n e. ” » ETNIA “e. LEI. ” n end L'E " LIA E : Hi + Ord SRO Ù , È i Ra a % "tini PIAVE n A w le ‘i Pall » U À Wadi U hg ima ù di p 9 A ' LATI Ù “a e; n, 4 j | ‘ PR VTI'ILIONAOI int AI nos | ; Ù Ù n Bai (1.0 i À si NI) PETS Volo. ’ ) je IE dl) >) n i ) "i MIA del Tea d hat e fe 14 / hi ì | i'INGISO + "dg * URI Si Ti Mi È t--| A LD : i stà e" À PIG, dl. Mie. e a « È "att i "8 TUTO SR È . di) da ATI e ì a . (CTZ "i A pera ape i dg (°° SÙ LI Mc d + PR S UN. LC file. bi ml va ‘del P da | i î = = i ‘ Î " i ® ì ti ) Marvard Bo LU W. G. FARLOW = Vesd® bi Bas . Pogit Ba) Pr e asa ti eat onto rin NS } e e" Tu [oe pot via Re aa DI » i r è ITA a dra at. % Ò 3 "PINETE PSTZA ve è; nor, 3 a = LS dea » < [a 2 fo. A AL CR x fi lec4 { LT A 3 - È Ty ef A le et. - Lo Der 7 È. Pat - ZA DI Ta nd © n=" on ——) Premi rm edi ——-) VAT: )d © DI el CD GA co DI le i ED DIRETTA DAL Dorr. LuiGr MONTEMARTINI ì A Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Deputato al Parlamento È n | Collaboratori : Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio SR | (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLison (Dublino) - Prof. A. KRoLopp ES | (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. S. Hori (Nishigahara-Tokio) > di M. AtpinE (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (East Lansing aa Dian) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). PAVIA Str - MATTEI & C. EDITORI 1914 x MER Vidi 14 4 INDICE PER MATERIA È. È A Originali. : BARSALI E. — Appunti sul male dell’ inchiostro nel castagno . Pag. x FARNETI R. — Norme pratiche per combattere la malattia del- l'inchiostro nei castagni . x ì : E ; è t » ì: Id. — Se l’astenia e i disturbi funzionali, derivanti da lesioni 2 od alterazioni prodotti nelle radici o nella parte inferiore del tronco, possono predisporre la chioma dell’ albero all’ at- tacco di funghi saprofiti o parassiti . i ‘ A ù 7 si - eun decapitazione dei crisantemi in seguito a rottura spon- tanea del peduncolo fiorale . , ‘ è ; ; ì o FARNETI R., Lissone E. G. e MoNxTEMARTINI L. — La resistenza del castagno giapponese alla malattia dell’ inchiostro . ; È MarreI L. — Una malattia della Gerbera causata dall’ Ascochyta Gerberae n. sp. . x 3 : 4 * ; : 3 ì di MoNTEMARTINI L. — Un nnovo schizomicete della vite : i & Id. — Alcune malattie nuove o rare osservate dal Laboratorio di patologia vegetale di Milano. : 3 : è : 3 PAVARINO L. — Sopra il marciume dei pomodori . x ‘ I si Id. — Ricerche sul roncet. 5 e È : ; i : 1 » Id. — Ulteriori ricerche sul roncet . i é . » ò È P Turconi M. — Seccume delle foglie di vite causato dalla Pesta- lozzia uvicola Speg. . : o i ; - ‘ ? ; e Generalità. BrIos:i G. — Rassegna crittogamica dell’anno 1912, con notizie sulle malattie delle leguminose da seme dovute a parassiti vegetali. . . ì : : : A : i ‘ »... Pag: III 107 33 225 Copau R. — Le erbe infestanti dei campi coltivati a tabacco canale del Brenta. e : i x POSI dici red I Eriksson J. — Lo stato sanitario delle piante coltivate. Sono necessarie misure energiche di carattere internazionale pero pupi migliorarlo . i i : È i - . Fio > FarneTI R. — Se l’ astenia e i disturbi funzionali, derivanti da lesioni od alterazioni prodotte nelle radici o nella parte in- feriore del tronco, possono predisporre la chioma dell’ albero all’ attacco dei funghi parassiti o saprofiti o : ; 5 Fawcett H. S. — Relazione di patologia vegetale SSR at z FERRARIS T. — I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili : ) È i . i 3 : : 4 î ; FLoyp B. F. — Relazione del fitofisiologo nella Stazione Sper. della Florida, pel 1911 . ; ; : OE i : Caporto L. — Rassegna del Laboratorio di Patologia Vegetale di Casale Monferrato, per l’ anno 1910-11 x : i È HarpinGa H. A. — L'indirizzo delle ricerche nella fitopatologia Harrer L. L. — Malattie dei cavoli e modi di combatterle . HoLLRUNG M. — Annuario delle malattie delle piante : anno 1910 LauBeERT R. — Alcune osservazioni di patologia vegetale . F Morse J. W. e YratoN G. A. — Esperienze di irrorazione ai frutteti mel 1919 et RR a N E OL J. — Lisolo, come mezzo di lotta contro le malattie paras- sitarie delle piante . I £ 3 : : È £ x PerERS L. e Scuwartz M. — Malattie e danneggiamenti del ta- bacco . ; : ; , È x ; : # ReppDICK D. — Malattie della violetta . ; ; : ? Smrrai E. F..— I bacterî in relazione alle malattie delle piante. SwrrtH E. E., SmitH C. 0. e Ramsay H. J. — La coltivazione del noce in California. La nebbia del noce. ; ; ; Sorauer P. — Trattato delle malattie delle piante; fase: 23-27. VAGLIASINDI G. — Piante di profumeria A WHeTzeL H. H. e RosenBAUM .J. — Le malattie del ginseng e. _ modo di combatterle . s . c'e O ; 3 x # sE | Ba Malattie dovute a parassiti vegetali. __—AnDpERSON P. J. e AnpERSON H. W. -- Il fungo del seccume del 3 28 castagno ed un saprofita affine . Id. e Id. — Endothia virginiana ! : À i È o de ArnauD G. — Malattia del pesco e del mandorlo. Sg - Baccarini P. — Sull’ Erobasidium delle azalee 3 Id. — Primi appunti intorno alla biologia dell’Evobasidium Lauri Geyler . È 4 : Baupys E. -- Sopra lo svernamento del fungo della ruggine nello stadio di Uredo . n BARRE H. W. — Antracnosi del cotone . . BarrHoLoMEw A. T. — Ruggine dei meli combattuta con irrora- Wigo: o Li . Brau B. — Sui rapporti tra la tuberizzazione e l'infezione delle radici a mezzo di funghi endofiti nello sviluppo dello Spi- ranthes autuinnalis BerTtHAaUuLT P. — Una malattia del cacao dovuta alla Lasiod:- plodia Theobromae BoLLe G. — La moria del gelso i BoLLey H. L. — Malattia delle radici dei cereali e studî del suolo . BoLLey H. S. — Il cancro del lino . BonpAaRZEv A. — Nuova malattia fungina del trifoglio BoNDARZEV A. e TransceL V. — Macchie su foglie di bianco- | spino prodotte da fnng lli del genere Septoria Si BresaoLa M. —- Contribnto alla lotta contro le cuscute. La de- SI vitalizzazione dei semi : 2 | Briosi G. e FarnETI R. — A proposito di una nota del dott. Lio- nello Petri. sulla moria dei castagni, o mal dell’ inchiostro . Id. — Ancora sulla moria del castagno (mal dell’ inchiostro), ì in risposta al sig. dott. L. Petri . ; BROILI J. e ScHIKORRA W. — Contributo alla biologia del Heine È | dell’orzo: Ustilago Hordei nuda Jen. « —Brooks CH. e BLacK ©. A. — Macchie sui frutti di melo e pu- | pe Stole su quelli di cotogno . i i "I » BROOKS Ck. e De MerRrITT M. — MIL fogliari dei meli x n 122 Brooks F. T. e Price S. R. — Una aa dei Ra, i CLAUSEN R. E. — Un nuovo fungo del seccume apicale di UeT varietà di Citrus medica . . ; ; ) È * | Copau R. — Arboricole osservate nella provincia di Vicenza . Comes L. — Della resistenza del frumento alle ruggini. Stato attuale della questione e provvedimenti . /.° /.°. Coons G. H. — Alcune ricerche snl fungo che è causa della rug- gine del cedro; Gymnsporangium Iuniperi-virginianae . - CaucHET P. — Contributo allo studio delle Uredinee. Studio bio- logico e descrizione della Puccinia Imperatoriae mamillata n. sp. CunNINGHAM G. C. — La suscettibilità comparata delle Crucifere ad essere attaccate dalla Plasmodiophora Brassicae : s Dowson W. J. — Sopra due specie di Heterosporium ed in par- ticolare sopra l’ H. echinulatum . : | ; : ‘ : ELENKIN A e OHL I. — Dei parassiti raccolti su piante coltivate e selvatiche durante l’anno 1912 lungo le rive del Mar Nero, più particolarmente nei dintorni del sanatorio di Gagra 5 Erixsson J. — Studî sopra la malattia prodotta dalla RWhizoctonia violacea : : . - 5 : : : : EwerT R. — Ulteriori ricerche sopra l’ azione fisiologica e fun- gicida delle miscele rameiche sui vegetali erbacei e sopra i ribes . i : i FaEs H. — Alcune ricerche sopra lo sviluppo e la cura della peronospora . ) d ; : e i FarRrcHILD D. — La scoperta della malattia del castagno in China Farneti R. — La decapitazione dei crisantemi in seguito a rot- tura spontanea del peduncolo fiorale . . . ; . i FAREETI R., Lissone E. G. e MonTEMARTINI L. — La resistenza del castagno giapponese alla malattia dell’ inchiostro . È FawcETT H. S. — La causa del marciume dell’ estremità piccio- lare dei frutti di Citrus: Phomopsis Citri n. sp. . I de FioRI A. — ‘Sopra un caso di vasta carie legnosa prodotta da Rosellinia necatrin Berl. .. , i 4 4 è ° è Id. — Il seccume degli aghi di larice causato da Cladosparium Laricis Sacc. e Meria Laricis Vuill. . ; ; Ri i Fiscner E. — Ulteriori ricerche sopra la specializzazione del- l Uromyces caryophyllinus (Schrank) Winter . ; ì é FiscHeR E. — Contributi alla biologia delle Uredinee, pi La Puc i, i A NONESTTRAI PIL aa ti UL e rit $ RIVE A t] 7 la , o 4 ; RA E II VT misi STR ca A de . ele x Mi % x ha LA LS INDICE PER MATERIA VII cinia Pulsatiltae Kalchbr. (P. de Baryana Thiim.) e conside- razioni teoriche sulla specializzazione ; Vitale ° sr Pagza0l Forex E. — Evoluzione del conidioforo di Sphaerotheca Humuli . ENNA Id. — Due malattie di natura parassitaria dell’ Agati grandiflora n° Ora Forx E. e BertHAULT P. — Una malattia del mais nella Cocin- cina 3 È 3 ; ; 4 ; ; : È 3 n 44 GarBowskI L. — Esperienze di germinazione coi conidii della Phytophthora infestans D. B. È 5 £ » 140 GippIines N. J. e NeAL D. C. — Lotta contro la ruggine dei meli con irrorazioni . ; i n 240 GiLBERT W. W. — Antracuosi del cotone e mezzi per combatterla ,, 302 GreGoRrYy C. T. — Germinazione delle spore ed infezione colla Plasmopara viticola n 264 Id. — Un marciume dell’uva dovuto alla Cystosporella viticola » 303 GrIrFon E. e MauBLANC A. — Sopra alcuni funghi parassiti di piante tropicali n 182 Gussow H. T. — Scabbia polver ulenta delle lag Spongospora subterranea { Wallr.) Jonsn : b 1 : Î PZA n 904 HartER L. L. e FreLp E. C. — Diaporthe, forma ascogena del marciume delle patate dolci . i i ; ; n 45 Id. — Un marciume secco delle patate dolci dovuto alla Diaporthe Batatis . " P ? ; ; A ; > ì ; : n 304 HeaLD F. D. — I sintomi del seccume del castagno ed una breve descrizione del fungo che ne è causa i RI, Id. — E Studhalter R. A. - Nota preliminare sopra l’azione degli uccelli nella disseminazione del fungo del seccume del ca- stagno . : i : . È E ° i : x - n 280 HepGcock G. G. — Note sopra alcune malattie degli alberi nelle nostre foreste tropicali . È è È è ì o ° de 8 Id. — Note sopra alcune Uredinee che attaccano gli alberi delle foreste II. . ; i È 3 h ; i É a 2 »n 906 HepGER F. e Tenny L. S. — Tubercoli degli alberi di Citrus dovuti alla Sphaeropsis tumefaciens . ; i î ; ; i SAGI Hewrrr J L. — Nebbia delle rose . : ì ; i ‘ 3 x), 009 Id. — La Puccinia Pruni-spinoae causa di morte di piante di prugne 4° 1309 HorFrManN J. V. — Isolamento nell’ aria e inoculazioni con Py thium dibaryanum ? ì ; : } | : | i mi Adi Hori S. — Una nuova ruggine delle foglie dei peschi i ; i SAD JACZEWSKI A. — La ruggine dei pomi sui frutti KLeBAHN H. — Esperienze di coltura di Uredinee dA Id. — Contributo alla conoscenza dei funghi imperfetti. I, Una sa malattia delle dalie dovuta a un Verticillium . È Ì SAL Id. — Contributo alla conoscenza dei funghi imperfetti, II... NP LAFrFORGUE G. — La Botrytis cinerea . : è a x LAGENBERT. T. — Seccume apicale dell’abete /./2///L2/2a LesLie P. — Rhytisma Andronedae . ; » * : È ; ; Lewis C. E. — Esperienze di inoculazione contemporanea dei i funghi delle macchie fogliari e del cancro dei meli ta : Ra AT LorRrIONnTE G. — La semina profonda e l’Orobanche della fava. DS Lon Ww. H. — Sopra tre specie di ruggini dell’ Andropogon . wi) 3 ATI Pr 240 Ù ; Id. — Il micelio perennante della Phytophthora infestans . : » 295 4 Id. — La Septoria Pisi in relazione col seccume dei piselli : n 309 bo, ò MeR E. — Il Lophodermium nervisequum parassita delle foglie di SS abete bianco... iti. URRA E à MOBIUS M. — Sopra il Merulius sclerotiorum . A Ò : : È, 215 MoLz E. e MorcENTHALER O. — Il marciume dei bottoni pro- cHo RESI dotto da Sporotricum, nuova malattia dei garofani in Germania i i 212. ge MonTEMARTINI L. — Alcune malattie nuove o rare osservate dal ; » Laboratorio di Patologia Vegetale di Milano i ara ; NA MorEtTTINI A. — Lo svernamento della cuscuta allo stato vege- tativo . - i ;, i : ; 5 È : È ni Morse W. J. e DARROw W. H. — E’ la scabbia dei meli sui giovani rami sorgente di infezione primaverile? . ia rg DO MiiLLeR K.: — Biologia della malattia delle macchie nere degli aceri, prodotte dal Rhytisma acerinum . ; : Po MiLLeR-TauRGAU H, — Il seccume rosso della vite. INDICE PER MATERIA MURASHKINSKII C. e KLEeIMENOY P. — Materiale intorno allo studio dei funghi danneggianti le piante coltivate nel gover- natorato di Mosca | MurRAN Mc. S. M. — Un marciume interno delle melagrane do- 5; vuto a Sterigmatocistis . : ; 9 | —Navomorr N. — Materiali per la flora micologica di Russia è | Nicoras G. — Dell’azione che esercitano le fumaggini sopra l’as- similazione clorofilliana e la respirazione Necer F. W. — La tubercolosi dei rami del cipresso italiano Nemec B. — Contributo allo studio dei funghi inferiori. V, Sul o genere Anysomixra Plantaginis n. g., n. sp. : Nevopovsku G. — Erysiphe Polygoni De su foglie di barbabietola NoELLI A. — Micromiceti del Piemonte: 28 contribuzione . Norton I. B. — Metodo usato per dare agli asparagi resistenza alla ruggine . | Pamwet L.H. e Kixe Cu. N. — Quattro nuove malattie dovute È a funghi nel Jowa PANTANELLI E. — Su la supposta origine ira del cancro a- fi :-< mericano del castagno pi Id. — Esperienze di irrorazioni nel pesco e nella vite nel 1912. po PeTHYBRIDGE G. H. — Sopra il marciume dei tuberi di patata g vx dovuto ad una nuova specie di P/ytophthora con organi di pis si riproduzione sessuale finora non descritti $ PerTRI L. — Ricerche sulla malattia del castagno detta dell’ in- “SS chiostro . È 3 i : : Ema i _ Id. — Ulteriori ricerche sulla malattia del castagno detta del- i l'inchiostro . È - ? È ì IA. — Considerazioni critiche sulla. 0 del castagno detta E dell’ inchiostro A é ‘ ì 3 : . ) Si , Id. — Studi sulle malattie dell’ olivo. III, Alcune ricerche sulla biolagia del Cycloconium oleaginum Cast. IV, Osservazioni i fisiopatologiche sullo stima del fiore dell’olivo A PRA Id. — Sopra una nuova specie di Endothia, E. pseudoradicalis Id. — Disseccamento dei rametti di Pseudotsuga Douglasii Carr. prodotto da una varietà di Sphaeropsis Ellisii Sace. PierscH W. — La Trichoseptoria fructigena, una malattia dei cotogni e dei meli nuova per la Germania : 5 | _—PoreEBNIA A. — Una nuova causa di cancro dei meli, la Phaci- n n IX è 46 50 216 268 133 218 183 185 _ luppo Id. (Mont. et Sacc.) A. Pot., la sua morfologia e storia di svi- luppo CERI > AE 509 14:89 PRUNET A. — Il dlack-rot - - È : i i , 3 ù ReEeD G. M. — Esperienze di infezione coll’Erysiphe del grano . Li ReED Howarp S. — Può la Phytophthora infestans causare la nebbia dei pomodori? . ; è a A ; è 4 * pid Roperts J. W. — Un nuovo fungo dei meli ; Aa e n | Id. — La malattia della scabbia corticale del melo Yellow-Newton a RosENBAUM I. — Esperienze di infezione colla Thielavia basi- cola sul ginseng . , è , L î ; : $ = Ù SAHLI G. L’attaccabilità dei bastardi delle pomacee da parte dei Gymnosporangium (nota preliminare). È 3 ì È È SCHELLENBERG H. C. -—— Sopra i danni prodotti dalla Valsa Vitis. (Schw.) Fuck. alle viti ‘ ; ; ; : 9 MR ScHMIDT E. liminare) \ z P : : z 3 SHAW F. J. F. — La et cd il Salta della Rhy- zoctonia . é SHEAR ©. L. — La malattia della corteccia del castagno: Dia porthe parasitica . i ; ; î OSS , i i S, SHEAR C. L. — Endothia radicalis . ; ; i : QSTO) % SHEAR B. e STEVENS N. E. — Il parassita del seccume del ca- stagno, Endothia parasitica, nella China . i : : RM SKEAR C. L. e Woop A. K. — Studi sui funghi parassiti ap- partenenti al genere Glomerella . ; : E : RC LE ZAR SORAUER P. diella discolor (Mont. et Sace.) A. Pot., sua modale e svi pae È — Nuovo fautore del cancro del melo: Phacidiella n n i — Sopra le forme dell’ Erysiphe Polygoni (nota pre- — Perchè le marasche sono tanto facilmente attac- cate dalla Monilia ì : 1 . , 3 , dea > SPAULDING P. — Cronartium Comptoniae i : UITRE 5 He SPAULDING, delle piante; importate. +... «Nea POSE er STEWART F. PERLEY e FieLp E. C Due dannose malattie C., FRENCH G. T. e SirRING F. A. — Esperienze di Pi n % t) ‘185. a ox Py e Spare irrorazione delle patate, negli anni 1902-911 . ‘ 4 SOSPIRO 5 î Srour A. B. — Una malattia del Calamagrostis canadensis e dil altre erbe dovuta ad uno Sclerotium . è , : x #3 TAUBENHAUS J. J. — Ulteriore studio sopra alcuni Glocosporium | ud st in relazione colla malattia del Lathyrus odoratus MIMO sica vara a INDICE PER MATERIA XI | ToneLLI A. — Sul parassitismo della Gnomonia veneta — Sacc. et Speg. — Kleb. sui rami di platano ; Pag. 55 TraBuT L. — La cuscuta del trifoglio d’Alessandria: Cuscuta È #5 aegyptiaca n. Sp. ; ; i a <ò È | Traverso G. B. — Intorno a un oidio della ruta (Ovulariopsis E Haplophylli — P. Magn. — Trav.) ed al suo valore sistema- # tico i x 6 È a TRusova N. — Alcune esperienze col frumento infetto di Fusa- SA rium i +09 È TUBEUF (v.) K. Fr. — Formazione di sottospecie nel R/ytisma È degli aceri mi 6 $ Id. — Infezioni di vischio per spiegare la questione delle razze ;: biologiche i i Log AA ù Turconi M. — Seccume delle foglie di vite causato dalla Pesta- | - lozzia uvicola Speg. sia i s ; : n 260 dI TuRrcoNI M. e MarreI L. — Note micologiche e fitopatolopiche. “A III, Un nuovo genere di Ceratostomaceae. IV, Due nuovi mi- 3 Ba cromiceti parassiti della Sophora japonica L. i ns 14 E: | VanpER WoLK P..C. — Protascus colorans, un nuovo genere ed una nuova specie del gruppo delle Protoascineae, causa del- fe;- l’ingiallimento dei grani nel riso n 284 2 . Vincens F. — Studio di uua nuova specie di peronospora: Pe- k3- ronospora Cephalariae n. sp. n 194 |. VogLino P. — La cancrena o marcescenza delle S Esa me- n lanzana, pomodoro, peperone Bb È: Id. — Il seccume del platano ; È : ‘ Hc = DÙ E” Weir J. R. — Una Botrytis sulle conifere nel Northwest n 290 _ _—— WoLr F. A. — Lo stadio perfetto dell’Actinonema Rosae pi G18 | ‘WoLLenweBER H. W. — L’avvizzimento delle piante coltivate dovuto a funghi parassiti n 215 Id. — Ricerche sui Fusarium » 912 , Malattie dovute a parassiti animali. BERGER E. W. — Malattie della mosca bianca dovute a funghi Pag. 57 | Compre C. — La cecidomia devastatrice ed il mezzo di combat- | terla . . 185 DeL GHERCIO G. — Nuova contribuzione alla conoscenza ‘ 3 mici dell'olivo . È : i ì z È i : Feyraup J. — I nemici naturali degli insetti ampelofagi n MALENOTTI E. melicola Sign. - : ; 3 330 1R: È : - e sS MarcHaLL P. e Fevraup L. — I dati più recenti sopra la fil- lossera . è 3 3 6 è : i : i i ; MarTELLI G. — Contributo allo studio dei polisolfuri di calcio concentrati . ; i * ; i ‘ gt ora "i Id. — Contro la muffa bianca o cutuneddu degli agrumi: Pseu- coccus citri Risso . 3 È ; : î var) : Id. — Il verme della zagara: Prays citri Mill., o tignola dei fiori degli agrumi : ; : i È x A pe Id. — La mosca delle arancie (Cheratitis capitata Wied.) vive nei nostri limoni? . : i : s È i x : MoLLIARD M. — Ricerche fisiologiche sopra le galle . o : ParLLoTt A. — Coccobacilli parassiti di insetti . ì ; 3 PANTANELLI E. — Acariosi del nasomozzo : Staphylea pinnata L. PicaRrD P. e BLac. — Sopra una setticemia bacillare delle larve di Arctia caja ; £ A i } : SARE ei QuayLe H. J. — Tetranychus ed afidi degli agrumi Sprozzi D. — Un nuovo parassita della medica .. —. x i SiLvestRI F. — Viaggio in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti . ; ; . . - ì ; i 3 Sirks M. J. — Il Rhizoglyphus echinopus come nemico delle Or- chidee . > > è 3 i ; ; : " Rime ToRrRE E. — Le cavallette nell’ Italia meridionale. Calamità ri- corrente. Mezzi di lotta . x } ; ; : P - VuUIrLLET A. — L’anguillula delle radici. ; Malattie dovute a bacterî. BACHMAN FRrEDA M. — La migrazione del Bacillus amylovorus nei tessuti delle piante ospiti . j : s* Od TESORO a CuLLoca Mc. L. — Una malattia con macchie del cavolfiore . | GroenawecE J. — Il marciume dei frutti di pomodoro dovuto | al Phytobacter lycopersicum. è ; sota ‘ Sopra un nemico naturale della Pulvinaria ca-- n n » n» "n INDICE PER MATERIA iano be < Un-mnuovo schizomicete della vite | ParuLor A. — Coccobacilli parassiti di insetti . ; d-. Pavarino L. — Sopra il marciume dei pomodori . È 5 Ha. — Ricerche sul roncet. — Id. — Ulteriori ricerche sul roncet. Pavarino L. e Turconi M. — Sull’ avvizzimento delle piante di Capsicum annuum L. ° SmirH C. 0. — Alcune inoculazioni ben riuscite fatte coll’ orga- A nismo del crown-gall dei peschi, ed osservazioni sopra il ri- tardo nella formazione delle galle 3 SwirH E. F. — I bacterî in relazione alle malattie delle piante 4 Id. — Nebbia del gelso dovuta a bacterî Id. — Il Bacillus coli come causa di malattie delle piante . i cd; Eziologia del crown-gall delle barbabietole da zucchero | ——Spramt E. R. — La morfologia dei tubercoli radicali di Almus È: ed Eleagnus ed il polimorfismo dell’ organismo patogeno che A li produce È. TONELLI A. — Una bacteriosi del leandro: rogna, o cancro, 0 i tubercolosi del leandro È Malattie dovute ad azioni traumatiche. BUSCALIONI L. e MuscatELLO G. — Contribuzione allo studio delle lesioni fogliari ComBes R. — Formazione di pigmenti antocianici determinata nelle foglie dalla decorticazione anulare dei fusti . __ JAHRMANN Fr. — Sopra la cicatrizzazione delle ferite dell’ epi- dermide. * > . i i PeTRI L. — Osservazioni sopra le alterazioni del legno della vite in seguito a ferite ‘Tressen H. — Sul calore di ferita che si manifesta nei tessuti "vegetali in seguito a lesioni . È - ‘ î ° Voces E. — Sopra le ue prodotte dalla grandine agli alberi fruttiferi x 3 î ; È pd: — Sopra i processi di rigenerazione dei vegetali legnosi dopo le ferite dovute a grandine. Pag. XIII iL ta de 9' a 220 "De che iui ui MOVIE, Ti CRISES DI OI RR a IATERIA La: Malattie dovute ad agenti atmosferici. De CiLLis E. e Mango A. — Intorno agli effetti della Tori sulle conifere del real parco di Caserta . 3 SILA 7 GassneR G. e Grimme O. — Contributo allo studio della resi- stenza al freddo delle piante dei cereali . i ar Me SorauER P. — Perchè le marasche sono tanto facilmente attac- è Ss cabili dalla Monilia RR Peirce G. I. — Civilizzazione e vegetazione : PA SRI dip AERDE WiLcox E. M. — Effetti deleterî del gaz illuminante sopra le piante di serra . . ; . : : . . EE vi INDICE PER MATERIA Malattie d’ indole fisiologica. BeNEDICT H. M. — Senilità nei tessuti meristematici . GIBERTINI D. — La rigenerazione del pesco . : Mazé P., Ruor M. e Lemo:GNE M. — Ricerche sopra la clorosi delle piante provocata dal carbonato di calcio Id. — Clorosi calcare delle piante verdi. Funzione delle secrezioni delle radici nell’ assorbimento del ferro nei terreni calcari MuNERATI O. — Osservazioni sulla prefioritura delle barbabietole da zucchero . WoLre F. A. — Gommosi . Malattie d’ indole incerta. BARSALI E. — Appunti sul male dell’ inchiostro del castagno BriosI G. e FARNETI R. — A proposito di una nota del dott. Lio- nello Petri splla moria dei castagni, o mal dell’ inchiostro Id. — Ancora sulla moria del castagno (mal detl’ inchiostro), in risposta al al sig. dott. L. Petri DoBy G. — Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle foglie delle patate, III FARNETI R. — Norme pratiche per combattere la malattia del- l’ inchiostro nei castagni FARNETI R., Lissone E. G. e MoxTEMARTINI L. — La resistenza del castagno giapponese alla malattia dell’ inchiostro HickEL R. — Sopra la decurtazione Lissone E. G. — Sul mal dell’ inchiostro del castagno e sui mezzi per combatterlo Lurz L. — La gommosi nelle radici e nei fruttti delle Acacie , MAMELI E. — Sulla presenza di cordoni endocellulari nelle viti sane e in quelle affette da roncet : : MonTEMARTINI L. — Un nuovo schizomicete della vite PANTANELLI E. — Sui caratteri dell’ arriecciamento e del mosaico della vite x PaAvaRINO L. — Ricerche sul roncet : ì E È Pag. XV 21 298 Id. — Ulteriori ricerche sul ronceto v : ATEI PerRrI L. — Ricerche sulla. lava del castagno "Aee dell’in- a chiostro . : 4] ; “ ; 3 3 ei Id. — Ulteriori ricerche sulla malattia del castagno detta del- l’ inchiostro . x 5 ; ; Me gal Id. Considerazioni critiche sulla malattia del castagno detta mal dell’ inchiostro‘ è (Ue. een IR E È »- "ee Id. — Gli abbassamenti di temperatura e il court-noué delle viti ‘fs BRAGA Id. — Sul significato patologico dei cordoni endocellulari nei tes- ‘ al suti della ‘vite UU, LI NESTA E ViLmorIN M. — Sopra la caduta spontanea dei rami di certi alberi n PSGCE WoLr F. A. — Gommosi . È x : 5 : si ser n 2980 Wocrr Fr. e LLoyp Fr. E. — Edema nel Munihot ; cr ri 61. Pag Fisiopatologia. BauDyYs E. — Sopra lo svernamento del fungo della ruggine si FIR nello stadio di Uredo . } ì ; i ; : : i Pag 139 -@ BeAU C. — Sui rapporti tra la tuberizzazione e l’infezione delle || |. LE radici a mezzo di funghi endofiti nello sviluppo dello Spé- ranthes autumnalis 3 i ; È : ‘ x 3 : het 294 piva BLARINGHEM L. — Nota preliminare sopra l’ ereditarietà delle malattie crittogamiche di alcune specie . ; È î i hi | Id. — Osservazione su una nota di Buchet . e : . : s | BroiLIi J. e ScHigkora W. — Contributo alla biologia del carbone. dell’orzo: Ustilago Hordei nuda Jen. ) ops «CR BucHET S. — Sopra una pretesa mutazione del Rhus coriaria L. Id. — Il caso del Lolium temulentum L. e quello dell’AZthaea rasea Cav. Risposta al sig. Blaringem . - ; pa iroti” si Comes L. — Della resistenza dei frumenti alle ruggini. Stato at- 3 tuale della questione e provvedimenti . ì 3 Agire: à Cook M. T. e TAuBENHAUS J. J. — Relazione tra i - final pa- ve rassiti e il contenuto delle cellule delle piante ospiti. 2, La... arr di tossicità degli acidi vegetali e i fermenti ossidanti | /. |. o, CortE J. — Ancora sul Rhkus coriaria L. d’Aubagne . —. mi pri Ra Corte J. e REGNIER A. — Anomalia di un Rhus coriaria bo i tilcni . dei 1°, De: sà RENTTIgO e SRO $ i . % INDICE PER MATERIA CunnINGHAM G. C. — La suscettibilità comparata delle Crucifere ad essere attaccate dalla Plasmodiophora Brassicae _ DoBy G. — Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle foglie delle patate. III, Proprietà chimiche delle parti am- malate e delle sane Faes H. — Alcune ricerche sopra lo sviluppo e la cura della peronospora . FARNETI R., Lissone E. G. e MoNTEMARTINI L. — La resistenza. del castagno giapponese alla malattia dell’ inchiostro GARBOWSKI L. — Esperienze di germinazione coi conidii della Phytophthora infestans D. B ; ; } GASssnER G. e GrImmE C. — Contributo allo studio della resi- stenza al freddo delle piante dei cereali . GreGoRry C. T. — Germinazione delle spore ed infezione colla Plasmopara viticola Horrman J. V. — Isolamento nell’ aria e inoculazioni con Py- thium debaryanum KLEBAHN H. — Esperienze di colture di Uredinee : E Mazà P., Ruor M. e LeMoIGNE M. — Clorosi calcare delle piante verdi. Funzione delle secrezioni delle radici nell’ assorbimento del ferro dei terreni calcari MeLHUus I. E. — Coltura di funghi parassiti nel loro ospiie vi- vente Id. — Il micelio perennante della Phytophthoru infestans MoLLIaRD M. — Confronto delle galle e dei frutti dal punto di vista fisiologico Id. — Ricerche fisiologiche sopra le iù Id. — Sopra la secrezione, da parte delle radici, di sostanze tos- siche per la pianta : ; : È Morse W. J. — Può il microrganisco della scabbia delle patate sopravvivere al passaggio attraverso il tubo digerente degli animali domestici? . È : ì 7 . ; ; ; MiLLER K. — Biologia della malattia delle macchie nere degli - aceri, prodotte dal RAytisma acerinum . NicoLas G. — Dell’azione che esercitano le fumaggini sopra l’as- similazione clorofilliana e la respirazione Norton I. B. — Metodo usato per dare agli asparagi resistenza alla ruggine i i i ) E XVII Pag. 65 24 263 241 245 i IT MR NoveLLI N. — La ramificazione del riso. Del rachitismo del riso 0 Una nuova varietà di giavone ; È ME P i PANTANELLI E. — Esperienze sul ripianto di vigne americane e = 4 sue conseguenze . : , : ; 3 PRIUS 3 ARI TAR Id. — Su l'inquinamento del terreno con sostanze nocive pro- dotte dai funghi parassiti delle piante . : e ; ; Id. — Ancora su l’inquinamento del terreno con sostanze nocive. È hi prodotte da funghi parassiti delle piante . : : î ; ReyrwnoLps E. G. — Relazioni fra i funghi parassiti e le loro piante ospiti. È i £ ; : E i UE RE ani SAHLI G. — L’attaccabilità dei bastardi delle pomacee da parte A dei Gymnosporangium (nota preliminare) € STONE Aaggani 222 SE Scamipr F. — Sopra le forme dell’ Erysiphe Polygoni (Nota pre- liminare) 5 A » : ; : ; x : è : 1° 222 Tressen H. — Sul calore di ferita che si manifesta nei tessuti ca vegetali in seguito a lesioni . ; SEI : i; MB Trusova N. —- Alcune esperienze col frumento infetto di /usa- SE PR)" SIMBIOSI E più: Von TuBeuF C, — Infezioni di vischio per spiegare la qaestione ia delle razze biologice . E i : : : J é i x 140 | WINKLER A. — Sopra l’azione delle condizioni esterne sulla re- SERA sistenza al freddo delle piante perenni . SEFTO 7 3 1a 220 ù WINKLER H. — Esperienze sopra la nutrizione del visco . |.» 712 Anatomia patologica. BuscaALIONI L. e Muscatello B. — Contribuzioni allo studio delle lesioni fogliari . —. | ACI ; È RI . Paga DE IAHRMANN Fr. — Sopra la cicatrizzazione delle ferite dell’ epi- I dermide DO CENA RIGA LarcnHeRr 0. — Contributo allo studio dei tumori del fusto e delle sue ramificazioni s t 4 } l. : A 1 _ LUTMAN B. G. — Anatomia patologica della scabbia delle patate Lurz L. — La gommosi nelle radici e nei frutti delle Acacie .. a” MaweLi E. — Sulla presenza di cordoni endocellulari nelle viti È viste sane e in quelle affette da roncet . +. ra) Rf "ia e I i legnosi dopo : SI s i Note pratiche. , 284, 320. 152 pi: P a. Abete, Botrytis Douglasii 251 Ceroplastes sinensis 93 tp SE si Brunchorstia destruens 214 Chrysomphalus dictyospermi 156, è»: Crumenula abietina 214 i 268 Echinodontium tinctorium 9 cocciniglie 156, 286 i Lophium mytilinum 218 o cutuneddu 269 Lophodermium macrosporum 132 Dactylopius citri 93 * se 4 nervisequum 132 Eremaeus modestus 271 de marciume del piede 108 Eriophyes oleivorus 271 di b: rosso 102 fumaggine 93, 269 | N I Melampsorella elatina 307 Lepidosaphes Beckii 156 - > ‘ Polyporus vaporarium 103 mosca delle arancie 270 & 33-98 scopazzi 214 muffa bianca 269 ve b: seccume apicale 218 Parlatoria zizyphi 156 di Trametes radiciperda 102 Prays citri 270 è Se Acacia, gommosi 293 Pseudococcus citri 269 vs È | Acero, cancro 48 Saissetia oleae 156 È SS Rhytisma acerinum 11, 46 Tarsonemus approcimatus 271 4 sì : Rosellinia necatrix 43 Tenuipalpus californicus 271 be Adora, Puccinia Adoxae 183 Tetranychoides californicus 271 Ma Sd Agati, Cercospora Agatidis 279 Tetranychus bimaculatus 271 0, pa Oidium Agatidis 279 Ò mytilaspidis QUL Aglio, Anthomya caeparum 95 P. sexmaculatus 21 “i Rhizoctonia sp. 15 Tyroglyphus americanus 271 | Sclerotium coepivorum 156 verme della zagara 270 Agropyrum, Scleriotum rhyzodes 135 Albicocco, Bacillus amylovorus 315. fis È Agrostis, Puccinia coronata 10 Clasterosporium ve DE Sclerotium rhizodes 135 ] 156 pt Agrumi, Aspidiotus hederae 156 nebbia 815 Bi; 3 ‘ bianca rossa 156, 268 Alloro, Ewobasidium Lauri 284 | Bryohia pratensis 271 Thrips 95 sa si d co Caligonus terminalis 271 Alnus, Pseudomonas radicicola Ceratitis capitata 270 Puccinia coronata doi Ri di TE: DN 54 be, 5 Mg E. ii «di a » a # Uri at * bel? e ber Aa E Ag i ‘7% OE | _—‘’00’INDICE ALFABETI È SH È* tubercoli radicali 58 A Althaea, Puccinia malvacearum 61, cd 165 | Andromeda, Rhytisma Andromedae 46 t Andropogon, Puccinia ellisiana 49 ruggine 49 Uromyces Andropogonis 49 Anemone, Puccinia Pulsatillae 301 Anthracon, Bremia graminicola 216 Le Cicinnobolus bremiphagus 216 | Arachide, Rhizoctonia sp. 16 — Arancio, Alternaria Citri 73 — black-rot 73 Ceratitis capitata 318 die back 114 Diplodia natalensis 3 gommosi 73 Leucopis nigricornis 254 marciume bleu 43 > picciolare 43 | mosca 57, 318 Mytilaspis pomorum 95 Penicillium digitatum 73 si italicum 73 Phomopsis Citri 43 Pulvinaria camelicola 254 E i Arrhenaterum, Puccinia coronata 11 Asparagio, Puccinia Asparagi 245 — IO n bi » e ruggine 245 Re Avena, cecidomia devastatrice 186 dè Puccinia coronifera 116 Sa î » graminis 136 E; ruggine 116 bi: Azalea, Ewobasidium sp. 234 |. Exobasidium Rhododendri 320 bi. Banano, G/oeosporium musarum 124 S . Barbabietola, Cleonus punctiventris ‘TAR 256 | ira pop 2.24 LI ee dti a: GR È aa CO DELLE PIANTE AMMALATE crown-gall 273 Erysiphe Polygoni 180 Fusarium ventricosum 314 Heterosporium Betae 184 £ echinulatum 134 prefioritura 21 Rhizoctonia sp. 15 Barbarea, Plasmodiophora Brassicae 66 Batata, Diaporthes Batatis 45, 304 Hypomyces Ipomeae 314 marciume secco 304 Phoma Batatae 45 Phomopsis sp. 305 Benincasa, Becillus tracheiphilus 83 Betula, Fomes everhartii 8 Biancospino, Mycosphaerella cratae- gicola 300 Septoria Crataegi 298 È crataegicola 299 Biota, caduta dei rami 138 Brassica, black-rot 85 Plasmodiophora Brassicae 65 Pseudomonas campestris 85 Bromus, Sclerotium rhizodes 135 Brussonezia, Diaspis pentagona 155 Bupleurum, Leptosphaeria ranuncu- loides 183 Butyrospermum, Fusicladium Buty- rospermi 183 Pestalozzia heterospora 133 Cacao, apoplessia 280 colpo di sole 280 Lasiodiplodia Theobromae 280 Caffè, anguillule 188 Glomerella sp. 125 Calamagrostis, Sclerotium rhizodes 135 Camelia, Botrytis vulgaris 207 ' Camelina, Plasmodiophora Brassicae à 66 Canna da zucchero, Ceromasia sphe- nophori 93 tarlo 98 Capsella, Plasmodiophora Brassicae 66 Carica, Sphaerella Caricae 279 Carota, Rhizoctonia sp. 16 Castagno, Armillaria mellea 110, 177 cancro di Coryneum Kunzei 101, 109 s perniciosnm 4, 52, 53 Ceratostoma hispidum 14 Diaporthe parasitica 51, 128, 233 Endothia gyrosa 311 u parassitica 51, 52, 178, 234, 281 ; pseudoradicalis 177 ; radicalis 51, 52, 128, 178, 253, 311 b virginiana 234, 311 malattia della corteccia 128 malattia dell’ inchiostro 1, 32, 383, 51, 52, 53, 107, 177, 178, 276 moria 177 Scleroderma verrucosum 110 secchereccio 101 seccume 233, 280, 281, 282. Cavolo, Albugo candida 77 Alternaria Brassicae 7 ammuffimento 78 anguillule 76, 188 avvizzimento 76, 313 Bacillus carotovorus 17 Bacterium campestre 76 black-rot 76 ernia 116, 118 Are Fusarium sp. 060 _ id “ PACO 100: conglutinans 313 put "9 gozzo 76 suit Heterodera radicola 76 macchie fogliari vi: malattie diverse 75 mal bianco 77. malnutrizione 77 = marciume molle 77 Peronospora lanuginosa TT s parasitica 7 Li Phoma oleracea 16 -i% 5 00 piede. nero 76 Plasmodiophora Brassicae 76, 118. Pseudomonas campestre 76 | ruggine bianca 77 seccume delle foglie 77 A Cavolfiore, Bacterium maculicolum | | 146 - SI macchie fogliari 145 Cece, malattie diverse 225 Cedro, FORIO 238 freddo 295 Fusarium rubiginosum 313 E subulatum 314 ruggine 159 Cetriuolo, avvizzimento 818 Cladosporium -cucumerinum 2 sia Cucumeris 204 Fusarium niveum 313 6; | sclerotium 818. marciume 3183 © Chamaecyparis, caduta. dei E mi Chorchorus, edi. sp | Ciliegio 7° asini amygdale- S “a — arum 156 , Monilia sp. 19 Phacidium discolor 13 Cipolla, Bacillus Coli 145 R Î carbone 137 marciume 145 nero 137 Urocystis Cepulae 136 Cipresso, Ceratostoma juniperinum 134 tubercolosi 133 Citrullus, avvizzimento 216 = : Bacillus tracheiphilus 83 Fusarium niveum 216 È sclerotium 216 marciume 216 Citrus, avvizzimento apicale 74 Cladosporium Citri €4 Colletotrichum gloeosporioides T4, 125, 237 Glomerella sp. 125 melanosi 114 scabbia 74 Sphaeropsis tumefaciens 30% tumori 307 Clematis, anguillule 188 Li . Coco, Bacillus Coli 145 marciume 145 Si R ea Comptonia , Cronartium Comptoniae 35 ii s 5 Conifere, Fomes applanatus 9 Fomes Laricis 9 fulmine 148 Hydnum sp. 10 ev. Lentinus sp. 10 RE x Polyporus sulphurens 10 ì x Trametes Pini io - Coronilla, Rkizoctonia 81 ela I . Ritt. ATE © XXIII Costus, Glomerella sp. 125 Cotogno, Bacillus amylovorus 315 Cylindrosporium Pomi 42 nebbia 315 Phoma Pomi 42 Trichoseptoria fructigena 185 Cotone, antracnosi 129, 302 avvizzimento 216, 313 Colletotrichum Gossypii 129 Fusarium vasinfectum 216, 313 Glomerella Gossypii 124, 129, 302 Rizoctonia sp. 16 Coryngia, Plasmodiophora Brassicae 66 Crataegus, Gymnosporangium sp. 222 (vedi Biancospino) Crisantemo, Cladosporium sp. 290 decapitazione 289 Crocifere, black-rot 79, 85 Crocus, Rhizoctonia sp. 15 Cucumis, avvizzimento 83 Bacillus tracheiphilus 83 Cucurbitacee, avvizzimento 79, 83 Cucurbita, Bacillus tracheiphilus 84 Gloeosporium Lagenarum 124 Cynnamomum, Glomerella sp. 125 Cypripedium, Rhizoglyphus echino- pus 16 Dalia, YVerticillium Dahliae 21% Darlingtonia, Discula Darlingtoniae 242 Gloeosporium Darlingtoniae 241 Pestalozzia versicolor 242 Draba, Plasmodiophora Brassicae 66 Dracena, anguillule 188 Dura, pulce 160 Echinocystis, Bacillus tracheiphilus 83 Eleagnus, Pseudomonas radicicola 58 tubercoli radicali 58 Elymus, Puccinia impatientis 136 Erba medica, Biston grecarius 158 fallanza 191 Hypsopigia costalis 317 Phytonomus posticus 192 Rhizoctonia 15 Uromyces striutus 136 Eriobotrya, Fusicladium Eriobotryae 288 Glomerella sp. 125 Erysimum, Plasmodiophora Brassi- cae 66 Fagiuolo, Cladosporium Pisi 207 Glomerella Lindemuthianum 124 Isariopsis griseola 156 malattie diverse 225 Rhizoctonia sp. 15 Fagus, Fomes Everhartii 8 Fava, orobanche 50 malattie diverse 225 Fico, Ceroplastes rusci 95, 150 Colletotrichum Caricae 125 Glomerella sp. 125 Neozimmermannia elastica 125 Frassino, Fomes frarinophilus 9 Frumento, allettamento 225, 285 bissole 192 cecidomia devastatrice 185 Erysiphe graminis 55 elateridi 192 funghi delle radici 236 Fusarium pseudoheterosporum 190 Fusarium Tritici 190 malattia delle radici 236 mal del piede 225 Ophiobolus sp. 225 ruggine 61 Pelicllaa dARI n 21 i Sporotrichum Poae 212 Sy ct Gelso, Armillaria mellea 159, [Tal SI Bacillus Cubonianus 144. bacteriosi 144 Bacterium Mori 144 Diaspis pentagona 165, 925 mal del falchetto 102, 159 moria 244 nebbia 144 i Prospaltella Berlesei 223 rachitismo 105 Rhizoctonia sp. 16 Geranio, Puccinia Geranii 282 Gerbera, Ascochyta Gerberae 257 © È Giacinto, Bacterium Hyacynthi 86 ingiallimento 79, 86 ia i Ginepro, Gymnosporangium sp. 236, i 238, 240 Ginkgo, Glomerella sp. 12h GI Ginseng, malattie diverse 26 x Ri e Thielavia basicola 120 i. Gleditschia, Glomerella sp. 125 Glicine, Rhisoctonia sp. 16 Graminacee, cuscuta 210 ARIE Granoturco, Dothiorella Zeae 45 | Sphaenophorus gallosus 192 | HaplophyUnm , pula raurica | ho as ve. Hevea, Dothiorella Ulei 182 DIù ui “i Scolecotrichum sp. 182 to Hibiscus, avvizzimento 216, 314 s Verticillium albo-atrum 216, 314 Holcus, Puccinia coronata 11 È Sclerotium rhizodes 186. , 5 5 Noe Hordeum, Sclerotium. rh s 185 ge do » Iris, nia. ui o “gi % n dl ” è . ta o AIAR SNTTI VI ua , # a a pa £ £ r PO, * i SM XXV luniperus, ertasiona juniperinum Marasca, Eroascus Cerasi 718 134 (vedi Ginepro) Erooscus minor 78 Larice, Allescheria Luricis 44 scopazzi 78 Botrytis Douglasii 251 Mathiola, Ptasmodiophora Brassicae Cladosporium Laricis 44 66 Hartigiella Laricis 44 Melagrano, marciume dei frutti 50 : Meria Laricis 44 Sterigmatocystis castanea 50 a vi seccume delle foglie 44 Melanzana, Ascochyta hortorum 56 Se iis Rhizoctonia sp. 15 avvizzimento 216 pe Lathyrus, Colletotrichum sp. 126 Sclerotium Rolfsii 216 È - Gloeosporium sp. 125 Verticillium-albo-atrum 216 fim Glomerella rufomaculans 126 Melo, afide lanigero 256 Bi Uromyces l’'isi 10 Anthlonomus pomorum 95 È Lente, malattie diverse 225 Bacillus amylovorus 315 SE | Lepidium, Plusmodiophora Brassicae bitter-rot 123 Mec 66 cancro 13, 54, 314 | Libocedrus, Polyporus amarus 10 cancro vescicoloso 137 Ligustrum, Glocosporium cingulatum Corpocapsa pomonella 95 195 Coniothyrium foliicolum 48 Glomerella sp. 125 3, pirinum 48, 122 Limone, Ceratitis capitata 270 Coryneum foliicolum 48 Limacinia Penzigi 156 Cylindrosporium pirinum 48 mosca degli aranci 270 È, Pomi 42, 48 "Da Lino, avvizzimento 127 © Fusarium Willkommii 314 i cancro 127 i Fusicladium 3iO COS = Fusarium sp. 128 Glocosporium cingulatum 123 “ata Liquidambar, Diplodia natalensis T4 i fructigemun 125 sE gommosi 74 Glomerella rufomaculans 43, 125, | Lobularia, Plasmodiophora Brassicae | 1925 : 66 | Gnomoniopsis cingulata 123 di Lolium, fungo endofita 61, 65 Gymnosporangium Juniperi-vir- _Puccinia coronata 11 | ginianae 235, 240 #3 Lupino, clorosi 21 Gymnosporangium tremelloides Luppolo, Sphaerotheca Humuli 212 132 — Magnolia, Fomes fasciatus 9 Illosporium malifoliorum 4% | Mandorlo, bolla 218 i macchie sui frutti 42 fe Exroascus deformans 218 macchie sulle foglie 122 pw: | Manihot, edema 61 i Myxosporium corticolum 48 » | Maranta, Glomerella sp. 125 nebbia 315 AIR I IMRE o Mc db: si ro si i sen ve ria XXVI Nectria galligena 314 Nummularia discreta 136 parassiti crittogamici 155 Phacidiella discolor 13, 54 Phacidiopsis malorum 55 Phacidium discolor 54 Phoma Mali 48 n» Pomi 42 Phomopsis Mali 234, 249 Phyllosticta limitata 47, 48 # pirina 471 Roesleria sp. 132 ruggine 131, 235, 240 scabbia 248, 310 scottatura 78 Sphaerella malorum 47 Sphaeropsis malorum 48, 249 Trichoseptoria fructigena 185 122, Valsa leucostoma 49 Mespilus, Gymnosporangium sp. 222 Musa, anguillule 188 Muscari, Rhizoctonia sp. 181 Noce, bacteriosi 230 Bacterium tumefaciens 232 brusone 232 crown-gall 232 Fomes Everhartii 8 Gibberella Saubinetii 314 Marsonia 230 nebbia 229, 230 perforazione buccia 232 Pseudomonas Juglandis 230 rachitismo delle foglie 232 raggrinzimento garigli 232 scabbia 314 Oenothera, Micrococcus sp. 61, 65 Oleandro, Bacillus Savastanoi 59 Bacterium tumefaciens 59 e - di 2 la + PINE DS) Ò sa INDICE ALFA BENICO DELLE DI TE AM cancro 59 7 RA rogna 59 «BE aa o tubercolosi 59 | POSSA CSO Olivo, Aspidiolus betulae 156 cascola 252 cocciniglie 156 * Cycloconium oleaginum 118, 286 > fumaggine 155, 251, 320. pri Hylesinus oleiperda 252 Lecanium oleae 251, 320 % mosca olearia Sdi 192, 251, 266, 320 occhio di pavone 119 Prays oleella 252, 320 Psilla 252 rinchite 94 Saissetia oleae 156 tignuola 252, 320 vaiolatura 119 Zenzera pirina 251 Olmo, fumaggine 209 Ononis, Rhizoctonia sp. 181 Ontano, decurtazione 139 Oxalis, Puccinia sp. 49 i Orchidee, Rhyzoglyphus echinopus 16, Orzo, carbone 263 cecidomia devastatrice 185 i Ustilago Hordei nuda 263 sp a Xanthoxylum, Diplodia natalens is. - 74 gommosi 74 Sa Panax, malattie diverse 260/00 Panicularia, Sclerotium rhizodes 135. no Patata, accartocciamento foglie 24 ‘6 anguillule 188 Ag avvizzimento 216, 314 cancro 127 Chrysophlyctis endobiotica ar Fusarium coeruleum BIS Pie, CO ir Cia papa | Fusarium discolor 813 gibbosum 313 Martii 313 oxysporum 313 orthoceras 313 rubiginosum 315 Solani 313 trichotecioides 313 ventricosum 314 marciume 116, 117, 188, 313, 314 Oospora scabies 293 E peronospora 250 È ; Phytophthora infestans 117, 295 E hi erithroseptica 184 scabbia 68, 93, 293 | scabbia polverulenta 304 4 Spongospora subterranea 304 . Verticillium alboatrum 216, 314 Pepe, Glomerella sp. 125 Peperone, Ascochyta hortorum 56 avvizzimento 148 p Bacillus Capsici 143 i Fusarium vasinfectum 143 Pero, anguillule 188 Bacillus amylovorus 315 blight 79, 82 Gymnosporangium sp. 222 i i Sabinae 156 «|_ nebbia 79, 82, 315 E: parassiti crittogamici 155 Pestalozzia malorum 179 Ba: Phytoptus piri 95 Pesco, afidi 246, 275 anguillule 188 Aphis persicae 275 Bacterium tumefaciens 317 bolla 218 Cercosporella persicae T4 vA INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE . Cladospor. carpophilum 74, 309. XXVII Clasterospor. amygdalearum 156 Clitocybe parasitica 74 cocciniglie 246 crown-gall 74, 316 Diaspis pentagona 155 Diplodia natalensis T4 Exoascus deformans 218, 246, 275 Leptothyrium Pomi 74 Monilia fructigena 247 Pseudomonas tumefaciens 74 Pucinia Pruni-Persicae 46 “ Pruni-spinosae 4 ringiovanimento 274 ruggine 45 Sclerotinia fructigena 74 Valsa leucostoma 4 Peucedano, Aecidium Imperatoriae 301 Puccinia Imperatoriae 301 Phalaris, Sclerotium rhizodes 135 Phleum, Puccinia Phlei-pratensis 136 Phormium, Glomerella sp. 125 Physalospora Phormii 125 Picea. Peridermium Coloradense 307 Pythium debaryanum 241 Pino, Cronartium Comptoniae 311 Fomes Laricis 9 Peridermium Horknessii 306 7 Pini 127 Pythium debaryanum 2Al ruggine vescicolosa 127 Trametes Pini 9 Pioppo, caduta dei rami 138 decurtazione 139 Pisello, Ascochyta Pisi 310 avvizzimento 216 Fusarium redolens 216, 313 malattie diverse 225 i Mycosphaerella Pinodes 310 Rhyzoctonia sp. 16 seccume 309. : Septoria Pisi 310 Plantago, Anisomyra Plantaginis 218 cuscuta 210 Platano, Fomes fasciatus 9 Gloeosporium nervisegquum 56, 57 Gnomonea veneta 55 Microstroma Platani 56 seccume 57 Poa, Sclerotium rhyzodes 135 Polygonum, Puccinia Imperatoriae 301 Pomodoro. anguillule 188 Ascochyta citrullina 180 + hortorum 56 Ascochyta Lycopersici 56 avvizzimento 216, 3183 Bacterium Briosii 163 Fusarium falcatum 313 : Lycopersici 216, 313 n Sclerotium 313 216, 318 Mycosphaerella citrullina 180 nebbia 248 Phytobacter lycopersicum 20, 163 Phytophthora infestans 248 marciume 161, 211, Prosopis, Fomes Everhartii 8 Pruno, Bacillus amylovorus 315 Diplodia natalensis T4 fumaggine 209 gommosi 74 nebbia 315 Puccinia Pruni-spinosae 309 Rbhodoseptoria ussuriensis 217 Pseudotsuga, Botrytis Douglasii 250 disseccamento dei rami 184 Polyporus Schweinitzit 9 Sphaeropsis Ellisiù 184 Psidium, Gtomerella Psidii 125 Rosa, Actinonema Rosae 812 -quereta, cata di decurtazione 139 cha Fomes Everhartii BE n» fasciatus SR “Pr ì fumaggine 209 ‘mal bianco 103 San Polyporus Dryadeus 108 9 Rafano, black-rot 85/0 Plasmodiophora Brassicae 660 DAS TH Pseudomonas campestris 85 Rhizoctonia sp. 16 Rapa, anguillule 189 Ravizzone, Rhizoctonia sp. 16 Rhamnus, Puccinia coronata 11 o Rhododendron, Exobasidium Rhodo- | x; + dendri 235 Rhus, anomalie 64 Diplodia natalensis T4 gommosi 74 d 3 Ribes, Glotosporium ribicolum 125 Glomerella sp. 125 ARR Riso, crodatura 191, 285 + erbe infestanti 32 fragilità 285 gentiluomo 285 ip io * Reg incompleta maturazione 157. Dr: i SS x i Po - ta LE 5 L'IM i do È ingiallimento gravi 284 lumachelle 155 non germinabilità 157 Ù Protascus colorans 284 > id È; rachitismo 220 i ramificazione 220, 285 riso crodo 191, 285 Robinia, Fomes Robiniae 9/0 Rovo, fumaggine 209 anguillule 18800 tr Diplocarpon Rosae 8120 ‘mal bianco 95 Paci His: 7 prE INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XXIX — = | Marsonia Rosae 312 nebbia 309 Rubia, Rhizoctonia sp. 15 Cyathus Olla 227 Epicoccum purpurascens 228 erbe infestanti 73 Rubus, Gloeosporium Rubi 125 Erysiphe lamprocarpa 228 Glomerella rubicola 125 fumaggine 228 Ruta, Ovulariopsis Haplophylli 56 Fusarium sp. 227 grillotalpa 229 Heterodera radicicola 229 Sambuco, Cercospora depazeoides v. SS gagrensis 179 ù Saxifraga, Trichosphaeria pilosa v. Macrosporium longypes 228 IS Saxifragae 183 = tabacinum 228 __Saponaria, malattie diverse 227 SIE 218 _ —Secale, Cecidomia devastatrice 185 Uromyces caryophyllinus mal bianco 228 mal del mosaico 228 Sicyos; Bacillus tracheiphilus 83 Olpidium Brassicae 227 ____Sisymbrium, Plasmodiophora Bras- orobanche 228 DEA F sia: SOR : sicae 66 Peronospora Hyoscrami 22% mere, SM Sofora, Gibberella Briosiana 14 2 Nicotianae 22" Macrosporium Sophorae 14 seccume bianco (dei rami) 14 vaiolatura 14 Solanum, Rhizoctonia sp. 15 Sorbus, Gymnosporangium sp. 222 Sorgo, pulce 160 Peziza wvesiculosa 227 Phyllosticta capsulicola 228 “» Nicotianae 228 si Tabaci 228 Phytophthora Nicotianae 227, 228, Pythyum Debaryanum 227 — Spiranthes, taberizzazione 294 Rhizoctonia sp. 227 E - Staphylea, acariosi 15 Sclerotinia Libertiana 227 , Phyllocoptes Staphyleae 15 Thielavia basicola 227 Strelitzia, anguillule 188 Tarodium, decurtazione 159 _ Tabacco, Ayrotis segetum 229 Alternaria tenwis 227, 228 anguillule 188 Apiosporium salicinum 228 Thea, Colletotrichum Camelliae 125 Glomerella sp. 125 Laestadia Camelliae 125 Theobroma , Collet. theobromicolum Ascochyta Nicotianae 228 125 avvizzimento 228 Glomerella sp. 125 Bacillus solunacearum 228 Botrytis cinerea 227, 228 Cercospora Nicotianae 228 n Raciborshii 228 Coprinus comatus 227 Thlapsi, Plasmodiophora Brassicae 66 Trifoglio, anguillule 189 Apion apricans 191 Botrytis anthophyla 178 cuscuta 13, 131, 210 cuscuta 228 punteruolo 191 Tsuga, Botrytis RI 251 Tunica, Uromyces caryophyllinus 2781 Veccia, clorosi 21 Vigna sinensis, avvizzimento 216 Fusarium tracheiphilum 216 Viola, Alternaria Violae 263 anguillule 188 Botrytis vulgaris 263 Cercospora Violae 156 crown-rot 263 malattie diverse 262 Phyllosticta Violae 263 Puccinia ellisiana 49 Sclerotinia Libertiana 263 Thielavia basicola 262 Vite, acariosi 256 Altica 256 arricciamento 22, 70, 277 arrossamento 283 avvizzimento 313 Bacillus Baccarinii 170. 202 N Vitis 175 Bacillus vitivorus 170, 202 black-rot 242 Botrytis cinerea 208, 242 brunissure 105 clorosi 20 Cochylis 256 Coryneum microstichum 156 court noué 22, 256, 277 Cryptosporella viticola 303 erinosi 195 l marciume 103 Zafferano, Rhkizoctonia sp. 15 Zucca, Rhizoctonia sp. 16 fillossera 31, 90, 104, | Fusarium tracheiphilum 5 BI se Gloeosporium ruformaculans 195. Glomerella sp. 125° insetti ampelofagi 253 Macrophoma longispora 156 malattia di California 105 — mal nero 170 marciume grigio 242 ur 75 marciume nobile 242 ue mosaico 222 Vidium Tuckeri 243 ‘a peronospora 112, 246, 263, 264 dai “LN Pop <«D Me pani Pestalozzia uvicola 260 : Phllocoptes vitis 256 is Phytoptus bullulans 256 Plasmopara viticola 112, 264 Re S Pseudopeziza tracheiphila 283 ; La rachitismo 176, 254 ripe-rot 123 roncet 12, 69, 151, 164, 175, 198, 27, 278 seccume rosso 283 ” La COM && *» Nt Di Tetranychus telarius 95 Thea 22-punctata 243 tignola 95, 96, 158, 159 Valsa Vitis 215 I reo P CEI 5 Read | sl i ne i x radi La nad ì ia I - e E Ari - a A | —INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI 55 — INDICE ALFABETICO «DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI Di s Ù Acariosi (Staphylea) 15 Apus cancriforinis 155 ì — (viti) 256 Arctia caja 271 < Accartocciamento foglie (patate) 24 Armillaria mellea 110, 159, 17 Pi Acridium migratorium 2702 Arricciamento (viti) 22, 70, 2 SÙ Actinonema Rosae 312 Arrossamento delle foglie 17 . Albugo candida TT Nicotianae 228 $ Aleyrodes sp. 74 Aspidiotus betulae 156 | Alghe 32. hederae 156, 286 » __Allescheria Laricis 44 Avvizzimento (cavoli) 76, 313 | —‘’‘Allettamento (frumento) 225, 285 (cetriuoli) 313. _ Alternaria Brassicae T7 (cotone) 313 È: e Citri 13 (Cucurbitacee) 79, 83 a panax 26 (ginseng) 28 tenuis 227, 228 (Hibiscus) 314 Violae 263 (limoni) 74 | Altica della vite 256 (lino) 127 | —Anguillule 187 (patate) 314 | Anisomyca Plantaginis 218 (peperoni) 148 Anthomya coeparum 95 (pomodori) 313 Anthonomus pomorum 95 (piante diverse) 215 Antracnosi (cotone) 129, 302 (tabacco) 227 Aphis persicae 275 (Vigna) 313. i Apion nigricans 191 Bacillus amylovorus 315 Apiosporium salicinum 228 Baccarinii 170, 202 Apoplessia (cacao) 280 Capsici 143 : XXXI , 244 — Carotovorus TT Coli 80, 144, 145 Cubonianus 144 Gortynae 317 pyrameis 317 Savastanoi 59 Solanacearum 227 tracheiphilus 83 Vitis 175 vitivorus 175, 202 Bacteriosi (gelso) 144 (noce) 230 Bacterium Briosii 163 campestre (6, 85 Hyacinthi 86 Leguminosarum 81 maculicolum 146 Mori 144 Solanacearum 81 tumefaciens 59, 81, 82, 232, 317 Biston graecarius 158 Bitter-rot (meli) 123 Black-rot (aranci) 73 (cavoli) 76 (Crocifere) 71, 85 (uva) 242 | Bolla (mandorlo) 218 (pesco) 218 Botrytis anthophila 178 Bassiana 256 cinerea 208, 227, 228, 242 Douglasii 250 tenella 256 vulgaris 207, 263 Bremia graminicola 216 ‘Lactucae 216 Brunchorstia destruens 214 Brusone (noce) 232 Bryobia pratensis 271 4 A 9 Calonirngt alia pre VALE ai Cancro (castagno) 51 k i sa » (leandro) 59, © © iS (lino) 127 cia = (melo) 54; 814% lE (patate) 127 Vanidiella Curculionis 192 RE ; Carbone (cipolle) 187 | (orzo) 263 Capocapsa pomonella 95 SHE Cascola (olive) 252 ta “n “d kg Cavallette 256, 272 a Cecidomia devastatrice 185 Ceratitis Anonae 319 capitata 270, 318, 319, 320 ma colae 319 sti for: Giffardii 819 9 nigerrima 319 punctata 319 ti N 138 rubivora 319 | è Silvestri 319 stictica 319 tritea 319 Ceratostoma hispidum 40 juniperinum 134 Cercospora Agatidis 279 depazeides v. gagrensis 179 5 lb; Nicotianae 228 ROS Raciborshii 228 Violae 156 Cercosporella persica 74 Ceromasia sphenophori 99 Li Ceroplastes rusci 95, 157, 286 Ae: > i è sinensis 93, 286. DI ; Chrysomphalus bf. 68, i Chrysophayetis endabiaia 1 27. ARE dd Fi y 4 = der si see ato pd a x SÈ Cicinnobolus bremiphagus 216 Cladosporium carpophilum 74, 309 Citri T4 , cucumerinum 204 Da: > E L: Cucumeris 204 > Laricis 44 a Pisi 207 Si | Clasterosporium amygdalearum 156 È; — Cleonus punctiventris 256 | Clitocybe parasitica 74 «| Clorosi 20, 93, 297 «_ Cochylis 256 — Cocobacillus acridiorum 271 Cajae 271 i Colletotrichum Camelliae 125 : Caricae 125 gloeosporioides 74, 125, 126, 237 Gossypii 129 lagenarium 126 Lindemuthianum 126 phomoides 126 iec> theobromicolum 125 pi: s . Colpo di sole (cacao) 280. ___ Coniothyrium foliicolum 48 | pirinum 48,122 i fo prCoprinue comatus 227 | — Coryneum foliicolum 48 È Kunzei 109. SE __ microstictum 156 * a perniciosum 4, 52, 53 Corvi 93, 94° e: | Cossus cossus 286 fa Court-noué (viti) 22, 277 | Crodatura (riso) 285 “36 Cronartium Comptoniae 311 = quercuum 306. — Crown-gall 81, 232 e; i % (barbabietole) 2783 “ (pesco) 74, 316 - LIO? pata = sa . e "0 x e < « i x 3 nE Ta) Sa di DI IONE "3A ivoice ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIII Crumenula abietina 214 Cryptosporella viticola 303 Cuscuta 96, 228, 243 Cuscuta aegyptiaca 13 arabica 13 arvensis 131 epithymum 210 epilinum 93 europaea 210 trifolii 131 Cyathus Olla 227 Cycloconium oleaginum 118, 286 Cylindrosporium pirinum 48 Pomi 42, 48 Dactylopius citri 93 Dacus armatus 319 bipartitus 319 brevistilus 319 longistilus 319 Lounsburyi 319 oleae 319 vertebratus 319 Decticus albifrons 272 | verrucivorus 272 Decurtazione 139 Diabrotica vitata 84 Diaporthe Batatas 45, 304 parasitica 51, 128, 233 Diaspis pentagona 154, 159, 223 Diplocarpon Rosae 312 Diplodia natalensis 73, 74 Dirhinus Giffardii 319 Discula Darlingtoniae 242 Dothidella Ulei 182 Dothiorella Zeae 45 Echinodontium tinctorium 9 Elateridi 9 Empusa Aulicae 271 Grylli 273 : ho te, x ( si cc IvpIo» AL: IDA be. pavo , Endothia gyrosa 311 parasitica 51, 52, 178, 234, 281 pseudoradicalis 177 radicalis 51, 52, 128, 178, S11 virginiana 234, 311 Exoascus Cerasi 18 deformans 218, 246, 275 minor 78 Exobasidium discoideum 234 Lauri 234 Rhododendri 235, 320 Epicoccum purpurascens 228 Erbe infestanti 32, 73, 159 Ercmaeus modestus 271 Erinosi (vite) 95 Eriophyes oleivorus 271 Ernia (cavoli) 116, 118, 150 Erysiphe Cichoracearum 212 graminis 55, 212 lamprocarpa 228 Polygoni TT, 180, 222 taurica 56 Fillossera (vite) 31, 90, 254 Fomes applanatus 8 Everhartii 8 fasciatus 9 frarinifolius 9 ignarius 8 Laricis 9 Robiniae 9 Freddo 221, 295 Fulmine 149 Fumaggine 268, 269 (agrumi) 93 (olivo) 155, 251, 320 (olmo) 209 (pruno) 209 (quercia) 209 (cova ‘d° e SCR (Preti La sd È È Fumo 142° i Fusarium coeruleum 313 conglutinans 313 discolor 313 falcatum 313 elegans 216, 313 Fusarium gibbosum 313 ù vai o incurnatum 71 me. i 7 Lycopersici 216, 313 martii 313 niveum 70, 216, 313 oxysporum 313 orthoceras 313 pseudoheterosporum 190 «08 redolens 212, 313 "a È roseum 312 gi rubiginosum 313 Reni sclerotium 216, 313 Sea Solani 313 “Sh subulatum 314 tracheiphilum 216, 3185 trichothecioides 313 Tritici 190 vasinfectum 144, 216, 313. ventricosum 314 Willkrommi 314 Fusicladium Butyrospermi 183. pirinum V. Eryobotryae 286 Galesus Silvestri 319 o ti Gaz illuminante 142, 1470 Geometra 158 i E, Gibberella Briosiana 14 GG °° Saubinetii 813, BI& ei Gloeosporium trainati Dica 0 Darlingtoniae il sr n fructigenum 125. SEN let: ONNAVI oso a nei Sirio DPL 99; Ol py Oy doge goa 276. Pi; Mal del mosaico (tabacco) 228 Mal del piede (frumento) 225 Mal nero (vite) 170, 176 . Marciume (aranci) 73 (batate) 304 (cavoli) 17 (cetriuoli) 313 (cipolle) 145 (legni) 8 (limoni) 73 (melagrani) 50 (melanzane) 216 (patate) 116, 117, 184, 313 (pomodori) 161, 211, 216, 313 (uva) 242, 303 Marsonia Rosae 312 Mayetiola destrucetor 185 Melampsorella elatina 307 Melampyrum 96 Melanosi (limoni) 114 Meria Laricis 44 Merulius lacrymans 113 sclerotiorum 215 Microstroma Platani 56 Monilia 19 fructigena 208, 247 Moria (del gelso) 244 Mosaico (viti) 22 Mosca (aranci) 270, 318 (frutta) 318 Mosca bianca 57 Mosca d’Assia 185 Mosca olearia 62, 192, 251, 256, 320 Muschi 94 Di Mycosphaerella citrullina 180 crataegicola 300 Pinodes 310 LA Mtyrosporium corticol pomorum 95 cs Nebbia (albicocco) 3150 : i (castagno) 815; 7 (ARE 3 da: (gelso) 144 (59 (melo) 315 (noce) 329 (pero) 79, 82, 315 (pruno) 315 (rose) 309 Nectria galligena 314 x Neocosmospora vasinfecta 314 Neozimmermannia elastica 125 Nepa cinerea 155 Nummularia discreta 136 feto l Oidium Agatidis 279 De. Cynarae 56 La Haplophylti 56 Mn Tucheri 243 Fi Olpidium Brassicae 227 Gi Vospora scabies 293 Opius concolor 320 humilis 319 perprorimus 319 Orobanche 50, 228 Ovulariopsis Haplophylli 56 Pachytylus migratorius 272 Panycum phylloryzoide 220 Parlatoria zizyphi 156 Pediculopsis graminum 212 Penicillium digitatum 753 italicum 73 suo i Peridermium coloradense 307 RARE È filamentosum 306. Lode CLS Harknessii 306 montanum 307 «Piii'ARVICDE Porogosen (vite) 1 de TS Rai o VE dr Ata iS mi i Ce * * atte vi ” % Da b: D » a? x # he” SAS % ì G : | Peronospora Cephalariae 134 È Dipsaci 154 Hyosciami 227 lanuginosa Ieri Nicotianae 227 parasitica 1 Pestalozzia funerea 27 heterospora 183 malorum 179 uvicola 260 versicolor 242 Peziza vesiculosa 227 Phacidiella discolor 13, 54 Phacidiopsis malorum 55 Phacidium discolor 13, 54 -Phoma Batatae 45 Mali 48 oleracea 76 Pomi 42 _ Phomopsis Citri 42 | Mali 249 | Phyllocoptes Staphyleae 15 |’ vitis 256 <$ ‘AR PhyMosticta capsulicola 228 } imitata AT, 48 Nicotianae 228 pirina 40 Tabaci 228 — Vialae 263 | Physalospora Phormii 125 3 ira — Phytobacter lycopersicum 163, 211 È. Phytonomus posticus 192 o A Phytophthora cactorum 27, 184 | erithroseptica 184 Fagi 184 infestans 117, 140, 184, 295 Nicotianae 227, 228 omnivora 184 Syringae 184 x ra RES ne Lal su è pa è € O né Suo i pate n at Ai TRS Suo $i ° "i ; PETA un XXXVII Phytoptus bullulans 256 pyri 95 Piede nero (cavoli) 76 Plasmodiophora Brassicae 65, 66, 76, 118 Plasmopara viticola 264 Polyporus amarus 10 Dryadeus 103 Schiceinitzii 9 sulphureus 9, 10 vaporarius 103 Prays citri 270 oleella 252, 320 Prefioritura (barbabietole) 21 Prospaltella Berlesei 155, 223 Protascus colorans 284 Pseudococcus citri 269 Pseudomonas campestre 6, 85 Hyacinthi 86 Juglandis 230 radicicola 58 tumefaciens 74, 317 Pseudopeziza tracheiphila 283 Psilla dell’ olivo 252 Puccinia Adoxae 183 Asparagi 245 bromina 139 coronata 10 coronifera 116, 279 de Baryana 301 dispersa 139 È ellisiana 49 Geranii 282 glumarum 139 graminis 11, 136 impatientis 136 Imperatoriae 301 malvacearum 61 Phlei-pratensis 136 XXXVII Pruni-Persicae 46 Pruni-spinosae "4, 309 Pulsatillae 279, 301 Pulce 160 Pulvinaria camelicola 254 Punteruolo (trifoglio) 191 Pythium Debaryanum 227, 241 Rachitismo (riso) 220 (vite) 176, 256 Rhizoctonia Crocorum 181 Mali 181 ‘Medicaginis 181 radicicola 267 Solani 15 violacea 15. 181 Rhizoglyphus echinopus 16 Rhodoseptoria ussuriensis 217 Rhytisma acerinum 11, 46 Andromedae 46 Pseudoplatani 12 Rinchite dell’ olivo 94 Riso crodo 191 Rogna 150 (del leandro) 59 Roncet (viti) 22, 151, 164, 175, 193, 277 Rosellinia necatrie 43, 102 Ruggine (Andropogon) 49 (asparagi) 245 (avena) 116 (cedro) 238 (cereali) 139 (frumento) 61 (ginseng) 29 (meli) 191, 235, 240 (pesco) 45 Ruggine bianca (cavoli) 77 Ruggine vesicolosa (pini) 127 Saissetia oleae 156 sagi INDICE. A ES ola } °. re Pe * n) 248, 810 ì dui (noce) 314 ta SR TE RF (patate) 68, 93, 298, 804 Vos So Schistocerca pallens 271 Schizoneura lanigera 256, 266. Scleroderma verrucosum 110 Sclerotinia fructigena 74 Libertiana 1, 227 Panacis 30 * Sclerotium coepivorum 156 5 SE crocorum 15 3 rhizodes 135 Rolfsii 216 Scopazzi (abeti) 214 (marasche) 78 Scottatura (mele) 78 Seccume (castagno) 233, 280, 281, 282 (cavoli) 77 (ginseng) 26 (larice) 44 (piselli) 309 (platano) 57 Septoria Crataegi 298 chat SA crataegicola 299 graminum 0 Iridis 206 Pisi 309 1% e Sphaerella Caricae 279 Sui isa 2 malorum 4T | fur: Sphaeropsis Ellisii 184 MR malorum 48, 122, 249 CO Li tumefaeiens 307 Sese pe Sphaerotheca fuliginea 212 tt] Humuli 212 gf: cu pannosa 212 ve, MRC d0: Sphenophorus gallosus 1920 fr Rpongogiera, rai ri » TIE rta Ms 0) DA I 3 sat ? > 1 X fr: se Ss INDICE ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXXIX i br. globuliferum 58, 256 Trichosphaeria pilosa V. Sarifragae | Poae 212 i 183 5 | Stauronotus maroccanus 22 Tuber parasiticum 181 _ Sterigmatocystis castanea 50 Tubercoli radicali (cavoli) 76 | Tarlo (canna da zucchero) 93 Tubercolosi (cipresso) 133 È 9 Tarsonemus approrimatus 271 (leandro) 59 AR Tenuipalpus californicus 271 Tumori 149 | Tetraneura Ulmi 266 (Citrus) 307 __Tetranychoides californicus 271 Tyroglyphus americanus 271 sal Tetranychus bimaculatus 271 Urocystis Cepulae 136 Giffardii 320 Uromyces Andropogonis 49 mytilaspidis 271 caryophyllimus 278 sex-maculatus 271 Pisi 10 si telarius 95. striatus 136 "o £ Thea 22-punctata 243 Ustilago Hordei nuda 263 i È. Thielavia basicola 29, 120, 227, 262 Vaiolatura dell’ olivo 118 fe = Thrips (dell’ alloro) 95 Valsa leucostoma 49, 74 È di Tignuola (olivo) 252, 320 Vitis 215 STE (uva) 95, 96, 158, 159 Vanessa cardui 317 È DE: Topi campagnoli 94 Vermicularia dematium 27 Pose Trametes Pini 9, 10 Verticillium albo-atrum 216, 217, 314 p TE i radiciperda 102 Dahliae 21% sl Trichopria capensis 319 Visco 72, 140 A SE Trichosphaeria fructigena 185 Zenzera pirina 251 STR CASS i I È a repo RIS IE MAE - sr ak INDICE ALFABETICO. DEGLI AUTORI: Anderson H. W. 233,234 Coban R. 73, 181 Anderson P. J. 233, 234 Combes R. 1% Arnaud G. 218 Baccarini P. 234 Bachman Fr. M. 315 Bailhace G. 93 Barre H. W. 128 Barsali E. 107 Bartholomew A. T. 235 Baudys E. 139 Beau C. 294 Benedict H. M. 274 Berger E. W. 57 Berthault P. 44, 280 Bigot G. 98 Black C. A. 42 Blane 271 Blaringhem L. 62, 164 Bolle G. 244 Bolley H. L. 236 Bolley H. S. 127 Bondarzew A. 178, 298 Bresaola M. 96, 131 Briosi G. 52, 177, 225 Broili J. 263 Brooks Ch. 42, 122 Brooks Ft. 180 Buchet S. 64 Buscalioni L. 59 Cadoret A. 256 Chapelle J. 256 Clausen R. E. 237 ‘ Comes L. 62 Compte ©. 185 Cook M. T. 66 Coons G. H. 238 Cotte J. 64 Cruchet P. 300 Cuboni G. 92 Culloch Mc. L. 145 Cunningham G. C. 65 Darrow W. H. 310 De Cillis E. 148 Del Guercio G. 251 De Merritt M. 122 Desriota 96 Doby C. 24 Dowson W. J. 134 Drago A. 156 Elenkin A. 179 Eriksson J. 114, 181 Ewert R. 18 Faes H. 263 Farneti R. 1, 33, 52, 97, | 177, 289 Fawcett H. S. 43, 73 Ferrari E. 285 Ferraris T. 74 Feytaud J. 253, 254 Field E. C. 45, 127, 304 Fiori A. 43, 44 Fischer E. 278, 8301 Jaczewskii 181° Floyd AF. 114 Foex E. 44, 212, 279. Fornaci C. 191 Frassi A. 141 pa French G. T. 250 Gabotto L. 223 A Garbowski L. 140 3 Gassner G. 295 335 Gatin C.