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Nielli del Francia.

Francesco Francia, per noi celebre soltanto come pittore, a’ tempi suoi era ancor più come orefice, che firmava molti de’ suoi quadri: Fraucia, aurifex fedi. Quanto andasse famoso per i suoi lavori d’ogni genere in metalli preziosi lo possiamo arguire anche dalle lodi dei migliori fra i suoi contemporanei e dalle notizie di opere altamente stimate e pagate, che eseguiva per le prime famiglie di Bologna. E noto pure ch’egli teneva in casa sua una bottega d’orefice accanto allo studio di pittura. Per le nozze di Annibaie Bentivoglio con Lucrezia d’Este apparecchiò vasellami e lampadari d’argento a foglie e fiori; per Ercole I d’Este nel 1485 lavorò una collana con le imprese principesche. '

Ma di tante produzioni di sommo pregio uscite dalla sua bottega, nessun’opera ci è rimasta autenticata da documenti come lavoro di sua mano.

Le due « Paci » della Pinacoteca di Bologna, attribuitegli dalla tra- dizione, non hanno altro indizio che quello di provenire dalla chiesa di San Giacomo, e di portare gli stemmi dei Bentivoglio, principali commit- tenti ed amici del Francia, o di famiglie ch’erano in intime relazioni con essi. Anzi non sono veramente due « Paci », ma « più propriamente due anconette o maiestati, come solevansi chiamare nel Quattrocento quelle immagini sacre, vuoi d’argento, vuoi di pittura e scultura, le quali erano date a corredo delle novelle spose, e recavano gli stemmi dei coniugi. » ^

A. Venturi, Il Francia. {Rassegna Emiliana di storia, letteratura e arte. Modena, fase. I, 1888).

^ A. Venturi, op. cit. Le due « Paci» sono descritte dal Dutuit nel suo «Manuel de l’amateur d’estampes» voi. Ib, p'ag. 21 n. 78 e pag. 25 n. 94. Sulla storia di esse

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Quando Isabella d’Este andò sposa a Mantova, fu commessa a fra’ Rocco, orefice di Milano, un’anconetta di grandissimo prezzo, e, giunto a Ferrara l’oggetto, alcuni cortigiani chiesero se il duca di Ferrara avrebbe fatto per Beatrice d’ Este « maiestate cum già fece per quella di Man tua ». ' Ciò dimostra come verso la fine del secolo xv si usasse dalle donne che andavano a marito recare immagini sacre con gli stemmi delle fami- glie affini.

Confrontando il disegno del niello raffigurante la Crocifissione e i quadri del Francia, l’affinità strettissima delle forme, dei visi, e special- mente delle pieghe e del paesaggio con la città in fondo e due monti ai lati, risulterà evidente, come pure la finitezza del disegno anche nei particolari e la delicatezza del sentimento. Ma però è anche da notarsi come in certi accessori delle forme e del movimento differisce e, resta in- feriore il niello ai quadri del maestro. La posizione dei due santi ingi- nocchiati ai lati non può essere giudicata molto felice, specialmente perchè ha obbligato l’artista ad avvicinare troppo San Giovanni e Maria alla croce. I due angioli sono troppo piccoli, e pare che volino molto lontano sopra la città o i monti in fondo, e non sotto le braccia di Cristo ; il fondo è troppo curato nell’esecuzione. Si vede troppo l’ orefice che si compiace di mostrare la sua abilità a rappresentare molte cose distintamente anche in piccolissimo sesto. Nei movimenti delle figure mi pare che manchi quella piegatura leggera del corpo, quell’ inchino della testa caratteristici per la dolcezza sentimentale dell’espressione che il Francia alle sue figure, e quelle pare siano più dritte, dure> rigide, delle solite. Egli non ha mai dipinto un Cristo, che, come quello, guardi dritto in basso senza chinare la testa verso l’una o l’altra spalla. Ma anche in un’altra particolarità caratteristica il niello differisce dalla nota maniera del Francia. Le mani, benché disegnate con una finezza che mostra l’artista capace di rendere con la sua tecnica qualunque forma o espressione di sentimento, non hanno le dita fine, lunghe e dritte, quasi senza giunture, delle figure dipinte da lui, anzi sono molto più larghe e più corte. Anche il paesaggio, senza varietà di piani e senza quegli alberetti col rado fogliame, che pare predi- ligesse, potrebbe giudicarsi troppo rigido.

