3 > Harvard Botan IULININA | 2044 105 iL W. G. FARLOW Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio (Firenze) - Dott. F. 0° B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLoPP (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. ALpinE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). TI>I-+@©+-<+: 00--.__ ANNATA V: 1911912 PAVIA MATTEI & C. EDITORI 1913 INDICE PER MATERIA ITi INDICE PER MATERIA Originali. - Barsani. E. — Sull’effetto dell’ incatramatura delle vie a Livorno i CamPBELL C. — Sull’azione del solfato di rame usato come anti- crittogamico \@xsoro L. — Il Phoma oleracea Sace. in Italia . 3 GIAMPIETRO A. W. — DE marciume delle cipolle dovuto ad un e; bacterio : Bacillus coli . 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H. — Lo Scolitus rugulosus come agente di dissemina- pr Mat. zione della nebbia di natura bacterica dei por ; P. — La lottta contro le larve xilofaghe della Zenzera n pi yrina L. nelle foreste di quercia da sughero o Gli insetti deì pioppi e dei salici i : [ fica L. — Sopra la fecondità delle Cochylis . ‘ i Mancnat. | ‘Di e FEYTAUD J. — Sopra un parassita delle ova di i pi ce Cochylis e di perse. Pag. XIII 121 200 124 252 262 199 n 232% Mi È MORI [ a Tio «MN > piedi XIV nà Le INDICE PER Mal "ER R cidide : i Savastani, mosca dl cappero:#* 226 va i Id. — Le vicende della lotta contro la mosca delle olive e quel | che si.dovrebbe fare... ME. ORTO A sro Id. — Brevi notizie sulla Saturnia Pavonia L. e su un suo pa- rassita n . . È . . . . . x, : ‘ . 1 . L ”» A - GR Id. — Primo contributo alla biologia del Phytonomus variabilis Herbst. . : ; x s Ì È CREA A 3 a ul "ih _ Id. — La nuova cocciniglia degli agrumi: Ckrysomphalus dietyo- spermi var. pinnulifera Mask. volg. bianca rossa . n° SALI Id. — JIceria di Purchasi . è 3 ; LR Mat 3 4 n 26 Moreau L. e VineT E. — Come si elimina l’arseniato di piombo aa aderente ai grappoli . i ; : s : i s «3 233 E Nemec B. — Sulla malattia della barbabietola da zucchero do- SE vuta ai nematodi : ; ; i } s o i ME PANTANELLI E. — L’acariosi della vite i. i... 0 i 288 GE Id. — Danni di Thrips nelle viti americane . î x è x Passy P. — Le tinee dei meli > ; ; : e : È nd PerRrI L. — Ricerche sulle sostanze tanniche delle radici del ge- Lai nere Vitis in rapporto alla fillosseronosi G/L PicAarp F. — Pyralis, Cochylis, Eudemis d : $ ; Most Rogers St. S. — Seccume tardivo dei sedani ; SRI È der i si, Rossi R. — Alcune notizie intorno a due Cleonini dannosi alla barbabietola da zucchero nella Campania; Conorrhynehus Lui- gionii Solari e Lixus Junci Boh. ? 3 x } ; ; s Rupy J. e RavBaUD L. — L’Apiosporium Oleae parassita della cocciniglia dell’ olivo . ; ; - ; < i 3 Me ScHNEIDER-ORELLI 0. — Disseminazione e germinazione del fungo dell’ambrosia nello Xyleborus dispar ; ; ‘ È ; Saaw H. B. — L’arricciamento della cima delle barbabietole . SiLvestrI F. —- Contribuzione alla conoscenza degli insetti dan- nosi e dei loro simbionti. II Plusia gamma SL... Id. — Contributo alla conoscenza del rinchite dell’ olivo: chites ruber Fairm. . : À 5 u Ù da ER Soresi G. — In tema di Diaspis pentagona . . i pi Sort W. M. e Quarrance A. L. — Irrorazioni per ber, atter marciume, la scabbia e i curculionidi dei io Vaccari L. — Sulla opportunità di fondere im cinelle Raga dal Prof. Berlese ds ue » o Fe INDICE PER MATERIA XV WaLrace E. — Le miscele solfo-calciche per le irrorazioni estive Pag. 137 WeeL F. — Contributo allo studio dello sviluppo e dell’ ana- | tomia comparata delle galle di quercia dovute a cinipedi 00 ZANNONI I. — Il fleotripide dell’ olivo: Phleothrips oleae n 104 Id. — La lotta alla mosca olearia in vrovincia di Portomaurizio pe negli anni 1910-911 » 260 | E Malattie dovute a bacterî. i Briosi G. e Pavarino L. — Una malattia bacterica della Mar È | thiola annua L.: Bacterium Matthiolae n. Sp. Pag. 298 Cavara F. — Bacteriosi del giaggiolo (Iris pallida Lam.) . e)! È Gramprerro A. W. — Un marciume delle cipolle dovuto ad un È bacterio : Bacillus coli . 3 È a i ; 49 È Gippines N. S. — Il marciume molle del popone dovuto al Ba- 4 cillus Melonis n. sp. i ) i. ILE 3 Horr S. — Una malattia delle foglie delle Orchidee RIRETA do- BE vuta a bacterî E e I MO n EIA HorneER Ww. T., PARKER Wwm. e Barnes L. K. — Il modo di E diffusione della tubercolosi dell’ olivo n 998 . Jones D. H. — Lo Scolytus rugulosus come agente di dissemina- zione della nebbia di natura bacterica dei peri n 200 È KELLERMAN K. F. — Relazione del crown-gall coll’ inoculazione i delle Leguminose. ; : 4 9 E: MERKER E. — Bacteri parassiti delle foglie di Elodea ne PESO cd Mover W. — Pseudomonas Olivae A. M. et W Meyer n 994 4 PavarIino L. — Un cancro della Glicine: Bacterium Montemar- tinii n. Sp. . - , h é ; a 66 ma — Batteriosi della Vanilla ‘plonifulia Audr. Bacterium Brio- & sianum n. Sp. n° 125 Id. — Malattie causate dai bacteri nelle orchidee n 154 Id. — Alcune malattie delle orchidee causate da bacteri Page 12! — Avvizzimento del Dendrobium nobile Lindl sr AL d. — Bacteriosi dell’Aster chinensis L. Bacillus asteracearum n. sp i 299 ETTIBRID3E G. H. e MurpnuecG P. A. — Una malattia bacterica i . delle patate in Irlanda È ; » : : i n 201 Rossi G., Naso G. e Marmowe B. -- Sulla etiologia della gom- T. mosi degli alberi da frutto 91 Sackett W. G. — La nebbia dei peri . |. SmiTtH E F. Crown-gall delle piante . | Id. — La fissazione del Bacterium tumefaciens nei tessuti Pe da Id. — Su alcune rassomiglianze dei crown-gall e del cancro del A i” uomo, . DI . . . . . - 4 uri SMITH E. F., Brown N. A. e ArLocH M. L. — La struttura è. lo sviluppo del crown-gall, cancro delle piante î ; LL Line Gussov A. M. — Nota preliminare sopra la malattia detta siluro e leaf degli alberi fruttiferi . e . . : è Hepacock G (&. — Studî pratici sul PRIZE e hairy root dei meli : ; : . \ : . . MEA o o Id. — Comparsa del crovn-ga2! nei vivai e nei frutteti — n RE Kéòck G e KornauTH K. — Contributo allo, vadiza Il ciamento delle foglio. (lil lu ae LiLieNnrELD F. — Sopra un’ aviaria nel vesenti di 3 ) cotiana Tabacum e Corylus dante Meg): v Fn -ppodai x INDICE PER MATERIÀ | —Morse W. J. — Lotta contro il marciume del fusto delle patate NoveLLI N. — Del rachitismo del riso Fisiopatologia. | —Averna-Saccà R. — L’acidità dei succhi nelle viti americane i in rapporto alla resistenza di esse alla fillossera È BarRUS M. F. — Differente suscettibilità delle varietà di fagioli È all’antracuosi * i ; . i BERNARD N. — Sopra la funzione fungicida dei bulbi delle Ofridee E CampBeLL C. — Sull’azione del solfato di rame usato come an- ® ticrittogamico ; iva Tara _._ Coox M. T. e TauBENHaUS J. J. — Relazione-tra i funghi pa- rassiti ed il contenuto delle cellule della pianta ospite. I, La tossicità del tannino DirreL P. — Esperienze sopra le condizioni di germinazione delle teleutospore di alcune Uredinee Id. — Ricerche sopra le condizioni di germinazione delle teleu- tospore di alcune Uredinee I e II DoBy G. — Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle È - foglie delle patate. I, Le ossidasi dei tuberi in riposo Id. — Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle foglie delle patate. II, Le ossidasi dei tuberi in riposo e in germi- È; | nazione . _ DouGar M. C. — Un tentativo di analisi del parassitismo . _ DueGar J. F. e CANTEN E. F. — Esperienze sul cotone ; — Eriksson J. — I semi di cereali infetti da ruggine e lo sverna- mento della Puccinia . - . Essary S. H. — Note sopra le malattie dei pomodori e risultati < a | della selezione per resistenza Ewert R. — Diversi modi di svernare delle Monilia e loro signi- |. ficati biologici : ; 2 . ; - FAES H. — Infezione delle foglie di vite da e della peronospora | FiscHER E. — Contributi allo studio della biologia delle Uredi- A = _ nee. I, L’attaccabilità delle razze d’innesto da parte delle Uredinee. ; a — IL Intorno alla biologia della Puccinia ad agae i Forx E. — Nota sul modo di svernare dell’Oidium della vite Pag. SAIL Sl 342 343 S44 D. GrIFFON E. — La variegazione “delle ‘Foglie e da sua sione per innesto ——. —. È PIRELLI 9 sg “IA HecKE. — Osservazioni sopra il modo di svernare dei parass vegetali 2 . . . . x . . x . o . a atto peronospora . ‘ 3 agata PIMP : sù e vi LecomtE H. — La caduta dei fiori. x î ° 3 FRA POR s* MavnaRrESsI A. — Osservazioni sull’oidio del melo . . _. Maxrmow N. A. — Mezzi chimici di difesa delle piante contro il gelo Mazè P. — Sopra la clorosi sperimentale del mais. x ; MeLHUS .J. E. — Esperienze sopra la germinazione delle spore e sopra le infezioni in certe specie di Oomiceti . . Set TR MoLLIiaRD M. — L’azoto e la clorofilla nelle galle e nelle foglie. variegate : , i 6 Ò . : i : ì o MiLLER TAHURGAU H. — Infezione della vite colla Plasmopara. è viticola . % HM, . , : : è . ‘ e TB 47 pe Muxerati 0. — L'attacco dei funghi della carie (carbone) al | frumento in rapporto al tempo di semina 9 pi è sa NeceRr F. H. — I funghi dell’ ambrosia. IV, Funghi dell’ambrosia ai tropici. ; A . } p : : : : . Nemec B. — Sulla malattia della barbabietola da zunechero dovuta Sup È ai nematodi . È : . ‘ : i È è Ù A A OLive E. W. — Origine dell’eteroicismo delle ruggini . : PI PANTANELLI E. — Ulteriori ricerche sulla genesi del roncet ©d arricciamento della vite. ©... ‘ ‘ 9 : Ri Id. — Roncet. A 6 - 4 - 5 È ) ; c . pi gn Id. — Contributo allo studio del ronee o arricciamento delle viti Id. — Su la ripartizione dell’arrieciamento (roncet) della vite se-. condo la natura e la giacitura del terreno . . i o Perri L. — Prime osservazioni sui deperimenti dei vitigni por tainnesti in Sicilia... il ee RA TA Id. — Alenne osservazioni sopra i deperimenti delle viti in AL sì geria * . . DI . . ue. ta d ST À PI È LI, : a Id. — Formazione e significato fisiologico dei “ont vis: d>- STIA ei AL sé, lulari nelle viti affette da arricciamento . i'&AFAe Id. — Significato patologico dei cordoni ondocellulari 1 ] lle vi i affette da arricciamento . Gel ASI n i pri Id. — Ricerche sulle cause dei PRAIA mine Sicilia, I, Contributo allo studio dell’ nem temperatura sulle viti in dato RSS Arta 3 INDICE PER MATERIA s : PeTRI L. — Ricerche sulle sostanze tanniche delle radici del ES genere Vitis in rapporto alla /illosseronosi 2 PeyER W. — Ricerche biologiche sopra le sostanze di protezione = —_ PorIENNIA A. — Simbiosi fungine i Ì ; È . È RaAvaz L. e VERGE G. — Sul modo di infezione delle foglie di È vite da parte della peronospora 6: hi Id. — Azioni della temperatura sopra la germinazione dei conidî * Sè En T ar ATTISI FAP NT "0 3 o di peronospora Id. — Sopra l'infezione dei grappoli da parte della peronospora ReeDp H. S. — L'effetto dell’ ernia sopra la composizione delle ceneri delle radici dei cavoli ; RiTtTtER G. —- Sopra la traumatotassi e la chemotassi del nucleo — cellulare. SorAUER P. — Intumescenze e picchiettature in Araliacee . Id. — La malattia della mucilaggine della Cyathea medullaris VANHAa. — Nuove osservazioni sopra le malattie delle patate e a dei cereali i ; 4 ; È | _VoGes E. — Forme patologiche di funghi i î : Bi; ZeuyLstra H. H. Fz. — Tentativo di spiegazione del Serel della canna da zucchero ; : ; | é Rusconi A. — Nuovi fatti relativi alle ossidasi pei funghi po . ScHNEIDER-ORELLI O. — Disseminazione e germinazione del fungo E: dell’ambrosia nello Xyleborus dispar . «Id. Id. — Esperienze sopra l’irritazione e la cicatrizzazione delle A ferite negli organi vegetali i x Id. Id. — Contributo allo studio del Gloeosporium fructigenum dell'America del Nord e dell'Europa Centrale . SESSO STRANAK. — Sopra la determinazione meccanica della resistenza dei cereali contro le malattie ed i parassiti Tiscurer G. — Ricerche sull’ azione dell’ Uromyces Pisi sopra la i Euphorbia Cyparissias . | —TriGer R. — Esperienze di infezioni coi conidii di Claviceps che hanno svernato . 1 Pie : : i 5 1 «| —Weumer C. — L’azione deprimente dell’acido tannico sopra l’ac- bag - - crescimento del Merulius lacrymans in rapposto alla resistenza del legno di quercia al marciume | WripeL F. — Contributo allo studio dello sviluppo e dell’ ana- tomia comparata delle galle di quercia dovute a cinipedi » XXI 9299 108 9394 54° 330 109 Anatomia patologica. DexIzoTt G. — Sopra una galla di quercia dovuta ad un cinipede: — Andricus radicis . 1 . a a è n I, SR DucomeT. — Sopra la discontinuità dei fenomeni di cicatrizza- zione . . ; È RI Ser Mt Foex M. — I conidiofori delle Erisifacee : nota preliminare esisto Garin C. L. e FLUTEAUX. — Modificazioni anatomiche prodotte Ri in certi vegetali dalla polvere delle strade catramate . 2a fa Hovarp C. — Azione dei cecidozoarii esterni, del genere Astero- == lecanium, sopra i tessuti di alcuni fusti . ENG ME PerRI L. — Ricerche istologiche sopra le viti affette da rachitismo ——, Id. — Formazione e significato fisiologico dei cordoni endocellulari nelle viti affette da arricciamento . : ; : s pe; Id. — Significato patologico dei cordoni endocellulari nelle viti affette da arricciamento . , ‘ x : a ì * mi 37 i Id. — Ricerche sulle cause dei deperimenti delle viti in Sicilia. i meo n I, Contributo. allo studio dell’azione degli abbassamenti di SI temperatura nelle viti in rapporto coll’arricciamento * . À 888. Note pratiche. 16, 32, 48, 64, 80, 96, 110, 127, 144, 160, 175, 192, 206, 240%, 240, 268, | 288, 304, 320, 348. Itis » > da J do PET + 4 6 ‘ % wé di Pe % ì | gr pi CARE rt eee gt E RR è È Pon de a tu; a ERA SO: #4 . è A neri dal A "dh e TE | EP ed x IN Gita INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIII INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Abelmosehus, Oidium Abelmoschi 177 Abete, Lophodermium macrosporum 144 Melampsorella caryophyllacearum 239% Nectria cucurbitula 144. Pestalozzia Hartigii 230% Rhizina ondulata 21 Abutilon, variegazione foglie 107 Acacia, ambrosia 76 Ascochyta Borjoni 308, 309 Acero, antracnosi 78 carie 85 Daedalea unicolor 85 Rhytisma acerinum 326 variegazione foglie 107 Aglio, Puccinia Allii 229, 350 A Porri 229 Agropyrum, Puccinia graminis 152 Agrumi, Aleyrodes citri 138 LI nubifera 138 Aschersonia sp. 138 bianca rossa 16, 27, 357 Botrytis vulgaris 147 Chrysomphalus pinnulifera 16, =, 27, 352 die bàkh 141 Icerya Purkasi 264 mosca degli aranci 138 Novius cardinalis 264 Albicocco, brown-rot 248. Cladosporium carpophilum 248 Clasterosporium carpophilum 128 Coryneum Beyerinkii 248 gommosi 8351 marciume dei fiori 248 marciume nero 248 perforazione foglie 248 scabbia 248 Sclerotinia fructigena 248 si Libertiana 248 sour-sap 248 Alfalfa, crown-gall 246 Urophlyctis Alfalfae 246 (vedi Erba medica) Allium schoenoprasum, Puccinia Porri 82 Altea, Puccinia malvacearum 88, 115, 128, 164, 251, 270 Ananassa, clorosi 204 i Anthurium, Macrophoma Anthuri 101 Aralia, Diplodia sp. 127 intumescenze 126 picchiettature fogliari 127 Arancio, Aegerita Webberi 131 Alternaria Citri 253 Cephalosporium Lecanii 131 Cladosporium herbarum v. citri- colum 178 clorosi 252 damping-otf 252 exantema 252 Fusarium sp. 252 gommosi 130, 252 XXIV marciume del fusto 252 marciume ombelicale 252 marciume radicale 336 mosca degli aranci 131 muffa azzurra 253 navel-rot 253 Penicillium digitatum 2583 È italicum 253 Rhizoctonia 252 scaly bark 178, 252 e Schizophyllum comune 252 squamazione della corteccia 178 Ardinia, Phyllosticta Ardiniae 11 Armeniaca, Scolecotrichum Armenia- cae 327 Arrhenatherum, Puccinia Phlei-pra- tensis 184 Asparagio, Puccinia Asparagi 248 ramificazioni anormali 29 Rhizoctonia violacea 32, 351 ruggine 248 Aster, Bacillus asteracearum 299 Aucuba, variegazione foglie 107 Avena, carbon 133, 155, 252 Plusia gamma 90 Puccinia graminis 152, 179, 252 ruggine 252 Avenae 252 Banano, Fusarium cubenois 173 Ustilago (rlocsporium Musarum comp. 4 Barbabietola, arricciamento 9, 249 Bacterium beticolum 41 Cercospora beticola 128, 249 Conorrhynchus Luigionii 139 crown-gall 41 curly-top. 9, 249 Eutettiv tenella 10, 279 Heterodera radicciola 249 n Schachtii 46 da RIO io ORE SO : _ INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE | ‘Lavis: Junci 189 ora mal del cuore 60. ale nematodi 46, 207 Peronospora Schachtii 249 Phoma tabifica 60, 87 piede nero 86 Plusia gamma 90 Pythium De Baryanum 87 % Rhizoctonia 249 ; ESSE ruggine 249 s6: Sorolpidium Betae TL... = Ì . stigmonosi 10 | CRE Uromyces Betae 249 vi Begonia, Ascochyta sp. 128 ‘ Berberis, Puccinia graminis 152, 179 Betula, Aspidiotus betulae 122 Pulvinaria vitis 318 Biancospino, Saturnia pavonia 26 Brassica, Cystopus candidus 239 Bromus, Puccinia coronifera 116. 8 Cacao, malattie principali 244 Cactus, marciume 351 Caffè, malattie principali 244 Calamogrostis, Puccinia coronata 115, 99 Callitriche, Ligniera radicalis 227 ; Canapa, Deadrophoma Marconii 144 | Plusia gamma 90 Tav Canna da zucchero, Colletotrichum | cereale 310 © Vi Colletotrichum fulcalum 69, mi Colletotrichum lineola 340 E h>: malattie principali 244 Marasmias plicatus 70 malattia dell’ananasso 70 marciume radicale AO: “Rat o ir. marciume rosso 69, 181, 8 red-rot 69, 131, 309 _ sereh 143 Thieluviopsis ethaceticus 70 Cappero, Ceratitis Savastani © mosca 7 Capsella È; Cystopus candidus 239 Capsicum, artracnosi 78 Carciofo, Bremia Lactucae 350 Cardus, coccinilia farinosa 190 Guerinococcus serratulae 190 Carex, Puccinia Pringsheimiana 23 Carpino, Saturnia Pavonia 26 Carrubo, Ramularia australis 132 Castagno, Coryneum perniciosum 54 Diaporthe parasitica 36, 81, 185 malattia della corteccia 81, 184 mal bianco ‘37, 39 mal dell’ inchiostro 3, 57, 272, 351 Naemasporia microspora 36 Sphaerella maculiformis 144 — Castilloa elastica, ambrosia 76 Cattleya, Bacterium Cattleyae 154 Cavolo, avvizzimento 18, 150 Bacterium campestris 150 black-leg 18, 150 black-rot 150, 299 bruchi 54 ernia 174 Euproctis chrysorrhoea 54 foot-rot 150 Fusarium sp. 150 "marciume del piede 150 ‘Phoma oleracea 13, 151, 323 Phyllosticta Brassicae 350 | Pieris Brassicae 820 Plasmodiophora Brassicae 174, 196, 197, 249 4a Plusia gamma 90 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXV Pseudomonas campestris 150, 249 tubercolosi 197, 249 yellow 150 Cedrela odorata, ambrosia 76 Centaurea, cocciniglia farinosa 190 Guerinococcus serratulae 190 Cereali, carbone 64, 111, 133 _ carie 64, 111 Cladosporium herbarum 69 Icerya Purchasi 264 nero 60, 135 Oscinis Frit 108 Puccinia sp. 179 ruggine 178, 236 Ustilago sp. 153 Cetriuolo, Alternaria Brassicae ni- greveus 250 antracnosi 1536 cocciniglia 64 Colletotrichum lagenarium 136 Epilachura argus 64 Erysiphe cichoracearum 250 Heterodera radicicola 250 mildew 250 peronospora 136 Plasmopara cubensis 136 Sclerotinia Libertiana 250 Chamaecyparis, Gymnosporangium 194 Ciliegio, Clasterosporium carpophilum 128 die back 250 gommosi 250 Scelerotinia 331, 350 Cipolla, Bacillus cepivorum 51 #4 coli 49 malattia bacterica 50 marciume 49 ‘ Peronospora Schleideniana 252 Cipresso, Icerya Purchasi 264 Citrus, Alternaria Citri 308 antracnosi 307 black-rot 308. buckskin 306 Cladosporium Citri 307 Colletotrichum gloeosporioides 305, 307 die back 306 Diplodia 307 Eriophyes oleivorus 305 malattie dei frutti 305 marciume 307 melanosi 305 Penicillium 307 | rossore 305 ruggine 307 russeting 505 scabbia 307 scaly bark 307 scottatura 306 silver scurf 306 sun scald 506 Thrips 306 Cocomero, avvizzimento 256 Uoffea, ambrosia 76 Comptonia, Cromurtium Comptoniae 82 Convallaria, Botrytis vulgaris 145 Convolvulus, tonchio 84 Corylus, intumescenze fogliari 29 Cotogno, Bacyllus amylovorus 254 Bacterium tumefaciens 255 blight 254 crown gall 255 little leaf 255 nebbia 254 » Cotone, antracnosi 298 bacteri 250 Bacterium malvacearum 297 n G0s Glomerella Gossypi marciume 297 = a marciume dello stelo wu È malattie principali 244 Mia Di Neocosmospora sabinficaà 106 Crataegus, Gymnosporangium confu peo sum 343 Ra Sphaeronema parasiticum 8480 dai Crisantemo, crown-yall 40 n E < Puccinia chrusanthemi 25000 tr: ; ruggine 250 5 ; Septhoria chrynsanthemi td Cupressus, Gymnosporangium 194 Curcuma, Taphrina maculans 293 Cyathea, gommosi 302 o Cyclamen, Berytis vulgaris 147 Cypripedium, Bacillus Cypripedii di | SR marciume 124 n ‘È iS no, Cytisus, variegazione delle foglie, inf E: Dactylis, Claviceps purpurea 171 or 2 Puccinia Phei pratensis 184 me: hi 4 Dalia, Botrytis vulgaris 147 Dendrobium, avvizzimento 241 Bacterium Dendrobii 242 Diospyros, Gloeosporium Diospyri | 16 DI n Kahi 168° tag Edera, G/oeosporium paradowui n | e Phyllosticta hedericola 4 dadi picchiettature fogliari 127. pe Septoria hedericola 128 Elacagnus, Camarosporium Elae v I o INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXVII Erba medica, bacteriosi 347 Calospidema atrum 288 crisomela 288 crown-gall 246 cuscuta 246 Phytonomus variabilis 2 Plusia gamma 90 ‘Pseudopeziza Medicaginis 247 ruggine 246 Sclerotinia Libertiana 246 Tabanus ignotus 122 Uromyces striatus 246 Uxophlyctis Alfalfae 246 Eucalipto, crown-gall 250 damping-off 250 Hendersonia sp. 250 i eucalypticola 294 mildew 250 Euforbia, Uromyces Pisi 239* Evonino, Diaspis 269 Oidium 4, 270 variegazione foglie 107. | Fagiuolo, antracnosi 128, 249, 340 "pr 0. __— * 1° N, Aphis papaveris 128 Colletotrichum Lindemuthianum 128, 249, 340 _ gorgoglioni 128 Plusia gamma 90 ruggine 249 Sclerotinia Libertiana 350 Fagopiro, Aschochyta Fagopyri v. tu- lensis 287 Fava, afidi 240* Aphis papaveris 128 gorgoglioni 128 Orobanche 296 Festuca, Claviceps purpurea 171 Puccinia coronifera 116 Li Phlei pratensis 184 Fico, antracnosi 78 Botrytis vulgaris 47 cancro (9 Cercospora Fici 80 clorosi 351 Colletotrichum Caricae 9 Corticium laetum 18, 79 galle radicali 80 Glomerella fructigena 78 Heterodera radicicola 80 Icerya Purchasi 264 leaf spot 80 limb blight 79 Macrophoma Fici 332% malattie diverse ‘8 marciume molle 80 nebbia 79 nero 80 pinguedine 91 Rhizopus nigricans 80 ruggine 80 soft rot 80 ticchiolatura 80 Tubercularia Fici 18, 79 Uredo Fici 80 lum 171 n Sphaerella Fragariae 255, Ficus elastica, Gloeosporium sycophi Fragola, Ramularia Tulasnei 96 288 Sphaerotheca Castagnei 255 valolatura 96, 288 Frumento, allettamento 320 Alternaria 292 Frassino, variegazione foglie 107 Carbone 107, 133, 256, 295 carie 107, 256, 295 Cephalotecium roseum 292 Cladosporium graminuni 182 - Diplodia graminis 257 XXVIII Colletotrichum 292 Fusarium sp 292 Fusasurium pseudoheterosporum 287 Helminthosporium 292 Macrosporium 292 mal del piede 288, 350 Ophiobolus graminis 350 Puccinia graminis 18, 152, 1979, 183, 186. rachitismo 256 ruggine 193, 236, 256. Siphonophora granaria 96 Stemphilium Tritici 18, 182 sterilità 18, 182 T'illetia Tritici 134, 295 Ustilago Tritici 133, 295 Garofano A/ternaria Dianthi 176 anguillule 176 Ascochyta Dianthi 270 avvizzimento 249 Heterosporium echinulatun 128 176, 249, 270 ruggine 175, 249 Sporotrichum anthophilum 176 Uromyces caryophyllinus 175, 249, 270. bacteriosi 128 cancro 240*# (relso, Diaspis pentagona 19, 154, 187, 270, 517, 551 Dothiorella tankoffii 68 fumaggine 551 marciume radici, 551 Nectria Rupelii 240* . Prospaltella Berlesei 19, 154, 87, 331 Septogloeum Mori 128 Steganosporium Kosaroffii 3 x Iris, bacteriosi Ki ed; Giaggiolo, bacteriosi. 91 o sn marciume radici Lui ana carbone 70, 250 — Coniosporium Gesevi 178, Diplodia Zeae 250 Ce È ) Epicoccum negleetum 350 Fusarium maydiperdum tar: marciume delle pannocchie 1 si Husia gamma 90 v proliferazione intercarpellare ‘ 0 Puccinia Sorghi 250 ; Sata | Pre ruggine 250 | sc Da af 7% v : smot 250 o pra RA ea Ustilago Maydis 71, 250 | Hederia, Gymnosporangium dee Helleborus, Coniothyrium Hellebori Septoria Hellebori 59 » Hevea, ambrosia 76 di Hibiscus, Vidium Abelmoschi 17 L Humulus, variegazione foglie 1 tè i Iberis, Cystopus candidus 939 | Ipomoea, black-rot 255 Ceratocystis fimbriata 2 Rhizopus nigricans ai, 3a; “i He. soft-rot 255 Db toe Bt Trycholoma unit si Ippocastano, As I Betulw Nur Si io i INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIX Juniperus, Gymnosporangium 34, 194 Kaki, gleosporiosi 167 _ Gloeosporium Diospyri 168 e v Kaki 168 Kitaibelia, Puccinia Malvacearum 164 Knautia, zoocecidî 24 Lampone, Bacterium tumefaciens 249 Botrytis 249 crown-gall 249 Gymnoconia interstitialis 249 marciume dei frutti 249 ruggine 249 Septoria Rubi 249 Larice, Ascochyta sp. 128 ke laricina 348 Caeoma sp. 142 Lophodermium laricinum 144 Melampsora Larici-caprearum 142 = Tremulae 142 Nectria cucurbitula 144 Lathyrus, antracnosi 314 Colletotrichum Lindemuthianum 315 Gloeosporium gallorum 315 : officinale 315 Glomerella Psidii 315 ù, rufo-maculans 315 anna Botrytis vulgaris 147, 251 Bremia Lactucae 128, 350 damping-off 251 drop 198, 251 Selerotinia Libertiana 198, 251 Lavatera, Puccinia Malvacearum 164 Leandro, Aspidiotus Nerii 350 Lepidium, Cystopus candidus 239 ppt, Gymnosporangium 194 Lillà, fioritura precoce 74 Ligustrum, Gloeosporium cingulatum Limone, avvizzimento apicale 20 Bacterium commiphilum 92 Botrytis vulgaris 251 brown-rot 251 Cladosporium Citri 130 Cladosporium herbarum v. citri- colum 149 Cocchus Citri 153 Colletotrichum gloeosporioides 20, 150 - Coniothecium scabrum 130 cotonello 158 cotony mold 251 crosta argentea 150 Diplodia natalensis 312 gommosi 92, 150, 251 gray mold 251 leaf-spot 21 Lecanium persicae 350 lemon spot 21 marciume nero 251 ” rosso 251 ca terminale 129, 311 Penicium glaucum 92 peteca 251 Phomopsis sp. 311 Pythiacistis citrophthora 251 red rot 251 scabbia 130 scaly bark 150, 148 Scelerotinta Libertiana 251 silver scurf 130 squamazione corteccia 130, 148 tear-stain 21 Lino, Plusia gamma 90 Lotus, Cuscuta 269 Lupinella, malattie diverse 101 Lupino, malattie diverse 101 Slerotinia Libertiana 144 =. Lupolo, crown-gall 18 se. de ; sé nia sm si Botrytis 85. n Lychnis, PhyUostieta Lychnidis 308, brown=rot 34 va 309 bruchi 58 A Sa Mais, carbone 183 bruciature solfato ‘am e clorosi 237* cancro SISI È : I SE Malva, Puccinia malvacearum 88, 113, 163, 270 ruggine 113, 163 Malope, Puccinia malvacearum 113, 164 ruggine 118 Mandorlo, Armillaria mellea 247 Bacterium tumefaciens 246 caduta frutti 247 Cercospora circumscissa 246 crown-gall 18, 246 die back 247 marciume radicale 247 perforazione delle foglie 246 Puccinia Pruni 246 ruggine 246 sour sap 247 Manihot, ambrosia 76 Margherita, crown-gall 18 Matthiola, Bacterium Matthiolae 298 Melanzana, Ascochyta hortorum 35I Scoletotricum melophtorum 350 . Coleophora Rardivenella 264 _crown gall 14 Carpocapsa pomonella 5 LI 3 Cephalothecium roseum 34° Ceresa sp. 78° aa » hemerobiella “A È È Coryneum foliicolum 35 Cylindrosporium Pomi 5, 34, * Enarmonia prunivora 5 Sa | Exrosporium Mali 327 fly speck 34 n 7 SE freddo 83, 191 ese Fusarium 35 * Fusicladium denlritioum 5, 20; ì 128 MES Li Sw Gloeosporium fructigenim 229. LS grandine 33 Gynnosporangium Sp. 94. hairy root 14 Hyponomenta malinella 48° pi ”» padella 160. 1 1% Melica, Urocystis Bornmiilleri 3326 Leptethyrinm Pomi 34 ; Metlilotus, antracnosi 78 licheni 33 ii

Puccinia graminis 152, 179 Parkinsonia, Coccus citri 158 es a de: Bacterium Den “ parassiti comme | Rhizoctonia repens 158 Orzo, carbone 24, 133, 134, sli CA Helminthosporium grami DAB LE | Helminthosporium teres A nebbia 248 D ci Plusia gamma 90 br e ;i simplex 128 cio Ustilago Hordei 2A, 183, 248 più + ia nuda £8, 208, SERE Osmanthus, Phyllosticta osmanthicole dia CITI Mi Palme, Ecosposium palmioru ‘350 (iraphiola Phoenicis 253 i Panax, marciume radici 297 » Ss da "9 od ia picchiettature fogliari 127 a i: Sclerotinia Panacis 297 i Patata, accartocciamento foglio 2 I 29, 81; 143... MAS Alternaria Solani 102, = anguillule 139 n - a Dactylopius citri 158 % % AG 3 Bacillus melanogenes 201, black-leg 254 sk blight 254. SETA Chrysophlyctis vii. 6 ta dry-rot 254 par a. Fusarium sp. 29, pIr r INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXXIII marciume 113 i $ del fusto 319 È secco 114, 254 Ù umido 114 micorize 148 Oospora scabies 254 peronospora 60, 102, 120 Phytophthora infestans 102, 103, . 254 Rhizoctonia sp. 254 scabbia 244 Sclerotinia Solani 28 seccume 114, 254 Solanella rosea 28, 29 Tricholoma konigi 293 n lignorum 294 ta Vermicularia 28, 115 verruche 61 Pelargonium, Coniothyrium Trabuti 314 na Peperone, Ascochyta hortorum 351 bacteriosi 154 Fusarium sp. 351 Phytophthora Cactorum 351 o Pero, annerimento foglie 254 Ascochyta sp. 128 p1 piricola 225 Bacillus Amylovorus 200, 202, fe 254 «_— black leaf 254 i blight 254 d Ceresa sp. 73 È _ —clorosi 128 si Eriocampa adumbrata 350 Z Eriophyes pyri 89 Fusicladium pirinum 20 Hadrotrichum Piri 226 hold over blight 202 Jcerya Purchasi 264 Leptosphaeria Lucilla 128 macchiettatura foglie 225 marciume 144 membracidi 73 Monilia 88 nebbia 200, 202, 254 Phyllosticta pirina 225 Phytoptus piri 350 ruggine 98 Saturnia Pavonia 26 scabbia 20, 88, 137, 254 Scolytus rugulosus 200 Septoria piricola 225 Sphaerella sentina 88 Stictocephala inermis 73 ticchiolatura 88 Tingis pyri 350 Venturia inaequalis 136, 137 P pirina 254 Pesco, atidi 62, 269 Aspidiotus perniciosus 6 blight 253 bolla 5, 253 brown-rot 137 Cladosporium carpophilum 6, 61, 137 Clasterosporium carpophilum 128 Conotrachelus nenuphar 6, 61 Coryneum Beyerinckii 253 crown gall 18 curculionidi 137 Exoascus deformans 5, 253 gommosi 240% Hyalopterus pruni 350 leaf curl 253 little leaf 253 little peach 258 marciume nero 5, 61, 137 mildew 253 \ : i ì DEE Let, USS XXXIV INDICE ALFABETICO DELLE cen y — tl x Monilia fructigena 5 nebbia 253 Pamphilius persicum 6 Podosphaera Oxyacanthae 253 scabbia 6, 61, 137 Sclerotinia fructigena 61, 137 Phalaenopsis, Bacillus Cypripedii 125 marciume 124 Phalaris, Puccinia coronata 115 Phleum, Puccinia Phlei-pratensis 183 ruggine 183 Pino, Ascochyta sp. 128 Cenangium Abietis 295 Cronartum asclepiadeum 238* : Comptoniae 82 Phyllosticta vitellinae 263 do * Quercus 82 5 vulgatissima 263 “SD : d; ribicolum 58, 168 Rhabdospora maculicola 2. Ri Cytosporina septospora 58 Hendersonia acicola 35 Hypodermella sulcigena 35 Icerya Purchasi 264 Lophodermium brachyspoum 58 5: macrosporium 35 Septoria Populi 2 * nerviseguum 35 Sesia apiforms 2 > Pinastri 58 Sphaerella Populi 2 nebbia 82 Uncinula Salicis 2 Peridermium cerebrum 82 È pyriforme 82 Î Strobi 58, 82 ruggine vescicolare 168 Pioppo, Asccochyta populorum 2 Aspidiotus Betulae 121 Cenangium populneum 2 Cossus ligniperda 2 crown gall 18, 41 Cryptorrhynchus laphathi 262 Dothiciza populea 2 insetti diversi 262 Lamia 263 i ? Pisello, Ascochyta Pisi 258 Uromyces Pisi 239% Pittosporum, Asterolecamium th Platano, blight, mor | pid Lise cervus Ei 29 malattie diverse 101 Foo: marciume radici 128 n va zig 5 Melampsora Alli populina 2. PA populina 128 Melosoma Populi 263 " “ Tremulae 26800 È; Micrococcus Populi 2 Mytilaspis pomorum 2 Pachipappa sp. 122 parassiti diversi 2 MB Phoma canadensis 2 i i Phomopsis populina 2 «MS Roselllinia amphisphaeroides Chi: | ruggine 128 È mu Rx Saperda carciasia 2, 268 so 3 I » > populea 2, 268 08 ì si Schizoneura populi 122 Sa blight 253 Me Erysiphe Polygoni 253 e sa nebbia 253 - Rana: Plusia gamma 90 Mer G locosporinm 1 “Sg INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE __mildeu 255 | seccume 255 _ Poa, Ligniera Junci 227 Puccinia Phlei-pratensis 184 . Pomodoro, Aleurodes 291 Alternaria Solani 291 anguillule 291 antracnosi 290 ‘avvizzimento 290, 342 Bacillus Melomis 11 È Solanacearum 291 bacteriosi 128, 144, 270 blight 255 blossom end rot 255 Cladosporium fulvum 112, 270, 290, 330, 351 Colletotrichum 290 Cylindrosporium 290 crown-gall-18 Damping off. 255 Fusarium sp. 255, 342 È Lycopersici 290 | Heterodera radicicola 255, 291 Macrosporium Solani 144 malattie diverse 289, 341 mal del mosaico 291 marciume 71, 255, 290 marciume molle 11 marciume terminale 289 nebbia 71 | peronospora 60, 112 Phytophthora sp. 12 o infestans 255, 290 scabbia 290 Scelerotinia Libertiana 255, 290 i scottatura 291 | _— seccume 255, 290 | Septoria 290 n Lycopersici 71, 2113, 144, 255, 842 XXXV ticchiolatura 112 Portulaca, Cystopus Portulacae 144 Prezzemolo, Septoria Petroselini 144 Primula, Botrytis vulgaris 147 Prunus, Bocillus amylovorus 202 Cephalothecium roseum 23 Gloeosporium fructigenum 23. Saturnia Pavonia 26 silver leaf 301 Pr. laurocerasus, Podosphaera triact. 350 Ptelea, variegazione delle foglie 107 Quercia, Andricus radicis TI Asterolecanium variolosum 30 Cicinnobolus 4, 39, 60 cinipedi 109 mal bianco 16, 23, 70, 227, 261, 287 marciume radicale 144 Merulius lacrymans 330 Microsphaera Alni 260 ù abbreviata 261 È alphitoides 287 Ò esterna 261 x quercina 259, 260, 261, 329 Microstroma album 144 Oidio 4, 230*, 259, 260, 261, 269, 329 VOidium alphitoides 60 n dubium 287 ? quercinum 23, 37, 60, 61, 287 Rosellinia quercina 144 Quercia da sughero, Zenzera pyrina 232 Rafano, crown-gall 18 Cystopus candidus 238 Pieris brassicae 320 Rapa, Pieris brassicae 320 Reseda, Pieris brassicae 320 Rhamnus, Puccinia coronata 115, 179 5 coronifera 115 ruggine 115 KRhododendron, Exobasidium Vaccinii 82 Ribes, Ascochyta Ribis 308 Botryosphaeria Ribis 165 Cronartium ribicola 82, 169, 343 Dothiorella sp. 166 macchie fogliari 120 Macrophoma sp. 166 mal bianco 60 Mycosphaerella sp. 120 Nectria cinnabarina 161 Phragmidium comune 120 Phyllosticta sp. 120 Sphaerotheca mors-uvae 60, 250 Ricino, /cerya Purchasi 264 Riso, Apus cancriformis 270 Lhimnophilus rhombicus 189 lumache 270 Nepa cinerea 270 Phryganea striata 189 rachitismo 337 Tabanus dubius 189 ignotus 122 Tipula 190 Robinia, Tetranychus telarius 350 Rosa, Actinonema Rosae 255 Botrytis cinerea 240% ti vulgaris 147 crown-gal] 41 Hylotoma rosarum 350 Icerya Purchasi 264 marciume dei bottoni 240* Marsonia Rosae 350 mildew 255 N: Vidium leucoconium 37 n » Phragmidium s iumo 265; - 950 ne Rhodites rosae 860 tra do ruggine 128, 2550 Pe | Sphaerotheca Humuli 3 | PR | pannosa ‘ a) Tetredo rosae 350/00 Rovo, fioritura doppia 162 A Fusarium Rubi 162 Saturnia Pavonia 162 Sal ì Salice, Cryptorrhynchus lanathi È 2 > Harrya vinula 268 © È insetti diversi 262 |. Lamia textor 263 diga SAR | Liparis salicis 268 er: È Roi o puaicl populi 263 ti sn tremulae 268 & fi Mytilaspis pomorum 122. w da Phyllodecta vitellinae 268 n vulgatissima 26 Rhabdophaga salicis 350 Saperda carcharias 268 sto & ì LO n populnea 263 ca i Sambuco, variegazione foglie. 10 de l'al Pa Saponaria, Uromyces caryophyU Lin 325 Migr a) dA * gv A Scilla, Uromyces scillaria 228 E Sedano, Cercospora Apii 9; IVO early blight 9 î ada Fusarium 250 late blight 9 marciume del suo INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE n XXXVII E° 3 È Sida, Puccinia malvacearum 164 ad e 3 ERRE serratulae 190 Sinapis, atidi 84 _Sisymbrium, Cystopus candidus 239 Solanum, Ascochyta hortorum 60 micorize 148 ES 3 Sorbo, Gymmnosporangium tremelloides 343 variegazione delle foglie 107 è È Sorgo, carbone 1833, 135 È, Sphacelotheca Reiliana 255 4 L Sorghi 255 3 Spinacio, Helminthosporium variabile È 186 È Peronospora effusa 187 È Sulla, insetti dannosi 25 = malattie diverse 101 Sphenoptera geminata 25 le exit hi SII = ” lineata 25 | Susino, Saturnia Pavonia 26 — Tabacco, intumescenze fogliari 29 krupuk 30 Plusia gamma 90 | Templetonia s Asterolecanium alge- riense 30 The, ambrosia 76 malattie principali 244 Piggotia Theae 324 | Theobroma, ambrosia 76 {fiato Aspidiotus Betulae 121 fioritura precoce 74 ra RAR PORTER TESTI TIT sN Srna __Tetranychus telarius 350 | Trifoglio, cuscuta 86 | Plusia gamma 90 35 | ruggine 17. | Tabanus ignotus 122 i Fe Uredo fallens 17 * & 5 Uromyces fallens 17 | n Trifolii 17° Tropeolo, Tetranychus telarius 350 Tsuga, Peridermium Peckii 81 Tuberosa, Botrytis vulgaris 147 Tunica, Uromyces caryophyllinus 326 Uva spina, Aecidium Grossulariae 23 mal bianco 23, 227 Microsphaera Grossulariae 23 ruggine 23 Sphaerotheca mors-uvae 23, 228 (vedi Ribes) Vaccinium, Pucciniastrum Myrtilli 82 Vanilla, Bacterium Briosianum 125 Verbena, zoocecidii 24 Veronica, Ligniera verrucosa 227 Viola, anguillule 348 malattia del piede 230* Thielavia basicola 230* Violaciocca, Bacterium Matthiolae 298 Pieris brassicae 320 Vigna, avvizzimento 135 Fusarium sp. 135 Neocosmospora vasinfecta 135 Vite, acariosi 158, 233 agrotide 240* Altica ampelophaga 271 Alternaria vitis 177 Anthocoptes 234 antracnosi 128 apoplessia 127 arricciamento 43, 236*, 266, 267, 337, 338 arrossamento 207 Arvicola terretris 83 Bacterium tumefaciens 251 barbera riccia 175 black-rot 116, 119, 193, 250 brina 261 cipollara 240* clorosi 206, 270. 351 cocciniglia farinosa 190. G Cochylis 111, 199, 207, 282*, 318, 882 | | colatura 110, 128, 251, 288 Contarinia Johnnsoni 73 crown-gall 18, 41 Dematophora necatria 271 deperimenti 12, 13, 63, 157, 338 Drepanothrips Renteri 12, 233* erinosi 54, 110 Eudemis 207, 232*, 318 Fidia viticida 73 fillossera. 12, 15, 25, 63, 157, 273, 283 Guerinococcus serratulae 190 Guignardia Bidwellii 116 Haltica cachybea 73 Icerya Purchasi 264 insetti diversi 72 Macrodactylus subspinosus €3 malattia di California 251 mal nero 91, 92 marciume 112 marciume radici 91, 351 Microdiplodia vitigena 1T7 millerandage 288 oidio 250, 257, 312, 344 Oophthora semblidis 207 Osyris alba 313 I Phyllocoptes sibili ca L a n vitis 233 a | Phyllosticta dsumajensis I Phytoptus vitis 350 a) ta Plasmopara viticola AT Pseudopeziza tracheiphila 1 Pulvinaria vitis 96 Pyralis 318 rachitismo 174 È OSE Rhyzoecus falcifer 13, 158 Mr e: roncet 14, 43, 45, 157, 158, Eu: SI 233, 233%, 236%, 266, rag 3 rossore 160 RAS Thrips 158, 233* pe tignola 19, 111, 238 Typhlocyba comes 73 ei i: et” à A v ibi Uncinula spiralis 250 Zingiber, Taphrina maculans 298 di Zinnia violacea, Botrytis vulgaris Zucca, Aphis gossypii 349 avvizzimento 254 DE Bacillus tracheiphilus 254 SERI dt Erysiphe Cichoracearum & 2 Dei 3 s33 mildew 254 Me. L] i ‘ ia Wa SL Scoletotrichum melopletori m 2 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIX INDICE ALFABETICO È DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI È F = È - Aborto fiorale (olivo) 156 curvator 109 _Acariosi (vite) 158, 233. fecundatria 109 | accartocciamento foglie (patate) 28, globuli 109 29, 31, 143 inflator 109 Actinonema Rosae 255 ostreus 109 7 Adimonia ranthomelaena 350 - radicis T7, 109 Aecidium Grossulariae 23 Sieboldii T, 109 3 Webberi 131 Anguillule 348 $ Afidi 112, 144, 206, 207 dei garofani 176 E - delle fave 240* delle patate 139 dei peschi 269 i ì dei pomodori 291 i _ Afide lanigero 128, 270 Annerimento dei meli 5 È Agriotes 269 Antracnosi dell’ acero 78 1 — Agrotide delle viti 240# dei Capsicum 8 ; | Agrotis segetum 208 dei cetriuoli 1836 P Aleyrodes sp. 291 del cotone 298 DO citri188. dei fagiuoli 128, 249, 340 nubifera 138 del fico 78 alghe 96000 dei limoni 307 * allettamento grano 320 del Melilotus 78 | Alsophila pometauria 5 dei meloni 136 i A Alternaria Brassicae nigrescens 250 dei pomodori 290 Wi Citri 253, 308 della vite 128 È; Dianthi 176 Apanteles congestus 90 Solani 254, 291° Aphis avellanae 349 i Vitis 107 gossypii 349 A . Altica ampelophaga 171 | papaveris 128 SI Ambrosia 76 pomi 5 Fa Andricus albopunetatus 109 sorbi 5 corticis 109 i Apiosporium Oleae 332 POE d 4 è Je si rr rità it k pr 13 co RISO ns fa È ” o: INDICE ALFABETICO > tei XXXVIII "a, > di. cocciniglia farinosa 190 Cochylis 111, 199, 207, 939*, 318, ‘ 382 colatura 110, 128, 251, 288 Contarinia Johnnsoni 73 crown-gall 18, 41 Dematophora necatrix 271 deperimenti 12, 13, 63, 157, 338 Drepanothrips Renteri 12, 233* erinosi 54, 110 Eudemis 207, 232*, 318 Fidia viticida 73 fillossera. 12, 15, 25, 63, 157, 273, 283 Guerinococcus serratulae 190 Guignardia Bidwellii 116 Haltica cachybea 73 Icerya Purchasi 264 insetti diversi 72 Macrodactylus subspinosus 73 malattia di California 251 mal nero 91, 92 marciume 112 marciume radici 91, 351 Microdiplodia vitigena 177 millerandage 288 oidio 250, 257, 312, 544 Oophthora semblidis 207 Osyris alba 313 | rossore 160 Zingiber, Taphrina maculans 208 Zinnia violacea, Botrytis vulgaris 1 Zucca, Aphis gossypii B49 REA 162, 225%, 986, 257 304, 312 SS Perrisia oenophila 350 Phyllocoptes viticolus 34 iva "I - vitis 288 0 0 Phyllosticta STE, Ol LO SL Phytoptus vitis 350 Du e Plasmopara viticola ST Sa i c: Pseudopeziza tracheiphila 160 nr: as Pulvinaria vitis 96 196 Pyralis 318 rachitismo 174 nol Ta Rhyzoecus falcifer 13, 158 ha A n roncet 14, 48, 45, 157, 158, nat: 233, 233%, 236%, 266, 206, PAS Thrips 158, 233* tignola 19, 111, 238 Typhlocyba comes 73° Uncinula spiralis 250 avvizzimento 254 LISA Bacillus tracheiphilus 254 | Erysiphe Cichoracearum 254 mildew 254 EI cm Scoletotrichum melopletorum. 270 | : Vi Fasi -“% = È INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIX INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI - Aborto fiorale (olivo) 156 curvator 109 Acariosi (vite) 158, 233 i fecundatrix 109 accartocciamento foglie (patate) 28, globuli 109 29, 31, 143 inflator 109 Actinonema Rosae 255 ostreus 109 Adimonia xanthomelaena 350 radicis T7, 109 Aecidium Grossulariae 23 Sieboldii 7, 109 Webberi 131 Ì Anguillule 348 Afidi 112, 144, 206, 207 dei garofani 176 delle fave 240* delle patate 139 dei peschi 269 A dei pomodori 291 . Afide lanigero 128, 270 Annerimento dei meli 5 Agriotes 269 Antracnosi dell’ acero 78 Agrotide delle viti 240* dei Capsicum 78 Agrotis segetum 208 dei cetriuoli 1836 Aleyrodes sp. 291 del cotone 298 n citri 138. dei fagiuoli 128, 249, 340 nubifera 138 del fico 78 alghe 96 dei limoni 807 allettamento grano 320 del Melilotus 78 _ Alsophila pometuria 5 dei meloni 1836 Alternaria Brassicae nigrescens 250 dei pomodori 290 i Citri 253, 308 della vite 128 4 Dianthi 176 Apanteles congestus 90 4 Solani 254, 291° Aphis avellanae 349 2 Vitis 177 gossypii 349 | Altica ampelophaga 171 papaveris 128 ; Ambrosia 76 pomi 5 6 Ì Andricus albopunctatus 109 sorbi 5 corticis 109 Apiosporium Oleae 332 Apoplesia (della vite) 127 Apus cancriformis 270 Armillaria mellea 247 Arsenico 316 Arricciamento delle barbabietole 9, 249 delle viti 43, 236%, 266, 267, 337, 338 Arrosssamento delle viti 207 Arvicola terrestris 83 Ascochyta Borjoni 308, 39 Dianthi 270 Fagopyri v. tulensis 287 hortorum 60, 348, 351 laricina 348 Nerii 350 Oleae 38 piricola 225 Pisi 2583 populorum 2 Ribis 308 Aspidiotis Betulue 121 ostreaeformis 54 perniciosus 6, 206 Asterolecanium algeriense 30 thesii 30 variolosum 30 Avvizzimento dei cavoli 18, 150 dei cocomeri 256 del Dendrobium 2A1 dei garotani 249 dei meloni 250 dei pomodori 290, 542 della Vigna sinensis 135 delle zucche 254 Bacillus amylovorus 200, 202, 247, 254, 255 asteracearum 299 cepivorus 51 Cypripedii 195 vu i si in co Farnetianus 155 GG 00 melanogenes 201 Melonis 110 Pollacii 155 > Solanacearum 291 e tracheiphilus 1 RI DE 4 x Bacteriosi dell’ aster 299 0 198 dell’ erba medica 847 . | del gelso 128 del giaggiolo 91° del noce 256 ste Ag dei peperoni 144 1 dei pomodori 144, 270 ; hi * della violaciocca 298. te Bacterium beticolum 41 campestris 150 Cattleyae 154 Mi , commiphilum 92 AE x | Dendrobii 242 i AL Kramerianum 155 0 E malvacearum 297 3% ESS he Matthiolae 298 ii Montemartinii 65 S $ hat Oncidii 155. Savastanoi 252, 333 tumefaciens 14, 18, 40, 4,0 249, 251, 954, 256, 334. IRE Balaninus nucum BAD pe | Biorhiza terminalis 109. Do Black-rot dei cavoli 150, 2 si dei limoni 808 mg TR) Ne P dei meli 5, n M ui: LE della vite 116, 119, . Nata Bi: Bolla dei ricegioi. ra #18 vulgaris 145, 250 «VG 3 Bremia Lactucae 128, 350 x brina 271 $ —Brown-rot delle albicocche 248 “Si — bruchi dei cavoli 54 bruciature (solfato di rame) 33 (arsenico) 18 R | brusca dell’ olivo 37 # . Caduta delle foglie 75 _ Calospidema atrum 288 — Camarosporium Elacagni 328 | cancro 40, 334 — aa degli alberi fruttiferi 55, 110 2 del fico 79 i i del gelso 240# della glicine 65 , = Canidia curculionis 27 Carbone dell’avena 183, 185, 252 M dei cereali 64, 111, 183 _ _—’del frumento 107, 133, 256, 295 | ‘’del granoturco 70, 133, 250 | —’dell’orzo 24, 133, 134, 248 a del sorgo 133, 185 | Carie 336 dell’ acero 85 degli alberi fruttiteri 110 dei cereali 64, 111 del frumento 107, 256 d Carpocapsa pomonella 5, 53, 111 # da ; | pusaminana 111 A — splendana 320 2A | Cascola (dell’ olivo) 112 5 | Catrame 234, 234%, 235*, 236%, 321 | Cavallette 26, 206 — Cenangium Abietis 204 È 3 populneum 2 < pero Lecanii 181 | Cephalothecium roseum 23, si | Ceratitis Savastani A XLI Ceratocystis fimbriata 255 Cercospora Apii 9, 249 betaecola 128 beticola 249 circumscissa 246 Fici 80 Ceresa borealis 713 bubulas 3 taurina 13 Chrysomphalns Dictyospermi 16, 27, 352 Chrysophlyctis endobiotica 61 Cicala 189 Cicinnobolus sp. 4, 39 Cipollara della vite 240* Uladosporium carpophilum 6,61, 157, 248 Citri 130, 307 fulvum 112, 270, 290, 330, d51 fulvum-violaceum 330 graminum 182 herbarum 60 herb. citricolum 149, 178 Ulasterosporium carpophilum 128 Claviceps sp. 347 purpurea 171 Clorosi degli alberi fruttiferi 272 dell’ ananassa 204 degli aranci 252 del fico 351 del granoturco 237% del pero 128. della vite 206, 270, 351. Colatura vite 110, 128, 288, 251 Coccidi 317 Cocciniglia bianca-rossa 352 farinosa 190 Coccus citri 153. hesperidis 158 VISTO TIT SIRIO UISIGASIR. NOI XLII n Cochylis 111, 199, 207, 232*, 318, 333 Coleophora flavipella 264 hemerobiella 264 Colletotrichum sp. (su pomodori) 290 Caricae 9 cereale 310 falcatum 69, 131, 309 gloeosporioides 20, 150, 305, 307 Gossypii 106 lagenarium 136 Lindemuthianum 128, 249, 315, 340 lineola 310 Conionosporium (Gecevi 178 Coniothecium scabrum 150 Coniothyrium Hellebori 59 Oleae 39 Opuntiae 348 Trabuti 314 Conorrhynchus Luigioni 139 Conotrachelus nenuphar 6, 61 Contarinia Johnsoni 13 Uorticium laetum 18, 79 Coryneum Beyerinkii 248, 253 Elaeagni 328 foliicolum 35 perniciosum 57 Vossus ligniperda 2 Cotonello 13 crisomela (della medica) 288 Cronartium asclepiadeum 238* Comptoniae 82 Quercus 82 ribicola 58, 82, 168, 343 erown-gall 14, 15, 17, 539, 40, 334 dell’alfalfa 246 del cotogno 254 dell’eucalipto 250 del lampone 249 nl - TATE A E Pa | a INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PAR ASSI” del mandorlo 246. del noce 256 è Cryptorrhynchus laphati 262. art Curculionidi (sui peschi) 137 "a È «Ca Cuscuta 246, 269 Cuscuta arvensis 86 trifolii 86 SR e Di "s i Cycloconium oleaginum 103, 104, 11, Si : A 119, 252 us Culindrosporium Pomi 5, 34, 82 |. al Cynips Kollari 109 Cystopus candidus 238 6 Portulacae 144 3 (ytosporina septospora 58 Dactylopius citri 153 Dacus oleae 188 tryoni 188 Daedalea unicolor 85 Dectietus albifrons 26 Dematophora necatrio 271 Dendrophoma Marconii 144 Diaporthe parasitica 36, 81, 185 È Diaspis pentagona 19, 48, 154, 187, | iS 240, 270, 817, 881 SA dell’ evonimo 269 | piri 54 Bt Dibrachys boucheanus 27 Didymospheria Elacagni 828 - Diplodia graminis 257 natalensis 312 Zeae 250 Ri discrasie linfatiche 91 do è) x“ Dothichiza populea 2 0 “ pci E, be Dothiorellina Tankoffii 68. AR Drepanothrips Reuteri 12, 288% — “p Dryophanta disticha «0: Rca a n° po Pala i rome >. pe e ESTR REG Ra ui “= tag ee dn DE nic ti." Sha eb ©. : è rt 7 È n° z - _ Loi dei Reg” #, \ sig N È 5 Enarmonia prunivora 5 Endomyces 6 È “Sa Endophyllum Sempervivi 194 | Entomophora Aphidis 207 : . Exoascus deformans 5, 258 | Erobasidium Vaccini 82 Exosporina Mali 327 | Exosporium palmivorum 350 È: Ulmi 324 Epicoccum neglectum 350 ES Epilachura argus 64 | —’erbe infestanti 84, 207, 269, 271, 272 | —’‘’Erinosi della vite 54, 100 Eriocampa adumbrata 350 Eriophyes coryli-gallarum 89 > oleivorus 305 bo. > _pyri 89 | —’ernia dei cavoli 174 | ; È — Erysiphe cichoracearum 250,254 Sa Polygoni 253 Eudemis 207, 232*, 318 __Euplectrus bicolor 90 =" _. Eupractis chrysorrhea 54 — Eutettix tenella 10 | —’’fasciazione (Nesturtium) 75 | Fidia viticida 73° . fillossera della vite 12, 15, 25, 63, 157, 273, 283 3 fioritura autunnale (olivo) 156 doppia (rovi) 85, 162 precoce (lillà) 74 n (tilia) 74 fleotripide dell’olivo 89, 98, 104, 121, Po 129, 124, 243 «freddo 88, 300, 345 | fumaggine del gelso 351 —_—’«dell’olivo 74, 207, 268 i E fumo 300 ko ls fumo di tabacco 42 e INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI <= XLIII Fusarium cubensis 173 Lycopersici 290 maydiperdum 177 oxysporum 114, 254 pseudoheterosporum 287 Rubi 85, 162 Fusicladium dendriticum 5, 20, 128 pirinum 20 gas illuminante 42 gelo 240 gleosporiosi (dei Kaki) 167 Gloeosporium cingulatum 82 Diospyri 168 fructigenum 4, 23, 229 gallorum 315 Kaki 168 Musarum v. importatum 4 nervisequum 255, 324 officinale 815 peradorum 4 sycophilum 171 Glomerella fructigena 78 Gossypii 297, 298 rufo-maculans 34, 168, 314 Psidii 315 Gnomonia veneta 350 ulmea 81 gommosi 91, 270, 336 degli agrumi 130, 252 degli albicocchi 351 degli aranci 252 dei ciliegi 250 della Cyathea 302 dei limoni 91, 252 dei peschi 240* gorgoglioni 128 grandine 33 Graphiola Phoenicis 253 grillotalpa 112, 240, 304 Guerinococcus serratulae 190. Guignardia Bidwellii 116 Gymnoconia interstitialis 249 SE Gymnosporangium confusum 343 globosuni BA - s macrocarpus B4 : Sabinae 195 tremelloides 348 Hadrotrichum Piri 226 Populi 226 È Haltica chalybea 73 Harpya vinula 263 Helicomyces Sphaeropsidis 329 Helminthosporium gramineum 248 teres 60 variabile 187 Hendersonia acicola 35 k eucalipticola 294 Heterodera radicicola 80, 139, 2530, 249, 250, 255, 291 Schachtii 46, 230 Heterosporium echinulatum 128, 176, 270 gracile 251 Hyalopterus pruni 350 Hylotoma rosaram 350 Hypodermella sulcigena 35 Hyponomeuta malinella 48 padella 160 Icerya Purchasi 264 insetti xilofagi 128 intumescenze fogliari (araliacee) 127. (avellana) 29 (tabaccco) 29 Isaria farinosa 332 Lamia textor 263 Lecanium oleae 333 | persicae 350 Leptosphaeria Lucilla 128 Papa Ma “Toiiori@ Pomi & Lhimnophilus Guia licheni 111, 240 i Ligniera Junci 227 Pet, radicalis 227 Mu verrucosa 227 Lixus Junci 189 Liparis dispar At at De” xi o) salicis 263. 7 Litocolletis populifoliella 263 Litomastix trunsatellus 90 Lophodermium brachysporum 58 lavicinum 144 ; macrosporum 35, 144 o nervisecuum 35 Pinastri 58 T È Lucanus ccrvus 270 ’ Li lumache 270 Ea Macrodactylus subspinosus 73 i Macrophoma Anthurii 171 & na ® È di REA » AI \ Fici 232* E Macraprotopus oleae 189 x "RR ao: Macrosparium Nerii 252 a po DA Solani 144 "7 Ng mal bianco del melo 34 pl MET * della quercia 16, 23, 37, 39, 60, | 61, 227, 259, 260, 261, 287.0 del ribes 28,160 1; lt Sos dell'uva spina 23,227 mal ca cuore figlio co so he” 851 mal del mosaico | mal del piede (fr io mor | del cotone 250, 297 _ delle cipolle 49 4 del granoturco 177 dei lamponi 249 dei limoni 129, 251, 307 dei meloni 250 del noce 256 dell’olivo 252 28 delle orchidee 124 È delle patate 113, 114, 254 > — delle pera 144 | —dei pomodori 71, 289 dei poponi ll _ ——» delle rose 240* @ i, marciume del fusto (patate) 319 «marciume del piede (cavoli) 150 7 a marciume delle radici (aranci) 336 fs — (canna da zucchero) 70 (gelsi) 351 î vi (ginseng) 297 n (pioppo) 128 (quercia) 144 (vite) 91, 351 ‘marciume molle (fichi) 80 sa z marciume ‘nero (albicocche) 248 _ (pesche) 5, 61, 137 |’ marciume rosso (canna da zucchero) | 69,181, 309 (limoni) 811 SE Marsonia Potentillae 127 5 ; Rosae 350 i Re | Masicera silvatica 27 | Melacosoma americana 5) - Mdlampsora Allii-populina 2 pi: Larici -Caprearum 142, 341 a - populina 128 rt trenulae 142 A Melampsorella caryophyllacearum 0 I INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XLV Melampsoridium betulinum BAL Melanconium Sacchari 69 melanosi (limone) 305 | Melasoma Populi 263 Tremulae 263 Melolontha vulgaris 350 Merulius lacrymans 330 micorize (Solanacee) 148 Micrococcus cytophagus 191 melanocyclus 191 Populi 2 . Microdiplodia vitigena 1TT Microsphaera abbreviata 261 Alni 260 alphitoides 288 externa 261 Grossulariae 23 quercina 259, 260, 261, 329 Microstroma album 144 Platani 324 Monilia sp. 88 * cinerea 342 fructigena 5, 144, 342 mosca degli aranci 131, 138 del cappero | olearia 6, 8, 73, 173, 199, 243, 265 Mucor rhizophilus 22, 59 muschi 111, 240 Myxosporium corticolum 35 Mytilaspis pomorum 2, 122 Naemaspora microspora 36 nebbia del fico 79 del cotogno 254 dell’orzo 248 del pero 200, 202, 254 del pesco 253 - del pino 82 dei piselli 253 dei pomodori 1 XLVI. Nectria sp. 110 cinnabarina 144, 165 cucurbitula 144 ditissima 55, 348 Ipomoeae 250 Rupedii 240% nematodi 46 | Neocosmospora vasinfecta 106, 135 Nepa cinerea 270 nero (dei cereali) 60 Neuroterus funipennis 109 laeviusculus 109 lenticularis 109 numismatis 109 Novius cardinalis 264 Oidio delle quercie 230*, 259, 269, 329 della vite 250, 257, 812, 344 Oidium Abelmoschi 177 alphitoides 60 dubium 284 Evonymi 4, 270 DI farinosum 87, 345 leucoconium 37 quercinum 4, 23, 37, 60, 61, 287 Oophtora semblidis 207, 232* Oospora scabies 254 Ophiobolus graminis 350 Orobanche delle fave 296 Orobanche crenata 231* Orthotylus nassatus 28 Oscinis Frit 108 Osyris alba 313 Xyleborus dispar 77 Paleacrita vernata 5 Pales punicata 90 Pamphilius persicum 6 Paniscus testaceus 90, Penicillium digitatum 253, 307 Phragmidium comune 120. STI 92 italicum 253, 307 Peridermium cerebrum 82. E <>. SC SOIER ol x (PO eoloradense 301 Oy elatinum 301 Die: “a | Peckii 81 pyriforme 82 Strobi 58, 82 Pi nd . È: è » I: 9° Pad. i lia ra î - La ga > ve a i Phoma canadensis 2 ta Mali 35 x oleracea 18, 151, 328 tabifica 60, 87 h Phomopsis populina 2 ° ui Lg | Ù s ® è o FI PIC dal” pe i ro Pe a sd - i. % 2 subcorticium 128, 265, 350. vi; rx Phryganea striata 189. ne ma? PhyUachora pesa uil wie Phyllocoptes viticolus 2 sd dzumajensis 107 hedericola 4 insulae 39 Lychnidis 308, 309 osmanthicola 101 pirina 225 Phytonomus variabilis 27 Phytophthora cactorum 103, 351 infestans 2, 102, 103, 254. 255, 290 4 Phaseoli 103 Phytoptus piri 350 vitis 350 | Pieris Brassicae 320 Piggotia Theae 32% Pimpla brassicariae 90 all VE UN instigator 90 $ maculator 27 | pinguedine (fico) 91 ; (noce) 91 2 (olivo) 91 È Plasmodiophora Brassicae 104, 196, È 197, 249 _ Plasmopara cubensis 136 5 viticola 47 (veggasi a perono- 5 | spora della vite) Ga — Pleomassaria eleagni 328 Plusia gamma 90 Podosphraera leucotricha 37, 347 Oxyacanthae 34, 247, 253 tridactyla 350 Polysporus fulvus 85 Sehweinitzii 300 r proliferazione carpelli (mais) 79 Prospaltella Berlesei 19, 154, 187, 331 prugne amare 23 | Pseudodiscula endogenospora 22 Pseudomonas campestris 150, 249 — Juglandis 256 INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XLVII Olivae 334 Pseudopeziza Medicaginis 246 tracheiphila 160 Pteromalus nidulans 90 Puccinia Allii 229, 350 Asparagi 248 Chryanthemi 250 coronata 115, 116, 179 coronifera 115, 116 graminis 18, 152, 179, 183, 186, : 252, 341 malvacearum 88, 113, 128, 163, 251, 270, 341 Menthae 144 Phlei-pratensis 183 Porri 82, 229 Pringsheimiana 23 Pruni 246 Rubigo-vera 179 Saxrifragae 344 Schroeteri 229 simplex 128, 179 Sorghi 250 Pucciniastrum Myrtilli 82 Pulvinaria vitis 96, 318 punteruolo dell’ olivo 248 Pyralis della vite 318 Pythiacistis citrophthora 251 Pythium De Barganum 8° Ramularia australis 132 Tulasnei 96 rachitismo (frumento) 256 (riso) 337 (vite) 174 Rhabdophaga salicis 350 Rhabdospora maculicola 2 Rhizina undulata 21 Rhizobius lophgntae 28 Rhizoctonia 270, 350 a Pa do) VEE ov XLVINM = INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E al n, "1 nti cl ME pg repens 158 dol tcifogli Ta violacea 32, 351 dell’ uva spina ME: Rhizopus nigricans 80, 255 ruggine vescicolare n SAR Rhodites rosae 350 i Saperda carcharias 2, 268. lin. Rhynchites ruber 261° 3 populnea 2, 263 ad Khytisma acerinum 326 Saturnia pavonia 26 pre. Rhyzoecus falcifer 12, 13, 158 scabbia degli albicocchi 248 rinchite dell’ olivo 261 — dei limoni 130, 307 ta Roestelia cancellata 195 dei meli 5, 20, 84, 53, 88, 1188, n. pyrata 5 247 < PR | - n: rogna 40 delle patate 254 SE ta Li roncet delle viti 12, 43, 45, 157, 158, dei peri 20, 88, 157, PI.7 0 da SR 174, 233*, 236*, 266, 267, 337 dei peschi 6, 61, 137° pio per Rosellinia amphisphaeroides 2 dei pomodori 290 Re Ri "E quercina 144 Schizoneura lanigera 54 ug Mt rossore (dei limoni) 805% © populi 122 via Me: (delle viti) 160 Schizophyllum commune 247, 258, 256 a ruggine degli albicocchi 248 Sclerophoma endogenospora 22 ve De pe dell’ altea 251 Selerotinia (dei ciliegi) 331 i: eo: \ dell’ avena 252 3 fructigena 84, 55, 61, 136, 197,218 — o della barbabietola 249 Libertiana 144, 198, 246, 2 dei cereali 178, 236 250, 251, 255, 290, 350. Î} dei crisantemi 250 Panacis 297 pene. dei faginoli 249 Solani 28 n È ti ; del fico 80 Scolecotrichum Armeniacae 327 del frumento 198, 256 melophtorum 270. 850 dei garofani 175, 249 Scolytus rugulosus 200 del granoturco 250 scottatura 245 | | ©. dei lamponi 249 "e limoni 306. dei limoni 807 | dei pomodori doL Ù della malva 113, 128, 168 pesi del platano 256 n wi del mandorlo 246 | delle patate 266 Po np della medica 246 dei meli 5, 34 del Phleum pratense 183 del pero 98 del pioppo 128 del ribes 23 . |. "te delle rose 128, 255 . ; i À( o . e_N ille È. de . : Ù” e: LE 4 où Mu ù SIL! va dai ep ee D i pa Pes * ua n MER ST SO i ser tonfo SERIO ni Perse, fà sx e SE sai TA as = pra Sat SS | Lyeapersici 71, 7, 112, 144, 255, 55 342 “Sh 5" GSSTR 144 7 È v. Apii 9, 127, 249 ea 225 | Populi 2 | Rubi 249 esia apiformis 2 Ss siccità 265 Siphonophora granaria 96 — Solanella rosea 28, 29 Sorosphaera Junci 227 s phaecetheca Reiliana 255 3g Sorghi 255 Sphaerella Fragariae 255, 288 _ maculiformis 144 . Populi 2 ir? Brizio 349 3 — sentina 88 spl aeronema parasiticum 348 Spl "i ch ne opsis maltorum 5, 34, 35, 136 | pseudo-Diplodia 329 Spi Bac othec Castagnei 255 i : Ei Humuli 255 ci pres 23, 60, 228, 250 Sp ve ria EEA 332 z E s%, x | verticiloides 332 trichum anthophilum 176 « ball I cs orolpidium Betae “1 Li INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Stictis Panizzei 38 Stictocephala inermis 73 - stigmdnosi 10 Tabanus ignotus 122 talpe 32, 192 Taphrina maculans 293 Tetranichus gentilei 121 telarius 350 Tetredo rosae 350 Thielavia bavicola 230% Thielaviopsis ethaceticus 70 Thrips (della vite) 158, 233* Thyrococcum Sirakoffii 3 Thyrostroma Kosaroffii 3 ticchiolatura del fico 3. del melo 18, 34, 88, del pero 88 del pomodoro 112 tignola delle mele 160 dell’ uva 19, 111, 233 Tilletia caries 134 Tritici 295 | Tingis piri 350 tipule 190 Tmetocera ocellana 5 Tofanus dubius 189 tonchio 84 topi campagnuoli 80, 192, 349 Trametes Pini 301 Tricholoma Konigi 293, lignorum 294 tubercolosi 40 - dei cavoli 197, 249 dell’ oleandro 252 dell’ olivo 252, 333 Tubercularia Fici 18, 79 tumori (melo) 28 Typhlocyba comes 73 Uncinula salicis 2 XLIX spiralis 250 Uredo fallens 17 Fici 80 Urocystis Bornmiilleri 326 Uromyces appendiculatus 249 Betae 249 coryophyllinus 175, 249, 270, 325 fallens 1 Pisi 239 Ì Polygoni BAI scillarum 228 striatus 246 Trifolii 1% Ustilago Avenae 252 Hordei 24, 133, 248 SITR. (Copa) Hi variegazione foglie 106 Vedalia cardinalis 206 veleni 155 Veneri nic 34, 53, 1 Sabri SR pirina 254 fi R su gi Vermicularia dissepta 28 fot Voria ruralis 90 Zenzera Aesculi 200. Re” pyrina 232 i zoocecidii 24 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI LI INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI | Aguet J. 173 Bubàk F. 8, 68, 177 —Dickens A. 52 | Ampola G. 316 Buscalioni L. 153 Diedel P. 142, 341 3 Arnaud G. 259 Butler E. J. 293 D’ Ippolito G. 86, 133 | Averna-Saccà R. 43, 63 Busk 111 Doby G. 31 143 Bifsccrini P. 85. - Campbell C. 152, 156, Doroguine 57 | Bailhache G. 272. 295* Doten S. B. 139 2 . Baines L. K- 333 Cavara P. 91 Dougal M. M. 235 È | Balsari B. 25 Canten E. F. 106 Ducomet 238# | Barrus M. F. 340 Cechetti G. 317 Duggar B. M. 165 $ | Barsali E. 321 Cercelet M. 288 Duggar J. F. 108 | Beauverie 240* Clinton G. P. 5, 81, 102, Eddelhittel H. 324 | Beckwith T. D. 292 103 Edgerton C. W. 18, 69, | Becquerel P. 203 Cobau R. 24, 75, 262 78, 297, 309 | Berger E. W. 138 Collin J. Fr. 184 Emerson R. A. 53 sa O. S. 178 Cook M. T. 85, 141, 162, Engelke J. 324 B Berlese A. 6, 187, 188, 293 Erba C. 1 i * 199, 351 Cooley J. S. 186 Eriksson J. 20, 113, 163, I Bernard N. 148, 158 Couston F. 64 236, 324 23 E Be ernini O. 160 Cuboni G. 97 Essary S. H. 341 Son E. B. 230 Cuif E. 230# Essig E. O. 20 ake M. A. 137 Culloch M. L. 334 Eulefeld 21 $Blank L. 240 Dacey A L. 131 Ewert R. 342 | Blariaghem L. 95, 203, Dantony 112 Faes H. 303 33 i Davis A. R. 294° Farley A. J 137 pi ondarzeu A. 308 Degrully L. 111, 271 Farneti R. 57 Bosy vorth A. W. 56 Delacroix G. 243 Fawcett H. S. 129, 148, Bretschneider A. 160 Del Bo C. 320 178, 305, 311 “n G: 57 101 , 298, Del Guercio G. 89, 121, Ferraris T. 161 Er i 192, 123,199 Feytaud J. 232* Britton W. S. 5 Dell'Orto G: 157 —’ Fink B. 294 a pei “deb A. 834 De Michele G. 102, 207 Fischer E. 325, 343, 344 i Ai 162 De Stefani T. 25, 26 Fitting H. 42 LII Floyd B. F. 140, 305 Flateaux 236% Foà A. 283 Foex E. 230, 259, 344 Foex M. 337 Franceschini F. 192 Frandsen P. 139. Freemann E. D. 178 Freeman E. M. 133 Fred E. Br. 155 French G. T. 120 Fron G. 58, 256, 332 Fuschini C. 295 Gabotto L. 83, 323 Garyeanne A. J. M. 21, 58 Gatin C. L. 834, 235%, 2364 Giampietro A. W. 49 Giddings N. S. 11, 181 Gile P. L. 204 Grassi G. B. 273 Gregory Ch. T. 119 Grevillins A. J, 29 (Griffon E. 3, 59, 94, 261, 287 Grossenbacher J. G, (Gussow A. M. 300 Hartzell Fr. Z. 72 Headlee T, J. 52 Hecke 64 Hedgcock G. G. 14, 15, 300 Hedges C. C. 56 | Hegyi D. 86 Herrick R. S. 191 Hesler L. 156 Higgins B. S. 135 Hodgkiss H. E. 78 106, 165 + Hoffmann H. 194 Hollrung M. 83 Hori S. 124 Horner Won. T. 333 Houard C. 30 Howard R. F. 53 Hugues C. 206 Iltis H. 70 Jaap O 317 Jaguenaud G. 272 Johnson E. C. 18, 178, 182, 183 Johnson T. C. 135 Jones D. H 200 Karny H. 124 Kellerman K. F. 39 Kern F. 17, 194 Kébck G. 29, 88 Kornauth K. 29 Kosaroft P. 177 Kihl H. 1183 Laat (van).J. E. 178, 208 Lagerberg PF. 35, 250% Laubert R. 3, 22, 28 Laurent .J. 236 Lecomte H. 2537 Hesne P. 232, 262 Lewis C. E. 33 Lilienfeld F, 29 Maggioni N, 157 Magnus P. 326 Maimone B. 91 Maire R. 196, 227 Maisonnenve D. 199 Manaresi A. 345 Mangin L. 260 Manas Th. F. 18, 114, 150 Maximow N. A, 345 Meyer W. 334 Marchal P. g5o8 e Martelli G. Ha 85 26, 264, 312 e: Maublane A. 3, 59, dis, Sa 261, 287 Mazè P. 237* Mel T. 293 Melhus J. E. 238 Ménard G. 265 Mi Merker E, 190 3 Metcalf H. 184 l Mirande M. 234 Molisch H. 42 Molliard M. 289 Molz E. 54 Montemartini L. 97, 126, 175, 225 Moreau L. 238 Morettini A. 296 al Morse W. J. 33, 319 PA Miihlethler Fr. 115 | Muller K. 227, 826-.% Miiller-Thurgau H. 47 AF Munerati O. 84, 107 Murphy P. A. 201 Muscatello F. 153 Naso (. 91 Neger F. W. 76 Nèmec B. 46, 71 Nevodowskii F. 326 | Noffray E. 61, 269 Nori G. 104 sil Novelli N, 96, 397, dat; Olive E. W. 288 Pantanelli E, bad 48,4 ù:f Sco: MS. i feat INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI LIII k, br SA PD; O64 Ruby J. 332 Townsend C. O. 40 3 - Pavarino L. 65, 124, 154, Ruggles A. G. 132 Tròger R. 347 À 201, 241, 298, 299 Rumsey W. E. 131 Traverso G. B. 97, 161 | Peglion V.:87- | Peirce C. J. 105 | Penati V. 240* | Petri L. 12, 13, 15, 37, 174, 267, 337, 388 1 Pethybridge G. H. 201 Peyer W. 268 i Picard F. 318 © Planchon. L. 313 | Poli P. 207, 270 Hr. . Politis 145 ? È + sa Pollacci G. 196 3 H Potiebnia A. 328 ‘ Prite J. C. C. 56 | Pritchard F. JJ. 152, 186 __Prunet A. 193 Sen té _ Rabatè E. 269 or Brafiizia W. H. 297 3 Ravaz L. 302, 303, 304 È E° Raybaud L. 332 bi Reddik D. 116, 119, 171 | Reed H. S. 71, 174, 186, » 8 PARARSETI ANIMALI : MarrteLLI G. — Le vicende della lotta contro la mosca a delia | Ve e quel che si dovrebbe fare. (I Vi//aggio, 1910, 8 pag ne) Di fronte ai risultati non ancora situa della lotta contro la — i mosca olearia fatta sia col metodo a secco, sia con quello delle — irrorazioni (a proposito del quale consiglia irrorare non gli olivi ma altri alberi piantati in mezzo ad essi, per impedire che su a di essi si sviluppi la fumaggine), l'Autore discute anche l’oppor- ‘Si tunità di coltivare, secondo i consigli del Silvestri, vicino agli sa < ulivi, quercie, rose, Inu/4 ed altre piante che ospitano insetti vittime di uno o più parassiti della mosca stessa. Espone poi Ù si un programma di studi e di esperienze che dovrebbero essere fatti per una lotta razionale contro il flagello in parola. L. M. Rogers St. S. — The late blight of celery (Seccume tardivo dei sedani) (California Agric. Exper. Station, Bull. N. ui 1911, pg. 83-115, con una tavola e 17 figure). Nei terreni torbosi della Contea d’Orange, in California, A coltura dei sedani è diventata importantissima occupando nel 1907 — circa 2.400 ettari, irrigui. Nell'estate del 1908 una malattia chiw- mata late blight (seccume tardivo) e dovuta alla Septoria Petr selini var. Apii, fu causa di gravi danni che si calcolano |; sil un solo distretto in circa due milioni e mezzo di lire, La malattia si presenta di solito prima con piccole me cch sulla pagina inferiore delle foglie, le quali poi diventano 1 si allargano a tutta la foglia e spesso si estendono picciuoli. Pare, secondo l'Autore, che le acque di i tino la disseminazione delle spore, ed infatti Viniontitt dalle parti basse ed umide dei campi, propagandosi p più alte. hi I primi sintomi si vedono alla fine di - = 1* ille un pa: PARASSITI ANIMALI "è SI in agosto .e settembre, e la malattia continua poi in ottobre, novembre e dicembre. À t Accurate esperienze fatte colla poltiglia bordolese mostrano che la malattia può essere prevenuta mediante irrorazioni fre- quenti, adoprando 300-400 litri di liquido per ogni ettaro fin che le piante sono piccole, ad aumentando a poco a poco la dose fino ad arrivare a mille litri per ettaro quando le piante sono alte 35-40 centimetri. Bisogna fare la prima irrorazione nelle piantine ancora in semenzaio, la seconda al più tardi sei setti- mane dopo il trapianto (e prima, se sì presenta il minimo indi- È zio del male), le altre una al mese fin che la stagione è asciutta, | e una ogni quindici giorni quando vengono le giornate umide e piovose. I campì curati in questo modo rimangono assolutamente immuni dal male, mentre quelli non trattati ne vengono com- pletamente devastati. La cura viene a costare da 24 a 60 lire | per ettaro, ma salva un prodotto di tre o quattro mila lire per 38 ettaro. Lo stesso metodo di cura può essere applicato contro il _ secume primaverile (early blight) dei sedani, dovuto alla Cerco- spora Apti. 4 E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). È. Saw H. B. — The curly-top of beets (L’ arricciamento della Es cima delle barbabietole). (Un. Stat. Departm. of Agricult., _ Bureau of Ilant Industry, Bull. N. 181, 1910, 46 pagine con 9 tavole e 8 figure). i In tutta la parte orientale degli Stati Uniti, le barbabie- pre da zucchero presentano ad intervalli di pochi anni una | malattia che dalla deformazione particolare delle foglie prese il | nemo di curly-top (arricciamento della cima). Tale malattia ap- | pare specialmente in primavera ed è molto estesa. I suoi sin- TR Na he + & TA AMI + foglie, specialmente di quelle più giovani, dai Bn pol nervatura mediana, mentre le nervature presentano dei tuberec oli verso la pagina inferiore. Î piccioli restano più corti ‘“dialtlal na i male e si curvano verso l’interno. All’intorno e sopra del e. normale delle foglie si sviluppano foglioline imperfette ed erette — DR così da far apparire la pianta quasi più larga. Il colore delle si foglie è normalmente verde-scuro , in alcuni casi cangiante. int gia giallo specialmente alla periferia. Dalle scanalature delle radici | (cap escono fitte masse di radicelle e tutta la pianta resta più sio cola del normale. In molti casì la porzione della lamina fogliare — 3a che è compresa tra le nervature cresce più rapidamente delle: Pi DEA e nervature stesse e la foglia riesce bollosa ed assume È aspetto | para cateto di Sal SI De del cavolo cappuccio. VI LP Se le piante attaccate sono giovani, presentano tutti questi SR i CATENE sintomi. TM IT VU a Il dott. Townsend, alenni anni or sono, dimostrò che questa. sa malattia non è dovuta a bacterî, nè a funghi, o a condizioni — Va esterne sfavorevoli. L'A. dimostra ora che è dovuta’ ad un pie » colo fitofago: Eutettir tenella. Lo si vede facendo sviluppare — AL le barbabietole al riparo as oluto da ogni specie di insetto 0° ponendo poi su di esse l’insetto in parola: due o tre settimane | =» dopo si presentano i sintomi della malattia. La forma larvale è più dannosa dell’ insetto adulto. bj Da La malattia dura molto tempo dopo che l’ iaseltà N sei 1 nr: parso, perchè gli attacchi di esso pare provochino un distua die di fermenti ossidanti. La malattia appartiene a quella c ca ego 2% tà, generale della nutrizione, accompagnato da eccessivo seo n une di disturbi cui si è dato il nome di stigmonosi , nome. adott » la prima volta per le alterazioni delle foglie dei potete OVI alla presenza di afidi sugli organi ancor sor Per prevenire la malattia il mezzo DI TA anticipare la piantagione. È E. A. Bessey (ast e. ie e n° BACTERI 11 Gippines N. S. — The baeterial soft rot of Muskmelons caused 3 i by Bacillus melonis n. sp. (Il marciume molle del popone, È dovuto al Baci/lus melonis n. sp.) (Vermont Agric. Exper. dI Station, Bull. N. 148, 1910, pag. 366-416, con 14 figure). È Nel Vermont il popone venne attaccato nel 1907 da una 3 ‘ malattia che provocando un marciume molle dei frutti, distrusse È, il 25 per 100 del raccolto tra i primi di settembre e la fine della stagione. L’alterazione comincia nella parte inferiore del frutto e pro- cede rapidamente diffondendosi sotto l'epidermide e provocan- done l’annerimento e la contrazione, finchè tutto il frutto muore e si raggrinza. L'esame bacteriologico mostra che i tessuti sono pieni di bacteri mobili, specialmente. negli ultimi stadi della malattia. Questi bacteri invadono gli spazi intercellulari e provocano la soluzione della lamella mediana, isolando così le cellule le une dalle altre, senza però penetrare nel loro interno. Le esperienze di inoculazione mostrano che la ‘malattia si propaga rapidissimamente e con grande facilità, distruggendo completamente un frutto in tre a dieci giorni a seconda della temperatura. Dal punto dell’ inoculazione l’ infezione penetra. verso l’interno formando come un imbuto, e quando ha raggiunto la cavità, visi allarga rapidamente, rifacendo poi il cammino inverso verso l'esterno. Le inoculazioni riescono anche sui ce- trioli e sui cocomeri, non però sulle zucche. Le carote, le pa- tate, le barbabietole sono substrato adatto. | «L'organismo non produce spore e liquefa la’ gelatina. Le sue colonie sulle patate cotte sono debolmente giallastre ‘senza so scolorare il substrato. Coagula il latte. Non forma gas, nei tubi di E È fermentazione, con nessun zucchero. La temperatura più alta cui - può resistere è tra 49° e 50° C., la più adatta al suo sviluppo è E. A. Brssey (East Lansing, Mich.) nesti in Sicilia. (Boll. Uff. d. Min. di Agr. Ind. e "Coat is Anno IX, Vol. IL ser. C., Novembre 1910, 16 pagine, con una tavola e tre figure). Sono comunicati i risultati di ispezioni fatte dall’ Autore a vigneti delle provincie di Trapani, Palermo e Siracusa, mei quali le viti presentansi deperite per una malattia di cui non sì conosce la causa. | Più che di una sola malattia, pare però si tratti di malat- vid tie diverse, ed infatti l’ Autore distingue quattro categorie di 3 deperimenti : Una prima categoria comprende viti isolate o riunite in piccoli gruppi, che presentano i caratteri del roncet, hanno ras RA dici per lo più sane, qualche volta con traccie di marciume (nei terreni umidi) accompagnato da Drepanothrips Reuteri. Talvolta | presentansi con notevoli fenomeni di cladomania e scopazzi, do- | vuti probabilmente all’azione di qualche cecidonte. Una seconda categoria riguarda viti pure isolate o in pie- coli gruppi, senza deformazione dei tralci o delle foglie, ma con sviluppo stentato, ingiallimento, e colle radici invase da mar- | ciume : vi hanno influenza la non completa riuscita mei la compattezza ed umidità del terreno, ecc. | | ESS La terza categoria si manifesta con macchie piuttosto estese ‘€ Do con uno 0 più ceppi morenti al centro, che ricordano le mao- chie fillosseriche, con organi aerei a sviluppo stentato, ma senza — alterazioni notevoli. Accompagnano questo deperimento molte — lesioni fillosseriche sulle radici che sono poi colpite anche pat marciume, il quale però resta limitato alle radici di un anno, — > raramente si estende a quelle di due, e localizzato sempre. si tuberosità senza estendersi a tutto il resto della radice. Ice osservati sono pochi e presentati dall’ Aramon X Rupestris G zin n. 1, non che da molti produttori diretti. La fi lossera noi (ano "Ml Lig Fang > 96 dee v'è estrtranea, | pe MALATTIE D' INDOLE INCERTA 13 L’ultima categoria si manifesta con macchie diverse da quelle tipiche fillosseriche in quanto non presentano una zona centrale con viti più intristite. Gli organi aerei delle piante am- malate presentano vegetazione molto debole e alcuno (benchè non costantemente) dei caratteri del roncet, come accorciamento degli internodi e fasciazioni ; le radici sono immuni da fillossera e sono invece ataccate dal Rhizoecus falcifer Kinkel, a propo- sito del quale l’Autore conferma quì, con maggiore ampiezza di particolari, quanto già ebbe a dire nella nota riassunta alla pagina 252 del precedente volume di questa Rivista . Può darsi ‘che questo parassita abbia solo un’azione secondaria nell’aggra- vare l’indebolimento di viti già sofferenti per altre cause; però data la rapida sua riproduzione e la sua adattabilità alle piante più diverse, merita essere tenuto in considerazione. L. MONTEMARTINI Perri L. Alcune osservazioni sopra i deperimenti delle viti in Algeria (col precedente, 7 pagine e una figura). Da una ispezione ai vigneti dell'Algeria, l'Autore deduce. che anche là le viti vanno soggette a deperimenti che sì pre- sentano con diversi caratteri e appaiono dovuti a cause pure variabili. Accerta che anche in Algeria vi sono effettivamente dei deperimenti prodotti dall’ azione parassitaria del RAizoecus e si presentano con caratteri simili a quelli della Sicilia. Tali depe- rimenti non conducono alla morte delle piante neanche in un lungo spazio di tempo. In Algeria le condizioni che favoriscono la diffusione di questo insetto si verificano in minor grado di quanto avviene in Sicilia. Tanto pei deperimenti di Algeria che per quelli di Sicilia, l'Autore dà poi grande importanza anche all’ esaurimento per sovraproduzione. L. MONTEMARTINI. root ot the ila tree (Studî pratici sul ME e “a y Ta root dei meli). (U. 8 Deptm. of Agric., Bureau of Plant 0 Industry, Bull. N. 186, 1910, pag. 1-108, con dieci i Gr] di Sa Duosta bolleturao segna la fine di otto anni di osservazioni 105 sopra la malattia dei meli che viene indicata col nome di crown- = si gall e sue varietà. L'Autore ne riconosce sel forme e cioà; Crown-gall molle, nel quale le escrescenze sono in principio U= î carnose, di solito originate da ferite sì da avere l’aspetto di un o. callo molto grosso. Raggiungono le dimensioni di un pisello fino asia da quelle di un pugno, talvolta diventando grosse come la testa di un. ve. uomo; sono di colore prima bianco e poi nero, e non formano | | radici sulla loro superficie. È Crown-gall duro, simile in principio al precedente, si copre | da ultimo di scorza e diventa legnoso. Raggiunge le stesse di- | mensioni e produce qualche volta radici. i ‘Le altre quattro forme sono modificazioni della malattia chiamata hairy-root. Sono caratterizzate dalla presenza di mol- RA tissime piccole radici che, isolate o a ciuffi, sorgono dal fusto o sa dalla radice principale, con tessuti ipertrofici ed a lignificazione sar molto lenta. Nella forma nota col nome di w00/y-Rnot (tubero lanoso) il rigonfiamento si forma sulla radice più grossa e dalla Rat x parte inferiore di esso si staccano diverse radici avventizie sal- ph cà È date insieme in un grande nastro. La droom root consiste n : una formazione a scopazzo all’ estremità di una radice laterale. La forma aerea consiste in un’ escrescenza sui rami che rage giunge la grossessa di un centimetro circa e può formare radici — diventando padre 6 Riv se. i rami così infetti È eguale alla :000//y badi sopra descritta. Come mostrò Smith, tutte queste forme di pr probabilmente dovute ad un microorganismo (il. Bacter ‘um mefaciens) che è lo stesso che è causa del co le ga [MALATTIE D' INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA 15 dei lamponi, della vite, ecc. La malattia però non si presenta , di solito, se non quando la pianta è ferita, specialmente per gli innesti. Quando si fanno innesti adoperando gemme di piante ammalate la percentuale degli alberi infetti è molto maggiore che adoperando gemme di piante sane. In otto. anni di osservazioni non si può dire che le piante di melo ammalate sieno morte prima delle sane, né che abbiano rag- giunto una minore dimensione ; però converrà sempre cercare | per le nuove piantagioni piante sane per non infettare le viti, i peschi e gli altri alberi sui quali la malattia riesce letale. Conviene anche coprire gli innesti con tela, e tenerli a tempe- ratura non troppo elevata, sì da rallentare la formazione del callo: quando il callo si forma troppo rapidamente, è più facile sopraggiunga la malattia. Le tavole annesse al lavoro contengono. le figure delle di- verse forme della malattia, coi diversi metodi di innesto, ecc. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hepacocx G. G. — Appearance. of crown-gall and hairy-root in the nursery and orchard (Comparsa del crown-gall nei vivai e nei frutteti) (The National Nurseryman, Vol. 19, 1910, 4 pagine). Fi È un breve riassunto della pubblicazione precedente. br À E: A. BessEy. — Perri L. — Ricerche sulle sostanze tanniche delle radici nel ge- | nere Vitis in rapporto alla fillosseronosi (Rend. d.. R. Ac. d. d: Lincei, Class. Sc., Vol. XX, 1911, pag. 57-65). Mentre non si può dire che l’elaborazione del comune tan- | mino nelle radici di vite sia in qualche relazione colla resistenza alla cala, in ha trovato nelle viti un composto ri 10) e la cui presenza pare davvero in relazione alla resistenza fio: | serica. AVE Sì riserva di studiare e precisare meglio la cosa. NOTE PRATICHE . Dalle Circolari della R. Stazione Sperimentale di Agrumicoltura | i di Acireale, 1911 : E | N 1. — Per combattere la cocciniglia bianca-rossa degli agrumi (Chry- ia somphalus dictyospermi var. pinnulifera Mask.) che ha invaso gli agru- | meti della parte orientale della Sicilia, L. Savastano e G. Martelli COSTA gliano irrorazioni colle seguenti miscele solfo-calciche : ara Per l'inverno: 3 chilogrammi di solfo in polvere di buona qualità, nil 3 di calce viva in pietra, 100 litri di acqua (si scioglie la calce, a caldo, — po in recipiente di ferro o di terra cotta contenente 34 litri di acqua, ed in tut; tanto si impasta lo zolfo con poca acqua in altro recipiente di terra cotta, k jr poi si aggiunge questa pasta alla soluzione di calee mescolando ben bene, — DA. e si versa il tutto in botte contenente 66 litri di acqua); . x I Per la primavera e l'estate: 5 chilogrammi di zolfo in polvere, Sdi calce viva e 200 litri di acqua (si mette la calce in una botte, vi si vere sano sopra 12 litri di acqua bollente, poi lo solfo e da ultimo altri 12 litri 14 di acqua calda; si rimescola bene, poi si copre la botte con tela da sacco | si lascia il tutto in riposo finchè non cessì lo sviluppo di calore pro- ma dalla calce, indi si aggiungono gli altri 176 litri di acqua). SA vi Si praticano quattro irrorazioni: due invernali (fine febbraio e metà Ne. marzo) e due estive (giugno e agosto o settembre). L mi pr Dal Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1911 : rien ca ‘ N. 9. — Per combattere il mal bianco delle quercie si insiste a O sopra la necessità di scalvare le piante il meno pi possibile, o di farlo in modo da lasciare sempre una parte della r: vecchia che possa assicurare la vitalità della pianta (DAFeRa 19 vani sono facilmente attaccati e distrutti dal male). CORSE pas La quercia rossa o americana (Quercus coccinea va rubra) 1 resistente al male. È tal t.1 (1 Pavia — Tipografia Cooperativa, 1911 pur; via ware DERE ‘ "I % | (ANNO V. 30 Aprile 1911 Num. 2. » j fe = dei a sei } : "A Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ Phytopathology. Official organ of the American Phytopathological Society (Fitopatologia. Organo ufficiale della Società Ameri- cana di Fitopatologia) (Editors L. R. Jones, C. L. Shear e H. H. Whetzel, publish. at Ithaca, New York, 1911). Questa nuova rivista rappresenterà, se i prossimi numeri corrisponderanno al primo, una pubblicazione veramente impor- tante per la scienza e per la pratica. Vedrà la luce sel volte all’ anno. Il primo fascicolo contiene i seguenti articoli : E. F. Smith; Anton De Bary, breve cenno sulla vita di questo celebre botanico. Fr. Kern, Ruggine del trifoglio bianco e rosso. L'Autore distingue due specie di Uromyces sul trifoglio: U. Trifolii, una forma autoecia, e UV. fallens (Uredo fallens) cogli stadii II e III sul trifoglio e il I ignoto, probabilmente sull’ Euphorbia. La prima specie attacca i Trifolium incarnatum, T. hybridum e T. repens ; la seconda i 7. medium, T. pratense e probabil- mente anche il 7. incarnatum. K. F. Smith, Crown-gall delle piante. L'Autore accerta de- gall dei peschi, rafani, viti, barbabietole da Mina, margherite, pioppi, pomodori, mandorli, oleandri, Cactus, Mac; gonii, sono dovuti tutti al Bacterium tumefaciens. da C. W. Edgerton, Due nuove malattie del fico. Si tratta di una malattia dei fichi che si presenta, nella Louisiana, in form » di cancri ai rami ed è dovuta alla Tubercularia Fici n. sp. e di un seccume del lembo delle foglie dovuto al Corticium — E A laetum. Je È è Ed. C. Johnson, Sterilità dei fiori di frumento nel South- , west. In diverse parti del Texas e Oklahoma gran parte dei n fiori del frumento rimangono sterili. Tale sterilità risulta dovuta i di # a funghi. In alcuni casi la causa è lo Stemphylium Tritici , ino altri la Puccinia graminis tritici. ì * Th. F. Manns, B/ack-Lega (avvizzimento) dei cavoli. È Hai i i marciume delle radici dei cavoli dovuto al Phoma oleracea. Sil È È è diffuso in modo allarmante in alcune parti dell’ Ohio. La ma- lattia fu. riprodotta artificialmente coll’ inoculazione di colture pure del parassita. La si combatte nei semenzai irrorando du suolo con poltiglia bordolese. parlato anche alla pagina 173 del precedente volume di questa Rivista, ha organizzato nel Piemonte un vero servizio di segna- azione (a mezzo di 500 vedette), studio e cura delle malattie she attaccano le diverse piante coltivate. Dalla presente rela- zione che riguarda i lavori compiuti nello scorso anno, risulta she vennero fatti 1511 esami e 816 visite in posto : dei casi principali studiati si dà quì un largo elenco, accennando per iascuna malattia anche i rimedi più comuni che vennero con- sigliati. Rileviamo che contro la peronospora della vite si ottennero buoni risultati facendo irrorazioni di solfato ammonico nella dose di 120-150 grammi ogni 100 litri di acqua. In quel di Susa si potè combattere peronospora e oidio insieme col polisolfuro preparato facendo bollire in recipienti di ferro litri 12,5 di acqua, nisieme a Kg. 0,7 di calce e 8 di zolfo finissimo, diluendo poi il tutto in 50 litri di acqua ed aggiungendo da ultimo mezzo chilogrammo di solfato di rame già sciolto (le pompe devono essere ben lavate dopo l’uso della miscela). Contro le tignuole della vite si sperimentò con buon suc- sesso la soluzione di cloruro di bario al 2 p. 100 unita a'de- strina o colla d’amido, oppure anche un’ infusione di legno di quassio (un chilo di legno per 50 litri di acqua): vanno presi liano per quest'epoca le irrorazioni colle solite formole inset- ld elde : siccome la diffusione della Prospultella Berlesei non é a | là, & e 1 e. Lt “ r sà È Pit jo bd ‘7 , RO LA nf da ui la, i A : = “ \ “è VI, I ai 20 GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI dii "5 SR a e. 1 IS a Dei di immediata applicazione, s’insiste perchè nel frattempo n trascurino tutti gli nix mezzi di cura CORR nello i Rivista). LA i ei u 3 “a La: MONTEMARTINI — Eriksson J. -—- Die rote Farbe der Fruchtschale und die Sch DI si fkrankheit der Obstsorten (Il color rosso dei frutti e la scabbia) (Sorauer's Ztschr. f. Pfianzenkrankh., Bd. XXI; 1911. pag. 129-181, con due figure). vii dl Mentre il Voges, nella nota riassunta alla pagina 233. del precedente volume di questa /wvista, ha constatato che le var rietà di meli a buccia rossa sono più resistenti al Pusicladiwm dendriticun che quelle a buccia verde o gialla, l'Autore affe ma che nella Svezia la resistenza delle diverse varietà tanto dei peri che dei meli al F. pirinum o F. dendriticum è, per cost riguarda anche le foglie ed i rami, indipendente dal colore de frutti. | } ta Come cura consiglia la raccolta e distruzione delle di 7 c: ammalate, non che le irrovazioni fatte durante lo svil delle foglie (prima e dopo la caduta delle corolle forall poltiglia bordolese al 2 per 100. In alcuni casi servirono an le irrorazioni con soluzioni di sale di cucina all’ 1-2 pond L. torni ‘sg Î Essia E. O. — Wither-tip of Citrus trees: mmggieiziio gl sporioides Penzig. Its history, description, distr ibi | Pi structiveness, and controll (L’ avvizzimento moni: Colletotrichum Liaraieelizon e Penzig. $ ca L PARASSITI VEGETALI 21 descrizione, distribuzione; danni che produce e modi per | combatterlo) (Pomona College Journ. of Econ. Botany, Vol. I, 1911, pag. 25-36, con 8 figure). Questa malattia degli agrumi si è diffusa nella Florida, nelle Indie orientali, nell’Australia, ecc., conosciuta coi nomi di — Wither-tip (avvizzimento apicale), /eaf-spot (macchie fogliari), tear-stain, autracnosi, cancro, /emon-spot (macchie dei limoni), a seconda degli organi che attacca. L’Autore descrive qui dettagliatamente il parassita patogeno, le alterazioni che produce ed i danni di cui è causa. Per combatterlo consiglia 2rrorazioni con poltiglia bordo- | lese 0 con miscela di calce e solfo bollita, non che abbondanti potature da praticarsi in dicembre 0 gennaio. L. MONTEMARTINI EuLereLD. — Absterben in Fiehtenkultur verursacht durch Rhizina undulata (Morte nelle abetine, provocata dalla Rhizina un- dulata) (Naturw. Ztschr., VIII, 1910, pag. 527-529). L’Autore segnala la presenza epidemica di questo fungo in È ; } È una abetina presso Lauterbach, dove aveva provocato la morte dei giovani abeti e di tutte le erbe in una zona anulare di 12 metri di diametro e 60 cm. di larghezza. Nell’ interno dell’ anello | erescevano i Senecio. ” L. M. | GarseanneE A. J. M. — Die Verpilzung der Lebermoosrhizoiden (L’ infezione dei rizoidi dei muschi per mezzo dei funghi). (Flora, Neue Folge, Bd. II, 1911, pag. 147-185, con due tavole e 9 figure nel testo). I rizoidi di parecchi muschi ospitano spesso micelio fungino che non è in relazione colla natura del substrato e che non pre- , È * sa PE È $- - : A n (4, e. NE, i PARASSITI vicerati Masi ta. CoA 3 ad senta i caratteri delle micorize. Talvolta dai Li Sc | manda austori nelle cellule verdi vicine, talvolta. fon me Mi grovigli all’ apice dei rizoidi , talvolta provoca in' essì inti ) sioni speciali della parete cellulare. Trattasi probabilmente di i specie fungine varie: si è trovato una specie di Mwcor affine LI M. racemosus e che l'Autore chiama Mucor rhizophilus n. sp. Non sono nè dannosi nè utili alla pianta ospite. Lavuserr R. — Ein interessanter neuer Pilz an absterbend er pre Apfelbiumen (Un nuovo fungo interessante sopra i meli. morenti). (Gartenflora, 1911, pag. 76-78, con una figura). — Id. — Ueber den Namen des auf Seite 78 beschriebenen neuen. Pilzes an Apfelbéiumen (Sopra il nome del nuovo fungo qui. VS: descritto) (col precedente, pag. 133-184). mint PO In un frutteto vicino a Berlino si vide nell’aprile 1909 che n aleune piante di melo non germogliavano. Sui rami secchi | nic Nr sono trovati gli acervuletti di uno di quei funghi creduti sapro SI è fiti e che invece sono spesso parassiti. Il fungo (una Sferossidi se si distingueva per il modo speciale di formazione delle spore’ le quali si differenziavano nell’ interno delle cellule dello strom a, © mentre la membrana delle cellule stesse andava gelatinificand 08) si: una vera formazione endogena. oe Mentre prima l'Autore credè di farne un genere nuovo. ‘he rr chiamò Pseudodiscula e dogenospora, poi trovò che una forr » da Ò ai Dj zione analoga delle spore era già stata osservata dal v. Hi nel genere nuovo da lui chiamato Sclerophoma , e denti sua specie dei meli, attribuendola a tale genere, Sele endogenospora n. sp. ee O PARASSITI VEGETALI D3 Lausert R. — Bemerkungen iber den Stachelbeer-mehltau, den Stachelbeer-Rost und den Eichen-MehItau (Osservazioni sopra il mal binnco e la ruggine dell'uva spina, ed il mal bianco delle quercie). (Prakt. BI. f. Pflanzenbau, Jahrg. 1910, pag. 104-107 e 153-155). Dopo aver constatato che il ma/ bianco americano dell'uva spina (Sphaerotheca mors-vuvae) è più diffuso che quello europeo (Microsphaera Grossular:ae), 1 Autore dimostra che le bacche ammalate adoperate (tanto acerbe che mature, sia crude che cotte) nella fabbricazione delle conserve non riescono nocive all’ orga- nismo umano. Dimostra pol che la ruggine della stessa pianta (il così detto Aecidium grossulariae) è una forma della Puccinia Pringshet- miana che passa alcuni stadi della sua vita sui Carex ed altri sull’uva spina. Anche i frutti attaccati da questo parassita non sono velenosi. Per il mal bianco delle quercie, l'Autore crede che fin che sì sarà trovata la forma ascofora si possa conservare il nome di Oidium quercinum. Per la mancanza nel micelio di corpuscoli di fibrosina quali si trovano invece nel micelio dell’ oidio dei . meli, si può escludere che si tratti di una Sphaerotheca o di un’ZWncinula, e pare probabile ci si trovi davanti ad una Phyl- lactinia. L. MONTEMARTINI. | SorauvER P. — Bittere Pîlaumen (Prugne amare) (Sorauer’s Zischr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, pag. 145-146). Ds A Berlino nel decorso estate le prugne furono in gran parte rese amare per un'infezione di Cephalothecium roseum e Gloe- i; osporium fructigenum. La malattia si presentava prima con aree A là HE i Aa 1 24 PARASSITI ANIMALI E VEGETALI È lA superficiali pallide, che poi diventavano macchie sovehani meno estese, in mezzo alle quali PORSAIREI gli scorto funghi in parola. ZiumeRMANN H. — Ueber die Lebensdauer der Gersten-flugbrandes -- Ustilago Hordei — in infizierten Saatgutes (Sulla durata Î dei germi del carbone dell’orzo — Ustilago Hordei — nelle ss sementi infette) (Sorauer’s Ztschr. f. Plansantr anda Bd. XXI, 1911, pag. 131-133). pet (o AR tO) L'Autore fa esperienze con diverse varietà di orzo i cui semi. raccolti e infettati nel 1907, furono poi seminati negli anni sue cessivi 1908-910. I germi del carbone dell’orzo (Ustilago Hordei) ni si conservano vivi per tre anni, e la loro capacità ad attaccare | di questa o quella varietà pare dipenda dallo sviluppo della varietà | stessa nelle singole annate. È per questo che la malattia si radi presenta più o meno dannosa alle diverse varietà a seconda del l'andamento dell’ annata. i SM L. MONTEMARTINI. o Copau R. — Ceeidi della valle del Brenta (A/ti Soc. Ital. d. Sc | Nat., Vol. XLIX, 1910, pag. 355-406). ‘5g ] DA % nia” n È una raccolta di cecidî e micocecidî, trovati e studiati d l'Autore nel valle del Brenta e qui ordinati per matrice. Wo vi zoocecidî, due sono descritti come specie nuove : uno su Verde: ‘ te, A ì officinalis e Valtro su Knautia arvensis. pe + L. Mox PARASSITI ANIMALI 25 Barsari B. — La difesa contro la fillossera nel territorio del Comune di Oleggio durante il quattordicennio 1896-1909 (T'o- rino, 1910, 6 pagine). Id. — Consorzio antifillosserico di Oleggio : relazione per |’ anno 1911 (Torino, 1911, 15 pagine e due tavole). Di fronte alle incognite ed ai pericolì della ricostituzione dei vigneti su legno americano di resistenza sicura, il consorzio antifillossserico di Oleggio ha dato tutta la sua attività alla di- fesa ed alla conservazione delle viti nostrane. Le due relazioni qui citate dimostrano quanto si è potuto fare per tale scopo col metodo delle esplorazioni continuate con vera diligenza e se- guite dalla distruzione dei più piccoli centri di infezione. Il numero delle viti infette si è fatto così sempre minore e si sono evitati fin’ ora 1 grandi disastri verificatisi nelle altre regioni. L’ Autore si diffonde qui a dimostrare con dati economici quanto sia più conveniente la conservazione e difesa diligente dei vigneti coi vitigni nostrani, piuttosto che la sostituzione ge- nerale delle viti americane. L. MONTEMARTINI De Srerani T. — La sulla ed i suoi insetti dannosi (Bo//. d. AR. Orto Botanico e Giard. Coloniale di Palermo, Anno IX, 1910, pg. 116-122). In Tunisia la sulla viene grandemente danneggiata da un coleottero buprestide (Sphenopter:t lineata F., o S. geminata Ill.) le cui larve forano i giovani fusti vicino al colletto, pene- trano nel midollo e si nutrono di esso spingendosi verso il basso nel fittone e provocando l’ avvizzimento e la morte della pianta. Insieme ad esso si trovano spesso anche le larve di un lepidot- tero che contribuiscono anch’ esse a rendere maggiori i danni. sà xi Thu ai PONT CIAO ì pd Re vi SA 26 PARASSITI ANIMALI — Le piante invase da queste larve si notano subito per le foglie prima appassite e poi disseccate: le più tenere muoiono — presto ; quelle più robuste languiscono, cestiscono poco e non so emettono più getti vigorosi come le piante sane, Il male. si Vie, presenta per chiazze spesso molto estese, nelle quali nessuna pianta resta indenne. Non si conoscono rimedi. L. MONTEMARTINI. AM De sreFANI T. — Aleune notizie sulle cavallette (co precedente, pg. 123-125). “i L’Autore segnala il fatto che i corvi sono avidi delle larve di Stauronotus maroccanus, così che costituiscono un impor- tante mezzo di distruzione di questo temuto acridide. MM Il Decticus albifrons, una locustide pure pericolosa e dan- È nosa, fu vista dell’ Autore, nello scorso estate, succhiare avida- mente lo sterco degli equini. | L. MONTEMARTINI. MarreLLi (. — Brevi notizie sulla Saturnia Pavonia L. e su un suo parassita (Boll. d. Labor. di zool. gen. e Agraria, 3 # Portici, 1911, Vol. V., pag. 209-213). ) Nei "| e x Questo lepidottero depone le sue ova sul rovo delle cui Si glie si nutrono le larve, le quali a completo sviluppo hanno 1 È iS lunghezza di 55-65 mm. con 12-14 di larghezza. Pare si De anche delle giovani foglie del pruno, dell’olmo, del carpino, piar m-- cospino, pero, melo e susino; però all’ Autore risulta che Rai sono compiere tutto il loro ciclo anche sui soli. rovi. Sis a pi: pano da aprile a giugno ed hanno una sola La Saturnia Pavonia a Catanzaro ha un PARASSITI ANIMALI 27 tero: Masicera silvatica Full. il quale depone le sue ova sulle larve e si sviluppa su queste e dentro queste o alla crisalide. L. MONTEMARTINI. MarreLLI G. — Primo contributo alla biologia del PAytonomus variabilis Herbst. (co! precedente, pag. 221-230) Nei dintorni di Portici, nell’anno 1909, l’erba medica venne attaccata dal Phytonomus variabilis, coleottero che tanto allo stato di larva che di adulto si nutre delle foglie dì questa pianta. Su di esso l'Autore trovò a Portici tre parassiti di cui dà quì brevemente i caratteri diagnostici e biologici: un icneumo- nide (Canidia curculionis Thoms). e due calcididi (Eul/ophus sp. e Eutelus sp.). Ad Acicastello trovò anche la Pimpla macula- tor F. sopra la quale però non ha ancora potuto fare alcuna osservazione. Sonvi poi anche degli iperparassiti: un MHabrocytus, una _Chalcis e il Dibrachis boucheanus, tutti e tre parassiti del Canidia. L. MONTEMARTINI. MarreLLi C. — La nuova cocciniglia degli agrumi: CArysom- phalus dictyospermi var. pinnulifera Mask., volg. bianca rossa (Acireale, 1911, 13 pagine). x E una conferenza tenuta al Comizio Agrario di Acireale per richiamare l’attenzione degli agricoltori siciliani sul peri- colo rappresentato dalla comparsa di questa cocciniglia degli agrumi, la cui biologia non si conosce ancora bene, ma i cui effetti possono essere disastrosi. Il Chrysomphalus fa probabilmente introdotto dalla Spagna e venne trovato prima a Messina e poi a Catania. Bisogna ostacolarne la diffusione. Si consigliano : drorazioni invernali i #R 28° PARASS. ANIM. — AGENTI ATMOSF. — MALATTIE D'INpoLE. con una miscela di zolfo, calce ed acqua (3 Kg. di zolfo e. 3° di calce in 100 litri di acqua) ed irrorazioni estive colla stessa A Ae miscela ma più concentrata. Nemici naturali sono qualche Ap Aphelinus, diversi Chilocorus ed il Rhizobius lophantae. or: L. MONTEMARTINI. Sorauer P. — Tumor an Apfelbàumen (l'umori su piante di melo) ‘ (Sorauer’ s Ztschv. f. Planzenkrankh., BA. XXI, 1911, pag. | A 27-36, con due tavole). T 4 x E una malattia mandata all'Autore, in istudio, da Cristiania. È spesso in relazione colle punture di un insetto (Or/hotylus nassatus), ma si presenta anche indipendentemente da questo : | è caratterizzata da ingrossamento dei rami e delle gemme, con morte dei rami principali e sviluppo dei secondarî. L'Autore studia l'anatomia di questi ingrossamenti e segnala alterazioni simili a quelle che produce anche il gelo. 5 L. MN Vanna Neue Beobachtungen iber Kartoffel — und Getreide-kran- kheiten (Nuove osservazioni sopra le malattie delle patate e dei cereali) ( Wiener landw. Ztg., 1910). 208 Come causa dell’ accartocciamento delle foglie delle patate, | l'Autore indica tre nuove specie di funghi: Solanella vo Ger ; Sclerotinia Solani, Vermicularia dissepta. Re) d Non è ben chiaro se le due ultime specie sieno tra di in in nesso genetico. MALATTIE D’ INDOLE INCERTA 39 GreviLLIUs A. Y. — Weber verbildete Sprossysteme bei Asparagus Sprengeri Regel (Su ramificazioni anormali di Asparagus Sprengeri Regel) (Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, pg. 17-27, con sette figure). Sono ramificazioni accompagnate da fasciazioni e da forma- zioni di tubercolosità aree, che l'Autore descrive e figura, stu- diandone anche la struttura anatomica. Le cause sono ancora ignote, e solo sperimentalmente si potrà dire quali combinazioni di condizioni esterne ne provochino o ne favoriscano lo sviluppo. by Mi Kéòck G. e KornautH K. — Beitrage zum Studium der Blattrol- lkrankheit (Contributo allo studio dell’accartocciamento delle foglie) (Monatsh: Landw., III, 1910, pag. 365). Gli Autori combattono l’ opinione di Bohutinsky e di Vanha, secondo 1 quali questa malattia delle patate sarebbe dovuta ad un fungo da essi descritto sotto il nome di Solanella rosea. Questo fungo probabilmente non esiste nemmeno, però gl Autori isolarono un micelio per mezzo del quale poterono ripro- durre su tuberi sani la malattia: le piante ammalate avevano i vasi imgombri dal micelio medesimo, onde appare probabile l'ipotesi che la malattia sia davuta ad un fungo parassita. Sì tratterebbe di un Fusarium. L. MONTEMARTINI LiLienreLD F. — Ueber eine Anomalie des Blattgewebes bei Nicotiana Tabacum und Corylus avellena var laciniata (Sopra una anomalia nel tessuto fogliare di Nicotiana Ta- bacum e Corylus Avellana var. laciniata) (Anz. Ak. Wiss. bale và x ai DA, «Me PANE “ 5 RA ma PIO RA - Sd il 453 fr: "i Prà aj da le RL È _ 30 MALATTIE D’ INDOLE INCERTA — ANATOMIA PAI to) A ua è » Ta -—- a O go Krakau, Math. Natw. KI, Ser. B, 1910, pag. Lq14- 719. cor e due tavole). d; Trattasi di intumescenze che si formano nella pagina infe- riore e presentano colore verde intenso. Sono dovute a forma- zione di palizzata dove dovrebbe essere il parenchima spugnoso, quasi come se la foglia avesse struttura isolaterale. Nel tabacco il lembo fogliare rimane ondulato e non può più servire a coprire i zigari: la malattia è conosciuta a Giava sotto il nome di Krupuk. Sta Il fenomeno dipende da condizioni interne. SA d GV L. M. ia pa Hovarp C. — Action des cécidozoaires externes, appartenent au genre Asterolecanium, sur les tissus de quelques tiges (Azione dei cecidozoari esterni, del genere Asterolecanium, “—_’ << sopra i tessuti di alcuni fusti). (Marcellia, Vol. X, Avellino, ita 1911, pag. 3-25, con 21 figure). È uno studio anatomico dei rigonfiamenti prodotti dall’ Aste- rolecanium variolosum sui rami di diverse quercie, dall'A. al geriense sui rami di Templetonia retusa, e dall'A. thesiî sopra il Pittosporum Tobra. "I Questi rigonfiamenti si formano in parte a detrimento della scorza, le cui cellule diventano ipertrofiche, ma interessano spe- cialmente l’anello legnoso. Quando però questo, come nelle quer- cie e nella Templetonia, è completo e fitto, offre molta resi — Pa, stenza all’ azione del coccide la quale non giunge ai raggi mi- o di: dollari nè riesce a spostare i singoli fasci provocando solo 0 dr n L più attivo funzionamento del tessuto generatore con formazio: sol più abbondante di legno secondario (nelle quercie), cds : complicazioni e deformazioni «dei fasci intermediarii o la VR è dll «ted 4% ARATOMIA PATOLOGICA — FISIOPATOLOGIA SI (nella Templetonia). Invece dove, come nel Pittosporum l'anello è poco resistente, l’azione cecidogena penetra ai raggi midollari e allo stesso midollo, provocando il divaricamento e la deviazione degli stessi fasci. Nel Pittosporum ed anche nelle quercie sì ha pure una eccitazione dell’ attività del fellogeno con abbondante formazione di periderma. L. MONTEMARTINI. Ritter G. — Uber traumatotaxis und chemotaxis des Zellkerns (Sopra la traumatotassi e la chemotassi del nucleo cellulare) (Ztischr. f. Botanik, Jena, 1911, Bd. III, pg. 1-42). Quando sì ferisce un organo vegetale, nelle cellule vicine alla ferita ma rimaste intatte ha luogo uno spostamento del pro- È } È toplasma e del nucleo verso la parete più vicina alla ferita, spostamento che si propaga a poco a poco alle cellule più lon- tane fino ad una certa distanza e che dura un tempo più o meno lungo. Uno spostamento simile, ma meno rapido ed intenso, ha luogo oltre che per traumatotassi, anche per chemotassi sotto l’azione di determinati stimoli chimici. Gli stimoli chimici possono agire contemporaneamente ai . traumatotassici dovuti alle ferite, ma questi rappresentano una | cosa ben diversa dovuta a fenomeni interni d’ordine ancora sco- | nosciuto. L. M. . Dosy G. — Biochemische Untersuchungen iiber die Blattrollkran- i kheit der Kartoffel. I, Die oxydasen der ruhenden Knollen (Ricerche di biochimica sopra l’accortocciamento delle foglie ta ERI A) aC Pi st 7 È , wep 32 5 , FISIOPATOLOGIA | = NOTE ' tell 1 ch TE mis —_ le ST ul: $®) delle patate. I, Le ossidasi dei tuberi in. riposo) (Sc So Se Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, pag. 1016, con una figura). La natura di questa malattia è sempre incerta : secondo n Sorauer (veggasi alla pagina 173 del ITI volume di questa Rivista) | 3 si tratta di uno squilibrio nella formazione degli enzimi, provo- cato da anormali condizioni esterne; però anche sulla presenza e produzione degli enzimi si hanno notizie scarse e contradditorie. i L’Autore studia opportunamente i metodi di analisi più w: facilmente applicabili per fare ricerche in grande, e studia tuberi | in riposo di piante ammalate e di piante sane. Constata così che | la quantità di ossidasi, perossidasi e. tirosinasi non dipende dallo — stato di sanità dei tuberi. Occorrerà ora estendere le ricerche ad altri enzimi : proteo- litici, peptolitici, citolitici, catalasi, zimasi, e diastasi (special mente per quest’ultima, in vista della piccola quantità di amido contenuta nel tuberi ammalati). > N L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Villaggio, Milano, 1911: N. 17. — Per arrestare lo sviluppo della /tHisocetonia nelle asparagaie , | Re), si consiglia mescolare bene al terreno forti dose di solfato di ferro polveriz: zato. pa x VS , DT fi ® Dal Gwrnale Agrario Mantovano, Mantova, 1911, Nr. 8. | Per uccidere le talpe si consiglia introdurre nelle gallerie pallottolir ne (grosse come una noce) di pasta di lievito da pane che abbia fermentato p Pe due o tre giorni. Attratte dall'odore, le talpe accorrono da lontano per n nan- giare il lievito di cui pare sieno molto ghiotte: in seguito la pasta, # l’effetto del calore animale, si gonfia e non tarda a soffocare l'ar ma l’ha mangiata. ; PI tro 1 Giugno 1911 Num. 3. Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ | Morse W. J. e Lewis C. E. — Maine apple diseases (Malattie È dei meli nel Maine) (Maine Agric. Exper. Station, Bull. j N. 185, 1910, pag. 337-392, con 80 figure). La prima parte di questo bollettino si occupa delle malattie dei meli che non sono dovute a parassiti, e cioè : Danni dovuli ai freddi invernali, ai quali si può in parte riparare piantando dalla parte donde vengono i venti freddi . dell'inverno un fitto filare di alberi sempre verdi. A Arrossamento dei frutti dovuto alle irrorazioni, che si verifica quando si adopera una poltiglia bordolese troppo densa O preparata male. |. : Macchie scure, talvolta emisferiche, di 3-a 6 mm. di dia- | metro, che si notano nei frutti maturi o in magazzeno della 3 varietà Baldwin, e che non si sa a-cosa sieno dovute: in cor- | rispondenza ad esse i tessuti: sono neri e secchi. - Danni dovuti alla grandine, licheni, ecc. : questi ultimi si | possono distruggere con irrorazioni fatte con insetticidi o fun- | gicidi comuni... i La seconda parte. del bollettino è dedicata alle malattie do- Van A ae STIRRA - 54.) GENERALITÀ vute a funghi parassiti, e l’ ultima alla descrizione edi fungicidi, loro preparazione, ecc. | Le malattie di cui si parla sono: È: Scabbia o ticchiolatura dovuta alla Venturia e al Cylindro- | sporium pomi. Molte volte è confusa colle macchie dei Baldwin e” di cui si è sopra parlato, ma attacca molte varietà di meli De comincia a manifestarsi verso la metà di agosto. Il primo sin- È tomo è una colorazione pallida dei tessuti seguita da anneri- mento : l’ infezione ha luogo in luglio ma le macchie compaiono — solo alcune settimane più tardi. Occorre combatterla colle irro- “di razioni. : Sooty bloteh (pastole nere) e //y speck (macchie a mosca), dovute al Leptothyrium pomi che però non è tanto frequente nel Maine. Anche questa malattia va combattuta colle irrora- via zioni. Macchie fogliari dovute alla Sphaeropsis malorum, la 4 quale, come si è visto con inoculazioni, è causa anche del black. 1» rot dei frutti e del cancro del rami. ‘oi Ruggine, dannosa in altri distretti ma non tanto abbon- dante nel Maine. Vi sono due specie di Gymnosporangium che possono essere causa di questa malattia : il G. macrocarpus ed il G.globosum. Ambedue hanno per secondo ospite il Junagoraani virginiana. i Mal bianco dovuto alla Podosphaera oxyacanthae , che è DI La KS Ù 3A frequente e si può combattere efficacemente con irrorazioni ( Mi solfuro di calcio. ì di Ep 1 La Sphaeropsis malorum attacca poi i frutti gini magazzeni, deturpandoli. La (G/lomerella fi del bitter-rot, non è tanto frequente; la Scelerotinia fri causa del brown-rot, talvolta produce gravi danni svilv ppai ni se tanto sui frutti ancora sull’ albero, che nei magazzeni. | ù E Le Nei magazzeni si sviluppa anche il Cephalothecium causa di macchie speciali rosse (pink-rot). (0/00 uri ù LIO N Ve. Mb iN “ # & a) \' * GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI- 35 È _I Penicilliun, VAlternaria, Vl’ Hypochnus attaccano solo frutti già danneggiati da altre cause; la Botrytis può attaccare o frutti guasti ma anche verdi. Piccoli danni recano il Phoma | Mali ed altri funghi quali Fusarium, Endomyces, Verticillium, È Rhizopus, ecc. i Vi sono poi funghi che attaccano il legno e tra questi principale è la Sphaeropsis malorum causa non solo dei cancri, ma della morte dei rami. Altri funghi lignicoli sono i seguenti : My.cosporium corticolum, Coryneum folitcolum e Phoma mali. Per lo più si diffondono colle ferite. E. A. Bessey (East Lansing-Michigan). MPN I E E SOA MISE e” A LaceRBERG F. — 0m gràabarrsjukan hos tallen, das orsak och verkningar (Una malattia dei pini dovuta ad Hypodermella) (Forstl. Versuchst. Schwedens, Stockholm, 1910, Vol. VII, 6 pagine e 14 figure). È Trattasi di una malattia degli aghi dell’auno che vengono i | attaccati e distrutti quando sono ancora chiusi nella guaina : E talvolta la loro base resta e al limite della parte sana con quella ammalata superiore si forma un rigonfiamento ipertrofico. È La malattia è dovuta ad un’ isteriacea descritta dal Tubeuf col nome di HAypodermella sulcigena (Link.) Tubeuf. Presenta una forma picnidica identica all’ Hendersonia acicola, causa di | malattia dei pini in Germania. — —L’Autore crede debbano riferirsi allo stesso genere anche i Lophodermium nervisequium e macrosporium. Si Il Pinus silvestris i cui aghi durano 5-7 anni resiste me- r io alla malattia che non i pini della Norvegia che perdono dopo tre anni le foglie. L. MONTEMARTINI. sN) ua | 330 PE : i o 36 PARASSITI VEGETALI PanranELLI E. — Sul parassitismo di Diaporthe paras itica Murr. per il castagno (Rend. d. R. Acc. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1911, Vol. XX, pag. 366-372). 4 La malattia che in America è più dannosa al castagno è quella della corteccia, dovuta alla Diaporthe parasitica (veggasi nei precedenti volumi di questa /vista). Essa si presenta sui. rami con chiazze allungate, di colore rosso bronzato o scolorite e leggermente depresse, che hanno fatto dare alla malattia il nome di cancro : in tali chiazze la corte.cia è tutta seminata | di pustole da cui il fungo erompe in forma di piccoli cuscinetti | di colore giallo. Il fungo non invade il legno ed il danno con- siste nella morte dei tessuti corticali e nell’ essicamento della — porzione di ramo situata sopra l’ infezione del parassita avviene | in pochissimo tempo. p L’Autore si è procurato materiale di studio dall’ America, e, scartata l’idea che sì tratti di una Va/sonectria, ha confermato — trattarsi veramente di una specie di Diaporthe nuova anche per l'Europa, la cui forma conidica sarebbe rappresentata dalla Naemaspora microspora. A Ha poi voluto accertarsi se questo parassita può attaccare anche il castagno europeo che, come si sa, è diverso da queto americano, ed i risultati delle sue esperienze fnrono fi l'infezione si mostrò così rapida e dannosa per la vitalità gi: alberi artificialmente infetti, che se invadesse i nostri castagn si andrebbe probabilmente incontro a un disastro. Occorre adunque vigilare sull’ importazione di qualunqi materiale di castagno degli Stati Uniti. Occorrerebbe cercare anche qualche ibrido di SS ponese (Castanea crenata) che, come è noto, resiste ac malattia come al mal dell’ inchiostro. ; io», - VI SIR na ali i” PARASSITI VEGETALI Bri PegLIion V. — Intorno allo svernamento dell’ oidio della quercia (col precedente, pag. 505-507). L'Autore ha osservato che il micelio di questo parassita delle quercie può svernare entro le gemme, conservandosi in vita da un anno all’ altro come parassita degli organi in vita Nital it Li latente. L. MONTEMARTINI. PUTSIPIAEE A PecLion V. — Intorno allo svernamento di alcune Erisifacee (end. d. R. Acc. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XX, 1911, pag. 687-690). L'Autore conferma quanto ebbe già ad esporre nella nota | precedente, che cioè l’Oidium quercinum sverna allo stato di | parassita nelle gemme della quercia: potè constatare la cosa anche in aperta campagna. Aggiunge di avere fatto la stessa constatazione anche per .l’oidio dei meli (Oidium farinosum, che è la forma della Po- dosphaera leucotricha) e per quello delle rose (0. leucoconium, forma della Sphaerotheca pannosa), confermando pel primo quanto aveva già asserito il Laubert. | Crede coll’Ewert e coll’Hecke che l' importanza delle forme conidiali estive nello svernamento di questi parassiti sia molto L. MONTLMARTINI. Perri L. — Studî sulle malattie dell’ olivo. I. L'osservatorio per lo studio delle malattie dell'olivo in Lecce. II. Ricerche sulla brusca dell'olivo (Roma, 1911, 151 pagine, con due tavole e 25 figure nel testo). . Dopo avere accennato brevemente al modo onde dal Co- PARASSITI VEGETALI mizio Agrario di Lecce fu fondato e poi organizzato il Labor ora- torio per lo studio delle malattie dell’ olivo, 1’ Autore presenti ;a una lunga relazione sopra le osservazioni ivi fatte per la brusc n: Precede una storia dettagliata della malattia e della sua dif. di fusione, come pure dei suoi rapporti colla natura del terreno, colle condizioni di coltura e di clima e colle diverse varietà de-. gli olivi, ecc.; studia con molti particolari i caratteri colturali | della Sitctis Panizzei; fa ricerche sopra le varie funzioni (tra- spirazione, acidità dei succhi fogliari, condizioni delle radichette assorbenti) degli alberi ammalati, ed asamina il problema delle | cause della malattia. "I Trova, oltre la torma ascofora ben nota, una forma picni- dica della Stictis Panizzer; tale forma picnidica richiede per svilupparsi (lo si vede anche nelle colture) una certa quantità i di glucosio o di mannite, epperò è la prima a comparire, quando. la foglia è ancora verde, mentre gli apoteci si formano più tardi, nelle foglie quasi secche e quando le sostanza idro-carbonate sono esaurite. La facoltà del micelio derivato dalle ascospore di vivere dal saprofita sopra differenti substrati, fa nascere il dubbio che in natura la Stictis viva da saprofita non sulle foglie di olivo ,. e che in questo ciclo secondario si origini un’ altra forma spori gena più virulenta, o che la forma picnidica stessa o quella ascofora vi acquistassero proprietà più nettamente cm di Le ricerche eseguite tanto a Sassari che a Jiecce mostre che la natura del terreno non ha infinenza sul presentarsi della malattia. Hanno invece un’azione |’ umidità e la tempera nr le alterazioni del sistema assorbente dovute alle micorize : Li tificialmente infatti è stato possibile riprodurre, mercè l’ azi on di sostanze tossiche sulle radici dell’ olivo, un’ alterazior lembo fogliare che lo rendeva più facilmente attaccabile la 00 parassiti (p. e. dall’Ascochyta Oleae che di solito ha ur , molto limitato). Evidentemente anche Le) la bagni ur su ei NE > 4% 4 1 3 BACTERI — PARASSITI VEGETALI 39 parassita, quale è la Sets, rende palese, col produrne il dis- seccamento, un’ alterazione dei tessuti fogliari che senza di ciò rimarrebbe nascosta. Talvolta invece della Stictis si notano altri parassiti quali la PAy/losticta insulana, 11 Coniothyrium Oleae, ecc. Quanto ai rimedî, l’ Autore pur ritenendo doversi rivolgere ogni cura all’ apparato assorbente radicale, non ha potuto fare esaurienti esperienze perchè in questi ultimi anni la malattia non sì è presentata. L. MONTEMARTINI. RouLLeau R. — La maladie du blane sur les feuilles de chénes (Il bianco delle quercie) (Bull. trim. d. l’office forestier du Centre et de l’Ovest, 1908-1910). L’Autore segue l’andamento della malattia nel centro della Francia dal 1907 e constata che essa è ora in diminuzione. Se- gnala i grandi effetti avuti dal Cicinnobolus. L. M. KeLLERMAN K. F. — The relation of crow-gall to Legume inocu- lation (Relazione del crown-gall coll’ inoculazione delle Le- guminose) (VU. S. Deptm. of Agricolt., Bur. of Plant Ind., Circ. N. 76, 1911, 6 pagine e una tavola). L’Autore ha osservato che certe volte le piante di alfalfa e trifoglio hanno nelle loro radici tubercoli simili a quelli do- vuti al bacterî radicali, ma cionondimeno non presentano una vegetazione normale. Ciò si deve al fatto che probabilmente quei tubercoli sono dovuti a microrganismi incapaci di accre- F | scimento simbiotico colla pianta ospite. L'Autore alla luce dei BACTERIO ri + CRE più recenti studi sul crow-gall (veggasi alla notà che segue) h: ha. infatti constatato che nei casi in questione i tubercoli radicali dell’ alfalfa e del trifoglio erano dovuti al Bacterium sui DI te ciens e si distinguono nettamente da quelli dovuti al vero ‘mic Ri croorganismo della fissazione dell’ azoto. | ca sa Raccomanda di non mettere piante suscettibili di crown= gall nel terreno dove si presentarono i casi in parola. E. A. Bessey (Fast Lansing, Michigan). SwrH E. F. e Towxsenp C. 0. — Crown-gall of plants : its cause and remedy (Crown-gall delle piante: cause e rimedi) (U. S. Deptm. of Agricult., Bur. of. Plant Industry, Bull. N. 218. Washington, 1911, 215 pagine, con 36 tavole). a È una vera monografia sull’ argomento. Questa malattia delle piante, caratterizzata dalla formazione di grossi tumori, viene indicata in America col nome di cr'owwn- gall perchè affetta specialmente la corona degli alberi; può però i attaccare anche il fusto e le radici. Essa era già nota im Huropa |. dove è stata già descritta e studiata con diversi nomi: {uberco- losi, cancro, rogna, broussins, ecc. ; già il Cavara per la vite, id il Brizi pel pioppo (veggasi alla pagina 169 del volume II° di questa Rivista) ne avevano intravisto la natura bacterica. n Secondo gli Autori si tratta in realtà di una malattia do- vuta a bacteri edi funghi che furono trovati, in alcuni casi, in — in relazione con essa lo erano solo occasionalmente. Il mieror- — ganismo specifico patogeno isolato per la prima volta da e pi nel 1904, dal crown-gall del Chrysanthemum frutese ns vier qui dettagliatamente descritto col nome di Bacterium î) ma - a i faciens S. et T. Colle colture di questo microrganismo si 3 riprodurre artificialmente la malattia tanto sui sh isantemi, chi su Solanacee, Composite, Ombrellifere, Vitacee, yum sacee, Crucifere, Salicacee, Juglandace, ecc. pd DA "> raf a BACTERI 41 E un bacterio che si distingue difficilmente nei tessuti e # - ni che nelle colture è corto (1,2 - 2,5 « di lunghezza sopra 0,5 - 0,8 di larghezza), mobilissimo a mezzo di flagello polare; non forma endospore, mentre se posto in condizioni sfavorevoli pre- senta molte forme di involuzione ad Y od a X;: cresce in molti mezzi ma non vive a lungo sull’ agar, nel quale forma colonie piccole, rotonde, biancastre; sì colora con tutti i coloranti basicidi di anilina; non dà gas nei tubi di fermentazione ed è in tendenza «| anaerobico; non riduce i nitrati, produce indolo, tollera pochis- simo gli acidi citrico, malico e acetico; prospera bene tra 25 e 28 C., è mediocremente sensibile alla luce solare. Non produce cavità nei tessuti dell’ ospite, eccitando invece la divisione cel- lulare specialmente nei tessuti teneri e in via di accrescimento. 3 Le galle formate da questo microorganismo sono poi invase . da altri bacteri (alcuni dei quali furono isolati e ritenuti erro- | neamente causa del male), non che da funghi, nematodi, ecc. |’. La malattia procede lentamente ma a poco a poco indebo- | lisce e può uccidere la pianta: i fungicidi non servono ad arre- starla; occorre invece asportare dalla pianta le parti infette e — lavare e disinfettare accuratamente le ferite. È necessario spe- > cialmente porre ogni attenzione alla scelta di piantine sane per Mi nuovi impianti. I tubercoli dei pioppi, delle rose, della vite, ecc. studiati da - altri autori, sono dovuti al microorganismo in parola; quelli del- l piro no. | —Una malattia della barbabietola da zucchero, che provoca delle deformazioni simili a crown-gall, viene qui descritta dagli Autori col nome di tubercolosi ed attribuita ad un altra nuova specie di bacterio: Bacterium beticolum n. sp. Fu osservata | nel Colorado e Kansas. | Le tavole annesse a questo lavoro sono riproduzioni foto- ‘afiche di varie forme di crown-gall su diverse specie di lante. L. MONTEMARTINI. 42 AGENTI CHIMICI — CS Frrrinc H. — Untersuchungen iber die vorzeitige Entblatterung | der Bliiten (Ricerche sulla caduta precoce dei petali fo à (Pringsheim’s Jahrb. f. w. Bot., Bd. XLIX, 1911, pag. 187-, 263). Provocano la caduta precoce dei petali fiorali in alcune piante da appartamento (geranii), l'inquinamento dell’ aria con gas illuminante, o anche una proporzione forte di biossido di A carbonio nell'aria. Anche la quantità di questo gas emesso dalla respirazione dell’ uomo può essere sufficiente a danneggiare tali piante. | : L. MONTEMARTINI » Morisca H. — Ueber den Einfluss des Tabakrauehs auf die Pfianze (Sopra l’azione del fumo di tabacco sopra de piante) (Sitzsber. d. K. Ak. d. Wiss. in Wien, Math. Naturw. KI., Abth. I, 1911). Data l’ estensione dell’ uso dei suffumigi di tabacco per li A berare le piante dai parassiti animali, questo lavoro ha grande | importanza. sa L'Autore ha constatato che il famo di tabacco esercita sulle | piantine germinanti un’ azione veramente dannosa. Le piantine di veccia, piselli, fave, zucche ed altre piante assumono sotto tale azione un aspetto anormale: quelle di veccia p. e. abban- donano il lor comportamento ordinario e crescono poco, in DO- sizione orizzontale od obbliqua, grosse, antocianiche, come qu ndc si trovano in un'atmosfera inquinata da gas illuminante o da a re | sd Le colture in acqua sono più sensibili che quella in più non si può dire quali dei componenti dei fumo di tabacco € citi una tale azione, impurità. La “a al i pi = dl AGENTI CHIMICI — MALATTIE D’ INDOLE INCERTA 43 Sui microrganismi (bacterî, amebe, flagellati ed infusori) l’azione del fumo di tabacco è ancor più nocevole in quanto essi non solo ne vengono danneggiati, ma dopo un certo tempo sono uccisi. L'esperienza riesce molto bella colla Pseudomonas lucifera. L. MONTEMARTINI. AveRrNA-SaccA R. — Contributo allo studio del roncet (Aili d. R. Ist. d’ Incoraggiamento di Napoli, Ser. VI, VIII, 1910, 30 pagine). L’Autore fa una breve storia della malattia seguita da det- tagliata descrizione dei caratteri coi quali sì presenta e da una esatta esposizione delle varie teorie messe avanti per spiegarla. Ha fatto fare anche ricerche anatomiche sui tralci di vite colpiti da questa malattia e conclude : “Il roncet è malattia costituzionale, caratterizzata da par- “ ziale degenerazione del parenchima, con produzione di sostanze “ di consistenza mucillaginosa dapprima pectica, di poi gummica “ non infettiva, occasionata nei germogli in istato di formazione “ primaverile da repentini sbalzi di temperatura ,,. L. MONTEMARTINI. PanranELLI E. — Ulteriori ricerche sulla genesi del roncet od arricciamento della vite (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XX, 1911, pag. 575-583). Richiamando la sua nota già riassunta alla pagina 148 del precedente volume di questa Rivista, l Autore insiste sopra l’in- fluenza della stanchezza del terreno (e presenza di frammenti di radici preesistenti) sulla comparsa del roncet. Ta ; |‘ [a + re a Pod per cu Ù a Pu» Pe dd É | — MALATTIE D' INDOLE INCERTA — In base alle sue nuove esperienze ed allo studio delle aliog ni razioni del sistema assorbente, ha pensato che la malattia fosse Sata dovuta ad un’infezione delle radici da parte di qualche micror- È; ganismo terricolo. Il massimo effetto patogeno lo ebbe infatti allevando legno sano in terra scavata fra le radici delle piante È; ammalate ed addizionata di un decimo del suo peso di fram- menti vivi delle radici stesse. Però l’infezione si sviluppava pure colla sola terra malata, indipendentemente dalle Dematophora , mentre non si sviluppava con una sterilizzazione al lisolo che lasciava ancora in vita questi funghi. Da tutto ciò l'Autore deduce che si tratta non di un orga- nismo patogeno, ma di una sostanza patogena speciale. una so- stanza tossica, distruggibile col calore secco ed anche per inso- lazione e ossidazione, di natura probabilmente enzimatica , for- + mata e versata nel terreno dai frammenti di radici rimasti vivi in esso, ed agente nel paralizzare l’ attività rizogena e nell’ are restare l’ accrescimento delle radicelle. La malattia è in relazione colla natura del terreno: un elevato contenuto calcare facilita | ossidazione della sostanza tossica, la quale viene anche dilavata facilmente nei terreni sabbiosi. La diversa resistenza dipende dalla potenzialità del sistema assorbente, dalla relazione fra 1 epoca e la vigoria di germogliamento, dalla delicatezza dell’ apparato radicale, ecc. Secondo l'Autore allo stesso gruppo di malattie dovute ad intossicazione del suolo, cui appartiene il roncet delle viti, ap partengono anche altre malattie quali il n24/ del mosazco del tabacco, una malattia analoga osservata dal Loew a Portorico. i sopra lo zucchero e il caffè, certi deperimenti della medica de scritti dallo Schreiner e Sullivan, ecc. L. MONTEMARTINI i MALATTIE D’ INDOLE INCERTA 45 E $ i PaNnTANELLI E. — Roncet (La Viticoltura Moderna, anno XVII, 1911, N. 10-11, 35 pagine). Da una breve storia della malattia risulta che essa sì può diffondere in due modi e cioè o passivamente per distribuzione di legno ammalato, o attivamente per la comparsa della infezione nel terreno, Quanto alla causa, ) Autore fa qui un esame cri- \ tico delle diverse teorie formulate e che sì possono raggruppare come segue : a) teorie parassitarie, che attribuiscono il male o a bac- terî (Viala, Ravaz, Krasser), o ad acari che deformerebbero le le gemme (Chodat, Miller Thurgau); | D) teorie dei virus contagiosi, che presuppongono o un virus speciale, come pel mal del mosaico, che iniettato su or- gani sani vivi moltiplica e provoca la formazione di sostanze dannose all’accrescimento (Baccarini, Schiff-Giorgini, Savastano); o un’ ossidasi che inoculata nelle gemme distrugge la clorofilla e provoca anomalie di sviluppo (Paulen); c) teorie fisiologiche, secondo le quali la malattia, non parassitaria nè contagiosa, è dovuta a perturbazioni del ricam- bio e dello sviluppo in seguito o a ferite, potatura, capitozza- mento (Debray, Briosi, Silva, Gaunersdorfer), o al gelo (Ravaz, Chappaz, Peglion), o a esaurimento del suolo (Coste-Floret), o a umidità e compattezza del terreno (Jacono), o a forti sbalzi di temperatura (Averna-Saccà), o ad accumulo di sostanze de- rivate dal marciume delle radici (Battaglini). d. La diversità di opinioni dipende forse dal fatto che non “sempre si è studiato la stessa malattia, onde qui l'Autore pre- cisa bene cosa si deve intendere per 7oncet ripetendo quando ebbe già a dire in altre pubblicazioni riassunte nel precedente volume di questa Rivista. Lo PAL fw Soa ” da Sag + = 46 i MALATTIE D’ INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA 0 —= o. “I della cura osserva che È iniezioni di solfuro. di carbonio. sos bi inefficaci; i lavori di denaggio e gli ammendamenti: rd sembrano utili, ma spetta agli agronomi stabilirne la conve- nienza economica. Le arature ed i lavori profondi possono gio- Z vare per l’ aerazione del terreno ma presentano l’ inconveniente di asportare il capillizio assorbente che è superficiale nei terreni. da roncet. La consociazione di graminacee invernali può essere utile, il sovescio è da evitarsi. Danno buoni risultati la pota- tura frazionato seguita da rimonda in estate, e la decapitazione invernale proposta dal Silva perchè ristabiliscono l'equilibrio tra la chioma e le radici. Piantare vigna nuova in terreno sano e disinfettare bene il terreno dove si sradicano viti ammalate. L. MONTEMARTINI. Nemec B. — Ueber die Nematodenkrankheit der Zuckerriibe (Sulla malattia della barbabietola da zucchero dovuta ai nematodi). (Sorauer's Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, pa- gine 1-10, con sei figure). L’attacco dell’ Meterodera Schachtii Schmidt alle radici di barbabietola provoca la formazione di cellule giganti (Riesene sellen) che interrompono la continuità dei vasi legnosi dando , luogo a quattro specie di effetti: formazione rigenerativa di ra dici laterali, diminuzione dell’accrescimento dell’ apice radicale, — difticoltà di circolazione dell’ acqua, mancato arrivo di sc \ minerali nella pianta. Di fronte a questi effetti appare ben pi Da cola cosa la sottrazione di alimenti fatta direttamente dalla pi: ata la pianta deperisce e al sopraggiungere di condizioni atmosferiche. sfavorevoli, muore. # DI a Le cellule giganti fungono quasi da nettari pigri: Je la Queste dopo che hanno raggiunto l’endoderma hi, e FISIOPATOLOGIA 47 fascio secernono una sostanza irritante che provoca un accresci- mento anormale delle cellule e la formazione di plasma abbon- di nutrizione alle larve e sono continamente prodotte di mano in mano che vengono consumate o che le larve stesse secernono " È dante con produzione di determinate sostanze. Queste servono altre sostanze irritanti. 3 L. MONTEMARTINI. È MtLLeR-TAuRGAU H. — Infektion der Weinrebe durch Plasmopara viticola (Infezione della vite colla Plasmopara viticola) (Cen- tralbl. f. Bakter., ecc. II Abth., Bd. XXIX, 1911, pag. 683- 695, con una figura). L’Autore ha fatto delle esperienze per infettare foglie di Vite, tenute in camera umida, coi comidî di peronospora. Vide che la Plasmopara viticola anche nelle migliori con- dizioni non può mai attaccare la pagina superiore delle foglie , ma penetra solo dalla pagina inferiore attraverso gli stomi. . L’infezione della pagina superiore può essere resa possibile me- diante piccolissime scalfitture che rompano la continuità del- l'epidermide : la grandine ed il vento possono (il vento sbattendo le foglie contro corpi solidi) favorire una tale infezione. Nelle foglie vecchie l'infezione non si estende ma resta localizzata intorno al centro infetto, che poi secca lasciando luogo a scarsa produzione di conidî mentre sono abbondanti le oospore. Le foglie giovanissime si infettano anch’esse difficilmente, però | l’infezione si estende in esse di mano in mano che si differenzia il mesofillo. Le più facili ad essere attaccate sono le foglie di medio sviluppo. L. MONTEMARTINI. 4 y Sr ni ‘e A via 9 e si » x + ì n v? | + o de Rea 21 v = ui 3 CI e ia a. 48 FISIOPATOLOGIA — NOTE PRATICHE | * L la ne A n a Csa Lala rai micenea Rusconi A. — Nuovi fatti relativi alle ossidasi nei finghi | (Bi è Soc. Med. Chir. di Pavia, 1910, 4 pagine). 20/00 pe L’ Autore con opportune reazioni mette in Pr nello sa estratto glicerico di alcuni funghi (Lactarius, FORIRAEAI ecc.) | la presenza di ossidasi. i E Sì La cosa può avere importanza per spiegare l’azione che certi funghi funghi parassiti esercitano sulle funzioni delle piante | ospiti. L. MONTEMARTINI. x NOTE PRATICHE 5, E Dal Bu/llettino dell’ Agricoltura, Milano, 1911, Nr. 15. i “A : A paco, Viene segnalata la resistenza del gelso Restelli (così chiamato dal nome del selezionatore) agli attacchi della Diapsis pentagona. Con questa bi 6 la quale dà anche foglia abbondante, buona, la questione della CIASpIAvE ae rebbe definitivamente risolta. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1911. N. 18. — Contro i bruchi di meli e degli aitri alberi da frutto ( nomeuta malinella) sì consiglia in primavera o la raccolta e distruzio: ni dei nidi o borse in cui stanno raccolti gli insetti, o le e - insetticidi. Facendo irrorazioni colla solita acqua ramata cui si segiun l'uno per 100 di estratto fenicato di tabacco, l’insetto 0 mangia la fc così trattata e muore avvelenato, o non la mangia e muore di tao ‘Sono n * LITGIORO ottimi anche i rimedî arsenicali. Occorre però sempre cominciare. Men presto, appena si avvertono i primi bruchi e ripetere le i ic ni ur a settimana dopo e, se occorre, anche più tardi, bagnando tono sp ec | mente le DOrseKia. > RD eioizato ft “e .. Pavia — Tipografia Cooperativa; I — ANNO V. 15 Luglio 1911 Num. 4. Rivista di Patologia Vegetale DiretTA DAL DorTT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e (0. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia BACTERI : Giampietro A. W. — Un marciume delle cipolle dovuto ad un bacterio: Bacillus coli. (Nota preliminare). Nell’agosto del 1910 furono mandati all'Autore, dal signor B. Hartzell, di Stepherdston, alcuni esemplari di cipolla affetti da un marciume molle, granulare, untuoso, di colore verde-scuro È ed emanante un odore sgradevole. In sezione si vedeva che | spesso una scaglia del bulbo era completamente marcita dall’alto in basso e per tutta la sua estensione in senso tangenziale, mentre le scaglie vicine erano ancora sane ; talora erano anche | infette due o tre scaglie vicine ed apparivano sane la scaglia interna o quella esterna con esse in contatto. Generalmente il | marciume procedeva dall’ alto verso il basso, ma talora ne era | investito l’intiero bulbo che diventava molle specialmente nella parte più bassa. Con questo materiale furono fatte parecchie colture in piatte "i e dopo 12 a 18 ore di incubazione alla temperatura del labora- | torio si ebbero molte colonie, dalle quali col trasporto in brodo |@ poi ancora in piatte, si isolarono cinque forme che vennero provvisoriamente indicate coi numeri 1, 2, 3, 4 e 5, e che furono poi inoculate, seguendo tutte le precauzioni consigliate dall’ an- vi + ù ” delta “a > Card) e Pr Ù 50 i BACTERI tisepsi, su bulbi sani sia con punture ad una sola fo: ca infettando contemporaneamente parecchie scaglie. VAR I bulbi così infettati furono messi, insieme ad alcuni esem- | plari di controllo, sotto campana e tutti 1 giorni veniva posta | su di essi qualche goccia di acqua distillata; la temperatura fu lasciata quella ambiente. Le cipolle inoculate colle colture 2, 4 e 5 cominciarono a marcire dopo una settimana in modo che dopo quattro settimane tre quarti circa dei singoli bulbi erano marci. Le colture 1 e 3 diedero risultati negativi e furono quindi scartate. Dalle altre furono poi isolate, sempre col mezzo di colture in piatte, due culture pure che inoculate su bulbi sani produssero lo stesso marciume coi medesimi caratteri di quello mandato dalla West Virginia. Esse furono dunque ritenute la causa del male. Scorrendo la letteratura che riguarda questa malattia, fu visto che F. C. Stewart, della Stazione Sperimentale di New York, la descrisse già nel 1899 e così parlò dell’ organismo giu- dicato come causa probabile: “ L’esame microscopico dei tessuti » alterati mostra l’ assenza di funghi, ma rileva la presenza di = » Sciami di bacteri mobili, di media grossezza, che sono senza | » dubbio la causa iaia del marciume ,. di Il Sorauer, disentendo la malattia bacterica delle cipolle, | attribuì questo marciume a un bacillo mobile, ma in causa dei suoi diversi aspetti pensò si trattasse d’una complicazione di malattie. Ecco le sue parole: “ Da questi fatti appare con cer- » tezza che non si ha qui a che fare con una sola malattia, n na s con un marciume a produrre il quale entrano diverse sj cia » di bacteri ,,. Non avendo potuto riprodurre la malattia su bulbi sani } in acqua infettata con colture, pensò poi che essa fosse in 35 ad un microorganismo saprofita del terreno, il quale dive n rebbe parassita sui bulbi feriti. In quest’ ordine di ide ppt espresse: “ Probabilmente abbiamo davanti una n la tia n pa di “va BACTERI 51 » quale dei bacterì innocui del terreno diventano parassiti in n Seguito a ferite e per un’ eccessiva umidità ,. Recentemente il D. G. Delacroix pubblicò nel 1906 una nota (Sur la maladie appelè gras de l’oignon) nella quale dopo | aver descritto la malattia, asserisce che essa è dovuta a un ba- cillo non mobile, producente gas, non colorabile col reagente di = Gram, e lo descrive come una specie nuova col nome di Bacz/- i lus cepivorus (veggasi alla pag. 91 del vol. II di questa /t:vista). Questo bacillo, secondo Delacroix, non ha bisogno di ferite per diffondersi. Dice infatti l’autore francese : * L’ infezione si ottiene » facilmente con polpa fracida o con colture, e basta porre una » giovane scaglia all’ umido insieme al microorganismo, perchè questo la attacchi anche senza che vi sieno ferite ,,. Che tutti e tre questi Autori qui citati sì riferissero alla stessa malattia risulta dal fatto che la descrizione di questa, data per la prima volta dallo Stewart, fu poi seguita dal So- rauer e dal Delacroix. Il Sorauer riferì anzi la descrizione già data dallo Stewart, ed il Delacroix cita e l’uno e l’altro dei due autori precedenti. | Di fronte a tali asserzioni contradditorie furono fatte spe- ciali ricerche di laboratorio per identificare definitivamente il microorganismo patogeno. Le prime ricerche morfologiche e fi- | siologiche confermarono le osservazioni di Stewart e di Sorauer riguardo alla mobilità: fu poi verificato che il bacillo non si È colora col reattivo di Gram, produce gas e indolo e presenta _ altri punti caratteristici che lo avvicinano al B. coli. Per stabi- . lire definitivamente le relazioni e forse l’ identità col B. coli, furono procurate colture pure di questo bacterio. & Si fece poi uno studio comparativo del microorganismo del marciume delle cipolle, e del B. coli, ambedue coltivati su mezzi po e con inoculazioni n cipolle sane. Moltissime AE + LS SES eda = 52 BACTERI — GENERALITÀ N Ti vorus è identico al B. coli. Ambedue sono polimorfi e mobili mezzo di flagelli periferici, ambedue sono decolorati dal reattivo — | di Gram, producono gas e indolo, riducono i nitrati , coagulano | debolmente il latte, crescono ian in mezzi alcalini, non lique- > fano gelatina. La temperatura optimum pel loro accrescimento è 37° C. e la massima per 4-5 minuti è a 60° C. Ambedue pro- ducono il marciume delle cipolle e possono essere ottenuti in coltura pura dalle cipolle ammalate. + In aggiunta a queste osservazioni di Jaboratorio, furono ; fatte esperienze di inoculazioni su bulbi sami crescenti in vasi o in colture liquide, come pure su palme di coco in serra, con- fermando la asserzione del Sorauer che la presenza della ma- lattia è secondaria e dipendente da ferite. Furono poi fatti studii fisiochimici sui bacilli ottenuti su mezzi artificiali e ne risultò ancora più evidente l’ identità dei B. col? e B. cepivorus per la si loro attività cellulare, pei prodotti di fermentazione (gas, alcool etilico e acido lattico), indolo, riduzione di nitrati, non liquefa- x zione di gelatina. Lo studio speciale biochimico dei due organismi in relazione alla produzione di gas indolo e alla liquefazione della gelatina è ancora in corso, ed i risultati dettagliati di esso saranno pub- ss blicati in una memoria completa. I Dal Laboratorio di Patologia Vegetale del Deprtm. of Agriculture degli Stati Uniti, maggio 1911. Ut 91 p Drokens A. e HeapLee T. J. — Spraying apples (Irrorazioni SI ti meli) (Kansas Agric. Erper. Station, Bull. N. 179, 1911, pag. 253-292, con 19 figure; e Kansas Agric. Exper. S a tion, Circular N. 15, 1911, 8 pagine). N° In questo bollettino e nella breve i olara che v sono riportati. 1 risultati delle esperienze eri nel I Ni O ri i aa, GENERALITÀ DI cui si discorre più avanti, e sono date in proposito istruzioni agli agricoltori. i In esperienze fatte in sette distinti frutteti nel Kansas, il profitto netto, dopo quattro irrorazioni, fu in media di lire 8,10 per albero. Le piante trattate diedero il 37 per 100 di frutti in più di quelle non trattate. E. A. Bressey (East Lansing, Michigan). Emerson R. A., Howarp R. F. e Westcate V. V. — Spraving as an essential part of profitable apple orcharding (Le irro- razioni come parte essenziale di una frutticoltura razionale) (Nebraska Agric. Exper. Station, Bull. N. 119, 1911, 26 pagine e 8 figure). E il riassunto di una serie di esperienze cooperative di ir- : rorazioni fatte nel Nebraska, e precisamente in 22 frutteti di 18 diverse località della parte orientale di questo stato. Si trattava di alberi di un’ età diversa fra i dieci ed i 28 anni e le irrorazioni erano fatte contro la scabbia (Venturia inaequalis) ed 1 bruchi (Carpocapsa pomonella), adoperando nella maggior parte dei casi poltiglia bordolose, ma qualche volta anche diverse miscele di solfo e calcio, specialmente quando si trattava di varietà delicate, facilmente danneggiabili dal sol- fato di rame. Riguardo ai danni prodotti da questo sale, si vide che è il secondo trattamento che riesce il più dannoso, e cioè quello fatto appena dopo la caduta dei petali ma prima della chiusura del calice, mentre d’ altra parte tale trattamento è il più importante per combattere i bruchi. In quattro anni furono trattati 3300 alberi, facendo quattro A irrorazioni ogni anno con una spesa annuale di lire 1,20 per . albero, e di 180 lire per ettaro, e con un guadagno netto per È ettaro di circa 700 lire. i Nel Nebraska le epoche più opportune per le irrorazioni GENERALITÀ sono : per la prima, subito dopo l’ apertura delle cemme prima della schiusura dei fiori, adoperando poltiglia bordolese 0 | miscela solfo-calcica; per la seconda, appena dopo la caduta dei petali ma prima da chiusura del calice, adoperando ancora — poltiglia bordolese o miscela solfo-calcica coll’ aggiunta di pai insetticida arsenicale; per la terza, tre settimane dopo, colle stesse sostanze; per la quarta, sette settimane più tardi, adope- È rando solo l’ insetticida. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Morz E. — Untersuchungen iber die Wirkung des Karbolineums È als Pflanzenschutzmittel (Ricerche sopra l’ azione del carbo — lineuni per la difesa delle piante) (Centralb. f. Bakteriol. * ece., II Abth., Bd. XXX, 1911, pag. 181-282, con 8 tavole. È e una figura). i, è p° . «Lei Da un po’ di tempo il carbolineum viene indicato come "3 rimedio quasi universale, come i sali di rame contro 1 funghi e gli animali parassiti, onde l'Autore si è proposto di fare una | serie di esperienze (durata due anni) per verificarne l’ efficacia, r adoperando e confrontando tra loro i diversi prodotti messi in. 0 commercio col nome di carbolineum o olio di terra; olio leg: gero, olio mediano, olio pesante. | Ne: Contro la Diaspis piri e V Aspidiotus ostreaeformis riuifol efficace l’ olio leggero (al 30 per 100, benchè basti anche il per 100). Ò Contro la Schisoneura lanigera sui legni vecchi, s molto bene una soluzione al 10 per 100 di olio pesante: il car bolineum puro danneggia i tessuti anche se legnosi. — | Una soluzione al 20 per 100 tanto di olio pesante leggero diede bugni risultati contro |’ erinosi della vite. All’ uno per 100 potè adoperarsi per combattere c i ui î n . fg ii ele Vi dei cavoli, ma non contro 1’ pis n. hoea. dI. Mito. Ut Ut GENERALITÀ Contro gli animali parassiti che vivono nel terreno a certa profondità, il carbolineum non potè sostituire il solfuro di car- bonio, mentre si prestò benissimo, in causa della sua piccola evaporabilità, a combattere quelli superficiali; cosiche contro per es. i nematodi delle barbabietole devesi applicare il solfuro e il carbolineum. Come fungicida, il carbolineum diede poi buoni risultati contro il cancro degli alberi dovuto alla Nectria ditissima, e in soluzione dell’ uno per 100 si mostrò efficace anche contro la | peronospora della vite. Di una certa efficacia, superiore a quella I del solfato di rame, si mostrò anche contro la Sclerotinia fruc- ; tigena. È Vero è però che il carbolineum potè esercitare anche azioni dannose sulle piante, ma per certe piante, come per esem. pei peschi, è meno a temersi del solfato di rame. Quando venne ap- | plicato a disinfettare il terreno, ritardò e danneggiò la produ- | zione se applicato poco tempo prima della semina; invece la favorì quando era stato applicato alcuni mesi prima. L. MONTEMARTINI Srewarr F. G. — Notes on New York diseases. I. (Note sopra le malattie delle piante a New York, I) (New York Agrie. Exper. Station, Bull. 328, 1910, pag. 305-404, con 18 ta- s vole). Questo è il primo di una serie di bollettini che saranno — pubblicati ad intervalli irregolari di tempo con note miscellanee | sopra le malattie delle piante più importanti, non ancora cono- — sciute o studiate solo in modo incompleto. Le malattie vi sono - ordinate a seconda delle piante che attaccano, le quali alla loro È olta sono disposte in ordine alfabetico dei loro nomi inglesi. Così si parla delle malattie dell’ alfalfa (Medicago sativa), dei GENERALITÀ meli, degli asparagi, dei fagiuoli, dei faggi, delle barbabietole delle begonie, dei rovi, dei mirtilli, dei cavoli, dei cerofQnii ciliegi, dei castagni, dei crisantemi, patate, ponodori, peschi, ecc. E. A. Bessey (East Lansing-Michigan). DS ni Van SLvxe L. L., BoswortH A. W. e Hepars C. 0. — Chemical | investigation of best conditions for making the lime sulphur wash (Ricerche chimiche sulle condizioni migliori per pre- parare la miscela di calcio e solfo) (New York Agric. Esper. È Station, Bull. N. 329, 1910, pag. 405-449, e due tavole). Parrort P. J. e ScHoene W. J. — Experiments with home-made. — concentrated lime-sulphur mixtures (Esperienze con miscele — concentrate di calcio e solfo fatte in casa) (co/ precedente, — Ball. N. 380, 1910, pag. 451 484, e una figura). Ù "an Sono due bollettini che parlano di esperienze fatte in laborti ratorio sulle miscele di calcio e di solfo e sulle migliori propor- | zioni da usarsi per esse, non che di esperienze fatte in campagna | con miscele di proporzioni diverse preparate in casa. kE. A. Bessey (East Lansing, Michigan). WiLLiam P. F. e Price J. O. O. — Self-boiled lime-sulphur and its use (Miscele bollite di solfo e calcio e loro uso) (Alabama Agric. Exrper. Station, Bull. N. 152, 1911, 12 page 04 tavole. sh . Mint, È un articolo popolare nel quale si insegna il snodo dil pre ,4- fio parare e adoperare le miscele bollite di calcio e solfo. | || °° Parlando dei risultati che se ne possono ottenere, pi Nepi sui meli le irrorazioni con tali miscele tengono lontano la | e altri mali minori Però gli effetti migliori pe, ra pes GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI 5 nelle esperienze fatte su queste piante alla stazione sperimen- tale si ebbe che la varietà Curman colle irrorazioni diede il 97 per 100 di frutti sanissimi, mentre senza irrorazioni ne diede solo il 49,6 per 100; la varietà E/berta ne diede 92 per 100 coi trattamenti e 75 senza; la varietà Mc. Kinmell 89 se curata, e nessun frutto se non curata. KE. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Brrosi G. e Farneti R. — Riproduzione artificiale della moria dei castagni, o mal dell’ inchiostro (Rend. d. h. Ac. d. Lincei, Classe scienze, Vol. X.X, 1911, pag. 628-633). Richiamate le loro note precedenti su questo argomento (veggasi alle pagine 216 e 337 del terzo volume di questa /tz- vista e alla pagina 297 del volume quarto), gli Autori comuni- cano di avere riprodotta la malattia sopra un grosso albero di castagno nell’Orto Botanico di Pavia, inoculando nella corteccia poche spore di Coryneum perniciosum. Il male si è rivelato dopo un anno colla improvvisa apoplessia dell’ albero infettato. Il fatto di essere riusciti ad uccidere artificialmente, con semplice iniezione di spore in alcuni limitatissimi punti del tronco, un intero e grosso albero sano, prova quanto sia grande la potenza patogena del parassita. L. MONTEMARTINI. Dorocuine — Une maladie cryptogamique du pin (Una malattia crittogamica del pino) (Bull. trim. d. l. Soc. Myc. d. France, T. XXVII, 1911, pag. 105-106, con tre figure). Nel parco dell’ Istituto forestale di Lesnoi, vicino a Pietro- burgo, il Pinus montana fu attaccato da una specie nuova di PARASSITI VEGETALI a fungo che l'Autore descrive qui col nome di Cytosporina septo n spora. Forma sulle foglie piccole macchie gialle che ‘coprono | talvolta da un quarto a metà della loro superficie. | L. MONTEMARTINI. Frox G. — Maladie du Pinus strobus déterminée par Lopho- dermium brachysporum Rostrup. (Malattia del Pinus stro- bus dovuta al ZLophodermium brachysporum Rostrup.). (Bull. trim. d. l. Soc. Myc. d. France, T. XXVII, 1911, pag. 44-46, con 4 figure). L'Autore segnala la presenza in Francia del Lophodermium , brachysporum che in parecchi vivai ha causato |’ essiccamento e la morte di piante di Pinus strobus di tre a cinque anni. Il parassita attacca prima le foglie di un solo ramo provocandone si l’ essiccamento, poi, mentre per mezzo delle ascospore (che sono È in principio monosettate e da ultimo trisettate) si propaga alle altre foglie, col suo micelio si estende alla corteccia e al legno | dei rami più grossi, invadendo i canali resiniferi e le tracheidi — ed arrestando lo sviluppo del cambio. Si possono tentare contro di esso le irrorazioni preventive con poltiglia bordolese, che già vennero applicate da Bartet RO. Vuillemin contro il Loph. Pinastri. li Insieme ma indipendente da questa malattia sì presentava — spesso una specie di cancro al colletto, dovuto al Peridermium Strobi, forma ecidiosporica del Cronartium ribicolum del ribes. L. MONTEMARTINI. Garyseanne A. .J. M. — Die Verpilzung der Lebe (L’ infezione fungina nei rizoidi dei fina (Flora, 3 Folge, Bd. II, 1911, pag. 147-185, con 2 tavole Ù sf PARASSITI VEGETALI 59 L'Autore aveva già rilevato la presenza di ife fungine nei rizoidi di alcuni muschi, ed il fenomeno era stato classificato insieme a quello delle micorize. Però non si tratta di vere mi- | corize e l’ Autore studia qui a lungo l’ argomento dimostrando : n che l'infezione fungina dei rizoidi dei muschi è feno- meno più frequente di quello che non si creda, però nè è co- | stante, nè in relazione colla presenza dell’ humus; che essa è dovuta a diverse specie (tra le quali l'Autore descrive anche una specie nuova di Mwucor, il Mucor rhizophilus : affine al M. racemosus), alcune delle quali mandano austori anche 1 nelle cellule verdi, come ha già visto il Némec, ed altre for- mano all’ apice dei rizoidi una specie di galla ; che questi funghi penetrano dal terreno o dalla pianta, dando luogo qualche volta a fenomeni speciali di ispessimenti della membrana dei rizoidi, senza però riuscire nè dannosi nè utili alla pianta ospite. L. MONTEMARTINI. Grirron E. e MauLBLANc A. — Notes de patologie végétale (Note di patologia vegetale) (col precedente, pag. 47-67, e tre fi- gure). DL È una specie di relazione sopra le principali malattie di | piante coltivate presentatesi nello scorso anno 1910 e delle quali si è occupata la stazione di patologia vegetale di Parigi. Gli Helleborus niger furono largamente danneggiati dal Coniothyrium Hellebori Cooke et Massee (Seporia Hellebori Thimen) di cui gli autori dànno una estesa sinonimia e detta- | gliata descrizione. Il fungo provoca la formazione, sul lembo | fogliare, di larghe macchie secche, spesso marginali, zonate, cos- | parse di numerosi punti neri. Esso si presenta specialmente nelle annate umide e quando la pianta è coltivata da parecchio tempo — nello stesso terreno e concimata con materie fecali, così che al- PARASSITI VEGETALI ® » ta cuni dovettero abbandonarne la coltura o trasportarla in al br posti. Converrebbero forse contro di esso i trattamenti preven-- tivi a base di solfato di rame. bo | Il Solanum Melongena venne danneggiato a Grignon dal-- l’Ascochyta hortorum di cui si è occupato già il Voglino nella nota riassunta alla pagina 104 del volume III di questa A7vista. — Gli Autori riconfermano qui tutte le osservazioni del Voglino, aggiungendo che a Grignon il parassita ha attaccato solo il fusto — delle piante ospiti, producendo su di esso grandi macchie brune i coperte da numerosi picnidii, ed invadendo col suo micelio tutti Ri i tessuti corticali fino al libro, non limitandosi, come vuole il Voglino, agli spazî intercellulari, ma penetrando anche nell’ in- terno delle cellule e passando dall’ una all’ altra attraverso le, punteggiature. p I cereali furono molto danneggiati dalla ruggine, dal piétim — e dal nero (Cladosporium herbarum) favorito dalle frequenti | pioggie. L’orzo subì gravi danni per l’Ze/mznthosporium teres. 5. Il mal di cuore delle barbabietole (Phoma tabdifica) che — negli altri anni a Grignon si sviluppa solo nei silos, in questa | annata, causa le frequnti pioggie estive seguite da siccità alla: fine di agosto, si estese molto anche in campagna. ‘i Furono pure molto dannosi: il ma/ dello selerozio delle: leguminose; la peronospora delle patate e dei pomodori, contro la quale gli agricoltori non hanno ancora appreso l’uso delle ir- rorazioni a base di sali di rame; la peronospora della vite, contro la quale si tentò inutilmente di sostituire 1’ argento al rame ; il mal bianco delle quercie che gli Autori insistono nel ritenere specie diversa dall’ Oidium quercinum di Thiimen | chiamare provvisoriamente 0. a/phitoides, e che trova un seri | nemico nel Cicinnobolus già descritto dal Wuillemin (vegga alla pagina 285 del precedente volume di questa vista) ; ilm bianco dei ribes (Sphaerotheca mors-uvae) che va sem pro 1] estendendosi in Europa e che meglio che colle semplici solf PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 61 zioni deve essere combattuto coi polisolfuri alcalini (certe varietà di ribes non resistono però all’ azione di questi composti); la malattia verrucosa delle patate dovuta alla Crysophlyctis endo- biotica e che si diffonde coi tuberi o per infezione del terreno. L. MONTEMARTINI. ue” 4 1 E » } Norrray E. — L’oidium du chène en Sologne et sur les coteaux du Cher. Invasion de I’ année 1910 (L’oidio della quercia in Sologna e sulle rive del Cher. Invasione del 1910) (Jourw. d’Agric. pratique, Paris, 1911, pag. 47-48). A L’ Autore segnala i danni recati dall’ Oidium quercinum e È cerca di misurarli. Certi polloni dell’annata fortemente attaccati hanno raggiunto solo la lunghezza di m. 1.50 a 1.80, mentre altri non attaccati sono diventati lunghi m. 2.50 e più. L. M. . Scort W. M. e Quarrance A. L. — Spraying peaches for the control of brown-rot, scab and curculio (Irrorazioni per com- battere il marciume, la scabbia e i curculionidi dei peschi) (U. S. Deprtm. of. Agricult., Farmrs Bull. 440, 1911, 40 pagine e 14 figure). . Si giudica che all’est delle Montagne Rocciose, la malattia nel peschi rota col nome di marciume nero (Sclerotimia fruc- tigena) produca una perdita annuale da tre a quattro milioni . di dollari (15 a 20 milioni di lire), e la scabbia (Cladosporium carpophilum) produca probabilmente nello stesso territorio una | perdita di un milione di dollari (cinque milioni di lire). A_ que- sti malanni si aggiunge un insetto (Conotrachelus nenuphar) a 2 * PARERE... Cs io x ST ee. e . ei diga. 62 PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI bali rad n= che è causa tutti gli anni di una perdita di almeno tre milic i . tod ” & DI 1 SE e 750 mila dollari (18 milioni di lire circa). Alcune pagine di questo bullettino sono dedicate alla d e scrizione di tali malattie fatta colla scorta di buone figure. Poi sono descritte le esperienze fatte nel 1910 con miscele bollite. di solfuro di calcio cui si è aggiunto dell’ arseniato di piombo. Con tali irrorazioni si è potuto combattere tutte e tre le Mal lattie in parola, mentre contemporaneamente ne venivano osta- colati anche la malattia di San Yosè e gli afidi. In un esperi- mento a Fort Valley nella Georgia, dagli alberi in tal modo irrorati si ebbe 1’ 86,2 per 100 di frutti commerciabili, da È quelli non irrorati solo il 54,6. A Buldwin dai primi si ebbe P tra 1’ 82 ed il 97,7 per 100 (a seconda delle varietà) e dai secondi. tra il 7,5 e il 51,5. Inoltre i frutti degli alberi curati erano più colorati e pieni ed avevano valore maggiore di quelli degli al- _ beri non trattati. "È Per le varietà di maturazione comune i trattamenti da farsi © sono: primo, 10 giorni dopo la caduta dei petali, con arseniato | di piombo (una parte in peso di arseniato con 200 parti di acqua resa alcalina dall’ aggiunta di una parte di calce fresca); secondo, due settimaue più tardi, colla miscela bollita di solfuro di calcic È ed arseniato di piombo (sopra 16 Kg. di calce fresca si vers: tant’acqua quanto è necessaria per coprirli, e mentre la calce sì. estingue si aggiungono 16 Kg. di solfo e poi altra acqua, on tinuando ad agitare per circa 20 minuti, passati i quali, quando Ò la miscela è ben uniforme, la si diluisce in 800 litri di acqua © @ vi si aggiungono 5 Kg., di arseniato di piombo); terzo, que o cinque settimane prima della maturazione dei dritti miscela di solfuro di calcio preparata come sopra, ma s 1 l’arseniato. E. A. Bessey (East Lansing, Mi FISIOPATOLOGIA 63 Averna-SaccA R. — L’acidità dei succhi nelle viti americane in rapporto alla resistenza di esse alla fillossera (Att? d. £. i Ist. d' Incoraggiamento di Napoli, Ser. VI, Vol. VIII, 1910, 45 pagine). L’Autore pubblicò già sull’ argomento un lavoro riassunto alla pagina 150 del precedente volume di questa /ivista. Qui con molti dati analitici si sostiene la tesi già svolta dal profes- sor Comes che “ il grado di acidità dei succhi nelle radici delle “ viti americane è in diretti rapporti col grado di resistenza di “ esse agli attacchi della fillossera ,,. Ne deduce che tutte le circostanze che contribuiscono ad attenuare la naturale acidità delle piante debbono altresì dimi- nuire la resistenza delle viti al terribile parassita : così l’ am- biente caldo ed asciutto delle pianure meridionali, 1’ esuberante calce nel terreno, l’accurata coltivazione fanno sì che alla resi- stenza iniziale segua un naturale deperimen'o. Un vitigno spe- rimentato come resistente alla fillossera in una data plaga, potrà resistere per 10, 20, 30 anni; ma a capo di un tempo, più o meno lungo a seconda dei luoghi, dei metodi di coltura e della resistenza iniziale, finirà col soccombere. Ciò premesso, richiamato anche quanto consiglia la commis- sione governativa per la ricostituzione dei vigneti in Sicilia (veg- gasi alla pagina 265 del precedente volume di questa Rivista), l'Autore raccomanda di impiantare i nuovi vivai ed inuovi vi- gneti esclusivamente in collina , dove i succhi radicali sì man- tengono più acidi; di valersi di ibridi produttori diretti (otte- nuti dai migliori vitigni locali preferibilmente colla Ber/andieri) abbandonando il sistema delle viti innestate; di ricostituire i | vigneti deperiti solo dopo avere coltivato il relativo terreno per | parecchi anni consecutivi con piante erbacee. L. MONTEMARTINI. Hecke — Beobachtungen der Ueberwinterungsart von Pflanzen parasiten (Osservazioni sopra il modo di svernare el Chi rassiti vegetali) (Natw. Land- u. Forstw., Bd. IX, 1911; pag. 44-53). Secondo l’Autore le Uredinee eteroiche possono .svernare nei seguenti modi : I.: in forma di teleutospore dalle quali alla primavera originano basidiospore che dànno normalmente la forma ecidio- sporica o possono (ciò che è ancora discutibile ed in ogni modo . non ha molta importanza pratica) infettare direttamente la pianta ospite, saltando la forma ecidiosporica. II.: in forma di uredospore. III: in forma di micelio quando, giusta le esperienze dell'Autore, |’ infezione ha luogo in autunno e rimane in incu- bazione tutto l’ inverno. IV.: secondo alcuni, nei semi in forma di micoplasma (Erikson) o di micelio; ma la cosa è molto dubbia e appare 14 tale anche dalle esperienze dell'Autore. x L'Autore chinde con alcune considerazioni sopra le cause dI che hanno reso possibile alcune epidemie di ruggini. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Journal d’Agriculture pratique, Paris, 1911: N. 1. — F. Couston vanta i risultati del formolo, nel trattamento semi dei cereali, contro la carie ed il carbone Gini per 10. minui in una soluzione al 0,3 per 100). i Per combattere l’Epilachura argus (una cocciniglia dei cetrioli) si sigliano irrorazioni con una miscela di 240 grammi di arseniato dia (verde di Scheele) e 500 grammi di farina in 100 litri di acqua. si questo sale é velenoso, ; 191 li ch Pavia — rr Cooperativa, 1911 sea L Anno V. 15 Agosto 1911 Num. 5. Ivista di Patologia Vegetale DireTtTA paL DoTT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia BACTERI Pavarino L. — Un cancro della Glicine: Bacterium Monte- martinii N. Sp. Il Direttore della cattedra ambulante di Piacenza ha man- dato in esame al Laboratorio Crittogamico di Pavia alcuni rami di glicine che presentano macchie nere, irregolari, depresse e di grandi dimensioni. Caratteri anatomo-patologici. Facendo una sezione trasversale di un ramo in corrispon- 2 denza delle macchie, si può seguire ad occhio nudo il processo di corrosione che, dopo aver distrutta la corteccia, si approfon- disce attraverso gli strati legnosi. All’ esame microscopico la necrosi dei tessuti si manifesta - con una colorazione bruna che diventa più oscura sulle pareti È delle fibre e dei vasi già alterati. Nell’ interno degli elementi non ancora anneriti, si vedono microrganismi mobili che deter- | minano un’area batterica di sviluppo verso gli strati più interni ros Per procedere all’ isolamento dei microrganismi, ho somir ciato a lavare il ramo prima con acqua e. sapone c.00® 20 r- mente con una soluzione di sublimato corrosivo, acqua distillat sterile, alcool ed etere. Quindi, con strumenti sterili, ho aspor- tato dei pezzetti di materiale ammalato e con essi ho pre pari delle culture nei diversi mezzi nutritivi. Mar Con detti procedimenti ho isolato un microrganismo che pre senta i seguenti caratteri morfologici e culturali. Aspetto microscopico e colorabilità. “Sha Trattasi di un cocco rotondo, della grandezza di 6-8 &, con |. tendenza a disporsi a cumoli irregolari come lo stafilococeo del pus. Non resiste al Gram, per cui non si può confondere cogli altri cocchi comuni. (Vedi fig. 1). do \ Si colora bene a freddo con tutti i colori basici di anilina | e specialmente col violetto di genziana, secondo la formola. di Ehrlich. | Re i i Ng) Comportamento rispetto all’ossigeno, alla temperatura ed ai terreni nutritivi. Cresce meglio in presenza di ossigeno e le culture sì & vi- luppano assai rapidamente a temperatura ambiente e nei diver terreni nutritivi. Strisciamento su agar. Si ha alla superficie formazione di una gii gogliosa, irregolare e di colore biancastro. (Vedi fl I "0 sd E ahi ” ; x al, "a 44, . De PIA BACTERÌ 67 Infissione in agar. La coltura si sviluppa più lentamente ma assai bene con formazione di un fittone che assume la forma nastriforme lungo il canale d’ innesto ed un abbondante sviluppo alla superficie. Infissione in gelatina. i Si sviluppa un fittone degradante con barbicine laterali lungo il canale d’ infissione ed alla superficie si forma una specie di capocchia poco rilevata, di colore bianchiccio senza /luidifi- cazione della gelatina. (Vedi fig. 3). Coltura in brodo. Anche nel brodo si ha uno sviluppo rigoglioso della coltura con formazione di patina spessa alla superficie e di abbondante sedimento fioccoso che si solleva agitando con intorbidamento del liquido che assume colore verdicino. Vitalità e resistenza. x Nelle culture è molto tenace -e conserva movimenti vivacis- _ simi; inoltre ho constatato che il microrganismo sopporta l’ es- | siccamento per molto tempo. Ricerche sperimentali sulla patogenesi. Nell’ ottobre 1910 ho tentato di infettare rami sani di gli- | cine con brodo di coltura pura cercando di facilitare l'infezione _ con ferite prodotte sulla corteccia mediante coltello sterilizzato, _ ma le prove diedero risultato negativo forse perchè intraprese . "a urine A ce et a. p, SES = 68 BACTERI — PARABBNTI VRORPALI «A nera » riproduzione artificiale del cancro che si presenta con gi ste S do caratteri macroscopici ed anatomo-patologici sopra descritti. Ho pure constatato che lo sviluppo della malattia è favorito dalla umidità e che l’ infezione si propaga da un ramo all’ altro me- diante il liquido che, gocciolando dalle piaghe dei rami infetti, de. cade su quelli sani. “i Non v'è dunque dubbio che il microrganismo da me isolato. “d sia specifico del cancro sulla glicine. Dedico la nuova specie al prof. Luigi Montemartini, desi- gnandola col nome di Bacterium Montemartimi n. sp. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, luglio 1911. Busàg F. — Eine neue Krankheit der Maulbeerbiume (Una nuova malatia dei gelsi) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXIX, 1911, pag. 70-74, con due figure). È la malattia di cui l'Autore si è già occupato nella nota | riassunta alla precedente pagina 8 di questa Azvista. Comunica | qui che è stata trovata la forma ascofora del parassita patogeno, _ e la descrive come un genere nuovo (Dothiorellina, che è una ù Dothiorella a picnidii bianchi ed a sporofori ramificati), dedi. | cando la specie (D. Tankoffii) al Pr. Tankoff. di à Quanto alla forma imperfetta, 1’ Autore riconosce che a precedenza nell’averla rilevata spetta a Maffei e Turconi; ered però si debba ascrivere al genere Thyrostroma, facendone - ; specie 7. Aosaroffli (Maff. e Turc.) Bubàk. PARASSITI VEGETALI 69 Eperrron C. W. — Some sugar cane diseases (Alcune malattie della canna da zucchero) (Lowistana Agricult. Exper. Sta- tion, Bull. N. 120, 1911, 20 pagine e 12 figure). | Nella Luisiana furono recentemente introdotte, probabil- mente da diversi paesi tropicali, e si diffusero largamente tre malattie della canna da zucchero. È nel 1909 che si cominciò a notarle, nel qual anno la loro diffusione fu estremamente fa- ‘vorita dalla grande siccità della primavera. La prima è il red-r0d (marcium rosso) dovuto al Co/leto- trichun falcatum. Fu dall’ autore osservato anche nelle pianta- gioni di zucchero della Florida e della Georgia. Di solito non lo si scorge finchè le canne sono spaccate e presentano i tessuti interni chiazzati più o meno regolarmente di rosso. Le macchie rosse circondano spesso delle aree bianche ; il midollo pure si spacca. L'infezione pare cominci ai nodi, ma in molti casì si apprende anche alle lesioni prodotte dagli insetti ed il danno è doppio: anzitutto perchè viene ridotto il cotenuto in zucchero, e in secondo luogo perchè sono uccise le gemme, cosicchè le canne adoperate per la riproduzione non danno tutte le piante che dovrebbero dare. Il metodo migliore per combat tere la malattia è quello di scegliere piante perfettamente sane e adoperarle per le piantagioni nuove. La malattia della corteccia (Ring-desease) dovuta al Melan- conium Sacchari fa osservata per la prima volta in Luisiana sette o otto anni or sono, ed oggi è diffusa in una gran parte dello Stato. Le piante ammalate presentano una quantità di piccole pustole nere vicino ai nodi. L’interno del culmo è co- lorato in diversi modi; le gemme muoiono ed i tessuti seccano rapidamente. Maggiori danni nella Luigiana sono dovuti al dif- fondersi della malattia sulle canne tagliate per le piantagioni dell’ anno successivo, poichè il parassita passa per contatto da | una canna all’ altra, così che spesso tutto il mucchio di canne SPS. Riv. è Tao x “ , - De, \-- i gie) LAN 2: 70 PARASSITI VEGETALI uo = “= tagliate riesce infetto e incapace di crescere nella pri: >, ra seguente. | < Sia 533 È a raccomandarsi di fare esperienze per ottenere varietà — più resistenti, e sarà bene anche asportare dal campo tutti i pezzi tagliati. La terza malattia è la così detta Pineapple disease (ma- È; lattia dell’ ananasso), prodotta dal Thielaviopsis ethaceticus, il quale attacca i fusti attraverso le ferite prodotte dagli insetti o dall’ uomo. La malattia non si manifesta ordinariamente con caratteri esterni, ma colpisce la parte interna dei culmi che deperisce e si vuota, annerendo presto quando è esposta all’ aria. I tessuti alterati sviluppano un odore caratteristico di ananasso, _ donde il nome della malattia. - Si è visto che si può prevenire il male immergendo in poltiglia bordolese le canne destinate alle nuove piantagioni, pratica che non bisogna omettere se si tratta di materiale im- portato da altre regioni che non sieno assolutamente immuni. In aggiunta a queste tre malattie vi è un marciume delle radici (r00d rot) dovuto ad un fungo, il Marasmius plicatus, conosciuto da parecchi anni nella Luisiana e che però non reca danni considerevoli se non quando condizioni sfavorevoli di ve- getazione (per esempio una stagione troppo asciutta) indeboli- i scono la resistenza delle piante. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Iuris H. — Ueber eine durch Maisbrand verursachte intraca lare Prolification bei Zea Mays L. (Sopra una proliferazion intracarpellare del mais, dovuta al carbone) (Sitzsber. K Ak. d. Wiss. in Wien, Bd. CXIX, 1910). su bs Trattasi di ingrossamento delle glume e della zione del carpello in un otricolo lungo. lerioni. PARASSITI VEGETALI 1 nente, sul prolungamento dell’asse, un ramo foglifero anomalo. L’ anomalia è probabilmente dovuta all’ Ust:/ago Maydis. = i E 1 i i Némec B. — Ueber eine Chytridiazee der Zuckerriibe (Sopra una Chitridiacea della barbabietola da zucchero) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXIX, 1911, pag. 48-50). Mentre studiava 1 nematodi delle barbabietole, 1’ Autore os- servò nelle radici laterali di questa pianta una Chitridiacea che qui descrive col nome di Soro/pidium Betae nov. gen. e n. sp. Vive solo nelle cellule della corteccia delle radici laterali e non ha che importanza scientifica in quanto segna la affinità _ tra Chitridiacee e Plasmodioforacee, L. M. Reep H. S. — Tomato blight and rot in Virginia (La nebbia ed il marciume dei pomodori nella Virginia) (Virginia Agrie. Exper. Station., Bull. 192, 1911, 16 pagine e 9 figure). Negli ultimi cinque anni la coltivazione dei pomodori nella Virginia sud-orientale fu di mano in mano sempre più danneg- # giata da due malattie: la nebbia delle foglie ed il marciume dei frutti. | . La malattia più comune delle foglie è quella dovuta alla Septoria Lycopersici, fango che attacca solo le foglie, comin- | ciando dalle più basse e procedendo a poco a poco verso quelle È più alte. Si presenta in forma di piccole macchie nere, in prin- | cipio della grossezza di una capocchia di spillo, poi sempre più | larghe, in corrispondenza alle quali i tessuti muoiono. Se la — malattia procede rapidissima, insieme ai primi sintomi si ha l’im- — brunimento e l’avvizzimento dell’ intiera foglia che però non e DI si i98> lv (2 PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI cade. Essa si manifesta in giugno e luglio, i stagione è calda e piovosa, e cessa di allargarsi in settembr Maggiori danni sono però dovuti ad una specie di Py tophthora che può essere forse distinta dalla PA. son ; delle patate pel fatto che alle volte vicino a campi di pome: s dori completamente infestati vi sono piantagioni di patate asso- lutamente immuni. Sui pomodori questa malattia compare dope la Septoria Lycopersici, di solito verso la fine di luglio. Ordi- nariamente sono gli apici delle fogliette i primi a mostrare lin: fezione, specialmente nelle foglie più basse delle pinte. Tali fogliette muoiono ed imbruniscono e la pianta si presenta come | se fosse stata colpita dal gelo. Spesso viene colpito enche il n sto che diventa nero esso pure. La malattia si estende poi anche } ai frutti, causando la depressione della prima parte attaccata, A cui segue poi l’annerimento e la morte. Questa malattia persiste — x.) fino nel tardo autunno. 3 Parecchie esperienze hanno dimostrato che i trattamenti del | terreno col solfuro, calcio ed altre materie fertilizzanti non hanno aleuna azione sopra l'andamento di queste malattie. Invece esse | si possono combattere con tre o quattro (a seconda della fre- a quenza o meno delle pioggie) irrorazioni con poltiglia bordolese. _ 4 Di Anche la miscela di solfo e calcio ha una grande efficacia. | E. A. Bessey. (East Lansing, Michigan). HarrzeLL Fr. Z. — A preliminary report on grape insects (Rap- porto ineligiin sopra gli insetti della vite) (New ui x Agric. Exper. Station, Ball. N. 811, 1910, 15 pagine e | figure). - Pr STA È una prima relazione sopra gli studî fatti dei. rent setti che attaccano la vite nel distretto di Cl PARASSITI ANIMALI 73 stato di New York: Haltica chalybea, Contarinia Johnsoni , Macrodactylus subspinosus , Fidia vilticida, Typhlocyba comes. Di ogni insetto si dice l’ importanza economica, la storia, 1’ ori- gine e la distribuzione , le piante sulle quali vive, qualità e quantità dei danni che produce, caratteri diagnostici, bio'ogia, mezzi di lotta. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hopaxiss H. E. — The apple and pear Membracids (I Membra- cidi dei peri e dei meli) (N. Y. Agrze. Exper. Stat., Techn. Bull. N. 17, 1910, pag. 81-112, con 8 tavole). I peri ed i meli sono attaccati da certe specie di insetti del gruppo dei Membracidi, dei quali la Ceresa taurina e C. borealis depositano le ova nelle gemme, la C. dubulas e Sti- ctocephala inermis le depongono nella corteccia dei rami più giovani. Le larve di questi insetti vivono anche su diverse piante erbacee spontanee o coltivate. _I danni prodotti alla pianta non sono indifferenti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Vaccari L. — Sulla opportunità di fondere il metodo alle baci- nelle proposto dal Pr. Berlese con quello proposto dal Pr. Lo- trionte nella lotta contro la mosca delle olive. (Boll. quindie. d. Soc. d. Agric. Italiani, Roma, 1911, pag. 416-422). Richiamate le esperienze fatte in Puglia di cui parlarono 3 il Di Frasso Dentice e il Berlese nelle pubblicazioni riassunte $ rispettivamente alle pagine 307 del volume precedente e 6 del È presente di questa ivista, lAutore osserva che in Toscana, ed | lm generale nei climi umidi, l’acqua pura non esercita sufficiente è dei in SE N i è UP MA PARASSITI ANIMALI — AZIONI TRAUMATICE "i RR È tu 4 è, Se, —A DA N) e, ” PA sE n a -- "— TG , ei ag azione attrattiva sulla mosca delle olive, e. le esperienze fatte. in tal senso hanno dato risultato negativo. Ricorda poi le osservazioni ed esperienze fatte a Tivoli dat pr. Lotrionte sulle quali riferi recentemente anche il pr. Cuboni (Bollettino Società Olivicultori, 1911), e dalle quali risulta chet® in realtà le sostanze zuccherine esercitano un’ azione attrattiva. — e precisamente il glucosio più che la melassa, e che il solfato è di rame può essere veleno efficace contro la mosca delle ulive. Il pr. Lotrionte sostituì infatti, con buoni risultati, alla miscela a base di melassa e arseniti, quella a base di glucosio commer- 3 ciale sciropposo e solfato di rame. Con questa miscela, anche se irrorata, non si favorisce, anzi si ostacola la fumaggine. L'Autore propone qui di combinare, a seconda delle condi- © zioni ambienti, 1 due metodi del Berlese e del Lotrionte. L. MONTEMARTINI. Weser F. — Ueber die Abkirzung der Ruheperiode der Holz- > gewichse durch Verletzung der Knospen, beziehuagswelse Injektion derselben mit Wasser: Verletzungsmethode (Sul- È: l’abbreviamento del periodo di riposo negli alberi legnosi Nt N in seguito a lesione delle gemme o a iniezione di acqua in esse: metodo di ferite). (Anz. k. Ak. Wien Wiss., math. nat. Klasse, Bd. X, 1911, pag. 182-188). A $ cipata fioritura delle gemme, iniettando in esse, alla met: lel- È noto che nella Tilia e Syringa si può ottenere un’ ant l'inverno, a mezzo di una comune siringa, acqua distill Nella 7i/ia però, secondo l'Autore, basta, per ottenere lo # effetto, la semplice puntura della gemma. AZIONI CLIMATERICHE — MALATTIE D'INDOLE INCERTA (5 Varca 0. — Beitrige zur Kenntniss der Beziehungen des Liehtes und des Temperatur zum Laubfalle (Studî sull’ azione della luce e della temperatura sopra la caduta delle foglie). (0e- sterr. Bot. Ztschr., 1911, Bd. LXI, pag. 78-88). L’Autore fa una serie di osservazioni dalle quali deduce che tutte le condizioni che impediscono o ostacolano l’ assimila- zione clorofilliana, danneggiano anche le foglie e ne provocano la caduta; quindi agiscono in tal senso non solo l’ oscurità, ma pure la luce fortemente rifrangibile, la mancanza di biossido di carbonio nell’ aria ambiente, la diminuzione della temperatura, ecc. Anche la mancanza di traspirazione proluce uno stesso ef- fetto, ma riesce più dannosa la mancanza di assimilazione : la luce e la temperatura agiscono e per l’ assimilazione e per la Lidi eni © Sa elit Miei traspirazione. | La disposizione alla caduta delle foglie si esplica in ciò che È le foglie danneggiate nella loro funzione subiscono un eccita- mento alla base del loro picciolo, ove si forma lo strato di se- parazione. L. MONTEMARTINI. Cosau R. — Fasceiazione nell’infiorescenza di Nasturtium Ar- moracia (L.) Fr. (Atti d. Soc. It. di Sc. Nat., Vol. I, 1911, pag. 142-147, con due figure). L’Autore descrive un caso di fasciazione che da almeno dieci anni si presenta nelle infiorescenze di alcune piante di . barbaforte (Nasturtium Armoracia) dell'Orto Botanico di Brera, _@ Milano. 2 Trattasi di un caso nuovo, e le più pazienti ricerche non hanno potuto rivelare sulle piante in parola la presenza di nes- - È - 76 MALATTIE D'INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA — Dior x suno di quei piccoli parassiti animali (in ispecie Phyi top S che da alcuni vengono sospettati o indicati come causa di simil deformazioni. L’ autore però non esclude possano tali anima] intervenire nel primissimo inizio della cosa e poi scomparire | senza lasciare traccia. Ad ogni modo la causa, nel caso in parola, rimane sempre. incerta. (i L. MONTEMARTINI. rta * Necer F. W. — Ambrosiapilze. IV, Tropische Ambrosiapilze (I funghi dell’ambrosia. IV, Funghi dell’ ambrosia ai tropici) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXIX, 1911, pag. 50-58). (veggasi alla pagina 319 del precedente volume di questa | Rivista). i I botrichidi che coltivano funghi, rari nei nostri paesi, songhi invece abbastanza comuni nella zona tropicale, e l'Autore ne. ha osservato, anche in rami piccoli, sopra le seguenti piante: | Hevea brasiliensis, Castilloa elastica. Manihot Glaziovii, Thea chinensis, Theobroma Cacao, Coffea arabica, Cedrela odorat 1, Acacia decurrens. ps: In generale questi animali coltivatori di funghi si trova no nei substrati con poco nutrimento, quindi nel legno e non nelli corteccia e nei frutti. I funghi non sì possono fun non in seguito a culture: sono del gruppo degli Endomyces e aumentano i danni arrecati al legno dagli insetti, in Bear il vadono i vasi e impediscono il loro funzionamento. ine fata Y, L. MONTEMARTINI. | N n rù Ul: Scanemer-OreLLIi O. — Die Uehertraguagi und Keimang de brosiapilzes von Xileborus dispar ( Re I FISIOPATOLOGIA — ANATOMIA PATOLOGICA (‘ nazione del fungo dell’ ambrosia nello Xyleborus dispar). (Natur. Ztschr. Forst-u. Laudw., Bd. IX, 1911, p. 181-193). Esaminando il contenuto dell’ intestino delle femmine sver- nanti di Xy/eborus dispar, l’Autore vi trovò le cellule del fungo dell’ambrosia , e vide poi che dette cellule germinavano facil- mente su certi substrati, mentre di solito, prima di passare nel- l’ intestino, sono di difficile germinazione. Resta così provato che la disseminazione del fungo nelle nuove gallerie è dovuta alle femmine ed è endozoica, non eso- |. zoica. L. MONTEMARTINI. Dexizor G. — Sur une galle du chène provoquée par Andricus radicis, cynipide (Sopra una galla di quercia dovuta ad un cinipide: Andricus radicis). (Rev. gen. de Botanique , Paris, 1911, T. XXIII, pag. 165-175, con quattro figure). E una galla già descritta dal Reaumur e da altri botanici e segnalata sui Quercus robur, Q. Tozza e Q. Mirbecki: è do- vuta all’Andyricus radicis le cui larve sono depositate ,. forse — nello strato generatore, all’ origine delle grosse radici; diventa biancastra, carnosa, grossa come una noce o un cotogno. L'Autore ne studia l'anatomia e ne dimostra l’ analogia colla galla prodotta dall’ Andricus Steboldii, benchè questa sia . uniloculare e quella pluriloculare. Distingue nel parenchima fon- damentale uno strato nutriente pieno d’ amido, che scompare | vicino alla larva ed è sostituito da una massa alimentare ricca di tannini e di olio, e uno strato protettore formato da cellule | sclerose, punteggiate, contenenti un grosso granulo albuminoide È e tannico. I tannini, esistenti in tutta la galla, sono però ab- bondanti in tre zone: nelle cellule nutritive più vicine alla larva, nello: strato protettore, nel sughero periferico. L. MONTEMARTINI. GENERALITÀ: Eperrton C. W. — Diseases of the fig tree and fruit (Malate ie dei rami e dei frutti di fico) (Louisiana Agrie. Eaper | tion, Bull. N. 126, 1911, 20 pagine e 8 tavole). | I fichi sono largamente coltivati nella Luisiana meridionale, specialmente le varietà che non hanno bisogno di caprificaZione; — e sono destinati o al consumo fresco oppure vengono canditi, non sono quasi mai seccati in causa del clima umido. Sono danneg- | giati da otto malattie, senza contare quelle dovute ad insetti. Antracnosi. — È dovuta alla Glomerella frucligena e con # molte infezioni incrociate si potè vedere che è identica al bitter È rot delle mele. Quando attacca i frutti, forma su di essi delle* macchie nere, o ne deteriora tutta la superficie finchè i frutti i stessi seccano e restano sui rami ove sono sorgente di nuove | infezioni per gli anni seguenti. Gli acervuli del fungo sì svilup- $ pano abbondantissimi sugli organi ammalati, e causa la matrice in cui le spore sono immerse, esse non possono essere dissemi- v nate che dalla pioggia, o per contatto, e per mezzo degli insetti | quando passano da un frutto all’ altro se sono bagnati. Spesso | sono infettati anche i piccioli ed i lembi delle foglie, ed il fungo — può anche crescere sulle parti morte dei rami e nelle ferite del | tronco, ma da sè solo non produce cancro. La forma ascofo N si sviluppa qualche volta sui frutti mnmmificati durante l’inve noi fu ottenuta anche in colture pure in laboratorio, colture per. mezzo delle quali si potè riprodurre artificialmente la malattia. La antracnosi tipica del fico si ebbe anche coll’inoculazione d d " p a l’antracnosi del Melilotus indica, dell’ Acer saccharinum e del Capsicum annuum, così come di quella dei meli, sui quali ul. timi si ottenne viceversa il tipico Ditter-r'0t Inoedao n queste tre antracnosi che quella dei fichi. In ambedue. pl esperienze coll’ antracnosi del cotone non hanno dato 1 Le spore dell’ antracnosi del fico producono la miele anche se poste in una goccia d’ dr sull’ e pan GENERALITÀ 79 tatta di queste ultime. Pare che vi sia tra le diverse varietà di fichi una grande differenza di resistenza a questa malattia, cosìche il modo forse più efficace per limitarne i danni è quello di coltivare le varietà più resistenti, poichè è incerto se le ir- rorazioni sieno convenienti in causa delle frequenti pioggie. Sarà però utile anche mondare il frutteto dai rami ammalati e dai frutti mummificati. La forma conidica del parassita in parola fu descritta da Stevens ed Hall col nome di Co/letotrichum Caricae, ma fu ab- bastanza provato che essa è identica a quella che è causa del Bitter-rot dei meli. Cancro. — Questa malattia è caratterizzata dalla contra- zione e dall’ essiccamento dei tessuti intorno alla cicatrice dei frutti e dall’accrescimento dei tessuti sani più vicini : in seguito la parte ammalata centrale cade e lascia una ferita cancrenosa aperta, la quale a poco a poco si estende e può uccidere il ramo. Diversi funghi ed anche degli insetti possono in seguito pene- trare nella ferita, ma il vero agente patogeno è un fungo che entra solamente dalla cicatrice lasciata dai frutti, uccide, anne- i rendoli, la corteccia, il cambio e una parte del legno, manife- | standosi però dopo un anno che il frutto fu colto e progredendo | assai lentamente. È la Tubercularia Fici, colle colture pure . della quale si potè riprodurre artificialmente la malattia. Buon i mezzo di lotta è certamente la potatura e distruzione dei rami infetti. — Nebbia dei rami (Limb blight). — È caratterizzato da frut- tificazioni lucide, color salmone, che coprono i rami, e da un re- pentino avvizzimento ed essicamento delle foglie delle parti col- pite. La malattia è dovuta al Corticium laetum , il quale at- tacca l’apice dei rami che sono stati danneggiati da insetti, pre- sentandosi in principio come saprofita ma estendendosi in se- | guito alle parti vive che uccide formando poi su di esse i suoi | organi di fruttificazione. Lo si deve combattere cogli stessi me- | todi che furono sopra proposti pel cancro. diventano mollissimi ed il loro succo, tutto pieno di spore, gocci: fuori dalla loro parte superiore. Le varietà a buccia dura: sono | le più reristenti. i @ Ruggine. — L°' Uredo Fici è abbondante nella Loisin @ Da provoca frequentemente la caduta di gran parte d Ile foglie in è principio d’ autunno o nel tardo estate. La malattia però non = diventa grave se non in agosto o settembre. Non sì sa ancora come questo parassita si propaghi da un anno all’ altro. pa i Ticchiolatura delle foglie (Leaf spot). — Questa malattia ha » pochissima importanza. E’ caratterizzata dalla presenza di mac- E, chie secche, di diverse dimensioni, sul lembo delle foglie, ed a dovuta ad una specie di Cercospora descritta recentemente da 9 lt FR Heald e Wolf col nome di €. Fiei. a Lora Nero dei vanti. — Anche questa malattia non hai SE n È È tanza. I rami diventano neri a cominciare dalla loro estren Vi si trovarono diversi funghi e bacteri. “I £ Galle radicali dovute a nematodi. — L’Heterodera NI e colu qualche volta riesce assai dannosa ai fichi nei terren bios, ma nei terreni alluvionali e argillosi non ha sa importanza. xo: € E. A. Bessey (East Lansing, Mi shig N ——————_—__—————_—_——————€_—__—mr_____y____——_s———É——— n = — — NOTE PRATICHE | Si comunica che nella Slesia si regie de topi campagnuoli infestanti i tri rullo da strade, del peso di 175 qui ‘il tri mentre i topi furono completamente d Pavia — Tipografia C Fe NvW&RINOWLG: «Un @&anero della’ Glicine, o». ° * i i 5 È 5 hi 3 3: de a a 0 # ‘o _ ANNO V, Bre 25 Agosto 1911 Num. 6. Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL Dort. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ CLinton G. P. — Notes on plant diseases of Connecticut (Note sulle malattie delle piante al Connecticut) (Rep. 0f the Bo- | tanist for 1909-910, of the Connecticut Agric. Exper. i Station, 1911, pag. 713-738, con quattro tavole). Causa il tempo freddo della primavera del 1909 molte ma- lattie fungine poterono svilupparsi. Nel 1910 il marzo fu caldo e la vegetazione cominciò presto mentre sì ebbe freddo e pioggia nel maggio, e ne vennero danneggiate molte piante. La malattia della corteccia (Diaporthe parasitica) del ca- stagno sì è diffusa in una larghissima parte del Connecticut. Essa è dannosa specialmente al castagno americano (Castanea dentata), ma fu pure segnalata su quello giapponese (C. japonzica) e sull’ europeo (C. vesca) nonchè sulla C. pumila. L'Autore crede sia una malattia originaria dell’ America, che si è diffusa e di- | venne dannosa solo in questi ultimi quattro anni. i La Gnomonia ulmea, attaccando gli olmi americani (Vlmus americana) provocò, nel 1909 in diversi posti, la caduta di tutte le foglie degli alberi, ma nel 1910 non si manifestò con tanta | virulenza sulle stesse piante. Inoculazioni incrociate di diversi stadî di ruggine hanno mostrato che il Peridermium Peckii della Tsuga canadensis è temente diverse specie di Vaccinium. La così detta nebbia dei pini che si presentò ds comt nel 1907 nella nuova Inghilterra e per diversi annì consecuti =; pare dovuta all’azione del freddo o di condizioni sfavorevoli alla‘ de DO vegetazione e non a nessun fungo. ù Una malattia dei meli non ancora segnalata nel Commessi è dovuta al Cylindrosporrmum Pomi e si manifesta con macchie nelle foglie. Il RAhododendron indicum coltivato ebbe le foglie deformate dall’ Erobasidium Vaccini. | Sull’ Allium schoenoprasum si trovarono gli stadî II e III * della Puecinia Porri. Le teleutospore erano per la maggior parte di tipo monocellulare. Per la prima volta nello Stato il Cronartium quercus fu travato nella sua forma ecidiosporica (Peridernium cerebrum) sul Pinus Banksiana. IL Cronartium comptoniae sembra abbia sviluppato la forma ecidica (Peridermium pyriforme) sul Pinus | vigida e P. sylvestris. Gli stadì II e III furono trovati sulla | Comptonia. La malattia è veramente grave. è Il Cronartium ribicola, la cui forma ecidica (Peridermium Strobi) fa trovata nel 1909 su semi di pino provenienti dalla (iermania, venne segnalato sopra diverse piantagioni. Nel 1910 _ non si rinvennero però pini infetti. Senza la presenza dell’altro ospite, il ribes che è raro nello stato, è probabile che la malattia non debba diffondersi molto. I Il Ligustrum vulgare fa in diverse riprese danneggie 0° dall’antracnosi, (G/oeosporium cingulatum, del quale si ottennero in coltura tanto la forma conidica che quella ascofora. Si parla anche di molte malattie di altre piante di importanza. dr e RR GENERALITÀ 83 Gaporto L. — Rassegna del gabinetto di patologia vegetale di Casalemonferrato, per l’anno 1909-910 (Casale, 1911, 35 pa- gine, con 8 figure) (Per la rassegna dell’ anno precedente | veggasi alla pagina 113 del precedente volume di questa ; Rivista). Questo Laboratorio ha continuato il suo prezioso lavoro di segnalazione e statistica delle diverse malattie delle piante che qui vengono messe in relazione anche colle operazioni climate- | riche continuate pure nel decorso anno. Merita essere rilevato il fatto che l’ Arvicola terrestris am- phibius (L.) Lacép. ha distrutto più di 50 viti già vecchie, rosicchiandone il tronco. o Contro le arvicole infestanti 1 medicai, l'Autore tentò l’uso di virus Danysz, ma, non si sa per quale ragione, non ne ebbe Le esperienze fatte per combattere la peronospora della vite È i alcun risultato. . e quella dei pomodori colla polvere Oddo non hanno dato nem- meno esse risultati positivi. Detta polvere si mostrò invece ef- ficace contro gli afidi dei peri. Buoni risultati si ebbero nello studio ed introduzione delle macchine irroratrici a gran lavoro, cui si riferiscono le figure . della relazione. L. MONTEMARTINI. . Horurune M. — Jahresbericht iiber das Gebiet der Pflanzenkran- — —kheiten: 1909 (Annuario delle malattie delle piante: anno 1909) (Berlin, 1911, 364 pagine) (per l’ annata 1908, veg- gasi alla pagina 194 del precedente volume di questa Rivista). Sono 1442 le pubblicazioni citate e di quasi tutte viene dato «un riassunto, così che questo volume ci dà una relazione com- pleta su tutto o si è fatto durante il 1909 nel campo della patologia vegetale. slo Soa SOR ni Come nei volumi precedenti, la materia è ordinata in dl versi capitoli che riguardano 1’ anatomia patologica, la patologia | generale e speciale, l’ igiene e la terapia. Segue l’ indice alfabe- tico delle malattie e delle piante ammalate. E L. MONTEMARTINI. a porta Muxerati O. — La lotta contro le piante infeste per mezzo dei È loro parassiti naturali. (Le Staz. Sper. Agrarie Italiane, Modena. 1911, Vol. XLIV, pag. 165-174, con una tavola). Dopo avere ricordato le notizie che si hanno in proposito per la Lantana Camara combattuta nelle isole Hawaii colla 3 introduzione de’ suoi parassiti naturali, e per alcuni Astragalus e la Capsella Bursa pastoris, trattate nello stesso modo negli d, Stati Uniti d'America, l’Autore espone alcune sue osservazioni. fatte periodicamente nella valle del Po e tendenti a dimostrare | che alcune piante infeste sono più o meno contrariate nella loro propagazione dall’ attacco di parassiti. Mentre p. e. l’Avena fatua e il Sorghum halepense sono attaccati di rado da parassiti, il C7ysium arvense è fortemente ni daneggiato dalla larva di un Larus che ne divora i semi ed i frutti, il Sonchus oleraceus da quella di un microlepidottero, la Vicia hirta da un Apion e da un bruco che scava la propria | nicchia nella regione embrionale del seme, i Convolvulus dall tonchio, la Sinapis da afidi, l’orobanche dalla larva di un di A. proposito del tonchio, l'Autore ha fatto tante esperien: sopra la germinabilità dei semi tonchiati, dimostrando che essa è molto al disotto del normale e si riduce al 80-40 qua volta anche 1-2 per 100. L'Autore crede che si potranno avere risultati pratioi sy mente colla diffusione di parassiti animali. th sian di sa = PARASSITI VEGETALI 85 BaccarINnI P. — Sulla carie dell'Acer rubrum L. prodotta dalla Daedalea unicolor - Bull.-Fr. (Bull. d. Soc. Bot. Italiana, 1911, pag. 100-104). Questo poliporeo che di solito viene indicato come semplice saprofita, fu trovato dall’Autore a vivere sopra e nel tronco vivo di un Acer rubrum dell’ Orto Botanico di Firenze. Il micelio aveva invaso il legno, allungandosi nel lume dei vasi e diffon- dendosi anche negli spazi intercellulari, causando il deperimento progressivo dell’albero e provocando alterazioni del legno (tra cui solubilizzazione dello xilano in alcool) simili a quelle osser- vate dallo Czapek pel Polyporus fulvus. Non si può dunque mettere in dubbio, nel caso in esame, la natura parassitaria del fungo, benchè questo non si presenti pericoloso perchè non possiede la facilità di diffusione caratte- ristica delle specie più temute dagli agricoltori : trattasi proba- bilmente di un parassita di ferite che, per la scarsa reattività della pianta, trova nel tessuto legnoso un facile mezzo di svi- luppo. > i | L. MONTEMARTINI. Cook M. T. — How certain diseases of small fruits are control- led (Come combattere certe malattie di frutti piccoli). (Penn- sylvania hortic. soc., Jear book for 1911, 2 pagine). o Certe varietà di RuDus sono attaccate da una malattia chia- mata double-blossom (fiori doppi). Nota già da molti anni, ha assunto solo da poco tempo un’ importanza economica perchè . solo ora la coltivazione di questi Rubus si è estesa ed in certi anni ne venne largamente daneggiata. È caratterizzata da de- formazioni dei fiori, le cui parti si allargano e talvolta aumen- tano di numero. È dovuta al Fusarium Rubi. L’ irrorazioni non servono a nulla perchè le spore sl anni- dano fin dalla Seeeionto ‘stagione nelle giovani i gemme, « scendo poco nell’inverno e sviluppandosi invece attivame; nella primavera. Invece la malattia sì può efficacemente ong giare raccogliendo e distruggendo le giovani gemme. appena co-_ minciano ad ammalarsi. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). 3E. €39 D’IppoLito G. — Azione di alcune sostanze chimiche sulla ger- di minazione dei semi di Cuscuta arvensis Beyr: e C. Trifolii 3 Bab. (Le Staz. Sper. Agrarie Italiane, Modena, 1911, Vol. XLIV, pag. 301-308). , x Sono per ora semplici prove di laboratorio fatte nell’ intento di trovare qualche trattamento speciale cui sottoporre le se- | menti di trifoglio per liberarle dai germi di questo dannoso pa- rassita. LÀ Di tutte le sostanze sperimentate (formalina, diversi nitrati, _ calciocianmide, soda e potassa caustica, diversi composti di man- | ganese, ecc.), solo la formalina ed il nitrato ammonico in solu- zioni all’ 1°/, si mostrarono atte a togliere la vitalità ai semi H di cuscuta. Forse potrà servire anche il nitrato sodico in dosi superiori al 2 '/,,. La parte attiva di questi nitrati è con ogni probabilità la base. L. MONTEMARTINI. Heoyr D. — Le pied noir des betteraves et les mesures de { tection à prendre (ll piede nero delle barbabietolè e le pr cauzioni che si devono prendere contro di esso). (Bwll. tri n. d. I. Soc. Mye. d. Prance, T. XXVII, 1911, pag. 153-159). Sono osservazioni fatte a Magyaròvàr, in Ungheria, dov la malattia più dannosa alle barbabietole è appunto il così d piede nero, caratterizzato dall’ annerimento , in un » pato di toda i} ha PARASSITI VEGETALI 87 lunque, del fusto delle giovani piantine che diventa sottile come un filo e finisce col morire. Sulle piante ammalate l'Autore trovò il Phoma tabifica, 1l Pythium de Baryanum e diversi bacterî, e con colture pure tanto di questi che di quelli potè riprodurre artificialmente la malattia. 9g È certo che i germi di tali parassiti possono rimanere ade- renti ai semi e ai loro tegumenti, epperò fu provvedimento molto utile quello adottato da alcune fabbriche di zucchero di distribuire agli agricoltori semi riconosciuti esenti da germi. Però questa sola precauzione non basta, perchè le spore dei parassiti sono largamente diffuse anche nel terreno e possono ò infettare le piante anche se provenienti da semi affatto immuni. Non potendosi pensare ad una disinfezione del terreno (che vi produrrebbe la morte anche dei molti microorganismi utili alla vegetazione), l'Autore ha studiato quale altro mezzo pre- ventivo sia possibile adottare, ed avendo osservato che di solito sono più facilmente attaccate, in Ungheria, le piante ottenute da semi provenienti dalla Germania che non quelle ottenute da «semi provenienti dalla Russia o dalla stessa Ungheria, pensò doversi un tal fatto attribuire al diverso contenuto in acqua dei semi che in Germania sono fatti seccare soltanto fino a che contengono ancora il 15 °/, ed anche più di acqua, mentre nei climi più secchi della Russia e Ungheria finiscono col conte- nerne solamente il 12 °/_. Constatò infatti che buona misura preventiva contro il | piede nero è nell’ adoperare semi perfettamente secchi. L’ essiccamento si può fare fino alla temperatura di 55° C. I semi così ottenuti germinano più facilmente e dànno piantine più robuste e più resistenti alla malattia. La robustezza e la La resistenza va poi mantenuta, come è naturale, con opportune n L. MONTEMARTINI. 88 ne 7 LT Kòcgx G. — Schorf, Monilia und Weissfleckigkeit auf ve sel îe- o denen Obstsorten. Beobachtungen im Jahre 1910 (Scabbia, Mo- | nilia e ticchiolatura di diverse varietà di frutta. Osserva= ‘3 zioni fatte nel 1910) (Zischr. landw. Ver. Oesterr., 1911, XIV, pag. 209). E L’ Autore ha osservato che certe varietà di pere e di mele — non sono affatto attaccate nè dalla Monzlia nè dalla Sphaerella sentina, altre varietà lo sono poco, altre moltissimo, mentre al- cune lo sono o no a seconda delle condizioni di vegetazione? Osserva però che queste constatazioni non hanno carattere generale, ma sono di importanza solamente locale. L. M. - Fò Tavpennaus .J. J. — A contribution to our knowledge of the morphology and life history of Puccinia malvacearum Mont. (Contributo allo studio della morfologia e biologia della Puccinia malvaccarum Mont). (Phytopathology, Vol. I, 1911, pag. 55-62, con tre tavole). È; L'Autore mostra sperimentalmente che questo parassita può essere trasmesso, con inoculazioni incrociate, dall’ A/thaea rosea alla Malva rotundifolia è M. crispa, e viceversa. Si sa che può i vivere anche su altre specie. Si mantiene durante |’ inverno in | tre modi : allo stato di micelio nelle giovani foglie; allo stato di teleutospore ibernanti nei sori, e nei semi, non nell’ embrione. Lea ma nelle parti che lo ricoprono. E. A. Bessey (Fast Lansing, Michigan). ni PARASSITI ANIMALI 89 DeL Guercio G. — Intorao ad alcune cause nemiche del fleotri- pide dell’ olivo (Reda, Firenze, 1911, Vol. VII, pag. 65-70, con due figure). Si tratta di cause d’ indole biologica, due interne parassite, «ed una esterna predatrice : 3 un calcidide che l’Autore si propone di studiare e che at- _ tacca le forme larvali ultime del tisanottero distruggendone le viscere e comunicando loro il colore croceo o giallo arancio che è proprio delle forme ninfali sì che per questo potè fin’ ora i sfuggire alle osservazioni più accurate ; È un microorganismo (Streptococcus, o Micrococcus) che pro- duce nelle giovani larve una specie di flaccidezza ; e un insetto predatore che distrugge direttamente le larve. L’Autore si riserva di dire in altra occasione quale influenza abbiano queste tre cause sull’ andamento della infezione di fleo- tripide negli oliveti della Liguria. L. MONTEMARTINI. DeL Guercio G. — Prima contribuzione alla conoscenza degli eriofiidi delle semme del nocciolo e delle foglie del pero, e le esperienze tentate per combatterli (col precedente, p. 1-64, con 7 figure). È uno studio monografico completo del Erzophyes corytli- gallarum (Targ.) Nal. e dell E. pyri (Pag.) Nal., dei quali Vl Au- tore dà una completa ed esatta descrizione ed espone la bio- logia, i costumi, la loro azione sulle piante ospiti, l’importanza economica, ecc. Circa i mezzi più adatti per combatterli, ha sperimentato moltissime sostanze chimiche, ottenendo risultati abbastanza | soddisfacenti colle seguenti: acqua di calcio (efficace solo se si i uc possono immergere in essa le foglie, sì da bagnarne completa- mente la pagina inferiore), calce e gesso in polvere, zolfo, poli- ci solfuri alcalini, solfocarbonati alcalini, solfocarbonati alla nico- tina, polisolfuri carburati, polisolfuri resinati, polisolfuri resino- carburati. I trattamenti vanno fatti prima o nel momento nel quale si inizia la emigrazione degli animali dagli organi vecchi ai nuovi. i LL. MONTEMARTINI. _. SiLvestri F. — Contribuzione alla conoscenza degli insetti dan- nosi e dei loro simbionti. II, Plusia gamma L. (Boll. di Labor d. Zool. gen. e agr. di Portici, Vol. V, 1911, pag. 286-319, con 26 figure) (per il I contributo, veggasi alla pagina 144 del precedente volume di questa //vsta). La Plusia gamma L. è un lepidottero notturno le cui larve si cibano delle foglie ci molte specie di piante erbacee, special mente ortensi: cavoli, fagioli, piselli, barbabietole, granoturco, orzo, avena, tabacco, canapa, lino, trifoglio, erba medica, ece. Alcuni anni si presenta in qualità straordinaria e riesce danno- sissima. Essa ha molti insetti parassiti, dei quali 1’ Autore studia e_ descrive qui, con profusione di dettagli, i seguenti: Litomastia | truncatellus, PBuplectrus bicolor, Apanteles congestus, Pimpla — brassicariae, P. instigator, Paniscus testaceas, Pales pumicata, Voria ruralis e un parassita di quest’ ultima specie, lo Pero- malus nidulans. Ji Di tutti dà i caratteri diagnostici accompagnandoli son buone figure, e ampie notizie biologiche. | L. MONTEMARTINI. N BACTERI 91 Cavara F. — Bacteriosi del giaggiolo: /ris pallida Lam. (Bull. d. Soc. Bot. Italiana, 1911, pag. 180-134). Il giaggiolo coltivato su larga scala in Toscana per il suo rizoma, si presentò quest'anno a Pieve e a Pitiana (pr. di Fi renze) colpito da una malattia che si manifesta coll’ ingialli- mento e intristimento delle foglie, seguito da marciume delle foglie medesime, delle loro guaine e da ultimo degli stessi rizomi. Dagli organi ammalati l'Autore isolò una forma costante di bacterio, diversa dalle forme già descritte dall’ Hall negli /rzs del Nord d’ Europa, e si riserva di studiarla in seguito dettaglia- “i aaa e i ART tamente. Per ora si limita ad osservare che coll’ inoculazione di detto bacterio, in determinate condizioni, è riuscito a riprodurre artificialmente la malattia. L. MONTEMARTINI. Rossi G., Naso G. e Marmome B. — Sulla etiologia della gom- mosi degli alberi da frutta (Annali R. Scuola Sup. d'Agric. di Portici, Vol. X, 1911, 98 pagine e una tavola). A Di Pi ; $ È ® È a 3 x Il primo capitolo di questa memoria è dedicato a riassu- mere le attuali conoscenze sulla etiologia e patogenesi della gommosi, ritenuta una volta come malattia esclusiva delle Au- ranziacee e Amigdalee, assimilata poi dal Comes con altre ma- nifestazioni gommose e degenerazioni parenchimatose di diverse piante, quali si hanno nel ,a0/ nero e marciume delle radici della vite, pinguedine del fico, dell’ ulivo e del noce, ecc., rac- colte tutte dal Salvastano in un gruppo di malattie bacteriche da lui chiamato discrasie linfatiche. Le opinioni dei molti studiosi che si occuparono dell’ argo- «mento non sono sempre concordi. La flora microrganica delle piante affette da gommosi non dà sempre reperto uniforme e presenta tanto schizomiceti che ifomiceti, trovandosi n specie che appartengono alla flora comune delle piante sane, cono specie caratteristiche del processo gommoso. La gommosi è però RS spesso contagiosa, pur non essendosi ancora isolato un mieror- — ganismo specifico unico, nè potendosi escludere che non. sieno. necessarie, perchè sì determini, condizioni esterne o interne tutte 39 speciali. i Il 2° capitolo, dovuto specialmente al dott. Naso, è dedicato al mal nero della vite. LA. dopo aver fatto con poco esito (di raro. ha visto nelle masse gommose entro i tessuti schizomiceti per- E fettamente immobili, e rarissimamente delle zooglee osservazioni dirette), ha tentato colture nei mezzi artificiali più diversi pren- ni: dendo fettoline di legno tratte, con tutte le precauzioni del caso, “3 dai punti dove l’ annerimento e la gomma si appalesavano più accentuati. Isolò in tal modo, oltre a qualche ifomicete, 14 forme di schizomiceti di cui otto si potevano però ricondurre ad una forma tipica di cui sono qui dati i caratteri culturali e micro- scopici. Le infezioni fatte tanto con queste forme tipiche quanto colle altre che l'Autore chiama atipiche, hanno dato nella mag: gior parte dei casi risultati positivi, nel senso di produrre ne- erosi profonda e qualche volta anche gomma; onde nulla si può asserire di positivo sopra alla specificità dei microorganismi iso- lati rispetto al processo gommoso. st Il terzo capitolo, dovuto al dott. Majmome, si riferisce alla — gommosi dei limoni: colla tecnica più rigorosa vengono studiati — anatomicamente e bacteriologicamente diversi campioni di legno — gommosi. Nelle gomme fu notata la presenza costante di un mio celio sterile, bianco nelle colture giovani e nero nelle vecchie, Co di uno schizomicete cromogeno giallo che l’Autore descrive come” a st specie nuova col nome di Bacterium commiphilum i si re VA rono inoltre altri 12 schizomiceti incostanti ed il P O glaucum Link. Il B. commiphilum è da ritenersi un copio f e dre di di dla 6 e Pa BACTERI — AGENTI CHIMICI 98 varie gomme, probabilmente però è privo di potere patogeno sopra i limoni. Pare invece provvisto di rilevante potere gum- migeno (in contraddizione coi risultati ottenuti da R. Smith e da Butter) il micelio sterile isolato nelle esperienze di cui sopra. La gomma dei limoni è inoltre spesso contagiosa ‘anche di per sè stessa, per cui è buona pratica colturale la asportazione e scarificazione del focolaio gommoso, cui deve seguire la disin- fezione 0 cauterizzazione della ferita. L. MONTEMARTINI. Warcrace E. — Spravying injury induced by lime-sulphur prepa- rations. (Danni prodotti dalle irrorazioni colle miscele solfo- calciche) (Cornell Univ. Agric. Exper. Station, Bull. 288, pag. 103-137, con nove figure). L È Di he y 3 A Fu osservato. che qualche volta l’ uso delle miscele solfo- calciche fu causa di gravi gravi danni alle piante. Ciò dipende dalle piante irrorate, poichè vi è una grande differenza, tra le varietà di una stessa specie, in riguardo alla reristenza all’ a- zione di queste miscele. I danni si hanno solo quando sì usano miscele bollite, nelle quali cioè il solfo è completamente combinato ; invece le miscele bollite da sè (le quali in realtà consistono in solfo finamente suddiviso, ma non combinato che in piccolissima parte, in una - soluzione di calcio) sono innocue. Però le prime hanno economi- camente un valore maggiore perchè possono essere preparate industrialmente nelle grandi aziende e diluite di volta in volta come le si desiderano, mentre le seconde devono essere prepa- | rate ed adoperate sul luogo. | | I frutti non sono danneggiati anche quando lo sono invece fortemente le foglie dell’ albero che li porta. DE Le ustioni si presentano Siilorno alle macchie che esis bevano sulle foglie prima delle irrorazioni, evidentemente perchè i tes suti morti delle macchie stesse facilitano l’ entrata ai solfiti di calcio solubili. In altri casi, quando le irrosazioni sono abbon- d danti ed il liquido resta per un po’ di tempo sospeso in goccie all’ estremità delle foglie, sono uccisi i tessuti vicino all’ orlo di queste . Finalmente, quando alle miscele solfo-calciche sono aggiunti dei veleni arsenicali, si ha un altro tipo di ustioni? sì é visto per esempio che se le irrorazioni furono fatte per mezzo di biossido di carbonchio a pressione, quest’ ultimo decompone alcuni solfiti di calcio e pone in libertà un po’ di arsenico so- ; lubile che causa danni assai gravi. D'altra parte se non sì u- Al sano gli arseniati, il biossido di carbonio precipita una parte dei composti più solubili, così che si possono adoperare solu- zioni più concentrate senza timore di gravi danni. E. A. Bessey. (East Lansing, Michigan). (irirron E. — 0bservations et recherches expérimentales sur la J variation chez le Mais (Osservazioni e ricerche sperimentali sopra le variazioni nel mais) (Bw//. d. £. Soc. Bot. d. France, À T. LVII, 1910, pag. 604-615). Avendo coltivato per qualche anno i semi delle varielà nuove di mais messe in commercio dal Museo di Storia Natu- rale di Parigi, l' Autore crede di dovere qui criticare e conte- stare le osservazioni e conclusioni svolte dal Blaringhem nelle | pubblicazione riassunta alla pagina 266 del III volume di que tal Rivista. i in Contesta che la Zea Mays provenga, come forma mostru dal genere Enchlaena, perchè la Zea canina da cui parte il E ringhem non è che un ibrido fertile di altre forme. Rileva 1 ) e je î sa” AZIONI TRAUMATICHE 95 quante sieno e quanto irregolarmente si presentino (specialmente sui rami laterali, che sono quelli appunto che sì sviluppano dopo le mutilazioni) le anomalie nel mais, sì che non ritiene possi- bile formulare in proposito alcuna legge basandosi su pochi anni di osservazione. Ha inoltre trovato che le varietà credute fisse dal Blaringhem non lo sono. Conclude che le cause delle anomalie fiorali nel maîs sono tutt'altro che note: certamente hanno effetto i disturbi nella nutrizione provocati con mutilazioni, ma devono esservi anche altre cause. Esse inoltre non sembrano ereditabili, nè possono caratterizzare delle varietà sia pure instabili. L. MONTEMARTINI. BLarIincHEM L. — Nouvelles recherches sur la production expé- rimentale d’anomalies héréditaires chez le Mais: I, Réponse a M. E. Griffon. (Nuove ricerche sopra la produzione speri- mentale di anomalie ereditarie nel Maîs: I, risposta a E. Griffon) (col precedente, Vol. LVIII, 1911, pag. 251-260). Riservandosi di opporre, alle critiche fattegli nella prece- dente nota dal Griffon, le osservazioni e conferme di altri stu- diosi, l’Autore precisa bene qui 1 caratteri della sua Zea Mays var. pseudo-androgina, caratteri cui il Griffon non ha dato la dovuta importanza. Contesta poi la rigorosità e serietà delle esperienze del Griffon nelle quali non si tenne il dovuto conto di tutte le condizioni ambiente che accompagnarono lo sviluppo delle piante, nè si presero tutte le precauzioni per isolare le piante stesse ed impedire gli incroci. Conferma dunque le con- clusioni del suo lavoro, le quali sono confermate anche dai risul- tati di esperienze di altri due anni sui quali l'Autore si riserva riferire in altra occasione. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1911: N. 26. — Viene segnalata la frequenza, nelle campagne di Romagna, — degli afidi sulle spighe del grano (Siphonophora granaria 0 cerealis) : NEI l'invasione fu probabilmente favorita dalle pioggie abbondanti della Nit-| mavera. Non si conoscono rimedì. Dal Journal d' Agriculture pratique, Paris, 1911: 3 N. 13. — Contro la Pwlvinaria vitis sì consigliano irrorazioni (da praticarsi all’ epoca della schiusura dei giovani, e cioè in maggio) con emulsione saponosa di petrolio preparata nel modo seguente : sì sciol- * gono 400 gr. di sapone nero in un litro e mezzo di acqua bollente e poi È si aggiunge un litro di petrolio agitando continuamente ; indi prima di adoperare il liquido cremoso così ottenuto, lo si allunga cinque volte il suo volume con acqua. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1911 : N. 28. — Per usare la vaiolatura, delle fragole (Ramularia Tu i) : si consigliano irrorazioni con poltiglia bordolese, da praticarsi dopo il raccolto. A Dal Giornale di risicoltura, Vercelli, 1911 : Li: Ùa N. 1. — N. Novelli consiglia liberare per quanto è possibile le risaie dalle alghe e suggerisce opportuni cambiamenti del livello delle acc ic che si possono togliere completamente provocando qualche asciulta qui le piantine giovani di riso hanno bisogno di inradicarsi, o abbassare cc siderevolmente sì da provocarne il riscaldamento che riesce Mura vita delle alghe, o alzare in modo da essere facile tirarne fuori le. con rastrelli o con larghe reti metalliche. Ù, h? Risultati discreti in qualche caso, ma sempre dubbi, si pi spargimento sulle alghe di solfato di ferro ridotto in nigi sani "ia ne Pedle È — Tipografia Cooperatisà, 1911 — Pavia - dd "n A da rai ANNO V. 15 Settembre 1911 Num. 7. — Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ Cuponi G., Voanino P., ZAnoNI I., TRAVERSO G. B., TROTTER A. e MoxtemaRTINI L. — Sull’ organizzazione del servizio di difesa contro le malattie delle piante. (Relazione e Congressi. Na- zionali a Torino, 1911. Gli atti di tali Congressi saranno stampati in ottobre nel Bollettino quindic. della Società 4 degli Agricoltori Italiani). In preparazione del Congresso degli Agricoltori, il 10 set- tembre u. s. ebbe luogo a Torino una riunione di ‘fitopatologi , nella quale i prof. Cuboni e Voglino riferirono sopra le loro pro- | poste per l’ organizzazione del servizio di difesa contro le ma- lattie delle piante. Il prof. Voglino dimostrò la necessità di istituire osserva- | torî di fitopatologia nelle diverse plaghe d’Italia per potere, come | già si pratica in provincia di Torino e in altre località del Pie- 1 monte, segnalare subito le diverse malattie delle piante, richia- | mare su di esse l’attenzione degli agricoltori e diffondere im- mediatamente le buone pratiche da adottarsi per vincere il male. Spiegò come l’azione di questi osservatorî dovrebbe essere or- : ganizzata nelle diverse provincie e coordinata con quella degli istituti superiori e d È "'CRIMS ———_—=- ‘ È Il prof. Cuboni sostenne che tutto Fall sì poò fe poggiandosi anche alle Scuole Pratiche e alle Teti nani già esistenti. Pit Il prof. Zanoni rilevò la necessità di una legge non unic ica ma diversa da regione a regione e che dia facoltà ai corpi | lo cali di imporre certi metodi di cura anche agli agricoltori ch e non vogliono o non possono adottarli, sì da potere iniziare su_ larga scala la lotta contro certi parassiti (p. e. il fleotripide del- l’olivo) che appunto non si può fare se non in grandi estensioni. Anche il Trotter, citando l’esempio della lotta contro la rug- gine dei peri (per la quale si rende necessaria l'estirpazione. dei ginepri), sostenne la necessità di potere imporre in certi. casi determinate misure profilattiche pure ai proprietarî contrarî ad accettarle. È; Si rilevò poi da tutti la necessità di un bollettino quindi. cinale o settimanale che, come quello della direzione cen ale di sanità pubblica, segnali con sollecitudine la comparsa delle malattie delle varie piante coltivate suggerendo i rimedî. A tale. proposito furono presentate dal Traverso e dal Trinchieri tipi di schede che potranno essere adottati per tale servizio. x I convenuti diedero incarico di riassumere e concretare varie proposte ai prof. Cuboni, Voglino, Trotter, Traverso e Mon- temartini, i quali formularono la seguente relazione da presei tarsi al Ministero di Agricoltura : “ Premessa la necessità di una legge semplice, chiara e » efficace che provveda ad organizzare e disciplinare il serviz » di vigilanza sulle malattie delle piante, perchè questa 1 gi » raggiunga il suo scopo nel miglior modo possibile, sì 1 ' , necessaria la istituzione in Italia di Osservatorî filc » Sul tipo di quello esistente a Torino. » Scopi di questi Osservatori deve essere qi » lare colla maggiore sollecitudine la com] si di » lunque malattia di piante coltivate od i i; di sr se GENERALITÀ 99 maggiori dati possibili intorno alle cause ed allo svolgimento delle malattie stesse, secondo un piano unico precedentemente stabilito; di consigliare i rimedî più atti per combattere le malattie segnalate — assistendo anche gli agricoltori nell’ ap- plicazione dei rimedi stessi — ; di fare infine, con i mezzi che si ritengono più convenienti, opera assidua di propaganda fra gli agricoltori. , Per assicurare il regolare funzionamento degli Osserva- tori, le Cattedre Ambulanti di Agricoltura, i Consorzi antifil- losserici, le Scuole Pratiche di Agricoltura e tutte le altre Istituzioni agrarie dovranno essere obbligate a segnalare senza indugio la camparsa delle malattie delle piante ed a fornire notizie e materiale di studio all’ Osservatorio della regione. D'altra parte gli Osservatori dovranno valersi, ogni volta che sia necessario , dell’ opera degli Istituti superiori speciali (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma, R. Stazione di En- - tomologia Agraria di Firenze, R. Laboratorio Crittogamico di Pavia). i » Tutti gli Osservatorî dovranno essere alla dipendenza di "una divisione speciale del Ministero di Agricoltura, la quale provvederà anche al coordinamento generale dei dati forniti — a determinati periodi di tempo e secondo uno schema uni- forme — dagli Osservatorî stessi, ed alla pubblicazione di un Bollettino mensile da distribuirsi largamente a tutte le Isti- tuzioni Agrarie cui possa interessare. » 1 singoli Osservatori dovranno pure pubblicare mensil- mente un Bollettino che riassuma le osservazioni fatte ed i risultati conseguiti, e metta sull’avviso gli agricoltori riguardo alle malattie che nella regione potrebbero comparire durante il mese successivo, dando indicazioni circa al modo di preve- nirle e combatterle. 1» Per quanto concerne i mezzi finanziarî occorrenti, ad essi dovrebbero contribuire , oltre il Ministero di Agricoltura, an- | GENERALITÀ che gli Enti locali che attualmente provvedono a sussid iare le Cattedre Ambulanti d’ Agricoltura. Del resto la spesa ne- cessaria all’ istituzione e al funzionamento degli Osservatori fi ì topatologici sarebbe molto limitata perchè il Ministero potrebbe — intanto valersi di laboratori già esistenti, come risulta dal Se- È guente elenco : i di s per il Piemonte e Liguria: osservatori consorziali di. È fitopatologia a Torino e Casale, R. Scuola di Viticoltura di Alba; E s per la Lombardia: R. Scuola Sup. di Milano, R. Les boratorio Crittogamico di Pavia ; »s per il Veneto: R. Scuola di Viticoltura di Coneglianon@ hi R. Scuola Pratica di Busegana ; n s per l’ Emilia: R. Scuola Sup. di Agricoltura Eri Bolo- — gna, R. Staz. Agraria di Modena; A] s per la Toscana: R. Scuola Sup. d’ Agricoltura di Pisa, R. Staz. di Entom. Agr. di Firenze ; Bi » per l'Umbria e le Marche : R Scuola Sup. Agricoli tura di Perugia ; NE: ee » per il Lazio, gli Abruzzi e la Sardegna: R. Staz. di Patologia Vegetale di Roma ; -Ai s per il Molise, la Campania , le Puglie, la Basilicata e la Calabria: R. Scuola Sup. d’ Agricoltura di Portici, e Ri. Scuola di Viticoltura di Avellino ; “ » per la Sicilia: R. Scuola di Viticoltura di Catania, E Istituto Coloniale di Palermo, LA N s Le regioni nelle quali non esistono istituti nio ini inelia (Liguria, Marche, Abruzzi, Molise, bici licata, Calabria e Sardegna), provvisoriamente aggregate osservatori delle regioni più prossime , dovrebbero col te avere degli Osservatori speciali da istituirsi presso 1 Pratiche e le Cattedre Ambulanti di gie a EY Kos e *np | GENERALITÀ 101 La questione fu poi portata il giorno appresso al Congresso degli Agricoltori Italiani e spiegata dai relatori Cuboni e Vo- glino. Presero parte alla discussione diversi dei convenuti, tutti rilevando la necessità di organizzare seriamente la difesa contro . le malattie delle piante coltivate; e si finì coll’ approvare un ordine del giorno nel quale si fanno voti che il Ministero di Agricoltura, a somiglianza di quanto fa il Ministero dell’ Interno per lasanità pubblica, provveda con una legge unica alla tutela i delle piante giusta i criteri sopra formulati. È L. MONTEMARTINI. Briosi G. — Rassegna crittogamica dell’ anno 1910, con notizie sulle malattie dei lupini, della lipunella, della sulla e dei pioppi, causate da parassiti vegetali (Boll. U/f. d. Min. d’ Agr., Roma, 1911, Anno X, Ser. C., fasc. VIII, pag. 12) (per la precedente Rassegna, veggasi alla pagina 226 del prece- dente volume di questa A7vista). L’Autore osserva che malgrado la lotta costante che si com- È batte contro i parassiti delle piante, la loro diffusione progre- 4 disce e si allarga, favorita sia dalle colture sempre più intensive, | sia dalle rapide comunicazioni, sia dall’ incuria di molti agricol- _ tori. Nel decorso anno gli esami fatti dal Laboratorio e di cui | viene qui dato un elenco sommario, furono 2160. Le pioggie frequenti favorirono la diffusione della perono- | spora della vite, contro la quale furono fatte esperienze per pro- | vare l’ efficacia dell’ ossicloruro di rame in sostituzione del sol- | fato: dove le esperienze non furono interrotte dalle grandinate, pi risultati di esse furono o sfavorevoli all’ ossicloruro, o incerti, onde, di fronte alle osservazioni in senso contrario fatte in altri x paesi, l’Autore conclude che l’ ossicloruro è rimedio che merita e, ‘ ; 5 sed sat io . DR i r Jr “a “i & "I Si È e mn ron Lv x : 102 GENERALITÀ. St - PARASSITI veGenAtI — der Uda: 5 DI quanto il potere adesivo. Nella parte speciale della Rassegna viene dre: una e» zione chiara e popolare delle principali malattie dei lupini, della lupinella, della sulla e dei pioppi. a L. MONTEMARTINI. CLinton G. P. — Spraying potatoes in dry seasons (Irrorazioni — delle patate nelle stagioni asciutte). (ep. of the Botanist for 1909-910, Connecticut Agric. Exper. State 1911, È pag. 739-752, con una tavola). 310 L'Autore ha fatto esperienze di irrorazioni durante quattro | anni (1906-1909) che furono molto asciutti, sì che la Phyto- phihora vi fa scarsa. In tutti e quattro gli anni le piante ir È rorate diedero un prodotto che fu dal 17 p. 100, nel 1908, al 53 p. 100, nel 1909, superiore a quello delle piante non irrorate, con un aumento medio del 32 p. 100, dA Il costo medio delle irrorazioni fu al massimo di 125 Ji e per ettaro, e il profitto netto da questa spesa, fu quasi altret- tanto. a Nelle annate umide, quando la Phytophthora è assai d if fusa, il profitto netto è molto maggiore. Rit. L'Autore crede che la maggiore produzione delle pianti trattate sia dovuta alla cura contro l’A/ternaria, la quale pe e non è tanto abbondante nemmeno sopra le piante non trat itato alla difesa contro gli insetti, sui quali la miscela bordo ese cita un’ azione repulsiva; ma specialmente alla con sery va? dell’ umidità nelle foglie in seguito alla chiusura . legl dei pori acquiferi per mezzo dei sedimenti une pis gli #4 ni o | E. A. Bessey (East ] shig trà PIA Er GIG 2 A PEA n a: pa” E ia 5 da > A Ea fi n a se pi so Re i Sartre? Mete pie A , n° PARASSITI VEGETALI 103 CLinton G. P. — Qospores of potato blight, PAytophthora in- . festans (Oospore della Phytophthora infestans) (col prece- dente, pag. 753-774, con tre tavole). W. G. Smith descrisse parecchi anni fa quello che egli suppose essere le cospore di questo fungo, però l’esattezza delle sue osservazioni fu contestata dal De Bary. L’Autore cominciò nel 1904 a fare delle colture artificiali del fungo colla speranza di ottenerne le oospore. Isolò e studiò . molti esemplari di fanghi avuti dall’ Olanda e da diverse parti degli Stati Uniti, adoperando i più differenti mezzi di coltura. i Un buon substrato è l’ agar con succo di fava, ma i migliori risultati per produzione di oogonii si ebbero coll’ agar cui sì | era aggiunto un po’ di acqua di feécia di avena. Il mezzo deve | essere leggermente acido; la temperatura optimum a circa 19° C. La maggior parte delle cospore ottenute non si svilupparono, tranne quelle che erano accompagnate da un anteridio perfetto. Fatte insieme colture di Phytophthora infestans e P. Pha- | seoli, in molti casi gli oogonii della prima venivano fecondati 4 dagli auteridii della seconda. Si ebbero anche incroci colla Ph. | cactorum; le oospore ibride così ottenute però non hanno mai | germinato. _ Se E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). . De Mic®eLe G. — II Cycloconium dell’ ulivo (L'Italia agricola, Piacenza, 1911, Nr. 15, pag. 347-352, con tre figure). poltiglia bordolese non bastano a prevenire la caduta delle foglie 1 olivo provocata dal Cycloconium oleaginum, l Autore espone osservazioni sue sopra le condizioni di vegetazione dei diversi olivi ammalati o curati con risultati non sempre buoni, e con- n ff Cera “rg È : Sg cio SAI Ci Cali TO 4 AT deg hi sa° pepe ian 104 PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 0 5 i 5 gi - : k- = w b A a — "a dl caduta delle foglie, tale fatto deve attribuirsi ‘alle conda siologiche delle piante e non all’ intimità del rimedio pala contro il cicloconio. Le concimazioni a base di calce e di potas call rendono le piante assai più resistenti agli assalti del cicloconio, mentre la mancanza di tali elementi nel terreno favorisce la ca-. duta delle foglie. | Il solfato di rame è poi efficace anche contro la famaggine | e deve sicuramente essere consigliato. i A L. MONTEMARTINI. Norr (. — A proposito della irrorazione degli ulivi con acqua ramata. (Giornale di agricollura della domenica, Piacenza, 1911, 21 maggio). N LI L'Autore segnala il fatto che in certi casi le irrorazioni con poltiglia bordolese non si presentano in nessun modo effi- caci a cembattere il Cyeloconium dell’ olivo. Le foglie degli al-- beri irrorati cadono nella stessa misura che quelle degli albe & non irrorati di controllo. a La causa non è conosciuta. L. MONTEMARTINI. ZaxnoNI I. — Il fleotripide dell'olivo : Phleothrips Oleae (lost (L'Italia Agricola, Piacenza, 1911, N. 5, pag. 107.1 ( con una tavola). . n E una succinta descrizione popolare dell'insetto e dei d che arreca, fatta sulla traccia della pubblicazione da Di da noi già riassunta alla pagina 251 del precedente vc CI Au questa vista. Pat, i bè 2 Mo Mo. " E [S & mo mu _ k i d 1 PARASSITI ANIMALI — AGENTI CHIMICI 105 Attualmente in provincia di Portomaurizio si può calcolare esservi più di 100 mila piante di olivo attaccate da questo pa- rassita. La lotta si fa col capitozzamento delle piante infette o almeno colla asportazione e distruzione della fronda compren- dente tutti 1 rami della grossezza di 2-83 cm. di diametro. Si fanno anche irrorazioni con soluzioni di catrame o a base di nicotina. Secondo l’Autore però per essere efficace la lotta do- vrebbe essere applicata contemporaneamente da tutti i proprie- tari di una data zona, onde si rende necessaria una disposizione di legge coattiva, che obblighi i proprietari a fare o a lasciar fare. L. MONTEMARTINI. Peirce G. J. — An effect of cement dust on orange trees (Ef- fetto della polvere di cemento sugli agrumi) (Plant Wortd., XIII, 1910, pag. 288-288). Parisi S. B. — The effect of cement dust on citrus trees (L’ef- fetto della polvere di cemento sopra gli agrumi) (col pre- cedente, pag. 288-291). E una discussione sui danni prodotti da una fabbrica di cemento alla vegetazione circostante: la polvere di cemento, assorbendo 1’ umidità dell’aria, forma sulle foglie una crosta che non si può staccare senza produr.danni e che impedisce la assimilazione. Di Di sie va” di tale* dra 106 Sa | FISIOPATOLOGIA PID > Duacar J. F. e CaurteN E. F. — Experiments with cotton (Espe- rienze sul cotone). (Alabama Exper. Station, Bull. N. 158, 1911, 40 pagine e 6 tavole). a “3 È la relazione sopra osservazioni fatte su diverse varietà da cotone dal punto di vista del raccolto, della maturanza e della +4 i predisposizione alle malattie. È: Si è visto che certe varietà sono molto facilmente colpite 3: dall’ antracnosi (Celletotrichum Gossypii) mentre altre appaiono resistenti, e tentando diversi trattamenti del semi, prima della. — semina, si ebbero i seguenti risultati: trattando i semi per 29 È, minuti con acqua calda a 66° C. si ebbero piante con solo il 24 | p. 100 dei fusti attaccati da antracnosi, mentre nelle piante di È: controllo (ottenute da semi della stessa varietà ma non trattati) — i fusti ammalati erano il 9,9 p. 100. Un trattamento per 10. mi- ? nuti con acqua calda a 77° C. diede il 4,9 p. 100 di fusti ame malati, mentre le piante di controllo ne diedero 11,3 p. 100. “Bi trattamenti con formalina, acido solforico, solfato di rame e sol- | furo di carbonio riducono tutti il numero delle piante ammalate | I di un terzo o anche della metà, ma non sono così efficaci come — quelli coll’ acqua calda. ore A Furono anche fatte osservazioni sopra le varietà resistenti all’ avvizzimento prodotto dalla Neocosmospora vasinfecta. Carpa da varietà sono assolutamente resistenti a questa malattia, ed il raccolto con esse riesce spesso tre volte superiore a quello ot e nuto da varietà non resistenti. ur A E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). a Tau Î da 3 gru per innesto). do d. l. Soc. Bot. d. France, 1 fe 1911, pag: 289-297). pi Sea FISIOPATOLOGIA 107 Le piante variegate sono considerate spesso come ammalate, e si sono già fatte molte esperienze, i cui risultati non furono sempre conformi, per vedere se la variegatura si può trasmet- tere per innesto. L’Autore espone qui i risultati di esperienze fatte anche da lui sopra Aduzilon, Cytisus, Aucuba, Negundo, Frarinus, Sam- bucus, Ptelea, Humulus, Evonymus, Sorbus. Distingue la variegatura rossa o violacea, la bianca, la gialla. La prima non si trasmette dall’ innesto al soggetto, e la bianca nemmeno. La gialla invece è quasi sempre trasmessa e può dunque | essere considerata come infettiva. Secondo alcuni sì tratta di un bacterio invisibile, secondo altri di un principio distruttore della clorofilla che elaborato nell’ innesto passerebbe , attraverso il li- bro, anche nel soggetto: non vi ha però mescolanza dei plasmi | specifici delle due piante associate o ibridazione asessuale. Se- condo Lindemuth e Baur non sarebbe ereditaria. Alcuni hanno avvicinato la variegatura gialla al ma! del mosaico del tabacco. In ambedue i casi il succo di una pianta ammalata iniettato in una sana non riproduce la malattia, mentre questa si comunica per il connascimento dei tessuti nell’ innesto. A L. MOoNTEMARTINI. È MuxneratI O. — L'attacco dei funghi della carie — carbone — | al frumento in rapporto al tempo di semina. (L’ Agricoltura Italiana, Piacenza, 1911, N. 12, p. 371-376). Accennate sommariamente alle diverse e contradditorie opi- nioni che si hanno in proposito , l’ Autore espone i risultati di È: esperienze sus proprie, dalle quali conclude : 1°) il grado di temperatura all’ atto della semina e nei giorni in cui si hanno le prime fasi di sviluppo della pianta, esercita una decisa influenza sulla recettività del grano per la | carie; FISIOPATOLOGIA = 2° la presenza di spore di 7e//etia sui te guisa grano non è condizione sufficiente perchè il raccolto debba cessariamente essere danneggiato dalla carze. Semi di Fanes molto infetti e tolti da un unico lotto possono in certi casi dare piante perfettamente sane e in certi altri casi dare altissima per. a N centuale di piante ammalate ; AE 3°) le semine precoci per i frumenti autunnali e le tar- dive per. i marzuoli dànno luogo generalmente a piante sane d anche se la semente è infetta; onde si spiega come chi semina è presto può vantarsi di far a meno di quale trattamento alle sementi ; aa 3 4°) quanto più tardi si fa la semina in autunno e più presto — in primavera, ossia più lentamente si compie il primo sviluppo | delle piantine, tanto maggiore è la recittività del grano per la | Tilletia ; sd 5°) colla semina in queste condizioni anche se il seme è — immune da germe, riesceno facili le infezioni dall'esterno, onde — sono tanto più necessarie le concze. L. MONTEMARTINI. Srranak. - Ueber die mechanische Bestimmung des Wiederstandes_ der Getreidesorten gegen Pflanzenkrankheiten und Pflanze co schidlinge (Sopra la determinazione meccanica della resi- stenza dei cereali contro le malattie ed i parassiti). (Dew 18. landw. Presse, 1911, pag. 209). ', 2 Secondo l'Autore l’ entrata dei parassiti animali © res rali nelle piante è ostacolata dalla cera che copre gli organi att i cati, dalla grossa cuticola, dallo spessore della peri ceste delle cellule epidermiche, e dall’ ipoderma. Avendo vis verse varietà di frumento furono nel 1910 sitaccate in in mis differente dalla mosca dei culmi (Oscinis Frit), } si sad > A FISIOPATOLOGIA 109 ‘considerazione precedente, cercò misurare la diversa resistenza coi pesi necessari a spingere un ago attaccato a una piccola bi- lancia fino a forare i tegumenti esterni delle piante. Costrusse a tal uopo apposito apparecchio. L. M. s WeieL F. — Beitrige zur Entwicklungsgeschichte und verglei- 3 chenden Anatomie der Cynipedengallen der Eiche (Contributo È allo studio dello sviluppo e dell’ anatomia comparata delle galle di quercia dovute a cinipedi) (Flora, Neue Folge, i Bd: 11911, pag. 279-334, con una tavola e 49 figure). Poichè non si hanno ancora ricerche sperimentali sulla for- | mazione delle galle, l’Autore ha studiato minutamente lo sviluppo È e la struttura delle galle di diversi cinipedi, per poterne dedurre . qualche cosa sopra la loro origine. Studiò: Andricus globuli, È A. ostreus, A. radicis, A. albopunctatus, A. inflator, A. curva- | tor, A. Sieboldi, A. corticis, A. fecundatrir, Biorhiza termi- - nalis, Dryophanta divisa, D. longiventris, D. politi, D. disticha, | Neuroterus numismatis, N. laeviusculus, N. lenticularis, N. fumipennis, Cynips Kollari. | Vide che il principio della formazione della galla si ha . dopo che la pellicola dell’ ovo fu rotta dalla larva e si è avuta | anche una rottura dell’ epidermide della pianta. La camera della larva non è formata dal sollevarsi dei tessuti intorno all’ uovo, «ma da un processo di soluzione dei tessuti sottostanti. Ogni inipede ha poi un’ azione galligena specifica tanto che ogni galla ha le sue speciali cellule sclerose; solo l’ organo su cui la galla sì sviluppa vi ha un’influenza, e le galle fogliari hanno "a cellule sclerose ispessite da un solo lato, quelle caulinari le L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dal Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1911. (es N. 21. — Contro la carieo cancro dei fruttiferi, dovuta al gelo o al l’azione parassitaria delle Nectria, si dice efticacissimo mezzo di preser- | vazione l’ incalcinatura del fusto e dei rami più grossi. Per gli alberetti che si mettono a dimora in primavera è consigliabile pennellare il fusti cino e la base dei rametti di impalcatura (non la parte superiore perchè i le gemme delicate ne potrebbero venire danneggiate) con una soluzione al 20 p. 100 di solfato ferroso. di N. 22. — Per la colatura dell'uva quando è dovuta a cause clin mi: É teriche. (abbassamenti di temperatura, pioggie, intemperie in genere a momento della fioritura) si consiglia la cimatura dei tralci, tagliando le tre o quattro ultime foglie gialliecie o color rosa, piccole e non compl ei tamente sviluppate. L'operazione non va fatta alle viti giovani a "spit I sviluppo i cui tralci devono essere lunghi, né alle viti clorotiche : p D queste ultime si consiglia potatura autunnale e trattamento delle f con solfato di ferro. Dove la colatura è favorita da un eccessivo soit erbaceo, conviene moderare le concimazioni. Utile Renn per le sole uve da tavola, l’ incisione anulare. È N. 23. — Contro l’erinosi della vite si consiglia anticipare le so zioni che si fanno per combattere l’oidio, o solforare con 80 pera miste a 20 di calcio. Cura preventiva è il lavaggio dei #n Li getti prolungati di acqua a 50 centigradi, o con penigar (dopo levata la corteccia). e A A 6 di i Hai ee Le NOTE PRATICHE lil . Dall Italia Agricola, Piacenza, 1911. WA di applicazione dell’acqua di calce sul fusto degli alberi im- pedisce lo sviluppo dei muschi e dei licheni e tiene lontano gli insetti, . e le loro larve. Conserva più a lungo liscia la corteccia, e la difende dai raggi cocenti del sole come dai raffreddamenti e geli primaverili. N. 2. — Si richiama l’ osservazione fatta dal Busk in America che una varietà di Carpocapsa pomonella, o bruco delle mele, può attaccare anche le noci (sarebbe quella descritta in Europa col nome di Carpo- | capsa pusaminana). Si consigliano le irrorazioni arsenicali. Contro la carie e carbone dei cereali non è consigliabile l uso della formalina : questa se può riuscire eflicace per una buona concia dell’avena da semina, pel frumento fu qualche volta causa di diminuzioni sensibili della germinabilità. N. 6. — Contro la tignola dell’ uva si consiglia di provare il metodo testè tentato in Francia di versare un po’ d’acqua calda sui grappoli quando cominciano a maturare e ad essere invasi dalla seconda genera- | zione. Siccome le larve di Cochylis muoiono in pochi secondi in contatto con acqua a 56 centigradi, il metodo di lotta appare abbia una certa fondatezza. — Per una cura più radicale, il municipio di Yyvorne, in Svizzera, decretò l'anticipo della vendemmia. Il prof. Degrully consiglia anche, con riserva, una cura indiretta, provata da un viticultore: si prepara una pomata con un chilogrammo di grasso e 100 gr. di sublimato corrosivo e la si soffrega con una spaz- zola sui ceppi della vite. Dopo 20 o 30 giorni i ceppi così trattati si tro- & vano spontaneamente scortecciati, mentre le larve e le crisalidi di ogni specie sono distrutte. _ N. 10. — Il freddo dell'inverno non riesce a togliere vitalità alle | ova di Liparis dispar, anche se scoperchiate. “ Contro il Cycloconium dell’ ulivo si consiglia la poltiglia bordolese alli p. 100 di solfato di rame: due irrorazioni, una alla fine di maggio, == «n PP. l’uso delle POE colloidali al sapone di rame. Si preparano 0 sciogli da una parte 500 grammi di solfato di rame in 50 litri di acqua, e l’altra due chili di sapone bianco pure in 50 litri di acqua; versandi ‘A poi la prima nella seconda soluzione. La poltiglia così ottenuta ha uno forte potere adesivo, ed è consigliabilissima pel trattamento dei cip N. 14. — Per catturare la grillotalpe negli orti e giardini, sì consi. De glia di collocare, la sera, lungo i sentieri, dei saechi ripiegati in quattro. e molto umidi. Al mattino presto si sollevano dolcemente, ed è facilis- 4 simo trovarvi riparate diverse grillotalpe che si lasciano prendere facil > mente. ‘ Pi : Per difendere i pomodori dalla peronospora la poltiglia. bordolese | deve essere più concentrata che per la cura delle viti (e quindi al 2 p. 100), | 3 causa la peluria finissima che copre le foglie dei pomodori e impedisce È l'adesione dei rimedi, Ti > CI pietà BACTERI 125 orchidee, manifestandosi con macchie depresse, brune, rotondeg- gianti o di forma diversa a seconda della struttura delle foglie attaccate. È dovuta, secondo l'Autore, ad una nuova specie di bacillo -che egli descrive col nome di Bacillus Cypripedi. È lungo da 1,5 a 2 4, per 0,5 — 0,7 di larghezza; si colora coi colori di fucsina ; non forma spore; non dà reazione di Gram; non fonde la gelatina; non dà sostanze coloranti speciali; ha colonie ca- ratteristiche in agar e in gelatina. È L’Autore potè con esso riprodurre artificialmente la malattia. | È da consigliarsi, come consigliò già il Peglion per il Ba- | cterium Oncidii, di lavare le foglie con una soluzione all’ uno | per mille di sublimato. L. MONTEMARTINI. Pavarino L. — Batteriosi della Vanilla planifolia Andr.: Ba- cterium briosianum n. sp. (Rend. d. vr. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XX, 1911, pag. 161-162). È ; È È una malattia che colpisce la vanilla nelle serre dell’Orto | Botanico di Pavia, manifestandosi sulle foglie con piccole mac- chie irregolari, di color piceo, senza alone e senza contorno, | visibili in principio su una sola pagina fogliare e interessanti | poi tutto lo spessore del lembo. Invecchiando tali macchie si allargano, decolorandosi al centro ove poi avviene la disgrega- zione dei tessuti e la perforazione della foglia. La malattia può estendersi anche ai rami. E Dai tessuti ammalati l'Autore isolò una nuova specie di bacterio da lui dedicata al Prof. Briosi. È un microorganismo lungo da 1-2 4 su 0,5-0,8 di larghezza; si colora coi colori ba- sici di anilina, è negativo col Gram ; fonde la gelatina. ha = bs ian PARA & i - dai È ASI % 126 BACTERI — AGENTI CH Con inoculazioni sotegiiiior Sao di “sala pure sip I riprodurre la malattia. MoxremartINnI L. — L'azione eccitante del solfato di manganese — È e del solfato di rame sopra le piante. (Le Stazioni Sper. | Agrarie Italiane, Modena, 1911, 8 pagine). o ; ti » ni. è d In relazione alla questione già esaminata da Ewert, ae e rhold e Clinton (veggasi alle pagine 204 e 280 del I Voluaali di questa Aivista e alla precedente pagina 102 di questo vor lume) se il solfato di rame abbia un’ azione eccitante sopra | le funzioni delle piante, si sono fatte assorbire quantità piccolis- | sime di detto sale (millesimi di milligrammi per ogni conta quadrato di lembo fogliare) a foglie staccate dai loro rami immerse col picciolo in soluzioni assai diluite (0,02-0,005 Yi e si è visto che la respirazione e l’ assimilazione clorofilliana | N dette foglie ne vennero in realtà eccitate, sì che apparvero su: periori che non in foglie di controllo tenute in acqua distillata. Anche il solfato di manganese, assorbito nello stesso modo, esercita un’ azione eccitante. Soraver P. — Intumescenz und Aurigo bei Araliaceen (I nti L scenze e picchiettature in Araliacee). (Soria 21 ! hr, Pflanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, p. 336-341, con una figur CI vet: - LT Ria et L'Autore osservò e descrive in Aa di Ar ‘alia Sie delle intumescenze dovute al prolungarsi e es ) RA, + MALATTIE D'INDOLE INCERTA — NOTE PRATICHE 127 lule a palizzata. Sulle foglie ammalate trovò colonie di alghe e spore di Diplodia, ma nè quelle nè queste avevano distribuzione tale da poterle far ritenere in relazione colla malattia, la quale pare dipendere invece da cause interne. Segnala anche e descrive la formazione di piccole areole gialle su foglie di Ara/za palmata, Panax arboreus ed Hedera helix, le quali apparivano picchiettate. L. M. Voces E. — Pathologische Pilzbildungen (Forme patologiche di funghi). (Sorauer’s Ztschr. f. Pfanzenkrankh., Bd. XXI, 1911, pag. 207-218, con 5 figure). È Sono forme anormali di Septoria Apii e Marsonia Poten- ; _ tillae ottenute in colture. È L’ Autore pensa che vi siano forme patologiche dovute ad « azioni biochimiche esercitate dal cambiamento di substrato. . Pensa che come si ammalano, per diversi motivi, le fanerogame, | così possa pure esservi una patologia dei funghi. ts: M NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1911 : i N. 37. — Per l’apoplessia delle viti, alcuni hanno potuto salvare qual- che ceppo colla pronta potatura dei tralci necrosati e l’ accurata pennel- Dal Bollettino dell’ Osservatorio di Pitopatologia di Maggio 1911. — Si danno istruzioni e raccomandazioni per la contro la peronospora della vite colla poltiglia bordolese. Si consiglia la stessa poltiglia anche contro il Clasterosporium car pophilum degli albicoechi, dei ciliegi e dei peschi, il Fusicladìum dei va meli, la Leptosphaeria Lucilla dei peri e un’ Ascochyta che attacca, anne — rendoli e facendoli spaccare, i frutti della stessa pianta. RI “se Gi Contro l’afide lanigero si.consigliano pennellature locali con clio di "0 qualsiasi natura, anche minerale. | i 7-90 Giugno 1911. — Si consiglia la poltiglia bordolese contro la Septoria hedericola dell’edera, il Seplogloeum Mori e la bacteriosi del gelso, un'A- 9 scochyta trovata su piantine germoglianti di larice e di pino, la Me lampsora populina (ruggine) del pioppo canadese, l’antracnosi della vite, un’Ascochyta trovata su foglie di begonia, il Colletotrichum Lindemu- be thianum (antracnosi) dei fagiuoli. bi, L’aggiunta di sapone alla poltiglia, per facilitarne l’adesione, è sett; a Per limitare la colatura della vite, se non si vuole praticare. l’inci- sione anulare, basta una semplice ferita nella zona corticale sotto ai grap- ‘ poli. Di » Luglio 1911. — Si consiglia la poltiglia bordolese contro il rag e midium subcorticium (ruggine) delle rose, la Puccinia malvacear un delle — #. Altee, la Cercospora Betaecota delle barbabietole, | Heterosporium echi — nulatum dei garofani, la Bremia Lactucae dell’ ihagleta, la LUCCA sim plex dell’orzo e la bacteriosi dei pomodori. si Contro i gorgoglioni dei fagiuoli e delle fave (Aphis Papaveris) © contro quelli dei peschi, si consigliano irrorazioni con estratto di tabacco. all’ uno per 100 e coll’aggiunta di un po’ di calce. dA Per il marciume delle radici del pioppo canadese si dice possa ave ore effetto lasciar scorrere sulle radici infette una soluzione un po’ densa di solfato di ferro. i Per la clorosi dei peri si consigliano iniezioni con polvere 0 SO uzioni da Mi reti bi di solfato di ferro. Per gli insetti xilofagi in genere si consiglia introdurre. nei f essi fatti batuffoli di cotone imbevuti di benzina e ppuri subito € catrame o altro mastice. ; Patia = Tipografia Cooperativa, 1011 - - Pi ANNO V. 1 Novembre 1911 Num. 9. Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA paL DoTrT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e _C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ Faxcert H. S. — Report of plant pathologist (Relazione di pa- tologia vegetale) (Florida Agricult. Exper. Station, Rep. for the year ending 30 june 1910, pag. 45-65, con 14 figure). Furono studiate le seguenti malattie : Marciume terminale dei limoni : i frutti cominciano a ram- mollirsi e a deprimersi debolmente intorno all’estremità del pic- ciuolo, senza cambiar colore e senza che la buccia si alteri; poi l'alterazione penetra nell'interno lungo le pareti degli spicchi e da esse passa poi nelle cellule della polpa, fin che anche la ; buccia annerisce e l’intiero frutto diventa molle e muffito. La malattia può cominciare mentre i frutti sono ancora sull’albero, ma di solito si presenta dopo che furono colti e mentre sono mandati al magazzeni : in molti casi ne furono distrutti dal 10 x i al 50 per 100. I frutti ammalati contengono un fungo che fu ta ari e x . isolato in cultura pura e che è ancora oggetto di studio : le inoculazioni fatte colle colture pure o con pezzi di tessuti in- x fetti hanno dato risultato positivo, e si è visto che l’ infezione può avvenire attraverso il taglio dell’ estremità del picciuolo, anche quando questo è lungo da sette a mezzo centimetro, come pure può effettuarsi attraverso l’epidermide del frutto o al 130 GENERALITÀ. calice. Il fungo si trova poi in molti casi nel terreno sotto gli alberi, così che l’ infezione può trasmettersi ‘anche ai frutti. ino | > contatto col suolo. ar DS : Gommosi degli aranci ed altri agrumi: è una. malattia nella quale la corteccia screpola e trasuda della gomma, for- mando una specie di ulcerazione che può apparentemente co- minciare a guarire ma poi riprende a produrre gomma. La ma- lattia si distingue dal così detto ma! della gomma per ciò che raramente si presenta alla base degli alberi e la gomma non ha lo stesso odore. Si consiglia di togliere la parte ammalata della corteccia e pennellare poi le ferite con carbolineum me- 3 TE RE pe lA POT] scolato in parti eguali con acqua a sapone di olio di balena (otto parti in peso di acqua e una parte di sapone). Squammazione della corteccia (Scaly bark): questa ma- lattia può essere combattuta, se presa sul principio, irrorando interamente gli alberi con poltiglia bordolese dopo avere potato le parti infette. Se l’ attacco è molto intenso, tutte le foglie ed i rami più piccoli devono essere tagliati e raccolti, e bisogna raschiare le parti più infette dei rami e lavarle poi con carbo- lineum come sopra. fo ; 4 Scabbia (Cladosporium. Citri): esperienze fatte colla pol- È tiglia bordolese mostrarono che gli alberi irrorati in settembre e poi ancora in marzo rimasero immuni dalla malattia, mentre Ù: quelli non irrorati ne ebbero fortemeute attaccati i rami e le A foglie. | fi Crosta argentea (Silver scurf):i frutti di limone attaccati S da questa malattia sono deteriorati e mostrano aree irregolari di aspetto argenteo dovuto al distaccarsi dell’ epidermide in. squame sottili e irregolari. La malattia sembra dovuta ad una specie di fungo che in colture pure produce spore di Alternaria e di Coniothecium: Probabilmente trattasi della stessa che fu descritta già da Mc. Alpine come dovuta al Coniothecium sca- “# n v brum. i GENERALITÀ 131 Il fungo nero della mosca. — Quando questo fungo può arrivare su un arancio ammalato, è uno dei più potenti agenti distruttori della mosca degli aranci; però la sua riproduzione è ancora ignota e non se ne ottennero ancora le spore. L’Autore ne fece delle colture pure e lo descrive qui come Aegerita Web- beri. Un altro fungo fu trovato parassita sopra diverse specie di Lecanium e pare sia un Cephalosporium identico al C. Le- canti Zimmermann. Sulla canna da zucchero la malattia conosciuta in altre re- gioni sotto il nome di red-rot (marciume rosso, dovuto al Co/- letotrichum falcatum) fa segnalata anche nella Florida e l’Au- tore dà per essa i seguenti consigli: piantare soltanto canne sane che non abbiano traccie di decolorazione , immergendole prima in poltiglia bordolese, e se la stagione lo permette pian- tarle senza prima metterle in mucchi dove l’ infezione può fa- cilmernte propagarsi per contatto dall’ una all’ altra; scegliere possibilmente varietà resistenti al male. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). Rumsey W. E., Gippines N. J. e Dacey A. L. — Suggestions for Spraying (Istruzioni per irrorazioni) (West. Wirginia Agricult. Exper. Station, Bull. 133, 1911, 26 pagine e 5 figure). Sono esposti in forma succinta i metodi per le irrorazioni , le formole dei varî fungicidi ed insetticidi, non che i sintomi : di molte malattie dei peri, meli, peschi, pruni, ciliegi, uva e | patate, ed i modi di combatterle. i E. A. Brssey (East-Lansing, Michigan). 182 GENERALITÀ — PARASSITI vEGNIALE 1% Di tr St à; se i SE La È . = è de aL pi. n - vci : ER: P Mal î 2° fe i NILO Ld ale... È - ne z sE > E ia ct Ruacres A. a e STAKMAN E. C. — Qrchard and garden spré gl (Irrorazioni nei frutteti e giardini) (Minnesota patio Exper. Station, Ball. N. 121, 1911, 32 pagine). I eg Anche qui sono istruzioni popolari sull'uso dei più comuni fungicidi ed insetticidi. Si dà anche un calendario delle irrora- zioni, coi nomi delle principali piante coltivate, e colla descri- zione delle loro malattie e dei modi per combatterle. | ss E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). CamppseLL C. — Un nuovo fungo parassita del carrubo (Sora, 4 1911, 3 pagine), È causa di una nuova malattia delle foglie del carrubo nell’Agro Formiano, e provo:a su di esse la formazione di. macchie oblunghe, quasi nere, localizzate per lo più negli spazî | tra le nervature secondarie, e più evidenti nella pagina infe- È riore. Quando il male è avanzato, la foglia dissecca quasi com- | pletamente, rimanendo verdi il picciolo e parte della nervatura principale. f Il fungo parassita, che si presenta specialmente sulla pa- gina inferiore delle macchie in forma di cespuglietti biancastri, è una nuova specie di Raumwularia che il Saccardo descrisse col. nome di RR. australis Sace. A L'Autore consiglia irrorazioni al 3 per mille di soi di potassio, da farsi in principio di primavera 0 cron CA verno per uccidere gli organi di riproduzione del fit f it Tali irrorazioni sono efficaci anche contro il tanto c une oidio del carrubo. LA PARASSITI VEGETALI 133 D’IippoLito G. — 1 nuovi metodi di lotta contro il carbone dei ce- reali (Boll. quindic. d. Soc. d. Agricolt. Italiani, Roma, 1911, Vol. XVI, pag. 680-685). Dopo avere ricordato gli studi più recenti sul carbone dei cereali e la distinzione delle diverse specie di Ust:/ago che vi- vono sui cereali più comuni (U. tritici Jens del frumento, e U. hordei e U. nuda dell’ orzo) non che le loro caratteristiche biologiche, l’ Autore riassume le ultime osservazioni dell’ Hecke (veggasi alla pagina 35 del primo volume di questa A7v:sta) sopra la possibilità di una infezione interna dèi semi di frumento e orzo, e ne deduce la insufficienza dei diversi metodi di concia delle sementi stesse per combattere la malattia. Spiega quindi molto chiaramente il metodo dell’ immersione in acqua prima calda a 20-22 C. (per 4 ore) per far germinare . il micelio interno, poi in acqua a 52 C. (per 10 minuti) per ucciderlo. Descrive molto opportunamente le pratiche a seguirsi «sia per le aziende piccole (i sacchi di semente sono immersi in | botti ripiene dell’acqua debitamente riscaldata), sia per le aziende È grosse per le quali Appel e Gassnes hanno preparato appositi 4 apparecchi a vapore). L. MONTEMARTINI. . FreeMan E. M. E Sragman E. C. — The smuts of grain crops (I neri dei cereali) (Minnesota Agricult. Exper. Station, Bull. N. 122, 1911, pag. 35-64, con 11 figure). i La prima parte di questo bollettino è dedicata alla descri- . zione del modo di vivere delle Ustilaginee, ed in seguito sono descritte dettagliatamente il carbone del mais, che attacca la | pianta ospite in tutte le parti ancora in via di accrescimento, ; quello dell’ avena, del frumento , dell’ orzo, del sorgo, i quali tutti entrano nelle piantine în via di germinazione, oppure at- ea 194 PARASSITI VEGETALI “© ©. 7 PRA SAI taccano i fiori, soppravvivendo per l’anno seguente allo stato — di micelio incluso nei semi. Poi vengono i rimedii, e p. es. per il carbone del mais si dice che occorre togliere e distruggere È le piante infette e applicare una buona rotazione agraria. x Nel Minnesota sono due i carboni del frumento, e quello | fetido (Tilletia) può essere prevenuto disinfettando ì semi im- È mergendoli o bagnandoli con soluzione di formalina preparata con una parte di formalina commerciale (al 40° di aldeide È formica) in 320 a 360 di acqua, oppure con soluzione di solfato. di rame all’ uno p. 100, seguita poi da latte di calce. Si usa 4 anche il riscaldamento dei semi per un minuto a 50°-538° C. per d poi tenerli in acqua calda e sempre agitata e lasciarli in seguito — asciugare a poco a poco. A Si giudica che la perdita annuale degli agricoltori dello stato di Minnesota in causa del carbone fetido sia di un milione | di dollari (cinque milioni di lire), cioè circa l’ uno per cento. del raccolto. Il carbone polverulento (Ust:/ag0) può essere com- © battuto tenendo i semi immersi per cinque o sei ore in acqua. riscaldata a 17°-22° C. e passandoli poi per alcuni minuti in acqua a 54° C., col che il fungo è ucciso ma qualche volta è danneggiata anche la germinabilità dei semi, onde bisogna spa . gerne una quantità maggiore. I danni causati da questa malatti n nel Minnesota sono forse inferiori a quelli dovuti alla malattia precedente, ma quando essa si presenta in un campo, di solite ne viene distrutta buona parte del raccolto. i L’orzo ha due carboni, ambedue del genere Z/sti/ago è carbone coperto nel quale le spore rimangono unite e chius per un certo tempo, e quello polverulento, nel quale le spore distaccano e disperdono facilmente e da ultimo lasciano nu d le rachidi delle spighe. Il primo può essere combattuto coi tra tamenti alla formalina, il secondo coi trattamenti consigliati p il carbone polverulento del frumento, solo che la temp orati usata deve essere di 52° C. per 15 minuti. fo PARASSITI VEGETALI 135 Una sola varietà di carbone attacca l’ avena e la si com- batte trattando i semi colla formalina. Il danno di cui essa è causa è di circa due milioni di dollari all’ anno. Anche il sorgo ha nello stato una sola specie di carbone che ne attacca di solito tutta la spiga ma qualche volta per- mette ad una parte di essa di svilupparsi. Si possono usare contro di essa i trattamenti colla formalina o coll’ acqua calda. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hiecins B. S. — Is Neocosmospora vasinfecata - Atk. - Smith the perithecial stage of the Fusarium wich causes cow-pea wilt? (È la Neocosmospora vasinfecta Smith forma peri- teciale del Fusarium che è causa dell’ avvizzimento della Vigna sinensis ?) (Ann. Rep. of the North Carolina Exper. Station for 1909, 1911, pag. 100-116, con 16 figure). Nelle sue ricerche sopra l’avvizzimento della Vigna sinensis, l'Autore esaminò più di cento fusti, ma gli accadde solo due volte di trovare i periteci della Neocosmospora. Le colture pure fatte colle ascospore di questa furono affatto diverse da quelle pre- parate col Fusarium preso sui fusti stessi. Questo in diverse inoculazioni sì mostrò veramente parassita, non così la prima. Inoltre le colture delle ascospore non produssero alcuna forma macroconidica e diedero differenti reazioni coloranti nei vari mezzi. Perciò l’Autore pensa che sia caduto in errore E. F. Smith considerando la Neocosmospora come lo stadio perfetto del Fu- sarium in esame. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Jonnson T. C. — Spraying cucumbers and cantaloupes (Irrora- zioni pei cetriuoli) (Virginia Truck Exper. Station, Bull. N. 5, 1911, pag. 85-100). SIERRA CR CATA td a 2 a PL, if a i # > STR y% b fi di CENT Vee A. SR LARA MES 7 Te P e std ® « PIE i Rida e a 4 = 136 PARASSITI VEGETALIO Nelle vicinanze di Norfolk Virginia i cetriuoli ed Me furono seriamente danneggiati in questi ultimi anni dalla pero- | nospora (Plasmopara cubensis) e dall’ antracnosi (Colletotrichum s lagenarium). Nel 1908 con irrorazioni con poltiglia bordolese la È stagione fruttifera venne prolungata di una settimana mentre il raccolto aumentò del 50 per 100. Nei meloni con quattro ir rorazioni sì trovò anche migliorata la qualità dei frutti. | Nel 1909 l’ aumento di raccolto dovuto alle irrorazioni fu, nl pei cetrioli, del 41 per 100. Nel 1910 le esperienze furono fatte con diversi fungicidi, ma i migliori risultati si ebbero colla poltiglia bordelese che, | pei cocomeri, diede un guadagno di 59 per 100 in confronto alle piante non trattate. Le irrorazioni con certi solfuri riusci- rono dannose e ridussero il raccolto al di sotto di quello avutosi È dalle piante non trattate. È La poltiglia bordolese usata era nella proporzione di una | parte di solfato di rame e due di calce in 133 parti di acqua. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). a WacrLace E., e HesLer L. R. — Studies of the fungicidal value | of lime-sulphur preparations (Studi sul valore fungicida dei preparati di solfo e calcio) (Cornell Univ. Eaxper. Station, Bull. N. 290, 1911, pag. 165-207, con 2 fig. e una avo] Si riferisce intorno una serie di esperienze di laboratori sopra la germinazione e l’ accrescimento di molti funghi para siti sotto l’azione di diverse combinazioni di solfo e calce e d altri fungicidi, posti prima su vetrino e poi lasciati seccare Der aggiungere in seguito una goccia d’ acqua contenente in SOS] en: sione le spore. Furono provati la Venturia inaequatlis, la Spha ropsis malorum, e la Sclerotinia fructigena. Pei dettagli veggasi 1’ originale. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan i î n 2, PI e Pe AE PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 137 BLaxe M. A. e FairLey A. J. — Spraying experiments with peaches. (Esperienze di irrorazioni sui peschi). (New Jersey Agricult. Exper. Station, Bull. Nr. 236, 1911, 30 pagine con 12 figure). Nello stato di New Jersey lo scopo principale delle irrora:- zioni è quello di prevenire la scabbia (Cladosporium carpophilum) e i Curculionidi dei peschi: si usano anche a combattere il mar- ciume nero (brown-rot, dovuto alla Sclerotinia fructigena) quando è molto forte. Come insetticida si usa l’arseniato di piombo me- scolato ad un fungicida o applicato da solo in soluzione acquosa nella proporzione di 0,5 p. 100. Come fungicide si usano diverse miscele solfo-calciche : la miscela commerciale non può però es- sere applicata con sicurezza alle foglie dei peschi se non diluita almeno 125 volte, ed i migliori risultati si hanno colla miscela bollita da sè stessa applicata tre volte. Questa è efficace contro ambedue i funghi sopra nominati, e se le si aggiunge l’insetti- cida (nella proporzione di 0,5 p. 100) e viene applicata appena . prima della caduta del calice, è utilissima anche conto i Curculio. E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). « Watrace E. — Lime-sulphur as a summer spray (Le miscele 39 solfo-calciche per le irrorazioni estive) (Cornell. Agrie. Exrper. i Station, Bull. Nr. 289, 1911, pg. 141-162, con 9 figure). Si riferiscono 1 risultati di esperienze fatte colle miscele solfo-calciche contro la scabbia dei meli (Venturia inaequalis), con brevi note anche sopra la stessa malattia nei peri. Le irro- razioni furono fatte alle seguenti epoche: la prima proprio al primo apparire delle gemme fiorali, la seconda dopo la caduta dei petali ma prima della chiusura dei lobi del calice, la terza due settimane dopo la caduta dei petali e la quarta ancora sette | settimane più tardi. Alle miscele fu aggiunto arseniato di piombo PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI nella proporzione di 0,5 per 100 in peso. Si vide che la seconda | irrorazione è la più importante. Nelle esperienze del 1909 glio alberi non trattati presentarono il 42 p. 100 dei frutti attac- . cati dalla scabbia, quelli trattati colla poltiglia bordolese e col- l’arseniato di piombo ne ebbero attaccati solo il 3 p. 100 e quelli — colle miscele solfo-calciche e 1’ arseniato il 3,8 p. 100. Però i frutti trattati colla poltiglia bordolese erano arrossati, Nel 1910 3 i risultati furono quasi gli stessi. Si vide che l'aggiunta dell’ar- È seniato di piombo alle miscele solfo-calciche aumenta il loro valore fungicida. x Riguardo alla scabbia dei peri, si è visto che quando sono ‘1 infetti i rami, riesce difficile impedire che nell’ anno successivo s la malattia si estenda ai frutti, onde è necessario combatterla i con ogni diligenza. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Bercer E. W. — Report of Entomologist (Relazione di entomo- | logia) (Florida agricult. Exper. Station, Rep. of year en- ding 80 june 1910, pg. 35-44). Nella Florida gli insetti più dannosi agli agrumi sono due specie della così detta mosca degli aranci: Aleyrodes citri e AK nubifera, ed il miglior modo per combatterli sta nel diffondere. artificialmente diversi funghi loro parassiti, specialmente le Asche- rsonia. Tali funghi sono tenuti in colture pure e quando la produzione delle spore raggiunge in esse il maximum, vengono poste in acqua che poi viene irrorata sulle piante. Se la sta gione è umida i risultati sono evidentissimi. tic (Fs + In certe parti della Florida le irrorazioni con simili co tu di funghi sono oramai diventate pratica ordinaria. Esse ries cos più utili farle quando la stagione è calda, piuttosto che ne ne giornate fredde. i si cicli E. A. Brssey (East Lansing: BA fc rigan) ). Meet. De OS: der PARASSITI ANIMALI ©» 139 Doren S. B. e Franpsen P. — The potato eelworm (Le anguil- lule delle patate) (Nevada Agric. Exper. Station, Bull. Nr. 76, 1911, 7 pagine, con due figure). Causa la presenza di infezione di nematodi in diverse spedi- zioni di patate dallo stato di Nevada in California, venne proibita ogni introduzione di tale merce in quest’ ultimo paese. Ciò ri- chiamò l’ attenzione degli agricoltori e degli studiosi su questa malattia e sui danni che produce. Si vide che essa è dovuta al- l’Heterodera radicicola che produce nei tuberi delle nodosità e dei rigonfiamenti più o meno grossi. Si raccomanda di non piantare patate nei campi che si sieno mostrati infetti da tale malattia. E..-A. Bressey (East Lansing, Michigan). Rosst R. — Alcune notizie intorno a due Cleonini dannosi alla barbabietola da zucchero nella Campania: Conorrhynchus Luigionii Solari e Lixus Junci Boh. (Boll. d. Labor. di Zool. Gen. e Agraria di Portici, 1911, pg. 26-42, con 1 tav.). Dopo avere brevemente riassunte le notizie che si hanno sopra i danni arrecati alle barbabietole da diverse specie di Cleo- nini, l’ Autore descrive dettagliatamente il Conorrhynchus Lui- gionii Solari, coleottero (lungo 12-14 mm.) che riesce tanto dannoso alla coltivazione in parola nella Campania : esso sverna allo stato adulto sotto le pietre o le foglie secche, o nel terreno alla profondità di pochi centimetri, esce poi nel marzo e divora . le piccole foglie delle piantine di barbabietola, indi si accoppia e va nel maggio a deporre le ova (avvolte in una sostanza at- taccaticcia) vicino al colletto delle stesse piante, donde le larve passano poi facilmente sulle radici a costruirvi dei nidi speciali e a corroderne la superficie. L’Autore consiglia una accurata preparazione del terreno Kan, » È me een . ‘mt ho ; nei di!) - e DAR x } PARASSITI ANIMALI — MALATTIE SP INDOLE n LOG] Ica prima della semina, lavorandolo minutamente e facendo racco- gliere accuratamente gli insetti adulti che vi si trovano. Inoltre ; consiglia l’ isolamento dei diversi campi e delle singole aiuole — di uno stesso campo mediante fossi della profondità di 40-50 cm. | i in fondo ai quali sì pongono, distanti 10-20 m. l’ uno dall’ altro e interrati fino all’orlo, manicotti di terra cotta verniciati all’ ine È terno e di diametro eguali a quello dei fossi, manicotti che di- ventano altrettante trappole dell’ insetto. La raccolta degli insetti adulti va poi continuata, tanto nei fossi che sulle aiuole, durante È il mattino nelle giornate calde e più tardi nelle giornate fredde. Finalmente se, malgrado tutto questo, l'invasione è ancora forte, à conviene combatterla anche con irrorazioni di liquidi insetticidi adoperando a tal’ uopo soluzioni di sali di arsenico. Insieme al Conorrlynchus si è diffuso in Campania anche 4 il Linus junci Boh. che l'Autore descrive qui brevemente, con- | sigliando contro di esso gli stessi metodi di lotta. L. MONTEMARTINI. FLoyp B. F. — Report of assistant plant physiologist (Rapporto. i dell’ assistente di fisiologia vegetale) (Florida Agric. Exper. 4 Station, Rep. for the year ending 30 june 1910, pag. 66-78)... Esperienze fatte somministrando ad alberi di limone un L quantità eccessiva di nitrato di soda, nitrato di potassio e ni- trato d’ ammonio condussero alla formazione di macchie og seguita poi dalla separazione del lembo dal picciolo. In com spondenza a tali macchie i tessuti erano più o meno plasmoli: zati. Aggiungendo contemporaneamente un concime emps. si danno viene evitato, il che dimostra che esso è dovuto sorbimento di nitrati in quantità sufficiente doc: aut cc; é È f fosforo presente nelle cellule. A (ft Loti RE TT ESE. MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA — FISIOPATOLOGIA 141 La malattia nota col nome di erantemo (dieback) non è di natura parassitaria ma è dovuta a condizioni sfavorevoli di ac- crescimento in seguito a concimazioni non proprie, e si presenta in certi terreni coll’ uso di concimi contenenti azoto in forma organica. Nella pratica popolare venne consigliato il solfato di rame per combattere tale malattia, ma il suo uso non ha alcun fondamento scientifico. In esperienze fatte in grande dall’Autore si notò che gli alberi trattati col rame diedero un’ abbondante secrezione di gomma, non così invece gli alberi non trattati. Dopo due anni tutti gli alberi mostraronsi molto meno amma- lati, senza distinzione tra quelli trattati e quelli non trattati. Gli alberi poi ai quali si era applicato il solfato di rame ave- vano i tessuti corticali molto danneggiati intorno ai punti di inoculazione. Evidentemente 1’ uso del rame in questa forma non è efficace a combattere la malattia. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). Coor M. T. e TausenHAUS J. J. — The relation of parasitie fungi and the contents of the cells of the host plant. I, The toxicity of tannins (Relazione tra i funghi parassiti ed il con- tenuto delle cellule della pianta ospite. I, La tossicità del tannino). (Delaware Agricult. Exper. Station, Bull. Nr. 91, 1911, 77 pagine con 48 figure). Si riferisce sopra una serie di esperienze fatte per studiare il problema della immunità e suscettibilità delle piante agli at- tacchi dei funghi, e precisamente la questione del tannino come | agente protettore dentro le piante. I diversi tannini, già riguar- dati da vari autori come prodotti inutili, pare invece abbiano diverse funzioni , in vista della loro distribuzione generale spe- | cialmente in certi stadi di sviluppo. La possibilità che essi ser- x e > PR . x È AE 142 FISIOPATOLOGIA 1: ds ati 6, menti 577 ; ;

sentavano anh’ essi aree ellittiche od ovoidali, piccole da prima, — A si ma che non tardavano, estendendosi, a produrre la morte dei 2-59 fiori stessi, L’ esame microscopico a cui sottoposi questi organi amma- lati mostrava che i tessuti che si trovavano in corrispondenza È delle macchie erano anch’ essi completamente invasi dal micelio della Botrytis, che si estendeva ramificandosi tanto nogle strati 5. esterni come in quelli profondi. DE Maggior sicurezza sull’ azione parassitaria di questa Muce- dinea ebbi inoltre riproducendo la malattia in piante sane di. Ò Mughetto. E Scelsi a tale scopo alcune piante che crescevano in un ‘aiuola | val distante da quella ov’ erano le piante infette, e che si presta-. ci vano all’esperienza perchè rigogliose ed affatto immuni da male. n. Infettai con i conidi presi da foglie ammalate le foglie di pa- | recchie piante sane, sulle quali la rugiada notturna si era posata. — L’ infezione diede già visibili risultati dopo una settimana, | poichè le foglie infettate incominciarono dopo un tal periodo a macchiarsi di piccole zone brune che andarono man mano allar- gandosi, e finirono per diffondersi talmente da compromettere _ l’esistenza di tutta la pianta. po mv. L'aspetto e l’andamento della malattia risultarono identici. a quelli della pianta da cui essa proveniva, e l'esame micros poi pico confermò l’ azione eminentemente parassita del micelio nel- l'interno dei tessuti. i Questo caso costituisce dunque un nuovo esempio di pal cs sitismo di questo micromicete ben noto come parassita f Ita tivo. n DA + Altri casi di parassitismo della Botrytis vulgaris 7 notati da diversi autori. Infatti questa Ma cahaead PARASSITI VEGETALI 147 e danneggiare fortemente varie piante, sia spontanee che colti- vate, quali le Dalze come segnalò il Cavara '), i Cyclamen e le Primule indicate dal Wehmer 2). Inoltre il Farneti *) e il Mon- temartini ‘) riscontrarono il primo sulle rose e il secondo sulle Tuberose analoghi casi di parassitismo. Nè mancano esempi di infezioni dovute alla Botrytis su piante di grande cultura, quali il Ficus Carica *), gli agrumi °) _ ela Lactuca?). ‘Recentemente anche il Trinchieri *) riscontrò un notevole | caso di tale parassitismo sui capolini fiorali della Zinnia viola- 3 cea Cav. 5 S | Dall’ Istituto Botanico di Pavia, novembre 1911. 1) FR. CAVARA, Note sur le parasitisme de quelques champigons. - Rev. Myc., an. XIII, p. 107-178, Toulouse, 1891. _ 3 WrHMER, Durch Botrytis Hervorgerufene Blattfiule von Zimmer- È | pflanzen nebst einigen kritischen Bemerkungen zur Speciefrage. - Zeitschr. fur Pflanzenkr., IV, pag. 204 e segg., 1894. È 3) R. FARNETI, Il marciume dei bocciuoli e dei fiori delle rose causato da una ferma patogena della Botrytis vulgaris (Pers.) Fr. - Atti dell’Istituto | bot. dell’ Univer. di Pavia, II serie, vol. X, pag. 77-78, Milano, 1907. | 4 L. MonteMartTINI, Una malattia delle Tuberose (Polianthes tube- B rosa L.) dovuta alla Botrytis vulgaris Fr. -— Ibidem, vol. XI, pag. 297-299, — Milano, 1908. «_—’—‘) A. PruneT, Sur une maladie des rameaux du Figuier. - Compt. rend, | de l’Acad. des Sc. de Paris, tom. CXXXVI, pag. 395 e segg., 1903. “a 6) O. PenziG, Studi botanici sugli agrumi. - Roma, Min. di Agr. Ind, | e Comm, 1887. | ?) R. E. SmITH, Botrytis und Sclerotinia ; their relation to certain plant È diseases and to each other. - The Bot. Gazette, Chicago, 1900, vol. XXXIX. * > G. TRINCHIERI, Intorno a un micromicete parassita della Zinnia vio- | lacea Cav. - Rendic. d. R. Acc. d. Scienze Fis. e Mat. di Napoli, 1909. r Ser BS, eee LA ‘ai -® 4 Vai RR - t, Ito bw LE A68, n © #1 ù , e U n Lod gi GAI di ADE “È 2 - : verde Pa » " 34 We 98:79 i rin VEGETALI ” — 1 BernarRD N. — Les mycorhizes des Solanum (Le micorizie dei Die Solanum). (Ann. d. Sc. Nat., Botanique, Ser. IX, T. AL 1911, pg. 235-258, con 12 figure). ui, È uno studio fatto specialmente sul Solanum Dulcamara, nonchè (per quest’ultima parte in collaborazione con J. Magron) sul S. Maglia e S. Commersonii. A Il S. Dulcamara ha le sue radici largamente infestato da un micelio fungino, del tipo delle micorize ordinarie ; le vesci- cole che si trovano anche qui come nelle altre micorize sono organi di riproduzione dell’ endofita e messe in condizioni op- | portune germinano. Anche il S. Maglia, che è il sipocatie delle nostre pa- tate coltivate, presenta normalmente un'infezione simile, ciò È che viene in appoggio della teoria dell'Autore circa la fanti (A della simbiosi nella tuberizzazione delle patate. La coltivazione di questa specie ha fatto scomparire 1 funghi che abitano nor- malmente le loro radici; ma si possono ottenere sperimental- mente delle micorize anche su di esse coltivandole in un ter- reno che contenga l’ endofita del S. Dulcamara. SLA 3 L. MONTEMARTINI. Fawcerr H.S. — Sealy bark or nail-head rust of Citrus Gan mazione della corteccia nei limoni). (Florida Agricult. Erper. Station, Bull. N. 106, 1911, 41 pagine e 28 figure). I pic IN è Va È questa una malattia di importazione relativamente i re cente nella Florida, confinata principalmente nella: parte « sostià va, dentale dello Stato, nella provincia di Hillsboro, ma che v diffondendosi anche nelle parti centrale e orientale. I suoi 0 ve ratteri principali sono i seguenti: sulla corteccia ancor ] iscia st dei rami di sei a otto mesi o anche più vesta con r Le va "> cda da MP n. i Li o” DA 4 Aa sii MA PARASSITI VEGETALI 149 chie rotondeggianti, di tre a dodici millimetri di diametro, leg- germente rialzate sopra la superficie, di colore rossastro e con margine ben netto. Crescendo e invecchiando, la corteccia in corrispondenza a tali macchie diventa vitrea e fragile , pol sl screpola longitudinalmente e finalmente si rompe in sottili la- mine e squame. In certi casì le macchie confluiscono formando larghe piastre. Sui rami più grossi e qualche volta sul tronco sì presentano piastre di corteccia ruvida, che va in pezzi e si stacca passandovi sopra la mano. Sui frutti appaiono macchie brune, frequentemente ad anello, variabili da 4 a 12 mm. di diametro. Sui rami la malattia si presenta in tutte le stagioni del- l’anno ma principalmente da giugno a dicembre; sui frutti si sviluppa in luglio. I rami giovani, che hanno meno di sei mesi, non sono attaccati, mentre i più colpiti sono quelli che hanno da nove a 18 mesi di età. I frutti invece cominciano ad essere attaccati quando hanno quattro mesi. Tra l’infezione e la com- parsa delle macchie devono passare 40-60 giorni. La malattia è dovuta a un fungo : il Cladosporium herba- rum var. citricolum. Lo si dimostra nei seguenti modi : 1) furono ottenute colture pure del fungo dalle aree am- malate ; _ 2) giovani piante di limone in serra furono infettate con queste colture pure (irrorando acqua con spore sopra le loro di- | verse parti) e dopo 40-60 giorni presentarono la malattia, mentre altre piante nella stessa serra ma non infettate rimasero sane: sì possono ottenere anche mettendo pezzi di rami ammalati in contatto con rami sani; | 3) il fungo isolato dalle piante così infettato fu identico 9 a quello delle piante ammalate naturalmente. Nelle colture alla | temperatura ambiente questo fungo si presenta quasi come un Hormodendron, ma nei tessuti ammalati ha veramente la.forma ia LE età 7 FR "È a 150 PARASSINI VEGETALI di Cladosporium. Di solito associato con esso, ma non sem] presente nè in relazione colla malattia, vi è i Cotta gloeosporioides, ed insieme a questo la malattia diventa più — dannosa. | = Esperienze fatte su vasta scala dimostrano che il male può X essere combattuto con quattro irrorazioni con poltiglia porte LR e con una accurata raccolta e distruzione del legno infetto. Se “a la malattia è assai avanzata e sono già morti per essa molti rami, è forse più conveniente fare una potatura radicale e pen- ti nellare tutto il tronco e i rami con carbolineum allungato a | metà in acqua. La malattia è più comune negli aranci dolci, e nitro solo debolmente le altre varietà di Citrus. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Sd Y Many Th. F. — Two recent important cabbage diseases of Ohio — (Due importanti malattie dei cavoli nell’Ohio) (Okéo Agricult. Exper. Station, Bull. Nr. 228, 1911, pg. 255-297, con 26 A: figure). - Solo in questi ultimi 25 anni il cavolo acquistò grande im- — portanza per i fittabili dell’ Ohio ed esso viene coltivato osten- | sivamente per parecchi anni intorno alle grandi città, special- | mente per la prepazione del sauer kraut. Fu però osservato: che questa pianta può crescere solo pochi anni nello stesso terreno e ciò per la comparsa di alcune gravi malattie. si La più importante di queste è stata fin’ ora il Dlakt-r0 malattia di natura bacterica dovuta ala Pseudomonas (0 Bacte rium) campestris; recentemente però ne sono Vin due e cioè | avvizzimento per Fusarium, conosciuto an nome di ingiallimento (Yellow) e il Hina: o iter (n | Meet. saperi ciume del piede). | Mor x PARASSITI VEGETALI 151 L’avvizzimento, dovuto ad una specie di Fusarium, fu se- gnalato negli Stati Uniti nel 1895 e si è diffuso nell’ Ohio da circa sel anni. Le piante che ne sono colpite prima ingialliscono, cessano di crescere e le loro foglie inferiori mostrano tendenza a cadere appena toccate. Se le piante sono infette nei vivai prima del trapianto, non crescono più dopo questa operazione , ma diventano nere s muoiono. Le foglie si staccano tutte a poco a poco dal bottone e da ultimo resta il gambo o completamente nudo o con un piccolo ciuffo di foglie mal sviluppate all’apice. Il fungo che è causa di tutto questo vive nel terreno per un certo numero di anni, specialmente se si tratta di un terreno ricco di humus; la malattia si propaga quindi coll’ uso di con- cime nel quale sieno state gettate foglie o piante infette, oppure facendo i vivai da trapianto in terreno pure infetto. Non v’ è nessun mezzo di cura e bisogna, nel campi nei quali appare l’in- fezione, non coltivare più il cavolo per un certo numero di anni. L'altra malattia chiamata dlack-leg, o marciume del piede, è dovuta al Phoma oleracea. È conosciuta già in Francia, Ger- mania, Olanda e Australia, ma solo da poco tempo si è diffusa nell’ Ohio. Nelle piante dei vivai si manifesta sotto l'inserzione 1 della foglia più bassa con macchie nere, lunghe, cosparse dei | picnidii puntiformi del fungo : le piante così colpite possono vi- vere solo poche settimane dopo il trapianto. Più grave è la ma- | lattia quando colpisce piante che hanno raggiunto la metà o i due terzi del loro accrescimento, nel qual tempo le foglie di- | ventano screziate di rosso e bleu ai margini, mentre sul fusto si formamo delle lesioni scure che si estendono fino alla base. . Le inoculazioni con colture pure di Phoma oleracea riescono nel cento per cento delle infezioni. Nei vivai da semi il fungo | attacca direttamente le piantine ; invece nelle piante già grosse l’infezione è aiutata dalle punture di insetti. Nei vivai la ma- lattia può essere combattuta irrorando con poltiglia bordolese il terreno attorno alle piantine; la maggior cura da aversi è PARASSITI VEGETALI È . . . . ° . È "è li a però quella di fare il vivaio ogni anno in un posto nuovo così che non vi sieno frammenti di vecchi cavoli ricettanti il paras- sita. | SF a E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). PrircnarD Fr. J. — A preliminary report on the vyearly origin — and dissemination of Puccimia graminis. (Relazione preli-. minare sopra l’ origine annuale e la disseminazione della Puccinia graminis) (The Botanical Gazette, Chicago, 1911, Vol. 52, pag. 169-192, con una glia -DOE Dopo avere riassunto le più importanti e recenti pubblica: — zioni sull'argomento ed avere esaminato la questione della per- È petrazione e diffusione della ruggine dei cereali anche indipen- — dentemente dal Berber:s, l’ Autore espone i risultati di molte | esperienze di infezioni artificiali da lui fatte umettando le foglie — sane con acqua distillata nella quale aveva posto delle spore di Puccinia. so "in Da tali esperienze risulta : 5 1) la Puccinia graminis passa facilmente dal frumento ; Agropyron tenerum, A. repens, Hordeum jubatum e Elynns - triticordes al Berberis ; i, OE 2) le ecidiospore ed uredospore non sono forse portate al è «di considerevoli distanze dal vento ; d 3) le pustole uredosporifere compaiono sul frumento tanto più presto quanto più è vicino il Berderis e compaiono prima sulle piante vicine a questa essenza che su quelle lontane ; 4) pare che la Puccinia graminis non si allarghi ai ssi di frumento per mezzo delle erbe. Le poche esperienze l'Autore dimostrano che vi sono tre distinte forme di ka 0 fungo: una pel frumento, una per l’ orzo e una per la se Pa Sè avena, Agropyrum ; i sbi SALI a , le ta gi soda : PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 153 5) le uredospore non poterono sopravivere all’ inverno 1904-905 a Fargo nel North-Dakota ; 6) lo svernare del micelio nei tessuti vegetali nel North- Dakota è assai dubbio ; 7) il pericarpo dei chicchi di grano colpito da ruggine resta spesso pieno di micelio e di pustole di teleutospore ; 8) nelle cellule dello scutello si trovano pezzi di micelio che sembrano di Puccinia. L. MONTEMARTINI. Buscarioni L. e MuscarteLLo F. — Coerenze sdoppiamenti ed altre anomalie fogliari provocati dal Dacthylopius citri Signor. nella Parkinsomia aculeata Linn. (Malpighia, Ca- tania, 1911, pag. 193-219). Il Dactylopius citri, o Coccus citri, od anche Coccus hespe- ridis è parassita comune dei limoni, conosciufo col nome vol- gare di cotonello, o pidocchio bianco. Gli Autori lo hanno tro- vato sopra le foglie di Parkinsonia aculeata, pianta oriunda dell’ America occidentale e delle Antille coltivata da noi come pianta ornamentale. | L’azione del coccide sulle foglie di questa cesalpiniacea pro- voca la comparsa di non poche anomalie, che sono qui descritte dagli Autori, e che essenzialmente constano di sinfisi fra le ra- chidi, loro sdoppiamenti, ramificazione generale, si che la foglia da bipinnata diventa tripinnata, proliferazione delle stipole che diventano ramose e fogliacee. Non è improbabile che alcune di queste anomalie rappresentino un ritorno a condizioni ataviche. L. MONTEMARTINI. pon * CE tive: TRE È A “ en di È, È 2° ”i 154 PARASSITI ANIMALI. i BACTERI ed si i È Soresi G. — In tema di Diaspis pentiti (Bull. dell'Ag: rs coltura, Milano, 1911, N. 44). = "Sa mi. In un podere sperimentale a Vanzago alcuni gelsi sui db era stata portata la Prospaltella Berlesei presentansi ora liberi dalla Diaspis. L'Autore nel dar notizia della cosa, segnala anche — 2 i] fatto che la Prospaltella si è diffusa pure in campagna, lon- tano qualche chilometro dal podere in parola e comincia la sua opera di distruzione contro il temuto parassita dei gelsi. Con- siglia pertanto di prospaltizzare (ossia portarvi la Prospaltella) 7 AT colla maggiore rapidità possibile i gelsi infetti. L. MONTEMARTINI. “È Pavarino L. — Malattie causate da bacterî nelle Orchidee. (Rene 3 d. R. Ac. d. Lincei, Classe SAlosas, Vol. XX, Roma, 1911, pg. 288-237). È Mentre sono note molte malattie di Orchidee dovute a mi- + i cromiceti, poco vennero studiate quelle che sono di natura bae- Pi | iso” terica e pur sono frequenti. E L'Autore che ha già studiato una malattia di natura bao- pi terica nella Vanilla (veggasi alla precedente pag. 125 di questa | Rivista), ha ora isolato da diverse Orchidee ammalate e qui de scrive le seguenti quattro specie patogene : Mani Bacterium Cattleyae n. sp., sopra Cattleya Harrisoniae, in. principio di forma ovale, poi allungato a bastoncino eni ) per 0,4-0,6), sporigeno, non resistente al Gram, colorabile cc colori basici di anilina, aerobio, non fonde la gelatina, E Pro n sulle foglie macchie brune ed escrescenze rugginona i Di Bacillus Pollacii n. sp.; su pn Li ad r_* Hi L- BACTERI — AGENTI CHIMICI 155 forma di bastoncini diritti o leggermente incurvati, lunghi 8-10 « su 1 di larghezza, sporigeno, non resistente al Gram, colorabile coi colori basici di anilina, aerobio, fonde la gelatina. Forma sulle foglie macchie nere, irregolari, più o meno allun- gate e depresse. Bacterium Krameriani n. sp., sopra Oncidium Krameria- num, ben distinto dal B. Oncidii Peglion, piuttosto tozzo (lungo 4 2-3 su 0,6-0,8 di larghezza), sporigeno, negativo al Gram, fonde la gelatina. Provoca la formazione di macchie color rug- gine che si estendono dalla foglia ai pseudobulbi che abbruni- scono e seccano. Bacillus Farnetianus n. sp., su Oncidium Ornithorincum e Cattleya crispa, bacillo lungo circa 15 « su 0,8-1 di spessore, talvolta in file, incompletamente resistente al Gram, fonde la gelatina. Produce sulle foglie attaccate e sui pseudobulbi mac- chie aride e brunastre. L’Autore colle colture pure di questi microorganismi riuscì a riprodurre artificialmente la malattia su piante sane, dalle quali isolò poi ancora gli stessi microorganismi. L. MONTEMARTINI. . Frep E. Br. — Ueber die Beschleunisung der Lebenstàtigkeit hoherer und niederer Pflanzen durch kleine Giftmengen (So- pra l'eccitazione dell'attività vitale delle piante inferiori e superiori per mezzo di piccole quantità di veleni). (Cen- tralbl. f. Bakteriol. ecc., Abth. II, Bd. XXXI, pg. 185-245). L'Autore dà un largo sunto bibliografico di tutto quanto fu pubblicato in argomento , ed espone poi molte sue ricerche , fatte su microorganismi e su piante superiori, sopra l’azione di : tuta: La dI î MAI e: , ta © a, «È lei: IRE 3 e esi : COTE Ka Cd x Lie. ve . Aa i FA Pata. ; ‘Se #0 156 AGENTI CHIMICI — MALATTIE D’ INDOLE rIStOLOGIEA * sant PRO dA = "È na Ci piccole quantità di sali metallici, di etere, di sublimio cor: orro- Conclude che il maggiore accrescimento delle piante . dopo È sivo, di solfuro di carbonio e di LES cosina velenose. l'aggiunta di veleno al terreno dipende essenzialmente da una azione stimolante che si esercita nella pianta stessa, legata ad un’ eguale azione sopra gli organismi inferiori. Queste ricerche — confesmano dunque la vecchia legge fisiologica che le sostanze 4 che in grande quantità riescono velenose, in piccola quantità provocano invece una più intensa vitalità degli organismi. L. MONTEMARTINI. Re CampBeLL C. — L'aborto fiorale dell’ olivo. L’ Italia Agricola, Piacenza, 1911, 7 pagine, una tavola e due figure). Si accenna al fatto che certe piante di olivo presentano i fiori coll’ ovario abortito, sì che non dànno frutti. In certe piante il fenomeno è parziale e cioè solo una parte dei fiori aborti. scono. hi L'aborto è stabile, nè si può evitarlo con concimazioni, con potature o con altra pratica. Non si trasmette però per innesto; sì che l’ agricoltore deve con l’ innesto, se è possibile, 0 altri menti distruggendole, eliminare dall’ oliveto le piante che per. questa ragione sono poco fruttifere. L. MONTEMARTINI. | CamppeLL C. — Sulla fioritura autunnale nell’ Olea europea | (Rend. d. R. Acc. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XX, Roi 1a 1911, pag. nt con due odiati: | Dopo avere ricordato alcune RETE osserva; la fioritura autunnale dell’olivo, l'Autore ne fa pane proprie dalle quali risulta che tale fenomeno di in di MALATTIE D’INDOLE FISIOLOGICA — MALATTIE D'INDOLE INCERTA 157 da condizioni speciali di nutrizione ed umidità del terreno. — Forse la caduta precoce o la maturazione e raccolta anticipata dei frutti favoriscono l’ accumularsi degli idrati di carbonio nelle piante e determinano la successiva abbondante fioritura che per un fenomeno di estivazione apparisce in autunno anzichè in pri- mavera. Sì tratta però di un fatto non costante e tanto meno proprio di alcune piante. Notevole che nella fioritura antunnale avviene la quasi com- pleta allegazione del grappo!'o fiorale, ciò che ben raramente si nota in primavera. Ciò indica che le condizioni speciali nelle quali si sviluppano i fiori d’ autunno sono più favorevoli alla fecondazione. L. MONTEMARTINI. DeLL’orto G. e Maggioni N. — La ricostituzione dei vigneti nel Marsalese ed in altri territorii della provincia di Trapani (Marsala, 1911, 136 pagine). Dopo avere data notizia dei diversi impianti fatti in pro- | vincia di Marsala, ed avere accennato alla questione del roncet, sì parla dei deperimenti dei vigneti ricostituiti e se ne distin- | guono sel categorie : È 4 1). Deperimenti manifestatisi repentinamente su zone molto | estese, aventi l’aspetto di marchie uniformi, o su viti sparse, ancor | giovani. Le parti aeree delle piante presentano i caratteri del _roncet, mentre le radici sono sane. Si tratta di viti già amma- late quando furono piantate. 2). Deperimenti in forma di macchia fillosserica, con molta fillossera nelle radici. Si tratta di viti che hanno avuto uno sviluppo troppo affrettato. © N Pi ala © M uu * % ati "9 158 MALATTIE D' INDOLE INCERTA — LIRA LO 1 } CAL SO SE end; %, — z n 4 {i My: n) d). Deperimenti dovuti all’ impoverimento del terreno : ai oi non sono molto estesi. a “a 4). Deperimenti graduali, senza i precisi peer. del “Gai roncet, coll’ apparato radicale danneggiato dalla fillossera. Patti È dipendano dallo stato idrometrico e di compattezza del terreno, non si può escludere però che concorrano a determinarli anche “RE dei parassiti sotterranei. x ù 5). Deperimenti graduali, in forma di macchie più o meno estese, coi caratteri del 7once? nella parte aerea e con radici sanissime. Sl tratta di roncet sviluppatosi sul posto. Ri 6). Deperimenti manifestamente dovuti all’azione di pa- rassiti, quali la Thrips, l acariosi, il Rhyzoecus falcifer, ecc. L. MONTEMARTINI. SÙ Berxarp N. — Sur la fonetion fungicide des bulbes d’Ophridées _ (Sopra la funzione fungicida dei bulbi delle Ofridee) (Ann. “d d. Sc. Nat., Botanique, Ser. IX, T. XIV, 1911, pg. 221-284, — — Lf con due figure). ; 4° veli Richiamato quanto ebbe a dire nella memoria già riassunta alla pagina 204 del precedente volume di questa vista pe È i mezzi onde le Orchidee si oppongono all’ invasione dei loro | parassiti commensali , l'Autore ne aggiunge qui uno nuovo che è proprio del gruppo ben definito delle Ofridee. | I I bulbi di queste piante sono fasci di radici sviluppati pre cocemente sopra una gemma e si presentano immuni dai funghi. in parola mentre tutto il resto delle radici è infetto. Tale im munità è di origine umorale, ed infatti prendendo, colle ppc : tune sterilizzazioni, pezzetti di bulbi di Loroglossum e met ver ten doli in gelosi nella quale stia sviluppandosi la Rhizocto pens dell’Orchis Morio, sì vede che diffondendosi presen ta FISIOPATOLOGIA 159 pezzetti l’ umore in essi contenuto, questo arresta poi lo svi- luppo del micelio e provoca la morte (senza che sia digerito) dei rami coi quali va in contatto. Questa ed altre simili esperienze dimostrano che i bulbi delle Ofridee producono una sostanza fungicida, simile ad una diastasi, facilmente diffusibile, e distrutta da una temperatura di 55° C. Tale sostanza agisce spesso ad una diluizione massima, la sua azione però è diversa da bulbo a bulbo. Questa proprietà dei bulbi delle Ofridee conferma, secondo il Bernard, l'ipotesi che le Orchidee tollerano i loro ospiti di- fendendosi contro la loro progressione : così che si può dire che esse vivono in simbiosi coi funghi che ospitano, ma tale sim- biosi è una delle disarmonie inevitabili, forse numerose, che sono compatibili colla vita. L. MONTEMARTINI. Sonnemer-OreLLI 0. — Versuche iber Wundreiz und Wundver- schluss an Pflanzenorganen (Esperienze sopra l’irritazione e la cicatrizzazione delle ferite negli organi vegetali). (Centralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abth., Bd. XXX, 1911, p. 410-429). i Richiamato che le piante reagiscono alle ferite sia colla for- | mazione di un sughero di cicatrizzazione, sia con un aumento È della respirazione l’Autore fa esperienze per vedere quanto dura | negli organi vegetali la facoltà di dare queste due manifesta- zioni. Studia frutti di pero e di melo e tuberi di patata tanto tagliati che colpiti da Phytopthora. Dimostra.che nelle pera e mele non mature come nei tu- . beri vecchi di patate si vede facilmente che la facoltà di dare un periderma di cicatrizzazione finisce prima che quella di pre- sentare una respirazione traumatica più intensa. A basse tem- | perature non ha luogo la suberiferazione delle mele così che è | possibile l'infezione della superficie dei tagli. Nei tuberi di pa- FISIOPATOLOGIA — sore P vento degli strati profondi del inca Gli organi vegetali infetti respirano più intensamente di i quelli sani, ma ciò pare dipenda meno dall’ eccitazione delle c. lule dell’ ospite, che dalla forte respirazione del parassita. L. MONTEMARTINI. È: NOTE PRATICHE Dalla Wiener landw, Zeitung, 1911. sec N. 43. A. Bretschneider ha provato a combattere il rossore delle viti ui causato dalla Pseudopeziza tracheiphila con irrorazioni diverse, ma senza E risultato. Nemmeno la raccolta e distruzione delle foglie colpite ha po- tuto essere utile, il che vuol dire che il micelio dei vasi delle Lnsed hi passa e si conserva in quelli dei tralci e dei ceppi. Dal Giornale Agrario Mantovano, 1911. Rae og Nr. 9. Per combattere la tignola del melo (7yponomeuta malinella) dt O. Bernini ha provato per parecchi anni di seguito l’arseniato di piombo, sat l’arseniato ferroso e l’ arsenito di rame, ed ha trovato che il primo Di preferibile perchè oltre manifestare un’ azione più decisiva e “oi fi. anche più economico. Lo si prepara prendendo 300 gr. di arseniato @ sodio cristallizzato e 500 gr. di acetato neutro di piombo, scioglie pai pio separatamente in un po’ d’acqua calda, poi versando l’arseniato in >. tà recipiente contenente 100 litri di acqua e aggiungendo a poco 8 Dee l’arseniato neutro mentre si continua ad agitare. Il momento più. pro zio per le irrorazioni è nella prima quindicina di maggio sab qu i petali fiorali sono già caduti e i germogli già Pins È o Sg be Pavia — Tipografia COREA) dg I va ‘ race Ve Rig » ANNO V. 15 Dicembre 1911 Num. li. Rivista di Patologia Vegetale DirxTTA DaL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ FerraRrIs T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili : fasc. VII-IX (Alba, 1911) (per gli altri fascicoli veggasi alle pagine 131 e 228 del precedente volume di questa Rivista). Dopo aver finita collo studio degli Oidium la parte che riguarda gli Ascomiceti, l'Autore imprende in questi fascicoli la trattazione dei Basidiomiceti e parla delle Ustilaginee, Ure- dinee, Exobaridit, Poliporee ed Agaricinee, riassumendo tutte le notizie più recenti e corredando sempre la sua esposizione con buone figure che rendono tanto utile questo trattato. L. MONTEMARTINI. Traverso G. B. — Atti del primo convegno dei fitopatologi ita- liani (Boll. della Soc. d. Agricoltori Italiani, Anno XI, 1911, 16 pagine). X E il resoconto dettagliato del convegno dei fitopatologi di cui fu già parlato alla precedente pagina di questa Aivista. L. M. + NU aes re ASA ra DI Cani cet ” ? ve € 162 PARASSITI. VEGETALI | Si spora sulla vite (Boll. Galdi Roma, 1911, Vol. XVI, pag. 892.823). A proposito della recente pubblicazione del ie Phorgan riassunta alla precedente pagina 47 di questa A7vista, l’Autore richiama una sua precedente pubblicazione relativa ad osserva- zioni fatte fin dal 1887 nell’ Orto Botanico di Pisa, dalle quali risultava la facilità onde vengono infettate le foglie di vite | nella loro pagina inferiore. | È L. M. Cook M. T. — The double blossom of the dew-berry: Fusarium | Rubi Winter (La fioritura doppia dei rovi: Fusarium Rubi Winter). (Delaware Agricult. Bxper. Station., Bull. N. 93, 1911, 12 pagine e 12 figure. ; Di questa malattia de: rovi si è già parlato alla precedente. pagina 85 di questa Rivista. Essa si manifestò per la prima Do) volta nell’ Illinois e si diffuse poi su diversi Rudbus lungo le coste dell'Atlantico da New Jersey in giù. Riesce dannosa spe-. cialmente per i rovi della varietà Lucretia (Rubus villosus). S Nel Delaware e nel Maryland una metà di coltivatori e com-. mercianti dei frutti di questa pianta furono costretti ad abban- donare il commercio in causa di tale malattia. “GI Il male comincia a manifestarsi in principio di primave | Le gemme fogliari ammalate sono più grosse del normale e for: mano «i sobpanz: i cui rami, cai verdi anche di n La malattia si fa ogni anno sempre più peerenti Pi sì sai piante vecchie spesso sono ammalate tutta le gemm PARASSITI VEGETALI 163 Nella primissima primavera si è visto che le gemme am- malate contengono tra le loro parti una certa quantità di mi- celio il quale però non penetra nei tessuti, in tale stadio, mentre più tardi, quando i fiori si aprono, passa attraverso lo stilo nel- l’ovario, senza attaccare eli stami. Le spore si sviluppano ? _ 48 ore dopo l'apertura delle gemme fiorali, e gli ovarî ne di- ventano bianchi: esse cadono sulle giovani gemme fogliari del- l’anno successivo, ancora in via di formazione, penetrano in esse e danno luogo a micelio che resta poi in vita latente per tutto 1’ inverno. Durante l’ estate e l’ autunno le gemme infette non si di- stinguono dalle sane se non sezionandole ed osservandole al microscopio. È solo nella primavera successiva che il micelio provoca l’ irritazione che porta alla formazione degli scopazzi. Si è visto che levando e distruggendo tutte le gemme fo- gliari prima che si aprano in primavera, si riesce a prevenire la malattia, perchè in questo stadio il micelio non è ancora penetrato nei rami @ viene distrutto insieme alle gemme. Con- binando la raccolta delle gemme infette colle irrorazioni preven- tive, si possono evitare tanti danni. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). Eriksson J. — Der Malvenrost: Puccinia Malvacearum Mont. Seine Verbreitung, Natur und Entwickelungsgeschichte (La ruggine delle malve: Puccinia Malvacearum Mont. Sua diffusione natura e sviluppo). (Kung!. Svenska Vetenskapsak. Handlingar, Bd. XLVII, Upsala, 1911, 125 pagine con 6 tavole e 18 figure). Una nota preliminare dello stesso Autore su questo’ argo- mento venne già riassunta alla precedente pagina 113 di questa Rivista. PARASSITI VEGETALI ci 2 È la presente una preziosa monografia nella quale PA" tor raccoglie con ricchezza di dati quanto si sa sulla patria i ta parassita (che probabilmente è il Chilì nell’ America meridionale), — sopra la diffusione che ha preso ora in Europa e nelle altre parti del mondo, sui danni da esso prodotti alle coltivazioni. dei | malvoni che sì dovettero in certi posti abbandonare, sul modo — di disseminazione, sopra le diverse piante attaccate (A/thaea, Kitaibelia, Lavatera, Malope, Malva, Sida), ecc. VA ‘Molte sono le osservazioni originali sopra la struttura in- 3 tima del micelio di questa Puccinia e sulle diverse fasi di svi- È luppo che esso attraversa : interessanti le osservazioni che ten È dono a stabilire, anche per questa ruggine, 1’ esistenza di un, micoplasma che si annida nelle cellule della pianta ospite e sel viene dall’Autore figurato pure nelle tavole. a ; Le conclusioni di tante osservazioni sono le seguenti : È L’ospite principale della Puccinia Malvacearum è Vl Althaea | rosea, dalla quale essa è poi passata alla Malva silvestris, ece., 3 senza che si possa constatare una netta specializzazione del fungo alle diverse piante ospiti. La diffusione del parassita de un luogo all’ altro per grandi distanze avviene specialmente per mezzo di semi ammalati, e l’ infezione si presenta quando O) piantine arrivano a tre o quattro mesi di vita mentre prima. appaiono sempre completamente sane, tranne quando cresconi 0° vicino a piante già infette. L’ alati congenita, 0 primaria ; si presenta con formazione diffusa di pustole su tutta la PR inferiore delle foglie; mentre l’ infezione FOPARAARA O) DI 0” niente dall’ esterno dà luogo a pustole disseminate rregolar mente su tutte le parti verdi. vie a Lo svernamento del fungo ha luogo all’ aperto 0 per è | di spore, o dentro i tessuti della pianta ospite e preciai nelle gemme dove il micelio si annida in forma di PI pre: (micoplasma) vivente in simbiosi col plasma deli cellule rimanendo in tale stato fin che le foglie si A ono sì vil 7% ; PARASSITI VEGETALI 165 riprendendo solo più tardi la sua forma di micelio individualiz- zato. In serra calda il fungo può continuare a produrre spore tutto 1’ inverno. È da notarsi che le spore prodotte in autunno, benchè morfologicamente tutte eguali, si distinguono tra loro perchè possono germinare in due modi diversi: alcune danno un pro- micelio corto che genera sporidî ; altre danno un filamento i cui segmenti si trasformano in conidî (come nell’ Oidio). Le spore di primavera germinano solo in questo secondo modo. Mentre gli sporidî germinando danno un tubo micelico che pe- netra direttamente nei tessuti della pianta ospite, 1 conidî ver- ni «sano in questa il loro protoplasma in forma di meoplasma. L. MONTEMARTINI. GrossenBAacHER J. G. e DucGar B. M. — A contribution to the life-history, parasitism and biology of Botryosphaeria Ribis (Contribuzione alla storia, al parassitismo e alla biologia della Botryosphaeria Ribis) (New York Agvricult. Exper. Station, Techn. Bull. N. 18, 1911, pag. 113-190, con 12 Sa tavole). Nel 1891 fu osservato a New York, nella valle dell’ Hudson, un seccume o avvizzimento assai dannoso dei ribes. La malattia colpiva specialmente il Ribes vulgare, ma attaccava anche i R. nigrum e R. grossularia. I giovani germogli ne erano uccisi | assai prima che potessero raggiungere il loro completo accresci- mento, mentre i rami vecchi avvizzivano a poco a poco durante — l'estate, di mano in mano che la malattia passava dagli organi | giovani a quelli adulti. Le foglie rimanevano aderenti ai rami | secchi. Quando la malattia fu studiata per le prima volta nel 1897, ne venne indicata come causa e fu descritta la Nectria cinnaba- " 4, _ ai = e go I mente e seccano. Le anguillule si propagano nel torreno nel quale possono — " vivere e perpetuarsi attaccando le radici di parecchie altre piante. Con- » verrà dunque, dove sono comparse e si sono rese dannose, procedere ad | una accurata disinfezione del terreno da farsi, prima di mettervi le gio- | | vani piantine, con solfuro di carbonio nella dose di 20-25 gr. per metro | ; qundrato. Alcuni usano disinfettare il terreno col solfato di ferro, spar to gendolo (nella proporzione di 4 chilogr. ogni 10 metri quadrati) 10-15 giorni prima dei piantamenti. È inutile dire che dopo disinfettato pia t It reno occorre badare che sieno certamente immuni le piantine che ba: si pongono, il che si potrà ottenere con una accurata disinfezione ( > «menzai o letti-caldi nei quali tali piantine si fanno sviluppare. ; orse converrà che questi sieno costituiti, anzichè di terriccio, di sabbia ben lavata resa fertile con opportune aggiunte di sali di Wagner. (TAR L. MONTEMAR ” Pub ia Pt , ANNO VI. 1 Gennaio 1912 Num. 12. Rivista di Patologia Vegetale DireTTA DaL DorTTt. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e ©. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI VEGETALI BuBÀK Fr. e Kosarorr P. — Finige interessante Pflanzenkrankhei- ten aus Bulgarien (Alcune malattie vegetali interessanti in Bulgaria) (Centralbl. f. Bakteriol., ecc., Abth. II, Bd. XXXI, 1911, pag. 495-502, con una tavola e tre figure nel testo). l. Una specie di marciume delle pannocchie di granoturco. Fu osservato a Rusèuk, in Bulgaria, in pannocchie che da prin- cipio apparivano normali, poi si arrestavano nel loro sviluppo, e denudate dalle brattee presentavansi affette da marcime che aveva colpito gli stimmi e molti ovarî. Gli Autori trovarono che la malattia può essere attribuita ad una specie nuova di Fusa- rium da essi descritta col nome di F. maydiperdwm, il quale è comunemente saprofita, attacca forse prima all’ esterno gli stili marcescenti, sì propaga lungo essi nell’ interno e distruggendo i budelli pollinici impedisce la fecondazione della maggior parte dei fiori che poi marciscono anch’ essi. 2. Due nuovi funghi parassiti della vite. Sono la Phyllo- stiecta dzumajensis e la Microdiplodia vitigena , trovati sopra foglie di vite già affette da Alternaria Vitis. 3. Sopra l'Oidium Abelmoschi Thiim. Questo fungo scoperto per la prima volta dal Thiimen nel 1878 in Egitto, sopra 1’ ADbel- ì PARASSITI VEGBTALI. | - dagli Autori in Europa iu sì. A come per pre dell’ Erysiphe Cichoriacearum. | i n 4. Un nuovo Coniosporium delle nd andeligi n granoturco i Gli Autori trovarono questo fungo sopra l’ asse di certe pane nocchie di granoturco e lo descrivono qui col nome di Conio-. sporium (Geceri. | È i x Non è parassita, ma solo saprofita che però attacca anche i semi, li annerisce e ne diminuisce il valore commerciale. > # L. MONTEMARTINI. Fawcett H. S. e Berger O. S. — A variety of Cladosporium herbarum on Citrus Aurantium in Florida (Una varietà di È Cladosporium herbarum sul Citrus Aurantium nella Florida) (Phytopathology, Vol. I, 1911, pag. 164-166). È sN Gli Autori descrivono il fungo che è causa della malattia | degli aranci nota nella Florida col nome di scaly bark (squa- “A mazione della corteccia). Lo chiamano Cladosporium herbarum da var. curicolum. mi Le caratteristiche colturali su campioni di agar sterilizzato — furono ottenute, tanto per questa varietà che per la specie to dal Dott. Westerdyk del Bureau della distribuzione di coltu di fanghi ad Amsterdam. E. A. BessEy (East-Lansing, Michigan). Dî 4 fari Freeman E. D. e JoHnNson C. — The rusts of grains in the U nitec i fe adi States (Le ruggini dei cereali negli Stati Uniti dA (The U.S. Deptm. of. Agricult., Burcav of Plant ] Bull. 216, 1911, ,87 pagine, con due tanga @ duo è ri 1" = vote Li Ovunque negli Stati Uniti si coltiva frameni Spes: o, av ie le Def > (8 PARASSITI VEGETALI i 179 ‘o orzo, ivi sono pure le yruggini rispettive di queste piante, però la loro frequenza relativa non è sempre la stessa perchè in certe | provincie è più frequente la ruggine di una di tali piante, in certe altre quella di altra. a Le ruggini di cui si parla in questo bollettino sono: Pwuc- — cinia graminis Tritici, P. graminis Avenae, P.graminis Hordei, P. graminis Secalis, P. Rubigo-vera Tritici, P. Rubigo-vera | Secalis, P. coronata, P. simplex. Le varie forme della P. graminis sono forse le più dannose | perchè attaccano di solito i culmi e le guaine fogliari mentre le altre forme si trovano comunemente solo sulle foglie. Però la P.graminis Secalis non riesce molto dannosa perchè essa attacca di solito la secale seminata in primavera, mentre negli Stati Uniti si usa seminare questo cereale in autunno. Le varie ruggini sono b: più abbondanti nelle regioni e nelle annate più umide. Le diverse forme di Puccinia graminis hanno il loro stadio ecidico sul Berberis, però la ruggine sopravvive e si trasmette da un anno all’altro anche dove non vi sono piante di Berberis per un cir- cuito di centinaia di miglia. $ La Puccinia rubigo-vera tritici non ha in questi paesi al- cuna forma ecidiosporica: siccome lo stadio urediniale resiste qui anche al più rigidi inverni, non è necessaria la forma eci- dica. . La Puccinia coronata ha la sua forma ecidiosporica sui Rhamnus lanceolata, Rh. caroliniana e Rh. cathartica. Con quale delle diverse forme specifiche della P. coronata europea sia essa identica, è ancora da studiarsi a mezzo di opportune inoculazioni. I | La Puccinia rubigo-vera secalis può essere ritenuta iden- ica all’ europea P. dispersa, poichè il suo stadio picnidico venne ttenuto inoculando questa ruggine sul Lycopsis arvensis che è appunto l’ ospite della forma ecidiosporica della P. dispersa. La Puccinia simplex dell’orzo non venne mai segnalata in tell Lal î PARASSITI VEGETALI questi paesi fino a pochi anni or sono, ma ora fu trovi bondante in diverse località. ©: Tutte le forme biologiche di queste varie ruggini non sono state completamente e nettamente isolate e distinte come in Europa. Gli Autori hanno fatto diverse esperienze per constatare. la trasmissibilità del parassita da un ospite all’ altro e videro che la Puccinia graminis tritici attacca prontamente l’ orzo, raramente la segala, mentre non attacca affatto l avena. Una: inoculazione ben riuscita dell’orzo può infettare la segala meglio e più facilmente che l’ inoculazione diretta dal frumento e in. certi casi ha dato luogo anche all’ infezione dell’ avena, dimo-. strando così che è possibile passare dal frumento all’ avena ateo traverso l’ orzo. D’ altra parte la forma biologica naturale dala l'orzo è più adatta ad essere inoculata sopra l’avena e la se gala, mentre si inocula con molta diligenza sulle piantine di da frumento : in fatto essa infetta il frumento quasi tanto rapida-. Sl mente come l’ orzo, ed infetta l’ orzo e l’ avena molto più facil- mente che la forma biologica del frumento. La forma naturale della segala infetta la segale e l’ orzo con quasi la stessa te ni lità, ma riesce più difficilmente ad infettare il frumento e l’avena ; può invece passare sull’ avena dopo avere infettato 1’ orzo. La forma naturale dell’ avena non può dare infezione sul frument 0 e sulla segala mentre infetta molto facilmente 1’ avena e relat i vamente anche l orzo. La Puccinia rubigo-vera tritici inocu e A lata sull’ avena dà risultato negativo, mentre su quaran adi tentativi riuscì dieci volte ad attaccare la segale, e riuscì c volte sopra cinquantatre sull’ oîfzo. La Puccinia rubigo-ve secalis non la si può inoculare che sopra la segale, Di qualche volta abbia dato dei principii di infezione anche 8 so il frumento e l'orzo. La Puccinia simplex dell’ orzo: | affatto infezioni sopra il trumento, la segale e l’ aver IRE attacca rapidamente e facilmente l’ orzo. La Puch dell’ avena dà il cento per cento di af PARASSITI VEGETALI 181 il 16 per 100 sull’orzo, pochissime e leggiere sulle foglie di frumento e di segale: le infezioni sull’ orzo dànno poi alla loro volta il 100 per 100 di risultati positivi se inoculate ancora sull’ avena. Furono fatte delle esperienze anche per vedere l’ effetto sopra la grandezza delle urediniospore, dello sviluppo di una forma biologica di ruggine sopra un altro ospite. La Puccinia graminis del frumento fu inoculata sull’ orzo e'poi continua- mente trasportata sopra altre piante di orzo per dieci mesi: contemporaneamente la forma dell’ orzo fu trasportata sul fru- mento e tenutavi, da una pianta all’ altra, pure per dieci mesi. Alla fine dell’ esperienza la forma originale del frumento, che prima aveva spore di 18,15 X 31,33 «, poi, sull’ orzo, le aveva di solo 17,52 Xx 29,01 «; mentre la forma originaria dell’ orzo, passata a vivere sul frumento, arrivò da 17,46 Xx 28,51 « fino a 17,67 Xx 31,12. Ciò dimostra che in queste ruggini la vita sopra | ospiti diversi ha portato con sè un cambiamento morfologico, i cambiamento che le rende simili alla forma naturale del nuovo ospite. i Colla Puccinia furono fatte esperienze per 52 generazioni , 4 per vedere se ad un certo punto si rendeva necessario lo stadio ecidiale sul Berbderis, ma il risultato fu negativo. i Furono fatte esperienze anche per lo svernamento delle } uredospore di Puccinia graminis e P. rubigo-vera e si è visto che le uredospore formatesi in autunno restano vive tutto l’ in- verno. Invece quelle della Pwuccinia simplex pare germinino tutte entro il dicembre e non possano sopravvivere più a lungo. siccità e alla luce solare per alcuni giorni. Vennero studiate anche le relazioni tra pioggia, umidità e PARASSITI VEGETALIO parassita, perchè essa prolunga il periodo delle notti fto rugiada abbondante. Finalmente si esamina il poca della lotta conti ruggine colle irrorazioni e colle lavorazioni del terreno, cali giunge alla conclusione che per ora non si poterono ottenere risultati pratici. Si parla brevemente anche delle varietà resi- stenti. Mii E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Jonnson E. C. — Floret sterility of wheats in the Southwest (Sterilità del frumento nel Southwest). (Phytopathology | Vol. I, 1911, pag. 18-27). i Da un certo numero di anni in alcune regioni del Texas e Oklahoma il raccolto di frumento è molto ridotto per la sterili dà dei fiori. Per esempio nel 1908 a San Antonio Texas il trenta o quaranta per cento dei fiori non hanno formato grano, mentre nel 1909 il 12 o 15 per cento dei fiori finì nello stesso modo. Il male fu in principio attribuito a degli insetti e special op rienze fatte con questo insetto non hanno confermato 1° ipo mente alle 7/7ips che erano molto abbondanti; però le Si è poi trovato che i corpi degli insetti erano coperti di diver funghi e si pensò che gli insetti stessi favorissero la diffusion di questi funghi che furono trovati anche nei fiori sterili. Si pensato pure che il sole troppo caldo potesse avere da anne giato i fiori, e per verificarlo si sono confrontate piante. ten I all’ ombra con piante lasciate in pieno sole : le prime mostra però una percentuale maggiore di fiori sterili. Del resto il: Ù che i campi danneggiati erano tutti egualmente esposti “il solare, mostra che questa non ha alcuna influenza sopra le 1 lattia. | Hi Gul Dei funghi imperfetti quelli più comuni pitt ri # erano il Cladosporium graminum e lo + e. PARASSITI VEGETALI 183 ma le esperienze di inoculazione e disseminazione di questi due . funghi non hanno portato alcun aumento sensibile nella malattia, . così che è da escludersi che essi ne siano la causa. D’ altra parte si è visto che inoculando i fiori colle uredo- spore di Puccinia graminis tritici si ha un forte aumento della percentuale dei fiori sterili. Ne risulta dunque, e ciò è confer- mato anche dalle osservazioni fatte in campagna, che la tanto frequente sterilità dei fiori è dovuta alla Puccinia. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Jonnson E. C. — Timothy rnst in the United States (La ruggine del Phleum pratense negli Stati Uniti). (U. S. Deptm. of È _ Agricult., Bureau of Plant Industry, Bull. 224, 1911, 20 7 | pagine). E È- Il Phleum pratense è una delle graminacee più largamente coltivate negli Stati Uniti. Nel 1882 si osservò per la prima volta su di essa la ruggine; nel 1891 vennero segnalati dei danni considerevoli arrecati da tale malattia nel Jowa, e a co- — minciare dal 1906 essa si diffuse rapidissimamente diventando | @epidemica in alcuni degli Stati, specialmente in quelli nord-orien- 9 tali nei quali ha maggiore importanza la coltura della grami- | nacea in parola. P Il parassita è una forma conosciuta: Puccinia Phlei-pra- 3 tensis Erikss. et Henn. Si è supposto da aleuni che sia una forma È della P. graminis, ed Eriksson ed Henning hanno tentato di | ottenerne lo stadio ecidiosporico sul Berderis, ma la cosa è riu- | scita solo al Kern dopo molti tentativi falliti. Egli provò però che si tratta di una forma proprio specializzata della P. gra- minis e le esperienze di inoculazione fatte sul frumento, sul- Ai orzo e su diverse altre graminacee diedero tutte risultati ne- gativi, essendo riuscite solamente circa il 56 per 100 delle ino- culazioni sopra l’avena, il 20 per 100 sulla segale, il 9 per 100 PARASSITI VEGETALI ESS v SL l'a ‘ TEA i Wo sulla Festuca clatior, il 18 per 100 sulla Dactylis glomerata , il 16 per 100 sull’Arrhenatherum elatius, il 27 per 100 sull I Poa pratensis. Si è visto che inoculando la ruggine del Pilewn sopra l’ avena occorre tenervela per 10 trasporti perchè possa attaccare poi l’ orzo, mentre questa pianta viene infestata dopo. 4 due inoculazioni con trasporti consecutivi sulla Festuca elatior, 3 e con dieci trasporti viene attaccato anche il frumento, il quale — adoperando come ospite intermedio la Dactylis glomerata è in- vece attaccato subito dopo quattro trasporti. LOI Furono fatte delle esperienze per vedere se il fungo può sopravvivere durante l'inverno nelle piante di PA/ewm. Perciò — le piante infette furono poste durante l’ inverno in serra calda J e in serra fredda e sia vide che esse hanno prodotto le uredo-. spore a diverse epoche dal gennaio fino al marzo. Anche le piante raccolte a quest’ epoca all'aperto furono trovate con ure- dospore prodotte evidentemente dal micelio svernante. a È probabile che la disseminazione della ruggine in grandi estensioni si dovuta al vento, agli insetti ed agli uccelli. LS ha Furono fatte anche osservazioni sulla maggiore o minore resistenza al morbo delle diverse varietà di PA/ewm coltivate, e si trovò che alcune sono infatti resistentissime mentre altre. sono attaccabilissime. Ciò induce a pensare che 7 miglior mezzo per combattere questa malattia è la selezione di varietà resi stenti ad essa. I E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). ir . va MercaLe H. e Cortins J. Fr. — The control of the che bark disease (Per combattere la malattia della corteccia d castagno). (VU. S. Deptm. of Agricult., Farmer’ s Bull. 46 Whasington, 1911, 24 pagine, con quattro figure). Sa Re: x te RE La malattia della corteccia del castagno fu notata pe prima volta vicino a New York nel 1904 ed è ora diff si PARASSITI VEGETALI 185 almeno dieci stati, avendo già provocato tanti danni che si cal- colano a 25 milioni di dollari. Attacca il castagno americano, l’ europeo, il chinese e, raramente, il giapponese. E dovuta ad un fungo parassita noto col nome di Diaporthe parasitica Murrill, che si sviluppa nella corteccia tutto intorno al tronco o ai rami provocando la morte di tutto 1’ albero se si sviluppa sul tronco e di uno o più rami se agisce sui rami. Tale fungo penetra nella corteccia attraverso alle lesioni mate- riali o artificiali di essa. Le spore sono portate a considerevoli distanze insieme al legno, alla corteccia, ai rami; passano anche nell’ acqua che scola lungo i tronchi e trovano pure in questa un mezzo di diffusione. Il solo modo pratico per impedire che la malattia sì estenda nelle foreste è di segnalare con accurate ispezioni fatte da te- cnici competenti i centri di infezione più piccoli e procedere subito alla loro distruzione, bruciando sul posto almeno la cor- teccia e i rami più piccoli infetti. Dove la malattia è già in- tensa, converrà isolare, con una larga zona di sicurezza nella quale verranno distrutte tutte le piante, le foreste o le/porzioni di foresta ancora immuni, e si faranno poi in queste frequenti ispezione per scoprire e soffocare i più piccoli centri di infe- zione: non bisogna avere riguardo alla spesa, e sono da recla- marsi provvedimenti legislativi che, come nella Pennsilvania, facilitino tale lavoro. Devono pure essere ispezionati i magazzeni di legname di castagno, i quali possono essere altrettanti centri di diffusione del parassita. Altrettanto dicasi dei castagni coltivati isolati nei | parchi o nei giardini come piante ornamentali. Quando il fungo è penetrato nella corteccia, è inutile ten- tare qualsiasi irrorazione. L. MONTEMARTINI. IO PE Ta Ti RP Re I I X } gioni D OSIRERSE SI TE aio ni. , € RS SIA IR 1860 | PARASSITI ANIMALIO Mi PritcHARD fF. J. — The wintering of Puccinia graminis. ti mento della Puccinia graminis tritici E. et H. e DI inf zione del frumento per mezzo del seme). (Ptopathaloga Vol. I, 1911, pag. 150-154, con una tavola e due figure). | 13°. RSA L'Autore ha già dimostrato in una nota nrvcsdrnne cha la È Puccinia graminis tritici vive durante l’ inverno in certi semi — di frumento che infettano probabilmente le nuove piante (veggasi alla precedente pag. 152 di questa Rivista). Tali semi sono stati piantati e le piantine vennero poi sezionate al microtomo e co- lorate: si è visto così che alcuni semi contengono infatti sori. i di teleutospore, talora sviluppatisi sotto il pericarpo e colle te- | leutospore non verso l’ esterno ma direttamente contro 1’ em- brione o l endosperma. Alla base di questi sori rimane vivente molto micelio, e le piante provenienti da questi semi mostrano molto micelio di ruggine in tutte le loro parti comprese le ra- | dici e il fusticino, e il micelio si estende anche tra le guaine & fogliari. Le cellule delle ife sono in tutti i casi binucleate. Col- l’ ulteriore accrescimento delle piante si presentano poi le ure- dospore molto tempo prima che sia apparsa sul Berbderzs lan forma ecidiosporica. i E. A. Bessey (East-Lansing, Michigam). tai DI Reep H. S. e CooLey J.S. — Heterosporium variabile Cooke its relation to Spinacia oleracea and environmental factors (L’ Heterosporium variabile Cke. ed i suoi rapporti colla. Spinacia oleracea e colle condizioni ambienti) (Canha ni f. Bakteriol., ecc., Abth. II, 1911, Bd. XXXII, pag. 40308 con nove figure). > ‘LARA sè vi” è at : ; e : £ È. A PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 187 in corrispondenza alle quali i tessuti tosto o tardi muoiono, e rendono le foglie stesse inservibili. Fu scoperto per la prima volta dal Cooke e descritto col nome di Helminthosporium variabile. Ora si è largamente dif- fuso nella Virginia ed è causa di danni non indifferenti. Secondo l’Autore, che ha fatto molte esperienze di coltura ed inoculazione, non è che un parassita debole, il quale attacca solo piante già attaccate da altri parassiti animali o vegetali, oppure deperenti pei forti freddi invernali: spesso tiene dietro alla Peronospora effusa. Il suo micelio nero penetra nelle cellule e e cresce specialmente nel protoplasma parietale: sulla pianta ospite dà luogo a spore pluricellulari, mentre nelle colture, in vita specialmente saprofitaria, forma solo spore unicellulari. In vita saprofitaria è fungo essenzialmente polimorfo. L. MONTEMARTINI. BerLEsE A. — Come progredisce la Prospaltella Berlesei in Italia (Redia, Firenze, 1911, Vol. VII, pag. 436-461). Richiamate le sue precedenti pubblicazioni sull’ argomento già riassunte nel quarto volume di questa A7vista, l'Autore spiega come sia facile a riconoscersi 1’ opera della Prospa/tella nelle colonie di Diaspis pentagona, perchè le cocciniglie che ne sono attaccate anche da poco tempo assumono un caratteristico colore rosso mattone molto vivace ed una lucentezza vitrea che con- servano sempre anche quando il parassita se ne è già uscito. Ormai i centri nei quali venne disseminata la Prospaltella sono dall’Autore calcolati, in Italia, a circa diecimila. Qui viene data notizia dei risultati talora assoluti che se ne ottennero nei centri principali specialmente dell’alta Italia, e si conclude : 1) Il nuovo ausiliario dei gelsicultori si è perfettamente RICAIA A d ; va 2 ra a Ne % faina È dI i È La 3 "o po i S VEN Zt MTA Ae "i dee aa , n EDI A Stig Lai IRC NON A° 1: 5 aa ORE 188 | PARASSITI ANIMALI prc “RI STRA inverno mite. 6) 2) I freddi anche intensi non nuocciono alla Prc che resiste anche ad una temperatura di 12 gradi sotto zero ‘ avendone solo ritardata la propagazione. 3. 8) L'intensità diffusiva della Prospaltella è delle più rile- “3 vanti, talchè in un anno si diffonde da sè tutto intorno al centro di disseminazione pel raggio di un chilometro, ciò che facilita il compito agli agricoltori che dovranno solo portarne quà e là degli esemplari sulle loro piante più attaccate dalla Diaspis. 4) Il comportamente dell’imenottero è dovunque sempre lo stesso, così che si può essere sicuri nella previsione degli effetti da esso prodotti. In base a questa sicurezza, l'Autore dice d’ avere la piena | certezza della prossima fine agraria della Diaspis da noi, e che | abbandonando il sistema degli insetticidi consigliato dalla legge vigente (veggasi alla pagina 14 del secondo volume di questa 19 Rivista), il meglio da farsi per toglier via il malanno sia di med spaltizzare dovunque più presto e più largamente che si può. | L. MONTEMARTINI. BerLese A. — Diffusione in Italia di un Opius australiano contro. sd il Dacus Oleae (col precedente, pag. 470). Me Usi L’Autore ebbe dall’ PERO un Opius che là è parassi ha na del Dacus tryoni. Dalle pupe infette che gli mandarono ottenne 125 individui che egli diffuse in Puglia, in Toscana e in Liguria, negli oliveti infetti dal Dacus Oleae. PARASSITI ANIMALI 189 DeL Guercio G. — La cicala è fra i nemici dell’ olivo e di altre piante coltivate (col precedente, pag. 465-466). Viene segnalato il fatto che nel mezzogiorno d’ Italia la ci- cala attacca i frutti dell’olivo nonchè i rami giovani, a corteccia ancora liscia, incidendo su questi lesioni longitudinali, seriate secondo la lunghezza dei rami, lunghe mezzo centimetro circa ed arrivanti fino al legno. Il prof. Costa aveva attribuito tali lesioni ad un insetto che egli descrisse col nome di Macroprotopus oleae. La cicala attacca nello stesso modo anche i rametti di peri, meli, mandorli e albicocchi. L. M. DeL Guercio G. — I friganeidi nuocciono al riso (col precedente, pag. 466). L’ Autore riferisce che nelle risaie di Molinella le larve di Phryganea striata e Lhimnophilus rhombicus, note volgarmente col nome di bruchi acquatici, utilizzando le foglie inferiori del riso per la costruzione dei loro ripari, hanno provocato un sen- sibile diradamento delle piante di riso. L. M. DeL Guercio G. — I tafani del riso (col precedente, pag. 467). Nelle stesse risaie di Molinella l'Autore ha osservato che le larve dei tafani (Tofanus dubius) investivano le tenerissime piantine di riso appena nate e ne provocavano la morte, sì da rendere necessaria una seconda semina. Possono essere danneg- giati anche il trifoglio e l’ erba medica. L. M. fap = k n 7 . :-Mt fia: a. ir Ù alc tea: Ù PSI giare il riso anche larve di Tipula. Der Guercio G. — La cocciniglia farinosa delle VICO (eo precedente, pag. 468-470). e Si tratta del (Guerinococcus serratulae chiamato ache cocci- niglia farinosa per la grande quantità di ova cerose e polve- rulenti che produce e nasconde nelle screpolature della corteccia delle viti, dell’ olmo e di altre piante legnose. Mentre queste piante non ne sono danneggiate, le larve che nascono e svilup- pano in autunno, guadagnano il terreno e vanno ad attaccare diverse piante erbacee spontanee (Serratula, Carduus, Centa- urea, ecc.) 0 coltivate (fava, erba medica, trifoglio). (ca Occorre dunque seminare presto ed anticipare il raccolto La queste colture, scortecciare e pulire gli alberi sui quali la coc- I ciniglia va a primavera a deporre le ova, trattarli anche con olio di catrame. Merker E. — Parasitische Bakterien auf Blittern von Elodea (Bacterî parassiti delle foglie di E/odea) (Centralbl. f.. Bale teriol. ecc., Abth. II, Bd. XXXI, 1911, pag. 578-590, c una tavola e 12 figure). L'Autore descrive una malattia delle foglie di diverse sj Pai di Elodea, la quale è caratterizzata da una corrosione e roti in varia forma dei denti del lembo. bei Ca BACTERI — AGENTI ATMOSFERICI 191 Dalle foglie ammalate ha isolato due nuove specie di ba- cterî che qui descrive coi nomi di Mzicrococcus cytophagus e M. melanocyclus. La:-M, HeRRrIcK R. S. — Thinning the winesap. Winter and frost injuries of fruit trees (Danni degli alberi fruttiferi dovuti al freddo e al gelo) (Colorado Agricult. Exper. Station, Bull. 170, 1910, 19 pagine con 4 figure). La prima parte del bollettino si riferisce ai vantaggi che sì ottengono colla separazione sistematica di parte delle mele da zidro immature (ciò che tenicamente si chiama thinning). _I mel di questa varietà in certe provincie dànno un buon rac- . colto soltanto ogni due anni, il che è tanto costante che è con- | siderato dai frutticultori come un fenomeno normale; però si è visto che cogliendo accuratamente i frutti di un anno in modo che l’ albero non ne resti esaurito, sì ha un buon raccolto anche - nell’anno successivo. Si ha inoltre un prodotto di qualità supe- ve riore. Per di più durante l'operazione si possono staccare i frutti più brutti e quelli infetti da insetti, così che quelli che riman- era Ca Ud cel I i gono hanno un’ alta percentuale di frutti sani. La seconda parte del bollettino riguarda i danni prodotti agli alberi fruttiferi nel Colorado dai freddi invernali e dai geli primaverili. Gli alberi giovani nelle stagioni molto fredde presentano spesso delle screpolature della corteccia alla base del fusto : sono da una a quattro screpolature che vanno dal terreno fino a due a quattro centimetri d’ altezza; se sono più numerose la corteccia si separa dal cambio, così che l’albero è come circum- ciso e ucciso. Certe varietà di mele sono capaci di guarire le ferite senza averne danno apparente e sensibile, ma altre ne soffrono assai. si ‘DE . È 192 AGENTI ATMOSFERICI — NOTE PRAT linea della neve fino ad una distanza di pochi centimetri sotto i rami più bassi, e qualche volta abbraccia anche tutto l’albero 3 anche dagli altri lati. Intonacando gli alberi i danni sono mi nori, come pure si possono evitare impedendo che la neve cada vicino ad essi. Le piante giovani di pesco sono molto soggette al sun scald, come anche al gelo dei tessuti tanto alla base del fusto che all’ apice dei rami. Tali malanni riescono molto minori se gli alberi non sono più irrigati dopo l'agosto, fin che hanno | perduto tutte le foglie e sono entrati in riposo : sì usa fare una piccola irrigazione verso i primi di novembre, prima che il ter | reno geli anche nei suoi strati profondi, e ciò si fa perchè all Colorado gli inverni sono asciutti e senza tale. irrigazione le. radici non troverebbero nel terreno umidità sufficiente alla VIS i della pianta. | 5 Nella primavera il gelo riesce dannoso agli alberi ratieri distruggendo le gemme fiorali e qualche volta anche i giovar frutti appena legati: se talvolta non li uccide completamente li lascia però macchiati “di rosso. Raramente anche le foglie vi SI sono danneggiate dal gelo, se molto forte. uri E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). ; SI NOTE PRATICHE e, =» pag i be” Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1911 e 1912. Num. 53, 1911. - Il prof. Franceschini comunica risultare da n sue esperienze che il tetracloruro di carbonio è del tutto inadatto a e battere gli insetti dei granai, così che bisogna attenersi AL'ERRIORA del solfuro di carbonio. Num. 1, 1912. - Si comunica che piantando del ricino in una faia o in un orto qualsiasi, se ne tengono lontano le talpe ed è editto. Pavia — Tipografia Cooperativa, 1912 — Pavia” Me Pei, VII ni TL 34. P FP}: Bic: » . BPIRA ® a ge 4 n Es, x re e A e ANNO VI. 15 Febbraio 1912 Num. 1. Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia GENERALITÀ Pruner A. — Sur diverses méthodes de pathologie et de thèra- | —peutique végétales (Sopra i diversi metodi di patologia e di terapeutica vegetale). (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 1685-1688). L’Autore spiega in che cosa consistono i seguenti tre metodi : 1. Metodo di preservazione scalare : venne adoperato per i lo studio del black-rof della vite, irrorando diverse parcelle di | viti a due giorni di intervallo l’ una dall'altra. Così poteva dai risultati successivi argomentare l’ epoca dell’ infezione, il tempo - dell incubazione, le condizioni favorevoli, ecc. i | 2. Metodo delle esposizioni scalari : adoperato per lo studio | della ruggine del grano, coltivando il frumento in vasi tenuti in serra al riparo da ogni infezione e portati poi fuori, l’ uno dopo l’altro a uno o due giorni di intervallo, in un campo assai | infetto. Così vedeva l’azione delle condizioni esterne sopra la infezione, e quella dello stadio di sviluppo della pianta. 3. Metodo del ritiro scalare: è il metodo inverso del WROTE E Tp | precedente. a L. MONTEMARTINI. vivi) (Centrali. ra Bakierioi eccC., Abbh. II, Bd. XXXII, pag. 137-158, con due tavole e 14 figure). — dI t. Tra le Uredinee il genere Endophyllum è me perchè le ecidiospore germinando dànno il proiee sì com- | portano cioè come le teleutospore. Le specie di questo genere sone poche. L'Autore, riassunta la bibliografia sopra l'argomento e dopo avere ricordato come qualche specie può connettersi ad altre 3 Uredinee, fa l’ anatomia dettagliata dell’Endophyllum Semper= p vivi, indagandone la formazione del probasidio, la sessualità , l’ alternanza di generazione, ecc. Ci L. M. -< i va Kern Fr. D. — A biologie and taxonomie study of the genus Gymnosporangium (Uno stadio biologico e tassonomico À del genere Gymnosporangium) (Bull. of the New York Bot. Garden, Vol. VII, 1911, pag. 391-483, con ll tavole . o_ 36 figure). da Questa monografia è basata su osservazioni dell’ Autore du- rate cinque anni, prima sotto la direzione del dott. J. Arthur i all’ università di Purdus, poi nell’ Orto Botanico di New York. Il genere Gymnosporangium è notevole perchè il suo stadio 3 teleutosporico si trova soltanto sopra Juniperacee e precisamente sopra i seguenti generi: Juniperus (sect. Sabina e Oxycedrus) } Chamaecyparis, Hederia (Libocedrus) e Cypressus. La forma ecidiosporica si sviluppa principalmente sulle Malacee, una | specie è ospite delle Rosacee, due delle _Hydrangiaceae, mentre una ha tanto la forma uredosporica che quella ni € sopra il Juniperus. Fatta eccezione delle Calypionporaa è.doe PARASSITI VEGETALI : 195 il solo genere di ruggini eteroiche nel quale manchino le ure- dospore: è inoltre il solo genere le cui teleutospore si trovino | sopra le conifere. _ Di ventun specie trovate sul Junziperus sect. Sabina solo una attacca anche le specie della sezione 0xycedrus. Diciotto di queste specie sono esclusivamente dell’ America del Nord. Delle sei specie che si trovano esclusivamente sugli 0:rycedrus tre furono segnalate tanto nel nuovo che nel vecchio continente. Sono discussi i fattori che hanno influenza sopra la distri- Tr buzione di questi funghi, e viene dettagliatamente esposta la storia degli studî che li riguardano a cominciare da quelli di Oersted il quale provò nel 1865 che il Gymmnosporangium Sa- binae è la Roestelia cancellata sono stadî diversi di uno stesso fungo. È data, come conclusione, una lista di tutte le specie . per le quali fu provata la connessione tra la forma ecidiosporica e quella teleutosporica : sono 29 sopra le 40. specie di Gymno- sporangium conosciute dall’Autore. Di quattro specie del Nord- America non si conosce la forma ecidiosporica, mentre non si conosce quella teleutosporica per cinque specie del Nord-America bet e due del Giappone. Viene data una chiave analitica per la determinazione delle specie basata sulla struttura degli ecidî, una basata sulla strut- tura delle teleutospore, e una basata sopra gli ospiti. Segue poi . la descrizione dettagliata delle singole specie, coi sinonimi, di- stribuzione geografica, essiccati, ecc. Il tutto è corredato di fi- : gure ad eguale ingrandimento, mentre le tavole dànno fotografie di pezzi ammalati. | «Chiude il lavoro un completo elenco bibliografico e l'indice | alfabetico delle specie. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigam). Bi PI AE FECE E xe 196 ; PARASSITI VEGETALI | & Marre R. — La biologie des Uredinales. - Ètat actael "ù sr a stion (La biologia delle Uredinee. - Stato attuale della « ba stione). (Lotsy's Progressus rei botanicae, Bd. IV, Janna 1911, o pag. 109-162). x E un riassunto chiaro e preciso di tutti i più recenti lavori. È pubblicati sopra le Uredinee, e vi si spiegano le nuove questioni — che riguardano questo importante gruppo di funghi parassiti, di- _ ° ‘ " à mostrando quanto vi sia ancora da studiare per risolvere i diversi ee, = problemi che alcuni anni fa non erano neanche ancora posti. Data la natura del lavoro, è impossibile farne un riassunto. — Se ne consiglia però la lettura a tutti i patologi che si interes: © sano di quel gruppo caratteristico di malattie delle piante che | è noto sotto il nome di 7uggine. Li. 905 ;* costi sel, PorLacci G. — Il parassita della rabbia e la Plasmodiophora i Brassicae Wor. Ricerche sui loro rapporti di affinità morfo- logica e fisiologica. (Atti dell’ Ist. Bot. d. R. Univ. di Pavia, ? Ser. II, Vol. XIV, 1911, pag. 403-407). = L’ autore rileva la rassomiglianza di struttura e sviluppo | tra i primi stadî della Plasmodiophora Brassicae coi così detti corpi del Negri che il dott. Negri ha trovato nel sistema ner- | voso dagli ammalati idrofobi e ritenuti organismi parassiti Peso ti si Cr specifici dell’ infezione rabbica. Crede pertanto che il parassita della rabbia debba osser sistematicamente collocato vicino alla Scheviacovella dei N miceti. PARASSITI VEGETALI 197 | Rem H. S. — Cabbage club root in Virginia (La tubercolosi radi- cale dei cavoli nella Virginia) (Virginia Agricult. Erper. Station, Ball. 191, 1911, pag. 1-12, con 5 figure). Nel 1909 molti posti della Virginia meridionale furono tro- vati infetti dalla malattia dei cavoli conosciuta col nome di tu- bercolosi delle radici e dovuta alla P/asmodiophora Brassicae. Se l'infezione è molto grave le giovani piante restano nane e le loro radici si ingrossano ; se invece essa è debole, la malattia non comincia a manifestarsi con segni esterni se non in luglio con una tendenza all’ avvizzimento delle piante colpite, le quali però riescono a produrre una testa di certa grossezza. In certi casi si è visto che la malattia fu portata da un luogo _ infetto in uno non infetto dentro al terreno attaccato agli zoc- coli dei cavalli o agli istrumenti agrarii, oppure adoperando i cavoli ammalati come foraggio. I terreni caldi, umidi e contenenti una certa quantità di sostanze organiche, e specialmente di stallatico, sono i più fa- vorevoli allo sviluppo e alla conservazione della malattia. Pare _ che l'infezione possa mantenervisi per almeno tre anni. Furono fatte esperienze sopra l’ efficacia della calce come mezzo preventivo di questa malattia, e furono a tal’ uopo desti- nate sei porzioni di terreno, vicine tra loro, tutte egualmente concimate e molto infette, dell’ estensione di circa un quinto di ettaro ognuna: una prima fu trattata con calce in autunno, una seconda fu lasciata come controllo, una terza fu trattata con : calce in primavera, una quarta venne trattata con fosfati acidi, una quinta aveva avuto una larga applicazione di calce due anni Q n. prima, mentre alla sesta si somministrò una forte dose di stal- latico. Nella sesta il raccolto andò totalmente perduto: per le altre il raccolto si ebbe nella quarta che era stata trattata coi fosfati, ed il maggiore nella quinta cui era stata applicata la calce due anni prima. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). io edo Sd ei TOGO ST E PIGRO PE PES TESO o dr I ea ETA RT DR TETA SR NN RO RAR Lt AAC SAIL PAEO AR TE 198 PARASSITI VEGETALI — 0000 - the: TO SS "4 Srevens F. L. — A serious lettuce diseost (Gad grave malat L della lattuga) (North Carolina Agricult. Exper. Station, @ Bull. 217, 1911, 21 pagine, con 8 figure). In questi ultimi quindici anni la coltura della lattuga. de- stinata ai mercati delle grandi città prese una estensione ed as- _ surse ad una censiderevole importanza nella Carolina settentrio- | nale e in altri stati del sud. È una coltura invernale le quale | viene protetta dai grandi freddi col mezzo di appositi copertoni. È Viene ora segnalato il fatto che qua e là le piante comin- ciano a soffrire per una specie di marciume molle, che sì fa di anno in anno più frequente tanto che in alcuni posti ha distrutto completamente il raccolto. "i Alla base delle foglie più basse delle piante colpite dal male £ sì nota un fine tessuto cotonoso, e nelle parti morte si trovano | piccoli sclerozii neri. 3 La malattia viene chiamata dagli agricoltori col nome di | The drop, col quale vengono anche indicate altre malattie della lattuga che si presentano con sintomi simili, come quelle dovute alla Botrytis e al Pythium: questa è però dovuta alla Sclero- tinia Libertiana. 2 So 9 Essa è largamente diffusa anche negli stati lungo il Missi-. sipì e in quelli occidentali e si calcola che nel 1906 abbia di- strutto nelle diverse località dal 10 al 70 per 100 del raccolte " Il numero degli sclerozii trovati in una pianta ammalata è ! molto variabile. In dieci piante morte l'Autore ne contò 118 al- l’ ascella delle foglie, 28 sulle foglie, 29 sulla base del colletto e tra le radici, ottenendo così una media di 17 sclerozî . pianta. Ogni sclerozio può alla sua volta produrre 10 «poni ‘i in ognuno di questi si calcola possano esservi trentun milion on; di spore, così che il numero di spore che possono originare « una sola pianta ammalata è immenso. d «i Poichè gli sclerozii non possono essere uccisi con Rea , \ dL "a ate MERITA Meer Adi ; e siasi È 4 da sd i RE EI ES Ao. * vm È po J x ») PARASSITI VEGETALI E ANIMALI 199 ‘mezzo chimico, bisogna combattere il fungo prima che essi si formino. Conviene a tal uopo tentare di allontanare le piante ammalate appena si presentano 1 primi sintomi della malattia, irrorando poi con poltiglia bordolese le piante sane circostanti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). BerLEsE A. — Le esperienze colle bacinelle contro la mosca delle olive (Giornale Ligure, Oneglia, 1912, N. 2). Polemizzando sopra le esperienze fatte in Liguria per com- battere la mosca dell’ olivo col metodo delle bacinelle, 1’ Autore, dopo aver osservato che nella riviera francese si è commesso l’ errore di aggiungere continuamente alle bacinelle acqua salata sì che alla fine si aveva una soluzione salina molto densa e non certo gradita dalle mosche, rileva che le esperienze fatte in Italia furono condotte in modo forse non rigoroso. Dubita sia stata sempre aggiunta acqua alle bacinelle e sia stata isolata la zona studiata. Si può solo essere sicuri di una cosa: che dove non mancò l’acqua, le mosche furono attratte e perirono in numero consi- derevole. Il che lascia sperare che il metodo anche in Liguria possa dare buoni risultati. L. MONTEMARTINI. Marsonneuve D. — Sur la fecondité des Cochylis (Sopra la fe- condità delle Cochylis) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. d. . Paris, 1911, T. CLII, pag. 1511-1512). Sezionando una farfalla femminile di Cochylis prima che avesse a deporre le ova!, l'Autore potè contare in ognuno dei : = sò Ri CETO IA > 2A po » $5, da pp PARASSITI ANIMALI — BAOTERI _ dani Se si suppone dunque che ogni pr deo) in ig ‘i (la 1° generazione di farfalle) 120 ova e che da queste nascano 120 larve e poi 120 farfalle (di 2* generazione), e si suppone — pure che metà di queste farfalle sieno femmine, e depositino alla loro volta altre 120 ova, ecco che da una sola farfalla — femminile di 1° generazione, noi potremo avere per l’ autunno | 60 Xx 120 = 7200 larve di 2* generazione, 38 Ecco perchè talora ad una infezione qnasi trascurabile af primavera può tener dietro, se le condizioni esterne sono favo-. A revoli allo sviluppo del parassita, una infezione assai grave nel- — l'autunno. L. MONTEMARTINI. Joxes D. H. — Scolytus rugulosus as an agent in the sprea( X of bacterial blight in pear trees (Lo Scolytus rugulosus. come agente di disseminazione della nebbia di natura ba-- cterica dei peri). (Phytopathology, Vol. I, 1911, pag. 16035008 con due tavole). La nebbia dei peri dovuta al Bacillus amylovorus è d quente sulle piante di pero atteccate pure dallo Seolytus # gu losus. Anche se i rami sono tagliati in basso, i giovani germogh che ne sviluppano presentano ben presto la stessa malattia c) di comincia sempre con qualche lesione dovuta ad insetti. In u Ù solo albero si trovarono 254 gallerie d’ insetti, ognuna de quali era diventata centro d’ infezione bacterica. Furono | esperienze coprendo due rami con un tubo di vetro e { LI 20 4 » faco: bg, il » > » _ BACTERI 201 | su uno degli insetti e sull'altro nulla: dopo un po’ di tempo Dil primo presentò distintamente i caratteri della nebbia bacterica. ù Ciò dimostra quanto sia necessario distruggere lo Sco/ytus | _ ed allontanare le pera infette per impedirne la azione malefica sui rami. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). | PavarINO L. — Alcune malattie delle orchidee causate da Ba- i cterì (Aft: dell’Ist. Bot. d. R. Università di Pavia, Ser. II, Vol. XV, 1911, pag. 81-88 con una tavola). Si tratta delle malattie già descritte dall’ Autore nelle due note riassunte alle precedenti pagine 125 e 154 di questa /- F vista. La pubblicazione è qui corredata da una tavola nella quale 2 sono figurati i varî microrganismi patogeni che l'Autore ha iso- lato e descritto. > L. M. _ Peravermee G. H. e Murpuy P. A. — A baeterial disease of x the potato plant in Ireland (Uua malattia bacterica delle pa- 3 tate in Irlanda) (Proc. roy. Irish Ac., XXIX, 1911, 3 pag.) LI E una malattia caratterizzata dalla decolorazione e morte — del fogliame, seguite dall’imbrunimento dei principali fasci fibro- È «vascolari del fusto e dalla morte con marciume dei tuberi. Gli Autori isolarono dalle piante ammalate una nuova specie . di bacteriacea che qui descrivono col nome di Baczl/us melano- LI | genes e che è a ritenersi sia causa del malc. Benchè la malattia si possa trasmettere anche nel terreno, tigli Autori raccomandano di badar bene che non sieno infetti i è. tuberi adoperati per le piantagioni. “% L. M. i. lp VE PA VASTA TI ® Pad fe SASA IRE dici 4 ISENGO 3 VERNE pp a È" a n “era ATA ” È CA o” par A î ; = oc ale ri è #3 i si PITTOR a ARVAL SERE IPO » hai i x E da : AI 3 (la Re o. Lt E SA a ara PLISS VE Lee , n vet, 202 STE "SA omiRi (a SI ORTO SN SACKETT. W. G. — Hold over blight in pears dn nebbia è (Colorado Exper. Station, Bull. 177, 1911, 8 Pagina red 16 figure). e La nebbia dei peri è dovuta al Bacillus amylovorus che - attacca soltanto le Pomacee e raramente qualche specie di Prunus. E L'infezione delle piante ha luogo attraverso gli stimmi ed ed i nettarii del fiori, oppure dalle gemme fogliari terminali, — oppure anche nella corteccia in corrispondenza a ferite. La. dis stanza alla quale essa giunge nella pianta dipende dalle condi- zioni della pianta stessa e dalla varietà attaccata. 3 Di solito i bacterî muoiono alla metà dell’estate e la oa lati e 3 apparentemente sì arresta, però essa si perpetua perchè i in qualche. piccola parte dei rami ammalati i bacterî rimangono vivi, benchè. x a sviluppo molto lento, tutto l’estate e l'autunno, e passano poi in vita latente al sopraggiungere dell’ inverno. Queste Do se di rami nelle quali la malattia si conserva fino all’anno succes- sivo si dicono affette da hold over blight, o nebbia di trasmis | DI stone, perchè è la forma nella quale la malattia si trasmette di da un anno all’altro. a Nella primavera, all’ epoca della fioritura, i bacterî stillano fuori dalle molte screpolature di questi rami ammalati in forma | di goccioline perlacee che sono assai ricercate dalle api e da altri insetti che vanno poi ad infettare i fiori. è X Si supponeva generalmente che il numero dei rami affetti da questa specie di malattia latente fosse piccolo ; ma 1’ Autore trovò nel Colorado che circa il 25 °/, dei rami ammalati contiene di nella primavera seguente i bacterî ancor vivi. Questa constata zione di fatto rende necessario di avere la massima cura nella distruzione delle parti ammalate durante l’inverno, onde allonta- nare ogni possibile causa di ulteriori infezioni. p E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). i AZIONI TRAUMATICHE 203 BecquereL P. — Par la méthode des traumatismes, peut-on ob- tenir des formes végétales véritablement nouvrebles ? (Si può con azioni traumatiche creare forme vegetali veramente nuove?) (Comp. rend. d. s. d. l’Ac. d. ‘Paris, 1911, T. CLII, pag. 1319-1322). Ripetendo sopra Zinnia elegans le osservazioni fatte dal Bla- ringhem sopra il mais (veggasi nei precedenti volumi di questa Rivista), V Autore giunge alla conclusione che i caratteri che si presentano nelle forme ottenute per azioni traumatiche, non sono che caratteri atavici di specie polilbridi o caratteri teratologici che possono comparire e sono già infatti comparsi anche in altre condizioni. L. MONTEMARTINI. BLarincHEM L. — Le ròle des traumatismes dans la production des anomalies héréditaires (La funzione delle azioni trauma- tiche nella produzione di anomalie ereditarie.) (Col prece- dente, pag. 1609-1611). Rispondendo alle osservazioni fatte dal Becquerel nella nota riassunta qui sopra, l’ Autore spiega quale è la portata delle sue osservazioni: ha voluto provare che delle mutilazioni convenienti, fatte in epoche opportune, possono determinare cambiamenti . bruschi di equilibrio e comparsa di caratteri ereditari, ossia vere mutazioni nel senso di De Vries. L. MONTEMARTINI. RS I SIIT: SS, # uve Ta A pae SEE "gta i PE 204 DEI MALATTIE D INDOLE FISIOLOGICA GiLe P. L. — Relation of caleareous sal to pineapple e (Relazione tra i terreni calcari e la clorosi dell’ anan (Porto Rico Agricult. Exper. Station, Bull. N. 11, ; dot È Vi. = i”. 45 pagine e 2 tavole).