-L, 60. a Ghetti G. 94 Gibertini D. 274 Giddings N. J. 240 5 Gilbert W. W. 302 0 N Grandori R. 90 È Si / Gregory C. T. 264, 303. Griffon E. 182 Grimme C. 295 (Sp Groenewege J. 211 LA Giissow H. T. 304 Hannig E. 147 Harding H. H. 113 E Harter L. L. 45, 75, 304... Heald F. D. 280, 281 9 | Hedgcock G. G. 8, 306, 307 Herzog 93 " Hewitt J. L80900 È Hickel R..198=%». (Seno t *” I Hà % Hoffmann J. W. 241 Hollrung M. 226 a Hori S. 45 TRA Rod pi Jahrmann Fr. n | Di | INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI XLI | King Ch. M. 136 Klebahn H 10, 217, 241 Kleimenow P. 116 Lafforgue S. 242 3 Lagenbert T. 213 Larcher O. 149 Laubert R. 8 Lemigne M. 20, 297 Leslie P. 46 Lewis C. E. 47 Lissone E, G. 1, 276 Lloid Fr. E. 61 Long W. H. 49 . Lotrionte G. 50 Lutman B. F. 293 Lutz L. 293 Maffei L. 14, 257 Magnus P. 282 . Malenotti E. 254 —_ Mameli E. 151 | «Mango A. 148 5 È | Marchall P. 254 Martelli G. 243, 268, 269, 270 i Ei: Maublane A. 182, 279 a Mazé P. 20, 297 —_ Melhus J. E. 240, 295, 309 (0 Mer E. 182. | Mòbius M. 215 Molinas E. 256 |_—Molliard M. 24, 266, 296 wi: —Molz E. 212 __ Montemartini L. 1, 171, a 204 . Monticelli P. 96 — Morettini A. 243 ix Morganthaler O. 212 È Morse W. J. 68, 226, 310 Miller K. 11 Miiller-Thurgau H. 283 Munerati O. 21, 159 Murasckinskii C. 116 Murran Mec. S. M. 50 Muscatello G. 59 Nauomoff N. 216 ‘Neal D. C. 240 Neger F. W. 133 Nèmec B. 218 Nevodowskii G. 180 Nicolas G. 268 Noelli A. 183 Norton J. B. 245 Novelli F. 157, 220, 285 Ob J-1l1;109 Paillot A. 317 Pammel L. H. 136 Pantanelli A. 15, 22, 51, 69, 70, 246 Pavarino L. 143, 161, 164, 193 Peirce G. I. 142 Perley 127 | Peters L. 227 Pethybridge G. H. 183 Petri L. 17, 51, 53, 118, 177, 188, 277, 278 Picard P. 271 Pietsch W. 185 Poli P. 191 Potebnia A. 13, 54 Price S. R. 180 Prunet A. 242. Quayle H. J. 271 Ramsay H. J. 229 Reddik D. 262 Reed G. M. 55 Reed-Howard S, 248 Reynier A. 64 Reynolds E. S. ‘1 Rivière G. 93 Roberts J. W. 234, 248 Rosenbaum J. 26, 120 Ruby J. 256 Rnot M. 20, 297 Sahli G. 222 Sbrozzi D. 317 Schellenberg H. C. 215 Schikorra W. 263 Schmidt E. 222 Schwartz M. 227 Shaw F. J. F. 15 Shear C. L. 123, 128, 281, S11 Silva T. 155 Silvestri F. 318 Sirks M. J. 16 Sirring F. A. 250 Smith C. O. 229, 316 Smith E. E. 229 Smith E. F. 78, 144, 273 Sorauer P. 19, 252 Sormani F. 159 Spatt. E. R. 58 Spaulding P. 127, 311 Stabilini F. 285 Stahl E. 20 Stevens N. E. 281 Stewart F. C. 250 Stout A. B. 135 Studhalter R. A. 280 Taubenhaus J. J. 66, 125 Tenny L. S. 307 Tiessen H. 25 Tonelli A. 55, 59 Torre E. 272 Trabut L, 18 -Transchel V. 298 Traverso G. B. 56 Trusova N. 189 Tubeuf (v.) K. Fr. 46, 140 Turconi M. 14, 148, 260 Yeaton G. A. 226 Vagliasindi G. 88 Van der Wolk P. C. 284 Vincens F. 134 Voges E. 72, 152 Voglino T. 56, 57 rebe Vuillet A. 187 3a Weir J. R. 250 Wood A. K. 128 Whetzel H. H. 26 Ig a Wilkox E. M. 142 Winkler A. 221 ] î DO”, dl i, | j Pea A ! [ Ù a 7A MPANT. de @ Aid A si a) ST be N LL 2, gg È ” i D ANNO VI. Gennaio 1913 Num. 1. — Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL DorT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI R. FARNETI - FE. G. Lissone - L. MONTEMARTINI La resistenza del castagno giapponese alla malattia dell'inchiostro Ricostituzione dei castagneti distrutti dalla Moria. Parecchi anni or sono, in alcuni punti dei Bassi Pirenei si fecero delle esperienze ristrette di ricostituzione, con castagno comune; tentativi analoghi ma sopra più vasta scala, furono fatti anche in Spagna; ma i giovani castagni, piantati nei ca- stagneti distrutti dalla malattia, morirono tutti in capo a due o tre anni. Esperienze consimili erano già precedentemente state fatte in Italia dal Celi e dal Gibelli con identico risultato, mal- grado tutti i tentativi di emendamento , sterilizzazione e conci- mazione del terreno. Fallita la speranza di potere ricostituire i castagneti di- strutti dalla malattia, direttamente con varietà del castagno nostrale e ritenendosi che il male avesse origine dalle radici, si ricorse all’ innesto del nostro castagno sopra diverse specie E di quercie, sopra il faggio, sopra l’ ontano ed altre cupolifere, ma per la poca affinità fra il soggetto e la marza i tentativi non ebbero risultati pratici. Abbandonata , o quasi, questa spe- — "e Leo e PARASSITI VEGETALI © a specie o varietà esotiche di castagno, in modo analogo a quanto era stato fatto con le viti americane per la ricostitu- zione dei vigneti fillosserati. Per ragioni di acclimatazione ed | affinità di sviluppo, le esperienze vennero limitate alla Castanea ] Americana G. Don. in Sweet e alla Castanea japonica Blume, che dai botanici sono considerate come varietà locali del nostro castagno piuttosto che vere specie distinte. Si pensava sempre che, provenendo la malattia dalle radici, dato che fosse ricono- sciuta la resistenza della Castanea japonica e della Castanea Americana, queste avrebbero potuto servire da soggetti per l’ innesto delle varietà del castagno nostrale, ma anche da pro- duttori diretti data la qualità dei loro frutti e del loro legname. Le prime esperienze con castagno americano e giapponese furono intraprese nel 1899 nella Montagna Nera (Aude) da un proprietario del luogo, il Sig. Siccard, e continuate di poi dal 3 s) _ Prof. Prunet a Villembits (Alti Pirenei), Saint-Laurent-Bretagne | (Bassi Pirenei), Lindois (Charente), ecc. ed i primi risultati ot- tenuti fecero abbandonare ogni speranza circa la possibilità di ricostituire i nostri castagneti col castagno americano; ma di- mostrarono una notevole resistenza del castagno giapponese, specialmente della varietà selvatica Shiba-Gruri. In merito a queste esperienze ecco quanto noi abbiamo potuto constatare nelle diverse località visitate. * Lia ot % & Pie Nell’Aude la malattia richiamò l’attenzione degli agricoltori “ci per la prima volta nel 1888. Criè dice che quivi vi presenta i De caratteri tipici. Essa vi ha un decorso piuttosto lento. I castagni si coltivano in filari, lungo le strade, ed a gruppi nelle valli, e in terreno di trasporto assai fertile. La potatura vi è trascu- rata, anzi le piante sembrano abbandonate a se stesse, non fa- cendosi neanche il taglio dei rami morti o languenti. ° I PARASSITI VEGETALI Le esperienze secondo il signor Sicard sono poco conclu- denti. Di 28 castagni giapponesi che furono piantati nel 1899 non ne restano che 16; (più del 42 °/, di mortalità) solo due dei quali però sono floridi, malgrado non abbiano fino ad ora portato frutto. Il professore Prunet aveva invero affermato in modo sicuro in questa regione la resistenza dei castagni giapponesi; ma egli sì riferisce ad esperienze che ora avrebbero solo 8 anni e delle quali non potemmo avere notizia dal signor Barbut professore dipartimentale del luogo, che secondo il Prunet le avrebbe di- rette. Anzi egli ci scrisse che nel dipartimento dell’ Aude non vi era nulla da osservare. ps A Toulouse, in assenza del prof. Prunet parlammo col sig. Lassèrre, negoziante di semi, suo collaboratore attivo ed intelligente , il quale ci diede tutte le informazioni necessarie e ci fece vedere all’ Orto Botanico poco più di una decina di castagni giapponesi Tamba-Guri alcuni dei quali ivi innestati sopra Shiba-Guri; ed i vivai più importanti che il Prunet uni- tamente al Lassèrre tiene presso una vivaista, Michel Barthère Fils, Grande Rue Saint Michel 54 bis a Toulouse (Haute-Ga- ronne), destinati a fornire le piante per le diverse esperienze che dirige lo stesso sig. prof. Prunet per incarico dello Stato. Vi osservammo un’ aiuola di giovani pianticelle di Shiba- Guri di due anni, alte da 20 a 40 cm. e del diametro di 4 a o mm. Vi osservammo pure un certo numero di Tamba-Guri innestati al Giappone sopra Shiba-Guri; ma la maggior parte di queste piante sono morte perchè giunsero dal Giappone in cattive condizioni, avendo sofferto molto in viaggio. Il sig. Las- | sérre sconsiglia l’uso del Bam-guri, a grosso frutto, per la ricosti- tuzione dei castagneti, perchè, ci disse, non dà buoni risultati. A Toulouse non vi sono castagneti ed i centri infetti sono 4 PARASSITI VEGETALI i onsi. assai lontani, per cui queste colture non possono essere consi- - "ATTO derate che come esperienze di acclimatazione, e servono a for- nire il materiale da sperimentarsi nelle diverse località infette. * MUNaS A Villembits, negli Alti Pirenei, la malattia ha recato gravi danni. Castani di circa 50 anni vi muoiono in 3 a 5 anni. Pa- recchi alberi morti, scortecciati, sono tuttora in piedi a poca | distanza dalla Scuola. I rimanenti sono ammalati e morenti. Le esperienze di Villembits sono certamente le più impor-. tanti di quelle fatte fino ad ora in Francia, come giustamente ce ne avvertiva il sig. Lassèrre. I castagni americani vi si espe- rimentano da otto anni, e quelli del Giappone da sette. In un castagneto gravemente infetto, dove non rimanevano che ca- stagni morti o morenti, furono piantati 28 castagni americani, È 24 castagni giapponesi e 52 nostrani. Del castagni americani ne sono morti 22 (più del 78 °/, di mortalità) dei giapponesi. solamente 6 (25 °/, di mortalità), i nostrani sono morti tutti. «ea eo La morte dei castagni giapponesi, secondo Prunet, non sembra wr 1 dovuta al male dell’ inchiostro, ma a difficoltà di attecchimento. Esaminati però attentamente 1 sopravviventi, sì sono trovati due castagni giapponesi attaccati dal male. Uno presentava un cancro di circa 10 centimetri di lunghezza, che si era però completa- mente arrestato, ed era circoscritto tutto intorno da un grosso te callo di cicatrizzazione. L’ altro presentava un cancro recente sotto forma di depressione bruno-livida, d’ un centimetro e mezzo di larghezza e di 5 centimetri circa di lunghezza. Il pro- cesso cancrenoso di quest’ ultimo non giungeva al legno, anzi non interessava in profondità tutto lo spessore della corteccia. All’ esame microscopico dell’ uno e dell’ altro cancro si è rinve- nuto il (loryneum, accompagnato però da alcune particolarità anatomo-patologiche che, come vedremo, sembrano confermare e spiegare una maggiore resistenza fisiologica del castagno giap- È : E < read A FA {of in i LA n p fa i retta * sica = % (01: PARASSITI VEGETALI ponese in confronto del nostrano all’ azione patogena del mi- croorganismo. I castagni giapponesi hanno ora un’altezza di circa m. 1.50 ed un diametro di 2 a 3 certimetri; mentre gli americani sono rimasti molto più piccoli, pur non essendovi state differenze all’ epoca del piantamento. In altro appezzamento le piante vennero disposte in filari. I castagni nostrali vi sono morti quasi tutti. Uno dei rimasti mostrava nella parte superiore un cancro laterale di oltre trenta centimetri di lunghezza, sul quale si rinvenne una forma sper- mogonica del Coryneum. Dei castagni giapponesi uno solo si trovò ammalato, quasi completamente morto fino a trenta o quaranta centimetri dal suolo, ma in basso aveva cacciato nuovi rami sani e robusti. * *x * Trovammo assal interessante anche il campo sperimentale di Lindois nella Charente; quantunque anche qui le esperienze siano state fatte in piccole proporzioni. La malattia vi comparve molti anni or sono. Ha distrutto gran parte delle selve di castagno ad alto fusto e mena strage anche nei cedui. Castagni di 30 a 40 anni di età, dice Prunet, vi muoiono in uno a tre anni. Il processo morboso vi ha quindi una rapidità fulminea. La piantagione sperimentale venne fatta nel marzo 1908, in un castagneto ora completamente distrutto dalla malattia. I castagni giapponesi vennero piantati a piccoli gruppi frammisti a castagni nostrani per controllo. Questi ultimi sono quasi tutti morti, mentre dei giapponesi ne è morto uno solo sopra trenta. Prunet attribuisce a difettoso attecchimento la morte del castagno giapponese. Noi abbiamo trovato i ca- stagni giapponesi in ottimo stato di sviluppo, ma due presen- tavano verso la base del fusto cancri piuttosto gravi, quantunque rimarginati. Uno dei castagni nostrali non ancora completamente morto, fu trovato affetto da un lungo cancro che ne interessava quasi l’ intero fusto. PARASSITI VEGETALI) SET 3 — LEA 6 Mit All’ esame microscopico, tanto nel cancro na castagno mune di controllo, quanto in quelli dei castagni giapponesi sono trovati gli stromi del Coryneum; ma si sono notate fra gli uni e gli altri le stesse differenze anatomo- - patologiche , ri- 3 * scontrate già a Villembits. Nei cancri del castagno comune gli stromi sono più nume- rosi, assai più grandi, generalmente immersi più profondamente. nella corteccia, a contatto diretto col parenchima corticale ST tostante che viene invaso dal micelio. Nei cancri dei castagni DE giapponesi, invece, gli stromi sono assai più radi e molto più piccoli, isolati tutto intorno e dal parenchima corticale sotto- stante da uno strato di sughero che provoca la loro eruzione | precoce e la disquamazione della corteccia, prima della completa maturazione delle spore. Di conseguenza il male nei castagni giapponesi da noi esaminati deve propagarsi molto più lenta- mente, sì che la pianta ospite viene ad avere il sopravvento sul parassita e riesce ad arrestarlo riparando poscia al male con un callo di cicatrizzazione. A ciò, a quanto sembra, po- trebbe essere attribuita la maggiore resistenza fisiologica alla. malattia dei castagni giapponesi in confronto ai nostrani. Conclusioni. 1. Il Castagnò giapponese selvatico, (Shiba-guri) se non gode di una immunità assoluta, in confronto del nostrano, offre relativamente una maggiore resistenza alla moria (male dell’in- chiostro), perchè la maggiore sopravvivenza dei giovani castagni giapponesi in terreno infetto non può attribuirsi ad un più fa- ij Sa La è d ne, £ cile attecchimento, ma, a quanto sembra., a vera resistenza fi- | IAN siologica, come confermerebbe anche l’esame anatomo-patologico. do, rà + Speia Se questa resistenza sia destinata ad affievolirsi sotto la prolungata azione del nostro clima o per altra causa, non pos: siamo affermare. Nè possiamo dire se essa sarà tale da rendere È La Do e x PARASSITI VEGETALI ri praticamente utile la ricostituzione dei castagni distrutti dalla malattia, con castagni giapponesi, avuto riguardo anche alla quantità e qualità dei diversi prodotti. Le esperienze datano da troppo poco tempo e sono state fatte in scala troppo ristretta per poterne trarre deduzioni in proposito. 2. Il castagno giapponese non potrà essere utilizzato che come produttore diretto; sia perchè la malattia non ha la sua origine nelle radici ma nella parte aerea, sia anche per la sua debolezza che lo rende poco adatto, come dice J. Farey, a por- tare le nostre varietà vigorose. Sembra però che fra le numerose varietà coltivate al Giap- pone ve ne siano di quelle raccomandabilissime per le qualità dei frutti e del legname, offrendo anche il vantaggio di frutti- ficare assal precocemente. 3. Ciò premesso, noi riteniamo raccomandabile di fare anche in Italia esperienze di ricostituzione dei castagneti distrutti dalla malattia, con castagni del Giappone, specialmente con Shiba-guri e Tamba-guri, quest’ultimo da innestarsi sul primo ; ma le esperienze dovrebbero essere fatte in estensioni sufficienti e in regioni diverse per natura di terreno e di clima. A questo scopo, mentre si rende necessario l’ impianto di vivai, facendo arrivare i semi direttamente dal Giappone, è consigliabile, per guadagnare tempo, l’ acquisto almeno di 1000 pianticelle di Shiba-Guri e qualche centinaio di Tamba-Guri per essere spe- rimentate nei Circondari di Saluzzo, Savona e Lucca. 4. Data la natura della malattia e il suo decorso, riteniamo che, anche nel caso che la ricostituzione dei castagneti con ca- stagni Giapponesi venga dimostrata economicamente pratica , non si debbano abbandonare i possibili mezzi di cura quali ad esempio la asportazione delle parti ammalate e la disinfezione delle ferite, come utilmente si pratica per malattie analoghe. Da una relazione al Ministero di Agricoltura, dicembre 1912. RECENSIONI —____—€& . = <_%& Hepooocx G. G. — Notes on some diseases of trees in our na- tional forests. II. (Note sopra alcune malattie degli alberi . TO e AI ” nelle nostre foreste nazionali) (PW FIOPAvARIOA 1912 Vols dr II, pag. 73-80). î L’Autore ha studiato i funghi, specialmente del gruppo delle Polyporaceae, che sono causa di malattie degli ‘alberi Si nelle foreste nazionali, massime nelle provincie occidentali degli «SS | | ;i Stati Uniti d'America. Il tipo peculiare di marciume chiamato a n. di D piped rot, del duramen delle quercie si è visto che è dovuto n) Si al Fomes everhartii (Ell. et Gall.) v. Sch. et Spauld. Questo aa stesso fungo fu riscontrato molto dannoso alla Juglans Pr RAI CVA 46 i - SCA Attacca pure fortemente il Py ‘osopis juliflora, 1 Fagus. atro: pestris, mentre è meno frequente e meno distruttivo sulle Jw- | glans nigra e J. californica e meno ancora sulla J. cinerea. fo, Die" RI Ù \ punicea e la Betula papyrifera. Il Fomes ignarius è frequente di ed attacca un maggior numero di ospiti che il F. everhartii, te È ma nelle provincie in parola le essenze da esso attaccate non 13 hanno molta importanza economica, così che i danni da esso | arrecati sono piccoli. Il Fomes applanatus (Pers.). Wallr. & È sviluppa di raro sopra gli alberi ancora vivi: esso SI tto il duramen che l’alburno degli alberi abbattuti, ratame È È È. P È < x I vd i PARASSITI VEGETALI 9 delle conifere. Il Fomes fasciatus attacca i tronchi vecchi e maturi dei platani, delle magnolie, delle quercie, ecc. provo- cando un ingiallimento e un leggero annerimento dell’ albero e un marciume del duramen, ma pare che in realtà attacchi solo piante già sofferenti per altre cause. Il Pol/yporus sulphureus Fr. fu trovato come causa di marciume del duramen su diverse essenze. Il Fomes frarinophilus è il principale agente del mar- ciume del duramen dei frassini. Negli stati dell’ est e nel ba- cino del Mississipì il Fomes Robiniae Murrill è causa di mar- ciume della Robinia pseudoacacia, e negli stati sud-occidentali le stesso fungo attacca la A. Neomericana provocando un mar- ciume che si estende al duramen ed all’alburno e talvolta anche al cambio. Sempre nelle foreste nazionali degli stati occidentali, dal due al quatttro per cento ed in alcune località fino al cinquanta e settanta per cento del legno maturo di certe specie è attac- cato o almeno reso incommerciabile da funghi del marciume. Il più comune e dannoso di questi è il Trametes Pini che negli Stati Uniti attacca forse tutte le conifere ad eccezione dei ginepri: lo si trova nel duramen di tutte le parti degli alberi e probabilmente si diffonde sotto terra. Il Polyporus sclnvei- nitzit viene subito dopo per importanza e produce il marciume della base dei tronchi, diffondendosi esso pure da radice a ra- dice sotto terra: è frequente specialmente sulla Psewdotsuga tarifolia. Un marciume della stessa natura fu osservato anche sopra diverse specie di Juniperus, di Taxus e di Thuja, ma non furono mai trovati gli organi di fruttificazione del fungo. Il Fomes Laricis (Jacq.) Murr. attacca diversi generi di coni- fere nell’Arizona, è frequente specialmente sopra il /nus pon- derosa. Diverse specie di abeti in certe località sono attaccate dal Echinodontium tinctorium che ne distrugge il duramen dei tronchi maturi e ne rende inutilizzabili dal cinquanta al no- vanta per cento. RIA trai Ù Doe Sta TEM e, go va .; DEA : poor allergeni ae, : > re Pes A “ Sulle conifere si trova I il Polyporus sulphurer US attacca tanto il duramen che l’alburno. Nell’ Oregon e ne California è il Polyporus amarus che produce il marciume — i LN chiamato pinrot o peckines del Libocedrus decurrens di cui. sa colpisce dal cinquanta al novanta per cento degli alberi più. a «sf vecchi. Tra gli altri funghi che attaccano le conifere vi è un. Lentinus sp. e un Hydnum sp. In generale i funghi che producono il marciume deli du- pi ramen delle conifere penetrano direttamente nel duramen dai rami rotti e non possono attraversare l’alburno dei rami sani e intieri. Il Trametes Pini nelle foreste del nord-ovest è molto co- mune ma fruttifica solo sulle piante morte, mentre nel clima | più asciutto del sud-ovest è più raro ma attacca solo piante vive. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). KLesann H. — Kulturversuche mit Rost-pilzen (Esperienze di coltura di Uredinee). -— (Sorauer’s Zischr. f. Pflanzen- | bkrankh., Bd. XXII, 1912, pg. 821-850, con una figura nel e testo). L’Autore continua le sue importanti ricerche sopra il ciclo biologico delle Uredinee, di cui si è già fatto cenno nei prece- denti volumi di questa vista. | In questa nuova contribuzione sono interessanti, dal punto. di vista delle principali malattie delle piante coltivate, le se- guenti osservazioni : L’'Uromyces Pisi può passare dal suo stadio di Accidium. Euphorbiae ad attaccare anche i Lathyrus ; Nella Puccinia coronata si ha una forma Agrostisi che a AV Pr PNR n eg È rr Ù; E eg» d ai PI SE da «dal te Ai delia; are iii ia sia” Saia È dI die , + v re AA Aitiiini D LIVREA NIN FA) a IE rain Rn rit rn n ta van, - tà 2 Pi ‘ d ' PARASSITI VEGETALI — 1l tacca l’Agrostis alba e sviluppa gli ecidî sul Frangula Alnus ; una f. Lolii che attacca diverse specie di Lo//um ed il Rhamnus cathartica; una f. Holci pure presentante gli ecidî sul Rh. ca- thartica e che attacca l’Holcus lanatus e raramente il Lolium perenne. Anche la Puccinia dell'Arrhenaterum entra in questa specie, non si sa però ancora se come forma autonoma, o come una delle precedenti. L'Autore discute qui anche l’ipotesi del micoplasma di Erikssonn e quella della probabile facoltà di svernare delle uredospore di certe Uredinee. Secondo lui la conservazione della specie da un anno all’ altro ha luogo per mezzo di piccole in- fezioni che si presentano durante l’ inverno, dalle quali poi, a primavera, il parassita si diffonde sulle piante sane circostanti. Non si sa ancora bene, secondo l'Autore, se le forme di Puccinia graminis che si trovano nella Germania settentrionale corrispondano alle forme specializzate osservate dall’ Eriksson nella Svezia. L. MONTEMARTINI. MiLLER K. — Zur Biologie der Schwarzfleckenkrankheit der Ahornbiume hervorgerufen durch den RAytisma acerinum (Biologia della malattia delle macchie nere degli aceri, prodotte dal A/ylsma acerinum) (Centralbil. f. Bakteriol. ecc., JI Abth., Bd. XXVI, 1912, pg. 67-98, con 4 tavole e 4 figure nel testo). Una nota preliminare su queste ricerche venne già rias- sunta alla pagina 326 del precedente volume di questa vista. L’Autore parte dalla premessa che i funghi parassiti delle nostre piante coltivate sono moltissimo sotto l influenza delle piante ospiti, così che invece di crescere indifferentemente su gran numero di queste, come prima si credeva e si crede tut- tora per alcune specie, la maggior parte di essi attaccano solo Ta Li N. ht hi a 1 ul n Let nat di ‘ = >. 1° Lo o ; VAI ,. ì 4 ili = i dal Tn n tea SE 12 | "Pai Banei "VEGETAI 8) un’ essenza alla quale si sono adattati senza potere passare altre. Epperò quando noi troviamo su piante affini “un fun GO che sembra essere eguale su di esse, non si ha in realtà la medesima specie, ma diverse forme biologiche specializzate ed È: adattate alle singole matrici. Tali forme specializzate sono note Agi oramai per tutti gli organismi parassiti tanto vegetali che ani- mali. Il primo a metterne in rilievo l’esistenza fu il Plowright ; poi l’ Eriksson per le ruggini dei cereali; poi altri per altre specie. A L’ Autore espone qui i risultati di numerose osservazioni fatte sul Rhylisma acerinum sia in natura, sia in colture, sia tentando infezioni con colture pure. Studia l’azione delle con- dizioni atmosferiche sullo sviluppo del fungo, esamina i diversi stadii morfologici di quest’ultimo e la sua virulenza, e dalle sue ricerche giunge alle seguenti conclusioni : Questo parassita, ritenuto fin’ ora plurivoro, ha realmente delle forme specializzate e precisamente tre: R/l. acerinum forma platanoides dell’ Acer platanoides; Rh. pseudoplatani ; e Rh. acerinum f. campestris dell’ Acer campestre. Forse anche i Rhytisma che crescono sugli aceri esotici sono essi pure specializzati. L’infezione delle foglie ha luogo quasi sempre dalla pagina inferiore, dove sono numerosi gli stomi: la pagina superiore sì infetta soltanto quando presenta delle lesioni. Il periodo di in- cubazione varia a seconda delle condizioni esterne e può essere | anche di otto e più settimane. ai Difficilmente questa malattia riesce dannosa agli Teri ra perchè si stabilisce in natura una specie di regolazione auto- se matica dell’ attacco del parassita. pa L. MONTEMARTINI. PARASSITI VEGETALI 19 PoreBnia A. — Ein neuer Krebserreger des Apfelbaums, Pha- cidiella discolor — Mont et Sace. — A. Pot., seine Morpho- logie und Entwieklungsgeschichte (Una nuova causa di cancro dei meli, la Phacidiella discolor - Mont. et Sace. - A. Pot. , sua morfologia e sviluppo) (Sorauer’ s Ztschr. f. Pflan- zenkrankh., 1912, Bd. XXII, pg. 129-148, con tre tavole). Su rami di melo raccolti a Charchow e presentanti scre- polature cancrenose della corteccia, l'Autore trovò la forma ascofora e picnidica di un fungo già da lui trovato sui ciliegi e classificato come il Phacidium discolor Mont. et Sacc. Accertata la natura parassitaria del fungo stesso, ne ha fatto poi delle colture e ne ha precisato bene i caratteri tanto della forma ascofora che della picnidica, in seguito a che ne ha fatto un genere nuovo, diverso dal genere Phacidium e da lui chia- mato Phacidiella distinto da apoteci immersi in stromi; aschi cilindrici, spore su una sola serie, elittiche, incolori, con una o due goccie d’olio ; parafisi filiformi, numerose, violette in alto dove si intrecciano sopra gli aschi in denso epitecio. L. MONTEMARTINI. Tragur L. — La cuscute du trèfle d’Alexandrie: Cuscuta ae- gyptiaca sp. nov. (La cuscuta del trifoglio d’Alessandria : Cuscuta aegyptiaca n. sp.) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, T. LIX, 1912, pg. 489-491, con una tavola). Questa cuscuta fu segnalata quest'anno in Algeria e secondo i l'Autore è destinata a diffondersi dappertutto lungo il litorale del Mediterraneo dove fu introdotta la coltivazione del trifoglio d'Alessandria. Prima era indicata come Cuscuta arabica Fr., ma l'Autore crede debba ritenersi distinta da questa specie e ne fa una specie a sè che chiama Cusculta aegyptiaca. È dotata di accrescimento assai rapido e attacca di Ro ui ferenza la parte superiore fiorifera della pianta, sì che impediss la formazione dei frutti e semi. L. MONTEMARTINI ©“. . 0 Turconi M. e Marrer L. — Note micologiche e fitopatologiche. III, Un nuovo genere di Ceratostomaceae IV, Due nuovi micromiceti parassiti della Sophora japonica L. (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. IL, Vol. XV, 1912, pag. 143-149, con una tavola) (per le note precedenti, veggasi alla pagina 306 del quarto volume di questa /7v:sta). Il nuovo genere di Ceratostomaceae descritto dagli Autori fu da essi chiamato Chaetoceratostoma e si distingue dai Cera- tostoma per la presenza di numerose setole sulla superficie esterna dei periteci. La unica specie, Ch. hispidum, fu trovata in Liguria sopra foglie morenti di castagno. I due micromiceti nuovi parassiti della Sophora Japonica SONO : Macrosporium Sophorae che attacca le foglie e produce su di esse una specie di vazolatura caratterizzata da macchie ro- tondeggianti, in principio piccole ma che possono allargarsi fino a un centimetro di diametro, color nocciola scuro al centro con una zona più chiara alla periferia verso la pagina superiore, mentre sono nerastre nella inferiore. Gibberella Briosiana, causa di un seccume bianco dei rami, seccume che comincia con areole livide, elittiche, allungate se-_ condo l’asse dei rami medesimi, estendentisi talora su una lun- ipasì: ghezza di 5 a 15 centimetri con 10 millimetri di larghezza, poi coprenti completamente i rami che presentano così lunghi tratti | imbiancati sparsi delle pustole rosee dei corpi fruttiferi del fungo. ha: L. MONTEMARTINI. x Usi DE Li LAP do i vi DI E È. 2 n PARASSITI ANIMALI 15 PanraneLLI E. — Acariosi del nasomozzo : Staphylea pinnata L. (Marcellia, Vol. XI, 1912, pag. 178-175, con due tavole). La Staphylea pinnata, comune nelle siepi dei bassofondi . umidi intorno ai laghi del Lazio, presenta una specie di rachi- tismo dei germogli con deformazione, ingiallimento e lacerazione delle foglie. La malattia ricorda molto l’ acariosi della vite già descritta anche dall’ Autore in una nota riassunta alla pagina 233 del precedente volume di questa vista, ed è dovuta an- ch’essa ad un Phyllocoptes che viene qui descritto come specie nuova col nome di PA. staphyleae. Pare che i barbari sistemi di potatura e stroncatura che si applicano tutti gli anni alla pianta la predispongano alla malattia. L. MONTEMARTINI. Sgaw F..J. F. — The morphology and parasitism of Rhizoctonia (La morfologia ed il parassitismo della AAizoctonia) (Mem. of the Deptm. of Agricult. in India, Calcutta, 1912, Vol. IV, pag. 115-153, con 11 tavole e 5 figure nel testo). La Rhizoctonia fu osservata la prima volta da Duhamel nel . 1778 sullo zafferano e descritta come una pianta speciale, chia- mata Tuberoides, della quale le ife sarebbero state le radici. Poi, nel 1782 Fougeroux de Bondaroy la osservò negli asparagi. Bulliard nel 1791 ne riconobbe la natura fungina e la collocò tra i tartufi (7uber parasiticum). Poco dopo il Persoon, nel 1801, la chiamò Sclerotium crocorum. Il nome di Rhizoctonia fu usato per la prima volta da de Candolle nel 1815, e fu Tulasne nel 1851 ad unire nella specie RA. violacea tutte le specie che erano state osservate sui Crocus, sulla Medica, sull’ Allium, sulla Rubia, sui Solanum, sui Phaseolus, ecc. Fuckel trovò nel 1869 la forma ascofora. Le piante sulle quali fu osservata, sono: barbabietole. fa- | pisello, medica, arachide, glicine, gelso, Chorchorus. tà: chia bb è bi N Pi 975 % È af talia) È 3 » i we =. $ > ° PaS, Fa to; : 16 PARASSITI stata — “9A L'Autore parla di una forma che attacca le patate, la Rhizoctonia Solani Kihn, che si trova con una forma basica È (Corticiun vagum B. et C.), e dimostra che attacca anche altre piante. L. M. Sirkxs M. J. — Rhizoglyphus echinopus als Orchideenfeind die Rhizoglyphus echinopus come nemico delle Orchidee) (.So- raver’s Zischr. f. Pflanzenkrank., Bd. XXII, 1912, pa- i gina 350-356, con una tavola ed una figura nel testo). La collezione di Cypripedium dell'Orto Botanico di Leiden fu infestata da una malattia fin’ora sconosciuta. Le foglie mostra- vano placche depresse ma ancor verdi, in corrispondenza alle quali le cellule epidermiche erano come schiacciate, colla parete esterna traforata da piccolissimi canaletti ; in alcuni casi la base delle foglie imbruniva; quasi sempre poi imbrunivano e mori- vano anche le radici. Lea Causa del male era un acaro, il Ahizoglyphus echinopus che fu già segnalato da diversi autori come parassita delle piante. sa SET Questo acaro attaccava le radici distruggendone il par ene e rispettando invece l’epidermide ed i fasci; passava poi anche “ d alle foglie giovani forando, secondo l'Autore, la parete esterna bò delle cellule epidermiche per succhiarne nutrimento. L. MONTEMARTINI pa AZIONI TRAUMATICHE 1% Comes R. — Formation de pigments anthocyaniques déterminée dans les feuilles par la décortication annulaire des tiges (Formazione di pigmenti antocianici determinata nelle foglie dalla decorticazione annulare dei fusti) (Ann. d. Sc. Nat, Botanique, Ser. IX, T. XVI, 1912, pag. 1-53). Dalle molte osservazioni dell'Autore risulta che la decorti- cazioni annulare può provocare formazioni di pigmenti antocia- nici talora nelle foglie, piccioli e rami, talora solo nei rami e piccioli e non nel lembo, in qualche caso in nessuno dei tre organi suddetti. Dove si presenta l’ arrossamanto può rendersi visibilie dopo 10-15 giorni dalla decorticazione o molto più tardi L’accrescimento delle parti sopra la decorticazione è molto più attivo del normale, e le foglie rosse dei rami decorticati hanno anche quasi sempre un peso secco superiore a quello delle foglie normali, contengono più idrati di carbonio, ma hanno scambî gasosi meno intensi presentando solo fenomeni di ossidazione molto intensa. Secondo l’Autore vi può essere relazione tra la formazione dell’antociano e da una parte l’accumulamento di composti zucche- rati e dall'altra la fissazione di ossigeno nei tessuti pigmentati. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Osservazioni sopra le alterazioni del legno della vite in seguito a ferite (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, Vol. XLV, pag. 501-547, con una tavola e 7 figure). L'Autore studia specialmente la formazione delle masse gom- mose brune che si formano nel legno della vite in seguito alle ferite di potatura. Talora la gomma pectica normale che si trova nel lume dei vasi subisce una coagulazione ed acquista tutte le caratte- ristiche delle vere gomme. de aa 3 % FIST CSC Va *. TRIO AZIONI E Talora invece detta gomma pectica rimane è immodifica nella sua massa si versano, dalle cellule perivasali, numer goccie di gommo-resina che si rigonfiano e si uniscono in ag- ic glomerati più o meno grandi. La gomma pectica compresa fra. # queste masse resinose finisce pol per coagularsi. = In altri casi finalmente tanto nei vasi completamente vuoti, Eos ; che in quelli con gomma pectica, si sviluppano molti tilli o anche sola gommo-resina. La coagulazione della gomma pectica e la formazione dei tilli rappresentano i mezzi più efficaci di difesa contro la pene- trazione di funghi e bacteri; mentre la formazione di gommo-. resina più che reazione difensiva è prodotto di una degenera- zione delle cellule perivasali che dà adito poi a microrganismi semisaprofiti. Tutte le cause che tendono a indebolire l’attività dei processi di nutrizione favoriscono la degenerazione resinosa delle cellule perivasali invece della loro ordinaria reazione di- fensiva che si esplica nella formazione di tilli. È La gommo-resinosi originata dalle ferite è poi aumentata Si e diffusa dai microrganismi semisaprofiti che penetrano nei vasi | — non chiusi dai tilli fino ad una certa distanza, dando luogo nel legno bianco ancora sano a screziature e venuture brune visi- bili anche ad occhio nudo — ed accompagnate da diversi Fang 3 (Cephalosporium e Acremonium). L. MONTEMARTINI SS Ewerr R. — Weitere Studien iber die physiologische und fungi- cide Wirkung der Kupferbrilhen bei krautigen Gewàchsen und o der Johannisbeere (Ulteriori ricerche sopra 1’ azione fisiolo- i gica e fungicida delle miscele rameiche sui vegetali erbacei oa e sopra i ribes) (Sorauer’s Ztschr. f. Pflanzenkrankh., So Bd. XXII, 1912, pg. 255-285). anto AGENTI CHIMICI — AGENTI CLIMATERICI 19 L'Autore continua le ricerche di cui è fatto cenno alla pa- gina 204 del primo volume di questa vista. Esperienze sopra la vegetazione delle patate, dei radicchii, delle fave, delle Oralis e di altre piante, hanno condotto alla conclusione che v'è da aspettarsi un’ azione fisiologica favore- vole dalla poltiglia bordolese almeno là dove vi è un forte pe- riodo di siccità estiva, perchè pare che lo strato di poltiglia difenda dalla traspirazione. Il fatto che le bacche di ribes pro- venienti da piante trattate col solfato di rame contengono una maggior quantità di zucchero potrebbe esso pure spiegarsi come conseguenza indiretta di un’ azione sopra la traspirazione : il solfato di rame impedendo la formazione della cera e rendendo più sottile la cuticola (come è stato constatato da diverse os- servazioni di frutticultori) facilita la traspirazione delle bacche e quindi il concentrarsi dei succhi in esse. È però da osservarsi che le bacche di cui trattasi contengono invece anche una quantità di acqua maggiore del normale, onde pure l’ Autore pensa che il fenomeno va spiegato anche in altra guisa. Probabilmente bisogna qui vedere un effetto dell’ azione stimolante del rame che il relatore ha già messo in rilievo nella nota riassunta alla pagina 126 del precedente volume di questa Rivista. -L. MONTEMARTINI Soraver P. — Weswegen erkranken Schattenmorellen besonders leicht durch Monilia (Perchè le marasche sono tanto facil- mente attaccate dalla Monilia) (Sorauer’s Ztschr. f. Pflan- zenkrankh., BA. XXII, 1912, pg. 285-292). Secondo l'Autore le marasche, per la struttura speciale dei loro tessuti sono molto sensibili all’ azione del gelo che è la PORSI LE Ap TI CIARA Ls TISEA, CORSAIR 7A AGENTI CLIMATER. ai NALATTIR i) INDOL LE FI eo ko causa principale della morte dei loro aiuti e delle « crepi i A ture nelle quali poi, come fenomeno secondario, penetra la Mo- nilia. Anche quando la Monilia attacca i fiori, viene dopo e su fiori già morti perchè il gelo ha ucciso i rami che li portano. — — 1a. SB SranL E. — Die Blitzgefihrdung der verschiedenen Baumarten (Il pericolo del fulmine nelle diverse spscie di alberi) (Jena, 1912, 75 pagine). x E una monografia dell’argomento, nella quale sono raccolti dati ed osservazioni originali e di altri botanici o agricoltori. Gli alberi che vengono più di frequente colpiti dal fulmine sono : conifere arboree, pioppi, quercie, peri, olmi, salici, frassini ed acacie; quelli invece meno colpiti sono: ontani, sorbi, aceri, EI, faggi. Ha grande influenza nel determinare la frequenza o meno del fulmine lo stato della superficie della scorza degli alberi : le corteccie lisce che si bagnano facilmente, conducono pure facilmente l’ elettricità e sono esposte al pericolo del fulmine meno delle corteccie screpolate. Li Mazi P., Ruor e Lemorone. — Recherches sur la chlorose vé- gétale provoquée par le carbonate de calcium (Ricerche sopra | la clorosi delle piante provocata dal carbonato di calcio) | (Compt. rend. d. s. d. VAc. d. Sc. d. Paris, 1912, T. OLV, pag. 435-437. i MALATTIE D’' INDOLE FISIOLOGICA PA] Molte piante di grande coltura, adattate a terreni acidi, diventano clorotiche se coltivate in terreni calcari. Il fatto fu attribuito a diverse cause: assorbimento di un eccesso di bicar- bonato di calcio, mancanza di zolfo o di ferro, ecc. L'Autore fa in proposito esperienze di coltura e conclude che in presenza del carbonato di calcio il ferro è intieramente insolubilizzato e si ha così la clorosi: certe piante, come il maîs, hanno la proprietà di scioglierlo per mezzo delle secrezioni acide delle loro radici, epperò non si ammalano ; altre piante invece, come il lupino e la veccia, sono meno atte a produrre quantità sufficiente di acido e quindi sì ammalano più facilmente. Le viti europee si comportano come il maîs nei terreni cal- cari e non presentano clorosi, quelle americane invece subiscono la sorte del lupino e della veccia. L. MONTEMARTINI. MuxeratI O. — Osservazioni sulla prefioritura delle barbabietole da zucchero. (Ma/pighia, 1911, Anno XXIV, pg. 173-187). L’Autore studia l’ influenza del tempo di semina sopra il fenomeno della fioritura delle barbabietole nel primo periodo vegetativo, ed esamina poi la composizione ed i caratteri esterni . delle radici delle piante prefiorite. Dalle molte sue osservazioni conclude : 1. Il tempo di semina ha una decisa influenza sulla ten- denza delle piante alla prefioritura: quanto più precoce è la semina, tanto più elevata è la percentuale di piante prefiorite. 2. I glomeruli provenienti da piante andate in fiore nel primo anno di vegetazione non danno piante prefiorenti in pro- porzione maggiore a quella data da glomeruli provenienti da piante normali. 3. Non vi è uno stretto rapporto tra numero di piante > esa Pai. SA A 83 Ù È a » ad x a - cade 2] MALATTIE D’ INDOLE FISIOLOGI (CA — 2 Rd 5 in fiore e produzione conseguibile dalla Golia si possono V raccolti abbondanti anche con molte piante prefiorite « e viceve raccolti scarsi con poche piante in fiore; ossia la prefiorit mu non è fenomeno che possa costituire per sè stesso sintomo v, « buona o cattiva annata. 2 O 4. Delle bietole prefiorite alcune rappresentano una brusca. 2 regressione del tipo e riproducono le caratteristiche della bietola | a selvatica (radice sottile e legnosa, scapo robusto e senza foglie alla base); altre si accostano invece alla forma biennale. La i stessa tendenza si osserva anche nella composizione mi della radice delle une e delle altre. GR L. MONTEMARTINI. PanraneLLI E. — Sui caratteri dell’ arrieciamento e del mosaico della vite (Mu/piglia, 1911 e 1912, Anno XXIV, fasc. 5, e Anno XXV, fasc. 1, con dodici tavole). ua In parecchi lavori già riassunti nei precedenti volumi dissi questa Rivista, l'Autore ha dimostrato la difficoltà di ben iden- > wu c'& o tificare e caratterizzare questa malattia delle viti. ia a Qui parla dell’arrzeciamento, detto dai francesi ora voncet, n e DÒ ora court-novè , che si manifesta nella sua /orma tipica sulla Si Vitis Rupestris coi seguenti caratteri costanti: foglie più pic- cole del normale, meno consistenti, rapporti di lunghezza e di ci apertura fra la costola mediana e le laterali diversi ed incostanti, £ a seno picciolare più aperto, profonde insenature laterali, der ue: acuminati e spesso contorti, piccioli più brevi e più stili del normale ; internodii più brevi e meno agostati ; femminelle e sì sviluppano di pari passo col tralcio che le porta, £ f A _L + gt» MR II cl a ire A O e dee ta è Pel "2 = MALATTIE DI NATURA INCERTA 29 minor numero di fiori e più piccoli. Caratteri oscillanti ed inco- stanti: maculature chiare sulla lamina fogliare, viticci deformati, fiori schiacciati, tralci ramificati a forca e talora fasciati, nodi gonfiati. L'Autore dopo aver dato molte misure di confronto tra foglie di Rupestris sane ed ammalate, osserva che in un primo stadio della malattia non si ha rachitismo dei tralci, poi in un secondo stadio si ha rachitismo e in uno stadio più avanzato si pre- ‘sentano anche le maculature o mosaico: questo carattere talora però non si presenta mai, nemmeno nelle viti morenti (come a Portoferraio e a Marsala). Passa poi a descrivere, con dettagli e misure, come la ma- lattia si presenta in altri vitigni e sulle barbatelle provenienti da talee prese da ceppi ammalati. Per quanto riguarda le alterazioni istologiche degli organi arricciati, l’ Autore esclude anzitutto che vi sieno dei parassiti interni. Studia poi le maculature delle foglie, fa esperienze sulla perforazione delle medesime (confermando pienamente l’ipotesi di Comes e Peglion che essa in primavera possa essere prodotta da bruschi abbassamenti di temperatura dopo il germogliamento), esamina le alterazioni dei tralci erbacei, viticci, piccioli, pedun- coli fiorali, ecc. La conclusione di tali ricerche anatomiche è che 1’ unica alterazione che sì riscontra nelle viti colpite da ar7icciamento puro, cioè non complicato da rachitismo nè da mosaico, è una leggera clorolisi lungo i fasci principali delle foglie e nei campi ove terminano le loro più sottili diramazioni, nonchè al fondo di ogni insenatura della lamina. Nella seconda forma, cioè nel- l’insenatura dell’arricciamento complicato da rachitismo, possono egualmente mancare alterazioni anatomiche. Quando si unisce anche il mosaico, le areole pallide del parenchima fogliare vanno poi incontro, più o meno rapidamente a seconda dei vitigni e delle condizioni climatiche, ad una gommosi cui può seguire una È ut DEAN ul eo ns ds, uti; prede MALATTIE DI NATURA ina _ FISIOPA” ro1o01 GIA più DI ve > TA < necrosi. — La gommoresinosi del legno e la E invasi di micelii sono fenomeni indipendenti dall’ arricciamento : non | fu trovato alcun parassita specifico negli organi arricciati. |{|{/ | L. MONTEMARTINI. Dopy G. — Biochemische Untersuchungen iber die Blattrollkran- kheit dar Kartoffel. III, Chemische Beschaffenheit kranker und gesunder Pflanzenteile (Ricerche di biochimica sopra l’accartocciamento delle foglie delle patate. III, Proprietà chimiche delle parti ammalate e delle parti tane) (Sorauer ’s Zischr. f. Pflanzenkrankh., Bd. X.XII, 1912, pg. 204-211) (per le prime due parti, veggasi alle pagine 31 e 143 del precedente volume di questa vista). I tuberi ammalati contengono meno sostanza secca. Diversa è poi la composizione chimica della sostanza secca tra tuberi DE ammalati e tuberi sani: nei primi sono più abbondanti le ceneri i mentre si trovano in minor quantità l amido e le sostanze pro- | teiche insolubili. L. Mb MoLLiarn M. — Comparaison des galles et des fruits au point de vue physiologique (Confronto delle galle e dei frutti dal Na 3 punto di vista fisiologico) (Bull. d. L. 0 Bot. d. France, vg T. LIX, 1912, pg. 201-204). B L'Autore si domanda se il determinismo che presiede la costituzione delle foglie carpellari e dei frutti non è lo stesso di quello che è alla base della formazione di galle. Ed inclina a dare una risposta affermativa. per la convergenza dei caratteri ; “ali “e : ° j x | FISIOPATOLOGIA 295 fisiologici di nutrizione tra le due specie di organi: ambedue presentano una proporzione sempre elevata di composti azotati solubili in rapporto alla quantità totale di sostanze azotate ; am- bedue sono di solito più ricchi delle foglie in sostanze tanniche; ambedue contengono spesso ossidasi molto attive, ecc. Ma la convergenza di caratteri si manifesta specialmente nella compo- sizion delle ceneri che, tanto nei frutti che nelle galle conten- gono meno calcio e meno silice, ma molto più potassio e acido fosforico delle foglie. L. MONTEMARTINI. Tressen H. — Ueber die im Pflazengewebe nach Verletzungen auf- tretend Wundwirme (Sul calore di ferita che si manifesta nei tessuti vegetali in seguito a lesioni) (Colhn ’s Beitr. 2. Biol. di Pflanzen, Bd. XI, 1912, pg. 53-106, con due tavole e 10 figure nel testo). | Nei tessuti vegetali dopo le lesioni si manifesta un innal- zamento di temperatura, tanto maggiore quanto più estesa è la lesione, e più sensibile vicino alla ferita mentre va gradatamente attenuandosi lontano da essa. Tale elevamento di temperatura oscilla tra 0,02° e 0,08°, con una media di 0,04° ossia di un venticinquesimo di centigrado;. dura. da mezza giornata a tre giorni presentandosi massimo dopo circa un’ ora dalla ferita (al minimo dopo 15 minuti, al massimo dopo tre ore). Due organi eguali tenuti in identiche condizioni, non pre- sentano lo stesso innalzamento di temperatura, mentre le due metà di uno stesso organo si riscaldano sempre ad un modo. L. MOoNTEMARTINI. : | CO SETT EE | PTT IIS VA VAGONI IN RIN N 26 e GERA IN i : pe a 2 — mo e 3 TRAE Li È È. ‘ WHETZEL H. H. e RosENBAUM TE The diseases of ginseng ( their control (Le malattie del ginseng e modo di | com- o batterle) (UV. S. Deptm. of. Agricult., Bureau of rai dustry, Bull. 250, 1912, 44 pagine con 12 tavole e b aae nel testo). La coltura del Panax quinquefolium ha assunto una grande » importanza negli Stati Uniti d'America, specialmente negli Stati di Michigan e di New-York, e come conseguenza della coltura. intensiva di esso si sono diffuse diverse malattie epidemiche, | i talora molto dannose. Gli autori studiarono le più importanti di SR tali malattie e presentano qui i risultati dei loro studi. La più grave è quella conosciuta col nome di seccume (light) o seccume delle foglie (leaf Dbligt): è dovuta all’ Alter- naria panax Whetzel, attacca anche il ginseng selvatico e e non se ne hanno notizie prima del 1904. Ora è diffusa in tutte n le provincie nelle quali viene coltivata questa pianta. Si mani- festa prima sul fusto a guisa di macchie brune vicino alla su- E perficie del suolo: da queste aree d’infezione le spore giungono na i alle foglie e vi portano la malattia che là si manifesta con mac- o N chie di uno a un centimetro e mezzo di diametro, prima imbe- SS vute di acqua, poi a poco a poco secche, orlate di nero. Tutto ci il lembo fogliare ne può essere attaccato, ma quando le mac- 2 chie si formano alla sua base, la foglia resta uccisa e pendente dal picciolo. Le zone ammalate si coprono di una massa vellu- È tata di spore. Anche i frutti a metà maturanza possono essere attaccati, e così pure il loro picciuolo. Le parti aeree della piasssig possono essere completamente distrutte, così che le radici nel rimangono indebolite e non possono crescere. La La relazione dell’A/lernaria panax colla malattia fu dimo- — strata con molte esperienze di inoculazione. s0 | Non si trovò altra pianta ospite sulla quale questo fungo — sa possa crescere. Il micelio si perpetua da un anno all’altro attra- ‘e è vi.) i % Vi dig, rica a) » DO = GENERALITÀ verso l'inverno dentro i fusti morti o ammalati della stagione precedente e le prime infezioni compaiono alla base del fusto vicino a terra per estendersi poi alle altre parti della pianta. La malattia non si diffonde però rapidamente se non si ha una pioggia di 24 ore o un tempo a lungo molto umido. Come mezzo di lotta sil consiglia la distruzione di tutti i fusti morti o ammalati nell'autunno e le irrorazioni con poltiglia bordolese da applicarsi di mano in mano che la pianta cresce e possibilmente prima del periodo delle pioggie. La Phytophthora cactorum, causa del m:?/dew, osservata nel Giappone fino dal 1900 ma non segnalata in America se non nel 1905. Essa fu dannosissima nel 1909 nel qual anno distrusse circa il 20 per cento delle piante. Il sintomo più comune della malattia è l’avvizzimento delle fogliette all'estremità delle foglie o la morte della base del picciolo principale sì che le fogliette seccano rimanendo pendenti dal picciolo stesso. Le parti amma- late diventano molli e si spappolano; nelle foglie si presentano come macchie bianche limitate da un margine verdastro. Se il tempo continua nuvoloso e piovoso, la malattia passa sul fusto e lungo questo sino alle radici. — Sono molto efficaci le irro- razioni con poltiglia bordolese da cominciarsi molto per tempo, appena la pianta comincia a germogliare. Il tempo caldo e asciutto ostacolano lo sviluppo del male. La malattia descritta dal Reed nel Missouri come dovuta alla Vermicularia dematium sembra, secondo le ricerche di quest’ ultimo autore, sia stata probabilmente effetto dell’ Alter- naria con susseguente infezione da parte della Vermicularia saprofita. Il Reed ha descritto anche macchie fogliari dovute alla Pestalozzia funerea, ma la cosa non fu mai riscontrata altrove. La malattia conosciuta col nome di papery leaf spot è at- fatto distruttiva. È caratterizzata dalla formazione di macchie tra le nervature o sui margini delle fogliette, macchie che ra- — Pare si tratti di una nello fisiologica dovuta ad insuffi- ni cienza di acqua sia per scarsità di pioggie, sia per mancato a “Ra sorbimento da parte delle radici sofferenti per qualche aroti malanno: i metodi di trattamento variano dunque a seconda — delle cause che provocarono la malattia. ca La poltiglia bordolese può essa stessa essere causa di danni non lievi quando le irrorazioni sopra piante giovani sono imme- diatamente seguite da tempo molto freddo. Le parti offese sio; presentano come se fossero state immerse nell’ acqua bollente; talvolta ne sono completamente uccise. Pare che più che la “a poltiglia sia il gelo che ha prodotto il danno. de L’avvizzimento (damping-0ff) è malattia dei semenzai do- po vuta ad un fungo: colpisce le piantine in chiazze assai estese. di Può essere dovuta a diversi funghi tra i quali la A/zzoctoma, | la Phytophthora , il Pythium. La si previene mettendo i semi È non troppo fitti, in modo che non stagni molta umidità tra le piccole piantine. Me Furono descritti due tipi di avvizzimento : il più comune dr: fu segnalato prima, nel 1904, ed è dovuto ad una specie non. #3 ancora descritta di Acrostalagmus. Si presenta in primavera , a quando le foglie hanno finito di allargarsi. Le piante avvizzi- dc da scono qua e là, lentamente e a poco @ poco; le loro radici sem- È brano sane esternamente ma in sezione mostrano i fasci fibro- > sE vascolari completamente o in parte gialli: da ultimo anche le î radici possono morire. Il fungo cresce negli elementi tracheali. $ della radice e spesso li riempie completamente, allargandosi — dentro i tessuti circostanti solo dopo la morte della pianta. Non v'è altro modo di fronteggiare il male che quello di raccogliere e distruggere accuratamente le piante ammalate di mano in mano che si presentano. GENERALITÀ 29 L’ altro tipo di avvizzimento: fu segnalato dal Reed nel Missouri e non fu ancora osservato altrove: è dovuto ad un Fusarium e presenta gli stessi sintomi del precedente eccetto che le foglie diventano gialle e cadono. Non si sa come com- batterlo. La tubercolosi delle radici dovuta all’ Heterodera radicicola fu trovata in quasi tutte le provincie nelle quali si coltiva 1l ginseng. Le radici possono venirne così deformate da riuscire incommerciabili anche se la pianta continua a vivere ed a dar semi per alcuni anni. Fin che non saranno condotte a termine le esperienze che si stanno iniziando, per ora non si possono consigliare che misure intese a combattere la malattia nei se- menzai: sterilizzazione dei letti caldi o uso di terreno che sia sicuramente immune da nematodi. La ruggine fu osservata per la prima volta nel 1904. Le piante che ne sono affette presentano le foglie prima chiare e poi giallastre ed in ultimo le perdono mentre il fusto avvizzisce. Se il tempo è umido, i fusti si curvano verso il basso finchè le foglie toccano il suolo. Le radici più piccole, così dette radici fibrose, marciscono e diventano brune; le più vecchie presentano aree scabbiose talora estese a tutta la loro superficie. In queste aree ammalate penetrano i microorganismi della putrefazione. Sulle piante ammalate si è trovato il fungo Thielavia basicola che è considerato come causa del male benchè non sieno ancora state fatte esperienze di inoculazione. I concimi acidi, come p. es. i fosfati acidi, ostacolano il diffondersi della malattia. Il terreno infettto, specialmente quello dei letti caldi, deve essere steriliz- zato con formalina. In alcuni posti, specialmente nella stagione umida, le radici presentano anche un marciume molle (soft-r0t): si manifesta esternamente perchè le foglie mostransi sofferenti e prendono un colore giallognolo, pur rimanendo erette fin che le radici non sono completamente marcite, ma si ha solo nei terreni molto umidi così che la si può combattere con un buon drenaggio. n gl bal. 91 NRE A, bAf ; (aa sea cri ij n) A i * « È i La a 1) È SA cn AR dd essi N à “I « = AI CE : TELI menzai uccidendo tutte le radici nelle aree olii I infette si formano gli sclerozî del fungo che alla primavera guente danno luogo agli apoteci sporgenti della superficie terreno. Bisogna dunque raccogliere e distruggere le piante È malate Pao la malattia non abbia a Ana bordolese è il liquido più efficace: bisogna però curare anche la sterilizzazione del terreno con formalina, l’uso di opportuni con. hi cimi chimici che ostacolino il diffondersi delle malattie, il dre naggio del terreno. E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). NOTE PRATICHE 31 "NOTE PRATICHE Sono interessanti le discussioni avvenute di questi giorni a Roma, in seno alla Commissione ministeriale di studio delle malattie delle piante, | per quanto riguarda il problema fillosserico. È Qualcuno disse che siamo al crepuscolo del metodo distruttivo. La _ Commissione ha infatti riconosciuto che tale metodo può essere ancora efficace solo dove mediante un accurato e diligentissimo servizio di ri- | petute esplorazioni intensive fatte sotto la guida intelligente degli agri- | coltori del luogo, si mettono in vista le più piccole infezioni e si procede immediatamente alla loro distruzione di mano in mano che si presentano | © vengono scoperte: così a Oleggio (per opera del Comm. Balzari), così _ ad Oliva Gessi (per opera del Cav. De Benedetti), così a Pisa (per opera ; del Sanminiatelli). Epperò il Ministero abbandonerà il sistema fin qui E. seguito e si limiterà ad aiutare l’opera degli enti locali qualora, dopo 3 aver ben delimitate le infezioni nei rispettivi territorî, vedessero la con- 3 venienza di procedere alla loro distruzione. Solo in qualche centro (come p. es. nel comune di S. Stefano Belbo) il Ministero, in via sperimentale e dimostrativa, assumerà esso la direzione delle esplorazioni intensive locali e della distruzione delle piccole infezioni scoperte; e così pure provvederà alle distruzioni delle nuove infezioni che si presentassero in | una regione sopra barbatelle di recente introduzione. Per l’Italia Meridionale e particolarmente per le Puglie, dove si è constatato che la fillossera, presenti o non presenti un periodo di iber- namento , si diffonde con grande rapidità forse favorita dalla scarsità delle pioggie, la Commissione consultiva non ha voluto pronunciarsi a favore della distruzione dei grossi centri di infezione senza prima aver nello scorso anno. In generale ora il problema fillosserico si presenta più che altro come È. problema di ricostituzione: avere varietà di legno americano immuni da _ —roncet, veramente resistenti alla fillossera, adattate ai diversi climi delle nostre regioni viticole, ed in quantità sufficienti. Per la resistenza al roncet ed alla fillossera, si faranno nelle varie regioni d’Italia campi di osservazioni e di studio; per la produzione di quantità sutticiente di legno americano sì incoraggerà con sussidii e con distribuzione di piante madri l’ impianto di vivai. È da notarsi che al Ministero vennero fatte richieste per 26 milioni di talee americane (molti però chiedono 100 per È avere solo 50), mentre se ne hanno solo 6 milioni. È pure da notarsi che tari di vivai di piante madri, e 2090 ettari cècorreGobiisi l'Italia; mentre complessivamente tra Stato, Enti morali e privati se hanno re più di 500. È; Anche in questo la Commissione ha assegnato il compito | ma; ai Consorzî locali, dei quali il Ministero dovrà aiutare, coordinare, COT sigliare e dirigere l’ azione. vo DE “a * pi La Commissione per le malattie delle piante ha anche dato parere — ; favorevole all’ impianto di vivai di castagni giapponesi per tentare lat tn ricostituzione dei castagneti colpiti dalla malattia dell’ inchiostro. Così ha approvato il DIOSTARURA di nuove esperienze per cor Baker di la mosca DEE da. Dal Giornale di Risicoltura. Mortara, 1912, N. 19. Il dott. Emiliani spiega come il livello dell’ acqua possa avere una grande influenza sullo sviluppo delle erbe infestanti nelle risaie. Un’acqua ve : alta da 25 a 30 centimetri, mentre favorisce lo sviluppo delle piantine | dì di riso, ostacola sensibilmente quello di varie specie di giavone e di SI altre erbe. Il governo delle acque è dunque indicato come mezzo efficace | O) ® di lotta contro queste ultime. i È Dal Journal d’ Agriculture Pratique, Paris, 1913. CAR Nr. 1. - Per liberare i piccoli laghetti dei parchi dalle alghe che d’ estate ne ricoprono la superficie, si consiglia spargere in essi del sol * fato di rame nella proporzione di un chilogrammo per ogni mille met "0 cubi di acqua. Nei parchi di Londra questo mezzo è adottato da a anni e non pare che i pesci ne abbiano a soffrire, mentre le alghe sono. È distrutte. 0 SSINARII Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa = 1919. ata Ti tà ESS Arno VI. Maggio 1913 Num. 2-3. — Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL DorTTt. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia ra LAVORI ORIGINALI FaRNeTI R. Norme pratiche per combattere la malattia deli’ inchiostro nei castagni. La cura deve variare secondo la gravità del male e secondo A che si tratta di piante allevate ad alto fusto od a ceduo. P La prima ispezione da farsi, negli alberi d’alto fusto, è i «quella di vedere se il male è giunto alle radici. Quando il male vi è giunto ed ha invaso più di un terzo del perimetro in cui 1 esse si estendono, la cura offre poche probabilità di successo , e vale meglio, per limitare l'infezione del bosco, abbattere l’al- _ bero e possibilmente estirpare anche la ceppa. È Nel caso che il male non abbia invaso che poche radici, si può tentare di salvare la ceppa, recidendo il tronco, se si tratta : di castagno d’alto fusto, il più resente terra possibile. Ciò fatto È bisogna scalzarla profondamente dalla parte ammalata ed aspor- È tare le radici ed il legno infetto; disinfettando poscia ripetu- 3 tamente le ferite con soluzione acida di solfato di ferro al 30 per cento ed 1 di acido solforico, la cui preparazione verrà più sotto indicata; o con soluzione di solfato di rame al 5 °/: pi oa E < ot ci : o re và PARASSITI VEGE DTALI — ia CS Ud n ° é Pe "t s Por la ceppa si trovasse internamente cariata. o core, si i » I LA e, solfato di tshiò o di rame in polvere, in quantità proporzionata PI DI 13 pu alla grossezza della ceppa e all’ampiezza della cavità o della carie. | Questa cura si dovrà fare solo nei casì che si ritengono — È praticamente ed economicamente utili; a meno che non si tenti. ali di farla a scopo puramente sperimentale e scientifico. fo DI Quando il-male non è ancora sceso alle radici, la cura. Ja riesce più facile; purchè, con accurate esplorazioni , si posi stabilire il livello più basso al quale esso è arrivato nei rami e_ nel tronco. | | ni: Le caratteristiche striscie livide e depresse non sono visi- pe bili che nei rami a corteccia liscia; ma non è difficile seguire la traccia del cancro anche sotto la corteccia grossa e vecchia, a ricoperta di ritidoma, tanto sui grossi rami che nel tronco, È purchè vi sì pratichino delle piccole tacche esplorative. La ne- crosi, infatti, è ben visibile nella faccia interna della corteccia, nel cambio e nell’ alburno, per il suo colore più scuro, per cui è facile ai potatori distinguerla a prima vista, specialmente | F quando hanno fatto un po’ di pratica in questa esplorazione. Giova avvertire, nel praticare i saggi esplorativi, che tanto nei. rami che nel tronco la striscia necrosata discende sempre dallo fr stesso lato; a meno che non vi siano più infezioni. Anche i ramoscelli che s’ inseriscono lateralmente ai rami maggiori ed CRA al tronco, possono servire di guida; perchè quelli posti dalla "I parte ammalata sono morti o languenti, mentre quelli dalla. pnt: parte opposta sono sani e vegeti. Si può quindi avere un indizio | val della via percorsa dal male. | | Stabilito con molta approssimazione il punto più basso all quale si presuppone giunto il processo infettivo, la sezione deve Vi farsi almeno cinquanta o sessanta centimetri più sotto, soeglisnt A la posizione più indicata per una razionale potatura o SApIPRTS zatura. #6 PARASSITI VEGETALI dò È È. Malgrado gli scandagli fatti, non è improbabile di trovare 5 ‘nel cambio o nell’ alburno che il male scende anche più sotto , | o che vi è un'infezione anche da un altro lato. In questo caso È bisogna seguire questa traccia con gli stessi criteri e nello stssso «modo che si è detto sopra; imperocchè con 1’ amputazione si È deve asportare assolutamente tutta la parte ammalata, altrimenti È l’ operazione sarebbe inutile. È Trattandosi di castagni selvatici, se il male giunge al tronco, È vi sarà maggiore convenienza e più sicurezza di riuscita, taglian- doli il più rasente. terra possibile, per avere una migliore e più vigorosa cacciata dalla ceppa. Lo stesso dicasi per i castagni innestati, quando il male giunge più basso dell’ innesto. La capi- tozzazione del tronco è consigliabile solo per non procedere ad un nuovo innesto e per avere più presto rami da frutto. Dei numerosi polloni che spunteranno sulla capitozza si fi. sceglieranno i tre o quattro più robusti, soprimendo gli altri; così pure si farà per quelli spuntati sulla ceppa, avvertendo in | Quest’ ultimo: caso, di dare la preferenza a quelli inseriti più vicino a terra. 5 Tutte le ferite prodotte dal taglio dovranno essere accura- tamente e ripetutamente» medicate con solfato di ferro o di ra- | me, come si è detto sopra. La soluzione di solfato di ferro per è la disinfezione e la medicazione delle ferite si preparera nel mo- 3 do seguente : È Iu un recipiente di legno della capacità di circa 15 litri, comodo per trasportarsi, si mettono 3 chilogrammi di solfato di ferro, poscia vi si versa sopra un decilitro ‘di acido solforico a . 53° Be, agitando con un bastone. Ciò fatto si versano 10 litri fi di acqua calda nel recipiente, e si mescola fino a completa solu- | zione. È necessario versare prima l’acido solforico sopra il sol- fato di ferro, per evitare che il liquido lanci degli spruzzi E pericolosi. La soluzione si applica con un pennello o con una | spugna fissata ad un manico. . via. ; [OO del “RAT x ei a 3 a ta - - ‘ di bu” pra SAY sla , 36 i ue VEGETALI — ra RIA Le ampie ferite prodotte dal taglio dei i oe tronchi o delle ceppe, dopo la disinfezione, sarà bene ricoprir di catrame; attendendo ad applicarlo che la ferita sia be asciutta. ; , In qualche località, la malattia si oiatigo sotto forma diffusa e di sofferenza ed intristimento generale, ciò è dovuto alla conco- | mitanza del male del rotolo o ad una infezione generale che si. be propaga per l’alburno. In questo fenomeno, forse vi contribui- scono anche condizioni speciali dell’ ambiente e la varietà del castagno. Non è sempre facile distinguere la malattia fino dal w suo primo inizio ; spesso accade che quando compaiono i primi. sintomi, il male ha già attaccate parte ed anche tutte le radici. Qui si rende indispensabile una cura 'preventiva dei castagni, che crescono in vicinanza alle aree infette, per impedire che queste si allarghino e il male si diffonda. A questo scopo si può tentare la cura interna con soluzioni di solfato di ferro, solfato di rame, o con altre sostanze che la |. esperienza potesse dimostrare efficaci. Queste iniezioni potranno 5 avere effetto non solo preventivo sopra piante non ancora infette, ma probabilmente anche curativo sopra gli alberi le cui radici non sono che in piccola parte ammalate. In quest’ ultimo caso però, la cura non potrà avere in alcun caso effetto, se non si procura nello stesso tempo, di ristabilire l'equilibrio fra il ridotto. assorbimento delle radici e 1’ evaporazione e traspirazione della parte aerea. Nel caso contrario sarebbe inevitabile la morte di qualunque pianta, indipendentemente da qualunque alterazione | a morbosa. ‘ fas Bisogna quindi ristabilire 1’ equilibrio fisiologico nera | fra le radici e la chioma dell’ albero, riducendo quest’ultima, me- diante lo scalvo o la proporzionata potatura, nell’ indispensabile x (We equilibrio funzionale delle rimanenti radici. LR La cura interna delle piante è stata altra volta tentata de a } Tà., Bonchery, da Hartig e da altri, senza riescire a fare assorbir ° sand n ce vs da p e i = è det & d - ca r d dr. è. «7 Pia er 5 . - +e Aa 7 fai gn se DE na Pi A ni p di 7° E. i; i 3 - î A ari v fi 3 paia s 2 "i ki had +e PARASSITI VEGETALI 37 | il liquido; perchè ciò veniva impedito dall'aria frapposta nel- | l’interno del foro. Il signor Mokrzecki riescì felicemente ad dl | applicare questo metodo nella cura della clorosi degli alberi da 5 frutto, servendosi di un apparecchio che permette l’introduzione del liquido e l'espulsione dell’aria nello stesso tempo che si | pratica il foro. In questo modo egli riesci ad iniettare 840 al- _ beri con soluzioni di solfato di ferro, variabili dal 0,5 al 0,25 3 | per cento, e ciò con esito felicissimo. L’apparecchio del quale si servi, fu quello inventato e descritto da Schewyrew. Questo apparecchio, senza essere troppo complicato, è in- comodo ed imbarazzante, per persone non addestrate come i contadini; quindi a me sembra conveniente modificare alquanto — l’apparecchio e procedere in modo alquanto diverso, per otte- E nere lo stesso scopo pratico. Con un trivello si pratica un foro di circa un centimetro e mezzo di diametro, alquanto inclinato dall’alto al basso, penetrante attraverso l’alburno. Ciò fatto vi si applica, avvitandola, una cannula del diametro voluto e di dieci centimetri circa di lunghezza. Questa cannula che potrà essere di ferro o di ottone, a seconda che si desidera iniettare una soluzione di sale di ferro o di rame, dovrà avere tre aper- ture, una all'estremità che dovrà avvitarsi nel foro e due al- l'estremità opposta : una centrale per l’introduzione de] liquido e l’altra laterale per l’uscita dell’aria. Quella per l’introduzione del liquido dovrà essere munita di un becco per innestarvi un . tubo di gomma; la laterale di una imboccatura da chiudersi con un tappo. Quest'ultima, quando la cannula sarà avvitata al tronco’ da iniettarsi, dovrà essere rivolta in alto. Il recipiente contenente la soluzione, oltre la capacità ne- cessaria, dovrà avere in basso tre o quattro fori per servire «in ogni caso; muniti ciascuno di una cannuccia alla quale si | innesterà un tubo di gomma di sufficente lunghezza e che si terrà chiuso inferiormente con una molletta. Al momento di A usarlo, questo recipiente verrà sospeso in alto ad un ramo od al + 2 e mità libera dei tubi di gomma verrà Tntioslati al Lari cannula avvitata nei fori praticati nell'albero da iniettarsi. fatto si leverà il tappo della bocca d’uscita dell’aria, si a] ri- ranno le mollette; ed il liquido penetrerà per le cannule n el fori; riempendoli e scacciandone l’aria, per la ‘bocca a ciò destinata. Quando il liquido uscirà da qnest’ ultima, non vi sarà più aria nel foro nè nella cannula; allora la bocca per l'uscita | dell’aria potrà chiudersi col tappo, ed :l liquido verrà lenta- . mente assorbito dall’ albero e messo in circolazione insieme alla linfa. ere a Mokrzecki dice che un albero di 20 centimetri di diametro può assorbire 8 litri di liquido in 24 ore. Quando l’albero è | «Ag grosso, non basta praticarvi un sol foro, ma bisogna farvene tre o quattro per rendere più pertetta e sbrigativa l'operazione. Il momento più propizio per la cura interna si ha nei e mesl di marzo, aprile e maggio; quando i succhi sono in mo- dI vimento. “i La quantità di sale da farsi assorbire agli alberi dovrà va- A riare in proporzione della loro grossezza, avvertendo di proce- sa dere con molta prudenza. Mokrzecki è riuscito a fare assorbire x ad un albero di mediocre grossezza fino a 12 grammi di solfato di ferro in soluzione anche al 2 e mezzo per mille. È - Malgrado i buoni risultati ottenuti dal Mokrzecki, non | bisogna dimenticare che il Dementjew li nega assolutamente e y che il solfato di ferro nelle piante può decomporsi, dando luogo cd a composti insolubili e mettendo in libertà acido solforico ; ciò — che può essere tanto più facile nel castagno, albero molto ricco di tannino. Secondo esperienze da me fatte, il castagno tollera | meglio il solfato di rame del solfato di ferro. Internamente p È tollerare il ‘/, per mille di solfato di rame, mentre la stessa dose solfato di ferro può produrre bruciature sulle foglie. | Mist v, L Per evitare le conseguenze di intossicazioni generali, o pe: Li PARASSITI VEGETALI 1 39 — turbazioni osmotiche, è prudente provare prima sopra uno o pochi alberi, già compromessi ; iniettandovi soluzioni molto di- luite; vale a dire impiegando un tempo proporzionalmente mag- giore per fare assorbire all’ albero una stessa quantità di sale, % Nel caso però che la pianta desse segni di sofferenza, si dovrà I immediatamente sospendere l’operazione. Le iniezioni col solfato di ferro si dovranno quindi praticare R:: con maggiore prudenza, in conseguenza della sua maggiore tos- > | sicità per il castagno. Le soluzioni consigliabili sono al 2 per 10 | mila, quantunque, il castagno sembri tollerare internamente, | ‘senza inconvenienti, anche le soluzioni al 5 per dieci mila, tanto dell'uno che dell’altro sale; e facendo assorbire al massimo 10 L: litri di liquido per volta. La dose potrà essere aumentata nel caso che in pratica si veda di poterlo fare senza inconve- È nienti. La malattia nei cedui è la stessa di quella degli alberi di alto fusto, ma può presentarsi alquanto diversamente , special- mente nei cedui sopra ceppaia. . L'infezione dei polloni sopra ceppata avviene più di frequente . alla loro inserzione con la ceppa; in conseguenza della loro di- rezione verticale, che facilita il trasporto dei germi per mezzo dell’acqua di pioggia che scorre lungo di essi, più facilmente che nei rami obbliqui ed orizzontali; di conseguenza anche il loro ammalarsi all’ascella da essi formata con la ceppa. Quando il pollone è attaccato alla base, il male si comunica facilmente alla ceppa e da questa alle radici, per cui non facile riesce la cura; malgrado che la striscia livida sia sempre visi- bile sui polloni. Non di rado, il cancro non arriva fino alla base del pollone, a SG sembrerebbe che tagliandolo alla base e disinfettando la ferita Se STRA si IMSA eliminare il du E ciò RD o senza. se il male fosse limitato al pollone che si taglia, ma spe ;S0 trova infetta anche la ceppa, da più o meno lungo tempo. | No già che il male si sia propagato a questa dal pollone in di scorso; ma da polloni che sono morti fino dai primi anni ‘dal - loro HO, od anche da vecchi polloni del taglio antecedente j come non è difficile constatare dalla presenza degli speroni del b>: taglio precedente che non hanno ricacciato o dai germogli dis A seccati già da tempo ed inseriti appunto dalla parte dalla quale. — il male si è diffuso alla ceppa ed alle radici. | d. In questi casi la cura è assai difficile se non sempre im- possibile. Ciò dipende dall’ estensione che il male ha preso nelle radici. Si potrà tentare di scalzare la ceppa ed asportare la mag- gior parte delle radici e del legno guasto, come si è detto per gli alberi d’ alto fusto ; disinfettando abbondantemente e ripetu- tamente le ferite prodotte col solfato di ferro, o di rame, come sì è detto sopra. va Le ferite si ricopriranno in seguito di catrame, e se la ceppa è cariata sì tratterà come quella degli alberi di alto fusto. I rimedi curativi nei cedui potranno avere sempre un’ effi- ve cacia limitata, è indispensabile quindi la cura preventiva. Questa cura consiste nell’ irrorare le ceppate in primavera, specialmente alla base dei polloni, con poltiglia bordolese o con solfato di ferro al 25 o 80 per cento, ma prima che le piante vadano in vegetazione e procurando di non toccare le gemme. > RT Questa cura preservetiva potrebbe applicarsi anche ai pol- loni delle capitozze almeno per i primi anni. pi: Spesso al male dell’ inchiostro, si aggiunge il comune mar- ciume radicale. In quest’ultimo caso bisogna risanare il i col drenaggio e disinfettarlo col solfuro di carbonio, prima di | ripiantarvi alberi di qualunque specie. È Per la ricostituzione dei castagneti distrutti, si può ricor- È Se d» p° Pa ia P.. ia Po'à dea di TAR * Pe PISTE a « P* 11 0h 13 È vit oa le E.) = ea 1 + a pre E e, da fata Pa mi "50 Cd dl è x i due px } CL & n ; Cad SE i 2 pesa ue} » ed il. "i "i he i a “I AC Re ole LOS pri E pnt -_ ‘ali c ù (* se Mor: le, x " MER I *.