o Mia: (\ na SPAL, TL A Pre ci O Sie me Sp 005: pina nt / ‘ | Pi. DA a 9A er Li ( ° ‘ : I ri sÒ t] 3 i n 9 0) x 4 4 (2) i A ù | ; I E I A | I Pr A x Ù » I é P_“ . o CANE CA I I È è ell » age Pit ceo Rivista di Patologia Vegetale Dorr. LuiGr MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLopPp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D.' S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. ALPinE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (East Lansing - Michigan). ————————_———* tte + ANNATA IV. : 1909-910 MATTEI, SPERONI E C. - EDITORI PAVIA INDICE PER MATERIA: Ill 3 INDICE PER MATERIA 3 Originali. DeL GuercIio G. — Intorno ad un nuovo genere ed a tre note o specie di afidi dei Rhamnus . î - ! y nea 1 Id. — Intorno ad una nuova Towroptera del Rhamnus . i Gi 5) È Id. — Un’altra nuova Toxoptera del Rhamnus alaternus n SMEG Intorno ad un nuovo genere di Penfigidi americani (Gen. È Wedgmniona: MoleGuere.) <.<. ., 10 _ Id. — Osservazioni preliminari intorno ad una nuova altera- È zione dei rami vegetativi e riproduttivi dell'ulivo =... 17 Id. — Intorno ad un nuovo genere di Macrosifonidi americani (Gen. Depaphis n.) : x ; i 49 È; Id. — Il Pemphigus fraxrinifolii T. L. è diverso dal P. midific us È: Mu 3; 50 d Id. — Osservazioni intorno all’ afide della scorza del pioppo * (the poplar bark aphid) o afide lanigero del pioppo ame- ricano 60 FARNETI R. — Il mal ISTE delle quercie minaccia anche i castagni ed i faggi . 5 3 4 È s . ‘ î n 241 Id. — La cancrena delle zampe d’ asparagio 7 dati è n 278 MoxTEMARTINI L. — La ruggine dei cereali in rapporto colla concimazione (RL I°

‘ CuponI G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate dalla R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma durante il biennio 1908-909 . i > ; a : > ; j i FABER (vox) F. C. — Le malattie ed i nemici del caffè. II Id. — Le malattie ed i parassiti del cacao . ; ; i FERRARIS T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili è ; ; : . . s : P i È sa Id. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili... Gaporto L. — Rassegna del Gabinetto. di Patologia Mic di Casalemonferrato, per l’ anno 1908-09 | 1° CASCO Goopbwin W. H. — Macchine per irrorazioni . o de INDICE PER MATERIA GrIrron E. E MauLBLANC N. — Osservazioni su alcune ma- lattie della barbabietola i rici Guy A. — Coltivazione del pomodoro in piena terra : accidenti e malattie osservati nel 1909 . : 7 ° 5 : HoLLRUNG M. — Annuario delle malattie delle piante : anno 1907 Id. — Annuario delie malattie delle piante: anno 1908 KLEBAHN H. — Malattîe del lillà . È hi LauserT R. E ScwartTz M. — Malattie e nemici delle rose MoxTFMARTINI L. — Le principali malattie delle rose Id. — Le principali malattie dei peschi ” . . NAZARI V. — Le malattie della vite ed i mezzi per combatterle nell’ ultimo decennio . 4 } i . " OsTERWALDER A. — Malattie nuove delle piante coltivate e loro cause . ; . PO i Orton W. A. - Lo sviluppo dei vegetali ‘coltivati resistenti alle malattie PeTRI L. — Osservazioni sopra alcune malattie dell’ olivo PRICE H. L. —— Per combattere le malattie e gli insetti dei frutti e delle piante coltivate o da giardino . SavastaNnO L. — Lezioni di patologia arborea applicata SCHRENK (von) H. e SpauLDING P. — Malattie degli alberi fo- restali a foglie caduche : SELVY A. D. — Un trattato sopra le malattie delle piante col- tivate nell’ Ohio . : ; È . SoRAUER P. — Trattato delle malattie delle piante i STEVENS F. S. E Han J. G. — Malattie delle piante coltivate STEWART F. C., FRENCH G. T. e WiLsoxn J. R. — Malattie del- l’alfalfa a New-York . ; Malattie dovute a parassiti vegetali. Arcret C. — I corvi disseminatori del vischio APPEL 0. — Notiziè sull’ arricciamento delle patate.. Id. — Teoria e pratica per combattere l’Ustilago Tritici e | Usti- lago nuda é è i Id. E KreITtz — L’arricciamento della patata Id. E RieHM E. — Ricerche sul carbone dei cereali . Id. e WERTH E. — Esperienze di infezione colla Plasmodio- phora Brassicae Wor. Miro vie har | Sor) Id. Id. E SOHLUMBERGER HiWas Sulla pianta di patate Id. e WoLLENWEBER H. W. — Studi sui Fusarium "aene Ma; patate ......... : è = dii RR SBN Id. Id. — Elementi per una monografia del genere Fusarium aa da Link 5 si nu n i . i PIRA . n'e . Def z - . ARCANGELI G. — Sul mal bianco delle quercié .. °°. 0a, n rossa . Pi . n De É . . . . 1’ b A PI x * Id. — Contributo allo studio delle fumaggini . : : Id. — Sopra un fungo parassita delle quercie .. . si Vi AO Id. — La /umaggine della vite e degli alberi coltivati... s° Barnp S. M. E ESSARY H. — Una nuova antracnosi del- l’erba medica e del trifoglio rosso . ; ; TR $ BaxcrorT C. K. — Ricerche sulla biologia dei funghi parassiti. I. Cladosporium herbaruim Link . 3 3 Rea e BaRNAS B. — V’è differenza tra la (laviceps purpurea che cresce sulle graminacee spontanee e quella delle coltivate ? si DR BarRUS M. F. — Marciume del fusto delle fave dovuto a Rhi- io zoctonia i ; bia: È ea BIRRE ) n 295 RS BEAUVERIE J. — I funghi detti ambrosia . Bi : x Mao. 199/06 Bexson M. — Parassitismo radicale nell’ Evocarpus, con note " o. comparative sugli austori dei Tesini . x È * è se 296. BerxarD N. — L'evoluzione della simbiosi. Le orchidee ed i RA, n loro commensali vi >:(f + RNC ORI vi è AAA BLin H. — La malattia dei garofani .\.\c o... utt ia BortHwICK A. W. — Una nuova malattia della Picea » . ATE BorTINI E. L. - La peronospora viticola. Contributo allo studio: delle cause interne che inducono una diversa resistenza dei. vitigni alla peronospora . : ì ; . ; 4 Ì » BouLet V. — Sopra le micorize endotrofe di alcuni alberi frut- tiferi —.. : \ . i : 3 ; ° Bray W. L. — Il vischio nel Southwest 0 ui eee BriosI G. e FARNETI R. — La moria dei castagni (mal dell'in: chiostro). osservazioni critiche alla nota dei sig. Griffon GG e Maulblane . i ; 2 ria MR BruUNET R. — La nostra inchiesta sui trattamenti moggi. Poe saalici nel 1910 . La ARA } in sac : : ? : ; ; ; i ei) e INDICE PER MATERIA BuBÀàg Fr. — Una nuova Ustilaginea del Sorgo Id. — Due nuovi funghi degli aghi degli abeti , ; Burcerr H. — Il fungo delle radici delle Orchidee: sua coltura e sua vita nelle piante : x ) , ° Busse W. e ULRICH. — L'abbruciaticcio delle barbabietole Id. e Id. — La malattia del cuore e il marciume secco delle barbiabietole : : i BurLeR E. J. — La malattia dei gelsi prodotta dal Corinewm Mori Nom. nel Kashmir, con note sopra altre malattie dei gelsi ? ì : Id. — Un nuovo genere di Uredinee Id. — Il marciume della gemima nelle palme . Id. — L'avvizzimento del Cajano ed il parassitismo della Neocosmospora vasinfecta Smith CANNON N. A. — Parassitismo dell’Or/hocarpus purpurascens CÒirrLor. J. — Sulla castrazione della Zea Ma)s L. var (uni- cata, prodotta dall’ Ustilago Maydis CHuarD E. — Un nuovo modo di trattamento contro la perono- spora coll’ossicloruro di rame È i CoLEMAN L. C. — Malattie dell’ Areca Catechu L. I. Koleroga o marciume CoLin H. — Azione tonica del solfato di rame sulla Botrytis cinerea . ; : S Cook M. T. - Fioritura doppia DoroGIn G. — Una malattia delle foglie di Ulmus campetris dovuta ad un fungo EICHINGER A. — Sopra alcuni funghi della buccia delle patate EweRrr R. — Sullo svernamento dei conidi estivi degli ascomi- ceti patogeni e sulla loro resistenza al freddo Id. — Sulla funzione dei conidii estivi ibernanti nelle infe- zioni primaverili a FABER (von) F. C. — Galle di natura fungina su radici di K+- chia elastica: Preuss. ì : i a Id. — Sopra la Myxomonas Betae Brz. come causa. dall’ab- bruciaticcio, della malaitia del cuore e del marciume secco delle barbabietole Id. — Sopra l’infezione e la germinazione delle uredospore di Hemileia vastatrix Pag. VII 213 301 246 282 214 | RA ra aste gelo tha . 4 SABINO I tr SES ‘ ve" UT 4 eb PR a sari VIII o INDICE PER MATERIA ‘ odi ù o # FARNETI R. — Il mal bianco delle quercie minaccia anche i ca- ww stagni ed i faggi 1 , 5 ; , i : Id. — La cancrena delle zampe d’asparago < È FiscHeRr F. — Sul modo di combattere il Musicladium Id. — Studi di biologia sul Gymnosporangium juniperinum Id. — Contributi allo studio dello sviluppo delle Uredinee Id. — Studi sulla biologia del Gymmnosporangium juniperi- VUDAS ROSATI E > | po: Forex E. — Nota sull’Oidium dell’ Evonymus japonica FREEMAN E. M. e JoHnson E. C. — Il carbone dell’orzo e del frumento . ; : a : 2 È PECHEE ( i Frou G. — Sopra una malattia dei rami del cotone . ! FaLron H. R. — Una antracnosi del trifoglio rosso dovuta al Gloeosporium caulivorum . > ° ; : ; BB i GiLBberT W. W. — Il marciume delle radici del tabacco, prodotto ; | di i Mn Rn dalla Thielavia basicola Zopf. . Gosio B. — Alterazioni del granoturco 5 loro profilassi : Grirron E. e MAULBLANC N. — Il malbianco delle quercie Id. — Su una malattia del cacao Id. Id. — Nota su diverse malattie dei rami di melo Id. Id. — Su una nuova ruggine delle orchidee di serra . Id. Id. — Note di patologia vegetale : peronospora, black-rot, . Id. id. — Sopra alcuni funghi parassiti delle piante di serra Id. Id. — Nuove ricerche sopra il marciume del cuore della barbabietola I IA. Id. — Il mal bianco della quercia e l! Oidium quercinum Thumen i Id. IA. — Sopra alcune specie di Sphaeropsis e Diplodia paras- site dei peri e dei meli Id. IA. — Sopra una malattia dei pali di castagno Gugcuen F. — Sul parassitismo della Volvaria murinella IA. — Su una /wnaggine o nero che infesta i semi del cacao a San Thomé, ed è prodotta da un Acrostalagmus Hecke L. — Influenza della varietà e della temperatura sul carbone ; ; ; c SS ; ; > as ! HEINRICHER E. — Le piante verdi semiparassite. V, Melampyrum Id. — Coltura ed allevamento delle fanerogame parassite Id. — Le piante verdi semiparassite. VI, sopra l’attività assi- milatrice delle Rinantacee verdi, parassite . //.0/ 0.0 +. - vl i 5 - pe Y LI là 7 di n I o INDICE PER MATERIA IX HfrauDp A. — Un buon rimedio contro le cocciniglie e_ la fu- maggine i È Su 4 > 4 : È Pag. 313 HERELLE (d’) F. H. — Malattia del caffè al Guatemala HW +99 HeRzFELD S. — Una nuova Taphrina sul Polystichum Lonchitis . n» 245 JAZEWSKI (von) A. — Studî sul comportamento della ruggine in Russia + ‘ o 3 i ì i i i ieata JoHNSON T. — (hrysophlycltis endobiotica Schilb. ed altre C4ky- lridiaceae a: Id. — La Lathracae la vite . i > è » 7 A ; n 258 MasseE G. — Malattie delle piante. IX, Scabbia delle patate : Spondylocladium atrovirens Harz. . e ° 4 ì 12 MELE ma à gr kg e RE Ta ya È n À id : nil rito a n TR A “ta RARI A x i Ci __INDICR 1 x Id. — Canero dei cetrioli e dei pomodori: 1/ycos trutlina Grossemib. VV. RR an Mer as dl LOEIORE miunm macrosporum pica ‘dalle? * i foglie di abete ros8dl.)/ ‘URN REI SAI NT RI MoLLiarn M. — Una nuova plasmodioforea parassita del cha È Ar glochin palmatre : ° Pet, È ine » aerea MoxTEMARTINI L. — La ruggine dei cereali in rapporto cl RISO ss concimazione - . : . : - ERRE h Si Id. — Una nuova malattia della Sulla: An/hostometlta Sullae (I EA i dela MM 165. E MorcextHALER 0. — Sulle condizioni di formazione delle telea- |. |. iS tospore. nelle Uredinee = . Wu a alette Morsrtatt H. — Sulla presenza del G/ocosporitun fagicolun in È Germania Li i MtLLER K. — Che infiuenza ha la malattia del (G/oeosporiwum sopra la composizione del vino di ribes? .. . Me Coni MuxERATI 0. — La Sphacelotheca Reiliana Kùhn. nel Sorghum +38 halepense Pers. . i 3 La i ; B0B=% MurH F. — Sull’ infezione dei semi nei germinatoi. Contributo \e code alla selezione dei semi e della germinazione dei medesimi F NAMYSLOWSKI B. — Nuove comunicazioni sopra la diffusione di due 0Vidium epidemici Me. Mt, I° è ce TRO RI Ra NAUMANN A. — Sopra i nemici dei Rhododendron . —. io 260 Necer F. W. — I funghi dell’ ambrosia. II, L’ambrosia degli È insetti xilofagi . ; : i À i Ù Î i : i) LI NoELLI A. — Nuove osservazioni sulla Peronospora effusa (Grev.) Rabenh . ; . i è sat LIES i) o se TO Id. — Alcuni micromiceti dell’ Ossola . i ‘ ; SA OrisHiMmo Y. — Sul nesso genetico tra il Coleosporium del- | l Aster scaber ed il Peridermium Pini densiflorae P. Henn. — , P..V. — Il seccume delle piante forestali . . |... 1 BRABRI ER.) Id* — Il cancro del melo i pets i i : : PINETO, ni PAMMEL L. H., Kin& CH. M. E BAKKE A. L. — Due golpi del- , P l'orzo, con un esame comparato degli Zelminthosporium preti dei cereali . 7 i i Gila Shel I PANTANELLI E- — L’avvizzimento di cocomeri . ti ia Ud LI e) INDICE PER MATERIA xI PATTERSON W. F., CHÒarLES K. V. € WEIHMEYER J. F. — Al- cune malattie d’importanza economica causate da funghi. ag. 216 PavarIino L. — Sulla produzione di calore nelle piante amma- late NI 3 Id. — Intorno alla produzione di calore nelle piante ammalate si «109 PeGLION V- — La forma ascofora dell’ oidio della vite nel Fer- rarese PARTA Lic, Id. — Intorno alla carie del frumento 248 Id. — Intorno alla forma ascofora dell’ oidio della vite n 285 Id. — Sulla biologia delle Scierospora parassite delle (4raminee n 8305 PercivaL J. — La malattia dei po; delle patate : biologia e citologia del Synchytrium endobioticum (Schelb.) Percl. si 188 Perers L. — Una malattia frequente del fusto dei Pelarg077%71? FEST Id. — Sulla disinfezione dei semi di barbabietola 3 281 PeTRrI V. — Sul disseccamento delle foglie dell’ olivo prodotto dalla Phyllosticta insulana. Mont. . 1 01-28 IA. — Contributo alla conoscenza dei microorganismi viventi nelle galle fillosseriche della vite Me IA. — Un'esperienza sopra il valore del chemotropismo nel- l’azione parassitaria dei funghi vw A ReED G. M. — La nebbia dei cereali Mari ti. RorH J. — Comparsa del ma bianco delle quercie d’ Ungheria rc L9Y RuHLAND W. — Sopra la possibilità di distinguere certi funghi del marciume dei legni dai loro caratteri citologici n 805 RunLarp W. e ALBrEcHT. — Ricerche sopra le cause della wa- lattia del cuore e del marciume secco delle barbabietole n» 280 Id. Id. —— Esperienze per combattere la malallia del cuore e il marciume secco delle barbabietole . , n° 281 RUHLAND e FABER (von) F. C. — Intorno alla biologia della Plasmopara viticola . ; i 4 ' si 209 SCHAFFNIT E. — Osservazioni biologiche sulla germinabilità e germinazione delle uredo e ecidiospore delle ruggini dei cereali . , è A ill Id. — La Coniophora cerebella Pers. come agente di decompo- sizione dei legni va 118 Scawartz E. I. — Una nuova malattia parassitaria delle Juncacee 198 Id. — Malattie delle radici delle Juncacce dovute a parassiti 198 ScHwartz, E. I. e BLomrirLD J. E. — Alcune osservazioni sui tumori di Veronica chamaedrys dovuti alla Sorosphaera Veronicae . : : ; i ; ; 198 % È see j Vataa A L ì at, ; o e. Tate ds XII p INDICE PER MATERIA | Scott W. M. — La sostituzione dei preparati a base di calce alla poltiglia bordolese nella cura delle malattie dei meli . SEVERINI G. — Nuovi ospiti per la Sclerospora macrospora Sace: i t b : : î ) ; ; ; SorauER P. — Preparazione ad una statistica internazionale . delle ruggini dei cereali . i ; ; ) . : n STtAEGER R. — Nuove osservazioni sulla secale cornuta STAEMPFLI R. — Ricerche sulle deformazioni di alcune piante per azione delle Uredinee Stevens F. L. e HaLL I. G. — Una nuova antracnosi dei fichi : colletotiicosi Id. — Alternariosi dei garofani StORMER K. — Moria dei frutti e accartocciamento delle foglie delle patate i ; i vi n È È hi è Tavares J..S. — Nota sull’Oidium quercinum Thim i TRANZSCHEL W. — Contributi di biologia delle Uredinee, III .. TRINCHIERI G. — Nuovi micromiceti di piante ornamentali Id. — Intorno a un micromicete parassita della Zinnia violacea Id. — L’oidio della quercia nell’Orto Botanico di Napoli . Id. — Nuovi micromiceti di piante ornamentali, II. Turcoxi M — L’avvizzimento dei cocomeri in Italia e la pre- senza della M/ycosphaerella citrullina (C.0.Sm.) Grossenb. sulle piante colpite dal male TuRrcoNI M. e Marrri L. — Note micologiche e fitopatologiche. I, Cercospora lumbricoides n. sp. sul frassino e Nectria lVastilloae n. sp. nel Messico. II, Steganosporium Kosaroffii n. sp. sul gelso in Bulgaria ViaLa P.e PacorTTET P.— Sopra la coltura della Roesleria della vite i " : ; : ; Voces E. — La iotta contro il Fusicladium ; i ? VogGLINo P. — I parassiti delle piante osservate nella provincia di Torino e regioni vicine nel 1909 Id. — Ricerche intorno alla Sclerotinia Ocymi n. sp. parassita del basilico . o 2 i Pica 3 arci ; { VUILLEMIN P. — Sopra un ostacolo naturale alla malattia delle quercie.. MERLI j | PISTE 4A È i WoLr F. A. — Una malattia della ua del pensiero dovuta a. un Fusarium ; j i ì ‘ : : x p ; LI bis » ” tà) ba) » ba) 124, si 27 sai (E 9259 197 ì 285 27 28 792 101 ì qpgri e INDICE PER MATERIA XIII Malattie dovute a parassiti animali. ArnaUD G. — La fumaggine della vite e degli alberi coltivati "Pag. 313 BaveRr E. — Contributo allo studio delle galle dei salici . : n 140 BrauveRrIE J. — I funghi detti ambrosia . : ‘ - À sj; «188 BeRLESE A. — La Diaspis pentagona Targ.. 5 d99 Id. — Cause nemiche dei fitoftiri in generale e della Diaspis pentagona in particolare . 5 ; 3 : ; ; i AR Id. — I predatori coccinellidi alla prova . > ; ì ; n 200 Id. — La Prospatella Berlesei È a À n 200 Id. — Sulla Prospaltella Berlesei Adell’ Africa del Sud i A rane) 11 . Id. — La Diaspis pentagona Targ. e gli insetti suoi nemici . n 261 Boris D. e GERBER C. — Alcune malattie parassitarie del Cinna- momum zeylanicum Nees è È i 1 1168 BurnaT J. e JAccARD P. — L’acariosi della vite i AI Cecconi G. — Il Chilocorus bipustulatus L. predatore della cocciniglia del gelso in Italia . 4 ; i È ì O 5. CortE J. — Nuovo acarocecidio del Cr ar ae oxyacanthoides breil] |. ì : $ ; ; i î i ; » 250 Id. — Diversa suscettibilità dei (rateagus monogyna Jacq. e oxyacanthoides Thuil. riguardo agli eriofiidi che attaccano le loro foglie È ; È ; A ) | ; i x po 00 DaLMasso G. — La lotta contro le tignuole dell’ uva : E si 250 DeL Guercio G. — Intorno ad un nuovo genere ed a tre note specie di afidi dei Rhamnus 3 i è 1 Id. — Intorno ad una nuova Towoptera dei Rhamnus È 6) Id. — Un'altra nuova Toxoptera del Rhamnus alaternus È 9 Id. — Intorno ad un nuovo genere di Penfigidi americani (gen. Mordwilkoja Del Guerc.) . 4 ù i : i . n Id. — Osservazioni preliminari intorno ad una nuova e grave alterazione dei rami vegetativi e riproduttivi dell'olivo . > Id. — Intorno ad un nuovo genere di Macrosifonidi americani . (Gen. Drepanaphis n.) sete dI Id. — Il Pemphigus fraxrinifolii Thomas è diverso dal Pemphigus e e ©. —. bo Id. — Osservazioni intorno all’afide della scorza del pioppo (The poplar bark aphid) o atide lagigero del pioppo ameri- cano È 4 : ° p ; : è É ; 3 ; Raga 23 o N fa PIA î hey pi LE RS x tai, Pa Ò XIV" PERE s INDICE rn sirena x » IPS È = dard » DeL Guercio G. — Il fleotripide dell'olivo in Liguria NT I peo ni mezzi per combatterlo _. —. î i sas Tre Id. — Intorno a due nemici nuovi dell’ olivo e Sipp gravi alte- razioni che determinano . i 3 ce Sa Life Ò Dumont Th. — Nuove osservazioni sulla tignuola dell’ olivo : Prays oleae Bern. 1 A ì ; Feyraup G. — Gli insetti parassiti del sughero: danni da essi recati nelle cantine sui turaccioli delle bottiglie di vino FRANCESCHINI F. e FuscHINI C. — Ulteriori ricerche sul ciclo biologico della Phyllorera quercus Boyer et Fonsc. . Frasso-DExTICE (di) L. — Sull’ esperimento contro la mosca delle olive fatto nell’ oliveto di Serranova nel 1910 FuLMeK L. — La Gossyparia ulmi L. sul Viscum album L GIESENHAGER K. — Sopra due galle d’ origine animale nelle felci Grassi B. — Di alcune questioni d’ indole generale, collegan- . tisi con lo studio delle fillosserine . : 2 : ; i pi 0l t: GvozpeNnovic F. — L’invasione delle cavallette sul Carso e i» p modo di combatterla durante l’ inverno . P i à ; n 234 3 da Id. — La lotta contro le cavallette sul Carso nell’ estate 1909 si 284. 3% HjRAUD A. — Un buon rimedio contro le cocciniglie e la /u- Rigi maggine . i | 3 i ; ; i x to Sa HerBeT P. E AusseNACc G. — Danni sconosciuti dovuti al Pen- È. Sa todon PUneiatus i IT JAAP O. — Raccolta di'toccidi.; illo. ARE “tp Id. — Raccolta di icoccidi i lunga e a RR Id. — Raccolta di coccidi . . : à i È a n 295 Kierrer J. J. —- Su una nuova vespa galligena della quercia del sughero . ; ; i Liana : È Ri È Ò IAL Id. e JORGENSEN P. — Galle ed animali galligeni della quercia sata dell’ Argentina:. (li. ce e 00 Lesxe P. — Nuove osservazioni sui costumi ed i danni della id mosca dell’ asparagio (Platyparea poeciloptera Schrank) nei dintorni di Parigi. Insufticienza del processo attuale di di- n. struzione 0.0.0 a 40 > KO x Lixpincer L. — Un nuovo nemico delle Orchidee: Leucodia- 3i/0/AG0NI spis cockerelli (de Charm.) Green. . : 3 3 ci ? LiistNER G. -- Alcuni nuovi nemici degli alberi fruttiferi . A MAIsoxNEUVE D., Moreau L. e Vixer E. — Trattamenti contro il sigarario nel 1910 . i s i F . On INDICE PER MATERIA XV MameLLE TH. — Sull impiego del cianuro di potassio come insetticida sotterraneo È : , Pag. 102 ManricaRrDI C. — Anomalie nello sviluppo delle gemme del ge- | nere Quercus, causate dal parassitismo della Cnethocampa processionea L. » 308 MARTELLI G. — Sulla micofagia del coccinellide Thea vigintiduo- punctata L. . i 104 Id. — Parassiti indigeni ed esotici della Diaspis pentagona Targ. fin’ ora noti ed introdotti in Italia n 185 Id. — Altre notizie dietologiche della mosca delle olive » 185 Id. — Alcune note intorno ai costumi e ai danni della mosca delle arance: Ceratitis capitata Wid. © . » 186 Id. — Notizie sulla Drosophila ampelophilta Lw . ; 16 Id. — Sulla presenza del maschio dell’ /cerya purkasi Mask. in Italia FARSI, Id. — Intorno a due insetti che attaccano l’ Inula viscosa 7) 21S% Id. — Tischeria complanella Hb. di LO Id. — Myopites limbardae Schn. ; À du do Id. — Per la conoscenza delle convittime del Dibrachys bou- cheanus Rutz. si 290 Id. — Notizie sui costumi del Cerapterocerus corniger Walk . n 236 Id. — Notizie sull’ Aphis drassicac e su alcuni suoi parassiti ed iperparassiti 3 SRI i i i 808 Id. — Le Pieris brassicae M. e rapae L. parassite del Capparis rupestris Sm. rs RM n 309 MoLLiARD M. — Un nuovo fitoptocecidio sulla Cuscuta Epi thymum î i ; i i ; ; i : a IA4l Id. — Considerazioni fisiologiche sul determinismo delle galle n 192 Moreau L. E Vixnet E. — Sui trattamenti insetticidi in viti- coltura . y 4 i x 909 Id. id. — L’arseniato di piombo in viticoltura ed il consumo degli acini freschi o secchi Le S340 MuxeERATI 0. — I trattamenti arsenicali sono sempre efficaci contro le altiche delle barbabietole ? n i S10 NAUMANN A. — Sopra i nemici dei Rhododendron si 260 OBeRSTEIN 0. — Danni prodotti da larve di mosca su giovani culmi di mais 236 PANTANELLI E. — Ricerche fisiologiche su le viti americane 14 oppresse da galle fillosseriche . PANTANELLI E. — oi: da ferita, ine cd acariosi dell e AA viti americarie in Sicilia -.. DRESS. Anni Malti: Id. Un eriofide nuovo sull’olivo L2/G2/2/ Id. — L’acariosi..della vite in Svizzera. . ji cafe PeTRI L. — Contributo alla conoscenza dei microorganismi vi- venti nelle galle fillosseriche della vite. pri FEE Id. — Osservazioni sopra il rapporto fra la composizione chi- mica delle radici della vite e il grado di resistenza alla fil- MESS lossera RR a E 198 IA. — Sopra l’ispessimento della corteccia secondaria delle 1083 radici nel genere Vi/is in rapporto alle lesioni fillosseriche $ Id. — Nuove osservazioni sopra i processi di distruzione delle pet: — tuberosità fillosseriche ii cefosi ei aie Id. — Ricerche istologiche su diversi vitigni in rapporto al #3 grado di resistenza alla fillossera . 2 Î È , 4 di 202 «ò Id. Ricerche istologiche sulle radici di diversi vitigni in rap- Mine > porto al grado di resistenza alla fillossera . i : se TA IA. — Sulla presenza in Sicilia del Rhizoecus falcifer Kbònkel b 252 RipagGa C. — Un fungo parassita della diaspide pentagona Pi 69 \; Ross H. — Contributo allo studio dell'anatomia e biologia nelte 1 AE galle di Germania ; : y ; ‘ i i x BN t: ‘ SASAKI C. — La biologia della Tariosa Camphorae n. sp. ed i ce NEO danni di cui è causa . : ci ScaLia G. — Sul parassitismo del Rhizoglyphus echinopus (F. et K.) Mons.‘ i i . , i eh SiLvestrI F. — Parassiti introdotti in Italia nel 1909 per com- battere la Diaspis pentagona Targ. o È . ; A Id. — Metamorfosi del ('ybocephalus rufifrons Reiter e notizie 9 sui suoì costumi ò ; i ; i i : Vili GT Id. — Introduzione in Italia di un imenottero indiano per com- battere la mosca delle arance. {/. . . . GUT? Id. — Contribuzioni alla conoscenza degli insetti dannosi e dei loro simbionti I. Galerucella dell’olmo: Garlerucella luteola Id. — Materiali per la conoscenza della mosca delle olive AN Id. — Sulla Prospaltella diaspidicola Silv. . x AL e i Pi \ La E. N e II O I I TrincHieri G. — Osservazioni sui danni arrecati alle piante. n, dell’ Orto Botanico di Napoli da un repentino abbassamento 1a di temperatura . ; 1 o i : 7 ì ; P 238. di Malattie dovute ad agenti chimici. "5 vet IppoLITO G. — Azioni di alcune sostanze anticrittogamiche sulla energia germinativa di alcune varietà di frumento e di avena i GRrIFFON G. — Azione dell’ incatramazione delle strade sopra la vegetazione circostante . > ; ; : : ‘ PerRrI L. — Osservazioni sopra l azione nociva di alcuni com-. posti tossici sopra l’ olivo . ; - ‘ i ) : ; Me INDICE PER MATERIA XIX ScHROEDER H. — La resistenza dei semi di frumento e di orzo ai veleni, e la sua importanza per la sterilizzazione WIELER A. — Recensione degli ultimi lavori sopra i danni prodotti dal fumo p Woycickgi Z. — Contributo alla esi delle niche: Le ia nospore della Cladophora fracta v. horrida . Malattie d’ indole fisiologica. BATTAGLINI A. — Intorno alle cause che producono l aggrinzi- mento delle viti americane A CAMPBELL C. — Osservazioni e ricerche sull’ olivo chiamato maschio . Grassi B., CuBoni G., DANESI L., GRIMALDI G., PAULSEN F. e RuGGERI A. — Ricerche sulle cause del deperimento di alcuni porta-innesti americani in Sicilia . GrIMmaLDI G. — Deperimento delle viti americane in Sicilia MANICARDI C. — Intorno alla cosidetta strina del castagno nel Modenese 3 > } | MINIERE D. — La coltura intensiva del grano coll’ antiverse PANTANELLI E. — La cascola dei fiori nel Frappato . Id. — Sui caratteri morfologici ed anatomici del ronce? delle viti americane in Sicilia . A È A i via Se Id. — Influenza del terreno sullo sviluppo del rorcet od arric- ciamento della vite ) Id. — Il roncet delle viti americane in Sicilia Id. — Il roncet delle viti americane in Sicilia Malattie d’ indole incerta. Foà A. — Di una particolare lesione della radice della vite HepGcock G. G. — Studi in campagna sopra il crown-gall delle viti. HeDpLUNG T. — Alcune osservazioni sopra l’arricciamento delle patate z ; a : : : : 3 3 x KornauTH K. E REITMAIR 0. — L’arriciamento delle foglie delle patate e la sua diffusione in Austria : KRANZLIN G. — Contributo allo studio dell’ arricciamento del cotone 318 INDICE PER MATERIA fa? “ Lopewwyxs JR. T. A. — Sopra il male del mosaico del tabacco Pag. 269 Pc MOKRZECKI S. — Una malattia non ancora conosciuta della vite in Crimea: Kara Muck NoELLI A. — Il marciume del Capsicum annuum ; NoveLLI N. E GrorpANO F. — Centributo allo studio degli ef- fetti dell’ aerazione artificiale dell’ acqua e indirettamente del terreno nelle risaie | P. V. — La rogna della vite . PerreaU M- — Nota su la nielle del tabacco . Ravaz L. — Sopra l’apoplessia della vite VineT G. — L’apoplessia della vite nell’ Anjou Fisiopatologia. AVERNA-Saccà R. — L’acidità dei succhi delle piante in rap- porto alla resistenza contro gli attacchi dei parassiti . BaccaRINI P. — Sui micozoocecidii od Ambrosiagallen BeauveRIE J. — I funghi detti ambrosia BerNnARD N. — L'evoluzione della simbiosi. Le orchidee ed i loro commensali . È i 4 ì Id. — Osservazioni sopra l’immunità nelle piante BorTINI E. L. — Lo perenospora viticola. Contributo allo studio delle cause interne che inducono una diversa resistenza dei vitigni alla peronospora . . s i AR re ChirrLor J. — Sulla castrazione della Zea Mays L. var. tuni- cata, prodotta dall’ Ustilago Maydis | CoLin H. — Azione tossica del solfato di rame sulla Botry- lis cinerea DouGaL M. C. — Creazione di parassiti Essary S. H. — Risultati di quattro anni di esperienze per la selezione di un trifoglio resistente ad una malattia EwerT R. — La resistenza al gelo dei diversi organi fiorali e specialmente del polline degli alberi fruttiferi Id. — Sullo svernamento dei conidi estivi degli Ascomiceti patogeni e sulla loro resistenza al freddo Id. — Snlla funzione dei conidi estivi ibernanti nelle infezioni primaverili . ; i : i i 5 sit ot RSI FIrTING H. — Sui rapporti tra i licheni epifilli e le foglie sopra le quali essi vivono . x : È i } * ” £ ue . 150 319 189 TA 204. IG A ni ARTI da ri INDICE PER MATERIA XXI Gréùss J. — Sul modo di comportarsi della citasi e citocoagulasi nella formazione della gomma . HeckeL E. — Alcune osservazioni sull’ Odontites rubra. Pers. e sopra l’azione del suo parassitismo facoltativo sulle sue forme È ‘ ; : ; HeINnRICHER E. — Le piante verdi semiparassite. VI: Sopra l’attività assimilatrice delle Rinantacee verdi, parassite HoFrFrMANN D. — Sull’ azione della mancanza di calcio sopra piantine di Phaseolus vulgaris con lesioni alle radici . Lurz L. — Sul modo di formazione della gomma dragante . MoLLIiARD M. — Considerazioni fisiologiche sul determinismo delle galle : i : a i * x ; 3 MoRGENTHALER 0. — Sulle condizioni di formazione delle teleu- tospore nelle Uredinee 4 ; i : ; MiLLER K. — Che influenza ha la malattia del G/oeosporium sopra la composizione del vino di ribes ? NEGER F. W. — I funghi dell’ ambrosia : II, L’ Ambrosia degli insetti xilofagi i d Id. — I funghi dell’ ambrosia. III Ulteriori osservazioni sopra le galle dell’ ambrosia PANTANELLI E. —— Ricerche fisiologiche su le viti americane oppresse da galle fillosseriche . Id. — Il roncet ecc. . i PavarIno L. — Sulla produzione di calore nelle piante am- malate , ; : ; Id. — Intorno alla produzione di calore nelle piante ammalate PeTRI L. — Sul marciume delle radici fillosserate della vite Id. — Un’ esperienza sopra il valore del chemotropismo nel- l’ azione parassitaria dei funghi : Id. — Osservazioni sopra il rapporto tra la composizione chi- mica delle radici della vite e il grado di resistenza alla fillossera } ; ; Id. — Nuove osservazioni sopra i processi di distruzione delle tuberosità fillosseriche PRUNET A. — Sulla resistenza del castagno del Giappone alla malattia dell’ inchiostro ; : RAVENNA C. e ZAMORANI M. — Sulle variazioni nel contenuto in acido cianidrico causate da lesioni traumatiche nel .Sor- ghum vulgare Pag, 270 190 111 46 -"» st = pese big, ai 4 Pd DIS CE CRI I, È be ut” - via | INDICE PER MATERIA © È è d LA tei e. A, Ray J. — Sul passaggio dal saprofitismo al parassitismo Ì me Ricater A. — Sulla morte delle piante in seguito a basse su temperature : resistenza al freddo dell’ Aspergillus niger . 5 ScHAFFNIT E. — Osservazioni biologiche sulla germinabilità e germinazione delle uredo- e ecidiospore delle ruggini dei cereali . È : A x : vit 20 SA SoRAUER P. — Ricerche sopra la gommosi ed il gelo nei ciliegi SrAEMPFLI R. — Ricerche sulle deformazioni di alcune piante per azione delle Uredinee . È 5 È $ 3 = ri ZacH Fr. — Studi sulla fagocitosi nei tubercoli radicali delle Cicadee . ; 3 $ ; ; : LGS SET Anatomia patologica. PrERI L. — Sopra l’ ispessimento della corteccia secondaria. delle radici nel genere Vitis in rapporto alle lesioni fillos- seriche . . È ; : è £ ; i i BIRRA IS A 123 Id. — Ricerche istologiche su diversi vitigni in rapporto al i SI grado di resistenza alla filloss&ra...--... ci Rea 202. DES Id. — Ricerche istologiche sulle radici di diversi vitigni in gr rapporto al grado di resistenza alla fillossera Ross H. — Contributo allo studio della anatomia e biologia s 2A n delle galle di Germania . x 3 È MM THomas M. — Il cancro negli animali e nei vegetali... 150 Note pratiche. 16, 32, 47, 63, 79, 96, 112, 128, 154, 175, 190, 207, 224, 240, 255, 271, 288, 326. Meo INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIII INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Abete, Lophodermium macrospo- rum 247 Pestalozzia Hrtigii 35 Phoma bohemica 245 Rehmiellopsis bohemica 245 seccume 35 Acero, Pestalozzia Hartigii 35 Rhytisma acerinum 78 seccume 35 tar-spost 8 Agave, lumache 83 Agropyrum, Claviceps purpurea 132 Sclerospora macrospora 304 Agrumi, /cerya Purchasi 187, 288 Nomius cardinalis 288 Aira, Claviceps microcephala 140 $ purpurea 132 Albicocco, micorize 2183 Alfalfa, Alternaria 212 Cercospora medicaginis 212 Colletotrichum Trifolii 212 Cuscuta 212 Heterodera radicicola 212 malattie diverse 212 Peronospora trifoliorum 212 Pseudomonas Medicaginis 188 Pseudopeziza Medicaginis 212 Pythium Debaryanum 212 Sclerotinia Libertiana 212 Stegonospora carpathica 212 Allium, Pucinia Porri 286 Aloe, Metasphaeria Aloès 27 Pestalozzia Aloes 101 Phoma aloicola 27 Phomopsis Aloes percrassae 101 Alopecurus, Sclerospora macro spora 304 Amelanchier, Aecidium vulgaris 135 Giymnosporangium num 302 Ananas, marciume 218 Juniperi- Thielaviopsis paradoxa 218 Andropogon, Claviceps pusilla 100 Sphacelotheca Reiliana 303 Anemone, Puccinia Anemones vir- ginianae 125 Puccinia fusca 100 Anthurium, Gloeosporium anthu- riophilum 27 Microdiplodia Anthurii 27 Phyllosticta Cavarae 27 Ara Catechu. marciume della gem- ma 283 Arancio, Ceratitis capitata 186 Drosophila ampetoplila 186 mosca 143, 186. Areca, Koleroga 301 marciume 8301 Phytophthora ommn. V. Are- cae 302 Arthocarpus, ria 82 Limnea 32 Hymenochaete no- Avena, carbone 209, 277 carie 316. | Sclerospora macrospora 304 Scolectotrichum gram. f. A- venae 90 Asparagio, cancrena 273 Crioceris 272 mosca 40 Platyrarea poeciloptera 40 Zopfia rhizophila 274 Aster, Coleosporium Pini-asteris 138 Azalea, Acalla schalleriana V. aza- ‘ leana 260 Aleurodes vaporariorum 260 Exobasidium sp. 260 % Japonicum 282 > pentasporium 282 Otiorhynchus sulcatus 260 Septoria Azaleae 260 Azzeruolo , Drosophila ampelo- phila 186 Bambù, Loculistroma Bambusae 217 scopazzi 217 Barbabietola, abbruciaticcio 280, 281 Alternaria sp. 23, 170 Altica oleracea 271, 310 anomalie 238 Aphanomyces laevis 280, 281 ('ercospora beticola 23, 328 Cladosporium sp. 25,170 fioritura precoce: 255 malattia del cuore 28, 280, 281, 282. marciume delle. radici 32 114, n marciume del cuore 23, 170 marciume secco 280,,281, 282 Myxomonas Betae 282 Peronospora Schactii 23 Phoma Betae 23,32, 114, 280, 281 Phoma tavifica 170 pidocchi LS d Psylliodes pr Pythium Debaryanum cZ Ramularia beticola 28° ruggine 23 | ticchiolatura 283 Trockenfàule 23 tumori radicali 23 Uromyces Betae 23 © NE ‘SA Urophlyctis leproides Lidl ‘vaiolo 328. Wurzelbrand 23 i Basilico, Sclerotinia Ocymi Ina ao) Borassus, marciume della “gemma \ ad 288 | Aa si: i Bromus, Claviceps purpurea 182 | Bupleurum, Puccinia PARATA far n na cati 125 sai Cacao, Acrostalagmus Wilm. v Thomensis 231 di io Botryodiplodia. Theobromae so ea «cancro 81 tà pre Diplodia ‘cacavicola 60. a pra i essiccamento ‘dei rami 81° RES 281 ic : Ri è È n Theobromae. 294 Hymenochaete noxia 82 eli Lasiodiplodia nigra 60, 820 ” Theobromae Di [e limunea 82 Macrophoma vestita 60 malattie diverse 88. a sd Pestalozzia ea 81° n Xylebora, perfora si Caffè, cancro sì Mi Rie ue mita INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXV candelillo 82 cimice 327. Endoconidiophora coerulescens 82 Hemileia vastatrix 214. Koleroga 82 malattie diverse 24. mancha de hierro 82 marciume 82 « Pellicularia Koleroga 82 Phtora vastatrix 90 Rostrella Coffeae 82 Stilbea. flavida 82 Cajanus, avvizzimento 299. ‘Cephalosporium sp. 300 Fusarium udum 300 Nectria sp. 300 Calamagrostris, Claviceps 140 Calceolaria, avvizzimento 85 Phytophthora ommnivora85 Camfora, Trioza Camphorae 311 Canna da zucchero, Diatraea sac- charoides 83 | Cappero, Pieris brassicae 309 È rapae 309 Capsicum, marciume 177 Carciofi, pidocchi 47 Carpinus, Oligotrophus carpini 219 Perrisia carpini 219 Castagno, Coryneum Kunzeì 297, 303 Coryneum perniciosum 297 mal bianco 226, 241 mal dell’ inchiostro 111, 112, 297, 303. Melanconis modonia 297, 303 #delde | perniciosa 297, 303 Pseudovalsa longipes 297 Septoria castanaecola 254 Steganosporium Castaneae 297 strina 253 Castanea arenata, Valsoneciria pa- rasitica "8 | Castilloa,. Hymenochaete noxria 82 Lasiodiplodia nigra 82 limunea 82 Nectria Castilloae 306 Cavolfiore, Bacillus brassicaevo- ‘rus 41 Cavolo, altica 328 Antomyia Brassicae 328 Aphis brassicae 308 bruco 240, 328 ernia 282 pidocchi 47 Pieris brassicae 309 sy rapae 309 Plasmodiophora Brassicae 282 pulce di terra 328 tubercoli radicali 322 Celtis, Corineum Mori 134 Cereali, carbone 32, 117, 180, 175, 277 carie 32, 175 Erysiphe graminis 139 nebbia 139 Puccinia glumarum 62 È graminis 62 ruggine 53, 61, 88, 111, 114, 215 ‘ustilaggini 175 Cetriuolo, cancro 137 Mycosphaerella citrullina 13% Chelone labra, vasta- trix 85 Chenopodium, Peronopora effusa 25, 26 Ciclamino, Tylenchus Glomerella rufom. V. Cyclaminis 217 Cicoria, Pentodon punctatus 308 XXVI Ciliegio, gelo 206 gommosi 206 micorize 213 moria 259 Valsa leucostoma 260 Cinnamomum, Eriophyes Boisi 68 Citrullus, avvizzimento 210 Cladophora fracta, aplanospore 317 Clitocybe, Volvaria Loveiana 136 Clusia, Pestalozzia Clusiae 135 Coco, bud-rot 283 malattia bacterica 221 marciume della gemma 283 Cocomero, Ascochyta citrullina 291 avvizzimento 26, 289 bolla 26, 289 Collecotrichum lagenarivuri 26 Diplodina citrullina 291 fersa 26 Fusarium niveum 26, 289 à vasinfectum 290 lava 26 Mycosphaerella citrullina 289 nebbia 26, 289 Neocosmospora vasinfecta 289 wilt disease 26, 289 l'odiacum, Asteroma sp. 136 (Glocosporium Sorauerianunnt 185 Convolvulus, Phyllocoptes Convol- vuli 152 Rhizoecus falcifer 252 Cotogno, micorize 218 Sclerotinia Cydoniae 91 Cotone, Alternaria macrospora 318 arricciamento 318 avvizzimento 210, 300. Neocosmospora vasinfecta 210 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALAT DE TU e by " z | = (ui Phoma Roumii 59 Uredo Gossypii 318 Corylus, Erysiphe Coryli 150 oidio 150 SP Phytoptus Avellanae 151 Covillea, Krameria sp. 301 Crataegus, Ertophyes crataegum- plicans 250 da Eriophyes gonothorax 250 Crisantemo, Botrytis cinerea 217 ingiallimento 327 Croton, Asteroma sp. 136 ES Glocosporium Crotonis 136 n Sorauerianun 135 Cuscuta, Eriophyes cuscutae 141 Cyperus, Kawahania Cyperi 216 Dactylis, Claviceps purpurea 132 pb Dianthus, Uromyces caryophylli= nus 228 Dracena, Colletotrichum Dracae= È nae 101 | Gloeosporium,polimorphum 101 Phyllosticta Dracaenae 135 Erba medica, A//ernaria sp. 212 Rec antracnosi 86, 181 pai bacteriosì 131 da do lVercospora Medicaginis 212° pa Colletotrichum Trifotii 86, 212 cuscuta 114, 181, 212; 826: (n Erysiphe Polygoni 131 Heterodera radicicola 212 malattie diverse 130, 211 malattia rossa 2483 mal bianco 1831 mal del gozzo 181 mal vinato 114, 1831 male dello sclerozio 181 f INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Orobanche 151 Peronospora Trifoliorum 131, 212 Pseudomonas Medicaginis 188 Pseudopeziza Medicaginis 212 Pythium Debaryanum 212 Rhizoctonia violacea 131 ruggine 181 Sclerotinia Libertiana 212 Stegonospora carpathica 212 Uromyces striatus 131 Urophlyctis Alfalfae 131 Erysimum, Plasmodiophora Brassi- cae 282 Evonimo, Chionaspis evomymi 159 Vidium Evomymi 284, 229 Thea vigintiduopunctata 184 Euforbia, Aecidium Euphorbiae 228 Uromyces Pisi 124 | 14 scutellatus 125 Exrocarpus, Thesium 296 Faggio, Gloeosporium Fagi 25 ta fagicolum 25 mal bianco 241 Mollisia fagicola 100 Pestalozzia Hartigii 35 Fagiuolo, seccume 35 Fusarium niveum 114 Fava, bacteriosi 174 Corticium vagum 295 marciume del fusto 295 Orobanche 288 pidocchi 47 Rhizoctonia 295 tonchio 240 Festuca, Claviceps sp. 140 Sclerospora macrospora 304 Fico, autracnosi 27 bacteriosi 131 YXVII cascola 328 Colletotrichum carica 27 colletotricosi 27 Fragola, Spumaria alba 99 Tarsonemus fragariae 249 Frassino, Cercospora lumbri- coides 306 Pemphigus frarinifolii 50, 51 ” nidificus 50, 52 Pestalozzia Hartigii 35 seccume 35 Frumento, aleucite 64 allettamento 79, 121 carbone 5%, 70, 90, 210 carie, 210, 248, 316 disinfezione semi 286 Fusarium metachroum 294 nebbia 159 Sclerospora macrospora 304 Sttotroga: cerealella 235 tignola 64 Tilletia laevis 248 Ustilago Tritici 57, 90 (vedi cereali) Garofano, Alternaria Dianthi 119 Heterosporium echinulatum 132 Gelso, Aphelinus diaspidis 104 bacteriosi 131 Chilocorus bipustulatus 69 > circumdatus 104 24 Kuwanae 104 n renipustulatus 69 Corineum Mori 134 Diaspis pentagona 69, 103, 114, 327 Microweisea misella 103 Orcus chalybaeus 104 Phyllactinia corylea 135 2 2° x PRETI) sv fe NN Pr Sere ze x + _ XXVIII | Polyporus hyspidus 135 Prospaltella Berlesei 103, 114 Prospaltella diaspidicola 104 Rhizobius lophantae 104, 114 Steganosporium Kosaroffii 306 Granoturco, alterazioni diverse 168 gorgoglioni 47 Oscinis pusilla 236 Penicillium 169 pidocchi 64 Tychea setariae 64 Ustilago Maydis 44 Hevea, Hymenochaete noria 82 Lasiodiplodia nigra 82 limunea 82 lumache 82 Hordeum, Claviceps purpurea 132 Sclerospora macrospora 304 Hymenophyllum, galle fogliari 39 Indaco, avvizzimento 500 Inula, Heliothis peltigera 187 Myopites limbardae 187 Phytomiza praecox 187 Juncus, Entorhiza cypericola 199 Livia Juncorum 152 Sorosphaera Junci 198, 199 Juniperus, Gymmnosp. juniperinunt 302 Kickxia, galle radicali 246 Kola, Pleosphorus gabonator 82 Lattuga, Pentodon punctatus 308 Laurus, Exobasidium verans 253 Legumi, tonchio 240 Levisticum, bacteriosi 85 Pseudomonas Lewvistici 85 Lilium, Rhizoglyphus echinopus 70 Lillà, bacteriosi 84 Botrytis cinerea 84 Heterosporium Syringae 84 3 SIR do INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE A Phytophthora Syringae Pseudomonas Syringae Limone, fumaggine 244 E Limacinia Cameliae 244 ; Citri 244 Po Penzigi 244 Pleosphaeria Citri 244 | Stemphylium Citri 217 Lolium, Claviceps purpurea 132 & Sclerospora macrospora 354. È Machilus, Erobasidium verans 233 % È i Mais, Owinis pusilla 236 (vedi granoturco) Mandorlo, cocciniglie 271 Diloba caeruleocephala 271 micorize 213 Melanzana, marciume 178 Melica, Claviceps 140 Melilotus, Tychius crassirostris 919 Melo, afide sanguigno 156 antracnosi 37 Bacillus amylovorum 221 baco 323 bitterfàule 172 bitter-pit 146 bitter-rot 87 brusone 37 canero 36, 87 lCarpocapsa 271 Corineum foliicolum 246 Dbiaspis piri 249 Diplodia sp. 230 MEO Endomyces Magnusti 247 dr (a ” Mati 247 (3A Fusarium Willkommii 294 } | INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIX Gloeosporium fructigemun 1702 5 laeticolor 192 A rufomamlans 1702 versicolor 172 Glomerella rufomaculans 34, 172 Gnomoniopsis fructigena 192 Hyponomeuta malinetta 16, 09, 155 malattie diverse 259 mal bianco 249, 282 marciume amaro 37, 102 Metliola 323 micorize 218 Monilia fructigena 87 Mytilaspis pomorum 328 nebbia 221 Nectria ditissima 36, 87 Podosphaera leucotricha249, 282 scabbia 233, 323. Schizoneura lanigera 112, 155 Septoria rafomaculans 1702 Sphaeropsis malorum 3T, 230, - 246 Sphaeropsis pseudo-Diplodia 8° 230 Sphaerotheca Mati 249 ticchiolatura 37, 154, 233 tignola 16, 155 Valsa ambiens 87 Venturia inaequalis 233, 323 Melone, pidocchi, 47 Plasmodiophora Brassicae 284 Nespolo, Mytilaspis pomorum 328 Oleandro, Capnodium meridionale 4A fumaggine 244 Olea dioica, Cytospora Oleae 245 ruggine 245 Olivo, Ascochyta Oleae 239 bacteriosi 115, 161 Bacterium Olivae 264 brusca 28, 83, 228, 240 Capnodium Oleae 244 carie 227 Coniothyrium. Oleae 239 Criptoascus oligosporus 115 Cycloconium oleaginum 48, 227 Dasyneura Lathierei 262 disseccamento foglie .28 Epitrimerus 143 eroifiidi 142 fleotripide 228, 251 fumaggine 48, 83, 228, 244, 307 Lasioptera Kieferiana 262 Lecanium sp. 48 . mosca olearia 64, 83, 185, 227, 307 occhio di pavone 48 Perrisia Oleae 20, 262 Phleotribus Oleae 115 Phyllosticta insulana 28, 115, 239 Phyllosticta Oleae 115 Pollinia Pollinii 115, 148 Prais oleae 39 rogna 83, 143, 227 sali metallici 239 schina 252 Septoria Oleae 239 Stictis Panizzei 28, 239, 240 tignola 39, 227 tubercolosi 83, 227 vaiolo 88. Olmo, Galerucella luteola 144 Gloeosporium inc. v. campe- stris 168 Gossyparia ulmi 92 Me > pi al | “e N) SR ga. d STI XXX Omphalodes, Sclerotinia Libertia- na 85 Oncidium, Hemileia Oncidi 87 Orchidee, fungo delle radici 298 Leucodiaspis cockerelli 141 orcheomiceti 299 Khizoctonia sp. 204 a” lanuginosa 299 ” mucoroides 299 ” repens 299 ruggine 87 Oryganum, Puccinia Ribsaameni 125 Orzo, carbone 57, 210 disinfezione dei semi 286 nebbia 139 Ustilago nuda 5% Oxralis, Puccinia Maydis 286 Palme, bud-rot 283 marciume della gemma 283 Pythium palmivorum 284 Patata, accartocciamento delle fo- glie 259 Agriotes sp. 145 arricciamento 62, 85, 278, 279, 287 Bacillus atrosepticus 315 " caulivorus 41 È phytophthorus 145,315 là solanisaprus 315 black-leg 315 blattrollkrankheit 62 braunschaligheit 57 cancrena 41, 181 (hrysophlyclis endobiotica 1, 138 filatura 272 Fusarium sp. 85, 260 % coeruleum 294 RR » DOVA E Ve è mio Piga INDICE ALFABETICO DELLE PIAN TE AMMAL “si À gibbosum 2 lare 94 ni | ‘0xysporium 979 do % rubiginosum. 294 hean: n Solani 279,294 de subulatum 2940 Fusiporium Solani 279 s® malattia bacterica 188 - malattia dei porri 138 marciume del fusto 121 //////D Phellomyces sclerotiophorus. 57, 72 Mic. Pl ytophthora infusione 272 piede nero 145 Ithizoctonia Solani 57 scabbia 71, 72, 138 schwarzbeinigheit 121. 315. RR nu Spondylocladium atrovirens 57 Le i Synchytryum endobioticum 19 GENE sd RR Verticillium alboatrum 260, amg Piva Krameria sp. 301 8 Re. Pelargonium, Pythium Debarya- n ° 3 num 173 Le Peonia, Botrytis Paconiae XI Sclerotinia Paconiae 217 de i Peperone, Musarium miveum 114 "A Ni marciume 177 + TI Pero, Bacillus amylovorus 221 Carpocapsa 271 MEA Diaspis piri 249 eta Diplodia sp. 230 | La Drosophila ampelophita 186 PRO: Fusicladium sp. 288 © fori ti e ; dendriticum 9î tl) più inum 154 ; LI I Gymnosporan ife. binae 1 Y \porangi supe cL ud mal bianco 249 marciume 167 micorize 213 moria 259 nebbia 221 Phytophthora omnivora 16% Podosphaera leucotricha 249 ruggine 154 scabbia 233 Sphaeropsis malorum 230 x pseudo-Diplodia 230 Sphaerotheca Mali 249 ticchiolatura 70, 97, 233 | tignola 155 Venturia inaequalis 233 Pesco, accartocciamento foglie 156 afldi 112 Aphis persicae 156 bolla 156 Carpocapsa pomonella 158 Ceratitis capitata 158 Cercospora circumscissa 157 À Persicae 37 Cladosporium amygdalearum 157 Cladosporium carpophilum 37 Diaspis piri 249 Drosophila ampelophila 186 Exo0ascus deformans14, 110, 156 gommosi 157, 158 mal bianco 157, 272 marciume 158 «micorize 213 Monilia fructigena 158 Myzus persicae 112 nebbia 158 Vidium ventricosum. 174 perforazione foglie 157 Phyllosticta Persicae 157 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXXI pidocchi 47 Puccinia Pruni 157 ruggine 157 Sphaerotheca lanestris 174 c pannosa 157 tiechiolatura 37, 157 Tonicus dispar 189 Petasites, Aecidium sp. 286 Phyllostachis, scopazzi 217 Loculistroma Bambusae 217 Phyllyrea, Jaghonania Phyllyreae 125 Phyteuma, Uromyces phyteuma- tum 125 Picea, Cucurbitaria Piceae 133 Pino, Coleosporiuim Pini-Asteris 138 Peridermium Pini densiflo- rae 138 Peridermium Strobi 88 Pestalozzia Hartigii 35 seccume 35 Volvaria murinella 136 Pioppo, afide lanigero 65 bacteriosi 174 Brachypappa populi 66 Cenangium populneum 174 Dothichyza populea 174 Mordwilkoja vagabunda 11 Ocneria dispar 13 Pachypappa marsupialis 67 LA reaumuri 64 ” vesicalis 64 Pemphigus vagabundus 11 Schizoneura populi 66 Pisello, Fusarium falcatum 294 tonchio 240 Platano, abbrucciaticcio foglie 78 Gloeosporium nervisequum 16, 18 leaf blight "18 Lythocollectis platani 64, 240 Taphrina coerulescens 78 tignola 64, 240 Poa, Claviceps microcephala 140 PI purpurea 140 Polestichaim: Taphrina Wettstei- niana 245 Pomodoro, avvizzimento 314 Bacillus solanacearum 173 bacteriosi 131, 314 Bacterium Briosii 314 P Michiganense 315 È Solanacearum313-15 cancro 137 colatura 257 deperimento 257 1257 Mycosphaerella citrullina 137 marciume 173, peronospora 257 Popone, cancro 1537 Mycosphaerella citrutlina 137 Pruno, Diaspis piri 249 Hyponomeuta padelta 89 Puccinia Pruni-spinosae 89 Quercia, Actinothecium quercnum 295 Adricus Peyerimkoffi 141 Vapnodium meridionale 244 (Vicinnobolus 285 Cnethocampa processionaria 303 Cynips ariae 2 Erobasidium. verans 233 fumaggine 244 mal bianco 59, 130, 1837, 171, 197, 226, 231, 241, 283, 285, 288. Microsphaera Alni 171, 232 eatensa 137 n Oidio 72 Rododendron, Alewrodes. vapora- Has D 0° ET "o Le - Oidium n alphitoides 19 sat ti erysiphoidei i i x qua - 4 n quercnum 60, ua if 174, 1°, ; sat Sw si EI na (RA Pat; Pestalozzia Hartigii 35 i Phyllactinia corylea 23L 0 Phylloxera Quercus IL 7 seccume 35 È Tischeria complanella 187 Rabarbaro, peronospora 215 | Raphanus, Plasmodiophora Bras- N “ sicae +283 9 v Rhamnus, Aphis cathartica 5 n frangulae1,2, 5, 6 n thamni 1,2, 6. Lr y Myzus rhamni 2 Vento Psylta vhamni 2 KI Toroptera alaterni 10 Me 5 aurantii 8 È f variegata 6, 8, 10. Rheum, Peronospora Japaniana215 Ribes, Botrytis Ribis 260 loniothecium Ribis 260 i Eriophyes ribis 249 Nicco (loeosporium Ribis 713 meria 259 i I i, Mytilaspis pomorum 328. Sphaerotheca mors uvae 210 Riso, brusone 31, 190 ®% carolo 190 i, “gt mere Helminthosporium 191 À Ki Bu n) 9 Piricularia Oryzae 191 7; ORE riorum 260 VIA Erobasidium sp. 282 gi i M verans 298. i nemici diversi 260. Otiorynchus sulcatus so Rosa, gorgoglioni 128 DE: di INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXXIII Hylotoma rosae 128 malattie diverse 126, 324. mal bianco 127 Marsonia Rosae 127 Oidio 127 Phragmidium subcorticium 88 126 Rhodites rosae 128 Roesleria hypogaea 324 wo pallida 324 ruggine 126 Sphaerotheca pannosa 174 Rubus, fioritura doppia 296 Fusarium Rubi 296 Tetramyxa parasitica 216 Uredo Loesneriana 124 Salice, Cryptocampus venustus 140 Eriophyes salicis 140 x tetanotrix 140 n triradiatus 140 formiche 63, 328 galle 140 Melampsora Allii-fragilis 89 Ocneria dispar 16, 63 Oligotrophus Capreae 140 Perrisia marginemtorquens140 Pontania proxema 140 Ò salicis 140 Rhabdophaga eterobia 219 È, rosaria 140 Sarothamnus, Asphondylia 320 Secale, nebbia 139 Sechium, Rhizoglyphus echinopus T0 Sedano, bacteriosi 85 Cercospora Apti 98 crosta 98 Phoma apiicola 98 Phlystaena Magnusiana 98 Plasmodiophora Brassicae 284 schorfrrankheit 98 Septoria Api 98 x Petros. v. Apt 98 Semperivum, Endophyllum Semper- vivi 125 Sisymbrium, Plasmodiophora Bras- sicae 282 Sorbo, Aecidium vulgaris 135 Gymnosporangium juniperi num 302 micorize 218 Roestelia cornuta 302 Sorgo, lesioni traumatiche 46 _Sorosporium Ehrenbergii 133 Sphacelotheca Reiliana 303 Ustilago bulgarica 134 si cruenta 133 i Reiliana 153 D Sorghi 133 gpinacio, Peronospora effusa 25, 26 $ Spinaciae 25, 26 Plasmodiophora Brassicae 284 Sughero, insetti diversi 263 Sulla, Anthostometlla Sullae 165 Leptothyrium Sullae 166 Susino, bruchi 160 Hyponomeuta padella 9 Mytilaspis pomorum 328 tignola 79 Tabacco, agrotide 288 Bacillus aeruginosus 41 cancro 41 mal del mosaico 122, 269 marciume delle radici 118 niellée 122 Thielavia basicola 118 Thè, Exobasidium vexrans 232 golpe vescicolare 232 ì È. Lal 4 "I dl di è À e LAI 3 na z wr A E "A # XXXIV Thymus, Puccinia caulincola 125 Trifoglio, antracnosi 86, 295 Colletotrichum sp. 321 x Trifolii 86 cuscuta 96, 226 Erysiphe Polygoni 226 Gloeosporium caulivorum 295 malattie diverse 226 mal bianco 226 mal vinato 226 Orobanche 226 Peronospora trifoliorum 226 Polythrincium Trifolìi 226 Pseudopeziza Trifolii 226 Pythium Debaryanum 226 ruggine 226, 321. Uromyces Trifolii 226 Urophlyctis Trifolii 226 Triglochin, Tetramyxra Triglochi- nis 31, 216 Triticum, Claviceps purpurea 132 Tussilago, Puccinia Poarum 286 Uva spina, Aspidiotus perniciosus 180 mal bianco 136, 157 Sphaerotheca mors-uvae 136, 137 Vaccinium, £robasidium verans 233 Vanda, Leucodiaspis cockerelli 141 Veccia, Peronospora viciae 226 Veronica, Sorosphaera Veronicae 198 Vicia, Uromyces valesiacus 125 Viola, Fusarium Violae 140 Vischio, Gossyparia Ulmi 92 Vite, acariosi 57, 142, 236 aggrinzimento, 202 Anthocoptes sp. 237 apoplessia 106 arricciamento 118, 148, 237 INDICE ALFABETICO. peLLE » Bacterium tumefacien on black-rot 88 brussins 268 cascola dei fiori 43 clorosi 114 ti temporanea 267 Cochylis 160, 309 colatura 113 colpo di pollice 42 court-noué 38 crown-gall 268 crittogame 96, 99 Dematophora glomerata 272 deperimento 265, 266 Diaspis pentagona 160 Dicaelotus pusillator 114 Drepanothrips Reuteri 142 droah 267 Drosophila ampelophila 186 Endemis 32 Epitrimerus vitis 38 erinosi 150 pu SA esaurimento 1183 essiccamento 30 filatura 267 fillossera 14, 29, 81, 101, 119, 123, 190, 202, 253, 265 freddo 267 fumaggine 318 gelo 266 giallume 114 gommosi 142 Kara-Muck 105 Lathraca clandestina 85, 258 » squamaria 258 lesioni radicali 105 malattia di Crimea 105 malattie diverse 75 mal nero 181 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXXV marciume delle radici 31, 272 rogna 48, 268 muffa nera 105 roncet 38, 142, 147, 148, 149, 221 oidio 100, 130, 150, 285. 237, 288 Pentodon punctatus 307 siccità 30 peronospora 63, 73, 88. 150, 193, sigaraio 263, 272 207, 213, 258 Sfereum hirsutum 107 Phyllocoptes vitis 37, 142, 236 tignola 114, 207, 250 Phytoptus vitis 38 tubercolosi 268 Plasmopara viticola 279 Uncinula necator 100 Polyporus ignarius 106 Vibrissea hypogaea 218 da versicolor 107 Zinnia, Botrytis vulgaris 28 punteggiature marginali 267 traumatismi 104 resinosi 142 Zizyphus Hyalodema Evansii 232 Rhizoecus falcifer 252 Zucca, Fusarium niveum 114 Roesleria sp. 218 peronospora 61 > hypogaea 272 Plasmopara cubensis 61 a ® a a 3 ‘ o” ef À 15% Ùea È 4 é he Do fé A feta é SEAGATE È x INDICE ALFABETICO I DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Abrucciaticcio(barbabietola)280, 281 Acalla schalleriana v. azaleana 260 Acariosi (vite) 37, 142, 236 Accartocciamento foglie (patate) 259 ni (pesco) 156 Acridium migratorium 234 Acrostalagmus Thomensis 231 ò Willmorinii 231 Actinothecium quercinum 295 Aecidium Euphorbiae (Grerardia- nae 228 Aecidium vulgaris 135 Afidi 159 Afide del pesco 112 È » pioppo 65 È sanguigno 155 Aggrinzamento (viti) 202 Agriotes sp. 145 Agrotide del tabacco 228 Alectrolephus 206 Aleucite del grano 64 Aleurodes voporariorum 260 Alghe 16 Allettamanto del grano 79, 121 Atlotria infuscata 2309 n vittria 309 Alternaria Dianthi 119 È macrospora 318 a tenuis 244 Alternariosi (garofani) 119 4a VELA, Pn Ò i I PA» | INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DI A pai Altica 328 » delle barbabietole 310 Altica oleracea 271 ni Ambrosia 108 + Andricus grossularia 141 “ Peyerimkoffi 141 Anthonomus pomorum 176 Anthostomella pisana 167 n Sullae 165 Antomyia brassicae 328 antracnosi (erba medica) 86, 131 n (fico) 27 w (melo) 37 5 (trifoglio) 86, 295 Apanteles glomeratus 235 NR Aphanomyces laevis 280, 281 a Aphelinus diaspidis 104, 185, 261 a n fuscipenmnis 261 Aphidius brassicae 308 bia Aphis brassicae 308 33: » Cathartica 5 | Ki DI » frangulae 1, 2, 5, 6 h I 4 » persicae 156 pa » thammi 1,2, 6 N apoplessia (vite) 106 pred” Arcenthobium cryptopoda TT AD ù pusillum 77 Archenomus bicolor 261 | ci orientalis 185 Armillaria mellea 78 - SI, INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI arricciamento (cotone) 368 (patate) 62, 85, 278, 279, 287 arricciamento (vite) 113, 148, 237 arrossamento delle foglie 122 Arthrocnodax moricola 185 Silvestri 185 Ascochyta citrullina 29I Oleae 239 Aspergillus niger 321 Asphondylia Verbasci 319 Aspidiotiphagus citrinus 261 Aspidiotus perniciosus 130 Asteroma sp. 136 avvizzimento (Cajano) 299 (Calceolaria) 85 (cocomeri) 26, 289 (cotone) 210, 300 (cucurbitacee) 210 (indaco) 300 Bacca migriventris 160 Bacillus aeruginosus Al amylovorus 221 aroideae -220 atrosepticus 315 brassicaevorus 41 carotovorus 219 caulivorus 4l fluorescens 41 liquefaciens 41 oleraceae 220 omnivorus 220 phytophthorus 144, 315 putridus 41 solanacearum. 173 solanisaprus 315 | bacteriosi (erba medica) 131 (fava) 174 (fico) 131 (gelso) 131 (lilla) 84 (olivo) 115, 161 (pioppo) 174 (pomodoro) 1531, 314 (sedano) 85 Bacterium I-V 29 Briosii 314 Michiganense 315 Olivae 264 Solanacearum 314 tumefaciens 269 Bassus albosignatus 309 bitter-pit (meli) 146 black-rot (vite) 88 bolla (cocomeri) 26, 289 (pesco) 156 XXXVII Botryodiplodia Theobromae 60 Botrytis sp. 80 cinerea 84, 107, 217 Paeoniae 217 Ribis 260 vulgaris 28 Brachypappa Populi 66 bruchi (cavoli) 240, 328 (legumi) 240 (susini) 160 brusca (olivo) 28, 83, 228, 240 brusone (melo) 37 (riso) 3I, 190 Calopterus italicus 234 cancrena (asparago) 273 (patata) 131 cancro 15 (cacao) 81 (caffè) 82 (cetriuoli) 137 (melo) 36, 87 (pomodoro) 137 oe XXXVII." (popone) 137 (tabacco) 41 Capnodium meridionale 244 oleae 244 carbone (avena) 209, 277 (cereali) 32, 117, 130, 175, 277 (frumento) 57, 70, 90, 210 (orzo) 57, 210 carie (avena) 316 (cereali) 32, 175 (frumento) 210, 248, 316 (olivo) 227 Carpocapsa 271 pomonella 130, 158 cascola (fichi) 328 (vite) 43 cavallette 234 Cecidomyia destructor 130 Cenangium populneum 174 lerapterocerus corniger 236 Ceratitis capitata 148, 158, 186 Cercospora Apii 98 beticota 23, 328 circumscissa 157 lumbricoides 306 Medicaginis 212 Persicae 31 cercosporosi 325 UVeroplastes rusci 236 Chilocorus sp. 199 bipustulatus 69, 185, 261 circumdatus 104 distigma 185 Kuwanae 104, 185 renipustutatus 69 similis 261 Chionaspis evonymi 156 Chrysophlyctis endobiotica 71, 138 icinnobalus Cesatii f. Evonymi 285 Ati ul , x AI ANI A = 290 È anpreE ALFABETICO DELLE MALATI (E AZ 0 di cimice (del calle) 927 dea Dr di Cladosporium Aphidis 29° Rae carpophilum 37 fumago 244 herbarum 29; 1953 è RMS Clasterosporium Amygdalearum1. 57 da Claviceps microcephala 140. X purpurea 132, 189, 140 pusilla 100 | clorosi (crisantemi) 327 (vite) 114, 267 3 'Oncli ul ni 908, coccidi 40, 235 Cochylis T9, 160, 309 i colatura (pomodori) 257 (vite) 113 , mo Coleosporium Pini -Asteris 188. RI Colletotrichum Carica 27 pe Dracenae 101 i lagenarium 26 4 Trifolii 87, 212 37 e CE colletotricosi (del fico) 27 colpo di pollice (vite) 42 Coniophora cerebella 118, 306 Coniothyrium leguminum. 320 Oleae 239 Ribis 260 Coryneum foliicolum 246 Kunzei 297, 303 Mori 134 perniciosum 297 Corticium vagum 295 Crioceris asparagi 130, 272 Criptoascus oligosporus 115 ; crittogame (vite) 99 | crosta (dei sedani) 98° crown-gall (vite) 268 pnt Cryptocampus venustus pa Cucurbitària pi ui INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI IXL Cuscuta 46, 114, 131, 196, 212, 226, 326 Cuscuta epithymum 141 Cybocephalus rufifrons 143, 185 Cycloconium oleaginum 48, 227 Cynips ariae T2 Cytinus 196 Cytospora Oleae 245 Dasyneura Lathierei 262 Dematium pullulans 29, 244 Dematium glomerata 272 Diaspis pentagona 69, 103, 114, 143, 160, 185, 199, 261, 327 Diaspis piri 249 Diatraea saccharalis 83 Dibrachys boucheanus 235 Dicaelotus pusillator 114 Dilobe coeruleocephala 271 Diplodia cacaovicola 60 Diplodina citrullina 291 Dothichiza populnea 174 Drepanaphis 49 Drepanothrips Reuteri 142 Drosophila ampelophila 186 Empusa grylli 235 Endoconidiophora caerulescens 82 Endomyces Magnusti 247 Mali 247 Endophyllum sempervivi 125 Entomophora Calopteni 235 Entorrhiza cypericola 199 Exoascus deformans 14, 110, 156 Exobasidium japonicum 282 pentasporium 282 verans 232 Exochomus auritus 262 4-pustulatus 185, 262 Epitrimerus sp. 148 vitis 880 erbe infestanti 272 erinosi (nocciolo) 150 (vite) 150 Eriophyes Boisi 68 crataegumplicans 250 cuscutae 141 gonothorax 250 ribis 249 salicis 140 tetanotria 140 triradiatus 140 Erynnia nitida 144 Erysiphe Coryli 150 graminis 139 ‘ Polygoni 131, 226 essiccamento rami (cacao) 81 Eudemis (vite) 32 Eulophus Gentilei 252 Euphrasia 196 fersa (cocomero) 26 fillossera (vite) 14, 29, 31, 101, 119 128, 190; 202, 253, 265 fioritura doppia (rovo) 296 precoce (barbabietole) 255 fleotripide (dell’ olivo) 228, 251 Fomes applanatus ‘8 fomentarius 78 ignarius ‘(8 formiche 63, 96, 328 freddo 238 fumaggine 244, 313 (dell’ olivo) 48, 83, 228, 307 (del cacao) 230 fumo 76, 125 Fusarium coeruleum 294 decemcellulare 81 discolor 294 falcatum 294. gibbosum 294 a, lio i gue L'AREA | % b.