t ' EL'ALLE - i + sf e : pei Hiù Goo VAI Li SAGGIO»... : DI | AGRICOLTURA PRATICA SULLA COLTIVAZIONE DELLE VITI DEL CITTADINO CARLO VERRI PREFETTO DEL MELLA» © BRESCIA 1803. n DALLA TIPOGRAFIA DIPARTIMENTALE » dro II. peLLA Rep. ITAL, . "Sia » LANG I * “— ed L'AUTORE A’ SUOI CONCITTADINI Dilettanti di Agricoltura DI Neto scorso anno vi ho dato un saggio su la coltura de' Gelsi, ora ve ne presento uno su quella delle viti steso collo stesso meto» do di precetti, e ‘correlative dilu- cidazioni. Se le circostanze mie lo avessero permesso sarebbe esso più esteso, e forse meno incolto ; ed | avrei pure aggiunta una memo-. ria intorno al sotterrare le viti nell’ inverno, oggetto di grande considerazione, sul quale divise. assai sono le opinioni. Ma io non posso, che pubblicare quanto ave- va di già scritto rapidamente, prima che le attuali occupazio- ni m' inabilitassero a coltivare i miei geniali studj. Sarò contento se ritroverete in esso con che. se- condare il lodevole genio vostro , e migliorare fra noi uno de’ più importanti rami di prodotto. Vi» vete felici . Y i fé = = INDICE sua di ogni CIS IT A si propaghino le Viti. + : Pag. Dei, Magliuoli i. awe 10; Russi è ni | Delle Propagini .... .. RECINZIONI GC A PO Mr 4 Del modo di piantare ; e RARTTa a frutto I le Viti mirto è 3? Pel primo anno, della fatta. piantagione 5 Pel secondo anno . . . pa Rtl Tn Pel terzo anno .., .. strie « Caro iL Delle diverse maniere usate nel Milanese :, per la formazione del Vigneto ; «. è. % Del Pergolato. +. +. (eur gine» Delle: ‘Viti a Filo: — > elio Delle Viti a Gabbiolo . .. . di + De’ Ronchi con Viti a Pali, e ‘delle Viti poste a piedi . . siii LARA Delle Viti colle Piante Popgrta fe Caro IV. Come debbasi potare la. Vite . . ..% Dello. scacchiare +, 0 svellere gl'inutili rampolli et SE Caro 87 2) . DI Del Palare, legare, e tendere le Viti d Caro VI, Preceste diversi è +. .° , uo tp! rigo DILUCIDAZIONI AL Caro I. Come sì propaghino leve >, y Idem sopra i precetti de' Magliuoli , 6ol- garmente detti Rasole » ». è». » Idem per le Propaggini ». +. +. . . 4% FORIO aL Caro II. Sopra è precetti del modo di ) ii (I e ridurre a frutto le Viti . .. . + i, Idem sopra i precetti pel primo anno della fatta piantagione ». . . . » Idem sopra i precetti del secondo anno ,, Idem sopra i precetti dell’ anno terzo ,, Dirucipazioni AL Capo III. Sopra il Pergolato. . . . 3 Idem sopra i precetti delle Viti a Filo da Idem sopra i fieri per le Viti a Gab-. biolo:"1 ... da Idem sopra è precetti per le Viti colle POME A TIE e ee A DILUCIDAZIONI aL Caro IV. Sopra il modo di potare De i Idem sopra i precetti dello scacchiare ,, 1 DILUCIDAZIONI ar Capo V. Sopra i precetti del palare, legare, e ten- too: valere e) PID ATO 1 172 DEL MODO DI PROPAGARE, ALLEVARE SR REGOLARE LE vii i PR AT RR RA i Capo Primo | È i; Come si propaghino le Viti ‘ PRECETTI © I. si ha principali parti distinguerai nella . viteyallorchè prima della potazione è nel- la sua perfetta integrità. 1. Tronco; è Braccia s 2. Tralcio dell’ anno anteceden- te, che è stato posto a frutto » 2. Tralcio novello! uscito nell’ anno. : i eV d. 2. 15 11*)4 2 e, In autunno cadute le foglie , o meglio al raddolcirsi della stagione , taglia dalla vite il tralcio, che è stato posto a frutto. | sat sia st Da esso tralcio scegli la parte più vi 2 % | gorosa, e sana; ‘abbia questa una, o più sortite vegete , mature, fornite di grosse gemme : recidila dal rimanente a quella maggiore lunghezza , che ti offrono le cir. costanze. d si Questo pezzo di tralcio ti fornirà la ra. sola,dai Toscani detta Magliuolò , che debitamente coltivata forma novella pian- ta. | 5. Moltiplicherai pure la vite colla propag- gine, e ciò in triplice modo. 1. Piegando a terra, senza staccarlo dalla pianta , il tralcio che ha data l'uva. 2. Incurvando la pianta tutta, e convenientemente sot> terrandola. 3. Ponendo in terra il tralcio novello uscito nell’anno. I primi due mo- di convengono al vigneto; al vivajo il ter- zo, come vedrai in seguito ; o 6. : I Anche dal seme dell’uva avrai la pian> ta; ma più per geniale diletto, che per utilità. Otterrai la vite dall’ innesto , ma 3 questo moltiplica la specie, non la pian- ta.Hai finalmente un qrarto modo di pro- paggine oltre ai tre indicati: è questo simi- le a quello de’ Cedri; ma tu non lo use- rai, che per qualche caso raro, non mai per generale uso. DE MAGLIUOLI volgarmente detti RasoLE. I, Scegli nel Vigneto le migliori, e. più feconde viti; prima di cogliere l'uva se- gnale con paglia, ginestra, fili d’ erba, o simili: dalle segnate piante a suo tempo reciderai i tralci, che erano posti a frutto. 2 Se li taglierai in Autunno per piantarli in Primavera, ponili tosto sotto terra; unis ti, non mai ammassati in grossi fasci: sia il luogo bene asciutto, difeso dall’umidità, e dal gelo ,. sì 8; Vedrai però assai più prospere le gio- vani pianticelle, se per formarle staccherai dalle piante i'tralci non nell’ autunno, ma terminato l’inverno; se da essi subito for- merai i Magliuoli, e se tosto li pianterai. 4. Non ti lasciar sedurre dall’ apparente economia, nè dal volgare pregiudizio di maggior durata piantando i magliuoli nel nuovo vigneto; ma ponili in vivajo: da questo leverai le piante per la novella Vigna. 6 Per disporre la terra a buon vivajo coprila di concime di stalla , o spargila di abbondante cenere, fuliggine, ritaglj di pel- li, raschiature d’ossi, o simili ; poi van- gala profondamente, e minutamente: e se la terra è buona, senza ingrassi sorgeran— no rigogliose le piante , se tutta la volte. rai alla profondità d’un braccio. G 6. I Apparecchiato il fondo prendi il tralcio che ti ho indicato al N. 2. del Capo pri- mo . Osserverai in esso due qnalità di le- gno; una di due anni, l’altra di uno; quella ha nodi, e questa ha gemme. Or tu scegli la. più bella sortita di un anno, e staccala tagliando il legno di due anni; ove in esso terminano i primi due nodi late- rali a quella: così tagliata ha la forma di un martello, onde maglivolo è detta. Pùoi anche mutando figura tagliare il vecchio legno alla lunghezza di due,o tre nodi, e conservare alla sua estremità una giovane. sortita con tre o quattro buone gemme, Ma sempre tagliando nel vecchio legno ri- serberai intatta la corona del nodo con taglio propinquo , e rotondo, e nel gio- vane legno taglierai lontano dalla gemma 7» Recidi dalla vite .il tralcio, e adattalo alla piantagione in giornata placida priva 5 di vento: taglia con buon ferro; e di ma- no inmano che formi i magliuoli, getta. li in'acqua mista a sterco bovino. | Bro | Se hai apparecchiati i magliuoli colle gemme. all’ estremità , facilmente. li pian. terai bucando la. terra con un pezzo di legno, come si trapiantano i cavoli; e se colle gemme nel mezzo , cioè a martellet— to, li pianterai coll’uso della zappa ; ba- dile, o vanga. Sempre però li pianterai all’aprirsi della stagione, in linea alla di. stanza di tre oncie circa l’uno dall’ altro, «a fior di terra, in ajuole, non calpestando il terreno; e portai un segno a ciascun magliuolo; o almeno ai capi delle linee. | 9 i Nel primo anno così coltiverai il viva- jo: se la terra è forte, ed indurita, dolce- mente la smoverai con piccolo legno vici no a ciascun magliuolo, acciò che possa sorgere con facilità; ma guardati dall’ of- fendere \il tenero germe : alleva la novella pianta con unica sortita, levando subito 7 anche le sue laterali all'altezza per lo me- no di quattro o sei oncie ; poni a ciascu— ma, ma non troppo vicino, un ramo secco rivolto verso il mezzo dell’ajuola, acciò che possa avviticchiarsi senza ingombrare : , sia tu diligente nel distruggere Î erbe., é nello zappare . i ro. $ Compiuto l’anno, prima che le piovelle viti sieno in attività troncale a due, o tre gemme , e sempre lontano dall’ ulti- ma che serbi; e vicino a quella che re- cidi: zappale minutamente , e senza offena derle: somministra lorò altri rami più con.* sistenti: al primo apparire della vegeta- «ione alleva una sortita sola , cioè. la. più bella; stacca le altre tutte, e le laterali di quella, come nel primo anno. Distruggi quanto più puoi | erbe col lavoro, 11. Al compiere del secondo anno tronca a molto maggiore altezza; ma fa che in alto sienvi due ben couformate gemme, € sia il legrio maturo. Assicura ‘la pianti- 8 . cella al sostegno con dolce vimine . Nel rimanente opera come nel secondo anno; ma sia tu diligente assai nell’allevare unica la sortita tosto, e sempre levandole an- che le sue laterali. Cadute le foglie avrai le giovani piante atte a prospero, e fe- condo vigneto. DELLE ProPAGGINI I, Per fare la propaggine nel primo dei tre _preallegati modi, cioè col tralcio di due ‘annî, slegato che lo avrai, osserva se è sano, e vigoroso; se è sufficientemente lungo onde poter essere rovesciato, e pos» to in terra senza piegare la pianta ; e se a capo della necessaria lunghezza è for- mito di una sortita avente buone gemme . Do) nali è In autunno , o subito dopo il rigore dell’ inverno , cava quanto più puoi pro- fondamente la terra, aprila, icoltivala; ma non offendere le radici della pianta . VÀ TO 9 3. Nella cavata buca sprofonda subito il tralcio senza staccarlo; sia questo potato con una sola sortita di un’ anno fornita di buone gemme: alza questa verticalmen- te dal fondo ove posa ; ponivi un sostegno, e lega: riempi la buca colla cavata terra, rinvigorita con buon ingrasso ; e se di stalla, sia vecchio . Taglia il propagato tralcio a fior di terra, o all'altezza di due, o tre gemme; cosicchè il legno di due an» ni sia sepolto. È, ( Nel primo anno fa quanto ho prescritto al N. 9. de’ magliuoli, e nel secondo ciò, che ti ho detto al N. 10.; ma compiuto l’anno apri la terra intorno alla fatta pro- paggine; leva le radici sue superficiali, e lascia intatte le inferiori; taglia fino alla meta della sua grossezza il propagato tral. cio, che è fuori di terra tra la vite ma- dre,e la propaggine, o legalo strettamente con filo di ferro, © con salice. To 5 Compiuto il secondo anno apri la terra presso alla novella pianta ; diligentemen- te, e senza scossa recidila. ‘dal. vecchio tralcio , e lasciala sola colle radici, che aveva formate . i ; 6. Se ‘sarai stato diligente nel coltivarla , ‘e nel levare da essa tutte le sortite anche laterali, avrai la giovane vite in ottimo @tato; e la educherai in seguito, come da me ti verrà prescritto ove tratterò delle viti novelle . rà Questo descritto genere di propagginesa- rà nel vigneto da te preferito a quello di tutta la pianta: poichè con esso formi la vite , e non perdi il frutto. 8. Propagherai nel secondo modo operanti. do 3 e coltivando come nel primo; se non che più ampia far devi la fossa, e tutta in essa dolcemente coricare la pianta. Da questa puoi rialzare più messe, cioè quan: TI te il vigore, e la struttura sùa te ne per. mettano , e le circostanze. 'ne esigano. Ma tutte diligentemente situerai, cosicchè ver. ticale, e ia dritta sorga. ciascuna nell’ opportuno sito...; . è 4 [ah MOSSE, Così farai le propaggini delterzo genere che sarà. ottimo per:vivajo. Pianta. in. file molto distanti; 0 ‘magliuoli :; 0 viti di scelte, ubertose, ed opportune qualità . Allevale sempre.basse, e prossime a terra, In tre ‘anni i magliuoli, in? due soli le piante saranno robuste . 10. Dal ceppo di queste piante sorgeranno quasi figlie le nuove messe, che tu per un anno educherai, e conserverai in nu- mero adattato al vigor della madre; e in autunno, o in primavera le propaginerai tutte rivolte da un solo lato della linea madre. Ma sempre lascierai a ciascun cep* po quasi adiutore uno; o più tralci robu- sti, e recisi a due 0 tre gemme; che ti daranno le annuali sortite ; e sempre al 12 compiere dell’anno taglierai fino alla metà della loro grossezza vicino alla madre le fatte propaggini. II. E° facile la vite, ed in copiosi tralci si diffonde se con amore la coltivij; se non la sdegni con indiscreto taglio , nè la in. sulti alle radici nel coltivarla; onde più messe ti darà atte alla propaggine.In que. ste disporrai nel lato della linea madre in due , ed anche in tre file; ponendo il pri- mo sarmento lontano dalla madre un brac- cio e più, e protraendo sei in sette on- cie il secondo dal primo , ed il terzo dal secondo: così formerai tre linee di propag: gini. 19, AI finir del secondo autunno avrai dal primo lato le propaggini con buone radici. Tu però diligentemente le leverai da ter- ra, opportunamente recidendole dalla ma- dre ,e sostituirai ad esse le nuove sortite; e così successivamente opererai in ciascun anno. Questo vivajo perpetuo preferibile, 13 per alcuni riguardi a qualunque altro, e già oltre a due secoli fu inutilmente pro- posto dal valente ‘Agostino Gallo Brescia- no, ti ammaestra con quanta cautela tu debba procedere nell’affidarti alla pratica comune, e quanto difficilmente si diffon- dano le novità agrarie sebbene ottime . - 14 Ciro DEL MODO DI PIANTARE, ® RIDURRE A FRUTTO LE VITI ce DI LR Re PRECETTI. I, Vi sono le forme de vigneti, varie Je terre; onde colla piantagione variare pur anco devi le fosse; ma per ora ti basti sa- pere. che ivi maggiormente prosperano le piante ove maggior terra è smossa. | dA Qualunque però sia la forma che vuoi dare al vigneto, cavando le fosse sempre porrai la prima terra coltivata separata- mente dalla sottoposta: melle terre forti smoverai , e sprofonderai più, che nelle leggiere , e ghiajose; e sempre opererai quanto più anticipatamente puoi, lascian. 15 do le fosse aperte all”arias al sole; al ge- lo, singolarmente nelle tenaci terre. 3. Pianta in.,primavera ,se la terra è forte, e nelle leggiere , e sassose meglio pian> terai in autunno; Sia la terra sempre a- sciuitta , singolarmente la forte , e sia pla» cida la giornata . ffo etcotisibi Leva le viti dalituo vivajo, e di mano in mano coprile di terra: così certo saraî della loro qualità, e.fecondità., e potrai piantarle pregne di umore , © subito con gran vantaggio. . . far di Seti 5 dae Così leverai dal vivajo lavlvite... Cava la terra lontano da essa a profondità mag- giore delle sué radici: poi con lo. zappone inoltrati lateralmente sotto di queste: in- di smossa diligentemente quella terra che d’intorno alla pianta gravita loro sopra, libera colle mani e la pianta ; e le radi ci. EV una, e le altre facilmente schian= terai, se non opererai con diligenza somma: 16 ma se sarai attento nel lavoro; ricca, ed intatta caverai la pianticella. 6. All’ estirpata vite accomoda con buon ferro le radici, e tutta®la parte che rima- neva in terra : accorcia quelle che. per accidente fossero offese:; o guaste:: leva qualunque, parte legnosa.; che fosse al di là delle radici;essa è inferma, nè può che corrompersi.Pota tutta la parte de’ rami, cosicchè il legno vecchio sia unico ; ma mon gli tagliare i nodi, se non ‘in quella par- te, che devi ,. piantando alzare perpendi. colarmente., come ti dirò in seguito, e da- scia il legno di un anno colle gemme in- tatte , e sole. [gi I Ove la terra è forte, ev dove temi , che le acque si fermino, poni nel fondo: della fossa, se l' opportunità ti si offre ; dei sassi : poi gettavi la prima terra che hai | cavata : sopra di essa disponi la vite. oriz- zontalmente coricata in piano nelle radi- ci, ed in parte del suo vecchio legno : ciò i i 7. ciò fatto alza subito perpendicolarmente.. e ben dritto il rimanente : assicura la par- te alzata ad un sostegno ; che devi prima aver conficcato nella fossa al giusto sito ove vuoi, che sorga la pianta. Sieno le radici nel loro ordine ben distese, e non aggruppate : coprile di poca terra della migliore , sciolta, e divisa, e così pure copri tutta la parte coricata. Sovrapponi terra moderatamente mista a concime: da” lembi della fossa, stacca colla vanga la prima terra, e falla in essa cadere: se ‘ pianti in primavera non la riempiere total- mente , e se in autunno rincalzala : tron- ca Eraloseste la vite a fior di terra. 8, Nelle terre forti non piantare ‘profon- do :]a fredda umidità nuocerebbe ; ma nel- le leggiere , e ghiajose l’asciuttore , ed il cocente raggio del sole ti prescrivono l’op» posto. Tu adunque, quando pianti, esami na prima la qualità della terra , e la si. i 15 tuazione, nè ti dimenticare giammai, che la soverchia umidità muoce, e nuvce l’a- sciattore. g. Varj sono i concimi, e tu per le viti ‘nelle terre forti così graduerai la loro bon- tà: ‘preferirai le raschiature :d’ osso, poi la fuliggine , indi i ritagli di pelle, il vec. chio concime di stalla, e per ultimo il giovine. Nelle terre leggiere e sassose ‘il vecchio concime di stalla misto' ‘a ‘terra forte sarà il migliore. Sempre però devi unire concime , e terra, e concimare devi al dissopra non mai sotto alle radici. PRECETTI Pel primo anno della fatta piantagione . I. dr 7» di LL che avrai la vite nel modo, che ti ho indicato getterai la spesa, e l’o- pera se non sarai molto diligente nell’edu- carla, sh | 19 2. Tu al primo svilupparsi della vegetazio: ne, obbliga tutta la sua forza a seconda- re una sola sortita, Se ritarda a sorgere da terra smovi questa, dolcemente solle— vandola: leva sempre, e subito qualun- que altra sortita, assicura quella che al- levi, mollemente legandola con paglia, gi» nestra., fili d'erba, o salice. Distruggi l'erba, e zappa quanto più puoi, e fre- quentemente, assicura la sortita di mano in mano che si allunga, se co’ capreoli non è avyiticchiata. 3. Lungo la sortita; che allevar devi, ve- drai spuntare delle gemme presso a cia- scuna foglia : tu però sia bene attento nello staccarle subito, e destramente' sen- za offesa, col dito indice sino. all’ altezza di quattro, o sei oncie. Lascia sviluppa re le altre; ma quando sono, fornite di foghe schiantale.; lasciando fa ciascuna, un nodo ) 0 due; e sappi che queste late rali sortite chiamansi femminelle. ‘|, 20 PRECETTI Pel secondo anno. È Bicipivio l’anno osserva le piantate viti, e se ne ritrovi alcuna », che non abbia prosperato , non ti affidare a vane lusin- ghe , recidila a terra , o meglio strappa- la, e poni in supplemento un altra vite, ma veramente scelta, e robusta: prima che possa gemere tronca questa a fior di terra, 2. In primavera apri la terra diligente— mente sino alla profondità di tutta quella parte, che hai verticalmente innalzata nel- l’atto di piantar la vite; e lungo di tutta questa leva le radici che ritrovi essere uscite nell’anno. Tronca la novella pian- ta all’ altezza di due, o tre gemme; le- 21 gala al sostegno ma dritta ; sia questo adattato alla sua robustezza . Ricopri colla terra che rinvigorerai con concime; non riempiere interamente , ma lascia la fossa aperta alla profondità di due o tre oncie. tutto l’Aprile. Al terminare di que- sto, eguaglia in piano colla residua terra. Nel rimanente farai in questo secondo anno quanto devi aver operato nel primo | sgemmando , o coltivando . PRECETTI Pel terzo anno: fi; ly vite potrà dirsi ben allevata; la quale sorga da terra con tronco drit- to, e che al termine di questo si divida in rami quasi braccia, e da queste pro duca i tralci da frutto. 2. Tu adunque ; che compiuto il secondo anno sicuramente vedrai la vite robusta, 22 se diligentemente avrai eseguito ciò, che ti ho detto, non ti lasciar, sedurre dal comune errore ; ma tosto recidila a quel. la maggiore altezza che puoi: ove reci- derai, avrà termine il tronco . 3. Diversi però essendo i modi di formare i vigneti, come vedrai in seguito , diver- se pure sono le altezze , che in ciascuno d’ essi devi dare al tronco : onde per ora ti basti sapere , che il perfetto tronco della vite non deve formarsi in molti an- ni, mè con molti taglj . Ù 4 Troncata pertanto. che avrai la pian- ta., poni, ma non troppo ad esse vicino} if sostegno un ramo secco ( il quale da noi .@ detto staggia ) a cui dolcemente assicu- rala ; disponila ben dritta , e senza cur- vature : queste si diffondono in superflue, e dannose messe . 10, Sia il sostegno assai più alto della vi- te; e nel disporlo scostati dalla pessima 23 generale pratica d’impoverirlo troppo de’ rami, ma fa che sia ricco , acciò che possa la vite subito, e facilmente avviticchiaryi- si, e sorgere con due sortite, che alleve- rai nella sua estremità, e situate in senso opposto . 6. Queste due sortite alleverai sole , da esse staccando anche le femminelle sino alla lunghezza , che dare poi devi alle braccia: le terrai sempre assicurate al sostegno, cosicchè i venti non le schiantino; e-con- serverai loro intatte le gemme 0 7- di Non dimenticherai giammai in prima— vera di aprire la terra intorno alle no- velle viti, e di rinvigorirle con poco ma buon concime ; nè di spesso coltivarle' di. struggendo l’erbe, cosicchè la terra nuda sempre rimanga vicino ‘ad esse... 23 Caro IIL Delle diverse maniere usate nel Milanese per la formazione del Vigneto. PRECETTI I. Sielioho i nostri agricoltori disporre il Vigneto a Pergolato, a Filo, a Gabbiolo, a. Pali, a Piedi, ed a Piante. # Dicesi Pergolato quello in cui le viti sono ne’ loro tralci disposte sopra pali, € pertiche; che formano quasi una grata. di 3. I A Filo chiamasi quella piantagione in ‘cui'le’ viti sono poste in linea. In es- ‘sa ciascuna. vite ha una Staggia a cui è assicurata; e ad alcuni forti pali posti nella medesima linea si legano delle per- tiche orizzontali, cioè egualmente alte da terra un braccio, o due circa. Questo eorso di pertiche si chiama banchetta, 0s- 353 sia giogo, dal quale s1 conducono ad al- tri pali posti di contro, € vi si legano con salice i tralci da frutto. I se A Due corte file egualmente distanti a- venti ciascuna sei, otto, ed anche più viti formano un Gabbiolo. A ciascuna vite po- sta nelle quattro estremità si pone un so stegno forte, ed uno minore a ciascuna vite di mezzo. Due essendo le' file, “due pure sono i gioghi lunghi quanto esse. I sostegni angolari si legano con un lungo salice fesso l’uno contro dell’altro; acciò che possano reggere all’impeto de’ venti, ed al peso dell’uve. Sono i Cabbioli disposti in linea, ma fra l’uno, e l’altro si frappone lo mero di alcune braccia. Meletti 5. MI In alcuni Ronchi piantansi le viti in ‘un ‘ fosso al lungo ponendovenè tre 0 quattro in linea a traverso della sua larghezza; e così replicando a mediocre distanza, altret. tante viti: ponesi a ciascuna un Palo, al quale assicurasi; poi si tendono 1 tralci 26 dalle prime alle seconde, questo alle ter- ze, € così in seguito. | (16% A piedi di viti dicesi volgarmente quel- la piantagione in cui alcune poche viti poste in una buca sono assicurate a tre ‘pali i di cui piedi sono conficati nel suo- lo in forma di triangolo; ed in alto sono legati unitamente, poco sotto la loro estre- mità, All’alto di essi si conducono i tral. ci da frutto, ad altri pali, o piedi suddet- ti, poichè si piantano in linea, o in quin- quonce, ! Dirigonsi finalmente le viti su le Pian- ‘te, e questo è il migliore di tutti 1 me+ todi. sebbene il meno praticato. Le pian= te più atte all'uopo sono fra noi l’olmo, | da cerasa naturale, e l’ oppio. id Del Pergolato . 1. iii la vite, che vuoi ridurre a per- gola, alla distanza di quattro braccia, ed anche più , secondo la larghezza di quella, Quanto più larga sarà la pergola più fre- ‘quenti porrai le viti, e così all'opposto. | 12 SIR pr Nel secondo anno sia tu sollecito, e di. ligente staccando le inutili gemme, dira- dando, ed accorciando le femminelle. Alza la vite quanto più puoi e sempre dritta 3 frequentemente assicura la sortita ‘che al. levi. Compiuto questo anno la troncherai un braccio, e più al dissotto del giogo; dalla troncata estremità alleverai nel ter- zo anno le branche madri quasi braccia della vite; è nel quarto anno la tende- rai a frutto , se debitamente l’avrai. col. tivata. a Lo 28 dì Nella potazione osserverai le regole ge- nerali che vedrai nel seguente capo; e do. po pochi anni potrai tagliare avaramente, lasciando, che la pianta si dirami: ma non .dimenticherai gli opportuni adjutori dei quali ti parlerò al precetto 10. del Capo suddetto. 