Quantunque vicino all’arte del Francia, il niello della Crocifissione . non mi pare che, confrontato con i quadri del maestro, si debba assolu- tamente considerarlo come certo di sua mano. In ogni modo, la posa-

non è stato possibile di avere altre notizie che quelle indicate da lui. La tavola qui unita è in fotoincisione ritoccata dal prof. Anacleto Guadagnini di Bologna.

' A. Venturi, Relazioni artistiche tra le corti di Milano e Ferrara, nel secolo XV. {^Archivio storico lombardo, Milano, 1885).

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tezza delle mosse, le pieghe meno tondeggianti ed abbondanti che nei quadri posteriori del Francia, la forma quadrata dei visi e la statura piuttosto corta delle figure ci obbligherebbero ad assegnare il niello al primo periodo dell’attività dell’artista, che va fino al 1490 incirca, della quale epoca soltanto poche pitture sono fin qui conosciute, come, per esempio, la Madonna Bianchini, a Berlino; il Santo Stefano nella Galleria Borghese; la Madonna con due angioli, in Monaco; l’Adora- zione dei Pastori, a Glasgow; il San Giorgio nella Galleria Nazionale in Roma.

Certo il confronto di opere d’arte di natura e tecnica e sesto tanto diversi fra loro, da esigere naturalmente un trattamento diverso nelle forme artistiche, non può dare risultati sicuri. Bisogna studiare anzi tutto i nielli nei loro rapporti reciproci, le loro differenze stilistiche e tecniche é la qualità del lavoro, per poter stabilire fino a che punto questa o quella forma presenti una individualità artistica.

Tutto il tesoro di circa 500 a 600 cosidetti « nielli » del Quattrocento conosciuti finora, cioè : lastre niellate, impronte in zolfo, impressioni su carta da quelle o da questi, e finalmente impressioni su carta da inci- sioni fatte ad imitazione dei nielli per servire da modelli, ecc., ' si possono dividere in due gruppi principali, lasciando da parte altri di minore im- portanza come anche i lavori posteriori: il fiorentino e il bolognese. I nielli fiorentini mostrano procedimenti tecnici più antichi di quelli di Bologna, tanto nella fattura delle lastre niellate, quanto anche nelle im- pressioni, fatte quasi tutte dalle impronte in zolfo, ^ e pare che abbiano avuta la loro fioritura nella scuola del Ghiberti, e specialmente in quella di Antonio Pollaiolo, celebre niellatore del tempo suo.

I nielli bolognesi, i quali, per il nostro studio, interessano special- mente, mostrano tutti ad evidenza le forme di Francesco Francia. Tranne le due « Paci » o « Maiestati » della Pinacoteca di Bologna, le lastre niellate che si possono attribuire alla Scuola bolognese sono senza importanza

' Vedi: Jahrbtich der Kgl. Preiiss, Kunstsammlungen, 1894, fase. 2; la letteratura è indicata nel voi. I 6, del Manuel de V amateur d’estampes del Dutuit al quale si riferiscono i numeri citati.

^ La questione, se si possano prendere dalle impronte in zolfo impressioni su carta, molto discussa tempo fa e della quale parlai anche nel mio articolo suindicato, adesso può considerarsi definitivamente risolta per il fatto che esiste nella Coll. Rothschild in Parigi la impressione d’ un niello il quale mostra rotture e mancanze, mentre l’origi- nale, bellissimo lavoro fiorentino del 1450 circa, che rappresenta il battesimo di Cristo, si conserva intatto nella collezione del signor dott. Albert Figdor in Vienna ; e ciò prova ad evidenza che la impressione del tutto identica al niello, non può essere stata presa direttamente, ma da un’ impronta logora in zolfo.

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artistica. Si è conservato invece un grande numero d’ impressioni su carta, prese o dalle lastre da niellarsi, o da incisioni fatte a guisa di nielli, o copiate da nielli veri. Mentre le impressioni su carta da nielli fiorentini per lo più sono prese dalle impronte in zolfo, in Bologna, ove l’ uso delle impressioni, e forse anche del lavoro in niello stesso, probabilmente è di data posteriore, gli orefici pare che non conoscessero l’ uso delle impronte in zolfo e delle impressioni su carta da esse. Tra le prove su carta di nielli bolognesi non si trova alcuna che porga indizio di essere presa da una impronta in zolfo ; ma sembrano essere tirate tutte dalle lastre stesse prima che vi fosse messo 11 niello.