- PARASSITI VIGETALI 41 << mn rere ai castagni giapponesi ‘), avvertendo però che male si pre- hi Ne: » . . | stano come soggetto da innesto per il nostro castagno, e che co- - munque non potrebbero preservario dalla malattia nella parte aerea. > + È da notarsi ancora che i castagni del Giappone producono | poco legno, quantunque di bnona qualità, e frutti meno apprez- zati dei nostri. Dopo la potatura dei castagneti infetti, bisogna asportare tutto il broccame e la legna, focolaio d’ infezione, carbonizzandola »- o destinandola al riscaldamento. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, novembre 1912. 4) I castagni giapponesi per la ricostituzione dei castagneti distrutti dal male dell’inchiostro, furono proposti in Italia fino dal 1892 dal prof. Vittorio «|. Perona. pp a ©, Fa tel - ue > > < RIVISTA —_——__—_— zap SI Brooks CH. e BrLack C. A. — Apple fruit spot and quinee bloteh | (Macchie sui frutti di Gola e pustole su quelli di cotogziolnià (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 63-72, con due tavole). Nel 1892 fu segnalata da Halsted una speciale malattia del A, cotogno i cui frutti si coprivano di macchie nere ed a contorni regolari, talvolta depresse. Pare che la malattia non sia stata più studiata fino al 1910. Le macchie sono da uno a quattro millimetri di diametro, fisse, di un colore verde più cupo di | quello dei tessuti circostanti, cosparse di numerosi punti neri. Esse sono più numerose verso l’ estremità fiorale del frutto. Macchie simili si trovano in diverse varietà di mele ma in pet): queste sono in principio più piccole, poi diventano grosse e nere. “a e sono seguite da un inizio di marciume. Do x Mediante coltura del fungo patogeno si è visto che la ma- Ù 5 lattia può passare dalle cotogne alle mele e viceversa. Il fungo De è il Cylindrosporium Pomi Brooks; però in colture se ne di SG ottenuta la forma picnidica la quale si è pure manifestata su | frutti ammalati abbandonati a sè per tutto l'inverno. Essa De eguale al Phoma Pomi descritto dal Passerini sulle cotogne it è dunque probabile che il fungo conosciuto col nome di Calfa n= drosporium Pomi non sia che una forma di arie K OM è y E. A. Brssey (East Lansing, ara higam). OR «reds it PARASSITI VEGETALI — 43 Fawcerr H. S. — The cause of stem-end rot of Citrus fruits : Phomopsis Citri n. sp. (La causa del marciume dell’estre- mità picciolare dei frutti di Crus: Phomopsis Citri n. sp.) (Phytopathology, Vol. IL, 1912, pag. 101-108, con due tav.) (veggasi anche alla pagina 311 del precedente volume di questa vista). | Il marciume dell’ estremità picciolare dei frutti di arancio x e di Citrus decumana è causa di forti perdite in certe parti della Florida. Il fungo che ne è la causa fu isolato dai frutti ammalati ponendo con ogni precauzione pezzetti della parte interna dei frutti medesimi in succo sterilizzato di arancio e di prugna. Da più di cinquanta varietà diverse di frutti provenienti da oltre venticinque località distanti 1’ una dall’ altra, si isolò sempre il medesimo fungo, che portato poi dalle colture pure sopra altri aranci, vi sì sviluppa ed in tre o quattro settimane produce i picnidii. Esso si sviluppa anche sui rami. Si tratta di una specie di Phomopsis caratterizzata dalla presenza di para- fisi mescolate ai conidiofori, e l'Autore la descrive col nome di Ph. Citri. | Le inoculazioni riescono a riprodurre la malattia soltanto sui frutti leggermente feriti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Frori A. — Sopra un caso di vasta carie legnosa prodotta da Rosellinia necatrix Berl. (Nuov. giorn. bot. It., 1913, Vo- lume XX, pag. 40-44, con una tavola). L’Autore segnala lo sviluppo di questo parassita, colla sua forma ascofora, sopra grosse piante di acero, a Vallombrosa, i cui tronchi presentavano alla base vasti fenomeni di carie si- mili nell’ aspetto a quelli prodotti dai poliporei. Lx MATO cul Al " ee» ca ‘ à e da n È ea VE rr SA : i Pte a So 1 RENE NT E AZIO - e #, e: rca 2.78 Le” 4 NRE 44 | © PARASSITI VEGETALI © 0 x E Dalle lamelle rizomorfiche interne ai legni si sono L. i svilup-. pati anche gli sclerozî del fungo. Frori A. — Il seccume degli aghi del larice causato da Clado- "I sporium Laricis Sace. e Meria Laricis Vuill. (Bul/. d. Soc. ti Bot. It., 1912, pg. 808-312, con una figura). o * Il Cladosporium Laricis è una specie nuova descritta dal Saccardo e trovata sugli aghi di larice nell'Appennino toscano ; (DA la Meria Laricis è specie che venne anche descritta col nome. di Al/lescheria Laricis (Hartigiella Laricis) e va assumendo in 4 questi anni grande diffusione; secondo l'Autore è un fungo im- perfetto. Ambedue queste specie provocano l’ essiccamento e la ca- duta delle foglie dei larici riuscendo dannose specialmente alle L | piantine giovani dei vivai. Svernano negli aghi caduti sul ter- reno, epperò l’ infezione appare sempre prima sulle foglie più basse e vicine a terra, per poi propagarsi alle superiori. Nei vivai conviene raccogliere e bruciare le foglie secche e cadute ; secondo l'Autore possono forse riuscire utili anche i trattamenti : con poltiglia bordolese. L. MONTEMARTINI. Forx E. e BerrHavLr P. — Une maladie du mais de Cochin- china (Una malattia del mais nella Cocincina) (Compt. rend. d. s. d. lA. d. Se. d. Paris, 1912, T. CLV, pg. 552-554). Ne fu mandato campione in studio alla Stazione di Patologia Vegetale di Parigi dalla Cocincina. Le cariossidi nelle pannocchie presentavano contorno nero e la parte superiore pure con plachette nere, per la presenza, PARASSITI VEGETALI 45 nei residui delle glumelle e sul pericarpo, del micelio brunastro di una nuova specie di Dot:orella descritta qui col nome di D. Zeae. | Non si hanno notizie sulla diffusione della malattia nè sui danni che può recare. L. MONTEMARTINI. Harrer L. L. e Freup E. C. — Diaporthe, the ascogenous form of sweet potato dry rot (Daporthe, forma ascogena del mar- ciume delle patate dolci) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 121-124, con quattro figure). Nel 1890 Halsted descrisse una malattia delle patate dolci (Ipomoea batatas) che Ellis ed Halsted attribuirono al Phoma Batatae. Nel dicembre 1910 gli Autori di questa nota trovarono alcuni esemplari di patata dolce affetti da dry-rot, e su tale materiale oltre alla forma tipica di spore di Phoma, si trovavano anche spore allungate descritte allora come stilospore. Furono fatte delle colture pure e dopo tre mesi in due di esse si svilup- parono dei peritici. Le ascospore tolte da questi e messe in col- ture pure germinarono ed in quattro a cinque settimane ripro- dussero la forma periteciale dopo avere dato i picnidi con pic- nidiospore, e le stilospore : i picnidi però più che eguali al Phoma tipico, sì presentavano come quelli di Phomopsis. In questo stadio ascogeno, il fungo viene dagli Autori de- scritto col nome di Diaporthe Batatas. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hori S. — A new leaf-rust of peach (Una nuova ruggine delle foglie dei peschi) (Prytopathology, Vol. II, 1912, pg. 143-145, con 2 tavole). È nd i. PARASSITI. VEGETALI | ut in Giappone, una ruggine sulle da dei peschi, differen dal tutte le specie di Puccinia trovate finora sui Prunus, ed "I “e la descrive col nome di Puccinia Pruni-Persicae. La malattia È = . . . . . . . . a ” 2: comincia di solito a manifestarsi verso la fine di luglio o ai ve AL A primi di agosto, e continua a diffondersi fino alla caduta delle foglie. I primi sintomi di essa sono dati da piccole macchiette i rosse, rotonde, sfumate sui margini, visibili sopra la pagina su- d periore delle foglie infette. In seguito tali macchie diventano -& giallo scure, poligonali, con uno o due millimetri di grandezza dà e con margine rosso scuro ben distinto ; talora anche confluiscono. i Sulla loro pagina inferiore sì sviluppano i sori uredosporiferi, i di colore canella-scuro; poi, alla fine di ottobre si presentano È i sori teleutosporiferi biancastri, e in dicembre si vedono sol- È tanto di questi. Gli alberi colpiti perdono talvolta tutte le foglie, Ri e ciò accade specialmente quando i campi sono stati concimati. | Non si conosce la forma ecidiosporica del fungo. E. A. Bessey (Fast Lausing, Michigan). col LesLie P. — Rhytisma Andromedae (Naturw. Ztschr. f. Forst d Landwirtsch., 1913, pag. 18-21, con 4 fignre). È È la descrizione delle forme picnidica ed ascofora di questo ; Rhytisma che attacca le foglie di Adromeda polyfolia e produce — su di esse macchie nere caratteristiche. | De Tuseur (v.) K. Fr. — Rassenbildung bei Ahorn-Rhytisma (For- mazione di sottospecie nel /y{kisma degli aceri) (col pre- cedente, pg. 21-24, con una figura). Si osserva spesso che quando crescono insieme l’Acer pla- PARASSITI VEGETALI 47 | senta le caratteristiche macchie del Ahytisma acerinum. Da qui l’idea che vi sia una specializzazione, specializzazione che l’ Autore dice stava già dimostrando con esperienze di inocula- zione il Leslie mentre fu contemporaneamente dimostrata da Miller (veggasi alla pagina 226 del precedente volume di questa Rivista). Secondo 1’ Autore sarebbe interessante vedere se la forma di una varietà di acero, possa, dopo ripetute colture su altra varietà, adattarsi a questa in modo da non potere più attaccare la prima. Non pare confermata l ipotesi di Miiller che l'infezione a mezzo delle ascospore abbia luogo soltanto dalla pagina inferiore attraverso gli stomi, o dalla superiore a mezzo di rotture del- l’ epidermide. L. M. Lewis C. E. — Inoculation experiments with fungi associated with apple leaf spots and canker (Esperienze di inoculazione contemporanea dei funghi delle macchie fogliari e del can- cro dei meli) (Phytopathology, 1912, Vol. II, pag. 49-62). In tutti gli Stati Uniti si hanno molte notizie di danni prodotti alle foglie dei meli da diversi funghi maculigeni. Di questi nello Stato di Maine se ne trovarono parecchi, tra cui: Phyllosticta limitata, Ph. pirina, Coniothyrium e Sphaerella malorum. Si osservarono poi delle macchie dovute non a funghi ma all’azione della poltiglia burdolese. Nel West- Virginia il Sheldon trovò un altro fungo, l’ Illosporium mali- foliorum, che è causa esso pure di macchie nelle foglie dei meli sulle quali sì possono trovare occasionalmente anche altri funghi. L’Autore ha ottenuto colture pure dei diversi funghi e ne ha spruzzato le spore sulle foglie di un frutteto senza però — avere l’infezione nemmeno tenendole in ambiente chiuso e saturo ue» «» ell PL TIE sy Ada ig ri et 1, Mi. y e e ere | ". ho - cid i è Li “ 2 "DI ) ta 15 È , gle VA È A de Egli È ta i CA Lo PELA di 48 PARASSITI VEGETALI 00 ai Wed 'agg DOT di umidità. Eguali esperienze furono ripetute in serra dur l inverno, ma ancora, senza risultato. Allora l'operazione fu fatta presto, in primavera, spruzzando gli alberi colle spore prese da colture pure dei funghi in parola, e tenendoli poi in serra CRE È all’umido per parecchi giorni dopo l’inoculazione: si vide così che sopra uno dei cinque alberi spruzzati colla Sphaeropsis di s malorum apparvero sulle foglie poche macchie porporine simili. a quelle tipiche prodotte dal fungo. Gli alberi infettati colla Phyllosticta limitata non mostrarono infezione; solo uno di essi. Sa presentò sulle foglie molte macchie scure che poi non si ripro- dussero oltre e che erano probabilmente dovute all’azione della luce solare concentrata dalle goccie di acqua. Eguali risultati furono ottenuti col Conzolhyrium pirinum : il fungo si sviluppò in qualche macchia dove i tessuti erano stati uccisi con punture ma non attaccò parti sane. Lo stesso dicasi del Coniothyrium foliicolum. Nel giugno successivo diversi rami di frutti furono spruz- zati colle spore dei medesimi funghi e si provò anche il Phoma Mali, avendo cura di bagnare ancora gli stessi rami con acqua sterilizzata, due giorni dopo l’operazione. I rami infettati colla Sphaeropsis si mostrarono dopo un mese fortemente attaccati dalla malattia, presentando macchie fogliari dieci volte più numerose che nei rami non infettati artificialmente. Nessuno degli altri funghi produsse macchie. ERA A Furono fatte colture pure della Sphaeropsis così ottenuta 4 e di quella spontanea, e con ambedue si è visto che quando l'infezione viene tentata alla fine di luglio, non dà risultato : il parassita può dunque attaccare soltanto le foglie giovani e in via di sviluppo. I Furono fatte inoculazioni sui rami di melo coi seguenti | funghi: Sphaeropsis malorum , Coryneum folticolum, Phoma Mali, Glomerella rufomaculans, Phyllosticta limitata, Conio- thyium pirinun, Cylindrosporium pirinum, Cyl. Pomi, Myxro- < > et i pren? 4°" dl‘ SERRE EE TRE ATO di PARASSITI VEGETALI 49 sporium corticolum e Cytospora. Furono fatte inoculazioni me- diante incisioni alla corteccia nelle quali si faceva passare un po’ di micelio e che si coprivano poi con cotone ; e furono fatte nello stesso modo incisioni di controllo nelle quali non sì metteva il fungo : in nessun caso queste ultime incisioni di controllo die- dero luogo ad infezioni, mentre la Sphaeropsis malorum ed il Phoma Mali produssero dei cancri. La G/omerella inoculata in principio d’estate si diffuse rapidamente sopra piccole piantine di un anno e le uccise in un mese: la stessa se inoculata a primavera su vecchi alberi produsse larghe zone ammalate, mentre inoculata tardi non ha dato luogo ad infezione. Gli altri funghi non diedero infezioni eccettuati il Myrosporium e la Cytospora che si dimostrarono capaci di attaccare i rami già indeboliti per altre cause. La Cytospora in parola è comune nel Maine ed ha una forma perfetta affine alla Valsa leucostoma. E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). Lone Ww. H. — Notes on three species of rusts on Andropogon (Sopra tre specie di vruggini dell’ Andropogon) (Phytopatho- logy, vol. II, 1912, pag. 164-171). Sono : una Puccinia che fu trovata in relazione con una forma ecidiosporica dell’ Oralis corniculata , un’ altra Puccinia (P. ellisiana) in relazione con una forma ecidiosporica della Viola sagittata, e Uromyces Andropogomis che è in relazione colla forma ecidiosporica della Viola primulifolia. Anche gli ecidii della Viola fimbriatula e V. papilionacea sono in rela- zione colla Puccinia ellistana. E. A. Bressey (East Lansing, Michigan). «hai x Lode Ha e e ve) Ann À : 2 n o panassmi venena id I Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, vol. XLV, Ra DR gina 654-680). dl L'Autore dà i risultati di molte esperienze fatte col. suo ; metodo (seminagione profonda delle fave), e riferisce pure e di- «28 scute i risultati negativi ottenuti da altri (veggasi alla pag. 296 del precedente volume di questa /vvista). Bi Conclude che il metodo merita di essere ancora provato ® ce dà delle norme speciali per chi, nei diversi terreni e nei vari Di: ambienti nei quali si coltiva la fava, vuole applicarlo. L.M Mo. Murran S. M. — A new interior Sterigmatocystis rot of Pomegranates (Un marciume interno delle melagrane dovuto a Sterigmatocystis). (Phytopathology, Volume II, 1919, pa- gina 125-126). Una grave malattia delle melagrane si manifestò negli anni 1910-911 nelle melagrane della California meridionale, del- l’Arizona e del Texas. All’ esterno i frutti ammalati non si distinguevano dai sani se non, raramente, per la presenza di macchie brune: interna- s mente invece erano convertiti in una massa di spore nere. Il Pr solo microrganismo presente era lo Sterigmatocystis castanea sa Patterson. Talvolta non era distrutta tutta la parte interna dei o frutti ma solo pochi semi o qualche spicchio. Ì A Nel 1811 in California il danno fu del 90 per 100 per quasi “DI x ag tutte le varietà di melagrani. ‘i Il fatto che sopra cento frutti esaminati solamente uno SI aveva qualche macchia esterna, indusse l’ Autore a pensare che È l’iufezione abbia luogo nei fiori, quando il calice rimane e. Ro pe Li FE. A. Bessey (East Lang Michigan), vi "01 - È age ba #4 "d | PARASSITI VEGETALI ‘DI È PanraNELLI E. — Su la supposta origine europea del cancro ame- 3 ricano del castagno. (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Sc., 3 1912, Vol. XXI, pag. 869-875). L'Autore esaminando e discutendo l’atfermazione di Shear, Anderson e di altri, che la Diaporthe parasitica Murr. indicata come causa del cancro del castagno negli Stati Uniti d'America, | sia identica all’Endothia radicalis europea e sia stata importata . dall’Europa in America, ha fatto un accurato esame dei due É . funghi, confrontando i loro caratteri morfologici, culturali e bio- logici. Le conclusioni cui è giunto sono le seguenti : fe 1) La Diaporthe parasitica Murr. è un’ Endothia, molto affine ma non eguale all’ E. radicalis (Schw.) Fr.: la si deve A dunque distinguere col nome di £. parasitica (Murr.) And. ; ; 2) L’Endothia radicalis non è specie omogenea ma com- | prende in Europa forme leggermente diverse tra loro, nessuna delle quali però coincide coll’ E. parasitica. Quest’ ultima non È può essere di origine europea perchè le attitudini parassitarie . . delle forme europee sono molto deboli, mentre la forma ameri- | cana può attaccare il castagno nostro anche nel clima molto | mite di Roma. 9. - “a ut - i L. MONTEMARTINI. | Perni L. — Ricerche sulla malattia del castagno detta dell’ in- si 3 TR chiostro (Rend. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, 1912, i Vol. XXI, pag. 775-781). ROSA — Ulteriori ricerche sulla malattia del castagno detta del- È l'inchiostro (col precedente, pag. 863-869, con una figura). L'Autore ha fatto delle ricerche su questa malattia nei ca- _stagneti della provincia di Lucca e del Viterbese, dice di non teristici della malattia. Ha trovato invece, alla base del 1 fusto l Endothia radicalis che vedesi talora anche sui rami secchi, e propende a distinguere due infezioni separate: una discendente | sd dai rami verso la base, e una ascendente dalla radice e dal col- Sa letto verso l’alto, ponendo avanti il dubbio che la malattia del- È l’ inchiostro non sia molto diversa dalla malattia dei castagni Di americani la quale anzichè ad una Diaporthe è dovuta ad una R | Endothia (E. parasitica). o In seguito l'Autore comunica di aver isolato dai idasuei in- fetti delle piante ammalate un micelio che si riserva di studiare. — L. MONTEMARTINI. id Briosi G. e Farxeti R. — A proposito di una nota del Dottor Lionello Petri sulla moria dei castagni, o mal dell’ inchiostro (col precedente, Vol. X.XII, 1913, pag. 361-366). I Gli Autori esaminano le note precedenti del Dott. Petri e richiamano quanto invece essi hanno già osservato e pubblicato 7 sulla moria dei castagni e trovasi riassunto nei due precedenti i. volumi di questa Aivista. Ricordano anche quanto è stato osser- Ù vato da altri autori sopra il Coryneum perniciosum e sul non bi parassitismo dell’ Endothia radicalis. i Concludono affermando che: le prove addotte dal Petri di una infezione ascendente dal colletto dovuta all’ Endothia ra- dicalis e Not. non sono attendibili; 1’ Endothria radicalis è | un fungo saprofita che si rinviene sopra numerosissime e diffe- rentissime specie arboree in tutte le parti del mondo, e potrebbe tutt’ al più essere ritenuta come un debole parassita delle ferite. con azione limitatissima, quantunque le esperienze finora fatte ‘i ne Pf Kr e = di PARASSITI VEGETALI 53 non confermino nemmeno questo ; il Cofyneum non ha bisogno che un altro fungo predisponga gli alberi al suo attacco, nè vi sono due infezioni distinte. Riconfermano pertanto gli Autori quanto hanno già pub- blicato in proposito. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Considerazioni critiche sulla malattia del castagno detta dell’ inchiostro (col precedente, pag. 464-468). L’Autore risponde alla precedente nota di Briosi e Farneti e si scagiona di alcune critice. Dice che secondo lui la que- stione va posta così: Le infezioni fungine dei rami nei castagni colpiti dalla malattia, rappresentano la causa principale di que- sta, oppure l'infezione della parte aerea è preceduta e occasio- «nata da un’ alterazione delle radici e del colletto ? Egli non avendo trovato sempre il Coryneum ed avendo ottenuto risultati negativi dai tentativi di inoculazione di questo _ fungo, non crede sia definitiva la risposta data da Briosi e a n Farneti. Pur riconoscendo che il Coryneum è il principale e più diffuso fra gli agenti di disseccamento dei rami, ritiene vi sieno +4 I SA fi anche altri funghi che possono produrre effetti analoghi, e in ogni modo sostiene ancora che l'intervento di tali agenti rap- presenta l’ultimo stadio della malattia e non il principio. L’ in- fezione della base del tronco precederebbe sempre il disseca- mento dei rami. L. MONTEMARTINI. ha Rig A ac” —rrrser3- ver COCA Di Mit poi £ sete % Poriessia A. — Nuovo fautore del cancro del. melo : Pi discolor (Mont. et Sace.) A. De su sua morfologia te di sviluppo. L’A., avendo ricevuto alcuni riga di melo, colti i int giardino privato di Charkov ed affetti di cancro, riscontrò edi essi degli apotecii d’ un discomicete, noto sotto il nome di Pha- I cidium discolor Mont. et Sacc., e dei picnidii, ch’ egli poi, 1 e seguito, riconobbe, a mezzo di culture artificiali, appartenere. a ciclo evolutivo dello stesso fungo. 73 Potiebnia esaminò sul luogo della loro provenienza le Be di meli infetti e constatò quanto segue. Sul ramoscello appare. una ferita rotonda, che, allargandosi ai due lati opposti nel gl ui 4 a Ni senso trasversale rispetto al ramo, finisce per cingerlo. | Lungo l'orlo della piaghetta si forma un rigonfiamento che scosta la corteccia e la fa poi cadere disfatta. Nel secondo anno A il ramoscello muore e su di esso il micete continua a svilup-. parsi come saprofita. Sulle ferite recenti sì osservano picnidii , È su quelle più vecchie i picnidii si rinvengono presso agli orli, i nella rimanente parte vi si riscontrano degli apotecii. 9 Ambedue queste forme sono stadii diversi d’ uno stesso mi cete che lA. denomina Phacidiella discolor (Mont. et Sace.) A. Pot. | a £ Potiebnia crea un nuovo genere per la specie di cui si dux sil cupa, poichè, come egli afferma, nè per caratteri morfologici, nè per gli stadî conidiali, essa può essere inclusa in alcuno dei generi noti della famiglia Phacidiaceae. | i Mg. I principali caratteri differenziali citati da lui tra i due generi Phacidium e Phacidiella sono : 5 1) Nel genere P/acidium gli aschi si colorano al contatto coll’ iodio; nel genere Phacidiella, no ; fort: 2) Nel secondo genere le parafisi formano al disopra de gli; aschi l’ epitecio ; nel primo, no. — PARASSITI VEGETALI 55 Potiebnia denomina lo stadio conidiale della specie: Phaci- diopicnis Malorum A. Pot. Dei mezzi per combattere questo parassita, abbastanza no- civo, lA. non si occupa. È Napoli, 29 gennaio 1913. E (G. BERGAMASCO. Reep G. M. — Infections experiments with powdery mildew of wheat (Esperienze di infezione coll’erisife del grano) (Phy- — _ topathology, vol. II, 1912, pag. 81-87). L’Autore ha fatto molte esperienze di infezioni coll’ E7y- siphe graminis adoperando materiale cresciuto su Triticum vul- gare e precisamente sopra la varietà Turkey Red, e dissemi- | nandolo sulle seguenti specie: Trificum compactum, T. dicoc- | cum, T. durum, T. monococcum, T. polonicum , T. spelta, T. gd tumonia, T. turgidum, T. vulgare ed una specie di Trilicum i. — del Tibet. « —Alcune varietà furono attaccate dal parassita, ma altre gli la si mostrarono affatto resistenti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). ToxneLLi A. — Sul parassitismo della Gnomonia veneta - Sace. P et Speg. - Kleb. sui rami platano (Ann. d. ». Ac. d’ Agric. di Torino, 1912, vol. LV, 16 pagine, con 2 figure). È una descrizione della malattia prodotta dagli stadi me- I tagenetici di questo fungillo sopra le foglie e specialmente 1 rami del platano, nei quali ultimi esso penetra ai nodi provo- cando la morte delle gemme, l’avvizzimento delle foglie, la formazione di cancri speciali e, quando riesce ad abbracciare 56 PARASSITI VEGE” var n i Poe st PO) tutta la corteccia intorno al ramo, l’ Nina degli organi superiori. È sa sa Delle forme metagenetiche sono descritte il Gioco os nervisegquum (Fack.) Sacc. e il Microstroma Platani Trig, G6i I dA bedue con conidî capaci di moltiplicarsi per gemmazione. » L. MONTEMARTINI. 0° = Traverso G. B. — Intorno a un oidio della ruta (Ovulariopsis | AI Haplophylli - P. Magn.-Trav.) ed al suo valore sistematico | (Atti Ac. Sc. Ven., Trent. Istriana, Anno VI, 1918, 5 pag.). ——— Saas È È L’ Autore ha trovato nella valle del Lario alcune piante di Ruta graveolens attaccate da un Vidium che egli potè identifi- 1 care coll’ 0. Haplophylli già segnalato dal Magnus nella Siria come parassita dell’ Yaplophyllum Burbaumi e da lui ritenuto. riferibile all’ Erysiphe taurica. | Avendo però osservato che il micelio di questo O:dium è Di è endofitico , egli ritiene doverlo ascrivere al genere Otdiopsis | di Scalia, pel quale però ritiene si debba adottare, per ragioni di precedenza, il nome di OVvulariopsis già proposto da Pato- uillard. 139 La specie Ovulariopsis Haplophylli (P. Magn.) Trav. così Ri designata, sarebbe identica anche all’ Oidium Cynarae di Fer- î raris e Massa. i Vocuino P. — La cancrena o marcescenza delle Solanacee : me- — lanzana, pomodoro, peperone. (L’ Italia Agricola, Piacenza, || 1912, pag. 56-58, con una figura). SETA L'Autore richiama l’attenzione degli agricoltori sopra la dif fusione dell’ Ascochyta hor'orum (identica alla A. Lycopersici) le iti caii ine È. 1 È : *. Rc A PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 57 che attacca foglie, fusti e frutti della melanzana e dei pomo- dori. Pensa possa questa specie essere anche causa del deperi- mento dei peperoni manifestatosi in diverse località del Piemonte. LhaME Voacino P. — II seccume del platano (col precedente, pag. 508- 509, con una tavola colorata). L'Autore segnala il fatto che nel decorso anno a Torino il Gloeosporium nervisequum non si limitò solo ad attaccare il lembo ed a provocare la caduta delle foglie dei platani, ma attaccò anche i rametti all’ insersione dei peduncoli fogliari, provocando di riflesso l’essicamento repentino delle foglie che invece di ca- dere rimanevano benchè secche attaccate all’ albero. Talora il micelio invadeva tutto lo spessore del legno, causando la morte della parte inferiore dei rami. LsM, Bercer E. W. — Fungous diseases of the withefly (Malattie della mosca bianca dovute a funghi) (Rep. of the Entom., in Rep. of the Florida Agricult. Exper. Station, 1912, pa- gina 40-49). Furono fatte esperienze ed osservazioni in diversi arancieti per combattere la mosca bianca (A/eyrodes) con alcuni funghi parassiti. Si è visto che dove gli alberi sono piuttosto folti e ben concimati, i funghi, specialmente l’ Aschersonia, possono di- struggere 80-90 per 100, ed anche più, di insetti. D'altra parte un tempo asciutto, come pure la caduta delle foglie provocata dal gelo, sono contrarii allo sviluppo di tali funghi. Cri, Lie ini * SB SAEECRIA _ranassimi ANMIALI - ER D'altra parte si è pure visto che spruzzando i i nuo Ni degli alberi con acqua contenente in sospensione le spore | funghi, questi si diffondono più rapidamente. TR : Esperienze fatte sopra l’azione del solfato di rame sulla ger 10 minazione delle spore hanno dimostrato che è necessaria una n da, pa certa quantità di rame per impedirla. “i ei — bdo; per ala Le spore di Aschersonia conservate all’ asciutto conservano | per parecchi mesi la capacità di germinare. Quelle di Sporotri- | chum globuliferum si comportano invece in modo incerto. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Spratt E. R: — The morphology of. the root tubercles of A/nus and Eleagnus, and the polymorphism of the organism cau- sing their formation (La morfologia dei tubercoli radicali di Alnus ed Eleagnus, ed il polimorfismo dell’organismo pato- geno che li produce) (Ann. of. Botany, XXVI, 1912, pg. 119-127). I tubercoli radicali di A/nus ed E/eagnus sono radici late- rali metamorfosate. L'organismo patogeno che ne è la causa è Peg un bacterio: la Pseudomonas radicicola, che nell’ Eleagnus si — trova solo nella regione sottostante all'apice vegetativo, mentre i nell’ A/nus si trova in tutta la lunghezza dei tubercoli. La Pseudomonas radicicola è un organismo polimorfo de3 si presenta in forma di bacillo e di cocco. La forma di cocco è sa la più resistente e pare si presenti quando cambia il mezzo | ambiente o quando sono scarsi in esso gli idrati di carbonio. TER i Si tratta di un organismo capace di fissare l’azoto atmosfe- Bre: rico, e la sua presenza è utile alla pianta. pito. Gi sa | BACTERI — LESIONI TRAUMATICHE | 59 ToxeLLi A. — Una bacteriosi del Ieandro : rogna 0 cancro, o tu- bercolosi del leandro (Ann. d. ». Ac. d’Agric. di Torino ; Vol. LV, 1912, 20 pagine, con una figura). L’ Autore descrive come la malattia si presenta sui rami vecchi, sui rami giovani, sulle foglie e sui piccioli fiorali. Isola il bacterio patogeno e ne dà tutti i caratteri culturali, dimo- strando che è diverso dal Bacterium tumefaciens di Smith : quanto alla sua identità col Bac:llus Savastanoi, causa della rogna o tubercolosi dell’ olivo, si riserva di fare in proposito ulteriori ricerche. La tubercolosi del leandro può diffondersi per ferite fatte dall’ uomo nella potatura, per le punture degli insetti o degli acari, e forse anche per lo stimma dei fiori mediante l’azione di ditteri. L. MONTEMARTINI. Buscarioni L. e MuscareLLo G. — (Contribuzione allo studio delle lesioni fogliari (Ma/pighia, 1911, Annata XXIV, fasc. I e II, con tre tavole). Gli Autori hanno fatto numerosissime osservazioni sul modo di reagire dei tessuti fogliari alle lesioni prodotte su di essi coi | mezzi più diversi: azioni meccaniche varie, calore, molteplici reagenti chimici, ecc. È impossibile riassumere in una breve recensione tutte le osservazioni fatte. È da osservarsi che per le reazioni trauma- tiche presentate dalle foglie delle diverse famiglie di vegetali si è osservato qualche cosa. di simile a quanto è stato rilevato da molti per le galle; come queste sono rare nelle Crittogame è Ù SER ko STAR IRE 60 LESIONI TRAUMATICHE | _ AGR N vi on più complessi vennero dagli Autori riscontrati nelle Dicotiledodità Le Monocotiledoni reagiscono in misura più debole, e lo stesso 2 fanno le Crittogame superiori. Ciò è forse dovuto, secondo gli SE Autori, al fatto che nelle Dicotiledoni abbondano i tessuti isto- i genici embrionali (basti pensare che tutti i fasci hanno cambio) e sono più largamente sparse nei loro tessuti le sostanze for- mative di carattere pangenico. Tra le Dicotiledoni si sono mo- strate più attive nella formazione di tessuti patologici le specie È a foglie coriacee, succulenti o vivaci. L. MONTEMARTINI. Garin C. L. — Die gegen die Abnutzung und den Staub der Strassen angew endeten verfahren und inre Wirkung auf die Vegetation (I sistemi adottati per evitare il consumo e la polvere della strade e la loro azione sopra la vegetazione) (Sorauer ‘s È stsch. f. Pflanzenkrankh., BA. XXII, 1912, pag. 196-208); Tra i prodotti che più comunemente si spandono nelle strade, l’ Autore ha preso in considerazione i detriti di rifiuto Rel del gas e le sostanze bituminose o contenenti petrolio, e dà qui notizie di osservazioni fatte in laboratorio ed all’aperto, ; fc sopra le piante dei pubblici passeggi o sulla vegetazione circo- | stante alle strade. | Sono le osservazioni in gran parte già date nelle memorie i dello stesso Autore riassunte alle pagine 234 e 235 del prece- d° dente volume di questa /t/vista. À È ; Afferma che tanto le emanazioni gasose quanto la polvere i che proviene dalle strade trattate coi metodi di cui sopra hanno Ù È: Ro Sal dt «RAME boc LI + * - = - - AGENTI CHIMICI — MALATTIE DI NATURA INCERTA 61 un’ azione dannosa sopra la vegetazione, la quale non sempre sì manifesta subito ma talvolta solo dopo due o tre anni, ed è favorita dall’ azione dei raggi solori. Non si sa ancora se certi prodotti possono penetrare nel terreno e riuscire dannosi alle radici. L-M WotLr Fr. e LLovp Fr. E. — @0edema on Manihot (Edema nel Manihot) (Phytophathology, Vol. II, 1912, pag. 181-134, con una tavola). Questa malattia fu osservata recentemente in tre specie di Manthot coltivate nelle serre della stazione sperimentale di Agricoltura di Alabana: M. Glaziovii, M. heptaphylla e M. Pianhyensis. La superficie delle foglie si copriva di molte chiazze sporgenti sull’una a sull’altra del pagine. Tali chiazze potevano avere un diametro di tre e più millimetri con un millimetro di spessore : erano numerose, talora fino 300 a 500 su una sol foglia e spesso confluenti. Le nervature ne rimanevano fuori. I tessuti da principio appena leggermenti più pallidi, diventavano poi bruni e seccavano. Le cellule si mostravano più grandi del normale e spesso anche più attivamente divise: i protoplasmi cellulari disorganizzati al tempo dell’ imbrunimento delle macchie; i succhi cellulari erano più acidi. - La causa della malattia non si conosce. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Ge de quelques espéces ao pioli iai sopra. a l’ ereditarietà delle malattie crittogamiche di alcune ori ti (Bull. d. 1. Soc. Bot. d. France, T. LIX, 1912, pag. 217- 1-20). — Sopra questa importante questione, 1° Autore richiama qui. si tre fatti ormai acquisiti alla scienza: la trasmissione a mezzo dei semi della Puccinia Malvacearum , la presenza frequente | 3 di un fungo nei semi di Lolium temulentam, la simbiosi del- | 2 l Oenothera nanella con un Micrococcus. È x E Per la Puccinia Malvacearum, a confermare le osservazioni ‘3 dirette dell’ Eriksson (veggasi alle pagine 113 e 163 del prece- SA dente volume di questa Rivista), Autore comunica i risultati 3 di parecchie sue osservazioni e di esperienze di inoculazione. tendenti a provare che la infezione diretta di questo parassita | dal da pianta a pianta per semplice vicinanza è assai difficile, e che so la maggior parte delle varietà orticole di A/thaea che si co- È: prono di pustole conservano la ng liva acquisita e trasmessa al col semi. | da Però questa malattia, come le altre due del Lolium e del- I Oenothera, non nuocciono alla fertilità delle specie nè alla DE: costanza dei loro caratteri. È i - L. MONTEMARTINI. — "a Comes L. — Della resistenza dei frumenti alle ruggini. Stato at- tuale della questione ec provvedimenti (Atti del R. Ist. d'In- Ù. Hal coraggiamento di Napoli, Ser. VI, Vol. IX, 1918, 22 pa- È | gine). I pi À L’Autore parla brevemente dei danni causati dalle ruggini — ai cereali e riassume quanto è stato scritto sopra 1’ influenza N na delle concimazioni e la resiatenza delle diverse varietà di cereali | +30 b 3 me FISIOPATOLOGIA 63 coltivati sviluppando il principio dell’ influenza delle proprietà chimiche del contenuto cellullare e mettendo in rilievo le osser- vazioni recenti di Thurston, Cook e Taubenhaus circa l’ azione tossica del tannino sui micelii parassiti più che verso quelli saprofiti. Dice si può oggi ritenere accertato : . 1) la resistenza alle infezioni è solo di determinate razze e talvolta anche di dati individui, è fissa ed ereditaria per una data razza in una determinata località, ma varia col variare degli ambienti ; 2) detta resistenza diminuisce quanto più aumenta la con- cimazione con sostanze azotate ; 3) non è dovuta alle qualità strutturali degli organi ma alle proprietà chimiche delle cellule viventi ; 4) il tannino impedisce lo sviluppo dei micelli. Constatato che i liquidi più o meno zuccherini costituiscono il terreno più adatto allo sviluppo di micelii, l’ Autore spiega poi la teoria bio-chimica che il mezzo di resistenza di un or- | gano alle insidie dei parassiti sia l’ acidità dei succhi cellulari. A sostegno di tale teoria ricorda gli studi di Averna-Saccà, già riassunti alle pagine 63 del precedente volume di questa Azvista e 150 del volume quarto. I grani duri, secondo l’ Autore, sarebbero in generale più resistenti dei teneri perchè nei primi la produzione degli zuc- cheri è relativamente minore che nei secondi. Quanto alla resi- stenza del grano feti, è stato constatato che i succhi dei suoi tessuti sono più acidi di quelli delle altre varietà di frumento coltivate nelle stesse condizioni. Però siccome le terre calde fanno scemare, di solito, l’ acidità dei succhi vegetali, quando sì scende dal nord al sud o dal monte al piano la resistenza —_ diminuisce. Ingentilendosi la razza, diminuisce la resistenza e l’agricol Ai & e, 25008 wa, N74 LA Da ii ga tI } CS aa e a Br dini, dd AIR i DI FISIOPATOLOGIA 0 3 as. - —n Sk 1a. Pt : È n Vo AE tore deve, zona per zona, vedere se gli convenga di più, per la sua azienda, un prodotto raffinato ma più sicuro, o un ‘pro- — ve x US - = MI ae So dotto più gentile ma più aleatorio. L. MONTEMARTINI. Corte J. e ReyvNieER A. — Anomalie d’un RhAus coriaria L. (Anomalie di un ARhus coriaria L.) (Bull. d. l. Soc. Bot. d. Fr., T. LVII, 1900, pag. LXII). 7% VA BucHet S. — Sur une prétendue mutation du RAus coriaria L. È (Sopra una pretesa mutazione del Aus coriaria L.) (col precedente, T. LVIII, 1911, pag. 610-615). BLarincHEM L. — Remarque sur le note prècedente (Osserva zione alla nota precedente) (col precedente, pag. 615). | Bucner S. — Le cas du Lolium temulentum et celui de VAL thaea rosea Cav. Réponse a M. Blaringhem (Il caso del Lo- lium temulentum L. e quello dell’Althaea rosea Cav. Ri- sposta al Sig. Blaringhem) (col precedente, T. LIX, 1912, pag. 188-191). Corte J. — Encore le RAus coriaria L. d’Aubagne. Réponse a M. Buchet (Ancora sul Ahus coriaria L. d’Aubagne. Ri- sposta al Sig. Buchet) (col precedente, pag. 192-197). Nella sessione straordinaria della Società Botanica di Francia tenuta nell’ estate 1910 sopra le Alpi Marittime, Cotte e Regnier hanno presentato piante anormali di ‘thus coriaria (con fascia- zioni e deformazioni fogliari ceratteristiche) che essi ritennero come caso speciale di mutazione. Successivamente il Buchet, dall’ esame della tavola pubbli- cata dai predetti Autori e dallo studio della loro descrizione credè potere affermare trattarsi di un caso teratologico dovuto ad acari ed ammonì doversi usare molta prudenza prima di par- PETTO FISIOPATOLOGIA 65 lare di varietà nuove o di mutazioni di specie esistenti, ricor- dando altri casi precedenti nei quali si è scoperto che le cre- dute mutazioni erano dovute a parassiti vegetali o animali. Ciò ha provocato alcune osservazioni polemiche del Blarin- ghem e del Cotte. Quest’ ultimo negò l’ esistenza di acari sui Rhus studiati; il Blaringhem osservò che il De Vries non ha studiato le cause delle mutazioni ed ha ammesso del resto che in alcuni casì potessero essere patogene : così fu lui che provocò il lavoro del Zeijlistra sopra la presenza di un Micrococcus nell’Oenothera nanella, presenza che non infirma la esistenza di una vera mutazione, perchè ci sono altre buone specie (come p. e. il Lolzum temulentum e l’Althaea rosea) che portano nel loro interno un parassita e che pur sono fisse. Il Buchet controosservò che tanto il Lolium: come Vl A/- thaea esistono ed hanno esistito così come sono, anche senza il parassita che ora contengono quasi sempre, che non è dunque per essi necessario, come invece sono necessarii il Micrococcus per la Oenothera nanella e gli acari per il RAus anomalo. Cotte dice che senza badare alle cause conviene per ora accumulare molto materiale di variazioni. L. MONTEMARTINI. CunnInggaMm G. C. — The comparative susceptibility of crucife- rous plants to Plasmodiophora Brassicae. (La suscettibi- lità comparata delle Crocifere ad essere attaccate dalla P/a- smodiophora Brassicae) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pa- gina 138-142). x Questa malattia, come è noto, attacca diciannove generi di Crocifere. Per vedere la diversa suscettibilità ad esserne attac- _cate dei diversi generi e differenti specie coltivate, 1° Autore scelse un’area nella quale da parecchi anni sì coltivava la Bas- 238 LI DE I i, | FISIOPATOL ,0G al male: vi si piantarono, in lotti ben disfinlit le diverse cro- cifere da sperimentarsi, osservando poi con cura l’ andame ni os "> ® dell'infezione per ognuna di esse. SE Si ebbe il 100 per 100 di piante molto infette nel cavolfiore, — = nella Brassica alba, Br. arvensis, Br. rapa, Br. petsai, Ca uva, Va e I 163 melina dentata, Neslia paniculata. < Si ebbe poi più del 50 per 100 di piante infette nelle Bras < Rai, sica campestris dell’ India (97.7 p. 100), Br. oleracea v. cauto — rapa (95,8), Thlapsi arvense (94,5), Brassica oleracea v. ace-. "3 phala (92,8), Erystimum cherranthoides (91,9), Camelina micro- sE carpa (89,5), Brassica oleracea v. Botrytis (88,5),.Br. oleracea “i v. gemmifera (86,4), Erysimum parviflorum (85,7), Brassica napus (83,7), Sisymbrium altissimum (79.2), Hesperis matro- | nalis (68,9), Raphanus sativus (65,9), Capsella bursa-pastoris | (57,3), Lepidium apetalum (57,3), Raphanus sativus (53,8), 7a Arabis alpina (52,4), Erysinum asperum (50), Lobularia ma- ritama (44,4), Conringia orientalis (40,8), Brassica nigra (38,1), Lepidivin campestre (38,6). ? fo Le seguenti Crocifere presentarono meno del dieci per cento | di infezioni: Mathiola bicromia, Barbarea strieta , cal rapa, Lepidium sativum, Draba androsacea. fi: Dati questi risultati, si può sperare nella possibilità & tro- vare varietà resistenti alla malattia. x ti E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). Cook M. T. e Taugewnnaus J. J. — The relation of parasitie fungi | to the content of the cells of the host plants. 2, The toxicity — of vegetable acids and the oxidizing enzymes (Relazione tra ì funghi parassiti e il contenuto delle cellule delle piante ospiti. 2, La tossicità degli acidi vegetali e 1 fermenti ont Si FISIOPATOLOGIA 67 A danti) (Delaware Agricult. Exper. Station, Bull. 37, 1912, Bi. 53 pagine e 42 figure). I funghi adoperati per queste ricerche sono alcune specie di Glomerella, di Colletotrichum, di Gloeosporium e di qualche altro genere. In una prima esperienza si usarono diversi acidi organici in proporzioni varianti fra 0,25 e 32 per cento, e questa | esperienza preliminare dimostrò che l’ acido tannico è stato il più tossico dei cinque acidi provati: tannico, gallico, tartarico, malico e critico, quest’ ultimo essendo il meno tossico. Si vide inoltre che l’età della cultura ha un grandissimo ettetto sul po- tere di resistenza del fungo. Quando poi sì trova dell’acido gal- «lico insieme ad una soluzione contenente ossidasi ed una piccola É quantità di acido acetico, si forma tannino o un composto tan- i nico che esercita azione tossica sui funghi. bi Per vedere poi l’azione degli acidi e degli enzimi in natura i sopra lo sviluppo dei funghi, furono fatte delle inoculazioni di È spore sopra varie specie di frutti presi di dimensioni e di età differenti, e si è visto che i frutti immaturi sono meno suscet- « tibili ad essere attaccati che quelli maturi e che in ogni modo quelli che furono prima staccati dall’albero e portati in labora- torio sono sempre attaccati più facilmente di quelli rimasti sul- | l'albero, e lo sono tanto più facilmente quanto più tempo è tra- | scorso dal momento in cui furono colti. Ciò corrisponde alla ri- — duzione della quantità di fermenti ossidanti in essi contenuta. I frutti di Diospyros virginiana sono attaccati da parecchi | zeni, mentre non ne sono attaccati fin che rimangono sulla pianta: ciò perchè, come sì può vedere facilmente, in queste ultime con- dizioni contengono una quantità molto maggiore di fermenti os- sidanti e di acido tannico. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). A e a A, saggio attraverso il tubo digerente degli dniRiaa ACRI re SI, (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 146-149, e una tavola). — gi ag È noto che la scabbia delle patate può persistere in un ter reno infetto per almeno 24 anni, e che la somministrazione di | stallatico fresco ne aumenta la diffusione. Nei campi non infetti, adoperando patate sterilizzate la malattia non si presenta. L’Au- tore ha voluto vedere se il microrganismo patogeno può pas: sare attraverso il tubo digente dei cavalli e dei buoi, ed a tale scopo ha somministrato ogni giorno ad un cavallo 12 chilo- - x grammi di patate molto infette e ad un bue 16 chilogrammi ; in seguito dal quinto giorno in avanti ha raccolto su paglia appositamente sterilizzata tutti gli escrementi solidi del cavallo, ed altrettanto ha faito per quelli del bue dal sesto giorno in È avanti. Le paglie furono poi messe a marcire in recipienti pure Di sterilizzati e riparati da ogni infezione dall’ esterno, e vennero È in seguito adoperate per concimare il terreno contenuto in vasi preventivamente disinfettati, insieme al terreno, con formaldeide 7A e coll’ autoclave. Così si piantarono poi delle patate accurata- mente disinfettate con formaldeide e le si inaffiarono sempre n con acqua bollita sino ad accrescimento completo delle piante. In sette vasi contenenti il concime del cavallo si ebbero 61 tuberi 16 dei quali infetti da scabbia; in sette col concime di bue si ebbero 91 tuberi senza scabbia; in due vasi sia con- — trollo si ebbero 16 tuberi tutti sani. Re 6 Fu ripetuta l’ esperienza adoperando il concime più fresco — | e si ottenne il seguente risultato : 7 vasi col concime di cavallo — diedero 50 tuberi dei quali 38 erano scabbiosi; 7 col concime — di bue ne diedero 65 con 11 infetti; 2 di controllo ne > diedetho “a 17 sani. FISIOPATOLOGIA 69 | I tuberi infetti trovati nei vasi con concime di bue erano @ ì i | poco deturpati, quelli con concime di cavallo lo erano forte- _ mente. E. A. Bessev (East Lansing, Michigan). PanraneLLI E. — Esperienze sul ripianto di vigne americane e sue conseguenze (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, Vol. XLV, pag. 753-807). CA L'Autore si pone la domanda se non presenti alcun pericolo ripiantare nel medesimo posto la vigna dopo l’estirpazione di precedente vigneto. Riassume quanto in proposito è stato già RR td SERVI FIRE OE DR osservato dai diversi studiosi del problema fillosserico , e su rit Fd Pi J esperienze ed osservazioni sue proprie tanto in vigneto che in 4 barbatellaio. 4 Dalle esperienze in vigneto risulta che le viti americane È piantate subito dopo l’estirpazione di altre viti americane tro- vano una grande difficoltà ad attecchire, specialmente se si ri- pianta il medesimo vitigno : le Rupestr:s sono le più sensibili a questo riguardo. Il fatto si osserva tanto facendo il ripianto i con barbatelle che con talee. Le viti poi che riescono ad attec- | chire presentano vegetazione stentata, sono facilmente colpite da arricciamento, nè ricavano vantaggio alcuno da una conci. mazione chimica completa o da sovescio di leguminose. Invece | la coltura di graminacee, anche per un solo anno dopo l’estir- | pazione del vigneto precedente, migliora di molto le condizioni à del nuovo piantamento. | In barbatellaio si hanno risultati analoghi e anche qui si appalesa la grande utilità di intercalare nel medesimo terreno delle colture erbacee. _ Secondo l'Autore, le ragioni per cui le viti, e sopratutto | certi vitigni americani, trovano difficoltà ad attecchire dopo la estirpazione di una vigna precedente, si devono cercare nell’e- aerazione e più rapida ci ma anche maggior rafredila- | mento ; e specialmente in influenze di natura biologica e serCHA SF dai parassiti che restano nel suolo e per le quali il terreno + si impregna di sostanze tossiche dannose allo sviluppo delle nuove È radici. i È Ba: y Per riguardo all’arricciamento, che si presenta più facili mente nei vigneti ricostituiti subito dopo l’estirpazione di altre È! vigne, l’Autore insiste sulla sua ipotesi che il fattore principale. della disposizione a questa malattia sia lo stato malaticcio in È si LE agi p” bl Ù \—a dalai 4h È cui, in causa di quanto sopra sì è detto, viene a trovarsi l’ap- parato assorbente delle nuove piante. Dubita sia il freddo la causa della malattia e in ogni modo pensa che se la fosse, bi- sognerebbe ammettere che la sotferenza radicale renda le viti più sensibili al freddo. L. MONTEMARTINI. PantaneLLI E. — Su l'inquinamento del terreno con sostanze vi nocive prodotte dai funghi parassiti delle piante (end. d. r. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XXII, 1918, pg. 116-120). — — Ancora su l'inquinamento del terreno con sostanze nocive. prodotte da funghi parassiti delle piante (col precedente, pag. 170-174). L'autore dopo aver ricordato le ricerche del Loen, dello iÙ Smith e di altri sopra la produzione di sostanze tossiche alle piante da parte di bacteri che vivono nel terreno, cerca se anche i funghi parassiti che si trovano in condizioni simili pos- sono essi pure produrre sostanze tossiche. Prova con foglie di frumento attaccate da Septoria graminum, con piante di melone invase da Fusarium niveum, con senape bianca attaccata d © «0 : 1 +2 dà i GOZI }: al PA « d° x FISIOPATOLOGIA 71 È | Pleospora e con fave colpite da Sclerotinia Libertiana : tagliando ® in pezzetti gli organi infetti e lasciandoli macrare, ne estrae | poi un liquido che esercita un’azione dannosa sulla germina- zione di diversi semi, azione che cessa col riscaldamento. Le È sostanze nocive possono essere asportato dal liquido agitandolo È . insieme a terra. È Con successive ricerche fatte su erba medica infetta da Fusarium incarnatum | Autore provò che questo fungillo ela- bora composti tossici di varia natura, fra cui in ultima analisi ne. ._ predominano basi azotate volatili e fisse, le quali impediscono la germinazione dei semi e offendono le radici di varie leguminose. «Tali sostanze nocive si possono spargere per la terra circostante agli organi invasi dai funghi, arrestando 1’ accrescimento delle radici di piante similari. L. MONTEMARTINI. ‘ ì è SIEIPRI ReynoLps E. S. — Relations of parasitic fungi to their host plants. «|» (Relazioni tra i funghi parassiti e le loro piante ospiti) 1. (Bot. Gaz., 1917, pag. 865-395). È; Sono studi fatti con Uredinee e con funghi imperfetti. Ne risulta che quando il parassita ha azione lenta o la foglia at- taccata si trova in periodo di grande attività, si hanno dei cam- | —biamenti non soltanto nei tessuti ma anche nell’ interno stesso delle cellule (nuclei che si ingrossano o si segmentano, croma- . tofofori più piccoli o che scompaiono, ecc.). Quando invece il È fungo è molto virulento o. il tessuto da esso invaso è vecchio, le cellule ne sono uccise senza che prima abbia luogo nel loro interno alcun cambiamento. ba, x" va . N Rel IoRe et se e c- e Se Lo VI ‘ ° E è dI Sei La PA Va tar P : * » oa ea dia i FISIOPATOLOGIA — ANATO va va #77 H %; gi nai " VS ) x È WingLER H. — Versuche iber die Ernàhrung der Mistel ( rienze sopra la nutrizione del visco) (Naturw. Zischr. f. Forst- u. Landwirtsch., 1913, pag. 18-17). CTR L'Autore si è preoccupato di vedere se, come comunemente | Mak 47 si crede, il visco è solo semiparassita e cioè toglie alla pianta 6% ospite soltanto acqua e sali minerali. Fece perciò esperienze di dai TI decorticazione di rami di acero e di quercia portanti cespugli di visco, e vide che questi muoiono quando non possono trovare LA Po et prrtralaatie A Pen fe Pr — nella pianta ospite sostanze organiche. Pei n Ciò concorda coll’ osservazione di Arens il quale vide che se le radici del visco non hanno tubi cribrosi hanno però cellule con forte potere osmotico, sì che possono assorbire dalla pianta ospite anche le sostanze organiche. Colla possibilità di una nutrizione organica si spiega anche la specializzazione del visco alle diverse essenze che può at- taccare. L. MONTEMARTINI. Voces E. — Ueber Hagelschlagwunden an Obstgewachsen (Sopra le ferite prodotte dalla grandine agli alberi fruttiferi. - Nota preliminare) (Sorauer’s Ztschv. f. Pflanzenkrankh., Bd. XXII, 1912, pag. 457-462). L’Autore espone sommariamente i risultati di molte sue operazioni sopra la formazione dei tessuti di cicatrizzazione delle ferite prodotte dalla grandine tanto sui frutti che sopra i rami. di pero, melo, ciliegio, ecc. Lu. DAI ee I GENERALITÀ | 73 Cosau R. — Le erbe infestanti dei campi coltivati a tabacco nel canale del Brenta (Att d. Soc. It. di Sc. Nat., Milano, 1913, Vol. LI, pag. 247-264). L’Autore non si è limitato a raccogliere le sole specie in- festanti, ma presenta uno studio floristico completo della stazione rappresentata dai campi coltivati a tabacco lungo la parte me- ridionale del canale del Brenta. Sono 137 specie appartenenti a 99 generi e 34 famiglie; solo una trentina di esse però si possono dire comuni mentre le altre sono più o meno accidentali. Quanto alle vere piante infestanti, pur essendo numerose sono lodevolmente e diligentemente estirpate, salvo l'erba lupa (Kopsta ramosa) che riesce talvolta assai dannosa impedendo alle piante di tabacco di raggiungere la desiderata robustezza. Se ne raccomarida dunque la estirpazione. L. MONTEMARTINI. Fawcett H. S. — Report of the plant pathologist (Relazione di patologia vegetale) (/tep. of the Florida Agric. Exper. Station for the year 1911, 1912, pag. 58-67). Si riassumono le esperienze fatte sopra il marciume del- l’ estremità picciolare dei frutti dei limoni, di cui si è già par- lato in questa A7vista Il Black-rot degli aranci, che comincia all'estremità stilare dei frutti’, fa trovato in diverse località della Frorida. Esso è dovuto all’Al/ternaria Citri. I due funghi più comuni che causano il marciume bleu dei frutti sono il Penicilliuvm italicum ed il P. digitatum. Si fanno delle osservazioni sopra la Diplodia natalensis che causa il marciume dell’ estremità picciolare dei frutti e la gom- . mosi dei rami. Un fungo simile fu trovato sui rami dei peschi AURA Sl e nr, "pra x gut SPE A - - at pure affetti da gommosi , ed inocuzioni incerte dimos strano l'identità della malattia e del parassita il quale ultimo può p "0958 durre la gommosi anche sui rami di diverse specie di Prunus, — Xanthoxylum americanum, Liquidambar styraciflua e di die 8 i verse specie di AAhwus. I tessuti ne vengono uccisi senza. emis- $$ sione di gomma in molte altre piante. CS FB CER à / VIA La scabbia dei frutti di Citrus causata dal Cladosporium Citra trovata prima quasi esclusivamente sopra gli aranci dolci ed i limoni, in questi ultimi anni riuscì dannosissima anche ai frutti | di Citrus decumanus. Campioni di questo fungo ricevuti dal Giappone fanno pensare all'Autore che la malattia sia di origine Le aslatica. | L’avvizzimento apicale (Wzte tip) dovuto al Colletotrichum gloeosporioides fa quest’ anno più diffuso che nell’ anno prece- dente. Finalmente sono ricordate le principali malattie dei peschi nella Florida, tra cui: Clitocybe parasitica , crown-gall (Pseu- domonas tumefaciens), Puccinia Pruni-spinosae, Cercosporella persica, Cladosporium carpophilum, Sclerotinia fructigena , >» : «E h phora Brassicae, per la quale bisogna distruggere tutte le battere gli insetti e adottare rotazione agraria a lungo periodo. Avvizzimento (wi) dovuto ad una specie di /usar:um e manifestantesi con ingiallimento e avvizzimento e caduta delle. foglie esterne o più basse, seguito da annerimento delle cica- trici loro di inserzione. Anche questa malattia proviene frequen- tissimamente dai letti caldi che devono essere disinfettati, ed anche per essa si deve adottare una rotazione a lungo periodo. Piede nero (black leg), dovuto al Phoma oleracea. Questo fu già trovato molte volte e quando compare riesce molto dan- noso riducendo il raccolto fino del sessanta per cento. Ne sono attaccate anche le foglie, ma i danni maggiori si hanno quando vengono attaccati i fusti. La malattia si conserva nel terreno sopra i fusti e le foglie morte, perciò le piantagioni devono es- | . . » 4 > A ha sa ci è Y n #7 Le ae 4 a tia A AA n aaa re «deo PP La i» ia n ea SIC AR ;a 2 ho; è + x È î je à L) f i 4. Le de 7 ° e ha A —aw PI da GENERALITÀ 7 sere fatte soltanto in terreno non infetto nè concimato con con- | cime che contenga residui di piante ammalate. Per i semenzai ed i letti caldi bisogna trattare il terreno con poltiglia bordo- lese appena prima di disporvi la semente. Conviene poi fare un trattamento colla stessa poltiglia alle piantine due settimane prima di essere trapiantate e un ultimo trattamento subito dopo il trapianto. Bisogna bruciare le piante ammalate e adottare una buona rotazione agraria. Il marciume molle (so/t 704) è caratterizzato da marce- scenza che colpisce la pianta appena è stata messa e cominciando dal colletto o dall’ estremità della radice la riduce tutta in am- masso molliccio e flaccido. Generalmente ne è causa occasionale qualche ferita e reca i maggiori danni alle piante accatastate nei magazzeni. È dovuta a due specie affini di bacteri delle quali la più tipica è il Baci/l/us Carotovorus. Malnutrizione è una malattia dovuta a sfavorevoli condi- zioni del terreno, frequente specialmente nel sud. Può essere dovuta; ad eccesso di concimazione, mancanza di humus, accu- mulazione di acidi nel terreno e mancanza di acidi nitrificanti. Peronospora lanuginosa (dovny mildev), dovuta alla Pe- ronospora parasitica che può attaccare le foglie ed i fusti dei cavoli specialmente in primavera. Riesce raramente dannosa, ma qualche volta devasta completamente i semenzai. Ruggine bianca, dovuta all’Albugo candida, è essa pure talvolta dannosa ai semenzai, ma raramente in alto grado. Macchie patogene (spot disease) sui cavolfiori sono pure frequenti e dannose in certe parti della Virginia dove in alcuni campi se ne mostrano attaccate dal 25 fino al 90 per 100 delle piante: la causa è di natura bacterica. Il seccume delle foglie (leaf dblight) dovuto all Alternaria Brassicae, proluce macchie nere sulle foglie delle piante ancora in campagna, ed è causa di danni gravi nei magazzeni. Il mal bianco (powdery mildew), Erysiphe Polygoni, at- tacca specialmente il navone, ma non è causa di molto danno. piantine dovuta a molte specie di (ari È comune. speci al 35 mente nei semenzai dove le piantine sono troppo. fitte 0° v va soverchia umidità. E. A. Bressey (East-Lansing, Michigan). LauBert R. — Einige pflanzenpathologische Beobachtungen (Alcune. ; Di: osservazioni di patologia vegetale) (Sorauer ’s Ztschr. f. Pfianzenkrankh., Bd. XXI, 1912, pag. 449-457, con una tavola). In una prima nota l'Autore descrive forme di scopazzo di marasche, dovute a Eroascus Cerasi o a E. minor. - In una seconda segnala speciali fenomeni di scottalura (Son- nenbrand) manifestatisi sui frutti di meli coltivati a spalliera: dalla parte di tali frutti che era direttamente colpita dai raggi solari, si vedevano grosse macchie simili apparentemente a quelle prodotte da diversi funghi frutticoli, ma non invase da miceli non estendentisi al tessuti più profondi nè alle parti laterali degli organi attaccati. Secondo l’ Autore sarà bene che dove il fenomeno si manifesta un po’ di frequente i giovani frutti siano. e coperti con un foglio di carta per ripararli dall'azione troppo bar cocente del raggi solari. L. MONTEMARTINI. Swirt E. F. — Baceteria in relation to plant diseases. Voi IT. (I ba- < eteri in relazione alle malattie delle piante. Vol. II) (Car- oa 2 volumi, 376 pagine, 20 tavole e 148 figure nel testo). Il primo volume di questa opera monumentale è comparso | nel 1905 (v. p. 187 del I° vol. di questa /tivista) e tratta i saghe” negie Institution of Washington pubblication, Nr. 29, 1911, R K nd e a l'a ee ibn ehe regi SO ” Ò ni -G Ce Re ee ea PERSE A pa GENERALITÀ 9 della bacteriologia, specialmente come devono essere applicati allo studio delle malattie delle piante; la nomenclatura e classifica- zione dei bacteri; le esperienze di laboratorio, ecc. dando su tutto questo una estesissima e completa bibliografia. Questo secondo volume contiene la storia e la descrizione delle malattie delle piante dovute a bacteri, non che considerazioni generali sopra la diffusione dei bacteri dentro e alla superficie delle piante, sul loro modo di penetrare in esse, sulle malattie specifiche e loro primi sintomi e modo di progredire, simbiosi, ecc. Sono in seguito descritte le malattie vascolari delle piante dovute a bacteri, e se ne presentano qui tre: l’ avvizzimento delle cucurbitacee, il black-rot delle crocifere e 1° ingiallimento (yellow) dei giacinti. Si prevede che per completare l'argomento saranno ancora necessari quattro o cinque volumi. Le figure sono originali e quasi tutte prese colla fotografia da preparati speciali fatti dall’ Autore. Il primo studioso di malattie delle piante dovute a bacteri fu il Burrill nell'America, il quale sin dal 1878 segnalò la na- tura bacterica della nebbia (blight) dei peri. Poi li Prillieux in Francia scoperse nel 1879 l’ infezione bacterica dei chicchi di frumento, Wakker in Olanda descrisse nel 1883 il giallume (yellow) dei giacinti: anche Comes in Italia accennò nel 1880 a bacteri causa di malattie delle piante in questa regione; Sa- vastano e Cavara, pure in Italia, dimostrarono la natura bacte- rica della tubercolosi dell’ olivo; Arthur nell'America confermò ed estese le ricerche del Burrill sopra la nebbia (0li9/t) dei peri, ecc. Bisogna ricordare anche il Woronin che nella Russia annunciò fin dal 1866 la scoperta di bacterî nei tubercoli ra- dicali dei lupini, e il Davaine che in Francia, due anni dopo, attribuì a bacteri certi marciumi' molli delle piante. L’Autore parla poi delle opinioni dei micologi 6 dei fitopatologi circa la facoltà dei bacteri di determimare malattie nelle piante. — I primi patologi ignoravano e negavano tale facoltà dei bacteri, Ubi 14 v L'A a SARTRE OL e il primo a riconoscerla fu il Sorauer nel 1886; ma ancorà 1899 A. Fischer la negava; ora però nessuno la mette più ir dubbio. | Circa la presenza o meno di bacteri dentro le piante sane, x l’Autore è d’opinione che non vi siano. Invece essi sono nume- rosissimi alla superficie delle piante e molte delle così dette 3. forme distinte che si trovano nelle colture delle forme pato- | gene non sono che forme superficiali contaminanti le colture medesime. Fra queste è comunissimo il Bacillus coli. Si devono considerare come veri parassiti quei bacteri che prendono il loro nutrimento da altre piante causando nel loro ospite un indebolimento o una deformazione qualsiasi. Nessuno Ma dei bacteri finora conosciuti come causa di malattie delle piante =. P ” A y gr ig VR SITR » è un parassita obbligato. L’ entrata dei bacterî nelle piante può avvenire attraverso a cellule superficiali morte per altre cause (p. e. funghi), come pure attraverso aperture naturali come stomi, glandole, nettari. Gli insetti e gli altri piccoli animali possono trasportare i bac- teri patogeni da una pianta all'altra e lo fanno specialmente. gli insetti che pungono o quelli che portano le malattie ai fiori, L'Autore discute a fondo la questione delle infezioni attra- verso gli stomi e dà in proposito alcune buone figure. Questo modo di infezione è ormai provato per parecchie malattie di natura bacterica, e insieme ad esso vi è quello attraverso gli stomi acquiferi Si parla pure del periodo di inoculazione ed incubazione, della durata della malattia e del suo esito finale. I tessuti attac-. cati possono essere i tessuti parenchimatici comuni o quelli più attivi nel funzionamento ed accrescimento degli organi. Alcuni | bacteri attaccano prima le vie acquifere e poi si diffondono da DA È queste ai tessuti circostanti. Apia Le infezioni secondarie possono apparire ad una certa di-_ stanza dalle primarie o per accrescimento e trasporto dei bae- GENERALITÀ 8Ì teri fuori dalle cellule nelle quali si manifestò la prima infe- zione, o, come nel caso del Bacterium tumefaciens (la causa del crovn-gall), per l’ accrescimento delle cellule infette attra- verso gli altri tessuti della pianta. L’ azione dei bacteri nelle piante può essere meccanica, nel senso di rompere o schiacciare le cellule per il numero gran- dissimo di bacteri che crescono in esse, ma è specialmente chi- mica e nella maggior parte dei casì si risolve nella dissoluzione della lamella mediana a mezzo di un enzima. Se vi sieno bac- teri patogeni capaci di segregare un enzima atto a sciogliere la cellulosa pura non è ancora provato, perchè non fu ancora iso- lato un tale enzima, però tale esistenza è probabile perchè in certi casi i bacteri provocano la dissoluzione intiera dei tessuti. Quanto alla reazione opposta dalle piante ai bacteri, questa sl esplica talvolta nella formazione di strati di sughero che iso- lano i primi centri di infezione, talvolta in una iperplasia ed ipertrofia assai pronunciate, talvolta anche in abbondante for- mazione di tilli come nelle piante attaccate dal Bacterium so- lanacearam. Spesso si ha anche atrofia di tessuti intorno alle aree infette, arrivando in certi casi fino al nanismo di tutta la pianta. Nelle cellule infette il nucleo può diventare molto grosso, oppure può dare parecchie divisioni amitotiche. Se le piante possano diventare resistenti ai bacteri dopo inoculazioni non è ancora provato, benchè vi sieno risultati che lo lascino credere. E’ certo che vi sono nella stessa specie grandissime differenze individuali di resistenza o di attaccabi- lità da parte dei bacteri. La simbiosi dei bacteri colle piante venne studiata special- mente per quanto riguarda il Bacterium leguminosarum e le radici delle sue piante ospiti. Uno sguardo critico degli studi fatti in proposito mostra che benchè generalmente si ammetta che la presenza dei bacteri dei tubercoli radicali sia necessaria per lo sviluppo vigoroso delle leguminose, pure vi sono parecchi sperimentatori i quali pensano che i bastano “agri abbie AN( o a cuna funzione e li considerano come parassiti ; così he la : de, stione non può considerarsi come definitivamente risolta. 