4. | | Nel palare non solo in questo, ma in qualunque genere di vigneto, preferirai il legno di castagno. Sia questo almeno di sette anni, nato in terra magra: sbuccia= to che sia abbruccierai la parte, che de. vi conficcare nel suolo, in modo che la parte incarbonita sopravanzi. Questi grossi pali porrai , quanto più puoi, lontano l’us no dall’altro, e sempre discosti dalle viti. Nessuno ignora le forme de’ pergoliti: tu ricordati che la necessaria loro #tabilità deve essere regolata da ragione £a econo= 5. È Tendende la vite, e palandlo procura 29 d’ingombrare meno che puoi, e di non privare la vite del libero corso dell’aria, e del sole. Delle viti a filo. I. ‘uesto genere di vigneto più convie- ne al colle, che alla pianura. DAI Quando: pianti a filo cava un fosso lun- go quanto vuoi lungo esso filo. Avrà sem» pre buona cultura se lo farai largo due braccia, e profondo almeno uno, ed un quarto. Se il fondo è piano poni molta distanza fra un filo, e l’altro ,. per toglie— re.il dannoso ingombro; e procura: che ciascana abbia le sue estremità volte a settentrione, ed a mezzodì; acciò che lo fomenti il sole. ippica, Due gravi errori. comunemente da noi praticansi ne’ fili, cioè; 1. eccessiva fre quenza di viti; 2. tronco privo di brac- 30 cia, € reciso al giogo. Tu pertanto. le pianterai, distanti l'una dall’ altra per do meno. oncie quindici, e circoscriverai i tronchi, dividendoli in due braccia, alme- ne oncie sei al dissotto del giogo. N 4 ! Potrai ne’ fili frapporre alcune poco .om- «‘brose piante, come-sono i persici. n 5. Nel piano fisserai il giogo alto per lo meno due braccia; basso potrai tenerlo nel pendio. I 6 n :Palando. poni alla distanza di sei,brac- cia , e anche più .alcuni- pali. forti lun go le. viti. Formino questi il fondamen. to più. sodo della palificazione ; ad ‘essi singolarmente assicurerai con forti salici il giogo. 7. Molti altri errori tu puoi osservare nel- la pratica comune. .1. Eccessiva spesa di legnami: 2. Jegatura delle viti al dissotto del giogo: 3. ammasso di tralci: 4. distru- 3t zione totale della palificazione all'atto di Javorare le viti: 5. frequente rottura de’ tralci nel tenderli: tu però con buon di- scernimento allontanati dalla cattiva pra- tica, A 8. ‘Sia tu diligente nel mantenere il filo compiuto, e non mancante di viti: supplisei colla propaggine fatta col ‘solo tralcio, Delle viti a Cabbiolo. 1. | uesto genere di piantagione conviene ‘al piano? Se vuoi formarla con Gab- bioli frequenti, cava i fossi come in quella a filo; e se disporre li vuoi a molta di- stanza ti basteranno tante ‘buche quanti esser debbono i ‘Gabbioli. 2. Se li disporrai a minore distanza di tre braccia, o al di là di otto oltrepasserai i confini: e così pure se porrai più di quat- tro viti per ciascun Jato del Gabbiolo. 3° bt Le viti disporrai lontane oncie nove per lo meno l'una dall’ altra, ed un braccio le due linee. 4. Potrai porre qualche pianta in un an- ,golo; non però dalla parte del sole: ma se la devastatrice grandine spesso ti per- cuote da una data parte, a quella oppo- ni per difesa la pianta. i Mex, Palando poni i più forti sostegni ne’quat, tro angoli, e lega ad essi con forti lacci il giogo; ma non offendere le viti alle ra. dici, e facile rendi loro l’ avviticchiarsi. 6. Nella potazione quando le viti sieno a- dulte lascia a quelle poste negli angoli il tralcio vecchio , e dirigilo al lungo del vi- gino Gabbiolo . 7. Nel rimanente opererai come nelle viti a filo, e sempre cauto nell’innovare,. non ti renderai servo della cattiva pratica , sebbene universalmente adottata. da $ Opererai per tanto con buon giudizio allontanandoti da seguenti errori, che ve. drai comuni in questo genere di vigneto - 1. Eccessivo numero, e frequenza di viti; 2. viti senza braccia ; 3. piegatura de’ tral- ci legata sotto al giogo; 4. tronchi mol- tiplicati su di un solo ceppo; 5. ingom- bro eccessivo di alberi di troppo basso Stipite, e pieno di cespugli; 6. confusio— ne ne’ piedi delle viti, Quando ti occorre di supplire alla man: canza di qualche vite opera come in quel le poste a filo, o moltiplica le braccia di quelle, che rimangeno ; e se supplire de- yi a tutto il Gabbiolo, spesso potrai otte. nere l’ intento, propagginando anche una sola pianta. 34 De’ Ronchi con viti a Pali, e delle viti poste'a' piedi. Is- I Ronco a pali, ed il piano colle viti messe a piedi, ossia a foppe in quinconce possono preferirsi al filo , ed al Gabbio- lo. Il primo è molto fruttifero , ed il sex condo offre molti vantaggi , come le viti a piante: entrambi però esigono molta pa. lificazione: Prima adunque di appigliarti a questi due modi, considera se la loca- lità ti offre a conveniente prezzo il legno. La loro piantagione , e la coltivazione puoi dedurla da quanto ho detto, o da ciò , che ne’ seguenti precetti ti dirò. Delle viti colle Piante; PREGETTI I. NY vuoi frequenti le piante meglio ope- rerai scavando lunghi fossi; e se distanti, 35 e rare ti basterà il porle in separate fos= se. Sempre però ti sovvérai', che per ‘fare buone piantagioni devi esserè generoso nell’escavazione, più SaR in qualunque al- tro mezzo. a. Le più opportune piante a cui marita- re le viti, sono fra noi l’Olmo, Oppio, fo) la Cerasa. Qualunque tu ‘scelga, ritenùti sempre i generali precetti per ben ‘pian— tare, prima porrai un forte palo, indi la pianta: sia essa giovane con buone ra- dicî, di bella venuta; e se pianti. cerasa piantala anche di un solo’ anno , | origjy?: Coperte , ‘che ‘avrai le radici dell’albe+ ro, porrai tre, 0 Quattro viti distanti da quello almeno nove oncie; ed a ciascuna porrai prima un sostegno acciò che possa ne primi anini sorgere, ed avviticchiarsi senza imgombrare la pianta, ed osserverai nel rimanente quanto ho prescritto. nel modo di piabtare le viti. 1 ® 36. Se la pianta ha due anni, se. è consi— stente, recidila subito: all’ altezza nella quale, vuoi che, abbia termine il, tronco; ma taglia vicino alle gemme, ivi formerà le braccia: se non conta che un solo an- no, e tanto è debole quanto una. verga » diferisci al termine dell’ anno, f{l buon giudizio saggiamente ti. deciderà , combi- nando l’altezza, che vuoi, colla struttura; e grossezza della pianta, rai D, . Puoi troncare l’ albero all'altezza di due ‘in tre braccia circa; assai più se ti pia- ce, e come più conviene alla locale situa- zione: nè temere .che le alte viti dieno vini di mediocre qualità i i 6. Ne’ primi anni, se la vite non è gobu- sta, non la maritare ad alta pianta; e se. la pianta è debole non vi maritare la vi= te, ma tendila dal sostegno a qualche pa» lo: se è robusta , in tre soli anni sorga sulle braccia dalla pianta, da essa tendi- la; o lasciala cadere. n DE 37 7. Alleva la pianta cassicurata. a .stabile palo, e con ben situate braccia, (alle quali legherai la vite, ,e fa che ciascun braccio con regolato taglio lasci la vite soleggiata , .e pronto le, offra qualche ra- mo a cui avviticchiarsi ceo (LL otiob ni:7 Quando la vite è in vigore e vigorosa la pianta., Jascia., ;che.su di essa si. divi» da, e ricca sorga. Non uno, ma due,, 0 tre distinti, piani potrai. formare, nelle piante, ed ia ciascuno legare i fruttiferi tralci; sempre però ti ricorderai degli. op= portuni adjutori per ottenere nuovi. tral> ci, senzacchè troppo la vite si dirami. a 9. I t Usavano gli antichi Romani dall’ un tronco all’ altro degli alberi porre un le- gno , posato ove sorgono le braccia , e lungo di esso conducevano , e braccia , e tralci della vite : se gli imiterai le botti avrai colme di vino. 38 to. Allungando la vite conservar devi par- te del legno di due anni; ma perchè que- ste diramazioni non rimangano infeconde , e nude; e possano produrre nuovi tralci, guardati dal non recidere loro i nodi pro» duttori di gemme.. i TI. ; Leva dall'albero i polloni ; che per ca- so sorgessero' dalle ràdici, e ponili in vi vajo: nè permettere giammai il loro .in- gombro, ed i cespugli, che tutti infettano i nostri vigneti. E se ne’ primi anni apri rai la terra intorno all'albero e leverai le radici superiori a quelle che hai piantate, poche o nessune messe vedrai sorgere al piede , onde più libere , e meglio fecon- date in terra le tue viti saranno . | Caro IV. Come debbasi potare la vite. PRECETTI I ; i > di. abbandonare la vite a sé stessa, senza circoscriverla a regolata vegetazione , sareb- be lo stesso, che ridurla a minutissimo frutto, a grande confusione, e a sommo ingombro del terreno , ma il troppo reci- dere, come molti fanno, è grave errore . 2. Tu pertanto se vuoi belle , ed abbon- danti cogliere dalla vite l° uve, fuggi i due esttemi , € sieno principali guide nella potazione : 1. l'età e la forza della vite: 2, il genere del vigneto nel quale è po sta : 3. Ja qualità , e località del terreno. a Sempre però avrai i seguenti riguardi 1. subito dopo la vendemmia, quanto più 49 presto puoi reciderai i più grossi tralci , che troppo ingombrano, 2. cadute le fo- glie ultimerai la potazione. | 4 Se la stagione non te lo ha permesso, e se tagliar devi dopo l’ inverno , taglia prima che scorra il succo. Il gemere del- la vite non solo la debilita; ma puo anche ‘ farla perire . D; . Taglia con buoni ferri, e quanto più puoi con tanaglie : sia il taglio rotondo : e sebbene molti maestri dell’ arte vietino il tagliare le viti in giornate di vento, o di pioggia, tu però rispetta tal loro opi- nione; ma non te ne rendere schiavo. | 6. I | I Esaminata prima la pianta tutta , tre principali parti in essa distinguerai come ti dissi; 1. tronco, e braccia, 2. tralcio dell’anno antecedente, che è stato posto a frutto, 3. tralcio novello che deve porsi a frutto. Tu pertanto incomincierai sem- pre dal tronco : questo col ferro conser- 41 veraì sempre unico , senza nodi , nè parti inferme ; colla mano leverai la vecchia corteccia nido a dannosi insetti , ricetto di umidità, e così pure con legno lo li- bererai da qualunque lordura. feti) | Lo stesso farai colle braccia, che sor-, gono dal tronco. Queste però devono for- mare i tralci fruttiferi pel seguente anno, onde da esse non leverai i nodi che ser- vono a produrli. 8. Osserva quindi tutte le sortite dell an- no » che devi porre a frutto ; sono esse fortemente avviticchiate alla palificazione, ed alle piante ; tu però guardati dal roza zo costume di violentemente staccarle,ma liberale, tagliando i tenaci capreoli col fal- cetto, e colla ronca ; recidi tutte le loro femminelle : vicino a queste visono le frut- tifere gemme ; taglia pertanto con gran cautela e sempre lontano ; non le often dere, e sappi che spesso il Contadino di- strugge con esse la vendemmia . da Se la/vite è giovine ; se è in poco vi- goré; se abbondante è stata 1’ antecedente vendemmia , lascia un solo tralcio a cia- scun braccio ; cioè due per'ogni vite, ed accorciali a poche gemme, Sia tu più ge- ‘neroso me’ casi ‘opposti ; l’ N, pia ti ammaestrerà . I 10. Procura di tagliare in modo che al di sotto del luogo dove piegar devi il tralcio per disporlo. a frutto, sienvi sempre delle vemme , le quali possano nel seguente an- no produrre tralci novelli. Per ottenere questo interessantissimo oggetto , o reci- derai 1’ estremità del braccio, accorciando- lo ‘sino ad un sottoposto tralcio ; o pie- gherai il novello in modo, che alcune sue gemme rimangano. al dissotto del luogo ove devi incurvarla; o lascierai quasi sup. plemento , ed. adjutore qualche novello tralcio inferiormente situato sul braccio, accorciandolo a due o tre sole gemme. At- tentamente pertanto esamina la struttura, 45 e l'ubicazione deli tronco; delle braccia " e de’ rami prima di tagliare. Il buon giu- dizio; e l’esperienza! presto ti ammaestre. ranno se avrai sempre in mira di conser+ ‘vare la pianta ‘nell’ ‘ordine suo» naturale , cioè con tronco; braccia - e ‘rami, e se cia— scuna parte obbligherai al'proprio officio. Li rà. A rvrion Elio Finalmente due pessime consuetudini, che di molto acérescono spesa‘, e lavora, osserverai praticarsi in molti distretti nel tagliare le ‘viti; r. distrazione di tutta ; o di gran parte della palificazione, 2. potatu. ‘ra di tralci che‘ poi 'retidonsi.‘ Procede la prima dall’ imperizia' nella'scélta‘, e nel ‘Yuso de’ ferri, non menò che dal modo con cui inopportunamente legasi fa vite al‘gio. go; e la seconda dalla mancanza di buo- na pratica , ‘onde ‘saper ‘distinguere al pri- mo colpo d'occhio qual parte debba ri- ‘manere , quale' essere recisa. dor he di Dello ‘scacchiare'le viti (a): à I. De scacchiare non è oggetto di minore considerazione ..,. che il potare. Tu però che hai inteso quale struttura convenga alla perfetta vite , e che cosa esiga il ben potare, puoi facilmente intendere i giusti principj.da seguirsi nello scacchiare. | si | Or sappi ,.che il potare è opera del ferro, e lo scacchiare della mano ; ma comuni sono, i loro primarj oggetti, e que— .stl sono : 1, mantenere la vite nella ri- chiesta forma: 2. conservarla vigorosa nel- le messe ; e nel frutto. | bia 15, :. In Primavera, e nell’anno osserva adun- que la vite , e leva tutte le sortite mal situate, e le superflue lungo lo stipite , (a) Scacchiare le viti da’ Milanesi, detto mognà signi- fica svellere le giovani, e superflue messe. A 45 e le braccia : così manterrai. la voluta forma alla pianta , e vedrai di pesanti e sugose uve gravati i tralci , e. vigorose sorgere con fertili gemme le sortite desti- nate alla vendemmia del susseguente anno, 4. Non aspettare che i getti si allunghino; e sieno fatti legnosi; ma sia sollecito a le= varli al primo apparire ; anzi leva le gem: me mal situate prima che si diffondano in messe, e così non lacererai , e tutta ob- bligherai la forza ove la brami. ia Quel vignajuolo , che non. ritarda a scacchiare, con prestezza , e con facilità eseguisce la futura potazione,e la riduce a poco; onde oltre al mantenere la. vite, ed all’ accrescere la vendemmia , diminui: sce il lavoro. Quella vite, ehe da te sarà stata edu- cata , potata , legata, e scacchiata come ti ho detto, poco, o nulla si diffonderà in mal situate , e superflue messe. Il sano , 46 e :diritto tronco, e le ben regolate braccia . non.trattengono lumore, che libero con rapidità correndo. al giogo } produce i ri chiesti tralci, e di feconda. | 19h! Come nel potare serbar devi gli adju- tori, così nello scacchiare conserverai quel getto, che per caso: ti abbisognasse in sup» plemento ‘o. di parte del tronco, 0 del le braccia. Prima però di operare. osser- vay e-rifletti. : 2944 Finalmente dopo la sfiorita, ed appena formate le ‘uve bene: opererai, recidendo tutto il tralcio:che ne è privo; e bene pure opererai spampanando ove le foglie trop- po ingombrano; ma queste due operazio« ni :esigono ‘molta riflessione, e sono -più convenienti a picciolo vigneto ; ed ai di. lettanti, che alle grandi vigne, ed ai Contadini. | sosgnze sicuri . I 47 Caro Yv. Del Palare, legare, e ‘tendere le viti. * PRECETTO I, efta principali oggetti ‘avtai in mira : 1.‘stabilità della palificazione , e della vi4 té? 2. abbondanza , buona: qualità, inden> nità dell’ uve: 3. facilità a nuovi getti di à. $I a SO CRI. . «Così pure distinguerai tre principali le» gni, generalmente destinati a ‘tre distinti ufficj cioè. r. Palo ‘fondamento primario della palificazione, sostenitore de” tralci da frutto: a. Staggia da Toscani detta ‘Bron> cone a cui si assicura la pianta; e si av+ witicchiano i muovi tralci: ‘3. Pertica, ‘essa forma il giogo ove s*incurvano'i tralci "da frutto. Questi sono i loro primarj' ufficj, non però i soli, 48 3. Preferirai il legno di castagno singolar- mente ne’ pali e nelle pertiche , poi la rovere, ed il gelso: il pioppo , l’olmo, la cerasa , il salice, e qualunque altro legno potrà supplire. 4. | Leva tutta la corteccia ‘al palo, ed alla pertica, e levala al piede della Staggia . Incarbonisci l’ estremità che devi confic- care nella terra, e sia così abbrustolita, che sopravanzi dal piano. Fendi il grosso palo, conservalo per il futuro anno , e conserva pure, se puoi, anche i non'fessi, e le pertiche. O De: I Aguzza; ed. appiana i legni secondo il costume , acciò che tu possa facilmente conficcare nel suolo, e sicuramente legare co” salici: ma non seguire il costume di molti , troppo diramando le staggie : ove la vite deve produrre i nuovi tralei, pre- stino esse facile , e pronto il ramo a ca- preoli . 49 6. Nel palare fuggi l’avarizia, e la prodi— galità: quella non ti darà buoni sostegni , ti obbligherà a, confusione nel tendere i tralci; e non seconderà buone sortite pe» il vegnente anno: questa inutilmente ac- cresce spesa, e lavoro, ingombra , è dan- neggia. Sia tu pure saggiamente economo nei salici; e non legare, se non:ove.lo esige la struttura della vite, la sicurezza dei tralci, e.la stabilità della palificazione. Il palo destinato alla stabilità de’'legni sia forte, e profondamente conficcato » nel suolo; ma sempre lontano dalla vite ,. e se lo rimetti, ponilo all’istesso sito: le Stag- gie, i legni destinati alla pianta, ed a’ nuovi tralci fortemente assicurerai’ alle pertiche; ma non le approfonderai ro indennità delle radici. 8. Quando leghi la vite, guardati dal pes- simo costume di molti, non la incurvare; ma dritta conducila al sostegno. Le cur- 9 50 vature soffermano l'umore, che trattenuto ivi si diffonde in superflue messe,/a dan- no di quelle, che vigorose procurar tu dei. 9. Strettamente legherai co° salici i legni, e mollemente le viti. Se nel tendere il tralcio troppo spingerai col ginocchio ver- so la vite il palo, e se opererai quando | soffia il vento, e prima che l’ umore lo renda pieghevole , lo scapezzerai. | ro. Sieno i tralci da frutto disposti in mo- do, che libera fra di essi scorrere possa l’aria, e facile penetri il raggio del sole: l’ingombro fa perire la massima parte del frutto, ed invilisce il poco che rimane. + DI dome Di 3002 CAVE PRECETTI DIVERSI , "e ( I. >» bd; È. * DI YI) i} RS Nor ti affidare ..a (vecchie, 6 cadenti viti.: vane, sono le lusinghe s'cinutili la spesa» e la fatica, poichè. ne’ vegstabili, come negli: animali; più breve termine è prefisso ‘alla fecondità., che alla vita per aenerale legge di natura. ivo , [au ET GIRI LI Stolido è quel Contadino, che tratta la vigna come cosa eterna; e per. mala, sorte frequenti sono gli esempi. Tu. per.tanta che brami conservarla compiuta ,.e florida, giacchè ignorare non puoi l’annuo perire di alcune viti per vecchiezza, per malat. tia, e per cagioni esterne, supplisci, e sia diligente in ciascun anno colle propaggini, e colle nuove piantagioni, So che da quan- to ho detto tu devi di questa necessità essere convinto; ma grave è l'errore, e . ‘52 troppo grande il.danno,, perchè è io non te la ricordi. BI Spesso alle mancanti piante supplire potrai opportunamente moltiplicando, ed allungando le braccia di quelle che riman- gono ? Fa questo? il visnajuolo con ‘molta futilità ne’. pergolati, “è né”ronthi a palo; poi vinto! dalla mala consuetudine, a'cui è servo, ‘inarca le ciglia, '‘allorchè?ti glielo proponi ne’filari, ene’ gabbioli! Ma quan- do la ragione, e ‘l’esperienza ti mostrano la giusta via, tu quella batter devi. iartia I 4 pi 13 LOL aio: ‘“Non'basta il supplire alle’ mancanti vi. ti, ma?%Ccol frequente lavoro); col conci- «me; e “colle nuove ''itéerre ‘attento essere ‘devi. singolarmente ‘alle giovani ‘piante. Quando: sono adulte con lunghitralci, e ‘con-serpeggianti ‘ed estese radici, non ri- chiederanno così frequenti; e sollecite cu, re; e-basterà che ben!coltivi il fondo. piesup ib Sysb o? 0219Db All’abbondante wendenimia: più ‘giovano 53 poche ùbertose, e ben regolate viti. che’ molte di poco scelta, e. di mediocre! col tivazione: quindi deve \il prudente: agri+ coltore proporzionare.le:viti a’ mezzi. Prima di formare il vigneto. considera: la locale. situazione, e la qualità della terra. Nella forte, e cretosa meglio piane terai. a. mezzodì, ed. a ponente, e nella; leggera, e ghiajosa al levante. Lasciara Chimici. ed a’ Naturalisti le tanto diver- se qualità di terre, che spesso più con- fondono ,: che non rischiarino le idee del pratico agricoltore ;, e. giudica da tuoi vicini quali terre, e quali viti ;conven— gano , 0 giudicalo da buone. ragioni , di analogia . Tit ei diuev sì 190 9°, 821 - Ove brami il frutto della vite». Adscjale la terra ,. che deve. fecondarla,, nè volere, da essa biade., legumi,;ed uve. . a rNtodigoi ;E Il I PSONOINE con buone: siepi, ‘il mon offendareyagn ivanghie , 0 con aratri;; l'al. #3 (+1 ;lao ( ( ) MISNSSTITO6:29 lb) lontanare il morso dellè bestie; -te/lo inse gna ‘il retto senso. Alcune altre utili ‘cose ti consiglierei, se fosse mio scopo d’inno- vare, piuttostocchè di migliorare i metodi già fra noi comuni, indicandone gli erro* ri, Così vorrei vigna la vigna, e campo il campo, e in questo non permetterei che le sole viti a piante: separate vorrei Je diverse qualità di viti., e non promis- cue; ma nelle cose agrarie lentamente si diffondono i buoni metodi, difficilmente si tolgono le male consuetudini ; e le gran- di innovazioni sono quasi impossibili. ‘9. | Se per regola generale debbansi ‘sot+ terrare le viti ‘all'inverno, quali eccezio- ni sieno da farsi, e per le loro diverse qua lità, e per le varie locali situazioni, non mi è abbastanza noto onde formarne. pre— cetto. Aggradisci però l’ingenuità.mia, nè mi far carico di-ciò, ‘che isnoro. Divise ritroverai le opinioni fra gli agricoltori ; io ti comunicherò le dubbie mie idee in una separata lettera. Tu frattanto‘osserva, esperimenta, e con retto calcolo decidi . IS I dia ( : CX 55 DILUCIDAZIONI AL Caro I, Numero 1. ì gra descrizione della vite, Ja, quale fosse analoga a’ giusti principj dell’ arte botanica, non sarebbe opportuna, essen- domi prefisso di giovare, insegnando la s0- la buona pratica. Ora poichè le tre prin- cipali parti che si distinguono nella vite somministrano una chiara idea di essa, relativamente a ciò che l'agricoltore deve praticare nello scegliere i rami; che la moltiplicano, nel potare, nel legare , e nelle altre operazioni necessarie ; così ad esse sole mi sono limitato . Chiamo Tronco quella parte di essa vite che sorge da terra unica , poi si divide; Braccia que’ primi grossi rami , che na- scono ove appunto termina il tronco. Il Tralcio, che è stato posto a frutto , es- sendo stato teso, e legato si manifesta da se chiaramente a chiunque rivolga l’ occhio alla vite. Il novello tralcio poi, che deve porsi a fossetto , generalmente parlando è quello cie uscito dalle brac- Mis, Dilucidazioni alfop.t. cia è sorto in alto avviticchiato a'sostegni, ed a’ rami posti vicino alla vite, appunto perchè-con facilità potesse in essi sorge- re, èd ingrandire i Vero è, che la pessima generale prati. ‘ca nelle nostre viti fa che in esse quasi sempre non sienvi , che tronco, e tralei , escluse le braccia ; ma io, per facile in- telligenza suppongo la pianta nella sua perfetta integrità » e buona costruzione; quindi il giovine che brama istruirsi deve ritenere’ tronco , braccia , e tralci, nel” modo da me descritti. Il progresso di questo mio saggio lo ammestrerà intorno a questa essenziale divisione di parti; ed intorno. al pessimo generale costume di escludere le braccia . i RR DS î î 1 ili 57 Dilucidazioni aiì precetti de’ Magliuoli; volgarmente detti RaAsoLE. N. A di scelta delle viti è cosa intetes- santissima pel duplice oggetto della fecon- dità, e della qualità atta a buon vino. Chi volesse descrivere le diverse qualità delle viti, e qual terra, e quale esposizione convenga a ciascuna , intraprenderebbe un lavoro esteso , e di poca, o nessuna uti- lità , Le medesime hanno nomi diversi ne” diversi paesi, la loro descrizione botani- ca non è bastantemente conosciuta, onde fornirne una chiara idea ; e gli autori che si sono estesi in questo genere di cata+ loghi , lasciano il lettore in continue per- pen . Quindi a ragione Virgilio ha etto : i Sed neque quam multe species, nec nomina qua sunt, Est numerus: neque enim numero comprendere refert Quem qui scire velit , Libyci velit equoris idem Discere quam multa zephyro turbentur arene; Hut ubi navigiis violentior incidit Ewrus , Nosse quot Ionii ceniant ad littora fluctus Georgicon...lib. II. 58 Ditucidazioni al Cap. I. Pure non deve trascurarsi la buona scelta’ per ‘la piantagione , senza della quale scelta. si correrebbe nel doppio in. conveniente di avere viti poco feconde, o produttrici di cattive uve: Non è però que- sto il luogo, ove io trattar debba di que. ‘sto esenziale capo, e ciò per non confon- dere chi leggendo questo mio saggio bra- ma istruirsì. Per gsenerale massima potrà l’agericol- DI 5 tore segnare nel proprio vigneto , o .in quello di qualche vicino, quelle viti, che oltre all’ abbondanza, producono uve. di buona qualità , cioè saporite, dolci, gus- rose al palato; ed avendo quelle ulterio- ri considerazioni nella scelta, che ritro— verà in seguito descritte. Il segnare le piante nell’indicato modo ,;;è cosa somma. mente facile; ed. espedita ; pure molti la negligentanho. quasi superflua s ©. troppo minuta dilicatezza; poi delusi nella ven- demmia si dolgono delle grandiose spe— se, che esige il vigneto, della irregola. . rità delle stagioni s della cattiva qualità della terra . Così l'agricoltore ignorante, e trascurato incolpa la natura de’ falli suoi proptj; e quello di Gabinetto pre- scrivendo i più minuti dettaglj, crede di tutte conoscere le forze vegetanti, e quasi LL nn ea "a Dilucidazioni al Cap. I 59° dittatore sommo intende dirigerle , spin- gerle , - limitarle» secondo i principj della volubile teoria . i #4 N. 2. 