| x fi, i INDICE ALFABETICO 1 DEL Martii 294 metachroum 294 niveum 26, 114, 289 oxysporium 279 orthoceras 279, 294 + Rubi 296 rubiginosum 294 Solari 279, 294 subulatum 294 Theobromae 294 vasinfectum 290 "iolae 140 Willkommii 294 Fusicladium dendriticum 81, 97, 151, 154 pirinum 151, 154, 258 Fusicoccum camplanatum 8% Fusisporium Solani 279 Galerucella luteola 144 gelo 122 (ciliegio) 206 Gloeosporium anthuriophilum 27 caulivorum 295 Urotonis 136 Fagi 25 fagicolum 24, 25 fructigenum 192 incospicuum v. campestris 168 laeticolor 102 nervisequum 16, 18, 171 polymorphum 101 Ribis 73, 254 rufomaculans 3, 172 Sorauerianum 135 versicolor 172 Glomerella rufomaculans 172 » ” v. Cycla- mini 217 Gnomoniopsis fructigena 172 -4 RI gommosi 270 le. Dis, (del ciliegio) 206 rius 2 BIS) (dell’ olivo) 227 i; | (del pesco) 157, 158. — 8 (della vite) 1420 E gorgoglioni 47 È AVE (delle rose) 127 (Rss i Gossyparia ulmi 92 Graphotitha ocellana 176 ca grillotalpa 63, 128, 208, 327, 328 Gymmnosporangium Amelanchiéris 302 | AI: Davisii 302 Jumniperinum 135, 302. Sabinae 154 Haltica brassicae 176 Heliothis peltigera 187 ®* Helminthosporium (dei cereali) 304 a Oryzae 191 RESI Hemileia Oncidii 87 ; «20 ; IR SRL vastatrie 214 Na Ren 2a LEV Heterodera radicicola 212 Siani Heterosporium eclhinulatum 1820 Ka Syringae 84 i È 1 i Hormodendron sp. 195 pr cladosporioides 29 uri Hyalodema Evansii 232 Hylechoetus dermestoides 109 Sa Hylotoma rosae 128 ca 4 Hymenochaete noxria 82 A5x ci: > Hyponomeuta maltinella 16, 7 79, 155. te padella 79, 89 50; SR Iceria Purchasi 187, 288 4 Kawahamia Cyperi 216 Koleroga (delle cs DI Krameria canescens parvifolia 1301. dà f AH ed) er ict INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XLI Theobromae 60 Lasiophthicus pirastri 308 n Tee a Ley Lasioptera Kieferiana 262 Lathraea 196 clandestina 35, 258 squamaria 258 lava (cocomeri) 26 Lecanium oleae 48 Robiniarum 130 Lentinus squamosus 306 Leptinotarsa decemlineata 139 Leptothyrium Sullae 166 Leucodiaspis cockerelli 141 licheni 96, 205 Limacinia Cameliae 244 Citri 244 Penzigi 244, limunea (cacao) 82 (caucciù) 82 Lina populi 176 Livia juncorum 152 Loculistroma Bambusae 217 Lophodermium macrosporum 247 Loranthus 196 lumache 82, 83, 327 Lythocollectis platani 64, 240 Macrophoma vestita 60 Macrosporium commune 29, 244 malattia del cuore (barbabietole) 23, 114, 170, 280, 281, 282 dell’ inchiostro (castagno) 1ll, 112, 297, 303 rossa (erba medica) 248 mal bianco (castagno) 226, 241 (erba medica) 131 (faggio) 241 : (melo) 249, 282 ‘S (pero) 249 i (pesco) 157, 272 (quercia) 59, 130, 137, 171, 197, 226, 231, 241, 283, 285, 288 (rose) 127 (trifoglio) 226 (uva spina) 136. 137 mal del gozzo (erba medica) 131 male dello selerozio (erba medica) 131 mal del mosaico (tabacco) 122, 269 mal nero (viti) 131 mal vinato (erba medica) 114, 131 (trifoglio) 226 marciume (ananas) 218 (barbabietole) 23, 170 (melanzane) 178 (palme) 301 (peperone) 177 (pera) 167 (pesco) 158 (pomodori) 173, 257, 314 marciume amaro (meli) 172 marciume del fusto (patate) 121 marciume della gemma (palme) 283 marciume delle radici 219 (barbabietola) 32 (vite) 31, 272 (tabacco) 118 marciume secco (barbabietola) 280, 281, 282 Marsonia Rosae 127 Melampsora Allii-fragilis 89 Melampyrum 24, 196, 206 Melanconis modonia 207, 303 perniciosa 297, 303 melata 244 Merulius lacrymans 305 Metasphaeria Aloés 72 micorize 2183 Microdiplodia Anthurii 27 o x DI 6h. ria Di: pr RA TELA A Microsphaera Alnì 171, 232 — esxtensa 137 Microweisea misella 103 Mollisia fagicola 100 Monilia fructigena 87, 151, 158 + MorAwilltkoya vagabunda 11 moria (castagno) 297 mosca delle arance 145, 186 mosca dell’ asparagio 40 mosca olearia 64, 83, 185, 187, 227, 307 muschi 96 Mycosphaerella citrullina 137, 289 sentina 151, 254 Myopites limbardae 137 Myxromonas Betae 281 Mytilaspis pomorum 130, 328 Myzus persicae 112 rhamni 2 nebbia (dei cereali) 159 (dei cocomeri) 26, 289 (dei peschi) 150 Nectria UVastilloae 306 cinnabarvina 78 ditissima 536, 87, 294 moschata 294 Neocosmospora vasinfecta 210, 243, 289, 294, 299 nielle (tabacco) 122 Novius cardinalis 288 occhio di pavone 48 Ocneria dispar 16, 63 Odontites rubra 108 oidio (del noeciuolo) 150 (delle rose) 127 (della vite) 100, 150, 150, 285 Vidium alphitoides 171 erysiphoides 283 Evonymi 184, 229 Lee ni . Orthocarpus purpurascens 3010, foe 4 pi # 7) .$ \ ve hi INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E I 174, 197 i Tuckeri 100%... ventricosum ITA ai # Oligotrophus Capreae 140 a i Carpini 219 A Vospora ovorum 29 orcheomiceti 299 Orcus chalybaeus 104 | a? Orobanche 181, 196, 226, 288 ) Orinis pusilla 236 Gara pit Osyris 196 ve ; 3 Otiorhynchus sulcatus 260 . Xyleborus dispar 109 perforans 231 Pachypappa marsupialis 67 reaumuri 67 vesicalis 6° Pedicularis 196 Pellicularia koteroga 82 Pemphigus frarvinifolii 50, 51 nidificus 50, 52 vagabundus 11 Pentodon punctatus 307 perforazione delle foglie (pesco) 18 Peridermium PIERO ni Strobi 88 > peronospora (delle barbabietole) 2! (dei pomodori) 257 (degli spinaci) 25 SS; (della vite) 63, 73, 88, POE 193, 207, 213, 258 MR > (delle zucche) 61 I #9 Peronospora effusa 25, 26, TE Jaapaniana 215 Rumicis 2150 ica bio à È | 57 bi & \ n U . INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Trifoliorum 131, 212 viciae 226 Perrisia Carpini 219 marginem-torquens 140 oleae 20, 262 Pestalozzia Aloes 101 Clusiae 135 Guepini 81 Hartigii 35 Palmarum 81 Phelipea 196 Phellomyces sclerotiophorus 57, 02 Phleotribus Oleae 115 Phlystaena Magnusiana 98 Phoma aloicola 27 apticola 98 Betae 23, 32, 114, 280, 281 bohemica 245 Mali 246 Roumii 59 tabifica 170 Phomopsis Aloes-percrassae 101 Phorodendron flabescens 7 Phosporus gabonator 82 Phragmidium subcorticium 88, 126 Phtora vastatrix 90 Phyllactinia corylea 135, 231 Phyllocoptes convolvuli 152 vitis 31, 142, 236 Phylloxera quercus 91 Phyllosticta Cavarae 27 Dracaenae 135 insulana 28, 115, 239 Oleae 115 Persicae 157 Physalospora Rhododendri 260 Phytomiza praecox 187 Phytophthora infestans 130, 272 omnivora 85, 167 XLIII omn. v. Arecae 302 Syringae 84 Theobromae 302 Phytoptus avellanae 151 vitis 38 pidocchi (dei cavoli) 47 (dei carciofi) 47 (del grano turco) 64 (dei peschi) 47 pidocchio lanigero 48 pidocchio nero (delle fave) 47 (dei meloni) 47 (dei papaveri) 47 pidocchio sanguigno 112, 156 Pieris brassicae 309 Crataegi 106 rapae 309 Piricularia Oryzae 191 Plasmodiophora Brassicae 198, 282, 284 Plasmopara cubensis 61 viticola 279 Platynaspis silvestri 185 Platyparea poeciloptera 40 Pleosphaeria Citri 244 Pleospora herbarum 244 Podosphaera leucotricha 282 Pollinia Pollinii 115, 148 Polyporus betulinus 8 hispidus 135 ignarius 106 249, sulphureus "8 versicolor 107 Polystictus pergamenus 8 versicolor 8 Polythryncium Trifolii 226 Pontania prorena 140 salicis 140 Poria vaporiaria 305 resinosi (vite) 142 Prais oleae 39 Prospaltella Berlesei 103, 114, 185, 198, 200, 201, 261, 262 diaspidicola 104, 185, 201 murtfeldii 261 Pseudononas Levistici 85 Medicaginis 188 Syringae 73, 84 Pseudopeziza Medicaginis 212 Ribis 151 Trifolii 226 Pseudovalsa longipes 297 Psylla rhamni 2 Psylliodes chrysocephala 271 Puccinia Anemones virginianae 125 Asparagi 153 Bupleuri falcati 125 caulincola 125 fusca 100 Galii 153 glumarum 62, 286 graminis 62, 215 Iridis 286 Maydis 286 Pimpinellae 153 Poarum 286 Porri 286 Pruni 157 Pruni-spinosae 89 Riubsaameni 125 Veratri 286 Violae 153 pulce di terra 5328 Pythium De Baryanum 173, 212, 226, 280, 281 palmivorum 284 Ramularia beticola 23 Rehmiellopsis bohemica 245 Rhabdophaga eterobia 219 ico BE). rosaria 140 Medi Rhizobius discimacula 262 litura 262 lophantae 104, 114, 185, 201 Rhizoctonia (delle fave) 295 | lanuginosa 204, 299 mucoroides 204, 299 repens 204, 299 Solani 57 violacea 131 Rhizoecus falcifer 252 Rhizoglyphus echinopus 69 <-% i, Rhodites rosae 128 RO Rhynchites betuleti 32, 176 pi Rhytisma acerinum 78 rizoctoniosi 325 Roesleria (della vite) 218 bo " 7 pa hypogaca 272, 324 Ù pallida 324 | si Roestelia cornuta 302 E, rogna (dell’ olivo) 83, 143, 227 Ne (della vite) 43, 268 Te roncet (vite) 149, 147, 148, 149, 221, Doe 237, 288 put Rostrella coffeae 82 to: ruggine (delle barbabietole) 28 meo (dei cereali) 53, 61, 88, 91, 111, 114, 215 (dell’ erba medica) 131 (dell’ olivo) 245 (delle Orchidee) 87 dl (dei peri) 154 po (dei peschi) 157 ir (delle rose) 126 MA» (del trifoglio) 226,821 scabbia (dei meli) 233, 8280 Pa, Lo I (delle patate) 71, 4 Me Nor: | INCICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XLV (dei peri) 233 schina, (dell’ olivo) 252 Schizoneura lanigera 112, 130, 159, 176 populi 65 Sclerospora graminicola 305 macrospora 304, 305 Sclerotinia Cydoniae 91 Libertiana 45, 85, 212 Ocymi 174 Paeoniae 217 sclerotiniosi 325 Scolecotrichum gram. f. Avenae 90 scopazzi (bambù) 217 secale cornuta 139 seccume (piante forestali) 35 Septogloeum Mori 135 Septoria Apii 98 Azaleae 260 castanaecola 254 Oleae 239 Petroselini v. Apii 98 rufomaculans 172 sigaraio 82, 95, 263, 272 Signiphora Aspidioti 261 Siphonophora acericola 50 acerifolia 50 Sitotroga cerealella 235 Sorosphaera Junci 198, 199 Veronicae 198 Sorosporium Ehrenbergii 133 Sphacelia segetum 100 Sphacelotheca Reiliana 303 Sphaeropsis malorum 31, 246, 250 pseudo-Diplodia 87, 230 Sphaerotheca Canestris 174 Mali 249 mors uvae 136, 137, 210 pannosa 157, 154 Spondylocladium atrovirens 50 Spumaria alba 99 Steganospora carpathica 212 Stauronotus maroccanus 234 Sfteganosporium Castaneae 297 Kosaroffii 306 Stemphilium Citri 217 Stereum frustulosum 78 hirsutum 107 Stictis Panizzei 28, 239, 240 Stilbea flavida 82 strina (del castagno) 253 Synchytrium endobiolicum 138, 139 Syntomosphorum indicum 144 Syrphus balteatus 309 pirastri 308 ribesit 309 talpe 159 Taphrina coerulescens ‘8 Wettsteiniana 245 Tarsonemus fragariae 249 Tetramyxa parasitica 216 Triglochinis 31, 216 Tetrastichus canadensis 261 rvanthomelaenae 144 Thea vigitiduopunctata 184 Thesium sp. 196, 296 Thielavia basicola 118 Thielaviopsis paradora 218 ticchiolatura (delle barbabietole) 23 (dei meli) 154 (dei peri) 97, 233 (dei pèschi) 157 tignola (del grano) 64 (dei meli) 16, 37, 79, 155 (dell’ olivo) 39, 227 (dei peri) 79 (del pesco) 37 (del platano) 64, 240 REI St XLVI INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI, dii Ri (del susino) 79 (della vite) 114, 207, 250 Tillandsia usneoides T Tilletia caries 175 laevis 248 Tischeria complanetta 187 Tomicus dispar 189 tonchio (dei legumi) 240 Toxoptera alaterni 10 aurantii 3 variegata 6, 8 Tortrix pilleriana 95 Tricontarinia ciliatipennis 185 Japonica 185 Trioza Camphorae 311 tubercolosi (dell’ olivo) 83, 227 (della vite) 268 tumori radicali (barbabietole) 23 Tychea setariae 64 Tychius crassirostris 219 Tylenchus vastatria 85 Uncinula necator 100 Uredo Gossypii 318 Loesneriana 124 Uromyces Betae 23 caryophyllinus 228 Phyteumatum 125 Pisi 124 salesiacus 125 scutellutus 125 dae, tia Mt nto e 7 di LU dl prc pate Ad gen , e SI ai Meli” pa 4a Tp CORAL. ai bi” LEA x re; striatus 131 Trifolii 226 Veratri 153 Urophlyctis Alfalfae 131 Lleproides 23 Trifolii 226 Ustilago Avenae 117 bulgarica 134 carbo 175 cruenta 133 Hordei 117 laevis 117 Maydis 44 nuda 57, 117 Reiliana 133 Sorghi 133 Tritici 57, 90 vaiuolo (delle barbabietole) 328 (dell’ olivo) 83, 227 Valsa ambiens 87 leucostoma 260 Valsonectria parasitica 78 Venturia inaequalis 233, 323 Verticillium alboatrum 279 Vibrissea hypogaca 218 vischio 70, 92, 183, 196, 224 Volvaria Loveiana 136 murinella 136 Zaghonania Phyllyreae 125 Zopfia rhizophita 274 RO et ATPIILI Sa DICE ALFABETICO DEGLI AUTORI XLVII INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI Aigret C. 70 Albrecht 280, 281 Appel O. 85, 117, 277,278, 279, 282, 293 Arcangeli G. 283 Arnaud G. 243, 244, 295, 313 Aussenac G. 307 Averna-Saccà R. 150 Baccarini P. 319 Baind S. M. 86 Bakke A. L. 304 Ballon F. H. 323 Bancroft C. K. 195 Barnas B. 132 Barrus M. F. 295 Battaglini A. 202 Bayer E. 140 Beauverie J. 16, 189 Becquerel P. 104 Bedini R. 271 Benson M. 296 Berlese A. 199, 200, 201, 261 Bernard N. 74, 204 Bernéès J. 79 Biasco" A. 288 Blin H. 132 Blomfield J. E. 198 Bois D. 68 Borthwick A. W. 133 Bottini E, L. 73 Boulet V. 213 Bourcart E. 225 Bray W. L. 133 Brick C. 81, 129 Briosi G. 33, 130, 226, 297 Brunet R. 258, 266, 267 Bubàk Fr. 133, 167, 244 Burgeff H. 298 Burnat J. 37 Busse W. 32, 280 Butler E. J. 1834, 245, 299, 299 Calcaterra E. 288 Campbell C. 83, 146, 227 Cannon W. A. 301 Cecconi G. 69 Charles K. W. 216 Chifflot J. 44 Chuard E. 213 Coleman L. C. 301 Colin H. 107 Cook M. T. 296 Cordley A. B. 209 Cotte J. 250 Cuboni G. 193, 265 Dalmasso G. 250 Danesi L. 265 Dantony E. 983, 312 Del Guercio 1, 5, 9, 10, 17, 49, 50, 65, 251, 262 D’Ippolito G. 316 Dorogin G. 168 Dougal M. C. 320 Dumont Th. 839 Einchinger A. 57 Essary H. 86, 321 Evans J. B. P. 146 Ewert R. 122, 151, 254 Farneti R. 241, 273, 297 Faber (von) F. C. 24, 33, 214, 246, 279, 281 Ferraris T. 131, 228 Feytaud J. 32, 263 Fischer E. 98, 135, 228, 302 Fitting H. 205 Foà A. 105 Foex E. 229 Fornaci C. 16, 327 Franceschini F. 91 Frasso Dentice (di) L. 307 Freeman E. M. 57 French G. Ti 211 Fron G. 58 Fulmek L. 92 Fulton H. R. 295 Fuschini C. 91 Gabotto L. 118 Garbaglia L. 96 Gerber C. 68 Giesenhagen K. 39 Gilbert W. W. 118 XLVIII Giordano F. 81 Goodwin W. H. 323 Gosio B. 168 Grassi B. 101, 265 Griffon E. 22, 41, 59, 60 1-87, 88,490; (170, 171; 229, 308, 317 Grimaldi G. 265, 266 Griiss J. 270 Gvodenovie F. 234 Guéguen F. 136, 230 Gussow H. T. 72 Guy A. 257 Hall J. G. 27, 119, 325 Harding H. A. 219 Hecke L. 70 Heckel E. 108 Hedgcock G. G. 268 Hedlung T. 287 Hegyi D. 121, 145 Heinricher E. 24, 196, 206 Héraud A. 313 Herbet P. 307 Herelle (d’) F. H. 89 Herzfeld S. 245 Hoffmann D. 189 Hollrung M. 34, 194 Jaap O. 40, 103, 235 Jaccard -Pé BI Jackson H. S. 221 Jaczewski (v.) A. 215 Johnson E. C. 57 Johnson T. 71 Johnston J. R. 221 Jones L. R. 219 Jorgensen P. 200 Kieffer J. J. 141, 200 King Ch. M. 304 Klebahn H. 84, 98 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI. Kbck-G. 61,197 Kéolliker A. 99 Kornauth K. 62 Krànzlin G. 318 Krause Fr. 90 Kreitz 278 Kiihle 32 Lang W. 90 Laubert R. 172, 182, 282, 324 Lesne P. 40 Lewis Ch. E. 246 Lindinger R. 141 Linsbauer L. 267 Lodevi)ks Fr. T. A. 269 Liistner G. 249 Lutz L. 270 Maffei L. 306 Magnus P. 215, 231, 232 Maire R. 216 Maisonneuge P. 32 Maisonneuve D. 263 Mamelle Th. 102 Mangin L. 99 Manicardi C. 253, 308 Marchal E. 136 Marchaud E. F. L. 284 Marsais P. 35, 258 Martelli G. 184, 185, 186, 187, 285, 286, 308, 309 Massee G. 72, 1370 Maulblanc N. 29, 59, 60, 87, 88, 185, 170, 171, 229, 308 Mazzaron A. 271 Mc Rae W. M. A. 232 Mer E. 247 Miyoshi M. 122 Miniére D. 121 Percival Ji M108 Mokrzecki S.1050////// Molliard M. 31, 141, 152 Molz E. 30 fi Montemartini L. 58,128, 156, 161, 165, 255, 2640 n Moreau L. 32, 263, 309, Co 310 pro: Morgenthaler O. 153 Morse W. J. 219 Morstatt H. 24 Muller K. 73 Munerati O. 303, 310 Muth F. 25 Namyslowski B. 137 Naumann A. 260 Nazari V. 75 Neger F. W..108, 319 Noelli A. 25, 100, 177 Novelli N. 31, 63 Oberstein O. 236 Orishimo Y. 138 Orton W. A. 209 Osterwalder A. 85 Pacottet P. 42, 218 Pammel L. H. 304 Pantanelli E. 14, 26, 48, 1492, 147, 148, 149, 221, 236 Patterson W. 216 Paulsen F. 265 Pavarino L. 18, 109, 154, 175, 314 x Peglion V. 100, 238, 248, 285, 305 Cio Perreau M. 122 Peters L. 178, 281 » Petri L. 28,29, 31,44, 115, 123, 190, 202, 239, 252 n a uri ni Potter M. C. 314 Price H. L. 211 Prunet A. 111 Rabatè R. 79 Ravaz M. 80, 106 Ravenna C. 46 Ray J. 4 Reed G. M. 139 Reitmair O. 62 Ribaga C. 69 Richter A. 321 Riehm E. 277 Rimini F. 64 Ross H. 219 Roth J. 197 Ruggeri A. 265 Ruhland W. 279, 280, 281, 305 Sackett W. G. 188 Sanita H. 271 Sasaki C. 311 Savastano L. 116 Scalia G. 69 Schaffnit E. 111, 118 Schlumberger 279 “n Schrenk (v.) H. 76 Schroeder H. 286 Schwartz E. J. 198 Schwartz M. 112, 324 Scott W. M. 259 Selvy A. D. 324 Severini G. 304 Silvestri F. 108, 143, 144, 187, 201 Smith E. F. 315 Sorauer P. 61, 195, 206 Spaulding P. 78 Spieckermann 188 Staeger R. 139 Staempfli R. 124 Stevens F. L. 27, 119,325 Stewart F. C. 210 Stirner K. 259 Tavares J. S. 197 Thomas M. 15 Tison A. 216 Topi M. 119 Tranzschel W. 285 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI XLIX Turconi M. 289, 306 Ulrich P. 32, 280 Vallese F. 288 Vedovi L. 16 Vermorel V. 93, 312 Vernet E. 253 Viala P. 218 Vinet E. 32, 106, 263, 309, 310 Vinson F. 326 Voges E. 233 Voglino P. 173, 174 Vuillemin P. 285 Weihmeyer J. F. 216 Werth E. 279, 282 Wieler A. 125 Wilson J. K. 211 Wolf F. A. 140 Wollenweber H. W. 279, 293 Woycicki Z. 317 Zach Fr. 322 Zacharewitz E. 271 Trinchieri G. 27,28, 72, Zamorani M. 46 101, 238 < SRI LI VIAIE, SI Last È go sio SI @ X > lele è 0 e ite: È SS Ero a È 3 PR i Ca GEN ù ò 5 “è n " Rivista di Patologia Vegetale 3 3 v ; - F Tai : ANNO IV. 1 agosto 1909 Num. 1 Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al Dort. Lui MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. è, e ; PARASSITI ANIMALI È _ G. DeL Guercio — Intorno ad un nuovo genere ed a tre note specie di afidi dei Rhamnus. pe Contribuendo alla conoscenza dell’ afidofauna di Francia, > Boyer de Fonscolombe ‘) ha descritto un Aphis rhamni, indi- PB candolo come ospite nuovo del Rhamnus alpina L. Due anni dopo, nel 1843, Kaltenbach °) a cui non era nota, evidentemente, la specie, e la designazione fattane da Boyer, si | servì dello stesso nome, per presentare come nuovo alla scienza un altro afide, che egli aveva trovato sul Rhamnus frangula ; 4 ma poi, correggendo, mutò il nome della sua specie nell’altro di Aphis frangulae *) da quello della nuova pianta nutrice sopra | ricordata. __ Walker *) registrò tutte e due le specie, riportando la seconda col nome corretto e col sinonimo obligato di Aphis rhamni Kalt., | seguito dalla indicazione del lavoro nel quale la correzione era | Stato fatta. « ti —_ *) Ann. Soc. entom. de France, 1841. ?) Mon. der Familien der Pflanz., pag. 64, n. 45, ann. 1843. 3) Verhandlungen der naturhist. Vereins. Bom. II. 11. 4) F. WALKER — List of homopterous inseets, pag. 1002, ann. 1851. Si a poi, non sl sa come, io un a rhamni di — frangulae, li attribuisce entrambi al Kaltenbach, ni: conto della specie del Boyer e della confusione della nu ‘dicazione , alla quale da valore la tacita accondiscende Kaltenbach. È Dt È SE PEA | Passerini °) attribuisce lAphis frangulae a Koch, asseg dogli come sinonimo l’ RC da A mentre fa ESA i Aphas rhamni Schrank., Kalt. ed il mn rhamni Macchiati come sinonimo dell’ Aphis rhamni Koch. | e: | Per risolvere la complicata questione giova notare che vi è bensì una Psylla rhamni Schr. notata da Walker e da me pure, DAL mentre scrivo, osservata; ma non si conosce un Aphzs rhamni dello stesso autore; di guisa che, effettivamente il primo afide. raccolto sui Pesi è proprio î A. rhamni Boyer. e Ciò posto, come cosa ormai sicura, vediamo quali sono i su caratteri e, per conseguenza, quali sono i suoi rapporti con l’Ap rhamnt e con lA. FLIRT pace e x. partenogeniche attere. giallo verdognole, col dorso ES: fosco , per fasce SOTA ZIA più i ed evidenti » !) Die Pflanz. Aphiden, pag. 119, figg. 161, 162 - pag. 142, Neg °) Aphididae italicae, pag. 42 - Genova 1863. — 16 RA ia 3) Aggiunta agli Afidi di Sardegna. — Bull. Soc. entom. SE 1882, pag: 245. ‘DAN N11 PAR PARASSITI ANIMA] 2a I E 3 primavera all’ autunno; se non che quelle autunnali sono assai chiare e di forma ellittica, mentre le altre sono di color giallo Br: È legno intenso, col dorso assai più scuro, distintamente piriformi > 8, dalla parte posteriore arrotondate. Delle loro appendici, le antenne sono nelle une e nelle altre DÈ ben più lunghe del corpo e non longiuscule o della lunghezza a A si | SY ‘ del corpo, come dice Boyer. Nel rimanente esse sono giallognole fino dalla base, con l'apice del terzo e del quarto, un breve tratto del quinto, tutto il sesto e i due terzi terminali dell’ap- à È pendice di color nero, e però corrispondenti alla espressione del È Boyer “ antenne gialle anche alla base, in seguito macchiate di d: sE Occorre aggiungere intanto quello che non fu notato dal ST Boyer e cioè che le antenne sono impiantate sopra tubercoli bi frontali piccoli, ma distinti, subeguali in lunghezza alla metà B;:: del primo articolo e però uguali al secondo articolo delle antenne, i _ fra le quali la fronte appare quasi canaliculata. Il terzo articolo è Fl ingrossato alla sommità e supera di ‘/, la lunghezza del quarto ‘articolo, il quale è per ‘/, più lungo del quinto, che è tre volte | > più lungo del sesto, la cui appendice è almeno otto volte più lunga di esso. Il rostro è molto robusto È del colore delle antenne, con Be. l’ apice scuro arrivante alla base del terzo paio di zampe. È Le zampe sono anch'esse lunghe e robuste, gialle, con i tarsi soltanto di color bruno. e I sifoni sono cilindrici, di media lunghezza, tanto nelle . forme primaverili quanto nelle estive ed autunnali; mentre la # codetta è affatto verruciforme, quasi nulla nelle prime, e a forma di piccolo tubercolo nelle ultime. La qual cosa mentre convalida . dizio del Lichtenstein a suo luogo ricordato. Ora a me Agi è occorso Neal A e ogSriche alate ma Boyer che le ha viste non esce dai termini di questi che non pare siano stati prima d'ora indicati. o Certa cosa .è anche che Macchiati ha giudicato it specie a dalle femmine partenogeniche attere primaverili, le quali, Man i «cando come ho detto della codetta, non possono e non sarebbe se u più conveniente riportarle al genere Myzus, nel quale io pure «SR avevo collocate le femmine attere autunnali, e non si potrebbe. 2 senza modificare i caratteri del genere, per ciò che ha riguardo con le dimensioni della codetta ed i rapporti suoi con i sifoni. Con siffatta modificazione però si verrebbe nel tempo stesso a determinare nel genere una divisione nuova per le specie che, u come questa, non hanno codetta o l' hanno nelle forme autunnali : 23 soltanto e ridotta così che per essa, fuori del genere My3zus, la i specie e le altre similari dovrebbero trovar posto negli Anura- phis Del Guerc. e restarvi parecchio a disagio, a causa dei ca- ratteri delle antenne e dei tubercoli antenniferi, che non sono 2, Se propri ad esso. 0 Per tanto propongo che la specie del Boyer serva come tipo È per la istituzione di un nuovo genere, avente caratteri interme- diari, camulativi, fra il genere Myzus Pass. ed il genere Anura-. .phis Del Guere.; ed indico per esso il nome di Macchiatiella, da quello del prof. Macchiati, che è uno dei primi che si è con | speciale riguardo dell’ afidologia italica occupato. Mettendo così di fronte i caratteri del nuovo genere rispetto agli altri noti sopra ricordati si ha : A. - Codetta verruciforme, rudimentale o nulla. I. - Femmine attere con tubercoli frontali nulli, in ogni. È caso evidentemente più corti della metà della fronte ; antenne Rug corte col primo articolo subeguale al secondo. (ren. Anuraphis Del TR, v | colo delle galere. “che sono lunghe, due volte più lungo del secondo. Gen. Macchiatiella Del Guerc. AA. - Codetta bon distinta. _— Gen. Myzus Pass. —_ Sicchè l’ Aphis rhamni Boyer va indicato ora col nome di | Macchiatiella rhamni (Boyer), con i sinonimi di Aphiîs rhamni, A: frangulae Lichtenstein, non Kaltenbach , né Koch, e di — My2us rhamni Macchiati e Del Guercio. Quanto poi all’Aphis rhamni Kaltenbach, esso va considerato: îa vi come sinonimo dell’ A. frangu/ae dello stesso autore, la quale SE ultima specie è diversa dall’Aplys rhamni Koch, a cui si deve PE mutar nome, per non fare confusione con le altre sopraindicate 501 la indico come Aphis cathartica. S | Sulle piante del genere Rhamnus pertanto si hanno diverse ci ei di afidi, e cioè la Macchiatiella rhamni (Boyer), l Aphis ppt eetgulae Kalt. e l’ Aphis cathartica. Del Guercio, queste due ultime da distinguersi fra loro nel modo seguente : 5 inn attera gialla, con sifoni e codetta dello stesso PRI aghi Mitica Del Quero. | Femaninà attera verde con cinque grosse linee longitudi- Ss Han nere; sifoni neri e codetta verde. Femmina alata con i una. linea medio dorsale e due linee laterali nere, una per pa arte sull addome. Si ‘ Aphis frangulae all. Dalla. R. Stazione di Entomologia AGIRETA di Firenze, giugno 1909. : à x _ i" ” a x - x ni — Più POM she 4 e A sa Se PARASSITI ANIMALI © col nome di Aphis rhamni Sho con l’altro di pata fran Kalt. assai meno conosciuto. ara ma Non è ora più qui il caso di mettere in vista le corsie e le differenze esistenti fra le due specie indicate e la neces sità o meno di distinguerle o di, comprenderle in una specie sola giacchè questo è stato fatto altrove. Basterà ricordare in- vece le descrizioni che ne hanno dato Kaltenbach e Koch e le‘ figure che quest’ ultimo ne ha riportato, per dire, col pensiero 3 anche di Lichtenstein e Macchiati, che all'infuori di quelli da me registrate si conoscano, che io sappia, altri afidi, pei Rhamnus spontanei e coltivati da noi. Perciò mi permetto di presentare come nuova la specie seguente, che indico col nome di Toroptera variegata. Questa specie si presenta con femmine partenogeniche attere e femmine partenogeniche alate. Le altre forme mi sono ancora sconosciute. Le femmine partenogeniche attere sono piriformi, meno di #% A ; VI è i 3 y urti , y : e . = b urne, È PE AI O AC PEPE Lp O E SIA de due volte più lunghe che larghe, posteriormente bene allargate e arrotondate alla estremità. Il loro colore è verde scuro, piut- tosto lucente e variegato di nero, così da ricordare l’ Aphis epè- lobii Kalt., secondo la figura datane dal Koch. Le antenne sono impiantate sopra tubercoli frontali abba... stanza piccoli e discosti, ma anche abbastanza evidenti. Esse | sono distintamente più corte del corpo, perchè raggiungono senza oltrepassarla, la base dei sifoni. Eccetto che nei due primi articoli e dalla seconda metà in poi del quarto articolo, dove sono bru- nastre, esse sono di colore stramineo. Il terzo articolo è poco più | co corto della somma del quarto e del quinto, dei quali questo è appena più corto di quello e poco meno del doppio del sesto, la cui appendice è subeguale alla somma del quinto e del sesto Eu articolo. s TAO Gli occhi sono neri ed il rostro, che è del colore delle am tenne, arriva con l’apice scuro quasi alla base delle zampe pe: Ss steriori, senza oltrepassarle. i e cz DIL oa Wa È è + d dr x & , set: Sdi : ® Me. 7 Mt o PANASSITI ANIMO © %. 7 pr = x = “Le zampe sono del colore delle antenne con i femori, le È | estremità delle tibie ed i tarsi bruni. 3 | I sifoni sono poco più che mediocri e nelle forme meglio 16 evolute, lunghi, sempre notevolmente più larghi alla base, neri Be 4 quasi della lunghezza dei femori posteriori. La codetta è verde, appena più larga della base dei sifoni, Zia quali è quasi la metà. Le femmine alate sono nerastre, lucenti, col dorso addomi- — nale all’ altezza dei sifoni e dopo di questi più scuro che nel — rimanente. I tubercoli frontali sono anche qui piccoli, ma evidenti. -Le antenne sono pressochè della lunghezza del corpo, stra- minee, come annulate di nero. Il primo articolo è notevolmente | più lungo e più ingrossato del secondo ; il terzo è appena o poco hi È E” lungo del quarto e questo è uguale o quasi al quinto, che è . tre volte più lungo del sesto, il qualeg è quattro volte più corto “della sua appendice. Il margine frontale compreso fra le antenne è assai promi- | nente nel mezzo e poco meno del doppio della lunghezza dei d-: “suoi tubercoli. Il rostro è nero alla base, infoscato di poi e nero all'apice, “Ta zampe sono del colore delle antenne, con un breve tratto | terminale dei femori e delle tibie di colore nerastro, come nei 52 tarsi (o) quasi. = : CES ali sono straminee, ‘con la nervatura pallido - -bruniccia , È cl Aglio Gontane infoscato e lo piega nero, assai sit i | ghezza dei sifoni . dr i | Piega: anale e piega genitale di color nero. Da quanto s sì è A risulta che la “specie in esame è molto ha 7 n x . ; < ta è IE È epr ME, vicina alla Toxoptera cui (Boyer) Kari ma 1 cene Za Agrumi e delle Camelie , pata sa IRA: dei ua il terzo deticali delle i più lungo del quarto, poco meno della somma del QUASI quinto, i sifoni neri, lunghi, e la codetta subeguale a me sifoni. Sicchè mettendo a confronto si ha: Femmina partenogenica attera di color nero- opaco forme ; antenne subeguali alla lunghezza del corpo, col den articolo subeguale al quarto; sifoni corti, neri al pari della codetta, che è poco più corta dei sifoni. Toxoptera aurantii Boyer. n . : i DI i REINA Femmina partenogenica attera di cold verde SCUrO ; 0a riegato di nero lucente; antenne evidentemente pre cor te del > " corpo, col terzo articolo molto più He del quarto, è tanto € n lunghi, neri, molto più Suoli della caltalto che È verde. delle Graminacee (7. graminum Rod) uniformemente verde;! l’altra dello Scirpo (T. scirpi Pass.) col margine addominal | ornato di piccoli tubercoli, mentre quella della Vitalba ha he” ì (SA alati con lo poatppisrna favo E È sui rami del Rhamnus alaternus L. e sulle loro foglie d de prirli completamente con densi strati di pidocchi, anche ripeto — Dalla R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze, giugno 1909. _G. DeL GueRcio ne: Un’aitra nuova Toxoptera del Rhamnus alaternus L. Nella precedente mia nota ho descritto di già un’altra Toxroptera, col nome di 7. variegata Del Guerc. | Cereando di questi giorgni sullo stesso Rhamnus alaternus ne ho raccolto un’altra, poco numerosa, rappreseritata natural mente da forme partracaiziohe soltanto, lpnebdistinto dai carat- | teri seguenti. Le femmine vivipare attere sono di color verde scuro, tanto infoscate da parere uniformemente nerastre. Esse sono opache, piriformi, con antenne poco più corte del corpo e di colore stra- 2 mineò, nero nei due primi articoli, scure all’ apice del terzo e del quarto, nere in un breve tratto terminale del quinto e nel SSA interamente nerastre, come nella sua appendice. Perciò il n colore delle antenne è diverso da quello della Toroptera varie- gata. I tubercoli antenniferi, inoltre, sono eguali alla metà del margine frontale compreso fra le antenne, il quale è convesso ; 044° primo articolo delle antenne è notevolmente più lungo del | secondo; il terzo è appena o poco più lungo del quarto ; questo > è quasi eguale al quinto, che è appena più del doppio del sesto, | la cui appendice è quattro volte più lunga di esso. Il rostro è nerastro, con l’apice arrivante fra il secondo ed | il terzo paio di zampe. ", Le zampe sono del colore delle antenne, con le anche, " femori, un brevissimo tratto della estremità delle tibie ed i tarsi cdi color nero, mentre i trocanteri sono straminei. I sifoni sono di color nero intenso al pari della codetta, la — quale è appena più corta dei sifoni.. Le femmine alate hanno corpo ERA nero lucente, i . con tubercoli. antenniferi piccoli, neri e bene evidenti; i primi “due articoli delle antenne sono del colore dei tubercoli, come il ‘/, sx + t: pe de 4 ì A a del sesto articolo antennale la cui sa è ba e Il rostro e le zampe sono come nelle femmine iù I sifoni e la codetta sono di color nero lucente, DEE lungh che nelle altre femmine sopraindicate. Le ali hanno nervatura pallido-bruniccià e pterostigma nero mentre la vena sottocostale è straminea, quella cubitale una volta. forcuta e la vena pterostigmatica nerastra. 9; | Paragonando così questa specie alla T’oroptera variegata Si si ha: ; Femmina vivipara attera di color verde scuro variegato di nero lucente, con codetta di color verde, Toxoptera variegata Del G. °° dio Femmina vivipara attera di color verde scuro uniforme, «—_— *. opaco, con codetta nera. "I Toxoptera alaterni De/ G. di SS Gli esemplari della nuova specie li ho raccolti alla fine di giugno, sopra una piccola pianta coltivata nel giardino annesso qa al R. Museo di Via Romana, sotto le piccole foglie delle estre- mità dei nuovi germogli. PER Dalla R. Stazione Entomologica di Firenze, giugno 1909. (}. DeL Guercio — Intorno ad un nuovo genere di Penfigidi ame: ricani (Gen. Mordwilkoja Del Guerec.). Mer LI è ac #1 tenne di sei ST più o meno verrucosi ed a rn 0 sl aree sensorie trasversali, dei quali 1’ ultimo termina in n L 3A pendice rudimentale o quasi nulla. | ©. PARASSITI ANIMALI ; 11 = ire v, | Viceversa, esaminando alcune forme di Penfigidi americani, dovuti alla cortesia del distinto collega Sig. Dawis, ne ho rin- venuto una nella quale il sesto articolo delle antenne è fornito — di un’appendice tanto evoluta da sorpassare la lunghezza del- l’ articolo che la porta, non solo, ma da eguagliare il quarto ed il quinto articolo sommati insieme. Ora cosiffatto carattere, che ho riscontrato essere costante | in tutti gli alati esaminati, è tanto singolare nei Penfigidi che è per sè più che sufficiente, secondo me, a stabilire, con la specie in esame, il tipo di un nuovo sottogenere o di un ge- nere nuovo, volendo, al quale ho imposto il nome di _Mordwi/koja, da quello del chiaro entomologo russo , al quale ho l'onore di dedicarlo in omaggio. ; La distinzione di questo dai noti generi dei Penfigidi è assai facile, come non potrebbe essère più sicura la sua posizione nella tribù indicata, giacchè esso si accompagna col genere Pemphigus dal quale si differenzia nel modo seguente : | BB. - Alarum posteriorum venae obliquae duae conjunclim ad inframarginalem prodeuntes, ita ut haec trifida appareat : a) Antennarum articulo sexsto processo terminale multo — longiore. Gen. Pemphigus Hart. I b) Antennarum articulo sexsto processo terminale multo __ breviore. Gen. Mordwilkoja Del G. La specie tipica del nuovo genere proposto è quella nota e | riportata qui. col nome di_ l’emphigus vagabundus Walsh., | che ora prego di ritenere con l’altro di Mordwilkoja ladina A conferma riassumo come appresso i caratteri desunti i dagli esemplari esaminati. i IE Femmina alata con capo e torace di color bruno, scuro ed . | addome verdognolo. ; Antenne brune col primo ion cilindrico, no otev più corto del secondo, che è è rigonfio ed arrotondato # mità; terzo più lungo di tutti, con otto ad undici aree s trasversali; quarto eguale ad '/3 del precedente, clavato, con ( sole aree sensorie nella seconda metà ; Esso dee tongh appena più lungo di uno dei precedenti, con una sola SU soria notevolmente allargata, seguita da un’ appendice lunga, con ;: tre aree sensorie orbicolari, distribuite quasi ad egual “9 sa dalla base all’ apice. i o ne Be sì Il rostro è bruno scuro nella seconda metà ed arriva con “iI l’apice alla base del secondo paio di zampe. Î}; Se ; Delle ali anteriori la vena sottocostale è ben due Lo. più. bias: ingrossata della costale e di essa più infoscata, terminante in. uno pterostigma chiaro, largamente marginato di scuro poste- riormente; mentre la venatura restante è tanto sottile che ap- pena si distingue. La specie è comune in molte contrade degli Stati Uniti, ri- portandosi per la Pensilvania, Ohio, Missouri, Colorado, Jowa e Minnesota. A La sua biologia, come al solito, non è conosciuta, ciadclieti con le notizie non si va oltre quelle delle forme gallicole, le di quali non si sa dove poi vadano a finire, come non si cr 3 la stazione di ritorno dalla quale l’ insetto va al Pioppo. mo ko Per la bibliografia basterà consultare i lavori di O. F. J: ROSOD, Cook, Hunter, Cowen, Osborns. Oestlund, Thomas e gli altri moi quali della specie è parola, SR ge Dalla R. Stazione Entomologica di Firenze, giugno 1909. a RA. e "a i Fe 4 hi i ta FISIOPATOLOGIA — s% SR G ue a SS IA G. P lo — Sulla produzione del calore nelle piante ammalate (Nota preliminare). e; È noto, per un precedente lavoro del dott. Luigi Monte- martini‘), che i funghi parassiti eccitano nelle foglie delle fanerocame l’attività respiratoria: ed è risultato altresì dalle Ss P ; è ; ‘mie esperienze *), che tale eccitazione porta con sè anche un i: | notevole abbassamento dal quoziente respiratorio. Dati questi Si | risultati, era interessante ricercare se proporzionatamente alla “e energia respiratoria, ed in relazione al cambiamento del quò- x È | ziente respiratorio, sì avesse nelle foglie ammalate una maggior 4 $ ‘produzione di calore. fr Già il Boehm *), lo Stich ‘), il Richard 5), l’Arcangeli ‘) ed # altri hanno verificato un notevole aumento dell'attività respira- fi toria ed un elevamento di temperatura in diversi organi vegetali Pi: in seguito a ferite, nonchè un aumento di fermenti ossidanti ?), Bo. come fu anche da me constatato nelle foglie di vite attaccate _ da peronospora. 1) Dott. Lurei MONTEMARTINI — Note di fisiopatologia vegetale. - Atti | dell’Ist. Bot. di Pavia, vol. IX, 1904. - ?) Dott. L. PAvaRINO — La respirazione patologica nelle foglie di vite attaccate dalla peronospora. - Atti dell’ Ist. Bot. di Pavia, vol. XI, 1908. è _3) J. BorHM — Ueber die Respiration der Kartoffel. - Bot. Ztg., 1887, N 4, u. 42. 3 4) C. STICA — Die Atmung der Pflanzen bei verminderter Sauerstoffs- — pannung und bei Verletzungen. - Flora, 1891. | ° 5) H. M. RicHarp — Ueber die Steigerung der Atmung und der Wir. È meproduction: nach Verletzung lebensthitiger Pfianzen. - Ber. d. math. s L. - phys. Classe d. k. Sachs. Ges. d. 'Wiss. zu Leipzig, 1896; e: The evolution CA of heat by wounded plants. - Ann. of. Botany, 1897. paia SYOBR ARCANGELI — Lo svolgimento di calore nelle piante ferite. - Bull. | dI Soc. Bot. It, 1898. «SG Den 7) Ss. "iu — Ueber Atmungsegaymo der Schimmelpilze. — her a. deuts. bot. Ges., Bd. XXII 1904. costi ui x ARE da un recipiente Dewar) che avevo cura di tenere in ambien a a temperatura costante e indipendente dalle variazioni esterne , RE dentro il quale, con le dovute precauzioni, venivano introdot e 16 foglie da studiarsi. Le osservazioni delle temperature, os 3 - vate in seguito per lungo numero di ore, mi davano ‘con oppor-. 1 tuni calcoli, le quantità di calore sviluppato dalle foglie stesse. I dati delle esperienze raccolti in apposite tabelle e diagrammi, sì che verranno pubblicati nel lavoro completo, misero in evidenza — È pa Var Hi che in relazione all’ aumento dell’ intensità respiratoria, si ha pure, nelle foglie ammalate, un sensibile innalzamento di tein- | È peratura, mentre viceversa diminuisce in esse, a parità di peso | Pigs . Li e fresco, il peso della sostanza secca. ADE Per cui se ne deduce ché lo sviluppo di calore nelle foglio — Mm È, ammalate — riferito all’ unità di peso secco e di tempo —. È supera quello delle sane, in modo anche più sensibile della. dif di: ferenza verificatasi per l'intensità respiratoria, in relazione anche — si alla diminuzione del quoziente respiratorio (e cioè alla maggiore ossidazione); ciò che, come spiegherò meglio, fa pensare ad Mi ari reazione febbrile, di cui sarà necessario precisare il significato, — Dall’ Ist. Bot. dell’ Università di Pavia, 29-7-09. 3 FAI d a i n GIN Bic: PANTANELLI E. — Ricerche fisiologiche su le viti americane presse da galle fillosseriche. (La Staz. Sper. Agr. ieudii Modena, 1909, Vol. XLII, pag. 305- 396). Nei vivai di viti americane dell’ Italia Meridionale, Lo sia c mente in Sicilia, in certe annate e nei inaghi umidi sc ld dantissime le galle di fillossera, le quali, benchè talora trascu- rate dai nostri coltivatori di viti americane, riescono qualche volta di grave danno princilmente ai barbatellai. E; IL’ Autore ha fatto in proposito importanti osservazioni nei È vivai di Noto, ed ha rilevato che le foglie delle piante cariche n . di galle subiscono un arresto o un rallentamento di accrescimento, e si arrestano pure gli internodi rispettivi: la lignificaziohe dei tralci rimane incompleta; l’ amido si trova, tanto nelle foglie che nei tralci, in quantità minore. La cenere è più abbondante nelle foglie delle piante sane che in quelle delle piante amma- La "” & . . LI x . . x . . . 3 late, nei tralci invece è in quantità un po’ minore ; il ferro, il È calcio e il magnesio sono più abbondanti negli organi sani, il potassio e l’ acido fosforico in quelli ammalati. Tutto indica che le foglie oppresse da galle ed i loro tralci hanno subito un arresto o per lo meno un ritardo nell’accresci- mento prima di raggiungere lo stadio adulto, e che in esse il ricambio materiale tende all’ elaborazione frettolosa di sostanze alimentari solubili, facilmente assimilabili, le quali probabilmente sono consumate dalle fillossere, mentre viene ostacolata la depo- — sizione nei tralci di materiali di riserv® insolubili. b 1 ; L. MONTEMARTINI. THÒomas M. — Le cancer chez les aniimaux et chez les végétaux (Il cancro negli animali e nei vegetali). (Rev. gén. de Bo- tanique, Paris, 1909, pag. 241-247). La parola cancro non ha pei vegetali lo stesso significato di 4 che ha in patologia animale, epperò secondo l’Autore bisognerebbe | non adoperarla. Confrontando le alterazioni che caratterizzano i cancer: dei | vegetali e degli animali, l’ Autore rileva che bensì negli uni e la causa dei cancri è ancora ui nei sogsialna è di a > parassitaria così che asportando la parete infetta si ha guarig 010 Lone: completa. i n ‘ n » L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE CE 28 Dal Le Jardin, 1909. Pag. 119. - J. Beauverie, avendo osservato che il Gloeosporium nervi, Ml: sequum dei platani comincia sempre ad apparire sui rami tagliati l anno — SI Mii ì a precedente e, ma più raramente, su quelli erbacei, consiglia proteggere e disinfettare durante l’ inverno le ferite dei rami con soluzione di solfato e di rame 0 con soluzione acida di solfato di ferro, e fare irrorazioni con N, poltiglia bordolese subito al primo apparire del male. | Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1909. or Ai N. 20. - Per distruggere le alghe nelle risaie, secondo C. Fornaci, ba "& sta spargere sulle acque 2-4 chilogrammi di solfato di ferro per pertica : ve il riso non ne risente aleun danno, anzi vi è ragione per eredere che possi CI ritrarne giovamento. Sl N. 25. - Per combattere |’ Oénerta dispar dei salici si è mostrato off sE cacissimo l’ arsenito di calcio in soluzione al 0,5 p. 100. Dal Raccoglitore, Padova, 1909. N. 10. - Per combattere la tignuola del melo (Hyponomeuta malinellà) L. Vedovi ha usato con successo l’arsenito di caleio meat preparato da la farmacia S. M. della Morte di Bologna. Pochi giorni ddp bed; » Ko rorazione i bruchi erano quasi del tutto scomparsi. Va adoy ato € x di ui cauzione. i aa pit & 4 ; Me ara | vi BA a ; 3 E E — a "Ka ts | È } i 25 LakÈ MOR » È Ri VI | di p | | V | 3 | ANNO IV. 15 agosto 1909 Num. 2. È. È ‘ Per tutto quanto concerne la Rivista dirigersi al DorT. Luisr MONTEMARTINI - Laboratorio Crittogamico - Pavia. PARASSITI ANIMALI G. DeL Guercio — Osservazioni preliminari intorno ad una nuova e grave alterazione dei rami vegetativi e riproduttivi dell’ olivo. Le alterazioni dell’ olivo che formano l’ oggetto della pre- sente nota, ch'io sappia, non sono state messe in vista prima fe: d'ora, così come nessuno aveva. richiamato sopra di esse ]’ at- | tenzione della pratica interessata. Ma più che la novità della G cosa e dello stesso desiderio, molto naturale, d’altronde, di con- tribuire alla conoscenza delle cause nemiche dell’ olivo e delle | alterazioni, che vi producono, quello che mi spinge ad occupar- mene senza indugio è la grave conseguenza che ne deriva, non | tanto per la vegetazione della pianta, quanto per la produzione @ ed il raccolto. i Tanto sui rami vegetativi quanto su quelli riproduttivi, le alterazioni di cui si parla sono isolate o sparse e raggruppate a a due, a tre e anche a più di tre insieme. > Finora almeno, e senza pregiudizio di quello che si potrà | vedere in altre contingenze di poi, esse si presentano isolate e Met > ” : : h a | piuttosto rare sui giovani ramoscelli di un anno o quasi, ma Di > sempre laterali, come si intende, e ben distinte, esternamente rilevate, simili a sporgenze lineari, uniformemente convesse nella Di ù parte mediana cà ugualmente rastremate alle o estremi à. F Sira che le data Talvolta esse non sono a lati ca talic li ma c renti, e però il contorno non è più ovato allungato , ma ov: ellittico, senza che per questa o per altre eccezioni si esca de norme generali indicate, così come, nello insieme, il diametro trasversale del cilindroide, quale l’ sitorbitne sì presenta, com siderando anche la parte di essa internata nel ramo, non supera SÌ quasi mai la metà di quello dell’ asse corrispondente sul quale o È % o SE MO "a sì trova. Sugli assi dei germogli dell’ anno le alterazioni sono rela- tivamente più allungate, giacchè raggiungono dai 7,5 agli 8 mill, — O, = mentre resta di poco in meno variata la larghezza e la spor | genza sull’ asse, il quale ingrossa notevolmente e si deforma | f quando diverse alterazioni lo circondano all’ intorno, così come avviene quando le alterazioni interessano il tratto apicale o ao cima dell’asse vegetativo. In questa seconda evenienza la dor mazione, anche se è solitaria, riesce ad effetti spesso molto più — | evidenti, giacchè, fra l’ altro rigonfia in modo notevole la parte. x delll’ asse interessata e siccome l’ alterazione si estende rosta ai cuscinetti delle appendici, questo è più che sufficiente PR » porla maggiormente in vista. Passando ora all’ esame delle alterazioni, che hanno luogo sugli assi riproduttivi o fioriferi, occorre considerare il caso della. pg limitazione loro ai singoli pedicelli fiorali ed all’asse primar | rio dell’ infiorescenza o rachide fiorale. Mon Gli attacchi ai pedicelli fiorali provocano deformazioni per le quali il peduncolo ora diventa conico depresso, rigonfio, ora e, più o meno fusiforme, liscio, o quasi, alla superficie, con. bale: pic i vari ordini delle appendici fiorali, delle quali quelle ce centi con deformazioni più sensibili che nelle altre, che sono vai mente interessate a seconda del momento nel alfa e De AF la tr) Pea Ì pa * é de 4 du 5 r4 PARASSITI ANIMALI — 19 dell’ alteraziane si manifesta ed agisce. L’ovario, ad ogni modo, cresce irregolare, se non viene completamente arrestato nello sviluppo ; gli stami si disarticolano e cadono, generalmente, prima della formazione del polline e della fecondazione degli ovoli, resa impossibile od ostocolata grandemente, d'altra parte, per le ragioni sopraindicate. Restano quasi sempre invece gonfiato le appendici del perianzio, anch’ esse più o meno spiegate o at- trappite tanto che peduncolo fiorale ricettacolo ed organi fiorali esterni assumono insieme l’ aspetto di un sacco più o meno ri- alla base, strozzato per una stretta legatura alla sommità. Talvolta per un complesso di circostanze che non è ora il caso di prendere in esame, il peduncolo fiorale, deformandosi, as- sume una forma diametralmente opposta a quella di sopra indi- cata, giacchè si presenta con la parte terminale rigonfiata e quella | basale ristretta ; altra volta esso resta quasi cilindrico, per quanto vescicoloso ; talaltra, presenta distintamente sulla parte alterata l’abbozzo di quello che dovrebbe essere il nuovo frutto ; ed infine, gonfiandosi ed attrappendosi il pedicello assume pure la forma di un mammellone sferico, o discoidale, turgido, sormontato dal fiore aperto o chiuso ed incapace di dar frutto. Sono più cospicue le neoformazioni delle rachidi fiorali, par- ticolarmente quando si trovano in corrispondenza delle basi dei | peduncoli fiorali. Quivi allora, invece di un ingrossamento pri- | smatico, tetragono, a superficie accidentata, come si vede sugli internodi, si ha una specie di piramide capovolta, la quale fa da piede ad una croce, le cui braccia sono rappresentate da altret- tanti rami della rachide-deformati. Di guisa che, dove la defor- mazione delle infiorescenze è generale, queste si mostrano come formate di varie croci successive e l’ ultima più o meno incur- vata. E L; La sezione sale delle varie alterazioni ricordate sa mette in vista una galleria cilindrica, poco più corta della de- formazione stessa, nella quale ho rinvenuto larve di insetti che che î insetto provoca alla hause del piceidold: delle foglie e confronto con le gallerie delle altre, che si ICH dalla b all’ apice delle stesse lamine foliari. ; Le larve rinvenute nei peduncoli e nell’ asse primario delle RE, infiorescenze nei mesi di cano e di luglio, quando non sono n minore, mentre il Sort è pallido giallognolo; gli stigmi sono = portati da piccolissimi tubercoli laterali, fiancheggiati da due peli, non sempre ugualmente bene RE ogni somite, dopo — quello che rappresenta l’ insieme dei pezzi cefalici, è provvisto 4 di una sola serie trasversale di piccole spine, le quali formano È lc; corona interrotta alla estremità posteriore dell'addome, così come DI si vede nelle larve bene evolute della specie sopraindicata ed al pari della quale si mostrano nella regione occupata dalla spatula CR sternale. Perciò, malgrado la novità delle alterazioni poste in vista, — la specie de deforma gli assi dei germogli vegetativi e ripro- se duttivi, parmi per ora quella stessa che gli autori riportano ci come vivente nelle lamine foliari dell’ olivo. Ed in questa con- Ce | vinzione, che viene anche dalla contemporaneità degli attacchi | Si ni Se) 239-8 gravi sulle foglie dei rami delle stesse piante in esame, mi sia a permesso di notare che il numero dei cecidi, che si incontrano sopra ogni foglia, non appare ora più limitato, come mi fu dato di vedere nelle mie prime osservazioni sull’ insetto, rimonta? mi È Pan ad una dozzina di anni almeno, quando non avevo visto ancora foglie rovinate così come oggi mi è dato di vedere. I loro pi I È ciuoli infatti, come non era stato mai osservato , ingross no in | proporzioni notevoli e spostano alquanto anche la po lle PARASSITI ANIMALI 21 lamine dalla normale; e le lamine per il numero considerevole dei cecidi, che si formano particolarmente ai lati della costola o nervo mediano, restano molto più piccole e si aggrinzano tanto 3 alla superficie dorsale che sembrano come bollose, mentre si VI eg piegano fino ad avvolgersi completamente o quasi nella pagina î ventrale, bianca. La ’ 4 x Quanto ora agli effetti che ne derivano per la pianta, dopo = x o ih SARI quello che incidentalmente ne è stato detto qua e là, interessa il rilevare che le lamine foliari investite quando sono appena | spiegate, o quasi, rallentano rapidamente lo sviluppo, e restano | ‘’1tamto piccole che ancor ora, alla fine di luglio, ve n’ha di quelle che non misurano più di 6 a 7 mill. di lunghezza, compreso il picciuolo, per 4 mill. di larghezza massima, malgrado che non siano state colpite che nel mese di maggio. Le foglie colpite, quando sono già bene spiegate, raggiungono dimensioni quasi doppie di quelle suddette, e però, sempre in condizioni meno | sfavorevoli per la vita del vegetale. Intanto sia per la riduzione della superficie elaborante delle | foglie, sia per la massa della produzione anomala, tutt’altro che indifferente, che si produce sopra di esse, stremenziscono più 0 meno anche i rami, con effetti più sensibili, naturalmente, quando sono colpiti anche direttamente; per cui non di rado si incon- trano ramoscelli nuovi che a tutto luglio non sono più lunghi di tre a quattro centimetri, ed altri non presentano dimensioni più del doppio, quando e dove i cecidi non sono terminali ed interessanti, come ho detto, l’asse vegetativo del nuovo‘germoglio; e nel qual caso l’ alterazione porta senz’ altro all’ arresto quasi im- - médiato dell’ allungamento del ramo e della sua ramificazione. La produzione anomala, cecidica, internodiale è assai meno importante di quella apicale, giacchè non ha gli effetti ricordati Al o Fieno agi e sola Siae meno pe non si FRBsti sopra di esse portano fino alla totale distruzione dei fiori. C mi frutto. È E ciò parmi che basti, per ora, a dar nuova ragione dave compreso l’ insetto, da altri sconosciuto o negletto, fra le specie. nocive !') mentre mi riprometto di ritornare sull’ argomento per estenderlo e portare più larga contribuzione alla conoscenza della biologia dell’ insetto e dei mezzi, che paro più conve- nienti per limitarne la diffusione. Dalla R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze, luglio 1909. i) G. DeL Guercio — Notizie e suggerimenti pratici per conoscere el combattere gli animali nocivi alle piante coltivate ed ai loro frutti, mai. campo e nei locali per la conservazione. - Nuove Rel. R. Staz. di Entom.. Agr. di Firenze, vol. IV, 1902, pag. 222-223. / vie la Betterave (Osservazioni su alcune malattie della barba: Ia bietola) (Bull. trim. de la Soc. Mycolog. de France, va i 3 XXV, 1909, pag. 99-107, con una figura). || Di si La lattie delle foglie, tumori della radice, | / > 00° les) della Francia e nel bacino di Parigi: marciume del GENERALITÀ Il marciume o malattia del cuore da essi studiato è quello caratterizzato dall’essiccamento delle giovani foglie della gemma: non hanno seguito la malattia nei silos (ove si presenta il noto marciume o Trockenfaule dei tedeschi), nè nei semenzai ove il Phoma Betae attacca le giovani piantine provocandone la morte (Wurzelbrand dei tedeschi). Sulle foglie da essi esaminate tro- ; varono forme di A/ternaria e Cladosporium, nè con colture sono È: riusciti ad ottenere da queste forme il Phoma. La malattia in- | fierisce specialmente nelle terre argillose impermeabili, ove lo strato arabile è sottile e non sufficiente allo sviluppo della pianta. .Ococorre dunque ‘o abbandonare queste terre, o abbonirle con opportune concimazioni : efficaci sono a tal’ uopo le ceneri di legno nella proporzione di due metri cubi per ettaro. Nelle an- nate asciutte il male è più diffuso e ne restano salve appena appena le piante poste all’ombra del granoturco o di altra simile coltura. Le irrorazioni con solfato di rame non presantano alcuna efficacia. SE Le malattie delle foglie che gli autori ebbero occasione di studiare, sono: la ruggine ( Uromyces Betae), la peronospora : G | (Peronospora Schactii), e la ticchiolatura dovuta alla Cercospora ; . beticola. In luogo di quest’ ultima essi trovarono però una spe- E: cie nuova di Ramuluria che qui descrivono col nome di R. __ beticola. PL x ) | I tumori osservati dagli autori si trovano al colletto della SS È radice. Per la loro forma (sono inseriti direttamente sulla radice e muniti di corto peduncolo) e struttura (superficie liscia e a carne omogenea) sono ben diversi dai tumori descritti dal Trabut Re gd » a L * (rugosi, di origine fogliare, a carne disseminata da macchiette 5° brune dovute ad accumuli di spore) e da lui attribuiti al paras- $ | sitismo dell’ Urophlyctis leproides Magn. Nel caso in esame trat- vuti nè a parassiti animali, nè a vegetali. L. MONTEMARTNI al @ &t i n» DI COC FABER ra ) F. C. — Die Reankieiten und $ (Le malattie ed i nemici del caffè, ID ( Cenere Paras. uInfektionskrankh., II Abth., Jena, “9A XXIII, pag. 193-219, con 28 figure). pi SA te, È la continuazione di un lavoro incominciato alcuni an ni È or sono dall’Autore. "0 Dopo finito di studiare le malalattie delle foglie, si passa Do qui all’ esame di quelle del fusto e delle radici, tanto dovute : Co parassiti vegetali o animali, che ad altre cause. coli Di ogni malattia si danno i caratteri, le notizie storiche Lo biologiche più importanti, e, dove se ne conoscono, i metodi di cura. HeinricHeR E. — Die griinen Halbschmarotzer. V. eta (Le piante verdi semiparassite. V.. Melampyrum) (Pringh- — seim’ s Jahrb.. f. w. Bot., Bd. XLVI, ito pag. 278-876; — A RÉ ei € w* # na con sei tavole e 5 figure nel testo). Sono esperienze di coltura fatte specialmente coi Melania pyrum silvaticum e M. pratense, non che con altre specie (Mi + MEANO arvense, nemorosum, cristatum, ecc.). Se ne conclude che 0 DE i . ste piante sono veramente parassite e non arrivano @ complete , ed i I sviluppo se non possono entrare in rapporto colle radici di altr A: O 6 Lo piante. È ME L dei Fr; è tai Da ‘mg tas MorsraTt H.— Ueber das Vorkommen von ipa det: ho; A i #} | Pagni PARASSITI VEGETALI 25 : in Germania) (Annales Mycologici, Berlin, 1909, Vol. VII, i- pag. 45-48, con due figure). L'Autore segnala la presenza di questa malattia dei faggi all’ isola Riigen, donde vennero mandate foglie ammalate alla Stazione di Geisenheim. Distingue il G/oeosporium fante di cui si trattava, dal comune G/. Fagi. L. M. Mura F. — Weber die Infektion von Samereien im Keimbett. Ein Beitrag zur Samenuntersuchung und Samenzuchtung (Sull’in- s fezione dei semi nei germinatoi. Contributo allo studio dei sl _ semi e della selezione dei medesimi) (Jahresber. d. Verei- # nigung f. angew. Botanik, Jahrg. V, 1908, pag. 49-82). È uno studio dei funghi parassiti che infettano i semi posti a germinare néli germinatoi. Contiene molte osservazioni sulla frequenza dei medesimi, sulla loro azione deleteria, e sulle alte- razioni di composizione e di colore dei semi che sono da essi attaccati. L. M. NoeLLIi A. — Nuove osservazioni sulla Peronospora effusa (Grev.) Rabenh. (Ann. d. R. Acc. di Agricult. di Torino, Vol. LI, «1909, 10 pagine). . Avendo a sua disposizione molto materiale di Chenopodium e di Spinacia attaccati dalla Peronospora effusa, V Autore ha fatto ricerche ed osservazioni per constatare se davvero, come | pensa il Laubert (nella nota riassunta alla pagina 88 del vo- pe: lume II di questa Rivista), la forma degli spinaci è una specie distinta da quella dei Chenopodiuwm (il Laubert la ha separata |» col nome di P. Spinaciae). diffondersi, in Rubibne alle diversità dell’ seg ma - SO delle due forme sono eguali ed anche la peronospora che atta gli spinaci produce oospore ben distinte, analoghe a quella; Ò si, sviluppano sui Chenopodium. Conclude pertanto che la /. i naciae Laubert non è una specie ben distinta, ma è solo u ma forma della P. effusa (Grev.) Rabenh. Ri di A Siccome non è possibile applicare per la difesa degli spi- naci le irrorazioni a base di solfato di rame, l Autore con- $i siglia la distruzione accurata delle Chenopodiacee selvatiche , a dalle quali il parassita si estende agli spinaci e la selezione Ta di semi provenienti da piante sane e robuste. L. MONTEMARTINI. tuo PANTANELLI. E. — L'avvizzimento dei cocomori. (L’ Italia Agri- cola, Piacenza, 1909, pagine 182-135, con una tavola colo- rata). E uno studio della malattia sulla quale si è già intratte- nuto il Farneti alla pag. 241 del II volume di questa pi i e che in America viene chiamato w7/f disease. ‘L’ Autore non crede sia malattia nuova per 1’ Italia: nel Ri; x Bientinese (Pisa) essa infierisce da parecchi anni ed è conosciuta A s sotto il nome di bolla, ed a Reggio Emilia è nota da molto | tempo sotto il nome di nebbia. Forse anche la /ava e la fersa, che sono accompagnate dal Molletotrichum lagenarium, sono ghi dovute esse pure in prima istanza al Fusar:um NIVEUM, causa ri- conosciuta dell’ avvizzimento. Ora si è molto diffusa in Emilia e Toscana. rie rd: perpia e de» il fio: in questione dii pd _ + s PARASSITI VEGETALI 7 _ lezione di singoli individui resistenti sul campo stesso, col me- | todo di Wilson. L. MONTEMARTINI. Stevens F. L. e Ha J. G. — Eine neue Feigen-Anthraknose : Colletotrichose. (Una nuova antracnosi dei fichi : colletotri- cosî) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh. Bd. XIX, 1909, pg. 65-68, con una tavola). LI dico E una malattia dei frutti del fico che si presenta come la antracnosi della vite, con numesose macchie brunastre , nel mezzo delle quali appaiono i minuti acervuletti grigi del paras- sita che è causa del male medesimo : una nuova specie di ‘0/- letotrichum, che l'Autore descrive col nome di C. Carica. Attacca 1 frutti ancora acerbi provocandone la marcescenza e la caduta. Nella Carolina, dove la malattia è comparsa, pro- duce danni rilevanti. L. MONTEMARTINI. » —TRrincHieri G. — Nuovi micromiceti di piante ornamentali. (tend. d. R. Ac. d. Sc. Fis. e Mat. di Napoli, 1909. 