706 iis La relazione tra 1 bacteri e la digestione delle vi proteiche nelle piante munite di otricoli non è essa pure ancora o ha tra 1 bacteri e le alghe, tra essi ed 1 mixomiceti, ecc. > he bene accertata. E così sono sempre oggetto di studio le relazioni Un capitolo speciale del libro è dedicato alla questione se È una stessa specie di bacterî possa essere causa di malattia tanto sed nelle piante che negli animali: furono fatte inoculazioni di i bacterìî parassiti di animali in piante, e viceversa di bacteri HA parassiti di piante in animali; ma si è solamente concluso che alcuni organismi, i quali normalmente non sono parassiti delle Lee piante, se inocalati in tessuti vegetali possono vivervi È molti- plicarvisi in certa misura, senza però mai assumervi un compor- A tamento di parassiti tipici. Similmente inoculando in animali dei bacteri parassiti di piante, non vi diventano parassiti pur potendo alle volte causare delle deboli infiammazioni locali. Nel caso del Bacterium tumefaciens qualcuno degli animali inoculati ] mostrò delle specie di tumori intorno al punto d’inoculazione, Ù x ma l'Autore non ritenne che essi fossero il risultato dell’ inocu- x da lazione, e pensò trattarsi di qualche altro microrganismo di quelli che si trovano sulla superficie delle piante. Me Quanto all’ igiene e alla cura delle malattie bacteriche ; molte di esse possono essere prevenute impedendo l introduzione | = di piante o di semi infetti. In ogni caso poi è da tenersi pre- 3 sente che lo sviluppo di queste malattie è favorito da eccesso di umidità, da densità di vegetazione e da eccesso di conii di organici. I coltelli e le seghe cho si adoperano per la potatura — sono spesso i più pericolosi disseminatori di bacteri: seguono — poi gli insetti i quali devono essere combattuti per quanto du possibile. Si è visto che per certe malattie bacteriche, come per. la nebbia (blight) dei peri, è misura sufficiente il tagliare dalle men * a bi - “n i o tea x - 94 at = ta e: ce A GENERALITÀ 83 pianta, durante l’ inverno, le parti ammalate, purchè l’ opera- zione sia fatta su una certa estensione in modo da impedire la reinfezione da parte dei frutteti circostanti. Si sono provati anche alcuni germicidi ed insetticidi, dei quali l'Autore dà qui le formole. La maggior parte del libro (150 pagine) è poi destinata alle tre malattie bacteriche già menzionate più sopra, del tipo che l’Autore chiama malattie vascolari. L’avvizzimento delle Cucurbitacee è prodotto dal Baci/lus tracheiphilus. Esso fu osservato naturalmente nel Cucumis sa- tivus, C. melo, Cucurbita pepo, C. moscata e C. maxima. L’Autore lo ha poi inoculato con successo anche nel Cucumis odoratissimus, C. anguria, Cucurbita foetidissima, C. califor- nica, Benincasa cerifera, Stcyos angulatus e Echinocystis lo- bata. Il Citrullus vulgaris ne viene attaccato solo raramente o quando è affetto da qualche altra malattia. L’ Autore ha pure fatto tentativi di inoculazione in molte altre specie della stessa famiglia, ma sempre senza risultato, ed ebbe ancora risultati «negativi inoculando piante di altre famiglie. La malattia è co- «. mune nella maggior parte degli stati della metà orientale degli Stati Uniti, eccettuato l’ estremo sud: essa fu pure segnalata in Germania, in Russia, nel Transval. Essa si presenta tanto in | piena aria che in serra, ma è più frequente in piena aria. Fu per la prima volta osservata dall’ Autore nelle vicinanze di Washington. Il primo sintomo della malattia è l’ avvizzimento di poche foglie, cui tiene dietro rapidamente l’ avvizzimento di tutta la pianta. Tagliando il fusto in vicinanza delle foglie avvizzite, trasuda dai fasci vascolari una sostanza vischiosa bianca che toccata con un dito aderisce e si lascia stirare in filamenti sot- tilissimi come quelli della tela di un ragno. Le foglie avvizzi- scono e muoiono molto tempo prima che cominci a morire anche il fusto, e se l’ infezione è debole, la pianta non muore ma può dare molti fiori e molti rami. 84 ui Poe cmvpRALITÀ fatte a mezzo di siringa, di colture pure dell’ organismo, n: facilmente la Cucurbita marima e viceversa. La malattia viene poi rapidamente trasportata da una pianta all’ altra, tanto in. R: "campagna che in serra, dagli insetti foglivori, pàrticolarmeli i zione del 50 per 100; cresce alla temperatura minima di 8° C., sf plicd.i Ù l'a db Pe, È A 29 a SIE dre ) _ <= «3 — — Di La malattia può essere A. mediante. inoci la di, (dla foglie o nel fusto. Sembra che vi sia un certo adattamento diversi ospiti: le colture ricavate dal Cucumis sativus i dalla Diabrotica vitata, le cui morsicature funzionano nello stesso Pea modo che le inoculazioni a mezzo di sisinga' Un tempo umido ne favorisce lo sviluppo, mentre un caldo eccessivo lo ostacola. Mc "7 Se i tessuti sono acquosi vengono più. facilmente attaccati che quando sono piuttosto secchi. L’Autore dedica 68 pagine alla descrizione del metodo e delle esperienze fatte per provare la natura parassitaria dell’or- ganismo e per trovare il modo normale di sua penetrazione nelle piante. : Questa malattia non è accompagnata da alcuna iperplasia : essa è malattia specialmente dei vasi annulari e spirali e delle È cellule ad essi vicine. L’ infezione, per quanto si sa, ha luogo i normalmente attraverso le foglie e dai vasi di queste passa a quelli del fusto riempiendoli completamente. Le pareti di questi | sono poi sciolte o rotte ed i bacteri invadono le cellule a pareti sottili che trova subito intorno, le distruggono anch’ esse e si formano così, al posto dei vasi, delle cavità. Talvolta sono in- vasi anche i vasi più grossi e riempiti completamente di bacteri, da ultimo può essere attaccato anche il floema. SY L'organismo è piccolo, bastonciniforme, lungo 5-7 # sopra 1,2-2,5 di larghezza; è munito di quattro a otto flagelli ; posto d alla temperatura dell’ aria liquida rimane ucciso nella propor- ottima tra 25° e 30° C., massima da 34° a 35° C.; non vive a circa 40° C., il che spiega probabilmente il fatto che la malattia non si presenta nei paesi più caldi. Pei caratteri culturali, si _ veda il testo. DI ho GENERALITÀ 85 Secondo l'Autore le perdite prodotte da questa malattia negli Stati Uniti si possono calcolare in circa due milioni e mezzo di lire all’ anno. Il black-rot delle crocifere è dovuto al Bacterium (Pseu- domonas) campestris. La malattia fu dall’ Autore osservata, in natura, sui cavoli, cavolfiori, Brassica oleracea f. gemmifera , f. acephala, f. gongylodes, Br. napus, Br. rapa, Br. campestris, Br. sinapistrum, Raphanus raphanistrum. Coll inoculazione fu prodotta anche nella Br. nigra, e probabilmente può attaccare anche altre piante di questa famiglia, benchè parecchi tentativi di inoculazione fatti dall’ Autore abbiano dato risultati negativi. La malattia è comune in quasi tutte le parti degli Stati Uniti, a Cuba, Porto Rico, ed in quasi tutta 1’ Europa, benchè ‘ Autore non l’abbia potuta trovare nell'Italia meridionale. Venne segnalata anche nella Nuova Zelanda. I sintomi di questa malattia sono i seguenti: le foglie co- minciano ad ingiallire mentre le loro nervature imbruniscono ; poi, se l'attacco è forte, cadono e sulla pianta non rimangono che poche foglie terminali all’ apice del lungo fusto: l’ anello dei fasci diventa bruno. Se l’attacco ha luogo presto, la pianta ne è uccisa, o non forma la rosetta centrale di foglie, o la forma male così che resta una pianta sciupata. Finchè la malattia at- tacca le piantine giovani, la parte erbacea basale del fusto rimane senza segni esterni di alterazione ; la radice carnosa del navone non si sviluppa o resta vuota, e così pure non si sviluppa o resta vuota la porzione carnosa del fusto della Brassica gongylodes. — Talvolta nelle piante più ammalate tali fusti possono diventare gialli intorno ai fasci vascolari, e allora la malattia non deve es- sere confusa con quella provocata da una specie di Yusarzum che pure si sviluppa nei fasci e li colora, ma che si rende facilmente visibile quando si tagli il fusto infetto e lo si lasci in camera umida, perchè allora il micelio cresce fuori dai vasi tagliati, 86 “GENERA UO - mentre se si tratta di infezione bactarion fuoriesce soltanto s sol © tanto sostanza vischiosa piena di bacteri. o» 3 La malattia può attaccare le piante in tutti gli stadi. Tags Ed fezione penetra di solito nelle foglie attraverso i pori acquiferi SI o anche attraverso ferite: talvolta penetra pure nel fusto attra- verso le cicatrici fogliari delle foglie cadute. L'Autore ha po- di tuto trasmettere l’ infezione da piante sane a piante ammalate per mezzo delle larve di Plusia o di Agriolimax: altri speri- mentatori hanno trasportato la malattia anche per mezzo degli afidi. È probabile però che nella maggior parte dei casi la via d’ infezione sia data dagli stomi acquiferi e che i bacteri siano portati da una pianta all’ altra dagli insetti e che se ne tro- vino in abbondanza sulle foglie ammalate e sane trasudando \ insieme all’ acqua, di notte, dagli stomi acquiferi delle prime ed. essendo poi assorbiti dalle seconde. I bacteri si trovano pure sul semi provenienti da piante ammalate ed è probabile che questi semi costituiscano il mezzo pel quale la IRA viene intodotta in molte regioni. Nell’interno dei tessuti, i bacterit, una volta introdottisi attraverso gli stomi acquiferi, occupano i fasci vascolari e pre- cisamente 1 vasi spirali e reticolati 1 quali spesso ne vengono completamente riempiti e dai quali poi i microrganismi possono passare alle cellule vicine riempiendole od anche sciogliendone # le pareti. Si possono formare in tal modo delle larghe cavità. I tessuti occupati dai bacteri diventano neri. Sono organismi gialli, monoflagellati; la temperatura minima di accrescimento è di 5° C., l’ ottima 80° C., la massima 88° 0. ; non vivono altre a 51° C. Le perdite annuali dovute a questa malattia si calcolano | negli Stati Uniti tra 375 e 500 mila lire. 0° | Il giallume (yellow) dei giacinti è dovuto al Bacterium © (Pseudomonas) Hyacinthi Wacker. Esso si presenta in natura. soltanto nei giacinti comuni (Hyacinthus orientatis) in Olanda, " x “— (. Teo Pro - i ni Lidi PATTO Pe | °°" ì È RT PEA pp 9 ur MREPAR e, E Pt GENERALITÀ 87 però venne riprodotta artificialmente, a mezzo di inoculazioni, e sulle foglie dello stesso giacinto in altre ragioni (non arrivò però ai bulbi) e sul Hyac:inthus albulus, Allium cepa e Ama- ryllis atausasco. La malattia non fu osservata fuori d’ Olanda. Le foglie at- taccate presentano in principio come delle strisce inzuppate di «acqua, in corrispondenza alle quali i tessuti diventano prima gialli e poi bruni. Nelle infezioni naturali queste striscie comin- ciano vicino all’ apice foliare allungandosi rapidamente verso il basso. Anche lo scapo fiorale può essere attaccato e su di esso insieme alle strisce si possono formare macchie più larghe. Tal- volta l’infezione si estende anche al bulbo. In principio si mo- strano attaccati soltanto i fasci vascolari che diventano gialli e st riempiono di bacteri, ma più tardi anche il parenchima circo stante viene invaso e distrutto e si formano larghe cavità : quando la malattia è arrivata a questo stadio, entrano di solito altri bacteri ed anche degli afidi e la cosa si complica. Dai bulbi infetti la malattia può essere trasmessa tanto alle foglie che ai bulbi nuovi. Le vie naturali dell'infezione non sono sicure, il fatto però che l'Autore ha potuto riprodurre la malattia bagnando i net- tari fiorali con acqua contenente coltura pura del micro-orga- nismo patogeno, dimostra la possibilità che la malattia passi dalle piante ammalate ai fiori delle piante sane per mezzo degli insetti. Le diverse varietà presentano una diversa resistenza. L’ organismo patogeno è giallo, con un flagello terminale , cresce ad una temperatura minima di circa 4° C., ottima di 28-30° C., massima di 84-35 C.; non vive oltre i 47 C. Il volume è accompagnato da buonissime figure e da tavole colorate. E. A. Bessevy (East Lansing, Michigan). CRA - Vaguiasinpi G. — Piante di Profumeria (Catania, F. Battiato 1918). ARE La cultura dulle piante contenenti essenze profumate do- £ Si vrebbe essere in Italia più estesa di quanto non lo sia oggidì. In Francia la coltivazione industriale delle piante che forniscono prodotti da profumeria ha raggiuto in cinquant'anni circa uno sviluppo meraviglioso e tra le officine di profumeria quelle di Grasse (per citare un solo centro) hanno un movimento com- merciale che oscilla attorno agli ottanta milioni di lire. Il dott. Vagliasindi fa con questo libro opera di propaganda e di incitamento allo studio di tali coltivazioni, colmando una lacuna della bibliografia agraria italiana. Constatata 1° importanza commerciale delle culture di piante a essenza, l'Autore tratta brevemente delle condizioni più adatte per la produzione dei fiori e della scelta delle varietà più utili per lo scopo che il coltivatore si prefigge. Nozioni utili sono riportate riguardo all’origine e alla natura dei profumi, secondo studi recenti, e in un breve riassunto sono compresi i vari modi di estrazione dei profumi : per distillazione, per macerazione a caldo o in fusione, per assorbimento a freddo, per dissoluzione, per pressione. Ognuno di questi processi è proprio di una o di parecchie essenze determinate. La parte più importante del libro e che non può venir riassunta, è quella che tratta in special modo delle diverse piante da profumeria: la rosa, il gelsomino, il geranio, la vio- letta, la menta, ecc. Di ciascuna di esse l’Autore cita i luoghi ove essa viene coltivata su larga scala, i processi usati per la estrazione del profumo, il rendimento ed il prezzo delle essenze, le norme per gli impianti e le culture, le precauzioni da prendersi per la raccolta del prodotto, le malattie a cui le piante vanno soggette, ecc. Un ultimo capitolo, non meno importante per noi italiani e che dovrebbe svegliare energie sopite, è quello che riguarda la Cooperazione per la vendita dei fiori da profumeria. PAS Ti " Î - Pi FA ME Ira, e I » a x è Frei di di Ti i ai A PARTI EE TE IAT OCE TTT dedicati. de fa fd 4 date” uit rel C'e A N GENERALITÀ 89 È nell'interesse dei produttori di unirsi in sodalizi che valgano a svincolarli dalle convenzioni stipulate con gli stabi- limenti industriali e a impedire le crisi delle coltivazioni. In quel di Grasse tali. Cooperative hanno già iniziato i loro benefici effetti, e da noi due ne sono sorte l’anno scorso, una a Caldirodi l’altra a Ospedaletto. Il loro esempio dovrebbe essere seguito. Parecchie illustrazioni rendono più attraente ed istruttivo questo libro interessante. Gino PoLLacci. NOTE PRATICHE | fico COME SI PROPAGA LA FILLOSSERA DELLA VITE Togliamo da uno studio sintetico del dott. R. Grandori, pubblicato nella Natura (Rivista di Scienze Naturali, Milano, 19183) le seguenti no- tizie riassuntive che hanno una certa importanza pratica: La fillossera si può propagare naturalmente coi seguenti mezzi : a) con le alate; 5) con le neo radicicole che escono fuori dal ter- reno ; c) con le neoradicicole per via sotterranea; d) con le neogallicole. Artificialmente si può propagare: Ea e) con gli strumenti od oggetti qualsiansi adoperati nei lavori agrari; /) con la terra che aderisce alle scarpe e agli abiti dei contadini; g) con piante diverse allevate fra le viti e coi pali di sostegno delle viti medesime; /) coi concimi; :) con le patate ed altri tuberi coltivati fra le viti; X) per mezzo di galline, pecore e maiali, colla terra che aderisce alle loro zampe; /) coi corsi d’acqua; 72) con le talee di viti; 7) con le # barbatelle di viti. Che la fillossera alata possa superare grandi distanze era stato molte volte asserito e negato, in ogni modo però essa per le viti europee non può avere grande importanza per diversi motivi: perchè sulle viti eu- ropee si formano pochissime alate; perchè le alate fanno uova soltanto di maschio o soltanto di femmina, così che se su una vite ancora sana giunge una sola alata questa non basta a perpetuare il ciclo del paras- sita; perchè vi sono periodi in cui predominano le alate che dànno solo ova maschili, altri in cui predominano le alate con sole ova femminili, così che anche uno sciame di alate difficilmente può fare razza; perchè * e > % Vem 2A ul ba r he la prole dell’uovo d’inverno sulle viti europee va quasi sempre perduta. n Molto importante è invece la diffusione per mezzo delle neoradicicole. sa ; “al Si sapeva già che esse possono uscire fuori dal terreno e raggiungere altre viti, ma si credeva fosse necessaria la generazione sessuale per % di (e a: # perpetuare il ciclo, epperò non si è mai dato loro grande importanza; id RO LS Log SN ni Ea (SF TALI: dI Li NOTE PRATICHE 91 oggi invece si sa che le neonate possono percorrere, specialmente se aiu- tate dal vento, notevoli distanze, arrivare vive su piante ancora sane e riprodurvisi abbondantemente. Si è visto che tutte le neonate alle quali giungono stimoli luminosi, sia pure tenuissimi, vengono alla superficie del terreno e possono dare tanto verginopare attere radicicole, che alate | sessupare. Il fatto che in Francia, in Ungheria ed anche in Italia quando il vigneto è piantato su sabbie più o meno fini presenta una certa resi- stenza all'invasione filosserica, dipende appunto da ciò che la sabbia fina ostacola il cammino della fillossera e non presenta interstizi attraverso ì quali le neonate possano facilmente passare per raggiungere radici an- cora sane, e la sommersione capillare esercita azione insetticida speciale perchè il terreno rimane per lungo tempo imbevuto di acqua. Le sabbie immunizzanti usate in certi paesi come mezzo di lotta, funzionano in questi modi. i Riguardo alla possibilità della diffusione della fillossera per via sotterranea, erano pure state fatte molte discussioni pro e contro: le esperienze più recenti dimostrano che le neoradicicole possono passare dal sistema radicale di una vite a quello di viti vicine soltanto se la di- stanza fra due radici dei due sistemi sia molto piccola (qualche centi- metro), approfittando dei piccoli meati del terreno. Il passaggio è invece facile se parecchie radici dei due sistemi sono a contatto, ciò che si ve- rifica assai raramente. Tale passaggio è improbabile nei terreni compatti e privi di meati. Le neogallicole sono anch’ esse un potente mezzo di diffusione, spe- cialmente quelle con caratteri di radicicole. Le neogallicole gallicole si diffondono relativamente a piccola distanza; in ogni modo la loro diffu- sione è collegata colla presenza di vitigni atti a produrre galle: le viti europee si prestano poco a tale modo di diffusione. Le neogallicole ra- dicicole invece sono assai infettanti su qualsiasi vitigno ed in qualunque luogo. Ne viene che in una località già infetta la comparsa della forma gallicola non ha importanza, mentre ne ha in una località ancora indenne perchè dalla gallicola può poi derivare la forma infettante ipogea. VAL dC VA MI ci dp de e l'a NOTE PRATICHE 000° PER UNA DIFESA INTERNAZIONALE : CONTRO LE MALATTIE DELLE PIANTE L’Assemblea generale dell’ Istituto Internazionale di Agricoltura che siede in Roma ha discusso in questi giorni la questione degli accordi da prendersi tra i vari stati per una collaborazione nella lotta contro le diverse malattie delle piante coltivate. Su rapporto del Pr. Cuboni e dietro proposta del Pr. Miiller il Comi. 6 tato aveva presentato all'Assemblea le seguenti proposte: L’ Assemblea generale raccomanda agli stati aderenti all’ Istituto : 1) di creare, se già non l’ hanno, un servizio governativo di ispe- zione e vigilanza fitopatologia specialmente sui vivai e sopra gli stabili- menti che commerciano semi e piante; 2) di prescrivere che ogni spedizione di piante vive sia accompagnata da certificato, simile a quello prescritto dalla convenzione antifillosserica di Berna, attestante che le piante stesse provengano da stabilimenti posti sotto sorveglianza ed immuni da malattie parassitorie dannose; 3) di deferire la discussione dei casi più dubbi ad una commissione di tecnici che dovrà studiare il modo di impedire la diffusione delle malattie senza danneggiare il commercio. Inoltre l'Assemblea è d’ avviso che sia necessaria una convenzione internazionale per la protezione dell’agricoltura contro le malattie delle piante, convenzione che dovrebbe basarsi sopra i principi qui sopra esposti ed indicare le misure ed i metodi di ispezione e controllo, le malattie da considerarsi come dannose, i prodotti da sottoporsi al controllo, i moduli ed il contenuto dei certificati, la procedura per gli arbitrati da seguirsì nel casì controversi. Una riunione di una commissione internazionale di specialisti come era stata proposta l’anno scorso dal governo Francese faciliterebbe cer- tamente la conclusione della convenzione, epperò l’Assemblea fa voti che tale Commissione sia riunita presto. Il Pr. Cornes ha inoltre proposto che si facciano nei singoli paesi delle inchieste per constatare quali sieno i parassiti più dannosi e più . suscettibili di diffondersi. - se ts Li a. NOTE PRATICHE : 93 Dalla Deutsche Landw. Presse, 1912. È Aprile. — Il dott. Herzog dimostra che i semi di Cuscuta epilinum vanno perdendo a poco a poco il loro potere germinativo di mano in mano che invecchiano, pur potendo germinare nella proporzione del 40 «al 60 p. 100 anche dopo 7 ed 8 anni; dopo 12 anni perdono la facoltà di germinare. Per impedire ai corvi di mangiare i semi si consiglia di bagnarli, prima di spargerli nei campi, colla seguente miscela: polvere di aloe Kg. 0,5; polvere di infusorii Kg. 0,5; bleu di Prussia Kg. 0,3; acqua litri 4: il tutto basta per un quintale di grano da semina. Si mescolano prima tra loro la polvere d’aloe, quella di infusorii ed il bleu di Prussia; d poi si stempera il tutto nell’acqua. Il seme trattato germina un po’ più tardi, ma l’efficacia del trattamento nel tener lontano i corvi è sicura. Di m%. IA n os __Dall’Italia Agricola, Piacenza, 1912. N. 13. - Si riportano le esperienze di G. Rivière e G. Bailhace, se- condo le quali la clorosi degli alberi da frutti può essere guarita inocu- È lando nel tronco e facendo assorbire una soluzione al 0,5 p. 1000 di pi- È rofosfato di ferro citro ammoniacale. Per evitare la scabbia delle patate, che fa molti danni in Inghilterra, # si consiglia agli agricoltori la maggiore prudenza nell’introdurre varietà È nuove da luoghi sospetti. vP È. N. 14. - Si riporta la notizia della lotta intrapresa nelle isole Hawaii È contro il tarlo della canna da zucchero, introducendo dalla nuova Guinea una piccola mosca iperparassita (Ceromasia sphenophori), la quale nella nuova stagione si è diffusa molto rapidamente. Viceversa dalle isole Hawaii si sono mandati alla nuova Caledonia degli insetti che vivono sulla Lantana Camara e che nelle isole stesse avevano servito a liberare i campi da questa Verbenacea infestante. N. 16. - Per combattere il Ceroplastes Sinensis, il Dactylopius Citri e la fumaggine chè in provincia di Savona infestano certe colture di agrumi (specialmente chinotto), G. Bigot consiglia potatura forte, sì da dar aria ai rami e ringiovanire la parte aerea, ed irrorazioni con inset- ticidi a base di olio di catrame O) Lao colla poltiglia ole è mola Savastano. Pen | : LE FATA N. 24. - Per combattere i topi campagnoli, 0 ‘arvicole, G. Ghetti. r ri i tiene non basti lo spargimento, da parte di alcuni proprietarii, di su Te avvelenati con fosfuro di zinco, ma occorra che la lotta sia generale, dpr organizzata e disciplinata da appositi provvedimenti legislativi o dA re - golamenti comunali. Dal Bullettino dell'Agricoltura, Milano, 1918. N. 11. - Per difendere le sementi dai corvi, senza distruggere questi animali che riescono d’altra parte utili per gli insetti di cui pure sì ci- bano, si consiglia bagnare le sementi stesse con una miscela di 70 gr. i di petrolio e 70 di catrame in un litro d’acqua, per ogni 20 chilogrammi nera di seme. o raf È. Mx ATA Dall’ Agricoltura Subalpina, Cuneo, 1913. dA i N. 4. - Per liberare i tronchi degli alberi dai muschi, si consiglia di raschiarli e irrorare poi con calce viva o con soluzione di solfato di ferro al 10-15 p. 100. Non bastando questi trattamenti, si può ricorrere ad una soluzione più energica che si prepara nel seguente modo : Bi ail scioglie un chilogramma di soda caustica in quattro litri di acqua, si È aggiungono 750 grammi di carbonato di soda del commercio, poi si versa | — lentamente il tutto in 96 litri di acqua, aggiungendo gr. 500 di sapone @ nero fatto prima sciogliere in poca acqua di calce. Trattandosi di un li- 1a quido caustico, bisognerà applicarlo con molte precauzioni, anche per gli abiti, e in giornate tranquille. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1913. O N. 14. - Per combattere il rinchite dell’olivo il dott. Carunte ha ot- tenuto buoni risultati coll’Arxolea, oppure colla miscela di zolfo (80 parti), crisantemo (una parte) e naftalina (una). Si devono fare quattro — A LI Li * NOTE PRATICHE *-95 polverizzazioni: ai primi, a metà e a fine di giugno, e a metà luglio, impiegando circa 200 gr. di miscela per ogni albero e per ciascun trat- tamento. N. 19. - Contro il mal bianco delle rose oltre le solforazioni sì consi- gliano ripetute irrorazioni con qualcuna delle seguenti soluzioni: sale di - cucina al 4 p. 100, o solfuro di potassio al 0.5 p. 100, o solfato di rame al 0.04 p. 1000, o poltiglia bordolese all’1 p. 100 di solfato di rame e 05 p. 100 di calce in pastello. Le irrorazioni vanno ripetute ogni 3-4 setti- - mane secondo l'andamento della stagione. « Contro la tignola dell’ uva il D. Catoni di Trento ebbe buoni risultati | facendo irrorazioni colla seguente miscela: estratto fenicato di tabacco chil. 1.20; sapone molle potassico gr. 200; acqua un ettolitro. Fece tre | irrorazioni: al 6, al 13 e al 22 maggio. Contro l’erinosi della vite si consiglia irrorare bene le foglie, special- mente nella pagina inferiore, con soluzione all’ uno per cento di estratto fenicato di tabacco. N. 20. - Per combattere i grilli nei prati, il sig. O. Santachiara pro- pone di spargere risetta imbevuta di fosfuro di zinco. Dal Bollettino dell’Osservatorio di Fitopatogia, Torino, 1913. N. 4. - Per combattere la Mytilaspis ponorum degli aranci, il Cero- plastes rusci del fico, l’ Anthonomus.pomorum dei meli, la Carpocapsa pomonella dei meli, il Phytoptus pyri dei peri, il Tetranychus telarius della vite, l’ Anthomya ceparum dell’ aglio, si consiglia di togliere le parti fortemente colpite e fare irrorazioni con estratto di tabacco nella dose di 1-2 p. 100. Per la tignola dell’ uva si consiglia aggiungere alla poltiglia bordo- lese un chilogr. di estratto di tabacco per ogni ettolitro. Per tener lontane le lumache dalle piante si consiglia spargere sul | terreno calce in polvere. : L. m. Dal Journal d’ agriculture pratique, Paris, 1913. N. 12. —- Per liberare l'alloro dalle T&rips, si consiglia l’uso della formola di Maxwell-Lefroy: polvere di resina gr. 1.800, soda caustica al e 1 gta LE Se, SI ld na te ’ TAI noi : À \ aan 77 p. 100 gr. 450, olio di pesce gr. 75. Si fa bollire il tutto in un volume di acqua fino a soluzione completa, soi si aggiunge ancora: acqua da arrivare a 85 litri, e si spruzza sulla pianta: converrà. fe | prima un’ esperienza di prova per vedere se il liquido ha azione dannosa. Si sopra la vegetazione delle piante ammalate. i ui | A Desriot constata che il solfo nel terreno può avere un’azione fer- tilizzante. bo: MES N. 14. - Per distruggere le piante di Melampyrum che infestano i campi si consigliano cure culturali lunghe da seguirsi per parecchi anni moi consistenti nello sradicare le piante o tagliarle prima che formino i fiori. Siccome poi queste piante crescono specialmente nei terreni calcari, si può anche cercare di modificare la natura di tali terreni con convenienti aggiunte di concimi chimici. Le soluzioni di solfato di ferro non riescono molto efficaci. è N. 16. - Per distruggere la senape nei campi di cereali si può ado- Ù perare il solfato di ferro tanto in soluzione che in polvere finissima. Th 056 quest’ ultimo caso, lo si sparga nelle prime ore del giorno, tra le 4 e le 6, quando vi sia molta rugiada, e se ne adoperi da 400 a 500 chilogrammi per ettaro. bat Dall’ Agricoltura Italiana, Pisa, 1913. N. 5. - M. Bresaola indica il riscaldamento a secco fino alla tempe- ratura di 65° per due ore, o 70° per un’ ora, come mezzo per togliere la germinabilità ai semi di Cuscuta. N. 6. — F. Monticelli raccomanda fare la lotta alla tignola dell’ uva raccogliendone le crisalidi entro fascie di stracci applicati ai ceppi delle viti, da chiudersi poi in apposite cassette chiuse da reticelle metalliche dalle quali non possano più tardi uscire le farfalle ma escano i loro en- doparassiti. Pavia - Tipografia e Legatoria Cooperativa -— 1918; 1 retin) : vi più ‘ $ gi - ro Ù He. È s Val RPPREE E TRE E AIR tg n A = L= Mb $ Po + ‘ Luglio 1913. Num. 4-5. Rivista di Patologia Vegetale Diretta pAL Dort. LUIGI MONTEMARTINI Professore «di Patologia Vegetalo nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia i al = = LAVORI ORIGINALI R. FARNETI Se l’astenia e i disturbi funzionali, derivanti da lesioni od alterazioni prodotte nelle radici o nella parte in- feriore del tronco, possono predisporre la chioma del- l'albero all’ attacco di funghi parassiti o saprofiti. È noto che fra i micromiceti ve ne sono alcuni che non vivono naturalmente sopra organismi morti ma soltanto sopra esseri viventi: sono i parassiti veri. Altri invece che vivono generalmente sopra materia organica in decomposizione ; ma che possono svilupparsi anche sopra organi di piante viventi, deter- minando in esse alterazioni profonde, alle volte anche più gravi di quelle prodottevi dai veri parassiti e che possono condurre alla morte dell’ organo, ed anche dell’ intera pianta. Questi ultimi vengono chiamati comunemente parassiti /a- coltativi, ma sarebbe più proprio chiamarli parassiti condi zionali, come è stato proposto dal Savastano ; perchè la pro- prietà di comportarsi nell’ uno o nell’ altro modo non è facolta- tiva nel microrganismo, ma determinata da condizioni speciali della pianta ospitante e dell’ ambiente. Se queste condizioni speciali non si verificano, il saprofita non può modificare le sue proprietà biologiche e produrre I° in- Quali sono le condizioni che si richieggono fai; h profita possa acquistare le nuove proprietà biologiche che | gli permettono d’ infettare, di penetrare direttamente o previa into S- SG sicazione ed uccisione delle cellule, nei tessuti della pianta os spi o tante, trasformandoli in convenevole alimento e determinando i in "a essa un processo morboso ? FÉ | Secondo alcuni, questa condizione rispetto alla pianta sede tante è patologica. Anzi costituirebbe per se stessa la vera ma- lattia della pianta, che per la presenza e l’azione del parassita sei verrebbe, al più, solamente aggravata. a Le ricerche sperimentali del Miyoshi, del Massee, del Tagli Su rent, del Lepoutre e di altri, permettono di fare in merito al questa affermazione induttiva alcune distinzioni e di darvi una interpretazione meno generica e più corrispondente al vero. È È Che le ferite, le lesioni prodotte da qualunque causa nelle piante come negli animali, costituiscano una via aperta all’ in- fezione dei microrganismi, è cosa ben nota e che non è mai 127 stata messa in dubbio da alcuno. Ma non si può negare altresì che i parassiti condizionali possono penetrare nella pianta ospi- tante per aperture naturali od accidentali che si formano ine- vitabilmente in tutte le piante, come le piccole rotture del- | l'epidermide e screpolature della corteccia, e determinarvi nei Ne; tessuti dei gravi processi morbosi, senza che queste lesioni fe : costituiscano per se stesse uno stato patologico della pianta. » ” d) Il trapianto PRA sempre una crisi Bca: o) te sì De spesso una agis mortalità. Malgrado i in que ea Ì cdr non sono coggrti “a fersa o 905 avvicsimli n è REI GENERALITÀ 101 dei peri. , dei meli, dei peschi, dei susini, dei castagni, delle pr: va e: viti, ecc., rispetto ai parassiti veri o condizionali dai quali co- | munemente vengono attaccati. Di ciò tutti gli arboricoltori pos- È: sono farne fede. | ©) Nell’ Appennino, specialmente nella regione delle ar- | gille scagliose, sono frequentissime le frane e gli smottamenti _ di terreno. È facile vedere anche interi boschi trasportati più G o meno lontano, con gli alberi spostati fra loro e sconvolti ; spesso anche profondamente interrati. In questi movimenti di i terreno, le radici si strappano e gli alberi soffrono sempre no- | tevolmente e spesso muolono per la soppressione o l’ asfissia delle radici che si verifica di frequente, specialmente negli al- — —beri che vengano ad essere profondamente interrati o circondati da acqua stagnante. Ho osservato parecchi alberi in queste condizioni, e non pochi già morti o morenti, ma non ho mai osservato in essi Bi oe all'attacco dei parassiti. I castagni travolti dalla frana non vengono per questo fatto più facilmente attaccati dal 3 Coryneum o dal secchereccio, nè le quercie dal bianco o da 3 - altri parassiti. Anche gli alberi che muoiono lentamente, a co- minciare dai rami della chioma, non sono prediletti dai parassiti, edi saprofiti si limitano ad attaccare i soli organi morti. d) La radice, come tutti gli altri organi della pianta, ha bisogno di assorbire dell’ ossigeno. Quando questo gas viene a mancare nell'aria confinata nel suolo, cominciano a manifestarsi È fenomeni d’ asfissia. Ciò si verifica specialmente negli alberi in | terreni argillosi che trattengono l’acqua a contatto delle radici | ed è frequente specialmente nelle annate piovose. Quando l’ asfissia si manifesta nelle radici di un albero, si scorgono segni non dubbi di languore generale negli organi | aerei verdi. Il deperimento rapidamente si aggrava; la chioma acifsibero, a cominciare dai rami superiori, si spoglia prematu- È Bsivionte delle foglie. Nell’ anno seguente comincia il dissecca- rami che disseccano non vi si scorgano parassiti, ne sopra. qu organi vegetano saprofiti prima dalla loro morte o che in sia già cominciata la I dotto da diversi parassiti ; nc» dalla Dematoi cool Roselinia necatrix, dalla R. aquila dalla R. quercina e dall'Ar- Sa millaria mellea. i mo 4 È i Questa malattia ha un decorso ESE Il male non si eppa- (rn lesa sugli organi aerei che allorquando ha già invaso e distrutto | la maggior parte delle radici. I fenomeni generali che allora sio verificano negli organi aerei rassomigliano in parte a eni marciume radicale per asfissia o per altra causa. In nessuna fase È della malattia essa fu mai notato che del fal/chetto, ad esempio, predisponesse le foglie, i frutti, i rami, il tronco delle piante — ammalate ad essere attaccati da funghi parassiti. “ca I saprofiti si sviluppano solo dopo la morte totale 0 parziale della pianta, ma non mai in modo da richiamare speciale atten- — zione. it, G = Mu pe, f) La Trametes radiciperda produce il marciume POSSO Fay, dell’ abete bianco, malattia comunissima in tutte le foreste mon- tuose, specialmente nei terreni marnosi. In seguito ai disturbi — funzionali provocati da questa malattia, le piante presentano tha i vente traccie di deperimento nella cima, e quale conseguenza i diretta dell’ infezione si verificano spesso appiattimenti alla bai È Ls del tronco. Lo stesso parassita produce anche il marciume del piec dell’abete rosso, ppperalineha duenso quae Rae ha avuto. dii Sb tai e rt vete * de ni n” d ì n RISE I SA LITI di Aa * e MA i, ii i . \ da vi mat ia dai GENERALITÀ 103 sottili, si estende alle più grosse, ed in fine raggiunge il col- letto. Nelle foreste la malattia si diffonde per contiguità, allar- gandosi il focolaio d’ infezione come macchia d’olio. L’ abete rosso affetto dal marciume del piede finisce per mostrare segni evidenti di deperimento nella cima e la carie al piede. Anche questa malattia non predispone affatto il tronco, i rami o le foglie all’attacco di altri funghi. Così dicasi parimenti del marciume del piede prodotto sugli stessi alberi dal Polyporus vaporarius, quantunque esso pure sia causa del lento deperimento della parte superiore degli alberi. g) Il Polyporus Dryadevus Fr. penetra per mezzo di ferite e di piaghe esistenti nella corteccia delle quercie di tutte le età, e vi produce il così detto marciume bianco del piede. Dopo avere invaso la parte esterna dell’ alburno, penetra nel cuore e discende alle radici. Anche questa ben nota malattia è assai diffusa, ma non si è mai notato che -predisponga le quercie in modo speciale ad essere attaccate da altri funghi, nelle parti aeree soprastanti. h) Il cuor rosso è un’ alterazione frequente nelle piante arboree, che si può presentare sotto forma alquanto diversa se- condo le differenti specie degli alberi affetti e della causa che lo produce, ma che evidentemente si trova sempre accompagnato da una perturbazione generale più o meno accentuata, ciò che si può dedurre tanto dalle alterazioni anatomiche del legno, dalla tendenza esagerata a cacciare succhioni ed anche dal deperi- mento e dissecamento dei rami superiori della chioma. Nelle quercie, il legno scarseggia di materia intercellulare, sembra che la lignina abbia subito una specie di umificazione, mentre tutti gli altri elementi si presentano con aspetto normale. Nel faggio non si notano alterazioni della parete cellulare e la resistenza del legno non è alterata come nella quercia ; ma quest’ultimo si trova iniettato di tannino ossidato. 104 GENBRALITÀ tei GU alterazione si verifica anche Dell abete: si altre. nifere ; così pure nel Salice e nel ROBE e può ‘essere pe: ciume od altra causa. In qualunque caso però non è mai Via notato che essa eserciti alcuna influenza sopra la predisposizione — della pianta ad essere attaccata dai funghi. :) La fillossera (PhyUorera vastatrix Planchon) come è — noto provoca il marciume delle radici, con tutta la sintomato- di logia relativa nella vite, dopo di avere determinato in essa, per 3 irritazione, delle nodosità nelle tenere barbicelle e delle tubero- sità nelle radici più grosse, che sono la causa della loro morte | e conseguente marciume, e quindi del deperimento e della morte I più o meno rapida della pianta. Se i disturbi funzionali, s se È l’ astenia della pianta, se le lesioni e il marciume delle radici, | potessero predisporre la pianta stessa all’ attacco dei funghi, dovremmo vedere le viti fillosserate attaccate in modo speciale dalla peronospora, dall’oidio specialmente dalla Botrytis. Invece nulla di tutto qnesto; malgrado che viti fillosserate se ne trovino in tutte le regioni viticole e nelle più svariate condìzioni d'ambiente e di coltura. Lo stesso dicasi dei disturbi “A funzionali prodotti in parecchie altre piante legnose, in seguito. x a lesioni prodotto nelle loro radici, al colletto od alla base del si tronco, per opera della larva del maggiolino o di altri insetti. kh) La clorosi è una maiatta costituzionale, dovuta a di- sturbi funzionali di varia natura, e.a cause assai diverse. La malattia può essere generale o limitata ad alcuni organi e può w verificarsi sopra tutte le piante, in ogni clima e condizione d'am- | biente. | È La sua gravità è pure assai variabile; alcune volte è leg- — gera, altre volte tanto grave da produrre il rachitismo degli. A organi aerei e la morte della io Bg ciò le piante ; n 3 GENERALITÀ 105 biente; quantunque questa alterazione sia accompagnata da mi- nore resistenza meccanica del tessuti. Così dicasi dell’albinismo e della variegatura di parecchie piante legnose ed erbacee. {) Anche la Dbrunissure e la malattia della California nella vite, qualunque sia la causa alla quale sono dovute, deno- tano indubbiamente una anormalità funzionale profonda; ma nessuno ha mai notato che le piante affette da queste malattie, vadano più soggette delle altre all’ attacco dei funghi di qua- _ launque specie. | m) L'Ishikubyo o Shikuyobyo, rachitismo del gelso, è una - grave malattia comune e dannosissima al Giappone. È dovuta a disturbi funzionali. È sa 9 piante che ne sono affette formano rami gracilissimi, - quasi filiformi, non di rado lunghi appena un decimetro, e mu- niti di foglie che spesso non sorpassano i 2 centimetri di dia- «metro. Dopo qualche tempo di questa stentata ed anormale ve- getazione, le piante muoiono per esaurimento. . Questa malattia è stata accuratamente studiata al Giappone da parecchi autori, ed io stesso ho avuto l’occasione di studiarla sopra materiale inviato al nostro Laboratorio dalla Stazione spe- rimentale agraria di Nisigara (Giappone), e posso confermare quanto gli Autori giapponesi affermano ; cioè che sopra gli organi aerei delle piante ammalate non si rinvengono funghi parassiti o saprofiti di qualsiasi specie. n) La produzione dello sughero costituisce una delle prin- | cipali industrie forestali di alcuni paesi caldi della regione me- . —diterranea, nei quali cresce la Quercus suber e la Q. occidentalis. Per promuovere la formazione del sughero gentile, bisogna aspor- tare la corteccia o sugherone della pianta. Nella superficie de- nudata ha luogo allora la formazione di uno strato di sughero. secondario che costituisce appunto il sughero ricercato dal com- mercio. Tanto 1’ asportazione del sugherone, quanto la raccolta del sughero gentile deve essere fatta con molta prudenza e a diverse riprese perchè le piante, come è naturale, soffrono assai. Malgrado ciò i sughereti sfruttati con discrezione, possono vI anche oltre due secoli senza venire molestate in modo specie Ted dai fnnghi. LE Se i disturbi funzionali prada o le piante ad essere attaccate dai funghi, nei sughereti così trattati, se ne dovedite e SA avere la prova evidente. Invece nulla di tutto ciò. cd A Anche l’estrazione della resina, che viene largamente eser-. citata in diverse regioni, nelle più svariate condizioni di clima e e d’ambiente, si può considerare quale una prova sperimentale ci si decisiva. ; La trementina di Bordeava, si estrae dal pino marittimo, praticandovi una o più incisioni nel tronco, penetranti nell’alburno per circa un centimetro. Quando lo sgorgo della resina cessa si ravviva prolungando la ferita con l’a-portazione d’ un’ altra por- Be. zione d’alburno. E così si ripete fino alla fine della stagione (da marzo ad ottobre) e si ripete negli anni seguenti. Si distingue la resinazione a vita (gemmage da vie) e la resinazione a morte (gemmage dà mort), secondo che lo sfrut- tamento più o meno intenso tende ad esaurire la pianta in pochi anni od a conservarla in vita più o meno sofferente, BIO alla fine del turno. In modo analogo, cioè per mezzo d’ incisioni o di fori più. o meno profondi ed estesi, si estrae la /rementina d'Austria Ra dal pino nero, la (rementina d'Ungheria dal cembro e dal pino montano, la l'ementina di Venezia dal larice, la trementina di % Germania dall’abete rosso, ecc. Qualunque sia il metodo tecnico |. di estrazione, si producono sempre, inevitabilmente, disturbi più fa o meno gravi nell'economia della pianta; disturbi che si mani- i festano con diminuzione dell’accrescimento e con altri fenomeni. "0 Malgrado ciò, nelle piante sottoposte a questo trattamento, non del si nota, superiormente alle ferite, nessuna speciale predispozione Sa all'attacco di funghi, in confronto agli alberi della stessa specie non resinati, K GENERALITÀ 107 CONCLUSIONE I disturbi funzionali, l’ astenia e qualunque altra malattia | costituzionale, non predispongono gli alberi ad essere attaccati in modo speciale dai funghi. Le contrarie opinioni non sono basate sopra dati sperimen- tali e non trovano generale conferma nelle osservazioni cliniche. BarsaLi E. — Appunti sul male dell'inchiostro nel castagno. Leggendo le due recenti note del Petri sopra la malattia del castagno detta dell’ inchiostro, (Rendic. R. Accad. Lincei, vol XXI, sem. 2°, fasc. 11 e 12) mi sono soffermato là dove egli dice come in seguito alle sue ricerche, è rimasta ancora insoluta la questione se la infezione del Corynewn. sia precedente o sus- seguente ad una alterazione dell’apparato radicale, e più oltre : “che per quanto l’imbrunimento ed il marciume dei tessuti _£ proceda dalla base verso I apice non si può escludere che la “ prima causa di questa alterazione possa trovarsi in possibili “ danni sofferti dalle estremità dell’apparato assorbente ,. Da vari anni mi occupo di tale argomento ed anche cercai di istituire esperienze onde portare un qualche contributo nello studio di tale malattia; circostanze varie mi hanno impedito il proseguimento, e questi appunti non segnalano che qualche fatto fino ad ora, mi sembra, da nessun altro riscontrato. È superfluo riassumere tutte le opinioni degli studiosi su tale malanno, cosa che già il Petri brevemente ha fatto nelle su citate memorie; basterà notare che contro tutti coloro che tino dal Gi- belli portarono la loro attenzione, se si vuole troppo esclusiva- mente, sulle alterazioni dell’ apparato radicale, Briosi e Farneti sr” de E e a PF Ò #2. de cà BC er SE A ul 108 LUISA E a GENERALITÀ > misero la questione su altro indirizzo e cioè, che tale mento e morte dei castagni fosse dovuta al parassitismo di al OE I funghi da essì riscontrati sui rami, così che l’alterazione proce- derebbe dal tronco all’ apparato radicale, cioè in senso opposto — DA a quello che sostengono gli studiosi. A me sembra che proprio — di 2 SE Pres sull’ apparato radicale debba portarsi la massima attenzione co- x e. — stituendo esso la parte essenziale alla vita della pianta. La caratteristica di questa malattia è l’ attiva ossidazione e un fatto ormai troppo noto non solo sera. Altri scienziati [H. Faes (La desinfection antighyan ique des plantes de vigne racinées, 1907), Y. Moritz (Beobachtung Te und Versuchn, Cetreppend die Beblans, Phyllorera vastatria. È dA Plo, uud deren Bekànpfung ; 1908)] provarono di immergere | x nella soluzione di lisolo per alcuni mlnuti le radioi di viti sof © PA ferenti, e pure s’ebbero esito soddisfacente. wo Fu pure sperimentato con profitto il lisolo contro i bruchi. — A. Kraf (op. citata) nel 1894 usò utilmente il lisolo all’1 "lo contro alcuni bruchi del pesco. “ 2) Il lisolo può essere adoperato con frutto anche nella lotta contro i micromiceti. L. Sipière (Du Mi/dew, son traitement par ti; 39 un procédé nouveau le Lysolage, 1895) dimostrò che la soluzione A di lisolo al 0,4 — 0,7 °/, riusciva mezzo energico contro la Pla- È 7 smopara viticola Berl. et de Toni. In questo caso Sipière pre- | ferisce il lisolo alla poltiglia bordolese, per le seguenti ragioni : 1) l’uso del lisolo non presenta pericolo alcuno nè per bi: contadini, nè per il bestiame, nè per i consumatori dell uva e- ti del vino ; Se 2) la preparazione e l’ uso della soluzione di lisolo sono semplicissimi e comodissimi ; ® 132 3) la vite spruzzata di lisolo conserva un aspetto più D le sue foglie sono più fresche, meglio colorate, i grappoli ana-. “a turano più presto e più rigogliosamente, e la pianta perde il fogliame molto più tardi ; È n 4) l’uso del lisolo costa di ‘/, o di '/, di meno del trat | Ù tamento con la poltiglia bordolese. : pe È Ma anche qui non tutti vanno di accordo. Hi, reg L J. Dufour (Chron. agrie. du Cant. de Vaud; VII annee, «9 1896) comunica che le viti malate di peronospora, trattate da lui con lisolo, continuarono a rimanere infette, poichè la piogani subito ne portò via il preparato. Nel quinto annuario della. star zione sperimentale di Wadensweil si legge che rmalarsdo la du Da GENERALITÀ 113 plice irrorazione con lisolo, il male si sviluppò così intenso nella vigna da cagionare una perdita quantitativa e qualitativa di raccolto. | A. Mathieu (Ka/k die Obstbiiume nicht mehr, 1904), visto È che il latte di calce non riusciva ad uccidere nei fusti gl’ insetti ed i funghi riparati sotto la scorza, provò, con ottimo risultato, l’uso del lisolo al 4-50/,. A Iacevskii [Boliesni Rastenri (Malattie delle Piante), 1900] fa noto cheegliriuscì a liberarsi dal fungo Merulius lacrymans Wulf, che invase la sua cantina, spalmandone i muri con una | soluzione al 5°/, di lisolo. Il lisolo appare ottimo disinfettante. Napoli, 30 maggio 1913. G. BERGAMASCO. Bi Harpe H. A. — The trend of investigation in plant pathology È (L’ indirizzo delle ricerche nella fitopatologia). (Phytopatho- logy, Vol. II, 1912, pag. 161-163). L’Autore rileva che negli ultimi anni la fitopatologia è di- di ventata piuttosto uno studio degli organismi che producono le malattie e dei varî metodi di irrorazioni da adottarsi per com- . batterli. + Invece la vera patologia dovrebbe essere uno studio accu- | rato delle alterazioni anatomiche e fisiologiche manifestatesi nella | pianta in seguito alla malattia, non che uno studio biologico È del parassita. Gli ultimi lavori più importanti sono infatti in | questo indirizzo. È E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). 114 î GENERALITÀ FLovpn B. F. — Report of plant physiologist (in the Rep. di nes sE È Florida Agric. Exper. Station f. the year end. 30 June — à 1911, 1912, pg. 68-81). (Relazione del fitofisiologo , nella | relazione annuale della Stazione Sper. d’Agric. della Florida pel 1911). La malattia degli aranci nota col nome di die back sembra spesso favorita dai concimi organici. i Be La melanosi, una malattia dei frutti di Citrus, è “Fregi 4 nella Florida: si manifesta sui frutti e sulle foglie con piccole macchie scure, del diametro di 0,5 a 1 mm., talora confiuenti , sporgenti sopra la superficie dell’ organo ammalato in causa della produzione di sughero sottoepidermico. Le cellule che si trovano sopra a tale strato di sughero, muoiono e si riempiono di gomma. Talvolta vi si trovano ife di funghi, ma di solito non ve ne è traccia anche se la poltiglia bordolese si mostra efficace contro la malattia. Questa si manifesta tanto nelle parti degli alberi che sì sono sviluppate con un tempo caldo ed umido, quanto in quelle che furono danneggiate, nell'inverno precedente, dal freddo. È malattia probabilmente dovuta a qualche organismo bai rassita, che però ancora non si conosce. E. A. Bessey (East-Lansing, Michigan). EriKsson J. — L’état sanitaire des plantes cultivées. Des mesures n énergiques d’ ordre international sot nécessaires ‘pour l'amé- liorer. (Lo stato sanitario delle piante coltivate. Soro mie- ii cessarie misure energiche di carattere internazionale per mi- g gliorarlo) (Rapp. d la Comm. d. KAto Data a Rome, Sto- ckhlom, 19183, 18 pagine). ; IR L'Autore comincia ad osservare che, a differenza della me È dicina umana e della veterinaria, la patotogia vegetale è scienza. GENERALITÀ 115 VA DI PI , » recente che cominciò ad essere studiata solo verso la metà del . secolo scorso, sì che, malgrado le numerose pubblicazioni e ri- | cerche che si sono fatte in questi ultimi anni, ben pochi sono i risultati pratici ottenuti e fortissimi sono i danni che recano . ancora all’ agricoltura le malattie ve:chie e quelle nuove che vanno apparendo e sempre più diffondendosi. ) Le malattie delle piante non si propagano solo per germi trasportati dall’ esterno, ma ve ne sono moltissime che si tra- smettono coi semi stessi delle piante o colle piante medesime | poste in commercio, onde la lotta contro di esse non può essere soltanto locale ma deve essere organizzata internazionalmente con una serie di misure da concordarsi fra i diversi stati inte- LL ressati, misure che l’Autore spiega, e poi formula nel modo se- PISTE RIE RETAIL, o guente : ” 1) Fondare Stazioni Internazionali di Fitopatologia spe- ps | cializzate nello studio delle malattie più dannose di determinati gruppi di piante coltivate 2) Organizzare in ciascun stato lo studio e la lotta contro dle Te A url "i le malattie delle piante nel senso : a) di stabilire delle stazioni incaricate di produrre e di- È stribuire semi e piante assolutamente immuni da malattie, o | sovvenzionare per lo stesso scopo qualche stabilimento privato | già esistente; È | b) diistituire un controllo ufficiale di stato per ispezionare 4 le diverse colture e per rilasciare, quando occorrono, appositi | certificati di immunità. 3) Convertire la Convenzione internazionale antifillos- serica di Berna=del 3 nov. 1881 in accordo internazionale esteso | a tutte le altre malattie delle piante, sia crittogamiche che en- tomologiche, e ciò allo scopo di impedire in ogni paese l' intro- duzione di nuove malattie da paesi esteri. 4) Disciplinare in ogni stato l'importazione di piante nuove, rendere obbligatoria la distruzione delle piante con nuove malattie, generalizzare il controllo e la cao DEE S che si acquistano sui mercati. Chiedere ad ogni stato un r porto annuale, da presentarsi all’ Istituto Internazionale di Hong sopra lo stato sanitario delle piante coltivate nelle rispernani campagne. PI na L. MONTEMARTINI. CA gr MurasHKInsKI C. e KLertmenov P. — Materiale intorno allo studio - dei funghi danneggianti le piante coltivate nel governatorato di Mosca. Seconda edizione, a cura dell’ assemblea provin. | ciale di Mosca, 1912. i Il lavoro consiste di tre parti; le due prime, La ruggine s - dell’avena e Il marciume delle patate, son dovute alla penna 1 del sig. Mursashkinskii; la terza, L’ernia dei cavoli, è opera del : sig. Kleimenov. Murashkinskii vi aggiunge ancora un elenco | delle malattie di piante, osservate nel governatorato di Mosca durante il 1912. Ric I. $ Nel primo lavoro l’A. conincia col constatare, che, durante | il mese di maggio 1912, egli scoprì negli appezzamenti speri- _ mentali dell'Istituto Agrario di Mosca la ruggine eteroica, Puc cina coronifera Kleb., nello stato di uredo, sulle foglie di avena. | 7 La malattia erasi iva quasi all'infuori dello stato. ecidiale.. 3 In ciò nulla di nuovo, pus fatto perenca già stato da sab però nota che essendo il freddo intenso in Russia, eglist non crede Se PRASSI che le ie i. possano conservarsi vive, atte alla v vosctanitng PARASSITI VEGETALI 117 Sr di e alla primavera. Se ne conserverà forse una percentuale de- bolissima, senz’ alcuna seria importanza sulla diffusione della | ruggine primaverile. Murashkinskii inclina ad attribuire al fatto constatò la presenza in alcuni semi dell’ avena, la ragione dello È di E- dello svernamento del micelio della ruggine, di cui anch’ egli 3 3 : sviluppo primaverile della malattia. Insomma, si tratterebbe del È - fatto che Eriksson spiega con la sua famosa ipotesi del mico- | plasma. L'A. passa, quindi a registrare le condizioni di stabilità di 3 differenti specie di avena nel 1912, il grado della loro infezione - dalla ruggine. | Egli chiude, rilevando che nel 1912 la ruggine dell’ avena ebbe grande sviluppo, malgrado ciò, non gli venne di constatare | sensibile diminuzione nel peso del seme. Per ispiegare il feno- | meno, egli avanza la supposizione della possibilità d’ una sim- . biosi tra la ruggine ed il suo substrato. Murashkinskii sì pone i il quesito: La ruggine appare essa qual vero parassita, vivente a spese dell’ospite, non gli arreca essa qualche ulilità, non siamo È qui di fronte ad un caso di simbiosi ? II | Circa le osservazioni fatte dall'A. riguardo alla Phytophthora | infestans De By, notiamo che, secondo lui, le patate s’ infettano | facilmente durante l’ inverno nei luoghi dove sono deposte. Ciò, perchè i contadini, per timore del gelo, conservano i tuberi in E luoghi chiusi, senza ventilazione, esposti a grande umidità. Le patate, sporche di terreno, vengono ammassate in can- | tine umide, e ricoperte di paglia. Tutto le cure del padrone si | riducono al ricoprirle di più col crescere del freddo. Così l’ alta temperatura e l'intensa umidità concorrono allo sviluppo della Phytophthora. | L’A. nota che ora egli ha iniziato delle osservazioni per istabilire il grado cui sale la temperatura, in simili luoghi, avendo 118 PARASSITI VEGETALI egli collocato, in un deposito di inten: di distanza. in distanz ed a varie PIOLOR Re parecchi termometri. III. | SSA Kleimenov descrive l’ ernia dei cavoli ed il micromicete i: , Plasmodiophora Brassicae Woron. che ne è la causa. È una malattia assai diffusa nel governatorato di Mosca. Le spore della. Plasmodiophora , insieme a particelle di terra, si attaccano ai vermi, agl’ insetti ecc. e vengono trasportate per l orto. Esse possono conservare nel terreno la propria vitalità per 3-4 anni. Come mezzi terapeutici di lotta contro l’ernia si usano lo spar- gimento di calce sul terreno, l’ irrorazione del suolo con forma- lina, con petrolio. L’A. ricorre a delle esperienze per escogitarne id 1 migliori. Seeondo lui, la calce, introdotta nel terreno alcuni | giorni prima della piantagione dei cavoli, riesce un espediente i efficace e sufficiente. Egli reputa, benchè non ne sia pienamente sicuro, proficuo anche il mescolare alla terra dei fosfati di calce. È necessario bruciare le piante sofferenti, ed è raccomandabile una saggia rotazione agraria. Infine, vi sono alcune varietà di cavoli più resistenti, e di ciò anche si occupa l'A. ast Kleimenov si diede pure alle ricerche di laboratorio per ot-. tenere le culture pure : 1) del micromicete ; 2) del batterio che | sempre l’accompagna. Ciò per istudiare la loro biologia. Gli riuscì | ad ottenere solo la cultura pura del batterio. Napoli, 11 giugno 1913. È G. BERGAMASCO. zioni fisiopatologiche sullo stimma del fiore dell’olivo. (Roma, 1918, 160 pagine, con 41 figure). (Per gli studi precedenti. PARASSITI VEGETALI 119 veggasi alla pagina 37 del precedente volume di questa R7- vista). i. Del parassita che è causa della vaiolatura delle foglie di olivo (occhio di pavone), l'Autore ha studiato minutamente il & modo di crescere nei vari mezzi di coltura ed in diverse condi- zioni di tempertura e di luce, l’azione enzimatica che esso eser- È cita sopra la cuticola delle foglie, la sua localizzazione, i mezzi a di difesa, ecc. i Le conclusioni cui egli è arrivato sono : che il Cycloconium b oleaginum è coltivabile saprofiticamente, ed in coltura forma È clamidospore, microsclerozî e, solo in subitsati acidi, conidî ; che pur resistendo a 15° C. sotto lo zero, i suoi conidi non germi- | nano od una temperatura più bassa di 2° C., come non germi- È nano nemmeno oltre i 30°-32° C.; che la germinazione è impe- E dita dal bicloruro di mercurio in soluzione di 1 per 500.000, dal È” nitrato d’argento all’ 1 per 35.000, dal solfato di rame all’ 1 per — 20000; che dal micelio delle colture si possono isolare due en- zimi, una pectinasi ed una lipasi la quale ultima attacca le so- | stanze cerose e grasse della cuticola; che il micelio non elabora | tossine; che la condizione speciale di ricettività delle foglie è à determinata dalla ricchezza in sostanze pectiche degli strati cu- . ticolarizzati della membrana esterna dell’epidermide e dalla loro minima cutinizzazione ; che il Cycloconium non si sviluppa sulle # foglie vicine a cadere. «+ Quanto alla cura da adottarsi, l’ Autore osserva che il trat- | tamento che in alcune località si usa fare subito dopo la fiori tura è inutile perchè nell’ Italia Centrale e Meridionale il fungo non si sviluppa che all’ autunno. All’ autunno invece e durante l'inverno si dovranno fare i trattamenti preventivi colla pol. . tiglia bordolese. Non devesi poi trascurare l’ igiene dell’ albero, avendo cura speciale di evitare od arrestare il marciume delle radici e la carie del tronco, e correggere la composizione chi- - 120. SE PARASSITI VEGETALI — . ’ à x È ta ba» - mica e la struttura fisica del terreno per stimolare la formazione di dee cal ed eliminare 1’ influenza CADA del a È termina nelle foglie la ricettività per il Cito | Le osservazioni di biologia fiorale sullo stimma del Nel; dell’olivo, conducono l’ Autore ad ammettere: tera Le papille stimmatiche sono organi di secrezione: è la la- mella sottostante alla cuticola che si gelifica rialzando e screpo- È lando la cuticola stessa. Il tubo pollinico trova in questa specie di mucilaggine un Sg ottimo substrato pel suo sviluppo e ne riceve energico stimolo chemotropico. A sua volta il tubo pollinico esercita un’ azione stimolante sulle cellule del tessuto conduttore. La nebbia e la pioggia, bagnando lo stimma, possono pro- vocare la alterazione o la morte delle papille stimmatiche, il che si verifica in seguito ad arresto o ad eccessiva riduzione della “Fi respirazione, traspirazione ed assimilazione, con conseguente ac- cumulo di acido ossalico in misura non sopportabile dai proto- plasmi. Rosensaum .J. — Infection experiments with 6Thielavia basicola on ginseng (Esperienze di infezione colla Thielavia basicola sul ginseng). (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 191-196, con 2 tavole). Una delle più dannose malattie del ginseng è quella dovuta fi alla Thielavia basicola. Questo fungo fu trovato sopra molte © È piante dopo che fu fatto conoscere dal Zopf. Nell’ America fu :F segnalato prima sopra le viole; riesce molto dannoso anche alle — coltivazioni di tabacco, ed è stato notato nelle più diverse parti | del mondo sopra piante appartenenti ad undici o dodici glio i diverse tra loro. "i; mint RR e v i pe” MIPOTRR TEITE, TIVO. PARASSITI VEGETALI 121 Sul ginseng esso attacca le radici delle piantine non che . le radicelle più piccole delle piante vecchie, e produce pure caneri lunghi due o tre centimetri alla base dei fusti, vicino a terra. - Non è facile ottenerne colture pure, ma si possono avere seguendo questo procedimento : si lavano per dieci minuti i tes- suti infetti in una soluzione di sublimato corrosivo all’ uno p. 1000, si risciacquano poi in acqua sterilizzata, e poi si schiac- ciano in una goccia di acqua sterile in una capsula Petri. Si fanno poi parecchi trasporti in agar acidificato con una goccia di soluzione di acido lattico al 50 p. 100, avendo cura di pren- dere, dai primi agar, le clamidospore che si formano nelle parti più profonde e che sono più facilmente esenti da bacterî. Le piantine provenienti da semi sterilizzati esternamente .con formalina possono essere infettate spruzzando su di esse acqua contenente clamidospore di colture pure: tutte le radici delle piante così bagnate mostrano subito i segni caratteristici della malattia, e da esse si possono poi isolare, col medesimo _ metodo, colture pure dello stesso fungo patogeno. Le piante adulte di ginseng crescenti all’ aperto possono essere infettate mettendo in contatto delle loro radici pezzetti di agar contenenti le spore del fungo: dopo dieci giorni il male si manifesta e in poche settimane distrugge quasi tutte le piante così infettate. Inoculazioni fatte mediante incisioni nel fusto, producono i cancri in quindici giorni. Il confronto tra colture pure ricavate dal cotone, dal ta- bacco e dal ginseng mostra che si tratta dello stesso fungo, e ciò è confermato anche dal risultato di inoculazioni incrociate. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). 192 "PARASSITI VEGETALI. Brooks Ch. e De Merritt M. — Apple leaf spot (Macchie td gliari dei meli) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 181- 190, con una tavola). SI Le macchie fogliari dei meli furono attribuite a diversi CR funghi, ma le più recenti ricerche hanno dimostrato che nella | SS maggior parte dei casì si tratta dello Sphoeropsis malorum e che n. gli altri funghi sono piuttosto dei saprofiti. Però si sostiene da alcuni che anche il Conzothyrium pirinum sia un parassita. Le esperienze di inoculazioni fatte dagli Autori spruzzando su foglie sane spore provenienti da colture pure di questi funghi, hanno sempre dato risultati negativi col Conziothyrium, mentre ripro- dussero facilmente ed abbondantemente ia malattia collo Sphae- rOpsis. Quest'ultimo riesce più facilmente ad infettare le foglie nella prima parte dell’ estate. Se ne hanno parecchie varietà differenti più o meno tra di loro per la forma e le dimensioni dei picuidii e delle spore. Gli Autori ne isolarono ed identificarono in modo preciso tre: nel N. 1 i picnidii sono conici, decisamente papillati, con spore oblunghe, 12= 26 — 88 u; nel N. 2 sono quasi sferici, solo leg- germente papillati, con spore ovoidali, 14= 23 yu; nel N. 3 sono distintamente pluriculari con ostiolo comune, con spore eguali a quelle del N. 1. Il N. 2 presenta delle sporgenze della parete interna le quali indicano un tendenza a diventare pluriloculari come il N. 3. Il più virulento nelle esperienze di inoculazione tanto sui frutti che sulle foglie si è dimostrato il N. I, ed da questo che sono dovute quasi tutte le infezioni. In campagna l’ infezione può avere luogo in ogni momento iS a cominciare dall’apertura delle gemme in primavera, fino alla fine di agosto. La coltivazione del terreno nei frutteti riduce il numero delle macchie che si formano sulle foglie, forse perchè si seppelliscono con essa le foglie dell’ anno precedente che sono PARASSITI VEGETALI 123 . altrettanti centri di infezione. Per la stessa ragione, poichè si diminuiscono i centri di infezione, è utile anche togliere i cancri dei fusti e dei rami. Tali trattamenti devono essere accompa- gnati da irrorazioni con poltiglia bordolese o con miscela solfo- calcica. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Sarar C. L. e Woon A. K. — Studies of fungous parasites be- longing to the genus G/lomerella stai sui funghi parassiti appartenenti al genere (G/omerella). (U. S. Deptm. of Agrie., Bur. of Plant Ind., Bull. 253, 1913, 110 pagine, 18 tavole e 4 figure). Il nome di G/omerella fu per la prima volta applicato da Schrenk e Spaulding nel 1903 alla forma ascogena del fungo che è causa del Ditter-rot dei meli e del 7z:pe-;ot dell’ uva, e il cui stadio conidico è conosciuto coi nomi di G/oeosporium 0 Colletotrichum. Parecchie specie furono poste in questo genere. Tra le prime di quelle di cui fu scoperta la forma periteciale perfetta va ricordata la forma descritta da Atkinson nel 1892 come Gloeosporium cingulatum di cui lo stadio perfetto fu descritto nel 1898 da Miss Stoneman col nome di Gnomoniopsis cingu- lata. Un tale nome generico fu poi sostituito con quello di Glomerella. Sl descrissero in seguito molte specie di G/oeosporium e Colletotrichum, parassite di diverse piante ospiti, parecchie delle quali non si possono morfologicamente distinguere dalla forma imperfetta della G/omerella che è causa del Ddifter-rot dei meli. Gli Autori hanno ora studiato queste forme prendendole da quarantaquattro diverse piante ospiti, e nel corso di nove anni fecero moltissime inoculazioni incrociate, studiando contempora- neamente tanto la forma ascogena che quella conidica della Glomerella, ada «7 a Pa, E Me ò af Po IE VAS CR e Si. aa a É odi È È) ATE ; It, CIC Ò PIRA act a i ho s \ % DER" GEN n La sw a ia a : ri pù 3i i li pae I LTS DE 3 “Sx 124. 3 PARASSITI VEGETALI cingulatum (Stand) S. e V. SS. i nronati ottenute le uni : conidiche su cinque ospiti. I conidî ed i periteci della Glome- de rella Gossypii (Edgerton) furono ottenuti su un ospite, il Gos- sypium hirsutum; e la Glomerella Lindemuthianum Shear si ottenne in ambedue le forme sopra il Phaseolus vulgaris. Il Gloeosporium lagenarum (Pass) Sacc. et Roum. fu ottenuto sol- tanto nella forma conidica sopra tre Cucurbitacee, ed il G/oeo- sporium musarum Cook et Mass. sulle banane. È probabile che parecchie delle più che cinquecento specie incluse dal' Saccardo nei generi G/oeosporium, Colletotrichum , Cylindrosporium, Marsonia ecc. sieno in realtà forme conidiche della Glomerella cingulata o di qualcun altra delle specie sopra. menzionate. È noto che rami, foglie e frutti apparentemente sani e nor- mali presi da piante infette e contenenti già il fungo in stato latente possono in molti casi sviluppare le macchie tipiche di questa malattia, cogli acervuli e coi periteci del fungo, quando sieno posti in ambiente umido, anche dopo che sieno stati im- mersi per 5-15 minuti in una soluzione all’ uno p. 500 di su- blimato corrosivo a fine di distruggere tutte le spore ed 1 germi aderenti alla superficie. Furono fatte molte esperienze di inoculazione incrociata, e si è visto che la presenza o la mancanza di setole negli acervuli sporigeni, ossia la formazione di un (G/oeosporium o di un Clo- letotrichum dipende molto dall’ ospite o dal mezzo di cultura e le setole si presentano spesso sopra un ospite e non sopra un altro, oppure si formano nelle colture e non sulla pianta ospite e viceversa. Le specie di G/omerella, e in particolar modo la GI. cingulata , variano moltissimo per le dimensioni, la forma ed il colore dei conidî, per la presenza od assenza di setole, per la forma e dimensioni degli appressorî, per la forma, le di- mensioni e la lunghezza del becco, per lo sviluppo dello stroma, — | I tà Lai ui Ed P. E E. È C° si sì O e, A id editi Diet del lite pei; | A x, bari t « DO. PARASSITI VEGETALI 125 per la forma e le dimensioni degli aschi e delle ascospore. Al- cune varietà producono molti periteci, numerosi quanto gli acer- vuli; altre non ne producono che pochissimi. V’è pure una grande variabilità nella virulenza del parassita. Gli Autori includono nella G/omerella cingulata le forme segnalate sui seguenti ospiti, parecchie delle quali descritte con altri nomi: Cynnamomum zeylanicum, Citrus sp. (Colletotri- chum gloeosporioides Penz.), Coffea arabica, Costus speciosus, Eriobotrya japonica, Ficus carica (Colletotrichum Caricae), Ficus elastica (Neoziminermannia elastica), Ficus longifolia, Ginkgo biloba, Gleditschia triacanthos, Ligustrum vulgare (Gloeosporium cingulatum), Malus sylvestris (Glomerella vu- fomaculans e Gloeosporium fructigenum), Maranta arundi- nacea, Phormm tenarx (Physalospora Phorm), Piper macro- phylum, Psidium guajava (Glomerella Psidit), Ribes oryacan- thoides (Glolosporium ribicolum), Thea japonica (Colletotrichum Camelliae), Thea sinensis (Laestadia Camelliae), Rubus occi- dentalis (Glomerella rubicola e Gloeosporium Rubi), Theobroma Cacao (Colletotrichum theobromicolum), Vitis labrusca ((G/oeo- sporium rufomaculans), ecc. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). TausenHaus J. J. — A further study of some G/oeosporium and their relation to a sweet pea disease (Ulteriore studio sopra alcuni Gloeosporium in relazione colla malattia del Lathyrus odoratus) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 153-160, .con una tavola ed una figura). In continuazione delle esperienze sulle quali venne già ri- tizio alla pagina 314 del precedente volume di questa A7vista, l'Autore ha fatto altre inoculazioni di varie specie di G/oeospo- rium e Colletotrichum sopra il Lathyrus odoratus. Si ottennero infezioni spruzzando spore dei funghi tanto sopra piante sane ed 126 | PARASSITI VEGETALI APRI intatte, quanto su piante la cui epidermide era stata prima va Grefoe rata con sottilissimi aghi. Sulle piante non ferite la Glomeretta ata cp rufomaculans ‘dei meli diede il 99 p. 100 di infezioni, il G/. Gos-. 08 sypii dal 60 al 100 p. 100, il G. Diospyri V 82 p. 100, il 0 SA letotrichum phomoides V 80 p. 100, il C. nigrum il 92 p. 100, 38 SE, il C. gloeosporioides risultati negativi, la Glom. rufomaculans f 9 a t] g Di] La tAl o = pi 2a 4 2 ER tal x PARE DI i a UR, Bg k è. > PRA e Me dinette a e RA IA del. del fico pure risultati negativi, e non si ebbe nessun risultato *. anche da un Gloeosporium del Populus deltoides, Colletotrichum dl ar LA Lindemuthianum, C. lagenarium, Gloeosporium musarum. In È ca td certi casi colle piante ferite si ottenne una percentuale di infe- zioni un po’ maggiore. , LI AI 7 luglio furono fatte inoculazioni sopra frutti di melo, ed al 2 di agosto sì osservarono i seguenti risultati: la Glome- rella rufomaculans dei meli diede infezioni tipiche di dDitter- rot, e diedero eguale risultato la G/om. rufomaculans del La- thyrwus il Gloeosporium officinale, il GI. gallarum, un Gi. del Podophyllum peltatum, il Gl. piperatum, il Colletotrichum pho- " ‘ Tad, #.. ia moides : il C. gloeosporivides diede piccole macchie ma non il bitter-rot tipico; il (/loeosporium del Popmlus deltoides, e i RE PIGSOLI pali Colletotrichum lagenarium e Lindemuthianum non diedero alcun risultato. x La malattia del Latlyrus è essenzialmente malattia delle parti giovani e tenere della pianta ed il fungo non passa alle parti vecchie del fusto a meno che questo non sia molto infet- tato da insetti. L’ infezione di solito comincia nelle gemme. La germinazione delle spore ha luogo in sei a ventiquattro ore, ed il tubo di germinazione penetra non dagli stomi ma attraverso — le cellule epidermiche. * Nelle campagne l’ antracnosi del Lathyrus odoratus è dif- fusa specialmente in luglio ed agosto, e cioè nello stesso periodo di tempo nel quale ha la sua massima diffusione il belter-rot > del meli. | E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). iena. Pg e eg dedi PIT | - a r- : i 8-20) r PARASSITI VEGETALI 127 SpauLDING, PerLEY e FieLp E. C. — Two dangerous imported plant diseases (Due dannose malattie delle piante, impor- tate) (U. S. Deptm. of Agricult. Farmer’s Bull. 489, 1912, 28 pagine e 3 figure). . L’Autore richiama l’ attenzione degli agricoltori sopra due malattie che potrebbero riuscire assai dannose qualora non ne fosse impedita la diffusione negli Stati Uniti: la ruggine vesci- colosa dei pini (Peridermium Pini) e il cancro (wart disease o malattia delle verruche) delle patate (ChrysopAlyctis endobiotica). La prima fu parecchie volte introdotta negli Stati Uniti dalla Germania e dalla Francia con piantine ammalate di Pinus Strobus, e sempre le infezioni furono perseguite e distrutte, però esse non erano state segnalate prima così che è ora da proibirsi l’ importazione di tali piante dell’ Europa. Siccome il fungo passa alcuni stadî della sua vita sui ribes, bisogna che questa pianta non sia coltivata intorno ai vivai di pini per un raggio di 100 o 200 metri. La malattia delle patate è giunta dal Newfanndland. Sic- come il raccolto delle patate fu negli Stati Uniti nel 1911 molto scarso, potrebbe tornare di grave danno a tutti gli Stati una considerevole importazione dall’estero : occorre dunque por- tare la massima attenzione sulle patate che si adoperano per piantare. | E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Bor1ey H. S. — Flax canker (Il cancro il lino) (North Dakota Agric. E'aper. Station, Bull. 52, 1912, 4 pagine con 3 figure). Id. — Wilt resistant flax and how to retain the resistance (Il lino resistente ‘all’avvizzimento ed il modo di conservarne la resistenza) (col precedente, Bull. 53, 4 pagine con 2 fi- gure). PARASSITI vV GIOR Le due malattie del lino di cui si parla in e fe po. in questi due bollettini furono segnalate : una, il cer regioni più aride dello stato e nelle nuove seminagioni ; l’ altra | l’avvizzimento, nei campi nei quali il lino è coltivato già da SA 3 parecchi anni. 4 À, L’avvizzimento è dovuto ad una specie di Fusarium che entra nelle piante attraverso le radici nel terreno; invece il cancro è dovuto ad un fungo che viene disseminato coi semi. AO I cotiledoni delle piantine provenienti da tali semi infetti mo- I strano delle macchie nerastre, dalle quali la malattia passa poi i” È alla base del fusto formando cancri anulari che uccidono la pianta. ; Anche l’avvizzimento può essere introdotto in regioni nuove mediante i semi infetti, però è più frequente dove il lino è già | coltivato da due o tre anni. ‘ Si deve perciò combattere il cancro adoperando semi non infetti e ben selezionati e combattere l’ avvizzimento non colti- vando due anni di seguito il lino in uno stesso campo: per È quest’ ultima malattia è anche possibile ottenere varietà che sleno resistenti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). di i | A Siear 0. L. — The chestnut bark disease: Diaporthe parasi- | tica (La malattia della corteccia del castagno: Diaporthe _—* parasitica) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 88-89). Gli studi fatti sopra questo fungo dimostrano che esso non. è una Diaporthe tipica. Confrontandolo accuratamente coll’ Ex- dothia radicalis, sì vede che i due funghi sono perfettamente eguali e non si possono distinguere l’ uno dall’ altro nelle we forme picnidiche, tanto in natura che in colture, ma hanno stromi periteciali ed ascospore diversi. Si può dire ad ogni modo — che il fungo del male della corteccia del castagno è un ' Endothia. | E. A. Bessey e ARE Lansing, Micia MI OTT) A - PARASSITI VEGETALI 129 Barre H. W. — Cotton anthracnose (Antracnosi del cotone) (South Carolina Agricult. Exper. Station, Bull. 164, 1912, 21 pagine con 7 tavole). La malattia del cotone tonosciuta col nome di antracnosi sì presenta negli Stati Uniti dapertutto dove si coltiva il co- tone. Essa diventa ogni anno sempre più comune ed arreca danni assai gravi nella Carolina del Sud: si calcola che nel 1910 ditsrusse dal 10 al 60 per 100 del raccolto e solo nello Stato della Carolina del sud fa perdere circa un milione di dollari. La malattia colpisce di preferenza le capsule delle piante. Comincia ad apparire in forma di piccola macchia rosso scura alla superficie della capsula nella sua parte superiore, poi la macchia si allarga fin che copre un quarto o una metà ed anche, se il tempo è umido, tutta la capsula. Il fungo penetra e si espande attraverso la filaccia ed i semi, decolorando od anche uccidendo il contenuto delle capsule. Quelle di queste che sono poco ammalate possono maturare e aprirsi largamente, ma la filaccia in esse contenuta è di solito scolorata. «Dai sémi ammalati o da quelli coperti di spore si otten- gono piantine che sono ammalate : la malattia sì manifesta sui cotiledoni talvolta distruggendoli completamente, e solo se le condizioni sono favorevoli, le piantine resistono e crescono ul- teriormente ma il fungo rimane nei cotiledoni secchi rimasti aderenti ad esse, o sulle foglie che cadono, o sulle cicatrici fo- gliari e passa poi da queste alle capsule se se ne formano. Se la primavera è umida e fredda, le piantine infette possono mo- rire completamente. La malattia è dovuta ad un fungo parassita: la G/omerella Gossypti (Colletotrichum Gossypti). Spruzzando su capsule sane spore di questo fungo ottenute da colture pure si ottiene facil- mente la riproduzione della malattia. Il fungo si diffonde pro- cc ti n ni, VE w TA e a n p qud È . x RE e Oer E v vii € 4 ; Z pes RA ui -Y Na, ix mal Le er 7 aa vasi 130 3 i | PARASSITI vea HRABI >" So a î Bri had Zan ; < “ERRE Cola = = Fis. i “indi b + babilmente collo spruzzare delle goccie di pioggia ù vento. | i i de ci Quando sono attaccate le capsule giovani, tutto il loro co: tenuto ne viene distrutto; quando invece le capsule sono a © de DI bastanza sviluppate, portano a maturanza i semi, ma questi re- stano infetti ed hanno i germi del fungo tra i cotiledoni. Si è visto che il fungo e le sue spore possono rimanere viventi nel | sà l'interno della capsula per circa dodici mesi, ma non oltre SS Nelle capsule morte e raccolte in autunno il fungo muore primati i del marzo successivo, ma in quelle lasciate ancora sulle piante È . fino al settembre il fungo rimane sempre vivo soltanto dieci Pa dodici mesi; ma nei semi attaccati ma non uccisi il fungo e vivere per due anni ed anche, in certi casi, per tre. Le spore ‘— formatesi alla superficie dei semi vivono per circa nove mesi, I per il che bisogna tenere i semi di cotone destinati ad essere piantati, lontano e separati dal raccolto comune dove può esservi la malattia. i Per vedere se i semi sono o meno ot sì può farne ger- È minare un campione o in germinatoio comune o tra fogli di carta bagnata; se i semi sono ammalati, la malattia si manifesta subito sui cotiledoni. MA, s Non si conoscono varietà di cotone che sieno completa- mente immuni da questa malattia, se ne hanno però parecchie. » che sono relativamente retistenti ad essa. i; Per la lotta contro questa malattia si raccomandano tro cose: prendere i semi da capsule che sieno perfettamente sane, — BI piantarli in campi che da almeno un anno non sieno stati co tivati a cotone, e tagliare in novembre e ritirare tutte le pianti ; e le capsule di cotone si che il fungo non possa sopravvivere | "o Da % #, sì Se. Ù Lal all’ inverno. E. A. BessEy luo Lansing, Michigai)x* REATO E ERI PORTE UL lei »i (* Ci eni eli To MESI X VI RE E NI SETA ; LA A e | 1a de Ni A 7 i ì PARASSITI VEGETALI 131 BresaoLA M. — (Contributo alla lotta contro le cuscute. La de- vitalizzazione dei semi (Le Staz. Sper. Agr. It., Modena, 1913, Vol. XLVI, pag. 89-136, con tre tavole). L’Autore, movendo da esperienze ed osservazioni iniziate dal prof. Todaro sopra la germinabilità di alcuni semi essiccati artificialmente , ha studiato |’ azione dell’ essicamento e del ca- lore sui semi di Cuscuta arvensis e C. Trifolii, confrontandola coll’ azione esplicata dai medesimi agenti sui semi delle legumi- _ nose da prato più comuni (medica, trifoglio pratense, ladino, Lotus). Dalle molte sue esperienze ed osservazioni risulta che, «mentre un riscaldamento a secco fino a 65° per due ore o fino a 70° e 75° per mezz'ora o al massimo per un’ora non dan- neggia i semi delle leguminose ed anzi ne eccita la germinabilità, lo stesso riscaldamento deprime la vitalità dei semi delle cuscuta, tra i quali dopo l’ operazione soltanto un certo numero (minimo per la Cuscuta arvensis e relativamente alto per la C. Trifoli) di semi duri si conserva vitale. Pare che la C. arvensis sia anche molto meno resistente al freddo della C. Trifolii. Da altre osservazioni dell'Autore risulta poi che la Cuscuta arvensis è molto meno temibile della C. Trifolii anche per il suo modo di comportarsi e diffondersi: le sue înfezioni, anche se gravissime al primo taglio, tendono ad esaurirsi al secondo ‘ed al terzo; non così quelle di C. Trifolii che se anche prima sono lievi, possono divenire gravissime cagionando successiva- mente la perdita del prato. L. MONTEMARTINI. Jaczewsgi A. — La rouille du pommier sur les fruits (La rug- gine dei pomi sui frutti). (Bull. trim. d. l Soc. Mye. de France, 1913, T. XXIX, pag. 165-169, con una figura). PARCO: veGetALi CRE LA et . Cus kde £ à ui b Ri, a L'Autore ha trovato l’anno scorso , in sofia Mir i in Russia, una mela con una grossa pustola ecidiosporica (aveva va xi circa 4 centimetri di diametro) di Gymnosporangium trice loides R. Hart. Fin’ ora la forma ecidiosporica (Roestelia) di SG questo Gymnosporangium era stata trovata solamente sui rami | e sulle foglie : l'Autore mentre segnala qui il fatto che anche. i frutti ne possono venire attaccati, prende argomento del tempo i nel quale il caso si è presentato (in settembre, mentre dopo il Coe mese di maggio non sì sviluppano più, sul ginepro, le teleuto- spore) per sostenere che gli ecidî non si sviluppano solamente sui meli per infezione di basidiospore derivate da germinazione fn di telentospore, ma anche per infezioni derivanti dalle stilospore | degli ecidioli sviluppatesi sui meli stessi insieme alla forma ecidiosporica perfetta. Malgrado l’esito negativo delle esperienze di laboratorio, queste stilospore avrebbero in natura, secondo l'Autore, funzione di riprodurre la specie sul melo. L. MONTEMARTINI. Mer E. — Le Lophodermium nervisequum parasite des aiguilles de sapin (Il Lophodermium nervisequum parassita delle LF foglie di abete bianco). (Bull. d. l. Soc. Bot. d. France, 1912, T. LIX, pag. LI-LX). In una memoria pubblicata nel 1910 e riassunta alla pa- gina 247 del quarto volume dì questa Rivista, l'Autore ha già esposto come si comporta nei Vosgi il Zophodermium macro- sporum dell’abete rosso; qui studia il L. nervisequum dell’abete bianco. Li “dj Anche quest’ultimo, come il primo, si propaga quasi esclu- ah sivamente sui rami bassi ad accrescimento rallentato anche | quando sembrano molto vigorosi: negli individui assai difettosi può essere attaccata tutta la cima. Ed anche qui la violenza. vili a A Me \ PARASSITI VEGETALI 133 dell’ attacco dipende molto dal contenuto delle foglie colpite : gli aghi giovani, ben soleggiati ed appartenenti ad un ramo vigoroso resistono al contagio, mentre gli aghi meno robusti si lasciano attaccare; se poi il parassita, una volta che vi è pe- netrato od anche più tardi, vi trova nutrizione abbondante, invade completamente e produce presto le sue fruttificazioni normali; se invece si tratta di una foglia debole e mal nutrita, la resistenza è pure debole ma îl fungo non trovandovi nutri- zione sufficiente vi sì sviluppa lentamente e imperfettamente , la foglia cade e quasi sempre soltanto dopo la caduta si for- mano su di essa degli organi di fruttificazione del fungo assai ridotti. Mentre pel L. macrosporum la forma provocante la caduta delle foglie è la più diffusa nella parte alta dei Vosgi, per il L. nervisequum succede l’ opposto. Ciò dipende forse dal fatto che le foglie dell’ abete bianco meno esigenti, riguardo la luce, di quelle dell’ abete rosso, sopportano meglio l ombra dei rami superiori e non sono quasi mai attaccate negli individui isolati, e nei boschi quando vengono attaccate contengono molte so- stanze nutritizie. Solo nei piccoli individui provenienti da semi germinati nei sottoboschi si ha spesse volte la forma debole che provoca la caduta delle foglie. L. MONTEMARTINI. Necer F. W. — Dier Zweigtuberculose der italienischen Cypresse {La tubercolosi dei rami del cipresso italiano) (.Myco/. Centralbi., Bd. II, 1913, pag. 129-185). L'Autore osservò, nella penisola di Lapad presso Ragusa , piante di cipresso i cui rami portavano tubercoli della grossezza da un pisello ad una noce. Su tali tubercoli trovò un fungo che si ritiene simile al - - pren rica juniperinnm e pensa sia. esso gn causa d È esclude la presenza e l’azione di bacterî. 0° ess st det (Se Non sa dire se questo sia la stessa malattia che fu già” i scontrata sul Juniperus phoenicea e che secondo. Cavara sarebbe — i dovuta a Manent secondo Baccarini al Ceratostoma. | °° Dowson W. J. — 0n two species of Heterosporium var larly Heterosporium echinulatum (Sopra due specie dii Heterosporium ed in particolare sopra 1’ H. echinuilatum) (col precedente, fase. 1-3). | veda Sopra foglie di Bela vulgaris presentanti larghe macchie d l'Autore trovò, insieme ad altri funghi (Macrosporium , Altcagi È naria, ira a Epicoccum) anche due Heleosper E H. echinulatum ed H. Betae. i | i Dalle sue esperienze risulta però che questi due funghi sono » È saprofiti o tutt’ alpiù parassiti di tessuti alterati da ferite o dalia altre malattie. n REA Vincens F. — Etude d’une espèce nouvelle de peronospora : Pe- ronospora Cephalariae n. sp. (Studio di una nuova ed | di peronospora: Peronospora Cephalariae Vi (Bull. trim. d. l. Soc. Myc. d. France, 1913, T. XXIX, p: 174- o 23 180, con una tavola). ta ea ‘LA À te; Ue D n] è ile >. ” SR lia 95 aa k È una peronospora che. attacca la Cephalaria leucantha © el i fa osservata nell'orto botanico di Tolosa. È affine alla P. Dipsaci. | 3 Viet l'Autore la descrive col nome di P. Cephalariae. es: _ ur ; PARASSITI VEGETALI 135 “a a Be SrouT A. B. A Sclerotium disease of blue Joint and other grasses 8 (Una malattia del Calamagrostis canadensis e di altre erbe È; >» dovuta ad uno Sclerotium) (University of Wiscosin Agric. Exper. Station, Bull. 18, 1911, pag. 207-261, con otto AS tavole). È Nel 1907 l'Autore osservò una malattia nuova del Calama- È grostis canadensis. Essa colpisce specialmente le foglie. Le piante î attaccate "perdono il loro colore verde e diventano secche e È rigide: spesso ne muore l’ intiero cespo e ne sono distrutti tutti È 1 cespi di una piccola area. Alla superficie delle foglie intristite gd si trova un delicato intreccio micelico dal quale si formano più 4 tardi degli sclerozi. Uno studio accurato di questi dimostrò che sd essi sono identici allo Sc/erotinm rhizodes Auersv. Il fungo può presentarsi anche sopra le seguenti graminacee : È Phalaris arundinacea, Calamagrostis neglecta, Poa pratensis , n Panicularia nervata, Phleumn pratense, Hordeum jubatum , È Bromus ciliatus, Eatonia pensylvanica, Agropyrum caninum , È Agrostis hyemalis. È. La malattia si manifesta verso la metà di aprile, quando le ì graminacee cominciano a germogliare, e nelle aree infette attacca 3 | più del 75 per 100 dei cespi: durante il maggio ed il giugno e pare che essa non si estenda ulteriormente a nuove piante. I tentativi fatti per ottenere la germinazione degli sclerozî _ hanno dato sempre risultato negativo: il micelio vive perennante 3 sopra le radici e le parti sotterranee delle piante ospiti e passa E . ogni anno da queste alle parti aeree. Sulle radici esso si pre- bo . senta come il fungo trovato da Schlicht sulle radici di o/cus lanatus. Colture pure del micelio si mostrarono capaci di riprodurre la malattia se poste su foglie giovanissime. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). PARASSITI VEGETALI Pammer L. H. e Kinc Ca. M. — - Four new fungous dci Iowa (Quattro nuove malattie dovute a funghi nel Tovo A (Iowa Agricult. Exper. Siation, Bull. 131, 1912, p. 199-221). ‘Sa N MA Ta _ - Le quattro malattie qui descritte sono comparse nel Iowa negli anni 1910-11 e non si erano mai viste prima del 1910. 26 Esse sono le seguenti: Puccinia Phlei-pratensis Eriks. et Henn. | sul Phleum pratense ; Uromyces striatus Schroet. sulla Medicago sativa; Nummularia discreta Tul. sopra i meli, e Urocystis Cepulae nelle cipolle. La ruggine del Ph/eum fu segnalata nel 1882 su un esem- plare raccolto dal Pr. Pammel nel Wiscosin. Essa non fu più ritrovata che nel 1896 vicino Washington, apparve nel 1907 nel Canada ed in alcune provincie degli Stati Uniti e arrivò solo nel 1910 nel Iowa. Furono confrontate le dimensioni delle ure-. dospore di Puccinia Phlei pratensis e di quelle di Puccinia graminis sull’avena: le prime sono lunghe 22-28 « su 16-20 u di larghezza, con una media di 27-18; le seconde sono lunghe 24-40, larghe 18-24, con una media di 24-18. Le teleutospore sono lunghe 38-52, con una larghezza 14-16. La forma ecidio- sporica di questa ruggine non è stata trovata nel Iowa. Espe- rienze di inoculazione fatte con uredospore sopra diverse grami- nacee hanno dato risultati positivi soltanto sopra l’ avena, onde gli Autori ne concludono che si tratta certamente di una forma specializzata di Puccinia graminis la quale in certe condizioni è diventata infettiva anche per altre graminacee. Altre ruggini furono trovate occasionalmente sopra graminacee, p. es. la Pue- cinia impatientis (Schw.) Arthur. trovata sopra l’ E/ymus ro- bustus. La ruggine dell’alfalfa fu osservata in poche località degli I Stati Uniti senza però che desse mai luogo a gravi danni. Si È presentò per la prima volta nel Jowa negli anni 1910 e 1911 £ avendo invaso completamente un campo di alfalfa annesso alla di i 7 PARASSITI VEGETALI 187 Stazione sperimentale. La forma ecidica di questo fungo non è conosciuta. Inoculazioni fatte sopra il trifoglio rosso hanno dato | risultati negativi. Il cancro vescicoloso (blister canker) dei meli è probabil- mente malattia vecchia nello stato, ma venne esso pure segna- lato soltanto nel 1910. È comune nello stato vicino dell'Illinois. Le porzioni infette dei rami sono nere e leggermente increspate ; constano di piccole plaghe di tessuto sano frammiste a plaghe di tessuto ammalato che a poco a poco si allargano ed invadono il posto delle prime. Il micelio del fungo invade prima la cor- teccia, ma poi entra nel legno e vi si diffonde rapidissimamente tanto quanto nella corteccia: i suoi corpi fruttiferi sì svilup- pano nel tardo estate o nell’ autunno o durante l’ inverno. __ Il nero o carbone delle cipolle richiamò l’ attenzione della Stazione Sperimentale per la prima volta nel 1910, ma da ri- cerche fatte è risultato che esso si era presentato già negli anni 1397-1900 scomparendo poi quasi del tutto negli anni successivi. Nei campi molto infestati condusse alla quasi completa fallauza del raccolto. La perdita media è tra il cinque e il cinquanta | per cento. La malattia produsse gravi danni nel Connecticut Y fin dal 1865. Il primo sintomo col quale essa si annuncia è la formazione di macchie nere sopra le foglie delle piantine: segue la formazione di pustole superficiali la cui membrana si rompe lasciando uscire le spore. Le foglie infette muoiono e le altre sl infettano a poco a poco: la malattia può estendersi anche alle scaglie dei bulbi. Pare che l’ infezione possa essere facil- mente e rapidamente disseminata cogli strumenti di lavoro, colle unghie dei cavalli, ecc., specialmente coi concimi quando si buttino i bulbi ammalati nelle concimaie. La si può combat- tere scegliendo per la riproduzione piante sane, ponendole in semenzai perfettamente sterilizzati e trapiantando poi soltanto le piante sane, perchè pare certo che la malattia non possa colpire che le piante ancora piccole e non quelle che hanno già Agg un certo ESVVERIR] SOR atili anche, peo. Dai: spargendola sul campo, Ù tempo della cigni ; Mo porzione da 50 a YO ettolitri per ettaro. | secco di si e cel 2, E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). D. Vimorin M. — Sur la chute eat des rameaux de cer- tains arbres (Sopra la caduta spontanea dei rami di certi i alberi) (Bull. d. L Soc. Bot. d. France, 1912, T. LIX, par gina 618-620). Sn L'Autore ha osservato cadere spontaneamente rami e rametti Sai di diverse specie di Populus, di Quercus, di Chamaecyparis e wi di Biota. Il fenomeno era già stato visto anche dal Leclerc pa: “a Sablon. | “CR vi L'Autore non sa come spiegarlo. Pensa sia dovuto a disturbi | oe “ te nella circolazione verificatisi in seguito al SUCDEdATAL] dopo. la estate piovosa, di leggere gelate. Hioxe, R. — Sur la décurtation (Sopra la decurtazione) DE î > precedente, pag. 620-621. PRE #3 l’ Autore osserva che esso si può e in due e mol | “asa LV \ENO ® à cl MALATTIE D’ INDOLE INCERTA — FISIOPATOLOGIA 139 n > ar» preceduto dal rigonfiarsi della base dei rami (decurtazione a | cono, come nei pioppi e nelle quercie), o con distacco a super- | —ficie piana, come avviene talvolta nell’ontano. Nel Tarodium _distichum il fenomeno è totale e quasi normale. È L. M. È x A s Baupys E. — Ein Beitrag zur Ueberwinterung der Rostpilze durch > Uredo (Sopra lo svernamento del fungo della ruggine nello fi | stadio di Uredo) (Annales Mycologici, Berlin, 1918, Vol. XI, È | pag. 30-43, con tre figure). È 4 L'Autore dopo avere ricordato che secondo Klebahn, Zukal 2 | ed altri lo svernamento delle 7uggini nello stadio uredosporico È ha molto maggiore importanza di quanto ammetta 1’ Eriksson, | espone i risultati di osservazioni proprie dirette a vedere se anche in Boemia le urodospore ed il micelio uredosporifero delle Puccinia dispersa, P. glumarum e P. bromina possono resi- ‘stero ai freddi invernali. era. — n° —- vr. x x sa Tali osservazioni furono fatte durante gli inverni 1910-911 | e 1911-912, durante i quali si ebbero temperature minime di B- parecchi gradi sotto zero. Malgrado questo le uredospore dei A predetti funghi conservarono la toro germinabilità e sì mantenne | vivente anche il micelio urosporifero. i 9, Secondo l'Autore, la causa principale dell’ epidemia di rug- 2 gine del 1911 sta non solo nella stagione primaverile tiepida , * ma anche nella mitezza di tutto )’ inverno che permise la vita alla forma urodosporifera delle ruggini. = è = «e È L. MONTEMARTINI. fd + phthora Viferiase De By. lion di germinazione: pei conidici della Phytophthora infestans De Bary) (Centralb. fi Bakteriol. ecc., II Abth., 1918, Bd. XXXVI, pag. 500-508, con una tavola). L'Autore tentò far germinare i conidî di Phytophthora ins i festans adoperando diversi mezzi di coltura, e ciò per avere una nuova via allo studio della biologia di questo fungo. Adoperò | succhi vegetali, e soluzioni di sostanze organiche : i migliori ri- sultati li ebbe colla soluzione di Knop e glucosio. L. Mi Von Tuserur C. — Mistel-Infecktionen zur Klarug der Rassen- frage (In'ezioni di vischio per spiegare la questione delle \ razze biologiche) (col precedente, pag. 508-131). E Sopra l’esistenza delle cosìdette sottospecie fisiologiche nel Viscum V Autore è ancora un po’ scettico. Egli osserva che il risultato delle esperienze di infezione e la presenza del visco su dati alberi dipendono da parecchie cause: dal modo di dif. - fuzione a mezzo di animali e particolarmente a mezzo di deter- minati uccelli; dalla possibilità che il visco sia localmente abi- tuato solo a date essenze; dal fatto che le diverse essenze pos- A sono comportarsi localmente in modo diverso tra loro; dalle pro- prietà individuali di ogni albero, che costituiscono quasi una. predisposizione. | L’Autore elenca moltissimi casi di presenza del visco su. certi alberi in una località e non in altra, parla piuttosto ui ° -@ È n abitudine ed anche per la specializzazione delle Uredinee dice = a x . Bri . A Pa che solo sperimentalmente si potrà dire se anche le specie bio- | È» per» Pa mi 4 tel i o, Mette, dA | ate \i 2 FISIOPATOLOGIA — AGENTI CHIMÌCI 141 n . logiche dei funghi si possono formare per abitudine a vivere su e i i | una data pianta ospite. SZ Moltissime esperienze di infezione lasciano l’Autore sempre scettico. 2 i L. MONTEMARTINI. G { Frassi A. — Azione di alcuni disinfentati sul potere germinativo È delle cariossidi di frumenlo. (Ze Staz. Sper. Agr. Italiane , 3 . Modena, 1913, Vol. XLVI, pag. 25-56). È L’Autore dopo avere diligentemente raccolta una lunga serie È di notizie bibliografiche sopra l’azione di diversi agenti chimici x sopra la germinalità dei semi, espone i risultati di moltissime | ‘sue esperienze fatte coi più diversi disinfettanti e colle carios- sidi di frumento. La sensibilità del fenomeno germinativo verso tali disinfettanti si è dimostrata più grande di quanto comune- SÌ mente si ritenga. dd Fra i disinfettanti chimici. gasosi sì sono dimostrati ener- È: gici antigerminativi la formaldeide, i vapori di acido fenico e _cereolina, quelli di acido acetico, il fumo di legna, l’anidride sol- c forosa, l'anidride nitrosa nitrica, il cloro, i vapori di bromo e di iodio, l’ammoniaca, i vapori di benzina, di cloralio, di canfora, il solfuro di carbonio, le essenze di trementina, di garofano, di senape e di menta. Invece gli anestetici, il fumo di tabacco , e di piroconofobi, il gas illuminante, e l’ anidride carbonica hanno un’azione minore o nulla. Fra gli agenti liquidi i più efficaci sono l’ acido solforico , l’ammoniaca, le soluzioni di solfato di rame, di cloruro mercu- rico, di nitrato d’argento e di cloruro sodico; hanno invece azione più lieve l’acqua ossigenata, il permanganato , lo zimar- 2 .golo, il bisolo e la creolina; non hanno alcuna azione le solu- zioni saponose. L. MONTEMARTINI. - Perrce G. I. — Civilization and Vegetation (Civilizzazione getazione) (Popular Science Monthly, 1911, pag. 828-8 Questo articolo tratta tra le altre cose degli effetti della civilizzazione sopra la vegetazione spontanea. : DE Si segnala il fatto che vicino alle città, dove le acque sono inquinate, parecchie piante acquatiche muoiono, mentre i fumi ed i solfuri emanati dagli stabilimenti industriali riescono dano nosi alla vegetazione terrestre. Furono fatte in proposito (0 esperienze all’ università di Stanford dove l’ aria è eccezional- | Be mente pura: vi fu costrutta una serra divisa in due metà per È fettamente eguali ed in ogni metà furono messi a germinare È semi di diverse piante; poi in una metà si introdussero , tutti si i giorni salvo la domenica e per parecchi mesi di seguito, pic- È colissime quantità di biossido di solfo, sì da averlo in propor- ES zione press’ a poco eguale a quella in cui si trova nell’aria cir- È costante ad una grande città. Le piante nella metà di serra così trattata arrivarono soltanto a poco più di due terzi delle dimensioni che invece raggiunsero nell’ altra metà contenente arla pura. ) È da osservarsi che le fonderie e le ferrovie spessissimo — - sono causa di danni molto maggiori di quelli che si notano vi- 3 cino alle grandi città a causa della quantità di biossido di solfo “ Lea Pe ì UE che versano nell’ atmosfera. E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). Wircox E. M. — Injourious effect of illuminating gas upon green. ù; house plants (Effetti deleteri del gaz illuminante sopra del b piante di serra) (Ann. Rep. of the Nebraska State Hortic. È Soc. f. 1911, 1912, pag. 278-285, con 11 figure). SE RA ci Nella città di Omaha in una serra di fioricultore furono | Di osservate piante variamente sofferenti coi sintomi che presenta mo pre le piante danneggiate dal gaz illuminante. Sia PIT Ve DT 4 SAghe, - n AGENTI CHIMICI — BACTERI 143 i - Da indagini accurate è risultato che attraverso la strada, 5 a circa 80 metri di distanza vi era una rottura nella condut- tura del gaz ed essendo la via selciata da uno strato impermea- bile il gaz si diffondeva attraverso il suolo fino a versarsi nella serra in quantità troppa piccola per essere rilevato dall’ olfato , ma sufficiente per danneggiare le piante. Più danneggiati furono i garofani che erano in quel momento in piena germogliazione: le loro gemme caddero senza aprirsi ed i fiori andarono in gran parte distrutti; alcune varietà perderono anzi tutte foglie. Anche le rose ed i Coleus perdettero le foglie ed alcune di esse mori- rono. Il Lilzum multiflorum e L. giganteum farono essi pure _ danneggiati e in parte distrutti. I garofani danneggiati furono più intensamente attaccati dalla ruggine. : E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). | Pavarino L. e Turconi M. — Sull’avvizzimento delle piante di i . Capsicum annuum L. (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, |: Vol. XV, 1912, pag. 207-211). î: Da piante di peperone inviate in esame al Laboratorio Crit- | togamico di Pavia da Bergamo e presentanti gli stessi sintomi di malattia descritti da Montemartini alla pag. 257 del secondo volume di questa Rivista e da Noelli alla pag. 177 del volume quarto, gli Autori isolarono un bacterio che qui descrivono col ; > nome di Bacillus Capsici e del quale danno tutti 1 caratteri . morfologici, biologici e colturali. È aerobio ma può vivere anche — amaerobicamente, fonde la gelatina, si colora col violetto di E genziana e resiste al Gram, si riproduce per endospore : è lungo «da 1,5 a 8 &, con uno spessore di 0,8 a 1. Con aspersioni fatte con colture pure di questo microorga- nismo gli Autori hanno ottenuto la ipa iha artificiale d. malattia, e dalle piante ammalate così ottenute isolarono an cc il microorganismo patogeno. " x Essi dunque pensano che il Fusarium VASTA SER 0 a ; trovarono soltanto sulle radici corrose e morte delle piante, non è Sa sia la causa della malattia, ma che questa sia dovuta al Ba cillus Capsici. “IL e cò L. MONTEMARTINI. pate 0A Swira E. F. — Bacterial mulberry blight (Nebbia del gelso do- — ; vuta a bacterî) (Phytopathology, Vol. II, 1912, una pagina). La bacteriosi del gelso negli Stati Uniti è dovuta ad un organismo bianco, che non liquefa la gelatina, munito di fla- gello polare, al quale l'Autore dà al nome di Bacterium Mori, - adottando la denominazione proposta per la stessa malattia da Boyer e Lambert. Non accetta il nome di Bacillus Cubonianus col quale il Macchiati indicò in Italia l'organismo da esso tro- vato sui gelsi ammalati, perchè questo viene presentato come _ organismo giallo, sporigeno, capace di liquefare la gelatina. Il Bacillus Cubonianus Macchiati o è un organismo saprofita, o se è veramente parassita è causa in Italia di una malattia af- | fatto diversa da quella che si manifesta in America e della quale qui si discorre. E. A. Bressey (East Lansing, Michigan). Smra E. F. — Bacillus coli, a cause of plant diseae (Il Ba- SH cillus coli come causa di malattie delle piante) (col prece- ti dente pag. 175-176). | x x È una critica della nota del dott. A. W. Giampietro (vege R: gasi alla pagina del volume di questa Rivista) nella ES: BACTERI © 145 CA - quale. sì afferma che il marciume molle delle cipolle è dovuto E. al Bacillus coli. Via » “a ._Hlavoro fu fatto contemporaneamente a quello del Johnston . che attribuì allo ‘stesso microrganismo il marciume della gomma E. coco. i "è E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). con macchie del cavolfiore) (UV. S. Deptm. of Agricult., Bu- reau of Plant Industry, Bull. 205, 1911, 15 pagine con 8 tavole). Nel 1909 vennero mandate dalla Virginia orientale alcune gente di cavolfiore le cui foglie erano coperte da macchie di | colore grigio-rossastro scuro con tre mm. di diametro, spesso Miri tra loro ad occupare una larga superficie del lembo. E: Non era solo colpita la lamina fogliare ma anche le nervature à | laterali e la principale, ed anzi nei casì più gravi le nervature d contratte e le foglie accartocciate. Una malattia simile si pre- | sentò anche su cavoli provenienti dalla Florida. Pare che la | parte centrale della piante (il fiore) non ne venga attaccata. Dalle macchie fu isolato un bacterio e se ne prepararono È È colture pure. Con queste si tentarono inoculazioni facendo irro- | razioni con acqua tenente in sospensione i bacteri sopra piante e sane giovani, di 10 a 25 cm. dialtezza, tenute poi alcune libere Pa ft in campagna o in serra, altre sotto campana. Al terzo giorno se | apparvero sulla pagina inferiore delle foglie macchie scure e in i pe o cinque giorni tali macchie, di mezzo a uno e due s) millimetri di diametro, si estesero ad ambedne le pagine fo- rs acquistando il colore grigio-rossastro caratteristico. Dove sì era irrorata ed infettata soltanto la pagina superiore le mac- ES chie sviluppatesi erano poco numerose, mentre invece erano © Lé = 146 L’ infezione penetra dagli stomi. Pare che le foglie nici quelle giovanissime non ne possano venire attaccate, mentre n sono facilmente prese quelle di mezza età della medesima pianta. n In tre o quattro settimane le foglie ammalate diventano i gialle e cadono. o Le inoculazioni fatte nei cavoli producono egnali risultati, ma le macchie vi sono di colore più scuro. Tutti gli esperi — menti fatti in FaBEGti e giugno del 1909 diedero rienliga po DRESS variò fra 26° e 34° C. mentre il massimo di temperatura di per l’ accrescimento delle colture è 29°. Nell’ inverno succes- sivo le colture perdettero molto della loro virulenza, ma alcune. inoculazioni fatte con esse diedero risultato positivo ed i micror- ganismi che se ne isolarono ancora riacquistarono la virulenza primitiva. | Furono fatte inoculazioni sul navone, sui rafani e sulla se- nape insieme a cavoli e cavolfiori; ma soltanto queste due ul time piante rimasero infette. fn Il microrganismo ha la forma di breve bastoncino, formante in certi mezzi lunghe catene; non produce spore; è mobile per mezzo di uno a cinque flagelli polari lunghi due o tre volte la lunghezza del corpo; non si colora col reattivo di Gram; non sv dà acidi; è aerobico e non sviluppa gas; muore a 46° C. e re-. dì siste fino ad una temperatura di 0°, presentando un optimum di DE: accrescimento tra 24° e 25°; è ucciso dalla luce solare diretta. pi L’Autrice lo descrive e lo indica col nome di Bacteriam Sa maculicolum. a E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). bian ae è Eee e i I AGENTI CHIMICI 147 HannIic E. — Untursuchungen ilber das Absostossen von Bliiten unter dem Einfluss dusseres Bedingungen (Ricerche sopra la caduta dei fiori sotto l’ influenza delle condizioni esterne) (Ztschr. f. Botanik, Jena, 1913, pag. 417-469, con 11 figure). Mentre la caduta delle foglie e di parti ancor fresche di fiori in un gran numero di piante è un fenomeno normale, la caduta di intieri fiori è cosa anormale e patologica. Ed è anche poco | studiata, onde l'Autore, dopo avere accennato alle scarse osser- vazioni già fatte da altri su questo argomento, fa in proposito molte ricerche anatomiche e fisiologiche e giunge ai seguenti risultati : Un certo numero di piante ha la proprietà di perdere i fiori, le gemme, i frutti e talora anche le foglie quando l’ aria nella quale vivono venga ad essere inquinata, anche legger- mente, da gas illuminante. Tale sensibilità mentre pare comune a tutte le specie di determinati generi, nou si estende invece a tutti i generi di una medesima famiglia. La caduta dei fiori, dei frutti e delle gemme nell’ aria di laboratorio ha inogo solo per le piante nel cui peduncolo fiorale vi è un primo strato di separazione, sì trovi esso nella parte apicale, o basale, o mediana del peduncolo stesso. La caduta del fiore o della gemma ha luogo per la soluzione della lamella delle cellule di questo strato, o per soluzione di tutta la membrana. . Gli agenti chimici che provocano tale caduta sono specialmente il gas illuminante (in traccie) e il fumo di tabacco: il biossido di carbonio non ha, nel fenomeno che ci occupa, nessuna azione. - Oggi l’elevamento di temperatura facilita l’azione dell’aria di laboratorio. Nelle piante a fiori unisessuali, i fiori maschili cadono, ancor turgidi, alcuni giorni dopo l’ antesi, quelli femminili cadono x ancor freschi prima di essere fecondati. Il fenomeno non è repen- "CRE 54 NOT Li 2: dIGS0O AGENTI CHIMICI # AGENT DI. È è A ad - Re 7 Na tino ma dura piuttosto a pi el azione dell aria. inq : tata sì fa sentire anche per un certo tempo dopo che. da ni ese portata in altro ambiente perchè una parte dei gas nocivi. Sho Ù ‘(EE Aa ca J no) (2% - Po tti al trova ancora, nei vani intercellulari, dentro i tessuti. "rr. VASI Cc L. MONTEMARTINT.. SAI De CiLLis E. e Manco A. — Intorno agli effetti della folgore sulle — conifere del real parco di Caserta (Att d. R. Ist. d' Inco- | DI raggiam. di Napoli, 1912, Ser. VI, Vol. IX, 18 Pages n po una tavola). Gli Autori hanno studiato gli effetti di parecchi falmini che 3 sono scoppiati nel parco di Caserta durante un temporale fortis-. JI simo nel 5 luglio 1911. i 3 In generale le piante colpite direttamente dal fulmine sono | morte, ed intorno ad esse si è fatta sentire, per una zona più o meno vasta fino ad un massimo di poco più di 30 m., una influenza più o meno dannosa che ha agito in modo diverso al seconda delle essenze facendone seccare egualmente alcune, pros ducendo inoltre il parziale essicamento della chioma dalla a rivolta al punto di fulminazione, mentre per altre infine non sì ebbe nessun danno. Per talune essenze i danni si sono manife È stati un anno dopo (come ha già visto 1’ Hartig in casì analoghi), Faga SS il che secondo gli Autori è dovuto al fatto che l'intensità della corrente elettrica ha danneggiato in modo speciale il sistema. x > radicale che ha finito col seccare. ti po 3 Gli Autori accettano l’ ipotesi del Tubeuf che la morte interi grossi gruppi di alberi sia prodotta. da inradiazioni de La fulmine (Streublitz) e cioè da dimetto del tutine i certo numero di fasci raggianti, Esaminano accural = 2% - AGENTI ATMOSFERICI — ANATOMIA PATOLOGICA 149 chioma degli alberi più o meno danneggiati, e finiscono col concludere : 1. Che nel potere delle punte risieda la causa principale della scelta che il fulmine sembra fare fra le diverse essenze influenzate dalla nube temporalesca; fatto che d’ altra parte vien meglio dimostrato considerando che i danni maggiori li hanno subiti, tra i pini stessi, quelli a foglie rigide ed erette (P. Pinaster, P. Pinea, P. syleestris, ecc.) a preferenza di quelli a foglie meno rigide e pendenti (P. canariensis, P. Monte- È zumae, ecc.) 43 2) Che la causa efficiente della morte delle conifere cir- costanti ai punti colpiti, sia dovuta a scariche di irradiazione, che oltre al dissecamento di parte di chioma hanno determinato il rapido e completo essicamento delle radici, donde la morte in A epoche successive alla scarica stessa. Consigliano , per le piante colpite solo parzialmente, di to- gliere tutto il secco e riformare ed equilibrare la chioma. Anche con queste operazioni non si può però avere sicurezza assoluta per la vita futura della pianta perchè non sì può sapere come è rimasto il sistema radicale: un indizio della vitalità o meno delle piante colpite, si può avere dai processi di cicatrizzazione, avvenuti o no, intorno alle ferite. L. MONTEMARTINI. LarcHer O. — Contribution a l’étude des tumeurs de la tige et — de ses ramifications (Contributo allo studio dei tumori del fusto e delle sue ramificazioni). (I°" Congrés Intern. de Pa- thologie Comparee, Paris, 1912, 16 pagine). Tumori sono quelle produzioni anormali più o meno volu- minose che si sviluppano in una parte qualsiasi dell’ organismo PATOLOGICA «x Pio 150 JA i. À ANATOMIA Ties 0*f* 2% e che, costituiti da tessuti di nuova formazione, hanno gen mente la tendenza a persistere ed a crescere in volume. Si ri- scontrano, nella maggior parte dei casi, sui fusti. o. sui loro rami, sulle gemme, sulle foglie, sopra gli organi gli riproduzione ed anche sulle radici; hanno le forme e le dimensioni più varie ; le quali hanno valso loro i nomi più differenti (fumori, tuber- | coli, rogna, ernia, broussin, galle, ecc.); risultano da due pro- cessi (ipertrofia ed iperplasia) più o meno accentuati ed in vario ; modo combinati fra di loro, epperò mentre constano di elementi specifici proprii dell'organo e della parte di organo sulla quale sì sono formati, presentano un peculiare raggruppamento di - questi elementi affatto diverso dal raggruppamento normale. Qui l'Autore prende in esame soltanto i tumori che si svi- wi luppano sui fusti o sui rami delle piante e ci dà una buona sintesi di quanto si sa in questo ramo della fitopatologia. Circa 1 caratteri esterni, accenna al tumori che si presen- tano come semplici pustole più o meno elevate sopra la super- ficie dell’ organo ammalato, e da questi segna tutti i passaggi al più grossi tumori con corpo ben distinto, aderenti con base larga o ristretta all’ organo che li porta, e colla superficie più o meno liscia o screpolata. Alcuni tumori (detti più propria- mente nodi) si formano nell’ interno della pianta e di essi non si ha alcuna traccia visibile all’ esterno. | Quanto all’ eszologia, l'Autore afferma che i diversi tumori dei fusti o dei rami delle piante possono formarsi per azione delle cause più varie, parecchie delle quali talora possono anche agire in concorrenza tra di loro: calore, umidità, freddo, azioni. traumatiche, azioni parassitarie (specialmente bacterî), ingorghi « nutritizî in seguito a potature o a distruzione di organi di con- sumo. Sia A k se Per la durata dei tumori, l'Autore osserva che certi sem- plici rigonfiamenti possono resistere per molto tempo sulla pianta e talvolta hanno una vitalità più lunga che il fusto che li porta; + È k: + -" ta ST ANATOMIA PATOLOGICA 151 altri (i cosidetti chaudrons dalla forma a pajuolo) durano fin T/Rò ; : . . . . _ che sono coperti dalla scorza e poi marciscono rapidamente ; nelle piante erbacee annuali i tumori seccano quando la pianta | Imuore e secca essa pure, ma muoiono più lentamente in causa . delle abbondanti riserve che contengono ; i broussin seccano di solito molto presto e si staccano in frammenti. Anche gli effetti dei tumori sopra le piante che li portano | sono assai diversi. Se si tratta p. e. di zoocecidî, la reazione _ provocata dal parassita si fa sentire tutto intorno al tumore e in tutte le direzioni, fino ad una certa distanza che varia a se- «conda della grossezza del parassita, dell’ età e della grossezza dell’ organo attaccato, ecc. I così detti nodi, o tumori interni «la cui presenza non è visibile all’ esterno, diminuiscono la resi- . stenza del legno e dànno poi luogo a fenomeni di marcescenza con formazione di cavità più o meno grandi. Alterazioni della stessa natura seguono la formazione ed il disfacimento dei così detti chaudrons e lasciano poi la porta aperta ad ogni sorta di “= parassiti. Certi tumori che abbracciano quasi completamente POI «_l’organo sul quale si sviluppano possono riuscirgli fatale perchè impediscono la circolazione dei succhi: si vedono così deperire e seccare le parti dei rami che sono superiori a tali tumori, mentre inferiormente si sviluppano dei ciuffi di piccoli rametti secondarî che portano l’albero all’etisia. Molti tumori persistenti che apparentemente non impediscono la vita all'albero sul quale | si sviluppano, riescono egualmente dannosi perchè stornano a fi, _ loro profitto gran parte delle sostanze nutritizie di riserva. L. MONTEMARTINI. a MameLi E. — Sulla presenza di cordoni endocellulari nelle viti “sane e in quelle affette da roncet (end. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1918, Vol. XXII, pag. 879-882). viti sane cio B da diverse e letale lost n È cordoni endocellulari che secondo il Petri (veggasi alle 174 e 337 del precedente volume di questa Rivista) sarebl caratteristici delle viti affette da roncet. biagi ica È Re + s Le ricerche da essa fatte hanno quasi sempre dato ont co positivo, onde ne conclude che la presenza di cordoni endocel- | he lulari non costituisce un carattere CRA DE pia roncet, ma è è L. Mori _ PAT ; = e - Sd pi A; Voces E. — Usher Regenerationsvorginge nach Hagelschlagwunden — Di; an Holzgewzchsen (Sopra i processi di rigenerazione dei ve-, o) E? v, he v getali legnosi dopo le ferite dovute a grandine) (Centralbi. f. Bakteriol. ecc., II Abth., 1918, Bd. ZARE pag. 588: 567, con 11 figure). i Be A Si parla specialmente della formazione del perito e len-- È ticelle, nelle lesioni prodotte da grandine, nei frutti, nei rami, e nei fusti legnosi. È il lavoro di cui una nota preliminare. fa riassunta alla precedente pagina 72. NOTE PRATICHE 153 NOTE PRATICHE LA LEGGE ITALIANA CONTRO LE MALATTIE DELLE PIANTE La Camera ed il Senato hanno votato una legge intesa a disciplinare e rendere obblîgatoria la lotta contro le malattie ed i parassiti delle piante. Tale legge consta di 11 articoli, quattro dei quali riguardano dispo- sizioni transitorie, regolamentari, finanziarie e penali, gli altri sette prov- vedono alla segnalazione delle malattie ed alla cura. Per impedire che nuove malattie e nuovi parassiti sieno importati dall’estero gli articoli 2 e 3 della nuova legge danno facoltà al Ministero di Agricoltura di sospendere la importazioue o il transito di piante o prodotti vegetali ritenuti infetti, o fissare i porti o le stazioni di confine da cui tali importazioni debbano aver luogo per ivi imporre la visita e, ove occorra, la disinfezione. Per impedire che vecchie o nuove malattie o parassiti si diffondano all’interno, l’ articolo 1 fa obbligo ai vivaisti ‘e commercianti di piante di denunciare i loro stabilimenti onde il Ministero possa sottoporli ad ispezione e chiuderli, o prescriverne le disinfezioni se ritenuti infetti. L’articolo 2 dà poi la facoltà al Ministero di proibire la esportazione di piante dal territorio di comuni nei quali siasi accertata la esistenza di malattie diffusibili. Gli articoli 4 e 5 dànno facoltà agli incaricati del Ministero di en- . trare in tutti i fondi, qualunque ne sia la coltura, per ispezionare le piante e di imporre, ove occorra, rimedii, disinfezioni ed anche distru. zioni per impedire che una malattia o un parassita una volta comparsi si diffondano facilmente. | La cura può essere resa obbligatoria 0, se non eseguita dai proprie- tarii, può essere fatta fare dallo Stato a spesa però degli interessati. Per facilitare le operazioni di cura 0 per AIGOnA organizzare, | ressati stessi potranno unirsi, volontariamente o coattivamente, in c sorzii e questi ultimi avranno diritto di imporre una sovrimpe» i lire 5 per ogni ettaro. uv Pg ne - L’art. 7 dispone che nei casi gravi lo Stato pren alle pai di direzione della difesa, assumendo a suo carico una parte delle spese | della difesa stessa. mu < 2200 a ; mt vc LA DIASPIS E LA ESPORTAZIONE DEI FIORI c° LS Se Mg Vada LE Cominciando ad applicare qualcuno dei voti fatti dall'Istituto Inter- } PR nazionale di Agricoltura e di cui si è parlato nel precedente numero di questa Rivista, i governi francese ed italiano hanno deferito ad una com- 3 Mo. missione di tecnici l'esame e la risoluzione della questione circa l'espor- © tazione di fiori italiani in Francia e il pericolo di introduzione della 3 Diaspis pentagona nel territorio di questa nazione. La commissione si è riunita ed ha ultimato i suoi lavori facendo proposte concrete che hanno per base le seguenti considerazioni : Fran La maggior parte dei fiori che sono oggetto di esportazione non por: > tano direttamente la Diaspis, ma possono riescire pericolosi solo in quanto % ; > possono portarne occasionalmente le larve cadute dagli alberi diaspsido- | fili coltivati nelle vicinanze e disseminate dal vento. Per conseguenza, | — siccome durante i mesi da novembre a tutto aprile la Diaspsis non dà — è larve e rimane fissa sulle piante che attacca, il commercio dei fiori (sui quali, ripetiamolo, non vive e quindi non rimane attaccato il temibile para assita) non rappresenta durante tali mesi alcun pericolo e può essere. lasciato perfettamente libero. Li Per gli altri mesi, da maggio a ottobre, quando dalle piante diaspo-. où file infette le larve di Diaspis possono essere disseminate dal vento tutto — intorno nella campagna e cadere dunque anche sui fiori, l esportazione S di questi può essere lasciata libera solamente quando provengano da lo- calità nelle quali non si coltivino piante diaspofile o almeno siano asso lutamente e certamente immuni da Diaspis: negli altri casi, e cioè quando $. provengano da regioni sospette di infezione, i fiori potranno essere man: $ dati soltanto alle distillerie purchè chiusi in sacchi di tela che non La (PE fra sarai NOTE PRATICHE 155 mettano la disseminazione delle larve eventualmente cadute su di essi e rimaste loro attaccate. i Dovrà poi essere proibita comunque l’ esportazione delle piante dia- È spofile per eccellenza (gelso, pesco, brussonezia e qualche altra) come le | più adatte a diffondere il malanno. | La Commissione ha riconosciuto poi che, data la diffusione sempre crescente della Prospaltella Berlesei in Italia, tutte queste misure saranno diventate fra qualche anno inutili perché la Diaspis non potrà più essere agrariamente temibile, Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1915. N. 27. — Contro la fumaggine dell’ olivo si consigliano irrorazioni colla miscela proposta dal prof. Lotrionte: sapone molle di soda o di potassa chil. 2 a 2.50; solfo in polvere molto fino chil. 5; creolina com- merciale chil. 1; acqua quanto basta per portare il volume della miscela a 100 litri. Occorrono almeno tre irrorazioni: una tra la fine di marzo ed i primi di aprile, la seconda 15 giorni dopo, la terza tra la fine di luglio ed i primi di agosto. N; 29 — Per difendere le mele e le pera dai parassiti crittogamici, si consigliano, seguendo il prof. Tannaro, irrorazioni con soluzioni al due Der ‘cento di solfato di ferro; tre irrorazioni, e cioè quando le frutta hanno raggiunto un terzo del loro sviluppo, quando sono a metà gros- sezza e un mese prima della raccolta. N. 30. — T. Silva nota che tra i nemici animali più dannosi alle ri- sale sono le lumachelle, le coppette o tannoni (Apus cancriformis) e gli scorpioni d’acqua (Nepa cinerea), non che un numero considerevole di di larve di insetti che molte volte invadono il seminato dopo avere sver- nato nelle stoppie. Contro questi animali si consiglia di dare ’ asciutta agli aprezzamenti più danneggiati per un paio di giorni. Un buon ri- medio preventivo è anche l’incalcinatura del terreno ad epoca opportuna in inverno, L. ma, l'1 per 100 per combattere i seguenti fans parassiti: Clasterosporiu Amygdalearum sugli albicocchi, Limacinia Penzigi sulle foglie di li mone, Gymnosporangium Sabinae forma ecidiosporica sopra le foglie di 4 pero, Coryneum microstictum e Macrophoma longispora su tralci di vite; 10 Sclerotium coepivorum su bulbilli di aglio, Isariopsis griseola sui fagioli, Cercospora Violae sulle foglie di viola del pensiero. Pel Clasterosporium Pe Amygdalearum, che oltre gli albicocchi attacca anche i cigliegi ed ha peschi, sì consigliano anche trattamenti invernali al fusto ed ai rami î con solfato di ferro. Contro lo Sclerolium coepivorum, quando è uo diffuso, si consigliano pure, oltre le irrorazioni con poltiglia bordalepgtini la disinfezione del terreno con solfuro di carbonio nella dose di 20-25 gr. per ogni metro quadrato e la sospensione della coltivazione dell’aglio di per almeno un anno. a Dal Bollettino della Cattedra Anbulante di Agrumicoltura Sd di Messina. 1913, N. 6. 13 0 Per combattere le cocciniglie principali degli agrumi e dell’olivo me- Ve. diante le irrorazioni solfo-calciche, A. Drago, avuto riguardo all’epoca. di di ia sviluppo delle cocciniglie stesse e al modo di vegetazione delle piante! | attaccate, dà i seguenti consigli : tà È 1. Per la lotta contro la Bianca-rossa (Chrysomphalus dictyospermi È vi var. pinnulifera Mask.), la Bianca (Aspidiotus hederae Vall.), il Pidocchio da (Lepidosaphes beckii New.), il Pidocchio nero (Parlatoria zizyphi Lucas) — ; e la Bianca dell'Olivo (Aspidiotus betulae) esaminare le SSR. nei mesi. di ni simi cerchietti ue di color brunastro o rossastro nel | caso della Bian — ca-rossa, bianchi nel caso della Bianca degli Agrumi e dell’ Olivo, ra di legno o canella ed allungati nel caso del Pidocchio e neri. nel. | È del Pidocchio”nero, si devono fare le irrorazioni ; i St ù 2. Per la lotta contro la Rugna degli Agrumi e dell’Olivo (Saissetia 1. oleae Bern), raccogliere dei rametti di dette piante su cui si sedia 6 “- NOTE PRATICHE 157 taccati parecchi adulti dell’ insetto, verso i primi di giugno ed ultimi di agosto, tagliarli in piccoli pezzi, metterli in un bicchiere di vetro bianco ‘che poi si capovolge su un foglio di carta pur essa bianca, ed ogni paio di giorni osservare la parete di esso esposta alla luce. Quando vi si ve- dono vagare numerosi insettini rossastri, fare irrorazioni ; 3. Contro la Rugna del Fico, (Ceroplastes rusci L.), verso i primi di giugno e di settembre osservare la pagina superiore delle foglie e quando su esse sì notano molte macchiette di color rossastro o biancastro procedere alle irrorazioni ; MR RT ARTI, APRI IRPI, TREN ROOT RESTAVA : ia ed, ; " dee at, I 4. Le irrorazioni devono essere fatte con molta cura, bagnando bene le foglie, sì da farvi rimanere una patina biancastra uniforme FEAR a quanto più è possibile ; “e La 5. Per ogni ‘pianta di Agrume consumare una media di litri 20 di acqua nella quale furono diluiti i Polisolfuri di Calcio concentrati ; MRSTTTRO 6. Durante il giorno fare irrorare non più di 60 piante di Agrumi, | se è un solo irroratore ; il doppio se sono adibiti due alla stessa pompa; T. Le pompe da adottarsi devono avere il serbatoio di legno o di Lai i cp - ferro con corpo di tromba pure di ferro. Sono anche buone le pompe di ——ottone, ma costano molto; si 8. Il numero delle irrorazioni da praticarsi alle piante infette, nel primo anno deve essere quante sono le generazioni degli insetti da combattere; nel secondo anno può ridursi a due o anche a nessuna se l’anno precedente le irrorazioni furono fatte cen somma cura, o limi- tarle alle due ultime generazioni se si tratta della Bianca-rossa, della Bianca Pidocchio, Pidocchio nero e Bianca dell'Olivo : all’ ultima genera- zione, cioè alla seconda, se si tratta délla Rugna degli Agrumi, dell’ Olivo o del Fico; 9. I Polisolfuri di Calcio non sono un insetticida che agisce pre- ventivamente, perciò si devono adoperare quando l’ infezione esiste ; » 10. Im caso di forte infezione è bene fare le irrorazioni con due pi È irroratori, di cui uno irrora la parte bassa delle piante e l’altro, contem- | poraneamente, la parte alta a mezzo di una scala a piuoli. | Dal Giornale di Risicoltura. Vercelli, 1918, N. 12: N. Novelli segnala il fatto che non essendo l’anno scorso il riso ma- turato bene, od avendo raggiunta una maturazione completa solo per 9 TESO Na sm premene * sementi di scarsa germinabilità e che hanno dato pis deboli ei resistenti durante il periodo critica dell’inradicameuto. Di qui dei d rimenti e un certo diradamento nelle risaie. Bisogna. dunque che | la possono produrre, procurarsele da fuori. si Tad Dal Giornale Agrario Mantovano. 1913, N. 6: Per i medicai molto infetti dai bruchi di Biston graecarius (geometra o misurine, bruchi che riescono poco dannosi, perchè sono ancor piccalt & al primo taglio, ma molto al secondo), si consiglia falciare l’erba e su- bito dopo, in un momento in cui il terreno sia ancora umido, cilindrarlo | con un pesante rullo per schiacciare il maggior numero possibile. di larve. La medica non è danneggiata da questa operazione, ed anzi darà. maggior quantità di fieno. Dalla Lomellina Agricola. Mortara, 19183, N. 14: Si parla dell'uso di attirare le farfalle della tignola della vite con melassa di raffineria in fermentazione. Si sciolgono a tal’uopo 10 Kg. di <% melassa in 100 litri di acqua, si aggiunge un litro di feccia di vino e si -S9 colloca il tutto in ambiente a temperatura di circa 25 centigradi sì da provocare una rapida fermentazione. L’odore sviluppato da tale fermen- ja tazione è quello che attira le farfalle. Il liquido viene messo in vasetti della capacità di circa un. sedice simo di litro e che sono riempiti soltanto per due terzi. Tali vasi vas Di disposti tra il fogliame, un po’ al di sopra dei tralci a frutto, quando si prevede la comparsa delle farfalle, ed in seguito due volte alla setti U mana si va a schiumare e distruggere le farfalle accolappiel aggiu è gendo poi nuovo liquido. » | pipa, Pare che le esperienze fatte ni Gironda abbiano” dato ottimi Us sultati. i Età SD * val PA È PEA NOTE PRATICHE 159 | Dal Bullettino dell'Agricoltura. Milano, 1918. N. 17. —- Il Conte F. Sormani richiama ) attenzione degli agricoltori | sopra i danni che può arrecare il mal del falchetto dei gelsi dovuto al- l’Armillaria mellea. In certe località della Brianza muoiono perfino più di trenta piante in media per ogni ettaro! Il Sormani ha fatto tentativi | con diverse concimazioni chimiche, con drenaggi, ecc. onde arrestare la . diffusione del male, ma senza risultati positivi. I gelsi Cattaneo non > sono, come si credeva, resistenti; è a pensarsi però che il rimedio lo si | troverà in una varietà di gelso porta-innesto refrattario agli attacchi del fungo. N. 19. — Contro la tignola dell’uva si consiglia la caccia diretta alle farfalline, da darsi in maggio quando esse compaiono per la prima volta, e prima che abbiano deposto le ova : al mattino per tempo, quando sono intirizzite dal fresco umido della notte, dette farfalle cadono faclimente | scuotendo leggermente le viti e si possono raccogliere su tele o su om- brelli capovolti. N. 22. — Anche i maggiolini si possono far cadere facilmente e rac- cogliere su sacchi di tela stesi sotto gli alberi, scuotendo i rami al mat- . tino molto presto. In seguito si uccidono e si possono utilizzare o come alimento del pollame o come concime molto ricco di azoto. Dall Agricoltura Subalpina. Cuneo, 1913. N. 5. — Come buon insetticida contro la Diaspis ed altre cocciniglie, si consiglia l’alcool denaturato allungato con un decimo di Lysoform “© greggio. È Dalle Stazioni Sper. Agrarie Italiane. Modena, 1913. N. 2. — O. Munerati e T. V. Zapparoli dimostrano che i semi delle DE leguminose infestanti che non hanno raggiunto sulla pianta il loro com- pleto stato di maturità, hanno i tegumenti più permeabili all’ acqua, eni “ | epperò germinano è 50enA trovano: 3; te rren ficiente. Conviene dunque il taglio delle stoppie e (i le farle presto, prima che le dette piante infestanti. pia 1 completamente i loro semi; così questi cadendo nel terreno a - maturi, germinano subito e vanno perduti. PR Dall’Agricoltura Coloniale, a 1918. P i N. 4. - Per combattere la così detta pulce della dna o del & conosciuta nel Sudan col nome di Garanka, si consiglia tagliare. el ciare le piante sulle cui foglie essa prima si presenta e fare poi il zioni con soluzioni di petrolio emulsionato o con soluzione sapoi osa nicotina. i a 91 Pavia - Tipo grafia e Legatoria Coop _ Agosto 1913. Num. 6. - Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI L. PAVARINO ti Sopra il marciume dei pomidori. “Fasi Nel Centralblatt fiir Bakteriologie (') è stato pubblicato un È 3 . lavoro di I. Groenewege sopra la malattia dei pomodori già stu- ki | diata dal Prillieux in Francia, dell’Earle nel Nord America, dal Rostrup in Inghilterra, dal Delacroix, dallo Smith, e final mente. descritta da me nel lavoro (*) riassunto alla pagina 314 del volume IV di questa Azvista di Pat. Vegetale. Groenewege ha isolato dai frutti malati di pomodoro un microrganismo che ha gli stessi caratteri del microrganismo da me isolato da materiale raccolto in Italia e descritto nel la- voro sopracitato. Infatti, dal confronto risulta che, rispetto agli | ordinari mezzi nutritivi, i due microrganismi hanno i seguenti caratteri morfologici e colturali. Entrambi ì microrganismi sì n te - (1) GroenewEGE J., Die Fiule der Tomatenfriichte, verursacht durch — Phytobacter lycopersicum n. sp. Central. Bakt., 2 A b t., Bd. 37, p. 16. “_—’»’(@ Pavarino L., Sulla batteriosi del pomodoro. Atti Ist. Bot. di Pavia, - Ser. II, Vol. XII, 1910, pg. 337-344, con una tavola. DE 1 VA EVER, "> TRES < "pagina SITA > n sa z Lai " x API Eli i = rù 2A sa * s t N ae 4 i - z = a di he 162 _ PACTERI _ > ì hi ture a piatto che in quelle a Redi: detti cLiocorgpi mano colonie tondeggianti le quali vanno acquistando una di gialla sempre più intensa con l’ accrescimento e l’ età. + Anche per infissione si forma un fittone giallo con svilapi pc più rigoglioso alla superficie e più scarso verso il fondo della! € provetta, cosicchè la forma degradante del fittone medesimo di- mostra come i due microrganismi siano prevalenten ai CCNI robici. ! Si Così pure in gelafiza si osservano colonie simili tondeg: A gianti sia nelle colture a piatte che a striscio e per infissione DE: ha È Lai sì osserva la comparsa di una zona di fusione la quale progre- disce rapidamente in modo da fluidicare in pochi giorni tutta Di la gelatina del tubo da saggio. 4 È Anche nel drodo si osserva lo stesso intorbidamento diffuso persistente, con formazione di un precipitato giallo in fondo del a tubo. E nelle colture su fafafe si ottiene una patina irregolare a *® è LI _ di color gialliccio più 0 meno intenso. Re aio) Si è inoltre constatato che le colonie di detti microrganismi. v possono variare di forma cambiando di mezzo nutritivo, ma comunicano sempre al diversi terreni un PIgoSnio giallo abba- stanza caratteristico. ta î Mancano, per il microrganismo di Groenewege, i caratteri riguardanti i metodi di colorazione, ma vi è complessi quanto basta per dire che si tratta del medesimo microrganismo. Finalmente con le colture dello stesso batterio si è otte nuto dall’Autore e da me la produzione artificiale della malattia, i ciò che verrebbe a stabilire 1’ identità dei due mie | Il lavoro di Groenewege ha dunque importanza parsha.ee ferma, con ricerche fatte su materiale di altra regione , le 1 osservazioni e dimostra in modo sicuro che si tratta di una lattia di natura parassitaria. | CESTI “Lasa "i BACTERÌ 163 sà Trattasi di un P%ytobacter o di un Bacterium ? be E Il Groenewege, che non conosceva il mio lavoro pubblicato -R due anni or sono, ha classificato il microrganismo come un P%y i sce con l'intenzione di costituire un genere nuovo, detto | fisiologico s per raggruppare alcune Pseudomonas, conosciute | come parassite delle piante. A dir vero, il microrganismo in pa- G - rola è munito di ciglia polari come già ebbi ad osservare nella mia precedente pubblicazione nella quale dicevo a pag. 340: _ Coni metodi di Loffler e di Bunge per la colorazione delle | ciglia si riesce con molta fatica a metterle in evidenza, ma non | in numero costante e cioè, da 1 a 4 ed inseriti ad un polo e certe volte si riceve l'impressione come se i fiagelli siano inseriti * = ad una capsula incolora. sa Data la difficoltà della colorazione delle ciglia, è facile che | questi diversi aspetti di numero e di disposizione dei flagelli si . debbano riferire ai métodi ... do; Per questo carattere, se si dovesse seguire ancora la clas- & sificazione del Migula, basata sopra i flagelli, si tratterebbe di :$ una Pseudomonas e potrebbe quindi accettarsi la distinzione fi- È: siologica fatto dal Groenewege col nome generico di Pkyfobacfer ; — la specie dovrebbe perciò chiamarsi P%yfodacter Briosti, per ra- | gioni di legittima precedenza. Però siccome la classificazione v sa basata sulla gna dei flagelli è ormai abbandonata, [come si è “Bi vede nei trattati più recenti (‘)), e furono mantenuti soltanto i Lenti Bacterium e Bacillus, così parmi più esatto ascrivere al genere Bacterium il microrganismo del marciume del pomodoro sl >: e conservare al medesimo il nome di Lacfer:zm Briostî, essendo | venuto sdopo quello sinonimo di P%yfodacter lycopersicum, nome al quale corrisponde lo stesso microrganismo, da me preceden- = | temente isolato e descritto. _ Pavia, dal Laboratorio Crittogamico, 5 Agosto 1913. bra _ ® LEHMANN E NEUMANN., Atlante e Compendio di Batteriologia. Trad. (italiana del A U. Carpi, Soc. Editr. Milano, 1910, pg. 180. sia dal lato anatomo-patologico che da quello eziologico, c riguardo ai relativi metodi di cura. i | 121° «SMR Compito mio speciale fu di ricercare, nel'ebbondaat bed: teriale che ci procurammo dalla Sicilia e da altre località, Posi stenza o meno di qualche parassita bacterico o fungino la cui presenza costante potesse giustificare l’ opinione di coloro Mod ® vee I ritengono la malattia di natura parassitaria. SR e Alcuni autori, fra cui il Viala ‘), Briosi *), Pichi 8), Deliri A croix ‘) hanno già avanzata l'ipotesi che la malattia sia dovuta | È ad un’ infezione bacterica, ma in realtà poche e incomplete Co !) VIALA, Maladies de la vigne, 1895. ; a RI Id., Revue de vitie., 1894-1898. po ?) BrrosI G., Intorno alla malattia designata col nome di Roncet svi-o va i luppatasi in Siollia sulle viti americane. (Atti Ist. Bot. Univ. di Pavia, Sd Vol. VII, pag. 12). o Di ‘atto che la malattia si manifesta in luoghi fra loro lontanissim n e disparati, ed il trovare appezzamenti del tutto infetti accanto ad altri perfettamente sani indicano che essa non è prodotta nè da anormale com- posizione di terreno, nè da procedere avverso di stagioni, nè da altre azio Di esterne o d’ RE SE che alterino in modo generale le funzioni fisiologich bi: della pianta; invece si rafforza l’ opinione che la causa sia di natura - da rassitaria, presa questa parola in senso largo. Forse trattasi di quale bacterio come è stato affermato pel Malnero ,,. i: 3) Picni, La Rivista, 1907, p. 135. UAAR, ‘) DeLACROIX G. Maladies non parasitaires des ie cultide. 