3. Il tralcio, che in autunno sia stato reciso dalla pianta per formar. ne il magliuolo da piantarsi in primave- ra > si conserva sano, semprecchè sia po. sto in terra ben coperto dai geli, e dal- la soverchia umidità. È inoltre necessa— rio, che molti essendo i tralci sieno divisi in piccoli fascetti, o anche ‘meglio, tutti separati. Se sì ripongono in grossi fasci , il legno si guasta, e le gemme sono mol- to danneggiate . va Dovrà pertanto 1’ agricoltore formare un piccolo fossetto , tutta da un solo lato ponendo la terra. Ciò eseguito disporrà egli i piccoli fascetti in modo , ché ab- biano il piede loro nel fondo dello sca- vo., e che rimangano adagiati sopra la terra scavata lungo il fossetto. Poi dili- gentemente colla vanga dall’opposto lato del fosso leverà tanta terra, quanta ba- sti a tutti ben coprirli ;‘e nello stessò modo ‘riponendo altri fascetti ‘nel nuovo cavo sempre ‘egualmerte disposti , è cori. cati, continuerà sino a‘che tutti gli ab- bia sotterrati ; è coperti. Per allontanarne |’ umidità nociva sarà 60 Dilucidazioni al Cap. I ben fatto lo scegliere una terra che non sia tenace, nè :cretosa, e preferire qual. che sito ove il terreno posto in pendio lasci libero; e, pronto lo scolo alle. acque. Quando così si faccia, non può temersi che il magliuolo sia danneggiato ,, -dg esperienza, però mi ha provato , che meglio assai riesce il. magliuolo,, quando sia reciso dalla : pianta in primavera ,.0s- sia all’ aprirsi della stagione , e posto su= bito a sito nel vivajo . Sembra infatti , anche ragionando che maggiore attività debba conservarsi in quel ramo, che ri- mane unito alla pianta, e che sebbene mon dimostri un’ apparente vegetazione, pure ritrae dalle radici l’ alimento necessario alla vita, che non in quello che reciso, e privo dela naturale sorgente di sua vita vegetativa sia conservato sotto terra. Ma senza entrare in alcun raziocinio 1’ espe- rienza mia me lo prova. i. N. 4. E generale opinione presso. i Contadini, ed anche fra molti dilettanti d’ agricultura, che la vigna piantata co’ magliuoli, sia di assai maggiore durata, di quella che sia stata disposta con viti di radice. To non so comprendere come siasi potuto farne l’ esperimento ; poichè egli è- Dilucidazioni al Cap. I. 6: eerto , che le viti di radici durano assai più della vita umana. Ne mi è riuscito di ritrovare alcuno, che abbia potuto ad. ‘durmi qualche esempio in prova di que- ‘sta cotanto replicata opinione . ‘’’A' questo erfore ne va ‘unito un altro assai più dannoso, quello cioè ‘di credere più economica fa piantagione del vigne- to co” magliuoli, che colle ‘ pianticelle . Ma chi ben considera la cosa, e non si limita ‘alla sola apparenza, facilmente si persuade dell’ opposto . o Egli è vero, che poco o nulla costano ‘1 tralci, singolarmente quando sieno stac- cati dalle proprie vigne, e che all’ oppo- sto le viti di radice, spezialmente in al- cuni anni, si comprano ‘a ‘caro prezzo, e costano pure anche a ‘chi le ha formate in proprio vivajo, dovendosi computare in conto di prezzo il terreno occupato, il lavoro, éd il concime. Pure non senza erroneo' calcolo ponno preferirsi i magli- uoli., ed eccone i motivi. Il prudente agricoltore che formar vuo- le una muova ‘piantagione deve prefigger, sì per primario scopo l’ eguaglianza di prosperità nelle piante, l’ordine fissato , e la pronta fertilità: Da tutto ciò si al- lontana chi preferisce i magliuoli alle vi- 62 Dilucidazioni al Cap. I. ti; poichè quelli d’ ordinario sono molto ineguali, onde alcuni prosperano bene, altri poco o nulla; ne è. così facile il. giu- dicare. della loro bontà nel: piantarhi , quanto di quella, delle viti, le quali ol- tre .al legno, ed. alle, gemme, hanno altre. sì le. radici, dalle quali. può facilmente giudicarsi del loro vero stato di sproperità. Questa incertezza di bene allignare ob— bliga. quelli, che preferiscono. i magliuo- li , a, porne nel, campo.in maggior numero delle viti, che in esso vogliono allevare . Cadono così in nn altro” inconveniente , oltre .all’ incertezza. dell’ esito , cioè nel pericolo di, avere assai più viti, che non bramano,,,0,; di averne minore. copia. di quella.,,..che abbisogna. al genere di vi- gneto, che si sono prefissi. Nè creda alcuno , che per l’averne di più, sia cosa di utilità, poichè d°’ ordi- nario volendo diligentemente se con buo- ne radici levare le superflue , facilmente si danneggiano quelle . pianticelle > (CN6 devono rimanere . si Che. se. poi inegualmente prosperano facilmente. si vede irregolare la pianta- gione , € spesso accade che. debbasi. svel- Ro: alcune in quelle parti, ove. rima- rebbero d’ ingombro, per essere , troppo Dilucidazioni al Capidt. = 63 frequenti, mentre che in altre parti la. viena si mostra mancante . | Miotire la difficoltà di diradare le trop: o folte, senza offendere quelle che vor- rebbonsi in sito, e il mal inteso dispiacere di levare le giovani piante, vedendole sor- gere rigogliose, spesso lusinga il Contadi. no, che non osa porvi la mano; poi dal. la troppo frequenza delle viti non ottie- ne, che foglie, legno, e speranze deluse. Ora come mai può chiamarsi economo chi per evitare parte della necessaria spe- sa si espone a tanti inconvenienti? Ma ciò non basta , e per meglio conoscere questo caso di mal intesa economia vi sono altre non lievi considerazioni da farsi. La vite convenientemente piantata, ed allevata, produce frutto nel terzo anno ; ima molto maggior tempo esige il magliuo- lo. E sebbene possano' opporsi gli anni del vivajo, pure non è in alcun modo degno di considerazione il lavoro , il le. gname , ed il terreno che esige il vivajo, in confronto di quello , che per questi tre casi esige la piantagione ne’ campi , ove rimanendo le viti sparse, richiedono maggior tempo di lavoro , maggior terre= no, e maggior copia di sostegni. |, Aggiungasi a tutto questo 1’ indisere— 64 Dilucidazioni al Cap. I. tezza del Contadino; che coltivando. il campo, facilmente opprime il debole ma- gliuolo , e difficilmente soffre di vederlo occupato da piante infeconde per varj anni». Non è adunque la piantagione de’ ma- gliuoli in vigneto consentanea ad una ben intesa economia; è incerta nell’esito rap- porto alla regolarità della voluta forma; incomoda. nell’ allevamento. . - N. 5. Essendomi prefisso per unica guida in queste mie semplici istruzioni l’ espe- rienza, non entrerò nelle diverse opinioni degli scrittori di Agricultura, fra’ quali non è mancato , chi tutto o quasi tutto abbia attribuito al concime , e. chi al lavoro, ed alla buona cultura, esclusi i concimi. Trattandosi del vivajo di viti io ne ho formato uno assai bello, dal quale ho estirpate viti bellissime senza sorte alcu- na d’ingrasso . Ho però fatto questo in terra di buona qualità, tutta, voltando— la alla profondità di un braccio. Questa operazione si fa facilmente, cavando un fosso in uno de’ lati del terreno ove for- ‘ mar si vuole il vivajo, e tutta ponendo— la su di un solo lato all’ opposto dello spazio prefisso, poi lungo il fosso cayato, formandone un'altro di eguale larghezza. Dilucidazioni al Cap..I. ‘65 e profondità , riempiendo il primo colla di lui terra, e così proseguendo. In que- sto modo tutto minuta@mente , ed egual - mente coltivato il terreno, rimane in fi- ne un fosso aperto , il quale può. essere riempiuto , trasportandovi la terra am- monticchiata esteriormente nella forma—- zione del primo fosso. di: | Questo lavoro può importare maggiore spesa di quella dell’ ingrasso , e della vanga s/ secondo le circostanze de’ siti pei varj prezzi. Giova però sommamente alla prosperità delle pianticelle, lascia la terra priva di erbe, e facilita la buona estirpazione » allorche debbonsi levare le viti per trappiantarle . Volendosi poi fare il vivajo senza gran- de movimento di terra, basterà concimar- la, poi vangarla, ma non in grosse glebe . Queste non bene investono il magliuolo , che deve produrre le radici, nè offrono ad esse facilità di estendersi , e ritrarne i necessarj sughi. Deve la vanga investire poco terreno, profondamente penetrarlo , poi gettatolo minutamente romperlo. A qualunque di questi due metodi s'appiglj deve sempre l’agricoltore sovve- nirsi , che il primario oggetto dell’ arte sua è l’ utilità, alla quale non si oppone î 6 66 Dilucidazioni al Cap. T. solo il i getrare: superfluamente l’ opera , e gl’ ingrassi; ima; spesse. volte: più assal il poco spendere s.E'. il Vivajo il fonda- mento primo, e. massimo di. una novella piantagione di. vigna ;. se le. piante non sono Vigorose, ‘@ cdiobbuste poco. si può da esse sperare, malgrado la spesa e'la fatica. Non sarà per questo da ‘lodarsi}*chi so» verchiamente abbondi nel concimare, e molto meno, se troppo corlcimando , non sapra convenientemente sminuzzare, e pre- parare la terra, come molti fanno vangan: dola in grosse glebe. Credono alcuni ro- bustamente conficando la vanga; e. rivol+ tando ‘un grosso (pezzo di. terra. di mo- strarsi bravi lavoratori; ma: fanno‘ così rova di. musculare. forza ;. ‘ev‘di debole cervello; poi con. abbondanti ‘ingrassi gete tano (e spesa ye fatica. Concime e lavo» ro adequarimente Ra pirgnol, faranno con- seguire \intentò.; {i Y | Credono alcuni, che ne’ vivaj debban- si poco ‘usare glingrassi .per ‘duplice ra- gione, cioe perchè ritengono, che le radici prosperate troppo coll'imgrasso sieno di po- co buona: ‘qualità ye dhe quando le pian- te troppo aggiatamente allevate sono tra> sportate nelle coltivazioni, deperisconò Sebbene agi ‘tuttò gli. eccessi debbano O Dilucidazioni al Capo I. 63 | proscriversi, pure ‘io non so se tali peti® satorî potessero essere anche inclinati a | eredere, che i bambini de’ Contadini, @ del popolo debbano per la buona loro | successiva prosperità, e robustezza essere nutriti di poco sostanzioso latte; perchè destinati a vita frugale . Rispettando pe- | rò tante, e tali opinioni e declinando ida- | gli eccessi, io sempre preferirò le robuste e ben radicate piante alle mediocri; e di | poche, è meschine radici, qualunque sia il metodo con cuùi sieno state formate. . N. 6. Il magliuolo, quando sia piantato, | getta le radici all’intorno de’nodi che tro © wansi nel legno di due anni, quindi nel for- marlìi è necessario di non offendere que- sti nodi, e devesi loro formare ‘il taglio rotondo , @ vicino al nodo istesso; poi- chè qualunque parte di legno; che s0- pravvanzi si corrompe. Anche dal legno situato fra un nodo e l’altro può nascere qualche radice ; ma esile , e di nessun conto . Data fr. ‘Dall’ ubicazione ove sortono le radici facilmente si deduce ; chie per formare il. vivajo meglio sia il tagliare i magli+ uoli a martelletto, ‘che lunghi col legno di un solo anno' alla sua estremità . INCI! 68 Dilucidazioni al: Cap. I. srimo (caso, siccome la parte più vecchia del martelletto si posa in terra orizon-. talmente cioè in piano, così i tre nodi, che ha, gettano tre mazze di radici tut- te in un “piano , il che contribuisce alla buona forma della pianta, ed alla facile estirpazione, allorchè deve essere traspor- tata dal vivajo alla vigna. All’ opposto il magliuolo lungo, cal. giovine legno si- tuato nella sua estremità, quando si pian- ta non riceve una giacitura orizzontale e piana, forma diversi ordini di radici in diversa altezza, difficilmente si svelle sen- za essere offeso, e non ha quella rego- lare struttura nelle radici, che da’ buoni agricoltori è preferita. Credo adunque migliore il martelletto dell’altro impropriamente detto magliuo- lo, e che tutto al più potrebbe tollerarsi quando sia posto nelle coltivazioni. on è mancato chi ha prescritto do- versi formare il magliuolo col solo tralcio di un anno, lasciandovi unito il solo no- do dal quale esce. Io ho voluto farne prova in ottimo terreno; ma ne ho vedu- to un pessimo effetto, Ta adunque, che brami di formare belle viti, non ti lasciar sedurre , dà al magliuolo quella forma , che il nome suo medesimo ti prescrive , .Dilucidazioni al Capo I. 69 e sia certo , che avrai viti bellissime, e in breve tempo. | Ho prescritto, che nel giovine legno debbasi tagliare lontano dalla gemma , e ciò potrebbe sembrare una grave contrad- dizione a quanto ho replicatamente inse» gnato nel taglio de’'Gelsi, e in quello de’ magliuoli. Pure evvi grande disparità in questi diversi casi. Poichè la gemma della vite essendo molto rilevata è facilmente offesa, se il taglio è propinquo; ed il gio» vane suo legno essendo molto poroso , mentre la gemma mette, e vegeta si re- stringe , si essica, e si riduce a così poca cosa, che tagliato poi al terminare dell’an- no vicino alla novella sortita , lascia una piccolissima ferita, che subito si chiude . Evvi pure un’ altro vantaggio tagliando lontano dalla gemma , cioè quello di al- lontanare da essa l’umore, che può usci- re dal taglio. In proposito di che è uti- le il sapere, che questo taglio superiore sarà ben fatto, se sarà lungo, e non ro- tondo , e presenti la superficie tagliata dalla parte opposta a quella, ove sta la prima gemma a lui sottoposta . Questo taglio così praticato svia Y umore, che per caso gema. All’ opposto non così 70 Dilucidazioni al Cap. I. accade ne’ gelsi., eccettuato in qualche sottile virgulto , onde i taglj lontani ia- sciano; poi un pezzo, di. legno duro , e morto:, che con nuovo lavoro :deve es- sere reciso ; essendo costante legge, che sempre perisca ne” ‘vegetabili. quel. pezzo di legno, che sorpassa i nodi, e le: gem- me . Per certa massima adunque nel ta- glio della vite, nella sua parte novella , cioè nel legno-di un solo anno; devesi ta. gliare sempre lontano con taglio oblongo , e fatto dal lato opposto a quello della più prossima gemma. N. 7. La rapidità colla quale il ven: to: asciuga e porta seco. gli umori non solo, che stanno alla superficie de’ corpi 4 ma qirelli pure delle loro parti interne , è troppo manifesta; perchè non veggasi quan to danno ne possa provenire a que’ tral- ci; che vengono destinati a formare te piante. Deve l'agricoltore, per.ottenerne “buona riuscita ,' conservare in «essi quanto più può il mamnitilé loro umore : per. ciò deve porli sotto terra, se gli:stacca molto prima di piantarlis o meglio reciderli dal. la pianta madre-all’ atto di servirsene. Pure questo : precetto settimo non de- vesì così ‘scrupolosamente osservare di mon porre mai la mano all'opera; quan- -"- - __- rara un A Dilucidazioni al Cap. î. mi do- le molte operazioni pongono l’agricol- tore in molta ristrettezza di tempo; po= trà segli tagliare, e; formare i magliuoli anche in giornata non placida, semprecchè osservi quelle diligenze che ponno allon— tanare il pericolo -di danno. : Consistono queste nel coprire i recisi.:rralci con co- perte bagnate; o con stuoje; nell’operare con. prestezza caglisindd; e nell'immergere l’apparecchiato maglivolo subito ‘nell’ac+ qua; entro la quale siasi sciolto dello ster- co. bovino. : Non ‘devesi adunque intendere ditesto precetto 4 se non relativamente alla nec- «cessità d’ rmpedire l’ essiccazione, e qua. lunque.mezzo che l’allontani farà, che si possa tagliare qualunque sia lo stato dell’ atmosfera. Quindi; siccome anche il forte raggio del sole può essere dannoso, così ‘il coprire, e l’immergere, può essere pre- ‘cauzione necessaria; » ma non per' questo vi. sarà «chi creda di non sat operare nelle giornate: serene. nb) 'isndininza: mistura poi è ‘sempre utile , e molto contribuisce alla bella: riuscita de’ maglimoli;;e nella pratica ‘è cosa facile e «di poco vincomodo;coll’uso di alcuni piecioli ‘secchja sestrattasi di farne trasporto } odi un solo più:grande, se si opera al solo va . Dilucidazioni al Cap. I. apparecchio de'magliuoli, formandone vi- vajo . N. 8. Fivilaente piantasi il magliuolo con un semplice pivolo, quando non sia formato a forma di martelletto, e quando la terra sia mossa, e voltata alla pron- fondità di un braccio; io ne ho fatta pro» va con ottimo successo. Siccome però fa- cilmente il buco fatto col pivolo offre maggiore spazio di quello, che richiede- rebbe la grossezza del legno, che vi si pianta, così è duopo, levato il pivolo, ap- profondato il pezzo di tralcio; colla pun ta di quello accostare la terra in giro vi- cino a questo, cosicchè ne sia tutto in- vestito, e circondato. Questa diligenza. di bene ‘adattare ; ed unire al magliuolo la terra è pari- menti necessaria ne’ veri magliuoli, cioè in quelli fatti a martello. Questo è il motivo per cui io credo che prima del- la loro piantagione si debba apparecchia- re bene la terra col lavoro, e non so ap- provare il costume di chi li pianta, ca- vando un piccolo fosso al lungo colla van- ga, adattando in esso i magliuoli., poi ricoprendoli colla terra, che cavano con un’ altro lavoro di vanga fatto al lungo del primo, e così continuando, In que- Dilucidazione al Cap. I. 73 sto modo la terra, singolarmente quella tenace , e soda, non è sufficientemente sfrantumata , e rotta, onde molte pianti celle non ritrovando facile adito all’allun- gamento, ed alla nutrizione delle radici, sorgono meschine, ed oppresse in seguito dalle prospere, rimangono inutili. Onde anche in questo, come in altri molti casi, è pessima economia la diminuzione della spesa col: minor lavoro. | Credo inutile l’addurre le ragioni per cui prescrivo la piantagione in linee, in ajuole, la distanza , il non calpestare la terra, per quanto è possibile, essendo queste cose già da me sufficientemente descritte nel saggio sopra i Gelsi. In pro. posito di che prevengo quel dilettante dell’arte, che brama istruirsi, che varie massime generali di buona agricultura già da me trattate in quel mio. saggio, sono in questo da me appena accennate , per evitare le superflue ripetizioni. Dimenticate le generali massime comu- ni a qualunque vivajo, credo utile qualche dilucidazione a quella, che insegna doversi il magliwolo porre a fior di terra. Con ciò 10 intendo dire, che ilmagliuolo piantato deve terminare alla superficie della ter- ra, 0 almeno averne poca sovrapposta al- 4 Ditucidazioni al. Cap, T. | Ja. sua estremità. Se sopravvanza può fa+ cilmente « soffrire, notabile. alterazione .0 «per freddo, 0,per vento ».e se è troppo sprofondato .; .illanguidisce.,. sorge. con difficoltà , e rende difficile l’esrirpazione . «Queste ; stesse ragioni sono, quelle; che ‘mentre ‘obbligano a piantare. a fiordi ter- ra; necessitano altresì a formare il vivajo al finire dell’ inverno, poichè i forti geli potrebbero . tutto. farlo perire, 0. obbli- ‘gherebbero ad ‘una pericolosa: profondità. N. 9. Accade alle volte , che il ma- iglinolo ritarda a mettere, e spesso ne è cagione l’indurimento della terra sovrap- postagli. In questo: caso gli si: deve: faci- litare l’uscita, smovendo con qualche pic- ‘colo, pezzo di legno acuto la terra al luo- go ove! deye sorgere; ma. ciò vuol, essere fatto diligentemente, per non offendere il ‘tenero getto . Questa necessaria. diligenza ‘è facilitata dai segni, .che:nell’anteceden. te precetto ho (detto doversi porre a cia- .scun; magliuolo , 0 almeno.a’ capi delle ‘linee della loro piantagione. Senza di essi segni, movendo la terra, ed .ignorando la vera. situazione de’ maghiuoli., 0. sarebbe «penoso il lavoro; 0 certamente pericoloso . Quando edi: sorgere. da. terra ..la giovine messa. credo opportuna cosa il - uve ‘Dilucidazioni-al Cap. I. 75 porti subito» mano. per allevarla sola,;; e , per costringere al: suo robusto ingrandi mento tutta la sua forza; staccando qua- tunque altra sortita all'altezza ;circa di un palmo , cioè a tanta altezza quanta se. ne ‘deve ad essa lasciare, quando compiuto l’an- no ;dovrà essere recisa.. Questa ‘porzione di essa è destinata a formare. il principio del tronco, onde deve procurarsi vigoro sa, e sana; nè può meglio così allevarsi, ‘che togliendole quatunque sortita al primo apparire. Molti lasciano la nuova messa «due » ed.anche tre anni senza potazione, e senza lewargli le sortite sue taterali,, poi tagliando o vicino. a ‘terra , 0 poco lontano, costringono il maglinolo ad una bella sortita, e ne formano. .il tronco. -In questo modo però perdono; ‘il tempo; e fanno una grave ferita. Altronde, quando la piantagione sia fatta. a. dovere, e de- bitamente pure siano stati. recisi , conv servati., e configurati i maglinoli, la loro produzione è rapida, e prospera al segno cdi venire. nel. primo ‘anno a. sufficiente grossezza . Ed:io credo di poter asserire colla scorta dell’-ésperienza di molti anni, e coll’ asserzione de’ migliori scrittori di agricultura , che fra noi l'educazione del- la.vite.