. SE
Secondo l'Autore lo straordinario diffondersi di sempre nuove:
malattie è effetto specialmente dell’ intensificarsi ed estendersi — ue
delle colture. “ L’arboricoltore, avvalendosi dello straordinario KS È È
“ potere di variazione e di CRANE della specie arborea, se ES,
“con lavoro multisecolare è andato ottenendo quelle bellissime — 5 15
“ frutte, accontentando bisogni, desiderii e perfino capricci umani;
“ e, non contento, è andato diffondendo le specie nelle più sva- da 2
“ riate e lontane regioni, spingendole sia a nord che a sud. Pero
“ tali condizioni artificiali sente sempre più il bisogno del pata so
“logo, poichè egli anno per anno va constatando, con danno e
pas
dolore, le sue specie venire più fieramente attaccate da paras: Da
siti e malattie, e meno resistere alle condizioni contrarie. hate
“ l’ambiente. ‘ pid ti
“ In tali condizioni di fatto , il PARI di vai
“ più prezioso ,. & eta 1a -
E lA. preconizza la divisione della rele i
200
GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 117
n" i deere nec > | __ I. _
la patologia pura, che andrà cercando la natura dei morbi, e la
È applicata che ne studierà il modo e le condizioni di presentarsi
e diffondersi e come prevenirli.
«+ _—‘’0—I volume è chiuso da un ricchissimo elenco bibliografico
3 e da indici per l’uso del volume medesimo.
È i ? L. MONTEMARTINI.
APPEL O. — Theorie und Praxis der Bekimpfung von Ustilago
19 tritici und Ustilago nuda (Teoria e pratica per combattere
l Ustilago tritici e Vl Ustilago nuda) (Ber. d. deuts. bot.
Ges., Bd. XXVII, 1909, pag. 606-610).
FE È da molto tempo che si usa combattere il carbone dei
de. cereali trattandone i semi con sostanze anticrittogamiche (spe-
Bb cialmente soluzione di solfato di rame) che valgano ad uccidere
le spore dei parassiti rimaste aderenti ai semi medesimi. Però
se questo metodo può essere efficace per |’ Usti/ago avenae ,
i U. laevis e U. hordei come pure per le Ti//etia, le cui spore
be: | rimangono esternamente aderenti ai semi delle rispettive piante
| ospiti; non dà invece nessun risultato per le Ustilago nuda e
È _ U. tritici le quali, come hanno dimostrato Hecke, Brefeld e il
Lang (veggasi il lavoro di quest’ultimo riassunto alla precedente
pagina 90), infettano già i fiori e penetrano col loro micelio
» nell’interno dei semi rimanendovi allo stato di vita latente.
«Fa Per queste specie è da osservare che il micelio ad una data
‘umidità e temperatura esce dallo stato di vita latente e comincia
| —‘—’‘‘@@crescere molto prima che l'embrione del seme nel quale è
. -annidato, così che diventa sensibile a certi agenti esterni di
—fronteai quali l’ embrione, ancora in vita latente, resiste be-
nissimo.
Ciò premesso, ecco come l’ esperienza ha dimostrato che si
si mettono i semi per 4-6 ore in un Mi, fi. uff
centigradi, (tempo sufficiente per dare principio all’ acere ores
mento del micelio, ma non alla germinazione dell’ eco ’ A
indi si passano per pochi minuti in acqua o in corrente di aria
riscaldate a 50°-54° centigradi (temperatura sufficiente ad ne
cidere il micelio in via di accrescimento, non ]’ embrione che
è ancora allo stato di vita latente).
L. MONTEMARTINI.
GiLgert W. W. — The root-rot of tobacco caused by Thielavia
basicola Zopf. (Il marciume delle radici del tabacco, prodotto
dalla Thielavia basicola Zopf.) (U. S. Bureau of Plant
Industry, Bull. N. 158, 1909, 55 pagine con cinque tavole).
L Autore richiama v attenzione degli studiosi sulla gravità.
dei danni che questa malattia può arrecare alla coltivazione del
tabacco, provocando il rachitismo e la morte delle piante tanto
nei vivai che in campagna. Descrive il parassita patogeno che
coltiva in molti substrati, e consiglia accurate disinfezioni dei. PIÙ
letti-caldi e dei semi. MESSO
Dà una lunga rivista bibliografica dei lavori sull'argomento. D
L. MONTEMARTINI.
(La Cobain cerebella Pers. come agente di Pprn È
Val
aa
zione dei legni). (Centralbl. f. Bakteriol. Paras. ecc. A E:
Abth., Bd. XXVI, 1910, pag. 552-556, con una si”
ai legnami da costruzione. |
ati
(I
(else
ì
di
+
PARASSITI ANIMALI E VEGETALI
STEVENS F.L. and HaLr J. G. — Carnation Alternariose (Alter-
nariosi dei garofani) (Botanical Gazette, 1909, Vol. XLVII,
pag. 409-413, con 8 figure). A
Gli Autori indicano col nome di a/ternariosi una malattia
dei garofani, comparsa nella Carolina del Nord, dovuta ad una
specie nuova di A/fernaria (A. Dianthi) che attacca i fusti e
le foglie di queste piante. Descrivono e figurano il parassita in
parola.
L. M.
Topi M. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite. (Boll. Mi-
nist. Agric., Anno VII, Fasc. 8, 1909, 11 pagine).
L’AÀ. in seguito alle osservazioni fatte, divide i vitigni in
tre gruppi: 1) Specie americane pure ed ibridi americo-ame-
ricani (dalla quarta generazione in poi si producono in grandis-
sima maggioraza neogallicole con caratteri di radicicola); 2) +-
bridi europeo-americani (dalle galle esce un numero maggiore
di neogallicole gallicole); 3) viti europee (esce il numero mas-
È | simo di neogallicole con caratteri di gallicola).
La maggior quantità di neogallicole con caratteri di galli-
‘cola, che si producono dalle galle degli ibridi europeo-americani,
devesi, secondo l’ A., al fatto che le foglie sono ancora in via
. di sviluppo in estate avanzata e in autunno, mentre negli ibridi
americo-americani (Berlandieri-Riparia), nelle stesse condizioni
di vegetazione, si ha un numero di galle molto minore. Oltre
all’arresto di vegetazione, alla distruzione di neonate delle galle,
. ha cooperato moltissimo l’opera di una coccinella (Scimnus
frontalis (?)).
Dalle osservazioni fatte sui diversi vitigni sembra insomma
zare della stagione, le gallicole trovino WE più a
vita e di sviluppo.
donano le rale e sì Ma in en La cui SÌ off tenti S
rarissimamente sulle radici e non richiede più d’un quarto d'ora. 8 ù
Le alate discendenti dalle radicicole ibernanti sonò sessupare.
Fra le alate, ve ne sono delle grandi e delle piccole; queste
ultime generano uova di maschi, mentre ta prime uova di fem-. n
l’alata ne ia più di uno, questi si trovano contigui ] uno È
all’altro; spesso l’alata muore lì presso. i c i
È appunto nella corteccia delle piante non innestate che si
trovano le uova deposte dalle alate. Dagli esperimenti fatti. di dat
Li
risultato che le alate, probabilmente coll’ odorato , distinguono — A
dalla fronda le viti europee dalle viti americane, e fra queste,
determinati vitigni, ed è di regola su questi ultimi che vano 0
a deporre le loro uova sotto la corteccia. nes PI
Dalle nova di alata nascono i sessuali. La deposizione delle — ft:
uova dura dalla metà di luglio a tutto il mese di ottobre. Un. ng
maschio può fecondare diverse femmine le quali penetrano nelle A
fessure più strette e profonde della corteccia, dove pesa:
l'uovo d’inverno. Conviene spesso togliere al ceppo la corteccia, |
dell’anno precedente per trovarlo nella faccia interna. È mol
frequente trovare due o più uova d’inverno contigue e dove 8‘
ne trova uno, ve ne sono probabilmente altri in prossimità. Come
le uova delle alate, quelle d’inverno si trovano scoRnobAte ce e 1
sulle piante innestate.
PRESE
RE : È,
te
. Heeyi D. — Einige Beobachtungen betreffs der Schwarzbeinigkeit
_ der Kartoffel. (Alcune osservazioni sul marciume del fusto
_ delle patate) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., 1910,
Bd. XX, pg. 1981). -
L'Autore ha afiidiinto esemplari di patate colpiti da questa
malattia (Schwarzbeinigheit) e mandati da varie località alla
5 | Stazione. Sperimentale di Magyaròvaàr in Ungheria, ed ha trovato
almeno 6-10 specie di bacteri. Notevole che i bacteri erano diversi
— dalocalità a località e che tutte le piante ammalate avevano alla
base corrosioni dovute a insetti: nessuna di esse presentava il
fusto senza tali lesioni le quali furono dall’ Autore riscontrate
anche in materiale di collezione della stazione di Stocolma.
È dunque da vedersi se l’agente patogeno principale sieno
- i bacteri o gli insetti. Comunque è certo che l’infezione non si
propaga per tuberi, ma proviene dal suolo dal quale i bacteri
ci. È penetrano nel fusto attraverso rotture dell’ epidermide, e proba-
; 3 - bilmente si tratta di specie di bacteri diverse da regione a regione.
L. MONTEMARTINI.
Miniére D. — La culture intensive du blé avec l'antiverse. (La col-
tura intensiva del grano coll’antiverse) (Le Progrés Agric.
et Vitic., Montpellier, 1910, pg. 166-168, con 2 figure).
A prevenire l’a/lettamento del grano, più che le diverse
| concimazioni e selezioni di varietà, l’Autore consiglia di stendere
+ sul campo e fissare ad un metro di altezza circa dal suolo una
d SÉ rete metallica (che egli chiama ar/iverse dal nome verse che si
dai in Francia a questa malattia del grano), a maglie larghe
60-70 cm., la quale impedisca ai culmi di grano di sdraiarsi
a al suolo.
b; Dà alcuni dati per dimostrare quanto sia conveniente l’ o-
“2a
Ce perazione. Ò
ne n eo: L. M.
&
mi
122 AGENTI A tOsFERIOI - via Do n'anon INCERTA | - FISIOP!
\ “ Lai. È |
Mrvosni M. — Ueber die Herbst — und Trotkedrdte 13 Lai e
blatter. (Sull’arrossamento auturinale e per siccità nelle foglie sà
(Journ. Coll. Se. Imp. Univ. Tokyo, 1909, Vol. XXVII.
L'Autore vide che in certi alberi tropicali le foglie nella
stagione secca formarono una gran quantità di antociano, che
precede alla loro caduta autunnale.
La
Perreau M. — Note sur la nielle des tabaes. (Nota su la nielle Vi
del tabacco). (Bul/. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LV, 1909,
pe. LII-LIV). i ST
L’Autore comunica i risultati di alcune esperienze tendenti ca
a dimostrare che si può combattere colla selezione il ma? del "A
mosaico, 0 la nielle, del tabacco. | ni
Lo m. a
a
4
Lage
Ewerr R. — Die Widerstandsfahigkeit der einzelnen Organe der
Obstblitte insbesonderheit des Blittenpollens gegen Frost (La Pit
resistenza al gelo dei diversi organi fiorali e specialmente pe
del polline degli alberi fruttiferi) (Sorauer ’s Ztschr. f.
Pflanzenkrankh., 1810, Bd. XX, pg. 65-76). |
Via È
ila fa molte osservazioni dalle quali risulta che il pol-
LI
line delle piante da frutto è straordinariamente resistente ali ;
gelo: quello dei meli germina ancora dopo essere stato sotto- pe;
posto ad una temperatura di 17° C. sotto zero; quello dei peri >
e dei cigliegi è un po’ meno resistente. In generale tutte le te È
parti fiorali di ariseta piante presentano una certa restera alle | >
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FISIOPATOLOGIA — ANATOMIA PATOLOGICA 123
basse temperature, ed anche nelle varietà più delicate una tem-
peratura di — 3° C non fa mancare la fecondazione. Le varietà
partenocarpiche sono però le più resistenti.
5 L. MONTEMARTINI.
«
PetRI L. — Osservazioni sopra il rapporto fra la composizione
chimica delle radici della vite e il grado di resistenza alla
fillossera (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Roma, 1910, Classe
Scienze, Vol. XIX, pg. 27-34, con una figura).
L’ Autore sottopone ad esame critico le varie ipotesi messe
avanti per spiegare la differente resistenza delle diverse viti
americane alla fillossera. È convinto che il meccanismo intimo
della resistenza propriamente detta risieda principalmente nelle
proprietà specifiche d’ irritabilità del citoplasma vivente nella
pianta, più che nella quantità o qualità delle sostanze di riserva
contenute nei tessuti. Pur tuttavia crede necessario fare ricerhe
metodiche sul contenuto chimico delle radici e delle foglie delle
viti resistenti.
Da queste prime ricerche gli risulta che la forte acidità o
. il tenore in tannino non rappresentano per un tessuto un mezzo
di immunità o di resistenza contro la fillossera. Anche la quan-
tità di zucchero contenuto nei tessuti pare non abbia influenza.
L. MONTEMARTINI.
PerRI L. — Sopra l' ispessimento della corteccia secondaria delle
radici nel genere Vitis in rapporto alle lesioni fillosseriche
. (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Roma, 1909, Classe Scienze, Vo-
. lume XVIII, pag. 491-496, con tre figure),
REG pi ca Di
304 «Ti 5
124 RECARESIAA RO): O TONTA PATOLOGICA | SE
SA Sta #r
Szigethi-Gyula , l’ Autore dimostra che non oniste. nelle. ra dici.
della vite alcun meristema speciale, oltre il cambio, che irr mei
dalla puntura della fillossera prenderebbe parte alla formazione i
x
delle tuberosità. Il botanico ungherese è stato certamente tratto sa
in errore, secondo il Petri, dalla proliferazione attivissima che
le cellule del parenchima rtiogle: e talvolta anche del paren- i;
chima liberiano, presentano sotto lo stimolo della puntura, ed
ha visto due meristemi dove tale proliferazione era più attiva.
Esiste certamente un rapporto tra la struttura normale della
radice e la gravità delle alterazioni che seguono alle punture
fillosseriche, un tal rapporto però non è assoluto ma è influen-
zato anche da una quantità di fattori dipendenti dall’ attività
fisiologica della pianta e dall'ambiente. L’ Autore si riserva tor-
nare più a lungo sull’ argomento.
L. MONTEMARTINI.
StAEMPFLI R. — Untersuchungen iber die Deformationen, welche
bei einigen Pflanzen durch Uredineen hervorgerufen werden
(Ricerche sulle deformazioni di alcune piante per azione
delle Uredinee) (Hedwigia, Bd. XLIX, 1910, pag. 230-267, uri
con 27 figure). È ARI
de
L’ Autore descrive e distingue tre categorie di deformazioni:
le galle tipiche, che hanno una certa grossezza e che si staccano
nettamente dai tessuti della pianta ospite; le deformazioni dei
fiori prodotti dalle Uredinee; quelle del fusto e delle foglie.
Delle prime stu.ia le galle formate dall’Uredo Loesneriana cat i
sul Rudus brasiliensis , fa il confronto con qualche altra e di ir
mostra che nelle foglie le galle sono formate: specialmente dal
palizzata. NE
Per le RIRA VO fiorali cielo e descrive rino pro n |
\(NATOMIA iodio. — AGENTI CHIMICI 125
aC
P faina, e quelle dell’ 0, ig anna vulgare dovute alla
E- — Puccinia Riibsaameni : sì tratta di frondescenze e virescenze.
Na Thynus. serpyllun i rami anche attaccati completamente
- dalla Puccinia caulincola danno fiori normali.
_ ‘Le deformazioni delle foglie e dei fusti sono studiate sul
i — FAT montanum attaccato da Endophyllum sempervivi,
& agli Phyteuma spicatum attaccato dall’ Wromyces Phyteumatuni,
sull’ Anemone montana per la Prccinia Anemones virginianae,
sul Bupleurum falcatun per la Puccinia Bupleuri falcati ,
SE - sulla Vicia ombrychioides per l’ Uronyces valesiacus, sul Thymus
serpyllum per la Puccinia caulincola , sull’ Oryganun vulgare
DA
| per la Puccinia Riibsanmeni, sulla PhylIyrea media per la Za-
E 129 | ghonania Phyllyreae. In generale le deformazioni sono dovute
: | specialmente a tessuti parenchimatosi: le cellule a membrane
TA Taprnsito, i vasi, il legno, lo sclerenchima sono poco sviluppati.
s L. MONTEMARTINI.
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NOTE Faido i
| NOTE PRATICHE
LE PRINCIPALI MALATTIE DELLE ROSE ().
pei 4 EI ui
Le malattie più comuni delle rose colpiscono le foglie. La più impor- Bi
tante di esse è la ruggine: spessissimo in estate e in autunno la pagina
inferiore delle foglie vecchie è cosparsa di polvere rossa o nera, talvolta
rossa e nera insieme, la quale alla lente mostrasi costituita da tanti mue-
chietti di granuli rotondi se rossi, oblunghi se neri. Le foglie così colpite
ingialliscono e cadono prima del tempo, provocando l’indebolimento gene-
x
rale della pianta. La malattia è dovuta ad un fungo microscopico parassita,
il cui corpo filamentoso vive nell'interno della foglia succhiandone e
danneggiandone i tessuti, e di cui la polvere in parola rappresenta gli
organi di riproduzione che, trasportati dal vento, aalla pioggia o dagli
insetti su altre foglie sane, germinano riproducendo su di esse la malattia.
Il nome di ruggine proviene dal carattere e dal colore della polvere
in parola, la quale (come la ruggine dei cereali) ricorda la ruggine del
ferro. Il fungo parassita causa del male appartiene, come tutti i funghi che
sono causa delle cosiddette ruggini delle diverse piante, al gruppo delle
Uredinee e si chiama Phragmidium subcorticium. Ve ne sono anche altre
specie molto simili, ma non hanno importanza.
Lo stesso fungo si sviluppa, benchè più raramente, sulle rose anche
in primavera, ma in questa stagione non dà luogo alla polvere sparsa
sulla pagina inferiore delle foglie, bensì a pustole più o meno grosse,
polverulenti, rosse o giallo aranciate, che deformano i picciuoli e le ner-
vature fogliari. Anche qui la polvere serve a diffondere il male, ed in
questa forma il fungo parassita, che è però sempre lo stesso, viene indicato
col nome di Aecidium.
Benchè le piante ammalate continuino a fiorire, la malattia è più dan-
nosa di quanto si creda perchè l’ingiallimento e la caduta precoce delle
foglie finisce coll’indebolire la pianta e renderla anche meno resistente ad
altre malattie. Conviene adunque cercare di arrestare V infezione e perciò
raccogliere e bruciare le foglie ammolate, perchè la polvere infettante for- Do;
matasi sulla loro pagina inferiore non abbia a diffondersi sulle foglie sane, ut
(1) Con questa pubblicazione, a richiesta di parecchi direttori di cattedre ambulanti e hag). Lg
cominceremo una serie di descrizioni pratiche 0 popolari delle malattio delle piante ecltivete; |
incontrano più comunemente, indicando por esse i rimedi.
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Ra,
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RE
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NOTE PRATICHE 127
Per difendere poi queste ultime dall invasione dei germi del male, si consi-
gliano le irrorazioni con poltiglia bordolese 0 le solforazioni con solfo misto
a calce caustica. In primavera, prima che cominci la germogliazione dei bot-
toni, sarà bene lavare con poltiglia bordolese i rami ed irrorare colla stessa
anche il terreno circostante alle piante, onde uccidere i germi dell’anno pre-
cedente che possono essere rimasti aderenti ai rami 0 caduti sul suolo. Si
badi anche di sradicare dal roseto 0 dalle sue vicinanze le rose selvatiche
sulle quali il parassita potrebbe svilupparsi e produrre nuovi germi che,
trasportati dal vento, andrebbero poi a infettare le piante coltivate.
. Le foglie di alcune varietà di rose sono anche attaccate molto spesso
da un altro fungo miscroscopico parassita, il quale provoca sulla loro pa-
gina superiore la formazione di macchie piuttosto grandi, bruno violacee,
rotondeggianti con contorni frastagliati, in mezzo alle quali si vedono pic-
coli punti che sono altrettanti mucchietti di piccolissimi germi riproduttori
del fungo in parola, noto sotto il nome Marsonia Rosae. Anche qui conviene
bruciare le foglie ammalate per impedire che abbiano a diffondersi i germi :
si sono applicate alle foglie sane le irrorazioni con poltiglia bordolese, ma
con risultati incerti.
Altra malattia delle rose dovuta a un fungo parassita è quella comu-
nemente nota col nome di mal bianco. Il fungo parassita forma sulle foglie
e sui giovani germogli una specie di tenue feltro o di finissima lanugine
bianca, la quale provoca spesso l’ accartocciamento e l’intristimento delle
foglie più tenere. Talora forma delle vere patine fitte, bianchiccie, che
deturpano i rami. Questo parassita è dello stesso genere dell’ oidio della
vite, e come questo deve essere combattuto colle solforazioni da applicarsi
però molto presto, appena ai primi inizî del male. IV Foex consiglia aggiun-
gere al solfo una terza parte di calce spenta. Utili sono anche le irrorazioni
colla miscela di Del Guercio e Baroni costituita di un chilogrammo di carbo-
nato di soda e mezzo di catrame vegetale di Norvegia sciolti a caldo in un
ettolitro di acqua. È poi a consigliarsi anche qui di bruciare le foglie in-
fette perchè non abbia a propagarsi l infezione.
Le rose sono molto danneggiate anche da parassiti animali.
Esse vengono di sovente invase dai pidocchi verdi o gorgoglioni, i
quali ne ricoprono completamente la estremità dei rami sì da impedirne
l'accrescimento. In tali casi, dove l'invasione è forte ed i rami attaccati
presentano già segni di deperimento, conviene tagliarli e bruciarli. Dove
V infezione non è grave, si può tentare di combatterla 0 con irrorazioni di
Pu
estratto fenicato di tabacco in pica all'uno per I
allungata di lysoform, o con una. emulsione preparata con Ieoot
in parti eguali più V 1-2 per 100 di solfuro di carini ari
A A:
Un insetto molto dannoso alle rose è l’Hylotoma rosae. ì cui TU
trovano talora numerosi sulle foglie di cui mangiano il lembo lascia
le sole nervatore. È un imenottero (insetto con ali membranose) lungo €
8 millimetri, con testa nera, addome giallo e ali con nervature gialle. È
si vede frequente in primavera sulle rose ed è facile prenderlo : la f I L È
mina depone le uova entro incisioni longitudinali che scava nella ( RCS
teccia dei rami, e dalle uova nascono poi i bruchi, o larve, .di color. vendi
bruniccio con punti lucenti, che divorano poi le foglie. Sarebbe pad
dabile la caccia diretta all’ insetto da praticarsi in primavera. In estate poi È
per difendere le foglie dalle larve si possono fare irrorazioni con una solu TARA |
zione di 2 chilogr. di sapone nero, uno di carbonato di soda e tre Litri ‘08 E
petrolio in 100 litri di acqua. 1° ge VAR pat
Le rose, specialmente le selvatiche, sono anche attaccate dal Lac 5
rosae, un imenottero che colla sua puntura provoca la formazione di galle —
caratteristiche, muscose, barbate, di color verde rossastro, entro le quali si i.
sviluppano le uova dell’ insetto. Benchè il male non sia mai tanto grave. i
converrà bruciare le galle così formate, per distruggere anche. le larve in
esse contenute.
Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1910.
N. 2. - Per distruggere le grillotalpe si suggerisce il metodo consi È)
gliato dal sig. Barsac nella Revue horticole: spargere sul terreno e int ter
rare mediante erpicatura, alcuni giorni prima della semina, granot u i
fatto prima bollire in acqua insieme ad arsenico (55 oh !logrennk:d di.
noturco e 3 di arsenico per ogni ettaro). x;
Dn
Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma 2 1910. ma
“pa
n Ra de Lt
È. pa ì i
So
va Magno 1910
“Rivista di Pao Vegetale
DIRETTA DAL DOTT. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
di Dîrezione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C.
D ME STO Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
[a t GENERALITÀ
i Brick C. — NI Bericht iiber die Tàtigkeit der Abteilung fiir Pflan-
DE zenschutz fiir die Zeit von 1 Juli 1908 bis 30 Juni 1909 (Ras-
È i segna sull’ attività della stazione per la protezione delle
Ù È piante di Amburgo dal 1 luglio 1908 al 30 giugno 1909).
ca \ (Hamburg, 1909, 23 pagine) (per le precedenti veggasi ai
È precedenti volumi di questa Rivista).
99 Questa stazione si occupa sempre dell’ esame delle frutta
"n provenienti dall'America e dall'Australia nel porto di Amburgo,
* e anche in quest'anno ne vennero controllati migliaia di cam-
mi | pioni. Si esaminarono anche moltissime piante vive e sono qui
198, SS PIAGET, oltre trecento parassiti animali o vegetali rinvenuti più
‘© meno abbondanti nel materiale introdotto in Europa a scopo
di commercio.
L. M.
Brick Crt Die auf dem amerikanischen und australischen Obste
mitgebrachten Parasiten und ihre etwaige Gefahr fiir den
deutschen Obstbau (I parassiti importati sulle frutta prove-
nienti dall'America e dall’ Australia e il probabile pericolo
x. Che essi rappresentano per la frutticoltura tedesca). (Son-
mA
-
1910, 15 biinei
L’Autore si richiama alle relazioni di cui sopra circa vi
rassiti trovati sulla frutta importata in Europa, e. ricorda
come dall'Europa vennero importate in America ove largamente | È.
si diffusero, la Cecidomyia destructor, la Crioceris asparagis, —
la Carpocapsa pomonella, la Mytilaspis pomorum, ecC., così —
‘vennero dall'America introdotte in Europa la fillossera della
vite, la Schizoneura lanigera, la Leptinotarsa decemlineata, 1A
Lecanium corni var. Robiniarum, la Phytophthora infestans, |
ed altri parassiti che, come questi, si acclimatarono in Europa, _
sì moltiplicarono e divennero dannosissimi. A. tutti questi devesi
aggiungere ,. negli ultimi anni, l’ Aspidiotus perniciosus tento
dannoso AI spina e ad altre piante e già diffuso in parecchie. È
regioni d’ Europa non che nel Giappone. i
È perciò a raccoroandarsi la esatta osservazione delle dispo- —
sizioni regolamentari vigenti nei varî stati par impedire la dif;
fusione di tanti ‘parassiti. o Fe pat
Pi / ta)
Briosi G. — Rassegna crittogamica dell’anno 1908, con notizie
sulle malattie dell'erba medica causate da parassiti vegetali.
(Boll. d. Ministr. di Agricoltura, Anno IX, Vol. I, 1910;
13 pagine) (per la rassegna precedente, veggasi «alla ‘prece;
dente pagina 83 di questa vista). SE ora
L’annata 1908 fu favorevole allo stia dei parassit i
vegetali e 1898 furono i casi esaminati nel Laboratorio Oritt 0-
gamico di Pavia; oltre 800 circa altri esami di farerogame E ed
altro. Da rilevarsi specialmente, per la estensione che hani 10
assunto , le infezioni. delle. quercie dovuta alma? bianco, dei
cereali | dovuta a ona e della i dovuta all’oidio.
GENERALITÀ 131
getali, l'Autore distingue quelle degli organi aerei: Peronospora
Trifolioram, contro la quale consiglia la falciatura anticipata
«delle zone infette onde impedire la moltiplicazione e dispersione
dei germi; ruggine (Uromyces striatus), contro la quale consi-
gliasi pure la falciatura anticipata; il mal bianco (Erysiphe
Poligoni); il male dello sclerozio; l’antracnosi, la bacteriosi e
la cuscuta. Quanto alle malattie degli organi sotterranei, le più
‘importanti sono: il mal vinato (Rhizoctomia violacea); il mal
del gozzo (Urophlyctis Alfalfae) e le Orobanche. |
L. MONTEMARTINI.
FeRBARIS. T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili.
(Alba, 1909, fasc. II e III) (per il fascicolo I veggasi alla
pagina 347 del terzo volume di questa vista).
Continuando nella descrizione dei bacteri iniziata nel primo
fascicolo , l'Autore studia le diverse specie che producono can-
crene e necrosi dei tessuti (mal nero delle viti, bacteriosi del
fico, cancrena delle patate, bacteriosi del gelso e del pomo-
RICE, ecc.).
Passa poi agli Eumiceti e ne descrive agiata i
caratteri generali fermandosi poi sulle diverse Peronosporacee
parassite, E) proposito delle quali dedica molte pagine ‘alla storia
e trattazione della peronospora della vite. Accenna pure alle altre
peronospore delle diverse piante coltivate, ed in seguito comincia
a trattare degli ascomiceti e pap ionaricate del gruppo degli
Eroascus.
. La descrizione è sempre i i da considerazioni
pratiche e da buone figure.
L. MONTEMARTINI.
CRAIA B. — (Gibt es einen Tnterschied. ‘snrischia ie T? iter br rn
krankheit — C/laviceps purpurea Tul. — der wild v
_menden und der kultivierten Gramineen? (V’è differenza |
la Claviceps purpurea che cresce sulle Graminacee di i
tanee e quella delle coltivate?) (Math. u. Wiss. Ber. a. Un
garn., Bd. XXIV, 1909). go: ‘34 }
L'Autore trovò la Claviceps purpurea sopra Hostel muli
dum, Lolium temulentum, Triticum caninum, Agropyrum bar- n È
bulatum e Aira flexuosa, e così sono fin’ ora 35 le specie di
Graminacee che possono ospitare questo parassita. Tentò poi di È
infettare specie spontanee con spore provenienti da individuo
crescente su specie coltivate e viceversa, e l’esperienza è riu- |
scita con Triticum repens, Dactylis glomerata e Bromus i
mermais. | ta
L. MONTEMARTINI,
v
BLin H. — La maladie des oeillets (La malattia dei garofani)
(Revue horticole, 1910, pg. 104).
È malattia che si è largamente diffusa l’anno scorso in Pro-
venza e nei dintorni di Parigi, favorita dall’ umidità della sta-
gione. Si presenta con macchie fogliari rotondeggianti, di BA
nei
millimetri di diametro, prima isolate e poi confluenti sì da pro- | nu
vocare l’essiccamento delle foglie, bianchiccie cosparse di pani "
neri che sono i corpi sporiferi del fungo parassita causa del.
male: /Meterosporium echinulatum. ‘S
La malattia viene combattuta con irrorazioni frequenti |
a base di solfato di rame e di naftolato di soda. Efficacissima vo di
è la poltiglia borgognese al carbonato di soda: la si prepara. D
sciogliendo da una parte un chilogr. e 300 gr. di cristalli |
di carbonato di soda in tre litri di acqua, e dall'altra 100 ge or
di solfato di rame in un litro di acqua calda; si aggiui ge
poi a quest'ultimo tre decilitri della prima soluzione e L'agit al
ù
.
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da
e
cy
PARASSITI VEGETALI 133
versando altra acqua fino a dieci litri. It liquido torbido così
ottenuto viene adoperato per le iîrrorazioni.
L. M.
BorTtHwIck A. W. — A new disease of Picea (Una nuova ma-
lattia delle Picea). (Not. r. bot. Gardens Edinburgh, Vol.
XX, 1909, pag. 259-261, con una tavola).
Si tratta di una malattia delle gemme, specialmente di quelle
dei rami inferiori, osservata sulla Picea excelsa e dovuta ad una
| specie nuova di Cucurbitaria , che l’ Autore descrive col nome
di C. Piceae. Lo sviluppo delle gemme ne resta danneggiato
6 impedito. |
L. M.
Bray W. L. -- The mistletoe pest in the Southwest (Il vischio
nel Southwest). (UV. S. Deptm. of. Agricult., Bureau of.
Plant Industry, Bull. N. 166, Washington, 1910, 39 pagine
e due tavole).
In generale il vischio, in America come in Europa, attira
olivizifno degli agricoltori più per le sue proprietà biologiche
che pei danni che produce, però in certi distretti, specialmente
nel Texas, potè riuscire assai dannoso alla arboricoltura.
L'Autore fa qui un lungo studio biologico di questa fane-
rogama parassita, descrivendone il modo di germinazione, diffu-
sione, ecc.
L. M.
Busik Fr. — Eine neue Ustilaginee der Mohrenhirse (Una nuova
Ustilaginea del Sorgo). (Zischr. f. d. tandw. Versuchsw. in
Oesterr., Jahrg. XIII, 1910, pag. 58).
Sul Sorgo si conoscono già le seguenti Ustilaginee: Ust:/ago
Sorghi, U. cruenta, U. Reiliana e Sorosporium Ehrenbergii.
Nel campo indie della Stazione Agraria e LI
Bulgaria, l'Autore trovò una specie nuova. di Ustilago che È
scrive qui col nome di UV. bulgarica. È Ra
Attacca solo gli ovari trasformandoli in masse sporige |
bruno-verdiccie che restano per parecchio tempo chiusi nelle —
glume. Si distingue dalle altre specie anche per le dimensioni. di
delle spore. i } (pKAE A
x of ER «i
BurLER E. J. — The mulberry disease caused by Corineum Mori 9)
Nom. in Kashmir wih notes on other mulberry disease (La ma-
lattia dei gelsi prodotta dal Corineum Mori Nom. nel Kas- pe.
hmir, con note sopra altre malattie dei gelsi) (Mem. 0f the (sar
deptm. of Agricul. in India, Calcutta, 1909, Vol. II, 18 i ; N a
pagine, con 4 tavole e due figure). I Mt
È una malattia che si è manifestata da varî auni nel Kashmir. SR
ma che solo dopo il 1907 ha richiamato l’attenzione degli agri-- Ne
coltori per i danni che ha prodotto. Colpisce i rami più bassi IX vea
più piccoli delle piante, li altera alla base e ne provoca l’essic- | NI
camento. Nelle regioni attaccate che sono di solito vicino alle bi-- i y |
forcazioni, la corteccia è alterata, depressa, e presenta molte sore:
polature in corrispondenza a pustole nerastre che sono i corpî | i
fruttiferi del fungo parassita che è causa del male : il Cor'imemiizz |
Mori Nomura.
Questo fungo attacca il Celtis caucasica e si sviluppa pre
su rami morti tanto di questa pianta come dei gelsi, anzi, come y
avviene Ai Wi FaRgia che pure sono crgfogiceo dannosa sui rami
Sono & ai vicine, poi, quando ha, acquistato un certo vigore, p:
penetra anche nei tessuti vivi e sani. AE #i ua IE
PARASSITI VEGETALI È 185
L’Autore crede dunque che la diffusione dipenda principal-
| mente dal sistema di potatura e sfogliatura : consiglia certe pra-
tiche opportune e raccomanda di asportare dal gelseto i rami
AM secchi sui quali il parassita si moltiplica. ©
Da ultimo descrive le malattie delle foglie prodotte dal
Septogloeum Mori (Lév.) Br. et Cavr. e dalla Phyllactinia Corylea
(Pers.) Karst., e la IAA dei fusti dovuta al Eopos us hi
| spidus (Bullo) Fr.
\ L. MONTEMARTINI.
3 Fiscter E. — Studien zur Biologie von Gymnosporangium ju-
Gi ‘niperinum (Studî di biologia sul Gymnosporangium junt-
I |
"A | perinum) (Ztschr. f. Bot., I, 1909, pg. 683-714).
L'Autore dimostra che l’Aecidium vulgaris che si sviluppa
sulle foglie del Sorbus, non è eguale a quello delle foglie di
_»_Amelanchier e che, contrariamente a quanto si crede, non cor-
«rispondono ambedue al Gymmnosporangium juniperinum.
| | L. M.
: Grirron E. e MauLBLanc N. — Sur quelques champignons para-
sites des plantes de serre (Sopra alcuni funghi parassiti
delle piante di serra) (Bull. trim. de la Soc. Mycologique
d. France, T. XXV, 1910, pg. 238-249, con una tavola).
I Gli Autori descrivono una specie nuova di Pestalozzia (P.