1908, pag. 285). Secondo lA. il roncet sarebbe frequentemente u È cazione dalla malattia batterica denominata cola best ìab BACTERI 165 rono le ricerche orientate verso tale ordine di idee, in confronto di quelle fatte per rintracciare altre possibili cause della ma- lattia !). In tale stato di cose, ho creduto opportuno riprendere lo studio della malattia ed allestire delle colture adoperando parti elio "€ int ai SNROTEFE! 1 . di piante malate (fusto, radici, tralci) dopo di averle accurata- È. mente disinfettate. 4 Da questi organi malati, seminati nei differenti mezzi nu- È tritivi, ottenni lo sviluppo in colture originariamente pure di alcuni microrganismi di cui credo utile dare intanto notizia. i Sull’ azione patogena o meno di questi microrganismi sa- ranno fatte esperienze di infezione artificiale di cui daremo i «risultati. È 2 Da viti di Awfestris du Lot ®) ammalate di rorcet, che ci } procurammo nel giugno 1912 per mezzo della Direzione del R. 3 Vivaio di viti americane di Palermo, ho isolato in coltura pura sa un microrganismo che presenta i seguenti caratteri morfologici È È colturali. ] Aspetto microscopico e struttura. “ a MT Nelle colture giovani di agar comune e patata, svlluppate RE ei alla temperatura ambiente (20-25° C.) il microrganismo sì pre- vy N L* tx senta con la forma tipica decisamente dacz/lare. È rappresen- ') PanTANBLLI E., Roncet. Viticoltura Moderna - Anno XVII, N. 10-11. 2) Erano viti il cui. ceppo aveva raggiunto circa 5 cm. di diametro e le cui parti vegetative presentavano i caratteri morfologici comuni della malattia tipica e cioè frastagliamento, brachicolia, fasciazione , sviluppo di femminelle, deformazione dei viticci; inoltre il legno del ceppo presentava macchie nere, non disposte a settori (come nel mal nero) ma in forma più o meno irregolare, ciò che denotava una sensibile alterazione del legno dovuta ad uno stadio progressivo della malattia. REI RS AE A ORE badi i O NT ET UN Cr o Wir 9 Atene dee UM BAITA. mi RE PR TEO gp MISA n Al v gerd ) 29 A he; eg ia At Ripa : ” RR x È; I° ripe fe N Tra dio Sa i sa e Lia pe NP. 1 : DI hi gio È 4 (on e “ ® Pda "SE DI ca poi ve cafe dA x Latta di Ù ho o dd "a. È e D 1 " n pa | cà da re tesi Ca TR 66 È BAOTRRI -- 5%, SL ad estremità arrotondate, per lo più diritti, talvolta leggerne te . . . ar ri ; + x “tie 008 incurvati, con tendenza a riunirsi in filamenti dove sono sempre “e na agi x : o ù ‘ Lo 0 distinguibili gli elementi che li formano. Nelle colture giovani . . . . . . . . t 4 cdi a di agar glicerinato i bacilli sono più corti e tozzi; raramente | ’ assumono forma di filamenti non articolati, i quali si trovano piut- tosto nelle colture di agar e più spiluppati nelle colture vecchie. ì I bastoncelli, osservati in goccia pendente, sono dotati di. movimenti oscillatori e di translazione, dovuti a presenza di ciglia che vennero messe in evidenza col metodo di Loòffler. — Essi si colorano con tutti i colori di anilina, anche a freddo, come bleu di metilene, eosina, fuxina, ed anche bene col vio- letto di genziana, ma non resistono al metodo del Gram. : Nelle colture di agar comune e glicerinato la forma bacil- | lare tipica comincia, dopo qualche giorno, a modificarsi per as- sumere quella di bastoncini corti e tozzi con tendenza alla forma ovale o rotondeggiante (di 1u circa di spessore) e nel corpo bacillare si notano dei piccolissimi granuli, più intensamente colorati, da non confondersi con altre più grandi granulazioni chiare, che spiccano nel fondo bleu o rosso delle cellule per la maggiore resistenza alle colorazioni. Queste granulazioni, dotate anche di potere rifrangente, sono tuttavia colorabili con la fuxina bollente di Ziehl. Il comportamento chimico di queste granulazioni, simile a quello delle spore, giustifica l’ asserzione di quegli autori, fra cui il Burge, che hanno veduto una relazione fra dette granu- lazioni e la formazione delle spore medesime. È Dall’interno dei bacilli le spore, (1 0,bu) colorate in rosso col metodo di Mòller, si distaccano liberandosi dai residui della: i membrana bacillare ed assumono forma ovale con margine liscio. La germinazione delle spore è polare e talvolta il giovane. bd bacillo, appena uscito per un’ apertura polare, conserva ad una. delle estremità l’ involucro della spora. BACTERI I67 Il bacillo si allunga e poi si riproduce per scissione for- mando filamenti in cui gli elementi sono uniti mediante tratti d’ unione. Questi microrganismi assumono forme diverse a se- conda dei diversi terreni e dell’ età delle colture. Così nelle giovani colture di gelatina il microrganismo man- tiene la forma bacillare, sebbene un po’ raccorciata, ma subito dopo qualche giorno si trasforma in più corti e tozzi bacilli che presentano una più intensa colorazione bipolare; in seguito as- sume forme per lo più tondeggianti con spore endogene. Nelle colture molto vecchie si osservano forme involutive di degenerazione corte, tozze, con grandi vacuoli fra cui appa- ilono numerose spore. Anche nelle colture vecchie di agar comune, glicerinato e di patate, i bastoncelli sì trasformano prima in bacilli corti e rigonfiati nel mezzo e poi in cellule ovali o tondeggianti in via di sporificazione. Nelle colture assai vecchie non restano più che le spore. Dalle colture giovani di brodo si sviluppano lunghe catene di bastoncini della lunghezza di 3 circa, fra le quali si nota qualche filamento in cui è sempre possibile distinguere gli arti- coli. Nelle colture vecchie si osservano dei bacilli piuttosto corti e tozzi, ma non rigonfi. In parecchi sì osserva la moltiplicazione per scissione trasversale nel mezzo della cellula in modo che, con la successiva scissione, si formano catene di parecchi arti- coli. In queste colture non ho mai trovato spore, ciò che mi ha indotto a credere che in questo mezzo, poco favorevole allo sviluppo del microrganismo, la sporificazione non avvenga. Spe- cialmente nelle colture sviluppate in stufa ho notato la forma- zione di filamenti lunghi 15-20 u con tendenza a formare rigon- fiamenti a pera all'estremo del filamento in modo da tar nascere il dubbio che si tratti di forme actinomicetiche. luppa rigogliosamente in quasi tutti i comuni terreni Pie o a temperatura ambiente, dove sì presenta con la forma bacillare.. In gelatina cresce abbastanza bene anche alla temperatura È . di 10-12° C. La temperatura di stufa ne agevola qualche poco la crescita fino a 30-32° C., ma influisce nel modificarne la forma e la struttura. | “a Piastra in gelatina. - Grandezza naturale. — Dopo 2-8 giorni, 3 a temp. di 10-12° C., compaiono delle colonie puntiformi gial- licce, mentre le superficiali, di color bianchiccio, raggiungono il diametro di 0,5-1 mm. A 60 diametri. — Le colonie profonde sono tondeggianti brunicce, con margine liscio; le superficiali rassomigliano alle ca profonde, solo appaiono più scure e più grandi e talvolta con breve orlo piliforme. Ne: Dopo 5-6 giorni la gelatina della piastra comincia a fluidi- 3 ficarsi. d va i Infissione in gelatina. — (Temp. 10-12° C.) In 24-48 ore — i già si rende sensibile un fittone sottile che presenta dopo 4-50 giorni una fludificazione colerz/orme. i si La zona di fluidificazione biancastra comincia alla super- 1 ficie in forma di foro ed assume la forma di bolla torbida che si allarga fino a toccare le pareti del tubo; mentre in fondo — al piccolo imbuto sottostante si depositano lo zooglee di color — gialliccio-chiaro ‘). 1) LEHMANN e sii rr Atlante di non itnne ; naicoli 1910, "ab. 2 Fig. XX e XXI. = Le BACTERI 169 Piastra in agar. - Grandezza naturale. — A temperatura ambiente, dopo 24-48 ore si osservano colonie profonde bianche puntiformi, mentre quelle superficiali sono rilevate, lucide, for- mate da un punto centrale giallicciò e da una zona marginale bianco-gialliccia. Raggiungono il diametro di 2 mm. all’ incirca. A 60-diametri. — Le colonie profonde sono irregolari, ton- deggianti oppure a cote con margine liscio ed hanno un color giallo-brunastro nel centro e bruno-scuro alla periferia. Le superficiali presentano un nucleo opaco verso il centro di color bruno-scuro ed una larga zona marginale grigiastra, leggermente granulosa. Infisstone in agar. — In 24 ore si forma a temp. di stufa un fittone granuloso ed assai più sviluppato verso la superficie dell’ agar, sulla quale forma una patina bianca con lucentezza grassa. Verso la metà della provetta, cessa la crescita del fittone. Striscio in agar. — In 12-14 ore, a temp. ambiente si forma una patina grigio-bianca poco rilevata e poco lucente. Acqua di condensazione limpida con deposito biancastro fioccoso. A temp. di stufa 30-32° C. l’ accrescimento è più rapido e la pa- tina diventa lucente. In agar glicerinato. -- A temp. di stufa, in sole 12-14 ore, la coltura prende uno sviluppo così rigoglioso da formare una patina bianca rilevata, succosa, con lucentezza grassa e che sil estende a tutta la superficie libera della provetta. Coltura in brodo. — Scarso sviluppo anche a temp. di stufa. Agitando il brodo, si ha un intorbidamento non persistente ; in . seguito il liquido rimane limpido e si forma uno scarso deposito che si solleva, per agitazione, con aspetto filamentoso. Coltura in patata. — In 24 ore si forma, a temp. ambiente, una patina lucente di colore crézze che diventa con l’età sempre più estesa e rilevata. Cottura in latte. — Dopo due giorni di stufa a 30-32° C., la coagulazione è completa, ma non solida ; in seguito il coagulo sl deposita per ridisciogliersi. Reazione alcalina. malattia tipica di roncet, venne isolani in coltura pri cun crorganismo polimorfo che ha mantenuto per oltre un ann suoi caratteri specifici senza bisogno di rinnovare le calle Da queste, con trasporti, si è potuto riavere il microrganism con tutte le forme del ciclo biologico e coi caratteri delle vec- e chie colture. È specialmente notevole il fatto che /a forma, da me descritta, sembra essere identica, tanto per 1 caratteri mor- 2 fologici che per quelli colturali, al « Bacillus Baccarini >, la cui sÒ biologia fu completata con cura ed esattezza di particolari dall Prof. L. Macchiati '), cioè a quel 2Bacz/lus vitivorus Baccarini sE “d a cui è dovuta la malattia, nota in Italia, col nome di mal nero _ 1 della vite. Pavia, dal Laboratorio Crittogamico, 1 Settembre 1913. RS a Se \ ') MaccHiatiI L., Ricerche sulla Biologia del Bacillus Baccarinii. (Staz. sper. Agr. It. Vol. XXX, pag. 401-444), Modena 1897. d ?) Baccarini P., Sul mal nero delle viti in Sicilia. (Malpighia , Vol. VI, 1892). Id., Il mal nero della vite. (Staz. sper. Agr. It. Vol. XXV, pag. 444, 1998). — int, den DI PRO vi pia e 97) Le È 3 È n n Re - BACTERI 171 L. MONTEMARTINI Un nuovo Schizomicete della vite. Il vivaio governativo di viti americane in Ventimiglia è impiantato sul greto del Roja, con sottosuolo ghiaioso, leggero, arido, irrigato ad intermittenza e concimato malamemente colle spazzature della città. L’ impianto è fatto da circa un ventennio ma già cinque anni or sono alcune viti manifestarono un deperimento che, di- ventando più acuto negli anni successivi, le condusse alla morte. La malattia è andata sempre estendendosi e fu causa della distruzione di buona parte del vivaio. Le più sofferenti e dan- neggiate furono le ufestrzs, però ne soffrirono anche le Aramon X Rupestris, mentre apparvero resistenti i diversi ibridi di | Riparia. Furono eseguiti, intorno alle viti ammalate e nei primi anni im cui si manifestò il deperimento, lavori di coltura spe- ciali accompagnati da abbondanti concimazioni allo scopo di rinforzarne la vegetazione, ma tutto fu inutile. Dove le viti ammalate vennero sradicate e se ne sostituirono altre, queste ultime poterono vegetare e così pure fin’ ora vegetano abba- stanza bene viti innestate su legno tolto dalle piante ammalate. La distribuzione del male nel vivaio è stata sempre irrego- lare: accanto a viti completamente deperite se ne trovavano . altre con produzione di legno ancora buona. Solo si può dire che le viti ammalate si presentavano di preferenza nell’ interno delle diverse aiuole, mentre le piante poste ai margini e quindi meglio arieggiate e illuminate apparivano ancora sane. tralci, non schiacciamento di RES non Fresca arricciamento speciale delle foglie, non maculatura . dei lembi i fogliari; ma solo produzione di tralci piccoli e deboli, con svi SE luppo di femminelle. Solo in questi ultimi anni alcune delle: Viti più deperite presentarono 1 caratteri del. roncez, e la ma- lattia venne classificata come tale da esperti viticoltori evi: vaisti che hanno avuto occasione di osservarla anche in Sicilia. Nelle piante in via di deperimento che io raccolsi e studiai due anni or sono, osservai che il legno dei ceppi e delle radici più grosse presentava, in sezione trasversale, chiazze nerastre, di forma irregolare ed irregolarmente distribuite, talora una sola in una sezione e talora parecchie, a contorni indefiniti e di di- mensioni variabili da pochi millimetri fino a mezzo centimetro di diametro. La presenza di tali chiazze, in corrispondenza alle quali i vasi erano ostruiti da tilli o da ammassi di sostanza gommosa, mi ha fatto pensare ad una %g0m0s1 dacilare e mio ci ha indotto a ricercare se nel legno delle piante ammalate sic trovasse qualche microrganismo ben definito. ta Il microrganismo isolato allora, nel 1911, venne ancora iso- d lato in questi giorni dal Prof. Pavarino, che ringrazio della cor- tese collaborazione, da altre piante provenienti dallo stesso vi- valo ed in stadio più avanzato di malattia. L’ averlo trovato a si due anni di distanza e in un certo numero di piante, con co- “a stanza di caratteri sì morfologici che colturali, fa dubitare che | vu esso abbia una certa importanza nella etiologia della malattia, | DI È epperò credo utile darne qui la descrizione completa : e Duo Aspetto microscopico: è un bacillo assai polimorfo, corto (della: (a lunghezza */, di u), con tendenza a formare spesso dei diplo — bacilli; alcuni elementi sono così corti da assomigliare a. piccoli | cocchi rotondi od ovali, di media grandezza (08- 1 DE dispo Miti qualche volta a paia od in corte catene. SL x BACTERI i 173 Nelle colture in brodo si osservano vivaci movimenti vi- bratorî e rotatorî. Si colora bene con tutti i colori basici di anilina e specialmente col violetto di genziana; non resiste al . Gram. ; Camportariento rispetto all’ossigeno : cresce assai meglio ae- robicamente, ma può crescere, quantunque lentamente, in am- bienti privi di ossigeno, per cui è aerobio facoltativo. Comportamento rispetto alla temperatura e ai terreni nutri- tivi: si sviluppa bene a temperatura ambiente, ma più rapida- mente in stufa; cresce su tutti i terreni nutritivi, ma più rigo- gliosamente sull’agar. Piastra in gelatina: dopo 24 ore compaiono punticini bian- chic.i a contorno appena riconoscibile. A 50 diametri: nume- rose colonie superficiali, tondeggianti, gialliccie, non sollevate, a contorno liscio; colonie profonde meno numerose e più pic- cole. La gelatina assume un colore giallo-verdiccio che va di- ‘ventando più intenso con l’ età della coltura. Infissione in gelatina: si sviluppa un fittone granuloso, sot- tile, che progredisce formando alla superficie dopo qualche mese un’ escavazione a forma di imbuto mentre la gelatina, senza | fluidificarsi, va via via essiccandosi. Il fittone presenta nella parte superiore dove è più sviluppato, fini diramazioni, e si estende poi verso le pareti della provetta con formazione di una patina poco rilevata e poco lucida, degradante dal centro alla periferia. . La gelatina assume in alto una bella colorazione verde-chiaro. Piastra in agar: dopo 24 a 48 ore alla temperatura dell’am- biente cominciano a rendersi visibili punticini biancastri, poco rilevati. A_60 diametri: colonie profonde per lo più irregolari, di colore giallo-bruno, più o meno frastagliate, talune roton- deggianti od a cote; colonie superficiali che appaiono dopo 5-6 giorni e raggiungono il diametro di un millimetro, formate da un nucleo giallo-bruno con una larga zona-più chiara, straordi- nariamente fine. Acorescimento debole. Infissione in agar: in 24 ore e in ata SÌ i svilu tone rigoglioso, biancastro, a forma di imbuto , fornito d i nuli nella parte inferiore e di sottili | prolungamenti che si Li gono verso le screpolature dell’ agar (aerotropismo positivo). — Alla superficie del tubo si forma una patina poco rile n lucentezza grassa, mentre l’ agar assume in alto una colorazione | verdiccia. stY Striscio in agar: in 24 ore e in stufa si ha una < poco rilevata, lucente, che si estende alla superficie libera della provetta. Acqua di condensazione limpida con abbondante depo- sito biancastro. Coll’invecchiare della coltura l’agar sì colora in giallo-verdiccio sempre più intenso. < SEC8 & Coltura in brodo: intorbidamento diffuso, omogeneo, persi- ‘ stente, con formazione di sottile pellicola alla superficie del li- quido e di un deposito bianco-sporco che agitando si solleva. dal fondo della provetta con aspetto fioccoso. Coltura su patata: patina rilevata, lucente, biancastra, che dti si estende alla superficie libera del substrato. «PRATI Coltura in latte: solidamente coagulato dopo 48 ore di stufa | e reazione decisamente acida. | SÒ Attività chimiche : bollicine gassose. Mita. Tali caratteri morfologici e colturali si mantengono costanti © dari per molto tempo nei terreni ordinarî nutritivi. Il ‘microrga- SB nismo conserva per lungo tempo la sua vitalità nelle vecchie ret . colture senza fare trapianti. (DICA LN 244 Il microrganismo qui descritto è diverso pei suoi caratteri mosfologici e colturali tanto dal 2Bacillus Baccarinit. Macch. Vi 7 trovato nei legni delle viti affette da 7242 zero, quanto dalle E sig forme di Schizomiceti isolate dal Naso *) pure da viti ammalate — a CI u* La a tl 1) MaccHiati L., Ricerche sulla biologia del Bacillus Baccarini (Bait lus vitivorus Bacc.), in Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena 1897, Vol. X XX i ?) Naso B., Ricerche sulla etiologia del mal nero della vite, in < d. R. Scuola Sup. d’Agr. di Portici, 1911, Vol. X. "ipo De “a Ù / se, °° 3 é n hi ®T 1A pa. * - "9% £ — ME “diri SI BACTERI LA 175 nello stesso modo. Non ho potuto nemmeno identificarlo con qualcuna. delle forme dei microorganismi polimorfi , talora solo saprofite, sì comuni nelle piante ‘), propongo pertanto di chia- marlo per ora Lacillus Vitis. È esso veramente patogeno ed è la causa del deperimento delle viti nel vivario di Ventimiglia ? Benchè sia importante il fatto che esso venne trovato con costanza negli organi (anche erbacei) delle viti ammalate stu- diate a due anni di distanza, pure solo le esperienze di inocu- lazione potranno dire se esso sia realmente la causa del male. p Ue Anzitutto sarebbe utile potere identificare bene la malattia in quanto, a parte il fatto che, come è noto *), la identifica- zione del rozcef non è sempre facile, nel vivaio di Ventimiglia il deperimento delle viti non si presentava in principio, come è già stato detto, coi caratteri della grave malattia di Sicilia, «nè le condizioni nelle quali esso deperimento si è manifestato e si è diffuso sono quelle ordinarie che accompagnano la diffu- sione del rozzce? 3). Anche la presenza dei cordoni endocellulari *) che la Sig. Dott. E Mameli *) ha trovato nel midollo degli in- ternodî basali delle piante ammalate di Rwfestris del vivaio in esame, non può bastare a darci un’ idea sicura della natura del 1) Veggasi in proposito: PeTRI L., Ricerche sopra la bacteriosi del fico, in Rend. d.r. Ac. d. Lincei, 1906, Vol. XV; SmirH EF. F., Recent. studies of the olive tubercle organism, in U. S. Deptm. of Agric., 1908. ®) PANTANELLI E., Il roncet delle viti americane in Sicilia, in Boll. d. Min. d’ Agric. Ind. e Comm., 1910, Anno IX, Vol. I 3) Il PANTANELLI, (Su la ripartizione del roncet delle viti secondo la giacitura del terreno, in Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1912, Vol. XLV) indica come terreni speciali per il roncet quelli a particelle fini e poveri di ciottoli, di sabbione e calcare grossolano, mentre il vivaio di Ventimiglia è impiantato, come fu detto, nel greto del Roja, con un sottosuolo completa- mente ghiaioso. 4) PerRI L., Ricerche istologiche sopra le viti affette da rachitismo, in | Rend.d. R. Ace. d. Lincei, 1911, Vol. XX. 5) MAMELI E., Sulla presenza dei cordoni endocellulari nelle viti sane i e in quelle affette da roncet, in Rend. d. R. Acc. d. Lincei, 1913, Vol. XXII. cordoni in Mgetila non può avere di valo re | Non sì può pensare trattarsi di mal nero, è la necrosi o la gommosi del legno non si presenta caratteristico di tale malattia, ma. è distribuita i sulla sezione trasversale dei ceppi; in ss manca il microrganismo patogeno. caratteristico. nm Pet; Per ora non si può dire altro ca trattasi di te sempre alla ATTI causa, ma | piuttosto un inolli wi zione che può manifestarsi come effetto di cause anche dive parassitarie, climatiche, terreno, ecc. Pavia, dal Labbtdlcrta Crittogamico, 15 Luglio 1913. iRERO _ è Vi EKRRATA-CORRIGE Per le misure a pag. 166 invece di. (4-6 ‘ 0,75) leggi (8-12 « 1,50 pu) RIA, » (1° pu circa) >» ‘(2 p circa di spessore) i : (10,54) » (2. lp): Vari a pag. 167 d® di 3 u circa. » 6 wu circa; » 15-20. ai » 30:40 po ed a pag. 172 »_ %, di p » (della lunghezza‘ di 1 ,50. 1) 230% dI. A > a è “e PARASSITI VEGETALI 177 RIVISTA Briosi G. e FARNETI R. — Ancora sulla moria del castagno (mal dell’ inchiostro), in risposta al sig. dott. L. Petri. (Aff 4. R. Acc. d. Lincei, Roma, 1918, Vol. XXII, pag. 49-52). Gli Autori rispondono alla nota del Petri riassunta alla pre- cedente pagina 53 di questa /Az7vzsfa : osservano come sieno in- decise ed incerte le affermazioni contenute nella nota medesima, e affermano che non può avere importanza il fatto che le ino- culazioni tentate dal Petri col Coryzexz: hanno dato risultato negativo, in quanto altre esperienze fatte dagli Autori in loca- lità lontane tra loro hanno invece condotto a risultati positivi. Rilevano che i dubbi sollevati dal Petri erano già stati posti ‘avanti, in Francia, dal Ducomet, il quale però non aveva cre- duto di potere con essi infirmare la teoria degli Autori. L. M. Perri L. — Sopra una nuova specie di Endothia, E. pseudo- radicalis (col precedente, pag. 653-658). L’Autore ha trovato questa specie di Exdotkia a Torcigliano di Pescaglia, presso Lucca, alla base di alcuni polloni di casta- gno, dell’ età di 5 o 6 anni, originatisi dalla ceppaia di un al- bero abbattuto, dice, per salvarlo dal mal dell'inchiostro. Le ra- dici della ceppaia erano marcie e attaccate anche dall’ Ar724 laria mellea e i polloni potevano vivere perchè avevano formato radici proprie, indipendenti dal ceppo (secondo l’Autore è a tal Mal fatto che si deve in gran parte la resistenza del bosco 2. luo S contro la malattia dell’ inchiostro). #4 ; SL Mentre 1’ Autore si riserva di dire in altra nota se e in | quale misura l’ attacco dell’ Z40/%i2 sia stato determinato dal cd marciume o quale parte vi abbia preso, si limita qui a deseri- | vere i caratteri (forma e dimensioni dello stroma, dei periteci e delle ascopore) pei quali questa specie si distingue dall’ £. ra- Sa Poi dicalis e dall’ E. parasttica. SC "ora L. M. Bonparzev A. — Nuova malattia fungina del trifoglio. ( Ghirnal È Boliesnt Rastentt, N. 1-2, 1913, Pietroburgo). di L’A. annunzia una nuova specie di mieromicete, di cui per ‘ora, dà solo la diagnosi. Eccola : oe Botrytis anthophila A. Bond. n. sp. — Mycelio in staminibus. et pistillo Trifolii crescente, incolorato, septato, 5-7 u crass. Conidiophoris sparsis, fere rectis, non ramosis, dein furcatis, varie curvatis, partim procumbentibus, geniculatis, septatis, apicibus latioribus, denticulatis, 100-120 u (raro 200 u et ultra) long, 7-10,5 u crass., hyalinis aut vix brunneolis. Conidiis primo ova- libus (8-14 a 4-7 u), dein oblongo-ellispsoideis aut oblongo-ovoi- deis, 12-22 u long. et 3,8-6 u crass., saepe 1-2 guttulatis, hya- linis. Hab. Haec species in floribus Trifolii pratensis in Rossia europea verisimiliter late distributa; anno 1912 a N. Trussova et P. Lissizin in gub. Tulensi et a me in gub. Petropolitana du lecta. G. BerGAMASCO (Napoli). - PARASSITI VEGETALI 179 AC A. e OnL I. — Dei parassiti raccolti su piante coltivate e selvatiche durante l'estate 1912 lungo le rive del Mar Nero, più particolarmente nei dintorni del sanatorio di Gagra. — (Giurnal Boliesni Rastenii, N. 5-6, 1912). Tra i micromiceti parassiti elencati c’interessano una specie nuova ed una varietà pure nuova, di cui ecco la descrizione : __ Pestalozzia malorum Elenk. et Ohl. — Macaulis rotundatis, amphigenis, 3-7 mm. in diam. , posterius confluentibus, avella- | neis in pagina folli superiore et fulvis in pagina inferiore. Acer- _ vulis epiphyllis, sparsis, punctiformibus 0,25 mm. in diam.; pseudopycenidiis globosis vel oblongo-globosis, profunde innatis, modo ostiolo minuto erumpentibus, 200-300 u long. et 150-209 u . lat., intus incoloratis. Conidiis ovatis vel oblongis, saepe inequi- lateralibus, 4 cellularibus, 17 u long. et 6,5 u lat., cellulis 2 mediis majoribus, fuligineis, guttulatis, extimis minoribus hya- linis, posterius non secedentibus, supera in cilia 3-5 abeunte. Obs. Magnitudine sporarum haec species satis proxima est Pestalozziae truncatae Lév., sed cellulis extimis majoribus, non - secedentibus et pseudopycnidiis profunde innatis, modo ostiolo minuto erumpentibus, intus incoloratis, et habitatione in foliis vivis Piri mali sat bene ab ea differt. Habit. In foliis vivis Ptr mali in horto prope opp. Soczy 35, in Caucaso a V. P. Saviez anno 1912 lecta. Cercospora depazeoides (Desm.) Sace. var. gagrensis Elenk. et Obl. — Amphigena. Maculis subcircularibus vel angulosis, 4-6 mm. diam., dein confluentibus , avellaneis rufo marginatis ; 1 7 . conidiophoris fasciculatis, olivaceo-brunneis 25-50 pu long. (sae- | pius 35-45 u long.) et 4,5-5 u lat,, plerumque continuis; coni- diis cylindrico-clavatis, 75-180 u long. (saepius 90-110 u long.) si et 4-5 1 lat. Obs. Haec varietas a forma typica conidiophoris amphigenis . duplo brevioribus et conidiis multo longioribus bene ditfert. A | varietate ejus amphigena S. Cam. ‘conidiis quoque multo ] chi a TI TAI I GSS SIRO RERTIAeA MU PIENI," a: ar RA E 16, Vea : > È } SR È DA " lia te N el E è sn, = - "& Fo a) pon Ùa P , = / Le d; 5 cai rl ta, } IS TRE e +0 ni a DEE | trai Gina defi Sri 7. PRE 180 PARASSITI vegutarii Se ai, +, L'ORA E VNINNI x n pala? mint; TR — ribus, 3-6 x Lek et incoloratis bene po in Caucaso abundanter ab A. Elenkin anno 1912 est lecta: | | G. BERGAMASCO (Napoli). Nevopovski (. — Erysiphe Polygoni De. su foglie di barba- — bietola. (Viestuit Tiflisskago Botaniceskago Sada, fasc. Ie 1913, Tiflis). _ In un campo sperimentale del distretto di Tiflis rv Autore scorse su foglie di barbabietole un pulviscolo farinoso ch’ egli. non tardò di riconoscere per un Oz4zum. Per determinare il ge- nere e la specie glie ne mancava la forma invernale di frutti- ficazione (fersthecium). È In un’altra escursione, a tempo debito, gli riuscì di trovare in abbondanza i periteci del fungo. Dopo accurato esame, egli si convinse trattarsi, morfologicamente giudicando, della specie Erysiphe Polygoni De. se non che, tra tante diverse piante che questa specie infetta, essa non fu mai riscontrata su £Leza vul- garis L. L'Autore si trovava dunque di fronte ad un fatto nuovo. Egli inclina a conchiudere doversi attribuire il fenomeno ad una. specializzazione biologica del parassita. G. Bergamasco (Napoli). Brooks F. T. e Price S. R. — A disease of tomatoes (Una ma- i lattia dei pomodori). (New. Phytol., 1913, Bd. XII, p. 1821). Sono esperienze fatte sull’ Ascockyta citrullina 0.0. Sm., for- Sa ma picnidica della /IMycopshaerella citrullina Grossenb., che Cs tacca i fusti di pomodoro producendo sopra di essi delle ulcerazioni cancrenose. Il sg PARASSITI VEGETALI ‘© 181 ._L’Autore provò che questo fungo può attaccare anche i frutti e passa da questi al fusto e viceversa. In Inghilterra non si sviluppa la forma ascofora, nè si sa ancora come il fungo so- pravviva da un anno all’ altro. L. M. Copau R. — Arboricole osservate nella provincia di Vicenza. — (Malpighia, 1913, pag. 508-511). | Dà un elenco di 63 specie di piante arboricole non-ancora trovate in provincia di Vicenza. Cinque di esse son nuove per l’Italia: Aspidium falcatum, Cerastium arvense, Oxalis aceto sella, Carpestum cernuum e Stegesbeckta orientalis. L. M. —- Eriksson J. — Etudes sur la maladie produite -par la RAizo- ctonia violacea (Studî sopra la malattia prodotta dal A%:- _ zoctonia violacea) (Rev. gen. d. Botanique, Paris, 1918, T. XXV, pag. 14-30, con quattro figure nel testo). L’Autore riassume la storia di questo fungo e della malattia da esso prodotta: segnalato sin dal 1728 dal Duhanel sullo zaf- ferano nella Francia meridionale e osservato pure sulla Coror:/e, sull’ Ozorzis e sui Muscari, fu poi riosservato 50 anni dopo da Fougeroux e Bondaroy sugli asparagi. Il primo a classificarlo fu il Bulliard, nel 1791, che lo ritenne una specie parassita del genere Zubder (T. parasiticum). Dieci anni dopo il Persoon lo chiamò Sclerotium Crocorum. Il nome di Akizoctonta fu proposto da De Candolle (1815) il quale propose diverse specie: 4. Cro- corum, Rh. Medicaginis, Rh. Mali ece., che poi Tulasne riunì tutte in una sola specie, la AA. violacea. È dubbio che le forme osservate in America su molte piante (fagiuolo, cavolo, senape, cotone, lattuga, MOR asparagio , Fafanal Rheum, g Di Callistephus, ecc.) sieno tutte identiche a questa. Si è attribuito questa forma sterile di un ascomicete, Leptosphaeria circinans Sacc.; ma |’ Autore osservando attenta- | mente come si ndo Lg #4 OPERA ha trovato che dà luogo nome di 77. violaceus. è Ai Come mezzi di lotta contro la malattia sono da consigliarsi Di la raccolta e distruzione delle piante infette, e disinfettare più tardi il terreno nel quale sono cresciute con solfuro di carbonio (50 gr. in 10 litri di acqua, adoperando 40 litri per 15 metri quadrati). Converrà pure badare attentamente ai tuberi conser- vati nei magazzeni e adoperati poi per la riproduzione, e adot- “Sta tare una lunga rotazione agraria (almeno 4 anni) escludendo le vi piante capaci di essere attaccate dal parassita. Non si adoperì l’ingrasso fresco dato da animali che abbiano mangiato tuberi. O piante infette. TÀ Me: L. MONTEMARTINI. È Grirron E. e Mauprano A. — Sur quelques champignons para- sites des plantes tropicales (Sopra alcuni funghi parassiti di ca piante tropicali) (22. trim. d. LL Soc. Mycol. de France, 1918, T. XXIX, pag. 244-250, con una tavola). | A Gli Autori hanno trovato la Dotk:della Ulet, con una forma — i conidica del tipo .Scolecotrichum, parassita di foglie di Hevea brasiltensis al Para, all’ imbocco delle Amazzoni. La malattia pi Sugo dA dali non era molto darli | perni VT ‘è ele li : RL r° e dA di A : . e - CEST terr: - : “ > INF Leo : = x 3 73 E i Pi Là ns = + 3 70 PARASSITI VEGETALI 183 Le : Hanno pure trovato due nuove specie (/sicladium Butyro- e spermi e Pestalozzia heterospora) su foglie di Lutyrospermum E. Parkit nell’ alto Senegal. 3 3 L. M. i NoeLLi A. — Micromiceti del Piemonte: 2° contribuzione (/WVuor. È Giorn. Bot. It.,, Nuov. Ser., Vol. XIX, 1912, 23 pagine con d tre figure) (per la contribuzione precedente veggasi alla pa- È. gina 167 del primo volume di questa 77252). È Sono altre 150 specie di micromiceti raccolti in Piemonte, "tra le quali una nuova varietà di 77zchkosfhaeria pilosa (var. Sa- xifragae) trovata su foglie di Sax:/raga muscordes, el una nuova 5; specie di Leffosfhaeria, la L. ranunculotdes, sui fusti di Bufleu- rum ranunculotdes. Si aggiungono sette specie di funghi rari, trovati dall’ Autore fuori di Piemonte, e tra queste è la Puccizia Adoxae, sopra le “. — foglie di Adoxa moschatellina, nuova per l’ Italia. L. MONTEMARTINI. PerHyBrince G. H. — On the rotting of potato tuber by a new species of Phytophthora having a method of sexual repro- duction hitherto undescribed. (Sopra il marciume dei tuberi di patata dovuto ad una nuova specie di P4yfofAthora con organi di riproduzione sessuale fin’ ora non descritti). (Se. Proo. Roy. Dublin Soc., 1913, Vol. XIII, pag. 529-565, con tre tavole). x E un marciume caratterizzato dal fatto che i tuberi si co- lorano in rosso quando sono tagliati ed esposti all’ aria; donde il nome di fir%-r0f o marciume rosso. Il fungo che ne è causa ‘non produce organi di fruttificazione se non quando viene col- RR. ca x TA - ee-CHI o a ere Pd L@ 184° AIR | PARASSITI VEGETAL: "= nt Sen = tivato in mezzi angela è una Phiytophthora che PAL 7 P. erithroseptica. In esso l’oogonio si sviluppa subito vit ) base dell’ anteridio e crescendo lo ricopre e lo assorbe, così. che se v'ha fecondazione ha luogo prima della formazione dell’oosfera. Secondo l’ Autore le 27. infestans è Ph. Phaseoli crebbero s vicine alla P%. erithroseptica per la formazione deal oogonii e dovrebbero esse sole costituire il genere P4yfof4/hora , mentre a È delle PX. Cactorum, Ph. Fagi, Ph. Syringae è Ph. omnivora che tutte formano le oospore nel modo descritto dal De Bacoli cà, i: per quest’ ultima specie, dovrebbe farsi un genere nuovo pel quale si propone il nome di Mozezzza. Li. DE Perri L. - Disseccamento dei rametti di Pseudotsuga Dou- glasii Carr. prodotto da una varietà di Sphaeropsis Ellisii Sace. (Arnales Mycologici, Vol. XI, 1913, pag. 218-280, con tre figure). A Grezzano nel Mugello parecchie piante di | Pseudotsuga ; Douglasti, di 5-7 anni, vegetanti all'ombra di alti pini} presen- — tavano le estremità dei rami secche, infette da una varietà dio Sphaeropsis Ellisit, affine alla var. Abietis da cui differisce ug germente per la forma e le dimensioni delle spore. A poca distanza altre piante che erano esposte al sole pre- sentavansi completamente immuni dal male, onde l'Autore non Ri esclude che possa trattarsi di una .SfAaeropsis vivente nei ra- AI metti o sui coni di pino e sviluppatasi poi sulle piante sotto- i stanti in seguito alle sfavorevoli condizione di luce ed umidità nelle quali esse si trovavano. a Ha consigliato irrorazioni con solfato di rame e calce all’1 a per 100. ; PU - PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 185 PierscH W. — Trichoseptoria fructigena Maulbl, Eine fiir Deuts- chland neue Krankheit der Quitten und Aepfel (La 77chose- pioria fructigena, una malattia dei cotogni e dei meli nuova per la Germania). (Ber. d. deutsch. bot. Ges., 1913, Bd. XXXI, pag. 12-14). L’Autore trovò in Germania questo fungo che già il Mau- blanc (veggasi alla pagina 311 del volume primo di questa 7 vista) ha segnalato in Francia come parassita dei cotogni e dei meli. In Germania esso attacca specialmente la Cydorza vulgaris, poco i meli e non vive sulla Cydorza faponica. L. M. Compre C. — La Cécidomye destructive et le moyen de la com- battre. (La Cecidomia devastatrice ed il mezzo di combat- terla) (Revue de Phyt., 1913, I, Nr. 2, p. 21-24, con quattro figure). Un insetto i cui danni causati al frumento, alla segala ed all’orzo hanno già da lungo tempo attirato l’attenzione dei col- tivatori e degli entomologi è la Cecidomzia devastatrice (Maye- tiola destructor Say) o Mosca d’ Assia. Di questo insetto l'Autore - fa la descrizione trattando anche della sua biologia e dell’ in- flenza dell'ambiente sul suo ciclo evolutivo. Se la Cecidomia devastatrice trova le condizioni favorevoli al proprio sviluppo può presentare sino a 6 generazioni annuali. In Francia essa subisce un arresto nella sua evoluzione durante la stagione fredda, in Tunisia invece tale arresto si ha nel pe- riodo più caldo. Le condizioni che favoriscono l’ evoluzione della Cecidomia sono quelle che favoriscono lo sviluppo dei cereali; i ritardi \ nelle sue o metamorfosi sono determinati dalle stesse cause. producono 1’ indebolimento delle piante. "A sa Di tutti i cereali coltivati l’avena è la sola che non sia ‘dl E: attaccata. Il frumento e la segale sono colpiti frequentemente — È nelle regioni temperate ed umide; nei paesi caldi invece, ove _ è a temersi la siccità, l’orzo pare essere l’ ospite preferito. sali 5 l’opera sua diana al momento in cui essa diviene un Sl vero flagello, la Cecidomia è frequentemente arrestata da nu- merosi parassiti, piccoli imenotteri appartenenti alle famiglie dei Calcicidi e dei Braconidi. La loro azione è però intermittente, solo uno studio profondo di essi permetterebbe di proteggerli e di trarre un maggior profitto dalla loro azione benefica. DR Le perdite causate dalla zz0sca d'Assia sono enormi negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, nel nord Africa, in Al- geria. M. Vermeil, professore dipartimentale d’agricoltura a Oran, stima che per una sola annata i danni ammontano a diecine di milioni. Per combattere questo dannoso insetto si raccomandano numerosi metodi di cui i più efficaci sono spesso delicati nella È loro applicazione. | a) Seminagione tardiva. - La semina tardiva permette d’evitare gli attacchi dell’ultima generazione. Essa dà buoni ri- sultati nei paesi dove l’inverno è freddo a sufficientza da arre- bi stare l'evoluzione del parassita; ma nel clima dell’Algeria e della Tunisia dove il parassita s'evolve in inverno non è a consigliarsi questo mezzo preventivo di lotta. tI b) /ncenerazione delle stoppie. - Si fa dopo il raccolto dando fuoco direttamente ai culmi. Se si ricorre a tale opera-. Di i 4 zione, il terreno da incenerare deve, per misura di prudenza, essere circondato da un zona di protezione di 15 metri lavorata b e sbarazzata d’ogni vegetazione. La bruciatura delle stoppie di- — strugge le pupe che si trovano alla base dei culmi e che possono conservare la specie durante il periodo avverso. pete 3A = w* » A ® ” Al Tr Ù III pel A " Wai A > .% ) sd a ee. si i RI IL l'ha SEZ] ’ POLI di. . nil ici PARI, WE, sedi cia PERS PARASSITI ANIMALI Ù & 187 è assal efficace a condizione che venga praticata da tutti ì pro- prietari d’ una regione infetta nel momento in cui le cecidomie sono allo stato di larve o di pupe. Ha spesso però l’ inconve- niente di distruggere un gran numero di parassiti entomofagi. . In Tunisia, dove durante |’ estate la Cecidomia è, sotto le sue forme di larva o ninta, allo stato di vita latente e dì più i suoi parassiti sono schiusi, la bruciatura delle stoppie ha il doppio vantaggio di colpire le forme sotto le quali si conserva la specie e di favorire la moltiplicazione dei parassiti entomofagi. c) Distruzione der restdui della trebbiatura. - Il metodo precedente si completa colla distruzione dei residui della batti- tura contenenti delle pupe. Invece di bruciarli è preferibile im- piegarli nell’ estate per lettiera o farne dei silos con erbe tre- ‘sche per l’alimentazione del bestiame. d) A/ternanza delle colture. - Nelle regioni riparate dal vento gli attacchi della Cecidomia si estendono lentamente a | guisa di uma macchia d’ olio. Si può evitarli mediante l’ alter- nanza delle colture seminando dopo i cereali suscettibili all’ in- fezione delle piante che, come l’' avena, il trifoglio, l erba me- dica, la fava, la patata ecc., sono sempre immuni. e) Metodi curativi. - Sono poco efficaci e consistono nel far pascolare o falciare i cereali in erba; oppure nell’ impiego di insetticidi. . La Cecidomia devastatrice è un parassita terribile per la agricoltura; è da augurarsi che nelle regioni molto infeste ven- .gano prese delle misure per rendere obbligatoria la sua distru- zione colla bruciatura delle stoppie. M. TuRconI VuiLLer A. — L'anguillule des racines (Heterodera radicico.a Greef) (L’anguillula delle radici). (Revue de Phyfopathologie, 1913, I, N. 2, p. 17-19, con tre figure). 188 x | PARASSITI ANIMALI © di ka Parecchie specie dh nematodi attaccano le piante ‘coltiva e sono spesso molto dannose. È importante distinguerle | poichè i metodi di lotta contro esse sono basati addi z sul modo di vita di ciascuna specie e questo modo varia. note- | volmente dall’ una all’ altra. Mps L’ autore riassume ciò che è essenziale conoscere ingl =-lula delle radici (//7eferodera radicicola Greef) dicendo dei ca- 8 ratteri del parassita e delle lesioni da esso prodotte, del suo svi- luppo, biologia, distribuzione geografica ecc. & È L’anguillula delle radici è estremamente polifaga onde Pan tore non dà la lista completa delle piante sulle quali ha potuto i LI essere riscontrata. Egli nota però che, come la maggior parte dei nematodi viventi sui vegetali, l’ /7. radicicola forma facil- mente delle razze biologiche ; cioè quand’essa ha vissuto per pa- recchie generazioni sopra una determ'nata specie vegetale vi si trova talvolta adattata e infetta allora più difficilmente una x“ pianta di un’altra specie. | Le numerose specie vegetali suscettibili all'attacco di questo È nematode presentano differenze assai notevoli nella resistenza +Y all’anguiilula : tra le più resistenti vanno citate la Rosa, la vio- letta, il Pomodoro ; mentre le Clemazis i Plectranthus, il. Caffè 741 A sono più soggette all’ infezione. fi Nell’ Europa centrale e settentrionale, specialmente in Ger- mania ed in Svezia, è sopratutto dannosa ai cereali, ina attacca anche frequentemente le ombrellifere, le leguminose, i cavoli, il si tabacco, la vite, le patate, e diverse piante da serra (Dracaena, Musa, Strelitzia, Heliconta ecc.) ; più raramente gli alberi da Sg * Lee Mia frutto (pero, pesco). ve Essendo l’//eterodera radicicola essenzialmente un parassita — interno, non si può pensare di colpirla direttamente. Così le iniezioni di solfuro di carbonio, ammoniaca, solfato di potassa ; uccidono solo i nematodi che trovansi tetnporensa sche liberi. 3 nel suolo, ma non distruggono le uova ed i parassiti rinchiusi 3; pr . ti Ù uv PARASSITI ANIMALI — FISIOPATOLOGIA 189 nelle galle; quanto poi alla calce, la sua azione è assolutamente nulla. L’ alternanza delle colture può in certi casi attenuare i guasti del parassita. Di questo sì può ridurre considerevolmente il numero nei campi infesti mediante le colture frappole costi- tuite da piante facilmente attaccate (cavol rapa, trifoglio, insa- late) che si leveranno poi quando i nematodi avranno invaso le loro radici, nella maggior parte dei casi cioè in maggio-giugno. Il metodo di lotta più efficace, troppo costoso per la grande coltura ma che può rendere dei servizi nelle colture in serra, consiste nella sferz/zzazione del suolo, per esempio mediante il calore. A tal uopo può parimenti essere utilizzato il solfuro di carbonio, sz suolo nudo,lalla dose di 240 gr. per metro quadrato. È vantaggioso fare il trattamento in 2 volte a 15 giorni di intervallo impiegando agni volta la metà della dose indicata. L’ iniezione va fatta in suolo leggermente umido, con tempo nè troppo freddo nè troppo caldo avendo cura di liberare ben bene il terreno dai detriti di radici che possono proteggere i nema- todi contro l’azione del gas. Tre settimane dopo il trattamento sì potrà seminare o piantare senza timore. M. TuRcoNI. Trusova N. — Alcune esperienze col frumento infetto di Fusa- rium. (Giurnal Boliesnt Rasteni, N. 5-6, 1912). > Trusova, essendosi in una località del governatorato di Tula diffusa sul grano di frumento l’ invasione di due micromiceti del genere Zusarizz , intraprese sul grano delle esperienze di disinfezione. Circa il 45 p. 100 del grano veniva colpito dai pa- rassiti. Le spighe delle piante ammalate presentavano un aspetto contorto, anomalo ed erano tinte d’ un leggero pulviscolo ros- sastro. Secondo la diagnosi di A. Jacevskii sul frumento eransi - ni è 2 Na De Ve ‘AME aa » Pea ia * bg» Pi = 23 Riba x Ce SE Vo ta n BIL È + Se AA PI Sia og SFR i : i, ® z e 2 » De è E Pi PSYLI I re n Pi DELE iI xa ra ly : i , x da UE -ad4: daga A a pes» a ; » ci = - “ PIA È -& e n 4 SEU: dia si 190 i i «FISIOPATOLOGIA Ai CA x - A: ro Alea - r La cafe 4; nea “ gl, <“ sviluppati contemporaneamente due diversi fungilli:. Fusari è» pseudoheterosporum Jacz. e Fusarium tritici Eriks. . . . ce. | . . . . , aio << 2 I semi delle spighe colpite erano più piccoli di quelli nor- 7 a w ha . . II Cal n) mali, avevano una consistenza frolla ‘e diventando secchi si con- 5a Ai traevano. TS “ ASI I micromiceti in questione, oltre-a deteriorare 6 diminuire la raccolta, cagionavano un altro grave inconveniente, ed è che il pane impastato col grano infetto di Zsarî7, acquistava pro- prietà malevoli di provocare nausea, dolor di capo vomito, ecc. L’Autrice, allo scopo di trovar rimedio per paralizzare la- "nl zione deleteria dei micromiceti sulla germinazione, fece. delle | 5 esperienze di disinfettare il grano mediante soluzioni diversa- mente concentrate di formalina, di sublimato corrosivo, di sol- fato di rame. Per determinare il grado di germinazione essa sì servì del metodo in uso presso la Stazione agraria della pro- vincia di Tula. : Trusova immergeva in una data soluzione 200 semi, li te- neva dentro, continuamente agitandoli con un bastoncino di vetro, per la durata di 5. minuti; poi decantava il liquido, lasciando nel bicchiere chiuso i semi per due ore. Ne collocava dopo 100 esemplari per piattino su carta da filtro per essere così deposti in termostato alla temperatura di 19 gradi. Quotidianamente, per 10 giorni di seguito, essa ne toglieva i semi completamente germinati. I migliori risultati di germinazione sì ottennero con semi trattati con soluzione al 1 per 1000 di sublimato corrosivo, poi” È con quelli disinfettati con formalina diluita al 0,5 per 100. | Dalle esperienze di laboratorio si passò a quelle in campo ig aperto, e se ne ebbe la comprova dei risultati ottenuti prima. — Trusova constata ancora la quasi immunità di una varietà (al 4 7 nti di frumento dalla malattia di cui tratta. | we: G. BergAMASCO (Napoli). (I aa SR to E Fa po,» NOTE PRATICHE 191 , NOTE PRATICHE Dal Giornale Agrario Mantovano. 1913, N. 7. | Per combattere il punteruolo del trifoglio (apion apricans) quando è . molto diffuso per la quantità di infiorescenze che sono distrutte dalle sue larve, si consiglia di falciare presto le zone colpite e far consumare l’ erba al bestiame. Oppure si può mettere l’ erba in mucchi e lasciarla riscaldare col che si uccidono le larve e si limita la diffusione negli anni successivi. 4 "> sl 7 K de Per le infezioni leggiere che permettono la formazione e produzione dei semi, converrà distruggere col fuoco tutto quanto residua dalla trebbiatura, dalla vagliatura e dalla decuscutatura, perchè in tali residui sono sempre . contenute multe larve ed insetti perfetti. Dal Giornale di Risicultura. Vercelli 1918, N. 15. Per combattere la grande diffusione che può assumere in certe risaie stabili o vecchissime il così detto riso crodo o selvatico, il Dott. Polo Poli . consiglia ricorrere all’ operazione del trapianto la quale non può dirsi costi più della monda: si mantiene il terreno a coltivazione invernale di erbaio {trifoglio o segala) fino agli ultimi di maggio, poi si raccoglie l’ erbaio, si | ara e si lavora accuratamente il campo, e vi si trapianta il riso alto non più di 20 cm. e che non abbia ancora accestito, tenendo le piante in righe as e alla distanza di 20-25 cm. l’una dall’ altra, compiendo il lavoro in terreno appena coperto di acqua ed innalzando subito dopo il livello di questa al mas- | simo possibile. Così il ‘erodo, se nato prima del raccolto dell’ erbaio viene so- vesciato, se nato dopo viene soffocato dal riso in pieno rigoglio di sviluppo. l. m. Dal Bullettino di Agricoltura. Milano 1913, N. 35. C. Fornaci crede che la fallanza dell’ erba medica in parecchie campagne dell’ alto milanese sia dovuta a cattivo sistema di concimazione che impo- piantine trovi nel terreno gli alimenti si di cui abb } primi periodi di loro vita, finchè non hanno formato i tubercoli non si hanno poi a lamentare le fallanze. 33 tere Dal Corriere del. Villaggio. Milano 1913. 3 Lu si na frumento dagli elateridi (bissole) meglio che il perfosfato petroliato, 0. ee penello di ricino o il sovescio di lupino. Chi ha i campi infestati da questi. N. 37. — Il sovescio di senape bianca è indicato per pressislit sa ve mae san È na II Ca vi: * CA d insetti, vi semini in agosto 20 chili di senape bianca per ettaro, in modo. 5 da °° Ce da poter sovesciarla nell’ autunno. px. » i P4 2 S 7 ° Siri Les . eat ai de E Si "i % Ter -d x To du a Pi a È = Ù ribtne ie- + 2: a Sez | pit GORE , È Lib EE ELA Dal <= e 2 = - a, "> dé Cenni “ LS 196 BACTERI SITE È i 7. R ” = ne . bet Pr < pa Do: È Comportamento riguardo all’ ossigeno ha 3 temperatura e terreni nutritivi. dI FR È un aerobio aac ma si sviluppa meglio in merz. dove arriva l’ aria. O Si sviluppa assai bene a temp. ambiente nei ei terreni | nutritivi e la temp. di stufa ne favorisce sensibilmente la ere- | È scita. RI Piastra in agar. - A grandezza a dopo 48 ore le. co-_ lonie superficiali, sviluppate a temp. ambiente, sono visibili sotto forma di punticini bianchi che si trasformano più tardi in da lonie giallicce le quali raggiungono il diametro massimo di 2 Mm Con l’età la coltura assume una colorazione giallo-verdastra. A 60 diametri. — Le colonie superficiali appaiono rotonde finemente granulose, di color giallo-bruno con orlo ialino a mar- _ gine liscio. Infissione in agar. — In 24 ore si sviluppa a temp. di stufa un fittone granuloso biancastro che raggiunge il fondo e sì e- stende alla ruperficie libera della provetta. 183 ta Striscio in agar. — In 20 ore a temp. stufa si forma una D patina grigio-bianchiccia, poco rilevata. Acqua di condensa: zione leggermente torbida. n Piastra in gelatina. - A grandezza naturale, depo 2, giorni di temp. a 10-12 C, compaiono dei punticini bianchicci visibili %; per trasparenza. Dopo 4 giorni compaiono le colonie superficiali bianche di circa 1 mm. È A 60 diametri, le colonie profonde sono tondeggianti, gial-- i licce con margine liscio; le superficiali sono più grandi rotonde | to RR od ovali, finemente granulose e di color bianco-grigiastro. A are Per infissione si forma in 24 ore a temp. ambiente un sot- bici tile fittone nastriforme lungo tutto il canale d’ infissione, da cn partono fini diramazioni che formano verso la superficie delle nubecole grigio-bianchiccie che raggiungono le pareti della | pro- | Parti fi me & 13 ‘ ba BACTERI 197 vetta. Con l’età si forma alla superficie un imbuto coperto da una patina sottile. Dopo 15 giorni la gelatina non presenta iniziale fluidifi- “cazione. Coltura su patata. — A temp. stufa si sviluppa. dopo 24 ore una patina biancastra che con l’ età diventa succosa, lucente, di color roseo. Coltura in brodo Lòffer. — Omogeneamente torbida con se- . dimento scarso biancastro. Si ha formazione di pellicola persi- stente alla superficie del liquido che con l'età della coltura as- sume una colorazione giallo-verdiccia. i Colture in latte. — A temp. stufa dopo tre giorni. il latte sì rapprende in una massa gelatinosa. Reazione fortemente acida. Attività chimiche. — Numerose bollicine di gas si svilup- pano dalle colture per infissione in gelatina, da cui esala un vdore ingrato. DE * * Ci siamo rivolti anche ai Vivai di viti americane di Noto _ per avere delle viti di wupestris du Lot atfette da roncet!) e dal PRA radi sia È 4 2 % I materiale ricevuto ho ricavato pezzetti di tralci e di legno per allestire nuove colture. Da queste ho potuto isolare un micror- ganismo che descrivo sommariamente. Aspetto microscopico e colorabilità. Il microrganismo è un piccolo bacillo mobilissimo che rag- giunge 2-3 u di lunghezza e 0,50 di spessore, con tendenza a riunirsi a coppie, anche nel verso della lunghezza. 1) Erano viti con molte femminelle a foglie rimpicciolite e frastagliate, ad internodi brevi e viticci deformati; il legno dei tralci presentava un aspetto sano, ma quello del ceppo aveva macchie nerastre, disposte a settori e ricordanti il mal nero. MN : “sE MRO = te ann PASTO x a) Me» ia Da ina ES ee 17 pietà o & sar CES RE SÒ Ra'spiitci +: ae À Met et Se dentani MI 100 Ci 4 n SEI I TONE Sms Spf Bra È : vid Va ta a di 198 BACTERI n VA 8 280 N : > “a PRAIA E A di na HA n va si Lo la S # Ò {s È prevalentemente aerobico, ma cresce meglio in contain È + dell’aria. Si sviluppa assai bene in tutti i comuni terreni mutri- — tivi a temperatura ambiente (20-25° C.), per cui ho fatto a meno 2 di rinnovare le colture a temperatura di stufa, eccetto che per quelle in latte e patata. Piastra in agar. — A grandezza naturale, dopo 2 giorni ap- s paiono piccole colonie bianchiccie del diametro da 0,5-1 mm. | È A 60 diametri, le colonie superficiali si presentano come a raggruppamenti di colonie di color giallo brunastro ; le profonde fi: sono tondeggianti, di color gialliccio chiaro. Colture in agar. — Nelle colture @ sérzscio, in tre giorni si | forma una patina estesa a tutta la superficie libera, abbastanza |. È rilevata, lucente, di color bianchiccio. Acqua di condensazione torbida. Sa Piastra in gelatina. — A grandezza naturale, dopo un giorno — a temp. di 10-12° C. le colonie appaiono sotto forma di punti- cini grigio-bianchicci. È A 60 diametri, le colonie superficiali sono granulose brunal di stre, tondeggianti a margine liscio, con tendenza a riunirsi in piccoli gruppi. Le profonde sono ancora tondeggianti, ma assai hi i più piccole e di color gialliccio-chiaro. Dopo due giorni la ge- latina è fluidificata. sc Colture in gelatina. — Per infissione, a temperatura di 10440 12° C., si forma una coffa iniziale di fusione, quindi la fnidi — ficazione procede in forma cilindrica ‘). Lungo il canale d’ infis-. o 1) LERMANN e NEUMANN. - Tab. 2, Fig. XV. Sh BACTERI 199 sione si sviluppa un fittone nastriforme, finemente granuloso, che raggiunge il fondo della provetta ; la zona di fusione rimane lim- | pida ed assume una bella colorazione giallo-verdiccia. A. tempe- _ratura ambiente la zona di fusione è visibile dopo 16-18 ore e la fluidificazione procede più rapidamente con formazione di ab- bondante deposito fioccoso che discende, a forma di imbuto, lungo il canale d’infissione. Attorno al fittone si formano numerose bollicine di gas, e sulla gelatina fusa si osservano zooglee gal- — leggianti che sedimentano in fondo all’ imbuto, mentre si rinno- vano alla superficie. Colture in brodo. — Intorbidamento omogeneo e persistente con scarso deposito bianco-sporco che si solleva per agitazione con aspetto fioccoso. Nelle vecchie colture si forma una. pelli- È cola resistente che, per agitazione, si distacca e deposita. a Colture in latte. -—- In 24 ore di stufa, coagulazione solida A con reazione fortemente acida. d Colture în patata. — Patina abbastanza rilevata, succosa e biancastra. BARBATELLE DI RIP. x RUP. CON CARATTERI DI RONCET n Il Direttore della Cattedra ambulante di Agricoltura di Vo- ghera, prof. V. Gobbetti, inviò il 24 luglio 1913 a questo Labo- _ ratorio delle “ barbatelle selvatiche con uno sviluppo anormale, foglie cosparse di macchie e con lembo ridotto, ecc. , ‘). 1) Infatti le viti di Rip. X Rup. 3390 presentavano tralci rachitici con femminelle ed in alcune foglie un principio di frastagliamento ; il legno dei portainnesti aveva in generale un aspetto sano, ma in qualcuno si riscon- trarono delle macchie irregolari che denotavano una alterazione dovuta ad un grado più avanzato della malattia. del microrganismo seguente. Aspetto microscopico e colorabilità. -9À VI bi; Si tratta di un microrganismo mobilissimo di forma bacil- | R tare od ovale che raggiunge la lunghezza massima di 2 w cdi uno spessore da 0,5-0,8, con tendenza ad unirsi a coppie. Al- ‘cuni elementi sono ricurvi. Si colora bene con fuxina, violetto - di genziana e resiste completamente al Gram. Comportamento rispetto all’ossigeno ed ai terreni nutritivi. “dà È un aerobio facoltativo che si sviluppa bene a temperatura "È ambiente nei comuni terreni nutritivi e più rapidamente a tem- di peratura di stufa. . est Colture in agar. — Per striscio si forma una patina bian- chiccia, lucente, poco rilevata. si Per infissione, si sviluppa a, temp. ambiente, in un giorno sa un fittone rigoglioso biancastro che raggiunge il fondo della — provetta. Alla superficie libera si forma una patina 1 a E giastra con lucentezza grassa. È I Piastra in gelatina. - A grandezza naturale, dopo 2 giorni «i temperatura di 10-12° C., le colonie profonde sono puntiformi | bianchiccie ; le RAT appaiono gialliccie e misurano de 1 0,8-1 mm. > ot DE A 60 diametri, le profonde sono tondeggianti, di color Co liecio-ohiaro ; le superficiali sono più grandi ed cir come. raggruppamenti dì colonie tondeggianti di color giallo-brt Per infissione , si forma a temp. lempiicài in 14-16 0re LI 6 LI) BACTERI i 201 «vetta (a temp. di 10-12°.C., si sviluppa un filtone simile, ma più lentamente). Dopo 4 giorni, dal canale d’infissione si stac- Sa cano finissime diramazioni con tendenza a formare nubecole che S | invadono la gelatina. Dapprima si osserva una senz-fluidificazione bi lungo il canale d’innesto, più tardi la semi-fluidificazione si estende a tutta la gelatina, in fondo alla quale si forma un ab- «+ —bondante deposito bianco-sporco che si solleva per agitazione | con aspetto mucoso. | Coltura in brodo. — Dopo 14-16 ore a temp. ambiente, in- È torbidamento omogeneo persistente con scarso deposito bian- castro ; le vecchie colture assumono un colore gialliccio. Non si r fe | —formano pellicole. È - Coltura in patate. — Dopo 2 giorni di stufa, formazione di E patina poco rilevata, lucente, di color. giallastro-sporco. a Coltura in latte. = Dopo tre giorni di stufa non si ha coa- È gulazione. Reazione acida. E Attività chimiche. — Formazione di bollicine gassose lungo G il canale d’ innesto della gelatina da cui esala un odore ingrato. e Ag Il prof. Gino Pollacci si recò appositamente a Voghera per | visitare i vivai di barbatelle selvatiche di ez). X Ax). colpite E 2. dalla malattia e portò a questo Laboratorio del nuovo materiale «sul quale abbiamo continuate le ricerche e da cui fu possibile isolare in col/fure fure un microrganismo z4eziico a quello già . isolato dal primo materiale inviatoci. — ——1—Anche da barbatelle sane 72 asparezza ho ricavato pezzetti e pi “SI di tralci e di legno per allestire colture di controllo ed in qualche caso si è isolato lo stesso microrganismo, ciò che dimostra che - - per avere delle barbatelle o delle viti sicuramzerze sane bisogna e «prenderle da vivai o da vigneti immuni dalla malattia. AME TSE La Ri dei ca Alcune osservazioni. Da viti di Rupestris du Lot, pervenute a questo Laboratorio nel da e E dal R. Vivaio di Ci ho SDAI er quarto microrganismo. Soltanto dalle /2x5es777s, gentilmente spe- + Gi dite dalla Direzione dei Vivai di Vittoria non potei ottenere sviluppo di coltare pure, perchè sfortunatamente rimasero in- quinate. | | È; Finalmente da barbatelle selvatiche di 77. Rupestris, spe- | ts dite in due riprese dai vivai di Voghera, furono isolati due mi I | crorganismi i cui caratteri coincidono, per cui si possono riferire alla stessa specie. Non ottenni sviluppo di colture dalle barba- telle innestate a Barbera, pure provenienti da Voghera. 0 I microrganismi isolati sono tutti patogeni ? Per il Bacilus vitivorus, fino a prova contraria, non sì può escludere che possa in date condizioni diventare la causa anche del 7rorcet, considerando questa malattia, di cui |’ identificazione | non è facile ?), come una forma del m20/ nero con alterazioni — 3 più o meno gravi a seconda della resistenza che può essere di | versa anche fra individui di una medesima varietà o specie. | Oppure si tratta di safr0/7 che solo in casi eccezionali portal sono diventare patogeni ? *). È Secondo le ricerche di Meissner, di Zahn, di Hausen , di la # !) Dal Bakteriologisches Muesum Wien ho fatto venire le colture del Bacillus Bacoarinii Macchiati con le quali ho stabilita la identità del bacillo vs, suddetto col microrganismo da me isolato. uo ?) MONTEMARTINI L., vedasi in proposito Riv. di Pat. Veg, pag. 175. er 3) PerRI L. gra sopra la bacteriosi del fico (Rendic. d. r. Ac. é Linosi CL Sc:-Fis, 6 Nek, Vol EV Ra Roma, 1906, pag. 641-651, 0 due figure). IE ‘ Sp “ 4 BACTERI 203 Buchner, Lehmann e di altri, i tessuti s277 di animali e di piante non contengono batteri capaci di sviluppo. Ma potrebbe trattarsi di microrganismi non patogeni che si trovano insieme o dopo il parassita 4/70, secondo gli ultimi studi fatti dallo Smith dh A questo riguardo si possono citare molti esempi di asso- ciazioni di microrganismi nello stesso individuo senza che si possa distinguere l’azione più o meno specifica o preponderante di ciascuno di essi. Ai cultori. della patologia umana è noto il fatto che la maggior parte dei processi suppurativi è determi- nata da diversi microsganismi associati e cioè da forme di staf- lococchi e streptococchi. Comunque, soltanto le esperienze sulla patogenesi potranno dire se e quali siano i microrganismi patogeni del rozcef e se col microrganismo specifico e attivo ve ne siano insieme degli altri 20m patogeni . Intanto a me sembra avere qualche importanza il fatto di aver trovato negli organi delle viti ammalate di 76xcef dei mi- crorganismi e di averli isolati in co/lure pure per cui essi con- servano per molto tempo i loro caratteri morfologici e colturali. . A suo tempo saranno fatte le esperienze di infezione per tentare di riprodurre artificialmente la malattia che danneggia gravemente 1 vivai di viti americane. Pavia, dal Laboratorio Crittogamico, 6 settembre 1913. 1) SwirH Er. F., Recent studies of the olive tubercle organism (U. S Departum, of Agricult., Bureau of Plant Indusvry, Bull. N. 131, 1898, pa- gina 25-43). - L. MONTEMARTINI —_ ni , i, - . + Alcune malattie nuove o rare osservate dal Laboratorio di Patologia Vegetale (BET di Milano. tte I DS 1) Una malattia dei cetriuoli nuova per l’Italia. — Nello “I scorso luglio la Direzione della Cattedra Ambulante di Agricot > i tura di Milano inviava in esame a questo Laboratorio di L'alosni Ù logia Vegetale frutti di cetriuoli affetti da una malattia che &; comparsa da due o tre anni negli orti del Milanese ma, mentre fino allo scorso anno si presentava verso la fine del raccolto sì — ; che non poteva essere causa di danni molto gravi, quest’ anno d invece ha invaso .in modo rapidissimo frutti e foglie sin dal mese di maggio ed in certi orti fu cagione di forti perdite, fino — | al 95 per 100 del raccolto. | vi 4 I frutti mandati in esame presentavansi dofsicrogi 6 come torti, incommerciabili, cosparsi di macchie nere, di aspetto ero- staceo, della larghezza di 0,5 a 1 centimetro, in vicinanza allo quali si osservavano secrezioni di gomma. LA AE L'esame microscopico in corrispondenza a tali vELgieA mo- strava i tessuti della buccia del frutto penetrati dal raicelititi ss bianco, sottile, ramificato di un fungo che alla superficie no” luogo a ciuffi di ife conidiofore che mi permisero SetereSigfi il fungo stesso per il C/adosporium cucumerinum EI et (CI. cucumeris Frank) (Saccardo, .SYZ., X, 601). Li © Questo parassita delle Cucurbitacee venne seg 1889, negli Stati Uniti cen Ba da Ellis ed Artl PARASSITI VEGETALI ; 205 ivi conosciuto per i gravi danni che produce. In Europa lo os- servò poi il Frank ') nel 1893 a Berlino, ma solo sui frutti di | piante di serra: questo Autore anzi credè si trattasse di una specie nuova e la descrisse col nome di Cladosporium cucumeris. L’Aderhold ?) lo trovò più tardi, nel 1896, vicino a Breslavia, su foglie e su frutti di piante cresciute all’ aperto e ne potè | constatare meglio il parassitismo. In Italia venne segnalato dal # . Massalongo *) sopra alcuni frutti vicino a Verona, ma non è | stata ancora riconosciuta la sua azione patogena. Così nei trat- 4 tati principali di patologia vegetale o non si parla di questa | —malattia o si accenna unicamente ad essa come a malattia che cha importanza solo in America ‘). Se A. Milano la varietà di cetrinoli che è più comunemente È | coltivata e viene attaccata dalla malattia è la così detta lungo- __—verde francese o inglese : probabilmenie il diffondersi rapido del » male che si ebbe a lamentare quest’anno fu dovuto all’avere tra- _ —sceurato l’ infezione nei decorsi anni ed all’ avere lasciato negli SE . orti gli avanzi delle piante infette, ammalatesi sulla fine del e ‘1 FRANK B., Ueber ein parasitisches Cladosporium auf Gurken. - So- - rauer’s Ztschr. A Pfanzenkrankh., Bd. III, 1893, pag. 30. ‘n 93 ApERHOLD R., Cladiosporium und Sheba auf Gurke dei Kiir- a bis. — Sorauer's Ztsthr. f. Pflanzenkrankh., Bd. VI, 1896, pag. 72. i: 9) MASSALON* 0 C., Novitates florae ARRE Veronensis. - Atti. Acc. Agr. Sc. Lettere ed Arti di Verona, Serie IV, Vol. III, 1902. 4) Nel secondo volume (1908), dovuto al Lindau, del classico trattato del Sorauer (III Ed.) se ne parla ma come di malattia rara in Europa e dannosa in America. Anche il Tubeuf (PAanzenkrankheiten durch Krypto- game Paratisen verursacht, Berlin, 1895) vi accenna come a malattia rara e di serra per la Germania, più comune in America. La ricordano come ma- lattia americana il Comes (Crittogamia Agraria, Napoli, 1891), il Kirchner (Le malattie ed i guasti delle piante agrarie, traduzione italiana di C. Neppi, «Torino, 1901), il Bourcart (Les maladies des plantes, Paris, 1910). Il Peglion (Le malattie crittogamiche delle piante, terza ediz., Casale, 1912), il Ferraris (I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili, Alba, 1918), il Prillieux fo (Maladies des plantes agricoles, Paris, 1897), il Delacroix e Maublane (Ma- ladies des plantes cultivés, Paris, 1909), non ne parlano appunto perchè si tratta di malattia che da noi non venne finora segnalata come tale. piante ammalate, di mano in mano che si presentano. | Siccome in quest'anno si mantennero relativamente i immuni. alcune colture fatte con semi delle stesse varietà è cetriuoli; — ma importati direttamente dalla Francia (mentre di solito gli orticoltori preparano da sè i semi, selezionandoli dalle proprie. 5 piante), appare probabile che l’ infezione possa trasmettersi anche coi semi, onde sono pure a consigliarsi le maggiori cure nel 13 prendere i semi da piante sane e le più attente disinfezioni del » È materiale che si pianta. 