Di i) Le piante esposte alla viva Tue solare sono colpite hi clorosi più facilmente che quelle cresciute all’ ombra oal | diffusa. 2 no. Hucues C. — La cloresi di esaurimento di potassa delle viti nel 1911 (L’ Italia Agricola, Piacenza, 1911, pag. 124-425). Nelle basse del Friuli e del Goriziano, come pure nel centro della Francia, anche in terreni poveri di calcio, le viti presen- Re: tarono nel 1910 e 1911, durante l'estate, dei fenomeni clorotici | specialmente all’ estremità dei tralci. L'Autore spiega il feno- 99 meno per esaurimento di potassio provocato anche dal forte ato tacco di peronospora avutosi nel 1910. si L. M. n° NOTE PRATICHE i Dall Italia Agricola, Piacenza, 1911. NE Num. 17. - Si segnala l’ efficacia della Vedalia cardinalis nella lotta di contro l’Aspidiotus perniciosus in California. L'introduzione di una co be” lonia di tale iperparassita in un dato ambiente basta a Copra Si in breve tempo l’ esistenza del pericoloso parassita. iti Num. 19. - Per combattere gli afidi delle piante si consigliano irro- razioni con un infuso di quassio preparato nel seguente modo: si met; a tono 500 grammi di legno di quassio a macerare per 9-10 ore in 10. lit ri di acqua piuttosto calda, e contemporaneamente si stemperano due chi logrammi di sapone molle in altri 10 litri di acqua; indi si mescola no o le due soluzioni e si allunga il tutto con acqua ordinaria fino a 100 litri. 1, In America, nel Yucatan, è stata segnalata una malattia delle. lette dovuta ad un coccobacillo intestinale che mentre uccide le e V lette stesse riesce innocuo ai polli ed ai i piecoli mago Di: nr, Mat Avon CATS 4 "- VAN? ». i be lil. et i te ARIE td GM cero ss de vat ad » sii È NOTE PRATICHE 207 Num. 20. - Si segnalano, sulla scorta di diversi Autori, i gravi danni ene possono arrecare gli afidi alle piante arboree. Come mezzo di difesa sono buoni tutti gli insetticidi. L’ Entomophora Aphidis provoca talvolta | violenti epidemie in questi parassiti. - Per la /umaggine dell’ olivo G. De Michele, dopo avere rilevato che essa non è mai causa ma effetto di altri mali (o cocciniglie, o disturbi fisiologici che dànno la melata), conclude che i trattamenti anticrittoga- mici non sono sempre efficaci contro di essa, ma la si deve combattere o combattendo le cocciniglie, o rigenerando, con cpportune potature ed operazioni colturali, la costituzione organica della pianta. Num. 21. - Sono riportate le esperienze del prof. Kruger dalle quali risulta che i nematodi delle barbabietole riescono ad attaccare le piante più facilmente nei terreni magri che in quelli ben concimati. Una buona | concimazione crea nelle piante condizioni di resistenza. ; L’ arrossamento precoce delle viti in autunno può essere sintomo di debolezza, e si deve intervenire contro dì esso con opportune concima- «zioni e lavori colturali. Num. 22. - La polvere delle strade catramate riesce dannosa alla | vegetazione, specialmente per le piante e le foglie che più sono esposte alla luce solare. Num. 23. — Viene segnalata la scoperta fatta da Marchal e Feytaud . di un insetto, un calcidide, parassita della uova di Cochylis e di Eu- demis: l’ Oophthora semblidis. Attacca anche le nova di Carpocapsa po- | monana. "> S l. mM. Dal Giornale di Risicoltura, Novara, 1911, N. 14. iti làha: } Il dott. Polo Poli consiglia diverse pratiche per liberare le risaie dal così detto riso selvatico 0 riso crodo (chiamato così perchè mentre LI ‘assomiglia perfettamente al riso comune, i suoi semi cadono a terra dl ui delia a | mano in mano che maturano, così che in ultimo rimane solo la paglia): far pascolare negli appezzamenti infestati branchi di oche le quali sono | ghiotte di ogni qualità di riso e ne ricercano i semi nel terreno; som- È che facilitino la germinazione dei semi caduti a terra; bruciare le stoppie mergere il terreno specialmente se si può disporre di acque un po’ calde per uccidere anche i semi rimasti con esse; sospendere per alcuni anni righe e distruggere poi tutte le piante che crescono fuori. pos se sembrano di vero e proprio riso. SEraice Dal Boletin de Fomento, San Josè (Costa Rica), 1911, N. T. A I. E. van der Laat per combattere le larve di Agrotis segetum con-- bisi siglia un metodo preventivo : rastrellare il terreno con rastrelli di ferro — che arrivino fino alla profondità di 15-20 cm. Le larve toccate 0 ferite È: sono tosto assalite dalle formiche e distrutte. All’ operazione si possono | si tenere presenti galline o tacchini che sono avidissimi di queste. larve. A î In mancanza di polli si può far seguire la lavorazione del terreno 3 dallo spargimento di una pasta dolce avvelenata con arseniato di piombo : “i le larve rimaste nascoste nel terreno vengono fuori di notte e ne man- giano con avidità, rimanendo così avvelenate. L’ insetticida può essere anche irrorato sulle piante da difendersi ;° quando queste non devono essere direttamente utilizzate per l’ alimenta “al zione : in questo caso può essere adoperato zolfo nicotinizzato. “at Dal Bollettino della R. Stazione Sperimentale di Agramicoltura — di Acireale, 1911. Va 1, Il prof. L. Savastano suggerisce come mezzo fungicida ed insetticida È ad un tempo la poltiglia solfo-calcica colle seguente formola: calce chg. da zolfo chg. 2, acqua litri 10. La miscela si fa in caldaie di ferro ove. si fa intiepidire P acqua e poi vi si aggiunge a pezzi la calce: quando inco-_ J mincia a bollire la calce, si sparge sopra a poco a poco, e insieme al A resto della calce, lo zolfo mentre si rimescola il tutto con un bastone “i legno. Si continua poi a mescolare fin che la poltiglia è diventata DIAMERAA gialliccia : l'impasto è completo quando lasciandolo in riposo galleggia | pochissimo zolfo. Si fa poi bollire il tutto per circa un’ ora. lare, Questa poltiglia si adopera poi fredda, diluita al 4 per 100. SR Essa è efficace contro molte specie di cocciniglie degli agrumi e deve entrare nelle operazioni colturali normali dell’ arboreto. Forse per le ir- rorazioni estive può adoperarsi concentrata al 6 per 100. SUOR Cie % Me e gi ANNO VI. | 15 Marzo 1912 Num. 14. Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL DoTT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI, SPERONI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia PARASSITI VEGETALI MoxtemaRTINI L. — La macchiettatura delle foglie dei peri. Spesse volte si osservano sopra le foglie dei peri macchiette grigio-chiare, aride, nitide, con margine bruniccio, rotondeg- gianti, piccole e più o meno numerose, talora confluenti. È la malattia che i tedeschi chiamano Blattfleckenkrankhett (macchiettatura delle foglie) o meglio Wesssfleckigkheit (macchiet- tatura bianca) ‘), e può essere dovuta a diversi micromiceti pa- ‘rassiti più comune dei quali è la Septoria piricola Desm., so- stituita talvolta dalla Phyllosticta pirina Sacc., dall’ Ascochyta piricola Sacc., o da altre specie di Septoria , di Phyllosticta e di Ascochyta. ; _A questi fungilli altro se ne deve aggiungere che, a quanto E È mi sappia, non venne ancora segnalato. __ Lo osservai nello scorso autunno a Montubeccaria (provincia di Pavia) su piantine di pero le cui foglie presentavano piccole macchie di uno o due millimetri di diametro, bianchiccie, visi- ds 4‘) Si distingue dalla così detta ticchiolatura, dovuta al Fusicladium pi- rinum (Lib.) Fuck., perchè questa si presenta con macchie irregolari, bruno- scure, quasi vellutate, ad orlo non nettamente limitato, quasi frastagliato. Varoì - pi bd 4 #5 cd, È ato. 1° ESE DI d Vogt l * id + Ad Ae Î * SIL: i nu VT Je Tee Vi 3 Pai ne. pata n ES "fix. Aa MLN, ae LIRA en tit, Vr zi TERE "CIR NDR SE SERATE yi, * A. a si el ei = i i e h - n) e, = #0 © | {A % ) ) mf i » e #3 da = Dr SAS 226 i PARASSITI VEGETALI Me, bili in principio solamente sopra la pagina superiore e saw tardi. A di colore grigio-bruno in corrispondenza della pagina. inferiore,” i o rotondeggianti o a contorni irregolari, talora confluenti fino a formare chiazze di mezzo centimetro di diametro, cosparse di ; puntini neri. Corrispondono questi agli acervuli fruttiferi dell fungo, che sono interepidermici o sottocuticolari, costituiti da g* brevissime ife brunastre, fittamente addossate tra loro, erom- © penti dall’ epidermide della pagina superiore delle foglie , por- sg tanti piccole spore, globoso-ovoldee, esse pure brunastre, misu: ranti appena 4-5 micromillimetri di larghezza e di lunghezza. Per il suo modo di comportarsi e di presentarsi questo fun- È gillo è molto simile all’ Hadrothricum Populi Sacc., dal quale. a però si distingue per avere le spore colorate più intensamente e per le ife fruttifere piuttosto tronche all’ apice. Per la dispo- sizione di tali ife, dovrebbe, come è già stato detto per l’ H. È Populi, essere classificato nella famiglia delle Tubercolariee ; però, mentre mi riservo di studiarlo più dettagliatamente nel prossimo anno, tenendo conto anche delle forme che potrà pre- sentare nelle colture, mi limito qui a segnalarlo dandogli prov- visoriamente il nome di \ n Hadrothricum Piri : Acervulis puntiformibus, atris, in maculis pisa dealbatis, ì epiphyllis, subsuperficialibus ; strato proligero subeuticolare, e cellulis oblongis dense stipatis fuligineis conflato ; conidiis glo- | boso-ovoidies (4-5 X 4 u), olivaceo-fuliginéis. ‘LA Hab. In foliis vivis Piri comunis, Montubeccaria (prov. Pavia). < Dal Laboratorio di Patologia Vegetale della R. Scuola n Sup. di Agricoltnra di Milano, marzo 1912. rn SE PARASSITI VEGETALI 227 MarreE R. e Trsoy A. — Sur quelques Plasmodiophoracées non hypertrophyantes (Sopra alcune Plasmodioforacee non iper- trofizzanti). (Compt. rend. d. s. d. l’ Ac. d. Sc. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 206-208). Richiamata la nota dello Schwarz (veggasi alla pagina 198 del precedente volume di questa A/vista) sopra l’esistenza di una Plasmodioforacea (descritta col nome di Sorosphaera Junci) sulle radici di Juncus, gli Autori comunica d’ averne trovato una assai simile nelle radici di Veronica arvensis ed una sopra quelle di Callitriche stagnalis. Trattasi, secondo gli Aa., di un gruppo di Plasmodioforacee caratterizzato dalla riduzione della schizogenia e dall’ assenza di azione ipertrofizzante; gruppo che non sì può attaccare a nes- suno dei generi finora noto, nemmeno al genere Sorosphaera. Gli Aa. ne fanno pertanto un genere nuovo che denominano Li- gniera, del quale dunque si avrebbero finora tre specie: ZL. rda- dicalis n. sp., nelle radici di Ca/ltriche; L. verrucosa n. sp. nelle radici di Veronica; L. Junci (Schwartz) M. et T., nelle radici di Juncus. Anche nelle radici di Poa annua si trova qualche volta una Plasmodioforacea affine alla L. Junci. Le Ligniera sono affini alla RAzomyra hypogaca Borziì. L. MONTEMARTINI. MASSTA STI MùLLeR K. L Zur Ausbreitungsgeschichte des amerikanischen 3 StachelbeermehlItaus in Baden und einige Bemerkungen iber 3 | den EichenblattmehItaus (Sopra la diffusione del mal bianco È americano dell’ uva spina, e alcune osservazioni sul 7ma/ __ bianco delle quercie). (Soraver’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., 1911, Bd. XXI, pag. 449-454, con una figura). PARASSITI VEGETALI | TELE a E CES Nel Baden l’ infezione dei ribes per la Sphacrotheca uvae Berk. si ha solo in una zona centrale, ma è isolata. | N fu importata con piantine infette dalla Germania del nord, do potrebbe essere trasportata nello stesso modo anche in altre i # » zone. x n L’Autore osserva che la malattia si diffonde a grandi dica stanze specialmente col commercio delle piantine sui cui rami. le ascospore possono svernare: la diffusione per conidii dovuta al vento, ha importanza solamente locale. x Quanto al ma! bianco delle quercie, che pure è comparso | nel Baden nel 1908 e vi si è largamente diffuso, I Autore, dae sciando impregiudicata la questione dell’ identificazione della: È specie, segnala il fatto che esso può attaccare ed attacca, nel | Baden, anche i faggi. L’ identità della forma della quercia e di quella del faggio fu accertata dall’ Autore ed anche dal Neger. È È da osservarsi che la cosa venne già segnalata dal Far- neti in una nota a pagina 241 del precedente volume di questa | Rivista. ° L. MONTEMARTINI. - Scunemer W. — Zur Biologie der Liliaceen bewohnenden Uredi-. neen (Sopra la biologia delle Uredinee delle Gigliacee). ( Cene. tralbl. f. Bakter., ecc., II Abth., Bd. XXXII, 1912, pag. 452-458). «i L’Uromyces Scillarum Wint. è indicato come parassita di molte specie di Muscari e Scilla. L’ Autore ha fatto molte espe: rienze di inoculazione per vedere se vi sono forme bivlagiohi specializzate, ed ha visto infatti che con teleutospore tate d un M. racemosum potè infettare altre piante della stessa speci: ma non i M. dotryoides e comosum, nè la Scilla bifolia. Vic id anche che le teleutospore di questo Uromyces non hanno ne PARASSITI VEGETALI 229 | sun poro di germinazione, ma producono il promicelio attraverso una rottura della membrana: esse inoltre non germinano sol- tanto in primavera dopo avere svernato, ma possono germinare anche in autunno. La Puccinia Schroeteri Pass. trovata prima sopra il Narcissus radiiflorus e poi sul N. pseudonarcissus può passare dall’ una all’ altra di questi ospiti, senza specializzazione di forme. Anche la Puccmia Allit che attacca 27 specie di A/l2um | pare, dalle esperienze dell’ Autore, non abbia forme specializzate. Nell’ A. sativum oltre sori uredosporiferi diede anche picnidii ed ecidii. La Puccinia Porri (Sow.) Winter dell’A/lzum Schoenopra- sum può facilmente trasmettersi, a mezzo delle uredospore, alle piante di questa specie (ed in alcune ha prodotto anche ecidii), ma attacca debolmente gli Allium ampeloprasum , sphaeroce- phalum, strictum, montanum, fistulosum, oleraceum, hymenor- rhizum. L. MONTEMARTINI. Scaxemer-OrELLI O. — Zur Kenntniss des mitteleuropàischen und des nordamerikanischen Gloeosporium fructigenum (Con- tributo allo studio del G/oeosporium fructigenum dell’Ame- È rica del Nord e dell'Europa centrale). (Centra/d!. f. Bakte- | —riol., ecc., Abth. II, Bd. XXXII, 1912, pag. 459-467). Il Gloeosporium fructigenum, scoperto per la prima volta in Inghilterra dal Berkeley e poi dallo stesso Berkeley e Curtis nell’ America del Nord e dal Sorauer nell’ Europa centrale, causa nell'America di danni molto più gravi (si calcolano tali i danni in circa 10 milioni di dollari solo nel 1910) che non in Europa perchè vi attacca diverse frutta, specialmente le mele, non risparmiando anche i rami più giovani delle piante, nei quali provoca la comparsa di cancri. To rd SE data rat » TE. 2 290 -- 35012 “TRA RARI VEGOTALI — PA L’ Autore espone qui hse nnt la. storianti la del fungo, e comunica 1 risultati di colture ed inoculazioni. Er] confronto da esso fatte alla stazione di Wadensweil con hai in parte europeo e in parte psoveniente da Wasingthon e dali “24 n ni io l’ Illinois. 3 "e Da tali colture, fatte tutte in eguali condizioni, sa che morfologicamente le differenze tra il G/oeosporium fructigenum europeo e quello americano sono ben piccole, sì da non potersene fare due specie distinte; mentre fisiologicamente essi appaiono — ben diversi, quasi come due forme biologiche di adattamento — climatico provenienti da una sola specie. Infatti il Glocosporium dell'America ha i punti di temperatura, di accrescimento minimo e massimo 5 centrigradi più in alto di quelli del G/oeosporium europeo. Esso inoltre si comporta più attivamente nella decom- posizione dei peptoni e dei substrati, e figura, alle inoculazioni, come agente patogeno più attivo perchè attacca facilmente anche | i frutti acerbi ed i rami. La maggiore virulenza del fungo in America è dovuta anche al fatto che ivi la temperatura normale è più vicina all’ optimum di accrescimento del fungo stesso. L. MONTEMARTINI. Bessey E. A. — Root knot and its jreigio (Tubercolosi delle ra- dici e modo di combatterla). (U. S. Depm. 0/ Agricolt., Bu- si reau of. Plant Industry, Bull. Nr. 217, 1911; 89 pagine, con tre tavole e tre figure nel testo). DT da La malattia nota col nome di tubercolosi delle radici è frequente nei terreni sabbiosi delle provincie calde degli Stat Uniti, mentre è più rara nelle provincie meno calde e negi altri terreni: Essa è dovuta all’Heterodera radicicola (Gre 0e sf Miller, un nematode molto affine a quello (MH. Schachtit mi È - Vai gl te en n eta i e Ro. Prot mk SE TEAN È asi % I SARAI xv I Ù, RA TONE 3 i SC E AICÀ =, dii ee A - - î E te => Sn i . PARASSITI ANIMALI 931 in Europa attacca la barbabietola da zucchero. É malattia. se- gnalata per la prima volta in Europa nel 1855, ed osservata poi anche in America dai fioricoltori, nelle serre, verso il 1876. Essa è oramai diffasa nell'America settentrionale e meridionale, nelle Indie orientali, in Europa, in Asia, in Africa, nell’ Australia e nell’Irlanda. È forse di origine tropicale e del vecchio conti- nente. Fin’ora era stata osservata su circa 235 specie di piante; l'Autore la riscontrò però sopra molte altre e porta l’ elenco delle piante attaccate a 480 specie tra le quali si trovano di- cotiledoni, monocotiledoni, gimnosperme e felci, tanto erbacee che legnose, annue, bienni o perenbi. L'Autore dedica circa dieci pagine allo studio dell’anatomia e dello sviluppo del parassita che confronta colla specie europea che attacca la barbabietola da zucchero, che, come ha dimo- strato il Voigt fin dal 1890, va tenuta ben distinta. Il mezzo principale col quale la malattia può essere portata in una regione, è l’ introduzione di piante vive, specialmente di piantine da vivai, mentre una volta introdotta essa viene fa- cilmente diffusa da luogo a luogo insieme al terreno aderente agli strumenti di lavoro, alle unghie degli animali, ai veicoli, ecc. La presenza del nematode sulle radici provoca ipertrofie dei tessuti che si manifestano in forma di galle: tali galle si possono qualche volta formare anche sui fusti, sulle foglie e sui frutti quando questi sono in contatto col terreno infetto. In corrispondenza ad esse i tessuti acquiferi delle piante sono molto deformati e spostati, così che se le galle stesse sono numerose le piante infette avvizziscono molto più facilmente che quelle sane. Le galle carnose dell’anguillula possono poi diventare centro d’infezione di parecchi funghi parassiti. La malattia si presenta specialmente nei terreni sabbiosi e molto concimati, ed è favorita dalle alte temperature, poichè, benchè il nematode parassita possa sopravvivere anche ad una temperatura di 35° C. sotto zero, pure riesce quasi inattivo alle . temperature inferiori a 10° C. sopra. Le cure ed i piovweditza lesi di conda che si tratta di serra e di vivai, ‘oppure di c ci aperte, ecc.; di piante annue o n primo caso e vivai) sì può cambiar terreno, oppure riescono utili 0 i trattamenti con formaldeide (una parte di soluzione al MR p 100 in cento parti di acqua). Nei campi liberi coltivati piante perennanti non si può far altro che eccitare | attività funzionale delle radici per mezzo di opportune concimazioni — specialmente degli elementi che mancano. Dove sono invece coltivate piante annuali, si consiglia una rotazione agraria con ” piante le cui radici non sieno attaccate dal parassita, e sono al tal scopo suggerite, per l’America, la Vigna unguiculata, lo È Stizolobium decringianum, la Meibomia mollis. Perchè 1° ani guillula scompaia sono necessari due anni, e qualche volta an-. che tre, di coltivazione di queste piante. E’ da aspettarsi molto dalla selezione di varietà resistenti. | E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). Lesve P. — La lutte contre les chenilles xylophages de la Zeu- © zera pyrina |. dans les forèts de chènes-lièges (La lotta contro le larve xilofaghe della Zeuzera pyrina L. nelle fo reste di quercia da sughero). (Compt. rend. d. s. d. lAe ù d. Sc. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 1269-1271). q L’ invasione di questo lepidottero eterocero segnalato nel 1908 nel dipartimento di Costantino, aveva destato vive appren- sioni per i proprietarî delle quercie da sughero in quelle regio ni. L'Autore, trovando difficile iniettare dal basso all’ alto x solfuro di carbonio nelle gallerie, fece preparare. apposite © a psule lunghe e sottili, di solfuro avvolto da gelatina, sì da at: introdurre nelle gallerie medesime che poi venivano mente chiuse. "= ra né "i p “ii —< Pd PeR è RA PA + np e | vi MEP I o I RT I è peo ALSO BL pra , ; gi ai e er PI4 nale Tae b_ PÀRASSITI ANIMALI 233 Le piante non ne soffrirono nulla, e coll’ adozione di tale «metodo di lotta si riuscì in tre anni ad arrestare quasi comple- tamente la diffusione del parassita. L. MONTEMARTINI Morrsau L. e Viner E. — Comment s’élimine l’arseniate de plomb apportè par la vendage (Come si elimina l’arseniato di piombo aderente ai grappoli). (Compt. rend. d. s. d. V’ Ac. d. Sc. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 1057-1060). Gli Autori richiamano le loro precedenti note sull’argomento (veggasi alle pagine 309 e 310 del precedente volume di questa Rivista) e con nuove analisi dimostrano che quando i trattamenti coll’ arsenico contro la tignuola dell’ uva sono fatti prima della fioritura, ben poco arseniato di piombo resta aderente ai grap- poli e viene eliminato nelle operazioni di vinificazione, così che non ne restano nel vino che traccie trascurabili. TM. PanraneLLi E. — L’acariosi della vite (Marcellia, Vol. X, 1911, pag. 183-150, con 16 figure). Con nome di acariosi viene indicata nella Svizzera una malattia della vite, nei caratteri esterni simile al nostro arr:c- — ctamento o roncet, e dovuta ad un minuscolo acaro descritto dal Nalepa col nome di Phy/locoptes vitis. L'Autore, richiamata in proposito la sua nota già riassunta alla pagina 236 del precedente volume di questa Rivista, dà qui una estesa descrizione della malattia e delle alterazioni ana- tomiche e morfologiche che la accompagnano durante le diverse stagioni dell’ anno. Descrive poi e figura l’ acaro patogeno, e confrontandolo anzichè essere un Anbhiocopies come fi aveva Pr pensato (per la sottigliezza della parte posteriore dell’ addon che però non è carattere costante), è da ritenersi una. specie NEI nuova di ae per la quale propone il nome di Ph. vi- dp Lo scarso potere migratorio di questi eriofiidi spiega la. ticolus. s lenta diffusione dell’ acariosi che può restare per anni localiz- zata sopra uno o pochi ceppi. Se i tralci si toccano, i Phyllo- coptes passano dall’uno allaltro, e poichè in molti casi l’acarzosi fu confusa col roncet, si è potuto così credere alla trasmissione | per contatto anche di quest’ ultima malattia. Di Secondo il Faes trattasi di parassiti di origine esotica. — L. MONTEMARTINI. Miranpe M. — Action sur les plantes vertes de quelques subs- tances du goudron de huille et employées en agriculture (Azione di alcuni derivati del catrame usati in agricoltura, sopra le piante verdi). (Compt. rend. d. s. d. lAc. d SE di Paris, 1911, T. CLII, pag. 204-206). sa Richiamata una sua precedente nota riguardante Li azione. dei vapori di catrame sopra le piante verdi, l'Autore studia da n l’azione dei vapori di carbolineum ed altri composti simili che si usano in agricoltura. i Essi esercitano NOPLA le calati verdi ®. medesima asioni come cosa poi producono annerimento con Bier». se- guita da morte. - Lara si ' L'azione degli stessi corpi, = È 2, fr e ne hg CE: = P 7 ie. Sia SI SA WE Sie LI = A v x cè + % ne ‘ ‘AZIONI TRAUMATICHE — FISIOPATOLOGIA 235 colla pianta, è più violenta. Essi dunque vanno adoperati con molta prudenza. L. MONTEMARTINI. BLarInGHEM L..— Production par traumatisme d’une forme nou- velle de Mais à feuilles erispées (Produzione di una forma ‘nuova di maîs a foglie arricciate, per azione traumatica). (Compt. rend. d. s. d. V'Ac. d. Sc. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 1109-1111). x E una forma ottenuta nel modo solito già spiegato dall’ Au- tore in precedenti pubblicazioni. Anche questa presenta una forte tendenza ereditaria, ma bisogna prendere i semi dagli individui intermedii, ad anomalia poco accentuata, perchè i semi delle piante più anomale danno piante che 0 muoiono presto, o sono sterili. , L. MONTEMARTINI. DoueaL Mo. T. — An attempted analysis of parasitism (Un ten- tativo di analisi del parassitismo). (The Botanical Gazette, Chicago, 1911, Vol. LII, pag. 249-260, con sei figure). Continuando le esperienze di cui si è già parlato alla pa- gina 320 del precedente volume di questa Rivista, 1 Autore ha fatto sviluppare un Cissus laciniata su pale di Opuntia Blakeana, Cissus e Opuntia sa fusto di Jucca, Opuntia versicolor sopra Carnegeia gigantea ecc. Descrive i fenomeni di riduzione e con- ferma le sue osservazioni sopra i rapporti tra i poteri osmotici dei nuclei della pianta ospite e di quella parassita. L. M. Errkssow J. — Rostige Getreidékirner und die Ueberi interung de Pilzspezies (I semi di cereali infetti da ruggine e "n - namento della Puccinia). (Centralbl. fi Bakteriol., N00] I Abth., Bd. XXXII, 1912, pag. 453-459). re In certe annate favorevoli alla sviluppo della ruggine dei cereali si trovano cariossidi di grano con pustole rugginose di micelio o di teleutospore. Alcuni patologi hanno voluto attribuire a tali cariossidi una grande importanza nella conservazione e. trasmissione del parassita da un anno all’ altro, e recentemente . il Pritchard ha sostenuto tale modo di vedere appoggiandolo al fatto che le piantine derivanti da tali cariossidi sono ben presto È invase da micelio anche nelle radici (pag. 186 precedente). L’ Autore però osserva qui che anzitutto tali cariossidi, con pustole rugginose, specialmente in Europa, si presentano ben di rado sì da non potersi ad esse attribuire la grande importanza | che loro si vuol dare. Aggiunge poi che non v'è relazione tra l’ infezione di ruggine che può presentarsi in autunno o in pri mavera sopra le piantine ancor giovani e quella del tardo estate. x Sostiene pertanto che le forme in parola non sono quelle che possono spiegare nè lo svernamento del fungo, nè la sua per- 3 petuazione e propagazione da un anno all’ altro. gi L. MONTEMARTINI. Par, Laurent J. — Les conditions physiques de résistancee de la vigi e au mildew (Le condizioni fisiche di resistenza della vite alla, peronospora). (Compt. rend. d. s. d. l Ac. d. Se. d. Paris, 1911, T. CLII, pag. 103-106). ) V 3 7 - è * La sensibilità della vite agli attacchi della peronospora vari. | colla natura del vitigno, coll’ innesto, colle ca so dr reno, coi metodi di coltura, ecc., fattori che tutti hasta nf FISIOPATOLOGIA 237 sopra il contenuto in acqua degli organi attaccati. Le foglie più giovani sono più attaccate perchè più acquose. Alle volte non si trova parallelismo tra proporzione di so- stanze secche e resistenza alla peronospora; ma l'Autore ha ap- plicato il metodo crioscopico per determinare la concentrazione dei succhi cellulari nei diversi periodi dello sviluppo degli or- gani e della giornata, ed ha visto che, senza negare l'intervento di altri fattori, la concentrazione molecolare dei succhi della vite e delle patate ha grande azione nel determinare la resi- stenza della peronospora. L. MONTEMARTINI. Lecomre H. — La chute des fleurs (La caduta dei fiori). (Mem. — d. l. Soc. d’Hist. Nat. d’Autun, XXIII, 1910, 49 pagine). L’Autore studia specialmente il processo normale pel quale cadono 1 fiori maschili dopo disseminato il polline, non che la caduta dei fiori femminili o ermafroditi quando non vengono fecondati. In generale i peduncoli sono articolati ed il distacco dei fiori avviene in corrispondenza dell’ articolazione , in corri- spondenza alla quale le cellule, più piccole che quelle delle re- gioni vicine, hanno pareti sottili e costituiscono una specie di — meristema simile a quello che si osserva alla base delle foglie caduche. La caduta dei fiori avviene generalmente di notte e pare : sia dovuta al rallentamento della traspirazione ed all’ accumulo di acqua negli organi fiorali : in seguito a tale accumulo, le cel- lule della zona articolare ingrossano, si arrotondano e si sepa- | rano parzialmente così che il minimo urto (pioggia, vento, ecc.) basta a determinarne la separazione completa. - Melone i Ria ed Experiments on spore germination and i in certain species of Qomycetes (Esperienze sulla seni zione delle spore e sopra le infezioni in certe specie di 00 ceti). (Wisconsin Agricult. Exrper. Station., Res. Bull. ru 1911, pag. 25-91, con 9 tavole). sot; al Partendo da tale concetto pensai che l’uso del solfato di rame in forma tale da esercitare più intensamente la sua azione fisiologica, non potendo usarsi in soluzione pura che a piccole i dosì per la sua azione caustica e la facilità con cui viene aspor- — tato dall’ acqua piovana, dovesse rendersi più efficace della mi- scela cupro-calcica , che insolubile nell’ acqua non pnò che og forma lieve agire sui tessuti della pianta e d’altra parte pel suo relativo potere adesivo se ha bisogno di essere spesso ripetuta non può che limitatamente esplicare la sua azione fisiologica. a In forti infezioni peronosporiche della vite nella infiorescenza | e sul piccolo grappolino in formazione, aveva constatato come 1 una soluzione semplice di solfato di rame al 3°/% SÌ rendesse | più efficace della ordinaria miscela copro-calcica e da tale con- statazione ne sorse l’idea di modificare la miscela cupro-calcica | in uso, formandone una di maggiore potere adesivo e che più. intensamente potesse esplicare la sua azione fisiologica ed anti crittogamica. fo È noto come i sali di rame agiscono sui tessuti verdi ( alle piante, intensificando il processo di assimilazione, con un con seguente aumento di carbo-idrati da parte della pianta; tale azic né sembra dovuta ad assorbimento da parte dei tessuti di pi col quantità di sali di rame, ed è quindi naturale che talia; PAY cile sarà tale assorbimento e tanto più intensamente. PARASSITI VEGETALI 297 cata l’azione fisiologica, a meno che un eccesso venga a provo- care veri e propri fenomeni di avvelenamento, e quindi danni al tessuti stessi. L’unione del solfato di rame alla calce viene praticata allo scopo di rendere insolubile il solfato di rame nell’acqua ; è noto infatti come con miscela eseguita a giuste proporzioni si formi un composto insolubile — idrato d’ossido di rame — che preci- pita al fondo dei recipienti e rimane solo in sospensione nel- l’acqua col rimescolamento. È quindi naturale che tale composto insolubile posto a contatto delle foglie non permetta che in forma | molto lieve l’assorbimento da parte dei tessuti, e non possa che | lievemeute esplicare la sua azione fisiologica, a meno che venga usato in forti proporzioni e sopratutto con miscele acide, come generalmente si verifica con l’uso di miscele a forti proporzioni. D’altra parte avevo osservato che più specialmente sui tes- - suti del grappolino ed in generale le parti tormentose, la pic- | cola crosticina di idrato d’ ossido di rame tendeva a staccarsi | con l'accrescimento dei tessuti stessi — specialmente se prepa- ‘rata con un eccesso di calce — e facilmente veniva asportata da qualsiasi azione meccanica, acqua piovana o forte vento, con n conseguente necessità di ripetere a brevi periodi i trattamenti e facilità di infezioni nelle parti della pianta e nei periodi in | cui veniva a mancare il rimedio. Ne sorse così l’idea di unire il solfato di rame a sostanza “- - che avesse un potere adesivo maggiore e permettesse al solfato . di rame di maggiormente e più intensamente esplicare la sua | azione fisiologica, senza danneggiare i tessuti della pianta. L’ unione del solfato di rame al sapone mi diede subito i | migliori e più lusinghieri risultati e le interessanti esperienze del Vermorel e Dantony vennero a pienamente confermare le A mie vedute ed esperienze. Le recenti prove del Prof. Kulisch che dimostrano come zione della vite, stanno a cea dos ali come il punto di vista che sostengo nella duplice azione del solfato pi abbia piena conferma nei fatti, in quanto un progressivo au mento di produzione col progressivo aumento di solfato di rame, non può spiegarsi che con l’azione fisiologica da esso esercitata. — Il Dott. Faes crede spiegare tale aumento, ammettendo che |— parte del solfato di rame abbia raggiunto accidentalmente la | pagina inferiore delle foglie e che quindi giusta gli studi del Prof. Miller Thurgan e le sue stesse ricerche, abbia agito in senso — solo anticrittogamico, awmettendo che in gran parte 1’ infezione i peronosporica avvenga attraverso la pagina inferiore della foglia 3 di vite, anzichè dalla superiore come sino ad ora sì era ritenuto. Per venire alle conclusioni del Dott. Faes bisognerebbe però | ammettere nelle viti trattate con minore quantità di solfato di rame uno stato di più o meno forte infezione peronosporica da agire direttamente ed indirettamente sulla produzione, ciò che il Prof. Kulisch non dice — ho letta la sola recensione del suo lavoro data dallo stesso Dott. Faes — e quindi la maggiore | produzione delle viti trattate con maggiore quantità di solfato di rame e la loro maggiore resistenza agli attacchi della pero- nospora, da attribuirsi all’ azione fisiologica spiegata dal solfato | di rame; ciò che è in perfetta armonia con le nostre comosGe Ran di fisiologia vegetale, in quanto tanto più attivo è il processo di assimilazione e tanto maggiore è la quantità di carbo-idrati formati nella foglia e che a suo tempo andranno a costituire il frutto. ‘si Il nuovo punto di vista che io sostengo quindi nell’uso dei sali di rame nella lotta contro le fnalattie crittogamiche dell nostre piante coltivate, e più specialmente la peronospora del vite, è basato sopra dati di fatto indiscutibili e “opa conosce) di fisiologia vegetale bene assodate. L'uso delle miscele colloidali di solfato di rame — oi - PARASSITI VEGETALI _ 229 | pratica qualche difficoltà , in quanto una precisa preparazione richiederebbe l’uso di saponi neutri, ciò che l'industria ci potrà dare, e la conoscenza della composizione dell’acqua. Nelle mie prove ho fatto uso massimo di gr. 500 di solfato di rame con una quantità 3 volte superiore di sapone per 100 litri di acqua aumentando talora di qualche poco la quantità del solfato di rame. Nelle irrorazioni prima o subito dopo la fiori- tura non ho ritenuto conveniente passare la dose di 800 grammi di solfato di rame con equivalente proporzione di sapone. Vermorel e Dantony consigliano una dose di 500 grammi di solfato di rame e 2000 di sapone per 100 litri di acqua, fatta sciogliendo in pari quantità di acqua, solfato di rame e sapone e versando la soluzione cuprica in quella saponosa. Esperienze future diranno quali saranno le migliori propor- | zioni da usare e fino a quale limite convenga arrivare nella dose . del solfato di rame, che con probabilità potrà essere usato in . dosi più elevate, come mi risulta da qualche prova, senza danno | per le parti più delicate della pianta. È conveniente ancora notare come dovendosi praticare le | irrorazioni anche alla pagina inferiore delle foglie nel caso della | peronospora della vite, l adesione della miscela sarà notevol- mente maggiore della comune cupro-calcica, e quiudi sia possi- i bile lottare con un numero minore di trattamenti e conseguente È notevole economia, avendo costantemente osservato come la mi- È . scela colloidale tenda a rimanere più lungamente aderente ai tessuti di quella alcalina. Si consideri quindi nei trattamenti antiperonosporici e nella «lotta contro le malattie crittogamiche in generale, il nuovo e . duplice punto di vista, della maggiore aderenza della miscela cupro-colloidale e dell’ azione indiretta che il solfato di rame È spiega nel rendere più resistente la pianta agli attacchi dei pa- rassiti. Nel vincere così più facilmente le infezioni crittogamiche, si verrà a determinare una maggiore e sicura produzione. 3 Sora, Aprile 1912, e gate DI rale CR Lr Fe % 5% FRS d'( PARASSITI VEGETALI pt Curr E. — L’oidium du chéne. Action du salire en pépir (L’Oidium della quercia. Azione delle solforazioni nei vin (Bull. d. l. Soc. Scientif. d. Nancy, T. XII, 1911, Pg. 105, con una tavola). - A Dopo aver parlato della malattia , l’ Autore osserva che se. le solforazioni non sono CT applicabili alle fore esse però sono utili ai vivai di piantine da trapiantarsi. Con tre. solforazioni in un anno e colla spesa di una lira per ara, ha po- tuto salvare tutto un vivaio di piantine da tre a cinque anni, i mentre un piccolo lotto lasciato senza cura fu completamente . devastato. 4 a") L. M. Forx E. — Maladie du pied de la violette (La malattia del piede | della viola) (Ann. de l° Ec. Nat. d’Agricult. d. Montpellier, 1910, N. S, T. X., 8 pagine e una tavola). ci Viene segnalato il fatto che a Tolosa e Montpellier la. Thielavia basicola attacca e danneggia la Viola odorata. L L'Au-- tore dà una descrizione dettagliata del parassita e non essen- dovi rimedi contro di esso consiglia misure preventive (disinfe- | zioni, ecc.). Lacerseroa T. — Pestalozzia Hartigi Tubenf. En ny fiende i vara plant skolor. (Pestalozzia Hartigii Tubeuf. Un nuo va parassita delle piantine dei vivai nella Svezia) (Meddel fi St. SkogrJorsoks., 1911, 11 pagine con 10 figure). “i L’ Autore segnala la comparsa di questo parassita sull piantine di abete nei vivai di Halmstad. Lo ha ottenuto in tura in camera umida, e lo ha studiato in colture su di iva PARASSITI VEGETALI 231 substrati dimostrando quanto sieno piccole le differenze tra i generi Pestalozzia e Coryneum. I danni avuti sono abbastanza forti. L'Autore consiglia la distruzione delle piantine infette e, quando le infezioni sono forti, anche la disinfezione del terreno, perchè le spore colla pioggia possono da questo essere spruzzate sulle piantine sane. L. M. Sirena S. — Orobanche crenate Forskal e suoi danni in Sicilia (Boll. d. R. Orto Bot. e Giardino Coloniale di Palermo, Anno X, 1911, pag. 14-26), Ricordata brevemente la storia delle Orobanche e dopo avere descritto l’ 0». crenata, Vl’ Autore ne espone la biologia mettendo in rilievo il fatto che i semi stanno fino a 10-14 anni nel terreno senza germinare nè perdono le facoltà di vivere, mentre germinano quando vengono in contatto con una radice di fava. © Come mezzi di lotta, si consiglia in ggnerale l’ estirpazione delle piante parassite prima che abbiano maturato i loro semi. Nei terreni molto infetti può essere utile seminare più volte di seguito fave assal fitte in modo da provocare la germinazione di tutti i semi e distruggere poi col rovescio le piantine derivatene. Lotrionte propone anche seminare la fava assai profondamente sì che le radici andrebbero a svilupparsi negli strati non infetti. L’Autore ha iniziato una serie di esperienze dirette a. pro- vocare la germinazione di tutti i semi di Orobanche contenuti in un terreno, inaffiando il. terreno stesso con estratti e gelatine | preparati con piantine di fave. I primi risultati di tali espe- rienze furono abbastanza soddisfacenti in quanto si potè così disinfettare e riguadagnare alla coltivazione delle fave terreni «che naturalmente o artificialmente erano pieni di semi del pa- contenute sostanze spina capaci di promuovere sa pe ‘mina-o zione dei semi in parola, che è seguita poi dalla morte delle. piantine appena nate che non trovano intorno a sè le radici : lla pianta ospite. della pia Osp Da L. MONTEMARTINI. |__| Wocre A. — A disease of the cultivated fig, Ficus carica L. (Una malattia del fico coltivato, Ficus carica L.) (Annales. Mycologici, 1911, Vol. IX, pag. 622-624, con una figura). Trattasi di frutti di fico che nel Texas furono trovati at- | “ wu. taccati dal Macrophoma Fici Alm. et Cam., prima indicato come | vivente sui rami morti della stessa pianta. Produce marciume. 23 L. M. Marcnar P. e Fevraun J. — Sur un parassite des oeufs de la Cochylis et de I’ Eudèmis (Sopra un parassita delle ova di Cochylis e di Eudemis) (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. d. Se. d. Paris, 1911, T. CLITI, pag. 633-636, con una figura). Trattasi dell’ Oophthora semblidis Aur. che fu già segnali ta come parassita delle ova di diversi lepidotteri e che gli Autori osservarono nel dipartimento della Gironda e Dordogna sui ni- crolepidotteri della vite. Le ova di Cochylis ed Eudemis infetti da questo imenottero calcidide appaiono nerastre e contengon la piccola ninfa parassita al posto della larva embrionale. e di Data la grande potenza prolifica della specie, essa può viy e perpetuarsi solo perchè è polifaga e trova sempre ova di setti sulle quali riprodursi: la vicinanza al vigneto di | ani . ue È , ST CD) A Dia 76 : 4 cà Na RO d'7a ì IA r A RIPIDE, mas PARASSITI ANIMALI 2533 | ospitanti insetti su cui l’ Oophthora si diffonde, potrebbe rie- — scire dunque utile alla lotta contro la Cochylis. L. MONTEMARTINI. PanranELLI E. — Danni di Thrips sulle viti americane (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1911, Vol. XLIV, pag. 469-514, con una tavola). Trattasi del tisanottero scoperto e descritto per la prima volta dall’ Uzel sopra talune viti in Moravia nel 1896, osservato poi dal Ruggieri a Milazzo, riscontrato anche nei vivai delle . Puglie, ed identificato dal Del Guercio per il Drepanothrips BO NIASt di "E ll a Ri i te Ri eta Reuteri. L'Autore nè constato l’ enorme diffusione nei vivai di viti americane in Sicilia e descrive qui i danni che esso può pro- durre. Le viti infette si presentano quasi come quelle colpite da roncet, con un forte rachitismo dei tralci, mancato allunga- mento dei cirri e scarso sviluppo dell’ infiorescenza, con foglie piccole e bollose che però non sono frastagliate come appaiono invece quelle delle viti ammalate di roncet. Inoltre, a differenza del roncet, gli organi colpiti dalle Thrips sono cosparsi di pic- cole cicatrici brune ed escoriazioni suberificate, talora anche le . foglie sono perforate con perforazioni strette e lineari. Il parassita presenta in Sicilia due generazioni principali: una, la più dannosa, vive sui germogli appena aperti in aprile e maggio, mentre l’ altra si sviluppa in piena estate sopra le estremità dei tralci e delle femminelle. L’Autore ha fatto molte osservazioni sopra i danni causati - da questo. parassita ai diversi vitigni, sulla struttura delle le- | sioni, sulle relazioni tra esse, il Thrips e lo stato dei germogli colpiti, sulla trasmissibilità, ecc. _ Il rachitismo prodotto da questo animale non. si trasmette E bi A, PARASSITI ANIMALI cs - AGEN 20 febbraio al 10 marzo) di polisolfuro di Toaliele 0 di al 4 p. 100, e con una a tre irrorazioni primaverili od estit Hi colle stesse sostanze al 2. p. 100. L. MONTEMARTINI. © Garin C. L. — Le goudronnage des routes et son action sur la végétation avoisinante (L’incatramazione delle strade e la sua azione sopra la vegetazione circostante) (Ann. d. Se. 5 Nat., Botanique, Paris, 1912, Sér. IX, T. XV, pagina 165-252, con una tavola e 12 figure.) SG a' i La prefettura di Parigi, con decreto 16 maggio 1911, ha ; istituito una commissione incaricata di studiare gli effetti dan nosi che la incatramazione delle strade esercita sopra le piante. tf, mi dei pubblici passeggi e di proporre dei rimedi. L’Autore che, come segretario, seguì i lavori di questa com- missione, ebbe occasione di fare sull’ argomento molte OSServar zioni di cui riferisce qui i risultati. } A i Comincia a studiare la composizione chimica e i dive si modi di applicazione del catrame e dei suoi succedanei per la viabilità ; raccoglie tutte le notizie che già si hanno sopra Vef fetto del catrame sulla vegetazione (alcune vennero già riassunte in questa Rivista), e fa una quantità di osservazioni pro DI 4 tanto sopra le alterazioni dei tessuti attribuibili al catrame 0 alla polvere delle strade catramate, quanto sopra le dime ne: dei diversi organi erbacei delle piante, che crescono sotto l’az TA 4 » 1 Mg del catrame. atigl AGENTI CHIMICI 235 Conclude affermando essere ben certo che l’ azione dei va- pori di catrame è dannosa alla vegetazione e che ancor più dan- nosa è la polvere delle vie catramate : questa può da sè sola produrre sulle foglie lesioni gravi plasmolizzando le cellule e scomponendo la clorofilla. Anche la vegetazione ne resta rallen- tata e indebolita. È dunque certo che nelle strade urbane soleggiate e di molto transito l’ incatramazione riesce fatale alla vegetazione, benchè alcune essenze si mostrino meno sensibili di certe altre. Se in Inghilterra, negli Stati Uniti, nella Svizzera e altrove, dove pure la incatramazione delle strade si pratica da lungo _ tempo, non se ne nota tale azione nociva, gli è che l’effetto del catrame varia col clima ed è più sentito col sole e colla siccità, e dove le pioggie sono frequenti le foglie sono anche di fre- quente lavate. L. MONTEMARTINI. Garin C. L. — Influence du goudronnage des routes sur la vè- gètation des arbres du Bois de Boulogne (Azione dell’ inca- tramazione delle strade sopra la vegetazione degli alberi del Bois de Boulogne) (Compt. rend. d. s. d. l’ Ac. d. Sec. d. Paris, 1911, T. CLIII, pag. 202-205). _— Reproduction expérimentale des effets du goudronnage des routes sur la vegetation avoisinante (Riproduzione sperimen- tale degli effetti dell’ incatramazione delle strade sopra la vegetazione circostante) (col precedente, pag. 688-690). Con misure biometriche comparative l'Autore ha dimostrato ‘ che l’ incatramazione delle strade provoca un indebolimento di vegetazione nelle piante circostanti, che producono organi più piccoli del normale. Una tale riduzione si ha sperimentalmente cospargendo sulle piante la polvere delle strade catramate. Certe CR Ca ta piante (Zinnia, Ageratum, Salvia, ecc.) vengono meno « giate se sono riparate dalla luce solare diretta. °° i L. Moves AREISI a * Garin C. L. e FLureALx — Modifications anatomiques produites, | E chez certaines végétaux, par la poussiere des routes goudron — nées (Modificazioni anatomiche prodotte in certe vegetali — dalla polvere delle strade catramate) (coi precedenti, pa- gina 1020-1021). ; In certi casi la pianta reagisce contro l’azione nociva della — polvere sviluppando del sughero, però l’ azione della polvere | È stessa si manifesta specialmente in una riduzione dell’ apparato | È conduttore e nella mancanza quasi assoluta di formazione dio Be amido di riserva. Ciò spiega come l’azione dell’ incatramazione È delle strade si esplica a poco a poco sopra le piante ciscostanti e continua per qualche anno anche quando l’ operazione venga | sospesa L. MONTEMARTINI. PavraneLui E. — Beitràge zur Kenntniss der Roncetkrankh it oder Krautern der Rebe (Contributo allo studio del roncet o arricciamento delle viti) (Sorauer’'s Ztschw. f. Pflanzen i krankh., Bd. XXII, 1912, 38 pagine, con 29 figure). ua L’Antore espone prima la storia è la descrizione della ma lattia ripetendo quanto ne ha già detto nella pubblicazione 1 rina sunta alla precedente pag. 45 di questa /7w:sta ; ne studia ) P i caratteri anatomici (struttura delle foglie ammalate, strutt del legno, cellule a rafidi, periderma, ecc.), e da ci ‘ + e FR. À i risultati di ricerche fisiologiche fatte su piante ammalate di _ cui ha esaminato la pressione del pianto, la traspirazione, la assimilazione del carbonio, 1’ assimilazione dell’azoto, l’ assimila- zione delle sostanze minerali, la respirazione, l’ accrescimento , la turgescenza. a Tali ricerche fisiologiche rivelano profondi disturbi nell’atti- vità assimilatrice delle parti verdi e in tutto quando lo scambio 3 fisiologico di carbonio e azoto, onde il legno viene a contenere È. riserve di composizione anormale. Se i disturbi delle funzioni fogliari sono comuni a tutte le malattie dei rami, d’altra parte la composizione anormale delle ceneri ed i disturbi nella circo- . lazione dell’acqua sono indizio di una attività anormale delle 3 radici nelle piante ammalate di roncet. I L. MONTEMARTINI. È Maze P. — Sur la chlorose expérimentale du maîs (Sopra la clo- ‘rosi sperimentale del mais) (Compt. rend. d. s. d. l’ Ac. d. | Se. d. Paris, 1911, T. CLIMI, pag. 902-905). Secondo l’ Autore la clorosi dei vegetali non definisce uno ; stato patologico, ma è dovuta all’ attenuazione dell’ attività clo- — rofilliana, funzione che è sensibilissima alle influenze più diverse : | condizioni meteor iche sfavorevoli, eccesso di sostanze minerali #0 organiche, invasioni di parassiti, privazione di certi elementi i | minerali, ecc. Nelle colture del maîs in soluzioni nutritizie l’ Autore vide la clorosi soltanto per mancanza di ferro o di solfo. Siccome spesso la clorosi viene curata col solfato di ferro, domanda se È sia il solfo o il ferro quello Gue agisce. L. MONTEMARTINI. ANATOMIA PATOLOGICA | 3 - pISIOPA 1 OLOG She. - - h " > IO + pes (Compt. rend. d. Congr. d. l Soc. d. SUA Paris ee pagine). i, Le lesioni dei tessuti provocate dall’ azione solarel! ‘0 “delli 3 azioni traumatiche, o da parassiti dànno luogo a un processo di lignificazione centripeta e ad uno di suberizzazione centrifuga , | e dalla combinazione di questi due processi si ha la cicatrizza- | zione. x 3 La reazione della pianta è però non uniforme ed è da questo — che dipende la decomposizione in zone concentriche dei tessuti | di cicatrizzazione, disposizione che si osserva anche se l’eccita- zione, come nel caso dei parassiti, è continua. p L. M. Ad . 0* OLive E. W.— 0rigin of heteroecism in the rusts (Origine del- l’ eteroicismo nelle 7'wuggin?) (Phytopathology, Vol. I, 1911, pagina 139-149). " - Considerando i die stadi hel' ciolo vitale delle veggsWitana cioè lo stadio gametofita e quello sporofita, l'Autore giunge alla | conclusione che le Uredinee originariamente sono autoecie, con ambedue le genarazioni sopra lo stesso ospite, e che dalle specie autoecie le ecidiospore, che sono le forme sporigene più vigo- rose, acquistarono per mutazione o per altra via il potere di Vie vere su altro ospite. i Questa teoria è basata sul fatto ben noto che le ecidiospor infettano frequentemente delle specie di piante le quali non-S0M4 mai infettate dalle uredospore. Lo si vede nei seguenti casi: : il Cronartium asclepiadeum ha la sua forma sciiosporia è | > Spi ter €? 0 «Sa ì fera wi È di 0 A. Pi DI ceto LE | VELLA, é x dit SE li n ha e | sta nen - n "a Li > i x & >< Ve Al FISIOPATOLOGIA 239 * PAS Pinus sylvestris e la teleutosporica su piante appartenenti a i quattro famiglie: Asclepiadacee, Ranunculacee, Scrofulariacee e Verbenacee; la Melampsorella caryophyllacearum ha la sua . forma ecidiosporica sull’Abzes e quella teleutosporica su nove o dieci specie di cinque distinti generi di Cariofillacee. 3 i E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). i _TiscaLer G. — Untersuchungen iber die Beiflussung der Euphorbia 3 Cyparissias durch Uromyces Pisi (Ricerche sull’azione del- l’Uromyces Pisi sopra Vl Euphorbia Cyparissias) (Flora, N. F., Bd. IV, 1911, pg. 1-64, con 26 figure). È - È noto che la forma ecidiosporica dell’Uromyces dei piselli sì sviluppa sull’ Euphorbia Cyparissias provocando deformazioni . delle foglie, dei fiori e del fusto. Di solito il micelio del parassita penetra fino nell’apice ve- | getativo, ma resta ivi strettamente intercellulare fin che le cel- lule rimangono piene di protoplasma ed embrionali. Nello stesso 3 modo non ne sono attaccate nemmeno le cellule del cambio. La È formazione di austori intracellulari si ha soltanto nei tessuti le 2 cui cellule contengono dei vacuoli, e si verifica dunque anche | all’apice quando è finito l’ accrescimento in lunghezza. 9 La penetrazione degli austori dentro le cellule rende i tes- suti inguaribili, mentre prima di tale penetrazione se la pianta | è posta in buone condizioni di vegetazione (alta temperatura e atmosfera umida) essa si libera dal fungo nella sua parte supe- | riore e produce ancora foglie normali. Nelle piante infette, di mano in mano che il micelio cresce | verso l’alto muore in basso e come traccia dell’ infezioni restano . soltanto nelle cellule del midollo e della corteccia gli austori che poi finiscono anch’ essi col degenerare. La localizzazione del micelio dipende dallo zucchero conte- nuto nei tessuti. nell’ interno delle cellule; però non si può attribuire loro 1 importanza per la conservazione della specie. i 5 È pi > MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE Dall’ Horticulteur nouveau de Lyon, 1910 : Beauverie studiando il marciume dei bottoni delle rose dovuto alla È Botrytisucinerea che tanto danno reca nelle annate umide, consiglia pero combatterlo trattamenti con polvere di talco al solfato d’allumina, op- pure con polvere di calce e solfato di ferro. n= +, Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1912: N. 11 - Contro gli afidi delle fave si consigliano irrorazioni con arse- niato di piompo Swift in soluzione all’ 1 p. 100, oppure con estratto feni-. cato di tabacco al 2 p° 100. i È Contro l’agrotide o cipollara delle viti si consiglia circondare il pe- dale delle viti con un anello di vernice attaccatiecia così prato; catrame di Norvegia parti 2, coaltar 1, olio pesante di catrame 1. QUA, miscela sì conserva liquida per 12 a 15 giorni. D% A” RAD Dal Bollettino dell'Agricoltura, Milano, 1912: do 7 <' + td N. 14 - V. Penati per preservare gli astoni di gelso dal cancro D rassitario dovuto alla Nectria Rupelii consiglia l’ applicazione tre volt di e all’ anno (in gennaio, in agosto e in novembre) di soluzione di cale spenta coll’ 1 p. 100 di petrolio comune. da i Dal Boll. quind. della Soc. d. Agric. Italiani, Roma, 1918: si N. 4 - Contro la gommosi del pesco si consiglia raschiare il . + ammalato fino al vivo e lavare poi la ferita, per due o tre volte. Pi recchi giorni di intervallo, colla seguente solugionii acqua un litro, ale da cucina un buon pugno, aceto un quarto di litro. vani la se 195 cicatrizza, va coperta con mastice da innesto. Pavia — Tipografia Cooperativa, 1912 tu 2 di ti ee CELA Ti Mie Pie Da Ù Pix 15 Luglio 1912 Num. 16-17 4 - ICI » a ì, È Diretta paL DorT. LUIGI MONTEMARTINI 3 Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano È I È Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MATTEI e C. i Corso Vittorio Emanuele N. 98 - Pavia BACTERI 3 Pavarino L. — Avvizzimento del Dendrobium nobile Lindl. Parecchie piante di Dendrobium furono attaccate da una grave malattia di natura batterica che minaccia l’esistenza della specie nelle serre dell’Orto Botanico di Pavia. | Le piante ammalate si riconoscono dall’ avvizzimento gene- rale, più accentuato nelle foglie giovani, che si presentano col d margins revoluto verso la pagina superiore. Col progredire della — malattia, si ha l’afflosciamento e l’inginocchiamento dei rami, in un punto di minore resistenza, dove si può constatare il ram- — mollimento e la disorganizzazione del tessuto ammalato. Sezio- | mando questi rami si vede che il processo infettivo si diffonde | per 1 vasi, interessando i tessuti di sostegno che assumono co- lorazione nerastra, quando la malattia è arrivata allo sfacelo di tutti i tessuti costituenti i rami attaccati. È Non avendo riscontrato micelio nei tessuti anneriti, ho fatto delle seminagioni nei diversi mezzi nutritivi con pezzetti di rami, previa accurata disinfezione, ed ho isolato un microrga- | nismo che ha i seguenti caratteri morfologici e colturali. Aspetto microscopico e colorabilità. — Bastoncini corti , talvolta accoppiati, ma senza tendenza a formare aggruppa- facoltativo che cresce, a temperatura ambiente ed in BERE più. È o meno rigogliosamente a seconda dei diversi terreni di cultura, — Striscio in agar (48 ore). — Patina superficiale, iridescente | nella coltura giovane, spiccatamente g:a//a-citrina nella coltura vecchia che mantiene inalterati i caratteri per molti giorni. — È 3 Infissione in agar (48 ore). — Scarso sviluppo sia in su- perficie che lungo il canale d’innesto; la patina superficiale | Pa “ presenta gli stessi caratteri di quella a striscio. = "5 Culture in gelatina (48 ore). — In piastra sì forma una patina iridescente piuttosto tenue, ma con sviluppo abbastanza rigoglioso. Per infissine si forma un fittone decrescente con scarso sviluppo alla superficie e senza fluidificazione. + Di Brodo alcalino (48 ore). — Sviluppo rapido ed abbondante con intorbidamento diffuso e deposito mucilagginoso di color giallo. | "ia Striscio su patata (48 ore). — Patina abbastanza rilevata, — umida, che si estende a tutta la superficie assumendo colora zione MER or al giallognolo. Esperienze sulla patogenesi. — Con brodo diluito di tura pura venne infettata una pianta coltivata in. ue spesa e dopo circa un mese tutti i rami del Dendrobium pre sentarono gli stessi caratteri sviluppatisi per infezione natur pi: i% Per cui credo non vi sia dubbio sul rapporto esclusivo fra il microrganismo isolato e la malattia descritta. E. la nu Iva specie denomino Bacterium Dendrobii n. sp. cd : Laboratorio Urittogamico, Giugno 1912. GENERALITÀ 243 TROTTER A. — Una legge generale sulle malattie delle piante. (Avellino, 1912, 8 pagine). Richiamando quanto ebbe già a riferire nel congresso del fito- | patologi di cui alla precedente pagina 97 di questa Azv:sta, lo Autore insiste sulla necessità di una legge che disciplini e renda obbligatoria la lotta contro i parassiti delle piante. Riporta cir- colari ed ordinanze emanate a tale intento dal governo borbonico fin dal principio del secolo scorso. L. M. . ZAnNoNI I. — Per la difesa dell’olivo dai parassiti. Della legisla- d zione sulle malattie delle piante (Oneglia, 1912, 25 pagine, con 4 figure). A L'Autore parla specialmente dei danni e dei mezzi di lotta - da adottarsi contro la mosca olearia, il punteruolo dell’ olivo e il fleotripide, e per quest’ultimo dà le figure di oliveti capitoz- zati secondo il metodo suggerito dal prof. Del Guercio. Dimostra poi la necessità che tali metodi di cura sieno ap- | plicati in grande da tutti i proprietarî di una regione, onde la necessità di disposizioni legislative che organizzino e vincolino | in tal senso le iniziative private. Parla della legislazione estera in materia. E | L. M. j Deracrorx G. e MavuLBLano A. — Maladies des plantes cultivées _ —dans les pays chauds (Malattie delle piante coltivate nei Jr. paesi caldi) (Paris, 1911, 595 pagine, con 70 figure). # È il corso di patologia vegetale tenuto dal compianto pro- ; fessor Delacroix all’ Istituto Agronomico ed alla Scuola d’Agri- coltura Coloniale di Parigi: nella sua prima parte (260 pagine) | è un vero trattato generale di patologia con due capitoli distinti | dedicati l’uno allo studio delle malattie non parassitarie (ferite, formazione di gomma, agenti atmosferici), l altro a quelle di Nella seconda parte sono poi dononii in mode o speri più importanti malattie del caffè, del thè, del cacao, del bo: e della canna da zucchero. ds Di Il libro è utile non solamente per chi si occupa di agricol- — tura coloniale, ma per tutti gli studiosi di fitopatologia. 4, D: L. MONTEMARTINI Swrr® R. E. e Swrra E. H. — California plant diseases (Malattie is delle piante nella California) (California Agricult. Exper. È ; Station, Bull. Nr. 218, 1911, pagine 1039-1193, con 102 | figure). ss “ N È un trattato delle malattie delle piante che si presentano in California e contiene brevi descrizioni e discussioni sopra la. natura delle malattie stesse, con suggerimenti per combatterle.. Il testo è accompagnato da figure fatte colla fotografia. x Si ha prima una breve esposizione dei fenomeni fisiologici normali delle piante, seguita dalla descrizione dei danni recati da condizioni sfavorevoli di terreno o di clima. I danni prodotti I dal gelo in California sono rari e pochi, perchè normalmente si . È ha anche d’inverno una tempetura superiore allo zero: si possono ; w evitare interrando le parti più basse delle piante. Più dannosi — 4 riescono invece i forti calori accompagnati da siccità : i lembi delle foglie seccano o completamente o tra la nervature ; e quelli esposti al sole o al vento si raggrinzano. Il calore può essere tanto intenso da distruggere i fiori ed i giovani rami egli alberi fruttiferi: talvolta ne resta danneggiato soltanto il polo line dei fiori; o rimane ucciso il cambio nella parte dei tror chi cha è più vai cad: al sole, il che agone Miggiano = per. mente acclimatate. GENERALITÀ 245 tature (sunburn) perchè il clima non è così freddo da ridurre le piante in perfetta vita latente e dopo la caduta delle foglie i tronchi rimangono completamente esposti ai raggi solari: il fatto riesce più facile quando il terreno circostante è nudo che non quando è coperto da vegetazione. Certe malattie di natura incerta che colpiscono gli alberi fruttiferi sembrano dovute ad introduzione in una regione ad inverni caldi di varietà adattate a climi freddi: 1 alternarsi di giorni caldi e di notti fredde nella California pare stimoli le piante verso più rigoglioso accrescimento per poi ostacolarlo, e si hanno dei disturbi fisiologici che impediscono alla pianta stessa di svilupparsi normalmente, così che alcune foglie riman- gono piccole, altre gialle, alcuni rami dànno foglie, altri restano nudî, ecc. Anche il vento riesce molte volte dannoso rompendo i rami o facendo cadere i fiori ed i frutti. Si cerca di evitare tali danni piantando delle file di alberi dalla parte donde vengono i venti dominanti e si adoperano a tal’uopo o eucalipti o cipressi. Altri danni sono causati dalle sostanze velenose sparse nel- l’aria, specialmente dai fumi provenienti dagli stabilimenti indu- striali. Le foglie delle piante così danneggiate si presentano macchiate in vario modo senza che vi si possano trovare traccie di organismi patogeni. I danni sono maggiori coll’ umidità che colla siccità e sono tanto più intensi quanto più lunga è l’ a- zione dei fumi. Anche la presenza di molto pulviscolo nell'aria riesce dan- nosa alla vegetazione, il che si verifica specialmente in vicinanza delle fabbriche di cemento, la cui polvere benchè chimicamente innocua impedisce la fotosintesi e si crede da taluno ostacoli anche la impollinazione dei fiori. Le condizioni sfavorevoli del terreno cui accennano gli Autori sono le seguenti: mancanza di qualcuno degli elementi minerali di cui ha bisogno la pianta, nel qual caso bisogna in- er RAI Fee LV NTE LS TIRO È Daga ta n * - È ea: ha a a ‘ e sono specialmente dannosi il eo di sodio, il carbonato! di sodio ed i cloriti di sodio. L’eccesso o la mancanza d’acqua nel terreno sono considerati insieme alle proprietà fisiche sfavore ; Il resto del libro è dedicato allo studio delle singole malattie 3 delle principali piante coltivate in Califormia, ordinato secondo E. l'ordine alfabetico. Poche pagine in ultimo contengono i metodi per preparare le miscele fungicide. Le malattie più comuni delle quali si parla sono le seguenti: Alfalfa (Medicago sativa): crown-gall, dovuto all’ Urophly- ctis Alfafae e favorito da eccesso di umidità nel terreno; macchie fogliari (leaf spot) dovute alla Psewdopeziza Me- dicaginis, di solito non molto dannosa in California e da com- battersi tagliando e bruciando le piante infette ; | ruggine, dovuta all’Uromyces striatus, dannosissima nelle stagioni piovose e che richiede il taglio e la distruzione accu- rata delle piante ammalate ; marciume del culmo (stem 04) dovuto alla Selerotinia Libertiana abbondante e dannosa specialmente nelle primavere umide o se la semina è molto fitta, si che si' rende necessario alternare la coltura di piante che non ne sieno attaccate ; cuscuta, che qualche volta può essere distrutta sospen- dendo l’irrigazione, col che restano uccise anche le piantine gio- ba vani dell’alfalfa ma ne permangono le radici. ì Mandorlo : perforazione delle foglie (shot hole, Cercospora i circumscissa), che provoca macchie fogliari e spesso, nei giovani — rami, la caduta di tutte le foglie, e che va curata con irrora- 4 zioni con poltiglia bordolese da praticarsi non appena si aprono | le gemme; de. ruggine (Puccinia Pruni), che provoca la caduta prema- | tura delle foglie, senza però essere causa di gravi danni; crown-grall (Bacterivm tumefaciens), producente grossa galle vicino al colletto e talvolta anche nelle radici piccole; . molto diffuso ; GENESALITÀ 247 marciume radicale (Armi/laria mellea ed altri funghi), che si presenta specialmente nelle vicinanze di ceppaie di quercie o altre piante abbattute le cui radici dieno ricetto ai parassiti, onde conviene evitare tale vicinanza ; È } l Ù ; caduta dei frutti, dovuta a varie cause quali forti pioggie o geli al tempo della fioritura o subito dopo, impollinazione con altre varietà (perchè alcune varietà di mandorlo rimangono ste- rili se fecondate con altro polline diverso dal loro), ecc. ; sour sap (umore acido), dovuto apparentemente a disturbi nelle funzioni dell’ albero provocati dall’ alternanza di giornate calde e fredde durante l’inverno ; die back, malattia per la quale le estremità del rami muoiono a poco a poco, così che la parte vivente della pianta resta confinata al centro della corona: è dovuta a cattive con- dizioni di vegetazione sia per quanto riguarda al terreno che all’ umidità. Melo : ;mil/dew (Podosphaera oryacanthae), che attacca spe- cialmente le estremità dei giovani rami e si può combattere, benchè non sempre con successo, con frequenti solforazioni in primavera; scabbia (Venturia inaequalis), specialmente sui frutti, da .combattersi colla poltiglia bordolese ; nebbia (blight, Bacillus amylovorus), che non è tanto dannoso ai meli quanto ai peri, ma che qualche volta infetta larghe zone e vi resta perennante quasi come sorgente di infe- zione per i frutteti vicini; marciume del fusto dovuto allo Schizophyllum commune, fungo di ferita che si sviluppa rapidamente nel legno interno dei giovani rami donde passa gradatamente al legno esterno e al cambio che poi uccide. Può essere combattuto evitando per quanto è possibile le ferite e disinfettando i tagli che si fanno nella potatura; sun burn (scottature), che talvolta si possono evitare co- prendo i tronchi di i sostanza protettrice, O) o tenendo cop di vegetazione il terreno circostante ; RO macchie nere sui frutti, di cui non si conosce la causa e che però non si presentano su tutte le varietà ; . SSA altre macchie nere si presentano sulla parte sopS5S8p] dei frutti, dopo il raccolto, nei magazzeni o nelle cassette di; spedizione e sono probabilmente dovute agli insetticidi arse nicali. Albicocco: perforazione delle foglie (shot hole) e macchie | dei frutti, dovute al Coryneum Beyerinkii, che si combatte colla poltiglia bordolese da applicarsi in novembre e alla pri- o mavera quando si aprono le gemme. Lo stesso parassita attacca anche le gemme producendone l’ essiccamento (nebbia o blight); : scabbia (Cladosporium carpophilum), provoca la forma- 3 zione di macchie sui frutti, ma non è importante ; d marciume nero (brown-rot, Sclerotinia fructigena), causa la caduta dei frutti nelle provincie umide, mentre in altre pro- | vincie il clima è troppo asciutto perchè tale malattia possa far danno; I d marciume dei fiori (b/ossom rot), provoca la caduta dei giovani frutticini quando sono ancora chiusi nel calice: sì pre- | senta solo nelle annate di pioggie abbondanti all’ epoca della fioritura e pare dovuto a diversi funghi di cui il più frequente | è la Sclerotinia Libertiana ; c, sour sap (umore acido), disturbo fisiologico dovuto al l’azione eccitante del succedersi di giornate calde a notti fredde | durante l’ inverno. Asparagio : ruggine (Puccinia Asparagi) assai dannosa i certe provincie e ben combattuta con ripetute solforazioni, Orzo: carbone (closed smut o Ustilago Hordei, e smut o U. nuda), assai frequente ; nebbia (Melminthosporium gramineum), che si present coll’ ingiallimento delle foglie e formazione su di esse di macc. 1 GENERALITÀ 249 nere allungate; pare riesca dannosa solo quando a stagioni ec- cessivamente umide seguono giornate molto asciutte. Fagioli: ruggine (Uromyces appendiculatus), dannosa sol- tanto alle piante in povere condizioni ; antracnosi (Colletotrichum Lindemuthianum) causa di larghe macchie sopra i baccelli, da combattersi colla selezione di sementi immuni e con irrorazioni di poltiglia bordolese. Barbabietole : ruggine (Uromyces Betae), si presenta solo nelle stagioni piovose e non riesce dannosa ; macchie fogliari (Cercospora beticola), molto comuni ma non dannose alla barbabietola da zucchero ; peronospora (Peronospora Schachtii), attacca solo le foglie ed è qui segnalata per la prima volta negli Stati Uniti; marciume delle radici (RAzzoctonia), non molto dannoso; curly top (arricciamento apicale), malattia assai dannosa alle barbabietole da zucchero, dovuta all’ attacco, quando sono giovani, di un insetto (Eutettix), tubercoli radicali dovuti all’ Heterodera radicicola. Lampone: ruggine (Gymmoconia interstitialis), frequente e dannosa; macchie fogliari (Septoria Rubi), frequente ma non dan- nosa, combattuta colla poltiglia bordolese ; crown-gall, dovuto al Bacterium tumefaciens ; marciume dei frutti (Botrytis) , nelle stagioni umide pro- voca la caduta dei frutti. È Cavolo : dlack-rot (Pseudomonas campestris) e tubercolosi | (Plasmodiophora Brassicae), ambedue comuni. 