Clusiae) trovata nel giardino coloniale di Nogent-sur-Marne pa-
| rassita delle foglie di una Clusia, ed una specie di Phyllostictu
| (Ph. Dracaenae) parassita delle foglie di Dracaena nei dintorni di
i | Parigi.
È: Segnalano poi il diffondersi sic serre del (r/oeosporium
5 di: Sorauerianum Allescher, che attacca le foglie dei Croton e dei
| P | Codiaeum. Questo fungo è identico a quello descritto dal Dela-
croix sotto il: nome di Gloeosporium Orca esso. S
‘un Asteroma (As. Codiaei Alles.) che gli Autori si riser pe.
studiare. i dI 3 A 1700 Lpd
Sp 1° MONTEMARTIAI: ta da i
us | A IR i
Guecuen F. — Sur le parasitisme du Volvaria murinella (£
parassitismo. della Volvaria murinella) (col precedente, p:
gina 243-244). UR
era evidente che il micelio aveva cominciato a svilupparsi quando |
. . vUa ta, uit,
il cono era ancora verde e vivo, così che si è davanti ad ùn
Loveiana sopra il Clitocybe nebularis.
È a ricordarsi che altre specie di Volvaria furono indicate |
come parassite.
L. MONTEMARTINI
Marcuar E. — Das Auftreten des amerikanischen Stachelmehitaues (sg x
in Belgien (La presenza del mal bianco dell’ uva spina nel po
Belgio) (Sorauer’s Ztschr. f. Phanzenkrankh., Bd. xx 1910, —
pg. 234-235).
L’Autore segnala la presenza della Sphaerotheca mors uvae ti i
in una piantagione dei dintorni di Alost nel Belgio. 1 ‘5A 3 hi
L’ infezione fu combattuta bruciando le piante infette e ir
rorando ripetutamente le altre con soluzioni di solfato di pole S)
al 0,8 per 100 in estate e 0,6 in autunno. LIE
Sono da invocarsi provvedimenti legislativi per imp dire |
nes la malattia venga importata anche altrove. CAI Prete
PARASSITI VEGETALI 137
Massee G. — Cucumber and tomato canker: Mycosphaerella
citrullina Grossenb. (Cancro dei cetrioli e dei pomodori :
Mycosphaerella citrullina Grossenb.) (Kew Bull., VII, 1909,
pag. 292-293).
L’ Autore segnala la presenza e la diffusione in Inghilterra
di questo parassita che, mentre in America attacca i poponi, in
Inghilterra distrugge i cetriuoli ed i pomodori. Il fungo invade
i tessuti della corteccia ed il floema dei fusti, però non se ne
è vista ancora la forma ascofora.
Non si conoscono rimedì.
NamysLowski B. — Neue Mitteilungen ilber das Auftreten von zwei
epidemischen MehItaukrankheiten (Nuove comunicazioni sopra
la diffusione di due Oidium epidemici) (Sorauer’s Ztschr.
f. Pfanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pg. 236-288).
L’Autore parla dello straordinario diffondersi del ma! bianco
dell’ uva spina (Sphaeratheca mors uvae) e di quello delle
‘quercie.
A proposito di quest’ ultimo, dopo averne segnalato la pre-
senza anche in diverse provincie dell'Europa centrale ed orien-
tale, constatando la impossibilità di determinarlo per la man-
canza di forma ascofora, osserva che l’ipotesi che sia la forma
oidica della Microsphaera extensa dell’ America potrà essere
accettata solo quando si sarà sperimentato importando questa
. forma ascofora da noi e mandando in America la nostra forma
conidica.
Non trova nemmeno che la forma attuale sia identica al-
l'’Oidium quercinum osservato circa 30 anni fa in Portogallo e
descritto dal Thimen. Propone pertanto di continuare provviso-
$ a Bu: a) ig
Vita.
riamente a indicarlo col nome di Oidium MR tene ia
però distinto dalla forma descritta del Tano
(Sul nesso genetico tra il Coleosporium dell’ Aster Pit ed he
il Peridermium Pini densiflorae P. Henn). (The Botanical vi
Magazine, Tokyo, 1910, pag. 1-5).
L’ Autore, facendo esperienze con diverse specie di Coleo- :
sporium che si trovano nel Giappone, è riuscito a produrre ils
Peridermium Pini-densiflorae sul Pinus densiflora mediante
seminagione di spore di un Co/eosporium che si sviluppa sul #9 o
Ù
l’Aster scaber. Inversamente ha potuto ottenere colle spore di.
Mb o
" pià
Ò d
Peridermium prese sul pino, il Coleosporium sull’Aster.
be
RE
Crede pertanto si tratti di una unica specie per la quale
\
i MERI È
propone il nome di Coleosporium Pini-Asteris Orishimo.
L. MONTEMARTINI.
A “
PercivaL J. — Potato “ Wart , disease: the life history and. ESS -
tology of Synéhytrium endobiotieum — Schilb. — Perel. (La 3 È
malattia dei porri delle patate: biologia e citologia del | eo
Synchytrium endobiotieum — Schilb. — Percl.) (Centralbl. | ui 4
f. Brakteriol., ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909, pg: sj vo: n
con tre tavole). gISA
i sal i
È malattia della pelle delle patate scoperta nel 1896. dt
Schilbeszky nell'Ungheria superiore e da lui attribuita ad u "
Chitridiacea: la Chrysophlyctis endobiotica. È la stessa che fa È
recentemente chiamata d/ack-scab (scabbia) , trovata. anche in
Dai ia
e Ia RA dedicati Ki ai
. \ p ‘ < L - I° PA
7 1 { sa
"a PAS
N
Da i e
> be
ERA
PARASSITI VEGETALI — 139
Inghilterra e descritta pure dal Johnson nel lavoro riassunto
alla precedente pagina 71.
L'Autore descrive qui la biologia del parassita e ne studia
‘accuratamente lo sviluppo degli sporangi e delle spore, per di-
mostrare che in nulla differisce dalle altre specie del genere
Synchytrium. Propone pertanto ascriverlo a questo genere facen-
done la specie: Syn. endobioticum (Schilb.) Percl. Ra
L. MONTEMARTINI.
Reep G. M. — The midews of the cereals (La nebbia dei cereali)
(Contrib. from the Dep. of Be of Univ. of a
N. 17, 1909).
L'Autore ha fatto molte osservazioni sulla specializzazione
dell’Erysiphe graminis, o meglio della sua forma conidica, che
_ è causa della nebbia dei cereali. Vide che la nebbia dell’avena
si riproduce solamente sull’avena, quella dell’orzo sull’orzo, quella
della secale sélo sulla secale e quella del frumento soltanto sul
frumento. Inoltre mentre tutte le varietà di avena e di frumento .
sono egualmente attaccabili dalla malattia, per l’orzo vi son delle
varietà resistenti.
Gli ibridi di secale e frumento sono resistenti tanto alla
nebbia della secale che a quella del frumento.
L. MONTEMARTINI.
SraeGeR R. — Neue Beobachtungen iiber das Mutterkorn (Nuove
‘osservazioni sulla secale cornuta) (Centralbl. f. Bakteriol.
ecc., II Abeh., Bd. XXVII, 1910, pg. 67-78).
L'Autore richiama un suo precedente. a voto (riassunto alla
| pagina 42 del terzo volume di questa Rivista) nel quale ha con-
cluso che la Claviceps che cresce sulla Poa annva è una specie
: Bic
biologica Hodaba della ci. purpurea. Sulla base di
servazioni , rettifica ora che non si tratta. di una sp
gica riferibile alla CI. purpurea , bensì alla CE micro I
che attacca comunemente l’Aîra caespitosa : la chiama (i
crocephala Tul. spez. biologica Poae. "e
In seguito segnala alcune graminacee (Melica ciliata , 1
stuca nubigena, Calamagrostis javanica, ecc.) che possono ve.
nire esse pure infettate. dalle C/laviceps. Cita poi alcuni fatti n
intesi a dimostrare la grande importanza che hanno gli inaeti si sa
nella diffusione di questi parassiti. È
L. MONTEMARTINI. —
WotLr F. A. — A Fusarium disease of the pansy (Una malattia |
della viola del pensiero dovuta a un Fusarium). (Mycologia, e ne
Vol. II, 1910, pag. 19-22, con una tavola). sc
- %
Trattasi di un marciume delle radici e del fusto della di
del pensiero dovuto ad un Fusarium che l'Autore descrive sotto
il nome di F. Violae n. sp. .
La malattia si è presentata nel Nebraska e potè essere ricco i
prodotta artificialmente. ada
L. MONTEMARTINI. NICE.
buto can studio delle galle dei salici). (Hedwigia, Bd. XIX,
Dresden, 1910, pg. 392-395, con tre figure). || co
ZA
Sono descritte le galle prodotte nelle foglie di de ro
di Salix da: Er iophyes salicis, E. tetanotrix , E. trivadiatus
Pontania prorema , P. salicis, Rhabdophaga rosaria,
campus venustus , Oligotrophus pregati Perrisia margine
torquens.
PARASSITI ANIMALI —, 141°
KierreR J. J. — Beschreibung einer neuen Gallwespe der Kor-
keiche (Su una nuova vespa galligena della quercia del su-
ghero) (Naturw. Zischr. f. Forst.-u. Landw., 1909, Bd. VII,
pg. 390-391, con una figura).
L’ Autore descrive una nuova specie di Andricus (A. Pe-
yerimkoffi) che produce sui fiori femminili della quercia del su-
ghero piccole galle bitorzolute, lunghe circa un centimetro con
3-4 millimetri di spessore, che ricordano . uelle prodotte dal-
l’ Andricus grossularia. =
Questa nuova specie fu trovata in Algeria.
L. M.
LinpInGER L. — Ein neuer Q0rchideen-Scadiing, Leucodiaspis co-
cherelli-de Charm-Green (Un nuovo nemico delle Orchidee :
. Leucodiaspis cockerelli-de Charm-Green) (Jahrb. d. Hamb.
Wiss. Anst.,Bd. XXV, 1910, pg. 1-4, ed una tovola).
L'Autore segnala la presenza di questo diaspide, caratteriz-
zato da uno scudo bianchissimo, sopra una collezione di Vanda
kimballiana nelle serre di Amburgo. Il parassita attacca solo
il tessuto fondamentale delle foglie, rispettando le nervature : si
estende anche ad altre piante, però solo a monocotiledoni.
Non essendo efficaci i mezzi chimici di lotta, si consiglia
la lavatura delle foglie.
L. MONTEMARTINI.
MoLLiaRD M. — Une phytoptocécidie nouvelle sur le Cuscuta
Epithymum Murr. (Un nuovo fitotptocecidio sulla Cuscuta
Epithymum) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LVI, 1909,
pg. 168-170, con due figure).
L’ Autore descrive piccole galle fiorali di Cuscuta Epithy-
mum dovute ad una specie nuova di Eriophyes : l'Er. Cuscutae.
L. M.
PantaneLLI E. — Gommosi dal ferita, Thrips di acariosi
americane in Sicilia. (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe’ S
Roma, 1910, Vol. XIX, Ser. 5°, pag. 344-358 con a tre fn
A. seguito della nota riassunta alla seguente pagina. 147 13
di questa Rivista, l'Autore descrive ora queste tre malattie della ; i
vite, che si trovano in Sicilia associate al roncet ma sono. da sa
esso distinte. o I
vecchio si estende anche a quello giovane disturbando la fun-
zione della circolazione. È |
La Drepanothrips Reuteri Uzel provoca sulle foglie macu- | È
lature trasparenti e perforazioni, ed erosioni dentellate sui tralci uc:
tanto su viti sane che su viti con roncet, e la si può combat CEI
piu sa
tere con irrorazioni con petrolio e sapone, con estratti di ta Ba
bacco e sapone, con polisolfuro di calcio.
L’ acariosi, dovuta al Phyllocoptes vitis, si presenta talora. RK;
con fenomeni di rachitismo, diversi da quelli del roncet, FREGA
mente nei vitigni tomentosi di Sicilia. | et
du
w
SIRIA
Tenendo coperti con terra i ceppi, si sono ottenuti tralci Li
tipicamente ammalati di 70ncel, ma liberi da acari ed insetti RR
ogni sorta.
L. MONTEMARTINI.
| n
PANTANELLI E. — Un eriofide nuovo sull’ olivo. (Marcella, V Mea
VIII, pag. 142-146, con 4 figure).
Pea
Cda:
cl
a art
TR
PARASSITI ANIMALI 143
. dei germogli, con deformazioni e arrossamenti delle foglie, talchè
le piante ammalate si rendevano visibili anche a distanza.
I rametti deformati mostravano tubercoletti di rogna, pic-
coli cancri dovuti al freddo e alterazioni prodotte dalla Pol/linza
Pollinii, però in quelli più giovani la malattia appariva come
dovuta in primo luogo ad un acaro della famiglia delle Eriofidi,
riferibile al genere Epitramerus e che 1 Autore descrive detta-
gliatamente.
L. MONTEMARTINI.
SiLvestri F. — Metamorfosi del Cybocephalus rufifrons Reiter
e notizie sui suoi costumi (Bo//. d. Labor. di Zool. gen. e
agr. di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 221-227, con sei figure).
L’ Autore descrive dettagliatamente le larve di questo pic-
colo coleottero e segnala il fatto che esse sì nutrono di ova, larve
ed adulti (femmine e maschi) di Diaspis pentagona ; sono capaci
di sollevare gli scudi che coprono le femmine ed introdursi sotto
di essi per cercare il corpo molle dell'animale o le ova da esso
deposte. Devono dunque essere considerate come buone predatrici
della Diaspis.
Il Cybocephalus rufifrons fa trovato ad Acerra, Terracino,
Napoli, non che in Liguria, Sardegna, Sicilia ed Abruzzo.
L. MONTEMARTINI.’
SiLvestri F. — Introduzione in Italia di un imenottero indiano
per combattere la mosca delle arance (col precedente, pa-
gine 228-246, con 8 figure).
L'Autore, ricordati i danni che provoca la mosca delle
arance (Ceratitis capitata) agli agrumi ed a molti altri frutti ,
| specialmente alle pesche, in Calabria, parla delle ricerche fatte
x 1 ’ . . ì i . na . - A dA RARA à la)
dal Compér in Spagna, in America ed in AASCRIO RS oe
il parangla di duesta insetto tanto dantionta
le cui femmine attaccano le larve di Ceratitis e Beni È:
esse le loro ova. Dà qui una descrizione dettagliata ed intesi
sante di questo insetto e de’ suoi costumi, e comunica che esso
può attaccare le larve anche della mosca olearia. Lo .ha distri Di
buito largamente in Calabria e si riserva di riferire sulla effi- | i
cacia di questo nuovo alleato nella lotta contro la mosca delle Li
arance e quella dell’ olivo.
L. MONTEMARTINI.
SiLvestRI F. — Contribuzioui alla conoscenza degli insetti dan- sd
nosi e dei loro simbionti. I. Galerucella dell’olmo: Galerucella | —
luteola F. Miill (col precedente, pg. 241-289, con 25 figure).
L’ Autore con questa pubblicazione inizia una serie di mo-
monografie complete sui principali insetti dannosi alla nostra
agricoltura. ari
Descrive qui la (Ga/erucella luteola, piccolo coleottero ui S 13
6-8 millimetri, di colore giallastro, parassita, talvolta molto dan-
noso, degli olmi di cui gli adulti divorano le foglie lasciandone È
solo le nervature, mentre le larve attaccano la pagina inferiore 1
delle foglie stesse e ne rodono il parenchima lasciando però i ino ‘9
tatta l'epidermide superiore. MPRIT.
Parecchi sono gli insetti nemici della galerucella degli olmi, Se”
e l’ Autore li descrive: principali tra essi sono il Tetrastichus È
ranthomelaenae, un imenottero che distrugge le ova della ga
lerucella, e l'Erynnia nitida, un dittero che ne attacca le larve. p
Non è facile moltiplicare e diffondere questi nemici naturali | ; o x
della galerucella, onde quando l'invasione è forte conviene MI on Re
tu td Va
et Le à
da, Lit: di
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poi Mat dr LT
CLS 9
Lei hi Li È
LI .
PARASSITI ANIMALI — BACTERI 145
batterla anche direttamente o colla caccia diretta degli insetti
adulti, 0 con irrorazioni con sostanze arsenicali : si consiglia
il verde di Parigi alla dose di gr. 100 per ogni ettolitro di
acqua contro gli adulti, e gr. TO contro le larve che si tro-
vano nella pagina inferiore delle foglie. Se le irrorazioni sono
fatte in aprile e maggio, alla fine dell'estate le foglie possono
ancora essere date impunentemente al bestiame. Nella seconda
quindicina di giugno ed in agosto conviene anche distruggere
le pupe che si trovano riunite al piede degli alberi.
n
L. MONTEMARTINI'
Hreeyi D. — Quelques observations sur le pieds noir de la pomme
de terre (Alcune osservazioni sul piede nero delle patate)
(Campi rendi di s. do tAc., d'a86845:Pares, T. CL, 1910,
pg. 347-348). (Veggasi anche alla precedente pg. 121).
Questa malattia delle patate, detta piede nero perchè ca-
ratterizzata dell’annerimento e marcescenza della'base dei fusti,
cui segue il deperimento di tutti gli organi aerei e l’arresto di
sviluppo dei tuberi, è comune in Ungheria ed in Germania ed
è dovuta al Baczllus phytophthorus' Appel, il quale, « sì ritenne,
sì propaga per mezzo dei tuberi infetti.
‘ L’ Autore avendo studiato la malattia in diverse località
dell’ Ungheria e Germania, potè vedere che i germi di essa
| non si propagano coi tuberi, ma sono nel terreno e possono
attaccare piante provenienti da tuberi indubbiamente sani. La
infezione avviene però soltanto attraverso piccole erosioni del-
l'epidermide che sono. praticate dalle larve di diversi animali,
specialmente di certi Agriotes (fil di ferro): non vi è pianta
ammalata che non presenti tali erosioni,
% $)
» La
di PERE
| BACTERI sà acesti ATMOSFI DI ARE INDOLE FISIOL
Causa occasionale della Hugiariia sono dunque le larx «ve 3
parola : resta a ‘vedersi se solo il Bacillus phytophthorus fo] an VI
altre specie possono produriagi he mi
Lo MONTEMARTINI..
Ca
Evans J. B. P. — Bitter-Pit of the Apple (Il better-pit delle Lg
mele) (Transvaal Dept. Agrie., Techn. Bull., Pretoria, 1909,
18 pagine e 5 tavole). LC
Questa malattia delle mele è caratterizzata da macchie nere
che si presentano nella parte inferiore dei frutti. È diffusa e
molto dannosa nell'Africa meridionale-orientale. Pare sia favorita
dal succedersi di notti umide nelle quali la traspirazione è nulla
a giornate calde di fortissima traspirazione : l’ ingorgo di acqua
provoca la rottura di alcune cellule e la necrosi parziale dei .
tessuti. | Rus
Sono specialmente le varietà introdotte e non ancora adat- <<
Sr
tate al clima africano, che più vanno soggette al.male. e
L. MONTEMARTINI.
CamppeLL C. — Osservazioni e ricerche sull’ olivo chiamato “ ma-
schio ,. (Bull. d. Soc. Bot. Italiana, 1910, pag. 5-12).
Nel territorio di Venafro (Napoli) ed altrove si trovano fre
quenti delle piante di olivo che gli agricoltori chiamano olivi
maschi perchè fioriscono abbondantemente ma non danno mai GE
frutti: si pensa servano a fecondare i fiori delle altre piante, AA
epperò se ne tiene uno o due individui per ogni oliveto.
L’Autore ha fatto osservazioni in proposito ed ha VIN:
| si tratta di olivi nei cui fiori ‘abortiscono gli organi femmin
MALATTIE D' INDOLE FISIOLOGICA — 147
salvo qualche volta all’estremità dei rami dove si possono avere
drupe normali. Trattasi, secondo lui, di uno stato degenerativo
in conseguenza della continuata riproduzione asessuale e proba-
| bilmente dell'età.
Ad una degenerazione simile si devono forse i così detti
olivi Dekkar (in lingua araba, maschio) che si trovano nel Sud
Tunisino,
L. MONTEMARTINI,
_PANTANELLI D. — Sui caratteri morfologici ed anatomici del roncet
delle viti americane in Sicilia. (Rend. d. v. Ac. d. Lincei,
Class. Scienze, Roma, 1910, Vol. XIX, pag. 147-154, con
due figure).
Di fronte al disaccordo notato nelle descrizioni date dai
_sume qui i caratteri morfologici essenziali pot; risultano dalle
sue ossesvazioni fatte nel vivaio sperimentale di Noto :
| Caratteri costanti : foglie più piccole. delle normali, meno
| consistenti, con seno picciolare più aperto e profonde insenature
- laterali, denti acuminati e spesso storti; lamina ridotta di de
si
| alle nervature. Piccioli più brevi e più sottili del. normale; in-
È: | ternodî pure più brevi e più sottili (donde la Miviichi i
sa tac court-noué); grappoli più piccoli; femminelle che si sviluppano
di pari passo col tralcio che le porta.
Caratteri oscillanti : lamina fogliare maculata in chiaro,
| —viticci deformati, tralci ramificati dicotomicamente, nodi rigonfiati.
È. * Su alcuni vitigni speciali la malattia assume pure aspetti
| speciali, accentuando o 1’ uno o l’altro dei sopra indicati cerat-
be teri;. "Ri | mai
|. Vari fatti dirlo: secondo ie. che la causa deter-
minante del roncet agisce durante il primo sviluppo delle gemme,
x
$ 2 quando l’ attività morfogena è regolata prevalentemente “ dal-
l'accordo auxomatico ereditario ,
LE ri è
e
Mai RE “rigo ca, Nic
vr NE
Ka st i ta DS
otatatmie DI
sità : il primo sintomo è da ii più rcag delle.
fa:
che però raggiungono ancora la grandezza normale ; ; poi si
G
la ARRE degli gradi. e da ultimo la macalazione > delle |
durante l'estate dado il Dania era risanato. n Fifa è anioni
in relazione col sistema di potatura.
L. MONTEMARTINI.
PanraneLLi E. — Influenza del terreno su lo sviluppo del ronceto
od arricciamento della vite (col precedente, pag. REA
Siccome il fattore fisiologico della malattia in prole è uni
progressivo affievolimento dell’ attività di produzione di nuove.
radicelle assorbenti, a struttura primaria, da parte delle rttotiti “ ni
passate già a struttura secondaria sin dall’anno precedente, PAU dr
tore ha voluto indagare qual nesso gin fra questo fatto e RR A
proprietà. del terreno. Di
Sono almeno tre i gruppi di fattori variabili che. Maso o
azione sulla comparsa della malattia in materiale piantato sano
1) storia del terreno prima dell'impianto (coltivazioni pre- ;
cedenti) e dopo (lavori che vi si fanno) ; TEOR n
2) proprietà specifiche del vitigno (profondità ‘e. siluppo. À
del sistema radicale, sensibilità ai vari agenti, ecc.)j 0° si
8) posizione e proprietà fisiche del terreno. PANI 3) I
I fattori causali sono del primo gruppo e tra ossi pus
sere ritenuta come. principale la così detta rime andate Questi oi
però non è dovuta a mancanza 0 consumo di un detern le--
Li an
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mento nutritizio, ma è piuttosto in relaziono colla presenza nel
terreno di frammenti di radici di viti preesistenti : questi fram-
menti diventano centri di sviluppo di Dematophora, Fusarium,
bacterî, acari, ecc., e la vicinanza di tali microorganismi, anche
senza il contatto diretto, ostacola l’ attività rizogena.
L. MONTEMARTINI
PantANELLI E. — II roncet delle viti americane in Sicilia. (B0//.
d. Min. d’ Agric. Ind. e EComm., Anno IX, 1910, 10 pagine).
L’ Autore riassume in questa relazione i lavori precedenti,
e dopo avere distinto e descritta la malattia, dimostra che essa
si riduce ad un deperimento, morfologicamente e fistologica-
mente ben caratterizzato, che sussegue ad uno sviluppo sempre
più insufficiente 0 ritardato delle radicelle assorbenti. L' invec-
chiamento delle radici si ripercuote anche nei tralci e la per-
centuale di attecchimento delle talee diminuisce coll’ invecchia
mento della vite madre a cui furono tolte.
Le concimazioni organiche o minerali non hanno alcun ef-
fetto sullo sviluppo del male e non ne hanno nemmeno le disin-
fezioni dei ceppi e delle talee. Utile è invece la immersione in
soluzioni che eccitino la formazione di radici (acidi diluiti, acqua
riscaldata a 55 C., solfato di ferro acido), e per lo stesso effetto
sulla formazione delle radici giova anche la coltivazione in
terreni ciottolosi o molto porosi. Perle viti madri si possono
|. ridurre i danni del'roncet ricorrendo alla potatura frazionata
di tutti i tralci al 2° o 3° nodo in autunno e rimonda defini-
tiva a primavera.
In conclusione il roncet non è una malattia parassitaria nè
| infettiva, ma è di origine interna; anzi non è nemmeno una
|» vera malattia in sè stessa ma solo un sintomo di degenerazione
"8 progressiva del ceppo, prodotta da insufficienza dell’ apparato
urbano (radici a stratetia primaria) in rele ne
prie qualità fisiche del terreno cui la. pianta 8" se sensil
mente nel clima mediterraneo.
L'Autore porta una ricca serie di dati intesi a ita
il principio biologico, già posto dal Comes, che la resistenza. — no:
delle viti agli attacchi dei parassiti deve attribuirsi all’ acidità |
dei succhi dei loro organi. ti
Dimostra infatti che le foglie dei vitigni europei o ameri- | 3
cani più resistenti tanto all’oidio, che alla peronospora 0 all’ e- NE i
rinosi contengono succhi più acidi che non le foglie dei vitigni |
meno resistenti. Le viti selvatiche, come in generale tutte le |
piante selvatiche, sono più rustiche delle coltivate e resistono |
più di queste ai parassiti perchè hanno succhi più acidi : la col-
tivazione, come dimostra il Comes, provoca una ipernutrizione |
ed un aumento generale della grandezza degli organi con GO.
nuzione dell’ acidità relativa, donde la cagionevolezza maggiore
delle piante coltivate e la loro minore resistenza contro gli ate da X
tacchi dei parassiti. Apt è
Dunque la minore resistenza delle uve bianche in confronto |
delle nere, come pure la diversa resistenza di uno stesso vi igno: w
de Ret
a dae: ta terreno e Hel Pas, sono in relazione colla pg
na
LPSREN tai dh »
dii
FISIOPATOLOGIA | i5ì
toptus Avellanae ): le varietà napoletana e nuciddara le cui
foglie hanno un’acidità (espressa in acido tartarico °/, di sostanza
secca) rispettivamente di 5.30 e 4.28, sono più facilmente attac-
cate della giannusa le cuì foglie hanno un’acidità di 8.90.
Conclude pertanto l'Autore affermando: “la maggiore resi-
“ stenza delle viti americane e di altre piante, rispetto all’oidio,
“ alla peronospora, all’ erinosi, è in relazione alla loro rusticità
“e quindi alla loro esuberante acidità rispetto alle corrispon-
“ denti varietà ingentilite. Essa è temporanea perchè le cure
“ culturali più o meno intensamente applicate fanno attenuare
“ la resistenza iniziale fino ad annullarla completamente ,.
L. MONTEMARTINI.
Ewerr R. — Die Uberwinterung von Sommerkonidien pathogener
Ascomyceten und die Widerstandsfahigheit derselben gegen
Kilte (Sullo svernamento dei conidî estivi degli Asconiceti
patogeni e sulla loro resistenza al freddo) (Sorauer’s Ztschr.
F. Pflanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pg. 129-141, con una
figura).
‘Gli Ascomiceti patogeni di solito si riproducono e diffon-
dono durante tutto l’estate per mezzo di semplici conidî, e for-
mano gli aschi e le ascopore solamente alla fine della stagione
quando l’ ospite è esaurito o morto: sono le ascopore che ser-
vono a conservare la specie da un anno all’altro.
Vi sono però dei casì nei quali le ascospore si formano solo
raramente e p. e. della Monzlia fructigena, del Fusicladium
pirinum e di parecchi altri funghi parassiti è ben raro trovare
la forma ascofora. Dovendosi in tali casi credere che la specie
possa resistere all'inverno anche nella forma conidica, l’ Autore
fa esperienze con Mycosphaerella sentina Kleb., Pseudopeziza
Ribis Kleb., Fusicladium pirinum e dendriticum, e conclude
LA “
che i - conidî gli Astori patogeni 1 non solo possono
stere agli inverni più rigidi, ma anche in pieno estate non p
dono la facoltà di germinare pure se sottoposti alle temperati
più basse. si | iù
_ V’è una relazione tra la resistenza all’i inverno e quelasie
freddo durante l'estate, così che sperimentando con questo si
può prevedere e misurare il grado di resistenza all’ inverno. pi
I conidî hanno grande importanza per lo svernamento IN
particolare modo delle specie che non formano se non raramente |
le forme ascofore: L'Autore vide p. e. che resistono molto i conidî
del bianco delle quercie.
La facilità colla quale certe infezioni fungine si presentano
in qualsiasi stagione (primavera o autunno), appena appena le
condizioni esterne permettano la vita del paresila dimostra che
i germi di questo sono sempre vivi.
L. MONTEMARTINI.
MoLLiarp M. — Remarques physiologiques relatives au détermi-
nisme des galles (Considerazioni fisiologiche sul determinismo
delle galle) (Bu. d. 2. Soc. Biol. de France, T. LVII, 1910,
pg. 24-31).
Mentre le galle furono molto studiate dal punto di vista
della sistematica e della loro morfologia esterna e struttura in-
terna, se ne trascurò il chemismo e non si studiarono le cause pan
che le determinano. Gli Autori che si occuparono del determi: 00
nismo delle galle hanno pensato che si tratti di un’ azione chi- ai
mica esercitata da un liquido segregato o dalla femmina quando — e
deposita l’uovo, o dal parassita in via di sviluppo. 3h
We
. Log
L’ Autore fa ora pigri» A agri Riti ini ai. È u
FISIOPATOLOGIA 153
in azoto totale e la diminuizione dell’ azoto proteico. Ciò è in-
dizio di una trasformazione delle sostanze albuminoidi sotto la
azione di un fermento digestivo : le sostanze proteiche diminui-
scono perchè dànno origine a prodotti più semplici del gruppo
delle sostanze amidate.
L. MONTEMARTINI.
MorcenTHALER 0. — Ueber die Bedingungen der Teleutosporen-
bildung bei den Uredineen (Sulle condizioni di formazione
delle teleutsopore .nelle Uredinee) (Centra/b!. f. Bakteriol.
ecc., II AdlA., Bd. XXVII, 1910, pg. 73-92, con 18 figure).
È noto che la formazione delle teleutospore chiude sempre
il ciclo di sviluppo delle Uredinee e si presenta di. solito come
formazione di spore ibernanti. Il tempo della comparsa di questi
organi non è però legato al succedersi delle stagioni e già lo
Smith ha osservato che nella Puccinza Asparagi i sori uredo-
sporiferi dànno presto delle teleutospore se il tempo è molto
asciutto ì se no continuano a dare uredospore anche ad autunno
avanzato. Così pure Iwanoff ha. visto che per diverse Uredinee
(Puccinia Pimpinellae, P. Violae, P. Galii, ecc.) le teleuto-
spore si formano. più o meno presto a seconda che la pianta
ospite cresce in montagna o in pianura.
L’ Autore fa ora esperienze con Uromyces Veratri. prove-
niente da ecidiospore seminate su Veratrum album.
Vede così che la trasformazione dei sori uredosporiferi in
teleutosporiferi dipende dallo stato della pianta ospite o almeno
dell’ organo attaccato, nel senso che avanzandosi la malattia
o avvizzendo l'organo, viene ostacolata la formazione delle uredo-
spore. x Sì
Tale conclusione viene confermata anche dall’ osservazione
di altre Uredinee,
L. MONTEMARTINI,
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NOTE PRATICHE
’
LE PRINCIPALI MALATTIE DEI POMI E PERI.
Il nerbo della nostra esportazione di frutta è dato dalle mele e dalle Da
pere, il cui valore fu nel 1907 di L. 21;732,536. Queste cifre dovrebbero ineo- x X n
raggiare la razionale coltivazione delle principali piante da frutta che Vea oo
alcune regioni potrebbero sostituire con vantaggio altre coltivazioni meno. $i
redditive, specialmente se il prodotto viene difeso dalle molte malattie sai
che rendono la frutta incommerciabile, non solo per |’ aspetto , ma anche.
per la qualità della polpa. Una delle malattie più diffuse e dannose. è la CR
ticchiolatura dovuta a funghi (Puisicladtum dentriticuin, F. pirinum Fekl.) ve
che attaccano le foglie tanto del pero che del melo (formando macchie dn.
nere), ed i ramoscelli giovani (su cui formano vesciche grigie che si rom. AIR
fuoresce la gomma; se i colpiti sono ì rami più giovani ed in via di svi- o Ù
luppo, si nota un rallentamento del loro accrescimento, le foglie riman- post:
gono sempre più piccole e gli internodi più brevi, il ramo intristisce e poi
secca completamente. Segue presto, specialmente se si tratta di una pianta —
ancor giovane, la morte di tutta la pianta. Certe varietà sono colpite più pr to vi
delle altre; certi terreni (gli argillosi, i compatti e quelli troppo conci- RAR
mati) accolgono più facilmente il male, il tempo umido e piovoso ne fa: “e
vorisce l’esteffdersi. O { ge ho
La causa della malattia è ancora incerta: da elcani: vennero indicati — Var
dei bacterî, da altri il Clasterosporium ed altri fungilli parassiti che e x H
taccano le foglie, da altri finalmente si è data importanza all’ azione delle
ferite. Probabilmente non è una sola la causa del male: il legno pae da
peschi presenta una grande tendenza alla degenerazione in gomma e tanto
i parassiti che le azioni traumatiche possono dar le a tale dege ner
zione. 9° ARREDATA
Perciò una lotta razionale contro la PIRA ani richie
| lotta contro tutti i parassiti vegetali o animali che vivono su queste
| piante e la disinfezione accurata della loro superficie, da praticarsi con
lavaggi con poltiglia bordolese ed altri insetticidi. Converrà poi usare le
massime Dresauzigni nella potatura, potare poco e pulire sempre e disin-
fettare i tagli con soluzioni di solfato di ferro, coprendoli poi con catrame.
Anche nella lavorazione del terreno bisognerà procedere con molta pre-
cauzione per non rompere le radici. Se la pianta attaccata è robusta e ne
viene colpito solo qualche ramo, si potrà asportare le parti ammalate,
disinfettando poi con ogni cura la ferita, come per la potatura.
L. Montemartini.
Dal raccoglitore: Padova, 1910.
° N. 2. - Pag. 28. — Per distruggere le talpe, oltre l’asfissia col solfuro
‘di carbonio e l’avvelenamento con vermi cosparsi di noce vomica, si
consiglia la coltivazione del ricino (dieci piante per ettaro bastano a scac-
ciare le talpe), e l’infossatura di pezzi di legno imbevuti di catrame. Siccome
le talpe non possono soffrire l’odore di catrame, mettendo in ogni talpaia
“un pezzo di legno imbevuto di questo, si riesce a farle sloggiare e fuggire
lontano.
|». N. 3 - Pag. 46. — Si comunicano i risultati di esperienze tentate in
Francia per la lotta contro gli afidi col mezzo delle foglie di pomodoro.
Irrorazioni con un conveniente decotto di queste foglie hanno potuto di-
struggere completamente gli afidi del pesco. Piante di pomodoro mai cimate
e lasciate arrampicare sopra piante basse di pesco sono capaci di tenerne
lontani gli afidi. Piante delle stessa specie, ripicchettate intorno alle prode
ts delle piantagioni di fave tengono lontano gli afidi anche da esse.