2A NE 2) Macchie fogliari dell’Iris. — A Roma, in un giardino privato dei nuovi quartieri di Piazza Quadrata, le foglie di Iris. K i CASI nello scorso maggio si presentavano cosparse di numerose mac-. chie circolari od oblunghe, di mezzo a un centimetro di diametro, visibili sa ambedus le pagine, bianchiccie con contorno bruno i non ben definito, talora confluenti sì da far seccare buona parte SS del lembo. Mo In corrispondenza a tali macchie, l'epidermide era solleWab sa su ambedue le pagine quasi da uno strato di picnidi di Seprorza, DI posti vicini gli uni agli altri fino, spesso, a toccarsi. Trattavasi della .Septoria Iridis Mass. (Saccardo , .Syi. gi 382) che il Massalongo ‘) ha già trovato su foglie larguenti dis: ì Iris germanica a Calavena presso Tregnago di Verona, e che . d non è data, nei trattati principali, come parassita nè come pa- togena. Il suo comportamento come parassita nei giardini di ha i Roma, dove la osservai, era evidente pel fatto che essa attac- Ri siSE 33300 ae 1) MassaLoNnGo C., Nuovi miceti dell'Agro Veronese, - Nuov. Giorn. d ta Italiano, Vol. XXI, 1889, pag. 161. v î "e a r° LIA 1 1 i fe PARASSITI VEGETALI 207 cava foglie ancor giovane e verdi, e il micelio si poteva seguire anche nei tessuti ancor sani intorno alle macchie. Le spore erano più grosse di quelle descritte dal Massa- _ longo, e raggiungevano fino i 50 u di lunghezza su 6-6,5 di grossezza : ciò forse per effetto della vita parassitaria. 5) La Botrytis vulgaris parassita delle camelie. — Nella serra frigidario dell’ Orto botanico di Pavia, le piante di camelia che vi sono ricoverate presentavano parecchie foglie con macchie ‘grigie dovute a cespuglietti di 2o7ry/s vulgaris che ne guasta- vano l'epidermide. Lo sviluppo del fungo e il suo comporta- mento come parassita sono stati favoriti certamente dall'ambiente umido. È una nuova matrice e un nuovo caso di parassitismo che va aggiunto a quelli già ricordati dal Dott. Politis ') nel pre- cedente volume di questa Rivista. 4) Il Cladosporium Pisi Cug. et Macch. sui fagiuoli. — Nell autunno del 1911 osseryai sul mercato di Pavia legumi di fagiuoli della varietà detta /ugzoloni bianchi, che presentavano | chiazze nerastre simili a quelle dell’ arzraczosi (Colletotrichum Lindemuthianum Br. et Cav.). Esaminati però da vicino 1 frutti ammalati scorgevasi facilmente che le macchie invece di essere incavate, erano rugose e quasi sporgenti; e al microscopio i tessuti in corrispondenza ad esse erano ipertrofizzati, profonda- mente alterati, attraversate da micelio fungino e deturpati come quelli invasi dal Cladosporium Pisi nelle buccie dei piselli. . Trattavasi dello stesso fungo di cui potei riscontrare gli # SEE di fruttificazione e che nel grosso e carnoso tessuto dei legumi di fagiolo, dava luogo anche a piccolissimi noduli mice- lici probabilmente con funzione di riproduzione vegetativa. 1) PoLitIs J., Una nuova malattia del mughetto (Convallaria majalis L.) dovuta alla Botrytis vulgaris Yr. - Rivista di Patologia Vegetale, Pavia, 1911, Anno V, pag. 145. at CRI pn SU seit... E {1° SRO 1 2° PIET AGRE amanseni vena venne poi Ci dal Dott. pae De sulle favo. si che può attaccare diverse leguminose. I 9) Ospiti d’occasione di pra ia — In mag. ne con questo fungo non riesce mettendone le spore Sali loro i È buccia in una semplice goccia di acqua, riesce invece facilment hat: i p 8 q si quando si rompa leggermente l'epidermide, oppure, senza pre: ticare alcuna ferita, quando invece di una goccia d’ acqua si fr adoperi una gocciolina di succo di altro frutto : questo succo toa. nutriente basta a dare al nuovo micelio che si sviluppa dalle £ spore in germinazione la forza necessaria per rompere l’ epider- SE mide dell’ospite, senza altri aluti artificiali. Si tratta di un pa E rassita, dicevo, che o è di ferita, o deve essere rinforzato con speciali condizioni di nutrizione. i da Osservazioni simili aveva già fatto il Ravaz ‘) per la Bo- trytis cinerea le cui spore infettano le foglie di vite solo quando sieno seminate sulla loro superficie non in semplici goccie di. acqua, ma in goccie di soluzioni nutritizie, e cioè solo quando il micelio venga rinforzato da speciali condizioni di nutrizione 5). | — ) Cugini G. e Maccniati L., Notizie intorno agli insetti, acari e pa- i RIST vegetali osservati nelle piante coltivate ecc. -— Boll. d. R. Staz. Agr. di A Modena, Vol. X, 1890, pag. 89. i 2 È Maasacni A., Micologia della Lomellina. - Atti Ist. Bot. di Pavia, Li Nuov. Ser., Vol. VII, 1901, pag. 105. gr 3) Mas TEMARTINI L., La Monilia fructigena Pers. e la malattia dei frutti. da essa prodotta. - Rivista di Patologia Vegetale, Firenze, 1901, Vol. vi pag. gozzini (A ) Ravaz L., Sur une maladie de la vigne causée par le Botrytis cineres si mer SI rend, a. s. d. l’Ac. d. Se. d. Paris, 1894, T. CXVIII, pg. 1289-124 ‘A °) Veramente il Ravaz dà del fenomeno un’altra spiegazione e pensa che le foglie della vite segreghino corpi che si oppongono alla “serminazion delle spore dei parassiti e che solo in condizioni speciali questi | pos ) invadere i tessuti viventi. Che si tratti di uno stato speciale di sarei iz io ne, lo si deduce anche dall’ osservazione del modo onde la Botrytis ir # pit Re? 7 Jetaga > 3A e ‘Te: PARASSITI VEGETALI 209 Un simile parassitismo di occasione, che si potrebbe forse o chiamare farassitismo tardivo in quanto si presenta solo | tardi e cioè quando il micelio ha già vissuto e si è fatto forte con un certo periodo di vita saprofitaria, è quello di molti fun- ghi lignicoli che, dopo avere attaccato, attraverso le ferite, il legno morto delle piante, possono a poco a poco invadere anche i tessuti vivi e provocare formazione di anomalie o di tumori, traendo seco disturbi fisiologici che possono riuscire anche le- tali alla pianta attaccata. - Anche i bacterî possono comportarsi nel medesimo modo e _ da saprofiti facoltativi trasformarsi, dopo un certo tempo, in sa- profiti virulenti '). Effetto analogo a quello che segue ad un periodo di vita | saprofitaria, lo sì ha in certi casi, anche in seguito ad un pe- riodo di vita parassitaria sopra la pianta ospite normale : il pa- rassita, che in principio di vita e normalmente non è capace di | vivere su altre piante, acquista la capacità di attaccarle e di vivere anche su altri ospiti, che si potrebbero chiamare osp «di occastone. «Un bel caso di questa natura osservai da due anni a Mon- tubeccaria sotto una pianta di quercia fortemente infetta da fu- maggine (Zumago vagans Pers.). Sotto la pianta si estende una siepe composta di rovi e pruni selvatici tra i quali cre- anche qualche pianticella di olmo. Orbene, mentre tutte e tre queste specie di piante erano lungo tutta la siepe completa- mente immuni da fumaggine, sotto alla quercia ne erano attac- | grappoli penetrando direttamente negli acini screpolati e attaccando i sanì solamente o per contatto (dopo essersi cioè nutrita in un acino screpolato | vicino) o quando sia caduta sulla loro superficie qualche goccia di succo - di un acino superiore, nel qual succo il micelio proveniente dalle spore può | trovare nutrizione adatta ad irrobustirlo. 4) M. C. PortER, Bakterien und ihre Beziehungen zur Pflanzenpatho- 9 < - logie - Centralbl. f. Bakteriol., II Abth., 1910, Bd. XXVIII, pg. 624-640. iu. $i = n: « cate tutte e tre, sviene perchè il contagio passa esse, quasi per contatto, dalle foglie più basse di quercia, me e poi non riesciva a propagarsi direttamente da olmo ad olmo, da rovo a rovo, 0 da pruno a pruno, i quali si presentavano des: “: solo come ospiti d’ occasione. Esempi più belli di ospiti di occasione ce li forniscono ; Cuscuta. ‘98 La Cuscuta del trifoglio (Cruscuta epithymum) aber comu- | nemente il trifoglio e la medica e viene anche indicata come parassita di altre leguminose, non che di alcune labiate, com- posite, obrellifere, solamacee, chenopodiacee e perfino di grami- nacee. Io la trovai anche attaccata a piantine di Gad verticil a; latum e peduncoli di infiorescenze di P/anzfago media, ma sempre i quando queste piante, come altre già segnalate sulle quali la. POI cuscuta cresce di rado, crescevano vicino o in mezzo a piante n° di trifoglio esse pure attaccate, si che il parassita poteva pas- co So sare a quelle solo dopo avere vissuto su queste. Osservai anche ; parecchie volte la Cuscuta Europea su graminacee erbacee, ma anche queste crescevano vicino o in mezzo a piante di ortica completamente invase, ed era da queste ultime che il parassita passava alle prime. Esempi di graminacee o di altre delle piante | sopra ricordate, isolate e lontane dalle piante che più comune- mente sono ospiti delle cuscute, e che fossero esse sole infette a non ne vidi. , Si tratta dunque di ospiti d'’ occasione; e non di peri che attaccano piante indebolite da altre cause, ma di parassiti che attaccano piante sane ed hanno acquistato la capacità di attaccarle irrobustendosi prima sui loro ospiti normali. Sa Dal Laboratorio di Patologia Vegetale Ti della Scuola Super. d’Agricoltura di Milano, agosto 1918 N A Tr È 3 = C ., | IS 2 E, te | e. BACTERI 211 il ——________4àò_àydy\1|,, 2222 ‘‘‘I0(8‘" e . + RIVISTA = a | Grornewrce J. — Die Faule der Tomatenfriichte verursacht durch ; Phytobacter lycopersicum n. sp. (Il marciume dei frutti di pomodoro dovuto al PAyfobacter lycopersicum n. sp.) (Cen- tralbl. f. Baktertol. ecc., II Abth., Bd. XXXVII, 1913, pag. 16-31, con una tavola). L'Autore studiò la malattia dei pomodori già studiata dal - prof. Pavarino (veggasi alla pagina 314 del IV volume di questa È | Rivista), isolò il medesimo microrganismo che chiamò però con # altro nome. È questa la nota cui si riferisce il prof. Pavarino alla precedente pagina 161. L’Autore descrive i processi chimici di marcescenza. Osserva che dove i frutti sono feriti o screpolati naturalmente l’ infe- “S zione può avere luogo anche in altre regioni del frutto che non Si siano l'apice: è quasi parassita di ferite. Con inoculazioni ac- E w certa che il bacterio può attaccare, benchè debolmente, anche le | barbabietole e le carote. Le diverse varietà di pomodori non FI sono tutte ‘egualmente danneggiate dalla malattia. L. M. _ 252, con una ica La Sphaerotheca Humuli comprende due varietà: la .S. His È muli var. Humuli, che ha cellule più piccole e che attacca be ° luppolo e le geraniacee, e la S. Mumuli var. fuliginea, a cel Fr: lule più grosse e che attacca le composite, le plantaginee, le. I scrofulariacee. SS L'Autore ha studiato lo sviluppo del conidioforo di ambedue ci le varietà ed ha visto che, come nella .SfAaerotheca dannosa 140 delle rose e nell’ Erysiphe cichoriacearum, esso non presenta nella — È. prima fase il carattere osservato per l’ £. gramirzs della forma- È zione quasi contemporaneamente di quattro primi conidii nati È da due cellule generatrici sorelle: i conidii si formano a due a due. Morz E. è MorarnrHaLeR 0. — Die Sporotrichum-Knospenfàule, — eine fir Deutschland neue Nelkenkrankheit (Il marciume dei Ss ì bottoni prodotto da .Sporofrichum, nuova malattia dei garo- fani in germania) (col precedente pag. 654-662, con. una "91 tavola e una figura). È un marciume dei garofani comparso alla stazione speri: mentale di Halle. Sui bottoni attaccati, gli Autori i leer N À Sporotrichum Poae ed il Pediculopsis graminum. A 3 SA PARASSITI VEGHRTALI 213 | Lacenneno Tr — Granens topptorka (Seccume apicale dell’ abete). — (Meddel fr. Stantes Skobsforsiksanstalt, 1913, pag. 173-208). L’ Autore studia e descrive uno speciale seccume apicale | dell’abete riscontrato in Svezia, identificabile con nessuna delle | alterazioni consimili riscontrate nell’ Europa media e gia de- È Re scritte da altri autori. i L’ essiccamento della parte apicale del fusto comprende l’ ul- timo germoglio dell’ anno, col più giovane verticillo di rami, ed una parte più o meno estesa di quello più vicino; di rado la parte morta si estende fino al terz’ ultimo germoglio. Già in primavera, quando le gemme cominciano a sbocciare, gli apici colpiti sono morti e secchi, solo eccezionalmente essi rimangono ‘ancora in vita per breve tempo, cosicchè le loro gemme possono dar luogo a deboli germogli. Non solo il fusto ma anche i rami | d’ogni ordine possono essere colpiti in modo analogo. La ma- lattia ha la sua massima diffusione tra gli abeti di 15-30 anni ; le percentuali variano, si hanno però esempi di alberi colpiti da ‘seccume apicale nella proporzione del 50 p. 100. Notevole in questa malattia si è che nella regione limite tra le parti vive e morte del fusto la corteccia è screpolata e fessa e che perciò appunto compaiono ivi rilevanti quantità di | resina. Per questo riguardo il seccume apicale svedese rassomiglia E ‘a’ quello degli abeti svizzeri descritto da Schellenberg, e si di- mostra una malattia indubbiamente parassitaria. Già in principio dell'estate gli apici secchi mostrano una corteccia interna bruna, distrutta da diverse forme miceliche, e A tempo appaiono ivi infine numerosi corpi fruttiferi di diversi funghi, Lophium mytilinum, una Nectria, una Dothiorella ecc., Si 1 quali però sono soltanto saprofiti che compiono il loro sviluppo dl su parti di fusto già morte. Il vero parassita risiede nella re- | gione. ove si ha la screpolatura della corteccia e comparsa di sano 0 RR sai Vic tte e Pe a e it, . SI PAIR r fa Fiv, rise Re | SA DI de nio EI v at à 4 ii O 1%. cera Pier ad è : post 4 era STI n Pa 3 aa EA A rd» “ il” ” ea LIE Ca CA ia 214 PARASSITI VEGETALI © i =» resina, e la morte dell’ apice è determinata dalla manca nutrimento. t0 062 RARE La linea che delimita le parti morte del fusto da quelle vive è spesso irregolare, di frequente parecchie striscie di suto morto s’ internano entro la corteccia viva. Le parti sec vengono separate dagli elementi viventi per mezzo di strati di f sughero, e si formano allora dei tessuti interni di protezione. per ss per la cui azione la corteccia esterna viene rotta. Da ciò deri- — i TRI vano le screpolature corticali caratteristiche della malattia. B- Il fungo possiede verosimilmente solo in minimo grado la :S ca facoltà di estendersi nelle parti vive del fusto al disotto del punto originario d’ infezione, probabilmente ne è impedito dalla : x 4, forte impregnazione di resina del tessuto. Da principio si trovano ivi dei piccolissimi picnidi grossi “a circa 0,2 mm. che raggiungono infine un diametro di mm. 1 9 AI e che l’Autore riferisce al fungo Brunchorstia destruens. psi iI i In seguito poi si sviluppano i corpi fruttiferi perfetti costi- | tuiti da apoteci di un discomicete che l'Autore ritiene come specie nuova e descrive col nome di di Crumenula abietina. L’essiccamento dell’apice porta con sè una forte irregolarità nello sviluppo dell’ albero. Si formano spesso in gran numero GI degli apici secondari che a lor volta possono pure essere colpiti e dar luogo da parte loro a nuovi germogli apicali. In tal modo si l’apice del fusto viene terminato da un insieme fitto di rami, n simile alle così dette scofe di? strega, che può spesso raggiungere rilevanti dimensioni. è L'unico mezzo di lotta contro questo parassita, da adottarsi | specialmente nelle giovani coltivazioni ove maggiore ne è la dif. © fusione, consiste nell’ asportare gli apici secchi. PARASSITI VEGETALI 215 pr: | Mosius M. — Ueber Merulius sclerotiorum. (Sopra il IMerulius |. selerotiorum) (Ber. d. deuts. bot. Ges., 1913, Bd. XXXI, pag. 147-150, con una tavola). L’Autore descrive questa specie di MeruZius già trovata anche dal Falck sopra legname in opera. Gli sclerozì germinano . dando direttamente micelio vegetativo. / L. MONTEMARTINI. ScHELLENBERG H. C. — Ueber die Schidigung der Weinrebe durch Valsa vitis-Schwenitz-Fuckel. (Sopra i danni prodotti dalla Valsa vitis-Schw.- Fuck. alle viti). (Ber. 4. deuts. bot. Ges., Bd. XXX, 1912, pag. 586-594, con una tavola). L’Autore segnala il fatto che la Va/sa vitis può attaccare anche da vero parassita i tralci vivi della vite, provocando sopra di essi la formazione di macchiette nere punteggiate. L. M. « Worcenweser H. W. — Pilzparasitàren Welkenkrankheiteu der Kulturpflanzen. (L’ avvizzimento delle piante coltivate do- -vuto a funghi parassiti) (col prec., Bd. XXXI, pag. 17-34). . L’avvizzimento delle piante è fenomeno comune tanto nella zona temperata che nella tropicale; talora è dovuto a bacteri, nella maggior parte dei casi però è prodotto da funghi che sono o Verticillium (specialmente al nord) o, per lo più e nei climi caldi, Fusarium. È malattia che colpisce poche Monocotiledoni e molte Dicotiledoni. — L’Autore fa una recensione critica di quanto si sa in pro- er: posito, ed espone pure il risultato di sue ricerche proprie, giun- 1gendo alle seguenti conclusioni : ia malattia si può ipse artificialmente | Hi zione dei TER parso dei vasi: Fusarium vasi SG F. niveum sul Citrullus vulgaris, Verticillium atrum sulle patate, sulle melanzane e sull’7Zsbiscus escul agi La malattia si riproduce anche per infezione dell’i ipo o a con: Fusarium tracheiphilum su Vigna sinensts, F. redolens sui 3 piselli, Sclerotium Rolfsti sulle melanzane. “a Hi. i Finalmente il Fusarium sclerottum n. sp. può attaccare La produrre il marciume dei frutti di pomodoro e di Citrullus vul garis, e il F. Lycopersici può produrre macchie sui frutti. di . - somalo NE la forma dei sint in una sola sezione che l’Autore pie elegans. À a L’Autore dà in ultimo un quadro analitico delle malattie | di pratese 35 dovute a fanghi parassiti, nelle diverse piante. di ‘# L. MONTEMARTINI. Da Di se Navomore N. — Materiaux pour la flore mycologique de la Russie — (Materiali per la flora micologica di Russia) (Bull. trim. ai È Pe da 2 Soc. Myc. d. France, 1913, T. XXIX, pag. mb n una tavola). Mentre il genere Brezza, colla specie Br. Lactucae, rapp te senta la perospora solo delle composite, l'Autore ne trovò una F ì ai È » Lo è da da specie nuova, che chiama 27. graminicola, e che è parassita di spe See 9 bit. Vai rassita su tale Pit un nuova specie di Crcizzobolus dti descrive col nome di C. bremiphagus.. Hi: Sulle foglie e sui frutti di certi Pruzus ed in cor denza a macchie giallognole caratteristiche, trovò un - nito di stroma, con i picnidî aperti a mezzo di ostiolo e cor Vv “A IA 20 , “ans X ‘II laid $ LS Sf ue. i filiformi: ne fece un genere ed una specie nuova che descrive Pei l PARASSITI VEGETALI ; 217 qui col come di Akodosepforia ussuriensis. erggi. È KLEBAHN H. — Beitràge zur Kenntniss der Fungi imperfecti. I, Eine Verticillium - Krankheit auf Dahlien (Contributo alla conoscenza dei funghi imperfetti. I, Una malattia delle dalie dovuta ad un Verticillium) (Mycolog. Centralbl, 1913, Bd. III, pg. 49-66, con 15 figure). È una malattia che da sei anni colpisce, a Flensburg, le dalie della varietà Gezse/ker, ed è caratterizzata dall’avvizzimento improvviso delle foglie, che prendono la posizione del sonno e poi seccano. Nei tessuti delle piante ammalate si osserva un micelio dif- fuso specialmente nei vasi, il quale passa attraverso le pareti dei vasi stessi alle cellule circostanti, o viceversa da queste va ad invadere il legno. Con colture pure in diversi mezzi nutritizii l'Autore ha ac- certato che trattasi di un Verficillium affine al V. albo-atrum . del quale però differisce per la formazione normale di abbondanti sclerozî (tanto nelle colture che nelle cellule dei tessuti infetti), e per le minori dimensioni dei conidiofori-che sono bianchi anche nella loro parte inferiore : l'Autore ne fa una specie nuova che chiama Verticillium Dahliae. Con seminagioni di micelio di coltura sopra ferite dei tu- beri, oppure con seminagione di sclerozî vicino ai tuberi stessi, | si può riprodurre artificialmente la malattia. Secondo l'Autore, il fungo è nel gruppo di parassiti cul ap- partengono i Zusarium, le Sclerotinia, le Neocosmospora, ecc. La malattia si propaga nel terreno o per mezzo dei tuberi: si manifesta più violentemente nelle giornate calde e asciutte «che non in quelle piovose. Sade L. MONTEMARTINI. Nimec B. — Zur ema Uer niederen Pilze. y, Ueber dic e ( tung Anisomyxa Plantaginis n. g. n. sp. bagni: studio dei funghi inferiori. V; Sul genere Anisomyxa P. «I faginis n. g. n. sp.) (5ull. Int. de PAC. d. Sc. de Bohéi vi 3 1913, 15 pagine, due tavole e 5 figure nel EDI È un nuovo parassita che l'Autore ha trovato nelle tdi di Plantago lanceolata. Ne descrive qui il corpo plasmare vege- | S * tativo, la biologia, la riproduzione. È un genere affine alla RAzomyxa già tiva dal Borzì = a: nelle radici di parecchie piante. Le spore dei generi Sorosphaera, re Tetramyxa e Ligniera corrispondono ai sorosporangi di questo | E parassita. Sono probabilmente tutti affini alle chitridiacee. L. M. - ArnauDp (. — Maladie du Pècher et de l’Amandier (Malattia del | Pesco e del Mandorlo) (Revue de Phytopathologie, 1913, Tse N. 2, pag. 24-27, con due figure). L'Autore tratta della malattia del pesco e del mandorlo nota comunemente col nome di 60/2 e causata dall’ EAxoascus deformans. cy . . n . DL sa Tale malattia è assai diffusa, la si riscontra ovunque sì coltiva il pesco ed il mandorlo. È stata osservata in Europa, nell'America del Nord, nelle regioni temperate dell'America del Sud, nel Nord e SudAfrica, in Cina, al Giappone, in Australia ecc. Dopo una descrizione — della malattia e del parassita che la produce, ed un accenno | all’epoca e condizioni del suo sviluppo, l'Autore viene a parlare | dei rimedi. S 3. Il metodo di lotta più efficace consiste nell’ iso pini di s Java os stanze anticrittogamiche avendo cura di fare i trattamenti i 4 Ren di é , dA ni N 1 PARASSITI VEGETALI 219 per tempo (giacchè l’ infezione compare molto presto), di im- piegare delle sostanze energiche contro il fungo e che non dan- neggino l’albero e di operare con prudenza essendo le foglie, specialmente quelle del pesco, molto sensibili. I prodotti che hanno dato i migliori risultati sono la pol- tiglia bordolese e la poltiglia solfo-calcica. Colla poltiglia bordolese si possono fare tre trattamenti. Il primo che è il più importante si deve fare un po’ prima dello sboccio delle gemme. Si può usare allora una poltiglia conte- nente il 2°/, di solfato di rame poichè in tale epoca l’ albero è resistente. Il secondo trattamento quando i germogli presentano 3-4, foglie impiegando una poltiglia bordolese all’ 1°/, di solfato di rame e ben neutra. Siccome le foglie sono molto sensibili, bisogna operare con prudenza. Un terzo trattamento si può fare quando i germogli hanno una lunghezza doppia. Infine nelle regioni piovose si possono continuare 1 tratta- menti più a lungo; ma bisogna evitare che le traccie di polti- glia possano persistere sui frutti fino alla maturanza e negli ultimi trattamenti sostituire alla poltiglia bordolese un liquido cuprico che non marchi. | La poltiglia solfo-calcica ha dato pure dei buoni risultati e pare sia meno nociva alle foglie che la poltiglia bordolese. Si ottiene facendo bollire della calce e dello zolfo in miscuglio con acqua; si formano così dei prodotti zolforati diversi, molto instabili che si decompongono all’ aria dando dello zolfo assai aderente e diviso e quindi molto attivo. Il solfato di ferro ed il permanganato di potassa si sono mostrati praticamente insufficienti. M. TURGONI. NoveLLi N. — La ramificazione del riso. — Del rachi riso. — Una nuova varietà di giavone (Staz. Sper. coltura di Vercelli, 1913, 17 pagine con 9 Agi Talora le piante di riso, oltre dar luogo. al solito scoent nie mento per formazione di culmi secondarî al colletto, porta L rami secondarî anche ai nodi inferiori in corrispondenza all’ pr serzione della guaina fogliare : una vera e propria ramificazione — del culmo. La cosa indebolisce la pianta e riesce in tal tec i dannosa. = ta Secondo l'Autore essa è facilitata dalle concimazioni azotate | tardive, oppure da depressione di sviluppo vegetativo (p. e. anche — in seguito a grandine) quando sia già passato il periodo di ac- _ cestimento, oppure finalmente per eccessiva altezza dell’ acqua durante questo periodo. SI Si consiglia pertanto: non praticare concimazioni, pepe mente azotate, molto tardive, ed anticiparle anzi nei terreni nei — quali la trasfosmazione è lenta; non praticare mondature o rat lature tardive, non tenere l’ acqua troppo alta durante l’acce- stimento. n | Per perturbazioni non ancora ben definite nelle funzioni — dell’ assimilazione, possono presentarsi nel riso anche fenomeni di rachitismo, e l'Autore descrive qui e figura spighe rachitiche | brevi e molto raccolte, con rachidi pure brevi e semi cortì, ro-- tondi, piccoli, in gran parte non germinabili. È Finalmente l'Autore segnala qui la presenza di una nuov specie di giavone infestante, il quale quando è in erba asso- miglia moltissimo al riso onde propone di chiamarlo, salvo ri- vederne la classifica, Paricum phylloryzoiae. Crede sia stato ir n portato con semi forestieri ed augura sieno sottoposte a controlle le sementi che si introducono dall’ estero. S «200 +4. A Ù ; e/ sa L. MONTEMARTINI | È si STE n Lil y FISIOPATOLOGIA 291 WixkLerR A. — Ueber den Einfluss der Aussenbedingungen auf die Kalteresistenz ausdauernder Gewàdchse (Sopra 1’ azione delle condizioni esterne sulla resistenza al freddo delle piante | perenni). (Prixgsheim’s Jahrb. f. w. Bot., Bd. LII, 1913, pg. 467-506, con una figura nel testo). È noto che le piante hanno una diversa resistenza al freddo: alcune muoiono ai primi freddi invernali, altre resistono ai più rigidi geli e da questa proprietà delle diverse specie dipende, si può dire, la distribuzione geografica delle piante sulla super- ficie della terra. In certi casi la morte per freddo è indipen- dente dalla formazione del ghiaccio: p. e. la Zpzscia discolor muore a + 2,5 C. La formazione del ghiaccio nell’ interno dei tessuti non fa che complicare ed affrettare l’ azione del freddo. L'Autore ha voluto studiare se la resistenza al freddo dagli al- beri varia lungo il decorso dell’ anno e se vi ha nelle piante un adattamento al freddo. Ha fatto ricerche sopra molte specie di alberi dei nostri climi ed ha visto che tutti sopportano, durante l'inverno, una temperatura anche di 30 gradi sotto zero: le foglie giovani delle piante sempre verdi sono più resistenti che le vecchie. Invece durante il periodo di accrescimento la temperatura minima, al LI disotto della quale la pianta muore, è solo di 4-5 grandi sotto fr: lo: zero. Le piante hanno un grande potere di adattamento alle di- verse temperature. Nell’ inverno il legno degli alberi e le foglie dei sempre- verdi presentano un aumento di turgescenza corrispondente a circa il 2 p. 100 di nitrato di potassio. Tale aumento di turge- scenza si può ottenere, in misura diversa, anche ponendo le piante in ambiente a basse temperature. L. MONTEMARTINI. si a g 4 pa " I pc CA È pri SR: ni v 3 b . > GET -—. ‘“FIBIOPATOLOGIA" n; 1891 nella parte meridionale della California, dalla quale si estese ; a tatte le regioni coltivate, presentandosi intensa speci aLe nelle annate umide e piovose. In certi frutteti ne fu distrutto | E tutto il raccolto, in altri il cinquanta per cento, ed in altri an- o sona La natura bacterica della malattia fu dimostrata per la — cora solo una piccola parte. HE prima volta dal dott. N. B. Pierce il quale ne descrisse il mi crorganismo patogeno col nome Pseudomonas Juglandis, nel 1 è; sa La bacteriosi colpisce tutte le parti erbacee ancora in via. di accrescimento degli alberi, frutticini, rami, piccioli foglia riso nervature e lembo, annerendone le porzioni infette. Papa i } la e a GENERALITÀ 231 . produce macchie piccole, che presto si allungano fino a cinque e sette centimetri sulla corteccia verde: i tessuti vi possono es- sere uccisi fino al midollo, ma nella maggior parte dei casi l’ infezione rimane localizzata alla scorza ed a parte del legno. I rami che hanno parecchi mesi di età non vengono attaccati. I bacteri uccidono i tessuti infetti nel secondo anno, producendo un cancro. Delle foglie sono colpiti specialmente i piccioli e le nerva- ture, talora però anche il parenchima. L’ albero non viene mai defogliato. I danni maggiori sono causati ai fratti, alcuni dei quali vengono attaccati già quando hanno soltanto 3 a 10 millimetri di diametro; mentre il male continua poi ad estendersi tutto l’ estate distruggendo spesso dal cinquanta all’ottanta per centto del raccolto. Le noci possono venire infettate in un punto qua- lunque della superficie, ma la parte che più facilmente si presta è lo stimma. L’ infezione ha luogo specialmente in primavera o in principio dell’ estate, ma qualche volta avviene anche più taadi; in questi casi però non penetra tutto il frutto ma solo una parte della buccia. Nei tessuti ammalati tanto dei rami che dei frutti si trova spesso un deposito bianco formato da sostanza grumosa piena di bacteri. Il microrganismo pare che penetri dagli stomi quando i giovani organi sono coperti da goccie di acqua depositate dalla rugiada o dalle nebbie. Gli alberi che fioriscono tardi si amma- lano meno facilmente di quelli che fioriscono presto, in causa anche delle condizioni climatiche che col caldo diventano meno favorevoli al parassita. È un organismo bastonciniforme, con un unico flagello polare, e l'Autore ne descrive tutti i caratteri colturali. Per questi caratteri e per quelli morfologici rassomiglia ‘moltissimo alla Pseudomonas campestris dei cavoli, ma le espe- “ienze di inoculazione hanno dimostrato che è ben distinta da questa. Inoculazioni fatte con punture hanno dato risultati po- = mis e ]. SARAS molto sui miscele solfo-calciche non nia dato. risultati ci mentre la spesa di applicazione fu grandissima. Sembra dunqt più conveniente per combattere la malattia scegliere varietà a > fioritura tardiva e coltivarle dove non sono frequenti lea Altre malattie del noce sono: die Back, nella quale i dee muoiono rapidamente cominciando dall’ apice, ciò che accade | specialmente quando il sottosuolo è molto asciutto ; bresoze (sun burn), dovuto alla morte del cambio nel lato esposto a sud, pro- È dotta dall’ azione dei raggi solari; fer/orazione' della buccia dei frutti nella quate si formano delle cavità. Questa è dovuta cr babilmente a mancanza di nutrizione, ad insetti o ad altre cause, 3 ed infatti sì presenta o in alberi molto infestati da afidi, o in È altri che hanno avuto un troppo forte accrescimento vegetativo. — Anche i crown-gall (Bacterium tumefaciens) sono qualche volta Î 2A hi - Mi assal dannosi. Bisogna ricordare inoltre: il marciume radicale delle pian — tine piccole, dovuto ad un fungo; il rachitismo delle doglie (Zittle leaf) o \' ingiallimento , prodotti probabilmente da condi- | zioni non buone di terreno ; il raggrinzamento dei garigli datti vuto forse ad imperfetta impollinazione per tempo troppo umido | e forse, in certi casi, ai geli tardivi che sopraggiungono nel | #3 momento della fioritura. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). | Sorauer P. — Handbuch der Pflanzèénkrankheiten ; 8° Aufl., Liefi. 23-27 (Trattato delle malattie delle piante; 8* ediz, fase. 23-27) (Berlin, 1911-9183) (pei precedenti fascicoli ve ygas si alla pagina 195 del quarto volume di “pesa ac s Fi; y LI x ea x Mr N è Tag i j i Pao prg elia boe << i oe su» . 2 a | P ss Le 1 I GENERELITÀ — PARASSITI VEGETALI 233 — Con questi fascicoli abbiamo la fine del terzo ed ultimo vo- lume (nel quale il dott. L. Reh tratta dei parassiti animali) di questa nuova edizione del classico trattato del Sorauer. Vi sono descritti i ditteri, i coleotteri, i rincoti, nonche gli uccelli ed _ mammiferi più dannosi alle piante coltivate. In ultimo si ha un capitolo riassuntivo dedicato in generale ai mezzi per com- a i battere .gli animali dannosi all’agricoltura. Il tutto è corredato + _—da 60 buone figure, come nei fascicoli precedenti. Il volume è completato dagli indici alfabetici e per meteria. S L. MONTEMARTINI. G | Anperson P. J. e Anperson H. W. — The chestnut blight fungus Sa . and a related saprophyte (Il fungo del seccume del castagno me: __edunsaprofita affine). (Py/opatk., Vol. II, 1912, pg. 204-210). Nello studio del fungo del seccume del castagno, comune- mente noto col nome di Dzaforthe parasitica, si fece molta con- fusione pel fatto che esso sembra molto variabile nella sua strut- tura e nella virulenza. Si è ora visto che sì è di fronte a due | specie distinte, una che è parassita e una saprofita. Quest'ultima i ha ascospore che raggiungono 7 su 3 ue aschi di 34 u, mentre fi nella specie parassita le dimensioni delle spore sono 8.6 su 4,5, 7 quelle degli aschi 51 u. Anche i caratteri colturali sono molto bi; _ diversi: la forma parassita crescendo nelle patate o sull’agar da | in quattro giorni una placca aranciata, la saprofita o non dà | colori 0 ne dà solo dopo una settimana o dieci giorni. Vi è poi È Di un terzo fungo affine a questi, il quale si trova negli stati sud- orientali e che ha ascospore di 8,2 su 1,9 u: questo fungo si presenta come l’Erdotkia radicalis che gli Autori chiamano £gr- | _—osa. Le forme parassite e non parassite del castagno sono eviden- di 3 i VE L, ii Pai " i $ ria “ Sgt FETO seo APIZE, c 4 ne dio Ta: i Vai (1 N) 5 pi n° PA e ST "i del fi dì 5 = pensare dl VA I, È l Uli e O Ai = Ù » « ” pi O Ci t - x si v e % FO L: si n È retta : x ' 234 PAPASSITI VEGETALI — VET - RUPE Mese DI * È pa È ME essere chiamata ZExdothia parasitica , V altra, semplicemente sa- profita, può essere chiamata £. virginiana. E. A. Brssey (Fast Lansing, Michigan). Anperson P. J. e AnpeERSon H. W. — Eadothkia virginiana (col MERI: precedente, p. 261-262). i E la descrizione del fungo di cui si parla nel precende ar- ticolo. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Roserts J. W. — A new fungus of the apple (Un nuovo fungo dei meli) (col precedente, pg. 263-264). Studiando un cancro dei rami di un melo della varietà E ù giallo Newton, l'Autore ha trovato che esso era dovuto ad una nuova specie di P%omofsis che descrive qui col nome di 7. Mali, “d VI Ml pu, E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Baccarini P. — Sull’ Exobasidium delle Azalea (Bull. d. Soc. Bot. Italiana, 1912, pg. 127-128). Segnala la presenza di questa malattia delle Azalee, già segnalata a Roma, in qualche giardino di Firenze. Non crede sl tratti dell’ Exobasidium discoideum, perchè ha spore distinta- i mente settate. La diagnosi è ancora incerta. L. M. Baccarini P. — Primi appunti intorno alla biologia dello Exoba-. Re sidium Lauri Geyler (Nuov. Giorn. Bot. It. , Nuov. Ser Vol: XX, 1913, pg. 282-801). LP «SÙ i n°. aa ca 1 : PARASSITI VEGETALI 235 L’ Autore ha studiato questo fungo sopra gli allori della Villa Borghese a Roma, sullo stesso materiale cioè che è già stato studiato anche dal Baldini: contrariamente a quest’ultimo, ; ha trovato che il micelio penetra nel legno delle formazioni cancrenose. Dalla distribuzione della malattia e della sua persistenza sopra determinati individui, nonche dalla grossezza dei cancri e dalla loro esclusiva localizzazione sui tronchi di una certa grossezza, dednce che si tratta di un’ infezione di antica data e che il pa- rassita gode di una certa vitalità e longevità. Osserva però che la malattia non si è trasferita sulle piante vicine nemmeno se in condizioni da poterne essere facilmente attaccate e neanche se ferite o variamente mutilate. Ciò, benchè nelle produzioni cancrenose il parassita formi tutti gli anni una quantità di spore capaci di germinare. Un qualche cosa di simile 1)’ Autore ha potuto osservare a Vallombrosa per l’ Exobasidium Rhododendron che vive ivi da d_ parecchi anni su alcune piante di A%ododendri ferrugineum senza estendersi a piante vicine della stessa specie o di specie vicine. ; L’ Autore vorrebbe si facessero ricerche per vedere se even- tualmente gli alberi di alloro che appaiono immuni fossero in- vece infetti e se il parassita formasse i suoi organi di riprodu- zione, rendendosi così visibile, solo sul legno vecchio. L. MONTEMARTINI. BartHoLomEw A. T. — Apple rust controllable by spraying ( Aug- gine dei meli combattuta con irrorazioni) (PAytopathology, Vol. II, 1912, pg. 253-257). : La ruggine dei meli (Gymrosporangium funiperi-virginianae) si è diffusa rapidamente in certe parti degli Stati Uniti, per esempio nel Wiscovin. questa sola misura basta a combattere la. malattia ; ma in cei din casi questi alberi sono di troppo valore per essere distrutti bal o allora si è costretti ad adottare varietà poco suscettibili di am — malarsi. bal Furono fatte esperienze di irrorazioni e si è visto che mi rando quando appena compaiono sul ginepro le prime masse di telentospore, e poi ripetendo l’ operazione ancora due volte alla distanza di una settimana l’ una dall’ altra, 1’ attacco della rug- | . . . ® . e 7” gine riesce molto meno intenso, diventa un decimo o un quinto di quello che si mostra negli alberi non trattati. 48 pet E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). sel le BoLLey H. L. — Root disease of cereals and soil studies (Malattia To delle radici dei cereali e studî del suolo) (22 Anz. Rep. 9 North Dakota Exper. Station, 1912, 80 pagine e 4 figure). In questa relazione la riduzione della fertilità del terreno dopo parecchi anni di coltivazione a frumento e a lino è attri- buita, invece che ad un esaurimento chimico, alla presenza di parecchi funghi parassiti nel suolo. L'Autore dimostra che par recchi funghi che si trovano nelle paglie mourte e sono comune- Pag mente considerati come saprofiti, sono invece veri parassiti ping È: sai virulenti per le giovani piantine. È 7 Le ricerche fatte in proposito hanno mostrato che una erandera] 23 i percentuale delle piante che crescono nei campi così infetti 0 spitano funghi almeno negli internodi inferiori ed in alcuni casi questi funghi salgono fino ad invadere le infiorescenze ed i semi, — | così che se ne trova il micelio nei tegumenti di questi e perfino LI nelle parti più interne. x: - Sarebbe molto utile stabilire rotazioni tali di. colture per Ki PARASSITI VEGETALI 237 (5a cui una stessa pianta non possa venire coltivata due volte di © seguito nel medesimo terreno, nè vi possano ritornare semi che * i vi sono stati prodotti e sia data la preferenza alle varietà re- | sîstenti a questi funghi. A Tra i funghi che più comunemente si trovano sui semi sono ur | specie di A/fernaria, Helminthosporium, Fusarium, Colletotri- «Sg churi e Macrosporium. Molti di questi furono anche isolati dagli internodî di alcune piante che esternamente si presentavano sane ms, «e molti furono pure isolati da parecchi campioni di terreno. “a E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). SI . Crausen R. E. — A new fungus concerned in wither tip of va- sa rieties of Citrus medicea (Un nuovo fungo del seccume api- È ei. cale di certe varietà di Citrus medica) (Phytopathology, fi Vol. II, 1912, pag. 217-234, con tre tavole e due figure). a Nella Florida ed a Cuba il Co/llefotrichum glocosporioides «_—’fudescritto come causa di macchie fogliari, di macchie ed ar- «—rossamento dei frutti e-di morte dell’ apice dei rami (il cosidetto A 3 wither-tid, o seccume apicale) di direrse specie di Crfrus. Le È | ricerche dell’ Autore mostrano però che questo fungo non è un | —’parassitaà almeno per il Cifrus 4metta : egli trovò che su questo Ù SE vivono contemporaneamente due funghi uno dei quali è vero Ri | parassita, l’ altro (il Co//etotrichum gloeosporioides) semplicemente | — saprofita o parassita debole. Quello che è parassita pare sia tale ‘anche pei limoni: esso non è identificabile con nessuna delle “see specie fin’ora descritte sugli agrumi, e l'Autore lo chiama G/oe- I | osporium lemetticolum. sa È probabile che la malattia del Citrus 4metta descritta dal E Rolfs e da lui attribuita al C. gloeosporioides fosse invece dovuta È - » SE is S a questo fungo, THA: 1E6d È: E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). iS |". PARASSITI VEGETALI 00 ‘ET ca Coons G. H. Some investigations of the cedar rust fur RIE Juniperi virginianae (Alcune ricerche S.A sul fungo che è causa della 7uggize del cedro: Gy72z0spo- rangium Juniperi virginianae)(25 ann. Report of the Agricult. 2 Ù, Exper. Station of Nebraska, 1912 pg. 215-245 con tre” (Ci AR vole). | da ita À Ni Dopo il lavoro di Bulle ed altri sopra la disseminazione delle basidiospore di diversi imenomiceti, l'Autore ha voluto fare osservazioni per vedere se in questa uredinea si trova lo stesso tipo di disseminazione. Essa forma grosse galle sul Juniperus i virginiana, mentre lo stadio ecidiosporico si presenta sui meli el sopra diverse specie di Pyrs. Gli sporidî se posti su foglie di melo all’ umido, infettano direttamente attraverso la cuticola, senza passare dagli stomi. Le galle sul Juzziperus in principio sono fogliari ed appa- iono, come ha dimostrato Heald, prima che gli ecidii dei meli abbiano cominciato a disseminare le spore, indicando con ciò che l’infezione ha avuto luogo nell’anno precedente senza però rendersi esternamente visibile che alla primavera successiva. Tali galle non producono sori, di solito, che nell’anno successivo a quello di loro formazione , ossia due anni dopo la infezione originaria : in seguito cadono dall’albero, ma possono anche ri- | monervi e produrre nuovi sori in un anno successivo. Le te- leutospore si formano tutte a dicembre, in un sol piano in fondo ai sori che in tale epoca presentansi nella galla come depressioni : nel marzo successivo i sori si allungano e sporgono in fuori da | 5 a 7 mm,, si gonfiano se il tempo è umido raggiungendo sui x lunghezza di oltre un centimetro con un diametro di due a tre millimetri, e si vuotano. Poste all’umido, germinano in sei a quime > i dici ore, dando di solito due tubi germinativi da ognuna delle — loro cellule. In un’ora questi tubi si dividono superiormente ins quattro cellule ed in un’altra ora il contenuto di ognuna. di ge” r de Sat ‘e, n: fine PARASSITI VEGETALI 239 queste quattro cellule passa in uno sporidio.- Nei giorni molto freddi e piovosi invece di formarsi i tubi di germinazione tipici, il protoplasma esce in masse che emettono poi tubi micelici ca- paci di produrre una nuova infezione. Se sì mettono i sori in gas illuminante o in biossido di car- bonio, le teleutospore non germinano, e se si toglie parzialmente l'ossigeno, 1 tubi di germinazione si allungano otto a dieci volte la loro lunghezza normale senza produrre sporidii, ma li produ- cono quando ritorna l’aria. Su certi promicelii si formano sol- tanto tre sporidit normali ed al posto del quarto lo sterigma si ‘allunga moltissimo, dando un filamento che, su una foglia di melo, può penetrare la cuticola e dare una infezione. n Le dimensioni delle galle dipendono talvolta dall’abbondanza d dell’ infezione, in quanto esse sono piccole dove sono numerose, E grosse dove sono poche. Variano da un millimetro di diametro, s portando solo uno o due sori, fino a 5 cm., con centinaia di A : sori. Si possono ottenere spore dai sori di Gymmzosforangium te- Rc nendoli all’umido, e dagli sporidî così ottenuti si hanno colture Sa pure atte per le inoculazioni. Seguendo il metodo di Buller, la È disseminazione delle spore può essere osservata colla luce elet- E trica : i sori sono seccati e poi bagnati e le spore si staccano ad ogni volta che si bagnano o si seccano; il fenomeno però può essere arrestato dai vapori di cloroformio. Gli sporidî sono dotati di molto potere adesivo e si attrag- gono l’ uno coll’ altro spostandosi. Sono proiettati alla distanza di 260-360 u dallo sterigma e il distacco è dovuto alla spinta dello sterigma turgido sullo sporidio pure turgido, essendovi probabilmente una doppia parete cellulare. L'Autore pensa che un simile metodo di disseminazione delle spore giustifichi la classificazione delle uredinee insieme ai basidiomiceti. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). pathology, Vol. TI 1912, pag. 258-260, con pre, tavole Rea gine dei meli dovuta alla forma ecidiosporica del Coni gium Iuniperi-virginianae. Il lavoro fu fatto alla Stazione va ; rimentale del West Virginia, in una provincia nella quale. si calcola che la malattia produca circa 375 mila lire di danni. — Furono fatte irrorazioni con poltiglia bordolese, con poltiglia — solfo-calcica, e con miscela solforosa azomzca (un liquido nel quale pi “tea lo solfo è in sospensione in forma finissima), applicando le tressi È miscele ad ogni pianta, un quarto di rami per ciascuna miscela “R lasciando un quarto senza trattamenti, e coprendo, durante le — I irrorazioni, con coperta impermeabile tutte le parti della POI che non dovevano essere bagnate. Ogni albero fu irrorato una sol volta, ma i diversi alberi furono curati ad epoche e inter- valli diversi. dal 22 aprile alla fine di maggio. | a Nel 1912 si vide che ne ebbero beneficio solamente gli al beri trattati al primi di maggio ed i risultati migliori sì ebbero — colla poltiglia bordolese. Pare che la cosa dipenda dalle condi- x G Pr LAI zioni delle galle di Gymrosporangium sul Juniperus virginiana, | #3 dallo stato di sviluppo delle foglie dei meli e dalle condizioni esterne atmosferiche. 99 a 1 Ma cx r'ACAZION È ci E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). a h Te î n è x } eat) Mecuos I. E. — Culturing of parasitie fungi on the living hos ò (Coltura di funghi parassiti nel loro ospite vivente) eni: precedente, pag. 197- 2083, con una. tavola. e due «de N nel testo). ia” | PARASSITI VEGETALI — 241 _ —‘’ È la descrizione di disposizioni adatte a far crescere le | piante in condizioni tali da renderle facilmente attaccabili da determinati funghi. Si dànno i risultati delle poche esperienze fatte in tal modo. E. A. BessEy (East Lansing, Michigan). ; - Horrmany J. V. — Aerial isolation and inoculation with Pythium debaryanum. (Isolamento nell’ aria e inoculazioni con Pyf a hium debaryanum) (Phytopathology,, Vol. II, 1912, pg. 273). Nell’ Ottobre del 1911 questo fungo fu ottenuto esponendo © mezzi di coltura in’ scatole Petri ad un'altezza di 10 m. sul suolo. Inoculazioni fatte introducendo, con un ago, un po’ del | micelio così ottenuto in semi di Przcea camadensis crescenti in suolo sterilizzato hanno dato il 15 per 100 di infezioni. Col a Pinus ponderosa se ne ebbe il 22 per 100. SS | Furono poi fatte inoculazioni, nello stesso modo e nei semi È: delle medesime piante, con materiale ottenuto in altro modo : E col micelio proveniente da cavoli si ebbero il 48 per 100 di in- È fezioni sui semi di rcea canadensis, e il 28 per 100 su quelli | te” di Pinus ponderosa; col micelio proveniente da Salsola, il 26 È iper 100 sulla tcea e il 40 per 100 nel Zirus; e col micelio 6 proveniente da rape, il 36 per 100 sulla Zzcea e il 14 per 100 E sul Pirus. E. A. Brssey (East Lansing, Michigan). d KLeBAHN H. — Beitrige zur Kenntniss der Fungi imperfecti, II E. “Ca (Contributo alla conoscenza dei funghi imperfetti, II) (I/ycol. __—’Centralbi., Ba. III, 1913, pg. 97-115, con 17 figure). | —’9Si descrive una nuova malattia delle foglie di DarZngtonia | californica dovuta ad una nuova specie di G/oeosforzum (GL. Dar- str si È G 4 Pas Pestalozzia versicolor È attacca le foglia, È -- a Tel Larrorcue G. — Le Botrytis cinerea (La Bo4rytis cinerca) (K ‘Ret de Viticulture, Paris, 1913, T. XXXIX, pg. 245- 260) anche altri organi della vite: si può distinguere nel suo ere È di procedere un’infezione primaria la quale richiede serepola- ture di acini o presenza di sostanze organiche alla loro super- n i ficie, e un’ infezione secondaria che avviene per contatto. Quando | ‘adi dà il così detto marciume grigio dell’ uva, il suo ‘micelio invade È; la pellicola degli acini e vi distrugge le sostanze coloranti edi È diversi prodotti chimici che più tardi daranno il dowguet del | vino : bisogna dunque rifiutare le uve troppo infette, sggiane — È, gere acido tartarico al mosto, bisolfito, ecc. Quando dà il ma7z- ciume nobile, provoca un essiccamento degli acini e una concen-. È trazione dei succhi, che ha sul vino effetti benefici, purchè rec zione del fungo non sia troppo stimolata dall’ umidità. 0° Contro questo parassita dell’ uva, Guillon, Istvanffi, Teme chot ed altri hanno consigliato diverse formole per trattamenti, — i cui risultati sono però tuttora incerti, onde, secondo 1’ Autore è da augurarsi che studi più precisi sopra la biologia del de ; insegnino mezzi più sicuri per combatterlo. | | L. MONTEMARTINI. 6 È, Pruner A. — Le Black-rot (Il 2l2ck-r0t) (col proedente, 3 Pg: i 228-232). ; no | { # T] sti Mic; pi Vik ‘244 L’ Autore osserva che mentre l’ oidio e la peronospor: ot ono malattie epidemiche, @ propagazione rapida ; il Ara 198, Ù i ; 99: ai SRI o Ea PA SITA ODIA xd pe I Cantal OS ACE WE, A Soli ‘ tr i Sa 5: n Mn PARASSITI VEGETALI 243 = acnosi sono endemiche, a propagazione lenta. Ciò per il modo | speciale di formazione delle spore che dai due primi parassiti @ sono abbandonate completamente all’ aria. È Contrariamente alla peronospora, pel 4/ack-70f un’ invasione | forte in un anno è legata ad altra invasione pure forte del- uv anno precedente, e può darne una nel susseguente. Le forti | invasioni di questa malattia presuppongono infatti forti inva- | sioni secondarie nell’ anno precedente, primavera piovosa, estate ® pure piovoso: mancando una sola di queste tre condizioni, non sì ha invasione. L. MONTEMARTINI. 3 - Marreta G. — L’ Oidium Tuckeri Berk. e un altro suo paras- sita : il coccinellide Thea 22-punctata L. (Giornale di Agri coltura Meridionale, Messina, 1913, N. 7, 2 pagine). Su foglie di vite infette da oidio a Torregrotta (Messina) | l’Autore trovò una larva di ea 22-furctata, insieme a spoglie SG larvali, pupe e qualche adulto della stessa specie che potè rin- venire su alre foglie delle stesse viti. Si è assicurato che tanto da larva quanto gli insetti adulti poterono nutrirsi dell’ iodio E fa della vite, così come possono, ed è già stato constatato dall’A., _ nutrirsi dell’ oidio di altre piante: evonimo, quercia, clematide, Lied, zucche, ecc. oa € ce i L. MONTEMARTINI. | MoremTINI A. — Lo svernamento della cuseuta allo stato vege- tativo. (L’/falia Agricola, Piacenza, 1913, pg. 245-248, con _ una tavola). fell? inverno scorso la temperatura è è. scesa fino a re Ri Ag né 4° ZE@ro. s P% Ra ; x % ») È A di semi. Bore G. — La moria del gelso (col precedente, pag. 992- 20, con una tavola e 12 figure). L’ Autore descrive la morsa del gelso dovuta al marciume delle radici per azione dell’ Arme/laria mellea. Me: ; Osserva che il marciume colpisce facilmente radici più i ferite od offese dagli strumenti di lavorazione del suolo, p.es. i l’aratro. Anche i topi campagnoli. possono colle loro sterioni | favorire la diffusione del male. cd 3 Critica l’ uso dei commercianti di estrarre durante l’ i inverno tutti i piantoni per la vendita, accatastarli e coprirli leges RA] di terra: consiglia disinfettare le piante giovani immergendone — È le radici, prima di piantarle, in poltiglia bordolese al 2 p. 100552 3 Raccomanda isolare il male appena compare, sradicando le piante colpite e quelle vicine e bruciandone le radici, oppure — SI scavando attorno ad esse una fossa profonda che non possa essere attraversata da radici infette. SR È S Crede che il rimedio migliore sia da cercarsi nella pro dì ue zione di varietà porta-innesti le cui radici sleno resistenti # male. Il gelso delle Filippine o Cattaneo è relativamente 1 ra stente, ma non può essere riprodotto con semi. | CSCASGIONE PARASSITI VEGETALI 245 | Norton J. B. — Method used in breeding Asparagus for rust fi resistance (Metodo usato per dare agli asparagi resistenza ee alla ruggine) (U. S. Deptm. of Agricult., Bur. of Plant In- x dustry, Bull. 263, 1913, 60 pagine con 12 tavolo e 4 figure nel testo). La ruggine degli asparagi prodotta dalla Pucciria Asparagi . fu osservata per la prima volta negli Stati Uniti d’ America nel 1896, si è poi rapidamente diffusa e sì manifestò in misura « assal grave in California nel 1902. ‘Negli stati dell’ Est le irrorazioni riuscirono generalmente ed | senza efficacia contro di essa, o si presentarono di così difficile | applicazione da doversi abbandonare. In California il clima per- | mise di conbattere la malattia colle solforazioni; come regola : Era la coltura dell’ asparagio fu abbandonata dove la malattia ha infierito o non si poterono indrodurre varietà semiresistenti. I danni prodotti dal fungo sembrano dovuti alla rottura mec- à canica. dell'epidermide e al conseguente essiccamento dei tessuti È: | sottostanti : alcune piante ne muoiono completamente. Pi | Nel 1906 si è fondata nel Massachussets una associazione | per cercare e favorire l’ introduzione di varietà resistenti. Si richiesero a tal’ uopo semi e radici da diversi stabilimenti d’ A- | merica e d’ Europa; si vide però che nessuna qualità nè ame- | ricana nè europea è pura ma è piuttosto un miscuglio di varietà affini tra loro, il che è dovuto a mancanza di pedigree. Oltre | che con tutte queste varietà coltivate, le esperienze furono fatte anche coll’ asparagio selvatico. La * L’ Asparagus virgatus dell Africa meridionale tu trovato | certamente immune dalla ruggine, mentre è ucciso facilmente P PA freddo. Non si poterono ottenere incroci tra questo asparagio si egli asparagi coltivati, epperò la relazione dovrà essere diretta : Sad ottenere varietà coltivate resistenti. “a | Si è visto che certe piante che appaiono immuni dalle 246 rara e più diffusibile. I semi delle piante immuni nico pure immuni. ASA Nel 1911 si ottennero alcune varietà praticamente Ln N: L® e furono moltiplicate in via vegetativa, si che potranno esse e messe in commercio appena se ne avrà un numero sufficiente. | È. TR = ts “a » da PANTANELLI E. — Esperienze di irrorazioni nel pesco e Ia vite nel 1912 (Ze .Sfaz. Sper. Agr. Italiane, Moronsa 100: Vol. XLVI, pg. 329-346). Nelle esperienze del 1911 (veggasi alla pagina 257, del pre- cedente volume di questa Rivista) l'Autore ha dimostrato 1’ effi: cacia dei veri polisolfuri (miscele solfo-calciche bollite sul posto ed applicate appena preparate) contro gli Zx0ascus e diverse coccimiglie e afidi, però per evitare le difficoltà pratiche di prev: parare tali miscele sul posto quest'anno ha provato miscele già Ce È preparate concentrate in laboratorio e soltanto diluite sul posto : a. | 1) miscela solfo-calcica concentrata (sì impastano 700 gal È di ossido di calcio in polvere con 2 kg. di solfo, 200 cme. di*-@ alcool denaturato e 2 litri di acqua; si versa il tutto in 12 Liri 3 di acqua e si fa bollire in pentola di ferro smaltato fino a ns durre il volume a 10 litri; si raffredda e si conserva in rec i pienti di vetro ben chiusi, allungando poi il tutto, al momento | dell’ applicazione, fino a 100 litri con acqua); i 2a È 2) miscela solfo-baritica- concentrata (si sciolgono 2,5 k di barite caustica commerciale Erba, contenente l’ 85 per 100 di Ba 0, in 18 litri di acqua bollente, vi si versa la poltiglia. di 2 kg. di solfo impastato con 100 cme. di alcool denatura pi 2 litri di acqua; si fa bollire, come sopra, fino a ridurre i il > ua È ei a aa BE i AVATI x 3 AG Cal ZL LE ee Mi - Lie PARASSITI VEGETALI 247 — lume a IO litri, si conserva nello stesso modo, e pure si allunga, 30 al momento dell’ applicazione, fino a 100 litri con acqua). E°. Le esperienze furono inoltre fatte anche colla poltiglia Scott È | (miscela solfo calcica bollita da sè, ottenuta mescolando la calce [e | viva e lo solfo e trattandoli con acqua calda), nonohe con diversi | preparati a base di argento (sapone d’argento e joduro d’argento) È br: e preparati a base di rame (ossicloruro di rame, pasta Caffaro, Pri Pe, % è joduro ramoso, poltiglia bordolese). x Dalle esperienze è risultato : «;_—»—’i polisolfuri concentrati, preparati in laboratorio e diluiti È sul posto, sono efficaci contro l’ Exovascus del pesco (e rispar- E miano le foglie meglio di quelli applicati appena preparati) ma non contro la peronospora della vite: | la miscela Scott è inefficace per ZExoascus, fu solo utile . contro la Monilia fructigena che attacca le pesche in via di to 3 maturazione : x A il joduro ramoso è quasi inattivo ; il joduro d’argento è i oauonte efficace ma troppo costoso; il sapone d’ argento fu poco efficace contro la peronospora ed è anch’ esso troppo costoso; ; # Sao: ossicloruro di rame e pasta Caffaro sono ambedue buoni È | contro la peronospora: il primo è subito preparato, la seconda ficcsta meno della metà; ambedue però non hanno, nella vegeta- SE zione, l’azione eccitante che ha la poltiglia cupro-calcica. d FE; | Riassumendo: per la lotta contro la peronospora la poltiglia d | eupro-calcica e la più conveniente, salvo che la si possa sosti- = tuire colle poltiglie solfo-calciche preparate calde sul posto ; per | la cura primaverile dell’ Exoascus del pesco le poltiglie solfo- | calciche concentrate sono buone. È i L. MONTEMARTINI. Lr ?) (Phytopathology, Vol. IL 1018, Pe. 250. -252). n Phytophtora che dagli studiosi viene si ritenuta i id alt tica alla /. z72/estans delle patate. L'Autore fu indotto a dubi- tare di tale identità per il fatto che in quella regione il seccume | È delle patate è raro. Nel 1912 però patate e pomodori furono pinne tati in aiuole vicine ed alternanti tra di loro, e vennero fatte infezioni che dimostrarono trattarsi proprio di uno stesso tere sita, la P. snfestans. "A Il fatto che le patate restano apparentemente immuni mentre | È i pomodori sono colpiti e danneggiati gravemente, si spiega — probabilmente perchè le patate in quella regione sono piantate — 3 prestissimo ed hanno già finito di crescere e sono mature quando — x il tempo diventa abbaztanza fresco e umido da permettere da parassita di attaccare i pomodori. Infatti le patate piantate tardi — Li ge 4 se LO vanno soggette alla malattia come questi ultimi. I risultati migliori nella lotta contro la malattia si ebbero — * colla poltiglia bordolese. Le varietà 7ed-c%kerry (rosso ciliegio) e” È; read-pear (rosso pero) sono quasi immuni, ma non si potè averne bp: degli ibridi. Brpen i. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Roserrs J. W. — The rough bark disease of the Yellow N Apple (La malattia della scabbia corticale del melo Ye n Newton) (U. S. Deptm. of. Agricult., Bureau of gii In dustry, Bull. 280, 1918, 16 pagine, con tre tavole. e du gure nel testo). PARASSITI VEGETALI 249 La varietà di meli conosciuta col nome di yellow Newton (giallo- Newton, spesso chiamata anche A/bemarle Pippin) va sog: getta ad una malattia dei rami che porta ad una peculiare sca- E —brosità della corteccia, già ritenuta come carattere normale della Gg | varietà medesima, ma che l'Autore ha dimostrato essere dovuta ad un fungo. 4 Il primo sintomo della malattia sì ha nella depressione di | —’certe aree corticali che si allargano sempre più, diventando nere « ‘e finalmente si screpolano ai margini. I pezzi morti di corteccia possono così staccarsi e cadere; le ferite si sanano e la malattia prosegue oltre producendo una vera scabbia cancrenosa- In certi | —casì le aree nere si allargano sì da uccidere i rami più piccoli È: e da alterare tutta la corteccia di quelli più grossi; di solito È: però la malattia non appare dannosa e solo quando le piante si di trovano in condizioni sfavorevoli ne vengono uccise. E° Fatte colture con i pezzi ammalati, se ne isolò un fungo che È venne riconosciuto come causa del male e che l'Autore descrive qui come una nuova specie di P%om:0fsis che chiama P%. Malt. Inoculazioni in leggerissime ferite di corteccie sane ripro- dussero la malattia con tutti i suoi caratteri, la quale però non si manifesta se le corteccie non sono ferite, e se l’esperienza è fatta in primavera o in principio dell’ estate. Sulle foglie infette dalla SpAaeropsis malorum il Phomopsis Mali è spesso associato a quest’ ultima ma non pare sia capace b di produrre da sè solo infezione o macchie, poichè attacca solo v le foglie che sieno già in altro modo colpite. Se inoculato con Ro: ago nei frutti, produce un marciume che però non sì presenta ì. che raramente in natura. i » $ Nè nelle colture, nè sugli organi ammalati si vide qualche » LD e X . forma ascofora. # | . La malattia si presenta quasi nella stessa misura tanto sugli alberi trattati con poltiglia bordolese o con miscela solfo-calcica _- «quanto su quelli non trattati. de in modo da asportare tutti i rami infetti, e di sini > poi vegetazione con opportune concimazioni e lavorazioni del terre) poichè la malattia danneggia specialmente le piante Sol E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). | \ StewaRT F. C., French G. T. e Sirrine F. A. — Potato pra: — ving experiments, 1902-1911 (Esperienze di irrorazione delle — + patate, negli anni 1902-1911 (New York Agric. Exper. Sta 5; = tion, Bull. 349, 1912, pg. 99- 139). : la SE O È il riassunto dei risultati di dieci anni di esperienze fatte “o alla Stazione Sperimentale Agraria di Geneva N. Y., ed alla cs Stazione di Riverkead, non che di esperienze fatte per sette o J Ea nove anni colla collaborazione di agricoltori privati. À SI i A Geneva con tre irrorazioni fatte la prima quando le piante sono alte 15-80 cm. e le altre due con intervalli di due a tre vai VE SOA ari settimane, si ebbe un aumento di produzione, rispetto ai campi non trattati, di 4700 kg. per ettaro, mentre irrorando ogni due pe: settimane fino a cinque irrorazioni }’ aumento fu di 6600 chilo- dl grammi. Tutte le altre esperienze hanno dato un guadagno medio | di 3600 a 4000 chilogrammi per ettaro. À "A | E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Si È Weir J. R. — A Botrytis on conifers in the Northwest (Una | SE Botrytis sulle conifere nel Northwest) (PAytopathology, Vol. IL. 1912, p. 215). "na Ei Durante l’ estate e sulla fine del 1912 ad Idaho fu osser è De n, una seria malattia di natura fungina sopra le estremità dei r : di Pseudotsuga Douglaset. Il parassita per il suo modo di © 0h nas portarsi, sembra la Zotrytis Douglasti Tubeuf : più Di forma sulle foglie degli sclerozî neri. ci Fer i; 7 . 3A PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI 251 _ —‘—’‘1La malattia fu osservata anche sui giovani rami di Abzes | grandis, Tsuga heterophylla, e sulle giovani piantine di Zarix vî | occidentalis: può essere anche riprodotta artificialmente su queste È piante con materiale tolto dalla Pseudotsuga. È favorita dai tempi nebbiosi. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). È #7 DeL Guercio G. — Nuova contribuzione alla conoscenza dei ne- È: «mici dell’ olivo. (Rezza, Firenze, 1918, Vol IX, pg. 59-75). Sa — Sono sei brevi note, nelle quali l’ Autore tratta i seguenti |. argomenti : er > 1) Za durata della nascita del Lecanio nella generazione primaverile estiva ed il suo rapporto con la Mosca delle olive : Pm - l’anno scorso, in Puglia. forse causa l'andamento della stagione, 5 si ia per: la nascita delle larve di Lecanio è durata da 65 a 70 giorni e z * cioè dalla prima metà di giugno alla metà di agosto. Un tale È prolungamento può avere importanza perchè, in causa dei li- “quidi escrementizi che le femmine di Lecanio schizzano a grande distanza, ne vengono favoriti lo sviluppo della fummagine e | quello della Mosca olearia. r 3 — 2) Zatorno ad un trascurato e pur grave nemico dell’ olivo s sg (Zeuzera pirina L.): le larve di questo lepidottero attaccano di- = | verse piante legnose e fra queste l’ olivo. Si trovano in Sicilia e ne in Toscana, ma specialmente negli oliveti di Puglia dove sono causa di danni non indifferenti provocando l’ essiccamento dei rami e la caduta dei frutti. Bisogna in agosto fino a settembre ..- dare la caccia alle larve: in certe località della Puglia si rac- | colgono a migliaia e sono pagate dai proprietari (che poi le | distruggono) lire dieci al mille. era ai St ® fi ara b: b, n. ! vene a LS : 20 “ a < da SEI È PARASSITI ANIMALI VEDI ini vani di Le PEREZ: aria È RIT a rage » ed « Fuphyllura » » nella distruzo gnola (Prays). Per quest’ ere: comunica d'a avere vicoli quantità di crisalidi invase e distrutte da una larva di uno ene dofago | Agentaspis, la cui diffusione viene però, pur troppo, ostacolata da un bacterio patogeno. i att 4) Ancora sut costumi della Tignola dell’ olivo - le farfal- = “gallo: la fillossera può propagarsi nelle viti nostrane senza ali | tivamente la sua forza di infezione e la sua virulenza. n à Li. MONTEMARTINI DI OA Dal Progrés Agricole et ite Montpellier, 1918: ” E. “Ra Nr. 1. - E. Molinas ricorda i tentativi fatti ed i successi ot le nella lotta contro 59: insetti dannosi all’ nulli ge a mez la Cochylis della vite, Lachnidium suceiiigiea contro le cavallette, d anche Sporotrichum globuliferum, Botrylis Bassiana e Isaria densa. contro l’ afide lanigero, ecc.), ma osserva che la generalizzazione di un tal me- i sr: todo potrebbe riuscire dannosa dove sono in fiore la bachicoltura € la c Cosi apicoltura. | NI pa dr Nr. 2. - Contro l’ afide lanigero (Shizoneura lunigera) si consigliano d Vac ta di solito pennellature al petrolio durante l'inverno, e alcool da ardere ‘ È durante l’ estate. Il Moultz ha suggerito di spolverare sugli organi. più — EU infetti spore di Botrytis Bassiana o di Sporatrichum globuliferum. A. Ca- Ta doret consiglia qui pennellature colla comune vernice a olio quale pivd SR ù trova in commercio, o che si può preparare facendo bollire insieme peri dieci minuti 700 gr. di olio di lino, 150 gr. di biacca e 100 gr. di bianco — ti, di zinco: dopo raffreddamento si aggiungono 100 gr. di essenza di es j mentina. Di solito basta un solo trattamento, ma per maggior sicurezze. © converrà applicarne due: uno in autunno e uno alla fine di giugno. vie “Hi Per la lotta contro la mosca olearica, J. Chapelle e J. Ruby riferi- | a scono d’avere ottenuto buoni risultati colle irrorazioni liquide di melassa ; arsenicale ripetute, su grandi estensioni, darante l’ estate. Il metodo di 2 secco non ha dato loro risultati soddisfacenti. . pe Ann 0A dr” 0 Nr. 5. - Per il rachitismo delle viti dovuto ad acari (la così detta acariosi della Svizzera, dovuta al Phytoptus bullulans di Chodat, oa Pnyllocoptes vitis di Nalepa) torna utile lavare le estremità dei c Pr i, È due settimane prima che cominci la vegetazione, con polioltaro al 4‘ I, 3 1l Ravaz osserva che questi trattamenti sono inutili contro il cor classico, il quale è indipendente da acari. Pavia — Tipografia e Legatoria Caprai - 19 - vga go e dl: SEE, da si a Le Sri - ; | ___— Novembre 1913. Num. 9. - Rivista di Patologia Vegetale DireTtTA DAL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Libreria Editrice MATTEI & C. 2 Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia LAVORI ORIGINALI LUIGI MAFFEI RS. Una malattia della Gerbera |_—‘’ausata dall’ « Ascochyta Gerberae » n. sp. _ Una ricca collezione di Gerbere dell’ Orto Botanico, pro- | veniente in parte da Antibes, viene da due anni a questa parte | attaccata da una sferossidea che ne danneggia le foglie. La ma- | lattia si era manifestata, lo scorso anno, qua e là su poche | foglie, quest’ anno invece si è estesa di molto e si può dire che ‘ogni pianta ne presenti qualcuna malata. L’ infezione appare, dapprima con una macchiolina circo- lare color nocciola che man mano va allargandosi raggiun- | gendo qualche centimetro di diametro. E siccome sulle foglie d se ne formano più d’ una, così avviene che allargandosi conflui- î; e scono fra loro guastando quasi completamente la foglia che in- - fine tutta avvizzisce. Le macchie all’ inizio di color nocciola di- ventano marrone peura, ben delimitate o con leggera sfumatura vinosa. Occupano i i dae tak fogliari. e st A no d lelle stri: concentriche dovute ai diversi strati di tessuto cche si nizza man mano che la macchia si allarga. Osservandole con lente si vedono cosparse di tanti < cioli prominenti che sono i corpi fruttiferi del fungo. — ®: È è STA In sezione trasversale, in corrispondenza a tali macchie, si . pr vedono le cellule del mesofillo, deformate, raggrinzite, con pla: sma i SE - VI annerito e contratto, con filamenti micelici, di colore logat: a mente olivaceo, che girano fra cellula e cellula e intorno Ls A concettacoli fruttiferi tondeggianti che comunicano all’ esterno | = VI si con un piccolo ostiolo. Sono picnidi interni che occupano quasi t; tutto lo spessore della foglia, sono un po’ prominenti all’esterno di - di Le no %, è ai "| Ù od oblunghe arrotondate alle estremità, jaline con qualche i a guisa di papilla e misurano 120-180 « di larghezza per 90- 100 di altezza. Contengono nell’ interno numerose spore ovali goccia oleiforme; restano a lungo continue, di poi presentano — un setto trasversale. Sono portate da brevissimi basidi. Misu-- Hi rano 8-10 « di lunghezza per 2-83 di larghezza. “0 Per i caratteri sopra descritti questa forma va riferita dl sa genere Ascochyta e ad essa corrisponde la diagnosi seguente i Ascochyta Gerberae n. sp. Maculis amphigenis, magnis, castaneo-brunneis, tenviter vinoso marginatis, subconcentrice d striatis; picnidiis punctiformibus, 170-180-90-100 w diam. ; sporulis ovoideis vel obbongo ellipsoides, 8-10-2-3 w, rec utrinque rotundatis, initio continuis deinde uniseptatis , non qa Jamesoni in Horto Botanico Ticinensi. pan. si constrictis, guttulatis, hyalinis. Has. — In foliis vivis Ger berae La Gerbera è una composita originaria dell’Africa del Suc ‘a di recente introduzione, che per le forme multiple e la p odu- ; zione dei colori brillanti ha avuto un grandissimo successo. In qualità di fiori recisi è oggetto di rilevante. sporta Bize 1 di guadagno non indifferente per quelle regioni in cut coltivata. L'introduzione della Gerbera si può dire | ea Anche in Italia si incomincia a coltivarla e specialmente in — Liguria. dove la pianta riesce perfettamente in piena terra ed | acquista tutto il suo splendore. is- Per l’importanza dell’ ospite è bene segnalare la malattia f sopra descritta unde prevenirla o cercare di arrestare in tempo GE l'infezione qualora si manifestasse. È a sperare che non si dif- 6 fonda là dove la Gerbera vien coltivata su larga scala, perchè i si potrebbe compromettere e di molto deteriorare la eee: dei fiori. A me non consta che tale malattia siasi sviluppata in altre località, ma ad ogni modo, data la rapidità colla quale può pro- { pagarsi è consigliabile per ora, non conoscendosi mezzi pratici sd “d dil cura, la raccolta e la distruzione delle foglie attaccate onde di ‘evitare il diffondersi dell’ infezione. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, novembre 1913. LI É BAT Pun 2 tre 7 Sera IRE " 260 | PARASSITI VEGETALI | riot $i - M. TURCONI Seccume delle foglie di vite causato dalla “ Pestalozzia uvicola ,, Speg. In un sopraluogo fatto sulla fine dell'agosto scorso a Grop- a pello Cairoli (Pavia) nella vigna del sig. Giuseppe Calvi, potei osservare una speciale alterazione delle foglie, evidentemente SII d’ indole parassitaria, che erasi assai diffusa su certe varietà di E " viti americane malgrado gli accurati e ripetuti trattamenti con SIA poltiglia bordolese. 3 Sulle foglie formavansi dapprima macchie gialle tondeg- sh gianti od irregolari spesso confluenti in modo da interessare gran parte del lembo fogliare e che infine facevansi brune» e secche. Su esse, specialmente nella pagina inferiore, potevansi scorgere, coll’ aiuto di una lente, dei punti nerastri, tondeggianti, un po’ prominenti che all’esame microscopico si rivelarono formati dalle fruttificazioni di un micromicete riferibile alla specie Pestalozzia uvicola Speg. riscontrata per la prima volta nel 1877 dallo Spe- gazzini sopra acini d’uva presso Conegliano. In seguito fu tro- | vata anche in altre località d’Italia ma sempre sugli acini; solo in Francia venne segnalata sulle foglie di vite da Prillieux e Delacroix nel 1889. Nei vari trattati di patologia vegetale italiani e sirene non è menzionato tale fungillo parassita, eccezzione fatta dele mo: recente trattato: DeLAcRoIx ET MauBLANO, Maladies des plantes — Se cultivéees, in cui la Pestalozzia uvicola Speg. viene data come parassita dei frutti e delle foglie di vite in Francia, ma ni > poco diffuso. Credo utile quindi far noto questo caso di forte PARASSITI VEGETALI 261 infezione di Pestalozzia uvicola Speg. che ha danneggiato assai alcune varietà di viti americane, in modo speciale poi la varietà Otello, causando un precoce essiccamento delle foglie, e che esten- dendosi maggiormente potrebbe costituire un serio nemico della vite tanto più che i trattamenti con sali di rame pare non rie- scano a prevenirne od arrestarne lo sviluppo. Non conoscendosi per ora mezzi pratici adatti per combat- tere tale parassita, tornerà utile raccogliere e distruggere le fo- glie secche infette per potere almeno ostacolare la riproduzione ed impedire così la sua ricomparsa nel venturo anno. Pavia, dal Laboratorio Crittogamico, ottobre 1913. RIVISTA Reppicx D. — Diseases of the violet (Malattie della violetta) | (Massachusetts Hortic. Soc. Trans., 1913, pag. 356-102, con. x due tavole). \ , ua Dopo avere accennato all'importanza della coltivazione della ‘9 i violetta ed alle principali operazioni colturali, l'Autore dice che so? la malattia più dannosa è quella dovuta alla 7%zelavia basicola, 0 n chiamata marciume delle radici (7007 r0f). È malattia che attacca. 7 È: molte altre piante: ciclamini, tabacco , piselli, ecc. Le piante - A colpite presentano i sintomi più diversì tanto che i coltivatori VS credono comunemente si tratti di malattie assai diverse tra dil loro: le foglie ingialliscono, restano piccole e frastagliate; la. si A base del fusto sì presenta screpolata e ruvida, o, se il terreno è — +Sf umido, diventa molle e nerastra; anche le radici si coprono di | di macchie nere che in alcuni punti ne abbracciano tutto il con- Ri S nia #0) î torno; spesso la malattia si estende anche agli stoloni ed ai. A p g piccioli fogliari sui quali produce lesioni caratteristiche che sì Da > LI "0 dell’ intero organo colpito. da te: A'% estendono longitudinalmente e talora provocano il raggrinzimento Dopo avere descritto la biologia del fungo parassita ed fi: suoi modi di riprodursi, l'Autore parla dei mezzi da adottarsi LI per combatterlo, e consiglia disinfezione del terreno col vapore — Ti; PAIA d’acqua bollente o colla formaldeide. La pratica in uso nel Cc n È necticut per la cura del tabacco, di acidificare il suolo con fo- sfati non ha dato per la violetta buoni risultati. Conviene a ni dé cambiare colture e badare bene, per le nuove piantagion di adoperare colture perfettamente sane. a 1 . GENERALITÀ — FISIOPATOLOGIA 263 Altra malattia dannosa è il marciume della corona (crowz % . 7ot), duvuto ad una Sclerotinta che probabilmento è la Sc Le È; >bertiana. La si combatte distruggendo le piante infette e to- 2 gliendo l’ umidità dalle colture. E: . Le macchie fogliari (/ea/-sf0t) possono essere dovute a due | funghi: o all A/ferraria Violae, 0 alla Phyllosticta Violae. Espe- ‘ rienze fatte con irrorazioni con funghicidi nor hanno dato alcun risultato, così che non si può consigliare altro che la raccolta e la distruzione delle foglie ammalate. La muffa grigia (gray mold) delle foglie è dovuta alla 2o- trytis vulgaris e si presenta negli ambienti molto umidi, spesso su materiale già deteriorato dalla 7%zelavia. L. MONTEMARTINI BrorLi J. e ScHIRorra W. — Beitrige zur Biologie des Gersten- = flugbrandes : Ustilago Hordei nuda Jen. (Contributo alla | biologia del cardore dell’ orzo: Ustilago Hordei nuda Jen.) | (Ber. d. deuts. bot. Ges., Ba. XXXI, 19183, pag. 336-339, con una figura). Infettando spighe di orzo, si ottengono cariossidi che pos- | sono contenere il micelio del parassita. Tale micelio può essere isolato dai semi e tenuto in colture pure. L. MONTEMARTINI. E Faes H. — Sur quelques recherches concernant le developpement et le traitement du mildiou (Alcune ricerche sopra lo svi- 3 luppo e la cura della peronospora) (Revue de Viticulture, | —‘’aris, 1913, T. XXXIX, pag. 161-165). rn ii ai gi: i if i I a ti o ie PR E - “ur Sd n a i x i ò; dn È 4 De Ida i o - i 4 PE a, v e e ae %; er 4, LE: È Si ta SILTS GENRE SVEN via ini n TS ni ; 3 î st TUA IRRINIENO 264 | FISIOPATOLOGIA en. - us — — - Do nare le oospore della peronospora della vite nè ad infettati = a esse le foglie giovani della pianta : osserva che l’infezione pri È maverile non è mai in proporzione all’ abbondanza delle oospor n che possono essere rimaste dalla vegetazione dell’ anno prece. | b dente, epperò crede che l’argomento debba ancora essere stu- hi diato. og Le, e Richiamate poi le sue precedenti osservazioni sopra la con- taminazione delle foglie a mezzo del conidî (veggasi alla pagina | 303 del precedente volume di questa Azvzsf2), osserva che il q numero delle oospore provenienti dai conidi è maggiore per quelli vecchi che per quelli giovani. L’ infezione degli acini ha luogo dal peduncolo o dalle parti fiorali, non attraverso la loro È > epidermide. va In quest’ anno le esperienze fatte con irrorazioni alla pa- gina superiore o a quella inferiore delle foglie hanno dato eguali risultati. È L. MONTEMARTINI. Gregory O. T. — Spore germination and infeetion with Plasmo-. 5 para viticola (G@erminazione delle spore ed infezione colla | Plasmopara viticola) (Phytopathology, Vol. II, 1912, pag. 286- 249, con 7 figure nel testo). La questione del modo di germinazione delle oospore della peronospora della vite è sempre incerta e l'Autore ha ina su di essa alcune ricerche. Nell’ autunno del 1911 furono rac colte molte foglie infette con larghe aree colpite dal male, e vennero poste in cestelli riparati dal vento ma esposti al rigo. re dell’ inverno. Nel febbraio 1912 una parte«di dette fogli ff portata in laboratorio e chiusa in scatole Petri in pic as umidi: nel marzo successivo esse erano putrefatto e sé FISIOPATOLOGIA 265 | —1tevano isolare, mediante un ago, le cospore. Queste, colle por- zioni di cellule rimaste loro aderenti, furono poste in camere ‘umide con appena tant'acqua da bagnarle senza ricoprirle. A — cominciare dal 29 marzo e continuando ogni giorno fino alla metà di aprile e, meno frequentemente , ancora avanti nella I | prima metà di maggio si vedevano le oospore rompere le loro pareti ed emettere. un promicelio lungo tre a sei volte il loro diametro. Raramente da una sola oospora si avevano due pro- micelii. All'estremità dei promicelii si formava un solo grosso _conidio lungo da 31 a 47 u su 27 di larghezza. La formazione delle zoospore da questi conidii non fu osservata, ma sì videro Fo | però dei conidî vuoti e con un poro terminale. E Si può pensare che i conidî si formano così sulle foglie morte e sono portati dall'acqua di pioggia ad infettare le foglie più basse della vite. Furono fatte anche osservazioni sopra il modo di germina- zione dei conidî ordinarî che si sviluppano sopra le foglie. Quando essi sono posti in goccia pendente, il loro protoplasma diventa più denso e granulare presentando qua e là macchie bianche che poi si dispongono in modo regolare, separate tra di loro da linee di demarcazione ; in seguito si individualizzano meglio le zoospore e rompendo l’involuero, escono fuori, si stac- cano le une dalle altre e nuotano per mezzo dei loro due fla- gelli. I conidii piccoli ne possono produrre una o due e quelli grossi da quindici a diciasette, in media però sono da cinque ad otto. Le zoospore sono piano-convesse con una sporgenza lungo il lato piatto; al centro hanno un nucleo e portano due ‘ciglia, uno per estremità, di lunghezza disuguale. Non cambiano | forma mentre nuotano, e i cambiamenti apparenti sono dovuti 2 al movimento di rotazione. Sono lunghe da 6a 7 su 7,5a9 u; ea flagelli sono da 27 a 33 u. ai Dopo avere nuotato per circa mezz’ ora, a poco a poco sì fermano ed 1 flagelli sono assorbiti. Quindici minuti dopo com- gui è o, R la AC. > & - leg È “ LL, A ". 3 CE PO i + A a î “lp % Tn. E A MORTA TIE SEE PRICING TE DO VUOI Pia “% # Vr roi el DE ut a n: di pugni San r; VISI a Si oe 266 FISIOPATOLOGIA. È CRA STRO x > a” LADA pare il tubo germinativo e qualche volta si forma. anc appressorio. dimostrato che PECORA ha luogo attraverso gli stomi. DA A u: tore ha fatto seminagioni in goccie d’ acqua sulla pagina ia riore ed inferiore di foglie di viti attaccabili, ed ha visto n le seminagioni sulla pagina superiore, quando non vi sono stomi, da non dànno mai luogo ad infezione, mentre quelle sulla pagina — iù inferiore sono quasi tutte seguite dalla malattia. Dopo aver germinato, le zoospore si accostano esse stesse direttamente agli — pe. fe: stomi e se ne trovano alle volte parecchie in via di germina-. mi zione vicino ad un solo stoma. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). MoLLiarn M. — Recherches physiologiques sur les galles dn cerche fisiologiche sopra le galle) (Rev. gén. d. Botanique, Paris, 1913, T. XXV, Nr. 294- 296, 79 pagine con 4 figure — e 3 tavole). Il presente lavoro consta di cinque capitoli. Nul primo si studia la morfologia delle galle di Tote ica » fi ‘ Lil Ulmi e di Schizoneura lanuginosa, le quali, fatta astrazione da alcuni caratteri specifici, sono molto simili tra di loro dal punto di vista anatomico e si distinguono per abbondante prolifera: “La zione cellulare con assenza di differenziazione del parenchima fa: va galle, sempre riferendosi specialmente alla .ScAzzonewra rain x a Nel secondo capitolo si esaminano 1 caratteri chimici delle. nosa, e se ne determina il contenuto in acqua, le ceneri, pai t x zuccheri, l’ acidità libera, i tannini, le sostanze azotate, le dì la- stasi ossidanti, gli scambi gasosi. Molti dati còncordano nel di dl mostrare la ieri tacita granda di Ra nell FISIOPATOLOGIA 267 . delle galle contiene più ossigeno e meno idrogeno che quella degli organi normali corrispondenti ; le galle contengono mag- | giori quantità di acidi organici liberi e di diastasi ossidanti, — hanno una respirazione più attiva, formano più abbondanti so- stanze del gruppo delle antocianine. Il terzo capitolo contiene un confronto fisiologico tra le galle ed i frutti, confronto basato sull’ analisi delle due produ- «zioni le quali vennero già ritenute analoghe tra loro da Mal- | pighi, Darwin, Kerner, ecc. Secondo l'Autore i parassiti cecido- eni esercitano sulla pianta un’ azione simile a quella esercitata 8g dagli organi di riproduzione e dagli embrioni della pianta stessa, azione che esplica un analogo chemismo e porta ad una mani- festa convergenza di caratteri morfologici. A spiegare tale fenomeno l'Autore, nel capitolo quarto, con- fronta le galle cogli organi privi o con poca clorofilla (foglie | variegate, foglie autunnali, piante parassite), e mette così in | evidenza un certo numero di caratteri fisiologici comuni alle galle e da una parte ai frutti e dall’ altra alle foglie non verdi : un tale insieme di caratteri porta per tutte e tre queste specie . di organi ad una struttura relativamente semplice, corrispon- - dente ad un parenchima poco differenziato; ma per le galle ed ZIO . . . 5 è Si . 1 frutti sì osservano anche. iperplasie e spesso anche ipertrofie . cellulari così che si deve ammettere che per essi oltre l’ azione . generale dell’ assenza di clorofilla sì abbia un’ altra azione svi- 2 a ” luppata probabilmente dalle sostanze segregate dal parassita. L’ ultimo capitolo del lavoro riguarda la produzione speri. | mentale delle galle. Non potendo avere sufficiente quantità delle secrezioni prodotte dai parassiti animali, l'Autore ha pensato di ; Biipcraro i parassiti vegetali e si è valso di colture di /%zz0- bium radicicola fatte in apposito brodo che poi ha filtrato attra- verso carta e attraverso candela di porcellana sì da ottenerlo | perfettamente sterile. Mettendo un tale brodo in colture in li- | quido e pure sterili di fagiuolo ottenne i tubercoli. 5 / ROSI dr PA AS TAN Na y pini 10° ris Lie ss È 268 FISIOPATOLOGIA | _ PARASSITI Chiude il lavoro un lungo elenco bibliografico. le % SUen Hdi pubblicati sull’ argomento. L. MONTEMARTINI. NicoLas G. De I’ infiuence qu’ exercent les tumogiiti sur cr milation chlorophyllienne et la respiration (Dell’ azione c esercitano le /umaggini sopra l’ assimilazione clorofillian: la respirazione) (Rev. gd. de Botanique, Paris, 1913, m. SX Nr. 297, pag. 885-395). i Con ricerche ad analisi di aria fatte adoperando foglie. d ‘olivo, di gardenia, di leandro, ecc. di cui lasciava metà coperta | da fumaggine e metà puliva completamente , l'Autore dimostrò. sperimentalmente che le fumaggini ostacolano la assimilazione clorofilliana e la respirazione delle foglie. Il danno è proporzio- nale allo spessore dello strato fungino che è formato dalle fumag- | gini stesse, ve ue MarteLLI G. — Contributo allo studio dei polisolturi di cal concentrati (Messina, 19183, 23 pagine). giovani o scarso effetto contro la cocciniglia, dovuti 4 diversa concentrazione avuta colle diverse qualità .di adoperato per preparare le poltiglie. Perciò l'Autore ha fatto molti studi ed osservazioni « clude : Re ge i PARASSITI ANIMALI 269 n 0a de importanza la conoscenza della purezza della calce in ossido di calcio e della quantità di ossido di magnesio che essa contiene: l’ossido di calcio non deve essere inferiore al 90 p. 100 e l’ossido di magnesio non deve eccedere il 5 p. 100; Bi; che lo zolfo deve essere puro al massimo grado, fino al 98p. 100, e finissimo, impalpabile; non deve eccedere la pro- porzione di 19 chilogr. per ogni ettolitro di acqua; fe: chel ebollizione deve durare non meno di tre quarti i d'ora; è che la dose da adoperarsi in inverno deve essere almeno ; quadrupla di quella da usarsi in primavera, essendo quest’ ultima | constatata con apposito densimetro. a L'Autore dà anche alcuni consigli pratici sul modo onde | conservare la calce, la poltiglia, ecc. L. M. . MarreLLI G. — Contro la muffa bianca 0 cutuneddu degli agrumi: Pseudococcus citri Risso (Cattedra Amb. d Agnic. «di Messina, Bull. Nr. 11, 1913, 3 pagine). sd Questa cocciniglia riesce dannosa sia per se stessa, sia per È: a fumaggine che l’ accompagna. La si combatte con emulsione E saponosa di petrolio preparata nel seguente modo : si sciolgono Ko chilogrammi di sapone in 4-5 litri di acqua calda, nella quale si versano a poco o poco, rimescolando con bastone di legno, - duellitri di petrolio; indi si versa il tutto in 95 litri di acqna, 53 | agitando sempre anche prima di adoperare l’emulsione così otte- È nuta. Si fanno irrorazioni colle comuni pompe, in giugno, pren- È dendo di mira specialmente le masse cotonose che si trovano 4 Sag base dei giovani frutti. n ul rimedio serve anche contro altre cocciniglie. L. M. fo 4 gi IRE Pi . a P PRESERO Le RI, RT PESI GREASE COZZA CRE TZ e: bs è; N £ so 3 al VA 4 i, LI » e Li IC © e TOSI IATA SCILLA SRO ul ri tx 1.477 4 a È i : 270 PARASSITI ANIMALI — >» # = [SI È ® deli po de Pile RSI, da cas 5 A MarrtELLI G. — Il verme della zagara: Prava! AR Mill, Sno) dei fiori degli agrumi (Caztedra Amb. » a SN at ; Vo art 2° pi: 2) ftt CL A ba ee Ve AS «dle dat a Ù = Sw 7, SAI Pa 4 i LION a » ME in oa Ai y i % i Pas SII n pt rà 276 ‘’RACTARI — MALATISÀ D INDOLE — MALATTIA D’ INDOLE INCERTA — ERI li c "ha soluzioni di solfato di ferro al 95 per 100, o interrando il fato stesso, in polvere, intorno alle radici delle piante amme sa > late. L. MONTEMARTINI. Lissone E. G. — Sul mal dell'inchiostro del castagno e sui mezzi i per combatterlo (Arr. d. R. Ac. d’Agric. di Torino, Vol. LVI, 1913, pag. 181-204, con 6 fotografie). L'Autore fa la storia della comparsa e del diffondersi di questa malattia del castagno in Italia dal 1845 fino ai nostri È giorni. Accenna al caratteri principali di essa e ai danni che” L produce, e riassume tanto gli studi più antichi del Celi, del Gibelli e di altri, quanto quelli più recenti di Briosi e Farneti. e le discussioni fatte in proposito, di cui si è già parlato nei dal sell uf i precedenti fascicoli di questa Azvzsza. avi Avendo preso parte ai lavori della Commissione governa- | tiva che studiò la ricostituzione dei castagneti coi castagni giapponesi in Francia (veggasi alla precedente pagina 1 cdi È: questa //vista), l'Autore espone anche quanto ebbe occasione "A o di osservare in quell’occasione, e parla finalmente delle espe- cd rienze iniziate nel circondario di Saluzzo per combattere la pe malattia sia col taglio delle piante ammalate, sia colla disinfe- zione del terreno, sia facendo assorbire alle piante soluzioni di anticrittogamiche. Tali esperienze sono però appena iniziate e i non se ne può ancora dedurre alcun risultato sicuro. L. MONTEMARTINI. "2 Pi LO -] -J] MALATTIE D’ INDOLE INCERTA Perri L. — Les abaissements de température et le court-nouwé de la vigne (Gli abbassamenti di temperatura ed il court-r0ué delle viti) (Revue de Phytopat. appliguee, T. 1, 1918, N. 5-8, 6 pagine, con 5 figure). È un riassunto dei lavori gia pubblicati dall’ Autore su questo argomento, riassunti nei precedenti fascicoli e nel prece- dente volume di questa 775%, ed intesi a trovare nelle viti ammalate di cour4noué, o roncet, 0 arricciamento, un carattere interno, costante e comune col quale diagnosticare la malattia. L’Autore dice che il primo carattere interno della malattia, visibile al microscopio anche a debole ingrandimento, è la presenza di cordoni solidi (dipendenze anormali della membrana cellulare) che attraversano in direzione determinata una o più cellule: tali cordoni possono essere considerati come un sintomo della malattia medesima. Risulta sperimentalmente che la causa eccitante che provoca la loro formazione è costituita da abbassamenti ripetuti di tem- peratura durante la formazione dei giovani tralci, onde si può dire che tali cordoni sono la conseguenza di una perturbazione nell’ attività normale delle cellule, e non costituiscono per sè soli una causa di malattia ma sono una manifestazione dell’ al- terazione fisiologica particolare subita dalle cellule. Quanto ai rapporti genetici tra formazione dei cordoni e deformazione delle foglie e rachitismo dei rami, I’ Autore crede che solo esperienze ed osservazioni condotte per parecchi anni di seguito potranno dare la possibilità di chiarirli, per intanto formula la ipotesi, che però dovrà essere ancora studiata, che il roncet 0 court-noué rappresenti un caso speciale, teratologico , di variazione gemmaria avente per causa, in collaborazione con altri fattori, vaziazioni brusche di temperatura durante l’accre- scimento degli organi. L. MONTEMARTINI. È Da e PI 9 5 3 ESS 278 | MALATTIE D’INDOLE INCERTA — PARASSITI VEGETALI 00 ge 4100 Perri L. — Sul significato patologico dei cordoni endocellulari nei tessuti della vite (Rexd4. d. RR. Ac. dei Lincei, Classe % * È i Scienze, Roma, 1918, Vol. XXII, pg. 174-179, con una figura). ; ts È la risposta alla nota della sig. Mameli riassunta nel pre-. GI cedente fascicolo di questa 77/2. | L'Autore precisa meglio le sue asserzioni a proposito dei cordoni endocellulari: la formazione di questi precede sempre di uno o più anni le caratteristiche manifestazioni esterne dell’ar- ricciamento ; la loro presenza nei tralci di un anno di una vite non è in tutti 1 casi indizio che la. pianta sia necessariamente destinata al rachitismo cronico. Crede pertanto non sufficiente ad infirmare le sue conclusioni quanto venne osservato dalla signo- | rina Mameli. L. MONTEMARTINI. FiscHer E. — Weitere Versuche iber die specialisation des Uro- myces caryophyllinus - Schrank - Winter (Ulteriori ri- cerche sopra la specializzazione dell’ Uromyces carsophyh linus - Schrank - Winter) (4yco/. Centralb)., Bd. INI, 1918 pag. 145-149). S Mentre nei dintorni di Heidelberg 1’ Uromyces caryophyllinus che si sviluppa sulla Z%zzca prolifera non attacca la Saponaria a ocymoides e viceversa, si che l'Autore ne ha fatto due specie sE biologiche distinte (veggasi alla pagina 325 del precedente vo lume di questa Azvzsta), invece nel Wallis lo stesso fungo ‘at tacca indifferentemente ambedue gli ospiti, passando dall’ uno all’ altro. Ciò forse perchè nei d’intorni di Heidelberg la. Sd ponaria è rarissima, ed invece nel Wallis Saponaria e Tunica È crescono promiscuamente. si è dunque davanti a un caso di specializzazione dipen- > dalla distribuzione geografica delle piante ospiti, come venne osservato dal Treboux per la Pwccinia corcnifera nella Russia meridionale. : Ì In altri casi, come nella Pwccinia Pulsatillace, V Autore ha to una specializzazione dipendente dall’ affinità sistematica L. MoxTEMARTINI. (Due malattie di nàtura parassitaria dell’Agafi erandifora) —— (Zell trim. d. I Soc. Mycol. d. France, 1913, T. XXIX, pag. 348-352, con 3 figure). S; | L’Agati grandiffora è un albero della famiglia delle papi- lionacee coltivato in Cocincina come ornamentale. Su foglie amm alate mandategli da Saigon l'Autore trovò due nuove specie i fanghi parassiti che qui descrive e figura : Oidium Agatidis re Agatidis. L M cal - | Mavsraxe A. — Sur une malattie des feuilles du Carica Papaya ba E una malattia delle foglie di Carica Pafaya) (col prece- ) desta; Sala e una tavola). - rc È ci malattia frequente al Brasile, specialmente nei dintorni ran e caratterizzata dalla formazione di piccole Ni e visibili su ambedue le pagine delle foglie, giallo pal i seat nella pagina superiore, punteggiate sulla 10 ag ace è una nuova specie di Sf&aerella i S. Cartcae. x L. M, LR ai AE Tera Arlen - Lao | PMI Pera Treo ni ME va Lia i se | ses CA "Ri i > | | Pere ia ” IA là, i La = 280 PARASSITI VEGETALI VT Cene È ‘eg Si Cl | i n PA N BerrHauLr P. —- Une maladie du Cacaoyer due au Lasiodipla Theobromae (Una malattia del Cacao dovuta alla Lasio pi plodia Theobromae) (col precedente, pag. 359-361). La malattia si manifesta uel Dahoney ed in RE zone Bela causa di gravi danni. È conosciuta col nome di colpo di sole de “ apoplessia ed è caratterizzata dall’ essiccamento improvviso e dalla morte di tutta la pianta senza che prima si possa scorgere 3 esternamente alcun sintomo. Quando la stagione è piovosa, le 4: piante colpite rimettono alla base dei polloni ancora verdi. L'Autore dimostra che la malattia è dovuta al parassitismo della ZLastodiplodia Theobromae (della quale Griffon e Maublane. hanno già dato i caratteri tipici e 1’ abbondante sinonimia), il cui micelio invade le parti profonde del legno ed 1 vasi. L. M. Cal se HeaLp F. D. e SrupzaLrer R. A. — Preliminary note on birds as carries of the chestnut blight fungus (Nota preliminare sopra l’azione degli uccelli nella disseminazione del fungo | del seccume del castagno) (.Sezezzce, Vol. XXXVIII, 1913, pg. 278-280). Si era già pensato da altri studiosi, dato il modo speciale di diffusione di questa malattia, che gli uccelli potessero servire - a disseminare le spore del fungo patogeno che ne è la causa, SI (li Autori esaminarono ora, dal febbraio al marzo, trentasei — uccelli presi nelle vicinanze di West Chester o a Martic Forge i (Pennsylvania), due località nelle quali il seccume del castagna fa strage. Gli uccelli erano lavati con acqua sterile la quale. era poi diluita e serviva per fare colture in scatole Petri. Di 36 uccelli esaminati, 19 si mostrarono carichi di spore, portan. PARASSITI VEGETALI 281 done fino 75.000 e in un caso 624.000. Erano tutte picnospore. Dopo le pioggie il numero delle spore era minore. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hearp F. D. — The symptons of chestnut tree blight and a brief description of the blight fungus (I sintomi del seccume del castagno e una breve descrizione del fungo che ne è causa). (Pennsylvania chestnut Commiss., Bull. 5, 1913, con 16 tav.). Questo bollettino ricchissimo di illustrazioni ha lo scopo di dare un’ idea esatta del fungo che è causa del seccume del castagno, così che anche le persone non tecniche possano facil- mente riconoscerlo e prendere di fronte ad esso le precauzioni necessarie. Le prime sei tavole contengono fotografie di infe- zioni di differente età di fusti e rami di dimensioni diverse. La tavola 7 presenta un ciuffetto caratteristico di foglie morte su un ramo infetto: la 8 dà l'intreccio micelico sotto la corteccia; la 9 una porzione di ramo coì mucchietti di spore foggiate a cornetto ; la 10 una sezione attraverso lo stroma con picnidii e periteci ; la 11 un ingrandimento di un gruppo di periteci sulla corteccia ; la 12 i pienidii, la 13 gli aschi, le ascospore e le picnospore ; la 14 l’ uscita delle spore quando i periteci sono bagnati con acqua ; la 15 le colture del fungo, e la 16 stadî di sviluppo diversi di ascospore e picnospore. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). SHEAR C. L. e Srevens N. E. — The chestnutblight parasite - Endhotia parasitica - from China (Il parassita del seccume del castagno, Endothia parasitica, della china) (Science, Vol. XXXVIII, 1913, pg. 295-297). Gli Autori hanno fatto un esame di esemplari di rami in- fetti raccolti nella China da Frank Meyer, l’ esploratore agrario asso PT oc e Rd I ANG ù, pi x ji: PARASSITI VEGETALI Mi 13 degli Stati Uniti. Si trattava di esteri las del castagno i coltivato e por tavauo un’ infezione affatto simile, pei caratteri. 1A interni ed esterni, al seccume tipico americano. Fatte colture | con picnidiospore; si ebbe materiale che non si poteva in nulla. distinguere dalle colture fatte col materiale americano. Anche 5 Ss le inoculazioni fatte colle colture ottenute dal castagno cinese sopra costagno americano diedero tutte risultati positivi e in poco tempo produssero la malattia. Si trovarono anche 1 periteci del fungo, assolutamente eguali tanto nella China che nel- i l'America. a | i E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). FarrcHiLp D. — The discovery of the chestnut bark disease in China (La scoperta della malattia del castagno in China). (Science, Vol. XXXVIII, 1913, pg. 297-299). Si comunica la scoperta della malattia del castagno in China - fatta da Fr. Meyer. La malattia fun scoperta sopra castagno selvatico, a quattro o cinque giornate di distanza da Pechino. La specie di Castarzea infetta non fu ancora determinata. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Macgxus P. — Die Verbreitung der Puccinia Geranii Lev. in geographisch-biologisechen Rassen (La diffusione della Pxwe- cinia Geranti Lev. nelle sue razze geografiche biologiche) (Ber. d. deuts. bot. Ges., 1918, Bd. XXXI, pg. 88-88, con una tavola). < L’ Autore dimostra che la Puccirzia Geranti silvatici Karst. te. che si trova nell’ Europa settentrionale e nelle Alpi solo sopra il Geranium Stilvaticum, mentre in altre regioni fu trovata paeasi È i; su altre specie di Gerazzum, è identica alla Pucceria Geranii 6; Lev. Se ne hanno diverse sottospecie geografiche che da vogo vaga da PARASSITI VEGETALI 283 a regione sono localizzate e specializzate per determinati ospiti; da noi attacca solo il G. se/vaticum, nelle Ande del Chilì solo il G. rutundifoltum, nel Libano il G. crenophilum, ecc. L. M. - MtLLer-THuRGAU H. — Der rote Brenner des Weinstockes (Il seccume rosso della vite) (Centralbl. f. Bakteriol. ecc., II Abth., Bd. XXXVIII, 1913, pag. 586-621, con una tavola). È il seguito di una nota pubblicata dall’ Autore fin dal 1908 per dimostrare che la causa di questa malattia è un fungo pa- rassita : la Psewudopeziza tracheiphila. L’Autore riassume qui le discussioni che seguirono a tale sue pubblicazioni e le osservazioni degli altri studiosi che con- fermarono la presenza del micelio del fungo in parola nei vasi delle foglie ammalate. Segue poi lo svilluppo della Pseudopeziza nelle foglie morte di vite e la formazione degli apoteci che ha luogo nell'interno dei tessuti in prossimità della pagina inferiore ; solo raramente e in ambienti molto umidi, vengono alla superficie della foglia. Il fungo sverna così sulle foglie cadute, formando le spore che passano poi ad attaccare le foglie nuove dell’ anno successivo. L’ infezione ha luogo rapidamente e il colore che ne deriva alle foglie varia non solo coll’ intensità dell’ infezione medesima e colla varietà del vitigno colpito, ma anche colle condizioni fisiologiche nelle quali si trovano le foglie, e cioè a seconda che essendo più o meno esposte alla luce o all'ombra è più o meno attiva in esse l’ assimilazione clorofilliana e diverse suno le quan- tità di sostanze ternarie contenute nei tessuti. Un tempo caldo ed umido (estate piovosa) favorisce 1’ estendersi dell’ infezione, la quale però in principio, per giungere ai vasi, ha bisogno di di un periodo di siccità. pe 03 > al dea" e a a e SISTTE re RZ 4 CRA Ae” DI Peg 284. PARASSITI VEGETALI le viti dalla peronospora, ostacolano pure le infezioni dé Pseu-. Tao dopeziza. Conviene inoltre PREGOBHALE e CIFEERBRERE e fogli 5) con opportune operazioni colui i la vegetazione delle viti ed eliminare i vitigni più facilmente attaccati. L. MONTEMARTINI. Van pER Wotuk P. C. — Protascus colorans, a new genus and a new species of the Protoascineae group; the source of yellow-grains in rice (Protascus colorans, un nuovo genere ; ed una nuova specie del gruppo delle Profoascezeae, causa : dell’ ingiallimento dei grani nel riso) (4Aycol Centralbl. i Bd. III, 1913, pg. 153-157, con una tavola). È Una delle più dannose malattie del riso, temuta dagli espor- S tatori dall’ India verso l’ Europa, è il così detto ye//ow-gra77s, | o ingiallimento dei semi. E Vl endosperma dei semi che diventa giallo e talora anche bruno. Quando la malattia sì presenta, prende spesso e rapidamente grandi quantità del cereale. x È SLI perni pe AIR LIE PO L’Autore ha verificato che la causa del male è un fungo del gruppo delle Protoascinee e lo descrive qui come genere nuovo e specie nuova, dando anche la figura del micelio sottile e degli aschi pigmentiferi. Lo chiama Protascus colorans. | Per prevenire il male «bisogna ammucchiare soltanto riso ai assolutamente secco e tenerlo in locali asciutti. Dove è soverchia l’ umidità conviene ripetere parecchie volte l’ essiccamento. L. MONTEMARTINI NOTE PRATICHE 285 NOTE PRATICHE l. m. alla Lomellina Agricola, Mortara, 1913. o. 18 e 19. — Si segnala un caso di abbondante ramificazione del iso accompagnata da mancata granigione (riso gentilom) e si attri- dat DIL _ bu isce il fenomeno a squilibrio nella proporzione fra principii azotati e ar * PI ncipii fosfatici, sproporzione determinata anche dalla povertà di mate- > Tae quasi sl terreno ogni potere assorbente peri principii fosfatici. Si consiglia dunque, pei terreni silicei, far sempre la concimazione fosta- ic a parallelamente all’ immissione di materiali calcari. L. m. al 1 Giornale di Risicoltura, Vercelli, 1918. N. ce SI N Novelli segnala il fatto che i risi precoci quest'anno sono e si rompono facilmente durante la lavorazione. Ciò è do- al fatto che la loro maturazione è avvenuta con un tempo molto ed asciutto. Bisogna non eccedere nella loro essiccazione; basta feta esposti all’aria e al sole per asciugarili. \velli rileva che la caducità del riso (crodatura, crodo) lmente nelle varietà precoci. Forse è provocata da ri. = mi frigo r -.% . » - a a s » “ url levanti variazioni di temperatura durante la notte e da : ROD ie fredde, pure notturne. In molti casi la si è ossorvata specialmente si è levata l’acqua troppo presto. Nel dubbio che la malattia sia er tabile, converrà evitare di tenere per seme i risi degli appezzamenti è te il fenomeno si è manifestato in maggiore misura. Ra a > Dal Bollettino della R. Stazione lb di, Agrumi: cultura di Actreale N. 11, 1054 Dagli esperimenti e saggi sinora fatti da questa Stazione con la ; ; poltiglia solfo-calcina, formo'a già stabilita, cioè : 1 chg. di calce, 2 chg. vw di zolfo, e 10 litri di acqua, che danno 10 litri di poltiglia concentrata si traggono le seguenti conclusioni : 170 La poltiglia solfo-calcina ha acquistato definitivamente il valore di rimedio agrario, cioè pratico, come insetticida e fungicida. vg Pi Essa costituisce inoltre un ricostituente pari allo zolfo semplice, poichè le foglie irrorate intensificano il loro colore verde. pr Presenta il vantaggio che in taluni casi combatte assieme due paras- hi. siti: ad es. il crisonfalo e la fumagine ; e spesso anche la lebbra lichenosa : A casi si può dire normali negli agrumi. L'aical È il funghicida ed insetticida più economico che vi sia. "i Quando esso sarà diffuso negli arboreti italiani, segnerà un progresso — dell’ arbiricoltura italiana. | Ha dato buoni risultati contro i seguenti parassiti: Crisonfalo (Opal somphalus dictyospermi), Cocciniglia del Chinotto (Ceroplastes cinensis), | Bianca (Aspidiotus Hederae), Pidoccio virgola (Myti laspis citricola). Ha dato invece risultati parziali contro: Cocciniglia del fico (Ceroplastes Ruscî), | S Cocciniglia nera dell’ olivo (Lecanicum oleae), Verme del legno (Cossus | cossus). Diede poi risultati megativi contro le cocciniglie cotonose, gli assidi e l’ J/cerya Purchasi. Si mostrò efficace anche contro certe critto- Ci game come le fumaggini, gli oidii, il Cicloconium oleaginum, i licheni. — Poco adatta contro il Fusicladium pirinum var. Eriobotryae (brusone sn del nespolo giapponese) e contro le ruggini. De: “MU Le irrorazioni debbono praticarsi abbondanti, e bene polverizzate. BIS Le estive negli agrumi riescono le più efficaci, sia perchè attacce amo i meglio i parassiti, sia perchè ne combattono direttamente la cv | via < vi ri A Ma + zione più intensa, che è l’ autunnale. pra NOTE PRATICHE 287 Le invernali non presentano risultati molto precisi, poichè le cocci- niglie in quel periodo sono fortemente ingusciate, e perchè le pioggie dilavano prontamente la poltiglia. Quando si presenti un’invasione eccezionale di parassiti, — come è la presente del crisonfalo, — converrà procedere al più presto ed in qualunque tempo alle irrorazioni straordinarie, per impedire una maggiore diffusione ed intensificazione. Nel caso che l’agrumeto od arboreto qualsiasi presenti uno o più centri d’ infezione, si intensificherà il lavoro di irrorazione in questi. Bisegnerà ripetere le irrorazioni tante volte, sino a quanto non si sia debellato il parassita, ridueendolo al minimo. Quando il parassita si sia ridotto alle condizioni minime, cioè di normale tolleranza per parte dell’ albero, allora. l’ irrorazione si può ridurre ad una sola annuale ed estiva: ciò vale specialmente nel caso di talune cocciniglie degli agrumi. Questa costituisce l’ irrorazione ordinaria. Le irrorazioni estive, se due, si facciano una in luglio ed un’altra in agosto-settembre, se una sola è preferibile praticarla verso la fine di agosto ed i principii di settembre. Si evitino le irrorazioni durante la fioritura. Si consiglia in ogni caso, anche se di scarse infezioni, di non trala- sciare una irrorazione estiva, poichè, se seguirà un’ autunno caldo ed umido, accadrà una dischiusa straordinaria di cocciniglie, specialmente sul frutto, e non riuscirà molto facile combatterla. Ii crisonfalo si adatta a vivere non solo in varie altre piante frutti- fere, ma anche su moltissime piante ornamentali arboree (palme special- mente) o a cespuglio. L’agrumicoltore eviti perciò di importare nelle sue regioni tali piante. Nel caso che le abbia già importate, constati bene se vi è il crison- falo: se lo trova, proceda alle irrorazioni con la percentuale del 5 °/,: per le palme può arrivare all’ 8 °/,. Se si tratta di piccole piante, migliore partito risulterebbe il distruggerle. L’agrumicultore poi visiti con diligenza gli agrumi prossimi a quelle piante, e se li troverà affetti da qualche crisonfalo, proceda alle irrora- zioni. ; Si consiglia, nel dubbio, di procedere alle irrorazioni, e non di aste- nersene. Avendo il crisonfalo tale un adattamento da vivere sopra molte piante, ne deriva che esso viene introdotto in una regione o con piante di agrumi o con piante ornamentali di alto e medio fusto ed anche a ce- straordinario. i difatti I Municipi possono ‘Appricaee sbonde la legge l'obbligo della cura nel caso che il crisonfalo si sviluppi; che sia fatto. a curare i loro interessi collettivi. E ciò nei modi seguenti tutto convincersi che è 1’ uomo che importa il crisonfalo in una introducendo piante : In secondo, deferire i trasgressori a. ‘questa sizione : In terzo, se accade il fatto dell’ introduzione del origonfitio 0) cedere energicamente alla cura. Si convincano che, introdotto il cri falo in una regione, non si riescirà a distruggerlo, neanche bruciando t gli agrumeti, poiche esso vive anche in altre piante. SI Pavia — Tipografia e Legatoria Ept Se sano ; » t 3 Sea Sa Ra es - CELTI =: Pa > 5 pu . EN Sa = Dicembre 1913. Num. 10. *Dirkrrta DAL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione: Libreria Editrice MarTEI & C. Corso Vittorio Emanuele N. 63 - Pavia 56 LAVORI ORIGINALI A _ La decapitazione dei crisantemi Pre in n seguito a rottura spontanea del peduncolo fiorale Verso la fine d’ ottobre, del corrente anno, il signor Ugo mo ligera we" a Comini, appassionato coltivatore di crisantemi di questa città, , mi: fino l’attenzione sel nostro Laboratorio sopra un fenomeno È si Grindi capolini fiorali di parecchie piante di crisantemi, ss appartenenti alla varietà M. Adeline , al momento di sbocciare sl staccavano Siusi la rottura del Agia cadendo a terra, | Poteva supporsì trattare di uno scherzo, ma il signor Co- «i AEDES l’ escludeva in modo assoluto. i Sul luogo si verificò anche, che doveva escludersi 1’ azione ’ insetti o d’altri animali roditori, e sì constatò che la rottura STD nie sn i] peduncolo non avveniva bruscamente ad un tratto, ma gra- di | datamente, poco al disotto del capolino, ordinariamente a circa “i ui po ed anche meno. V'erano Sn in cui la rottura gate quantunque l’ epidermide fosse anche Nan; in altri punti vicini, non molto al disotto. lino, comincia ad accentuarsi da un lato del fusto, poscia man 4 mano che essa s’ approfondisce, ne abbraccia per la A SR circonferenza incidende l’ epidermide secondo una linea sinuosa Pr ed irregolare. L’ estremità del peduncolo fiorale s’ inclina, si curva in senso opposto, ed il capolino, per il proprio peso, finisce | per staccarsi e cadere. Cami cv n te A determinare questo fenomeno concorrono due cause prin- cipali. Una causa irritativa e tossica che uccide le cellule epi-. SG dermiche, determinata, come ho potuto accertare, da un micro- se micete, da una specie di C/adosporium ; e da una causa mecca- E i nica dovuta alla pressione di turgescenza , la quale produce la vi e da NA rottura dell'epidermide e del parenchima sottostante, man mano. at di che le cellule perdono la loro vitalità o divengono inerti, sotto ù os l’azione del mierofita, specialmente per disidratazione del plasma ca ed Li e fors'anche per qualche altra azione degli agenti esterni. Hi si Infatti, le cellule che per l’approfondirsi e l’allargarsi della — crepa si scoprono, non vengono protette dalla formazione di uno a strato di sughero che in surrogazione dell’epidermide serve anch ne 2 a regolarne e limitarne l’evaporazione, per cui il processo necro- — tico e la lacerazione non s’arrestano ma progrediscono sempre più rapidamente, per l’ aumentare dello stiramento in proporzion E: ia dell’ aumento della pressione cellulare, finchè la rottura giu ‘# se e sorpassa il midollo e determina il distacco del fiore. * Il fenomeno della disquamazione dell’epidermide, per ee di micromiceti o di altra causa irritante, è un fenomeno ai o: n° cà >» 0a Cat. PARASSITI VEGETALI 29Ì i . frequente, specialmente in alcuni frutti: limoni '), pere ?), mele, fichi), susine, albicocche ‘), nespole del Giappone, ecc. ma il 3 SE) male resta superficiale, le screpolature non si approfondiscono, io” perchè uno strato di sughero viene a sostituire 1’ epidermide . nella protezione del parenchima sottostante. Il micromicete sopra ricordato, non si limita ad attaccare i crisantemi M. Adeline, ma attacca anche quelli appartenenti a qualche altra varietà, come ho potuto constatare nella colle- | zione dell'Orto Botanico, ma con conseguenze assai minori. Nel fenomeno oltre le concause determinanti sopradette, vi concor- rono evidentemente altre cause predisponenti, quale lo spropor- | —zionato sviluppo acquisito (proprio di alcune varietà) del paren- chima erbaceo e del midollo, in confronto degli elementi mec- canici, e che può essere aumentato esageratamente, special- | mente con forti concimazioni azotate, che oltre al diminuire la «resistenza meccanica, al favorire per chemotactismo l’ attacco dei micromiceti, aumentano anche la turgescenza e l’imbibizione delle cellule cose, che, come abbiamo visto, hanno un’importanza | capitale in questo fenomeno, essendo ad esse dovuti la pressione 7 SI e lo stiramento che determina la lacerazione dei tessuti. Non i; «— v'ha dubbio che anche la stagione piovosa ed umida vi debba | avere contribuito, giacchè non è il primo anno che il sig. Co- sot mini coltiva questa varietà di crisantemi, e non sl era mai ve- | rificato la decapitazione. DE _Accertate le cause determinanti e predisponenti, credetti | consigliabili i seguenti rimedî: Allo scopo di prevenire il male È 1) G. Briosi e R. FARNETI. — Intorno alla ruggine bianca dei limoni. — a dall’Ist. Bot. di Pavia, vol. X. _ ® R. FarNETI. — Erpete furfuracea delle pere. - Annales Mycologici 1905. n) td: = ber volatiche e V atrofia dei frutti del fico. - Atti dell’ Ist. Bot. rosa Pavia, vol. VIII. Si Po si. Td. - - Intorno ad una nuova malattia delle albicocche. — Atti dell’ Ist. n male si arrestò; cioè non si pes ; più la pot: ed i fiori sbocciarono tutti le loro belle ed enormi corolle, 0) | E ver; tgx$ Dal Laboratorio IRE dicembre 1913) © TESO ME SORTE Neon. 2A 5 i LE Dè % i 6 SSA ANATOMIA PATOLOGICA 293 RIVISTA ——_______ SI Urman B. F. — Pathological anatomy of potato scab (Anatomia È a patologica della scabbia delle patate) (Phytopathology, Vol. i III, 1913, pg. 255-264, con 10 figure). | L'Autore ha fatto uno studio della scabbia delle patate do- o vuta all’ Vospora scabies Thaxter. Ha dimostrato che le lesioni 7 | scabbiose possono formarsi in qualunque parte della patata ma ed Di | cominciano spessissimo dalle lenticelle. Le macchie sono dovute CEST ipertrofia delle cellule del fellogeno, le quali possono alle d 2. s | volte essere rigenerate da altre cellule del parenchima amilaceo. ss alla superficie delle cellule si possono vedere i filamenti del- CA SaV organismo patogeno ; essì si presentano come sottili linee in- lato: i Dr nto nella membrana cellulare. Le cellule ammalate invece de n i grani d’amido contengono un grandissimo numero di piccoli globali. Bi E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). sa a TZ ii — La gommose dans les racines et les fruits des Acacias è RI gommosi nelle radici e nei frutti delle Acacie) (Bw//. vai . Soc. Bot. de France, T. LX, 1913, pg. 322-324). A “DEN I ERI | T'Autore aveva già studiato la gommosi nei fusti delle È ‘AGI cie e potè ora studiarla anche nelle radici constatando che da che == Lr i fenomeni che ca ratterizzano la malattia si LR può poi infiltrare lentamente nelle cellule virogeianiali di della regione gommifera sono poi spesso completamente chi È DE da grossi tilli. | i n SA L'Autore modifica in parte le conclusioni cui era arrivato nello studio dei fusti ed ammette che lo strato generatore è CE: bensì, nella maggior parte dei casi, la sede delle prime mani- A festazioni della gommosi, ma questa può manifestarsi anche successive colture, ha osservato poi uno sviluppo del sistema | radicale minore del normale e un’ atrofia delle radicelle, non che le infestava non era dovuto alla solita Sepforia, bensi da un’altra specie. Essi propongono di chiamarla Septoria era- taegicola Bond et Tranzsch. Ecco la descrizione da loro data alla nuova specie. Septoria crataegicola Bosp et Trexzsca. “i Ss amphicenis, primo solitariis, spersis, favo-viridalis, hatis, dein angulosis, ferrugineo-ochraceis, demum ca- SS in centro cinerascentibus, saepe contiuentibus. | Prenidiis praesertim epiphyllis, sparsis, nigris, globosis, fere immersis, apice poro variae megnitudinis et formae pertusis, 40 da D diam, contextu olivaceo, demum obscure brunneo, indi- sti incte parenchymatico. LSioiralia bacillaribus vel subfusiformibus, utrinque obtusis, E ‘curvatis, 1-5, plerumque 2-3 septatis et guttulatis , hya- i per 45-50 n longis, 3, 5-4 u crassis; ste re; rectis, ad basi inffatis, circa 15-20 u EI “LR È ra “dl sa -d ngis.— a > i ab. : i fl > Crutnegi sanguineae in Russia .....- et in Ger- en) in folus Crataegi Oxyacanthae. x nia (Thù Studi | o d osservando al microscopio foglie infette rac- nel ge nato: to di Voronesh, glì Autorì riuscirono a scor- a Septoria erataegicola ana gran quantità di sie Phyllosticta Michailorskotasis Elenk et Ohl, già scopi fin dal 1811 da a 5; da ed il suv ansa ca essere. ambedue le e è : . É pa, - di picnidii della specie Septoria crataegicola. La primavera se- c = a } Re ù guente essi trovarono su di esse la forma ascofora, di cui abbiamo SRI Altre ricerche URRA CI ent ipot chiamare Mocorpliralta crataegicola è la seguente : Mycosphaerella crataegicola Boxp et TRaNZzSscH. Peritheciis epiphyllis in greges magnos sat densos saepe confluentes et majorem partem laminae occupantes congestis globosis, nigris, immersis, 100-180 u diam. 3 S co Ascis elongato-clavatis, saepe medio inflatis, apice incras-- | satis, basi in pedicellum conspicuum attenuatis, 55-75 u longis R; 9-18 u crassis, aparaphysatis. " dI Sporis conglomeratis, fere parallelis, elongato- -fusiformibus, - i interdam uno fine attenuatis rectis vel subcurvulis, uniseptatis, — hyalino-viriscentibus, 30-45 u longis, 8-3, 5 p crassis. St Hab. In foliis emortuis (rataegi sanguineae Palli in p Ore. Simbirsk etc. | nr Secondo gli Autori la Septoria Crataegi non fu ancora ri- scontrata in Russia. Cruoner P. — Contribution à l’etude des Urédinées. Et ( e l gique et description de Puccinia Imperatoriae-r mail nov. sp. (Contributo allo studio delle Uredinan.8 »i lio } pe: ‘SI ostacolata. ASTA > SAT Il Peridermium Harknessii del Pinus radiata è ora con- così che la diffusione della malattia è siderato dall’Autore come lo steso della specie che vive sul Pa cerebrum, e viene qui confermato quanto già si disse in nota preliminare che l’ospite alterno è un Aster. Infatti un | nartium che morfologicamente è identico al C. quercun trovato sul Quercus agrifolia in stretta vicinanza con pù 59 erc di Pinus ataccato dal P. HArkaeteh PARASSITI VEGETALI 307 Il Peridermium montanum che era frequentissimo nel 1911 vicino a Bozeman, è in quest'anno quasi completamente scom- parso e il corrispondente Coleosporium degli Aster è sempre rarissimo. Il Peridermium coloradense fu trovato discretamente abbondante sulla Picea Engelmanni e P. parryana, specialmente sull’ultimo che si trova alle maggiori altezze. Molti alberi furono osservati nel Colorado e ad Utah che sono seccati per l’ azione di questo fungo. La Melampsorella elatina sull’Abies lasiocarpa fu osservata nel Colorado e Utah, dove porta danni assai gravi. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Hepees Fl. e Tenwxy L. S. — A knot of Citrus trees caused by Sphaeropsis tumefaciens (Tubercoli degli alberi di Ci/rus- dovuti alla Sphaeropsrs tumefaciens) (U. S. Dptm. of Agri cult., Bureau of Plant Ind., Bull. 247, 1912, 24 pagine con 10 tavole e 8 figure). La malattia fu gia brevemente descritta da Miss Hedger in una nota preventiva, ma qni se ne dà un descrizione completa, con molte illustrazioni. Essa fu osservata per la prima volta sul Citrus limetta alla Giamaica e dopo fu segnalata sugli aranci : fu pure segnalata nella Florida. Si manifesta colla produzione di tubercoli rotondi sui fusti delle piante colpite, tubercoli talvolta allungati, con un diametro di sette ad otto centimetri, coperti in principio dalla scorza che poi muore e si stacca. Nei primi stadî la corteccia è debolmente colorata e liscia, ma dopo diventa scura e più o meno screpo- lata. Il tessuto interno è duro e spugnoso. Il primo sintomo della malattia è un debole rigonfiamento del ramo, cui segue rapidamente la formazione del tubercolo il quale in pochi mesi può circondare tutto 1° organo : la parte su- periore del ramo muore. do; x == RAI 00 TE Alla so dei tubercoli si i sviluppano spesso mo rami sì da dare l’aspetto di veri scopazzi. La malattia è dov a un fungo il cui micelio fu trovato specialmente nella cortecci ma che pro lu agpdare anche il legno e il midollo estendendosi il micelio può passare così da un ramo all’altro per tratti Laghi più di un metro, producendo catene di tubercoli. i -d Il micelio può venire isolato da tubercoli freschi steriliz- sto: zandone la superficie col sublimato corrosivo, lavandoli poi in o acqua sterilizzata, tagliandoli e mettendone qualche pezzetto interno o in acqua sterile o in tubi di coltura. È un micelio DE molto settato, ramificato, incoloro quando è giovane, bruno quando è vecchio. «ud Nella pianta ospite si formano, talora in grande abbondanza, dei pianidî, in princicipio coperti dall’epidermide, poi erompenti.. Le picnospore sono grosse incolore o giallognole: nella pianta. ospite sono unicellulari, ma nelle colture diventano anche bi o SS tricellulari. Nei picnidii vecchi si vedono anche spermazii, uni- cellulari, cilindrici, incolori, di 4 a 5 p. Questi non germinano. a Nelle colture si formano anche clamidospore, ma non se ne i videro mai nella pianta ospite. Il fango fu descritto come Sphae- ca ropsis tumefaciens® cresce a temperature diverse, ma la tempe- . ratura più adatta è a 31, 75° C., benchè possa crescere anche a 16, 8°. I n. Si dà notizia di esperienze di inoculazioni fatte sui meal e sugli aranci. Si ebbero risultati positivi anche da inoculazioni - su Citrus decumana, C. limonum, ©. trifoliata, C. japonica, i C. nobilis. Inoculazioni fatte sui frutti diedero marciume pe Si raccomanda di tagliare i rami coi tubercoli fino. ad n certa distanza dal tubercolo più basso. E. A. Brssey (Fast pina: Alichigan FI fi CRIARI PARASSITI VEGELALI 309 «_»v— Hewrrr J L. — Rose mildew (Nebbia delle rose) (Phytopatho- _ logy, Vol. III, 1913, pag. 270). S i Nell’Arkansas sulla rosa selvatica (Rosa arkansana) la nebbia Pe. non si presenta se non sopra alcune foglie che porlano galle di | ‘circa un centimetro, e precisamente queste galle sono coperte dal fungo parassita. R- L'Autore segnala anche sulle foglie di alcuni peschi, il È. Cladosporium carpophilum formante piccole macchie bruniccie 4 | ilanon ii Sio at - con uno a tre millimitri di diametro, su ambedue le pagini, ma S v 2 . . pì specialmente sopra la superiore. ia i E. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). He Hewmr J. L. — Puccinia Pruni-spinosae killing plum nursery a AP FI è ca AA stock (La Puctinia Pruni-spinosae causa di morte di piante ‘Ba E ba di prugne) (col precedente). 6 Nell’Arkansas questa ruggine ha ucciso piante di pruno in Sh vivaio. D©. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). 595 SS: MeLHus I. E. — Septoria Pisi in relation to Pea blight (La o Septoria Pisi in relazione col seccume dei piselli) (P’/yto- lesi pathology, Vol. III, 1913, pag. 51-58). fr di» | dio deo peo “I Nello stato di Wiscosin durante il 1911 i piselli subirono Ae «| — una perdita di circa il 25 per 100; in certi posti anzi il rac- i conto andò completamente perduto. Le piante o furono del tutto | distrutte in principio dell’estate, o ne ebbero i fusti danneggiati i . in tal modo da non potere maturare i frutti. Sugli organi amma- . lati si svilupparono i picnidî dalla Septoria Pisi. L’Ascochyta 0 non c’era 0 aveva attaccato solo qualche rara foglia. Furono fatte esperienze di laboratorio spruzzando sulle LI - o lasciandola vivere ancora per un tempo più o meno sig Sul fusto i picnidi si sviluppano solo quando la pianta ospite 7a comincia a maturare. I | Da: I primi stadî della Septoria Pisi possono distinguersi da quelli dell’ Ascochepta in quanto peri primi l'infezione comincia SR a manifestarsi colla presenza di aree gialle. I fusti ben di rado Si; 3 sono attaccati direttamente dalla Septoria la quale loro arriva. > passando prima dalle foglie; per l’Ascochyta invece ha luogo l’ infezione diretta. a Talvolta si trovò la Mycosphaerella pinodes sugli organi ìi morti, e da colture pure di ascospore sì ottennero picnidi di Asco- Sl chyta coi quali si poterono avere infezioni su giovani piante er È Ciò prova che, contrariamente a quanto ha pensato il Sacha cdi i la Mycosphaerella non è connessa colla Septorza. I E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). sà “Q Morse W. J. e Dagrrow W. H. — Is apple seab on young shoots a source of spring infection ? (È la scabbia dei meli sui. si giovani rami sorgente di infezione primaverile ?) VERRI sa thology, Vol. III, 1918, pg. 265-269). i L'Autore contesta l’ opinione di slcodi studiosi europei che ta. la scabbia dei meli possa passare l’inverno sui rami nello stadio. di Fusicladium del quale rimarrebbero vivi tanto il VIAei) che a le spore. Furono fatte delle colture con tale materiale. in pri. nta mavera e le spore di tali colture furono spruzzate su giova mi “AD rami di meli in serra, ma si ebbero ben poche infezioni. Da , i FA a “WC * e n5-$ I = Rit i 1A D; "gag E TA BE en ati Hi i CAL eee dl È 19 arno ut = ‘ ° : "Cene : Ù AD: PARASSITI VEGETALI 311 P_de0 . = Facendo irrorazioni con soluzioni solfo-calciche prima che si aprano le gemme e appena dopo la caduta dei petali, si evi- tarono le nuove infezioni, mentre alberi vicini e non trattati «si ammalarono. E. A. Bressey (East Lansing, Michigan). _ —Suear C. L. — Endothia radicalis (Phytopathology, Vol. III, 19183, pg. 61). L’Autore dimostra che una nota preventiva da lui fatta su | ‘questo argomento era in errore. Ha recentemente studiato l’esem- a plare di Schweinitz, che ha scoperto questa specie, nell’erbario nosciuta e colle specie: F. falcatum causa del marciume dei Ò frutti del pomodoro, F. gibbosum probabile causa del marciume dei tuberi di patata, F. sc.erotium parassita di ferita e causa i marciume dei pomodori e dei cetriuoli ; dici re mancante di PORPORA A e senza DIVA pets Sect. ventricosum , con clamidnpaloi e senza una forma. ascogena conoscinta e colla specie F. rentricosum parassita Ver ferite, causa di marciume nei tuberi di patate e trovato o anche sulle barbabietole. be Viene ricordato il Verticillium albo-atrum il quale non è » almeno trenta distinte forme di Fusarium , di cui si si nno alcuni caratteri sulla tavola. E. A. Bessey (Fast Lansing, Michigan). ‘Bacawax Ferpa M — The migratioa vt Bacillus amylovorus In the host tissues (La migrazione nel Baci//ws anuylorors nei tessuti delle piante ospiti) (Phytopathology ; Vol. II, 1913, pag. 3-13, con 2 tavole e 2 fignre). Il Bacillus amylovorns, causa della nebbia dei peri, cotogni, Ss E pe ed albicocchi, fu scoperto da Burrill nel 1877. Fu d mostrato che ne sono artaccate le cellule della corteccia e del pb strato cambiale e che il bacterio raramente passa alle fo- > benchè ne attacchi qualche volta i picciuoli e le nervature La velocità di circolazione fu trovata da Waite di 5a 7 > al giorno in condizioni favorevoli e in condizioni eccezio- ali fino a 30 cm. La malattia può attaccare pure i frutti se è in essi inoculata. ma ciò accade raramente. I luoghi normali di | infezione sono lo stigma od i nettarî dei fiori, ai quali i srmi sono portati dalle vespe o da altri insetti. Furono fatti î studì istologici deì picciuoli dei fiori di pero in tal odo infettati e si vide che i bacterî passano negli spazî inter- 2a i zlari. Vi possono essere in tali spazi diversi bacteri senza > le cellule vicine sì mostrino menomamente danneggiate e ilo dopo un certo tempo la massa bacterica pare sottragga li- uido > alle cellule che perdono la loro turgescenza e talvolta si plasmolizzano. Soltanto all'ultimo stadio ì bacteri pene ) la parete di tal cellule ed il fatto pare dovuto ad una Li NEIL È » al LD - se e At 816 SONA È “Sio SPARTA rad rottura meccanica della parete medesima piuttosto che | A vimento chimico dovuto a sostanze segregate dai bacteri. A dopo essere entrati in tal modo nella parete, questi. non i in là “ dono mai i protoplasmi plasmolizzati. 4 ASD | Furono fatte anche ricerche sui rami in via di forte acore e scimento di meli, peri e pruni inoculati con colture pure a pie cola distanza dall’apice. Anche qui, come nei piccioli fiorali, i bacteri migrano attraverso gli spazi intercellulari. La migra- ve zione ha luogo comunemente nella corteccia, ma se | inocula- — dA zione arrivò fino. al midollo, i bacteri si sviluppano nei vani — si intercellulari anche di questo. Come nei piccioli fiorali, le cel i lule adiacenti alle masse bacteriche si plasmolizzano ed in ser : guito le loro membrane si rompono o si schiacciano in modo sp, LE d da lasciare larghi spazi pieni di bacteri. Questi sì possono anche sviluppare nei vasi legnosi ed in tal caso l'infezione si estende a distanza. Sa Anche nelle inioculazioni fatte nei frutti i bacteri si svilup: pi pano nei vani intercellulari e pare sottraggano liquidi alle cel lule circostanti; non penetrano però mai le loro pareti. Non “SL î ez | ro è potuto constatare che essi segreghino sostanze tossiche in È. quantità tale da precedere la loro avanzata. L’amido contenuto | xi nelle cellule delle parti infette non è distrutto. e: x E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Smrg C. O. — Some successful liooniationi with the peach ero\ gall organism and certain observations upon retarded £ formation (Alcune inoculazioni ben riuscite fatte coll’ c nismo del crown-gall dei peschi, ed osservazioni sopra ritardo nella formazione delle galle) ). (Pigtopahataggo III, 1913, pg. 59-60). È n La # J BACTERI — PARASSITI ANIMALI 317 inoculando il Bacterium tumefaeiens (Pseudomonas lumefaciens). Sono piante delle famiglie delle Anacardiacee, Mirtacee , Rutacee, Sterculiacee, Urticacee. I Nel cotogno l’inoculazione fu fatta il 3 giugno 1911 e le | galle si resero visibili solo il 16 luglio 1912. Nel fico furono | fatte e il 24 agosto 1910 e i primi accenni delle galle si resero visibili nella primavera del 1912. Bisogna però nocare che i rami inoculati non crescono bene se non si eccita l'accrescimento con potatura ad una certa distanza dal luogo dell’ inoculazione. E. A. Bessey (East Lansing, Michigan). Parrror A. — Coccobacilles parasites d’inseetes (Coccobacilli parassiti di insetti) (Compt. rend. d. s. d. l’ Ac. d. Sc. d. Paris, 1903, T. CLVII, pg. 608-611). L'Autore isolò delle forme bacteriche patogene da larve am- malate di Gortyna ochracea e di Pyrameis (Vanessa) Cardue. Non pnò dire se tali entomofiti sieno specie diverse e distinte oppure semplici varietà di una sola specie; nè può dire se pro- vengano da qualcuna delle tante specie saprofite che si cono- scono, la quale si sarebbe adattata a vita parassitaria ; per ora dà alle forme trovate di nomi distinti: Bacillus Gortynae, B. pyrameis I, e B. pyrameis II. L. M. x sa Sprozzi D. — Un nuovo parassita della Medica (L'Italia Agri- | cola, Piacenza, 1913, pg. 444-451, cen una tavola). > en LI DEA Nel basso Ravennate il raccolto della medica è spesso . for- | temente danneggiato dalla Mypsopigia costalis, una piccola far- falla le cui larve invadono il fieno e 5 piccioli deile piante secche. 11 CE ato SES L’ Autore descrive qui questo nuovo nemico i: medica % che trova nemici naturali nel pollame e nei ragni, non che in diversi parassiti microspici. Consiglia : battere il foraggio falda” per falda onde farne cadere fuori le larve e i loro escrementi ; | bagnare il foraggio medesimo con acqua salata onde renderlo — ancora appetito dal bestiame ; ripulire e disinfettare le stalle © nelle quali è stato somministrato il foraggio infetto, onde ucci- ì dere le crisalidi che si sono formate dalle PETE arrampicatesi È sui muri. È Secondo l’ Autore non è a escludersi che la diffusione di È; questo insetto nel Ravennate sia facilitata dal fatto che ivi il °° x . . . et Be fieno è quasi tutto conservato in biche all’ aperto. gr SiLvestri F. — Viaggio in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti (Boll. d. Labor. di Zool. gen. e agraria di Por- tici, Vol. VIII, 1913, 164 pagine, con 69 figure). I; Sotto il, nome di mosche dei frutti vanno specie di ditteri Si della famiglia 7riphaneidae, o Trypetidae, che allo stato di larva vivono nei frutti di molte specie di piante. I generi più. importanti dal punto di vista agrario sono: Ceratztis , Dacus, — Bactrocera, Rhagoletis, Anastrepha. Anche per la Ceratitis ca pitata, volgarmente detta mosca delle arancie, 1’ Autore crede preferibile il nome di mosca delle LISA perchè attacca molte | specie di frutta. “a a In seguito alla comparsa di quest’ ultima mosca ne i isole Hawaii, l'Autore fu invitato a compiere, insieme, al Pe fard, un viaggio nell’ Africa occidentale e in tutte le | parti del mondo nelle quali si trovano mosche delle fratta, ver 4 ix da IE, x ; da è sere L adi ‘ Men I i PARASSITI ANIMALI — 319 | cercare se vi sono nemici naturali per introdurli e diffonderli . nelle regioni più colpite, come mezzo di lotta naturale contro il malanno. I due viggiatori furono alle Canarie, al Dakar, nella Gui- nea francese, nel Senegal, nella Nigeria meridionale, nel Camerun, nella Costa d’Oro, nel Dahomey, nel Congo, nell’Angola, nel- l'Africa meridionale, nell’Australia, nell’ Honolulu. L’Autore dopo avere detto quali mosche furono osservate in queste diverse regioni, descrive qui dettagliatamente le se- guenti specie: Ceratitis capitata, C. Giffardii, C. stictica var. antistictica, C. Silvestrii, C. punctata, C. anonae, €. colae, _C. rubivora, C. nigerrima, C. tritea, Dacus oleae, D. armatus, _D. bipartitus, D. Lounsburyi, D. vertebratus, D. brevistylus, _ D. longistilus. Di tutte dà anche l'elenco delle piante i cui frutti sono attaccati dalle l’ arve, la distribuzione geografica, i mezzi comuni di lotta, notizia dei danni prodotti. Parla poi degli iperparassiti trovati appartenenti ai generi — Opius, Hedylus, Diachasma, Biosteres, Sigalphus, Bracon, Ga- | lesus, Trichopria, Dirhinus, Spalangia, Tetrastichus, Syntomo- sphyrum, Dorylus. - Le conclusioni cui è arrivato l'Autore sono le seguenti : E Nell’Africa occidentale esistono varie specie di Ceratitis e di “06 Dacus alcune delle quali ridotte talmente di numero da far ;: | credere che siano effettivamente combattute da cause nemiche _ naturali. Tali cause si trovano forse in un certo numero di Bra- conidi, di Calcididi e di Proctotrupidi, senza escludere altri ne- | mici naturali come insetti parassiti delle ova, o bacteri e funghi | parassiti delle larve. A Li Nella Nigeria e nel Dahomey la Ceratitis capitata è in certi periodi dell’anno estremamente rara e pobabilmente ciò è dovuto all’azione degli stessi iperparassiti. Diversi iperparas- siti (Opius perprorimus, Dirhinus Giffardii, Galesus Silvestri d ell’Africa occidentale, Opius humilis e Trichopria capensis del- e in al e Fisc essere ‘@ moltiplicati ; non si * ora nulla affermare sul risultato di tali introdu: sioni: 3 Altri iperparassiti potranno essere facilmente inti rc 0 l'Africa occidentale in Italia. Sarà importante rate regione la Ceratitis capitata è attacata dal Tetrastichus Gif SI fardii e in caso affermativo tentare indrodurre quest’ ultimo i | Italia. quella dei parassiti che sono noti e che si scopriranno in E trea. E sarà importante, per gli Italiani, studiare la mosca delle olive in Tripolitania, onde conoscere meglio la biologia della mosca stessa e dei suol nemici. CATS ‘RSI i L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE ATI. Dal Bull. Uff. d. Assoc. Orticola Italiana, Sanremo, 1913. N. 9. + Contro l' Evohusidium Rhododanari delle azalee si consi. gliano irrorazioni con poltiglia bordolese o con miscele solfo-calciche. si raccomanda pure di raccogliere e bruciare i germogli e le foglie RR Dall’Agricoltore Agrigentino, Girgenti, 1913. va N. 10-11, — Contro la tignola dell’olivo (Prays oleellus) si raccomi nar dal l’arseniato di piombo; contro il Lecarium oleae la miscela solfo-calci contro la fumaggine dell’ ulivo si consiglia rinvigorire le piante portune potature e con sovescio concimato; contro la cocciniglia ci la miscela solfo-calcico. xv——T TTETZ[AADOINO:! Pavia -— . Tipografia e Legatoria Cooperativa - 4 Gee: AI iù Pz e CAETANI: ANIA o « wep È #3 i cia * ad . . (9 VII " di i ti vu se av PER “ I » } Ù - / ) À M 1, Ò i DIRCI x : n° 0a i di - Rigia: ‘ Do; i “ { > RR i è Si é % d tia As A i ‘ Îì VELIA AT ; 1 ia ] - 3A ta a TA i ‘Là . Miei. A: RAI ie Gn | i Cini in. . Bo | e") i È aj? oe ee LA ect ni eri x Lat: Laica pa, . PAN TRAI: Rs *