Può dirsi un caso fortunato che proprio del niello con la Crocifis- sione attribuito al Francia ci sia giunta una impressione su carta, la quale si conserva tuttora nella collezione Albertina di Vienna. E strano che, quantunque si sia studiato e discusso sulla questione dei nielli, questo foglietto importante sia rimasto finora quasi inosservato, o ritenuto per una copia moderna, o confuso con la lastra niellata di Bologna; mentre il confronto con questa avrebbe potuto risparmiare tante discussioni e risolvere tanti dubbi.

Le singole forme e le molte particolarità risultanti da un confronto scrupoloso della fotografia dell’impressione con la lastra niellata stessa, provano che quella dev’essere tirata proprio da questa. Abbiamo dunque qui il caso, forse unico, che ci sia conservato col niello originale una impres- sione su carta presa direttamente da esso. Per l’attuale studio la stampina dell’ Albertina acquista un’ importanza speciale, perchè ci permette di con- frontare il niello, col mezzo della impressione, direttamente con le im- pressioni di altri nielli bolognesi. (Vedi riprod. V).

Queste ultime presentano fra loro* differenze grandissime nella finezza del disegno e della tecnica. Dalle impressioni le quali, per l’ imprónta di buchi (che nella lastra stessa servivano per fissarla sull’oggetto che doveva ornare), per le lettere stampate a rovescio, e per la profondità e precisione delle linee incise, mostrano di essere prove ottenute da veri nielli ese- guite con finezza insuperabile, si vien giù a copie di tali nielli (prese non più da lastre da niellarsi, ma da semplici incisioni fatte per la impressione) lavorate con la massima diligenza, ma senz’anima e senza la fresca ori- ginalità delle prime ; poi a lavori fini sì, ma già duri un poco nei contorni, forzati e col tratteggiamento confuso ; e si arriva finalmente a un gruppo d’incisioni, quasi tutte di formato più grande, imitate da nielli veri, che servivano come modelli 'per questi o per altri ornati ; incisioni manierate nelle forme, con i movimenti esagerati e fiacchi nello stesso tempo, con le forme larghe, disegnate con poca precisione e con ampiezza già cinque- centista. Infatti, queste incisioni anche per altri motivi sono da ritenersi

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eseguite al principio del secolo xvi. Si trovano fra esse alcune copie da incisioni del Dùrer (Dut. 6g6, ripr. XV) e del maestro J. B. coll’uccello (Dut. 317).

Molti dei nielli su mentovati come i migliori e più antichi, sono di finezza di disegno e di esecuzione, e si avvicinano tanto allo stile di Francesco Francia e tanto combinano con la sua maniera d’inci- dere le monete, che non si dovrebbe esitare a crederli di sua propria mano.

Vi sono da notare anzitutto alcuni ritratti (Dut. 587, ripr. II; Dut. 5 90*^", ripr. VII; Dut. 590, ripr. Vili; Dut. 585, ripr. IX; Dut. 573, ripr. XI), r Orfeo che suona (Dut. 353, ripr. XIII). Altri meno eccellenti, sono pure d’identico stile, per esempio, l’Angelo con Tobia (Dut. 20, ripr. XXXII), Piramo e Tisbe (Dut. 267, ripr. XXXIII), Giuditta (Dut. 15, ripr. IV) ed altri.

Però molti nielli in tutti i gruppi distinti disopra, anche dei più fini, portano un monogramma o un nome, che ci rivela un artefice, il quale, benché artisticamente sotto influsso del Francia, personalmente deve essere stato indipendente da lui. Alcuni sono segnati P, o: O.p.D.C., o da un monogramma composto dalle lettere P. e C., e finalmente vi è una im- pressione (Dut. 676, la Risurrezione di Cristo) firmata con l’intero nome dell’autore : DE . OPVS . PEREGRINI . CES. Si deve supporre che questi segni hanno relazione tra loro, benché i lavori così firmati mostrino diver- sità grandissime di stile e di esecuzione. Può darsi che questo Peregrino sia vissuto a lungo e abbia lavorato molto disugualmente ; ma forse anche questa sigla é solo una firma della bottega, che copre anche lavori di assistenti e scolari. Uno dei suoi lavori più interessanti é l’Orfeo (Dut. 686, ripr. XIV), il quale riproduce il niello finissimo che dianzi attribuivo al Francia stesso.