N. 6. - Contro la Chionaspis evonimi che infesta gli evonimi, si consi-
i gliano abbondanti ‘potature con distruzione delle parti più infette, e irro-
4: A =:
Misti a é i. »
razioni colla seguente miscela: sapone molle Kg. 1,5; carbonato di soda
Ke 0,5; estratto fenicato di tabacco Kg. 1; acqua litri 100. Si scioglie la
soda in poca acqua tiepida, quindi vi sì spappola il sapone aggiungendo
a poco a poco l'estratto di tabacco mentre si ha cura di agitare '‘conti-
Dà ai nuamente il liquido; si aggiunge poi il restante dell’ acqua.
Dalla Revue de Viticulture, T. XXI, N. 888.
La Cochylis. - Dalle recenti esperienze fatte da Maisonneuve, L. Morear al
et E. Vinet è risultato che durante l’ inverno, nei terreni argillosi, le Cocmylis
vanno a riparare sotto la corteccia delle ceppaie, dentro le fessure dei pali, È
salvo eccezioni accidentali. Cosicchè dal punto di vista pratico, il fatto della 3
localizzazione delle crisalidi sotto le corteccia dei ceppi, stabilisce il modo — N]
Pi
con cui devono farsi i trattamenti invernali. Volendo in autunno ricorrere alle sos
trappole rifugio (scattole con ovatta), sebbene il loro impiego sia più ino
dicato in estate, conviene, per ar ga dei. buoni risultati, di attaccarle sul: ui
tronco stesso della ceppaia. Non è già collocando le trappole sul terreno |
o sui rami, come si è fatto con fascetti di paglia, che si può ottenere un. a di
buon raccolto di crisalidi. pavata: SI
pt __ L. Pavarino.
Dal Budlettino dell’ Agricoltura, Milano, 1909,
nell’ alta Valsabbia (Brescia): si tratta però di un caso isolato. LA
Si comunica anche che il Bacca nigriventis (un dittero la cui larva ato
tacca nell’ Argentina le femmine della Diaspis) non può avere grande. mo
lore nella lotta contro i coccidi perchè ha a sua volta nemici attivissimi
in alcuni Aspidiotus che ne impediscono la diffusione,
Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma > GS 1600. pr
‘Anno IV. 15 luglio 1910 Num. ii.
Rivista di Patologia Vegetale
DireTtTA DAL Dot. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e 0.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
he
BACTERI
MonTEMARTINI L. — Una nuova malattia dell’ ulivo.
Nell'agosto dello scorso anno il prof. Giovanni Rota, allora
Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Salò, in-
viava in esame a questo Laboratorio dei rami di ulivo colpiti
da una malattia affatto nuova per gli oliveti di quella provincia
e che a me è sembrata non ancora osservata in nessun’ altra
regione.
Questa malattia è stata così descritta nel sorgimento
agricolo (N. 22, 80 novembre 1909), organo di quella Cattedra :
Le piante che vengono colpite presentano*le estremità fogliari
avvizzite, avvizzimento che limitasi all’ inizio a pochi ciuffi di
foglie, ma che poi va grado grado assumendo proporzioni
sempre più intense fino a colpire l’intero ramo, i ciuffi vicini,
ed a determinare in breve tempo (generalmente da pochi mesi
a due o tre anni a seconda della grossezza e dello stato di
vegetazione più o meno rigoglioso dell’ ulivo attaccato) la
morte della pianta.
“ Scostando la corteccia sul ramo il cui avvizzimento è in-
cipiente ed anche lontano dal punto di attacco, sì scorge che
#4.
la zona generatrice o cambio presenta una tinta brunastra
“ che va sempre più intensificandosi di colore col graduale
“ procedere della malattia. Scalzando ed estirpando la pianta,
“ questa, specialmente se giovane, presenta al colletto un inizio n
“ di marcescenza putrida che determina in tale pianta il facile
“ distacco della corteccia mettendo a nudo la parte sottostante.
“ che mostrasi tutta bucherellata e ‘fortemente impregnata di.
“ umidità. I rami della pianta attaccata presentano poi in molti
“ punti la cortecia come rialzata e rigonfia di colore legger-
“ mente più bruno e bucherato, fenomeno che se sfugge a chi
“ osserva il malanno per le prime volte, offre invece sicuro in-
“ dizio senza ricorrere all’esame della chioma per chi ha avuto
“ modo di ripetere altre osservazioni su piante già colpite.
“ La descrizione del malanno come presentasi ora è completa |
“ quando si aggiunga che alcune varietà di olivi, e più preci.
“ samente i frantoiani, se non completamente immuni possono
“ però ritenersi meno facilmente attaccabili e che la malattia
“ da un piccolo centro va grado grado assumendo proporzioni
“ sempre più allarmanti ,. | i
Circa la causa del male, il giornale non dice nulla: si sono
trovati sui rami ammalati degli aggruppamenti di ol/linza
Pollini e qualche Phleotribus, ma nè lun parassita nè 1’ altro
in quantità tali da potere ad essi soli attribuire la causa prin-
cipale ed esclusiva del constatato deterioramento.
Anche nel materiale inviato in esame a questo Laboratorio
e che era in stato molto avanzato di malattia, non fu possibile
rinvenire la causa sicura del male. Trovai, è vero, nella cor-
teccia di qualche ramo il micelio di un fungo che non mi è
riuscito ancora di identificare, ma la sua presenza, come quella cia
dei parassiti animali sopra ricordati, non era affatto costante,
Sui rami secchi lasciati a lungo in ambiente umido e caldo non.
si svilupparono, finora, che dei saprofiti. e”
Ond’è che quest'anno, richiamata la nostra attenzione anche |
»
Na
BACTERÌ 163
dal. prof. M. Ricchini, successo al prof. Rota nella Direzione di
quella Cattedra Ambulante di Agricoltura e che con somma
cortesia inviò parecchie volte materiale di studio, si riprese
in esame la malattia e si fecero anche delle visite in luogo
tanto da me che dal chiar. prof. Briosi, Direttore di questo
Laboratorio , il quale lasciò poi a me l’incarico di studiare il
materiale raccolto.
La malattia si presenta davvero assai grave, e nell’ oliveto
nel quale si è per la prima volta manifestata (ed ora va a poco
a poco estendendosi anche agli oliveti vicini) le piante colpite
spiccano in distanza per aver la chioma in parte secca, a somi-
glianza delle piante di castagno colpite dal mal dell’ inchiostro
o di quelle dei gelsi colpite da avvizzimento. E come per queste
malattie dei castagni (veggasi la descrizione di Briosi e Farneti
alla pagina 339 del Volume III di questa A7vista) e dei gelsi, i
rami ammalati ed i tronchi mostrano striscie livide, più o meno
lunghe , talora lunghissime, che a poco a poco si allargano se-
gnando la necrosi dei tessuti corticali che diventano incapaci
di funzionare. Inferiormente, dove i fusti ed i rami non sono
ancora completamente necrosati, tali striscie si continuano in
una zona nella quale i tessuti corticali ancora sani sono cosparsi
di chiazze nere di pochi millimetri di diametro od anche di
mezzo centimetro, corrispondenti di solito a lenticelle, e che
nell’ insieme dànno alla corteccia, su un taglio tangenziale,
l’ aspetto come se fosse percorsa da gallerie di insetti. In alto
invece, nei rami più giovani, dove appena comincia la malattia,
questa si presenta con piccole macchie nerastre sulla corteccia,
di solito localizzate all’ inserzione delle foglie o dei ramuscoli
più minuti.
Questo ultimo è il primo indizio della comparsa della ma-
lattia sugli alberi apparentemente ancora sani. È dunque nella
chioma, e più precisamente nei rami più giovani che la malattia
comincia. In seguito essa, attraverso la corteccia fino alla zona
dal
-# P AR a dx wo RESA PALO,
[RA 0) ill Era ai n la ea 1 A ei o deg I .
Ù È a \ j pere a ne e la Eee, I a
ein a
a È E.
la causa del male, per intanto nel dubbio che esso si propaghi
a
bet PE ate. . ri
sn fe FRESE \ a ca
É w last, » bo
cambiale, procede dall’ alto verso il basso segnando les
livide di cui si è parlato ed estendendosi poi anche trasversal-
mente tutto intorno ai rami ed al fusto, provocando l° essioca- |
mento prima saltuario e poi .generale dei rami superiori |
sono ancor sani. y
Nelle macchie nere che segnano l’inizio della malattia el
nelle chiazze pure nere che sono state sopra descritte e che,
si può dire, precedono il propagarsi di essa nei tessuti corticali
verso il basso, si trova in abbondanza un bacterio che, con
molta probabilità è la causa del male. È un bacterio relativa-
mente grosso, che riempie le cellule corticali ed è visibile anche
senza immersione e senza colorazioni, ha forma fusoidea, lun-
ghezza di 2.5-8 4, movimenti vivaci. Esso si trova anche nei
tessuti nei quali la necrosi è più avanzata (ma è in essi più
raro e più difficile riesce vederlo), e qualche volta anche nelle
foglie dei rami più giovani che cominciano ad ammalarsi.
Ne ho cominciato la coltura in diversi mezzi nutritizi e mi
riservo di darne a suo tempo una descrizione più precisa. Solo
esperienze di inoculazione potranno dire se esso sia veramente
per ferite prodotte dalla potatura o da insetti, sarebbe consi-
gliabile la distruzione di tutti i rami più infetti con accurata
disinfezione e degli strumenti adoperati per la potatura e delle
superfici dei tagli.
Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, giugno 1910.
L. MONTEMARTINI.
i id
a
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Sea a |
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Ca Coalia.i
Ne -
n
le,
ni
Lie .
PARASSITI VEGETALI 165
MontEMaRTINI L. — Una nuova malattia della Sulla: Anthosto-
mella Sullae n. sp.
In un campo dei dintorni di Rimini si è presentata in que-
st’ anno una malattia della Sulla, che io credo non ancora co-
nosciuta. Essa era, per fortuna, strettamente localizzata : il pro-
fessore Frizzati, Direttore di quella Cattedra Ambulante di Agri-
coltura, il quale ebbe la cortesia di inviarmi materiale di studio,
mi scriveva infatti di avere ispezionato diversi sullai in altri
punti del territorio ma di non essere riuscito a trovarvi alcuna
traccia della nuova malattia. “ È la prima volta, soggiungeva,
s Che io la ho osservata sulla Sulla ,.
Le piante esaminate erano anche attaccate dall’ Ey-ysiphe
che, come mi scriveva lo stesso prof. Frizzati, ha invaso que-
st’ anno molti sullai della provincia di Rimini; però la malattia
nuova sì manifestava con caratteri ben distinti da quelli del-
l’ Erysiphe.
Le fogliette presentavano larghe macchie nero-lucide sulla
pagina superiore, un po’ sbiadite sulla inferiore, che sì estende-
vano anche fino a metà del lembo ricordando le macchie pro-
dotte da certi Rythisma parassiti. Il lembo, così alterato, si ac-
cartocciava e finiva per seccare.
In sezione trasversale il mesofillo, in corrispondenza a tali
macchie, era invaso da un intreccio micelico nerastro, più fitto
sotto l’ epidermide ed intorno a concettacoli fruttiferi semplici,
schiacciati, aprentisi facilmente per la rottura irregolare dell’ e-
pidermide, costituiti da numerosi basidi appressati, filiformi, ja-
lini, lunghi 10-16 « e portanti ognuno una piccola sporicina pure
jalina, elittica 0, meglio, limoniforme, larga 2 « su 3-4 di lun-
| ghezza.
Sotto tali concettacoli fruttiferi il micelio penetrava, come
si è detto, tutto il mesofillo fogliare e costituiva qua e là degli
aggrovigliamenti interni che spiccavano anche ad occhio nudo,
166 PARASSITI VEGETALI SERE VEST
in sezioni sottili, come punti bianchicci in mezzo al resto Ke IA
parenchima nerastro e che nelle foglie lasciate alcuni giorni. im
camera umida o in quelle a malattia molto avanzata, diventa: | i
vano i periteci di una forma ascofora ‘anch’ essa, const me, :G
pu dx
non ancora descritta. pe Sa
Erano periteci interni, occupanti quasi tutto lo spessore
della foglia sporgendo a guisa di piccola papilla sulla pagina
inferiore, semplici, muniti di ostiolo aperto con aschi parafisati
inseriti su tutta la superficie interna e contenenti otto spore
elittiche, di colore olivaceo-bruno se mature, lunghe 13 w
su 7,5 di larghezza.
La continuità del micelio non lascia dubbio che quesso sia
lo stato ascoforo perfetto della forma picnidica sopra descritta ,
e la sua diffusione nei tessuti ammalati è prova sufficiente sia
esso causa del male.
Per i caratteri qui riferiti credo sia questa forma da ascri-
versi al genere Anthostomella Sacc., e poichè nessuna delle
specie finora descritte di questo genere può essere identificata
con questa, la ritengo una specie nuova per la quale propongo
il nome di Su/lae dalla pianta che attacca.
Se ne può dare la seguente diagnosi :
Anthostomella Sullae n. sp. Simplea ; peritheciis gregartits,
majusculis, submembranaceis, conterxtu distinete parenchyma-
tico, globosis, 300-500 , ostiolo brevi conoideo superficiem at-
tingente, peridermio circa ostiolum vir erumpente denigrato
textis; ascis cylindraceis, T0-T5 X 8-9 wu, brewiter stipitatis , "
apice rotundatis, octosporis, paraphysatis; sporidiis oblique
monostichis, utrinque rolundatis, continvis, olivaceofuscis,
13 XxX 7,5 4; paraphysibus filiformibus, continuis, intus gra- *
nulosis, ascos aequantibus. |
In foliis vivis Sw//ae, Rimini, socia forma sperm. Lepto-
thyrium: Maculis nigris; peritheciis simplicibus, scutiformibus, — si
membranaceo-atris, epidermide atrata et irregulariter eruni e”
pente tectis ; sporulis limoniformibus, minutis, 3-4 X 2 p. } Ba
ill ai
PARASSITI VEGETALI 167
È a ricordarsi che altre specie di Anthostomella vennero
trovate in relazione con forme di Leptothyrium : ricordo p. e. la
Anth. pisana Pass.
La malattia della Sulla qui decritta, se fosse diffusa sarebbe
assai grave per le profonde alterazioni delle foglie da essa pro-
vocate, tali da far temere anche conseguenze nella alimentazione
del bestiame. Però, come si disse, essa rimase fin’ora circoscritta
in una sola località. Ad ogni modo, data 1 abbondanza colla
quale si sviluppano gli organi di produzione del parassita che
ne è causa, tanto nella forma picnidica che in quella ascofora,
è a temersi che essa abbia rapidamente a diffondersi, onde è con-
sigliabile la pronta distruzione delle piante da essa attaccate
e di quelle sulle quali eventualmente potrà ripresentarsi.
Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, giugno 1910.
L. MONTEMARTINI.
Ringrazio il chiar. prof. Frizzati, Direttore della Cattedra Ambulante di
Rimini, per la cortesia colla quale mi ha inviato in diverse riprese mate-
riale di studio e per le notizie datemi sulla malattia.
BuBik Fr. — Die Phytophthorafiule der Birnen in Bohmen (Il
marciume delle pera dovuto a Phytophthora , in Boemia)
(Sorauer ’s Ztschr. f. Pflanzenkr., BA. XX, 1910, pag. 257-
271, con due figure e una tavola).
È malattia delle pera che è stata già descritta dall’ Oster-
walder (veggasi alla pag 149 del I° Volume di questa A7v:s/a).
L’ Autore la riscontrò su frutti provenienti dalla Boemia e la
descrive qui con qualche dettaglio.
All’ aspetto si presenta come il marciume comune dovuto
alla Monilia, però la carne dei frutti attaccati rimane dura e
il fungo non penetra in essa oltre un centimetro dall’ epider-
Ra detti PARASSITI VEGETALI
mide: quest’ultima annerisce o su tutta la superficie, «i di
ce 104
chiazze. | ei
Le ife conidiche del parassita si sviluppano frollim enti
frutti ammalati se lasciati per qualche ora sotto campana ci
L’ Autore potè con esse assicurarsi che si tratta della Phyto È
phthora omnivora. a:
I più attaccati sono i frutti dei rami bassi, vicino a terrà.
L. MONTEMARTINI.
Dorocin G. — Eine Pilzkrankheit auf den Blattern von Ulmus
campestris L. (Una malattia delle foglie di UVlmus cam-
pestris dovuta a un fungo) (Soraver’s Ztschr. f. Pflanzen-
krankh., Bd. XX, 1910, pag. 261-263, con due figure).
L’ Autore ha osservato nelle vicinanze di Pietroburgo piante
di Ulmus campestris le cui foglie erano attaccate da un G/oeo-
sporium simile al G/. inconspicuum Cavr., ma colle spore più
grosse (lunghe 3-6 e fino 9 w., invece di 1-2). Ne fa una varietà
nuova che descrive col nome di (Gdl. inconspicuum var. cam-
pestris.
L. MONTEMARTINI.
Gosio B. — Alterazioni del granotureo e loro profilassi (Annali
di Agr., Roma, 1909, N. 261, 38 pagine e 24 tavole).
In questa conferenza l’ Autore comincia a dii O come
il mais costituisca un materiale di simpatìa per lo sviluppo dei B; i
microrganismi e si serve all’ uopo di belle tavole fotografiche 5 :
che rappresentano pannocchie di granturco, colpite dalle altera- | |
zioni più degne di nota. "928 sl)
Fra le muffe che attaccano il mais la più diffusa è il p
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PARASSITI VEGETALI | 169
nicillo verde che rappresenta dal 70 al 90 °/, dei parassitismi
maidici, tanto delle cariossidi, quanto delle farine.
Con varia diffusione, ma sempre molto minore, si avvicen-
dano poi gli aspergilli. Penicilli e aspergilli formano il verde-
rame.
Poi l’ A. studia accuratamente la genesi dei varî ifomiceti,
più comuni, parassiti del mais, e ne illustra lo sviluppo con fo-
togrammi (che riproducono fette di patate dove le spore hanno
prodotto patine finali e caratteristiche) allo scopo di mettere in
evidenza la rapidità con cui si sviluppano le muffe e la possi-
bilità che un’ enorme massa di granturco possa essere invasa
dal contagio.
E con la scorta di un’ allra serie di fotogrammi, fa vedere
come la moltiplicazione e la disseminazione delle muffe sul mais
dipendano dalla forma degli apparati sporiferi.
Sono sopratutto le farine preparate con mais guasto, quelle
che presentano un maggior pericolo, perchè le spore in breve
tempo si disseminano in tutta la massa alterandola completa-
mente, come risulta dalle tavole annesse.
Le farine sono poi anche sede propizia di molti altri paras-
siti (saccaromiceti e schizomiceti) che aggravano il dànno pro-
dotto dalle muffe.
Veleni maidici e pellagra.
La ragione per cui le muffe maidiche si rendono dannose
e verosimilmente generatrici di pellagra, sta nella quantità di
veleni maidici o meglio di veleni ifomicetici che esse produ-
cono anche nelle farine di molti altri cereali, ma specialmente
nel mais che costituisce il più comune pericolo.
Detti veleni (che sono oggetto di ricerche bene avviate)
producono due forme di avvelenamento, una acuta — piuttosto
rara e corrispondente al tifo pellagroso — e una cronice con
la sintomatologia relativa.
170 PARASSITI vecetaLi | {E
Fra le varietà alcune sono più resistenti alle muffe, ma ad
aumentare la refrattarietà del mais, contro i parassiti , giovano
l’essicamento ed il tratta iO con antisettici.
Profilassi ed istruzione per la ricerca delle avarie.
L’Autore passa quindi a trattare dei mezzi utili a preservare no 4
il mais dai pericoli dell’ infezione, soffermandosi alla manuten-
zione degli ambienti dove sì conserva il mais stesso ed ai ser-
batoi in cui si tiene la riserva del pane o della polenta. Espone
quindi le norme per isolare il mais sano da quello guasto e in-_
siste nella necessità di impedire per legge la macinazione del
mais avariato.
In seguito l'Autore dà istruzione riguardo alle indagini da
effettuarsi sul granoturco e sulle farzne, per le quali riesce van-
taggiosa la ricerca degli elementi dimostrativi della loro altera-
bilità.
Finalmente l’ A- espone i saggi consigliabili per un rapido
esame sul mais e sulle farine e ricorda che una fonte di pre-
zioso movimento contro la pellagra viene da tutti i progressi
economici e sociali che mirano a distruggere il pauperismo.
L. PAVARINO.
(Rrirron E. et MavLBLANc N. — Nouvelles recherches sur la
pourriture du coeur de la betterave (Nuove ricerche sopra
il marciume del cuore della barbabietola) (Bull. trim. d.
I. Soc. Mycol. d. France, T. XXVI, 1910, pg. 126-131, con
una figura ed una tavola).
Gli Autori si richiamano alla loro pubblicazione già rias-o NE:
sunta alla precedente pagina 22, e coltivando separatamente il Gi
Phoma tabifica e l Alteruaria e Cladosporium trovati sopra le
foglie centrali delle barbabietole ammalate, hanno constata; ati
" Se dA 1 oi su a Bb -
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PARASSITI VEGETALI 171
che il primo non dà mai altra forma che la picvidica, mentre
gli altri si presentano sempre come ifomiceti. Si tratta dunque
di funghi ben diversi tra loro e di due malattie distinte: il
vero marciume del cuore dovuto al Phoma, e l annerimento
delle foglie centrali provocato dal Cladosporium : quest’ultima è
meno grave.
Nelle colture del Phoma nelle condizioni più diverse, i pic-
nidî si presentano sempre in uno stesso modo, ma il micelio dà
luogo qualche volta a dei rigonfiamenti simili a quelli descritti
anche dal Guilliermond pel micelio di G/oeosporium nervise-
quum (veggasi alla pagina 246 del terzo volume di questa
vista).
L. MONTEMARTINI.
GrIrronx E. et MavLBLANc N. — Le blane du chène et l'Oidium
quercinum Thiimen (Il »:0a/ bianco della quercia e 1'Oidzwm
quercinum Thimen) (col precedente, pg. 132-137, con una
figura).
Riassunte le notizie che si hanno sopra il mal dianco dit-
fusosi sì straordinariamente sulle querce e ricordate le diverse
determinazioni dell’ 0:dim che ne è causa, gli Autori, avendo
potuto esaminare gli esemplari originali dell’Oidzxm. quercinun
studiato dal Thimen, ritengono che il primo è affatto distinto
da quest’ultimo che è la vera forma conidica della Microsphaera
Alni. |
Nell’ attesa di scoprirne la forma ascofora, propongono per
il nuovo parassita il nome di Vidium alphitoides (dal greco a/-
phitoides, farinoso): trattasi probabilissimamente di una forma
esotica introdotta da poco in Europa.
L. MONTEMARTINI.
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172 PARASSITI VEGETALI ed
pio
. . è . 4 Le È va.
Lavsert R. — Die “ Bitterfiule , oder Gloesporium-Fàule der
Aepfel (Il marciume amaro delle mele dovuto al G/loeospo- "SE
rium) (Deutsch. Obstbauztg., Bd. LVI, 1910, pg. 175-179,
con due figure). Di
Nell’ America settentrionale questa malattia è una vera ca-
lamità per la frutticoltura. Essa comincia ad espandersi anche
in Europa e lA. ne da notizia.
Attacca i frutti ed i rami, non le foglie, producendo su
questi delle specie di cancri, e sui primi macchie più meno
grandi, prima incolore e poi nere, cosparse di pustole bianco-
rossastre : in corrispondenza a tali macchie anche la polpa in-
terna del frutto si altera e poi indurisce ; tutto il frutto acquista
un sapore amaro che ha valso alla malattia il nome di mar-
ciume amaro (Bitterfaule).
L’agente patogeno è il (G/oeosporium fructigenum Berk.,
fungo indigeno dell’ America settentrionale e che può attaccare
anche i frutti dei peri, dei cotogni, dei pomodori ecc, La forma
ascofora corrispondente è la G/omerella rufomaculans (Berk.)
Spauld. et v. Schr. Venne altre volte descritto anche coi nomi
di Septoria rufomaculans, Gloeosporium rufomaculans, Gt.
laeticolor., Gl. versicolor, Gnomoniopsis fructigena.
Bisogna raccogliere accuratamente e bruciare i frutti in-
fetti che rimangono appesi sugli alberi, non che è rami attac-
cati. In America si applicano anche le irrorazioni con poltiglia
bordolese e si usa farne tre, cominciando la prima alla fine
di giugno e seguendo le altre a 10-14 giorni di intervallo tra
di loro.
La resistenza opposta dai frutti agli attacchi del parassita è
però diversa anche a seconda della varietà e dello stadio di ma-
turanza.
L. MONTEMARTINI.
è SI ii it tei E: Pisu
Py re : lt
"a: » e
PARASSITI VEGETALI 173
Perers L. — Eine haufige Stecklingskrankheit der Pelargonien
(Una malattia frequente del fusto dei pelargonî) (Gartenflora,
Jahrg. LIX, Berlin 1910, pg. 209-213, con una tavola).
L'Autore segnala il fatto che centinaia di piante di Pe/ar-
gonium che erano perfettamente sane in autunno, soccombettero
in primavera ad una malattia che si manifestava coll’ anneri-
mento della base e del fusto.
Studiando le parti ammalate le trovò invase dal Pythium
debaryanum Hesse, e potè anzi, con culture di questo, ripro-
durre artificialmente la malattia.
Descrive ora la morfologia e biologia di questo parassita
che attacca pure molte altre piante, specialmente giovani, ap-
partenenti alle famiglie più diverse ed è quindi diffusissimo.
Consiglia distruggere le piante attaccate conservandone solo ,
se si tratta di varietà preziose , l estremità dei rami ancora
sani da piantarsi a guisa di talea. Occorre anche evitare pos-
stbilmente di adoperare terra nella quale siano cresciute altre
piante infette.
L. MONTEMARTINI.
VogLino P. — I parassiti delle piante osservati nella provincia
di Torino e regioni vicine nel 1909. (A. Ac. di Agrie. di
Torino, Vol. LII, 1909, 32 pag.)
L’ Osservatorio Consorziale di Fitopatologia, che V Autore
dirige a Torino, ha avuto modo anche quest’ anno di osservare
nella provincia di Torino e regioni vicine, numerose e impor-
tanti malattie di piante coltivate che vengono qui elencate ed
in parte descritte in ordine sistematico.
Tra le principali notiamo il marciume dei frutti del pomi-
doro dovuto al Bacillus Solanacearum, contro il quale si con-
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sigliano le irrorazioni con poltiglia bordolese addizionata con
120 gr. di sale ammoniaco per ettolitro ; bacteriosi della fagdo a D
bacteriosi del pioppo canadense; Cond eli populneum e SUA
forma Dothichiza populea sullo stesso pioppo canadese ; Sphae- 38
rotheca pannosa sulle rose e Sphaerotheca lanestris sui peschi,
la cui forma oidica (0idium ventricosum) richiama secondo
l'Autore l’oidio delle quercie che è diverso dall’Oidium querci-
num di Thuemen e che già Cuboni e Petri pensarono potesse
essere in relazione colla Sphaerotheca in parola. Sono segnalate
anche altre forme minori tra cui delle Botrytis parassite di
diverse piante.
L. MONTEMARTINI.
VocLino P. — Ricerche intorno alle Selerotinia 0cymi N. Sp. pa-
rassita del Basilico (Atti d. R. Ac. d. Sc. di Torino, Vol.
XLV, 1910, 10 pagine, con 5 figure).
Negli orti di Venaria Reale il basilico fu danneggiato da
una nuova malattia. Le piante, già ben sviluppate, apparivano
di color bruno rugginoso nelle infiorescenze sulle quali i fiori
terminali non si aprivano, mentre quelli basilari riuscivano pic-
coli ed atrofici. Più tardi, nell’ ottobre, la parte superiore della
pianta si copriva di una muffa grigia che produceva la marce-
sceuza di tutta la pianta.
Tale muffa era costituita da una Botrytis che dava poi
luogo alla formazione di molti sclerozî. Dalla germinazione di
questi, l’ Autore ha ottenuto gli apoteci di una Sclerotinia che
crede nuova e descrive sotto il nome di Sclerotinia. Ocymi.
L’ esperienza dimostra che è essa la causa della malattia e che
la Botrytis ne è la forma conidica.
Me MONTEMARTINI.
NOTE PRATICHE 175
NOTE PRATICHE
LE MALATTIE DEI CEREALI
Le Ustilagini formano un gruppo di parassiti tipici che attaccano for-
temente producendo le note malattie del carbone e della carie. Si tratta di
parassiti comuni, ma non per questo meno interessanti dal lato pratico per
i danni rilevanti che arrecano. Invadono gli organi vegetali delle piante,
ma di prferenza gli organi fiorali, in modo che le spiche infette all’epoca
della mietitura presentano i frutti ripieni di spore per lo più nere, che
sono gli organi riproduttori dei parassiti. Dette spore germinando emettono
un filamento detto promicelio che genera delle spore secondarie dette spo-
ridi, i quali germinando possono dare — talvolta per copulazione — nuove
generazioni di promicelii con relativi sporidi. Il micelio che nasce dalla
germinazione degli sporidi attacca quella fra le specie cereali che meglio
soddisfa alle sue esigenze biologicbe.
Secondo Wolff il micelio delle ustilaginee fru*tificanti negli organi
fiorali delle graminacee, entra preferibilmente alla base della pianta in
germinazione e ne segue lo sviluppo senza cagionare un visibile ritardo
sull’ allungamento dello stelo. Ma quando la pianta entra in fioritura, al-
lora i fili micelici si trasformano in fili sporigeni che dànno innumerevoli
spore sotto forma di polvere nera, la polvere carbonosa.
Le ustilagini sono dannosissime anche quando si limitano a sporificare
sul sistema vegetativo (formando rigonfiamenti costituiti da ammassi di
spore) perchè la pianta attaccata non giunge più al suo sviluppo normale,
fiorisce a stento e può anche morire prima della fruttificazione.
Campi di frumento.
Fra le specie principali che attaccano î campi di frumento sono da
annoverarsi l’ Ustilago carbo (carbone dei cereali), ed il genere Tillesia
che produce la carie.
Mentre le spiche attaccate dal carbone non esalano odore fetido ed i
semi sì riducono in polvere lasciando il rachide nudo, le spiche cariate
hanno i semi trasformati in masse di polvere carbonosa di odore fetido di
pesce guasto. Inoltre i grani cariati si distinguono nel campo per il color
bruno delle spiche che rimangono erette.
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Mezzi di difesa.
Bisognerebbe trattare il grano da semina con una soluzione all ng:
di solfate di rame, fatta nel seguente modo: per ogni quintale di somente È
si sciolgono in acqna calda 300 grammi di solfato di rame, poi si diluisce — po
la soluzione con acqua fredda in guisa che, versata sul seme in un reci-o CE
piente, si elevi su di esso di $ 0 10 cm.; si mescola il seme ripe Giai
e si asportano i granelli che vengono alla superficie del liquido. Dopo 120
o 16 ore si estrae e si asciuga rivoltandolo ripetutamente, indi si semina.
Un mezzo moderno di difesa è quello della selezione razionale dei
semi che va ripetuta per anni sino ad ottenere varietà di grano resistente
alle malattie. Anche la semina a righe, che permette una maggiore srea-
zione e penetrazione di raggi solari, giova per se stessa a formare un am-
biente meno favorevole alle malattie in parola; inoltre bisogna bruciare.
la paglia dci frumenti infetti, perchè ritornando essa ai campi sotto forma
di concime serve a riprodurre il male.
L. PAVARINO.
Dal Bollettino dell’ Osservatorio di Fitopatologia di Torino ,
Aprile, 1910.
Per combattere i nurorosi insetti che rodono le foglie di varie piante
sia allo stato perfetto (Lina Populi, Haltica Brassicae, ecc.), che di bruco
(Pieris Crataegi, Anthonomus pomorum, Grapholita ocellana, Rhynchites
betuleti ed altri) si consiglia una infusione di legno di quassio nella dose
di kg. 1,5 per 50 litri d’ acqua. Alla soluzione si aggiunge uu po’ di de-
strina o di acqua di calce per facilitarne 1’ adesione.
Per impedire i danni degli insetti roditori dei tronchi si consigliano
iniezioni di benzina con batuffoli di cotone.
Contro gli ingrossamenti dei meli dovuti alla Schizoneura lanigera si |
ritengono efficaci lavature con olio di qualunque natura, anche minerale. ì
lm.
Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma - 1910
&
ni
e:
Àyso IV. 15 agosto 1910 Num. 12.
Rivista di Patologia Vegetale
Diretta paL DorTtT. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MatTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
MALATTIE DÈ INDOLE INCERTA
NoreLLI port. ALBERTO. — Il marciume del Capsicum annuum L.
Da parecchi anni si sviluppa nei dintorni di Torino una ma-
lattia che colpisce 1 peperoni (Capsicum annuum L.) e che pro-
duce talora gravissimi danni. Questa malattia sì manifesta spe-
cialmente nei terreni umidi, bassi e molto concimati. Essa talora
sì sviluppa rapidamente, tanto, che non di rado, intiere colti-
vazioni risultano assai danneggiate e senza che sulle piante
colpite, appaiano all’esterno traccie di parassiti. Allorquando una
pianta è colpita dal marciume, dopo due, ovvero tre giorni, pre-
senta la sommità avvizzita per cui le foglie poste all’ estremità
dei rami ricadono lungo il fusto, si disseccano, poscia l’avvizzi-
mento si estende anche alle altre foglie, 1 rami si staccano con
facilità dalle articolazioni e l’ intiera pianta muore. Per tal modo
riesce facilissimo distinguere ad occhio le varie piante colpite
che spiccano qua e là frammezzo alle sane; inoltre la malattia
talora si estende ad intieri filari di piante che in tal modo essi-
cano e muoiono.
Il periodo in cui la malattia compare con maggiore mten-
sità è l’ estate, ma essa talora si manifesta diggià allorquando
notare che essa colpisce sempre le to sulle dai per qu
causa accidentale cadde un po’ d’acqua. |
Così pure nel trapianto si ammalano quelle piante die sono
colpite dalla pioggia , e quelle che, quantunque abbiano raggiunto —
uno sviluppo regolare, crescono in quei solchi ove ristagna più ci
a lungo l’ acqua d’ inaffiamento. È
Allorquando si ammala una pianta, altre pure si ammalano, i
ma si è notato, in seguito a numerose ed accurate osservazioni, s
che la malattia ha sempre principio nelle località molto umide. È x
Tale infezione colpisce non solo i peperoni, ma anche le meo
lanzane (Solanum Melongena L.) e da quanto pare anche qualche
altra pianta come garofani, aster, margherite, ecc. i
Strappando una pianta colpita, essa presenta il fusto, i rami, | —
le foglie ed i fiori privi all’ esterno di qualsiasi traccia di infe-
zione, ma invece l’ apparato radicale appare notevolmente modi-
ficato. Anzitutto è noto che i peperoni presentano , rispetto ad
altre piante, un apparato radicale assai ridotto formato da un ei
breve fittone da cui partono lateralmente numerose radici di or- Ro
dine secondario, ben poco sviluppate in lunghezza e sottili. Ora
nelle piante colpite dal marciume, le radici laterali appaiono meno
numerose e più brevi. Inoltre si notano sempre sulla corteccia
del fittone, specialmente verso il colletto, delle lunghe e profonde
ulcerazioni disposte coll’asse maggiore in senso longitudinale e |
cogli orli cicatrizzati, suberificati e rivolti dall’ interno all’esterno.
Nell’ interno dell’ ulcera il legno appare gialliccio, marcescente, Re
e ne segue che in tale regione il fittone si spezza con tutta fare
cilità. I | 7”
Sezionando la corteccia nella porzione ferita, si nota uno’ ii
strato sugheroso a cellule grandi, e, specialmente in quelle esterne, “i
spiccano numerosi e ricchi depositi di una sostanza finamente — 3
granulare e che ritengo sia polvere cristallina. Questi depositi |
assumono abitualmente una forma allungata e talora sono | ric: de
tel
Ò
p I, Monta Se CE pe 2 SA | MIA. Ca a 1
3 MM“
MALATTIE D’INDOLE INCERTA 179
chissimi in polvere tanto da occupare l’ intiero lume cellulare.