3 _ Garofani: ruggine (Uromyces caryophyllinus), avvizzimento È (Fusarium) e macchie fogliari (Heterosporium) non riescono 3 tanto dannosi. i Sedano: seccume d’ estate (summer blight), dovuto alla — Cercospora Apii, è comune nelle località umide, ma non dannoso ; | seccume d’ inverno (winter blight), dovuto alla Septoria 1) cut #61 Viel x » \ € n » e lù LI ta “i "i Ls 11 SE Fay Pol “- À i È Ke “ RA RON 250 na. GENERALITÀ | PRIA pop disce l’ o delle piante: va combatti con Ni n "ani = ” irrorazioni con poltiglia bordolese ; marciume del fusto (Sclerotinia) e marciume della. radice (Fusarium), ambedue nè frequenti, nè dannosi. Ca p nd Ca ( aac Ciliegio: nei terreni umidi e durante le stagioni umide è — molto soggetto alla gommosi ; * die back, dovuto a condizioni sfavorevoli di terreno e dia clima. Crisantemo: ruggine (Puccinia Chrysanthemi), dannosa solamente alle piante che non hanno acqua in sufficienza. Granoturco : carbone (Ustilago Maydis), non frequente :; ruggine (Puccinia Sorghi), non dannosa ; smot (Diplodia Zeae), attacca le pannocchie ed è comune nei tarreni umidi. Cotone: marciume dello stelo (b0// r0t), dovuto a bacterî. Cetriuolo: mi/dew (Erysiphe cichoracearum) non dannosa ; marciume del fusto (Selerotinia Libertiana) nemmeno esso dannoso ; ca tubercoli radicali (Heterodera radicicola) nelle serre ; i macchie fogliari (Allernaria Brassicae var. nigrescens) 3 non importante, e che può essere combattuta colla poltiglia | bordolese. Si Ribes: Sphaerotheca mors-uvae, non dannosa. Melone: marciume (Botrytis vulgaris) non dannosa ; è avvizzimento (Nectria Ipomeae), che di solito attacca sol- tanto le piante vecchie il cui fusto sia ‘stato in altro modo dan- neggiato, \ si Eucalipto: damping off dannosissimo nei semenzai ; mildei T;) pure frequente nei semenzai; macchie fogliari (Hendersonia pi) LI e crowngall non dannosi, nigi ss Vite: oidio (Uncinula spiralis) che si combatte colle solfo razioni da applicarsi non appena comincia la vegetazione; — > I I. GENERALITÀ 251 black-knot, una specie di cancro che uccide le piantine giovani ed è dovuto al Bacterium tumefaciens ; colatura, dovuta a mancata impollinazione e che si può | prevenire piantando altre varietà vicino alle varietà affette ; malattia di California, dannosissima dieci anni fa, nel qual tempo ha distrutto interi vigneti, ora rara. Altea : ruggine (Puccinia malvacearum) specialmente dan- nosa alle piante che mancano di acqua. Ireos: macchie fogliari (Heterosporium gracile) sciupa le foglie. Limone: gommosi, specialmente nei terreni poco lavorati e quando le condizioni di accrescimento delle piante non sono buone, come se ad una siccità prolungata segue un periodo di eccessiva umidità ; marciume nero (brown rot), dovuto alla Pythiacistis ci- trophthora, una forma veramente dannosa che si comunica nelle ai frutti quando questi cadono o vengono in contatto con esso; È È casse da un frutto all’ altro : il fungo vive sul terreno e passa ‘ È ; cottony mold (Sclerotinia Libertiana), danneggia i frutti È nei magazzeni ma colpisce solo quelli sciupati o esposti alla pioggia ; gray mold (Botrytis vulgaris) non dannosa ; seccume dei rami (Sclerotinia Libertiana), dovuto allo stesso fungo che infetta anche i frutti ed è causa del cottony _mold; colpisce nelle stagioni fredde l’ estremità dei rami, pro- vocando spesso trasudazioni di gomma. Non è dannoso; marciume rosso (red 7r0t) dà un aspetto rossastro alla peteca, sì presenta con infossature profonde della scorza, di cui non si conosce la causa. Lattuga: damping off (Botrytis vulgaris) e drop (Sclero- | tinia Libertiana), provocanti ambedue un marciume del fusto i ; vicino al suolo, Avena: ruggine (Puccinia graminis) e carbone | Avenae), talvolta abbondanti. | Oleandro: /ubercolosi dei rami e raramente delle. simile a quella dell’ olivo e dovuta a bacterî; ! macchie fogliari dovute al Macrosporium Neri, poca importanza, Olivo : tubercolosi, dovuta al Bac' erium Savastonoi e che i si combatte tagliando i tubercoli e disinfettando le ferite; | macchie fogliari, dovute al Cycloconium oleaginum, non | dannoso ; dint: latini secco dei frutti, di causa ignota. : Cipolla: peronospora (Peronospora Schleideniana), che riesce dannosissima specialmente alle cipolle provenienti da seme e che — viene efficacemente combattuta colla poltiglia bordolese cui si. aggiunge un pò di resina per aumentarne il potere d’ adesione. È Arancio : corteccia squamosa (scaly Dark) caratterizzata da trasudazione di gomma e formazione di piccole squame in de- | terminati punti della corteccia del tronco e dei rami : sembra dovuta a sfavorevole distribuzione di umidità nel suolo; mal della gomma, che sì presenta negli alberi che cre- scono in terreno troppo umido e difficilmente può essere cura O; erantema : nei terreni grossi e sabbiosi in seguito all’ap- plicazione di forti concimazioni azotate organiche, dovute appa rentemente a disturbi nella nutrizione ; clorosi ; Bi: variegatura delle foglie, dovuta a sfavorevoli condizio 1 di terreno e probabilmente in molti casi ad eccesso di calcio ; marciume del fusto, dovuto allo Schizophyllum comitiva fungo di ferite; «Ed E damping off (Rhizoctonia; Fusarium), talvolta dannosi: simo alle piantine da semenzaio quando sono in condizioni soverchia umidità ; | bri ti macchie gommose delle foglie, apparentemente do vu colpi di sole; GENERALITÀ | 953 i sa azzurra (Penicillium italicum e P. digitatum), di- | strugge i frutti durante il loro trasporto sui mercati e si pro- | paga per le ammaccature o le rotture della buccia ; marciume ombelicale (navel rot) dovuto all’ Alternaria citri, una specie di marciume secco che colpisce i frutti vicino . all'ombelico ed è frequente specialmente nelle stagioni piovose; | macchie brune, che si presentano sui frutti, specialmente su quelli che sono colti presto, da cinque a sei giorni dopo il raccolto, e non si sa a cosa siano dovute ; macchie basali che si presentano vicino all’inserzione del frutto, più frequenti nelle stagioni asciutte, ed apparentemente non dovute a parassiti. Palme (Phoenix canariensis, dactylifera, Washingtonia , 3 ecc.): macchie fogliari dovute alla Graphiola Phoenacis. Pisello: #22/dew (Erysiphe Polygoni) e nebbia (blight, Asco- | dhyta Pisi), ambedue dannose nelle stagioni umide e da combat. tersì colla poltiglia bordolese. Pesco: accartocciamento delle foglie (leaf cur!) dovuto al- 3 l’Exroascus deformans e da combattersi colla poltiglia bordolese 0 colle miscele solfo calciche da applicarsi prima dell’ apertura delle gemme; | nebbia (blight, Coryneum Beyerinckii) attacca i giovani È rami durante l’ inverno e distrugge le gemme, si deve combat- | tere con irrorazioni ripetute di poltiglia bordolese durante l’in- verno, o coll’ applicazione delle miscele solfo-calciche appena prima dell’apertura delle gemme; | mildew (Podosphaera oryacanthae), non dannosa ; frutti piccoli (lifHe peach), malattia per la quale alcuni frutti rimangono piccoli forse per imperfetta impollinazione : si presenta specialmente quando sono frequenti le pioggie al tempo della fioritura; : foglie piccole (little leaf), caratterizzata dallo sviluppo. di giovani rami gialli, sofferenti, con foglie piccole, e incapaci siii NERE SIRIA i I Ì i TE °° Ca iti L e 954 GENERALITÀ" St ENO di portare a maturazione i ci pare dovuta ad insufficiente irrigazione. | i | va Pero : scabbia (venturia pirina) sui frutti, sulle n 3 sui fiori e sui rami, specialmente nelle stagioni umide ; nebbia (0/91) dovata Bacyllus amylovorus, che cita i bottoni fiorali, i rami e qualche volta anche i frutti: 1 nei s zione è diffusa dagli insetti che la portano da un fiore all’altro; | va combattuta tagliando le parti ammalate e disinfettando le ferite e le parti vicine ; annerimento delle foglie (black leaf) seguito spesso da morte e estendentesi poi alla corteccia dei rami: non se ne co- nosce la causa. | Sono ricordate anche altre malattie del pero, di causa ignota ma di poca importanza. | Patata: scabbia comunissima in California, dovuta all’ 0ospora 5 scabies e ad altri microorganismi ; seccume primaverile (early blight, Alternaria Solani) non dannoso ; | < seccume estivo (late blight, Phytophthora infestans), fre- quente solo vicino alle coste dove il clima è umido durante lin verno ; da combattersi colla poltiglia bordolese ; | i marciume secco (dry vot, Fusarium oxysporum) che pro-o voca la morte delle piante e l’annerimento dei tuberi: abba- stanza frequente e da combattersi coll’ uso di semi disinfettati | ed immuni; dlack-leg, dovuto a bacterii e abbastanza frequente nella California meridionale : bisogna adoperare semi immuni o preventivamente trattati con formalina ; ‘n tuberi piccoli (lit//e potato), cio di di gruppi di pic eo cole patate appena sotto la superficie del suolo e vicino al fust n forse dovuto a /hizoctonia. | È sa Zucca: mildew (Erysiphe Cichordol urlata non danno avvizzimento (Bacillus tracheiphilus), raro. i pi Cotogno : è soggetto alla nebbia (blighit Bacillus cong hi; $ LA] n° sb »i GENERALITÀ 955 vr vorus); foglie piccole (little leaf) malattia simile a quella del pero, e tubercolosi dovuta allo stesso microrganismo dei crown- gall (Bacterium tumefaciens). Rosa: mildew (Sphaerotheca pannosa e S. Humuli), molto comune e da combattersi colle soluzioni di solfo (miscele solfo calciche) che servono anche a combattere la ruggine (Plragmi- dium subcorticium) e Vl Actinonema Rosae. Sorgo: Sphacelotheca Sorghi o relliana, abbastanza co- mune. Fragola: Sphaerella Fragariae e Sphaerotheca Castagnei, non dannose. Ipomoea batatas: avvizzimento, dovuto a Fusarium ; black-rot (Ceratocystis fimbriata) che si manifesta con macchie nere sopra le radici ; soft-rot (Rhizopus nigricans) che distrugge i tuberi nei magazzeni. Platano : seccume (bli9ht, Gloeosporium nervisequum), di- strugge frequentemente le foglie giovani ed i germogli ; mildew (Microsphaera sp.) frequente nei vivai. Pomodoro: damping off, colpisce le piantine nei semenzai molto umidi ed è dovuto a diversi funghi ; seccume estivo (summer blight) dovuto a Fusarium, una specie di. marciume secco del fusto e delle radici, seguito da morte della pianta ; | _ —seccume invernale (winter bDlight), dovuto alla Phyto- phthora infestans ; o | marciume terminale dei frutti (blossom end rot), malattia. speciale dell’apice dei frutti, di natura ignota ; marciume del fusto (Sclerotinea Libertiana), riscontrata solo su piante da serra; macchie fogliari (Septoria Lycopersici), non dannosa ; tubercoli radicali (Heterodera radicicola), assai dannosa | nei semenzai. #1 re ; 956 GENERALITÀ — PARASSITI reostaL na vt Fa seccume bligho) , causa di macchie e deformazioni sui giovar ni frutti e di macchie cancrenose sulle foglie e sui rami. I rami w piccoli possono esserne completamente uccisi, ma le foglie De chie non sono attaccate. La malattia è favorita dalla nebbia STI È parato e ancora tiepido, avendo cura di lavare con molta acq ii: "È A e” RI la pompa, subito dopo averla adoperata ; 2) polisolfuro di bario, preparato come il precedente ; sciogliendo gr. 2140 di barite caustica e 2000 di solfo già dae gnato come sopra, in 25 litri di acqua bollente e portando poi È a 100 litri dopo un’ ora di bollitura ; BI ui 8) polisolfuro di zinco, preparato facendo anzitutto rea- Si gire con precauzione gr. 3587,5 di solfato di zinco cristallizzato su gr. 2650 di soda Solvay calcinata ambedue disciolti in 10 Litri — di acqua e sciogliendosi poi a bollore due Kg. di civ; per poi # allungare a 100 litri come sopra ; si "H 4) miscela di polisolfuro di calcio e di poltiglia cupro Ù calcica, ottenuta preparando il polisolfuro di calcio come enna 1 e portandolo a 50 litri, aggiungendo poi 50 litri di poltiglia bordolese contenente mezzo Kg. di solfato di rame neutralizzato con sufficiente calce ; | 5) poltiglia al sapone d' argento, come venne proposta | da Vermorel e Dantoni (veggasi in pericoli precedenti di questa — Rivista) ; pe 6) acetato di rame neutro in soluzione al 0,5 p. 100. ; "i Il costo del polisolfaro di calcio è il minore: L. 0,51 per. î ettolitro; mentre costano L. 0,76 la poltiglia bordolese comune; È L. 0,63 la miscela di poltiglia bordolese e di polisolfuro di calcio, L. 1,10 l’ acetato neutro di rame, L. 2,64 il polisditA a di bario, L. 2,39 la miscela al sapone d’argento e L. 6,35 i | polisolfuro di zinco e sodio. l Le esperienze furono fatte contro la bolla del pesco , la peronospora e 1’ oidio della vite, la licchiolatura del melo , il il Clasterosporium (0 perforazione delle foglie) del pesco e del mandorlo , l’ oidio della quercia, delle rose e dell’ evonimo ;. hi bolla delle azalee (EMrobasidium Rthododendri). Tutti i polisolfuri preparati a caldo hanno menti RI i PARASSITI VEGETALI 2959 . ficacia eguale o superiore a quella della poltiglia bordolese nella . lotta contro l’Eroascus deformans e le altre malattie fungine del pesco e del melo, e riuscirono pure efficaci contro gli oidii, : l’Erobasidium, ecc. Essi si sono mostrati sufficienti a tener lontana la peronospora e l’oidio della vite al pari della poltiglia bordolese unita alle solforazioni. Il polisolfuro di bario e più ‘ancora quello di zinco, hanno una spiccata azione stimolante sopra la vegetazione specialmente del pesco e non danneggiano nè le foglie nè i fiori, mentre il polisolfuro di calcio e la pol- tiglia bordolese riescono esiziali alla foglia di queste piante. Il polisolfuro di calcio è innocuo per le foglie tenere della vite che sono invece Mcnezgiate dalla poltiglia bordolese. L. MONTEMARTINI. È È È E ArnauD G. e Forx E. — Sur la forme de l’0idium du chéne en Francia (Sopra la forma ascofora dell’ 0id:um della quercia in Francia). (Compt. rend. d. s. d. l’Ac. de Se. d. Paris, 1912, T. CLIV, pag. 124-127). Gli Autori trovarono nello scorso dicembre a Cavaillargues (Gard) sopra foglie di Quercus sessiliflora periteci di Micro- s sphaera quercina (Schw.) Burr., erisifacea già osservata come È parassita delle quercie nell’ America del Nord. Pensano sia la forma ascofora dell’ 0idium delle quercie che solo in questi ul- timi anni avrebbe assunto sviluppo considerevole causa leggere modificazioni d’ ambiente. L. MONTEMARTINI. | TrINCHIERI G. — Sur la forme a pèritheces de l’Oidium du chéne (Sulla forma ascofora dell’ O:dium delle quercie). (Journ. | pento pratique, Paris, 1912, N. 13, pag. 402-403). L'Autore rileva che la segnalazione fatta da Arnaud e Foex dei periteci della Microsphaera quercina (Schw.) Burr. sopra ITI VEGD "A erissifacea americana : manca infatti il confronto delle due for oidiche e mancano prove sperimentali. Mavcin L. — A propos de l’ Oidium du chène (A_ proposito del- | I Oidium della quercia). (Col precedente, N. 16, p. 496-497). Rispondendo alla precedente nota del Trinchieri, l'Autore — sostiene che la forma ascofora segnalata da Foex ed Avnaud deve essere ritenuta in relazione al comune oidio della quercia. — Se essa forma sia o meno identica ‘alla Microsphaera quercina | (Schw.) Burr., o se, con Griffon e Maulblane debba essere rite- " nuta una specie diversa, è cosa che si potrà discutere; per in- _ tanto però si deve riconoscere che |’ Ojdium delle quercie pre- 3 senta una forma perfetta del genere Microsphaera del gruppo M. Alni. L. M. | “al TrinconieRrI (+. e MancIN L. — A propos de Il’ Qidium du chène. (A_ proposito dell’ Vidium della quercia). (Col precedente, pag. 719-721). Ù Il Trinchieri, rispondendo alla precedente nota del Mangi i osserva che si è dato alle volte che i periteci di una erisifacea qualsiasi sieno stati trovati, perchè portativi dal vento o di insetti, sopra foglie di piante diverse dalla loro pianta ospi le ; essere quindi necessario, per constatare l’ identità della spec e studiare anche la forma oidica che Foex ed Arnaud non hanr è da a 4 mt visto. Ich Replica il Mangin che un esame attento fa sempre dist PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI 261 . guere le forme importate da quelle sviluppatesi in posto, e che fe È in ogni modo è difficile supporre che la Mzicrosphaera trovata «sulle quercie da Foex ed Armand e che ha tutti i caratteri | della M. quercina, siasi sviluppata su altre piante per essere È poi portata sulle quercie. p L. M. È & A } Grirron E. e MauLBLANno A. — Les Microsphaera des chénes et les peritheces du blane du chène (Le Microrphaera delle - quercie ed i periteci del 7,a/ dianco delle stesse piante) (Comp. rend. d. s. d. l’Ac. d. Sc. de Paris, 1912, T. CLIV, pag. 935-938). Fatto un esame delle diverse specie di Microsphaera tro- | vate sulle foglie di quercia (M. abbreviata Peck. e M. externa __C.), gli autori non credono si possa riportare a nessuna di esse fi la forma ascofora rinvenuta da Foex ed Arnaud e ne fanno | una specie nuova, di origine sconosciuta, che denominano M. a/- E | phitoides. «35 L. M. . Sicvesrri F. — Contributo alla conoscenza del rinchite dell'olivo : —_—Rhynchites ruber Fairm (Boll. d. Labor. di Zool. gen. e agr. di Portici, Vol. VI, 1912, pag. 151-170, con 13 fig.). | L’Autore ha studiato in questi ultimi anni il ciclo di sviluppo . del rinchite dell'ulivo ed ha accertato molti particolari intorno al modo ed all’epoca di deposizione delle ova, l’uscita delle larve # dalle olive, la comparsa degli adulti. Espone qui i risultati delle , sue osservazioni, descrive dettagliatamente il parassita nei suoi se A diversi stadî di sviluppo, e ne espone la biologia, e come mezzi con sostanze insettifughe sso a tal uopo si è dop la taluni la polvere delle strade, da altri lo zolfo, da altri cn miscela di zolfo, naftalina e polvere. Se si disponesse di acqua, | si potrebbero anche fare irrorazioni con sostanze arsenicali vtili ca anche contro la tignola. | È a L. MONTEMARTINI. eri " E Consu R. — Altri cecidii della Valle del Brenta (Atti d: Soc. It. | di Sc. Nat., Milano, 1912, Vol. LI, pag. 31-67). e - È il seguito dello studio di cui è cenno alla precedente ; pagina 24 di questa vista, ed elenca circa altre cento specie : a di cecidii trovati nella Valle del Brenta, tra 1 quati parecchi È sono nuovi o per il substrato o per la scienza. È messa sempre 3 molta diligenza nello studio delle specie vegetali colpite , e se ne indica anche, ove occorra, la varietà. a Chiude la pubblicazione un indice alfabetico delle specie 0° delle piante ospiti. sh Sg L. MONTEMARTINI. °° Lesne P. — Les insectes des peupliers et des saules (Gli insetti dei pioppi e dei salici) (Journal d' Agric. pratique , Paris, 1912, N. 14, pag. 483-489, con 7 Aensta e una tavola co lorata). Ri” Sono dettagliatamente descritti e viene esposta la biologia dei seguenti insetti parassiti. tu GRA 39 Cryptorrhynchus lapathi, coleottero che da adulto si nu ati Sii | PARASSITI ANIMALI 263 succhiando la corteccia dei rami giovani dei salici e dei pioppi, e allo stato larvale scava entro essi gallerie subcorticali: bi- sogna fare la raccolta diretta degli adulti, e scalpellare le gal- lerie coprendole poi di catrame ; Saperda carcharias, S. populnea e Lamia textor, altri co- leotteri, longicorni, che scavano nel legno grosse gallerie che provocano spesso la rottura dei rami: si combattono cercando l’orifizio delle gallerie e introducendo .in esso piccole capsule filiformi di solfuro di carbonio ; Melasoma populi e M. tremulae, altri coleotteri, crisomelidi, che, tanto allo stato di larva che a quello di adulto, mangiano la foglie dei pioppi e talvolta anche dei salici: bisogna racco- gliere gli adulti scuotendo i rami sopra ombrelli capovolti, o fare irrorazioni con insetticidi ; Phyllodecta vitellinae e Ph. vulgatissima , crisomelidi le cui larve sono esse pure foglivore : bisogna fare polverizzazioni con calce viva, seguite da irrorazioni con una miscela preparata sciogliendo un chilo di sapone nero in 4-5 litri di acqua bol- lente, aggiungendo poi un litro di soluzione di carbonato di soda al 20 p. 100, un litro di alcool denaturato, due di succo di tabacco e diluendo poi il tutto con 95 litri di acqua; Liparis salicis, lepidottero le cui larve sono dannosissime alle foglie dei salici: si può dare la caccia alle farfalle adulte mediante lanterne ; Harpya vinula, lepidottero meno dannoso del precedente, contro il quale si possono usare le irrorazioni consigliate più sopra per le Phyllodecta ; Litocolletis populifoliella, altro lepidottero le cui larve sca- vano piccole gallerie nelle foglie dei pioppi: bisogna bruciare le foglie secche infette. i L. MONTEMARTINI. Marretti G. — Iceria di Purchasi: Roe Purcì (Cattedra Amb. d’ Agrie. di Messina , Boll. Nr. pa pi - 4 4 _ P i SRI DE 6 pagine con 2 figure). Me De: Questa cocciniglia originaria dall’ Australia, oltre gli icone attacca il pero, la vite, la rosa, il fico, il pino, il cipresso, DI ricino, le patate ed i cereali. Si distingue pel la sua. ing (larga mezzo centimetro e lunga uno) e pel colore bianco. cano dido dovuti specialmente all’ ovisacco coperto di cera. Attacce foglie e rami e si riproduce con grande rapidità sì da riescire in poco tempo dannosa alle piante su cui si sviluppa. È spesso — 43 Dt accompagnata dalla fumaggine. Quando si presenta conviene raccogliere e bruciare le foglie: ed i rami più infetti, o quanto meno passare sotto di essi colle _ fiamme di fascetti di paglia accesi. SQ È combattuta e divorata da un piccolo coleottero (Novius cardinalis) di coloro rosso sanguigno con capo nero e macchie _ nere sul dorso, lungo circa mezzo centimetro. Passy P. — Les teignes du pommier (Le tinee dei meli) (Journal. d’Agric. pratique, Paris, 1912, Nr. 22, pag. 691-693, con È È; sel figure). di x L'Autore descrive le diverse specie di Coleophora (C. h merobiella e C. flavipenella) le cui larve si presentano in pri mavera e in estate sulle foglie dei peri e dei meli, e talora pure sui frutti, come piccole appendici brune impiantate quasi per pendicolarmente sugli organi stessi a guisa di minuscoli ra ve formati dalle larve medesime coperte da un involucro proteti costituito da detriti e piccoli frammenti secchi di foglie. — Questi insetti non sono molto dannosi tranne fit le n ade: cano i frutti in certa quantità. AI i Dai D° LS PARASSITI ANIMALI — AGENTI ATMOSFERICI 265 >” Le larve dentro i loro astucci protettori non possono essere toccate dagli insetticidi che non sieno abbondanti e con forte potere di imbibizione. Conviene raccoglierle e distruggerle diret- tamente, e lavare e disinfettare i rami durante l'inverno. In : inverno la disinfezione delle piante può essere fatta anche coi suffumigi di solfo o di acido cianidrico, ambedue trattamenti difficili, ma efficaci pure contro i germi di altri parassiti. L. M. ZANNONI I. — La lotta alla mosca olearia in provineia di Porto- maurizio negli anni 1910-1911 (Oneglia, 1912, 22 pagine, con 4 figure e una tavola). ” e Sono le esperienze che vennero criticate dal prof. Berlese nella nota riassunta alla precedente pag. 199 di questa /ivzsta. Da esse è risultato che, pur essendosi trovato un massimo di 400 mosche nelle bacinelle, nelle zone difese si trovarono — molte piante con moltissime olive bacate, specie se in istato di precoce maturazione, sì che una commissione speciale non potè E precisare se la difesa sia stata tale da rendersi economicamente utile. L'Autore assicura che le espezienze furono condotte con cura. ° L. M. effetti dell’ultima siccità) (Journ. d’Agricult. pratique, Paris, gennaio 1912, n. 3, pag. 79-81). L'Autore si riferisce alla siccità avutasi nella scorsa estate _ e che ha precipitato la maturazione dei cereali. La secale ed il Ni 3 ® p DI hai wi “ ag" > Pia PP SIS > e de SE Vle A re ®° > n ta! x? = aa: 7 "ad vr E, Ere Ly Li FE , CU in) TAC uu RE AGENTI ATMOSFERICI — Gi Ps e Vi a # do A DE, at x i 4 è i grano si presentano ora di colate più carico pei ani i nei loro tegumenti seminali è rimasta una quantità “Re bile di proteina la quale non si trova nei tegumenti dei s maturati normalmente. 7 PN Il seme dunque ne rimase da a La siccità si ripercosse su tutta la pianta ed infatti nella | scorsa estate le foglie dei cereali, specialmente delle varietà a maturazione tardiva, presantarono l’ arrossamento che Too arresto di circolazione delle sostanze assimilate: la paglia ti È mase più ricca di sostanze nutrienti che normalmente avrebbero i dovuto essere destinate ai semi. Si L. MONTEMARTINI. PanraneLLI E. — Su la ripartizione dell’ arriceiamento (roncet) | della vite secondo la natura e la giacitura del terreno (Le $ Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, Vol. XLV, pa- gine 249-301). = e TA Il roncet si presenta distribuito nelle vigne in modo carat — teristico: quasi sempre le viti malate provengono da talee. iù barbatelle malate, ed intorno ad esse la malattia si propaga alle ì viti vicine, estendendosi a formare una macchia a contorni — più o meno incerti, la cui espansione però si arresta poi quà i e là quasi trovasse nel terreno ostacoli insormontabili. La vigua appare allora come screziata di campi o linee ove lo viti sono rachitiche mentre le loro vicine si conservano sane. Una tale ripartizione singolare della malattia, ha indotto l'Autore a ricercarne le cause nelle proprietà del terreno. E Ed egli espone qui una quantità di osservazioni fatte i in moltissim vigneti della Sicilia, ci ne ni Da tali osservazioni crede potere concludere che Sit * “A; | MALATTIE D’ INDOLE INCERTA — ANATOMIA PATOLOGICA 267 3 .“ dei focolari primarî dell’ arricciamento sono caratterizzati da “ una struttura a particelle finissime, fra cui predominano i ma- “ teriali facilmente levigabili, dalla povertà di ciottoli, di sab- — “ bione e calcare grossolano, dal poco spessore del terreno ve- “ getale, da un sottosuolo compatto che riposa sopra un fondo “ duro e impenetrabile, o spugnoso ed umido, foggiato a cunetta od a conca, in tutti i casi di scolo difficile o nullo. Conseguenze di queste condizioni sono la compattezza, la scarsa. aerazione ta RR e il difficile prosciugamento dello strato in cui vegetano le “ radici più profonde, quelle formate nei primi anni dopo l’ im- i “ pianto ,,. i i i i A et ot i I i rR E- | L. MONTEMARTINI. p Perri L. — Formazione e significato fisiologico dei cordoni en- D docellulari nelle viti affette da arrieciamento (Rend. d. RR. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, vol. XXI, 1912, pag. 505-511, F- con una figura). «_.’Riferendosi a quanto ebbe a dire nella nota già riassunta alla precedente pagina 174 di questa Rivista, l’autore espone i | risultati di successive osservazioni sopra la formazione dei cor- — doni endocellulari ivi descritti, e sopra la loro relazione cogli altri sintomi interni ed esterni della malattia del y'oncet. Conclude che la prima alterazione visibile ha luogo nel . cambio della sommità del ceppo e consiste in un’anormale pro- | cesso di secrezione che da origine a cordoni endocellulari. Questa . degenerazione si manifesta in modo lento e progressivo e solo | per poco tempo può ritenersi localizzata : sul principio della ma- . lattia e per un certo tempo non è accompagnata da alcuna di- — minuzione dell’ attività del cambio o da deviazioni dell’ attività | morfogena dei meristemi apicali. Rappresenta il sintomo più 3 gog” # | ANATOMIA PATOLOGICA — FI a sulla e costante della sin si conserva «A mentre le deformazioni esterne variano da vitigno E) vitigno. ped DR bare. "E Pever W. — Biologische Untersuchungen iber Schutzstoffe ci À cerche biologiche sopra le sostanze di protezione) (Flora, - N. F., Bd. III, 1911, pag. 441-475). var ai L’ autore parla delle seguenti sostanze che sono claborstat da molte piante e servono a proteggerle da animali superiori 0.:d inferiori: tannino, sostanze amare, alcaloidi e glucosidi, acido | ossalico e succhi acidi, olii eterei (p. e. nelle Ombrellifere), altre È sostanze chimiche di natura ignota. Rileva che 1’ acidità delle secrezioni delle radici è forze la maggiore difesa opposta da È certe piante (mais, secale, avena, pisello, tropeolo, rage ecc.) — ai limacidi. 3 Come mezzi meccanici di difesa sono da considerarsi la so berificazione del periderma, i peli, le mucilaggini ed anche i rafidi di ossalato di calcio che si formano abbondanti in ce tessuti. NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano 1912: de 55; N. 21. - Per combattere la /umaggine dell’ olivo si consigliano rg tamenti colla poltiglia bordolese cui sì sia aggiunto l’ uno p. 100 dl senza di trementina. Dove l'attacco è molto forte, si Dà di S| seguente miscela: chil. 1 di sapone neutro sciolto in 100, me 4%; Pa i Mure > — > _-0<3® | NOTE PRATICHE 269 cui sì aggiungono, poco per volta ed agitando vivamente, chil. 4 di pe- trolio e gr. 200 di cristalli di soda. Secondo altri si trovò buona anche questa miscela: acqua litri 100, sapone nero chil. 12, olio di sesamo A litri 9, olio di petrolio litri 6. È abbastanza fluida da potersi applicare colle ordinarie irroratrici. | N. 26. Per combattere gli afidi dei peschi, ove riescono dannosi alle pesche gli insetticidi più in uso, si consigliano irrorazioni con infusione _ di legno di quassio preparata mettendo 2 a 3 chilogrammi di legno di i quassio a macerare in 90 litri di acqua, raccogliendo poi il legno stesso e facendolo bollire in 10 litri di acqua per 2 ore. Si mescolano poi le due «soluzioni e si applica il niscuglio appeua compaiono i pidocchi, avendo cura di ripetere il trattamento appena questi si presentino ancora. È : i L. m. Dal Journal d’ Agriculture pratique, Paris, 1912. | Pag. 189. Per distruggere le erbe infestanti (specialmente crocifere) che causa il mite inverno hanno potuto prosperare nel grano, si consi- gliano in primavera irrorazioni con soluzioni di solfato di rame al 3 per «100 (da6a8 ettolitri di soluzione per ettaro), o lo spandimento di pol- «vere di solfato di ferro disidratato (300-400 chilogr. per ettaro). Pag. 339. E. Noffray segnala il fatto che la Cuscuta contrariamente B a quanto generalmente si crede, attacca anche il Lotus corniculatus. _ Pag. 379. Ancora per distruggere le Crocifere infestanti nei campi di frumento, E. Rabaté consiglia le irrorazioni con acido solforico diluito Ss (1-10 litri di cido in 100 litri di acqua) da praticarsi tra la metà di gen- «naio e la metà di febbraio. È Pag. 433. E. Noffray, dall’ osservazione del modo di conportarsi del- 3 l Oidium delle quercie in Sologna trae la conferma della massima che È perchè la malattia abbia a scomparire è necessario che i proprietari si astengano per alcuni anni dai tagli regolari delle piante. Pag. 669. Per distruggere le larve di Agriotes nei terreni dei giar- | dini e degli orti, si consiglia interrare alla profondità di circa 15 cm. . capsule di solfuro di carbonio, in una dose di circa 20 gr. di solfuro per 9 ogni metro quadrato. — | lm. _ Dal Bollettino dell’ Osservatorio di Fitopatologia di Torino. _ Gennaio 1912. - Contro la Diaspis dell’ evonimo e di altre piante si | consiglia la pulitura accurata dei rami seguita da irrorazioni con una Pi dA Li DR0: RES | oss PRATIOME un pizzico di farina di frumento. Si] può usare anche l’Eusol che è an 0. vr: o pesante già preparato. E È * hair L’afide lanigero può essere combattuto facendo passare, con un pen. “a nello, sui rigonfiamenti sui quali si nota il deposito cotonoso bianco ca- È do £. ge Le ratteristico, dell’odio di qualunque natura. - > Contro la gommosi sono consigliabili le pennellature od irrorazioni — Se e. tro 2 fi con soluzione di solfato di rame al 2-3 per 100 e calce al 1 per 100. Marzo 1912. - Contro le larve di Diaspis pentagona che si schiudono alla fine di febbraio sono consigliabili irrorazioni con una miscela com- posta di 100 litri di acqua, due chilgr. di estratto di tabacco e uno di. bs calce. Diluita alla metà la stessa miscela è utile anche contro gli afidi. Per combattere gli insetti roditori del legno (Zenzera Aesculi del melo, "BI Lucanus cervus dell’olmo e del pioppo, ecc.) si consiglia introdurre nelle A loro gallerie batuffoli di cotone imbevuti di benzina, chiudendo poi il foro. î La comune miscela cupro-calcica viene indicata come efficace anche contro la Scoletotrichum meloplethorum, causa di una specie di mal del piede delle zucche. A pr Aprile 1912. - Per la clorosi della vite si consiglia praticare con un i trivello sul ceppo uno o due fori che arrivino fino al midollo, introdurre — in essi un pizzico di solfato di ferro, e chiuderlì con un buon mastice. a La miscela cupro calcica viene indicata per combattere moltissimi — funghi: V Vidiwm Evonymi dell’ evonimo ; | Heterosporium echinolatum | l’Uromyces caryophillinus e V Ascochyta Dianthi dei garofani; la Puccinia E Malvacearum delle malve ed altee; il Cladosporium fulvum e la bacte- sa ie. pa Per forti infezioni di //hizoctonia si consiglia la disinfezione del suolo riosi dei pomodori, ecc. con solfuro di-carbonio (gr. 30-50 per ogni metro quadrato). Dal Giornale di Risicoltura, Vercelli, 1912. "20008 N. 11. P. Poli per combattere le lumache, gli scorpioni d’ acqua. (Nepa cinerea), le coppette (Apus cancriformis) e tanti altri animali cl che infestano le risaie all’ epoca della germinazione del riso, consiglia d l’asciutta completa alla risaia per un paio di giorni. — Comete i pure il trattamento preventivo dell’incalcinatura del terreno ad epoca opp: in pratica che riesce specialmente utile nelle risaie vecchie ed a terreno aci NOTE PRATICHE 21 Dalla Lomellina Agricola, Mortara, 1912. Num. 4. - Per ostacolare lo sviluppo delle erbe infestanti in risaia, si consiglia il metodo Novelli di tenere alto il livello dell’acqua. Bisogna che il terreno sia ben livellato e l’ acqua sicura: allora se il riso non è ancora nato, si tiene l’acqua a 30 cm. se la temeratura è bassa ed a 40 cm. se la temperatura é elevata; se il riso è già nato e si è eseguita l’asciutta, si tiene l’ acqua a 18-20 cm. Poi quando il riso è uscito dal- l’acqua e si è irrobustito abbastanza, si abbassa l’acqua di 10 cm. e si fa la monda, dopo di che si danno 4-6 giorni di asciutta. In seguito si porta l acqua a 25 cm. curando che la cima delle piante ne sia coperta, per poi in luglio abbassare ancora il livello. Dal Progrés Agricole et Viticole. Montpellier 1912. N. 5. Per distruggere le crucifere infestanti i cereali, anche L. De- grully consiglia irrorazioni con soluzioni di solfato di rame al 4 p. 100 (€-8 ettolitri per ogni ettaro di terreno), oppure soluzioni di nitrato di rame al 2 p. 100 avvertendo però che occorrono per questa apparecchi speciali. Si può anche usare l’acido solforico al 7 p. 100. In ogni modo i trattamenti devono essere fatti in primavera, molto presto. _G. Verge osserva che la Dematophora necatrix della vite resiste alle sostanze venefiche cui non resistono le radici della vite, e può svilup- parsi tanto all’umido che al secco: non è dunque possibile distruggerla, né riescono sempre efficaci contro di essa i lavori di drenaggio. Per ar- restarne la diffusione, occorre scavare profondamente il terreno intorno ai centri infetti e levare poi accuratamente tutte le radici ed i detriti di radici, lasciando poi il terreno incolto per tre o quattro anni. N. 9. Per ritardare 1’ apertura delle gemme delle viti in primavera nelle regioni nelle quali si temono le brine primaverili si possono pen- | nellare i tralci (prima che le gemme stesse abbiano a gonfiarsi) con solu- zioni di solfato di ferro. La migliore lotta contro le brine si fa però colle _ nubi artificiali. N. 10. Per combattere l’Altica della vite (Altica ampelophaga), L. De- grully consiglia due irrorazioni, da farsi a distanza di 5-6 giorni l’ una dall’altra e la prima molto presto in primavera e cioè appena cominciano ad apparire i primi insetti, con una delle seguenti soluzioni: arseniato acqua; poì si versa lenienenie ssi seconda clilioni ne la 3 tanto continuamente, cu neri dA la DISTA nella stessa 9 100 litri, nicotina titolata 2 litri, carbonato di soda Solvay kg. ; 08, denaturato un litro). 3 | N. 11. G.Jaguenaud parla dell’efficacia del’avido: solforico pesi lot, Ha contro le erbe infestanti. La soluzione va preparata (versando a poco poco l’acido nell’ acqua e non viceversa) nella proporzione di 10 in p: di acido per 100 di acqua, ossia 7 litri di acido a 65°-66° Beaumé per ogni ettolitro di acqua, e va adoperata con molte precauzioni e con ap parecchi speciali. Il metodo può essere applicato tanto per il frumento, È che per l’avena, che per l'orzo; quest’ ultimo pure però più sensibile al | l’azione dell’acido solforico e bisogna per esso diminuire leggermente la ‘di dose. Non si hanno esperienze per quanto riguarda il granoturco. - E Per curare la clorosi degli alberi fruttiferi, G. Rivière e G. Bailhache — hanno fatto assorbire ai medesimi soluzioni di sali di ferro immettendole, mediante tubo di vetro adattato ad un foro aperto alla parte inferiore. del tronco, nelle vie acquifere degli alberi ammalati. Il pirofosfato di ferro citro-ammoniacale, in soluzione nella proporzione di gr. 0,05 per ogni litro di acqua, non precipitando i tannini e diffondendosi facilmente — attraverso i tessuti legnosi, è uno dei sali che meglio si prestano ad es DI at (A sere utilizzati. si a “ i, N. 13. Contro la malattia dei castagni si preconizza l’uso di alcune varietà giapponesi resistenti da servire (p. es. la Shiba-Guri) o come. $ porta-innesti per le varietà nostrali, 0 (p. es. la /amba-Guri e la Tamba Guri) come produttori diretti di ottimi frutti, xi E il ‘ SITL DEM RE 3 DI hd ANNO V. ‘15 Agosto 1912 Num. 18.. Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia PARASSITI ANIMALI Grassi G. B. — Contributo alla conoscenza delle Fillosserine ed in particolare della Fillossera della vite (con 19 tavole e 456 pag.). Roma 1912. Gli studi del chiariss. prof. Grassi e dei suoi allievi sulle Fillosserine italiane sano così importanti per l'indirizzo rigoro- samente scientifico col quale vennero fatti, 1’ abilità. degli os- . servatori ed i risultati ottenuti, che meriterebbero di essere messi in rilievo con la maggior diligenza, ma per ragioni di spazio mi dovrò limitare a riassumere, anzi a riportare brani e le conclusioni relative agli argomenti più importanti dal lato teorico-pratico, con riguardo speciale alla biologia della fillossera della vite. E per la chiarezza dell’ esposizione comincierò con la 9h | Terminologia. Gli autori usano il termine di fondatrice per indicare la forma attera derivata dall’ uovo d'inverno e riproducentesi di solito per partogenesi. n La fondatrice di solito è verginopara, molto di rado è isessupara; a cui si aggiunge la parola aftera (senz’ali), alata Quale il destino delle prime larve uscite dall’uovo d'inverno r | PARASSITI ANIMALI — (con ali), ninfale, se si tratta di forma avente qual atte: di ninfa o di alata. sa pin: Le forme della generazione distinta in maschi e femmin sono denominate sessuati o sessuali ; e per le forme uscite G l’ uovo, che non hanno ancor fatto una muta, usano l’ espi sione rn larve. Di questa prima questione , sisolta con le ricerche fatte a_ Fauglia da B. Grassi ed A. Foà, mi limito a rimandare i let-_ tori al Capitolo II, pag. 138. i Gli esperimenti hanno messo in evidenza l’ istinto che porta. sulle foglie le neonate con carattere di gollecole. Contando come. prima la galla fatta dalla fondatrice, le galle della seconda ge nerazione contengono larve non aventi caratteri di radicicole per cui, con dette galle della seconda generazione, non fu possi- bile infettare le radici, ciò che si ottenne invece con galle delle generazioni successive, contenenti neonate aventi carattere di radicicole. Anche le ricerche fatte dal dott. B. Grandori hanno confe s mato che dalle nova d’ inverno nascono prime larve con carat teri di neogallecole-gallecole , larve cioè incapaci di maturare > 2 N “« sulle radici delle viti, comprese le americane. Le generazioni gallecole sulle viti americane. i Da ulteriori ricerche dello stesso è risultato che la mt lre ) gallecola, a qualunque generazione appartenga, depone sempre uova di due sorta, di cui le une danno nascita a larve di tipo gallecolo, le altre a larve di tipo radicicolo. > Le generazioni gallecole sulle viti europee. Re Difficile è la produzione delle galle su vitigni europei. L serie gallecola trova enormi difficoltà a oviluppangei Ha A ° dA) - ° TA VE 409 PARASSITI ANIMALI ‘275 europee. Sulle foglie di queste viti solo in casi eccezionalissimi giungono a svilupparsi alcune neonate dall’ uovo d’ inverno. Il prof. Grassi portò a contatto delle viti europee una gran- dissima quantità di uova d’inverno ed ottenne alcune prime galle imperfette e successivamente altre seconde galle meglio sviluppate, da cui uscirono neogallecole-radicicole che infetta- rono le radici. Ma è difficile che questo fenomeno possa ripe- tersi in natura. 7 Non si trovarono mai galle su viti europee, situate in luoghi lontani dalle americane. Sulle viti europee non innestate non viene depesitato l’uovo d’ inverno, se non in via eccezionale; ad ogni modo la larva soltanto eccezionalmente arriva a produrre la galla, ed in i questo caso soltanto eccezionalmente arriva a produrre le uova, dalle quali uscirebbero, se mai, esclusivamente gallecole, e È quindi non arriverebbero mai ad infettare le radici. | Sulle viti europee innestate sono sempre poche le galle che i ‘sì producono e da esse escono soltanto neonate destinate a vi- 3 vere sulle foglie e solo da un piccolo numero di galle escono .neonate (neogallecole) con caratteri di radicicole. Raramente le larve di seconda generazione formano seconde galle e quelle che vi riescono a fondarle solo eccezionalmente arrivano a pro- . durre uova. In questo caso si sviluppano dalle ultime uova . larve con caratteri di radicicole, capaci di infettare le radici, «come sulle viti americane. Questo succede però raramente; e sui vigneti ricostituitisi su ceppo americano le galle non arrivano mai a prodursi in tale quantità da danneggiare la vegetazione. i Secondo Topi, le neogallocole con caratteri di radicicola raggiungono le radici non scendendo lungo il ceppo, ma lascian- dosi cadere sul terreno dal lembo della foglia. Non è a confrontarsi la quantità di galle che si produce . sulle viti europee con quelle delle viti americane. sono invece scarse sulle viti americane, più in uso come. portine di nesti. - 3 Le ragioni per cui il numero delle ibernanti sulle viti ame- ricane è molto scarso sono due: 1) il diventar alate una gran- dissima parte delle prime larve; 2) il dover vivere le prime. larve quasi esclusivamente sulle radici dell’ annata, producen- dovi nodosità o tuberosità sottoepidermiche. fo Quivi specialmente, in estate inoltrata ed al principio del- l'autunno, si producono in enorme quantità ninfe ed alate ed in numero molto minore attere virginopare ; cosicchè le pian TSI tendono a disinfettarsi ed in alcuni casì sì disinfettano comple- tamente. | & Si Le ibernanti sulle viti americane hanno poca importanza. Venne inoltre esclusa la possibilità delle gallecole ibernanti. Furono trovate nelle galle aleune larve con caratteri di radici- cola in ibernamento, perchè impossibilitate ad uscire dalle galle, ma queste costituiscono una eccezione da non confondersi coi le neogallecole-gallecole (') le quali non hanno importanza per: la conservazione della fillossera durante l’ inverno. È L’ibernamento è certamente in rapporto con la tempera; © & 1, } ma questa non è il solo fattore, come lo dimposinà l’ estivan: ant ba AI CHÉ (!) Come risulta dalla descrizione delle divereò sorta di neonate, (f dal Grandori nel capitolo V) le neogallecole- gallecole tipiche hanno c esterni profondamente diversi dalle neegiilat/ ee e dalle n cicole, "La PARASSITI ANIMALI 277 . delle radicicole nei vigneti impiantati sulle sabbie vulcaniche. I due fenomeni coincidono con un arresto di vegetazione. Bipotenza delle prime larve radicicole della vite. Una stessa fillossera può diventare alata, o no, per effetto __dell’ambiente. 3 Gli esperimenti hanno dimostrato che, dopo la seconda ge- nerazione, l’ uovo delle attere può dar luogo a madri attere od . alate, in rapporto alle condizioni differenti dell’ ambiente ed in special modo della pianta di cui è parassita. | L’ orientamento verso l’ una o l’altra forma, può avvenire imperfettamente , in guisa da dar luogo alle forme ninfali che sono delle virginopare con accenno di ali. Secondo i risultati degli esperimenti, sarebbe /' alimento fi. - Da che le fa diventare virginopare attere, ossia le fa maturare più presto e fa loro produrre maggior numero di uova, mentre l’alata si sviluppa più lentamente e fa un numero minore di | uova. È: Sulle viti americane per lo più le fillossere si sviluppano | soltanto sui capillari, ma questi offrono insufficiente alloggio al- l’abbondantissima prole per cui sì sviluppano molte alate, mentre È sulle radici della vite europea, dove gli alloggi sono molto estesi Al | e sempre pronti, si sviluppano molto attere. Serie ninfale. | Le forme ninfali della fillossera della vite, che vennero con- fuse colle ninfe o interpretate come anomalie, sono quasi tutte i | virginopare che erano probabilmente avviate a diventare madri attere. Le ninfali sessupare sarebbero forme destinate a diven- tare alate che hanno cambiato la loro orientazione, quando la natura dell’ uovo era già determinata. X L d v me 460 ’ “ra ° a. ” PA 4 CAV Ve ' Pa SAP, * 7% \ ved > = 278 PARASSITI ANIMALI Gallecole dirette. che si sono adattate alla vita epigea. Queste polini sono » eccezione nel ciclo biologico della fillossera della vite. Se però le radicicole possono trasformarsi in gallecole, non. è possibile il caso inverso. Il ciclo della fillossera. Il ciclo della fillossera è caratterizzato dalle seguenti carat- | teristiche, salvo eccezioni : ve JR In conclusione è certo che la proporzione della fiore vite a vite avviene sia col salire delle prime larve alla superficie del suolo, sia per via sotterranea (v. pag. 376). ///° Sabbie antifillosseriche. Scartando certe opinioni sull'azione preservatrice delle sabbie, si può indurre dalle ricerche fatte dagli autori citati che“ ve: ramente la sabbia immunizzante ostacola quando è secca il. cam- si mino delle fillossere, anche neonate; con ciò si spiega la resi-- stenza alla fillossera presentata dalla vite nella sabbia, | Gli esperimenti con la sabbia di Pozzallo, messa intorno ai ceppi della vite, non ha ridotto la quantità della fillossera. in modo sensibile. SA (a Anche le barbatelle immuni, piantate fra le viti infette colla sabbia intorno al ceppo, si sono infettate, comprese quelle ch erano state protette esternamente con lamine di latta ‘or Anche lo spargimento del crud ammoniacale, come la com: DI pressione e la disinfezione del terreno con la creolina, non. i ha dato risultati. Diffusione per mezzo delle gallecole. //0 °° Le galle con facilità si estendono alle viti conti gi propagazione avviene o attivamente, se i rami s° intre 0 hi % ROGGIOT i ai ni passivamente, per mezzo del vento. PARASSITI ANIMALI 281 Diffusione artificiale. - “© Come mezzo di diffusione si è x data sempre massima impor- tanza agli str umenti di coltura, ma si è esagerato. Certamente lo strumento agricolo può diffondere la fillossera nella vigna già infetta, perchè, se sullo strumento resta un po’ A di terra con un pezzo di radice infetta, è facile portar l’ infe- | zione sulla radice sana; ma il trasporto a distanza non è di- mostrato ed in ogni caso non potrebbe verificarsi che in via eccezionale, perchè, dopo qualche ora, qualunque strumento è spontaneamente disinfettato. Anche la spazzatura dei vestiti e la disinfezione delle scarpe è una precauzione utile, ma tuttavia «mancano prove che con questi mezzi si possa trasportare l' infe- | zione a distanza. _ Anche coi pali tutori di viti infette può accadere che si infettino viti sane dentro il perimetro di un vigneto, ma è in- | RRSSAA la ARA a distanza Così la fillossera può casualmente venire trovata su piante, le cui radici si intrecciano con quelle della vite; tuttavia è poco > probabile che, quando durante il periodo di riposo, le piante vengono strappate per trapiantarle altrove, trasportino seco delle fillossere, perchè le fillossere ibernanti non si muovono (pag. 383). 3 «Anche i concimi possono propagare la fillossera quando nel letame vadano a finire pezzi di radici infette, ma si tratta sempre di casì molto rari a verificarsi. _ _—£ nemmeno può credersi alla diffusione della fillossera, per a mezzo degli animali, da un luogo all’altro; per mezzo delle gal- line, la cosa è possibile, ma sempre a piccole distanze. ne inf 08 a Veg Gli esperimenti (Topi) hanno dimostrato che le /a/ee di viti | americane ed europee messe sotterra nei vivai fillosserati, si rai immuni durante l’ibernamento della fillossera. Una | parte delle talee venne lasciata a contatto di radici gremite di - fillossere ibernanti fino al mese di : ‘aprile, quando già la fillos- Egg sera é in gran pero SH dall’ ibernamento, Di quindi telle che si ottennero Sica trovate di so Per tutto questo gli autori (Grassi, Topi) credetii cn mente che le talee non presentano alcun pericolo pratico (è ap punto durante l’ibernamento che da noi si potano le viti e sì seppelliscono talee) e ritengono che si possa permetterne la ciro colazione senza prendere alcuna misura precauzionale. Lotta confro la fillossera. La fillossera non cesserà la sua opera distruggitrice, finchè | non avrà consumato l’ ultimo piede di vite europea. i La questione sta nel tempo che essa impiegherà a compire È la sua strage. Bisogna rallentare l'andamento della fillossera. La lotta contro | la fillossera fatta con mezzi inadeguati, non può essere efficace, Fin’ora non diede alcun risultato. Il metodo distruttivo non valse a proteggere regioni mi- nacciate dal flagello. P Nella sola Alsazia, dove la Germania spende un milione al- l’anno per combattere la fillossera, si combatte da tanti anni | senza poter domare l’ infezione. to La fillossera è scomparsa soltanto dalle località corp sì sono | x distrutte tutte le viti ! | b Secondo il prof. Grassi, bisogna lottare ancora ; non vai sotto la responsabilità dello Stato, sibbene sotto quella di 1004a Associazioni di viticultori, che dalla nuova legge vengono è nominati Consorzi (pag. 395). Criteri da adottarsi nella lotta. o Prima di tutto bisogna diffondere e rendere popolar tizie intorno alla fillossera, rinnovando la prog an ni n i Lai PARASSITI ANIMALI 283 seguito, permettere la libera circolazione delle talee limitate nell’ interno dello Stato (dal dicembre al marzo) ma vietare in modo assoluto la circolazione delle barbatelle al di fuori della circolazione del Consorzio. Riguardo al compito che incomhe ai Consorzi, rimandiamo il lettore all'opera originale (pag. 393-399). L. PAVARINO. A. Foà. — Biologia della fillossera della vite (Seguito al Con- tributo alla conoscenza delle fillosserine). — (con una ta- vola). La filossera della vite è un insetto dell’ ordine RAynchota, sott’ ordine Homoptera, superfamiglia Aphidina, famiglia Cher- mesidae, sotto famiglia Phyllorerinae, tribù Phylloxrerini, ge- nere Phyllorera, sottogenere Viteus. La fillossera può diventare adulta sotto 5 forme: gallecola — radicicola — ninfale — alata e sessuale. Gallecola. (Uovo d’ inverno) Dall’unico uovo durevole 0 d’ inverno, nasce una gallecola. L’ uovo si può rintracciare sotto la corteccia delle vil? ameri- cane. Sulle viti europee, l uovo durevole non si rinviene che in casi straordinari. L’uovo può essere distinto anche ad occhio nudo; facilissimo a distinguersi, anche a piccolo ingrandimento, un corpicciuolo rosso-bruno, caratteristico, che si trova nell’ interno dell’ uovo alla parte posteriore. Questo corpuscolo permette di distinguere l’ uovo durevole da altre uova, di aspetto simili. L'epoca in cui si schiude coincide con la comparsa delle prime foglioline di vite. La Gallecola, prima larva detta fondatrice si dirige verso _ le foglie. Sulle viti europee le uova d’ inverno sono molto rare DI. ? dar Ra N e sl rm do ill» he L, Li i ” © La i i E 84 Sa PARASSITI ANTIALI quindi la fondatrice è un’ eccezione. Ad ogni OaO ui Fi della vite europea, specialmente se non innestata, non è cc ciente alla fillossera gallecola, quindi difficilmente riesce a mare la galla. Si è creduto che la larva della fondatrice, 1 potendosi adattare a vivere sulle foglie, scendesse. alle radici. - 10 ricerche hanno corretto 1’ errore. . Sai , +50 t La larva, nella maggior parte dei casi, dopo aver tentato — invano di produrre la galla, muore, cosicchè quando non ssi pro- a ducono galle, per mezzo dell’ uovo durevole non si arriva al l infezione della vite. SE Su quelle vi americane, (americane pure od ibridi ame- rico-americani) che si prestano allo sviluppo delle gallecole, logi a fondatrici depongono moltissime uova per circa un mese, press’'a poco il tempo necessario per l'uscita delle larve gallecole, figlie | delle fondatrici. Il danno prodotto dalle galle su una pianta può essere sensibile quando siano assai numerose. Una fondatrice può deporre 400-500 nova, che schiudono dopo 10-12 giorni. dalla deposizione. Dapprima escono soltanto neo gallecole-galle- | cole ; in ultimo insieme con le neogallecole compare qualche | BE Così l’infezione alle radici può essere portata dalle figlie "N gallecola-radicicola, destinata a passare sulle radici. della fondatrice, dalla quale nascono gallecole e radicicole. > Le gallecole tendono a portarsi im alto, camminando lung a i rami ed i piccinoli e vanno a fissarsi sulle foglioline giovani; le radicicole escono dalle galle, ma invece di attaccarsi alle foglie, si lasciano cadere giù, e attraverso le spaccature del ter reno riescono a trovare la strada per giungere alle radici. De Nemici naturali della gallecola sono una coccinella, il Pi lu (Scymnus) hemorroidalis. Altre coccinelle, sia allo stato di Jarv ‘che d’ insetto perfetto, sono frequentissime sulle viti infette . di .galle. Altri nemici, frequenti in Toscana, sono le Ur IT larve hanno costumi analoghi a quelli dello Seyma TESI centi io ID TSE ia * ANA be a = inc e nto rt I - x me - a = LL e. * PL n 7 "I ; a We seat 2 Sen z tia ; > Ù PARASSITI ANIMALI :285 Radicicola. L’ infezione fillosserica delle parti epigee della vite ogni anno si estingue alla fine d’ autunno — quella delle parti ipogee può-mantenersi dalle generazioni autunnali a quelle primaverili per mezzo dell’ibernamento delle neoradicicole. È Nelle viti europee fillosserate le ibernanti sono numerosi | —sime — scarsissime sulle americane. Le ibernanti che riescono a compiere il loro sviluppo danno luogo ad attere, non mai ad alate. Le neoradicicole formano sulle radichette le nodosità, e tà radici non erbacee, le tubDerositd. La durata di una generazione radicicola (in primavera ed estate) è quasi uguale a quella di una generaziene gallecola, cioè di circa 3-4 settimane. Il numero delle uova, deposte da una x radicicola è notevolmente inferiore a quello deposto da una gul- . lecola; può arrivare al massimo a 250. Sulle viti europee, le generazioni delle radici, cioè le radicicole, sì seguono uniforme- È. mente in tutte le stagioni, perchè le alate della 3% generazione | Tappresentano una quantità trascurabile, Sulle vi. americane È invece le prime due generazioni sono composte esclusivamente È di attere, ed a cominciare dalla terza generazione in poi, vanno | diventando abbondanti alate. Arata, Le alate INR una FRA forma della radicicola È che si differenzia dopo la nascita, per effetto: di circostanze e- pena po) gia vip Sgdiohi porcantoni i I sj o Una radicicola può diventare alata per influenza di cause a È orso fra cui è specifica quella della vite; infatti sono abbon- Fica le alate nelle viti americane e scarse sulle nostrali. Prima di diventare alata, l'individuo assume l’ aspetto di LI ri davi. di pal Yes Pa p° ; ca” n (EE DE CA RO, I î TORI "E sa gii 9 A 7 n Pupi = . ” x - tati AI "e e vi A DAI ; : F 01 E : AN: [IM TÀ Ca L'alata ball ovificare senza nutrirsi ed è assai probabile che non si nutra mai. Ha importanza come agente propagatore della fillossera. L’alata depone al massimo 8 uova che sono tutte uova di femmine o tutte uova di maschi, le quali ultime sono più. piccole. £ E presenta traccie di affievolimento. i Dx “10 L. PAVARIN d. è - dd si I_gA * À A n vr ) è |\bbi gl Y% a fe LIA Li MESE: Cd # vr: Pa nh : "a pe A di E 0 pe 287 SC oa — Trusova N. — Malattie parassitarie osservate su piante coltivate _ ‘’’‘«@ selvatiche nel governatorato di Tula durante l'estate 19II. (Rivista Boliesni Rastenir (Malattia delle Piante) N. 1-2, anno - VI, 1912, Pietroburgo). —. Tre cose da notarsi. © 1) Una nuova specie di Fusarium: Fusarium pseudohete- rosporum Jacz,, su Triticum vulgare. La specie venne istituita da Jacevskii, il quale poi non ne diede la diagnosi. E 2) Una nuova speciale variazione di Ascochyta Fagopyri Bress., e precisamente: var. tulensis A. Bondarzew, sa foglie vive di Fagopyrum esculentum. | La Trusova riproduce la descrizione fattane da Bondarzew; È eccola : “ Le macchie dalla parte di sopra della foglia rotonde, | 1-5 & di diametro, che poi si fondono e diventano irregolari, al centro sporco-ocracee, spesso con un orlo più scuro, rosa- | bruno; di sotto della foglia le macchie sono più pallide; i pic- | nidii scuro-bruni, sparsi, poco appariscenti, sferici o quasi, di tessuto formato di grosse cellule parenchimatiche di colore gial- È lo-olivastro, di 75-100 « di diametro, con l’ ostiolo di 15-20 &; | stilospore incolori, cilindrico-ovali, qualche volta alquanto incur- | vate, con una divisione presso cui sono un poco ristrette, spesso di con 2-4 goccioline oleose, lunghe 11-15 « larghe 4-5, 5 & .. È sé 3) Si constata il danno, causato da Qidium dubium Jacz., k tra le piantagioni di giovani pianticelle di querce. C’ è da sup- | porre trattarsi qui del famoso Qidium quercinum Thiim. G. BerGAMASCO CISA) x arrieron E. e MaurBLane A. — Les Microsphaera des chènes. (Le Microsphaera delle quercie) (Bull. trim. d. I. Soc. Mycol. °_—d. France, 1912, T. XXVIII, pag. 88-104, con tre tavole). rt | Sono spiegate e confermate le conclusioni già esposte nella nota riassunta alla precedente pagina 261 di questa Rivista. Pd facea a forma perfetta > rarissima o inesistente. ‘ Ia. Morea RISI NOTE PRATICHE Dal Progres Agricole et Viticole, Montpellier, 1912. ta : vo 3 N. 18. Contro la crisomela della medica (Calospidema atrum) si soon siglia spargere subito dopo il primo taglio polvere a base di naftalin di arsenicato di soda. Meglio ancora é passare, dopo il primo taglio, sul “ terreno con erpice a denti stretti. e N. 27. Per il mal del piede del frumento, che quest'anno fu. cis di gravi danni anche in Francia, sì consiglia bruciare le stoppie rimasi sul campo e alternanza di coltivazione : è però, per quest’ultima, da te presente che il parassita attacca anche diverse graminacee piane 6 infettanti e può perpetuarsì in queste. rta Dalla Mevue de Viticulture. Paris, 1912. NRE N. 956. Per la colatura della vite, M. Cercelet consiglia à non fare. | Cal vori nel tempo della fioritura, per non favorire il raffredamento del molo che può riuscire dannoso alla fecondazione. Le solforazioni dinrobte la fioritura appaiono talvolta favorevoli, ma ciò è dovuto solo al movimenti dei tralci e dei grappoli che facilitano 1’ impollinazione. Il millerandage, o arresto di sviluppo degli acini già fecondati, si presenta nei vit ign L già deboli per altre cause, e quando le condizioni atmosferiche sono $ vorevoli: bisogna intervenire con concimazioni, Certi vitigni vanno s0g getti a questo male più che certi altri e la predisposizione si trasm ette anche per innesti. Mt N. 957. Per combattere la vaiolatura rossa delle fragole (89) phac Fragariae), E. Zacharewiez consiglia irrorazioni colla ceguanlei solfato rame. 1 chilogr., polvere di sapone naftolo chilogr. rif 100. Da applicarsi prima della fioritura e > subito dopo, la 7; accolta d ANNO V. | 15 Settembre 1912 Num. 19. “Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 683 - Pavia GENERALITÀ ; Stone G. E. — Tomato diseases (Malattie dei pomodori) (Mas- r sachussetts Agric. Ewper. Station, Bull. 188, 1911, 32 pa- gine, con otto figure). Una delle malattie più dannose dei pomodori è quella co- | nosciuta col nome di marciume terminale dei fiori (D/ossom-end rot), o marciume dei frutti (fru:t-r0t). In essa l'alterazione co- mincia all'estremità stilare dei frutti e si estende a poco a poco fino ad occupare l’intiero organo. La causa fu attribuita da al- 2 cuni a diversi funghi, da altri ad insetti, mentre altri ancora | credettero dipendesse da azioni climatiche o da condizioni del | suolo. Esperienze fatte dall’ Autore dimostrarono che l’ umidità del suolo ha grande influenza sopra lo sviluppo della malattia, ed ha importanza specialmente il metodo col quale viene sommi- Fi nistrata l’acqua: nelle serre nelle quali l’acqua era data per subirrigazione, e cioè per mezzo di tubi forati posti a poca pro- fondità sotto la superficie del suolo, si ebbe soltanto il tre per « 100dì frutti ammalati ; invece in quelle in cui l’acqua era som- | ministrata alla superficie del suolo se ne ammalò il 33 per 100. È Nelle prime inoltre si ebbero frutti più grossi e in maggiore quantità. È inoltre Ii che Gian il terreno è " asciutto, la malattia è più abbondante che quando contiene (o) i ficiente umidità. Probabilmente il marciume è dovuto a qual: cuno dei numerosi funghi o bacterî che riescono a prime nello stilo o nel frutto di quelle piante che, non trovando suf ficiente quantità di acqua nel terreno o non potendola assorbira | per cattivo funzionamento delle radici, sono sofferenti e fore È «i; DI piccole screpolature sui frutti. PE Marciume del fusto (timber rot): è malattia dovuta alla Sclerotinia libertiana che uccide i fusti e li riempie dei suoi sclerozi. | = Scabbia 0 mildew, dovuta al Cladosporium fulvum, carat- © terizzata da macchie vellutate, color sorcio, sulla pagina infe- riore delle foglie, mentre la parte corrispondente della pagina I superiore appare giallastra. Nelle serre si può combatterla col- l’aereazione e tenendo asciutta l’ aria ambiente. i sb: Avvizzimento, dovuto al Fusarium Lycopersici, fango che attacca le radici e penetra nei tessuti conduttori dell’ acqua, — provocando così un avvizzimento eguale a quello che si ha D: quando le piante non sono sufficientemente inaffiate. È da 08- servarsi che le piante che hanno germinato libere e a_ atmosfera si non troppo umida sono più resistenti che quelle germinate sotto "i vetro all’ umido. ist Downi mildew, dovuto alla Phytophthora infestans ché ate tacca anche le patate: è dannosa nelle stagioni molto umide: © la si combatte coi sali di rame. LORA a ì Antracnosi, rara e probabilmente dovuta a due specie. di î funghi di cui una è un Colletotrichum. Arie Il seccume delle foglie, dovuto al Oylindrosporium, produ L 8. macchie brune sui lembi fogliari provocandone |’ essicamento oi la caduta e traendo seco la defogliazione della pianta. Nelle s È or Ra eg essere combattuto tenendo le pn: "E una di ‘ GENERALITÀ 291 | nelle serre ma all'aperto e può essere combattuto colla poltiglia bordolese. Il nero delle foglie dovuto all’ Al/ternaria Solani è | pure comune all’ aperto e non nelle serre e lo si combatte coi . fangicidi. 4 Il seccume di natura bacterica, dovuto al Bac://us solana- | cearum, non fu fin’ora riscontrato nel Massachusset. i Le anguillule (Heterodera radicicola) sono abbastanza dan- nose nelle serre e bisogna combatterle sterilizzando il terreno a vapore prima di mettervi le piante. Dove è in uso la subir- ‘rigazione esse riescono meno dannose che coll’ irrigazione su- | perficiale perchè col primo metodo si mantengono nel terreno È condizioni sfavorevoli al loro sviluppo. È Le serre dei pomodori sono spesso annerite da un fungo che cresce sugli escrementi di certi insetti e specialmente su | unaspecie di A/eurodes. Tali insetti devono essere distrutti con . suffumigi di acido idrocianurico fatti almeno tre volte ad inter- valli di due settimane. L’abbruciamento (Dura) 0 scottatura (scaldy è una malattia caratterizzata da improvviso avvizzimento ed essicamento delle foglie, che si presenta quando ad un lungo periodo di tempo fresco e nuvoloso segue un periodo molto caldo ed asciutto. Non si vede che raramente nelle serre dove 1’ umidità e l’ aerazione 3 possono essere regolate. La malattia del mosaico, colla variegatura delle foglie simile a quella che presenta il tabacco, si presenta nelle piante di po- modoro che furono tagliate parecchie volte. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). aggta ar v Lan VEGETALI 2 mento da parte dci funghi nel terreno cade North E (Phytopathology, Vol. I, 1911, pag. 169-172). gina con carattere specifico possono diffondersi attraverso il terreno quasi come raggianti da un centro di infezione. Ciò si vede specialmente per il Fusarium del lino, e Selly e Manns | hanno dimostrato che si verifica anche per certi funghi del fru- e mento. | Po Recentemente Bolley ha osservato che si trovano nel terreno A certi funghi che hanno un certo effetto sul raccolto del grano. Qui l'A. ha fatto studi sui funghi del terreno raccogliendo i germi S che si possono trovare fino a 5 cm. di profondità in esso e colti- vandoli su diversi mezzi. Ha trovato nove generi di funghi tra | 3 i quali i seguenti che possono qualche volta attaccare anche il | CI opp frumento: Pusarium, Colletotrichum, Macrosporium, Alter té sg Ai Helminthosporinim. Ulteriori osservazioni furono dirette a vedere quali di questi funghi e in quale misura si trovavano sul culmo delle piante vegetanti sul terreno infetto, e da numerosissimi 2 A Mi esami è risultato che sui nodi ed internodi inferiori il Calice trichum fa trovato nella proporzione del 90 e 83 per 100, il Macrosporium del 65 e 50,5 p. 100, l’ Helminthosporium del. Va 62,5 e 58,5 p. 100, e il RE a roseum del 10,5 e s3 p. 100. In altre esperienze nelle quali nodi ed internodi furottafi accuratamente lavati all’ esterno con soluzione di formaldeide a così da uccidere i germi aderenti alla loro superficie , | sì vide | LA che ciò malgrado i primi tre funghi vi si trovarono ancora. Mari Nell'anno successivo l’ Autore trovò poi gli stessi funghi, i #0. benchè in quantità minore essendo stata l'annata molto asciui ta. do vo Ai ‘ ì {4 Esaminate le radici, specialmente quelle che presente Reni aspe malaticcio, vi si trovarono spessissimo Colletotrichi um € e Mac IC) sporiun. vet ai i MIT ESE RA - x e 2 + ù i pr i (e, - Pi = CL s ; È PARASSITI VEGETALI 293 a Risulta dunque che il terreno nel quale si coltiva da lungo tempo il frumento può essere infetto da certi funghi che rie- scono anche patogeni a questa pianta e che possono dal terreno passare sulle sue radici e sui suoi culmi. a E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). BurLer E. J. — The leaf-spot of turmeric: Taphrina maculans n. sp. (Le macchie fogliari dello zafferano d'India: Taphrina maculans n. sp.) (Annales Mycologici, 1911, vol. IN, pa- gina 36-39, con una tavola e una figura). Nell’India e nel Bengala la Curcuma longa e lo Zingiber sono attaccati da una specie nuova di Taphrina che l'Autore descrive col nome di 7. miaculans. Produce macchie su ambo . le pagine fogliari, spesso in gran numero, a contorno indefinito, di colore prima giallo pallido poi giallo intenso. 3 3 L. M. È . Cook, Mkr T. e TausenHaus J. J. — Trichoderma kénigi, the cause of a disease of swett potato (Il 7richoderma kinigi, «causa di una malattia delle patate dolci) (Phytopattology, - _ 1911, Vol. I, pag. 186-189, con due tavole). | Nella stazione sperimentale di Delaware fu osservato che le radici delle patate dolci (/Ipomzoea batatas) sono assai di fre- È quente affette da un marciume secco che cominciando da un | punto gira completamente attorno all'organo attaccato donde il A ‘nome di ring-rot (marciume ad anello) col quale la malattia | stessa viene indicata. Sulle parti ammalate non si vedono le fruttificazioni di nessun fungo, ma sterilizzando la superficie ed asportando pezzi dei tessuti interni si possono ottenere, con adatte precauzioni, colture di un fungo che è il Tricholoma riesce a arani e a produrre la malattia se non quando è qualche screpolatura. nai Anche il Trichoderma lignorum può qualche: volta, il inoeu-. lato con incisioni, li: sulle patate dolci, ma la malattia | che ne deriva non è la caratteristica. Del resto, se coltivati ino diversi substrati il Tr. lignorum 6-1 = * nino a Li ” nen 79 TA | x: “= - *> - FISIOPATOLOGIA 303 È DM À | acqua continuo possono percorrere in 18 minuti fino 46 milli- — metri. Esse non riescono ad attaccare la pagina superiore delle foglie di vite, però i conidî da cui originano cadono si può dire sempre su questa: è dunque da pensarsi ehe sieno le zoospore ai A ein DEA che, quando le due fac ie fogliari sono coperte da uno strato di acqua continuo, passano dalla pagina superiore alla inferiore. Infatti le infezioni sì manifestano sempre ai margini del lembo È e quasi mai nella parte più mediana. i i Se ne deduce che è inutile cambiare, il modo di irrorazione delle viti e che deve bastare coprire di rame la sola pagina su- x periore. Le pioggie che bagnano solo quest’ultima non sono $ dannose, mentre lo sono invece le pioggerelle e le nebbie che SOA coprono di strato continuo di umidità ambedue le pagini fo- gliari e gli orli. L. M. A Fags H. — Contamination des feuilles de la vigne par le mildiou È (Infezione delle foglie di vite da parte della peronospora) (col precedente, pag. 69-70). L’ Autore osserva che tante volte i conidî della peronospora possono essere portati dal vento o dalla pioggia direttamente sulla pagina inferiore delle foglie di vite, epperò è necessario, contrariamente a quanto affermano Ravaz e Verge nella nota | precedente, irrorare anche detta pagina inferiore. L. M. Ver | Ravaz L. e Verce G. — Influence de la tèmperature sur la ger- mination des conidies du mildiou (Azione della temperatura sopra la germinazione dei conidî di peronospora) (col pre- cedente, pag. 170-177, con due figure). Da una serie di esperienze risulta che la produzione di zoo- spore da parte dei conidî è rapida a tutte le temperature alle SONE MTA | FISIOPATOLOGIA _ — NOTE PI soa = GERA LIA 3 Pa ict ec DE ara MRS a ue c. 579 A È spore, è la conseguenza naturale e costante della germin dei Hernan. ed ha Ape luogo anche a basse riga si dui Ravaz L. e Verce G. — Sur la contamination del la grappe par le mildiou (Sopra l’ infezione dei grappoli da parte della De- eo "SS ti ronospora). (col precedente, pag. 581-584). | pet I grappoli costituiscono un substrato meno favorevole per lo sviluppo della peronospora, epperò essi ne sono attaccati più. di rado e più tardi delle foglie. Le parti più attaccabili sono h0* petali fiorali, i peduncoli sono poco colpiti perchè portano pochi stomi, gli acini non vengono mai attaccati direttamente. Pero quest’ ultima ragione è inutile cercare poltiglie che bagnino. gli «ila acini, basta difenderne l’ inserzione ed i peduncoli. NOTE PRATICHE Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1912. , | . 32. Per combattere le prilicialbà si consiglia il metodo di P.é e porre nel terreno, ogni 4-5 giorni, cristalli di naftalina a 804 en i letri di profondità. Con ciò si proteggono le piante senza offenderle: | ———+ — rr Pavia — Tipografia Cooperativa, 1912 Pià, ’avia n. | Fn 20 Novembre 19120 Num. 20. Rivista di Patologia Vegetale cd Sa ‘Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia GENERALITÀ Rotes P.H., Fawcett H. S. e FLovp B. F. — Diseases of Citrus fruits (Malattie dei frutti dei Citrus) (Florida Agricult. . Exper. Station, Bull. 108, 1911, 20 pagine con 14 figure). Sono descritte in forma popolare le seguenti malattie : Rossore (Russeting) dei frutti dovuto all’Eriophyes oleivorus: si presenta nella maggior parte delle varietà di limoni nella d: orida ed è causa che i frutti diventano leggermente bruni o quasi scuri con tutte le gradazioni, specialmente sulla parte da cui sono rivolti alla luce ad eccezione di quella esposta diret- te camente al sole. L'animale vive sulle foglie e migra sui frutti di solito in maggio riuscendo tanto più dannoso quanto più i iutta è la stagione: la superficie dei frutti diventa liscia e Incente. Si combatte coi fiori di solfo soli o misti a calce sfiorita a all’ aria, oppure con qualcuno dei tanti composti di solfo e soda. È Melanosi che colpisce le foglie, i rami giovani ed i frutti, presentandosi con macchie brune, d’ aspetto ceroso, talora isolate >) “TERA confluenti. Si combatte coi fungicidi a base di rame. | Rossore provocato dal Colletotrichum gloeosporioides, molto lannoso nella Florida. I frutti posti in modo che le goccie i acqua scorrenti sui rami infetti dal fungo possono passare fa- ee e sh e | > L°- - avafa y )T}g = -* "a ‘ $ 111 dei frutti il parasita non riesce a rosi Ù epidermide voca soltanto una colorazione, però nel grugno esso attacca 1 e frutti. Si usano le irrorazioni con attirati. ammoniacale x carbonato di rame. | i Buckskin. I frutti colpiti da questa malattia hanno un aspet scabbioso, grigio, leggermente rossastro ; la loro buccia dial ta grossa in modo anormale mentre ]’ e resta piccolo e men 0 succoso del normale. Questa malattia è più comune nei luoghi ombreggiati e pare dovuta all’azione combinata di afidi e di un fungo superficiale. Non si conoscono rimedi. È È Thrips 0 silver scurf, caratterizzata dalla formazione, sulla superficie dei limoni, di placche bianco-argentee, irregolari. Sono provocate dall’ azione dei TArips o da altre cause che danneg- giano le cellule epidermiche come l’ uso di soluzioni troppo com: centrate. i Sun scald (scottatura) che deturpa la parte dei frutti che è esposta al sole, e dà luogo molto spesso ad infezioni fungine, Die Back, malattia dovuta a condizioni sfavorevoli di nv ri zione, specialmente a concimazioni con azoto organico, com pure a certe condizioni sfavorevoli del terreno. I frutti che ne sono colpiti presentano macchie di 1 a 1,5 mm. di diametro ( hi ne ricoprono quasi tutta la superficie, e sono di colore seu "O le più larghe screpolate. Alcuni dei frutti infetti presenti an gomma negli angoli interni degli spicchi. La buccia è straor di nariamente grossa ed i frutti insipidi. Bisogna non somministi \ 08.06 ‘ concimi organici azotati agli alberi così colpiti e sopprimere 0 0g vegetazione intorno ad essi. Occorrono da uno a parecchi E: si di cura prima di ottenere la guarigione. Talvolta rie scono 1 le irrorazioni con poltiglia bordolese fatte quando i i fru pri: piccoli, forse per l’ azione stimolante della. Pol > ape lui aglio Pa + GENERALITÀ 307 È: È _ Anlracnosi, dovuta al Colletotrichum gloeosporicides. La malattia si presenta con macchie depresse, brune o nere, più o È: meno grosse, sulla buccia del frutto. I frutti colpiti cadono È presto. Non bisogna cogliere e mandar via i frutti degli alberi È molto infetti perchè se anche sono apparentemente sani la ma- 3 lattia può manifestarsi lungo il viaggio. La malattia raramente |. si presenta prima che i frutti abbiano cominciato a colorarsi, e colpisce specialmente i frutti degli alberi deboli: la si può pre- - venire isolando gli esemplari ammalati, o con irrorazioni con n ” ; . soluzioni ammoniacali di carbonato di rame appena se ne vedono Da . le prime traccie. Ruggine testa di chiodo (nail head rust) o scaly bark, si | presenta, sui frutti degli alberi affetti essi pure dalla malattia kE che si chiama scaly bark, in forma di macchie circolari, scure, pr più o meno sugherose e dure, provocanti la colorazione e la ca- _ duta prematura dei frutti. Attacca soltanto gli aranci dolci ed 9 è accompagnata dalla presenza di due funghi, il Cladosporium — herbarum var. citricolum e il Colletotrichum gloeosporiordes. Scabbia dovuta al Cladosporium Citri, causa di irregolari | rugosità brune sulla buccia dei frutti. Può essere facilmente | combattuta coll’ uso di poltiglia bordolese diluita che deve es- | sere seguita da trattamento con qualche insetticida perchè la È bordolese uccide non solo il fungo patogeno ma anche i funghi di utili come distruttori di insetti parassiti. 