L’inferiorità di Peregrino é evidente, però l’esecuzione tecnica é egregia e contrasta moltissimo con la debolezza dei suoi lavori posteriori.

Altri nielli con la firma di Peregrino stanno ancora di sopra a questa copia, come specialmente la « Roma » (Dut. 309, ripr, VI), firmata con un piccolo P sbarrato che in finezza può gareggiare coi migliori nielli della Scuola bolognese.

Ora, confrontando il niello della Crocifissione attribuito al Francia e le impressioni di nielli bolognesi, vediamo che . esso corrisponde perfet- tamente in tutte le particolarità di stile e di tecnica con quelle che abbiamo indicate come le migliori e le più antiche. Non é punto superiore ai lavori più fini attribuiti al Francia, all’Orfeo, al ritratto del Bentivoglio ed altri ritratti, e non si può dire di miglior qualità neanche del niello della « Roma » (V. ripr. VI), che porta la sigla di Peregrino, Sta sullo stesso

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livello anche coi nielli dell’Angelo con Tobia, Piramo, e Tisbe ed altri (V. ripr. XXXII, XXXIII e IV).

Si potrebbe supporre che la «Roma», la quale non è impressione d’un niello vero, sia copia esattissima fatta dal Peregrino da un niello del Francia sconosciuto finora; e infatti le molte copie scrupolose da nielli bolognesi, per esempio, quella dal niello con Vulcano in Bologna (V. Le Gallerie Nazionali, voi. II, 1896, tav. XXX, 2) e della Giuditta (Dut. 15 e 16) ci darebbero un certo diritto a tale supposizione. Ma non soltanto il monogramma di Peregrino sulla « Roma » c’impedisce di attribuire senz’altro con la « Pace » di Bologna tutto questo gruppo dei nielli più fini al Francia, ma anche la estrema difficoltà di distinguere precisamente i lavori sicuri del Francia da quelli de’suoi scolari, specie del Peregrino. La transizione dalle opere più fine a quelle di pregio artistico minore è lenta, graduata, sottile.

Forse ci avviciniamo meglio alla verità, dicendo che i nielli di esecu- zione più délicata siano stati lavorati nello studio del Francia, nel quale, come sappiamo, operarono molti garzoni ed artisti provetti. Alcuni nielli saranno stati eseguiti dal maestro stesso, specialmente alcuni dei ritratti bellissimi, l’ Orfeo e fors’anche il niello della Crocifissione, a favore del quale si può addurre anche il fatto che è stato eseguito per la famiglia del Bentivoglio (ripr. II, V, VII, Vili, IX, X, XI, XIII). Altri nielli furon forse lavorati con suoi disegni e sotto i suoi occhi da’ suoi migliori aiuti e scolari, in modo che la parte del maestro si confonde con quella di essi. Di questo genere pare sieno, per esempio, l’Angelo con Tobia, Piramo e Tisbe, Giuditta ed altri (ripr. IV, XVI, XVIII-XXVIII, XXX-XXXIV, dei quali alcuni forse anche del Peregrino stesso). Un terzo gruppo comprende i lavori finissimi fatti e segnati da Peregrino da Cesena, probabilmente in parte ancora nella bottega stessa del Francia e sotto la direzione di lui, come la « Roma », Ercole e Dejanira (Dut. 684), la Donna legata all’albero (Dut. 681, ripr. Ili), il Trionfo di Venere e di Marte (Dut. 679), l’Omaggio a Venere (Dut. 313 e 314), la copia del- l’ Orfeo (Dut. 686, ripr. XIV) e molti altri (ripr. I, III, VI, XIV, XXIX). Forse intanto Peregrino, lasciata la bottega del Francia, incominciava a lavorare per proprio conto. Non solo la firma più estesa (O. P. D. C.) e più evidentemente applicata sulle impressioni ci conduce a tale supposi- zione, ma anche la qualità del lavoro che, quanto più divien pretensiosa la firma, tanto più divien trascurato nel disegno, dozzinale e duro nell’ese- cuzione tecnica, che si allontana man mano dalla vera e propria del niello (ripr. XII, XV, XVII).