Essi poi spiccano in modo particolare allorquando si ha l’avver-
tenza di trattare primieramente le sezioni con acqua di Javelle.
Praticando poi varie sezioni nel fittone, tanto nelle porzioni
sane come in quelle ammalate, e specialmente nel sughero che
circonda l’ ulcera, si nota che nelle cellule di questo tessuto il
numero dei depositi di polvere cristallina è molto maggiore,
mentre è più scarso nelle cellule del sughero sano.
Osservando poi tali depositi al microscopio e con forte in-
grandimento, essi appaiono costituiti da un numero grandissimo
di piccolissimi corpicciuoli, appena discernibili con ingrandimenti
di circa 400 diametri e che per l'aspetto si possono ritenere quali
veri cristalli. Essi sono ialini, angolosi, e raggiungono al mas-
simo, le seguenti dimensioni : 2,40 = 4,80 wu.
Trattando tali sezioni con acido cloridrico concentrato, la
polvere cristallina scompare e compaiono al suo posto delle goc-
cioline di sostanza mucillaginosa. Queste goccioline si rendono
poi molto più evidenti se si ha cura di trattare nuovamente le
sezioni con acqua di Javelle. Esse sono molte piccole, e la loro
natura oleosa si può rendere manifesta trattando le sezioni col
noto reattivo Sudan III.
oltre trattando le sezioni con acqua di Javelle, e, dopo
averle lavate con acqua distillata, trattandole nuovamente col
Sudan III si scorgono le masse di polvere cristallina avvolte da
goccioline rosse a guisa di astuccio le quali altro non sono che
le summenzionate goccioline di sostanza oleosa.
Trattando infine come si è detto, le sezioni con acido clo-
ridrico, i cristallini sono disciolti. Onde per le reazioni ora
esposte, si può arguire che essi sono costituiti da ossalato di calcio.
Inoltre le cellule contengono numerosi granuli d’ amido,
riconoscibili colle solite reazioni.
La polvere cristallina la riscontrai più abbondante nelle
relazione tra essa e 1’ infezione da cui i peperoni i:
ai
Per li meglio le mie ricerche, i
lorazioni trovai, dopo varî tentativi, un mezzo facile e rapido.
che permette di ottenere delle colorazioni che durano parecchi |
RETE.
anni. Tale colorazione è però sempre quella dello Zimmermann,
tranne che occorre agire come segue : | seal Ò
Si preparano due soluzioni acquose, una di metil verde ni È
l'altra di fucsina acida. Si immerge la sezione in una goccia o _
due di soluzione di metil verde, si scalda, si decolora in co ‘I
assoluto con una goccia di acido cloridrico concentrato; quindi — -
si immerge la sezione in una goccia o due di soluzione di fuc- ì: s
sina acida, si scalda, quindi si decolora in alcool assoluto pure a
con una goccia di acido cloridrico. Si passa in olio di garofano È
e si monta. Io conservo delle sezioni colorate con tale metodo di
varî anni or sono e che si mantengono tuttora splendide ed |
inalterate.
Dalle prove surriferite mi risultò che nelle cellule e nei di
vasi, giammai io ho riscontrato traccie di micelio, onde sì può
escludere che il marciume sia dovuto a forme fungine.
Il Prof. Montemartini ‘) nel 1907 pubblicò varie sue ossee.
vazioni sopra una malattia dei peperoni da lui denominata RE
»
vizzimento o malattia dei peperoni, e che pei caratteri este! di
sì presenta come quella da me studiata. È 30
L'egregio Professore, nel suo lavoro, si occupò uom.
dei peperoni che appartengono alla varietà detta “ peperoni 1
!) L. MONTEMARTINI — L'avvizzimento 0 la malattia gui
sicum annuum) a Voghera. — Rivista di Pat. Veget. 1907, 1
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MALATTIE D'INDOLE INCERTA 181
di Voghera ,. Negli esemplari studiati, egli avrebbe riscontrato
nelle radici la presenza di un micelio che invade le cellule, si
estende nel tessuto cambiale ammortizzandole e che talora invade
anche i vasi del legno più giovane. Questo micelio se è colti-
vato, sì sviluppa facilmente e produce una forma di Fusarium
e probabilmente quella del F. vasinfectum il quale infetterebbe
pure i cocomeri.
Inoltre il Prof. Montemartini nota che non sono riusciti i
tentativi per riprodurre l’ infezione con mezzi artificiali e ciò
proverebbe che le piante adulte sono ben protette dai tegumenti
esterni. Siccome poi le piarite infette appaiono isolate, e siccome
l’ infezione trovasi già nelle giovani pianticine, così egli consiglia
di procedere ad una selezione accurata dei semi, onde ottenere
piante sane. Inoltre è pure utile cambiare la terra dei semenzai
di allevamento e disinfettarla, come pure consiglia la disinfe-
zione dei semi, e di ricorrere ai concimi chimici. Pratica utilis-
sima è poi quella di abbruciare le radici delle piante infette
prima dello sviluppo delle spore del parassita e non. piantare
per qualche anno in aiuole infette peperoni, cocomeri ecc.
‘Il suddetto Autore ha pure notate sulle radici delle piante
colpite le larghe cicatrici e perciò attribuisce come probabile
causa del diffondersi dell’ infezione, l’ azione delle &,7//otalpe ;
ma tale mezzo gli sembra però dubbio avendo egli riscontrate
le cicatrici anche in piante sane.
In seguito al precedente lavoro, 10 proseguii nelle ricerche
facendo varie esperienze sopra numerose piante e che spero ser-
i
(9)
viranno a stabilire meglio la natura della malattia di cui
tratta. |
| Anzitutto feci coltivare delle piante di peperone ottenute da
semi provenienti da frutti sani, e furono disposte parte in piena
terra e parte nei vasi. Di esse parecchie, e furono numerate,
«si concimarono con concimi chimici, altre furono concimate con
«e aa À
? e RAI 3 ST,
to x sc Mea ì AIA sit) n ;
e” , A; p x È Si
MALATTIE D’INDOLE INCERTA
n. LI
Ta dii,
letame e altre furono lasciate senza concime. Tali esperienze le
stabili nelle seguenti località : Madonna di Campagna presso
Torino, anni 1904-05; Pozzo Strada, anno 1906; Rivoli, anno pt,
1909; Torino, anno 1909. i E
Disgraziatamente, per varie circostanze, non potei avere = È
tutti i dati che desideravo dalle esperienze fatte a Pozzo Strada
e Rivoli; ma invece potei studiare per bene lo sviluppo delle Si: U
piante coltivate alla Madonna di Campagna ed a Torino. Li
Alla Madonna di Campagna le piante furono coltivate in
file e con varie concimazioni ; ogni fila distava dalle altre di
circa 50 cm. e l'intervallo fra ogni pianta era di 30 cm. Le
concimazioni erano fatte in base a concimi chimici con super-
fosfato d’ ossa, solfatò di potassa, nitrato di soda e gesso. Il si
gesso particolarmente era somministrato in quantità rilevante e
precisamente nel rapporto di 5 Kg. per ettaro, mentre abitual- dr:
mente negli orti non si dà gesso al campi coltivati a peperoni.
Io seguli grado, grado, lo sviluppo delle piante, e notai che
quelle concimate con concimazione chimica completa, natural-
wente erano molto più sviluppate, ma per di più nessuna di .
esse presentava traccie di malattia. Invece il marciume appariva
diffuso nelle piante coltivate in terra concimata con concimi
organici, e queste erano poi più piccole, ed avevano le foglie meno
sviluppate quantunque il concime fosse dato nel terreno in grande.
abbondanza.
Le piante coltivate a Torino erano in vaso e con terreno
asciutto, alcune erano concimate con concimi organici, e altre DE:
erano concimate con concimi chimici, ed apparivano più o meno
sviluppate col variare della concimazione, ma tutte erano molto
produttive e completamente immuni da malattie.
Piante di peperoni ottimamente sviluppate e sanissime E Si
osservai per varî anni alla Villa S. Giuseppe nei Colli di Torino. mu
coltivate in un terreno molto asciutto e concimato,
MALATTIE D’INDOLE INCERTA 183
Come già fece il Prof. Montemartini, tenni delle piante
colpite da marciume entro camere umide, e si sviluppò un mi-
cello assai fitto, che poi provai a coltivare su decotto di prugne
e di piante di, peperone.
Occorre però notare che il micelio l' ottenni pure da piante
perfettamente sane.
La cultura fu fatta il 9 agosto dello scorso anno, e dopo
pochi giorni si sviluppò un fitto micelio il quale differisce al-
quanto da quello che si ottiene mantenendo una pianta in ca-
mera umida. >
In seguito a cultura, il micelio appare più sottile e presenta
numerosissimi setti poco discosti tra loro ; in seguito poi frut-
tifica e sviluppa numerosi conidi allungati, alquanto aguzzi alle
due estremità ed un po’ arcuati. Essi sono assai varî nelle di-
mensioni, potendo variare la loro lunghezza da 14 sino a 30 w.
Inoltre alcuni di essi, assai brevi, sono privi di setti, mentre altri
ne presentano un numero che varia da due a quattro sino a sette.
La loro larghezza varia da 3 a 4 &.
Le culture in camera umida presentano invece un micelio
a rami assai lunghi, settati, ma a setti distanti fra loro, e colle
ife che si ingrossano in prossimità dei setti. I conidi sono assai
più brevi, ovali o falcati, tutti sono uni-settati e colle dimen-
sioni: 16-4.80 wu.
Il micelio colle spore, ottenuto tanto in camera umida, quanto
da culture, fu inoculato in varie piante che si erano coltivate
parte in terra poco concimata e parte in terra molto concimata,
e di cui alcune furono inaffiate abbondantemente ed altre lo tu-
rono scarsamente. Il risultato fu poi sempre negativo. Le piante
si svilupparono, le ferite si rimarginarono senza presentare alcun
segno di avere sofferto.
N
184 ——— MALATTIE D’INDOLE INCERTA — PARASSITI VEGETALI
Dal complesso delle mie osservazioni credo pertanto che a A
Marciume da me studiato sia una malattia sostanzialmente dif
ferente da quella studiata dal Montemartini, sebbene entrambe ne:
siano analoghe e nell’apparenza esterna e negli effetti.
E perciò posso ritenere che il Marciume di Torino sia dovuto
non ad una infezione miceliare, ma piuttosto a qualche altra
circostanza esteriore non ancora bene definita. O
E per intanto ai consigli del Prof. Montemartini, aggiun-
gerò quello di coltivare, per quanto è possibile, tali piante in
terreni asciutti, e concimarle possibilmente con concimi chimici k
a cui sia aggiunto il gesso. Poichè tanto dalle varie prove da x
me fatte, quanto da osservazioni eseguite sopra piante di peperoni
; î
coltivate in terreni asciutti, risulta che esse presentavano sempre
un grandissimo sviluppo, ed apparivano completamente sane allor-
quando erano state concimate con concimi chimici a cui sì era
aggiunto molto gesso, mentre di dubbia efficacia debbono riuscire
le irrorazioni col solfato di rame coms si pratica da qualcheduno.
Torino Marzo 1910. iù
MartELLI G. — Sulla micofagia del eoccinellide Thea vigintiduo-
punctata L. (Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola — —
d’ Agric. di Portici, Vol. IV, 1910, ‘pag. 292-294, con una
figura). |
Nel luglio dello scorso anno l'Autore ha avuto occasione di
osservare a Legnago, su una siepe di Evonimo attaccata dall’ 0i-
dium Evonymi japonicae, larve e adulti di un coccinellide
(Thea vigintiduo-punctata L.) che divoravano il micelio, i coni-
diofori ed i conidî di detto fungo. |
Osservò poi che lo stesso coccinellide (di cui dà una breve
descrizione) si nutre anche dell’oidio delle querce, di quello del po
biancospino , del trifoglio, ecc. ERA
I. MONTEMARTINI.
vi *
PARASSITI ANIMALI 185
MARTELLI G. — Parassiti indigeni ed esotici della Diapsis penta-
gona Targ. finora noti ed introdotti in Italia (Acireale, 1910,
15 pagine, con 9 figure).
L’ Autore si richiama a varie pubblicazioni già riassunte nei
fascicoli precedenti di questa Aivis/a ed agli studî fatti nel Labo-
ratorio di Entologia Agraria di Portici, e descrive qui i prin-
cipali parassiti animali della Diapsis del gelso.
Ne ricorda tre indigeni: Chilocorus bipustulatus L., Ero-
chornus 4 pustulatus L., e-Uybocephalus rufifrons Reitt.
A questi sono da aggiungersi i seguenti otto introdotti
dall’ estero: Prospaltella diaspidicola Silv., Aphelinus diaspidis
How., Prospaltelia Berlesei How., Archenomus. orientalis Silv.,
Rhizobius lophantae Blaisd., Chilocorus Kwwanae Silv., Ch.
distigma, e Platgnaspis Silvestri Sich.
Sonvi inoltre quattro specie di cecidomie provenienti due
(Tricontarinia ciliatipennis e T. )aponica) dal Giappone, e
due (Arthrocnodarx moricola e A. Silvestri) dall’ Africa meri-
dionale.
L. MONTEMARTINI.
MartELLI G. — Altre notizie diefologiche della mosca delle olive
(Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola d’' Agrie. di
Portici, Vol. IV, 1910, pag. 73-103, con 9 figure) (veggasi
una precedente nota sullo stesso argomento alla pagina 202
del secondo volume di questa /zvzsta).
L’ Autore espone qui i risultati di una serie di osservazioni
precise e minute sopra lo svolgersi delle diverse fasi della vita
della mosca olearia, e precisamente descrive e studia la schiusura
dell’ uovo, la larva, il pupario, la puntura, la camera dell’ uovo,
la macchia, la galleria, la camera della pupa, il foro d’ uscita ,
l’ aspetto dell’ oliva inquinata, la fuoruscita dell’ adulto dal pupa-
i ; 19 d& | "SÈ te di
186 PARASSITI ANIMALE
EI
vari stadi di sviluppo, le olive inquinate e la comparsa , della
mosca di prima generazione, l’ accoppiamento, la deposizione |
fa.
delle uova, il nutrimento dell’ adulto. ù Sa
Le sue osservazioni non si accordano con quelle del Berlese
e del Del Guercio (riasunte alla pagina 155 del precedente ara
volume di questa vista), coi quali autori egli polemizza e contro a
l’ opinione dei quali egli sostiene ancora che la mosca in parola de
si nutre anche della melata prodotta dalle foglie dell’ olivo.
L. MONTEMARTINI.
MARTELLI G. — Alcune note intorno ai costumi e ai danni della
mosca delle arance : Ceratitis capitata Wied. (col precedente,
pag. 120-127, con una figura).
Osservazioni simili a quelle esposte nella precedente nota
sopra la mosca dell’ olivo, l’ Autore ha fatto anche su quella
delle arance, di cui ha studiato e descrive qui il nutrimento,
l’ accoppiamento, la deposizione delle ova, la ferita prodotta dalla
trivella, l’ uovo, la schiusura, la larva, il suo nutrimento, il frutto vd ai
inquinato, la pupa e la sua durata, ecc. | hi
La mosca delle arance in Italia attacca molti altri frutti: dr
pesche, noci, pere, fichi comuni e fichi d’ India, che in Calabria
ne sono talvolta grandemente danneggiati.
L. MONTEMARTINI.
MartELLI (*. — Notizie sulla Drosophila ampelophila Lw. (col |
precedente, pag. 168-174, con 6 figure).
Sono osservazioni analoghe alle precedenti sopra questo in- |
setto che vive nei frutti maturi e stramaturi di pesco, pero, viti Gt
r 040
arancio, azzeruolo, ecc. 14
Sono descritti anche parecchi suoi nemici animali. Dal ta
PARASSITI ANIMALI 187
MartELLI G. — Sulla presenza del maschio dell’ /cerya purkasi
Mask. in Italia (col precedente, pag. 290-291, ed una figura).
L’Autore segnala la scoperta dei maschi di questa cocciniglia
degli agrumi, trovati nello scorso estate su rami infetti, a Por-
tici. Descrive l’ accoppiamento che dura 15 secondi.
L. MONTEMARTINI.
MarreLLI G. — Intorno a due insetti che attaccano |’ Inula vi-
scosa (col precedente, pag. 307-315, con una figura).
L'Autore ha studiato la biologia dell’Heliothis peltigera Schiff.
e della Phytomiza praecox Meig. che attaccano l’Inula viscosa.
L. MONTEMARTINI.
SIiLvestRI F. — Materiali per la conoseenza della mosca delle
olive. (Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola di Agric.
di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 295-306, con 6 figure).
L’Autore richiama le note riassunte alla pag. 202 del se-
condo volume di questa ‘vista ed inizia qui la pubblicazione
dei lavori fatti nel laboratorio da lui diretto per conoscere le
specie di insetti che in ogni regione vengono prevalentemente
attaccate dai parassiti della mosca olearia, o che hanno con essi
rapporti.
In questa prima puntata presenta due note :
I. G. Martelli, Tischer:ia complanella Hb. (parassita delle
quercie) ;
II. G. Martelli, Mijopites limbardae Schiner (parassita del-
l’ Inula viscosa).
Dell’una e dell’altra di queste specie il Martelli dà una partico-
lareggiata descrizione, ed espone la biologia, accennando anche ai
nemici naturali, alcuni dei quali attaccano anche la mosca olearia.
L. MONTEMARTINI.
E . x ba, n sa di
n. di %
MO Reti 7
; 7 di cai
Bacci W. G. — Eine bakterielle Errani der alfalta ,
durch Pseudomonas medicaginis n. sp. verursacht ist (
malattia bacterica dell’ alfalfa dovuta alla PI]
medicaginis n. sp.) (Centralbl. f. Bakleriol. ecc., ; I Abth., )
Bd. XXVII, 1910, pag; 232-233). O SO
» Di
‘ ge
È una malattia comparsa nel Colorado fin dal 1904 e che p:
in certi posti distrugge fin 1°80 p. 100 del raccolto. bi
In principio le piante acquistano un colore giallo-olivaceo, “a
poi si coprono di un essudato che secca e comunica al fusto una "o
lucentezza speciale; da ultimo anneriscono e muoiono. La ma- “SR
lattia è dovuta ad un bacterio che vive nel terreno e penetra nei 3
fusti attraverso le fessure dell’ epidermide : sono bastoncini di È :
1,5 X 0,7 &, mobili, che formano spore. L’ Autore crede si tratti. È A
di una nuova specie che chiama Pseudomonas medicaginis.
L. MONTEMARTINI.
SPIECKERMANN A. Ueber eine noch nicht besehriehene bakterielle Da
Gefisserkrankung der Kartoffelpflanze (Sopra una malattia "
bacterica dei vasi delle patate, non ancora descritta). (Cen- 1A
tralbl. f. Bakteriol. ece., II Abth., Bd. XXVII, 1910,
Rei ,
pag. 205-208). e
x
È una nota preliminare nella quale l’ Autore, dopo vt
richiamato la Bakterienringkrankheit delle patate già descritta |
dall’ Appel nella nota riassunta alla pagina 338 del primo volume — S
di questa //vista, segnala una malattia simile da lui osservata
in Vestfalia, dovuta però ad un bacterio che non si può po
ficare con nessuno di quelli fin’ ora descritti. Si riserva studiare
e fare ulteriori comunicazioni sull’ argomento.
L. MONTEMARTINI
è
x
v a
Fi
e è
»
È
FISIOPATOLOGIA 189
BrauveRrIE J. — Les champignons dits ambrosia (I funghi detti
ambrosia). (Ann. d. Sc. Nat., Botanique, Ser. IX, T. XI,
1910, pag. 81-71, con 5 tavole e 10 figure).
L’Autore richiama il lavoro del Neger riassunto alla pag. 283
del terzo volume di questa /zv:sta, e studia qui in modo spe-
ciale il fungo dell’ ambrosia nelle gallerie del Tomzcus dispar,
un coleottero parassita dei peschi. Esamina però anche tutte le
varie questioni che si riferiscono a questi funghi ed ai loro rap-
porti cogli insetti coi quali vivono, rascogliendo pure molte
notizie bibliografiche sull’argomento.
I funghi delle gallerie del 7om:cus dispar sono funghi im-
perfetti. Tra essi si trovano anche cellule saccaromicetiformi, so-
stituite talvolta da cisti rotonde che rappresentano uno stadio
speciale di dette cellule.
L. MONTEMARTINI
Horrmann D. — Ueber den Finfluss des Kalkmangels auf Keim-
linge von Phaseolus vulgaris bei Verletzung der Wurzel
(Sull*azione della mancanza di calcio sopra piantine di Pha-
seolus vulgaris con lesioni alle radici). (Vesterr. bot. Zischr.,
Bd. LX, 1910, pag. 61-64).
L’Autore dimostra che nutrendo piantine di fagiuoli con so-
luzioni senza calcio, esse soffrono di tale mancanza, quando
le loro radici sono intatte, prima che se non hanno subito lesioni ;
si ammalano ancora più tardi (uno o due giorni dopo) se le radici
sono asportate completamente. Ciò forse perchè la malattia delle
radici, quando ci sono, si somma con quella delle parti aeree.
L. M.
2 LAI pae
; MIS SSTOP .
" FisroPATOLOGIA — NOTE PRATI mic 30.172 SRCT0A
LI
Perri L. — Nuove osservazioni sopra i processi di distru n
delle tuberosità fillosseriche. (Rend. d. R. Ac. d. Linicei ,
Classe Scienze, Ser. V, Vol. XIX, Roma, 1910, p. 402-407).
L'Autore, di fronte ai dubbi sollevati sopra E impor ;
degli acari nell’aggravare il danno causato dalla fillossera alle —
radici delle viti, richiama le sue osservazioni sul marciume delle
radici fillosserate, già pubblicate nel lavoro riassunto alla pa-
gina 347 del secondo volume di questa vista. Ripete le stesse
osservazioni su altro materiale e conferma i risultati allora esposti.
La natura del terreno, la varietà del. vitigno, 1’ andamento della
stagione influiscono notevolmente, secondo lui, sul verificarsi e
sull’ entità del processo, e, come hanno osservato anche Viala e
Mangin, deve essere ammessa la facoltà in certi acari (RAzso0-
glyphus, Heteroglypus) di attaccare le tuberosità quando sono
ancora viventi. Le incostanti ed ancor poco determinate condi-
zioni nelle quali questo parassitismo secondario si compie, spie- È
gano il disaccordo tra i diversi studiosi che si occuparono del-
uc te sll'asio Li;
pp
l'argomento.
L. MONTEMARTINI.
7 MIRI
NOTE PRATICHE
IL BRUSONE DEL RISO E I POSSIBILI RIMEDI PER COMBATTERLO
La malattia del brusone ha raggiunto tale estensione e gravità nelle ri- y
saie lombarde da non trovare riscontro se non nelle violente e disastrose (i
invasioni della peronospora e della fillossera. i SE
Gli studiosi hanno dedicata la loro attività nel ricercare la causa della ioni o
malattia che da due secoli circa preoccupa i coltivatori di riso, ed io riporto | dae
ai risicultori V ultima parola della scienza, espressa in una pubblicazione be i
stampata negli Atti dell'Istituto Crittogamico di Pavia.
NOTE PRATICHE © À 191
®
Dalla stessa pubblicazione i risicultori apprenderanno come la razionale
orientazione degli studi fatti dal prof. Farneti lasci la speranza di poter fi-
i nalmente debellare il parassita.
È Infatti i risultati ottenuti hanno fondamento nel metodo sperimentale,
i secondo cui fu possibile la riproduzione artificiale della malattia con l' in-
fezione ottenuta sia per mezzo di germi (spore), sia con porzioni di organi
malati in contatto con organi sani delle piante appartenenti alle varietà
più resistenti.
e: Interessante riuscì in special modo l’ infezione ottenuta con semi ma-
. lati in contatto colle pannocchie, per la constatata rapidità con cui gli or-
| ‘’‘gani sessuali sani vengono attaccati dalle spore che germinano sulle glu-
——melle, mentre il micelio s’ insinua attraverso di esse fino a colpire gli or-
| ‘’‘gani interni, impedendo la fecondazione e lo sviluppo dei semi. Inoltre, po-
‘‘nendo a germinare semi attaccati dal male, si potè seguire il processo infet-
tivo nelle giovani pianticine, traemdo le opportune nozioni per i rimedi. E
questi ultimi se hanno importanza dal lato pratico, hanno pure una base
sperimentale, per cui è ovvio sperare che le esperienze in grande nelle ri-
sale daranno risultati soddisfacenti. Riassumo quindi senz’ altro le conclu-
| ‘sioni dell'Autore
DI
4
CONCLUSIONI
e _ 1° Le malattie del riso conosciute coi nomi di drusone, brucione, mal
del nodo, carolo, carbonchio, crodatura, crollamento, lusarola, bianchella, sec-
be chereccio, sterilità , spica falsa, gentiluomo, non sono che forme, stadii od
. aspetti diversi della stessa malattia, a seconda del suo grado di sviluppo,
dell’ età delle piante colpite, degli organi attaccati. Esse possono avere di-
| verse cause predisponenti fisiologiche o meteorologiche; ma la causa deter-
| —minante è dovuta ad una crittogama appartenente alla classe dei funghi,
| senza l'intervento della quale non si può produrre la malattia in nessun
luogo, in nessuna varietà di riso, in nessuna condizione speciale d’ambiente,
| sia essa relativa al terreno, agli avvicendamenti, alle concimazioni, al C06a,
alle vicende atmosferiche.
A 2° Il brusone del riso è una malattia parassitaria dovuta all’azione pa-
| —‘togena di un unico micromicete assai polimorfo, che si presenta sopra gli
: organi ammalati e nelle colture artificiali sotto le forme principali di Pi-
ricularia oryzae Briosi e Cavara; Piricularia grisea (Cooke) Sacc.; Helmin-
thosporium oryzae Maiyebe et Hori; H. macrocarpum Garovaglio e Cattaneo,
(non Grev?); H. sigmoideum Cavara; Cladosporium sp. Garovaglio e Cat.
taneo; Hormodendron sp. Garovaglio. Le malattie conosciute al Giappone
sotto il nome di Hagare e Naeyake esistono anche in Italia colla stessa for-
ma, prodotte dallo stesso parassita (Helminthosporium oryzae): esse corri-
| spondono al Carolo minore del Sandri. Il brusone è quindi una malattia sola,
tanto in Italia che al Giappone, perchè prodotto da un’ unica e medesima
causa.
3° La crittogama del brusone vive anche sopra altre piante, che crescono
entro le risaie 0 sugli se delle medesime (Panicum si
crusgalli, Leersia oryzoides). v
4° Perchè le spore della. crittogama possano al Si riso. i
diverse condizioni :
a) che la spora sia trasportata dal vento o dall’ acqua, o i
a contatto dell’ organo ;
zioni speciali del suo organismo.
c) che la spora possa aderire all’ organo col quale è venuta a conta ;
5° Le spore germinano con molta rapidità e vigorosamente in una “seme |
plice gocciolina d’acqua. . 2° So
6° La germinabilità delle spore viene distrutta nel modo più assoluto.
da una quantità anche minima di solfato di rame. |
7° Lo sviluppo del micelio del parassita viene completamente arrestato #
dall’ azione prolungata dell’ acqua nella quale vive immerso ; di conseguenza,
con molta probabilità, il processo morboso può essere atroci “AE 1
la parte ammalata. vii
8° Rimedi — Per combattere preventivamente il parassita che è la causa “i
del brusone, si può raccomandare : ;
a) una prima falciatura verso la metà di giugno di tutte le erbacce. 3
che crescono sugli arginelli e sui margini delle risaie ;
b) una seconda falciatura verso la metà di luglio, e l’ estirpazione di
tutto il giavone che cresce entro la risaia e nei dintorni, che eventualmente |
fosse sfuggito alla prima sarchiatura ; i
c) la disinfezione e selezione della semente.
d) V irrorazione della risaia con una soluzione di solfato di rame sa
1/2 per cento, e forse anche a dose più piccola. Occorrono almeno due tratta;
menti, uno in principio della spigatura e l’ altro sul terminare della mede- d-
sima; | ;
e) abbruciare le stoppie per distruggere il parassita che permane e
sverna negli stoppioni e sopra i semi infetti crollati; si otterrà anche. il
vantaggio di distruggere molti semi di piante infestanti ;
f) non servirsi mai del concime ottenuto con lettiera fatta di paglia
di riso o con stramaglia di ripa, per concimare le risaie.
9° Si possono probabilmente limitare i danni del brusone, nelle risaie.
già parzialmente colpite dalla forma di Carolo nero, elevando il livello.
dell’acqua in modo da coprire i nodi non ancora completamente distrutti dal |
male.
Dagli studi fatti si possono sperare risultati confortanti se non verrà i
a mancare la benevola e intelligente cooperazione dei risicultori diretta. +
mente interessati. Perchè i risultati migliori si ottengono aPpuAtO qual
la pratica sostiene ed integra la teoria.
4
Fi
‘
L. PAVARINO.
at dichia vita a Lee
Anno IV. 21 agosto 1910 Num. 13.
Rivista di Patologia Vegetale
Diretta paL DorT. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia i
GENERALITÀ
Cupoxni G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate dalla
R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma durante il biennio
1908-909. (Roma, 1910, 92 pagine). (Per le relazioni prece-
denti veggasi a pag. 113 del terzo volume di questa Rivista).
Molti degli studi e delle pubblicazioni fatte in questa Sta-
zione di Patologia Vegetale dai dottori Petri, Pantanelli e Pe-
rotti furono già riassunti in questa vista : qui l'Autore li rias-
sume ed aggiunge notizia su tutti gli altri lavori compiuti dalla
Stazione la quale, pur prendendo in esame le malattie anche
delle piante erbacee e di diverse piante industriali, sì occupa in
modo speciale di quelle della vite, dell’olivo e degli agrumi.
A queste sono infatti dedicati, nella presente relazione, tre
Tunghi capitoli speciali che si possono quasi dire piccole mono-
grafie, colla descrizione dei casi principali e con notizie degli
studi più recenti fatti in proposito e con accenni per i metodi
di cura: per le viti, per esempio, fu provata, mediante apposite
esperienze la nessuna efficacia dell’ acqua di mare contro la pe-
ronospora.
(9; Un. ne di i feto, #06 <@
1 MT, i ie, N A
E SI pae TRE Ger
PIO URP GT
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£ sh { È } tt Mast, CoA )
‘GENERALITÀ —. ea bi ei SATO
= TORe Pupe
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Altri capitoli, che non è possibile qui riassumere, sono de-
x .
dicati anche all'esame delle melattie dei cereali, degli alberi da
frutto, delle piante foraggiere ed ortensi, e da ultimo abbiamo — ;
un utile riassunto dei principali progressi nella lotta contro le 5 Si
avversità delle piante conseguiti nel biennio 1908-909, e delle
meli
vu
13
diverse teorie formulate in questo stesso biennio sopra il modo
di procedere dei varî processi patologici. Sono citati i più re- s
centi lavori sull’ argomento.
Chiude una relazione del dott. R. Perotti sull attività del
Laboratorio di bacteriologia agraria annesso alla R, Stazione
di Patologia Vegetale di Roma darante gli anni 1908-909. In
questo si è studiato principalmente il problema dell’ azoto, non
che quello del ciclo biochimico dell’ anidride fosforica nel ter-
reno coltivato.
L. MONTEMARTINI.
HoLLruna M. — Jahresbericht iber das Gebiet der Pflanzen-
krankheiten. (Annuario delle malattie delle piante: anno 1908)
(Berlin, 1910, 369 pagine) (per l’annata 1907, veggasi alla
precedente pagina 34 di questa /t/vista).
Sono riassunte 1373 pubblicazioni fatte durante l’anno 1908.
nei diversi paesi, sopra temi di patologia vegetale.
Dopo avere parlato in capitoli speciali dei lavori di anatomia
patologica e di patologia in generale, in altri capitoli si riunisce.
quanto durante l’ anno fu pubblicato sopra le malattie dei di-.
versi gruppi di piante (cereali, erbe da foraggio, leguminose, or-
taggi, frutta, vite, alberi legnosi, ecc.) citando anche le notizie
sparse e dando di ogni malattia il nome volgare nella lingua
originaria.
Due capitoli speciali sono in ultimo dedicati all’ igiene delle
piante ed alla terapia vegetale.
Pa,
x
Patt
sit ria Vini ine A ci addi seit titti tti
GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 195
Il solito indice alfabetico rende il volume molto utile per
gli studiosi e per i pratici che hanno bisogno di consultarlo.
L. MONTEMARTINI.
Sorauer P. — Handbuch der Pflanzenkrankheiten; 3° Aufl., Lief.
20-22 (Trattato delle malattie delle piante ; 3° ediz., fasc. 20-22)
(Berlin, 1909-910). (Veggasi anche alle pagine 180 e 254 del
terzo volume di questa ivzsta).
Sono tutti fasciooli del terzo volume di questo importante
trattato, ed in essi il Reh continua lo studio e la descrizione
delle malattie delle piante dovute a parassiti animali.
Continua lo studio degli Ortotteri, incominciato nei fascicoli
precedenti, con una lunga trattazione degli Acrididi e Locuste.
Vengono poi i Tisanotteri e Tubuliferi (colle Termiti), ed i Le-
pidotteri distinti in Microlepidotteri e Macrolepidotteri, e di tutti
sì descrivono minutamente le specie interessanti ed i danni da
esse prodotti. Le descrizioni sono sempre accompagnate da buone
figure : i tre fascicoli in esame ne hanno complessivamente 117.
L. MONTEMARTINI
Baxcrorr C. K. — Researches on the life-history of parasitie
fungi (Ricerche sulla biologia dei funghi parassiti. I, C/ado-
sporium herbarum Link) (Annals of Botany, London 1910‘
Vol XXIV, pag. 359-371, con una tavola).
E noto che il Cladosporium herbarum è in relazione con
un’ altra forma conidica del genere Hormodendron , ed è noto
pure che esso mentre viene indicato comunemente come un sa-
profita, fu visto anche quale parassita causare una malattia delle
x
PARASSITI VEGETALI
foglie di diverse specie di piante (cavoli, cocomeri, altea, catalpa, —
malva, funkia, digitale, ecc.) sulle quali produce larghe macchie
di forma irregolare, che si presentano specialmente nelle sta- Mai
gioni umide. 3
È
L’ Autore studia il modo di presentarsi di questa malattia, i È o
dà l’ elenco dei varî sinonimi coi quali venne successivamente
n
ve
ei
sp
Au
"=
i
n
È
indicato il fungo in parola, e conferma che il suo cielo biolo-
gico è composto di due forme conidiche: Hormodendron e Cla- |
dosporium. Il primo è forma estiva parassita, attacca le foglie.
di diverse piante e vi produce le macchie di cui si è parlato;
poi, quando le foglie muoiono, passa alla forma di Cladosporium.
Quest’ ultimo vive allo stato di saprofita sulle foglie morte uc-
cise prima dalla forma Hormodendron e può ridare questa forma
se la temperatura ambiente si innalza: sverna in forma di mi-
crosclerozii che germinando producono conidii di Cladosporium
da cui si ha ancora la forma patogena di Hormodendron.
L. MONTEMARTINI.
Hrernricner E. — Die Aufzucht und Kultur der parasitischen sa-
menpfianzen (Coltura ed allevamento delle fanerogame pa-
rassite) (Jena, 1910, 53 pagine, con otto figure).
L’ Autore descrive e insegna a coltivare dai semi le prin-
cipali fanerogame parassite appartenenti alle seguenti famiglie :
Scrofulariacee (Euphrasia, Pedicularis, Melampyrum, Lat
hraea), Orobanchee (Orobanche, Phelipea), Convolanlacee (Cu-
scuta), Lauracee (Cassytha), Santalacee (Thesium, Osyris), Lo-
” ‘e’ E
PAY CARO A VOI La
rantacee (Viscum, Loranthus), Rafflesiacee (Cytinus). i
È lavoro ricco di dati e notizie sulla biologia delle piante
studiate, però non interessa la patologia vegetale.