è \protratta a molto maggiore tem- 76 Dilucidazioni al Cap. I. po di quanto per essa se ne richiede , e la potazione a troppa povertà, come ve- drassi nel seguito di questo saggio . I sostegni sono necessarj contro la scossa de’ venti, e giovano pure anche as- sai allo sviluppo della pianta, ed a to- gliere 1’ ingombro soverchio : e devono. questi sostegni in ambi i lati di ciascuna ajuola essere rivolti verso il suo mezzo, acciò fra I una, e l'altra ajuola possa di agricoltore adagiarsi a necessarj la- «vori. Questi devono essere frequenti , e siccome dell'utilità delle frequenti zappa- ture molto ho detto trattando de’ Gelsi , così basterà al giovine agricoltore il ra— mentarsi , che nulla più giova alle piante tutte, quanto il mantenere sempre intorno ad esse nuda la terra, ed affatto sgombra da qualunque altro vegetabile, frà quali dannose assai sono I° erbe , forse perchè assorbiscono parte di quel nutrimento, che tutto la terra darebbe senza di esse alla pianta. Parrà strana questa mia dubita- zione, che altri porrebbe come cosa cer- ta; ma in quanto a me osservo il fatto , ‘e dall volontieri delle cause, poichè i principj delle cose ci sono realmente igno» ti. Altronde qualunque, sia la vera cagio. ne di un effetto fisico , basta all’agricol- ME Dilucidazioni al Cap. I. no tore il sapere ciò, che deve fare per ot- tenerlo. Io non intendo di scrivere espo— nendo teorie, ma solo di ammaestrare nella buona pratica, chi desidera istruir- sene. E sebbene possa giovare a progressi dell’ arte agraria l’ investigazione degli arcani fisici, pure chi vuole utilmente scrivere non s’ ingannerà certamente re- golandosi coll’ esperienza . Mille e .con- vincenti prove potrei addurne ; ma per ora mi basti il tanto, che si è scritto sul modo di fare i vini, di conservarli, di migliorarli, ragionando su i principj del- la fermentazione , su i suoi progressi ; su le parti chimiche, cose tutte certa+ imente non intese da chi esercita l’ agri> coltura, e che a mio credere non hanno forse giovato mai, eccettuato qualche sin- golare esperimento, a migliorare questa essenziale parte de’ prodotti. Simili nozio— ns ponno giovare a qualche colto proprie— tario; ma siamo troppo lontani dalla buo- na educazione della gente tutta di cam- pagna per sperarne una estesa utilità da esse. Gioverebbe assai meglio per la fab- bricazione de’ vini una semplice istruzione pratica », la quale insegnando alcuni po- chi precetti, facili ad eseguirsi, e non isco- standosi troppo dall’ uso del paese, con- 8 Dilucidazioni al Cap. I tribuisse a migliorarne la qualità. To non credo giudicando dall’ esperienza mia di varj anni, che ciò sia difficile ; nè ‘credo che molto si esiga per ottenère questo in- tento, che forse mi fornirà soggetto di ‘un nuovo scritto. Penso, che i progressi di un'arte, la di cui esecuzione è affidata a. gente priva affatto di cognizioni aquisi- te , sieno lenti, anche perchè i maestri di essa vogliano troppo innovare , e molti pure vivendo nella città scrivono assal, ma poco conoscono in pratica ciò su che scrivono. Così per esempio sebbene con buone ragioni fisiche si possa provare, che, nella fermentazione la parte spiritosa del vino si sviluppa ,' e svapora; pure lasciati i ragionamenti, più utilmente po- trebbe formarsi un semplice precetto di- cendo: copri il tino, os® hai posto il mosto alla fermentazione. N. 10. Ho detto doversi nel primo an- no liberare la novella vite, sino a certa determinata altezza, da qualunque sua laterale sortita; e ciò a fine di avere ro. busta, e sana senza ferite, e ben dritta quella parte di tronco ‘al termine della quale si deve recidere al principiare dell’. anno secondo. Troncata la pianta, anche in questo secondo anno osservate ‘tutte le Dilucidazioni al Cap.'IL. #9 altre parti di sua coltivazione, è buona massima l’allevare una messa sola tenen® dola sempre netta da tutte le altre‘al primo sviluppo, che fanno ‘le gemme. Nè. so come si possa ‘adottare la pratica di molti, i quali vogliono almeno due usci. - te, fondati su l’ eventualità; che una se. ne rompa o ‘per înavvertenza nel coltiva- rey o per qualunque altra estrinseca cau- sa. Questa cautela’ però è inutile, anzi dannosa; mentre quella’ pianta , ‘che ‘è necessitata ad''un: solo tralcio; lo forma nella parte legnosa, e ne* bottoni, assai più vigorosa di. quella; che in due o più messe deve dividere la vegetazione. Ora lo scopo principale di un ben inteso vi- vajo si è l’ottenerne piante quanto più. si possa robuste, grosse, vegete. Ne può facilmente temersi nella vite il rompersi , de’nuovi capi, sebbene di loro natura de- boli , essendo essi assistiti da’ capreoli , co” quali avviticchiati a’ sostegni che vi sì pongono, rimangono sicuri. É quando pure per caso venga la pianta offesa nel- la sua novella sortita , tutta staccando—- la, © parte di essa, con facilità la natu- rale sua vegetazione supplisce . E' inoltre di molto ingombro, e di om- breggiamento grande al vivajo il permet- go Dilucidazioni al Cap. {: tere più sortite a ciascuna pianta, onde anche per questo. giova. il conservarle uniche . Queste riflessioni confermate dalla pra- tica: sono comuni anche al seguente pre- cetto N.. 11., e veranno confermate da quanto esporrò intorno alla piantagione de’ vigneti, ne’ quali devono le viti es- sere poste con un tronco solo,.e con una sola messa: dal che ne deriva , che 1’ al- levarne di più non è che un Muidero l’ef. fetto della vegetazione, per gettarne pol una parte. col recidere che si fa de’ rami superflui, e tutti lo sono, di agri eccet» to un solo. dI Dilucidazioni per le Propaggini. pui Jatta divisione che ho fat—- to o: tre principali parti della vite. può il lettore facilmente distinguere quale sia il tralcio di due anni, che deve rivolge— re, e piegare a terra, per formarne la pro- paggine , e scorge essere quello, che è stato teso, e legato al palo per ottener- ne il frutto. Nel fare questa operazione, slegato il tralcio non occorre per massi- ima generale , di slegare nè il tronco, nè. le braccia della pianta madre. Io non credo poi dovermi estendere in rischiara- menti su quanto prescrivo in questo, e ne’ successivi numeri 2,3. 4. 5. 6. 7., chia- re, e dilucidate essendo le ragioni di tali precetti con ciò, che ho di già espo. sto in questo saggio sulle viti; ed anche più diffusamente in quello su’ gelsi. La buona pratica avendo molte generali mas- sime di buona coltivazione comuni a tut te le piante, sarebbe una superflua, e nojosa prolissità il ripeterle; nè credo sia» vi cosa più opportuna, quanto la brevità, unita a sufficiente chiarezza. Solo mi li- mito al raccomandare assai questo genere 7 82 Dilucidazioni al Cap. I di propaggine in tutte quelle coltivazioni, e circostanze , che lo permettono, poichè esso facilmente con insensibile spesa, € mediocre lavoro suplisce alle viti mancan- ti, mantiene la piantagione eguale e com- pita, non perde il frutto della pianta , la quale offre, ed alimenta i tralci superiori, malsrado la propaggine fatta .. Pure tanta ‘ugilicà) e, facilità «dir esecuzione , mon ha potuto generalizzarne l’ uso; pochi sono que Contadini, che!yi si prestano, e ba- sta «dare un'occhiata alle nostre vigne per. esserne convinto. .N.8..In alcune delle. diverse pianta» gioni di. viti, che verranno. da. me. de- scritte, e singolarmente in quelle da noi dette a Gabbiolo, riesce utile questo. se- condo modo di propagare. Così oprando però per ben situare, e disporre rialzato al richiesto sito ciascun nuovo sarmento, è cosa ‘opportuna il. conficcare nel fondo della fossa tanti legni per sostegno, quan- te sono le. piante ,. che yoglionsi molti- plicare. Questi legni a' quali; di mano in mano che si opera ; sì legano dolcemente. e separatamente ad uno , ad uno i sarmen= ti, non solo giovano per ovviare la con fusione s ma sono, necessarj acciò che nell’ interramento :che. sì fa riempiendo la £fos- Dilucidazioni al' Cop. I. 83 sa s ve: nelle successive coltivazioni , nor s” inttalcino, nè cagionino impeilimento nel concimare , nel tagliare le radici. su- periori, nel palare ee. N. 9. 10. 11.19. Tutti gli scrittori di agricultura declamano contra :l’ ostina— zione de’ villici nelle, pratiche inveterate, e contra la difficoltà di rendere comuni i migliori metodi. Questa difficoltà non so+ lo si ritrova in ciò; che di nuovo-hanna . insegnato i moderni autori; ma; pur ‘an- che nelle' buone pratiche antiche, 0 di+ menticate per le vicende a cui. hanno, sog- giaciuto le nazioni, 0 non mai general mente introdotte per que’ medesimi moti> vi, che non si propagano le moderne Gli antichi Romati, quando presso» di essi è primarj Cittadmi non isdegnavano di |è+ sercitare ‘l’arte agraria , potevano con maggiore facilità migliorarne la pratica ; e così pure potevano facilmente introdur- re de’ buoni metodi, quando possedendo vasti poderi li facevano coltivare. dagli schiavi , che dirigevano con ordine , e per così dire con subordinazione, militare. Fra noi le difficoltà sono assai maggiori; ove le terre sono affittate a » contadini me desimi »;i quali pagando urna determinata parte ce’ prodotti coltivano come la doro -” 84 Dilucidazioni al Capo I. povertà ed ignoranza lo permettono ; ‘quin. di quelle terre, che sono ad essi aflittate, sono certamente molto al disotto di quel- le, che regolate da intelligenti. fittajuoli sono lavorate per economia . In queste il capo , ossia l’ affittuario , dirige i lavori con giornalieri, in molta parte semplici esecutori di quanto viene loro ordinato » e così evvi in esse maggiore direzione , e regolarità di buona agricultura. Questa generale doglianza di difficoltà nel far. adottare qualunque utile meto+ do , che ci scosti dall’ordinaria pratica di ciascun paese , rende inutili tanti trattati di agricultura , che da tanti autori si so- no pubblicati . Ma molti di essi si pon- no dire quasi inutili, perchè scostandosi dalla semplicità , e dalla chiarezza troppo necessaria alle persone da cui l’ arte di- pende, ed è esercitata, non insegnano in modo ‘adattato, e spesso seguendo qual- che speciale teoria, sono da questa con- dotti a proporre cose troppo aliene, ed opposte all’ uso comune. Supposto che ciò sia vero, sarebbe desiderabile , ed utile l’ammaestrare con certa discretezza, migliorando con piccole mutazioni î me- todi invalsi , al quale effetto più:che la. more del sistema , più che gl’ insegna- Dilucidazioni al Cap. I 85 menti di buona fisica, e di chimica, ed istoria naturale , gioverà lo scrivere con cognizione vera e della pratica adottata , e de’ migliori metodi pratici, che in essa ponno contribuire a perfezionarne l’ uso . Così , per esempio, trattandosi del modo di fare i vini, invece d’insegnare come si fanno i migliori di Francia, e di Spagna, sarà sicuramente più utile il vincere con picciole varietà i diffetti de’ metodi no- stri, e non per salto, ma per insensibile moto portarsi verso il bene ; il quale si può ottenere assai maggiore di quello » che alcuni si pensano. Ma lasciate queste riflessioni, e venen- do a parlare del vivajo perpetuo di viti, di cui trattano questi ultimi quattro pre+ cetti, io credo, che facilmente possa il mio lettore in essi comprendere come si debba piantare e regolare, e come si pos- sa pure facilmente introdurne l’uso; giac. chè ne’ terreni, de’ quali tratto , sono le piantagioni delle viti a carico del Pro- prietario istesso . Imperocchè tale carico lo deve facilmente indurre a tenere dei viva), per non esporsi all’acquisto di viti poco feconde , e di qualità non buona , oltre all’incomodo delle ricerche ; de’ con- tratti, ed alla difficoltà di averle pronte al bisogno, 86 Dilucidazioni al Cap. I. Malgrado la chiarezza colla’ quale mi lusingo. averne precettata. la forma, non credo superfluo in vista de’ vantaggi ; che porta seco il detto. vivajo. di aggiungere alcuni rischiaramenti .. Formata adunque una piantagione , ossia una fila di ma- gliuoli; ‘o di viti coltivate; e regolate con taglio propinquo a terra si forma una ceppaja , la quale produce dal suo piede i tralci. Questi regolati col diradare (a) e con buoni sostegni , si allungano assai. Ponno adunque essere propagginati a mol- ta distanza, e devano essere in ciascun anno propagginati tutti da un solo lato, Agostino Gallo con giusta ragione vuole , che la prima linea di propaggini, che si fa al lungo di quella, che chiamerò linea madre , perchè produtrice de’ tralci, che debbonsi \propagginare ., sia distante ‘un braccio e più dalla detta linea madre. Questa prescrizione è necessaria ‘non solo acciò la linea madre abbia sufficiente ter- ra pel proprio alimento, e pei lavori, ma pra ri alla (a) Diradare , bastardare, scacchiare, e stral ciare le viti, è quella operazione , che da’ Mi- lanest dicesi mognà ; cioè levare colle mani i giovanilgetti superflui. | by Dilucidazioni al Cap: I. 87 inoltre acciò che il vignajuolo possa como- damente lavorare fra essa e le propaggini, e perchè siavi libertà al sole, ed all’aria’. Fatta la prima fila di propaggini, siccome i tralci prodotti sicuramente saranno di molta lunghezza ;} quando sieno convenien. ‘temente soccorsi, come si è detto, così vi è luogo a formarne, una, ed anche due altre file sempre paralelle, ma meno distanti fra esse di quello, che si richie— de dalla madre alla prima. Fra queste mon è necessaria tanta distanza , poichè non abbisognano di tanto spazio, quanto la ceppaja madre . In questo genere di vivajo a propaggini, tanto nel piantarlo, quanto nel propaggi- nare, e nell'allevamento, devonsi, come è chiaro , osservare tutte le buone regole . Così oltre ai Javori, ed a’ concimi, si a- vrà cura di assicurare l’ ubicazione delle propaggini con opportuni sostegni, rial- zando , e legando convenientemente i tral- ci propagati ove devono sorgere , e po- nendo pure altri sostegni alla linea ma- dre; cosicchè forti, ed alti sieno alle cep- paje, minori alle propaggini, ma tali, che sempre offrino facile 1° avviticchiarsi alle nuove messe, Oltre alle utilità ché Agostino Gallo 88 Dilucidazioni al Cap. I adduce a favore del vivajo. perpetuo da esso praticato , e proposto , potrà il giu- diz!oso possessore ritrarne una di molta considerazione : cioè quella di poter facil. mente, e separatamente moltiplicare quel. le viti, che nel proprio paese sieno più atte a migliorare i vini. Scelti una volta 1 magliuoli di ciascuna bramata qualità , e separatamente posti in tante diverse fi. le alla distanza richiesta, senza ulteriori cure ne otterrebbe le pianticelle divise sem- pre nelle proprie specie, e formando nuo- vo vigneto, potrebbe puranche divise pian tarle; il che giova sommamente. non solo er adattarle nelle diverse qualità delle terre, e delle situazioni, ma inoltre per la formazione de’ vini. Quando le viti fossero separatamente, secondo le diverse qualità, piantate ne’ vi- gneti , l’uso , e la pratica assai più, facil- mente insegnerebbero al proprietario qua- li più, quali meno sieno feconde , ed utili in ciascuna delle sue coltivazioni, nai quel. locchè. quando sieno poste alla rinfusa. Essendo quasi impossibile lo sbagliare nell’ osservare, per (esempio, se un intiero filo di una vigna di una data qualità, prosperi, e produca meglio di un’ altro di altra qua- lità, ed incerto, molto il giudizio allor- e Dilucidazioni al Cap. I. 89 quando confusamente. piantate le diverse viti ad una ad una debbano. per qualche anno essere esaminate , ji i Inoltre varie locali circostanze contri- ‘buiscono alla maggiore. fertilità di una, più che di un’ altra vite. E quando pu- re queste diversità potessero essere note a’ maestri dell’ arte, ed insegnate; non credo possibile 1° insegnarle utilmente , poichè le. diverse qualità. delle viti sono tante , e così poco distinguibili ai conno- stati, che vi si danno, che può asseve- rantemente dirsi essere questo capo di agricultura nella sua infanzia, ed oscu- rissimo. Hanno le uve in ciascun paese e distretto diversi nomi, e quelle poche, che o portano l’istesso nome, 0. di poco differiscono, varie volte si credono le stesse qualità ; e in fatti non lo sono. E tante sono le diverse qualità dell’ uve, che io non so bene, se mai si riuscirà a così de- seriverle, che possano chiaramente di- stinguersi. À questa difficoltà pone in cer- to modo riparo il vivajo perpetuo forma to colla separazione di diverse specie ; ed offre all’ attento possessore un facile mez- zo di fare piantagioni regolari colle se- parate qualità , e di esperimentare facil- mente nella formazione de’ vini, il diver 190 Dilucidazioni al Cap. L. so gusto, qualità , e stabilità de’ vini , formati da ciascuna. Questa separazione di piante offrirebbe un facile mezzo alla migliorazione de’ vini, facilitande le utili esperienze colle quali conoscere, e giudi— care della vera qualità propria di ciascuna ‘specie di uva, onde formarne le opportu- tie mischie ,. ritenere le buone, rigettare de cattive. E questo un capo interessan. tissimo , sebbene fra noi affatto trascu- rato, ed io posso accertare per esperi- - ‘mento da me'fatto esservi: tanta diversità ida ‘un 'vino «di una data qualità di uva, ad'uno di «altra qualità, quanto da‘un’in- sipido, ‘e ‘debole, ad uno spiritoso , ed ottimo. sli i 9 | bo, \gI Dilucidazioni al. Capo IL, sopra i pre- cettiodel modo di ‘piantare , e ridurre @ . frutto le viti +. 1g | N.:5: (acri primi cinque precet- "ti comprendono massime generali di buona pratica, le qual sono state da me bastantemente spiegate’ nel saggio su i gelsi, onde il lettore può-in quello ritrovare le ragioni che ne. pre- scrivono la necessità. Sebbene perdi gelsi meglio riescano piantati in primavera , di quello che in autunno, qualunque sia la qualità, e situazione della terra, pure le. viti nelle terre non umide utilmente si piantano in autunno ossia al principio dell'inverno, ed anche nell’ inverno istes- so se per caso sia dolce. Così piantate sorgono con celerità, e vigore, è si acqui. sta tempo, non solo rapporto alla vege- tazione Joro, ma dando anche maggiore agio all’agricoltore, onde attenda ai la- vori della primavera. L’indolente Contadino sovente differisce da un giorno all’altro le rurali faccende, e non approfittando di tutti i momenti favorevoli, per impiegarvi in essi que’ la- 92 Dilucidazioni; al Cap. IL. | vori, che la situazione dell’ anno , e Îe stagioni permettono, spesso poi si ritrova oppresso dalla fatica a danno suo perso- nale, e a quello del campo . Sembra, ch’ egli creda poter dirigere a suo bene- placito il variare dell’ atmosfera , fissare la pioggia , e la serenità. Ma la perdita. di alcuni pochi giorni trascurati , pro- duce poi una tarda semina del formentone, la quale d’' ordinario è certa cagione di meschino raccolto; poichè fa che coinci da la necessaria zappatura colle facende più pressanti, e gravose de’ Bigatti., ed espone all’estive siccità le piante in troppo giovane stato, onde possano resistere. Così accade. pure nel seminare il frumento, e quest'anno ne abbiamo una fatale prova; poichè le piogge hanno poi obbligato a terminare la semina al finire di Novembre, ed anche in Dicembre; dal che può argo: mentarsi un futuro meschino raccolto. Di grande urilità sarebbe certamente chi po- tesse imprimere nella mente di ciascun Contadino quel. grande detto di! Marco Porcio Gatone; doversi cioè prontamente operare, essendo le faccendeagrarie di tal natura, che se una tu ne. faccia tardi, tardi pure ; dovrai, fare le altre tutte. Dilucidazioni al Cap. IT. 93 Opera omnia mature conficias face; nam res rustica sic est, sì unam em sero’ fe- cerîs , omnia opera sero facies . Circa poi alla:scelta delle giornate nelle quali effettuare la piantagione , certamente le placide sono le migliori; ma siccome altronde l’ anticipare tempo è sempre cosa utilissima, anzi necessaria a chi utilmente vuole esercitare l’agricultura ; così spesso giova il non osservare questo precetto troppo scrupolosamente, semprecchè si usino le necessarie diligenze per allonta— narne il cattivo’ effetto. Giova il non esporre le radici al cocente raggio del sole, pure utilmente si pianta in giornate serene opportunamente coprendole: se il vento soffia le essica ma basterà l’immer- gerle in acqua, o il coprirle’ con umidi panni; non mai però potrà utilmente farsi la piantagionè, quando la pioggia renda troppo umida la terra . | Trattando de’ Gelsi ho parlato delle utilità de’ vivaji, anche in vista di accer— tarsi della buona qualità della foglia. Questo capo di utilità , per cui deve il proprietario formare i vivaj, è molto più considerabile nelle viti. Queste inoltre non solo soffrono assai più dei gelsi il rima- nere esposte all'aria; ciò che uccade a © 04 Dilucidazioni al Cap. IT. quelle, che si prendono in paesi spesse volte lontani; ma richiedono altresì mag- giore attenzione circa alla loro qualità ; senza la quale si arrischia di piantare viti poco feconde, e di cattive uve. l Esige pure la vite maggiore diligenza nell’ estirparla dal vivajo di quella, che è necessaria pel gelso; essendo essa , e nelle radici; \e nella parte legnosa assai più rompibile, e debole. Quindi a’ poco; o nulla gioverebbe 1° avere bellissimi vi> va], quando poi dal rozzo Contadino fos- sero guaste le piante. nell’ estirpazione . Nè cereda alcuno, che troppo tempo si richieda nel medo da me prescritto: d'al- tronde è. facile il. persuadersi di. quanto maggiore vantaggio sia l’impiegare qual- che giornata di più, onde avere viti sane, robuste, con buoni tralci, e buone: radi- ci; che il risparmiarne ‘alcune ; rovinan- do, lacerando , ed infermando le giovani pianticelle, gettando così con esse. tutte le spese, ed i:sudori della piantagione. N.6.Quando i magliuoli sieno stati for. mati a marteletto , e tagliati nell’ indicato modo, hanno d’ordinario tre sedi di radi. ci, e. queste sono ai tre nodi del legno vec. chio , cioè ai due laterali, ed a quello di mezzo dal quale usciva il giovine legno Dilucidazioni al Cap. II. 95 colle, gemme. Accade però alle voltes che non tutti questi tre nodi producano ra+. dici, o per essere stati lacerati nel ta glio, 0 per altre casuali circostanze. Ora quel pezzo di legno, il quale, si allunga al di là del nodo, che si vede fornito di radici, e che alla sua estremità ne rima— ne privo, deve essere reciso, come legno inutile, poichè da esso non può sperarsi radice alcuna, anzi generalmente parlan» , do imputridisce; e come quella parte le- . gnosa di un ramo. tagliato, che è al di là della gemma si.essica, e muore, così muore quella parte , che sotto terra è al di Jà delle radici. E sebbene accada, che. fra un nodo, e l’ altro si producono al- cune. radici. pure sono esse così piccole, e capillari da non farne conto. Ne’ maglia uoli poi fatti senza forma di martelletto , cioè lunghi , più facilmente accade di do- versi da essi recidere parte di legno per essere priva di radici, ma questi non cre» do doversi usare singolarmente ne’ viva]. Se le viti del vivajo hanno due anni, avranno pure (una parte del loro tralcio di due anni, e di tre, se.il.vivajo ne com terà.tre, Ora una; parte di questo legno vecchio, quando le pianticelle devono \es- sere poste nella: piantagione del yigneto, 96 Dilucidazioni al Cap. II opportunamente deve essere coricata al luugo , cosicchè posi. piana nella fossa . E ciò molto utile alla buona riuscita del- la pianta; poichè da’ nodi di questo vec- chio legno formansi altre. sedi di radici, le quali rimangono tutte situate alla me- desima profondità; è dunque mecessario di non guastare col taglio questi nodi in tutta quella parte, che si deve coricare. Così all’opposto, siccome la vite ben re- colata non deve avere altre radici oltre quelle poste nel piano. della sua pianta- gione, così èvben fatto il tagliare i nodi, ossia quelle protuberanze dalle quali pon. no sortire le radici da quella parte di Jegno , che devesi rialzare dal fondo ver- ticalmente, come insegna il seguente pre- certo. N. 7. Acciò che le acque non si soffer= mino con grave danno delle radici, è cer. ‘tamente ottima precauzione il formare nella profondità della fossa delle fogne co’ sassi. Dispongonsi questi in una linea nel mezzo, alla quale d’ambi i lati si ap- poggiano altre. due file di grossi sassi, su’ quali se ne pongono varj altri minori, acciò che la terra non possa penetrare, ed aperto rimanga all’acqua un condotto per ciascun lato de’ primi sassi grossi posti Î Dilucidazioni al Cap. IL g7 nel mezzo in linee. A queste fogne si di- spongono inoltre, quando le circostanze lo permettono alcune apperture ; ossia scola- toj, da’ quali uscire possa l’acqua in esse penetrata . Altri costumano di por- re nel fondo della fossa molta. stipa; o fascine , o legna in grossi pezzi . Queste due pratiche però importano d’ ordinario molta spesa , poichè quando pure la, fo- gna non sia fatta che di sassi, siccome ove sono più opportune lo è nelle terre eretose, e forti, ma d’ordinario in queste non si ponno avere 1 sassi se non tras- portandoli da altro sito, così non è pos sibile il formarle senza molto incomodo, e spesa. Altronde nelle terre ghiajose le acque penetrano facilmente senza tale precauzione , e nelle terre forti, e natu. ralmente umide io vedo prosperare assai bene le viti, anche senza di essa, sem precchè siano debitamente piantate, e si procuri o rialzando il terreno ove posano, o tenendo netti i solchi, o in qualunque altro modo, secondo le particolari cir- costanze, che facile rimanga lo scolo. L' oggetto principale del vero agricoltore è di ricavare quanto più possa dal fon- do, sempre però conservandolo in buono stato , e colla minore spesa possibile. 