26 Marciume violetto (blue mold rot), provocato da una o due | specie di Penicillium, il P. italicum e il P. digitatum. Si pre- | senta solo sui frutti la cui buccia fu leggermente danneggiata e ui — deve essere combattuto mettendo la massina cura nel raccolto e Me — Solis À, ° nell’ imballaggio della merce. © la Ne. Marciume terminale, di cui si parla in una seguente pub- | serzione del picciuolo , specialmente i in quelli con ombelico, e ne fa pe la parte a — centrale. È dovuto all’ Alternaria Citri. LS Ro SA ‘rag “ | E. A. BessEy (East-Lansing, Michig Boxparzew A. — Nuove malattie fungine delle piante colta al (Bolletino dell’ Orto Botanico di Pietroburgo, vol. Sie fasc. 2-3, 1912, Pietroburgo). : L’A. segnala tre nuovi micromiceti, parassiti di piante col- | tivate, scoperti da lui durante le esplorazioni in Caucaso nel 1909. Sono : be 1) Ascochyta Ribis A. Bond. su foglie vive di Ribes rubrum L. ; Bit 2) divcohigi Borjoni A. Bond. su foglie vive di Acad gialla ; ph 3) Phyllostieta Lychnidis A. Bond. su Pg: di Lychni si è. GS chalcedonica. » 2A Da\ 1) Ascochyta Ribis A. Bond. Sr All’inoltrarsi dell'estate appaiono sulle foglie delle macchie rotonde, che talvolta si fondono parecchie insieme, siva d o aspetto irregolare. Le macchie sono brune, sporco-grigie i in mezzo ; dissecandosi, si screpolano e si bucano. I picnidi s ov 0) disposti sulla pagina superiore della foglia, immersi nei tessuti offesi, muniti superficialmente ciascuno di un poro. Le "Ai ile — che l'A. chiama, attenendosi all'antica nomenclatura, sti — sono incolori, ellittiche o cilindriche, arrotondate fra mità, divise da un setto in due loculi eguali. S° Losail rule con loculi disuguali, ed altre divise da due setti. In È v rispondenza del setto havvi leggera recita AL Ù! ve Di # le hi nt Sar PARASSITI VEGETALI 309 - | dime misurano 11-14 © 4-5 &, qnelle con due setti 17 « in lun- È | ghezza, 5 in larghezza. Le foglie ammalate cadono, arrecando danno alla pianta. be 9 : : g 2) Ascochyta Borjoni A. Bond. ‘Alla fine dell’estate si sviluppano sulle foglie piccole macchie | rotondeggianti, pallide, cerchiate di bruno. Su queste macchie | spuntano dei puntini bruni in ordine sparso, qualche volta riu- « niti in gruppi: sono dei picnidi. Questi raggiungono 175 & in diametro, sono muniti ciascuno di un poro. Le sporule sono sui | incolori, cilindriche, strozzate in corrispondenza del setto che . le divide in due parti eguali, e arrotondate alle estremità. Le | sporule misurano 8-10,5 a 3,5-4w; quelle a due setti, rare, sono lunghe 14 w, larghe 4 u. «|_—Non cagiona serii danni. bitter-rot dei meli (G/lomerella rufomaculans) può pure a tenga care i piselli dolci. L'Autore ha fatto ora pei su piatti uni «La 4 Li eg PE. “ / va VITA PUTIRa _ \ PO PRIARIO TI Arre Vie. PARASSITI VEGETALI 315 tine di Lathyrus cresciute in terreno perfettamente sterile e pro- venienti da semi pure sterilizzati con immersione per 15 minuti in soluzione di formalina al 5 p. 100. Le inoculazioni furono fatte o introducendo spore del parassita a mezzo di punture, o spargendole sopra le piantine perfettamente sane, e diedero i seguenti risultati: le colture del parassita isolate da piante am- malate di La/hyrus si mostrarono patogene ma non per tutte le piante inoculate tanto colle punture che colla seminagione delle spore; e si dimostrarono nello stesso grado patogene le colture isolate da mele affette da Ditler-rot. Anche le colture ricavate dal La/tyrus inoculate sopra mele ancora sull’ albero riprodussero il ditter-x0t tipico perfettamente identico a quello ottenuto colle colture prese da altre mele. Furono poi provate altre specie di G/oeosporium : il (GL. gallorum delle galle di quercia, il G/. officinale delle foglie di Sassafras e il G/. del Podophyllum peltatum infettano il pisello dolce con successo eguale o quasi uguale a quello ottenuto col materiale proveniente dal pisello medesimo, dimostrando così che essi sono apparentemente identici alla specie che è causa del bitter-rot delle mele: infatti essì pure provocarono sui baccelli del Phaseolus lunatus un’'antracnosi che però differisce da quella dovuta al Colletotrichum Lindemuthianum. _ La Glomerella Psidii e la Glomerella della Persea infet- tano esse pure le piantine di pisello dolce e attaccano. se ino- culate con punture, anche le pera, ma non producono alterazioni simili al tipico bDitter-rot. L’ esperienza ha dimostrato che il fungo del pisello dolce vive durante l’ inverno nei gusci secchi dei legumi e nei semi | e viene certamente importato e diffuso in tal modo nelle loca- lità nuove. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). i Axpova G. e Tonicibi e — I Sai di arsenico | in ag tura ve d. R. Staz. Chim. Agr. Sper. di Roma, Ser E: - NOE Vv, 1911, 137 pagine e due tavole). > TS sa 100 per combattere la mosca olearia, il Consiglio Superiore di Sanità Di fronte all’ estendersi dell’ uso dei composti di arsen aveva espresso parere, fin dall’ agosto 1909, che in attesa di nuovi studî che valgano ad accertare l’ innocnità di tali prepa- — rati, st sconsigli intanto la propaganda per l'i ali pratico | «@ di essi. pis - LE Fu in seguito incaricata la Stazione Sperimentale di Roma di fare gli studî dei quali sono qui esposti i risultati. ta; Gli Autori dopo un sunto storico sull'impiego dei sali di ‘arsenico in agricoltura, accennano ai varî composti arsenicali È solubili ed insolubili che furono provati nella lotta contro gli A insetti parassiti delle piante e dicono dei poricoli che essi pos- sono presentare per l’ uomo o per gli animali domestici. Ricer- 3 cano l’arsenico residuale negli alimenti provenienti dalle piante trattate, indirizzandosi in modo speciale all’ olio d’ olivoj stu- 5 diano l’azione fisiologica dell’ arsenico sui vegetali; ricercano * l’arsenico nel terreno agrario e da tutte queste ricerche rag: - gono le seguenti conclusioni : MB 1. I sali di arsenico, per inavvertenza, per ignoranza ot anche per colpa di coloro cui ne viene affidato l’uso, possono St dar luogo a gravi casi di avvelenamento. aL 2. Le irrorazioni arsenicali possono uccidere anche le ap E a e gli insetti biologicamente riconosciuti utili. 28 ve È) 3. Negli alimenti provenienti da alberi trattati con sali Arai (Ri senicali si trova sempre dell’arsenico, il più delle volte in de se minima ma talora fino nella proporzione di 2 mgr. e più. De or ogni Kg. di frutta e di mgr. 1,5 per ogni litro di vino. Ciò trebbe portare inconvenienti quando l’uso dei detti sali si 6. s} bbe neralizzasse nell’ agricoltura, chè allora il tossico ara trovarsi un po’ dapertutto. © PARASSITI ANIMALI 317 4. Cadendo sulle erbe che vegetano ‘sotto gli alberi trattati, ul arsenico può riuscire poi dannoso agli animali domestici cui sì somministrano in cibo quelle erbe. se | Ga 5. A lungo andare, dove l’uso dei composti arsenicali si estende a tutte le colture, anche l’ arsenico accumulatosi a poco a poco nel terreno potrebbe riuscire dannoso alla vegetazione | tanto erbacea che legnosa: a quest’ ultima in modo speciale E dove si verificano lesioni e marciume radicali. Insomma, secondo gli Autori, potendo sostituire ai sali ar- | senicali altri rimedî ugualmente efficaci, si dovrebbe abbando- nare l’uso dei primi; ma poichè al giorno d'oggi non si hanno altri mezzi per combattere tanti terribili nemici delle nostre | piante, l’impiego di tali sali non può proibirsi, ma sono indi- spensabili leggi e regolamenti severi che ne disciplinino il com- mercio e l’impiego razionale. L. MONTEMARTINI. È Crccnerti G. — Dei rimedi contro la Diaspis (Boll. quind. d. Soc. d. Agricoltori Italiani, Anno XVII, 1912, pag. 458-459). — Di fronte alla difficoltà di procurarsi e preparare l’ emul- | sione a base di olio pesante di catrame e di soda Solwaj con- Bo siglia scalvo dei gelsi infetti, spazzolatura accurata dei rami colle solite spazzole metalliche, ed applicazione di un insetticida | semplice quale l’ alcool denaturato, 0, per spendere meno, petro- lio da applicare con apposite pompette nebulizzatrici. È | L. M. JaaP O. — Cocciden Sammlung, 7 u. 8 (Raccolta di Coccidi : fasc. ” :( e 8) (Hamburg, 1912) (per i fascicoli precedenti veggasi alle pagine 40, 198 e 235 del | precedente volume Pa Rivista). Nel settimo fascicolo sono contenute parecchie. specie | ci Chionaspis, Eriopeltis, Lecanium, la Pulvinaria Vitis, ed altri coccidi importanti ; nell’ ottavo troviamo Leucodiaspis, Diaspii. | È Pinnaspis, Lecanium e ancora Pulvinaria Vitis-su Betula. La raccolta arriva così a 96 specie, date tutte in esemplari È: abbondanti e ben conservati. 4 SE Picarp F. — Pyralis, Cochylis, Endemis (Le Progrés Agricole. et Viticole, Montpellier, 1912, pag. 551-553, con una tavola colorata). >” È una descrizione popolare delle farfalle e delle larve dei 5 tre microlepidotteri della vite. I caratteri distintivi vengono . riassunti nel seguente specchietto : Pyralis Cochylis Endemis È farfalla: 4 fascie rosse alle una fascia bruna ali anteriori poli- ali anteriori. alle ali anter. croma, ) larva: testa nera, corpo testa bruno-rossa, testa giallo-paglie- verdastro o ver- —corporossastro, rino, corpo ver- _ de giallastro, raramente gri- de, andatura ve o gio-verdastro,. loce. P Andatura lenta. lè crisalide: bruno-rossa , for- bruno-rossa, for- bruno-nera, forma ma lanceolata, ma ottusa, boz- lanceolata, boz- senza bozzolo. zolo bianco gri- —zolo bianco puzgri giastro. site o Ae ta E è | 3 A. Pe ge: < o Dei MALATTIE D’ INDOLE INCERTA . 319 kE Morse W. J. — Control of the black-leg or black-stem disease LL of potato (Lotta contro il marciume del fusto delle patate) E (Maine Agric. Exper. Station, Bull. 194, 1911, pg. 201-228, con una figura). La malattia delle patate conosciuta sotto il nome di black- leg è comparsa da alcuni anni nel Maine. Con essa si intende tanto la malattia dei fusti delle patate nella quale l’ organismo patogeno è un Baczl/lus, quanto quella il cui sintomo principale è la decolorazione della base del fusto estendentesi qualche volta È da due a otto centimetri sopra la superficie del suolo e in casi : eccezionali anche alla base dei rami. Le piante ammalate sono meno produttive e rimangono più piccole delle sane ; i Joro rami sono rivolti verso l’alto ad angolo acuto; le giovani foglie sono spesso accartocciate e crespate, e diventano giallastre prima della morte della pianta. Qualche volta però l’ attacco della ma- lattia è .tanto. violento che la pianta muore prima di presentare Via, sani A tutti questi sintomi. La malattia riesce poco dannosa quando sono scarse le Si | piogge nel tempo che decorre tra la piantagione e la fioritura ; fi quando invece la stagione è umida possono ammalarsi fino dal dieci al venti per cento delle piante, ma solo poche e saltuaria- mente ne vengono molto danneggiate. La malattia può poi es- | sere causa di perdite anche nei magazzeni. L’ esperienza mostra che ) organismo non può vivere per molto tempo sui tuberi asciutti e sani. Le piante ammalate pro- dj | vengono di solito da tuberi infetti. i % Esperienze fatte per provare l’ efficacia dei trattamenti dei | tuberi con formalina dimostrarono che allontanando tutti i tu- | beri infetti e bagnando gli altri, prima di piantarli, in una so- 9 Juzione di formaldeide (una parte di soluzione al 40 per 100 in È: 250 parti di acqua) viene ridotto considerevolmente il numero È delle piante ammalate. Invece l’uso dei vapori di formaldeide E non ha dato risultati soddisfacenti. y i Spi ( ri Cat a et - LE 1 Luc ace a pra de RL _ Seb: ea Si raccomanda danguo di scogli? per NA piso ni i, tu- | LE: Ò ® (I beri sani e lavarli colla soluzione predetta. Si sessi Si a) di sterilizzare bene anche il coltello col quale DI tagliano i tr Ì beri da piantarsi. ‘aa . E. A. Bressey (East Lansing, Michigan). NOTE PRATICHE CASINI Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1912: ne sl N. 35. - Per combattere la cavolaia (Pieris Brassicae), che oltre i ca- voli attacca anche rafani, rape, resede, violaciocca, ecc., si consiglia: in primavera, spolverare con calce viva la pagina inferiore delle foglie ove sono deposte le ova; poi quando le larve sono già nate, fare irrorazioni con soluzioni catramose (pitteleina o rubina al 2 p. 100) o con soluzioni arsenicali (arseniato di piombo Swift all’ 1 p. 100). Però sul tardi, quando le piante sono sviluppate e vicine ad essere mangiate, tali soluzioni non sono più applicabili e devono essere sostituite con altre di sapone molle all’ 1.5 0 2 p. 100. - N. 86. - Per combattere il baco delle noci (Carpocapsa splendana), | si consiglia la raccolta e distruzione (sommergendole in acqua) di tutte le noci bacate che cadono sul terreno, onde impedire che le larve in Colli contenute si incrisalidino. Il rimedio però va applicato in grande. In pri- o mavera possono tornare utili, dove sono possibili, le irrorazioni dei frut- > ticini, poco dopo la fioritura, con soluzioni di arseniato Swift all’ 1 p. 100, — L. mi : nes Dal Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1912: N. 88. - Il sig. 0. Del Bo riferisce sopra diverse ceperienze fatto i provincia di Milano col frumento francese inattettabile : nelle cond: di clima di questa provincia e nelle più comuni qualità di terreno qi dimostra una resistenza pressoché assoluta all’ silatipmentos. Mal ghiaiosi non dà grandi risultati. ì SEAT: i Joi CAI (131579 AT passi Pavia —_ Tipografia Cooperativa, pr T favia [Ca ini f RE ) a di dt Rees Pe RL ia Re EE % Ken è, ; i; Td Le Si 7 ‘d e ANNO V. 20 Dicembre 1912 Num. 21 e 22. Rivista di Patologia Vegetale DireTTA DAL Dort. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI e C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia MALATTIE DOVUTE AD AGENTI CHIMICI BarsaLi E. — Sull’effetto dell’incatramatura delle vie a Livorno. Costruita la nuova stazione ferroviaria a Livorno, fu anche sistemato il viale d’accesso in città, viale ampio, perfettamente in linea retta e fiancheggiato da viali ombreggiati da olmi an- nosi, da lecci, da platani e da qualche altra essenza; a porzione dei viali ed alla parte fra questi intermedia, continuamente percorsa da veicoli, fu operata l’ incatramatura, operazione usata per impedire il logorio e la polvere nelle vie soggette a con- «timuo attrito. Dapprima niente fu notato di anormale, ma al È principio dell’anno presente i vecchi olmi non germogliarono normalmente, sui lecci si notavano foglie che presentavano macchie di seccume, così pure per altre essenze ; col avanzarsi della stagione notevole era il deperimento, ed a chi è occorso di passarvi nel luglio o nel agosto è rimasto colpito alla vista i di tale squallore: i vecchi olmi del tutto disseccati, i lecci in | parte pure disseccati e presentanti foglie come abbruciacchiate, 1 platani già devastati dalla Zi/hocolletis presentano segni ac- | centuati del nuovo malanno. A chi mi fece domanda e mi portò rametti o foglie di tali A È piante espressi il dubbio che dovesse trattarsi di quello che già È nni e de] ce * S 3 SOSIO da sale ni » de" - n SERRA, e povere. AD altri avevano osservato su piante che trovavansi } strade ove erasi operata l’incatramatura, in pe m Francia. 3 Ae è; Nei saggi ricevuti e più tardi da me raccolti, le ossei va zioni microscopiche concordano con quello che ne hanno seritto | Mirande, Griffon, Gatin ed altri. Già fino dal 1903 per Hase- lhoff e Lindau si conosceva l'influenza dannosa dei vapori del | catrame sulla vegetazione; i vapori ehe si sprigionano dalle sostanze adoperate per l’incatramatura, in special modo in seo guito a forte insolazione, e quelli che si producono dalla pol- — vere che si solleva per l’attrito, hanno azione pressochè analoga 3 a quelli che provengono usando solo catrame, e la sola polvere, a come conclude Gatin, è capace di produrre danni vari per in- tensità a seconda delle essenze. Le foglie delle piante colpite, specialmente quelle dei lecci, sì presentano più piccole del normale, con macchie brune, al- cune già con tessuti morti: nelle cellule di tali macchie si tro- | vano i granuli di clorofilla in parte disorganizzati ed il proto- plasma ricco di goccie d'olio giallo-bruno e masserelle di so- _ stanze brune che si colorano intensamente con i reagenti usuali delle sostanze tanniche; le cellule limiti di tali macchie sono | parzialmente suberizzate a costituire quasi un tessuto cicatriz- 3 zante. I giovani rami sono ad internodi più brevi e più esili. @ del normale : la causa di tale rallentamento di vegetazione deve ricercarsi, come giustamente nota Gatin, nella diminuita attà vità della zona generatrice, ed infatti in tali rametti tale zonaii è quasi invisibile, e ridotta pura è la zona liberiana mentre ms in maggior numero gli strati suberificati. | È Nelle foglie dei platani è ancora più evidente la preser delle macchie e la debolezza dei ramoscelli, e danni simili so sono: notevoli pure nell’Az/anthus. > tie Per i gas che si sprigionano dalla polvere che si solleve dalla via e va depositandosi sui rami e sulle foglie avvia MALATTIE DOVUTE AD AGENTI CHIMICI —- PARASSITI VEGETALI 323 principio di anestesia che, se di breve durata, non avrebbe altro eftetto che quello di sospendere momentaneamente le funzioni dell'organismo che più tardi potrebbe tornare nelle condizioni 3 normali, ma, come giustamente osserva Mirande, il fenomeno anestetico ripetendosi più volte e quasi ininterrottamente conduce le foglie prima e tutta la pianta poi alla perdita della naturale | resistenza e quindi a fenomeni plasmolitici nelle cellule, disor- ganizzazione della clorofilla, diminuzione e poi assenza di amido Val i Cali: PI sino a che la pianta finisce col soccombere. Infatti negli organi P 1 | esaminati l’amido è in piccolissima quantità in paragone di or- i gani simili di piante normalmente vegetanti, la produzione di sughero in maggior copia nei rami e la sua presenza nelle pa- A reti delle cellule limitanti le macchie, sta pure a dimostrare la | difesa che prende l’organismo contro l’azione dannosa di un prossimo malanno. > - N°: Gagorto L. — Il Phoma oleracea Sace. in Italia. te c# In alcuni orti del Casalasco, ho riscontrato di questi giorni ‘una impressionante morìa nelle colture di cavolo sia quarantino che invernale. L’ analisi anche più superficiale dimostra che la «3 sede del male si trova nel fittone radicale, che è profondamente > - alterato e marcescente. Sulle parti meno lese ed in larghe macchie brune, depresse, si riscontra un numero grandissimo di punticini bruni e rilevati. La marcescenza interessa anche i CI picciuoli delle prime foglie, che facilmente si staccano dal fusto. Tutta la pianta appassisce in una ventina di giorni e le foglie assumono una colorazione gialla arrossendo ai margini. 4 La malattia è dovuta al Phoma oleracea Sacc. che, per E quanto mi risulta, venne già segnalato, quale agente specifico della malattia, in Francia dal Prillieux e Delacroix; nei Paesi = k % i LISI i Ma & se ù , - È Ls Te #3 P *$- a "% - II î EAT . C STTOGONS FRE TE TEA PENE pifi " , Te : RL att O 324 \ È PARASSITI VEGETALI da Sie ii = Bassi dal Ritzema Bos e dal Quanjer; nell'Amaiei (Ohio) è dall Mann. Ebbe il nome di marciume del piede e cancro del pr volo. Come negli altri paesi dove la malattia venne segnalata, | sui fittoni marcescenti ho trovato le larve di diversi insetti. In Italia fu trovato in Toscana e in Piemonte, ma non venne se- gnalato come agente patogeno. ] Dati i molteplici luoghi di provenienza dei semi, non ho potuto accertare l’origine del malanno. Il danno è realmente impressionante, perchè interi appezzamenti vengono distrutti e sarebbe da augurarsi quindi che potessero prendersi provvedi- menti contro la sua diffusione. Casale, novembre 1912. EppeLBsérteL H. e ExceLKE J. — Ein neuer Pilz auf Platanen- blàttern, Microstroma Platani n. sp. (Un nuovo fungo delle foglie dei platani, Microstroma Platani n. sp.) (My- colog. Centratbl., Bd. I, Jena, 1912, pg. 274-277, con due figure): È un micromicete nuovo trovato su foglie di platano at- taccate anche dal (G/oeosporium nervisequum, ma formante macchie grigiastre proprie. Fu segnalato a Hildesheim ed in altre località della Germania. L. M. Eriksson J. — WUeber Exosporium. Ulmi n. sp. als Erreger von Zweigbrand an jungen Ulmenpflanzen (Sopra l’ Exospo- rium Ulmi n. sp. come causa del seccume dei rami nelle “Ri giovani piante di olmo) (Mycolog. Centralbi., Bd. I, Jena, 1912, pg. 35-42, con 8 figure e una tavola). Nell’arboreto della scuola forestale di Stocolma ed in di- verse altre località della Svezia, le giovani piante di olmo Pratt è ci - Verte SAR e » PARASSITI VEGETALI z 325 (Ulmus montana, U. campestris, U. effusus, ecc.) si mostrarono attaccate da una malattia che ne faceva seccare i rami più gio- vani o provocava la morte delle piantine più piccole. Sui rami ammalati e secchi l’autore trovò le pustole di una nuova specie di Erosporium (che qui presenta e descrive col nome di E. Ulmi), e più tardi gli acervuli fruttiferi di una Nectria; però mentre può assicurare che le spore di Erosporium portate sopra la superficie di un rametto giovane ancora sano riproducono il male, non può ancora dire se Erosporium e Nectria sieno in relazione tra loro. Il parassita attacca i rami ancora verdi e vive in essi per un anno, manifestandosi poi esternamente solo nell’anno succes- sivo, quando i rami hanno due anni. Talora dai rami verdi passa nella corteccia dei rami più vecchi sui quali 1 primi sono inseriti, ma questo richiede qualche anno di tempo. La malattia può anche attaccare le piante adulte, vi resta però localizzata sui rametti più giovani. Per combatterla occorre esaminare a primavera e per pa- recchie volte tutti i rami delle piantine e tagliare e bruciare le parti che si rivelano infette, onde impedire che il parassita ‘maturi i suoi organi di riproduzione. Pei nuovi piantamenti bi- sogna assicurarsi bene che le piantine non provengano da lo- calità infetta. L. MONTEMARTINI. FiscneR E. — Ueber die Specialisation des Uromyces caryo- phyllinus - Schrank-Winter (Sopra la specializzazione del- I Uromyces caryophyllinus - Schrank-Winter) (Mycolog. Centralbl., Bd. I, Jena, 1912, pag. 1-2). Richiamata la sua nota già riassunta alla pagina 228 del precedente volume di questa ivista, l'Autore comunica i risul- tati di altre esperienze di infezione artificiale dalle quali risulta tico a quello che cresce sulla Saponaria PR e chel tratta di due specie biologiche. 2 Tale conclusione conferma con altre esperienze i cui risul- > tati sono esposti in una nota più estesa alle pagine 308-313 ee dallo stesso Mycologisches Centralblatt. LEM Magnus P. — Eine neue Urocystis (Una nuova Wrocystis) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXX, 1912, pag. 250-293, con una figura). È una specie nuova che attacca le guaine fogliari della Melica Cupani. Fu trovata dal Bornmiiller nella Siria, onde l’Autore la descrive qui col nome di Urocystis Bornmiilleri. L. M. MuLLer K. — Ueber das biologische Verhalten von RAytisma acerinum auf verschiedenen Ahornarten (Sul modo di com- | portarsi biologico del //ytisma acerinum sopra diverse | specie di aceri). (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXX, 1812, pag. 385-391). Con una serie di inoculazioni fatte all’ apert>» e in labora- torio, l'Autore ha constatato una vera specializzazione biologica | del fthytisma acerinum per diverse specie di acero, provando che si tratta non di un fungo solo, ma di un insieme di specie biologiche. ty L. M. Nevopovsku (®. — Novità fungine del Caucaso pupi e l’Orto Botanico di Tiflis (Viestnik Tiftisshago Bota kago Sada), fasc. 21, 1912, Tiflis]. PARASSITI VEGETALI ° 327 L’A. segnala e descrive tre nuove specie di micromiceti del Caucaso. 1) Erosporina Mali Nevod. Sporodochiis 200-300 u diametro, 100-150 u altis, gregariis, saepe confluentibus, atris, sat compactis, primum epidermide 9 matricali tectis, dein liberis, maculis epidermidis inflatis con- — fluentibus aureo-ochraceis manifeste limitatis ; conidiis formae variabilis, leviter curvatis, apice submamillatis, 11-20 u longis, 6-8,5 u latis, maturis fuscis, facile deciduis, a superioribus in- . tensius coloratis ad iufimas hyalinas sensim transeuntibus, in catenulas ad basim usque sporodochii attingentes, dispositis, seriebus basi minus conspicuis.. Hab. ad ramulos juveniles Piri Mal? L. cultae, in pago Norio, prov. Tiflis. 2) Piggotia Theae Nevod. Maculis exaridis, irregularibus, marginalibus, pagina utraque | conspicuis, superne linea nigra limitatis; pycnidiis amphigenis, | sparse gregariis, atris, irregulariter dehiscentibus, tenui paren- È chymaticis, 78 u diam.; sporulis cylindraceis rectis, utrinque — subtruncato-rotundatis, coerulescenti-viridulis, 15-13 u long., 9 u lat.; conidiophoris brevibus dense fasciculatis. | —’Hab.in foliis vivis Theae viridis L. in Soci, prov. Cerno- - moskaia. e: 3) Scolecotrichum Armeniacae Nevod. Maculis profunde depressis; fuscis; conidiophoris subcolo- ratis, rectis, septatis, simplicibus, sporularum insertionibus geni- culato-tumidis, 5 diam., usque 80 u longis; conidiis lateraliter | insertis, ellipticis, 20-24 u long., circa 10 u latis, maturis uni- | septatis, olivaceo-viridulis. È: Hab. in fructibus immaturis Armeniacae vulgaris Lam. -cultae, in pago Kavtischevi, prov. Tiflis. G. BERGAMASCO FP] > z 3 "Rn "e, - Poi LI - 4 VSS w ha È a L9l ma” Cig di A è - * » e (TT. \ 4 ° ‘a k x n e, » % pesi ve «a 328 | PARASSITI 1 - è Tree N = VEGETALI —— © Porrenia A. — Simbiosi fungine (Istituto bot. di Charkov, 1912). L’A., informato d’ una nuova malattia apparsa nel gover- 1 natorato di Saratov sulle piante di E/aeagnus angustifolia Le e cagionante la morte delle piante infette, ne studiò attenta- mente la causa e venne a constatare quanto segue. Il male è causato non da una, ma da quattro forme fun- gine, che sì trovano. in palese rapporto tra di loro: di esse due appartengono ali Pirenomiceti (Pyrenomicetae) e sono specie | nuove, altre due sono funghi imperfetti (Fungi imperfecti), di | cui una venne definita da A. Jacevskii sotto il nome di Cory- neum Elaeagni Jacz., l’altra fu per la prima volta scoperta e definita dall’A., sotto il nome di Camarosporium Elaeagni | A. Pot. i L’A. seminò separatamente le spore delle quattro forme nelle scatole di Petri. I relativi micelii apparsi provarono trat- | tarsi qui di due sole specie, cioè, di Didymosphaeria Elae- agni A. Pot e di Pleomassaria Elaeagni A. Pot. e dei loro stadii di sviluppo. Le quattro forme sono: Didymosphaeria | Elaeagni A. Pot., Coryneum Elaeagni Jacz., Pleomassaria È Elaeagni A. Pot., Camarosporium Elaeagni A. Pot. é Le culture artificiali e le osservazioni su casi analoghi che presentano tra di loro il ciclo di sviluppo della Didymosphaeria Lycii (Kalchbr.) Sace. con quello della Pleomassaria varians (Hazsl.) Wint., fanno conchiudere all’A.: i 1) Didymosphaeria Elaeagni e Coryneum Elaeagni svi- luppano in culture pure un identico micelio olivo-bruno con aeree ife debolmente sviluppate. o 2) Pleomassaria Elaeagni e Camarosporium Elaeagni generano un somigliantissimo tra di loro micelio con uno strato grigio, di aspetto di feltro, di ife aeree. nai 3) La cultura simultanea dei due precedenti miceti in goccia pendente manifesta la tendenza delle ife delle P in . ® 1 PARASSITI VEGETALI 9329 forme (Didymosphaeria e Coryneum) ad attaccarsi alle ife delle | seconde (Pleomassaria e Camarosporium). | 4) Nelle culture miste, in iscatole di Petri, si sviluppa- rono in parecchi casi dei gomitolini rotondi, in cui sì osserva- rono delle ife delicate avvolgere e penetrare quelle più doppie. * *x * In ultimo l’A. riferisce un altro caso di simbiosi fungina : il parassitismo di Helicomyces Sphaeropsidis A. Pol. sul micete Sphaeropsis Pseudo-Diplodia. * ‘ * * Nel caso testè citato, A. parla proprio di parassitismo, ma allora, osservo, non si ha più il fenomeno di simbiosi. In gene- rale, i rapporti tra i funghi di cui si occapa l'A. e che egli dice vivere in simbiosi, non sono sufficientemente chiariti. G. BERGANASCO TrincHieri G. — Intorno alla forma ascofora dell’ oidio della quercia (Bull. d. Soc. Bot. Itatiana, 1912, 3 pagine). rap rene BIL Val \ ae È lo stesso lavoro che venne già pubblicato nel Journa/ . d’Agric. Prat. di Parigi e che trovasi riassunto alla precedente È pagina 259 di questa Rivista. Precisando meglio la obbiezione » dell'Autore all'affermazione di Arnaud e Foex essere la Micro- 3 _sphaera quercina la forma ascofora dell’oidio della quercia, di- remo qui che il Trinchieri ritiene solo probativa la osservazione da essi fatta, mentre per darle un valore di prova assoluta i " pa ari J tu due autori avrebbero dovuto fare un preciso confronto delle forme oidiche ed eseguire esperienze di coltura e di infezione artificiale. L. M. Voecino P. — Sopra una nuova infezione dei piana “Cade mn. ( ui i Ace: A ic. di Torino, Vol. LV, 1912, 8 pagine). — 90 È malattia riscontratasi ad Albenga nelle serre smontabili ov che si utilizzano nella Riviera Ligure per la forzatura dei I nol modori. i | di Le foglie delle piante ammalate presentavano macchie quasi | tondeggianti, larghe 6-8-10 mm., gialliccie, con un deposito co- tonoso-polverulento di color fuliggineo-violaceo nella pagina in-_G feriore: le macchie aumentavano rapidamente di numero dal — l'una all’ altra pianta e la decolorazione si estendeva a quasi | tutto il lembo che in breve essiccava nelle porzioni infette. È 5 a 5 = — 2 | PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 331 — WzsrerpyK J. — Die Selerotinia der Kirsche (La Sclerotinia dei ciliegi) (Phytopat. Labor. Willie Commelin Scholten in | Amsterdam, in. Centralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abth., _ Bd. XXXV, 1912, pag. 482-483). Avendo misurato gli aschi e le ascospore della Sclerotinia . dei ciliegi, l'Autore ne concluse che essa, contrariamente a quanto si riteneva, è diversa da quella dei peschi e dei pruni ed è specie autonoma. L. M. terla (Boll. uff. d. Min. d’Agric., Roma, 1912, Anno XI, ; i 4 Beruese A. — La Diaspis pentagona ed il modo di combat- È Ser. C, 8 pagine con 5 figure). Si dà una breve e chiara descrizione dell’ insetto, si parla della sua diffusione sul globo, delle piante attaccate, della sua A — prolificità (una sol femmina può dare teoricamente, nelle tre dA | generazioni che si prgnozio in un anno, circa un milione di in- È . dividui). È Viene poi descritta la Prospaltella Berlesei e si fa la storia della sua introduzione in Europa. Da ultimo l’Autore insiste perchè dove si è introdotto questo | parassita endofago vengano totalmente abbandonati tutti i me- todi di cura della Diaspis poichè tali metodi, mentre non pos- | sono essere di efficacia stabile e definitiva, riescono molte volte - ad ostacolare l’azione della stessa Prospaltella. Si raccomanda È pertanto più che tutto la introduzione e disseminazione di questa ultima, il che si ottiene, nel primo anno, procurandosi a mezzo È delle cattedre ambulanti d’ agricoltura materiale prospaltizzato da legarsi nel mese di marzo sui rami di qualche pianta di ale = ss 4, i . |, ‘ at cur A - “h dg E ® i r e rh 4 > i gle E Sage Ù i ARE 3327 . data Sani PARASSITI ANIMALI. 7 “Do D° prata AE SS PRESO x = tt gelso molto infetta, e negli anni successivi distri "o stesso modo, sempre nel mese di marzo, il materiale tolto. da Ve, Pad (us questa prima pianta. sg L. MONTEMARTINI. — Frox G. — Notes sur quelques Mucédinées observées sur Co chylis ambiguella (Note sopra alcune mucedinee osser- | vate sulla Cochylis ambiguella) (Bull. d. l. Soc. Mycolog. f d. France, T. XXVII, 1911, pg. 482-488 e una tavola). — Sur une Mucédinée de la Coc/ky/is (Sopra una mucedinea della Cochylis) (col precedente, T. XXVIII, 1912, pg. 161-154). L’Autore descrive dettagliatamente la Botrytis Bassiana Balsamo, ed una forma fungina che egli prima credè nuova e descrisse col nome di Spicaria verticilloides, poi riconobbe vi- 4 cina all’ Isaria farinosa descritta già da Fries e identificò con quella indicata da Sauvageau e da Perraud per la lotta contro | la Cochylis. Ritiene però si tratti di una Spicaria e ne fa la specie Spicaria farinosa, caratterizzata da micelio fioccoso, bianco, a filamenti sterili striscianti e imbricati gli uni su gli | altri, e filamenti fertili con rami verticillati portanti ognuno all'estremità 2-5 conidii. Sii: L. MONTEMARTINI Rusy J. e Ravpaup L. — L'Apiosporium Oleae parasite la cochenille de l’olivier (L’Aprosporium Oleae parassit A della cocciniglia dell’olivo) (Rev. gen. d. ROGCAAINLI Paris, 1911, T. XXIII, pg, TORTA di L’Autore adotta, coristi il Lindau, il nome generico di Apiosporivin invece di quello più comune di Capnodium pe indicare la fumaggine dell’olivo. Dimostra con colture che i parassita in forma di saccaromicete che si trova spesso (1 Ual. LAM” i) PE NARA TRS a i ri lira N MSM PT" } : 4 È TE LI vela ear A prgn io ddl) Dar Suda NP al EI i pie "MI e i SA 4 2 + - = | PARASSITI ANIMALI — BACTERI 333 . corpo del Lecanium oleae è una forma dell’ Apiosporium : ot- tenne infatti da tali forme la fumaggine, e viceversa dalla fu- maggine potè avere la forma di saccaromicete. Non riuscì però a parassitizzare le cocciniglie sane, sì che non può dire se si tratta o meno di un parassita dannoso. L. MONTEMARTINI. Horner Ww. T., PARKER Ww. B. e Barxes L. K. — The method of spread of the olive knot disease (Il modo di diffusione della fubercolosi dell’ olivo) (PhRytopathology, Vol. II, 1912, pag. 101-105 e una tavola). Gli Autori hanno cercato di determinare come si diffonde _ questa dannosa malattia bacterica dell’ olivo. Si è visto che nei tempi piovosi i tubercoli trasudano un succo nel quale sì trova in quantità il microrganismo patogeno (Bacterium Savastanoi E. F. Smith), il quale può spesso in tal modo venisse isolato come da colture pure. In California non si formano nuovi tubercoli se non in prin- cipio dell’estate ed i bacteri esposti più tardi seccano e muoiono. Invece durante l’ inverno essendo il tempo freddo e piovoso i bacteri sono trasudati in grandissima quantità. E si è visto sperimentalmente che, anche senza ferire la corteccia, basta bagnarla con liquido contenente bacterii e tenerla poi umida, per far sviluppare la malattia con formazioni di veri tubercoli contenenti i bacteri patogeni. Gli Autori pertanto concludono che l’ infezione può avere luogo non solo attraverso le ferite artificiali, ma anche attraverso le più minute screpolature naturali della corteccia. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Si Di Ro Meyer W. — Pseudomonas Otlivae A. M. et w. pe tralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abth., Bd. XXXIV, 1919, pag. 388-394, con una figura). "> nt i; È la descrizione dei caratteri morfologici e culturali di una Pseudomonas isolata da una coltura pura fluorescente, preparata. ; le con un oliva ammalata. L. M. Swira E. F. — The staining of Bacterium tumefacieus in tissue (La fissazione del Bacterium tumefacieus nei tessuti). (Phytopathology, Vol. II, 1912,pag. 127-128). È L’Autore è riuscito a rendere visibili questi organismi nel- l'interno delle crown-9a/! adoperando il cloruro d’ oro. Vide. così che si trovano non in tutte ma solo in una piccola par tag delle cellule delle galle. | E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan.) Smra E. F. — 0n some resemblances of crown gall to hum< * cancer (Su alcune rassomiglianze dei crowngal! col cane 0 dell’ uomo) (/vesidential Address of the Botan. Soc. of America, Washington, 1911, in Science, N. S., Vol 35, 1912, pg. 161-172). 6 Swrra E. F., Brown N. A. e M. Cuoca L. — The struetus and developpement of erown gall, a plant career (La strut tura e lo sviluppo del crown-9a//, cancro delle piante) ( ] S. Deptm. of Agric., Bur. of Plant Industry, Bull. & 1912, 60 pagine, con due figure e una tavola). La malattia, che gli Autori hanno dimostrato essere dora 1 ad un bacterio (Bacterium tumefaciens Sm. et Town.) > qui studiata tanto nei vessuti che in diversi mezzi di € BACTERI 335 Fissandoli col cloruro d’oro i bacterii possono essere visti dentro 1 tessuti. Inoculati entro piante sane, tali bacterii possono dare galle dure o a tessuto molle e parenchimatoso e ciò forse a seconda che essi vanno a infettare le cellule dei cordoni procambiali o quelle dei raggi midollari. 3 L’istologia del crown-gall dimostra che esso è nn tumore «consistente di cellule larghe che si dividono e producono nuovi 3 tessuti, con uno stroma ben sviluppato. Da queste aree amma- late partono dei cordoni che passano attraverso gli altri tes- A suti della pianta e provocano più lontano la formazione di altre pe galle. Queste nuove galle hanno la struttura dell'organo da cui provengono i cordoni che hanno dato loro origine: così se la | galla originaria è nel fusto e i cordoni infettivi passano alla A foglia, la galla che si sviluppa su quest’ultima ha ancora strut- | tura assîle è non fogliare. In essa vi sono cellule giganti con- tenenti molti anelli con divisioni mitotiche anormali. È. Apparentemente i bacterii non si diffondono fuori dalle | cellule in cui furono prima inoculati ma le galle sono prodotte - dalla moltiplicazione di queste; però i bacteril furono trovati È anche nei cordoni infettivi e nelle galle secondarie. Essi si trovano nel protoplasma, ma non nel nucleo. Il confronto col cancro degli animali, che ha tante carat- | teristiche in comune a questo delle piante, è fatto sulle figure. 1 I bacterii patogeni sono parassiti di ferita e sono microor- È ganismi del terreno. Non si devono piantare talee dove il ter- | reno è già infetto da piante ammalate preesistenti. Gli Autori b- non dicono che si tratta dello stesso microorganismo che è $ causa del cancro degli animali, ma riconoscono che vi è un | certo parallelismo. | E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). 336 > STA LATTTE. D’ InpoLE FISIOLI Van ca Savastrano L. — La tecnica dell’ operazione di carie, gommosi e marciume degli alberi (R. Staz. Sper. di Agrumicoltura di Acireale, Boll. 8, 1912, 16 pagine e 11 figure). L'Autore consiglia e descrive alcuni istrumenti speciali (ac- cette, picozze, scalpelli, ecc.) per separare dai tronchi degli al- beri le parti infette di carie, gommosi, o marciume. Per coprire — le superfici delle ferite consiglia sciogliere in parti eguali bleak e pece nera e poi applicarle bollenti con un batufolo di stoppa. — Li. Savasrano L. — Il marciume negli aranceti di Francofonte-Sira- cusa. Studio di cura (col precedente, Bollettino 9, 8 pagine). _ Negli agrumeti di Francofonte, in provincia di Siracusa, sio è manifestata una infezione abbastanza grave di marciume ra- dicale. Si tratta di impianti fatti da poco sull’ arancio amaro che viene e venne erroneamente ritenuto come resistente in | modo assoluto al marciume ed alla gommosi, mentre secondo | l'Autore ha solo una resistenza relativa che si perde quando sL$ trascurino le operazioni colturali principali. Negli agrumeti infetti l'Autore consiglia di curare i fossi! di scolo e, dove è possibile, favorire lo scolo delle acque con opportune fognature ; isolare gli alberi ammalati e sradicarli se l'infezione delle radici è molto avanzata; ridurre le concima- zioni alle sole minerali e preferire la cenere carbonosa degli al- beri; eseguire qualche zappatura di più e tagliare e distruggere le radici guaste che si incontrano; lasciar sviluppare sul 50g g getto un pollone di arancio amaro il che forse giova a render il sistema radicale più resistente. | sa + ict i cn MD e , a W pe à MALATTIE DI NATURA INCERTA — ANATOMIA PATOLOGICA 337 NoveLLi N. — Del rachitismo del riso (Il giornale di risicoltura, Anno II, Novara 1912, pag. 226-228, con due figure). L'Autore descrive piante di riso rachitiche a stelo breve, rachide breve, semi corti quasi rotondi e un po’ schiacciati al- l'apice, di difficile germinazione. Crede si tratti di perturba- zioni della funzione assimilatrice, dovute a causa ignota. L. M. Fogx M. — Les conidiophores des Erysiphacées (I conidiofori delle Erisifacee : nota preliminare) (Rev. gen. d. Botanique, Paris, 1912, T. XXIV, pag. 200-206, con 4 figure). E uno studio anatomico di questi organi di cui l'Autore distingue quattro tipi a seconda della posizione e forma della cellula generatrice dei conidî. L. M. Perri L. — Significato patologico dei cordoni endocellulari nelle viti affette da arricciamento (Rend. d. ». Acad. d. Lincei, Roma, 1912, Vol. XXI, pag. 118-119). Richiamando le sue osservazioni già riassunte alla prece- dente pagina 174 di questa Rivista, l'Autore considera qui la formazione dei cordoni endocellulari nelle viti affette dal roncet come un’ alterazione del cambio dalla quale potrebbe derivare il rachitismo. " Mette in relazione, come farà in modo più ampio nella pub- blicazione riferita più sotto, la formazione di tali cordoni cogli abbassamenti tardivi di temperatura portando quasi un contri- buto in | appoggio delle ipotesi che attribuiscono ilo conseguenze dei freddi tardivi o precoci. Ù sai Perri L. — Ricerche sulle cause dei deperimenti delle viti. in Sicilia. I, Contributo allo studio dell’azione degli abbassa- menti di temperatura sulle viti in rapporto coll’arricciamento s (Mem. d. R. Staz. di Pat. Vegetale di Roina, 1912, 212, pagine, con 98 figure). L’Autore ricorda la grande incertezza che si ha nell’identi- p ficare le varie specie di deperimenti delle viti (veggasi in pro- posito il lavoro già riassunto alla precedente pagina 12 di questa Rivista), e nel precisare bene cosa sia il roncet o arricciamento — delle viti, richiama l'osservazione già da lui fatta (veggasi alle ì precedenti pagine 174, 267 e 337) della presenza costante di cordoni endocellulari nei tessuti delle viti colpite da tale ma- . lattia, e porta qui una quantità di-osservazioni intese a colmare, almeno in parte, la grande lacuna che rimane sempre aperta per quanto riguarda le intime alterazioni strutturali che accom- pagnano le manifestazioni esterne di questa grave malattia la 4 quale, secondo l'Autore, più che ad una sola causa è attribui- | bile ad un complesso di fattori che bisogna metodicamente | studiare. be I capitoli speciali di questo grosso volume sono dedicati | allo studio dei caratteri morfologici dei cordoni in parola, alla _ loro ricerca nelle viti sane ed in quelle affette da rachitismi di varia natura, alla osservazione della loro formazione in rapporto al decorso della malattia, alla loro produzione artificiale spe-. cialmente per azione di abbassamenti di temperatura, cd alla ricerca del loro significato patologico. . Essendo impossibile riassumere con qualche dettaglio tutte le osservazioni di varia natura che sono esposte nei singoli oe ANATOMIA PATOLOGICA 339 pitoli, ci limitiamo a dare le conclusioni generali del lavoro, quali sono riassunte dallo stesso Autore : 1. Nelle viti americane e loro ibridi, come pure nelle varietà di vite vinifera, quando sono affette da arricciamento si trovano costantemente nei tessuti, specialmente della parte aerea, cordoni solidi endocellulari, identici a quelli già da tempo note nel legno delle conifere. 2. Tali cordoni non si formano nelle viti che sono colpite da altre forme di rachitismo. 3. La loro comparsa precede le manifestazioni esterne del- l’arricciamento e, come queste, esse sono trasmissibili per talea. 4. La loro formazione è provocata dagli abbassamenti di temperatura durante l’ accrescimento della pianta. 5. Il rachitismo dei germogli prodotto direttamente dalle golate tardive non è da ritenersi uguale, nè morfologicamente nè geneticamente, al rachitismo prodotto da arricciamento. 6. L’azione del freddo, necessaria per determinare la for- mazione dei cordoni, non produce direttamente il rachitismo dei tralci. | 7. La sensibilità del cambio e degli altri tessuti a questa particolare azione del freddo, aumenta dopo che ne sono stati danneggiati una prima volta. 8. Il processo di formazione dei cordoni può essere riguar- dato come la conseguenza di una deviazione di un processo nor- male che si verifica durante la mitosi sotto l’ influenza dell’ ab- — bassamento di temperatura. 53 9. Questa perturbazione perdura e si trasmette anche alle cellule che derivano da quelle prima danneggiate indipendente- mente dal ripetersi del freddo. 10. Le condizioni di struttura e giacitura del terreno che | sono state constatate favorevoli al manifestarsi dell’arricciamento, possono essere considerate come fattori predisponenti e forse complementari della particolare azione del freddo nella forma- zione dei cordoni endocellulari. a = w "e © Sh Celi de i è, #4 a fsi DS TE, z ì SESSO IRE, CCC, SICA PE AG ROIO Suse » _ Li dl MI (ol 9 340. in ANATOMIA \ ratoLOGICA 1 OGIA | ® di. STA > ma per ora manca È ciò la dimostrazione ‘sperima. i 12. I provvedimenti pratici suggeriti dai fatti posti in luce dalle presenti ricerche riguardano specialmente la necessità È di istituire vivai sperimentali allo scopo di trovare i mezzi per G sottrarre le piante madri alla nociva influenza del clima lito- raneo. L. MONTEMARTINI } Barrus M. F. — Variation of varieties of beans in their susceptibi- i lity to anthraenose (Differente suscettibilità delle varietà di fagioli all’ antracnosi) (Phytopathology, 1911, Vol. I, pag. 190-195, con una tavola). L’A. ha fatto per due o tre anni esperienze sopra la diversa suscettibilità delle differenti varietà di Phaseolus vulgaris ad | essere attaccate dall’ antracnosi (Colletotrichum Lindemuthia- DI e. num). Le prime esperienze furono fatte con uno stesso materiale di questo fungo e mostrarono che su 161 varietà alcune furono | poco attaccate, mentre altre lo furono molto ed altre ne vennero — perfino uccise. Circa dieci varietà rimasero immuni benchè il i metodo di iniezione e le condizioni di coltura fossero gli stessi che erano adoperati per le piante più danneggiate. Il parassita mantenne, durante tutto il tempo nel quale durarono le espe- rienze, il medesimo grado di virulenza. Rn Però nel 1910 venne isolato altro materiale di fungo da piante che si erano spontaneamente ammalate fuori, e si vide che alcune delle varietà che erano più suscettibili al primo materiale rimanevano immuni di fronte al secondo, e viceversa FISIOPATOLOGIA 341 le varietà resistenti al primo erano le più fortemente attaccate dal secondo. In seguito a tali esperienze l’ A. fece altre ricerche che lo condussero ad ammettere che nelle differenti località esistono diverse razze del fungo così che le piante che in un sito pos- sono rimanerne immuni, in altro luogo non resistono alla razza del parassita ivi prevalente. Al presente 1’ A. non ha trovato nessuna varietà di fagiuoli che sia immune a tutte le diverse razze del fungo che egli ha potuto isolare: ogni varietà è più o meno immune all’ una o all’ altra di tali razze. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). DiereL P. — Versuche iber die Keimungsbedingungen der Te- leutosporen einiger Uredineen. I u. II. (Ricerche sopra le condizioni di germinazione delle teleutospore di alcune U- redinee. I e II) (Centralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abth., Bd. XXXI, 1911, pg. 95-106, e Bd. XXXV, 1912, pg. 272-285). Sono esperienze intese ad accertare in quali condizioni germinano più facilmente le teleutospore delle seguenti Ure- dinee : Melampsora Larici-Caprearum, M. Larici-Tremulae, Melampsoridium betulinum, Uromyces Polygoni, Puccinia gra- minis, Puccinia malvacearum. Le condizioni e l'andamento della germinazione non sono le medesime per tutte le specie di uno stesso genere. L. M. e Essary S. H. — Notes on tomato diseases with results of se- leetion for resistance (Note sopra le malattie dei pomodori, e risultati della selezione per resistenza) (Tennessee Agric. Exper. Station, Bull. 95, 1912, 12 pagine e 7 figure). Nel Ta sono dei i malattie più del dori : il leaf blight o seccume delle foglie (Septoria Lycope ne vi e l’avvizzimento, dovuto ad una specie di Fusarium che entra nelle radici e passa da esse al fusto causando poi la morte. della pianta. Questa malattia di solito non colpisce tante piante il primo anno in cui i pomidori sono coltivati in un campo, ma a negli anni successivi diventa sempre più comune e dannosa, È come se il terreno si riempisse di spore e del micelio del fungo. Si è visto che nei campi assai infetti alcune piante qua e @ là sì mostrano sane. Furono presi i semi di queste piante e vennero seminati l’anno appresso nei campi più infetti. Si sono | ottenute così delle piante e dei semi che rimanevano assoluta- mente immuni e sani, in mezzo a campagne completamente in- fettate e distrutte dal male. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Ewerr R. — Verschiedene Ueberwinterung der Monilien des Kern- und preateorza und ihre biologische Bedeutung (Diversi. - modi di svernare delle Monilia e loro significati biologici) (Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh.,. Bd. XXII, 1912, pg. 65-86). pod L’Autore ha già dimostrato, per diversi ascomiceti paras- siti, la possibilità per i conidi estivi di conservare la germina- * bilità anche dopo l’inverno. ca Nello stesso ordine di idee ha fatto osservazioni sopra it: conidi delle Monilia fructigena e M. cinerea che, data la po- chissima frequenza delle forme ascofore, si ritiene dai più sver- nino in forma di micelio 0o'sclerozi ibernanti. :# Ha così visto che i conidii di M. cinerea possono svernare | sui frutti mummificati dei pruni e di altre piante e sono ger-. minabili e capaci di produrre infezione durante tutto l’inverno ; le spore invece della M. fructigena perdono sempre la loro Ù FISIOPATOLOGIA 343 _ germinabilità sul principio dell'inverno, perciò la prima . (anche perchè fa più presto a produrre nuove spore) è più adatta ad infettare in primavera le piante che fioriscono presto. La differenza dipende -non già da diversa resistenza al freddo (perchè le spore di M. fructigena possono resistere a temperature molto basse), ma da proprietà biologiche specifiche, > ;_ L. MONTEMARTINI. Fiscner E. — Beitràge zur Biologie der Uredineen. I, Die Emp- - finglichkeit von Pfropfreisern und Chimà’ren fir Uredineen _ (Contributi allo studio della biologia delle Uredinee. I, L’attaccabilità delle razze d’innesto da parte delle Uredinee) (Mycolog. Centralbl., Bd. I, Jena, 1912, pg. 195-198). Già il Winkeler nelle sue ricerche sopra i bastardi prove- mienti da innesto, aveva pensato alla possibilità che coll’innesto si modificasse la resistenza contro certi parassiti del soggetto o della marza. Ed il Klebahn aveva visto che mentre il Des grossularia da solo è resistente al Cronartium ribicola, ne | viene invece facilmente attaccato quando si trova innestato sul _ Ribes aureum che è specie attaccabilissima. L'Autore però nel 1910 vide un Sorbus Arza che era in- | mestato su S. aucuparia e che si presentava attaccato dal Gim- i nosporangium tremelloides, mentre il portainnesto aveva con- 5 servato la sua resistenza normale a. questo parassita. E Ora dà anche l’esempio di un Mespilus germanica 11 quale ha conser vato la sua resistenza al Gymnosporangium confusum | malgrado fosse stato innestato sopra un Crataegus attaccabilis- | simo ed attaccato dal parassita. j Non pare dunque facile constatare in questo campo una E influenza del soggetto sopra la marza, o viceversa. L. MONTEMARTINI,. SAS ii 2 : Ri ganz i éÒà» di Fiscner E. — Beitràge zur Biologie der Uredineen. I Zur Bi logie von Puccinia Sarifragae Schl. (Contributi. pi pi studio della biologia delle Uredinee. II, Intorno alla biologia — della Puccinia Saxifragae Schl.) (col precedente, pe. mi L'Autore studia la spedtutisdirione di questa Uredinea soprat 3 diverse saxifraghe, e la proprietà delle teleutospore di germinare : subito o dopo l'inverno, di riunire cioè ambedue le proprietà che in certe Puccinie si trovano separate su teleutospore che germinano subito (forma /ragilipes) 0 ii avere svernato © (forma persistens). L. MONTEMARTINI. Forex E. — Note sur les modes d’ hibernation de l’Oidium de la vigne (Nota sul modo di svernare dell’ Vidiun: della vite) (Le Progrés Agricole et Viticole, Montpellier, 1912, T. LVII, pag. 47-51). L’ Autore dopo avere richiamato il fatto che fino a questi ultimi anni non sì osservò e probabilmente non si formò mai la forma ascofora di questo parassita della vite, espone alcune considerazioni sulla funzione che tale forma può avere nel per- petuare la specie. Esamina anche le ipotesi che la specie si perpetui durante l'inverno o in forma di micelio dentro le gemme, o in forma di micelio nelle screpolature dei tralci. Le sue osservazioni tanto non possono confermare nè l’ una nè l’altra di tali ipotesi, onde } conclude che il modo di svernare del fungo in parola è ancora oscuro e merita essere studiato. FISIOPATOLOGIA 345 Mavwaresi A. — Osservazioni sull’Oidio del melo (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, Vol. XLV, pag. 376-380). L’ Vidium farinosum Cooke, forma oidica della Podo- sphaera leucotricha Salm., si perpetua da un anno all’ altro entro le gemme fogliari e fiorali. L'Autore ha fatto molte mi- sure per dimostrare l’ influenza che ha il micelio di questo pa- rassita nell’ ostacolare 1’ accrescimento delle diverse parti delle gemme infette le quali raggiungono perciò dimensioni inferiori al normale. Il parassita non è quasi mai causa di danni molto gravi. Riesce però più dannoso quando attacca le gemme fogliari che non le fiorali. L. M. Maximow N. A. — Chemische Schutzmittel der Pflanzen gegen Erfrieren. I, II e III. (Mezzi chimici di difesa delle piante contro il gelo) (Ber. d. deuts. bot. Ges., Bd. XXX, 1912, pa- gine 52-65, pag. 293 e pg. 504-516). L'Autore cerca di spiegare la varia resistenza delle diverse piante al gelo e si domanda se la temperatura minima per la vita delle piante superiori dipende dalla fine e ancora scono- sciuta struttura specifica del protoplasma o da proprietà chi- miche e fisiche conosciute, o dalla presenza e concentrazione di determinate sostanze. Espone i risultati di esperienze fatte in proposito sopra pezzi di epidermide fogliare di Tradescantia discolor cui faceva assorbire soluzioni di diverse sostanze e metteva poi in appa- recchio frigorifero, e così conclude : l. L'introduzione di sostanze organiche neutre (idrati di carbonio, acetone, ecc.) nelle cellule vegetali ne può aumentare considerevolmente la resistenza al freddo, resistenza che si può . è * L® Si #q lb Le Pif È RISIOPATOLOGIA _ ss SE î È i della zona Ri Veg pesi 2. L’ azione protettrice non è in rapporto dizetto colla di i sione osmotica e coll’ abbassamento della temperatura di conge- | 3 lamento; ma aumentando la concentrazione della sostanza pro- 3 tettrice la resistenza al freddo aumenta più rapidamente di È quello che non si abbassi il punto di congelamento. 2/00 È 3. L’azione protettrice delle diverse sostanze è diversa : 3 @ minore negli zuccheri, aumenta nella glicerina e negli acetoni. — La mannite è un protettore assai debole. | 4. L’ estrazione delle sostanze protettrici dalle cellule ts ritornare come era prima la resistenza al freddo: così si può avere una diminuzione di resistenza anche nelle cellule che sono per natura resistenti, quando le si tengano a lungo nell'acqua. Quanto all’azione dei sali minerali, dalle esperienze del- l'Autore risulta : I L’ azione protettrice è in rapporto diretto colla posizione del punto eutectico della soluzione e diminuisce rapidamente 1 quando si oltrepassi questo punto. Le soluzioni isotoniche delle sostanze di diversa natura chimica e che hanno un punto eute- ctico molto basso sviluppano azione protettrice quasi eguale, purchè però la sostanza adoperata non eserciti azione dannosa | sul protoplasma. : Si può dire che ogni sostanza, indipendentemente dalla sua natura chimica, può servire come protettrice solo fin che ri- mane in soluzione: quando la temperatura si abbassa tanto da provocarne la solidificazione, ossia fino al punto catectico, cessa la sua azione protettrice. Pare dunque che tale azione sia do- vuta al fatto che per opera della sostanza si mantiene nel pro- toplasma una certa quantità di acqua liquida. Da ultimo l'Autore richiama l’attenzione sulle proprietà del jaloplasma parietale nel quale devono essere le sostanze pro tettrici. L Mora, | dà è ar FISIOPATOLOGIA — GENERALITÀ 347 — Tricer R. — Infectionsversuche mit iberwinterten Claviceps- Conidien (Esperienze di infezione coi conidî di Claviceps che hanno svernato) (Mycolog. Centralbl., Bd. I, Jena, 1912, pag. 198-201). Dalle esperienze dell’ Autore risulta che le infezioni fatte con Sphacelia seccata da poco tempo hanno esito positivo, e che anche le spore d’ estate della (aviceps che hanno passato tutto l’ inverno e perfino dieci mesi dopo la loro formazione, conservano la loro germinabilità e possono ingenerare un’ in- fezione. Li M. Briosi G. — Rassegna crittogamica deil’anno 1911, con notizie sulle malattie dei meliloti, dei latiri, del fieno greco, del trifoglio giallo, ecc. dovute a parassiti vegetali (Boll. «ff, d. Min. d’Agric., anno XI, 1912, Ser. C., 11 pagine) (per la Rassegna precedente, veggasi alla precedente pagina 101 di questa Azvista). Gli esami fatti nel decorso anno nel Laboratorio Crittoga- mico di Pavia furono 2208 e ne viene dato qui un resoconto — sommario, dopo il quale l'Autore si estende a ricordare le prin- cipali malattie dei meliloti, latiri, fieno greco, trifoglio giallo, vulneraria, serradella, carpagine, astragalo, pisello dei campi, ecc. Viene segnalata una nuova malattia dell'erba medica, com- parsa nel Mantovano e dovuta ad un'infezione bacterica che ha inizio, dopo la falciatura, nei fusti mutilati e da essi si propaga | verso il basso, seguendo di preferenza il midollo, fino alla ra- dice. Non infetta il trifoglio, pt En er — en” rai E Vengono pure segnalati gravi dis prodotti i date lule alle colture di volette in Liguria. EA = L. MONTEMARTINI. « .% a VocLixno P. — I funghi più dannosi alle piante osservate provincia di Torino e regioni vicine nel 19Il (Ann. d. R. Ac d’ Agricoltura Torino, Vol. LV, 1912, 31 pagine). È la relazione annuale sopra l’attività veramente lodevole dell’ Osservatorio di Patologia Vegetale di Torino, di cui è dette anche alla precedente pagina 19 di questa Azvista. Benchè l’ annata asciutta sia stata sfavorevole allo sviluppe delle crittogame, molti sono i parassiti segnalati e non poche le osservazioni interessanti fatte sopra alcuni di essi (Nectria ditissima , Ascochyta hortorum causa di deperimento di pepe roni ed altre piante da orto, ecc.). Vengono descritte tre specie nuove : È Sphaeronema parasiticum sopra foglie di Crataegus glabra, È Coniothyrium Opuntiae su rami di fico d’ India, A Ascochyta laricina su germogli di larice. L. MONTEMARTINI. ———_—12=X__——--=-—1—___—__—_TT TOZEMRZÌTZTKRRecoe09:nm="" een] NOTE PRATICHE Dall’ Agricoltura subalpina, Cuneo, 1911 : N. 22. - Per curare le anguillule del nocciolo si consiglia v terreno solfuro di carbonio nella dose di 15-20 gr. per m., in piccc li da praticarsi con un cavicchio attorno alle ceppaie e da ri; le bito dopo l’ iniezione. NOTE PRATICHE 349 . Per l’ Aphs avellanae della stessa pianta si consigliano le irrorazioni ‘con soluzione di estratto fenicato di tabacco all’ uno o uno e mezzo per 100, oppure con soluzioni di sapone molle al 2-3 per 100. La Sphaerella punctiformis e la Septoria avellanae si combattono di- radando la chioma delle piante, distruggendo le foglie infette e facendo irrorazioni con poltiglia bordolese. Per combattere il Balaninus nucum o punteruolo delle nocciole, si r onsiglia dar la caccia agli insetti perfetti scuotendo di buon mattino le piante in maggio e giugno; raccogliere e bruciare le nòciuole che ca- dono a terra anzi tempo; uccidere le larve nel terreno in settembre e | ottobre spargendovi sopra, vicino alle ceppaie, segatura di legno imbe- vuta di petrolio. O Dall’ Agric. Exper. Station of Lebraska, Bull. 34, 1912: M. H. Swenk per combattere gli afidi delle zucche e dei meloni (Aphis gossypîi Glov.) provocanti l’ accartocciamento delle foglie, consiglia ripetute ed accurate irrorazioni con soluzione di una parte di estratto di tabacco in cinque di acqua, con miscela di acqna saponata ed estratto di tabacco (si preparano a parte l’ acqua saponata e il decotto concentrato di tabacco, si mescolano tre parti della prima con una della seconda e sì diluisce il tutto con quattro volte di acqua). Nelle serre si possono usare anche i suffumigi di tabacco. — Questo afide ha anche molti nemici naturali: imenotteri parassiti, predatori, ecc. BE L m. )al Boll. quind. d. Soc. Agricolt. Italiani, Roma, 1912 : _ .N. 18. - Contro i topi campagnoli si consiglia, come il rimedio più fficace, lo spandimento di granoturco triturato imbevuto di una soluzione i fosfuro di zinco. Per le superfici ristrette (orti, carciofaie, ecc.) serve rcondarle di una rete metallica a maglie strette, alta 80 cm. e sepolta er metà sotto terra. de vr: : SUE E ni ] Aprile 1912. — Per le forti infezioni di Rhizoctonia si consigli: ino disinfezioni del suolo con solfuro di carbonio (30-50 gr. per ogni m. q- di terreno). ri A Contro la Bremia Lactucae dei carciofi e della lattuga è conveniente asportare le piante infette ed irrorare le altre con latte di calce. Maggio 1912. — Per prevenire il mal del piede del grano si consì gliano irrorazioni con soluzioni di solfato di rame e calce al 2 per 100, ‘ procurando che il liquido scorra lungo il fusto e giunga alla sua base. Giugno 1912. — Si consigliano le irrorazioni con poltiglia bordolese all’ uno per 100 contro la Sclerotinia Libertiana del ciliegio e dei fagioli, l’Erosporium palmivorum delle palme, la Gnomonia veneta (Gloeospo- rium) del platano, il Phragmidium subcorticium delle rose, la Phylo d sticta Brassicae dei cavoli, l’Ophiobolus graminis del frumento e lo S letotrichum melophtorum delle melanzane. è È Contro le larve di maggiolino (Melolontha vulgaris) che infestano il terreno danneggiando le radici degli alberi si consiglia il solfuro di car- bonio nella dose di 40-50 gr. per m. q., distribuito in 6-8 fori di non oltre. 15 cm. di profondità. G Luglio 1912. — Contro il Tetranychus telarius che infesta le foglie di robinia, capuccina, castagno d’ India e tiglio, e contro l’Adimonia cane thomelaena che corrode le foglie degli olmi, si consigliano irrorazioni con estratto di tabacco nella dose di 1-2 p. 100, badando di bagnare pa Lo mente la pagina inferiore delle foglie. Sono pure utili i tratta) coll sola polvere di tabacco da applicarsi coi soffietti comuni. Le stesse irrorazioni sono consigliate anche contro l’Aspidiotus Nerd dei leandri, il Lecanium persicae dei limoni, l’ Hylotoma rosarum delle rose, il [/Aytoptus pyri dei peri, il Phytoptus vitis della vite, il Hyalop terus pruni dei peschi, la Perrisia oenophila della vite, il Rodites ro “ e il Tetredo rosae delle rose, la Rhabdophaga salicis dei salici, a Ti; pyri e V Eriocampa adumbrata dei peri. Si consiglia la poltiglia bordolese per la Puccinia alli rog lE} cocum meglectum del granoturco, la Podosphaera tridactyla del . pren laurocerasus, la Marsonia rosae delle rose. A NOTE PRATICHE 351 Agosto 1912. — Si consiglia la poltiglia bordolese contro l’ Ascochyta hortorum delle melanzane e dei peperoni e il Cladosporium fulvum dei pomodori. Per il Fusarium dei peperoni e la Phytophthora Cactorum che at- tacca il fusto delle stesse piante, si consiglia pure la deposizione di pic- coli mucchietti di solfo alla base dei fusticini. Per la clorosi del fico e della vite, si consiglia eseguire con trivello alcuni fori sul tronco, introdurvi un pizzico di solfato di ferro e chiu- derli poi con mastice. Contro la Rhizoctomia violacea che infesta le asparagiaie non si può far altro che estirpare e bruciare sul posto le parti ammalate, e smuo- vere poi e rivoltare profondamente il terreno mescolando ad esso solfato di ferro in polvere, nella dose di 1-3 Kg. per ogni m. q. Contro il marciume dei Cactus si consiglia inaffiare poco le piante e spargere sulle parti ammalate polvere di carbone. , Contro il marciume radicale dei gelsi e delle viti, se la malattia è appena nel principio, sono consigliabili pennellature delle radici amma- late con soluzioni concentrate (10-20 p. 100) di solfato di ferro. Quando invece la malattia è molto progredita, bisogna distruggere le piante col- pite e disinfettare il terreno con forti dosi di solfato di ferro. ® Settembre 1912. — Per evitare la gommosi degli albicocchi è oppor- tuno fare tagli longitudinali nella zona corticale onde facilitare le secre- zioni e lo sviluppo della corteccia e del fusto. Per il male dell’ inchiostro del castagno si consiglia scavare intorno agli alberi ammalati fossi circolari, profondi, nei quali si versa, ben me- | scolata a terra, una soluzione di solfato di ferro al 20-30 p. 100. Contro la fumaggine del gelso si consigliano irrorazioni con solu- zioni di solfato di rame e calce all’ uno per cento. E L m. . Dal Bollettino della Stazione di Agrumicoltura di Acireale, 1912. N. 1. - Si dànno consigli per l'igiene degli arboreti: avere la mas- | sima cura nell’ introdurre gli alberetti da piantare a che non vi sieno LU | su di essi i germi di nuovi o vecchi parassiti; piantare a distanza giusta; scegliere, per gli innesti, mazze sane provenienti da alberi perfettamente | sani e immuni da parassiti; non eccedere nelle irrigazioni iniziali; pian- È tare solo in terreni adatti. Se la località è troppo ventosa, attenuare il nt, È 1, 3 a da api p e È POE Korg: . x di Rd ci p- I rg NOTR PRAT Ma RS La p_tego x danno dei venti dosiblale coi frangiventi ; ; se il terreno è troso e magro ed in colle praticare lunette per aumentare it Lerreno torno al piede dell’ albero. Roi N. 2. - Per la poltiglia solfo-calcica con cui combattere le cocciniglie. sì consiglia la seguente formola, detta la formola della Stazione : «Ri Kg. 1, zolfo Kg. 2, acqua litri 10. La calce deve essere fresca € la mil scela deve farsi in caldaie di ferro e non di rame perchè questo ver- rebbe consumato rapidamente: si mette la caldaia a fuoco con 5 litri di acqua e quando questa è tiepida vi si versano a pezzi 2 chili di calce, | e quando questa comincia a bollire si aggiungono 4 chili di zolfo la- | sciandolo cadere a poco a poco con apposito staccino a rete metallica e rimescolando intanto con un bastone. Quando si ha una poltiglia bianco- — gialliccia si aggiunge altra quantità di acqua fino a 25 litri e si torna a _ far bollire lentamente il tutto per circa un’ ora aggiungendo acqua in modo che il volume totale non diventi meno di 20 litri. La poltiglia così preparata può essere conservata in latte di petrolio e viene poi adope- : rata in soluzione al 4 p. 100 (e cioè 4 litri di poltiglia in 100 litri di _ acqua) colle comuni pompe irroratrici le quali però devono essere lavate — subito dopo averle adoperate. n Se l’ invasione della cocciniglia bianca-rossa (Clorysomphalus dictyo | spermi) è grave, bisogna ripetere le irrorazioni tre volte alla distanza | di quattro giorni tra la prima e la seconda e di 10 a 15 giorni tra la seconda e la terza. 1 I, mR Con questo fascicolo e coi fascicoli indici che usci- ranno fra un mese termina dl quinto volume di questa | RIVISTA. A cominciare dal gennaio prossimo, la RI VISTA. uscirà regolarmente al 15 di ogni mese in fascicoli di 32 pagine, contenenti sempre qualche lavoro originale e molte note pratiche. Le note pratiche pubblicate nei primi cinque volumi. verranno raccolte ed ordinate in un solo von he sarà messo in vendita separatamente. Ù Pavia — Tipografia Cooperativa, 1912 — Pavia