L. MONTEMARTINI
PARASSITI VEGETALI Mt iL;
Kécg G. — Der Eichenmeltau, seine Verbreitung in Oesterreich-
Ungarn und seine Bedeutung (Il mal dianco delle quercie ;
sua diffusione in Austria-Ungheria e sua importanza) (0e-
stevr. Forst u. Jagdztg, Jahrg. XXVIII, 1910, pag. 18-19).
La diffusione di questo parassita aumenta di anno in anno
ed aumentano pure i danni da esso prodotti. Le Quercus Cerris
e Q. rubra sono ad esso resistenti. In alcuni casì sl sono otte-
nuti risultati soddisfacenti con irrorazioni con poltiglia bordo-
lese, o con solforazioni. ”
In parecchie regioni l’ Oidzum fu osservato per la prima
volta soltanto l’anno scorso. Non si è ancora vista la forma
ascofora.
Rora J. — Auftreten der Eichenmeltaues in Ungarn (Comparsa
del ma) bianco delle quercie in Ungheria) (Naturw. Zésch.
f. Forst-u. Landw,, Bd. VII, 1909, pag. 426-427).
L’ Autore segnala la presenza della malattia sui rami gio-
vani di Quercus sessiliflora, peduncolata e Cerris.
L. M.
Tavares J. S. — Note sur Il’ Oidium quercinum Thiim. (Nota
sull’ Oidium quercinum Thim.) (Broteria, Bd. VIII, 1909,
pag. 18).
Si accenna alla scoperta di questa specie fatta dal Thiimen
nel 1878 in Portogallo e alla sua diffusione attuale. Gli alberi
vecchi ne sono meno attaccati. Ne sono infestati anche altri al-
beri, p. e. i Pirus, ma le quercie vengono preferite.
L. M.
Pani n
sal T ia la PR
è ua n d
PARASSITI VEGETALI
Scawartz E. J. — A new l'arasitie disease of the Juncacee
(Una nuova malattia parassitaria delle Juncacee) (Annals of 1A
Botany, London 1910, Vol. XXIV, pag. 236). A
Mg.
wc
n°
Trattasi di una malattia delle radici dei Junceus dovuta sid SI
un mixomicete parassita: Sorosphaera Junci, affine alla S. Ve-
ronicae. L’ infezione si propaga. per mezzo delle zoospore o SA
amebe che penetrano nei peli radicali: non dà luogo a tube-
. LI : “E
rosità. È
L. M. Re
Scawartz E J. e BLomrieLp J. E. — Some observations on the
tumours on Veronica Chamaedrys caused by Sorosphaera Ve-
ronicae (Alcune osservazioni sui tumori di Veronica Cha-
dis -«#E
maedrys dovuti alla Sorosphaera Veronicae) (Col prece-
dente, pag. 35-45, con una tavola).
Gli Autori descrivono il mixomicete che venne, contempo-
raneamente ad essi ed a loro insaputa, già descritto da Maire
e Tison nella memoria riassunta alla pagina 263 del terzo vo-
lume di questa Rivista. Le loro ousservazioni concordano con
quelle di questi ultimi Autori: la Sorosphaera Veronicae è af-
fine alla Plasmodiophora Brassicae ; non può passare da una
cellula all’ altra, dà luogo a tumori per ripetuta divisione di.
una o più cellule infette. |
L. M.
I » PAT,
Scuawartz E. J. — Parasitie root diseases of the Juncaceae
(Malattie delle radici delle Juncacee dovute a parassiti) (Sal o
precedente, pag. 511-522, e una tavola).
Riferendo e completando le osservazioni esposte nelle due 3
note precedenti, l’ Autore conclude che le radici di parecchie
vi
MP TE er
PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 199
specie di Juncus sono attaccate da due distinti parassiti : S0r'0-
sphaera Junci e Entorhiza cypericola. La prima, molto affine
alla S. Veronicae, penetra in forma di ameba nei peli radicali
e non produce ipertrofie ; il secondo si propaga per conidî e dà
luogo a piccoli tubercoli. È:
L. M.
BerLese A. — La Diaspis pentagona Targ. (L'Italia Agricola,
Piacenza, 1910, N. 7, pag. 149-157, con 9 figure).
1 È una descrizione fatta ad uso degli agricoltori, coi carat-
teri differenziali che servono a distinguere questo parassita dalle
specie affini, e con notizie biologiche e storiche su di esso. E
dato anche l’ elenco delle piante che fin’ ora ne furono trovate
attaccate tanto in Europa che nelle altre parti del mondo.
Lu: ME
BerLEsE A. — Cause nemiehe dei fitoftiri in generale e della
Diaspis pentagona in particolare (col precedente, N. 8,
pag. 172-177). |
L’ Autore sostiene che ben poca importanza possono avere
gli endofagi generali (Chilocorus, ecc.) nella lotta contro la
Diaspis, di fronte agli endofagi speciali che, come la Prospal-
tella Berlesei, sono più adattati a distruggere il parassita sul
quale unicamente vivono.
L. M.
; Pie! h
VA Ta:
200 i 21 Ro PARASSITI ANIMALI O
N. > pag. 204-209, e una tavola colorata).
A sostenere la stessa tesi, che cioè ben poco fondamento 0 È
abbiano le speranze risposte dagli agricoltori nei Chilocorus, e
Orcus, Rhyzobius ed altri predatori della Diaspis e di altre coc- >
ciniglie, l’ Autore riperta qui notizie avute dagli Stati Uniti A
d’ America sopra i risultati negativi della tentata importazione
e diffusione di tali predatori. Comunica anche giudizî espressi
BerLEse A. — La Prospaltella Berlesei (col precedente, N. 10; A
pag. 227-232, con una tavola colorata e 11 figure). |. sd
nel medesimo senso dallo Smith e da altri. Insiste sopra la ef- i
ficacia che può invece avere la diffusione di un Soton2A spe- Cn Ri
ciale quale è la Prospaltella Berlesei. be
L. M. Ù
vi
È una esatta e particolareggiata descrizione dell’ endofago
in parola, accompagnata da osservazioni sui suoi costumi e sulla
diffusione da esso avuta fin qui in Italia.
La Mie:
Kierrer J. J. e JòrGENSEN P. — (Gallen und Gallentiere aus FO
Argentinien (Galle ed animali galligeni dell'Argentina) (Cen- s
‘ tralbl. f. Bakteriol. ecc., II. Abth., Bd. XXVII, p. 362-442, Riot
con 61 figure). ba i
È la descrizione e PR: RIONI di oltre un centinaio di SA È
galle e relativi animali galligeni raccolti dal Jorgensen nell’Ar- 1a |
gentina e particolarmente nella provincia di Mendoza. Moltis- fis
sime specie sono nuove e trovate su piante coltivate. i)
.
1
Y
x
è
«
PARASSITI ANIMALI . 201
SILVESTPI F. — Sulla Prospaltella diaspidicola Silv. (L’ Italia
‘Agricola, Piacenza, 1910, N. 11, pag. 254-255).
L’ Autore, richiamata una sua altra nota già riassunta alla
precedente pagina 103 di questa Rivista, nella quale la de-
scritto come specie. nuova una Prospaltella (Pr. diaspidicola)
proveniente dal Capo, conferma qui che si tratta di una specie
veramente distinta dalla Pr. Berlesei è conforta questo suo as-
serto riportando una lettera scrittagli in proposito dall’ Howard.
| ——Asserisce anche che il. Rhizobius lophantae è un predatore
attivissimo della Diaspis e che potrà essere molto utile all’agri-
coltura.
L
RerLEse A. — Sulla Prospaltella Berlesei dell’ Africa del Sud
(col precedente, N. 12; pag. 275-276).
Im risposta alla precedente nota del Silvestri, l’ Autore as-
serisce che su materiale avuto dall’ Africa del Sud ha osservato
una Prospaltella che, anche a giudizio dell’ Howard, è identica
alla Pr. Berlesei e non ha i caratteri descritti dal Silvestri per
la Pr. diaspidicola.
La questione sarà risolta coll’ osservazione di altro mate-
riale che fu pokiano: al sig. Lounsbury nell’ Africa del Sud.
L. M.
PRYOA
RUI a det “i
i ; n”.
Be eean a Li CASA »
202 MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA — ANATOMIA P ATO LO GICA
BartaGLINI A. — Intorno alle cause che producono |’ agg inzi-
mento delle viti americane (L’Agricoltura SeAET A. TX,
Lecce, 1910, pag. 207-212). °
L’ Autore, che è assistente ai vivai del Consorzio antifillos-
serico di Lecce, ha fatto molte osservazioni sopra l’apparire del
roncet sulle viti americane e sull’ aggrinzimento delle foglie che
queste spesso presentano. Crede si tratti di una malattia dovuta
ad imperfetto adattamento delle viti americane (e specialmente
di certe varietà) ai nostri terreni ed a squilibrio interno dovuto
spesso a siccità.
Consiglia fare le nuove piantagioni solamente nei terreni
che si mostrano adatti alla coltivazione delle viti americane e
piantare le viti, nei terreni asciutti, almeno a 60 centimetri di
profondità, avendo poi cura di tagliare le radici superficiali per
far sviluppare quelle profonde. Solo nei terreni argillosi e com-
patti od in quelli siti in avallamento umido si può adottare una
profondità minore.
L. M.
Perri L. — Ricerche istologiche su diversi vitigni in rapporto al
grado di resistenza alla fillossera (/'end. d. ft. Ac. d. Lincei,
Classe Sc., Ser. 5%, Vol. XIX, Roma, 1910, pag. 505-512).
— Ricerche istologiche sulle radici di diversi vitigni in rapporto
al grado di resistenza alla fillossera (col pesta pag. 578-685,
e due figure).
| Nella nota già riassunta alla precedente pagina 128 di questa — 2
Rivista, l Autore ha sostenuto che la resistenza di alcune viti |
alla fillossera dipenda non tanto dalla composizione chimica dei
succhi radicali; ma principalmente dalla irritabilità specifica dei |
pe
‘
id
&
i
ANATOMIA PATOLOGICA 203
protoplasmi cellulari di fronte alla puntura degli insetti. Le
proprietà chimiche di molte sostanze elaborate nelle radici possono
infatti determinare effettivamente una resistenza solo dovuta a
un minimo grado di ricettività e che per conseguenza può cessare
in seguito ad una variazione qualsiasi nel clima o nel terreno ;
invece le proprieta specifiche di irritabilità e di reazione del
citoplasma all’ azione parassitaria della filossera possono conser-
vare una resistenza anche elevata in quelle viti nelle quali il
grado di ricettività siasi notevolmente aumentato per variazioni
avvenute nella composizione chimica dei loro succhi.
Qui l’ Autore riferisce anche sopra molte osservazioni da lui
fatte circa la correlazione tra la struttura normale delle radici
e l'entità delle alterazioni prodotte in esse dalla fillossera. Ha
studiato 70 vitigni di diversa resistenza rilevando che i caratteri |
che possono essere ritenuti indici di grande resistenza sono tre :
la durata della peridermide periciclica, la precocità e sviluppo
del libro duro, il rapporto fra l’ apertura dei raggi midollari
primarii e il diametro del cilindro legnoso.
L’ Autore descrive come si presentano questi tre caratteri
nei diversi vitigni più usati, e come variano sotto 1’ influenza
del clima e del terreno. Studia anche, da ultimo, diverse modalità
di struttura che possono presentare le tuberosità sottoepidermi-
che, in relazione alla localizzazione delle molteplici serie cellulari
del parenchima corticale, che, nel periodo di massimo accresci-
mento in ispessore della radice, entrano in proliferazione.
L. MONTEMARTINI.
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FISIOPATOLOGIA
e ° i 1
BERNARD N Remarques sur l’ immunitè chez les plantes (Os
servazioni sopra l'immunità nelle piante) (Bull. d. ? Inst.
Pasteur, T. VII, 1909, N. 9). | "Sl
È
*
L’ Autore svolge le idee svolte anche nella memoria già
riassunta alla precedente pagina 74 di questa Rivista. Spiega
come, a causa della membrana rigida, le cellule vegetali non
possono spostarsi e addossarsi all’ invasore per conglobarlo come
fa il fagocito animale, però possono presentare la cosidetta fa-
gocitosi in sito, digerendo l’ invasore che le invade quasi sempre
in forma di filamento micelico.
Cita come esempio la reazione provocata dal micelio delle
Rhizoctonia sopra gli embrioni delle Orchidee, diffondendosi a
descrivere i rapporti che si vanno a stabilire tra parassita e i :
protoplasmi cellulari. Studia in proposito le Orchidee del genere
Phalenopsis e distingue tre casi. è
1° Se l'embrione è inoculato colla Rhizoctonia lanugi-
nosa che non è il commensale abituale, viene invaso nella parte DO
superiore ma poi si oppone al procedere del parassita con una
zona di cellule fagocitarie che si formano dietro al meristema
apicale: nessun altro micelio può più penetrare (l’ embrione ha
cioè acquistato l’ immunità completa), ma si arresta lo sviluppo
dell’ ospite il quale, come è noto, ha luogo solo in simbiosi con
altro micete. Mep
2° Se l’inoculazione è fatta con R%. mucorordes, che è
il commensale ordinario di queste Orchidee, viene invasa ancora.
la parte posteriore dell'embrione e si formano le cellule fagoci-
tarie, ma l’azione di queste non è così sollecita da arrestare il
micelio e si stabilisce la simbiosi che favorisce l’ ulteriore svi-
luppo della pianta.
3° Se finalmente si inocula la R%. repens, questa penetra n
nell’ embrione e, senza essere arrestata dalle cellule fagocitarie
che cominciano appena a formarsi anche contro di essa, riesce —
letale. A cy | |
FISIOPATOLOGIA |. 205
Secondo l’ Autore è probabile che nelle malattie crittoga-
miche certe cellule sieno capaci di provocare certe modalità di
vegetazione anormale del fungo e di distruggerle poi per fago-
citosi. Si può dunque ammettere che non esiste un abisso insu-
perabile tra i mezzi di difesa contro i parassiti adottati dalle
piante e quelli degli animali,
L. MONTEMARTINI.
Firrime H. — Ueber die Beziehungen zwischen den Epiphyllen
Flechten und den von ihnen bewohnten Blattern (Sui rapporti
tra i licheni epifilli e le foglie sopra le quali essi vivono)
(Annal. d. Jard. Bot. de Buitenzorg , Ser. II, 1909, pa-
de gina 505-518).
SR Il gruppo delle piante o meglio dei licheni epifilli (che vi-
vono cioè sulle foglie delle piante superiori) è quello, tra tutte
le piante epifite, che fu meno studiato. Non si sa come detti
lichemi aderiscano alle foglie sulle quali vivono, quale inftuenza
abbiano su di esse, ecc.
L’ Autore nel suo soggiorno a Giava ha avuto occasione di
studiare questi argomenti specialmente sulle Sapindacee e Me-
liacee le cui foglie ospitano molte specie di licheni epifilli. Dalle
sue osservazioni risulta che i lichemi che vivono sulle foglie
non si possono ascrivere ad un solo tipo biologico , nè sono da
considerarsi tutti insieme agli altri vegetali epifiti, perchè solo
alcuni di essi aderiscono semplicemente alla cuticola fogliare e
| sono dunque veri epifiti; invece la maggior parte, mandando
appendici sottocuticolari o nell’ interno delle foglie, entrano nel
gruppo dei parassiti.
L. MOxTEMARTINI.
e ca Lei -
Lf n
Mu i
HernricHER E. — Die griinen HalbsolimarWinnti VI. Zur Fre
nach der assimilatorischen Leitungsfahigkeit der griinen , pa ca
rasitischen Rhinanthaceen (Le piante verdi semiparassite.. id d
VI: Sopra l’attività assimilatrice delle Rinantacee verdi,
parassite) (Pringsheim’s Jahrb. f. w. Bot., Bd. XLVII,
1910, pag. 538-587, con due figure e due tavole) (veggasi
anche alla precedente pagina 24).
L’ Autore ha iniziato tutti questi studî per trovare il pas-
saggio graduale dalle forme semplicemente epifite ma non pa-
rassite, a quelle veramente parassite, come le Lathraea. Pensa
che nelle Rinantacee tale passaggio sia proprio graduale; studia.
qui i generi A/ectorolophus e Melampyrum, fa esperienze con
colture in soluzione ed esamina anche la formazione dell’ amido
nelle foglie sotto l’ azione della luce.
Conclude che il parassitismo delle Rinantacee verdi co-
mincia soltanto in riguardo ai sali nutritrizî mentre rimane an-
cora normale l’ attività clorofilliana. Poi si passa a poco a poco.
al parassitismo parziale o totale, nel quale 1’ attività clorofilliana
mostrasi debole o manca completamente.
L. MONTEMARTINI.
Soravuer P. — Untersuchungen iber Gummifluss und Frostwir-
kungen bei Kirsehbiumen (Ricerche sopra la gommosi ed il
gelo nei ciliegi) (Landwirtsch. Jahrb., BA. XXXIX, 1910,
pag. 250-298).
L'Autore distingue una gommosi latente ed una manifesta.
Quest’ ultima è caratterizzata da degenerazione gommosa e da
formazione di lacune gommifere nella zona ammalata, la prima
si riconosce per la presenza di gruppi di cellule scure nel mi-
dollo, le cui membrane presentano alterazioni speciali.
. i so CALA = è ivi SR » hi ua E
x f
FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE 207
x
La gommosi è solo l’ ultima manifestazione di un processo
che in principio è regolare. Essa è in relazione coi geli tardivi,
però non è una conseguenza diretta del freddo. L'Autore pensa
che essa sia dovuta non alla comparsa di un nuovo ènzima, ma
ad uno squilibrio nell’ azione degli enzimi normali.
L. MONTEMARTINI.
NOTE PRATICHE
LE TIGNUOLE DELLA VITE E LA PERONOSPORA
Il Comizio Agrario di Beaujolais ha incaricato una commissione di
fare un’ inchiesta sui risultati ottenuti nel Beaujolais nella lotta contro gli
insetti e le malattie crittogamiche della vite. Questa Commissione ha ulti-
mato i suoi lavori ed è utile riassumere qui le sue impressioni.
L’ arseniato ferroso, l’ arseniato di piombo, il cloruro di bario e la
nicotina hanno esercitato un’ azione protettrice incontestabile ed evidente
contro le tignuole dei grappoli (Cochylis, Eudemis). Se ne ebbero risultati
soddisfacentissimi nei campi sperimentali del Prof. Perrand, nei quali il
numero di insetti rimasti dopo i trattamenti è stato piccolissimo-
La Commissione ha visitato pure i campi sperimentali della Stazione
Viticola di Villafranca ed ha potuto constatare che la virtù fungicida del
sapone d’ argento è molto superiore a quella dei sali di rame.
Interessantissime apparvero le esperienze dei professori Vermorel e
Dantony. Tra i filari trattati nel medesimo giorno con diverse miscele
fungicide, uno solo si distingueva nettamente dagli altri per le foglie in-
tensamente verdi e per i grappoli completamente immuni da peronospora,
ed era quello trattato col sapone d’ argento. Le soluzioni di nitrato d’ ar-
gento e di cloruro d’ argento hanno dimostrato solo un’ azione preserva-
trice analoga a quella dei sali di rame, mentre il sapone d’ argento fu di
gran lunga superiore.
Ecco come i signori Vermorel e Dantony preparano la loro miscela
all’ oleato d’argento: si sciolgono 20 gr. di nitrato d’argento cristallizzato
in un litro, di acqua; e separatamente si sciolgono pure 300 gr. di
204 099 Pa
bianco di Marsiglia in.alcuni litri di acqua calda; indi sì fr e
TE 3a 7
seconda soluzione in un ettolitro. di acqua (preferibilmente acqua
HI "i
MAE
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La superiorità dei sali di argento si manifesta specialmente cost SI
pioggia) e vi si aggiunge la prima continuando ad agitare.
essi sono costituiti da combinazioni di acidi grassi e ‘d’ argento; ‘è neces- > i
sario dunque che l’argento sia usato in questa forma, epperò la quantità
di sapone impiegato deve essere sufficiente. Siccome poi l’acqua ne rende | 1a
insolubile una certa quantità (10 gr. circa per ogni grado idrotimetrico DIA si
per ettogrammo), conviene adoperare acque di pioggia colle quali la for- So: 5
mola da usarsi è: sapone 150 gr., nitrato d’argento 20 gr., acqua 100 litri,
Per le acque comuni più o meno calcari occorrerà una maggior quan-
tità di sapone; per esempio per acque ad una gradazione idrotimetrica di di
15° ne occorreranno 300 gr.; per una gradazione di 20°, 350 gr.; per 30°, |
450 gr., ecc.
‘ Ignorando il grado dell’acqua adoperata, si può adottare la dose di
500 gr., ma la poltiglia riesce più costosa senza avere efficacia maggiore :
in ogni modo conviene che essa contenga sempre un eccesso di PRABGRO s0-
lubile, non decomposto.
Le pompe da adoperarsi devono essere di rame MISTO il quale non
è attaccato dal sapone d’argento purehè non vi sia un eccesso di nitrato
d’ argento. bho, è
Questo sale costa ora da 60 a 65 lire al chilogramma, e lire 80 per
quantità piccole. i
È da augurarsi che le esperienze di Vermorel e Dautony: sieno. ripe
tute in grande, specialmente peri vivai che non si possono difendere ném-
meno con ripetute irrorazioni a base pi solfato di rame *
(Comunicazione del Comizio Agrario di Beaujolais). di.
Dal Bullettino dell’ Agricoltnra, Milano, 1910.
N. 24. - Per dare la caccia ai grillotalpa che si rifugiano sulle argi-
nelle delle risaie, il sig. Gaetano Salvatico ha adoperato con successo il
seguente metodo: si scavano nella sommità dell’ arginella buchette che
scendono fino nel centro dell’ argine Stesso, distanti tra loro pochi o molti
metri a seconda che l’invasione è più 0 meno grave; e si mette in tali O
buchette un pezzetto di carburo di calcio di quello che serve per la pre >
parazione dell’ acetilene. Questo, a contatto colla terra umida, spande a “ia
poco a poco del gas acetilene (che è molto diffusibite attraverso la terra),
il quale ha la proprietà di fugare tutti gli insetti adulti e spiega un'az
dannosa anche sulle loro ova e larve.
ANNO IV. 80 settembre 1910 Num. 14.
Rivista di Patologia Vegetale
DireTTA DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e 0.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
GENERALITÀ
CorpLEy A. B. — Insecticides and fungicides. Brief directions for
their preparation and use (Insetticidi e fungicidi. Brevi
istruzioni sul modo di prepararli e di adoperarli) (Oregon
Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 108, 1910, 20 pagine).
Sono istruzioni popolari per preparare ed adoperare gli in-
setticidi ed i fungicidi più comuni. Sotto il nome delle coltiva-
zioni più importanti sono date le istruzioni per curarne le prin-
| cipali malattie.
E. A. Bessey (Michigan).
Orton W. A. — The development of farm crops resistant to di-
sease (Lo sviluppo dei vegetali coltivati resistenti alle ma-
lattie) (Yerbock of Dep. of Agricult. 1908, Washington
1909, pag. 453-464, e due tavole).
Le perdite annuali dovute alle malattie delle piante negli
Stati Uniti sono grandissime. Per alcune delle malattie più co-
® muni furono calcolate così: carbone dell’ avena L. 32.500.000 ;
seccume delle foglie dello Mato Hi 180.000.000. usa,
malattie producono dei danni che ammontano a pacata
tinaia di milioni di dollari. Sono pure grandi le perdite indi
rette come quelle rese necessarie dai diversi metodi di irrora-
zioni, solforazioni, ecc. Usa N:
Da qui l’importanza di ottenere varietà di piante resistenti —
> “a
alle malattie. I | i vd
Alcune malattie delle piante sono dovute al fatto che queste a da
vengono coltivate in condizioni sfavorevoli di luce, temperatura, Va
terreno, ecc. Ciò accade specialmente per le piante importate | ;
da un distretto all’ altro, per le quali importa dunque ottenere —
varietà adattate alle nuove condizioni.
La resistenza ai parassiti è dovuta ad una resistenza speci: —
fica delle cellule dell’ ospite al parassita ed anche, ma in molto
minor grado, alle differenze di struttura ed alla capacità di sop- ni
portare la malattia. Certe piante poi evitano le malattie in altri pr
modi, p. es. maturando e compiendo il loro ciclo vitale prima —
che i parassiti abbiano a comparire.
Qualche volta si tratta dell’ introduzione di funghi pics ui
da altre regioni, oppure dell’ importazione di piante che nella. ; i
nuova regione trovano nemici nuovi: p. es. il ribes europeo non nia
può essere introdotto in America perchè vi trova la Sphaerotheca s
mors-uvae che è ivi diffusa sul ribes indigeno col quale si trov: o
associata ; questa stessa malattia introdotta ora in Europa , vi dh
produce gravi danni. “Og
Esempi di piante resistenti a malatiina il Gossypium. i
*
nas
badense è dato come resistente all’ avvizzimento (Neocosmosg
vasinfecta), come è pure resistente il G. hirsutum, entra:
ottenuti con accurata selezione ed educazione ; il Citrullus v
garis è molto soggetto all’ avvizzimento mentre ib £
melon ne è immune, ecc.
GENERALITÀ i dii
Price H. L. — Fightiny the insect pests and diseases of orchard,
field and garden crops (Per combattere gli insetti e le ma-
lattie dei frutti e delle piante coltivate o da giardino) (Vir-
ginia Agricult. Exper. Stat., Circular N. 7, 1910, 148 pa-
gine e 65 figure).
x
E un manuale tascabile, per uso degli agricoltori, sul quale
sono descritti e figurati le malattie più comuni e gli insetti che
danneggiano le nostre colture.
Sl dànno brevi istruzioni per combattere questi malanni e
nell’ ultima parte del libro si parla delle macchine da adoperarsi
per le irrorazioni, delle formole più in uso, ecc.
E. A. BessEy (Michigan).
STEWART F. C., FrencH G. T., and WiLson J. K. — Troubles
of Afalfa in New York (Malattie dell’ Afalfa a New York)
(New York Agricult. Ewper. Stat.., Ball. N. 305, pg. 821-426).
L’alfafa (Medicago sativa) acquistò recentemente una grande
importanza nello stato di New York, venne introdotta in molte
fattorie, e questo bollettino spiega le condizioni di coltura, le
malattie, ecc. che riguardano tale pianta.
Fra le condizioni sfavorevoli di coltura sono da mettersi :
poca preparazione del terreno, acidità, soverchia concimazione,
“mancanza di humus, mancanza dei bacterî delle nodosità, ecc.
AI . . . . . .
E utilissimo inoculare il terreno in cui si deve fare la semina
con altro terreno nel quale la pianta abbia già vegetato e for-
mato i tubercoli radicali, senza di che va perduto il 50-75 °/,
del raccolto. Conveniente anche una somministrazione di calce,
I semi di afalfa sono spesso impuri. La peggiore impurità
è quella dovuta ai semi di cuscuta della quale si conoscono cinque
specie che possono attaccare l’ afalfa, ma solo la C. epithymum
è comune nello stato di New York. Anche la //antago lanceo-
RSTIZR S glauca e Daucus carota. Gli Sese semi s
sofisticati con quelli di Medzcago lupulina, Di nispida,.
bica e Melzilotus alba. S
La cuscuta va diffondendosi di anno in anno. I campi c
(Sa ;
ne sono completamente infestati devono essere arati; se però ri n-
e
fezione è limitata a plaghe ristrette, può essere arrestata falciando La
l’ afalfa, spargendo sulla plaga infetta stoppia con “coroniià DI È “
bruciando tutto. TA RI È
Le erbe infestanti rappresentano il maggior malanno del
l’afalfa in New York; ma esse sono da temersi soltanto in pri >
x
mavera poichè dopo che l’ afalfa è cresciuta le vince.
a du 151
Ii #. pena
A dd GI [RSI cose. A:
: Ve x |
DEIRA
Delle malattie dovute a funghi la più dannosa è quella dai
CN
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vuta alla Pseudopeziza medicaginis (Lib.) Sace. Essa attacca le
3
: sat; nia 7.
piante in ogni stadio di sviluppo producendo macchie nere sulle
fa
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foglie che poi avvizziscono e cadono.
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do
La Sclerotinia libertiana Fuck. è qualche volta det
dA
RA
uccidendo i fusti ai quali si attacca. Il Colletotrichum Trifolti
Bain uccide alcune piante attaccando il fusto e le frondi. i
Le piantine sono talora invase dalla Ahizoctonia e dal Pe. Si
thium Debaryanun Hesse.
L i
Se x
È
Malattie di minore importanza sono quelle dovuta alla Pe si
Ne =
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A,
ronospora Trifoliorum D. By., Ascochyta sp., Stagonospora car
pathica Biunl., Cercospora medicaginis E. i Sad e
I semi sono spesso neri e morti: contengono un’ Alternaria.. ENT:
SR
Tubercoli radicali dovuti all’ He/erodera radicicola song ab seo
bastanza frequenti a New York. di Lao
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E. A. BESsEY (Michigan). Niba
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È id PES sE " ara 2: “i
“eta Ae 4 Es ? r:
et i "3
e REA
SA ___— PARASSITI VEGETALI i 213
Bovet V. — Sur les micorhizes endotrophes de quelques arbres
fruitiers (Sopra le micorize endotrofe.di alcuni alberi fruttiferi)
(Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Paris, 1910, T. CL,
p. 1190-1192).
Nella famiglia delle Rosacee l’ Autore ha osservato micorize
endotrofe nei seguenti alberi provenienti da varî paesi : mandorlo,
albicocco, pesco, ciliegio, pruno, cotogno, pero, melo, sorbo. Le
ultime radicelle abbondantemente infestate erano spesso defor-
mate, contorte, claviformi, a superficie mammellonata ; mentre
le radicelle normali e non infette erano liscie e regolari. Il mi-
celio dell’ endofita era penetrato, attraverso lo strato pilifero,
nelle cellule corticali più superficiali ramificandosi dentro esso e
formando anse caratteristiche, e talvolta specie di vescichette e
sporangioli.
Secondo l’ Autore l’ endofita si comporta come un parassita,
ma i suoi effetti sono quasi sempre benigni perchè esso non rag-
| giunge gli organi essenziali della radice e la pianta reagisce
| sempre vittoriosamente contro l’ infezione. Però se condizioni sfa-
| vorevoli di vegetazione diminuiscono il potere di resistenza della
pianta, l’endofita può anche riuscire dannoso : le differenze indi-
viduali che talvolta si osservano nella produzione degli alberi
fruttiferi, come pure certi fenomeni di deperimento che non si
sa come spiegare, potrebbero essere dovuti all’azione parassitaria
. dell’ endofita.
L. MONTEMARTINI,
Cavarp E. — Sur un nouveau mode de traitement contre le mil-
dew, au moyen de l’oxyehlorure de cuivre (Un nuovo modo
di trattamento contro la peronospora, coll’ ossicloruro di
rame) (Compt. rend. d. s. d. l Ac. d. Sc. de Paris, 1910,
T. CL, pag. 889-841). |
bi: DL Autore si preoccupa dell’ immenso consumo di rame (cal-
cola 42 milioni di chilogrammi ogni anno nella sola Europa)
a) Si
«Rd
SEI
4 «de RN n
Lis attualmente per la lotta contro la peronospora we:
e del suo lento accumularsi nel terreno coltivabile. n
Propone sostituire al solfato di rame l’ ossicloruro “dd
che si ottiene nella preparazione elettrolitica della soda e della |
potassa. Questo sale, esposto all’ aria e all’ umidità, subisce i.
ossidazione che dà a poco a poco piccole quantità di cloruro d Le i
rame solubile. La sua azione è dunque più duratura di quella — o:
del solfato, epperò se ne possono adoperare quantità più piccole.
L. MONTEMARTINI.
FABER (von) F. C. — Zur Infektion und Keimung der Uredosporen
von Hemileia vastatrix (Sopra l'infezione e Ja germinazione sa
delle uredospore di Hemileia vastatrìx) (Ber. d. deuts. bot.
Ges., Bd, XXVIII, 1910, pag. 138-147).
L’ Autore ha avuto occasione di studiare a Buitenzorg la :R ‘
biologia di questo parassita delle foglie del caffè. Dalle sue espe *
rienze ed osservazioni conclude : | Ù (Î
1) le uredospore di Hemi/eia vastatrix germinano tanto
sulla pagina inferiore che sulla superiore delle foglie di caffè,
però riescono ad infettarle solo dalla pagina inferiore, attraverso SR
gli stomi ; PRETI
2) le stesse germinano all’ umidità, ma il micelio che sn
deriva non penetra negli stomi se l’umidità peesiiono
forma appressorî, penetra negli stomi e produce l'infesicngià |
d la qurtpianvinno ha luogo tanto al buio che alla dee
a SIIS =» VERI > Let I Pe dI
: 33. via TE 53 x (2015
PARASSITI VEGETALI i 215
‘Al JACZEWSKI (von) A. — Studien iber das Verhalten des Schwarz-
rostes des Getreides in Russland (Studî sul comportamento
della ruggine dei cereali in Russia) (Sorawer’s Ztschr. f.
Pflanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pag. 321-359, ed 8 figure).
È un estratto di una monografia pubblicata in lingua russa
sopra questa importante malattia dei cereali (Puccinia graminis
| Pers.). Le notizie statistiche sulla sua diffusione in Russia sono
assai scarse: l'Autore ne raccoglie molte e studia in modo spe-
ciale la germinazione tanto delle uredospore che delle teleuto-
spore. Pur ammettendo che, in certi climi, le urodospore possano
|. sopravvivere durante l’ inverno, esclude che in Russia la ma-
«| —lattia si perpetui per mezzo di esse o per mezzo di micelio iber-
| nante. Esclude anche la perpetuazione e diffusione a mezzo di
— —micoplasma. Dà grande importanza alle teleutospore.
Studia la specializzazione della Puscinia graminis sui di-
versi cereali che attacca in Russia.
L. MONTEMARTINI.
Macnus P. — Erkrankung des Rhabarbes durch Peronospora
Jaapaniana (Malattia del rabarbaro dovuta alla Peronospora
Jaapaniana) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVIII, 1910,
pag. 250-253, con una tavola).
Trattasi di una nuova specie di peronospora che attacca il
Rheum raponticum e che venne dall’ Autore dedicata al prof.
Jaap che la scoperse per la prima volta a Trigmtz.
È affine alla Peronospora Rumicis Ch., dalla quale si di-
SA stingue oltre che per le dimensioni dei conidii, anche perchè
| non è diffusa sututte le foglie infette ma ne attacca delle parti
limitate che fa seccare e cadere.
i Il micelio è ricco di glicogeno e sverna nel terreno insieme
largo, sì può RI è bruciare le parti di esso ChE de: mo: ra
infette. |
alcune Plasidotiaforsodi (Compt. rend. d. s. d. l de. a vi
d. Paris, 1910, T. CL, pag. 1768-1770). 5
È un breve studio istologico e biologico. della Tetramisa.
parasttica Goebel che attacca le Ruppia provocando la forma-o È È
zione di molti piccoli tumori, e della 7. Triglochinis parassita | 48
dei Triglochin. Si dimostra l'affinità di questa Plasmodioforacea sa s
coi generi Plasmodiphora e Sorosphaera : notevole la costanza — È
del modo di divisione dei nuclei durante la fase schizogenica,
costanza che permette di riconoscere una Plasmodioforacea neb: di ù
tessuto di una pianta ospite anche quando il parassita è giovane I
e non ha prodotto spore. ELI
L. MONTEMARTINI. bi;
ParTERSON W. F., CnarLes K. V. and Vemmever J. F. — some —
fungous PER of economie importanee (Alcune malattio
d'importanza economica causate da funghi). (UV. S. Depart. |
of Agriculture, Bureau of Plant Industry-Bullettin, n. MTA, vt,
Wahsington 1910; 41 pagine, 8 tavole e figure nei ppi DI:
ip
Il lavoro è diviso in dal parti. La parte I dal titolo “ M Meri i
scellaneous diseases , (Malattie varie) comprende cinque capi ud
dei quali il primo tratta di una malattia del Cyperas tegetiforn
Roxb. causata dalla Kwrakamia Cyperi (Myabe et Ideta) Mya È:
(Peronospera ? Cyperi Myabe et Id.).