3 98 Dilucidazioni al Cap. IL. Disposto il fondo, e posta quella data quantità di buona terra secondo la pro- fondità alla quale devonsi porre le viti, queste colle radici tutte ben situate, e non confusamente intrecciate vogliono es. sere. poste distese lungo il piano del fosso, non solo nella parte ove hanno radice, ma anche in quella del legno di due, o di tre anni, Questa parte di le- gno getta da’ nodi altre masse di radici, le quali rimangono tutte ad una me- desima. profondità , cioè a quella che l’agricoltore ha giudicato essere la più . adattata alla qualità del terreno. Que- sto. modo di porre le viti contribuisce as- sai-a formarle vigorose,, ed abbondanti.; e quanto più si ponno far correre lun- go il fosso nel vecchio legno, tanto me- glio riescono. Coricata così tutta quel- la parte , che viene destinata. alle radici, il pratico agricoltore avrà cura di rial- zare subito 11] rimanente, ‘che deve ben- sì restare sotto terraj ma non già for- mare radici. Ottiene egli questo facil- mente. semprecchè abbia ‘assicurato nel duro fondo deila “cavata fossa un legno secco, ‘al ‘quale dolcemente legar possa la rialzata vite. Quando egli non pon- ga questo sostegno, nel riempiere la fos- Dilucidazioni al Cap. II. 99 sa non reggendo le viti al peso, éd alle scosse della terra , che vi si getta, non può mantenere la richiesta posizione; dal che pure spesso deriva la confusione del. le piante. Questo metodo è semplice, facilita l’opera. ed assicura quella distri- buzione, e distanza , che si brama di ave- re nella piantagione; eppute non mi è occorso mai di vederlo praticato, aven= do sempre osservato, dopo riempiuta di terra la fossa, prendere i sarmenti che so- pravanzano da terra, tirarli a forza al luo- go ove devono rimanere, ivi porre qual- che sostegno , ed ivi assicurarli. Ma que- sto pessimo costume, oltre all’ imbarazzo che reca nel riempiere colla terra; doven. dosi frequentemente liberare da’ essa i sarmenti, che vi rimangono sepolti, non permette la giusta, e regolare piantagio- ne colla vite immediatamente rialzata perpendicolare, ed è di nocumento ‘alle gemme, le quali ponno essere ‘offese, ed anche totalmente staccate dal ramo. Il sostegno posto ‘prima dell’ interrare mantenendo la vite al'preciso sito ove si vuole, e mantenendola perpendico- larmente rialzata, fagilita nòn solo i la= vori della piantagione, ma anche i suc- cessivi, poichè aprendovi poi ‘d’ intorno 100 Dilucidazioni al Cap. IL la terra, non vi è dubbio di offendere le radici, la di cui locale situazione sa l’ a- gricoltore essere, ove la vite è piegata. Ma quando le viti non sono disposte nel reseritto modo confondendosi luna coll’ altra, ed essendo ignoto il vero sito ove sono, non è possibile l' aprirle per colti- varle, o per concimarle senza offenderle, e ferirle. Non credo doversi porre troppo gene. rosamente l’ ingrasso, bastandone poco misto alla prima terra cavata: credo get. tata la soverchia spesa, che molti v’im- piegano , sembrandomi più opportuno il non essere troppo generoso nella pianta- gione, e il non dimenticare poi ne’succes- sivi anni di soccorrerla opportunamente. Accade però frequentemente. di vedere delle piantagioni fatte direi quasi con lusso, le quali poi abbandonate, o non annualmente alimentate non corrispondo— no alle concepite speranze .. Ed è pure frequente il caso di chi attribuisce a qualche ignota causa, o alle poco favo- revoli stagioni il deperimento di nuove, coltivazioni, che alla sola mancanza. di assiduità , e diligenza. nell’ allevarle do- vrebbesi attribuire. Columella pone per titolo del cap. 3.al libro primo questa. ne. f ‘Dilucidazioni al Cap. DI 10 cessità di cura, che vuole grande; ed ass sidua alle novelle viti, senza di che ce+ lermente periscono. Movam eonsitionem vineae , nisi magna , @ assidua cura ad- juvetur, celeriter interire. N. 83. Al pratico agricoltore credo pos- sa bastare la generale divisione delle ter- re in tre principali, senza entrare nel- le molte specie, nelle quali le distinguo» no i naturalisti. Divido adunque queste diverse qualità in tre sole classi, cioè for- te, legiera e ghiajosa. Queste però seb- bene abbiano gradi diversi nella loro spe- cialità, pure hanno sempre caratteri fa- cilmente distinguibili da qualunque Con. tadino, secondo i quali caratteri può suf- ficientemente avere una norma certa nella pratica agraria. Chiamo forte quella ter- ra la quale ha molta adesione nelle sue parti, e facilmente unendosi s' indura: leggera quella, la quale con difficoltà si unisce, ed impasta, mantenendo nelle sue parti una costante facilità di separarsi : la ghiajosa altro non è, che terra mista a molti sassi. Fissate queste tre principali specie di terra; che qualunque rozzo Contadino su- bito. distingue, si rende facile lo stabilire cola pratica, che la ‘terra forte facil- mente ritiene l’ umido; onde ‘riesce po soa Dilucidazioni al Cap.Il. co attiva, se non si da facile esito alle acque: e che facilmente s’incrosta , ed in- durisce, onde vuole essere frequentemente rotta, e lavorata. Questa disposizione ad essere poco attiva per soverchia umidità insegna pure, che le radici delle piante non debbonsi in essa collocare profonde . Così all’opposto profonde vogliono essere situate nelle altre due terre, le quali fa- cilmente asciugando , e meno dirò così vestendo le radici, le lasciano esposte al difetto di aridità. Credo inoltre, che in pratica non s’in- gannerà quell’ agricoltore , il quale tra le tre principali sovraccennate terre prefe- rirà la forte. Questa essendo priva. di sassi, e di arena colla sua morbidezza si dichiara da sè essere la vera terra, atta alla vegetazione; e sebbene: la. sua so- verchia tenacità sia nocevole, sarà però sempre vero in pratica, che opponendosi a questa tenacità co’ lavori, colla mi- schianza di concimi, produrrà sempre as- sai più della leggiera , e della ghiajosa. La terra leggiera non suole essere morbida al | tatto quando si passi fra le dita, e mo- stra così di avere miste delle parti areno- se, le quali per loro natura non sono cer- tamente feconde, o lo sono assai meno della forte. E sebbene si vedano degli al. Dilucidazioni al Cap. Il. 103 beri vigorosi , e grandi anche nelle terre -leggeri, e nelle ghiajose, perchè in esse con facilità si dilatano le radici, pure non saprei persuadermi , che l’ alimento loro venga da’ sassi, o dall'arena . Malgrado questa triplice divisione di terra, che ad alcuni può sembrare trop- o semplice, e quasi rozza,. io penso , .che possa da essa il pratico agricoltore chiaramente dedurre ciò che convenga «alla buona coltivazione non. solo relati- vamente alle viti, ma anche pe’ grani, per le piante tutte, e per qualunque ge- mere di. vegetabile.. Dalla diversa combi- ‘nazione poi di queste tre classi risultano ‘terre naturalmente più o meno wbertose. Anzi io sarei molto inclinato, lasciate tutte le indagini, a bramare, che l’agri- «coltore supponesse non esservi, che una sola terra, e questa fosse pet. lui quella .che unisca in se le due qualità, cioè te- nacità e morbidezza. Infatti se ,a questa terra, sieno dal tempo, .o dall’arte frami. schiate delle materie megetabili, animali, o minerali in molta quantità, si ridurrà alla. forma , e. stato di terra leggiera ; ed a terra ghiajosa , .se colla ghiaja verrà unita, Ma io non iscrivo , che come sem- plice agricoltore , che brama di poter fa> 104 Dilucidazioni al Cap. IL. ‘ cilitare l' intelligenza delle cose agrarie , rispettando mai sempre le varie opinio— ni degli studiosi dell’istoria naturale , del- la fisica, e della chimica. Non posso però dispensarmi dall’ osservare, che le varie descrizioni, che molti danno delle diverse qualita delle terre , servono piuttosto di confusione, che di rischiaramento alla buo- na pratica, come l’enumerazione delle di- verse qualità delle uve, confonde la mente del Vignajuoio anzicchè rischiararla su le nozioni a lui veramente proficue, e neces» sarie a buona scelta. N. 9. La preferenza, che do ad un ingrasso più, che ad un'altro, non è de- dotta dalla sola sua attività, ma anche dal suo costo ; onde vi saranno dei dis- tretti ove. la classificazione da me fatta certamente sarà erronea. Io ho veduto in ‘pratica, che la raschiatura d’.osso, che si compera fra noi da fabbricatori de’ pet. tini, è di una sorprendente attività per le viti che si piantano nelle terre forti. Que- sta raschiatura si sparge sopra le radici appena coperte di poca terra, e sebbene si venda a caro prezzo in proporzione del volume , pure siccome poca basta a cia- scuna pianta, e la fa prosperare assal , così non disconviene la spesa. Dilucidazioni al Cap. II. 105 Nelle terre leggere , e ghiajose , credo cosa assai opportuna |’ apparecchiare. il concime misto a terra tenace, per sup plire al difetto della poca adesione delle parti loro. Così all’ opposto riesce bene Ja mischianza colla terra leggiera, e col- la polvere delle strade nelle piantagioni fatte in terre forti. | Il concime di stalla, quando sia giovi- ne sarebbe certamente da proscriversi da’ campi, ove si debba seminare frumento , segale , legumi, e simili; poichè ammor- ba le terre di cattive sementi. Nelle piantagioni però, sebbene sia poco pronto nella sua attività, e questa non sia mol- ta, pure non lascia di essere proficuo ; e l’ essere posto sotto terra ben coperto ‘rende nullo il difetto delle sementi, che d’ ordinario contiene, le quali oppresse ‘non ponno nascere. Questo però più di qualunque altro deve essere misto a mol- ta terra; e non mai ammassato sopra le radici, nè vicino ad altra parte della pianta acciò che fermentando non sia di nocu» ‘mento. Quel Contadino che prodigamente con esso ingrassa; e non frammischia molta terra, e lo pone sopra le radici, o presso al tronco , fa prova di grande ignoranza ed avvelena quelle piante che vorrebbe alimentare , 106 Dilucidazioni dei. tre precetti per.il primo anno della fatta. piantagione. -_ 9 L uomo ignaro, de’ lavori contadine— schi., l’uomo indolente, il non osservato» re si sgomenta nell’ udire quante minute cose sieno necessarie alla buona pratica . Pure senza di queste si getta tempo, la- voro, spesa» e prodotto; sono, esse ne» cessarie in molta parte., ed in parte uti- lissime , nè l’eseguirle è così difficile co- me alcuni suppongono , singolarmente quando sieno fatte nel debito tempo. Fan- no i Contadini, sebbene non debitamente educati, yarj lavori , che esigono riflessio— ne, e destrezza nell’operare; la necessità ve li obbliga. Il battere coi. coreggiati , che chiamiamo verghe, tenendosi in dop- pia linea senza offendersi vicendevolmen- te, il mietere , l’arare convenientemente approfondando,. e rivoltando la terra, il tagliare degli strami col ferro in una mano, e nell’ altra il piccolo restello, non sono lavori privi di riflessione , e di destrezza. Eppure alcuni di questi, e simili lavori si fanno ida tutti i Contadini a sufficienza bene, e molti da molti con vera esattez= Dilucidazioni al Cap.II. é107 za , e precisione. Se il battere il grano co’ coreggiati non. fosse costume invete- rato , e fosse nuova invenzione, general= mente parlando si crederebbe cosa inese- guibile , e non da sperarsi giammai dal Contadino. Questi però privo affatto di educazione nell’arte che professa, non può che essere ignorante, e non aprende che i lavori, che vede fatti da’ suoi maggio- ri, e questi pure impara piuttosto iù via d’ imitazione , che di vero ammaestramen- to. Egli non può separare il grano dalla spica se non lo batte, non raccogliere lo strame se non lo taglia, non seminare se non coltiva; la necessità - suplisce. .al- la mancanza dell’ educazione, . vi, studia da sè, e impara. Evvi oltre alla neces- sità un altro principio, che agisce, e que- sto si è l'immediato vantaggio... Mietten. do, battendo, segando , il frutto, del. la- voro è pronto ;, e così può: dirsi dell’ ara. re , poichè come frutto di esso può con> siderarsi il poter seminare. All’opposto nell’ educare le piantagioni il frutto delle fatiche non :è che successivo, ed. esi» ge tempo; ma. queste fatiche sono assai più: facili, che quelle . sovrallegate che pur si fanno, e non malamente ,, e ge- neralmente . Dovrebbe da ciò il Proprie- 108 Dilucidazioni al Cap. II tario, dovrebbero gli affittuarj, e° gli agenti di campagna persuadersi che con pazienza, assiduità, ed attenzione utile sarebbe l'educare i proprj contadini, an- che in quelle parti di pratica, che con- ‘cerne l'allevamento delle nuove pianta- ‘gioni ;' parte interessantissima, e molto. trascurata. Ma sino ‘a tanto che essi stes- si per una falsa prevenzione, o ‘per qua. lunque altro principio non voranno, © non sapranno ammaestrare, non vi sarà giammai: speranza di fare progressi. Nè sì tratta di tutti ammaestrare in una vol- ta i Contadini, bastando alcuni pochi sog- getti scelti fra più abili, ed inclinati all’ arte; giacchè eccettuato il lavoro della zappa, e della vanga comune in essi, gli altri più minuti, e diligenti non esigono molte persone; e si fanno con molta pre- stezza, e facilità quando sieno fatti in tempo. Così lo smuovere dolcemente la terra , allorchè indurita's’ incrosta, e si oppone all’ uscita della messa, rompendo« la diligentemente; il levare le sortite la. terali a quella che sola, ed unica si de- ve allevare; il distruggere le gemme colle dita anche prima che si sviluppino , ed'ap- pena che si mostrano turgide; l’ accorciare: le Kemminelle, sono operazioni facilmente Dilucidazioni al-Cap. II. A09 fatte, e senza fatica , purchè si-facciana a tempo, e non si ritardi. STR Jo credo , che questi tre precetti rela» tivi ai lavori del primo anno, comprens dano tutto ciò che un attento agricolto+ re deve in esso anno operare intorno alle viti novelle, e che il tutto sia espresso con sufficiente chiarezza . Solo parmi op- portuno il ragionare di quanto prescrivo al N. 3., acciò che per quattro o sei oncie di altezza si allevi la novella pian. ta liscia, e sola, eccettuate però sempre le foglie, poi sopra di questa. altezza debbasi permettere lo sviluppo anche del. le laterali sortite , poi accorciarle ad un nodo , o due. La ragione per cui conviene così o» perare si è, che quel légno il quale all indicata altezza di quattro o sei oncie de- ve rimanere unico colle sole foglie ., è quella parte, che deve formare tutta la. porzione. da lasciarsi alla pianta come tronco, quando si taglierà terminato l’an» no: e l’ esperienza prova, che così edu+ candola, ed osservando le altre cautele riesce assai vigorosa, e sana. Chi levasse in.tutta l’altezza della giovine vite anche le rimanenti femminelle di mano in mano, che cresce, non otterebbe più robusta la. Î10 Dilucidazioni al Cap. IL. parte ; che deve conservare, ridurebbe la cacciata tutta a grande altezza , ma inu- tile, e che esigerebbe più alto, e dispen- &6dò sostegno : oltre di che, come l’ec- cessivo taglio debilita, così pure debilita l'eccessivo ‘scacchiare. - Voglio , che le” femmisetle al dito dra dell’ assegnata altezza si lascino. svilup- pare, poi sieno circoscritte ad uno o due de’ loro nodi; e ciò perchè l’ esperienza stessa prova che le ‘viti così regolate ven- gono più robuste , che tutte levando le femminelle pria che si allunghino, ed ab- biano le foglie. Rompendole” poi nel no- do si opera con‘ facilità colle sole dita senza fera s è le gemme che si formano; ove nasce la femminella , riescono ben nutrite, e vigorose. Ma quel proprietario > agente, o con- tadino ; il quale si sgomenta per le pre scritte cure , è le riguarda come troppo minute, difficili ad eseguirsi, e di sover- chia: indagine , mostra 0 ‘nessuna pratica , o molta indolenta , è meglio farà a di- mettere il pensiero di nuove piantagioni . E come il piantare: esige molti, e minuti riguardi , ma pure necessarj, così altri ne esige la buona educazione delle pian te.; nè giova*il piantare quando si vuole poi trascurare . SII Dilucidazioni ai precetti pel secondo anno. N. r. 2. ()uando una vite debitamen? te piantata non prospera nel primo anno, quando getta una messa sottile in cui non appaja vigore, sebbene qualche volta nel secondo anno accade ; che prosperi meglio, pure credo migliore pratica il reciderla a fior di terra, che il conservare parte ‘di essa per formare il tronco . À ciò io sono indotto per evita. re, che la sortita del secondo ‘anno sia più grossa di quella porzione di sorti- ta del primo anno, che vi si deve la- sciare per formare il tronco ; inconvenien. te che spesso accade. E quelle viti, che cresciute sono con tanto essenziale difetto nella loro forma, quale è quello di essere più esili al piede, che nella parte superiore, sono viti: di poco conto. Troncate a fior di terra spesso rimettono con vigore 5 se la patte interrata ‘sia ve- tamente sana, e robusta: ma la via più. sicura onde formare il vigneto eguale e seguente ‘in tutte le piaute si è lo svel- lere quelle, che hanno dato segno di 112 Dilucidazioni al Cap. IT. janguore , e riaperta la fossa porvene al- tre in supplemento, che ricche di radici, e robuste nelle loro parti tutte, pos- sano celeremente adequare il vigneto. La lusinga , la pigrizia, ed una male intesa economia seducono spesso l’ agricoltore , che poi si pente delle inutili spese , poi- chè vede il vigneto ineguale, e cresciute le difficoltà di ridurlo a bella eguaglian- za : essendo assai più facile che una vite recentemente piantata prosperì fra le no- velle, che fra le adulte viti; e meno pe- ricoloso il porla ‘allorchè le radici delle altre, non sieno di molto estese; ed in» grossate . iù Troncando la. vite a fior di terra per costringerla a formare una bella cacciata, e così pure troncando le altre, si deve a- vere. avvertenza di non differire sino a quando pregne di umore possano gemere . Jo ho veduto perire molte belle giovani viti tagliate senza questo ag ai per gelo sopraggiunto . Meglio è certamente I’ anticipare, che il ritardare il taglio poichè fatto il taglio sopravvenendo qual- che gelo allorchè la pianta non è in umo- re, poco , o nulla puo essa soffrire; ma quando l’ umore coli, e coli fortemente, se vi si agghiaccia per lo lungo, e sopra le sugose gemme, perisce la vite, | n Dilucidazioni al Cap.II: 113 Di somma utilità riesce alle viti, e sin. golarmente alle novelle, l’aprir lorò d’in- torno la terra , e il non riporla tutta se non in Maggio; sia ciò un’ effetto delle dolci e feconde piogge d’ Aprile, o dall’ essere le radici più facilmente fomentate da’ raggi del Sole j e questa operazione giova altresì a mantenere la terra in buo— na cultura ; e netta dalle erbe, poichè le sementi appena nate ; sono distrutte nell’ pa gu l’ n iaia fossa. Pi sr. ba | lo » ge tI4 Dilucidazioni ai. precetti dell’ anno . i BercaL dat È 7 Nit1:2,13: Ko voglio! esortare il mio let- tore ad essere molto attento , e diligente nell’ eseguire i precetti di educazione di questo terzo anno, ed a non lasciarsi stra- scinare dalla pessima pratica. a cui si op» pongono : e tutte unisco le opportune loro dilucidazioni nella lusinga di maggior chia- rezza , e persuasiva, attesa la loro somma importanza , e vicendevole relazione. Due gravi errori sono in essa generale pratica manifesti, anzi gravissimi ; tali essendo certamente quelli che sformano la pianta togliendole quella forma, senza della qua- le rimane sempre mal costrutta, ed irre- golare. Questi due essenziali difetti sono 1.cattivo tronco ; 2. mancanza di braccia. .Il cattivo.tronco proviene dalle molte ferite. del taglio, perchè si crede, che in molti anni debba essere formato , e così per quattro. ; cinque, sei anni, ed anche più troncano generalmente i nostri Vigna- juoli le viti dando-loro due o tre gemme in ciascun anno. Questa barbara maniera che ferocemente si oppone alla naturale vege- DI Dilucidazioni al Cap. IL 1165 tazione della pianta non solo la intristisce ; ma la riempie di modi , di curvature , di cicatrici. St figurano. questi agricoltori di rinvigorire in questo modo le tedbeli e se gli ali parlare decidono con tanta asseve- ranza della necessità di così irragionevole metodo , ed anche ti deridono ;, come se tl opinione; loro fosse rl più grande L ‘ed. il più vero canone agrario . Essi però sono da compiangersi, e tu Giovine mio ‘letto+ re, che brami di rettamente ; e proficua— mente operare, lascia, che ciascuno :cica- leggi a suo piacere, ed alle viti che con amore e diligenza hai piantate., ed alle- vate ne’ due primi anni, lascia tutta quell” altezza di tronco che puoi. Questo termine ti verrà indicato dalla vite istessa ;. osser= vala, e sappi; che tu puoi in quest an- . no dare tanta altezza pel tronco è | quan- to tralcio essa ha prodotto nell’ anno an- tecedente egualmente grosso . Voglio con ciò dire, che puoi conservarle il tronco sino a quella sua parte ove diminuisce in grossezza . Nè giammai la tua vite depe+ rirà perchè tu l’abbia al principio di que- sto. terzo anno recisaa molta altezza; sem precchè la parte Jasciatale sia egualmen+ te grossa, e con'buone gemme. Anzi così operando séi certo di formare una!pianta »16 Dilucidazionial Cap.II. yeramente liscia, dritta , robusta, e che anticipando il frutto, presto diverrà gros- sa » e bellissima. L’ esperienza costante— mente conferma questa verità , e tanto manifestamente , che sembra strano come possa da tanti, anzi da quasi tutti i nostri agricoltori asserirsi l’ opposto . Io ne ho fatte replicate prove, in tre anni ho per- sino formate le viti di alte pergole , e sulle piante ; viti, che ben lungi dal deperire per questa generalmente supposta forzata posizione , sono anzi tuttora sempre uber- tose, e prosperano assai più di quelle al- zate poco per anno , ed in molti anni. Ma basta dare un’ occhiata sola a tutte le nostre vigne, ed a’ ronchi, ove le viti sieno state educate con molti taglj , e col rialzarle in molti anni, per convincersi di questa verità . Poichè difficilmente ritro- veremo in esse una vite di ragguardevole grossezza nel tronco, sebbene conti molti anni di vita. Anzi tutte generalmente a proporzione degli anni di piantagione so- mo meschine, e sottili. All’ opposto alle volte vediamo in qualche alto pergolato , e ne’ cortili delle case alcune viti per av- ventura allevate tosto a tutta quella al- tezza-, che era conforme al loro vigore , le quali ci sorprendono per la bellezza , Dilucidazioni al Cap. IT. îr} e robustezza del tronco , per la ricchezzà de’ tralci , e per la copia del frutto . Ed è pure cosa mirabile , come que’ Contadi- ni stessi, che nel vigneto tagliano bassa per alcuni anni la vite onde rinvigorirla, la rialzino poi subito, e quanto più presto ponno, quando essa sia di propria ragione, e ne godano il frutto . Così in fatti sem- pre fanno ne”loro orti, e vicino alle case; nè io saprei spiegare tanto manifesta con traddizione , se non col dire , che il Con- tadino qualche volta nel proprio interesse ragiona, purchè l’ utilità. sia immediata . Ma come sienvi poi degli agricoltori non Contadini, i quali tenacemente si attenga- no alla cattiva pratica , è certamente cosa non facile a spiegarsi; se non col dire che non vi fanno riflessione . Se il formare la vite in varj anni, perchè giunga a quell’altezza , che è propria del genere di piantagione a cui è destinata , non fosse massima adottata , che per quel- le di alti pergolati, o maritate alle pian- te, sarebbe pur cosa tollerabile; ma cià che è veramente strano si è il vedere così praticato anche nelle viti di non molta altezza , nelle vigne , ed in molti ronchi, . Sia adunque massima inconcussa , che la vite debitamente piantata , e coltivata , 118 Dilucidazioni al Cap. II. deve essere formata. col\tronco sano, li4 scio, dritto ; nè si deve temere di alzarla molto anche in un solo anno, semprecchè la parte rialzata sia tutta vegeta, sana,e egualmente grossa, e con buone gemme ; - atzido provato dalla costante esperien— za; che meglio assai cresce , s° ingrossa , e prospera , con. tronco liscio e privo di curvature. Quelle viti all’ opposto che pei molti taglj sono piene di cicatrici, tutte st vedono coperte di musco, ove poi si trattiene molta umidità ; difficilmente rie- scono di tronco dritto, e nelle curvature l’ umore trattenuto non potendo libera— mente scorrere si diffonde in sortite inu- tili a danno di quielle ; che superiormen- te dovrebbe alimentare ; ed obbliga a mag- gior lavoro nella potazione Questi con- ddebenali inconvenienti sono poi sempre maggiori ; se vi.s'aggiunga negligenza, 0 imperizia nel taglio , cosicchè questo sia malamente eseguito II secondo errore che generalmente da noì sì vede praticato, è quello, di forma- re la. vite senza braccia, e di obbligarla; a gettare dal tronco il tralcio, che si de- stina al frutto. Noi vediamo, che quan do .il Vignajuolo crede essere la sua vi- te giunta. a. sufficiente età , e stato on IL a n | Dilucidazioni al Cap.IT. 119 de ‘ideterminarla al frutto , la recide nel tronco a tutta quella altezza alla quale giungere dovrebbero le braccia, non mai il tronco ; ed ove taglia, fissa la dede, e la sorgente de' tralci fruttiferi . Obbliga così Ja Die ad una irregolare forma, e sla ren- de poco feconda . È per generale legge di natura, nelle piante fruttifere poca Îà fecondità di quel legno , che esca imme— diatamente dal tronco; e sebbene la vite per la somma sua facilità a fruttare sia in parte meno sottopposta a questa legge, pure ll’ esperienza costantemente dimo- stra, che più abbondanti di uve sono i tralci usciti dalle braccia, di quelli usci- ti dal tronco. La vite priva di braccia oltre alla mi- nore fecondità nelle uve, riesce meno fa- cile ne’ tralci, che debbonsi porre a frut- to ; e spesso il Vignajuolo ritrova la pian- ta priva di essi, per averla obbligata a produrli in quel solo determinato luogo , che da noi chiamasi testa. Ivi, cioè al ter- minare del tronco ; egli sempre taglia , ‘e così forma alla vite una certa morbosa pro- tuberanza, la quale spesso lo lascia deluso nella speranza di vetlere buoni tralci . AJ opposto ;' se il tronco della vite si divide almeno in due rami , come tronchi princi- pali, che diconsi braccia , due per lo mé- #20 Dilucidazioni al Cap. II. no sono in essa le sorgenti de’ tralci a frutto, se una manca di produrre, facil- mente supplisce l’ altra; la sua costruzio— ne è conforme all’ ordine naturale ; si dà campo alla pianta di più estendersi , onde è meno forzata ad una esistenza troppo contraria alla naturale sua disposizione di facilmente diffondersi; e siccome le brac- cia , ossia le branche madri di una qua- lunque pianta ben costrutta sono sempre di minore grossezza del tronco dal quale sorgono , così sempre minori sono le fe- rite de’ taglj , che in esse si fanno. Ag- giungasi finalmente, che le viti allevate con questa naturale forma ponno, e de- vono essere disposte ne’ vigneti assai più rare, poichè colle braccia suppliscono al mancante numero , onde hanno maggiore quantità di terra per essere alimentate , minore ingombro nelle radici fra loro, maggiore facilità nell’essere coltivate, e vi è minore spesa nella piantagione 5 e ciò, che più interessa , sono assai più feconde + Chiunque ne farà prova ne sarà convinto dal fatto , e può anche preventivamente persuadersene dalla prodigiosa fecondità di que’ pergolati, che formati di poche viti hanno le braccia di esse distese al lungo del giogo » e così pnre da quei vec- Dilucidazioni al Cap. II. 1a: chj tralci da’ nostri Contadini detti Ber nardoni che tesi da un gabbiolo all’ al- tro, fanno l’ ufficio di braccia, e sem- pre si mostrano assai più ricchi di uve di quelli nati immediatamente dal tron- co . La bellezza del tronco, e la forma del- la pianta colle braccia, sono cose tanto essenziali, e seneralmente tanto trascura— te, che il diffondersi su questo argomento non può essere superflua prolissità. Onde non so dispensarmi dal raccomandare vi- vamente di scostarsi dalla generale nostra cattiva pratica, e di allevare la vite con pochi tagli, e di formarla con tronco , braccia , e rami , ossia tralci da frutto . Chi non osserva queste massime costringe le piante a messe inutili, a tronchi in- fermi , e curvi , ottiene molti, ma deboli sarmenti ; e molte foglie , ma poche uve. Nè vi sia chi dica, che pur vi sono mol- te viti feconde anche fra noi ; e che vi si fa molto vino ; poichè la vite anche mal costrutta., e malamente coltivata produce frutto , essendo essa naturalmente facile nel prodotto ; e poichè nessuno esperimen= tato. agricoltore dirà , che le nostre ven- demmie siano proporzionate alla quantità delle nostre viti... Ma del troppo , ed in- 122 Dilucidazioni al Cap. IT. discreto modo di tagliare , a cui singolar» mente devesi attribuire la scarsa vendem- mia, occorrerà di trattarne ragionando del. la potazione ; nè io su. questo essenzialis= simo capo saprò contenermi in molta bre- vità, poiché lo considero troppo inte- ressante , e quasi pel più interessante di tutti ; e perchè so di quanto danno sia la generale e troppo estesa opinione , che più si recide., e più si rinforza ; e di quanto danno sia la massima poco intesa, e da tutti i Contadini ripetuta riguardo alla vite, con quel detto fammi povera , e ti farò ricco ; che meglio sarebbe can- giando dire : non mi rendere prodiga , € ti farò sempre ricco ; ma.di questo ne trat- terò ‘in seguito . Finalmente per rischiarare tutti i pre- cetti relativi a ciò , che debba farsi alla Nite , terminato che sia il secondo anno, aggiungo poche parole per-indicare la cat- tiva pratica di molti nel formare quel so- stegno , che si pone alla pianta per le- arvela ,; e per offrirle ove possa avvitic. chiarsi, e diffondersi ne’ sarmenti. Questo sostegno da noi detto Staggia , o Maneg> gia è un ramo secco di castagno, di rove— re, di pioppo o di altra pianta, la quale si dispone senza rami per un tratto della de IR © n» _ SE >» = pren, SE, ge | i Tn o Ada Dilucidazioni al Cap. IL. 125 sua langhezza , poì vi si lasciano dei rami accorciati. Deve la prima sua. parte ser> vire al sostegno della vite.,e.l° altra a comodità de’ giovani tralci, \acciò che di mano in mano, ‘che escono dalla pianta , e sì allungano possano avvitiechiarsi co’ loro capreoli, e sorgere indenni senza perico+ lo , che il vento li schianti E vorrebbe pertanto la ragione, che questi: legni fos= sero dal Vignajuolo apparecchiati in mo+ do, che ove la vite deve mettere i tralci, ivi pure pronti si offrissero i piecoli rami suoi ; onde potessevil capreolo, rivolgervisi interno; ed arrampicarsi. Tanto più è ciò donberae alla ragione , ed alla necessità, quanto è più necessario l’ appoggio, dove è più fragile la messa... Pureil Con- tadino non vi: ha riguardo ie forma spesso. questi legni privi affitto ‘di rami: sino ‘all’ ultima sua estremità, e lascia i giovani pampini abbandonati alla propria debolez- za. Quindi molti sono rotti dai venti, e quelli, che reggono non potendosi avvi- ticchiare: non ingrossano , nè si allungano quanto potrebbero. Imperocchè quella gio- vine messa , che ritrova ove avviticchiarsi ingrossa, e si estéhde assai, matura assai più , che abbandonata ;, produce ottime gemme , e cresce sommamente feconda . 124 Dilucidazioni al Cap. II. Sia adunque attento il Vignajuolo nell’ abbandonare questo pessimo costume, che troppo frequentemente si vede fra noi, e formi i sostegni quali si richiedono , cioè co’ rami pronti al bisogno . Finalmente malgrado l’instituto mio di non entrare in discussioni erudite, non so dispensarmi dall’ accennare ciò , che da alcuni forse potrà opporsi al metodo da me proposto, circa al doversi rialzare la vite con'troneo dritto ed al non formarlo con molti taglj, adducendo l’autorità di Colu- mella singolarmente ove tratta delle viti alzate su gli alberi. Chi dasse un gran valore a quanto egli dice , che le alte viti devono essere dirette a tanta altezza in lunga serie di anni; potrà altresì fare al- cune osservazioni relative alle circostanze nelle quali tratta, ed al molto che dice al- trove , acciò che la vite sia condotta al giogo in un solo anno : illa vere rectavinea est, quae uno anno surgit ad jugum. E quando per anche sembrassegli esservi qualche con- traddizione in Columella medesimo, potrà attribuirla a qualunque causa, ed alla, poca esattezza de’ copisti; ma non potrà distruggere la verità de’ fatti provati dal- la costante esperienza. 135 Dilucidazioni al Capo III. Sopra il Pergolato . N. 2. Hi già diffusamente ragionato sulla utilità di non formare l'altezza della vite con molti taglj, nè in molti anni. La ragione ; e l’ esperienza provano questa verità; ma una generale, e falsa preven- zione vi si oppone, poichè si teme così operando di debilitare la vite . Il Pergo— lato però è una delle più alte forme , che si danno alle viti, eppure anche in esso quando sieno state ben piantate , colti- vate, ed educate giungono a stato di es- sere poste a frutto all’ altezza di quattro braccia , ossia di circa otto piedi di Pa- rigi in soli tre anni: nè questa rapida altezza è loro di nocumento , che anzi così governate fanno di sè maestosa pompa co’ lisci, e grossi tronchi, colle robuste brac- cia , e cogli ubertosi tralci, quasi dicano siamo floride perchè non lacerate. E quel Vignajuolo che di ciò non si persuade fa prova di non conoscere la vera natura del- la vite, e di molta pertinacia nell’errore, contro ciò, che l’ esperienza dimostra . 126 Dilucidazioni al Cap. IIT. Ma lasciato questo argomento, che penso essere bastantemente trattato, non sarà fuor di proposito: il descrivere come si pongano a frutto le viti; ‘acciò che riesca di facile intelligenza ciò, che praticar si deve nelle diverse forme alle quali si adattano ne” varj generi di piantagione . Tre principali parti ho divise nella vi- te, fra le quali la terza dico essere quel- Ja, che prodotta nell’anno immediatamente scaduto, deve essere tesa, e posta a frut- to. La vite facilmente si diffonde , e ‘se ritrova ove avviticchiarsi co’ suoi capreoli cresce, si allunga, e sorge a sorprenden- te altezza ; ma quantunque conti molti ami poco frutta se questa sua naturale di- ramazione non sia secondata . Per renderla molro fruttifera è d’uopo 0 che i tralci suoi sieno pendenti , 0 che sieno tesi , e deviati dalla posizione verticale , cosicchè non possano alzarsi. Ove pertanto termi- nano le braccia. della vite. $ generalmente parlando , come vedesi ne’ pergolati y ne fili, e ne gabbioli , si pone un legno oriz+ zontale ; questo forma il giogo sopra il quale si piega il tralcio che si pone a frut+ to, assicurandolo con salice all’ opposto palo . Le viti poste sugli alberi non aven- do questo giogo hanno però una consimile LE > Dilucidazioni al Cap.ITI. 107 posizione ; poichè si legano a qualche ra>. mo, e così'assicurate ove incomincia la parte del tralcio, che si vuole porre a frutto , si lascia poi cadere la parte, che sopravanza, o piegatala verso terra si lega all'albero istesso, o a palo, o in qualun— que consimile modo. Questi tralci, che si pongono a frutto sono d’ ordin&rio di un solo anno ; tendonsi però anche quelli di due o più anni; ma sempre anche in questi il frutto esce dal legno di un solo anno . SERI, Ora trattando di questo secondo pre- cetto del Pergolato, quelle due cacciate, le quali sono nel terzo anno state allevate uniche , e vigorose, sono d’ordinario assai robuste , e ricche di belle, gemme , onde poter essere utilmente tese. Hanno i per- golati al termine della fissata loro altezza alcune pertiche , le quali sono poste in li- nea affidate a grossi pali posti: pur essi in linea colle viti. Poi in'alto varj legni for- mano quasi una grate. Ora‘ quelle perti- che poste in alto, ove terminata l'altezza del Pergolato incomincia la grate, quelle, dico, formano in questo genere di avvisato il giogo; e sopra di esso si piega quella parte di vite, che si mette a frutto . (Closì in qualunque forma, e costruzione di le- 128 . Dilucidazioni al Cap.ITL. gni ; O di alberi , a cui si appoggino le viti sempre devesi considerare per giogo quel sito ove si assicura, e si diverge dal- la naturale sua posizione il tralcio per tenderlo , e per metterlo a frutto. Questo deviamento dalla naturale sua posizione , a cui si sottoppone la vite ha due oggetti ; quello -cioè di' rendere più fecondo il tralcio a frutto , e quello di obbligare la vite, il di cui umore si trat tiene nel luogo della curvatura, a mettere delle belle cacciate al dissotto di essa curvatura; acciò che non si estenda al di là della forma , che in essa si vuole. Queste elementari nozioni sono troppo necessarie all’ intelligenza di ciò che esige il ben potare, e palare la vite ; e facil- mente da esse vede il Vignajuolo la ne- cessità di regolarla in modo , che sempre al dissotto del :giogo sienvi in essa delle buone gemme , dalle quali ottenere i nuo— vi tralci da incurvare , e tendere nell’ an- no successivo. Ciò premesso dico, che anche ne’ per= golati quelle due sortite, le quali nel ter- zo anno sono state allevate uniche, e che destinate sono a formare le braccia, pon- no utilmente essere incurvate a frutto; e tese; semprecchè sieno vigorose, e form- Dilucidazioni al Cop. III. è 129 i te di belle gemme al di sotto del giogo. Queste sicuramente produranno tralci bel. li, si ‘otterranno uve dalla. parte tesa, e la vite tutta crescerà prosperamente in. grossezza ; formando bel tronco ,; e belle braccia. La comune opinione de’ Vigna- juoli si oppone a questo metodo; ma la ragione, e l’esperienza contrasta coll’opi- nione loro. Chiunque ne faccia prova ne rimarrà persuaso dal fatto, e può qua- lunque imparziale agricoltore facilmente persuadersene ragionando. Infatti se si e- samini per qual motivo in luogo di ten- dere la vite si suole recidere, si vedrà al- tro non essere se non il timore , che non trencandola rimanga esile nel tronco, e nelle braccia; poichè si ritiene per mas- sima che le giovani piante semprecchè sieno troncate ingrossiscano. Questa però è una supposizione erronea, e falsa singo— larmente nelle viti. Egli è bensì vero che una qualunque novella pianta la quale per caso abbia debolmente vegetato , o sia stata danneggiata da grandine, o altro , recisa, rimette spesso con maggior vigore, il che prova, che le parti inferme, e le offese debbonsi recidere per procurarne delle nuove, e sane; ma non è altrettan— to vero, singolarmente nelle viti, che le 10 130 Dilucidazioni al Cap. III, cacciaté quando sieno vigorose e sane non ingrossino a maraviglia bene, quando sie» no o incurvate per essere messe a frutto, o troncate a molta altezza, come ho detto parlando del modo di formare il tronco della vite. In proposito di ‘che non credo | superfluo l’addurre anche V esempio di una giovine pianta, la quale abbia due o tre sortité, una, delle quali sia debole in pro» porzione delle altre; nel quale caso il solo modo di tentare l’ equilibrio ne” rami, è di ridurli a eguale consistenza, e vigore, 7 si è il troncare, le sortite fon e lasciare intatta la debole ; del che ho ragionato pi nel saggio sui Gelsi. Da ciò sempre più appare erronea la massima pur troppo co. mune ne’ vostri agricoltori, che il recidora sempre dia vigore, e forza. | N. 3. In alcune forme di vigneto sic= come la. vite deve essere circoscritta in. un dato spazio » così il Vignajuolo è co- stretto a. reciderla molto, e sempre, ac- ciò che non si estenda oltre a’limiti, ed al luogo a cui è destinata. E siccome la mag: gior parte delle. nostre viti sono condan» nate a questo infelice genere di vegeta— zione , così generalmente si crede neces» saria, alla (loro. prosperità ; e fecondità questa forzata vita; la quale non è che Dilucidazioni al Cap. TII. 13%. una conseguenzà necessaria dell’ essere le | viti troppo folte, e délla forma de’ nostri vigneti, ne’ quali si seminano anche i gra+ ‘ ni. Ne’ pergolati però, ne’ quali la pian- ta può estendersi di più, e ponno i tralci | diriggersi in maggior copia, quando la vite sia resa forte, è conti alcuni annì di pian tagione, ùtilmente viene potata con mag- giore parsimonia, lasciando che poco pet anno si estenda, ed occupi molto spazio, La giornaliéra esperienza prova. questa verità , Ja quale si oppone ‘alla. troppo estesa massima, di doversi impoverire da vite perchè sia feconda. Ne vi è fra gli amatori di agricultura chi ignorarè possa la somma ubertà (de’ pergolati; ne’ quali le viti abbiano cogli anni estesa la lotò ramificazione. Onde giova' ripetere , che la | forzata meschina struttura delle viti lungi dall’ essere un precetto necessario alla loro fecondità, a cui anzi si oppone, non ‘è che una necessità conseguente alla ri- stretta forma in cui si vuole, o si deve tenerle , perchè il genere di vigneto non lascia il luogo necessario alla loro dira- | mazione. Quindi la vite destinata a non | occupare, che un determinato spazio, qua» dunque sia la sua età, può essere para— | gonata a quelle altre piante fruttifere , 132 Dilucidazioni al Cap. III. alle quali ne’ giardini si prescrive una bassa determinata forma, le quali durano bensì molti anni in questa forzata vege- tazione, ma non sono mai, ne ponno es= sere producitrici di copia tanta di frutti , quanto un albero potato bensì; ma non limitato a sempre piccola forma. Nè creda alcuno a’ vani timori di molti, i quali s'immaginano, che questa dura leg- ge di tenere sempre quasi bambine le viti contribuisca alla loro lunga durata: poi- chè oltre alla ragione si oppone a questo vano timore l’esperienza, esserido cosa co> mune il vedere viti assai vecchie, e. fer- till ne’ pergolati, sulle piante, e presso a’ muri delle case , ove le circostanze ab- bianò, permessa una poco severa potatura, e l’allungarsi de’ rami a seconda del na- turale lero incremento . pr 133 Dilucidazioni ai precetti delle viti a filo. N. 3. 1°) vite è naturalmente fertile, | ed in primavera produce molti grappoli ; | ma la maggior parte periscono, ed una del- le principali cagioni di questo deperimen- | to, è l'ingombro nel quale si ritrovano | | Quindi per l’ ordinario vediamo sempre | scarsi d’ uve que’ tralci che sono ombreg- | giati, ed oppressi da foglie; e ricchi, ed abbondanti quelli, che essendo isolati, ed | esposti all’ aria ne godono il libero gio vamento . Non vi è, chi neghi questo co- stante fatto; malgrado però questo gene- rale ammaestramento , che presenta qua- lunque vite , per una male intesa avidità. di apparente bella disposizione ricca ‘di piante, si pongono le viti così vicine , e circoscritte a tanto piccolo sito ; che ne- cessariamente rimangono oppresse , € sof— focate, singolarmente nel tempo della fio- rita , sebbene sieno state molto, e trop- po impoverite nella potazione. Sanno i Botanici di quanto danno. sia l’ umidità , che aggruppi , e conglomeri la polvere fe- «condante , e lo vede qualunque rozzo Con- 134 Dilucidaziohi al Cap. IIT. tadino quando i fiorì anneriscono. Que- sta fatale umidità non può togliersi ove la vite non abbia 1 tralci suoi esposti ‘all’ aria, ma sieno coperti, e soverchiamente oppressi fra loro, e dalle foglie + Ma se è sempre necessaria la cautela di piantare le viti non troppo frequenti, anche nella cattiva generale ‘pratica di for- marle senza braccia j molto più lo è quan do sieno state debitamente formate, e che abbiano tronco , e braccia ; poichè queste in certo modo moltiplicano le piante. | N. 7. Sembra assai più sperabile il mi- gliorare l’ arte togliendo gli errori de’ me- todi generalmente praticati, e procuran- do migliorarli , che totalmente innovan= doli. Quindi insisto su di ‘quelli, procu— rando di descriverli minutamente , e ‘con SER maggior chiarezza io possa Ques gli errori ; che qui accenno rion:sond di poca conseguenza . ‘L’ eccessiva spesa de” legnami è generalmente I’ effetto di una | sciocca vanità, colla quale molti credeno di ottenere l’ ammirazione altrui disponen- do il vigneto ricco di pali tutti di un’al- tezza, e nuovi, quasi questi fossero i pro- duttori dell’ uve; ma dove poi si ponga Y occhio sulle viti. sul modo col quale ° Dilucidazioni al Cap. III. 135 sono coltivate , allevate, potate , e tese, non appare , che ignoranza , e trascura— tezza .. E molti ne ho veduti , che sde— ando di porre un vecchio, e piccolo pa lo al tralcio da tendersi, pongono poi le stagge, sebbene forti e belle, tutte dira— | mate, e guaste dal ferro. | Così molti legano la vite sotto al':giogo , ossia alla banchetta , e con ciò non solo in molti casi fanno una inutile legatura ; 3 ma rendono meno ‘sicuro il tralcio stesso è poichè rompendosi per ‘caso il salice, il tralcio cade ; che se all'opposto il tralcio sia condotto sopra il giogo , e da questo teso al palo s non può cadere sebbene non sia assicurato da salice al giogo , a .me= no che il giogo istesso non cada , ‘o. nom , i spezzi . : Molti pure allorchè devono potate le viti poste a filo tutti tagliano i salici, tut- ta distruggono la palificazione : e ciò pro» viene dall’ ignoranza del non sapere ado- , perare i ferri tagliando. Questi Vignajuoli, . molti de’ quali ne ho veduti, non sanno usare i ferri, e tagliare colla diversa sit tuazione delle mani ora tirando a sè » ora all’ opposto, .ora di traverso secondo esi- gono le varie circostanze ; nè sanno adat— tarvisi colla persona ; onde liberano la 135 Dilucidazioni al Cap. III. vite da tutti 1 legnami , e levano l’ ingom- bro loro per mettersi in quella disposizio ne in cui sanno tagliare . Molti anche , anzi moltissimi non hanno tanta cogni- zione di ciò che esige il ben potare, quan- ta se ne richiede per formare subito un fondato giudizio dando un’ occhiata alla vite, e prontamente giudicare qual parte debba da essa essere recisa, quale ser- bata ; onde per maggiore comodità di ri- flettervi abbisogna loro di vederla stac- cata, e libera. Molto finalmente contri buisce a questo non piccolo errore, che accresce la spesa de’legnami, varj de’ quali sono schiantati , e rotti, e quella pure del lavoro, l’uso che si fa de’ soli falcetti più » o meno grandi, e non della tanaglia. Questa facilita assai il lavoro de’ taglj in situazioni difficili, è molto più pronta nel l’operare, e non ha seco il pericolo, che il Vignajuolo sia offeso. 