Gioverà ricordare qui Marcantonio Raimondi, genio però più forte e più indipendente del Peregrino, il quale, anche lui, senza dubbio, fece il

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tirocinio nella bottega del Francia e lavorò allora in modo che alcune delle sue incisioni non a caso poterono essere attribuite al maestro. Lascia poi Bologna e lavora per conto proprio, trovando vie nuove e inaugurando sotto r influsso di Raffaello una nuova epoca dell’arte dell’ incisione. Morto Raffaello e cessata la sua felice influenza, anche Marcantonio si abbandona a una produzione piuttosto commerciale, a un genere di lavoro trascurato e floscio.

Ho lasciato da parte finora l’altro niello della Pinacoteca di Bologna, la Risurrezione di Cristo, attribuito anch’esso al Francia, perchè, mentre quello della Crocifissione trova riscontro fra gli altri molti nielli bolognesi, conservatici in impressioni o in copie antiche incise, anzi, come abbiamo visto, ha la identica tecnica di alcuni di essi, questo secondo niello mostra uno stile del disegno ed una tecnica molto diversa da quelli di tutti gli altri.

Il niello della Crocifissione, come già fu rilevato, mostra forme cor- rispondenti a quelle del primo periodo del Francia; questo della Risurre- zione invece, secondo il carattere del disegno maturo, le forme ampie e tonde, il panneggiamento abbondante, mostra di appartenere a un periodo non anteriore al 1 500. Come la composizione più moderna e affatto diversa dagli altri nielli bolognesi, così anche il movimento dolce e pieno di sen- timento, o piuttosto di sentimentalità, e la tecnica più larga, che più pit- toricamente dispone le masse della luce e delle ombre, mettono il niello della Risurrezione nel periodo in cui Francia, per il contatto con l’arte umbra e fiorentina, aveva modificato il proprio stile.

Ora mi par facile spiegar questo fatto; Gli scolari e imitatori del Francia, specialmente Peregrino, anche quando avevano già lasciata la bottega del maestro, continuarono a lavorare nello stile e nella tecnica usati dal Francia giovane, e svilupparono o piuttosto fecero degenerare lo stile del maestro secondo il loro metodo più materiale, più adatto ai bisogni della riproduzione commerciale, allontanandosi sempre più dalla finezza della sua tecnica e dal suo sentimento artistico. Il maestro stesso invece, continuando egli pure a lavorare come orafo, modificò il suo stile in tutt’altro senso, conforme allo sviluppo che prese nella sua arte prin- cipale d’allora, nella pittura. Ecco come dalla tecnica minuziosa, fine e un poco troppo materiale, coi gruppi di sottili linee di tratteggio, quale si vede nel niello della Crocifissione, il Francia arriva allo stile più largo e più libero del niello della Risurrezione, mentre i suoi primi scolari si osti- navano nello stile anteriore. Sembra però che in quest’epoca poco più si ,sia lavorato di niello nella bottega del Francia, se non dobbiamo pensare che quasi tutte le opere sieno perdute; e infatti Benvenuto Cellini ' dice

Trattato di orificeria. Firenze, 1568, fol. ii r.

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che la tecnica del niello nel principio del '500 era già quasi fuori d’uso. Ma vi è un reliquiario proveniente da Reggio d’Emilia nel South-Ken- sington Museum in Londra con quattro nielli di esecuzione molto tra- scurata, eséguiti nel 1496 da Raffaello Grimaldi, rappresentanti quattro scene della vita di Santa Caterina, i quali possono darci un’idea dello stile della scuola d’oreficeria del Francia d’allora. Nella composizione, nel disegno e nella tecnica sono interamente diversi dai nielli antichi e po- steriori del Peregrino, e benché di gran lunga inferiori, si collegano be- nissimo con lo stile e la tecnica della Risurrezione.

Forse proprio perchè il niello della Crocifissione è opera del Francia ancora principalmente orafo, e perchè vi è troppo accentuato il lavoro tecnico, troppo in mostra l’abilità tecnica dell’artista, non era possibile riconoscerne chiaramente l’ individualità e scernere le caratteristiche dello stile suo personale. Il niello della Risurrezione invece, nello stile largo e grandioso, nel disegno delle singole forme, nell’espressione del senti- mento, rivela chiaramente lo stile individuale del Francia.

Da quello della Crocifissione fino ai nielli posteriori di Peregrino e della sua Scuola, per esempio quello della Risurrezione di Cristo, firmato col nome intero di Peregrino (Dut. 676, con riproduzione) si vede uno sviluppo continuo, ma monotono, più una degenerazione che un pro- gresso nella contorsione e violenza dei movimenti, nell’ ingrandimento solo materiale delle forme umane, vegetali ed ornamentali, mentre gli elementi artistici rimangono gli stessi.