PARASSITI VEGETALI 217
Questa peronosporacea comparve nel 1908 in una piantagione
di Cyperus tegetiformis a Pierce, nel Texas, durante il primo
periodo vegetativo della pianta, invadendo e distruggendo com-
pletamente l’intera piantagione. Sembra sia parassita del Cyperus
tegetiformis soltanto, almeno non sarebbe stata finora riscon-.
trata su altre specie di Cyperwus.
Tale malattia potè essere arrestata mediante accurati me-
todi colturali adatti. |
Nel secondo capitolo gli autori descrivono un nuovo genere
di Hipocreacea affine ai generi Broomella e Peloronectria ma
da questi differente in dettagli morfologici e per le spore oli-
vacee. Del nuovo genere, che chiamano Loculistroma, danno la
diagnosi in lingua inglese, così pure della rispettiva nuova specie
Loculistroma Bambusae ; non ne danno però figure.
Questo nuovo fungo è parassita di una specie di bambou
(Phyllostachis sp.) e determina la formazione di scopazzi o scope
di strega (witches’-broom), di cui è figurato un esempio nella
tavola I, accanto ad un ramo normale. Il terzo capitolo tratta
di due malattie di piante ornamentali causate da Botrytis e pre-
cisamente di una malattia dei crisantemi alla Botryts cinerea
Pers. e di una malattia delle peonie prodotto dalla Botrytis
Paeoniae (Sclerotinia Paeoniae) per combattere la quale con-
sigliano trattamenti preventivi delle piante con fungicidi e trat-
| tamento del suolo infetto dagli sclerozi con della calce.
— Ha dato risultati incoraggianti l’ uso della calce in propor-
zione di 500 libbre per ogni acro (jugero inglese) di terreno.
Nel quarto capitolo è descritta una malattia dei ciclamini
causata dalla Glomerella rufomaculans Spauld. et Schrenk, v.
Cyclaminis nov. var. di cui vien data la diagnosi dello stadio
conidico e di quello ascoforo.
Nel quinto capitolo infine gli autori descrivono (dandone Ja
diagnosi, come al solito, in inglese) una nuova specie di Sten:-
phylium che denominano St. City, sviluppatasi negli anni 1907-
>: SS mn |; i ce - ita Pa
_ È i 9 P.h SAT P Di f » Le)
ASSITI VEGETALI. 5
1908 sui limoni nello stato di Arizona, causando il ma
e la caduta dei frutti. 1,
La parte II del lavoro, col titolo “ Arval rot cause dl
by Thielaviopsis paradoxa , tratta appunto del Marciume dell
«l’anands causato dalla Thielnviopsis paradosca (De Seyn.) V. S
Hohn. E:
vpi Si
ie
Gli autori, data la sinomimia e la descrizione del fango, È
passano a fare una rivista storica della formaldeide quale disin- >
fettante e fungicida; fanno indi la descrizione (con figure) degli
apparecchi usati nelle loro ricerche sul metodo di combattere
il parassita con formaldeide gassosa ; la esposizione delle diverse
esperienze di coltura, di inoculazione ecc., e terminano in fine
colle seguenti conclusioni sommarie :
La formaldeide gassosa è un mezzo efficiente per combat
tere la Thielaviopsis paradosca. Le macrospore offrono all’azione
del gas una resistenza molto maggiore che non le microspore.
Non è stato notato alcun cambiamento anatomico nell’ aspetto
del fungo dopo la fumicazione, onde credesi che l’effetto sia. di
natura chimica anzi che fisica.
Il gas suddetto anche in piccole quantità esercita un’azione |
ritardante sulla germinazione iniziale del fungo.
La quantità di gas fatale al fungo è prodotta da fora 70
in quantità da 1,200 a 1,300c.c. per 1.000 piedi cubi di spazio
aereo (in condizioni fisiche simili a quelle usate negli esperi- |
menti degli autori)
MALUSIO TURCONI.
ViaLa P. e Pacortet P. — Sur la culture du Roesleria de la
vigne (Sopra la coltura della Roesleria della vite) (Compt. Pel
rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. de Paris, 1910, T. CL, p. 15008 sr
1771).
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DS- : sh
Grappoli poco o non sviluppati, abortiti, con pochi fiori di- ai.
sposti irregolarmente, ma normali. 3
Risanamento estivo dei ceppi malati, tranne nei casì più
gravi.
lVarattere costituzionale della malattia. — Il Roncet tipico,
quale lo mostrano alcune wpestris e loro ibridi, nonchè in- gn ne,
doo da
nesti europei, ha il carattere, morfologico e fisiologico, di una
ui
variazione lenta, progreesiva, dell’ idioplasma morfogeno delle
è,
gemme, che si compie sotto l'influenza di fattori che non risie-
Mi È
dono nelle parti aeree. o si Ro
hg
Non si è potuto trovare alcun parassita bacterico o fungino,
in nessun organo dei ceppi malati, neppure nelle radici. ‘
Il Roncet non è dunge una bacteriosi paragonabile al |
nero,
FISIOPATOLOGIA 223
I tentativi di inoculazione di succhi o di estratti, preparati
in modi diversi, nelle diverse stagioni, non hanno dato risultato:
mancanza di un virus 0 contagio fluido 0 citotossina traspor-
tabile.
Esperienze apposite hanno mostrato che non si può tra-
smettere il Roncet coi ferri di potatura, nè stratificando insieme
legno sano e malato.
Si sviluppano malati i tralci che escono da gemme malate,
cioè appartenenti a nodi malati dell’anno precedente. Il germoglio,
uscito da un nodo che l’anno precedente faceva parte della zona”
malata del tralcio, essendo obbligato a nutrirsi delle riserve al-
terate finchè non è in grado di provvedere da sè alla produzione
di alimento carbonato per mezzo delle foglie e di alimento mi-
nerale per mezzo del sistema radicale. Infatti, le ricerche fisio-
logiche hanno mostrato un grave disturbo in tutte le funzioni
della vita malata.
È interessante il fatto che l’ alterazione delle riserve ali-
mentari è strettamente locale, cioè varia da un internodio al-
l’altro, cosicchè dalla maggiore o minore alterazione delle riserve
nei diversi internodi, dipende poi la conservazione o scomparsa
della malattia nelle talee o nei germogli dell’anno successivo.
Cause del male. — L'A. ha constatato che il fenomeno es-
senziale è sempre l’ insufficiente o ritardato sviluppo di radicelle
assorbenti, cosicchè qualunque fattore od operazione culturale
che favorisca od accelerì la produzione delle nuove radicelle at-
tenua il Roncet, e pil o meno lentamente lo fa scomparire
(aerazione o rilassamento del terreno, irrigazione estiva) e vice-
versa (asportazione in primavera del capillizio radicale dell’anno
precedente, zappature profonde, ecc).
Per cui concludendo “ il Roncet è un deperimento, morfo-
logicamente e fisiologicamente ben caratterizzato, che sussegue
ad uno sviluppo sempre più insufficiente 0 ritardato delle ra-
dicelle assorbenti (a struttura primaria) n.
si PIRRO di ;
AA
AA
I
g2% %
»
Pai
<
=
viti sane. Con questo sistema si evita la necrosi del legno, nato
le ferite, che è profonda nella stagione umida e fredda mentre Di Di
è nulla nell’ estate, s' impedisce il pianto prima del germoglia- “La
‘mento, e si proporziona poi lo sviluppo primaverile alla poten- de
zialità del sistema assorbente sopravissuto dall'anno precedente,
fino a che non compaiono le nuove radicelle,
In conclusione l’ A. dopo tre anni di ricerche, ha stabilito
che il Roncet tipico non è una malattia in sé stesso, ma un
sintomo di progressiva degenerazione del ceppo, prodotta da in- pio
sufficienza dell’ apparato assorbente e che il progressivo invec-
chiamento dell’ apparato radicale è in relazione con improprie
qualità fisiche del terreno, che fanno sentire la loro influenza. 9
in modo maggiormente sensibile nelle condizioni del clima me-
diterraneo e sull’ adattamento delle viti americane al. terreno
medesimo. ;
L. PAVARINO.
NOTE PRATICHE
Dalla Deutsche landw. Presse, 1910, N. 9.
Per uccidere il vischio senza intaccare il ramo nel quale ha imagna n,
i suoi austorî, il Malz consiglia reciderlo rasente la corteccia del ramo 7 La fi
ospite e coprire poi questo, strettamente, con cartone nero incatramato: la. PARO
mancanza di luce riesce letale alle parti del parassita rimaste aderenti Pa talk
ramo. Sotto al cartone si può spalmare la corteccia con una poltiglia di. se i
argilla e carbolineum al 10 °/,, per allontanare tutti gli insetti che altri —
menti vi si rifuggerebbero. #
Pavia — Tipografia Cooperativa, 1910 — Pavia
Anno IV. 15 novembre 1910 Num. 15.
—
— Rivista di Patologia Vegetale
DiretTA DaL Dott. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
GENERALITÀ
Bourcart E. — Les maladies des plantes; leur traitement rai-
sonné et efficace en agriculture et en horticulture (Le ma-
lattie delle piante; modo razionale ed efficace di trattarle
in agricoltura ed orticoltura) (Paris, 1910, 655 pagine, con
figure).
Diversamente dai comuni trattati di patologia vegetale,
questo, anzichè contenere una descrizione sistematica delle sin-
gole malattie, è, si può dire, un trattato di materia medica ap-
plicato alla cura delle piante.
L’Autore pensa che i trattamenti preventivi e curativi delle
malattie delle piante richiedono, oltre che la conoscenza dei
parassiti o degli agenti che ne sono causa, anche quella del
prodotto usato come rimedio. Perciò, dopo una lunga introdu-
zione nella quale sono esposti i concetti fondamentali della pa-
tologia delle piante, dell’ eziologia, terapeutica , profilassi, ecc.,
dedica capitoli speciali ai diversi prodotti usati nella terapeu-
tica : acqua, solfo e suoi composti, arsenico e composti, sali
metallici, sostanze organiche diverse, ecc., dicendo di tutti quali
4 *
pe del
: ; A he ta ;
= o, S . . . LC] È gi ” . "Ve Bi
azioni esercitano sulle piante e sui loro parassiti e dando i con-
sigli più utili per la loro applicazione alla cura dei più diversi
Y
La
var
Sa @
malanni. | MERE RE
Per rendere il libro molto più pratico vi sono in ultimo de,
due specie di indici. Uno è un vocabolario delle malattie e dei
parassiti delle piante con una succinta e chiara descrizione delle +28
medesime ; l’altro è un indice alfabetico in cui sono tanto i 1508
nomi dei parassiti e delle malattie, che quelli delle piante col ia
richiamo alle malattie da cui sono colpite. sana I NE:
L. MONTMARTINI.
Brrost G. — Rassegna crittogamica dell’anno 1909, con notizie
sulle malattie dei trifogli e delle veccie causate da parassiti j
vegetali (Bol. «ff. d. Min. d’'Agric., Anno IX, 1910, 12 pa- Ri:
gine) (per la Rassegna precedente veggasi alla precedente
pagina 130).
È
NE,
>
Fu annata poco favorevole allo sviluppo delle crittogame Si
“
parassite, cionondimeno viene qui riportato un lungo elenco di lt
osservazioni fatte nel Laboratorio Crittogamico di Pavia sopra vi
casi mandati e raccolti in diverse regioni d’ Italia e di fuori. x
Di malattie epidemiche non si ebbe che il ripetersi del- Hi
l'invasione dell’ oidio o 724) bianco delle quercie, il quale si n
manifestò anche nei cedui di castagno su quel di Savona. na
Diffondendosi a parlare delle malattie del trifoglio, l'Autore
dà importanza specialmente a' quelle che ne attaccano le foglie :
Uvophlyctis Trifolii, Pythivm De Baryanum, Peronospora tri
foliorum, Uromyces Trifolii (raggine), Erysiphe Polygoni (mal
bianco), Pseudopeziza Trifolii, Polythrincium Trifolii, cec.
Parla anche della Cuscuta, del ma/vinato e dell’Orobanche, non set |
omettendo di dare consigli sul modo di combattere tali malanni.
Per le veccie viene ricordata specialmente la Peronospora 5
Viciue insieme a qualche altro fungillo di minore importanza. cai i
‘Do MONTEMARTINI, ti
GENERALITÀ 297
CamBeLL OC. — Trattamento dei vecchi oliveti (/te/azione al Con-
gresso Nazionale degli olivicultori in Sassari, Roma, 1910;
51 pagine).
Parlando delle malattie dell’ olivo, l’ Autore insiste sul con-
cetto, già esposto in altre pubblicazioni riassunte in questa Ri
vista, che esse malattie si presentino dove l’età, o cattive con-
dizioni biologiche, o una cattiva ed imprevidente tecnica coltu-
rale vengano a turbare l'equilibrio vitale della pianta : l’ ingen-
tilimento progressivo subito dall’olivo per la coltura, le diverse
condizioni di vita in cui esso viene posto, la prolungata e mal-
praticata produzione agamica, hanno notevolmente diminuito in
esso la naturale resistenza agli agenti esterni e ai parassiti, Anche
per la gommosi l’Autore osserva che la presenza di gomma nei
tessuti della pianta deve considerarsi come un fenomeno normale
e puramente fisiologico che si manifesta più intenso coll’età, perchè
appunto coll’ età scema la resistenza della pianta alla siccità.
Oltre che della gommosi, l Autore parla brevemente delle
altre malattie, consigliando di fronte ad esse, insieme alle pra-
tiche culturali che valgano ad eliminarle, anche i seguenti trat-
tamenti :
Rogna o tubercolosi : potatura e asportazione delle parti in-
fette, con successiva disinfezione della ferita con soluzione al 8
per 100 di acido fenico o al 2 per 100 di sublimato corrosivo.
Carie del tronco e marciuine radicale : pel tronco bisogna
asportare la parte secca e coprire la ferita con mastice, o bru-
ciarla col piroforo ; per le radici convien pulirle e trattarle con
5 a 10 chil. di calce in polvere per pianta.
Vaiuolo (Cycloconiuni oleaginmim): irnrorazione con poltiglia
bordolese.
Cocciniglie : trattamenti con emulsioni saponose.
Tignola : irrorazioni velenose a base di arsenico.
Mosca : irrorazioni con miscele zuccherine avvelenate,
sl < C
; x :
"n META, TA i)
lag (Mia mi io i Sal Si
ta n / ol | fg e Het A
di: OS | © GENERALITÀ — PARAGSITI VednTati 3 SSR
Muschi e licheni : raschi assi dei tronchi e pennellature |
acqua di calcio o con soluzioni di solfato di rame. ua
Per la fumaggine, la brusca, il fleotripide ed altri parassiti | "R È:
vegetali od animali valgono, più che i trattamenti, le buone norme
di igiene. Per gli insetti dannosi in genere, l'Autore invoca una
legislazione che ne renda obbligatoria la distruzione. i
L. MONTEMARTINI.
Ferraris T. I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili :
fasc. IV-VI (Alba, 1910) (per gli altri fascicoli veggasi alla
precedente pagina 131 di questa Aivista).
Tutti e tre questi fascicoli sono ancora dedicati agli asco-
miceti, e l'Autore tratta ampiamente in essi 1 gruppi delle Pezzza,
Sclerotinia, Rhytisma, Nectria, Sphaerella, Pleospora, ecc., ripor-
tando sempre i risultati degli ultimi lavori fatti in proposito e
corredando la sua esposizione con una tavola e oltre 60 figure
alcune originali, altre prese dalle migliori monografie.
La ricchezza di notizie e la cura messa dall’Autore nel rac-
cogliere anche tutto quanto si riferisce alla cura delle diverse
malattie, rende il trattato molto utile agli studiosi non solo, ma
anche ai pratici che si occupano delle malattie delle piante.
L. MONTEMARTINI.
Fiscner E. — Beitràge zur Entwicklungsgeschichte der Uredineen
(Contributi allo studio dello sviluppo delle Uredinee). (Cene
tralbl. f. Bakter. ecc., II Abth., Bd. XXVIII, 1910, pa-
gine 139-152).
È interessante la dimostrazione data dall’Autore che iu
dium Euphorbiae Gerardianae E. Fisch. è la forma ecidica. del ka
lUromyces caryophyllinus (Schrank.) Winter. pn, ad A
PARASSITI VEGETALI 229
Notevole anche la specializzazione di questo Zyomyces: la
forma che cresce sui Dianthus non è identica a quella della Sa-
ponaria. Nella Svizzera i garofani ne vengono attaccati anche
dove manca affatto l’ Euphorbia Gerardiana, e ciò è probabil-
mente dovuto al fatto che il parassita sverna sulle foglie della
pianta ospite nello stadio uredosporifero.
L. M.
Forex E. — Note sur l’Oidium du fusain du Japon (Nota sull’ 0;-
dium dell'Evonymus japonica). (Bull. trini. d. l Soc. Mycol.
de France, 1910, T. XXVI, pag. 322-326, con una tavola).
L’Autore studia la natura chimica e le funzioni degli ispes-
simenti delle membrane che il Salmon ha visto e descritto in
questo Oidivm. Crede si tratti di produzioni di cicatrizzazione
aventi forse origine analoga a quella degli ispessimenti di na-
tura callosica osservati dal Mangin nei filamenti micelici e nel
conidiofori delle Peronosporee, e la cui funzione è sempre ignota.
L. MONTEMARTINI.
Grircron E. e MauLsLranc N. — Sur des espèces de Sphaeropsis
et de Diplodia parasites du poirier et du pommier (Sopra
alcune specie di Sphaeropsis e Diplodia parassite dei peri
e dei meli). (Bull. trim. d. l. Soc. Mycol. de France, 1910,
T. XXVI, pag. 307-316, con due tavole e due figure).
Alla scuola di agricoltura di Grignon alcuni peri presenta-
rono una malattia dei rami, caratterizzata da piaghe rotonde 0
irregolari, depresse e nettamente limitate da una linea sporgente
quasi come lamella di sughero, formatesi generalmente attorno
a una gemma o all’ inserzione di un piccolo ramo, e crescenti
qualche volta irregolarmente quasi per l'aggiunta di altre piaghe
f
" (|
a a
cla È
Fis at”
PARASSITI i ira
. DE I . . . 7a - NI Vo 1 n
simili formatesi attorno di esse: in corrispondenza a tali piaghe
la scorza prima liscia, in seguito si screpola e si stacca. Su |. iSA
essa appaiono poi i picnidi di un micete, che gli Autori riten: dl
gono essere la causa del male e che prima si presenta come un
Macrophoma, poi come una Diplodia.
Lo studio di questa Dip/odia richiama gli Autori a studiare
e confrontare tra di loro i funghi di questo gruppo che vennero
già trovati sui peri e sui meli e furono volta a volta ritenuti
come costituenti la stessa specie o specie diverse. Dal loro esame
concludono che i peri ed i meli possono essere attaccati tanto
da Sphaeropsis che da Diplodia, molto simili tra di loro ma
sempre distinte, spesso saprofite ma che possono diventare pa-
rassite di ferita ed uccidere i tessuti corticali, cagionando lesioni
identiche. Sono : ii
1. Sphueropsis maloruni Peck., a spore unicellulari, al-
lungate, finamente sagrinate alla superficie;
2. Sphaeropsis pseudo-Diplodia (Fuck.) Delac., a spore
unicellulari, sagrinate, più gsosse e più larghe di quelle della
specie precedente ; SI I
3. una Diplodia indeterminata a spore bicellulari e liscie. de:
Quest’ ultima è la causa della malattia osservata a Grignon. |.
L. MONTEMARTINI. —— vr
(Guecuen F. — Sur une fumagine ou noir de graines de Cacaoyer Ri:
de San Thomé, produit par un Acrostalagmus (Su una /u-
maggine o nero che infesta i semi del cacao a San Thomé,
CE
ed è prodotta da un Acrostalagmus) (Bull. trim. d. l. Soc.
Myc. de France, 2910, T. XXVI. pag. 187-297, con due ta- ca
vole).
Nell’ isola di San Thomé spesso i frutti maturi di cacao
sono infestati da un micelio prima biancastro, poi nero-verdastro,
il quale pervade la colonna placentare e si estende sui tegumenti — Ù
PARASSITI VEGETALI 231
dei semi, annerendoli e rendendoli incommerciabili. È malattia
che sì conosce da parecchio tempo, ma che solo in questi ultimi
anni ha assunto proporzioni allarmanti e reca danni assai gravi.
Lo studio microscopico del fungo e delle sue colture dimostra
trattarsi di un Acrostalagmus simile all’ A. Wilmnorinii che
l’autore ha già rilevato e destritto come parassita di certi aster
in Francia: si distingue da questa specie perchè non forma scle-
rozî ed ha conidiofori più alti e conidî non ocellati. Se ne fa
dunque una forma nuova: Acrostalagnmus Wilmorinii, forma
Thomensis. "
Moltissimi dei frutti attaccati avevano scorza traforata in
uno o più punti dallo Xy/eborus perforans, piccolo coleottero
comune nelle piantagioni di zucchero e che attacca anche i frutti
del cacao per entrare nei semi e cibarsi della radicnetta dell’em-
brione. E specialmente attraverso i fori di questo insetto che si
propaga il male: nei pochi casi in cui i frutti ammalati non
sono forati, l’ infezione è probabilmente penetrata dal tessuto
conduttore dello stilo.
Si consiglia l’ irrorazione preventiva dei frutti con nuiscele
che sieno contemporaneamente insettifughe e fungicide. Nei imu-
gazzeni bisognerà poi isolare subito i frutti che si presentano
ammalati, perchè la malattia si propaga anche per contatto.
L. MONTEMARTINI.
Manus P. — Zum Auftreten des EichenmehiItaus (Sulla diffusione
del bianco delle quercie) (Ver. Ges. Luremb. Nuturfr.,
1910, pag. 108-111).
L'Autore non crede che il mal bianco diffusosi in questi
ultimi anni in Europa sia lo stesso che già venne osservato
nel 1843 presso Parigi dal Mérat e che forse non era che la
forma conidica della Phyllactinia corylea, comune sulle quercie
ma assai diversa dall’ Oidium diventato ora epidemico. Non
0)
ava
ranassrt rain _
crede nemmeno si tratti di una forma. immigrata dall Amira |
poichè nè si ha notizia che in America vi sia una relati AG
diffusa, nè ne vengono attaccate, in Europa, le quercie ameri- 3 to
cane. Raf dice. fr)
Pensa invece si tratti della forma conidica di una Micro-
sphaera molto affine alla M. Alni la quale si sarebbe acclima-
tata in Europa, sulle quercie, provenendo da altra pianta ospite
e formando su di esse solo i conidî,
L. MONTEMARTINI.
Macwnus P. — Ein neuer krebsartige Auswiichse an der Wirt-
spflanze veranlassender Pilz aus Transvaal (Un nuovo fungo
del Transval che produce escrescenze cancrenose sulla pianta È
ospite) (Ber. d. deuts. bot. Ges., 1910, Bd. XXVIII, pa-
gina 377-380).
Trattasi di una forma fungina nuova appartenente al gruppo 9
delle Mucedinee dietiorpore della quale l'Autore fa’ un genere vi
nuovo: Hyalodema (dai conidî in forma di bolle di piccole cel- .
lule jaline). Si
L’ unica specie (H. Evansti, dedicata ad Evans che la ha ;
trovata) attacca i Zizyphus e produce sui loro fusti o sui pic- h:
cioli fogliari escrescenze cancrenose caratteristiche.
L. M. où
Me Ras W. M. A. — Report on the Outbreak of Blister Blight
on Tea in the Darjeelin District in 1908-1909 (Relazione sulla
comparsa della golpe vescicolare del tè nel distretto di Da- È:
rjeeling nel 1908-1909) (Agric. Res. Inst. Pusa, Bull. N. 18;
Calcutta, 1910, 19 pagine e 6 pagine): | i
E una descrizione della malattia e del micromicete che ne
è la causa, l’Erobasidium verans Mass.
"
PARASSITI VEGETALI 233
Cominciò a diffondersi nel distretto di Darjeeling nel 1908
e si estese nel 1909 producendo danni non lievi perchè provoca
sulle foglie e sui giovani germogli la formazione di galle e bol-
losità che li rende inservibili.
Oltre il tè, il parassita attacca altre piante quali Quercus,
Machilus, Rhododendron, Vaccinium, Laurus, ecc.
Si consiglia una abbondante potatura per diradare la chioma
delle piante e allontanarne l'umidità, e la raccolta e distruzione
delle foglie ammalate. Sono efficaci anche, per arrestare e cir-
coscrivere il male dove si presenta, le irrorazioni con poltiglia
bordolese..
L. MONTEMARTINI.
Voces E. — Die Bekaimpfung des Fusicladium (La lotta contro il
Fusicladium) (Sorauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XX,
1910, pg. 385-393).
È uno studio dei mezzi di disseminazione e specialmente di
svernamento di questo parassita che è causa della fiechiol/atura
e scabbia (Venturia inaequalis) delle pere, delle mele e di altri
frutti. |
Vi sono varietà di frutti che resistono al parassita, e ve ne
sono di quelle nelle quali solo i frutti restano attaccati e non
le foglie. Non si può dunque dire che 1’ infezione si propaghi
sempre da queste a quelli. Talvolta ne sono veramente attaccati
anche i rami e molti germi rimangono nelle screpolature della
loro corteccia.
Le annate piovose favoriscono lo sviluppo del fungo.
Questo può penetrare la cuticola dei frutti senza che sia
necessaria alcuna lesione per quanto piccola. Il suo micelio si
diffonde poi sotto l'epidermide. Non è esatto dunque quanto
dice l’Aderhold che esso sia più un epifita che un parassita.
. Poichè i germi del fungo sono difficilmente raggiungibili
nelle screpolature della corteccia e poichè d'altra parte molti
germi provengono dalle foglie ammalate dell’anno precedente
a gie ra V
da; falli
fà: ott
Sa ui PARASSITI ANIMALI
USS? ade
| 7%
sulle quali, durante l’ inverno, matura la forma ascofora (ba: di
gnerebbe raccoglierle e brfiarle), così l’ Autore ‘crede che alle
irrorazioni con poltiglia bordolese fatte durante l’inverno, sieno
preferibili quelle compiute quando l’albero è coperto di foglie. |
L. MONTEMARTINI,
Gvozpenovic F. — L'invasione delle cavallette sul Carso e modo
di combatterla durante l’ inverno. (Ist. Sper. Chim. Agr. di
Gorizia, 1908; 8 pagine e 7 figure).
Gvozpenovic F. — La lotta contro le cavallette sul Carso nel-
l’estato 1909 (col precedente, 1915; 18 pagine e 8 figure).
Da alcuni anni sul Carso, e specialmente in alcune località
della valle del Vippacco, è stata osservata la comparsa di uno
straordinario numero di cavallette che impressiona e preoccupa
gli agricoltori. Non sono le specie nefaste dall’ istinto migratorio,
conosciute fin dall’ antichità (Acridivi migratorium , Stauro-
nolus maroccanus, ecc.), ma vi è una specie molto affine (Ca-
loptenus italicus) che moltiplicasi talora in numero straordinario
distruggendo le coltivazioni di vaste plaghe. E insieme ad esso
sono, pure numerose, altre specie (se ne determinarono 20) delle
due famiglie dei Locustidi e degli Acrididi.
Danneggiano specialmente i prati ed i pascoli, ma invadono
anche i campi coltivati a trifoglio, a patate, a legumi, a fru-
mento, a granturco, e si estendono anche ai vigneti.
Le irrorazioni con insetticidi, come il succo di tabacco sono
efficaci ma non praticamente applicabili su vasta scala. Anche
le irrorazioni colla comune miscela cuprocalcica le tengono lon- pi
tane dalle viti. i
Più efficaci sono però la caccia diretta e la ricerca e distru-
zione dei nidi di uova che si trovano a fior di terra. Per questo N
motivo sono utili le erpicature durante 1’ inverno,
PARASSITI ANIMALI 235
In Gorizia venne anche organizzata la caccia agli insetti
giovani (prima che abbiano ad accoppiarsi e deporre le uova)
fatta mediante apposite reti collettrici, dagli alunni delle scuole,
‘divisi opportunamente in squadre. Si calcola che nel decorso
anno in questo modo sieno stati catturati e distrutti circa 45
milioni di cavallette. Nemici naturali delle cavallette del Carso
sono un coleottero (Zonabris sp.) un dittero (Anthrac sp.) e un
micromicete (En:pusa gryllli, o Entomophtora Calopteni) che
in certe località si è presentata veramente epidemica.
L. MONTEMARTINI.
Jaap O. — Coceiden-Sammlung (Raccolta di coccidi). (Hamburg,
III e V, N. 25-72).
È il seguito della pubblicazione di cui si parla nella prece-
dente pagina 40 di questa fivista. |
Sono raccolte, determinate e seccate molte specie di Diaspis,
Lecanium, Pulvinaria, ecc.
Gli esemplari sono numerosi e ben conservati.
L. MONTEMATINI.
MarreLLI G. — Per la conoscenza delle convittime del Dibra-
chys boucheanus Rutz. (Boll. d. Labor. di Zool. gen. e a-
graria di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 323-324).
Viene segnalato il fatto che questo imenottero parassita oltre
l’Apanteles glomeratus attacca anche la Sttotroga cerealella del
grano. La femmina sale sui chicchi di grano e li esplora colla
estremità delle antenne percorrendoli tutti lentamente : se trova
una larva matura (che abbia già costruito il bozzoletto) di S7-
totroga, depone in essa le sue ova.
L. MONTEMARTINI,
A SA ui , Foe
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D56 «I° Mori ANIMALI
i È no Di o Nali:
PP » a i i
ci G. — Notizie sui costumi del CI corni-.
ger Walk. (Col precedente, pag. 325-326).
Questo calcidide si sviluppa sul Cerogtasies rusci. I primi
adulti compaiono nella terza decade di maggio ; la femmina con-
ficca la trivella tra i lobi anali delle larve e le solletica acciò |
emettano dall’ano gli escrementi che sono dolciastri; depone le
ova forando lo scudo dell’ ospite ; compie da maggio a ottobre
circa cinque generazioni, |
L. MONTEMARTINI.
OserstEIn O. — Ueber Schidigungen von Fritfliegenlarven an
jungen Maisstauden (Danni prodotti da larve di mosca su
giovani culmi di Mais). (Cenlralbl. f. Bakter. ecc., II Abth.,
Bd. XXVIII, 1910, pag. 159-160).
Si segnala il fatto (già osservato nel 1897 dal Frank in Tu-
ringia) che larve di Oscinis pusilla hanno attaccato in Breslavia
giovani culmi di mais. È
L, M.
PantaNELLI E. — L’ acariosi della vite in Svizzera (Bull. d. Min,
d'Agric., Roma, 1910, Anno IX, Vol. II, 6 pagine). Bor
È una relazione sopra una visita fatta alla stazione viticola
ed ai vigneti dei dintorni di Losanna per studiare la malattia,
ivi conosciuta sotto il nome di acariosi ed attribuita ad un
acaro parassita, il Phyllocoptes vilis.
. La malattia si presenta esclusivamente sui primi germogli
primaverili i cui interno lî restano estremamente corti e gracili
spesso contorti, mentre le foglie della base si accartocciano e d
si chiudono, si prosciugano e cadono. Le altre foglie restano —
poi piccole, asimmetriche, deformi e bollose in seguito al for >
marsi sulla loro lamina di piccole areole pallide (con 1 a 5 mm.
di diametro), nelle quali l’ accrescimento è arrestato.
ate 2 A derit ah -
PARASSITI ANIMALI 9237
Più tardi, in giugno, i tralci ammalati seccano e sono so-
stituiti da succhioni sani e vigorosi; oppure risanano e dànno
foglie e internodi normali. Ma intanto però il raccolto è per-
duto. Bd
Innumerevoli sono gli acari (Phyllocoptes) che si possono
osservare sui tralci ammalati e sulle foglie lesionate : durante
l’ estate essi si spargono sui teneri organi in via di sviluppo. e
al primi freddi migrano sui ceppi e si ritirano sotto le scaglie
della scorza ove passano l’ inverno in letargo.
La malattia viene efficacemente combattuta con pennella-
ture di soluzioni di polisolfuro alcalino (8 Kg. di polisolfuri
di sodio e potassio in 100 litri di acqua) applicate verso la
fine di marzo dopo la potatura. Si può adoperare anche il
lisolo bruto 0 altri liquidi cresolati, alla dose. del 4.p. 100.
Siccome l acariosi è malattia primaverile, basta un tratta
mento fatto poco prima del germogliamento.
Il roncet o arricciamento comune si distingue da questa
malattia perchè non dà bollosità alle foglie, le quali sono in-
vece profondamente laciniate. Si distingue poi anche per altri
caratteri già altra volta descritti dall’Autore (veggasi alla pre-
cedente pagina 47 di questa /?v:sta).
In alcuni casi l'Autore ha osservato a Noto una complica-
zione del yoncet con una forma di acariosi (foglie bollose come
in Svizzera, ma dicotomia e formazione di molte gemme avven-
tizie) ed ha rilevato essere questa dovuta alla presenza di un
acaro ascrivibile però non al genere Phyllocoptes ma a Antho-
coptes. Questa forma di acariosi attacca solo le viti già affette
da roncet, e poichè nella Svizzera la coltura della vite è fatta,
nei dintorni di Losanna, in condizioni simili a quelle della Si-
cilia, l'Autore non scarta la possibilità che anche ivi.il PhyMo-
coptes vetis, a cui senza dubbio si debbono le alterazioni carat-
teristiche della malattia, si sviluppi di preferenza sui ceppi con
apparato radicale sofferente.
L. MONTEMARTINI,
N Ae 3
fi dba. Ria
SIMO | bo Me
giga | AGENTI ATMOSPERICÌ 3) CO
dci ian ni "Pv. ue SEU
n più
PeGLION V. — Anomalie di vegetazione delle bietole zuccherine —
porta-seme (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vo- SH
lume XIX, 1910, pag. 253-256). NE
Le radici elites di barbabietole selezionate e pro ovenienti da ‘ei
Avezzano, e trapiantate a Cà del Bosco nella bassa valle del Po }
per averne i semi, spesso danno luogo ad anomalie le quali si È
risolvono in un aborto dell’ infiorescenza e sua sostituzione con
ciuffi di foglie che si sviluppano al posto dei getti fioriferi o al
loro apice.
Talora le piante così degenerate sono il 25 p. 100.
L'Autore richiama i lavori del Klebs e del Blaringhem sopra
lo sviluppo vegetativo di certe piante e della stessa Beta vwl
garis in determinate condizioni, e per analogia pensa che il fe-
nomeno sia qui dovuto alla difettosa conservazione delle radici
nei silos durante l’ inverno: siccome per difenderle dal gelo.
qualche volta vengono troppo coperte, se ne favorisce la vegeta-
zione sia pure lenta, e si impedisce abbiano a beneficiare di
un assoluto riposo invernale. Anche le mutilazioni che avven-
gono su queste radici ancor vive, all’ atto dell'apertura dei silos,
hanno certo la loro influenza.
L. MONTEMARTINI.
TrincHieri G. — Osservazioni sui danni arrecati alle piante del-
l'Orto Botanico di Napoli da un repentino abbassamento di
temperatura (Bu//. d. Ort. Bot. d. R. Univ. di Napoli, 1910,
T. II, fasc. 4°, 17 pagine) asa
Il 25 novembre dello scorso anno 1909 la temperatura sì
abbassò d’un tratto, a Napoli, tanto da raggiungere 19,7 C. sopra
zero, e ciò insieme al soffiare di un vento freddo ed asciutto VoR
danneggiò molto le piante di quell’Orto Botanico. n.