137 Dilucidazioni a’ precetti per le viti a Gabbiolo . Lo sel ciò, che ho proposto per la piantagione de’ così detti Gabbiolîè non abbisogna di rischiaramento., semprecchè si rifletta a quanto ho di già addotto in prova degli antecedenti precetti. Voglio però richiamare l’ attenzione del giovine agricoltore su que’ tralci, da noi detti Ber- nardoni, che tendonsi da un Gabbiolo all’ altro, come si prescrive al precetto N. 6. Questi producono gran quantità di uve, e superano di molto la fertilità de’ tralci di un solo anno: dal quale co- stante fatto si deve argomentare , che la generale potazione con cui si obbliga la vite ad una sempre ristretta, e piccola forma , continuamente opposta al suo in- grandimento , ed alla sua diramazione , non è voluta, nè prescritta dalla fertilità; ma bensì dal genere del vigneto, dalla frequenza delle viti, dalla mancanza del sito. Chi regolasse la vite co’ dovuti ri- guardì all’età, e robustezza sua, ed alla qualità della terra ove si ritrova; spo- gliandola de’ rami deboli; e superflui, e 138 Dilucidazioni al Cap. IIT. e secondando il naturale suo incremento con saggia; e ragionata potazione, for— merebbe piante bellissime, ubertose, e di più lunga vita. La ristrettezza del luogo però, che ne’ vigneti si suole assegnare a ciascuna vite, non permettendo . quell’ in- grandimento , e quella ‘dilatazione , ‘che opportuna: sarebbe ove' fosse posta sola, ed isolata, rende necessaria una assai più severa potazione; ma il prudente Vi- gnajuolo ove la località, ‘e.lo stato della vite il permetta; utilmente seconderà la sua diramazione, come appunto. si fa col ‘così detti :Bernardoni . . Nè. vale .ciò; che alcuni oppongono , cioè, che questi vecchj tralci dopo alcu- mi anni rimangono: nudi, ed. infecondi; poichè questo difetto. è colpa degl’ine- sperti Vignajuoli, i quali nel potare non lasciano gli opportuni adjutori, ‘e tutti. tagliano que’ nodi lungo il tralcio istesso, che lasciati intatti produrrebbero gemme, e messe. Nè io dico, che questi tralci deb- bano sempre lasciarsi alla vite; nè che non debbansi accorciare quando abbisogna, ed opportunamente .regolarsi col taglio; ma dico bensì} che ‘il prescrivere alla vite robusta, ed adulta quella medesima ri- stretta, e meschina diramazione, che po- Dilucidazioni al Cap. III. ‘(+39 teva permettere la sua più giovine età; non potrà giammai considerarsi, che eo me un violento*stato, contrario a’ princi— pj generali della vegetazione, e della pe presa ubertà. Fondato sù questi principj non so: ap- provare, che frequenti sieno ‘1° gabbioli 3 frequenti le' viti, e preferisco.una via. di mezzo , colla quale non esclusa molta quantità di viti, non si cada -nel dannoso - errore di-troppa foltezza, o di necessaria, ma troppo severa potazione:: ‘ Così quan- do accada ;' che il gabbiolo rimanga | po— vero di viti, non posso lodare -1’ invalso costume di supplire allevando: dal ceppo più tronchi, ma giudico assai meglio il conservare ‘un ‘tronco solo','e moltiplicare le braccia, edi rami . Fittàlmente chon giudico‘ di estendermi adducendo altre ‘ra- ‘gioni onde confermare quanto ho propo- ‘sto in questi precetti, ed in quello, che segue intorno’ a' Ronchi, ed alle viti poste a' piedi, giacchè sono essi bastantemente rischiarati dalle dilutidazioni antecedenti; e lo saranno ‘anche maggiormente da ciò, che aggiun erò er bal viti "pla con al- MO... s) P ta: 140 Dilucidazioni de’ precetti per le viti. ‘colle piante . di genere di piantagione di vi- ti, che io credo preferibile a qualunque altro per .l’ economia de’ legnami , per ì’ abbondanza della vendemmia , .per la minore occupazione del fondo s e per la maggiore facilità del suo lavoro, potendo essere arrato in tutti i sensi, fra noi è assai poco in uso. E° generale opinione, che le alte viti sulle piante producano uve poco atte a buoni vini. Questo però è contrario al fatto, poichè in molti paesi si hanno ottimi N sebbene in essi le viti sieno maritate agli alberi; così per esem- pio nel Modonese si fanno vini molto po- tenti, e. pur le viti ivi sono sulle piante . Nè, giova il dire, che in altri paesi sienvi cattivi vini ove le viti sieno così regola— te , bastando al mio. intento il provare esservi de’ buoni vini. fatti colle uve di queste viti, dovendosi a tutt’ altre cagioni attribuire la cattiva, o l’ inferiore qualità di quelli. In fatti qual ragione mai puo persuadere , che le viti adattate agli al- berì debbano produrre un frutto di catti- Dilucidazioni al Cap.III. 14: va qualità , se sopra di essi sono esposti a maggiore libertà di aria , se le loro ra- dici, il loro frutto , i loro tralci sono più soleggiati, e meno occupati dalle fredde ombre? Credono alcuni, che l’ albero spol- pi il'fondo, e troppo nutrimento ‘attragga a sè a danno della vite } ma questa opi+ nione è affatto priva di fondamento . Del che ognuno facilmente si persuaderà , quando rifletta che 1 albero deve essere piantato prima delle viti , cioè posto più sotto terra. come prescrivono i precetti N.2.e 3; e le viti debbonsi porre a certa distanza . Devono inoltre le viti essere coricate con parte del toro vecchio legno come ho prescritto trattando del modo di piantarle al N. 7. del Capo Secondo ; quindi rivolte che sieno le loro radici ver- so più lontana parte dell’ albero , e con- dotto orizzontalmente il vecchio legno ver- so di esso ‘albero sino alla indicata distan- za , nella quale si rialza poi la vite , ri- mangono le radici di questa, non solo in un piano diverso da quello della pianta , ma inoltre molto distanti . Quando così si operi non solo non può temersi in que. sto genere di piantagione che l’albero ar- rechi danno ; ‘ma chiaramente appare , che rimane alla vite molto maggiore quan- 149. Dilucidazioni al-Cap. IIT. tità di terreno, e di libertà per estendere le radici ) che non. le rimanga ne’ nostri fili.,.e ne’: gabbioli ; ove sono poste tanto frequenti a e. frammischiate a molti alberi; oltre a’ molti legni, 1 quali essendo ‘cen-' © ficeati in terra, spesso offendono le radici delle viti .. Ma l’ estendersi in ragiona ‘ menti è cosa inutile, quando ]’ esperienza costantemente prova la falsità di una così mal fondata opinione, giacchè le viti ma- ritate alle piante prospèrano. a maraviglia, e sone di una. prodigiosa. fecondità . Credo inutile l’estendermi di più per provare i vantaggi ‘di questo genere di piantagione , e per'oppormi alle due so- vrallegate opinioni; che produca cioè uve di cattiva qualità:,'‘e’ che 1° albero sia di danno; sembrandomi di avere bastante- mente.,accennato, ciò che può convincere qualunque agricoltore non prevenuto , e ragionevole. Aggiungerò invece alcuni ris chiaramenti pel «modo: di ‘allevare que- ste. VIti « AI precetto N. 3; viene srindidbte doversi porre un sostegno acciò che la novella vite possa avviticchiarsì , e sorgere senza in> gombrare la pianta. Questa cautela è ne- cessària, ed è pessimo il costume di quel. li ,:che pongono bensìun sostegno a cià+ Dilucidazioni al Cap. INIL 143. scuna vite j ma poi. lo.legano; nella sua estremità al piantato.albero , In questo modo in luogo di allontanare dalle ,novel=. le messe dell’ albero le. giovini cacciate delle viti,, ve. le conducono. Queste de stringono co’ loro capreoli 3 si oppongono al loro crescere ; :e.le espongono ad es- sere rotte quando staccansi poi le viti per tagliarle . Deve pertanto il. sostegno es- sere bene assicurato nel fondo della ter- ra , e posto. verticale , e. dritto, lontano dall’ albero ; così cresce la. vite , sempre conservata nella, sua giusta situazione » e liberamente. vegeta l’ albero . > ra» Sebbene io sia di costante opinione., che debbasi formare il. tronco della.. vite con quanta maggiore celerità: si. possa.3 pure quando non è robusta: ;i easia esile > non conviene il potarla a molta altezza 3 onde ne’ primi anni le viti poco vigorose ponno porsi bensì a frutto, ma senza po= rarle a tutta l’ altezza, a .cui sono desti- nate . Opportunamente pertanto si ponno in tal caso tendere legate al'loro sostegno, e non affidate alla pianta ;! e lo stesso metodo pur.giova usare quando la'pianta sia debole , e la yite robusta - Nell’ unos e nell’altro..caso, così operando, si dà Ino- go a quella proporzionata.robustezza; che 144 Dilucidazioni al Cap. III. vicendevolmente esigono, ed al quale ten de il precetto N. 6. Le cure del Wignajvalo ron solo devono essere ‘dirette alla buona educazione della vite; ma-pur anche a quella’ della pian- ta, sulla quale deve sorgere. Egli è ne— cessario, che l'albero: sorga dritto, e che alla dibceriolinatà altezza si divida in brac- cia , dalle quali sorgano poi i rami che servir devono quasi di scala alla vite per salire in alto . Per ottenere questa forma. converrà usare que’ riguardi nel taglio , che ho esposti nel Saggio su i Gelsi. Da quanto in esso ho detto, facilmente si de- duce ciò , che debbasi praticare ; ed Ù ripeterlo non sarebbe , che una inutile > nojosa superfluità . Dagli stessi cnilici esposti per 1 gelsi , oltre al modo di for- mare l’ albero nella sua stabile struttura, si hanno le massime fondamentali pel taglio de’ rami ; colla sola differenza però, che ne’ gelsi si deve aver di mira l’ ab- bondanza della foglia, e negli alberi delle viti devesi all’ opposto molto diradare , per togliere l’ ombra, e recidere in modo, che la vite rimanga ne’ suoi tralci ben compartita ; (€ separatamente legata : e che ove il tralcio è piegato a frutto, e deve mettere i muovi tralci, siavi un rame _. Dilucidazioni al Cap. III. 148. i dell’ albero, a cui prontamente possan@ unirsi , avviticchiarsìi , e sorgere. In que- ste modo quelle nuove messe , che nel se- guente anno devono produrre il fratto, non sono esposte, ad essere rotte. da’ venti,, sorgono molto vigorose, maturano in esse le gemme , ed il legno , e non coprono colle loro foglie i grappoli de’ tralci mes- si a frutto , Pei suddetti motivi non mì. sono esteso nell’ educazione dell’ albero ed ho creduto sufficiente il precetto N. 7. Finalmente mi faccio lecito di replicare quanto insegna il precetto N. 10, giacchè contro le opinioni invalse , e gli errori adottati non basta il dire, ma è necessa- rio il molto ripetere. Si crede, che quan do si permetta alla vite il diffondersi ,. ed allungarsi altro non si faccia, che allun- gare una parte di legno inutile nel tron- co, o nelle braccia . In fatti ciò spesso si vede singolarmente ne’ nostri gabbioli , ove 1 vecchj tralci sieno condotti dall’ un gabbiolo all’altro, e si vede pure ne’ per- golati . Ma sebbene sia vero, che gene= ralmente i rami superiori di tutte le pian- te crescano a danno degli inferiori , pure quel totale deperimento di nuovi sarmen» ti, che spesso vediamo nelle nostre viti, non è l’effetto di una generale legge di 11 146 Dilucidazioni al Cap. III. vegetazione , ma bensì del pessimo uso di recidere da ‘esse 1 nodi , che potrebbero produrli . Osservi il Vignajuolo con dili< genza ciò, che insegna il precetto N. 10. e così le sue viti col crescere degli anni si diffonderanno in rami fecondi di frutti, e di novelli tralci ; ma se reciderà i no- di, e formerà liscia quella parte di legno ove essi sono , certamente distruggerà da sorgente delle messe , e non formerà che , un vecchio inutile legno . Sembra che nes« * sun agricoltore debba ignorare, che il ve- ro modo di allevare nudo , e liscio un qualunque ramo, sia il recidere da esso i nodi, e le gemme; malgrado così triviale nozione spesso il Vignajuolo si duole , che la vite nel vecchio tralcio sia rimasta po- vera; ed infeconda ; ma egli stesso "coi ferro le ha tolta ‘la facoltà di produrre. Leto. \ 147 MWilucidazioni al Cap. IV, i Sopra il modo di potare la vite. N. 1.2. [A vite quanto le altre pian» te fruttifere, ed ancora più sebbene ab- bandonata a sè stessa, produce il suo frutto, ma di meschina qualità se a rego» lata forma nonsi riduce coll'arte. Una del. le principali parti di questa si è il potare, il di cui oggetto dovrebbe essere quello di levare le parti inferme, le deboli, le su- perflue , lasciando che gradatamente: cre> scesse la pianta, € si dilatasse col crescere degli anni sino a che giunga a quella e- stensione, che le naturali forze le pre- scrivono. In questa guisa. si avrebbero piante ubertose, robuste; e di lunga du- rata; ma molto tempo vi vorrebbe per ri- durle a questo stato, e siccome esigereb- be ciascuna vite molto sito ; così poche , e rare se ne potrebbono piantare ne’ vi- gneti. Ora avendo l’ esperienza dimostrato che le viti sebbene molto recise, e sempre circoscritte. a. piccola: forma pure danno frutto, per la naturale brama di vedere in breve tempò..ridotta al suo perfette 148 Dilucidazionial Cap. IV. stato la vigna si piantano le viti folte, e frequenti, e si costringono a rimanere sempre piccole sebbene adulte, e vecchie. Da ciò appare come il tanto recidere, che si fa non deve attribuirsi a necessità vo— tuta dal genere della vite, ma bensì dal modo col quale pongonsi nel vigneto , e che sebbene nella pratica invalsa ricavisi ne’ primi anni maggiore vendemmia di quella, che si otterrebbe da viti più rade, dopo pochi anni, e nel seguito il calcolo cangia affatto a danno delle folte, e fre- quenti. Ciò vedesi nelle viti piantate, e maritate agli alberi, le quali sebbene an- che ne’ primi anni fruttino quanto quelle poste a filare, a gabbiolo, a pali, ne’ ron- chi ec., pure in proporzione ‘dell’estensione delterreno danno poco, perchèsono poche; ma in seguito suppliscono; e non esigono nè grande spesa, nè grande lavoro. Il prudente Vignajuolo adunque dovrà reci- dere molto ove la frequenza delle viti, ed il genere del vigneto lo esigono e per to- gliere l'ombra, e per lasciare libero adi- to all’ aria; e al sole, e per non costrin- gere la vite a cui è concesso poco spazio di terra ad alimentare molti tralci, e mol- ti frutti, e quanti non può per le circo- stanze. Queste deve egli giudicare dalla Dilucidazioni al Cap. IV. 149 forza, e dall'età, e dalla qualità del fon> do in cui è posta. Se la terra è attiva,, profonda, fertile. può il Vignajolo essere più generoso nel non levare col taglio ;.non così ove il terreno di poco fondo, magro, e poco attivo gli prescriva di bilanciare le forze della vite co’ mezzi della sua sus- sistenza, | N. 3. 4. Quando i nuovi tralci, che de- vono produrre le uve nel successivo an no ponno giugnere a prefetta, maturanza ; la quale si distingue dal colore, e dalla durezza della sua parte legnosa, e dalla robustezza , e stabilità delle gemme ; rie- scono molto fruttiferi; non. così accade quando rimangono di colorito. debole , e verdeggiante per poca maturanza, Per ri- durli a questo felice stato: giova ‘assai il disombreggiarli,recidendo i grossi tralci inutili subito fatta la vendemmia, ed ob- bligando per tale via tutta la forza vege— tativa al nutrimento di quelli che devonsi conservare. (Questa operazione però non si estende alle minute parti della potatu- ra, ma alle sole più rilevanti, e che a- vendo di già fruttato debbonsi recidere. Circa poi al potare la vite subito ca» dute le foglie malgrado il dissenso di molti agricoltori , che preferiscono il. differire ala 50 Dilucidazioni al Cap. IV. la primavera , io ‘per molte ragioni credo più opportuno il non ritardare. Di ciò mi persuado poichè cadute le foglie non vi è umore, che possa gemere, e lo stato di vita inerte in cui è la pianta; la rende per certo modo insensibile alle ferite, le quali forse anco cell’impoverirla restringo- no il suo principio vitale a pro di quella minor parte che vi si lascia. E quanto .pos- sa questo stato d'inerzia, appare da ma- gliuoli che recisi conservano il loro. vigore per tutto l'inverno .. Nè io ho potuto av- vedermi giammai di alcun danno a cui le viti sieno state sottoposte col potarle nel. la suddetta stagione, ed anche nell’ inver- no. Altronde è sempre prudente quell’a- gricoltore , che procura di essere solle= cito ne’ ‘lavori ; e che non dimentica quanto nella primavera siavi a travaglia- re, e quanto danno ne derivi dal ritardo. Questo danno può essere grande, e som- mo nelle viti, e quando ‘accada, che pèr Ja volubile ‘varietà delle stagioni debba il Vignajuolo potarle ‘allorchè sono abbon- danti di ‘suco, non solo si debilitano; ma ponno anche perire. In fatti ‘avendo. io, alcuni anni sono, dovuto far potare le viti di una mia nuova!‘ piantagione in tempo, che pregne di umore gemevano assai , ed Dil ucidazioni al Cap. IV. 151 essendo sopraggiunto un forte freddo , con- gelatosi l'umore che scorreva su’ loro tron- chi, ed an neriti questi, tutte le ha fatte perire: Ciò mi.ha obbligato a reciderle a fior di terra , hanno rimesso, ma per quan- te cure.io vi abbiaimpiegate non mi è mai riuscito di ridurle quali erano, rima— nendo esse sempre in mediocrissimo sta> to, e scarsissime nelle uve. Sembra pet tanto , che la ragione, e l’esperienza pro- vino l’ utilità del potare subito ‘cadute’ le foglie, e credo che nulla vi sia a’ temere continuando anche nell’ inverno, sempree- chè il freddo non sia tanto forte d’impe- dirne | opera al Vignajuolo per il sover- chio suo incomodo. Nè io, che pur'ne ho fatte replicate prove ne ho veduto acca- dere inconveniente alcuno, nè alle viti, nè alle altre piante fruttifere. G rr _.5N.8. È veramente degno di uomini séel- vaggi lo spietato modo con cui i Conta- dini ‘staccano a viva forza i tralci avvi- ticchiati ai sostegni, ed a’ rami delle piante ; e quanto più sonò ‘vigorosi, € quanto maggiori speranze offrono di ab- bondante futuro prodotto ; tanto maggio+ re è lo strazio ‘che ‘di essi fanno , e lo schiantare de’ legni e de’ rami degli alb©- ri. Sarebbe pure cosa assai utile , elle an- 152 Dilucidazioni al Cap. IV. che fra noi s’introducesse l’uso della ron- ca. È questa formata da un falcetto posto in cima ad un legno; col quale il Vigna- juolo stando sul piano può giungere a ta- gliare i capreoli in alto senza essere \ob- bligato a strapparli violentemente. Questa ronca può facilmente essere migliorata quando venga formata in modo, che nella curvatura superiore convessa del falcetto siavi una parte tagliente ; incavata nella curvatura medesima, cosicchè con'essa ta. gliare si possa non solo tirando dall’ alto al basso, ma pur anco spingendo dal basso all’alto, e ciò perchèin pratica spesso ac- cade, che recidendo tirando abbasso si schianta il legno del sostegno , o il ramo della pianta, e non così tagliando collo spingere in alto, Giova pur anche un un- cino posto al rovescio della ronca, il qua- le serve per tirare a se le parti, irami, ed i tralci secondo l'opportunità... Grave è il danno, che si fa alle viti col violentemente staccarle; ma più gran- de ancora è quello dell’ indiscreto modo con cui nel potarle vi si tagliano le femi- nelle; cioè le sortite laterali, vicino alle quali vi sono le gemme, che devono pro- Asrere il frutto. Crede il Contadino di Dilucidazioni al Cap. IV. 153 mostrarsi esperto potatore, disponendo i tralci da frutto con bella proprietà, e senza speroni, e taglia. così ‘vicino. al+ le gemme , che spesso;; non solo le..of- fende, ma in parte anche le recide . E spesso accade di vedere de’ bei filari po— sti in ordine regolare (co’ pali in-linea,e co’ tralci tesi tutti.ad-.eguale altezza, che offrono l’aspetto di essere da perita, e:di- ligente mano regolate; ma se; poi si esa minano attentamente, questi così ben.or- dinati tralci, tutti si ritrovano con molte gemme tagliate; e rese infeconde. Nè creda alcuno, che questa terribile distru- zione di vendemmia sia caso raro, essen= domi spesso accaduto di vederlo; ed es- sendo forse anzi raro il caso, che ciò non avvenga. Anzi inquanto all’esperienza.mia, tanta è la difficoltà, che ho sempre ritro. vato ne’ Contadini di tagliare le feminelle senza offendere le vicine gemme, che or- dino sempre di lasciare unito alla. gem» ma un pezzo di legno della feminella, che recidono. Questo quando si ottenga , ( poi- chè l’abitudine nel Contadino è quasi una necessità ) è il solo. mezzo di salvare le gemme, e con esse la vera sorgente della vendemmia . In fatti qual ragione mai esi- ste per tagliare tutta la feminella sino vi. y [ 154 Dilucidazioni al Cap. IV. cino alla. gemma ? nessuna ‘'eccettuata la voglia di vedere il tralcio netto quasi pet bellezza Quale danno ne .deriva dal la+ sciare vicino alla gemma ‘un piccolo pezzo di legno tagliando lontano? nessuno. affat- to, poiche ‘non si tratta di formare un tronco, 0 un ramo ‘liscio ; ma bensi di a- vere «un. talcio fruttifero, al qual:fine fa d’uopo’ molta.cautela acciò che le gemme sieno' intatte, e sane. Piostnogti ‘In conferma di quanto espongo è da os+ servarsi, che .d’ordinario vediamo le! viti abbondanti di uve: più all’ estremità de’ tralci; che nel loro principio , o nel mez+ zo. Questo. fenomeno ‘non sembra’ natus rale, poichè nella estremità il legno è più debole; e.le gemme meno: protuberanti, è meno: forti, e conseguentemente. :devonsi giudicare meno atte a. fruttare. To ‘per= tanto credo doversi ciò attribuire ‘alla ne. gligenza de’ potatori. Nè sembra difficile il persuadersene ; quando attentamente si osservi la forma del movello tralcio desti- nato al frutto. Poichè nel suo principio ha gemme. e vicino ad esse ha i laterali sarmenti detti feminelle robuste, e grosse; nel suo mezzo ha buone gemme ,.e buo+ ne. feminelle, ma meno! gagliarde;; nell’e- stremità-ha gemme :prive.di feminelle. Da » Dilucidazioni al Capo IV. +55. eiò ‘nasce » che nella potazione le più belle gemme , essendo sottoposte ad un vicino. taglio più grande s soffrono. più delle medie; e le medie più delle estre= me , le quali nulla ponno faffrire , per chè non avendo feminelle nulla hanno da doversi recidere; e così pure le prime come più protuberanti, e sporgenti in fuori sonò spesso dal negligente Vigna= juolo offese, e tagliate non solo per la Joro forma più rilevata; ma anche. per- chè la grossa feminella vicina obbliga. il Vignajuolo ad usare maggiore forza nel reciderla, e però, con maggiore difficoltà trattiene la mano per non. offendere. la sottopposta gemma. Sarebbe per tan» to da desiderarsi, che per generale pra» tica tutti i tralci da frutto fossero. potati in modo, che rimanesse pressa di loro un pezzo. di ciascuno de’ laterali sarmenti nas ti vicini alle gemme. Questo non. piccola guasto» assai frequente presso de’ nostri ignajuoli, sarebbe di malto diminuito an che se in luogo del. falcetto venissero abi+ tuati all’ uso della tanaglia, colla quale oltre alla maggiore celerità, e sicurezza » è assai più difficile l’offendere le gemme, di quello che lo sia col falcetto, col quale dato il colpo per recidere esigesi certa * l and ‘156 Dilucidazioni al Cap. IV. destrezza per trattenerlo, o per diriggerlo lontano dalla gemma. Il Contadino, che rare volte riflette sui fenomeni. della vegetazione con quell’ oc— . chio di ragionevole imparzialità, che. solo ci può allontanare dall’ errore, vedendo Je viti spesse volte più ricche di grappoli all’ estremità del tralcio‘, che nelle altre. sue parti, tutti li tende, qualunque sia la Joro lunghezza, e la quantità delle gem- me , e qualunque sia lo stato della vite, temendo nell’accorciarlo di perdere la più fruttifera parte , anzi tutta quasi la ven- demmia . Ma se egli riflettesse al suo modo di potare formerebbe tutt’ altro ragiona— mento , e vedrebbe quanto sia vero ciò , che io ho qui sopra ‘esposto . E ciò che pur manifesta una costante contraddizione si è il recidere, che esso fa generalmente , accorciando a pothe cemme i sarmenti, che usciti sieno da qualche ‘vecchio WPaieto > da noi detto Bernardòne, quasi in essi vi fosse una disparità da quelli usciti presso il giogo, che difficilmente s’induce ad accor- ciare, come prescrive il seguente precetto . 9., e come vuole la ragione, e l’espe— rienza. Nè credo potersi addurre alcuna fondata ragione » dalla quale dedurre, che nelle eacciate , che egli conserva sul vec- Dilucidazioni al Cap. IV. iS chio tralcio, sieno più feconde le prime gemme , di quelle poste sulle loro estre+ mità, e non così ne' tralci usciti di nuo- vo presso il giogo , de’ quali teme |l’ ac- corciamento, supponendo le gemme estre+ me, cioè-le più piccole, e situate sul più debole legno, essere più feconde. N. 10. Il principale oggetto del potare nelle piante da frutto, si è il conservare la pianta in uno stato florido , e fruttifero 4 al qual fine debbonsi recidere le parti sue languide , deboli , inferme , ed anche le sane , che nuocer possano a quella equili- brata proporzione , che esigono le circo- stanze. Oggetto secondario può conside- rarsi quello di mantenere la pianta in quella forma, che esige il genere di piantagione, a cui dall’ Agricoltore è destinata ; onde nelle spalliere, nelle piante nane de’ giar- dini , e negli alberi alti diversificano in parte le leggi del ben potare. La vite con: siderata solo come pianta fruttifera po- trebbe utilmente essere potata, ritenute le sole leggi con cui mantenerla vegeta ; è fruttifera ; ma generalmente viene essa piantata in forme tali di vigneto; che non permettendo l’ estendersi de’ suoi rami in proporzione dell’ età , obbligano ad una 158 Dilucidazioni al Cap. IV. circoscritta forma ,. perduta la quale - ne deriva imbarazzo ; ed ingombro , nè può il Vignajuolo» utilmente tenderla a frutto. Ciò è manifesto singolarmente ne’ filari, ene’ gabbioli , ove quando le viti si al- lunghino ; oltrepassando lo spazio che è loro assegnato non ponno essere tese senza occupare il sito. destinato a’ grani , o alle altre viti vicine ..Per non incorrere in que» sto sempre grave inconveniente, una delle principali avvertenze del Vignajuolo. nel potare è quella .di così circoscrivere la for> ma della vite, che debba necessariamente produrre i novelli tralci nel seguente anno produttori delle uve, sempre al di sotto del giogo , o di quella qualunque Jegatu» ra, che ne fa l’ufficio . » Essendo questo ‘uno de’ massimi fini del- Ja buona potatura, la dicui dimenticanza può facilmente ridurre un vigneto a pes simo stato , io per maggior chiarezza mi voglio estendere trattando delle viti a fi- lo ;. giacchè dalla chiara intelligenza di queste può facilmente ognuno dedurne le giuste massime per qualunque altra forma a.cuì la vite venga circoscritta. Il giovine lettore, che brama istruirsi non dimenti- cherà quelle pertiche orizzontalmente: po- ste ne’ filari, le quali fortemente assicu- Dilucidazioni al Cap. IR. 159 rate ad alcuni pali posti nella linea istes- sa delle viti, egualmente alte dalla terra circoscrivono I° ultima altezza delle brac= cia , e sopra le quali pertiche formanti il giogo piegare debbonsi.i tralci, e con- darli agli opposti pali per renderlì frutti feri. Da questo modo di tendere il tral. . cio fruttifero nasce la necessità di obbli- gare le viti a produrli annualmente al dis- sotto del suddetto giogo. Che se una vite incomincia a. produrre i novelli tralci @ frutto al di là del giogo; cioè dopo la cur- vatura del tralcio fattale sopra s facil- mente poi ne’ seguenti anni produce sem re più avanti , e tanto si allunga , che poi obbliga il Vignajuolo ad una forte , e pericolosa recisione nelle braccia, colla perdita del frutto di un anno ; éd alle volte anche della pianta tutta.. Ma se il potatore prima di por mano al ferro at- tentamente esaminerà lo stato della vite » ed avrà le debite avvertenze 3 non sarà mai, o ben di raro obbligato a così pe= ricoloso ; e ‘disperato partito . Il più op+ portuno mezzo è sempre quello di man» tenete |’ estremità delle braccia sempre al dissotto del giogo . In questo modo il tral- cio a frutto’, che sopra di esso s' incurva ha sempre al di sotto della curvatura al Ri, PRATO | I K 4 f La » ‘160 Dilucidazioni al Cap. IP. cune gemine , nelle quali l’ umore della curvatura , istessa soffermato agisce cor forza , e produce lunghi, e ben formati tralci. Siccome però spesso avviene , che per singolari circostanze questa felice , e Fai disposta forma nella vite si perda , © presenti le braccia colle loro estremità AL sino al giogo ; così per ridurle nel- a voluta disposizione, se per caso , co- Mme spesso occorre ; lungo le braccia , ed al di sotto delle loro estremità ha la vite prodotta qualche bella messa, opportuna» mente si accorciano le braccia sino al luo= go ove quella nasce , e così siamo, certi di avere al di sotto del giogo le.gemme, delle quali la novella messa è fido i Questa operazione è veramente opportuna quando la vite non abbia vicino al giogo al di là della curvatura qualche bella mes= Sa , e non sia essa stessa vigorosa ; poi» chè si circoscrivono le forze sue a minori rami , si conserva la speranza del frutto nel tralcio , che si piega , e él tende , e si assicura la richiesta forma, Ma quando la vite sia in istato florido , e vigorosa , ed avendo qualche bel tralcio al di là del giogo , ne abbia altresì qualche altro in- feriore ad esso giogo ; puotrassi Opportu- nmamente tendere quello sebbone nato sia [A ilucidazioni al Cap. IV. 161 al di là del giogo, e recidere a sole due, o tre gemme il sottopposto tralcio... In questo modo .il tralcio reciso , e ridotto a così poche gemme.mette da esse. robuste sortite, e quello teso produce l uve. Ma nel seguente anno deve poi il potatore tut— ta recidere la vecchia parte , abbassando col taglio sino al luogo di. quell’ inferiore tralcio stato reciso a poche gemme, e che abbiamo detto adjutore , poichè serve di ajuto: onde supplire a quella forma , che sarebbesi perduta , se .la. pianta. avesse continuato a produrre al di là del giogo». Troppo diffusamente sarebbe da me trat- tata questa parte di pratica agricultura sulle viti, se descrivendo ad.una ad una tutte , o molte delle diverse combinazioni possibili , ed anche non rare nella pro- ‘duzione , e vegetazione de’ tralci , nelle forme delle viti, e nelle circostanze varie di esse , volessi poi dire ciò , che in cia- scun, singolare ‘caso sia da praticarsi. Ciò non (servirebbe , che a prolissità, ed.a . confusione inutile ; mentre ritenuti. prin cipj ;- ridotti già a sufficiente chiarezza , il buon giudizio , e la pratica insegneran- no il modo di condursi in ciascun caso particolare . reco. 12 7 162 Dilucidazioni al Cap. IV. N. 1r. Non senza dispiacere io mi vedo costretto a frequentemente rammemorare l'ignoranza de’ Contadini; e quasi temo che possa il mio lettore da’ sentimenti in- tellertuali, dedurre quelli del cuore. Ma rispettati sempre i doveri della buona mo- rale, e quella naturale compassione , che e dovuta allo stato di povertà, non è pos- sibile -di procurare il‘ miglioramento de’ cattivi metodi senza rilevarne gli errori, e l'ignoranza che li produce : e giovan- do per quanto si può alla condizione del Contadino, non è possibile di essere .in- differenti alla loro ostinazione nelle cat- tive pratiche, qualunque sieno le ragio— ni; che loro si adducono per distoglier- li. Da qui nasce, che tutti gli Scrittori con generale accordo, tutti, dico, si dolgo- no della difficoltà somma, che ritrovasi nel migliorare |’ arte agraria, essendo essa affidata a persone rozze, incolte; e tena— cissime de’ loro metodi. Nè può osser- varsi senza maraviglia,, che molte di que— ste male consuetudini non solo tendono alla minore utilità del prodotto; ma inol- tre accrescono il dispendio , ed il trava- glio, per dimimuire i quali. sembra pure, che il Contadino debba non solo; ma pos- sa facilmente essere attento, ed intelli- 24 Dilucidazioni al Cap. IV. 168. gente. Due di esse sono chiaramente ig dicate in questo precetto N. 11. Io cono. sco alcuni distretti ne’ quali accostandosi il Vignajuolo a qualche filare di viti per potarle , e disporle a frutto, per prima operazione tutti taglia i salici; e tutti o quasi tutti divelle, e stacca i legni, che servono alla costruzione. Fa egli questo per tagliare con maggiore agio le viti, e per assicurare la palificazione . Ma in Questo modo tutto si deve annualmente ri» fabbricare, maggiori salici, e legni porre ‘in opera. Se in vece del falcetto ; e degli altri ferri comuni si facesse uso della te- Maglia, colla quale più facilmente si può tagliare, anche nelle non facili posizioni ; sarebbe più facile l’ allontanare così in- . congrua spesa, e perdita di tempo. Po- trebbesi però anche con que’ sovralegati ferri opportunamente tagliare senza tanta distruzione di palificazioni; semprecchè a il.Vignajuolo da se stesso con buona ri- flessione sapesse adagiarsi nella positura e nella direzione della mano ; o vi fosse chi conoscendo questa parte di pratica sapesse insegnarla a’ giovani Vignajuoli:. Ma lepartitutte della pratica agraria sono di fatti piuttosto abbandonate alla natu- . rale imitazione de’ figlj degli agricoltori ; 164 Dilucidazioni al Cap. IV. che insegnate con giusti principj. Fanno i giovani meccanicamente ciò > che vedono praticarsi da° loro mag giori ; nè questi sanno diriggerli, ne ponno insinuare que’ principj, che essi stessi ignorano; e se pure alcuno ne sanno , non hanno il mo- do di saperli comunicare. Questa man- canza di ammaestramento , la quale man- tiene l' agronomia sempre mello stato di Vera inerzia, e rende in questa parte i no- stri Gia dlii non dissimili dai Chinesi, potrebbe essere un interessante soggetto ad un saggio agricoltore, per istudiare la soluzione : del problema, come si possa praticamente, e senza «chimeriche institu- zioni stabilire un sistema di pubblica istru- zione agraria applicabile alla pratica, e che producesse il bramato effetto . Venendo ora all'altra pessima consue— tudine, che sovente volte mi è accaduto di vellére, cioè al potare, che spesso si fa di quella parte di tralci, che pur in se- guito deve il Vignajuolo staccare, egli è manifesta cosa ciò non provenire, che da mancanza di cognizione pratica, la quale cognizione può sola abilitare il potatore , appena, che vede una vite, a giudicare quali parti debba recidere, e quali lasciare unite alla pianta. Questa mancanza di co- Dilucidazioni al Cap. IV. +68 giizione fa spesso, che il Contadino per de molto tempo potando alcuni tralci sen. za staccarli, e disponendoli come se do- vessero rimanere uniti alla vite, poi in seguito meglio conosciuta la sua qualità , situazione, e forma s’ avvede, che devo— no essere gettati, e recisi; in questo mo» do si accresce di molto la perdita del tem- po; disordine, che non avverrebbe se il Vignajuolo fosse buon pratico, ed istrutto ne’ giusti principj del ben potare. Quan. do questi sieno ben noti 1’ occhio del Vi- gnajuolo discerne subito le poche parti ; che la vite esige sieno conservate, e con pochi colpi la riduce ‘allo stato che. le conviene, senza perdersi in ambiguità; e molto meno nel lavorare sopra quelle par- ti, che deve abbandonare, e recidere». La sola pratica: può persuadere quan- to sieno gravi, e di quanto danno (questi due difetti nel modo di tagliare; e pala- re le viti; e con quanta: maggiore. pre- stezza , ed economia si possa operare, quando si operi da buon pratico guidato da giusti principj. Appare. chiaramente l utile nella minor perdita. di tempo; e l'economia pure si fa manifesta’, conside- rando quanto ininore quantità di salici, e di legni vi si debba impiegare. 0 166 Dilucidazioni ai precetti dello scacchiare', rà pid scacchiare può considerarsi come una secondaria potazione , che serve allo stesso fine del taglio. Le mire pertanto alle quali tender deve, essendo comuni con quelle della potazione, fanno sì che le di- lucidazioni date ai precetti di questa, ren- dino sufficientemente chiari, nella maggior parte loro, i precetti di quello . Quindi 10 credo bastevole il soggiungere alcu- ne poche riflessioni su tutti i precetti a’ quali ho ridotto lo scacchiare . Ritenuto pertanto il suddetto scopo del- lo scacchiare deve il Vignajuolo essere ‘sollecito nel non ritardarne l’ operazione, mentre il ritardo produce tre gravi ‘in- ‘convenienti; cioè facilità di Jacerare la ‘pianta per la consistenza acquistata dalle sortite da levarsi; perdita di forza vege- tativa nelle parti, che debbonsi conser- vare intatte , per l’ inutile uso permesso nelle superflue ; impiego di maggior tem- po nello scegliere .ciò che si deve stacca- re, atteso l'ingombro delle foglie, e degli ammassati sarmenti. Quando il Vignajuo- Pilucidazioni al Cap. IV. 167 lo sia veramente perito nella buona pra- tica può con molto utile diminuire d’ assai il lavoro, essendo sollecito nel porre la mano all’ opera: nella quale giova assai il saper distruggere le gemme. superflue prima , che si prolunghino, e sbuccino . Nè creda alcuno, che questa sia cosa len- ta, difficile, e di poco profitto ; poichè io ho replicatamente esperimentato , che questo dilisente , e sollecito procedere , è sempre secondato da prodigioso effetto, e prestamente eseguito . Imperocchè con somma facilità , e prestezza staccansi col dito indice le protuberanti gemme, e quel- le che negli opportuni luoghi rimangono superstiti, chiamano a sè tutto l’ umore, e la forza vitale con loro stupendo ingran- dimento , e nutrizione . Io sono persua— so , che molti agricoltori porranno questo genere di agraria diligenza nel numero di quelle molte , che proposte da dilettanti . non pratici hanno bella apparenza ; ma non reggono alla pratica: so quanto sfor- tunatamente ,nell’ arte agraria. possa, la consuetudine, e con quanta facilità si confondano le utili novità colle chimeri- che . Ma chiunque con retto senso consi- deri, che dalle sole gemme escono le sor- tite, che queste debbonsi recidere,.@ stac- 68 Dilucidazioni al Cap. IV. care colla mano ove ‘sovrabbondano , @ sieno mal situate ; e consideri pure quan- to minor tempo si ricerchi al levare le gemme di quello che allo scacchiare, o potare ; e quanto maggiore nutrimento si obblighi per que’ tralci che si bramano ; non precipiterà in così mal fondato giu- dizio ; e quando ne faccia’ prova vedrà , che il fatto ottinramente nr: cin al raziocinio . Oltre alla celerità del'T@6ro, ed alla maggiore robustezza de’ tralci, che si ot- tiene staccando le gemme; rimane di più la pianta illesa dalle ferite, e dalle lace— razioni. Quelle non sono di tanto grave danno quanto queste singolarmente se core perito taglio siasi potato , e se con indi- screta,.e tata mano siasi scacchiato; ma sempre e luna, e l'altra operazione la- scia. la parte legnosa della pianta me- no intatta di quello che sia sgemman— do:; esige tempo | maggiore, € diminui— sce ta vegetazione nelle parti che debbon- si conservare per la buona conformazione della pianta” s'e pel successivo frutto. Tanto però nello. ipmneclliam , quanto nel- la previa operazione 3 che appoggiato all esperienza mia propongo dello staccare le semme, .richiedesi ‘riflessione, e buon giuy Dilucidazioni al Cap. IV. 169. dizio. Chi ben fisse ha in mente le giuste massime con cui devesi regolare la pianta corrispondentemente al genere di vigneto, nel quale ritrovasi collocata , ne’ singoli casi con un perito colpo d'occhio , che la sola pratica rende facile, vede, distingue, e determina; e senza dubbietà stesa la ma- no all'opera, distrugge le sorgenti super- flue, e tutto dirigge alle utili , ed alle necessarie. Tutte le arti ne’ loro principj richiedono diligenza, in seguito alla qua- le nasce quella pratica intelligenza , che il solo uso , e l'esercizio ponno produrre. Chi si accignesse a tutti descrivere i varj casi, e le moltiplici combinazioni che si ponno osservare nella struttura , e circo— stanze della vite, opprimerebbe il lettore con grossi volumi. E sebbene un celebre autore oltremontano trattando delle pian- te fruttifere siasi appigliato a questo me- todo più atto a fare pompa, che ad in- struire , 10 certamente non saprei imitar- lo . Sembrami, che la natura di una buo- na istruzione debba essere fondata su° principj,, e massima'di tanta verità , e chiarezza, che facilmente, e senza confu- sione impresse nell’ animo: di chi brama isecruirsi, gli servano poi di norma ragio— nando a perfezionarsi nella pratica . ‘Nè I 79 Dilucidazioni-al Cap. IV. chi manca di sufficiente giudizio per ope= rare in sequela di massime fondamentali, adattandole a’ diversi casi, che la natura offre nella vegetazione ; potrà giammai ap- prendere |’ arte , nè debitamente profes- sarla ; ponendosi in. capo un grande am- masso , e sempre imperfetto delle varie ‘combinazioni » e. ciò che in ciascuna di esse debba operare . Conchiudo pertanto coll’ insinuare. di non mai dimenticare quali sieno gli oggetti del potare , e dello scac- chiare , che mi lusingo di avere con suf- ficiente chiarezza indicati; e di non di- menticare il proposto metodo dello sgem- mare. come conducente ; e facilitante , sempre però riflettendo, e considerando prima «di operare; e nella persuasione , che la diligenza deve sempre precedere la prestezza , la quale non si ottiene giam- mai , che dalla ben diretta pratica . Malgrado 1’ evidenza, a cui è ridotta la necessità dello scacchiare le viti, ac- ‘cade spesso di vedere molti negligenti Con- ‘tadini, i quali trascurano così necessaria ,, ed utile operazione ,.e con falso ragiona- mento. la considerano come una vera per- dita di ‘tempo. Ma questi oltre alla som- ma ignoranza dell’ arte , mostrano altresì di essere pessimi calcolatori del tempo ; Dilucidazioni al Cap. IV. uri mentre quando la vite sia stata abbando- nata a se medesima; e liberi siensi lasciati tutti i sarmenti si rende cotanto folta , ingombrata , e confusa, che non è possi- bile il potarla senza molto maggiore per- dita di tempo, di quello, che si richieda quando sia stata debitamente. scacchiata . Onde è subito tolto questo loro mal fonda- to principio, quando si rifletta con quanta maggiore prestezza si stacchino colla ma- no le superflue ancor tenere messe, e mol- to più col dito le tenere gemme, di quel- lo che levare si possano allorchè fatte le- gnose , ed avviticchiate fra loro, ed ai legni, o piante abbisognano del ferro . Malamente per tanto ragiona chi per eco- nomizzare nel. tempo non scacchia , poi» chè col non impiegarne uno breve, sl ape parecchia un lungo , e penoso lavoro. Nè solo perde il tempo , ma, perde pu- re molta parte di vendemmia ; mostrando l’ esperienza , essere veramente ubertosi que’ tralci, che sono cresciuti robusti ,. e giunti a buona maturanza ; |le quali due qualità ‘ottimamente si ottengono collo scacchiare , che toglie l’° ingombro; e determina il vigore alla loro buona nutri» zione + 172 . Dilucidazioni al Capo V. sopra i precetti del Palare; legare, e tendere le viti. n: Tprsieni di questo Capo non dovreb- bero ‘eccitare’ alcuna dubbietà , essendo chiarissimi , e manifesti i ragionevoli mo- tivi sn’ quali sono fondati ;' pure non sa- rà ‘affatto inutile il ‘trattarne nuova— mente. ALE Soglionsi spesse volte da poco esperti agricoltori giudicare diligenti, ed istrutti Vignajuoli que’ Contadini, che veggonsi porre molta‘ attenzione nell’ ordinare si- metricamente i pali, gli altri legni; nel tendere i capi in bella, e regolare forma, e nel fare pompa di abbondanza ne’ legni tutti. Sono certamente non solo di bella apparenza, ma anche di qualche utilità l’ordine nella distribuzione, e la regolarità della forma: ma non ponno lodarsi quan- do. poi non sieno bene osservati; e posti in pratica i primarj principj, ed i più in- terressanti oggetti. Tanto più ciò è vero, quanto che questa soverchia. vanità di ricca apparenza non solo accresce spesa, e lavoro, ma sovente è di grave danno alle viti istesse, ed alla vendemmia. Dilwcidazioni al Cap.V. 173 Egli è certo, che i pali, le staggie, e qualunque altro legno producono ingom+ bro, onde tutto ciò , che necessario non sia alla stabilità, alla difesa contro l’ ur- to de’ venti , al sostegno dell’uve , al fa- cile avviticchiarsi, sarà spesa gettata non solo, ma dannosa. La stabilità deve sin- golarmente essere raccomandata ai pa- li, e questi siccome profondamente devo- no essere posti, così per indennità delle radici vogliono ‘essere situati dalla vite lontani. ll Contadino però robustamente con palo di ferro bucando con replicati colpi la terra, ed ora in un senso, ora nell’altro oppostamente scuotendolo on- de allargare la buca, opera vicino al tron- co della vite, dimentica , che esistono le radici, e spietatamente, quasi fabro all’in- cudine le percuote, e molte viti sono da questa barbara irriflessione lacerate . e distrutte, Ma chi opera con retto giudizio in quelle piantagioni, nelle quali fra le viti abbisognano i pali forti, come ne’ fili, e ne’ pergolati, lì pone lontani dalle pian- te; appunto perchè dovendo essi forte- temente essere conficcati nella terra non venghino offese le radici; e pone poi dol- cemente, ed a %poca profondità vicino. a ciascuna vite il mipore ‘legno , cioè la 174 Dilucidazioni al Cap.V. staggia , la ‘quale rimane ‘sempre sicura ogni qualvolta sia stabilmente legata al Iogo._ De’ legni chiamati:staggie ne ho trat- tatto) superiormente, e qui di nuovo ram- memoro la necessità di lasciare ad esse i rami necessarj acciò che la vite possa con facilità salirvi sopra. Sogliono i Contadini recidere da questi legni quasi tuttii rami più giovevoli, cioè quelli, che posta la staggia a sito, offrirebbero ajuto alle mes» se novelle al primo loro estendersi, ed appunto quando per la loro debolezza pone no facilmente da qualunque soffio di ven- to. essere rotte. (Questa inavvertenza è di grave danno, giacchè l'abbondante ven- demmia esige , che i tralci destinati al. frutto vegetino prosperamente, e possa il loro legno rendersi ben maturo, e le gem. me turgide, e feconde; nè questo può ot. ‘mnersi ove la nuova sortita non possa uscire e vefetare» intatta, e sicura, e robusta. Che se le nuove messe rimangono prive di appoggio ; e.di legni su quali sorgere, ac- cade d’ordinario ; che la vite‘si diffonde in piccoli e meschini tralci formanti varj ce- spuglj; e queste son messe fra le quali mai non ritrovasi alcun capo - robusto, che serva a formare un bene ubertoso tralcio. ; Dilucidazioni al Cap.V. 175 E ciò un naturale effetto dell’ umore trata tenuto nelle curvature delle novelle sor- tite, che rimangono cadenti, ed abban= donate a sè stesse. Laddove quando i pri- mi rami ritrovano ove sorgere chiamando a sè l'umore della vite madre; ed abbon- dantemente nutrendosi, non solo si for- mano robusti, e fecondi, ma diminuisco— no lo sviluppo ed il numero delle sottop- poste inutili messe. SCA Molta riflessione per tanto è necessaria nel palare per isfuggire una soverchia, e mal intesa economia, non meno che una prodigalità di apparente bellezza , e di vero danno alla vendemmia . L’ ecces- siva quantità oltre ad essere superflua difficilmente può essere praticata. senza danno alle radici, che serpeggianti si di- latano; produce ingombro all'aria, al so- le, ed a’necessarj lavori del fondo. È quì è da notarsi una delle principali conside- razioni che deve avere il Vignajuolo , quel- la cioè di tendere i tralci quanto più può liberi da qualunque ingombro in. modo , che sieno esposti all'aria, ed al sole. Ciò non solo è voluto dalla bontà dell’uve ; ma pur anche dalla bramata abbondanza. Quel qualunque tralcio, che non possa li- beramente godere di aria libera sarà quasi 176 Dilucidazioni al Cap. V. sempre. privo di frutto , poichè nella fio- rita svaniranno le speranze tutte; e le uve se ne andranno, Questo è costantemente confermato dall’esperienza , e non v'è Cons tadino che manifestamente nol veda. Vuo- le pertanto la buona pratica, che nella disposizione de’ legni, conservata la stabi- lità contro l’impeto de’ venti , assicurata pur anche per il peso dell’uve, facilitato negli opportuni siti il sorgere della nuo- va vegetazione, tanti sieno i pali. a’ qua— li tendere i tralci pel*frutto, quanti ne abbisognano, perchè essi tralci sieno ben compartiti, non ammassati, liberi al sole ed all'aria. Chi osserverà questo giusto mezzo potrà dirsi prudente , e savio Vi- gnajuolo , e fuggirà i gravi danni di so- verchia parsimonia, o di spensierata, e mal intesa prodigalità, « FINE. x ag > a de, ni i à ra, SIINO SECI, DEC 106 1900 SB Verri, Carlo 358... Saggio di agricoltura V47 Biological. & Medical PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY irritati (I pistoia eggs fur rastadà ott piatto har Latta PERSI eatietatat aÒ ° srsvieiata ta Dai PI sa n - pi: Matilhziena; tto sai pai € x ' : vuote n ope CRIAEZZET i Te gici SIIT CRELECISSE tarsia x Cihaminz ii tI littii i) eis a nitriti Tea eri Tg tota î TE cs Parsi è DI) ES 4; se Mi gtagt di 7% KERI st: tute E * bietesre nua so . - > = "e - SESSI È ara sig R SETnt 1 Di R $. LETTA SI ito a ini ttt at is ST La atiatoro C: tatotatore Tei ste SS de Pat 4 sarai " Pa | ca Su Pasti si Seb ST RE ha ; ‘det : cl AE mir ctitato? dada; CILENO VONZIZAZIO î : È i atte: ; mati rtine da Ra; ELLA apgiatS i % i =) ie taiaei pie Pat È at start: pre ini di Fiati Riv tatrana steziatatata treni tanica roper RE AUTRE ore sgtee ro: Gt ESISTA] _ E 9 IRO A ; na siro ; ; Ù n leer st è Ò - Ù E TE ; è h Ù È Tre si i ee utrnsi . 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