7 pagine), L’Autore descrive alcuni micromiceti nuovi trovati su piante ornamentali nell’Orto Botanico di Napoli : Methasphaeria Aloès e Phoma aloicola, su scapi secchi di Aloe; da Phyllosticta Cavarae, Microdiplodia Anthurii e Gloeospo- rium anthuriophilum, sopra foglie di Anthurium. L. M. Wu nia violacea Cav. Reali di —R. ACC: di Scienze c P O Mat. di Napoli, 1909, 5 pagine). L'Autore segnala il fatto che la Botrytis. dipana può at- taccare come parassita i capolini fiorali di questa pianta orna: ca mentale ; ricorda i casi in cui questo fungo , di solito saprofita, — fu già trovato come parassita sopra altri vegetali, ed osserva Be sopra le Zinnia la malattia si può facilmente propagare colla semplice seminagione dei conidî della Botrytis sopra 1 capolini — fioreali bagnati dalla rugiada. È Crede che una simile diffusione della Botrytis sopra organi n È vivi dipenda, oltre che dalle condizioni speciali inerenti al. mo: È mento in cui si opera, anche dalla maggiore o minore innata SI predisposizione del soggetto all’ infezione, e dalla nattra degli organi su cui si esperimenta. N L. MONTEMARTINI. PETRI L. ‘ Sul disseccamento delle foglie dell’ olivo prodotto | dalla Phyllosticta insulana Mont. (Rendic. d. r. Ac. d. Lin. , Classe Scienze, Vol. XVIII, 1909, pag. 620-623, con 2° SANE tale A Siena, a Spoleto ed a Lecce le foglie di olivo furono DO quest'anno attaccate da una forma dorli Ig FAN inisulana simili a quelle della dDrusca e dovute alla Stictis Piso De ; its alcune località il male fu piuttosto grave, come p. e. a Carpi Gal a gnano, nel Leccese, dove era fin’ora sconosciuta la brusca. pr ” SA: sj L'Autore descrive qui dettagliatamente il parassita e le al Di a terazioni da esso prodotte. Lalla L. Mowrewaeensi. PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 29 Perri L. — Contributo alla conoscenza dei microorganismi viventi nelle galle fillosseriche della vite (Annales Mycologici, Ber- lin, 1909, Vol. VII, pag. 255-272, con 9 figure). L’Autore richiama i precedenti lavori suoi e del Baccarini, Grandori, Grassi ed altri, già riassunti nei volumi precedenti di questa Rivista. Pochi sono i microorganismi viventi nelle galle con fillossere sane, e sono le forme fungine che si trovano d’or- dinario sulle foglie normali di vite. Invece da galle con uova e neonate morte potè isolare i seguenti microorganismi : Acremo- nium sp., C'adosporium Aphidis Thiimen, Hormodendrum cla- dosporioides (Fres.) Sacc., Hormodendrum sp., Cladosporium herbarum (Pers.) Link. forma, Dematium pullulans De Bary, Macrosporium commune Rabenh. forma, Alternaria sp., Bo- trytis sp., Oospora ovorum Trabut., Bacterium I-V. La maggior parte dei miceti e tutti i becterî isolati non hanno sulle uova e sulle neonate un’azione cha. possa ritenersi dannosa , il loro sviluppo avviene all’esterno del corpo e solo dopo la morte all’ interno : è possibile infatti trovare, in mezzo ad accumuli di uova annerite e di cadaveri di neonate, uova nelle quali l'embrione compie il suo completo sviluppo e la neu- nata esce normalmente dall’ uovo, vivendo per alcuni giorni in mezzo ai conidî ed alle ife dei funghi in parola. La stessa va- rietà di forme della micoflora che si sviluppa nelle galle dimo- stra la parte molto secondaria che molti di detti microorganismi hanno nel determinare la moria delle ova e delle neonate : solo alcune specie di C/adosporium possono dirsi veramente costanti. Siccome però tutti questi micromiceti possono svilupparsi a spesa della chitina degli insetti (che viene sciolta probabilmente a «mezzo di speciali enzimi idrolitici), non è improbabile che alcuno di essi entri ad accelerare la morte dovuta ad altre cause. Quali sieno queste cause l’Autore si riserva di studiare ul- teriormente, intanto osserva che si tratta in generale di altera- il e Le Peg: w dd , DeOL, RL PARASSITI ani PD da + asi pil'ugalea 0 . ; tl è Be \eglarmonte riferibili al gruppo dei Cladosporiei. L. MONTEMARTINE MoLz E. — Ueber ein plotzliches Absterben ‘zweier Stécke von DEC Riparia X Rupestris in den Rebenveredelungs-Anlagen der Kgl. Lehranstalt in Geisenheim (Sulla morte improvvisa di due ceppi di Riparia X Rupestris nel vivaio della r. Stazione di Geisenheim) (Sorauer’s Ztschr. f. Pftanzenkrankh. Bd. ‘ XIX, 1909, pag. 68-74). Si tratta di due ceppi di vite le cui foglie seccarono com- pletamente in due giorni. Nessuna traccia di parassiti indicava. una causa biologica del male, il quale secondo l'Autore era do- A vuto al succedersi di giornate calde ed asciutte alla ultima de-' he cade di agosto che era stata molto piovosa: le foglie e butta ni la pianta adattate ad abbondanza di acqua non poterono resistere 0) alla siccità. È a notarsi che i vasi delle radici erano ostruiti da una quantità straordinaria di tilli: questi forse si erano formati s durante le giornate piovose, quando i vasi erano percorsi dle una soluzione molto diluita sì che le cellule parenchimatiche vicine erano spinte a cercare entro essi più abbondante nutri- Ù zione, e al Vla rara pollo mijn avevano contribuito , seta : RN o. delle foglie. PARASSITI VEGETALI — MALATTIE D'INDOLE INCERTA 31 — NoveLLI N. e Grorpano F. — Contributo allo studio degli effetti dell’aerazione artificiale dell’ acqua e indirettamente del ter- reno nelle risaie. (Novara, 1909, 12 pagine). Ricordando gli studî del Brizi, riassunti nei precedenti vo- lumi di questa Aivista, sopra il brusone del riso, di fronte alla ipotesi che l’asfissia delle radici sia la causa prima di questa malattia o quanto meno la condizione predisponente ad essa, gli autori spiegano quale efficacia potrebbe avere l’aerazione ar- tificiale dell’acqua stagnante o immessa a rifornimento delle risaie, e parlano delle esperienze iniziate in proposito a Milano . ed a Novara. Dei risultati di tali esperienze sarà detto in altra pubbli- cazione. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Ueber Wurzelfiule phylloxerierter Weinstocke (Sul marciume delle radici fillossorate della vite) (Sorawuer” s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XIX, 1909, pag. 18-48, con 13 figure). È un riassunto del lavoro già esaminato alla pagina 347 del secondo volume di questa Avista. L. MONTEMARTINI. MoLLiarp M. — Une uouvelle Plasmodiophorée, parasite du Tri- glochin palustre L. (Una nuova Plasmodiophorea parassita del Triglochin palustre L.) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, 1909, T. LVI, pag. 23-25). È una nuova specie di Tetramyra che 1’ Autore descrive col nome dì T. Triglochinis, e che provoca la formazione di tumori nel fasto del Triglochin palustre, con speciali ipertrofie delle cellule e dei nuclei e con aborto degli organi sessuali. L. M. = NOTE PRATICHE: Gn 00 Dalla Deutsche landw. Presse, 1909. ras Pag. 637. - I dottori Busse ed Ulrich hanno osservato che le sementi — di barbabietole sono quasi sempre infestate da un agente del marciume delle radici, il Phoma Betae: la percentuale delle piante infette oscilla | fra 14 e 100. e de | Pag. 719. - Il dott. Kiihle ha ideato un essiccatoio speciale per la di- TOOTA sinfezione dei semi di cereali dalla carie e dal carbone: i semi vi sono portati fino alla temperatura di 65° c. a secco per 12 minuti, col che i w% germi dei funghi muoiono mentre resistono i semi. ul: a Dalla Revue de. Viticulture, Paris, 1909 : 3: N. 793. — J. Feitand consiglia aggiungere alla poltiglia bordolese, per — combattere contemporaneamente e l’ Endemis della vite, una porzione di ali nicotina titolata, o succo di tabacco ricco: 1,30 p. 100 per i trattamenti pa: gr primaverili e 1,75 per quelli estivi. i N. 814. — P. Maisonneuge, L. Moreau ed E; Vinet, dopo uno studio dat N È nea dettagliato della biologia del sigaraio (Rhynchites Betuleti Fab.) consigliano — la raccolta diretta e distruzione dei sigari se l’invasione non è impor — tante; nei casi invece di invasione forte, consigliano due irrorazioni di di qualche insetticida, da praticarsi una appena cominciano ad apparire a SAL x adi - Pag”, Pai PARASSITI ANIMALI 37 dallo spegnimento della calce farà bollire la miscela per parecchi minuti, durante i quali bisognerà agitare la miscela per preve- nire l’accensione e le si aggiungerà altra acqua se essa diven- terà troppo densa. Finita l’ ebollizione, si diluirà con acqua a freddo fino a 100 litri. Le irrorazioni con questa poltiglia si mostrarono efficaci contro diaspini, acari, afidi delle diverse piante da frutto, non che contro la ficchiolatura del melo e del pesco ; il Ditter rot, o marciume amaro, o antracnosi (Glomerella rufomaculans) dei meli ; il brusone delle foglie dei meli (Sphaeropsis malorumi) ; il Cladosporium carpophilum dei peschi ; la Mercospora persicae dei peschi, ed altre crittogame parassite delle piante coltivate. Sono date qui istruzioni per la preparazione ed applicazione ‘del rimedio e notizie su alcune esperienze fatte con esso. L. MONTEMARTINI. BurnaT J. et Jaccarp P. -— L’acariose de Ia vigne (L’ acarzosi della vite) (Revue de Viticulture, Paris, 1909, T. XXXI, N. 794, 795, 796, 802 e 803, con 62 figure e una tavola colorata). Gli Autori dimostrano che l’acariosi è una malattia della vite ben definita, prodotta da un acaro specificamente determi- nato, il Phyllocoptes vitis Nal., il cui sviluppo è favorito da date condizioni atmosferiche e di vegetazione che dànno di volta in volta alla malattia stessa caratteri e modi di presentarsi un | po’ diversi tra di loro. É ti Le viti colpite si presentano con rami raggrinzati e rami- ficati alla base in seguito allo sviluppo delle gemme messe a — nudo dalle foglie inferiori ; gli internodî, specialmente gli infe- | riori, restano corti; le foglie, bollose sulla faccia superiore come se fossero attaccate dall’ erinosi (le bolle però non presentano nella pagina inferiore i peli caratteristici dell’ erinosi), restano esse pure piccole, di colore pallido e seccano irregolarmente. condo gli Autori, a cause diverse : esaurimento , condi pai ‘2e apniesa ca alla ii o bacterî, sovra pra Rein insetticida, l’acariosi viene combattuta con efficacia con irrora=. È zioni di diversi disinfettanti. Fin'ora l’acariosi venne osservata solamente nella Svizzera, ove è comune specialmente nel Cantone di Vaud, nei dintorni #9 i di Ginevra e nell’Alta Savoia. Venne per la prima volta studiata © dal MiLLER-THuRGAU e segnalata poi dal Fars nelle note rias- (| sunte alle pagine 52 e 184 del primo volume di questa Azvista.. | L’acaro che la produce fu determinato dal Nalepa e descritto | sotto il nome di Phy/locoptes vitis. Si trova spessissimo insieme ad esso anche l’ Epitrimerus vitis, al quale sì aggiunge anche, frequentemente, il Phytoptus vitis,i quali però sono, nel caso in esame, solo parassiti secondarî. DEE na ni, se A La violenza dell'invasione varia colla natura dei vitigni Tx i: col sistema di potatura e colle condizioni del terreno. ed. EEE 2 La BaCi Jjo= L% Sono efficaci contro questa malattia le inrorazioni. si lisolo al 4°%/, applicate prima dell’apertura delle gemme, ele solforazioni fatte durante la vegetazione. genere della vegetazione. ML PARASBITI ANIMARE |. 35-90 Dumonrt TH. — Nouvelles observations sur la teigne de l’olivier: Prays oleae Bernard (Nuove osservazioni sulla tignuola del- l’olivo: Prays oleae. Bern.) ((ompt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Parts, 1909, T. CXLVIII, pag. 1403-1409). Si ammette generalmente che questo insetto ha tre genera- zioni all'anno, ognuna delle quali attacca una parte speciale del- l'albero: la prima le foglie, la. seconda i fiori, la terza i frutti. Secondo l Autore invece, l adulto di ogni generazione può deporre le sue ova su qualsiasi organo dell'albero, e secondo la natura di questo varia sensibilmente la durata della evoluzione. larvale. Ne risulta che è pure variabile il numero delle genera- zioni annuali e che non è tanto netta e regolare la successione di esse, Si possono avere due generazioni sole quando le ova d’estate sono depositate sulle foglie invece che sui frutti, e se ne ha una quando per una combinazione qualsiasi mancano 1 fiori. Nei frutti le larve penetrano attraverso il peduncolo, distrug- gendone i tessuti conduttori e provocando così la: caduta precoce degli organi attaccati, prima ancora che l’ospite interno abbia raggiunto il completo sviluppo. L. MONTEMARTINI. Giesennagen K. — Ueber zwei Tiergallen an Farnen (Sopra due galle d’origine animale nelle felci) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVII, 1909, pag. 327-384, con una tavola). . Le galle trovate nelle felci sono rare. L'Autore ne descrive — due forme, dovute proprio a larve di insetti, una sul rizoma e. l’altra sulle foglie di Hymenophyllum lineare. ia | L. M. JAAp-0O. Cocciden Sammigità (Raccolta di Coccidi) d Ta n Ù _ 1909, I e II, di 1-24). È una collezione di coccidi raccolti Ne più diverse parti he del mondo sopra le piante coltivate. Sono determinati dallAu- "= E: tore e riveduti dal LiNnDINGER, accuratamente seccati insieme agli © di organi su cui sì trovano e chiusi in buste eleganti colla relativa - ‘etichetta a stampa. Ogni fascicolo contiene 12 specie. Sa È una pubblicazione . utile per chi vuole studiare questo È î gruppo di parassiti, talora tanto dannosi all’agricoltura. mer Do L. M. SR Lesne P. — Nouvelles observations sur les meurs et les dégàts de — la mouche de l’Asperge — Platyparea poeciloptera Schrank — aux environs de Paris. Insuffisance du procédé actuel de. destruction (Nuove osservazioni sui costumi ed i danni della mosca dell’ Asparagio — Platyparea poeciloptera Schrank — ti nei dintorni di Parigi. Insufficienza del processo attuale di & distruzione) (Compt. Rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Paris, n 3 1909, T. CXLVIII, pag. 197-199). ma Questo parassita dell’asparagio è causa di gravi danni nelle ortaglie dei dintorni di Parigi. Le prime mosche adulte compaiono in generale verso Ù metà di aprile, contemporaneamente alla germogliazione dei primi ti, torrioni, ritardando a comparire quando è in ritardo anche la * x vegetazione, L’'accoppiamento e la deposizione delle ova conti — nuano fin verso la fine di giugno, quando scompare anche, Vin > setto adulto. Ogni femmina depone una sessantina di ova che s Pa ti i schiudono in 60-70 ore, dando delle larve che compiono il I rc 5 ciclo vitale in 15 giorni. Lo sviluppo dei torrioni è danno è bastanza lungo per assicurare la vita a due generazioni ani La resistenza dei torrioni attaccati dipende dalla. ts N61 gros. pi Vari PARASSITI ANIMALI — BACTERI i 41 sezza e dal numero delle larve che ospitano : talvolta sono più di 20 e ne occorrono almeno tanti per provocare la morte di un fusto di un centimetro di diametro. Talvolta il torriore attaccato continua a crescere, si ramifica e porta fiori e frutti che però sono più o meno ridotti di fronte ai normali. Talvolta anche giungono a completo sviluppo senza dare alcun ‘segno esterno di essere attaccati. L’Autore raccomanda di distruggere attentamente col fuoco tutte le piante che deperiscono prematuramente. Si L. MONTEMARTNI GrIrFon Ed. — Sur le ròle des bacilles fluoreseents de Fligge en pathologie végétale (Sulla funzione dei bacilli fluorescenti di Fliigge nella patologia vegetale) (Compt. rend. d. s. d. l Ac. d. Sc. d. Paris, 1909, T. CXLIX, pag. 50-53). I due bacilli fluorescenti di Fliigge (Bacillus fluorescens liquefaciens e B. putridus), assai diffusi nell’ aria, nell’ acqua e negli strati superiori del suolo, sono comuni anche nelle pu- trefazioni e possono essere la causa di diverse cancrene umide dei vegetali coltivati. L’Autore dimostra che sono da rapportarsi a queste specie e considerarsi come forme di esse parecchi dei bacilli descritti come specie distinte ed indicati come causa di qualcuna di tali malattie: il Bacillus caulivorus Prill. et Del. indicato come causa di cancrena delle patate ed altre piante, il B. brassicaevorus _ G. Del. dei cavolifiori, il B. derugeon G. Del. del cancro del mune 0C0: ° Lo sviluppo del B. PRO. è favorito dall’ umidità del E terreno e dell'atmosfera ; è invece ostacolato dai concimi fosfa- BACTERI — AGENTI / tici. Esso trova ol resistenza in colta varietà Han E, bo che attacca. 4 ig PE SSR ud hanno dato Do ora risultati pratici. ci L. AovrmtaneiNi, — è* Pacortet P. — Le coup del pouce fusi Lava: di pollice) (Recue | de Viticulture, Paris, 1909, T. XXI, pag. 57-60, con 4 figure). Verso la fine di giugno, quando ad una serie di giornate. nuvolose segue qualche giornata molto soleggiata, accade spesso - di vedere acini di vite presentare delle lividure in corrispon- denza delle quali la pellicola in seguito imbrunisce e indurisce, | cessando poi di crescere e avallandosi come se fosse stata pre x muta dal pollice di una mano, donde il nome di colpo di pollice a dato alla malattia. Questa a tutta Dee può CORRO col giovani si trova' ridotta aste sottile. e o delicata. SENI cc Io e a Lr Di " lar” a = ans $i dA +0 CE bl | MALATTIA D’INDOLE FISIOLOGICA E INCERTA 43 PANTANELLI E. — La caseola dei fiori nel Frappato (Rendic. d. R. Ac. d. Lincei, Class. d. Sc., Vol. XVIII, 1909, pagina 406-411). La malattia si è presentata in Sicilia su viti di Frappato innestate su piede americano. A differenza della colatura comune, i fiori cadevano col loro peduncoletto quando non erano ancora schiusi o quando appena cominciava a rialzarsi il cappuccio _ corollino. Non vi erano traccie di parassiti vegetali o animali ; i fiori erano regolari e solo la struttura e la composizione chimica del rachide dei grappoli mostravano un rallentamento dello sviluppo. I grappoli ammalati erano più ricchi di azoto ma contenevano relativamente meno albumina, indizio di abbondante fornitura di materiale azotato, ma di cattiva sintesi. : Le viti erano state concimate con stallatico non distribuito uniformemente ma cacciato in una buca attorno ad ogni ceppo. Secondo l'Autore la cadscola era dunque. prodotta da un eccesso della nutrizione azotata su quella fosfatica. L. MONTEMARTINI. Vo La rogna della vite (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1909, pag. 252-253, con una tavola colorata). I tronchi della vite, al livello del suolo o poco sopra, o lungo i rami, presentano talvolta degli ingrossamenti o bitorzoli, E) superficie mammellonata, che raggiungono il diametro fino di 8-4 cm., prima molli e pallidi, poi bruni duri e pietrosi. La pianta che presenta tali tubercoli deperisce e muore, specialmente se è ancora debole e giovane. La malattia, indicata col nome di rogna, fu attribuita da taluni al freddo, da altri all’azione di funghi parassiti (Fusi- ti SP - i Lar ia A = se, Ù ' o ei - CESARE a i % ver; ES "Spar. } wi di RE we A n ae apo 3 CERTA ua vISIOPA L | MALATTIE D’ INDOLE IN sporium e > Fusarium) o di bacterî. Probabilmente essa può dovuta a cause diverse. sino al legno con un coltello ben affilato, e las poi dla. SU-TE sal perficie del taglio con soluzione di solfato di TA al 20% chiudendo poi la ferita con catrame. ° a SÈ CirrLor J. — Sur la castration chez Zea Mays L. var. tuni- Ì i cata, produite per l’Ustilago Maydis — D.C. — Corda (Sulla. * castrazione della Zea Mays L. var. tunicata, prodotta dal- A lUstilago Maydis) (Compt. rend. d. s. d. l'Ac. d. Se. d. Paris, | 1909, T. ©XLVIII, pag. 426-429). N Quando il parassita attacca le infiorescenze, provoca la for- È RR mazione di fiori maschili anomali e di fiori ermafroditi. Ciò init si duce l'Autore a considerare il traumatismo parassitario analogo, | sa per gli effetti che produce, al traumatismo violento studiato dal | BLARINGHEM (nel lavoro riassunto alla pagina 266 del III volume do .;| » di questa Rivista), e ad accettare l'ipotesi del LAURENT sopra la. SAT | azione delle forti pressioni osmotiche interne nel determinismo. Kia dei sessi. NS L. MONTEMARTINI. L. Perri. — Un'esperienza sopra il valore del chemotropismo nel l’azione parassitaria dei funghi. (Rend., d. R. Accad. di Lin ; cei, Vol. XVIII, ser. "Da T° sem., fasc. 10, nigi n ii ian descrive un’ interessaute SENICONE che 1 a Ti et O VIET ZA TRO SI. 9 ICP ERRE RPS: aac dt ie VERTE ia; A , 4 3 Ù i "i x u '% FISIOPATOLOGIA in modo speciale il Miyoshi, il quale studiò sperimentalmente l’azione meccanica e chimica delle ife fungine sulle membrane, dimostrando come sia sempre necessasia l’irritabilità chemotro- pica per la penetrazione dei funghi. Il dott. Petri con le sue esperienze si propose di stabilire se la resistenza di alcuni vegetali superiori contro l’ azione in- fettiva di dati funghi, dipenda dalla resistenza meccanica, o dalla composizione chimica del contenuto cellulare, oppure dalla man- canza di sostanze chemotattiche positive. L'Autore ha scelto per l'esperimento la cà Liber- tiana di cui è ben distinta l’attività citolitica e tossica (che si compie a distanza) dall'azione meccanica. Il fungo venne isolato da piante di fagiuolo infette dal “mal dello sclerozio ,. Dal succo estratto da tali piante si ottiene un liquido ricco di citasi ad un elevato grado di acidità. Come piante per natura immuni contro il fungo, lA. ha prescelto le foglie di Agr'opyrum , dopo aver tentato di infet- tarle con risultato sempre ‘negativo. Lo stimolo chemotropico (misurato con un apparecchio ideato dall'A. stesso) che il succo delle graminacee esercita sul micelio della Sclerotinia raggiunge un grado subminimale. Ciò che spiega l'immunità ‘della graminacea anzidetta contro l'attacco del fungo. L’ Autore infatti ha dimostrato sperimentalmente che au- — mentando artificialmente l’azione stimolante dei tessuti fogliari, l'infezione è resa possibile. Quale soluzione nutritiva stimolante, adoperò il decotto concentrato di fagiuoli bianchi, posto ad una determinata distanza dalla superficie fogliare opposta a quella su cui poteva svilupparsi il fungo in esame. Il 27 febbraio dopo O giorni (alla distanza di mm. 1.5 dalla foglia) ottenne il pas- saggio delle ife attraverso la foglia, sino alla superficie. libera del decotto. La foglia tolta dall’ apparecchio ‘presentava una macchia bruna, rotonda, completamente ripiena di micelio con abbondante precipitazione di ossalato calcico nelle cellule e negli intercel lulari del mesofillo. L’A. arrivò così alle conclusioni, è notevole la seguente : | i SPERA sea “ L’immunità contro ER n è basate sopre ui sufficiente a provocare un’ adeguata e di citati e cd ossalato acido di potassio necesario per vincere l’azione membra: lizzante del contenuto cellulare della pianta superiore. ,, * Nel caso studiato il meccanismo: della resistenza si basa sopra la concomitanza , nello stesso organo, di un minimo di azione stimolante positiva con un massimo di azione neutraliz- | zante l’attività enzimatica del parassita, giacchè ad un minimo. eg di stimolo chemotropico corrisponde una minore attività dell’en- 3 zima, ciò che favorisce l’azione antienzimatica. . In quelle piante che, possedendo un minimo di azione sti- molante, mancano di potere antienzimatico, l'immunità può ve- | to nire a cessare per condizioni dell'ambiente e di coltura. | Egualmente può dirsi del caso inverso. I diversi gradi che determinano l'immunità assoluta e la mancanza di ogni resistenza possono essere rappresentati nel N vpi Ne DIRI pig ITS modo seguente: <> 1 (immunità) s- 1 (immunità reltiva o ricettività), dove N rappresenta l’azione antienzimatica ed S lo. Ber | stimolo chemotropico positivo. Sempre secondo l’A., la struttura. È i istologica in questi fenomeni dell’ infezioni parassitarie ha solo | Ri un valore molto relativo ; L. PAVARINO. Ravenna C. e Zamorani M. — Sulle variazioni nel contenuto ino Si; acido cianidrico causate da lesioni traumatiche nel Sorghum | A: vulgare (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1909, Va, MEANA lume XLII, pag. 397-407). 47 FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE acido prussico: Ravenna e PeL1 ritrovarono quest’ ultimo , in piccola quantità, anche allo stato libero o quasi libero. | Ora gli Autori, sottoponendo piante di sorgo, in diverse È condizioni di nutrizione, a lesioni traumatiche le più varie, tro- | —’varono che queste determinano un aumento nella quantità di acido cianidrico. Ciò spiega come talvolta le piante in cattive condizioni di vegetazione possono dar luogo, propsrata.< come fo- È | raggio, a casi di avvelenamento. 753 _ . Gli Autori si propongono studiare la cosa sul mais. & L. MONTEMARTINI. Ri NOTE PRATICHE ‘Dal Bulletin Agricole de la Haute-Savoie, Luglio 1909 : Come si distruggono i pidocchi nelle piante. — Assai gravi sono i danni prodotti dai gorgoglioni per la loro enorme rapidità di moltiplica- zione. Alcune specie s’ attaccano alle piante ortensi, fra cui i pidocchi dei cavoli, i quali si possono liberare dai parassiti, lavando le foglie con del- l’acqua salata. Un'altra specie s’ attacca alle radici dei carciofi e delle salate e per distruggerla è necessario - fare delle iniezioni di solfuro di carbonio nel | suolo o inaffiare le piante con una soluzione di solfo-carbonato di po- | tassio. -Per far scomparire i gorgoglioni del mais, che si sviluppano special- utile bruciare le stoppie infette. I mente nel mese di agosto, è i I pidocchi neri.del papavero s’attaccano alle fave, ai legumi, alle bar- babietole e si sviluppano abbondantemente anche sui meloni. In quest’ul. timo caso, giovano le irrorazioni con soluzione acquosa contenente il 3 per | cento di estratto di tabacco. fi. | Anche i pidocchi dei peschi possono essere distrutti con le polveriz- d” | zazioni di estratto di tabacco oppure con le fumigazioni per le piante al- "di levate a spalliera. Ha dato buoni risultati anche l’ emulsione di sapone "A nero (2 chilog. per ettolitro d’ acqua); come pure la miscela di 500 gr. di questi trattamenti siano officati ‘hifogità totali a sreite sb mr zioni si devono fare dal basso in alto, e che le Man ed ig che infestano le piante da frutta. ma Per i pidocchi lanigeri, che sono i più difficili a distruggersi, pas, e fare un’ emulsione con 400 gr. di sapone in un litro di petrolio, diluendo nà; il tutto con 4 0 5 volte il suo volume d’ acqua. Questa soluzione si “applica SA è col pennello avendo cura di risparmiare le foglie. Anche l’ emulsione fase È a con un chilogrammo di soda in 20 litri d’ acqua calda, con l'aggiunta, dns piccole dosi, di 8 litri di petrolio e di acqua fino ad 80 litri, ha dato pure — risultati soddisfacenti. Sere Ma più efficaci e quindi preferibili sono i trattamenti d'inverno. In 31 questa stagione si possono applicare soluzioni più concentrate (sapone nero, d 3 1 chilog.; petrolio, 1 litro; acqua 10 litri) senza nuocere alla pianta. Si AR distruggono i maschi e le femmine impedendo la formazione delle uova. invernali. Prima dell’applicazione del liquido, si possono tagliare i rami i "00 attaccati e togliere i tratti di scorza vecchia e morta, bruciando tutto. Si te ricoprono le ferite con mastice o catrame e_si applica il rimedio con pet db, nello o con rude spazzola. In inverno, se le radici sono attaccate, si sco- prono e sì estirpano, poi si bagnano con soluzione concentrata di 30 kg. pat cd di solfato di ferro in 100 litri di acqua. ‘ Con questi trattamenti si può eliminare il. danno, ormai troppo grave, dei pidocchi. "N L. Pavarino. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1909 : N. 81. - Per combattere il Lecanium dell’ olivo, si consiglia, dietro — esperienze che furono fatte a Montpellier, la poltiglia bordolese cui si wii giunge l’uno per 100 di essenza di trementina, agitando fortemente. Ila e += 3 rimedio serve contemporaneamenta a combattcre anche la fumaggine del: > Pai. l’olivo e l’occhio di pavone (Cycloconium oleaginum). Occorrono due irrora- Li zioni: una in giugno quando schiudono le ova della cocciniglia, e 1’ altra nei primi giorni di settembre. Pavia — Tipografia e Legatoria Cooper ties] te ; settembre 1909 Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Libero. docente di Botanica nella-R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. 4 Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI ANIMALI è» DeL Guercio G. — Intorno ad un nuovo genere di Macrosifonidi americani (Ger. Drepanaphis. n.). ti de ii lia it do a ct ; x ' pat * “h ta "n Ai Macrosifonidi, oltre il gen. Macrosiphum, nel quale ho al- tra volta compreso alcune specie dell’ antico gen. Siphonophora Koch., appartengono diversi altri generi, ai quali propongo di unirne uno nuovo, composto di specie, che, per la natura dei sifoni , per la codetta e per la nervatura delle ali si trovano mal collocate nel genere Siphonophora sopra indicato. Le ali di questi afidi, infatti, richiamano assai bene alla mente quelle dei Ca//ipterus, per. l’ insieme della nervatura, che è affumicata all’ apice, per la natura dello pterostigma e della vena pterostigmatica. Lo pterostigma è conformato a bulino ed è uguale alla metà della vena sopra ricordata, che da esso prende nome e deriva, la quale è fortemente incurvata, con l’apice quasi ad egual distanza fra l’ apice dello pterostigma e quello dell’ ala. La vena cubitale, per altro, è anch’ essa ecces- sivamente incurvata, parallela alla seconda vena obliqua mentre col ramo interno della seconda forca è parallela al margine co- stale. La vena sottocostale è trisinuata, con sinuosità anche più sensibile all'altezza della inserzione della seconda vena obliqua. L’addome è provvisto di tre coppie, ed isolati, in due file di langhi A tnbercoli conici , tmalfol Boite stati a se forniti di una spina acutissima. Detti tubercoli si. tro) tuati sul dorso dell'addome e propriamente nello spazio. di 9 compreso fra la sua base ed i sifoni. STE 7403 IPSOA I sifoni sono corti, conici, più o meno UR (oct ingrossati alla base. | > sono dui ed il rostro robusto; con et del suochiatoîo fra il primo ed il secondo paio di zampe. Al nuovo genere cui questi caratteri attribuisco, con parti- | 2: colare riguardo per quelli che ai tubercoli addominali, ai sifoni, alla codetta ed alle ali si riferiscono, ho posto nome di Drepa- © Di naphis, dandogli per tipo la Siphonophora acericola Thomas, 0 Si la S. acerifoliae dello stesso autore. | Il genere ora istituito è molto prossimo al gen. Drepano- siphum Koch, dal quale si differisce facilmente per i tubercoli dorso addominali e per le ali, che hanno caratteri particolari al. genere descritto. Gli insetti esaminati ed in base ai quali ho stabilito il ee ‘ sla genere indicato mi sono stati spediti gentilmente dal chiaro. collega J. J. Davis, al quale porgo anche in questa occasione ‘ sentiti ringraziamenti. ITA Dalla R. Stazione Entomologica re VTAA di Firenze, Agosto 1909. TS 3 DeL Guercio G. — Il Pemphigus fraxinifolii Thomas è diverso a S dal Pemphigus nidificus Lòw. Per uscire dal dubbio, avanzato dal LICHTENSTEIN e da altri, — sulla consistenza del Pemphigus fraxinifolii Thomas rispetto — all’altra specie i È ho ritenuto necessario ricorrere se È sicuro e consentaneo quanto definitivo giudizio. 4 Dalle ricerche fatte intanto risulta che nella specie ame veri ì e NI Mi Gana; Pr 'rarinifeli Thm., attribuita del resto anche al Riley, forme partenogeniche attere ed alate sono di piccole dimensioni, laddove nella specie europea sono quasi due volte più grandi e a gli atteri adulti sono orbicolari, molto rilevati, mentre i corri- spondenti della specie americana sono piriformi raccorciati. Nella specie europea, in oltre, gli atteri hanno le antenne formate di cinque articoli, col terzo lunghissimo, poco più lungo della somma dei due seguenti, mentre nel Pemphigus frarini- folii le antenne sono di sei articoli ed il terzo di essi è note- volmente più corto della somma del quarto e del quinto. Non occorrendo altri confronti fra le femmine attere, l'esame sì può estendere alle alate, per rilevare che nel Pemphigus ni- dificus l addome è guernito di una corona marginale di 16 macchie olivastre, molto distinte, le quali non si riscontrano nel Pemphigus fraxinifolit, in cui, per di più, le antenne ar- | rivano al massimo alla inserzione delle ali posteriori, laddove nella specie precedente oltrepassano notevolmente il limite in- dicato e si estendono sull’addome. Il rapporto del 3° al 4° ed al 5° articolo delle antenne è lo stesso nelle due specie; però in quella americana vi è aumento graduale, lineare dal 4° al 6° articolo, che resulta così più lungo _ di ciascuno dei due precedenti, mentre che nella specie europea il 6° articolo è distintamente più corto di ciascuno di essi. Continuando nell’esame comparativo delle forme delle due ES specie se ne potrebbero accrescere le differenze che le separano ; ma quelle poste in evidenza sono di tal natura che non vedo | più ragione di insistere ed affermo invece che le due specie sono affatto distinte, così come ‘appare dalle frasi diagnostiche | sotto indicate. ____ Femmina ad verdastra, piriforme raccorciata, con _ antenne di sei articoli; femmina alata col sesto articolo delle _ antenne più lungo di ciascuno dei precedenti. Pemphigus Fraxinifolii 7'/ms. cinque articoli; femmine alate col sosia pi ! più corto di ciascuno di due ill sl un Tanto la specie americana, per altro, quanto quella euro; vivono alterando le foglie terminali dei rami del Frassino , sul Si, x SAVE ui, Frassino americano e sul Frassino a foglia di sambuco, la prim ivi da noi. In Italia, come è stato osservato dal MassaLonco e da me, su la fondatrice e gli emigranti pungendo e succhiando successiva si mente formano dei glomeroli di foglie, che molestate dalle mol- | — teplici azioni indicate, incurvandosi sì increspano e si incurvano Cha nella pagina dorsale; di guisa che i rami infetti appariscono. i come incappucciati. “a Abitualmente la infezione dei rami della chioma è parziale s AR) e, per lo più comprende quelli centrali e più riparati di essa; % rami che, nei casi di grave e ripetuta infezione restano più corti i e notevolmente meno evoluti degli altri. A Ove il bisogno di difendere le piante dalla invasione di questi insetti fosse sentito, si ricordi di quanto altra volta hora esposto sulla efficacia delle miscele di olio di catrame sulle uova. 53 +8 degli afidi '). Con queste sostanze, emulsionate nella e del 7 al 10°/, nell’acqua, si ottiene sicuramente la distruzione | 230 Lx tr A tak È delle uova durature o ibernanti dell’ insetto e però non si ha più infezione nella primavera. Le operazioni della difesa van fatte ad autunno inoltrato 0 nell’ inverno, dopo la caduta delle foglie, facendo precedere a <" aspersioni o irrorazioni insetticide da regolari potature PerT re dere più facile ed efficace l’azione di quelle. ) G. DeL Guercio. — Sulla sistematica e sulla biologia dei Fillo È p: h rini con un cenno intorno ad un nuovo metodo di disinfezione per le vit americane ed europee. Firenze 1907. - | MP 23 - PARASSITI ANIMALI — PARASSITI VEGETALI 58 I rami asportati, non volendo bruciarli sul posto si devono allontanare dalle piante infette perchè le fondatrici del pidocchio, . che ‘nascono dalle uova affidate sopra di essi, non passino poi sulle piante difese. Dalla R. Stazione Entomologica di Firenze, Agosto 1909. MoxnteMaRTINI L. — La ruggine dei cereali in rapporto colla con- cimazione. In un recente lavoro statistico sopra le ruggini dei cereali, il Sorauer ‘), dopo avere riunito anche le molte osservazioni che si hanno circa l’ influenza che esercitano le varie concima- zioni. sopra la diffusione di questo malanno, così conclude : “ Le precedenti osservazioni non lasciano alcun dubbio. che “ le forti concimazioni azotate favoriscono la ruggine tanto che “ siano date in forma di nitrati, quanto in forma di solfato “ d’ammonio è di stallatico. Agiscono in tal senso, sopra il fru- “ mento e l’avena, specialmente i nitrati, tanto più se sommini- “ strati tardi , ?). Il che è dovuto, secondo l'illustre patologo, al fatto che i nitrati allungano il tempo della vegetazione, mentre tutti i fat- tori che, come il fosforo, accelerano lo puppo della pianta riescono di ostacolo alla diffusione delle ruggini. Avendo fatto, per studi di fisiologia, colture di frumento in 4) P. SoRAUER. — Vorarbeiten fiir eine internationale Statistik der Ge- treideroste (Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh. Bd. XIX, 1909, pg. 193-286, riassunto più avanti alla pagina 61 di questa Rivista). ?) Loc. cit., pag. 268. Anche il Kòck (Mitth. d. k. k. landw. Bakteriol. u. Pflanzenschutzstat. in Wien, 1907, riassunto alla pag. 208 del III volume “00 ilok questa Rivista) è giunto a simili conclusioni che le concimazioni azo- C tate favoriscono la ruggine mentre quelle a base di fosforo la ostacolano. sì, 2 nt 2 A 2 (CS ta sega to, ento di fronte alla ruggine, credo utile comunicare Be po dati che varranno ad aumentare il materiale statistico in disc ‘ sione. ripieni, come si è detto, di sabbia ben lavata con acqua pura. eu A esposti al sole nel nostro Orto Botanico, vicini gli uni agli altri er: e inaffiati poi sempre con eguali quantità d’acqua, sì da tro- a varsi in condizioni di esposizione ed umidità, per quanto era possibile, identici. I fatti osservati sono i seguenti : È a) Alcuni di questi vasi furono lasciati senza sali ne | tizi : le piante crebbero in essi stentate e rimasero assolutamente immuni da ruggine anche quando, a metà circa della vegeta- | n fe x zione, si aggiunsero nitrati e fosfati. Ciò viene a confermare la $ i osservazione, già citata dal Sorauer, di Gorka e di altri, e quella. A del Brooks ‘) che la fame e la inanizione dell’ospite sono di osta- — si colo allo sviluppo dei parassiti ; ke b) Ad altre piante si somministrarono gr. 2,5 di tostato di calcio e 3 di nitrato potassico con traccie di solfato di mar i gnesio : queste crebbero vigorosamente e cestirono bene, e la. È ruggine attaccò in esse solo le spighe più tardive ; PErsa vg c) Ad altre le medesime quantità degli vicetì sali furono ava somministrate metà in principio di vegetazione e metà più tardi, — a prima il nitrato e poi il fosfato; esse crebbero come le prece- denti, ma più lentamente e furono le più danneggiate dalla r ug- S gine. !) F. T. Brooks. — Observations on the biology of Botrytis i cinerea (i nals of Botany, 1908, Vol. XXII, pg. 478-487, riassunto. alla pag. 80 III Volume di questa Rivista). x LL PAKASSITI VEGETALI = 55 cipio di vegetazione ed il fosfato più tardi: crebbero meno bene delle precedenti, ma furono immuni da ruggine ; S e) Ad altre finalmente si diede in principio il solo fosfato _ ——col magnesio, e più tardi il nitrato: queste piante crebbero più È vigorosamente di tutte e furono quelle che prima di tutte por- È. . _tarono a maturazione le spighe. Rimasero anch’esse immuni .da ruggine. i Le osservazioni d e c confermano dunque la. couclusione e: sopra riportata del Sorauer e la spiegazione che egli ne dà: i dove lo sviluppo è lento la ruggine trova substrato favorevole È | al.suo diffondersi. | | Il fatto di cui alla lettera d dimostra che, indipendente- mente anche da ogni accelerazione di sviluppo ; il fosforo ha una. azione sfavorevole alla ruggine, tale da neutralizzare in pe: certe occasioni l’azione favorevole dell’azoto, “a Finalmente l'osservazione di cui. alla lettera e, nella quale È malgrado il nitrato somministrato tardivamente le piante rima- E | sero immuni da ruggine, si presenta come eccezione alla con- r clusione del Sorauer, ma si spiega per lo stato anormale quasi Ù patologico !) nel quale si trovavano le piante per la sola azione o. # del fosfato di calcio, ed anche per la accelerazione dello sviluppo | che si ebbe con il trattamento usato. Forse alcune delle osser- vazioni riportate anche dal Sorauer, che pare contraddicano al principio che le concimazioni azotate favoriscono la ruggine, si possono spiegare per l’ azione speciale delle concimazioni prece- denti e per lo stato fisiologico delle piante trattate. Tali osservazioni vennero in parte confermate da altre espe- rienze che ho in corso con granoturco, e nelle quali le piante lasciate senza sali nutritizi rimasero quasi immuni dalla ruggine 1) Come dimostrerò in altro lavoro, il fosfato di calcio somministrato da solo alla pianta in principio del suo sviluppo, riesce dannoso, però in una certa misura mette il vegetale in'eondizioni da potere meglio usu fruire i nitrati che le vengono dati dopa. ES ae un po’ aa ‘del sdifato d’ammonio ne o ‘ver temente iran a si pass che, dopo il solfato in sir | tacchi relativamente deboli. Come agisca il fosforo nell’ostacolare lo sviluppo delle rug- ; gini, se indirettamente influendo sulla struttura istologica degli i i organi ‘), o direttamente provocando nelle piante una stato chi- Al AR mico sfavorevole allo sviluppo del micelio del parassita, non si n può dire. Se fosse vero quanto suppone il Giglioli ®) che forse nelle Graminacee si forma, in condizioni determinate, un enzima che può renderle immuni dalla ruggine, si potrebbe anche pen- sare che il fosforo partecipi o favorisca la formazione di tale enzima ; però allo stato attuale delle nostre conoscenze nulla si. ate può affermare di certo. : Du Dal Laboratorio crittogamico di Pavia, 10 settembre 1909. i) Il Kissel (Der Bau des Gramineenhalmes unter den Einfluss verschie- dener Diingung, Inaug. Diss., Giessen, 1906) e Lienau e Stutzer (Ueber den Einfluss der in den unteren Teilen der Halme von Hafer enthaltenen Mineralstoffe auf die Lagerung der Halme, Landw. Versuchsstat., 1906). | hanno visto che le concimazioni a base di fosforo provocano un maggiore i ispessimento nelle membrane cellulari di tutti i tessuti. i; Certamente lo spessore delle pareti epidermiche deve avere qualche. influenza sullo sviluppo del micelio che le deve attraversare, è però da DES): osservarsi che secondo gli studi più recenti su questa materia la struttura. istologica ha, per riguardo alle infezioni, un valore solo relativo, mentre. e” sono più importanti le modificazioni chimiche del contenuto cellulare, w come quelle che possono esercitare sul micelio stesso azione chemotattica. pr Veggasi anche in proposito il recente lavoro di Petri: Una esperienza sopra il valore del chemotropismo nell azione parassitaria dei funghi. (Rend. d. r. A Ac. di Lincei, Roma, 1909, Class. Scienze, Vol. XVIII, fase. 15; riassunto — alla precedente pagina 44 di questa Rivista). ?) I, Giglioli, Chimica Agraria (Napoli, 1902, pg. 175). PARASSITI VEGETALI 5 Eicmincer A. — Zur Kenntniss einiger Schalenpilze der Kartoffel (Sopra alcuni funghi della buccia delle patate). (Annales Mycologici, Berlin, 1909, Vol. VII, pag. 356-364, con 3 fi- gure). L’Autore isola e studia lo sviluppo e il modo di sporifica- zione dello Spondylocladium atrovirens Harz, già studiato da Appel e Laubert (veggasi alla pagina 305 del secondo volume di questa Rivista) e da essi identificato col Phellomyces sclero- tiophorus Frank. Non ebbe mai occasione di osservare che questo fungo sia stato causa di marciume e nemmeno di un prîncipio di marciume. Anche con infezioni artificiali il micelio non pe- netra nell’ interno dei tessuti, nè riesce a sciogliere l’ amido nem- meno se viene in diretto contatto con esso. Esso si limita a for- mare macchie nere superficiali (Braunschaligheit), che si pos- sono talora confondere colle alterazioni nerastre prodotte dalla Fhizoctonia Solani. Questa ha sviluppo micelico più abbondante, che provoca la sfaldatura del periderma, con formazione di scle- rozi, senza altri organi di moltiplicazione. L. MONTEMARTINI. FREEMAN E. M. and Jonnson E. C. — The icose smuts of barley and wheat (Il carbone dell’orzo e del frumento). (UV. S. De- partm. of Agricult., Bur. of l'lant Industry, Washington, - 1909, Ball. N. 152, 48 pagine e 6 tavole). Il carbone: dell’orzo (Ustilago nuda - 7099 - Kell. et Sw.) e Gal frumento (U. tritici - Pers. - Jens.), considerati finora | ‘come parassiti di poco conto, sono Fat in questi ultimi anni assai dannosi : nel Wiscosin e nel Minnesota le perdite do- vute al carbone dell’ orzo ammontano al 5 e 10 per 100 del rac- colto ed anche più, nel Minnesota il carbone del frumento di- 4 | strugge il 3-4 per 100 del raccolto. tenzione su queste malattie che minacciano ) diventi più comuni. sare dall’ uno all’ altro ospite. Infettano le piante al momento della fioritura, desigaii l’ovario 0 Prada Ae esso 6a malata. n Il tempo della semina e della germinazione non ha una in- fluenza sensibile nello. sviluppo della malattia. pi Il trattamento perfezionato di Jensen è: per /’ 0rz0, ml mersione dei semi in acqua calda a 52° C. per 15 minuti; per il frumento, prima immersione in acqua fredda per cinque ore, pai passaggio per 10 minuti in acqua calda a 54° C. Tale SE trattamento, se fatto con cura, impedisce lo sviluppo del car E) bone senza danneggiare la germinabilità dei semi. i Il trattamento dei semi con formalina non è efficace. Il metodo Jensen è tanto più efficace se adoperato per. grandi estensioni di terreni coltivati. L. MONTEMARTINI. bb: Fron G. — Sur une maladie des branches du cotonnier cs o una malattia dei rami del cotone). (Bull. trim. d. L. Soc. | Mycol. d. France, Paris, 1909, T. XXV, pag. 66-68, con 4 a figure). occidentale. vi ate st pr dr Il fusto ed i rami presentano prima. riéenii HA val castre, che tosto diventano. pente; tate” pi i i ce î > "Piega Me - 1 i DIE “A lt se FRON* senato: Pant È LI he an | î) so eV n eta ee « ì- E mi so ED t- PARASSITI VEGETALI — fusti vecchi, ma relativamente grosse nel rami terminali e nei sv * piccioli fogliari: le foglie imbruniscono e seccano, mentre le capsule non arrivano a maturità o non si aprono. Causa del male è una specie nuova di Phoma che l'Autore ‘descrive sotto il nome di Ph. Roumii, dedicandola al signor Roume, vecchio governatore della Costa occidentale francese. Se la malattia dovesse estendersi ancora, converrebbe ten- tare di combatterla con irrorazioni di solfato di rame. L. MONTEMARTINI. GriIrron E. et MauLBLAN N. — Le blane du chene (Il ma! bianco delle quercie) (Bull. trim. d. la Soc. Mycol. d: France, » Paris, 1909, T. XXV, pag. 37-50). . . Ampliando e sviluppando una loro precedente nota che è stata già riassunta ala pag. 218 del III volume di questa R:- vista, gli Autori raccolgono tutte le notizie che si hanno soprà la straordinaria e improvvisa diffusione di questa malattia della © quercia in Europa, ed esaminaro i vari tentativi fatti per l’ iden- tificazione del parassita che ne è la causa. —. Constatano che non si può riferire con certezza il bianco attuale a nessuna delle Erisifacee conosciute finora che formino 1 loro periteci sulle quercie in Europa. Quanto all’origine dell'invasione in questi ultimi anni, essi ‘considerano le due ipotesi possibili: o il parassita è indigeno, e, non osservato finora, ha trovato solo ora condizioni adatte alla sua diffusione; 0, come pensano molti botanici, venne in- trodotto di recente in Europa. Nel primo caso si dovrebbe tro- varne qualche traccia, anche sotto altro nome, negli erbarî più ricchi; nel secondo caso bisognerebbe averne notizia da altri paesi. Ma anche questa questione non può essere risolta oggi. Non possiamo dunque dire non solo a qual genere di Eri- | sifea corrisponde la forma studiata, ma anche se è indigena o de importata. In tale condizione è prudente attenersi soltanto al _. ù Te, Giai CA ar ei I a. t: 7 Ò. ida "oe SC nome della forma conidica ; dii quercinum Thin ‘ponendo che il fungo descritto dal Thimen sia proprio lo i del bianco attuale. PAL Lis Quanto ai rimedi, riconosciuta l'impossibilità pratica di : apo plicare ai boschi le solforazioni; per ora non c’è che attendere: b9 se si tratta di una forma indigena, è probabile che essa deo | paia quanto prima per riapparire a dati intervalli di tempo; se invece siamo davanti ad una forma esotica, non è possibile ve vedere come si comporterà in seguito, nè quali conseguenze pic- x cole o grandi potrà avere la sua introduzione in Europa. L. MONTEMARTINI. Grirron E. et MavugLano N. — Sur une maladie du Cacaoyer (Sopra una malattia del cacao) (col precedente, pag. 51-58, i ‘e 2 figure). È una malattia dei rami e delle radici del Cacao, inni È nel Congo Francese a Gabon, e caratterizzata dal disseccamento - degli organi colpiti, con formazione su di essi di piccole pustole. nere, sporgenti fuori dal periderma. ; Ls Gli autori vi hanno trovato il Macrophoma vestita già de- scritto da Prillieux e Delacroix su materiale proveniente dat), ta l'America; però con un esame attento anche degli esemplari — studiati da questi due, poterono persuadersi che si tratta in realtà non di una specie distinta, ma di uno stadio giovAtAAE sE Be della Botryodiplodia Theobromae Patouillard. ER Ri 7) Riferiscono ora a questa specie anche la Diplodia cacaoicola | ey, * Henn. e la Lasiodiplodia nigra Appel et Laubert. E siccome i 3% caratteri ‘del genere sono in realtà quelli di una Lasiodipi CD) propongono di indicare la specie così identificata, col nome i 1 Lasiodiplodia Theobromae (Pat.) Griff. et Maul. °° uit su e a SALE Na: } Ù 4 ; I i fn7 “ © dra e 9 da «Mg ESSI. È pen Palo sà ® La Ma ro è to di IBS ALI RIE Hi Pai mi \ 3 1 È PIE Pa TIE, VIA RUNSRRO NOLA PATTI, VERTE ER it I : : : e}: " tata c i r 0 SP + * SÌ PARASSITI VEGETALI 0/0 61 Kéck G. — Die Resultate der Versuche des Jahres 1908 zur Bekimpfung der falschen MehItaues der Gurken (I risultati delle esperienze fatte nel 1908 per combattere la perono- spora delle zucche) (Zischr. landw. Versuchswesen in Oester- reich, 1909, pag. 67-73). L’ Autore ha rilevato la grande importanza del sistema + coltura. Le zucche tenute a spalliera, o a pergola, o comunque rampicanti, resistono meglio alla Plasmopara cubensis di quelle lasciate striscianti sul terreno. Però sono meno fruttifere e ciò forse perchè ormai le varietà coltivate sono adattate a star sul terreno ed hanno perduto la facoltà di arrampicarsi. La poltiglia bordolese all’ 1 °/, è efficace, ma se non inter- viene la peronospora, le piante trattate con essa dànno meno frutti. Non si può dire se questo dipenda da un’azione depri- mente della poltiglia sopra l’ assimilazione fogliare, o da dan- neggiamenti diretti sui fiori che esssa va a bagnare. L. MONTEMARTINI. SorauerR P. — Vorarbeiten fiir eine internationale Statistik der Getreideroste (Preparazione ad una statistica internazionale delle ruggini dei cereali) (Sorauer’s Zischr. f. Pflanzen- krankh., Bd. XIX, 1909, pag. 193-286). L’Autore vuol dimostrare l’importanza che potrebbe avere una statistica ben condotta per lo studio della patologia vege- tale: si tratta di raccogliere una grande quantità di dati da . cui dedurre certe leggi o certe norme utili per la scienza e nella pratica. Un tale asserto viene dall’Autore suffragato con un primo esempio di monografia statistica internazionale sulle 7-ugg?n? dei cereali. Raccoglie con cura tutte le notizie che si hanno sulla diversa intensità con cui si presentano nelle varie regioni, non che sui rapporti osservati tra il loro sviluppo e le condizioni diverse varietà. La questione più importante e che fa presa in bau: zione nei vari paesi è quella delle varietà resistenti, ma a & per queste occorrono avere molti dati. Per esempio nei elir ni dI umidi della Svezia . predomina la Puccinia glumarum, mentre | nei climi più secchi è la P. graminis la più dannosa (come ino Australia), e le varietà resistenti ad una non potranno servire contro l’altra. Inoltre la resistenza dipende da una quantità. an fattori, come rapidità e stagione di sviluppo, struttura, a zione, ecc. ecc., che si possono conoscere solo dietro osserva- S zioni accurate e numerose. Da queste ed altre considerazioni che è impossibile qui riassumere, l'Autore, facendo sua la affermazione di Hiltner che la malattia della ruggine è una malattia di disposizione, ar- riva alla conclusione che #/ problema della ruggine sarà in avvenire un problema di selezione. | | L. MONTEMARTINI. KornautH K. und. Rerrmair O. — Die Blattrollkrankheit der Kartoffel und ihr Auftreten in Qesterreich (L’arricciamento delle foglie delle patate e la sua diffusione in Austria) (Mo- natshefte f. Landwirsteh, 1909, p. 78). È malattia che va diffondendosi in Austria e Ungheria, e la cui natura parassitaria appare sempre più sicura. Gli Autori credono abbia grande importanza nella diffusione di essa |’ uso. di tuberi e semi provenienti da piante ammalate. | Raccomandano una buona selezione delle piante sane e re. sistenti e la distruzione accurata di quelle ammalate. NOTE PRATICHE | Dal Bollettino dell'Agricoltura, Milano, 1909 : N. 23. — Per combattere l’ Ocneria dispar dei salici e pioppi, si sono ‘ottenuti buoni risultati con irrorazioni di solfato di rame e meglio ancora con irrorazione di una soluzione al 0,1-0,07 °/, di arseniato di calce. 3 _ N. 31. — Contro le formiche che infestano i giovani salici si consiglia di pennellare il tronco con una miscela di latte di calce molto denso e ‘petrolio (mezzo litro di questo ogni 7 litri del primo), poi muovere e bat- tere i rametti per far cadere tutte le formiche e, se vi sono, le rughe; - falciare in seguito l’erba intorno al tronco e spargere poscia un paio di ® xi i E; manate di cenere di legna per impedire alle formiche il passaggio. L. m. - Dalla Lomellina Agricola, Mortara 1909 : ss N. 14. — N. Novelli, richiamando l’ attenzione sopra la straordinaria è | diffusione che yanno assumendo le grillotalpe in Lomellina, consiglia come | mezzi di lotta contro questi insetti: aratura estiva accompagnata da caccia | @iretta alle nidiate; aratura anticipata dei prati destinati a frumento, a | granoturco, ecc., con altra aratura prima della semina; caccia diretta, mediante apposite reticelle, durante le irrigazioni dei prati (le grillotalpe fuggono dall’acqua, e se ne sono raggiunte nuotano in essa verso la terra è 5a asciutta); caccia diretta o con iniezioni di solfuro di carbonio, con inaffia- i mento di emulsione di petrolio sugli arginelli in risaia. l. m. b- Dall’ Agricoltura Piacentina, Piacenza 1909 : È n ih Si comunicano i risultati delle esperienze fatte a Losanna per | sostituire Ponicloruro di rame al solfato nella lotta contro la peronospora (o e altre crittogame dei cereali. È È un sale più attivo (200-250 gr. di esso equivalgono a 2 chilogr. di £ “i di rame), molto aderente e che coll’ossigeno dell’aria si trasforma @ poco a poco in cloruro di rame, solubile e velenoso pei parassiti. Pare - chesi dovrebbe avere il risparmio del 35 pi ER le ova depositate su di esse. Dal Bollettino quindicinale = Comizio Agrario di Mantov i Mantova 1909. \ N. 14 — Per difendere i granai contro la tignuola e l’ alucite (0 voli a fora) del grano, F. Rimini oltre l’uso del solfuro di carbonio già spiegato © in precedenti volumi di questa Rivista, consiglia sottoporre il grano ad una temperatura bassa di 5° gradi, temperatura alla quale le larvé muo- ; iono. Consiglia anche paleggiare il grano di frequente, e conservare usa granaio ben arieggiato e fresco, chiudendone le finestre con fitte reti me- pd W tallieche che impediscano l’ accesso delle farfalle adulte. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1909 : N. 32. — Segnalata l’invasione di pidocchi (Tyckea setarie Pass.) sulle. i radici di granoturco in Brianza, e constatati i danni che essi possono rel vo care provocando il deperimento delle piante attaccate , si consiglia, pero i ii combatterli, di inaffiare le piante con soluzione di estratto di fenicato di tabacco o di rubina al 2 °/,: la rubina si potrebbe anche adoperare in so SE luzione al 3 0 4/,, l’estratto di tabacco no perchè riescirebbe dannoso | n i alle radici. pos Sa Per un trattamento a secco contro la mosca olearia si consiglia di formare una pasta in questo modo : si fanno bollire in grande caldaia 30. sa chilogr. di melassa, e vi si versano chilogr. 4 di crusca di frumento, e. — ri scolando bene per avere una pasta vischiosa ed omogenea. Si scioglie gw Doni parte un chilogr. di arseniato di soda in 3 litri di acqua e si sia di nella caldaia già tolta dal fuoco, mescolando ed aggiungendo 2 chili.Af-*% crusca. Si riempono sacchetti di tela e si appendono in mezzo alla chioma — (i degli alberi. do Pavia — Tipografia e Legatoria Cooperativa — 1909. — x -_ È. TERA DAL Dort. LUIGI MONTEMARTINI " i Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia a __— Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. G Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia Es DE PARASSITI ANIMALI È . DeL Guercio G. — Osservazioni intorno all’ Afide della scorza — ‘del Pioppo (The Poplar Bark Aphid) o Afide lanigero del E Pioppo americano. A Sotto il titolo di Afide della corteccia del pioppo , il prof. __—C. P. Gillette, degli Stati Uniti di America, ha descritto una | nuova ed interessante specie di Schizoneorino, indicandola col # nome di Schisoneura populi. La specie è interessante perchè ha sicura importanza eco- nomica, ed appare realmente come nuova, giacchè presenta ca- “a ratteri che reggono bene al confronto con quelli delle vere specie | congeneri, sulle quali, nella scelta del genere appunto, l’egregio collega pare che non abbia abbastanza insistito. d Il carattere delle antenne, brevissime, composte di tre arti- coli, nelle femmine partenogeniche attere, è di peculiare impor- | tanza, giacchè le forme corrispondenti nelle specie congeneri ‘non ne hanno meno di quattro, mentre con antenne siffatte esse e segnano un gradino di passaggio verso tà Chermesini, ai quali | ed ai Fillosserini erano proprie fin ora le antenne triarticolate. i Non è meno importante il carattere ,del rostro nel quale due articoli del succhiatoio scorrono a cannocchiale, come sì per la sistematica della specie si trovano nelle ali. a in fatti, le anteriori ricordano, per la nervatura, le altre sità dello vere Schizoneura DA quella descritta, la specie di dI pioppo va compresa nei Pachypappa col nome di PachupbRRAt A populi Gillette. Quanto ora a distinguere la specie americana del genere dal i quelle europee, viventi anch’esse sul pioppo, valgano i cora F differenziali seguenti : Gen. "ERIN ni Koch MEER cea più di tre articoli. La (pe AZ x 2. - Femmine atate ad ali posteriori con le due è vene "i de ii SA ba 1 _ PARASSITI Mn 67 Cc w | appariscono come stipitate ; femmina partenogenica attera | glabra. E i Pachypappa reaumuri (Ka/t). # ____— Femmine alate ad ali posteriori con le due vene obli- que formanti la zampa d’ oca. 3 3 te Femmina partenogenica attera di colore olivastro scuro a vello ceroso allungato, quasi della lunghezza delle zampe posteriori. 3 ID, | Pachypappa marsupialis Koch. _ — Femmina partenogenica attera di colore arancione, «con vello ceroso brevissimo, al massimo della lunghezza dei tarsi. ENER Pachypappa vesicalis Koch. A _ Quanto poi ai costumi, a differenza delle specie europee os- | servate da noi, quella americana dalle foglie scende numerosa 5 sui rami e sul tronco dell'albero a pungerne e suchiarne il pa- | renchima corticale. È Si ha così, per la stazione almeno, un certo rapporto con la nota Schizoneura del melo, al pari della quale, del resto, l’afi- - de è è ricoperto di abbondante vello ceroso, per il quale propongo be di chiamarlo pidocchio od afide lanigero i del pioppo, perchè, fra