L’Autore raccoglie in lunghe tabelle la descrizione dei danni —
AGENTI ATMOSFERICI — SOSTANZE CHIMICHE 999
piccoli o gravi che ebbero a subire le diverse piante. Anche le
specie proprie della regione mediterranea non andarono esenti da
danni.
Interessante il fatto, in certe specie sì vedevano individui
che avevano sofferto meno degli altri, il che si spiega, secondo
l'Autore, per le condizioni individuali e momentanee delle piante
stesse, per il loro stato di salute o di nutrizione, per l’età, e so.
pratutto per la diversa congenita, intima loro costituzione.
L. MONTEMARTINI.
Perri L. — Beobachtungen iber die sehédliche Wirkung einiger
toxischer Substazen auf den 0elbaum (Osservazioni sopra l’a-
zione nociva di alcuni composti tossici sopra l’ olivo) (Cen-
lralbl. f. Bakter. ecc., II Abth., Bd. XXVIII, 1910, p. 153-
159, con due figure).
L° Autore ha fatto una serie di osservazioni per studiare
quali alterazioni provocano nelle foglie dell’ olivo certi sali me-
tallici (di rame, di zinco, di litio, di sodio, di nikel e di uranio)
forniti alle piante o in soluzioni diluite (da 0,10 a 1 per 1000),
o mescolati al terreno in forma di polvere.
_ Vide che dette sostanze si accumulano specialmente nelle
foglie vecchie la cui clorofilla è quasi scomposta, o il cui lembo
è in parte già secco.
| Osservò inoltre che sulle foglie la cui energia vitale è in-
debolita per l’ azione tossica del cloruro di sodio , si sviluppa
l’ Ascochyta Oleae, ed in genere su tutte le foglie un po’ avve-
lenate si sviluppano con facilità la Stietis Panizzei, la. Phillo-
sticta insulana , il Coniothyrium Oleae, la Septoria Oleae ed
altri fungilli i quali invece attaccano solo difficilmente le foglie
completamente sane.
Benchè la predisposizione per questi parassiti possa dipen.
dere da molte cause, l’ Autore dà importanza all’ azione speci
ARE AI DI POL PSSARROT 3 RS O
SEE de “PERI via; "0 È i; pio,
RENO, Ver. IIBNBBTTT e,
= x | Soliana cimmicne — - sora Pn (051 RN "AE
i ai
vuta, come si sa, alla Stictis Panizzei) in certe plaghe. Da
. . . . 7* . ; A a
sia la presenza delle micorrize alle estremità delle radici (come
ha già rilevato in altro lavoro riassunto alla pagina 282 del pre-
cedente volume di questa Rivista) quella che rende le piante più
sensibili all’ azione tossica dei composti che si trovano nel ter-
Treno... r i i rn
L. MONTEMARTINI.
NOTE PRATICHE
Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1910.
N. 35. Contro la tignuola delle foglie dei platani (LythocoMectis platani)
non si riconoscono rimedii pratici se non quello di raccogliere e bruciare
le foglie infette. In autunno l’ ultima generazione passa allo stato di ninfa
e sverna sotto la corteccia delle piante sino alla primavera.
l. Mm.
Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1910.
N. 38. - Per uccidere le larve del tonchio e bruco dei legumi che si
trovano qualche volta annidate nei semi dei piselli, delle fave, delle len-
ticchie, ece., non si può ricorrere all’azione del calore perchè si corre pe-
ricolo di danneggiare la germinabilità dei semi. Meglio applicare il solfuro —
di carbonio, chiudendo la semente infetta in un fusto comune (caratello 0 î ni
cassa) dopo avervi versato 50 gr. di solfuro di carbonio per ogni ettolitro :
si fa rotolare il fusto di quando in quando e dopo 48 ore si apre e si uo
espongono i legumi all’ aria. I
N. 41. - Contro i bruchi dei cavoli si consiglia spolverare le piante a È
con calce e dopo qualche ora inaffiarle.
Pavia — Tipografia Cooperativa, 1910 — Pavia
ANNO IV. i | 20 novembre 1910 Num. 16.
Rivista di Patologia Vegetale
Diretta DAL DorTt. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
PARASSITI VEGETALI
Farneti R. — Il mal bianco delle quercie minaccia anche i
castagni ed i faggi. Misure profilattiche da prendersi per
limitare od arrestare l’ infezione.
L’ Vidio delle quercie, che da due o tre anni ha invaso con
fulminea rapidità e sotto forma epidemica i querceti d’ Europa,
sembra minacciare seriamente anche altre importanti essenze
forestali.
Fino dall’ anno scorso notai questo parassita sui giovani
germogli di castagni, ceduati nell’ annata, nei dintorni di Sa-
vona. L’ infezione era limitata solo ad alcune ceppe d’un ceduo
assal esteso, e sembra senza gravi conseguenze.
Quest’ anno in territorio di Lizzano in Belvedere, provincia
di Bologna, ho osservato l’ 0idzo delle quercie in cedui di faggio
tagliati nella primavera di quest’ anno o nella primavera del-
l’anno scorso. Quivi l’ infezione, quantunque non estesa che ad
aree relativamente ristrette, si presentava però con caratteri
assal gravi. I germogli colpiti erano in parte deformati, avevano
le foglie bollose e raggrinzate , la lignificazione o agostamento
i * rai fig
s fa CREO
i 3) J
PARASSITI | vecerati
ne era ritardata od ostacolata, e l aduggiamento dello 5
n’ era evidente.
limitata : generalmente di cento o duecento metri quadrati, ra
ramente estesa a più di venti o trenta are. |
. Nelle faggete nelle quali sl era sviluppata la ia non i È
vi erano piante di quercia; anzi le quercie più ‘vicine sì trova- ò
vano a qualche chilometro di distanza e a trecento o quattro- | i Er:
“i 4 fa
PO,
Se nei cedui di faggio e di castagno l’ infezione rimanesse |
cento metri più in basso.
sempre così limitata, non sarebbe tale da destare preoccupa-
zione; ma non è improbabile che la crittogama delle quercie si |
specializzi anche sopra il castagno ed il faggio e che improv- — 5 5
visamente in condizioni più favorevoli possa invadere tutti i Èa
castagneti e le faggete ceduate di recente. | |
Il nuovo pericolo, e i danni gravissimi che l 0idi0 reca ai i:
querceti, dovrebbe richiamare l’attenzione dell’ Istituto Interna- vii
zionale d’Agricoltura, per vedere se non fosse il caso di pren- SA
dere misure profilattiche efficaci per arrestare o limitare la pro- “A “
pagazione del male in tutti gli Stati in cui si è manifestata Sei
l’ epidemia. sel =
Considerando che nelle quercie la malattia attacca Re 8
mente solo i rimessiticci che spuntano sopra le piante tagliate — Ma]
o scalvate di recente; e che, se attacca qualche volta anche le
foglie di rami adulti, perchè ciò sì verifichi, sembra necessario
il contatto o la vicinanza di focolai intensamente infetti e spe dos
ciali condizioni di umidità; è sperabile quindi che, proibendo
per due o tre anni il cate lo scalvo e la potatura dei quer: | pa
ceti, comunque tenuti a ceduo, a capitozza o ad alto fasto; È
l’ epidemia crittogamica venga ad arrestarsi od anche a scom- |
parire. và ara
1°
PARASSITI VEGETALI 948
il taglio e lo scalvo, dei boschi di quercie, non apporterebbe
diminuzione quantitativa della legna, della corteccia e della
fronda, il cui incremento annuale si ritroverebbe accumulato al-
l’epoca del taglio protratto.
Sarebbe quindi una misura profilattica non soltanto pratica,
ma che si potrebbe attuare senza spesa e senza scapito per i
proprietarî di boschi. È vero che in alcuni luoghi si tagliano i
cedui e si scalvano le quercie, come altre piante, per sommini-
strarne la foglia fresca o disseccata al bestiame, ma anche in
questi luoghi non riescirebbe difficile agli agricoltori il surro-
gare per due o tre anni la foglia di quercia con altri mangimi
economici.
Laboratorio Crittogamico di Pavia, novembre 1910.
ArnauDp G. — Une nouvelle maladie de la luzerne: maladie rouge
(Una nuova malattia dell’ erba medica: malattia rossa). (Le
Progres Agric. et Vitic., Montpellier, 1910, N. 43, pag. 517-519,
con una figura).
La malattia si presentò nei dintorni di Montpellier con fe-
nomeni simili a quelli provocati dalla Ahizoctonia. Le radici
erano attaccate, oltre che da poche anguillule, dalla Neocosmo-
‘| spora vasinfecta , lo stesso fungo che attacca il cotone, le cu-
curbitacee ed altre piante, provocando 1’ avvizzimento.
Sulle radici ammalate si notano ammassi rossi, di pochi mil-
limetri di diametro, i quali corrispondono agli organi di ripro-
duzione del parassita.
Contro il diffondersi di questa malattia 1 autore consiglia
la selezione di varietà ad essa resistenti, come si è fatto in
America pel cotone, non che l’ alternanza di coltivazione con
piante (come i cereali, i cavoli ed altre) che non siano attaccate
né dalla Neocosmospora, né (per precanzione) da; Fusarium che
provocano malaltie affatto simili. Utili sono anche le disinfe-
ad L Na fe » al ne ita ni |
tie etna i A " L'AS RE
vale) bare, Ao , sai MI MR
Me 3} gu eo Isa ne Ra t Fai si è
ZF APIILI PARASSITI VEGETALI | SA
zioni del terreno a mezzo Pi solfaro SR &
ogni mq.) 0 di formolo (60 gr. per mq.).
Arxnaun G. — Contribution à l’' étude des fumagines Coe
allo studio delle fumaggini). (Ann. Mycologici, ai 1910 0,
Vol. VIII, pag. 470-476).
Le fumaggini non costituiscono un gruppo speciale ma, per y
ps:
le loro forme perfette, si possono ricondurre a diversi generi del-_ d
à ù
l'immenso gruppo delle sferiacee : vivono sulla maggior info
dei mezzi nutritivi e specialmente sulla melata degli insetti, senza
che però vi sia relazione fissa tra specie di insetto e specie A
fungina. | | Sa
L’autore ha fatto una serie di osservazioni sopra questi funghi. Bb
nella Francia meridionale. Tra le forme perfette descrive due
specie nuove di Capnodium, il C. meridionale trovato sui rami ;
di oleandro e di quercia, ed il :C. oleale sui rami di olivo. m»
Distingue poi col nome nuovo di Pleosphaeria Citri il fungo —
che è causa della fumaggine dei limoni e che fu già descritto —
coi nomi di Limacinia Citri (Br. et Pass.) Sace., L. Pesi >
Sacc. e L. Cameline (Pass.) Sace.
Tra le forme conidiche ricorda il Dematium pullulans , uu
Cladosporium fumago, V Alternaria tenuis , il Macrosporium | su
commune. Crede che la questione del polimorfismo delle fumag- >
gini sia parallela, se non identica, a quella del polimorfismo delli
Pleospora herbarum.
L. MONTEMARTINI 0
Bupàk F. — Zwei neue Tannennadeln bewohnende Pilze I
nuovi funghi degli aghi degli abeti). (Nat. Ztschr. ci Fare
u. Landw., Bd. VIII, 1910, pag. 213-320, con sé
PARASSITI VEGETALI ì 245
Colpiscono le foglie di abete già danneggiate dal gelo, spe-
cialmente quelle più basse.
Si tratta di un Phoma che l Autore descrive col nome di
E Ph. bohemica e di un ascomicete nuovo intermedio tra i generi
Ditopella e Rehmiella, e che l'Autore chiama Rehmiellopsis bo-
hemica. Questa è forse la forma ascofora del primo.
Non producono danni molto gravi.
L. MONTEMARTINI
È BurLer E. J. — A new genus-of the Uredinaceae (Un nuovo ge-
i nere di Uredinee). (Ann. Mycologici, Berlin, 1910, Vol. VIII,
pag. 444-448, con una tavola).
È una ruggine che attacca le foglie di Olea diotca a Bombay.
Sl presenta come la Hemileia con piccole macchie gialle, pol-
verulenti, in corrispondenza alle quali il parenchima fogliare è
attraversato da ife ramìficantesi negli spazi intercellulari, riu-
nentisi poi a formare piccoli stromi dai quali sorgono i sori spo-
riferi del parassita.
È L’Autore ne fa un genere ed una specie nuova che chiama:
| Cytospora Oleae.
te L. M.
— —HerzreLp S. — Ueber eine neue Taphrina auf Polystichum Lon-
chitis (Una nuova Zaphrina sul Polystichum Lonchitis).
(Oesterr. Bot. Ztschr., 1910, pag. 249-254).
LI
È una specie nuova di Tuphrina che attacca la felce in pa-
rola e che l’Autrice descrive col nome di 7. Wettsteiniana, de-
._dicandola a R. von Wettstein che per il primo la ha osservata.
i L. M.
OPZS RE > © SMR a
RESTARE NOE - MR SI È r
Fe ART Lioni , è pr LR
Da ed, E u 4 Ù ‘è ue i e li PI alati RCD APR:
dat; VA (A A ce ni 4 af: sd uti ut T1L, ui je ba Sal 7
” d ‘ * ella ro La n°? pt Ma CR di Ps: To x x n) r “
dee iui CATIA PARASSITI VEGETALI È sii ;
Prbati (Galle di natura fungina su radici di Kickria mu:
| stica Preuss). (Ann. Mycologici, Berlin, 1910, Volume VI TI,
pag. 449-451, con una figura). ;
Sono piccole galle che si formano sulle radici delle piantine |
in germinazione di Kickxia elastica nel Kamerun, e ne provo- |
cano il deperimento nei semenzai. Sono dovute al moltiplicarsi
di
ed ipertrofizzarsi delle cellule della corteccia le quali diventano
anche polinucleate. ì
Agente patogeno è il micelio di un fungo che non si può
ti È
L.Me 0
determinare perchè non produce alcun organo di fruttificazione :
esso agisce forse segregando un veleno irritante.
Lewis Ca. E. — Apple diseases caused by Coryneum foliico-
lum Fkl. and Phoma Mali Sculz et Sace. (Malattie dei meli — :
prodotte dal Coryneun folticolun Fkl. e dal Phoma Mali NE
Scultz et Sacc.). (Maine Agric. Exper. Stat., Bull. N. 170, i
1909, con 42 figure). i,
Re Baffi a
Questi due funghi attaccano il fusto delle piante giovani di
melo ed i rami delle piante vecchie. Sono parassiti di ferita 6:18
provocano alterazioni simili a quelle prodotte dalla Sphaeropsigà di
malorum.
L'Autore li descrive qui dettagliatamente.
L. M.
Lewrs Cu. E. — New species of Endomyces feoni ascanitia apple |
(Una nuova specie di Endomyces causa di deterioramer 60
delle mele). (Co/ precedente, Bull. N. 178, 1910, con 14 fig).
È una nuova specie che attacca i frutti e che l'Autore | lo i
E
È dad de
began >
SE PARASSITI VEGETALI 247
| scrive col nome di Endomyces nali. È, pei suoi caratteri cito-
logici, diversa dall’ E. Magnusti.
Hi. pi L. M.
> pura E. — Le Lophodermium macrosporum parasite des ai-
È guilles d’epicéa (Il Lophodermium macrosporum parassita
delle foglie di abete rosso) (Rer. gen. d. Botanique , Paris,
SAS 1910, pag. 297-336).
bi Già fin dal 1874 R. Hartig studiando questo parassita delle
RI: - faglie dell’abete rosso, aveva riconosciuto che esso può presen-
n tarsi in due modi: o provocando un imbrunimento rapido degli
Sl : aghi che rimangono attaccati ai rami, 0 provocandone un im-
_ runimento lento e la caduta.
i L’ Autore ha studiato e seguito accuratamente il percorso
7. della malattia e l’ evoluzione del parassita nei Vosgi, e distin-
Ro guendo meglio e caratterizzando i suoi diversi modi di presen-
tarsi, ne dà anche la spiegazione.
Secondo lui il Lophodermium macrosporum non attacca
d ® che gli aghi a vegetazione debole i quali si trovano sui rami
| bassi degli alberi anche vigorosi, o nei terreni sterili, o nelle
‘abetine mal tenute. Però anche tra gli aghi già deboli, ce ne
n ne sono in diverso stadio. Quando il parassita ne attacca di
‘quelli che sono ancor pieni d’amido (specialmente in primavera),
—. il micelio abbondantemente nutrito si sviluppa rapidamente e ra-
pidamente ne invade tutto il parenchima fogliare, mentre la
pianta cerca di opporsi ad esso con la formazione di un anello
di resina e tannino alla base della foglia, la quale resta attac.
cata al fusto.
Si ha in tal caso la forma x della malattia, caratterizzata
| dalla presenza dell’ anello basale sulle foglie colpite e loro ade-
renza ai rami. Colpisce le foglie dei rami di due o tre anni
SARE mai quelle dell'annata perchè le gemme non sono ancora
aperte quando si disseminano, a primavera, le spore), presentan- |
dosi in forma più o meno violenta a seconda del loro stato, .e ;
maturando su di esse, in un anno, gli organi di fruttificazione i
del parassita. vel
Quando invece quest’ ultimo attacca foglie già molto depe-
rite e che contengono poco amido, il micelio insufficientemente
nutrito, cresce in esse molto lentamente, nè la foglia reagisce
colla formazione di alcun anello, ma all'autunno viene completa-
mente uccisa e cade.
Si ha così la forma $ della malattia, caratterizzata da aghi
caduchi e senza anello basilare. Colpisce specialmente le foglie
dei rami più vecchi, ma qualche volta si presenta anche, insieme
alla forma «, sui rami giovani. Ha percorso lento e gli organi
di fruttificazione del parassita maturano più tardi quando le
foglie sono già cadute sul suolo.
L. MONTEMARTINI:
PegLion V. — Intorno alla carie del frumento (Rend. d. R. Ac.
d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1910, Vol XIX, pa
gina 216-220).
n:
È
si
i
Dopo avere ricordato i lavori dell’ Hoffmann e del Frank
sulla durata del potere germinativo delle spore di carie (Tilletia —
laevis), e quelli del Prévost e Tulasne sulla propagazione di
questo parassita, l'Autore comunica il risultato di alcune sue ù.
esperienze fatte seminando grano sano infettato esternamente vi
con spore. È
Ottenne spighe infette totalmente o parzialmente ; in queste
ultime sfuggono più facilmente all’ infezione i chicchi primi a
formarsi, cioè quelli delle spighette centrali. Nei chicchi sani —
non vi ha traccia del micelio del parassita. | Ò
La trasmissione di questa malattia non avviene dunque Pa è
germi contenuti nel seme.
L. MONTEMARTINI. —
este
rta si O,
Medi ©. >
PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 949
Lisrner G. — Einige neue Obstbaumfeinde (Alcuni nuovi nemici
degli alberi fruttiferi) (Jahresber. d. Ver. f. angew. Botanik,
1909, Berlin, 1910, pag. 983-111, con 6 figure).
Si parla di tre parassiti animali e uno vegetale :
1. Diaspis piri Boisd., che attacca peri, peschi, meli,
pruni ecc., provocando sui loro rami la formazione di depres-
sioni che qualche volta riducono i rami stessi in forma di nastri.
La si può combattere con pennellature di carbolineum, colle
quali però non bisogna toccare le gemme che ne sarebbero
danneggiate.
2. Tarsonemus fragariae Zinn., che attacca le fragole
provocandone l’intristimento ed impedendone l’ allargamento
delle foglie. Sono specialmente le foglie giovani quelle che ven-
gono danneggiate, onde è difficile trovare liquidi insetticidi che
non riescano ad esse dannose. Alcune varietà sono resistenti.
3. Eriophyes ribis Nal. dei ribes, che deturpa le foglie
che attacca. Contro questa erinosi si consigliano da alcuni le
solforazioni con solfo misto a calcio (una parte di calcio e
due di solfo) da ripetersi tre volte per almeno due primavere
consecutive. È conveniente però anche raccogliere 0 bruciare
tutti gli organi infetti.
4. Podosphaera levcotricha (Ell. et Ev.) Salm., o Sphae-
rotheca Mali Burr., o bianco dei peri e dei meli, contro il
quale si sono applicate invano le solforazioni e le irrorazioni
cen solfuro di carbonio, così che è sempre consigliabile la rac-
colta e distruzione dei rami infetti. Secondo Erikson hanno ef-
ficacia le pennellature con poltiglia bordolese applicate ai rami
sulla fine dell’ inverno.
L. MONTEMARTINI.
250 , PARASSITI ANIMALI
Corte J. — Nouvelle acarocécidie de Crataegus oxyacanthoides
Thuill. (Nuovo acarocecidio del Orataegus oryacanthoides
Thuill.). (Compt. rend. d. l. Soc. d. Biol., Marseille, 1910, T.
LXIII, pag. 643-645, con figure).
Corte J. — Différenees de susceptibilité des Crataegus monogyna
Jacq. et oxyacanthoides Thuill. à I égard des Eriophyides
qui attaquent leurs feuilles (Diversa suscettibilità dei Ora-
taegus monogyna Jacq. e oxryacanthoides Thuill. riguardo
agli Eriofiidi che attaccano le loro foglie) (col precedente,
pag. 645-646). |
L’ Autore descrive una nuova specie di Eriophyes (E. Cra-
taegumplicans) che produce sulle foglie del Crataegus oxyacan-
thoides piccole bolle ipofille, sparse nel lembo o lungo i margini,
prive di peli. Per quest’ultimo carattere queste alterazioni si di-
stinguono da, quelle provocate dall’ E. gonothorax che attacca
di preferenza le foglie del Crataegus monogyna.
L. MONTEMARTINI
Darmasso G. — La lotta contro le tignuole dell'uva (Le Staz.
Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vol. XLIII, pg. 593-645)
È una lunga ed accurata esposizione di quanto si è fatto
all’ estero e in Italia per combattere questo malanno delle viti.
L’ Autore raccoglie i risultati delle esperienze , li confronta tra
loro, li discute, fa esperienze anche proprie per controllare i ri-
sultati ottenuti dagli altri, e dall'esame di tutti questi dati trae
le seguenti conclusioni :
1) la caccia alle farfalle colle lampade o con altri mezzi
I
non è consigliabile nè per la spesa che importa, nè per i risul-
tati che può dare; i
2) la caccia ai bruchi di prima generazione colle pinzette
e gli spilli non sembra neppure essa conveniente per la spesa DE
che importa e pei danni che può arrecare ai grappoli in fioritura È.
PARASSITI ANIMALI 251
3) L’anticipazione della vendemmia consigliata da alcuni
può essere adottata solo in casi eccezionalissimi ;
4) la distruzione delle crisalidi coi mezzi consigliati in
Francia dell’ ebow://antage, o echaudage, esige spese troppo gravi
di impianto e di esecuzione e mano d’opera addestrata ed istruita,
non facile ad aversi ; |
5) gli insetticidi dovrebbero costituire il rimedio ideale,
ma i loro effetti pratici sono ancora molto incerti, diversi sono
i risultati delle esperienze fatte a scopo scientifico da quelli delle
| applicazioni in campagna, così che si rendono necessari nuovi
studii e nuovi tentativi.
In questa condizione di incertezze, l'Autore si limita a rac-
comandare ai viticultori :
a) distruzione delle crisalidi, sia riducendo il numero dei
rifugi (trasformando i vecchi tipi di impalamento a base di legno
con altri a base di cemento armato e di ferro), sia ricorrendo ai
rifugi-trappola (stracci, carta o paglia da applicarsi ai ceppi,
eCC.);
b) raccolta degli acini bacati in agosto :
c) conservazione, e non distruzione, del materiale infetto
raccolto, entro casse munite di reticelle di 2 mm. di diametro
che permettano a primavera l’ uscita degli endofagi ed il loro
ritorno ai filari.
L’ Autore si augura che anche in Italia si organizzi una
lotta seria, con una larghezza di mezzi simile a quella applicata
dai viticultori della Francia e della Germania.
L. MONTEMARTINI.
DeL Guercio G. — I fleotripide dell’olivo in Liguria ed i nuovi
mezzi per combatterlo. (Porto Maurizio, 1910; 12 pagine).
Questo insetto del gruppo dei tisanotteri, è piccolo, lungo
un paio di millimetri circa, largo meno di uno, nero lucente, de-
e T-
femmina depone le ova nei fori scavati nel legno dal Me
donde poi gli adulti si disperdono sulle foglie e sui giovani ger- È:
mogli danneggiandoli ed impedendone lo sviluppo. Ha due ge |
nerazioni all’ anno. pc
La malattia, nota col nome di schima, si diffuse in questi SASHA
ultimi anni in Liguria in modo allarmante onde venne istituito +08
a Villatalla un Laboratorio entomologico (la cui direzione fu af- di
pal
fidata all'Autore) per studiarne il decorso. so
La si combatte curando il punteruolo ed altri insetti (per. A
esempio l’ ilesino del frassino) che ne aiutano la moltiplicazione. Db
La si combatte anche con irrorazioni di succo di tabacco. È 3
inoltre consigliabile : potatura e sfrondamento generale, da pra-
ticarsi durante l'inverno, dei rami della grossezza di un pol-
lice; raccolta e distruzione delle fronde infette. : Po
Il fleotripide dell’ olivo ha un nemico naturale in un calci-
dide : l’Eulophus Gentilei.
L. MONTEMARTINI.
Perri L. — Sulla presenza in Sicilia del RAizoecus falcifer
Kiinkel (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1910,
Vol. XIX, pag. 220-223).
È una cocciniglia polifaga, priva di occhi, ricoperta di se-
crezione bianca, cerosa, con aspetto simile ai dactilopiti, ma con
caratteri delle zampe e delle antenne assai diversi.
Fu scoperta dal Kiinkel sopra le radici di una palma, e vive.
frequentanente sul Convolvulus arvensis, dalle cui radici passa
facilmente alle radici della vite e precisamente sulle ‘porzioni |
delle Tadivhgtra che yenno finito il loro “OOEoa GIA in mai
trofie dello strato pilifero e dell’ intercute.
i PARASSITI ANIMALI — MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA 253
Venne già osservata sulla vite dal Saliba ad Algeri, ora
l’ Autore ne segnala la presenza in Sicilia nei cui vigneti le
zone attaccate spiccano da lontano come macchie più o meno
estese simili a quelle prodotte dalla fillossera, benchè più uniformi
dal centro alla periferia.
L. MONTEMARTINI
. VerneT E. — Le phylIloxera vaincu par le eyanure de potassium ?
(La fillossera vinta col cianuro di potassio ?). (Le Progrés
Agric. et Vit., Montpellier, 1910, N. 10, pag. 306-307).
Richiamando la comunicazione di Mamelle già riassunta alla
precedente pagina 102 di questa Aivista, l’ Autore ricorda che
già nel 1899 nella Champagne lo Schwartz tentò applicare le
soluzioni di cianuro di potassio in olio pesante contro gli insetti
parassiti delle radici delle piante, e le provò anche contro la fil-
lossera delle viti. |
L’ Autore pensa che l’ acido cianidrico, in soluzione in olii
pesanti o meglio in alcool, possa essere usato nella lotta contro
la fillossera, ma specialmente per l’ estinzione completa di tutta
la vita tanto animale che vegetale nel terreno.
L. MONTEMARTINI.
ta Mawicarpi C. — Intorno alla cosidetta strina del castagno nel
«AR Modenese. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vo-
°-°" -PARE@io 7 AU ARBUT DO O
| PARASSITI VEGETALI || ©
Busse W. e ULrIca P. — Der Warzelbiina der
bruciaticcio delle barbabietole) (col prc 1
e si vide che la prevalenza dell’uno o | dell’altro dipende dalla
damento della stagione : una primavera calda dà la. prevale
al Phoma, una molto umida sab invece il Pythium... mo
della malattia.
=
tole) Ci EER pg. 34-35).
La malattia è in relazione coll’umidità del terreno. .
cause della malattia del cuore e del marciame secco dell )
barbietole) (col prevalente, Heft 10, 1910, pg. 16);
vute in primo luogo al Phoma Betae. non è accolta dai
La siccità ha influenza sul corso delle malattie, e gli p
hanno osservato tuberi che cominciavano ad serali
che fossero minimamente infetti da Phoma.
IAT?
- pa
PARASSITI VEGETALI 281
RuHLANnD W. e ALsrecaT — Anbauversuche zur Bekaimpfung der
Herz- und Trockenfàule der Rilben (Esperienze per combat
tere la malattia del cuore e il marciume secco delle bar-
babietole) (col precedente, pag. 17).
Gli Autori insistono sulla selezione di piante resistenti al
male. Furono ripetute le esperienze di sostituzione di sali am-
moniacali ai nitrati, ma senza nuovi risultati.
La M.
Perers L. — Ueber die Desinfection des Rilbensaatgutes (Sulla
disinfezione dei semi di barbabietola) (col precedente, Heft 8,
1909, pag. 25-28).
Nell’ ipotesi che l’ abbruciaticcio delle barbabietole dovuto
al Pythium e all’ Aphanomyces sì propaghi nel terreno mentre
quello dovuto al Phoma si trasmette coi semi, l’Autore ha fatto
tentativi per ottenere la disinfezione di questi ultimi, seminan-
doli poi in vasi con terra sterilizzata per poter meglio control-
lare il presentarsi della malattia. Adoperò soluzione al 2 p. 100
di solfato di rame (immersione per 24 ore), poltiglia bordolese ,
miscela cuprosodica, formalina, carbolineum, ecc. Le miscele a
base di solfato di rame sono le più efficaci, ma costano di più.
Sono utili. contro il Phoma Betae ma non si sa se contro gli
altri agenti patogeni che sono nel terreno.
L. M.
FaBER (von) F. C. — Ueber die angebliche Bedeutung von My-
xomonas Betae Brzezinski fiir den Wurzelbrand und die
Herz- und Trockenfàule der Ruben (Sopra la Myromonas
Betae Brz. come causa dell’ abbruciaticcio , della malattia
alla pagina 102 del terzo volume di questa Rivista. La verro] Na”
nicum Sch., o Ex. pentasporiwin Schir. AE
AR
"A ì Po) A Pa : p
PARASSITI VEGETALI
del cuore e del marciume secco delle barbabietole) ‘font
EA
; e. pà, n
È un breve riassunto della nota sulla quale è > stato 0 riferita A
precedente, pag. 28).
monas Betae Brzez. non esiste.
L. M.
Lausert R. — Ueber Exobasidium-Krankheit der Azaleen al AIA
den MehItau des Apfelbaums (Sopra una malattia delle azalee pi
dovuta ad Erobasidiumn, e sul mal bianco dei meli) (col
precedente, pag. 28-29). E
L’Autore segnala la presenza in Germania, sopra le foglie.
di Rhododendron indicum, di un Exrobasidium non ben diffe-
renziato ma che crede essere o l una o l’altra delle due specie
trovate nel Giappone sopra l’Azulea indica : Erobasidium japo-
Il bianco dei meli arrivò quest’ anno, in giugno e luglio, a
maturare i periteci presentandoli coi caratteri della Podosphaera ——
leucotricha (Ell. et Ev.) Salm.
L. My 0
AppeL 0. e Werra E. — Infectionsversuche mit Plasmodio-
phora Brassicae Woronin (Esperienze di infezione colla
pure
Plasmodiophora Brassicae Wor.) (col preconentt Heft. 1a Cd 4
1910, pag. 17-18).
austriacum e il S. striclissimuin, producendo nel isa: pena.
bl Lal
PAECLALA
PARASSITI VEGETALI
» leggeri rigonfiamenti della radice, negli altri tubercoli irrego-
| | larmente lesionati. Nel = sativus la Plasmodiophora
Ts ‘non produce rigonfiamenti, ma causa l’annerimento della radice.
L. M.
| ArcaNnGELI G. — Sul mal bianco delle querce. (Proc. Verd. d.
È Soc. Toscana di Sc. Nat., 14 nov. 1909, 8 pagine).
- Dopo aver ricordato le osservazioni e le discussioni già fatte
in iisito da altri botanici, l'Autore conferma che la malattia
face di preferenza le foglie dei rigetti e dei rami dell’ anno,
| attribuendo il fatto anche alle differenti condizioni d’ ambiente
SI cui vegeta la fronda delle piante giovani e basse rispetto a
| quelle elevate e ad alto fusto.
È E Quanto alla specie patogena, l'Autore propende a credere
* si tratti di una forma dell’ Oidium erysiphoides Fr., che attacca
i | tante piante selvatiche e coltivate, che ha acquistato speciale
E virulenza in seguito alle speciali condizioni meteorologiche ve-
| rificatesi in questi ultimi anni, cioè le primavere straordinaria-
| mente piovose.
e
sta
a,
L. MONTEMARTINI
pr E. I. — The bud-rot of palms in India. (// marciume
della gemma nelle palme in India). (Mem. of the. Dptm.
di, Sep Agric. in India, Vol. IIL Calcutta, 1910, pag. 218-250,
i A | con sei tavole).
nl wmarciume della gemma o bud-rot delle palme, osservato
n dal 1893 nelle palme del coco della Giamaica, colpisce anche
r {reca Catechu il Borassus flabellifer ed altre palme ed è
orm mai i diffuso nella Da Na Bengala ove è causa di danni non
ta"?
“Ai A
Le RL
OBa > IRE | PARASSITI VEGETALI
essa diventa scura e oltiasi alla base, mentre secca mi ci
mente. L’ alterazione si propaga a poco a poco anche alle basi —
ancor tenere delle più giovani foglie, le quali alla loro volta A
ingialliscono e seccano. Qualche volta annerisce e marcisce ano pi
che l’ apice del fusto. L79
Causa della malettia è un fungo parassita, il Pythium pal
mivorum, già segnalato dall’ Autore fin dal 1907 in una pubbli
cazione riassunta anche alla pagina 225 del secondo volume dia
questa ‘vista. L'Autore ne studia qui con molti dettagli 1 ca-. db
ratteri biologici ed anatomici e ne prova la natura patOanA Ls
mezzo di inoculazioni. Lon 3
Nelle esperienze per combattere la malattia, abbandonsto ia
sistema delle irrorazioni con poltiglia bordolese, si sono concen- È
centrati tutti gli sforzi nell’ isolamento e distruzione delle piante Dio
ammalate.
L. MoNTEMARTINI. Bi
MarcHanp E. F. L. — Le Plasmodiophora Brassicae Wor., pa- I
rasite du melon, du céleri et de I’ oiselle- épinard (La Pla-
Par:
smodiophora Brassicae Wor. parassita dei meloni, dei s3 0
dani e degli spinaci) (Compt. rend. d. s. d. CH d. Sc. di <%
Paris, 1910, T. CL, pag. 1348-1350). | n
n ef
ba
È
o:
vr No
Fin’ ora si credeva che questo parassita vivesse solamente pa
sulle Crucifere ; l’Autore segnala ora il fatto che esso fu trovato | au
anche ad i toni radici di sedani e meloni raggiungendo in si
questi ultimi dimensioni molto superiori al normale. La cosa di )
di grande importanza per regolare l’alternanza delle colture. in pi
tensive di fronte alle minaccie del parassita. 4°
La. MONTEMARTINI. i;
dt
în De: È, de ego | 9,
WiTa 2 Lo î
MA Re
î) Mt ade 77) ide PILE
, Ra ata (47)
i -
à ti
da RI
PARASSITI VEGETALI 285
T_T_TYyFy--r-r-r-re-r_ree-———r.rrrrrrrrre==——--—-:;:;
È: . VurzLewix P. — Sur une entrave naturelle à la maladie des chénes
(Sopra un ostacolo naturale alla malattia delle quercie) (col
precedente, T. CLI, 1910, pag. 647-648).
N sg
Nelle foreste di Vaucouleurs, tra la Mosa e la Mosella. sulle
| quercie molto attaccate dal ,ma/ bianco si presentò un Cicinno-
bolus parassita dell’ Oidium, il quale pare costituisca un ostacolo
naturale molto serio per la diffusione e perpetuazione del male.
SA È diverso dal Cicinnobolus Cesatii de Bary, e simile al C.