Dalla Crocifissione alla Risurrezione invece si scorge il progredire

d’un vero artista, che, trovate forme nuove, più larghe e libere, le adatta

alla tecnica antica, e, padrone delle forme, ascende a più alta, grandiosa

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manifestazione del suo ideale. Il primo niello è capolavoro più della tecnica che dell’arte espressiva; il secondo rivela l’artista, il quale, liberatosi dai vincoli della tecnica, sa esprimersi in modo pieno e personale.

Mi pare che questa supposizione trovi conferma anche nelle forme delle cornici. Taluno sosterrà che, essendo la cornice del niello della Cro- cifissione tanto più ricca di quella dell’altro, e finita con tanto maggior lusso di smalto, rilievi, forme architettoniche e finissimi particolari orna- mentali, splendente di oro e di colori, in modo da formare per se sola veramente un capolavoro dell’arte decorativa, saranno superiori anche l’ im- portanza data ad esso dall’artista e l’autenticità dell’origine. Invece, proprio perchè l’ effetto della cornice prepondera sulla rappresentazione, mentre nell’altro niello la cornice molto più semplice, di forme più larghe, più mo- , desta, benché di stile e di esecuzione finissima, è davvero soltanto cornice, non forma un’ edicola come l’ altra, credo proprio per questo il niello della Risurrezione si manifesti come opera più artistica, più spirituale.

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più un quadro rappresentativo che un insieme decorativo, di più sostanziai valore e di meno appariscenza. '

Paul Kristeller.

Elenco delle riproduzioni di impronte di nielli bolognesi riprodotti nelle annesse tavole :

I. (Peregrino) L’Abbondanza, Dutuit 306, British Museum; IL (Francia) Ritratto d’un Bentivoglio, Dut. 587, Brit. Mus. ; III. (Peregrino) Donna legata a un albero, Dut. 681, Berlino; IV. Giuditta, Dut. 15, Brit. Mus.; V. (Francia) Crocifissione, prova del niello, Dut. 78, Vienna, Albertina; VI. (Peregrino) Roma, Dut. 309, Berlino; VII. (Francia) Busto di donna, Dut. 590'^“? Brit. Mus.; Vili. (Francia) Busto di donna, Dut. 590, Brit. Mus.; IX. (Francia) Busto d’un giovane, Dut. 585, Vienna, Albertina; X. (Francia) Busti d’una donna e d’un giovane, Dut. 566, Brit. Mus.; XI. (Francia) Busto d’un uomo con elmo, Dut. 573, Coll. Dutuit; XII. (Peregrino) S. Rocco, Dut. 218, Parigi, Bibl. Nationale ; XIII. (Francia) Orfeo, Dut. 353, Brit. Mus.; XIV. (Peregrino) Orfeo, Dut. 686, Berlino; XV. (Peregrino) Il portastendardo, Dut. 696, Brit. Mus. ; XVI. Amore trionfante, Dut. 380, Brit. Mus. ; XVII. (Peregrino) Abramo che va per sacrificare Isacco, Dut. 669, Parigi, Bibl. Nat. ; XVIII. II trionfo d’Amore, Dut. 392, Vienna, Albertina; XIX, XX, XXI, XXIII, XXIV. I cinque Paladini, Dut. 504-508, Brit. Mus.; XXII. Ercole col- l’idra, Dut. 340,. Brit. Mus.; XXV. Busto di donna in ornamento, Dut. 605, Pavia, Mus. Malaspina; XXVI. Due guerrieri che reggono un vaso, Dut. 483, Coll. Dutuit; XXVII. L’amore di Dio, Dut. 413, Brit. Mus.; XXVIII. Ritratti di due amanti, Dut. 567, Coll. Dutuit; XXIX. (Peregrino) Trionfo di Nettuno, Dut. 680, Brit. Mus.; XXX. Due Amori su delfini, Dut. 428, Pavia, Mus. Malaspina; XXXI. Donna con spada e globo, Dut. 472, Berlino; XXXII. L’Angelo con Tobia, Dut. 20, Berlino; XXXIII. Piramo e Tisbe, Dut. 267, Berlino; XXXIV. Mercurio, Dut. 300, Brit. Mus. (Le stampe senza nome di autore sono opere della bottega del Francia).

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