AGES ur E de rv Ta "9 Rivfo a asi ' * cv n ati «dI ui XLIV, pag: 404 405, e due fgafe. fori De » «i È una malattia delle dinie dei lillà prin 7] i lg PESO; ra ratterizzata da striscie e tipe» nerastro ra. Si E ds a . 34 ù è " 9 È Ta ARCA Per vi ma ASA ni A n RA I . % ai + tà i i e a Dale tar e ra: BI, RA al L I A BACTERI -- FISIOPATOLOGIA Ta La causa della malattia è un bacterio: la Pseudomonas Syringae Bey. L. M. | BortIni E. L. — La peronospora viticola. Contributo allo studio delle cause interne che inducono una diversa resistenza dei vitigni alla peronospora (Agricoltura Italiana, 1909, fase. 14 8 pagine), Sono ricerche fatte nell’ Istituto Botanico di Pisa. | L’ Autore, dopo avere escluso che la diversa resistenza dei vari vitigni alla peronospora sia dovuta a differenze di struttura dell’ epidermide fogliare, ha studiato se può avere azione nello sviluppo del parassita la composizione chimica dei succhi interni. Ed ha visto che in realtà i succhi delle foglie di Pinot, se spruzzati su altre foglie, ostacolano lo sviluppo della peronospora. L'Autore si riserva di fare altre ricerche in proposito. L. MONTEMARTINI. MiuLLER K. — Inwieweit beeinflusst die Gloeosporium-Krankheit die Zusammensetzung des Jobannisbeerweines ? (Che influenza ha la malattia del G/oeosporium sopra la composizione del vino di ribes?) (Centralbl. f. Bakteriol., ecc. II Abth., 1909, Bd. XXIV, pag. 155-158). Tra le malattie più dannose ai ribes vi è certo quella do- vuta al G/oeosporium Ribis, la quale provoca talvolta l’ingial- limento e la caduta di tutte le foglie sin dal principio dell’estate. In seguito a ciò diminuisce considerevolmente la quantità dei frutti che la pianta può portare a maturazione, nonchè il succo dato dai frutti medesimi. L’ Autore fa ora delle analisi peso specifico minore, e contiene meno Zucouaei e meno a Ciò analogamente a quanto si è visto per il mosto delle re provenienti da viti peronosporate. eds i L. MONTEMARTINI. | 7 Ray J. —- Sur le passage du saprophytisme au parasitisme (Su) passaggio dal saprofitismo al parassitismo) (Assoc. frane. p. l’Av. d. Sc., 1906, pag. 445-447). ER res Studiando dei tumori cancrenosi 1’ Autore vi ha trovato molti bacterî in uno stadio intermedio tra il saprofitismo e il parassitismo : vivevano da saprofiti nelle parti esterne, mentre erano come parassiti latenti. Bait; L. MEG SS M. NoeL Besnarp — L’évolution dans la symbiose. Les orclifti et leurs champignons commensaux (L’evoluzione nella simbiosi. — I Le orchidee ed i loro commensali). (Ann. Se. Nat., 9° Serio T. IX, 1909). Sta di L’A. in seguito a molte esperienze di inoculazione , ha po da: tuto constatare che il micelio di Rhizoctonia, attenuato dalla Val coltura, può ancora penetrare ed infettare i semi delle Orchidee, — ma i filamenti di detto micelio vengono poi digeriti dalle cellule et profonde dell’ embrione il quale rimane — in seguito a questa prima infezione — immune da una seconda inoculazione anche per 4 Lcd se fatta adoperando un micelio che, per aver vissuto W'und doi si ha l'infezione! nel seme, ma il tlohta ca rosi | poraneamente all’ evoluzione dell’ embrione. 7 Br o SANI Se II a 2 sola (0 | anta di ad a i Ò FISIOPATOLOGIA — GENERALITÀ 75 Nello stesso modo che un primo attacco benigno può pre- servare un organismo dall’ infezione di un parassita più viru- lento, così una preventiva infezione con micelio di Rhizoctonia attenuato dalla coltura, può vaccinare un embrione di Orchidea e immunizzarlo contro una seconda inoculazione fatta con mi- celio attivo. Senonchè nel caso particolare (v. op. cit. p. 145 N. 2-8) l'adattamento della pianta al parassita è divenuto assai perfetto da rendere dannosa la vaccinazione, perchè soltanto 1’ infezione prolungata, che in altri casi cagionerebbe un grave danno, per- mette la difesa e lo sviluppo della pianta. Per cui }' A. considera la simbiosi come una forma eccezionale e apparentemente para- dossale di malattia infettiva, che però non sfugge alla legge comune della patologia e paragona la reazione delle cellule ve- getali nelle Orchidee, che egli chiama “ digestione intramole- colare ,, al fagocitismo di Metchnikoff. Lo stesso A. ricorda e riassume le ricerche sulla reazione delle cellule vegetali in presenza di funghi, fatte da Janse, Molliard, Magnus e Gallaud il quale ultimo diede allo stesso fatto della digestione del micelio, il nome di “ fagocitosi in sito ,, estendendo così anche alle piante la legge dell’ immunità che ha trovato una larga applicazione nel campo della moderna terapia. G. L. PAVARINO. Nazari V. — Le malattie della vite ed i mezzi per combatterle nell’ultimo decennio (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1909, Vol. XLII, pag, 608-806). -È un quadro generale sintetico di tutti i lavori pubblicati nell’ultimo decennio (1898-1907) sopra le malattie della vite. Sono riassunte 1562 pubblicazioni ordinate anno per anno e, in ogni anno, a seconda delle diverse malattie di cui trattano. L’ indole del lavoro non | permette di darne © un Quelli che si occupano o in pratica o in teoria della: vite, tranno trovarvi quanto si è fatto in questi ultimi anni in tv i paesi viticoli tanto per ricercare le cause ed i rimedî de malattie meno note di questa pianta, quanto per fornire tori i dati su quelle già conosciute. L. MONTEMARTINI. 000° ScHRENK (von) H. and SpauLpine P. — Diseases of decidous i sà forst trees (Malattie degli alberi forestali a foglie caduche). È: (U. S. Departm. of Agricult., Bur. of Plant Industry, cs Bull. N. 149, 1909, 85 pagine, 10 tavole e 11 figure). Gli alberi forestali a foglie caduche sono soggetti a nume- o det: rose malattie di diversa specie alcune delle quali vanno assu- e: mendo sempre meggior importanza. Le diverse forme possono colpire tanto gli alberi giovani che i vecchi, in ogni $tadio di vo sviluppo. Mentre già da parecchi anni è ben noto che certe ma- lattie riscontransi di prevalenza negli alberi forestali, assai poco Hi si è fatto sinora nello studio della loro frequenza, dell'ammontare | dei danni che arrecano e dei metodi pratici per prevenirle. Si Partendo dalla causa efficiente dell’alterazione si potrebbero i distinguere in malattie dovute. a condizioni sfavorevoli d'ambiente, — ti Si e malattie causate da organismi viventi. 5 È Tra le prime, le principali che danneggiano gli alberi a_ RI sa larghe foglie in America sono certamente quelle prodotte da tor. ‘ fumo e gas nocivi. In diverse parti degli Stati Uniti infatti — estese foreste sono state assai danneggiate dall'azione del te i e gas solforosi emanati dalle fabbriche di pasta di carta, fonderi copi di rame, fornaci ecc. Gli effetti dei gas solforosi si vrsose dapprincipio o colla decolorazione delle giovani toglie appaiono macchiate di giallo e bruno ed infine muoiono, 0) con un graduale raggrinzamento ed essiccamento delle fo Ha pure luogo una generale riduzione vue Diu: zione. ‘ OO 1 a 39 ®’ P fi x “è GENERALITÀ | CT In detti alberi (come anche nelle Conifere) i primi effetti dannosi del fumo e dei gas notansi di solito alla cima, special- mente negli alberi riuniti insieme in foreste o in gruppi. Le di- Verse specie mostrano una marcata differenza in sensibilità alla azione di gas solforosi. Di regola le conifere soccombono assai prima degli alberi a foglie caduche e questo può essere spiegato dal fatto che i gas sono dannosi alle foglie e che le foglie delle conifere rimangono esposte ai gas per diversi anni di continuo, mentre negli alberi a foglie caduche, queste ogni anno si rin- novano. | I mezzi preventivi dî difesa consisterebbero nel costruire, nelle fabbriche ove detti gas si originano, delle alte ciminiere che li trasportino negli alti strati dell’ aria ; lo stesso scopo si ottiene erigendo la fabbrica al posto più elevato di una data regione. Un’ altro metodo usato con più o meno successo in Europa consiste nel produrre la condensazione dei gas facendo passare il fumo dalle fornaci attraverso acqua. Disturbi e danni agli alberi sono causati anche da condi- zioni sfavorevoli del suolo, così la mancanza in esso di ossigeno o di sostanze nutritizie, l’ assenza d’acqua o la sua presenza in eccesso, come pure di humus, ed una natura fisica generale sfa- vorevole del suolo stesso. | Altre cause di danni sarebbero infine il gelo, il vento ecc. Le malattie prodotte dai diversi organismi parassiti e sapro- fili possono essere divise in tre gruppi : 1.° Malattie prodotte da insetti. Di queste gli autori non si occupano in particolare. 2.° Malattie causate da piante superiori. Di queste sono menzionate e descritte alcune specie di vischio (/Roradendron- flavescens [Pursh] Nutt. che ove vi sviluppa in gran quantità è considerato un grave nemico degli alberi forestali; Arceutho- bium cryptopoda Eng., A. pusillum). Alcune piante epifite (es. Tillandsia usneoides L.) possono talora causare l’ asfisia di giovani foglie: e rami; indio Vsehi' e licheni vegel sugli alberi in tale profusione da causarvi disturbi e SAT 3.° Malattie prodotte da diversi funghi. Questi. sono. bi pi stinti in quelli che vegetano sulle parti viventi dell’ albero pio. quelli che vegetano sulle parti morte. Tra i primi sono men zionati e descritti alcuni erisifacei che causano nelle foglie la È malattia nota col nome di mildew (golpe); il RAytisma acerinum che produce il far-spot o macchie nere delle foglie dell’ acero, alcune uredinee dei generi Puccinia e Melampsora che deter- vi minano la così detta ruggine, il Gloeosporium nervisequum Ra Sacc. causa dell’ abbruciaticcio delle foglie (leaf-blight) del pla- tano, la Taphrina coerulescens che determina invece delle de- formazioni fogliari. Macchie diverse sulle foglie vengono causate da funghi im- perfetti appartenenti ai generi Cercospora, RI Rada laria e Septoria. Vengono inoltre descritte : la Nectria connabarina che pro- duce dei tumori su rami e tronchi, la Valsonectria parasitica (Murr.) Rehm. che determina una malattia della corteccia della Castanea arenata; infine V Armillaria mellea che produce il marciume radicale degli alberi. ; Gli autori passano poi in rassegna quei funghi che attac- cano il legno dei tronchi e dei rami penetrando attraverso fe- DI rite. Di questi alcuni attaccano il durame del tronco causando E il marciume interno (Hheart-rot) così ad es. il Fomes ignarius che produce il while heart-rot (marciume bianco), e che vien descritto minutamente , il Polyporus sulphureus che produce invece il marciume rosso (red heart-rot) e diverse altre specie gu: di Fomes e Polyporus ; altri invece determinano il sap-ro0t (mar- A de ciame della parte esterna) quan ad es. ig; a E dir 6. a ana FRALITÀ - NOTE pratica Nei relativi capitoli sono anche citati dei mezzi preventivi di difesa contro i vari funghi più o meno parassiti. TuRCONI MAaLUSIO, È a NOTE PRATICHE Bi | < _ Dal Raccoglitore, Padova, 1909, N. 19. ‘139 Pag. 295. — Per combattere l’allettamento del grano si consiglia: scelta > i di varietà resistenti (Noè, Rosso di Scozia, Gentile rosso, frumento a spiga quadra), semina a righe e non fitta, somministrazione di concimi fosfatiei preferibilmente di perfosfati, pochi nitrati in primavera e se è necessario l’azoto somministrarlo in autunno in forma di solfato ammonico, rullatura | dopo la semina e in principio di primavera, cura degli.scoli. l. m. __ Dal Progrés Agric. N. 87, 1909. ui Contro le tignuole del pero, melo, nespolo, susino, ecc. 1 _ —La tignuola del melo (Hyponomeuta malinella) come quella del pero, | el susino (H. padella), ecc., si sviluppano in maggio sulle piante da frutta i avvolgendo i rami con estese ragnatele con le quali i bruchi allacciano i i: È germogli e le foglie denudando la pianta. TOR | Contro l’invasione della tignuola R. Rabate ed J. Bernès hanno esco- gitato dei metodi di lotta con mezzi meccanici e chimici. Il metodo meccanico consiste nella distruzione invernale delle crisalidi, i | che svernano nei tronchi dei susini e dei biancospini, con una rigorosa ° » | potatura, e nel togliere, in principio della vegetazione, le gemme attaccate | che poi si bruciano. Si può anche ricorrere alla scottatura colle lampade, | metodo però non privo d’inconvenienti; viceversa hanno dato buoni risul- | tati contro le farfalline le lanterne simili a quelle utilizzate per la cochylis Fra i primi hanno fatto miglfl prova le emulsioni di petrotio e preparate con la formola sereni Sai. Petroli -—@ kg. È Sapone nero 3 » tecs» Ana 100 litri aes I -& Bisogna prima sciogliere il sapone in 2-3 litri dadi calda, poi ver- sare a poco a poco il petrolio agitando, e dopo sì aggiunge l’ acqua, sem- pre agitando fino ad avere 100 litri di liquido. Call è Lo O. {i TARE à sa | Le irrorazioni ammazzano in poco tempo i bruchi colpiti. Non diede risultato apprezzabile la soluzione di eysol col carbonato di soda, proposta da M. Moreau- Bérillon. : Fra gli altri numerosi insettieidi nessuno si è mostrato abbastanza e #1 attivo da distruggere le ragnatele e gl’involucri cerosi che difendono l’in- dive setto, salvo eccezioni come l'alcool amilico e l’essenza di trementina, troppo costosi, perchè insolubili nell’ acqua. o Fra gl’insetticidi esterni sono notevoli i risultati ottenuti nella grande coltura con le soluzioni tossiche di sali arsenicali e di altre sostanze fra det gi TIT LA | L) ; Le ea cui la nicotina già da tempo sperimentata. PAS de TR Via Mi e + Pa Sd Dal Progrés Agric., N. 43 1909. oe Contro la Botritis. M. Ravaz ha ricevuto una relazione che segnala il successo ottenuto | col rimedio da lui suggerito contro i danni del fungo. Dopo lo sfronda- mento sui grappoli dalla parte nord, venne poi applicata una bordolese Ra, e formata di 2 kg. di solfato di rame e calce sino a neutralizzazione. del 3A liquido e da 2 kg. di sapone per 100 litri d’acqua. Il trattamento venne. SR fatto quando gli acini cominciavano a toccarsi adoperando una irroratrice da a trazione animale, munita di getti a ventaglio, con risultato vensstiniità soddisfacente. e “ = = pra = sua as vista. di Patologia Vegetale Diretta paL Dort. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R_ Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MarTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ — BRick C. — Einise -Krankheiten uad Schadigsuagen tropischer Kuiturpflanzen (Alcune malattie delle piante tropicali colti- vate) (Jahresber. d. Verein. f. angew. Botanik, Jahrg. VI, 1909, pag. 223-258, con 6 figure). L° Autore studia e descrive alcune malattie del cacao, del cad, della cola, dell’Hevea, dell’agave e della canna da zucchero. Per il cacao, studia anzitutto un essiccamento deì rami che È sì osserva frequente nell'Africa orientale e che È dovuto ad una Pr specie nuova di Fusarinm che descrive col nome di F. decem- | cellulare. Non è a escludersi che si tratti della forma conìdica — della Nectria causa del cancro deì fusti già osservato dal Faber — nel Kamerun (veggasi alla pagina 291 del secondo volume di A aa Rivista) : è pertanto da consiìglîarsi di /agliare e bru- ciare i rami ammalati. Una malattia delle piautine giovani a | Samoa è dovuta ad una Pesta/ozzì che è affine alla /. Guepini e alla P. Palmarum : essa attacca î fasticini ancora piccolì e È produce su dì essì pîccole macchîìe puntiformi nere che a poco : a poco sì estendono e confluìiscono tra dì loro, fino a coprire | tutto l'organo e uccìdere la pianta. Anche quì sì consiglia la | distruzione delle piantine ammalate, nonche il trattamento tì con poltiglia bordolese. Bisogna inoltre allontanare le piante - n € siti in BdAN: Ancora a RO s3 cacao sal o pa SIE i i ecc.) sono finalmente attaccate da Di: ai morte dell’ albero attaccato : trattasi della fe ; chaete noria Berk.,. contro la quale si consiglia la distruzione delle piante ammalate con disinfezione del terreno a mezzo — della calce o del solfuro di carbonio. Si consiglia anche di piantare vicino agli alberi una gigliacea, il Crinum asiaticum,. D la quale ha la virtù di uccidere il parassita in parola. i Per il caffe, l'Autore parla di tre malattie comuni nel Gua- SA temala : una specie di cancro della corteccia, dovuto alla Ro- strella Coffeae (un fungo affine all’Endoconidiophora coerulescens descritta dal Miinch in un lavoro riassunto alla pagina 69 del terzo volume di questa Rivista. la quale anzi dovrebbe riferirsi essa pure al genere Rostrella); una specie di marciume delle parti giovani e verdi, dovuto ad una mucedinea (Pellicularia koleroga Cooke) nota col nome di Koleroga o, in Venezuela, di Candelillo; e una malattia delle foglie, simile alla mancha de. hierro dell America centrale, dovuta alla Sti/bea flavida. Per la Kola, i danni maggiori sono arrecati, nell’ Africa orientale, dalle larve del Phosphorus gabonator Thoms., le quali attaccano la corteccia dei rami e del fusto e devono esser@ | combattute colla caccia diretta. O TE Ancora nell'Africa orientale, nella nuova Guinea e nel Samoa. fu introdotta recentemente la coltivazione dell’Ievea brasiliensis per il cantciù. La radice principale di questa pianta e il fusto giovane sono attaccati dalla Lasiodiplodia nigra, fungo che at- tacca anche, specialmente nei terreni umidi, il cacao, la Castillo i gua ed altre piante. Le piante del caucciù possono venire ci giate pure dalla /imumea o Hymenochaete noria Berk., già descritta pel cacao. Alcune sono anche infestate dalle lumache. s n Sa Le lumache attaccano e danneggiano pure le Agave. 4 La canna da zucchero al Guatemala è attaccata dalle larve ; RR chiamata Ph. Syringae. È a consigliarsi, contro questa malattia di tagliare e bruciare i rami ammalati e di abbandonare ao. "Ea pratica di coprire i rami sani colle foglie , abbassandoli sul dr: terreno, per difenderli dal freddo. Si possono anche appia ani Da: i fungicidi comuni. Og è Pu) »- Ss — OSTERWALDER A. — Degninte Krankheiten an Kulturpflanzen und deren Ursachen (Malattie nuove delle piante coltivate # _ e loro cause) (Centralbl. f. Bakteriologie , ecc., II Abth., «| —’Bd. XXV, 1909, pag. 260-270, con una tavola). © Es L'Autore descrive quattro malattie di piante coltivate, non | ancora studiate. sco La prima è una dacteriosi del sedano di montagna (Levi- e, sticum officinale), che si manifesta con macchie nerastre sulle È foglie e con striscie pure nere sui picciuoli e sul fusto : è do- da vuta ad una specie nuova db Pseudomonas, descritta col nome __ di P. Levistici. i | La seconda è l’avvizzimento della Ca/ceolaria rugosa do- vuto alla Phytophthora omnivora Be-By., che attacea prima la Bic base del fusto e si estende a poco a poco a tutta la pianta. <* — Poi è una malattia dell’ Omphalodes verna dovuta alla d Selerotinia Libertiana Fuck. che vive da parassita sulla pianta in questione e ne provoca la morte. — Da ultimo sono descritte deformazioni del fusto di Chelone o giabra e Ch. barbata dovute al TY devastatrix. L. MONTEMARTINI. i o | Appel D. — Einiger iber die Blattrollkrankheit der Kartoffel (No- fe: tizie sull’a rricciamento delle patate). (Jahresber. d. Verein. angew. Botanik, Jahrg. VI, 1909, pag. 259-265). __——»Sono notizie sopra questa malattia sulla quale l’ Autore ri- r — chiamò già altra volta l’attenzione degli agricoltori (veggasi alla Hi pag. 49 del terzo volume di questa Rivista). _ ——Essa è dovuta ad un Fusarium che invade i vasi, comuni- più possibile vedere il micelio. È malattia molto antica, Banp S. M. and H. Essary. — A new authracnose of atei and red clover (Una nuova antracnosi dell’ erba medica e ; del trifoglio rosso). (Journal of Mycology , Vol. XII, 1906, ’ pag. 192-193). | Gli Autori in una nota preliminare sulle malattie del tri foglio nel Tennessee (Science, N. S. 17: 503, 1905) annuncia» — rono la scoperta di una nuova malattia del trifoglio causata dal una specie di Co/letotrichum. Prima di dare le relazioni finali | (807 ci i Ape) n dei risultati ottenuti da alcune esperienze in corso intorno allo sviluppo del fungo e la resistenza ad esso del trifoglio, dànno 1, la descrizione della specie. Si Trovarono che quella da loro studiata è identica ad una specie di Colletotrichum che si sviluppa sull’ erba medica. La! > mentano i danni causati a questa nella Virginia e nel Tennessee. | In questo dipartimento poi furono timarchevoli i danni causati toe al trifoglio che sembrano essere maggiori dove il trifoglio si col tiva da molti anni. Questa malattia è stata altresì osservata dagli — Autori nell’ Arkansas (Clarendon) nel Kentucky (opta sl i nell’ Ohio e nella Virginia occidentale. sue Pare che due siano i periodi critici in cui il trifoglio può essere colpito dal male. Il primo è quando i germogli ii S rili incontrano i primi calori estivi. In questo caso la. malattia — attacca di solito i picciuoli. Il secondo è durante la maturazione | del seme e allora attacca il gambo alla superficie del. terreno « x appena sotto. La pianta può però soccombere. all’ attacco. de Ia e: ‘pera 7.208 09, O ò te ei, coni 4 è sat c 3 : È TÀ 2 da - : = a | a : PARASSITI VEGETALI 87 ba x n Ron \ "ei E malattia in ogni tempo durante l’estate o al principio d’autunno. Denominarono la specie Colletotrichum Trifolit Bain and Es- sary, dandone la diagnosi. J L. MAFFEI. + =, Grirron E. e MavuLBLaNnc N. — Note sur diverses maladies des branches du pommier (Nota su diverse malattie dei rami di melo). (Soc. Nat. d’Hortic. de France, Paris, 1908, 8 pag.). @ Gli Autori studiano una. malattia dei meli manifestatasi nel Nord della Francia e caratterizzata dall’essiccamento delle estre- mità dei rami. | | di: Trovano che essa è dovuta a cancro provocato dalla Nectria a ditissima , alla quale si associano spesso altri funghi come la __ __Valsa ambens, il Fusicoccum complanatum e qualche volta la _ Sphaeropsiîs pseudo-Diplodia che, tanto dannosa in America, si È presenta in questi casi solo come parassita secondario. Certi rami erano anche uccisi, senza il cancro, dal Fus:- . cladium dentriticum o dalla Monilia fructigena. È da consigliarsi : selezione di varietà resistenti, distru- zione delle parti ammalate, trattamenti anticrittogamici con- tinui ed applicati su vasta scala tanto d'inverno che d'estate. L. MONTEMARTINI. Grirron E. e MavrBLancH N. — Sur une nouvelle rouille des Orchidées de serres (Su una nuova ruggine delle Orchidee di serra). (Bull. trim. de la Soc. Mycologique de France, T. XXV, 1909, pag. 135-139, con una tavola). Trattasi di una nuova uredinea (Memileia Oncidii) che at- tacca le foglie di diversi Oncidium nelle serre di Parigi, pro- È, È RR, e Papa E Cal EA Nan di Li C + da sori race in cri SR Ham ani nella pag rrÒ intercellulare , ma manda centro! leo x feriore. Il micelio è austorî ben distinti. diffusione lavando la pagina inferiore con spugne bagnate acqua addizionata con succo di tabacco e sapone nero: le m chie imbruniscono, ina non compaiono più le fruttificazioni det parassita. Rn a» L. MONTEMARTINI. PAR - TRANI Grirron E. e MauLBLANc N. — Notes da pathologie végetale: i mildiou, blak-rot, rouilles (Note di patologia vegetale : pets ronospora, black-rot, ruggini) (col precedente, pag. 140-146). Gli autori segnalano la presenza della forma conidica della CE peronospora sopra grappoli di viti in fiore nello Champagne ed Ha in altre dea di Francia. Siccome il fenomeno è stato ps i, Riassamono poi quanto finora è stato osservato ‘sopra dei diffusione del black-rot della vite nelle provincie della Francia Ù centrale (Yonne). | DR; 385 PA E finalmente riferiscono su diverse osservazioni fatte intori To, alle ruggini che nel 1908, causa 1 umidità , attaccarono cislegiti "° temente parecchie piante coltivate. Furono molto eee». le rose dal Phragmidium subcorticium ed i pini dal Peride br s A mium Strobi. SOPRA Ta O TRRM Pa Ma, AT al Mr. PÒ Za 53 ky si È da . PARASSITI VEGETALI | 89 diffusione, gli autori ritengono che nulla: sì possa ancora asserire ‘in proposito. Furono fatte esperienze per combattere la ruggine del frumento, delle fave, delle barbabietole e dei peri con irro- razioni a base di solfato di rame, ma non se ne ebbero risultati | soddisfacenti. Non si ebbe pure alcun risultato da esperienze fatte con permanganato di potassio, acido arsenioso e fegato di zolfo contro la ruggine delle malvacee, dei garofani e dei crisantemi. Il Capus invece asserisce di essere riuscito , colla poltiglia bordolese, a difendere il Salix fragilis dalla Melampsora AlIlii- fragilis Kleb.; ed il Rabatè ha constatato che le foglie di pruno sono resistenti alla Nuccinia Pruni-spinosae quando sono state trattate colla soluzione adoperata per combattere 1’ Hypo- nomeuta padella (100 litri di poltiglia bordolese all’ 1 per 100, e un litro di nicotina titolata). L. MONTEMARTINI. HeRELLE (d’) F. H. — Maladie du caféier au Guatemala (Malattia del caffè al Guatemala). (Bull. trim. d. l. Soc. Mycologique de France, T. XXV, 1909, pag. 171-185, con una tavola). Trattasi di una malattia molto dannosa (si contano a migliaia gli alberi morti per essa) comparsa nelle piantagioni di caffè sul versante verso il Pacifico, nel Messico. I primi sintomi di essa consistono in un sollevamento della corteccia alla base del tronco, segnito da uno.screpolamento della corteccia medesima che poi si stacca e scopre il libro invaso da una piccola crosta merastra. Poi le foglie seccano e l’ albero in- tiero muore. Nelle piante ammalate il libro è completamente nero causa l'invasione di un fungo che dalla base del tronco si estende poi tanto verso la parte superiore, che verso le radici. L'Autore ha isolato questo fungo, ed è riuscito a riprodurre artificialmente , con esso, la miiattia. È un nuovo genere di Ascon | Sferiacee) che viene descritto sotto. il nome di ‘Phiore ‘vastatrix n. sp.). i Qi Rat L’ acidità del suolo (avo lo sviluppo della malattia. 59 Mori Ir % Krause Fr. — Scolecotrichum graminis Fuck. f. Avenae Rik A (Centralbl. f. Bakteriologie, ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909, pag. 102- 106, con una tavola colorata). Questa malattia dell’ avena si presenta da due anni molto. © estesa nelle provincie di Posen e della Prussia orientale. L'Autore Co ne dà qui una esatta e particolareggiata descrizione, pis 3 gnata anche da notizie bibliografiche. pes. L. M. Lan W. — Die Bliteninfektion beim Weizenfiugbrand (L’infe- zione fiorale del carbone del frumento). (Centralbi. f. Bak- Rae teriologie, II Abth., Bd. XXV, 1909, pag. 86-101, con due "É o figure e una tavola). L’ Autore si richiama ai lavori di Hecke e di Brefeld che © furono già riassunti alle pagine 35 e 195 del primo volume diet Ù questa Rivista, e studia if modo onde avviene l’ infezione deli i fiori di frumento da parte dell’ Ustilago Tritici ed il micelio dia questo parassita raggiunge i semi e vi si annida per svernarvi. È e diffondersi poi l’anno seguente nelle nuove piantine, fino Co produrre i suoi organi di fruttificazione sulla spiga matura. span 6 Fenigne » na, RAR stesso nei semi in via di formazione. pi i CI FA PAR ASSITI VEGETALI E ANIMALI 91 saggio a riposo nei semi maturi, non attacca e non danneggia in alcun modo i tessuti dell’ ospite: il suo micelio segue nello stilo la via percorsa dai budelli pollinici o comunque arriva agli ovuli solo attraverso i meati intercellulari, e nei semi stessi non attacca nè l’ embrione nè l’endosperma, ma si annida vicino al- l’ embrione sotto ai tegumenti. Un simile comportamento richiama, secondo l’ Autore, la teoria del micoplasma di Eriksson : il Klebahn ed il Marshal Ward hanno ritenuto non accettabile la teoria che il fungo della yug- gine possa svernare nel seme così come pensa l Eriksson; il Lang osserva invece che dalle sue osservazioni sul ca;bdone ri- sulta evidente la possibilità che un fungo veramente parassita viva per lungo tempo in armonica simbiosi coll’ospite, solo che non ha bisogno di perdere la sua individualità. Anche la Sclerotinia Cydoniae attacca i fiori del cotogno e li infetta nello stesso .modo attraverso lo stilo e lo stimma, ma poi uccide gli ovuli così che l’ovario rimane solo come ricettacolo del parassita. È finalmente da osservarsi che ogni anno lo sviluppo del carbone è però anche in relazione colle condizioni atmosferiche, le quali possono dare alle piante infette la forza di svilupparsi ed impedire che i germi interni del parassita abbiano il sopravvento. L. MONTEMARTINI. FRraNncescHINI F. e FuscHIni C. — Ulteriori ricerche sul cielo bio- logico della Phylloxera quercus Boyer de Fonse. — (Giorn., Agricoltura Moderna, N.:30, 1909). Dalle ricerche eseguite dal Fuschini nel R. Osserv. antifil- losserico di Arizzano (1907-07), era risultato che dalle uova del- . l’ alata che si sviluppa sul Leccio, si avevano costantemente maschi e femmine e non già larve asessuate o rostrate, come IPA x . nai i i IAN lie ri a Vi % Path Pat Vas dI è : Mt > uri e Gg asserirono ANI evo fra cai Grassi e Foà, iqu ticarono dette risultanze che furono poi pienamente riconf la Per cui non restava che a chiarire se detta forma sessuata fos Si dovuta soltanto all’alata del Leccio, sviluppatasi nei mesi estiv autunnali e quale ufficio biologico avesse. Si fecero all’ uo dagli Autori (Franceschini) delle ricerche, dalle quali risultò ch non poche alate passarono dal Leccio alle Quercie e quivi ovi- ficarono. Da queste uova - nacquero larve rostrate asessuate che i a loro volta, dopo varie mute, iniziarono la deposizione delle uova destinate a dare la forma alata sessupara che dalle Quercie — Mi; ritorna sui Lecci. Non tutte però ritornarono sui Lecci ; diverse x ‘deposero uova sulle Quercie, da cui i sessuati. Ciò che fa credere | probabile la presenza delle relative uova d’ inverno. citt “3 Ritornando alle alate si ebbe la riprova che dalle ovature SI si hanno costantemente maschi e femmine e da certe ovature, tutti maschi e da certe altre tutte femmine. E fu inoltre con- statato dagli Autori che le alate tardive (ci sono sul Leccio le tardive e le precoci) ovificano quasi tutte sul Leccio. Dalle uova nascono maschi e femmine e da queste ultime viene deposto S l uovo d’inverno dal quale avrà principio il ciclo delle future generazioni. L. PAVARINO. FoLMmeKx L. — Gossyparia ulmi L. auf Viscum album L. (La i Gossyparia ulmi L. sul Viscum album L.). (Centrali. f. Bakteriologie ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909, pag. 106- 108, — con figura). L’ Autore segnala la presenza di questo coccide, 5A cresce comunemente sopra la scorza sugherosa dell’olmo, sopra il Viscum, | : nelle vicinanze di Diirnstein, LT ROTA af MICA SU UTA IGOR VA EIARAG ST) AUT RT bi Leda vo in i & gi serba: n | Ù ' Ri ; "à 7 e 8, Ad "i MA to x 4 Mie 1 pe sa, : pi x 4 ì \ '$ VeRMOREL V. et Danrony E. — Les inseeticides Agricoles: L’ar- séniate ferreux et les sels arsenicaux (Insetticidi agricoli : l’arseniato ferroso ed i sali arsenicali). (Librairie du Progrés Agricole et Viticole, a Villefranche, 1909, 52 pagine). Gli Autori hanno studiato gli innumerevoli insetticidi agri- coli, constatando che pochi sono i prodotti che meritano di es- sere ritenuti tali come ad esempio: il so/furo di carbonio per gl’insetti sotterranei ; l’emulsione di petrolio per le cocciniglie ; il sapone per i pidocchi ; il piretro, la nicotina, il cloruro di bario ed i sali arsenicali per gl insetti aerei. Ma tutti presen- tano degli inconvenienti e costano più dell’ arsenico. Gli Americani utilizzano l’arsenico fin dal 1873, ed 1 Fran- cesi dal 1881. Gli Autori avvertono subito che sono da scartarsi i sali solubili per i danni che arrecano alle piante e che molti agronomi consigliano l’uso dei sali insolubili nell’acqua, i quali non possono agire che alla condizione di essere mangiati dagli insetti. Ed anche fra i numerosi preparati a base di arsenico d | proposti nell’agricoltura, gli Autori si occupano soltanto di quelli per i quali furono fatte delle esperienze (Aceto-arsenzto di rame, arsenito di rame, arsenito di calce, arseniato di piombo). Aceto-arsenito di rame. — Lo si distingue in commercio col nome di verde di Vienna e fu adoperato senza danni in so- spensione nell’ acqua all’ 1 per 100; ma conviene aggiungere un eccesso di calce per rendere la mescolanza decisamente alcalina. Arsenito di rame. — Detto verde Scheele si ottiene mesco- lando solfato di rame ed arsenito di sodio. Siccome una formola — unica non potrebbe servire in tutti i casi, è sempre utile ado- perare una quantità di rame ben superiore a quello necessario, neutralizzandone l’ eccesso con la calce. | Arsenito. di calce. — Questo sale, come l’arseniato, che sì può ottenere, anche al momento di adoperarlo, mediante l’azione della. calce sugli. arseniti alcalini, non è molto efficace contro gli cine £ - ene ® 5% dat cu " insetti, se non quando l’arsenito FORD è in eccesso; di aggiungere calce in sospensione. . Arseniato di piombo. — Si ottiene per doppia tmp i si zione fra l’ arseniato di sodio e l’acetato di piombo. Per essere ‘certi di evitare un eccesso di arsenzato di sodio, bisogna esage-o wu: rare nel sale di piombo, ciò che rende il liquido più caro. Tal 33 formola del Trabut ha dato buoni risultati, mostrando che l’ar- seniato di piombo è superiore agli altri insetticidi, senonchè. ad l’uso fu proscritto dagli igienisti. Si Per cui gli Autori furono obbligati a cercare altri preparati. sì di arsenico e si rivolsero all’ arseniato di ferro. ; | Quest’ ultimo si ottiene a freddo per l’azione dell’ arseniato di sodio sul solfato di ferro, e la polverizzazione si può fare con Pi gli apparecchi ordinari in rame. In molti casi c’è la convenienza : a sostituire l’arseniato di sodio cristallizzato con quello anidro, w ed in questo caso si può adattare la formola seguente: IRR D) Arseniato di sodio anidro 200 grammi W Solfato di ferro 400» pr Acqua 100 litri a Se $ Il liquido deve contenere un piccolo eccesso di solfato di || ferro, per eliminare l’ arseniato di sodio. Gli Autori, dopo aver studiato la preparazione del 6016 di ferro, trovarono che l'aderenza diminuisce quando il liquido ha una preparazione di più giorni. Ma l’arseniato di ferro, pre-o parato di fresco, ha un’aderenza così eccellente da rendere inutile. di l’ aggiunta di melassa. | Ri SA Inoltre l’ agricoltore può garantirsi contro l’ azione tossica, Ù i x con una polverizzazione di prova sopra qualche pianta. Per CI i peri ed i meli hanno resistito benissimo alla dose eccessiva del LA 2 per 100. È da respingersi completamente l’ ipotesi « dell’ avve- | . —lenamento del suolo per accumulo di arsenico, e riguardo alla tossicità dell’arseniato per gli animali, gli Autori hanno intrap- preso delle esperienze in base alle quali hanno potuto concludere che la piccola quantità di arsenico che si trova sulle foglie non può assolutamente avvelenare gli animali, che accidentalmente mangiassero di dette foglie. Per l’ uomo ogni preoccupazione deve escludersi, riguardo alle piccole traccie d’arsenico che pos- sono rimanere sulle frutta (*/,, di milligr. per chilogr.) o nel vino, dove l’arsenico si insolubilizza e viene eliminato per lo stesso processo dei sali di rame. Valore insetticida. — Le esperienze fatte su diversi insetti (tignuola, altica, processionaria, saturnia) hanno avuto il risul- tato di farli morire in meno di 12 ore. Altre esperienze furono fatte contro la Tortrix pilleriana (bruco sulla vite) e venne constatato che generalmente può bastare un solo trattamento preparato con 300 grammi di sodio e 300 di arseniato di ferro, sempre con la precauzione che il liquido abbia una reazione neutra. Contro la Cochylis e l Eudemis si ottenero anche dei buoni risultati, specialmente quando il trattamento arsenicale venne fatto allorchè cominciano ad apparire le prime farfalline, in modo che i piccoli bruchi trovino, appena nati, l’arsenito sotto le loro mandibole. Per colpire invece la Pomaria, il cui bruco vive nelle pere, mele ecc., bisogna fare il trattamento prima che nascano i bruchi, cioè al momento della fioritura delle piante. In conclusione gli insetti vengono distrutti mangiando le foglie trattate con l’arsenico, ed il liquido arsenicale è anche racco- mandabile per il prezzo, che si riduce a 22 centesimi all’ettolitro. L: PAVARINO. ate in inverno col vtichiti 0 di guanto di ferro, per liberarli Fa 5 muschi, dai lieheni, dalle larve e ova di molti insetti parassiti. Contro i o È muschi ed i licheni consiglia anche lavatura con latte di calcio, oppure E con soluzione al 12 ‘/o di acido ossalico, oppure con soluzione di 125 grammi È a di aloe e 1500 di calce spenta in otto litri di acqua. he. N. 875. - Lo stesso descrive e consiglia diversi apparecchi per acca- | lappiare gli insetti parassiti o le loro larve: la lampada o faro Medusa, — pop la trappola Noél, la cintura-trappola da applicarsi intorno ai fusti per of- va frire un facile e comodo ricovero dove attirare le larve. | | i N. 878. - Si comunica che si ebbero buoni risultati nella lotta contro. la cuscuta falciando le chiazze invase e spolverandole poi abbondantemente “3 con cenere non lisciviata : il trifoglio è ripullulato e la cuscuta è scomparsa. | L’operazione va fatta verso sera e riesce tanto più efficace quanto più ab- bondante è la rugiada nella notte. | N. 879. - Contro i bruchi che divorano le foglie degli alberi fruttiferi | sì consigliano irrorazioni con una di queste soluzioni: estratto fenicato di tabacco gr. 1500, acqua litri 100; oppure arsenicato di piombo gr. 400,0 acqua litri 100. Quest’ ultima soluzione va usata con molta prudenza. & È N. 884. - Per proteggere gli alberi dalle formiche sì consiglia cingere Di il tronco, all’ altezza di 50-60 cm. da terra, con un anello di paglia, rico — perto dal grasso che si usa per ungere le ruote dei carri, sul quale si sparge poi un po’ di naftalina. tI Si comunica la scoperta di un nuovo sale di rame (ossieloruro di rame) — na fatta nella stazione viticola di Losanna, efficace contro le crittogame. della — vite. S N. 904. - Si comunica che alcuni proprietari della Garonna hanno ob 1° teuuto buoni risultati nella lotta contro la cuscuta spargendo sulle chiazze | Sa invase da questo parassita vinaccie fresche, appena uscite dal torchio. GS Vigr = e ri rn hi E RHETRA: s sd — Rivista di Patologia Vegetale e, piece ela ea | Ù i 1 febbraio 1910 Nuwm. 7. Diretta DAL DoTTt. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - A - > PARASSITI VEGETALI Fiscaer F. — Ueber die Bekimpfung des Fusicladium (Sul modo di combattere il Fusicladium) (Sorauer’s Zischv. f. Pfan- zenkrankh., Bd. XIX, 1909, pag. 432-484). Sua 1° Fusicladium dendriticum riesce molto dannoso alla col- tivazione dei meli pel modo onde ne deturpa i frutti, renden- doli incommerciabili (ticchiolatura). L’ Autore ha fatto molte esperienze ed osservazioni per combattere questo parassita dei bi: meli e di altri frutti colla poltiglia bordolese ed è giunto alle seguenti conclusioni : 1. Non vi sono varietà di meli completamente resistenti al Fusicladium : in certe annate alcune varietà possono rima- nerne quasi immune, in certe altre vengono attaccate. _ 2. Il Fusicladium non può attaccare i frutti la cui epi- dermide non presenti nessuna anche minima soluzione di con- tinuità. 3. L' infezione dipende dall'andamento della stagione : le notti fredde alternantesi coi giorni caldi producono leggerissime screpolature della cuticola epidermica, che sono visibili al mi- croscopio e che dànno passaggio al fungo. Perciò a seconda del- l'andamento della temperatura nelle diverse. s a varie annate, le diverse varietà di frutti, che si trovano i differente grado di sviluppo e di resistenza, sono pure ino “modo attaccate. a a pe | 4. Le irrorazioni fatte quando l'albero è coperto di foglie DE hanno un’ efficacia solo limitata, le più efficaci sono quelle fatte in inverno o in primavera, sui rami nudi. | Pio 223 = L. MONTEMARTINI. | KLEBAHN H. — Krankheiten des Sellorios (Malattie dei soda) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. Xx 1910, pag. 1-40, con due tavole e 14 figure). Nelle campagne di Amburgo bagnate dall’ Elba la coltiva: zione dei sedani è estesa e viene molto danneggiata speci i Go y sa da due malattie: una che attacca le foglie e produce su di esse macchie secche che ne impediscono il funzionamento , 1’ altra che è causa di un crosta (S:horfrkrankheit) che ne detti È i fusti. | La prima malattia si deve attribuire alla Septoria Petrose-. pi lini var. Apii Br. et Cavr., o /'Alystaena Magnusiana (AL) sE Bresadola : non si trova ad Amburgo la Cercospora Apii. L'Au- tore dopo avere constatato l’ identità del fungo descritto dg Briosi e Cavara col nome di Septoria Petroselini var. Apii,. con quello descritto da Allescher col nome di /'Alyetaena dit gnusiana, constata pure che si tratta veramente di una Septoria, — la considera però come una specie distinta quale venne descritte na È 1? de (1 da , ca Lo fi bat, Wi anche dal. ap Dimostra, mediante esperienze. di inoct ser CR è sedi VUE zione, che essa è la vera causa del male. Shy Quanto alla malattia delle parti sotterranee , è tod dovuta ad un fungo parassita: il Phoma apiicola. Le fi bacteriche che si possono isolare dalle Pu stmiio n ORE hanno grande azione patogeni: PARASSITI VEGETALI 99 _ Contro la malattia delle foglie sono consigliabili le irro- razioni colla poltiglia bordolese. Contro quella dei fusti non sî sono ancora trovati rimedi adatti, però siccome è probabile che l° infezione provenga dai semi, sara bene procedere alla disinfezione di questi e dei letti di germinazione mediante sol- fato di rame. L. MONTEMARTINI. KoLLigeR A. — Kupferkalksaccharate, gezuckerte Bordeauxbriihe und Cucasa (Poltiglia bordolese zuccherata A Cucasa) (So- rauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XIX, 1909, pa- gina 385-386). L’A. parla di un nuovo preparato detto Cucasa, messo in commercio dalla casa Dott. L. C. Marquart in Beuel (Germania) per combattere le malattie crittogamiche delle piante coltivate. È una poltiglia bordolese zuccherata. L'efficacia dell'aggiunta di un po’ di zucchero alla poltiglia bordolese comune era già stata osservata da W. Kelhofer e da C. Rumm. 3 L. M. - — ManGIn L. — Une épidémie de Spumaria sur les fraisiers (Un’epi- demia di Spumaria sulle fragole) (Revue horticole, 1909, | pagina 568-570, con due figure). L'Autore segnala la grande diffussione che ha avuto nel decorso anno la Spumaria alba in certe piantagioni di fragole: il plasmodio di questo mixomicete aveva coperto come di una E poltiglia biancastra i piccioli e i lembi di moltissime foglie co- È municando alle piante un aspetto sgradevole e destando vive E appressioui tra i coltivatori. Anche la produzione dei frutti ne | venne molto danneggiata. ri con acqua e iena di tal al 3 per ‘1000. NoeLLi A. — Alcuni micromiceti dell’ Ossola (Malpighia , nno | XXII, 1909, pag. 171-184). >$ L’Autore, considerata l’ importanza che possono avere per TA po la patologia vegetale anche i funghi che infestano le piante st spontanee, da 1 elenco di 47 specie di micromiceti raccolti in x lee ATE fa LAZ NA Valle d’Ossola. Tra questi segnala una specie nuova di Mollisia. , È A #3 (M. fagicola) che cresce sulle foglie di faggio. SPE Ha anche osservato sulle foglie di Andropogon Ischaemum ; "si sclerozî di Claviceps pusilla Ces. che corrisponderebbero, per di- a: mensioni, alla Sphacelia segetum Lèv. Su foglie di Anemone f trifolia Da trovato anche la forma uredosporica di Puccinia fusca di Relhan. i i sà L. M. PegLion V. La forma ascofora dell’oidio della vite nel Ferrarese ne (R. Ac. Lincei, Roma, 1909, Ser. V, Vol. tia pag. 488- 491). ascofora i Uncinula necator. i balla AG bri, Crede che la formazione dei periteci sia stata favorita dall da td PRAGA della sc ae ci fu caratterizzata da: una ste E bile, Ricorda che anche il Pallet ha parpaes:? che pre sti | \ "Rae si DMI "A a ER IA È | sue RAS î . pa 235 RA "i sa 2a 4 aa) fu a a ret (CAT DIR dò 3 di questi periteci è in funzione dell’ andamento della tempe- o ratura e del grado igrometrico dell’ ambiente. trattamento anticrittogamico. si > e. É i Le viti studiate non avevano avuto, dnrante l’ anno, alcun 3: i È z L. MONTEMARTINI. È x T'RINCHIERI G. — Nuovi micromiceti di piante ornamentali, II. (Rend. R. Ac. d. Sc. Fis. e Mat. di Napoli, 1909, Fasc. 8-12, 9 pagine) (veggasi la prima nota alla precedente pagina 27). S È = ; x Sono altri sei funghi nuovi, trovati parassiti di piante col- _ —»—»tivate nell’ Orto Botanico di Napoli. Tra essi: Phomopsis Aloès-percrassae e Pestalozzia Aloès, su scapi 3 fiorali di Aloe ; È w Gloeosporium polymorphum e Colletotrichum Dracaenae, A su foglie di Dracaena fragrans, ecc. | L. M. Grassi B. — Di alcune questioni d’indole generale , collegantisi con lo studio delle fillosserine. (Rend. Acc. Lincei, Vol. XVIII, ser. 5°, fasc. II, 1909, pag. 520-528). Il chiaris. Prof. Grassi ha stabilito nella fillossera della vite il fenomeno del dimorfismo predeterminato che consiste nel fatto dell originarsi, da una stessa verginopara attera, di due forme partenogeniche di neo gallecole e di neo radicicole, oltre le forme quasi intermedie (avvicinantesi di più al tipo di gal- .lecole o più a quello di ridicicole), il cui numero varia secondo l’ influenza dell’ ambiente. Un altro fatto acquisito alla scienza dallo stesso professore, ha importanza dal punto di vista della produzione del sesso, ed è “ che una stessa neonata può dar vanti ad un fenomeno di dimorfismo non predestinato. | c* Riguardo al “ significato delle variazioni della lunghezza | sò f del rostro , l'A. ritiene che dette variazioni non siano insigni- È ficanti dal punto di vista della funzione, e che si tratti di un Si carattere che trova la sua spiegazione fisiologica nelle a zioni della pianta. | | I x ; L'ambiente eserciterebbe un’ influenza sulla madre, la qualé viene per ciò a produrre figli col rostro più o meno lungo a. Ss seeonda dei bisogni di questi. ade In conclusione risulta che potenzialmente le fillossere pos- sono psesentare moltissime variazioni, le quali sì riscontrano deg nelle dicci La le iui rappresentano pai zione sessuale, che fu già oggetto di tante discussioni. L. PAVARINO. come insetticida sotterraneo). (Compt. rend. d. s. d. Ù de Lo d. Sc. d. Paris, 1910, T. CL, pag. 50-52)., L’ Autore consiglia sostituire al solfuro di carbonio, nelle | a uo * IT disinfezioni del terreno, il cianuro di potassio da iniettarsi coi comuni pali iniettori, alla profondità di 10- 20 bia Mo soluzione acquosa al 20 p. 100, nella PARETE di 8 al » Rei | PARASSITI ANIMALI — x timetri cubi di soluzione per iniezione e di 6 a 15 iniezioni per ogni metro quadrato. Il cianuro così iniettato subisce una de- composizione lenta per la quale libera a poco a poco l’ acido | —cianidrico che si diffonde nel suolo ed avvelena tutti gli ani- SÉ mali che vi vivono. | Il cianuro di potassio presenta, secondo l'Autore, i seguenti | vantaggi sopra il solfuro di carbonio comunemente usato: ha Dr azione più lenta e più completa e raggiunge gli insetti senza bi. | metterli in fuga, non danneggia la vegetazione, non arresta le È È fermentazioni del terreno. : 4 È i L. MONTEMARTINI. A Saar O. — Coceiden-SammIung (Raccolta di coccidi: III e IV). SS (Hamburg, 1909, N. 25-48). Mi - È la continuazione degli Essiccati di cui si è parlato alla precedente pagina 40. ASSI Sono 24 altre specie, tra le quali molte di Aspidiotus, Le- d canium e Diaspis parassite di piante coltivate; tutte ben con- servate ed in esemplari abbondanti. L. M. SILvesTRI F. — Parassiti introdotti in Italia nel 1909 per com- i battere la Diaspis pentagona Targ. (Congr. agr. naz. di Como e Lonigo, settembre 1909; in Boll. quindic. d. Soc. Ag. Italiani, Anno XIV, 1909, pag. 1125-1138, con 8 fig.). Tg: Diaspis pentagona del gelso ha nelle varie parti del “mondo parecchi nemici: nel Giappone è combattuta da parec- 6 . chie specie di imenotteri e da almeno quattro coleotteri preda- tori ; nell'America del Nord dalla Prospaltella Berlese? e da varî bp < | coleotteri predatori, tra i quali la Mag oca misella ; altrove a Masi ge: fer. > trova altri nemici naturali. Non deve dunque ritenersi sufficiente Hi tr lor della sola Prospaltella, epperò 1’ Autore cercò “0 del anno l’ introduzione e l’ acclimatazione in Italia del | circumdatus e dell’ Orcus chalybaeus dalle isole Hevati BOL Rhizobius lophantae dalla California. | ii st Nell’ anno in corso ha introdotto tre nuovi a E Diaspis: Aphelinus diaspidis How. del Giappone, fi diaspidicola Silv. dell’ Africa meridionale, Chi/ocorus Kuwar Silv. pure del Giappone. Ne dà qui una descrizione esatta, ini SE redata da figure. ata via L Raccomanda la moltiplicazione, protezione e diffusione dil ne SET tutti questi nuovi parassiti e di quelli indigeni già noti che sh=' sed sono ormai adattati a combattere il temuto flagello. L. MONTEMARTINI. BecquereL P. — Variations du Zinnia elegans sous l’action des traumatismes (Variazioni di Zinnia elegans in seguito ad 2 azioni traumatiche) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Par LE 1909, T. CXLIX, pag. 11481150). gta ce 4 vi n) \ De 4 4 “da In seguito ad una forte gelata, l'Autore ha dovuto tagliare Aa re) % vicino a terra i fusti di tutta un’ aiuola di Zinnia elegans 80 minata nella scorsa primavera. det à è da - I nuovi fusti che si svilupparono in seguito a tale ope ara- zione crebbero gnosi na Ro vani con prora varia sposizione delle foglie. L'Autore pensa che molte delle variazioni brusio dii notano spesso nel colore e forma dei fiori di preci. A si 6 ecc. sieno appunto dovute a squilibrî nella nutrizione in in seguit aL no ad azioni traumatiche, 7 b: a r P% 20 SE dacia RE da = ME sura er ge 7 fe; Mie da À 4 Ù ed MALATTIE D'INDOLE INCERTA © 105 ti Foà A. — Di una particolare lesione della radice della vite (Bo//. ds d. Min. d’Agricoltura, Roma, 1909, Anno VIII, Vol. II, 1 pagina). Nei vigneti circostanti al R. Osservatorio Antifillosserico di Fauglia (Pisa), la dottoressa Foà ha osservato sulle radici di alcune viti tuberosità a volta appena accennate, a volta sporgenti per due o tre millimetri, percorse da una spaccatura che inte- è ressa gli strati corticali, e costituite da tessuto bianco, ricco di a | acqua, di consistenza minima. pr: Le viti sulle cui radici si notavano tali alterazioni non —mostravano alcuna sofferenza all’ esterno. Ei È escluso che si tratti di parassiti animali e la causa ed È Si significato dell’ alterazione sono ancora ignoti. n d L. MONTEMARTINI. SA ; ._ MoxrzeckIi S- — Ueber eine unerforschte Krankheit “ Kara — È: ; | Muck , auf dem Weinstocke in der Krim (Una malattia non vi ‘ancora conosciuta della vite in Crimea: Kara Muck) (Sora- fx: uer’s Zischr. f. Phanzenkrankh., BA. XIX, 1908 pag. 387- e 888, con tre figure). È una malattia che si presenta alla metà di maggio, prima della fioritura e coi seguenti caratteri: i sepali presentano piccole | macchie di colore prima rosa, poi scure e da ultimo nere; cadono e sa à, traggono nella loro caduta il fiore e buona parte del peduncolo, . ’cosìche passata la fioritura la pianta appare perfettamente sana, ‘ma il raccolto resta enormemente ridotto. Tale malattia viene indicata col nome di Kara — Muk (muffa nera) ed è attribuita erroneamente al forte svilupò ve- A | —getativo. Ricerche fatte anche nelle stazioni di patologia a Pie- I | troburgo ea Berlino escludono che si tratti di parassiti animali | © vegetali. . La causa del male rimane ancora ignota. +. L. MONTEMARTINI. aa L’apoplessia della vite è, secondo l'Autore, malattia propria ML e dei paesi caldi, epperò la sua gravità varia colla temperatura della stagione: durante la scorsa estate, che fu relativamente ‘fresca benchè asciutta, i casi di fio pili furono rari. Tagliando longitudinalmente un ceppo di vite colpito di male si vedono nel suo interno, specialmente in corrispondenza — >. all’inserzione dei rami principali, nuclei di legno giallastro, molle, — ) invaso da filamenti micelici piccolissimi appartenenti ad un Po È lyporus, forse il P. igniarius, i cui organi di fruttificazione si osservano spesso sopra le piante colpite. Si deve dunque considerare l’apoplessia come una malattia | parassitaria ? Le inoculazioni tentate da parecchi anni non hanno È; AP è dii ancora dato alcun risultato; però la costante presenza del Po- Di lyporus nelle piante colpite e il ripetersi del fenomeno sulle. Di cda 1% po ge piante sviluppatesi succesivamente da uno stesso ceppo 0 inne- > pa statevi sopra, inducono a ritenere che si tratti veramente di aa è For aa malattia parassitaria. SO i Siccome di frequente il male colpisce non l’ intiera pianta — Ae RA » PAC "1 PISA ma solo qualche ramo, converrà tagliare le parti attaccate. L. MONTEMARTINI. | va pl ALE di di: L4 ti he. Viner E. — L'apoplexie de la vigne en Anjou (L’apoplessia sl vite nell’Anjou) (Revue de Viticult., Paris, 1909, T. XXI CIT, pag. 676-681, con tre figure). put SA L'Autore segnala il fatto che questa contabili della vite solo è propria delle regioni meridionali, come osserva il R hi » LAI 1 Ravaz nella pubblicazione riassunta qui sopra; ma è di liffus Ko ‘ nell’ ovest della Francia. 4 DI 8 >” e xt. È: 30 o! A = SP ed È CS Ceuta nti È ‘ spa SG | °°. MALATTIE D'INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA ARTOR > di SE ani Conferma poi le osservazioni del Ravaz circa la presenza, | nel legno delle viti colpite, di micelio che attribuisce al 7’0/y- porus versicolor e allo Stereum hirsutum. Le viti possono vi- | vere parecchi anni benchè attaccate da questi funghi, però la i | circolazione dei succhi ne è ‘ostacolata sì che, sopraggiungendo pe determinate condizioni atmosferiche, si ha il fenomeno dell’apo- ; e plessia. Siccome questi funghi si propagano specialmente (oltre che . per i tagli chiusi male degli innesti) attraverso le ferite dipen- denti dalle potature, bisogna avere cura di disinfettare sempre fi col solfato di ferro, o di coprire con mastice le superfici dei tagli più grossi. a - L. MONTEMARTINI. CoLin H. — Action toxique du sulfate de cuivre sur le Botrytis | cinerea (Azione tossica del solfato di rame sulla Botryt:s cinerea) (Rev. gén. de Botanique, Paris, 1909, p. 289-294). | Di questo argomento si è già occupato anche il Pulst il | quale trovò che già una dose di 0,025 per 100 di rame nel sub- 2 | strato impedisce la vita della Botrytis. L'Autore rifece ora le È esperienze adoperando un altro substrato nutritizio nel quale al saccarosio, adoperato dal Pulst, sostituì il glucosio: vide così | che in talo substrato la Botrytis resiste anche a 0,140 per 100 di rame, Resta così confermata la teoria di A. Le Renard sul ; valore. antitossico dell’ alimento. ;. 3 Il rame che si trova nelle ceneri del micelio cresciuto nelle > condizioni di cui sopra, in parte è dato, secondo l'Autore, dal $ solfato di rame trattenuto, malgrado i lavaggi, tra le maglie de micelio, ma in parte è dato di composti complessi che solo ea GRADI dall’ acido nitrico bollente. Di quale natura sì può ancora dire. HecKEL E. — Quelques observations sur l’Odontites rabrata TS et sur l’influence de son parasitisme facultative sur ses f 2 dA mes (Alcune osservazioni sull’Odontites rubra Pers. e sopra l’azione del-suo parassitismo facoltativo sulle sue forme) © (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LVI, 1909, p. 84908 L’ Autore ha osservato a Gimel, nel ca toner di Vaud, al 39 750 m. sul livello del mare, una stazione di Odontites rubdbra nella 4 | : Pa quale moltissimi individui crescenti sul margine più secco della — SSR vo È; strada, in mezzo a graminacee, erano completamente rossì; mentre moltissimi altri crescenti sul margine più umido , ino mezzo. NE menta, veronica, ‘ecc., erano verdi. Esaminando il sistema mao rar cale delle due forme, trovò che la forma verde aveva il colletto — | n grosso con poche radicelle libere, la rossa era invece munita di moltissime radicelle con numerosi austorî nelle radici delle. gra minacee e delle altre piante vicine. Le piante verdi erano "pra 4 a viste di austorî; vivevano dunque di vita indipendente, e la dif- fi ferenza tra le due forme va considerata come effetto del paras: il'Bie a, pù sitismo OONRIRTO della ca in esame. e fiorisce presto, quella verde autonoma rimane quasi semp ice Ru vray dra ui ro: L. Morea TINI è Nea tg | n Ls i Va Pr ri . ( n) N) “ Rari pS MA ed è molto tardiva. Necer F. W. -- Ambrosiapilze. II, Die Ambrosia der Hi PKAIGI (I funghi dell’ ambrosia. II, L'’ambrosia degli insetti fagi) (Ber. d. deuts. bot, (res., Bd. KEND 400 die Lal cl WAI 1824 TRITO Sag E da RT } Hi ro ] 7% SSR | Pn ca e, LI Pei n i # ig » DA Y P73 4; corsara vs FISIOPATOLOGIA | 109 con tre figure ed una tavola) (per la prima parte, veggasi alla pagina 283 del precedente volume di questa Aivista). Poichè il legno contiene poche sostanze nutrienti, gli insetti xilofagi o devono farne passare una gran quantità dal loro tubo digerente, oppure devono approfittare di funghi che raccolgano — nel loro micelio le scarse sostanze trovate nelle cellule legnose. Si ha dunque da parte di alcuni di questi insetti una vera col- tura di funghi e lo svuotamento delle loro gallerie serve appunto a dar aria al micelio che cresce entro esse e serve di nutrizione alle larve. ; | L'Autore studia il micelio che si trova nelle gallerie di Xyleborus dispar e lineatus e di Hylecoetus dermestoides : lo si può isolare e coltivare in substrati nutritizî più ricchi del legno, ma è difficile determinate la specie perchè non forma veri organi di fruttificazione e si riproduce solo per segmentazione. Per l’ Hylecoetus pare si tratti di un Endomyces. Talora dall’ esterno entrano e si diffondono nelle gallerie altri funghi e si trova frequentemente una specie di Cera/osto- se mella che però va considerata quasi come infestante. i ; w _ La diffusione del micelio in parola viene fatta per segmenti i | dagli stessi insetti insieme alle ova. L. MONTEMARTINI. è gt ammalate (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XIII, 1909, pag. 843-372, con una tavola). | Una nota preliminare su queste ricerche venne già pubbli cata, dallo stesso Autore, alla precedente pag. 13 del presente volume. È L'Autore ii studiato accuratamente , con esperienze du- rate tre anni, la fisiologia della respirazione e la termogenesi | PavaRino L. — Intorno alla produzione del calore nelle piante nelle foglie di pesco attaccate dall’ Exroascus deformans , con n- Pa ui frontandole con quelle delle foglie sane; e dopo avere confer- mato che, a parità di peso secco, le foglie ammalate respirano | molto più energicamente delle sane (si può dire per esempio che, ridotto allo stesso peso di sostanza secca, le prime aSsor- AG bono ossigeno ed emettono biossido di carbonio in quantità quasi © doppia, per tempi uguali, delle seconde) constatò anche che è diverso nelle prime e nelle seconde il quoziente respiratorio dove p. e. nelle foglie sane è 0,57, nelle ammalate si abbassa a 0,44, indicando con ciò che in queste ultime più intensi sono i processi di ossidazione. Di conseguenza varia anche la produzione di calore che l'Autore ha potuto pure constatare e misurare servendosi di uno speciale e delicatissimo calorimetro costruito a mezzo di un re- cipiente Dewar. Per dare un esempio di tale differenza, basterà dire che in un’esperienza durata cinque ore le foglie ammalate ebbero una produzione media per ogni grammo di peso secco e per ora, di 7.71 piccole calorie, mentre le foglie sane ne die- dero solo 3.60; e in altra esperienza le prime diedero 10.05, le tela n seconde 5.16. Di fronte a tali risultati, l'Autore si domanda: l’ aumento di energia termica nelle pianté ammalate è paragonabile allo stato febbrile degli animali ? LIAN dda la È a ricordarsi che per la febbre infettiva degli animali pre- vale oggi l’opinione che i parassiti, specialmente i bacterî pato- geni, producano la febbre per opera delle sostanze o veleni chi- rare, vp mici che elaborano. Ciò premesso, l’ Autore ricorda tutti i fatti. che inducono a credere che anche i funghi parassiti agiscano sulle piante ospiti per mezzo di fermenti o di veleni da essi 7 elaborati; discute le diverse analogie tra i fenomeni della. vita , vegetale ed animale e conclude che la maggior quantità di calore i sviluppato nelle foglie ammalate da lui studiate può considerarsi — come l’ effetto di una reazione febbrile dovuta alla attività e) eur ; 1 . x d Fe Msi * * 3 ca” IR E ter DEA La È FISIOPATOLOGIA | t u= RE Sia Ci ° Li Rd Ò 9 »* t b I; Ù2 VIA At: ia Ù 3: Sa i RO Tan Se | (£6 sotto Falhianza eccitatrice delle sostanze venefiche a .. elaborate dal parassita. L. MONTEMARTINI: _ —Pruner A. — Sur la résistance du chitaignier du Japon è la maladie de l’ encre (Sulla resistenza del castagno nel Giap- pone alla malattia dell’ inchiostro) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Se. d. Paris, 1909, T. CXLIX, pag. 1146-1148). SR Di fronte alla distruzione dei castagneti in parecchi distretti «della Francia in seguito allà malattia dell’ inchiostro, l' Autore provò ad introdurre nei distretti stessi il castagno del Giappone (Castanea crenata Sieb. et Zucc.) e constatò che esso è resi- stente alla malattia. : L..M. ScHareNit E. — Biologische Beobachtungen .iber die Keimfàhi- gkeit und Keimung der Uredo- und Aecidiensporen der (e- «— ——’treideroste (Osservazioni biologiche sulla germinabilità e i germinazione delle uredo- e ecidiospore delle ruggini dei cereali) (Annales Mycologici, Vol. aa 1909, pag. 509-523). È Sono studî bibliografici ed osservazioni originali dalle quali PD DA risulta che nelle ruggini si ha una sovraproduzione di spore di 1 cui solo una parte è atta a germinare e ad infettare. Studia 7 5 anche l’ influenza degli insetti sulla disseminazione. StTo Rene | L. M. NOTE PRATICHE Dalla Zettschrift f. Phanzenkrankheiten, 1909. Pag. 427. - Per combattere il pidocchio sanguigno, si. cosa trattamenti suggeriti da M. Sehwartz a base di carbolineum in soluzioni | R$: Si i: al 0.5-1 per 100: meglio delle pennellature sono preferibili le irrorazioni DE: con pompe a getto finissimo, col che restano bagnate anche le superfici siti vegetali ed animali, e di tutte le più comuni dà la deseri- zione, accenna ai danni che possono provocare e ai rimedi . el ai sistemi di cura da adottarsi. (pt : 53 Molte delle osservazioni sono originali e di parecchie di SE S; esse si è già parlato nei precedenti volumi di questa Rivista. SE Secondo l'Autore lo straordinario diffondersi di sempre nuove: malattie è effetto specialmente dell’ intensificarsi ed estendersi — ue delle colture. “ L’arboricoltore, avvalendosi dello straordinario KS È È “ potere di variazione e di CRANE della specie arborea, se ES, “con lavoro multisecolare è andato ottenendo quelle bellissime — 5 15 “ frutte, accontentando bisogni, desiderii e perfino capricci umani; “ e, non contento, è andato diffondendo le specie nelle più sva- da 2 “ riate e lontane regioni, spingendole sia a nord che a sud. Pero “ tali condizioni artificiali sente sempre più il bisogno del pata so “logo, poichè egli anno per anno va constatando, con danno e pas dolore, le sue specie venire più fieramente attaccate da paras: Da siti e malattie, e meno resistere alle condizioni contrarie. hate “ l’ambiente. ‘ pid ti “ In tali condizioni di fatto , il PARI di vai “ più prezioso ,. & eta 1a - E lA. preconizza la divisione della rele i 200 GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 117 n" i deere nec > | __ I. _ la patologia pura, che andrà cercando la natura dei morbi, e la È applicata che ne studierà il modo e le condizioni di presentarsi e diffondersi e come prevenirli. «+ _—‘’0—I volume è chiuso da un ricchissimo elenco bibliografico 3 e da indici per l’uso del volume medesimo. È i ? L. MONTEMARTINI. APPEL O. — Theorie und Praxis der Bekimpfung von Ustilago 19 tritici und Ustilago nuda (Teoria e pratica per combattere l Ustilago tritici e Vl Ustilago nuda) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVII, 1909, pag. 606-610). FE È da molto tempo che si usa combattere il carbone dei de. cereali trattandone i semi con sostanze anticrittogamiche (spe- Bb cialmente soluzione di solfato di rame) che valgano ad uccidere le spore dei parassiti rimaste aderenti ai semi medesimi. Però se questo metodo può essere efficace per |’ Usti/ago avenae , i U. laevis e U. hordei come pure per le Ti//etia, le cui spore be: | rimangono esternamente aderenti ai semi delle rispettive piante | ospiti; non dà invece nessun risultato per le Ustilago nuda e È _ U. tritici le quali, come hanno dimostrato Hecke, Brefeld e il Lang (veggasi il lavoro di quest’ultimo riassunto alla precedente pagina 90), infettano già i fiori e penetrano col loro micelio » nell’interno dei semi rimanendovi allo stato di vita latente. «Fa Per queste specie è da osservare che il micelio ad una data ‘umidità e temperatura esce dallo stato di vita latente e comincia | —‘—’‘‘@@crescere molto prima che l'embrione del seme nel quale è . -annidato, così che diventa sensibile a certi agenti esterni di —fronteai quali l’ embrione, ancora in vita latente, resiste be- nissimo. Ciò premesso, ecco come l’ esperienza ha dimostrato che si si mettono i semi per 4-6 ore in un Mi, fi. uff centigradi, (tempo sufficiente per dare principio all’ acere ores mento del micelio, ma non alla germinazione dell’ eco ’ A indi si passano per pochi minuti in acqua o in corrente di aria riscaldate a 50°-54° centigradi (temperatura sufficiente ad ne cidere il micelio in via di accrescimento, non ]’ embrione che è ancora allo stato di vita latente). L. MONTEMARTINI. GiLgert W. W. — The root-rot of tobacco caused by Thielavia basicola Zopf. (Il marciume delle radici del tabacco, prodotto dalla Thielavia basicola Zopf.) (U. S. Bureau of Plant Industry, Bull. N. 158, 1909, 55 pagine con cinque tavole). L Autore richiama v attenzione degli studiosi sulla gravità. dei danni che questa malattia può arrecare alla coltivazione del tabacco, provocando il rachitismo e la morte delle piante tanto nei vivai che in campagna. Descrive il parassita patogeno che coltiva in molti substrati, e consiglia accurate disinfezioni dei. PIÙ letti-caldi e dei semi. MESSO Dà una lunga rivista bibliografica dei lavori sull'argomento. D L. MONTEMARTINI. (La Cobain cerebella Pers. come agente di Pprn È Val aa zione dei legni). (Centralbl. f. Bakteriol. Paras. ecc. A E: Abth., Bd. XXVI, 1910, pag. 552-556, con una si” ai legnami da costruzione. | ati (I (else ì di + PARASSITI ANIMALI E VEGETALI STEVENS F.L. and HaLr J. G. — Carnation Alternariose (Alter- nariosi dei garofani) (Botanical Gazette, 1909, Vol. XLVII, pag. 409-413, con 8 figure). A Gli Autori indicano col nome di a/ternariosi una malattia dei garofani, comparsa nella Carolina del Nord, dovuta ad una specie nuova di A/fernaria (A. Dianthi) che attacca i fusti e le foglie di queste piante. Descrivono e figurano il parassita in parola. L. M. Topi M. — Ulteriori ricerche sulla fillossera della vite. (Boll. Mi- nist. Agric., Anno VII, Fasc. 8, 1909, 11 pagine). L’AÀ. in seguito alle osservazioni fatte, divide i vitigni in tre gruppi: 1) Specie americane pure ed ibridi americo-ame- ricani (dalla quarta generazione in poi si producono in grandis- sima maggioraza neogallicole con caratteri di radicicola); 2) +- bridi europeo-americani (dalle galle esce un numero maggiore di neogallicole gallicole); 3) viti europee (esce il numero mas- È | simo di neogallicole con caratteri di gallicola). La maggior quantità di neogallicole con caratteri di galli- ‘cola, che si producono dalle galle degli ibridi europeo-americani, devesi, secondo l’ A., al fatto che le foglie sono ancora in via . di sviluppo in estate avanzata e in autunno, mentre negli ibridi americo-americani (Berlandieri-Riparia), nelle stesse condizioni di vegetazione, si ha un numero di galle molto minore. Oltre all’arresto di vegetazione, alla distruzione di neonate delle galle, . ha cooperato moltissimo l’opera di una coccinella (Scimnus frontalis (?)). Dalle osservazioni fatte sui diversi vitigni sembra insomma zare della stagione, le gallicole trovino WE più a vita e di sviluppo. donano le rale e sì Ma in en La cui SÌ off tenti S rarissimamente sulle radici e non richiede più d’un quarto d'ora. 8 ù Le alate discendenti dalle radicicole ibernanti sonò sessupare. Fra le alate, ve ne sono delle grandi e delle piccole; queste ultime generano uova di maschi, mentre ta prime uova di fem-. n l’alata ne ia più di uno, questi si trovano contigui ] uno È all’altro; spesso l’alata muore lì presso. i c i È appunto nella corteccia delle piante non innestate che si trovano le uova deposte dalle alate. Dagli esperimenti fatti. di dat Li risultato che le alate, probabilmente coll’ odorato , distinguono — A dalla fronda le viti europee dalle viti americane, e fra queste, determinati vitigni, ed è di regola su questi ultimi che vano 0 a deporre le loro uova sotto la corteccia. nes PI Dalle nova di alata nascono i sessuali. La deposizione delle — ft: uova dura dalla metà di luglio a tutto il mese di ottobre. Un. ng maschio può fecondare diverse femmine le quali penetrano nelle A fessure più strette e profonde della corteccia, dove pesa: l'uovo d’inverno. Conviene spesso togliere al ceppo la corteccia, | dell’anno precedente per trovarlo nella faccia interna. È mol frequente trovare due o più uova d’inverno contigue e dove 8‘ ne trova uno, ve ne sono probabilmente altri in prossimità. Come le uova delle alate, quelle d’inverno si trovano scoRnobAte ce e 1 sulle piante innestate. PRESE RE : È, te . Heeyi D. — Einige Beobachtungen betreffs der Schwarzbeinigkeit _ der Kartoffel. (Alcune osservazioni sul marciume del fusto _ delle patate) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., 1910, Bd. XX, pg. 1981). - L'Autore ha afiidiinto esemplari di patate colpiti da questa malattia (Schwarzbeinigheit) e mandati da varie località alla 5 | Stazione. Sperimentale di Magyaròvaàr in Ungheria, ed ha trovato almeno 6-10 specie di bacteri. Notevole che i bacteri erano diversi — dalocalità a località e che tutte le piante ammalate avevano alla base corrosioni dovute a insetti: nessuna di esse presentava il fusto senza tali lesioni le quali furono dall’ Autore riscontrate anche in materiale di collezione della stazione di Stocolma. È dunque da vedersi se l’agente patogeno principale sieno - i bacteri o gli insetti. Comunque è certo che l’infezione non si propaga per tuberi, ma proviene dal suolo dal quale i bacteri ci. È penetrano nel fusto attraverso rotture dell’ epidermide, e proba- ; 3 - bilmente si tratta di specie di bacteri diverse da regione a regione. L. MONTEMARTINI. Miniére D. — La culture intensive du blé avec l'antiverse. (La col- tura intensiva del grano coll’antiverse) (Le Progrés Agric. et Vitic., Montpellier, 1910, pg. 166-168, con 2 figure). A prevenire l’a/lettamento del grano, più che le diverse | concimazioni e selezioni di varietà, l’Autore consiglia di stendere + sul campo e fissare ad un metro di altezza circa dal suolo una d SÉ rete metallica (che egli chiama ar/iverse dal nome verse che si dai in Francia a questa malattia del grano), a maglie larghe 60-70 cm., la quale impedisca ai culmi di grano di sdraiarsi a al suolo. b; Dà alcuni dati per dimostrare quanto sia conveniente l’ o- “2a Ce perazione. Ò ne n eo: L. M. & mi 122 AGENTI A tOsFERIOI - via Do n'anon INCERTA | - FISIOP! \ “ Lai. È | Mrvosni M. — Ueber die Herbst — und Trotkedrdte 13 Lai e blatter. (Sull’arrossamento auturinale e per siccità nelle foglie sà (Journ. Coll. Se. Imp. Univ. Tokyo, 1909, Vol. XXVII. L'Autore vide che in certi alberi tropicali le foglie nella stagione secca formarono una gran quantità di antociano, che precede alla loro caduta autunnale. La Perreau M. — Note sur la nielle des tabaes. (Nota su la nielle Vi del tabacco). (Bul/. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LV, 1909, pe. LII-LIV). i ST L’Autore comunica i risultati di alcune esperienze tendenti ca a dimostrare che si può combattere colla selezione il ma? del "A mosaico, 0 la nielle, del tabacco. | ni Lo m. a a 4 Lage Ewerr R. — Die Widerstandsfahigkeit der einzelnen Organe der Obstblitte insbesonderheit des Blittenpollens gegen Frost (La Pit resistenza al gelo dei diversi organi fiorali e specialmente pe del polline degli alberi fruttiferi) (Sorauer ’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., 1810, Bd. XX, pg. 65-76). | Via È ila fa molte osservazioni dalle quali risulta che il pol- LI line delle piante da frutto è straordinariamente resistente ali ; gelo: quello dei meli germina ancora dopo essere stato sotto- pe; posto ad una temperatura di 17° C. sotto zero; quello dei peri > e dei cigliegi è un po’ meno resistente. In generale tutte le te È parti fiorali di ariseta piante presentano una certa restera alle | > X2 pos 4 n a vi TIR rale N cata Aa Pea F: lm , “ $ : E, i =“ A i, +] | wi è adi = bo » DI Mar a FISIOPATOLOGIA — ANATOMIA PATOLOGICA 123 basse temperature, ed anche nelle varietà più delicate una tem- peratura di — 3° C non fa mancare la fecondazione. Le varietà partenocarpiche sono però le più resistenti. 5 L. MONTEMARTINI. « PetRI L. — Osservazioni sopra il rapporto fra la composizione chimica delle radici della vite e il grado di resistenza alla fillossera (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Roma, 1910, Classe Scienze, Vol. XIX, pg. 27-34, con una figura). L’ Autore sottopone ad esame critico le varie ipotesi messe avanti per spiegare la differente resistenza delle diverse viti americane alla fillossera. È convinto che il meccanismo intimo della resistenza propriamente detta risieda principalmente nelle proprietà specifiche d’ irritabilità del citoplasma vivente nella pianta, più che nella quantità o qualità delle sostanze di riserva contenute nei tessuti. Pur tuttavia crede necessario fare ricerhe metodiche sul contenuto chimico delle radici e delle foglie delle viti resistenti. Da queste prime ricerche gli risulta che la forte acidità o . il tenore in tannino non rappresentano per un tessuto un mezzo di immunità o di resistenza contro la fillossera. Anche la quan- tità di zucchero contenuto nei tessuti pare non abbia influenza. L. MONTEMARTINI. PerRI L. — Sopra l' ispessimento della corteccia secondaria delle radici nel genere Vitis in rapporto alle lesioni fillosseriche . (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Roma, 1909, Classe Scienze, Vo- . lume XVIII, pag. 491-496, con tre figure), REG pi ca Di 304 «Ti 5 124 RECARESIAA RO): O TONTA PATOLOGICA | SE SA Sta #r Szigethi-Gyula , l’ Autore dimostra che non oniste. nelle. ra dici. della vite alcun meristema speciale, oltre il cambio, che irr mei dalla puntura della fillossera prenderebbe parte alla formazione i x delle tuberosità. Il botanico ungherese è stato certamente tratto sa in errore, secondo il Petri, dalla proliferazione attivissima che le cellule del parenchima rtiogle: e talvolta anche del paren- i; chima liberiano, presentano sotto lo stimolo della puntura, ed ha visto due meristemi dove tale proliferazione era più attiva. Esiste certamente un rapporto tra la struttura normale della radice e la gravità delle alterazioni che seguono alle punture fillosseriche, un tal rapporto però non è assoluto ma è influen- zato anche da una quantità di fattori dipendenti dall’ attività fisiologica della pianta e dall'ambiente. L’ Autore si riserva tor- nare più a lungo sull’ argomento. L. MONTEMARTINI. StAEMPFLI R. — Untersuchungen iber die Deformationen, welche bei einigen Pflanzen durch Uredineen hervorgerufen werden (Ricerche sulle deformazioni di alcune piante per azione delle Uredinee) (Hedwigia, Bd. XLIX, 1910, pag. 230-267, uri con 27 figure). È ARI de L’ Autore descrive e distingue tre categorie di deformazioni: le galle tipiche, che hanno una certa grossezza e che si staccano nettamente dai tessuti della pianta ospite; le deformazioni dei fiori prodotti dalle Uredinee; quelle del fusto e delle foglie. Delle prime stu.ia le galle formate dall’Uredo Loesneriana cat i sul Rudus brasiliensis , fa il confronto con qualche altra e di ir mostra che nelle foglie le galle sono formate: specialmente dal palizzata. NE Per le RIRA VO fiorali cielo e descrive rino pro n | \(NATOMIA iodio. — AGENTI CHIMICI 125 aC P faina, e quelle dell’ 0, ig anna vulgare dovute alla E- — Puccinia Riibsaameni : sì tratta di frondescenze e virescenze. Na Thynus. serpyllun i rami anche attaccati completamente - dalla Puccinia caulincola danno fiori normali. _ ‘Le deformazioni delle foglie e dei fusti sono studiate sul i — FAT montanum attaccato da Endophyllum sempervivi, & agli Phyteuma spicatum attaccato dall’ Wromyces Phyteumatuni, sull’ Anemone montana per la Prccinia Anemones virginianae, sul Bupleurum falcatun per la Puccinia Bupleuri falcati , SE - sulla Vicia ombrychioides per l’ Uronyces valesiacus, sul Thymus serpyllum per la Puccinia caulincola , sull’ Oryganun vulgare DA | per la Puccinia Riibsanmeni, sulla PhylIyrea media per la Za- E 129 | ghonania Phyllyreae. In generale le deformazioni sono dovute : | specialmente a tessuti parenchimatosi: le cellule a membrane TA Taprnsito, i vasi, il legno, lo sclerenchima sono poco sviluppati. s L. MONTEMARTINI. . T 13- scia Mira" A x deu Di ‘ y DT fi cei SA NOTE Faido i | NOTE PRATICHE LE PRINCIPALI MALATTIE DELLE ROSE (). pei 4 EI ui Le malattie più comuni delle rose colpiscono le foglie. La più impor- Bi tante di esse è la ruggine: spessissimo in estate e in autunno la pagina inferiore delle foglie vecchie è cosparsa di polvere rossa o nera, talvolta rossa e nera insieme, la quale alla lente mostrasi costituita da tanti mue- chietti di granuli rotondi se rossi, oblunghi se neri. Le foglie così colpite ingialliscono e cadono prima del tempo, provocando l’indebolimento gene- x rale della pianta. La malattia è dovuta ad un fungo microscopico parassita, il cui corpo filamentoso vive nell'interno della foglia succhiandone e danneggiandone i tessuti, e di cui la polvere in parola rappresenta gli organi di riproduzione che, trasportati dal vento, aalla pioggia o dagli insetti su altre foglie sane, germinano riproducendo su di esse la malattia. Il nome di ruggine proviene dal carattere e dal colore della polvere in parola, la quale (come la ruggine dei cereali) ricorda la ruggine del ferro. Il fungo parassita causa del male appartiene, come tutti i funghi che sono causa delle cosiddette ruggini delle diverse piante, al gruppo delle Uredinee e si chiama Phragmidium subcorticium. Ve ne sono anche altre specie molto simili, ma non hanno importanza. Lo stesso fungo si sviluppa, benchè più raramente, sulle rose anche in primavera, ma in questa stagione non dà luogo alla polvere sparsa sulla pagina inferiore delle foglie, bensì a pustole più o meno grosse, polverulenti, rosse o giallo aranciate, che deformano i picciuoli e le ner- vature fogliari. Anche qui la polvere serve a diffondere il male, ed in questa forma il fungo parassita, che è però sempre lo stesso, viene indicato col nome di Aecidium. Benchè le piante ammalate continuino a fiorire, la malattia è più dan- nosa di quanto si creda perchè l’ingiallimento e la caduta precoce delle foglie finisce coll’indebolire la pianta e renderla anche meno resistente ad altre malattie. Conviene adunque cercare di arrestare V infezione e perciò raccogliere e bruciare le foglie ammolate, perchè la polvere infettante for- Do; matasi sulla loro pagina inferiore non abbia a diffondersi sulle foglie sane, ut (1) Con questa pubblicazione, a richiesta di parecchi direttori di cattedre ambulanti e hag). Lg cominceremo una serie di descrizioni pratiche 0 popolari delle malattio delle piante ecltivete; | incontrano più comunemente, indicando por esse i rimedi. : A ICE î n - +15 Ra, î RE te NOTE PRATICHE 127 Per difendere poi queste ultime dall invasione dei germi del male, si consi- gliano le irrorazioni con poltiglia bordolese 0 le solforazioni con solfo misto a calce caustica. In primavera, prima che cominci la germogliazione dei bot- toni, sarà bene lavare con poltiglia bordolese i rami ed irrorare colla stessa anche il terreno circostante alle piante, onde uccidere i germi dell’anno pre- cedente che possono essere rimasti aderenti ai rami 0 caduti sul suolo. Si badi anche di sradicare dal roseto 0 dalle sue vicinanze le rose selvatiche sulle quali il parassita potrebbe svilupparsi e produrre nuovi germi che, trasportati dal vento, andrebbero poi a infettare le piante coltivate. . Le foglie di alcune varietà di rose sono anche attaccate molto spesso da un altro fungo miscroscopico parassita, il quale provoca sulla loro pa- gina superiore la formazione di macchie piuttosto grandi, bruno violacee, rotondeggianti con contorni frastagliati, in mezzo alle quali si vedono pic- coli punti che sono altrettanti mucchietti di piccolissimi germi riproduttori del fungo in parola, noto sotto il nome Marsonia Rosae. Anche qui conviene bruciare le foglie ammalate per impedire che abbiano a diffondersi i germi : si sono applicate alle foglie sane le irrorazioni con poltiglia bordolese, ma con risultati incerti. Altra malattia delle rose dovuta a un fungo parassita è quella comu- nemente nota col nome di mal bianco. Il fungo parassita forma sulle foglie e sui giovani germogli una specie di tenue feltro o di finissima lanugine bianca, la quale provoca spesso l’ accartocciamento e l’intristimento delle foglie più tenere. Talora forma delle vere patine fitte, bianchiccie, che deturpano i rami. Questo parassita è dello stesso genere dell’ oidio della vite, e come questo deve essere combattuto colle solforazioni da applicarsi però molto presto, appena ai primi inizî del male. IV Foex consiglia aggiun- gere al solfo una terza parte di calce spenta. Utili sono anche le irrorazioni colla miscela di Del Guercio e Baroni costituita di un chilogrammo di carbo- nato di soda e mezzo di catrame vegetale di Norvegia sciolti a caldo in un ettolitro di acqua. È poi a consigliarsi anche qui di bruciare le foglie in- fette perchè non abbia a propagarsi l infezione. Le rose sono molto danneggiate anche da parassiti animali. Esse vengono di sovente invase dai pidocchi verdi o gorgoglioni, i quali ne ricoprono completamente la estremità dei rami sì da impedirne l'accrescimento. In tali casi, dove l'invasione è forte ed i rami attaccati presentano già segni di deperimento, conviene tagliarli e bruciarli. Dove V infezione non è grave, si può tentare di combatterla 0 con irrorazioni di Pu estratto fenicato di tabacco in pica all'uno per I allungata di lysoform, o con una. emulsione preparata con Ieoot in parti eguali più V 1-2 per 100 di solfuro di carini ari A A: Un insetto molto dannoso alle rose è l’Hylotoma rosae. ì cui TU trovano talora numerosi sulle foglie di cui mangiano il lembo lascia le sole nervatore. È un imenottero (insetto con ali membranose) lungo € 8 millimetri, con testa nera, addome giallo e ali con nervature gialle. È si vede frequente in primavera sulle rose ed è facile prenderlo : la f I L È mina depone le uova entro incisioni longitudinali che scava nella ( RCS teccia dei rami, e dalle uova nascono poi i bruchi, o larve, .di color. vendi bruniccio con punti lucenti, che divorano poi le foglie. Sarebbe pad dabile la caccia diretta all’ insetto da praticarsi in primavera. In estate poi È per difendere le foglie dalle larve si possono fare irrorazioni con una solu TARA | zione di 2 chilogr. di sapone nero, uno di carbonato di soda e tre Litri ‘08 E petrolio in 100 litri di acqua. 1° ge VAR pat Le rose, specialmente le selvatiche, sono anche attaccate dal Lac 5 rosae, un imenottero che colla sua puntura provoca la formazione di galle — caratteristiche, muscose, barbate, di color verde rossastro, entro le quali si i. sviluppano le uova dell’ insetto. Benchè il male non sia mai tanto grave. i converrà bruciare le galle così formate, per distruggere anche. le larve in esse contenute. Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1910. N. 2. - Per distruggere le grillotalpe si suggerisce il metodo consi È) gliato dal sig. Barsac nella Revue horticole: spargere sul terreno e int ter rare mediante erpicatura, alcuni giorni prima della semina, granot u i fatto prima bollire in acqua insieme ad arsenico (55 oh !logrennk:d di. noturco e 3 di arsenico per ogni ettaro). x; Dn Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma 2 1910. ma “pa n Ra de Lt È. pa ì i So va Magno 1910 “Rivista di Pao Vegetale DIRETTA DAL DOTT. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia di Dîrezione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. D ME STO Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia [a t GENERALITÀ i Brick C. — NI Bericht iiber die Tàtigkeit der Abteilung fiir Pflan- DE zenschutz fiir die Zeit von 1 Juli 1908 bis 30 Juni 1909 (Ras- È i segna sull’ attività della stazione per la protezione delle Ù È piante di Amburgo dal 1 luglio 1908 al 30 giugno 1909). ca \ (Hamburg, 1909, 23 pagine) (per le precedenti veggasi ai È precedenti volumi di questa Rivista). 99 Questa stazione si occupa sempre dell’ esame delle frutta "n provenienti dall'America e dall'Australia nel porto di Amburgo, * e anche in quest'anno ne vennero controllati migliaia di cam- mi | pioni. Si esaminarono anche moltissime piante vive e sono qui 198, SS PIAGET, oltre trecento parassiti animali o vegetali rinvenuti più ‘© meno abbondanti nel materiale introdotto in Europa a scopo di commercio. L. M. Brick Crt Die auf dem amerikanischen und australischen Obste mitgebrachten Parasiten und ihre etwaige Gefahr fiir den deutschen Obstbau (I parassiti importati sulle frutta prove- nienti dall'America e dall’ Australia e il probabile pericolo x. Che essi rappresentano per la frutticoltura tedesca). (Son- mA - 1910, 15 biinei L’Autore si richiama alle relazioni di cui sopra circa vi rassiti trovati sulla frutta importata in Europa, e. ricorda come dall'Europa vennero importate in America ove largamente | È. si diffusero, la Cecidomyia destructor, la Crioceris asparagis, — la Carpocapsa pomonella, la Mytilaspis pomorum, ecC., così — ‘vennero dall'America introdotte in Europa la fillossera della vite, la Schizoneura lanigera, la Leptinotarsa decemlineata, 1A Lecanium corni var. Robiniarum, la Phytophthora infestans, | ed altri parassiti che, come questi, si acclimatarono in Europa, _ sì moltiplicarono e divennero dannosissimi. A. tutti questi devesi aggiungere ,. negli ultimi anni, l’ Aspidiotus perniciosus tento dannoso AI spina e ad altre piante e già diffuso in parecchie. È regioni d’ Europa non che nel Giappone. i È perciò a raccoroandarsi la esatta osservazione delle dispo- — sizioni regolamentari vigenti nei varî stati par impedire la dif; fusione di tanti ‘parassiti. o Fe pat Pi / ta) Briosi G. — Rassegna crittogamica dell’anno 1908, con notizie sulle malattie dell'erba medica causate da parassiti vegetali. (Boll. d. Ministr. di Agricoltura, Anno IX, Vol. I, 1910; 13 pagine) (per la rassegna precedente, veggasi «alla ‘prece; dente pagina 83 di questa vista). SE ora L’annata 1908 fu favorevole allo stia dei parassit i vegetali e 1898 furono i casi esaminati nel Laboratorio Oritt 0- gamico di Pavia; oltre 800 circa altri esami di farerogame E ed altro. Da rilevarsi specialmente, per la estensione che hani 10 assunto , le infezioni. delle. quercie dovuta alma? bianco, dei cereali | dovuta a ona e della i dovuta all’oidio. GENERALITÀ 131 getali, l'Autore distingue quelle degli organi aerei: Peronospora Trifolioram, contro la quale consiglia la falciatura anticipata «delle zone infette onde impedire la moltiplicazione e dispersione dei germi; ruggine (Uromyces striatus), contro la quale consi- gliasi pure la falciatura anticipata; il mal bianco (Erysiphe Poligoni); il male dello sclerozio; l’antracnosi, la bacteriosi e la cuscuta. Quanto alle malattie degli organi sotterranei, le più ‘importanti sono: il mal vinato (Rhizoctomia violacea); il mal del gozzo (Urophlyctis Alfalfae) e le Orobanche. | L. MONTEMARTINI. FeRBARIS. T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili. (Alba, 1909, fasc. II e III) (per il fascicolo I veggasi alla pagina 347 del terzo volume di questa vista). Continuando nella descrizione dei bacteri iniziata nel primo fascicolo , l'Autore studia le diverse specie che producono can- crene e necrosi dei tessuti (mal nero delle viti, bacteriosi del fico, cancrena delle patate, bacteriosi del gelso e del pomo- RICE, ecc.). Passa poi agli Eumiceti e ne descrive agiata i caratteri generali fermandosi poi sulle diverse Peronosporacee parassite, E) proposito delle quali dedica molte pagine ‘alla storia e trattazione della peronospora della vite. Accenna pure alle altre peronospore delle diverse piante coltivate, ed in seguito comincia a trattare degli ascomiceti e pap ionaricate del gruppo degli Eroascus. . La descrizione è sempre i i da considerazioni pratiche e da buone figure. L. MONTEMARTINI. CRAIA B. — (Gibt es einen Tnterschied. ‘snrischia ie T? iter br rn krankheit — C/laviceps purpurea Tul. — der wild v _menden und der kultivierten Gramineen? (V’è differenza | la Claviceps purpurea che cresce sulle Graminacee di i tanee e quella delle coltivate?) (Math. u. Wiss. Ber. a. Un garn., Bd. XXIV, 1909). go: ‘34 } L'Autore trovò la Claviceps purpurea sopra Hostel muli dum, Lolium temulentum, Triticum caninum, Agropyrum bar- n È bulatum e Aira flexuosa, e così sono fin’ ora 35 le specie di Graminacee che possono ospitare questo parassita. Tentò poi di È infettare specie spontanee con spore provenienti da individuo crescente su specie coltivate e viceversa, e l’esperienza è riu- | scita con Triticum repens, Dactylis glomerata e Bromus i mermais. | ta L. MONTEMARTINI, v BLin H. — La maladie des oeillets (La malattia dei garofani) (Revue horticole, 1910, pg. 104). È malattia che si è largamente diffusa l’anno scorso in Pro- venza e nei dintorni di Parigi, favorita dall’ umidità della sta- gione. Si presenta con macchie fogliari rotondeggianti, di BA nei millimetri di diametro, prima isolate e poi confluenti sì da pro- | nu vocare l’essiccamento delle foglie, bianchiccie cosparse di pani " neri che sono i corpi sporiferi del fungo parassita causa del. male: /Meterosporium echinulatum. ‘S La malattia viene combattuta con irrorazioni frequenti | a base di solfato di rame e di naftolato di soda. Efficacissima vo di è la poltiglia borgognese al carbonato di soda: la si prepara. D sciogliendo da una parte un chilogr. e 300 gr. di cristalli | di carbonato di soda in tre litri di acqua, e dall'altra 100 ge or di solfato di rame in un litro di acqua calda; si aggiui ge poi a quest'ultimo tre decilitri della prima soluzione e L'agit al ù . » da e cy PARASSITI VEGETALI 133 versando altra acqua fino a dieci litri. It liquido torbido così ottenuto viene adoperato per le iîrrorazioni. L. M. BorTtHwIck A. W. — A new disease of Picea (Una nuova ma- lattia delle Picea). (Not. r. bot. Gardens Edinburgh, Vol. XX, 1909, pag. 259-261, con una tavola). Si tratta di una malattia delle gemme, specialmente di quelle dei rami inferiori, osservata sulla Picea excelsa e dovuta ad una | specie nuova di Cucurbitaria , che l’ Autore descrive col nome di C. Piceae. Lo sviluppo delle gemme ne resta danneggiato 6 impedito. | L. M. Bray W. L. -- The mistletoe pest in the Southwest (Il vischio nel Southwest). (UV. S. Deptm. of. Agricult., Bureau of. Plant Industry, Bull. N. 166, Washington, 1910, 39 pagine e due tavole). In generale il vischio, in America come in Europa, attira olivizifno degli agricoltori più per le sue proprietà biologiche che pei danni che produce, però in certi distretti, specialmente nel Texas, potè riuscire assai dannoso alla arboricoltura. L'Autore fa qui un lungo studio biologico di questa fane- rogama parassita, descrivendone il modo di germinazione, diffu- sione, ecc. L. M. Busik Fr. — Eine neue Ustilaginee der Mohrenhirse (Una nuova Ustilaginea del Sorgo). (Zischr. f. d. tandw. Versuchsw. in Oesterr., Jahrg. XIII, 1910, pag. 58). Sul Sorgo si conoscono già le seguenti Ustilaginee: Ust:/ago Sorghi, U. cruenta, U. Reiliana e Sorosporium Ehrenbergii. Nel campo indie della Stazione Agraria e LI Bulgaria, l'Autore trovò una specie nuova. di Ustilago che È scrive qui col nome di UV. bulgarica. È Ra Attacca solo gli ovari trasformandoli in masse sporige | bruno-verdiccie che restano per parecchio tempo chiusi nelle — glume. Si distingue dalle altre specie anche per le dimensioni. di delle spore. i } (pKAE A x of ER «i BurLER E. J. — The mulberry disease caused by Corineum Mori 9) Nom. in Kashmir wih notes on other mulberry disease (La ma- lattia dei gelsi prodotta dal Corineum Mori Nom. nel Kas- pe. hmir, con note sopra altre malattie dei gelsi) (Mem. 0f the (sar deptm. of Agricul. in India, Calcutta, 1909, Vol. II, 18 i ; N a pagine, con 4 tavole e due figure). I Mt È una malattia che si è manifestata da varî auni nel Kashmir. SR ma che solo dopo il 1907 ha richiamato l’attenzione degli agri-- Ne coltori per i danni che ha prodotto. Colpisce i rami più bassi IX vea più piccoli delle piante, li altera alla base e ne provoca l’essic- | NI camento. Nelle regioni attaccate che sono di solito vicino alle bi-- i y | forcazioni, la corteccia è alterata, depressa, e presenta molte sore: polature in corrispondenza a pustole nerastre che sono i corpî | i fruttiferi del fungo parassita che è causa del male : il Cor'imemiizz | Mori Nomura. Questo fungo attacca il Celtis caucasica e si sviluppa pre su rami morti tanto di questa pianta come dei gelsi, anzi, come y avviene Ai Wi FaRgia che pure sono crgfogiceo dannosa sui rami Sono & ai vicine, poi, quando ha, acquistato un certo vigore, p: penetra anche nei tessuti vivi e sani. AE #i ua IE PARASSITI VEGETALI È 185 L’Autore crede dunque che la diffusione dipenda principal- | mente dal sistema di potatura e sfogliatura : consiglia certe pra- tiche opportune e raccomanda di asportare dal gelseto i rami AM secchi sui quali il parassita si moltiplica. © Da ultimo descrive le malattie delle foglie prodotte dal Septogloeum Mori (Lév.) Br. et Cavr. e dalla Phyllactinia Corylea (Pers.) Karst., e la IAA dei fusti dovuta al Eopos us hi | spidus (Bullo) Fr. \ L. MONTEMARTINI. 3 Fiscter E. — Studien zur Biologie von Gymnosporangium ju- Gi ‘niperinum (Studî di biologia sul Gymnosporangium junt- I | "A | perinum) (Ztschr. f. Bot., I, 1909, pg. 683-714). L'Autore dimostra che l’Aecidium vulgaris che si sviluppa sulle foglie del Sorbus, non è eguale a quello delle foglie di _»_Amelanchier e che, contrariamente a quanto si crede, non cor- «rispondono ambedue al Gymmnosporangium juniperinum. | | L. M. : Grirron E. e MauLBLanc N. — Sur quelques champignons para- sites des plantes de serre (Sopra alcuni funghi parassiti delle piante di serra) (Bull. trim. de la Soc. Mycologique d. France, T. XXV, 1910, pg. 238-249, con una tavola). I Gli Autori descrivono una specie nuova di Pestalozzia (P. Clusiae) trovata nel giardino coloniale di Nogent-sur-Marne pa- | rassita delle foglie di una Clusia, ed una specie di Phyllostictu | (Ph. Dracaenae) parassita delle foglie di Dracaena nei dintorni di i | Parigi. È: Segnalano poi il diffondersi sic serre del (r/oeosporium 5 di: Sorauerianum Allescher, che attacca le foglie dei Croton e dei | P | Codiaeum. Questo fungo è identico a quello descritto dal Dela- croix sotto il: nome di Gloeosporium Orca esso. S ‘un Asteroma (As. Codiaei Alles.) che gli Autori si riser pe. studiare. i dI 3 A 1700 Lpd Sp 1° MONTEMARTIAI: ta da i us | A IR i Guecuen F. — Sur le parasitisme du Volvaria murinella (£ parassitismo. della Volvaria murinella) (col precedente, p: gina 243-244). UR era evidente che il micelio aveva cominciato a svilupparsi quando | . . vUa ta, uit, il cono era ancora verde e vivo, così che si è davanti ad ùn Loveiana sopra il Clitocybe nebularis. È a ricordarsi che altre specie di Volvaria furono indicate | come parassite. L. MONTEMARTINI Marcuar E. — Das Auftreten des amerikanischen Stachelmehitaues (sg x in Belgien (La presenza del mal bianco dell’ uva spina nel po Belgio) (Sorauer’s Ztschr. f. Phanzenkrankh., Bd. xx 1910, — pg. 234-235). L’Autore segnala la presenza della Sphaerotheca mors uvae ti i in una piantagione dei dintorni di Alost nel Belgio. 1 ‘5A 3 hi L’ infezione fu combattuta bruciando le piante infette e ir rorando ripetutamente le altre con soluzioni di solfato di pole S) al 0,8 per 100 in estate e 0,6 in autunno. LIE Sono da invocarsi provvedimenti legislativi per imp dire | nes la malattia venga importata anche altrove. CAI Prete PARASSITI VEGETALI 137 Massee G. — Cucumber and tomato canker: Mycosphaerella citrullina Grossenb. (Cancro dei cetrioli e dei pomodori : Mycosphaerella citrullina Grossenb.) (Kew Bull., VII, 1909, pag. 292-293). L’ Autore segnala la presenza e la diffusione in Inghilterra di questo parassita che, mentre in America attacca i poponi, in Inghilterra distrugge i cetriuoli ed i pomodori. Il fungo invade i tessuti della corteccia ed il floema dei fusti, però non se ne è vista ancora la forma ascofora. Non si conoscono rimedì. NamysLowski B. — Neue Mitteilungen ilber das Auftreten von zwei epidemischen MehItaukrankheiten (Nuove comunicazioni sopra la diffusione di due Oidium epidemici) (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pg. 236-288). L’Autore parla dello straordinario diffondersi del ma! bianco dell’ uva spina (Sphaeratheca mors uvae) e di quello delle ‘quercie. A proposito di quest’ ultimo, dopo averne segnalato la pre- senza anche in diverse provincie dell'Europa centrale ed orien- tale, constatando la impossibilità di determinarlo per la man- canza di forma ascofora, osserva che l’ipotesi che sia la forma oidica della Microsphaera extensa dell’ America potrà essere accettata solo quando si sarà sperimentato importando questa . forma ascofora da noi e mandando in America la nostra forma conidica. Non trova nemmeno che la forma attuale sia identica al- l'’Oidium quercinum osservato circa 30 anni fa in Portogallo e descritto dal Thimen. Propone pertanto di continuare provviso- $ a Bu: a) ig Vita. riamente a indicarlo col nome di Oidium MR tene ia però distinto dalla forma descritta del Tano (Sul nesso genetico tra il Coleosporium dell’ Aster Pit ed he il Peridermium Pini densiflorae P. Henn). (The Botanical vi Magazine, Tokyo, 1910, pag. 1-5). L’ Autore, facendo esperienze con diverse specie di Coleo- : sporium che si trovano nel Giappone, è riuscito a produrre ils Peridermium Pini-densiflorae sul Pinus densiflora mediante seminagione di spore di un Co/eosporium che si sviluppa sul #9 o Ù l’Aster scaber. Inversamente ha potuto ottenere colle spore di. Mb o " pià Ò d Peridermium prese sul pino, il Coleosporium sull’Aster. be RE Crede pertanto si tratti di una unica specie per la quale \ i MERI È propone il nome di Coleosporium Pini-Asteris Orishimo. L. MONTEMARTINI. A “ PercivaL J. — Potato “ Wart , disease: the life history and. ESS - tology of Synéhytrium endobiotieum — Schilb. — Perel. (La 3 È malattia dei porri delle patate: biologia e citologia del | eo Synchytrium endobiotieum — Schilb. — Percl.) (Centralbl. | ui 4 f. Brakteriol., ecc., II Abth., Bd. XXV, 1909, pg: sj vo: n con tre tavole). gISA i sal i È malattia della pelle delle patate scoperta nel 1896. dt Schilbeszky nell'Ungheria superiore e da lui attribuita ad u " Chitridiacea: la Chrysophlyctis endobiotica. È la stessa che fa È recentemente chiamata d/ack-scab (scabbia) , trovata. anche in Dai ia e Ia RA dedicati Ki ai . \ p ‘ < L - I° PA 7 1 { sa "a PAS N Da i e > be ERA PARASSITI VEGETALI — 139 Inghilterra e descritta pure dal Johnson nel lavoro riassunto alla precedente pagina 71. L'Autore descrive qui la biologia del parassita e ne studia ‘accuratamente lo sviluppo degli sporangi e delle spore, per di- mostrare che in nulla differisce dalle altre specie del genere Synchytrium. Propone pertanto ascriverlo a questo genere facen- done la specie: Syn. endobioticum (Schilb.) Percl. Ra L. MONTEMARTINI. Reep G. M. — The midews of the cereals (La nebbia dei cereali) (Contrib. from the Dep. of Be of Univ. of a N. 17, 1909). L'Autore ha fatto molte osservazioni sulla specializzazione dell’Erysiphe graminis, o meglio della sua forma conidica, che _ è causa della nebbia dei cereali. Vide che la nebbia dell’avena si riproduce solamente sull’avena, quella dell’orzo sull’orzo, quella della secale sélo sulla secale e quella del frumento soltanto sul frumento. Inoltre mentre tutte le varietà di avena e di frumento . sono egualmente attaccabili dalla malattia, per l’orzo vi son delle varietà resistenti. Gli ibridi di secale e frumento sono resistenti tanto alla nebbia della secale che a quella del frumento. L. MONTEMARTINI. SraeGeR R. — Neue Beobachtungen iiber das Mutterkorn (Nuove ‘osservazioni sulla secale cornuta) (Centralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abeh., Bd. XXVII, 1910, pg. 67-78). L'Autore richiama un suo precedente. a voto (riassunto alla | pagina 42 del terzo volume di questa Rivista) nel quale ha con- cluso che la Claviceps che cresce sulla Poa annva è una specie : Bic biologica Hodaba della ci. purpurea. Sulla base di servazioni , rettifica ora che non si tratta. di una sp gica riferibile alla CI. purpurea , bensì alla CE micro I che attacca comunemente l’Aîra caespitosa : la chiama (i crocephala Tul. spez. biologica Poae. "e In seguito segnala alcune graminacee (Melica ciliata , 1 stuca nubigena, Calamagrostis javanica, ecc.) che possono ve. nire esse pure infettate. dalle C/laviceps. Cita poi alcuni fatti n intesi a dimostrare la grande importanza che hanno gli inaeti si sa nella diffusione di questi parassiti. È L. MONTEMARTINI. — WotLr F. A. — A Fusarium disease of the pansy (Una malattia | della viola del pensiero dovuta a un Fusarium). (Mycologia, e ne Vol. II, 1910, pag. 19-22, con una tavola). sc - % Trattasi di un marciume delle radici e del fusto della di del pensiero dovuto ad un Fusarium che l'Autore descrive sotto il nome di F. Violae n. sp. . La malattia si è presentata nel Nebraska e potè essere ricco i prodotta artificialmente. ada L. MONTEMARTINI. NICE. buto can studio delle galle dei salici). (Hedwigia, Bd. XIX, Dresden, 1910, pg. 392-395, con tre figure). || co ZA Sono descritte le galle prodotte nelle foglie di de ro di Salix da: Er iophyes salicis, E. tetanotrix , E. trivadiatus Pontania prorema , P. salicis, Rhabdophaga rosaria, campus venustus , Oligotrophus pregati Perrisia margine torquens. PARASSITI ANIMALI —, 141° KierreR J. J. — Beschreibung einer neuen Gallwespe der Kor- keiche (Su una nuova vespa galligena della quercia del su- ghero) (Naturw. Zischr. f. Forst.-u. Landw., 1909, Bd. VII, pg. 390-391, con una figura). L’ Autore descrive una nuova specie di Andricus (A. Pe- yerimkoffi) che produce sui fiori femminili della quercia del su- ghero piccole galle bitorzolute, lunghe circa un centimetro con 3-4 millimetri di spessore, che ricordano . uelle prodotte dal- l’ Andricus grossularia. = Questa nuova specie fu trovata in Algeria. L. M. LinpInGER L. — Ein neuer Q0rchideen-Scadiing, Leucodiaspis co- cherelli-de Charm-Green (Un nuovo nemico delle Orchidee : . Leucodiaspis cockerelli-de Charm-Green) (Jahrb. d. Hamb. Wiss. Anst.,Bd. XXV, 1910, pg. 1-4, ed una tovola). L'Autore segnala la presenza di questo diaspide, caratteriz- zato da uno scudo bianchissimo, sopra una collezione di Vanda kimballiana nelle serre di Amburgo. Il parassita attacca solo il tessuto fondamentale delle foglie, rispettando le nervature : si estende anche ad altre piante, però solo a monocotiledoni. Non essendo efficaci i mezzi chimici di lotta, si consiglia la lavatura delle foglie. L. MONTEMARTINI. MoLLiaRD M. — Une phytoptocécidie nouvelle sur le Cuscuta Epithymum Murr. (Un nuovo fitotptocecidio sulla Cuscuta Epithymum) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LVI, 1909, pg. 168-170, con due figure). L’ Autore descrive piccole galle fiorali di Cuscuta Epithy- mum dovute ad una specie nuova di Eriophyes : l'Er. Cuscutae. L. M. PantaneLLI E. — Gommosi dal ferita, Thrips di acariosi americane in Sicilia. (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe’ S Roma, 1910, Vol. XIX, Ser. 5°, pag. 344-358 con a tre fn A. seguito della nota riassunta alla seguente pagina. 147 13 di questa Rivista, l'Autore descrive ora queste tre malattie della ; i vite, che si trovano in Sicilia associate al roncet ma sono. da sa esso distinte. o I vecchio si estende anche a quello giovane disturbando la fun- zione della circolazione. È | La Drepanothrips Reuteri Uzel provoca sulle foglie macu- | È lature trasparenti e perforazioni, ed erosioni dentellate sui tralci uc: tanto su viti sane che su viti con roncet, e la si può combat CEI piu sa tere con irrorazioni con petrolio e sapone, con estratti di ta Ba bacco e sapone, con polisolfuro di calcio. L’ acariosi, dovuta al Phyllocoptes vitis, si presenta talora. RK; con fenomeni di rachitismo, diversi da quelli del roncet, FREGA mente nei vitigni tomentosi di Sicilia. | et du w SIRIA Tenendo coperti con terra i ceppi, si sono ottenuti tralci Li tipicamente ammalati di 70ncel, ma liberi da acari ed insetti RR ogni sorta. L. MONTEMARTINI. | n PANTANELLI E. — Un eriofide nuovo sull’ olivo. (Marcella, V Mea VIII, pag. 142-146, con 4 figure). Pea Cda: cl a art TR PARASSITI ANIMALI 143 . dei germogli, con deformazioni e arrossamenti delle foglie, talchè le piante ammalate si rendevano visibili anche a distanza. I rametti deformati mostravano tubercoletti di rogna, pic- coli cancri dovuti al freddo e alterazioni prodotte dalla Pol/linza Pollinii, però in quelli più giovani la malattia appariva come dovuta in primo luogo ad un acaro della famiglia delle Eriofidi, riferibile al genere Epitramerus e che 1 Autore descrive detta- gliatamente. L. MONTEMARTINI. SiLvestri F. — Metamorfosi del Cybocephalus rufifrons Reiter e notizie sui suoi costumi (Bo//. d. Labor. di Zool. gen. e agr. di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 221-227, con sei figure). L’ Autore descrive dettagliatamente le larve di questo pic- colo coleottero e segnala il fatto che esse sì nutrono di ova, larve ed adulti (femmine e maschi) di Diaspis pentagona ; sono capaci di sollevare gli scudi che coprono le femmine ed introdursi sotto di essi per cercare il corpo molle dell'animale o le ova da esso deposte. Devono dunque essere considerate come buone predatrici della Diaspis. Il Cybocephalus rufifrons fa trovato ad Acerra, Terracino, Napoli, non che in Liguria, Sardegna, Sicilia ed Abruzzo. L. MONTEMARTINI.’ SiLvestri F. — Introduzione in Italia di un imenottero indiano per combattere la mosca delle arance (col precedente, pa- gine 228-246, con 8 figure). L'Autore, ricordati i danni che provoca la mosca delle arance (Ceratitis capitata) agli agrumi ed a molti altri frutti , | specialmente alle pesche, in Calabria, parla delle ricerche fatte x 1 ’ . . ì i . na . - A dA RARA à la) dal Compér in Spagna, in America ed in AASCRIO RS oe il parangla di duesta insetto tanto dantionta le cui femmine attaccano le larve di Ceratitis e Beni È: esse le loro ova. Dà qui una descrizione dettagliata ed intesi sante di questo insetto e de’ suoi costumi, e comunica che esso può attaccare le larve anche della mosca olearia. Lo .ha distri Di buito largamente in Calabria e si riserva di riferire sulla effi- | i cacia di questo nuovo alleato nella lotta contro la mosca delle Li arance e quella dell’ olivo. L. MONTEMARTINI. SiLvestRI F. — Contribuzioui alla conoscenza degli insetti dan- sd nosi e dei loro simbionti. I. Galerucella dell’olmo: Galerucella | — luteola F. Miill (col precedente, pg. 241-289, con 25 figure). L’ Autore con questa pubblicazione inizia una serie di mo- monografie complete sui principali insetti dannosi alla nostra agricoltura. ari Descrive qui la (Ga/erucella luteola, piccolo coleottero ui S 13 6-8 millimetri, di colore giallastro, parassita, talvolta molto dan- noso, degli olmi di cui gli adulti divorano le foglie lasciandone È solo le nervature, mentre le larve attaccano la pagina inferiore 1 delle foglie stesse e ne rodono il parenchima lasciando però i ino ‘9 tatta l'epidermide superiore. MPRIT. Parecchi sono gli insetti nemici della galerucella degli olmi, Se” e l’ Autore li descrive: principali tra essi sono il Tetrastichus È ranthomelaenae, un imenottero che distrugge le ova della ga lerucella, e l'Erynnia nitida, un dittero che ne attacca le larve. p Non è facile moltiplicare e diffondere questi nemici naturali | ; o x della galerucella, onde quando l'invasione è forte conviene MI on Re tu td Va et Le à da, Lit: di É gf poi Mat dr LT CLS 9 Lei hi Li È LI . PARASSITI ANIMALI — BACTERI 145 batterla anche direttamente o colla caccia diretta degli insetti adulti, 0 con irrorazioni con sostanze arsenicali : si consiglia il verde di Parigi alla dose di gr. 100 per ogni ettolitro di acqua contro gli adulti, e gr. TO contro le larve che si tro- vano nella pagina inferiore delle foglie. Se le irrorazioni sono fatte in aprile e maggio, alla fine dell'estate le foglie possono ancora essere date impunentemente al bestiame. Nella seconda quindicina di giugno ed in agosto conviene anche distruggere le pupe che si trovano riunite al piede degli alberi. n L. MONTEMARTINI' Hreeyi D. — Quelques observations sur le pieds noir de la pomme de terre (Alcune osservazioni sul piede nero delle patate) (Campi rendi di s. do tAc., d'a86845:Pares, T. CL, 1910, pg. 347-348). (Veggasi anche alla precedente pg. 121). Questa malattia delle patate, detta piede nero perchè ca- ratterizzata dell’annerimento e marcescenza della'base dei fusti, cui segue il deperimento di tutti gli organi aerei e l’arresto di sviluppo dei tuberi, è comune in Ungheria ed in Germania ed è dovuta al Baczllus phytophthorus' Appel, il quale, « sì ritenne, sì propaga per mezzo dei tuberi infetti. ‘ L’ Autore avendo studiato la malattia in diverse località dell’ Ungheria e Germania, potè vedere che i germi di essa | non si propagano coi tuberi, ma sono nel terreno e possono attaccare piante provenienti da tuberi indubbiamente sani. La infezione avviene però soltanto attraverso piccole erosioni del- l'epidermide che sono. praticate dalle larve di diversi animali, specialmente di certi Agriotes (fil di ferro): non vi è pianta ammalata che non presenti tali erosioni, % $) » La di PERE | BACTERI sà acesti ATMOSFI DI ARE INDOLE FISIOL Causa occasionale della Hugiariia sono dunque le larx «ve 3 parola : resta a ‘vedersi se solo il Bacillus phytophthorus fo] an VI altre specie possono produriagi he mi Lo MONTEMARTINI.. Ca Evans J. B. P. — Bitter-Pit of the Apple (Il better-pit delle Lg mele) (Transvaal Dept. Agrie., Techn. Bull., Pretoria, 1909, 18 pagine e 5 tavole). LC Questa malattia delle mele è caratterizzata da macchie nere che si presentano nella parte inferiore dei frutti. È diffusa e molto dannosa nell'Africa meridionale-orientale. Pare sia favorita dal succedersi di notti umide nelle quali la traspirazione è nulla a giornate calde di fortissima traspirazione : l’ ingorgo di acqua provoca la rottura di alcune cellule e la necrosi parziale dei . tessuti. | Rus Sono specialmente le varietà introdotte e non ancora adat- << Sr tate al clima africano, che più vanno soggette al.male. e L. MONTEMARTINI. CamppeLL C. — Osservazioni e ricerche sull’ olivo chiamato “ ma- schio ,. (Bull. d. Soc. Bot. Italiana, 1910, pag. 5-12). Nel territorio di Venafro (Napoli) ed altrove si trovano fre quenti delle piante di olivo che gli agricoltori chiamano olivi maschi perchè fioriscono abbondantemente ma non danno mai GE frutti: si pensa servano a fecondare i fiori delle altre piante, AA epperò se ne tiene uno o due individui per ogni oliveto. L’Autore ha fatto osservazioni in proposito ed ha VIN: | si tratta di olivi nei cui fiori ‘abortiscono gli organi femmin MALATTIE D' INDOLE FISIOLOGICA — 147 salvo qualche volta all’estremità dei rami dove si possono avere drupe normali. Trattasi, secondo lui, di uno stato degenerativo in conseguenza della continuata riproduzione asessuale e proba- | bilmente dell'età. Ad una degenerazione simile si devono forse i così detti olivi Dekkar (in lingua araba, maschio) che si trovano nel Sud Tunisino, L. MONTEMARTINI, _PANTANELLI D. — Sui caratteri morfologici ed anatomici del roncet delle viti americane in Sicilia. (Rend. d. v. Ac. d. Lincei, Class. Scienze, Roma, 1910, Vol. XIX, pag. 147-154, con due figure). Di fronte al disaccordo notato nelle descrizioni date dai _sume qui i caratteri morfologici essenziali pot; risultano dalle sue ossesvazioni fatte nel vivaio sperimentale di Noto : | Caratteri costanti : foglie più piccole. delle normali, meno | consistenti, con seno picciolare più aperto e profonde insenature - laterali, denti acuminati e spesso storti; lamina ridotta di de si | alle nervature. Piccioli più brevi e più sottili del. normale; in- È: | ternodî pure più brevi e più sottili (donde la Miviichi i sa tac court-noué); grappoli più piccoli; femminelle che si sviluppano di pari passo col tralcio che le porta. Caratteri oscillanti : lamina fogliare maculata in chiaro, | —viticci deformati, tralci ramificati dicotomicamente, nodi rigonfiati. È. * Su alcuni vitigni speciali la malattia assume pure aspetti | speciali, accentuando o 1’ uno o l’altro dei sopra indicati cerat- be teri;. "Ri | mai |. Vari fatti dirlo: secondo ie. che la causa deter- minante del roncet agisce durante il primo sviluppo delle gemme, x $ 2 quando l’ attività morfogena è regolata prevalentemente “ dal- l'accordo auxomatico ereditario , LE ri è e Mai RE “rigo ca, Nic vr NE Ka st i ta DS otatatmie DI sità : il primo sintomo è da ii più rcag delle. fa: che però raggiungono ancora la grandezza normale ; ; poi si G la ARRE degli gradi. e da ultimo la macalazione > delle | durante l'estate dado il Dania era risanato. n Fifa è anioni in relazione col sistema di potatura. L. MONTEMARTINI. PanraneLLi E. — Influenza del terreno su lo sviluppo del ronceto od arricciamento della vite (col precedente, pag. REA Siccome il fattore fisiologico della malattia in prole è uni progressivo affievolimento dell’ attività di produzione di nuove. radicelle assorbenti, a struttura primaria, da parte delle rttotiti “ ni passate già a struttura secondaria sin dall’anno precedente, PAU dr tore ha voluto indagare qual nesso gin fra questo fatto e RR A proprietà. del terreno. Di Sono almeno tre i gruppi di fattori variabili che. Maso o azione sulla comparsa della malattia in materiale piantato sano 1) storia del terreno prima dell'impianto (coltivazioni pre- ; cedenti) e dopo (lavori che vi si fanno) ; TEOR n 2) proprietà specifiche del vitigno (profondità ‘e. siluppo. À del sistema radicale, sensibilità ai vari agenti, ecc.)j 0° si 8) posizione e proprietà fisiche del terreno. PANI 3) I I fattori causali sono del primo gruppo e tra ossi pus sere ritenuta come. principale la così detta rime andate Questi oi però non è dovuta a mancanza 0 consumo di un detern le-- Li an # di | BOS P34 ACT) f ita a bal '1ec PRETI RO FETI Li Ka ref ROTTI IA Pa li ica ted ieri Pg 4 x MAI CO, apri MAR, Aa : lei mento nutritizio, ma è piuttosto in relaziono colla presenza nel terreno di frammenti di radici di viti preesistenti : questi fram- menti diventano centri di sviluppo di Dematophora, Fusarium, bacterî, acari, ecc., e la vicinanza di tali microorganismi, anche senza il contatto diretto, ostacola l’ attività rizogena. L. MONTEMARTINI PantANELLI E. — II roncet delle viti americane in Sicilia. (B0//. d. Min. d’ Agric. Ind. e EComm., Anno IX, 1910, 10 pagine). L’ Autore riassume in questa relazione i lavori precedenti, e dopo avere distinto e descritta la malattia, dimostra che essa si riduce ad un deperimento, morfologicamente e fistologica- mente ben caratterizzato, che sussegue ad uno sviluppo sempre più insufficiente 0 ritardato delle radicelle assorbenti. L' invec- chiamento delle radici si ripercuote anche nei tralci e la per- centuale di attecchimento delle talee diminuisce coll’ invecchia mento della vite madre a cui furono tolte. Le concimazioni organiche o minerali non hanno alcun ef- fetto sullo sviluppo del male e non ne hanno nemmeno le disin- fezioni dei ceppi e delle talee. Utile è invece la immersione in soluzioni che eccitino la formazione di radici (acidi diluiti, acqua riscaldata a 55 C., solfato di ferro acido), e per lo stesso effetto sulla formazione delle radici giova anche la coltivazione in terreni ciottolosi o molto porosi. Perle viti madri si possono |. ridurre i danni del'roncet ricorrendo alla potatura frazionata di tutti i tralci al 2° o 3° nodo in autunno e rimonda defini- tiva a primavera. In conclusione il roncet non è una malattia parassitaria nè | infettiva, ma è di origine interna; anzi non è nemmeno una |» vera malattia in sè stessa ma solo un sintomo di degenerazione "8 progressiva del ceppo, prodotta da insufficienza dell’ apparato urbano (radici a stratetia primaria) in rele ne prie qualità fisiche del terreno cui la. pianta 8" se sensil mente nel clima mediterraneo. L'Autore porta una ricca serie di dati intesi a ita il principio biologico, già posto dal Comes, che la resistenza. — no: delle viti agli attacchi dei parassiti deve attribuirsi all’ acidità | dei succhi dei loro organi. ti Dimostra infatti che le foglie dei vitigni europei o ameri- | 3 cani più resistenti tanto all’oidio, che alla peronospora 0 all’ e- NE i rinosi contengono succhi più acidi che non le foglie dei vitigni | meno resistenti. Le viti selvatiche, come in generale tutte le | piante selvatiche, sono più rustiche delle coltivate e resistono | più di queste ai parassiti perchè hanno succhi più acidi : la col- tivazione, come dimostra il Comes, provoca una ipernutrizione | ed un aumento generale della grandezza degli organi con GO. nuzione dell’ acidità relativa, donde la cagionevolezza maggiore delle piante coltivate e la loro minore resistenza contro gli ate da X tacchi dei parassiti. Apt è Dunque la minore resistenza delle uve bianche in confronto | delle nere, come pure la diversa resistenza di uno stesso vi igno: w de Ret a dae: ta terreno e Hel Pas, sono in relazione colla pg na LPSREN tai dh » dii FISIOPATOLOGIA | i5ì toptus Avellanae ): le varietà napoletana e nuciddara le cui foglie hanno un’acidità (espressa in acido tartarico °/, di sostanza secca) rispettivamente di 5.30 e 4.28, sono più facilmente attac- cate della giannusa le cuì foglie hanno un’acidità di 8.90. Conclude pertanto l'Autore affermando: “la maggiore resi- “ stenza delle viti americane e di altre piante, rispetto all’oidio, “ alla peronospora, all’ erinosi, è in relazione alla loro rusticità “e quindi alla loro esuberante acidità rispetto alle corrispon- “ denti varietà ingentilite. Essa è temporanea perchè le cure “ culturali più o meno intensamente applicate fanno attenuare “ la resistenza iniziale fino ad annullarla completamente ,. L. MONTEMARTINI. Ewerr R. — Die Uberwinterung von Sommerkonidien pathogener Ascomyceten und die Widerstandsfahigheit derselben gegen Kilte (Sullo svernamento dei conidî estivi degli Asconiceti patogeni e sulla loro resistenza al freddo) (Sorauer’s Ztschr. F. Pflanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pg. 129-141, con una figura). ‘Gli Ascomiceti patogeni di solito si riproducono e diffon- dono durante tutto l’estate per mezzo di semplici conidî, e for- mano gli aschi e le ascopore solamente alla fine della stagione quando l’ ospite è esaurito o morto: sono le ascopore che ser- vono a conservare la specie da un anno all’altro. Vi sono però dei casì nei quali le ascospore si formano solo raramente e p. e. della Monzlia fructigena, del Fusicladium pirinum e di parecchi altri funghi parassiti è ben raro trovare la forma ascofora. Dovendosi in tali casi credere che la specie possa resistere all'inverno anche nella forma conidica, l’ Autore fa esperienze con Mycosphaerella sentina Kleb., Pseudopeziza Ribis Kleb., Fusicladium pirinum e dendriticum, e conclude LA “ che i - conidî gli Astori patogeni 1 non solo possono stere agli inverni più rigidi, ma anche in pieno estate non p dono la facoltà di germinare pure se sottoposti alle temperati più basse. si | iù _ V’è una relazione tra la resistenza all’i inverno e quelasie freddo durante l'estate, così che sperimentando con questo si può prevedere e misurare il grado di resistenza all’ inverno. pi I conidî hanno grande importanza per lo svernamento IN particolare modo delle specie che non formano se non raramente | le forme ascofore: L'Autore vide p. e. che resistono molto i conidî del bianco delle quercie. La facilità colla quale certe infezioni fungine si presentano in qualsiasi stagione (primavera o autunno), appena appena le condizioni esterne permettano la vita del paresila dimostra che i germi di questo sono sempre vivi. L. MONTEMARTINI. MoLLiarp M. — Remarques physiologiques relatives au détermi- nisme des galles (Considerazioni fisiologiche sul determinismo delle galle) (Bu. d. 2. Soc. Biol. de France, T. LVII, 1910, pg. 24-31). Mentre le galle furono molto studiate dal punto di vista della sistematica e della loro morfologia esterna e struttura in- terna, se ne trascurò il chemismo e non si studiarono le cause pan che le determinano. Gli Autori che si occuparono del determi: 00 nismo delle galle hanno pensato che si tratti di un’ azione chi- ai mica esercitata da un liquido segregato o dalla femmina quando — e deposita l’uovo, o dal parassita in via di sviluppo. 3h We . Log L’ Autore fa ora pigri» A agri Riti ini ai. È u FISIOPATOLOGIA 153 in azoto totale e la diminuizione dell’ azoto proteico. Ciò è in- dizio di una trasformazione delle sostanze albuminoidi sotto la azione di un fermento digestivo : le sostanze proteiche diminui- scono perchè dànno origine a prodotti più semplici del gruppo delle sostanze amidate. L. MONTEMARTINI. MorcenTHALER 0. — Ueber die Bedingungen der Teleutosporen- bildung bei den Uredineen (Sulle condizioni di formazione delle teleutsopore .nelle Uredinee) (Centra/b!. f. Bakteriol. ecc., II AdlA., Bd. XXVII, 1910, pg. 73-92, con 18 figure). È noto che la formazione delle teleutospore chiude sempre il ciclo di sviluppo delle Uredinee e si presenta di. solito come formazione di spore ibernanti. Il tempo della comparsa di questi organi non è però legato al succedersi delle stagioni e già lo Smith ha osservato che nella Puccinza Asparagi i sori uredo- sporiferi dànno presto delle teleutospore se il tempo è molto asciutto ì se no continuano a dare uredospore anche ad autunno avanzato. Così pure Iwanoff ha. visto che per diverse Uredinee (Puccinia Pimpinellae, P. Violae, P. Galii, ecc.) le teleuto- spore si formano. più o meno presto a seconda che la pianta ospite cresce in montagna o in pianura. L’ Autore fa ora esperienze con Uromyces Veratri. prove- niente da ecidiospore seminate su Veratrum album. Vede così che la trasformazione dei sori uredosporiferi in teleutosporiferi dipende dallo stato della pianta ospite o almeno dell’ organo attaccato, nel senso che avanzandosi la malattia o avvizzendo l'organo, viene ostacolata la formazione delle uredo- spore. x Sì Tale conclusione viene confermata anche dall’ osservazione di altre Uredinee, L. MONTEMARTINI, va E e î ’ SME Pe ,Le v Dei a a i vi 3 + A NOTE PRATICHE ’ LE PRINCIPALI MALATTIE DEI POMI E PERI. Il nerbo della nostra esportazione di frutta è dato dalle mele e dalle Da pere, il cui valore fu nel 1907 di L. 21;732,536. Queste cifre dovrebbero ineo- x X n raggiare la razionale coltivazione delle principali piante da frutta che Vea oo alcune regioni potrebbero sostituire con vantaggio altre coltivazioni meno. $i redditive, specialmente se il prodotto viene difeso dalle molte malattie sai che rendono la frutta incommerciabile, non solo per |’ aspetto , ma anche. per la qualità della polpa. Una delle malattie più diffuse e dannose. è la CR ticchiolatura dovuta a funghi (Puisicladtum dentriticuin, F. pirinum Fekl.) ve che attaccano le foglie tanto del pero che del melo (formando macchie dn. nere), ed i ramoscelli giovani (su cui formano vesciche grigie che si rom.

AIR fuoresce la gomma; se i colpiti sono ì rami più giovani ed in via di svi- o Ù luppo, si nota un rallentamento del loro accrescimento, le foglie riman- post: gono sempre più piccole e gli internodi più brevi, il ramo intristisce e poi secca completamente. Segue presto, specialmente se si tratta di una pianta — ancor giovane, la morte di tutta la pianta. Certe varietà sono colpite più pr to vi delle altre; certi terreni (gli argillosi, i compatti e quelli troppo conci- RAR mati) accolgono più facilmente il male, il tempo umido e piovoso ne fa: “e vorisce l’esteffdersi. O { ge ho La causa della malattia è ancora incerta: da elcani: vennero indicati — Var dei bacterî, da altri il Clasterosporium ed altri fungilli parassiti che e x H taccano le foglie, da altri finalmente si è data importanza all’ azione delle ferite. Probabilmente non è una sola la causa del male: il legno pae da peschi presenta una grande tendenza alla degenerazione in gomma e tanto i parassiti che le azioni traumatiche possono dar le a tale dege ner zione. 9° ARREDATA Perciò una lotta razionale contro la PIRA ani richie | lotta contro tutti i parassiti vegetali o animali che vivono su queste | piante e la disinfezione accurata della loro superficie, da praticarsi con lavaggi con poltiglia bordolese ed altri insetticidi. Converrà poi usare le massime Dresauzigni nella potatura, potare poco e pulire sempre e disin- fettare i tagli con soluzioni di solfato di ferro, coprendoli poi con catrame. Anche nella lavorazione del terreno bisognerà procedere con molta pre- cauzione per non rompere le radici. Se la pianta attaccata è robusta e ne viene colpito solo qualche ramo, si potrà asportare le parti ammalate, disinfettando poi con ogni cura la ferita, come per la potatura. L. Montemartini. Dal raccoglitore: Padova, 1910. ° N. 2. - Pag. 28. — Per distruggere le talpe, oltre l’asfissia col solfuro ‘di carbonio e l’avvelenamento con vermi cosparsi di noce vomica, si consiglia la coltivazione del ricino (dieci piante per ettaro bastano a scac- ciare le talpe), e l’infossatura di pezzi di legno imbevuti di catrame. Siccome le talpe non possono soffrire l’odore di catrame, mettendo in ogni talpaia “un pezzo di legno imbevuto di questo, si riesce a farle sloggiare e fuggire lontano. |». N. 3 - Pag. 46. — Si comunicano i risultati di esperienze tentate in Francia per la lotta contro gli afidi col mezzo delle foglie di pomodoro. Irrorazioni con un conveniente decotto di queste foglie hanno potuto di- struggere completamente gli afidi del pesco. Piante di pomodoro mai cimate e lasciate arrampicare sopra piante basse di pesco sono capaci di tenerne lontani gli afidi. Piante delle stessa specie, ripicchettate intorno alle prode ts delle piantagioni di fave tengono lontano gli afidi anche da esse. N. 6. - Contro la Chionaspis evonimi che infesta gli evonimi, si consi- i gliano abbondanti ‘potature con distruzione delle parti più infette, e irro- 4: A =: Misti a é i. » razioni colla seguente miscela: sapone molle Kg. 1,5; carbonato di soda Ke 0,5; estratto fenicato di tabacco Kg. 1; acqua litri 100. Si scioglie la soda in poca acqua tiepida, quindi vi sì spappola il sapone aggiungendo a poco a poco l'estratto di tabacco mentre si ha cura di agitare '‘conti- Dà ai nuamente il liquido; si aggiunge poi il restante dell’ acqua. Dalla Revue de Viticulture, T. XXI, N. 888. La Cochylis. - Dalle recenti esperienze fatte da Maisonneuve, L. Morear al et E. Vinet è risultato che durante l’ inverno, nei terreni argillosi, le Cocmylis vanno a riparare sotto la corteccia delle ceppaie, dentro le fessure dei pali, È salvo eccezioni accidentali. Cosicchè dal punto di vista pratico, il fatto della 3 localizzazione delle crisalidi sotto le corteccia dei ceppi, stabilisce il modo — N] Pi con cui devono farsi i trattamenti invernali. Volendo in autunno ricorrere alle sos trappole rifugio (scattole con ovatta), sebbene il loro impiego sia più ino dicato in estate, conviene, per ar ga dei. buoni risultati, di attaccarle sul: ui tronco stesso della ceppaia. Non è già collocando le trappole sul terreno | o sui rami, come si è fatto con fascetti di paglia, che si può ottenere un. a di buon raccolto di crisalidi. pavata: SI pt __ L. Pavarino. Dal Budlettino dell’ Agricoltura, Milano, 1909, nell’ alta Valsabbia (Brescia): si tratta però di un caso isolato. LA Si comunica anche che il Bacca nigriventis (un dittero la cui larva ato tacca nell’ Argentina le femmine della Diaspis) non può avere grande. mo lore nella lotta contro i coccidi perchè ha a sua volta nemici attivissimi in alcuni Aspidiotus che ne impediscono la diffusione, Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma > GS 1600. pr ‘Anno IV. 15 luglio 1910 Num. ii. Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DAL Dot. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e 0. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia he BACTERI MonTEMARTINI L. — Una nuova malattia dell’ ulivo. Nell'agosto dello scorso anno il prof. Giovanni Rota, allora Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Salò, in- viava in esame a questo Laboratorio dei rami di ulivo colpiti da una malattia affatto nuova per gli oliveti di quella provincia e che a me è sembrata non ancora osservata in nessun’ altra regione. Questa malattia è stata così descritta nel sorgimento agricolo (N. 22, 80 novembre 1909), organo di quella Cattedra : Le piante che vengono colpite presentano*le estremità fogliari avvizzite, avvizzimento che limitasi all’ inizio a pochi ciuffi di foglie, ma che poi va grado grado assumendo proporzioni sempre più intense fino a colpire l’intero ramo, i ciuffi vicini, ed a determinare in breve tempo (generalmente da pochi mesi a due o tre anni a seconda della grossezza e dello stato di vegetazione più o meno rigoglioso dell’ ulivo attaccato) la morte della pianta. “ Scostando la corteccia sul ramo il cui avvizzimento è in- cipiente ed anche lontano dal punto di attacco, sì scorge che #4. la zona generatrice o cambio presenta una tinta brunastra “ che va sempre più intensificandosi di colore col graduale “ procedere della malattia. Scalzando ed estirpando la pianta, “ questa, specialmente se giovane, presenta al colletto un inizio n “ di marcescenza putrida che determina in tale pianta il facile “ distacco della corteccia mettendo a nudo la parte sottostante. “ che mostrasi tutta bucherellata e ‘fortemente impregnata di. “ umidità. I rami della pianta attaccata presentano poi in molti “ punti la cortecia come rialzata e rigonfia di colore legger- “ mente più bruno e bucherato, fenomeno che se sfugge a chi “ osserva il malanno per le prime volte, offre invece sicuro in- “ dizio senza ricorrere all’esame della chioma per chi ha avuto “ modo di ripetere altre osservazioni su piante già colpite. “ La descrizione del malanno come presentasi ora è completa | “ quando si aggiunga che alcune varietà di olivi, e più preci. “ samente i frantoiani, se non completamente immuni possono “ però ritenersi meno facilmente attaccabili e che la malattia “ da un piccolo centro va grado grado assumendo proporzioni “ sempre più allarmanti ,. | i Circa la causa del male, il giornale non dice nulla: si sono trovati sui rami ammalati degli aggruppamenti di ol/linza Pollini e qualche Phleotribus, ma nè lun parassita nè 1’ altro in quantità tali da potere ad essi soli attribuire la causa prin- cipale ed esclusiva del constatato deterioramento. Anche nel materiale inviato in esame a questo Laboratorio e che era in stato molto avanzato di malattia, non fu possibile rinvenire la causa sicura del male. Trovai, è vero, nella cor- teccia di qualche ramo il micelio di un fungo che non mi è riuscito ancora di identificare, ma la sua presenza, come quella cia dei parassiti animali sopra ricordati, non era affatto costante, Sui rami secchi lasciati a lungo in ambiente umido e caldo non. si svilupparono, finora, che dei saprofiti. e” Ond’è che quest'anno, richiamata la nostra attenzione anche | » Na BACTERÌ 163 dal. prof. M. Ricchini, successo al prof. Rota nella Direzione di quella Cattedra Ambulante di Agricoltura e che con somma cortesia inviò parecchie volte materiale di studio, si riprese in esame la malattia e si fecero anche delle visite in luogo tanto da me che dal chiar. prof. Briosi, Direttore di questo Laboratorio , il quale lasciò poi a me l’incarico di studiare il materiale raccolto. La malattia si presenta davvero assai grave, e nell’ oliveto nel quale si è per la prima volta manifestata (ed ora va a poco a poco estendendosi anche agli oliveti vicini) le piante colpite spiccano in distanza per aver la chioma in parte secca, a somi- glianza delle piante di castagno colpite dal mal dell’ inchiostro o di quelle dei gelsi colpite da avvizzimento. E come per queste malattie dei castagni (veggasi la descrizione di Briosi e Farneti alla pagina 339 del Volume III di questa A7vista) e dei gelsi, i rami ammalati ed i tronchi mostrano striscie livide, più o meno lunghe , talora lunghissime, che a poco a poco si allargano se- gnando la necrosi dei tessuti corticali che diventano incapaci di funzionare. Inferiormente, dove i fusti ed i rami non sono ancora completamente necrosati, tali striscie si continuano in una zona nella quale i tessuti corticali ancora sani sono cosparsi di chiazze nere di pochi millimetri di diametro od anche di mezzo centimetro, corrispondenti di solito a lenticelle, e che nell’ insieme dànno alla corteccia, su un taglio tangenziale, l’ aspetto come se fosse percorsa da gallerie di insetti. In alto invece, nei rami più giovani, dove appena comincia la malattia, questa si presenta con piccole macchie nerastre sulla corteccia, di solito localizzate all’ inserzione delle foglie o dei ramuscoli più minuti. Questo ultimo è il primo indizio della comparsa della ma- lattia sugli alberi apparentemente ancora sani. È dunque nella chioma, e più precisamente nei rami più giovani che la malattia comincia. In seguito essa, attraverso la corteccia fino alla zona dal -# P AR a dx wo RESA PALO, [RA 0) ill Era ai n la ea 1 A ei o deg I . Ù È a \ j pere a ne e la Eee, I a ein a a È E. la causa del male, per intanto nel dubbio che esso si propaghi a bet PE ate. . ri sn fe FRESE \ a ca É w last, » bo cambiale, procede dall’ alto verso il basso segnando les livide di cui si è parlato ed estendendosi poi anche trasversal- mente tutto intorno ai rami ed al fusto, provocando l° essioca- | mento prima saltuario e poi .generale dei rami superiori | sono ancor sani. y Nelle macchie nere che segnano l’inizio della malattia el nelle chiazze pure nere che sono state sopra descritte e che, si può dire, precedono il propagarsi di essa nei tessuti corticali verso il basso, si trova in abbondanza un bacterio che, con molta probabilità è la causa del male. È un bacterio relativa- mente grosso, che riempie le cellule corticali ed è visibile anche senza immersione e senza colorazioni, ha forma fusoidea, lun- ghezza di 2.5-8 4, movimenti vivaci. Esso si trova anche nei tessuti nei quali la necrosi è più avanzata (ma è in essi più raro e più difficile riesce vederlo), e qualche volta anche nelle foglie dei rami più giovani che cominciano ad ammalarsi. Ne ho cominciato la coltura in diversi mezzi nutritizi e mi riservo di darne a suo tempo una descrizione più precisa. Solo esperienze di inoculazione potranno dire se esso sia veramente per ferite prodotte dalla potatura o da insetti, sarebbe consi- gliabile la distruzione di tutti i rami più infetti con accurata disinfezione e degli strumenti adoperati per la potatura e delle superfici dei tagli. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, giugno 1910. L. MONTEMARTINI. i id a » Sea a | ai I Ca Coalia.i Ne - n le, ni Lie . PARASSITI VEGETALI 165 MontEMaRTINI L. — Una nuova malattia della Sulla: Anthosto- mella Sullae n. sp. In un campo dei dintorni di Rimini si è presentata in que- st’ anno una malattia della Sulla, che io credo non ancora co- nosciuta. Essa era, per fortuna, strettamente localizzata : il pro- fessore Frizzati, Direttore di quella Cattedra Ambulante di Agri- coltura, il quale ebbe la cortesia di inviarmi materiale di studio, mi scriveva infatti di avere ispezionato diversi sullai in altri punti del territorio ma di non essere riuscito a trovarvi alcuna traccia della nuova malattia. “ È la prima volta, soggiungeva, s Che io la ho osservata sulla Sulla ,. Le piante esaminate erano anche attaccate dall’ Ey-ysiphe che, come mi scriveva lo stesso prof. Frizzati, ha invaso que- st’ anno molti sullai della provincia di Rimini; però la malattia nuova sì manifestava con caratteri ben distinti da quelli del- l’ Erysiphe. Le fogliette presentavano larghe macchie nero-lucide sulla pagina superiore, un po’ sbiadite sulla inferiore, che sì estende- vano anche fino a metà del lembo ricordando le macchie pro- dotte da certi Rythisma parassiti. Il lembo, così alterato, si ac- cartocciava e finiva per seccare. In sezione trasversale il mesofillo, in corrispondenza a tali macchie, era invaso da un intreccio micelico nerastro, più fitto sotto l’ epidermide ed intorno a concettacoli fruttiferi semplici, schiacciati, aprentisi facilmente per la rottura irregolare dell’ e- pidermide, costituiti da numerosi basidi appressati, filiformi, ja- lini, lunghi 10-16 « e portanti ognuno una piccola sporicina pure jalina, elittica 0, meglio, limoniforme, larga 2 « su 3-4 di lun- | ghezza. Sotto tali concettacoli fruttiferi il micelio penetrava, come si è detto, tutto il mesofillo fogliare e costituiva qua e là degli aggrovigliamenti interni che spiccavano anche ad occhio nudo, 166 PARASSITI VEGETALI SERE VEST in sezioni sottili, come punti bianchicci in mezzo al resto Ke IA parenchima nerastro e che nelle foglie lasciate alcuni giorni. im camera umida o in quelle a malattia molto avanzata, diventa: | i vano i periteci di una forma ascofora ‘anch’ essa, const me, :G pu dx non ancora descritta. pe Sa Erano periteci interni, occupanti quasi tutto lo spessore della foglia sporgendo a guisa di piccola papilla sulla pagina inferiore, semplici, muniti di ostiolo aperto con aschi parafisati inseriti su tutta la superficie interna e contenenti otto spore elittiche, di colore olivaceo-bruno se mature, lunghe 13 w su 7,5 di larghezza. La continuità del micelio non lascia dubbio che quesso sia lo stato ascoforo perfetto della forma picnidica sopra descritta , e la sua diffusione nei tessuti ammalati è prova sufficiente sia esso causa del male. Per i caratteri qui riferiti credo sia questa forma da ascri- versi al genere Anthostomella Sacc., e poichè nessuna delle specie finora descritte di questo genere può essere identificata con questa, la ritengo una specie nuova per la quale propongo il nome di Su/lae dalla pianta che attacca. Se ne può dare la seguente diagnosi : Anthostomella Sullae n. sp. Simplea ; peritheciis gregartits, majusculis, submembranaceis, conterxtu distinete parenchyma- tico, globosis, 300-500 , ostiolo brevi conoideo superficiem at- tingente, peridermio circa ostiolum vir erumpente denigrato textis; ascis cylindraceis, T0-T5 X 8-9 wu, brewiter stipitatis , " apice rotundatis, octosporis, paraphysatis; sporidiis oblique monostichis, utrinque rolundatis, continvis, olivaceofuscis, 13 XxX 7,5 4; paraphysibus filiformibus, continuis, intus gra- * nulosis, ascos aequantibus. | In foliis vivis Sw//ae, Rimini, socia forma sperm. Lepto- thyrium: Maculis nigris; peritheciis simplicibus, scutiformibus, — si membranaceo-atris, epidermide atrata et irregulariter eruni e” pente tectis ; sporulis limoniformibus, minutis, 3-4 X 2 p. } Ba ill ai PARASSITI VEGETALI 167 È a ricordarsi che altre specie di Anthostomella vennero trovate in relazione con forme di Leptothyrium : ricordo p. e. la Anth. pisana Pass. La malattia della Sulla qui decritta, se fosse diffusa sarebbe assai grave per le profonde alterazioni delle foglie da essa pro- vocate, tali da far temere anche conseguenze nella alimentazione del bestiame. Però, come si disse, essa rimase fin’ora circoscritta in una sola località. Ad ogni modo, data 1 abbondanza colla quale si sviluppano gli organi di produzione del parassita che ne è causa, tanto nella forma picnidica che in quella ascofora, è a temersi che essa abbia rapidamente a diffondersi, onde è con- sigliabile la pronta distruzione delle piante da essa attaccate e di quelle sulle quali eventualmente potrà ripresentarsi. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, giugno 1910. L. MONTEMARTINI. Ringrazio il chiar. prof. Frizzati, Direttore della Cattedra Ambulante di Rimini, per la cortesia colla quale mi ha inviato in diverse riprese mate- riale di studio e per le notizie datemi sulla malattia. BuBik Fr. — Die Phytophthorafiule der Birnen in Bohmen (Il marciume delle pera dovuto a Phytophthora , in Boemia) (Sorauer ’s Ztschr. f. Pflanzenkr., BA. XX, 1910, pag. 257- 271, con due figure e una tavola). È malattia delle pera che è stata già descritta dall’ Oster- walder (veggasi alla pag 149 del I° Volume di questa A7v:s/a). L’ Autore la riscontrò su frutti provenienti dalla Boemia e la descrive qui con qualche dettaglio. All’ aspetto si presenta come il marciume comune dovuto alla Monilia, però la carne dei frutti attaccati rimane dura e il fungo non penetra in essa oltre un centimetro dall’ epider- Ra detti PARASSITI VEGETALI mide: quest’ultima annerisce o su tutta la superficie, «i di ce 104 chiazze. | ei Le ife conidiche del parassita si sviluppano frollim enti frutti ammalati se lasciati per qualche ora sotto campana ci L’ Autore potè con esse assicurarsi che si tratta della Phyto È phthora omnivora. a: I più attaccati sono i frutti dei rami bassi, vicino a terrà. L. MONTEMARTINI. Dorocin G. — Eine Pilzkrankheit auf den Blattern von Ulmus campestris L. (Una malattia delle foglie di UVlmus cam- pestris dovuta a un fungo) (Soraver’s Ztschr. f. Pflanzen- krankh., Bd. XX, 1910, pag. 261-263, con due figure). L’ Autore ha osservato nelle vicinanze di Pietroburgo piante di Ulmus campestris le cui foglie erano attaccate da un G/oeo- sporium simile al G/. inconspicuum Cavr., ma colle spore più grosse (lunghe 3-6 e fino 9 w., invece di 1-2). Ne fa una varietà nuova che descrive col nome di (Gdl. inconspicuum var. cam- pestris. L. MONTEMARTINI. Gosio B. — Alterazioni del granotureo e loro profilassi (Annali di Agr., Roma, 1909, N. 261, 38 pagine e 24 tavole). In questa conferenza l’ Autore comincia a dii O come il mais costituisca un materiale di simpatìa per lo sviluppo dei B; i microrganismi e si serve all’ uopo di belle tavole fotografiche 5 : che rappresentano pannocchie di granturco, colpite dalle altera- | | zioni più degne di nota. "928 sl) Fra le muffe che attaccano il mais la più diffusa è il p ate ue pt e AR "tg r ETae; | de af MS PARASSITI VEGETALI | 169 nicillo verde che rappresenta dal 70 al 90 °/, dei parassitismi maidici, tanto delle cariossidi, quanto delle farine. Con varia diffusione, ma sempre molto minore, si avvicen- dano poi gli aspergilli. Penicilli e aspergilli formano il verde- rame. Poi l’ A. studia accuratamente la genesi dei varî ifomiceti, più comuni, parassiti del mais, e ne illustra lo sviluppo con fo- togrammi (che riproducono fette di patate dove le spore hanno prodotto patine finali e caratteristiche) allo scopo di mettere in evidenza la rapidità con cui si sviluppano le muffe e la possi- bilità che un’ enorme massa di granturco possa essere invasa dal contagio. E con la scorta di un’ allra serie di fotogrammi, fa vedere come la moltiplicazione e la disseminazione delle muffe sul mais dipendano dalla forma degli apparati sporiferi. Sono sopratutto le farine preparate con mais guasto, quelle che presentano un maggior pericolo, perchè le spore in breve tempo si disseminano in tutta la massa alterandola completa- mente, come risulta dalle tavole annesse. Le farine sono poi anche sede propizia di molti altri paras- siti (saccaromiceti e schizomiceti) che aggravano il dànno pro- dotto dalle muffe. Veleni maidici e pellagra. La ragione per cui le muffe maidiche si rendono dannose e verosimilmente generatrici di pellagra, sta nella quantità di veleni maidici o meglio di veleni ifomicetici che esse produ- cono anche nelle farine di molti altri cereali, ma specialmente nel mais che costituisce il più comune pericolo. Detti veleni (che sono oggetto di ricerche bene avviate) producono due forme di avvelenamento, una acuta — piuttosto rara e corrispondente al tifo pellagroso — e una cronice con la sintomatologia relativa. 170 PARASSITI vecetaLi | {E Fra le varietà alcune sono più resistenti alle muffe, ma ad aumentare la refrattarietà del mais, contro i parassiti , giovano l’essicamento ed il tratta iO con antisettici. Profilassi ed istruzione per la ricerca delle avarie. L’Autore passa quindi a trattare dei mezzi utili a preservare no 4 il mais dai pericoli dell’ infezione, soffermandosi alla manuten- zione degli ambienti dove sì conserva il mais stesso ed ai ser- batoi in cui si tiene la riserva del pane o della polenta. Espone quindi le norme per isolare il mais sano da quello guasto e in-_ siste nella necessità di impedire per legge la macinazione del mais avariato. In seguito l'Autore dà istruzione riguardo alle indagini da effettuarsi sul granoturco e sulle farzne, per le quali riesce van- taggiosa la ricerca degli elementi dimostrativi della loro altera- bilità. Finalmente l’ A- espone i saggi consigliabili per un rapido esame sul mais e sulle farine e ricorda che una fonte di pre- zioso movimento contro la pellagra viene da tutti i progressi economici e sociali che mirano a distruggere il pauperismo. L. PAVARINO. (Rrirron E. et MavLBLANc N. — Nouvelles recherches sur la pourriture du coeur de la betterave (Nuove ricerche sopra il marciume del cuore della barbabietola) (Bull. trim. d. I. Soc. Mycol. d. France, T. XXVI, 1910, pg. 126-131, con una figura ed una tavola). Gli Autori si richiamano alla loro pubblicazione già rias-o NE: sunta alla precedente pagina 22, e coltivando separatamente il Gi Phoma tabifica e l Alteruaria e Cladosporium trovati sopra le foglie centrali delle barbabietole ammalate, hanno constata; ati " Se dA 1 oi su a Bb - : o >» k n, e - e % PARASSITI VEGETALI 171 che il primo non dà mai altra forma che la picvidica, mentre gli altri si presentano sempre come ifomiceti. Si tratta dunque di funghi ben diversi tra loro e di due malattie distinte: il vero marciume del cuore dovuto al Phoma, e l annerimento delle foglie centrali provocato dal Cladosporium : quest’ultima è meno grave. Nelle colture del Phoma nelle condizioni più diverse, i pic- nidî si presentano sempre in uno stesso modo, ma il micelio dà luogo qualche volta a dei rigonfiamenti simili a quelli descritti anche dal Guilliermond pel micelio di G/oeosporium nervise- quum (veggasi alla pagina 246 del terzo volume di questa vista). L. MONTEMARTINI. GrIrronx E. et MavLBLANc N. — Le blane du chène et l'Oidium quercinum Thiimen (Il »:0a/ bianco della quercia e 1'Oidzwm quercinum Thimen) (col precedente, pg. 132-137, con una figura). Riassunte le notizie che si hanno sopra il mal dianco dit- fusosi sì straordinariamente sulle querce e ricordate le diverse determinazioni dell’ 0:dim che ne è causa, gli Autori, avendo potuto esaminare gli esemplari originali dell’Oidzxm. quercinun studiato dal Thimen, ritengono che il primo è affatto distinto da quest’ultimo che è la vera forma conidica della Microsphaera Alni. | Nell’ attesa di scoprirne la forma ascofora, propongono per il nuovo parassita il nome di Vidium alphitoides (dal greco a/- phitoides, farinoso): trattasi probabilissimamente di una forma esotica introdotta da poco in Europa. L. MONTEMARTINI. andati fia #4 } * sf a fa pa | P8 1 PASGAR 4 vali. [prEN Fan a ui (0 172 PARASSITI VEGETALI ed pio . . è . 4 Le È va. Lavsert R. — Die “ Bitterfiule , oder Gloesporium-Fàule der Aepfel (Il marciume amaro delle mele dovuto al G/loeospo- "SE rium) (Deutsch. Obstbauztg., Bd. LVI, 1910, pg. 175-179, con due figure). Di Nell’ America settentrionale questa malattia è una vera ca- lamità per la frutticoltura. Essa comincia ad espandersi anche in Europa e lA. ne da notizia. Attacca i frutti ed i rami, non le foglie, producendo su questi delle specie di cancri, e sui primi macchie più meno grandi, prima incolore e poi nere, cosparse di pustole bianco- rossastre : in corrispondenza a tali macchie anche la polpa in- terna del frutto si altera e poi indurisce ; tutto il frutto acquista un sapore amaro che ha valso alla malattia il nome di mar- ciume amaro (Bitterfaule). L’agente patogeno è il (G/oeosporium fructigenum Berk., fungo indigeno dell’ America settentrionale e che può attaccare anche i frutti dei peri, dei cotogni, dei pomodori ecc, La forma ascofora corrispondente è la G/omerella rufomaculans (Berk.) Spauld. et v. Schr. Venne altre volte descritto anche coi nomi di Septoria rufomaculans, Gloeosporium rufomaculans, Gt. laeticolor., Gl. versicolor, Gnomoniopsis fructigena. Bisogna raccogliere accuratamente e bruciare i frutti in- fetti che rimangono appesi sugli alberi, non che è rami attac- cati. In America si applicano anche le irrorazioni con poltiglia bordolese e si usa farne tre, cominciando la prima alla fine di giugno e seguendo le altre a 10-14 giorni di intervallo tra di loro. La resistenza opposta dai frutti agli attacchi del parassita è però diversa anche a seconda della varietà e dello stadio di ma- turanza. L. MONTEMARTINI. è SI ii it tei E: Pisu Py re : lt "a: » e PARASSITI VEGETALI 173 Perers L. — Eine haufige Stecklingskrankheit der Pelargonien (Una malattia frequente del fusto dei pelargonî) (Gartenflora, Jahrg. LIX, Berlin 1910, pg. 209-213, con una tavola). L'Autore segnala il fatto che centinaia di piante di Pe/ar- gonium che erano perfettamente sane in autunno, soccombettero in primavera ad una malattia che si manifestava coll’ anneri- mento della base e del fusto. Studiando le parti ammalate le trovò invase dal Pythium debaryanum Hesse, e potè anzi, con culture di questo, ripro- durre artificialmente la malattia. Descrive ora la morfologia e biologia di questo parassita che attacca pure molte altre piante, specialmente giovani, ap- partenenti alle famiglie più diverse ed è quindi diffusissimo. Consiglia distruggere le piante attaccate conservandone solo , se si tratta di varietà preziose , l estremità dei rami ancora sani da piantarsi a guisa di talea. Occorre anche evitare pos- stbilmente di adoperare terra nella quale siano cresciute altre piante infette. L. MONTEMARTINI. VogLino P. — I parassiti delle piante osservati nella provincia di Torino e regioni vicine nel 1909. (A. Ac. di Agrie. di Torino, Vol. LII, 1909, 32 pag.) L’ Osservatorio Consorziale di Fitopatologia, che V Autore dirige a Torino, ha avuto modo anche quest’ anno di osservare nella provincia di Torino e regioni vicine, numerose e impor- tanti malattie di piante coltivate che vengono qui elencate ed in parte descritte in ordine sistematico. Tra le principali notiamo il marciume dei frutti del pomi- doro dovuto al Bacillus Solanacearum, contro il quale si con- Pu Di À ea OR Hai stia pe pres de aa SP 2 _ CASCO i i“ S =" de sù: di sigliano le irrorazioni con poltiglia bordolese addizionata con 120 gr. di sale ammoniaco per ettolitro ; bacteriosi della fagdo a D bacteriosi del pioppo canadense; Cond eli populneum e SUA forma Dothichiza populea sullo stesso pioppo canadese ; Sphae- 38 rotheca pannosa sulle rose e Sphaerotheca lanestris sui peschi, la cui forma oidica (0idium ventricosum) richiama secondo l'Autore l’oidio delle quercie che è diverso dall’Oidium querci- num di Thuemen e che già Cuboni e Petri pensarono potesse essere in relazione colla Sphaerotheca in parola. Sono segnalate anche altre forme minori tra cui delle Botrytis parassite di diverse piante. L. MONTEMARTINI. VocLino P. — Ricerche intorno alle Selerotinia 0cymi N. Sp. pa- rassita del Basilico (Atti d. R. Ac. d. Sc. di Torino, Vol. XLV, 1910, 10 pagine, con 5 figure). Negli orti di Venaria Reale il basilico fu danneggiato da una nuova malattia. Le piante, già ben sviluppate, apparivano di color bruno rugginoso nelle infiorescenze sulle quali i fiori terminali non si aprivano, mentre quelli basilari riuscivano pic- coli ed atrofici. Più tardi, nell’ ottobre, la parte superiore della pianta si copriva di una muffa grigia che produceva la marce- sceuza di tutta la pianta. Tale muffa era costituita da una Botrytis che dava poi luogo alla formazione di molti sclerozî. Dalla germinazione di questi, l’ Autore ha ottenuto gli apoteci di una Sclerotinia che crede nuova e descrive sotto il nome di Sclerotinia. Ocymi. L’ esperienza dimostra che è essa la causa della malattia e che la Botrytis ne è la forma conidica. Me MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE 175 NOTE PRATICHE LE MALATTIE DEI CEREALI Le Ustilagini formano un gruppo di parassiti tipici che attaccano for- temente producendo le note malattie del carbone e della carie. Si tratta di parassiti comuni, ma non per questo meno interessanti dal lato pratico per i danni rilevanti che arrecano. Invadono gli organi vegetali delle piante, ma di prferenza gli organi fiorali, in modo che le spiche infette all’epoca della mietitura presentano i frutti ripieni di spore per lo più nere, che sono gli organi riproduttori dei parassiti. Dette spore germinando emettono un filamento detto promicelio che genera delle spore secondarie dette spo- ridi, i quali germinando possono dare — talvolta per copulazione — nuove generazioni di promicelii con relativi sporidi. Il micelio che nasce dalla germinazione degli sporidi attacca quella fra le specie cereali che meglio soddisfa alle sue esigenze biologicbe. Secondo Wolff il micelio delle ustilaginee fru*tificanti negli organi fiorali delle graminacee, entra preferibilmente alla base della pianta in germinazione e ne segue lo sviluppo senza cagionare un visibile ritardo sull’ allungamento dello stelo. Ma quando la pianta entra in fioritura, al- lora i fili micelici si trasformano in fili sporigeni che dànno innumerevoli spore sotto forma di polvere nera, la polvere carbonosa. Le ustilagini sono dannosissime anche quando si limitano a sporificare sul sistema vegetativo (formando rigonfiamenti costituiti da ammassi di spore) perchè la pianta attaccata non giunge più al suo sviluppo normale, fiorisce a stento e può anche morire prima della fruttificazione. Campi di frumento. Fra le specie principali che attaccano î campi di frumento sono da annoverarsi l’ Ustilago carbo (carbone dei cereali), ed il genere Tillesia che produce la carie. Mentre le spiche attaccate dal carbone non esalano odore fetido ed i semi sì riducono in polvere lasciando il rachide nudo, le spiche cariate hanno i semi trasformati in masse di polvere carbonosa di odore fetido di pesce guasto. Inoltre i grani cariati si distinguono nel campo per il color bruno delle spiche che rimangono erette. Fi a E A îe CIBI E VP ppttto i i o Pa N MERA T ; = “n " A si WE” Ln ei a n * I, c SR 94 pda re hO) N Li Ù nie rg 2 SE Lie RASO i Te bal LG han è. cai CÈ Mezzi di difesa. Bisognerebbe trattare il grano da semina con una soluzione all ng: di solfate di rame, fatta nel seguente modo: per ogni quintale di somente È si sciolgono in acqna calda 300 grammi di solfato di rame, poi si diluisce — po la soluzione con acqua fredda in guisa che, versata sul seme in un reci-o CE piente, si elevi su di esso di $ 0 10 cm.; si mescola il seme ripe Giai e si asportano i granelli che vengono alla superficie del liquido. Dopo 120 o 16 ore si estrae e si asciuga rivoltandolo ripetutamente, indi si semina. Un mezzo moderno di difesa è quello della selezione razionale dei semi che va ripetuta per anni sino ad ottenere varietà di grano resistente alle malattie. Anche la semina a righe, che permette una maggiore srea- zione e penetrazione di raggi solari, giova per se stessa a formare un am- biente meno favorevole alle malattie in parola; inoltre bisogna bruciare. la paglia dci frumenti infetti, perchè ritornando essa ai campi sotto forma di concime serve a riprodurre il male. L. PAVARINO. Dal Bollettino dell’ Osservatorio di Fitopatologia di Torino , Aprile, 1910. Per combattere i nurorosi insetti che rodono le foglie di varie piante sia allo stato perfetto (Lina Populi, Haltica Brassicae, ecc.), che di bruco (Pieris Crataegi, Anthonomus pomorum, Grapholita ocellana, Rhynchites betuleti ed altri) si consiglia una infusione di legno di quassio nella dose di kg. 1,5 per 50 litri d’ acqua. Alla soluzione si aggiunge uu po’ di de- strina o di acqua di calce per facilitarne 1’ adesione. Per impedire i danni degli insetti roditori dei tronchi si consigliano iniezioni di benzina con batuffoli di cotone. Contro gli ingrossamenti dei meli dovuti alla Schizoneura lanigera si | ritengono efficaci lavature con olio di qualunque natura, anche minerale. ì lm. Pavia - Tipografia Cooperativa, Via Roma - 1910 & ni e: Àyso IV. 15 agosto 1910 Num. 12. Rivista di Patologia Vegetale Diretta paL DorTtT. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MatTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia MALATTIE DÈ INDOLE INCERTA NoreLLI port. ALBERTO. — Il marciume del Capsicum annuum L. Da parecchi anni si sviluppa nei dintorni di Torino una ma- lattia che colpisce 1 peperoni (Capsicum annuum L.) e che pro- duce talora gravissimi danni. Questa malattia sì manifesta spe- cialmente nei terreni umidi, bassi e molto concimati. Essa talora sì sviluppa rapidamente, tanto, che non di rado, intiere colti- vazioni risultano assai danneggiate e senza che sulle piante colpite, appaiano all’esterno traccie di parassiti. Allorquando una pianta è colpita dal marciume, dopo due, ovvero tre giorni, pre- senta la sommità avvizzita per cui le foglie poste all’ estremità dei rami ricadono lungo il fusto, si disseccano, poscia l’avvizzi- mento si estende anche alle altre foglie, 1 rami si staccano con facilità dalle articolazioni e l’ intiera pianta muore. Per tal modo riesce facilissimo distinguere ad occhio le varie piante colpite che spiccano qua e là frammezzo alle sane; inoltre la malattia talora si estende ad intieri filari di piante che in tal modo essi- cano e muoiono. Il periodo in cui la malattia compare con maggiore mten- sità è l’ estate, ma essa talora si manifesta diggià allorquando notare che essa colpisce sempre le to sulle dai per qu causa accidentale cadde un po’ d’acqua. | Così pure nel trapianto si ammalano quelle piante die sono colpite dalla pioggia , e quelle che, quantunque abbiano raggiunto — uno sviluppo regolare, crescono in quei solchi ove ristagna più ci a lungo l’ acqua d’ inaffiamento. È Allorquando si ammala una pianta, altre pure si ammalano, i ma si è notato, in seguito a numerose ed accurate osservazioni, s che la malattia ha sempre principio nelle località molto umide. È x Tale infezione colpisce non solo i peperoni, ma anche le meo lanzane (Solanum Melongena L.) e da quanto pare anche qualche altra pianta come garofani, aster, margherite, ecc. i Strappando una pianta colpita, essa presenta il fusto, i rami, | — le foglie ed i fiori privi all’ esterno di qualsiasi traccia di infe- zione, ma invece l’ apparato radicale appare notevolmente modi- ficato. Anzitutto è noto che i peperoni presentano , rispetto ad altre piante, un apparato radicale assai ridotto formato da un ei breve fittone da cui partono lateralmente numerose radici di or- Ro dine secondario, ben poco sviluppate in lunghezza e sottili. Ora nelle piante colpite dal marciume, le radici laterali appaiono meno numerose e più brevi. Inoltre si notano sempre sulla corteccia del fittone, specialmente verso il colletto, delle lunghe e profonde ulcerazioni disposte coll’asse maggiore in senso longitudinale e | cogli orli cicatrizzati, suberificati e rivolti dall’ interno all’esterno. Nell’ interno dell’ ulcera il legno appare gialliccio, marcescente, Re e ne segue che in tale regione il fittone si spezza con tutta fare cilità. I | 7” Sezionando la corteccia nella porzione ferita, si nota uno’ ii strato sugheroso a cellule grandi, e, specialmente in quelle esterne, “i spiccano numerosi e ricchi depositi di una sostanza finamente — 3 granulare e che ritengo sia polvere cristallina. Questi depositi | assumono abitualmente una forma allungata e talora sono | ric: de tel Ò p I, Monta Se CE pe 2 SA | MIA. Ca a 1 3 MM“ MALATTIE D’INDOLE INCERTA 179 chissimi in polvere tanto da occupare l’ intiero lume cellulare. Essi poi spiccano in modo particolare allorquando si ha l’avver- tenza di trattare primieramente le sezioni con acqua di Javelle. Praticando poi varie sezioni nel fittone, tanto nelle porzioni sane come in quelle ammalate, e specialmente nel sughero che circonda l’ ulcera, si nota che nelle cellule di questo tessuto il numero dei depositi di polvere cristallina è molto maggiore, mentre è più scarso nelle cellule del sughero sano. Osservando poi tali depositi al microscopio e con forte in- grandimento, essi appaiono costituiti da un numero grandissimo di piccolissimi corpicciuoli, appena discernibili con ingrandimenti di circa 400 diametri e che per l'aspetto si possono ritenere quali veri cristalli. Essi sono ialini, angolosi, e raggiungono al mas- simo, le seguenti dimensioni : 2,40 = 4,80 wu. Trattando tali sezioni con acido cloridrico concentrato, la polvere cristallina scompare e compaiono al suo posto delle goc- cioline di sostanza mucillaginosa. Queste goccioline si rendono poi molto più evidenti se si ha cura di trattare nuovamente le sezioni con acqua di Javelle. Esse sono molte piccole, e la loro natura oleosa si può rendere manifesta trattando le sezioni col noto reattivo Sudan III. oltre trattando le sezioni con acqua di Javelle, e, dopo averle lavate con acqua distillata, trattandole nuovamente col Sudan III si scorgono le masse di polvere cristallina avvolte da goccioline rosse a guisa di astuccio le quali altro non sono che le summenzionate goccioline di sostanza oleosa. Trattando infine come si è detto, le sezioni con acido clo- ridrico, i cristallini sono disciolti. Onde per le reazioni ora esposte, si può arguire che essi sono costituiti da ossalato di calcio. Inoltre le cellule contengono numerosi granuli d’ amido, riconoscibili colle solite reazioni. La polvere cristallina la riscontrai più abbondante nelle relazione tra essa e 1’ infezione da cui i peperoni i: ai Per li meglio le mie ricerche, i lorazioni trovai, dopo varî tentativi, un mezzo facile e rapido. che permette di ottenere delle colorazioni che durano parecchi | RETE. anni. Tale colorazione è però sempre quella dello Zimmermann, tranne che occorre agire come segue : | seal Ò Si preparano due soluzioni acquose, una di metil verde ni È l'altra di fucsina acida. Si immerge la sezione in una goccia o _ due di soluzione di metil verde, si scalda, si decolora in co ‘I assoluto con una goccia di acido cloridrico concentrato; quindi — - si immerge la sezione in una goccia o due di soluzione di fuc- ì: s sina acida, si scalda, quindi si decolora in alcool assoluto pure a con una goccia di acido cloridrico. Si passa in olio di garofano È e si monta. Io conservo delle sezioni colorate con tale metodo di varî anni or sono e che si mantengono tuttora splendide ed | inalterate. Dalle prove surriferite mi risultò che nelle cellule e nei di vasi, giammai io ho riscontrato traccie di micelio, onde sì può escludere che il marciume sia dovuto a forme fungine. Il Prof. Montemartini ‘) nel 1907 pubblicò varie sue ossee. vazioni sopra una malattia dei peperoni da lui denominata RE » vizzimento o malattia dei peperoni, e che pei caratteri este! di sì presenta come quella da me studiata. È 30 L'egregio Professore, nel suo lavoro, si occupò uom. dei peperoni che appartengono alla varietà detta “ peperoni 1 !) L. MONTEMARTINI — L'avvizzimento 0 la malattia gui sicum annuum) a Voghera. — Rivista di Pat. Veget. 1907, 1 did it Lis x Mat pe 4 ? di è x sv RO ARR N 0. è + n me” ra MALATTIE D'INDOLE INCERTA 181 di Voghera ,. Negli esemplari studiati, egli avrebbe riscontrato nelle radici la presenza di un micelio che invade le cellule, si estende nel tessuto cambiale ammortizzandole e che talora invade anche i vasi del legno più giovane. Questo micelio se è colti- vato, sì sviluppa facilmente e produce una forma di Fusarium e probabilmente quella del F. vasinfectum il quale infetterebbe pure i cocomeri. Inoltre il Prof. Montemartini nota che non sono riusciti i tentativi per riprodurre l’ infezione con mezzi artificiali e ciò proverebbe che le piante adulte sono ben protette dai tegumenti esterni. Siccome poi le piarite infette appaiono isolate, e siccome l’ infezione trovasi già nelle giovani pianticine, così egli consiglia di procedere ad una selezione accurata dei semi, onde ottenere piante sane. Inoltre è pure utile cambiare la terra dei semenzai di allevamento e disinfettarla, come pure consiglia la disinfe- zione dei semi, e di ricorrere ai concimi chimici. Pratica utilis- sima è poi quella di abbruciare le radici delle piante infette prima dello sviluppo delle spore del parassita e non. piantare per qualche anno in aiuole infette peperoni, cocomeri ecc. ‘Il suddetto Autore ha pure notate sulle radici delle piante colpite le larghe cicatrici e perciò attribuisce come probabile causa del diffondersi dell’ infezione, l’ azione delle &,7//otalpe ; ma tale mezzo gli sembra però dubbio avendo egli riscontrate le cicatrici anche in piante sane. In seguito al precedente lavoro, 10 proseguii nelle ricerche facendo varie esperienze sopra numerose piante e che spero ser- i (9) viranno a stabilire meglio la natura della malattia di cui tratta. | | Anzitutto feci coltivare delle piante di peperone ottenute da semi provenienti da frutti sani, e furono disposte parte in piena terra e parte nei vasi. Di esse parecchie, e furono numerate, «si concimarono con concimi chimici, altre furono concimate con «e aa À ? e RAI 3 ST, to x sc Mea ì AIA sit) n ; e” , A; p x È Si MALATTIE D’INDOLE INCERTA n. LI Ta dii, letame e altre furono lasciate senza concime. Tali esperienze le stabili nelle seguenti località : Madonna di Campagna presso Torino, anni 1904-05; Pozzo Strada, anno 1906; Rivoli, anno pt, 1909; Torino, anno 1909. i E Disgraziatamente, per varie circostanze, non potei avere = È tutti i dati che desideravo dalle esperienze fatte a Pozzo Strada e Rivoli; ma invece potei studiare per bene lo sviluppo delle Si: U piante coltivate alla Madonna di Campagna ed a Torino. Li Alla Madonna di Campagna le piante furono coltivate in file e con varie concimazioni ; ogni fila distava dalle altre di circa 50 cm. e l'intervallo fra ogni pianta era di 30 cm. Le concimazioni erano fatte in base a concimi chimici con super- fosfato d’ ossa, solfatò di potassa, nitrato di soda e gesso. Il si gesso particolarmente era somministrato in quantità rilevante e precisamente nel rapporto di 5 Kg. per ettaro, mentre abitual- dr: mente negli orti non si dà gesso al campi coltivati a peperoni. Io seguli grado, grado, lo sviluppo delle piante, e notai che quelle concimate con concimazione chimica completa, natural- wente erano molto più sviluppate, ma per di più nessuna di . esse presentava traccie di malattia. Invece il marciume appariva diffuso nelle piante coltivate in terra concimata con concimi organici, e queste erano poi più piccole, ed avevano le foglie meno sviluppate quantunque il concime fosse dato nel terreno in grande. abbondanza. Le piante coltivate a Torino erano in vaso e con terreno asciutto, alcune erano concimate con concimi organici, e altre DE: erano concimate con concimi chimici, ed apparivano più o meno sviluppate col variare della concimazione, ma tutte erano molto produttive e completamente immuni da malattie. Piante di peperoni ottimamente sviluppate e sanissime E Si osservai per varî anni alla Villa S. Giuseppe nei Colli di Torino. mu coltivate in un terreno molto asciutto e concimato, MALATTIE D’INDOLE INCERTA 183 Come già fece il Prof. Montemartini, tenni delle piante colpite da marciume entro camere umide, e si sviluppò un mi- cello assai fitto, che poi provai a coltivare su decotto di prugne e di piante di, peperone. Occorre però notare che il micelio l' ottenni pure da piante perfettamente sane. La cultura fu fatta il 9 agosto dello scorso anno, e dopo pochi giorni si sviluppò un fitto micelio il quale differisce al- quanto da quello che si ottiene mantenendo una pianta in ca- mera umida. > In seguito a cultura, il micelio appare più sottile e presenta numerosissimi setti poco discosti tra loro ; in seguito poi frut- tifica e sviluppa numerosi conidi allungati, alquanto aguzzi alle due estremità ed un po’ arcuati. Essi sono assai varî nelle di- mensioni, potendo variare la loro lunghezza da 14 sino a 30 w. Inoltre alcuni di essi, assai brevi, sono privi di setti, mentre altri ne presentano un numero che varia da due a quattro sino a sette. La loro larghezza varia da 3 a 4 &. Le culture in camera umida presentano invece un micelio a rami assai lunghi, settati, ma a setti distanti fra loro, e colle ife che si ingrossano in prossimità dei setti. I conidi sono assai più brevi, ovali o falcati, tutti sono uni-settati e colle dimen- sioni: 16-4.80 wu. Il micelio colle spore, ottenuto tanto in camera umida, quanto da culture, fu inoculato in varie piante che si erano coltivate parte in terra poco concimata e parte in terra molto concimata, e di cui alcune furono inaffiate abbondantemente ed altre lo tu- rono scarsamente. Il risultato fu poi sempre negativo. Le piante si svilupparono, le ferite si rimarginarono senza presentare alcun segno di avere sofferto. N 184 ——— MALATTIE D’INDOLE INCERTA — PARASSITI VEGETALI Dal complesso delle mie osservazioni credo pertanto che a A Marciume da me studiato sia una malattia sostanzialmente dif ferente da quella studiata dal Montemartini, sebbene entrambe ne: siano analoghe e nell’apparenza esterna e negli effetti. E perciò posso ritenere che il Marciume di Torino sia dovuto non ad una infezione miceliare, ma piuttosto a qualche altra circostanza esteriore non ancora bene definita. O E per intanto ai consigli del Prof. Montemartini, aggiun- gerò quello di coltivare, per quanto è possibile, tali piante in terreni asciutti, e concimarle possibilmente con concimi chimici k a cui sia aggiunto il gesso. Poichè tanto dalle varie prove da x me fatte, quanto da osservazioni eseguite sopra piante di peperoni ; î coltivate in terreni asciutti, risulta che esse presentavano sempre un grandissimo sviluppo, ed apparivano completamente sane allor- quando erano state concimate con concimi chimici a cui sì era aggiunto molto gesso, mentre di dubbia efficacia debbono riuscire le irrorazioni col solfato di rame coms si pratica da qualcheduno. Torino Marzo 1910. iù MartELLI G. — Sulla micofagia del eoccinellide Thea vigintiduo- punctata L. (Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola — — d’ Agric. di Portici, Vol. IV, 1910, ‘pag. 292-294, con una figura). | Nel luglio dello scorso anno l'Autore ha avuto occasione di osservare a Legnago, su una siepe di Evonimo attaccata dall’ 0i- dium Evonymi japonicae, larve e adulti di un coccinellide (Thea vigintiduo-punctata L.) che divoravano il micelio, i coni- diofori ed i conidî di detto fungo. | Osservò poi che lo stesso coccinellide (di cui dà una breve descrizione) si nutre anche dell’oidio delle querce, di quello del po biancospino , del trifoglio, ecc. ERA I. MONTEMARTINI. vi * PARASSITI ANIMALI 185 MARTELLI G. — Parassiti indigeni ed esotici della Diapsis penta- gona Targ. finora noti ed introdotti in Italia (Acireale, 1910, 15 pagine, con 9 figure). L’ Autore si richiama a varie pubblicazioni già riassunte nei fascicoli precedenti di questa Aivis/a ed agli studî fatti nel Labo- ratorio di Entologia Agraria di Portici, e descrive qui i prin- cipali parassiti animali della Diapsis del gelso. Ne ricorda tre indigeni: Chilocorus bipustulatus L., Ero- chornus 4 pustulatus L., e-Uybocephalus rufifrons Reitt. A questi sono da aggiungersi i seguenti otto introdotti dall’ estero: Prospaltella diaspidicola Silv., Aphelinus diaspidis How., Prospaltelia Berlesei How., Archenomus. orientalis Silv., Rhizobius lophantae Blaisd., Chilocorus Kwwanae Silv., Ch. distigma, e Platgnaspis Silvestri Sich. Sonvi inoltre quattro specie di cecidomie provenienti due (Tricontarinia ciliatipennis e T. )aponica) dal Giappone, e due (Arthrocnodarx moricola e A. Silvestri) dall’ Africa meri- dionale. L. MONTEMARTINI. MartELLI G. — Altre notizie diefologiche della mosca delle olive (Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola d’' Agrie. di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 73-103, con 9 figure) (veggasi una precedente nota sullo stesso argomento alla pagina 202 del secondo volume di questa /zvzsta). L’ Autore espone qui i risultati di una serie di osservazioni precise e minute sopra lo svolgersi delle diverse fasi della vita della mosca olearia, e precisamente descrive e studia la schiusura dell’ uovo, la larva, il pupario, la puntura, la camera dell’ uovo, la macchia, la galleria, la camera della pupa, il foro d’ uscita , l’ aspetto dell’ oliva inquinata, la fuoruscita dell’ adulto dal pupa- i ; 19 d& | "SÈ te di 186 PARASSITI ANIMALE EI vari stadi di sviluppo, le olive inquinate e la comparsa , della mosca di prima generazione, l’ accoppiamento, la deposizione | fa. delle uova, il nutrimento dell’ adulto. ù Sa Le sue osservazioni non si accordano con quelle del Berlese e del Del Guercio (riasunte alla pagina 155 del precedente ara volume di questa vista), coi quali autori egli polemizza e contro a l’ opinione dei quali egli sostiene ancora che la mosca in parola de si nutre anche della melata prodotta dalle foglie dell’ olivo. L. MONTEMARTINI. MARTELLI G. — Alcune note intorno ai costumi e ai danni della mosca delle arance : Ceratitis capitata Wied. (col precedente, pag. 120-127, con una figura). Osservazioni simili a quelle esposte nella precedente nota sopra la mosca dell’ olivo, l’ Autore ha fatto anche su quella delle arance, di cui ha studiato e descrive qui il nutrimento, l’ accoppiamento, la deposizione delle ova, la ferita prodotta dalla trivella, l’ uovo, la schiusura, la larva, il suo nutrimento, il frutto vd ai inquinato, la pupa e la sua durata, ecc. | hi La mosca delle arance in Italia attacca molti altri frutti: dr pesche, noci, pere, fichi comuni e fichi d’ India, che in Calabria ne sono talvolta grandemente danneggiati. L. MONTEMARTINI. MartELLI (*. — Notizie sulla Drosophila ampelophila Lw. (col | precedente, pag. 168-174, con 6 figure). Sono osservazioni analoghe alle precedenti sopra questo in- | setto che vive nei frutti maturi e stramaturi di pesco, pero, viti Gt r 040 arancio, azzeruolo, ecc. 14 Sono descritti anche parecchi suoi nemici animali. Dal ta PARASSITI ANIMALI 187 MartELLI G. — Sulla presenza del maschio dell’ /cerya purkasi Mask. in Italia (col precedente, pag. 290-291, ed una figura). L’Autore segnala la scoperta dei maschi di questa cocciniglia degli agrumi, trovati nello scorso estate su rami infetti, a Por- tici. Descrive l’ accoppiamento che dura 15 secondi. L. MONTEMARTINI. MarreLLI G. — Intorno a due insetti che attaccano |’ Inula vi- scosa (col precedente, pag. 307-315, con una figura). L'Autore ha studiato la biologia dell’Heliothis peltigera Schiff. e della Phytomiza praecox Meig. che attaccano l’Inula viscosa. L. MONTEMARTINI. SIiLvestRI F. — Materiali per la conoseenza della mosca delle olive. (Boll. d. Labor. di Zool. Agr. d. R. Scuola di Agric. di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 295-306, con 6 figure). L’Autore richiama le note riassunte alla pag. 202 del se- condo volume di questa ‘vista ed inizia qui la pubblicazione dei lavori fatti nel laboratorio da lui diretto per conoscere le specie di insetti che in ogni regione vengono prevalentemente attaccate dai parassiti della mosca olearia, o che hanno con essi rapporti. In questa prima puntata presenta due note : I. G. Martelli, Tischer:ia complanella Hb. (parassita delle quercie) ; II. G. Martelli, Mijopites limbardae Schiner (parassita del- l’ Inula viscosa). Dell’una e dell’altra di queste specie il Martelli dà una partico- lareggiata descrizione, ed espone la biologia, accennando anche ai nemici naturali, alcuni dei quali attaccano anche la mosca olearia. L. MONTEMARTINI. E . x ba, n sa di n. di % MO Reti 7 ; 7 di cai Bacci W. G. — Eine bakterielle Errani der alfalta , durch Pseudomonas medicaginis n. sp. verursacht ist ( malattia bacterica dell’ alfalfa dovuta alla PI] medicaginis n. sp.) (Centralbl. f. Bakleriol. ecc., ; I Abth., ) Bd. XXVII, 1910, pag; 232-233). O SO » Di ‘ ge È una malattia comparsa nel Colorado fin dal 1904 e che p: in certi posti distrugge fin 1°80 p. 100 del raccolto. bi In principio le piante acquistano un colore giallo-olivaceo, “a poi si coprono di un essudato che secca e comunica al fusto una "o lucentezza speciale; da ultimo anneriscono e muoiono. La ma- “SR lattia è dovuta ad un bacterio che vive nel terreno e penetra nei 3 fusti attraverso le fessure dell’ epidermide : sono bastoncini di È : 1,5 X 0,7 &, mobili, che formano spore. L’ Autore crede si tratti. È A di una nuova specie che chiama Pseudomonas medicaginis. L. MONTEMARTINI. SPIECKERMANN A. Ueber eine noch nicht besehriehene bakterielle Da Gefisserkrankung der Kartoffelpflanze (Sopra una malattia " bacterica dei vasi delle patate, non ancora descritta). (Cen- 1A tralbl. f. Bakteriol. ece., II Abth., Bd. XXVII, 1910, Rei , pag. 205-208). e x È una nota preliminare nella quale l’ Autore, dopo vt richiamato la Bakterienringkrankheit delle patate già descritta | dall’ Appel nella nota riassunta alla pagina 338 del primo volume — S di questa //vista, segnala una malattia simile da lui osservata in Vestfalia, dovuta però ad un bacterio che non si può po ficare con nessuno di quelli fin’ ora descritti. Si riserva studiare e fare ulteriori comunicazioni sull’ argomento. L. MONTEMARTINI è x v a Fi e è » È FISIOPATOLOGIA 189 BrauveRrIE J. — Les champignons dits ambrosia (I funghi detti ambrosia). (Ann. d. Sc. Nat., Botanique, Ser. IX, T. XI, 1910, pag. 81-71, con 5 tavole e 10 figure). L’Autore richiama il lavoro del Neger riassunto alla pag. 283 del terzo volume di questa /zv:sta, e studia qui in modo spe- ciale il fungo dell’ ambrosia nelle gallerie del Tomzcus dispar, un coleottero parassita dei peschi. Esamina però anche tutte le varie questioni che si riferiscono a questi funghi ed ai loro rap- porti cogli insetti coi quali vivono, rascogliendo pure molte notizie bibliografiche sull’argomento. I funghi delle gallerie del 7om:cus dispar sono funghi im- perfetti. Tra essi si trovano anche cellule saccaromicetiformi, so- stituite talvolta da cisti rotonde che rappresentano uno stadio speciale di dette cellule. L. MONTEMARTINI Horrmann D. — Ueber den Finfluss des Kalkmangels auf Keim- linge von Phaseolus vulgaris bei Verletzung der Wurzel (Sull*azione della mancanza di calcio sopra piantine di Pha- seolus vulgaris con lesioni alle radici). (Vesterr. bot. Zischr., Bd. LX, 1910, pag. 61-64). L’Autore dimostra che nutrendo piantine di fagiuoli con so- luzioni senza calcio, esse soffrono di tale mancanza, quando le loro radici sono intatte, prima che se non hanno subito lesioni ; si ammalano ancora più tardi (uno o due giorni dopo) se le radici sono asportate completamente. Ciò forse perchè la malattia delle radici, quando ci sono, si somma con quella delle parti aeree. L. M. 2 LAI pae ; MIS SSTOP . " FisroPATOLOGIA — NOTE PRATI mic 30.172 SRCT0A LI Perri L. — Nuove osservazioni sopra i processi di distru n delle tuberosità fillosseriche. (Rend. d. R. Ac. d. Linicei , Classe Scienze, Ser. V, Vol. XIX, Roma, 1910, p. 402-407). L'Autore, di fronte ai dubbi sollevati sopra E impor ; degli acari nell’aggravare il danno causato dalla fillossera alle — radici delle viti, richiama le sue osservazioni sul marciume delle radici fillosserate, già pubblicate nel lavoro riassunto alla pa- gina 347 del secondo volume di questa vista. Ripete le stesse osservazioni su altro materiale e conferma i risultati allora esposti. La natura del terreno, la varietà del. vitigno, 1’ andamento della stagione influiscono notevolmente, secondo lui, sul verificarsi e sull’ entità del processo, e, come hanno osservato anche Viala e Mangin, deve essere ammessa la facoltà in certi acari (RAzso0- glyphus, Heteroglypus) di attaccare le tuberosità quando sono ancora viventi. Le incostanti ed ancor poco determinate condi- zioni nelle quali questo parassitismo secondario si compie, spie- È gano il disaccordo tra i diversi studiosi che si occuparono del- uc te sll'asio Li; pp l'argomento. L. MONTEMARTINI. 7 MIRI NOTE PRATICHE IL BRUSONE DEL RISO E I POSSIBILI RIMEDI PER COMBATTERLO La malattia del brusone ha raggiunto tale estensione e gravità nelle ri- y saie lombarde da non trovare riscontro se non nelle violente e disastrose (i invasioni della peronospora e della fillossera. i SE Gli studiosi hanno dedicata la loro attività nel ricercare la causa della ioni o malattia che da due secoli circa preoccupa i coltivatori di riso, ed io riporto | dae ai risicultori V ultima parola della scienza, espressa in una pubblicazione be i stampata negli Atti dell'Istituto Crittogamico di Pavia. NOTE PRATICHE © À 191 ® Dalla stessa pubblicazione i risicultori apprenderanno come la razionale orientazione degli studi fatti dal prof. Farneti lasci la speranza di poter fi- i nalmente debellare il parassita. È Infatti i risultati ottenuti hanno fondamento nel metodo sperimentale, i secondo cui fu possibile la riproduzione artificiale della malattia con l' in- fezione ottenuta sia per mezzo di germi (spore), sia con porzioni di organi malati in contatto con organi sani delle piante appartenenti alle varietà più resistenti. e: Interessante riuscì in special modo l’ infezione ottenuta con semi ma- . lati in contatto colle pannocchie, per la constatata rapidità con cui gli or- | ‘’‘gani sessuali sani vengono attaccati dalle spore che germinano sulle glu- ——melle, mentre il micelio s’ insinua attraverso di esse fino a colpire gli or- | ‘’‘gani interni, impedendo la fecondazione e lo sviluppo dei semi. Inoltre, po- ‘‘nendo a germinare semi attaccati dal male, si potè seguire il processo infet- tivo nelle giovani pianticine, traemdo le opportune nozioni per i rimedi. E questi ultimi se hanno importanza dal lato pratico, hanno pure una base sperimentale, per cui è ovvio sperare che le esperienze in grande nelle ri- sale daranno risultati soddisfacenti. Riassumo quindi senz’ altro le conclu- | ‘sioni dell'Autore DI 4 CONCLUSIONI e _ 1° Le malattie del riso conosciute coi nomi di drusone, brucione, mal del nodo, carolo, carbonchio, crodatura, crollamento, lusarola, bianchella, sec- be chereccio, sterilità , spica falsa, gentiluomo, non sono che forme, stadii od . aspetti diversi della stessa malattia, a seconda del suo grado di sviluppo, dell’ età delle piante colpite, degli organi attaccati. Esse possono avere di- | verse cause predisponenti fisiologiche o meteorologiche; ma la causa deter- | —minante è dovuta ad una crittogama appartenente alla classe dei funghi, | senza l'intervento della quale non si può produrre la malattia in nessun luogo, in nessuna varietà di riso, in nessuna condizione speciale d’ambiente, | sia essa relativa al terreno, agli avvicendamenti, alle concimazioni, al C06a, alle vicende atmosferiche. A 2° Il brusone del riso è una malattia parassitaria dovuta all’azione pa- | —‘togena di un unico micromicete assai polimorfo, che si presenta sopra gli : organi ammalati e nelle colture artificiali sotto le forme principali di Pi- ricularia oryzae Briosi e Cavara; Piricularia grisea (Cooke) Sacc.; Helmin- thosporium oryzae Maiyebe et Hori; H. macrocarpum Garovaglio e Cattaneo, (non Grev?); H. sigmoideum Cavara; Cladosporium sp. Garovaglio e Cat. taneo; Hormodendron sp. Garovaglio. Le malattie conosciute al Giappone sotto il nome di Hagare e Naeyake esistono anche in Italia colla stessa for- ma, prodotte dallo stesso parassita (Helminthosporium oryzae): esse corri- | spondono al Carolo minore del Sandri. Il brusone è quindi una malattia sola, tanto in Italia che al Giappone, perchè prodotto da un’ unica e medesima causa. 3° La crittogama del brusone vive anche sopra altre piante, che crescono entro le risaie 0 sugli se delle medesime (Panicum si crusgalli, Leersia oryzoides). v 4° Perchè le spore della. crittogama possano al Si riso. i diverse condizioni : a) che la spora sia trasportata dal vento o dall’ acqua, o i a contatto dell’ organo ; zioni speciali del suo organismo. c) che la spora possa aderire all’ organo col quale è venuta a conta ; 5° Le spore germinano con molta rapidità e vigorosamente in una “seme | plice gocciolina d’acqua. . 2° So 6° La germinabilità delle spore viene distrutta nel modo più assoluto. da una quantità anche minima di solfato di rame. | 7° Lo sviluppo del micelio del parassita viene completamente arrestato # dall’ azione prolungata dell’ acqua nella quale vive immerso ; di conseguenza, con molta probabilità, il processo morboso può essere atroci “AE 1 la parte ammalata. vii 8° Rimedi — Per combattere preventivamente il parassita che è la causa “i del brusone, si può raccomandare : ; a) una prima falciatura verso la metà di giugno di tutte le erbacce. 3 che crescono sugli arginelli e sui margini delle risaie ; b) una seconda falciatura verso la metà di luglio, e l’ estirpazione di tutto il giavone che cresce entro la risaia e nei dintorni, che eventualmente | fosse sfuggito alla prima sarchiatura ; i c) la disinfezione e selezione della semente. d) V irrorazione della risaia con una soluzione di solfato di rame sa 1/2 per cento, e forse anche a dose più piccola. Occorrono almeno due tratta; menti, uno in principio della spigatura e l’ altro sul terminare della mede- d- sima; | ; e) abbruciare le stoppie per distruggere il parassita che permane e sverna negli stoppioni e sopra i semi infetti crollati; si otterrà anche. il vantaggio di distruggere molti semi di piante infestanti ; f) non servirsi mai del concime ottenuto con lettiera fatta di paglia di riso o con stramaglia di ripa, per concimare le risaie. 9° Si possono probabilmente limitare i danni del brusone, nelle risaie. già parzialmente colpite dalla forma di Carolo nero, elevando il livello. dell’acqua in modo da coprire i nodi non ancora completamente distrutti dal | male. Dagli studi fatti si possono sperare risultati confortanti se non verrà i a mancare la benevola e intelligente cooperazione dei risicultori diretta. + mente interessati. Perchè i risultati migliori si ottengono aPpuAtO qual la pratica sostiene ed integra la teoria. 4 Fi ‘ L. PAVARINO. at dichia vita a Lee Anno IV. 21 agosto 1910 Num. 13. Rivista di Patologia Vegetale Diretta paL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia i GENERALITÀ Cupoxni G. — Relazione sulle malattie delle piante studiate dalla R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma durante il biennio 1908-909. (Roma, 1910, 92 pagine). (Per le relazioni prece- denti veggasi a pag. 113 del terzo volume di questa Rivista). Molti degli studi e delle pubblicazioni fatte in questa Sta- zione di Patologia Vegetale dai dottori Petri, Pantanelli e Pe- rotti furono già riassunti in questa vista : qui l'Autore li rias- sume ed aggiunge notizia su tutti gli altri lavori compiuti dalla Stazione la quale, pur prendendo in esame le malattie anche delle piante erbacee e di diverse piante industriali, sì occupa in modo speciale di quelle della vite, dell’olivo e degli agrumi. A queste sono infatti dedicati, nella presente relazione, tre Tunghi capitoli speciali che si possono quasi dire piccole mono- grafie, colla descrizione dei casi principali e con notizie degli studi più recenti fatti in proposito e con accenni per i metodi di cura: per le viti, per esempio, fu provata, mediante apposite esperienze la nessuna efficacia dell’ acqua di mare contro la pe- ronospora. (9; Un. ne di i feto, #06 <@ 1 MT, i ie, N A E SI pae TRE Ger PIO URP GT ‘ £ sh { È } tt Mast, CoA ) ‘GENERALITÀ —. ea bi ei SATO = TORe Pupe tI voaiiie sf ly Altri capitoli, che non è possibile qui riassumere, sono de- x . dicati anche all'esame delle melattie dei cereali, degli alberi da frutto, delle piante foraggiere ed ortensi, e da ultimo abbiamo — ; un utile riassunto dei principali progressi nella lotta contro le 5 Si avversità delle piante conseguiti nel biennio 1908-909, e delle meli vu 13 diverse teorie formulate in questo stesso biennio sopra il modo di procedere dei varî processi patologici. Sono citati i più re- s centi lavori sull’ argomento. Chiude una relazione del dott. R. Perotti sull attività del Laboratorio di bacteriologia agraria annesso alla R, Stazione di Patologia Vegetale di Roma darante gli anni 1908-909. In questo si è studiato principalmente il problema dell’ azoto, non che quello del ciclo biochimico dell’ anidride fosforica nel ter- reno coltivato. L. MONTEMARTINI. HoLLruna M. — Jahresbericht iber das Gebiet der Pflanzen- krankheiten. (Annuario delle malattie delle piante: anno 1908) (Berlin, 1910, 369 pagine) (per l’annata 1907, veggasi alla precedente pagina 34 di questa /t/vista). Sono riassunte 1373 pubblicazioni fatte durante l’anno 1908. nei diversi paesi, sopra temi di patologia vegetale. Dopo avere parlato in capitoli speciali dei lavori di anatomia patologica e di patologia in generale, in altri capitoli si riunisce. quanto durante l’ anno fu pubblicato sopra le malattie dei di-. versi gruppi di piante (cereali, erbe da foraggio, leguminose, or- taggi, frutta, vite, alberi legnosi, ecc.) citando anche le notizie sparse e dando di ogni malattia il nome volgare nella lingua originaria. Due capitoli speciali sono in ultimo dedicati all’ igiene delle piante ed alla terapia vegetale. Pa, x Patt sit ria Vini ine A ci addi seit titti tti GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 195 Il solito indice alfabetico rende il volume molto utile per gli studiosi e per i pratici che hanno bisogno di consultarlo. L. MONTEMARTINI. Sorauer P. — Handbuch der Pflanzenkrankheiten; 3° Aufl., Lief. 20-22 (Trattato delle malattie delle piante ; 3° ediz., fasc. 20-22) (Berlin, 1909-910). (Veggasi anche alle pagine 180 e 254 del terzo volume di questa ivzsta). Sono tutti fasciooli del terzo volume di questo importante trattato, ed in essi il Reh continua lo studio e la descrizione delle malattie delle piante dovute a parassiti animali. Continua lo studio degli Ortotteri, incominciato nei fascicoli precedenti, con una lunga trattazione degli Acrididi e Locuste. Vengono poi i Tisanotteri e Tubuliferi (colle Termiti), ed i Le- pidotteri distinti in Microlepidotteri e Macrolepidotteri, e di tutti sì descrivono minutamente le specie interessanti ed i danni da esse prodotti. Le descrizioni sono sempre accompagnate da buone figure : i tre fascicoli in esame ne hanno complessivamente 117. L. MONTEMARTINI Baxcrorr C. K. — Researches on the life-history of parasitie fungi (Ricerche sulla biologia dei funghi parassiti. I, C/ado- sporium herbarum Link) (Annals of Botany, London 1910‘ Vol XXIV, pag. 359-371, con una tavola). E noto che il Cladosporium herbarum è in relazione con un’ altra forma conidica del genere Hormodendron , ed è noto pure che esso mentre viene indicato comunemente come un sa- profita, fu visto anche quale parassita causare una malattia delle x PARASSITI VEGETALI foglie di diverse specie di piante (cavoli, cocomeri, altea, catalpa, — malva, funkia, digitale, ecc.) sulle quali produce larghe macchie di forma irregolare, che si presentano specialmente nelle sta- Mai gioni umide. 3 È L’ Autore studia il modo di presentarsi di questa malattia, i È o dà l’ elenco dei varî sinonimi coi quali venne successivamente n ve ei sp Au "= i n È indicato il fungo in parola, e conferma che il suo cielo biolo- gico è composto di due forme conidiche: Hormodendron e Cla- | dosporium. Il primo è forma estiva parassita, attacca le foglie. di diverse piante e vi produce le macchie di cui si è parlato; poi, quando le foglie muoiono, passa alla forma di Cladosporium. Quest’ ultimo vive allo stato di saprofita sulle foglie morte uc- cise prima dalla forma Hormodendron e può ridare questa forma se la temperatura ambiente si innalza: sverna in forma di mi- crosclerozii che germinando producono conidii di Cladosporium da cui si ha ancora la forma patogena di Hormodendron. L. MONTEMARTINI. Hrernricner E. — Die Aufzucht und Kultur der parasitischen sa- menpfianzen (Coltura ed allevamento delle fanerogame pa- rassite) (Jena, 1910, 53 pagine, con otto figure). L’ Autore descrive e insegna a coltivare dai semi le prin- cipali fanerogame parassite appartenenti alle seguenti famiglie : Scrofulariacee (Euphrasia, Pedicularis, Melampyrum, Lat hraea), Orobanchee (Orobanche, Phelipea), Convolanlacee (Cu- scuta), Lauracee (Cassytha), Santalacee (Thesium, Osyris), Lo- ” ‘e’ E PAY CARO A VOI La rantacee (Viscum, Loranthus), Rafflesiacee (Cytinus). i È lavoro ricco di dati e notizie sulla biologia delle piante studiate, però non interessa la patologia vegetale. L. MONTEMARTINI PARASSITI VEGETALI Mt iL; Kécg G. — Der Eichenmeltau, seine Verbreitung in Oesterreich- Ungarn und seine Bedeutung (Il mal dianco delle quercie ; sua diffusione in Austria-Ungheria e sua importanza) (0e- stevr. Forst u. Jagdztg, Jahrg. XXVIII, 1910, pag. 18-19). La diffusione di questo parassita aumenta di anno in anno ed aumentano pure i danni da esso prodotti. Le Quercus Cerris e Q. rubra sono ad esso resistenti. In alcuni casì sl sono otte- nuti risultati soddisfacenti con irrorazioni con poltiglia bordo- lese, o con solforazioni. ” In parecchie regioni l’ Oidzum fu osservato per la prima volta soltanto l’anno scorso. Non si è ancora vista la forma ascofora. Rora J. — Auftreten der Eichenmeltaues in Ungarn (Comparsa del ma) bianco delle quercie in Ungheria) (Naturw. Zésch. f. Forst-u. Landw,, Bd. VII, 1909, pag. 426-427). L’ Autore segnala la presenza della malattia sui rami gio- vani di Quercus sessiliflora, peduncolata e Cerris. L. M. Tavares J. S. — Note sur Il’ Oidium quercinum Thiim. (Nota sull’ Oidium quercinum Thim.) (Broteria, Bd. VIII, 1909, pag. 18). Si accenna alla scoperta di questa specie fatta dal Thiimen nel 1878 in Portogallo e alla sua diffusione attuale. Gli alberi vecchi ne sono meno attaccati. Ne sono infestati anche altri al- beri, p. e. i Pirus, ma le quercie vengono preferite. L. M. Pani n sal T ia la PR è ua n d PARASSITI VEGETALI Scawartz E. J. — A new l'arasitie disease of the Juncacee (Una nuova malattia parassitaria delle Juncacee) (Annals of 1A Botany, London 1910, Vol. XXIV, pag. 236). A Mg. wc n° Trattasi di una malattia delle radici dei Junceus dovuta sid SI un mixomicete parassita: Sorosphaera Junci, affine alla S. Ve- ronicae. L’ infezione si propaga. per mezzo delle zoospore o SA amebe che penetrano nei peli radicali: non dà luogo a tube- . LI : “E rosità. È L. M. Re Scawartz E J. e BLomrieLp J. E. — Some observations on the tumours on Veronica Chamaedrys caused by Sorosphaera Ve- ronicae (Alcune osservazioni sui tumori di Veronica Cha- dis -«#E maedrys dovuti alla Sorosphaera Veronicae) (Col prece- dente, pag. 35-45, con una tavola). Gli Autori descrivono il mixomicete che venne, contempo- raneamente ad essi ed a loro insaputa, già descritto da Maire e Tison nella memoria riassunta alla pagina 263 del terzo vo- lume di questa Rivista. Le loro ousservazioni concordano con quelle di questi ultimi Autori: la Sorosphaera Veronicae è af- fine alla Plasmodiophora Brassicae ; non può passare da una cellula all’ altra, dà luogo a tumori per ripetuta divisione di. una o più cellule infette. | L. M. I » PAT, Scuawartz E. J. — Parasitie root diseases of the Juncaceae (Malattie delle radici delle Juncacee dovute a parassiti) (Sal o precedente, pag. 511-522, e una tavola). Riferendo e completando le osservazioni esposte nelle due 3 note precedenti, l’ Autore conclude che le radici di parecchie vi MP TE er PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 199 specie di Juncus sono attaccate da due distinti parassiti : S0r'0- sphaera Junci e Entorhiza cypericola. La prima, molto affine alla S. Veronicae, penetra in forma di ameba nei peli radicali e non produce ipertrofie ; il secondo si propaga per conidî e dà luogo a piccoli tubercoli. È: L. M. BerLese A. — La Diaspis pentagona Targ. (L'Italia Agricola, Piacenza, 1910, N. 7, pag. 149-157, con 9 figure). 1 È una descrizione fatta ad uso degli agricoltori, coi carat- teri differenziali che servono a distinguere questo parassita dalle specie affini, e con notizie biologiche e storiche su di esso. E dato anche l’ elenco delle piante che fin’ ora ne furono trovate attaccate tanto in Europa che nelle altre parti del mondo. Lu: ME BerLEsE A. — Cause nemiehe dei fitoftiri in generale e della Diaspis pentagona in particolare (col precedente, N. 8, pag. 172-177). | L’ Autore sostiene che ben poca importanza possono avere gli endofagi generali (Chilocorus, ecc.) nella lotta contro la Diaspis, di fronte agli endofagi speciali che, come la Prospal- tella Berlesei, sono più adattati a distruggere il parassita sul quale unicamente vivono. L. M. ; Pie! h VA Ta: 200 i 21 Ro PARASSITI ANIMALI O N. > pag. 204-209, e una tavola colorata). A sostenere la stessa tesi, che cioè ben poco fondamento 0 È abbiano le speranze risposte dagli agricoltori nei Chilocorus, e Orcus, Rhyzobius ed altri predatori della Diaspis e di altre coc- > ciniglie, l’ Autore riperta qui notizie avute dagli Stati Uniti A d’ America sopra i risultati negativi della tentata importazione e diffusione di tali predatori. Comunica anche giudizî espressi BerLEse A. — La Prospaltella Berlesei (col precedente, N. 10; A pag. 227-232, con una tavola colorata e 11 figure). |. sd nel medesimo senso dallo Smith e da altri. Insiste sopra la ef- i ficacia che può invece avere la diffusione di un Soton2A spe- Cn Ri ciale quale è la Prospaltella Berlesei. be L. M. Ù vi È una esatta e particolareggiata descrizione dell’ endofago in parola, accompagnata da osservazioni sui suoi costumi e sulla diffusione da esso avuta fin qui in Italia. La Mie: Kierrer J. J. e JòrGENSEN P. — (Gallen und Gallentiere aus FO Argentinien (Galle ed animali galligeni dell'Argentina) (Cen- s ‘ tralbl. f. Bakteriol. ecc., II. Abth., Bd. XXVII, p. 362-442, Riot con 61 figure). ba i È la descrizione e PR: RIONI di oltre un centinaio di SA È galle e relativi animali galligeni raccolti dal Jorgensen nell’Ar- 1a | gentina e particolarmente nella provincia di Mendoza. Moltis- fis sime specie sono nuove e trovate su piante coltivate. i) . 1 Y x è « PARASSITI ANIMALI . 201 SILVESTPI F. — Sulla Prospaltella diaspidicola Silv. (L’ Italia ‘Agricola, Piacenza, 1910, N. 11, pag. 254-255). L’ Autore, richiamata una sua altra nota già riassunta alla precedente pagina 103 di questa Rivista, nella quale la de- scritto come specie. nuova una Prospaltella (Pr. diaspidicola) proveniente dal Capo, conferma qui che si tratta di una specie veramente distinta dalla Pr. Berlesei è conforta questo suo as- serto riportando una lettera scrittagli in proposito dall’ Howard. | ——Asserisce anche che il. Rhizobius lophantae è un predatore attivissimo della Diaspis e che potrà essere molto utile all’agri- coltura. L RerLEse A. — Sulla Prospaltella Berlesei dell’ Africa del Sud (col precedente, N. 12; pag. 275-276). Im risposta alla precedente nota del Silvestri, l’ Autore as- serisce che su materiale avuto dall’ Africa del Sud ha osservato una Prospaltella che, anche a giudizio dell’ Howard, è identica alla Pr. Berlesei e non ha i caratteri descritti dal Silvestri per la Pr. diaspidicola. La questione sarà risolta coll’ osservazione di altro mate- riale che fu pokiano: al sig. Lounsbury nell’ Africa del Sud. L. M. PRYOA RUI a det “i i ; n”. Be eean a Li CASA » 202 MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA — ANATOMIA P ATO LO GICA BartaGLINI A. — Intorno alle cause che producono |’ agg inzi- mento delle viti americane (L’Agricoltura SeAET A. TX, Lecce, 1910, pag. 207-212). ° L’ Autore, che è assistente ai vivai del Consorzio antifillos- serico di Lecce, ha fatto molte osservazioni sopra l’apparire del roncet sulle viti americane e sull’ aggrinzimento delle foglie che queste spesso presentano. Crede si tratti di una malattia dovuta ad imperfetto adattamento delle viti americane (e specialmente di certe varietà) ai nostri terreni ed a squilibrio interno dovuto spesso a siccità. Consiglia fare le nuove piantagioni solamente nei terreni che si mostrano adatti alla coltivazione delle viti americane e piantare le viti, nei terreni asciutti, almeno a 60 centimetri di profondità, avendo poi cura di tagliare le radici superficiali per far sviluppare quelle profonde. Solo nei terreni argillosi e com- patti od in quelli siti in avallamento umido si può adottare una profondità minore. L. M. Perri L. — Ricerche istologiche su diversi vitigni in rapporto al grado di resistenza alla fillossera (/'end. d. ft. Ac. d. Lincei, Classe Sc., Ser. 5%, Vol. XIX, Roma, 1910, pag. 505-512). — Ricerche istologiche sulle radici di diversi vitigni in rapporto al grado di resistenza alla fillossera (col pesta pag. 578-685, e due figure). | Nella nota già riassunta alla precedente pagina 128 di questa — 2 Rivista, l Autore ha sostenuto che la resistenza di alcune viti | alla fillossera dipenda non tanto dalla composizione chimica dei succhi radicali; ma principalmente dalla irritabilità specifica dei | pe ‘ id & i ANATOMIA PATOLOGICA 203 protoplasmi cellulari di fronte alla puntura degli insetti. Le proprietà chimiche di molte sostanze elaborate nelle radici possono infatti determinare effettivamente una resistenza solo dovuta a un minimo grado di ricettività e che per conseguenza può cessare in seguito ad una variazione qualsiasi nel clima o nel terreno ; invece le proprieta specifiche di irritabilità e di reazione del citoplasma all’ azione parassitaria della filossera possono conser- vare una resistenza anche elevata in quelle viti nelle quali il grado di ricettività siasi notevolmente aumentato per variazioni avvenute nella composizione chimica dei loro succhi. Qui l’ Autore riferisce anche sopra molte osservazioni da lui fatte circa la correlazione tra la struttura normale delle radici e l'entità delle alterazioni prodotte in esse dalla fillossera. Ha studiato 70 vitigni di diversa resistenza rilevando che i caratteri | che possono essere ritenuti indici di grande resistenza sono tre : la durata della peridermide periciclica, la precocità e sviluppo del libro duro, il rapporto fra l’ apertura dei raggi midollari primarii e il diametro del cilindro legnoso. L’ Autore descrive come si presentano questi tre caratteri nei diversi vitigni più usati, e come variano sotto 1’ influenza del clima e del terreno. Studia anche, da ultimo, diverse modalità di struttura che possono presentare le tuberosità sottoepidermi- che, in relazione alla localizzazione delle molteplici serie cellulari del parenchima corticale, che, nel periodo di massimo accresci- mento in ispessore della radice, entrano in proliferazione. L. MONTEMARTINI. i - = i È i < Del ld Pi. li mM; A o Pala ® À : À FISIOPATOLOGIA e ° i 1 BERNARD N Remarques sur l’ immunitè chez les plantes (Os servazioni sopra l'immunità nelle piante) (Bull. d. ? Inst. Pasteur, T. VII, 1909, N. 9). | "Sl È * L’ Autore svolge le idee svolte anche nella memoria già riassunta alla precedente pagina 74 di questa Rivista. Spiega come, a causa della membrana rigida, le cellule vegetali non possono spostarsi e addossarsi all’ invasore per conglobarlo come fa il fagocito animale, però possono presentare la cosidetta fa- gocitosi in sito, digerendo l’ invasore che le invade quasi sempre in forma di filamento micelico. Cita come esempio la reazione provocata dal micelio delle Rhizoctonia sopra gli embrioni delle Orchidee, diffondendosi a descrivere i rapporti che si vanno a stabilire tra parassita e i : protoplasmi cellulari. Studia in proposito le Orchidee del genere Phalenopsis e distingue tre casi. è 1° Se l'embrione è inoculato colla Rhizoctonia lanugi- nosa che non è il commensale abituale, viene invaso nella parte DO superiore ma poi si oppone al procedere del parassita con una zona di cellule fagocitarie che si formano dietro al meristema apicale: nessun altro micelio può più penetrare (l’ embrione ha cioè acquistato l’ immunità completa), ma si arresta lo sviluppo dell’ ospite il quale, come è noto, ha luogo solo in simbiosi con altro micete. Mep 2° Se l’inoculazione è fatta con R%. mucorordes, che è il commensale ordinario di queste Orchidee, viene invasa ancora. la parte posteriore dell'embrione e si formano le cellule fagoci- tarie, ma l’azione di queste non è così sollecita da arrestare il micelio e si stabilisce la simbiosi che favorisce l’ ulteriore svi- luppo della pianta. 3° Se finalmente si inocula la R%. repens, questa penetra n nell’ embrione e, senza essere arrestata dalle cellule fagocitarie che cominciano appena a formarsi anche contro di essa, riesce — letale. A cy | | FISIOPATOLOGIA |. 205 Secondo l’ Autore è probabile che nelle malattie crittoga- miche certe cellule sieno capaci di provocare certe modalità di vegetazione anormale del fungo e di distruggerle poi per fago- citosi. Si può dunque ammettere che non esiste un abisso insu- perabile tra i mezzi di difesa contro i parassiti adottati dalle piante e quelli degli animali, L. MONTEMARTINI. Firrime H. — Ueber die Beziehungen zwischen den Epiphyllen Flechten und den von ihnen bewohnten Blattern (Sui rapporti tra i licheni epifilli e le foglie sopra le quali essi vivono) (Annal. d. Jard. Bot. de Buitenzorg , Ser. II, 1909, pa- de gina 505-518). SR Il gruppo delle piante o meglio dei licheni epifilli (che vi- vono cioè sulle foglie delle piante superiori) è quello, tra tutte le piante epifite, che fu meno studiato. Non si sa come detti lichemi aderiscano alle foglie sulle quali vivono, quale inftuenza abbiano su di esse, ecc. L’ Autore nel suo soggiorno a Giava ha avuto occasione di studiare questi argomenti specialmente sulle Sapindacee e Me- liacee le cui foglie ospitano molte specie di licheni epifilli. Dalle sue osservazioni risulta che i lichemi che vivono sulle foglie non si possono ascrivere ad un solo tipo biologico , nè sono da considerarsi tutti insieme agli altri vegetali epifiti, perchè solo alcuni di essi aderiscono semplicemente alla cuticola fogliare e | sono dunque veri epifiti; invece la maggior parte, mandando appendici sottocuticolari o nell’ interno delle foglie, entrano nel gruppo dei parassiti. L. MOxTEMARTINI. e ca Lei - Lf n Mu i HernricHER E. — Die griinen HalbsolimarWinnti VI. Zur Fre nach der assimilatorischen Leitungsfahigkeit der griinen , pa ca rasitischen Rhinanthaceen (Le piante verdi semiparassite.. id d VI: Sopra l’attività assimilatrice delle Rinantacee verdi, parassite) (Pringsheim’s Jahrb. f. w. Bot., Bd. XLVII, 1910, pag. 538-587, con due figure e due tavole) (veggasi anche alla precedente pagina 24). L’ Autore ha iniziato tutti questi studî per trovare il pas- saggio graduale dalle forme semplicemente epifite ma non pa- rassite, a quelle veramente parassite, come le Lathraea. Pensa che nelle Rinantacee tale passaggio sia proprio graduale; studia. qui i generi A/ectorolophus e Melampyrum, fa esperienze con colture in soluzione ed esamina anche la formazione dell’ amido nelle foglie sotto l’ azione della luce. Conclude che il parassitismo delle Rinantacee verdi co- mincia soltanto in riguardo ai sali nutritrizî mentre rimane an- cora normale l’ attività clorofilliana. Poi si passa a poco a poco. al parassitismo parziale o totale, nel quale 1’ attività clorofilliana mostrasi debole o manca completamente. L. MONTEMARTINI. Soravuer P. — Untersuchungen iber Gummifluss und Frostwir- kungen bei Kirsehbiumen (Ricerche sopra la gommosi ed il gelo nei ciliegi) (Landwirtsch. Jahrb., BA. XXXIX, 1910, pag. 250-298). L'Autore distingue una gommosi latente ed una manifesta. Quest’ ultima è caratterizzata da degenerazione gommosa e da formazione di lacune gommifere nella zona ammalata, la prima si riconosce per la presenza di gruppi di cellule scure nel mi- dollo, le cui membrane presentano alterazioni speciali. . i so CALA = è ivi SR » hi ua E x f FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE 207 x La gommosi è solo l’ ultima manifestazione di un processo che in principio è regolare. Essa è in relazione coi geli tardivi, però non è una conseguenza diretta del freddo. L'Autore pensa che essa sia dovuta non alla comparsa di un nuovo ènzima, ma ad uno squilibrio nell’ azione degli enzimi normali. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE LE TIGNUOLE DELLA VITE E LA PERONOSPORA Il Comizio Agrario di Beaujolais ha incaricato una commissione di fare un’ inchiesta sui risultati ottenuti nel Beaujolais nella lotta contro gli insetti e le malattie crittogamiche della vite. Questa Commissione ha ulti- mato i suoi lavori ed è utile riassumere qui le sue impressioni. L’ arseniato ferroso, l’ arseniato di piombo, il cloruro di bario e la nicotina hanno esercitato un’ azione protettrice incontestabile ed evidente contro le tignuole dei grappoli (Cochylis, Eudemis). Se ne ebbero risultati soddisfacentissimi nei campi sperimentali del Prof. Perrand, nei quali il numero di insetti rimasti dopo i trattamenti è stato piccolissimo- La Commissione ha visitato pure i campi sperimentali della Stazione Viticola di Villafranca ed ha potuto constatare che la virtù fungicida del sapone d’ argento è molto superiore a quella dei sali di rame. Interessantissime apparvero le esperienze dei professori Vermorel e Dantony. Tra i filari trattati nel medesimo giorno con diverse miscele fungicide, uno solo si distingueva nettamente dagli altri per le foglie in- tensamente verdi e per i grappoli completamente immuni da peronospora, ed era quello trattato col sapone d’ argento. Le soluzioni di nitrato d’ ar- gento e di cloruro d’ argento hanno dimostrato solo un’ azione preserva- trice analoga a quella dei sali di rame, mentre il sapone d’ argento fu di gran lunga superiore. Ecco come i signori Vermorel e Dantony preparano la loro miscela all’ oleato d’argento: si sciolgono 20 gr. di nitrato d’argento cristallizzato in un litro, di acqua; e separatamente si sciolgono pure 300 gr. di 204 099 Pa bianco di Marsiglia in.alcuni litri di acqua calda; indi sì fr e TE 3a 7 seconda soluzione in un ettolitro. di acqua (preferibilmente acqua HI "i MAE Y La superiorità dei sali di argento si manifesta specialmente cost SI pioggia) e vi si aggiunge la prima continuando ad agitare. essi sono costituiti da combinazioni di acidi grassi e ‘d’ argento; ‘è neces- > i sario dunque che l’argento sia usato in questa forma, epperò la quantità di sapone impiegato deve essere sufficiente. Siccome poi l’acqua ne rende | 1a insolubile una certa quantità (10 gr. circa per ogni grado idrotimetrico DIA si per ettogrammo), conviene adoperare acque di pioggia colle quali la for- So: 5 mola da usarsi è: sapone 150 gr., nitrato d’argento 20 gr., acqua 100 litri, Per le acque comuni più o meno calcari occorrerà una maggior quan- tità di sapone; per esempio per acque ad una gradazione idrotimetrica di di 15° ne occorreranno 300 gr.; per una gradazione di 20°, 350 gr.; per 30°, | 450 gr., ecc. ‘ Ignorando il grado dell’acqua adoperata, si può adottare la dose di 500 gr., ma la poltiglia riesce più costosa senza avere efficacia maggiore : in ogni modo conviene che essa contenga sempre un eccesso di PRABGRO s0- lubile, non decomposto. Le pompe da adoperarsi devono essere di rame MISTO il quale non è attaccato dal sapone d’argento purehè non vi sia un eccesso di nitrato d’ argento. bho, è Questo sale costa ora da 60 a 65 lire al chilogramma, e lire 80 per quantità piccole. i È da augurarsi che le esperienze di Vermorel e Dautony: sieno. ripe tute in grande, specialmente peri vivai che non si possono difendere ném- meno con ripetute irrorazioni a base pi solfato di rame * (Comunicazione del Comizio Agrario di Beaujolais). di. Dal Bullettino dell’ Agricoltnra, Milano, 1910. N. 24. - Per dare la caccia ai grillotalpa che si rifugiano sulle argi- nelle delle risaie, il sig. Gaetano Salvatico ha adoperato con successo il seguente metodo: si scavano nella sommità dell’ arginella buchette che scendono fino nel centro dell’ argine Stesso, distanti tra loro pochi o molti metri a seconda che l’invasione è più 0 meno grave; e si mette in tali O buchette un pezzetto di carburo di calcio di quello che serve per la pre > parazione dell’ acetilene. Questo, a contatto colla terra umida, spande a “ia poco a poco del gas acetilene (che è molto diffusibite attraverso la terra), il quale ha la proprietà di fugare tutti gli insetti adulti e spiega un'az dannosa anche sulle loro ova e larve. ANNO IV. 80 settembre 1910 Num. 14. Rivista di Patologia Vegetale DireTTA DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e 0. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ CorpLEy A. B. — Insecticides and fungicides. Brief directions for their preparation and use (Insetticidi e fungicidi. Brevi istruzioni sul modo di prepararli e di adoperarli) (Oregon Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 108, 1910, 20 pagine). Sono istruzioni popolari per preparare ed adoperare gli in- setticidi ed i fungicidi più comuni. Sotto il nome delle coltiva- zioni più importanti sono date le istruzioni per curarne le prin- | cipali malattie. E. A. Bessey (Michigan). Orton W. A. — The development of farm crops resistant to di- sease (Lo sviluppo dei vegetali coltivati resistenti alle ma- lattie) (Yerbock of Dep. of Agricult. 1908, Washington 1909, pag. 453-464, e due tavole). Le perdite annuali dovute alle malattie delle piante negli Stati Uniti sono grandissime. Per alcune delle malattie più co- ® muni furono calcolate così: carbone dell’ avena L. 32.500.000 ; seccume delle foglie dello Mato Hi 180.000.000. usa, malattie producono dei danni che ammontano a pacata tinaia di milioni di dollari. Sono pure grandi le perdite indi rette come quelle rese necessarie dai diversi metodi di irrora- zioni, solforazioni, ecc. Usa N: Da qui l’importanza di ottenere varietà di piante resistenti — > “a alle malattie. I | i vd Alcune malattie delle piante sono dovute al fatto che queste a da vengono coltivate in condizioni sfavorevoli di luce, temperatura, Va terreno, ecc. Ciò accade specialmente per le piante importate | ; da un distretto all’ altro, per le quali importa dunque ottenere — varietà adattate alle nuove condizioni. La resistenza ai parassiti è dovuta ad una resistenza speci: — fica delle cellule dell’ ospite al parassita ed anche, ma in molto minor grado, alle differenze di struttura ed alla capacità di sop- ni portare la malattia. Certe piante poi evitano le malattie in altri pr modi, p. es. maturando e compiendo il loro ciclo vitale prima — che i parassiti abbiano a comparire. Qualche volta si tratta dell’ introduzione di funghi pics ui da altre regioni, oppure dell’ importazione di piante che nella. ; i nuova regione trovano nemici nuovi: p. es. il ribes europeo non nia può essere introdotto in America perchè vi trova la Sphaerotheca s mors-uvae che è ivi diffusa sul ribes indigeno col quale si trov: o associata ; questa stessa malattia introdotta ora in Europa , vi dh produce gravi danni. “Og Esempi di piante resistenti a malatiina il Gossypium. i * nas badense è dato come resistente all’ avvizzimento (Neocosmosg vasinfecta), come è pure resistente il G. hirsutum, entra: ottenuti con accurata selezione ed educazione ; il Citrullus v garis è molto soggetto all’ avvizzimento mentre ib £ melon ne è immune, ecc. GENERALITÀ i dii Price H. L. — Fightiny the insect pests and diseases of orchard, field and garden crops (Per combattere gli insetti e le ma- lattie dei frutti e delle piante coltivate o da giardino) (Vir- ginia Agricult. Exper. Stat., Circular N. 7, 1910, 148 pa- gine e 65 figure). x E un manuale tascabile, per uso degli agricoltori, sul quale sono descritti e figurati le malattie più comuni e gli insetti che danneggiano le nostre colture. Sl dànno brevi istruzioni per combattere questi malanni e nell’ ultima parte del libro si parla delle macchine da adoperarsi per le irrorazioni, delle formole più in uso, ecc. E. A. BessEy (Michigan). STEWART F. C., FrencH G. T., and WiLson J. K. — Troubles of Afalfa in New York (Malattie dell’ Afalfa a New York) (New York Agricult. Ewper. Stat.., Ball. N. 305, pg. 821-426). L’alfafa (Medicago sativa) acquistò recentemente una grande importanza nello stato di New York, venne introdotta in molte fattorie, e questo bollettino spiega le condizioni di coltura, le malattie, ecc. che riguardano tale pianta. Fra le condizioni sfavorevoli di coltura sono da mettersi : poca preparazione del terreno, acidità, soverchia concimazione, “mancanza di humus, mancanza dei bacterî delle nodosità, ecc. AI . . . . . . E utilissimo inoculare il terreno in cui si deve fare la semina con altro terreno nel quale la pianta abbia già vegetato e for- mato i tubercoli radicali, senza di che va perduto il 50-75 °/, del raccolto. Conveniente anche una somministrazione di calce, I semi di afalfa sono spesso impuri. La peggiore impurità è quella dovuta ai semi di cuscuta della quale si conoscono cinque specie che possono attaccare l’ afalfa, ma solo la C. epithymum è comune nello stato di New York. Anche la //antago lanceo- RSTIZR S glauca e Daucus carota. Gli Sese semi s sofisticati con quelli di Medzcago lupulina, Di nispida,. bica e Melzilotus alba. S La cuscuta va diffondendosi di anno in anno. I campi c (Sa ; ne sono completamente infestati devono essere arati; se però ri n- e fezione è limitata a plaghe ristrette, può essere arrestata falciando La l’ afalfa, spargendo sulla plaga infetta stoppia con “coroniià DI È “ bruciando tutto. TA RI È Le erbe infestanti rappresentano il maggior malanno del l’afalfa in New York; ma esse sono da temersi soltanto in pri > x mavera poichè dopo che l’ afalfa è cresciuta le vince. a du 151 Ii #. pena A dd GI [RSI cose. A: : Ve x | DEIRA Delle malattie dovute a funghi la più dannosa è quella dai CN FE vuta alla Pseudopeziza medicaginis (Lib.) Sace. Essa attacca le 3 : sat; nia 7. piante in ogni stadio di sviluppo producendo macchie nere sulle fa Li foglie che poi avvizziscono e cadono. » do La Sclerotinia libertiana Fuck. è qualche volta det dA RA uccidendo i fusti ai quali si attacca. Il Colletotrichum Trifolti Bain uccide alcune piante attaccando il fusto e le frondi. i Le piantine sono talora invase dalla Ahizoctonia e dal Pe. Si thium Debaryanun Hesse. L i Se x È Malattie di minore importanza sono quelle dovuta alla Pe si Ne = "a A, ronospora Trifoliorum D. By., Ascochyta sp., Stagonospora car pathica Biunl., Cercospora medicaginis E. i Sad e I semi sono spesso neri e morti: contengono un’ Alternaria.. ENT: SR Tubercoli radicali dovuti all’ He/erodera radicicola song ab seo bastanza frequenti a New York. di Lao DO NESS E. A. BESsEY (Michigan). Niba » È id PES sE " ara 2: “i “eta Ae 4 Es ? r: et i "3 e REA SA ___— PARASSITI VEGETALI i 213 Bovet V. — Sur les micorhizes endotrophes de quelques arbres fruitiers (Sopra le micorize endotrofe.di alcuni alberi fruttiferi) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Paris, 1910, T. CL, p. 1190-1192). Nella famiglia delle Rosacee l’ Autore ha osservato micorize endotrofe nei seguenti alberi provenienti da varî paesi : mandorlo, albicocco, pesco, ciliegio, pruno, cotogno, pero, melo, sorbo. Le ultime radicelle abbondantemente infestate erano spesso defor- mate, contorte, claviformi, a superficie mammellonata ; mentre le radicelle normali e non infette erano liscie e regolari. Il mi- celio dell’ endofita era penetrato, attraverso lo strato pilifero, nelle cellule corticali più superficiali ramificandosi dentro esso e formando anse caratteristiche, e talvolta specie di vescichette e sporangioli. Secondo l’ Autore l’ endofita si comporta come un parassita, ma i suoi effetti sono quasi sempre benigni perchè esso non rag- | giunge gli organi essenziali della radice e la pianta reagisce | sempre vittoriosamente contro l’ infezione. Però se condizioni sfa- | vorevoli di vegetazione diminuiscono il potere di resistenza della pianta, l’endofita può anche riuscire dannoso : le differenze indi- viduali che talvolta si osservano nella produzione degli alberi fruttiferi, come pure certi fenomeni di deperimento che non si sa come spiegare, potrebbero essere dovuti all’azione parassitaria . dell’ endofita. L. MONTEMARTINI, Cavarp E. — Sur un nouveau mode de traitement contre le mil- dew, au moyen de l’oxyehlorure de cuivre (Un nuovo modo di trattamento contro la peronospora, coll’ ossicloruro di rame) (Compt. rend. d. s. d. l Ac. d. Sc. de Paris, 1910, T. CL, pag. 889-841). | bi: DL Autore si preoccupa dell’ immenso consumo di rame (cal- cola 42 milioni di chilogrammi ogni anno nella sola Europa) a) Si «Rd SEI 4 «de RN n Lis attualmente per la lotta contro la peronospora we: e del suo lento accumularsi nel terreno coltivabile. n Propone sostituire al solfato di rame l’ ossicloruro “dd che si ottiene nella preparazione elettrolitica della soda e della | potassa. Questo sale, esposto all’ aria e all’ umidità, subisce i. ossidazione che dà a poco a poco piccole quantità di cloruro d Le i rame solubile. La sua azione è dunque più duratura di quella — o: del solfato, epperò se ne possono adoperare quantità più piccole. L. MONTEMARTINI. FABER (von) F. C. — Zur Infektion und Keimung der Uredosporen von Hemileia vastatrix (Sopra l'infezione e Ja germinazione sa delle uredospore di Hemileia vastatrìx) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd, XXVIII, 1910, pag. 138-147). L’ Autore ha avuto occasione di studiare a Buitenzorg la :R ‘ biologia di questo parassita delle foglie del caffè. Dalle sue espe * rienze ed osservazioni conclude : | Ù (Î 1) le uredospore di Hemi/eia vastatrix germinano tanto sulla pagina inferiore che sulla superiore delle foglie di caffè, però riescono ad infettarle solo dalla pagina inferiore, attraverso SR gli stomi ; PRETI 2) le stesse germinano all’ umidità, ma il micelio che sn deriva non penetra negli stomi se l’umidità peesiiono forma appressorî, penetra negli stomi e produce l'infesicngià | d la qurtpianvinno ha luogo tanto al buio che alla dee a SIIS =» VERI > Let I Pe dI : 33. via TE 53 x (2015 PARASSITI VEGETALI i 215 ‘Al JACZEWSKI (von) A. — Studien iber das Verhalten des Schwarz- rostes des Getreides in Russland (Studî sul comportamento della ruggine dei cereali in Russia) (Sorawer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pag. 321-359, ed 8 figure). È un estratto di una monografia pubblicata in lingua russa sopra questa importante malattia dei cereali (Puccinia graminis | Pers.). Le notizie statistiche sulla sua diffusione in Russia sono assai scarse: l'Autore ne raccoglie molte e studia in modo spe- ciale la germinazione tanto delle uredospore che delle teleuto- spore. Pur ammettendo che, in certi climi, le urodospore possano |. sopravvivere durante l’ inverno, esclude che in Russia la ma- «| —lattia si perpetui per mezzo di esse o per mezzo di micelio iber- | nante. Esclude anche la perpetuazione e diffusione a mezzo di — —micoplasma. Dà grande importanza alle teleutospore. Studia la specializzazione della Puscinia graminis sui di- versi cereali che attacca in Russia. L. MONTEMARTINI. Macnus P. — Erkrankung des Rhabarbes durch Peronospora Jaapaniana (Malattia del rabarbaro dovuta alla Peronospora Jaapaniana) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXVIII, 1910, pag. 250-253, con una tavola). Trattasi di una nuova specie di peronospora che attacca il Rheum raponticum e che venne dall’ Autore dedicata al prof. Jaap che la scoperse per la prima volta a Trigmtz. È affine alla Peronospora Rumicis Ch., dalla quale si di- SA stingue oltre che per le dimensioni dei conidii, anche perchè | non è diffusa sututte le foglie infette ma ne attacca delle parti limitate che fa seccare e cadere. i Il micelio è ricco di glicogeno e sverna nel terreno insieme largo, sì può RI è bruciare le parti di esso ChE de: mo: ra infette. | alcune Plasidotiaforsodi (Compt. rend. d. s. d. l de. a vi d. Paris, 1910, T. CL, pag. 1768-1770). 5 È un breve studio istologico e biologico. della Tetramisa. parasttica Goebel che attacca le Ruppia provocando la forma-o È È zione di molti piccoli tumori, e della 7. Triglochinis parassita | 48 dei Triglochin. Si dimostra l'affinità di questa Plasmodioforacea sa s coi generi Plasmodiphora e Sorosphaera : notevole la costanza — È del modo di divisione dei nuclei durante la fase schizogenica, costanza che permette di riconoscere una Plasmodioforacea neb: di ù tessuto di una pianta ospite anche quando il parassita è giovane I e non ha prodotto spore. ELI L. MONTEMARTINI. bi; ParTERSON W. F., CnarLes K. V. and Vemmever J. F. — some — fungous PER of economie importanee (Alcune malattio d'importanza economica causate da funghi). (UV. S. Depart. | of Agriculture, Bureau of Plant Industry-Bullettin, n. MTA, vt, Wahsington 1910; 41 pagine, 8 tavole e figure nei ppi DI: ip Il lavoro è diviso in dal parti. La parte I dal titolo “ M Meri i scellaneous diseases , (Malattie varie) comprende cinque capi ud dei quali il primo tratta di una malattia del Cyperas tegetiforn Roxb. causata dalla Kwrakamia Cyperi (Myabe et Ideta) Mya È: (Peronospera ? Cyperi Myabe et Id.). PARASSITI VEGETALI 217 Questa peronosporacea comparve nel 1908 in una piantagione di Cyperus tegetiformis a Pierce, nel Texas, durante il primo periodo vegetativo della pianta, invadendo e distruggendo com- pletamente l’intera piantagione. Sembra sia parassita del Cyperus tegetiformis soltanto, almeno non sarebbe stata finora riscon-. trata su altre specie di Cyperwus. Tale malattia potè essere arrestata mediante accurati me- todi colturali adatti. | Nel secondo capitolo gli autori descrivono un nuovo genere di Hipocreacea affine ai generi Broomella e Peloronectria ma da questi differente in dettagli morfologici e per le spore oli- vacee. Del nuovo genere, che chiamano Loculistroma, danno la diagnosi in lingua inglese, così pure della rispettiva nuova specie Loculistroma Bambusae ; non ne danno però figure. Questo nuovo fungo è parassita di una specie di bambou (Phyllostachis sp.) e determina la formazione di scopazzi o scope di strega (witches’-broom), di cui è figurato un esempio nella tavola I, accanto ad un ramo normale. Il terzo capitolo tratta di due malattie di piante ornamentali causate da Botrytis e pre- cisamente di una malattia dei crisantemi alla Botryts cinerea Pers. e di una malattia delle peonie prodotto dalla Botrytis Paeoniae (Sclerotinia Paeoniae) per combattere la quale con- sigliano trattamenti preventivi delle piante con fungicidi e trat- | tamento del suolo infetto dagli sclerozi con della calce. — Ha dato risultati incoraggianti l’ uso della calce in propor- zione di 500 libbre per ogni acro (jugero inglese) di terreno. Nel quarto capitolo è descritta una malattia dei ciclamini causata dalla Glomerella rufomaculans Spauld. et Schrenk, v. Cyclaminis nov. var. di cui vien data la diagnosi dello stadio conidico e di quello ascoforo. Nel quinto capitolo infine gli autori descrivono (dandone Ja diagnosi, come al solito, in inglese) una nuova specie di Sten:- phylium che denominano St. City, sviluppatasi negli anni 1907- >: SS mn |; i ce - ita Pa _ È i 9 P.h SAT P Di f » Le) ASSITI VEGETALI. 5 1908 sui limoni nello stato di Arizona, causando il ma e la caduta dei frutti. 1, La parte II del lavoro, col titolo “ Arval rot cause dl by Thielaviopsis paradoxa , tratta appunto del Marciume dell «l’anands causato dalla Thielnviopsis paradosca (De Seyn.) V. S Hohn. E: vpi Si ie Gli autori, data la sinomimia e la descrizione del fango, È passano a fare una rivista storica della formaldeide quale disin- > fettante e fungicida; fanno indi la descrizione (con figure) degli apparecchi usati nelle loro ricerche sul metodo di combattere il parassita con formaldeide gassosa ; la esposizione delle diverse esperienze di coltura, di inoculazione ecc., e terminano in fine colle seguenti conclusioni sommarie : La formaldeide gassosa è un mezzo efficiente per combat tere la Thielaviopsis paradosca. Le macrospore offrono all’azione del gas una resistenza molto maggiore che non le microspore. Non è stato notato alcun cambiamento anatomico nell’ aspetto del fungo dopo la fumicazione, onde credesi che l’effetto sia. di natura chimica anzi che fisica. Il gas suddetto anche in piccole quantità esercita un’azione | ritardante sulla germinazione iniziale del fungo. La quantità di gas fatale al fungo è prodotta da fora 70 in quantità da 1,200 a 1,300c.c. per 1.000 piedi cubi di spazio aereo (in condizioni fisiche simili a quelle usate negli esperi- | menti degli autori) MALUSIO TURCONI. ViaLa P. e Pacortet P. — Sur la culture du Roesleria de la vigne (Sopra la coltura della Roesleria della vite) (Compt. Pel rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. de Paris, 1910, T. CL, p. 15008 sr 1771). T. : - = 4 ì; &' SIL MELITA ssi AA la —- ee i [A > sla Rene Re A i e > di — e - fee de è bc» ®» j de ie 4 0’ pd, a . Paseo PI ai v x” ‘ a "> > "* id È è hi DS- : sh Grappoli poco o non sviluppati, abortiti, con pochi fiori di- ai. sposti irregolarmente, ma normali. 3 Risanamento estivo dei ceppi malati, tranne nei casì più gravi. lVarattere costituzionale della malattia. — Il Roncet tipico, quale lo mostrano alcune wpestris e loro ibridi, nonchè in- gn ne, doo da nesti europei, ha il carattere, morfologico e fisiologico, di una ui variazione lenta, progreesiva, dell’ idioplasma morfogeno delle è, gemme, che si compie sotto l'influenza di fattori che non risie- Mi È dono nelle parti aeree. o si Ro hg Non si è potuto trovare alcun parassita bacterico o fungino, in nessun organo dei ceppi malati, neppure nelle radici. ‘ Il Roncet non è dunge una bacteriosi paragonabile al | nero, FISIOPATOLOGIA 223 I tentativi di inoculazione di succhi o di estratti, preparati in modi diversi, nelle diverse stagioni, non hanno dato risultato: mancanza di un virus 0 contagio fluido 0 citotossina traspor- tabile. Esperienze apposite hanno mostrato che non si può tra- smettere il Roncet coi ferri di potatura, nè stratificando insieme legno sano e malato. Si sviluppano malati i tralci che escono da gemme malate, cioè appartenenti a nodi malati dell’anno precedente. Il germoglio, uscito da un nodo che l’anno precedente faceva parte della zona” malata del tralcio, essendo obbligato a nutrirsi delle riserve al- terate finchè non è in grado di provvedere da sè alla produzione di alimento carbonato per mezzo delle foglie e di alimento mi- nerale per mezzo del sistema radicale. Infatti, le ricerche fisio- logiche hanno mostrato un grave disturbo in tutte le funzioni della vita malata. È interessante il fatto che l’ alterazione delle riserve ali- mentari è strettamente locale, cioè varia da un internodio al- l’altro, cosicchè dalla maggiore o minore alterazione delle riserve nei diversi internodi, dipende poi la conservazione o scomparsa della malattia nelle talee o nei germogli dell’anno successivo. Cause del male. — L'A. ha constatato che il fenomeno es- senziale è sempre l’ insufficiente o ritardato sviluppo di radicelle assorbenti, cosicchè qualunque fattore od operazione culturale che favorisca od accelerì la produzione delle nuove radicelle at- tenua il Roncet, e pil o meno lentamente lo fa scomparire (aerazione o rilassamento del terreno, irrigazione estiva) e vice- versa (asportazione in primavera del capillizio radicale dell’anno precedente, zappature profonde, ecc). Per cui concludendo “ il Roncet è un deperimento, morfo- logicamente e fisiologicamente ben caratterizzato, che sussegue ad uno sviluppo sempre più insufficiente 0 ritardato delle ra- dicelle assorbenti (a struttura primaria) n. si PIRRO di ; AA AA I g2% % » Pai < = viti sane. Con questo sistema si evita la necrosi del legno, nato le ferite, che è profonda nella stagione umida e fredda mentre Di Di è nulla nell’ estate, s' impedisce il pianto prima del germoglia- “La ‘mento, e si proporziona poi lo sviluppo primaverile alla poten- de zialità del sistema assorbente sopravissuto dall'anno precedente, fino a che non compaiono le nuove radicelle, In conclusione l’ A. dopo tre anni di ricerche, ha stabilito che il Roncet tipico non è una malattia in sé stesso, ma un sintomo di progressiva degenerazione del ceppo, prodotta da in- pio sufficienza dell’ apparato assorbente e che il progressivo invec- chiamento dell’ apparato radicale è in relazione con improprie qualità fisiche del terreno, che fanno sentire la loro influenza. 9 in modo maggiormente sensibile nelle condizioni del clima me- diterraneo e sull’ adattamento delle viti americane al. terreno medesimo. ; L. PAVARINO. NOTE PRATICHE Dalla Deutsche landw. Presse, 1910, N. 9. Per uccidere il vischio senza intaccare il ramo nel quale ha imagna n, i suoi austorî, il Malz consiglia reciderlo rasente la corteccia del ramo 7 La fi ospite e coprire poi questo, strettamente, con cartone nero incatramato: la. PARO mancanza di luce riesce letale alle parti del parassita rimaste aderenti Pa talk ramo. Sotto al cartone si può spalmare la corteccia con una poltiglia di. se i argilla e carbolineum al 10 °/,, per allontanare tutti gli insetti che altri — menti vi si rifuggerebbero. # Pavia — Tipografia Cooperativa, 1910 — Pavia Anno IV. 15 novembre 1910 Num. 15. — — Rivista di Patologia Vegetale DiretTA DaL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ Bourcart E. — Les maladies des plantes; leur traitement rai- sonné et efficace en agriculture et en horticulture (Le ma- lattie delle piante; modo razionale ed efficace di trattarle in agricoltura ed orticoltura) (Paris, 1910, 655 pagine, con figure). Diversamente dai comuni trattati di patologia vegetale, questo, anzichè contenere una descrizione sistematica delle sin- gole malattie, è, si può dire, un trattato di materia medica ap- plicato alla cura delle piante. L’Autore pensa che i trattamenti preventivi e curativi delle malattie delle piante richiedono, oltre che la conoscenza dei parassiti o degli agenti che ne sono causa, anche quella del prodotto usato come rimedio. Perciò, dopo una lunga introdu- zione nella quale sono esposti i concetti fondamentali della pa- tologia delle piante, dell’ eziologia, terapeutica , profilassi, ecc., dedica capitoli speciali ai diversi prodotti usati nella terapeu- tica : acqua, solfo e suoi composti, arsenico e composti, sali metallici, sostanze organiche diverse, ecc., dicendo di tutti quali 4 * pe del : ; A he ta ; = o, S . . . LC] È gi ” . "Ve Bi azioni esercitano sulle piante e sui loro parassiti e dando i con- sigli più utili per la loro applicazione alla cura dei più diversi Y La var Sa @ malanni. | MERE RE Per rendere il libro molto più pratico vi sono in ultimo de, due specie di indici. Uno è un vocabolario delle malattie e dei parassiti delle piante con una succinta e chiara descrizione delle +28 medesime ; l’altro è un indice alfabetico in cui sono tanto i 1508 nomi dei parassiti e delle malattie, che quelli delle piante col ia richiamo alle malattie da cui sono colpite. sana I NE: L. MONTMARTINI. Brrost G. — Rassegna crittogamica dell’anno 1909, con notizie sulle malattie dei trifogli e delle veccie causate da parassiti j vegetali (Bol. «ff. d. Min. d’'Agric., Anno IX, 1910, 12 pa- Ri: gine) (per la Rassegna precedente veggasi alla precedente pagina 130). È NE, > Fu annata poco favorevole allo sviluppo delle crittogame Si “ parassite, cionondimeno viene qui riportato un lungo elenco di lt osservazioni fatte nel Laboratorio Crittogamico di Pavia sopra vi casi mandati e raccolti in diverse regioni d’ Italia e di fuori. x Di malattie epidemiche non si ebbe che il ripetersi del- Hi l'invasione dell’ oidio o 724) bianco delle quercie, il quale si n manifestò anche nei cedui di castagno su quel di Savona. na Diffondendosi a parlare delle malattie del trifoglio, l'Autore dà importanza specialmente a' quelle che ne attaccano le foglie : Uvophlyctis Trifolii, Pythivm De Baryanum, Peronospora tri foliorum, Uromyces Trifolii (raggine), Erysiphe Polygoni (mal bianco), Pseudopeziza Trifolii, Polythrincium Trifolii, cec. Parla anche della Cuscuta, del ma/vinato e dell’Orobanche, non set | omettendo di dare consigli sul modo di combattere tali malanni. Per le veccie viene ricordata specialmente la Peronospora 5 Viciue insieme a qualche altro fungillo di minore importanza. cai i ‘Do MONTEMARTINI, ti GENERALITÀ 297 CamBeLL OC. — Trattamento dei vecchi oliveti (/te/azione al Con- gresso Nazionale degli olivicultori in Sassari, Roma, 1910; 51 pagine). Parlando delle malattie dell’ olivo, l’ Autore insiste sul con- cetto, già esposto in altre pubblicazioni riassunte in questa Ri vista, che esse malattie si presentino dove l’età, o cattive con- dizioni biologiche, o una cattiva ed imprevidente tecnica coltu- rale vengano a turbare l'equilibrio vitale della pianta : l’ ingen- tilimento progressivo subito dall’olivo per la coltura, le diverse condizioni di vita in cui esso viene posto, la prolungata e mal- praticata produzione agamica, hanno notevolmente diminuito in esso la naturale resistenza agli agenti esterni e ai parassiti, Anche per la gommosi l’Autore osserva che la presenza di gomma nei tessuti della pianta deve considerarsi come un fenomeno normale e puramente fisiologico che si manifesta più intenso coll’età, perchè appunto coll’ età scema la resistenza della pianta alla siccità. Oltre che della gommosi, l Autore parla brevemente delle altre malattie, consigliando di fronte ad esse, insieme alle pra- tiche culturali che valgano ad eliminarle, anche i seguenti trat- tamenti : Rogna o tubercolosi : potatura e asportazione delle parti in- fette, con successiva disinfezione della ferita con soluzione al 8 per 100 di acido fenico o al 2 per 100 di sublimato corrosivo. Carie del tronco e marciuine radicale : pel tronco bisogna asportare la parte secca e coprire la ferita con mastice, o bru- ciarla col piroforo ; per le radici convien pulirle e trattarle con 5 a 10 chil. di calce in polvere per pianta. Vaiuolo (Cycloconiuni oleaginmim): irnrorazione con poltiglia bordolese. Cocciniglie : trattamenti con emulsioni saponose. Tignola : irrorazioni velenose a base di arsenico. Mosca : irrorazioni con miscele zuccherine avvelenate, sl < C ; x : "n META, TA i) lag (Mia mi io i Sal Si ta n / ol | fg e Het A di: OS | © GENERALITÀ — PARAGSITI VednTati 3 SSR Muschi e licheni : raschi assi dei tronchi e pennellature | acqua di calcio o con soluzioni di solfato di rame. ua Per la fumaggine, la brusca, il fleotripide ed altri parassiti | "R È: vegetali od animali valgono, più che i trattamenti, le buone norme di igiene. Per gli insetti dannosi in genere, l'Autore invoca una legislazione che ne renda obbligatoria la distruzione. i L. MONTEMARTINI. Ferraris T. I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili : fasc. IV-VI (Alba, 1910) (per gli altri fascicoli veggasi alla precedente pagina 131 di questa Aivista). Tutti e tre questi fascicoli sono ancora dedicati agli asco- miceti, e l'Autore tratta ampiamente in essi 1 gruppi delle Pezzza, Sclerotinia, Rhytisma, Nectria, Sphaerella, Pleospora, ecc., ripor- tando sempre i risultati degli ultimi lavori fatti in proposito e corredando la sua esposizione con una tavola e oltre 60 figure alcune originali, altre prese dalle migliori monografie. La ricchezza di notizie e la cura messa dall’Autore nel rac- cogliere anche tutto quanto si riferisce alla cura delle diverse malattie, rende il trattato molto utile agli studiosi non solo, ma anche ai pratici che si occupano delle malattie delle piante. L. MONTEMARTINI. Fiscner E. — Beitràge zur Entwicklungsgeschichte der Uredineen (Contributi allo studio dello sviluppo delle Uredinee). (Cene tralbl. f. Bakter. ecc., II Abth., Bd. XXVIII, 1910, pa- gine 139-152). È interessante la dimostrazione data dall’Autore che iu dium Euphorbiae Gerardianae E. Fisch. è la forma ecidica. del ka lUromyces caryophyllinus (Schrank.) Winter. pn, ad A PARASSITI VEGETALI 229 Notevole anche la specializzazione di questo Zyomyces: la forma che cresce sui Dianthus non è identica a quella della Sa- ponaria. Nella Svizzera i garofani ne vengono attaccati anche dove manca affatto l’ Euphorbia Gerardiana, e ciò è probabil- mente dovuto al fatto che il parassita sverna sulle foglie della pianta ospite nello stadio uredosporifero. L. M. Forex E. — Note sur l’Oidium du fusain du Japon (Nota sull’ 0;- dium dell'Evonymus japonica). (Bull. trini. d. l Soc. Mycol. de France, 1910, T. XXVI, pag. 322-326, con una tavola). L’Autore studia la natura chimica e le funzioni degli ispes- simenti delle membrane che il Salmon ha visto e descritto in questo Oidivm. Crede si tratti di produzioni di cicatrizzazione aventi forse origine analoga a quella degli ispessimenti di na- tura callosica osservati dal Mangin nei filamenti micelici e nel conidiofori delle Peronosporee, e la cui funzione è sempre ignota. L. MONTEMARTINI. Grircron E. e MauLsLranc N. — Sur des espèces de Sphaeropsis et de Diplodia parasites du poirier et du pommier (Sopra alcune specie di Sphaeropsis e Diplodia parassite dei peri e dei meli). (Bull. trim. d. l. Soc. Mycol. de France, 1910, T. XXVI, pag. 307-316, con due tavole e due figure). Alla scuola di agricoltura di Grignon alcuni peri presenta- rono una malattia dei rami, caratterizzata da piaghe rotonde 0 irregolari, depresse e nettamente limitate da una linea sporgente quasi come lamella di sughero, formatesi generalmente attorno a una gemma o all’ inserzione di un piccolo ramo, e crescenti qualche volta irregolarmente quasi per l'aggiunta di altre piaghe f " (| a a cla È Fis at” PARASSITI i ira . DE I . . . 7a - NI Vo 1 n simili formatesi attorno di esse: in corrispondenza a tali piaghe la scorza prima liscia, in seguito si screpola e si stacca. Su |. iSA essa appaiono poi i picnidi di un micete, che gli Autori riten: dl gono essere la causa del male e che prima si presenta come un Macrophoma, poi come una Diplodia. Lo studio di questa Dip/odia richiama gli Autori a studiare e confrontare tra di loro i funghi di questo gruppo che vennero già trovati sui peri e sui meli e furono volta a volta ritenuti come costituenti la stessa specie o specie diverse. Dal loro esame concludono che i peri ed i meli possono essere attaccati tanto da Sphaeropsis che da Diplodia, molto simili tra di loro ma sempre distinte, spesso saprofite ma che possono diventare pa- rassite di ferita ed uccidere i tessuti corticali, cagionando lesioni identiche. Sono : ii 1. Sphueropsis maloruni Peck., a spore unicellulari, al- lungate, finamente sagrinate alla superficie; 2. Sphaeropsis pseudo-Diplodia (Fuck.) Delac., a spore unicellulari, sagrinate, più gsosse e più larghe di quelle della specie precedente ; SI I 3. una Diplodia indeterminata a spore bicellulari e liscie. de: Quest’ ultima è la causa della malattia osservata a Grignon. |. L. MONTEMARTINI. —— vr (Guecuen F. — Sur une fumagine ou noir de graines de Cacaoyer Ri: de San Thomé, produit par un Acrostalagmus (Su una /u- maggine o nero che infesta i semi del cacao a San Thomé, CE ed è prodotta da un Acrostalagmus) (Bull. trim. d. l. Soc. Myc. de France, 2910, T. XXVI. pag. 187-297, con due ta- ca vole). Nell’ isola di San Thomé spesso i frutti maturi di cacao sono infestati da un micelio prima biancastro, poi nero-verdastro, il quale pervade la colonna placentare e si estende sui tegumenti — Ù PARASSITI VEGETALI 231 dei semi, annerendoli e rendendoli incommerciabili. È malattia che sì conosce da parecchio tempo, ma che solo in questi ultimi anni ha assunto proporzioni allarmanti e reca danni assai gravi. Lo studio microscopico del fungo e delle sue colture dimostra trattarsi di un Acrostalagmus simile all’ A. Wilmnorinii che l’autore ha già rilevato e destritto come parassita di certi aster in Francia: si distingue da questa specie perchè non forma scle- rozî ed ha conidiofori più alti e conidî non ocellati. Se ne fa dunque una forma nuova: Acrostalagnmus Wilmorinii, forma Thomensis. " Moltissimi dei frutti attaccati avevano scorza traforata in uno o più punti dallo Xy/eborus perforans, piccolo coleottero comune nelle piantagioni di zucchero e che attacca anche i frutti del cacao per entrare nei semi e cibarsi della radicnetta dell’em- brione. E specialmente attraverso i fori di questo insetto che si propaga il male: nei pochi casi in cui i frutti ammalati non sono forati, l’ infezione è probabilmente penetrata dal tessuto conduttore dello stilo. Si consiglia l’ irrorazione preventiva dei frutti con nuiscele che sieno contemporaneamente insettifughe e fungicide. Nei imu- gazzeni bisognerà poi isolare subito i frutti che si presentano ammalati, perchè la malattia si propaga anche per contatto. L. MONTEMARTINI. Manus P. — Zum Auftreten des EichenmehiItaus (Sulla diffusione del bianco delle quercie) (Ver. Ges. Luremb. Nuturfr., 1910, pag. 108-111). L'Autore non crede che il mal bianco diffusosi in questi ultimi anni in Europa sia lo stesso che già venne osservato nel 1843 presso Parigi dal Mérat e che forse non era che la forma conidica della Phyllactinia corylea, comune sulle quercie ma assai diversa dall’ Oidium diventato ora epidemico. Non 0) ava ranassrt rain _ crede nemmeno si tratti di una forma. immigrata dall Amira | poichè nè si ha notizia che in America vi sia una relati AG diffusa, nè ne vengono attaccate, in Europa, le quercie ameri- 3 to cane. Raf dice. fr) Pensa invece si tratti della forma conidica di una Micro- sphaera molto affine alla M. Alni la quale si sarebbe acclima- tata in Europa, sulle quercie, provenendo da altra pianta ospite e formando su di esse solo i conidî, L. MONTEMARTINI. Macwnus P. — Ein neuer krebsartige Auswiichse an der Wirt- spflanze veranlassender Pilz aus Transvaal (Un nuovo fungo del Transval che produce escrescenze cancrenose sulla pianta È ospite) (Ber. d. deuts. bot. Ges., 1910, Bd. XXVIII, pa- gina 377-380). Trattasi di una forma fungina nuova appartenente al gruppo 9 delle Mucedinee dietiorpore della quale l'Autore fa’ un genere vi nuovo: Hyalodema (dai conidî in forma di bolle di piccole cel- . lule jaline). Si L’ unica specie (H. Evansti, dedicata ad Evans che la ha ; trovata) attacca i Zizyphus e produce sui loro fusti o sui pic- h: cioli fogliari escrescenze cancrenose caratteristiche. L. M. où Me Ras W. M. A. — Report on the Outbreak of Blister Blight on Tea in the Darjeelin District in 1908-1909 (Relazione sulla comparsa della golpe vescicolare del tè nel distretto di Da- È: rjeeling nel 1908-1909) (Agric. Res. Inst. Pusa, Bull. N. 18; Calcutta, 1910, 19 pagine e 6 pagine): | i E una descrizione della malattia e del micromicete che ne è la causa, l’Erobasidium verans Mass. " PARASSITI VEGETALI 233 Cominciò a diffondersi nel distretto di Darjeeling nel 1908 e si estese nel 1909 producendo danni non lievi perchè provoca sulle foglie e sui giovani germogli la formazione di galle e bol- losità che li rende inservibili. Oltre il tè, il parassita attacca altre piante quali Quercus, Machilus, Rhododendron, Vaccinium, Laurus, ecc. Si consiglia una abbondante potatura per diradare la chioma delle piante e allontanarne l'umidità, e la raccolta e distruzione delle foglie ammalate. Sono efficaci anche, per arrestare e cir- coscrivere il male dove si presenta, le irrorazioni con poltiglia bordolese.. L. MONTEMARTINI. Voces E. — Die Bekaimpfung des Fusicladium (La lotta contro il Fusicladium) (Sorauer’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XX, 1910, pg. 385-393). È uno studio dei mezzi di disseminazione e specialmente di svernamento di questo parassita che è causa della fiechiol/atura e scabbia (Venturia inaequalis) delle pere, delle mele e di altri frutti. | Vi sono varietà di frutti che resistono al parassita, e ve ne sono di quelle nelle quali solo i frutti restano attaccati e non le foglie. Non si può dunque dire che 1’ infezione si propaghi sempre da queste a quelli. Talvolta ne sono veramente attaccati anche i rami e molti germi rimangono nelle screpolature della loro corteccia. Le annate piovose favoriscono lo sviluppo del fungo. Questo può penetrare la cuticola dei frutti senza che sia necessaria alcuna lesione per quanto piccola. Il suo micelio si diffonde poi sotto l'epidermide. Non è esatto dunque quanto dice l’Aderhold che esso sia più un epifita che un parassita. . Poichè i germi del fungo sono difficilmente raggiungibili nelle screpolature della corteccia e poichè d'altra parte molti germi provengono dalle foglie ammalate dell’anno precedente a gie ra V da; falli fà: ott Sa ui PARASSITI ANIMALI USS? ade | 7% sulle quali, durante l’ inverno, matura la forma ascofora (ba: di gnerebbe raccoglierle e brfiarle), così l’ Autore ‘crede che alle irrorazioni con poltiglia bordolese fatte durante l’inverno, sieno preferibili quelle compiute quando l’albero è coperto di foglie. | L. MONTEMARTINI, Gvozpenovic F. — L'invasione delle cavallette sul Carso e modo di combatterla durante l’ inverno. (Ist. Sper. Chim. Agr. di Gorizia, 1908; 8 pagine e 7 figure). Gvozpenovic F. — La lotta contro le cavallette sul Carso nel- l’estato 1909 (col precedente, 1915; 18 pagine e 8 figure). Da alcuni anni sul Carso, e specialmente in alcune località della valle del Vippacco, è stata osservata la comparsa di uno straordinario numero di cavallette che impressiona e preoccupa gli agricoltori. Non sono le specie nefaste dall’ istinto migratorio, conosciute fin dall’ antichità (Acridivi migratorium , Stauro- nolus maroccanus, ecc.), ma vi è una specie molto affine (Ca- loptenus italicus) che moltiplicasi talora in numero straordinario distruggendo le coltivazioni di vaste plaghe. E insieme ad esso sono, pure numerose, altre specie (se ne determinarono 20) delle due famiglie dei Locustidi e degli Acrididi. Danneggiano specialmente i prati ed i pascoli, ma invadono anche i campi coltivati a trifoglio, a patate, a legumi, a fru- mento, a granturco, e si estendono anche ai vigneti. Le irrorazioni con insetticidi, come il succo di tabacco sono efficaci ma non praticamente applicabili su vasta scala. Anche le irrorazioni colla comune miscela cuprocalcica le tengono lon- pi tane dalle viti. i Più efficaci sono però la caccia diretta e la ricerca e distru- zione dei nidi di uova che si trovano a fior di terra. Per questo N motivo sono utili le erpicature durante 1’ inverno, PARASSITI ANIMALI 235 In Gorizia venne anche organizzata la caccia agli insetti giovani (prima che abbiano ad accoppiarsi e deporre le uova) fatta mediante apposite reti collettrici, dagli alunni delle scuole, ‘divisi opportunamente in squadre. Si calcola che nel decorso anno in questo modo sieno stati catturati e distrutti circa 45 milioni di cavallette. Nemici naturali delle cavallette del Carso sono un coleottero (Zonabris sp.) un dittero (Anthrac sp.) e un micromicete (En:pusa gryllli, o Entomophtora Calopteni) che in certe località si è presentata veramente epidemica. L. MONTEMARTINI. Jaap O. — Coceiden-Sammlung (Raccolta di coccidi). (Hamburg, III e V, N. 25-72). È il seguito della pubblicazione di cui si parla nella prece- dente pagina 40 di questa fivista. | Sono raccolte, determinate e seccate molte specie di Diaspis, Lecanium, Pulvinaria, ecc. Gli esemplari sono numerosi e ben conservati. L. MONTEMATINI. MarreLLI G. — Per la conoscenza delle convittime del Dibra- chys boucheanus Rutz. (Boll. d. Labor. di Zool. gen. e a- graria di Portici, Vol. IV, 1910, pag. 323-324). Viene segnalato il fatto che questo imenottero parassita oltre l’Apanteles glomeratus attacca anche la Sttotroga cerealella del grano. La femmina sale sui chicchi di grano e li esplora colla estremità delle antenne percorrendoli tutti lentamente : se trova una larva matura (che abbia già costruito il bozzoletto) di S7- totroga, depone in essa le sue ova. L. MONTEMARTINI, A SA ui , Foe ad & vii sè ELE né ae T VR D56 «I° Mori ANIMALI i È no Di o Nali: PP » a i i ci G. — Notizie sui costumi del CI corni-. ger Walk. (Col precedente, pag. 325-326). Questo calcidide si sviluppa sul Cerogtasies rusci. I primi adulti compaiono nella terza decade di maggio ; la femmina con- ficca la trivella tra i lobi anali delle larve e le solletica acciò | emettano dall’ano gli escrementi che sono dolciastri; depone le ova forando lo scudo dell’ ospite ; compie da maggio a ottobre circa cinque generazioni, | L. MONTEMARTINI. OserstEIn O. — Ueber Schidigungen von Fritfliegenlarven an jungen Maisstauden (Danni prodotti da larve di mosca su giovani culmi di Mais). (Cenlralbl. f. Bakter. ecc., II Abth., Bd. XXVIII, 1910, pag. 159-160). Si segnala il fatto (già osservato nel 1897 dal Frank in Tu- ringia) che larve di Oscinis pusilla hanno attaccato in Breslavia giovani culmi di mais. È L, M. PantaNELLI E. — L’ acariosi della vite in Svizzera (Bull. d. Min, d'Agric., Roma, 1910, Anno IX, Vol. II, 6 pagine). Bor È una relazione sopra una visita fatta alla stazione viticola ed ai vigneti dei dintorni di Losanna per studiare la malattia, ivi conosciuta sotto il nome di acariosi ed attribuita ad un acaro parassita, il Phyllocoptes vilis. . La malattia si presenta esclusivamente sui primi germogli primaverili i cui interno lî restano estremamente corti e gracili spesso contorti, mentre le foglie della base si accartocciano e d si chiudono, si prosciugano e cadono. Le altre foglie restano — poi piccole, asimmetriche, deformi e bollose in seguito al for > marsi sulla loro lamina di piccole areole pallide (con 1 a 5 mm. di diametro), nelle quali l’ accrescimento è arrestato. ate 2 A derit ah - PARASSITI ANIMALI 9237 Più tardi, in giugno, i tralci ammalati seccano e sono so- stituiti da succhioni sani e vigorosi; oppure risanano e dànno foglie e internodi normali. Ma intanto però il raccolto è per- duto. Bd Innumerevoli sono gli acari (Phyllocoptes) che si possono osservare sui tralci ammalati e sulle foglie lesionate : durante l’ estate essi si spargono sui teneri organi in via di sviluppo. e al primi freddi migrano sui ceppi e si ritirano sotto le scaglie della scorza ove passano l’ inverno in letargo. La malattia viene efficacemente combattuta con pennella- ture di soluzioni di polisolfuro alcalino (8 Kg. di polisolfuri di sodio e potassio in 100 litri di acqua) applicate verso la fine di marzo dopo la potatura. Si può adoperare anche il lisolo bruto 0 altri liquidi cresolati, alla dose. del 4.p. 100. Siccome l acariosi è malattia primaverile, basta un tratta mento fatto poco prima del germogliamento. Il roncet o arricciamento comune si distingue da questa malattia perchè non dà bollosità alle foglie, le quali sono in- vece profondamente laciniate. Si distingue poi anche per altri caratteri già altra volta descritti dall’Autore (veggasi alla pre- cedente pagina 47 di questa /?v:sta). In alcuni casi l'Autore ha osservato a Noto una complica- zione del yoncet con una forma di acariosi (foglie bollose come in Svizzera, ma dicotomia e formazione di molte gemme avven- tizie) ed ha rilevato essere questa dovuta alla presenza di un acaro ascrivibile però non al genere Phyllocoptes ma a Antho- coptes. Questa forma di acariosi attacca solo le viti già affette da roncet, e poichè nella Svizzera la coltura della vite è fatta, nei dintorni di Losanna, in condizioni simili a quelle della Si- cilia, l'Autore non scarta la possibilità che anche ivi.il PhyMo- coptes vetis, a cui senza dubbio si debbono le alterazioni carat- teristiche della malattia, si sviluppi di preferenza sui ceppi con apparato radicale sofferente. L. MONTEMARTINI, N Ae 3 fi dba. Ria SIMO | bo Me giga | AGENTI ATMOSPERICÌ 3) CO dci ian ni "Pv. ue SEU n più PeGLION V. — Anomalie di vegetazione delle bietole zuccherine — porta-seme (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vo- SH lume XIX, 1910, pag. 253-256). NE Le radici elites di barbabietole selezionate e pro ovenienti da ‘ei Avezzano, e trapiantate a Cà del Bosco nella bassa valle del Po } per averne i semi, spesso danno luogo ad anomalie le quali si È risolvono in un aborto dell’ infiorescenza e sua sostituzione con ciuffi di foglie che si sviluppano al posto dei getti fioriferi o al loro apice. Talora le piante così degenerate sono il 25 p. 100. L'Autore richiama i lavori del Klebs e del Blaringhem sopra lo sviluppo vegetativo di certe piante e della stessa Beta vwl garis in determinate condizioni, e per analogia pensa che il fe- nomeno sia qui dovuto alla difettosa conservazione delle radici nei silos durante l’ inverno: siccome per difenderle dal gelo. qualche volta vengono troppo coperte, se ne favorisce la vegeta- zione sia pure lenta, e si impedisce abbiano a beneficiare di un assoluto riposo invernale. Anche le mutilazioni che avven- gono su queste radici ancor vive, all’ atto dell'apertura dei silos, hanno certo la loro influenza. L. MONTEMARTINI. TrincHieri G. — Osservazioni sui danni arrecati alle piante del- l'Orto Botanico di Napoli da un repentino abbassamento di temperatura (Bu//. d. Ort. Bot. d. R. Univ. di Napoli, 1910, T. II, fasc. 4°, 17 pagine) asa Il 25 novembre dello scorso anno 1909 la temperatura sì abbassò d’un tratto, a Napoli, tanto da raggiungere 19,7 C. sopra zero, e ciò insieme al soffiare di un vento freddo ed asciutto VoR danneggiò molto le piante di quell’Orto Botanico. n. L’Autore raccoglie in lunghe tabelle la descrizione dei danni — AGENTI ATMOSFERICI — SOSTANZE CHIMICHE 999 piccoli o gravi che ebbero a subire le diverse piante. Anche le specie proprie della regione mediterranea non andarono esenti da danni. Interessante il fatto, in certe specie sì vedevano individui che avevano sofferto meno degli altri, il che si spiega, secondo l'Autore, per le condizioni individuali e momentanee delle piante stesse, per il loro stato di salute o di nutrizione, per l’età, e so. pratutto per la diversa congenita, intima loro costituzione. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Beobachtungen iber die sehédliche Wirkung einiger toxischer Substazen auf den 0elbaum (Osservazioni sopra l’a- zione nociva di alcuni composti tossici sopra l’ olivo) (Cen- lralbl. f. Bakter. ecc., II Abth., Bd. XXVIII, 1910, p. 153- 159, con due figure). L° Autore ha fatto una serie di osservazioni per studiare quali alterazioni provocano nelle foglie dell’ olivo certi sali me- tallici (di rame, di zinco, di litio, di sodio, di nikel e di uranio) forniti alle piante o in soluzioni diluite (da 0,10 a 1 per 1000), o mescolati al terreno in forma di polvere. _ Vide che dette sostanze si accumulano specialmente nelle foglie vecchie la cui clorofilla è quasi scomposta, o il cui lembo è in parte già secco. | Osservò inoltre che sulle foglie la cui energia vitale è in- debolita per l’ azione tossica del cloruro di sodio , si sviluppa l’ Ascochyta Oleae, ed in genere su tutte le foglie un po’ avve- lenate si sviluppano con facilità la Stietis Panizzei, la. Phillo- sticta insulana , il Coniothyrium Oleae, la Septoria Oleae ed altri fungilli i quali invece attaccano solo difficilmente le foglie completamente sane. Benchè la predisposizione per questi parassiti possa dipen. dere da molte cause, l’ Autore dà importanza all’ azione speci ARE AI DI POL PSSARROT 3 RS O SEE de “PERI via; "0 È i; pio, RENO, Ver. IIBNBBTTT e, = x | Soliana cimmicne — - sora Pn (051 RN "AE i ai vuta, come si sa, alla Stictis Panizzei) in certe plaghe. Da . . . . 7* . ; A a sia la presenza delle micorrize alle estremità delle radici (come ha già rilevato in altro lavoro riassunto alla pagina 282 del pre- cedente volume di questa Rivista) quella che rende le piante più sensibili all’ azione tossica dei composti che si trovano nel ter- Treno... r i i rn L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1910. N. 35. Contro la tignuola delle foglie dei platani (LythocoMectis platani) non si riconoscono rimedii pratici se non quello di raccogliere e bruciare le foglie infette. In autunno l’ ultima generazione passa allo stato di ninfa e sverna sotto la corteccia delle piante sino alla primavera. l. Mm. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1910. N. 38. - Per uccidere le larve del tonchio e bruco dei legumi che si trovano qualche volta annidate nei semi dei piselli, delle fave, delle len- ticchie, ece., non si può ricorrere all’azione del calore perchè si corre pe- ricolo di danneggiare la germinabilità dei semi. Meglio applicare il solfuro — di carbonio, chiudendo la semente infetta in un fusto comune (caratello 0 î ni cassa) dopo avervi versato 50 gr. di solfuro di carbonio per ogni ettolitro : si fa rotolare il fusto di quando in quando e dopo 48 ore si apre e si uo espongono i legumi all’ aria. I N. 41. - Contro i bruchi dei cavoli si consiglia spolverare le piante a È con calce e dopo qualche ora inaffiarle. Pavia — Tipografia Cooperativa, 1910 — Pavia ANNO IV. i | 20 novembre 1910 Num. 16. Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL DorTt. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI VEGETALI Farneti R. — Il mal bianco delle quercie minaccia anche i castagni ed i faggi. Misure profilattiche da prendersi per limitare od arrestare l’ infezione. L’ Vidio delle quercie, che da due o tre anni ha invaso con fulminea rapidità e sotto forma epidemica i querceti d’ Europa, sembra minacciare seriamente anche altre importanti essenze forestali. Fino dall’ anno scorso notai questo parassita sui giovani germogli di castagni, ceduati nell’ annata, nei dintorni di Sa- vona. L’ infezione era limitata solo ad alcune ceppe d’un ceduo assal esteso, e sembra senza gravi conseguenze. Quest’ anno in territorio di Lizzano in Belvedere, provincia di Bologna, ho osservato l’ 0idzo delle quercie in cedui di faggio tagliati nella primavera di quest’ anno o nella primavera del- l’anno scorso. Quivi l’ infezione, quantunque non estesa che ad aree relativamente ristrette, si presentava però con caratteri assal gravi. I germogli colpiti erano in parte deformati, avevano le foglie bollose e raggrinzate , la lignificazione o agostamento i * rai fig s fa CREO i 3) J PARASSITI | vecerati ne era ritardata od ostacolata, e l aduggiamento dello 5 n’ era evidente. limitata : generalmente di cento o duecento metri quadrati, ra ramente estesa a più di venti o trenta are. | . Nelle faggete nelle quali sl era sviluppata la ia non i È vi erano piante di quercia; anzi le quercie più ‘vicine sì trova- ò vano a qualche chilometro di distanza e a trecento o quattro- | i Er: “i 4 fa PO, Se nei cedui di faggio e di castagno l’ infezione rimanesse | cento metri più in basso. sempre così limitata, non sarebbe tale da destare preoccupa- zione; ma non è improbabile che la crittogama delle quercie si | specializzi anche sopra il castagno ed il faggio e che improv- — 5 5 visamente in condizioni più favorevoli possa invadere tutti i Èa castagneti e le faggete ceduate di recente. | | Il nuovo pericolo, e i danni gravissimi che l 0idi0 reca ai i: querceti, dovrebbe richiamare l’attenzione dell’ Istituto Interna- vii zionale d’Agricoltura, per vedere se non fosse il caso di pren- SA dere misure profilattiche efficaci per arrestare o limitare la pro- “A “ pagazione del male in tutti gli Stati in cui si è manifestata Sei l’ epidemia. sel = Considerando che nelle quercie la malattia attacca Re 8 mente solo i rimessiticci che spuntano sopra le piante tagliate — Ma] o scalvate di recente; e che, se attacca qualche volta anche le foglie di rami adulti, perchè ciò sì verifichi, sembra necessario il contatto o la vicinanza di focolai intensamente infetti e spe dos ciali condizioni di umidità; è sperabile quindi che, proibendo per due o tre anni il cate lo scalvo e la potatura dei quer: | pa ceti, comunque tenuti a ceduo, a capitozza o ad alto fasto; È l’ epidemia crittogamica venga ad arrestarsi od anche a scom- | parire. và ara 1° PARASSITI VEGETALI 948 il taglio e lo scalvo, dei boschi di quercie, non apporterebbe diminuzione quantitativa della legna, della corteccia e della fronda, il cui incremento annuale si ritroverebbe accumulato al- l’epoca del taglio protratto. Sarebbe quindi una misura profilattica non soltanto pratica, ma che si potrebbe attuare senza spesa e senza scapito per i proprietarî di boschi. È vero che in alcuni luoghi si tagliano i cedui e si scalvano le quercie, come altre piante, per sommini- strarne la foglia fresca o disseccata al bestiame, ma anche in questi luoghi non riescirebbe difficile agli agricoltori il surro- gare per due o tre anni la foglia di quercia con altri mangimi economici. Laboratorio Crittogamico di Pavia, novembre 1910. ArnauDp G. — Une nouvelle maladie de la luzerne: maladie rouge (Una nuova malattia dell’ erba medica: malattia rossa). (Le Progres Agric. et Vitic., Montpellier, 1910, N. 43, pag. 517-519, con una figura). La malattia si presentò nei dintorni di Montpellier con fe- nomeni simili a quelli provocati dalla Ahizoctonia. Le radici erano attaccate, oltre che da poche anguillule, dalla Neocosmo- ‘| spora vasinfecta , lo stesso fungo che attacca il cotone, le cu- curbitacee ed altre piante, provocando 1’ avvizzimento. Sulle radici ammalate si notano ammassi rossi, di pochi mil- limetri di diametro, i quali corrispondono agli organi di ripro- duzione del parassita. Contro il diffondersi di questa malattia 1 autore consiglia la selezione di varietà ad essa resistenti, come si è fatto in America pel cotone, non che l’ alternanza di coltivazione con piante (come i cereali, i cavoli ed altre) che non siano attaccate né dalla Neocosmospora, né (per precanzione) da; Fusarium che provocano malaltie affatto simili. Utili sono anche le disinfe- ad L Na fe » al ne ita ni | tie etna i A " L'AS RE vale) bare, Ao , sai MI MR Me 3} gu eo Isa ne Ra t Fai si è ZF APIILI PARASSITI VEGETALI | SA zioni del terreno a mezzo Pi solfaro SR & ogni mq.) 0 di formolo (60 gr. per mq.). Arxnaun G. — Contribution à l’' étude des fumagines Coe allo studio delle fumaggini). (Ann. Mycologici, ai 1910 0, Vol. VIII, pag. 470-476). Le fumaggini non costituiscono un gruppo speciale ma, per y ps: le loro forme perfette, si possono ricondurre a diversi generi del-_ d à ù l'immenso gruppo delle sferiacee : vivono sulla maggior info dei mezzi nutritivi e specialmente sulla melata degli insetti, senza che però vi sia relazione fissa tra specie di insetto e specie A fungina. | | Sa L’autore ha fatto una serie di osservazioni sopra questi funghi. Bb nella Francia meridionale. Tra le forme perfette descrive due specie nuove di Capnodium, il C. meridionale trovato sui rami ; di oleandro e di quercia, ed il :C. oleale sui rami di olivo. m» Distingue poi col nome nuovo di Pleosphaeria Citri il fungo — che è causa della fumaggine dei limoni e che fu già descritto — coi nomi di Limacinia Citri (Br. et Pass.) Sace., L. Pesi > Sacc. e L. Cameline (Pass.) Sace. Tra le forme conidiche ricorda il Dematium pullulans , uu Cladosporium fumago, V Alternaria tenuis , il Macrosporium | su commune. Crede che la questione del polimorfismo delle fumag- > gini sia parallela, se non identica, a quella del polimorfismo delli Pleospora herbarum. L. MONTEMARTINI 0 Bupàk F. — Zwei neue Tannennadeln bewohnende Pilze I nuovi funghi degli aghi degli abeti). (Nat. Ztschr. ci Fare u. Landw., Bd. VIII, 1910, pag. 213-320, con sé PARASSITI VEGETALI ì 245 Colpiscono le foglie di abete già danneggiate dal gelo, spe- cialmente quelle più basse. Si tratta di un Phoma che l Autore descrive col nome di E Ph. bohemica e di un ascomicete nuovo intermedio tra i generi Ditopella e Rehmiella, e che l'Autore chiama Rehmiellopsis bo- hemica. Questa è forse la forma ascofora del primo. Non producono danni molto gravi. L. MONTEMARTINI È BurLer E. J. — A new genus-of the Uredinaceae (Un nuovo ge- i nere di Uredinee). (Ann. Mycologici, Berlin, 1910, Vol. VIII, pag. 444-448, con una tavola). È una ruggine che attacca le foglie di Olea diotca a Bombay. Sl presenta come la Hemileia con piccole macchie gialle, pol- verulenti, in corrispondenza alle quali il parenchima fogliare è attraversato da ife ramìficantesi negli spazi intercellulari, riu- nentisi poi a formare piccoli stromi dai quali sorgono i sori spo- riferi del parassita. È L’Autore ne fa un genere ed una specie nuova che chiama: | Cytospora Oleae. te L. M. — —HerzreLp S. — Ueber eine neue Taphrina auf Polystichum Lon- chitis (Una nuova Zaphrina sul Polystichum Lonchitis). (Oesterr. Bot. Ztschr., 1910, pag. 249-254). LI È una specie nuova di Tuphrina che attacca la felce in pa- rola e che l’Autrice descrive col nome di 7. Wettsteiniana, de- ._dicandola a R. von Wettstein che per il primo la ha osservata. i L. M. OPZS RE > © SMR a RESTARE NOE - MR SI È r Fe ART Lioni , è pr LR Da ed, E u 4 Ù ‘è ue i e li PI alati RCD APR: dat; VA (A A ce ni 4 af: sd uti ut T1L, ui je ba Sal 7 ” d ‘ * ella ro La n°? pt Ma CR di Ps: To x x n) r “ dee iui CATIA PARASSITI VEGETALI È sii ; Prbati (Galle di natura fungina su radici di Kickria mu: | stica Preuss). (Ann. Mycologici, Berlin, 1910, Volume VI TI, pag. 449-451, con una figura). ; Sono piccole galle che si formano sulle radici delle piantine | in germinazione di Kickxia elastica nel Kamerun, e ne provo- | cano il deperimento nei semenzai. Sono dovute al moltiplicarsi di ed ipertrofizzarsi delle cellule della corteccia le quali diventano anche polinucleate. ì Agente patogeno è il micelio di un fungo che non si può ti È L.Me 0 determinare perchè non produce alcun organo di fruttificazione : esso agisce forse segregando un veleno irritante. Lewis Ca. E. — Apple diseases caused by Coryneum foliico- lum Fkl. and Phoma Mali Sculz et Sace. (Malattie dei meli — : prodotte dal Coryneun folticolun Fkl. e dal Phoma Mali NE Scultz et Sacc.). (Maine Agric. Exper. Stat., Bull. N. 170, i 1909, con 42 figure). i, Re Baffi a Questi due funghi attaccano il fusto delle piante giovani di melo ed i rami delle piante vecchie. Sono parassiti di ferita 6:18 provocano alterazioni simili a quelle prodotte dalla Sphaeropsigà di malorum. L'Autore li descrive qui dettagliatamente. L. M. Lewrs Cu. E. — New species of Endomyces feoni ascanitia apple | (Una nuova specie di Endomyces causa di deterioramer 60 delle mele). (Co/ precedente, Bull. N. 178, 1910, con 14 fig). È una nuova specie che attacca i frutti e che l'Autore | lo i E È dad de began > SE PARASSITI VEGETALI 247 | scrive col nome di Endomyces nali. È, pei suoi caratteri cito- logici, diversa dall’ E. Magnusti. Hi. pi L. M. > pura E. — Le Lophodermium macrosporum parasite des ai- È guilles d’epicéa (Il Lophodermium macrosporum parassita delle foglie di abete rosso) (Rer. gen. d. Botanique , Paris, SAS 1910, pag. 297-336). bi Già fin dal 1874 R. Hartig studiando questo parassita delle RI: - faglie dell’abete rosso, aveva riconosciuto che esso può presen- n tarsi in due modi: o provocando un imbrunimento rapido degli Sl : aghi che rimangono attaccati ai rami, 0 provocandone un im- _ runimento lento e la caduta. i L’ Autore ha studiato e seguito accuratamente il percorso 7. della malattia e l’ evoluzione del parassita nei Vosgi, e distin- Ro guendo meglio e caratterizzando i suoi diversi modi di presen- tarsi, ne dà anche la spiegazione. Secondo lui il Lophodermium macrosporum non attacca d ® che gli aghi a vegetazione debole i quali si trovano sui rami | bassi degli alberi anche vigorosi, o nei terreni sterili, o nelle ‘abetine mal tenute. Però anche tra gli aghi già deboli, ce ne n ne sono in diverso stadio. Quando il parassita ne attacca di ‘quelli che sono ancor pieni d’amido (specialmente in primavera), —. il micelio abbondantemente nutrito si sviluppa rapidamente e ra- pidamente ne invade tutto il parenchima fogliare, mentre la pianta cerca di opporsi ad esso con la formazione di un anello di resina e tannino alla base della foglia, la quale resta attac. cata al fusto. Si ha in tal caso la forma x della malattia, caratterizzata | dalla presenza dell’ anello basale sulle foglie colpite e loro ade- renza ai rami. Colpisce le foglie dei rami di due o tre anni SARE mai quelle dell'annata perchè le gemme non sono ancora aperte quando si disseminano, a primavera, le spore), presentan- | dosi in forma più o meno violenta a seconda del loro stato, .e ; maturando su di esse, in un anno, gli organi di fruttificazione i del parassita. vel Quando invece quest’ ultimo attacca foglie già molto depe- rite e che contengono poco amido, il micelio insufficientemente nutrito, cresce in esse molto lentamente, nè la foglia reagisce colla formazione di alcun anello, ma all'autunno viene completa- mente uccisa e cade. Si ha così la forma $ della malattia, caratterizzata da aghi caduchi e senza anello basilare. Colpisce specialmente le foglie dei rami più vecchi, ma qualche volta si presenta anche, insieme alla forma «, sui rami giovani. Ha percorso lento e gli organi di fruttificazione del parassita maturano più tardi quando le foglie sono già cadute sul suolo. L. MONTEMARTINI: PegLion V. — Intorno alla carie del frumento (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1910, Vol XIX, pa gina 216-220). n: È si i Dopo avere ricordato i lavori dell’ Hoffmann e del Frank sulla durata del potere germinativo delle spore di carie (Tilletia — laevis), e quelli del Prévost e Tulasne sulla propagazione di questo parassita, l'Autore comunica il risultato di alcune sue ù. esperienze fatte seminando grano sano infettato esternamente vi con spore. È Ottenne spighe infette totalmente o parzialmente ; in queste ultime sfuggono più facilmente all’ infezione i chicchi primi a formarsi, cioè quelli delle spighette centrali. Nei chicchi sani — non vi ha traccia del micelio del parassita. | Ò La trasmissione di questa malattia non avviene dunque Pa è germi contenuti nel seme. L. MONTEMARTINI. — este rta si O, Medi ©. > PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 949 Lisrner G. — Einige neue Obstbaumfeinde (Alcuni nuovi nemici degli alberi fruttiferi) (Jahresber. d. Ver. f. angew. Botanik, 1909, Berlin, 1910, pag. 983-111, con 6 figure). Si parla di tre parassiti animali e uno vegetale : 1. Diaspis piri Boisd., che attacca peri, peschi, meli, pruni ecc., provocando sui loro rami la formazione di depres- sioni che qualche volta riducono i rami stessi in forma di nastri. La si può combattere con pennellature di carbolineum, colle quali però non bisogna toccare le gemme che ne sarebbero danneggiate. 2. Tarsonemus fragariae Zinn., che attacca le fragole provocandone l’intristimento ed impedendone l’ allargamento delle foglie. Sono specialmente le foglie giovani quelle che ven- gono danneggiate, onde è difficile trovare liquidi insetticidi che non riescano ad esse dannose. Alcune varietà sono resistenti. 3. Eriophyes ribis Nal. dei ribes, che deturpa le foglie che attacca. Contro questa erinosi si consigliano da alcuni le solforazioni con solfo misto a calcio (una parte di calcio e due di solfo) da ripetersi tre volte per almeno due primavere consecutive. È conveniente però anche raccogliere 0 bruciare tutti gli organi infetti. 4. Podosphaera levcotricha (Ell. et Ev.) Salm., o Sphae- rotheca Mali Burr., o bianco dei peri e dei meli, contro il quale si sono applicate invano le solforazioni e le irrorazioni cen solfuro di carbonio, così che è sempre consigliabile la rac- colta e distruzione dei rami infetti. Secondo Erikson hanno ef- ficacia le pennellature con poltiglia bordolese applicate ai rami sulla fine dell’ inverno. L. MONTEMARTINI. 250 , PARASSITI ANIMALI Corte J. — Nouvelle acarocécidie de Crataegus oxyacanthoides Thuill. (Nuovo acarocecidio del Orataegus oryacanthoides Thuill.). (Compt. rend. d. l. Soc. d. Biol., Marseille, 1910, T. LXIII, pag. 643-645, con figure). Corte J. — Différenees de susceptibilité des Crataegus monogyna Jacq. et oxyacanthoides Thuill. à I égard des Eriophyides qui attaquent leurs feuilles (Diversa suscettibilità dei Ora- taegus monogyna Jacq. e oxryacanthoides Thuill. riguardo agli Eriofiidi che attaccano le loro foglie) (col precedente, pag. 645-646). | L’ Autore descrive una nuova specie di Eriophyes (E. Cra- taegumplicans) che produce sulle foglie del Crataegus oxyacan- thoides piccole bolle ipofille, sparse nel lembo o lungo i margini, prive di peli. Per quest’ultimo carattere queste alterazioni si di- stinguono da, quelle provocate dall’ E. gonothorax che attacca di preferenza le foglie del Crataegus monogyna. L. MONTEMARTINI Darmasso G. — La lotta contro le tignuole dell'uva (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vol. XLIII, pg. 593-645) È una lunga ed accurata esposizione di quanto si è fatto all’ estero e in Italia per combattere questo malanno delle viti. L’ Autore raccoglie i risultati delle esperienze , li confronta tra loro, li discute, fa esperienze anche proprie per controllare i ri- sultati ottenuti dagli altri, e dall'esame di tutti questi dati trae le seguenti conclusioni : 1) la caccia alle farfalle colle lampade o con altri mezzi I non è consigliabile nè per la spesa che importa, nè per i risul- tati che può dare; i 2) la caccia ai bruchi di prima generazione colle pinzette e gli spilli non sembra neppure essa conveniente per la spesa DE che importa e pei danni che può arrecare ai grappoli in fioritura È. PARASSITI ANIMALI 251 3) L’anticipazione della vendemmia consigliata da alcuni può essere adottata solo in casi eccezionalissimi ; 4) la distruzione delle crisalidi coi mezzi consigliati in Francia dell’ ebow://antage, o echaudage, esige spese troppo gravi di impianto e di esecuzione e mano d’opera addestrata ed istruita, non facile ad aversi ; | 5) gli insetticidi dovrebbero costituire il rimedio ideale, ma i loro effetti pratici sono ancora molto incerti, diversi sono i risultati delle esperienze fatte a scopo scientifico da quelli delle | applicazioni in campagna, così che si rendono necessari nuovi studii e nuovi tentativi. In questa condizione di incertezze, l'Autore si limita a rac- comandare ai viticultori : a) distruzione delle crisalidi, sia riducendo il numero dei rifugi (trasformando i vecchi tipi di impalamento a base di legno con altri a base di cemento armato e di ferro), sia ricorrendo ai rifugi-trappola (stracci, carta o paglia da applicarsi ai ceppi, eCC.); b) raccolta degli acini bacati in agosto : c) conservazione, e non distruzione, del materiale infetto raccolto, entro casse munite di reticelle di 2 mm. di diametro che permettano a primavera l’ uscita degli endofagi ed il loro ritorno ai filari. L’ Autore si augura che anche in Italia si organizzi una lotta seria, con una larghezza di mezzi simile a quella applicata dai viticultori della Francia e della Germania. L. MONTEMARTINI. DeL Guercio G. — I fleotripide dell’olivo in Liguria ed i nuovi mezzi per combatterlo. (Porto Maurizio, 1910; 12 pagine). Questo insetto del gruppo dei tisanotteri, è piccolo, lungo un paio di millimetri circa, largo meno di uno, nero lucente, de- e T- femmina depone le ova nei fori scavati nel legno dal Me donde poi gli adulti si disperdono sulle foglie e sui giovani ger- È: mogli danneggiandoli ed impedendone lo sviluppo. Ha due ge | nerazioni all’ anno. pc La malattia, nota col nome di schima, si diffuse in questi SASHA ultimi anni in Liguria in modo allarmante onde venne istituito +08 a Villatalla un Laboratorio entomologico (la cui direzione fu af- di pal fidata all'Autore) per studiarne il decorso. so La si combatte curando il punteruolo ed altri insetti (per. A esempio l’ ilesino del frassino) che ne aiutano la moltiplicazione. Db La si combatte anche con irrorazioni di succo di tabacco. È 3 inoltre consigliabile : potatura e sfrondamento generale, da pra- ticarsi durante l'inverno, dei rami della grossezza di un pol- lice; raccolta e distruzione delle fronde infette. : Po Il fleotripide dell’ olivo ha un nemico naturale in un calci- dide : l’Eulophus Gentilei. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Sulla presenza in Sicilia del RAizoecus falcifer Kiinkel (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1910, Vol. XIX, pag. 220-223). È una cocciniglia polifaga, priva di occhi, ricoperta di se- crezione bianca, cerosa, con aspetto simile ai dactilopiti, ma con caratteri delle zampe e delle antenne assai diversi. Fu scoperta dal Kiinkel sopra le radici di una palma, e vive. frequentanente sul Convolvulus arvensis, dalle cui radici passa facilmente alle radici della vite e precisamente sulle ‘porzioni | delle Tadivhgtra che yenno finito il loro “OOEoa GIA in mai trofie dello strato pilifero e dell’ intercute. i PARASSITI ANIMALI — MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA 253 Venne già osservata sulla vite dal Saliba ad Algeri, ora l’ Autore ne segnala la presenza in Sicilia nei cui vigneti le zone attaccate spiccano da lontano come macchie più o meno estese simili a quelle prodotte dalla fillossera, benchè più uniformi dal centro alla periferia. L. MONTEMARTINI . VerneT E. — Le phylIloxera vaincu par le eyanure de potassium ? (La fillossera vinta col cianuro di potassio ?). (Le Progrés Agric. et Vit., Montpellier, 1910, N. 10, pag. 306-307). Richiamando la comunicazione di Mamelle già riassunta alla precedente pagina 102 di questa Aivista, l’ Autore ricorda che già nel 1899 nella Champagne lo Schwartz tentò applicare le soluzioni di cianuro di potassio in olio pesante contro gli insetti parassiti delle radici delle piante, e le provò anche contro la fil- lossera delle viti. | L’ Autore pensa che l’ acido cianidrico, in soluzione in olii pesanti o meglio in alcool, possa essere usato nella lotta contro la fillossera, ma specialmente per l’ estinzione completa di tutta la vita tanto animale che vegetale nel terreno. L. MONTEMARTINI. ta Mawicarpi C. — Intorno alla cosidetta strina del castagno nel «AR Modenese. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vo- È: LO c SS e " ; 1) H. Briem, Sulla fioritura precoce (nel 1° anno) delle barbabietole 3uc- «>. cherine; in Bull. d. lAss. d. Chim. de Suer. de France (riassunto nelle Staz. —_—Sper. Agr. Italiane, Modena, 1903, Vol. XXXVI). Sha 2) G. Klebs, Ueder die Nuchkomnen kiinstlich vertinderter Bliiten von _ Sempervivum; in Sitssber. d. Heidelberger Ah. d. Wiss., 1909. 3) R. Aderhold, Ueber das “ Schiessen , des Kohlrabis; in Mitth. a. d. k. biol. Anst. f. Land. u. Forstw. in Dahlem bei Steglitz, Berlin, 1906, Nr. 11. | Veggasi anche: L. Montemartini. Sulla nutrizione e riproduzione delle a piante, parte I; in Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XIV. x (rapporto che ha una grande importanza sopra la determinazione dei fe-, MR RE SOIN RE PER, IA È i 5Ò tr > LP PA "a È al essa non è sempre dovuta al freddo, e parta di disturbi nell nu it provocati dalle cause più diverse. In ricerche da me fatte recentemente ') per studiare l azione dell temperatura sopra l’ assorbimento dell’ anidride fosforica da parte de piante, adoperando piantine appena nate di barbabietola ed esponendole | alcune, verso i primi dello scorso aprile, fuori all’aperto (ove la. temapaE A Da tura è scesa fino a due gradi sopra lo zero), mentre altre erano tenute in serra temperata, ho visto che a bassa temperatura le piantine, pur arre- standosi quasi nel loro sviluppo, assorbirono una quantità di fosforo re d lativamente molto maggiore che non in serra temperata. E’ bene qui ricordare che, secondo Wimmer e Roemer (?), la prevalenza del fosforo sopra l’azoto fa aumentare nelle barbabietole lo zucchero. Essa S inoltre, non può dirsi se in relazione o indipendentemente da un. tale cas fatto, provoca, come è noto (3), la fioritura delle piante, onde è a pensarsi. che le basse temperature primaverili agiscano, nel determinare la fiori- tura precoce delle barbabietole, in quanto favoriscono l'assorbimento di fosforo da parte di esse. pg. Se ciò fosse, sì potrebbe evitare l’inconveniente con opportune conci- Nast mazioni, e cioè lasciando mancare il fosforo alle piantine finchè non sia passato il pericolo di repentini abbassamenti di temperatura. Alcune esperienze da me fatte in questo senso lasciano "ESERE in un successo soddisfacente. DI; Ho provato infatti a seminare in serra temperata diverse piantine, c in vasi pieni di sabbia ben lavata la quale era stata concimata in aleuni | — con fosfato di calcio e un po’ di solfato di magnesio, e in altri con nitrato di + ii potassio e pure un po’ di solfato di magnesio. La semina venne fatta ak — «SG primi di marzo e verso la fine del mese, quando le piantine erano già ben sviluppate (coi due cotiledoni svolti e l’accenno di una prima foglia), alcuni vasi, tanto di quelli concimati con fosfato che con nitrato, furono portati fuori serra dove dal 26 marzo al 7 aprile sì ebbero giornate fredda: s tazione di porta-innesti importati da altri climi ; concorrono ad n aumentarlo, oltre la fillossera, anche la mancanza di aerazione A del suolo e cattive pratiche culturali; non si DEORBRRE sugli ibridi Berlandieri. AN | L. MONTEMARTINI. da Bruner R. — Les gelées de printemps (Le gelate sani ‘ (Rev. d. Viticulture, Paris, 1910, N. 861, pag. 369.875, 10 figure). Hyde < di Dt SEE AGENTI ATMOSFERICI 267 Le gelate primaverili sono causa, per i viticultori, di danni maggiori che non le invernali perchè colpiscono la pianta mentre è viva e piena di succhi. L’Autore parla di tali danni e de- (PURE? UT scrive alcune delle disposizioni usate per coprire le viti e di- fenderle. Come mezzo di difesa che ha dato risultati soddisfa- e_ ie ” Y centi, parla delle nubi artificiali per produrre le quali ora si hanno appositi apparecchi ad accensione automatica che pren- p dono fuoco quando la temperatura si abbassa a zero gradi. JM. 5 Bruxer R. — Accidents de végétation (Anomalie di vegetazione) È (col precedente, N. 860, pag. 683). I freddi persistenti che si ebbero quest’ anno nella seconda id metà di aprile ed in principio di maggio, hanno provocato nelle viti delle nomalie di vegetaziene che qui l'Autore ricorda : rami filati, con internodi lunghi, foglie piccole, grap- F: poli abortiti , È elorosi temporanea , con ingiallimento di tutte le foglie di un ceppo, tanto in terreni calcarei, che silicei ; i punteggiature marginali, con formazione di piccoli punti bruni e talvolta di piccoli fori, verso i margini del lembo, do- vuti a confricazione delle foglie giovani per l’ azione del vento pe e conseguente lesione delle cellule epidermiche rese così più | sensibili all’ azione del freddo. Al ritorno della buona stagione, tutte queste anomalie fini- rqno collo scomparire. L. MONTEMARTINI. S 4 A P- n si +& vr fr e. Pi » « » Sl È eb sa 8" Lixssaver L. — Der “ Droah ., eine niederoesterreichische Re- benkrankheit (Droa%, una malattia della vite nell’ Austria pri de DTT Le Ra ; «4 È sia cas Mr x ; ER ps % Pe K È tata du TREN ee CIA - fa cn ‘6 RE ee) r Ao RI Ae, "é È dr ii AGENTI ATMOSFERICI - _ > ALATTIE DIN D inferiore). (Jahresb. EF; Verein. ta PEA Botanil di Berlin, 1910, pag. 112-118, con tre figure). Bc Il nome di dr0ah è il nome locale col quale ì viticu Da della valle del Kamp (una valle laterale del Danubio) dici no una malattia caratterizzata da una speciale erezione dei tralci — delle piante ammalate che si dirigono verso l’ alto, mentre DI RR mostrano incapaci di tenere le infiorescenze, nè raggiungono la lunghezza normale. Gli internodi sono più bre i lembi fo- gliari seccano lasciando solo le nervature, a poco a poco tutta la pianta deperisce. Nt: La malattia si a po #- inverni STASI vi sSciuni 1 a rante essi. Hepocock G. G. — Field studies of the crown-gall of the grape gd (Studî in campagna sopra il crown-gall delle viti). (U. So “E ti Deptm. of Agric., Bureau of Plant Industry, Bull. N. 188, SR pi: 1910, 40 pagine e 4 tavole). Una nota preliminare di questo lavoro venne già riassunta alla pagina 95 del volume II di questa Rzvesta. “E a La malattia delle viti che qui si studia è nota da lungo te tempo anche in Europa coi nomi di rogna, tubercolosi , brous- ne: sins, ecc. e fu segnalata tanto sui fusti che sulle radici. Tse riesce dannosissima e può distruggere anche buona parte delle | viti di un vigneto. Da tutti i htc. cl vanno SOgGoe ad essa nello st MALATTIE D' INDOLE INCERTÀ 269 x St. George) sono relativamente resistenti, però non v’ è nessun vitigno che ne sia immune. L’Autore fa qui la storia della malattia e parla molto este- samente della sua diffusione e dei danni che essa produce. Circa la causa, afferma che il gelo la può favorire ma non basta a provocarla : da tubercoli ammalati isolò diverse specie di bacterî, e furono isolati dei bacterì anche da altri autori; lo Smith riuscì a produrre sulle viti dei tumori con inoculazioni di un bacterio da esso isolato dal tumori di altre piante : il Bacterium tumefaciens (veggasi anche alla pagina 344 del volume II di questa Rivista). È La malattia si propaga o coll’ acqua di irrigazione, o coi tagli e le potature, o cogli insetti. L. MONTEMARTINI. Lopewisks Jr. T. A. — Zur Mosaikkrankheit des Tabaks (Sopra il male-del mosaico del tabacco) (Rec. Trav. bot. néerlan- dais, Vol. VII, 1910). $ Secondo l'Autore l’ intensità della luce non ha influenza favorevole o sfavorevole sulla diffusione della malattia, ed anche l'oscurità non ha influenza se le foglie sane non possono assi. milare in luce solare normale: se no l’ oscurità diminuisce e la luce bleu aumenta la malattia. Richiamando la teoria dell’ Hunger (veggasi alla pagina 175 del primo volume di questa Rivista), l’Autore pensa che negli scambi chimici normali nella pianta del tabacco si formi una sostanza che ha azione contraria a quella del virus del mosaico, virus che pure si forma normalmente, forse perchè ad esso sì unisce chimicamente e lo neutralizza: le condizioni esterne pos- sono favorire la formazione dell’ una o dell’ altra di tali sostanze (il virus o l’anti-virus) sì da provocare o la manifestazione della malattia o l’ immunità. L. M. fo Me ds 4 si AIT ” xa i SR cad ve: 4 ; va Sa N° erp si dl RR PIO CORO FELIPE MERLO, Pa RIN . 3 DPS (AA # ei Nite N E b PI fu DI UE Di d Merli TIR gato i Sa n A ‘ e | vir, Poe > EIA + ea et) 270 I -e° PIRTOBAPOLOGIA' ‘e. COSTI GOG MANNA sia Ace i ce dai a AMA i; x dal: Griiss J. — Ueber das Verhalten von Cytase und Cviolosgulioni gi bei der Gummibildung (Sul modo di comportarsi della citasi 1508 i e citocoagulasi nella formazione della gomma) (Pringsheim's | i Jahrb. f.w. Bot., BA. XLVII, 1910, pagina 393-480, e o una tavola). L'Autore studia la presenza ed il comportarsi degli enzimi durante il processo di formazione delle gomme vegetali. ; Secondo lui, condizione indispensabile per la formazione della gomma è il depositarsi di emicellulosi, e specialmente di galactano che si comporta come materiale di riserva simile al- l’ amido, nei corpi legnosi. Con un accumulo anormale di questo . materiale del gruppo dell’ emicellulosa ‘e per una eccessiva sua soluzione per un fermento citasico in seguito a ferite o a cam- biamenti di nutrizione, la formazione già normale della gomma | può trasformarsi in un processo patologico. Lurz L. — Sur le mode de formation de la somme adragante (Sul modo di formazione della gomma dragante) (Compt. rend.-d. s..d. VA. d. Scod, Paris, 1910£T: CL, pag. 1184- 1186). A Sin dal 1857 il Mohl aveva dimostrato che la gomma dra- gante si forma per un processo di gelatinificazione delle mem- 4 brane del midollo e dei rami midollari. L'Autore ha avuto occa- sione di studiare diversi Astragali del gruppo Tragantoidi, ed ha verificato che nel tusto avviene sempre quanto ha yisto. il, si Mahl, mentre nelle radici il processo di gelatinificazione ha ori: si gine nel libro e da questo si estende più tardi ai raggi maidol- d lari del legno. È bi ur A L. iii ra NOTE PRATICHE 271 NOTE PRATICHE Dal Bull. d. r. Soc. Toscana di Orticoltura, Firenze 1910. N. 2. - Per prevenire i danni della Carpocapsa (baco) del pero e del melo, si consiglia l'applicazione, quando le piante sono in piena fioritura, della seguente miscela: arseniato di soda gr. 300, solfato di ferro gr. 300, acua gr. 109. In una botte si mettono 90 litri di acqua e vi si scioglie l’arseniato di soda, mentre il solfato di ferro viene sciolto in altro reci- piente in 10 litri di acqua che poi sì versano, agitando, nella prima so- luzione. ; N. 8. —- I dott. A. Mazzaron e R. Bedini, confermando l’ etticacia del- l’arseniato di ferro per la lotta contro la Corpocapsa, affermano non es- servi pericolo alcuno per chi mangia le frutta mature anche senza sbuc- : ciarle, purché l’ultimo trattamento sia stato fatto quando le frutta stesse erano molto piccole ed almeno due mesi prima del raccolto, anche se dopo non sia mai piovuto. Dànno poi diversi consigli sull’uso di questo inset- ticida: l’arseniato di soda deve essere custodito scrupolosamente fino al momento di adoperarlo, non sì deve con esso bagnare gli ortaggi che si trovassero in vicinanza degli alberi curati, nè può utilizzarsi pel bestiame il foraggio a questi sottostante. Dal Progres Agricole et Viticole, Montpellier, 1910. Pg. 556. Il Pr. H. Sanita ha ottenuti buoni risultati da tentativi fatti per combattere la cocciniglia del mandorlo (Diloba coeruleocephala) con irrorazioni di poltiglia bordolese. Pag. 625. Per difendere le barbabietole dall’ Altica oleracea e dallo Psylliodes chrysocephatla, E. Jacharewitz consiglia far passare di frequente sopra le piante una tavola incatramata contro la quale gli insetti, saltando, vanno a impigliarsi. Consiglia anche irrorazioni colla seguente miscela : arseniato di soda anidro gr. 200; acetato neutro di piombo cristallizzato gr. 100; acqua litri 100. Si scioglie prima l’arseniato di soda in 25 d’acqua, poi l’ acetato di piombo in 75 litri, e si versa in seguito questa seconda soluzione nella prima, agitando. Questa miscela è efficace anche contro l’Agrotus segetum le cui larve attaccano anch’esse le barbabietole. 10 per 100. Dall’ Italia Agricola, de 1910. solforazioni; per iero si propone di irrorare le piante, sla vr, n con acqua perché il parassita si sviluppa male quando l’ambiente è umido. 3 N. 16. - Contro il sigaraio della vite si consigliauo i trattamenti. ab l’arseniato di piombo (200 gr. di arseniato di soda e 600 di aoptato dii > : piombo). a, N. 20. - Secondo il Parisot la filatura (o produzione di germogli. lunghi, deboli e filati) delle patate è dovuta ad un avvelenamento pero acido carbonico in seguito alla gran produzione di questo gas che si ve rifica nei locali comuni di conservazione È dunque consigliabile di con- servare i tuberi da semina in locali freschi e aerati: bisogna anche te }: ; nerli in piccoli cumuli mossi di frequente. el: sO La poltiglia bordolese ha azione tossica sulle piante se è preparata. da lungo tempo. Dal Giornale di Agricoltura Pratica, Asti, 1910. Pag. 6. - Si segnala il pericolo di diffusione del marciume radicale — delle viti (coi germi di Dematophora glomerata e Roesleria hypogaea) — cui si va incontro colla stratificazione dì talee e barbatelle in «bui Sa troppo umida. Si consiglia fare la stratificazione in sito non umido, wet: À aerato e ben illuminato e curare che la sabbia non contenga resti orga du nici o avanzi delle talee dell’ anno precedente. Pag. 8. - Per combattere la PAytophthora Gi delle patate ‘ni consigliano le concimazioni a base di potassa. . è % Ti Anno IV. 15 dicembre 1910 Num. 18. Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI . Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Ego: DI Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI VEGETALI R. Farneti. — La canerena delle zampe d’ asparago. La Cattedra ambulante d’Agricoltura di Bologna ha inviato in esame a questo Laboratorio Crittogamico alcune zampe di asparago (Asparagus officinalis) affette da una grave malattia ‘). Opportunamente sezionando i rizomi ammalati, si vede che _la metà rivolta all’esterno, sulla quale s’ inseriscono le gemme, ‘è morta 0 morente per un processo cancrenoso ; così pure una stretta zona esterna nella regione dorsale che porta le radici *), mentre la parte intermedia, interna, è ancora apparentemente sana. - . Seguendo l'andamento dell’ infezione si vede che questa ha la sua origine nella parte posteriore e. più vecchia del rizoma, ‘e che da principio, anche nella faccia ventrale, non attacca che . la zona periferica del fusto, ma man mano che essa si avanza verso l’ estremità anteriore, sempre più si approfondisce verso l’asse, che raggiunge o. sorpassa quando il male arriva alla gemma apicale. 1) L’egregio Prof. Bertini dice nella lettera accompagnatoria : “ Desta “ tale ‘malattia un serio allarme fra i nostri ortolani perchè in pochi anni “ distrugge intere asparagaie ,,. 2) Il rizoma dell’ asparago , rispetto alla sua giacitura nel terreno ha «una direzione quasi orizzontale. ‘PARABITI VEGETALI Nella regione dorsale, come si è detto , il processo can noso si finita a zona corticale e da questa confluisce 1 zoma che in queste mig ciò che, evidentemente , conce TE buisce a prolungare la vitalità della pianta ammalata, la quale | non muore che quando la cancrena ha ucciso ARCA l’apice del | rizoma. : I tessuti ammalati hanno un colore bruno scuro, più intenso verso l’ esterno e che va gradatamente alleggerendo di tono a verso l’ interno. Fra la parte ammalata e la parte centrale sana vi è un limite ben netto. i Ca ms Piu Fest La Le radici ammalate hanno un colore bruno-grigiastro, che si avanza sfumando verso l’ estremità, per cui nelle radici par- . zialmente ammalate non è possibile distinguere nettamente il limite tra la porzione ammalata e la sana. Le gemme morte si distaccano, per la putrefazione dei tes- suti sottostanti, lasciando al loro posto una specie di alveolo, formato dai catofilli esterni coriacei e più resistenti allo sfacelo. Esaminando con una lente il rizoma ammalato non vi si scorge esternamente nessuna vegetazione fungina, nè lesioni | prodotte da insetti od altri animali. Al contrario, le radici sì vedono cosparse di minuti corpicciuoli neri, globosi od ovoidali, distribuiti irregolarmente fin dove arriva il male. | n Questi corpicciuoli sono i periteci di un micromicete appa tenente alla famiglia delle Perisporiacee, che ho potuto idaptteg È ficare per la Zopfia rhizophila Rabh. Fungi europ. N. 1784, » 1874; Sacc. Syll. Pyrenom. I, pag. 55, 1882; G. Winter, Die 5 È Pilze Deutschlands, II, pag. 50, 1887 1). “ul parce fibrillosa, RIA demum vertice rumpentia. Asci magni usino breviter SIAE] 4-6-8-spori, mox deliquescentes , inter paint ko di PARASSITI VEGETALÌ 275 . Questo fungo fu trovato per la prima volta da W. Zopfin Mona, sopra radici di asparago ammucchiate, e non consta Bo sla stato trovato prima d’ ora in Italia. _ Lo Zopf che lo comunicò al Rabenhorst, perchè lo pubbli- casse ne’ suoi classici essiccati, non dice se questo fungo sia da considerarsi come parassita degli asparagi ; ritiene soltanto ‘che esso si sia sviluppato sotto terra e non dopo che le radici i . furono estratte dal terreno ed ammucchiate, nelle quali condizioni E | egli le trovò. Nel 1886 fu trovato anche da E. Baudier in Francia E - | e venne pubblicato dal Roumeguère nei “ Fungi ersicati prae- bo cipue gallici , al N. 3987. In nota il Roumeguère dice che È: questo fungo si sviluppa sotto terra sulle radici di asparago, ma |_‘’‘non dice se sia causa di malattia. Alla diagnosi data dall’ illustre micologo tedesco di questo micete, poco o punto vi è da modificare o da aggiungere. No- “2 terò solo che i periteci non sono sempre globoso-depressi, ma AG | generalmente globosi cd anche ovoidali. Bisogna aggiungere invece qualche considerazione per ciò | che riguarda la biologia del fungo, la cui natura ipogea deve ra essere anzitutto confermata. Esaminando al microscopio i tessuti ammalati, questi sì | vedono invasi dal micelio del fungo fica, il quale risa ed attraversa in ogni senso le pareti cellulari e le cel- ciale uccidendone il protoplasma, prima che il micelio le abbia | invase. È evidente quindi che il micelio di questo fungo è ca- | pace di elaborare e segregare sostanze, non solo capaci di solu- M | culares (quovis loculo nucleo fareto), medio leviter constrietae, utroque polo “e apiculato, maturitate atrofuscae © b: — Zopfia rhizophila Rabenh. «“ Fungus quasi hypogaeus; peritheciis | | plus minus gregariis, ae STA atris, opacis, parce fusco-fibrillosis ; nr permagnis 65-70 X 125 mm. longis, dimidio latis. x gii In asparagi radicibus plus minusve siccis et in congeriem collatis prope i | Islebiam (Saxon. 18 Ang. invenit et 4-25 sept. legit. W. Zopf) ,, a La ® PARASSITI ip bilizzare, ko chte e distruggere la membrana, ma d0ha di e fà netrare per osmosi nell’ interno Le cellule Vive e modificare | senso convenzionale non può essere ritenuto un vero parassiti sa È ma un parassita facoltativo 0 almeno un parassita delle ferite, che per la sua azione sulla pianta ospite può essere annoverato tra i ctenofiti del Wakker. | Non si può affermare se le proprietà biologiche manifestate È da questo fungo nelle asparagaie del bolognese, siano apparse in esso in seguito a nuove condizioni di vita, derivate dal nuovo. ambiente o da speciali condizioni culturali della pianta nutrice; perchè non si può dire che tali proprietà esistessero, non av- vertite, fino dall’epoca della sua scoperta nella Sassonia, essendo stato osservato il fungo solo in radici estratte dall’asparagaia da qualche tempo, e nulla dicendo al riguardo lo Zopf, osservatore profondo ed attento. Anche il Roumeguère non accenna a questo. fatto. Comunque, la proprietà biologica di penetrare i tessuti e modificare il contenuto cellulare in modo da trasformarlo in ali- dell’ BERT E n PARASSITI VEGETALI 279 | ArpeL O. e WoxrexweBer. — Studien ueber Kartoffel-Fusarien (Studi sui Fusa7 vm delle patate) (col precedente, pag. 17-19, e Heft 10, 1910, pag. 14-16). Dai tuberi di patata infetti di arrieciamento si possono iso- 1 lare diverse forme di Fusarium. Smith e Swingle li riunirono a nell’ unica specie Y. orysporium ; secondo gli Autori però si di- 4 stinguono 13 forme tra cui il Fusarium (Fusisporium) Solani | (Martins) Sacc., e il F. orthoceras App. et Woll. 3 Dagli stessi tuberi venne isolato anche il Verticillimm al Sa boatrum. > E L. M. A AppeL O., WertH EF. e ScHaLuMmBERGER. — Zur Kenntniss der Kartoffelpflanze (Sulla pianta di patata) (col precedente, 1910, Heft 10, pg. 12-14) Sulla comparsa della malattia dell’arricciamento non ha in- — fluenza la grossezza del pezzo di tubero usato per riprodurre la L. M.

°-°" -PARE@io 7 AU ARBUT DO O | PARASSITI VEGETALI || © Busse W. e ULrIca P. — Der Warzelbiina der bruciaticcio delle barbabietole) (col prc 1 e si vide che la prevalenza dell’uno o | dell’altro dipende dalla damento della stagione : una primavera calda dà la. prevale al Phoma, una molto umida sab invece il Pythium... mo della malattia. = tole) Ci EER pg. 34-35). La malattia è in relazione coll’umidità del terreno. . cause della malattia del cuore e del marciame secco dell ) barbietole) (col prevalente, Heft 10, 1910, pg. 16); vute in primo luogo al Phoma Betae. non è accolta dai La siccità ha influenza sul corso delle malattie, e gli p hanno osservato tuberi che cominciavano ad serali che fossero minimamente infetti da Phoma. IAT? - pa PARASSITI VEGETALI 281 RuHLANnD W. e ALsrecaT — Anbauversuche zur Bekaimpfung der Herz- und Trockenfàule der Rilben (Esperienze per combat tere la malattia del cuore e il marciume secco delle bar- babietole) (col precedente, pag. 17). Gli Autori insistono sulla selezione di piante resistenti al male. Furono ripetute le esperienze di sostituzione di sali am- moniacali ai nitrati, ma senza nuovi risultati. La M. Perers L. — Ueber die Desinfection des Rilbensaatgutes (Sulla disinfezione dei semi di barbabietola) (col precedente, Heft 8, 1909, pag. 25-28). Nell’ ipotesi che l’ abbruciaticcio delle barbabietole dovuto al Pythium e all’ Aphanomyces sì propaghi nel terreno mentre quello dovuto al Phoma si trasmette coi semi, l’Autore ha fatto tentativi per ottenere la disinfezione di questi ultimi, seminan- doli poi in vasi con terra sterilizzata per poter meglio control- lare il presentarsi della malattia. Adoperò soluzione al 2 p. 100 di solfato di rame (immersione per 24 ore), poltiglia bordolese , miscela cuprosodica, formalina, carbolineum, ecc. Le miscele a base di solfato di rame sono le più efficaci, ma costano di più. Sono utili. contro il Phoma Betae ma non si sa se contro gli altri agenti patogeni che sono nel terreno. L. M. FaBER (von) F. C. — Ueber die angebliche Bedeutung von My- xomonas Betae Brzezinski fiir den Wurzelbrand und die Herz- und Trockenfàule der Ruben (Sopra la Myromonas Betae Brz. come causa dell’ abbruciaticcio , della malattia alla pagina 102 del terzo volume di questa Rivista. La verro] Na” nicum Sch., o Ex. pentasporiwin Schir. AE AR "A ì Po) A Pa : p PARASSITI VEGETALI del cuore e del marciume secco delle barbabietole) ‘font EA ; e. pà, n È un breve riassunto della nota sulla quale è > stato 0 riferita A precedente, pag. 28). monas Betae Brzez. non esiste. L. M. Lausert R. — Ueber Exobasidium-Krankheit der Azaleen al AIA den MehItau des Apfelbaums (Sopra una malattia delle azalee pi dovuta ad Erobasidiumn, e sul mal bianco dei meli) (col precedente, pag. 28-29). E L’Autore segnala la presenza in Germania, sopra le foglie. di Rhododendron indicum, di un Exrobasidium non ben diffe- renziato ma che crede essere o l una o l’altra delle due specie trovate nel Giappone sopra l’Azulea indica : Erobasidium japo- Il bianco dei meli arrivò quest’ anno, in giugno e luglio, a maturare i periteci presentandoli coi caratteri della Podosphaera —— leucotricha (Ell. et Ev.) Salm. L. My 0 AppeL 0. e Werra E. — Infectionsversuche mit Plasmodio- phora Brassicae Woronin (Esperienze di infezione colla pure Plasmodiophora Brassicae Wor.) (col preconentt Heft. 1a Cd 4 1910, pag. 17-18). austriacum e il S. striclissimuin, producendo nel isa: pena. bl Lal PAECLALA PARASSITI VEGETALI » leggeri rigonfiamenti della radice, negli altri tubercoli irrego- | | larmente lesionati. Nel = sativus la Plasmodiophora Ts ‘non produce rigonfiamenti, ma causa l’annerimento della radice. L. M. | ArcaNnGELI G. — Sul mal bianco delle querce. (Proc. Verd. d. È Soc. Toscana di Sc. Nat., 14 nov. 1909, 8 pagine). - Dopo aver ricordato le osservazioni e le discussioni già fatte in iisito da altri botanici, l'Autore conferma che la malattia face di preferenza le foglie dei rigetti e dei rami dell’ anno, | attribuendo il fatto anche alle differenti condizioni d’ ambiente SI cui vegeta la fronda delle piante giovani e basse rispetto a | quelle elevate e ad alto fusto. È E Quanto alla specie patogena, l'Autore propende a credere * si tratti di una forma dell’ Oidium erysiphoides Fr., che attacca i | tante piante selvatiche e coltivate, che ha acquistato speciale E virulenza in seguito alle speciali condizioni meteorologiche ve- | rificatesi in questi ultimi anni, cioè le primavere straordinaria- | mente piovose. e sta a, L. MONTEMARTINI pr E. I. — The bud-rot of palms in India. (// marciume della gemma nelle palme in India). (Mem. of the. Dptm. di, Sep Agric. in India, Vol. IIL Calcutta, 1910, pag. 218-250, i A | con sei tavole). nl wmarciume della gemma o bud-rot delle palme, osservato n dal 1893 nelle palme del coco della Giamaica, colpisce anche r {reca Catechu il Borassus flabellifer ed altre palme ed è orm mai i diffuso nella Da Na Bengala ove è causa di danni non ta"? “Ai A Le RL OBa > IRE | PARASSITI VEGETALI essa diventa scura e oltiasi alla base, mentre secca mi ci mente. L’ alterazione si propaga a poco a poco anche alle basi — ancor tenere delle più giovani foglie, le quali alla loro volta A ingialliscono e seccano. Qualche volta annerisce e marcisce ano pi che l’ apice del fusto. L79 Causa della malettia è un fungo parassita, il Pythium pal mivorum, già segnalato dall’ Autore fin dal 1907 in una pubbli cazione riassunta anche alla pagina 225 del secondo volume dia questa ‘vista. L'Autore ne studia qui con molti dettagli 1 ca-. db ratteri biologici ed anatomici e ne prova la natura patOanA Ls mezzo di inoculazioni. Lon 3 Nelle esperienze per combattere la malattia, abbandonsto ia sistema delle irrorazioni con poltiglia bordolese, si sono concen- È centrati tutti gli sforzi nell’ isolamento e distruzione delle piante Dio ammalate. L. MoNTEMARTINI. Bi MarcHanp E. F. L. — Le Plasmodiophora Brassicae Wor., pa- I rasite du melon, du céleri et de I’ oiselle- épinard (La Pla- Par: smodiophora Brassicae Wor. parassita dei meloni, dei s3 0 dani e degli spinaci) (Compt. rend. d. s. d. CH d. Sc. di <% Paris, 1910, T. CL, pag. 1348-1350). | n n ef ba È o: vr No Fin’ ora si credeva che questo parassita vivesse solamente pa sulle Crucifere ; l’Autore segnala ora il fatto che esso fu trovato | au anche ad i toni radici di sedani e meloni raggiungendo in si questi ultimi dimensioni molto superiori al normale. La cosa di ) di grande importanza per regolare l’alternanza delle colture. in pi tensive di fronte alle minaccie del parassita. 4° La. MONTEMARTINI. i; dt în De: È, de ego | 9, WiTa 2 Lo î MA Re î) Mt ade 77) ide PILE , Ra ata (47) i - à ti da RI PARASSITI VEGETALI 285 T_T_TYyFy--r-r-r-re-r_ree-———r.rrrrrrrrre==——--—-:;:; È: . VurzLewix P. — Sur une entrave naturelle à la maladie des chénes (Sopra un ostacolo naturale alla malattia delle quercie) (col precedente, T. CLI, 1910, pag. 647-648). N sg Nelle foreste di Vaucouleurs, tra la Mosa e la Mosella. sulle | quercie molto attaccate dal ,ma/ bianco si presentò un Cicinno- bolus parassita dell’ Oidium, il quale pare costituisca un ostacolo naturale molto serio per la diffusione e perpetuazione del male. SA È diverso dal Cicinnobolus Cesatii de Bary, e simile al C. __. Cesatii forma Evonymi Tassi: pare si tratti di una specie eu- | ropea o ubiquitaria, la cui identificazione non è facile. SE L. MONTEMARTINI À PeeLion V. — Intorno alla forma ascofora dell’ oidio della vite. «| _—(Rend. d. r. Ac. Lincei, Classe Scienze, Vol. XIX, 1910, , pag. 458-450). Ri . Richiamata la sua nota già riassunta alla precedente pa- gina 100 di questa Aivista, l'Autore aggiunge che la formazione . dei periteci dell’ oidio della vite comincia già nel settembre È . quando ancora le foglie attaccate sono in piena attività vege- DG hi | tativa, e continua (di mano in mano che i periteci maturi si È | staccano) fino ad autunno tardi, ed ha dunque una certa impor- E” tanza nella conservazione della specie. Mt. È pertanto un errore abbandonare la lotta contro questa B | malattia dopo il mese di agosto. L. MONTEMARTINI Tranzscnen W. — Beitrige zur Biologie der Uredineen, III (Con- tributi di biologia delle Uredinee, III) (Trad. d. Mus. Bot. dd. l’Ac. Inp. d. Sc. de St. Petersbourg, Bd. VII, 1910, pa- | gine 1-19). K; 9h e. 96 de È 4 Pets. x NI so. Uy 6 & «i “ Puccinia ed altre Uredinee allo scopo principale di gii forma ecidiosporica. Tali esperienze per alcuni casi hanno dato A buoni risultati, per altri ebbero esito negativo. be: La Puccinia Porri (Sow) Winter, che attacca diverse specie — DE # di Allium è una Hemi-Puccinia, in quanto le basidiospore pro- 24 ni dotte dalla germinazione del teleutospore attaccano direttamente | 3 gli Allium. e producono la forma uredosporica senza passare per a la ecidiosporica. dì, a Le teleutospore di Puccinia Maydis Bereng , danno! ecidii. 3 sopra l Oralis Corniculata L.; quelle di Pwuccinia Poarum di dànno ecidii sulla Tussilago Farfara ma non sulla Petasites | po È officinalis, pertanto l’ Aecidium che si trova su quest’ultima non 9 appartiene alla Puccinia in parola. pier i Esperienze fatte colle Puccinia Iridis, P. glumarum, P. Ve- ratri, ecc. le cui teleutospore furono seminate su piante spon- a tanee le più diverse, non hanno dato alcun risultato. © i sa L. MONTEMARTINI ScHROEDER H. — Die Widerstandsfahigkeit des Weizen-und Gotica stenkorns gegen Gifte und ihre Bedeutung fiir die Steria tion (La resistenza dei semi di frumento e di orzo ai a Sa x leni, e la sua importanza per la sterilizzazione) (Centralbl. | f. Bakter. ecc., Il Abth., 1910, Bd. XXVIII, pag. 192.508): (O L’ Autore prova sublimato corrosivo, iodio, alcool, etere È cloroformio, acido acetico, nitrato d’ argento, solfato di der Ù cloruro di Ri floruro di sodio, osservando poi la germinabi- lità dei semi e la persistenza di spore, specialmente di bacteri. Da. La sterilizzazione migliore per le ricerche fisiologiche da o) 09: tiene col nitrato d’argento, pulendo prima ben bene i semi. pal arr AGENTI CHIMICI — MALATTIE D'INDOLÈ INCERTA 287 SE . l’acqua, immergendoli poi per 18-24 ore in una soluzione al 5 gi del sale in parola, e levandoli da ultimo in soluzione allungata di cloruro di sodio per metterli subito dopo a germinare. SI L. M. Me SE bc A . DO DI A HepLunp T. — Nagra iakttagelser of ver bladrullsjuka hos po- ti. tatis (Alcune osservazioni sopra l’ arricciamento delle pa- po tate). (Tidskrift f. Landtmin, Lund, 1910, Bd. XXXI, fe, 14 pagine). ki; È Secondo l'Autore questa malattia delle patate si trasmette a - | . . " È “a DI gi adoperando tuberi provenienti da piante già ammalate, ma può -D comparire anche in piante provenienti da tuberi sani quando n sia resa difficile la respirazione delle parti sotterranee in causa di abbassamenti di temperatura, di semina profonda, di pioggie SES Pi a n o di troppa compattezza del terreno. Non è malattia infettiva, \ aloe NA ma si deve considerare come una forma patologica di modifica- zione, quasi come quella che ci è data dalle forme bisessuali di Fragaria grandiflora che, a differenza delle forme femminili, sono facilmente attaccate dalla Mycosphaerella : le prime sono localizzate nei terreni compatti e sterili, crescono male, sono deboli e vengono attaccate; le seconde si presentano nei terreni | soffici e fertili, hanno forte sviluppo vegetativo e resistono al Da parassita. Come mezzi per combattere la malattia delle patate , l’Au- # tore consiglia lavorazione del terreno, concimazione calcare , semina poco profonda, uso di tuberi provenienti da piante | sane, preferenza al terreno soffice e poroso. _L. MONTEMARTINI. Dall’ Agricoltura Salentina. Lecce, 1910: N. 19. - A. Biasco sostiene che il roncet delle viti sia caglogi repentini e forti sbalzi di temperatura che si verificano nell'epoca in le viti entrano in vegetazione. Tutto ciò che rende debole la vite ‘e | cagionevole, la rende anche più sensibile all’azione malefica dei geli sla: epperò aiuta la CONMIRAETS: e diffusione. del roncet. nni Mei: ic. stralia. Per combattere l’agrotide del tabacco si accenna al sovescio di se- | nape. PETE terra. af * Essenziale è Ia condizione di seminare profondo ma a solco su. d* mo Dal Bullettino dell'Agricoltura. Milano, 1910 : “ei N. 45. - Per combattere il mal bianco delle quercie, il dott. E. meno per qualche anno, il tagli delle quercie onde avere. ‘solo er: due i) più anni che sieno resistenti > parassita. — | ipo Diretta DAL DoTT. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella R. Università di Pavia Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MaTTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI VEGETALI & Tronconi M. — L’avvizzimento dei cocomeri in Italia e la pre- senza della Mycosphaerella citrullina (C. O. Sm.) Grossenb. sulle piante para dal male. cc» Ade PERSI sent! è 3 "= x e, PE de pai a - x ‘di L’avvizzimento dei cocomeri, causa di gravissimi danni, Sad DELE già riscontrato anche alcuni anni fa nelle cocomeraie del. dp Emilia (nel Faentino e nella provincia di Reggio Emilia) e | studiato dal Prof. R. Farneti che per primo in Italia nel 1907 SB fece cenno in una nota pubblicata in questa stessa Rivista | (vedi Vol. II, pag. 241). Bici: Nel 1909 il Dott. E. Pantanelli pubblicò pure una nota su Usa tale ‘malattia riscontrata oltre che nel Faentino e nel Reggiano ( e, egli dice, è nota ab antiquo col nome di nebbia) anche s nel la pria (nel Bientinese (Pisa) dove i contadini 1’ hanno as | Ambedue gli autori riscontrarono costantemente sulle piante sa malate, il Fusarium niveun Erw. Sm. fungo parassita ch’essi 1mi ostrarono essere la causa del male e che già da tempo è molto diffuso in America ove pure determina l’ avvizzimento adiepmeri (Wilt disease of watermelon). "ur: È meat LO - dhe * NE Pri bt: & * di RSS é a" , fi ‘PARADE VEGE' lai le 1% _ 1 Fusarium niveum fu scoperto sul cocomeri | cino e descritto fin dal 1898 da E. Smith È il quale poi nel 1 fecta (Atk.) Erw. Smith. i cui periteci secondo questo e si sviluppano facilmente in autunno sulle radici morte di coco- mero e nella terra circostante. «0 In Italia però finora si è sempre riscontrata, tanto in ne I | tura che in colture artificiali, solamente la forma conidiofora | (Fusarium niveum). Nel 1910 l’avvizzimento dei cocomeri (che fu riscontrato | anche in alcune cocomeraie della provincia di Pavia) si mani- festò nell’ Emilia con grande intensità cagionando danni rilevan- tissimi come ne scriveva nel luglio scorso, mandando piante. ammalate per esame a questo Laboratorio Crittogamico, il Prof. I Zago, Direttore della Cattedra Ambulante d’Agricoltura di Pia- cenza ed ancor nel settembre il Prof. A. Bizzozero, Direttore della Cattedra Ambulante d’Agricoltura di Parma. Quest’ ultimo inviava in esame una porzione di tralcio, nel del "1 “i 2 N î quale notavasi il progressivo sviluppo del male, tolto da e pianta di cocomero la quale aveva saputo resistere fin’ allora alla malattia che aveva distrutto quasi tutta la produzione € 5 Sul tralcio, nelle aree RRTRLRA necrotizzate, oltre al solito parecchie coltivazioni. ') Smith E. F. — The watermelon disease. - Proceed. Amer. Ass ® Adv. Science 1894, pag. 289. ì 2) Id. — Wilt disease of. cotton, watermelon and cowpea: - U. 8. Dey of Agricult., Divis. of veget. Physiol. and Pathol., Bull. N. 17, csc PARASSITI VEGETALI 291 + Si . fossero in istadio più avanzato di alterazione. Ed il Prof. A. | Bizzozero gentilmente accondiscese inviando nell’ ottobre pa- 4 recchie piante già secce, marcescenti, sulle quali trovai in quan- | tità periteci ascofori, numerosissimi specialmente sulle parti in- G feriori basali delle piante, frammisti alle fruttificazioni del Fu- | sarium. pr Essi però non erano ancor giunti a perfetta maturanza, e È. solo ora, sopra frammenti tenuti in luogo adatto, potei ottenere ed esaminare alcuni periteci maturi. Dapprima più o meno im- | mersi nel tessuto corticale, i periteci ascofori divengono poi ate . . . D . . | erompenti ed infine talora quasi superficiali. Sono bruno-scuri b- o neri, globosi o globosi-depressi, con ostiolo prominente in Bi forma di papilla e sono internamente ripieni di aschi cilindracei o cilindraceo-clavati, lunghi 50-70 « e larghi 8-12 4; contenenti | ciascuno otto spore oblungo-fusoidali, jaline, provviste di un setto nella loro parte mediana in corrispondenza del quale pre- ing un restringimento. Esse sono disposte in una sola serie, 3 i | talora in due serie entro l’ asco stesso e misurano 14-20 & in — lunghezza per 4-6 « di larghezza. d | Pei caratteri diagnostici suddescritti questo ascomicete è per al genere Sphaerella (o Mycosphaerella come recen- . temente lo denominano alcuni autori) e si può identificare colla È: specie Mycosphaerella citrullina (C. O. Sm.) Grossenbacher î (Sphaerella citrullina C. O. Smith), riscontrata sui meloni é (Muskmelon) di cui causa una specie. di avvizzimento (w208) È; | negli Stati Uniti d'America, e recentemente studiata dal dott. I. E O; Grossenbacher ‘) il quale oltre alla forma perfetta ascofora È: del fango ha riscontrato sulle piante avvizzite anche la forma 1 | imperfetta picnidica ch’ egli ha descritta sotto il nome di Dr — plodina citrullima (C. 0. Sm.) Grossenb. (Ascochyta cir ullina 1) Grossenbacher I. G. — A Mycosphaerella wilt of melon. - In New Fork Agric. Exper. Station Technical Bulletin N. 9, Geneva 1909. C. 0. Smith). Egli ‘ottenne pure in culture artifici È forme : picnidiosporica ed ascosporica delle. ‘quelli. potè | prova l'identità anche mediante inoculazioni. sE a Ora sulle piante di cocomero ultimamente inviate da Parma ho riscontrato io pure, oltre ai periteci ascofori, dei picni " SaR identificabili con quelli della Diplodina citrullina (C. Du: Sm.) € i Grossenb. Sono bruno-scuri sottoepidermici o leggermente erom di È penti, simili nella forma e dimensione ai periteci della form a ascofora, solo che presentano l’ostiolo a forma di foro. circolare, — non protuberante a guisa di papilla. Le pienidiospore sono ‘ela stesso colore e dimensione delle ascospore ; ma di forma. cilime — dracea, arrotondate agli apici, senza o con lieve. root RA Da 7 in corrispondenza del setto. i i | RE Ra Il Grossenbacher tentò, con inoculazioni , 1’ inten die (ra verse specie di Cucurbitacee; ma l ottenne solo sui meloni. e° ; sui cocomeri, onde, quantunque egli abbia in natura riscontrata È la Mycosphaerella citrullina solo sui meloni, dà ii specie ti anche come probabile parassita dei cocomeri. | 0/0. Dod Credo quindi far cosa utile rendendo nota la presenza: in 8: Italia della Mycosphaerella citrullina sulle piante di cocomero | È colpite da avvizzimento riserbandomi di provare con ricerche | sperimentali se e fino a qual punto questa specie di / mv | def concorra a produrre la malattia, o come parassita concomitante del Fusarium 0 come stadio ultimo perfetto di varie forme im perfette, cercando in pari tempo quali possono essere i. memi | più adatti e pratici per prevenire e combattere il male. | Il Grossenbacher ritiene che contro la Mycosphaerella: "3 y possano usare come rimedio preventivo le irrorazioni con. } o | tiglia bordolese. Log! Contro il Fusarium niveum. poi ; il. "Pantoniolli crede cl l’unica via di scampo, sia la selezione di singoli individui. resi stenti sul campo stesso col metodo di Nilsson. i Dal Laboratorio Crittogamico dt Pavia, Dicembre 1910. ni ile Re SA VE TAMA PARASSITI VEGETALI 293 | AppeL O. e Worrenweser H. W. — Grundlagen einer Mono- | °‘’graphie der Gattung Fusarium Link (Elementi per una mono- grafia del genere Fusarium Link.). (Arb. a. d. k. biol. Anst. f. Land. u. Forstwirtsch., Berlin, 1910, Bd. ERRO p. 1-207, con tre tavole e 10 figure nel testo). Visto il numero ognor sempre maggiore delle malattie delle | piante che vengono attribuite a qualche specie di Fusarium e : le difficoltà di distinguerle e di separarne i caratteri biologici , PAutòre ha riunito in questo volume i risultati, oltre che degli ti di. Mica x E sh " scale | studî già fatti da altri botanici, anche di numerose osservazioni SL ed esperienze sue proprie. . —’—1La prima parte del lavoro, parte generale, è dedicata allo studio. botanico del genere, morfologia, biologia, colture, ecc. 4 Ne risulta che i Fusarium non sono così variabili come fin'ora ‘si è creduto e che è possibile distinguerne le singole specie E senza ricorrere al carattere molto incerto del substrato sul quale È E, «È \ vivono. Il genere è caratterizzato da conidî più o meno polari, fi: per lo più dorsiventrali, più o meno curvi, di solito settati “O quando sono maturi, colorati più o meno intensamente quando (i sono in massa, nascenti uno dopo l’ altro allo stesso posto ma non uniti in catena, all’ estremità di conidiofori settati, semplici î o ramificati alle estremità . isolati o riuniti in coremî o sporo- dochî ; clamidospore ovali o piriformi, isolate o riunite in catena, terminali o intercalari, non accumulate mai in strati gelatinosi ; | ife settate, epi- ed endofite, talora isolate talora riunite ed intrec- È | ciate più o meno fittamente in uno stroma, spesso anastomosate fra loro, talvolta colorate. La distinzione delle specie si fa in base alla forma più 0 | meno polare dei conidî (differenze tra la base e l’ apice) e alla | maggiore o minore curvatura e dorsiventralità. Importanti sono 50 | anche la costanza o meno del numero dei setti, la colorazione | tanto del micelio che dei conidî e l’azione che esercita su di di aut: TE i sE 294 PARASSITI VEGETALI rattere sistematico ; Gudo volta ne n un po’ la presenza 0° l’ assenza di uno stroma. I generi Fusoma di Corda e Pionno es £ Pre ci | e NN Quanto alle forme ascofore, dopo aver constatato che nelle DS colture da lui fatte non ha ottenuto che conidii e clamidospore, SA di Fries non possono ascriversi ai Fusarium. l'Autore fa interessanti considerazioni sul parassitismo e sapro- — fitismo di certi stadî della Nectria ditissima, N. moschata e o Neocosmospora vasinfecta. dad. si Nella seconda parte del lavoro poi, parte speciale, l'Autore È descrive dettagliatamente e fissa i caratteri specifici delle se gi guenti specie: Fusarium solani Martius pro parte; F. Martii. i n. sp., sopra tuberi morti di patate; F. coeruleum Lib., sopra — tuberi secchi e marci di patate; /. rubiginosum n. sp., pure su tuberi marci secchi della stessa pianta, insieme ad altre specie; F. discolor n. sp., sopra fusti in parte morti di patata ; F. discolor var. sulphureum Schlecht., nella cavità dei tuberi di patata; F. subulatum n. n. (F. roseum Link), diffuso sulle Solanacee e probabilmente sopra le Chenopodiacee, Graminacee l e Leguminose; F. metachroum n. sp., su chicchi di frumento ; F. orthoceras n. n. (F. orysporum Sm. u. Sw.), sopra tuberi, — radici e parti ipogee del fusto delle patate; Y. theobromae App. et Str., sulla buccia dei semi di cacao; F. Willkommii Lindau. — dra sopra mele; F. falcatum n. n. (F. vasinfectum var. Pisi Sch.), si sui piselli dei quali produce l’ avvizzimento, e qualche volta S; AI », = anche sulle patate; Y. gibbosum n. sp., nei tuberi e fusti. morti Ni delle nia PARASSITI VEGETALI 295 . ArnauD G. — Sur un champignon parasite des chéènes (Sopra un fungo parassita delle quercie). (Ann. d. l Ée. Nat. d’Agric. d. Montpellier, 1910, T. IX, pag. 278-287, con una tavola). n E un parassita che attacca, nel mezzogiorno della Francia, Il Quercus Ilex e il Q. coccifera, formando una crosta micelica sotto la cuticola delle foglie, con prolungamenti a guisa di austorî tra le cellule del palizzata. L'Autore ne descrive la forma picnidica sotto il nome di Actinothecium quercinum. L. M. BarRrus M. F. — Rhizoctonia stem rot of beans (Marciume del fusto delle fave dovuto a Ahizoctonia). (Abs. in Science, 1910, N. 803, pag. 796-797). In vicinanza di Oneida le fave furono attaccate da una Rhizoctonia che produceva alla base del loro fusto delle altera- zioni cancrenose. L'Autore non potè vedere la forma ascofora del fungo che non sa se sia identico al Corticium vagum. È riuscito a ripro- durre sperimentalmente la malattia. L. M. FuLron H. R. — An anthraenose of red clower cauzed by Gloeo- sporium caulivorum (Una antracnosi del trifoglio rosso dovuta al Gloeosporium caulivorum). (Col precedente , N. 802, pag. 792). È una malattia caratterizzata dalla comparsa sul fusto di areole depresse, nerastre. L'infezione s1 propaga attraverso le v piccole ferite ed è favorita dall’ umidità. L'Autore potè ripro- durla sperimentalmente, “con inoculazioni del parassita, n foglio rosso, ma non in quello bianco e nell’ alfalfa. È da consigliarsi la distruzione delle labii infette tazione agraria. CooK M. T — The double blossom (Fioritura doppia). (ca pre È cedente, N. 802, pag. 751). L'Autore descrive una malattia dei Rudus “dovuta add LEO Fusarium (F. rubi) il quale sverna nelle gemme e forma del spore quando esse si aprono provocando la comparsa di scopazzi, | CR) vw la deformazione dei fiori e 1’ atrofia delle bacche. pe Si sviluppano in abbondanza anche fiori tardivi, ma essi. a, pure contengono spore. Dar To Mi. t: fo : De Mai Root parasitism in Exocarpus, with comparative. da notes on the haustoria of Thesium (Parassitismo radicale nell’ Erocarpus, con note comparative sugli austorî dei Thesium) (Ann. of. Bot., London, 1910, Vol. XXIV, p. 667 SI 677, con tre figure e una tavola). Ro Da CA Ù cupressiformis) VAutrice ha osservato nella [pesto degli a storî mediante i dar dota: SRI investono ed piaga È da filtro. » alta Ò x da ‘* ap 12 4 ld dae - PARASSITI VEGETALI 297 BrIosi G. e Farxetr R. —. La moria dei castagni (Mal del- : l imchiostro). Osservazioni critiche alla nota dei signori ì A . Griffon e Maublane. (Atti Ist. Bot, di Pavia , 1910, 12 pa- Bi. «| gine e due figure). Gli Autori premettono che la distinzione sistematica del fungo, causa della malattia del castagno , ha un’ importanza se- s _condaria per la patogenesi della malattia stessa e riportano # quanto hanno detto in proposito nella loro prima Nota. Fanno E. | notare che i signori Griffon ‘e Maublane (vedi nota più avanti r Fà pagina 303) non hanno avvertito la parte essenziale del loro lavoro, la quale non consiste nell’ avere indicato un nuovo pa- rassita del castagno, ma nell’ avere dimostrato che la malattia | non procede dall’ estremità delle radici al tronco ma bensì in | senso inverso; contrariamente a quanto prima di loro si rite- CET » 20 RS nai » neva. Ciò che dal lato teorico ha importanza maggiore anche tec; della questione del parassitismo, perchè fa cadere tutte le teorie è prima escogitate tanto in Italia che fuori, e dal lato pratico Sa poi, indica la via da seguire nella cura profilattica è terapeutica. Ji Questo premesso, i signori Briosi e Farneti vengono a trat- | tare della questione della quale si sono occupati in modo spe- i | ciale i signori Griffon e Maublane e dimostrano che malgrado SI fe le osservazioni degli Autori francesi, il ( orynewn. perniciosum _ —Briosi e Farneti e la Melanconis perniciosa Briosi e Farneti ti n: debbansi ancora ritenere nettamente distinti dalla Me/anconis È | modoma Tul. e dalla sua forma conidica, tanto che questa sia | rappresentata dallo Steganosporiuni Castaneae Lib. che dal Co- ryneum Kunzei var. Castaneae Sace. come vorrebbero i signori | Griffon e Maublanec. ‘I signori Briosi e Farneti fanno osservare che il Corynewin E perniciosum ha per forma ascofora una Melanconis, mentre il Coryneum Kunzei Corda ha per forma ascofora la Pseudovalsa longipes Tul. Perchè il Coryneum Kunzei pubblicato dal Rou- a’ gi: ape) » In » DI AIR “ Lat a at ld mita dt Anita er I tl SA A UST * tati ci si uc da. è e 4 #,-P- ci > Re CA TIE | 7 li ;! FR aid TIA 298 | PARASSITI VEGRTALI- 1 ON e . meguère nelle SI Libert. e nei dr Gallici N x 03, ei 1 la forma conidica della Melanconis perniciosa Briosi e Pareti, bisognerebbe che questi non avessero alcun rapporto col Cor po PI neum Kunzei Corda, come ritengono senza dimostrarlo, i signori — vi dg Griffon e Maublanc, contrariamente all’ opinione di Roumeguère, = DI . Spegazzini e Saccardo. fi; I signori Briosi e Farneti confrontano poi le singole forme È) È della Melanconis perniciosa con le omologhe della Melanconis % modonia Tul. e trovano : 1° che la forma conidica di quest” ul >: tima ha i conidii di forma molto più allungata , rispetto spe- È cialmente alla loro larghezza, e che i suoi basidi sono brevi, i grossi non ramificati, mentre quelli del Coryneum perniciosum (forma conidica della Melanconis perniciosa) sono lunghi A sot- fio tili e ramificati fino dalla base; 2° che la forma picnidica della i M. modonia ha sporule oblungo-ovate, di 8 X 4 #, o cilindracee a curve, di 10 X 2 !/, w; mentre i na del Fusicoccum perni | e che TERA non si dividono in Si cellule, prima della germinazione, come fanno quelle della Me/anconis modonia Tul.. Ri L. Moria Burcere H. — Die Wurzelpilze der Orchideen: ihre Kultur und | ihr Leben in der Pflanze (Il fungo delle radici delle ora "e dee: sua coltura e sua vita nella pianta) (Jena, 1909, 220. pagine, con tre tavole e 38 figure). "Lea È un lavoro di biologia vegetale, concernente la intenti a sante simbiosi delle Orchidee con ifomiceti, sulla quale D Aut riassume anche la lunga letteratura. i La prima parte è piuttosto teorica e riguarda il fi ing PARASSITI VEGETALI 299 sè, isolato, coltivato, studiato in tutte le sue proprietà. L’ Au- tore non lo classifica ne gli dà alcun nome, ma si limita a de- scriverlo : distingue nel micelio ife lunghe e ife corte che fun- zionano da austorî e da sporofori: osserva le fusioni di ife, le anastomosi, ma non le anastomosi a fibba caratteristiche di certi gruppi di funghi; esclude riproduzione sessuale: esclude pure che vi sia assimilazione di azoto atmosferico. Trattasi di un parassita poco dannoso, aerobio, che vive di idrati di car- bonio in forma di zucchero. La seconda parte del lavoro si riferisce ai rapporti tra il fango e la pianta a cominciare dal momento della germinazione (tanto di Orchidee indigene che esotiche), nel quale si può fare la sintesi della simbiosi, venendo alle piante adulte nelle quali studia il comportarsi ‘intracellulare del micelio, i rapporti di nutrizione tra esso e le cellule che lo ospitano, ecc. In ultimo l’ Autore fa una lunga analisi del lavoro del Bernard già riassunto alla precedente pagina 74 di questa /t:- vista, ed esaminando le tre forme di Ahizoctonia (Rh. repens, mucoroides, e lanuginosa) descritte da questo botanico e con- s7; frontandole coi funghi da lui isolati (e chiamati orcheomiceti), . ‘trova che le prime due hanno riscontro in alenne di queste forme, mentre l’ ultima manca. L. MoNTEMARTINI ; Borter E. J. — The wilt disease of pigeon-pea and the para- .sitism of Neocosmospora vasinfecta Smith. (L'avrizzimento del Cajano ed il ‘parassitismo della Neocosmospora vasin- fecta Smith). (Mem. of the Deptm. of Agrie. in India, Cal- cutta, 1910, Vol. II, 64 pagine e sel tavole). Il Cajano (Cajanus indicus) è colpito in India da una ma- | lattia che si presenta coi caratteri di un avvizzimento repentino, - = > tai St» PARASSITI VEGETALI | proprio come se fossero d’un tratto chiuse o. cc le vie che conducono l’acqua dalle radici alle parti aeree della | pianta, -. Nelle piante colpite i vasi legnosi delle radici sono sempre ibtaa da masse di ife che si estendono anche al parenchin I 1 del cilindro centrale ed alla corteccia, e che in. colture pure dànno delle forme di Cephalosporivm. Sulla ‘superficie . ‘poi delle | "H radici infette si trova anche una Nectria e un Fusarium. Be ascospore di Nectria si può ottenere in coltura. pura il Fusa- = rium ed il Cephalosporium, o le clamidospore: che si osservano pure nelle radici ammalate, ma l'Autore non riuscì con. | esse de RSS: riprodurre la malattia, mentre la riprodusse inoculando coltre. se E pure di Fusarium e di Cephalosporium. Riina i ARE i SD L'Autore ricorda qui l’avvizzimento di ‘altre pianti (catanesi me: indaco, ecc.) già attribuito alla Neocosmospora vasinfecta cn i Be: fa esperienze di coltura ed inoculazione di questa specie su È varie piante per riprodurre la malattia e. conclude che la: Neo- di È cosmnospora è un comune saprofita del terreno, il quale i RI la sua forma perfetta sulle radici marcescenti di parecchie piantina a DÀ ma è completamente indipendente dall’ avvizzimento special. & n 4 e’ mente da quello del Cajano nell’ India. |... Are TS Quest’ ultimo si presenta come malattia. tipica dad adi ti un Fusarium, che l'Autore, in attesa di connetterlo a qualcuna. 28 delle forme perfette trovate sulle corteccie ammalate (Nectria AAA o Neocosmospora), descrive qui col nome di Fusarium udum. ta na n. sp. Ne dà anche tutti i caratteri culturali e biologici. i È 3 ; Per impedire la diffusione del male, l'Autore consiglia disinfezione del terreno con solfato di ferro 0 calce ela sell zione delle piante resistenti al parassita. rasitismo dell’ Orfhocarpus purpurascens) (Plant. World, «Vol. XII, 1910, pg. 259-261). i L’ Autore segnala il fatto che l’ Orthocarpus purpurascens "a può vivere colle radici unite a quelle di molte altre piante | Ospiti. o Anche la Avameria canescens e la Kr. parvifolia, pur È for potendo avere vita autonoma, attaccano colle loro radici le ra- di bi dici di altre piante (Pai ‘hinsonia, Covillea, ecc.) e piantano in + 500 esse degli austorî. < CI L. M. Lo sa D. 3 Corsuax L. “0. — Diseases of the Areca Palm. I., Koleroga or 5 rot-disease ‘Malattie dell’ Areca Catechu L. IL, Koleroga o | marciume) (Annales 1910, Nol. VII Pg 591 626, con due tavole e 4 figure). M ycologici, Berlin, 08 Nello stato di Mysore, l’ Areca, che è ivi coltivata su vasta al. B. atrosepticus, ed anche questi microrganismi sono affini al 9 Bi phytophthorus ma non identici, L. M. #0 Swrrga E. F. — A new tomato disease of economie importance (Una nuova malattia del pomodoro di grande importanza economica). (Col precedente, N. 803, pag. 794-796). Trattasi di una malattia del fusto dei pomodori comparsa nel 1909 nel Michigan. L'esame microscopico esclude trattarsi di fanghi e rivela la presenza di bacteri che in colture pure sì resentano di colore giallagnolo. È diverso dal Bacterzum sola- i earum € l'Autore lo descrive -provvisariamente col nome di sn LD pere n. Sp. $ RE. = [E ALE x ci FE fat ì de — a aa Car ta mo re Pr-£ "> \grtà va ui ‘ ud î - se e PT "pane “gg e — BACTERI — \GeNti c HIMICI SE i VA a di “ - È »” . E x : 2 -_ t I \ | | ì \ E Con esperienze di Fine si potè riprodi talmente la malattia, la quale si manifesta con un ra: | vizzimento della pianta. D’ IprpoLiro G. — Azione di DARLA sostanze antierittogamiche | sulla energia germinativa di alcune varietà di frumento e di | avena (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1910, Vol. XLIII - pg. 135-151). n de “Li . L’ Autore fa una quantità. di esperienze assumendo com È termine dell’energia germinativa il tempo medio. di germinazione, — e giunge alla conclusione che, mentre col trattamento con solfato — rame al 0,50 per 100 per due ore resta abbassato il grado — di germinabilità in tutte le varietà adoperate, il trattamento — collo stesso sale al 0,25 per 100 e per una sola ora fatte are eccezioni lo conserva quasi inalterato ed anzi lo aumenta. Oltre BA a ciò il solfato di rame nella prima dose spesso ritarda la sa minazione e provoca fenomeni anormali nelle giovani piantine Le due varietà &iminia e Bordeaur sembrano essere però res i stenti. sÀ Il latte di calce al 5 per 100 non altera in modo a ppri zabile nè il grado di germinabilità, nè la energia germinativa anzi, ad eccezione dell’ arena nera d’ Unghera e della paso ha azione benefica. "9A Consigliabile è pertanto, secondo 1’ Autore, il seguente tn tamento dei semi: immersione per un’ ora in una soluz fr; solfato di rame al 0,25 per 100 rimescolando bene e spe togliendo i granelli cariati e le altre impurità che ven 0) galla ; indi estrazione e distensione in un aia ben bat ha È a n pr eni PA * Ed P- ar se ha < x: È = p4 dti ca dergea e i 58 2 eri =* x È » sf i a : c i n da - - = astra AGENTI CHIMICI SIT Da nentre se ne rimescola la massa, la si spolvera con polvere di a pr en. w calce finchè tutti i granelli ne siano ben ricoperti. : E L’ Autore fa seguire un lungo elenco bibliografico sull’ ar- | | Nel micelio congelato non vi è dunque più distinzione al cuna tra plasma vivo e plasma morto, tra cellule uccise e cel- lule. con processi vitali sospesi. L. MONTEMARTINI. Zack Fr. — Studie iiber Phagocitose in den Wurzellknéllchen der Cyeadeen (Studi sulla fagocitosi nei tubercoli radicali delle. 7 Cicadee). (0esterr. bot. Zischr., Jahrg. LX, 1910, p. esa Nei tubercoli radicali della Cycas revoluta sì trovano, come — o è noto, dei bacteri e delle alghe (cianoficee). L’ Autore vi ha visto voi un ifomicete intracellulare, il cui micelio viene te gerito con un processo simile a quello descritto dallo Zach per pat gli Eleagnus ed i Sempervivum. Il nucleo delle cellule infette tao. presenta fenomeni di degenerazione e l’amido si scioglie, mentre Ha l’aumentata produzione di ossalato di calcio è ini rapporto coi diminuita resistenza delle cellule al parassita che le invade. n° Sopra lo sviluppo dei tubercoli, non si sa nulla di preciso. In alcuni casi, come ha visto anche lo Zach, mancano le alghe. SI L. MONTEMARTINI.. a ” Nice A GENERALITÀ 323 BaLLou F. H. — Apple culture in Ohio (Coltura dei meli nel- l Ohio). (Ohio Agricult. Exper. Station, Bull. N. 217, 1910, pg. 527-559, con 17 figure). Questo bollettino è dedicato in modo speciale ai metodi per le irrorazioni ed ai buoni risultati che se ne possono ricavare, Nell’ Ohio i migliori risultati furono ottenuti con irrorazioni fatte nei segnenti periodi: la prima, di poco anteriore all'apertura delle gemme fiorali, con sola poltiglia bordolese ; la seconda, dopo la caduta dei petali e mentre i giovani frutti sono ancora piccoli, con poltiglia bordolese cui sì sia aggiunto una parte su 133 di arseniato di piombo ; la terza dieci giorni o due settimane più tardi, usando la stessa miscela: la quarta nella prima quindicina di luglio con sola soluzione di arseniato di piombo per distrug- gere la seconda generazione delle larve. In certe parti dell’ Ohio la coltura dei meli era stata abban- donata causa i danni prodotti dalla scabbia ( Venturia indequalis). Qui la Stazione "fece le sue esperienze di irrorazione e potè salvare, negli alberi trattati, il 70 per 100 dei frutti, riuscendo anche a tenere le piante immuni dalla Me/iola la quale invece, insieme alla Venturia, aveva invaso e danneggiato completa - mente gli alberi non trattati. E. A. Bessey (East Lansing - Michigan). 5 Goonwin W. H. — Spraying Machinery (Macchine per irrorazioni) (Ohio Agricult. Exper. Stat., Bull. N. 216, 1910, pg. 491-526). Sono descritti dettagliatamente i più importanti tipi di | pompe ed i modi per adoperarle, ed è dato un elenco delle prin- | cipali officine che le fabbricano. 324 GENERALITÀ (rosse pompe ad aria compressa capaci di spandere 5000 litri al giorno e 80-50 litri per minuto, permettono di irrorate | 100-200 alberi con una spesa relativamente piccola. . PERS SE = E. A. Bessey (Kast Lansing - Michigan). pa Lausert R. e Scawartz M. — Moss una niioi und Rosenfeinde (Malattie e nemici delle rose). (Jena, 1910, 59 pagine e una tavola). È una breve descrizione delle principali malattie delle rose dovute a crittogame parassite (questa parte è scritta dal Laubert) o ad insetti (Schwartz). Tra le prime il Laubert descrive anche la così detta malattia La France perchè colpisce specialmente la varietà La France, provocandone in pochi giorni l’ avvizzi- di mento e la caduta di tutte le foglie, seguita poi dalla morte della pianta: sulle radici di alcune piante morte in tal modo “SÌ l’ Autore ha trovato la Roesleria pallida (Pers.) Sacc. o loe- sleria hypogaea), e si augura che altri abbia a studiare meglio questo malanno. i dr: a Degli insetti parassiti lo Schwartz dà quasi una chiave anatitica, comunicando anche la composizione di diversi insetti | tal Sil cidi che si possono adoperare per combatterli. L. MONTEMARTINI. .. + {06 Seuvy A. D. — A handbook of the diseases of. cultivated plants in Ohio (ER, trattato sopra le malattie delle piante colti- È GENERALITÀ 525 modo di infezione, delle forms di riproduzions dei funghi, della loro patogenicità, della cura, dei trattamenti pei semi, ecc. Segue una tavola nella quale sono indicati i trattamenti dei semi e del terreno per le malattie che appunto si propa- gano 0 col terreno o coi semi. Seguono note generali sopra le ferite e le infezioni di ferita, sulle condizioni atmosferiche che favoriscono le malattie. La seconda’ parte del Bollettino consiste di 90 pagine, nelle quali sono ordinate in ordine alfabetico le diverse piante colti- vate nell’ Ohio colle relative malattie, per le quali è dato il nome inglese e il relativo nome scientifico dell’ agente patogeno. Ogni malattia è descritta brevissimamente nel suoi sintomi ge- nerali, e sono indicati i mezzi più in uso per combatterla. Le figure sono quasi tutte fotografie e sono, senza ecce- zione, buonissime. È uno dei bollettini migliori che sieno stati pubblicati, in questo campo, negli ultimi anni. E. A. Bessey {East Lansing - Michigan). STEVENS F. L. e Hat J. G. — Diseases of economic plants (Malattie delle piante coltivate) (New-York, 1910, 513 pa- gine e 214 figure). — SE Questo libro dà in principio un breve riassunto storico delle prime opere di patologia vegetale, seguito da alcuni paragrafi sopra 1 danni prodotti dalle malattie delle piante, i sintomi di queste, 1 metodi per prevenirle, i fungicidi, il costo delle irro- razioni, i vantaggi di esse e delle disinfezioni del terreno. | _°’‘’0’00’0 Segue un capitolo sulle malattie generali, cioè su quelle | ‘’