__. Cesatii forma Evonymi Tassi: pare si tratti di una specie eu-
| ropea o ubiquitaria, la cui identificazione non è facile.
SE L. MONTEMARTINI
À PeeLion V. — Intorno alla forma ascofora dell’ oidio della vite.
«| _—(Rend. d. r. Ac. Lincei, Classe Scienze, Vol. XIX, 1910,
, pag. 458-450).
Ri . Richiamata la sua nota già riassunta alla precedente pa-
gina 100 di questa Aivista, l'Autore aggiunge che la formazione
. dei periteci dell’ oidio della vite comincia già nel settembre
È . quando ancora le foglie attaccate sono in piena attività vege-
DG hi | tativa, e continua (di mano in mano che i periteci maturi si
È | staccano) fino ad autunno tardi, ed ha dunque una certa impor-
E” tanza nella conservazione della specie.
Mt. È pertanto un errore abbandonare la lotta contro questa
B | malattia dopo il mese di agosto.
L. MONTEMARTINI
Tranzscnen W. — Beitrige zur Biologie der Uredineen, III (Con-
tributi di biologia delle Uredinee, III) (Trad. d. Mus. Bot.
dd. l’Ac. Inp. d. Sc. de St. Petersbourg, Bd. VII, 1910, pa-
| gine 1-19).
K;
9h
e.
96
de
È
4 Pets. x
NI so.
Uy 6
&
«i
“
Puccinia ed altre Uredinee allo scopo principale di gii
forma ecidiosporica. Tali esperienze per alcuni casi hanno dato A
buoni risultati, per altri ebbero esito negativo. be:
La Puccinia Porri (Sow) Winter, che attacca diverse specie — DE #
di Allium è una Hemi-Puccinia, in quanto le basidiospore pro-
24 ni
dotte dalla germinazione del teleutospore attaccano direttamente | 3
gli Allium. e producono la forma uredosporica senza passare per a
la ecidiosporica. dì, a
Le teleutospore di Puccinia Maydis Bereng , danno! ecidii. 3
sopra l Oralis Corniculata L.; quelle di Pwuccinia Poarum di
dànno ecidii sulla Tussilago Farfara ma non sulla Petasites | po È
officinalis, pertanto l’ Aecidium che si trova su quest’ultima non 9
appartiene alla Puccinia in parola. pier i
Esperienze fatte colle Puccinia Iridis, P. glumarum, P. Ve-
ratri, ecc. le cui teleutospore furono seminate su piante spon- a
tanee le più diverse, non hanno dato alcun risultato. © i sa
L. MONTEMARTINI
ScHROEDER H. — Die Widerstandsfahigkeit des Weizen-und Gotica
stenkorns gegen Gifte und ihre Bedeutung fiir die Steria
tion (La resistenza dei semi di frumento e di orzo ai a Sa x
leni, e la sua importanza per la sterilizzazione) (Centralbl. |
f. Bakter. ecc., Il Abth., 1910, Bd. XXVIII, pag. 192.508): (O
L’ Autore prova sublimato corrosivo, iodio, alcool, etere È
cloroformio, acido acetico, nitrato d’ argento, solfato di der Ù
cloruro di Ri floruro di sodio, osservando poi la germinabi-
lità dei semi e la persistenza di spore, specialmente di bacteri. Da.
La sterilizzazione migliore per le ricerche fisiologiche da o) 09:
tiene col nitrato d’argento, pulendo prima ben bene i semi. pal arr
AGENTI CHIMICI — MALATTIE D'INDOLÈ INCERTA 287
SE . l’acqua, immergendoli poi per 18-24 ore in una soluzione al 5 gi
del sale in parola, e levandoli da ultimo in soluzione allungata
di cloruro di sodio per metterli subito dopo a germinare.
SI L. M.
Me
SE
bc A . DO DI
A HepLunp T. — Nagra iakttagelser of ver bladrullsjuka hos po-
ti. tatis (Alcune osservazioni sopra l’ arricciamento delle pa-
po tate). (Tidskrift f. Landtmin, Lund, 1910, Bd. XXXI,
fe, 14 pagine).
ki;
È Secondo l'Autore questa malattia delle patate si trasmette
a - | . . " È “a DI
gi adoperando tuberi provenienti da piante già ammalate, ma può
-D comparire anche in piante provenienti da tuberi sani quando
n sia resa difficile la respirazione delle parti sotterranee in causa
di abbassamenti di temperatura, di semina profonda, di pioggie
SES
Pi a
n
o di troppa compattezza del terreno. Non è malattia infettiva,
\ aloe
NA
ma si deve considerare come una forma patologica di modifica-
zione, quasi come quella che ci è data dalle forme bisessuali di
Fragaria grandiflora che, a differenza delle forme femminili,
sono facilmente attaccate dalla Mycosphaerella : le prime sono
localizzate nei terreni compatti e sterili, crescono male, sono
deboli e vengono attaccate; le seconde si presentano nei terreni
| soffici e fertili, hanno forte sviluppo vegetativo e resistono al
Da parassita.
Come mezzi per combattere la malattia delle patate , l’Au-
# tore consiglia lavorazione del terreno, concimazione calcare ,
semina poco profonda, uso di tuberi provenienti da piante
| sane, preferenza al terreno soffice e poroso.
_L. MONTEMARTINI.
Dall’ Agricoltura Salentina. Lecce, 1910:
N. 19. - A. Biasco sostiene che il roncet delle viti sia caglogi
repentini e forti sbalzi di temperatura che si verificano nell'epoca in
le viti entrano in vegetazione. Tutto ciò che rende debole la vite ‘e
| cagionevole, la rende anche più sensibile all’azione malefica dei geli
sla: epperò aiuta la CONMIRAETS: e diffusione. del roncet. nni Mei: ic.
stralia.
Per combattere l’agrotide del tabacco si accenna al sovescio di se-
| nape. PETE
terra. af *
Essenziale è Ia condizione di seminare profondo ma a solco su.
d* mo
Dal Bullettino dell'Agricoltura. Milano, 1910 : “ei
N. 45. - Per combattere il mal bianco delle quercie, il dott. E.
meno per qualche anno, il tagli delle quercie onde avere. ‘solo er:
due i) più anni che sieno resistenti > parassita. — | ipo
Diretta DAL DoTT. LUIGI MONTEMARTINI
Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia
Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MaTTEI, SPERONI e C.
Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia
PARASSITI VEGETALI
& Tronconi M. — L’avvizzimento dei cocomeri in Italia e la pre-
senza della Mycosphaerella citrullina (C. O. Sm.) Grossenb.
sulle piante para dal male.
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‘di L’avvizzimento dei cocomeri, causa di gravissimi danni,
Sad DELE già riscontrato anche alcuni anni fa nelle cocomeraie del.
dp Emilia (nel Faentino e nella provincia di Reggio Emilia) e
| studiato dal Prof. R. Farneti che per primo in Italia nel 1907
SB fece cenno in una nota pubblicata in questa stessa Rivista
| (vedi Vol. II, pag. 241).
Bici: Nel 1909 il Dott. E. Pantanelli pubblicò pure una nota su
Usa tale ‘malattia riscontrata oltre che nel Faentino e nel Reggiano
( e, egli dice, è nota ab antiquo col nome di nebbia) anche
s nel la pria (nel Bientinese (Pisa) dove i contadini 1’ hanno
as | Ambedue gli autori riscontrarono costantemente sulle piante
sa malate, il Fusarium niveun Erw. Sm. fungo parassita ch’essi
1mi ostrarono essere la causa del male e che già da tempo è
molto diffuso in America ove pure determina l’ avvizzimento
adiepmeri (Wilt disease of watermelon).
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_ 1 Fusarium niveum fu scoperto sul cocomeri | cino
e descritto fin dal 1898 da E. Smith È il quale poi nel 1
fecta (Atk.) Erw. Smith. i cui periteci secondo questo e
si sviluppano facilmente in autunno sulle radici morte di coco-
mero e nella terra circostante. «0
In Italia però finora si è sempre riscontrata, tanto in ne I |
tura che in colture artificiali, solamente la forma conidiofora |
(Fusarium niveum).
Nel 1910 l’avvizzimento dei cocomeri (che fu riscontrato |
anche in alcune cocomeraie della provincia di Pavia) si mani-
festò nell’ Emilia con grande intensità cagionando danni rilevan-
tissimi come ne scriveva nel luglio scorso, mandando piante.
ammalate per esame a questo Laboratorio Crittogamico, il Prof. I
Zago, Direttore della Cattedra Ambulante d’Agricoltura di Pia-
cenza ed ancor nel settembre il Prof. A. Bizzozero, Direttore
della Cattedra Ambulante d’Agricoltura di Parma.
Quest’ ultimo inviava in esame una porzione di tralcio, nel
del
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quale notavasi il progressivo sviluppo del male, tolto da e
pianta di cocomero la quale aveva saputo resistere fin’ allora
alla malattia che aveva distrutto quasi tutta la produzione €
5
Sul tralcio, nelle aree RRTRLRA necrotizzate, oltre al solito
parecchie coltivazioni.
') Smith E. F. — The watermelon disease. - Proceed. Amer. Ass ®
Adv. Science 1894, pag. 289. ì
2) Id. — Wilt disease of. cotton, watermelon and cowpea: - U. 8. Dey
of Agricult., Divis. of veget. Physiol. and Pathol., Bull. N. 17, csc
PARASSITI VEGETALI 291
+ Si
. fossero in istadio più avanzato di alterazione. Ed il Prof. A.
| Bizzozero gentilmente accondiscese inviando nell’ ottobre pa-
4 recchie piante già secce, marcescenti, sulle quali trovai in quan-
| tità periteci ascofori, numerosissimi specialmente sulle parti in-
G feriori basali delle piante, frammisti alle fruttificazioni del Fu-
| sarium.
pr Essi però non erano ancor giunti a perfetta maturanza, e
È. solo ora, sopra frammenti tenuti in luogo adatto, potei ottenere
ed esaminare alcuni periteci maturi. Dapprima più o meno im-
| mersi nel tessuto corticale, i periteci ascofori divengono poi
ate . . . D . .
| erompenti ed infine talora quasi superficiali. Sono bruno-scuri
b- o neri, globosi o globosi-depressi, con ostiolo prominente in
Bi forma di papilla e sono internamente ripieni di aschi cilindracei
o cilindraceo-clavati, lunghi 50-70 « e larghi 8-12 4; contenenti
| ciascuno otto spore oblungo-fusoidali, jaline, provviste di un
setto nella loro parte mediana in corrispondenza del quale pre-
ing un restringimento. Esse sono disposte in una sola serie,
3 i | talora in due serie entro l’ asco stesso e misurano 14-20 & in
— lunghezza per 4-6 « di larghezza.
d | Pei caratteri diagnostici suddescritti questo ascomicete è
per al genere Sphaerella (o Mycosphaerella come recen-
. temente lo denominano alcuni autori) e si può identificare colla
È: specie Mycosphaerella citrullina (C. O. Sm.) Grossenbacher
î (Sphaerella citrullina C. O. Smith), riscontrata sui meloni
é (Muskmelon) di cui causa una specie. di avvizzimento (w208)
È; | negli Stati Uniti d'America, e recentemente studiata dal dott. I.
E O; Grossenbacher ‘) il quale oltre alla forma perfetta ascofora
È: del fango ha riscontrato sulle piante avvizzite anche la forma
1 | imperfetta picnidica ch’ egli ha descritta sotto il nome di Dr
— plodina citrullima (C. 0. Sm.) Grossenb. (Ascochyta cir ullina
1) Grossenbacher I. G. — A Mycosphaerella wilt of melon. - In New
Fork Agric. Exper. Station Technical Bulletin N. 9, Geneva 1909.
C. 0. Smith). Egli ‘ottenne pure in culture artifici È
forme : picnidiosporica ed ascosporica delle. ‘quelli. potè | prova
l'identità anche mediante inoculazioni. sE a
Ora sulle piante di cocomero ultimamente inviate da Parma
ho riscontrato io pure, oltre ai periteci ascofori, dei picni " SaR
identificabili con quelli della Diplodina citrullina (C. Du: Sm.) € i
Grossenb. Sono bruno-scuri sottoepidermici o leggermente erom di È
penti, simili nella forma e dimensione ai periteci della form a
ascofora, solo che presentano l’ostiolo a forma di foro. circolare, —
non protuberante a guisa di papilla. Le pienidiospore sono ‘ela
stesso colore e dimensione delle ascospore ; ma di forma. cilime —
dracea, arrotondate agli apici, senza o con lieve. root RA Da 7
in corrispondenza del setto. i i | RE Ra
Il Grossenbacher tentò, con inoculazioni , 1’ inten die (ra
verse specie di Cucurbitacee; ma l ottenne solo sui meloni. e° ;
sui cocomeri, onde, quantunque egli abbia in natura riscontrata È
la Mycosphaerella citrullina solo sui meloni, dà ii specie ti
anche come probabile parassita dei cocomeri. | 0/0. Dod
Credo quindi far cosa utile rendendo nota la presenza: in 8:
Italia della Mycosphaerella citrullina sulle piante di cocomero | È
colpite da avvizzimento riserbandomi di provare con ricerche |
sperimentali se e fino a qual punto questa specie di / mv |
def
concorra a produrre la malattia, o come parassita concomitante
del Fusarium 0 come stadio ultimo perfetto di varie forme im
perfette, cercando in pari tempo quali possono essere i. memi |
più adatti e pratici per prevenire e combattere il male. |
Il Grossenbacher ritiene che contro la Mycosphaerella: "3 y
possano usare come rimedio preventivo le irrorazioni con. } o |
tiglia bordolese. Log!
Contro il Fusarium niveum. poi ; il. "Pantoniolli crede cl
l’unica via di scampo, sia la selezione di singoli individui. resi
stenti sul campo stesso col metodo di Nilsson. i
Dal Laboratorio Crittogamico dt Pavia, Dicembre 1910.
ni
ile Re SA
VE TAMA
PARASSITI VEGETALI 293
| AppeL O. e Worrenweser H. W. — Grundlagen einer Mono-
| °‘’graphie der Gattung Fusarium Link (Elementi per una mono-
grafia del genere Fusarium Link.). (Arb. a. d. k. biol. Anst.
f. Land. u. Forstwirtsch., Berlin, 1910, Bd. ERRO p. 1-207,
con tre tavole e 10 figure nel testo).
Visto il numero ognor sempre maggiore delle malattie delle
| piante che vengono attribuite a qualche specie di Fusarium e
: le difficoltà di distinguerle e di separarne i caratteri biologici ,
PAutòre ha riunito in questo volume i risultati, oltre che degli
ti
di. Mica x E sh " scale
| studî già fatti da altri botanici, anche di numerose osservazioni
SL ed esperienze sue proprie.
. —’—1La prima parte del lavoro, parte generale, è dedicata allo
studio. botanico del genere, morfologia, biologia, colture, ecc.
4 Ne risulta che i Fusarium non sono così variabili come fin'ora
‘si è creduto e che è possibile distinguerne le singole specie
E senza ricorrere al carattere molto incerto del substrato sul quale
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E,
«È
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vivono. Il genere è caratterizzato da conidî più o meno polari,
fi: per lo più dorsiventrali, più o meno curvi, di solito settati
“O quando sono maturi, colorati più o meno intensamente quando
(i sono in massa, nascenti uno dopo l’ altro allo stesso posto ma
non uniti in catena, all’ estremità di conidiofori settati, semplici
î o ramificati alle estremità . isolati o riuniti in coremî o sporo-
dochî ; clamidospore ovali o piriformi, isolate o riunite in catena,
terminali o intercalari, non accumulate mai in strati gelatinosi ;
| ife settate, epi- ed endofite, talora isolate talora riunite ed intrec-
È | ciate più o meno fittamente in uno stroma, spesso anastomosate
fra loro, talvolta colorate.
La distinzione delle specie si fa in base alla forma più 0
| meno polare dei conidî (differenze tra la base e l’ apice) e alla
| maggiore o minore curvatura e dorsiventralità. Importanti sono
50 | anche la costanza o meno del numero dei setti, la colorazione
| tanto del micelio che dei conidî e l’azione che esercita su di
di aut:
TE i sE
294 PARASSITI VEGETALI
rattere sistematico ; Gudo volta ne n un po’ la presenza 0°
l’ assenza di uno stroma. I generi Fusoma di Corda e Pionno es
£ Pre ci
| e NN
Quanto alle forme ascofore, dopo aver constatato che nelle
DS
colture da lui fatte non ha ottenuto che conidii e clamidospore, SA
di Fries non possono ascriversi ai Fusarium.
l'Autore fa interessanti considerazioni sul parassitismo e sapro- —
fitismo di certi stadî della Nectria ditissima, N. moschata e o
Neocosmospora vasinfecta. dad. si
Nella seconda parte del lavoro poi, parte speciale, l'Autore È
descrive dettagliatamente e fissa i caratteri specifici delle se gi
guenti specie: Fusarium solani Martius pro parte; F. Martii. i
n. sp., sopra tuberi morti di patate; F. coeruleum Lib., sopra —
tuberi secchi e marci di patate; /. rubiginosum n. sp., pure
su tuberi marci secchi della stessa pianta, insieme ad altre
specie; F. discolor n. sp., sopra fusti in parte morti di patata ;
F. discolor var. sulphureum Schlecht., nella cavità dei tuberi
di patata; F. subulatum n. n. (F. roseum Link), diffuso sulle
Solanacee e probabilmente sopra le Chenopodiacee, Graminacee l
e Leguminose; F. metachroum n. sp., su chicchi di frumento ;
F. orthoceras n. n. (F. orysporum Sm. u. Sw.), sopra tuberi, —
radici e parti ipogee del fusto delle patate; Y. theobromae App.
et Str., sulla buccia dei semi di cacao; F. Willkommii Lindau. —
dra
sopra mele; F. falcatum n. n. (F. vasinfectum var. Pisi Sch.), si
sui piselli dei quali produce l’ avvizzimento, e qualche volta S;
AI
»,
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anche sulle patate; Y. gibbosum n. sp., nei tuberi e fusti. morti Ni
delle nia
PARASSITI VEGETALI 295
. ArnauD G. — Sur un champignon parasite des chéènes (Sopra
un fungo parassita delle quercie). (Ann. d. l Ée. Nat.
d’Agric. d. Montpellier, 1910, T. IX, pag. 278-287, con
una tavola).
n
E un parassita che attacca, nel mezzogiorno della Francia,
Il Quercus Ilex e il Q. coccifera, formando una crosta micelica
sotto la cuticola delle foglie, con prolungamenti a guisa di
austorî tra le cellule del palizzata. L'Autore ne descrive la
forma picnidica sotto il nome di Actinothecium quercinum.
L. M.
BarRrus M. F. — Rhizoctonia stem rot of beans (Marciume del
fusto delle fave dovuto a Ahizoctonia). (Abs. in Science,
1910, N. 803, pag. 796-797).
In vicinanza di Oneida le fave furono attaccate da una
Rhizoctonia che produceva alla base del loro fusto delle altera-
zioni cancrenose.
L'Autore non potè vedere la forma ascofora del fungo che
non sa se sia identico al Corticium vagum. È riuscito a ripro-
durre sperimentalmente la malattia.
L. M.
FuLron H. R. — An anthraenose of red clower cauzed by Gloeo-
sporium caulivorum (Una antracnosi del trifoglio rosso dovuta
al Gloeosporium caulivorum). (Col precedente , N. 802,
pag. 792).
È una malattia caratterizzata dalla comparsa sul fusto di
areole depresse, nerastre. L'infezione s1 propaga attraverso le
v piccole ferite ed è favorita dall’ umidità. L'Autore potè ripro-
durla sperimentalmente, “con inoculazioni del parassita, n
foglio rosso, ma non in quello bianco e nell’ alfalfa.
È da consigliarsi la distruzione delle labii infette
tazione agraria.
CooK M. T — The double blossom (Fioritura doppia). (ca pre È
cedente, N. 802, pag. 751).
L'Autore descrive una malattia dei Rudus “dovuta add LEO
Fusarium (F. rubi) il quale sverna nelle gemme e forma del
spore quando esse si aprono provocando la comparsa di scopazzi, | CR)
vw
la deformazione dei fiori e 1’ atrofia delle bacche.
pe
Si sviluppano in abbondanza anche fiori tardivi, ma essi. a,
pure contengono spore. Dar
To Mi. t:
fo :
De Mai Root parasitism in Exocarpus, with comparative. da
notes on the haustoria of Thesium (Parassitismo radicale
nell’ Erocarpus, con note comparative sugli austorî dei
Thesium) (Ann. of. Bot., London, 1910, Vol. XXIV, p. 667 SI
677, con tre figure e una tavola). Ro Da
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cupressiformis) VAutrice ha osservato nella [pesto degli a
storî mediante i dar dota: SRI investono ed piaga È
da filtro.
» alta Ò x da ‘*
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dae
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PARASSITI VEGETALI 297
BrIosi G. e Farxetr R. —. La moria dei castagni (Mal del-
: l imchiostro). Osservazioni critiche alla nota dei signori
ì A . Griffon e Maublane. (Atti Ist. Bot, di Pavia , 1910, 12 pa-
Bi. «| gine e due figure).
Gli Autori premettono che la distinzione sistematica del
fungo, causa della malattia del castagno , ha un’ importanza se-
s _condaria per la patogenesi della malattia stessa e riportano
# quanto hanno detto in proposito nella loro prima Nota. Fanno
E. | notare che i signori Griffon ‘e Maublane (vedi nota più avanti
r Fà pagina 303) non hanno avvertito la parte essenziale del loro
lavoro, la quale non consiste nell’ avere indicato un nuovo pa-
rassita del castagno, ma nell’ avere dimostrato che la malattia
| non procede dall’ estremità delle radici al tronco ma bensì in
| senso inverso; contrariamente a quanto prima di loro si rite-
CET
» 20 RS
nai
»
neva. Ciò che dal lato teorico ha importanza maggiore anche
tec; della questione del parassitismo, perchè fa cadere tutte le teorie
è prima escogitate tanto in Italia che fuori, e dal lato pratico
Sa poi, indica la via da seguire nella cura profilattica è terapeutica.
Ji Questo premesso, i signori Briosi e Farneti vengono a trat-
| tare della questione della quale si sono occupati in modo spe-
i | ciale i signori Griffon e Maublane e dimostrano che malgrado
SI fe le osservazioni degli Autori francesi, il ( orynewn. perniciosum
_ —Briosi e Farneti e la Melanconis perniciosa Briosi e Farneti
ti
n: debbansi ancora ritenere nettamente distinti dalla Me/anconis
È | modoma Tul. e dalla sua forma conidica, tanto che questa sia
| rappresentata dallo Steganosporiuni Castaneae Lib. che dal Co-
ryneum Kunzei var. Castaneae Sace. come vorrebbero i signori
| Griffon e Maublanec.
‘I signori Briosi e Farneti fanno osservare che il Corynewin
E perniciosum ha per forma ascofora una Melanconis, mentre il
Coryneum Kunzei Corda ha per forma ascofora la Pseudovalsa
longipes Tul. Perchè il Coryneum Kunzei pubblicato dal Rou-
a’
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tl SA A UST * tati ci si uc da. è e 4 #,-P- ci
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298 | PARASSITI VEGRTALI- 1 ON e
.
meguère nelle SI Libert. e nei dr Gallici N x 03, ei 1
la forma conidica della Melanconis perniciosa Briosi e Pareti,
bisognerebbe che questi non avessero alcun rapporto col Cor po PI
neum Kunzei Corda, come ritengono senza dimostrarlo, i signori — vi dg
Griffon e Maublanc, contrariamente all’ opinione di Roumeguère, = DI
. Spegazzini e Saccardo. fi;
I signori Briosi e Farneti confrontano poi le singole forme È) È
della Melanconis perniciosa con le omologhe della Melanconis %
modonia Tul. e trovano : 1° che la forma conidica di quest” ul >:
tima ha i conidii di forma molto più allungata , rispetto spe- È
cialmente alla loro larghezza, e che i suoi basidi sono brevi, i
grossi non ramificati, mentre quelli del Coryneum perniciosum
(forma conidica della Melanconis perniciosa) sono lunghi A sot- fio
tili e ramificati fino dalla base; 2° che la forma picnidica della i
M. modonia ha sporule oblungo-ovate, di 8 X 4 #, o cilindracee a
curve, di 10 X 2 !/, w; mentre i na del Fusicoccum perni |
e che TERA non si dividono in Si cellule, prima della
germinazione, come fanno quelle della Me/anconis modonia Tul.. Ri
L. Moria
Burcere H. — Die Wurzelpilze der Orchideen: ihre Kultur und |
ihr Leben in der Pflanze (Il fungo delle radici delle ora "e
dee: sua coltura e sua vita nella pianta) (Jena, 1909, 220.
pagine, con tre tavole e 38 figure).
"Lea
È un lavoro di biologia vegetale, concernente la intenti a
sante simbiosi delle Orchidee con ifomiceti, sulla quale D Aut
riassume anche la lunga letteratura. i
La prima parte è piuttosto teorica e riguarda il fi ing
PARASSITI VEGETALI 299
sè, isolato, coltivato, studiato in tutte le sue proprietà. L’ Au-
tore non lo classifica ne gli dà alcun nome, ma si limita a de-
scriverlo : distingue nel micelio ife lunghe e ife corte che fun-
zionano da austorî e da sporofori: osserva le fusioni di ife, le
anastomosi, ma non le anastomosi a fibba caratteristiche di
certi gruppi di funghi; esclude riproduzione sessuale: esclude
pure che vi sia assimilazione di azoto atmosferico. Trattasi di
un parassita poco dannoso, aerobio, che vive di idrati di car-
bonio in forma di zucchero.
La seconda parte del lavoro si riferisce ai rapporti tra il
fango e la pianta a cominciare dal momento della germinazione
(tanto di Orchidee indigene che esotiche), nel quale si può fare
la sintesi della simbiosi, venendo alle piante adulte nelle quali
studia il comportarsi ‘intracellulare del micelio, i rapporti di
nutrizione tra esso e le cellule che lo ospitano, ecc.
In ultimo l’ Autore fa una lunga analisi del lavoro del
Bernard già riassunto alla precedente pagina 74 di questa /t:-
vista, ed esaminando le tre forme di Ahizoctonia (Rh. repens,
mucoroides, e lanuginosa) descritte da questo botanico e con-
s7; frontandole coi funghi da lui isolati (e chiamati orcheomiceti),
. ‘trova che le prime due hanno riscontro in alenne di queste
forme, mentre l’ ultima manca.
L. MoNTEMARTINI
; Borter E. J. — The wilt disease of pigeon-pea and the para-
.sitism of Neocosmospora vasinfecta Smith. (L'avrizzimento
del Cajano ed il ‘parassitismo della Neocosmospora vasin-
fecta Smith). (Mem. of the Deptm. of Agrie. in India, Cal-
cutta, 1910, Vol. II, 64 pagine e sel tavole).
Il Cajano (Cajanus indicus) è colpito in India da una ma-
| lattia che si presenta coi caratteri di un avvizzimento repentino,
-
= > tai St»
PARASSITI VEGETALI |
proprio come se fossero d’un tratto chiuse o. cc le vie
che conducono l’acqua dalle radici alle parti aeree della | pianta,
-. Nelle piante colpite i vasi legnosi delle radici sono sempre
ibtaa da masse di ife che si estendono anche al parenchin I 1
del cilindro centrale ed alla corteccia, e che in. colture pure
dànno delle forme di Cephalosporivm. Sulla ‘superficie . ‘poi delle | "H
radici infette si trova anche una Nectria e un Fusarium. Be
ascospore di Nectria si può ottenere in coltura. pura il Fusa- =
rium ed il Cephalosporium, o le clamidospore: che si osservano
pure nelle radici ammalate, ma l'Autore non riuscì con. | esse de RSS:
riprodurre la malattia, mentre la riprodusse inoculando coltre. se E
pure di Fusarium e di Cephalosporium. Riina i ARE i
SD
L'Autore ricorda qui l’avvizzimento di ‘altre pianti (catanesi me:
indaco, ecc.) già attribuito alla Neocosmospora vasinfecta cn i Be:
fa esperienze di coltura ed inoculazione di questa specie su È
varie piante per riprodurre la malattia e. conclude che la: Neo- di È
cosmnospora è un comune saprofita del terreno, il quale i RI
la sua forma perfetta sulle radici marcescenti di parecchie piantina a DÀ
ma è completamente indipendente dall’ avvizzimento special.
& n
4 e’
mente da quello del Cajano nell’ India. |... Are TS
Quest’ ultimo si presenta come malattia. tipica dad adi ti
un Fusarium, che l'Autore, in attesa di connetterlo a qualcuna. 28
delle forme perfette trovate sulle corteccie ammalate (Nectria AAA
o Neocosmospora), descrive qui col nome di Fusarium udum. ta na
n. sp. Ne dà anche tutti i caratteri culturali e biologici. i È 3 ;
Per impedire la diffusione del male, l'Autore consiglia
disinfezione del terreno con solfato di ferro 0 calce ela sell
zione delle piante resistenti al parassita.
rasitismo dell’ Orfhocarpus purpurascens) (Plant. World,
«Vol. XII, 1910, pg. 259-261).
i L’ Autore segnala il fatto che l’ Orthocarpus purpurascens
"a può vivere colle radici unite a quelle di molte altre piante
| Ospiti. o
Anche la Avameria canescens e la Kr. parvifolia, pur
È for potendo avere vita autonoma, attaccano colle loro radici le ra-
di bi dici di altre piante (Pai ‘hinsonia, Covillea, ecc.) e piantano in
+ 500 esse degli austorî.
< CI L. M.
Lo
sa
D. 3 Corsuax L. “0. — Diseases of the Areca Palm. I., Koleroga or
5 rot-disease ‘Malattie dell’ Areca Catechu L. IL, Koleroga o
| marciume) (Annales 1910, Nol. VII
Pg 591 626, con due tavole e 4 figure).
M ycologici, Berlin,
08 Nello stato di Mysore, l’ Areca, che è ivi coltivata su vasta
al. B. atrosepticus, ed anche questi microrganismi sono affini al
9 Bi phytophthorus ma non identici,
L. M.
#0 Swrrga E. F. — A new tomato disease of economie importance
(Una nuova malattia del pomodoro di grande importanza
economica). (Col precedente, N. 803, pag. 794-796).
Trattasi di una malattia del fusto dei pomodori comparsa
nel 1909 nel Michigan. L'esame microscopico esclude trattarsi
di fanghi e rivela la presenza di bacteri che in colture pure sì
resentano di colore giallagnolo. È diverso dal Bacterzum sola-
i earum € l'Autore lo descrive -provvisariamente col nome di
sn
LD pere n. Sp.
$ RE.
= [E ALE x ci FE fat ì
de — a aa Car ta mo re Pr-£ "> \grtà va
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"pane “gg e — BACTERI — \GeNti c HIMICI SE
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E
Con esperienze di Fine si potè riprodi
talmente la malattia, la quale si manifesta con un ra:
| vizzimento della pianta.
D’ IprpoLiro G. — Azione di DARLA sostanze antierittogamiche |
sulla energia germinativa di alcune varietà di frumento e di |
avena (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vol. XLIII -
pg. 135-151). n de
“Li
.
L’ Autore fa una quantità. di esperienze assumendo com È
termine dell’energia germinativa il tempo medio. di germinazione, —
e giunge alla conclusione che, mentre col trattamento con solfato —
rame al 0,50 per 100 per due ore resta abbassato il grado —
di germinabilità in tutte le varietà adoperate, il trattamento —
collo stesso sale al 0,25 per 100 e per una sola ora fatte are
eccezioni lo conserva quasi inalterato ed anzi lo aumenta. Oltre BA
a ciò il solfato di rame nella prima dose spesso ritarda la sa
minazione e provoca fenomeni anormali nelle giovani piantine
Le due varietà &iminia e Bordeaur sembrano essere però res i
stenti. sÀ
Il latte di calce al 5 per 100 non altera in modo a ppri
zabile nè il grado di germinabilità, nè la energia germinativa
anzi, ad eccezione dell’ arena nera d’ Unghera e della paso
ha azione benefica. "9A
Consigliabile è pertanto, secondo 1’ Autore, il seguente tn
tamento dei semi: immersione per un’ ora in una soluz fr;
solfato di rame al 0,25 per 100 rimescolando bene e spe
togliendo i granelli cariati e le altre impurità che ven 0)
galla ; indi estrazione e distensione in un aia ben bat
ha È a n pr eni
PA * Ed P- ar se ha < x: È = p4
dti ca dergea e i 58
2 eri =* x È
» sf i a :
c i n da - - =
astra AGENTI CHIMICI SIT
Da nentre se ne rimescola la massa, la si spolvera con polvere di
a pr en.
w calce finchè tutti i granelli ne siano ben ricoperti.
: E L’ Autore fa seguire un lungo elenco bibliografico sull’ ar-
È:
LO
c
SS
e
" ; 1) H. Briem, Sulla fioritura precoce (nel 1° anno) delle barbabietole 3uc-
«>. cherine; in Bull. d. lAss. d. Chim. de Suer. de France (riassunto nelle Staz.
—_—Sper. Agr. Italiane, Modena, 1903, Vol. XXXVI).
Sha 2) G. Klebs, Ueder die Nuchkomnen kiinstlich vertinderter Bliiten von
_ Sempervivum; in Sitssber. d. Heidelberger Ah. d. Wiss., 1909.
3) R. Aderhold, Ueber das “ Schiessen , des Kohlrabis; in Mitth. a. d. k.
biol. Anst. f. Land. u. Forstw. in Dahlem bei Steglitz, Berlin, 1906, Nr. 11.
| Veggasi anche: L. Montemartini. Sulla nutrizione e riproduzione delle
a piante, parte I; in Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XIV.
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(rapporto che ha una grande importanza sopra la determinazione dei fe-,
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essa non è sempre dovuta al freddo, e parta di disturbi nell nu it
provocati dalle cause più diverse.
In ricerche da me fatte recentemente ') per studiare l azione dell
temperatura sopra l’ assorbimento dell’ anidride fosforica da parte de
piante, adoperando piantine appena nate di barbabietola ed esponendole |
alcune, verso i primi dello scorso aprile, fuori all’aperto (ove la. temapaE A Da
tura è scesa fino a due gradi sopra lo zero), mentre altre erano tenute in
serra temperata, ho visto che a bassa temperatura le piantine, pur arre-
standosi quasi nel loro sviluppo, assorbirono una quantità di fosforo re d
lativamente molto maggiore che non in serra temperata.
E’ bene qui ricordare che, secondo Wimmer e Roemer (?), la prevalenza
del fosforo sopra l’azoto fa aumentare nelle barbabietole lo zucchero. Essa S
inoltre, non può dirsi se in relazione o indipendentemente da un. tale cas
fatto, provoca, come è noto (3), la fioritura delle piante, onde è a pensarsi.
che le basse temperature primaverili agiscano, nel determinare la fiori-
tura precoce delle barbabietole, in quanto favoriscono l'assorbimento di
fosforo da parte di esse. pg.
Se ciò fosse, sì potrebbe evitare l’inconveniente con opportune conci- Nast
mazioni, e cioè lasciando mancare il fosforo alle piantine finchè non sia
passato il pericolo di repentini abbassamenti di temperatura.
Alcune esperienze da me fatte in questo senso lasciano "ESERE in un
successo soddisfacente. DI;
Ho provato infatti a seminare in serra temperata diverse piantine, c
in vasi pieni di sabbia ben lavata la quale era stata concimata in aleuni | —
con fosfato di calcio e un po’ di solfato di magnesio, e in altri con nitrato di + ii
potassio e pure un po’ di solfato di magnesio. La semina venne fatta ak — «SG
primi di marzo e verso la fine del mese, quando le piantine erano già
ben sviluppate (coi due cotiledoni svolti e l’accenno di una prima foglia),
alcuni vasi, tanto di quelli concimati con fosfato che con nitrato, furono
portati fuori serra dove dal 26 marzo al 7 aprile sì ebbero giornate fredda: